A 25 passi da te

di vale ronron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Era pieno inverno al distretto 12, da giorni una tormenta di neve aveva impedito agli abitanti di uscire fuori dalle proprie case. Metri di neve coprivano le finestre e le porte delle ville.

Il Villaggio dei Vincitori era candido di neve fresca e dai comignoli delle uniche tre case abitate un flusso continuo di fumo veniva rilasciato nel cielo.

I 3 abitanti del Villaggio dei Vincitori non si erano potuti riunire per mangiare insieme come loro abitudine e dopo un solo giorno di isolamento forzato Katniss si sentiva terribilmente depressa.

La ragazza si era ormai abituata alla sua routine, si svegliava ogni mattina e percorreva il percorso che divideva la sua stanza dalla cucina con il delizioso ed appetitoso profumo di cornetti caldi fatti da Peeta, e dopo aver fatto colazione insieme al panettiere, a Sae e a sua nipote, si sedeva sul divano davanti al camino a  leggere dei libri, aspettando con ansia il ritorno del ragazzo del pane all’ora di pranzo.

Al contrario di lei, Peeta, non stava mai fermo, il ragazzo, infatti, passava il suo tempo ad aiutare gli altri volontari per la ricostruzione del distretto e quando non faceva ciò sfornava pane e focacce per tutti gli abitanti, la ragazza invece, ultimamente, aveva preso l’abitudine di passare il pomeriggio a cucire.

Qualche mese prima infatti, Sae si era presa la briga di insegnarle a lavorare la lana dato che la ragazza non aveva come trascorrere i pomeriggi invernali.

A cena oltre a Peeta si univa a lei anche Haymitch e dopo aver cenato passavano insieme il resto della serata scrivendo il libro dei ricordi, a volte era difficile farlo, perché rievocare fatti passati e ricordare le persone che non c’erano più provocava sofferenza e dolore a tutti a tre ma sapevano che non era giusto dimenticare, anzi.

Era oramai pomeriggio e Katniss si era ormai messa il cuore in pace, aveva sperato con tutta sé stessa che la tempesta smettesse, ma niente. Infatti, già di mattina la tormenta aveva ricoperto la porta di neve, tanto da non permettere né a Peeta né a Sae di poter andare da lei.

La ragazza era rimasta seduta sul divano a fissare il fuoco per tutta la giornata, era sprofondata nel suo mondo di tristezza e vuoto e si era ormai rassegnata a quella monotonia e all’isolamento a cui sarebbe stata sottoposta, chissà per quanto tempo.

Era talmente imbambolata nella sua bolla che il suono del telefono di casa la prese così tanto in contropiede da farla sussultare dallo spavento.

All’inizio non era intenzionata a rispondere, lei non rispondeva mai al telefono era sempre Peeta a farlo o al massimo Sae.

Però una parte di lei stranamente, quel giorno, la spinse a rispondere, così lo fece, anche se con riluttanza.

“Pronto” rispose con tono annoiato.

“non ci credo che hai risposto al primo colpo!!” una voce palesemente sorpresa le rispose dall’altra parte della cornetta.

Un sorriso spontaneo spuntò sulle labbra della ragazza.

“Peeta!!” sussurrò non riuscendo, suo malgrado, a trattenere l’entusiasmo.

“ero fermamente convinto di dover comporre il tuo numero almeno una decina di volta prima che, per sfinimento, ti saresti finalmente decisa a rispondere al telefono!!”

“se vuoi riattacco la chiamata, così puoi farlo!!” rispose scherzosamente la ragazza, segretamente contenta che avesse chiamato.

“ma anche no, piuttosto, hai mangiato?” mi domandò risoluto con tono accusatorio.

Dopo che il ragazzo gli lo fece notare Katniss si notò che effettivamente il suo stomaco gorgogliava da ore, tuttavia la ragazza si mise sulla difensiva e decise di mentire o almeno ci provò.

“certo che ho mangiato!!” mentì, cercando di usare il tono più convincente possibile.

“sei una pessima bugiarda, Katniss!!” la rimproverò con tono severo.
mangerò più tardi!!” gli rispose con finto tono scocciato, alzando gli occhi al cielo.

“Katniss, non costringermi a lanciarti le focaccine al formaggio dalla finestra!!” ribatté Peeta con finto tono minaccioso.

La ragazza scoppiò a ridere.

Si immaginò Peeta, affacciato dalla finestra della sua stanza mentre cercava di lanciarle le focaccine dentro la sua camera.

“visto la tua pessima mira, dubito che riusciresti a centrale la finestra della mia stanza!!” ammise ridendo

“ma brava, offendi pure, non solo mi preoccupo per te ma mi prendi pure in giro!!”

Katniss arrossì e sorrise timidamente, era felice di sapere che nonostante il depistaggio Peeta si preoccupasse ancora di lei.

“ti prometto che mangerò, ho ancora delle focaccine al formaggio in frigo e inoltre ho una montagna di biscotti nella credenza!! Sai com’è qualcuno di mia conoscenza si prende sempre la briga di riempire il mio porta biscotti!!” lo tranquillizzai.

“che persona premurosa!!” disse con tono ironico.

“già” acconsentì la ragazza con un sorriso sulle labbra.

Chissà, se la ragazza avrebbe mai trovato il coraggio di ringraziarlo per tutto quello che faceva per lei, sperò che Peeta intuisse da solo quanto lei apprezzasse tutto ciò.

Da sempre, il suo orgoglio e il pessimo carattere che la contraddistinguevano le impedivano di ammettere ciò che provava davvero.

I pensieri della ragazza furono interrotti da una serie di starnuti consecutivi.

“qualcuno si è raffreddato!” affermò con ironia la ragazza ma con tono lievemente preoccupato.

“credo di essermi preso un colpo d’aria ieri, quando sono uscito da casa tua con Haymitch, il repentino cambiamento di temperatura tra dentro e fuori mi ha fatto raffreddare!”

“mi dispiace, cerca di riguardarti!!” ammise con tono preoccupato.

“lo farò, se tu in cambio mi prometti di mangiare!!”

Eccolo lì, Peeta Mellarck, mesi di percosse, torture inimmaginabili e litri di veleno somministratagli con il solo scopo di costringerlo a odiare e ad uccidere Katniss, ma niente di tutto questo era riuscito a portarlo via alla ragazza, o almeno non del tutto.

Ovviamente i segni del depistaggio c’erano sempre e gli episodi non sarebbero mai andati via del tutto ma lui imperterrito era tornato a preoccuparsi di Katniss.

Neanche il ragazzo sapeva per certo cosa provasse, al momento, per lei ma di certo non provava odio o astio nei suoi confronti. Infatti, nessuno poteva negare che il panettiere provasse un profondo affetto per la ghiandaia, nonostante tutto ciò che avesse passato, e il sentimento era palesemente ricambiato dalla ragazza.

“vuoi una dichiarazione scritta?” gli chiese Katniss, con finto tono scocciato.

“non sarebbe male!!” rispose il ragazzo con un sorriso.

“io Katniss Everdeen, prometto di mangiare autonomamente, e di non trascurami, fino alla fine della tormenta!!” affermò in tono solenne.

“…fino alla fine della tormenta!?” ripeté divertito Peeta.

“eh sì, la mia scorta di focaccine e biscotti non durerà in eterno!!”

 “mi sembra giusto!!” Katniss percepì la risata di Peeta e spontaneamente sorrise di ricambio.

“vedrò di tenere pronta la pala!” affermò il ragazzo.

“più che una pala servirà una ruspa, se continua a nevicare con questa intensità la neve arriverà al primo piano, fin sotto le finestre delle nostre stanze!!”

“vorrà dire che usciremo dalle finestre!!” propose Peeta scherzosamente.

“non so te, ma io mi sto immaginando Haymitch uscire dalla finestra!!” assentì la ragazza con tono divertito.

“più che uscire penso che capitolerebbe giù con una specie di capriola storta!!” affermò scherzoso Peeta.

La ragazza rise divertita.

“non mi vorrei mai perdere la scena!!” rispose ridendo a crepa pelle.

Il ragazzo fu colpito da un'altra serie di starnuti, alla ragazza non era sfuggito che man mano che Peeta parlava la sua voce diventava sempre più rauca.

“hai preso qualcosa per il raffreddore?!” domandò istintivamente, con tono preoccupato.

“in realtà no!!” rispose il ragazzo preso in contropiede dall’improvviso cambio di argomento.

“dovresti farlo!! ti sei, almeno, misurato la febbre?” lo rimproverò la ragazza.

“non ho fatto neanche questo!!” ammise con tono stranamente imbarazzato
“perché no?” dissi con tono arrabbiato e palesemente preoccupato.

“ho scoperto di provare un sentimento d’odio verso i medicinali!” disse con tono spento e leggermente nervoso.

“capisco!! potresti prendere lo sciroppo per la tosse è fatto esclusivamente con le erbe spontanee!!” gli propose la ragazza, capendo il significato reale celato nella risposta di Peeta.

“la cosa non mi aiuta più di tanto!!” confessò nervoso.

La ragazza si intristì, era naturale che Peeta non si fidasse dei farmaci, e neanche di quelli naturali, d’altra parte il veleno degli aghi inseguitori era una sostanza naturale seppur generata da api geneticamente modificate.

“puoi sempre munirti di tante coperte, di un ustionante borsa calda, e di una gustosa cioccolata bollente, magari accompagnata da un delizioso cornetto!!” affermò risoluta, con l’urgenza di far tornare il buon umore al panettiere.

“non è male come suggerimento!!” affermò il ragazzo con tono riconoscente, la ragazza si tranquillizzò, Peeta stava già male a causa del raffreddore non voleva che stesse male anche emotivamente a causa dei sui ricordi sul depistaggio.

“ehi Peeta!!” lo chiamò con urgenza.

“sì?” rispose con tono distratto.

“come hai detto che sarebbe caduto Haymitch?” chiese la ragazza, per distrarlo dai suoi pensieri, voleva assicurarsi che non si rattristasse troppo.

“rotolando!!” rispose il ragazzo, con un sorriso mal celato, aveva capito le intenzioni della ragazza e le apprezzo.

I due ragazzi continuarono a scherzare per telefono, finché la voce di Peeta finì quasi per esaurirsi.

“forse è meglio se mi metto a letto!!” sussurrò con fatica Peeta, mal celando il suo malcontento nel dire ciò.

“sì lo penso anch’io, però prima di farlo dovresti mangiare qualcosa di caldo!!” affermò la ragazza tristemente, le era piaciuto passare il pomeriggio a parlare al telefono con Peeta, certo non era come quando era lì di persona con lei, ma era sempre meglio di niente.

Non lo vedeva ma poteva ascoltare la sua voce e la sua melodiosa risata.

Prima ancora di staccare la chiamata cominciò a sentire la mancanza del ragazzo.

Inconsciamente la ragazza girò il capo verso la parete alle spalle e lo sguardo le cadde sull’orologio, erano le otto di sera.

I due ragazzi avevano parlato al telefono per più di 3 ore.

“non penso di aver mai parlato così tanto in tutta la mia vita, prima di oggi !!” pensò sconvolta Katniss.

La fragorosa risata che sussegui al di là della cornetta fece capire alla ragazza che aveva pronunciato la frase ad alta voce, senza nemmeno farci caso.

“ti diverti eh?” esclamò Katniss con finto tono infastidito.

La risata di Peeta continuò senza alcun freno.

Una parte della ragazza voleva offendersi come era solita fare ma sentirlo ridere così la faceva stare terribilmente bene inoltre, la sua risata spontanea era terribilmente contagiosa e le trasmetteva un’insensata allegria.

“mi piace, dovremmo farlo più spesso!!” ammise con tono allegro Peeta.

“che cosa?” chiese sorridente la ragazza.

“parlare!!” sussurrò il ragazzo con la voce sempre più flebile.

“al telefono?” domandò curiosa.

“non solo al telefono!!” spiegò Peeta tra gli starnuti.

“vedrò di far fuoriuscire la me stessa logorroica più spesso!!, ma non ti prometto niente!!” rispose la ragazza scherzosamente.

“anche la te stessa spiritosa mi piace parecchio!!” confessò debolmente il ragazzo, colpito dall’ennesimo colpo di tosse.

La ragazza arrossì terribilmente e un sorriso a 32 denti le si formò sulle labbra.

“sei sicuro di non avere la febbre?!” domandò ironica la ragazza, sperando dentro di sé che non fosse davvero la febbre a parlare al posto del ragazzo.

“febbre o meno, lo penso davvero quello che ho appena detto!!”.

 “piace anche a me!!” ammise “parlare al telefono, intendo!” si corresse imbarazzata.

“è strano sentirtelo dire, visto che non rispondi mai al telefono, quando squilla!" affermò il ragazzo ironico, sorridendo sotti baffi.

“be, dipende da chi chiama!!” rispose spontaneamente la ragazza, capendo solo dopo che cosa sottintendessero quelle parole, arrossì come un pomodoro.

“messaggio ricevuto!!” assentì il ragazzo con il sorriso fra le labbra “ci risentiamo domani, ti va?”

“sì” rispose immediatamente la ragazza, mal celando il suo entusiasmo.

Si sentì la risata di Peeta “buonanotte Katniss, a domani!!”.

“buonanotte Peeta, a domani !!” disse la ragazza con un inusuale tono dolce.

La ragazza posò la cornetta, pensava che una volta staccata, definitivamente, la chiamata sarebbe ricaduta nella sua bolla di tristezza ed infelicità, ma non fu così, anzi, parlare e scherzare con Peeta l’aveva rallegrata e inaspettatamente il buon umore non le passò, come temeva.

Si rimise in piedi, anche se non si era neanche accorta di essersi seduta per terra con le spalle al muro, durante la chiamata.

Decise di mantenere la promessa fatta a Peeta, quindi si recò in cucina e dopo aver riscaldato la sua focaccina la ingurgitò senza esitazione, accompagnandola con qualche biscotto.

Fatto ciò fece una doccia e si mise a dormire con la, vana, speranza di fare sogni tranquilli.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Come era prevedibile Katniss fu colta dagli incubi per tutta la notte tuttavia, più volte tentò di tranquillizzarsi e di riaddormentarsi e, anche se con fatica, ci riuscì.

Ma quella notte non era proprio destino che la ragazza dovesse dormire infatti, verso le tre del mattino un urlo disumano impregnato di disperazione riecheggiò nell’abitazione, ben presto il grido fu sostituito dai singhiozzi e dagli affanni della ragazza che contorcendosi fra le lenzuola, piangeva come non aveva mai fatto in vita sua, mentre si voltava disperatamente verso i lati del letto, cercando qualcosa che non avrebbe potuto trovare.

La ragazza era terribilmente turbata dal suo incubo e scossa dai suoi stessi singhiozzi, tremava come una foglia, copiose lacrime le scorrevano sul volto.

Katniss dovette concentrarsi per ricordarsi come respirare, e non appena ripristino un minimo di lucidità capì immediatamente di essere nel bel mezzo di un attacco di panico in piena regola.

Cercò di contare e di respirare profondamente, si ricordò che Prim le diceva sempre di fare così quando si faceva prendere dagli attacchi d’ansia.

Così contò e respirò ma non fu abbastanza, la scena che aveva sognato era troppo vivida nella sua mente o per meglio dire era troppo reale.

Capì che era tutto inutile e che stavolta contare e respirare profondamente non sarebbe servito a niente, così cercò di consolarsi parlando fra sé e sé.

Era una caratteristica dei pazzi parlare da soli, ma dall’altro canto sapeva già di essere una malata mentale, e poi aveva fatto ben cose peggiori nella sua vita.

“sta tranquilla era solo un incubo!!” si rincuorò parlando ad alta voce.

“non ce niente di cui preoccuparsi, lui sta bene !!”

“Peeta, sta bene, non devo preoccuparmi, non era reale!!”

“ciò che ho sognato era falso, lui è a casa sua, nel suo letto e sta bene, ha solo un po’ di raffreddore, non è mai morto nessuno per un raffreddore!!”.
 
…eppure, il sogno era così reale…

La ragazza aveva sognato di svegliarsi nel suo letto fra le braccia di Peeta, ma stavolta era diverso dalle altre volte, lei era perfettamente consapevole che le braccia che la stavano circondando fossero quelle del panettiere ma invece di trasmetterle il familiare calore che da sempre le avevano tramandato stavolta era come se fosse circondata dal gelo, anche il delizioso profumo di cannella e pane appena sfornato non accompagnarono il suo risveglio come le capitava sempre quando dormiva con Peeta, l’unica cosa che percepiva era un inusuale odore di morte, e freddo, tanto freddo.

Con un improvvisa inquietudine la ragazza si issò su un avambraccio  e con crescente orrore si sporse verso il viso di Peeta, ma quello che vide la sconvolse…

Il ragazzo che era sdraiato accanto a lei era Peeta, ma lui era…

“noooo, no, lui non è m...m…morto, Peeta sta bene!!”continuò a consolarsi scuotendo forte la testa, cercando di cancellare quella immagine orrenda dalla sua testa.

“non è terribilmente bianco, non ha le labbra viola, non ha la pelle fredda, lui non emana odore di morte!!”.

 “Peeta è vivo, sta bene, è a casa sua, non è qui con me, ma sta bene, ne sono sicura, magari avrà un po’ di febbre, sarà rimasto senza voce, sarà in balia della tosse, ma è vivo ed è questo l’importante!!” si ripeté la ragazza più volte per autoconvincersi e tranquillizzarsi.

“lui non è morto nel mio letto, non è morto abbracciandomi, è tutto falso, non è successo davvero, era solo un incubo, devo stare tranquilla!!”.

La ragazza si mormorò quelle parole per tutta la restante notte finché poco dopo l’alba, raggomitolata su sé stessa, si riaddormentò sfinita, cadendo in un sogno senza sogni o nel suo caso senza incubi.

Quando si svegliò, Katniss, non riuscì a capire che ora fosse, perché a causa della tormenta di neve il cielo era sempre scuro, dal rumore del vento la ragazza tuttavia, intuii che la tempesta anziché calmarsi nel corso della notte era peggiorata, il vento infatti era così forte che faceva tremolare le finestre.

La ragazza era scossa da copiosi brividi, una parte di essi erano dovuti al freddo ma l’altra parte senza alcun’ombra di dubbio erano dovuti all’incubo che Katniss non aveva per niente dimenticato, anzi.

La ghiandaia si alzò dal letto trascinandosi con sé la coperta e strisciando i piedi sul pavimento andò in cucina.

Lì poté finalmente scoprire che ora fosse.

Rimase non poco sconvolta quando scoprì che già da un bel po’ di tempo era passata l’ora di pranzo.

Aveva dormito per tutta la mattina, e adesso erano le prime ore del pomeriggio.

Non avrebbe dovuto dormire così tanto, avrebbe dovuto svegliarsi presto per poterlo chiamare…per poter accertarsi che Peeta stesse bene e invece si era addormentata…

In un batter d’occhio la rabbia che stava provando per sé stessa fu sostituita da un dubbio esistenziale.

E se Peeta avesse chiamato… e se lei non avesse sentito lo squillo del telefono.

Lui stesso ieri le aveva proposto di risentirsi il giorno dopo ma effettivamente non aveva specificato l’ora in cui l’avrebbe chiamata.
E se avesse già chiamato, e se si fosse sentito male e magari l’avesse chiamata per chiederle aiuto, e se adesso fosse troppo tardi!!…

“basta Katniss!!” si rimproverò la ragazza, sospirando profondamente.

Si guardò intorno con un peso al cuore, e alla fine il suo sguardo non poté che cadere sul telefono appeso alla parete.
“ce solo un modo per sapere se ha chiamato e se sta bene!!” disse fra sé ad alta voce, dirigendosi quasi correndo verso il telefono.

Un bip, due bip, tre bip, quattro bip, cinque bip...

Una serie infinita di bip e nessuna risposta.

La ragazza inghiottì il groppo che le si formò in gola.

Con la mano tremante e ripetendosi mentalmente di stare tranquilla riagganciò il telefono e tentò di chiamare una seconda volta.

Un bip, due bip, tre bip, quattro bip, cinque bip….

Nessuna risposta.

“…ok…sta tranquilla Katniss, magari è in bagno, o forse dorme e non sente il telefono, non ce bisogno di andare nel panico, su, aggancia il telefono e ritenta di nuovo, magari questa volta ti risponderà!!”.

Un bip, due bip, tre bip…

…Katniss non aspettò altri bip.

Corse in camera, indossò in fretta e furia gli stivali e i vestiti più pesanti che avesse, poi afferrò uno zaino gli mise dentro tutti i farmaci che la madre era solita dare a lei e a Prim quando avevamo la febbre e la tosse, dopodiché correndo più veloce della luce andò nel ripostiglio e prese una lunga corda e una pala, fatto ciò si recò in camera sua.

Arrivata nella sua stanza legò un’estremità della corda ad uno dei piedi del suo letto, poi appoggiò quest’ultimo nella parete, proprio sotto la finestra.

Si mise lo zaino sulle spalle, dopodiché prese con la mano sinistra la pala mentre con la destra afferrò la corda, lungo quest’ultima fece dei nodi per usarli come appiglio durante la sua discesa disperata.

E bene sì!!

Katniss si stava davvero per buttare giù da una finestra.

Ma era l’unico modo che la ragazza avevesse a disposizione per raggiungere il panettiere.

“ok...sto per lanciarmi giù da una finestra, ma ho una corda, andrà tutto bene!!” si disse ad alta voce per farsi coraggio.

Non appena Katniss aprì la finestra una fortissima raffica di vento la colpì così violentemente, da buttarla per terra.

La ragazza imprecò, cercando di rialzarsi, ma la tempesta era troppo forte, e la neve spinta dal vento incominciò ad entrare dentro la stanza.

L’aria era gelida ma fu proprio quell’aria a ricordare alla ragazza il sogno della sera prima…

… il corpo pallido e gelido di Peeta…

Senza alcun ripensamento prese un respiro profondo e legandosi per sicurezza l’altra estremità della corda intorno al fianco si issò a fatica sul davanzale della finestra e piano piano, oscillando pericolosamente a causa delle raffiche di vento scese giù lungo la parete, aiutandosi con i piedi.

Sorprendentemente, raggiunse terra velocemente, a quanto pare le previsioni di lei e Peeta si erano avverate, durante la notte aveva nevicato così tanto che la neve aveva raggiunto quasi le finestre della loro camera.

Non appena appoggiò i piedi sulla superficie profondò nella neve fresca quasi fino alla testa, per fortuna non aveva mai lasciato la presa sulla corda e questo fu l’unica cosa che le permise di non andare nel panico.

La neve la ricopriva fin sopra al naso.

La discesa della ragazza oltre che dalla sua presa sulla corda era stata fermata anche dalla miracolosa lastra di ghiaccio che si era formata sotto gli strati freschi di neve.

Con non poca fatica Katniss si arrampicò sulla corda fino ad altezza bacino, dopodiché iniziò, con una tremenda fatica dovuta sia alla troppa neve che all’eccessivo vento, a farsi strada con l’aiuto della pala.

Camminando pian piano sulla lastra di giacchio favorita dal fatto che la neve fosse ancora morbida raggiunse il centro del viale, e ciò le permise di intravedere, anche se con fatica, la casa di Peeta.

La vista della villa del ragazzo le trasmise maggiore forza così assicurandosi che fosse ancora legata alla corda lentamente si avvicinò sempre più alla casa del ragazzo, fin quando la raggiunse.

Le raffiche di vento la spingevano verso altre direzioni ma per fortuna sia la corda che la neve sui cui era sprofondata le impedivano di volare via.

Proprio come le sue, anche il portone d’ingresso e le finestre del piano terra di casa di Peeta erano completamante sepolte da metri di neve, così la ragazza si fece strada fino ad una delle finestre del piano superiore.

La ragazza non era mai entrata nella casa di Peeta, ma sapeva per certo che quella era la finestra della camera da letto di Peeta.

Posizionatasi sotto la finestra potette, con orrore, confermare il suo timore, il davanzale della finestra era più alto rispetto a lei, c’era più di un metro e mezzo di dislivello, la lastra di ghiaccio la faceva scivolare e la neve fresca a ridosso della parete non avrebbe retto il suo peso, non sarebbe mai riuscita a saltare fin là su senza un appiglio solido su cui far presa.

Incominciò ad andare nel panico, intorno era piano di nebbia, le uniche cose che vedeva erano giganteschi agglomerati di fiocchi di neve, a stento riusciva a vedere la finestra, inoltre il freddo le stava annebbiando la testa e il vento e la neve le davano terribilmente fastidio agli occhi.

Oramai, presa dalla disperazione iniziò a chiamare, a gran voce, Peeta.

Ma fu un gesto stupido, con il frastuono della tormenta non l’avrebbe mai sentita.

Proprio quando si stava pera arrendere, all’improvviso, sii ricordo di un particolare importante.

Le case dei vincitori erano tutte uguali ed erano arredate e decorate allo stesso modo, ai lati di ogni casa c’erano dei cipressi ornamentali, Katniss, infatti ne aveva uno proprio vicino alla finestra della sua camera da letto.

Si prese di coraggio e si appoggiò al muro sotto la finestra, percorse un tratto di parete fin quando non si scontrò, all’improvviso, contro una fronda di un albero.

La ragazza sorrise vittoriosa, e attaccandosi la pala ad una delle spalline dello zaino, tenendo ben salda con le mani la corda che le era avanzata, si issò sul tronco del cipresso poggiando i piedi sui corti rami.

Non fu facile salire, i rami erano scivolosi a causa della neve e l’albero oscillava paurosamente a causa del forte vento, ma lei fin da bambina era stata una professionista nello scalare gli alberi, quindi non si fece scoraggiare.

Arrivati all’altezza della finestra si accorse che era un po’ lontana da essa così decise di salire fino a quando trovò la grondaia.

Si sciolse la corda dal corpo e la fece passare due volte intorto al tronco del cipresso, incastrandola fra i rami, poi riprese l’estremità della corda e si arrampicò ulteriormente fino al livello del tetto, sapeva che era una pazzia, ma l’unico modo che aveva per raggiungere la finestra era salire sopra il soffitto.

Con un salto si gettò sopra il tetto, sprofondò sulla neve che si era accumulata su di esso e per chissà quale miracolo invece di scivolare si incastrò, fra la neve, come un tappo di sughero in una bottiglia di vetro.

Piano piano strisciò lungo il tetto, cercando di mantenere una linea retta, e quando pensò di essere più o meno sopra la finestra di Peeta iniziò a sporgersi verso al cornicione.

Sporgendo la testa riuscì a vedere la grondaia, e pregando che essa la reggesse, slacciò  di nuovo la corda dalla sua vita  e passò più volte la fune intorno alla grondaia, dopodiché  attorcigliandosi la corda attorno al corpo, girò su se stessa e pian piano rilasciando la corda  lentamente e facendo un azzardato affidamento sulla grondaia iniziò a scendere con cautela.

La grondaia iniziò ad emettere inquietanti rumori e oscillazioni preoccupanti, ma ormai mancava poco e inoltre Katniss si consolava col fatto che anche se la grondaia non avesse retto il suo peso, il cipresso le avrebbe attutito la caduta, visto che per precauzione aveva legato la corda attorno ad esso.

La fune a disposizione oramai era quasi terminata.

Quando ormai sembrava che la grondaia stesse cedendo Katniss appoggiò trionfante un piede sul davanzale della finestra.

La ragazza si sorprese che fosse così largo, così incuriosita appoggiò anche l’altro piede e sbriciando sotto notò con orrore che una delle veneziane era aperta e l’altra chiusa.

La ragazza si inchinò lentamente e con terrore si accorse che anche la finestra a vetri era aperta.

“ti prego, fa che mi sia sbagliata e che questa non sia la camera da letto di Peeta!!” pregò la ragazza a qualsiasi divinità la stesse ascoltando in quell’istante.

Non credeva possibile che il ragazzo avesse commesso la pazzia di dormire con la finestra aperta con una tormenta in atto.

“se ha dormito con la finestra aperta giuro su Dio che, se è ancora vivo, lo ucciderò io personalmente, altro che missione di salvataggio!!” imprecò furiosa, mentre sedendosi con fatica sul davanzale, introdusse le gambe dentro la stanza di Peeta e sciogliendosi la corda dai fianchi si introdusse dentro la stanza.

Il pavimento della camera era quasi tutto innevato, e l’aria al suo interno era gelida.

Proprio al centro della stanza vi era un letto matrimoniale con sopra delle coperte ammucchiate, persino il letto era ricoperto da un consistente strato di neve.

Con timore e con crescente terrore percorse un passò incerto verso il letto.

“Peeta!!” sussurrò con voce strozzata.

Katniss incominciò a temere che il suo sogno si fosse realizzato…

Un rumore la fece sobbalzare.

Il vento della tormenta aveva fatto sbattere la veneziana facendo spaventare la ragazza.

“Peeta!!” esclamò Katniss con più vigore mentre con crescente timore si diresse verso il letto.

Ci saltò su sperando e pregando di non trovare il ragazzo sdraiato sotto la coltre di coperte e neve.

Con gran sollievo la ragazza constato che il letto era vuoto. E dopo aver ringraziato il cielo e tutte le sue divinità si domando dove diavolo fosse finito Peeta.

Scesa dal letto, chiuse la finestra e si mise alla ricerca del panettiere.

Lo chiamò a gran voce ma non ricevette alcuna risposta.

Si incamminò lungo il corridoio del piano superiore, finché non vide un fascio di luce uscire da una porta socchiusa.

Prima di raggiungere la porta un odore intenso di vernice la travolse.

La ragazza intuì che quella fosse la stanza della Pittura, Peeta gliene aveva parlato.

Quella era il luogo dove si rifugiava quando dopo un incubo vari dubbi e paure si insinuavano in lui, così per estraniarli ed elaborarli lui li dipingeva sulla tela.

Katniss era abbastanza certa che Peeta non avrebbe voluto che lei ci entrasse in quella stanza ma lei aveva bisogno di assicurarsi che lui stesse bene, così senza alcun tentennamento raggiunse la porta a la aprì del tutto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Prima di raggiungere la porta un odore intenso di vernice la travolse.

La ragazza intuì che quella fosse la stanza della Pittura, Peeta gliene aveva parlato.

Quella era il luogo dove si rifugiava quando dopo un incubo vari dubbi e paure si insinuavano in lui, così per estraniarli ed elaborarli lui li dipingeva sulla tela.

Katniss era abbastanza certa che Peeta non avrebbe voluto che lei  entrasse in quella stanza, ma lei aveva bisogno di assicurarsi che lui stesse bene, così senza alcun tentennamento raggiunse la porta a la aprì del tutto.

“Peeta!!” urlò spaventata.

Il ragazzo era steso per terra, sotto una grande tela tenuta sospesa sopra un cavalletto, ed una coperta era malamente tirata sopra di lui.

“Peeta!!” lo chiamò la ragazza raggiungendolo.

Lo scosse violentemente, continuando a chiamarlo, ma lui non si svegliò.

“Peeta, ti prego svegliati!!” gridò Katniss in lacrime.

Si avvicinò al suo petto e percepì che il corpo di Peeta era scosso da violenti tremori, da un lato  ciò la tranquillizzava, perché  significava che Peeta era ancora vivo.
Era arrivata in tempo, poteva ancora salvarlo penso Katniss sollevata, anche se ancora molto preoccupata per la salute del panettiere.

“Peeta, cerca di svegliarti !!” lo pregò, mentre con mani tremanti gli sollevò la testa per fargliela appoggiare sulle sue gambe.

Iniziò ad accarezzarlo con mani tremanti.

Il ragazzo aveva la fronte che scottava, il volto arrossato e sudato, le labbra viola e screpolate, continuava a tremare terribilmente e ai richiami di Katniss rispondeva solo con lamenti e borbottii incomprensibili.

Peeta era conciato male ma per Katniss il solo fatto che fosse vivo era un grande sollievo anche se il ragazzo sembrava non riuscire a svegliarsi.

La ragazza, ricordandosi di esserci già passata, si fece coraggio.

Si rimembrò il ricordo della grotta dei settanquatresimi Hunger Games, quando Peeta era in balia della febbre alta provocata dalla ferita alla gamba provocatagli da Cato.

Lo aveva già curato e accudito in passato, poteva rifarlo,anche perchè stavolta era in una casa non in un’arena, inoltre, aveva i medicinali a portata di mano e non avrebbe dovuto partecipare a nessun festino alla cornucopia per prendergli il farmaco, inoltre questa volta Peeta non aveva nessuna ferita mortale, non rischiava l’avvelenamento del sangue...lei avrebbe potuto salvarlo.

Infondo aveva solo una brutta febbre.
 
Per un attimo le ritorno in mente l’incubo della sera prima e affiancò, per un secondo, il Peeta del suo sogno a quello che aveva adesso tra le sue braccia.

Si ripeté fra sé che era in tempo, Peeta era ancora vivo...

Era tra le sue braccia, come nel suo incubo, ma non era freddo, pallido e immobile, non era morto…era vivo, e poteva ancora essere salvato.

Katniss si alzò, appoggiò la testa del ragazzo su una scatola di scarpe, che trovo lì per terra, a quanto pare Peeta la utilizzava come porta pennelli.

Dato che da sola  non sarebbe mai riuscita a trascinarre Peeta in una delle camere dotate di letto,  in fretta andò a prendere delle coperte e dei cuscini e usò quelli  per fare un piccolo materasso di emergenza nella stanza della pittura.

Ci fece rotolare Peeta con quanta più delicatezza possibile, dopodiché lo coprì con tutte le coperte che era riuscita a trovare e gli fece appoggiare la testa su un morbido cuscino.

Dopodiché corse in bagno, prese una bacinella la riempi d’acqua e agguantata una pezza incominciò a fargli gli impacchi di acqua fredda e aceto sulla fronte al fine di fargli abbassare la temperatura corporea.

Lasciandogli la pezza sulla fronte incominciò a rovistare nello zaino, e prese una complessa di un medicinale che sua madre chiamava tachipirina, era una medicina molta costosa infatti, prima degli Hunger games, non avrebbero mai potuto permettersela.

Sciolse la pastiglia in un bicchiere d’acqua e sollevando la testa di Peeta gliela fece bere mentre era ancora incosciente.

Sapeva che Peeta non sarebbe stato d’accordo, ma adesso il parere del ragazzo non era importante, lui era svenuto e toccava a lei prendere le decisioni, proprio come aveva fatto nella grotta, solo che stavolta non aveva avuto bisogno di rifilargli un sonnifero, con l’inganno, per farlo addormentare, perché questa volta era svenuto da solo.

Fatto ciò, andò in cucina per fargli una zuppa calda.

Tornò su e piano piano gliela imboccò, anche se era ancora incogliente, doveva pur mangiare, altrimenti non si sarebbe ripreso.

Il ragazzo continuava ad avere una brutta cera e la sua espressione era sofferente.

La preoccupazione di Katniss cresceva sempre più e raggiunse il culmine quando Peeta, all’improvviso, incominciò ad agitarsi.

Katniss, inizalmente, credette che stesse per svegliarsi, quindi lo chiamò con cautela, cercò di utilizzare un tono dolce per evitare di spaventarlo, in fondo lei non avrebbe dovuto essere lì, con lui.

Il ragazzo iniziò ad agitarsi maggiormente, continuando a tenere gli occhi chiusi.

“no, no, no…” incominciò a borbottare spaventato.

“Peeta, sta tranquillo, va tutto bene!!” cercò di tranquillizzarlo Katniss con tono rassicurante.

“no!!...lasciatemi, lasciatemi andare!!” urlò il ragazzo nel sonno.

“Peeta, cosa succede?” borbottò Katniss spaventata.

La ragazza aveva dormito spesso con Peeta e non le era mai capitato di vederlo agitarsi e parlare nel sonno. 
Solitamente il ragazzo reagiva agli  incubi restando immobile nel letto o avendo un episodio dopo essersi svegliato. 

Invece, questa volta, stava reagendo agli incubi nello stesso modo in cui reagiva Katniss, agitandosi e urlando nel sonno.

“dove l’avete portata??, dove sono??, lasciatemi andare!!” strillò dimenandosi tra le braccia di Katniss.

Con orrore la ragazza capì che Peeta stava sognando o per meglio dire stava ricordando…episodi orribili…

“vi prego, basta, non sappiamo niente, lasciateci stare, basta violenza, basta vi prego!!” urlò in preda alla disperazione.

Il ragazzo borbottava affannosamente, si agitava e scuoteva la testa. 

Un profondo panico cominciò a diffondersi in Katniss.

“Peeta, svegliati, Peeta!” la ghiandaia, cercò di scuoterlo in preda al panico, nessuno meglio si lei sapeva quanto fosse orribile restare bloccata dentro un incubo senza potersi svegliare.

“dov’è Katniss?!... cosa le avete fatto?!, chi l’ha presa!?, dove l’hanno portata?!, e ancora viva?!”

“Peeta, sono qui!!” urlò disperata Katniss,.

“Peeta apri gli occhi, sono qui!!” lo incitò la ragazza scossa ormai dai singhiozzi.

“ci uccideranno, moriremo tutti... vi prego, basta violenza, basta punizioni!!” il panettiere cominciò a piangere nel sonno.

“Peeta, ti scongiuro apri gli occhi!!” urlò Katniss disperata, non soppoartava di vedere il ragazzo in quelle condizioni. 
Desidera aiutarlo con tutta se stessa, ma non sapeva come tranquillizzarlo, Peeta stava rievocando chissà quali orrende torture fatte a lui  e ad altri.

Lei non voleva che lui rivivesse tutto ciò e poi se stava ricordando tutto quello che aveva subito a Capitol  avrebbe inevitalbilmente rimembrato anche il depistaggio.

“no, ti prego no!!” urlò Katniss con tono terrorizzato.

La ghiandaia, non poteva permetterlo, non poteva permettere che le immagini false di lei si insinuassero nella  mente di Peeta confondendolo, di nuovo.

Ipotizzò, che fosse tutta colpa della febbre alta, questa infatti, lo aveva fatto cadere in una sorta di trans, qualcosa di simile ad un dormiveglia.

Praticamente era a metà tra la realtà e l’incoscienza, la febbre, in parole povere, gli stava facendo lo stesso effetto del veleno.

Ma Katniss non avrebbe permesso che succedesse una seconda volta, così disperatamente, spinta dal terrore  di poter perdere, di nuovo, il suo ragazzo del pane iniziò a cantare.

Per prima cantò la canzone della valle, era la preferita di Peeta.

All’inizio il ragazzo continuò a delirare, agitandosi come un forsennato.

Ma la ragazza non si diede per vinta, continuò a cantare  e ad accarezzargli il viso, inoltre, alla fine di ogni strofa prese a dargli un bacio in fronte, per trasmettergli conforto.

Il ragazzo, piano piano incominciò a divincolarsi di meno, e dopo un arco di tempo, che a Katnissa sembrò infinito, prese a borbottare il nome della ragazza.

“sono qui Peeta, sono qui con te, non sei solo, ti proteggerò io!!” gli disse dolcemente, dandogli un bacio sulla fronte e stringendolo fra le sue braccia.

Fu questa la frase che la ragazza gli ripeté, fino allo sfinimento, ogni qual volta lui interrompeva i suoi canti sussurrando il suo nome.

Dopo un paio di canzoni Peeta non si agitò più, tremava ancora a causa della febbre, ma il peggio oramai era passato.

Ogni tanto borbottava il nome della ragazza e Katniss gli rispondeva con parole dolci e di confronto.

“va tutto bene, Peeta, sei a casa, al distretto 12, sei al sicuro, siamo insieme, andrà tutto bene, insieme siamo più forti, lo siamo sempre stati, noi due ci proteggiamo a vicenda è questo quello che abbiamo sempre fatto e sempre faremo!!”.

Le ore passarono e Katniss cantò tutto il suo repertorio.

Peeta sembrava essersi addormentato ma lei non voleva rischiare che entrasse di nuovo in trans così continuò a cantare e a fargli gli impacchi in fronte con l'acqua.

 Decise di dargli un po’ di sciroppo, quest’ultimo oltre ad abbassargli la febbre e a dargli sollievo alla gola gli avrebbe favorito anche il sonno.

La ragazza, non si accorse nemmeno di farlo ma si addormentò con ancora addosso i vestiti bagnati dalla neve, sdraiata sul pavimento accanto al corpo di Peeta con una delle sue mani appoggiata sulla fronte del ragazzo.

“Katniss!!” sentì chiamarsi la ragazza fra la nebbia dell'ncoscienza.

“Katniss!” 

La ragazza si sveglio di soprassalto.

Non appena aprì le palpeble si ritrovò due occhioni blu arrossati e preoccupati a fissarla.

“Peeta!!” sussurrò rincuorata, alzandosi di scatto.

“sei sveglio!!” constato sollevata.

“ma che, che ci fai qui?!” chiese il ragazzo debolmente con tono sconvolto e un con un filo di voce.

“come stai?” chiese la ragazza con urgenza, sorvolando la domanda del ragazzo.

“io, credo di stare meglio adesso, ma non capisco, quando sei arrivata?!” domandò confuso, tossendo e schiarendosi la voce più volte.

“qualche ora fa, quando sono arrivata eri svenuto, ti ho trovato sdraiato sul pavimento di questa stanza!!” gli spiegò la ragazza che con sguardo attento cercava di sondare se nel ragazzo ci fosse qualcosa che non andava.

“io non ricordo di essere entrato qui!! Ma tu come hai fatto a venire, c'è ancora la tormenta fuori!” sussurò con fatica il ragazzo.

La ragazza volse lo sguardo verso la finestra per fortuna almeno quella era chiusa ma il rumore della tempesta si sentiva forte e chiaro.

“Sono entrata dalla finestra della tua camera!!” ammise Katniss, volgendo lo sguardo verso il ragazzo giusto in tempo per vedere la sua espressione sconcertata.

“c...che…co…cos’hai fatto tu?” chiese debolmente, con tono palesemente sconvolto.
“sono entrata dalla finestra della tua stanza, a tal proposito come ti è saltato in mente di tenerla aperta, per fortuna ti eri spostato dalla camera da letto altrimenti saresti già morto congelato da un pezzo, la camera è gelida e la neve si è insinuata fin sotto il letto!!” lo rimproverò la ragazza con sguardo truce.

“non posso credere che tu l’abbia fatto davvero!!, sei un irresponsabile!! ti saresti potuta fare male, oppure saresti potuta volare via chissà dove, in balia della tempesta!” la riproverò il ragazzo tra uno starnuto e l’altro. " e poi guardati sei tutta bagnata finirai per prenderti un malanno, togliti questi vestiti umidi da dosso!!" aggiunse canzonatorio.

“fino a prova contraria quello che si è preso un malanno sei tu!! e poi, io, sarei un irresponsabile!! e tu allora!?...Dimmi la verità, ti sei messo a dormire con la finestra aperta nonostante il raffreddore e la febbre,  non è vero?!” lo rimproverò guardandolo con sguardo truce.

“non cambiare discorso!! e togliti quel cappotto bagnato!!” le rispose debolmente Peeta .

“sei tu che lo stai cambiando, non hai nemmeno idea delle condizioni in cui ti ho trovato, eri svenuto e non riuscivo a svegliarti, mi hai fatto morire di paura!! E poi quando finalmente hai incominciato a parlare ti sei messo a urlare agitandoti come un forsennato, eri totalmente in balia degli incubi e dei ricordi, borbottavi cose orribili e nonostante ti abbia urlato contro e scosso con tutte le mie forze non ti sei svegliato!!”

“io…” tentò di difendersi il ragazzo.

“tu niente, non ti azzardare mai più a farmi uno scherzo simile, mi hai terrorizzata, ho dovuto cantare più volte l’intero repertorio dei canti di mio padre per tranquillizzarti!!” continuò imperterrita Katniss.

“avevo il terrore che iniziassi a ricordare cose non vere!! non volevo che succedesse di nuovo, stavi rievocando  tutte le cose orribili che ti hanno fatto a Capitol  e non volevo che rivivessi anche il depistaggio, non sapevo come aiutarti, poi mi sono ricordata che ti piaceva la mia voce così mi sono messa a cantare, come un idiota, nella speranza che ritrovassi la lucidità aggrappandoti al mio canto invece che alle immagini false di me che ti hanno impiantato in testa, ma avevo paura che non stesse funzion…”

La mano del ragazzo, all’improvviso, ma con delicatezza  tappò la bocca della ragazza.

“puoi…puoi stare zita un attimo!?” le chiese Peeta, guardandola allibito.

La ragazza approfittandosi della debolezza del ragazzo si tolse con facilità la sua mano dalla bocca e riprese a parlare con la stessa velocità e potenza con cui scorre un fiume in piena.

 “no, non sto zitta!!, io sono furiosa con te!!, non deve succedere mai p…”
La ragazza fu interrotta di nuovo, ma stavolta non fu la mano del ragazzo a bloccarle la bocca, ma furono le labbra del panettiere ad arrestare il flusso incessante di parole.

Katniss, all'inizio, presa alla sprovvista rimase sconvolta dal gesto del ragazzo, ma poi ricambiò il suo bacio con tutta sé stessa.

Quella situazione l’aveva stremata, era sollevata di vederlo tranquillo, lucido e cosciente ma  la paura che aveva provato era ancora dentro le sue ossa e dentro il suo cuore, tutto quello che era successo in quel'arco di ore l’aveva destabilizzata parecchio.

Aveva provato paura nel vederlo incosciente per terra, poi aveva provato terrore puro nel vederlo sofferente in balia dei ricordi, ma il vero orrore gli era venuto al solo pensiero che lui si risvegliasse odiandola, di nuovo.

Lei non avrebbe retto, non avrebbe sopportato di rivedere lo sguardo d’odio di Peeta diretto a lei, non avrebbe tollerato le orribili parole del Peeta depistato, non avrebbe tollerato la vista di un Peeta che non l’amasse.

 Non avrebbe accettato di non essere ricambiata, perché ora lo sapeva, l’aveva finalmente capito, lei amava Peeta con tutta sé stessa e non poteva più nascondere la verità agli altri men che meno a sé stessa.

Tutto ciò che era accaduto da quando aveva varcato la porta della stanza della pittura fino a quel preciso istante era servito a sbattergli in faccia la verità.

 Katniss Everdeen aveva tre paure:

-Aveva paura che Peeta morisse e che lei sopravvivesse alla sua morte.
-Aveva il timore che lui la odiasse.
-Aveva il terrore che lui non ricambiasse il suo amore.

In definitiva Katniss Everdeen era totalmente e incondizionatamente innamorata di Peeta Mellarck.

Katniss in quel preciso istante si chiese quando fosse successo.

Lei stessa non sapeva se l'amore per il panettiere fosse nato dopo la guerra, o prima della rivoluzione o se si fosse innammorata di Peeta già dal giorno del lancio del pane davanti alla panetteria, ma forse non era poi così importante saperlo,.

“ti sei calmata adesso?” le chiese con un filo di voce Peeta, interrompendo il bacio e appoggiando la sua fronte in quella di Katniss.

La ragazza ripresasi dallo stordimento del bacio, lo guardò truce.

“mi dispiace averti fatto preoccupare!!” si scusò il ragazzo rivolgendole un sorriso timido.

Katniss istintivamente alzò la mano e delicatamente gli sposto il ciuffo che gli ricadeva sugli occhi!!

“stai meglio adesso!!” affermò la ragazza, con tono palesemente sollevato, ricambiando il sorriso del ragazzo.

“sì, e ti ringrazio per tutto quello che hai fattoper me!!... ma sono comunque arrabbiato per il fatto che ti sei lanciata giu da una finestra!!” la rimproverò con voce flebile guardandola serio.

“è colpa tua, se avessi risposto alle mie chiamate non l’avrei fatto!” si giustificò la ghiandaia.

“mi hai chiamato al telefono?” chiese rattristito.

La ragazza annuì guardandosi intorno curiosa.

“mi dispiace non averti risposto, credo di essere svenuto in balia della febbre alta!!” borbottò starnutendo.

Lo sguardo della ragazza vagando per la stanza  finì inesorabilmente per cadere sulla tela, posta accanto a loro.

Rimase basita.

Per Katniss fu come rivivere la scena che il quadro raffigurava per la seconda volta.

La spiaggia, il mare che si infrangeva sulla battigia, la brezza marina, il calar del tramonto, loro due seduti per terra e Peeta che le passava il medaglione con le foto di Prim, Gale e sua madre, dicendole che avrebbe dovuto essere lei a salvarsi dall’arena dei settantacinquesimi Hunger Games.

Perché a casa ad aspettarla c’era la sua famiglia, che aveva bisogno di lei, mentre lui non aveva nessuno che aspettasse il suo ritorno.

Risentì, chiaramente, nella sua mente la frase che, all'epoca, pronunciò il ragazzo:
-Non c’ è nessuno che abbia davvero bisogno di me -

E fu in quel momento, che lei gli rispose che invece c’era qualcuno che aveva bisogno di lui e quel qualcuno era proprio la sottoscritta.

-io sì…io ho bisogno di te-

La ragazza, nel profondo, sapeva gia nell'arena dei settantacinquesimi se non addirittura in quella dei settantaquattresimi Hunger Games che la morte del panettiere l'avrebbe distrutta irreparabilmente.

“La situazione non è per niente cambiata!!”  pensò ad alta voce Katniss.

“quale situazione!!?” Chiese Peeta che nel frattempo aveva appoggiato il capo sul cuscino socchiudendo gli occhi.

“Ho ancora bisogno di te!!” sussurrò guardandolo negli occhi.

Il ragazzo ricambiò lo sguardo della ragazza con un espressione a metà tra lo scioccato e il sorpreso.

Senza smettere di guardarlo intensamente  Katniss gli  si avvicinò per baciarlo.

Come nelle precedenti volte, nella grotta e in spiaggia, sentì qualcosa muoversi dentro di lei. Percepì del calore irradiarsi dal petto e diffondersi in tutto il suo corpo. La fame là assalì, il bacio che Peeta le stava dando non la sfamava anzi le invogliava maggior desiderio. Le fiamme divamparono in lei. Ma non erano fiamme rivoluzionarie e pericolose, erano fiamme che sapevano di casa, di calore di amore.
 
 I ragazzi smisero di baciarsi ma non interruppero il contatto fra i lori corpi.

Rimasero abbracciati l'un l'altro con le fronti unite e gli occhi chiusi, fino a quando fu il ragazzo ad interrompere il momento di intimità.

"adesso penso che sia arrivata l' ora che tu vada in camera a cercare dei vestiti asciutti da poter indossare!!" gli disse premurosamente accarezzandole una guancia "seriamente non voglio che ti ammali anche tu!!"

"d'accordo!!" 
rispose la ragazza con tono scocciato, alzando gli occhi al cielo.

Come sempre, la priorità di Peeta Mellarck, era la salute di Katniss Everdeen.
 
Fu questo che pensò Katniss, con un sorriso mal celato, mentre, seppur controvoglia, si separò dal ragazzo, per andare a cambiarsi.


 
 
 

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