Pride to Bi

di MireaAzul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di orgoglio e cose non dette ***
Capitolo 2: *** Di frittelle e make-up ***



Capitolo 1
*** Di orgoglio e cose non dette ***


Piccola Intro
Buonasera popolo di EFP.
Sono tornata con una nuova storia, totalmente diversa da quelle già pubblicate ma ambientata nello stesso "universo".
La pubblico oggi non a caso, infatti il 23 settembre è il Bisexual Visibility Day!
Personalmente sono della corrente di pensiero secondo la quale Aziraphale è al 100% omosessuale, mentre Crowley un "bisessuale disinvolto".
Questo, e i capelli rossi, sono le uniche cose che abbiamo in comune.
Non vi tedio oltre, ma come sempre vi ricordo che mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, in modo da potermi migliorare!
Ora non vi tedio più veramente.
Grazie per l'attenzione, buona lettura!


 




Tadfield, maggio 2029.

 

Sembrava un classico e normalissimo pomeriggio di maggio, lì a Tadfield.

L’angelo Aziraphale e il demone Crowley, in un momento di noia pomeridiana, avevano deciso di andare a fare visita ai loro giovani amici, i Quelli.

Al loro arrivo, furono accolti con entusiasmo, e si ritrovarono nel salotto di Adam a sorseggiare tè freddo e degli shottini di vodka (quest’ultimi erano esclusivamente per il demone).

Parlavano del più e del meno, come ogni volta che si vedevano.

Non ci sono più le mezze stagioni, maledetta sessione estiva, c’è un virus intestinale in giro in questo periodo.

Eppure la conversazione divenne più animata quando venne alla luce un fatto molto curioso.

«Cioè, non ci siete mai andati?!» domandò loro un sorpreso Brian. «Ragazzi, è scandaloso. Insomma, siete la coppia gay per eccellenza, è impossibile che non ne abbiate manco mai sentito parlare!»

Eppure era proprio vero.

L’angelo Aziraphale e il demone Crowley, nonostante fossero una coppia di uomini felicemente sposata da anni, non avevano mai partecipato ad un Pride.

«Veramente io mi considero un bisessuale disinvolto.» lo corresse pigramente il rosso.

«Non fa molta differenza; i Pride includono qualsiasi orientamento sessuale, compresa la bisessualità.» lo informò Wensleydale.

«Noi ci andremo, mi sembra ovvio.» aveva affermato Pepper. «Si possono, anzi… Si devono sostenere certe battaglie, anche se non ti riguardano in prima persona!»

«Beh, a me riguardano. Ma mi fa sempre piacere sentirtelo dire.» aveva risposto Adam con un sorriso. Aziraphale doveva ancora realizzare del tutto che il loro Adam avesse fatto coming out ormai da tempo. Crowley invece sosteneva di averlo sempre saputo. «Verrete anche voi, allora?» chiese ai due.

«Ci sarà la parata dei carri a tema! Bandiere colorate, un casino di gente, ragazze che si baciano oscene in mezzo alla strada...» sognò ad occhi aperti Brian, meritandosi un’occhiataccia da parte di Pepper.

«Beh, marmocchi...» il demone continuava a chiamarli così, nonostante avessero tutti ventun anni. «Mi avete convinto. Sembra una gran figata.» Si girò verso il marito, che annuì.

«Concordo. Sarà delizioso passare una giornata tutti insieme!»

Così, quel normalissimo pomeriggio primaverile, il nostro gruppo improbabile si accordò riguardo l’ora e il luogo del loro incontro il giorno che si sarebbe svolto l’evento.

Il sole quasi totalmente calato, comunicò ai due mariti che era giunta l’ora di tornare a casa.

Salutarono i Quelli e salirono sulla solita Bentley nera. La mente di Crowley era un turbine di emozioni e contentezza al sol pensiero della giornata che li attendeva di lì a poche settimane. Da come glieli avevano descritti i loro giovani amici, i Pride erano eventi che mettevano al centro l’uguaglianza, i diritti, eppure lo facevano con festività. Li attendeva un pomeriggio pieno di colori, di risate, di carri e persone bizzarre.

In quel turbine di pensieri, gli venne in mente anche un’altra persona.

«Che ne diresti se invitassimo anche Warlock?» chiese a bruciapelo al marito.

L’angelo, che fino a quel momento stava ammirando placido fuori dal finestrino la campagna sfilare veloce, si girò a guardarlo interrogativo. «Warlock?» ci rifletté un attimo. «Sì, perché no? Ogni volta che lo andiamo a trovare mi dà l’impressione di non avere molti amici… o di non averne affatto. Gli farà bene cambiare un po’ aria.»

«Lui sta già bene. Sai che è solo un po’... particolare.»

«Già, chissà da chi si è fatto influenzare nell’infanzia.» L’angelo adorava punzecchiarlo con questo argomento.

La realtà è che la Tata Ashtoreth aveva avuto un’influenza ben maggiore di quella che si aspettasse nel giovane Warlock.

Crowley andava ben fiero di questo, ma ogni volta che il marito glielo faceva notare arrossiva fino alle punte delle orecchie.

«Allora domani gli telefono e glielo chiedo.» borbottò il demone, lo sguardo che, sorprendentemente, non si staccava dalla strada.

Aziraphale sorrise compiaciuto. «Sarebbe ottimo.»

Ma appena misero piede nel loro appartamento, Crowley era già alla cornetta. L’angelo sollevò le sopracciglia e gli rivolse un’occhiata divertita, davanti alla quale il demone rispose con una scrollata di spalle.

«In America adesso è pomeriggio.» si era giustificato.

Quando la domestica di Warlock rispose al telefono e glielo passò, Crowley spiegò al ragazzo che dei loro amici, suoi coetanei, li avevano invitati al Pride di Londra e che avrebbe adorato se il suo figlioccio preferito si fosse unito a loro.

«Oh tata, mi piacerebbe tantissimo.»

«Sei sicuro che i tuoi ti lasceranno venire senza problemi?»

Warlock sospirò impaziente dall’altra parte dell’oceano. «Tata, in caso tu te lo fossi dimenticato, ho ventun anni. Se ai miei darà fastidio, che si fottano.»

Aziraphale, che stava ascoltando la conversazione dalla cucina, per poco non si soffocò col tè.

Crowley, d’altro canto, si fece sfuggire un sospiro orgoglioso.



 

Londra, giugno 2029.

 

«Caro, sbrigati, o arriveremo in ritardo!»

«Aziraphale, siamo praticamente arrivati. Smettila di agitarti.»

«Oh, scusa, hai ragione… Ma è da così tanto che non li vediamo. Sono solo ansioso.»

«Non li vediamo da due settimane!»

«Sì ma oggi ci sarà anche il giov-ah! Eccoli!»

L’angelo Aziraphale e, anche se non lo avrebbe ammesso mai, il demone Crowley erano emozionati. Dopotutto, nel vivere un’esistenza millenaria, non è cosa da tutti i giorni provare una nuova esperienza.

Quel giorno, la loro nuova esperienza era niente di meno che il Pride di Londra.

Per l’occasione, Aziraphale indossava una camicia azzurra a maniche corte inserita in un paio di short beige, e visto che il sole estivo non andava molto d’accordo con il suo estremo pallore, aveva deciso di ripararsi la testa platino con un ampio cappello di paglia.

Crowley invece aveva osato, come suo solito: nonostante il caldo, le sue toniche gambe erano fasciate da lunghi pantaloni in pelle nera, il busto quasi completamente nudo se non per un crop top bianco con una striscia arcobaleno al centro, e sul naso erano appoggiati i suoi immancabili occhiali scuri.

Mentre si dirigevano alla parata, si erano fermati a prendere due gelati; cono alla vaniglia per l’angelo e ghiacciolo alla fragola per il demone. Per colpa di quella sosta avevano rischiato di arrivare tardi all’appuntamento.

Ma Aziraphale aveva appena visto i Quelli in mezzo alla folla, e agitava un braccio cercando di attirare la loro attenzione.

Fu Pepper a notarlo per prima. Gli rivolse un grande sorriso, richiamò l’attenzione degli amici e andarono loro incontro.

«Hey, marmocchi. Avevate ragione, è stupendo qui.» disse un entusiasto Crowley, e a quelle parole Brian scoppiò a ridere.

«Scusate, ragazzi. Vi conosciamo da anni ma così vestiti, intenti a leccare quei gelati, siete più gay che mai! Siete proprio entrati nello spirito della giornata!» e fece ridere anche gli altri tre amici, che concordarono con lui.

Aziraphale divenne violaceo, distogliendo lo sguardo e coprendosi il viso con una mano. «Oh cielo, oh cielo, oh cielo...»

Crowley invece sorrise malizioso. «Missione compiuta, quindi.»

Quando i Quelli smisero di ridere, asciugandosi le lacrime, Adam guardò i due e rivolse loro un ampio sorriso. «Sono davvero contento che siate venuti. Sul serio.»

Sia angelo che demone avevano visto quei quattro crescere.

Pepper era una bellissima giovane donna, sempre in lotta contro il patriarcato eppure con una fila di pretendenti lunga chilometri.

Brian aveva mantenuto la sua passione per i fumetti e per i fantasy, mantenendo fede al suo animo da nerd anche da adulto.

Wensleydale, già alla terza laurea, aveva una promettente carriera scientifica già pronta per sbocciare.

E Adam… Adam non era tanto poi cambiato. Sul suo volto allegro e negli occhi chiari c’era ancora l’ombra del bambino creativo che dieci anni prima aveva sventato l’Armageddon, eppure era si era sviluppato anche lui. Era diventato vertiginosamente alto, la sua mascella si era indurita ed era sparsa di sporadica peluria chiara, e aveva quel tipo di camminata rilassata che al suo passaggio riusciva ad attrarre gli sguardi delle ragazze presenti. E a volte, anche di certi ragazzi.

Crowley e Aziraphale sentivano di essere fieri di ognuno di loro. E anche tremendamente affezionati.

«Ma di cosa, tesoro? Anzi, grazie a voi per avercene parlato.» rispose dolce l’angelo.

«Dai, sapete che-» ma Adam si interruppe di colpo. Era sbiancato e fissava con occhi sgranati un punto dietro di loro.

In quell’esatto momento, Crowley si sentì picchiettare sulla spalla. Si girò per vedere chi lo stesse chiamando e…

«WARLOCK!» esclamò entusiasta, e nell’abbracciare il giovane lo sollevò da terra.

Questo ridacchiò. «Ciao, Tata.» Si girò verso Aziraphale. «Ciao anche a te, Francis.»

«Tata? Francis?» domandò Pepper, confusa.

Il demone lasciò andare Warlock e lo guardò da cima a fondo; non era cambiato di una virgola. Portava ancora il lungo ciuffo di capelli lisci a coprirgli l’occhio destro, mentre il sinistro era contornato da una spessa linea di kajal. Le unghie erano smaltate di nero come quelle di Crowley. E come Crowley, nonostante il caldo di giugno, era vestito in abiti di pelle nera.

Se non fosse stato per il colore dei capelli totalmente diverso, si sarebbe potuto pensare che fossero padre e figlio.

«Storia lunga.» le rispose Aziraphale, con un sorrisino divertito sulle labbra.

Frattanto, Adam non gli aveva staccato gli occhi di dosso. L’espressione allegra era totalmente evaporata, lasciando spazio ad un tetro silenzio.

«Come stai, piccolo mio?» chiese mielosamente Crowley a Warlock

Pepper rimase ancor più basita. «Piccolo mio?!»

Aziraphale sapeva bene che poteva sembrare strano quel comportamento da parte del marito. Ma lui conosceva bene il rapporto paterno che aveva maturato nei confronti di quel giovane che per anni avevano creduto l’anticristo.

Crowley era stato la sua tata per anni, gli era stato vicino come una madre in ogni momento cruciale della sua infanzia; i primi passi, la prima parola, i primi dentini. Lo considerava a tutti gli effetti il suo figlioccio.

Warlock si era poi dimostrato una persona dalla mente molto aperta ed elastica. Una volta diventato abbastanza grande per sapere la verità sulla loro vera natura, non aveva battuto ciglio, né alla scoperta di cosa fossero veramente loro due, né tantomeno alla scoperta che in realtà la sua adorata tata fosse un uomo. Il loro affetto reciproco non aveva vacillato nemmeno per un istante.

E Crowley continuava a trattarlo come quel dolce bambino che si aggrappava sempre alla sua gonna, mettendolo in imbarazzo proprio come un genitore fa con il figlio adolescente.

Infatti Warlock arrossì tremendamente, e abbassò lo sguardo per terra. «Tata…!» lo riprese, a bassa voce. «Io sto bene, e voi?»

«Splendidamente, tesoro.» Crowley ignorò bellamente il disagio che quei sdolcinati nomignoli gli scaturivano. Lo prese per le spalle e lo fece voltare verso i Quelli. «Ti presento gli artefici di questa giornata memorabile. Pepper, Brian, Wensleydale e… Adam!»

Warlock sorrise e strinse la mano a tutti, ma quando fu il turno di Adam, questo non alzò nemmeno il braccio.

Ci furono attimi di silenzio, nei quali tutti i presenti si chiesero cosa stesse succedendo. I due si fissavano intensamente negli occhi, senza battere ciglio.

«Adam, caro… Tutto ok?» chiese Aziraphale, spezzando la tensione.

Il ragazzo strabuzzò le palpebre come se fosse stato appena svegliato bruscamente da un sogno ad occhi aperti, e con una rigidità non da lui porse la mano al giovane che aveva davanti.

«Piacere.» disse con voce piatta.

Warlock rispose alla stretta, timido, ma a quel contatto Adam si scostò subito, come se la sua pelle fosse fuoco.

«Beh, andiamo?» chiese al resto del gruppo, e iniziò ad incamminarsi verso la parata.

I Quelli non lo seguirono subito, si scambiarono degli sguardi smarriti, non riuscendo a spiegarsi del perché il loro amico si fosse comportato in quel modo. Gettarono una veloce occhiata a Warlock e si incamminarono verso la sua direzione.

Crowley era furente. «Che gli è preso al marmocchio?!»

Neppure Aziraphale non riusciva a spiegarselo, non lo aveva mai visto fare così, e poteva benissimo immaginare che Warlock ci fosse rimasto male.

«Dai tranquilla, tata. Non è successo niente. Adesso andiamo a divertirci, ok?»

E così fecero; i tre, cercando di non pensare alla stranezza della scena alla quale avevano appena assistito, raggiunsero gli altri che nel frattempo si erano uniti all’enorme folla che già avanzava per il centro della città.

Nonostante quel momento di tensione, Warlock riuscì ad andare d’accordo con tutti.

Ascoltava con sincero interesse tutti i monologhi di Pepper sull’importanza del movimento femminista anche nei tempi moderni; discuteva vivace con Brian sui personaggi dei fumetti che secondo loro sarebbe potuti essere degni di sollevare il martello di Thor; commentava insieme a Wensleydale l’ultimo articolo scientifico che aveva pubblicato un matematico ammirato da entrambi, rivelando di essere un appassionato di algebra.

Eppure, con Adam non c’era nulla da fare. Questo gli stava ben lontano, e Warlock ci rimaneva male ogni volta che lo vedeva distaccarsi.

Crowley e Aziraphale, che si erano tenuti in disparte per tutto il tempo, avevano osservato in silenzio.

«Sono preoccupato per Adam, caro. Non è normale che reagisca così alla presenza di Warlock.»

«Già, lo penso anche io. Giovani d’oggi, valli a capire.»

«Però, è strano...»

«Sì angelo, smettila di ripeterlo. Ti ho appena detto che hai ragione.»

«Non strano quello.» sbuffò Aziraphale, offeso. «Voglio dire… Anche se gli atteggiamenti di Adam ci stanno comunicando un certo astio, non lo percepisco nell’aria.»

Il demone lo guardò pensieroso. «Siamo da un Pride, forse sei circondato da così tanto amore che le sue emozioni negative ne vengono coperte.»

«Mh… Può darsi...»

Ma l’angelo non ne era per niente convinto.

Era il suo talento naturale quello di percepire i sentimenti degli umani, ed anche se era vero che in quel momento l’amore nell’aria lo inondava come un dolce profumo, era sicuro che sarebbe comunque riuscito a percepire pure le negatività.

Strano, molto strano, ripeté tra sé e sé.

«Pensi che dovremmo intervenire?» gli domandò il marito, risvegliandolo da quelle riflessioni.

Scosse la testa. «No, come hai detto tu, sono giovani. Lasciamoli fare da soli.» E visto che Crowley non accennava a rispondere, aggiunse: «So che sei preoccupato che Warlock ci rimanga male, ma non è più un bambino, caro. Nessuno può stare simpatico a chiunque, pure lui lo sa.»

«Lo so. Solo… Sai come sono, con lui.»

Ad Aziraphale si sciolse il cuore a vederlo in quello stato, così in pensiero per quel ragazzo, che si scervellava per trovare un modo per alleviare le sue pene.

Un pensiero particolare gli attraversò la mente, e quando realizzò cosa fosse si sentì il viso bollente.

A quanto pare Crowley se ne accorse. «E adesso che hai pure tu?»

«N-niente…. Niente! C-che ne dici s-se raggiungiamo i r-ragazzi, eh?!» e affrettò il passo, lasciando il demone da solo.

Si sentiva in colpa ad aver reagito così bruscamente, però era la prima volta in vita sua che gli capitava di fare certi pensieri. E quello non era né il luogo né il momento adatto per parlarne al marito. Semmai un giorno avesse avuto le palle per parlargliene.

Quando raggiunse gli altri, trovò Warlock, Pepper, Brian e Wensleydale intenti a parlare dei carri che stavano sfilando in mezzo alla marea di gente, valutando quali fossero i migliori e i più coerenti col tema del Pride.

Pochi secondi dopo si unì a loro anche Crowley. «Non diciamo cazzate, il migliore è quello delle Drag Queen, e su questo non si discute.» sostenne.

«Ha senso che ti piaccia, tata, visto che anche tu ti vestivi da donna quando ero piccolo.»

«COOOOOOOOSA?!» esclamarono all’unisono Pepper e Brian.

Ma Crowley era tutto fuorché a disagio. «Eri troppo piccolo per accorgertene, tesoro, ma sappi che ero proprio uno schianto. Aziraphale non faceva altro che fissarmi il culo quando mettevo quella gonna.»

«Crowley…!»

«Almeno, più di quanto non facesse già normalmente.»

«Momento Momento Momento!!!» li interruppe la ragazza. «Ci spiegate cos’è questa storia? E del perché gli facevi da tata vestito da donna?!»

«Beh, mia cara, come ti dicevo prima, è una storia alquanto lunga e bizzarra...» azzardò Aziraphale, cercando di evitare gli imbarazzanti aneddoti di quando indossava ridicoli finti denti e pelose basette.

«Fate un riassunto.» propose Wensleydale.

«Non è lunga e bizzarra come di lui.» disse Crowley. Adorava essere al centro dell’attenzione, e in quel momento gli occhi di tutti erano rivolti verso di lui, compresi quelli di Adam. «In poche parole, a causa di un incidente di percorso io e Aziraphale eravamo convinti che Warlock fosse l’anticristo, non Adam. Quindi per stargli accanto e cercare di influenzarlo sia con influenze demoniache che angeliche ci facemmo assumere dai suoi genitori. Aziraphale come giardiniere, e si faceva chiamare Fratello Francis. Io scelsi un ruolo e un nome molto più fighi; divenni così tata Ashtoreth, la gotica Mary Poppins di casa Dowling.»

I Quelli avevano ascoltato il racconto interessati e con occhi rapiti.

«Ecco perché ti vesti così. Mi vestirei solo di nero anche io se avessi avuto questo qui come “tata gotica”.» disse Adam, sorprendendo tutti i presenti.

Era la prima frase che rivolgeva a Warlock da quando si erano presentati.

Nessuno dei presenti sapeva cosa dire

Gli occhi di Aziraphale saettavano da un ragazzo all’altro. Stava iniziando a prendere in considerazione il suggerimento di Crowley e di intervenire. Quei due gli sembravano quasi dei leoni, che si studiano silenziosi prima di saltarsi addosso e sbranarsi l’un l’altro.

Pronto a mettersi in mezzo, si bloccò nel vedere che Warlock aveva deciso di rispondere a quella battuta con un sorriso sghembo, appena accennato. «Sai che… A volte lo penso anche io.» e ridacchiò.

Nel sentire la sua risata, Adam gli diede bruscamente di spalle, e ignorandolo proseguì la camminata in mezzo alla folla.

Il sorriso sulle labbra di Warlock si affievolì.

«Stai tranquillo. Non so cos’ha oggi, ma di solito non è così scemo.» lo rassicurò Brian.

Wensleydale annuì a quelle parole, ma Pepper e Crowley erano d’altro avviso. Aziraphale li sorprese a lanciarsi sguardi d’intesa.

«Beh, andiamo anche noi gente?» chiese la ragazza, e si avviarono tutti insieme.

L’angelo affiancò il marito. «Che avevate da guardarvi così?» bisbigliò.

«Sei geloso, angelo? Non preoccuparti, non è proprio il mio tipo. E poi l’ho vista crescere, non riuscirei mai ad andarci a letto.»

«Lo so bene, cretino!» sbuffò Aziraphale, gonfiando le guance. «Voglio dire… Voi due avete capito qualcosa che a me sta sfuggendo.»

Crowley sorrise sornione e scrollò le spalle. «Chissà.»

«Crowley!» si dovette sforzare per non strillare impaziente. «Per l’amor del cielo, mi vuoi dire che sta succedendo, sì o no?!»

Il demone scoppiò a ridere nel vedere quella reazione. Gli mise un braccio intorno alle spalle e lo avvicinò a sé, posando le sue labbra su quelle dell’angelo.

Questo si rilassò al contatto, e dischiuse la bocca per permettere alle loro lingue di compiere quella danza passionale alla quale erano abituate, ma mai stanche.

Quando si staccarono con uno schiocco, incatenarono i loro sguardi.

«A volte sei adorabilmente ingenuo, angelo.»

Aziraphale assottigliò lo sguardo, anche se le guance paffute erano ancora arrossate dalla passione del loro bacio. «Spiegati.»

«Mi sorprende che una creatura composta di puro amore come te non abbia percepito cosa sta succedendo. Ora dimmi… Cosa ti ha detto il tuo istinto angelico, quando c’è stato il silenzio nel quale quei due si sono guardati negli occhi?»

«Beh, che somigliassero a due leoni, pronti a saltarsi addosso… e… sbranarsi… l’un l’altro...» deglutì, realizzando ciò che intendeva il demone nell’esatto momento in cui disse quelle parole.

«Bingo.» gli confermò infatti lui, facendogli l’occhiolino. «Come sempre vedi le cose sul lato filosofico. La mia natura di demone invece mi urlava a pieni polmoni che quei due avessero una semplice e indescrivibile voglia di finire a letto insieme.»

 

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Capitolo 2
*** Di frittelle e make-up ***


Piccola Intro
Rieccoci, popolo di EFP!
Scusate il ritardo nell'aggiornare questa storia, ma sono stata satura di lavoro fino a ieri e ogni sera tornavo a casa con la testa che mi scoppiava. Finalmente ora ho un po' di pace. voglio andare in ferie sob
Mi sono divertita moltissimo nello scrivere questo capitolo, e ho introdotto un nuovo personaggio che spero adorerete quanto lo sto adorando io!
Ho dato spazio sia alla nostra coppietta ineffabile che ai ragazzi, spero di esserci riuscita bene.
Come sempre, vi chiedo gentilmente di farmi sapere cosa ne pensate, e se avete critiche/suggerimenti a me fa solo che piacere!
Buona lettura.

 





A quelle parole, Aziraphale iniziò a torturarsi nervoso i pollici. «S-sei tu che pensi sempre a doppi sensi!» esclamò, riprendendo il marito come ormai faceva da secoli. Eppure il suo sguardo incerto e le guance arrossate comunicavano che, in fondo, Crowley non aveva tutti i torti.

Insomma, era un angelo e sapeva meglio di chiunque altro che gli umani manifestavano il loro amore in modi disparati. Non solo gli umani; pure lui e il demone avevano due maniere d’amare totalmente differenti.

E lui non aveva mai visto Adam innamorato, quindi quello poteva essere una reazione normale. Per quanto si potesse definire “normale” il comportamento che stava avendo il ragazzo.

Sapeva anche bene che Crowley era in grado di scrutarlo nell’anima e che gli stesse leggendo in faccia tutti quei pensieri. «So che sai che ho ragione.»

Aziraphale avvampò nell’immaginare Adam e Warlock, i suoi dolci bambini, fare l’amore.

Come crescono in fretta gli umani.

Continuavano a bisbigliare tra loro, attenti a non farsi sentire dagli altri.

«Supponiamo che sia vero… Che si fa?»

Crowley lo guardò interrogativo. «Che intendi dire?»

«Non lo so nemmeno io...» sospirò pesantemente. Nonostante la sua natura di puro amore, era una frana totale nelle questioni di cuore. Ne era testimone il suo flirt millenario col serpente del peccato. Ci aveva impiegato un’eternità a fare chiarezza con i propri sentimenti, figurarsi aiutare qualcun altro su questo campo.

«Noi non dobbiamo fare proprio niente, angelo. Come hai detto tu prima, sono ragazzi. Lascia che se la sbrighino da soli.»

Aziraphale annuì e la tensione si sciolse. Era in momenti come quelli che si rendeva conto di aver scelto bene quando aveva deciso di sposare quel demone.

Si fece sfuggire una risatina, che Crowley intercettò subito.

Prima che potesse chiedergli qualcosa, l’angelo intrecciò le proprie dita con le sue. «Stavo pensando che siamo proprio buffi. Tu ti sei preoccupato per Warlock e volevi dargli una mano, e adesso io l’ho fatto con Adam. Per quegli attimi siamo quasi sembrati… due paparini.»

Si aspettava che Crowley rispondesse con un brontolio o una frase delle sue, come ad esempio “paparino sarai tu”, e fu sorpreso nel vedere che invece questo sorrise e ricambiò la stretta. «Già.» disse soltanto, ma ad Aziraphale bastò per illuminarsi.

Gli tornò alla mente il pensiero bizzarro che già lo aveva tormentato quella stessa mattina. Era il caso di parlarne col marito...? 

«Ragazzi, c’è il chiosco delle frittelle zuccherate! Vi fermate con noi a prenderne una?» urlò loro in domanda Pepper.

Aziraphale era così luminoso da far invidia al sole.

«Certo, arriviamo subito!» e come un bambino a cui hanno appena promesso in regalo delle caramelle, quasi saltellò verso i dolci agognati.

Non era un mistero per nessuno che l’angelo avesse una vera e propria passione per il cibo. Questo mistero era malcelato anche a causa delle sue rotondità, delle quali aveva smesso di curarsi tempo addietro.

Erano finiti da un pezzo i tempi in cui camminava al fianco di Crowley vergognandosi del proprio aspetto, chiedendosi come facesse una creatura così bella ad amare uno come lui.

Aveva imparato ad amarsi così com’era, proprio come veniva amato dal marito.

«Anche per me una frittella, grazie!» disse quando fu il suo turno.

Attese paziente, chiacchierando con il resto del gruppo, e quando la ragazza del chiosco richiamò la sua attenzione si ritrovò tra le mani una frittella in più.

«Ehm… mi scusi!» cercò di richiamare l’attenzione della ragazza, che nel frattempo aveva iniziato a friggerne altre.

«Che succede, zuccherino?» Questa lo guardava da sopra la spalla, sorridendo ammiccante.

Aziraphale constatò che aveva le lentiggini e i capelli rossi molto simili a quelli di Crowley, anche se a differenza del demone li portava di media lunghezza e ricci. Quando si girò completamente verso di lui, si accorse che il fisico era però rotondo e paffuto, proprio come il suo. Sul naso portava un paio di occhiali da vista tondi dalla montatura nera, e dietro ad essi si celavano due occhioni nocciola dalle pagliuzze verde muschio.

«Volevo chieder- ehm… come mi ha chiamato?» si sentì il viso bollente nel metabolizzare la parola “zuccherino”.

Questa ridacchiò, senza rispondere.

«C-comunque...» tossì, cercando di darsi un contegno e di non fare la figura dell’idiota. «Temo che abbia commesso un errore; lei mi ha dato due frittelle, ma io non avevo chiesta solo una.»

«Oh, nessun errore, zuccherino. Ho solo pensato che avresti gradito.» fece scorrere gli occhi lungo tutte le curve di Aziraphale, soffermandosi maliziosa sulle cosce piene e sulle maniglie dell’amore. «Offre la casa.» e gli fece l’occhiolino.

Aziraphale era come paralizzato. Escludendo il marito, non riusciva a ricordare qualcun altro che ci avesse mai provato così spudoratamente con lui. Non aveva idea di come comportarsi. Ringraziare e poi andarsene, come se non fosse successo nulla? Dirle che non era per niente interessato, rischiando di offenderla?

Per fortuna intervenne Crowley, che gli cinse le spalle con un braccio e, fingendo una calma che non gli apparteneva, guardava la ragazza da sotto le lenti scure.

«Mi spiace, ma questo zuccherino è già preso.» e alzò la mano per mostrare l’anello al dito.

L’angelo si agitò a disagio, convinto che la ragazza avrebbe chiesto scusa, che non voleva sembrare inopportuna, che non avrebbe mai potuto immaginare…

Sorprese entrambi quando un perverso lampo le attraversò gli occhi.

«E che problema c’è? Puoi unirti anche tu, se vuoi.»

Aziraphale quasi cadde per terra da quanto era scandalizzato.

Frattanto, i Quelli e Warlock si erano messi in disparte e mangiavano in silenzio le loro frittelle, beandosi di quella situazione ai limiti dell’assurdo.

La gelosia glaciale di Crowley fece spazio ad un sorriso gigantesco. «Ma non mi dire, sei poliamorosa! Erano anni che non ne incontravo uno!»

«Hey, zietto, datti una calmata. Mica sono un esemplare di specie protetta.» rispose lei seccamente, riprendendo a girare gli impasti nell’olio da frittura.

Le gote del demone assunsero un tono di colore decisamente più scuro.

Guardava quella ragazza tutte curve con rinnovato interesse, e fu il turno di Aziraphale di essere geloso. La prima volta che aveva assunto la propria forma femminile, Crowley gli aveva confessato che i fisici come quello erano i suoi preferiti.

«Scusa, mi sono lasciato trasportare dall’emozione. Come stavo dicendo, erano anni che non incontravo un poliamoroso. Almeno dagli anni ‘80.»

«Anni ‘80? Li porti bene i tuoi anni.» gli sorrise lei.

«Diciamo di sì.» rispose ridendo Crowley. Questo si era appoggiato coi gomiti sul ripiano del chioschetto e non le staccava gli occhi di dosso.

Aziraphale si sentì il sangue ribollire.

Quando consegnò ad altri clienti un’abbondante porzione di frittelle calde, la ragazza si rivolse di nuovo a loro. «Mi chiamo Nicole, comunque.»

«Io sono Cr-Anthony! E questo è mio marito Arthur.»

L’angelo, ancora inacidito, le rivolse un secco cenno del capo. Non gli piaceva fare la figura del maleducato, ma gli piaceva ancor meno la piega che stava prendendo quella conversazione. E poi cosa significava poliamorosa? Da come ne parlava Crowley e a quel suo riferimento agli anni ‘80 - anni nei quali il demone si era lasciato trasportare ad abusi di alcool e sesso sfrenato con sconosciuti - non gli piaceva affatto.

Anche se aveva assunto un’espressione dura e tagliente, Nicole guardò Aziraphale ancora con sguardo ammiccante.

«Piacere di conoscervi, Anthony e Arthur.» Immerse dei nuovi impasti nell’olio. «Mi fa sempre piacere vedere delle coppie come voi ai Pride.»

«Perché speri di finirci a letto?» le chiese a bruciapelo Crowley, beccandosi un’occhiata scandalizzata.

«C-caro! Ti sembrano cose da chiedere ad una signorina?!»

Ma lei stava ridacchiando. «Sei proprio un gay d’altri tempi, Arthur.» Si rivolse a Crowley. «Solo perché sono poliamorosa non vuol dire che mi scoperei qualsiasi persona che incontro. Ho anche io dei gusti e delle preferenze.» Guardò di nuovo Aziraphale con la coda dell’occhio. «No, ne sono contenta perché tutti sono convinti che i Pride siano cose solo per ragazzini, ed è bello che anche degli uomini adulti e sposati partecipino.»

Una volta capito che quella ragazza rappresentava l’occasione di fare una nuova amicizia, i Quelli e Warlock si avvicinarono.

«Siamo stati noi a convincerli a venire!» esclamò orgoglioso Brian.

Nicole gli rivolse un gran sorriso. «E voi siete i nipoti? Loro due sono i vostri zii?»

Beh, si potrebbe dire in un certo senso di sì, pensò Aziraphale.

Infatti i Quelli si scambiarono delle occhiate divertite ed annuirono.

«Anthony era la mia tata, quando ero bambino. Quindi per me è come se fosse un fratello maggiore… o un padre.» le rispose Warlock.

L’angelo vide che a quelle parole Crowley si irrigidì, nello sforzo di non commuoversi e scoppiare a piangere.

«Siete un bel gruppetto, insomma.» constatò Nicole, zuccherando le frittelle e consegnandole ad altri clienti. «Ed è così che hai conosciuto il tuo ragazzo? Tramite Anthony?»

Calò l’imbarazzo generale.

«Il mio ragazzo?» chiese Warlock confuso.

«Sì, il tuo ragazzo.» e indicò Adam con un cenno.

Warlock e Adam si girarono l’uno verso l’altro, per poi distogliere veloci gli occhi, rossi come peperoni.

«Ahhh, ho capito, ho capito.» eppure non disse cosa aveva capito, tornando a dedicarsi al suo lavoro con espressione enigmatica.

La tensione che aveva percepito Aziraphale nei suoi confronti all’inizio si stava dissolvendo. Il suo istinto gli diceva che quella ragazza non rappresentava un pericolo, che era mossa da buone intenzioni. Per di più, pareva proprio una tipa in gamba e forse gli sarebbe stata utile per chiarire quei sentimenti che i suoi giovani amici provavano sempre più chiaramente l’uno per l’altro.

Decise di darle una possibilità.

«Lavorerà tutto il giorno, signorina? Ci sarebbe piaciuto invitarla ad unirsi a noi, nel caso si fosse liberata prima della fine della giornata.»

I sorrisi del resto dei presenti comunicavano che tutti concordavano con la sua richiesta.

«Oh sì, sarebbe stupendo! Ma dammi del tu, per favore.» sorrise allusiva. «In pausa pranzo dovrebbe arrivare mio fratello a darmi il cambio e avevo già intenzione di farmi un giretto qui in giro nel pomeriggio.» tirò fuori dalla tasca uno smartphone e lo porse a Brian, che era il più vicino. «Scrivici il tuo numero, così quando sono libera vi scrivo e vi raggiungo.»

Brian fece come richiesto, non senza un’espressione sorniona sul volto. «Ecco fatto.» e le ridiede il telefono.

«Allora ci vediamo dopo, ragazzi.» li salutò con un gran sorriso. Posò gli occhi su ognuno di loro, e quando si posarono su Aziraphale esitarono pochi secondi. Dopodiché riprese a lavorare, fischiettando.

Tutti e sette ripresero a camminare in mezzo alla folla, chiacchierando animatamente sulla loro nuova conoscenza.

«A me ha dato l’impressione di essere una ragazza sveglia.» disse Wensleydale.

«Pure a me.» confermò Pepper. «Lo spirito dei Pride è anche questo; stringere nuove amicizie per abbattere i pregiudizi.»

«Esatto. E poi è troppo divertente vedere Aziraphale geloso.»

Pepper, Wensleydale e Brian si girarono a guardarli, ridacchiando. Adam e Warlock invece sembravano troppo presi a fissarsi le punte delle scarpe.

«I-io non ero geloso!» esclamò indignato, gonfiando le guance e facendo ridere ancor di più i ragazzi. «Crowley lo era, quando mi ha appoggiato il braccio sulle spalle!»

«Vero.» ammise il demone, tranquillo. «Ma concordo con Wensleydale, Nicole mi sembra sveglia. E poi è poliamorosa! Sono troppo uno spasso le persone poliamorose, l’avevo già capito anni fa e lei me l’ha confermato.»

«Mi vuoi spiegare che significa quella parola? Poliamorosa? Non fai altro che ripeterla.»

Pepper rischiò di rompersi una costola nel cercare di trattenere le risate.

«Crowley ha stra ragione quando dice che sei un tontolone. Sei su questa terra da millenni e non sai che significa?» lo schernì Brian.

Alchè, Aziraphale gonfiò il petto. «Si dà il caso che io sia un angelo. Un principato, ad essere precisi! E non è compito di un angelo istruirsi su certi termini i quali, sono sicuro, siano nati dalla mente peccatrice di diavoli tentatori!»

«Disse l’angelo che un demone peccatore se l’è pure sposato.» bisbigliò Brian agli altri, ormai alle lacrime.

Aziraphale divenne violaceo, colpito esattamente sul proprio tallone d’Achille.

Crowley lo strinse a sé, cingendogli la vita. «Te lo spiego subito, che significa...» e gli sussurrò qualcosa all’orecchio.

«Quindi vuol dire che...»

«Sssssììì...»

«E loro fanno...»

«Esssssatto...»

«E Nicole ci ha...»

«Proprio cossssìì...»*

Gli altri si stavano scompisciando nel vedere il buffo contrasto che creavano i suoi riccioli platino con la pelle ormai diventata di un indescrivibile sfumatura cremisi.

Anche Crowley trovava il tutto a dir poco esilarante. «Suvvia, angelo. Scommetto che anche tu l’hai trovata simpatica. E poi sei proprio l’ultimo che può giudicarla.»

«Non la sto affatto giudicando! Io sono solo… Colto alla sprovvista, ecco!»

Perché, nonostante fosse sposato con il serpente demoniaco che gettò la razza umana tra le braccia dei peccati capitali, Aziraphale ancora doveva abituarsi a tutta quella lussuria.

Molto probabilmente non se ne sarebbe mai abituato.

«E poi, ci ha visto lungo con quei due.» gli bisbigliò Crowley, guardando i giovani che ancora non avevano proferito parola.

In modo assolutamente discreto e per niente da ficcanaso, tutti i presenti a quelle parole si girarono verso i due.

Che se ne accorsero subito.

«Cosa c’è?» chiese agitato Adam, il rossore sul volto non ancora del tutto sparito.

Il ghigno di Crowley si era allargato preoccupantemente, e Aziraphale sapeva benissimo cosa significava; aveva davanti agli occhi una bella tentazione succulenta. Tra quei pensieri nessuno si accorse che Pepper stava chiacchierando con un gruppo di persone lì vicino e che era riuscita a racimolare delle bandiere e dei gadget in tema con la parata.

«Tenete, ragazzi. Dobbiamo essere ben addobbati anche noi! Così siamo troppo anonimi, non va bene.»

Porse ad Adam e Warlock due aste alle quali erano appese delle bandiere arcobaleno, riempì i colli di Brian, Wensleydale e Aziraphale di colorate ghirlande hawaiane, e quando si volse verso il demone i suoi occhi scuri erano brillanti.

«Ti prego, posso sbizzarrirmi?»

Non aveva bisogno di spiegare.

«Sono tutto tuo.» rispose lui divertito.

Lo fece sedere sul bordo del marciapiede e tirò fuori dal proprio zainetto rossetti, mascara, eyeliner, così tanti trucchi da sembrare una make-up artist, e iniziò a truccarlo.

Aziraphale la guardava all’opera, curioso. Crowley aveva da sempre un’inclinazione femminile su molti aspetti, che andava ben oltre il suo solito smalto nero.

«Ta-da!» esclamò Pepper soddisfatta, una volta finito il proprio operato.

Le labbra sottili di Crowley erano incurvate all’insù e ricoperte di un rossetto viola intenso; sulle palpebre una sottile linea di eyeliner donava ai suoi occhi un’aria di intrigo e mistero; le ciglia erano innaturalmente lunghe e tonde; su ogni guancia erano presenti tre linee di rossetto, una striscia magenta, una viola e una ciano.

Il demone si ammirò allo specchio, consapevole di quanto gli donasse tutto ciò. «Cosa rappresentano queste linee?»

«Sono i colori della bisexual flag. Ti risalterebbero il giallo gli occhi, se non li coprissi.» gli spiegò Pepper felice.

Aziraphale colse al volo il suggerimento della ragazza, e fece una delle cose che più adorava al mondo; si avvicinò al marito e gli sfilò delicato gli occhiali da sole.

«Cosa stai facendo?!» gli chiese nel panico Crowley, cercando di rubarglieli dalle mani, senza successo.

«Stai tranquillo, caro. In mezzo a tutte queste persone vestite in modo così bizzarro, tutte prese a festeggiare le diversità, nessuno farà caso ai tuoi incantevoli occhi.» gli rispose Aziraphale, in quel suo tono dolce e allo stesso tempo fermo, che non ammette obiezioni. Si infilò in tasca gli occhiali. «Te li ridarò questa sera, va bene?»

Crowley avrebbe voluto dare l’idea di essere molto infastidito dalla cosa, che gli altri capissero che nemmeno suo marito poteva permettersi di dirgli cosa poteva o non poteva indossare, ma non ci riuscì. «Ok.» borbottò appena, lasciandosi sfuggire un sorriso sghembo.

Anche Warlock sorrideva. «Stai benissimo, tata. Erano anni che non ti vedevo col rossetto.»

«Ah, quindi il gatto non ti ha mangiato la lingua! Sai ancora parlare!» lo punzecchiò il demone, facendolo imbarazzare. «Beh, io direi che è ora di andare. Devo o non devo sfoggiare il mio fantastico nuovo look?» e si alzò.

«Giusto! Dai ragazzi, facciamoci sentire!» esclamò un entusiasta Brian, prendendo sotto braccio Wensleydale e Pepper, incamminandosi di nuovo verso gli enormi e coloratissimi carri che sfilavano lenti in mezzo alla strada.

Ridevano tutti insieme, come mai avevano fatto da quando si conoscevano. Aziraphale e Crowley non si erano mai beati della compagnia umana, beh sì lo avevano fatto, ma non… così. Era difficile per degli esseri immortali assistere impotenti alla morte, ed entrambi si erano ben visti dall’affezionarsi in tal modo a qualcuno che non fosse una creatura angelica o demoniaca. Crowley ricordava bene il dolore che aveva patito alla morte di Freddie Mercury, quel dolore lancinante che fa sentire una persona in lutto e impotente.

Eppure non ci potevano fare niente, volevano bene ad ognuno di loro, e avrebbero fatto di tutto per proteggerli, per aiutarli, per essere ciò che più si avvicina ad un vero e proprio padrino.

Erano talmente ubriachi di quella spensieratezza quasi fiabesca, dal non rendersi conto di ciò che stava accadendo dietro di loro.

 

*******************************

 

Warlock aveva trovato carino Adam sin dal primo momento che l’aveva visto. Molto, molto carino. Insomma, aveva un vero debole per gli occhi azzurri, un’altra cosa che aveva in comune con la sua tata.

E quando aveva capito che pure lui era omosessuale, aveva sentito le farfalle nello stomaco. Raramente gli andava bene, sotto questo punto di vista.

Ma le piccole illusioni che si era creato in quei pochi istanti erano state subito smorzate. Sembrava proprio che l’altro non avesse la minima intenzione di interagire con lui, lo ignorava spudoratamente.

Durante la prima parte della giornata la cosa lo aveva fatto sentire in difetto, per fortuna era molto bravo a nascondere quel tipo di sentimenti negativi, ed era riuscito comunque a stringere amicizia con tutti gli altri.

Si stava quasi rassegnando al fatto che con il bel ragazzo dai capelli color del miele non ci fosse speranza, finché quella strana ragazza non se n’era uscita con una domanda ancor più strana.

«Ed è così che hai conosciuto il tuo ragazzo?»

Warlock non voleva crederci. Credeva veramente che Adam fosse il suo fidanzato? Da dove aveva tirato fuori un’idea così tanto assurda? Adam non lo sopportava, ormai era chiaro a chiunque.

Warlock si era voltato verso di lui, curioso di vedere la sua reazione a quelle parole, visto che personalmente ne era solo confuso.

Si sentì un uragano di farfalle nello stomaco quando si rese conto che Adam era… arrossito?

Senza neanche farlo apposta, entrambi avevano distolto lo sguardo nello stesso identico istante, cosa che lo mandò ancor più in confusione. Che significava tutto ciò? Come doveva interpretare quel suo comportamento?

Aveva continuato a porgersi quesiti del genere mentre tutti gli altri avevano ripreso a camminare, come se nulla fosse. Senza accorgersi che pure Adam stava facendo lo stesso.

Era stato interrotto solo dalla tata, truccata di tutto punto da Pepper, che gli aveva fatto nascere sulle labbra uno spontaneo sorriso pregno di nostalgia. Come sempre, era la migliore a punzecchiarlo e rimetterlo al proprio posto.

Però… L’affermazione di Nicole continuava a ronzargli nella mente. Quando tutti si furono allontanati, prese una boccata di coraggio ed osò fare il primo passo.

«Ti stai divertendo?» chiese timido ad Adam.

Come si aspettava, non ricevette risposta. Il ragazzo sembrava ben intenzionato ad ignorarlo come se non esistesse, ma anche Warlock poteva essere testardo quando voleva.

«Io sì, tantissimo. Sono felice che la tata mi abbia chiesto di venire.»

«Si chiama Crowley.»

Sgranò gli occhi per la sorpresa. «Lo so! Ma...»

«Allora perché ti ostini a chiamarlo così?» Le parole di Adam suonavano come unghie sulla lavagna.

«Perché è stato la mia tata, l’ho conosciuto con questo nome e...»

«Ma ora non lo è più. Quindi smettila.»

Warlock stava iniziando ad infiammarsi. Nessuno poteva dirgli come poteva o non poteva chiamare la sua tata. «Pensi che io sia scemo? Che non mi sono accorto che Crowley non è più la mia tata da secoli? Ma finché a lui non darà fastidio, lo chiamerò come voglio. Ok?!»

Percepiva gli occhi di tutti su di sé, ma non avevano importanza. La tata Ashtoreth e fratello Francis erano stati i suoi unici amici e mentori per anni. Nessuno doveva osare mettere dito su come viveva ancora oggi il loro rapporto.

«Sì.» rispose seccamente Adam.

«… Sì, cosa?»

«Sì, penso che tu sia scemo.»

Senza rendersene conto, Warlock gli afferrò bruscamente la spalla e lo fece voltare. «Adesso basta! Si può sapere che ti ho fatto? Ti comporti come uno stronzo da tutta la mattina!»

Riusciva a sentire gli altri ragazzi chiamarli, intimandogli di calmarsi, ma né lui né Adam fecero loro caso. I loro sguardi erano incatenati, limpido azzurro con burrascoso celeste.

Gli afferrò anche l’altra spalla e le strinse entrambe con le unghie, sentendo l’altro gemere di dolore sotto la sua presa. Non riuscì a controllarsi, arrossì violentemente. Non gli era mai successo di sentire un ragazzo talmente bello sospirare in quel modo tra le sue mani.

«Allora? Mi vuoi rispondere?!» tentò di chiedere feroce, ma la domanda risultò incrinata dall’emozione nel ripensare ancora ai gemiti dell’altro.

E senza rendersene conto, Warlock Dowling si ritrovò le labbra di Adam Young sulle proprie.






















 

*Per chi non lo sapesse, i poliamorosi sono persone che vivono l’amore abbattendo le mura della monogamia. In poche parole, ammettono la possibilità di avere più relazioni (sessuali e/o amorose) contemporaneamente, nel pieno consenso di tutti i partner coinvolti.

Detto questo... sì, Nicole ha praticamente proposto a Crowley ed Aziraphale di fare sesso a tre. L’idea mi fa morire dal ridere, che problemi ho?

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