Ogni volta che ci tocchiamo, qualcuno muore

di LadyPalma
(/viewuser.php?uid=50748)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Ogni volta che ci tocchiamo, qualcuno muore
 
 
1.

Sembrava proprio una giornata propizia per un viaggio via mare: il sole brillava nel cielo e la piacevole temperatura estiva era ben percepibile anche sulla ventosa Roccia del drago.
La barca che Melisandre aveva richiesto era pronta per salpare, ma Stannis stava tentando di tutto per convincerla a rimanere. L’aveva accusata di abbandonarlo, poi aveva tentato di muoverla a compassione menzionando tutti i nemici che ormai ridevano di lui, e infine aveva perfino cercando goffamente di sedurla per generare una nuova ombra. “Ti voglio” le aveva sussurrato all’orecchio, stringendo il suo corpo contro il proprio. Ma la sacerdotessa sapeva che quella sorta di abbraccio era solo un modo per non farle vedere gli occhi, che erano freddi e inespressivi come sempre. Stannis era indifferente a tutto, tranne che alla vendetta e al desiderio di ottenere ciò che credeva gli spettasse di diritto.
Melisandre allontanò leggermente il viso e gli rivolse uno sguardo quasi compassionevole. “I tuoi fuochi ardono deboli, mio re” gli fece notare, ribadendo che lo sforzo necessario per dare origine a un’altra ombra maligna lo avrebbe distrutto.
Il re serrò i denti e la fissò con uno sguardo carico di ferocia. Per un attimo, lei temette che avrebbe tentato di strangolarla proprio come aveva già fatto dopo gli esiti nefasti della battaglia delle Acque Nere. Tuttavia, anche se forse quello fu l’iniziale istinto dell’uomo, riuscì a controllarsi e a mantenere abbastanza lucidità mentale da tirare fuori una proposta del tutto imprevista.
“Allora prendi qualcuno con i fuochi più ardenti” disse con i denti digrignati. “Per quanto mi riguarda, puoi farti possedere da tutti gli uomini di questo castello. Tu ucciderai i miei nemici, donna, proprio come hai promesso”.
Melisandre avvertì dentro di sé un misto di disgusto e irritazione. Era una sacerdotessa del fuoco, non una volgare prostituta; il suo corpo giovane e sensuale era uno strumento del Signore della Luce, non un oggetto tra le mani di un uomo, nemmeno se quell’uomo era il re che aveva giurato di servire. In ogni caso, fu abbastanza rapida da reprimere quei sentimenti e sfoderare invece un sorriso vagamente divertito.
“Non ho bisogno di tutti gli uomini, maestà. Per creare la magia che richiedi, mi occorre un solo uomo la cui fiamma arda sufficientemente alta e torrida”.
Stannis la studiò per un istante, poi fece un secco cenno di assenso e tornò ad afferrarle un braccio. “Dimmi chi è quest’uomo e te lo porterò”.
La donna esitò. A dire il vero non sarebbe stato difficile trovare un uomo con una forza interiore maggiore di quella del re; un uomo qualsiasi era la risposta corretta che si guardò bene dal pronunciare. Nella sua mente rivide i volti di tutte le guardie, i nobili e i consiglieri di Stannis, rievocando di ognuno quel misto di terrore e attrazione che manifestavano ogni volta che la incontravano. Tuttavia, alla fine, il suo pensiero si fissò sull’unico uomo che, pur provando entrambe quelle reazioni, era stato sempre in grado di mascherarle molto bene. Piegò leggermente la testa e gli occhi le si illuminarono improvvisamente di malizia.
“Portami Ser Davos”.
 
**
 
Ser Davos Seaworth si presentò nelle stanze di Melisandre quella sera stessa, esattamente come Stannis le aveva promesso. Il suo aspetto recava i segni della battaglia da cui da poco era riuscito a scappare, e della successiva prigionia che gli era stata imposta proprio per aver tentato di uccidere lei; l’espressione sul volto, però, emanava una grande forza interiore. Era diffidente ma non spaventato, e lei non si era aspettata nulla di diverso.
“Entrate, Ser Davos” esordì, posando la spazzola con cui aveva appena finito di pettinarsi i lunghi capelli rossi. Poi, con un gesto della mano, accennò ai due calici di vino che erano disposti sul tavolino accanto a lei. “Non avere paura, sei tu che vuoi uccidermi, non il contrario” lo incoraggiò in tono leggermente divertito, anticipando il suo prevedibile rifiuto.
Il cavaliere esitò, ma alla fine dovette arrivare a riconoscere la realtà di quell’affermazione perché mosse qualche altro passo e accolse l’invito della sacerdotessa. Portò il calice alle labbra e prese un piccolo sorso di vino con una lentezza quasi esasperante; tuttavia, una volta sincerata l’inoffensività della bevanda, prese a berla con più gusto e più celerità.
“Allora, mia signora, a cosa devo questo piacere?” domandò finalmente, l’ironia nella sua voce era evidente. “Non sono qui di mia spontanea volontà, quindi preferirei limitare questa visita allo stretto necessario”.
La donna non si scompose, nascondendo un piccolo sorriso dietro il proprio calice. “Eppure sei qui” constatò semplicemente.
Davos strinse le labbra sotto la folta barba, non potendo negare la realtà dei fatti. “Faccio quello che il mio re comanda, né di più né di meno”.
“Splendido!” esclamò lei, ridacchiando ora apertamente. “Allora non ti farai scrupolo a partecipare alla piccola missione che il nostro re ci ha affidato…”
“E quale sarebbe questa missione?”
Melisandre non mancò di percepire la nota di preoccupazione in quella domanda, ma la sua voce si mantenne calma e controllata nel formulare la sconvolgente risposta.
“Il nostro re ha fuochi troppo deboli per poter creare una nuova ombra, ma tu invece… Sento che in te, dolce cavaliere, arde una fiamma alta e torrida… Insieme potremmo generare una magia molto potente”.
Davos spalancò gli occhi e indietreggiò istintivamente. Non voleva credere alle sue orecchie, ma purtroppo per lui aveva compreso fin troppo bene la portata di ciò che gli era richiesto. Aveva assistito in prima persona al parto di un fumo nero con le sembianze di Stannis e solo questo fatto lo aveva già reso in un certo senso complice di un omicidio. Non sarebbe successo di nuovo: aveva giurato che non avrebbe più aiutato la sacerdotessa a portare a termine le sue maledizioni, ancor meno poteva pertanto ora diventare parte attiva nel crearne una. Sul suo viso comparvero esattamente le stesse espressioni che aveva provato durante quella notte che aveva preceduto la morte di Renly. Non paura, nemmeno questa volta. Qualcosa di peggio - o meglio, a seconda dei punti di vista -: orrore, disgusto e tormento.
“Perché… Perché me?”. Questa fu l’assurda domanda che gli uscì dalle labbra. Poteva sembrare strano, ma di fronte a quell’orribile situazione, la decisione di coinvolgere proprio lui gli sembrava il dettaglio più incomprensibile.
Melisandre non si mosse dallo sgabello davanti alla sua toeletta, ma il suo sguardo fisso su di lui stava operando comunque il tentativo di placare il turbamento dell’uomo.
“Non hai molta più forza interiore di altri uomini, questo devo ammetterlo. Eppure sono stata io ad insistere per scegliere te, perché vedi… Anche io devo compiere un sacrificio in nome del Signore della Luce… Almeno preferirei fosse con un uomo che mi attrae”.
Davos spalancò gli occhi ancora di più, non potendo trattenere una breve risatina incredula. La lusinga che quella frase avrebbe dovuto suscitare, se pronunciata da una donna così bella e sensuale, era l’ultima cosa che in quel momento provava. “Tu… tu sei pazza!”
“Forse hai ragione, perché ho l’assoluta presunzione di riuscire a convincerti” ribatté lei con la solita inquietante tranquillità.
“E come faresti? Non c’è nulla che tu possa mai fare che potrebbe convincermi a…”
“Infatti non farò niente, Ser Davos” lo interruppe rapidamente. “Vedi, io conosco molto bene gli uomini e so bene come portarli a fare quello che voglio. Promesse di potere, gloria, vendetta… E poi c’è l’arma più potente, la seduzione. Ma tu sei diverso e io ti ammiro per questo. Non sei del tutto insensibile a nessuna di queste debolezze, eppure non bastano a ingannarti. Sei il tipo di uomo che si può ingannare solo con la verità”.
Melisandre fece una pausa, prendendo un altro sorso di vino e lasciando che il rosso della bevanda colorasse un po’ di più le sue labbra già rosse di natura. Voleva dargli il tempo di elaborare tutto ciò che gli aveva detto, o forse di tempo ne aveva bisogno lei stessa. Non si sarebbe spogliata davanti a lui, non gli avrebbe promesso nulla… Gli avrebbe semplicemente parlato per la prima volta senza nessun filtro, e questa era una cosa assolutamente inedita per lei.
“Siediti, cavaliere, e ti racconterò ogni cosa”.
Davos rimase a fissarla senza parlare per qualche interminabile secondo.
Poi, finalmente, fece qualcosa che stupì se stesso, ma non la sacerdotessa.
Prese una sedia e si sedette.





NDA: Buongiorno a tutti! Prima di pubblicare l'ultimo capitolo della mia long su Davos e Melisandre, ho deciso di iniziare a postare questa mini-long (tre capitoli in tutto) un po' particolare. Partecipa ad un contest quindi avevo delle condizioni da rispettare: dovevo fare in modo che il "villain" (in questo caso Mel) convincesse il "buono" (Davos) a compiere un'azione efferata, ambientare il tutto in estate, utilizzare come oggetto una croce (poi vedrete xD) e inserire la frase "Quando dicevo che ti ammiro dicevo sul serio". E' una storia un po' più dark e un po' meno romantica del solito, ma è un'idea che mi ha folgorato, quidni spero davvero che possa piacervi! Come sempre, un commento mi farebbe molto paicere:)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


2.

“In che stagione siamo?”
Davos inarcò un sopracciglio, confuso. Di certo non si era aspettato un simile avvio alla brillante confessione che la sacerdotessa gli aveva appena promesso. “Siamo ancora in estate” rispose tuttavia, decidendo per il momento di assecondarla.
“Già, siamo in estate” assentì lei, con un sospiro quasi malinconico. “La stagione della luce, del caldo e del benessere. A chi potrebbe mai non piacere? Eppure, hai ragione a dire ancora, Ser Davos… Perché l’inverno è ormai alle porte e questo inverno sarà ben peggiore di tutti quelli che ci sono mai stati. Ci sarà la battaglia definitiva contro le tenebre, contro la morte e solo il Signore della Luce e il suo prescelto possono fermare tutto questo…”
“Stai cercando di indottrinarmi?” domandò l’uomo, non trattenendo ora il suo scetticismo. “Perdonami, mia signora, ma non riesco proprio a capire il legame che c’è tra le stagioni e l’assassinio di Joffrey Baratheon. Perché è lui che vuoi annientare con la nuova ombra, non è così?”
Le labbra di Melisandre si curvarono in un sorriso. Quello che aveva davanti era un uomo senza istruzione che proveniva dal Fondo delle Pulci, eppure era anche molto più intelligente e perspicace di tanti altri uomini del castello, Stannis compreso.
“Il legame è quello della sopravvivenza, ser” rispose lei in modo sibillino, che però questa volta si affrettò a esplicitare. “Ti rivelerò un segreto: non mi interessa nulla di Stannis, né se finirà sul Trono di Spade o meno. Avrei potuto benissimo servire Renly, Robb Stark o addirittura Joffrey. Tutto questo è irrilevante… L’unica cosa che mi importa è seguire ciò che dice il mio dio e nelle fiamme Lui mi ha mostrato Stannis, io ho visto che è il prescelto che porterà finalmente la pace. Siamo in estate, è vero, e ora ci divertiamo a dare battaglia… Ma quando l’inverno sarà qui, vedrai come tutte queste lotte per una sedia di ferro non avranno più importanza”.
Davos si prese qualche istante per valutare quelle parole. La sacerdotessa aveva già proclamato Stannis l’Azor Ahai risorto, ma era la prima volta che la sentiva dire di non interessarsi minimamente al gioco del trono. In effetti, fino a quel momento lui aveva sempre condannato le azioni della donna, ma non si era mai fermato a domandarsi quali fossero le motivazioni che vi si nascondevano dietro. Era una folle sanguinaria, così si era sempre detto e finora gli era bastato. Ma adesso veniva fuori che quella definizione forse era sbagliata: poteva essere pazza, certo, ma l’obiettivo che aveva in mente mentre compiva sacrifici su sacrifici era quello di risparmiare migliaia di innocenti nell’Apocalisse che credeva vicina.
“Quindi ora vuoi farmi credere che sei una specie di salvatrice?” la provocò, interrompendo con quell’ironia il pericoloso corso dei suoi pensieri che già si sentiva un po’ più incline a comprenderla.
“No, non sono una salvatrice, ma voglio farti capire che non sono neanche così cattiva come credi” rispose lei con la stessa sincerità che aveva caratterizzato tutta quella strana conversazione. “Agisco per un bene superiore, più grande di un singolo re o di una singola vita. Stannis vuole distruggere Joffrey per il trono, ma io nel volere il suo trionfo non ho nessuna ambizione personale… Ho sacrificato vite per il Signore della Luce, è vero, ma ho sacrificato anche la mia… La mia vita in cambio della vita stessa, in cambio delle vite di tutti quelli che verranno dopo di noi quando le Tenebre saranno sconfitte”.
Parlava con termini da indottrinamento e negli occhi le brillava il fanatismo, ma stranamente ora Davos non riusciva proprio a scorgere in lei la cattiveria che le aveva sempre attribuito. Forse perché finalmente gli si mostrava come donna in carne ed ossa, come semplice essere umano.
“Cosa hai sacrificato?”. La domanda gli sfuggì dalle labbra quasi prima che se ne rendesse conto.
Per la prima volta, Melisandre si sentì colta di sorpresa. Mai nessuno le aveva fatto quella domanda e lei stessa di fatto non ci aveva riflettuto mai abbastanza. Aveva abbracciato una missione fin da giovanissima e aveva vissuto per portarla a termine, tutto qui.
“Avrei potuto avere una vita normale, suppongo… Una casa, un marito, forse dei figli…” disse in tono assorto, come se stesse pensando ad alta voce. “Non ho mai avuto degli amici, non ho mai conosciuto l’amore. Non sono cose che ho mai voluto, eppure… Magari se la mia vita fosse stata diversa…”. Tacque un attimo e si morse leggermente un labbro, indecisa se continuare o no quell’improvviso flusso di coscienza. Alla fine optò per un compromesso: distolse lo sguardo dal suo interlocutore, ma non smise di parlare. “Mi sono concessa a tanti uomini per volere del Signore della Luce, ma non l’ho mai fatto per il mio piacere”.
Il cavaliere la ascoltò interessato e paziente. Detestava ammetterlo, ma quell’inedita apertura verso la donna che più di tutte aveva odiato gli stava facendo provare emozioni nuove. Curiosità, empatia, attrazione… e un’assurda tenerezza nei suoi confronti. La manipolatrice e astuta mangiatrice di uomini stava diventando qualcuno di completamente diverso da conoscere.
“E… Tu che cos’è che vuoi?” le chiese in un sussurro.
Nell’udire la domanda, la donna sollevò di nuovo lo sguardo e, come ricordandosi solo in quel momento del vero obiettivo della serata, si liberò della sua espressione triste per sfoderare invece un sorriso. Si alzò in piedi e in un rapido fruscio di seta rossa si ritrovò presto sulle gambe dell’uomo.
 “Non posso decidere cosa voglio, Ser Davos, non lo hai ancora capito?” gli soffiò contro il viso, lasciando scorrere le dita sulla sua barba in una distratta carezza. “Devo generare ombre, questo è il mio contributo alla causa della Luce. L’unica cosa che posso scegliere è il mio complice”. Lentamente si protese in avanti fino a premere il seno contro il suo petto e a portare le labbra vicinissime al suo orecchio. “Voglio te. Sei tu il mio angolo di scelta” mormorò con voce suadente, prima di tornare a guardarlo negli occhi.
Senza dargli il tempo di reagire, lo coinvolse in un bacio insospettabilmente dolce, che d’istinto lui non poté far altro che ricambiare. Avrebbe dovuto tirarsi indietro perché sapeva a quale orrore in realtà stava dando il suo assenso con quel bacio. Era consapevole però che se lui l’avesse rifiutata, allora ci sarebbe stato qualcun altro comunque a darle la magia che lei richiedeva… E improvvisamente il pensiero di altre mani che la toccavano, mani che lei non voleva, non gli era più indifferente. Diceva di volere lui invece, perciò non si sarebbe tirato indietro;  del resto il segreto equilibrio tra repulsione e attrazione che lui aveva sempre provato per lei si era ormai del tutto destabilizzato.
Rispondendo a quel bacio, la sollevò di peso e la trasportò sull’ampio letto della stanza. Lasciò che fosse lei a prendere il controllo, facendosi trascinare nel vortice di una passione che non aveva mai immaginato di poter vivere. La pelle di lei bruciava e lui si stava perdendo volontariamente nelle fiamme.
Forse lui non era stato così superiore alle debolezze, dopotutto.
Oppure invece era stata proprio la verità su di lei che alla fine lo aveva ingannato.
Il giorno dopo si sarebbe sicuramente pentito di quella notte. Ma in quel momento si sentiva completamente convinto, proprio come aveva predetto lei.
 
**
 
Appena due settimane dopo giunse a Roccia del drago la notizia ufficiale della morte di Joffrey. Mentre era seduto sul suo trono era stato improvvisamente afferrato da una figura fatta di ombra. Proprio davanti allo sguardo degli impotenti cavalieri della Guardia Reale, quella creatura di fumo aveva poi incrociato due pali di legno trovati nella Sala del trono e vi aveva sbattuto violentemente il giovane sovrano.
La stessa ombra che doveva aver ucciso Renly, pensò Loras Tyrell mentre per primo si avvicinava al cadavere crocifisso. Anche se questa non somigliava affatto a Stannis.
“Una croce” commentò Melisandre con una punta di ironia, non appena si ritrovò sola con Davos per la prima volta dopo la loro notte insieme. “Un modo piuttosto cruento di uccidere. Forse non sei così buono come sembri, mio dolce cavaliere”.
Questa volta era stata lei a recarsi nella stanza di lui, ma non trovò l’accoglienza che si era aspettata. Comprese immediatamente che con quell’esordio aveva commesso un errore quando incontrò l’espressione sconvolta sul suo viso.
“Non devi sentirti in colpa. Abbiamo compiuto un passo in più verso il futuro della Luce e Joffrey era solo un piccolo folle sovrano che non meritava di governare su nessuno.”
Così dicendo, la sacerdotessa si avvicinò abbastanza da potergli fare una carezza; tuttavia, prima che la mano di lei incontrasse la sua guancia, lui si ritrasse di scatto. Mentre lui indietreggiava quasi terrorizzato, un’espressione ferita comparve sul volto di lei.
“Così ora ti disgusto?” domandò con una risatina che suonava amara.
Davos strinse le labbra e, suo malgrado, scosse la testa. Era disgustato, sì; non da lei però, solo da quello che insieme avevano generato.
“Ogni volta che ci tocchiamo, qualcuno muore” affermò con durezza.
Il suo obiettivo era allontanarla ancora di più, ma lei, al contrario, intravide in quelle parole uno spiraglio che effettivamente si era aperto. Tornò ad avvicinarsi e questa volta riuscì ad afferrargli il viso tra le mani e a posargli un bacio sulle labbra.
“A me non sembra che stia morendo nessuno adesso” sussurrò, facendo unire di nuovo le loro labbra, senza che lui stavolta opponesse resistenza.
Ma la donna aveva torto. Qualcosa stava morendo anche in quell’istante: una parte della sua anima, quella dove si trovavano  i suoi valori, i suoi principi e il suo assoluto rifiuto della magia nera.





NDA: Ciao Joffrey! Confesso che l'idea di vedere Joffrey crocifisso non mi dispiace, sicuramente meritava una morte molto più cruenta di quella che abbiamo visto. Spero che l'idea vi stia piacendo, efefttivamente mi viene da chiedermi se Melisandre non avrebbe potuto modificare tutto il corso della vicenda partorendo tante ombre... Soprattutto spero che i personaggi risultino IC, ho provato il più possibile a rendere le loro decisioni (sorpattutto quelle di Davos) credibili. A presto con l'ultimo aggiornamento!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. ***


3.

La sacerdotessa era riuscita a convincere il cavaliere delle cipolle a prendere parte ad un’azione efferata. E non una volta sola. Nuove croci improvvisate avevano ucciso orrendamente altri nemici di Stannis e per ogni omicidio era stata avvistata la stessa dannata ombra. Tutte quelle morti erano state ordinate dal re di Roccia del drago, ma ancora una volta eseguite dai suoi due più fedeli servitori. Nonostante il disgusto iniziale e il peso dei rimorsi, Davos non si era mai di fatto sottratto a quel ruolo e quei pochi tentativi di protesta non erano mai stati tali da non poter essere zittiti da un bacio di Melisandre. Curiosamente ogni rimorso che aveva lo spingeva di più verso di lei che era anche l’unica a poter condividere il peso della colpa e a tentare di dargli un senso.
Come spiegare quell’improvvisa dipendenza dalla donna che più di tutte aveva detestato? Forse, semplicemente con il fatto che era ormai un uomo finito. Aveva perso sua moglie e suo figlio, il suo re diventava ogni giorno sempre più chiuso e sordo a qualsiasi consiglio, e non aveva alcuna prospettiva per il futuro. Tutto ciò che gli rimaneva, in fondo, erano le notti con quella strega ammaliatrice. Perché, lui lo riconosceva, era riuscita alla fine ad ammaliare anche lui. Spesso finivano a letto insieme non solo per generare ombre e il più delle volte era solamente per dormire l’uno accanto all’altra. A discolpa di Davos si poteva dire che non si era lasciato ingannare solo da un bel corpo. No, era accaduto qualcosa di molto più pericoloso: si era lasciato irretire dalle parole e, proprio come lei aveva detto, dalla verità che aveva da svelargli. Ascoltandola quella prima notte e stringendola ogni notte successiva, era arrivato a comprenderla e, perfino, ad amarla. Così aveva continuato a contribuire a quegli omicidi a distanza, conferendo la propria forma all’evanescente assassino, lasciandosi come unico margine di controllo la facoltà di porre il veto di fronte ad alcune morti.
Tywin Lannister, sì.
Tommen Baratheon, no.
Balon Greyjoy, sì.
Euron Greyjoy, sì.
Yara Greyjoy, no.
Tuttavia, le vite risparmiate non erano sufficienti a liberarlo dal senso di colpa per aver provocato la morte degli altri, per quanto orribili e spietati fossero. Anzi, quello spiraglio di scelta lo faceva sentire persino peggio, perché gli dava quasi l’impressione di essere un giudice che decideva sugli uomini senza averne alcun titolo. Lui, che agli dei non aveva mai creduto, ora serviva indirettamente il Signore della Luce e materialmente si poneva perfino più in alto di lui. Se tutto quel male stava corrompendo a poco a poco la sua anima, aveva lasciato del tutto intatta la sua capacità di giudizio. Faceva il male e lo vedeva: aveva solo capito che non c’era modo di fermarsi e che forse non ne valeva neanche la pena. E se davvero tutto quel male serviva per arrivare a far trionfare un bene maggiore? Non lo credeva, non ci riusciva proprio, però gli sarebbe piaciuto svegliarsi una mattina e credere ciecamente a tutte le fandonie del Signore della Luce.
Ecco perché, quando venne a conoscenza degli ultimi piani di Stannis suggeriti proprio dalla sacerdotessa, si sentì non tanto arrabbiato, ma più che altro deluso e tradito. Si stavano preparando alla battaglia contro l’esercito di Roose Bolton ed erano dislocati in un ampio accampamento. Davos entrò nella tenda di Melisandre come una furia, la neve che cadeva dalle sue spalle ad ogni brusco passo in più verso di lei. Era estate, ancora per poco, ma al nord non smetteva mai di nevicare.
“Sei stata tu!” tuonò con indignazione. “Sei stata tu a dire a Stannis di bruciare sua figlia come sacrificio al tuo folle dio! Shireen è dolce e buona, io la amo come una figlia e tu… Tu…”. Lasciò in sospeso la frase, gli occhi erano inevitabilmente lucidi al pensiero di quello che era in procinto di accadere.
La Donna Rossa gli dava le spalle e aveva lo sguardo fisso nelle fiamme di un braciere, ma si voltò immediatamente nel sentire quell’accusa. “Sì, è vero, mi ha chiesto quale fosse un modo per assicurarsi la vittoria e io gliel’ho detto” ammise con calma. “Ma non lo farò” aggiunse poi dopo una breve pausa. “Vorrei poter dire che lo sto facendo perché la principessa non merita di morire o anche solo perché tu le vuoi bene, ma non sarebbe la verità. Ucciderei perfino te se il fuoco me lo ordinasse”.
Uno strano sorriso era comparso sul volto della donna, reso ancora più inquietante dal riflesso delle fiamme che ora erano dietro di lei. Aveva ammesso di non avere scrupoli e di non fare alcuna differenza tra ciò che era giusto e sbagliato, tra ciò che le era caro e ciò che le era indifferente. Eppure, Davos sentì quella rabbia accumulata improvvisamente scemare. La parola perfino che lei aveva pronunciato gli rimbombava nelle orecchie; aveva appena detto che lo avrebbe ucciso senza problemi, ma ne aveva parlato come di una situazione limite, anzi della situazione limite per eccellenza. Avrebbe messo sempre prima se stessa e la sua missione, il cavaliere lo sapeva, eppure l’idea che proprio lui potesse costituire per lei un motivo di dubbio in qualche modo lo emozionava. SI trattava della prova che anche lei durante quelle notti si era affezionata, una prova di cui lui non sapeva di avere bisogno.
“Vuoi fargli cambiare idea allora?” domandò in tono pratico, riponendo quella nuova scoperta nella sua mente per affrontarla in un secondo momento. “Devi farlo, perché Shireen non può morire! Io non lo permetterò! Stannis sta diventando pazzo, non è più il re che avrei seguito ovunque… È fanatico, folle, spietato e…”
“E non è il principe che fu promesso” lo interruppe Melisandre, secca. “Mi dispiace averlo portato a credere alla sua onnipotenza, ma ci ho creduto io stessa fino a poco fa. In parte l’ho reso io l’uomo che è ora… Invece è stato tutto per niente, era solo una grande bugia”.
Davos aggrottò le sopracciglia, fissandola senza capire. “Che cosa significa che non è lui il tuo principe?”
“Che le fiamme mentivano o che io ho interpretato male i segni. Ma ora ho visto tutto chiaro: ho visto il volto del vero principe, il principe che trionferà sulle tenebre e sulla morte, e non è Stannis Baratheon” spiegò, con voce sicura. Si voltò leggermente e con un gesto indicò il suo letto dove era depositata una stoffa rossa chiusa a formare una specie di fagotto. “Devo partire, il prima possibile. Ho finito di servire Stannis. Mi dispiace solo di non poter salvare la tua bambina, non posso fare nulla per intervenire… Se ha deciso di bruciarla, lo farà comunque e non ci metterà troppo a trovare qualche altro falso sacerdote che gli dirà ciò che vorrà sentirsi dire”.
Davos apparve per la prima volta davvero spaventato. Con poche parole, la donna gli aveva appena anticipato due perdite che forse non sarebbe stato in grado di sopportare. Teneva solo a due persone al mondo ormai: una intrinsecamente innocente e una irrimediabilmente colpevole; la differenza non aveva importanza però, perché ora le avrebbe perse entrambe. Questo, per lo meno, se non avesse fatto nulla per impedirlo.
“In realtà c’è qualcosa che puoi fare, che possiamo fare insieme” disse, sottovoce, quasi timoroso egli stesso dell’idea che aveva attraversato la sua mente. “Dobbiamo generare un’altra ombra”.
La sacerdotessa non rispose per diversi secondi, incredula per quella proposta che mai avrebbe pensato potesse uscire dalle labbra del cavaliere. “Chi vuoi uccidere?” domandò semplicemente, anche se credeva già di conoscere la risposta.
Davos esitò solo per un attimo. Il suo volto era una maschera di sofferenza e cupa rassegnazione, ma la sua voce risultò chiara e decisa nel pronunciare quell’unica parola che sapeva sarebbe stata una sentenza di morte.
Stannis”.
Questa volta Melisandre non tentò neppure di nascondere la sua sorpresa, fissandolo con gli occhi spalancati. Ricordava la notte in cui aveva dovuto convincerlo a commettere il primo omicidio e non credeva sarebbe mai arrivato il giorno in cui i ruoli si sarebbero invertiti: adesso era lui, infatti, a chiedere a lei di usare la magia per uccidere. E lei era pronta a farlo, lo avrebbe fatto, per la prima volta non per seguire gli ordini del suo dio ma per rispondere alla volontà dell’uomo di cui aveva finito per innamorarsi. Le venne da ridacchiare senza riuscire a trattenersi, e fece qualcosa di perfino più assurdo: si mise a piangere. Era assurdo, ma per qualche strana e deviata ragione, quel nuovo insperato livello di complicità tra loro la commuoveva.
“Oh, sai Davos, quando dicevo che ti ammiravo dicevo sul serio. Ma mai, mai, ti ho ammirato come in questo istante” gli disse, prendendo dolcemente il suo viso tra le mani e stampandogli un bacio sulle labbra.
Fecero l’amore in quella tenda e in quel momento, per la prima volta senza sensi di colpa.
Entrambi avevano la coscienza a posto al pensiero della nuova croce che sarebbe stata ritrovata il giorno dopo.

 
**

Chissà che faccia aveva fatto Stannis nel vedere l’ombra con il volto del suo primo cavaliere? Questo si chiese Davos mentre in fretta e furia partiva al galoppo sul suo cavallo dopo l’annuncio della morte del re, ma era una domanda su cui non indugiò troppo a lungo. Mentre l’accampamento Baratheon era allo sbaraglio e l’esercito dei Bolton si avvicinava sempre più, tre figure si allontanavano senza dare nell’occhio puntando verso la Barriera.
Una donna in rosso, un uomo barbuto e una bambina dal volto di pietra.
Dopo l’omicidio che recava una firma fin troppo nota, il cavaliere delle cipolle e la sacerdotessa non avevano potuto fare altro che fuggire, specialmente perché non avevano più nulla da fare lì. Il loro futuro era altrove, a seguire il principe della profezia che era stato indicato nelle fiamme e a proteggere la giovane regina che loro stessi avevano scelto.
Per tutta la vita Davos aveva voluto un sovrano giusto e meritevole da seguire: ora ce l’aveva al suo fianco.
Per tutta la vita Melisandre aveva cercato l’individuo che avrebbe fatto trionfare la luce: lo stavano raggiungendo.
Tutte le croci disseminate durante l’estate non erano state invano.
Erano comunque servite a cementare quella strana reciproca ammirazione, nata dalle azioni più efferate.
E ora che l’inverno stava per arrivare, loro erano pronti ad andare oltre, insieme, continuando a toccarsi… E a lasciare qualche altro cadavere sulla via.






NDA: Finalmente eccoci all'epilogo di questa mini-long dai toni dark. Spero che la decisione di Davos di uccidere Stannis non vi sia sembrata OOC, sinceramente credo che se avesse saputo fino a che punto il suo re era disposto a spingersi per il potere, avrebbe cercato in tutti i modi di fermarlo specialmente se in gioco c'era la vita di Shireen. Non avrebbe scelto la magia oscura, questo è certo, ma secondo me la cosa diventa plausibile nella storia da me tracciata dove Davos e Melisandre hanno a questo punto della trama un legame molto forte. Detto questo, spero che la storia vi sia piaciuta e se vi va di lasciarmi un commento, sarei davvero lieta di leggerlo! Alla prossima storia!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3861713