Call it magic

di Menade Danzante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Where you ought to be ***
Capitolo 2: *** Nella tana del Bianconiglio ***



Capitolo 1
*** Where you ought to be ***


potter

Where you ought to be








La partita non stava andando benissimo per i Corvonero, Aziraphale ne era consapevole, ma nulla gli impediva di continuare a tifare con gioia per la sua squadra dagli spalti bronzo-blu.

Non poteva dirsi un esperto delle dinamiche del gioco: non era particolarmente infervorato per il Quidditch, ma quello era uno dei pochi momenti in cui sentiva di appartenere alla sua Casa in modo empatico e completo. Si sentiva partecipe anche quando permetteva ai Corvi di guadagnare punti grazie alle sue risposte corrette in classe e quando riuscivano a vincere la Coppa delle Case. Erano momenti piuttosto rari e non se li faceva sfuggire per niente al mondo.

Purtroppo, la situazione era quasi drastica: i Serpeverde avevano un vantaggio di trenta punti (Dagon era imbarazzante come Portiere di Corvonero) e del Boccino ancora non v'era traccia. Per ben due volte Uriel aveva rincorso il Cercatore Crowley in quella che si era rivelata in entrambi i casi una Finta Wrosky1 e alla seconda Uriel aveva seriamente rischiato di cadere dalla scopa. Aziraphale non aveva idea di come spiegarselo, ma Crowley aveva lo straordinario dono di essere spericolato in campo e soltanto all'ultimo secondo tirava al petto il manico per invertire la rotta della sua Tornado Uno2 e farla schizzare in direzioni imprevedibili: girava voce che fosse una Tornado truccata, nonostante superasse sempre i controlli del caso, perché non si era mai vista una scopa così attempata sfrecciare con le stesse prestazioni di una Nimbus2001.

Ma non era Crowley l'unico problema: Anathema Device erano il nome e il cognome dell'altro, la spietata Cacciatrice dei Serpeverde che riusciva sempre – sempre – a distrarre i Cacciatori avversari con la Manovra di Porskoff3. Aziraphale era dell'idea che ormai fosse così ovvio il tentativo di depistaggio da essere estremamente prevedibile, ma a quanto pareva così non era per la squadra in campo.

In capo a mezz'ora la situazione era pressoché invariata, a eccezione di Michael che aveva cominciato a perdere le staffe e ad aumentare la potenza dei suoi colpi. Gabriel continuava a pararne la maggior parte, ma la dedizione della Serpe non riuscì ad evitare che un paio di gol andassero a segno per i bronzo-blu.

«Vai, Michael! Forza!» esclamò Aziraphale tra la folla agitando un pugno in aria. Se solo ne avesse segnato un altro...

Fu allora che vide Crowley schizzare verso l'alto – questa volta sembrava vero a tutti gli effetti – e Uriel stargli dietro a fatica. L'unica speranza di vincere era che Uriel prendesse il Boccino prima del rosso, cosa alquanto improbabile. Sarebbe stato già abbastanza soddisfacente ridurre quanto più possibile la distanza dalle Serpi, ma come? Anche Gabriel aveva notato l'avanzata inesorabile di Crowley: non faceva altro che disegnare un otto intorno agli anelli come un forsennato per far perdere la concentrazione a Michael.

E se...?

Aziraphale ebbe un'idea folle e geniale allo stesso tempo. Illegale, anche, ma questo passò improvvisamente in secondo piano di fronte alla possibilità di fare del bene ai Corvonero. In fondo, Gabriel era un giocatore più che capace: non rischiava di essere sbalzato dalla scopa per una accidentale virata.

Accadde tutto molto velocemente.

«Confundus» sussurrò Aziraphale con la bacchetta ben nascosta dalle maniche della divisa puntata contro il Portiere. Questi, all'improvviso, perse l'equilibrio come vittima di un mancamento e cominciò a precipitare verso il basso incapace di riprendere il controllo della scopa.

«O Cielo. O Cielo, no!» esclamò il biondo, portandosi la mano libera alla fronte. Che cosa aveva fatto? Gabriel non riuscì a raddrizzare la sua Firebolt e finì a terra con un sonoro schianto che fu coperto dalle urla combinate dei tifosi di Corvonero e Serpeverde: Michael aveva indisturbatamente piazzato la Pluffa nell'anello centrale due secondi prima che Crowley afferrasse il Boccino, decretando la fine della partita.




L'Infermeria era gremita di sostenitori Serpeverde e degli ammiratori di Gabriel. Questi era steso sul letto con una dose di Ossofast sul comodino e raccontava a tutte le orecchie disponibili di come il troppo girare intorno agli anelli per difendere il titolo e l'onore dei verde-argento gli avesse fatto perdere l'equilibrio e lo avesse condotto verso la caduta ineluttabile. Ma quello non doveva spaventare nessuno: nella vita come nel Quidditch l'importante era rialzarsi e lui, come specificava a tutti, in Infermeria ci era arrivato con le sue gambe. Le ossa rotte, infatti, erano quelle del braccio destro.

«Stupido e pure pallone gonfiato»

Aziraphale sussultò nel sentire una voce accanto a sé. Aveva creduto di essere l'unico in quell'angolino lontano dalla ressa, ma si era sbagliato: appoggiato allo stipite della porta e con le braccia incrociate al petto c'era Crowley.

«Come dici?» fece il Corvonero.

«Dico che è stupido e pure pallone gonfiato. Ma sentilo: si crede un eroe di guerra». Crowley scosse la testa. «È solo caduto dalla scopa, ma lo racconta come uno che è sopravvissuto al bacio di un Dissennatore»

Aziraphale annuì piano, una morsa allo stomaco che lo divorava dall'interno.

«Perché tu sei qui?» gli chiese il Cercatore. «Rischi il pestaggio appena Sandalphon smette di pendere dalle labbra di quel deficiente»

Il biondo fece una faccia terrorizzata. «Davvero? E perché mai?»

«Stavo solo scherzando» fornì l'altro, ghignando.

Aziraphale alzò gli angoli della bocca in un mezzo sorriso incerto. «Tu, piuttosto, perché non sei al capezzale del tuo compagno?»

«Bah!». Il viso del rosso trasudò schifo per un momento. «Mi ci vedi a stare lì a sentirlo blaterare tutte quelle fandonie?»

In effetti, Crowley era atipico per essere un giocatore di Quidditch. Era stimato in tutta Hogwarts per la sua bravura nel ruolo che ricopriva, ma lui e la fama non andavano d'accordo. Aziraphale non sentiva mai di pettegolezzi su Crowley, né lo vedeva spesso in mezzo al branco Serpeverde. Il ragazzo era sì noto, ma nessuno sapeva mai davvero cosa facesse per esserlo, a parte l'evidente contributo nella squadra della Casa.

Il Corvo scosse la testa, stavolta con un sorriso più pronunciato.

«Eppure c'è qualcosa che non torna» ponderò il rosso, spostando leggermente il peso da una gamba all'altra. «Lui è stupido, ma non così stupido... Come ha fatto a cadere nella sua mossa migliore?»

Aziraphale sentì di nuovo il peso della colpa adagiarsi sul suo stomaco.

«Tu eri negli spalti, ti ho visto: posizione d'onore, visuale ottima...» riprese l'altro, guardandolo con quei suoi occhi gialli. «Hai visto bene l'azione, per caso?»

Poteva dirlo forte: l'aveva provocata. Il biondo deglutì a vuoto un paio di volte senza riuscire a dire niente.

«Allora?» incalzò Crowley, un sopracciglio sollevato in modo dubbioso.

Per Merlino, come ho potuto?

«Io l'ho Confuso» confessò Aziraphale di botto a mezza voce, il viso ridotto a una maschera di colpevolezza.

«Tu cosa?!». Crowley era basito, la bocca spalancata in quello che ad Aziraphale sembrava sia un Oh che il principio di una risata colossale.

«L'ho Confuso» ribadì sull'orlo delle lacrime. «Volevo aiutare la mia squadra e non volevo farlo cadere. Solo spostarlo. Mi dispiace tantissimo, devi credermi»

Crowley, inaspettatamente, rise di gusto. «Questa giornata migliora di minuto in minuto»

Aziraphale non fu contento del modo in cui venne fuori quella frase: non era un teppista, lui.

«Non volevo farlo, ti ho detto!» specificò di nuovo, nel caso non fosse stato recepito il concetto.

«Certo certo, ti credo». Crowley si mise una mano sul petto e ad Aziraphale bastò quello per non sospettare minimamente la canzonatura dietro quelle parole.

«Ah!» fece il rosso dopo qualche secondo. «Aziraphale, l'angioletto di Hogwarts, lo studente modello che Confonde i giocatori avversari»

«Oh, Crowley, smettila», supplicò il biondo. «E comunque invece di prendermi in giro dovresti essere arrabbiato»

«Nah! Non ho mai affatturato nessuno per aver riportato il punteggio in parità. E poi il Boccino l'ho preso io»

Aziraphale annuì mogio. «Lo dirai a Madame Tracy, vero?»

Crowley lo guardò stralunato. «Perché dovrei dirlo alla mia Responsabile?»

Per il biondo la risposta era ovvia: aveva barato ai danni dei Serpeverde e tutti sapevano quanto fosse competitiva la corsa alla Coppa del Quidditch, anche quelli che se ne interessavano poco.

I suoi pensieri furono evidentemente visibili sulla sua faccia, perché il rosso fece svolazzare una mano noncurante.

«Sciocchezze! Hai fatto bene i conti: è facile farsi girare la testa con la Double eight loop4, per di più non c'era nemmeno una punizione, l'ha fatta a caso, senza motivo. È passato praticamente inosservato il tuo giochetto». Crowley gli fece l'occhiolino. «Sei al sicuro. Tu non andarlo a raccontare in giro, però, come hai fatto con me, se no Sandalphon ti trasfigura veramente in un Bolide e ti sgonfia a suon di mazzate»

La prospettiva non allettava minimamente il Corvonero, che annuì, deciso a tenere la bocca chiusa. Tornò al suo silenzio, rannicchiato nell'angolo a torcersi le mani in grembo roso dal senso di colpa. Se non altro, non avrebbe subìto alcun tipo di ripercussione. Era già qualcosa.

«Senti, tu ci vai a Hogsmeade questo fine settimana per Halloween?» chiese Crowley di punto in bianco, la faccenda del compagno di squadra sul lettino d'ospedale archiviata.

Aziraphale strabuzzò gli occhi, preso in contropiede. «Sì, devo andare in cartoleria: ho finito le pergamene»

La Serpe annuì. «Anch'io dovrei andare. Che ne dici di prenderci una Burrobirra, eh?»

Aziraphale aggrottò la fronte: per tutti gli Avvincini, aveva Confuso un giocatore della sua squadra e a Crowley davvero non importava un bel niente? Quello sì che era un atteggiamento particolare e il biondo non era sicuro che gli piacesse.

«Per fraternizzare con il nemico?» ribatté, cercando di mantenere una certa distanza. Fu comunque costretto a ridacchiare subito dopo, trovando a dir poco comica l'espressione imbronciata dell'altro. «Se insisti... D'accordo»

Crowley scosse la testa e con un colpo di reni si staccò dallo stipite della porta.

«Allora a sabato» rimarcò e fece per andare via, ma ci ripensò all'ultimo: con un ghigno si voltò di nuovo verso Aziraphale. «Angioletto»

Il biondo prese un bel respiro: aveva fatto già abbastanza danni per un giorno solo, non aveva la forza di piazzarsi sulla coscienza anche una Fattura Orcovolante.



-



«Salve, Aziraphale!»

Il Corvonero si voltò in tempo per vedere Crowley aggirarlo con mosse sinuose poco dopo essere disceso dalla carrozza arrivata ad Hogsmeade.

«Sei già passato da Scrivenshaft?» continuò il rosso senza aspettare saluti.

Aziraphale fu colpito dal fatto che il Serpeverde ricordasse quel particolare. Sorrise e fece di no con la testa. «Vuoi venire?»

«Non è il mio negozio preferito, ma va bene. Solo se poi tu vieni da Zonko»

Ecco, quella era una cosa per cui Crowley era famoso: gli stupidi scherzi che di tanto in tanto rifilava agli studenti.

«Mi sembra ragionevole»

Si avviarono lungo High Street camminando l'uno di fianco all'altro fino a fermarsi davanti alla vetrina della cartoleria.

Aziraphale sperava che una presenza intorno a sé gli avrebbe impedito di comprare tutto quello che realmente desiderava. Un pacco di pergamene e basta, si era ripromesso. Invece Crowley non aveva fatto altro che incoraggiarlo a comprare tutte le cose che avevano attirato la sua attenzione, con il risultato che tra le braccia aveva quattro tipi di inchiostri diversi - «Studio meglio quando posso cambiare il colore delle cose che scrivo» e Crowley aveva annuito comprensivo, tentatore -, due piume d'aquila, una penna Prendiappunti e ben tre pacchi di pergamene. Valutò per un attimo di prendere anche un taccuino che si apriva solo rispondendo alla voce del proprietario, ma fu distratto dall'unico acquisto di Crowley, improvvisamente incantato dal modellino astronomico che rappresentava il sistema solare in quel preciso momento dell'anno.

Da Zonko, invece, Aziraphale fu piuttosto silenzioso. Si limitò a stare dietro a Crowley che gli spiegava il funzionamento di tutti i giochi e la storia del negozio. I Tiri Vispi di Diagon Alley avevano dato del filo da torcere a Zonko, ma l'attività era stata rilevata dopo la morte dello storico proprietario e aveva ripreso a fare affari soprattutto con gli studenti di Hogwarts, per la gioia del Custode.

Uscirono da lì con quattro Caccabombe e un paio di Tazzine da tè mordinaso.

«Andiamo ai Tre Manici di Scopa?» propose il rosso fregandosi le mani tra loro. Era solo ottobre, ma il ragazzo sembrava soffrire il freddo molto più di Aziraphale: era comprensibile che volesse andare in un posto caldo.

Il Corvo fu subito accolto dall'odore di dolci e zucchero delle specialità di Madame Rosmerta. Lo inspirò a pieni polmoni, già pregustando le prelibatezze che avrebbe mangiato di lì a poco. Si lasciò guidare da Crowley ad un tavolo per due dove sistemarono i pacchetti accanto alle sedie. Ordinarono subito due Burrobirre per riscaldarsi e Aziraphale aggiunse anche un piattino di dolcetti assortiti del locale. La locandiera non li fece attendere che un paio di minuti.

«Come sta Gabriel?» chiese il biondo mangiando un cioccolatino con fare vagamente pentito.

Crowley fece una smorfia. «È ancora vivo. Puoi essere più preciso la prossima volta?»

Aziraphale lo rimproverò con lo sguardo: le battute macabre non gli erano mai piaciute, non ne capiva proprio la comicità.

«Che c'è di male a sperare?» si giustificò il rosso allargando le braccia. «È insopportabile. Ha sempre ragione lui ma in realtà non sa niente, pensa di poter comandare tutti a bacchetta e si crede il migliore... E poi è troppo ambizioso»

Aziraphale aggrottò la fronte. «Non è questa la vostra caratteristica principale? Tu non sei ambizioso?» fornì, una punta di superbia nella voce, cosa che non sfuggi all'altro.

«Oh, andiamo» ribatté Crowley, punto sul vivo. «Non con queste storie, angelo»

Il biondo cercò di ignorare lo stupore nel sentirsi chiamare con quel nomignolo. Nessuno si rivolgeva a lui così, non aveva proprio idea da dove Crowley avesse preso quell'espressione. «Veramente lo dice il Cappello Parlante tutti gli anni, caro mio» precisò.

«Il Cappello Parlante non ne sa un bel niente»

Aziraphale fu colpito da quella osservazione. «Metti in dubbio che riesca a capire la migliore Casa per gli studenti appena arrivati?»

«Ci puoi scommettere»

Quello era semplicemente ridicolo. Il Cappello Parlante sapeva perfettamente cosa fosse meglio per gli undicenni che entravano a Hogwarts. «Io sto benissimo in Corvonero» asserì con convinzione, prendendo un sorso di Burrobirra. «È la Casa in cui primeggia l'intelletto e io... beh...»

Crowley rise di fronte al suo rossore. «Se fossi stato pure modesto saresti finito in Tassorosso, eh?» scherzò, bevendo a sua volta. Questo non rassicurò del tutto Aziraphale – non gli piaceva apparire poco umile agli occhi degli altri –, ma gli strappò comunque un sorriso.

«Quello che voglio dire è che il Cappello ha dato rilievo alle mie peculiarità» specificò quando sentì il calore scemare via dalle guance. «Sono studioso, leggo, apprendo... Sono un Corvonero a tutti gli effetti»

Il rosso annuì: «Te lo concedo: hai ragione su questo». Repentinamente si sporse sul tavolo con fervore: «Ma non è questo quello che voglio dire io. Tu consideri i Corvonero la tua casa? Una famiglia

Aziraphale deglutì forzatamente. «S-Sì, certo»

Crowley roteò gli occhi al cielo. «Non hai mai pensato – mai – che quelli della tua Casa non fossero la compagnia adatta a te? Non hai mai pensato che fosse ingiusto essere costretti a stare con delle persone solo perché uno stupido vecchio Cappello ti ha detto che siete compatibili?». Sputò fuori l'ultima parola con disprezzo.

Il Corvonero non si era accorto di aver sgranato gli occhi per tutto il discorso. Solo l'urgenza di sbattere le palpebre gliene diede una vaga idea. Aveva mai pensato almeno una di quelle cose? La parte più ligia della sua mente gli diceva di no, che lui stava bene esattamente dove stava, senza cambiamenti di sorta, ma quella più recondita, che di solito metteva abilmente a tacere, non era dello stesso parere.

Per cominciare, aveva desiderato molte volte di non dover fare i compiti in Sala Comune dove poteva essere bersaglio delle facili critiche di Uriel, che non smetteva mai di rimarcare quanto lui pensasse troppo, o degli sguardi implacabili di Michael che lo vedeva come un fallimento per la Casa perché non solo non faceva parte della squadra di Quidditch, ma nemmeno se ne curava più di tanto ad eccezione delle partite di Campionato. Persino Dagon lo prendeva in giro per il disordine con cui teneva gli appunti. Ma ogni volta che queste cose accadevano, Aziraphale minimizzava e faceva finta che non esistessero. Lo aveva fatto per cinque anni, anche quando la sua brillante prova di Incantesimi ai G.U.F.O. gli aveva fatto guadagnare le occhiate invidiose di tutta la banda. Si diceva che andava tutto bene, che erano ragazzi, in fondo, e quelle erano cose normali tra adolescenti.

Di certo non si era mai permesso il lusso di riflettere sulla questione negli stessi termini in cui ne parlava Crowley, anche perché onestamente non vedeva una singola alternativa. La decisione del Cappello, innanzitutto, era irrevocabile, ma se anche fosse stato possibile scegliere una Casa diversa da Corvonero, in quale sarebbe andato? Non aveva l'ambizione Serpeverde, non era modesto come un Tassorosso e sicuramente non era coraggioso come i Grifondoro. Quello di cui aveva veramente bisogno, di fatto, era una Casa a parte, tutta sua, e quello era proprio fuori discussione.

Quando si riscosse dai pensieri con un brivido non seppe dire quanto tempo fosse passato, ma di certo il suo silenzio era stato più che eloquente, suo malgrado. Fu Crowley a riprendere a parlare.

«D'accordo, vogliamo dire che sono ambizioso? Diciamolo pure, mi sta bene» alzò le mani ed esibì un'espressione comprensiva sul volto. «Ma non paragonarmi mai alle altre Serpi solo perché il Cappello Parlante ha dato la stessa etichetta a tutti quanti»

Aziraphale sentì il cuore accelerare i battiti per la vergogna di aver provocato nel suo compagno di bevuta una reazione come quella. «Hai ragione. Perdonami» tentò, spingendo il piattino dei dolci verso Crowley come concreto segno di scuse.

Il rosso ghignò. «È tutto a posto. Mangiali tu: piacciono più a te che a me, angelo»

Aziraphale lasciò il piatto tra loro per un tempo sufficientemente lungo perché Crowley potesse ripensarci, ma quando non avvenne alcun cambiamento decise di non negare l'evidenza e di ammettere che sì, quei biscotti piacevano più a lui che a Crowley: li spazzolò via fino all'ultima briciola in cinque minuti.



Fecero un salto da Mielandia come ultima tappa della gita a Hogsmeade e ne uscirono con un pacchetto di Api Frizzole per Aziraphale e uno di Gelatine Tuttigusti+1 da dividere per il viaggio di ritorno.

Il biondo si stupì, una volta giunto davanti al portone della scuola, di sentire un vago senso di dispiacere al pensiero che di lì a poco lui e Crowley si sarebbero separati per raggiungere i rispettivi dormitori. Doveva ammetterlo: la compagnia del rosso era stata piacevole e stimolante, e Aziraphale non era sicuro di aver provato mai tanta gioia nel trascorrere il pomeriggio a Hogsmeade invece che in Sala Grande a fare i compiti. Visualizzò mentalmente la Bacheca in Sala Comune per ricordare se fosse stato già appeso l'avviso con la data del prossimo fine settimana nel villaggio dei maghi, ma era troppo presto perché i professori l'avessero già stabilito. Se voleva passare altro tempo insieme al Serpeverde doveva agire più in fretta, senza far conto sull'organizzazione di Hogwarts.

Gli venne un'idea.

«Mi chiedevo...» cominciò, lanciando uno sguardo di lato senza voltare la testa. Crowley aveva ruotato la sua per dedicargli un'espressione interrogativa. «Mi chiedevo se avessi già fatto il tema per Difesa Contro le Arti Oscure» concluse Aziraphale, con finta casualità.

Crowley gli restituì l'occhiata più incredula che Aziraphale gli avesse mai visto fare. «Era alcolica quella Burrobirra? Secondo te io faccio i compiti con tre giorni di anticipo?! Shadwell lo vuole per martedì!»

«Sì, ma sessanta centimetri sugli incantesimi di difesa non verbali sono tanti» raziocinò il biondo, candido.

«E quindi?»

Aziraphale scosse il capo con noncuranza. «Io pensavo di cominciare a lavorarci da domani»

«Buon per te» sbuffò Crowley, allibito.

Il Corvonero dovette arrendersi all'evidenza: quell'idiota di una Serpe non collaborava. Si sentì in vena di specificare: «Stavo pensando che potremmo vederci domani in Biblioteca per farlo, se vuoi»

Crowley alzò le sopracciglia e schiuse la bocca in un atto di muto stupore. Recuperò le sue proprietà di linguaggio per esclamare scandalizzato: «Tre giorni di anticipo, Aziraphale!»

«Due» corresse il Corvonero, sorridendo affabile allo sbuffo del Cercatore. Crowley reclinò la testa all'indietro ed emise un suono agonizzante, affondando le mani nelle tasche del mantello.

«E va bene» si arrese alla fine. «Ma solo per questa volta, angelo»

Aziraphale sorrise trionfante prima di sventolare una mano in segno di saluto e imboccare la strada per raggiungere la Torre Ovest: era stata davvero una bella giornata.
















Note:
[1]: Nella finta Wrosky il Cercatore di una squadra vola in picchiata verso il basso per abbindolare il Cercatore avversario, facendogli credere di aver avvistato il Boccino d'oro.
[2]: La Tornado Uno viene messa sul mercato dai fratelli Ollerton nel 1926. La Bentley che guida Crowley nel canone è il modello del 1926.
[3]: Con la manovra di Porskoff un Cacciatore si fa inseguire verso l'alto mentre lancia la Pluffa a un altro Cacciatore della stessa squadra più in basso.
[4]: La Double eight loop è l'azione messa in atto da Gabriel e che consiste nel volare a otto rovesciato davanti agli anelli per confondere il Cacciatore avversario che entra in area di rigore. Di solito si usa per le punizioni.
Il titolo è un verso della canzone del Cappello Parlante.






Angolino di Menade Danzante:

Spiegone! Per i vecchi, Cristina. (Boris stile di vita). No, scherzo, è per tutti, me in primis: mi preme fare qualche considerazione sulle scelte che ho fatto nella storia perché siano più chiare anche per me.
Se la Casa dei protagonisti è praticamente ovvia (Crowley è collegato al serpente, Aziraphale è, come viene specificato apertamente nel libro, intelligentissimo), quella degli altri personaggi potrebbe non essere altrettanto lampante. Ho deciso di non dividerli per Case in base alle fazioni di Good Omens perché, come ci ha teoricamente insegnato l'opera, non sono affatto diversi tra loro: Paradiso e Inferno si equivalgono, perciò ho preferito puntare sulle caratteristiche più evidenti per affibbiare loro una Casa (anche perché ho citato personaggi che non fanno parte di Paradiso e Inferno e se avessi mantenuto una divisione netta tra le due parti avrei indebitamente coinvolto nella faida anche persone come Anathema, Madame Tracy e Shadwell).
Il Confundus (per cui si ringrazia Hermione Granger) non è minimamente forte come l'atto di donare la spada di fuoco agli umani. Il problema con l'AU in cui angelo e demone sono mortali è proprio l'impossibilità di mettere a tema molti snodi della storia originale in cui il loro essere creature soprannaturali fa vedere molti atti da loro compiuti in modo più incisivo e straordinario. Mi è sembrato comunque un buon compromesso tra Aziraphale Guardiano del Cancello Orientale e Aziraphale Corvonero.
Un altro problema è la contrapposizione Bene-Male che ha una valenza fondamentale nella storia. Di nuovo, la discriminazione dei Serpeverde non è ugualmente potente, ma avendo contestualizzato il tutto dopo la Seconda Guerra Magica e giudicando l'idea di Aziraphale razzista come una delle cose più OOC in cui mi sia mai imbattuta, questa è stata l'unica soluzione plausibile. Anche far fare Dio al Cappello Parlante è indegno, ma, oltre ad avermi fatto ridere più del dovuto, è stata davvero l'unica possibilità a mia disposizione nel mondo di Harry Potter.
Spero che la storia vi sia piaciuta e che i personaggi siano stati sufficientemente coerenti con gli originali nonostante l'universo alternativo in cui li ho piazzati. Non escludo di poter tornare in questo universo in futuro, ma per ora eccoci qua!
Alla prossima!

Menade Danzante

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Capitolo 2
*** Nella tana del Bianconiglio ***


NElla tana

Nella tana del Bianconiglio









«Assolutamente no!» esclamò indignato Aziraphale di fronte allo sguardo da Kneazle bastonato del suo amico.

«Andiamo!» ribatté Crowley, lamentoso. «Che sarà mai? Non se ne accorgerà nessuno, staremo attenti.»

«Non lo farò! Come hai anche solo potuto pensare che l'avrei fatto?!»

Il verde-argento gli si avvicinò abbassando la voce. «Eri contento quando te l'ho proposto la settimana scorsa, angelo.»

Era vero, ma quando Crowley aveva lanciato l'idea di osservare il Lago Nero da un'altra prospettiva, Aziraphale non aveva messo in conto che avrebbe dovuto infrangere le regole della scuola. Soprattutto, non aveva immaginato che l'altra prospettiva fosse nella Sala Comune di Serpeverde: Crowley aveva pensato bene di aspettare qualche giorno prima di rivelargli i particolari dell'impresa e il Corvonero sapeva benissimo il perché: quel demonio di una Serpe aveva capito che incuriosirlo e lasciar fermentare i suggerimenti che gli dava era sempre una buona mossa per farlo poi capitolare.

Ma questa volta Aziraphale sarebbe stato adamantino.

«Non sei stato onesto con me,» rinfacciò, infatti. «E comunque non vedo perché debba venire nella vostra Sala Comune. Che ha di così speciale?»

Crowley ghignò sornione. «Vieni a scoprirlo: io non te lo dico.»

«Non lo saprò mai, allora.». Aziraphale si sentì sciocco in prima persona nel dire quella frase così infantile, che avrebbe fatto invidia a un bambino di cinque anni, ma non fece nulla per ritrattare, né per togliersi dalla faccia l'espressione stizzita che aveva messo su. Si sentì anche in dovere di rimarcare: «Non rischierò l'espulsione di entrambi per il Lago Nero, Crowley.»

Crowley rimase in silenzio per un lungo momento, così lungo che Aziraphale credette che non avrebbe ricevuto alcun tipo di risposta. Quando questa alla fine arrivò, tuttavia, si sentì mancare l'aria nei polmoni.

«Sei sempre così esagerato, Aziraphale,» sbuffò Crowley, monocorde, i nomi propri che aleggiavano gelidi tra loro mentre il Serpeverde si alzava dandogli la schiena. «Se cambi idea, fammelo sapere.»



Aziraphale non gli aveva parlato per tre giorni. Aveva ignorato il suo sguardo durante i pasti e aveva fatto finta di non vederlo nemmeno nei corridoi. Crowley, dal canto suo, non aveva cercato di attirare la sua attenzione in alcun modo. Il Corvonero non sapeva dire se questo l'avesse più sollevato o indispettito, ma di sicuro aveva evitato di soffermarsi su quel particolare più del dovuto. Non era lui che doveva sentirsi in colpa, non era lui che doveva chiedere scusa. Se il Serpeverde non si fosse fatto avanti da solo, Aziraphale non avrebbe cercato di modificare quella situazione in alcun modo: non ne aveva la responsabilità.

Fu dunque uno shock per lui ritrovarsi costretto, al quarto giorno di mutismo forzato, a sedersi vicino a Crowley durante la lezione di Erbologia nella serra numero tre. Per tutta la prima ora fu bravissimo: non lo guardò, non comunicò con lui e fu autosufficiente nella lotta al ceppo di Pugnacio con il quale avrebbero studiato fino alle prossime vacanze di Natale. Fu la seconda ora a tradirlo. Aziraphale provò con tutto il cuore a tenere la bocca chiusa e a non mostrarsi interessato alla bizzarra modalità con cui l'altro stava disperatamente provando a spremere i baccelli della pianta, ma quando Crowley fece l'ennesima mossa sbagliata nel tentativo di portare a termine il proprio compito, il Corvo non poté fare a meno di trattenersi dallo sbuffare irritato.

«Devi usare un oggetto appuntito, sì, ma non per tagliarlo a spicchi: sembra un pompelmo, ma non lo è,» disse concitato, la voce bassa per non disturbare i tavoli vicini.

Crowley sussultò visibilmente e si bloccò con il coltellino a mezz'aria. «Oh no, non ci provare: non osare dirmi come devo trattare le piante.»

«Oso, invece: è scritto nel libro,» ribatté Aziraphale, piccato, puntando con il mento il tomo aperto sul suo piano di lavoro. «Ti faccio vedere.». Con un paio di mosse esperte, il Corvonero fece esplodere la polpa pulsante del suo baccello e i tuberi verdognoli in esso contenuti si dispersero all'interno della ciotola.

Crowley scoprì i denti in una smorfia e scosse il capo rifacendogli il verso, ma si affrettò comunque ad eseguire in maniera corretta il procedimento. Aziraphale lo vide evitare volutamente il suo sguardo quando l'operazione diede proprio i frutti sperati.

«Sei simpatico, davvero,» lo rimbeccò Crowley mentre cercava gli strumenti per raccogliere il succo di Pugnacio. Fu il turno del Corvonero di bloccarsi, sorpreso. «Mi ignori, è come se non esistessi da giorni

«Tre giorni.»

«- e le prime parole che mi rivolgi sono delle correzioni sul mio metodo di lavoro. Sul serio?»

Aziraphale non rispose subito: quella era una provocazione bella e buona e il Corvo non aveva intenzione di accoglierla in modo aggressivo. Questo avrebbe significato darla vinta alla Serpe e di certo non rientrava nei suoi obiettivi.

«Ti sto facendo prendere un bel voto,» disse, invece.

Crowley lo guardò in tralice. «Ah, quindi adesso ti devo pure dire grazie?»

Aziraphale sbuffò: «Non mi devi dire niente. E non sei in debito con me.»

L'altro grugnì il suo disappunto, ma tornò al suo estratto da imbottigliare. «Hai un modo strano di chiedere scusa, te l'ha mai detto nessuno?»

«IO NON-» iniziò il bronzo-blu con voce acuta, ma il veloce sguardo che gli venne lanciato da due compagni di Casa a poca distanza da loro fu sufficiente a fargli ricordare di essere in presenza di altre persone e soprattutto di un'autorità: non voleva finire in Presidenza per questo.

Inspirò a fondo, cercando di recuperare la calma. Quando credette di esserci riuscito, si sforzò di riprendere con tono più moderato. «Io non devo chiederti scusa perché ho ragione: mi hai chiesto di fare una cosa pericolosa.»

Crowley roteò gli occhi al cielo. «Punto primo: hai fatto di peggio. Devo ricordarti che hai barato alla prima partita di Campionato?». Aziraphale si sentì avvampare e gonfiò le guance in preda al forte impulso di accampare qualche scusa, ma l'altro non gliene diede il tempo. «Punto secondo: c'era davvero bisogno di ignorarmi così, eh? Non potevi dire no e basta?»

A questo gli fu concesso di replicare. «È quello che ho fatto! Ma tu sei insistente. Sai benissimo che non ti avrebbe fermato un no! E infatti non ti ha fermato, vorrei sottolineare: hai-»

«Me ne sarei fatto una ragione, angelo.»

All'udire il nomignolo entrambi smisero di parlare e si scambiarono uno sguardo imbarazzato. Aziraphale realizzò con orrore quanto gli fosse mancato.

Fu Crowley il primo a recuperare le proprie facoltà di linguaggio. «A me farebbe piacere fare... quella cosa... perché so che a te piacerebbe farla. Ma se tu non vuoi, io non voglio costringerti.». La Serpe fece una breve pausa prima di aggiungere: «Pensavo lo sapessi.»

Aziraphale si guardò nuovamente attorno, sperando che la visione degli altri studenti lo inducesse a rimanere posato. «Ecco, lo stai facendo di nuovo: stai cercando di comprare il mio sì con un trucchetto dei tuoi. Come fai a sapere che mi piacerebbe?»

Crowley scosse la testa, esasperato. «Ti sto dando una scelta. Se non vuoi, puoi dire di no senza vaneggiare di espulsioni e altre fantastiche idiozie delle tue.»

Aziraphale lo fissò per un attimo, preoccupato: non erano idiozie, quelle. Non per lui. Infrangere il regolamento scolastico era cosa grossa, Crowley avrebbe dovuto saperlo. «Non ti rendi conto di quello che dici!» disse, infondendo in un mormorio appena accennato tutta la foga di cui era capace. «Se lo fai, verrai accusato di aver rivelato i vostri segreti a una persona che dovrebbe rimanerne fuori.»

«Nessuno è mai stato cacciato per così poco, suvvia. E poi che male c'è a conoscere dove si trovano le Sale Comuni?»

«Shh!» intimò Aziraphale, guardando atterrito il resto della classe per sincerarsi che nessuno avesse allungato le orecchie più del dovuto. Quando tutto gli sembrò tranquillo, tornò a rivolgersi a Crowley con un inequivocabile cenno: ne avrebbero parlato più tardi, dopo la lezione, in un luogo più sicuro.

Approfittarono della chiassosa Sala Grande per riprendere il discorso esattamente da dove l'avevano interrotto.

«Deve esserci qualcosa di male nel saperlo, ma non è questo il punto,» raziocinò Aziraphale.

«In parte lo è, invece,» insistette Crowley. «Se non ci fossero questi stupidi divieti, non dovremmo stare qui a risolvere la questione. Comunque,» continuò senza lasciare al Corvonero il tempo di aprire bocca, «non sei costretto. Era solo un'idea per un po' di svago.»

«Non è divertente infrangere le regole,» puntualizzò Aziraphale.

«Non l'ho mai detto.»

Da quando avevano cominciato ad approfondire la loro conoscenza reciproca, il Corvonero si era reso conto di quanto Crowley non fosse uno studente particolarmente ligio al dovere scolastico. Quell'affermazione uscita fuori dalla bocca della Serpe era semplicemente assurda, ma era evidente che lui non la pensasse allo stesso modo.

«Io non infrango le regole per il solo gusto di farlo, angelo,» precisò Crowley, come se gli avesse letto la perplessità in faccia. «Le infrango quando mi impediscono di fare cose che mi piacciono e che non fanno del male a nessuno.»

Aziraphale colse la sfumatura di significato, ma non ne fu particolarmente felice: la sostanza cambiava di poco.

«Non credo di volerlo fare, Crowley. Mi dispiace,» disse, calmo e sincero.

L'altro annuì, mogio. «Come preferisci. Pace?» domandò, tendendo subito una mano verso Aziraphale. Il Corvonero sorrise mesto prima di stringerla.

«Pace.»



Era stato facile mettere da parte il temperamento battagliero.

Dimenticare la conversazione avuta con Crowley, tuttavia, si era rivelato molto più complicato. Le parole dell'altro, infatti, malgrado Aziraphale non fosse disposto ad ammetterlo ad alta voce, avevano suscitato in lui una forte impressione sin dalla prima proposta. La promessa del Lago Nero sotto un'altra prospettiva, qualsiasi cosa quello volesse dire, l'aveva incuriosito. La sicurezza con cui Crowley gli aveva suggerito che non se ne sarebbe pentito, poi, aveva finito quasi per convincere lo stesso Aziraphale. Se solo non ci fosse stato il regolamento a rendere tutto difficile, il Corvonero avrebbe acconsentito senza problemi a seguire la Serpe. Ma quello rimaneva un ostacolo insormontabile: Crowley avrebbe passato guai serissimi se fossero stati scoperti a sgattaiolare insieme nella stessa Sala Comune. Il fatto che lui non se ne rendesse conto era ridicolo, semplicemente ridicolo: il Serpeverde avrebbe dovuto esserne consapevole, per Merlino! Madame Tracy sarebbe stata del tutto in diritto di punirlo se Aziraphale avesse spifferato tutto, ma Crowley sembrava del tutto immune alla preoccupazione e faceva passare lui per un idiota troppo sussiegoso nei confronti delle regole.

La Serpe, in ogni caso, era stata di parola: non aveva più nominato la Sala Comune di Serpeverde e nemmeno il Lago Nero. Aziraphale gliene era stato grato, davvero, ma la totale assenza di quei due elementi nei loro discorsi aveva cominciato a sortire l'effetto contrario a quello sperato: più non ne parlavano, più il Corvonero si preoccupava che Crowley fosse offeso e che quello sarebbe diventato un tabù tra loro, qualcosa di ignobile da nascondere, da dimenticare e basta. E forse scordare la faccenda sarebbe stato meglio per entrambi... ma... ma.

La verità era che Aziraphale continuava a pensarci. Ogni volta che Crowley evitava palesemente di ricordargli l'esistenza del Lago, il Corvo si perdeva a immaginare da quale altra prospettiva fosse possibile guardarlo e perché mai fossero coinvolti gli alloggi dei Serpeverde. Quando questo accadeva, Aziraphale si riduceva al silenzio più totale o cambiava repentinamente argomento senza alcuna parvenza logica. Crowley non diceva niente, lo assecondava, ma il Corvonero era sicuro di averlo colto, di tanto in tanto, a nascondere un sorriso a metà tra l'amareggiato e il divertito: lui sapeva. Quel demonio del suo compagno sapeva e aspettava, paziente, che Aziraphale cedesse alla tentazione di chiedere di più, di assecondare il bisogno di conoscenza e di saziare la propria curiosità. Ma il Corvo non l'avrebbe fatto vincere. Mai e poi mai. Sarebbe stato forte e avrebbe resistito: prima o poi Crowley si sarebbe stancato di aspettare un cambiamento in lui e sarebbe andato tutto bene, sarebbe tornato tutto come prima. Aziraphale ci avrebbe scommesso tutti i suoi galeoni.

Non dovettero passare molti giorni, però, perché il Corvonero maturasse l'assoluta certezza che, se avesse davvero scommesso tutto il suo denaro su quell'opzione, sarebbe diventato estremamente povero. La rivelazione gli sovvenne in un pomeriggio qualunque di dicembre, quando Crowley e Aziraphale decisero di concedersi una pausa dallo studio con una rigenerante passeggiata nel parco. Il bronzo-blu non si era accorto di aver involontariamente deviato i propri passi verso le vastità del Lago Nero se non quando se lo ritrovò davanti in tutto il suo brillante frigido splendore. Nonostante il cielo non fosse particolarmente sereno, la superficie d'acqua rifletteva comunque una tenue luce ondulata e ipnotica, quasi ammaliante. Veniva voglia di tuffarsi e nuotare.

«Non è bellissimo, angelo?»

Aziraphale deglutì e sussultò nello stesso momento: non si era aspettato di sentire Crowley sibilargli all'orecchio così da vicino.

«Sì.» rispose, accennando un sorriso vago.

«E non sarebbe bello vederlo in un altro modo?»

No!, pensò Aziraphale indignato, ma qualcosa andò storto quando venne il momento di dare voce alla sua risoluzione.

«Sì.» ripeté, infatti, trattenendo il fiato subito dopo. Si allontanò di pochi passi dal Serpeverde, risentito. «Crowley! Mi stai Confondendo?»

L'altro sorrise. «Non mi permetterei mai. Non sono te.»

Aziraphale si sentì avvampare, ma non fece nulla per correggerlo. Tornò a guardare il Lago e a cercare qualcosa di furbo da dire per chiudere quella conversazione una volta per tutte. «Un lago è sempre un lago, da qualunque... prospettiva lo si guardi.»

«I Maridi non sono d'accordo. È casa per loro. Tipo Hogwarts per noi.»

Quello lo colpì. «Lo dici come se lo sapessi con certezza.» disse il Corvonero, vagamente allarmato per la curiosità che montava in lui: nessuno era in grado di avvicinare i Maridi del Lago Nero. Nessuno. Come poteva il suo amico parlare di loro con tanta disinvoltura? Aziraphale non si sarebbe mai permesso di insinuare alcunché su quelle creature.

La situazione non migliorò quando Crowley accentuò il sorriso – il ghigno – che gli era spuntato in volto.

«Forse è così.». La Serpe ridusse nuovamente la distanza tra loro. «Chi lo sa? Dovresti proprio venire a scoprirlo. Lo so che lo vuoi,»

Aziraphale sospirò mentre realizzava con estrema lucidità due ineluttabili verità: Crowley non avrebbe mai smesso di tormentarlo con quella storia e, cosa ancora più allarmante, non aveva decisamente bisogno di Confonderlo per aizzare il suo interesse.

«È pericoloso,» pigolò senza guardarlo, facendo leva sull'ultimo barlume di buonsenso che sentiva ancora in sé.

«Forse. Ma ne vale la pena.»

Il Corvonero incrociò le iridi da serpente di Crowley: capì subito di aver commesso un grosso errore. Purtroppo per lui lo capì anche la Serpe, che esclamò senza mezzi termini: «Ho già pensato a tutto!»

«Oh, ma davvero? Sapevi che alla fine avrei acconsentito? Tu... Tu...», Aziraphale avrebbe davvero voluto appellarlo come meritava, ma non riuscì ad articolare altro di diverso da: «... cattivo vecchio gargoyle!»

Crowley scoppiò a ridere prima di spingergli una mano sulla schiena per reindirizzarlo verso il castello e per assillarlo con il suo grandioso piano: Aziraphale aveva già mal di testa.



Aziraphale si era aspettato qualcosa di più articolato e sicuro, doveva essere sincero con sé stesso. Questo, almeno, era quello che «Ho già pensato a tutto» gli aveva suggerito quando l'aveva udito. Certo, prevedere tutti i risvolti della situazione non era cosa da poco, ma definire quello di Crowley come un piano era un eufemismo fin troppo generoso.

«Lo faremo durante le vacanze di Natale, quando non c'è più nessuno in giro. Sempre che tu rimanga qui, ovviamente.»

Aziraphale aveva avuto il cuore di far notare quanto poco elaborata fosse quell'idea, ma non era stato in grado di proporre niente di alternativo. Era ovvio che fosse meglio mettersi all'opera con il minor numero possibile di studenti nel castello, ed era altrettanto palese che avrebbero fatto tutto con estrema prudenza. Si era limitato a proporre cautela e per quel pomeriggio non ne avevano più parlato.

Avevano rispolverato l'argomento solo qualche giorno dopo, con le vacanze ormai imminenti, quando Crowley era tornato in Sala Grande dagli allenamenti di Quidditch completamente fradicio.

«Potrei aver dimenticato una cosa,» gli aveva detto il Serpeverde prima di indicarsi le vesti bagnate.

«L'ombrello?»

«Pix.»

Aziraphale aveva colto subito la gravità della circostanza e si era preso la testa fra le mani, ma aveva deciso di contenere la ramanzina in due frasi ben assestate su quanto poco Crowley tenesse alle proprie responsabilità.

«Ci penso io,» aveva concluso il Serpeverde con convinzione prima di picchiettarsi la divisa con la bacchetta, facendola tornare subito asciutta. «Non devi preoccuparti di niente, angelo.»

E Crowley aveva fatto il suo dovere: due giorni dopo aveva assicurato ad Aziraphale di aver regalato a Pix la sua intera scorta di Caccabombe in cambio di una tregua per tutta la durata delle vacanze.

«Come se quel Poltergeist fosse uno di parola,» aveva ribattuto il Corvonero, scettico, ma Crowley era stato lesto ad elargire un sorriso furbo.

«Oh, starà buono, vedrai. Non vorrà di certo far arrabbiare il Barone, no?»

Aziraphale si era illuminato di comprensione. «Che immagino tu abbia casualmente nominato.»

Suo malgrado, il Corvo aveva sorriso all'occhiolino della Serpe e anche per quel giorno l'argomento era stato considerato esaurito.



A una settimana dalle vacanze entrambi avevano dato il loro nome per rimanere a Hogwarts e avevano potuto notare quanto le liste fossero corte: ben pochi studenti avrebbero passato il Natale a scuola. Questo faceva aumentare le possibilità di successo della loro marachella e persino Aziraphale aveva smesso di preoccuparsi troppo in favore di un atteggiamento più rilassato e, a onor del vero, malizioso. Il Corvonero non vedeva l'ora di scoprire in quale altro modo fosse possibile osservare il Lago Nero e rimanerne ugualmente affascinati. Negli ultimi giorni si era anche reso conto di aver riversato così tanta aspettativa in quel progetto da chiedersi se per caso non si fosse lasciato trascinare troppo dalle promesse di Crowley. La sua immaginazione non era d'aiuto: pur non avendo idea di cosa figurarsi nella mente, il cuore gli suggeriva meraviglie. Sperava addirittura che potessero superare quelle della Sala Grande tutta addobbata di ghirlande e alberi di Natale.

Soltanto la mattina della Vigilia Aziraphale sentì montare dentro di sé tutta l'angoscia che l'aveva risparmiato nella settimana precedente. Erano d'accordo per procedere quel giorno, sfruttando l'ora di pranzo e le conseguenti Sale Comuni vuote. Crowley aveva garantito che sarebbe bastato accampare una scusa qualunque con i compagni di Casa poco prima del pasto per sviare qualsiasi sospetto: nessuno avrebbe chiesto spiegazioni dettagliate su un improvviso dolore alla pancia, per esempio. Ad Aziraphale non servì nemmeno mentire: le fitte che avvertiva allo stomaco erano reali e concrete, un misto di terrore ed eccitazione che lo portava a camminare avanti e indietro per tutto il Dormitorio e a pensare un momento di ritirare la propria disponibilità a recarsi nella Sala Comune di Serpeverde e quello dopo di andarci subito, senza nemmeno aspettare il grande esodo dalla propria.

Fu con una grande dose di autocontrollo che decise di rimanere saldo nella propria posizione e di attendere, più o meno paziente, che tutti se ne fossero andati per poi uscire a sua volta dalla Sala e raggiungere il punto di incontro stabilito, non lontano dall'ingresso ai sotterranei. Crowley era stato sibillino a riguardo, non gli aveva detto granché, ma solo che da lì in poi l'avrebbe guidato lui.

Si appoggiò con il fianco al muro nell'attesa, ripetendosi di essere sul punto di compiere sia una grandissima stupidaggine che una bella avventura insieme a Crowley. Di tanto in tanto i suoi pensieri viaggiavano verso lo scenario peggiore possibile: la cacciata di Crowley dalla scuola. In quei momenti Aziraphale si diceva di essere un idiota, un completo egoista e probabilmente una pessima persona in generale. Ma non poteva farci niente se in quegli attimi di puro panico il piano che una settimana prima sembrava senza falle ora gli appariva come qualcosa di irrealizzabile. Sarebbe bastato un solo insegnante di pattuglia nei piani bassi del castello per distruggere ogni loro singolo sogno di gloria e-

Un dito gli tamburellò sulla spalla con discrezione.

Fu così assurdamente inaspettato che Aziraphale sussultò ed ebbe solo la prontezza di tapparsi la bocca con una mano per soffocare il grido di paura che avrebbe potuto attirare l'attenzione di un fantasma o di un'autorità scolastica.

«Crowley,» ansimò quando si fu ripreso. Di fronte a sé il Serpeverde lo guardava con una certa apprensione.

«Ripensamenti?» chiese senza mezzi termini. Il tono, tuttavia, era calmo, sereno: Aziraphale seppe in quel momento con assoluta certezza che se avesse detto di voler andare in Sala Grande a gustarsi il pranzo insieme a tutti gli altri, Crowley non si sarebbe opposto, avrebbe esaudito il suo desiderio e lo avrebbe lasciato in pace; gli stava dando l'ultima possibilità di ritirarsi, di mandare a monte tutto, e, come se quello non fosse stato già abbastanza, l'avrebbe rispettato a prescindere dalla decisione finale. La consapevolezza fu così immediata e autentica che Aziraphale si sentì improvvisamente leggerissimo, travolto solo da un moto di tenerezza e affetto che non avrebbe saputo come articolare in parole. Deglutì a vuoto un paio di volte prima di riuscire a rispondere.

«No. Davvero,» precisò, più convinto. «Voglio farlo.»

Il sorriso che Crowley gli regalò fu capace di fargli dimenticare per un attimo tutta l'agitazione che sentiva ribollire dentro di sé.

«Forza, allora,» lo incitò il Serpeverde, facendogli un cenno perché lo seguisse.

Fu il labirinto dei sotterranei a risvegliare la preoccupazione di Aziraphale. Ogni svolta avrebbe potuto celare un tranello e il Corvonero si sentiva morire tutte le volte in cui non riusciva a scorgere altro che ombre sinistre sulle pareti. In più di un'occasione si aggrappò al braccio di Crowley per indicargli inesistenti pericoli e quando gli parve di sentire un'eco sospetta decise di non lasciarlo più. Il Serpeverde si limitò a lanciargli un'occhiata esasperata, ma non fece niente per liberarsi dalla presa e Aziraphale giurò che gliene sarebbe stato grato a vita.

Si arrestarono di fronte a una lastra di pietra qualunque, così anonima che Aziraphale avvertì una lieve ondata di delusione: doveva essere la porta, ma non era per niente invitante.

Crowley si frugò in tasca ed estrasse un fogliettino. «Sì, lo so, lo so,» cantilenò come a precedere una qualche osservazione da parte del Corvonero. «Non è prudente scrivere su carta le parole d'ordine, si rischia di perderle e tutte quelle cose lì. Lo so.». Il bronzo-blu aggrottò la fronte, ma lo lasciò finire. «Ma è cambiata stamattina e non me la ricordo.»

«A voi basta una parola d'ordine per entrare?» bisbigliò alla fine Aziraphale, la comprensione che si faceva strada in lui mentre fronteggiava il muro segnato dall'umidità.

«In che senso a noi? Voi non fate così?»

Il Corvonero fece per rispondere, ma le regole di Hogwarts gli riecheggiarono nella mente con più velocità del previsto, facendogli chiudere la bocca prima che potesse fare alcunché.

«Ma certo,» disse spazientito Crowley, ringhiando tra i denti per mantenere un tono di voce basso. «Non ti ho fatto vedere come raggiungere la mia Sala Comune e come entrare, no no,» lo schernì con stizza. «Quella di Corvonero deve rimanere nascosta, ovvio

«Non essere così melodrammatico,» lo ammonì Aziraphale, severo. «Stiamo già correndo troppi rischi. Se sapessero che mi hai rivelato l'entrata per-»

«Senti, chiudi il becco,» tagliò corto Crowley, l'offesa ancora palpabile nel suo tono di voce. «Tieniti i tuoi segretucci da Corvonero, non mi interessano, tanto non ho alcun motivo per venire in quella Sala.»

Aziraphale non trovò niente da dire per replicare. Si sentì incredibilmente vuoto per un lungo momento e sperò irrazionalmente di poter tornare indietro nel tempo per rimediare all'errore. Considerò la possibilità di chiedere a Crowley se intendesse davvero quello che aveva appena detto, che non aveva nessun motivo per fare visita alla Torre dei Corvi, o se l'avesse fatto solo per ripicca, ma scoprì di non voler conoscere la risposta con sicurezza: non sapeva dire come avrebbe reagito se l'altro avesse confermato la crudeltà di quella dichiarazione e preferì rimanere nell'ignoranza.

«Magonò lesse Crowley, riscuotendolo dai suoi pensieri e facendolo concentrare sul da farsi. Il muro si aprì e li lasciò entrare.

«Come avrai notato, la Preside non ha perdonato i Serpeverde per la loro condotta in guerra,1» precisò il verde-argento con aria mortificata una volta dentro. «Due settimane fa la parola d'ordine era Viltà, capirai...»

Ad Aziraphale, tuttavia, quei concetti sembrarono improvvisamente lontani: tutto era lontano di fronte alla fredda magnificenza della Sala Comune in cui si era ritrovato a mettere piede. Per assurdo ne ebbe quasi un senso di felice oppressiva accoglienza che non avrebbe saputo spiegare: tutta quella pietra che li circondava non sembrava confortevole, ma ad Aziraphale bastò inquadrare il caminetto scoppiettante per cambiare idea. La Sala non era ariosa né blu come quella di Corvonero, ma non gli dispiaceva per niente. Anzi: pensò che si sarebbe potuto abituare molto facilmente a quell'atmosfera misteriosa e verdastra, sottomarina.

«Sembra di essere...» cominciò, la voce sottile, e l'illuminazione lo colse ancor prima che Crowley potesse concludere:

«... sotto il Lago.»

Aziraphale si arrampicò scompostamente su una delle sedie più vicine alle finestre per incollare il volto al vetro, gli occhi a palla sgranati sul fondale del Lago Nero. Il Corvonero si era avvicinato così tanto che per un attimo prese un respiro profondo, convinto di dover a breve lottare contro la sensazione di soffocamento che gli avrebbe serrato la gola. Fu quasi sorpreso quando rilasciò l'aria e non uscirono bollicine. Ma a sconvolgerlo fu il movimento che catturò il suo sguardo oltre il vetro. Per un momento riuscì solo a boccheggiare e a indicare con il dito fuori dalla finestra, ma quando ebbe recuperato la parola esclamò: «Quello è un Avvincino!»

Udì Crowley ridacchiare dietro di sé e gli fece un vago cenno di avvicinarsi per ammirare con lui l'animale che nuotava sinuoso davanti a loro, sgusciando tra le alghe, coperto alla vista, e sbucando fuori dalle curve più impensabili, da cui Aziraphale non si aspettava di veder uscire niente. Forse è a caccia, pensò eccitato, anche se di pesci non c'era l'ombra.

«Quindi... Quindi puoi vedere le Sirene e i Tritoni e... e... i Selkie!» esclamò con il naso ancora premuto sulla finestra a seguire l'Avvincino.

«Ehm... Be', non si avvicinano molto alla scuola, ecco...» balbettò Crowley e Aziraphale, anche se non lo vedeva, poteva giurare che avesse una smorfia colpevole sulla faccia. «Potrei aver esagerato quando te l'ho detto... Però vediamo il calamaro. Quello sì. Enorme.»

Il Corvonero si staccò quel tanto che bastava perché i loro sguardi si incrociassero sulla vetrata. Quando la Serpe se ne accorse sorrise le sue scuse, impacciato, e Aziraphale non ebbe la forza di sgridarlo. Tornò a dedicare la propria attenzione alla creatura marina, chiedendosi se fosse davvero possibile considerarla tenera, con quei suoi dentini e con quelle dita terrificanti, e concluse che il vetro sicuramente lo aiutava a formulare un giudizio affettuosamente distorto.

Attese di vedere l'Avvincino scomparire alla propria vista prima di scivolare sulla sedia e appoggiarsi allo schienale con aria soddisfatta.

«Sarebbe bello vederlo tutti i giorni,» considerò, gli occhi persi nel focolare ma ancora immersi nello splendore verdastro del Lago.

«Ti annoieresti.»

Aziraphale prese un bel respiro quieto: forse Crowley aveva ragione. «Tu, però, continui a guardarlo dopo sei anni,» disse comunque, ammirando il sorriso sghembo che il Serpeverde rivolse al vetro.

«Mi piacciono gli spazi aperti.». Fece un cenno alla Sala. «Questo è po' asfissiante per quanto mi riguarda.»

«A me piace. Penso che potrei abituarmici.»

Crowley ammiccò. «Quindi avevo ragione: ne valeva la pena.»

Aziraphale mise su un'espressione imbronciata, ma lasciò cadere in fretta la maschera: la stanza in cui si trovava era troppo affascinante perché potesse fingersi risentito ed essere credibile. Si disse che, se avesse potuto ridecorare la Sala, avrebbe ridimensionato la presenza del colore verde e introdotto il mogano, ma per il resto era davvero uno dei posti migliori che avesse mai visto a Hogwarts. Nell'asfissia che vedeva Crowley c'era un senso di protezione che riscaldava Aziraphale tanto quanto il fuoco del caminetto. L'idea stessa di trovarsi sotto il livello dell'acqua lo riempiva di stupore ed entusiasmo. Quello sarebbe stato un posto perfetto per sedersi in poltrona e leggere un libro sorseggiando una cioccolata calda. La Sala Comune di Serpeverde aveva l'atmosfera consolatoria che mancava a quella di Corvonero.

Fece per esporre il pensiero a Crowley, ma si arrestò poco prima di aprire bocca, la mente bloccata a prima, quando si era presentato il suo turno di condividere informazioni sulla propria Sala e lui si era rifiutato di ricambiare la cortesia. Crowley lo aveva coinvolto in qualcosa di importante, si era messo in un potenziale pericolo solo perché era sicuro che Aziraphale avrebbe apprezzato la Sala della sua Casa. Non aveva mai dubitato, il Corvo ne era certissimo. Gli aveva regalato un'esperienza nuova, bella, su misura. Aveva fatto tutto quello per lui. Ed era stato ripagato con la moneta della diffidenza, del sospetto e dell'esclusione.

Gli si strinse lo stomaco in una morsa mentre il tono sarcastico e scocciato con cui Crowley gli aveva risposto gli risuonava nella mente. Ma adesso il senso di colpa prese il posto dello shock, perché Aziraphale era ormai certo di esserselo meritato: era stato uno stupido, un perfetto idiota e un ingrato. Un pessimo amico, quando Crowley, ora lo vedeva, era stato il migliore che avesse mai avuto.

«Noirisolviamoindovinelli,» disse di punto in bianco, tutto d'un fiato. Crowley si voltò verso di lui con un'aria così interrogativa che Aziraphale si premurò subito di riformulare, stavolta con più calma: «Per entrare nella mia Sala Comune, che è in cima alla Torre Ovest, devi risolvere un indovinello.»

Crowley lo guardò sbalordito e il Corvonero poté leggere in quegli occhi gialli una miriade di domande. Di alcune supponeva di conoscere la natura.

«Sul serio? Di che tipo?»

Aziraphale si sforzò di ricordare. «Questa mattina il batacchio sulla porta mi ha chiesto la differenza tra un verbo e un nome.»

Crowley emise una risata canzonatoria, ma dopo qualche attimo parve meravigliato. «E non è ovvio, scusa?»

Il Corvonero si strinse nelle spalle, un po' offeso: avrebbe dovuto mentire e rifilargli un indovinello più complicato. «Non sono sempre difficili, non c'è bisogno di prendere in giro.»

«No. No, non intendevo- È che questo non è un indovinello. Non c'è niente da indovinare: lo sanno tutti.»

Aziraphale rifletté un momento prima di sfoderare un sorriso che sperò essere poco rassicurante. «Dimmelo, allora: qual è la differenza tra un verbo e un nome?»

Crowley lo fissò per qualche attimo a bocca aperta e il Corvo poté quasi percepire i suoi pensieri e la sua incredulità, così come il suo repentino cambio di rotta: la Serpe, infatti, si appuntò un dito sul petto, in corrispondenza dello stemma della sua Casa. «Angelo, io non sono intelligente, no?»

Aziraphale alzò un sopracciglio, deliziato. «Mio caro, credevo che tu fossi superiore a queste divisioni dettate da uno stupido vecchio Cappello Parlante. Non vorrai mica dirmi che dovrò risolvere l'indovinello per te solo perché io sono un Corvonero, vero?»

Crowley apparve risentito solo per un momento, il tempo necessario perché un ghigno ammirato gli si stampasse sulla faccia. «Farò da solo, allora. Ma con calma.»

Aziraphale annuì con un sorriso prima di tornare a guardare di nuovo oltre il vetro.

«Non eri obbligato a dirmelo, comunque,» mormorò d'un tratto il Serpeverde. «Non volevo impormi.»

Il bronzo-blu avvertì il suo sguardo su di sé, ma non si voltò. «Lo so. Era giusto che te lo dicessi.»

«Ah, sì?»

Aziraphale annuì prima di incrociare gli occhi gialli di Crowley per un secondo. «Ho ricambiato la tua fiducia. Grazie, a proposito.»

«Fiducia?»

Il Corvonero si voltò definitivamente. «Ti sei fidato di me quando mi hai chiesto di venire qui. Avrei potuto dire tutto a Madame Tracy o farti punire, ma mi hai comunque rivelato un segreto dei Serpeverde.»

Crowley lasciò vagare lo sguardo per un attimo. «Tu... hai pensato di farlo?»

Aziraphale sospirò. «Ho pensato che avrei dovuto,» ammise. «Ma non l'ho mai voluto veramente.»

La Serpe annuì prima di distogliere lo sguardo, dirigendolo verso l'acqua.

«Tu, invece, vorresti...» cominciò Aziraphale, ansioso di capire se l'avesse ferito o meno con quella confessione. «Ecco, vorresti vedere la... la Sala Comune di Corvonero?». Quando Crowley lo guardò con gli occhi sgranati, si affrettò ad aggiungere: «Be', prima hai detto che non hai motivo di entrarci, ti ho sentito, ma... non la conosci, credimi.»

«Oh, angelo,» disse Crowley, il tono delicato. «Ma a te non piace andare contro il regolamento.»

«È vero,» concesse Aziraphale, diplomatico. «Ma tu la adoreresti. Dico sul serio.»

Lo pensava davvero: ricordava bene il modellino astronomico del Sistema Solare che Crowley aveva comprato da Scrivenschaft il giorno di Halloween. Il Serpeverde avrebbe amato il soffitto con le stelle dipinte, Aziraphale lo sapeva, ne era sicurissimo.

L'altro sembrò soppesare la questione. «Ci penserò.». Qualcosa nel tono con cui Crowley aveva parlato diede ad Aziraphale un senso di incompiuto. Quando lo sentì riprendere, infatti, non ne fu sorpreso. «Comunque prima... ero solo irritato. Forse... Forse un motivo per venire a trovare voi Corvi ce l'ho...»

Il cuore di Aziraphale mancò un battito, ma per il resto fu perfettamente in grado di mantenere il contatto visivo e di non badare affatto a quell'improvviso calore che gli stava sorgendo alla base del collo e che minacciava di espandersi sulle sue guance con una velocità impressionante. Lo vide riflesso sulla punta delle orecchie di Crowley e tanto bastò per farlo sorridere: almeno erano in compagnia anche nell'imbarazzo.

«Va tutto benone2, allora!» esclamò.

Crowley inarcò un sopracciglio, ma non disse niente. Non a lui, almeno, perché quando si voltò di nuovo verso il Lago Aziraphale poté chiaramente vederlo mentre mimava va tutto benone con aria costernata.

Ma il Corvonero non se la prese. Tornò a sua volta a guardare il Lago senza fiatare, godendosi il momento e quelle poche ore concesse loro dal pranzo di Hogwarts. Il silenzio che li avvolse, si rese conto Aziraphale, era il più confortevole dei rumori e non avrebbe voluto interromperlo per niente al mondo.



Se qualcuno avesse avanzato l'ipotesi che a trattenere Aziraphale ogni anno a Hogwarts durante le feste fossero i cibi strepitosi che la scuola offriva, non sarebbe poi andato tanto lontano dalla realtà. Il Corvonero avrebbe sfidato chiunque a resistere ai profumini deliziosi che provenivano dalla Sala Grande in occasione dei pasti. I pasticci, le bevande dolci, il perpetuo alone di zucchero che sembrava impregnare l'aria ogni volta che il dessert appariva sulla tavola... Tutto dei pasti natalizi di Hogwarts gli urlava di rimanere e di essere mangiato con gusto e rispetto, come solo lui sapeva fare – ne era sicurissimo: non vedeva mai negli altri studenti lo stesso trasporto con cui lui sorrideva a ogni boccone. A volte pensava che avrebbe dato qualsiasi cosa per potersi avvicinare alle cucine senza restrizioni e trafugarle. Qualsiasi cosa.

Ma per quel Natale Aziraphale decise di aver già rischiato abbastanza la sua permanenza nella scuola per poter davvero prendere in considerazione l'idea. Qualcosa gli diceva che se avesse avuto l'ardire di comunicare a Crowley il suo desiderio, in un modo o nell'altro l'avrebbe aiutato ad esaudirlo, ma quello che valeva per lui valeva per entrambi e per quell'anno la visita segreta alla Sala Comune di Serpeverde sarebbe dovuta bastare a tutti e due. E in effetti per Aziraphale era già sufficiente: la sera prima si era addormentato con gli occhi sazi dell'impressione favolosa che la Sala aveva suscitato in lui e il petto caldo della gioia di aver condiviso qualcosa di così bizzarro e allo stesso tempo appagante con Crowley. La sensazione di felicità non l'aveva abbandonato nemmeno la mattina, nemmeno quando non aveva visto Crowley a colazione, ora libero di dormire anche tutto il giorno se l'avesse voluto. Il ricordo che serbava era stato perfettamente adeguato ad alimentare l'euforia. Anche adesso che era ormai giunto di fronte alla Sala Grande per il pranzo di Natale continuava a pensare con tenerezza che l'esperienza del giorno prima era stato il miglior regalo che avesse mai ricevuto. Gli sarebbe anche piaciuto ripeterla e tornare nell'antro dei Serpeverde, ma stavolta magari con qualche dolcetto per passare il tempo e arricchire la compagnia reciproca.

Era nel mezzo della visione confortevole, quasi domestica, di sé stesso seduto a un tavolo mentre versava il tè nella sua tazza e in quella di Crowley, che la Serpe lo intercettò con la voce un attimo prima che potesse entrare in Sala Grande, risvegliandolo dai suoi pensieri.

«'Ziraphale!»

Il Corvonero si voltò sorridendo per vedere la figura slanciata di Crowley corrergli incontro. Immaginò di sentirgli dire un banale quanto sincero Buon Natale, ma ciò non accadde.

«Lo so, angelo!» esclamò la Serpe, prendendogli il braccio per l'eccitazione.

«Come, prego?»

«Lo so! Ho capito!»

Aziraphale rimase interdetto. «Caro, non capisco di cosa parli.»

Crowley si avvicinò e abbassò la voce. «L'indovinello, angelo! L'ho risolto.». Per sua fortuna, il verde-argento riprese subito a parlare. «Il verbo è un bugiardo.»

Il Corvo fece per ribattere esterrefatto, ma poi comprese.

Qual è la differenza tra un verbo e un nome?

«Oh,» disse, cercando di trovare un filo logico a quello che blaterava Crowley. «Bugiardo, dici?». Aziraphale ricordava di aver detto un'altra cosa alla maniglia.

L'altro annuì, convinto. «Il verbo non è un verbo,» esplicò, l'orgoglio così palpabile nella voce e nell'espressione che fece sorridere il Corvonero di sincero affetto. «Il nome, invece, è un nome. Ergo, il nome è onesto mentre il verbo è un bugiardo.» concluse la Serpe con un dito alzato a sottolineare il concetto.

Aziraphale trovò difficile non scoppiare a ridere di fronte a quella spiegazione che, a modo suo, non era di certo da biasimare: il Corvonero, in fondo, aveva risposto «Nessuna, sono entrambi nomi» davanti alla porta della propria Sala Comune. Avrebbe potuto fargli notare quella soluzione più semplice e decisamente meno buffa dell'altra, ma non ne ebbe il cuore: in fondo, avevano detto la stessa cosa ma da due prospettive diverse.

Il pensiero lo fece sorridere ancora più profondamente. «Il Corvo sulla porta avrebbe apprezzato molto il tuo ragionamento, mio caro,» disse e con ogni probabilità non aveva dichiarato niente di falso.

Crowley molleggiò appena in un tentativo di sembrare modesto, ma Aziraphale non ne fu persuaso nemmeno per un secondo.

«Adesso posso venire da te anche da solo, se voglio,» disse il Serpeverde, tutto fiero e contento da far dimenticare al Corvonero di ammonirlo per il tono troppo disinvolto con cui parlava di infrangere il regolamento davanti alle porte della Sala Grande.

«Non vedo l'ora,» dichiarò, soffice, un attimo prima che il cervello gli suggerisse tutti i pericoli del caso. «No, aspetta! No!» sbottò subito dopo, atterrito. «Non puoi fare da solo, è troppo-»

Crowley mise subito le mani avanti, ridendo. «Stavo solo scherzando! Non lo farei mai.»

Aziraphale lo guardò torvo. «Devi sempre esagerare.»

L'altro lo guardò con un'espressione eloquente sul viso. «Ehi, angelo?» disse, cogliendolo alla sprovvista e facendogli sfumare via l'irritazione dal volto. «Posso tentarti... con la proposta di pranzare vicini?»

Se Aziraphale fosse stato una persona peggiore di quella che era, gli avrebbe puntato contro la bacchetta e lo avrebbe minacciato sonoramente di trasformarlo in qualcosa di brutto e viscido. Invece si limitò a scuotere il capo indignato prima di dire:

«Non mi piaci proprio per niente, Crowley.»

«Ma sììììì che ti piaccio!». Il Serpeverde gli gettò un braccio oltre le spalle, stringendolo appena e Aziraphale lo lasciò fare senza opporsi. «Comunque... Buon Natale, angioletto.»

Il sorriso sul volto di Crowley era genuino e rassicurante. Aziraphale si scopri a ricambiarlo di riflesso, senza motivo, prima di replicare, sereno:

«Buon Natale, caro.»







Note:

[1]: La Preside è Minerva McGranitt. Questa storia, come la mia precedente Hogwarts!AU, è ambientata dopo la Seconda Guerra Magica. Dal momento che una delle parole d'ordine per entrare nella Sala Comune di Serpeverde nel 1992 era “Purosangue”, ho pensato che McGranitt non abbia gradito il comportamento degli studenti Serpeverde al momento di imbracciare le bacchette contro Voldemort e che voglia far scontare loro questo comportamento con delle parole d'ordine ideologicamente connotate. Poveracci.

[2]: il quasi cannarsianoiykyk – tentativo di rendere “tickety boo”. Si accettano consigli.

La questione degli spazi aperti/spazi chiusi è nata da un post che avevo trovato da qualche parte e che non ho salvato. In sostanza metteva in evidenza quanto i luoghi scelti da Crowley e Aziraphale per vivere sulla Terra fossero in contrasto con quelli di provenienza di natura celeste. L'Inferno è scuro, cupo, dà un senso di claustrofobia, mentre Crowley vive in un appartamento luminoso, con poche porte, adatto a far crescere delle piante rigogliose; il Paradiso è bianco, ha le vetrate ampie, è inondato di luce, mentre Aziraphale si rintana nella libreria che è tutta in legno, tutta ricoperta di libri, con un'illuminazione naturale scarsissima. Mi piaceva questa riflessione e ho deciso di svilupparla qui.

Il titolo è un richiamo a “The Matrix” (1999): «Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quant'è profonda la tana del Bianconiglio.» (Morpheus)

Il titolo della raccolta, invece, è gentilmente preso in prestito dal verso iniziale (e ricorrente) di Magic dei Coldplay.




Angolino di Menade Danzante:

Salve!
Questa storia ha due anni, ma non ha mai visto la luce prima di oggi. Ci voleva l'hype per la seconda stagione a farmela rispolverare.
In origine doveva essere una OS separata, ma i riferimenti alla precedente Hogwarts!AU che avevo scritto si sono praticamente inseriti da soli e invece che rimandare con un link a quella, ho direttamente trasformato l'OS in una raccolta. Per ora rimane così, completa con due OS, perché non c'è un progetto, ma mi riservo la possibilità di ampliarla in futuro, ispirazione permettendo.
Prima di lasciarvi ai doverosi ringraziamenti, voglio fare una lunga precisazione riguardo alla nota “What if?” che ho inserito, perché non sono sicura del canone e non mi stupirebbe di trovarvi in disaccordo su un paio di cose.
La storia si basa su due presupposti, uno avvalorato dai sette libri canonici della saga, l'altro dall'ormai defunto Pottermore. Il primo riguarda il fatto che gli studenti di Hogwarts non sono autorizzati a recarsi nelle Sale Comuni delle altre Case e che addirittura non ne conoscono l'ubicazione. Questo mi sembra (perché esplicitamente non ho trovato niente) essere confermato ne “I doni della morte” per due motivi: 1) i Ghermidori che acciuffano il Trio chiedono a Harry di rivelare la posizione della Sala Comune di Serpeverde come se quello bastasse per riconoscerlo come uno studente di quella Casa; 2) quando Harry deve recarsi nella Torre di Corvonero, deve farsi accompagnare da Luna Lovegood perché non ha idea di come arrivarci, né della modalità di entrata. Se avete idea del perché queste folli regole siano in vigore, vi prego, spiegatemelo: io non capisco e non approvo.
La seconda premessa, invece, riguarda la struttura della Sala Comune di Serpeverde. Pottermore ampliava la descrizione della Sala fornita ne “La camera dei segreti” da Rowling, aggiungendo il particolare delle vetrate che permettevano di vedere le profondità del Lago Nero. Sono legata a questo arricchimento ma non mi sembra, ahimè, di ritrovare questa descrizione sul nuovo Wizarding World. Tutto questo, appunto, per dire che ho inserito la nota “What if?” tra le caratteristiche della raccolta proprio per muovere la trama come volevo senza incorrere in contraddizione con eventuali informazioni ufficiali.
E ora finalmente ringrazio tutte le persone che sono giunte fin qui a leggere! Grazie davvero di cuore, soprattutto per aver superato queste digressioni finali! Spero di avervi fatto compagnia. <3
Un abbraccio!


Menade Danzante

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