Alliance

di la_pazza_di_fantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 39: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Caleb aprì gli occhi leggermente frastornato. Aveva un’incessante mal di testa che gli sembrava di essere preso a pugni da Lucas quando aveva ancora 8 anni e voleva a tutti i costi giocare insieme a lui. La prima cosa che riuscì a vedere fu il soffitto bianco che sembrava fatto di tessuto per come sembrava alzarsi leggermente verso la destra. Poi realizzò.

Non si trovava nella sua camera del palazzo, ma nella sua tenda.

Caleb chiuse nuovamente gli occhi e cercò di ricordarsi gli ultimi avvenimenti per capire anche come ci era finito li.

Stava combattendo contro un umano dell’esercito reale per potersi riprendere il pezzo di terra che gli era stato portato via. Nonostante il re degli umani avesse assicurato che non sarebbero più avvenute delle invasioni nei territori dei vampiri, quegli sciocchi umani erano riusciti, a soli due giorni dalla promessa del re, a conquistare una piccola cittadina e Caleb aveva deciso di attaccarli per riprendersi ciò che era suo di diritto.

Quindi ritornando al dunque, Caleb stava combattendo contro quell’umano e stava per morderlo al collo quando aveva visto improvvisamente tutto nero. Poi aveva un vuoto di memoria. Come ci era arrivato li?

Aprì di nuovo gli occhi giusto in tempo per vedere l’ingresso di Cecil, suo cugino e anche l’unica altra persona oltre al padre e a Jerome che potevano entrare nella sua tenda senza farsi annunciare, con una faccia da funerale. La sua espressione migliorò leggermente quando vide il rosso sveglio.

- cos’è successo?- chiese Caleb una volta che Cacil si fu seduto su una sedia vicino alla brandina dove si trovava.

- abbiamo vinto- disse solo il biondo rigirando tra le mani un pezzo di carta.

- e cosa mi è successo?- chiese Caleb sbuffando per il fatto di dover tirare le parole dalla bocca di Cecil.

- sei stato colpito alle spalle, ma me ne sono accorto subito e ti ho portato dai guaritori. Ti hanno preso in tempo, se non me ne fossi accorto saresti morto- disse questi massaggiandosi dietro la nuca in imbarazzo.

- cos’altro ti preoccupa?-

- è arrivata questa da palazzo. È dallo zio Jen- Caleb prese il pezzo di carta dalle mani di Cecil e iniziò a leggere la lettera velocemente. Gli era appena tornato in mente che non aveva aggiornato il padre nei due giorni precedenti alla sua ferita e non sapeva quanti giorni fossero passati dall’ora. Il padre l’aveva minacciato già un paio di volte, e sperava vivamente che quella lettera non contenesse la realizzazione concreta delle sue minacce.

Arrivato alla fine emise un gemito di frustrazione. Una volta tanto che non scriveva una lettera per motivi seri ecco che suo padre realizzava le sue minacce.

- Congratulazioni!- disse Cecil facendo un sorriso tirato che si spense subito non appena gli occhi verdi di Caleb divennero rossi per la rabbia.

- Congratulazioni un corno! Mi sposo con un’umana!-

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Camille non stava capendo niente di quello che suo padre le stava dicendo, o meglio faceva finta di non capire perché sperava vivamente che quelle parole che stava ascoltando fossero frutto della sua immaginazione.

Alex al suo fianco non la pensava allo stesso modo e infatti le diede una leggera gomitata.

- Camille hai capito?- Chiese l’uomo biondo che le stava difronte con aria severa mentre consegnava nelle mani della ragazza una boccettina con del liquido trasparente. Camille prese la boccetta e iniziò a studiarla sempre più convinta che quello non era il metodo giusto.

- allora?- chiese ancora Goran Taiwell incrociando le braccia al petto e guardando male la ragazza difronte a lui.

- si- disse con voce flebile la ragazza prima di alzarsi e rinchiudersi nella sua stanza mentre Margaret se la rideva alla grande e Alex, ne era sicura, la guardava preoccupato.

La ragazza si chiuse la porta della sua camera alle spalle e si lasciò cadere scompostamente su letto per poi mettersi la testa tra le mani. Nel giro di pochi minuti le era stata data la notizia peggiore: doveva sposarsi. Ma non era un semplice matrimonio combinato di convenienza, o meglio non solo. Doveva sposarsi con niente di meno che il principe dei vampiri, dei quali lei aveva sempre avuto paura. E la cosa non finiva certo li. Suo padre e il re degli umani si erano accordati in modo tale che la povera ragazza doveva avvelenare l’intera famiglia e se stessa per poter “togliere davanti ai piedi”, come aveva detto i re, la famiglia reale dei vampiri e di conseguenza tutti gli altri succhia-sangue.

Lei non voleva far parte di quel piano malefico e meschino. Lei non sapeva nemmeno se sarebbe riuscita a nascondere la presenza della boccetta. Molto probabilmente si sarebbe fatta scoprire subito e sarebbe stata messa immediatamente a morte.

Purtroppo sapeva anche il motivo per il quale la scelta era ricaduta su di lei e non su sua sorella Margaret. Lei era diversa, lei era la pecora nera della famiglia, in tutti i sensi. Ultima figlia su tre e l’unica ad avere i capelli neri e gli occhi più neri della pece. Camille era una macchia nera in una famiglia perfetta come quella dei Taiwell, una famiglia dove gli occhi azzurri e i capelli biondi erano il tratto distintivo da generazioni.

Ovviamente non si poteva mettere in dubbio che fosse figlia della sua ormai defunta madre, morta dandola alla luce, nonostante ella avesse occhi azzurri e capelli biondi. Ma non si poteva dire lo stesso del padre. Camille non gli assomigliava per niente e Goran l’aveva sempre odiata perché rappresentava palesemente il tradimento della moglie.

Margaret, come Goran l’aveva sempre odiata, o meglio invidiate perché, come le diceva sempre Alex, era la copia perfetta della madre solo con i capelli e gli occhi scuri.

Alexander, primogenito dei Taiwell, era l’unico che non l’aveva mai odiata, anzi era stato lui che in tutti quegli anni l’aveva protetta dalle angherie della sorella. Ma adesso non poteva fare più niente. Una volta sposata lei sarebbe appartenuta a suo marito e ai vampiri.

Camille prese nuovamente in mano la boccettina e guardò il suo riflesso nel vetro. Non si era mai piaciuta, troppo esile di corporatura e con un seno troppo prosperoso che aveva sempre cercato di nascondere in tutti i modi possibili ed immaginabili, fallendo miseramente. Non poteva avere una conversazione decente con un ragazzo che non fosse suo fratello che questi le fissava incessantemente il seno. Stupidi uomini che pensano solo con le loro parti basse. l’altra parte che non amava era la piccola cicatrice che aveva sulla tempia destra, creatasi per via di Margaret che l’aveva spinta su un tavolo di cristallo quando era più piccola per ucciderla. Non ci era riuscita e Camille nascondeva quella cicatrice con i capelli che le coprivano quasi i due terzi del volto.

Alex cercava sempre di metterle i capelli dietro alle orecchie, perché secondo lui era bellissima, ma lei con un gesto di stizza rimetteva i capelli al loro posto.

Camille sentì bussare alla porta e disse un flebile avanti, poco dopo entrò nella stanza Alex che le si sedette affianco.

- non hai ancora preparato niente- le disse il ragazzo mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Come al solito Camille la fece ricadere al suo posto.

- non mi serve niente- disse semplicemente la ragazza - loro sono al nord, non ho vestiti tanto pesanti da poter resistere in quei territori. Non servirebbe a niente portarli-

Alex annuì e spostò il suo sguardo alla boccettina.

- lo sai che non sei obbligata a farlo?- le disse prendendo l’oggetto del suo sguardo in mano.

- se non lo faccio se ne accorgeranno di sicuro, non voglio che poi tu ne vada di mezzo-

- non può di certo punire me perché tu non hai fatto quello che dovevi. Okay quella cosa non ti ucciderà, ma se ti scoprono morirai e io non voglio perderti. Già saperti nelle mani di quei succhia-sangue non mi va a genio, ma non posso farci niente-

- l’unica soluzione sarebbe quella di eliminare la boccetta prima di arrivare li- poi la mora si girò e guardò il biondo negli occhi. - tu ci sarai al matrimonio?-

- no, i vampiri non ci vogliono perché le loro usanze sono sacre e non possono essere svelate agli umani per nessuna ragione- lo sguardo di Camille si adombrò.

- quindi quando la carrozza mi verrà a prendere io non ti rivedrò più?- chiese la ragazza alla quale le erano appena salite le lacrime. Troppo poco preavviso e la partenza troppo vicina.

- mi dispiace- disse solo il maggiore stringendo la ragazza tra le sue braccia. Non voleva lasciarla andare per nessuna ragione al mondo. Ma lui non aveva voce in capitolo. Camille si nascose nell’abbraccio del ragazzo che sapeva di miele iniziando a piangere. Di li a 24 ore non avrebbe potuto più rifugiarsi in quelle forti braccia che l’avevano sempre protetta. Non avrebbe più rivisto l’unica persona che le voleva veramente bene.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Camille era su quella lugubre carrozza da nemmeno 10 minuti e già le era venuta voglia di aprire la portiera e gettarsi giù. Sapeva per certo di non avere possibilità: primo perché la carrozza era molto veloce e si sarebbe di sicuro rotta qualcosa impedendole di scappare e secondo il ragazzo che sedeva difronte a lei aveva i suoi occhi rossi puntati sulla sua figura e seguiva con attenzione ogni suo piccolo movimento. Quando pochi secondi prima si era alzata per aggiustarsi il vestito che le si era appiccicato addosso il ragazzo l’aveva guardata pronto ad azzannarla, infatti aveva scoperto i canini affilati per farla risedere.

Camille non se lo era fatto ripetere due volte e, cercando di aggiustarsi il vestito marrone alla bella e meglio si era riseduta e non si era più mossa di un millimetro.

Il moro difronte a lei sbuffò per la terza volta in un minuto e chiuse per due secondi gli occhi per poi riaprirli e puntarli in quelli neri della ragazza.

- non cercare di scappare sarebbe inutile- disse dopo un po’ con una voce parecchio roca che fece prendere un colpo a Camille.

Quel ragazzo non aveva detto una parola da quando si era presentato a casa sua quella mattina per prenderla. Aveva solamente mostrato i canini e un’aria scocciata. Non era riuscito a fare altro perché Goran l’aveva presa per un braccio e l’aveva scaraventata fuori dalla porta senza darle il tempo di prendere la piccola valigia che alla fine aveva comunque fatto. Non le aveva nemmeno dato il tempo di prendere un mantello. Il regno dei vampiri era rinomato per essere il luogo più freddo dell’intero continente e lei veniva dal sud dove la temperatura non scendeva al di sotto dei 30 gradi.

Camille annuì alle parole del ragazzo, o almeno sperava che fosse un ragazzo visto che mostrava 19 anni, ma i vampiri erano immortali quindi quel ragazzo poteva avere tranquillamente 200 anni.

- bene, non ho la minima voglia di inseguirti. Perderei solo tempo inutilmente. Tempo che comunque ho perso per venirti a prendere- iniziò quello borbottando frasi sconnesse che Camille non riuscì ad afferrare.

 

Jerome sbuffò nuovamente guardando la ragazza mora difronte a lui. Non riusciva ancora a capacitarsi che quella era una Taiwell. I Taiwell erano tutti biondi! E sopratutto avevano gli occhi celesti e non scuri come quelli della ragazza.

A lui non fregava niente se la ragazza non era una Taiwell, ma il reuccio degli umani aveva assicurato che era una ragazza nobile, non sarebbe stato di certo carino se si fosse rivelata solo una cameriera. Anche il modo in cui Goran Taiwell aveva trattato la ragazza Jerome non lo capiva. Se era veramente sua figlia non l’avrebbe mai presa per il braccio e buttata fuori di casa. Ance i vampiri più crudeli erano più affettivi di quell’uomo!

Forse l’unica cosa buona del fatto che la ragazza non fosse bionda era che Caleb odiava le bionde.

Quando era ritornato dalla battaglia contro gli umani aveva gridato come un pazzo per più di tre ore contro re Jen per quello che era successo distruggendo mezzo salone, non era riuscito a ricavarne niente, solo un’incazzatura maggiore visto che aveva scoperto che la sua sposa sarebbe stata bionda.

Jerome non sapeva perché Caleb odiava le bionde, ma comunque non erano fatti suoi. Era solo la guardia del corpo dei principi, oltre ad essere il migliore amico di Caleb (ma questi erano dettagli).

Jerome riportò lo sguardo sulla ragazza che sembrava veramente un fascio di nervi e non riuscì a non farsi uscire quella domanda che aveva cercato di trattenere da quando si era ritrovato la ragazza addosso. Ragazza che non aveva ancora detto una parola.

- perché sei mora?- chiese infatti il ragazzo aspettando la reazione che non tardò ad arrivare.

Camille infatti saltò sul posto per lo spavento. Poi abbassò piano gli occhi sospirando. Sapeva che doveva rispondere al vampiro anche se non ne aveva minimamente voglia.

- non lo so, molti pensano che mia madre abbia tradito Goran, ma nessuno può dire di esserne sicuro visto che mia madre è morta- disse lei tenendo gli occhi bassi.

Jerome guardò la ragazza incuriosito. “Quindi alla fine è una nobile” pensò con sollievo.

- quindi ti hanno usata come merce sacrificale- disse il ragazzo non pensando minimamente alle parole che aveva detto. Si accorse di aver fatto una cazzata solo quando vide delle piccole lacrime intorno agli occhi delle mora.

- così pare- disse lei per spostare lo sguardo sul finestrino. Non aveva voglia di parlare ancora con quel vampiro.

Jerome capì la situazione e non parlò più per il resto del viaggio. Sapeva che con la lingua lunga che aveva avrebbe combinato solo guai. Alcune volte non si accorgeva nemmeno di essere insensibile.

A rompere il silenzio che si era creato fu la stessa Camille poco dopo essersi calmata.

- siete voi il princi...-

- NO! Sono solo la sua guardia del corpo- la interruppe Jerome. - il principe non ci sarà quando arriveremo perché è impegnato in un assedio, arriverà più avanti- concluse il ragazzo. Caleb era ripartito il giorno dopo che era arrivato al palazzo. Non aveva minimamente voglia di vedere i genitori e sopratutto non voleva vedere subito la “stupida biondina” (parole sue) che doveva sposare. Aveva preso al volo la possibilità di partecipare all’assedio alla città di Wolrik che era caduta in mano ai ghoul quando si erano concentrati a respingere gli umani.

Il re non era nemmeno riuscito a fermare il figlio.

Camille annuì alle parole del vampiro difronte a lei. Da una parte era sollevata, quegli occhi la inquietavano troppo. Erano troppo rossi, non sarebbe riuscita a resistere affianco a un ragazzo del genere. D’altro canto non sapeva minimamente com’era il suo futuro marito e sopratutto quanti anni aveva. Non voleva di certo sposarsi con un vecchio decrepito. Okay sarebbe sembrato un giovane della sua età, come lo sembrava quel ragazzo difronte a lei, ma poteva avere benissimo 300 o 400 anni, se non di più essendo il principe. E lei di certo non aveva voglia di sposare una persona troppo vecchia. Si sarebbe sentita a disagio dal basso dei suoi 17 anni.

I due non parlarono più per il resto del viaggio. Camille lo passò guadando fuori dal finestrino il paesaggio che cambiava e Jerome guardando la ragazza immaginando la reazione di Caleb una volta che l’avrebbe vista.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Camille stava crepando di freddo. Ed era ancora dentro la carrozza maledizione! Erano arrivati da poco a destinazione e la ragazza si sentiva un cubetto di ghiaccio.

Jerome dal canto suo la guardava preoccupato, aveva subito notato che indossava un vestito troppo leggero per il clima di Inskir, ma si era fatto scivolare la questione dalla mente durante il viaggio.

E ora si ritrovava ad avere la ragazza che stava tremando come una foglia. La cosa peggiore era che non essendo un vampiro la ragazza soffriva ancora di più la temperatura così fredda. Jerome si guardò intorno in cerca di una soluzione, poi constatando che non c’era niente a portata di mano si tolse la giacca della divisa che aveva sopra la camicia di lino e la porse alla ragazza che lo guardò con occhi sgranati ma riconoscenti.

Camille non aspettò oltre e si infilò la giacca. Aveva ancora freddo, ma era meglio di niente. La mora scese dalla carrozza seguendo il suo accompagnatore e si guardò intorno stupita. Dal finestrino non era riuscita ad individuare il palazzo che, enorme, sembrava interamente fatto di ghiaccio per via del colore cristallino che aveva. Camille non aveva mai visto un palazzo così grande, nemmeno quello della famiglia reale degli umani era così grande (forse era addirittura un quarto di quella struttura). Camille spostò lo sguardo dal palazzo per guardarsi intorno. Il palazzo si trovava nella parte più alta della città che si estendeva ordinata sotto di esso fino alle alte mura che riprendevano lo stesso identico colore del castello. Oltre le mura in nulla più assoluto: una grandissima distesa di erba che continuava all’infinito andandosi a mescolare con l’orizzonte.

- hai finito di guardarti intorno? - le chiese Jerome spazientito.

- scusa- disse Camille abbassando la testa e incamminandosi verso il ragazzo che aveva già salito i primi gradini che portavano al portone principale.

Anche guardando il portone Camille si stupì della sua magnificenza. Non solo era altissimo, ma su di esso erano stati creati dei bassorilievi che raffiguravano la natura in tutte le sue forme e Camille, da grande amante della natura, ne rimase incantata.

Distolse lo sguardo da quel bellissimo portone solo quando lo vide aprirsi e si affrettò ad entrare nel palazzo per non farsi rimproverare nuovamente dal vampiro. Aveva veramente paura che potesse farle qualcosa se continuava a fermarsi ogni due passi.

all’interno il palazzo sembrava tutt’altro che freddo, anche se la temperatura non si era alzata per niente anche quando due guardie vestite di tutto punto avevano chiuso il portone dietro di lei.

All’interno il palazzo era identico a qualunque palazzo degli umani, pieno di arazzi, quadri, armature vuote con armi super appuntite annesse, tappeti e le pareti finemente decorate come anche le stesse porte che la ragazza stava attraversando cercando di non soffermarsi troppo. Avrebbe avuto modo più tardi di vederle con calma, almeno lo sperava.

Arrivati in un’enorme salone pieno di divani e cuscini si fermarono entrambi e il vampiro le fece cenno di aspettarlo. Camille si strinse ancora di più la giacca addosso, il freddo si era fatto stranamente più prepotente e si sentiva stranamente troppo debole. Voleva lasciarsi cadere su uno dei divani della camera, ma non osava farlo per paura di mancare di rispetto alle persone che, di sicuro, sarebbero arrivate di li a poco.

Aspettò quasi due minuti prima di sentire dei passi che provenivano dalla direzione dove era sparito il vampiro. Alzò la test cercando di vedere chi fosse, ma riuscì a mettere a fuoco solo una macchia rossa prima che la vista le si oscurasse completamente.

 

La ragazza era svenuta e Jerome era stato abbastanza pronto da prenderla prima di farla cadere e farle sbattere la testa a terra.

- perché è svenuta?- chiese Sophi avvicinandosi all’umana e guardandola sorpresa di vedere dei capelli scuri invece che biondi.

- forse è per il freddo- disse Jerome notando come la ragazza le sembrava gelida. Eppure le aveva dato la sua giacca.

Sophi guardò nuovamente la ragazza per poi portare una mano sulla fronte ma la ritrasse subito.

- la fronte scotta, credo che abbia la febbre- disse la ragazza alzandosi e parlando ai due sovrani che erano entrati insieme a lei nel salone.

- Jerome portala nella sua camera. Chiameremo un medico e cercheremo di capire come fare ad abbassare quella malattia.

Il moro annuì e, prendendo il braccio la mora, si incamminò verso la camera che la ragazza avrebbe usato nel periodo prima del matrimonio.

- padre non avevi detto che i Taiwell sono biondi? O era solo un modo per far incazzare Caleb ancora di più?- chiese Sophi guardando i due genitori che si sedevano sul divano dopo aver mandato un servo a chiamare un medico.

- no, sono veramente biondi. Non so perché quella ragazza sia diversa, però sono sicuro che è di origine nobile- disse l’uomo massaggiandosi la fronte pensieroso.

- almeno Caleb sarà felice di non avere una “stupida biondina” come moglie- disse Rose mentre si lisciava una ciocca castana facendo ridere sia il marito che la figlia.

- allora è arrivata? Dov’è?- una ragazzina di 16 anni dai lunghi capelli castani e dagli occhi verdi entrò nella stanza saltellando cercando con lo sguardo una persona che però non vide.

- la ragazza è svenuta poco fa, Jerome l’ha portata nella sua camera.- la castana mise il broncio.

- non è giusto volevo vederla anch’io!- disse incrociando le braccia al petto e facendo uscire i canini.

- Laila avrai tutto il tempo di vederla quando si sveglierà. Comunque sono più che sicura che Caleb ne rimarrà piacevolmente sorpreso- disse Sophi avvicinandosi alla sorella e scompigliandole i capelli.

Laila sbuffò al gesto della rossa e si scostò cacciano via la mano diafana della più grande.

- non è giusto che tu ti debba sempre trovare al momento giusto nel luogo giusto e io tutto il contrario- continuò quella sedendosi poi sul divano, o meglio stravaccandosi sul divano più vicino a lei.

- pensa a Lucas che in questo momento sta tranquillamente dormendo da qualche parte- disse Jen alla figlia più piccola che a quelle parole si mise a ridere.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Camille si tirò più su le coperte che aveva intorno al corpo. Il freddo era più pungente degli altri anni e la ragazza non era abituata. Anche perché a Sunly era strano che facesse così freddo.

Poi spalancò gli occhi e si mise a sedere accorgendosi che non era a casa sua, ma in una stanza enorme e rossa (interamente rossa).

Era a Inskir e non a Sunly.

La ragazza si massaggiò la testa dolorante cercando si ricordarsi come ci fosse arrivata in quella camera, ma l’unica cosa che si ricordava era di aver sentito un freddo inumano in quella sala e di aver visto tutto nero all’improvviso.

In quel momento si aprì la porta della camera, anch’essa rossa (c’era qualcosa che non era rosso li dentro?). Dalla porta entrò una ragazza sui 19 anni con una cascata di capelli rossi (sul serio? Anche i capelli rossi?) e un vestito verde che faceva risaltare i suoi lunghi capelli.

La vampira posò il suo sguardo celeste verso il letto e sorrise quando si accorse che Camille era sveglia.

Chiuse la porta dietro di se e si sedette sul letto iniziando a scrutare la mora che la guardava spaventata.

- io sono Sophi e presto diventerò tua cognata- disse la rossa sorridendo ancora di più mettendo in mostra i canini ben affilati.

Camille rimase per un secondo sorpresa poi si affrettò ad abbassare la testa in segno di rispetto ma fu subito fermata dalla rossa.

- non c’è bisogno tesoro!- disse quella prendendola per le spalle e continuando a sorridere le sistemò meglio la coperta che le era appena scivolata.

- mi dispiace per il freddo momentaneo, ma abbiamo in riscaldamento fuori uso visto che a noi non serve- disse mentre Camille annuiva ricordandosi che la temperatura nel palazzo invece di aumentare era scesa terribilmente quando era entrata.

- devi scusare quello scorbutico di Jerome, non è di molte parole e molto probabilmente ti avrà messo solo paura addosso, ma non preoccuparti ci sono io adesso. Chiedimi tutto quello che vuoi- la rosso aveva prese a parlare a macchinetta e fece uscire un piccolo sorriso dalle labbra di Camille. Sembrava quasi una ragazza umana se non fosse stato per quei canini sporgenti.

- a proposito come ti chiami? So che sei una Taiwell, ma non ci hanno detto ancora il tuo nome e Jerome di sicuro non te lo avrà chiesto-

- Camille- sussurrò la mora, però la rossa la sentì forte e chiaro.

- ma è un nome bellissimo! E le prime due lettere sono identiche a quelle di mio fratello!- disse sorridendo ancora di più.
“Ma non le vengono i crampi a sorridere in continuazione?” si chiese Camille mentre guardava la ragazza con lo sguardo vacuo. Si era appena ricordata della boccettina con il liquido trasparente. Meno male che non l’avevano spogliata altrimenti l’avrebbero subito individuata.

Shopi interpretò male lo sguardo vacuo della ragazza e cercò di spiegare meglio quello che aveva detto:

- sai il tuo nome inizia per Ca no?- Camille guardò la ragazza confusa ma quella non se ne curò minimamente.

- e mio fratello, il ragazzo che sposerai, ha il nome che inizia per Ca!-

- cosa?- chiese ancora confusa Camille. Quello che centrava adesso?

- si si. Si chiama Caleb, adesso non è qui, ma appena torna vi conoscerete di sicuro e poi decideremo la data delle vostre nozze-

- non è stata ancora decisa?- chise Camille sorpresa. Pensava che era già stata prefissata.

- no, i miei hanno deciso di chiedere a te e Caleb quando andava bene nel prossimo mese. Vogliono prima che vi conosciate bene- disse Sophi non perdendo il sorriso sulle labbra.

- io… io devo parlare con i sovrani- disse Camille stringendo forte il lenzuolo.

- non ti preoccupare, parlerai quando ti sarai rimessa del tutto e avremo fatto funzionare i camini!-

- no! Io...è importante devo parlarci adesso!- disse la mora cercando di alzarsi, ma un capogiro la prese di sprovvista e fu costretta a risedersi sul letto.

- okay va bene, ma non fare movimenti assurdi. Sei ancora debole- le disse Sohi con aria preoccupata. Poi la rossa si alzò e andò verso la porta aprendola leggermente per poi richiuderla.

Si avvicinò di nuovo a Camille e si sedette sul letto.

- tutto bene?- chiese vedendo lo sguardo vacuo della ragazza.

- ho paura- disse Camille. Sophi perse completamente il sorriso e sospirò guadando la ragazza.

- è normalissimo, sei in un regno straniero, in mezzo a gente che non conosci e per di più gente che beve sangue. Anch’io al posto tuo sarei spaventata- Camille spostò gli occhi sorpresi verso la ragazza che sembrava serissima. Non avrebbe mai immaginato una reazione del genere. - puoi stare tranquilla perché non abbiamo intenzione di farti del male. Vogliamo la pace forse più di voi- finì Sophi sorridendo dolcemente. Con quel sorriso sembrava un’umana.

Camille stava per ringraziarla quando la porta si aprì e nella stanza entrarono un uomo sulla trentina con i capelli rossi e gli occhi celesti e una donna, presumibilmente della stessa età, con capelli castani e occhi verdi.

Camille capì immediatamente chi erano i due e cercò di alzarsi per fare un inchino ma fu nuovamente fermata. Questa volta dalla donna con i capelli castani.

- non c’è bisogno, sei ancora debole per la febbre alta che ti ha assalito in questi giorni. Cosa volevi dirci?- Camille annuì e poi prese tutto il coraggio che aveva e porse la bocchetta con il liquido trasparente, che precedentemente aveva uscito, ai due sovrani.

Gli occhi dell’uomo si sgranarono completamente mentre prendeva in mano la boccetta e la guardava con astio.

- me l’ha data un consigliere del re dicendomi di usarla contro di voi- disse la mora abbassando lo sguardo colpevole. Alla fine era meglio così. Nel peggiore dei casi l’avrebbero uccisa subito.

- e io che speravo in qualcosa di veramente pacifico questa volta- disse uomo sospirando per poi far sparire la boccetta dentro una tasca della giacca viola che portava.

- grazia per avercelo detto- disse la donna sedendosi sul letto dall’altro lato rispetto alla figlia.

- il re degli umani non mi è mai piaciuto e non voglio immischiarmi nei suoi loschi affari- disse Camille alzando lo sguardo trovando il sorriso della donna ad attenderla.

- e hai fatto la scelta giusta. Non hai da temere nulla fino a quando ti fiderai di noi- disse Jen ghignando.

Sloan aveva fatto la scelta sbagliata a mandare quella ragazza per ucciderli dall’interno.

Vampiri 1 Umani 0

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Camille era rimasta a letto per tutta la settimana per riprendersi. Non era stata una settimana di completo isolamento, anzi Sophi era andata farle visita tutti i giorni e Camille si era abituata quasi subito alla sua presenza e ai suoi canini che aveva smesso di fissare dal secondo giorno.

Le avevano portato pasti buonissimi ogni giorno ed era rimasta davvero sorpresa della qualità del cibo e aveva chiesto alla rosso com’era possibile che il cibo fosse così buono.

- anche se ci nutriamo di sangue è sempre un piacere degustare cibi buoni- aveva detto la ragazza facendole nascere un sorriso sulle labbra.

Quel giorno avevano finalmente acceso i famigerati camini e Camille era felicissima di poter sentire sulla sua pelle il calore che andava irradiandosi. Era davvero felice, anche perché Sophi le aveva detto che quel giorno avrebbe conosciuto anche gli altri due componenti della famiglia reale. Stranamente, come aveva detto anche Sophi, il principe non si era ancora fatto vivo e la cosa stava iniziando ad innervosire Camille. Voleva prepararsi per bene prima del matrimonio, ma se il principe Caleb avesse continuato a non presentarsi si sarebbero trovati a doversi sposare senza nemmeno essersi parlati una volta.

Camille però aveva un problema. Il vestito.

Di certo non poteva indossare quello che ormai aveva addosso da più di una settimana, anche perché era troppo leggero anche con il camino acceso.

Sophi le aveva assicurato che l’armadio rosso era pieno di vestiti, ma Camille aveva la brutta sensazione che non le sarebbe entrato nemmeno uno.

Con riluttanza lasciò il suo caldo e rosso giaciglio per aprire l’armadio e constatare che il di dentro era veramente pieno di vestiti, vestiti di tutti i colori per fortuna. Non avrebbe sopportato di vedere solo vestiti rossi. La mora iniziò a guardare uno per uno i vari vestiti selezionando quelli meno scollati possibili. Alla fine si era ritrovata solo con tre vestiti che potevano andare.

Iniziò ad infilarsi il primo, ma ci rinunciò non appena vide che la gonna aveva uno spacco che arrivava sopra la coscia. Non si sarebbe mai messa una cosa del genere! Passò al secondo vestito e le andava pure bene, l’unico problema era che era quasi trasparente sulla parte superiore e per poco non le venne uno spavento quando si accorse della cosa. Possibile che i vampiri non avessero qualcosa che non fosse scollato o trasparente?

Prese con timore l’ultimo vestito, che era anche quello che le piaceva di più. Il risultato? Non si chiudeva, aveva troppo seno e questo impediva al vestito di chiudersi correttamente facendo letteralmente sclerare la ragazza che dopo un paio di imprecazioni, che da una ragazza di famiglia nobile come lei non dovevano minimamente essere pronunciate, si tolse il vestito e fissò con astio l’armadio. Doveva fare un’altra selezione! Non prese minimamente in considerazione il primo vestito che aveva provato per via dello spacco, non voleva di certo che si vedesse tutto mentre camminava.

Alla fine dopo più di un’ora a cercare qualcosa di decente prese l’unico vestito rosso, ROSSO, dell’armadio e se lo misurò. Le calzava a pennello però non le piaceva minimamente: primo perché era troppo scollato per i suoi gusti, secondo aveva il pizzo (e lei odiava da morire il pizzo) e terzo era leggermente aderente per poi aprirsi a sirena all’altezza della ginocchia. Le maniche poi essendo di pizzo non coprivano un granché, ma almeno non sentiva freddo.

Si guardò allo specchio per un bel po’ prima di decidersi a scendere, anche perché il suo stomaco aveva deciso di brontolare. Era ora di pranzo e per colazione si era mangiata solo una fetta di pane con la marmellata. Lasciò che i capelli le ricadessero davanti agli occhi, come al solito, e aprì titubante la porta della camera. Non era mai uscita dal suo involucro rosso e si guardò introno spaesata e sopratutto ringraziando il fatto che nel corridoio non ci fosse nulla di rosso. Guardò a sinistra, ma notò subito la grande finestra alla fine del corridoio, quindi volse il suo sguardo a destra dove il corridoio continuava per un bel po’ quindi decise di incamminarsi in quella direzione sperando di trovare qualcuno che la potesse accompagnare. La sua richiesta fu assecondata e dopo aver svoltato a sinistra si ritrovò Sophi difronte che la stava guardando con stupore.

- ma stai benissimo!- le disse la rossa prendendole una mano e facendole fare un giro su se stessa.

- solo le scarpe non sono adatte- disse la vampira con sguardo critico. Camille sopsirò, non era mai stata abituata a portare i tacchi e di certo non avrebbe iniziato in quel momento. I suoi stivali bassi andavano più che bene, infondo il vestito era abbastanza lungo da permetterle di nasconderli.

Sophi la fissò per un po’ prima di sospirare arrendendosi e prendendo la mora sotto braccio si incamminò nella direzione opposta che aveva preso Camille. “Bene, mi sarei di sicuro persa. O chissà dove sarei finita!” pensò la mora cercando di memorizzare il percorso che stava facendo insieme alla rossa.

- come mai ti sei messa un vestito rosso? Non avevi detto che il rosso ti stava stancando?- chiese dopo un po’ la principessa.

- era l’unico vestito più o meno decente- disse Camille.

- ma come! Sono sicura che nel mucchio ci saranno vestiti molto più adatti a te e alle tue forme- sorrise mostrando i canini.

- no grazie, preferisco mettermi qualcosa di coprente e largo-

- devi valorizzarti di più tesoro. Tu puoi permettertelo!- disse la rossa sorridendo sempre più convinta delle sue parole.

- no grazie- disse nuovamente Camille. Non si sarebbe mai messa quei vestiti, al costo di mettersi quello che indossava in quel momento per il resto della sua vita in quel castello.

- vedrai che cambierai idea-

passarono qualche altro minuto per quei corridoi infiniti fino a quando, finalmente, Camille riuscì a scorgere un’ampia scalinata che dava nella sala principale del castello. La mora pensò subito a una sala da ballo e guardò estasiata il soffitto altissimo che le si parava difronte e i lampadari fatti interamente di cristallo.

Non dovendo preoccuparsi di cadere per le scale, visto che non aveva i tacchi, poté tranquillamente ammirare tutta la sala che le si parava difronte senza pensare ad altro.

La Taiwell non si accorse di due smeraldi che la stavano puntando dall’ingresso della sala in un misto di confusione e stupore.





Il vestito di Camille

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Salvare la città di Wolrik aveva impiegato più tempo di quanto calcolato da Caleb, ma lui ne era stato abbastanza contento. Non voleva vedere la stupida biondina, ma di certo non poteva far passare più tempo del dovuto.

Questa volta si era ricordato di mandare una lettera al padre per avvertirlo del suo ritardo, non avrebbe commesso più lo stesso errore. Forse a qualcosa era servito quello stupido matrimonio, ma di certo non avrebbe dato a Jen la certezza di essere riuscito ne suo intento.

Caleb, appena arrivato al castello, voleva semplicemente mangiare (visto che non toccava sangue da parecchi giorni) e poi buttarsi sul letto senza fare niente. Tutto questo possibilmente senza vedere nessuno.

Ma si sa che le cose non vanno mai come si spera, e appena entrato nella sala da ballo sentì la voce della sorella che di sicuro stava scendendo le scale per raggiungere la sala da pranzo.

Caleb alzò lo sguardo e per poco non si pietrificò sul posto.

Sophi stava scendendo la scalinata a braccetto con una ragazza, che dall’odore invitante di sangue fresco Caleb intuì fosse umana, e sorrideva tranquillamente.

In primo momento il rosso aveva pensato potesse essere la stupida biondina, ma c’era un problema: era mora!

Fissò la ragazza per tutto il tempo dimenticandosi completamente della sua sete. Era troppo bella. Chi poteva essere?

- CALEB!- gridò Sophi non appena vide il fratello fermo all’ingresso e, lasciando Camille alla base delle scale, corse verso il ragazzo saltandogli praticamente in braccio. Caleb barcollò solo per la sorpresa iniziale, poi sorresse la sorella senza fatica.

- la prossima volta che vuoi fare una cosa del genere avvisami- disse il ragazzo mettendola tranquillamente a terra e sventolandosi una mano davanti alla faccia per scacciare via l’orribile profumo che si era messa la sorella e che lo aveva completamente investito.

- che gusto c’è poi se ti avviso?- chiese la rossa uscendo le zanne mentre sorrideva, adorava far innervosire Caleb.

- la prossima volta ti faccio cadere a terra- disse tranquillamente il rosso puntando fugacemente il suo sguardo smeraldo verso Camille che era rimasta dove Sophi l’aveva lasciata. A Sophi non sfuggì lo sguardo del fratello e sorrise.

- noi stiamo andando a pranzare, vieni anche tu vero?- chiese la ragazza con il ghigno che si andava sempre più ad allargare.

- voglio solo mangiare qualcosa di veloce senza attirare l’attenzione- disse il ragazzo sbuffando, sapendo già che ciò non sarebbe stato possibile.

- allora dovrai aspettare cinque ore e non credo che il tuo stomaco reggerebbe- constatò la rossa andando verso Camille e prendendola di nuovo a braccetto e facendola avvicinare a Caleb che guardò la sorella curioso.

- Tesoro lui è il principe Caleb, Caleb lei è Camille Taiwell la tua fidanzata- disse la rossa presentando i due.

Camille fece un profondo inchino cercando di evitare completamente lo sguardo del principe, che era meglio di quanto si fosse immaginata.

Caleb dal canto suo sgranò gli occhi in uno stato di confusione.

- cosa? Ma come?- chiese non togliendo gli occhi dalla figura rossa che in quel momento si stava alzando lentamente dall’inchino.

- cosa stai cercando di dire?- chiese Sophi socchiudendo gli occhi guardando la reazione del fratello. Era stata meglio di quanto si fosse immaginata.

- ma i Taiwell non sono biondi?- chiese alla fine Caleb scrutando attentamente la reazione dell’umana della quale non era ancora riuscito a vedere il colore degli occhi per via dei capelli neri che le cadevano davanti alla faccia.

Camille si irrigidì leggermente alle parole del vampiro, ma non rispose. Era stata troppo fortunata visto che l’unica persona che le aveva chiesto quello era stata la guardia del corpo.

- e che ne so io scusa? Meglio no?- disse Sophi scrollando le spalle mentre tirava per il braccio sinistro Camille trascinandola nella sala da pranzo. Camille le fu davvero grata per quella risposta, anche se non aveva capito il vero significato dell’ultima domanda della ragazza. Cosa significava meglio?

Caleb guardò le due ragazze andarsene per poi sospirare e seguirle.

Certo che era meglio che non era bionda (non avrebbe sopportato la vista di una biondina in giro per il castello), ma ciò rendeva leggermente difficile ignorare la mora.

- come va?- Caleb si girò verso Jerome che lo aveva appena affiancato e gli sorrise leggermente.

- bene. Qualche problema con l’umana?- Caleb sapeva che era stato Jerome a prendere l’umana dal suo regno.

- il viaggio molto silenzioso, ma senza intoppi. l’unico problema è stato che è svenuta non appena entrata nel castello. Abbiamo dovuto accendere i camini altrimenti il freddo l’avrebbe uccisa.- disse il moro scrollando le spalle.

- per un po’ di freddo?- chiese Caleb con aria scettica mentre posava fugacemente lo sguardo sulle due ragazze che camminavano davanti a lui notando con un piccolo sorriso che la sua “fidanzata” portava degli stivali a raso terra e non dei tacchi come la sorella.

- ti ricordo che i Taiwell sono del sud. A lei il freddo non arriva sotto i 20 gradi- gli disse Jerome facendo in modo che Caleb si diede dello stupido da solo. Come mai non ci aveva pensato?

- cosa te ne pare?- chiese dopo un po’ di silenzio Jerome mentre rallentava il passo per non far capire niente a Sophi che di sicuro stava ascoltando con curiosità la loro conversazione.

- sembra carina- disse Caleb a bassa voce.

Jerome lo guardò cercando di capire cosa il ragazzo intendesse con carina e sta per chiederglielo quando entrarono nell’enorme sala da pranzo. Lucas si fiondò sul fratello senza dargli il tempo di guardarsi intorno e Caleb non rifiutò l’abbraccio del suo fratellino.

Quella bestiolina gli era mancata da morire. Il ragazzo si era abbassato per stare alla stessa altezza del ragazzo e lo stringeva a se mente gli baciava i capelli castani e ricci.

- dove sei stato?- disse Lucas staccandosi dal fratello e guardandolo male con i suoi occhi celesti.

- a Wolrik cercando di domare i ghoul, mi hanno tenuto impegnato più del solito- disse Caleb con un sorriso scompigliando i capelli del ragazzino.

- tutto okay?- chiese Jen mentre il maggiore dei suoi figli si alzava.

Caleb annuì.

- per il momento è tutto a posto. Non so se riattaccheranno e quando- disse il ragazzo rivolgendo un sorriso come saluto a Laila e alla madre che erano sedute compostamente a tavola.

- sediamoci e mangiamo, dopo avremo tutto il tempo per parlare- desse sempre Jen sedendosi a capotavola seguito poi dal figlio alla sua destra.

Camille rimase un momento confusa non sapendo dove sedersi, poi Rose le indicò il posto accanto a Caleb e Camille raggiunse il suo posto tenendo sempre lo sguardo basso. Caleb aveva preso il calice dorato che stava al suo posto e stava bevendo con avidità il contenuto. Camille guardò sorpresa il liquido denso di colore rosso che si trovava al suo interno.

Sangue.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Camille aveva distolto subito lo sguardo da quel liquido rosso. In qualche modo i vampiri dovevano nutrirsi ed era un bene che non lo stavano facendo bevendo direttamente dal collo di una persona davanti ai suoi occhi.
Guardò il suo bicchiere e, con molta sorpresa, vide che dentro c'era della semplice acqua.
Bevve anche lei, aspettando con ansia e fame il cibo.
Le sue richieste mute furono ascoltate e poco dopo arrivarono dei camerieri con dei piatti, di quella che sembrava lasagna, e li posarono difronte ad ogni commensale. Quando vide che tutti ebbero iniziato a mangiare, anche Camille prese le posate e degustò quella lasagna che era veramente buonissima.

La ragazza non smetteva mai di stupirsi per quel cibo buonissimo che le davano. Nemmeno a casa mangiava così bene.
Lanciò un'altra occhiata al suo futuro marito. Ma il ragazzo sembrava intenzionato a non parlarle. Da una parte la ragazza ne era felice, aveva paura di quello che poteva succedere, ma continuare a non parlarsi sarebbe andato solo a loro sfavore.

- visto che Caleb ci ha finalmente degnato della sua presenza possiamo decidere il giorno delle nozze- disse Jen guardando male il figlio che non rispose alle provocazioni del padre anche se ne aveva terribilmente voglia.

- quali sono le date disponibili- chiese alla fine il ragazzo dopo un momento di silenzio vedendo che nessuno poneva quella domanda.

- o il 20 o il 21 di questo mese- Caleb alzò un sopracciglio scettico.

- pensavo avessimo più scelta, e poi sono praticamente tra due settimane- disse il ragazzo cercando di mantenere la calma portandosi il bicchiere alle labbra ber bere velocemente tutto il sangue al suo interno. Una volta poggiato il bicchiere sul tavolo arrivò un cameriere a riempire nuovamente il bicchiere.

- queste sono le date che ci hanno consegnato ieri i reali umani- disse Rose al posto del marito.

- quindi alla fine non è vero che possiamo scegliere anche noi qualcosa. Ci mettono tutto fatto sotto gli occhi e noi dobbiamo dire un semplice si- continuò il ragazzo sbuffando. - sempre se questa non è tutta una farsa per metterci fuori gioco- gli occhi si smeraldo si puntarono per la prima volta nei pozzi di ossidiana della ragazza che aveva alla sua destra. Il suo intento era intimidirla per farle rivelare qualcosa. Per questo mantenne un’espressione abbastanza dura, ma presto si perse in quei due pozzi neri che lo guardavano spaventati.

- per quello non ci sono problemi Caleb. Il re degli umani ci vuole morti, ma Camille è dalla nostra parte- disse Sophi sorridendo alla ragazza per tranquillizzarla, cosa che non riuscì del tutto visto che Camille si sentiva ancora in soggezione per via degli occhi verdi di Caleb che la stavano scrutando.

- in che senso?- chiese il ragazzo distogliendo finalmente gli occhi dalla sua futura moglie.

- nel senso che Camille ci ha consegnato il veleno che le avevano dato per ucciderci di sua spontanea volontà e ci ha spiegato tutto il piano che avevano organizzato- disse Jen con un sorrisetto compiaciuto sul volto mentre sul volto de figlio si andava a formare un’espressione di totale sorpresa, ma non guardò la ragazza al suo fianco.

- lasciamo perdere queste cose di poco conto e ditemi quando mettiamo il matrimonio?- chiese Rose battendo le mani per attirare l’attenzione di tutti.

- è uguale a questo punto- disse Caleb scrollando le spalle e riprendendo a mangiare. Non gliene poteva fregare di meno visto che comunque entrambi i giorni erano troppo vicini e non si fidava del tutto di quella ragazza. Non gliela raccontava giusta. Perché avrebbe dovuto andare contro la sua gente per dei vampiri che di sicuro non voleva vedere?

- per te cara?- chiese Rose con tono gentile facendo quasi strozzare Caleb, perché l’aveva chiamata cara?

- non ho preferenze particolari- disse la ragazza e per la prima volta Caleb la sentì parlare. Aveva una voce abbastanza flebile segno della sua timidezza che aveva precedentemente notato quando Sophi l’aveva presentata.

- quindi ci state lasciando la scelta?- chiese Jen confuso. - Camille veramente scegli tu, non ti mangiamo- continuò l’uomo.

La mora rimase rigida per un po’ e poi posò lo sguardo su Caleb e timidamente chiese:

- 20?-

Se non fossero stati dei vampiri non avrebbero mai e poi mai capito cosa avesse detto la ragazza. Nemmeno Caleb era sicuro che sarebbe riuscito a capirla se fosse stato un umano.

Caleb la guardò un po’ pensieroso. Il 20 era il giorno dopo il suo compleanno quindi avrebbero festeggiato come dei matti per due giorni consecutivi nel caso si fossero veramente sposati il 20. Il 21 invece avrebbero avuto un giorno di pausa, ma non sapeva quanto poteva giovare quel poco tempo di relax. Forse era veramente meglio fare tutta una tirata e poi riposarsi fino allo sfinimento nei giorni successivi. Tanto non gli cambiava niente essere sposato un giorno prima. Infondo bisognava pure vedere se la ragazza sarebbe sopravvissuta a quello…

- si, meglio il 20- disse alla fine Caleb facendo annuire Jen che si segno mentalmente la data.

- a proposito ci saranno anche gli umani?-

- no, solo vampiri- rispose Rose rivolgendo uno sguardo di scuse verso Camille.

Caleb annuì e pensò che fosse meglio così. Anche perché i loro matrimonio era particolare e non potevano di certo far vedere a degli insulsi umani come celebravano i loro riti. Già era troppo che si abbassava a sposare un’umana che non era nemmeno della famiglia reale.

- non vedo l’ora! Cami tu, io e Laila nei prossimi giorni dobbiamo scegliere il tuo bellissimo vestito da sposa. Devi essere la più splendente. Sarai la moglie del futuro re dei vampiri, non puoi sfigurare- iniziò a dire Sophi mentre Laila annuì felice visto che la sorella l’aveva integrata.

- niente di vistoso per favore- disse Camille col suo tono basso.

- oh no cara mia sarà vistosissimo e metterà in esalto le tue bellissime forme che vuoi nascondere a tutti i costi anche se non ho ancora capito perché-

Camille in quel momento aveva una grandissima voglia di sprofondare.

- preferirei un vestito più grande di me e deforme grazie- disse con un tono più altro per poi nascondersi dietro i suoi neri capelli.

Tutti al tavolo risero, anche Caleb si aprì in un piccolo sorriso.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Caleb e Camille non si erano rivolti la parola per tutto il resto della giornata. Anche a cena non avevano minimamente parlato, consci entrambi che avrebbero dovuto farlo perché si sarebbero sposati in due settimane.

Camille era nella sua camera e guardava l'armadio vuoto a parte per il vestito rosso che si era messa quel giorno. Aveva svuotato completamente l'armadio e tutti i vestiti li aveva poggiati su un divanetto che si trovava precisamente difronte alla porta della camera.

Non li avrebbe mai messi, ma di certo non poteva usare lo stesso vestito per il resto dei suoi giorni.

Sentì bussare alla porta e, nemmeno il tempo di dire aventi che Sophi entrò tutta felice nella camera chiudendosi la porta alle spalle e sedendosi sul letto di Camille. Lanciò uno sguardo confuso al divanetto per poi riposarlo su Camille che si era messa una camicia da notte completamente bianca.

- quelli sono tutti i vestiti che non ti vuoi mettere?- chiese la rossa.

- si, è rimasto solo quello rosso-

- SOLO QUELLO ROSSO? E COME FAI CON UN SOLO VESTITO SCUSA?- chiese la ragazza alzandosi e andando spedita verso la massa di vestiti scrutandoli e controllandoli.

- perché non li vuoi?-

- non mi vedo bene con scolli e spacchi chilometrici, e poi ci sono alcuni che non mi entrano...-

- ma sei magrissima, come fanno a non entrarti?-

Camille non rispose ma si indicò il petto e a Sophi si oscurò lo sguardo capendo il perché.

- comunque non puoi restare con un solo vestito solo perché tu, e ripeto tu, non ti vedi bene con questi vesti. Guarda che saresti benissimo- le disse la vampira risedendosi sul letto.

- domani facciamo venire una sarta così prendiamo le misure per il vestito del matrimonio e poi ti facciamo confezionare altri vestiti di tuo gusto. Va bene?- chiese arrendendosi al fatto che Camille non avrebbe cambiato velocemente idea.

La mora annuì e poi chiese:

- sei venuta qui solo per dirmi della sarta o c'è altro?-

- perchè non hai parlato un po' con Caleb? Vi farà bene conoscervi un po' prima del matrimonio- disse la rossa guardando gli occhi ossidiana della ragazza.

- non mi sento a mio agio con voi che conosco da più tempo, figurati con un principe che non ho mai visto- disse la mora sbuffando.

- lo so tesoro, ma conosco mio fratello e se non fai tu il primo passo voi due non vi parlerete mai- disse la rossa pensando a quanto il fratello fosse introverso e restio a parlare con le fìpersone che conosceva da una vita, figurarsi con un'umana.

- posso farti una domanda?-

- me l'hai appena fatta- vedendo la faccia confusa di Camille Sophi scoppio a ridere - tranquilla puoi chiedermi tutto quello che vuoi-

- quanti anni avete? Intendo veramente non quelli che dimostrate- Sophi rimase qualche secondo interdetta per poi sorridere in modo inquietante con i canini in bella vista.

- mio padre e mia madre hanno ripettivamente 43 e 40 anni, Caleb ne ha quasi 22, io 20, Laila 16 e Lucas 13- vedendo la faccia confusa di Camille Sophi continuò - non siamo molto vecchi, in teoria si sale al trono una volta copmpiuti i 200 anni, ma mio nonno è stato ucciso dai ghoul e quindi mio padre ha dovuto prendere il suo posto nonostante la giovane età. anche per quanto riguarda i figli, sui sceglie sempre di farli dopo i 200 anni, ma i miei genitori si amavano molto e non hanno saputo resistere più di tanto- concluse Sophi.

- c'è un'età in cui smettete di crescere?- chiese Camille sempre più incuriosita.

- per i vampiri nati da altri vampi la crescita si blocca ai 30 anni, per i vampiri nati da un umano e un vampiro ai 25 anni e per quelli che vangono trasformati la crescita si ferma il giorno stesso della loro trasformazione-

- ci sono delle differenze fra tutti questi vampiri?- chiese Camille sempre più curiosa di scoprire di più sul suo nuovo mando.

- ovvio, i vampiri puri sono i più forti e possono muoversi tranquillamente anche alla luce del sole. Anche i vampiri mezzosangue non hanno problemi con il sole, sono solo meno forti dei puri. I trasformati sono più forti degli umani ma hanno problemi con la luce del sole, possono muoversi solo di notte. Ah l'aglio non ci fa niente, le uniche cose che ci possono uccidere sono l'acqua santa, quella che avevi nella boccettina, e un paletto di legno nel cuore. oppure lo staccarci la testa in qualunque modo possibile-

- sai che mi hai appena rivelato come uccidervi?-

- ma sono tutte cose che dovresti già sepere se ti hanno parlato dei vampiri-

- si lo sapevo però potevano anche essere non vere  come la storia dell'aglio- disse Camille.

- almeno non farai la figura della stupida quando parlerai con Caleb. A proposito domani dovete assolutamente parlare. Sono più che sicura che Caleb non si fidi ancora completamente di te, devi conquistare la sua fiducia come hai conquistato la mia-

- per via del fatto che vi ho consegnato l'acqua santa?-

-si, pasa a un doppio gioco, l'ho letto nei suoi occhi oggi. Ma stai tranquilla, non oserebbe mai farti del male per davvero. Il contratto lo obbliga a non poterti ferire prima del matrimonio. In realtà nessuno di noi può farti male prima del matrimonio- Camille sembrava davvero sorpresa.

- io non sapevo niente di questa clausula- disse la mora con un filo di voce.

- be' doveva essere messa per forza altrimenti noi potevamo torturarti per sapere se gli umani ti avevano chiesto di ucciderci- Camille annuì.

- adesso ti lascio, riposati che domani avrai una giornata piena- disse la rossa alzandosi dal letto e andando verso la porta. Slutò la mora con la mano e uscì dalla stanza lasciando la ragazza umana da sola.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Caleb era comodamente sdraiato su un divanetto della sala lettura mentre leggeva n libro che parlava dei ghoul. In realtà quel libro l’aveva già letto parecchie volte, ma non sapeva che fare e non aveva intenzione di iniziare un nuovo libro.

Un’idea era quella di andare dalla sua fidanzata a vedere cosa stava facendo, ma scosse la testa. Perchè improvvisamente gli era venuto quel pensiero in mente? Non doveva assolutamente farsi abbindolare da quella ragazza. Era sicuro ci fosse qualcosa sotto. Non poteva essere davvero lei la sua futura moglie!

Ovviamente non si stava minimamente lamentando per il suo aspetto, che anzi li piaceva anche molto, ma per i suo carattere. Dai ragioniamo! Non può esistere veramente una ragazza così timida. E sopratutto una ragazza del genere non accetterebbe di passare il resto della sua misera vita con un vampiro, anzi farebbe in modo di ucciderlo. Perchè allora aveva consegnato l’acqua santa?

Probabilmente aveva parecchie scorte. Una boccetta non sarebbe mai riuscita ad ucciderli tutti quanti.

- è la quinta volta che sbuffi. Si può sapere cosa ti prende?- disse Jerome che era appena entrato nella sala e che si era lasciato cadere a peso morto su uno dei puff che si trovavano vicino a Caleb.

- non mi fido di Camille-

- per il fatto che ha consegnato la boccetta?- chiese Jerome ricevendo poco dopo la risposta affermativa da parte di Caleb. - per quanto ne so credo si trovi meglio qui che con la sua famiglia. Quando sono andato a prenderla il padre l’ha praticamente scaraventata fuori da casa- disse Jerome ripensando a quello che era successo quel giorno.

- non è una giustificazione, poteva essere anche tutto frutto di uno scherzo ben riuscito-

- non credo visto che l’odio negli occhi di quell’uomo era autentico. La tua ragazza non deve aver avuto una vita facile anche per via dei suoi colori-

- cosa intendi?-

- ho la lingua troppo lunga e questo lo sai anche tu. Le ho chiesto perché era mora. Mi ha detto che tutti pensano che la madre abbia tradito Taiwell-

Caleb ascoltò le parole di Jerome senza però fare commenti.

- questo spiegherebbe i suoi capelli scuri, ma non perché ha consegnato l’acqua santa-

- questo dovresti chiederlo direttamente a lei. È nella stanza rossa se ti interessa saperlo- Caleb guardò Jerome male. Non gli aveva chiesto dove si trovasse la ragazza, e poi non aveva minimamente voglia di parlare con quella ragazza.

- non fare così, prima o poi dovrete per forza parlare fra di voi. Non potete di certo essere marito e moglie senza aver fatto una conversazione decente!- disse il moro per niente intimorito dallo sguardo di fuoco del principe dei vampiri.

- possiamo anche non parlarci, tanto ha scarse probabilità di sopravvivere. Vi state affezionando tutti troppo solo perché vi ha consegnato quella stramaledetta boccettina- disse Caleb alzando la voce. Non aveva paura di essere sentito dagli altri. Le sue parole erano la pure e semplice verità.

- bene, però quando sarai tu ad esserti affezionato non venire da me a piangere perché hai perso il tuo tempo con lei a sbuffare facendo complotti infondati. Quella ragazza ha paura dei vampiri, si trova in un castello pieno zeppo di vampiri, costretta a sposare uno di loro con il compito di ucciderci tutti. Tu al suo posto non avresti dato la boccetta? Io pensandoci l’avrei fatto- disse alla fine il moro alzandosi e uscendo dalla sala lasciando Caleb completamene da solo e in balia dei suoi pensieri.

Alla fine decise di alzarsi e si incamminò verso la stanza rossa. Arrivò quasi subito e stava per aprire di slancio la porta, ma poi decise di bussare.

Fu la voce di sua sorella a dargli il permesso di entrare e Caleb aprì la porta. Stava per dire qualcosa quando Laila cacciò un urlo e lo spinse fuori dalla porta per poi chiudersela alle spalle.

- si può sapere cosa ti è preso? Avevo il permesso di entrare- disse il rosso incrociando le braccia al petto e guardando male la vampira.

- si però Camille aveva indosso uno degli abiti che le sono stati proposti per il matrimonio! Di certo non potevi vederla vestita in quel modo- disse Laila risoluta mentre Caleb la guardava scioccato. Le sue sorelle si fissavano sempre su sciocchezze.

- okay, però dovrei parlare con Camille quindi potete farla uscire?- chiese il ragazzo scocciato. Laila sorrise e rientrò nella camera di Camille chiudendo la porta con violenza facendo alzare un sopracciglio a Caleb.

 

Camille e Sophi appena videro rientrare Laila la guardarono confuse, o meglio Camille la guadò confusa mentre Sophi con gratitudine visto che era riuscita a sentire tutta la conversazione con Caleb.

La sarta invece continuava a lavorare ininterrottamente sul vestito bianco e nere che aveva addosso Camille.

- chi era?- chiese alla fine la mora visto che nessuno parlava.

- Caleb, ha detto che vuole parlarti- Camille sgranò gli occhi. Non si aspettava di certo una cosa del genere.

- be di certo non puoi uscire con questo vestito che è uno dei due sui quali sei indecisa. È tempo di cambiarci. Theresa ci puoi dare il vestito giallo di prima?- disse Sophi rivolgendosi poi alla sarta che prese il vestito giallo, che aveva aggiustato in pochissimo tempo, e lo porse a Camille che con l’aiuto di Laila si tolse quello da sposa per poi metterselo.

Quello era uno dei vestiti che aveva scartato perché troppo scollato, ma la sarta aveva aggiunto una parte ricamata in pizzo che copriva tutta la parte superiore e Camille aveva rinunciato a lottare per farsi togliere quell’obbrobrio. Alla fine quel vestito giallo le andava pure bene e scendeva morbido sui fianchi.

Grazie all’aiuto di Laila e Sophi fu subito pronta e, dopo essersi messa i suoi amati stivali a roso terra sotto lo sguardo sbigottito di Laila e quello sconsolato di Sophi, uscì dalla sua camera trovandosi perfettamente difronte a Caleb che aveva leggermente l’aria spazientita.
Fece un piccolo inchino con la testa.

- vieni parliamo in un posto dove quelle due non ci possano sentire- disse il ragazzo incamminandosi seguito a ruota da Camille.










 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


Camille seguiva il principe in completo silenzio. Non voleva fare niente che potesse infastidirlo. Anche il fatto che aveva deciso di parlare era abbastanza strano. Sophi e Laila aveva ribadito più e più volte quanto il ragazzo fosse introverso e poco propenso a parlare, sopratutto con gli estranei.

E Camille aveva veramente paura di quello che il ragazzo poteva voler fare. Sapeva che non poteva torcerle un capello, ma era comunque un vampiro e sapeva di certo come intimorire la gente.

Caleb si fermò di colpo per poi girarsi a guardare Camille con i suoi occhi verdi penetranti. Dopo poco fece cenno alla ragazza di aspettare e sparì nel corridoi alla sua destra per ricomparire poco dopo con un mantello che porse alla ragazza. Camille prese il pezzo di stoffa blu che il ragazzo le stava porgendo e se lo mise sulle spalle.

Il principe riprese a camminare e Camille lo seguì, poco dopo si trovarono entrambi all’esterno in un giardino immenso che Camille guardò con stupore. Il giardino era pieno di piante di qualunque specie cosa che fece sorprendere ancora di più la ragazza, da lei a Sunly le poche piante che riuscivano a crescere morivano non appena arrivava la stagione più calda non riuscendo a reggere alle temperature troppo alte. Li invece sembrava che le piante fossero completamente indifferenti al clima.

- sembra che tu non abbia mai visto delle stupide piante in vita tua- disse Caleb interrompendo il silenzio che si era creato tra i due.

- a Sunly le piante non resistono molto per il caldo- disse Camille trovando un po’ di coraggio. Infondo dovevano parlare no? Prima si toglieva l’imbarazzo e prima finiva la tortura.

- queste sono piante stregate, riescono a resistere a qualunque temperatura, devono essere nutrite una volta al giorno con sangue di vampiro altrimenti muoiono- disse Caleb guardando la faccia della mora farsi sempre più sorpresa e spaventata. In realtà si era spaventata alla parola sangue, ma si era quasi subito tranquillizzata quando Caleb aveva aggiunto il seguito della frase.

“pensava al sangue umano” si disse Caleb dopo un po’.

- il sangue umano non è un buon concime per le piante. Solo noi vampiri ci rafforziamo grazie ad esso- disse il ragazzo cercando di tranquillizzarla, ma Camille non diede segno di nessuna reazione, era rimasta immobile.

- non berrò il tuo sangue, almeno non adesso. Dopo il matrimonio si- disse Caleb facendo finalmente girare la ragazza verso di se. I suoi occhi di ossidiana era sgranati.

- berrete dal collo?- chiese tremante la mora portandosi una mano al collo in una reazione istintiva.

- si, è più comodo anche se è una delle parti dove fa più male-

- perché me lo state dicendo?- chiese Camille che aveva iniziato a tremare e non per il freddo.

- perché hai consegnato l’acqua santa?- disse invece Caleb, ignorando completamente la domanda della ragazza.

- è ingiusto uccidere qualcuno in un modo così meschino mettendo in mezzo persone che non c’entrano niente. Il re non aveva nessuna intenzione di fare un accordo di pace, io ero solo la sua vittima sacrificale. Ho deciso di consegnare la boccetta di mia spontanea volontà perché nel peggiore dei casi sarei morta, ma almeno non avrei ucciso un’intera famiglia. Alla fine credo che se anche vi avessi avvelenati tutti il re degli umani mi avrebbe uccisa comunque. Sapevo troppo- disse Camille. Aveva tenuto per tutto il tempo gli occhi puntati in quelli di Caleb, aveva distolto lo sguardo solo a discorso concluso per non far vedere le lacrime che volevano scendere prepotentemente.

Caleb aveva fissato la ragazza tutto il tempo cercando qualche traccia di menzogna, ma non c’era. Era sincera.

- devi essere davvero disperata per affidarti a noi vampiri. Si vede lontano un miglio che hai paura di noi- Camille alzò lo sguardo pieno di lacrime spaventata. Cosa che fece preoccupare Caleb.

“maledizione perché adesso mi preoccupo per lei” si disse il ragazzo, ma aveva appena scoperto che la fiducia dei suoi famigliari era ben riposta in Camille.

- non voglio spaventarti, non più almeno- disse alla fine il ragazzo porgendo una mano a Camille. La ragazza lo guardò leggermente dubbiosa, ma poi prese la mano del principe e in pochi secondi si trovò a braccetto con il principe mentre camminavano per il giardino.

- le persone all’interno del palazzo possono anche averti accettata, ma non tutti i vampiri nobili lo hanno fatto, o lo faranno dopo il matrimonio. Devi assolutamente toglierti quell’aria spaventata- Camille guardò di sottecchi il principe curiosa. Come mai tutto a un tratto era diventato così strano?

- più ti mostri intimorita più si prendono gioco di te e cercano di spaventarti- continuò il ragazzo, voleva metterla in guardia visto che il primo grande evento al quale avrebbe partecipato non era il matrimonio, ma il suo compleanno.

- non credo di poter cambiare in poco tempo- disse a tono abbastanza basso la ragazza facendosi finire i lunghi capelli davanti agli occhi.

- con Sophi ti sei abituata abbastanza bene- disse Caleb che in un attino di pura follia aveva preso la ciocca dei capelli che era finita davanti agli occhi della ragazza e l’aveva spostata dietro l’orecchio rivelando la piccola cicatrice che Camille aveva. Camille si immobilizzò sul posto e guardò con occhi sgranati Caleb per poi rimettere i capelli dove si trovavano in precedenza.

Stettero per qualche altro minuto in silenzio, poi Caleb non resistette più

- come ti sei procurata quella cicatrice?- Camille non rispose subito, ma strinse involontariamente il braccio del ragazzo.

- quando ero piccola mia sorella ha cercato di uccidermi facendomi sbattere la testa vicino al tavolo di cristallo- disse con tono ancora più basso di prima.

- è questo il motivo per il quale tieni sempre qui dannati capelli davanti agi occhi o c’è altro?- chiese in uno sbuffo Caleb. Quella ragazza aveva un viso davvero molto bello, perché si nascondeva.

- no, o almeno non solo. Non mi piaccio- disse la ragazza trovando un po’ di coraggio e iniziando ad alzare la voce.

“quindi quando si parla di qualcosa di abbastanza brutto e che non vuole ricordare abbassa la voce” pensò Caleb.

- non dovresti farlo- disse Caleb, ma ottenne solo un no con la testa da parte di Camille. Il principe si innervosì leggermente per poi lasciare la presa dal braccio della ragazza e si posizionò davanti a lei.

Successe tutto così in fretta che Camille non ebbe nemmeno il tempo di reagire. In meno di un secondo Caleb con il pugnale che aveva in vita le aveva tagliato il ciuffo di capelli che le cadeva danti agli occhi rendendolo più corto degli altri e impedendogli di coprire il volto della ragazza che, essendosene appena accorta, fissò Caleb con occhi sgranati non riuscendo a dire nemmeno una parola.





Angolo autrice
Salve, non li scirvo spesso però oggi vorrei chiedervi un piccolo favore:
se la storia vi sta piacendo, o no, per favore potreste scrivermi una recensione? Anche negativa, accetto tutto, ma vorrei veramente sapere cosa pensate delle mia storia.
la_pazza_di_fantasy

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


- perché?- chiese la ragazza quando ebbe ritrovato la parola.

- perché quel ciuffo mi dava fastidio. E poi non devi sminuirti in quel modo- disse Caleb rinfoderando il pugnale e riprendendo il braccio della ragazza iniziò a camminare .

- preferisco nascondermi-

- qui non c’è nessuno che conosca la tua famiglia non hai bisogno di nasconderti e poi fai sfigurare me- disse Caleb convinto di quello che stava dicendo.

- vi faccio sfigurare di più così. E poi voi lo sapevate che la mia famiglia è rinomata per i capelli biondi e gli occhi azzurri-

- quello perché mi sono informato. Sai a me non sono mai piaciute le bionde quindi buon per te che non lo sei- Camille rimase a guardare il ragazzo sorpresa mentre lui continuava a guidarla per il giardino.

Rimasero in silenzio per il resto della passeggiata e solo quando Caleb si accorse del leggero tremore della ragazza ruppe il silenzio.

- hai freddo?-

- non tanto. Non sono ancora abituata a queste temperature- disse Camille – ma se voi volete continuare a passeggiare non ci sono proble...-

- ma neanche per sogno. Mi hanno detto che hai avuto la febbre per un’intera settimana non voglio rischiare di farti ammalare nuovamente- disse il rosso mentre entrambi rientravano nel castello da una porta differente facendo andare in panico Camille.

“e ora come ci arrivo in camera?” si chiese la ragazza.

- cosa ti piaceva fare nel tempo libero? Non puoi di certo stare senza far niente tutto il giorno, anche se teoricamente dovremmo insegnarti un po’ di cose per il 19-

- cosa c’è il 19? Il matrimonio non era il 20?- chiese la ragazza curiosa.

- ci sarà una festa qui a palazzo, di sera. Il matrimonio è il 20, puoi stare tranquilla- disse Caleb evitando di menzionare che la festa era per il suo compleanno.

- comunque a casa ero solita leggere oppure guardavo mio fratello che si allenava con la spada-

- non ti annoiavi?-

- a leggere?-

- no, quello piace anche a me. Intendevo a guardare tuo fratello-

- no, in realtà ho sempre voluto fare, ma sono una donna e non posso- disse Camille alzando le spalle come per dire che non faceva niente.

- e chi l’ha detto che le donne non possono combattere con una spada?- chiese Caleb che era rimasto veramente colpito dalle parole della ragazza.

- be’ è una legge non scritta- continuò Camille che in un gesto automatico cercò di portarsi la ciocca di capelli che non c’era più davanti agli occhi.

- per voi umani forse, ma qui combattono sia donne che uomini- gli occhi di Camille si sgranarono sorpresi e stava per chiedere una cosa ma poi si bloccò.

- vuoi provare vero?- Caleb si era abbassato per arrivare al viso della ragazza e sorridendo le aveva fatto quella domanda.

- se non è un problema ovviamente- sussurrò Camille improvvisamente sorpresa dal gesto del principe.

- ma quale problema! Jerome sarà felicissimo di avere un nuovo allievo- disse con Caleb che si era aperto in un sorriso che Camille avrebbe trovato meno inquietante se non ci fossero stati qui stramaledetti canini.

Nel mentre Caleb l’aveva trascinata in giro per i corridoi del castello senza che lei se ne accorgesse. Quando si fermarono Camille alzò lo sguardo sperando di trovarsi difronte la sua camera, ma quello che vide fu mille volte meglio. Il grande salone era circondato interamente da libri, c’erano praticamente libri ovunque la ragazza guardasse.

- ma è bellissimo- disse in un sussurro. Non aveva mai visto una biblioteca così grande.

- sono felice che ti piaccia, poi prendere tutti i libri che vuoi-

- davvero posso?- chiese incredula la ragazza. Non capiva come erano finiti in quella situazione, la prima volta che aveva incontrato Caleb aveva subito pensato che fosse un ragazzo bellissimo e che di sicuro non l’avrebbe minimamente considerata come una persona, invece nel giro di pochissimo tempo avevano parlato parecchio e lui le aveva concesso di poter prendere tutti i libri della biblioteca e di poter fare pratica con la spada. Che fine aveva fatto il ragazzo spaventoso che aveva incontrato il primo giorno?

- vi ringrazio- disse non riuscendo a trattenere la gioia.

- ah, un’altra cosa- disse il principe facendo girare verso di se la mora timorosa. - smettila di darmi del voi- Camille si tranquillizzò e annuì, poi sotto lo sguardo attento di Caleb andò verso uno degli scaffali ed iniziò ad accarezzare le copertine dei libri con riverenza.

 

Camille si prese ben cinque libri da quella biblioteca, in realtà voleva prenderne molti di più, ma non sarebbe riuscita a portarli da sola su per le scale e non aveva intenzione di disturbare il principe.

Principe che la stava accompagnando nella sua stanza mostrandole tutte le vie più veloci per arrivare alla biblioteca.

- sono felice di aver parlato con te oggi- disse il rosso una volta che furono arrivati difronte alla camera rossa.

- e io ti ringrazio per i libri- Caleb sorrise e poi fece qualche passo indietro.

- ci vediamo oggi a cena- Camille annuì e Caleb si voltò per poi sparire dietro il corridoio.

Mentre il ragazzo scendeva le scale vide una persona vestita completamente di nero che si stava incamminando verso l’uscita del castello. Ci mise poco a capire chi fosse.

- Ed!- gridò infatti il ragazzo scendendo velocemente le scale mentre raggiungeva la figura in nero che al suo richiamo si era girata.

L’uomo dimostrava una trentina d’anni, anche se ne aveva 47. I capelli neri scendevano diritti sulle spalle tranne le due ciocche laterali che erano state legate in un codino dietro. Gli occhi neri come la pece scrutavano Caleb con calma mentre lo raggiungeva. Nel suo sguardo non sembravano esserci emozioni, ma in realtà l’uomo era molto felice di aver incontrato il figlio del suo migliore amico.

- Caleb- salutò l’uomo una volta che il principe l’ebbe raggiunto.

- non hai avvisato del fatto che saresti arrivato- disse il ragazzo che era parecchi centimetri più basso dell’uomo.

- è stata una visita veloce. Dovevo aggiornare Jen sulla situazione del confine- disse l’uomo con calma glaciale.

- spero tutto bene-

- niente che un Darkwood non possa risolvere-

- meno male. Stai andando via?-

- si, ti ho detto che era una visita veloce. Ci vediamo il 19 principino- disse l’uomo voltandosi e salutando il ragazzo con una mano per poi uscire dal palazzo.

Eddard guardò il portone chiudersi e sospirò prima di salire in groppa al suo cavallo vampiro e galoppare più veloce della luce verso la sua tenuta. Quegli stupidi umani non sapevano mai quando era il momento di arrendersi.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Camille aveva impegnato il resto della giornata per leggere e si era ricordata della cena solo perché il suo stomaco aveva iniziato a brontolare per la troppa fame. Per sua fortuna era arrivata in tempo nella sala da pranzo, e non era nemmeno l’ultima: infatti mancavano sia Caleb che Lucas.

Nemmeno il tempo di accorgersi di ciò che i due principi entrarono nella sala sotto lo sguardo infuriato di Sophi.

- cosa c’è?- chiese infatti Caleb una volta che si fu seduto al suo posto di fianco a Camille mentre guardava male la sorella.

- sei in ritardo- disse la rossa incrociando le braccia.

- mi sono allenato un po’ con la spada dovevo farmi una doccia- disse invece il primogenito prendendo un sorso di sangue dal suo bicchiere.

- queste sono tutte scuse Caleb-

- anche Lucas era con me-

- non me ne frega niente-

- ragazzi basta- disse Jen mettendosi una mano tra i capelli. Odiava quando i suoi figli maggiori iniziavano a litigare per qualunque cosa.

Dopo le parole del re calò il silenzio più totale e tutti iniziarono a mangiare. Ogni tanto Camille lanciava un’occhiata furtiva in direzione di Caleb giusto per capire quanto sangue il ragazzo bevesse al giorno. Quella stessa mattina gli aveva detto che avrebbe bevuto direttamente da lei il sangue una volta sposati quindi voleva capire più o meno quanto sangue avrebbe perso.

- Camille che hai fatto ai capelli?- chiese ad un certo punto Sophi che guardava la ragazza curiosa. Le era sembrato abbastanza strano che si fosse tagliata i capelli da sola.

- le ho tagliato il ciuffo che finiva davanti agli occhi- rispose Caleb al posto della sua fidanzata lasciando che Sophi si girasse di scatto verso di lui guardandolo male.

- stai meglio così- disse Laila facendo leggermente arrossire Camille.

- concordo con Laila- disse Sophi una volta finito di incenerare Caleb con lo sguardo.

- se lo dite voi- disse Camille abbassando lo sguardo in imbarazzo mentre Caleb seguiva attentamente tutti i suoi movimenti.

- domani per le otto ti passo a prendere- disse dopo un po’ Caleb alla ragazza mentre il resto dei presenti rimaneva parecchio confusa.

- okay- disse invece Camille che aveva perfettamente capito.

- hai qualcosa di comodo da mettere che non sia una gonna?- chiese sempre il ragazzo non considerando minimamente gli sguardi degli altri puntati su di loro.

- non credo di avere un paio di pantaloni- disse Camille iniziando a pensare a tutto quello che la sarta aveva detto quella mattina.

- a cosa ti servono i pantaloni?- chiese Sophi che non riusciva ad ascoltare la conversazione senza intervenire.

- domani devo provare ad utilizzare una spada e con i vestiti non è molto comodo muoversi- disse la ragazza precedendo Caleb di pochi secondi.

- cosa? Davvero?- chiese sempre più curiosa Sophi mentre Camille annuiva.

- ti posso prestare qualcosa di mio, siamo alte più o meno uguali- disse Laila.

- grazie-

- dobbiamo chiamare nuovamente la sarta per farti fare dei vestiti più comodi! Ma sai come maneggiare una spada?- oramai Sophi era partita a parlare e nessuno poteva fermarla più.

- ho visto mio fratello farlo parecchie volte, ma non ho mai provato. Cercherò di non fare del male a nessuno- disse la moro leggermente a disagio.

- tranquilla ci rigeneriamo velocemente- le disse Caleb sorridendole cosa che non passò inosservata a Jen e Rose che si scambiarono un’occhiata veloce che parlava più di mille parole.

 

 

La mattina seguente Camille si stava guardando allo specchio mentre indossava un pantalone di Laila, che le calzava a pennello, e una camicia nera di Sophi, che era leggermente lunga di maniche, ma non era un problema infatti le aveva leggermente risvoltate.

Per sua fortuna la camicia era abbastanza ampia da nascondere le sue curve e questo la faceva sentire più tranquilla. Non avrebbe resistito con una camicia troppo aderente con due, se non di più, uomini nella stessa stanza. Okay che uno di loro era il suo futuro marito e avrebbe comunque visto tutto, ma era meglio mostrare poco o niente.

La ragazza sentì bussare e si affrettò ad andare ad aprire la porta. Difronte a le stava Caleb vestito con vestiti molto più leggeri di quelli che portava solitamente e che sembravano anche più comodi.

- buongiorno- le disse scrutandola dalla testa ai piedi.

- buongiorno- rispose Camille per poi uscire dalla camera e chiudersi la porta alle spalle.

- vuoi qualcosa per legare i capelli?- le chiese Caleb mentre camminavano per i corridoi del castello per raggiungere la palestra.

- ho un nastro, non ho fatto in tempo a metterlo- disse la ragazza facendo vedere il nastro verde al vampiro. Dopo di ciò iniziò a farsi una coda cercando di raccogliere tutti i capelli e di non andare a sbattere nel mentre.

- meglio così altrimenti ti saresti trovata con i capelli corti- disse il principe sorridendo al momentaneo momento di shock della ragazza. - stavo scherzando- disse dopo poco entrando all’interno di una sala subito seguito da Camille.

La sala era grande, non quanto le altre che la ragazza aveva visto, ma di sicuro più grande della sala padronale del palazzo dei Taiwell.

l’unica persona presente nella sala era Jerome che aveva in mano una spada di un materiale non identificato e sorrideva nella direzione dei due che erano appena arrivati.

- ma buongiorno- disse infatti il vampiro porgendo poi la spada che aveva in mano a Camille che la prese titubante mentre il moro andava a prendere la seconda spada simile a quella di Camille.

Caleb invece si prese una spada di ferro e si incamminò verso uno dei manichini che erano all’interno della sala.

- oggi useremo queste, anche perché devi imparare. È un materiale più leggero del ferro e fa meno male- disse Jerome vedendo la faccia confusa di Camille. - non puoi di certo iniziare con una spada vera, rischi di ammazzarti da sola-

- okay- disse la ragazza annuendo e guardando con la coda dell’occhio Caleb che aveva iniziato ad allenarsi per conto proprio.

- prima regola principessa mai distrarsi- disse Jerome facendo girare Camille verso di lui.

- io non sono una principessa- disse la mora confusa.

- ma lo diventerai- rispose l’altro mettendosi in posizione. - vediamo cosa sai fare, io parerò solo i tuoi colpi per il momento, non voglio farti male-

Camille annuì e chiuse gli occhi per ricordarsi qualcuna delle mosse che Alexander utilizzava quando si allenava. Una volta che si sentì pronta riaprì gli occhi e attaccò il vampiro.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Erano passati quattro giorni da quando Camille aveva iniziato ad esercitarsi con la spada e i progressi erano notevoli. Jerome aveva subito visto come la ragazza riuscisse a padroneggiare la spada con tranquillità e aveva deciso di cambiarle la spada proprio quel giorno.

Adesso sia lui che la ragazza usavano le spade di ferro. Il vampiro si era imposto di stare abbastanza attento i primi tempi, non voleva rischiare di ferire la ragazza e quindi far uscire involontariamente del sangue. Chi li avrebbe fermati poi i vampiri?

Caleb era sempre con loro e qualche volta aveva anche combattuto contro Camille quindi in caso di problemi con i servitori per via del sangue le avrebbe bloccati lui, ma la vera domanda che ronzava nella testa di Jerome era: “sarebbe riuscito Caleb a resistere all’odore del sangue della sua futura moglie?”

Il moro non conosceva la risposta e quindi andava il più cautamente possibile per evitare incidenti vari.

L’allenamento andò bene per la prima ora, all’inizio della seconda successe la “catastrofe”. A Camille scivolò involontariamente la spada dalla mano e, nel vano tentativo di riprenderla mentre stava ancora cadendo, si ferì sul palmo della mano. La ragazza lasciò andare completamente la presa sulla spada e si portò la mano stretta in pugno vicino al petto. Il sangue sgorgava dalla ferita troppo velocemente e per un attimo si sentì il più totale silenzio.

Jerome fu invaso quasi subito dall’odore del sangue visto che era il più vicino, ma si portò prontamente una mano al naso e alla bocca per evitare di odorare e farsi venire un attacco di fame violenta.

Caleb avvertì l’odore di sangue fresco in meno di due secondi e i suoi occhi verdi diventarono improvvisamente rossi. Scattò verso Camille tenendo sempre lo sguardo verso la porta nel caso qualche vampiro fosse entrato.

Prese delicatamente la mano destra della ragazza e la studiò. Il sangue era molto, troppo, e il suo odore lo stava facendo andare in tilt, ma non poteva bere quel sangue.

Il principe si strappò un pezzo della camicia che indossava e iniziò ad arrotolarlo intorno alla ferita della ragazza cercando di essere il più delicato possibile.

Camille guardava il rosso terrorizzata. Aveva visto i suoi occhi verdi diventare improvvisamente rossi e si era presa un colpo quando le era arrivato davanti ad una velocità pazzesca. Quando il ragazzo le aveva preso la mano aveva temuto per un attimo che volesse bere il sangue, ma non lo aveva fatto.

Nonostante i suoi occhi fossero ancora rossi il principe stava cercando di fermare la fuoriuscita del sangue.

- mi dispiace- disse Camille una volta che Caleb ebbe finito di fasciarle la mano.

- la prossima volta cerca di stare più attenta, io e Jerome siamo riusciti a resistere, ma il sangue fresco attira parecchio. Poteva entrare chiunque- disse Caleb al quale erano cresciuti i canini e gli occhi erano ancora rossi.

Jerome si tolse la mano da viso rivelando anche lui i canini allungati e gli occhi ancora più rossi del solito.

- non posso medicarti la ferita al meglio perché non se se riuscirei a resistere. Ti accompagno in camera, nel bagno dovresti avere tutto il necessario- disse dopo un po’ il rosso al quale si erano leggermente ritratti i canini.

- okay grazie mille- disse Camille fissandosi la mano ancora sporca di sangue, il suo.

- quando ti riprenderai completamente riprenderemo le lezioni, non sforzarti o la ferita potrebbe riaprirsi- disse invece Jerome cercando di sorriderle rassicurante, cosa un po’ difficile con i canini così lunghi. La mora annuì e seguì Caleb nel corridoi.

Fu grata della presenza del principe quando vide che tutti i servitori che incontravano la guardavano come se volessero morderla, ma erano bloccati dalla presenza di Caleb.

- grazie e mi dispiace- disse la ragazza una volta che furono arrivati davanti alla sua camera.

- non preoccuparti sono cose che capitano, ma la prossima volta stai più attenta- disse il rosso per poi lasciarle un bacio sui capelli e ritornare nella sala d’addestramento lasciando una Camille abbastanza sbigottita.

 

 

- non pensavo saresti riuscito a resistere- disse Jerome una volta che Caleb fu rientrato nella sala con finalmente gli occhi del loro colore naturale.

- nemmeno io, la cosa che mi sorprende è il fatto che tu non ti sia fiondato su di lei visto com’eri vicino-

- sono abituato al sangue umano più di quanto credi. Meglio così alla fine, no?- chiese il moro lanciando poi la spada al principe che la prese al volo. Era la spada che aveva usato Camille, infatti era ancora sporca di sangue.

- cosa dovrei farci?-

- far sparire il sangue, non puoi permettere che altri assaggino il suo sangue oltre a te-

Caleb guardò la spada nelle sue mani per poi laccare il sangue sulla lama. Jerome aveva ragione, non poteva permettere a nessuno di assaggiare il sangue di Camille, nemmeno involontariamente. Se fosse successo la persona avrebbe avuto un’attrazione assoluta per la ragazza tanto da volerla mordere in qualunque momento. Camille era la sua futura moglie e nessuno, nessuno poteva toccare la fidanzata del principe.

Il sapore dolce del sangue di Camille inebriò completamente i sensi di Caleb. Sapeva di cocco. Profumo che aveva costantemente sentito da quando stava al fianco della ragazza e che lo fece impazzire.

Non si accorse nemmeno di aver finito il sangue sulla lama tanto era preso da quell’odore.

- cavolo adesso devo starle lontano per un po’- disse il principe chiudendo gli occhi cercando di riprendersi.

- se non ci riesci ti blocco io. Deve perdere meno sangue possibile se vuole sopravvivere alla cerimonia-

Gli occhi di Caleb diventarono improvvisamente vitrei ricordandosi che la cerimonia si sarebbe tenuta tra meno di dieci giorni. Nessun umano era mai sopravvissuto alla cerimonia senza sangue di vampiro in circolo e lui non poteva dar da bere il suo sangue a Camille. La ragazza era destinata a morire e lui aveva fatto la cosa che si era ripromesso di non fare: affezionarsi a lei.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Camillle alla fine aveva disinfettato meglio la ferita e se l’era fasciata più stretta con una benda più resistente. Aveva buttato il pezzo di stoffa che aveva usato Caleb nel camino per evitare che l’odore del suo sangue si spargesse troppo in giro e si era cambiata indossando il vestito rosso solo perché nessuno degli altri vestiti era ancora pronto e aveva messo il giorno primo quello giallo. Era da quattro giorni che li alternava e non ce la faceva più. Sapeva che la sarta stava lavorando per il suo abito per le nozze, ma con la super velocità che avevano i vampiri doveva aver già finito da un pezzo.

Aveva saltato il pranzo, non perché non avesse fame, ma perché aveva paura che stare troppo vicino a Caleb l’avrebbe fatto andare in tilt. Era arrivata Sophi dopo poco, seguita da parecchi servi che le avevano portato il pranzo, e la principessa aveva chiesto a Camille cos’era successo.

Alla fine l’umana aveva compreso che la sua scelta di non andare a mangiare aveva solo giovato a Caleb che, secondo Sophi, sembrava ancora un po’ scosso da quanto accaduto tanto da non riuscire a bere il sangue nel suo bicchiere. Era per quello che la rossa era andata a parlare con Camille.

Camille era sola in quel momento e decise che era arrivato il momento di ritornare in biblioteca. Si perché doveva consegnare i tre libri che aveva finito, sia perché si era accorta che le mancava il primo libro di una trilogia che l’aveva attirata la prima e unica volta che era stata in quella stanza. Non aveva pensato al fatto che ci fosse anche un altro libro perché aveva visto i due che aveva preso l’uno affianco all’altro con lo stesso titolo, quindi credeva che fossero solo quelli.

Si era accorta del suo sbaglio solo quando aveva iniziato a leggere quello che credeva fosse il primo libro non capendo assolutamente niente.

Se fosse stato necessario avrebbe rivoltato l’intera biblioteca per trovare quel libro.

La ragazza uscì dalla camera e si incamminò verso la grande sala, stranamente si ricordava ancora la strada che aveva fatto con Caleb al ritorno. Una volta entrata nella biblioteca rimase nuovamente stupita. Entrare in quel luogo era sempre qualcosa di magico per lei.

La ragazza iniziò a camminare per i vari scaffali cercando di ricordarsi su quale erano posizionati i libri. Tanto era concentrata sui libri che non si accorse dell’altra persona presente e ci andò a sbattere contro.

La mora alzò lo sguardo per scusarsi, ma rimase bloccata vedendo gli occhi verdi di Caleb che la scrutavano curiosi. Caleb aveva avvertito la presenza della ragazza da quando aveva messo piede all’interno della biblioteca. Il sangue della ragazza era ancora in circolo nelle sue vene e l’odore inebriante del cocco aveva subito raggiunto le narici di Caleb.

- scusami- disse Camille una volta che si fu ripresa dalla sorpresa.

- tranquilla. Cosa ti porta qui? Hai finito tutti i libri?- le chiese il ragazzo che sembrava stare leggermente meglio rispetto quella mattina.

- ne ho finiti solo tre, mi sono accorta di aver preso una trilogia senza prendere il primo libro e lo stavo cercando- disse la ragazza che solo in quel momento notò che Caleb aveva un libro dalla copertina viola in mano.

- come mai non hai preso il primo libro? Di solito stanno tutti vicini- disse Caleb abbastanza confuso per poi posare lo sguardo velocemente per poi infilare il libro che aveva in mano al suo posto. Ma si bloccò. Lo spazio dove andava il libro era più vuoto e dopo un’occhiata attenta il ragazzo si accorse che mancavano due libri al suo fianco.

- non c’era altrimenti l’avrei preso- disse la ragazza cercando anche lei con lo sguardo lo scaffale dal quale aveva preso i libri.

- è questo per caso?- chiese Caleb porgendo il libro che stava mettendo a posto alla ragazza che guardò la copertina dubbiosa, ma dopo una veloce occhiata si accorse che, si, era proprio quello il libro che stava cercando. L’aveva avuto Caleb per tutto quel tempo!

- si- disse la ragazza prendendo il libro in mano mentre Caleb si apriva in un sorriso.

- ti servono gli altri libri? Io li ho presi senza pensare che potessero interessare a qualcun altro- disse poi la ragazza stringendo il libro al petto.

- no, li ho già letti. Ho preso il primo perché dovevo controllare una cosa. E comunque non è una trilogia, sono otto in totale-

Camille sgranò gli occhi alle parole del ragazzo, sia per il numero dei libri sia perché il ragazzo li aveva letti tutti. Non avrebbe mai immaginato che gli potessero piacere libri del genere.

- se ti stai chiedendo perché non li hai trovati è perché il titolo cambia dal quarto libro in poi. Io sto leggendo l’ultimo e ci sono delle cose che si ricollegano al primo- Camille annuì alle parole del rosso.

- non pensavo ti piacessero questi libri-

- sono letture leggere per il tempo libero. Non avrei mai immaginato che tu potessi scegliere proprio la mia saga preferita- disse Caleb sorridendo a Camille. Era rimasto piacevolmente sorpreso quando Camille aveva annuito e preso il libro dalle sue mani.

- non anticiparmi niente, me lo voglio leggere con calma- disse la ragazza facendo ridere il principe.

- sarà abbastanza difficile no n rivelarti niente. Sappi che ti chiederò ogni giorno dove sei arrivata-

- va bene-

- come va la mano?- chiese poi il principe prendendo la mano fasciata della ragazza nelle sue e studiandola attentamente.

- va bene non fa nemmeno tanto male- disse lei arrossendo leggermente. Non aveva mai avuto una conversazione così lunga e tranquilla con Caleb. Si avevano parlato molto nel giardino, ma era stato un modo di Caleb per studiarla. In quel momento invece i due avevano parlato tranquillamente, come se si conoscessero da molto tempo. A Camille era quasi sembrato di essere ritornata a Sunly con Alex.

- ne sono felice. Invece di tornare in camera tua che ne dici di farmi compagnia nella sala dei divani? Stavo andando li a finire l’ottavo libro- propose Caleb e Camille sorrise annuendo per poi farsi trascinare dal principe nella saletta che scoprì essere attigua alla biblioteca.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Camille era sdraiata a pancia in giù sui cuscini sparsi per la sala. Il vestito non le permetteva di mettersi seduta comodamente, quindi l’unico modo che aveva per stare comoda era stare sdraiata. Caleb era rimasto sorpreso quando la ragazza si era praticamente buttata sui cuscini, ma aveva comunque seguito il suo esempio sdraiandosi anche lui a terra, ma di lato in modo tale da poter tenere d’occhio anche la ragazza e non solo il libro che stava leggendo.

Ma entrambi dopo pochi minuti erano stati completamente inglobati dalla lettura dei libri tanto da estraniarsi completamente da quello che li circondava.

- Caleb sei qui allora- disse Jerome entrando nella stanza a passo svelto bloccandosi di colpo quando vide che c’era anche Camille all’interno della sala. La ragazza aveva alzato lo sguardo dal libro quando aveva sentito la voce del suo maestro di spada, stessa cosa che aveva fatto Caleb.

- cosa succede?- chiese infatti il principe che non capiva tutta la fretta che aveva il moro.

- è arrivato il damerino- disse quest’ultimo sbuffando facendo ridacchiare Caleb che si alzò chiudendo il libro, ovviamente segando la pagina alla quale era arrivato con il pezzettino di stoffa che era attaccato al libro.

Anche Camille chiuse il libro e fece per alzarsi da sola quando vide la mano di Caleb a poca distanza dal suo volto e sorridendo accettò volentieri l’aiuto del ragazzo. Ragazzo al quale cadde involontariamente lo sguardo sulla scollatura della ragazza visto che lei si era messa in una posizione non proprio ideale quando ci si mette un vestito. Il rosso comunque fece finta di non aver visto niente e sorrise a Camille.

I due seguirono Jerome che non la smetteva di sbuffare.

- perché fa così?- chiese a bassa voce Camille al ragazzo al suo fianco. Caleb rise.

- perché odia il ragazzo che è appena arrivato. E l’odio e reciproco- disse Caleb mettendo una mano su quella di Camille che era poggiata sul suo braccio.

- chi è il ragazzo che sta per arrivare?-

- mio cugino Cecil-

- Caleb!- al suono di quella voce sia il diretto interessato che Camille girarono lo sguardo verso il ragazzo biondo che stava andando nella loro direzione e che aveva completamente ignorato Jerome che era davanti a loro.

- Cecil- disse il rosso cercando di mantenere un certo contegno, ma non ce la fece e subito abbracciò il più piccolo di slancio ricevendo a sua volta un abbraccio dal cugino.

Camille si prese un momento per osservare meglio il nuovo arrivato. I capelli biondi erano tagliati molto corti e lasciavano intravedere perfettamente il viso allungato del ragazzo che a Camille ricordava quello della regina Rose. Gli occhi del ragazzo erano azzurri come il cielo e dopo essersi staccato da Caleb essi si fissarono in quelli della ragazza mora.

Camille rimase pietrificata sul posto per un po’ non sapendo minimamente che fare. Era un vampiro del quale non sapeva praticamente nulla. Come si doveva comportare.

In prede al panico più totale fece un piccolo inchino con il busto ma venne prontamente fermata da Caleb che scosse la testa.

- Camille non ci siamo. Sei la futura regina, non puoi inchinarti davanti a tutti. Le uniche persone con cui lo devi fare sono i miei genitori e io, ma solo nelle occasioni speciali aperte al pubblico- le disse il rosso con calma mentre teneva ancora una mano sul suo braccio.

- ma fammi sentire importante per un po’ Caleb- disse invece Cecil sbuffando.

- tu non sei importante sei inutile- disse Jerome ricevendo un’occhiataccia di puro odio da parte del biondo.

- Cecil lei è Camille, Camille lui è mio cugino Cecil- fece le presentazioni Caleb sorridendo alla ragazza, cosa che non sfuggì al biondo appena arrivato. Cosa era successo in quel lasso di tempo? Come si era passati dal “la voglio uccidere” di quando aveva scoperto la notizia del suo matrimonio al tono dolce che adesso stava usando?

- è un piacere conoscervi- disse a bassa voce Camille sempre leggermente impacciata. Non sapeva cosa doveva fare.

- spero che la tua presenza qui non sia solo per un complotto degli umani- disse Cecil con una punta di ironia che Camille non avvertì e infatti si irrigidì facendo preoccupare il biondo. - cosa? Sei veramente qui per questo?- chiese infatti incredulo.

- l’hanno mandata per ucciderci tutti, ma lei non è dalla parte degli umani- gli spiegò Caleb. - però ti devo chiedere di mantenere il segreto, succederebbe il finimondo altrimenti- Cecil annuì sorpreso di aver veramente indovinato.

- Camille dobbiamo veramente lavorare con le tue interazioni con la gente- disse Caleb scuotendo la testa.

- concordo con mio cugino. Io l’ho detto scherzando perché ho visto come ti parla Caleb, ma un nobile potrebbe farti la mia stessa domanda con l’intenzione di non far celebrare questo matrimonio e non devi per nessuna ragione mostrarti impaurita- disse Cecil con tranquillità.

- anche il modo in cui saluti una persona appena conosciuta. Devi farlo nel modo più naturale possibile e con autorità, in questo modo metterai in soggezione le persone che hai intorno e le farai desistere dal farti troppe domande- disse Jerome con Caleb che annuiva concordando con le parole di entrambi.

- ci ho messo parecchio per essere più o meno tranquilla con voi, non credo di riuscirlo a fare con persone appena conosciute- disse la ragazza a bassa voce cercando di evitare il contatto visivo con il biondo.

- vorrei rassicurarti sul fatto che ci sarò io al tuo fianco per tutta la serata, però non è la verità. Molto probabilmente sarà più il tempo che passerò a parlare da solo con tutti i nobili che quello al tuo fianco- le disse Caleb che non aveva mai lasciato il braccio della ragazza.

- troverò qualcun altro a cui attaccarmi come una zecca- disse la ragazza – non voglio rimanere da sola in mezzo a vampiri assetati di sangue umano e spaventosi-

- ehi io non sono spaventoso- disse Cecil facendo il finto offeso. Questa volta però Camille riuscì a capire che il ragazzo stava scherzando.

- tranquilla poi stare vicino a me, nessuno mi calcolerà minimamente quel giorno- disse poi il biondo sorridendole.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Camille non capiva come mai Jerome odiasse così tanto Celic, era un ragazzo davvero tranquillo e scherzosa che era riuscito a farla aprire in un attimo. I due avevano passato parecchio tempo insieme, cosa che aveva dato leggermente fastidio a Caleb, leggermente perché sapeva che al cugino piacevano gli uomini quindi non ci avrebbe mai provato con Camille, ma era comunque geloso del tempo che il biondo gli stava rubando.

Il tempo era passato davvero molto velocemente e quella sera Camille era in camera sua mentre Sophi le stava mostrando diversi vestiti che erano stati fatti per lei dalla sarta. Doveva decidere quale mettere per la serata che sarebbe iniziata di li a poco, ancora non aveva capito cosa stessero festeggiando però.

La mora era un fascio di nervi, non solo perché avrebbe dovuto interagire con persone sconosciute che l’avrebbero messa in soggezione, ma perché di li a poche ore si sarebbe dovuta sposare con Caleb. Il ragazzo alla fine si era rivelato l’esatto opposto di quello che aveva creduto quando Sloan le aveva parlato del matrimonio. La ragazza aveva notato le continue occhiate che il ragazzo le lanciava, soprattutto in determinate parti del corpo. Si era ritrovata però molto sorpresa quando aveva scoperto che quelle occhiate non le devano per niente fastidio come succedeva con gli altri ragazzi che la guardavano, ma anzi la facevano sentire desiderata. Possibile si fosse innamorato del principe in così poco tempo?

- Cami mi stai ascoltando?- disse ad un certo punti Sophi sbuffando per via della scarsa attenzione della mora che subito si scusò con la rossa.

Sophi aveva in mano due vestiti uno celeste e uno viola. Camille li guardo a lungo prima di decidere il vestito che si sarebbe messa quella sera.

- quello viola- disse la mora facendo sbuffare la rossa.

- praticamente hai scelto quello più coprente in assoluto-

- non devo fare colpo su nessuno-

- dai così fai rifare gli occhi a Caleb- disse la rossa quasi supplicando Camille di scegliere il vestito celeste.

- non cambio idea voglio quello viola- disse l’umana per poi iniziare a cambiarsi con l’aiuto di Sophi che sconsolata lasciò andare il vestito celeste. Secondo la rossa sarebbe stata meglio con l’altro, ma doveva ammettere che anche il vestito viola le stava benissimo. La parte superiore era abbastanza aderente e le maniche arrivavano fino a tre quarti. La gonna sotto era molto ampia e scendeva morbidamente sui fianchi della ragazza. Il vestito era più lungo di lei, era stato fatto in modo tale da poterci mettere i tacchi sotto, ma Camille non guardò minimamente le povere scarpe che Sophi le stava porgendo e si mise i suoi soliti stivaletti raso tera facendo mettere le mani nei capelli alla ragazza.

Le due ragazze uscirono dalla camera di Camille trovandosi difronte Cecil che sorrideva felice.

- ma quanto siete belle, anche se io lo sono di più- disse il biondo per poi porgere le braccia ad entrambe le ragazze che prima si guardarono e poi accettarono volentieri di essere accompagnate da Cecil nel salone delle feste che Camille avrebbe visto per la prima volta addobbato.

- elettrizzata per oggi?- chiese Cecil a Camille che lo guardò malissimo.

- spaventata vorrai dire- disse infatti la ragazza stringendo sempre di più il braccio di Cecil.

- ma no tesoro, devi dimostrarti forte e non ti azzardare ad inchinarti a qualcuno- disse Cecil facendo ridere Camille. Alla fine avevano concordato che andava bene un “è un piacere conoscervi” ogni volta che qualcuno le si presentava.

- comunque per cos’è questa festa?- chiese Camille dopo un po’ ritrovandosi addosso gli sguardi sconvolti dei due cugini.

- davvero non lo sai?- chiese Cecil curioso.

- Caleb non ti ha detto niente?- chiese invece Sophi.

- non so niente- disse la ragazza mora.

- è il compleanno di Caleb- disse Cecil sorridendole.

- cosa? Non gli ho nemmeno fatto gli auguri- disse la mora sconvolta.

- non so perché non te lo abbia voluto dire- disse invece Sophi pensierosa.

- fa 22 anni vero?- chiese dopo un po’ Camille pensierosa.

- si si- le rispose Cecil.

- quindi sono quattro anni di differenza- disse ancora la ragazza.

- non hai 17 anni?- chiese Sophi confusa.

- si, ma fra un po’ arrivo ai 18- disse Camille facendosi cadere una ciocca d capelli davanti agli occhi, non poteva più coprirsi completamente la faccia, ma un po’ comunque si nascondeva.

- oh questa si che è interessante, quando?- chiese Sophi curiosa.

- il 21- sussurrò la ragazza cercando di farsi sentire pochissimo, ma trovandosi vicino a due vampiri la sentirono eccome.

- cosa? Fra due giorni? Ecco perché hai proposto il venti- iniziò a dire Sophi riuscendo finalmente a fare tutti i collegamenti. Le era sembrato strano che la ragazza avesse scelto la data più vicina, ma adesso si spiegava tranquillamente tutto.

- Caleb lo sa?- chiese Cecil curioso.

- no- disse Camille abbassando la testa.

- glielo devi dire assolutamente! Cavolo tre feste di seguito- disse Sophi super eccitata all’idea, dimenticandosi per un attimo della pericolosità del matrimonio per Camille.

- tesoro alza la testa siamo arrivati- disse invece Cecil mettendo una mano sotto il mento di Camille per alzarle definitivamente la testa.

La ragazza prese un respiro profondo ed entrò nella sala insieme a gli altri due vampiri. La sala che di solito le sembrava enorme, in quel momento sembrava piccolissima per i tanti vampiri presenti al suo interno. Camille riuscì subito ad individuare Laila e Lucas, la prima che stava parlando con un vampiro della sua età e il secondo che si era letteralmente buttato sul buffet come suo solito.

Subito dopo intravide Jen e Rose che stavano parlando con un vampiro vestito completamente di nero che la stava mettendo leggermente in soggezione, anche perché anche i suoi capelli e i suoi occhi erano neri.

La ragazza fece vagare il suo sguardo di ossidiana per tutta la sala fino a quando non intravide Caleb che stava parlando tranquillamente con Jerome. Caleb dovette accorgersene che la ragazza lo stava fissando perché girò il suo sguardo verso di lei per poi sorriderla. La ragazza sorrise a sua volta e andò verso il ragazzo staccandosi da Cecil.

Una volta raggiunto Caleb si alzò sulle punte dei piedi per lasciargli un bacio sulla guancia che lasciò Caleb leggermente interdetto.

- buon compleanno- disse poi la ragazza mettendosi di sua spontanea volontà la ciocca che aveva davanti agli occhi dietro l’orecchio facendo sorridere il principe dei vampiri.




 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Camille era riuscita a stare appiccicata a Caleb tutta la serata, o meglio Caleb si era tenuto la ragazza stretta a se senza lasciarle possibilità di allontanarsi.

La mora si era comportata anche abbastanza bene non facendo figuracce epocali, anzi era riuscita a rimanere calma mentre si presentava ad altri vampiri. Non era riuscita a conoscere tutti, ma almeno quelli ai quali era stata presentata non le avevano fatto domande e si era potuta godere la serata al fianco di Caleb.

In quel momento, erano da poco passate le 2 di notte, non c’era più nessuno degli invitati a parte Cecil che sembrava essersi insediato nel castello da quando era arrivato dieci giorni prima.

- è meglio se vai a dormire Cami- disse proprio il biondo guardando l’enorme orologio che era presente in una delle pareti della sala.

- si, sono abbastanza stanca- disse la ragazza che non si reggeva tanto bene in piedi.

- ti accompagno- disse Caleb e, dopo aver salutato tutti gli altri presenti nella sala, i due si incamminarono verso la stanza rossa.

- da domani sera non dormirai più qui- disse Caleb una volta che furono arrivati davanti alla porta della ragazza.

- stai già dicendo che il matrimonio finirà il 21- disse la ragazza ridacchiando e facendo sorridere anche Caleb nonostante gli passò un velo ad oscurargli lo sguardo di smeraldo.

- tutto bene?- chiese la ragazza che si era accorta del cambiamento nello sguardo del ragazzo.

Caleb non rispose ma guardò intensamente la ragazza. Di li a poco ore l’avrebbe persa per sempre. Vero c’era sempre quella piccola percentuale di probabilità che sopravvivesse, ma Caleb aveva lo stesso paura. Ma allo stesso tempo non voleva dirlo alla ragazza per non farla spaventare. Se davvero quelle erano le sue ultime ore di vita voleva che fossero le migliori. Con quel pensiero Caleb si fiondò sulla ragazza baciandola.

Il bacio colse Camille completamente di sorpresa tanto che la ragazza indietreggiò andando a sbattere contro la porta. Dopo un po’ comunque rispose al bacio del ragazzo allacciandogli le braccia intorno al collo.

Caleb mise le sue mani sulla vita della ragazza, o meglio una mano perché con l’altra aprì la porta della stanza e una volta entrati la richiuse alle sue spalle.

Nel mentre i due si erano staccati per prendere aria, o meglio permettere a Camille di riprendere aria. Entrambi si guardarono negli occhi per un po’. Caleb stava cercando il consenso di poter fare quello che gli era passato nella mente in quell’attimo di follia quando aveva deciso di baciare la ragazza. Camille invece guardava incuriosita il ragazzo aspettando la prossima mossa del rosso.

- posso..?- chiese a bassa voce Caleb accarezzando una guancia della ragazza mentre l’altra mano era ancora sul suo fianco.

Camille annuì capendo completamente le intenzioni di Caleb. A dire la verità aveva leggermente paura, ma non si sarebbe tirata indietro anche perché lei desiderava il ragazzo quanto lui desiderava lei.

Caleb le sorrise e baciandola nuovamente le iniziò a sbottonare il vestito viola facendolo cadere poi a terra.

Camille divenne completamente rossa per l’imbarazzo e ringraziò il fatto che la camera era completamente buia. Solo dopo si ricordò che i vampiri vedevano benissimo al buio e se possibile divenne ancora più rossa.

Caleb le sorrise e baciandole una guancia le sussurrò: - sei bellissima-

poi il ragazzo si tolse prima la giacca e poi la camicia mentre continuava a baciare la ragazza e delicatamente la faceva adagiare sul letto.

- se vuoi che mi fermi dimmelo- disse il ragazzo mentre Camille annuiva per poi far unire nuovamente le sue labbra con quelle del principe.

 

 

Camille si svegliò per via della leggera luce che filtrava all’interno della sua camera. Era più che sicura di aver chiuso le tende quindi quando aprì gli occhi e constatò che le tende erano veramente chiuse si guardo in giro in cerca della fonte di luce. La trovò dall’altra parte della stanza ed era una candela che era sorretta da Caleb che le stava sorridendo.

- non volevo svegliarti- disse il ragazzo accarezzandole una guancia mentre Camille, ricordandosi quello che era successo la sera precedente, o meglio quella mattina, per poco non si nascose sotto le coperte rosso per l’imbarazzo.

- io vado altrimenti se non mi trovano nella camera impazziscono. Ci vediamo fra qualche ora- disse Caleb baciando nuovamente le labbra della ragazza che sapevano come sempre di Cocco e spegnendo la candela uscì dalla camera.

Camille rimase un altro po’ a fissare la porta chiusa e poi si alzò di scatto. Non poteva di certo farsi trovare in quelle condizioni! Avrebbero scoperto quello che avevano fatto e che teoricamente non avrebbero dovuto fare.

La ragazza si alzò dal letto lentamente per poi, dopo aver raccolto il vestito viola e averlo poggiato sul divanetto, infilarsi nella vasca da bagno ringraziando che le coperte fossero completamente rosse.

 

Nemmeno il tempo di farsi un bagno rilassante che la sua camera fu invasa da Laila, Sophi e tutte le domestiche possibili ed immaginabili che iniziarono a prepararla in vista del matrimonio. Camille si sentiva un fascio di nervi e non faceva altro che far tremare la gamba avanti e indietro rendendo difficile a una domestica truccarla decentemente.

- oggi non scappi tesoro- disse Sophi mostrandole un paio di tacchi a spillo completamente neri mentre Laila sequestrava i suoi stivaletti.

- siete cattive con me.- disse la ragazza proprio nel momento peggiore, infatti la domestica le stava mettendo il rossetto e dovette rifare tutto d’accapo perché Camille si era mossa.

Dopo averle infilato il vestito le domestiche si occuparono dei suoi capelli. Camille stava insistendo per farseli lasciare lisci, ma quelle non vollero sentire ragioni e glieli legarono in una crocchia disordinata dalla quale scendevano dei ciuffi di capelli che andavano ad incorniciarle il viso.

- sei bellissima- disse Sophi con gli occhi che le brillavano mentre Camille si guardava allo specchio concordando per la prima volta con la rossa. Non era una cosa sua e si sorprese di tale cambiamento, forse la serata con Caleb l’aveva aiutata ad uscire dal suo guscio. Non si lamentò nemmeno della scollatura che per i suoi standard era comunque troppa.

- non so se sopravvivrò con questi- disse Camille indicandosi i tacchi sconsolata.

- tranquilla andrà tutto bene- disse Sophi anche se in realtà lo stava dicendo più a se stessa. l’ansia la stava assalendo, non voleva vedere quella bellissima ragazza morire davanti ai suoi occhi.

Bussarono alla porta e Camille fece un salto per lo spavento. Chi poteva essere?

- è arrivato il tuo accompagnatore- disse Laila facendo incuriosire ancora di più Camille. Chi avevano scelto? Cecil o Jerome.

Quando la porta fu aperta per poco alla ragazza non venne un colpo, difronte a lei non c’erano ne Cecil e ne Jerome. Difronte a lei si trovava l’uomo completamente di nero che la sera prima stava parlando con Jen e Rose.

L’uomo la guardò sorpreso per poi sbiancare completamente come se avesse visto un fantasma.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Caleb era in ansia e ciò si notava da come muoveva la gamba mentre guardava la sala ancora vuota dove si era andato a sistemare con largo anticipo. Le uniche altre persone li presenti erano Cecil e Jen che lo guardavano preoccupati.

Caleb non aveva detto a nessuno quello che era successo quella mattina anche perché gli avrebbero gridato di sicuro contro. Il rosso però non se ne pentiva assolutamente. Quella poteva essere stata la sua prima e ultima notte con Camille.

- bucherai il pavimento se continui così- disse Jen raggiungendo il figlio mettendogli le mani sulle spalle per farlo calmare.

- e se va tutto male?- chiese il ragazzo che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione.

- vedremo come andare avanti nonostante tutto-

- io non ci riesco, Camille è entrata come un uragano nella mia vita e, mi scoccia ammetterlo, ho fatto proprio l‘opposto di quello che dovevo fare-

- l’amore è così Caleb, non si sa mai quando arriva e come sopratutto- disse il re dei vampiri sorridendo al ragazzo – e per quanto ho visto è anche corrisposto-

- è proprio per questo che ho paura. Non posso farle bere il mio sangue prima?-

- Caleb non possiamo cambiare le tradizioni, deve bere il tuo sangue mischiato al suo e a quello degli antenati- Caleb chiuse gli occhi verdi disperato, non voleva perderla, non in quel modo.

- Camille è forte, potrebbe farcela- disse Cecil cercando di incoraggiare il cugino, senza successo.

- non fare quella faccia ora che arriverà, potrebbe preoccuparsi- disse Jen staccandosi dal figlio visto che iniziavano ad arrivare i vari invitati.

Si sedettero tutti, tranne Caleb, e aspettarono l’arrivo della sposa umana.

Camille non si fece attendere molto e dopo cinque minuti dall’arrivo dell’ultimo invitato la ragazza fece il suo ingresso nella sala mentre Eddard la scortava verso l’altare.

Caleb rimase incantato a guardare la ragazza che con sguardo abbastanza spaventato cercava di non guardare l’uomo al suo fianco che sembrava addirittura felice. Caleb giurò di essere riuscito a scorgere un luccichio negli occhi pece di Ed.

L’attenzione del principe però era totalmente dedicata a Camille che era bellissima nel suo abito bianco con il pizzo nero che copriva sia la parte finale della gonna che il corpetto. Lo scollo metteva in risalto le curve di Camille e Caleb si immagino la ragazza protestare per esso. Non fece in tempo a notare i capelli raccolti che i suoi occhi furono subito catturati da quelli di ossidiana di Camille.

La ragazza sembrò tranquillizzarsi alla sua vista e Caleb si rilassò di riflesso.

Eddard lasciò andare la ragazza che fu prontamente presa da Caleb che la fece mettere difronte a se.

- sei bellissima- sussurrò il ragazzo cercando di farsi sentire solo da Camille, ma dalle facce che fecero alcuni invitati seppe che non fu così. Camille sorrise a quelle parole e strinse forte la mano di Caleb che teneva ancora la sua.

Alla ragazza non era sfuggito il velo di tristezza che contornava ancora gli occhi di Caleb, come anche quelli di Sophi. La ragazza non riusciva a capire i perché di quegli sguardi, ma capiva che centravano con quella cerimonia ed iniziava ad avere davvero paura.

Difronte ai due ragazzi c’era un altro vampiro che prese una coppa per poi mettere all’interno un liquido denso e rosso. Era sangue e a Camille iniziarono a venire i brividi mica lo doveva bere vero?

Il vampiro porse un coltello dorato a Caleb che lo prese per poi incidersi il palmo della mano sinistra e far cadere il sangue che ne fuoriusciva nella stessa coppa. Camille vide il ragazzo sospirare per poi passarle il coltello cercando di evitare il suo sguardo.

Camille prese il coltello e, sperando di doversi solo togliere un po’ di sangue dal corpo, fece lo stesso gesto di Caleb senza esitazione.

Sentì lo sguardo di tutti i vampiri presenti su di lei e sentì benissimo anche i sospiri di sorpresa, non si aspettavano che avrebbe fatto una cosa del genere senza problemi. La ragazza mise il coltello nella mano che il vampiro le stava porgendo e dopo di ciò ci fu il silenzio più assoluto.

Passarono due minuti nei quali la mora cercò in tutti i modi di creare un contatto visivo con Caleb, ma il ragazzo evitava il suo sguardo il più possibile.

Il taglio sul palmo di Caleb si era quasi del tutto curato mentre il suo continuava a gocciolare sangue tanto che il vampiro del coltello le porse un pezzo di stoffa per fermarne il sanguinamento.

Dopo di ciò il vampiro passò la coppa a Caleb. Il rosso la prese con entrambe le mani e bevve qualche sorso abbondante. Poi alzò lo sguardo in quello di Camille e le passò la coppa. Camille allungò le mani tremando. Non sapeva nemmeno lei con quale miracola la coppa piena di sangue era ancora integra.

- lo devi bere tutto- sussurrò Caleb e Camille deglutì.

Le aveva sentite, le aveva perfettamente sentite le voci dei vampiri che sussurravano fra di loro mentre scommettevano quanto tempo avrebbe resistito prima di morire per aver bevuto da quella coppa. Ora la ragazza riusciva a comprendere le facce tristi di Caleb e Sophi, ora capiva perché quella stessa mattina Caleb le era sembrato disperato. Dopo aver bevuto da quella coppa sarebbe morta.

“bevi, non morirai” Camille alzò lo sguardo, aveva perfettamente sentito quella voce, ma non sapeva da chi proveniva.

“non pensare, bevi e basta. Si forte” Camille diede una rapida occhiata a tutti i presenti ma nessuno sembrava stesse parlando con lei. Per qualche secondo il suo sguardo passò negli occhi pece del vampiro che l’aveva accompagnata e si sorprese, era l’unico che stava sorridendo. Le fece cenno di bere e la ragazza riposò lo sguardo sulla coppa.

Prese una grossa boccata d’aria e poi mandò giù tutto d’un colpo il sangue all’interno della coppa.

Sentì molti iniziare a ridacchiare, ma la cosa che sentiva in quel momento era solo i buon odore di mughetto che proveniva sia dal sangue che aveva bevuto che da Caleb.

Camille aprì gli occhi, che aveva tenuto chiusi mentre beveva, e li puntò in quelli di Caleb che la stavano guardando tra lo spaventato e lo speranzoso. Camille strinse la coppa per poi girarsi verso il vampiro e porgergliela. Il vampiro prese la coppa mentre la guardava stranito.

Il silenzio nella sala era assoluto, tutti stavano aspettando qualcosa ma non stava accadendo. Camille posò lo sguardo sul vampiro di nero e lo vide mentre sorrideva, stava sorridendo a lei.




 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Il vampiro che stava presenziando il matrimonio rimase immobile per un bel po’ immobile. Non si aspettava che Camille riuscisse a reggersi ancora in piedi, e Caleb era del suo stesso pensiero, solo che il principe si stava aprendo piano piano in un sorriso bellissimo. La sua Camille era ancora viva.

Alla fiine il vampiro fu costretto a continuare la celebrazione.

- i nostri antenati hanno decretato la validità dell’unione. Ecco a voi il principe e la sua principessa- disse il vampiro prendendo prima una corona d’argento che mise sul capo del principe e poi un’altra più piccola che mise sul capo della mora.

I vampiri applaudirono quasi controvoglia, loro volevano la morta della ragazza. Le uniche persone che applaudivano davvero felici erano quelle della famiglia reale, Cecil, Jerome ed Eddard.

Caleb si avvicinò alla ragazza e prendendole le mani la baciò sulle labbra. Ora poteva farlo tranquillamente e ne era davvero felicissimo.

I due ragazzi uscirono dalla sala a braccetto e andarono nella sala da ballo dove era stato distribuito il banchetto per tutti gli invitati.

- potevi dirmi cosa poteva succedere invece di farmi preoccupare?- disse dopo un po’ Camille mentre stringeva il braccio di Caleb. Anche lei era sorpresa di essere ancora viva, doveva assolutamente parlare con quel vampiro nero.

- no, ti saresti spaventata troppo- disse Caleb mettendo una sua mano su quella di Camille.

- la prossima volta che potrebbe succedere una cosa del genere per favore dimmelo- disse la mora per poi baciare nuovamente il rosso.

- come stai?- chiese lui cercando di cambiare discorso.

- bene, mi fanno male solo i piedi per i tacchi- disse la ragazza sbuffando e facendo ridacchiare Caleb.

- ti hanno nascosto gli stivali?- chiese il ragazzo curioso.

- si, colpa delle tue sorelle- Caleb rise più forte attirando un po’ di sguardi, ma nessuno dei due ragazzi se ne curò più di tanto.

- Cami- Cecil arrivò dai due ragazzi per poi abbracciare stretta la mora che sorrise mettendo a sua volt il braccio libero intorno al busto del ragazzo.

- Cecil molla mia moglie- disse Caleb leggermente irritato.

- ma dai, non te la rubo mica- disse il biondo sciogliendo comunque l’abbraccio e guardando la ragazza come se fosse un’illusione della sua mente.

- meglio per te- disse Caleb guardando male il cugino, ma non durò molto infatti il rosso dopo poco sorrise felice di avere ancora Camille al suo fianco.

- come hai fatto?- chiese dopo un po’ Caleb curioso, c’erano davvero poche possibilità di sopravvivere.

- ho bevuto dalla coppa- disse Camille non capendo il senso della domanda di Caleb.

- solo questo?-

- si, che altro avrei dovuto fare?-

- non lo so, ma solo poche persone riescono a sopravvivere bevendo da quella coppa senza avere sangue di vampiro in circolo da prima- disse Caleb.

- davvero?- chiese Camille sempre più curiosa.

- si, ho trattato parecchio con i miei per poterti far bere il mio sangue, ma la risposta è stata sempre no quindi non l’ho fatto- disse il rosso che nel mentre della chiacchierata era arrivato nella terrazza dove nessuno li avrebbe disturbati.

- io ho solamente fatto come mi ha detto il vampiro vestito di nero- disse Camille ai due ragazzi che si guardarono confusi.

- cosa ti ha detto Eddard, e sopratutto quando- disse Caleb confuso.

- mi ha detto di bere e di non ascoltare gli altri vampiri che parlavano. Lo ha fatto durante la cerimonia mentre avevo la coppa in mano- disse la ragazza.

- io non l’ho sentito parlare eppure ero seduto affianco- disse Cecil – l’ho visto solo sorridere, e vedere Eddard sorridere è qualcosa di strano e raro-

- ho sentito la sua voce nella mia mente-

- per parlare nella mente delle persone bisogna vere un profondo legame con esse, come cavolo ha fatto?- chiese Caleb più a se stesso che alla ragazza.

- non lo so, so solo che sono riuscita a bere tutto d’un sorso solo perché mi ha rassicurata-

- più tardi devo parlare con Ed- disse il rosso sospirando – adesso la cosa più importante e che tu sia viva- Caleb strinse la ragazza a se, nel mentre Cecil era rientrato nella sala lasciando ai due un momento di tranquillità.

- Cecil come mai i tuoi non ci sono?- queste furono le parole di Jerome che dall’inizio della cerimonia si era chiesto il perché dell’assenza della sorella della regina con tutta la sua famiglia.

- sorvolando sul fatto che non dovresti chiamarmi per nome, faccio io le loro veci. Mia sorella non sta tanto bene e nel mentre i Ghoul si stanno spingendo sempre più verso il nostro palazzo. Ero l’unico che poteva muoversi- disse il biondo sospirando.

- state attenti se venite morsi dai ghoul..-

- so cosa succede non c’è bisogno che me lo ripeti pure tu- il biondo guardò malissimo il moro per poi piantarlo in asso e andare dritto verso il buffet.

Sapeva perfettamente che non potevano farsi mordere dai ghoul. Un solo passo falso e si sarebbero trovati anche loro ad essere tali. Nessuno guariva. Cecil aveva visto con i suoi occhi le persone della sua città trasformarsi in quei mostri pieni di piaghe che non facevano distinzioni tra famigliari e nemici.

Non avrebbe mai permesso ad uno di quei mostri di toccarlo, o peggio di mordere lui o la sua famiglia.

Dovevano assolutamente riuscire a cacciare via i ghoul dal regno altrimenti sarebbe successa la stessa cosa di 300 anni prima, ovvero l’intera popolazione dei vampiri dimezzata per colpa dei Ghoul che avevano ingrossato le loro fila. Qual era il problema dei ghoul? Semplice erano attratti dalle persone con il loro stesso sangue, quindi i familiari contagiati cercavano in tutti i modi di raggiungere le persone ancora sane della loro famiglia e trasformarle. In questo modo le persone, vedendo i propri cari, non riuscivano ad attaccare quei mostri e finivano per entrare nelle loro fila.

Cecil prese un bicchiere pieno di un liquido leggermente giallo e lo bevve tutto d’un sorso. Poi fece lo stesso con un secondo.

Non avrebbe mai permesso alla sua famiglia di dividersi a causa dei ghoul.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Caleb riuscì a parlare con Eddard solo quando la maggior parte degli invitati se ne stava andando via. Camille si era seduta un attimo sui divanetti e si era tolta i tacchi aiutata da Sophi quindi il ragazzo ne aveva approfittato per parlare con il vampiro che si era rintanato al buffet che era vicino ai divanetti.

- come facevi a sapere che sarebbe sopravvissuta?- chiese il rosso a bassissima voce, non voleva farsi sentire dai vampiri ancora presenti.

- intuizione- disse l’uomo con un leggero sorriso sulle labbra.

- e come hai fatto a parlarle nella mente?- chiese ancora Caleb sempre più curioso.

- ho provato sperando che funzionasse e così è stato. Stai dubitando di me?- chiese l’uomo che in realtà non aveva raccontato tutta la verità, ma voleva aspettare un altro po’ prima di sganciare la bomba.

- certo che no, anzi ti ringrazio- disse Caleb con il sorriso sulle labbra per poi posare velocemente lo sguardo su Camille che stava parlando fitto fitto con le sue sorelle. Anche Eddard aveva spostato lo sguardo sulla ragazza e sorrideva.

- ne sono felice- disse il moro per poi portarsi alla bocca un calice con dentro del sangue.

- quanto tempo rimarrai?- chiese il rosso cambiando discorso.

- parto appena finisce la festa, non posso lasciare il confine per troppo tempo. Ma stai sicuro che ritornerò- “devo parlare con Camille” era questo il seguito della frase che l’uomo non disse ma pensò.

- okay, non farci aspettare troppo. Camille comunque era leggermente spaventata da te all’inizio-

- me ne sono accorto, in realtà è stata colpa mia e della mia reazione quando l’ho vista- disse l’uomo pensando a come si era bloccato quando aveva visto quel viso, identico a quello di lei.

- ora devo proprio andare- disse il vampiro dopo un qualche minuto di silenzio sorridendo a Caleb. Poi si diresse verso le tre ragazza sui divanetti. - è stato un piacere, ci vediamo prossimamente- continuò fissando i suoi occhi i quelli di Camille che sorrise, ormai tranquillizzata dalle buone intenzioni del vampiro.

- a presto allora- disse la mora, ma non fece in tempo ad alzarsi dal divanetto per salutare decentemente il vampiro che questi era già sparito.

- fa sempre così non ti preoccupare- le disse Caleb raggiungendola e sedendosi al suo fianco.

- volevo ringraziarlo decentemente-

- l’ho fatto io per te non ti preoccupare-

- poi ti ha detto come ha fatto?- chiese la mora poggiando la testa stanca sulla spalla di Caleb.

- ha detto che era intuizione, e per il fatto del parlarti nella mente ci ha provato e basta-

- ma tu non sei convinto- sussurrò la mora tenendo gli occhi chiusi.

- no, però c’è un motivo per il quale mi ha mentito. Mi fido di Eddard, lui e i miei genitori sono amici da quando erano piccoli e io sono cresciuto con lui sempre intorno. Prima o poi ci dirà la verità-

- sono stanchissima- disse Camille che aveva precedentemente annuito alle parole di Caleb.

- tranquilla domani ci riposiamo- disse il rosso lasciandole un bacio sui capelli scostando leggermente la coroncina per non farsela finire in un occhio.

- ma quale riposo domani dobbiamo ancora festeggiare!- disse Sophi tutta felice, lei sembrava non sentire minimamente la stanchezza.

- festeggiare cosa?- chiese Caleb.

- vi prego nooo- disse invece Camille gemendo di frustrazione.

- dai solo un’altra sera così- disse la rossa cercando di convincere la sia neo cognata.

- no, vi prego tutto ma non una festa come queste, non mi reggo in piedi- disse la mora mentre Caleb cercava ancora di capire per cosa dovessero festeggiare.

- e se facessimo una cena intima con torta?- chiese Cecil che si era appena aggiunto al gruppetto mentre Laila annuiva all’idea del ragazzo.

- questo si può fare- disse Camille sorridendo grata a Cecil per quell’idea.

- mi potete spiegare cosa si festeggia? Io non ho ancora capito-

- il compleanno di tua moglie- disse Laila con in sorriso sulle labbra.

- davvero?- chiese il principe fissando i suoi occhi verdi in quelli neri della ragazza al suo fianco.

- si- disse lei.

- quanti anni fai?-

- 18-

- è per questo che avevi proposto il 20 per sposarci-

- si, non volevo sposarmi il giorno del mio compleanno-

- cavolo tre feste di fila, e io che volevo riposarmi- disse il principe ridacchiando. - devo prenderti il regalo-

- non ti azzardare, io non ti ho fatto niente- disse Camille alzandosi di colpo dalla spalla di Caleb iniziando a guardarlo male.

- in realtà si- disse il ragazzo per poi baciarla sulle labbra. - non protestare-

Camille si arrese e si rimise nella posizione comoda di prima. In realtà l’unica persona che le aveva fatto dei regali era sempre stata Alex, né suo padre né Margaret le avevano mai regalato qualcosa. Era felice che Caleb volesse farle un regalo.

- di che regalo stai parlando Caleb?- chiese curiosa Sophi facendo arrossire Camille che ebbe la prontezza di nascondere il viso nella spalla di Caleb in modo di non far vedere a nessuno la sua faccia. Anche Caleb sarebbe arrossito se non fosse stato un vampiro.

- il fatto di essere viva dopo la cerimonia- disse il ragazzo facendo sospirare di sollievo la mora. Era stato lo stesso Caleb a dire che non potevano parlare di quello che era successo quella mattina.

- ahw quanto siamo romantici, all’inizio odiavi l’idea di sposarti e adesso guardati- disse Cecil per poi scoppiare a ridere seguito a ruota da Caleb.

- a chi lo dici- disse il rosso stringendo più a se Camille. - ci ho messo impegno per odiarti, ma è impossibile- disse poi rivolto a Camille che arrossì ancora di più.

- io pensavo fossi un mostro quindi credo che siamo pari- disse la ragazza facendo ridacchiare tutti i presenti.

- infatti dovevi vederla in carrozza, ad un certo punto ho avuto paura che si volesse buttare fuori- disse Jerome ottenendo un’occhiataccia da parte di Camille.

- e tu quando sei spuntato?- disse il biondo a moro.

- da parecchio damerino dei miei stivali-

- come osi brutto..-

- ragazzi!- gridò Sophi dividendo i due che stavano per ammazzarsi a vicenda. Gli sguardi di fuoco purtroppo non riuscì a fermarli.

- noi andiamo- disse dopo un po’ prendendo Camille in braccio e salutando gli altri.

- cosa fai!- disse la ragazza che non aveva voglia di essere portata in braccio.

- ti porto nella nostra camera così ci riposiamo per bene- disse il ragazzo. - e poi le tue scarpe sono nelle grinfie di Sophi-

Camille si arrese e si fece trasportare dal principe dei vampiri fino alla sua nuova camera, quella che avrebbe condiviso con lui.

Non si sarebbe mai aspettata che si sarebbe davvero innamorata di quel vampiro che era stata costretta a sposare. Sloan la voleva punire, ma le aveva fatto solo un favore, un enorme favore.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


- di la verità da quanto tempo volevi farlo?- disse Camille al marito mentre guardava le bolle all’interno della grande vasca che ospitava entrambi all’interno del loro bagno privato.

- da ieri sera- rispose Caleb spostando i capelli bagnati dal collo di Camille per poi lasciarle un bacio sopra. - posso?- chiese poi. Camille annuì.

Caleb fece affondare i canini nella pelle tenera del collo della ragazza ed iniziò a succhiare il sangue dal dolce sapore di cocco. Camille si irrigidì ma non bloccò il vampiro. Sapeva che avrebbe fatto male, ma non pensava così tanto. Sentiva come se le sue forze la stessero abbandonando.

- scusa ho bevuto troppo- disse Caleb staccandosi dal collo. Era stata la prima volta e Caleb si diede dello stupido per non essersi fermato prima.

- fa niente- disse la ragazza poggiando la schiena sul petto di Caleb e lasciando che il marito l’accarezzasse.

- quando mi trasformerai? Tanto ho capito che lo vuoi fare- chiese dopo un po’ la ragazza tenendo gli occhi neri chiusi.

- il più tardi possibile uno perché se ti trasformo non potrai più camminare alla luce del sole e due perché se no non puoi avere figli- disse il vampiro non bloccando le sue carezze.

- quindi i vampiri trasformati non possono avere figli?- chiese la ragazza che trovò il coraggio di girarsi. Aveva dato le spalle a Caleb per tutto il tempo perché, nonostante fossero sposati ormai da un giorno, si sentiva ancora imbarazzata per farsi vedere da lui completamente nuda.

- no, solo i puri o i semipuri- disse Caleb con una nota di tristezza.

- quindi dovrò aspettare ancora un bel po’- disse la ragazza girandosi nuovamente.

In quel momento Caleb si alzò dalla vasca da bagno e Camille, che aveva voltato lo sguardo imbarazzata, lo sentì uscire dal bagno. Una volta appurato che il vampiro non era più in giro si guardò intorno cercando di capire perché fosse uscito. Nemmeno il tempo di pensare ciò che se lo ritrovò davanti. Arrossì vistosamente facendo ridere Caleb che ne mentre si era riimmerso nella vasca.

- buon compleanno- disse poi il rosso legando intorno al collo di Camille qualcosa di freddo. La ragazza guardò sul suo petto e si sorprese di trovare una collanina d’argento, ma la cosa che le piacque di più fu il pendente. Esso non era grande, era massimo un centimetro, ed era composto da due pietre, uno smeraldo e un’ossidiana, che si univano fra loro.

- è bellissimo- disse la ragazza sinceramente stupita per poi girarsi e lasciare un bacio sulle labbra del marito.

Caleb sorrise a quel gesto e approfondì il bacio con la sua sposa.

- quando gli umani si accorgeranno che non vi ho uccisi andranno su tutte le furie- disse la mora staccandosi dal bacio e poggiando nuovamente la schiena sul petto di Caleb.

- tranquilla, qui dentro non può farti male nessuno. Ti proteggiamo noi- disse il rosso baciando la ragazza sulla testa.

- ma potrebbero iniziare una guerra e addio trattato di pace tramite matrimonio, potrebbero anche richiedermi indietro- disse la ragazza preoccupata. Non voleva separarsi da Caleb e gli altri, e sopratutto non voleva ritornare alla sua vecchia vita anche se doveva ammettere che Alex gli mancava terribilmente.

- la guerra non la possono iniziare se sono stati loro i primi a proporre la pace, il popolo si ribellerebbe. E poi non possono recidere il loro accordo con noi e io non ti cedo per nulla al mondo- disse il principe dei vampiri stringendo più a se la ragazza.

- è ora di uscire altrimenti ci troviamo Sophi in camera preoccupata della nostra assenza- disse Caleb alzandosi per poi porgere una mano a Camille. La ragazza accettò volentieri, ma tenne rigorosamente lo sguardo basso mentre usciva dalla vasca ancora debole per via del sangue perso.

Una volta appurato che Camille riuscisse a reggersi da sola, Caleb uscì dal bagno completamente nudo. Camille aspettò qualche secondo prima di avvolgersi un asciugamano intorno al corpo e seguire Caleb in camera.

Trovò il principe con addosso già i pantaloni neri e intento a mettersi una camicia bianca. Camille sorrise e si diresse verso l’armadio sperando nella presenza di qualche vestito decente, o almeno sperò nella presenza di quello rosso o quello giallo. Quello che vide la fece rimanere a bocca aperta per lo stupore. La cabina armadio era piena di vestiti senza spacchi e con le maniche abbastanza lunghe da proteggerla dal freddo.

La mora pensò subito alla sarta e la ringraziò mentalmente per quel bellissimo regalo. Stette un po’ davanti all’armadio fino a quando non prese un abito blu marino che aveva attirato la sua attenzione. Una volta che vide Caleb sedersi sul letto per infilarsi gli stivali, la ragazza si tolse l’asciugamano e si infilò il vestito blu. Le calzava a pennello e ne era felicissima.

- Caleb mi puoi aiutare?- chiese la ragazza quando si accorse di non riuscire a chiudere bene il vestito da dietro. Il rosso alzò lo sguardo e poi le sorrise e avvicinandosi le chiuse il vestito.

- va bene così o è troppo stretto?- chiese il ragazzo guardando gli occhi di sua moglie allo specchio.

- va benissimo- disse la ragazza che sorrise osservando quel vestito blu che le stava piacendo sempre di più, non solo perché era bello ampio, ma anche perché copriva perfettamente la parte superiore impedendo a chiunque di vedere troppo. l’unica pecca era il pizzo come al solito.

- sei bellissima- le disse Caleb mentre faceva vagare lo sguardo sulla figura della mora allo specchio. - soffri ancora il freddo?- chiese dopo un po’ indicandole le braccia coperte dalla stoffa.

- si, anche se di meno rispetto a prima- disse la ragazza sorridendo per poi girarsi e andare verso la scarpiera sperando di trovare i suoi stivali, ma non fu molto fortunata. C’erano solo tacchi che non andavano sotto i dieci centimetri.

La mora sbuffò mentre Caleb rideva scuotendo la testa. Era stata sicuramente colpa di Sophi.

Camille prese un paio di scarpe blu come l’abito e se le mise per poi legarsi i capelli ancora bagnati in una treccia.

- andiamo?- chiese dopo aver finito. Caleb annuì e le pose il braccio che la mora accettò più che volentirei. Non aveva minimamente intenzione di cadere.







Angolo autrice
Scusate per la mia lunga assenza, ma nonostante mi fossi prefissata di scrivere più capitoli possibili entro il 16 non ci sono riuscita.
Non so quanto tempo passerà per il prossimo capitolo, ma spero veramente di non farvi aspettare troppo.
Grazie a tutti coloro che continuano a seguire questa storia nonostante i miei continui ritardi.
la_pazza_di_fantasy


 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


“stupidi umani” stava pensando Caleb mentre insieme a Jerome e ai generali dell’esercito guardavano la mappa del confine del regno dei vampiri con quello degli umani.

Erano stati costretti a partire il giorno dopo il compleanno di Camille e Caleb era davvero arrabbiato.

“perché non si fanno i cavoli loro una volta tanto!”

Caleb era davvero arrabbiato. Avevano appena celebrato un cavolo di matrimonio per far durare la pace tra umani e vampiri e gli umani cosa facevano? Ovviamente attaccavano i vampiri.

Jerome non aveva detto una parola durante tutto il viaggio per paura di irritare Caleb. Il principe aveva i nervi a fior di pelle e qualunque cosa l’avrebbe fatto saltare e uccidere tutti.

Il moro sospettava che nessun umano avrebbe avuto vita facile quella volta.

E così fu sul campo di battaglia. Caleb era una furia che uccideva chiunque trovasse davanti ai suoi piedi, nessuno escluso. L’esercito umano era stato praticamente decimato dal principe.

- CALEB- gridò Jerome quando si accorse che un ragazzo con i capelli castani tendenti al biondo si fiondò in direzione del principe dei vampiri.

Caleb si preparò ad ucciderlo, però la spada del ragazzo non lo sforò minimamente, anzi andò a conficcarsi dietro al principe. Caleb sentì uno stridio e si girò di colpo trovandosi a vedere un Ghoul agonizzante alle sue spalle.

- cosa cavolo è quel coso?- chiese il castano al vampiro mentre cercava di riprendere fiato. Caleb guardò il ragazzo confuso. L’aveva veramente salvato dall’attacco di un ghoul? E sopratutto gli stava veramente parlando senza attaccarlo?

- Caleb stai bene? Quel ghoul è apparso all’improvviso- disse Jerome che appena aveva visto il ghoul arrivare era sbiancato.

- si tutto okay. Ce ne sono altri?- chiese il rosso ignorando momentaneamente l’umano.

- credo di si- disse Jerome.

- non ci voleva, due eserciti contemporaneamente- disse il rosso mordicchiandosi le labbra.

- A MORTE!- i due vampiri si girarono verso l’uomo a cavallo che stava arrivando verso di loro intenzionato ad ucciderli pronti a fare lo stesso. Ma non riuscirono nel loro intento. L’ umano dai capelli castani aveva bloccato la spada dell’altro umano e lo stava guardando con gli occhi ambra iniettati di sangue.

- perché cazzo avete attaccato i vampiri quando siamo in pace cretino!- disse infatti il castano disarcionando in colpo solo l’altro dal cavallo.

- ma era un ordine del generale- disse quello guardando quasi spaventato il ragazzo che era molto più piccolo di lui.

- e il generale deve ubbidire a me e se io dico che non si attacca perché siamo in pace non si attacca. CAPITO! Mi assento per un giorno e voi già fate di testa vostra? Dovrei uccidervi tutti!-

Caleb e Jerome guardarono il ragazzo con ammirazione. Allora non tutti gli umani erano stupidi.

L’umano si girò verso i due vampiri.

- mi dispiace per l’attacco dei miei uomini. Vi prego non riferitelo al vostro re. Abbiamo bisogno di questa pace- disse il ragazzo per poi inchinarsi in segno di preghiera. Di sicuro non aveva riconosciuto Caleb.

- non diremo niente. Grazie per prima- disse Caleb stupendo Jerome.

- era il minimo che potessi fare. Comunque cosa solo quelle creature?- chiese il castano guardando in direzione del mucchio di cenere che era rimasta al posto del ghoul che aveva ucciso.

- ghoul, vampiri che sono stati trasformati in esseri non più pensanti. Un solo morso e diventi come loro.- in lontananza si sentì in sibilio che fece girare i due vampiri.

- arrivano gli altri- disse Jerome pronto a combattere.

- vi aiuteremo- disse il castano facendo sgranare gli occhi sia ai due vampiri che all’uomo a terra.

- ma siete pazzo!- disse infatti l’umano.

- è l’unica cosa che possiamo fare visto che qualcuno ha attaccato senza permesso e poi se arrivano anche da noi ingrosseremo solo le loro fila-

Caleb annuì mentre l’umano ancora a terra gemette di frustrazione.

- vai a chiamare il resto dell’esercito. Comunque sono Nikolas- disse il castano presentandosi ai due vampiri.

- io Caleb- disse il rosso sorridendo.

 

Due ore dopo tutti i ghoul erano stati sconfitti. Sia Nikolas che Caleb erano pieni di cenere dalla testa ai piedi, ma almeno erano ancora vivi, come anche Jerome. L’uomo del cavallo invece giaceva qualche metro più in la morto, ma a Nikolas sembrava non importare.

- grazie per l’aiuto-

- era l’unica cosa che potevo fare per sdebitarmi- disse Nikolas pulendo la sua spada dal sangue.

- l’alleanza con i vampiri non piace a molti- disse Caleb cercando di ricavare qualche informazione.

- no. Alcuni la trovano ottima altri la odiano. Il re vuole solo invadere il vostro regno- disse Nikolas senza scomporsi più di tanto.

- e tu come la pensi?- chiese Caleb curioso.

- che un’alleanza è la cosa migliore soprattutto se ci sono questi essere in giro. E poi ognuno è diverso ma allo stesso tempo nessuno è inferiore. Non voglio una dominazione totale, ne da parte degli umani ne da parte dei vampiri- disse il ragazzo fissando i suoi occhi in quelli di Caleb che sorrise.

- non credo che molta gente la pensi così- disse Jerome intromettendosi nella conversazione.

- no, e chi è della mia stessa opinione non parla perché ha paura del re. Però la maggior parte dei cittadini ha paura di voi perché è stata abituata a farlo. E questo li influenza molto-

- hai ragione- disse Caleb ricordandosi come Camille fosse spaventata all’inizio.

- tu non hai paura?- chiese Jerome scrutando il ragazzo che stava tranquillamente a suo agio affianco a Caleb.

- no. Ho smesso di averne quando a 15 anni ho trovato una piccola vampira che si era persa. È stato allora che ho capito che siamo tutti uguali- disse Nikolas sorridendo.

- che è successo a quella bambina?- chiese Caleb.

- l’ho riportata ai suoi genitori e sono scappato non appena hanno cercato di mordermi- disse il castano grattandosi la testa a disagio.

- come hai capito che erano loro?-

- stavano vagando per il territorio degli umani come se stessero cercando qualcosa-

- non tutti avrebbero fatto lo stesso- disse Caleb sorridendo. - spero di rincontrarti Nikolas. È stato un piacere combattere con te-

- anche per me Caleb- disse il castano stringendo la mano che Caleb gli stava porgendo. I due poi si allontanarono nelle due direzioni opposte.

Una volta nella sua tenda Nikolas si fece cadere a peso morto sul suo giaciglio sorridendo felice per essere riuscito a parlare finalmente con un vampiro. Aveva sempre avuto ragione. Non erano malvagi come li dipingeva suo padre.

- vostra altezza- Nikolas sbuffò alzandosi e guardando male la guardia che era appena entrata nella sua tenda.

- cosa c’è-

- vostro padre ha chiesto di rientrare nella capitale. Tra un mese ci sarà il vostro matrimonio con Margaret Taiwell-

- ho capito grazie-

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


- quindi sei stato salvato da un umano?- chiese Camille mentre chiudeva il libro che stava leggendo, il quarto della serie che piaceva a Caleb e che stava piacendo anche a lei.

- si, in realtà pensavo volesse uccidermi- disse il rosso sdraiato sul letto accanto alla moglie.

Era da poco ritornato, e dopo essersi fatto una doccia veloce si era sdraiato nel letto e non aveva nessuna intenzione di alzarsi. Ci avrebbe pensato Jerome ad avvisare i suoi. Come al solito.

- sono felice. Non puoi morire dopo pochi giorni che ci siamo sposati- disse la ragazza poggiando il libro sul comodino e sistemandosi meglio accanto a Caleb.

- oggi è arrivato l’invito per il matrimonio di mia sorella- disse la ragazza a bassa voce.

- come mai ti ha invitata? Credevo ti odiasse-

- in realtà l’invito è per te, si sposa con il futuro re degli umani e ci hanno invitati- disse la ragazza. Caleb fece una smorfia.

- dobbiamo andarci per forza? La metà del cibo sarà avvelenata- disse il rosso sbuffando.

- nemmeno io vorrei andarci, ma dobbiamo. La prenderanno a male se non ci presentiamo-

- perché hai ragione? Uffa- disse il principe abbracciando di slancio la ragazza e nascondendo la sua faccia nell’incavo del collo annusando il suo buonissimo odore di cocco.

- hai sete?- chiese la ragazza.

- un po’-

- allora bevi-

- non voglio prosciugarti-

- tranquillo-

Caleb sorrise e prese una grossa sorsata dal collo di Camille per poi baciare le labbra della ragazza.

- sono davvero stanco- Camille annuì e poco dopo entrambi caddero in sonno profondo.

 

 

- voglio proprio vedere la faccia che farà tua sorella quando vedrà quanto sei diventata bella- disse Sophi mentre insieme a Camille sceglievano il vestito che la mora si sarebbe messa al matrimonio al quale lei e Caleb erano stati invitati.

- io sospetto più che squadrerà Caleb dalla testa ai piedi per quanto è bello- disse Camille sbuffando mentre scartava l’ennesimo vestito.

- ma è tuo marito e poi se ci prova con lui puoi sempre ricordarle che è stata lei a mandarti qui- disse la rossa ridacchiando contagiando anche Camille.

- lei è stata promessa al principe da quando erano piccoli e ha sempre avuto paura che io potessi prendere il suo posto e me ne ha fatte passare di tutti i colori, spero davvero che non metta gli occhi su mio marito- disse la moro leggermente irritata buttando sul letto un vestito celeste che non la convinceva. Sophi invece riprese il vestito che la ragazza aveva appena scartato e lo guardò attentamente.

- hai detto che i fa più caldo no?- chiese la rossa.

- si ma cosa c’entra?- chiese la mora non girandosi.

- secondo me questo è quello giusto- Camille riguardò il vestito celeste piegando la testa leggermente di lato.

- è troppo scollato-

- proprio perché è troppo scollato che te lo devi mettere- disse Sophi con enfasi. - devi far vedere a tutti cosa si sono persi mandandoti da noi- la rossa mise il vestito davanti a Camille per poi trascinarla verso lo specchio. - ti starà benissimo e farai strage di cuori. E poi voglio vedere Caleb geloso- concluse la rossa pregustandosi la scenata di Caleb.

- tu dici?- chiese Camille non ancora del tutto convinta.

- certo! Caleb starà più tempo a guardare male la gente che ti fissa che a pensare al fatto che si trova in territorio nemico. È troppo teso e dobbiamo trovare un modo per farlo calmare-

- questo va a mio discapito però- disse la mora.

- certo che no! Dai fallo per il bene di tuo marito-

- va bene- cedette alla fine la mora mentre Sophi sorrideva tutta felice. Il suo piano aveva funzionato.

- cosa state facendo?- chiese Caleb entrando nella camera e guardando perplesso la serie di vestiti sparsi sul letto.

- non si bussa?- chiese Sophi scocciata.

- è la mia camera- le fece notare Caleb alzando il sopracciglio destro.

- comunque stiamo scegliendo il vestito per il matrimonio- disse Sophi prendendo il vestito Ceeste dalle mani di Camille per metterlo nel posto più visibile dell’armadio in modo tale che la ragazza potesse trovarlo.

- io vi saluto- disse poi la rossa sparendo dietro la porta.

- Ehi devo sistemare tutto da sola?- chiese la mora preoccupata. Non ottenendo risposta sbuffò e iniziò lentamente a mettere tutti i vestiti a posto lanciando sempre un’occhiata al vestito celeste.

- quale hai scelto?- chiese Caleb aiutando la ragazza visto che non poteva buttarsi sul letto come aveva premeditato.

- l’unico che ha sistemato tua sorella- disse la mora. Caleb lanciò un’occhiata al vestito per poi guardare perplesso la moglie.

- ti ha costretta vero?- chiese.

- diciamo di si-

Entrambi scoppiarono a ridere felice e in pochissimo finirono di sistemare l’armadio.

- tu cosa metti?- chiese Camille sdraiandosi sul letto seguita a ruota da Caleb.

- un pantalone nero, una camicia bianca e poi una giacca nera.- disse il ragazzo scrollando le spalle.

- perché per voi è sempre più semplice?- chiese Camille sbuffando. Facendo ridere Caleb.

- comunque quando posso riprendere ad allenarmi con le spade?- chiese la ragazza con un sorriso bellissimo sulle labbra a detta di Caleb.

- dopo il matrimonio-

- uffa-

 

 

 

- tutto bene?- chiese Cecil alla sorellina che stava sdraiata nel suo letto in preda ad una febbre violenta.

- credo di si, mi sento molto debole- disse la piccola guardando il fratello con occhi tristi.

- tranquilla passerà presto- disse il biondo accarezzandole una guancia.

- è vero che rimani con me fino a quando non mi addormento?-

- certo Elise- disse il ragazzo stringendo forte la manina della bambina. I vampiri più giovani erano sempre soggetti ad avere febbri molto alte, ma quella di Elise stava durando da molto tempo e Cecil era davvero preoccupato per la sue condizioni. Come aveva promesso alla ragazzo rimase con lei fino a quando non si addormentò. Poi lasciandole un bacio sulla fronte uscì dalla sua camera e si rintanò nella sua sperando di chiudere occhio.

Il ragazzo non si accorse però delle crepe che si stavano formano sulla parte sinistra del collo della sua sorellina.

L’inizio della fine era vicino.

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Margaret guardava il suo riflesso allo specchio. Era vestita con il più bel vestito che il padre gli avesse mai regalato. “degno di una regina” le aveva detto quando le aveva mostrato il vestito. Margaret ne era rimasta subito incantata e solo dopo molto tempo aveva capito che quello era il suo vestito per il matrimonio con il principe. Il vestito era composto da un corsetto di pizzo con lo scollo a v e da una gonna di tutte ampia che la faceva sembrare davvero una principessa.

Sentì bussare alla porta della camera che quel giorno era diventata la sua e andò ad aprire la porta per poi sorridere vedendo Alexander dall’altra parte. Lo fece entrare e andò a riposizionarsi davanti allo specchio.

- cosa ne dici?- chiese la ragazza facendo un giro su se stessa.

- stai benissimo- le disse Alex con un leggero sorriso.

- secondo te verrà?- chiese la ragazza rabbuiandosi leggermente. Aveva avuto lei l’idea di invitare Camille al suo matrimonio perché voleva vedere come se la passava. Si era pentita ogni giorno di più da quando la più piccola era stata mandata dai vampiri di come si era comportata nei suoi confronti. Era stata davvero una pessima sorella. Non aveva scusanti, era gelosa della sua sorellina perché aveva tutto quello che lei non aveva mai avuto.

Voleva sistemare le cose per quel poco che poteva, almeno in quel modo se i vampiri avessero accettato Alex avrebbe rivisto la sua sorella preferita.

Anche di quello Margaret era stata gelosa. Fino quando c’erano solo lei e Alex suo fratello l’aveva sempre protetta, ma quando era nata Camille Alex aveva preferito la mora a lei. Si era sentita tradita.

In quei mesi passati in casa da soli Margaret aveva raggiunto la consapevolezza che lei non sarebbe mai stata importate per Alex come lo era Camille e che forse il ragazzo avrebbe preferito mandare lei dai vampiri.

- verrà. È stato mandato come un invito del re, se lo rifiutano finisce male- disse il ragazzo sorridendo.

- finalmente potrai rivederla- si lasciò sfuggire Margaret per poi mordersi le labbra sporcandosi i denti del rossetto rosa che le avevano messo sulle labbra.

La bionda poté vedere lo sguardo severo del fratello riflesso nello specchio.

- cosa intendi?- chiese infatti Alex.

- che ti manca Camille e che questa sarà l’unica occasione che avrai per vederla e non vedi l’ora- disse alla fine la ragazza arrendendosi e cercando di cancellare il rossetto dai denti.

- lo hai detto come se fosse una colpa voler vedere la propria sorella dopo mesi- continuò il ragazzo.

- non è vero, ho insistito a mandare quell’invito proprio per permettere a te di poter vedere Camille- disse la ragazza leggermente irritata dal tono accusatore del fratello.

- cosa stai dicendo?- chiese sorpreso Alex – pensavo l’avessi invitata per poter far pace con lei-

- ovviamente anche per quello! Ma l’ho sempre saputo che preferisci lei a me e stai male al pensiero che lei sia circondata da vampiri. Dovevo starci io al suo posto- disse Margaret stringendosi le braccia al petto. Aveva appena avuto un brivido di freddo.

- sinceramente non volevo che nessuna delle mie sorelle venisse venduta ai vampiri- disse il biondo leggermente irritato dalle parole della sorella minore.

- si, ma se avessi potuto scegliere avresti mandato me e non Camille- disse la bionda abbassando il capo.

- Margaret...-

- no! So che è così. Sono sempre stata quella antipatica che distruggeva il vostro equilibrio. Non hai bisogno di dire niente per discolparti. Qui l’unica in torto sono io- la bionda chiuse gli occhi cercando di calmarsi. Non poteva di certo piangere quando mancava poco al suol matrimonio, matrimonio abbastanza tardo aveva 21 anni e l’età da matrimonio era passata da tempo, troppo.

Non sapeva perché suo padre avesse aspettato così tanto, molto probabilmente voleva prima essere sicuro che Camille non rubasse il suo posto.

- ma quanto è bella la mia principessa- Sloan entrò nella camera senza nemmeno bussare facendo sobbalzare per lo spavento la bionda. Alex si limitò a fissare in silenzio Margaret. Di certo non voleva che si creasse un così ampio divario fra loro proprio quel giorno.

Aveva già perso una sorella, non voleva perdere anche l’altra. Quello che Margaret aveva detto era vero, aveva sempre preferito Camille, ma perché aveva promesso alla madre che avrebbe sempre vegliato sulla ragazza prima che lei morisse. Non voleva mancare fede alla sua promessa.

Ma facendo ciò aveva inevitabilmente trascurato Margaret.

- Alexander non trovi anche tu che Margaret sia la ragazza più bella?- disse Sloan al figlio con un sorriso di orgolio.

- certo- e Alex non mentiva, sia Margaret che Camille erano entrambe belle, due bellezze differenti che non potevano essere paragonate.

Margaret alle parole del fratello abbassò lo sguardo triste e Alex si sentì male, lei non gli credeva.

- bene è ora di andare Alexander- disse Sloan uscendo dalla camera. Alex si alzò, ma davanti alla porta esitò.

- Margaret...-

- voglio stare un po’ da sola Alex- disse la ragazza evitando gli occhi azzurri del ragazzo identici ai suoi.

Alex annuì e uscì dalla camera. Insieme al padre arrivarono nell’enorme giardino dove erano state posizionate tutte le sedie per poter assistere alla cerimonia. Il principe degli umani non era ancora arrivato, ma il re era presente e non faceva altro che sorridere.

Alex diede uno sguardo veloce in giro, ma non c’era niente di interessante. Solo poco dopo la sua costatazione arrivò nel giardino una carrozza nera ad alta velocità che fece girare tutti i presenti. Non mancava nessuno all’appello. Nessuno a parte i vampiri.

Alex fissò la portiera sperando di veder uscire Camille. La prima persona che uscì invece fu un ragazzo dai lunghi capelli neri e gli occhi rossi. Alex lo riconobbe subito come il vampiro che aveva portato via la sua Camille.

Subito dopo di lui dalla carrozza scese un altro ragazzo sempre sulla ventina. Aveva un aspetto serio e solo in un secondo momento Alex si accorse della corona sul capo del rosso. Quello era il principe dei vampiri. Il biondo iniziò a squadrarlo cercando di capire qualcosa in più da suo cognato, infondo poteva definirlo tale.

Il ragazzo si guardò velocemente intorno con i suoi occhi di smeraldo per poi porgere il braccio presumibilmente all’altra persona all’interno della carrozza.

Il cuore di Alex perse un battito quando si accorse che la bellissima ragazza con la coroncina era la sua sorellina. Camille sembrava un’altra persona e tutti gli sguardi si fissarono su di lei mentre scendeva dalla carrozza aiutata dal marito.




 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Camille era stanchissima. Il viaggio in carrozza, anche se non lungo come si era aspettata, era stato un incubo. Le era venuto a vomitare per tutto il tempo e Caleb l’aveva tenuta stretta a se per parla calmare ma con scarsi risultati. La ragazza per fortuna sua non aveva rimesso, ma era arrivata a destinazione davvero molto stanca e non si sarebbe retta in piedi senza l’aiuto di Caleb, per questo il vampiro l’aveva aiutata a scendere dalla carrozza e la ragazza era rimasta attaccata al suo braccio anche una volta messi i piedi a terra.

I tacchi non aiutavano visto il suo equilibrio precario, ma sapeva che Caleb l’avrebbe retta in caso di caduta.

La ragazza guardò attentamente il volto del marito, aveva messo su la sua espressione seria da vampiro di sangue reale. Era da tanto che non lo vedeva con quella faccia e un po’ la cosa la destabilizzava, ma sapeva che sotto quello sguardo serio si nascondeva il vampiro premuroso che era suo marito.

I due iniziarono ad incamminarsi verso i loro posti preceduti da Jerome che aveva insistito per accompagnarli, non voleva che corressero rischi e loro non erano riusciti ad opporsi. Camille non vedeva l’ora di sedersi anche perché la testa le stava scoppiando.

- tutto okay?- le sussurrò Caleb. Il sussurrò fu quasi impercettibile.

- si- disse la ragazza nello stesso tono basso. Non voleva farlo preoccupare troppo, in quel momento aveva solo bisogno di sedersi su qualcosa che non si muovesse come la carrozza.

Per fortuna di Camille arrivarono subito ai loro posti e si sedettero. Caleb lanciava occhiate di fuoco a tutti coloro che guardavano in direzione di Camille mentre la ragazza aveva chiuso gli occhi per prendere delle grosse boccate d’aria e calmarsi. Non era nemmeno riuscita a dare un’occhiata in giro per incontrare Alex. Era felice di poterlo rivedere e lo avrebbe presentato a Caleb.

- c’è un biondino che ti sta fissando con troppa insistenza fra un po’ lo sgozzo- disse Caleb in modo percettibile solo ai due al suo fianco. Jerome ridacchiò mentre Camille alzò lo sguardo per cercare di capire chi fosse la persona che Caleb voleva sgozzare.

Incrociò un paio di occhi celesti e sorrise.

- è mio fratello Alex- disse la ragazza facendo girare di scatto Caleb verso di se.

- scusa non lo sapevo. Non vi assomigliate molto-

- lo so- disse Camille alzando le spalle. Dopo avrebbe parlato assolutamente con il fratello.

- non ci credo- disse Caleb attirando la completa attenzione di Camille che lo guardò confusa, poi la ragazza seguì il suo sguardo e vide che stava fissando il principe degli umani che si era appena posizionato al suo posto aspettando la sposa.

- cosa c’è?- chiese Camille.

- è lui- disse il vampiro mentre iniziava a spuntargli un piccolo sorriso sulle labbra. E fu proprio in quel momento che anche Nikolas spostò il suo sguardo e incrociò gli occhi di Caleb. La reazione del castano fu la stessa del rosso. All’inizio sorpresa, poi un bellissimo sorriso sulle labbra.

Anche Jerome stava sorridendo, o meglio ridacchiando.

- oddio!- disse Camille capendo finalmente perché suo marito stesse sorridendo. Il principe Nikolas era quell’umano che aveva combattuto al suo fianco. Quello che voleva una vera e propria alleanza con i vampiri. Anche Camille sorrise. Forse con la morte del re degli umani le cose sarebbero andate per il meglio e l’unico problema sarebbero stati i ghoul.

 

Nikolas era leggermente arrabbiato con Caleb in quel momento. Perché non gli aveva detto di essere il principe dei vampiri? Che cavolo si era comportato come un vero stupido davanti a lui. Comunque era felice che fosse quel ragazzo il principe dei vampiri. Erano sulla stessa lunghezza d’onda quindi sapeva già che sarebbero andati d’accordo una volta che suo padre fosse morto, sempre se si decideva a farlo. Quell’uomo non avrebbe rinunciato alla sua corona per nulla al mondo. Più volte Nikolas aveva avuto paura che il padre decidesse di ucciderlo per poter regnare più a lungo possibile.

Per fortuna non era arrivato a tanto, anche perché Nikolas più volte aveva detto di non voler prendere subito la corona.

I pensieri del principe degli umani svanirono totalmente quando l’orchestra iniziò a suonare preannunciando l’ingresso della sua promesse sposa.

Aveva visto Margaret solo tre volte in tutta la sua vita, la prima quando lei aveva 4 anni e lui 8, cioè quando i loro genitori avevano organizzato il loro matrimonio.

La seconda volta che si erano visti Margaret aveva da poco compiuto i 12 anni ed era stata anche la prima volta che avevano avuto una specie di conversazione. L’ultima volta che si erano visti era stata quando la ragazza aveva compiuto i 17 anni. Nikolas l’aveva vista solo di sfuggita perché era praticamente scappato dalla ragazza, quello era stato il periodo in cui aveva deciso di non volersi sposare. Aveva 21 anni e l’unica cosa alla quale pensava era divertirsi, non voleva ritrovarsi occupato con una ragazza scelta da suo padre.

In realtà nemmeno in quel momento aveva tanta voglia di sposarsi, ma erano passati ormai quattro anni ed entrambi stavano crescendo. Più ritardavano il matrimonio e meno possibilità c’erano che Margaret gli desse dei figli. In quel caso si sarebbe dovuto cercare un’altra moglie e i tentativi di suo padre di tenere a bada Sloan Taiwell sarebbero andati in fumo.

Il castano guardò in direzione della ragazza che lo stava raggiungendo e il respiro gli morì in gola. La ragazza era ancora più bella di come se la ricordava. Alta, dai lunghi capelli biondi e ricci che le incorniciavano il volto delicato. Non a tutti piacevano le ragazze con un volto come quello di Margaret, ma Nikolas non rientrava in quelle persone, anzi, a lui il volto di Margaret stava iniziando a piacere sempre di più.

Suo padre gli aveva detto che la secondogenita dei Taiwell stava perdendo il suo fascino quindi doveva sbrigarsi a sposarla, ma Nikolas non era d’accordo. Margaret era ancora più bella di prima.

Il principe raggiunse la ragazza in poche falcate e le porse il braccio che lei accettò facendo un piccolo inchino con il capo.

Nikolas sorrise attraverso gli occhi e trascinò la ragazza davanti all’uomo che li avrebbe uniti in matrimonio.




IL VESTITO DI CAMILLE

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Il mal di testa era aumentato esponenzialmente durante la funzione e Camille aveva appoggiato la testa sulla spalla destra di Caleb per riposarsi. Il vampiro non aveva protestato anche perché era davvero preoccupato. La ragazza era debole da un po’ di giorni e non gli piaceva come cosa, aveva paura che potesse accaderle qualcosa da un momento all’altro e di certo non voleva perderla.

Loro furono gli unici che non si alzarono subito dalle sedie alla fine della funzione. Caleb aspettò che la ragazza si riprendesse leggermente prima di alzarsi e sorreggerla.

- hai fame?- chiese il vampiro dirigendosi verso il tavolo con il rinfresco sul quale Jerome si era già fiondato per controllare se veramente il cibo fosse avvelenato, ma da come la gente si abbuffa Caleb credeva proprio di no.

- no, mi sta venendo la nausea- disse la ragazza e a quelle parole Caleb cambiò subito direzione. Non fece nemmeno due passi che si ritrovò difronte il fratello di Camille. Gli occhi della mora si illuminarono. La ragazza lasciò la presa dal braccio del marito e si fiondò ad abbracciare il biondo.

- Alex- disse la ragazza mentre lo stringeva forte e il biondo ricambiava la stretta.

- Cami mi sei mancata da morire- disse il ragazzo non lasciando la presa sulle spalle delle sorella.

- anche tu- disse la ragazza sorridendo. Un po’ di colorito era riapparso sulla sua faccia e Caleb ne fu felice.

- devo fare le presentazioni- disse poi la mora staccandosi definitivamente dal fratello e sorridendo in direzione di Caleb cosa che non sfuggì ad Alex. - Caleb lui è mio fratello Alexander, Alex lui è mio marito Caleb- disse la ragazza tutta contenta.

Caleb porse la mano al biondo difronte a se che la strinse ancora abbastanza sorpreso. Era un principe, ma non si era fatto problemi a stringergli la mano.

- mi dispiace di avervi guardato male prima non sapevo che voi foste il fratello di Camille- disse Caleb dopo la stretta di mano con Alex.

- nessun problema, potete anche darmi del tu- disse Alex.

- anche tu allora- Alex rimase ancora una volta sorpreso ma annuì lo stesso poi spostò lo sguardo su Camille che sembrava davvero raggiante al fianco del principe dei vampiri. Cosa si era perso?

- vostra altezza è un piacere avervi qui- disse Sloan mentre si avvicinava ai tre facendo perdere completamente il sorriso a Camille. L’uomo porse la mano al principe che la guardò con un sopracciglio inarcato e non la strinse.

Sloan rimase con la mano a mezz’aria per un po’, poi vinto dall’orgoglio l’abbassò “leggermente” irritato.

- spero che mia figlia sia una persona di vostro gradimento- disse poi l’uomo con tono acido.

- certo, più di quanto possiate immaginare- furono le prime parole che Caleb rivolse a Sloan. Alex nel mentre cercava di mantenere le risate, quel rosso gli stava sempre più simpatico: era riuscito ad umiliare Sloan con praticamente poco davanti a tutto il regno.

- bene, vi lascio- disse l’uomo che si era accorto degli sguardi e dei bisbigli e si dileguò prima di essere trattato peggio.

Camille non riuscì a trattenere una risata che fece sorridere Caleb.

- Caleb puoi venire un attimo?- chiese Jerome arrivando vicino ai tre. Il rosso guardò Camille prima di annuire e lasciarla nelle mani di Alex.

- ti trovi bene?- fu la prima domanda che il biondo rivolse alla sorellina.

- meglio di quanto tu possa credere Alex. Davvero.- disse la ragazza guardando Caleb scomparire in mezzo alla folla.

- ne sono felice. Ti tratta bene?-

- si- disse la ragazza avvicinandosi al fratello e appoggiandosi al suo braccio. Le era nuovamente tornata la nausea.

- tutto okay?- chiese Alex preoccupato. Aveva notato che la ragazza era leggermente pallida, ma prima era così pimpante che se ne era quasi scordato.

- si, solo leggera nausea e mal di testa- disse la ragazza con un sorriso per rassicurare il fratello. Fratello che la guardò attentamente per un po’.

- senti avete...ecco... consumato?- la mora divenne improvvisamente rossa.

- si, siamo sposati Alex! Perché me lo chiedi?- disse lei evitando lo sguardo del fratello.

- non è che sei incinta?- Camille sgranò gli occhi e si girò verso Alex sorpresa, non aveva preso in considerazione quell’idea.

- perché credi ciò?-

- perché anche se avevo solo sei anni ricordo bene che la mamma aveva la nausea e i giramenti di testa quando era incinta di te- disse il biondo mettendo un braccio intorno alla vita di Camille.

- tu credi davvero a quello che hai detto?-

- si, se avete consumato è una possibilità molto plausibile, sempre se i vampiri possono avere figli-

- si possono averli- disse Camille senza entrare nel dettaglio della cosa e iniziando a vagare con la mente. Davvero era incinta? Una parte di lei sperava di si.

- che hai fatto con quella cosa?- chiese a bassa voce Alex. Camille capì subito a cosa si riferiva il ragazzo.

- l’ho consegnata a loro-

- e non ti hanno...-

- no, Caleb all’inizio non si fidava completamente di me, ma poi… ma poi ci siamo innamorati- disse la ragazza sorridendo.

- ho notato come vi guardate. E io che credevo che stessi soffrendo- disse Alex scuotendo la testa.

- mi dispiace deluderti- disse Camille ridacchiando felice.

- no, sono felice almeno so che starai bene. Comunque sei ancora più bella con i capelli che non ti vanno davanti agli occhi e un vestito che finalmente valorizza le tua forme.-

- Caleb è in parte d’accordo con te-

- in parte?-

- si, è stato lui a tagliarmi i capelli, ma per il vestito preferirebbe che mi mettessi altro quando c’è troppa gente che fissa-

- vuoi dire che prima stava incenerendo tutti per gelosia?- chiese Alex con il riso sulle labbra.

- certo è un gelosone. Se non fosse stato per la sorella che mi ha costretta a mettermi questo vestito io mi sarei presentata con un vestito coprente- disse Camille ridendo insieme ad Alex. Le era veramente mancato suo fratello.

Nel mentre Margaret guardava i due fratelli che ridevano felici con un grosso peso sul petto. Voleva esserci anche lei li con loro.

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


- tutto bene?- le chiese Nikolas. Margaret annuì a suo marito mentre distoglieva lo sguardo dai suoi fratelli e mangiava un’altra pizzetta.

- sono felice che anche i vampiri siano qui, è stata una bella idea la tua- continuò il principe prendendo da mangiare anche lui.

- l’ho fatto per mia sorella- disse la ragazza che si sentiva leggermente a disagio non aveva mai avuto grandi conversazioni con il principe quindi non sapeva minimamente come comportarsi e come parlare.

- ma non le hai ancora parlato- disse Nikolas studiando la moglie curioso.

- perché non sono sicura che lei voglia parlare con me- si lasciò andare Margaret.

- è per questo che prima avevi quello sguardo malinconico?-

- mi dispiace, mi sto deprimendo il giorno del mio matrimonio e...-

- Margy non te ne sto facendo una colpa, volevo solo sapere se stavi bene- disse Nikolas mettendo una mano sulla guancia della moglie che gli sorrise grata.

- sto bene- disse dopo un po’ la ragazza-

- okay, adesso perché non vai a parlare con i tuoi fratelli? So che vuoi farlo-

- ma non ti da fastidio?- chiese la bionda preoccupata, Nikolas si stava dimostrando molto comprensivo nei suoi confronti e la cosa le piaceva molto, oltre al fatto che la tranquillizzava parecchio.

- no tranquilla, non starò con le mani in mano comunque. Ho intenzione di andare a parlare con Caleb-

- chi è Caleb se posso chiedere?- chiese la bionda non ricordandosi di nessun nobile con quel nome.

- il marito di tua sorella, e certo che puoi chiedere- disse il principe lasciando un bacio sulle labbra della neo moglie prima di incamminarsi verso il punto in cui era sparito il principe dei vampiri.

Margaret sospirò per darsi coraggio e si avvicinò ai due fratelli che stavano parlando con tranquillità.

Il primo ad accorgersi della sua presenza fu Alex che le sorrise.

- com’è essere sposata?- le chiese per rompere un po’ la tensione che si era creata momentaneamente.

- normale credo- disse la bionda a bassa voce. - per il momento non sento alcuna differenza-

- il primo giorno è così- disse Camille sorprendendo sia Alex che Margaret.

La bionda annuì.

- tutto bene?- chiese poi alla sorella non nascondendo la sua sincera preoccupazione che Camille notò subito.

- si sto bene. E voi state bene senza di me?- chiese la mora. Non voleva essere acida, ma Margaret accusò il colpo lo stesso.

- in realtà no, mi sei mancata- disse la bionda – sopratutto perché mi sono accorta di essere stata un mostro che non merita altro che essere ucciso per quello che ti ho fatto- Margaret stava mettendo tutta la sua forza di volontà in quelle parole. Non voleva che fra lei e la sorella ci fossero asti, quindi doveva scusarsi per bene.

- ero solo gelosa di tutto quello che tu avevi e io no, ti vedevo come colei che mi avrebbe rubato tutto e quando il re rimandò il matrimonio pensai che avesse cambiato idea sulla sposa e che avrebbe scelto te. Mi dispiace davvero tanto- continuò la bionda con la testa china, non riusciva a guardare in faccia la sorella, e nemmeno Alex.

- è colpa mia se sei finita dai vampiri, ero arrabbiata e ho desiderato che papà ti mandasse da qualche altra parte, ma adesso me ne sto pentendo sempre di più. Davvero non volevo farti subire tutto questo...- la bionda non riuscì a continuare che si ritrovò stretta nell’abbraccio della sua sorellina che ricambiò nonostante la sorpresa.

- non devi scusarti così tanto, siamo umani e tutti fanno errori. Però devo dirti la verità- disse la mora staccandosi dall’abbraccio e inchiodando i suoi occhi di ossidiana in quelli celesti della sorella. - mi trovo molto meglio con i vampiri e sono sincera-

Margaret cercò qualche segno che le dicesse il contrario, ma non lo trovò e ne fu felice. Era felice che la sua sorellina stesse bene. La riabbracciò.

- Cami- disse dopo un po’ Alex attirando l’attenzione di entrambe le sorelle. - è stata Margaret a insistere con il re per farvi invitare- disse il maggiore sorridendo.

Camille sembrava davvero sorpresa e guardò verso la sorella felice.

- grazie- disse infatti la moro sorridendole di cuore. Era vero, Margaret gliele aveva fatte passare di tutti i colori, ma aveva sempre saputo che era solo gelosa di lei e il fatto stesso che lo avesse ammesso davanti a lei scusandosi aveva fatto molto felice Camille.

Era davvero felice, poteva dire di essere riuscita a riappacificarsi con la sorella e la cosa avrebbe solo giovato visto che i loro mariti andavano molto d’accordo.

- sono felice che abbiate fatto pace- disse Alex per poi abbracciare entrambe.

- anch’io- disse Margaret nascondendosi nell’incavo del collo del fratello mentre Camille annusava quell’odore di casa che le era mancato parecchio.

- comunque mio marito è andato a parlare con il tuo, anche se non so di cosa- disse Margaret alla sorella mentre tutti e tre si avvicinavano ad un tavolo dove era stato messo del cibo. Camille però si tenne a debita distanza non volendo aumentare la sua nausea.

- si, immaginavo sarebbe successo- disse la mora con un sorrisetto.

- mi sono persa qualcosa?-

- ti racconterà tutto tuo marito-

- Cami non mangi niente?- chiese Alex riempiendosi le mani di cibo. - mica hai paura che sia avvelenato-

- no, ti ricordo che ho la nausea- disse la mora scuotendo la testa.

- tutto bene?- chiese Margaret preoccupata.

- si tranquilla- disse la mora.

- ci devi dire qualcosa?- chiese ancora la bionda con un sorriso che andava sempre più ad allargarsi.

- in realtà mi ha messo il tarlo in testa Alex poco fa, ma non ne sono sicura, il viaggio in carrozza è stato un po’ turbolento-

Margaret annuì e si mise una pizzetta intera in bocca per poi coprirsela quando vide arrivare i due principi verso di loro facendo ridere Alex.

- tutto okay?- chiese Caleb a Camille una volta che entrambi si furono avvicinati abbastanza al gruppo.

- si- rispose la mora poggiando la testa sulla spalla di lui.

- fra un po’ partiamo- disse il rosso accarezzandole una guancia.

- di già?- chiese lei confusa.

- si, ci aspetta molta strada e poi tuo padre mi sta fulminando da quando non gli ho stretto la mano- i due ridacchiarono.

Nel mentre anche Nikolas si era avvicinato a Margaret e le aveva baciato i capelli.

- dopo devo dirti una cosa- le sussurrò all’orecchio e la ragazza annuì curiosa.

Alex guardava le sue due sorelle e sorrideva. Sorrideva perché aveva appena capito che erano entrambe in buone mani.

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Il viaggio di ritorno fu peggio di quello d’andata e Camille si era messa a dormire sulla spalla di Caleb che durante tutto il viaggio l’aveva tenuta stretta a se.

Il ragazzo era sempre più preoccupato delle condizioni della ragazza. Cosa le stava succedendo?

Quando erano arrivati al castello Caleb aveva deciso di non svegliare la ragazza quindi se l’era caricata in braccio e l’aveva portata nella loro camera per farla riposare.

- ha mangiato qualcosa?- chiese Jerome una volta che Caleb scese dalla stanza.

- no, la nausea glielo ha impedito- disse Caleb scuotendo la testa.

Si guardò intorno confuso, come mai non c’era nessuno in giro? Di solito la casa era abbastanza vivace, e poi sua sorella aveva detto che voleva assolutamente sapere tutto del matrimonio, quindi perché non erano andati a salutarli?

Fu in quel momento che intravide proprio Sophi che stava camminando con un’espressione da funerale.

- tutto okay?- disse Caleb quando la ragazza si accorse dei due.

- no- disse la rossa scuotendo la testa sconsolata.

- cos’è successo?- chiese Jerome preoccupato.

- Cecil, o meglio gli zii e le nostre cugine- disse Sophi scuotendo la testa sempre più triste.

- Sophi cos’è successo?- chiese Caleb ancora più preoccupato di prima.

- i ghoul. Non sappiamo come. Cecil ha detto che è iniziato tutto da Elise che aveva la febbre. Hanno pensato che fosse una cosa passeggera, ma poi è peggiorata fino a trasformala in un ghoul- disse Sophi tra le lacrime.

- Elise? La piccola Elise?- chiese Caleb sconvolto mentre Jerome ascoltava in silenzio.

- è stata la prima. Se ne è accorto subito Cecil e ha chiamato gli zii. L’ha uccisa perché in quel momento era l’unico con un’arma. Il giorno dopo anche Sonja si è trasformata. Lei non aveva avuto la febbre però. Di nuovo è stato Cecil ad ucciderla- Sophi stava singhiozzando mentre parlava.

Caleb era diventato di pietra. Aveva paura di ascoltare il seguito.

- dopo due giorni si sono trasformati anche gli zii, e sai com’è andata a finire-

- Cecil ha ucciso anche loro- Sophi annuì. - anche lui è contagiato? Come avete scoperto tutto ciò?-

- Cecil crede di essere contagiato anche se non sa come visto che non hanno intravisto nessun ghoul nei dintorni del palazzo. Adesso è qui perché abbiamo mandato un messaggero e lui ci ha portato un Cecil stravolto. Ha detto che non vuole essere toccato da nessuno e si è rinchiuso in una camera. Non esce da questa mattina- disse Sophi sospirando.

- cavolo non ci voleva- disse Caleb scuotendo la testa triste per tutto quello che era successo.

- Cecil è un pericolo- disse Jerome con sguardo serio.

- Jerome?- chiese confuso Sophi, non aveva mai visto il moro così serio.

- se ne deve andare da qui o finisce male. Di essere contagiato lo è di sicuro. Se non se ne vuole andare uccidetelo-

- Jerome è mio cugino! Se c’è una possibilità che non sia stato infettato non la voglio di certo sprecare- disse Caleb risoluto.

- ha ucciso la sua famiglia con le sue mani Caleb. Vuoi fare lo stesso? Vuoi uccidere Lucas, Laila? Sophi? O se va anche peggio vuoi che Camille venga contagiata? Adesso?- chiese il moro più serio che mai.

- cosa significa quell’adesso?- chiese Caleb confuso.

- Caleb ha la nausea da giorni c’è solo una probabile spiegazione oltre a qualcosa che le ha fatto male- disse il moro facendo sgranare gli occhi al principe.

- è incinta?-

- molto probabile. Quindi cosa vuoi fare?-

- se Cecil non entra in contatto con qualcuno non ci dovrebbero essere problemi vero?-

- Caleb ragiona anche così è rischioso- cercò di convincerlo Jerome.

- io voglio provare a salvare mio cugino. Se possiamo fare qualcosa lo faremo e non ci avvicineremo a lui più di tanto- disse Caleb convinto. - dov’è papà?- chiese poi alla sorella.

- nella sala del trono a capire da dove possano essere entrati i ghoul-

- okay- disse Caleb prima di scomparire per il corridoio.

 

Cecil era seduto sul letto mentre guardava fuori dalla finestra. Le lacrime non smettevano di scendere prepotenti sulle sue guance. Era quello che facevano da quando aveva ucciso Elise e poi tutti gli altri. Aveva ucciso la sua famiglia e non se lo sarebbe mai perdonato. Meritava anche lui di morire.

Scattò in piedi non appena sentì la porta della camera dove si era rinchiuso aprirsi. Aveva espressamente detto che non voleva che nessuno andasse a trovarlo. Non voleva contagiare nessuno. Aveva seguito quel messaggero fino al castello solo perché altrimenti lo avrebbe trascinato con la forza, e ciò implicava il contatto.

- ti avevo avvertito sporco essere- furono le prime parole che la persona gli rivolse. Cecil non aveva mai visto Jerome così incazzato. I suoi occhi rossi sembravano pronti ad incenerirlo.

- siamo stati attenti. Non so come abbaino fatto a contagiare Elise- disse Cecil sulla difensiva. Jerome poteva dire tutto, tutto, tranne che non erano stati attenti.

- e come mai adesso sei l’unico vivo? Vivo per modo di dire visto che tra un po’ seguirai i tuoi famigliari all’inferno. Perché non sei rimasto dov’eri?-

- perché mi volevano trascinare con la forza cavolo! Non ti preoccupare ho intenzione di ammazzarmi da solo- disse Cecil mentre i suoi occhi celesti ricominciavano a riempirsi di lacrime.

- e perché non lo hai fatto?-

- perché mi hanno tolto tutte le cose pericolose per i vampiri e non posso farlo- disse il biondo indicando la stanza all’altro.

- giuro che se solo una persona della famiglia viene contagiata, anche un servitore, giuro che ti farò pentire di essere nato Cecil. E non sto scherzando- disse il vampiro guardando malissimo il biondo che trasalì.

- procurami qualcosa con cui uccidermi e giuro che mi tolgo dalla faccia della terra- disse il vampiro di sangue reale ormai convinto che l’unica cosa che poteva fare era morire.

- bene, basta che non ti rimangi la parola stronzo- disse Jerome facendo per andarsene.

- Jerome… come mai odi tanto i ghoul?- chiese Cecil bloccando il ragazzo.

- non sono cazzi tuoi- disse lui sbattendo la porta dietro di se.

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Cecil stava spettando con ansia l’arrivo di Jerome con l’arma. Prima si toglieva la vita meglio sarebbe stato. Per tutti. Il ragazzo si avvicinò allo specchio e si spaventò del suo riflesso. I capelli gli erano leggermente cresciuti e adesso gli coprivano gli occhi, occhi celesti che in quel momento erano scavati da profonde occhiaie. Il suo viso stava diventando sempre più magro come il resto del suo corpo.

Non toccava sangue da giorni, precisamente da quando aveva staccato la testa ad Elise. Non era riuscito a bere nemmeno una goccia del sangue che doveva bere. E adesso era assetato all’inverosimile. Voleva solamente farla finita.

La porta si aprì e il ragazzo si voltò in cerca di Jerome, ma non era lui. Era Caleb che gli sorrise.

- siamo appena tornati-

Cecil annuì nascondendo la sua delusione. Caleb era l’ultima persona che voleva vedere. Era troppo legato al cugino e sapeva anche che valeva il contrario.

- farò di tutto perché tu guarisca- disse Caleb sicuro.

- Caleb sono più che sicuro che mi trasformerò in uno di quei mostri quindi per favore non provarci nemmeno. L’unica cosa da fare è uccidermi- disse il biondo con calma.

- ma io sono sicuro che c’è qualcosa che si può fare- disse il rosso che non voleva lasciarlo andare.

- Caleb non si può fare niente. E me lo merito. Faccio schifo in tutto, ho sempre fatto schifo in tutto. Non merito la mia vita quindi l’unica cosa che mi serve è una morte veloce prima che combini danni-

- tu non fai schifo Cecil!- disse Caleb alzando leggermente il tono delle voce.

- sai quali sono state le ultime parole dei miei genitori prima che perdessero la ragione?- chiese Cecil al cugino mentre lacrime scendevano dai suoi occhi – che ero la loro vergogna. Che non vedevano l’ora che Sonja e Elise crescessero per poter avere finalmente gli eredi che desideravano. Dicevano che la febbre di Elise era colpa mia- disse il biondo fra le lacrime. - non mi hanno mai accettato-

- questo non significa che tu faccia schifo. A loro non andava a genio ciò che sei e allora? Dimostra loro quanto vali combattendo-

- combattendo per cosa Caleb? Sei l’unico che mi abbia mai appoggiato!-

- sono l’unico perché lo so solo io!-

- dopo quello che mi hanno fatto passare i miei genitori pensi veramente che io vada a dire al mondo intero di essere gay? E poi adesso non ha più importanza. Morirò comunque-

- devi sopravvivere perché devi dimostrare a loro che con la persona giusta al proprio fianco si può fare di tutto. Anche governare una regione- disse Caleb avvicinandosi al ragazzo che indietreggiò.

- Caleb no. Se mi tocchi contagerò anche te e Tu contagerai Camille. Per favore basta- disse il ragazzo scuotendo la testa. - tornando al discorso di prima non c’è nessuno che può stare al mio fianco, soprattutto non adesso.- disse Cecil chiudendo gli occhi.

- la paura è stata quello che ti ha bloccato nel cercare qualcuno. La paura dei tuoi genitori- disse Caleb. - lo so che non è bello da dire visto quello che hai dovuto fare, ma devi sopravvivere e trovare finalmente qualcuno che stia al tuo fianco-

- è vero non ho cercato nessuno per paura dei miei genitori. Ma mi avevano detto espressamente che se mi avessero visto con qualcuno l’avrebbero ucciso. Non voglio essere il responsabile della morte della persona che amo.-

- ti sei distrutto la vita- disse Caleb scuotendo la testa. - io ho sempre voluto vederti felice, veramente felice-

- è per questo che si diventato così testardo oggi?- disse Cecil con le lacrime agli occhi.

- si, perché avevo già capito che non volevi più vivere. Prima ancora che accadesse tutto questo- disse Caleb anche lui con le lacrime agli occhi.

- l’eternità è davvero molto tempo. O lo facevo subito o mi sarei distrutto sempre di più. Adesso è arrivata la mia occasione Caleb-

- non ti infastidirò più. Addio Cecil-

- addio Caleb- sussurrò il biondo poi si voltò lasciando uscire il cugino dalla camera per poi scoppiare a piangere. Suo cugino gli aveva detto verità che bruciavano.

Certo che voleva essere felice, certo che voleva un ragazzo da baciare, certo che voleva vivere. Voleva tutte queste cose, ma non le poteva più avere.

Aveva ucciso le sue sorelle e i suoi genitori in modo da non accrescere le file dei ghoul, si era macchiato della peggiore delle colpe e ora sarebbe toccato anche a lui morire per impedire ai ghoul di crescere.

Aveva solo pochi rimpianti: non aver trovato l’amore, non aver visto le sorelle crescere, non poter vedere i figli di Caleb e sopratutto non aver trovato il ghoul che gli distrutto la vita in un millesimo di secondo.

Da dove si erano creati i ghoul e soprattutto perché li attaccavano cosa c’era di attraente nei vampiri?

Cecil non lo sapeva, e forse nemmeno voleva saperlo. Infondo a cosa gli sarebbe servito saperlo? A niente visto che stava per morire.

Il ragazzo diede un’altra occhiata allo specchio e per poco non gridò.

Sul suo volto, precisamente vicino all’occhio sinistro si erano formate delle piccole crepe, crepe che indicavano l’inizio della trasformazione in ghoul.

Era finita! Se solo c’era una minima possibilità che non fosse stato contagiato adesso era andata in fumo.

Si stava trasformando in ghoul, non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto per trasformarsi completamente, ma voleva uccidersi il prima possibile. Prima di perdere la ragione e ammazzare tutti.

I ghoul attaccavano sopratutto i propri familiari, ma quelli più stretti a lui erano già morti tutti. Mancavano solo i suoi cugini, quindi la famiglia reale. Non poteva distruggerla, chi avrebbe impedito ai vampiri allora di distruggere tutto e chi avrebbe impedito agli umani di ammazzarli.

Alla fine avrebbero governato i ghoul.

La consapevolezza si fece strada dentro Cecil. Se lui cedeva e contagiava tutti i ghoul avrebbero vinto. No. Doveva assolutamente uccidersi, e il prima possibile.

 

Fuori dalla porta Jerome si stava mordendo la mano per non gridare mentre con la sinistra stringeva al petto la spada che aveva preso per permettere a Cecil di uccidersi.

Aveva sentito tutta la conversazione che Cecil aveva avuto con Caleb e il moro si stava sentendo morire dentro.

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Il medico uscì dalla camera di Camille e Caleb sospirando per la stanchezza. Il vampiro fece un cenno a Caleb, che aveva aspettato fuori dalla camera, per poi scomparire nel corridoio. Il rosso non aspettò altro tempo e si infilò nella sua camera trovando Camille nel letto che gli sorrideva nonostante le occhiaie e la stanchezza che la ragazza sentiva.

Avevano chiamato un medico non appena avevano notato che la mora non riusciva a mangiare praticamente niente e che aveva anche fatica a dormire.

- tutto okay?- chiese Caleb sedendosi accanto alla ragazza. Lei gli sorrise.

- sono incinta. Proprio come aveva detto Alex- disse lei continuando a sorridere verso il marito che sorrise a sua volta.

- anche Jerome l’aveva ipotizzato, ma non ci avrei mai sperato, non così presto- disse Caleb al settimo cielo per poi baciare la ragazza felice. - ora sono più tranquillo perché so come può migliorare la tua nausea- disse ancora il rosso.

- e come?- chiese lei curiosa.

- una goccia del mio sangue nel cibo. Il bambino ti sta indebolendo perché reclama sangue essendo per metà vampiro. Mangiare con il mio sangue mischiato impedirà al bambino di farti rimettere- disse il vampiro stringendo la ragazza a se.

- pensavo peggio- disse Camille ridacchiano. - quindi le mie lezioni con la spada si posticipano ancora-

- Cami avrai tutta l’eternità davanti!- disse Caleb ridacchiando.

- vero, mi ero dimenticata di quel particolare- disse la ragazza chiudendo gli occhi. - come sta Cecil?-

erano passati tre giorni da quando erano rientrati e Cecil aveva sbarrato la porta della sua camera impedendo a chiunque di entrarci. Caleb aveva lasciato perdere dopo la loro discussione, ma Sophi no e aveva cercato di parlare con il cugino parecchie volte.

Jerome, che era l’unica persona che Cecil voleva vedere ovviamente solo perché gli doveva portare le armi, non si era fatto vedere. Anzi evitava come la peste quella stanza.

- penso che stia iniziando a mutare- disse Caleb con voce triste. Non potevano fare più niente per lui.

- non ho ancora capito come i ghoul abbiano fatto ad entrare nel castello e graffiare tua cugina- disse Camille.

- nemmeno noi l’abbiamo capito. Ma di certo non era un semplice ghoul. Si sarebbe fatto catturare subito altrimenti. Essi non sono così furbi-

- credi ci sia qualcuno che li guidi?-

- non lo so, ma sta cambiando qualcosa, anche se non ho capito come- disse Caleb sospirando.

 

 

Jerome era fuori dalla porta di Cecil da un po’ con una ciotola piena di sangue. Il vampiro biondo non beveva da giorni e se avesse continuato in quel modo sarebbe sicuramente morto. Ma Jerome aveva paura di entrare. Come avrebbe affrontato il ragazzo dopo quello che aveva sentito? L’aveva sempre preso in giro ma non aveva mai immaginato quello che c’era realmente sotto al comportamento del biondo.

Per lui era stato tutto diverso. Suo padre non si era mai fatto vivo e per sua madre bastava che trovasse qualcuno che lo amava veramente. Quindi quando aveva presentato il suo ragazzo alla madre lei ne era stata felice, poi era andato tutto a rotoli.

Non si era mai scontrato con una realtà che non accettava i gay e Cecil era l’esempio di una persona criticata per quello che era veramente.

Come l’avrebbe visto adesso? Il biondo si sarebbe sicuramente accorto di un cambio di atteggiamento nei suoi confronti. Doveva continuare a comportarsi come aveva sempre fatto, ma entrare nella sua stanza con una ciotola di sangue non sembrava essere una buona idea visto che gli aveva promesso di aiutarlo ad uccidersi.

Alla fine Jerome si convinse e aprì la porta entrando nella camera.

- ho detto che voglio stare solo!- disse Cecil per poi rivolgere uno sguardo di fuoco al moro, moro che si accorse subito che l’intera parte sinistra del volto del ragazzo era andata. Essa era completamente ricoperta di crepe e Jerome ipotizzava fosse lo stesso anche sotto i vestiti.

- si sta espandendo velocemente- constatò il moro.

- dov’è la spada che mi avevi promesso? Devo uccidermi subito o finisce male- disse Cecil accorgendosi che il ragazzo aveva solo una coppa in mano.

- non l’ho portata. Bevi questo- disse il moro porgendo la coppa con il sangue a Cecil che la guardò schifato. Era diventato ancora più magro visto che non toccava sangue da giorni, e non aveva nessuna intenzione di farlo.

- ho detto di bere- disse Jerome che iniziava leggermente ad arrabbiarsi.

- non mi serve. Devo ammazzarmi- disse il biondo alzando la voce.

Jerome non ce la fece più e spinse il ragazzo sul letto, cosa che gli riuscì facilmente visto che era indebolito, per poi mettersi a cavalcioni su di lui.

- cosa stai facendo? Ma sei pazzo! Nessuno mi può toccare!- cercò di protestare Cecil alzandosi col busto.

Jerome ne approfittò e prese in una mano la faccia del ragazzo per poi portargli alle labbra il sangue che il biondo fu costretto ad ingoiare.

Il moro non lasciò andare la presa fino a quando la coppa non fu completamente vuota. Solo allora Jerome si alzò da sopra il ragazzo lasciandolo andare.

- sei un pazzo. In questo modo rischi di contagiare tutti! Non sei stato il primo a dire che nessuno mi doveva toccare per sicurezza?- chiese Cecil che sentiva la gola bruciare. Voleva altro sangue. Ne aveva bisogno.

- ma stai zitto, sei un cocciuto del cazzo. Stavi a morire di sete e si vede lontano un miglio che ne vuoi ancora!- disse Jerome fuori di se.

- non sono affari tuoi. Sto cercando di togliermi dai piedi come hai sempre detto di fare!-

- bene allora. Non ti aiuterò più, ammazzati con quello che trovi- disse Jeorme uscendo dalla stanza a lasciando il biondo da solo a guardare la ciotola dove c’era stato il sangue che era stata abbandonata sul pavimento.

Perché cavolo si era comportato in quel modo?

Jerome raggiunse il tetto per cercare di calmarsi. Spingere il ragazzo sul letto e poi sedercisi sopra non era stata per niente una buona idea. Il suo amichetto si era improvvisamente risvegliato. Sapeva, o meglio sperava, che fosse perché erano 200 anni che non scopava e scoprire improvvisamente che quel ragazzo era gay gli aveva fatto andare in tilt il cervello.

Jerome sospirò chiudendo gli occhi. Li riaprì immediatamente quando sentì un rumore di passi e si girò per capire di chi fossero. Appena incontrò quegli occhi sbiancò.

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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


Jerome osservava quei bellissimi occhi celesti con un misto di sorpresa e paura. Davanti a lui si trovava Jaques, il suo Jaques.

Era sempre lui, con quegli occhi celesti che nonostante tutto erano rimasti loro e i suoi capelli biondi che si erano leggermente ingrigiti alle punte. Il resto del suo corpo era ricoperto di crepe e sembrava che stesse per sgretolarsi da un momento all’altro.

Il suo Jaques che era diventato un ghoul.

- Jaq- disse Jerome con gli occhi pieni di lacrime. Non avrebbe mai immaginato che l’avrebbe rivisto. Come aveva fatto ad entrare li dentro senza far scattare allarmi? Jaques sorrise. Sembrava che lo capisse.

- sei molto più bello con i capelli lunghi- disse il ghoul con voce roca. Non era più quella del suo Jaques, ma aveva comunque parlato. Jerome sgranò gli occhi.

- com’è possibile?- chiese Jerome incredulo.

- ho passato gli ultimi duecento anni a combattere contro la trasformazione in ghoul, alla fine ho scoperto che l’unico modo per combatterla è accettarla. Accettare quello che ti mostra-

- cosa vuoi dire- chiese Jerome avvicinandosi piano al ragazzo.

- sai perché i ghoul sono così assetati di vendetta? Perché vogliono uccidere i propri familiari?- chiese il biondo con sguardo triste. Jerome scosse la testa, non lo sapeva. - perché la trasformazione ci fa vedere il futuro che essi avranno, senza di noi. La gelosia prende il sopravvento e fanno di tutto per portarli dalla loro parte- disse il biondo accarezzando una guancia del moro che era vicinissimo al ragazzo.

- cosa hai visto?- chiese Jerome mettendo la sua mano su quella ruvida e consumata del ghoul.

- te.- gli occhi rossi del vampiro scrutarono quelli azzurri del ghoul che aveva difronte.

- ti ho visto felice, felice con un altro ragazzo. Lo amavi, glielo dicevi e facevate l’amore insieme, non il sesso come noi due. E ti chiamava con il tuo vero nome- disse Jaques con una leggera punta di irritazione.

- Jaq ci sei stato solo tu e poi ti ho promesso che non avrei avuto nessun altro- disse Jerome sorpreso dalle parole del biondo.

- ovvio che non ci sia stato nessun altro! Quello stronzo doveva ancora nascere!-

- questo però non significa che lo farò con questo ragazzo Jaq! Ci sei tu con me- disse Jerome sorpreso dalla rabbia che leggeva negli occhi del ragazzo.

- certo che non ci sarà niente con questo ragazzo! Doveva accadere in questi anni e non accadrà perché ho provveduto a sistemarlo-

- come sai che sarebbe successo in questi anni? E poi che significa l’ultima frase?- chiese Jerome leggermente spaventato.

- perché nella visione avevi i capelli lunghi come adesso. E l’ultima frase significa che diventerà un ghoul anche lui. Così non ti porterà via da me-

- ma sei pazzo! Non puoi fare ciò che vuoi con la vita degli altri!- disse Jerome allontanandosi. Come si era permesso di contagiare un ragazzo che non aveva fatto praticamente niente.

- invece si se queste persone tentano di portarti via da me! Tu sei mio!- disse il biondo avvicinandosi al moro che nel mentre si allontanava.

- Jaques non mi sarei mai messo con qualcuno...-

- invece lo avresti fatto e per di più con un mio discendente!-

- che intendi?-

- ti ricordi che ero il figlio bastardo del signorotto locale?- Jerome annuì – be’ il suo figlio legittimo ha fatto continuare la sua discendenza in questi anni e tu ti saresti messo con quel Cecil-

- Cecil? Lo stesso ragazzo biondo che è qui?- chiese incredulo Jerome.

- si quello sul quale ti sei seduto sopra poco fa- disse con rabbia Jaques.

- ma questo è impossibile! Noi ci odiamo, credo che la trasformazione in ghoul dia alla testa. E per la precisione gli stavo facendo bere del sangue- disse Jerome sempre più incredulo. Non poteva veramente mettersi con Cecil.

- fidati sono più che sicuro che quel biondino lo avrebbe fatto con fin troppa facilità. È stato un gioco da ragazzi graffiare la sorella mentre era al letto malata-

- hai coinvolto persone innocenti solo perché avevi visto me che mi baciavo con uno?- chiese Jerome che si stava sentendo sempre più in colpa. Tutti i problemi di Cecil erano nati per colpa sua.

- non sono innocenti. Ti avrebbero portato via da me. Ti ho salvato la vita e tu mi volevi ripagare mettendoti con un discendente del mio fratellastro?-

- non ti ho chiesto io di salvarmi la vita! Ti avevo chiesto di uccidermi!- gridò Jerome arrabbiatissimo con il ragazzo che aveva difronte.

- e io non volevo farlo. Pensavo che con lo scambio di sangue si sarebbe fermata la trasformazione non che mi avrebbe trasformato!- disse il biondo con una nota di pentimento per quello che aveva fatto.

- non dovevi farlo a prescindere e uccidermi una volta diventato ghoul- disse Jerome.

- vieni con me- disse il biondo dopo un po’-

- no- fu la risposta di Jerome.

- come no!-

- no. Sei un ghoul cazzo!-

- ma ragiono diversamente dagli altri. Io sono diverso!-

- no, non lo sei se uccidi delle bambine innocenti solo per contagiare il ragazzo che credi mi voglia come suo fidanzato- disse Jerome scuotendo la testa.

- non ho ammazzato nessuno della mia famiglia perché invidioso-

- ma hai ammazzato un’intera famiglia per quel motivo! Persone che non avevano fatto niente! Sei un mostro-

- YUKI!- gridò il biondo usando il vero nome del moro difronte a se.

- non verrò con te Jaques. Devo risolvere il macello che hai combinato- disse il moro abbassando lo sguardo sentendosi terribilmente in colpa. Aveva visto poche volte le sorelle di Cecil, ma gli erano sembrate delle bambine dolcissime, e adesso non c’erano più. Per colpa sua.

- NO! YUKI NO!- gridò Jaques cercando di portarlo dalla sua parte.

Yuki si girò e uccise con un solo fendente il ragazzo che era stato il suo primo amore.

- addio amore mio- disse il moro mentre una lacrima solitaria scendeva dai suoi occhi.

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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Uccidere Jaques non era stato facile.

Lui e Yuki si conoscevano fin da quando erano bambini. Erano entrambi figli di due prostitute di un piccolo paesino a nord del territorio dei vampiri. Erano diventati subito amici nonostante la differenza di due anni.

Poi avevano entrambi scoperto di provare qualcosa l’uno per l’altro e si erano messi insieme. Erano innamorati, questo era vero. O lo era stato.

La loro monotona quotidianità era stata stravolta quando un ghoul, creatura che loro conoscevano solo per i racconti che le loro madri gli raccontavano da bambini, era entrato nel bordello e aveva fatto una razzia uccidendo tutti, o quasi. Yuki fu l’unico ad essere graffiato dall’essere prima che Jaques, che non era stato minimamente toccato, lo uccidesse.

I giorni seguenti per Yuki erano stati un inferno e aveva sempre impedito al biondo di avvicinarsi a lui. Non voleva contagiarlo.

Jaques era scomparso per qualche giorno, poi era ritornato da lui con un bellissimo sorriso sulle labbra.

Aveva letto che c’era una cura per la trasformazione. Una trasfusione di sangue. Un vampiro doveva succhiare via il sangue infetto dall’altro per poi fargli pere il proprio.

Yuki era stato scettico fin dall’inizio, ma Jaques non aveva voluto sentire storie e lo aveva baciato mordendolo sulle labbra.

Yuki si era sentito subito meglio. Il giorno dopo era già guarito e ne era felice. L’unica pecca era stata che i suoi occhi ambra erano rimasti rossi. Stava andando da Jaques per avvisarlo quando si trovò davanti il biondo mezzo trasformato. Aveva funzionato si, ma avevano omesso che chi donava il sangue si sarebbe trasformato.

E così era stato, Jaques si era trasformato due giorni dopo e Yuki non aveva avuto il cuore di ucciderlo ed era scappato lontano dal paese con il quale non aveva più legami.

Si era stabilito in un altro paese li vicino, dove i ghoul non erano arrivati. Ed era stato proprio li che aveva scoperto due cambiamenti importanti che la trasfusione aveva attuato su di lui. La prima era che era rimasto all’età di quando era stato graffiato, non sarebbe cresciuto più. La seconda gli si rivelò più tardi, quando i ghoul arrivarono in quella città. Lui fu nuovamente ferito, ma questa volta non si trasformò. Aspettò giorni, ma mai un segno si fece vedere. Era immune. Allora si diede da fare per provare a curare quelli infetti, ma i suoi sacrifici erano vani.

Dopo quell’episodio prese a vagare per le varie città cambiando di volta in volta nome. Si fermava in una città per un massimo di 10 anni, poi era costretto ad andarsene altrimenti la sua giovinezza avrebbe insospettito troppi.

Alla fine aveva trascorso gli ultimi 200 anni in quel modo. Scappando come un pazzo. Alla fine era arrivato al castello reale senza nemmeno farlo a posta, ben 9 anni prima. Era quasi finito il suo tempo li.

Ma Yuki non voleva. Si trovava troppo bene li, e poi adorava quella famiglia.

Guardò le ceneri di Jaques sul tetto e sospirò. Cosa doveva fare in quel momento? Rivelare tutto a Cecil era fuori discussione, l’avrebbe ammazzato.

Il moro rimase ancora un po’ a fissare l’orizzonte per poi alzarsi e rientrare in castello. Non sapeva ancora cosa doveva fare.

 

Erano passati altri tre giorni dalla visita di Jaques e Yuki era andato ogni giorno a portare una coppa di sangue a Cecil che non faceva più resistenza e beveva quel liquido rosso. Le sue condizioni erano peggiorate tragicamente, si sarebbe trasformato di li a poche ore.

- dammi la tua spada. Ti prego non voglio diventare un mostro- disse Cecil poggiando la ciotola a terra. Il biondo cercava in ogni modo di toccarlo il meno possibile.

- no.- disse Jerome. Aveva deciso alla fine cosa voleva fare.

Non sapeva se era veramente la scelta giusta, ma aveva sentito Caleb che nella regione sotto il controllo della famiglia di Cecil stava succedendo il caos. Non poteva permettere che quel ragazzo morisse per colpa sua.

- ti prego- disse il vampiro quasi tra le lacrime.

- no- ripeté l’altro avvicinandosi al ragazzo.

- rischio di contagiarti se mi tocchi nuovamente- disse Cecil sedendosi sul letto ed iniziando a gattonare all’indietro.

Yuki non si scoraggiò e salì anche lui a gattoni sul letto avvicinandosi al vampiro che adesso si trovava con le spalle al muro, senza una via di fuga.

- non c’è bisogno di ringraziarmi- disse il moro avvicinandosi al viso del biondo per poi baciarlo.

Cecil sgranò gli occhi rimanendo completamente stupito da quel gesto. Perché Jerome lo stava baciando?

Il moro fece schiudere la bocca al biondo per poi infilarci la lingua. Subito dopo morse il labbro inferiore del biondo facendolo gemere di dolore. Cecil infilò una sua mano nei capelli di Jerome tirandogli la coda per farlo staccare da se, ma quello che ottenne fu solo la coda del ragazzo che si scioglieva facendo ricadere i capelli scuri su entrambi mentre Yuki affondava sempre di più i canini nel labbro del biondo.

Il moro sentiva sul suo corpo nuovamente il peso di quel veleno, ma non si pentiva della scelta che aveva appena fatto. Non gli interessava molto morire, infondo aveva vissuto per 223 anni. Erano abbastanza.

Si stacco dal biondo leccando il sangue che stava uscendo leggermente dal labbro del ragazzo che aveva gli occhi lucidi e che lo guardava estraniato.

Yuki gli sorrise prima di mordersi il labbro a sua volta e riavvicinare le labbra a quelle del biondo. Biondo che era affamato visto che era stato privato di parecchio sangue e che si avventò su quel liquido rosso senza pensare alle conseguenze di quel gesto.

Cecil e Yuki continuarono a scambiarsi sangue e a baciarsi per quelle che sembrarono ore. Il binodo aveva messo anche l’altra mano tra i capelli neri del vampiro, mentre le mani di quest’ultimo erano finite sui suoi fianchi che stringevano con prepotenza.

Yuki teneva gli occhi aperti, mentre quelli di Cecil erano chiusi. Il moro vide perfettamente come le crepe sulla pelle di Cecil andavano a sparire. Però non lo fecero completamente. Quelle sulla parte sinistra del suo volto rimasero.

Fu a quel punto che Yuki si staccò dal bacio e uscì di corsa da quella camera, lasciano la ciotola nella stanza e un Cecil completamente fuso.

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Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


Cecil si stava guardando allo specchio confuso. Era in boxer e tutto il suo corpo era ritornato normale, come se non fosse mai stato ferito da ghoul. L’unica parte che era ancora crepata era la parte sinistra del suo volto.

Se la toccò per poi far scivolare involontariamente sulle labbra, labbra che ancora ricordavano il bacio che Jerome gli aveva dato il giorno prima.

Il vampiri divenne completamente rosso e si buttò sul letto nascondendo la faccia nel cuscino. Quel bacio gli era piaciuto da morire e si era anche eccitato nel mentre. E si sentiva stupido anche perché aveva di sicuro contagiato il ragazzo visto che Jerome lo aveva morso, che poi perché lo aveva fatto non lo capiva ancora. L’unica cosa che sapeva era che il suo corpo si era sentito leggerissimo quando lo aveva baciato. E poi dopo quello che era successo le crepe erano scomparse.

Sentì bussare alla porta e alzò la testa curioso. Di sicuro non era Jerome, cosa che un po’ voleva visto che desiderava capire cos’era successo il giorno prima, questo perché di solito il moro non bussava mai.

Il biondo prese un paio di pantaloni di cotone e se li mise prima di aprire leggermente la porta. Si trovò davanti una Camille sorridente.

- Cami che ci fai qui? Ti posso contagiare- disse il biondo che però lasciò entrare la mora.

- ti vedo meglio da come ti hanno descritto gli altri, e poi volevo darti io la notizia visto che Caleb non viene più-

- quale notizia?- chiese il biondo curioso mantenendo sempre una certa distanza dalla ragazza che si portò le mani al ventre che, anche se di poco, era leggermente aumentato.

- sono incinta- disse la ragazza e Cecil sorrise.

- è una cosa bellissima Cami!- disse il ragazzo che voleva terribilmente abbracciarla ma non poteva. - quando l’hai scoperto?-

- quasi una settimana fa- disse la ragazza sempre con il sorriso sulle labbra.

- sono così felice- disse Cecil e stava per aggiungere altro ma venne interrotto dall’entrata di Sophi nella camera che si fermò stupita guardando il cugino.

- com’è successo?- chiese la rossa girando attorno al ragazzo.

- com’è successo cosa?- chiese il biondo cercando di far finta di niente.

- che le crepe si sono ridotte! Cavolo sembrava che ti dovessi trasformare a momenti ieri- disse la rossa per poi guardare attentamente le crepe sul suo volto.

- non lo so, mi sono svegliato questa mattina ed ero così- disse il vampiro sospirando.

- okay ma non ti arrabbiare- disse Sophi ridacchiando felice di vedere che il cugino stava meglio. Forse c’era speranza.

- andiamo a mangiare tesoro?- chiese Sophi a Camille che annuì ed entrambe le ragazze salutarono Cecil.

 

Dopo cena Caleb andò a trovare il cugino. Cecil era rimasto sorpreso della cosa, ma allo stesso tempo ne era felice.

- ho intenzione di tornare a casa- disse il biondo soffiando su una ciocca di capelli che gli era finita davanti agli occhi.

- sei sicuro? Sei migliorato, ma non sappiamo per quanto durerà- disse Caleb preoccupato.

- devo sistemare il macello che si sta creando. Non voglio pesare su di voi, sopratutto adesso che Camille è incinta ed ha bisogno di riposarsi-

- va bene- si arrese alla fine Caleb sospirando. - ma devi promettermi che appena la situazione ritorna normale tu vieni qui e ti fai controllare. È un miracolo che tu non ti sia trasformato-

- già- disse il biondo – Caleb parto domani-

- così presto?-

- prima vado prima ritorno- disse il biondo chiudendo la conversazione.

 

Il giorno dopo Cecil stava per uscire dalla sua camera pronto per ritornare nel suo territorio quando entrò nella stanza Jerome. Il moro aveva i capelli sciolti, cosa abbastanza insolita per lui, e Cecil poté ammirare come essi gli arrivavano fino al bacino.

- devo parlarti- disse il moro sospirando.

- okay- disse Cecil cercando di dimostrare una tranquillità che non aveva. Cosa voleva Jerome? Voleva parlare del bacio?

- adesso sei immune ai ghoul ma rimarrai così per il resto della tua vita-

- cosa?- chiese confuso Cecil non capendo cosa stava dicendo il ragazzo.

- sto dicendo che ti ho fatto una trasfusione di sangue l’altra sera e sei guarito. Però essa ha delle condizioni. Avrai per sempre l’aspetto di un ragazzo di vent’anni e ti rimarrà quella cicatrice sul volto. A me la prima volta non rimasero cicatrici ma gli occhi rossi-

- eri stato ferito da un ghoul? Quando?- chiese sorpreso Cecil. Ecco il perché del bacio. Non c’era nessun interesse da parte del moro, voleva solo salvarlo per far contento Caleb.

- duecento anni fa- rispose Jerome abbassando il capo.

- quindi c’è una cura- disse Cecil con un sorriso sulle labbra.

- non funziona sempre Cecil. La persona che mi ha curato è diventata un ghoul- “che ha ammazzato la tua famiglia”

- e come mai con noi ha funzionato?- chiese Cecil che si era leggermente spento.

- credo perché ero già stato trasformato prima. Non sapevo di questa eventualità comunque-

- vuoi dire che lo hai fatto sapendo che potevi trasformarti in un ghoul?- chiese Cecil – ma cosa hai nel cervello! Mi hai sempre odiato perché salvarmi rischiando la tua vita?-

- non sono affari tuoi-

- invece si- disse il biondo avvicinandosi e solo allora si accorse che i capelli davanti agli occhi di Jerome nascondevano qualcosa. Di colpo li spostò e vide la sua stessa cicatrice sul volto del ragazzo, solo che dalla parte destra.

- perché?- chiese Cecil sull’orlo di una crisi di nervi.

Yuki guardò in ragazzo in quei bellissimi occhi celesti che non erano cambiati minimamente e ci si perse dentro. Forse quello che aveva visto Jaques si sarebbe avverato veramente, o forse si stava facendo condizionare troppo, ma da quando aveva definitivamente eliminato il suo ex dalla sua vita sentiva una strana attrazione per il biondo difronte a lui.

Yuki si avvicinò al ragazzo che sovrastava di parecchi centimetri scacciandogli via la mano che aveva scostato i suoi capelli.

I due si guardarono negli occhi per un po’, poi Jerome annullò la distanza baciando il biondo.

- ritorna qui dopo aver sistemato tutto e te lo spiego damerino- disse Yuki per poi lasciare il biondo da solo con i suoi pensieri.

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Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


Erano passati due mesi da quando Cecil era ritornato al palazzo della sua famiglia. La situazione li non era risolta del tutto, ma lui si era ripreso completamente e non rischiava più di trasformarsi in un orribile ghoul.

Jerome aveva detto tutta la verità a Caleb, omettendo ovviamente di aver baciato il biondo, non una ma ben tre volte.

Quindi adesso si faceva chiamare da loro con il suo vero nome: Yuki.

Il pancione di Camille iniziava a diventare sempre più evidente, forse anche un po’ troppo per una donna al terzo mese, ma la ragazza sembrava stare molto meglio rispetto al primo mese, si muoveva tranquillamente nella più totale autonomia. Il sangue di Caleb stava facendo miracoli ed il rosso ne era veramente felice.

Camille approfittava dei momenti di noia, visto che non si poteva allenare con Yuki e Caleb, per leggere qualche libro. Aveva finito in un mese la saga preferita di Caleb, che era diventata anche la sua preferita, e si era letta quasi un intero reparto delle biblioteca. Caleb scherzando le aveva detto che sarebbe stato il caso di ampliare la biblioteca altrimenti nel giro di due anni si sarebbe finita tutti i libri. A Camille l’idea piaceva molto e ne aveva già parlato con Rose che era stata totalmente d’accordo con lei.

Era un normale pomeriggio quando Eddard arrivò al castello con un sorriso sulle labbra, cosa parecchio insolita per l’uomo.

Il primo a notare la sua presenza fu Lucas che subito corse incontro all’uomo che salutò l’ultimogenito con un buffetto sulla guancia. I capelli dell’uomo erano cresciuti un bel po’ ma stava addirittura meglio.

- Ed- disse Jen andando incontro al suo migliore amico per poi abbracciarlo dandogli una pacca sulla spalla imitato subito dal moro. Poi il Darkwood salutò anche la regina.

- dove sono Caleb e Camille?- chiese l’uomo sgusciando fuori dalle grinfie della donna.

- Caleb di sicuro ad allenarsi, Camille non lo so, molto probabilmente nella sala lettura- disse Jen – come va da te al confine?-

- tutto bene, non ci sono stati più attacchi per fortuna- disse l’uomo – vado a salutare gli altri-

- rimani per pranzo?- chiese Rose.

- si certo- disse Eddard sorridendo per poi andare in cerca di Camille, aveva promesso che avrebbe spiegato tutto alla ragazza, ed era arrivato il momento.

La trovò proprio dove aveva detto Jen, in sala lettura intenta a mangiarsi con gli occhi il libro che stava leggendo tanto da non accorgersi della presenza del vampiro.

Eddard si prese un momento per guardarla attentamente e sorrise nel vedere il ventre leggermente pronunciato, segno della sua gravidanza.

Quando aveva ricevuto la notizia tramite la lettera era rimasto leggermente di stucco, era ancora una bambina, ma essendo sposata era molto normale rimanere incinta quasi subito dopo.

L’uomo però si era sorpreso per la rapidità con la quale era successa la cosa, e ci aveva messo parecchio a immagazzinare la notizia.

- buongiorno- disse Eddard per palesare la sua presenza alla ragazza che alzò di scatto gli occhi dal libro che stava leggendo per sorridere all’uomo che in un primo momento le aveva messo davvero tanta paura.

Fece per alzarsi ma lui la bloccò.

- resta seduta, non voglio farti sforzare-

- siete tutti troppo preoccupati. L’unica che non va in crisi quando mi muovo è Rose- disse la ragazza scuotendo la testa.

- credo sia abbastanza normale-

- sei già andato a salutare Caleb?-

- no, volevo prima parlare con te- Camille chiuse definitivamente il libro e si girò verso l’uomo.

- riguarda quello che è successo al matrimonio?- chiese la ragazza che sotto sotto già conosceva la risposta.

- si, avevo detto che avrei spiegato tutto- disse l’uomo prendendo un respiro profondo.

- okay allora ti ascolto- disse Camille sorridendo in direzione dell’uomo curiosa di scoprire cosa nascondeva.

- devo dire che assomigli davvero molto a tua madre- iniziò Eddard facendo corrugare la fronte a Camille. - prima di sposarsi tua madre viveva vicino al confine con il regno devi vampiri, precisamente vicino alla zona dove vivo io, quindi l’ho incontrata più volte-

- incontrata nel senso che avete anche parlato?- Eddard sorrise per poi distogliere lo sguardo.

- si, all’epoca c’erano li anche Jen e Rose. Anche loro conoscono tua madre, ma credo non si siano accorti della vostra somiglianza altrimenti ti avrebbero già detto tutto- disse l’uomo lasciando sempre più di stucco Camille.

- tutto cosa?- chiese la ragazza titubante.

- era la mia ragazza. Prima che fosse promessa a Sloan Taiwell ovviamete- disse Eddard sputando finalmente il rospo. - in realtà volevo sposarla solo che i suoi genitori non erano d’accordo e hanno trovato nei Taiwell un modo per portarmela via. Non ci siamo più visti per parecchio tempo, fino a vent’anni fa. Sono andato a trovarla diverse volte perché non ce la facevo più, ovviamente nessuno sapeva delle mie scampagnate nel regno degli umani. all’epoca aveva già due figli con Sloan e lui stava sempre fuori la sera quindi credo che tu possa immaginare cosa sia successo- disse l’uomo mentre nella mente di Camille andava a formarsi un’idea che non le dispiaceva per niente.

- durante una di quelle sere Alex ebbe un incubo e mi vide. Non so come ma sono riuscito ad entrare nelle grazie di tuo fratello quando gli raccontavo le favole per farlo dormire. Credo mi adorasse. Dopo un mese Annabel mi disse di non andare più a trovarla. Non avevo capito il perché, ma sembrava davvero molto arrabbiata e quindi l’ascoltai. Non l’ho più rivista. Dopo quasi diciannove anni ti ho vista il giorno del matrimonio, quando ero stato incaricato di portarti all’altare. Avevo sentito il cognome Taiwell quindi avevo pensato subito a Margaret- Eddard alzò un braccio per poi fare una carezza sulla guancia di Camille. - non avrei mai immaginato di trovare la risposta al comportamento strano di Annabel davanti ai miei occhi-

- stai dicendo che in realtà sono tua figlia?- chiese Camille quasi con speranza.

- si, sto dicendo proprio questo-

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Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


Caleb era rimasto di sasso quando aveva trovato Camille ad abbracciare Eddard. Non si sarebbe mai aspettato una scena del genere. La gelosia aveva iniziato a divorarlo, ma tutto era passato quando Camille aveva alzato i suoi occhi di ossidiana e aveva sorriso, nonostante essi fossero cerchiati di rosso per il pianto.

- tutto okay?- chiese Caleb avvicinandosi alla ragazza che appena lo ebbe abbastanza vicino ci si fiondò abbracciandolo.

- si- sussurrò la ragazza.

Caleb alzò lo sguardo su Eddard cercando una spiegazione nel volto dell’uomo, ma anche lui sembrava parecchio provato.

Rimasero in silenzio per un bel po’, poi Camille si staccò leggermente dal vampiro e gli sorrise.

- non mi devi trasformare-

- cosa?- chiese Caleb alquanto confuso. In che senso non la doveva trasformare?

- tranquillo non è che non voglia diventare un vampiro, ma lo sono già per metà quindi non ce ne sarà bisogno- disse Camille vedendo come il rosso era diventato praticamente un cadavere ambulante.

- in che senso lo sei gia?- chiese Caleb confuso.

- ho scoperto chi è mio padre- disse la ragazza per poi sorridere in direzione di Eddard.

- in che senso sei suo padre Eddard?- chiese sorpreso Caleb che stava iniziando ad avere leggermente paura di quell’uomo. Ora che li guardava però doveva ammettere che i loro colori era praticamente identici.

- nel senso vero della frase Caleb. Secondo te come ho fatto a parlare nelle mente? Si può fare solo se si ha un legame di sangue con le persone e quella è stata la conferma che era veramente mia figlia- disse il vampiro sorridendo al ragazzo per tranquillizzarlo. Di certo non voleva spaventare il principe. Infondo i due erano già sposati e non aveva voce in capitolo, ma era felice. Almeno la sua bambina non era finita nella mani di un mostro. E poi quando Annabel era ancora la sua ragazza fantasticava con Rose che i loro figli si sarebbero sposati un giorno, e ciò era realmente avvenuto.

- quindi è anche per questo che è riuscita a resistere alla cerimonia- disse Caleb più a se stesso che ai due Darkwood presenti nella stanza.

- si- disse Eddarda annuendo.

Caleb strinse in un abbraccio Camille baciandole i capelli.

- te la tratterò bene- disse il rosso.

- lo stai già facendo- gli disse Eddard per poi alzarsi dal divano dove era ancora seduto. - ci vediamo a pranzo ragazzi, devo parlare con Jen e Rose- disse l’uomo per poi sparire alla vista dei due.

- devo ammettere che per un attimo sono stato geloso- disse Caleb non avendo nessuna intenzione di lasciar andare la ragazza.

- ho notato- ridacchiò la ragazza poggiando una guancia dove si trovava il cuore di Caleb, cuore che batteva davvero lentamente.

- non sapeva che mia madre fosse morta- disse dopo un po’ la mora. Caleb annuì, ecco perché Eddard sembrava scosso.

- sono felice- disse Caleb sedendosi sul divano e trascinando con se la moglie che gli finì addosso.

- di cosa?-

- sei un mezzo vampiro e non ti devo trasformare. Avrebbe fatto davvero male-

- di più dei morsi?-

- si, molto di più-

Camille annuì e poi si avvicinò al collo del principe.

- quando inizieranno ad uscirmi i canini?-

- non lo so- disse Caleb scuotendo le spalle. - perché?-

- perché ho sete- disse Camille nascondendo la testa nell’incavo del collo del ragazzo che sorrise.

- prova-

- a fare cosa-

- a mordermi, è possibile che tu ci riesca già adesso. Alcuni semipuri hanno le zanne fin da piccoli- disse Caleb accarezzandole i capelli.

Camille ci pensò un po’ su, poi si avvicinò con la bocca al collo del ragazzo e morse. Camille sgranò gli occhi per la sorpresa quando sentì i suoi canini allungarsi e poi provò a bere.

Caleb sentì un leggero dolore. Non era mai stato morso. Nonostante il dolore forte non disse niente, anche perché avvertiva chiaramente che la ragazza stava succhiando il suo sangue.

Quando Camille si staccò dal suo collo alzò lo sguardo, i suoi occhi erano diventati rossi e due piccoli canini spuntavano dalla sua bocca che era leggermente rossa per il sangue che aveva bevuto.

Caleb le sorrise e la baciò assaporando il suo stesso sangue sulle labbra di lei.

- adesso puoi nutrirti direttamente da me- disse ridacchiando il principe per poi baciarla nuovamente.

- ti ho fatto male?- chiese Camille guardando poi verso il collo del vampiro. La ferita si era già rimarginata. Le sue ci mettevano molto di più.

- un po’, ma è normalissimo- disse Caleb massaggiandosi il collo. - quando lo sapranno gli altri ne saranno felicissimi-

- già-

- che hai?- chiese Caleb alla ragazza vedendola leggermente triste.

- stavo pensando che se non vi avessi consegnato la boccetta e avessi attuato il piano sarei morta anch’io- disse la ragazza sgranando gli occhi.

- si, ma per fortuna tu ti sei fidata di noi- disse Caleb baciandola. - e sono tremendamente felice che tu l’abbia fatto-

- credo che il re degli umani sospetti che li abbia traditi. Mi guardava malissimo durante il matrimonio-

- e fallo rodere, tanto abbiamo Nikolas dalla nostra parte- disse Caleb tutto sorridente.

- già il tuo amichetto- disse Camille ridendo insieme al marito. Gli occhi le erano ritornati neri e i canini si erano ritirati.

- non parlare così di tuo cognato- disse il rosso con finto tono di rimprovero.

- cavolo è veramente mio cognato- disse Camille sgranando gli occhi – dovremmo avvisarli del bambino?- chiese poi la ragazza indicandosi la pancia.

- per il momento è meglio di no. Sempre se il re degli umani non muoia prima e allora potremmo avere piede libero- disse Caleb.

- lo spero non lo sopporto, povera Margaret che ci deve vivere insieme-

- già. Sono felice che tu abbia chiarito con lei-

- anch’io, e credo che anche Alex ne sia felice-

- una volta potremo invitare tuo fratello qui-

- ottima idea, ovviamente quando Sloan si decide a crepare, altrimenti si auto invita-

- e io lo rispedisco a casa a calci. Non può avere voce in capitolo contro di me-

- credo che tu ed Eddard farete a gara a chi lo massacra prima-

- ottima idea, glielo devo proporre-

I due ragazzi risero ancora.

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Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***


Cecil galoppava il più velocemente possibile verso Inskir. Ci aveva messo più tempo del previsto a risolvere i problemi nel suo territorio, ma alla fine ci era riuscito ed era in tempo per stare con i suoi cugini e Camille nell’ultimo mese di gravidanza di quest’ultima.

Aveva ricevuto la notizia che Camille in realtà era una vampira con tanto di spiegazioni da parte di Caleb e il biondo ne era stato felicissimo.

Non che gli dispiacesse che la ragazza fosse umana, ma essendo già per metà vampira sarebbe stato molto più semplice, la ragazza sarebbe potuta uscire tranquillamente anche di giorno senza avere paura di poter essere vaporizzata da un momento all’altro.

Cecil non vedeva l’ora anche di rivedere Jerome. Il moro gli aveva promesso delle spiegazioni dettagliate su tutto e di certo lo avrebbe costretto a parlare. E poi il biondo ricordava ancora il bacio che gli aveva dato prima di partire. Quello di sicuro non serviva per la trasfusione come i primi due, quindi il moro avrebbe dovuto spiegare anche quello. Sopratutto perché Cecil aveva perso la testa a pensare a quel bacio e sopratutto per sua sfortuna il moro era finito nei suoi pensieri un po’ troppo spesso. E non erano pensieri tanto casti.

Arrivò ad Inskir più velocemente del previsto e scese dal cavallo vampiro. Una degli addetti alla stalla gli arrivò difronte e gli prese il cavallo, poi il biondo si incamminò verso l’ingresso del castello, ma venne bloccato dalle guardie.

- chi siete?-

- sono Cecil, il cugino dei principi- disse il biondo non sorpreso delle reazione delle guardie. In quei mesi si era fatto crescere i capelli che adesso gli arrivavano a metà schiena. Lo aveva fatto per fare in modo di coprire la cicatrice che aveva sulla parte sinistra del volto, ma la copriva solo quando era in presenza di persone che non sapevano della sua quasi trasformazione e non voleva spaventarle. Per il resto del tempo teneva le ciocche che gli andavano davanti agli occhi legate.

- mi scusi non l’avevamo riconosciuta- disse una delle guardie lasciandolo passare. Cecil sorrise e si incamminò verso la sala del trono, anche se era più che sicuro che Caleb non fosse li.

- chi sei?- chiese una voce che Cecil conosceva fin troppo bene. Il biondo si girò fissando i suoi occhi in quelli rossi di Jerome che appena si era voltato erano passati dal sospettoso al sorpreso.

- Cecil?- chiese infatti il moro che osservava il ragazzo davanti a se come se fosse un piatto appetitoso.

Yuki si diede dello stupido. Non lo vedeva da mesi e la prima cosa che andava a pensare era che fosse sexy? Ma ci rendiamo conto?

Comunque il moro doveva ammettere che con i capelli lunghi Cecil acquistava molto di più.

- ciao Jerome- disse lui non sapendo come interpretare lo sguardo del ragazzo.

Yki rimase spaesato per un po’, nessuno più lo chiamava Jerome li e si ricordò che il ragazzo non c’era quando aveva rivelato tutto agli altri.

E ora era tornato e come aveva promesso gli avrebbe raccontato tutto.

- vieni con me- disse il moro voltandosi conscio che il vampiro lo avrebbe seguito.

Cecil lo seguì dopo un piccolo momento di incertezza. Voleva salutare Caleb e gli altri, ma aveva più bisogno di sentire quello che Jerome gli voleva dire. Arrivarono sul tetto del palazzo e Cecil ne rimase parecchio sorpreso. Perché erano li?

Yuki si sedette per poi fare cenno al ragazzo di affiancarlo. Una volta che Cecil si fu seduto iniziò a parlare.

- smettila di chiamarmi Jerome, il mio vero nome è Yuki.- Cecil stava per ribattere quando il moro lo guardò male e quindi chiuse la bocca decidendo di ascoltare tutto quello che il ragazzo aveva da dire. Infondo era riuscito ad ottenere quello che voleva senza pressarlo.

- ho cambiato identità molto spesso visto che sembro un ragazzo di vent’anni, quindi ho cambiato anche nome. Comunque è colpa mia se la tua famiglia è stata trasformata- Cecil lo guardò con curiosità aspettando che il moro continuasse. - la persona che mi ha fatto ritornare normale era il mio ragazzo ed è riuscito a sopravvivere per tutti questi anni trasformato in un ghoul. L’ho rincontrato più o meno tre giorni prima di attuare la trasfusione con te. Lui era riuscito a resistere al veleno dei ghoul e quindi riusciva a pensare lucidamente più o meno. Ha detto che i ghoul impazziscono perché gli vengono mostrati pezzi del futuro. Lui aveva visto me con un altro ragazzo ed era andato su tutte le furie. Ha cercato quel ragazzo per anni fino a quando non lo ha trovato e per fargli del male ha distrutto la sua famiglia. Quando me lo ha detto mi sono sentito davvero in colpa anche perché quello che aveva visto nel sogno non era minimamente successo, e credo che non sarebbe mai successo. Per questo ho deciso di ucciderlo, stava impazzendo. Mi dispiace è tutta colpa mia- il moro non parò più aspettando una reazione da parte dell’altro ragazzo. Non ottenendo nessuna risposta si girò verso il biondo e lo vide guardare l’orizzonte con le lacrime agli occhi.

- non è colpa tua Yuki. Non darti colpe che non hai. Non sei stato tu ad uccidere la mia famiglia- disse il biondo sentendo lo sguardo dell’altro su di se.

- indirettamente la colpa è anche mia-

- hai detto che quello che aveva visto il tuo ragazzo non sarebbe mai successo e credo che tu avessi pienamente ragione- Yuki lo guardò cercando di capire dove voleva andare a parare il biondo. - se non fosse successo niente del genere ognuno avrebbe continuato la sua vita per fatti propri. Ma adesso non credo sia più così-

- stai cercando di dire che Jaques cercando di dividerci ha fatto avverare il futuro che aveva visto?- chiese Yuki con un sorrisetto che andava formandosi sulle labbra. Cecil non lo vide, ma divenne rosso.

- be non mi sei indifferente questo è poco ma sicuro, e tutto ciò è iniziato da quel bacio che mi hai dato- disse il biondo cercando di evitare lo sguardo dell’altro.

- credo che tu abbia proprio ragione- disse Yuki prima di spingere giù il biondo ed impossessarsi della sua bocca.

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Capitolo 38
*** Capitolo 37 ***


- dovrei avvisare che sono arrivato lo sai vero Yuki?- disse Cecil mentre l’altro gli baciava il collo. Un ghigno apparve sulle labbra del moro prima di affondare i canini nel collo del biondo facendolo gemere.

- stasera- disse Yuki una volta saziato il suo appetito per poi riprendere possesso delle labbra del biondo che le schiuse per approfondire il bacio.

Dopo aver parlato sul tetto e dopo quel bacio i due si erano rintanati nella camera di Yuki e non erano usciti per il resto della giornata.

- risolto tutto?- chiese Yuki staccandosi e stendendosi al fianco del biondo che si girò su un lato per guardarlo meglio.

- si, ci ho messo più di quanto mi aspettassi-

- come l’hanno presa che tu sia sopravvissuto e i tuoi genitori no?-

- all’inizio non bene, ma gli ho detto di non essere stato contagiato e che quindi non c’erano problemi-

- è per questo che i capelli ti coprono il volto?- chiese Yuki spostando i capelli del vampiro all’indietro per poterlo guardare negli occhi.

- si, se vedono la cicatrice è la fine- disse Cecil per poi prendere il braccio del ragazzo e morderlo per succhiare il sangue. Subito Yuki lo tirò via.

- cosa fai?- chiese infatti il moro con gli occhi che gli bruciavano di rabbia.

- tu hai bevuto il mio sangue quindi credevo potessi berlo anch’io il tuo- disse il biondo che era rimasto parecchio male per quello scatto improvviso.

- credevi male- disse Yuki cercando di calmarsi.

- okay scusa- disse il biondo alzandosi dal letto e rivestendosi.

- adesso dove vai?- chiese il moro non muovendosi ed evitando lo sguardo del biondo.

- ad avvisare gli altri della mia presenza- disse Cecil leggermente irritato prima di uscire dalla camera del vampiro sbattendo la porta.

Aveva creduto quando era stato baciato da Yuki sul terrazzo che tra di loro potesse nascere qualcosa di serio, ma si era sbagliato. Il moro aveva soltanto giocato con lui per bere il suo sangue, che appartenendo a quello della famiglia reale rendeva leggermente più forti, e per portarselo al letto.

Sarebbe rimasto al castello solo per il tempo di veder nascere il figlio di Caleb e Camille, poi avrebbe tolto il disturbo e sarebbe ritornato da dove era venuto.

Si sentiva usato ed era brutta come cosa. Aveva sperato per mesi che il bacio di quella mattina potesse significare qualcosa, e anche che quello sulla terrazza fosse importante. Molto probabilmente Yuki aveva mentito e quel ghoul era ancora vivo pronto ad attaccarlo in qualunque momento. Yuki lo aveva salvato solo perché si sentiva in colpa per quello che era successo e i sentimenti non centravano niente.

Okay forse anche lui aveva esagerato cercando di bere il sangue di Yuki, ma se due persone stavano insieme era normale fare certe cose. Almeno aveva capito la vera natura di quel rapporto che c’era stato tra loro.

- CECIL!- il ragazzo alzò lo sguardo per poi sorridere a Camille che lo aveva chiamato tutta contenta di vederlo. Il vampiro le corse incontro e l’abbracciò, per quanto gli permetteva il pancione della ragazza.

- sono così contento di vedere che state bene- disse il biondo lasciandole un bacio sulla guancia.

- ti prego non iniziare pure tu con l’ansia, solo Rose non è preoccupata- disse la vampira sbuffando facendo ridere Cecil.

- scusa, ma non ti vedevo da mesi- disse il biondo sorridendole – quando dovrebbe nascere?-

- in queste settimane- disse la ragazza facendo un calcolo mentale, ovviamente dipende tutto quando l’ho concepi...- le parole di Camille morirono nella sua bocca mentre la ragazza si piegava in due per il dolore.

- cavolo- disse Cecil avvicinandosi alla ragazza e ringraziando il cielo che fosse uscito dalla camera di Yuki. Solo in quel momento vide che il pavimento dove si trovava Camille si stava riempiendo d’acqua.

- tesoro credo che non aspetterai altri giorni- disse il vampiro prendendo il braccio la ragazza e iniziando a correre verso la camera di suo cugino. Ringraziava di essere un vampiro altrimenti non sarebbe riuscito a sollevare la ragazza con il pancione.

Camille allacciò le braccia al suo collo e si lasciò trasportare.

- hai un odore strano, sembra quello di Yuki- disse la ragazza dopo un po’.

- si l’ho incontrato prima- disse Cecil cercando di essere abbastanza naturale. Si era dimenticato di farsi una doccia quindi aveva ancora addosso l’odore dell’altro ragazzo.

- mh okay- disse la ragazza prima di fare un’altra smorfia di dolore.

Per fortuna arrivarono subito in camera e ci trovarono anche Caleb mezzo nudo che si era appena fatto la doccia post allenamento.

- cosa?- chiese il principe confuso guardando il cugino con la moglie in braccio.

- le si sono rotte le acque.- disse Cecil depositando la ragazza sul letto matrimoniale. - vado a chiamare zia Rose- disse Cecil prima di scomparire. Caleb si avvicinò alla mora e prese una sua mano.

- come va?-

- ho voglia di uccidere qualcuno in questo momento- disse Camille alla quale gli occhi erano diventati rossi e i canini si erano allungati.

- tranquilla presto arriverà mia madre e ti aiuterà, io non so che fare sinceramente- disse il principe stringendole più forte la mano.

- mi servi come antistress.- disse la ragazza prima di stringere più forte la mano del vampiro ad una contrazione più dolorosa delle altre.

Rose non ci mise molto ad arrivare e dietro di lei una serie di cameriere con tutto il necessario per far partorire Camille.

- vuoi rimanere qui Caleb?- chiese la donna al figlio mentre si avvicinava ai due.

- certo che si. Perché me lo chiedi?-

- perché quando ti ho partorito tuo padre è svenuto- disse la donna ridacchiando e facendo sbiancare Caleb.

- io non lo farò- disse il ragazzo stringendo la mano della moglie.

- meglio per te che non svieni altrimenti te lo rinfacceremo per il resto dei tuoi giorni- disse Rose ridacchiando e facendo ridere anche Camille nonostante i dolori si facevano sempre più forti.

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Capitolo 39
*** Epilogo ***


Caleb non era svenuto cosa che aveva reso Rose molto fiera di lui. Anche lui era stato felice di essere riuscito a resistere.

Ora era seduto nel letto al fianco di Camille che aveva la testa appoggiata sulla sua spalla. La ragazza era pallidissima per via dello sforzo e Caleb le aveva fatto bere un po’ del suo sangue che non era servito a un gran che, ma era stato sempre meglio di niente.

- come ti senti?- chiese Caleb alla ragazza guardando in direzione della culla che era stata messa a pochi passi dal letto.

- stanca, ma sono felice- disse la ragazza guardando anche lei verso la culla e sorridendo.

- ci facciamo portare il cibo qui così riprendi anche un bel po’ di forze-

- ovvio. Mi sono addormentata?- chiese la ragazza notando che fuori dalla finestra si era fatto buio.

- si, hai dormito per qualche oretta. Poco fa è arrivato Eddard ma ha detto che sarebbe entrato dopo. Non voleva disturbarti- disse il rosso.

- hai mandato una lettera anche ad Alex?- chiese la ragazza.

- si si, e una anche a Nikolas, ma ho fatto in modo che potesse leggerla solo lui- la ragazza sorrise alle parole del marito.

- ci credo che non sei riuscito ad aspettare. Comunque ho una mezza idea di quando li abbiamo concepiti- disse la ragazza senza perdere il sorriso. Anche Caleb sorrise.

- anch’io visto che il periodo per il parto iniziava da domani- disse il vampiro sorridendo.

Un pianto iniziò a propagarsi all’interno della camera e Caleb si alzò dal letto per andare a controllare la culla.

Al suo interno erano depositati due bellissimi bambini, Lia e Viktor. Lia stava dormendo tranquillamente, mentre Viktor si agitava in cerca di attenzioni. Il padre prese in braccio il piccolo iniziando a cullarlo per farlo rilassare. Dopo poco anche Lia iniziò a piangere.

Caleb sospirò e, dopo aver lasciato Viktor in braccio a Camille prese anche Lia dalla culla per poi sedersi nuovamente sul letto.

- due pesti- disse Caleb ridacchiando mentre cercava di far rilassare Lia.

- non hanno nemmeno un giorno di vita e tu li chiami già pesti?- chiese Camille ridendo mentre Viktor si era calmato in poco tempo.

- ehi sono le mie pesti- disse Caleb lasciando un bacio sulla testolina leggermente rossa di Lia che si era appena calmata.

- le nostre pesti vorrai dire. Non mi sarei mai aspettata due gemelli- disse poi la mora sorridendo al marito.

- nemmeno io, ma forse dovevamo capirlo dalla tua pancia troppo pronunciata-

- per fortuna sono un maschio e una femmina, altrimenti dovevamo lottare nuovamente per la scelta dei nomi-

- sei tu non che non volevi dare il nome Oscar a nostro figlio-

- non darò quel nome a uno dei miei figli sapendo che il personaggio muore nel libro!- disse la ragazza leggermente indignata.

- ma è il nostro personaggio preferito!- disse Caleb sconvolto.

- non se ne parla Caleb- disse la mora risoluta.

 

 

Cecil era sdraiato sul tetto mentre osservava le stelle a mezzanotte passata. A turno erano andati a vedere tutti i nuovi principini e il ragazzo si era subito innamorato di quei due esserini. Erano leggermente casinisti visto che piangevano ogni due per tre, ma comunque erano due cosi dolcissimi.

Scherzando aveva detto a Camille di volere altri nipotini da viziare e la ragazza gli aveva gridato che per il momento si doveva accontentare di Lia e Viktor.

Quando il biondo aveva scoperto i nomi dei gemelli aveva subito pensato che fosse stato Caleb a sceglierli visto che appartenevano a due personaggi della saga che piaceva a Caleb, poi Sophi gli aveva rivelato che anche Camille adorava quella saga e che aveva litigato parecchio per i nomi. Lia e Viktor erano stati i compromessi perfetti.

Il biondo chiuse gli occhi e si godette il leggero vento che stava tirando in quel momento. Si era concesso quel piccolo momento di pausa, e sperava potesse durare di più, ma con Yuki per il castello voleva assolutamente evitare di andare in giro più del necessario.

- posso sedermi?- il biondo non aprì gli occhi. Aveva avvertito la presenza di Yuki fi da quando aveva messo piede sul tetto e si era bloccato vedendolo li.

- fa come vuoi- disse alla fine il cugino del principe mantenendo sempre gli occhi chiusi.

- senti mi dispiace per quello che è successo oggi...-

- tranquillo sono io che avevo interpretato tutto male- lo interruppe Cecil. Non aveva assolutamente voglia di parlare di quello.

- è vero hai interpretato male, ma non quello che c’è stato prima, ma oggi quando te ne sei andato-

Cecil rimase in silenzio aspettando che il ragazzo continuasse a parlare.

- nessuno ha mai bevuto il mio sangue, parlo dopo aver fatto sesso- il moro chiuse gli occhi – mi sono semplicemente spaventato e ho reagito d’istinto, non volevo ferirti- li aprì nuovamente trovandosi a fissare i pozzi azzurri di Cecil che lo guardavano scettici.

- ma fammi il piacere. Non sono intenzionato a sentire stupidaggini-

- è la verità Cecil! Sei importante per me. Stamattina quando ho bevuto il tuo sangue ho agito di istinto e non me ne pento. Con Jaques non è mai successo niente del genere per questo ero spaventato quando lo hai fatto anche tu- cercò di dire il moro ma il biondo sembrava ancora poco convinto.

I due rimasero vicini, ma in silenzio per un bel po’ di minuti mentre guardavano le stelle nel cielo.

- mi stai dicendo che vorresti fare sul serio?- disse Cecil facendo girare di scatto Yuki.

- si, damerino- disse il moro ghignando facendo nascere un sorriso sul volto di Cecil.

- perché finiamo per litigare sempre?- chiese Cecil mentre si alzava e poggiava la testa sulla spalla.

- adesso non credo che sarà più un problema. Abbiamo un modo tutto nuovo per fare pace- disse il moro permettendosi di baciare le labbra del biondo.

- quando parti?- chiese poi Yuki.

- dovevo partire domani, ma era più perché non volevo vederti-

- allora rimani qui un altro po’. Caleb avrà bisogno del tuo aiuto- il biondo sembrò pensarci.

- solo se tu vieni con me quando ritornerò nel mio territorio. Se dobbiamo fare sul serio facciamolo per bene.-

Yuki guardò il ragazzo negli occhi. Aveva promesso a Caleb di essere la sua guardia del corpo, ma il desiderio di stare con Cecil era sempre più forte.

- chiederò al mio capo di concedermi di allontanarmi a tempo indeterminato-

Cecil sorrise e baciò il moro felice. Sarebbe stata difficile visto i loro due caratteracci, ma niente è impossibile se solo ci provi.









Grazie mille a tutti per aver letto la storia fino a qui
la_pazza_di_fantasy

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