Perfect: l'inizio di un amore

di TeamFreeWill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Una brutta serata ***
Capitolo 3: *** Chiarimento ***
Capitolo 4: *** Il loro segreto ***
Capitolo 5: *** Mi sento vivo ***
Capitolo 6: *** Quello che desidero... ***
Capitolo 7: *** Sconvolto! ***
Capitolo 8: *** L'amore vero ***
Capitolo 9: *** Amami (prima parte) ***
Capitolo 10: *** Amami (seconda parte) ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o dell'orientamento sessuale di queste persone, nè offenderle in alcun modo'

Prequel della mia long Perfect
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3835072&i=1  

 

Un diciottenne Jared, di fronte allo specchio della sua camera, si sistemava il gilet appena regalatogli da Jim, sotto la giacca nera. Sospirò sconsolato guardando il suo riflesso, lo stomaco sottosopra, le mani sudate.
Quella serata sarebbe stata la sua prima apparizione pubblica. Avevano organizzato, per l'occasione, una cena di gala e il principe avrebbe dovuto tenere un discorso davanti a una sala piena di persone, intente a guardare lui, a osservare lui.

Deglutì e chiuse gli occhi al senso di nausea che sentì crescere in lui. Non si sentiva affatto pronto, ma sua madre, la regina Mary, insisteva che doveva farlo come da tradizione.

Era la sua entrata in società e non poteva far fare una figuraccia al regno solo perché lui non era pronto! E quando sarebbe diventato re? Non esisteva proprio!, continuava a ripetergli la madre con un certa arroganza.

“Jared sei ancora lì imbambolato?! Dio! Sei un disastro!! Fila a darti un contegno prima di scendere in auto!” disse la madre entrando in camera e facendolo sussultare.

“Mamma...io...” ma la madre era già andata via e lui non poté far altro che ubbidire e quando scese in cucina sia Re John che Jim Beaver lo osservarono accigliati e preoccupati.

“Figliolo!!” disse il padre vedendo l’evidente disagio dell’amato figlio.” Riesco a tenere a bada un regno, riuscirò a tenere a bada tua madre...ora mi sente! Non sei pronto a fare un discorso in pubblico!!! Sei troppo pallido!”, fece il padre posandogli una mano sulla spalla, mentre Jim portava un bicchiere d’acqua e zucchero, che prontamente Jared bevve.

“No, papà...per favore...non litigate...riuscirò a fare il discorso...ora andiamo!”

Ci fu un attimo di silenzio, poi i tre uscirono dalla cucina per dirigersi nella limousine dove Mary li stava aspettando, impaziente di partire.

Il viaggio d’andata fu silenzioso e carico di tensione. Jared continuava a ripetere mentalmente il discorso che avrebbe fatto quella sera tanto che non si rese nemmeno conto che la macchina si era fermata d’innanzi al grande palazzo antico, la portiera aperta e John che lo esortava a scendere, Mary in posa sulla passerella davanti ai fotografi.

“Eh? Sì... arrivo!” disse scendendo dall’auto con il padre.

I flash lo accecarono subito e, con un enorme sforzo, sul viso dovette far apparire il suo miglior sorriso di circostanza.

Raggiungere l’entrata fu un’agonia, ma alla fine ce la fece e quando la famiglia reale fu annunciata nella sala ricevimento, si levò un grande applauso e poi varie strette di mano tra i vari nobili presenti man mano che avanzavano verso quello che era il loro tavolo scortati dal maitre di sala.

Jensen, 22 anni, stava ancora posando i menù sui tavoli quando la famiglia reale passò d’innanzi a lui e fu allora che accade, quasi per caso.

Per un breve secondo i suoi occhi s’incrociarono con quelli del principe mentre il ragazzo avanzava con i genitori.
Fu un solo attimo, ma per Jensen fu come essere colpito da un fulmine a ciel sereno. Il mondo sparì a quella vista.
Non poteva immaginare che anche per Jared in quel preciso attimo, il mondo era sparito, colpito dai suoi occhi verde speranza, ma poi fu richiamato dalla madre e la realtà si riversò di nuovo sul principe come un macigno, un pesante macigno.

Per il biondo, in ogni caso, la bellezza di quegli occhi non aveva eguali! La dolcezza di quel viso poi....Dio!, stava pensando questo quando il maitre gli si avvicinò e, in modo sgarbato, lo riportò alla realtà.

“Ackles dormiamo in piedi? Datti una mossa a posare i menù prima che non ti licenzi in tronco.” e detto ciò se ne andò, mentre il biondo ricominciava il suo giro, l’occhio che puntava ogni tanto il tavolo dove la famiglia reale stava abilmente chiacchierando con un duca e sua moglie e la figlia della coppia cercava d’instaurare una conversazione con il principe.

“Non vorrei essere nei suoi panni! Mi sembra un’oca quella!” pensò sghignazzando mentre veniva richiamato in cucina con gli altri camerieri.

Qui, il maitre, rispiegò loro un’ultima volta come si sarebbe svolta la serata. Tutto doveva essere impeccabile e perfetto!

“Fate un solo errore e …” lasciò il discorso in sospeso apposta. “Su , andate ora. Al lavoro!”

Jensen, dopo aver deglutito una leggera ansia, uscì dalla cucina posando un’ultima occhiata verso il principe, poi iniziò a prendere le varie ordinazioni girando tra i tavoli, ma fu solo quando arrivò al tavolo della famiglia reale inchinandosi e salutandoli, che poté osservare meglio il principe Jared, gli occhi di nuovo incatenati per un breve istante ma poi distolti fugacemente.

Ma doveva concentrarsi e calmarsi e così cominciò a prendere le ordinazioni per gli aperitivi, per Mary e John, la mano un po’ tremante mentre scriveva, l’occhio che di sottecchi osservava Jared concentrato sul menù.

“Invece per Lei? Cosa posso portarvi, Milord?” disse rivolgendosi al moro, la voce più alta del normale, il cuore che batteva decisamente più forte.

Jared, sentendosi chiamare, si voltò verso Jensen e, sorridendo d’istinto verso il cameriere, ordinò un semplice Spritz, anche se aveva comunque lo stomaco chiuso. Ma il modo in cui Jared sorrise durante quella richiesta, fece avvampare il cameriere.

“Come….” deglutì “…desidera Milord!” Poi s’inchinò un’ultima volta verso i presenti e rientrò in cucina dove, togliendosi la giacca bianca, dovette appoggiarsi al bancone, il respiro affannoso, il cuore impazzito. Dio! Che occhi…che sguardo…E poi era gentile, non come gli altri ragazzi figli di nobili…

“Felicia…per favore sostituiscimi...devo prendere aria un attimo.” disse fermando la sua collega che acconsentì senza pensarci.

Un attimo dopo uscì attraverso la porta di servizio ritrovandosi così nella grande terrazza panoramica dove l’aria fresca della sera lo fece calmare un po’. Fece pochi passi e raggiunse il parapetto, i gomiti appoggiati sulla ringhiera, lo sguardo perso, nella mente quegli occhi dalle mille sfumature.

Non immaginava che negli stessi istanti, Jared al tavolo, stava sudando freddo e aveva il cuore che gli martellava agitato nel petto, il respiro affannoso, la madre che insisteva perché si calmasse, il padre che intimava alla moglie di smetterla.

“John! Guardalo! Guardalo! Ci farà fare una figuraccia davanti a tutta l’alta società!” sussurrò mettendosi una mano sugli occhi. Provava vergogna.

“Mary…te l’avevo detto che non era pronto…” poi posò gli occhi sul figlio, che aveva avuto un conato di vomito “Oddio Jared!” fece il padre, la mano sulla spalle, preoccupato.

“Scusatemi…io…io….devo prendere aria….” sussurrò il giovane principe.

“Non azzardarti ad uscire ora! Stanno arrivando le portate e poi devi fare il discorso!” lo sgridò la madre, sempre mentenendo un tono basso, ma furioso.

“Mary! Basta! Sta male! Preferisci che prenda un po’ d’aria e si calmi o che vomiti anche l’anima davanti a tutti??” la richiamò con austerità. “Jared….” ritornando a guardare il figlio che era bianchissimo, “… vai. Non preoccuparti…prenditi tutto il tempo che vuoi”

Il figlio annuì e con discrezione si alzò dal tavolo, attraversò la sala – si sentiva osservato dalla madre – e uscì fuori, nella grande terrazza panoramica.

L’aria fresca immediatamente gli entrò nei polmoni, i passi veloci che puntavano alla ringhiera, le mani aperte sul parapetto.

“Calmati! Cazzo calmati!” si ripeteva mentalmente, il cuore che non la smetteva di battere forte, la paura di fare una figuraccia davanti a tutti durante il discorso che ci sarebbe stato dopo cena.

Jensen, accortosi della presenza del principe a pochi metri da lui, lo stava osservando accigliato. Gli vedeva il petto alzarsi e abbassarsi velocemente. Troppo velocemente.
Dio! Se non interveniva a calmarlo sarebbe andato in iperventilazione.

Deglutì e facendosi coraggio si avvicinò .

“Milord??…” ma Jared non lo sentiva. “Milord…”. Niente. “Oddio...E’ sempre più pallido accidenti” si ritrovò a pensare sempre più preoccupato.

Basta! Doveva agire.
Senza pensarci troppo lo fece: appoggiò una mano sulla spalla del principe stringendo appena e lo chiamò. “Milord, calmatevi per favore!”

A quel tocco e a quelle parole Jared si voltò di scatto puntando i suoi occhi in quelli verdi del biondo.

“Ma cosa?” la voce imbarazzata, lo sguardo comunque confuso.

Jensen ritrasse subito la mano e si scusò per essersi preso quella libertà, ma poi invitò il principe a sedersi sulla sedia li accanto.

“Sedetevi…siete troppo pallido…non potete rientrare in sala..” ma Jared, preso dal panico, voleva rientrare assolutamente.

“No…io…devo cenare e poi…” ebbe un altro conato di vomito al pensiero del discorso imminente.

“Lo so, Milord. Lo so…ma così rischiate di sputare fuori anche l’anima! E credetemi, non sarebbe un bello spettacolo…” se ne uscì all’improvviso sorridendo.

“Oddio! No!” rispose Jared sedendosi di peso sulla sedia, gli occhi puntati verso Jensen che distolse lo sguardo arrossendo.

Rimasero qualche secondo in silenzio, l’aria fresca che scompigliava la frangetta del moro, Jensen si incantò a guardarlo di nascosto mentre si rilassava, le guance che ritornavano rosate.

“State cambiando colore , Milord!” se ne uscì Jensen, senza rendersi conto della gaffe appena detta.

“Come scusa?” fece Jared, alzando le sopracciglia per la sorpresa di quell’affermazione.

“Oddio mi scusi! Volevo dire che non siete più bianco come un lenzuolo…”

“Effettivamente mi sento meglio. Ora, posso rientrare in sala…” e detto questo si alzò ringraziando di cuore Jensen per quello che aveva fatto.

Stava per voltarsi quando il cameriere all’improvviso lo fermò.

“Milord , aspetti!” disse raggiungendolo.

“Si?” il cuore che iniziò a battere forte quando sentì il profumo di Jensen.

No! Convenne, il cuore batteva perché stava rientrando in sala! Si era per quello. Doveva essere per quello. Non poteva permettersi un motivo diverso.

“Lo so che non dovrei permettermi ma vorrei osare darle un consiglio su come affrontare il discorso in pubblico… “

“Oddio…dimmi!! Accetto qualsiasi cosa per riuscire nell’impresa!” convenne il principe attento, leggendo il nome sulla targhetta affissa alla camicia bianca di Jensen.

“Ok…allora…Milord dovrebbe...sì insomma…..cioè...”
“Parla!!” lo esortò ansioso.
“….immaginarli in mutande!!” fu il semplice consiglio detto tutto di un fiato.

Jared cercò di rimanere serio ma poi non ce la fece. Scoppiò a ridere. A ridere di cuore.

Jensen era rosso in viso. Ma come gli era venuto in mento di dare un consiglio del genere al principe ? Che idiota era stato!

Ma poi si soffermò a guardarlo e oddio..i suoi occhi erano così brillanti…così vivi…che risata meravigliosa…Si ritrovò a sorridere di rimando.

“Oddio...” fece Jared asciugandosi gli occhi riprendendo il controllo, Jensen che lo stava guardando sorridendo, lui che incatenava gli occhi in quelli del biondo, il cuore che batté fortissimo alla vista di quegli occhi verdissimi “…è il consiglio più geniale che abbia mai sentito! Grazie di cuore!”

“E’ stato un onore, Milord…ma ora rientrate! Vi ho già fatto perdere tempo….” disse imbarazzato grattandosi la testa.

“No…” volle tranquillizzarlo “ …mi hai appena salvato la serata!” e detto ciò rientrò in sala, un sorriso radioso sul viso, sicuro che sarebbe andato tutto bene.

Jensen rimase lì imbambolato a guardarlo rientrare in sala con un sorriso stampato sul viso, ma poi scosse la testa, il richiamo di Felicia nelle orecchie.

Lui era un cameriere e Jared era un principe. Era stato solo un colpo di fortuna quella di poter parlare con quel ragazzo. Solo quello.

Era meglio non illudersi. Si era meglio così, ma fu comunque contento di aver avuto quell’esperienza che avrebbe custodito gelosamente nel cuore come il più prezioso dei segreti.



Note autrice
Ed ecco il prequel di Perfect. Finalmente lo pubblico. A voi ragazze che leggete.
Grazie a Cin75 per aver betato la storia e a Lilyy per avermi segnato gli errori di battitura.
 

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Capitolo 2
*** Una brutta serata ***


Da quella serata di gala passarono alcuni giorni, giorni in cui Jensen fu chiamato a lavorare in diversi locali.

Tutto procedeva liscio come sempre, ma quel sabato sera qualcosa non andò per il verso giusto.

La sala privata del locale dove ora stava lavorando, era stata affittata da un gruppo di ragazzi nobili molto maleducati e irrispettosi che trattavano i camerieri con supponenza e arroganza.

Jensen più di una volta si morse la lingua e ingoiò a vuoto per non rispondere a tono a Cohen e ai suoi amici che, nonostante non avessero l’età per bere, dopo cena ordinarono di tutto e pretesero dei cocktail non proprio leggeri.

Il biondo, dopo l’ennesima ordinazione, non poté più stare zitto. Anche perché era lui quello addetto a servire alcolici pesanti ad un gruppo di ragazzini che si credevano uomini di mondo.

“Signori…non posso portarvi quelle che avete ordinato …devo purtroppo chiedervi un documento e accertarmi che abbiate 21 anni” disse solo.

“Come scusa?” fece Cohen guardandolo male. “Senti, cameriere dei miei stivali, tu ora ci porti quello che abbiamo ordinato e zitto! Su fila in cucina, sguattero e va’ a fare il tuo lavoro!”

“Ma…”

“Signori, chiedo scusa. Ora il ragazzo vi porterà tutto quello che avete ordinato…Su, Jensen vai…non far arrabbiare questi signori” disse il suo capo, posando una mano sulla spalla del biondo e spingendolo verso la cucina, dove, una volta soli, gli urlò contro una non velata minaccia di licenziamento se si azzardava a fare ancora una cosa del genere.

“Ora servili!” gli ordinò, lasciando basito il cameriere che non poté fare altrimenti. Dovette servirli.

Quando raggiunse il tavolo dei ragazzi fu fischiato e canzonato poiché quei clienti non facevano altro che denigrarlo per il lavoro che faceva. Jensen dovette stringere i pugni fino a sbiancare le nocche pur di costringersi a non rispondere a tono. Ma era uno a cui piaceva mangiare e quel lavoro gli serviva.

Stava posando l’ultimo bicchiere quando sentì qualcuno avvicinarsi al tavolo e dire timidamente: “Scusate il ritardo, ma l’intervista con la giornalista è stata più lunga del dovuto”.

Jared, si ritrovò a ringraziare mentalmente ancora una volta quel Jensen per il suo consiglio geniale: da quando lo aveva avuto lo usava continuamente per sostenere interviste e quant’altro!

Il biondo, girato di spalle rispetto a lui, si bloccò riconoscendo la sua voce. Il cuore iniziò a battergli forte e istintivamente deglutì.

“Non preoccuparti principino…Siediti e ordina quello che vuoi.. questo cameriere te lo porterà senza fiatare!” disse sfidando Jensen e invitando i suoi amici a bere.

“Certo signore!” sibilò solo, poi si voltò lentamente verso Jared, che appena lo riconobbe come “quel Jensen” rimase senza parole e il cuore iniziò a martellare nel petto furiosamente, occhi negli occhi, un improvviso caldo al viso.

“Milord…cosa le porto?” riuscì a dire il biondo controllandosi.

“Una…tonica con ghiaccio e limone” fu la prima risposta che diede e che sorprese il maggiore piacevolmente e anche i suoi amici, deludendoli, invece!

“Come vuole, Milord. Gliela porto subito” inchinandosi e rivolgendo un ultimo sguardo al principe prima d’andare via, con un sorriso a 32 denti. Era orgoglioso del principe. Ancora una volta si era dimostrato diverso dai suoi coetanei.

Quel sorriso e quella contentezza però svanirono quando Jensen ritornò al tavolo per servire il principe.

I cocktail, bevuti dagli amici del principe, stavano iniziando a fare i loro effetti sui ragazzi.

Cohen, che sembrava quello che più risentiva dell’effetto alcolico, stava raccontando, ridendo, che al mattino, mentre faceva jogging, aveva visto due uomini baciarsi al parco.

“Vi giuro…” bevendo un altro sorso dal bicchiere “…mi è venuto da vomitare! Oddio! Ascolta me, Jared…” rivolgendosi al principe che era sbiancato sentendo quel racconto “…quando sarai Re dovrai impedire che i froci si bacino in pubblico! Sono schifosi! Almeno le lesbiche sono sexy” guadagnandosi un bel cinque dall’amico seduto al suo fianco e l’approvazione dagli altri.

Jensen era furioso, invece, e non si rese nemmeno conto di aver sbattuto la tonica davanti al principe – che non parlava tanto era sconvolto - facendo sussultare i presenti che si voltarono verso il cameriere, silenzio nella sala, l’aria carica di tensione.

“Ma che problema hai, servo? Ti sembra un modo adatto ad un cameriere? Tu sei troppo insolente verso chi è di rango sociale più …” stava per dire Matt, ma Jensen lo fermò in malo modo.

“Io? Io sono irrispettoso…. brutto stronzo?! Mi auguro per te..che sia l’alcol a farti parlare così, perché se la pensi davvero in questo modo, beh!!, amico mio, sei davvero messo male!” sibilò, puntando ora gli occhi sugli altri e anche su Jared, che abbassò lo sguardo vergognandosi.

“Come ti permetti! Porta rispet..!”, ma si bloccò vedendo la furia sul viso del cameriere, il respiro affannoso, i pugni stretti lungo i fianchi.

"Tu porta rispetto, maleducato!" lo avvertì minaccioso, Jensen.

“Oddio!” disse Matt, capendo, con fare plateale facendo ridere tutti, tranne Jared. “Il paladino dei gay e delle lesbiche è un frocio!”

Jensen non ci vide più. Questo era decisamente troppo. Stava per avventarsi su Matt quando l’intervento tempestivo del suo capo lo fermò.

“Ackles! Sei impazzito?? Ma che modi di fare sono mai questi? Scusati immediatamente verso i signori e anche verso il principe!”

Jensen lo guardò sconvolto. “Come? Scusarmi io? Loro hanno fatto dei commenti omofobi ..mi hanno tormentato tutta la serata e sarei io quello che si deve scusare?”

“Fallo o sarai licenziato in tronco!” lo minacciò il suo capo, umiliandolo davanti a tutti.

Jensen guardò ancora i ragazzi di quel tavolo che nonostante quel richiamo continuavano a prendersi gioco di lui e poi guardò Jared che non parlava. Non faceva niente!

La delusione che stava provando in quel momento era tale che gli faceva male il petto. Lo credeva davvero diverso invece era come gli altri.

Scosse la testa e poi si rivolse al suo capo. “Mi licenzio!” fece buttando a terra lo straccio che portava sempre alla cinta del pantalone e detto ciò si allontanò per dirigersi verso lo spogliatoio dove si tolse la divisa da lavoro con le lacrime agli occhi.

Non vedeva l’ora di tornare a casa sua e non vedere nessuno.

Prese le sue cose dall'armadietto di fretta e uscì tremando dal locale, la rabbia ancora presente tanto che, una volta raggiunta la sua auto dall'altra parte della strada, dovette appoggiarsi con la schiena alla fiancata destra, le braccia incrociate, il petto ansante, il cuore che martellava nel petto.
Doveva calmarsi, ma non ci riusciva.

Basta! Doveva guidare!

Non poteva certo immaginare che Jared, sconvolto da quello che era appena successo e sentendosi in colpa e soprattutto vergognandosi da morire, disse che andava in bagno e con quella scusa uscì invece dal locale. Doveva prendere decisamente aria!

“Che razza di persona sono? Lui mi ha aiutato alla cena di gala e io…” stava pensando, quando sentì una portiera di una macchina chiusa forte, con rabbia e poi della musica rock classic a tutto volume.

Si voltò verso la fonte di quella musica e vide Jensen, alla guida, in procinto di partire sgommando.

“Oddio! E’ ancora qui!” disse guardando a destra e a sinistra e poi attraversando la strada di corsa chiamando Jensen, che sentendosi chiamare si voltò di scatto verso quella voce e riconoscendo Jared che, raggiunta la macchina, oramai era praticamente con la testa quasi all'interno dell’abitacolo, le mani sulla portiera, lo sguardo dispiaciuto.




Note autrice
Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

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Capitolo 3
*** Chiarimento ***


“Milord…cosa…?” disse spegnendo l’auto immediatamente, il suo profumo che lo stordiva e gli faceva dimenticare ogni cosa.

“Jensen, ti prego scendi…devo…parlarti di stasera…” disse solo, i suoi occhi che si specchiavano in quelli verdi di Jensen… che sguardo!

A quelle parole il biondo ricordò cosa fosse successo e mutò espressione, che divenne di nuovo rabbiosa? Delusa? Ferita?

La voglia di partire era tanta, ma non lo fece, poiché sul volto di Jared c’era una muta supplica di essere ascoltato.

Strinse le mani al volante e poi scese dall'auto seguendo Jared sul marciapiede, le mani strette a pugno nelle tasche del jeans, lo sguardo serio, tanto che il moro dovette faticare parecchio a sostenere quello sguardo che così rabbioso e severo era quasi magnetico.
Il cuore gli martellava nel petto e dopo aver preso un respiro iniziò a parlare, la voce mortificata.

“Io.. ho bisogno di spiegarti quello che è successo lì dentro” indicando il locale con la testa.

“Lo so bene cosa è successo in quella sala! I tuoi amici hanno fatto gli stronzi con me e con tutti quelli come me e tu…” lo accusò Jensen, mettendo da parte il titolo regale e puntandogli il dito contro “… e tu sei stato in silenzio! Fermo lì ad assistere a tutto!” fece rabbioso.

Jared non ce la fece a sostenere il suo sguardo sentendo quelle parole.

“Senti, lo so che non mi devi niente, che non sono niente per te"

Quando pronunciò quelle parole, Jensen, sentì un tuffo al cuore, ma volle ignorarlo, mentre Jared, colpito come un fulmine da quelle stesse parole alzava lo sguardo e puntava gli occhi in quelli verdissimi di Jensen.

“Jensen…non…” stava per dire, ma ancora una volta il biondo lo interruppe.

“Fammi finire, Jared!” e il moro si zittì di colpo. “Lo so che per te sono solo un cameriere spiantato, che vive alla giornata guadagnandosi il pane spaccandosi la schiena tra i vari locali per servire quelli come te e i tuoi amici, ma questo non vi autorizza a denigrarmi! Non lo permetto!” asserì orgoglioso, gli occhi talmente verdi da brillare.

“Jensen…io..” Jared provò a fermare quella più che giustificata sfuriata, ma Jensen lo fermò. Di nuovo!

“Cazzo, pensavo fossi diverso.. Migliore di così!” fece deluso, le braccia lungo i fianchi, gli occhi lucidi.

“Lo sono!” fece con ansia Jared, il cuore impazzito nel petto, le mani tremanti, il respiro affannoso.

Davvero lo era, ma c’era tutta la storia della visibilità, del dovere verso la Corona, la discendenza, i titoli nobiliari e lui…Dio, lui era quello che era e sapere che anche Jensen era come lui lo stava facendo impazzire, anche se il giovane principe non sapeva se in senso buono o meno.

“Non mi sembra…altrimenti saresti intervenuto!”
“Ti prego.. fammi spiegare!” fece ancora, il principe.
“Sono stanco, Milord! E’ ora che torni a casa e tu dai tuoi amici” lo spiazzò Jensen.

Un secondo dopo stava per fare il giro dell’auto e salirci, ma fu fermato prontamente da Jared, che preso dal panico per non essersi spiegato bene, gli prese la mano tra la sua.
Jensen, a quel tocco si voltò, il cuore a mille, la mente confusa, una scarica elettrica lungo tutta la schiena, lo sguardo incatenato con quello del moro.

“Fammi spiegare” ripeté Jared, togliendo la mano di scatto, realizzando cosa avesse appena fatto, relegando nella sua mente il brivido più intenso che avesse provato in vita sua.

Jensen, cercando di riprendere il controllo e sconfitto da quello che provava in quel momento – Dio! Voleva risentire quel tocco e al tempo stesso voleva allontanarsi il prima possibile da Jared, perché Jared aveva scritto guai da tutte le parti intorno a lui - ritornò ad appoggiarsi all'auto invitando il moro a parlare.

“Jensen non potevo difenderti! Non potevo!” fu il preambolo di quella giustificazione.

“Cosa?”  Il biondo era decisamente sconvolto da quello che stava sentendo. Incredulo. “Ma che dici??” Non aveva senso una cosa così. Non capiva.

“Tu non lo sai, ma nel mio mondo l’apparenza è tutto e io ….” si stava agitando, il respiro affannoso, il cuore agitato, ma doveva dirglielo.

Jensen era un persona vera, senza secondi fini e lui, anche se per pochi attimi passati insieme, sentiva di poter essere sé stesso con lui e poi voleva anche ascoltare quel consiglio che ogni tanto il padre gli dava, cioè di ascoltare il suo cuore.

Prese coraggio e confidò quel segreto che nessuno sapeva, dopo essersi avvicinato al biondo ed aver abbassato la voce. Meglio essere comunque prudenti. I giornalisti potevano essere in agguato.

“…Io sono …come te” Ecco l’aveva detto.

Jensen strabuzzò gli occhi a quella rivelazione decisamente inaspettata.

“Tu… sei.. come… me?” ripeté, il cuore che perdeva diversi battiti e poi.. e poi scoppiava di gioia!

“Sì…ma nessuno lo sa e ti scongiuro …ti scongiuro ..tu, tu non devi dirlo a nessuno!”

Jensen si addolcì immediatamente notando il terrore sul viso del più piccolo e provò a rassicurarlo in qualche modo. “Non lo direi mai. Te lo giuro. Ti do la mia parola.” mettendosi una mano sul cuore.

Jared, sentendo quella promessa, si rilassò immediatamente, gli occhi puntati in quelli del biondo, un peso nel cuore che si stava sciogliendo.

“Ora...ora capisco tutto. Capisco te. Il tuo comportamento con quelli stronzi lì dentro!” lo rassicurò ancora, il biondo.

“Grazie.. sul serio…amico” disse buttando fuori l’aria e andando ad appoggiarsi alla fiancata dell’auto, le spalle che per un attimo si sfiorarono. A entrambi tremarono un po’ le gambe a quel breve contatto.

“Mi hai appena chiamato ...amico?” realizzò Jensen, riprendendosi, - anzi no!- e guardandolo di sottecchi, mentre anche Jared, arrossendo, lo guardava a sua volta, la frangetta scompigliata dalla leggera brezza estiva.

“Sì!” disse timidamente e di cuore.

“Com'è possibile? Ci siamo scambiati solo poche frasi su quella terrazza panoramica e poi…Beh! non parliamo del nostro idilliaco incontro di stasera…” fece Jensen confuso, ma al tempo stesso felice.

Jared pensò alle parole da dire per qualche secondo, le mani sulle tasche dei pantaloni, lo sguardo serio, ma dolce. Ipnotico.

Stavolta fu Jensen a non riuscire a sostenerlo. Dio! Cosa gli stava facendo quel ragazzo!

“Sai…” iniziò Jared leccandosi le labbra. “… mi sei stato più amico tu e anche più sincero, di quelli che mi girano intorno e si affannano per accontentarmi anche per cose di cui non ho bisogno…Voglio dire, quel consiglio geniale che mi hai dato…” facendo sorridere Jensen al ricordo, “..mi ha aiutato e mi sta aiutando da quel giorno con interviste e uscite pubbliche!” rispose semplicemente arrossendo.

“Oddio! Mi fa davvero piacere!” rispose compiaciuto il biondo, trattenendosi dall'abbracciarlo.

“Anche a me…davvero! E poi io…io…Io sento…” qui il moro arrossì vistosamente, gli occhi che vagavano dappertutto, tranne che sul viso di Jensen.

“Cosa?” il cuore del maggiore batteva sempre più forte. Dio! Ma era un sogno quello?

Un clacson lontano gli fece capire che era sveglio!

“….sento di star bene con te e di potermi fidare. Per questo ti ho confidato il mio segreto poco fa!”

“Oddio!” la voce più alta del normale, il cuore scalpitante.

”Jensen, aver parlato con te mi è piaciuto molto e da quel poco che ho visto so che non sei una persona con secondi fini… Sei una persona vera e …” Sentiva un gran caldo, il respiro sempre più affannoso, le mani sudate “…e anche con molta dignità. Dio! Non avevo mai visto nessuno mandare a quel paese dei nobili come hai fatto tu! Wow!”

“Beh Jared! Vorrei ben dire! I tuoi cosiddetti amici sono degli omofobi e stronzi figli di papà… Per come la vedo io non dovresti affatto frequentarli! Tu sei meglio di loro… molto meglio!” se ne uscì, ma poi notò che Jared era ridiventato serio o triste?

“Non fraintendermi…” Ora era di fronte a lui, lo sguardo più dolce. “Capisco la questione dell’apparenza, anche se non la condivido, ma... E’ anche una questione di rispetto verso se stessi…Non stai male a sentire questi commenti schifosi e irrispettosi?” Volle sapere Jensen, alzando un sopracciglio.

“Ci muoio ogni volta!” si lasciò sfuggire Jared, abbassando lo sguardo, “Ma non posso fare altrimenti”, dopo di che non disse altro. Non volle dire altro!

Dio! La madre, fin da piccolo insisteva, perché si sposasse e desse un erede al regno come da tradizione nella dinastia reale. Non poteva dire che era gay. Non poteva…
Gli mancò l’aria alla prospettiva di sposarsi quando avrebbe raggiunto i 23 anni.

“Jared?”

Immediatamente, il biondo si avvicinò, preoccupato dal cambio di espressione del moro, da quel pallore che vedeva sul suo viso. Capì di aver toccato un tasto dolente e si diede dell’idiota mentalmente, ma doveva rimediare. Gli dispiaceva vederlo così. Doveva fare qualcosa.

Jared era un ragazzo fragile, senza un vero amico con cui confidarsi e lui poteva essere quell'amico, no?

Lo stesso Jared gli aveva detto che stava bene con lui. Ebbe un'idea…una folle idea! Dio! Che stava per fare? Ma voleva farlo e poi sapere che Jared era gay come lui…Dio! Stava tremando. Entrambi potevano essere ciò che erano senza segreti quando erano insieme.

“Jared…hey amico…” disse e a quel nome il moro lo guardò arrossendo, stranamente calmandosi un po’ per poi però agitarsi di nuovo quando sentì Jensen dirgli “…che ne dici se…insomma…” ora il coraggio se n’era un po’ andato.

“Jensen che stai cercando di propormi?” disse deglutendo, il suo cuore che ormai aveva smesso di battere ritmicamente.

“Sì… ecco…” fece Jensen ridestandosi e prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni ”…ti va se ci scambiamo i numeri? Così avresti qualcuno con cui parlare.. qualcuno che ti ascolti… qualcuno con cui non devi mentire su come sei” Jensen era decisamente rosso in viso, ma lo era pure Jared.

“Jared…non vuoi?” Forse aveva esagerato. Lui e il principe che si mandano messaggi?

La mente del moro che gridava “NO‼! “, il cuore che gridava “Sì. Sì!”.
Una lotta interiore senza pari.



Note autrice
Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

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Capitolo 4
*** Il loro segreto ***


Alla fine ,però, vinse lui: il cuore. Non era ancora pronto ad ammetterlo, ma Jensen gli era entrato dentro.

“Ok, Jensen. Mi hai convinto!” disse prendendo anche il suo cellulare e scambiandosi i propri numeri.

Dopo averlo fatto, i due rimasero in silenzio per qualche secondo, ognuno perso nei propri pensieri, gli sguardi fuggevoli e un po’ imbarazzati.

Il primo a riprendersi fu Jensen che notò, sul cellulare del moro, l’arrivo di un messaggio.

“Jared..”

“Sì?” destandosi, il profumo di Jensen intenso che lo inebriava.

“Hai un messaggio…” e indicò il telefono.

“Oddio …E’ Matt che mi chiede dove sono finito!” disse solo, atono e anche infastidito!

“Allora è meglio che ritorni al locale …Dai, o penseranno che sei stato rapito dagli alieni!” disse facendo il giro dell’auto e entrandoci, Jared che stava ridendo e un attimo dopo lo raggiungeva. Serio. Un pensiero improvviso.

Mise di nuovo la testa nell’abitacolo. Dio! Stavolta era ancora più vicino al viso di Jensen, tanto che entrambi potevano sentire uno il respiro dell’altro.

“Jared…” deglutendo…”…cosa…cosa ….?” Decisamente non riusciva a parlare!

“Jensen...” fece il moro allontanandosi giusto un po’, “…ma come farai con il lavoro?”

“Non preoccuparti….Saprò cavarmela come sempre…Ora torna dai tuoi …” sbuffò però…”..amici” e sorrise verso Jared, la mano che accendeva l’auto e la radio.

“Sicuro? Altrimenti io…potrei…”

“Sicuro Jared…sicuro.. vai ora!” lo tranquillizzò il più grande.

“Come vuoi Jensen…ciao!” disse Jared salutandolo anche con la mano e poi attraversando la strada, lo sguardo di Jensen addosso, facendolo rabbrividire fin dentro l’anima.

Non fece neanche in tempo a risedersi al tavolo con i suoi amici, decisamente brilli, che il suo cellulare segnalò di nuovo un messaggio e quando lo lesse, Beh! sentì il cuore battere forte e istintivamente sorrise come un ebete.

“Ciao Jared….” recitava quel primo sms. Il primo di una lunga serie di messaggi.

*******

I due messaggiavano di sera, ognuno nella propria camera da letto lontano da tutto e tutti. Era il loro segreto.

Jared adorava quel momento dove poteva sfogarsi un pò. Jensen era dolce e gli chiedeva sempre come stava e lui, ogni volta, si scioglieva come neve al sole.

Impossibile non farlo!

E allora gli rispondeva con “E’ un pò dura qui a palazzo...” o “ ...me la sono cavata tutto sommato con l’intervista! E tu? Al nuovo ristorante come va?”

“Tutto bene! C’erano dei bambini viziati ma... la serata è filata liscia. Tranquillo!!!” o cose così, leggere e spensierate.

Ma poi si ritrovavano a parlare anche di film, serie tv, football o delle loro famiglie.

Jared scrisse, una volta saputo che Jensen aveva una sorellina più piccola di 7 anni, che anche lui avrebbe desiderato avere una sorella minore ma forse, convenne, era stato meglio non averne perché la madre era una persona alquanto fredda nei suoi confronti e molto severa. “Se ha assillato me con tutta quella roba sul come si sta a corte, temo a quello che avrebbe dovuto passare una principessa. Inchini, salamelecchi, sorrisi di circostanza...Dio, poverina! Meglio essere rimasto figlio unico”

Jensen, colpito da quel sms, gli rispose d’istinto che d’ora in avanti poteva considerare lui come un fratello maggiore!

Nascosti dietro uno schermo erano entrambi rossi in viso a quell'uscita, il respiro più accelerato, un sorriso leggero sulle labbra.

La cosa andò avanti per giorni, su questo livello tranquillo e sereno, anche goliardico quando si mandavano gli sms divertenti, fin quando una sera Jensen non ricevette risposta al suo solito messaggio. “Strano!” disse, alzando un sopracciglio.

Si stava agitando al pensiero di non sentirlo più. Una paura irrazionale e improvvisa. Forse Jared si era fatto beccare, la madre o forse il padre aveva scoperto di quello scambio di messaggi e aveva ordinato che tutto avesse fine. Quasi gli sembrò di sentire il severo rimprovero: “Non è assolutamente consono che un principe porti avanti uno scambio , benché virtuale, con un sguattero da ristorante. Metti fine immediatamente a tutto, Jared!”

Messaggiare con lui era l’unico modo per avere un contatto: certo desiderava rivederlo di persona - doveva accontentarsi! - ma se ora Jared non voleva più messaggere con lui? Oddio! Il cuore iniziò a battergli forte a quella prospettiva nefasta.

“Perché non mi risponde? Oramai la festa di beneficenza dovrebbe essere finita...Oddio...oddio...” disse guardando l’ora, sconsolato. Ma doveva calmarsi. Non era il suo ragazzo e lui non doveva avere questi pensieri irrazionali! Però...

Andò ad aprire la finestra e si appoggiò al davanzale con i gomiti cercando di calmare quei pensieri. Inutile. Sospirò e poi ritornò a sedersi sul letto, a pancia in su, il telefono abbandonato di fianco a lui, le mani dietro la nuca.

Rimase in quella posizione diversi minuti fin quando, senza rendersene conto, non si addormentò.

Verso le 7, non fu svegliato dal suono della sveglia, ma dal cellulare che segnalava l’arrivo di un sms.

Era ancora assonnato quando prese il telefono, ma non appena lesse il nome del mittente beh! si svegliò di colpo, tirandosi su, un sorriso beato sul viso, sorriso che svanì di colpo non appena lesse il messaggio di Jared.

“Scusami Jensen se non ti ho più risposto ieri sera...ma ecco... alla festa di beneficenza.... è successo una cosa....”

“Tranquillo!” gli scrisse solo, “Dimmi cosa è successo? Dimmi se posso aiutarti?” digitò agitato, ovviamente.

“Ho avuto un calo di pressione perché nel locale c’era troppo caldo... Stavo camminando e mi è girata la testa... Ho visto nero per un secondo e ho dovuto appoggiami al primo tavolo che ho trovato... Dio! Hanno chiamato l’ambulanza e ora...sono su tutti i giornali e tg!” scrisse tremando dalla rabbia, Jim che lo guardava accigliato dallo specchietto retrovisore. “Sono appena uscito dal pronto soccorso Jensen e quei sciacalli volevano un’intervista. Jim, mi ha protetto dai flash”

“Che gran figli di puttana” replicò. Era furioso. Nemmeno con una persona che sta male si fanno scrupoli?!

“Tra un po’ vorranno sapere anche quante volte vado in bagno!” scrisse ancora il moro sconfitto da quella realtà, guardando poco dopo fuori dai finestrini della limousine, triste.

Si leccò le labbra sospirando e riprese a scrivere “Non ce la faccio più Jensen...io non ce la faccio più!”

Al più grande gli si spezzò il cuore a leggere quel messaggio. Poteva immaginare la sua espressione...la sua sofferenza...ma che in razza di mondo viveva?

Sentì montargli una rabbia dentro, tale che dovette uscire dalla camera da letto e fare qualche passo, prima in salotto e poi in cucina. Era nervoso.

“Jensen ci sei? Perché non mi rispondi?”

Il moro, fermo ad un ingorgo nel traffico, si era sentito perso senza la risposta tempestiva del maggiore. Perché si sentiva così? Era come se gli mancasse l’aria? No, gli mancava proprio l’aria così chiese a Jim di alzare l’aria condizionata.

“Scusami Jared ... Sono solo furioso per quello che mi hai detto! In che mondo vivi?” rispose sinceramente. “Altro che mondo dorato!!”

E’ un mondo schifoso come hai constatato. Palle!!!! Sono arrivato a palazzo e c'è pure una troupe televisiva….Mi spiace...dobbiamo messaggiare stasera. Ciao” scrisse, dispiaciuto, mentre scendeva dall'auto e guardava il palazzo e poi Jim, la mano sulla spalla del suo protetto, il padre che arrivava di corsa e lo abbracciava. La madre ferma nella sua stoica posizione, davanti a dei microfoni e a alcune telecamere.

Jensen rimase immobile davanti a quel sms per diversi secondi, le mani che stringevano il cellulare e nell'altra il telecomando, la tv accesa sull'edizione del mattino del tg: vedere Mary, la regina, che stava facendo una conferenza stampa in cui avvisava il popolo delle condizioni di salute del figlio - “Ora sta meglio e si è ripreso perfettamente!” e “Si, oggi vi concederà un’ intervista!” - gli fece prendere una decisione, perché Jared non stava affatto bene!

Scrisse e inviò un messaggio folle e d’impeto, messaggio che quando il moro lesse, alla sera, perse diversi battiti, tanto che dovette sedersi sul letto, gli occhi incollati allo schermo.

Ma era pazzo? Sì, lo era! Un adorabile pazzo.

Gesù!!!... Certo si sarebbe distratto e rilassato molto più che stare chiuso a palazzo, ma se lo beccavano a uscire per raggiungerlo al parco fuori città?

Però.. Cavoli!!! non aveva mai fatto una cosa del genere, nemmeno quando usciva con i suoi amici... Dio! Solo al pensiero ebbe un brivido eccitante lungo tutto la schiena!!!

“Jensen è una follia, ma... voglio farlo! Tra un’ora c’è il cambio della guardia e arrivo…Dove ci troviamo?” e inviò l’sms, il cuore impazzito nel petto, nella mente vividi, i suoi stupendi occhi verdi. Oddio! Li avrebbe rivisti!

Jensen, in attesa dal mattino della sua risposta, saltò dalla gioia quando vide la risposta affermativa del più piccolo. Dio! L’avrebbe rivisto!

“Perfetto Jared! Perfetto! Alle altalene, cioè all’entrata ovest del parco” mandando al ragazzo una foto del posto.

“Ok... non è un parco grande per fortuna.... ci vediamo dopo...ciao!”  un sorriso radioso sul viso.

“Ciao!” rispose il maggiore, il cuore impazzito, buttando il cellulare sul letto. Era una sogno. Decisamente era un sogno! Il più bel sogno della sua vita.

Quando uscì dalla sua stanza come il migliore dei ladri, Jared aveva il cuore impazzito e tremava, il passo felpato, i sensi in allerta per evitare che lo beccassero i suoi genitori o Jim o che venisse ripreso da una delle molte telecamere di sicurezza accese 24 su 24.

Tutto, però, procedette liscio – “Ma che fortuna!”– tanto che quando uscì con la sua auto, i finestrini abbassati, si ritrovò letteralmente a ridere di cuore per sciogliere comunque la tensione che aveva accumulato.





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Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

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Capitolo 5
*** Mi sento vivo ***


Raggiungere il parco fuori Austin fu un po’ più complicato del previsto – “Maledetto traffico! Sono in ritardo!” – e quando parcheggiò all'entrata ovest era maledettamente in ritardo!

“Cavoli, 30 minuti di ritardo!” imprecò entrando di corsa nel parco e raggiungendo in men che non si dica lo spiazzo con le altalene. Si bloccò di colpo , ignorando il cuore che martellava, il caldo al viso arrossato, non appena vide quella meravigliosa luce di cui brillavano gli occhi di Jensen puntati verso di lui.

Dio! Cos'era Jensen in quel momento!

Il biondo, vestito con una maglietta verde militare, una giacca leggera e pantaloni neri, appena vide Jared arrivare, si alzò dal seggiolino dell’altalena e con un gran sorriso gli andò incontro fermandosi a pochi centimetri dal suo amico.

Dio! Cos'era Jared in quel momento! Maglietta bianca, jeans neri, occhi dolcissimi, un profumo inteso.

Entrambi volevano abbracciarsi. Entrambi erano combattuti e non sapevano cosa fare. Non si vedevano da quella sera fuori dal locale e rivedersi ora, era beh! Decisamente sconvolgente...La voglia di abbracciarsi era tanta in entrambi, ma per una strana ragione, si limitarono a un imbarazzato “Cia…Ciao!” detto all'unisono, un leggero sorriso che increspò le loro labbra, gli occhi che non riuscirono più a guardarsi.

Ma dovevano fare qualcosa. Non potevano certo stare li, fermi, imbambolati, in quella sorta di stasi imbarazzata.

Simultaneamente si mossero verso le altalene e in quel gesto le mani si sfiorarono appena, un singolo brivido li attraversò nello stesso momento ma fecero finta di niente, le farfalle nelle stomaco.

Deglutendo, il primo a parlare fu Jensen mentre si sedeva sull'altalena. “E’ stata dura venire qui?” chiese, osservando il principe che si sedeva a sua volta.

“No…E’ filato tutto liscio! Ho solo trovato traffico venendo qui. Mi spiace per il ritardo” Rispose, le mani sulle catene di ferro iniziando a dondolandosi un po’ e stupendosi della bellissima sensazione di libertà che stava provando in quel momento.

Jensen si mise a osservarlo seguendo con la testa il movimento. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, tanto era bello Jared in quel momento.

“Ti piace vedo!” disse all'improvviso.

“Oddio! Sì! Mi sembra di volare! Anzi sto volando!” fece ridendo, andando sempre più in alto, la mente sgombra da ogni pensiero.

“Anch'io!” fece trasognante, Jensen, guardandolo.

“Come?” puntando i piedi a terra e fermandosi di colpo.

“Che ho avuto un'ottima idea a invitarti qui!” rispose in fretta il maggiore, arrossendo.

“Decisamente ottima! Sì!” convenne il moro. “E’ un bel posto…. Tranquillo! Mi piace molto… Niente fotografi... niente occhi che mi osservano…niente di niente” Se ne uscì sospirando e abbassando lo sguardo a terra ricordando com'era la sua vita a palazzo. Una prigione dorata. “Mi sembra di essere normale per la prima volta in vita mia!”

“Jared….” fece Jensen dispiaciuto, notando il cambio di espressione del moro.

“Sai Jensen…” se ne uscì il principe guardandolo serio “…quando ho letto il messaggio che mi hai mandato ero sul punto di scriverti che non potevo, che non se ne faceva niente…ma poi… Cavoli!! Ho provato un brivido al pensiero di questa uscita… Jensen! Mi sono sentito…anzi mi sento vivo per la prima volta in vita mia!”

“Sul serio?” Jensen era incredulo di una simile ammissione.

“Ti sembra impossibile, vero? Eppure è così!” disse mordendosi le labbra, gli occhi tristi. “Fin da bambino sono cresciuto seguendo le regole del galateo di corte e seguendo una certa etichetta rigorosa…”Non correre. Non sporcarti. Non saltare. Non fare questo…non fare quello che fai brutta figura!””

Mentre diceva questo poteva sentire la voce della madre e vedere il suo sguardo severo. Ebbe un tremito.
“… oppure…” riprendendosi qualche attimo dopo ”…devi fare così perché dovrai spos …” ma non disse altro. Non ce la fece!

Jensen, dispiaciuto da quello che sentiva, si era alzato all'improvviso e si era inginocchiato davanti a lui mettendogli una mano sulla spalla, gli occhi puntati in quelli verdi ambrati del moro.

“Jared... tutti che ti dicono cosa devi o cosa non devi fare…ma tu cosa vuoi?”

“Io vorrei …vorrei essere me stesso. Vorrei…te” ma questo fu solo il primo pensiero che ebbe. Lo sguardo del biondo penetrante e intenso. Ipnotico.

“Io…cosa vorrei?” rispose invece, il cuore impazzito.

“Sì. Possibile che nessuno te l’abbia mai chiesto?” rifece, inclinando la testa. Dio! Poteva specchiarsi negli occhi di Jared.

“Anche se me lo chiedessero sarebbe impossibile da realizzare!” ma non volle aggiungere altro e Jensen capì di star esagerando. Ma vederlo triste gli faceva male. Troppo male!

“Niente è impossibile da realizzare se lo si vuole veramente” sbottò staccandosi e cercando di riprendere il controllo. Invano!

“Jensen...”

“Sul serio Jared, come fai a resistere?”

“Mi rifugio nei libri” fu la risposta scontata. “Divoro libri su libri di ogni genere, e c’è un opera che amo alla follia”

“E qual’è?” chiese curioso, rilassandosi.

“Romeo e Giulietta di Shakespeare” rispose semplicemente. “Sai, non nego che mi piacerebbe andare a Verona a vedere la casa di Giulietta” e arrossì vistosamente.

Se l’avesse detto ai suoi amici lo avrebbe preso in giro, ma sapeva che con Jensen non c’era questo pericolo. Infatti…

“Beh!! Puoi sempre andarci” se ne uscì semplicemente, la voce dolce. Se avesse potuto lo avrebbe portato lui stesso a Verona pur di renderlo felice.

“Magari un giorno.. ma ora come ora rimane solo un…” ma non finì la frase.

Successe qualcosa che Jensen non aveva previsto.
Acqua!!! Acqua da tutte le parti!!!!
Cavolo!!, l’ultima volta che c’era stato con i suoi amici, qualche anno prima, non c’erano!

“Oddio Jared!” disse, mentre l’irrigazione automatica li stava letteralmente inzuppando come dei pulcini, specialmente Jared che era quello più vicino all'irrigatore.
Jensen, dopo un attimo di smarrimento iniziale, corse verso il moro e, iniziando a ridere di cuore, gli prese la mano d’istinto, trascinandolo il più lontano possibile verso quello che scoprirono essere lo stanzino del manutentore del parco.

Lungo il percorso del parco vennero colpiti dall'acqua fresca, ma non importava a nessuno dei due ragazzi.
Jared, sentendo Jensen ridere in quella maniera così genuina e percependo la sua mano nella sua, la strinse appena. Mille brividi.

Dio! Stava così bene! Iniziò a ridere a sua volta e quando il maggiore entrò nel fortuito rifugio – fortuna era aperto - erano decisamente zuppi entrambi!

“Oddio Jensen!” fece Jared. “Sembri un pulcino!” La mano ancora stretta in quella del biondo che si voltò a quell'uscita.

“Anche tu!” disse scoppiando a ridere di nuovo, il pollice che accarezzava il dorso della mano d’istinto.
Quel gesto fece tremare Jared fin dentro l’anima.

Jensen però se ne accorse e pensando che tremasse perché bagnato, non ci mise due volte ad avvicinarsi un po’ di più e sussurrare “Stai…stai tremando…”

Maledettamente vicino, troppo vicino. La mano che non la smetteva di accarezzare il dorso della mano del moro, lentamente.

“Io… devo…asciugarmi….”

Perché non si scostava? Perché non toglieva la mano?

Jared chiuse gli occhi e li riaprì. Poteva sentire il suo cuore battere così forte che era certo lo stava sentendo anche Jensen. O era il cuore di Jensen a battere forte?

Stava perdendo la capacità di ragionare e pensare, la distanza che si accorciava quando delle voci esterne li fecero ritornare alla realtà e anche spaventare. Si allontanarono immediatamente e guardarono verso la porta.

“Oddio , Jensen chi c’è?” sussurrò ripuntando gli occhi in quelli del biondo, il cuore impazzito sia per le sensazioni provate poco prima che per la paura che lo avessero rintracciato.

“Non lo so…Ma calmati! Ok? Io guardo fuori...ma tu sta’ calmo!” fece Jensen, le mani sulle spalle ora, ostentando sicurezza. Dentro di lui, un tumulto di emozioni.

“O..ok…” rispose, imponendosi di calmarsi: doveva farlo!. Lo sguardo di Jensen addosso mentre si passava una mano sul viso per asciugarsi.

Il biondo scosse la testa scacciando quelle sensazioni che sentiva e andò verso la porta che dava all'esterno, la socchiuse e vi guardò fuori.

L’irrigazione era spenta, ma poco più il la, su una panchina, quello che vide lo sorprese, ma anche intenerì.

C’erano solo due ragazze, che come loro due, si erano incontrate di nascosto e ora si stavano baciando teneramente.

Ecco la differenza tra loro e le ragazze. Un bacio! Ma non voleva pensarci. Non doveva pensarci.

“Amico…” voltandosi verso il moro. “Nessun pericolo! Solo due ragazze che si stanno baciando poco distanti da qui” disse, iniziando ad asciugarsi anche lui.

Jared, sentendolo, si rilassò immediatamente, i capelli umidi tirati all'indietro, il biondo che lo guardava di sottecchi , incantato. Dio! Era…Era bellissimo!

“Meno male…T’immagini se era la ronda e ci beccavano qui? Io finivo di nuovo giornali e ci finivi pure tu…sicuro! M’immagino i titoli poco carini su quei giornaletti scandalistici che vanno tanto in voga: Il principe ha baciato il suo ranocchio?!…Nozze gay a corte??!!” ironizzò perfino, anche per sciogliere la tensione.

“Che ci provino! Saprei io come rimetterli in riga quei bastardi!”

“Posso immaginare! E saresti fenomenale come quella sera al locale” rispose orgoglioso il più piccolo facendo sorridere d’imbarazzo il maggiore, lo sguardo a volte incatenato agli occhi del minore, a volte che indugiava sulle sue labbra.

La verità era che, se anche parlarono e risero molto in quella serata, entrambi non riuscivano a togliersi dalla mente, nonostante ci provassero, quelle sensazioni viscerali e vive che stavano provando.

Molte volte le loro mani si sfiorarono mentre, certi che le ragazze se ne erano andate ed erano quindi soli, percorrevano il parco per raggiungere le loro macchine.

Nei pensieri la consapevolezza di non aver mai provato niente del genere!

“Beh!! Jensen…” disse Jared sorridendo, una volta raggiunto la sua auto “…è stata davvero la serata più divertente della mia vita!”

“Anche la mia!” la voglia di abbracciarlo era tantissima, si stava facendo forza per resistere, le mani, ora, in tasca.

Non poteva sapere che anche Jared stava vivendo lo stesso bellissimo tormento.

Perché, pensava il moro, era tutto difficile? Perché non poteva semplicemente essere se stesso? Perché doveva controllarsi così?

Immaginò di abbracciarlo, di salutarlo in quella maniera! Immaginò le sue braccia avvolgerlo. Solo questo poteva fare. Immaginare.

“Jared..” lo richiamò il biondo, facendolo ritornare alla realtà “…che ne dici se ci organizziamo e ci incontriamo ancora?”

“Mi piacerebbe molto…ma dove? Al parco?” chiese.

“Se per te va bene, sì…La prossima volta mi fermo ad un chioschetto da strada e porto degli hot dog e qualche bibita!” disse, esultando mentalmente. “Altro che pranzi o cene formali! Ti farò assaggiare del cibo vero!”

“Ok!!” nemmeno ci pensò su questa volta. “Ci sto amico‼ Non vedo l’ora!” disse, gli occhi incatenati in quelli di Jensen, intensi, puri, vivi.

“E’ andata!” disse entusiasta, il cuore impazzito che esplodeva nel petto.

Dio! Quanto avrebbe voluto baciarlo prendendogli il viso tra le mani…S’immaginò il suo sapore…

“Ci vediamo Jensen…Ciao e grazie ancora per la serata” disse il più piccolo, rientrando poi in auto, la radio accesa sulla prima stazione trovata.

Jensen, ritornato alla realtà, lo raggiunse in fretta, la testa nell'abitacolo, talmente vicino da specchiarsi negli occhi multicolore del moro.

Deglutì e si allontanò appena perché la voglia di baciarlo era tantissima e non voleva rovinare la bella amicizia che si era instaurata con il principe. Non se lo sarebbe perdonato.

“E’ stato un piacere Jared…Ciao” la voce, comunque, più alta del normale, un calore al viso mitigato solo in parte dall'aria fresca.

Il moro, arrossendo, annuì. Ma doveva andare! Gli dispiaceva, ma doveva farlo.

Così alzò appena il volume della radio e partì, lo sguardo di Jensen, appoggiato ora alla sua auto, impresso nella sua mente, il cuore che non smetteva di battere forte.

Come ritornò a palazzo e poi in camera sua senza farsi scoprire da nessuno, Jared, non saprebbe raccontarlo tanto era distratto dai ricordi di quella magnifica serata.

Si buttò letteralmente sul letto, un sorriso ebete e sereno sul viso, il cellulare posato sul comodino accanto a lui, le mani sotto i cuscini.

Non poteva sapere che anche Jensen era nelle stesse condizioni. Perso negli stessi ricordi.

Non potevano immaginare che da li a poco, nel mondo dei sogni, si sarebbero rincontrati. Li nessun tentennamento, nessuna paura. Solo loro e quel bacio che non si erano dati nella realtà.





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Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

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Capitolo 6
*** Quello che desidero... ***


Per i due ragazzi, quelle uscite di nascosto, divennero una dolce abitudine di cui non potevano più fare a meno.

Si vedevano sempre più spesso e ogni volta era sempre più difficile controllarsi, costringersi a non superare quella linea di confine che si erano prefissati. Solo amici!

Sentivano che c’era qualcosa che aleggiava tra loro: i sogni sempre più intensi e sconvolgenti ne erano la prova lampante, ma continuavano a rimanere fermi in quel limbo che si erano creati.

Jared non poteva e non voleva cedere a quello che provava; Jensen non voleva e non poteva farlo per paura di rovinare l’amicizia che si era creata, però Jared gli piaceva e gli piaceva tanto. Tantissimo.

Dio! Gli ci vollero vari appuntamenti e un numero imprecisato di hot dog e hamburger per far prendere coraggio a Jensen e fargli invitare a casa sua per una bella cena, il giovane principe!

Jared non poteva credere alla sue orecchie quando glielo propose! Però era una cena tra amici, no? Che male c’era? Accettò immediatamente facendosi dire dove abitava, cioè nelle campagne di Austin .

“Bene! A domani sera allora! Ciao” dissero contemporaneamente arrossendo e scoppiando a ridere poco dopo, gli sguardi che vagavano imbarazzati e a volte no, più intensi, luminosi, vivi.

Un' irresistibile tentazione che chiedeva loro di essere appagata, ma che loro, di nuovo, si imposero di controllare decidendo di salire nelle proprie auto. Una magnifica agitazione ad affannarli.

 

La sera dopo, Jensen, stava finendo di apparecchiare la tavola, quando sentì suonare alla porta. Finalmente era arrivato!

“Arrivo!” gridò sentendo lo stomaco contorcersi per la felicità.

Diede un'ultima occhiata alla tavola – era tutto perfetto: acqua, bibite, gli antipasti – poi corse alla porta rimanendo senza fiato osservando il minore sorridergli di rimando.

Jared sembrava un angelo tanto era bello! Vestito di bianco, la frangetta quasi sugli occhi, e poi quelle adorabili fossette agli angoli della bocca che lo rendevano adorabile.

“C-… ciao” esclamò imbarazzato facendolo accomodare.

“Ci..ciao a te” rispose Jared distogliendo immediatamente il viso dalle labbra invitanti di Jensen.

Voleva baciarlo. Dio, se lo voleva!
Ma doveva smetterla di avere questi desideri! Iniziò così a guardarsi attorno posando, infine, i suoi occhi su un quadro appeso alla parete; Jensen dietro di lui che chiudeva la porta, gli stessi desideri da soffocare.

Il moro vi si avvicinò colpito da quegli sguardi sereni: nelle sue foto di famiglia c’erano sempre sorrisi di circostanza, erano rare le foto in cui sorrideva di cuore. Si poteva dire che le uniche foto dove era se stesso erano quelle in cui appariva solo con il padre.

Jensen intenerito gli si avvicinò, sul viso un dolce sorriso.

“L’abbiamo scattata qualche anno fa al mare... Quel giorno io e mia sorella ci siamo presi pure un’insolazione da quanto siamo stati in acqua e sotto il sole!” Ricordò dolcemente, facendo ridere Jared.

“Oddio! Sarete stati rossi come dei peperoni!” rise pensando a quella immagine di Jensen

“Si, lo eravamo...ma non ci importava...perché il giorno dopo eravamo ancora in spiaggia a giocare come niente fosse!” e questo colpì Jared nel profondo.

Se a lui fosse capitata una cosa del genere, la madre lo avrebbe sgridato e poi chiuso nelle sue stanze.

Jensen notò il cambio di espressione e volle distrarlo. “Forza...seguimi...ho preparato un piccolo antipasto...sarai affamato presumo!”

“Effettivamente...Che stai preparando di buono per me? Sento un profumino...” disse senza pensarci, seguendolo verso la cucina, lo stomaco che brontolava. Un attimo dopo arrossì per quello che aveva detto.

“Cucina Italiana” esclamò soddisfatto. “Ho preparato la pasta al ragù perché mi hai raccontato che l’avevi mangiata una volta con tuo padre e ti era piaciuta molto”

“Oddio! Sì. Era deliziosa. Grazie. Era da tanto che avrei voluto mangiarla ancora!!!” e gli vennero gli occhi lucidi per quella cosa dolcissima.

Dio! L’aveva mangiata un giorno insieme al suo papà, ma poi non si era più ripresentata un’occasione del genere.

Lui, il principe Jared, mangiava sempre da solo visto gli impegni dei genitori e quel pranzo speciale con il padre - l’unico normale - se lo custodiva nel cuore gelosamente.

Guardò Jensen negli occhi, uno sguardo che valeva più di mille parole. Quel ragazzo era...Dio!!, quanto avrebbe voluto mandare tutto e tutti al diavolo: il regno, i suoi obblighi, la sua dinastia e vivere con lui.

Jensen non resse quello sguardo. Non ce la fece. Era troppo davvero troppo. Doveva smettere di guardarlo.

Con una scusa si voltò e armeggiò con la pentola, le labbra strette, gli occhi chiusi, lo sguardo di Jared che lo trapassava fin dentro l’anima.

Ma non fu l’unico momento intenso tra i due.

Durante la cena fu un susseguirsi di sensazioni intense, viscerali, vive, tangibili, le mani che si sfioravano e poi venivano ritirate quando prendevano contemporaneamente la bottiglia d’acqua o il pane, sorrisi imbarazzati e accennati.

E poi chiacchiere e risate di cuore, tanto che a volte i due si ritrovavano con le teste vicine o le lacrime agli occhi, gli occhi comunque incatenati, le labbra tra i denti e sbiancate, una voglia irrefrenabile di assaggiarle.

Più di una volta indugiarono un po di più a fissarsi intensamente, più di una volta ringraziarono il forno che suonava o la moca del caffè che li faceva ritornare alla realtà, ma poi accadde.

Stavano ridendo all'ennesima battuta del biondo, quando avvenne quello che era giusto che accadesse.

Gli occhi incatenati, i cuori che battevano forte nel petto di entrambi, le risate che si spegnavano lasciando posto solo ai loro respiri affannosi, la distanza che si accorciava sempre più, una mano di Jensen che, titubante, si appoggiava alla guancia del moro accarezzandola in modo lento e ipnotico.

“Jensen...ti prego...fermati..”, ma la voce non gli uscì fuori.

Jared non riusciva a parlare, a muoversi da quella sedia, la mente sempre più spenta, il respiro caldo del biondo sul suo viso, gli occhi verdi puntati nei suoi, distanti ora un singolo respiro.

“Jensen...fermati...” di nuovo quella supplica gridata nella sua mente, supplica che venne zittita quando le lebbra del biondo si posarono sulle sue, gli occhi chiusi.

Jared spalancò gli occhi dalla sorpresa , dalla meravigliosa sensazione che sentiva dentro – quello, in fondo, era il suo primo bacio in quel senso! Il suo primo vero bacio. Quello che voleva ricevere e quello che voleva dare!! - ma poi...Beh!, si lasciò vincere da quello che provava fin dentro l’anima.

Chiuse gli occhi e schiuse la bocca rispondendo al bacio di Jensen che stava diventando sempre più languido e intimo, le teste inclinate nell'angolazione perfetta, le lingue che si incontrarono e unirono mischiando i sapori per la prima volta.

Dio! Aveva sognato tante volte di baciarlo...di sentire il suo sapore...le sue mani che lo accarezzavano come in quel momento... di poterlo anche amare. Si, lo desiderava e tanto!

Ma erano solo sogni e sogni dovevano rimanere, ma ora lo stava baciando ed era tutto vero....

Lo stava assaporando....lo stava vivendo in un modo tale che nella sua realtà non era possibile vivere...Non poteva viverlo in quel modo! Non poteva!

All’improvviso, la voce della madre rimbombò nella sua mente a quella consapevolezza, provocandogli comunque un dolore al petto. “Devi sposarti e dare un erede al regno! Che stai facendo Jared?”

Già? Che stava facendo?

Immediatamente spalancò gli occhi e si allontanò da Jensen, che lo guardava confuso e anche sconvolto per quella reazione esagerata.

“Jared...ma cosa?” disse alzandosi di colpo imitando il moro, che aveva gli occhi lucidi e le dita sulle labbra.

“Jensen....” il respiro affannoso, ”....non doveva accadere!”. C’era troppo in ballo! La corona. La dinastia. Tutto!

Quella frase fu una pugnalata per Jensen, come vedere il moro che si metteva una mano sulla testa. “Non doveva accadere!” ripeté, le sensazioni del bacio ancora vive in lui, il suo sapore sulle labbra, il cuore impazzito, il respiro affannoso.

Jensen si avvicinò al moro mettendogli le mani sulle spalle, serio, ora, gli occhi lucidi. “Perché non doveva accadere?” chiese solo, provando un sottile dolore.

Che avesse rovinato tutto? Impossibile.

Jared aveva risposto al bacio. Cavoli !!, se aveva risposto al suo bacio.

“Perchè....” trovò la forza di rispondere divincolandosi dalla presa del biondo in malo modo, ”....questa non è una favola.... è la realtà! E’ meglio che non ci vediamo più. Questa cosa ci è sfuggita di mano. Avevamo detto solo amici….solo amici...” cerco di convincersi e convincere l’altro e detto questo corse fuori dalla casa di Jensen, gli occhi lucidi, lasciando il maggiore senza parole e confuso.

Dio! Voleva scappare, voleva ritornare a palazzo, voleva...ma chi prendeva in giro? Voleva solo Jensen. Lo voleva con tutto se stesso, ma non poteva!

Stava per entrare in auto quando Jensen, uscito fuori di corsa anche lui, gli richiuse la portiera con  una mano e con l’altra lo fermò per un braccio facendolo voltare di scatto.

In questo modo Jared si ritrovò bloccato tra l’auto e il corpo caldo di Jensen, che lo stava guardando in un modo a cui difficilmente poteva reggere a lungo.

“Jared guardami” disse solo, gli occhi verdissimi.

“Lasciami andare...” fu la replica invece, sforzandosi di guardarlo.

“No...sei sconvolto. Non ti lascio andare in queste condizioni....”

“Jensen...per favore...io...”, il cuore impazzito, il profumo di Jensen che lo stordiva. Tentò di spingerlo via, ma non ci riuscì.

“E’ inutile che mi spingi via...non ti lascio andare! Anzi..” avvicinatosi un po’ di più al viso del moro”..ora tu mi ascolterai”

“Jensen....non...”, ma Jensen lo ignorò. Si leccò le labbra e parlò.

“C’è sempre stato qualcosa tra noi...fin da quella sera sulla balconata. Ero solo un cameriere eppure hai accettato un mio consiglio, hai permesso che mi avvicinassi a te quando potevi ignorarmi semplicemente. C’è qualcosa tra noi, Jared, ceto sociale a parte, qualcosa che stasera ha trovato la forza di palesarsi con quel bacio. Con il modo in cui ti sei fatto baciare e nel modo in cui mi hai corrisposto. Sei spaventato, lo capisco, c’è troppo in ballo, ma...” prendendogli il viso tra le mani,”...ma non puoi negare che hai sentito i fuochi d’artificio quando ci siamo baciati, che ti sei sentito vivo come mi sono sentito vivo io!”

“Jensen....” poteva specchiarsi negli occhi del biondo, ”...hai ragione!” ammise sconfitto. “....hai ragione su tutto, ma è complicato...è impossibile questa cosa che è nata tra noi...non posso!”

“O non vuoi?”

“Non posso cazzo! Non posso!” spingendolo finalmente lontano da lui anche se desiderava risentire il suo sapore.

“Te l’ho già detto: niente è impossibile se lo si vuole veramente. E tu mi vuoi per la miseria! Hai risposto al bacio, Jared! E lo hai fatto perché volevi baciarmi e non solo perché ti stavo baciando io. Ho sentito la tua mano sui miei fianchi, ho sentito il tuo respiro affannarsi insieme al mio. Ho sentito la tua lingua che cercava la mia. ” azzardò per provare al giovane principe quanto intenso fosse stato quell’unico bacio.

Voleva Jared. Voleva baciarlo di nuovo e provargli che tutto quello che gli stava dicendo e che stava cercando di fargli capire, era vero. Desiderava sentire di nuovo le sue labbra sulle sue, ma non poteva certo spingerlo contro l’auto e baciarlo così. O si?

Reprimette questo desidero avvicinandosi al più piccolo con cautela. Jared ora aveva le guance rigate dalle lacrime. La mente e il cuore in lotta perché la verità gli si era palesata davanti come un flash di una foto.

Ma a Jensen gli si spezzò il cuore. Non poteva vederlo così.

“Jared....scusami....non dovevo parlarti così..non dovevo...è che tu sei il ragazzo più fantastico che io abbia mai conosciuto...” a quelle parole il moro puntò i suoi occhi in quelli del biondo, colpito dalla dolcezza con cui furono pronunciate. Un ragazzo…..questo era per Jensen, un ragazzo. Niente altro. Non un principe, non un nobile, non un modo per sistemarsi a vita. Solo un ragazzo.

”Sei dolce, sensibile, sei... Dio! Sei così tante cose tutte insieme... io non ho mai conosciuto nessuno come te. Brilli di luce tua, sei il classico diamante in mezzo ad inutili pezzi di vetro!” gli occhi lucidi, il cuore impazzito.

“Un diamante ...tra...” balbettò appena. Dio!!, che parole meravigliose e bellissime.

Sentì un calore nel petto, una meravigliosa sensazione di calma e pace. Stava così bene...
perché rinunciare a tutto questo? Perché?

Anche suo padre gli diceva che non doveva accontentarsi. La corona era importante, sì, ma lui doveva essere felice e con Jensen era felice. Dio, se lo era!

“Si , Jared....lo sei...lo sei” ripeté Jensen mettendo le mani ai lati del viso del moro. ” E mi piaci. Dio sa quanto mi piaci” disse a pochi centimetri dal suo viso arrossato, lo sguardo intenso. Troppo intenso.

“Jensen......mi pi...” ma il biondo lo interruppe ancora.

“Fammi finire.....” sospirò, ignaro di quello che aveva deciso il moro, e mordendosi le labbra, riprese a parlare.

“Ho provato ad esserti solo amico, ad ascoltare senza farmi coinvolgere troppo. Ho provato a vederti come uno qualsiasi dei miei amici, ma ho fallito miseramente, Jared. Meriti la felicità ...la felicità... e io so che a palazzo non sei felice...lo sento...come sento che...” ma stavolta fu lui a essere interrotto.

“Zitto Ackles!” s’impose sul biondo, decisamente spiazzato da quel cambio repentino di Jared. Quell’ordine quasi regale.

“Ok!...va bene” rispose mesto, meravigliandosi un attimo dopo di quello che accadde: Jared che gli prendeva il viso tra le mani, gli occhi fissi nei suoi, lucidi di stupore e meraviglia, il cuore che scoppiava dalla felicità.

“Una volta mi hai chiesto cosa desiderassi, ma io non ti ho risposto...beh!” la voce un pò più roca del solito “...lascia che ti risponda ora...” la distanza che si accorciava, la mente annebbiata, le labbra posate in quello che fu un bacio casto, ma passionale, le lingue che si fusero insieme, tanto che gemettero nel bacio stesso, una scarica elettrica lungo tutto la schiena.

Solo il bisogno d’aria li fece staccare, fronte contro fronte, occhi negli occhi.

“Jared...” disse trasognante. Era un sogno? No, era la realtà! Una meravigliosa realtà.

“Jensen....” le mani che gli accarezzavano le guance ”.....ho sognato così tante volte di baciarti...ho immaginato tante volte il tuo sapore...ma mi sono sempre trattenuto...ma ora basta....voglio viverti!”

“Oddio...anch’io...anch’io...piccolo!” sussurrò abbracciandolo un attimo dopo, mentre Jared, colpito da quel nomignolo dolcissimo, gli avvolgeva le braccia lungo la schiena, i cuori che martellavano nel petto all'unisono.

Un attimo dopo i due amanti, ripresero a baciarsi appassionatamente prima lì fuori, sotto le stelle e la luna e poi in casa, sul divano, avvolti da quella magia che inconsciamente le loro anime e i loro cuori sapevano essere amore e come diceva Re John : “l'amore è qualcosa di meraviglioso e che se lo si trova non lo si deve mai lasciare andare! “
E Jared, come Jensen, non avevano alcuna intenzione di lasciarlo andare.





Note autrice
Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

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Capitolo 7
*** Sconvolto! ***


Note autrice
Scusate il ritardo ^^
Capitolo hot, ma amoroso 




La sera seguente erano di nuovo insieme, sul letto di quello che oramai era il loro nido d’amore. I due ragazzi si baciavano con baci casti, i sapori mischiati, le teste inclinate nella giusta angolazione per approfondirli sempre di più, sempre di più.

Jared gemeva in quei baci, scariche elettriche lungo tutto la schiena. Andava in paradiso sentendo il sapore del suo compagno, la pelle fremeva quando la maglietta si sollevava appena e la sua pelle sfiorava la pelle accaldata di Jensen, un calore al basso ventre sempre più persistente.

Dio! Sapeva che era normale, ma…ma…si sentì avvampare e si bloccò, imbarazzato.

Quando il biondo si allontanò dal compagno e lo guardò in viso beh! lo trovò di una dolcezza disarmante: così puro, così dolce, così timido.

“Piccolo….” fece accarezzandogli i capelli e a quel tocco il moro puntò gli occhi in quelli verdi di Jensen.

“Io….io… scusami...” riuscì a dire, diventando ancora più rosso, ma le labbra di Jensen lo zittirono in men che non si dica.
“Non scusarti…non farlo… Ok?” gli soffiò sulle labbra per tranquillizzarlo e posandogli un bacio sulla fronte.

Jared gli sorrise grato, tranquillizzandosi immediatamente nell'abbraccio con cui Jensen lo strinse, il cuore a ritmo con la sua agitazione sempre meno presente. E in quell'abbraccio, il giovane , attirò a sé il biondo riprendendolo a baciarlo più languidamente, tanto che ora fu Jensen quello che si ritrovò a gemere.

Molte altre volte, i due provetti amanti si ritrovarono da soli a perdersi in quei momenti di pura felicità. Baciarsi , accarezzarsi, sentirsi vicini, sentire il corpo caldo l’uno dell’altro, era ogni volta, l’ingresso per il Paradiso.
Ma più si incontravano e più quei baci e quelle coccole, come naturale, diventavano sempre più appassionate e incontrollate. Un incendio che a stento riuscivano a controllare.

Le mani, non più timide di entrambi iniziarono a sfiorare la pelle dei fianchi sotto la maglietta, a stringere, a carezzare in maniera più sicura, a provocare tremori sconvolgenti fin dentro l’anima.

“Oddio! O mio Dio!” si ritrovava a gemere Jared, intrappolato sotto il magnifico corpo di Jensen, mentre il più grande scendeva a baciargli la linea gentile e marcata della mascella e poi il collo in maniera sensuale. Le mani di Jared che indugiavano ora sulla schiena, ora sulla linea soda dei glutei dell’altro. Le più che evidenti intimità che si sfioravano attraverso la stoffa dei pantaloni.

“Piccolo…mi fai impazzire” diceva Jensen sforzandosi di fermarsi, invano. I tocchi delle dita di Jared sulle sue spalle e poi sui fianchi lo incendiavano … e poi quella frizione lenta e costante con il suo bacino…..Quei movimenti d’amore quasi istintivi e naturali.

Basta! Non c'è la face più! Stava per passare il limite e allora si costrinse ad allontanarsi dal minore con uno scatto sussurrando un sofferto “Ok! Doccia fredda! Ora!” . Un bacio veloce alle labbra arrossate di Jared e poi corse verso il bagno, lasciando il minore confuso. In due stanze diverse entrambi i ragazzi avevano il cuore impazzito, le labbra ancora umide di desiderio, il respiro affannoso. Le mani che premevano timorose in quei posti improvvisamente lasciati senza soddisfazione, cercando così un momentaneo sollievo. Nella mente , i baci e i tocchi ancora presenti sulla pelle.

Questa situazione andò avanti così: tra il piccante e il frustrante.
Andò avanti in diverse occasioni fin quando non riuscirono più a controllarsi. Fin quando il cocente desiderio non ebbe la meglio sulla fredda razionalità.

Jensen stava baciando sensualmente il collo del minore mentre Jared nascondeva la testa nell'incavo del collo del suo compagno, le mani , ormai esperte, che istintivamente andarono ad accarezzare in maniera lasciva il cavallo dei pantaloni con chiari intenti.

Jensen, a quei tocchi peccaminosi, si fermò e si sollevò appena per guardarlo. Gesù! Jared aveva una luce negli occhi che…

“Jared….co..cosa…?” deglutì, la voce bassa e carica di desiderio.

Il moro lo zittì un attimo dopo con un bacio bagnato e languido, la mano dietro la sua nuca per tenerlo stretto a lui e alle sue labbra.

“Jensen….” fece quando il bacio finì, fronte contro fronte, arrossendo leggermente per quella richiesta che stava per fare “…..toc…toccami …per favore.”

Jensen strabuzzò gli occhi a quella richiesta inaspettata. Dio! Desiderava farlo… ma si era sempre trattenuto per rispetto nei confronti del più piccolo. Voleva che tutto accadesse con i tempi di Jared.

“Jared.. ne sei sicuro?” chiese respirando comunque affannosamente.

“Si Jensen.. voglio…che tu…” e portò di nuovo la mano sulla cintura di Jensen, slacciandola, aprendola appena e sfiorando così la pelle della pancia con la punta delle dita. Sulla pelle del biondo un brivido che si perdeva fin dentro il suo cervello.

“Oddio!” gemette il biondo, nascondendo il viso nell'incavo invitante del collo di Jared, che gemette sentendo le labbra del biondo sfiorargli la pelle con una scia di baci infuocati. La sua mano che ne imitava il gesto.

All'inizio, appena impacciati, i due provetti amanti, aiutandosi a vicenda, si sfilarono con gesti gentili, i pantaloni. Si presero il loro tempo per guardarsi, assaporarsi, adorarsi. Ripresero a baciarsi con una passione sempre più sentita a profonda e quando , anche il sottile strato della stoffa dell’intimo sembrò un muro invalicabile da abbattere, a Jared bastò annuire perché Jensen capisse e spogliasse entrambi, definitivamente.

Jared lo osservò in adorazione, durante quei gesti. Era nervoso , sì. Ma , in fondo era quello che voleva.

Dio! Voleva essere toccato da Jensen, lo desiderava e voleva anche toccare il suo compagno, ma ora…Ora si stava agitando vedendolo rimanere nudo accanto a lui, a stendersi al suo fianco. Jensen era bellissimo e stupidamente per un attimo, il giovane principe pensò che era assurdo che uno come lui fosse ancora single.
Ma poi i baci di Jensen lo richiamarono alla realtà e a pensare altrettanto innocentemente: “No, non è single. E’ mio!”

Per Jared sentire il suo calore lo stordiva, lo mandava fuori di testa, sentire lui così dolce, così delicato anche quando fece scivolare la propria mano sulla sua intimità gli fece spegnere la mente e si lasciò andare. Era , oramai, completamente a suo agio.

Si sporse verso il compagno, tranquillo, sicuro e iniziò a baciarlo languidamente, la mano che avvolgeva l’intimità di Jensen, che si ritrovò a boccheggiare nel bacio stesso.

Mai, Jensen, aveva provato niente del genere! Mai! E questi erano solo semplici tocchi.

Entrambi si persero in quello che stavano provando, i movimenti lenti e ritmici e gemelli che si facevano sempre più cadenzati, la voglia di continuare quella peccaminosa tortura ancora un po', ma che purtroppo li vinse alla fine stordendoli, lasciandoli senza fiato, fronte contro fronte, la mente leggera.

Il primo a riprendersi fu Jensen, che strinse a se Jared. Il moro, occhi chiusi, poteva sentire il suo cuore battere furiosamente, le braccia dell’amante stringerlo, le sue labbra posate sulla sua testa in un casto bacio.

“Piccolo…stai bene?” si sentì chiedere e Jared, confuso per quella domanda, aprì gli occhi e li puntò su Jensen che lo guardava in un modo strano.

“Sì…è stato bellissimo! Tu?” le mani che accarezzavano i fianchi languidamente.

“Sconvolto” fu la risposta che lasciò senza parole il moro.

“Come? Non ti è piaciuto? Non sono stato...” fece preoccupato Jared e anche imbarazzato.

Che avesse deluso Jensen? Oddio! Jensen aveva avuto altri ragazzi prima…forse lui aveva fatto schifo in quel senso?
Sicuramente, visto che era la prima volta che faceva una cosa del genere. Che gli era saltato in mente?

Si stava agitando e si sentì anche morire dall'imbarazzo. Non riuscì più a sostenere lo sguardo del biondo, che preoccupato dal cambio di espressione del suo ragazzo non ci mise molto a capire le paure che lo stavano tormentando.

Immediatamente gli sollevò il viso con l’indice costringendolo a guardarlo. “Jared….qualsiasi cosa tu stai pensando, non pensarla!”

“Jensen..ma tu hai detto…. “ gli occhi un po’ lucidi.

“…sconvolto…Sì, lo so! E lo sono ancora!” la voce rassicurante e tranquilla, il respiro di Jensen sul suo viso “Non capisci? Mi hai fatto provare cose che mai avevo provato Jared. Mai!”

“Sul serio?” chiese timidamente Jared, abbracciandolo stretto un attimo dopo, più tranquillo e sereno.

“Sì, piccolo. Sì!” ricambiando quell'abbraccio, sentendo un calore pervaderlo fin dentro l’anima. Una consapevolezza che quello non era stato solo sesso, ma qualcosa di più. Qualcosa che mai aveva provato. I loro corpi non si erano legati fisicamente, ma le loro anime, sì.

Non poteva sapere che anche Jared stava vivendo la stessa cosa.
Non poteva saperlo, ma poteva sentire come il compagno si stesse accoccolando contro di lui, come per fondersi insieme.

Sorrise teneramente a quella dolcezza e, avvolti dalla penombra della camera da letto, i due amanti ripresero a coccolarsi e a baciarsi teneramente, con dolcezza, senza frenesia. Con appassionata calma.

 





Note autrice
Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

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Capitolo 8
*** L'amore vero ***


Stare lontani era sempre più difficile per i due amanti dopo quelle dolcissime coccole.
I due sentivano un vuoto e un peso al petto che veniva in parte lenito dai messaggi o dalle chiamate che si scambiavano ogni giorno e ad ogni ora, ormai.

“Buongiorno piccolo! Sai?, stanotte ti ho….sognato” fu il buongiorno che svegliò il moro quel sabato mattina.

“Buondì anche a te! Che coincidenza, pure io ti ho sognato Jensen!” digitò sorridendo di un sorriso ebete, il battito accelerato, le guance arrossate al ricordo dei sogni che aveva fatto anche lui, un desiderio incontrollato di fondersi con il suo ragazzo sempre più presente.

“Oddio! Ho voglia di vederti…pensi di farcela stasera? ”

“Si, Jensen. In serata abbiamo un cocktail dai Cortese ma non durerà molto...Comunque, sai che giorno è oggi?” chiese improvvisamente Jared, tirandosi su a sedere, i cuscini dietro la schiena.

Jensen sorrise, il cuore a mille, le mani tremanti, gli occhi chiusi così da essere investito dai ricordi.

“Certo! Come potrei scordare il giorno in cui ti ho conosciuto? Impossibile! Dio! Sono stati i mesi più belli della mia vita!” digitò in fretta.

Il biondo voleva baciarlo in quel momento e…Sì! Anche amarlo.

“Anche per me ,Jensen. Anche per me!....Oddio no! Devo lasciarti…mia madre mi sta ordinando letteralmente di alzarmi dal letto: giornata piena! Ciao Jensen!”

“Ciao, Jared” fu la risposta di Jensen a quel messaggio. Gli mancava di già il suo piccolo principe.

Stava per sdraiarsi sperando di sognarlo di nuovo quando sentì suonare il campanello alla porta.

“Arrivo!!” disse alzandosi e raggiungendo la porta d’ingresso in men che non si dica e rimanendo piacevolmente sconvolto dalla visita a sorpresa che i suoi zii e la sua cuginetta di dieci anni gli avevano fatto. Sarebbero rimasti li fino al pomeriggio poi sarebbero andati a trovare i genitori di Jensen.

Jensen non si annoiò per niente quel giorno. Anzi! Ebbe un bel da fare, specialmente con la sua dolcissima cuginetta!

Tutto al contrario di Jared , purtroppo.

Le ore, per lui, passavano lente, davvero lente e più di una volta fu richiamato dalla madre perché era troppo distratto. Il cipiglio severo rivolto al figlio ad ogni discreto richiamo.

“Jared! Concentrati! Non farmi fare figure con i giornalisti!” continuava a sibilare la regina Mary.

“Mamma…sono stanco….. per favore” mentì il figlio, la voglia di vedere Jensen incontrollabile.

“Zitto e fa’ le foto per la rivista. Poi c’è una riunione con l’ambasciatrice McNiven. Siamo in ritardo per colpa tua Jared!” lo sgridò la madre mentre Re John la guardava severo e poi , più amabile, posava lo sguardo sul figlio.

Lo osservò guardare l'orologio e poi il cellulare, un sorriso impercettibile e negli occhi una strana luce mentre rileggeva alcuni sms scambiati tra lui e il compagno.

In John la crescente curiosità di sapere da chi o da che cosa erano dovuti quei sorrisi accennati.
La madre, allontanatasi un attimo, non parve accorgersene mentre parlava con il fotografo.

Quel sospetto che aveva John da un po' di giorni divenne una certezza, una bellissima certezza all’ennesimo sorriso luminoso dell’amato figlio.

Verso le 18 finalmente Jared fu libero di ritornare nella sua stanza e quando riguardò il cellulare il suo cuore accelerò di colpo al messaggio dolcissimo che il suo compagno gli aveva inviato qualche secondo prima, un sorriso radioso sul viso.

“Piccolo…. Come è proceduta la tua giornata?”

“E' stata una lunga giornata d’incontri, riunioni, e incontri e riunioni. Dio! Insopportabili! Non finivano più! Tra tutte quelle facce e quelle voci, l'unico che volevo vedere eri tu. L'unica voce che volevo sentire era la tua voce…Ora devo sopportare ancora il cocktail con i Cortese…ma già so che sarà una tortura!” digitò sospirando.

“Jared! Tranquillo... poche ore ancora e poi staremo insieme di nuovo” fu la risposta che mandò al moro.

“Non vedo l’ora…Ma tu invece come l’hai passata?” chiese sorridendo.

“Molto bene! Sai? oggi sono venuti a trovarmi i miei zii e la mia cuginetta di 10 che mi ha costretto a vedere uno di quei film della Disney con principi e principesse. Il film era Rapunzel! Mi sei venuto in mente immediatamente!!”

“Perché sono il tuo principe?" digitò arrossendo.

“Certo che no! Per i capelli lunghi della protagonista!!!” e rise alla reazione del suo ragazzo.

“Scemo!” ma poi ne seguì un altro immediatamente, più serio. Frustrato. “O no che palle!...”
“Che succede?!”
Sua Maestà la Gran Madre..” ironizzò Jared. “…mi sta di nuovo chiamando…A stasera Jensen” e detto ciò corse verso il bagno per farsi una doccia veloce e prepararsi per quell’incontro voluto fortemente dalla madre.

Nessun scorta però li avrebbe accompagnati. Solo l’autista che sostituiva Jim che era dalla sorella.

Inutile dire che il tutto fu un’agonia. Ogni due per tre, il moro guardava l’orologio a pendolo appeso nella sala da pranzo, le lancette che si muovevano lente a scandire i minuti.

Non ce la faceva più. Più di una volta avrebbe voluto scappare da lì, ma non poteva. Guai ad andare contro le regole del galateo. Così sopportò stringendo i denti fin quando non tornarono a palazzo.

Il moro, non appena rientrarono a palazzo, disse che si ritirava nella sua stanza perché era stanco e aveva mal di testa e certo che non lo stessero osservando, corse su per le scale alla velocità della luce.
Finalmente avrebbe rivisto Jensen! Doveva solo aspettare che i genitori andassero a letto e ci fosse il cambio della guardia.

-In cucina intanto...-

"John mi sembra strano che abbia sempre mal di testa e che voglia sempre andare nella sua stanza. Ormai lo fa sempre più spesso e poi è sempre distratto. Non mi piace questa cosa, ci fa fare brutte figure. Come oggi, per esempio. Ho dovuto rimetterlo in riga un sacco di volte." disse la madre, bevendo un bicchiere di vino rosso.

"Mary, tu vedi sempre il lato negativo. Ma non hai notato che è anche felice ed euforico come non lo è mai stato?"

Mary negò. "Cosa credi che abbia?", lo sguardo impassibile, indifferente alla domanda che lei stessa aveva posto.

"E' innamorato, Mary. Non lo hai capito?”
“Cosa??!!”
“Già! Guarda spesso l’orologio, controlla i suoi messaggi, sorride quando li legge. Credo si veda con qualcuna di nascosto… E poi, a volte, quando sono sveglio, di sera tardi, sento dei passi in corridoio… "

“Oddio! Se fa queste cose allora lo è sul serio!!!" fece sorridendo soddisfatta, improvvisamente attenta e felice. "Credi che sia Ruby la fortunata?" volle azzardare, Mary, esultando mentalmente per quella notizia.

Nella sua mente si convinse che quell’indifferenza che il figlio aveva mostrato per la ragazza era invece un modo per non rendere il suo “innamoramento” già pubblico. Se così era, tutto procedeva perfettamente!

"Non ho visto molta sintonia tra loro stasera , però!” le fece notare John. “Comunque scoprirò chi è la fortunata perché voglio fare parte della felicità di mio figlio." fu la risposta del marito. Risposta che la spiazzò.

Mary tremò a quella prospettiva che non fosse Ruby. C’era troppo in ballo, ma doveva calmarsi. Sospirò mordendosi le labbra.

"Sciocchezze John. Sciocchezze e lo sai anche tu! Questa non è una favola dove esiste l’amore....In ogni caso se scopri chi è la..” il tono della voce irritato ”...fortunata, dopo che hai finito di giocare all'investigatore privato, fammi la cortesia di mettermi al corrente!" e andò verso la camera da letto.

John rimase in cucina per un po’, pensieroso, la birra stretta in mano, appoggiato al bancone.

Scosse la testa e si ritrovò a sorridere di cuore, poi finse di andare a dormire e non appena fu in camera, le sue luci spente, la porta socchiusa, sentì la porta del figlio aprirsi e poi vide Jared passare davanti alla camera da letto.

Nei movimenti del figlio attenzione e cautela. Il passo attento ed esperto di chi ormai sapeva come muoversi per non farsi scoprire.

John, a debita distanza lo seguì senza farsi scoprire.

Vide come il figlio aspettasse il cambio della guardia e poi, con un sorriso radioso e soddisfatto in viso, salisse sulla sua auto e poi sfrecciasse verso le campagne di Austin.

“Ma cosa .... ? Che ci fa in questa zona?” sussurrò confuso vedendo, alcuni metri più in là , Jared, parcheggiare davanti a quella che era una casa semplice, isolata, non lussuosa.

Un attimo dopo, Jared scese dall'auto e bussò frenetico alla porta di quella stessa casa, la porta che si apriva lasciandolo senza parole.

John, protetto dall'oscurità, strabuzzò gli occhi quando scorse la persona che stava facendo battere il cuore al suo amato figlio.

Dio! Era un ragazzo quello???!!

John lo riconobbe immediatamente. Era quel cameriere che li servì alla cena di gala e con cui, anche se non lo aveva mai detto, lo aveva visto parlare sulla grande balconata poco prima del discorso. Jared era rientrato dentro più sollevato e sicuro ed era per quel motivo che John aveva fissato con attenzione chi aveva causato quel cambiamento nel suo amato figlio.

“Oddio!” disse decisamente sorpreso.

Per un folle secondo ebbe l’istinto di scendere dall'auto e chiedere giustificazioni, ma poi...beh!!! poi non lo fece. Non poteva farlo e la più che giustificata sorpresa venne presto sopraffatta dalla felicità che sentì nascergli dentro.

Vide un tenero abbraccio tra i due ragazzi, vide il modo in cui il figlio veniva coccolato con un semplice tocco della mano, vide lo sguardo innamorato di chi amava suo figlio. Vide l'amore sul volto del figlio.

Capì di essere di fronte all'amore. Non a una cotta passeggera, ma all'amore vero. Quello che lui non aveva mai provato con Mary. E come poteva provarlo con un matrimonio combinato?

Sorrise, gli occhi lucidi verso i due giovani amanti che stavano entrando in casa, ignari di essere stati scoperti e quando fu certo che non potessero sentirlo , fece marcia indietro verso il palazzo reale per parlarne con Mary.





Note autrice
Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

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Capitolo 9
*** Amami (prima parte) ***


Note autrice
Capitolo hot e amoroso ^^




Intanto i due ragazzi, non appena si furono richiusi la porta alle spalle, volarono letteralmente uno tra le braccia dell’altro. Stavolta niente calma. 

Il bacio che ne seguì divenne immediatamente bagnato e languido, le labbra mordicchiate, le lingue intrecciate insieme e poi di nuovo divise per rincorrersi dispettose.

Si ritrovarono a gemere in quel bacio, a respirare il respiro dell’altro, il bisogno di coccolarsi sempre più impellente, fisico, viscerale.

“Oddio...Jensen...mi sei....” le mani ora sui fianchi e sotto la maglietta del compagno. ”...mancato tanto. Questi quattro giorni senza vederci sono stati ....” ma ora era lui a tremare mentre Jensen ne imitava il gesto, sfiorandolo con la punta delle dita fredde ”...una tortura!” finì nascondendo la testa nell'invitante incavo del collo del biondo e iniziando a baciarlo languidamente. 

“Jared...o mio Dio!” gemette il più grande piacevolmente sconvolto dall'esuberanza del compagno.

Di solito, Jared, era quello più calmo tra i due, ma ora beh! decisamente non lo era e Jensen stava perdendo la testa e se il suo principe avesse continuato così lo avrebbe portato in camera da letto seduta stante e lo avrebbe amato! Lo desiderava...lo sognava...lo voleva…

“Jensen....” sussurrò Jared mentre le sue mani ora accarezzavano la schiena di Jensen , languidamente e sensualmente. Voleva Jensen...lo sognava....lo desiderava...lo voleva.

Un attimo dopo, le sue labbra ritornarono sulle labbra schiuse del biondo appropriandosene, riassaporando il loro sapore, il suo respiro mentre Jensen, la cui mente oramai era completamente spenta, assecondava quei baci e iniziava a spingerlo verso la camera letto, sfilandosi a vicenda le magliette, sensualmente.

Giunti in camera, Jared, si distese lentamente al centro del letto, Jensen sopra di lui lo baciava e baciava mandandolo in paradiso, lasciandolo senza fiato per il piacere che procurava.

Le mani accarezzavano, premevano, stringevano la schiena del suo uomo facendo gemere Jensen, le mani del biondo ai lati della testa di Jared, tese, protettive.

“Oddio sì…ti voglio….” Gemette il moro all’ennesima scarica elettrica provata dallo sfregamento continuo ed erotico dei loro bacini, i pantaloni che erano sempre più un impedimento.

Jensen sentendolo in quel modo, si bloccò di colpo e si sollevò appena a fissarlo. Nei suoi occhi, come in quelli del compagno, desiderio. Puro e incontrollato, come un incendio che non si poteva controllare.

Deglutì e si morse le labbra per riuscire a calmare il suo cuore, ma è impossibile quando il tuo uomo ti invita a riprendere a baciarlo. Le mani che sfiorano le spalle, i pettorali, i fianchi.

“Piccolo….devi...devi calmarti o…” il cuore che martellava sempre di più al piacere che provava mentre Jared prendeva l’iniziativa, mettendo da parte la vergogna, toccandogli il cavallo dei pantaloni con fare erotico. “…o io..non…risponderò di me”.

Dio! Era così preso da Jared in quel momento che se facevano l’amore, lui non era certo di trattenersi nei movimenti. Troppa la passione che sentiva per Jared. Aveva paura di fargli male e mai…mai! se lo sarebbe perdonato. Non voleva rovinare la sua prima volta facendogli provare un dolore che poteva essere mitigato dalla dolcezza.

“Jensen…ti voglio...” ripeté sensuale Jared, slacciando la cintura e poi sbottonando i pantaloni di Jensen, giocando con l’elastico dei boxer fin quando la mano , intraprendente non andò ad avvolgere calda e decisa, la virilità del biondo e iniziando a massaggiarla piano.

“Gesù!” riuscì a dire, Jensen, a quel contatto intimo ma poi si costrinse ad allontanarsi, così che Jared fu costretto a lasciare la sua intima presa.

“Ma come?” fece Jared, rimandoci un po’ male “Non vuoi…non vuoi fare l’amore con me?” e si sentì morire a quella eventualità. Forse stava correndo troppo. Aveva sbagliato a lasciarsi andare così.
Ma poi si diede dell’idiota quando Jensen, con gli occhi lucidi, lo strinse a sè e lo baciò dolcemente sussurrandogli un languido: “Anch’io voglio fare l’amore con te. Dio sa quanto, ma…. ma ho paura di farti male. E voglio.. voglio che tu ti senta pronto. Voglio che tu….tu lo voglia davvero!” sussurrò preoccupato per quella eventualità, posandogli un amorevole bacio sulla fronte.

Jared, ora anche lui con gli occhi lucidi, gli prese il viso tra le mani e gli sussurrò un sicuro: “Sono pronto Jensen” la voce rassicurante, -lo era davvero-, poi leccandosi le labbra aggiunse un dolce “Non potresti mai farmi del male…lo so….come so che saprai prenderti cura di me come hai fatto in queste settimane facendomi provare e scoprire sensazioni meravigliose…"

“Piccolo mio…” disse solo il biondo abbracciandolo, i corpi caldi, la pelle fremente, i cuori che battevano all’unisono nei loro petti. Quella frase lo aveva tranquillizzato e gli fece prendere la sua decisione.

Rimasero in quell’abbraccio per alcuni secondi e poi ripresero a baciarsi lentamente, languidamente, di un bacio profondo e bagnato, mentre scariche elettriche viaggiavano lungo tutta la schiena in entrambi.

“Jared…” fece alcuni secondi dopo, Jensen, appoggiando la fronte su quella del più piccolo che lo guardava con occhi innamorati – sì lo erano! Era amore quello che scaturiva da quegli occhi dolcissimi puntati verso il suo uomo,“….Voglio che tu sia mio…voglio amarti…Voglio sentirti parte di me….voglio completarmi in te.”

“Jensen...” il cuore ricolmo di una felicità pura. 

Già! Quella sensazione che provava ogni volta che stava con lui…quella sensazione viscerale…quel calore…quella gioia ed eccitazione anche…

Dio! Si sarebbe fuso con il suo compagno. Con l’uomo che l’aveva fatto sentire vivo, felice e anche bene. Con l’uomo che – lo capì in quel momento- amava.

Sì, perché lui amava Jensen, da quando gli aveva dato quel consiglio su quella terrazza panoramica. Lo amava e lo avrebbe amato per sempre.

“…Amami” sussurrò baciandolo di nuovo e ritornando ad avvolgere la virilità del biondo con la propria mano, il cuore impazzito per quello che aveva capito.

Il biondo gemette a quel tocco audace. La mente che si spegneva a poco a poco, la voglia di fondersi con Jared e in quella consapevolezza, con gesti urgenti e impacciati, i due amanti finirono di spogliarsi così che i pantaloni finissero dimenticati da qualche parte sul pavimento.

Alla fine, l’ultimo barlume di lucidità di Jensen, si spense quando Jared, lo attirò a sé per baciarlo. 

Era completamente vinto da quello che provava, da quello che Jared gli stava facendo provare, anzi che gli faceva provare ogni volta che stavano insieme.

Dio! Cosa gli aveva fatto quel ragazzo fin da quando lo vide entrare nella sala del ricevimento alla cena di gala. Per lui aveva fatto cose che per nessun altro ragazzo al mondo aveva fatto. Per lui avrebbe fatto tutto e ora…beh!! ora stava per fondersi con lui…stava per diventare tutt’uno con lui.

Inspirò il profumo della sua pelle e poi lo guardò attraverso gli occhi socchiusi. Dio! Era perfetto, bellissimo. Il cuore perse diversi battiti e poi accelerò di colpo pervaso dalla felicità pura.

Sorrise nel bacio e capì: lo amava – mai aveva amato prima! - da quando lo vide la prima volta terrorizzato e spiazzato da un discorso e i loro occhi si incrociarono per la prima volta.

“Piccolo...” gemette scendendo a baciargli la mascella e poi il collo, un pò più sotto del lobo, un punto sensibilissimo nel minore.

“Oddio Jensen…mi fai impazzire!” gemette il moro, le mani ora sui glutei dell’altro per avvicinarlo il più possibile.

Galvanizzato, il biondo iniziò a scendere sempre più giù, prima sui capezzoli, poi sul ventre ansante e quando arrivò al suo ombelico vi soffiò sopra facendo rabbrividire il suo ragazzo, che si ritrovò a stringere le lenzuola tra le dita, completamente vinto da quello che stava per succedere.

Jensen, dalla sua posizione, guardò verso Jared. Lo vide come lo guardava, le guance arrossate, le labbra morse fino a sbiancarle. Negli occhi la trepidante attesa di quello che stava per succedere.

Il biondo sorrise malizioso e poi iniziò a baciarlo piano e con movimenti lenti e ben dosati, sfilò l’ultima barriera di stoffa che lo separava dall’intima bellezza di Jared. E una volta che anche i boxer di Jared finirono chissà dove, Jensen ritornò a riscaldare con suo fiato il corpo dell’amante.

“Jensen…Jensen! Fallo ti prego…Ti prego! Voglio…..voglio che tu...” supplicò Jared quando vide che ora c’era comunque un po’ di esitazione da parte del maggiore.

Il biondo, sentendolo, sorrise incoraggiato da quelle suppliche e, il cuore comunque martellante, lo fece: avvolse la virilità del suo compagno con il calore della sua bocca e iniziò a stuzzicarlo con la lingua in maniera dispettosa per tutta la sua lunghezza.

Jared per un secondo si ritrovò a invocare Dio. Un calore e un piacere stordente fin dentro l’anima, le lenzuola strette tra le sue mani, un piacere sempre più intenso, sempre più indomabile. Un fuoco che ardeva senza bruciare! 

Era la prima volta che Jensen si stava cibando di lui in quel modo particolare e per Jared era qualcosa di indescrivibile tanto che se Jensen avesse continuato ….

“Jensen ba..basta…o io….” gli disse passandogli le mani tra i folti capelli biondi. Al tocco, il più grande si fermò e gli bastò guardare l’altro per capire che era al limite.

Sorrise, gli occhi comunque carichi di desiderio e lussuria.

Iniziò a percorrere il percorso a ritroso con una scia di baci infuocati finché non raggiunse le labbra di Jared e le fece sue. I sapori mischiati, uniti, fusi, i respiri affannosi.

“Piccolo..” quando si ripresero dal bacio, fronte contro fronte, occhi negli occhi. ”…sai di buono. Molto buono!” provocò.

A quella uscita il minore arrossì vistosamente, ma poi si rese conto che lui non aveva avuto l’onore di assaporarlo in quel modo piccante.

Si morse le labbra e, galvanizzato dal piacere e dall’amore che provava per Jensen, ribaltò le posizioni con un colpo di reni. 
Dalla sua, Jared aveva l’altezza e quindi , le lunghe gambe lo aiutarono nel movimento.

Il cambio di posizione fu talmente veloce che Jensen, colto di sorpresa, non se ne rese nemmeno conto!

“Ma…” disse confuso, ritrovandosi Jared seduto a cavalcioni su di lui, le mani sui pettorali che lo accarezzavano languide.

Il moro si abbassò appena e sussurrò al suo orecchio, un provocante: “ E’ il mio turno. Voglio assaggiarti anch’io!” e detto questo iniziò a baciarlo, a mordergli dolcemente il lobo, facendo rabbrividire Jensen che si ritrovò a boccheggiare, le mani strette sui fianchi del moro che scendeva sempre più in basso, in maniera sensuale. 

Prima assaggiò i capezzoli, poi il ventre e la pancia e quando fu vicino all’inguine invitante di Jensen, che momentaneamente era in un peccaminoso paradiso, vi soffiò sopra e quel gesto beh!!! lo fece ritornare alla realtà e pregare di volare presto in un altro Paradiso.

Gli bastò sollevare la testa appena e osservare Jared avvolgergli senza alcuna timidezza la sua virilità fremente con la sua bocca calda, per finire, invece, in un dolce Inferno!

“Oddio..oddio…” una mano stretta tra le lenzuola, l’altra ad accarezzare la testa di Jared.

Stava per raggiungere il punto di non ritorno quando improvvisamente sentì solo freddo e quando aprì gli occhi, stordito e confuso, si ritrovò due occhi chiari e lucidi di desidero che lo fissavano languidi.

“Sai di buono anche tu...” fece Jared leccandosi le labbra più volte, “..molto buono” e con quella frase Jensen, di nuovo galvanizzato dal piacere, prese il viso tra le mani del suo uomo e lo baciò, le labbra del moro già protese verse lui.

Si baciarono di un bacio languido e bagnato, profondo, diverso però dagli altri. Era comunque molto intimo. 

Anche le carezze che ne seguirono erano diverse, più dolci e sensuali, erotiche. I loro corpi e le loro anime che chiedevano di fondersi.

Jensen, le mani ora sui fianchi del minore, fece leva con le gambe e ribaltò le posizioni , imprigionando sotto di sé il suo compagno. I capelli scompigliati sul cuscino, le gote arrossate, i respiri affannosi.

“Jared…” si perse a guardarlo, gli occhi innamorati, spostandogli una ciocca di capelli dalla fronte “…sei bellissimo e perfetto.”

“Anche tu, Jensen. Anche tu!” il respiro affannoso, perso negli occhi verdi di Jensen, il cuore impazzito nel petto.

Si leccò le labbra e sussurrò, accarezzandogli ora una guancia, “Sta per…succedere, vero?” 

“Sì, piccolo…Se tu lo vuoi, sì. Sta per succedere. Saremo una cosa sola” e detto questo, prima di baciarlo, gli accarezzò le labbra con l’indice e intrecciò una mano con la sua.

Jared sussurrò dolcemente. “Lo voglio con tutto il mio cuore” e poi si abbandonò completamente a quel bacio languido, il cuore che batteva così forte da far male. 
 



Note autrice
Grazie Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura che non avevo notato ^^

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Capitolo 10
*** Amami (seconda parte) ***


Si leccò le labbra e sussurrò, accarezzandogli ora una guancia, “Sta per…succedere, vero?” 

“Si, piccolo…Se tu lo vuoi, sì. Sta per succedere. Saremo una cosa sola.” e detto questo, prima di baciarlo, gli accarezzò le labbra con l’indice e intrecciò una mano con la sua.

Jared sussurrò dolcemente. “Lo voglio con tutto il mio cuore” e poi si abbandonò completamente a quel bacio languido, il cuore che batteva così forte da far male. 

I brividi che stava provando non avevano eguali quando la mano del compagno, dopo avergli accarezzato anche il viso, iniziò a scendere lentamente prima sulla spalla, i bicipiti, poi sul fianco e infine nella sua più calda intimità, sfiorandola appena per abituarlo.

Jared a quei tocchi però aprì gli occhi di scatto e si irrigidì. 

Perché reagiva così? Il cuore accelerò di colpo e all'ennesimo tocco delicato, si mosse e in quel movimento fu istintivo per il compagno ritrarre la mano. Jensen si ritrovò a guardarlo, occhi incatenati a suoi.

“Jared tutto bene?” chiese un po’ preoccupato.

“Io.....Non so perché reagisco così….voglio dire …ti voglio…lo voglio…ma quando mi tocchi in quel modo…io…” arrossì vistosamente, ma Jensen sorrise compressivo e un attimo dopo lo baciò lentamente fin quando avevano fiato in corpo.

Un secondo dopo, fronte contro fronte, Jensen gli sussurrò un dolcissimo. “Tranquillo, piccolo. Tranquillo. Hai paura e sei nervoso. Lo ero anche io, e lo sono tutt'ora Jared, nonostante io non sia mai stato dall’altra parte” Ironizzò arrossendo, alludendo alla sua prima volta e alle loro posizioni amorose, facendo sorrise Jared.
“Comunque...."  riprese il biondo  "...posso immaginare che le sensazioni anche fisiche siano diverse. Decisamente. Ma ti giuro che io so come rilassarti completamente”
“E come?” chiese, fidandosi completamente del suo uomo, mentre il cuore gli batteva forte come quello di Jensen. Lo sentiva attraverso la mano che ora aveva appoggiato al suo petto.

“Con la musica. Meglio di quella per rilassarsi non c’è niente e poi renderebbe ancora più magica l’atmosfera, rendendo speciale e unica la nostra prima volta. Potevo pensarci prima!!!” se ne uscì, un po’ dispiaciuto.

Jared sorrise di cuore, già meno teso a quella prospettiva romantica.

“Tranquillo ok?” accarezzandogli una guancia per rassicurarlo, poi aggiunse un sentito. “Sai ?!, mi piace molto questa idea!” mentre il biondo, felice, dopo essersi avvolto il lenzuolo bianco recuperato dal fondo del letto attorno alla vita e dato un bacio a fior di labbra a Jared, si dirigeva verso la radio posta sul comò e l’accendeva sulla prima stazione trovata.

Stava per ritornare tra le braccia del suo uomo quando lo speaker alla radio parlò, sulle note finali della canzone in onda.

“Bene ragazzi.. ed ora la hit che sta facendo strage nei cuori di molti di voi. Ascoltatela bene e se siete innamorati dedicatela al vostro amore e se non siete ancora stati colpiti da Cupido,beh!!!, ...uscite e andate a trovare il vostro o la vostra..... Perfect!!!"

Jared al centro del letto sussultò alla frase dello spiker “se siete innamorati” voltandosi d’istinto verso il compagno e ritrovando i suoi stupendi occhi verdi a guardarlo, i cuori di entrambi impazziti nel petto, le prime strofe della canzone che li avvolgeva, legandoli sempre più. 

 

 
"Ho trovato un amore per me 
...... non ho mai saputo che tu fossi quel qualcuno che mi stava aspettando
.... baciami lentamente, il tuo cuore è tutto ciò che possiedo
E nei tuoi occhi stringi i miei...."


https://www.youtube.com/watch?v=zJ6eJ7LuIK4   
 
                                                                               

Dio! Che canzone meravigliosa! Che parole dolcissime! Sembrava scritta per loro. Anzi, no. Era scritta per loro.

Immediatamente Jensen raggiunse Jared e lo abbracciò tempestandolo di baci, imprigionandolo sotto il suo corpo caldo. “Ti voglio…piccolo mio!” gli sussurrava languido, strusciando il bacino contro il suo, le virilità che si sfioravano. 

Il moro, sotto di lui, lo lasciava fare, tranquillo e sereno ora, le braccia avvolte attorno alle sue spalle, dietro il collo, le parole della canzone che li faceva sospirare innamorati, i baci sempre più profondi e languidi, bagnati.

“Ti voglio anch'io…Dio, si!” sussurrò di rimando Jared, baciandogli il collo mentre d’istinto faceva più spazio tra le sue gambe permettendo al suo compagno di prepararlo, sfiorandolo lentamente con le dita nel suo fascio di muscoli segreto.

Complice la canzone e l’atmosfera createsi, il corpo del minore reagì diversamente a quei tocchi , facendolo boccheggiare, una scarica elettrica e un brivido lungo tutta la schiena.

“O mio Dio!!!” disse andando incontro a quei tocchi, il corpo sempre più rilassato pronto ad accogliere anche le dite ora. “O mio Dio…O mio Dio!” gemeva a quei tocchi sempre più profondi, la voglia di sentire e ricevere di più, il bisogno fisico e anche doloroso di avere Jensen dentro di lui, le labbra di Jensen sul suo collo, baci infuocati. “Ho bisogno di te Jensen! Ti voglio, amore mio” sussurrò all'improvviso il moro andando incontro a quei tocchi, incrociando le lunghe gambe attorno ai fianchi del biondo, che sentendolo, si fermò di colpo, il cuore impazzito.

Lo aveva chiamato “amore mio”?

Si sollevò appena e guardò l’uomo sotto di sé, le labbra umide di desiderio, la fronte leggermente sudata, gli occhi chiusi, pronto ad immergersi ancora di più nel piacere. 

Sorrise dolcemente e gli baciò la fronte, il cuore impazzito, il respiro affannoso. 

“Jared…” gemette, “….mi hai chiamato amore ?” gli occhi lucidi, felici.

Jared lo guardò immediatamente, il cuore palpitante, gli occhi incatenati, una mano ora ad accarezzargli la guancia, un dolce sorriso sul viso.

“Sì...lo sei. Sei il mio…” ma non finì la frase, che le labbra di Jensen si posarono sulle sue in un bacio languido e bagnato, profondo e intenso.

“Amore mio…” disse appoggiando la fronte in quella del moro, le braccia che gli avvolgevano le spalle e la schiena muscolosa “…amore mio”…continuava a ripetere mentre lentamente sostituiva le dita e iniziava, dopo uno sguardo d’intesa, con dolce calma, a conquistare a poco a poco il corpo del suo compagno.
No!, del suo amore.

Jared dovette nascondere la testa nell'invitante incavo del collo del suo compagno, gli occhi chiusi, un leggero fastidio iniziale, ma poi beh! Fu solo piacere, intenso, puro, viscerale fin dentro l’anima e man mano che Jensen conquistava il suo corpo, più lui si sentiva completo finalmente. Si sentiva ricongiunto con la sua anima gemella.

Il biondo in quei movimenti mirati e ben cadenzati raggiunse il suo punto magico e così, Jared, si ritrovò a gridare il piacere che provava.

“Amore mio, sì! Sì! Oddio!!!” disse iniziando a muoversi con lui, prima lentamente e poi sempre più velocemente; un braccio di Jensen al lato della sua testa e l’altra mano intrecciata con la propria, i muscoli tesi, mille brividi in entrambi.

Jared era sempre più vicino al punto di non ritorno, le labbra che baciavano il collo del biondo in maniera sensuale ed erotica, le spinte sempre più intense e potenti, la mano ,ora, appoggiata dietro la nuca del compagno per tenerlo vicino a sé.

Jensen, dal canto suo non aveva mai provato niente del genere. Mai!
Ora capiva cosa significava fare l’amore!

Dio! Era l’unione fisica e mistica di due corpi e di due anime che si scoprivano gemelle.

Giurò in quel momento che avrebbe amato per sempre il suo principe, lo giurò mentre sentiva il suo compagno tremare sussurrandogli dolcemente e all'improvviso “Jensen! Dio, ti amo. Ti amo amore mio” al suo orecchio.

Un attimo dopo il compagno si lasciò andare al piacere che chiedeva appagamento, stringendolo a sé per sentirlo più vicino e non lasciarlo andare.

Il biondo, colto dalla più che paradisiaca felicità, a quella dichiarazione d’amore dolcissima e sentita, si lasciò vincere dal piacere, invadendolo con la sua calda essenza, incatenando gli occhi in quelli del moro, fronte contro fronte, un dolce “ti amo anch'io, amore mio”, le ultime note della loro canzone d’amore che lasciavano posto alle parole dello dj alla radio.

I due ragazzi rimasero in quella posizione così intima per diversi minuti, i cuori impazziti, i petti ansanti, la pelle leggermente sudata, sensibile ai loro tocchi.

“Sei…” il primo a riprendersi fu Jensen, una mano di Jared sulla sua guancia ora “…perfetto, bellissimo, sei…Cavolo!!, non so cosa sei in questo momento ma…” e sorrise di cuore, al rossore del suo compagno, “…ma non riesco a toglierti gli occhi di dosso, amore mio!”

“Nemmeno io , amore. Vieni qui!!” attirandolo a sé per un bacio languido e bagnato, profondo, le teste inclinate nell'angolazione perfetta fin quando il bisogno d’aria non li fece staccare, gli occhi lucidi e innamorati.

Jensen, dopo aver sorriso al suo Jared, si costrinse ad abbandonare cautamente quel corpo meraviglioso, mettendosi al suo fianco, pancia in su. Una sensazione di vuoto provata pure dal più piccolo che istintivamente appoggiò la testa al suo petto. Il cuore che batteva ancora forte in entrambi gli amanti.

Rimasero in silenzio per alcuni secondi, cullati dalla pace dei sensi, poi Jensen sospirando volle chiedere al più piccolo una cosa. 

Doveva chiederglielo, visto che, nel clou di quel loro amarsi si era lasciato andare un po’ troppo passionalmente.

“Jared…” lo chiamò dolcemente.
“Dimmi” sul viso, un sorriso beato.
“Ecco io...io devo chiedertelo” disse il biondo leccandosi le labbra.
“Cosa?” davvero non capiva.

“Tutto bene?”
“Come ?”
“Sì, insomma...tu...tu stai bene? Io non sono stato troppo...cioè...” balbettò appena in imbarazzo. “Io….ho paura di averti fatto male…non mi sono trattenuto…e forse…forse…” Chiese titubante infatti, sfiorando la schiena di Jared. 

Le dita lo sfioravano appena con tocchi delicati, ma nel moro provocarono comunque brividi fin dentro l’anima.

“Jensen sto benissimo come non lo sono mai stato! Te l’ho detto anche prima che non mi avresti fatto male” Rispose il più piccolo, sollevandosi appena, posando le labbra su quelle carnose del biondo, socchiuse in un dolce sorriso, ora. “Dio! E’ stato stupendo…magico!” continuò felice e lo era visto che in quel momento avrebbe rinunciato al regno per lui.
Lo pensò, ma non lo disse in ogni caso.

“Quella canzone…la nostra canzone…” volle precisare e Jensen si ritrovò ad annuire d’accordo “…l’atmosfera che si è creata…Oddio amore, mi hai portato in paradiso” lo rassicurò abbracciandolo e appoggiando di nuovo la testa sul petto di Jensen.

Il biondo, visibilmente più sereno a quelle parole, confermò che anche per lui era stato lo stesso, baciandolo dolcemente sulla testa; poi lo avvolse in uno stretto abbraccio e in quella posizione così dolce iniziarono a coccolarsi sussurrandosi mille e mille ti amo.

Erano così sereni e felici, che il mondo attorno a loro smise di esistere. Solo loro e il loro amore.

Dolcemente, i due amanti scivolarono in un dolce sonno, tranquillo, e sereno, cullati dalla musica romantica che usciva dalla radio ancora accesa, ignari di quello che in realtà si stava svolgendo in quegli stessi istanti nella cucina del palazzo reale. 

L’inferno!

Mary non stava prendendo bene quella notizia del figlio appena saputa. Era furiosa. Fuori di sè. Contraria a quell'unione così immorale e fuori dai suoi piani.
La donna gridava regole su regole, etichette su etichette, ma John non ce la faceva più a sentirla! 

"Mio figlio non sposerà Ruby! Sto andando dai ragazzi a dare la mia benedizione e non c’è niente che tu possa fare per impedirlo! Sono il Re. La decisione è presa. Discussione chiusa. La felicità di mio figlio va oltre il bene del regno, Mary. Accettalo e fattene una ragione!" e la lasciò a gridargli dietro la sua incapacità di regnare.

Un attimo dopo, la regina stava decidendo che era ora di fare qualcosa che avrebbe riportato il potere completamente nelle sue mani.
Erano circa le 3 del mattino quando, all'improvviso il più piccolo si svegliò.
Nella voce il panico guardando la sveglia posta sul comodino. “Cazzo, mi sono addormentato!”

“Cosa?” chiese il biondo, la voce impastata dal sonno. Ancora mezzo addormentato.

“Sono le 3 e sono ancora qui!” rispose il moro alzandosi e iniziando a rivestirsi in tutta fretta, mentre il maggiore, oramai sveglio, spegneva la radio, gli andava incontro e cercava di tranquillizzarlo.

“Calmati….se ti agiti così non ti lascio andare via!” disse serio.

“Ma bravo! Così mamma e papà scoprono che sono via! Se non l’hanno già scoperto! Oddio...”e a dire la verità era terrorizzato dalla madre!

Il maggiore gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Subito il minore si rilassò nel baciò e si abbandonò ad esso.

“Tranquillo, amore. Respira. Calmati” fece appoggiando la fronte a quella di Jared, che si perse nel verde scintillante dei suoi stupendi occhi.

“Sì…ora mi calmo” ripeté in estasi, per poi baciarlo di nuovo languidamente. Stava per spingerlo di nuovo sul letto quando, aprendo gli occhi, lo sguardo si posò di nuovo sulla sveglia: erano le 3 e un quarto!

Doveva andare e facendosi violenza si costrinse ad interrompere quel bacio meraviglioso.

“Amore…Dio…vorrei…ma…” gli dispiaceva davvero, ma nessuno sapeva di loro. 


“Lo so, piccolo..lo so…” disse comprensivo Jensen, “…vai ora e ricordati il solito squillo quando torni a palazzo”

“Certo. Tranquillo”. Stava per andarsene quando si voltò sussurrandogli “Ti amo Jensen…Dio solo sa quanto ti amo!”

“Anch'io. Ti amo più della mia vita!” gli fece eco Jensen, mentre Jared lo baciava un’ultima volta. Poi a malincuore uscì di corsa dalla casa e corse in auto per dirigersi a palazzo.

Jensen dalla finestra del soggiorno, con le farfalle nello stomaco, osservò l’auto allontanarsi. 

Sospirando innamorato andò a letto da dove aspettò invano quello squillo che Jared aveva promesso di fargli. Rimase ad aspettare più di un ora con il cuore in gola, ma niente! Sapeva che da casa sua a palazzo ci voleva circa mezz'ora di tempo quindi per le 3 e 45, massimo le 4 doveva già avergli fatto il famoso squillo…ma ciò non avvenne.

Mille pensieri, uno più brutto dell’altro, invasero la sua mente così decise di chiamarlo. Ma...
“Spento? Perché ha spento il telefono?” sussurrò stranito e spaventato da un simile gesto.

Non poteva sapere cosa in realtà fosse successo. Non poteva sapere in che inferno il suo amante fosse appena precipitato.

 


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Note autrice 
La canzone è Perfect di Ed Sheeran
Perdonatemi il finale aperto, ma devo pure invogliarvi a leggere il seguito no? ^^
Grazie a Cin75 per avermi betato l'intera storia e un grazie di cuore a Lilyy per avermi segnalato gli errori di battitura. 
Grazie a chiunque ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao a tutti.

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