Tutto il tempo del mondo

di _Atlas_
(/viewuser.php?uid=287580)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Autumn ***
Capitolo 2: *** Winter ***
Capitolo 3: *** Interlude ***
Capitolo 4: *** Spring ***
Capitolo 5: *** Summer ***



Capitolo 1
*** Autumn ***


Autumn
-
Il sentiero nel bosco







Un tappeto di foglie variopinte ricopriva il sentiero tra gli aceri a due passi dal lago, tinteggiando con colori autunnali quel primo pomeriggio di metà ottobre.
In quelle ore il cinguettìo dei merli era così intenso da spezzare la quiete del bosco e accompagnava le ultime corse vivaci di qualche scoiattolo temerario prima dell'arrivo dell'inverno.
Gli occhi attenti di Morgan catturavano con meraviglia tutte quelle istantanee, mentre camminava per interi minuti col naso all'insù per inseguire il volo di qualche pettirosso o i salti degli scoiattoli.
«Sta' attenta a dove metti i piedi,» fu costretto più volte a richiamarla Tony, evitando che andasse a sbattere contro gli alberi o che inciampasse su qualche pigna.
Dopo una mattinata passata al telefono per aggiornare Peter sulle modifiche che intendeva compiere al suo nuovo costume, si era infine lasciato trascinare in quella scampagnata nel bosco a cui Morgan aspirava da almeno una settimana e che, a sua detta, era indispensabile per fare rifornimento di pigne e bacche “squisiliziose”.
«A che ti servono le bacche “squisiliziose”?» le aveva chiesto Tony con perplessità, decidendo di sorvolare su ciò che intendesse con quel termine.
«Devo preparare la cena, papà» le aveva risposto lei con la massima serietà e quasi risentita per quella domanda irrisoria.
Così si erano addentrati nel bosco vicino casa, armati di buste e cestini, iniziando a fare incetta di tutti gli ingredienti indispensabili per una cena, dalle bacche alle foglie secche.
«Perchè alcune foglie sono gialle e altre rosse?» chiese a un certo punto Morgan, raccogliendone una da terra e scrutandola con attenzione.
Tony aggrottò le sopracciglia e iniziò a grattarsi la base del collo, evidentemente colto alla sprovvista da quella domanda.
«Uhm, dipende dai pigmenti chimici che hanno all'interno» butto lì, non del tutto sicuro di cosa stesse dicendo e sperando che qualcos'altro attirasse presto la sua attenzione.
«Cosa sono i ...menti chimici?» chiese invece la bambina, mettendo da parte la foglia dentro l'apposito cestino.
«Sono...uh, te lo spiego quando sarai più grande» sviò Tony con una frase che sapeva avrebbe funzionato. Aveva perso il conto di quante volte era stato costretto a pronunciarla, permettendogli di cavarsela anche in situazioni decisamente più insidiose di quella. Per esempio quella volta che gli aveva chiesto come si fosse procurato la cicatrice circolare sul petto, o quando, dopo aver origliato qualche parola di troppo al Complesso, aveva chiesto informazioni sull'esistenza di un certo Loki, causandogli un principio di attacco di panico.
«Dici sempre così» borbottò però la bambina, facendo spallucce e decidendo alla fine di non dare peso alla cosa. Si chinò quindi per raccogliere una pigna, porgendola al padre perchè la mettesse nel cestino.
«E sentiamo, chi sarebbero gli invitati alla tua cena? Se posso chiedere» indagò l'uomo, scommettendo contro se stesso sui nomi che avrebbe pronunciato.
«La mamma, tu ed io» iniziò quindi ad elencare lei, «E poi Peter, Happy e forse zio Rhodey» concluse.
«Perchè "forse" zio Rhodey?»
«Perchè l'altra volta ha detto che la mia torta non era buona» spiegò lei, sistemandosi i capelli che le erano scivolati sul viso, ancora vagamente indispettita per quel fatto.
Tony si finse inorridito e aggrottò le sopracciglia, tornando col pensiero alla torta che sua figlia aveva accuratamente preparato in quell'occasione, con ghiande e petali di margherite, servendola ai suoi ospiti con immensa soddisfazione.
«Non posso crederci, è stato davvero molto scortese da parte sua.»
«Lo so.»
«Vorrà dire che la prossima volta gli daremo una punizione esemplare» valutò Tony, già architettando un metodo durissimo per far scontare la pena all'amico.
«Gli farò bere una tazza di tè avvelenato» sghignazzò Morgan, e Tony si chiese perplesso da quale cartone animato avesse estrapolato quella soluzione.
«Uh, affare fatto» l'appoggiò infine, «Così si trasformerà in un orrendo pidocchio peloso.»
La risata di Morgan risuonò cristallina lungo il sentiero, producendo un'eco che fece svolazzare qua e là qualche pettirosso.
Avanzarono poi di qualche passo, in un tratto coperto dalle chiome degli abeti che oscuravano il paesaggio; all'inizio Morgan non ci diede troppo peso, occupata a osservare il gioco di colori delle foglie e a sorprendere qualche scoiattolo intento ad arrampicarsi sugli alberi, solo dopo alcuni minuti si rese conto dell'atmosfera diversa intorno a lei e si aggrappò alla mano del padre, guardandosi intorno con aria circospetta.
«Papà?» lo chiamò quindi con voce debole.
«Dimmi.»
«Nel bosco ci sono le tigri?» chiese a un tratto dubbiosa e rallentando notevolmente il passo, tanto che poi Tony fu costretto a fermarsi.
«Le tigri? Certo che no» la rassicurò con un sorriso.
Lei parve tranquillizzarsi, ma si ostinò a rimanere ferma sul posto guardandolo preoccupata.
«E gli elefanti?» chiese ancora.
«Neanche gli elefanti.»
«E allora le scimmie?»
«Negativo,» scosse la testa Tony, scompigliandole i capelli, «Qualcuno qui ha visto di recente Il libro della giungla, o mi sbaglio?» le domandò infine abbassandosi alla sua altezza, intuendo cosa le stesse passando per la testa.
Morgan gli rivolse uno sguardo colpevole, ma rimase zitta.
«Immaginavo. Bene, ti posso dare ben due buone notizie: uno, non siamo nella giungla e due, siamo a seicento metri da casa. Fidati, l'unica cosa da temere da queste parti è che la mamma si arrabbi, quello sarebbe proprio da evitare. Per il resto puoi stare tranquilla» le spiegò con un sorriso, sporgendosi per darle un bacio sulla guancia.
Pronunciò quelle parole con inaspettata serenità, ricordandosi che solo qualche mese prima lo avrebbe fatto con amarezza, soffocando timori e sensi di colpa pur di poterle garantire una vita spensierata. Tuttavia, quelle preoccupazioni appartenevano ormai al passato e le cicatrici che aveva intorno al braccio erano un ottimo pretesto per ricordarselo.
D'altra parte, la bambina parve convicersi di quella spiegazione, ma rimase comunque vicina al suo fianco quando ripresero a camminare.
«Forse era meglio continuare a guardare La Sirenetta» pensò Tony a voce alta, prima che Morgan lo trattenesse per il braccio, obbligandolo a fermarsi un'altra volta.
«Che succede, adesso?»
«C'è buio» spiegò lei, indicandogli il sentiero su cui avrebbero dovuto continuare la passeggiata.
Tony sospirò, incrociando il suo sguardo intimorito che rivolse poi verso la direzione opposta. La loro villetta era appena visibile tra le fronde degli alberi, immersa in un cono di luce molto più rassicurante e accogliente.
«Possiamo tornare a casa?» chiese quindi Morgan, stropicciandosi le mani con fare nervoso.
«Ma come,» iniziò a dire Tony inginocchiandosi di nuovo di fronte a lei, deciso a farle superare quel timore, «e le tue bacche squisiliziose? Non ne hai raccolte molte» le fece notare, porgendole il cestino.
«Non mi servono più» rispose incerta lei, continuando a lanciare occhiate alle sue spalle.
«Non ti servono? Sei sicura?» le chiese guardandola di sbieco, «Io credevo che avessi una cena importante da preparare.»
«Lo so, ma...è buio» sottolineò con enfasi, non capendo proprio perchè suo padre si ostinasse a ignorare il problema.
«Non ti sembra di esagerare? C'è solo un po' di ombra, è normale con tutti questi alberi» cercò di farla ragionare lui, prendendole la mano e avanzando con lei di qualche passo.
«E poi sono sicuro che le bacche migliori si trovano proprio da queste parti.»
Lei lo seguì titubante, ancora intimorita da tutta quell'oscurità ma sentendosi in parte rassicurata dal suo atteggiamento tranquillo.
Proseguirono quindi sul sentiero, imbattendosi nelle prime castagne della stagione e – come Tony aveva previsto - nelle bacche di qualche biancospino, che Morgan aggiunse con gioia a quelle già raccolte, contenta di non dover infine rinunciare alla sua cena.
«Che ti avevo detto? Mai mettere in dubbio la parola di tuo padre» sostenne Tony con una certa soddisfazione. Fu lieto che la bambina avesse fatto presto a lasciarsi alle spalle i suoi timori, l'idea che vivesse con qualche strana paura alimentata dalla sua immaginazione lo metteva in ansia, un tipo di ansia decisamente meno gestibile di quella che avrebbe potuto cogliere qualsiasi altro genitore.
La aiutò poi a raccogliere altre bacche, irrigidendosi appena per le fitte che ogni tanto gli colpivano ancora il braccio destro, adesso molto più in forma e funzionante rispetto ai mesi precedenti.
Poco più tardi un fruscìo di foglie alle sue spalle lo costrinse a voltarsi, mentre Morgan si alzò di scattò trattenendo il fiato.
«Cos'è stato?» domandò a voce bassa, già temendo che suo padre si fosse sbagliato circa la totale assenza di tigri nel bosco.
«Uh, non lo so,» ammise sincero, guardando con attenzione il cespuglio davanti ai loro occhi, «forse qualche scoiattolo.»
«Ma gli scoiattoli non fanno questo rumore» obiettò Morgan, che adesso distingueva perfettamente il rumore dei passi felpati che facevano scricchiolare qualche foglia.
Suo malgrado, Tony fu costretto a darle ragione e per un solo, singolo istante e sicuramente a causa di ricordi ancora freschi, quasi rimpianse di non avere l'armatura a portata di mano. Anche se di certo non si aspettava di ritrovarsi davanti a una tigre.
«Ce ne andiamo, papà?» iniziò a tirarlo per la manica la bambina, allo stesso tempo però incuriosita da tutto quel mistero.
Tony aspettò una manciata di secondi, esattamente il tempo che servì a una piccola volpe di sbucare da dietro il cespuglio e di guardarli con aria incuriosita e appena timorosa.
«Ma tu guarda...» commentò Tony, osservando gli occhi sgranati di sua figlia mentre guardava meravigliata l'animale, sorridendo sovrappensiero.
«Wow» mormorò Morgan avvicinandosi lentamente, «Posso accarezzarla?» chiese guardando il padre con aria sognante, ormai dimentica della paura.
«Mmh, forse è meglio se prima le diamo qualcosa da mangiare, altrimenti si spaventerà» propose Tony, porgendole un ramoscello di bacche.
La bambina lo tese alla volpe che piano piano le si avvicinò, prima annusandolo e poi afferrandolo con i denti, iniziando a mangiarlo.
«Le piace!» esclamò Morgan, facendo però spaventare l'animale che indietreggiò di qualche passo, per poi intrufolarsi di nuovo nel cespuglio.
«Oh, no» mormorò delusa, ma riuscendo comunque a intravedere le sue zampe tra i ciuffi d'erba alta.
«Uh, credo sia meglio lasciarla sola» valutò Tony, rimettendosi in piedi.
«Aspetta, voglio lasciare qui altre bacche, così se ha fame può mangiarle» si affrettò Morgan, prendendone una dose generosa dal cestino e ammucchiandole per terra accanto al cespuglio.
«Ecco fatto» mormorò soddisfatta.
Tony le arruffò i capelli giocosamente, guardandola arricciare le labbra in un'espressione familiare.
«Che ne dici di tornare a casa, signorina?» chiese poi, «Non vorrei che la mamma ci desse per dispersi.»
«Va bene» concordò lei, ripulendosi le mani dalla terra e aggrappandosi poi a quella del padre.
Percorsero insieme il tragitto del ritorno fino a quando la luce del sole non iniziò a filtrare di nuovo intensamente tra le chiome degli alberi, illuminando il sentiero ricoperto di foglie. Poi, quando furono vicini a casa, Morgan lasciò la presa di Tony e iniziò a saltellare qua e là tra le foglie, raccogliendole a mucchi e lanciandole in aria come coriandoli.
«Tua madre mi ucciderà» mormorò Tony tra sè e sè, quando poi la vide iniziare a rotolarsi per terra. Sorrise, segretamente compiaciuto, trasportando tra le braccia il bottino della giornata e proseguendo con serenità lungo il sentiero, mentre la brezza autunnale gli accarezzava la pelle e il canto dei pettirossi riecheggiava allegro tra gli alberi.



 
*




NdA
Buonsalve :D
Come vi avevo anticipato tempo fa, eccovi la raccolta che segue la scia di Questo è progresso, Pepper!
La storia infatti, che originariamente avrebbe dovuto essere di quaranta capitoli, è stata accorciata in vista di questa mini-long che va in qualche modo a completarla: si tratta di quattro capitoli (uno per ogni stagione) più un intermezzo, che ha come protagonisti assoluti Tony e Morgan – più un piccolo "intruso".

La storia rappresenta per me l'occasione di approfondire questo rapporto, tenendo conto dell'headcanon che ho deciso di seguire dopo la visione diEndgame, ovvero con Tony che riesce a sopravvivere allo schiocco fnale, con annessi due mesi di coma e tre di riabilitazione. Tanto per essere ripetitiva, quitrovate il collegamento alla mia one-shot Il risveglio di Atlante.
In ultimo, confesso di tenere molto alla caratterizzazione di Morgan – che per forza di cose non potrà essere IC al 100% - e per descrivere gestualità e comportamenti mi sono ispirata alle tante ore di "babysitteraggio" compulsivo, oltre che all'esercito di cugini piccoli che mi ritrovo; perciò, se vi fa piacere, ci terrei molto a una vostra opinione a riguardo, soprattutto per capire dove posso correggermi :)

Ne approfitto a questo punto per citare la mia cara _Lightning_, che ha sopportato non poco le mie turbe mentali su questo progetto, appoggiandomi e spronandomi a continuarlo. Grazie di cuore <3

Sperando vogliate seguirmi in questo piccolo esperimento, vi ricordo che il punto di vista che privilegerà sarà quello di una bambina di quattro/cinque anni e che, visto l'argomento, il fluff vi sommergerà da capo a piedi, siete avvisati :')
Detto ciò, ho finito, GIURO.

Come sempre, ringrazio chi leggerà e chi deciderà di seguirmi <3

_Atlas_

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Winter ***


Winter
-
Una slitta supersonica






La finestra del soggiorno, quel mattino, offriva un panorama inconsueto.
Durante la notte un'intensa nevicata aveva ricoperto la distesa verde intorno alla villa, ghiacciando la superficie del lago e colorando di bianco il bosco vicino.
Morgan aveva poggiato la fronte sul vetro della finestra e contemplava il paesaggio con occhi sgranati, chiedendosi quale sarebbe stato il posto più adatto per rotolarsi nella neve o scivolare con la slitta. Aveva anche in mente di fare un pupazzo di neve, ma se suo padre non si fosse dato una mossa a raggiungerla non ci sarebbe riuscita prima del tramonto.
Diede un'occhiata in direzione della cucina, dove Pepper stava gustando una tazza di caffè sfogliando una rivista, e tornò a guardare dalla finestra, poggiandosi le mani sulle guance in un'espressione un po' abbattuta.
«Ma quanto ci mette?!» borbottò infine, camminando a testa bassa nella direzione della madre.
La donna sollevò gli occhi dal giornale e si imbattè nello sguardo spazientito della figlia, già pronta per andare sulla neve con tanto di guanti, sciarpa e cappello al completo.
Sorrise nel vedere la sua espressione, pensando a quante volte era stata impressa anche sul suo stesso volto, sempre a causa della stessa persona e dello stesso motivo.
«Non te la prendere, prima o poi arriverà» le garantì, sistemandole meglio la sciarpa intorno al collo. «Anzi, che ne dici di andare a chiamarlo?» le propose.
«Chiamare chi?» chiese ad alta voce il diretto interessato, presentandosi di soppiatto in salotto con una tuta da neve addosso e un berretto di lana in testa.
«Papà, finalmente!» esclamò Morgan, vedendolo. «È da un'ora che ti aspetto, sei proprio lento» lo apostrofò incrociando le braccia sul petto.
Tony deglutì a vuoto e incrociò lo sguardo di Pepper, assottigliando gli occhi in un'espressione risentita. «Due contro uno non è leale, lo sai?» contestò.
«Non guardare me, ha fatto tutto da sola. Non che abbia torto, tra l'altro» rispose la donna trattenendo un sorriso.
«A mia discolpa, stavo lavorando per noi» si difese l'uomo.
Da qualche giorno aveva deciso di apportare qualche modifica alla planimetria della casa, ridimensionando l'area del laboratorio e aggiungendo una camera degli ospiti nel piano della soffitta, in previsione di qualche visita – sperava - un po' più frequente.
«E a proposito, il mese prossimo verrà a trovarci Peter» disse quindi rivolgendosi alla figlia, che ora sorrideva raggiante.
«Evviva!» esclamò, dimenticandosi rapidamente di quell'attesa infinita.
«Sì, evviva, ma pretendo un trattamento meno subdolo da parte tua, signorina, altrimenti gli dico di restare a casa» borbottò Tony, fingendosi offeso e facendole la linguaccia.
Nei minuti successivi fu poi obbligato a placare il suo entusiasmo, mentre scalpitava per tutto il salotto sia per la notizia che aveva appena ricevuto, sia per poter finalmente andare a giocare sulla neve.
«Sbrigati, papà!»
«Ti prego, non lasciarmi da solo» mormorò Tony rivolgendosi a Pepper, cercando di districarsi dalla presa di Morgan che lo stava trascinando di peso fuori casa.
La donna sorrise e si sporse appena per stampargli un bacio sulle labbra, «Vi raggiungo tra poco,» gli assicurò, sentendolo replicare con un piccolo sbuffo a metà tra il divertito e il disperato.
Non appena scesero gli scalini del portico, prevedibilmente, Morgan iniziò a correre da tutte le parti, rotolandosi a terra e formando palle di neve che poi mirò verso il corpo del padre, dando inizio all'epica battaglia che aveva immaginato per tutta la mattina.
La prima mezz'ora la trascorsero così, rincorrendosi a vicenda e disegnando angeli sulla neve fresca, mentre dal cielo riprendevano a scendere nuovi fiocchi nevosi.
Perdendosi tra le risate incontrollate di sua figlia, la mente di Tony corse per un istante agli anni della sua infanzia, quando la prima neve dell'anno imbiancava i tetti e le strade di New York e lui ne osservava il panorama silenzioso dalla finestra della sua camera.
A differenza di Morgan, lui non aveva avuto nessuno con cui giocare a rincorrersi o fare a palle di neve, suo padre si trovava spesso in viaggio per lavoro e quando era a casa di certo non aveva tempo da dedicare a lui, così preferiva chiudersi in camera e giocare con ciò che aveva a disposizione, iniziando a smontare e a rimontare i giocattoli quando il divertimento sembrava diminuire.
Di quelle giornate ricordava anche le dolci melodie di un pianoforte e la voce delicata che le accompagnava e che, di tanto in tanto, si fermava per sorridere con lui o per rivolgergli parole gentili. Ricordava il profumo della sua pelle e l'abbraccio sicuro che tante volte lo aveva stretto, riemarginando qualche piccola ferita che già aveva segnato i suoi ricordi di bambino.
Non capì perchè il pensiero dei suoi genitori tornò a fargli visita in quel momento, se fosse colpa della neve o della vena nostalgica che ogni tanto riemergeva, soprattutto da quando aveva avuto l'occasione di rivedere suo padre, rimediando un abbraccio che non era riuscito a dare al momento opportuno. Vedere Morgan correre spensierata e gettarsi con sicurezza tra le sue braccia superava di cento punti tutto ciò che aveva immaginato per lei nel momento in cui l'aveva tenuta in braccio per la prima volta, e quando erano i suoi abbracci a sanare le sue ferite passate, capiva che non aveva bisogno d'altro per essere felice.
«Mi fai scivolare con la slitta?» le chiese la bambina, interrompendo infine la sua corsa e guardandolo con aria furbetta.
«Slitta? Quale slitta?» si accigliò Tony, ricordandosi però all'istante che quella slitta l'aveva restituita al suo legittimo proprietario ormai quasi un anno prima.
«Quella rossa e blu, con la stella» spiegò infatti la bambina, gesticolando con le mani.
«Immaginavo,» sospirò l'uomo, «Morgan, quella era la padella di Capitan America, non una slitta» cercò di spiegarle per l'ennesima volta. Ricordava perfettamente il giorno in cui l'aveva beccata a giocare in garage con quell'arnese, dondolandocisi dentro con assoluta nonchalance, in attesa che qualcuno la spingesse lungo una discesa.
Per quanto la cosa lo avesse divertito, era poi stato costretto a sottrargliela dalle mani e combattere per qualche ora contro il broncio che aveva messo su, al quale aveva poi rimediato offrendole una gustosa coppa di gelato.
«Padella?» chiese la bambina senza capire.
«Sì, più o meno. Perchè non fai un bel pupazzo di neve?» tentò poi di distrarla, «Potresti chiamarlo Steve, per rimanere in tema.»
«Io volevo andare sulla slitta» replicò lei, mettendo su il terribile broncio e guardandolo con occhioni lucidi, tanto che Tony sentì distintamente il rumore del suo cuore che si spezzava in due.
«Facciamo così,» le propose accovacciandosi alla sua altezza, «adesso giochiamo, e poi papà costruisce una slitta tutta per te. Che ne dici?»
Morgan sembrò ponderare quella proposta e annuì titubante, iniziando a pensare a tutti gli accessori che avrebbe voluto inserirci.
«Una slitta con il turbo» suggerì.
«Con il turbo? Okay, si può fare.»
«E con i raggi laser.»
Tony corrugò le sopracciglia, guardandola di sbieco «Che te ne fai dei raggi laser?»
«Combatto i nemici!» gli rispose lei con ovvietà.
«Non si è mai vista una slitta coi raggi laser, al massimo posso metterci i propulsori di volo» obiettò, quasi stesse ragionando sulle potenzialità di una nuova Mark.
Certo, Pepper non sarebbe stata per niente contenta di vedere giocare sua figlia con una slitta così all'avanguardia, ma si sarebbe occupato a tempo debito della sua reazione.
«Va bene, ma ci puoi mettere anche le luci colorate?» propose ancora Morgan, prendendo per buono il progetto del padre.
«Vedrò di farci un pensierino» concluse lui abbassandole il cappello fino agli occhi, in un gesto scherzoso.
«Grazie papà!» esclamò quindi lei, ricomponendosi e buttandogli le braccia al collo. Tony le sorrise e le stampò un bacio sulla fronte, sciogliendosi un poco di fronte a tutto quell'affetto, «Non c'è di che.»
In quel mentre li raggiunse Pepper, a sua volta incappucciata in una tuta da neve, guardandoli divertita e piena di curiosità.
«Cosa le hai promesso?» si rivolse a Tony, intuendo a grandi linee cosa fosse accaduto.
«Uh, solo una slitta supersonica da fare invidia alla Nasa,» rispose lui con un ghigno orgoglioso.
«Mmm interessante. E la costruirai prima o dopo la villa futuristica per le barbie?» gli ricordò la donna, accentuando il suo sorriso.
Tony sgranò gli occhi, facendole segno di parlare sottovoce «Ehm, quello è un progetto delicato, lo riceverà per il suo diciottesimo compleanno. Forse.» disse con voce incerta.
«È più probabile che per l'occasione ti chiederà di costruirle un razzo ipersonico» gli rispose divertita Pepper.
Lui deglutì spiazzato, iniziando a pensare di dover dare un freno alle sue promesse futuristiche, prima che Morgan prendesse troppo sul serio quella faccenda della fantascienza.
«Venite a giocare?» la sentì chiedere poco dopo, prendendo per mano lui e Pepper e trascinandoli verso un punto imprecisato del giardino innevato. «Facciamo un pupazzo di neve!»
Passarono così il resto della mattinata, ammucchiando grosse manciate di neve e creando un pupazzo dall'aspetto decisamente ben piazzato e con lo sguardo stressato, ma amichevole, che Morgan decise infine di chiamare Happy, in onore del suo fedele compagno di giochi e rifornitore ufficiale di cheeseburgers e patatine fritte.
Infine, dopo un'ultima e avvincente battaglia a palle di neve che lasciò Morgan senza fiato per il troppo ridere, rientrarono in casa, avvolti dal calore del fuoco che scoppiettava vivace nel camino.




 
*



NdA
Buonassssera! :D
Riesco finalmente ad aggiornare questa raccolta, con un capitolo che spero possa avervi fatto dimenticare il caldo per almeno qualche minuto :')
Mi fa piacere che la storia vi stia piacendo e ne approfitto per ringraziare tutti coloro che l'hanno aggiunta nelle seguite e che hanno commentato lo scorso capitolo <3

Approfitto di queste note per informarvi finalmente del fatto che io e la mia carissima _Lightining_ ci siamo accordate per seguire un headcanon comune e simile su più punti, che vede Tony sopravvivere al contro-schiocco del finale di Endgame, da cui esce un po' acciaccato ma comunque vivo <3
Troverete informazioni più dettagliate nella long che ha da poco pubblicato la mia collega, che vi invito caldamente a leggere perchè è bellissima e stupendissima: Back in Black.

Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi anticipo che il prossimo – che considero una sorta di intermezzo – sarà più lungo dei precedenti e arriverà il 30 giugno, salvo inconvenienti

Un bacione e alla prossima :D

_Atlas_

P.S. Un grazie speciale a T612 che mi ha fatto una sorpresa bellissima disegnando una furbetta Morgan Stark sulla sua slitta supersonica:

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Interlude ***


 
Interlude
 
 
 
 
 
 
«...sette, undici, nove, otto e dieci!» contò Morgan.
La sala d'attesa dell'aeroporto era senz'altro uno dei posti più noiosi in cui avesse messo piede negli ultimi tempi: niente giochi, niente cartoni animati, niente angoli da esplorare. Niente di niente. Così aveva deciso di rivolgere l'attenzione alle piastrelle quadrate del pavimento, contando – più o meno in ordine crescente – tutti i saltelli che riusciva a farvi all'interno senza toccarne i bordi.
Non era il massimo dell'intrattenimento, in effetti, ma almeno era un buon metodo per ingannare l'attesa.
«Quanto ci vuole, papà?» si rivolse a Tony, intento a scrutare il tabellone degli arrivi appeso a una parete della sala.
«Non molto, a dire il vero» constatò lui con sollievo.
Avevano passato l'intera mattinata in aeroporto, prima per accompagnare Pepper – che si sarebbe assentata per un paio di giorni a causa di un intoppo alle Stark Industries – e poi per aspettare Peter, che invece aveva approfittato delle vacanze a scuola per trascorrere un po' di tempo con loro.
«Peter può dormire nella mia camera?» domandò Morgan con vaga indifferenza, come se fosse la primissima volta che gli rivolgeva quella domanda.
Tony la scrutò di sbieco da dietro gli occhiali da sole, sollevando un poco le sopracciglia, «Sbaglio o ne avevamo già parlato?»
«Per favore...» lo supplicò lei, sporgendo appena il labbro inferiore in un'espressione che puntualmente lo fece vacillare.
«No, niente sguardi inconsolabili. Stavolta vinco io» la fermò con voce sostenuta, un po' odiandosi per quel divieto ma conscio che non avrebbe potuto dargliela vinta.
Aveva aggiunto in soffitta una stanza degli ospiti apposta per Peter, sarebbe stato controproducente farli dormire nella stessa camera, considerate la parlantina e l'iperattività di entrambi e soprattutto la mancanza di Pepper, unica autorità accreditata in quella casa per ripristinare l'ordine sociale.
Morgan decise infine di arrendersi, consolata dalla prospettiva di poter comunque stare con Peter per ben due giorni, e di potergli mostrare tutti i suoi nuovi disegni e giocattoli.
«Dai, forse ci siamo» disse dopo un po' Tony, notando da lontano una calca di gente al gate d'uscita e intravedendo la sagoma di un ragazzo alto e un po' impacciato che camminava nella loro direzione.
«Eccolo!» esclamò Morgan, riconoscendolo a sua volta e iniziando a saltellare con euforia, attirando l'attenzione di tutti i passanti sotto lo sguardo allarmato di Tony.
Riuscì a calmarsi solo quando Peter le si parò davanti, colta da un attacco di timidezza improvvisa e quasi innaturale che la ammutolì all'istante.
«Ehi, Morgan!» la salutò il ragazzo arruffandole un po' i capelli, gesto che la costrinse a nascondersi subito dietro le gambe del padre.
«Non ti ci abituare, lo sai che tra poco rimpiangerai questo momento» si intromise Tony, dandogli una leggera pacca sulla spalla, a mo' di saluto.
Peter gli sorrise raggiante e ricambiò il gesto, «È bello rivederla, signor Stark.»
«Anche per me, ragazzo. Com'è andato il viaggio?»
«Alla grande, ne ho approfittato per ripassare per il compito di fisica e approfondire la circuitazione del campo elettrico. E a proposito, è una figata, ma ci sono un paio di punti che non riesco a capire, perciò...»
«Ci daremo un'occhiata, ho capito» gli andò incontro Tony, riuscendo ancora a provare un brivido di genuina felicità nel poter ascoltare la sua parlantina. Era passato all'incirca un anno dal suo ufficiale ritorno nel mondo reale, eppure ancora non riusciva – o non voleva – abituarsi a quella serenità conquistata, forse per il timore ingiustificato di vederla svanire di nuovo.
«Grazie» mormorò Peter, grato come al solito della sua disponibilità e come lui vagamente teso per quella seconda occasione che il destino gli aveva concesso. Non era stato facile riadattarsi in un mondo che per cinque anni era andato avanti senza di lui, ma passo dopo passo era riuscito a recuperare e a rimettersi al pari coi tempi, sebbene non senza difficoltà.
«Hai detto a tua zia che sei arrivato?» gli chiese quindi Tony con un cipiglio di ansia, «Non vorrei che desse di matto come l'ultima volta.»
Peter sbiancò al ricordo di una sfuriata a cui nessuno dei due era riuscito a sfuggire e recuperò in fretta il cellulare dalla tasca dei jeans per evitarne una replica, «G-giusto. Lo faccio subito.»
«Molto bene. Seconda domanda: hai fame?» gli chiese inclinando la testa per guardarlo da dietro gli occhiali.
«Come?»
«Per Little Miss Sunshine è ora di mangiare» spiegò Tony dando un'occhiata a Morgan, ancora strettamente aggrappata alla sua gamba nel tentativo di rendersi invisibile, «Possiamo approfittarne e fare tappa da Domino's. Che ne dici?»
«Sì! Io voglio la pizza» esclamò a quel punto la bambina, uscendo finalmente dal suo nascondiglio e suscitando un sorriso divertito sulle labbra di Peter.
«Direi che è perfetto,» concordò il ragazzo.
 
 
*
 
 
La pizza da Domino's ebbe il potere di annullare in definitiva ciò che rimaneva della timidezza di Morgan, liberando una parlantina e un esercito di domande che, aggiunte a quelle di Peter, per poco non mandarono in cortocircuito i neuroni di Tony.
Nel giro di due ore lo avevano coinvolto nei discorsi più disparati, che partivano dalla fisica quantistica e arrivavano alle vicissitudini di Barbie - Sirena Magico Arcobaleno, passando per l'ultimo film di Star Wars e qualche nuova puntata dei Pokèmon.
Per fortuna il viaggio verso casa fu meno stressante e Tony ebbe modo di staccare la mente dal loro allegro chiacchiericcio, di cui comunque andava segretamente orgoglioso.
«Ti faccio vedere i miei giochi, vieni!» annunciò Morgan una volta arrivati, prendendo Peter per mano e trascinandolo verso casa.
«Uh...sì, certo» ebbe appena il tempo di rispondere il ragazzo.
«Calma i bollenti spiriti, signorina, devo ancora aprire la porta d'ingresso» intervenne Tony, facendosi largo tra i due.
«Papà ha detto che stasera devi raccontarmi la storia della buonanotte» la sentì dire poco più tardi con voce sommessa, forse sperando che la frase non raggiungesse le sue orecchie.
«Okay...posso farlo» balbettò Peter in risposta, vagamente incerto.
«Che strano, non ricordo di aver usato queste parole» si intromise a quel punto Tony, scoccando un'occhiata eloquente alla figlia, che lei ricambiò con noncuranza.
Peter seguì il loro scambio di sguardi e decise di intervenire, per nulla turbato dalle direttive dategli da Morgan.
«Non fa niente, signor Stark. Posso farlo, sul serio» ribadì.
«Certo che puoi farlo» concordò Tony con un gesto secco della mano «Anzi, devi farlo. È l'unica alternativa che hai a disposizione: o la storia, o ti tocca dormire nella sua stanza. Cosa che le ho espressamente vietato. Capisci che voglio dire?» gli spiegò, lasciandogli intendere di essere stato appena tragicamente raggirato.
«Oh, capisco, sì» annuì Peter, intuendo la situazione e non potendo fare a meno di sorridere divertito, «Beh, vada per la storia della buonanotte» gli tenne quindi il gioco.
«Grazie» scandì a bassa voce Tony.
«Però mi devi raccontare quella del signore che crea i fulmini» mise in chiaro Morgan, che della loro conversazione aveva capito solo che quella sera avrebbe avuto con sè un narratore d'eccellenza.
Peter aggrottò le sopracciglia e si voltò verso Tony, il quale gli sorrise colpevole.
«Andiamo Pete, quella la conosci...»
 
 
*
 
 
Il pomeriggio passò relativamente in fretta sia per Tony, che lo aveva passato trafficando nel garage, sia per Peter e Morgan, che invece erano stati occupati con la costruzione in Lego del famoso castello Disney.
A un certo punto li aveva raggiunti anche Tony, che in meno di quaranti minuti era riuscito a completarne quasi la metà davanti agli occhi sconvolti di entrambi, per poi lasciarli soli e dedicarsi all'ingrato compito di preparare la cena.
Normalmente era Pepper che garantiva l'efficacia dei servizi culinari a casa Stark, ma, a mali estremi, era comunque diventato in grado di impiegare meno di tre ore per preparare un'omelette e presentare a tavola almeno un piatto commestibile.
«Cosa si mangia?» chiese Morgan sedendosi a tavola, piazzandosi di fronte a Peter e scrutando il proprio piatto con attenzione.
«Si mangia "l'insalata che Morgan finirà senza fiatare se non vuole andare a letto a digiuno"» spiegò prendendo posto a capotavola, «Meglio conosciuta come "insalata di farro".»
La bambina fece un'espressione a metà tra il disgustato e lo scettico, facendo scappare una risata sommessa a Peter.
«Che hai da ridere, ragazzo?» lo richiamò Tony, «Devi reggermi il gioco, mica darle corda» borbottò fintamente offeso.
Lui parò le mani in avanti, in segno di difesa, ma continuò comunque a sorridere, «Mi dispiace, signor Stark, è che...uhm, d'accordo, la smetto» mormorò sconfitto, cercando in tutti i modi di non incrociare le facce buffe che Morgan faceva ad ogni boccone.
«Mh, così va meglio» convenne Tony.
Con suo grande sollievo, Morgan non fece troppi capricci per finire la cena, anzi, una volta terminata la sua porzione di insalata iniziò a scalpitare per potersi piazzare davanti alla tv per guardare i cartoni, lasciando qualche momento di tregua sia a lui che a Peter. Tony ne aveva approfittato per spiegargli approfonditamente qualche nozione sulla circuitazione del campo elettrico, e Peter aveva guardato ammirato ogni ologramma che gli aveva messo a disposizione, assorbendo come una spugna tutto ciò che gli spiegava.
«E questo è tutto» terminò infine l'uomo, guardandolo compiaciuto, «Se non prendi una A dopo questa sessione di approfondimento, mi toccherà fare una chiacchierata con i tuoi professori. Evitamelo, ti prego.»
Peter lo guardò riconoscente e inclinò le labbra in un sorriso timido, «Grazie signor...Tony» si concesse poi, ignorando risolutamente il ricordo delle prima volta in cui lo aveva chiamato per nome e sforzandosi in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo.
Tony invece lo scrutò attentamente da dietro un ologramma, prendendo atto del suo nervosismo, anche se si stava impegnando più del necessario per nasconderlo.
«Come vanno le cose, ragazzo?» si decisi quindi a chiedergli a tradimento, vedendolo trasalire.
«B-bene, alla grande» gli rispose Peter di getto «Anzi, benissimo, a scuola tutto procede per il verso giusto, io e Ned ci siamo riadattati in fretta, insomma, va tutto bene.» concluse deglutendo a vuoto.
Tony sollevò le sopracciglia, assorbendo tutte le sue parole e guardandolo infine un po' sorpreso.
«La sua capacità di mentire è davvero notevole, signor Parker» lo canzonò, chiudendo tutti gli ologrammi con un battito di mani.
Peter si morse le labbra, puntando lo sguardo verso il basso e respirando a malapena, sperando che la conversazione si spostasse presto verso altri lidi.
«Tranquillo, non ho intenzione di sottoporti a un interrogatorio,» gli disse Tony, come se l'avesse letto nel pensiero «Ma la prossima volta preferirei che mi dicessi apertamente che va tutto una merda. Te ne sarei molto grato.»
Peter annuì mestamente e si ritrovò a sorridere davanti a quella affermazione, sentendo parte della tensione scivolargli dalle spalle.
«Va davvero così male?» insistette però Tony, deciso a non lasciar cadere l'argomento.
«N-no, no, per niente. Sono sincero» lo rassicurò, intendendo davvero quelle parole, «È solo...»
«Cosa? Pensi di soffrire di stress post-traumatico?»
«No!» si affrettò a negare con vigore, prima che quella conversazione prendesse una piega esagerata, «No, non è niente di preoccupante. È solo strano essere di nuovo qui, cinque anni dopo e...e dover riprendere tutto dall'inizio, come se niente fosse. Ma le cose vanno bene, glielo posso assicurare. Ho anche in programma una gita in Europa, con la scuola...sarà divertente. C-credo di averne bisogno.»
«In Europa, davvero?» chiese Tony con interesse, sollevato dalle sue parole e dal suo atteggiamento tornato sereno.
«Sì. Londra, Venezia, Parigi. ..»
«Venezia? Ci sono stato parecchi anni fa, con Pepper» ricordò con un ghigno divertito, che però si dissolse subito nel realizzare che erano passati la bellezza di diciassette anni da quella vacanza improvvisata.
«Ti piacerà, vedrai. Tornando a noi,» si ricompose dopo, «Comprendo la difficoltà di tornare alla tua vita di sempre, considerata la serie di sfortunati eventi che hanno sconvolto questi cinque anni. Ma non devi metterti fretta o stressarti per questo, non avrebbe senso, e in più potrebbero venirti le rughe. Non vorrai fare una cattiva impressione su MJ?» alluse infine, facendogli l'occhiolino.
Peter annuì distrattamente e solo dopo di rese conto di ciò che avevano appena sentito le sue orecchie. Quindi impallidì e sgranò gli occhi in un'espressione attonita.
«Che ne sa lei di MJ?» chiese con voce stridula.
«Io? So quello che mi serve sapere: ragazzina a modo, affascinante e intelligente, un po' scorbutica, anche, ma fa parte dell'adolescenza, suppongo. Il mio consiglio è di darti una mossa, lo dico per esperienza» sciorinò lui senza problemi sotto il suo sguardo sempre più incredulo.
«C-cosa?! Come...si può sapere da dove ha preso tutte queste informazioni? Non le ho mai parlato di MJ, neanche mezza parola, e...»
«Io so tutto, ragazzo» lo interruppe Tony, con una scrollata di spalle e mettendoci tutto l'autocontrollo che aveva a disposizione per non scoppiare a ridergli in faccia.
A quel punto Peter rimase come imbambolato, cercando una spiegazione valida che potesse giustificare quella fuga di notizie.
«Non ci posso credere» esclamò infine, « Gliel'ha detto Happy, non è vero? Sapevo che non avrei dovuto dirglielo, ma lui ha insistito e...ma che diavolo mi è saltato in mente?» si agitò, iniziando a percepire con imbarazzo le guance che gli andavano in fiamme.
«Rilassati, ragazzo» intervenne quindi Tony, non riuscendo più a nascondere il suo divertimento. «Si vede lontano un miglio che ti sei preso una cotta, non avevo bisogno di nessuna riunione di condominio con Happy per averne la conferma. O forse solo di una, per risalire al nome, si intende» spiegò con nonchalance.
«Non mi sono preso una cotta, io non...» cercò di obiettare Peter con voce, se possibile, ancora più stridula.
«Ah, no? Dal tuo colorito sono propenso a ritenere il contrario» lo canzonò Tony, «Devi al più presto frequentare un corso intensivo per imparare a dire bugie, dico sul serio. Se vuoi Morgan può darti qualche ripetizione» gli propose allegro.
Peter sospirò sconfitto e scosse la testa, chiedendosi allo stesso tempo se fossero davvero così evidenti i suoi sentimenti verso MJ, o se era solo il signor Stark a prendersi gioco di lui.
«S-senta, ascolterò il suo consiglio,» disse infine, riallacciandosi a ben altre questioni e sperando che il signor Stark facesse lo stesso, «Niente stress, niente fretta. Immagino che possa funzionare...no?»
Tony annuì e gli diede una pacca sulla spalla con fare incoraggiante, lasciando cadere la questione su MJ.
«Funzionerà» gli garantì, questa volta in tono più serio e deciso. Poi diede uno sguardo all'orologio appeso alla parete, realizzando con sopresa che fosse già mezzanotte e che, soprattutto, Morgan era rimasta fino a quell'ora davanti alla televisione.
«Bene,» esordì, «credo sia giunto il momento di chiudere la rubrica "cuori appassionati" e di aprire quella dedicata alle bambine che non vogliono andare a letto» annunciò rassegnato, avviandosi verso il soggiorno per recuperare sua figlia.
«O forse stasera non ce ne sarà bisogno» realizzò invece quando si accorse che Morgan si era addormentata, crollando in una posizione alquanto scomoda tra i cuscini del divano. Sorrise nel vederla, dopodichè la prese in braccio e le posò un bacio tra i capelli, facendo attenzione a non svegliarla.
«Ti sei scampato la storia della buonanotte, domani sera ti toccherà la doppia porzione» si rivolse poi a Peter, il quale sollevò le labbra in un sorriso.
«Notte notte, ragazzo» gli disse infine, prima di salire al piano di sopra.
«Notte, signor Stark.»
 
 
*
 
 
La mattina successiva, Morgan fu la prima a svegliarsi.
Durante la notte era sgattaiolata nella camera dei suoi genitori, approfittando dell'assenza della madre per intrufolarsi nel lettone e far perdere qualche ora di riposo a suo padre, tenendolo sveglio a suon di calci e coperte rubate nel sonno.
Aveva poi aperto gli occhi verso le sette e dopo aver atteso inutilmente che anche suo papà si svegliasse, si decise ad assecondare l'idea che nel frattempo le era balenata in mente, ritrovandosi dopo pochi minuti di fronte alla porta socchiusa della camera di Peter.
La aprì piano, facendo attenzione a non fare troppo rumore e si avvicinò al suo letto, dove il ragazzo stava ancora dormendo profondamente.
«Peter?» chiamò sottovoce. Le occorse più di un tentativo per riuscire a svegliarlo, ma alla fine lui aprì gli occhi e le rivolse uno sguardo spaesato.
«Morgan? Tutto bene?» mormorò con la voce ancora impastata dal sonno, accertandosi che non ci fossero problemi.
«Sì» confermò la bambina «Sei sveglio?» domandò a voce un po' più alta.
Peter si strofinò gli occhi nel tentativo di sembrare più lucido e si mise seduto sul letto, «Uhm, sì. Che succede?»
«Vieni a vedere i cartoni con me?» gli chiese, coprendosi parte del volto con la mano, come faceva sempre nei momenti di grande e invincibile timidezza.
Peter le sorrise e non valutò nemmeno per un secondo se accontentare o meno la sua richiesta, mettendosi subito in piedi e prendendola per mano.
«Certo, andiamo.»
Morgan continuò a sorridere col volto coperto, guidandolo all'uscita della camera finchè non fu costretta a fermarsi, notando un qualcosa di insolito poggiato sulla poltrona accanto al letto.
«Cos'è quello?» chiese, indicando una specie di vestito rosso e blu con degli strani segni sul tessuto.
Peter sgranò gli occhi e percepì distintamente il suo cuore perdere un battito; si era portato il suo vecchio costume per parlare con Tony di alcune modifiche, e aveva sbadatamente dimenticato di riporlo nello zaino la sera prima. Quindi lo afferrò di corsa, cercando di rimediare il prima possibile all'errore.
«Questo è...niente, assolutamente niente. È solo una tuta per fare sport, ma ora la rimetto a posto e...»
«E perchè hai il vestito di Spider-Man?» si incuriosì Morgan, che nel frattempo si era ricordata di qualche vecchia storia della buonanotte che le avevano raccontato i genitori, «Sai che mio papà lo conosce?» gli disse quindi concitata.
«Davvero? Lo-lo conosce?»
«Sì, sono amici. Ma tu perchè hai il suo vestito?» chiese di nuovo la bambina, decisa a chiarire una questione che non le tornava fino in fondo.
Peter deglutì e si ritrovò per un momento senza parole.
«P-perchè...uhm, s-sono, è solo...» balbettò senza trovare soluzioni.
«Forse perchè anche tu lo conosci e te l'ha prestato?» intervenne Morgan, fornendogli inconsapevolmente una risposta pronta e giustificata.
Peter sospirò, realizzando di aver sempre sottovalutato la tanto temibile logica infantile. «E-esatto, sì. Lo conosco...e il suo costume mi piaceva così tanto che ha deciso di prestarmelo per qualche giorno» concluse soddisfatto.
«E come fa a sconfiggere i cattivi se non ha il suo...» iniziò a dire Morgan, ma questa volta Peter fu più abile di lei e troncò sul nascere la sua domanda.
«In realtà lui ha tantissimi costumi, perciò non ha importanza se...se...Ehi, ma che ne dici di andare a vedere i cartoni? Si sta facendo tardi» propose infine, ormai a corto di parole e quasi sull'orlo della disperazione.
Morgan, che presa dal momento aveva dimenticato la sua stessa proposta, si illuminò e lo riprese per mano con trepidazione. «È vero, dobbiamo andare!» esclamò, mettendo definitivamente da parte la questione sul costume di Spider-Man.
Peter liberò un lungo sospiro di sollievo e si lasciò condurre fuori dalla stanza, ricevendo come ultimo ordine il divieto di fare rumore per non svegliare Tony.
Quest'ultimo si alzò dal letto mezz'ora più tardi, insospettito dallo strano silenzio in cui albergava la casa, lo stesso silenzio che aveva insegnato a lui e Pepper di accertarsi il prima possibile che Morgan non stesse combinando qualche guaio irreparabile, come disegnare coi pennarelli sul muro della sua camera o abbuffarsi di biscotti dietro la tenda della cucina, com'era accaduto più di una volta.
A passo svelto e con l'impronta del cuscino ancora stampata in fronte, scese quindi le scale che portavano al piano di sotto, interrompendo la sua corsa non appena sentì delle risate squillanti provenire dal salotto. Si sporse appena per individuarne la provenienza e si imbattè nell'ennesima, assurda puntata di Adventure Time e di Morgan e Peter che, seduti sul divano, ridevano incontrollatamente ad ogni battuta.
Le labbra gli si incurvarono in un sorriso raggiante e un'ondata di gioia lo pervase interamente, illuminandogli il volto di felicità.
 
 
*
 
 
 
 
NdA
Buonsalve e buona domenica :D
Questo lunghissimo intermezzo mi serviva per spezzare la raccolta e dare un po' di spazio anche a Peter, in quanto """"primogenito"""" di Tony :')
Confesso di avere il pallino di vedere Peter e Morgan insieme da mesi e ho approfittato di questa raccolta per farli interagire, anche se non in maniera approfondita (del resto Peter è pur sempre un adolescente e Morgan una bambina :P) .
 
Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio le nuove persone che hanno aggiunto la storia nelle seguite <3
 
Alla prossima,
 
_Atlas_

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Spring ***



Spring
-
Un “D.D.I.” per una Mountain Bike
 
 
 
 
 

 
Il clima mite di maggio aveva trascinato Morgan in riva al lago a riprendere i giochi da fare all'aria aperta, come dondolarsi sull'altalena o dare da mangiare alle anatre che di tanto in tanto passavano di lì con appresso una lunga fila di piccoli anatroccoli; li guardava affascinata per ore, fin quando poi non si decidevano a immergersi nell'acqua e addentrarsi nel lago. Allora si rintanava nella sua tenda, dove custodiva gelosamente la sua riserva di ghiande, pigne e una piccola fionda che Tony le aveva rimediato per distruggere eserciti di nemici immaginari.
Da qualche giorno, però, Morgan Stark aveva occhi solo per la sua nuova bicicletta, una splendida Mountain Bike che i genitori le avevano regalato per il suo quinto compleanno e che, per stretto ordine di Pepper e grande rammarico di Tony, non aveva subito alcun tipo di modifica di stampo tecnico e/o futuristico. Niente turbo o ipotetici propulsori di volo, ma solo la grande novità di non avere le rotelle, un dettaglio non indifferente che aveva comunque riempito d'orgoglio Morgan, facendola sentire una bambina un po' più grande.
Dopo la titubanza dei primi giorni  si era infine convinta a montare in sella, anche se mantenere l'equilibrio nel giro di due o tre pedalate si era presto rivelato un ostacolo insormontabile. Tony era rimasto al suo fianco cercando di infonderle sicurezza ed evitandole un paio di cadute, ma a fine giornata si era comunque ritrovato a disinfettare due ginocchia sbucciate lottando contro un pianto disperato.
«Brucia!» aveva urlato Morgan tra le lacrime, con tale intensità che per un momento anche Tony era stato sul punto di scoppiare a piangere. Per fortuna Pepper era arrivata in tempo per sostituirlo in quel compito ingrato, rischiando altrimenti di dover rimettere insieme i pezzi non di uno, ma di ben due cuori infranti.
«Ho l'impressione di vivere un deja-vù» aveva commentato mentre medicava la figlia, scoccando un'occhiata eloquente al marito.
«Io mi lamentavo meno» si era difeso Tony, ricordando un paio di occasioni in cui il disinfettante aveva provocato dolori più acuti di quelli racimolati in un'intera missione.
Pepper allora gli aveva scoccato un'occhiataccia, sapendo bene in realtà quanto i melodrammi che aveva messo in atto per anni fossero stati un semplice espediente per essere blandito e coccolato. Dopotutto Morgan somigliava a lui anche in quello, e non a caso si era lasciata cadere tra le sue braccia alla ricerca di un po' di coccole paterne, mentre lei finiva di medicarla.
 


Per qualche giorno la Mountain Bike rimase chiusa nel garage.
Morgan non sembrava molto incline a riprenderla in mano e Tony e Pepper decisero di non forzarla troppo, aspettando che fosse lei a stabilire quando e se rimettersi in sella.
Tuttavia, Tony si era accorto più volte degli sguardi malinconici che rivolgeva alla bicicletta ogni volta che metteva piede in garage, e in cuor suo sperava di poterla convincere prima o poi a mettere da parte il ricordo della caduta e delle ginocchia sbucciate.
Anche quel pomeriggio, mentre cercava di apportare qualche modifica all'armatura di Rhodey al bancone del garage, la intravide sbirciare in direzione della bici con aria pensierosa.
«Ehi, Maguna» la chiamò attirando la sua attenzione, «che ne dici di andare a giocare fuori?» le propose, prendendola alla larga e scrutando la sua reazione.
Lei fece subito di no con la testa e tornò a puntare lo sguardo tra i progetti del padre, perdendosi tra le interfacce aperte e gli ologrammi di F.R.I.D.A.Y.
Tony sorrise sovrappensiero, ma notò comunque i suoi occhi vispi posarsi di nuovo sulla bicicletta.
«E se...» iniziò a dirle, schiarendosi la voce «...facessimo un altro tentativo? Ti andrebbe?»
Per un istante lo sguardo della bambina si illuminò di entusiasmo, per poi incupirsi subito dopo e tornare di nuovo serio.
«Io dico che possiamo provarci ancora» insistette Tony, vedendola contorcersi le mani con fare nervoso. Decise quindi di approfittare della sua indecisione per prendere la bici e portarla fuori dal garage, sperando che prima o poi Morgan si sarebbe decisa a seguirlo.
«Aspetta, papà!» la sentì esclamare poco dopo, raggiungendolo di corsa sul vialetto dietro casa.
Tony sfoderò un sorriso compiaciuto che si ampliò non appena la vide montare in sella, lieto che fosse di nuovo pronta a rimettersi in gioco.
«Forza, riproviamoci.»
 

Passò mezz'ora, ma ogni tentativo di fare più di una pedalata senza perdere l'equilibrio fallì miseramente. Per grande sollievo di Tony, almeno non ci furono cadute nè ginocchia sbucciate, ma l'entusiasmo di Morgan era andato a scemare sempre di più, fin quando poi la bambina non decise di abbandonare la bici per terra e andare a rifugiarsi con sguardo affranto nella sua tenda in giardino.
«Missione fallita» sospirò dispiaciuto Tony, incrociando lo sguardo della moglie che aveva assistito alla scena affacciata dal portico.
«Però ha fatto progressi, la prossima volta andrà meglio» lo rassicurò la donna, conscia di come quella piccola sconfitta avesse rattristato anche lui.
«Mi toccherà farle un "D.D.I." d'urgenza» borbottò invece Tony, raggiungendola e passandole un braccio intorno alla vita, «Sperando che funzioni.» 
Pepper lo guardò incuriosita «Un "D.D.I."?»
«Un..."Discorso Di Incoraggiamento", no?» rispose lui, sollevando appena un po' le labbra in un'espressione divertita.
La donna trattenne una risata e si sporse per imprimergli un bacio sulla guancia. «Comunque nella credenza c'è un pacco di biscotti al cioccolato, nel caso avessi bisogno di un po' di manforte.»
«Stai forse mettendo in dubbio la potenziale efficacia del mio “D.D.I.”?» le chiese Tony, arricciando il muso in una smorfia risentita.
«No, tu lo stai facendo,» gli fece notare Pepper, puntandogli l’indice sul petto e guardandolo divertita, «il mio era solo un suggerimento.»
«Che deciderò di ignorare» ribatté Tony, affidandosi del tutto al proprio istinto paterno.
«Come vuoi» si rassegnò quindi la donna.
 

Dieci minuti dopo, Tony era fermo di fronte la tenda di Morgan con in mano il pacco di biscotti al cioccolato. In effetti il suo istinto paterno a volte si trovava in precario equilibrio di fronte a certi eventi, così era obbligato a seguire i consigli di chi certamente sapeva come relazionarsi con uno Stark dall’umore a terra e poco incline al dialogo. E poco importava che lo Stark in questione fosse una bambina di appena cinque anni, il DNA non cambiava poi molto.
In ogni caso, decise di sfruttare la “soluzione-Potts” in un secondo momento, e solo nel remoto caso in cui il suo “D.D.I.” non avesse funzionato.
«Toc-toc, Madam Secretary è in casa?» domandò quindi a voce alta.
Come ormai faceva spesso, si accomodò sulla piccola sedia in legno di Morgan aspettando una qualunque reazione da parte sua.
«Avrei urgente bisogno di parlarle, è proprio sicura di non esserci?» insistette.
«Sì» si sentì borbottare in risposta con una voce flebile e velata di tristezza.
Tony inclinò le labbra in un sorriso, ma non si diede per vinto, «Uh, okay. Posso lasciare almeno un messaggio? Sa, è una cosa molto importante.»
Seguirono alcuni istanti di silenzio, che Morgan decise infine di spezzare con un «Va bene» appena sussurrato.
«Uh, le riferisca che la Mountain Bike non vede l’ora di fare un altro giro con lei» le disse quindi, «Parole sue, ben inteso. Mi ha anche detto che si scusa per il comportamento poco rispettoso nei suoi confronti e che la prossima volta cercherà di essere, come dire… più equilibrata. Che ne dice? Pensa di poterle dare un’altra occasione?» concluse in una domanda, tutto sommato contento di quell’approccio a metà tra il serio e il faceto.
Il silenzio che seguì le sue parole fu carico di attesa e Tony sperò vivamente di aver suscitato almeno un sorriso sulle labbra della figlia.
«Pronto? È ancora lì dentro?» si arrischiò a chiedere poco dopo, non ottenendo alcuna risposta.
Ancora una volta ci fu silenzio, e alla fine Tony decise con rammarico di ricorrere alla “soluzione-Potts”, iniziando a trafficare con il pacco di dolciumi e già immaginando il commento di Pepper nel vederlo in quelle condizioni.
«Uh, ho qui dei deliziosi biscotti al cioccolato, se può interessarle. Non è che per caso ne vuole uno? Sono eccezionali, davvero» disse imboccandosene uno per essere un po’ più credibile.
Con suo enorme sollievo, Morgan si decise infine a uscire dalla tenda, afferrando subito il biscotto che le stava porgendo Tony.
«Uno a zero per mamma» commentò osservandola mangiare il biscotto con ancora gli occhi lucidi. Poi, inaspettatamente, la bambina gli buttò le braccia al collo poggiando la testa sulla sua spalla.
«Stai bene?» le chiese stringendola un po’ a sé.
Lei fece di sì con la testa ma Tony percepì ugualmente il suo sconforto, così si scostò per guardarla in volto.
«Ehi, non te la prendere. Per certe cose ci vuole tempo» le disse ripulendole nel frattempo il muso colmo di briciole di cioccolato. Poi, all’improvviso, venne colto da un lampo di genio: «Dì un po’, ti piacciono le omelette che fa papà?» le chiese.
Morgan annuì indifferente e nel frattempo iniziò a sgranocchiare un altro biscotto.
«Beh, ora sono buone, ma all’inizio la mamma non voleva nemmeno assaggiarle. Una reazione esagerata, a proposito, su questo non c’è dubbio.»
«Perché non voleva?» gli chiese lei, iniziando ad interessarsi al discorso.
«Perché… facevano schifo. Letteralmente. Erano bruciate e avevano il sapore di…di…»
«Di mela marcia?» lo aiutò Morgan.
«Proprio così, di mela marcia, ammuffita e puzzolente» disse con una smorfia che  fece scoppiare a ridere entrambi. «Comunque, anche se facevano schifo non ho mai smesso di cucinarle, e indovina un po’? Ora sono diventato così bravo, che le mie omelette sono più buone persino di quelle che fa la mamma» concluse con orgoglio.
«Ehi! Non è vero» lo apostrofò prontamente Morgan, rimproverandolo per quell’oltraggio.
«No, no, hai ragione» ritrattò subito Tony alzando le mani, «Ho osato troppo. Quelle della mamma sono perfette, le mie un po’ meno. Però sono buone e questo è perché non ho mai smesso di esercitarmi. Stessa cosa vale per la bicicletta, dopo un po’ di esercizio nessuno ti fermerà più, te lo posso garantire» le disse facendole l’occhiolino, «Che ne dici? Vuoi riprovarci?»
«E se poi cado?» ribatté Morgan ancora vagamente preoccupata, ma più serena rispetto a prima.
«Cercheremo di evitarlo» la tranquillizzò lui con un sorriso incoraggiante.
Lo sguardo di Morgan si incupì un poco, forse immaginandosi di nuovo in precario equilibrio su quella Mountain Bike a cui si era tanto affezionata.
«Okay,» sembrò convincersi infine «ma tu puoi aiutarmi?»
«Sì signora, croce sul cuore» le garantì Tony come in una promessa solenne, vedendo tornare a poco a poco un sorriso sulle sue labbra.
 
 
Quel pomeriggio Morgan si impegnò così tanto che riuscì a percorrere per ben tre volte il vialetto di casa senza mai perdere l’equilibrio. Dopo un po’ incertezza, era riuscita a comprendere come doversi mantenere in equilibrio sulla bici e pian piano aveva percorso da sola sempre più metri, sempre sotto lo sguardo vigile di suo padre. Certo, qualche scivolone in quelle due ore lo aveva preso lo stesso, ma non si era mai persa d’animo e Tony non seppe dire se fosse stato merito del suo “D.D.I.” improvvisato, dell’aneddoto sulle omelette o di quei biscotti al cioccolato che gli aveva allungato Pepper.
Incrociò il suo sguardo da lontano, mentre anche lei seguiva i progressi di sua figlia, e le fece un “ok” con la mano seguito dal suo solito ghigno soddisfatto.
«E anche questa è fatta» mormorò tra sé e sé.
 

 
 
*
 


 
NdA
Buonsalve! :D
Dopo mesi riesco finalmente ad aggiornare questa raccolta; ho tribolato un po’ tra impegni, caldo e poca ispirazione, ma alla fine sono tornata con un capitolo che spero vi sia piaciuto.
Ho notato con estrema gioia che molti di voi hanno aggiunto la storia nelle seguite/preferite/ricordate e voglio approfittare di queste note per ringraziarvi, così come ringrazio coloro che l’hanno recensita fino adesso <3
 
Alla prossima, con l'ultimo capitolo
 
_Atlas_
 
P.S. Madam Secretary, oltre ad essere una nota serie televisiva, è anche il soprannome con cui Pepper si riferisce a Morgan in una delle scene eliminate di Endgame e che qui viene invece usato da Tony.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Summer ***



Summer
-
Mille milioni di stelle


 



 
Il mese di agosto stava ormai giungendo al termine, offrendo giornate ancora molto calde e occasioni per prendere il sole in riva al lago, tra un ricordo estivo e un altro.
Stappando una bottiglia di birra fresca, Tony ripensò con nostalgia alla sabbia bianca di Palm Beach, all’acqua cristallina dell’oceano indiano e a tutto ciò che quell’estate gli avevano offerto le Maldive. Battibecchi con Happy inclusi, così come la parlantina di Peter, l’euforia di Morgan e la coalizione strategica e quasi inarrestabile tra Pepper e May.
Scese le scale del portico e le vide entrambe ridere di gusto sedute al tavolo in giardino, così fece per avvicinarsi, venendo però travolto in corsa prima da Morgan e poi da Peter, impegnati in un’epica battaglia con le pistole ad acqua.
«Che diavolo…» mormorò riuscendo per un soffio a salvare la bottiglia di birra. «Pete! Sta’ attento a tua sorella!» disse poi a voce più alta e, sperava, severa. Continuando a correre, il giovane alzò un braccio facendogli segno di aver capito e lui tirò un sospiro a metà tra il rassegnato e il divertito.
«Allora, si può sapere cos’è che vi fa ridere tanto?» chiese raggiungendo le dirette interessante.
Pepper si scambiò un’occhiata complice con May e le fece l’occhiolino: «A dire il vero, tu» gli rispose.
Tony strabuzzò gli occhi e solo in quel momento si accorse che stavano guardando le fotografie della loro vacanza, e nello specifico quella che immortalava lui e Happy intenti a discutere animatamente davanti ai fornelli.
«Ah, la sera dell’ammutinamento» borbottò, ricordando come quella semplice cena in barca si fosse trasformata nel giro di pochi secondi nella peggior rivolta familiare di sempre. Il suo continuo impicciarsi nelle faccende culinarie altrui lo aveva portato a rovinare irrimediabilmente un’intera pentola di paella, aggiungendovi un generosa dose di sale perché – a sua detta – era terribilmente insipida. Era stato Happy ad accorgersi del misfatto, non solo perché aveva passato l’intero pomeriggio davanti ai fornelli a cucinare il suo piatto forte anche per lui, ma soprattutto perché quello che Tony aveva aggiunto in abbondanza nella pentola non era affatto sale.
«Com’è diavolo è possibile che lei a quattro anni ha costruito un circuito elettrico e adesso non riesce a distinguere lo zucchero dal sale!? Me lo spieghi!» si era infuriato, agitando un cucchiaio di legno a due centimetri dalla sua faccia.
Il misfatto e il conseguente litigio avevano scatenato l’ilarità di tutti gli altri, che alla fine avevano preferito ordinare delle pizze continuando a prendersi gioco del “genio di casa” per quasi tutta la sera. Solo Morgan, che aveva l’animo ingenuo e ancora poco influenzabile, non si era lasciata intimorire da quel dettaglio, mangiando un’abbondante porzione di paella senza fiatare e spazzolando in pochi minuti tutto quello che aveva nel piatto.
«Uh, Morgan aveva chiesto una doppia porzione, quella sera. La considero lo stesso una vittoria» disse Tony facendo spallucce e guardando le due donne con indifferenza.
«A proposito,» intervenne May «credo voglia il cambio» disse indicando Happy alle sue spalle. Con una camicia hawaiana e un cappello di paglia intesta, si era piazzato davanti al barbecue improvvisandosi “re della griglia”.
«No, non voglio nessun cambio» borbottò quello, sollevando una salsiccia dalla brace, «La carne la preferisco salata.»
Tony gli rivolse un’occhiataccia e fece per rispondergli a tono, ma Morgan glielo impedì, raggiungendolo di corsa e allungando le braccia verso di lui.
«Papà, salvami!» gridò divertita, trovando presto rifugio nel suo abbraccio. Peter, che era pronto a colpirla con la sua pistola ad acqua, fu costretto a fermarsi di fronte al suo sguardo, a metà tra il minaccioso e lo sfidante.
«Uh, come non detto» si arrese alzando le mani.
«Mi spiace, ragazzo. Stavolta Lara Croft ha giocato d’astuzia» sghignazzò Tony, notando poi di sfuggita la linguaccia che la bambina rivolse a Peter.
«E tu dovresti proprio darti una sistemata, signorina» la rimbeccò puntuale, «Sembri uscita dalla giungla» scherzò, spettinandole i capelli già arruffati e umidi.
«A dire il vero, anch’io» valuto Peter, dando un’occhiata ai suoi vestiti.
«Allora sarà il caso che vi muoviate, la carne è pronta e io avrei una leggera fame» si intromise a quel punto Happy, portando a tavola un piatto colmo di salsicce che illuminò lo sguardo di tutti i presenti.
In breve ognuno occupò il proprio posto a tavola e la domenica si colorò presto di battute, risate, qualche foto e giochi all’aria aperta. Semplici istantanee che Tony decise di custodire gelosamente dentro di sé, a dispetto di tutto ciò che per anni gli aveva impedito di viverle.

 
 

*

 
 

A tarda sera calò la quiete intorno al lago. Gli ospiti erano andati via da qualche ora e Tony ne approfittò per stendersi sull’amaca a due passi dalla riva, lasciandosi accarezzare la pelle dalla brezza di fine estate. Respirò a pieni polmoni il profumo degli alberi e dell’erba umida e fu travolto da un’ondata di serenità, la stessa in cui si imbatteva sempre di più negli ultimi tempi e che disegnava sul suo volto dei sorrisi spontanei.
In quella cornice di calma assoluta si intromise poco più tardi anche Morgan, che si arrampicò sull’amaca e si rannicchiò contro di lui, cullata dal dondolio della rete. Tony le posò un bacio tra i capelli che profumavano di shampoo, immaginando poi che anche Pepper si fosse chiusa sotto la doccia dopo una giornata così movimentata.
«Ti sei divertita oggi?» domandò alla bambina.
Morgan annuì contro di lui, lasciandosi scappare uno sbadiglio assonnato.
«Stanca?»
«No» mormorò debolmente, facendolo sorridere. «Quando torna a trovarci Peter?» chiese poi.
«Presto. O magari andiamo noi da lui, che ne pensi?»
Morgan alzò entrambe le sopracciglia e annuì soddisfatta:«Mi sembra un’ottima idea» disse, e Tony percepì l’entusiasmo nella sua voce.
«Affare fatto, allora» le rispose, stringendola di più a sé.
Per un po’ rimasero in silenzio, ascoltando il frinire dei grilli e il verso lontano di qualche gufo. Morgan aveva lo sguardo puntato verso il cielo e osservava pensierosa il manto di stelle sopra di loro.
«Papà?» spezzò la quiete.
«Mmh?»
«Quante stelle ci sono nel cielo?»
Tony volse a sua volta lo sguardo verso l’alto e con una mano si grattò il pizzetto: «Tantissime. Non si possono contare.»
«Sono più o meno di mille?» si incuriosì Morgan.
«Molte, molte di più.»
«Centomila?»
«Di più.»
«Allora un milione?»
«Un po’ di più.»
Morgan aggrottò le sopracciglia, forse chiedendosi quale fosse la cifra più alta che conoscesse «Mmm… mille milioni?»
«Mille milioni?» ripeté Tony con un sorriso, «Può andare, mi sembra una cifra ragionevole» le concesse, cogliendo una luce soddisfatta nel suo sguardo.
«Vorrei tanto volare fin lassù» disse poi Morgan con un sospiro, e nonostante l’ingenuità di quel pensiero, Tony percepì un brivido sfiorargli la pelle. Ignorò però l’allarme lanciato dal suo inconscio e si concentrò invece sul suo desiderio infantile, assecondandolo. Per un momento riuscì a immaginarsela, su una slitta supersonica o su qualche altra diavoleria che aveva promesso di costruirle, mentre sfrecciava veloce verso una stella lontana.
«Chissà, magari un giorno ci riuscirai» mormorò.
«Iron Man può volare fino alle stelle?» chiese ancora lei, stavolta guardandolo con aspettativa. Non era certo di quello che avrebbe dovuto risponderle, ma un tuffo al cuore gli ricordò quelle volte in cui gli era sembrato di sfiorare il cielo con le dita. Con o senza armatura.
«Qualche volta ci è riuscito» le disse con un sorriso, arruffandole un po’ i capelli.
Si chiusero di nuovo nel silenzio e, notando il suo sguardo concentrato, per un momento Tony desiderò conoscere le sue fantasticherie su ciò che le aveva appena rivelato. Lei, però, lo prese in contropiede e cambiò discorso.
«Papà?» lo chiamò di nuovo.
«Dimmi.»
«La mamma dice che anche il nonno e la nonna sono due stelle, perché sono in cielo. Secondo te è vero?» gli chiese del tutto a sproposito, facendogli per un attimo mancare il respiro. Tra le tante domande che Morgan faceva ogni giorno, quelle su Howard e Maria erano le più ricorrenti e di solito ci pensava Pepper a fornire risposte esaustive al riguardo; lui si limitava a spiegarle i retroscena delle loro foto sparse per la casa e che attiravano sempre la sua attenzione, qualche volta imitando la voce austera di suo padre, riuscendo sempre a farla ridere, altre volte suonando al pianoforte le melodie che avevano accompagnato la sua infanzia.
Non era molto quello che poteva offrirle, e in quel modo sperava di farle sentire vicine quelle due figure che erano mancate troppo presto anche a lui. Tutto ciò che di doloroso era legato a loro, invece, preferiva lasciarlo da parte.
«Beh… perché no? Tu credi che sia vero?» le domandò quindi a sua volta.
«Sì» rispose lei con vigore, e la sua espressione sicura per un momento fece pensare anche lui che non ci fosse motivo di credere il contrario.
«Anche il papà di Simba è in cielo…» aggiunse poi, ripescando il fotogramma di un film che le aveva fatto scoprire Peter.
Tony preferì non aggiungere altro e lasciò che si appoggiasse di nuovo contro di lui, mentre il dondolio dell’amaca riprendeva a cullarli.
«Che ne dici di andare a dormire, Maguna?» le chiese dopo un po’, vedendola sbadigliare e poi abbassare lo sguardo assonnato.
«Dai, papà…altri cinque minuti» mormorò debolmente lei, e Tony alla fine glieli concesse, posando carezze tra i suoi capelli fino a quando non si addormentò.

 

 

*

 
 
 
NdA
Buonsalve!
Confesso di avere un po’ di magone in questo momento, perché sì, anche questa raccolta è ormai giunta al termine. Scriverla è stato bellissimo, mi ha dato modo di mettere nero su bianco alcuni headcanon che mi trascino da ancor prima dell’uscita di Endgame, e sebbene ci siano mille duemila tremila motivi per detestare quel film, in realtà sono lieta di aver avuto la possibilità di scrivere questa piccola storia grazie ad esso (anche se con una “leggera” modifica alla base, u.u).
Non sono una grande amante del fluff, anzi, come ormai alcune di voi sanno bene lo apprezzo solo se affiancato all’angst o al dramma; questa è stata un’eccezione, una scelta fatta sulla scia di quel fottesega che mesi fa dissi ai Russo e che da quel momento mi ha dato totale libertà di immaginazione, o forse solo un’alternativa per non morire sommersa dalle mie stesse lacrime. Per questo ringrazio doppiamente chi mi ha seguito tutto questo tempo, mi rendo conto di aver esagerato più volte con il miele :’)
 
Approfitto di queste note per dirvi anche che finalmente prenderò quella pausa a cui aspiro da un anno e mezzo (sto diventando peggio di Tony, mannaggiallamiseria); vorrei dedicarmi con calma a nuovi progetti di scrittura che spero possano vedere la luce qui su Efp, ma tenendo sempre socchiusa la porta delle fanfiction legate alla Marvel, che in questi anni mi hanno regalato tantissimo. Ovviamente non sparirò come lettrice, anzi, sappiate che vi tengo d’occhio.
 
Grazie quindi a tutti quelli che hanno seguito questa raccolta e a chi l’ha commentata: Shimba97, T612 e ovviamente _lightning_ <3
Le vostre parole mi hanno sempre spronata tantissimo, e per me non è poco, sapevatelo.
 
Un bacione grande e alla prossima,
 
 
_Atlas_

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3843139