Odinson's secret diaries

di Isidar27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Racconti di ghiaccio-Parte I ***
Capitolo 2: *** Racconti di ghiaccio-Parte II ***
Capitolo 3: *** Memorie della tempesta ***
Capitolo 4: *** Tempo di festa e fulmini a ciel sereno ***
Capitolo 5: *** Storie di magia-Parte I ***
Capitolo 6: *** Storie di magia-Parte II ***
Capitolo 7: *** Il diario “segreto” degli Odinson ***



Capitolo 1
*** Racconti di ghiaccio-Parte I ***


Racconti di ghiaccio-Parte I

 

Kate Odinson odiava il liceo. No! Kate Odinson odiava la scuola e basta!
Quel pomeriggio, dopo l’ennesimo brutto voto…

«Come in punizione?!» 

«Per due settimane!» Decretò Loki impassibile parandosi tra il divano su cui la figlia se ne stava sdraiata e il televisore. Teneva in mano il compito di storia di Kate che esibiva un bel 4 in rosso!

«Ma non è giusto! Papàààà» chiamò «Papà fa il tiranno!» 

«È inutile che cerchi tuo padre! É fuori casa ed è perfettamente d’accordo con me. Sei in punizione! E adesso fila a studiare se non vuoi che si prolunghi di altre due settimane.» 

La ragazza sbuffò, ma si tirò su dal divano e si diresse al piano di sopra.
Si sbatté la porta alle spalle ed era tanto infastidita che la luce nella stanza ebbe un leggero calo di tensione: meglio del previsto!
L’ultima volta che si era innervosita un po’ troppo aveva fulminato contemporaneamente tutte le lampadine di casa e suo padre gliele aveva fatte sostituire tutte, una per una, stanza per stanza…e senza usare la magia!
Sospirò e siccome non aveva niente di meglio da fare decise almeno di tentare ed aprì i libri.

«Nel dicembre 1773 i coloni americani fecero un atto di protesta conosciuto come il Boston Tea Party. Un gruppo di giovani americani si…yaaaawn che noia!»  guardò il suo libro di storia e sbuffò «Io odio la storia! Certo se ci fosse un modo comodo per impararla in fretta non sarebbe nemmeno male» ci pensò un attimo, ma scosse la testa «No, l’ultima volta che ho tentato l’incantesimo di apprendimento i libri volevano entrarmi in testa, letteralmente…se non fosse stato per Fred….ehi, ma certo!»  disse battendo un pugno sulla mano.
Si era ricordata che il fratello aveva dei bellissimi quaderni pieni di schemi di storia. E guarda caso il suo amato fratello, che era tornato da Jotunheim circa due settimane prima, quel pomeriggio era fuori casa per…in realtà non l’aveva ascoltato molto quando glielo aveva detto, ma l’importante era che non fosse a casa.
La ragazza mise la testa fuori dalla stanza: suo padre doveva essere ancora al piano di sotto, ma entrò comunque in camera di Fred in punta di piedi. Trick probabilmente era addormentato da qualche parte in casa perché nemmeno lui era in camera e quel gatto diventava un cane da guardia se si trattava di evitare invasioni in quella stanza. Così puntò dritta ed indisturbata alla vasta libreria del fratello.
«Allora vediamo un po’, forse questi? No. Questi gialli? Nemmeno» poi notò dei quaderni su un ripiano più in alto e si arrampicò su una sedia «Bingo! Allora prendo questo, questo poi lo rimetto apposto, ma intanto lo togliamo, questo e ops!» perse appena l’equilibrio ed appoggiandosi alla libreria per non cadere fece cadere una serie di quaderni da uno scaffale.
Sbuffò e scese.
«Speriamo che Fred non se ne accorga…» disse iniziando a raccoglierli ed ordinarli. «Conoscendolo andrebbe dritto dritto a dirlo a papà che come minimo mi spedirebbe su Jotun…ehi e questo cos’è? Vediamo se mi servi anche tu» disse rivolta ad un quadernetto che le capitò tra le mani. Era più piccolo degli altri, ma più spesso.
Aveva una copertina rigida di finta pelle verde acqua e sembrava fitto fitto di pagine scritte.
Per capire di cosa si trattasse lo aprì a caso e ne lesse una pagina.

Questo weekend i miei genitori e Mr.J. hanno deciso di portarci da Mrs.Steven per farci vedere come si fa lo sciroppo d’acero biologico. Ci dovrebbero volere un paio di giorni, ma forse torneremo a casa con una bella bottiglia di sciroppo per i pancakes o almeno così mi ha promesso papà.

Kate chiuse il quaderno di colpo. Un ghigno le si disegnò sul volto «Vuoi vedere che…» aprì la primissima pagina e la scritta che vi trovò non lasciò spazio a dubbi “Fred&Trick Odinson! Non toccare!”
La ragazza capì al volo di avere tra le mani il diario del fratello maggiore ed ovviamente…non poté resistere «Beh Fred avresti dovuto scriverlo sulla copertina!» disse malefica «Certo anche in quel caso lo avrei letto lo stesso! Comunqueee…»  e ricominciò a leggere da dove aveva lasciato. 

Papà si è vestito come un taglialegna beccandosi insulti a raffica da papà. Credo ci sia rimasto un po’ male: andava molto fiero della sua camicia di flanella a quadrettoni verdi e rossi. 
Invece quel germe ambulante di Kate ha giustamente pensato di farsi venire la febbre: speriamo non me l’attacchi!

“EHI!” Pensò la ragazza offesa.

Mrs.Steven vive in una bella casetta in Canada circondata da una foresta di aceri. È stata molto gentile ad invitarci ed io non vedo l’ora di andare tra i boschi e vedere qualche animale selvatico. Ma il nostro primo obiettivo è lo sciroppo. Per fare lo sciroppo…

«Miei Dei non posso credere che si sia messo a descrivere come fare lo sciroppo d’acero.  Ma non lo sa che esiste internet?! Allora….Noioso, noioso, qui parla di quando ha scoperto i suoi poteri! Che vanesio, sempre a parlare di sé! Evaporatore, acqua dell’acero, i pancakes di papà sono i migliori del mondo…uffa, tutto qui?! Io voglio i segreti! Avanti Fred non c’è niente di interessante?»
Continuò a sfogliare le pagine avanti e indietro finché un titolo non attirò la sua attenzione.

La prima volta che sono stato su Jotunheim.
Avevo nove anni all’epoca…

«Ehi mi ricordo di quella volta! I papà non gli hanno permesso di andare alla biblioteca pubblica per due settimane perché gli ha disobbedito, un vero dramma per quel secchione…ah che bei ricordi! Però in effetti non ho mai saputo cos’ha combinato su quel pianeta.»
La ragazza osservò un attimo i quaderni di Fred ancora chiusi «Dovrei studiare.» Poi guardò il quadernino «Beh il diario di Fred è la sua storia, e io devo studiare storia…perciò diciamo che vale comunque…si, sono un genio!»  e sedendosi alla scrivania del fratello incominciò a leggere.
«Allora dov’ero…ah si! Avevo nove anni all’epoca ed eravamo andati a trovare i nonni su Asgard…


Il Padre degli Dei si affacciò su uno dei cortili interni della reggia notando quattro figure avanzare verso il palazzo. Due le conosceva da secoli e vederle certo lo rendeva felice; ma erano le due presenze più giovani a riempirgli sempre il cuore di gioia sopratutto quando, come quella volta, quella con gli occhioni azzurri alzava la testa e vedendolo esclamava.

«CIAO NONNO!» Per poi mettersi a correre verso l’ingresso del palazzo con il fratello maggiore che le gridava dietro «KATE ASPETTAMI!»
Odino raggiunse presto la sala del trono dove i suoi nipoti ed i suoi figli stavano già abbracciando Frigga.

«Ah i miei nipotini!»  Sorrideva la dea mentre stringeva i bambini, poi si diresse dai suoi figli.

«I miei bambini!»  Disse stritolando contemporaneamente Loki e Thor; i due si guardarono complici e si sorrisero. 

«NONNO!»   esclamò Kate vedendo arrivare Odino.

«Ma guarda! È arrivata la mia guerriera preferita! E il nostro studioso!» sorrise Odino avvicinandosi ai nipoti. Poi alzò l’occhio buono sui suoi figli sorridendogli. 

«Padre» dissero i due in coro.

Odino osservò il gruppetto un po’ interdetto; erano ancora tutti in abiti midgardiani, ma felpe, T-shirt e jeans erano del tutto inadatti per i principi e gli eredi di Asgard. Frigga sembrò leggergli nel pensiero ed intervenne.  

«Venite ho fatto preparare le vostre stanze e dei cambi d’abito puliti e c’è anche una sorpresa. Abbiamo riordinato le vecchie camere dei vostri genitori e adesso ne avete una a testa.» Disse sorridente. 

«Madre»  se ne uscì Thor «cosa intendi con “riordinato”?»  

«Beh stavano lì a prendere polvere perciò le ho fatte svuotare dalla maggior parte delle vostre cose e pulire. Adesso quella di Loki è di Fred e la tua di Kate. Andiamo venite con me!» 

Thor borbottò qualcosa di incomprensibile, mentre si dirigevano verso le camere, ma Loki gli diede una gomitata e gli fece cenno di fare silenzio.

«Ci vediamo tra un’ora per la cena nella sala dei banchetti, mi raccomando siate puntuali»  disse Frigga lanciando un’occhiata eloquente ai figli e accompagnando i nipoti nelle loro stanze.
Thor e Loki entrarono nella grande camera che ormai condividevano dalla nascita di Fred.
Era spaziosa e luminosa con un grande letto a baldacchino sovrastato da tende avorio: Loki vi si diresse mentre Thor richiuse la porta alle loro spalle. 

«Perché quella gomitata? Ha dato via la mia stanza!» Disse il biondo imbronciato.

«Si Thor, tua madre ha rimesso a nuovo la tua vecchia stanza, polverosa ed inutilizzata, e l’ha data a tua figlia anzi che trasformarla in un santuario in tuo onore! Che donna crudele!» 

«Ma scusa non ti da fastidio che abbia buttato le tue cose?» disse incrociando le braccia ed accostandosi al muro mentre l’altro gli dava le spalle.

«Vecchi tomi polverosi e pergamene? Saranno in un angolo della biblioteca o su qualche scaffale. Ad essere onesti l’unica cosa che mi crea qualche fastidio Thor» disse Loki sfilandosi la t-shirt verde dai pantaloni neri perfettamente aderenti alle cosce e scoprendo così la pelle nuda «è che probabilmente, una volta tornati a casa, tua figlia vorrà una stanza altrettanto grande e dovremo finalmente deciderci a dividere la camera dei bambini perché ognuno abbia il suo spazio.» 

Thor osservò la figura del compagno ed avvicinandosi lo circondò da dietro con le braccia per poi posare dei leggeri baci sulle sue spalle scoperte.
L’altro sospirò piacevolmente. 

«Programmi per questo momento di pace?» 

«Veramente pensavo di farmi un bagno rilassante…possibilmente da solo e in tutta tranquillità senza sanguisughe bionde attaccate alle spalle.»  

Ma il biondo non sembrava voler demordere e fece scendere lentamente le mani fino alla vita dell’altro.

«Thor hai sentito madre? Tra un’ora…» 

Per tutta risposta Thor avvicinò la bocca all’orecchio del moro provocandogli un brivido leggero. 

«Mi basta la metà e avanza pure tempo per il tuo bagno rilassante…anche se non mi dispiacerebbe farti compagnia.»  

Loki si morse il labbro attirato da quella proposta invitante e si voltò verso il compagno «Te ne do venticinque» gli sussurrò malizioso prima che l’altro lo mettesse a tacere con un bacio intenso. 


Un’ora e dodici minuti dopo…

I bambini erano seduti al grande tavolo e chiacchieravano con i tre guerrieri e Sif mentre Frigga e Odino gli sorridevano. Loki e Thor arrivarono di gran carriera davanti alla sala del banchetto: la corsa li aveva lasciati col respiro corto e dovettero fermarsi un momento a riprendere fiato prima di entrare.
Guardando Loki, Thor notò che le sue guance erano appena arrossate e i capelli ancora bagnati per il bagno.
Non resistette, gli prese il viso tra le mani e gli rubò un bacio; il moro si lasciò sfuggire un lieve gemito di sorpresa poi separandosi si sorrisero a vicenda. Entrarono cercando di far finta di nulla, ma, com’era prevedibile, si beccarono subito uno sguardo esplicito da parte della madre e un’occhiataccia da Sif.
Fu una fortuna che Volstagg abbracciasse Thor distraendo, seppur non di molto, l’attenzione dal loro ritardo. 

«Papà la mia stanza è grandissima!» iniziò Kate quando Loki le si sedette accanto affiancato da Thor.

«Papà» chiese Fred vicino a Thor e con un libro tra le mani «posso leggere i tuoi vecchi appunti sui pentapalmi? Sembrano così interessanti» .

«Però Loki» esordì Fandral «i ragazzi sono davvero forti! Sicuro siano figli tuoi?» 

La domanda fu seguita da uno sguardo omicida di Loki e un sorrisetto nervoso da parte di Thor che temeva già la prematura dipartita dell’amico. 

«Sai Papà» continuò Kate «Sif ha detto che può insegnarmi qualche attacco.» 

Lo sguardo di Loki divenne se possibile ancor più omicida quando incontrò quello di Sif «Ma non mi dire!»

La guerriera mise su un sorriso di sfida «Qualunque cosa per la mia principessa.» Aggiunse però guardando la bimba. 

Kate sorrise e si impettì, mentre Thor, che prevedeva un qualche imminente duello all’ultimo sangue tra i due, mandò giù un lungo sorso di vino. Loki ne approfittò subito. 

«Thor» lo chiamò suadente.

Al che il biondo si girò verso di lui cadendo nella sua trappola: il moro infatti gli posò un bacio a lato della bocca e gli sussurrò un «eri sporco di vino» mentre il compagno diventava paonazzo.
Poi il Signore del Caos si girò vittorioso verso Sif che fece una smorfia esasperata: Dei quanto lo odiava!
Frigga invece si limitò ad uno sguardo di quello che forse voleva sembrare rimprovero verso il figlio minore…tentativo mal riuscito visto che era ovvio che trovava divertente quella sorta di sfida per le attenzioni di Thor. 

«Esibizionista» sussurrò allora Hogun.

«Beh però bisogna ammettere che ha sempre una certa classe nel vendicarsi.» Aggiunse Fandral con un sorrisetto mentre Sif lo fulminava con lo sguardo.

Il banchetto in generale fu piacevole e come sempre ben fornito di ogni leccornia; verso la fine  del pasto però Odino si alzò richiamando il silenzio nella sala.

«Figli miei prima che andiate a coricarvi ho bisogno di parlare con voi…in privato.»  

Dal tono non sembrava arrabbiato o minaccioso, ma Thor e Loki si scambiarono comunque un’occhiata interrogativa prima di annuire. 


Dopo cena i due semidei si diressero col padre nella sala del trono, mentre i bambini seguirono la nonna verso le loro stanze.
Quasi giunti alle camere Fred si bloccò di colpo in mezzo al corridoio «Il libro!»  disse sbattendosi una mano in fronte «Scusate torno a prenderlo, buonanotte!»
E si diresse di nuovo verso la sala dei banchetti, sicuro di dove lo avrebbe trovato: lo aveva lasciato sulla panca su cui era seduto, ma inavvertitamente doveva essergli scivolato finendo a terra.
Una volta trovato e recuperato il bimbo prese la via del corridoio, ma delle voci attirano la sua attenzione; la sala del trono non era molto distante e Fred dedusse provenissero da lì.
Vi si diresse e a prova della sua teoria  scorse i suoi genitori ed Odino intenti a conversare.

«Come su Jotunheim?» Domandò Thor incredulo.

«È l’unico posto dove possiamo trovare i fiori di Vimur. Un infuso di quei fiori ti ristabilisce completamente, e ti ridona la forza. Le nostre curatrici lo hanno utilizzato per anni. Mi furono donati come segno di pace ai tempi delle guerre con Jotunheim e li portai qui ad Asgard, ma adesso abbiamo esaurito le scorte.» Sospirò «Una sola manciata può durare per molti secoli. Crescono dalle acque del fiume Vimur, ma…» Odino fece una pausa e Loki continuò per lui.

«Ma solo uno jotun trasformato può trovarli e raccoglierli perché crescono nelle acque gelide del fiume.» 

«Esatto.» 

«No! So quello che stai pensando, ma è escluso che Loki vada su Jotunheim. Ciò che ha tentato di fare a quel pianeta, ciò che ha fatto a Laufey…ormai tutti ne saranno a conoscenza. Lo uccideranno!»  

«Thor per l’amor degli Dei so difendermi!» 

Ma Odino s’intromise.

«Non sarà solo, lo accompagnerò io…e se cambierai forma nessuno ti riconoscerà. Andremo in pace col solo scopo di recuperare i fiori e poi ce ne torneremo ad Asgard. Ci vorranno al massimo un paio di giorni. Intanto Thor tu potrai rimanere qui e sostituirmi nei doveri regali verso il tuo popolo.» 

Thor però non era ancora convinto «E se provassero ad attaccarti?»  disse guardando apprensivo il compagno.
Ma nello sguardo di Loki c’era fierezza e nessuna paura.

«In quel caso ricorderò loro di cosa è capace Loki di Asgard.» 

Fred trattenne il respiro: suo padre lo aveva messo a conoscenza fin da piccolo delle sue origini da jotun e lui ne era sempre stato curioso. Non aveva mai visto quel pianeta, ma dai racconti del nonno era un posto freddo, cupo e pericoloso.
Ma è fin troppo complicato tenere a bada un animo incline alla scoperta e Fred era un vero esploratore…


Il giorno seguente Thor andò a svegliare il figlio e lo condusse nella stanza di Kate dove Loki stava già seduto sul letto della bimba: le accarezzava i capelli mentre lei se ne stava con la testa sulle sue gambe.

«Bambini»  iniziò Thor «vostro padre»  abbassò lo sguardo «dovrà partire per un viaggio.»  

Avevano litigato tutta la notte: Thor non voleva assolutamente lasciare andare Loki su Jotunheim, ma il moro non aveva ceduto di un passo.

«Dove vai papà?»  chiese Kate sollevandosi di scatto.

«Su Jotunheim piccola, ma starò via solo un paio di giorni.» 

«E poi torni subito qua vero? Il nonno ha sempre detto che Jotunheim è un posto pericoloso!» 

«Tranquilla Kate te lo prometto.» 

«Allora mentre non ci sei chiederò a Sif di allenarmi così quando tornerai ti farò vedere come sono diventata brava!» 

Loki le sorrise, anche se avrebbe preferito non leggere tutto quell’entusiasmo nella voce della figlia al pensiero di potersi allenare con Sif.

«Resterò io qua con voi piccoli.» Disse Thor avvicinandosi a Kate e prendendola in braccio con facilità. 

Fred guardava i suoi genitori, ma non proferiva parola fino a che…

«Posso venire con te?» 

«Come?»  chiese Loki sorpreso.

«Vorrei venire con te a vedere Jotunheim. Ti prego.»  Chiese implorante. 

«No, Fred mi dispiace, è troppo pericoloso.» 

«Ma scusa ci sarà anche il nonno!» 

«E tu come sai che ci sarà anche il nonno?» 

Fred arrossì di colpo accorgendosi dell’errore «Beh ecco…» 

Ma Thor intervenne «Ha ragione tuo padre, non se ne parla. Rimarrai qui con me e Kate e non si discute.» 

Fred abbassò lo sguardo «Va bene papà.»  

Poco più tardi i due semidei tornarono nella loro stanza cosicché Loki potesse prepararsi.
«Thor si può sapere perché hai quella faccia?» Domandò il moro esasperato osservando l’espressione tutt’altro che felice di Thor. 

«Stai partendo senza di me.» 

«Uhm ti brucia solo di dover rimanere a casa a fare le faccende mentre io e Padre Tutto ce la spassiamo.»  Disse mentre si inginocchiava e prendeva una pelliccia da una cassapanca in legno. «Magari questa me la porto.»  Non sentendo ribattere si girò verso Thor che aveva un’espressione triste.

«Thor?» 

«E se ti succedesse qualcosa?» 

Loki lo guardò un momento, poi alzandosi si diresse verso di lui. Gli buttò le braccia al collo.

«In quel caso so che arriverai immediatamente da me…e poi me lo rinfaccerai tutta la vita» Thor gli sorrise e lo baciò. «Ah e mentre non ci sono vedi di tenere Sif lontana da nostra figlia!» 

«Dopo tutti questi anni sei ancora geloso di Sif?»  Chiese Thor con un sorrisetto soddisfatto.

«E chi sarebbe geloso?! Non la sopporto e basta.» 

«Oh certo!» 

Loki alzò un sopracciglio stupito poi il suo tono divenne sensuale «Tu vedi di continuare a darmi delle buone ragioni per non esserlo.»  Gli sussurrò infine prima di dargli un altro bacio. 


Qualche ora dopo la famiglia si ritrovò con Odino e Frigga al Bifrost per la partenza.
Thor prese in braccio Kate e diede la mano a Fred. Il figlio minore osservò il padre ed il nonno avvicinarsi al punto di apertura del portale.

«Ci vediamo tra due giorni»  gridò Loki alla sua famiglia, Thor gli sorrise apprensivo, Kate lo salutò con la mano, Fred invece lo guardò deluso: quanto avrebbe voluto andare con loro. 

Il Bifrost si aprì mentre Odino e Loki vi si mettevano davanti.
Ora c’è da dire che Fred era sempre stato un figlio ubbidiente e rispettoso delle regole, era Kate la pestifera fra loro due: lui era quello noioso come gli ricordava sempre la sorella.
Forse fu quell’ultimo pensiero a passargli per la testa prima che improvvisamente lasciasse la mano di Thor e con una corsa superasse Loki e Odino per buttarsi nel vortice arcobaleno.
Non udì nemmeno suo padre che gridava mentre si lanciava nel raggio dietro di lui per raggiungerlo tanto era concentrato a mantenere la traiettoria verso la sua destinazione finale ed infatti di lì a poco arrivò…

 

Jotunheim pochi istanti dopo

Atterrò di pancia su un cumulo di neve e vi riemerse poco dopo bianco dalla testa ai piedi.
«Accipicchia che bot…»  si bloccò osservando il paesaggio intorno a lui. 

Nei racconti su Jotunheim  che aveva sentito quello doveva essere un territorio buio, oscuro, pieno di rocce e neve, ma quello che si trovò di fronte Fred fu un paesaggio completamente diverso che gli fece affiorare il dubbio di essere finito sul pianeta giusto.
Era in una radura dove il cielo era terso e la neve bianca. Gli alberi ghiacciati brillavano alla luce del sole e Fred osservò persino degli uccellini candidi alzarsi in volo tra gli alberi. Quel posto non aveva niente di spaventoso ed era talmente tanto affascinato che quasi non si accorse dei passi  rapidi alle sue spalle: ma lo sguardo furioso con cui lo guardò suo padre voltandolo quando lo prese per una spalla lo riportò alla realtà.
Loki lo guardava livido di rabbia, come mai lo aveva visto “Oh-oh” pensò subito Fred realizzando nella sua mente cosa aveva appena combinato. 

«Ehm…scusa papà.»  Disse abbassando lo sguardo a terra. 

«FRED!»  lo richiamò Odino «Ma sei impazzito! Cosa ti è saltato in mente?!» 

«Ma io…» 

«Niente “ma”! Hai disobbedito ai tuoi genitori! Adesso chiameremo Heimdall e ti rimanderemo indietro.» 

Fred non aveva il coraggio di alzare lo sguardo. 

Loki inspirò profondamente «No.» Disse con grande sorpresa degli altri due.

«Come dici?» 

«Padre se chiamiamo di nuovo Heimdall attireremo troppo l’attenzione. Già sarà tanto se qualcuno  non avrà notato il nostro arrivo.  Fred dovrà rimanere con noi…» 

«DAVVERO POSSO RESTARE?»  disse il bambino entusiasta.

Ma suo padre lo guardò severo.
«Ormai è andata così… ma stai certo che quando torneremo a casa faremo i conti e ti assicuro che le punizioni di tua sorella ti sembreranno una vacanza a confronto.» 

Fred riabbassò lo sguardo colpevole. 

«Bene, adesso sarà meglio tentare di passare inosservati.»  Aggiunse Loki e in un attimo cambiò aspetto. I suoi capelli divennero mossi, lunghi e di un rosso ramato e sul volto gli crebbe la barba; divenne più alto e le sue vesti regali furono sostituite da quelle di un cacciatore.
Se non avesse saputo che era suo padre, Fred non lo avrebbe mai riconosciuto.

«Wow Papà, posso farlo anche io?» 

«No Fred. È me che non devono riconoscere.»  

«Perché?» 

«Adesso basta perdere tempo, dobbiamo incamminarci»  intervenne Odino.

«Ma non è giusto, papà perché…»  ma si bloccò sotto lo sguardo di suo padre. 

Sapeva di averlo deluso molto, non erano molte le volte in cui gli disobbediva: in effetti non succedeva mai…Ma il desiderio quella volta era stato troppo forte. 

«Mettiamoci in cammino, tra qualche ora farà buio e prima raggiungiamo il fiume, prima ce ne andiamo.»  Sentenziò Odino «E adesso in marcia!»  

I tre si misero in marcia di gran carriera. In testa veniva Loki mentre Odino e Fred lo seguivano a poca distanza.
Fred si sentiva sempre peggio: dopo circa un’ora di cammino suo padre non gli aveva mai rivolto la parola e continuava a camminare senza voltarsi.
Era certo che si fosse guadagnato una punizione a vita e poteva già vedere Kate rinfacciarglielo per i futuri vent’anni.
Come se non bastasse nonostante il paesaggio fosse tranquillo e senza ombra di minacce, camminare nella neve era davvero faticoso e Fred ne sentì ben presto gli effetti. 

«Nonno perché non siamo direttamente arrivati al fiume?» 

«Perché, ragazzo mio, non siamo proprio i ben accetti su Jotunheim ed era meglio atterrare in un posto desolato e muoversi con cautela. Vedi questa è una regione di Jotunheim che gli jotun detestano perché è troppo luminosa per loro che invece preferiscono il buio e l’oscurità. Per noi era più sicuro fare meno incontri possibile.» 

«Ma perché non siamo i ben accetti?» 

«Ecco…»  disse il Padre degli Dei lanciando un’occhiata a Loki che lo precedeva. «Diciamo che ci sono dei trascorsi… difficili con questo popolo.» 

Fred capì che non avrebbe ottenuto molte altre informazioni e si rassegnò.
«Nonno?» 

«Si?» 

«Come sono fatti questi fiori?» 

«Beh Freddi, sono bianchi e hanno punte colorate. Vedi una volta da ragazzo tuo padre tornò da una battaglia con Lady Sif e i tre guerrieri. Avresti dovuto vedere come si era fatto conciare, tutto lividi e ferite. E allora tua nonna gli fece preparare un infuso di quei fiori e lui proprio non voleva berlo… così Frigga lo minacciò di tagliargli i capelli. Lo bevve in un sol sorso, nemmeno fosse il miglior idromele di tutta Asgard!»
Poco più avanti Loki sorrise in segreto divertito da quel ricordo.

«Lo credo, papà adora i suoi capelli! Non li taglia mai!» sorrise Fred, poi osservò il nonno: camminava in silenzio senza lamentarsi anche se avanzare nella neve non era certo facile.

«Nonno?» chiese di nuovo. Il vecchio lo guardò interrogativo.

«Non sei stanco a camminare nella neve?»

«Beh un po’ si, ma ecco quando ero giovane e forte questo era un modo per temprare la mente e abituare il corpo a situazioni difficili. Una volta per esempio mio padre Bohr mi mandò a recuperare un’antica spada in una fortezza di ghiaccio…»  
Fred iniziò ad ascoltare i racconti delle gesta di Odino e ben presto si dimenticò anche della fatica. 


Poche ore dopo il cielo incominciò ad oscurarsi e Fred capì che stavano entrando in territori più ostili.
Il vento tirava forte e il paesaggio mutò diventando sempre più aspro e roccioso. Per sua fortuna il bimbo aveva sangue jotun e avvertiva solo una piccola parte del freddo. Ma quel buio faceva paura e a dirla tutta il bambino ringraziò gli dei quando in lontananza scorse un piccolo villaggio che raggiunsero in breve tempo.
Un gigante di ghiaccio venne loro incontro e Fred lo osservò con attenzione: era il primo jotun che vedeva in vita sua a parte suo padre certo.
Costui però era coperto di pellicce, era enorme e aveva occhi brillanti color del fuoco, ma non sembrava avere intenzioni ostili.
Lo jotun riconobbe il re di Asgard che subito gli si rivolse.

«Devo parlare con il capo di questo villaggio.» 

«Non c’è un capo in questo villaggio, noi rispondiamo solo al nostro re.» 

Loki gettò una rapida occhiata a suo padre, ma Odino sembrò sorpreso quanto lui nell’udire quelle parole. Dalla morte di Laufey infatti non era ancora giunta notizia ad Asgard di un nuovo re su Jotunheim. 

«Molto bene allora parlerò con voi, io ed i miei sudditi veniamo in pace. Chiediamo un posto in cui rifocillarci per poi ripartire nel nostro viaggio. Se vorrai aiutarci ti farò ricompensare.» 

Lo jotun fissò prima il bambino poi l’uomo che accompagnava Odino.

«L’ultima volta che degli asgardiani sono stati su questo pianeta è quasi scoppiata una guerra a causa di tuo figlio Thor. Poi l’altro tuo figlio, Loki, ha tentato di ucciderci tutti!» 

A quelle parole Fred trattenne il fiato: di cosa stava parlando quel gigante?

«Non cerchiamo conflitti col vostro popolo, quei tempi sono finiti e le folli gesta dei miei figli seppellite insieme  all’ascia di guerra col vostro pianeta.»  

Lo jotun esitò ancora un attimo, ma già alla parola ricompensa si era convinto a sufficienza. Infine parlò.
«Venite con me.» 

 

I tre attraversarono il villaggio: diversi jotun li osservarono, ma stando sempre lontani, sbirciando da dietro i falò o rimanendo nascosti nelle capanne. Fred si guardava intorno attento ed incuriosito, ma si teneva vicino a suo padre.
La capanna di rami e paglia in cui furono condotti era abbastanza grande con un fuoco che scoppiettava al centro della stanza.

«Potete riposare qui, nessuno vi disturberà.» Disse lo jotun e qualche istante dopo si procurò tre ciotole che riempì di erbe e carne cruda. Le porse ai tre «Lì ci sono dei giacigli» aggiunse indicandogli della paglia poco distante dal braciere. 

Odino lo ringraziò per l’ospitalità e quando il gigante se ne fu andato si rivolse a suo figlio, ma fu anticipato. «Dormite pure padre, farò io il primo turno di guardia.» 

«Papà non vuoi riposare anche tu?»  tentò Fred, ma fu Odino a rispondergli.

«Meglio essere prudenti Fred. Ma non temere, dopo farò io la guardia e tue padre riposerà.»  

Il piccolo annuì e guardò la sua ciotola, ma l’aspetto non sembrava invitante. Per non rimanere totalmente a digiuno tentò comunque di mangiare qualche erba, ma abbandonò presto l’impresa.
Suo nonno invece mangiò mentre Loki osservò la ciotola per poi posarla a terra anche lui poco convinto dopodiché senza dire una parola si alzò e si diresse all’ingresso della tenda e lì rimase in piedi con lo sguardo rivolto all’esterno.
Ormai troppo stanco Fred si sdraiò sul suo giaciglio di paglia e attese: non aveva mai chiuso occhio prima che suo padre gli desse il bacio della buonanotte, ma quella sera Loki sembrava davvero troppo arrabbiato anche per quello; alla fine sentì le palpebre farsi pesanti e chiuse gli occhi deluso.
Si sentiva a pezzi, le gambe gli facevano male, gli occhi gli bruciavano e avrebbe tanto voluto una coperta in cui avvolgersi: vista la situazione probabilmente non avrebbe chiuso occhio tutta la notte…fortunatamente però sentì due labbra familiari porgli sulla testa un bacio delicato. Aprì gli occhi quel tanto che bastava per vedere suo padre risollevarsi da lui e tornare alla sua postazione di guardia. Il bimbo allora sorrise: certo suo padre arrabbiato, ma niente poteva tenerlo lontano dal suo bacio della buonanotte.
Chiuse gli occhi e presto si addormentò. 

Dovevano essere passate diverse ore perché quando si svegliò gli sembrò che fuori fosse un po’ meno buio. Si alzò e non vedendo i suoi familiari nella capanna si sporse appena all’esterno: vide Loki ed Odino conversare con lo jotun della sera prima.
«Potete mostrarci la via per il fiume?»  stava chiedendo suo nonno. 

Lo jotun indicò al re una direzione con la mano e poi iniziò a sussurragli qualcosa sui pericoli della zona; Fred fece per raggiungerli, ma il padre vedendolo gli fece cenno di rimanere nella tenda.
Il bimbo obbedì: sapeva che erano in un territorio pericoloso ed era meglio fare come gli veniva ordinato. Improvvisamente però…

«Asgardiani…»  

Una voce roca lo fece sobbalzare. Si girò, ma si scoprì solo. Sicuro di averla sentita guardò oltre il braciere, ma non vi era nessuno, come nel resto della stanza. Fu allora che notò una piccola parete di rami fini e si chiese cosa vi fosse dietro: non potendo resistere vi si accostò. Era un piccolo spazio angusto e privo di qualsiasi mobilio, ma Fred vi scorse un vecchio jotun seduto al buio: gli occhi rossi erano leggermente opachi e non brillanti come quelli del gigante che li aveva accolti. Aveva una voce bassa e parlava lentamente.

«Asgardiani…venite sempre su questo pianeta per i vostri interessi, mai per dare. Non siete interessati al bene di Jotunheim, da sempre volete solo distruggerci.»  Poi alzò lo sguardo su di lui «Ma tu non sei un asgardiano qualunque, nel tuo sangue scorre sangue jotun, posso sentirlo ragazzo.» 

Fred era spaventato, ma non tanto da ritirarsi e così annuì.

«Ma in fondo siete tutti uguali, volete la guerra. Il vostro re non ha mai voluto davvero la pace. Dove ha lasciato i suoi figli distruttori  questa volta? Il potente Thor e quell’assassino di Loki…» 

Di nuovo parole di odio verso suo padre; Fred non aveva smesso un attimo di chiedersi perché Loki viaggiasse sotto mentite spoglie e perché suo nonno non volesse dargli spiegazioni.
Iniziava ad essere stufo che nessuno gli dicesse come stavano realmente le cose e lui voleva delle risposte.
Prese coraggio.

«Per-perchè parli così di Loki?» 

«E così non vi raccontano la storia che non fa comodo al vostro re eh? Non che la cosa mi stupisca in fondo… Loki di Asgard ha provato a distruggerci, ha ucciso il nostro re, ha innescato un’arma che disintegrasse Jotunheim. E poi ha continuato ad espandere la sua furia per altri mondi nella sua sete di odio e di vendetta verso il suo stesso padre e suo fratello…» 

«Chi sei tu?»  chiese il bambino esitante.

«Io sono Babiur il saggio del villaggio, ho un dono, ma in verità è più una maledizione…posso vedere il dolore in tutti i mondi. Vedo le guerre, la sofferenza, e questo perché il padre di mio padre sfidò un mago a duello: questi perse e per vendicarsi lanciò questa maledizione sulla mia famiglia. Io conosco il male che si verifica nei Nove. Un giorno, quando tutti pensavamo che Loki fosse morto, ho sentito anche Midgard piangere di dolore. Loki di Asgard, dopo aver provato ad uccidere noi jotun è tornato con alleata una forza potente, forse più potente di tutti i mondi e dell’universo stesso. Ha sfogato la sua furia cieca su Midgard, ha ucciso persone, ha distrutto città e invocato forze inarrestabili. E poi… ha perso.» 

Fred era incredulo, sapeva che suo padre non aveva avuto una storia facile, ma non si era mai parlato di morte e devastazione.

«Tu menti!»  disse sicuro ed arrabbiato.

«Non mi credi ragazzo? Perché tieni così tanto a difendere un traditore?» 

«Io…» ma il suo animo da studioso gli venne in soccorso «è solo che le tue parole non sono seguite da delle prove.» 

Il vecchio fece un ghigno «Se non mi credi posso mostrartelo. Ma ti avverto che vedrai solo dolore e devastazione.» 

Fred era indeciso, e se fosse stata una trappola? Ma aveva troppe domande a cui dare una risposta. Strinse i pugni.

«Cosa devo fare?» 

Il vecchio allungò un mano verso di lui «Ti basterà sfiorare le mie dita e vedrai, come ho visto io.» 

Il bimbo esitò ancora un instante, ma era figlio dei suoi genitori e non aveva paura di nulla se si trattava di difendere l’onore della sua famiglia. Allungò la mano destra e sfiorò le dita del vecchio, e in un attimo…vide.

Jotun che correvano ovunque, un raggio luminoso che distruggeva qualunque cosa. Urla, paura, bambini che scappavano. Il ghiaccio si spaccava sotto la potenza del raggio arcobaleno e poi…Una città devastata stava davanti ai suoi occhi, New York. Uomini e donne correvano nella polvere mentre dei mostri sorvolavano la città. Si voltò e vide una creatura enorme distruggere palazzi. Ma qualcuno li combatteva. “Zio Tony” disse vedendo Iron-man alle prese con la creatura, scorse Hulk e Capitan America. Poi la Stark Tower e uno strano raggio di luce. Desiderò raggiungerla e come se fosse nel mondo reale si tele-trasportò. Arrivò sul bordo di un balcone e rischiò di perdere l’equilibrio, ma riuscì a riassestarsi. Poco distante da lui vide i suoi genitori combattere! 
«Guarda bene!…Pensi che questa follia cesserà con il tuo regno?!» 
«È troppo tardi! È troppo tardi per fermarlo…» 
«No, possiamo farlo…insieme!» 
I due si guardarono e Fred trattenne il respiro, cosa stava succedendo?! Lesse lo sguardo di suo padre e per un istante pensò che stesse per fare la cosa giusta…ma fu allora che Loki ferì Thor.
«Sentimentale!»  E qualche istante dopo fuggì.
Fred si voltò verso la città: vide quella devastazione dall’alto e Loki che guidava i mostri che ne erano la causa “No!” Non esisteva pietà…
«Papà! NO!»  


Il bambino ritrasse la mano di colpo con le lacrime agli occhi e col respiro corto. Il vecchio lo studiò minaccioso.

«Sei ferito ragazzo…provi dolore, io posso avvertirlo…provi dolore perché sei deluso da qualcuno…tuo padre»  la sua espressione divenne crudele «Tu sei il figlio di Loki!»  

Improvvisamente però Loki, sempre sotto mentite spoglie, li raggiunse seguito dallo jotun «Fred che succede?!»  disse appoggiandogli una mano sulla spalla
Ma il bambino scioccato da ciò che aveva appena visto lo scansò e corse via. 

«Ibraham quel ragazzo è il figlio di Loki! Prendilo!» Ordinò il vecchio all’altro jotun. Il più giovane fece per inseguire Fred, ma Loki glielo impedì colpendolo alla schiena e facendolo cadere a terra.

«Non provare a toccare mio figlio!» disse riacquistando il suo normale aspetto. 

«TU!»  gridò l’altro finito a terra. 

«In persona!»  ghignò il Dio dell’Inganno prima di finirlo con un incantesimo disintegrante.

«AIUTO!» Gridò il vecchio «LOKI DI ASGARD È QUI!» Disse provando ad alzarsi, ma Loki lo bloccò afferrandolo per Ie poche vesti che il vecchio indossava.

«Cosa hai fatto a mio figlio?»  ringhiò mentre Odino lo raggiungeva.

«Ormai è tardi ha visto la verità e sa chi è davvero suo padre.» 

Con un urlo di rabbia Loki lo scaraventò a terrà e lo disintegrò.

«Loki dov’è Fred?!» 

Loki si girò terrorizzato e avanzò verso l’uscita della tenda «Dobbiamo trovarlo subito!» Ma non appena si ritrovarono fuori dalla capanna si videro arrivare contro una decina di giganti di ghiaccio. Loki e suo padre si misero spalle contro spalle mentre gli jotun li fissavano minacciosi, ma il Dio dell’Inganno li guardò senza paura «Fatevi sotto!» 

 

Fred continuò a correre più veloce che poté. Il vento e il buio lo circondavano, la neve nelle scarpe gli congelava le dita dei piedi, ma non si poteva fermare, non voleva farlo!
Era sconvolto e voleva solo scappare da ciò che aveva visto.
Corse e corse, ma infine col fiato troppo corto e le lacrime agli occhi iniziò a rallentare trascinandosi fino ad un alta montagnetta di neve; vi si lasciò scivolare sedendovisi contro sfinito.
Sentiva le lacrime che volevano uscire bruciare e uno strano dolore gli riempiva il petto. Si circondò le ginocchia con le braccia e vi poggiò la testa sperando che fosse un brutto incubo, che potesse solo svegliarsi.
Qualche istante dopo avvertì una strana sensazione: era come se il cumulo su cui era appoggiato si stesse muovendo. Ma come…? Alzò lo sguardo e rimase pietrificato.
Una bestia enorme stava emergendo dalla neve. Aveva il muso di un giaguaro e il manto blu notte con delle macchie grigie. Due zanne affilate gli uscivano dalla bocca e quando si sollevò Fred si accorse che era grosso almeno quanto cinque orsi. Il bambino rimase immobile mentre la creatura sniffò l’aria e si fermò.
Fred si impedì di respirare.
D’improvviso la bestia si girò di colpo: i suoi grandi occhi ambrati incontrarono quelli del bambino e…ruggì!
Fred fece appello a tutto il suo coraggio ed iniziò a correre mentre la bestia dietro di lui lo inseguiva.
Di nuovo avvertì vento e neve, ma c’era altro: paura, non ne aveva mai avuta tanta!
Passava tra gli alberi mentre sentiva la creatura farsi sempre più vicina. Vide una piccola insenatura in una grande roccia e vi si gettò dentro: la bestia vi infilò la zampa, ma non riuscì a prenderlo, Fred invece uscì dall’altro lato continuando a correre.
Il cuore gli stava impazzendo nel petto, ma non si fermò, fino a che la sua fuga dovette inevitabilmente finire.
Si era lasciato gli alberi alle spalle ritrovandosi in uno spiazzo innevato, ma bloccato da un’alta parete di roccia.
Fred si guardò intorno notando che gli estremi di quella specie di muro quasi abbracciavano la foresta dietro di lui non lasciando alcuna via di fuga.
Tutto era immobile tranne per un rumore basso di acqua che scorreva: zampillava dalla roccia formando a terra un piccolo corso d’acqua…
Sapeva che la bestia non era lontana così si diresse alla parete.
Tentò di aggrapparvisi, ma scivolò cadendo nell’acqua: il suo viso terrorizzato vi riflesse un solo istante prima che un ruggito lo facesse voltare di scatto.
La bestia lo aveva raggiunto e lo fissava intensamente mentre Fred tremava, tremava come mai in vita sua.
La creatura avanzò e al bimbo venne d’istinto chiudere gli occhi e allungare un mano come per difendersi. Sentì un altro ringhio e poi… avvertì un respiro caldo sul palmo della mano aperta.  
Dopo qualche secondo aprì appena gli occhi: l’animale a pochi centimetri da lui lo annusava, ma non sembrava volerlo attaccare.
Fred alzò lo sguardo sul muso della bestia e notò che la mano che teneva aperta davanti a sé…era blu.
I due si fissarono un istante negli occhi: quelli della creatura erano grandi e ambrati, ma con piccole striature dorate.
Fred quasi ne fu ipnotizzato e tentò piano di allungare un po’ di più la mano verso il muso della creatura fino a che…

«FREEED!»  la voce di suo padre risuonò in tutta la foresta alla spalle della creatura. 

Loki infatti spuntò ad una cinquantina di metri da loro e si pietrificò; l’animale intanto esitò ancora un istante, poi sorpassò il bambino, si arrampicò sulla parete di roccia ad una velocità sorprendente e sparì.
Inspirando profondamente Fred si lasciò cadere con le mani in avanti privo di forze.
Non avvertiva nemmeno di essere ormai completamente fradicio dalla vita in giù tanto aveva bisogno di recuperare il respiro.
Il suo sguardo finì nell’acqua che scorreva sotto di lui e vi scorse qualcosa: d’istinto vi immerse di più una mano afferrando quel che aveva visto e mettendolo nelle tasche, ma senza realizzare davvero di cosa si trattasse.
Riuscì invece a vedere distintamente il blu lasciare le sue mani proprio un attimo prima che Loki lo raggiungesse.

«Fred»  disse inginocchiandosi di fronte a lui ed afferrandolo per le braccia «Freddi stai bene?» 

Il bimbo lo guardò, ma era come se non lo riconoscesse veramente. Suo padre gli sorrise gentile. «Sono qui Freddi…»
A quelle parole il bimbo si riscosse e d’improvviso tutta la paura che pochi istanti prima lo aveva assalito mutò in un pianto a dirotto. Si buttò tra le braccia di suo padre e lo strinse fortissimo mentre l’altro lo ricambiò tirando un respiro di sollievo.

«Sono qui amore, sono qui.» 

«P-papà ho, ho avuto tanta paura»  singhiozzò il bambino.

«Ci sono io adesso, va tutto bene…» 

Poi Loki si staccò da lui con urgenza. 

«Freddi dobbiamo andare via di qui…» 

Fred annuì, poi si guardò intorno. 

«Papà dov’è il nonno?» 

«Non preoccuparti Fred, devi fidarti di …» 

Ma un pugnale di ghiaccio volo vicino all’orecchio di Loki infrangendosi contro la parete di roccia dietro a Fred.
Si girarono all’unisono e si accorsero di essere completamente circondati: jotun di tutte le età grandi, piccoli, uomini, donne spuntati dalla foresta bloccavano ogni possibile via di fuga e li guardavano con un’aria tutt’altro che amichevole.
Loki si parò davanti a Fred alzandosi «Resta dietro di me.» Gli sussurrò.
Uno jotun, enorme e minaccioso, avanzò nella loro direzione poi si fermò. 

«Loki di Asgard finalmente sei in trappola. Oggi pagherai per i tuoi crimini verso il popolo di Jotunheim.» 

«Ah proposito di questo: mi dispiace rifiutare la vostra offerta, ma oggi avevo altri programmi.»  disse Loki tranquillo.

«Adesso basta coi tuoi discorsi! Risparmia il fiato per il combattimento!» 

Uno strano lampo baluginò nel cielo scuro sopra la foresta e fu seguito da un tuono; un ghigno comparve sul viso di Loki.

«In tal caso non vi dispiacerà se ho invitato un ospite in più!» 

Il gigante non gli diede quasi il tempo di finire che si scagliò contro di lui e Fred, ma…un raggio arcobaleno si parò davanti ai due asgardiani.
Il Dio del Tuono ne emerse con lo sguardo più minaccioso di sempre.
Sbatté a terra il martello facendo tremare il terreno e la foresta a tal punto che il ghiaccio e la neve caddero dagli alberi lasciandoli spogli.
Gli jotun, ancor più minacciosi, fissarono il biondo che dopo un istante prese la parola. 

«ADESSO BASTA! Popolo di Jotunheim non cerchiamo la guerra con voi.» 

Lo jotun di prima ricominciò il suo discorso «Thor di Asgard! Fatti indietro non è te che vogliamo! Loki deve pagare per le sue colpe.»
Il biondo alzò le spalle. 

«Mi dispiace, ma non è possibile. Devo riportare Loki ad Asgard: sapete anche lì c’è parecchia gente che ce l’ha con lui, non posso fare preferenze!»  

Lo jotun lo squadrò poi notò il bimbo dietro Loki. 

«Puoi avere il ragazzino, ma Loki è nostro!» 

«Sentite ragazzi io vorrei lasciarvelo, davvero! È venuto su Jotunheim credendo di poter passare inosservato persino a voi, insomma un vero pallone gonfiato…» si girò facendo l’occhiolino al compagno che lo fissava esasperato non capendo dove volesse arrivare «ma siccome mi ritengo molto buono mi porto via entrambi e togliamo il disturbo…adesso!»  e così dicendo si parò davanti al compagno sollevando il suo martello. 

Il gigante si fece se possibile ancora più grosso «Se lo vuoi dovrai vedertela con me!»  e si scagliò contro di lui, ma in un solo semplice colpo Thor lo atterrò mandandolo a sbattere contro un albero diversi metri più avanti.

«Qualcun altro?» chiese poi minaccioso. Gli jotun lo guardavano, ma non avanzavano di un passo.

Un gigante anziano prese parola «La nostra terra è già abbastanza ferita asgardiano. Nessun figlio di Jotunheim merita il sacrificio per un tale assassino.» Disse sputando a terra. Thor strinse il martello e Loki digrignò i denti, ma entrambi restarono in silenzio.  

«Andate via asgardiani e non tornate più!» 

Thor annuì appena mentre Loki alzò lo sguardo al cielo sussurrando «Heimdall!»
Il Bifrost li avvolse e in un attimo lasciarono Jotunheim. 

 

Il raggio arcobaleno li riportò su Asgard in pochi attimi. Appena arrivati Fred scorse Odino seduto accanto ad Heimdall: era ferito alla testa, ma non sembrava grave.
Gli andò incontro e lo abbracciò.

L’altro lo ricambiò sollevato. «Ah meno male state bene!»

«Nonno mi dispiace se…» 

«Non è colpa tua Fred. Tentare di raggirare gli jotun passando inosservati era una mossa audace persino per me. Peccato solo che non abbiamo recuperato i fiori, ma non importa. Ciò che conta è che stiate bene.» 

Fred si sentiva in colpa: suo padre e suo nonno avrebbero di certo avuto successo se lui non si fosse intromesso. Abbassò lo sguardo deluso e si osservò: aveva le scarpe bagnate e i pantaloni ancora inzuppati da quando era caduto nell’acqua…nell’acqua! Si ricordò di colpo ed infilata una mano in tasca tirò fuori una manciata di piccoli fiori bianchi con i petali dalle punte viola.
Odino, notando il suo tesoro, guardò il nipote col suo unico occhio buono. 

«Fred, dove li hai presi quelli?» 

«In un corso d'acqua quando quel grosso animale mi ha quasi preso.» 

A quelle parole Loki trasalì e Thor guardò il bimbo interrogativo. 

«Li ho visti nell’acqua e…Francamente non so il perché, ma istintivamente li ho presi. Ero ancora tanto spaventato che quasi non me ne sono accorto.» 

Odino lo fissò dapprima a bocca aperta poi raggiante «Ragazzo mio questi sono i fiori che stavamo cercando!» 

«Davvero?!» dissero Thor, Loki e Fred in coro.

«Dove ti trovavi esattamente Freddi?» 

«Non-non saprei di preciso. Quando sono scappato dall’accampamento non ho guardato da che parte stessi andando e ho corso così tanto…» 

«Uhm eravamo piuttosto vicini al fiume Vimur ormai quindi magari quello era un piccolo corso d’acqua che ne faceva parte! Ma come sei riuscito a prenderli? Solo se ti fossi trasformato…» 

«Cre-credo di averlo fatto, cioè mi sono visto solo le mani, ma erano blu…» 

Odino annuì «Beh ragazzo mio nonostante tutto alla fine è stato un bene che ci fossi anche tu…anche se è chiaro che nessuno dei miei eredi ha la tendenza ad obbedirmi quando si tratta di stare alla larga da quel pianeta» e lanciò uno sguardo accusatorio ai suoi figli che di colpo arrossirono. 

Il piccolo allungò la mano e consegnò i fiori al nonno «Non sono molti…» disse deluso.

Ma il vecchio gli diede una leggera pacca sulla spalla.
«Ce li faremo bastare ragazzo mio non preoccuparti di questo!» 

Il bimbo sorrise mentre Thor gli si faceva vicino sorridendo; anche Loki gli si avvicinò volendogli prendere la mano: la sfiorò con gentilezza.

«Vieni Fred andi…»  ma il bimbo a quel tocco si riscosse improvvisamente.

La paura di fronte a quell’animale ed ai giganti gli aveva fatto dimenticare cosa aveva scoperto su suo padre, ma in quel momento ogni cosa gli tornò in mente.
Si ritrasse da lui ed abbassando lo sguardo si fece più vicino a Thor. 

I genitori si scambiarono uno sguardo confuso; anche Odino notò la reazione del bimbo e si affrettò ad intervenire «Thor perché non porti Fred a palazzo? Noi, noi vi raggiungeremo con calma.» 

Il biondo guardò suo padre ed annuì «Vi manderò subito due cavalli.» 

Si chinò e prese Fred in braccio: il bimbo gli circondò il collo con le braccia, ma tenne lo sguardo fisso a terra, mentre Loki lo fissava preoccupato e senza capire.
Thor fece roteare il martello e in un attimo i due si alzarono in volo.
Fino ad allora Heimdall aveva osservato la scena senza dire una sola parola, ma in quel momento avanzò verso il principe di Asgard «Tuo figlio ha visto Loki…»  

Il moro sospirò, poi gli si rivolse. 

«Quanto ha visto?» 

 

Non ci volle molto perché raggiungessero in volo il cortile del palazzo reale.
Dopo un atterraggio leggero Thor appoggiò Fred a terra e chiamò due guardie.

«Mandate due cavalli al Bifrost, adesso!» le guardie obbedirono allontanandosi e il Dio del Tuono si rivolse a suo figlio severo «Fred sai che hai disobbedito non è vero?» 

Il bimbo annuì, ma non lo guardò. 

«Era pericoloso! Per questo dovevi rimanere qui con me e tua sorella! Non posso pensare a cosa sarebbe successo se Heimdall non vi avesse visto! Quando tuo nonno è arrivato con quella ferita per dare l’allarme per fortuna ero già stato avvisato. Io e tuo padre dobbiamo ancora discuterne, ma saremo costretti a punirti. Lo capisci vero?» 

Fred non parlò, solo una lacrima gli rigò il viso.
Certo Thor poteva reggere di tutto, ma era ormai appurato che anche il Dio del Tuono avesse qualche punto debole: uno di questi era di fronte a lui, triste come non mai.
Si chinò alla sua altezza e il suo tono di voce cambiò diventando dolce ed apprensivo «Fred tesoro non fare così. In fondo non siamo così arrabbiati. Magari tuo padre ti darà qualche giorno di punizione, ma vedrò di convincerlo a lasciarti comunque tutti i tuoi libri e le formiche…» tentò di scherzare suo padre.

Ma Fred non rispondeva.

«Fred?» Thor gli sollevò il mento delicatamente: i suoi occhietti verdi erano pieni di lacrime. «Tesoro che c’è?» 

«Pa-papà…ho visto delle cose bruttissime.»  

Thor dapprima non capì, ma si irrigidì. 

«In che senso Freddi? Cosa ti hanno fatto?» 

«Un-un vecchio mi ha mostrato delle cose su papà, ho-ho visto una guerra…ho visto che lottava con te e ti feriva a New York! È tutto vero papà? Non-non posso crederci…»  singhiozzò agitato.

Thor trattenne per un attimo il respiro e scelse le parole con cura prima di parlare «Vedi Fred molti anni fa tuo padre rimase ferito da coloro che amava e che lo circondavano. Fu anche colpa mia…»  Il bimbo lo guardò con gli occhi arrossati dal pianto, ma lo ascoltò in silenzio «Accecato dall’ira,  dall’odio e dal dolore fece delle brutte cose, cose di cui si è pentito terribilmente. Ma io…io l’ho visto cambiare Freddi. Vedi quella persona piena di odio…non esiste più. Perché ha scoperto l’amore e ha avuto una famiglia… E devi credermi se ti dico che non esiste nessuno che ami più di te e Kate…» Thor prese il bimbo per le spalle e lo guardò negli occhi «Tuo padre ha sbagliato, ma io lo conosco come nessun altro. Nonostante i suoi errori è una persona buona. Credimi Freddi.»  Il bimbo esitò un istante poi annuì; Thor lo abbracciò e gli pose un lieve bacio su una tempia. 

«Adesso piccolo che ne dici di riposare un po’? Sei ancora tutto bagnato. Se vuoi posso farti preparare un bagno caldo e qualcosa da man…» 

«FRED!» Frigga stava scendendo le scale di gran carriera.

 Abbracciò il bimbo «Oh piccolo avevo così paura! Perché stai piangendo? Va tutto bene?» 

«Madre puoi occuparti tu di Fred per favore?»  tagliò corto Thor.

«Ce-certo tesoro vieni con me!»  sorrise gentile la dea e diede la mano al nipotino.

Thor li guardò apprensivo salire le scale, poi si voltò in attesa di vedere arrivare Loki.

 

«Ecco queste vesti sono pulite tesoro» Frigga appoggiò sul letto del nipotino una casacca bianca e dei morbidi pantaloni scuri. Il bimbo era in piedi davanti al fuoco del camino, ma non aveva ancora proferito parola. 

«Fred cosa c’è che ti turba tesoro?» 

Fred non se la sentiva di parlare alla nonna del dialogo di poco prima così pensò alla prima cosa che gli passava per la testa.

«Nonna…su Jotunheim una bestia stava per aggredirmi.» 

«Cosa?!» chiese la donna spaventata. 

«Mi ha inseguito e mi ha quasi braccato, ma non mi ha fatto alcun male…» 

La donna gli si fece vicina «Raccontami di più tesoro»  
Fred raccontò alla dea cosa fosse accaduto fin nei minimi dettagli da quando si era allontanato dall’accampamento jotun. 

«E poi se n’è andata arrampicandosi sulle pareti di roccia…»  

Frigga ci pensò un momento. 

«Mi dispiace tesoro non ho mai sentito parlare di questa bestia…purtroppo il territorio jotun ci è per lo più sconosciuto e nessun esploratore ha il coraggio di addentrarvisi. Ecco gli jotun non sono un granché ospitali a volte…» 

“Si l’ho notato” pensò il bimbo.

«Tesoro è solo questo che ti preoccupa?» 

Il bimbo annuì.

«Bene» disse la dea posandogli un bacio sulla testa «allora ti lascio riposare un po’»; si diresse alla porta. 

«Nonna?» 

Frigga rivolse lo sguardo al bimbo. 

«Se-secondo te il mio papà è…è una persona buona vero?» 

«Loki?» Gli chiese la donna gentile.

Fred annuì.

«Una delle più buone che io conosca.» 

«Lo dici perché…lo hai cresciuto o perché lo pensi davvero?» 

«Io lo so tesoro mio» il bimbo annuì «e tu? Cosa ti dice il tuo cuore?» 

Il bimbo esitò «Credo di aver bisogno di capirlo.»
Ed avvicinandosi al letto prese il cambio pulito e si diresse nella stanza del bagno. 

 

Thor se ne stava seduto sui gradini del palazzo quando Loki arrivò. Scese di corsa dal suo cavallo nero e si rivolse al compagno «Allora? Dov’è Fred?» 

«Nelle sue stanze con madre. Aveva bisogno di riposare. È stata una giornata intensa…»  

Loki annuì preoccupato «Devo andare da lui…» 

Ma Thor se lo avvicinò per i fianchi e gli si rivolse gentile «Adesso devi calmarti e riposare anche tu…» Gli accarezzò delicatamente una guancia, aveva gli occhi leggermente lucidi e quando parlò Loki sentì la sua voce tremare appena. «Ho avuto paura che vi facessero del male. Ho avuto paura di non fare in tempo.»
Il moro incatenò gli occhi ai suoi, ma restò in silenzio. Si accostò di più contro la sua mano.

«Sapevo che saresti arrivato, dopotutto rubarmi la scena è sempre stato il tuo forte no?» i due si sorrisero «E poi sarei io il pallone gonfiato?» 

«Oh ma lo sei.» 

«Prego?» Loki lo fissò stupito. 

«Te ne sei andato su Jotunheim senza di me e ti sei fatto scoprire subito, oltre che quando sono arrivato eri circondato da circa una trentina di jotun…Perciò direi che pallone gonfiato è l’epiteto meno offensivo che potessi…» ma Loki si aggrappò a lui e lo zittì con un bacio intenso e Thor, finalmente, se lo strinse tra le braccia come se non volesse più lasciarlo andare. 

«Meno male che sei venuto a prenderci» sospirò poi il moro appoggiando la testa sul suo petto mentre l’altro sorrideva.

«Papà!» Kate spuntò all’improvviso e corse incontro ai genitori felice.

«Ehi piccola!» Loki si chinò per abbracciarla «Ma sei tutta sporca di terra!» 

«Ero nell’arena e Sif mi ha fatto vedere un sacco di mosse divertenti, lo sai che ho atterrato Fandral tre volte?» 

«Veramente solo un paio e mezzo»  disse il guerriero alle sue spalle, ma si prese una gomitata da Sif. 

«Papà è stato fortissimo! Posso farlo anche domani?»  

Loki guardò la bimba poi rivolse uno sguardo a Sif e Fandral, ma sorrise «Certo piccola. Ora però corri a fare un bagno.» 

«Grazie amici» aggiunse poi Thor mentre la piccola obbediva al padre e correva verso il palazzo. 

«Figurati è stato divertente! Vostra figlia è davvero simpatica ed anche molto forte a dirla tutta»  ammise Fandral.

«E Fred come sta?»  chiese Sif.

«È con nostra madre, si è preso un bello spavento, ma starà bene. Adesso però…» disse circondando le spalle del compagno con un braccio «andiamo anche noi…Hai bisogno di riposare anche tu.»  

Il moro annuì mentre gli altri si congedavano.
Dopo aver recuperato il cavallo di Loki e affidatolo ad una guardia i due si diressero al palazzo.

«Loki dov’è nostro padre?» 

«Nella camera della guarigione… penso ci raggiungerà più tardi»  

Il biondo annuì.

«Thor?» 

«Uhm?» 

«Sbaglio o ti avevo detto di tenere Sif lontana da nostra figlia?» 

Thor rimase spiazzato da quella domanda e tentò di giustificarsi. «Tesoro era un’emergenza!» 

«Uhm te lo concedo per stavolta» disse il moro alzando le spalle, poi lo attirò a sé. Il suo sguardo era di una sensualità minacciosa «per questo sarò misericordioso e non ti taglierò a zero i capelli come ho fatto a suo tempo con la tua amica. Ma non farlo mai più, d’accordo?» 

Thor deglutì a fatica.

«Ma-ma certo tesoro» fu tutto quello che riuscì ad aggiungere con un sorrisetto nervoso. 

 

Quando stava male o si sentiva giù Fred si chiudeva sempre nella sua cameretta, si metteva a letto facendosi un rifugio sotto le coperte e rimaneva solo con i suoi sentimenti. Poi qualcuno, nemmeno troppo furtivamente, si intrufolava nel letto “Mao!”
Si, Trick affrontava quello spesso strato di stoffa ripiena di piume per acciambellarsi accanto a lui. Il suo amico non lo lasciava mai da solo, soprattutto in quei momenti, e lui lo abbracciava riuscendo a sentirsi già in parte consolato.
Poi qualcun altro entrava nella sua stanza e sedendosi sul letto accarezzava piano le coperte all’altezza della sua testa: quel gesto lo calmava sempre e lo faceva sentire meglio. Poi suo padre chiedeva “C’è posto per un intruso o è un club riservato ad esploratori ed amici felini?”
Al che il bimbo sollevava un braccio alzando le coperte e suo padre  vi si stendeva sotto con lui.
Gli occhi del suo stesso colore lo fissavano dolcemente mentre sussurrava “Sono qui Freddi”…Allora Fred si sentiva davvero libero: poteva sfogarsi, piangere o semplicemente stare in silenzio. Non gli serviva niente di più…
Non gli importava di non aver toccato cibo nemmeno il giorno prima, quella sera Fred si rifugiò di nuovo sotto le coperte.
Ma quella volta al contrario di sempre Trick era rimasto con gli zii sulla Terra e suo padre…
Aveva bisogno di pensare; quella verità faceva male, ma del resto…
“Cosa prova il tuo cuore?” Lui la risposta la conosceva già e forse era questo il problema: era sbagliato che amasse suo padre esattamente come quando era all’oscuro di quel lato della sua storia?
Quella domanda continuava a frullargli in testa quando qualcuno bussò delicatamente alla porta.
Fred si immerse sotto le coperte fino al naso e finse di dormire; un istante dopo Loki entrò.  Lasciò la porta socchiusa e fece meno rumore possibile.
La stanza era illuminata solo dalla luce fioca delle candele accese.
Si guardò velocemente intorno: come aveva sospettato i suoi libri erano stati riposti sugli scaffali così come le carte e le pergamene; la scrivania invece era piena di quaderni aperti. Vi riconobbe  anche un suo libro pieno di appunti sui pentapalmi e sorrise.
Poi sospirò. Si accostò al suo vecchio letto, osservò il bimbo che dormiva e sedendogli accanto gli passò una mano tra i capelli biondi.
La paura di perderlo lo aveva distrutto. Aveva combattuto con qualunque jotun gli si fosse parato davanti senza temerne nessuno, ma quando aveva visto quell’enorme bestia di fronte a suo figlio…non aveva mai provato tanto terrore come in quel momento.
E poi Fred aveva visto qualcosa. 
“Eventi oscuri del tuo passato” gli aveva detto Heimdall; non era stato più specifico, ma non era forse ovvio? Quel lato di sé che aveva cercato di nascondere ai suoi figli era ormai venuto alla luce.
Loki sapeva che prima o poi sarebbe potuto accadere, ma sperava di essere lui a trovare il coraggio per raccontare quella parte della sua storia: quella parte che ancora lo faceva stare male. 

«Se solo sapessi quanto mi dispiace…»  chiuse gli occhi e trattenne le lacrime.

Infine, come ogni sera, si avvicinò al bambino e gli pose un delicato bacio sulla fronte. «Buonanotte Freddi.»
Si alzò cercando di fare il più piano possibile, ma si sentì afferrare il polso. Girandosi vide che Fred lo guardava con occhi tristi ed imploranti: occhi arrossati dal pianto e pieni di domande, ma la sola che gli rivolse per Loki fu anche la più inaspettata.

«Papà…pu-puoi restare qui stanotte?» 

Fu come se un peso gli lasciasse il petto e lui potesse finalmente tornare a respirare.

«Ma certo tesoro» disse Loki gentile, si stese al suo fianco e il bimbo gli si fece vicino. Il moro iniziò ad accarezzargli piano i capelli. 

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma da dove iniziare? Cosa dire?
Anche Fred aveva tante cose da dirgli: come si sentiva, cosa provava, ma era come se le parole non volessero uscire. E allora semplicemente…usò un altro tipo di linguaggio.
Si strinse contro suo padre più che poté, per sentirsi al sicuro, per non lasciarlo andare via, perché in quel momento aveva solo bisogno del suo papà.
E d’improvviso anche Loki trovò le parole giuste «Sono qui amore…»  gli sussurrò e non lo lasciò nemmeno un istante fino a che entrambi non si addormentarono, esausti si, ma sereni.
Finalmente si sentivano bene.

 

Thor era disteso a letto: aveva lasciato che Loki andasse da Fred da solo dopo la cena, ma non vedendolo arrivare si stava chiedendo cosa stesse succedendo…Fu un sollievo quando sentì la porta aprirsi.

«Loki?»  chiese sollevandosi sui gomiti, ma qualcun altro fece capolino dalla porta. 

«Kate che ci fai qui piccola?» 

La bimba, in pigiama ed un po’ assonnata, si diresse verso il letto dei genitori e si lasciò cadere a peso morto sulla pancia di suo padre che rise, annaspando. 

«Yaaaawn stavo andando da Freddi per prenderlo un po’ in giro e dirgli che non vedo l’ora che per una volta lo mettiate in punizione, ma quella mezzacalzetta è di là che dorme tra le braccia di papà.» Poi si bloccò «Finisce comunque in punizione vero?» 

Thor sorrise alzando gli occhi al cielo.

«Comunque se Fred può dormire con papà allora io posso dormire con te, giusto?» 

«Non vedo perché no.» 

La bimba sorrise e si sollevò dalla sua pancia. Si fece più vicina al genitore «Mi racconti di una tua battaglia papà?» 

«Ma certo tesoro» 

«Una in cui c’è anche Sif! È fantastica ed io da grande voglio diventare come lei!» 

Thor la guardò dolce pensando tra sé e sé “Se ti sentisse tuo padre… cosa farebbe?!” poi sbiancò “Cosa MI farebbe?!”

«Ehm d’accordo Kate, ma facciamo un patto…io te la racconto, ma che ne dici se poi non lo diciamo a papà?»  

«Perchè?» 

«Beh vedi papà e Sif non sono mai stati grandi amici.» 

La bimba mise su un ghignetto con l’aria di qualcuno che sa qualcosa.

«È perché papà è ancora geloso di quando lei ti faceva la corte?» 

«Kate, ma cosa dici?»  chiese Thor stupito. 

«Me l’ha detto Fandral nell’arena, e ha aggiunto che però lei non ha mai avuto speranze contro papà e poi Sif l’ha sbattuto a terra. Non ci è andata molto piano a dirla tutta.» Thor rise, ma la bimba continuò «Non capisco come papà possa essere geloso…tu lo ami da sempre, no?»  

Il biondo sospirò «Si, ma…purtroppo per molto tempo non sono stato capace di dimostraglielo.»  

La bimba stette un secondo in silenzio. 

«Oh…allora mi racconti di quando l’hai conquistato? Anzi no! Della prima volta che vi siete baciati!» 

Thor arrossì spiazzato «Kate!»  

«Eddai tu adori baciare papà, voglio sapere quando è stato il vostro primo bacio! Ti preeeego»  disse la bambina spalancando gli occhioni del suo stesso colore e stringendo un grosso cuscino.

Thor esitò un attimo poi scosse la testa rassegnato «Allora sai che ogni anno festeggiamo la notte della festa d’autunno, no? Beh fu durante la nostra prima festa insieme. Allora tuo padre aveva iniziato da poco a lavorare alla libreria di Mr.J. e così…»  

 

Quando Kate si fu addormentata Thor se la strinse tra le braccia, ma mancava qualcosa, qualcuno…perciò scese dal letto e, presa la figlia in braccio, la portò nella stanza di Fred dove trovò Loki addormentato accanto a suo figlio.
Depose Kate vicino a Fred e diede ad entrambi un bacio sulla testa.
Poi si sdraiò, guardò Loki e gli tolse una ciocca di capelli neri dal viso: si soffermò sulle sue labbra. Raccontare a Kate quella storia gli aveva ricordato quanto bello fosse stato baciarle per la prima volta, quanto fosse fortunato a poterle baciare ogni giorno, quanto quell’amore avesse significato per loro, e le prove erano proprio lì che dormivano come due angioletti, e quanto quello stesso giorno avesse avuto paura…
Si allungò verso Loki posandogli un bacio sulla fronte, poi fece passare piano un braccio dietro alle sue spalle e con l’altro strinse tra le sue braccia tutto il suo mondo.
Ore dopo Fred aprì gli occhi e vedendo entrambi i suoi genitori con lui, sorrise.
Si sentiva talmente bene nel loro abbraccio che sarebbe potuto starsene così per sempre…

Certo se quell’aggraziata di mia sorella non mi avesse schiaffato una mano in faccia un attimo dopo. Allora mi ridestai di botto urlandole «Kate!» 


«Che stai facendo nella mia camera?!»  

Kate praticamente fece un balzo sulla sedia. La voce di suo fratello l’aveva completamente colta di sorpresa.
Quanto tempo era passato? Gettò lo sguardo fuori della finestra e vide che ormai era sera, poi si voltò verso il fratello. 

«Fred volevi farmi venire un infarto per caso?!» fece risentita.

«Scusa chi è quella che mi ha invaso la stanza senza invito?» 

«Esagerato, ero solo venuta a cercarti!» 

«Immagino per chiedermi un qualche favore!» Aggiunse incrociando le braccia «Se mi avessi ascoltato avresti saputo che ero con Trick da Bruce per gli esperimenti sulla sua nuova macchina traduci linguaggio felino!» 

Trick entrando superò Fred e balzò sul letto fissando Kate quasi con sufficienza. 

«A cosa cavolo gli serve una…? Ma si certo solo che non sapevo se fossi già rientrato e così sono venuta a vedere se volevi ehm interrogarmi…si ecco! Sul Tea Party e…feste così…» Si alzò ed iniziò a raccogliere i quaderni facendo attenzione a nascondere bene il quadernino sotto agli altri. «Ma ora mi ritengo profondamente offesa e me ne vado!»  

Fece per andarsene, ma arrivata alla porta il fratello la richiamò. 

«Certo, ma mentre te ne vai vedi di lasciare qui i miei quaderni di storia d’accordo?» .

Accidenti! Kate si fermò e pensò velocemente. Dopo un istante si voltò con sguardo implorante. 

«Fred papà mi ha rimesso in punizione, non vuoi aiutare la tua sorellina?» Chiese mettendo su due occhioni enormi.

Fred si scambiò uno sguardo con Trick poi tornò sulla sorella. 

«Ma certo Kate e sai come lo farò? Non dicendo a papà che ti sei intrufolata nella mia stanza per prendere i miei schemi ed evitandoti così una punizione a vita!» 

«Sei terribile Fred!»  Disse la ragazza sbuffando, ma restituendo i quaderni al fratello.

«Buono studio sorellina!» Ghignò Fred  prima di beccarsi un gestaccio dalla sorella che se ne andò in camera sua.

Una volta chiusa la porta Kate sospirò “Accidenti quegli schemi mi servivano proprio.” Poi alzò le spalle «Beh vorrà dire» disse sfilandosi il diario di Fred da sotto la maglia «che ne approfitterò per leggere qualcos’altro» ghignò mefistofelica prima di buttarsi sul letto e ricominciare a spiare i segreti del fratello. 

 

 

 

Note:

Ciaooo a tutti!
Ecco si alla fine ho pubblicato questo obbrobrio di capitolo! Un vero disastro lo ammetto, ma si sa che i primi capitoli non sono il mio forte ormai!
Comunque eccoci con questa nuova storia che apre una serie di racconti di ogni personaggio della famiglia Odinson e delle sue avventure.
Chi sarà il protagonista del prossimo? Il nostro caro Fred.
Data d’uscita? Quando il tempo libero tornerà ad essere un diritto sacrosanto tra gli esseri umani e non solo un miraggio lontano.
Lo leggo, non lo leggo? Impiegate il vostro tempo come meglio credete, certo se anzi preferite vedervi un film o prendere un tè non me la prenderò promesso. 
Io comunque tornerò il più presto possibile a rompervi le scatole. 
Per il momento un abbraccio a tutti e…
Al prossimo capitolooo!

 

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Capitolo 2
*** Racconti di ghiaccio-Parte II ***


Racconti di ghiaccio-Parte II

 

Kate chiuse di colpo il quadernino verde acqua e trattenne il respiro.
Erano passati sei giorni da quando aveva trovato il diario di Fred e ovviamente l’aveva divorato nemmeno fosse il suo romanzo preferito.
Temeva quasi fosse come stregato, da quando aveva iniziato a leggerlo infatti aveva provato una voglia irresistibile di raccontare anche le sue avventure per mantenerne memoria: così aveva incominciato narrando delle sua batt…no, la sua “quasi” battaglia di anni prima su Vanaheim.
Scrivere di sé e leggere i racconti di Fred erano i suoi nuovi passatempi anche se doveva ammettere che quel diario la stesse un po’ deludendo.
Più lo leggeva più la ragazza si convinceva che il fratello fosse un noioso topo di biblioteca.
Non aveva scoperto segreti imbarazzanti o strane fobie da poter usare contro di lui e la cosa iniziava a stufarla un po’ finché, proprio quella stessa mattina durante l’ora di letteratura, aveva finalmente creduto di trovare ciò che stava cercando.
Era arrivata alle ultime pagine del diario e contrariamente alle altre le aveva trovate piene di una grafia veloce e disordinata, come se Fred le avesse scritte di getto senza fare nemmeno una pausa.
Le era bastato leggere le prime righe per scoprire di cosa trattasse il contenuto: quelle ultime pagine non erano altro che il racconto dell’anno che Fred aveva appena trascorso su Jotunheim.
Sicura di appagare finalmente la sua sete di informazioni le aveva lette con la massima attenzione senza perdersi un solo passaggio, ma quello che vi aveva trovato era tutt’altro che materiale da scherzi.
In quel momento l’orologio segnava le 20.30 e Fred era al piano di sopra con Trick mentre lei se ne stava seduta sul divano del salotto a fissare il quadernino chiuso tra le sue mani con apprensione.
Non avvertì nemmeno suo padre avvicinarsi. 

«Kate hai sentito quello che ti ho detto?»

«Come?» chiese la ragazza guardandolo spaesata.

«Ti ho chiesto se per stasera vorresti magari lavare i piatti. Diciamo in onore del tuo nuovo 5 in storia!»

La ragazza guardò prima il padre poi verso il lavandino «Oh ok» disse semplicemente e abbandonato il quadernino si diresse  in cucina quasi in uno stato di trance.
Il padre la guardò perplesso: da quando sua figlia faceva come le veniva detto? Per di più se si trattava di fare delle pulizie?!
Stava per richiamarla e chiederle cosa stesse succedendo, ma quel giorno era così stanco che per una volta decise di non farsi domande. Decide di abbandonarsi seduto sul divano e di godersi quell’istante di calma.
Chiuse gli occhi e buttò la testa di lato; fu quando li riaprì leggermente che scorse il quadernino abbandonato dalla figlia poco prima. Questo attirò subito la sua attenzione perché non a caso era del colore preferito di Fred, perciò trovò strano vederlo lì.
Lo prese ed aprendo la prima pagina capì immediatamente come mai la figlia fosse così presa dalla lettura quando pochi istanti prima l’aveva chiamata la prima volta dalla cucina senza che lei gli rispondesse.  
Scosse la testa rassegnato e si alzò. 

«Bene.» concluse Loki raggiungendola «Oggi mi sembri particolarmente in forma tesoro, magari quando avrai finito potresti metterti a studiare un po’.»

La ragazza sembrò ridestarsi appena dal suo stato di trance e borbottò qualcosa per poi bloccarsi  con le mani ancora sui piatti insaponati.

«Sa-sai papà stavo pensando che sarebbe bello tornare in Canada uno di questi giorni…magari tutti insieme.»

Loki la guardò indagatore, ma mise su un sorriso «Ma certo Kate, quando incomincerai ad impegnarti a scuola e ti deciderai a portare a casa voti decenti magari potremo valutare una gita di famiglia.»
Kate allora lo fissò: nei suoi occhi c’era qualcosa che Loki non riuscì a definire, ma sembrava quasi che con quello sguardo lo stesse rimproverando. 

«Possibile che tu riesca a pensare solo alla scuola?!» Disse alzando un po’ troppo il tono di voce. 

«Kate, ma che ti prende?»

La ragazza allora sembrò riprendersi di colpo e abbassò lo sguardo.

«Nulla, scusa papà.» 

Si lavò velocemente le mani e si diresse al divano, ma non vedendo il quadernino iniziò a cercarlo con lo sguardo fino a che voltandosi notò che il padre lo teneva tra le mani.

«Papà quello…»

«So perfettamente cos’è.» Disse Loki tranquillo «Ora vuoi che prolunghi la tua punizione per i prossimi, diciamo, dodici secoli o ti decidi a studiare qualcosa che non sia la vita privata di tuo fratello?» Aggiunse con tono calmo, ma fermo.

La ragazza dapprima abbassò lo sguardo poi lo rialzò appena «Posso riaverlo?» Chiese protendendo la mano.

«No, lo restituirò io a tuo fratello, così non avrai tentazioni. E ora fila a studiare signorina.»

La ragazza si morse un labbro, voleva essere lei a restituirlo a Fred; se suo fratello aveva scritto quelle cose nel diario era perché nessuno le leggesse, ma in fondo era certa che suo padre non sarebbe mai andato oltre la prima pagina. Così annuì e salì le scale di corsa. 

Loki la seguì con lo sguardo «Ah Kate, Kate sempre a farsi scoprire» disse scuotendo la testa.

Quando sentì la porta della sua stanza chiudersi sorrise e il suo sguardo cadde sul quadernino che aveva tra le mani: si disse che era meglio che tornasse al suo posto.
Salì al piano di sopra e si avvicinò alla stanza di Fred.
La porta era socchiusa così poté vederlo intento a disegnare sulla pagina di un grande album da disegno: suo figlio aveva deciso di accompagnare le sue descrizioni con delle illustrazioni, certo sarebbero andate benissimo anche delle semplici foto, ma Jotunheim non era proprio il posto ideale su cui portare apparecchi che fossero più tecnologicamente avanzati di una clava, perciò ci si doveva accontentare.
Tentando di non farsi notare Loki cercò di spiare gli schizzi del figlio.
Chino sul suo album Fred stava disegnando la sagoma di qualcuno, per l’esattezza un gigante coi capelli corti e neri e le orecchie quasi a punta. Era molto grosso e muscoloso e sembrava forte e aggressivo. Il ragazzo lo fissava senza espressione mentre arricchiva la sua figura di dettagli.
Ad un tratto però abbandonò quell’illustrazione per tornare indietro tra le pagine fino ad un altro  disegno.
Fred si portò l’album sulle ginocchia e Loki riuscì così a distinguere l’immagine di un ragazzo: anche costui era un gigante, ma era più magro e bilanciato dell’altro. Anche le sue orecchie erano a punta, ma i capelli erano un po’ più lunghi, brizzolati e bianchi, lo sguardo gentile e cosa insolita per uno jotun…sorrideva.
Suo figlio osservava il disegno in silenzio, ma adesso un velo di tristezza riempiva i suoi occhi; accarezzò col dorso delle dita la figura e sostò un attimo su quell’immagine, poi dopo qualche istante scosse la testa e tornò all’altra illustrazione.
Loki studiò il figlio senza parlare, ma quella reazione non lo lasciò certo indifferente. Non sapeva niente di cosa fosse accaduto durante quell’anno su Jotunheim a parte quello che gli aveva raccontato Fred di sua spontanea volontà.
Forse se avesse atteso lo avrebbe letto sul libro che stava redigendo sul suo viaggio: infatti Fred stava facendo un lavoro egregio riportando tutto ciò che aveva scoperto e presto chiunque avrebbe potuto avere accesso ai segreti di quel mondo così inavvicinabile.
Ma Loki era anche un padre e non aveva dimenticato che suo figlio era tornato a casa con delle cicatrici sparse su tutto il corpo e di certo non avrebbe trovato scritto come se le fosse procurate.
Guardò il diario che aveva tra le mani poi suo figlio che disegnava.
Ci pensò un istante e si diresse in camera sua e di Thor. 

La stanza era vuota, non che si aspettasse il contrario; quella sera infatti Thor era uscito con Marcus ed un gruppo di amici o “gli Idioti” come Loki li chiamava gentilmente e a detta sua sarebbe rientrato solo qualche ora più tardi.
Il moro si sedette sul letto col diario del figlio tra le mani.
Si sentiva combattuto: magari non avrebbe trovato nulla e dopotutto suo figlio gli raccontava sempre tutto perciò… forse sarebbe stata di Fred l’iniziativa di parlargli.
Ma se per una volta il ragazzo avesse deciso di tacere?

«Magari…?» Si chiese passando una mano sul diario «Solo un’occhiata.» 

Aprì il diario e senza troppe esitazioni si diresse verso le ultime pagine scritte sperando a logica di trovare quello che cercava…e non si sbagliò.

Secondo viaggio su Jotunheim e ritorno 

Così recitava la pagina. Loki cominciò a leggere…

Sono tornato a casa qualche giorno fa e mi sembra quasi di non averla mai lasciata. I miei genitori sono sempre felici, mia sorella è la solita testa di legno e Trick è proprio qui sulle mie ginocchia.
Tutto è come lo ricordavo, ma qualcosa di diverso c’è. Sono io quello che si sente diverso perché Jotunheim ha cambiato qualcosa dentro di me… credo irrimediabilmente…

Quando il Bifrost scomparve si ritrovò circondato dalla neve. Aveva fatto una tappa doppia giungendo prima ad Asgard e poi ripartendo immediatamente alla volta di Jotunheim e finalmente era arrivato. Il cielo sopra di lui era terso e tutto intorno c’era un paesaggio innevato. Era giunto nell’esatto punto in cui tanti anni prima aveva messo piede per la prima volta su Jotunheim.
Per un attimo rimase incantato da quel posto che era un po’ come lo ricordava poi si costrinse a ridestarsi e si portò vicino ad un grande albero.
Appoggiò il suo zaino a terra e si tolse la maglia restando con indosso solo dei pantaloni morbidi e marroni. Si concentrò e come aveva provato molte volte con Loki subito la sua pelle cambiò colore diventando blu; inoltre si alzò di almeno cinquanta centimetri in altezza. Tirò fuori dallo zaino un piccolo specchio e vi si osservò. Per un attimo trasalì quando vide i suoi occhi verdi mutati in un rosso intenso e i capelli tagliati alle spalle diventare di un color bianco candido.
Ripose poi lo specchio nello zaino e preso il cellulare lo controllò: ovviamente non c’era campo. Lo spense e lo mise in una tasca del bagaglio perché stesse al coperto. 

«Bene, sarà il caso di trovare un rifugio.» Si guardò intorno, ma vedendo solo alberi sfilò una grande pelliccia dallo zaino e lo coprì poi se lo caricò in spalla e si mise in cammino. 

Qualche ora più tardi trovò una piccola grotta e dopo averla studiata un po’ decise che sarebbe stata il suo rifugio: cercò della legna ed accese un fuoco con la magia.
Si diresse poi fino ad un piccolo ruscello e vide che qualche pesce nuotava sotto la superficie dell’acqua. Gli sembrò l’occasione adatta per poter finalmente usare i suoi poteri di ghiaccio così chiuse gli occhi ed iniziò a formare tra le sue mani una specie di secchio. Si concentrò ancora e nel ruscello spuntò una lastra di ghiaccio contro la quale qualche pesce, non riuscendo a passare oltre, si ritrovò bloccato. Fred allora allungò il secchio e li raccolse. 

«Stasera pesce» si disse, poi si guardò di nuovo intorno senza scorgere nessun’altra forma di vita oltre sé stesso. «E anche le prossime credo…»

Nelle prime settimane su Jotunheim Fred cercò di costruirsi un giaciglio e trovare qualche pianta utile.
Era capitato in un luogo deserto dove si potevano osservare solo uccelli e qualche creatura dei boschi; nulla da lamentarsi ovviamente: dopo la sua precedente esperienza molti anni prima sapeva che era bene procedere con prudenza in quella terra.
Così per iniziare prendeva appunti su tutto ciò che lo circondava…purtroppo però dopo circa un mese di osservazioni non aveva avuto molta altra fortuna e non aveva scoperto chissà quali  specie.
Quel giorno finalmente gli era capitato di poter osservare una piccola creatura che gli ricordava tanto un criceto saltellare qua e là nella neve; era stato allora che…

«Sai non mi avvicinerei troppo se fossi in te.» 

Fred trasalì nell’udire una voce alle sue spalle; si voltò lentamente verso il suo interlocutore. Sembrava un ragazzo come lui con bianchi capelli brizzolati e occhi rosso rubino. Esibiva un fisico scattante ed asciutto coperto solo da una pelliccia scura sulle spalle.
Era la prima volta che Fred incontrava uno jotun nel suo viaggio e non sapeva cosa aspettarsi perciò rimase al suo posto in silenzio. 

«Per quanto docile possa sembrare quella creatura può essere estremamente pericolosa, il suo morso è letale.»

Fred si riscosse e si allontanò immediatamente dalla creaturina.

«Chi sei?» gli chiese il giovane studiandolo.

«Chi vuole saperlo?» gli rispose Fred con prudenza.

Lo jotun lo soppesò ancora un istante con lo sguardo: non sembrava avere intenzioni ostili e infatti sorrise «Sono Igdard e tu o sei uno straniero cresciuto nella più remota delle valli di Jotunheim o vieni da un altro mondo e questo tuo aspetto è opera di un incantesimo.»
A quelle parole Fred si paralizzò, ma cercò di non dare a vedere il suo turbamento. 

«Il mio aspetto non è opera di nessun incantesimo, sono uno jotun proprio come te.» 

Senza staccare gli occhi da lui il giovane gli si avvicinò lentamente «Mpf magari nell’aspetto e nella razza, ma non nell’animo. Non sapevi nemmeno che quell’animale poteva ucciderti…cosa strana visto che qui quando ne vediamo uno…lo uccidiamo subito.»  Aggiunse osservando l’animaletto scappare via «Tu invece lo osservavi come fosse una creatura mai vista. Non esistono nel tuo mondo?» 

Quel ragazzo stava facendo saltare in pieno la sua copertura; possibile che non avesse imparato niente da suo padre nell’arte dell’inganno?! 

«Io…beh…»

Il giovane si fermò davanti a lui.

«Ahah sei buffo straniero!» Scherzò lo jotun facendosi più vicino «Sei venuto per studiare le creature di Jotunheim?»

«Si, si è così, non ho intenzioni ostili.»

«Capisco… » disse, poi il suo sguardo cambiò «ma sai gli stranieri che vengono sul nostro pianeta dicono sempre di venire in pace poi portano guerra e distruzione.»

«Non io» si affrettò a controbattere Fred allungando le mani in avanti.

Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo poi alzò le spalle.

«Ok allora. Ma ti avverto che se vuoi convincere qualcuno che sei uno jotun devi ecco camuffarti un po’ tra le gente.» Disse osservando i suoi lunghi capelli sciolti e i pantaloni. «Vieni dai ti do una mano io e magari ti insegno a cacciare. Hai l’aria di uno che non fa un pasto decente da giorni» concluse dandogli le spalle, ma non sentendosi seguito si voltò. Fred era rimasto immobile a guardarlo. 

«Perché vuoi aiutarmi?» chiese diffidente.

«Non vuoi? Peccato. A dire il vero mi stavo un po’ annoiando qua da solo e tu non hai intenzioni ostili perciò…»

Fred ancora non era convinto, ricordava bene cos’era accaduto quando qualcuno aveva concesso loro ospitalità.
Il giovane però alzò gli occhi al cielo scocciato e dandogli le spalle si mise in marcia. 

«Senti non ho tutto il giorno sai! E se sei un esploratore sei capitato nel posto sbagliato. Qui non ci sono molte bestie nemmeno da cacciare. Se vuoi vedere cose nuove devi venire con me!»

Fred non sapeva perché, ma qualcosa in lui gli diceva di fidarsi di quel ragazzo. Si voltò un istante: non era molto lontano dalla sua grotta, ma non poteva certo tornare indietro a prendere le sue cose, dunque mormorò qualche parola magica così che essa restasse nascosta alla vista di chiunque poi si girò ed avanzò nella direzione che l’altro aveva iniziato a percorrere. 

«Posso almeno sapere il tuo nome?» Chiese lo jotun. 

«Mi chiamo Fred Od..» poi ci ripensò «Chiamami Fred!»

«Che buffo nome. E va bene Fred. Allora dimmi cosa sai sulla caccia?»

«Ecco io veramente…» 

 

E così Fred fece la sua prima conoscenza su Jotunheim. Scoprì che Igdard era un abile cacciatore e dalle sue prede ricavava cibo e pellicce calde che cuciva lui stesso.  
Viveva in un piccolo villaggio a circa due ore di cammino da dove Fred aveva lasciato le sue cose.
La sua capanna era piccola, ma lo jotun riuscì comunque a farci entrare un giaciglio anche per lui.
La gente che abitava il villaggio era pacifica e non astiosa, del resto erano pur sempre nei Territori di Luce e per Fred fu abbastanza facile ambientarsi.  
Igdard gli diede una sorta di pezza da indossare al posto dei pantaloni e gli fornì una pelliccia da mettere sulle spalle come la portava lui. Quando andavano a caccia gli raccontava delle sue prede e del tipo di animali che fossero, se si potevano mangiare o se era meglio lasciar perdere.
Un giorno durante la caccia Fred si accostò ad un ruscello per bere un po’ d’acqua. Poco prima aveva per errore provocato una mandria di Kutkat creature dalla carne commestibile e simili al manzo terrestre, ma con corna lisce, lucide e ricurve all’indietro ai lati delle tempie, tozze e dal manto bianco…e soprattutto molto veloci. I due avevano dovuto fare una bella corsa e adesso ad entrambi mancava il fiato. «Ti avevo detto di non avvicinarti alle corna!» Lo rimproverò Igdard.

«Lo so, mi dispiace, ma volevo vedere da vicino di cosa fossero fatte. Erano lucide e levigate!»

«È grazie all’argento che contengono e credimi ancora un attimo e le avresti osservate direttamente dal centro del tuo torace!» Disse il ragazzo scostandosi la faretra dalla schiena e accasciandosi contro una parete di roccia per poi chiudere gli occhi.

Fred scosse la testa e tornò a bere dal ruscello fino a che avvertì dei rumori scomposti poco lontano da lui. Si voltò e per poco non svenne. 

Una creatura identica a quella che anni prima lo aveva inseguito e quasi braccato era a pochi metri da lui e si stava abbeverando al ruscello.

«Ig…» sussurrò impanicato «Ig!»

Lo jotun aprì gli occhi «Che c’è?»

Fred gli indicò con la testa la creatura e il ragazzo seguì il suo sguardo.

«Cosa? È solo un midchir che beve.»

Fred lo guardò stravolto.

«Ma è pericoloso!»

«Cosa? Ma sei impazzito? No, che non lo è!»

E alzandosi lo raggiunse.

«Ig sei impazzito per caso? Cosa fai?!»

Ma il ragazzo si avvicinò imperterrito alla creatura e quando fu alle sue spalle batté due volte le mani. La creatura ruggì minacciosa voltandosi. Fred si paralizzò, ma Igdard allungò la mano e l’animale semplicemente la leccò. 

«Visto?»

«Ma, ma…» balbettò Fred. 

«Non sono feroci! Non attaccano mai gli jotun. Per farlo devono sentirsi minacciati o al massimo uno dovrebbe essere un Aesir!»

“Ah ecco svelato il mistero!” Pensò Fred tra sé e sé. 

«Sono molto amichevoli. Vieni» disse avvicinandosi a Fred «ti faccio vedere.» E senza tanti complimenti lo prese per mano e lo trascinò verso la creatura che li guardava tranquilla. 

«Igdard cosa stai facendo?!» chiese Fred terrorizzato. 

«Vuoi stare calmo?Ecco» il giovane si mise alle sue spalle e gli fece allungare un mano. Fred, impotente, lo  lasciò fare. 

La bestia guardò il ragazzo poi lo annusò, lo fissò un momento negli occhi e tirata fuori la sua enorme lingua lo sbavò da capo a piedi. 

«Ahah direi che gli piaci» scherzo Igdard ritraendosi da dietro di lui. 

A quel punto Fred si riscosse e preso coraggio iniziò ad accarezzarla piano sul muso. La creatura gli si fece più contro e lasciò fare il ragazzo.
Fred era sconvolto! Pochi anni prima aveva temuto di essere mangiato: ricordava ancora cosa aveva provato quando si era sentito in trappola e adesso invece…quella stessa creatura sembrava il suo Trick formato gigante.
Ecco che finalmente la sua mente stava collegando le cose e  capì perché non gli fosse accaduto niente di male: era uno jotun quando la creatura lo aveva raggiunto contro quella parete di roccia! Le sorrise raggiante, ma in quell’istante Igdard gli arrivò alle spalle «Lo sai che sono fantastici da cavalcare?»

Fred non fece in tempo a realizzare la notizia che l’altro lo aveva sollevato di peso e praticamente lanciato in groppa alla creatura. 

«Ig ma sei impazzito?!»

Ma il giovane jotun non lo ascoltò, si arrampicò anche lui e si sedette davanti a Fred.

«Pronto?!»  fu tutto ciò che aggiunse.

Fred completamente in panico si strinse al giovane che dapprima lo guardò interrogativo poi diede  una leggera pacca sul dorso dell’animale che partì al galoppo. 

 

Dapprima tenne gli occhi chiusi, non aveva il coraggio di aprirli! Poi avvertì un leggero vento sul viso, i muscoli dell’animale che si muovevano ad un ritmo cadenzato sotto di lui e lentamente li riaprì: la creatura correva talmente veloce che sembrava volare e il freddo gli fece scendere lacrime calde dagli occhi.
Intorno a loro il paesaggio scorreva veloce e candido. 

Igdard gli sorrise «NON È FANTASTICO?!»

Fred lo contraccambiò e il giovane voltato lo sguardo in avanti emise una sorta di grido di gioia. Una mandria di Kutkat emerse da un bosco poco distante da loro e Igdard con una precisione magistrale estrasse tre frecce dalla faretra e centrò tre bestie. «Cacciare così è anche più facile no?» 

Fred lo guardò stregato: quel ragazzo era bravissimo con l’arco! Annuì e decise di godersi quella nuova strana avventura.
Qualche ora più tardi Fred mangiava di gusto la carne cotta su uno spiedo di fortuna mentre se ne stava appoggiato al suo nuovo amico gigante «Credo che ti chiamerò Jambo…Ti piace?» l’animale concentrato sulla sua parte di bottino non gli diede la benché minima considerazione «Beh chi tace acconsente» 

Igdard lo raggiunse con una coscia di carne tra le mani. «Sul vostro mondo date i nomi agli animali?» Disse iniziando a mangiarla di gusto.

«Beh si, ma sono più piccoli di solito e vivono in casa con noi»

«Casa?»

«Si sai tipo una capanna, ma più grande e fatta coi mattoni.»

Il ragazzo lo guardava interrogativo.

«Oh scusa giusto non sai cosa sono i mattoni. Sono tipo rocce fatti così, vedi?» E glielo disegnò nella neve. «E questa è una casa» aggiunse disegnando anche una piccola casetta stilizzata. 

«Oh così piccola?  E come ci entri?»

«Ecco no questo è solo un disegno, in realtà è molto più grande»

«Uhm…e ci vivi da solo?» 

«No, siamo io e la mia famiglia, ho una sorella più piccola, un gatto e i miei genitori.»

«Come così tanti?»

«Beh si poi in un’altra casa c’è anche un’altra parte della mia famiglia! Vedi ho anche due zii e un cugino.» 

«E cacciate per vivere?»

«No, diciamo che mia sorella e mio cugino studiano ancora…»

«Oh sono cercatori di conoscenza come te?»

«Beh Mickey si, Kate…diciamo che Mickey è un buon cercatore di conoscenza mentre Kate…un po’ meno…I mie genitori invece vendono ecco bevande calde alle persone che noi chiamiamo “Caffè o tè” e conoscenza scritta che invece chiamiamo “libri”.»

Igdard lo osservava a bocca aperta come se volesse sapere di più. Fred per la prima volta si rese conto che gli piaceva avere un pubblico che lo ascoltasse e non lo insultasse come invece faceva Kate.

«Uno zio invece è molto bravo a cucinare mentre l’altro costruisce armature…»

«Oh come quelle degli asgardiani?»

«Molto più potenti, lo rendono velocissimo e gli permettono di volare…»

«Come un falco?»

«Si, ma più veloce.»

«Ma allora ha le ali?»

«Ehm no »

«E allora come fa a volare senza ali?»

«Usa dei reattori»

«Dei che?»

«Ecco sono delle fonti di energia…»

Il ragazzo lo guardava senza capire «Parli strano lo sai?»

Fred sorrise e addentò la carne che aveva tra le mani. Igdard intanto lo osservava. 

«Portate tutti i capelli così strani nel tuo mondo?»

«In che senso scusa?»

«Beh da noi si usano corti, o niente capelli o per lo meno legati. Mai così lunghi e sciolti…è strano»

Per un istante Fred si sentì fuori luogo, certo era pur sempre davanti ad uno che indossava una pezza di pelliccia come biancheria intima, ma arrossì comunque.
L’altro ragazzo lo osservò e capì il suo disagio; lanciò la carne a Jambo che la accettò volentieri  divorandola con un sol boccone e si pulì le mani nella neve. 

«Vieni» gli disse prendendogli i capelli. 

«Che stai facendo?»

«Ti rendo un po’ meno strano!» e prese a lavorarglieli.

Dopo circa due minuti in cui continuò ad armeggiarci glieli lasciò «Finito, che te ne sembra?»

Fred si toccò i capelli e capì che erano stati raccolti in una treccia.
«Beh sono diversi dal solito…un po’ insoliti per me.»

«Ma come? Io trovo che tu sia bellissimo così!»

Fred stavolta divenne rosso fuoco e rischiò di scaldarsi talmente tanto da riacquistare il suo aspetto Aesir «Co-come?»

«Si beh adesso sembri un vero jotun. Ma devi anche metter meglio la pelliccia e cos’è questa cosa che porti sempre al collo?»

Fred si toccò l’amuleto sul petto.
«Oh beh è un dono» 

«Fossi in te lo nasconderei, non tutti gli jotun hanno rispetto per i doni degli altri.» Poi il ragazzo si alzò «Dovremmo andare, meglio rientrare quando fa così buio.» 

Fred lo guardò dal basso: se non avesse trovato quel ragazzo forse avrebbe passato mesi da solo in una landa desolata prima di scoprire le cose che l’altro gli aveva mostrato in un solo pomeriggio.
Sorrise e lo imitò.
Quella sera seguì il consiglio dell’altro e prima di dormire si tolse l’amuleto dal collo e se lo legò intorno al braccio coprendolo con la pelliccia. Sapeva che se ne avesse avuto bisogno l’avrebbe di certo aiutato, ma in fondo si sentiva tranquillo, per il momento. 


Erano ormai passati tre mesi dal suo arrivo a Jotunheim e Fred continuava ad imparare cose nuove. Se la cavava con la caccia e quando era necessario usava i suoi incantesimi di nascosto. Non aveva ancora rivelato la sua vera identità a Igdard, ma sembrava che al ragazzo non importasse granché. Un pomeriggio i due e Jambo intrapresero una delle loro solite battute di caccia allontanandosi un po’ più del solito dal villaggio.
Igdard stava davanti al comando mentre Fred gli era dietro con l’arco e le frecce.

«Ig, ma quello non è un dirupo?!» Chiese vedendo un grosso crepaccio davanti a loro.

Igdard però non sembrava preoccupato anzi si chinò di più ed incitò Jambo ad andare più veloce. 

«IG?!»

La creatura accelerò e presa la rincorsa fece un balzo sorvolando il dirupo.
Quando atterrò si fermò con un mezzo cerchio su sé stessa.

«Ehm Fred puoi mollarmi? Non respiro!» disse il giovane jotun posando lo sguardo sulle mani dell’altro che si erano incatenate attorno alla sua gabbia toracica. 

Fred che si era paralizzato lo lasciò scendendo da Jambo tremante.
Il cielo sopra di loro era nero come la pece e intorno c’era un deserto di rocce appuntite.«Ahah Fred dovresti vedere la tua faccia!» 

«Non è divertente!»

«Si certo lo dici tu!»

«Smettila Ig!»

Il ragazzo stava per ribattere, ma qualcosa lo distrasse: dei rumori dietro le rocce. Scese dalla creatura e le fece cenno di allontanarsi. 

«Che succede?» chiese Fred andandogli vicino, ma ben presto capì. 

Diversi giganti di ghiaccio stavano comparendo da dietro le rocce: erano più alti di loro e sembravano poco amichevoli. Uno tra loro precedeva gli altri.
Era molto alto e con la testa liscia. I segni sul suo volto facevano capire che non fosse più tanto giovane ed avanzava con aria solenne.
Igdard si inginocchiò e Fred lo imitò.

«Maestà» disse il giovane jotun. Fred accanto a lui trattenne il fiato.

«Igdard è da molto che non ti vedevo in questa parte del regno. Suppongo che un abile cacciatore come te sia sempre a caccia di nuove prede?»

«No, mio signore è solo che cacciare sempre nello stesso posto fa abituare le bestie e le fa spostare per non essere catturate di nuovo.»

Fred alzò gli occhi quel tanto che gli bastò per scorgere meglio la situazione: il re era circondato da una quindicina di jotun, ma tutti si mantenevano a debita distanza in segno di rispetto. Solo due erano più avanti degli altri: il primo era enorme ed alto quasi il doppio di Fred. I capelli corti neri e una pelliccia sulle spalle accentuavano i suoi occhi rosso sangue, occhi dall’aria ostile, ma non sembravano vispi o intelligenti.
Invece il secondo…come Igdard era poco più alto di Fred e benché avesse anch’egli un fisico muscoloso e scolpito era magro e asciutto. I capelli neri lisci e lucidi erano tagliati poco sotto il collo e i suoi occhi rosso scuro non erano aggressivi, ma superbi. Fissava i due in ginocchio con le braccia incrociate sul petto e con un sorriso tirato mentre il suo vicino ghignava.
Il re continuò. 

«Ma certo tu sei molto abile e saggio. Dovevo immaginare che ci fosse un motivo valido per la tua presenza qui. E chi è costui che ti accompagna? Non l’ho mai visto. Qual è il tuo nome giovane straniero?»

Fred riabbassò di colpo lo sguardo «Sono Fr…»

«Freduya maestà, viene dai confini del pianeta. È …nuovo del posto.»

Il gigante studiò lo sconosciuto, Fred si sentì perforare da quello sguardo.

«E perché sei venuto qui?» 

«Mio signore da, da dove vengo io non c’è molto da ammirare o da mangiare…volevo…volevo poter diventare un vostro degno suddito.» 

Il re sorrise compiaciuto, amava le lusinghe. 

«Mi è stato riferito che stavate cacciando nel nostro territorio. Suppongo che alla fine non dimenticherai di farmi dono Igdard.»

«Certamente maestà.» 

«Bene allora continuate pure col vostro operato.»
I due si alzarono mentre il re e il suo seguito di giganti si allontanavano, ma ad Igdard non sfuggì un lampo negli occhi dello jotun dalle braccia incrociate che tra l’altro non aveva scollato gli occhi da Fred nemmeno un istante. 

 

«Quello era il re?» chiese Fred quando fecero ritorno alla capanna con solo una parte della cacciagione: una parte consistente era stata lasciata ai servi del re. 

«Si, Helblindi il legittimo re di Jotunheim per successione» e sedendosi iniziò a togliere le penne ad un grosso strano fagiano grigio. 

Fred lasciò cadere la selvaggina e prese coraggio. 

«Io credevo che il legittimo re di Jotunheim fosse Loki.»

Igdard lo fissò un attimo lasciando l’animale, poi riprese. 

«Loki è il figlio minore dei tre fratelli in linea di successione al trono, perciò no… Helblindi è il legittimo re. E fossi in te eviterei di nominare il nome di quel traditore. Non sta simpatico a molti qui.»

Fred strinse appena i pugni, ma solo un istante ed impercettibilmente. Sapeva che tutti odiavano suo padre su quel pianeta e doveva fare attenzione a non esporsi troppo «E quei due?» chiese allora «Chi erano quei due dietro al re?»

«Intendi le loro maestà? Sono Udras e Rugu» disse con una smorfia. 

«Sono i figli del re?»

«Solo Udras. Rugu, quello più alto che sembra una roccia con gli occhi, è il figlio di Bylistr l’altro fratello del re, ma è per lo più uno scagnozzo. È Udras da cui mi guarderei…lui è una sorta di stregone ed è indicibilmente meschino. E per di più…è l’erede al trono.» Aggiunse stringendo leggermente la mascella. «Ricordati il nome che ho usato oggi e non rivelare mai il tuo vero. Chiunque capirebbe che non vieni da questo pianeta.»

Fred annuì e si mise ad aiutarlo. Dopo un po’ Igdard smise di spennare fagiani e raccolse le piume in un grosso sacco. Poi si alzò e lo mise in un angolo della capanna.

«Mostrami il tuo aspetto Aesir.»

«Come?!» chiese Fred colto di sorpresa da quella domanda. 

«Tu sei un Aesir vero? Magari in parte sarai anche Jotun, ma i tuoi lineamenti non sono duri come i nostri. L’ho capito subito sai.» Fred abbassò lo sguardo. «Vorrei vedere il tuo vero aspetto.»

Fred trattenne il respiro e lo guardò.

«Che c’è? Ancora non ti fidi di me?»

Il ragazzo allora sospirò, dopo tutti quei mesi tanto valeva rischiare. Si concentrò e alla luce del fuoco cambiò aspetto: i suoi capelli tornarono biondi, la pelle rosata e gli occhi…verdi.

Igdard lo osservò un istante paralizzato «Per gli Antenati! Sei identico a Thor di Asgard.»

Fred si sentì scoperto, ma cosa si aspettava?! Era identico a suo padre e chiunque l’avesse visto anche solo una volta avrebbe potuto riconoscerlo, ma ormai…
Il giovane però sembrò collegare la sua somiglianza solo in quel momento e d’istinto indietreggiò  prima di aggiungere. «Sei il figlio di Thor.» 

«Beccato.»

«Mi ricordo di tuo padre, è venuto un giorno su Jotunheim molti anni fa, ero ancora un ragazzino. Mi ricordo anche di Odino e Loki di Asgard, il traditore di Jotunheim, e suo figlio…» sgranò gli occhi. «Tu hai i suoi stessi occhi.»

Quando vide il suo sguardo per un istante Fred ebbe paura, non avrebbe dovuto cambiare aspetto! Che gli aveva detto il cervello! Ma a danno fatto sostenne il suo sguardo con fierezza.
Igdard per un attimo lo fissò poi abbassò gli occhi «Ti consiglio di non assumere le tue sembianze di fronte a qualcun altro. Il nostro popolo odia i tuoi genitori, soprattutto Loki. Forse credo che solo il nostro re gli sia grato, in fondo lo ha fatto passare al trono prima di quanto potesse sperare uccidendo Laufey…»

Fece una pausa.

«Mi ricordo di quando tuo padre ha combattuto al villaggio. Ricordo che non aveva paura di nessun tipo di avversario. Doveva avere un buon motivo per combattere così e infatti doveva difendere suo figlio…te.»

Fred stava in silenzio. 

«Mi tradirai?»

Il giovane lo guardò «No, ma solo se prometti di non usare mai la magia contro di me! Se sei il figlio di Loki sei di certo un mago.»

«Beh si e sono anche piuttosto bravo.» 

«Oh questo è un sollievo…» disse allora lo jotun avanzando di qualche passo verso di lui «perché nella caccia sei terribile!»

«Ehi!»

I due scoppiarono a ridere sciogliendo un po’ della tensione che si era accumulata in quei pochi attimi di rivelazioni e Fred tirò un sospiro di sollievo. 

«Siete fedeli al vostro re?» 

«Io lo ero, ma sai dopo che tu e i tuoi genitori ci avete fatto visita… Bylistr, l’altro fratello, si è sentito minacciato da Loki. Diceva che era tornato per riprendersi il trono e voleva vendicare Laufey. 

Helblindi però non voleva di certo una nuova guerra con Asgard e così…non si è fatto scrupoli a passare suo fratello da parte a parte con una lastra di ghiaccio. Allora abbiamo scoperto quanto il nostro re potesse essere spietato se si andava contro la sua volontà e il suo interesse e abbiamo imparato a temerlo quasi quanto Laufey.»

Fred tenne lo sguardo fisso in avanti per un momento. 

«Quindi il re sarebbe mio zio di sangue…mfp, ma non lo sento minimamente parte della mia famiglia»

«Oh insomma Fred si può sapere cos’è questa famiglia di cui non fai altro che parlare?»

Fred arrossì «Ecco sono le persone che mi hanno messo al mondo, quelle che mi vogliono bene sangue o non sangue. Sono coloro che ti supportano, che ti fanno sentire a casa e che ti amano e che tu ami anche se a volte ci litigi o non ci vai d’accordo. Tu non hai mai avuto una famiglia?»

Igdard si strinse nelle spalle.

«Ecco vedi da noi non esiste questa cosa che tu chiami “famiglia”.»

«E l’amore allora?»

Il giovane scosse la testa «Non so di che parli.»

Fred osservò di nuovo la fiamma davanti a lui. 

«Ecco è una forza potentissima che unisce due persone indissolubilmente e le lega profondamente» .

«Come due compagni di battaglia?»

«No, è diverso! Ecco si, come con un compagno di battaglia si genera fiducia nell’altro, ma l’amore non genera altra violenza. L’amore genera altro bene. Ti da forza, coraggio, fiducia…ti da la vita stessa.» 

Igdard sembrava non seguirlo, ma era comunque attento alle sue parole mentre osservava il fuoco  scaldare e tingere di rosso le sue guance. «Da noi non esiste questo amore. Qui le persone si scelgono un compagno o una compagna, nascono dei figli e la specie va avanti.»

«Ma scusa i tuoi genitori non…»

«Mi hanno messo al mondo. Mia madre mi ha preso tra le braccia e mi ha posto immediatamente in una cesta. Poi mi ha allevato mentre mio padre se ne andava per ciacciare. Penso che abbia avuto altri tre o quattro figli nel mentre, uno generato da lui stesso. Ogni tanto tornava e mi insegnava a cacciare e poi ripartiva, mia madre invece era un’abile tessitrice: da lei ho imparato a fare pellicce. Da piccolo vivevo nel villaggio dove sei stato anche tu, ecco perché mi ricordo di te e dei tuoi genitori. Ma erano terre buie e ogni volta c’era sempre una sorta di capo tribù a voler comandare, anche se fingevamo che non fosse così. Quello che ha ucciso tuo padre, Ibraham, era molto forte e anche molto prepotente, come tutti gli jotun del resto. Così da grande quando me ne sono andato a vivere da solo come gli altri ragazzi ho scelto un posto meno abitato come i Territori di Luce. Qui gli jotun sono un po’ più pacifici, ma siamo detestati dagli altri a causa di questo. Comunque viviamo per sopravvivere e riprodurci, niente di più.»

Fred abbassò lo sguardo: non aveva pensato che potesse esistere un mondo in cui non ci fosse amore… o comunque non nella sua vita…e come avrebbe potuto anche solo pensarlo quando i suoi genitori lo avevano amato dal primo istante?

«Me lo insegneresti?»

«Come?» disse riscuotendosi dai suoi pensieri. 

«Mi insegneresti l’amore?»

Fred arrossì un po’, stavolta non per colpa del fuoco «Ecco non è proprio una cosa che si insegna, per lo più si vive.»

«Oh, come un’avventura? Sembra complicato.»

«Si, credo che lo sia…» disse Fred tornado a guardare la fiamma e riassumendo piano piano l’aspetto jotun. 

 

Un mese dopo…

«Muoviti!»

«Non è così facile arrampicarsi sulle rocce ghiacciate!»

«Fa piano!» disse Igdard prendendogli un braccio e aiutandolo a salire sulla roccia dove lui si era arrampicato. 

Il cielo era terso anche quel giorno in quella parte di regno dove l’oscurità sembrava non regnare mai e la neve e gli alberi toccati dalla luce brillavano.

«Guarda Fred» gli disse indicando un punto davanti a lui «l’ho trovato! È quello l’amore?» Fred osservò un punto tra gli alberi dove scorse due fenici di ghiaccio che strusciavano la testa l’una contro l’altra.

«Si, direi che loro si amano. Si stanno come accarezzando.»

«Accarezzando?»

«Ecco» disse appoggiando una mano sul volto dell’altro «Questa è una carezza.»

Nel compiere quel gesto si perse per un momento nei suoi occhi rubino, ma ritrasse subito la mano.
«Oh…quindi non così?» e di scatto lo jotun appoggiò la fronte contro quella di Fred e ve la strusciò appena contro come aveva visto fare ai due animali. 

Fred arrossì a quel contatto, ma sorrise colpito dalla dolce ingenuità dell’altro.

«Si, anche così va bene…» 

«Vedi Fred? Posso imparare anche io cosa sia l’amore!» disse l’altro impettito, ma senza staccarsi da lui.

«Idiota…» scherzò Fred, ma in quel momento…

«Ma guarda guarda. Perdete il giorno a guardare le prede anziché a cacciarle?»

I due ragazzi si voltarono notando le nuove presenze, Rugu era apparso alle loro spalle con due soldati; dietro di lui Udras se ne stava in disparte appoggiato contro un albero.
I ragazzi discesero con cautela dalla roccia e si inginocchiarono. Rugu si avvicinò a Fred «In piedi!» ordinò con supponenza.
Fred si scambiò un’occhiata veloce con Igdard ed obbedì. Lo jotun lo osservò dall’alto «E così Igdard il cacciatore solitario ha finalmente trovato un compagno! Un po’ gracilino però!» Disse spingendolo e facendolo cadere, Fred lo guardò storto «Oooh il gracilino è offeso! Non guardarmi così ragazzo! Nessuno può guardarmi così» e lo sollevò per le braccia staccandolo da terra «Chissà fin dove posso farti arrivare se ti lancio da qui.»

«Rugu adesso basta.»

Udras si staccò dall’albero ed avanzò di un passo.
Fred riuscì a vederlo meglio e capì che anch’egli doveva essere giovane quanto lui (perlomeno in età jotun) ed Igdard o così dava l’impressione. Rugu invece sembrava avere una decina di anni di più.

«Ma Udras è così leggerino!»disse l’energumeno scuotendo un po’ Fred. 

«Mettilo giù cugino noi non trattiamo così i nostri sudditi.»

Il bestione lasciò cadere Fred a terra con così poca grazia che il ragazzo atterrò seduto.
Era intento a togliersi la neve da dosso quando vide una mano davanti a sé. Alzò gli occhi incrociando lo sguardo del principe.

«Ti chiedo perdono, Rugu purtroppo non sa dosare la sua forza.»

Fred lanciò un rapido sguardo ad Igdard e lo jotun annuì impercettibilmente; così Fred accettò quell’aiuto.

«Io sono il principe Udras e lui è mio cugino Rugu. E tu ti chiami Freduya vero?»

Il ragazzo annuì.

«Beh Freduya da dove vieni?»

«Da sud mio signore, dai confini del pianeta.»

Il principe lo osservò con attenzione poi gli prese il volto con una mano «Sei molto bello per venire da una terra desolata. Di solito chi arriva qua da lontano è deperito ed ha sofferto la fame. Tu invece sembri una creatura perfetta, quasi…di un altro pianeta» poi gli si avvicinò ad un orecchio e sussurrò suadente «E chissà quante altre sorprese da scoprire nascondi straniero.» 

A quelle parole Fred si paralizzò, ma il principe si scostò da lui e gli lasciò il volto «Peccato che io sia arrivato solo adesso ed Igdard ti abbia visto per primo. Ormai è la tua preda giusto cacciatore? E per la legge di Jotunheim non posso portarti via al tuo compagno.» Fred lo guardò interrogativo. «Certo sempre che Igdard non voglia concederti in dono a me» aggiunse poi.
Il silenzio calò nel gruppo poi la risata del principe lo spezzò «Sto scherzando! Dovreste vedervi adesso. Comunque Rugu perché siamo venuti? Ah si… cacciatore alzati!»

Igdard obbedì «Mio signore…uhm» non appena fu in piedi si prese un pugno nello stomaco da Rugu che lo costrinse a piegarsi sulle ginocchia. 

«NO!» Fred provò ad avvicinarsi, ma fu bloccato dalle guardie. 

«Bene bene. Ma guarda l’hai pure addomesticato a dovere! Sei bravo con le tue prede cacciatore.» Disse Udras soddisfatto. 

«Perché?!» chiese Fred furioso non riuscendo a trattenersi.

«Perché? Beh perché sono il principe e questo popolano ha osato prendere una cosa che poteva essere mia senza chiedere il permesso. Insomma guardati saresti un compagno perfetto e lui ti ha   tenuto tutto per sé, un vero egoista.» 

Intanto Rugu alle sue spalle se la ghignava perfido.
«Ad ogni modo sono venuto a dargli la possibilità di rimediare. Domani venite nell’arena di ghiaccio al mio palazzo. Se lui è il tuo compagno cacciatore non te lo porterò via senza seguire la legge. Se batterà Rugu avrete vinto altrimenti…» e fissò Fred intensamente «Direi che sarai un premio degno di un principe.» 

E così dicendo  Udras  richiamò i suoi con un gesto della mano e fece loro segno di seguirlo.
Rugu ghignò folle prima di seguire il cugino e con lui sparire tra gli alberi. 

 

Quando i quattro furono scomparsi alla loro vista Fred si chinò su Igdard e lo aiutò ad alzarsi.
«Stai bene?»

«Tranquillo ho retto pugni peggiori.» Disse il giovane tirandosi su. 

Fred allora lo guardò con rimprovero. 

«Perché non gli hai detto che non sono il tuo compagno?»

«Non è ti chiaro? Ti avrebbero portato via seduta stante.»

«NON È CHE COMBATTERE CON QUELL’ARMADIO GIGANTE SIA UN’ALTERNATIVA MIGLIORE!»

«Ma ti darà la possibilità di salvarti! Fred ascoltami Rugu è spietato ed è enorme, ma ha un cervello microscopico. La sua forza è nulla contro la tua intelligenza.»

Fred scosse la testa.

«Forse, forse dovrei chiamare mio padre…» disse toccandosi il medaglione sotto la pelliccia.

«Oh ma certo per farci uccidere tutti quanti!»

«Magari mio padre saprebbe cosa fare!»

«Si certo invitiamo il traditore di Jotunheim a farsi una gita, diciamo a tutti che è tuo padre e scateniamo una nuova guerra perché ti sottrai alla sfida lanciata dal principe!»

«Ma perché vuole me?»

«Perché Udras è un principe viziato e lui può avere tutto. Può fare sfoggio dei suoi giocattoli e buttarli via quando non gli servono più e andare avanti così all’infinito.» Igdard sospirò «Nel mio villaggio, quello in cui vivevo da bambino, c’erano molti giovani. Udras ne convocava uno a periodi alternati. Questi venivano condotti da lui e non facevano mai ritorno. Erano come, come oggetti da cambiare e quando era stanco Rugu li toglieva dai piedi, ma molti li ha uccisi lui stesso. E così io…me ne sono andato e mi sono ritirato qui.»

Tacque un istante. 

«Fred lui è il principe e può avere tutto quello che vuole, ma non questa volta, non se combatti!»

«Se è come dici perché non mi ha preso e basta?»

«Perché pensa davvero che tu sia il mio compagno e questo è l’unico modo per fare le cose secondo la legge. C’è un codice che lo vincola! Non può avere né me né te se prima non batte uno di noi due. Ma in questo caso…ha lanciato la sua sfida a te! Questa è l’unica cosa che può decidere e, senza offesa, ma credo lo abbia fatto perché è convinto che tu abbia meno possibilità…In ogni caso non penso ti farà uccidere se vuole averti per lui…»   

Fred strinse di più il medaglione.

«Allora cosa devo fare?!»

«Combatti Fred! Questa è la legge di Jotunheim.»

 

Se solo ci fosse stata Kate si ritrovò a pensare Fred mentre il giorno seguente si dirigeva in groppa a Jambo all’arena del palazzo.
Si era fatto coraggio e aveva deciso di accettare la sfida, non che avesse molte alternative, ma in fondo era stato lui a volere quell’avventura e doveva assumersene tutti i pro e i contro.
Comunque non sarebbe stato solo: Igdard che guidava la loro cavalcatura lo avrebbe accompagnato.
Il cielo era grigio sullo spazio all’aperto e il vento batteva forte portando con sé ghiaccio e neve. L’arena era enorme e vuota e le gradinate erano formate solo da rocce dure come il terreno in pietra.
Fred discese da Jambo ed entrò seguito da Igdard. Il principe e il suo combattente li aspettavano al centro.

«Ben trovati! Dormito bene?»

Chiese Udras con una nota di scherno nella voce. 

«Allora quali sono le regole?» domandò Fred senza tanti giri di parole.

«Non ci sono regole. Ogni sfidante può usare qualunque mezzo ritenga necessario. Gli spettatori non possono in alcun modo intervenire.»

«Questo vale per entrambe le parti immagino» disse Fred lanciando un’occhiata d’intesa al principe che ghignò.

«Ma certo, avete la mia parola. La sfida finisce quando uno dei due crolla esausto. Non voglio che si versi sangue inutilmente.» 

Fred guardò Rugu che aveva tutta l’aria di uno che l’avrebbe fatto crollare, si, ma con le ossa rotte. 

«Preparatevi avete due minuti.»

Fred si girò verso Igdard, si tolse la pelliccia e gli diede il suo amuleto. Aveva deciso di allarmare i suoi genitori solo in caso di assoluta necessità ed riuscito a mantenere il più possibile la calma mentre lo indossava.

«Tienilo lontano da me o mio padre saprà che sono in pericolo.»

«Lo farò…»

Fred gli sorrise nervoso e si girò. Non era la prima volta che combatteva, era già capitato che avesse affrontato qualche battaglia con i suoi genitori e suo nonno, ma lì aveva loro a guardargli le spalle.
Stavolta sarebbe stato solo e quella consapevolezza gli faceva paura, ma avrebbe lottato fino in fondo per la sua libertà. 

«Fred…» lo richiamò l’altro «ricorda: non puoi batterlo con la forza dei muscoli, perciò usa la TUA forza!»

Fred capì al volo quelle parole e dopo avergli sorriso si girò verso l’avversario.
Il principe, Igdard e i pochi jotun appena accorsi uscirono dall’arena per posizionarsi sulle rocce che la circondavano. Poi il principe parlò. 

«Rugu figlio di Bylistr e Freduya delle terre del sud quest’oggi voi, per volere dei nostri antichi padri e della legge di Jotunheim, combatterete. Freduya se vinci sarai suddito libero di Jotunheim, se perdi…» e assottigliò lo sguardo «sarai il mio premio.»

In quel momento degli spuntoni di ghiaccio circondarono l’area di combattimento in modo che gli sfidanti non potessero scappare. 

«Si dia inizio al combattimento!»

A quelle parole Rugu sfilò da dietro la schiena due pugnali di ghiaccio con tre punte e si avventò su Fred, il ragazzo schivò l’attacco per un soffio, ma l’altro si girò velocemente e riuscì a graffiargli il torace.
Lo jotun ghignò e guardò velocemente verso il principe che lo ricambiò con rimprovero. Del resto Fred era il suo trofeo e sperava di vincerlo alla fine del combattimento…possibilmente vivo ed in buone condizioni.  
Fred accusò il colpo mentre l’altro lo guardava soddisfatto e avvicinava i pugnali sporchi di sangue alla bocca. A Fred salì la nausea solo a vederlo.
Era chiaro che con i muscoli non avrebbe mai vinto perciò doveva usare la sua forza, quella in cui era davvero bravo!
Il ragazzo si concentrò mentre l’altro gli si avventava contro per un nuovo attacco, ma una lastra di ghiaccio si parò di fronte allo jotun bloccandogli il passaggio sul davanti. Poi ne spuntarono altre due ai suoi lati ed una alle spalle chiudendolo come tra quattro mura.
Tutti gli jotun seduti si sollevarono dalle rocce emettendo grida di stupore. Anche Udras si alzò, stupito ed affascinato da quella scoperta allo stesso tempo.
Igdard invece sorrideva; era sicuro che Fred sapesse usare la magia, lui era il figlio di Loki e come lui un mago: la sua forza era la magia stessa.
Fred respirò profondamente pensando di aver momentaneamente messo in trappola l’avversario  ma…

«Uahhhh!»

Lo jotun con un enorme balzo uscì dall’alto dalla sua prigione di ghiaccio scagliandosi su Fred. L’attacco costò al ragazzo una ferita al petto ed una al ventre.

«Lo sai è un peccato che tu non ti voglia arrendere» disse Rugu dando un calcio a Fred mentre si tastava la ferita alla pancia da cui il sangue caldo aveva cominciato ad uscire. «Mio cugino mi ucciderà se rovinerò tanta perfezione, ma d’altra parte questo è un combattimento in piena regola! E poi chissà magari passerò anche al tuo amico!» 

Fred lo guardò con odio e lanciò un nuovo incantesimo: dalla roccia si formò un enorme serpente di ghiaccio che sibilò minaccioso lasciando tutti i presenti a bocca aperta, Rugu compreso. Il serpente poi scattò verso di lui avvolgendolo tra le sue spire: il suo corpo si ritrovò bloccato in una prigione di ghiaccio. L’avversario si dimenava con tutte le sue forze, ma Fred sembrava deciso a non diminuire la potenza  del ghiaccio.

«TU USI LA MAGIA E NON COMBATTI! CODARDO!» Gli urlò contro il gigante.

Ma Fred aveva una luce folle negli occhi, non avrebbe permesso né a quel guerriero né al principe di far loro altro male.
Continuò a mantenere l’incanto fino a che l’altro iniziò a respirare a fatica ed infine a corto di ossigeno Rugu…svenne.
Fred abbassò le mani, il respiro pesante e il petto che si alzava e si abbassava a fatica. Quell’incantesimo gli era costato parecchia energia, ma forse era salvo.
Nel mentre gli jotun spettatori iniziarono a gridare ed insultarlo, ma lui non li sentiva nemmeno. 

«Basta così!» 

La voce di Udras risuonò forte nell’arena. Fred si girò verso il principe e sostenne il suo sguardo «E così tu sei un mago Freduya?»

«Lo sono maestà.»

Udras annuì. 

«Hai usato la tua magia in maniera magistrale, complimenti.»

Il ragazzo gettò un rapido sguardo al serpente e allo jotun che vi giaceva svenuto, poi tornò al principe. 

«Così sembra…perciò immagino che dovrete trovarvi qualcun altro per soddisfare le vostre necessità maestà!» disse carico di disprezzo. 

Udras tirò le labbra in un sorrisetto. 

«Ebbene pare che questa volta la vittoria sia tua…» disse muovendo appena le dita dietro la schiena convinto che nessuno lo vedesse, nessuno tranne Igdard.
Nel mentre il ghiaccio in cui era avvolto Rugu scricchiolò, gli occhi dello jotun si aprirono diventando neri come la pece. «O forse…No!»

«FRED ATTENTO!»

Fred non fece in tempo a voltarsi che il ghiaccio s’infranse e Rugu gli fu vicino: con un colpo alla pancia lo scaraventò diversi metri più avanti. Nonostante il dolore gli annebbiasse la vista a fatica aprì gli occhi incontrando quelli ora stranamente neri dello jotun che con un urlo gli corse incontro. Fred tentò di concentrasi, ma il colpo gli aveva tolto il respiro. Cosa poteva…
Quello che accadde dopo fu indipendente dalla sua volontà.
Jambo saltò nell’arena e preso Rugu tra i denti lo strinse scrollandolo con violenza.
Poi lo scagliò via con talmente tanta forza che lo jotun si andò a conficcare dritto di schiena negli spuntoni di ghiaccio che ne bloccavano l’uscita.
Non un urlo, non un grido solo quegli occhi che nessuno poté vedere, ma che da neri tornavano rossi e si posavano prima sul ghiaccio nel petto senza capire cosa fosse accaduto, poi sul volto del principe che senza essere visto tirò le labbra in un sorriso…
Allora Rugu si bloccò, la testa cadde in avanti mentre il sangue scendeva piano sul ghiaccio e colorava il pavimento di pietra dell’arena.
Gli jotun si fecero di colpo aggressivi, Jambo si parò davanti a Fred mentre Igdard lo raggiungeva.

«Fred dobbiamo andare via di qui.»

Il ragazzo ancora debole lo guardò appena, ma annuì con la testa; un istante dopo però i due si ritrovarono circondati, mentre il principe dal canto suo non mosse un passo per fermare i suoi sudditi.
D’improvviso un altro midchir, più anziano di Jambo e col pelo grigio scuro, saltò nell’arena. «UDRAS!»
Re Helblindi raggiunse il figlio sulla sua cavalcatura e lo fronteggiò «Che cosa stai…» il suo sguardo si fermò sul corpo del nipote conficcato sul ghiaccio per poi spostarsi sui due ragazzi ancora a terra nell’arena tornando poi sul figlio e facendosi severo. 

«Come hai osato indire un duello senza il mio permesso?!»

«Non ho bisogno del tuo permesso per ottenere ciò che voglio con una sfida! È scritto nella legge.»

«La legge dice che il RE deve essere a conoscenza di tale duello per approvarlo o meno! Tu hai infranto la legge e guarda cos’è successo a Rugu?!»

«Padre il duello era finito! Sono stati lui e la sua sete di sangue a ricominciare!»

«Non importa cosa è stato! Mi hai disobbedito deliberatamente e sarai punito per questo. In quanto a voi due…» e i suoi occhi si fecero sottili mentre li guardava. I vincitori sostennero quello sguardo. «Avete vinto la vostra libertà, siete liberi di andare. Sparite adesso!»
I due annuirono con un cenno del capo; Igdard aiutò Fred a salire su Jambo e salì dietro di lui, ma rivolse comunque un ultimo sguardo verso il principe che lo fissò con aria di sfida: quella non era certo la fine della guerra. Poi incitò Jambo e i due ragazzi sparirono alla vista del re e della sua corte. 

 

«Fa piano, fa piano.» 

«Mi fa male!»

«Lo so, lo so Fred, ma devi fare piano, ecco così sdraiati.»

Igdard accompagnò il corpo dell’altro a sdraiarsi sul giaciglio davanti al fuoco: aveva un enorme livido sull’addome che gli rendeva difficile muoversi liberamente senza provare dolore. 

«Igdard cos’è successo? Rugu era svenuto come ha potuto liberarsi?»

Il giovane jotun prese una pietra messa vicino al braciere a scaldare e l’avvolse in una stoffa grezza per poi poggiarla sul livido dell’altro.

«È stato Udras.»

«Come?»

«Deve aver usato la magia. Gli ho visto muovere le dita dietro la schiena ed un istante dopo…Rugu ti era addosso.»

Fred ci pensò un attimo.
«Ho visto i suoi occhi, erano neri come la notte…»

«Io…io credo che lui volesse che le cose andassero così…»

«Cosa vuoi dire?»

Igdard sospirò «Vedi quando uccise suo fratello Helblindi adottò Rugu, ma lo fece per un motivo preciso. Gli fece credere che la morte di suo padre avesse avuto un senso perché in realtà Bylistr voleva una guerra inutile e così si guadagnò la sua lealtà, ma c’è dell’altro. Devi sapere che Udras è sempre stato visto come il figlio ecco debole e gracilino del re, non è un gigante forte come gli altri. Certo ha coltivato il dono della magia, ma in quanto a forza fisica non è mai stato un granché. Al re serviva qualcuno che fosse talmente tanto fedele al figlio da difenderlo a qualsiasi costo per proteggerlo, persino sacrificarsi per lui…ma Rugu col micro cervello che si ritrovava ultimamente aveva iniziato ad essere l’ombra del principe e credo anche che Udras temesse che un giorno gli avrebbe usurpato il trono o peggio…che l’avrebbero ereditato insieme…»

Fred esitò «Intendi come…compagni?»

«Si, vedi il re ha sempre detto che Rugu era un grande combattente e dopo le infinte scorribande di Udras forse si era convinto che non ci fosse compagno migliore per lui o almeno così ho sentito. Con la sua forza fisica e col cervello di Udras quei due sarebbero stati una coppia perfetta, poco conta che fossero parenti stretti…credo che Rugu ne fosse all’oscuro mentre il principe sospettasse di questo disegno del padre. Probabilmente non stava che aspettando l’occasione giusta per liberarsi del cugino ed evitarsi il suo destino»

«È terribile…»

«Si lo è, ma in fondo Jotunheim non conosce pietà. Sarà già tanto se dopo oggi ci lasceranno in pace. Aspetta ti aiuto»

Fred aveva cercato di sollevarsi sui gomiti, ma faceva molta fatica. L’altro lo sorresse con un braccio mentre con l’altro tenne premuto il fagotto di roccia calda sul suo ventre. Fred fissò per un  attimo la mano dello jotun che teneva il fagotto poi incontrò i suoi occhi «Credevi che ce l’avrei fatta oggi?»

«No Fred, ero sicuro che ce l’avresti fatta! Sapevo che la tua magia e il tuo cervello ti avrebbero aiutato.»

I due si sorrisero «Però ad un certo punto…ho avuto paura.» Ammise lo jotun.

Lo sguardo di Fred divenne interrogativo. 

«Quando Rugu ti ha ferito la seconda volta ho temuto che la sua sete di sangue sarebbe andata oltre…» tacque un istante continuando a guardarlo «comunque è andato tutto bene.» Sentenziò abbassando gli occhi. 

Fred annuì, ma una fitta improvvisa gli fece uscire una smorfia di dolore.

«Così stai scomodo, aspetta» lo jotun si mise dietro di lui e lo circondò con le braccia «Ecco appoggiati a me.» 

Fred arrossì un po’, ma il giaciglio era duro, il ventre gli faceva male e l’altro era un buon sostegno. Così si appoggiò comodo contro il suo petto.
«Uhm sai saresti un ottimo compagno nel mio mondo…in ogni caso sei un ottimo finto compagno anche qui»

L’altro sorrise ed arrossì non visto. 

«Beh, ma questo Udras non lo sa  e almeno così dovrebbe finalmente lasciarci in pace.»

«Mmm lo spero… Ah ah sai prima, quando il re gli ha promesso una punizione, ho pensato a mio  padre quando punisce Kate…se non fossimo stati in quella situazione sarei scoppiato a ridere.»

«Ah a proposito, questo» disse porgendogli il medaglione «è tuo…»

«Oh grazie, meno male che non l’ho indossato o mio padre sarebbe arrivato di corsa.» Scherzò.

«Deve volerti molto bene…»

«Si è così, credo che se mi accadesse qualcosa lui…lui ne morirebbe.»

Lo jotun lo ascoltava in silenzio.

«Se-senti Fred ti-ti va di parlami ancora della tua famiglia?»

«Uhm?»

«Raccontami ancora di quella volta in cui hai trovato quel tuo mini midchir che vive con te, com’è che si chiama?»

«Ahah si chiama Trick ed è un midchir molto molto più piccolo di Jambo.»
I due passarono la serata tra i racconti di Fred mentre fuori Jambo faceva la guardia alla capanna e la neve cadeva piano nella notte. 

 

Qualche settimana più tardi 

Se c’era una cosa che Fred aveva imparato di Igdard in quei mesi trascorsi insieme era che quando l’altro si fissava in testa di acciuffare una preda non demordeva per niente al mondo.
In questo era come Kate, determinato ad ottenere quello che voleva e a non arrendersi mai.
Quella sera dopo aver dato la caccia ad una sorta di velocissima lepre dei ghiacci, che a sentire Igdard aveva una carne buonissima e un manto molto soffice, Fred si sentiva esausto così si lasciò cadere e si allungò sul suo giaciglio vicino al fuoco.

«Uhm sono distrutto.» 

«Oh avanti quanto ti lamenti!»

«No, ma sei serio?! Mi hai fatto penzolare a testa in giù da una roccia, correre per quaranta minuti e fatto rotolare in mezzo a dei cespugli per tenere ferma quella povera bestia! Che poi io dovrei studiare gli animali, non cacciarli!»

«Si, ma dovrai pur vivere di qualcosa no? E credimi con questo freddo non ti basterebbero pesce, bacche e radici!»

«Uhm…»

«Dai domani ti porto a vedere i laghi ad est contento? Così magari avvisti un nuovo esemplare sconosciuto e non mi stressi perché ti tengo un po’ in allenamento.»

«Idiota» rise Fred che da steso gli allungò leggero un calcio mentre l’altro gli passava accanto. 

«Mm il fuoco è debole stasera…Vuoi che lo attizzi con la magia?»

«No, c’è della legna poco lontano dalla capanna, se dovesse fare troppo freddo mi alzerò per prenderla. Avanti dormiamo adesso.»

«Notte Ig»

«Yaaaawn notte Freddi.»

Fred spalancò un attimo gli occhi e guardò l’altro mentre si stendeva sul giaciglio. Erano mesi che non si sentiva chiamare così da qualcuno. Improvvisamente avvertì un senso di nostalgia. Quasi aveva perso il conto dei giorni e non sapeva nemmeno che data fosse: i suoi genitori gli mancavano e avrebbe dato qualunque cosa per stare un po’ con loro, ma si era ripromesso di stare via per un intero anno. Strinse tra le dita il medaglione di suo padre e lentamente scaldato dal tepore del fuoco chiuse gli occhi.

Era notte fonda ormai e il freddo invadeva la capanna più pungente del solito.
Fred tremava appena, così si strinse un po’ nella sua pelliccia, quando d’improvviso…
«Fred.» Fred si riscosse. Il fuoco accanto a lui era spento e Igdard lo stava scuotendo piano «Svegliati avanti.»

«Ig è notte fonda.»

«Eddai vieni con me. Voglio mostrarti una cosa.» 

Fred sbuffò, ma si tirò su e lo seguì. Il giovane jotun lo condusse fuori nella notte. Jambo dormiva profondamente accanto alla capanna e nemmeno si accorse del loro passaggio. 

«Dove stiamo andando?»

«È una sorpresa!»

«Yaaawn Ig ho sonno!»

Camminarono per dieci minuti buoni fino ad arrivare in un piccolo spiazzo in mezzo agli alberi. Non c’era nulla se non il cielo scuro sopra le loro teste.

«Allora cos’è che volevi mostrami?» 

«Voltati e guarda verso l’alto.»

Fred obbedì, ma non vide nulla se non il buio «Quindi?»

«Aspetta…eeee ora.»

In quel momento una strana scia di luce blu percorse il cielo illuminando tutto di un’aura azzurrina. Gli alberi ghiacciati risplendettero e brillarono mentre la luce invadeva lo spazio creando un’atmosfera magica. Fred trattenne il fiato.

«Wow Ig che cos’è?»

«Un’aurora celeste, appare solo nelle notti più fredde.»

Il ragazzo era rapito da quello spettacolo «Bellissimo…»

«Si.» disse l’altro avanzando dietro di lui «Si lo sei…»

Fred si girò di colpo con gli occhi sgranati per lo stupore. 

 

La porta della capanna si aprì piano. Il fuoco era spento. Si avvicinò piano nel buio, ma non avvertì nessun respiro. Si guardò intorno.

«Ma dove…?»

Toccò il terreno e avvertì delle orme, ma non una sola coppia…erano due ed erano fresche.

«No!» si diresse di corsa fuori. 

 

«Co-come hai detto?»

Il giovane jotun continuò ad avanzare piano nella sua direzione «Ho detto…» disse facendoglisi vicino e guardandolo «Che lo sei. Sei bellissimo Fred.»

Fred arrossì di colpo e abbassò lo sguardo «Ok bello scherzo, è perché ti ho detto che assomigli ad un kutkat imbufalito quando una preda ti sfugge?»

«Perché? Io trovo che tu lo sia davvero»

«Ig smettila adesso.» Rispose l’altro un po’ impacciato.

Ma lo jotun non demorse gli si parò di fronte e gli scostò la treccia di capelli portandogliela dietro le spalle «È quello che provi anche tu non è vero?» continuò prendendogli i fianchi un po’ rudemente. Fred si sentì avvampare, ma incatenò gli occhi ai suoi. «Se non è vero allora coraggio, dimmi che non è così…»
Rimasero a fissarsi qualche istante in quella luce e in quell’atmosfera così particolare intorno a loro. Per un istante Fred credette di trovarsi in un sogno.  

«Ig io non lo so…»

«Perché no?» chiese l’altro interdetto.

«Perché non-non so se questo è davvero…»

«Amore? Beh…» Fece scivolare una mano lungo la sua spalla e sotto la sua pelliccia toccando appena il medaglione mentre con l’altra se lo stringeva di più contro: una stretta forte, imperativa, non propriamente da lui. «Forse dovremmo…» sussurrò quasi sulle sue labbra «scoprirlo insieme.» 

Fred sentì le palpebre farsi pesanti mentre un’irresistibile energia lo attirava verso quelle labbra morbide. Socchiuse gli occhi e si avvicinò.
L’altro sorrise appena e si sporse verso di lui «Credimi, è quello che vuoi…» 

Le labbra erano ormai pericolosamente vicine, ma in quell’istante una freccia sibilò vicino alle loro orecchie e si conficcò nell’albero dietro ad Igdard. I due si bloccarono.

«Togligli le mani di dosso o la prossima te la conficco dritta in mezzo agli occhi!»

“Ma questa voce!”

Fred si girò congelandosi «Ig…» ebbe appena la forza di pronunciare.

«Mi hai sentito?! Lascialo immediatamente!»

«Oh per i padri antichi sei così possessivo Igdard.» Fred si girò di colpo verso l’altro che ancora lo stringeva e rabbrividì.

La voce diversa e il corpo improvvisamente cambiato…Udras lo teneva stretto e aveva sulla faccia un ghigno soddisfatto «Ciao Fred, sorpreso?» 

Fred si scostò immediatamente ed incredulo indietreggiò fino a raggiungere Igdard, quello vero, e si nascose dietro di lui.
«Bastardo!» sussurrò lo jotun. 

«Oh avanti non fare il geloso Ig, non ci siamo mica baciati…per colpa tua» disse supponente. 

Igdard tese l’arco «Devi lasciarlo in pace!»

«Lasciarlo in pace? Oh ma certo volevo solo… avere la soddisfazione di baciare il figlio di Loki prima di te.»

I due si gelarono, ma Ig rimase fermò «Come sai che?» 

«Un bellissimo straniero salta fuori dal nulla nei Territori di Luce e padroneggia perfettamente la magia, ma è evidente che non ha niente a che fare col nostro mondo. Indossa un medaglione magico che emana un’energia potentissima, credevi che non lo avrei percepito anche se lo nascondi? A proposito…» disse alzandolo alto tra le mani «il verde non è il colore di tuo padre… Fred?» 

Fred si tastò il braccio agitato non trovando quello che cercava «Ma come…?» 

«Oh avanti credevate davvero che non l’avrei scoperto? E se non sbaglio quindi siamo persino parenti! Pensa che bella coppia potremmo essere…»

«Non mi farei nemmeno sfiorare da te!»

«Pochi istanti fa non sembrava così, ma forse in effetti non sono… il tuo tipo.» Disse guardando verso Igdard. 

«Udras vattene, Fred ti ha già sfidato per la sua libertà!»

«Oh e si è difeso anche egregiamente purtroppo però mio padre… non ha gradito la mia sfida clandestina e così ha deciso di negarmi la MIA libertà. Sono settimane che sono chiuso tra quattro mura di ghiaccio sempre circondato da guardie! E tutto per aver voluto decidere della mia vita  da solo senza seguire la sua volontà e i suoi progetti.»

«Avevi ragione» sussurrò Fred a Ig.

«Ma siccome non mi piace perdere credo che ti sfiderò di nuovo cacciatore, qui e ora e stavolta la sfida sarà tra noi due. L’unico limite sarà… la morte!»

Ig tese di più l’arco «Coraggio fatti avanti!»

Udras fece spuntare dal nulla punte di ghiaccio e le lanciò contro i due giovani, ma Fred innalzò uno scudo e riparò entrambi.
Ig scagliò una freccia poi un’altra e un’altra ancora, ma il mago le schivò tutte con agilità, tranne per l’ultima che gli si piantò in una spalla. Guardò Igdard con occhi carichi di odio, ma l’altro lo fissò con sfida.
Con la sua magia gli alberi intorno a loro presero vita e Igdard si ritrovò i polsi bloccati da lunghi rami, ma Fred prontamente li spezzò con un incantesimo.
Si poi voltò verso Udras che lo fronteggiò «Se non ti è chiaro stiamo combattendo per te e gli spettatori non possono intervenire!» e mossa la mano una serie di rami avvolsero anche lui sollevandolo da terra. «Perciò fatti da parte figlio di Loki o non avrò pietà.»

Mentre Udras osservava soddisfatto Fred tentare di liberarsi non si accorse che Igdard aveva fatto spuntare una spada di ghiaccio e gli era corso incontro: lo schivò, ma non del tutto, tanto che l’altro riuscì a ferirgli il viso. Il mago si toccò la ferita e vedendo il sangue si infuriò, fece spuntare anche lui una spada a due punte ed iniziò a combattere contro l’altro.
Fred intanto era costretto a guardare la scena impotente mentre cercava di liberarsi dalla stretta dei rami. Si concentrò e con un incantesimo spezzò anche quelli cadendo a terra.
E allora lo vide: vide Ig combattere con tutto sé stesso e assestare diversi colpi all’avversario, l’altro difendersi ed infuriarsi sempre di più fino a che un ramo non afferrò un piede di Ig e lo trascinò a terra esattamente sotto la spada di Udras che senza alcuna pietà gliela conficcò nel pettorale destro.
Igdard urlò di dolore, Fred gridò…l’altro invece sorrideva folle mentre estraeva la spada e si preparava per un altro affondo, ma fu allora che Fred scatenò del tutto i suoi poteri.
Dalla terra sputarono catene di ghiaccio imprigionando le mani e piedi del mago trascinandolo fino a lui e quando il mago provò ad alzarsi fu costretto in ginocchio.
Tra le mani di Fred comparvero due pugnali di ghiaccio «TU!» iniziò ferendolo al viso «TU la pagherai per tutto! Per Ig, per avermi imbrogliato, per tutto questo!» accompagnava ogni parola con un taglio deciso al viso, al petto, al costato del nemico. Era fuori di sé dalla rabbia, era accecato. 

Poi si fermò: l’altro in ginocchio davanti a lui sanguinante e piegato…rideva «Tutto qui figlio di Loki? Ti credevo migliore di così…» disse alzando lo sguardo e sfidandolo.

Fred strinse i pugni e lo fissò con occhi pieni di rabbia. Poteva vendicarsi, poteva finalmente toglierlo dai piedi, ma era davvero migliore, anche se non nel senso che l’altro intendeva.

«Si…si è così.» Disse abbassando i pugnali «E anche di te.» Concluse voltandosi, ma l’altro continuò provocatorio.

«Ahahah sei persino più debole di tuo padre! Non sei come lui! Non hai nemmeno il coraggio di uccidere chi ti ha fatto del male! Ho letto la tua mente mentre dormivi sai? Ho sentito i tuoi sentimenti, ho visto cosa provi per quel ragazzo, ho percepito la tua paura di trovarti in questa terra lontano da chi ami….poco male…quando anche il tuo cacciatore morirà  ti ritroverai da solo!»

Non seppe quale sentimento lo spinse… forse la rabbia, la paura o il dolore, ma un istinto folle lo fece ridestare. Strinse di più uno pugnali di ghiaccio che aveva tra le mani e voltandosi con un grido di rabbia lo conficcò nel petto dell’altro che gridò a sua volta prima di bloccarsi e spirare con il pugnale conficcato nel petto.
Il sangue caldo colò sulla mano di Fred che si staccò mentre la testa dell’altro ricadeva in avanti con gli occhi ormai vitrei e vuoti.
Le catene scomparvero ed una grossa folata di neve circondò il corpo del suo nemico dissolvendolo al suo interno. L’unica traccia che rimase del suo passaggio furono le tracce di sangue a terra e il medaglione di Loki che Fred raccolse come fosse un’automa.

«Fr-Fred!» 

Fred si riscosse di colpo e raggiunse il giovane jotun ferito inginocchiandosi accanto a lui. 

«IG sono qui, stai calmo.»

L’altro si aggrappò a lui «Fred non-non mi lasciare da …» poi esausto chiuse gli occhi.

«IG! Non dormire ti prego! Non dormire…» ma le sue parole divennero per l’altro un lieve sussurro. 

 

Qualche ora più tardi Igdard aprì gli occhi, ma si sentiva debole e sudato «Resta sdraiato» gli disse Fred che gli era vicino. Un medico jotun gli stava cicatrizzando le ferite.
«Non sento dolore, perché non sento dolore?!» Chiese in panico il cacciatore.

«Ho lanciato un incantesimo sulla tua pelle, per un po’ non sentirai male, ma non durerà a lungo.» 

L’altro lo guardò per un istante poi nuovamente chiuse gli occhi.
Quando li riaprì vide appena che una fascia gli avvolgeva il petto, il medico non era più su di lui e la sua testa era sollevata da qualcosa. Sollevò gli occhi ed incontrò quelli di Fred.

«Scusa le mie ginocchia non sono un buon cuscino, ma avevo paura che fossi scomodo. Però hai dormito tutta la notte e quasi tutto il giorno. Tra-tra poco comunque partirò, devo trovare i fiori di Vimur o ci vorrà molto tempo prima che ti riprenda. Ma anche se non li trovassi…Tornerò subito al tuo fianco.» 

«Fr-Fred no! Tu…»

Ma Fred lo interruppe «Sono qua, non me ne vado.» 

Prese una pezza bagnata per detergergli la fronte, ma l’altro gli bloccò la mano.

«Va-vattene via!…Gu-guarda cosa mi hai fatto.»

Fred si paralizzò «Io, io non…»

«Non sarebbe successo se-se…» lo jotun strinse gli occhi dalla fatica o forse da qualcos’altro «Ti-ti ho visto tra le sue braccia!»

«Cosa? No Ig, ti-ti sbagli mi ha imbrogliato!»

Lo jotun rise amaro «Tu-tu sei, tu sei un ingenuo! Credevi di venire a Jotunheim per-per fare scoperte? Qui si lotta Fred, qui si combatte…si-si imbroglia! Non-non c’è civiltà. Perciò va-vattene! Non ti voglio vedere più!» E si scostò da lui respirando a fatica, dandogli le spalle. 

Fred lo guardò un momento trattenendo il respiro poi sospirò «Beh sei proprio un testardo, ma ti rivelerò un segreto…i sensi di colpa non funzionano con me. Perciò tu adesso riposi ed io vado a cercare quei fiori.» E così dicendo si alzò. «Farò presto vedrai.» 

L’altro restò in silenzio, ma aveva gli occhi sgranati. Sentì Fred che lasciava la capanna e poi crollò di nuovo.
Fuori era quasi buio e il vento batteva forte, ma a Fred non importava: doveva trovare il fiume Vimur. Tanti anni prima aveva raccolto solo una piccola manciata dei fiori che vi crescevano, ma sapeva che anche pochi potevano essere miracolosi. Salì su Jambo e si strinse forte alla sua pelliccia: era la prima volta che lo cavalcava da solo. 

«Ig ha bisogno di noi amico mio, portami al fiume Vimur.»
Come se gli avesse letto nel pensiero la bestia prese una direzione correndo più veloce che poté. 


Ore dopo i due erano ancora in viaggio e Fred iniziava a temere che non sarebbero mai arrivati. La sua testa era piena di domande: cosa avrebbe fatto il re quando suo figlio non sarebbe tornato a palazzo? Se Udras sapeva che era il figlio di Loki anche qualcun altro aveva dei sospetti? Ma più di tutti il pensiero che Igdard non potesse farcela…
Non glielo aveva confessato, ma era grave e aveva assolutamente bisogno di quel rimedio…incitò di più Jambo e i due continuarono nella loro corsa per almeno altre due ore prima di arrivare sulle sponde del fiume.
Fred discese di corsa da Jambo e si guardò intorno, ma non sembrava esserci nessuno. Si avvicinò all’acqua e vi immerse un piede, ma si accorse che la corrente era molto forte e lo ritirò.
La prima volta che aveva trovato i fiori era stata una coincidenza ed era stato fin troppo facile, ma adesso non sapeva dove cercarli in mezzo a quel fiume.
Scosse la testa: tutta la tensione e la paura della notte precedente stavano affiorando in lui…tutti i sentimenti che non si era potuto permettere di provare stavano tornando a galla. Non vi badò.
Immerse di nuovo un piede nell’acqua, ma la corrente era così forte che scivolò e cadde nel fiume venendo trascinato via.
Si ritrovò ad annaspare nell’acqua, il fiato gli mancava e non riusciva a trovare un appiglio a cui aggrapparsi. Riuscì a riemergere e guadagnare dell’ossigeno e in quel momento qualcuno lo tirò fuori.
Jambo era saltato nel fiume, lo aveva preso tra i denti e l’aveva portato via di lì.
Appena riguadagnata la riva Fred si accasciò a terra sulla neve iniziando a tossire violentemente.
Per un attimo sentì freddo, un freddo che veniva da dentro. In quel momento la paura prese davvero possesso di lui.
Cosa stava facendo? Stava vivendo in un mondo dove chiunque si sentiva in diritto di usarlo come un giocattolo al servizio del proprio volere, dove si lottava per vincere la libertà, dove non esisteva l’amore!
E allora semplicemente…pianse.
Voleva tornare a casa e non sarebbe mai più partito. Era stato uno stupido a credere che avrebbe potuto affrontare una situazione del genere senza la sua famiglia. Strinse il medaglione del padre e chiuse gli occhi. Desiderò con tutto sé stesso trovarsi a casa, non sapeva nemmeno più che giorno fosse, poi…

“Fred,” non era possibile! Si tirò su di scatto disorientato. Sentiva la voce di suo padre, ma forse si stava sbagliando. «Papà? Dove sei?»

“Fred se mi senti…magari non mi sentirai, ma ci manchi molto.” Capì che la voce era nella sua testa. 

Il ragazzo si bloccò e mise le mani sulle orecchie come per sentire meglio. “È il primo Natale che passiamo senza di te e, non pensavo che sarei arrivato a dirlo per una festa di Midgard, ma è strano che tu non ci sia. Ci manchi, manchi a me” una stretta gli avvolse il cuore, era già Natale e lui non era lì con loro…“ma so che sta andando tutto bene e che starai vivendo tante avventure. Volevo comunque dirti…Buon Natale Freddi” una lacrima più amara delle altre lasciò gli occhi del ragazzo. Poi non sentì più nulla.

«No, papà ti prego.» Si concentrò di nuovo, ma non riusciva più a sentirlo. «Ti prego….»

Le lacrime tornarono violente e le ginocchia gli cedettero.
Jambo poco lontano da lui si scrollò l’acqua di dosso e anche se per lo più fradicio gli si avvicinò e lo circondò col suo corpo per scaldarlo il più possibile, un po’ come faceva Trick quando lui stava male e non voleva lasciarlo solo.
Ma Fred si sentiva inconsolabile.
Non si accorse nemmeno di quanto tempo trascorse in quella landa desolata…Cosa stavano facendo quel Natale? Avrebbe dato di tutto per saperlo. Si alzò con le lacrime che gli rigavano il volto e si accostò al fiume. L’acqua era in moto perpetuo, ma per un istante recuperò il suo aspetto Aesir e vi osservò il suo riflesso deformato. Guardò la sua immagine solo per vedere il profilo di Thor e gli occhi di Loki: gli mancavano i suoi genitori, come gli mancavano gli scherzi di Kate. Forse era quella la fine del suo viaggio, forse doveva solo tornare a casa…
Fu allora che una fenice di ghiaccio gli passò accanto e si posò su un albero davanti a lui. Fred la osservò: era una creatura elegante dalle piume di ghiaccio e il corpo candido. Il becco era quasi trasparente e gli occhi di un rosso cupo.
La trovò meravigliosa. Ed eccolo il ricordo del perché si trovava lì, su Jotunheim.
Gli animali, la sua passione, la scoperta, la vita stessa.
Ma era sufficiente? Cosa doveva fare? Si sentiva così combattuto…
In quel momento la fenice si alzò in volo ed accadde una cosa bellissima: non prese fuoco, ma aprì le ali e si dissolse in luccicanti cristalli di ghiaccio che brillarono nella notte cupa. Quei cristalli ricaddero poi su un ramo e da quel cumulo emerse un piccolo pulcino bianco.
Fred lo osservò rapito ed ebbe la risposta.
Doveva resistere e finire il suo viaggio, c’erano ancora troppe cose meravigliose da scoprire.
Guardò l’acqua sotto di sé: ormai il suo respiro era tornato regolare. Si chinò, si concentrò e vi guardò dentro “Mostrami i miei genitori”. Restò a fissare l’acqua in attesa di qualcosa, ma non succedeva nulla, poi improvvisamente la superficie divenne piatta e…

«Sicuro?» “Papà” non poteva crederci i suoi genitori erano davanti a lui in una stanza da letto, ma non era quella di casa loro. Ebbe voglia di chiamarli, ma si trattenne, non potevano vederlo così, aveva pianto, era scosso, li avrebbe solo spaventi. Fece silenzio e li guardò.

«Sicuro….E tu?» 

«Mi manca Fred, e se avesse bisogno di noi?» Il ragazzo li osservò trattenendo il respiro. 

«Tranquillo per quanto io odi ammetterlo nel fisico ha preso da te quindi sono sicuro che è perfettamente in grado di difendersi…Manca anche a me, ma sono sicuro che sta bene.» Fred rise con le lacrime agli occhi.

«Aspetta ho qualcosa per te».

In quell’istante però suo padre si girò verso lo specchio sorridendo appena prima di rigirarsi di colpo con gli occhi sgranati…ma Fred non c’era già più. Al primo sguardo di suo padre aveva chiuso gli occhi e annullato l’incantesimo.
Quanto gli mancavano, quanto avrebbe voluto essere lì con loro, ma averli potuti vedere anche per un solo istante… sospirò e si sentì finalmente felice. Quello fu davvero un meraviglioso regalo di Natale.
Tornò a guardare l’acqua ormai calmo.
Era lì per Igdard, Ig che non lo aveva mai lasciato solo, Ig che adesso stava male per aver combattuto per difenderlo, Ig che aveva bisogno di lui! Salvarlo, contava solo questo e così senza ulteriore indugio pensò al da farsi.
Si alzò e chiuse gli occhi riprendendo il suo aspetto jotun. Invocò un vento di neve e con enorme sforzo aprì l’acqua del fiume a metà. Subito riuscì a distinguere dei piccoli fiori sparsi sul letto del fiume, si concentrò di più portando tutta l’energia su una mano sola e con l’altra tentò un doppio incantesimo.
Voleva richiamare i fiori a sé, ma lo sforzo che stava facendo era tremendamente grande e quelli non sembravano volersi staccare dal terreno; allora si ricordò di tanti anni prima “solo uno jotun trasformato può trovarli e raccoglierli perché crescono nelle acque gelide del fiume.” 
Subito seppe cosa fare. Diede un ultimo sguardo al letto del fiume per localizzare un punto in cui si trovassero i fiori poi si rivolse a Jambo.

«Pare che dovrai salvarmi un’altra volta amico mio!»

Il midchir lo guardò confuso, ma Fred presa una ricorsa si lanciò verso i fiori mentre l’incantesimo finiva e l’acqua si riversava copiosa nel fiume. Jambo preoccupato saltava da una parte all’altra cercandolo con lo sguardo fino a che Fred non riemerse. Il midchir allora corse nell’acqua, lo afferrò per la treccia coi denti e lo trascinò con sé finché il ragazzo riuscì a riguadagnarsi la riva.
Riprese fiato e guardò il palmo della sua mano dove si trovava una manciata di fiori bianchi dalle punte colorate. Poi ancora bagnato salì in groppa all’amico e cavalcò di corsa verso il villaggio. 

 

«Ecco bevi.» disse Fred portando un coccio di liquido caldo alla bocca di Igdard ed aiutandolo a bere.

Lo jotun anche se debole bevve e tossì un po’.
«La ferita è profonda e temo che ci vorrà più di un infuso, ma sono sicuro che ti rimetterai presto.» Disse ancora mezzo fradicio.

«Se-sei tutto bagnato!»

«Beh sai mi sono buttato in un fiume per recuperarti i fiori! E tu che volevi mandarmi via…» scherzò Fred.

Igdard lo guardò. 

«Vi-vieni qui con me.»

Fred esitò un istante poi si sdraiò con lui sotto la grossa pelliccia che lo copriva.

«Perché non hai creduto alle mie parole?» Chiese Ig.

«Beh sai mia sorella ha tentato per anni di farmi sentire in colpa per qualsiasi cosa, letteralmente, così ho imparato che si, certe cose erano colpa mia, ma altre erano solo un vano tentativo per farle ottenere ciò che voleva…Kate non sa dire bugie, in questo non ha preso niente da uno dei miei genitori.»

«In effetti però… è davvero colpa tua stavolta…» disse l’altro stanco.

«Come scusa?» chiese Fred allarmato.

«Beh sai…diciamo che se avessi saputo che il bello e pericoloso era il tuo tipo ti avrei lasciato tra le sue braccia senza intromettermi.»

Fred si tirò su di colpo.

«Dici per prima? Guarda che non è come pensi! Mi ha imbrogliato!»

«E come ha fatto scusa?»

Fred avvampò di colpo.

«Vu-vuoi dire che non l’hai visto?»

«Io ho visto che te ne stavi tra le braccia di Udras, tutto qui…»

«NO! Lui ha beh…assunto l’aspetto di…qualcun altro.» Ammise infine Fred.

«Aaaah-ah mi chiedo proprio chi fosse per averti attirato fuori con l’inganno.» Disse l’altro facendosi leva sul gomito sinistro.

«Pe-però pare che quei fiori funzionino fin troppo bene! Fai già un sacco di osservazioni impertinenti!» Scherzò Fred, poi il suo sguardo si fece triste.

«Che c’è?»

«Ecco oggi sul mio pianeta si festeggia il Natale; è una festa dove è bello stare con…»

«La famiglia?»

Fred annuì appena.

«Tipico tuo» Igdard rise appena poi inchiodò lo sguardo al suo. 

«Fred tu-tu dovevi andare via…ci vorrà troppo perché io stia meglio….devi-devi fare le tue scoperte…e poi tornare a casa…dalla tua famiglia! Lasciami qui e parti domani stesso, mettiti di nuovo in viaggio»

«Non senza di te!» disse convinto Fred «E poi sai un criceto dei ghiacci potrebbe sempre tentare di uccidermi, potresti mai perdonartelo?» 

Il giovane jotun lo fissò coi suoi occhi rossi trovando quelli dell’altro carichi di qualcosa cui lui non sapeva dare un nome, ma che a dirla tutta…gli piaceva molto. Sorrise.
«No, non potrei mai.» 

 

E così passo un mese e poi un altro e poi ancora altri due. Igdard si era ripreso velocemente e aveva deciso di aiutare Fred con le sue scoperte.
Erano persino partiti con Jambo un mese intero raggiungendo territori sconosciuti anche agli jotun per tornare con nuove razze di animali che Fred poté documentare. Il ragazzo appuntava tutto quello che poteva, ma gli jotun non sapevano scrivere per cui stava ben attento a non farsi notare dalla popolazione per non destare troppi sospetti e così molto di ciò che apprendeva si limitava a memorizzarlo.
Come promesso avevano visitato anche i laghi ad est dove Fred, dopo aver spinto Igdard nell’acqua gelida, si era tuffato a sua volta e poco più avanti, sotto il getto di una piccola cascata, aveva scoperto un meraviglioso fiore di ghiaccio viola che nemmeno l’altro aveva mai visto, ma appena avevano provato a toccarlo era svanito.
In generale tutto sembrava procedere finalmente bene.
Un giorno i due ragazzi scorsero un villaggio dove le guardie del re stavano effettuando una sorta di perquisizione o almeno così dedussero vedendole entrare ed uscire da tutte le capanne che vi si trovavano.
Il principe era sparito ormai da molti mesi e nessuno dei sudditi sapeva che fine avesse fatto. Forse il re preoccupato aveva chiesto di trovarlo e questo poteva essere il motivo della loro presenza al villaggio.
Per prudenza i due si tennero lontani e piuttosto cambiarono direzione.
Non esistevano prove che potessero accusarli, infatti il corpo del principe si era dissolto nella neve come per magia, ma era meglio non correre rischi.

«Accidenti sono distrutto» disse Ig «la sosta in quel villaggio ci serviva per riposarci e ritemprarci un po’. Ci metteremo ore per tornare al nostro.» 

Fred ci pensò sù.

«So dove possiamo andare, vai verso est.» 

«Perché?» 

«Tu fidati!» 

Poche ore dopo i due raggiunsero la foresta dove Fred era giunto mesi prima. Il ragazzo scese da Jambo e si diresse verso una parete di roccia.

«Fred, ma che fai? Non c’è niente lì!» 

«Solo perché non vedi una cosa, non vuol dire che non ci sia.» 

Gli sorrise il ragazzo e voltandosi si concentrò. Subito apparve davanti ai loro occhi la grotta in cui Fred aveva lasciato le sue cose mesi prima. 

«Avanti vieni Ig» gli fece cenno.

«Ma guarda guarda.»  Osservò lo jotun sorpreso prima di seguirlo. 

 

«Ecco questo è un telefono.»

«E a cosa serve?»

«Per parlare con le persone che sono distanti, ma qui non funziona purtroppo.»

«E queste?»

«Medicine per il mal di testa e qui ci sono altre varie cose: biancheria, spazzolino….»

«Spazzolino?»

«Si, sai non tutti hanno i denti di ghiaccio!»

«Mmm ok! Comunque devo farti i miei complimenti questa grotta è un ottimo nascondiglio!»

«Ti ringrazio!» Disse il giovane attizzando il fuoco magico che aveva creato per fare luce. 

«E questo cos’è?»

«O questo è un pupazzo di quando ero bambino. Deve avercelo infilato mio padre…non Loki, Thor!» Rise «Sai è anche merito suo se sono potuto partire, ma qualche sera prima che me ne andassi l’ho sentito piagnucolare che gli sarei mancato mentre mio padre gli urlava contro “Ma se l’hai detto tu che doveva farsi le sue esperienze stupido cervello d’oca!” Povero papà…»

Igdard sorrise «Però è davvero diverso il rapporto che i padri hanno con i figli da voi…»

«Beh come in ogni cosa in realtà dipende da persona a persona, ma si credo che per i miei genitori io e mia sorella resteremo per sempre i loro bambini.»

Lo jotun lo guardò un attimo «E tu li vorresti? Dei figli tuoi intendo.»

«Co-come? Non lo so, si forse… un giorno… per ora comunque no!» Disse un po’ impacciato. «Non farti venire strane idee finto compagno.»

«Ahah Fred che vai pensando? E anche se li volessi non è periodo.»

«Cosa vuoi dire?»

«Si, non è periodo…vedi gli jotun sono fertili solo in alcuni periodi particolari. Si chiamano Giorni di Fimbulvetr: sono i mesi più freddi dell’anno per noi, ma valgono anche se uno jotun è in qualsiasi altro mondo, credo. Scusa tu e tua sorella non siete nati in mesi vicini?»

Fred ci pensò un attimo «In effetti si, c’è pochissima differenza, ma credevo fosse una coincidenza.»

«Non lo è, ma al momento mancano ancora parecchi mesi a quel periodo…»

«Mmm accidenti nemmeno mio padre deve esserne a conoscenza, non me ne ha mai parlato.»

Igdard sorrise poi lo guardò intensamente. 

«E comunque se fossi davvero il mio compagno sarebbe difficile staccarmi da te e dal tuo fisico perfetto un solo attimo in qualsiasi periodo dell’anno.»

Fred prima si paralizzò ed avvampò rischiando di recuperare il suo aspetto naturale, poi spalancò la bocca per dire qualcosa…ma non uscì nulla.
L’altro allora gli si avvicinò con fare suadente e si fece ad un soffio dalle sue labbra.

«Sto scherzando Fred!» Sussurrò ghignando.

«Non è divertente!»

«Oh credimi lo è haha! Ehi e questo cos’è?»

«Quella è una carta di identità»

«Ma Fred! Qui c’è la tua faccia!»

«Si è a questo che serve, ad identificare le persone. Qui c’è scritta la mia data di nascita, il mio indirizzo, quanto sono alto e questa è la mia foto, anche se in effetti è di qualche anno fa.»

«Wow eri bello proprio come adesso, anche se i capelli lunghi ti donano di più.» Aggiunse l’altro tranquillo e concentrato sulla sua nuova scoperta. 

Fred arrossì. 

«Se-se ti piace è tua, se lo desideri….»

«Ma Fred come faranno ad “identitarti” nel tuo mondo?»

«Tranquillo quando tornerò me ne farò una nuova. Per una volta avrò un motivo valido per cambiare la foto sul documento ahaha. E poi non credo che mi servirà per tornare qui, abbiamo appurato che è meglio che non si sappia chi sono davvero.»

L’altro la guardava affascinato.
«Il tuo mondo crea delle cose davvero uniche…mentre qui tsk conoscono solo il freddo e la crudeltà…non c’è meraviglia verso ciò che la vita può donarti e non esiste giustizia o una vera libertà. Ascolta le mie parole. Impara tutto quello che puoi, poi vai via di qui e non tornare mai più. Credimi dovunque è meglio di qui.» Disse continuando a girarsi l’oggetto tra le mani. 

Fred lo guardò con apprensione dopodiché sorrise affettuoso, colpito dal modo in cui l’altro fosse rapito da una cosa che nel suo mondo era così scontata come un documento.
«Davvero posso tenerla?»

«Ma si certo! Consideralo un mio dono per te! Se la tieni tu avrai sempre un’immagine di me e non mi potrai dimenticare.» 

I due si sorrisero. 

«Oh Fred non mi occorre una tua immagine per non dimenticarti credimi…» aveva gli occhi che brillavano di una luce dolce che Fred vi aveva letto spesso negli ultimi mesi, ma a cui ancora non sapeva dare un nome «Però la conserverò come un tesoro!»

 

In men che non si dica passò quasi l’anno. Fred aveva collezionato informazioni, raccolto piume e pelli e grazie ad Ig aveva imparato a vivere come un vero Jotun. Le ferite che Rugu gli aveva inferto si erano cicatrizzate, ma il suo corpo ne portava ancora i segni.
Anche il suo fisico era cambiato: i muscoli erano diventati più forti e una leggera barba bianca gli ricopriva le guance.
Grazie alla sua visione di Natale aveva potuto ricominciare la conta dei giorni e da programma sarebbe dovuto tornare il mese successivo, ma aveva scoperto che le fenici di ghiaccio facevano i nidi proprio in quel periodo e voleva poterle osservare tranquillo nelle valli che esse destinavano a loro dimore.
Comunicò la sua decisione a Igdard un mattina assolata. 

«Mi sembra un’ottima idea, quando partirai?»

Fred rimase leggermente interdetto da quella risposta. Il ragazzo aveva passato con lui quasi tutto l’anno e lo aveva seguito in ogni sua avventura, perciò non si spiegava quella domanda.

«In che senso scusa? Non-non vuoi venire con me?»

«Ecco vedi ammetto che non mi entusiasma molto l’idea di passare un mese ad osservare fenici che nidificano. E poi sai la caccia, le pellicce per l’inverno…»

«Ma è quasi dall’altra parte di Jotunheim…non-non farò in tempo nemmeno a tornare a trovarti» Un leggero velo di tristezza gli calò sugli occhi. 

L’altro lo notò «Oh avanti sono sicuro che ce la farai! E poi ci sarà Jambo a tenerti compagnia!» 

Fred sorrise; voleva partire, ma era convinto che l’altro sarebbe andato con lui, ormai erano compagni inseparabili. Ma doveva andare o il suo viaggio sarebbe stato incompleto e così trascorse quel giorno a prepararsi: l’indomani sarebbe partito. 


Quella sera i due si ritrovarono davanti al fuoco per consumare l’ultimo pasto insieme. 

«Fred ecco anche io ho un dono per te…» disse lo jotun d’improvviso alzandosi ed avvicinandosi ad una sacca di pelle.

Porse a Fred dei piccoli fermagli in argento: erano a forma di rametti con una foglia sulla punta e la lavorazione per quanto grezza faceva capire che l’altro doveva avervi dedicato molto tempo anche se con pochi mezzi a disposizione. 

«Li ho fatti con l’argento nelle corna dei kutkat. Sono per i tuoi capelli.» 

«Sono perfetti»

«Così quando li indosserai anche tu avrai qualcosa di me…»

Fred allora lo guardò e non riuscì a trattenersi oltre. 

«Perché non vieni con me? Nel mio regno intendo.»

«Fred io… non posso…»

«Ma perché? Dici sempre che qui è tutto ingiusto e crudele e che non sei libero. Nel mio mondo lo saresti e potresti vivere con me! Non ti mancherebbe nulla e ti- ti farei conoscere la mia famiglia e…»

Ma l’altro lo guardò con gentilezza.

«Fred vedi questa è casa mia, io non posso anzi non voglio andarmene. È vero questo posto è crudele, ma è pur sempre la mia terra. Quando farai ritorno nel tuo mondo probabilmente scoprirai che non c’è niente di più bello che tornare a casa.»

L’altro allora tacque.
Igdard allora prese coraggio per fargli una domanda che gli premeva da un po’. 

«Senti Fred, non-non ti ho mai chiesto davvero cosa stessi facendo con Udras quella sera…»  strinse i pugni «sembrava una di quelle cose per esprimere amore, credo…» disse quasi d’un fiato.

Fred abbassò lo sguardo a terra.

«Ecco lui mi-mi stava per dare un bacio…e si, è uno dei modi migliori in realtà.»

«Capisco» disse l’altro con tono neutro. 

Non lo aveva mai ammesso, ma quell’immagine gli ronzava ancora nella testa. Sapeva che Fred era stato imbrogliato, ma ormai non poteva fare a meno di chiedersi chi avesse visto al posto di Udras… Ma per lui i sentimenti erano una cosa nuova e non sapeva davvero come comportarsi.
In fondo c’era un motivo se non lo accompagnava in quell’ultimo viaggio: dopo sarebbe stato troppo difficile separarsi da lui e Fred doveva tornare dalla sua famiglia. 

«Posso chiederti solo un’ultima cosa?» Fred annuì «Mostrami il tuo aspetto Aesir un’ultima volta, ti prego.»
Fred sorrise prima di trasformarsi. Lo jotun guardò i suoi occhi diventare verdi e i suoi capelli tornare biondi; sospirò «Questo è il tuo reale aspetto Fred, voglio poterti ricordare così.» 

 

«Bene queste dovrebbero bastare» disse Igdard caricando delle pellicce e delle provviste su Jambo. 

Il giorno era arrivato e la partenza di Fred era vicina; prima di raggiungere le valli lungo la strada si sarebbe fermato alla grotta per recuperare il suo zaino e poi sarebbe ripartito.
Terminato il carico i due si fissarono, poi Fred fece per avvicinarsi. 

«Allora ehm posso…abbracciarti?»

«Certo, ma posso sapere perché vi abbracciate quando vi salu…»

Ma Fred lo aveva già abbracciato. L’altro sorrise e lo ricambiò poi si separarono. 

«Sono sicuro che farai un’ottima “ricerca” come la chiami tu.»

«E poi tornerò a salutarti.»

«Tsk probabilmente farai tardi e tuo padre verrà a cercarti di persona!»

«No, te lo prometto. Verrò da te prima di partire! Costi quel che costi, tornerò.»

Igdard gli sorrise e presogli il volto con una mano gli si avvicinò.
Fu bello quanto inaspettato…o forse molto di più. Igdard appoggiò le labbra sulle sue in un bacio veloce, ma dolce. Fred si stupì un istante poi chiuse gli occhi e lo ricambiò.  
Quando li riaprì lo osservò mentre il ragazzo poggiava la fronte contro la sua come tanti mesi prima a mo’ di carezza e gli sorrideva «Addio Fred.» 

Fred ricambiò quel sorriso.

«Non addio,» disse staccandosi da lui e salendo su Jambo «arrivederci.»

Poi salutò Igdard con la mano e si allontanò, ma rimase voltato fino a che non lo vide più.
Una morsa gli strinse lo stomaco e una lacrima scese.
Tutti quei mesi insieme e adesso…prendevano strade diverse ad un passo dal suo ritorno a casa. In quei mesi avevano riso, cacciato, scoperto, mangiato, ballato e anche dormito insieme l’uno contro l’altro nelle notti più fredde.
Non avevano più tanto parlato dell’amore dal giorno del duello con Udras, ma forse non erano servite le parole. Era bastata la complicità nei loro sorrisi, la dolcezza del modo in cui alle volte si stringevano l’uno all’altro e quella timida attrazione di quando si bagnavano insieme nei ruscelli ghiacciati.
Forse Igdard non era poi così tanto il suo “falso compagno”, forse… Si sfiorò le labbra e sorrise. “Forse un giorno…”

Ho vissuto gli ultimi mesi da solo, anzi no, c’era Jambo con me per fortuna. La solitudine può essere piacevole, ma troppa ti dilania il cuore e l’anima. Volevo poter osservare le fenici nidificare ed avere i loro piccoli. Ho osservato tutto il processo, ma ci sono voluti quasi due mesi alla fine. Poi…sono tornato da te, ho tenuto fede alla mia parola…e tu…alla tua. 

Quelle ultime parole erano come sbiadite, come se dell’acqua vi fosse caduta sopra, forse…una lacrima?

Sono felice che i miei genitori siano stati fortunati nel loro amore, sono felice di aver ritrovato la mia famiglia ad aspettarmi e avevi ragione: non c’è stato niente di più bello di tornare a casa e riabbracciarli…
Sarebbe stato bello se avessi visto il nostro mondo, avrei davvero voluto portarti con me, farti conoscere la mia famiglia e…l’amore.

Loki arrossì un po’ a quelle parole scritte dal figlio.

Ma adesso i tuoi occhi rossi saranno il ricordo più bello che conserverò di te e lo costudirò gelosamente nel mio cuore, per sempre… Addio.

Loki fissò la pagina, senza comprendere il reale significato di quelle parole. Perché Fred diceva così? Credeva che il figlio sarebbe ripartito di lì a breve.
E quel ragazzo? Gli doveva così tanto per aver aiutato Freddi…magari lo avrebbe incontrato un giorno, ma allora perché…

«NO! Dove accidenti è finito?!»

La voce di Fred risuonò nel corridoio e fu allora che Loki si ridestò e tutte le informazioni che aveva letto gli piombarono addosso in un solo colpo. Guardò il quadernino che aveva tra le mani e lo chiuse.
Si diresse verso la stanza del figlio trovandolo intento a togliere libri su libri dalla libreria visibilmente agitato.

«Ma dov’è?!»

«Tutto bene?»

«Come?» Chiese il ragazzo voltandosi «Si papà, ho solo perso un mio…» ma vedendo il quadernino in mano al padre tacque di colpo.

«E così…mi hai mentito» il tono di Loki era fermo. 

Fred rimase in silenzio.

«Ti avevo detto che se avessi avuto bisogno io sarei venuto da te!»

«Papà non fare così… io…non volevo che ti preoccupassi…per questo non ti ho detto nulla.» 

«Preoccuparmi? Preoccuparmi?! Per cosa per un principe che ti voleva come sua personale sgualdrina o perché volevi tornare a casa, ma non riuscivi a contattarmi?»

Fred sospirò. 

«Papà sono partito per conoscere la natura, non era previsto che mi avvicinassi alla popolazione, lo sai. Per questo ci sono stati degli…inconvenienti. E comunque ho appreso tutto quello che dovevo non tornerò su Jotunheim. Non c’è ragione per cui io vi faccia ritorno.»

Loki lo guardò serio poi ripensò alle parole di poco prima, a quell’ “Addio…”

Posò lo sguardo sull’album dei disegni e lo vide di nuovo aperto al disegno del giovane coi capelli bianchi che aveva intravisto appena.
Suo figlio ne aveva curato ogni dettaglio come se fosse impresso a fuoco nella sua mente.
Sotto vi era un nome. 

«Igdard» lesse piano Loki. 

Fred seguì il suo sguardo e sorrise triste. 

«Sai avrei voluto che lo conoscessi, ti sarebbe piaciuto. Ma ormai non è più possibile…» 

Loki lo guardò interrogativo mentre il figlio si mise a sedere sul letto. 

«Vuoi sapere tutta la storia papà? Ormai che ci siamo…» 

Loki gli si fece vicino e il figlio iniziò il suo racconto. 

«Erano passati due mesi dalla mia partenza da Igdard, volevo salutarlo un’ultima volta prima di tornare a casa e così ho lasciato Jambo vicino ad un piccolo branco di midchir a poche ore dal villaggio perché tornasse finalmente ad essere libero tra i boschi ed ho proseguito a piedi. Ma quando sono arrivato…ho trovato tutto distrutto e bruciato.»

Fece una pausa.

«In terra c’era una distesa di corpi degli abitanti e ho avuto paura…così ho iniziato a gridare per trovare Ig, ma l’unico ad aver risposto al mio grido…è stato il medico del villaggio. Era nascosto con pochi altri in una piccola capanna, mezza bruciata. Mi ha detto che qualche settimana dopo che sono partito Helblindi e le sue guardie sono giunti al villaggio. Pare che il corpo del principe Udras sia stato ritrovato in una gola non molto distante dal palazzo con una freccia di Igdard conficcata nella spalla…»

«Ma come è possibile?»

«È quello che mi sono chiesto anche io. L’ho…l’ho ucciso con le mie mani e ho visto il suo corpo dissolversi…ma ovviamente il re non poteva saperlo. Così è venuto al villaggio sfogando la sua ira sugli abitanti e ha sfidato Igdard a duello, ma Ig ha…» 

Sospirò.

«…ha perso.»

Loki trattenne il fiato comprendendo il significato di quelle parole.

«Ho chiesto che fine avesse fatto il suo corpo e lui mi ha indicato un punto nella foresta in cui lo avevano lasciato. L’ho trovato mezzo sepolto nella neve, circondato dalle sue frecce e dal suo arco…sembrava dormire nonostante il suo corpo fosse pieno di ferite.» 

Ancora una pausa, la voce che si incrinava appena. 

«Ho trovato anche il mio documento appallottolato nella sua mano e congelato, forse in un ultimo tentativo per…per non far trovare traccia di me a nessuno. Forse è stato solo perché il re non ha scoperto le mie origini che non si è scatenata una guerra, ma credo volesse comunque vendetta anche su di me…o così mi ha detto il medico. Così ho dato ad Ig un ultimo saluto e sono scappato…»

Strinse forte le palpebre trattenendo le lacrime ed inspirò.

«Mi sono rifugiato nella mia grotta…ed ho pianto! Ero così arrabbiato e distrutto! Volevo andare ad affrontare il re, ma ho capito che non potevo farcela e anche se ci fossi riuscito… non avrei riportato Ig indietro. Lui voleva che tornassi a casa vivo… Allora mi sono fatto coraggio e il vostro ricordo mi ha dato la forza per tornare, il suo quella per ricordare solo le cose belle e ricominciare a sorridere…E così dopo qualche giorno ho raccolto le mie cose, mi sono concentrato ed ho tentato l’incantesimo di trasporto, ma sono finito a San Francisco.» 

Si alzò sfiorando appena il disegno. 

«Era bello quanto buono, ma è vero…Jotunheim non conosce pietà.»

Loki lo osservò con gli occhi gonfi di lacrime. 

«È terribile ed è strano quel…quel corpo…» 

«Temo sia stata l’ultima vendetta di Udras su di noi. Forse non era del tutto morto e con la sua magia ha provato a trascinarsi fino al palazzo, ma probabilmente non ha fatto in tempo….»

«Ma per-per Igdard» continuò Loki sconvolto «Forse…magari non è davvero morto, magari era un trucco per fuggire a…»

«Papà…» lo interruppe Fred, poi gli sorrise, un sorriso triste, ma estremamente coraggioso «Ho provato credimi, ho fatto appello a tutta la magia che conoscevo. Non era uno dei tuoi inganni. Era solo…troppo tardi. E adesso lui non c’è più e non posso farci niente.» Fece una pausa «Ma sono felice di averlo conosciuto.» 

Loki come poche volte nella sua vita si ritrovò senza parole; provava una profonda tristezza per suo figlio.

«Lo amavi?» Riuscì solo a chiedere.

Fred lo guardò un istante.

«Non lo so, però…credo di si papà» gli rispose guardandolo coi suoi occhi verdi pieni di lacrime prima di spostare lo sguardo sul disegno. 

Chiuse l’album.

«Sapevo che sarebbe stata dura papà e tu mi avevi avvisato, ma voglio comunque continuare i mie viaggi e lo farò.»

Loki continuava a guardarlo apprensivo, avrebbe voluto solo abbracciarlo, dirgli che c’era lui adesso, come faceva quando Fred era piccolo e aveva paura. Ma ora davanti a lui c’era un giovane coraggioso che non aveva bisogno di consolazione, ma solo di andare avanti…
Perciò annuì e si decise a cambiare argomento. 

«Perché non riposi adesso? Domani hai promesso di aiutare papà in caffetteria ricordi?»

«Mmm si e sono anche molto stanco.» Il ragazzo si protese verso il padre e gli diede un bacio sulla testa.

Loki si alzò e si diresse alla porta. 

«Papà?»

«Si?»

«Solo perché tu lo sappia…sto bene» gli disse con un sorriso. 

Suo padre annuì e lo lasciò solo mentre Fred rimetteva a posto il diario nella libreria e si metteva a letto.


Loki scese in cucina e si passò le mani sul volto un istante; non riuscì a trattenere una lacrima. Non poteva nemmeno immaginare cosa avrebbe fatto se qualcuno gli avesse portato via i suoi figli o… “Thor” pensò, ma in quel momento la porta d’ingresso si aprì e il suo compagno entrò in punta di piedi: era passata l’una di notte.
Si voltò piano mentre si toglieva il piumino rosso e notò Loki «Tesoro che ci fai ancora sveglio? Credevo di trovarti a let…» 

Non finì la frase perché Loki gli piombò addosso e lo strinse.

«Capisco di esserti mancato, ma sono solo uscito con i miei amici idioti ricordi?»

Il moro strinse di più la presa su di lui.

«E va bene, lo ammetto. Volevano portarmi in un night club, ma io mi sono rifiutato e ho detto “spiacente amici, ma devo tornare dall’unico re del mio cuore” va meglio così?» scherzò Thor. 

Ma Loki non si mosse. 

«Tesoro va tutto bene?» 

Loki girò appena la testa. 

«Ti amo Thor» gli disse col volto contro il suo petto.

Il biondo se lo scostò leggermente e alzandogli il mento lo guardò negli occhi.
«Anche io ti amo tesoro» disse poi riavvicinandoselo e ricambiando la sua stretta «ma cosa c’è che non va?»

«Niente…Avevo solo voglia di dirtelo» disse il moro rimanendo tra le sue braccia.

 

Intanto al piano di sopra…Fred sospirò e si asciugò una lacrima. Trick si affacciò alla sua camera e miagolò. Il ragazzo gli sorrise. Doveva distrarsi e conosceva solo un modo; si alzò ed uscì dalla sua stanza.

«Ecco finito! Dovremmo esserci.» Si disse Kate seduta alla scrivania.

Aveva terminato di scrivere il suo racconto. Un pensiero attraversò la sua mente e sospirò; quando aveva trovato il diario del fratello credeva che sarebbe stato divertente prenderlo in giro sui suoi segreti tra i quali per esempio quel suo nuovo fidanzatino!
Ma le ultime parole che aveva letto non presagivano niente di buono e infatti…

«Kate posso entrare?»

«Ehi ti credevo già a letto!»

Fred si buttò sul letto della sorella seguito da Trick. 

«Non riuscivo a dormire. E tu?» 

«Oh niente di che sai libri, scuola…le solite cose noiose.»

«Oh certo…»

«Allora quando vieni nella mia stanza o vuoi combattere o minacciarmi di morte. Perciò dimmi è per i tuoi quaderni? Perché ho un'insufficienza a poter testimoniare che non ho copiato nemmeno uno schema.»

«No, in realtà speravo che avessi le tue riserve di dolcetti da qualche parte.»

La ragazza ghignò «Per chi mi hai preso Fred?» Disse raggiungendo la sua libreria e mettendo sul letto  un vecchio manuale di storia dal titolo “Il tempo che fu”. Lo aprì rivelandone il fondo scavato e pieno di caramelle e cioccolatini «Serviti pure fratello.»
Il ragazzo sorrise e prese del cioccolato, mentre Trick gli saltava in braccio. 

«Fred io devo dirti una cosa…» il fratello la guardò interrogativo. 

«Io ho… ecco ho letto il tuo diario!»

«Tu hai…?!» poi sospirò «Ecco perché ce l’aveva papà! Ti sei fatta beccare a leggerlo vero?»

«È così diciamo…Scusa credevo sarebbe stato divertente, ma ecco quando sono arrivata alla fine…è successo qualcosa di terribile vero?»

Fred annuì appena. 

«Vuoi parlarne? Perché sai nostro padre è veramente un ottimo ascoltatore contrariamente alla sottoscritta, ma in questo caso potrei fare un’eccezione anche io» gli chiese la ragazza con uno sguardo innocente. 

«Veramente non mi va. Ma grazie lo stesso del tuo supporto.» 

«Quando vuoi fratellino.» 

Fred le sorrise mentre Trick non riusciva a trovare una posa decente per acciambellarsi «Sai Kate siamo fortunati.»

«E questa perla di saggezza delle 01.15 viene da….?»

«No, sul serio. I nostri genitori si amano e credo solo siano fortunati a poter stare insieme e a stare con noi. Siamo una vera famiglia.» 

La ragazza sorrise.

«Già ed io sono fortunata ad avere un fratello che si fa prendere dalle grandi domande della vita a quest’ora. Non ti offendere Fred, ma sei anche più noioso di quando sei partito…» 

«E tu più antipatica!» 

Trick che aveva trovato finalmente la posizione ideale aprì un occhio, si alzò e con un balzo scese dal letto e lasciò la camera.

«Senti chi parla! Sei stato via un anno e parli come uno che ha indagato i grandi misteri del cosmo. Già che ci sei perché non parti per il Tibet e non fai un voto del silenzio?!» 

«Antipatica!»

«Noioso!»

«STREGA!

«IPERSACCENTE!»

«Non è nemmeno un insulto vero!»

«Sono proprio le parole che un ipersaccente avrebbe usato!» 

 

Loki e Thor alzarono lo sguardo verso l’alto.
«Sai Loki, devo dire che non mi erano mancate queste battibeccate tra i nostri figli.» Disse il biondo continuando a tenere tra le braccia il moro.

«A me si invece» disse Loki sorridendo «non ti immagini nemmeno quanto!»

 

 

Note:

Ciaooo a tutti!
A quanto pare ho un blocco verso i capitoli corti perché da che dovevano essere solo una decina di pagine ne ho scritte 30, ma comunque…
Chiedo venia perché in questo capitolo Loki e Thor hanno uno spazio quasi nullo, ma questa parte della storia era assolutamente necessaria e purtroppo anche il suo finale drammatico.
Ma c’è ancora tanto da raccontare per cui abbiate fede!
Perciò ricapitolando…
Situazione attuale: le memorie del nostro Freddi sono finite, ma di certo non le sue avventure!
Prossimo capitolo: visto che Kate si è dedicata a scrivere della sua avventura su Vanaheim tanto vale premiarla no?!
Data di pubblicazione: spero di no, ma probabilmente sarà ad anno nuovo, però prometto di dedicare i miei secondi liberi alla scrittura lo giuro, lo giuro!
E con queste ultime inutili info vi direi…
Al prossimo capitolo…. e auguri di Buon Natale a tutti se non ci sono aggiornamenti prima =)

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Memorie della tempesta ***


Memorie della tempesta

Le porte dell’ascensore che dava sul salone di casa Stark si aprirono permettendo al Dio dell’Inganno di fare il suo ingresso.
Indossava un elegante completo da giorno e portava una sciarpa in seta verde ai lati del collo sopra il lungo cappotto nero; il tutto era accompagnato da un bastone da passeggio in legno scuro con un serpente sulla sommità.
L’eleganza era sempre stata una componente fondamentale dell’ormai re di Asgard, non importava in quale luogo si trovasse: ad Asgard o a Midgard o in qualsiasi altro posto nei Nove Loki si presentava sempre nel suo aspetto migliore.
Un lieve sorriso apparve sulle sue labbra e lentamente avanzò nella stanza. 

«Ehi» esordì Steve; se ne stava seduto su un lungo divano ed era circondato da libri. «Sei già arrivato!»

«Si, scusa so che mi aspettavate solo tra un paio d’ore. Ti ho disturbato?»

«No, certo che no, stavo catalogando questi libri da portare in negozio, ma in verità Mickey è molto più veloce di me. Io ci sto mettendo una vita.»

L’altro gli si avvicinò.
«Allora… sei andato tu a parlare coi professori?»

«Si»

Loki prese un respiro.
«E?»

Steve sorrise.
«Non ci crederai, ma hanno detto che Kate è migliorata tantissimo nell’ultimo anno!»

«Davvero hanno detto così?» Sorrise l’altro stupito.

«Posso assicurartelo! Kate sta prendendo tutte sufficienze! Certo sempre di 6 stiamo parlando, ma i professori erano molto impressionati dai suoi progressi. E poi…» Ma in quel mentre Tony fece il suo ingresso parlando al telefono con voce squillante e dirigendosi al piano bar. 

«Bene Larry e per favore annulla le riunioni di oggi, sono esausto. Poi fissa un massaggio rilassante e dì ai soci che li vedrò appena mi sarò ripreso dalla “febbre”. Tutto chiaro? Bene. A più tardi. Forse. Addio.»

«Stark hai regalato un cellulare ad una nuova intelligenza artificiale?»

Tony alzò gli occhi esasperato.

«Steve perché non mi hai avvisato che il Dio dei Simpaticoni sarebbe passato? Avrei invitato Hulk per un tè.»

«Tony!»

«E comunque se vuoi saperlo, no. Parlavo con Larry, il mio stagista.»

«Wow Tony Stark che interagisce con degli esseri umani? Sono impressionato uomo di latta!»

«Lo sto facendo per Mickey! Dice che sto troppo chiuso in laboratorio ultimamente e che un po’ di interazione sociale mi farebbe bene. Poi ha aggiunto che bisogna dare un’opportunità alle giovani menti e parole parole parole…» aggiunse versandosi da bere.
Steve lo guardò rassegnato.
«Sai Tony penso che a nostro figlio farebbe piacere sapere che hai recepito "ogni sua parola”.»

«Ma l’ho fatto Steve! Infatti ho preso uno stagista!»

Il Capitano alzò gli occhi al cielo.
«E com’è che avresti la febbre?»

«Mi serve una pausa dal lavoro, dalle riunioni, dalle interviste, dai media e dai miei soci, soprattutto dai miei soci» e mandò giù un po’ di scotch dopodiché si avvicinò al divano e si allungò su Steve dandogli un bacio «E domani sera spediamo i ragazzi al cinema e andiamo a cena fuori io e te bel fusto.» Aggiunse sensuale.

Steve arrossì violentemente mentre fu il turno di Loki di alzare gli occhi al cielo.
«To-Tony potresti chiamare Mickey e dirgli che venga in libreria con me?» Chiese il Capitano cercando di riacquistare un contegno.

«Ma Steve abbiamo un’intelligenza artificiale che può farlo o sbaglio?»

«Interazione sociale ricordi Stark?» Lo canzonò Loki a quel punto.

«Insisto Steve, quand’è che lo abbiamo invitato a casa nostra?»

«Tranquillo Stark, non ti annoierò a lungo con la mia presenza! Sono venuto per mia figlia.»

«Già… povera ragazza, mi si spezza il cuore a sapere che deve sopportare le tue visite ogni settimana»

«TONY!»

«Che c’è Steve? Sono solo molto onesto! E adesso… andrò a farmi una doccia!»

«Ma Tony! Ti avevo chiesto…»

«Si, si e poi chiamo Mickey! Me lo ricordo! Dovresti rilassarti un po’ anche tu però tesoro.»

E senza aggiungere altro sparì in un attimo dalla stanza. 

«È una causa persa!» Fece Steve scocciato «Comunque tornando a Kate puoi stare tranquillo, si sta impegnando moltissimo.»

«Bene, con questa storia di fare il re è già tanto se riesco a vederla una volta a settimana. Devo ringraziarti per esserti preso carico anche di questo pensiero della scuola Steve.»

«Per così poco? E poi lei e Mickey dedicano molte ore allo studio insieme, io non devo fare nulla. Anche adesso saranno in camera loro immersi tra i libri ne sono sicuro.»

 

Intanto nella camera di Mickey Rogers Stark 

«Allora Kate ripeti la definizione.»

«Mickey ho provato a ripetertela per ben undici volte! E non l’ho ancora imparata.» Disse la ragazza sdraiata di schiena sul letto con la testa a penzoloni.

«Magari se non continuassi a rispondere ai messaggi della tua schiera di ammiratrici ed ammiratori, ma ti concentrassi…» tentò, ma si beccò un’occhiataccia a testa in giù da Kate.

«Mi stai giudicando cugino?»

«Non potrei mai cara cugina» scherzò il ragazzo «Dai avanti la dodicesima sarà la volta buona!»

La ragazza allora si tirò sù a sedere e si voltò verso di lui. «Ok, ma passami le praline.»

«Kate hai già fatto fuori due pacchetti!»

«E ne farò fuori un terzo proprio adesso! Sai che i dolci mi aiutano a concentrarmi!»

Il ragazzo scosse la testa, ma le lanciò un altro sacchetto di praline al cioccolato. 

«Allora dati due numeri positivi a e b, con a ehm… con a…oooh non me lo ricordo. Senti Mickey secondo te se non studio questa lezione e prendo un 5 in matematica, considerando il 6+ che ho preso alla scorsa verifica, la media non viene così bassa, no?»

«Ma Kate! Insomma hai ancora due giorni per prepararti a questo compito scritto!»

«Scritto…» ripeté la ragazza mandando giù due praline «a proposito di “scritto” hai corretto il mio diario?»

«Si certo che l’ho corretto…ehm quasi tutto…»

«Eeeee? Avanti voglio un tuo parere!»

«Beh era pieno di errori di ortografia naturalmente! E poi non abbiamo incontrato dei draghi su Vanaheim!»

«Oh insomma Mickey possibile che tu stia così attento ai dettagli?! Magari non mi ricordo bene tutto, è successo più di due anni e mezzo fa!»

«Lo dici come se fossero passati secoli.» La riprese timido il ragazzo sistemandosi meglio gli occhiali da lettura «Comunque la sciocchezza sui draghi te l’ho cancellata…però è assurdo! Non capisco perché devo correggerti un diario!»

«In verità era un diario, ma sai poi ho pensato che sarebbe bello che tutti conoscessero le mie avventure!»

«Per adularti e glorificarti nei secoli?»

«Hai centrato il punto cugino!»

«Ma Kate è pieno di cose private! Hai-hai pensato a se lo leggessero i tuoi genitori?»

«Certo che ci ho pensato, ma è una piccola parte della mia futura autobiografia. Non posso mica tralasciare le cose importanti! Loro-loro capiranno…A proposito dove l’hai messo?»

Mickey sospirò ed aprì un cassetto della sua scrivania: ne sfilò un quaderno bordeaux e lo mostrò alla cugina.
«È qui al sicuro» e ve lo appoggiò sopra. «A proposito di Vanaheim, come se la cava Fred lassù?»

«Bene! Si fa sentire una volta a settimana su richiesta di papà, che a dirla tutta è stata più uno “Scordati di ripartire se non lo fai signorino!”. Praticamente comunichiamo attraverso uno specchio d’acqua: va bene un fiume, una tinozza, persino una zuppa…Lo scorso fine settimana stavo per mettere in bocca una carota quando d’improvviso ho sentito “Non mangiarmi Kate, sono troppo sana per te! Potrei avvelenarti!” ed un istante dopo è comparsa la faccia di Fred nel mio piatto! Ho fatto un salto di tre metri.»

«E non me lo hai raccontato?»

«Scusa Mickey mi dev’essere passato di mente. Comunque quando ho smesso di insultarlo mi ha detto che le ricerche vanno bene e che intanto sta apprendendo un incantesimo di lievitazione da Smirthyn»

«Quello Smirthyn?»

«Quanti Smirthyn di Vanaheim conosci scusa? Comunque Fred va spesso da lui così possono discutere insieme delle sue scoperte e può tenere allenata la magia. Hogun invece lo ha aiutato fornendogli una dimora accogliente. Alla sola idea di dover rifarsi un anno sui giacigli di paglia la schiena gli faceva male!»

«Sai sono contento che sia tornato su Vanaheim! Credo che quel posto lo ispiri particolarmente a migliorare le sue due doti magiche e Smirthyn mi ha detto che ci sono molte creature interessanti da vedere e di conseguenza da documentare.»

La cugina lo fissò come fosse un alieno.
«Sai a volte parli proprio come lui e diventi terribilmente noioso.»

Poi appallottolò la carta degli snack e la lanciò al cugino che la prese al volo per poi passarsela da una mano all’altra.
Il ragazzo scosse la testa rassegnato «Adesso possiamo tornare a matematica?»

«E va bene» sbuffò la ragazza. Formò una piccola scintilla elettrica tra le mani ed iniziò a giocarci. «Allora…»

Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.

«È permesso?» Domandò Loki gentile.

«Papàààà» esclamò la ragazza interrompendo il suo gioco e saltando giù dal letto corse ad abbracciarlo. 

Il moro la contraccambiò e si scambiò un sorriso col nipote. 

«Ma che ci fai qui a quest’ora? Ti aspettavo più tardi.»

«In effetti è un momento un po’ pieno su Asgard, ma ho lasciato tutto in mano a tuo padre e sono venuto a trovarti, è un problema che sia già arrivato?»

«Ma ti pare? Solo che stavamo finendo matematica.»

Mickey alzò gli occhi al cielo «Ruffiana» mormorò impercettibilmente. 

«Oh d’accordo. È solo che ho saputo dallo zio Steve che la scuola va meglio e volevo proporti di prenderti una pausa dallo studio e venire a fare un giro con me, ma se hai da fare…»

«Assolutamente no! Certo che vengo con te! Aspetta solo un secondo. Mickey la definizione è: dati due numeri positivi a e b, con a≠1, si chiama logaritmo in base a del numero b, detto anche argomento, l’esponente da attribuire alla base a per ottenere il numero b. Corretto?»

Il cugino la guardò a bocca aperta.

«Gli altri li facciamo dopo ok?» Aggiunse con un occhiolino e fatta riapparire la piccola scintilla  tra le mani gliela scagliò contro una spalla.

«Acc…Kate!» In quel mentre arrivò anche Tony.

«Ehi Mickey tuo padre… Santo Cielo! Quante volte ti ho detto di mangiare meno dolci?!»

In un gesto automatico Mickey si guardò la mano sinistra notando che stringeva ancora la carta appallottolata dei dolci consumati da Kate.
«Ma-ma lei…»

Provò a giustificarsi mentre la cugina con un ultimo cenno di salutò sparì col padre fuori dalla stanza. Sbuffò rassegnato.

«Che volevi dirmi papà?»

«Tuo padre vorrebbe che andassi con lui in libreria, puoi farlo?»

«Si certo vado subito.»

«Bravo campione.» Disse scompigliandogli i capelli mentre il ragazzo si alzava e raggiungeva la porta. 

Tony guardò la stanza che era una confusione totale tra libri, vestiti sparsi e carte di caramelle.
«Quel ragazzo non era così disordinato prima che arrivasse Kate, ma guarda nemmeno i quaderni rimette più a posto.»
Disse avvicinandosi alla scrivania.
Ne aprì uno a caso, quello che stava sopra a tutti gli altri e si mise a sfogliarlo leggendo distrattamente qualche parola. 

«Sta sempre a studiare, sempre a…ma cosa?»

Memorie di Vanaheim di Kate Odinson 

Tony continuò a sfogliarlo e a leggere qualche riga qua e là «Cos’è una sorta di diario? Uhm sembra interessante…» poi alzò lo sguardo «Dovrei farmi gli affari miei? Certo! Ho di meglio da fare che spiare i segreti di mio figlio e mia nipote? Certo che no. Cosa direbbe Steve?»
Ci pensò su ed iniziò ad imitare il Capitano «Tony! Misericordia! Ti sembra il caso di ficcanasare tra i segreti dei ragazzi?…Però se non era nascosto non è un vero “ficcanasare tra i loro segreti”».
Guardò di nuovo il quaderno «Beh non ci vedo scritto nessun “Vietato l’accesso a Tony Stark” e poi che male può fare qualche segretuccio da adolescenti?»
Afferrò il quaderno e si buttò sul letto del figlio. Sentì qualcosa sotto di sé che lo infastidiva e scavando sotto le coperte gli capitò tra le mani un pacchetto di mini marshmallow già aperto ed iniziato. Alzò le spalle e ne prese qualcuno poi iniziò a leggere dalla prima pagina. 

L’estate a New York è terribilmente afosa e i compiti non aiutano di certo a renderla più sopportabile. In realtà fanno proprio l’effetto contrario!
Sarebbe utile saper usare i poteri di ghiaccio in questi casi; i miei mi hanno raccontato che quando ero bambina e canticchiavo facevo persino nevicare in casa, ma in realtà…
Mpf…Anche questo fa parte della storia che inizia in un caldo pomeriggio di luglio, così caldo da poter grigliare sui tombini!

Erano i primi giorni di luglio e New York quell’anno era davvero troppo calda. Kate chiusa in camera sua, dopo l’ennesima ora di serie tv e face-to-face col ventilatore, rischiava di impazzire.
Poteva far piovere certo, ma poi si sarebbe creata un’umidità pazzesca e avrebbe dovuto persino asciugare il pavimento.
Si alzò dalla scrivania con un lamento di frustrazione e si diresse in camera di Fred. Non appena spalancò la porta una lieve brezza gelata l’avvolse: in quella stanza c’erano come minimo dieci gradi in meno della sua. 

«KATE! Non si usa più bussare?!» La riprese il ragazzo seduto alla scrivania. 

La sorella non lo ascoltò nemmeno e si buttò sul suo letto dove Trick, che stava fino ad allora riposando indisturbato, si tirò su di scatto e con un balzo raggiunse la scrivania di Fred.

«Ma prego, fai pure sorellina.»

«Che fai Fred?»

Il ragazzo sospirò.
«Ehm i compiti  e dovresti farli anche tu!»

«Mmm si magari dopo. Sono stufa di stare chiusa a casa! Voglio andare al mare o in montagna! Non puoi chiedere ai papà di prestarti l’auto e andiamo qualche giorno dagli zii a Miami?»

«Kate sai che odio le spiagge affollate!»

«Ma cosa ti costa portare la tua sorellina al mare un paio di giorni? E poi tu puoi startene sullo yacht dello zio Tony e fare le tue immersioni a largo!»

Il ragazzo ci pensò.
«Mmm si potrebbe anche fare…magari quando torneremo dai nonni.»

La ragazza si fece di scatto leva sui gomiti.
«Perché quando andiamo dai nonni?»

«Ma come quando? Domani no?!»

«E perché io non lo sapevo?!»

«Ma se i papà l’hanno detto ieri sera a cena?!»

La ragazza tentò di ripensare alla cena precedente: in effetti la sua mente era stata tutto il tempo ad ipotizzare il possibile schema che la sua squadra di football preferita avrebbe scelto per la partita di quella sera.
«Ah ecco…evidentemente ero distratta!»

«Sai che novità» le disse il fratello alzando gli occhi al cielo. 

«In questo caso come non detto, non vedo l’ora di stare nell’arena a combattere con Sif! O fare la lotta con Hogun! O fare a gara di scorpacciate con Volstagg e…»

«Kate staremo via solo domani e per il weekend, poi i papà devono tornare a lavoro!»

La ragazza sbuffò.
«Non capisco perché durante le vacanze estive non possiamo stare dai nonni! Almeno lì è primavera e ci sono i miei amici ed una temperatura decente…»

«E passeresti tre mesi a rotolarti nel fango, lottare, allenarti, nuotare, combinare disastri, far impazzire la nonna….»

La ragazza stava per ribattere scocciata poi le venne in mente una cosa «Ehi domani Mickey ritorna dal campus bilingue in Canada, dici che potremmo portarlo con noi prima che parta per Miami?»

Fred ci pensò su. «Questa è una bella proposta! Sono anni che Mickey non viene con noi su Asgard. Che poi non mi ricordo proprio il motivo.»

«Ehm» Kate si ricordava benissimo il motivo. 

L’ultima volta che Mickey aveva messo piede su Asgard lei ed il cugino erano scesi nelle cucine reali e Kate aveva provato un incantesimo moltiplicatore sui dolcetti di Frigga. Il risultato era stato che proprio la nonna aprendo la porta delle cucine era stata investita da un fiume di bignè alla crema.
I due bambini avevano collezionato ben tredici carie e una sgridata ciascuno dai suoi genitori.
Quella era stata la fine delle visite di Mickey su Asgard. 

«Aspetta, era quella volta che hai usato un incantesimo…» 

«Nulla di importante! Piuttosto senti fratello visto che tu stai studiando e io devo preparare lo zaino per il weekend non è che verresti a congelare un po’ anche la mia stanza? Ti prego, ti prego, ti prego!» Chiese con occhioni imploranti.

Il ragazzo si scambiò uno sguardo d’intesa col suo micio poi la guardò incrociando le braccia.
«Posso farlo? Certo. Mi va di farlo? Ehm no!»

«Sei il solito antipatico Fred! Sai che gli incantesimi di ghiaccio non mi riescono più da quando sono piccola!»

«Beh sai è bello fare qualcosa per infastidirti un po’! E visto che tu sei venuta a disturbarci, credo che ci prenderemo una piccola vendetta!»

La ragazza gli fece la linguaccia e si diresse alla porta.
«Lo chiederò a papà! Papàààà. Ma non ci sono?»

«Kate, ma devi proprio spaccarmi i timpani?!»

«Ma io sto morendo di caldo! E siccome siamo i figli del Principe dei Ghiacci i nostri genitori hanno detto che potevamo risparmiare e fare a meno di un condizionatore! Perciò adesso si può sapere dove sono quei due padri snaturati mentre io muoio di caldo? Sono già le 18.30!»

«Oh avanti Kate, sei un’ingrata verso i sacrifici dei nostri genitori! Si saranno fermati di più a lavoro poverini! Non si stanno mica divertendo!»

 

Contemporaneamente alla Fergusson&Steven 

«Mmm Thor smettila!» Tentò Loki provando a sembrare infastidito mentre veniva schiacciato dal petto del compagno contro uno scaffale che restava nascosto al resto del negozio.

«Perché? E poi sei tu il capo adesso, perché non ti decidi a chiudere? Non c’è nessuno oggi!» Disse il biondo continuando a baciargli il collo e sovrastandolo gli impediva la fuga. 

Fuori faceva un caldo terribile, ma nella libreria c’erano solo venti piacevoli gradi.
Il Dio del Tuono portava i capelli completamente raccolti in un codino alto ed indossava una t-shirt chiara che gli metteva in risalto i muscoli delle braccia.
Loki a quella vista deglutì appena. 

«Infatti mmm… dovrei chiudere se ah…se ti decidessi a scollarti! Dobbiamo andare a casa dai ragazzi!» Tentò di nuovo mentre l’altro gli sbottonava i primi bottoni della camicia di lino senza staccarsi da lui. 

«Che fretta c’è? E poi non è ancora ora di cena e io ho già fame…di te.»

Il moro allora provò un’altra strada.
«Thorrrr» fece suadente, l’altro lo fissò bloccandosi «Mi fai caldo!» disse spingendolo via e scappando verso l’ingresso della libreria.

«Eddai Loki non è giusto!»

«Oh avanti Thor!» Fece il moro posizionando il cartello chiuso sulla vetrina «Dobbiamo ancora fare la spesa ed ho in programma due lavatrici di vestiti sudati, regali tuo e di tua figlia! Che poi una volta eri così bravo a fare il bucato, mi chiedo perché hai smesso…» scherzò voltandosi, ma rimase appena interdetto.
Thor teneva le braccia incrociate e aveva messo su il broncio come un bambino. 

«Thor che hai?» 

«Si può sapere che ti prende?»

«In che senso scusa?»

«Beh è evidente che non vuoi mai stare solo con me!»

«Questo non è vero!»

«Ah si? Quand’è stata l’ultima che ci siamo presi una giornata per noi? O una cena fuori senza i ragazzi?»

«Stai esagerando Thor! C’è stata quella cena che abbiamo fatto tre, o forse quattro mesi fa… » il biondo alzò un sopracciglio con fare esplicito «Ok va bene forse ultimamente ti ho trascurato un po’» gli si avvicinò con un sorrisetto «ma questo non ti autorizza a prendermi e farmi tuo dietro ad uno scaffale!»

Il biondo lo prese per la vita.
«Allora facciamo le cose come si deve! Ti porto a cena domani sera, poi andiamo a fare una passeggiata e potremmo andare in quella gelateria che ti piace sulla…»

«Thor domani siamo ad Asgard ricordi?»

«Ah ma certo ad Asgard.» Borbottò l’altro. 

«Eddai Thor ce ne andremo tre giorni fuori NY e potrai vedere i tuoi amici e i nostri genitori…oltre che ci sarà l’allenamento per Fred…»

Il biondo sorrise «Sai sono contento di passare un “weekend lungo” via con te ed i ragazzi. Inoltre so che Fred sarà entusiasta quando scoprirà che nostro padre lo porterà ad allenarsi su Vanaheim; gli farà piacere conoscere qualche nuovo incantesimo coi vanir. E quando tornerà, trascineremo anche Kate fuori dall’arena e approfitteremo per starcene un po’ solo noi quattro…» in quel momento il telefono di Thor vibrò. «Ehi Marcus? Ah, ma certo scusa avevo quasi dimenticato…si partiamo domani alle 10.00. Ok allora ti aspettiamo a casa. A domani» 

«Che succede?»

«Mi ero dimenticato che verrà anche Marcus, vuole venire a far visita a Mr.J. Che testa mi ritrovo! Abbiamo anche chiesto ad un suo amico di occuparsi della caffetteria perché saremo entrambi via! Ma comunque a parte il viaggio saremo solo noi quatt…» il telefono vibrò di nuovo.

«Ehi piccola guerriera che succede? Ah certo portiamo anche Mickey…nessun problema, ma avvisa gli zii! Pronto? Kate?» 

Thor abbassò il cellulare sospirando.
«Dicevo…» il telefono vibrò ancora «Fred? Come Trick, e dove ce lo mettiamo? Fred? Fred?»
Ma il ragazzo aveva già riattaccato.

«Viene anche Mickey?»

«Già.»

«E Fred si porta Trick»

«Non vuole lasciarlo solo al caldo. Pare che Asgard sia la nuova metà preferita per le vacanze dei newyorkesi.» 

Loki comprese il leggero disappunto del compagno e cercò i suoi occhi, poi si avvicinò alle sue labbra «Vedila così: se Fred si allena con papà, Kate sta con Mickey, Trick lo lasciamo ad impegnare nostra madre e Marcus con Mr.J….io e te potremo passare un po’ di tempo per conto nostro. Sai è da parecchio che non torniamo a quelle cascate nelle valli a nord del palazzo. Sono sempre così poco affollate…mi spiego?»

E gli posò un bacio sensuale sul collo. 

Il biondo sembrò riacquistare il buon umore di colpo «Beh se proprio la metti così…sbrigati tesoro dobbiamo andare a prepararci!» E se ne uscì di corsa dal negozio.
Loki rimase a guardare la porta aperta ed incrociò le braccia.

«Tsk tante storie e poi non mi ha dato nemmeno un bacio.» 

Ma in quel momento Thor rientrò di corsa e presolo per la vita con la forza dei soli avambracci lo sollevò da terra «Ti ho sentito sai?» disse sorridendogli.
«Ah ecco stavo quasi per offendermi»
Poi contraccambiò il suo sorriso e poggiate entrambe le mani sulle sue spalle gli diede un bacio dolce.

Quel venerdì mattina Mickey, con tanto di valigia e zaino, arrivò dall’aeroporto con un taxi a casa degli zii e appena sceso dall’auto fu investito dall’abbraccio di Kate rischiando di ribaltarsi. Poi lui, i cinque Odinson, e Marcus si ritrovarono sul marciapiede davanti casa pronti per la partenza.
Fred guardò Trick negli occhi e si concentrò “Ora dormi amico mio” il micio chiuse gli occhi cadendo addormentato e il ragazzo fece apparire una sfera di luce in cui lo avvolse per proteggerlo durante il viaggio. 

«Bene» fece Thor «allora se ci siamo tutti…. HEIMDALL!»

Il gruppo fu avvolto dal raggio arcobaleno e portato su Asgard in pochi secondi!

 

Asgard qualche istante dopo

Fred con un tocco leggero ruppe la sfera magica e Trick si svegliò,  Mickey invece perse l’equilibrio e cadde come un sacco di patate con zaino e tutto il resto.

«Ciao Heimdall!» Esordì Kate alla vista del guardiano.

«Principi, principessa, Mickey Rogers Stark, Marcus Fergusson-Steven, Trick… siate i bentornati ad Asgard. Una nave vi aspetta.» Li accolse indicandogli poi una navicella dorata che stava sospesa in aria accanto al ponte arcobaleno. 

«Grazie Heimdall, ma» disse Thor entusiasta «chi preferisce farsi un giretto di martello?»

«Thor avanti non puoi portarci tutti lo sai!» Fece notare Loki al compagno mentre i suoi figli, Trick, Mickey e Marcus raggiungevano la nave.

«Beh papà» gli gridò Fred « io so guidarla perfettamente questa.»

«Infatti» disse Thor afferrando Loki per la vita «Così io posso portare te.» E senza dargli il tempo di controbattere roteo in aria il martello e partì in volo col compagno che dovette velocemente aggrapparsi a lui per non cadere. 

«Fred posso guidarla io?» Chiese Kate montando a bordo. 

«No Kate, quando sarai più grande!»

«Ma non è giusto!»

«I papà non ci sono e sei sotto la mia responsabilità perciò decido io ciò che è giusto.» Sentenziò il maggiore mentre la ragazza si imbronciava; un attimo dopo Fred con assoluta facilità fece partire la nave trasportando il gruppo nella stessa direzione appena presa dai suoi genitori. 

 

Non ci volle molto perché Thor e Loki raggiungessero il cortile del palazzo.
«Mio principe…» disse il biondo con un sorriso mentre liberava dalla sua stretta il compagno.

«Sei il solito sentimentale Thor.»

«Eh solo che non voglio sprecare nemmeno un momento con te in questi giorni.»

Loki gli sorrise «E va bene te lo concedo, ma non credere che bastino i giochetti col tuo martello per impressionarmi.»
Thor stava per rispondergli con una battuta a tono, ma i due furono interrotti dall’arrivo della navicella dorata.

«Non abbiamo finito io e te…» sussurrò il biondo al moro con un occhiolino prima che i due venissero raggiunti dal resto del gruppo.

«Papà, Fred non mi ha fatto guidare!» Piagnucolò subito la ragazza rivolta a Loki. 

«Mi sembra ovvio Kate, se l’avesse fatto come minimo avrei bruciato i suoi compiti davanti a lui!» 

«Vedi te l’avevo detto che papà non era d’accordo!» Le disse il fratello con tono calmo, ma una gocciolina di sudore freddo gli scese lungo la fronte: le minacce di suo padre erano sempre molto efficaci. Kate sbuffò, ma in quell’istante qualcun altro li raggiunse e venne loro incontro.

«Ciao papà!» fece Marcus entusiasta ad un Mr.J. che reggendosi ad un bastone con intarsi in oro si avvicinava allegro. 

«Ehilà ragazzi! Santo Cielo sono secoli che non ci vediamo o forse no? A dirla tutta non ne sono sicuro; qui il tempo scorre in modo completamente diverso! Ah Marcus ragazzo mio!»

Padre e figlio si abbracciarono forte mentre Loki e Thor li osservarono con un sorriso. Si conoscevano da quasi vent’anni e per loro in quanto esseri umani il tempo aveva lasciato segni più evidenti rispetto ai due semidei.
Mr.J ormai era un vecchiettino, con gli occhiali ed un bastone da cui non si separava mai, mentre Marcus era diventato un uomo fatto e finito.
Vivevano lontani da quando Mr.J. aveva deciso di trasferirsi ad Asgard per passare la vecchiaia nell’eterna primavera e tra gli innumerevoli libri della biblioteca reale.
Tutti ormai si erano affezionati e stimavano quel vecchio e simpatico midgardiano, persino Odino se aveva bisogno di un consiglio gli si rivolgeva come ad un buon amico.
Infine non era raro che dopo lunghe ore di lettura Mr.J. facesse visita ad Heimdall: con lui teneva lunghe chiacchierate su ciò che il Bianco vedeva nei mondi con i suoi occhi.
Marcus era felice per suo padre e quando poteva chiedeva a Thor e Loki di portarlo con loro per potergli fare visita. Aveva ormai superato la cinquantina, ma i suoi occhi erano rimasti vispi come quelli di un ragazzino e non gli mancava mai il sorriso; aveva molti amici e molte occupazioni e tutti i clienti della caffetteria lo adoravano.
Per Kate e Fred e persino per Mickey era di famiglia ed era capitato spesso che trascorresse con gli Odinson qualche Natale quando non era con Mr.J. in Canada o in giro per il mondo dai suoi innumerevoli amici.
Viaggiare era l’unica grande storia d’amore della sua vita.
Una cosa infine valeva per entrambi: Mr.J e Marcus occupavano un posto speciale ad Asgard e nei cuori di tutta la famiglia Odinson. 

«Venite con me! I vostri genitori e i vostri amici ci aspettano nella sala dei banchetti.»

Non appena la comitiva fu giunta a destinazione Thor e Loki furono investiti dall’abbraccio di Frigga, Kate e Mickey corsero dai tre guerrieri e Lady Sif e Fred, con Trick al fianco, andò a salutare Odino. Il vecchio re di Asgard abbracciò il nipote dopodiché approfittò della presenza di tutti per fare un annuncio. 

«So che sarete stanchi per il viaggio e avrete bisogno di riposarvi un po’, ma mi sembra opportuno comunicarvi adesso una decisione che ho preso di recente con i miei figli. Domani porterò Fred con me su Vanaheim perché possa seguire un particolare allenamento. Ragazzo mio ormai è tempo che tu apprenda degli insegnamenti che ti saranno utili per sviluppare al meglio le tue capacità e Vanaheim è il posto giusto per farlo bene ed in totale sicurezza. E a proposito di questo ci sarà Hogun ad accompagnarci.»

Il guerriero annuì in segno di rispetto. Loki e Thor sorrisero orgogliosi, Fred rimase un attimo stupito mentre Kate era entusiasta.

«Bene, quando partiamo?!» Domandò la ragazza. 

«No Kate, mi dispiace, ma porterò solo tuo fratello!»

«Cosaaaa?!» Chiese incredula.

«Solo Fred deve affrontare questo allenamento. Per te non è ancora il momento.»

«Ma non è giusto nonno!»

«Kate» la redarguì Thor, ma la ragazza non si fermò.

«Sapete tutti quanto io ami allenarmi e sono anche più brava di Fred, perché non puoi portare anche me?» 

«Kate» le rispose Odino con tono calmo « su Vanaheim Fred avrà a che fare con le arti magiche. Tuo fratello padroneggia già bene la magia del fuoco, della terra, dell’aria…»

«Si, ma anche io…»

«E del ghiaccio…» 

La ragazza abbassò lo sguardo: quella proprio non le riusciva mai.

«Devo portare Fred perché impari a padroneggiare tutti gli elementi durante i combattimenti. È già molto bravo lo ammetto, ma c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare…e saremo di ritorno in due giorni.»

Kate strinse i pugni mentre Sif le si fece vicina e le appoggiò una mano sulla spalla.

«Non ve la prendete principessa. Vedrete che presto sarà il vostro turno. E poi stando qui potrete allenarvi con me e Fandral.»

Kate annuì, ma non era affatto convinta. 

 

Dopo il banchetto Thor e Loki avrebbero voluto ritirarsi nelle loro stanze, peccato che…

«Come non posso andare nell’arena?» 

«Prima voglio che tu finisca i compiti che avevamo stabilito Kate!»

«Ma papà ho tutta l’estate! Non posso farli lunedì?»

«Non si discute, prima devi studiare poi potrai stare nell’arena anche di notte per i prossimi due giorni.»

«Certo mentre Fred si diverte col nonno su Vanaheim!»

«Kate…»

«Io voglio andare con lui! E qualunque cosa faccia tanto non potrò partire lo stesso» e dando le spalle al padre si diresse di corsa nella sua stanza. 

Loki sospirò e si passò una mano sul volto.

«Mickey ti prego prova a farla ragionare tu.»

Il ragazzo sorrise «Conta su di me zio.» Ed iniziò ad incamminarsi nella direzione presa dalla cugina.

Loki sorrise verso il ragazzo mentre Thor alle sue spalle gli si fece vicino.
«Allora cosa vuoi fare per iniziare il nostro weekend?» Chiese il biondo.

«Che ne dici di una passeggiata nei giardini? Ho bisogno di un po’ di tranquillità.» Gli rispose  l’altro voltandosi verso di lui. 

Al che Thor lo strinse a sé e lo baciò; Loki sorrise contro le sue labbra «E poi ti prometto che ci dedicheremo un po’ a noi Dio del Tuono…»

 

Da che era entrata in camera sua Kate aveva distrutto tutto ciò che le era capitato sotto mano. Possibile che a Fred andasse sempre tutto bene? E lei invece? Non poteva nemmeno allenarsi se prima non faceva i compiti!
Mentre rompeva l’ennesimo soprammobile qualcuno bussò alla porta.

«Ehm lo sai vero che così papà ti farà fare compiti fino al Ragnarok vero?» La riprese Fred entrando seguito da Trick.

«ESCI SUBITO DI QUI!» Gli urlò la sorella lanciandogli contro un cuscino.

«Ehi frena i tuoi ormoni di quattordicenne incompresa! Non è colpa mia se hai problemi con gli incantesimi di ghiaccio!»

La ragazza si gettò sul letto lanciando un grido di frustrazione e affondò il viso tra le coperte.

«Hai finito di fare la ragazzina viziata?» Sospirò il fratello avvicinandosi alla sorella e sedendole accanto «Magari se la smettessi di fare l’antipatica potrei provare a parlare col nonno e..»

«No! L’hai sentito? Vuole portare solo te! Il Padre degli Dei ha parlato! Finisce sempre così! Fred può allenarsi nei laghi con i maridi, Fred può scappare su Jotunheim e riportare dei fiori magici, Fred può fare questo, Fred può fare quello….Fred è pronto per allenarsi su Vanaheim anche se odia allenarsi! Perché non vai anche ad Hel già che ci sei?!»

«Sai cosa ti dico? Volevo solo essere gentile con te Kate e darti una mano, ma sei la solita viziata antipatica! Sai bene che preferisco lo studio! Ma devo andare se persino i nostri genitori hanno deciso così!»

«E tu da bravo figlioletto perfettino non puoi certo deluderli vero?»

A quel punto il ragazzo si alzò di scatto.
«E va bene allora! Andrò a riposare perché sai domani sarà dura su Vanaheim!» E preceduto da Trick si diresse alla porta superando Mickey che stava entrando proprio in quel momento. 

«FULMINATI FRED!» Gli urlò la sorella scagliandogli dietro una saetta.

«Ehi sta attenta! Non è me che devi arrostire!» La rimproverò il cugino schivando l’attacco per pochi millimetri.

«Non è giusto Mickey, non è assolutamente giusto!» Si lamentò la ragazza riaffondando il viso nel letto.

«Eddai Kate, tuo padre non ti ha mica rinchiuso in camera! Se studiamo ora poi possiamo divertirci un po’ insieme!»

La ragazza si risollevò di colpo e sul suo volto apparve un ghigno mefistofelico.
«Divertirci eh? In effetti so cosa potremmo fare per divertirci un po’!» 

 

Mickey e Kate erano sempre stati una super squadra. Non importava che non fossero davvero cugini di sangue: dove andava uno andava anche l’altra e non facevano mai nulla da soli.
E l’uno era prudente quanto l’altra sconsiderata!

«Kate è una pessima idea!»

I due ragazzi erano entrati di soppiatto nella Sala dei Trofei di Asgard e di fronte a loro si ergeva lo Scrigno degli Antichi Inverni.

«Oh avanti è solo uno scrigno potentissimo, ma ti ricordo che sono una mezza jotun! Saprò maneggiarlo vedrai!»

«Kate è un accidenti di artefatto antico e tu non riesci nemmeno a far nevicare!»

«Beh, ma con questo potrò finalmente dare una lezione a Fred. Se dimostro ai miei di saperlo usare domani il nonno porterà anche me! E poi posso sempre utilizzarlo per congelare i piedi di quel secchione!»

«Ma lui deve andare! Kate deve allenarsi! Un-un giorno lo farai anche tu!»

«Fred» disse la ragazza avvicinandosi allo scrigno «odia gli allenamenti, io invece li amo…perciò stavolta niente mi impedirà di andare con lui!»

E con decisione afferrò lo scrigno e lo sollevò.
Da principio non accadde nulla, poi…Un getto di gelo si scatenò dall’oggetto magico colpendo la parete di fronte alla ragazza. 

«Kate, ma che fai?»

«Non sono stata io! AH!» 

Un altro getto più potente fuoriuscì dallo scrigno colpendo il pavimento. 

«Kate attenta!» 

Il ghiaccio si propagò lungo il corridoio dove giacevano le altre reliquie assumendo la forma di alti spuntoni. 

«Non-non riesco a controllarlo!» Disse la ragazza in panico. 

Mickey che era poco distante da lei alle sue spalle provò ad avvicinarsi, ma Kate si voltò e altro ghiaccio si riversò sul pavimento innalzandosi a muro davanti al ragazzo. I due giovani furono separati mentre il muro continuava a crescere verso il soffitto della stanza. Poi si fermò e cadde il silenzio.

«Oh no…Kate stai bene?»

«S-si» rispose la ragazza spaventata dall’altra parte. 

D’improvviso però il ghiaccio intorno a lei iniziò ad unificarsi creando lentamente una sorta di sfera e lei… si trovava proprio al centro!

«KATE! Devi posare lo scrigno! Adesso!»

La ragazza annuì e si voltò verso il piedistallo, ma…

«MICKEY NON SENTO PIÙ LE MANI! HO-HO FREDDO!»

«VADO A CERCARE AIUTO!» Le gridò il ragazzo voltandosi e correndo via.

Intanto Kate non riusciva a capire cosa stesse succedendo: sentiva le mani gelate ed insensibili e così anche i piedi mentre il ghiaccio si propagava intorno a lei rinchiudendola in una fredda prigione. Aveva un freddo tremendo, ma perché? Era sempre stata in grado di sopportarlo bene e in fondo era in parte jotun. Adesso invece era lì che tremava scompostamente e gli occhi le si facevano pesanti. 

“Ghiaccio, po-poteri” pensò. 

Non aveva mai manifestato poteri del gelo come quelli di Fred, ma perché non riusciva nemmeno a gestire quello scrigno se in fondo il ghiaccio era parte di lei?

C’era silenzio…avvertiva solo il rumore del ghiaccio che scricchiolava piano mentre continuava a circondarla. 

“Aiuto…”

Fece appena in tempo a vedere qualcosa di rosso lampeggiare oltre la parete gelata davanti a lei e scioglierla poi il volto del fratello fu l’ultima cosa che vide prima di sentirsi cadere nel buio.


Quella sera nella sala dei banchetti

«Ti rendi conto di quello che hai fatto?!» 

Erano passate diverse ore dall’intervento di Fred nella Sala dei Trofei e mentre Mickey era nella sua camera Kate si trovava davanti ai suoi genitori.
Era svenuta solo per pochi minuti prima di risvegliarsi nella Camera della Guarigione dove era stata rinvigorita da un infuso dei fiori di Vimur.
I suoi genitori si erano precipitati da lei ed entrambi le erano rimasti accanto fino a che non aveva chiuso gli occhi e si era addormentata cosicché l’infuso facesse il suo effetto con tutta calma.
Ma al suo risveglio Frigga l’aveva condotta lì dove Loki le stava facendo una bella lavata di capo.
La ragazza ancora stretta in una coperta abbassò lo sguardo a terra.

«Quello scrigno è potentissimo! Se lo avessi usato male avresti potuto uccidere Mickey oltre che tu ti stavi…» non finì la frase e scosse la testa come per cacciare via un brutto pensiero. 

«Papà io…»

«Perché ti viene tanto difficile obbedirmi? Perché non mi ascolti quando ti dico di fare una cosa? Credi lo faccia per divertimento?»

Thor era al lato destro di Loki e guardava la figlia con rimprovero e apprensione allo stesso tempo. Il compagno invece era fuori di sé. 

«Io-io credevo di poterlo controllare…» 

«Non puoi controllarlo, è troppo potente per una ragazzina. Non posso pensare a cosa sarebbe successo se tuo fratello non fosse arrivato in tempo! Sei-sei in punizione da qui al Ragnarok!» 

Kate inspirò profondamente.
«Non mi chiedi nemmeno perché l’ho fatto?»

«Pensaci bene signorina, voglio saperlo o sapere la risposta peggiorerà solo la tua punizione? Cos’era uno scherzo per Fred? Per non farlo allenare? È questo vero?!  Solo per fare un dispetto a tuo fratello?!»

La ragazza strinse la coperta con rabbia e alzò lo sguardo: gli occhi lucidi, ma decisi.
«Ma certo! Perché Fred deve allenarsi così può diventare ancora più perfetto no?»

«Kate, ma che stai dicendo?» 

«Perché è giusto che lui si alleni quando odia farlo, mentre io sono costretta a stare sui libri o a guardarlo partire per Vanaheim? Per una volta sii davvero onesto papà e ammetti che preferisci lui a me e che è sempre stato così!» Disse facendo cadere la coperta mentre leggere scintille si propagavano dalle sue mani. 

«Adesso basta Kate stai esagerando!»

«Ah si? Allora perché lo difendi sempre? Perché Fred fa sempre tutto giusto e io invece no? Fred  è bravo a scuola e io no, Fred padroneggia bene i poteri e io no, Fred ha il potere del ghiaccio mentre io…io…io non so nemmeno perché quando ho toccato lo scrigno non ho cambiato aspetto come è successo a te! Sai cosa penso? Che stareste tutti meglio senza un disastro come me! E probabilmente tu-tu non mi volevi nemmeno quando avevi già il tuo Freddi!»

Loki si paralizzò.

«Kate ora basta non sai quello che dici!» Intervenne Thor di colpo severo. 

Ma la ragazza non sembrava volersi calmare e infatti il cielo fuori si fece scuro. Il suo sguardo era puntato su Loki.
Passò qualche istante poi d’improvviso una saetta si schiantò fuori dal palazzo; allora Kate chiuse gli occhi ed inspirò come faceva sempre per calmarsi.
Il cielo serale tornò terso mentre lei riapriva lentamente gli occhi.

«Io ti odio!» Disse infine rivolta al moro e voltandosi lasciò la sala. 

«Kate, Kate torna qui» provò Thor, ma la ragazza non lo ascoltava più. 

Loki rimase impietrito, abbassò lo sguardo e strinse le palpebre finché avvertì due mani posarsi  delicate sulle sue braccia. Thor gli circondò le spalle con dolcezza.

«Lasciami…» sussurrò appena.

«No amore…» disse tranquillo il biondo poggiando il mento sulla sua spalla. 

A quel tocco Loki ingoiò il nodo che sentiva in gola e si concesse finalmente di sentire le proprie lacrime scendere calde sulle guance.
In fondo non c’era nessuno, in fondo c’erano solo loro due.

«Dov’è che sbaglio con lei?»

«Non è colpa tua lo sai. È solo un momento particolare per Kate, ci sono tante cose che deve capire. Anche tu eri così…eri così anche dopo se è per questo» provò a scherzare il compagno, ma Loki continuò a piangere sommessamente.

«Hai sentito cos’ha detto?»

«Sai che non ti odia è solo arrabbiata…»

«Non quello Thor, il resto…»

Il biondo tacque.

«Sappiamo entrambi che non è così. E questo basta! Vedrai che presto lo capirà da sola, magari se le dicessimo la verità su…»

Il moro si girò di colpo fissandolo con occhi sgranati.
«No Thor! Non deve accadere, mai!»

Il biondo sospirò.
«Sai che i segreti non sono il punto forte della nostra famiglia amore.»

«Ma questo è diverso! È-è troppo doloroso e lei è …lei è…»

«Nostra figlia?»

«Sei ingiusto…»

«Dico solo che temo sia l’errore fatto dai nostri stessi genitori con te, volevano proteggerti e guarda com’è andata…»

Loki abbassò lo sguardo.
«Io non voglio che soffra Thor…»

Thor gli rivolse un sorriso triste.
«E va bene. Allora le racconteremo solo una parte della storia, ma dobbiamo dirle almeno dei suoi poteri. È giusto così Loki, sei d’accordo?»

Il moro annuì.
Thor se lo strinse contro come a volerlo consolare e difenderlo allo stesso tempo.
«Comunque non può rivolgersi a te così deve imparare a controllarsi.»

Il moro sospirò, ma un sorriso comparve finalmente sulle sue labbra «Detto da te che hai dato del vecchio e folle a nostro padre e ti sei fatto bandire…direi che non sei molto convincente.» Rise poi tornò serio «E comunque credo sia solo gelosa di Fred e che voglia ferirmi con questo. Pensa che lo amiamo di più solo perché…solo perché non si sente alla sua altezza.»

«Uhm mi ricorda qualcuno!»

«Possibile che tu sia così ottuso Thor?» Disse l’altro scostandosi infastidito. 

«Beh Loki è pur sempre figlia tua, no? Comunque sono sicuro che presto capirà che noi l’amiamo esattamente com’è…proprio com’è successo a te…»

Loki annuì.

«Tornando a noi» disse il biondo assumendo un tono sensuale «che ne dici di andare a riposare un po’ adesso? Ti faccio un massaggio se fai il bravo, ok?»

«Thor mi sento un padre da schifo in questo momento e tu mi proponi un massaggio?»

«Non possiamo comunque farci molto stasera…piuttosto lasciamola sbollire. Sono sicuro che nella sua rabbia nostra figlia non tenterà di distruggere un pianeta come qualcuno di mia conoscenza…e vedrai che domani le sarà passata.»

 

Nella stanza di Kate…

«Giuro che non mi passerà mai!» disse la ragazza mentre infilava un paio di calzini in uno zaino.

Mickey stava seduto sul letto della cugina; non parlava mentre la osservava.
«Cosa stai facendo?»

Chiese poi senza espressione nella voce.

«Preparo le valigie, con o senza l’approvazione dei miei io andrò su Vanaheim!» disse afferrando una spada «Questa me la porto? No, ma scusa ti sembra giusto che debba sempre andare così? E adesso devo pure sentirmi in debito verso Fred per avermi salvato! Come se glielo avessi chiesto io poi…»

«Infatti… gliel’ho chiesto io…perché stavi per congelare»

La ragazza a quell’obiezione corretta si imbarazzò appena «Si ehm grazie a proposito…io però ho deciso e partirò!»

«Non credi sarebbe meglio finirla invece?»

«Ma cosa dici Mickey?»

«Kate, oggi abbiamo rischiato grosso. È già tanto che i tuoi non abbiano avvisato i miei genitori o mio padre avrebbe attraversato l’universo in armatura per venire a prendermi per un orecchio. Abbiamo esagerato. Ed è stata una fortuna che Fred…»

«Non mettertici anche tu sai!» Lo minacciò puntandogli contro la spada «Non voglio risentir parlare di quel damerino perfettino! Quando domani partirà io andrò con lui e non potrà fermarmi.»

Mickey tornò in silenzio, ma le sue guance e le orecchie divennero rosse e quando succedeva così…

«Hai le orecchie color dell’armatura di tuo padre. Cosa mi stai nascondendo Mickey?» 

«Ni-niente» sussurrò il ragazzino. 

La ragazza provò un’altra strada.
«Mickey sono la tua cugina preferita e la tua migliore amica…e se non vuoi che racconti a mezza scuola che dormi ancora con i tuoi orsacchiotti farai meglio a dirmi la verità!»

Il ragazzo allora si paralizzò.
«Può-può darsi che tuo nonno parta con Fred stasera co-così domani sarà sveglio di buon mattino per…..»

«Cooosa? Perché non l’hai detto subito?» Esclamò la ragazza buttando alla bella e meglio tutto nel suo zaino. 

«Kate è una pessima idea!»

«L’hai detto anche oggi!»

«E infatti ci ho preso in pieno! Adesso basta Kate, dobbiamo obbedire!»

«Senti tu fai come vuoi, ma io vado su Vanaheim. Sei libero di decidere!» Ed uscì di corsa dalla sua stanza.

Mickey rimase un istante ancora seduto sul letto.
«Maledizione Kate!»

Esclamò infine sbattendo i pugni sulle lenzuola per poi seguire la ragazza.
Uscì nel corridoio fuori dalla stanza. Era per lo più buio, ma illuminato sufficientemente dalle torce alle pareti.
In piedi davanti a lui la cugina lo guardò con le braccia incrociate ed un ghigno soddisfatto «Ne ero certa. Tranquillo ho preso un cambio anche per te, è nello zaino.»

«Un cambio per cosa? Dove ve ne andate vuoi due?» La voce di Marcus alle spalle fece sobbalzare Kate.

Era in quello stesso corridoio anche lui con uno zaino in spalla e osservava sospettoso i due ragazzi.

«Ehm al Bifrost….?» Provò Kate cercando di apparire indifferente mentre Mickey tratteneva il respiro. 

Marcus dapprima studiò la ragazza e il suo zaino poi fece un passo verso di loro.
«Ah, ma guarda! Stavo andando proprio lì!»

«Come??» Chiese Mickey incredulo beccandosi un’occhiataccia da Kate. 

«Si, ho chiesto a Fred se posso raggiungerlo su Vanaheim prima che partisse con vostro nonno. Mio padre desidera una pianta che cresce solo nei boschi di quel pianeta ed io» arrossì «sinceramente vorrei esplorarlo un pochino!»

«E figurati se il nonno diceva di no al suo Freddi…» borbottò Kate.

«Come?» 

«Ni-niente solo… che anche io vengo con te! E anche Mickey!»

Il ragazzino intanto era sempre più scioccato. 

«Oh davvero?» Continuò Marcus del tutto ignaro.

«Si, Fred ha-ha convinto il nonno alla fine, quindi veniamo con te!»

«Fantastico allora salutiamo i tuoi genitori e ….!»

«NO!» Esclamò la ragazza, Marcus la guardò stupito «No, ehm i papà saranno già a dormire ormai, sai com’è non hanno più qualche secolo. E tanto li rivedremo tra due giorni, perciò…»

«O va bene…in questo caso che aspettiamo?»

E li precedette allegro. Kate sorrise e lanciò uno sguardo d’intesa al cugino che a malincuore la seguì.

 

Poco dopo i tre raggiunsero il Bifrost e Marcus si affrettò a spiegare a Heimdall il motivo del loro arrivo e perché chiedevano di passare.
Il guardiano comprese e fece per aprire il varco, ma prima si rivolse a Kate.
«Sicura di quello che fai principessa?»

La ragazza fissò il guardiano con sguardo determinato.
«Assolutamente si!» Rispose convinta. 

Il guardiano annuì e si preparò ad aprire il ponte.
I tre si portarono in posizione.

«A proposito» se ne uscì Marcus nella breve attesa che li separava dalla partenza «com’è che oggi non vi ho visti in tutto il pomeriggio dopo il pranzo?»

«Ehm sai com’è… i compiti!» Buttò lì la ragazza.

Marcus, che evidentemente non sapeva del disastro di quel pomeriggio, annuì come se avesse compreso mentre Mickey alle sue spalle scosse la testa rivolto alla cugina.
In quell’istante il ponte arcobaleno si aprì risucchiando il gruppo al suo interno ed in un attimo li trasportò a destinazione. 

 

Vanaheim qualche istante dopo

I tre atterrarono in un fienile bucandone il tetto, ma l’atterraggio fu su un morbido e grande cumulo di paglia. 

«Woooow state bene ragazzi?»

I due più giovani annuirono.

«Non ci si abitua mai a questo coso. Sapete ammetto che la primissima volta che Thor mi ha chiesto di adoperare il Bifrost ero terrorizzato di atterrare su qualche cespuglio di spine o peggio ahah» aggiunse con un sorrisetto nervoso, ma in quel momento…

«Salute Marcus» salutò Hogun appena sopraggiunto «ti stavo aspettand…Ehi, ma voi due che fate qui?»

«Non è ovvio? Sono venuta per ordine del nonno!»

Il guerriero la studiò mentre con finta aria solenne la ragazza scendeva dal cumulo di paglia ed aiutavi Mickey a fare lo stesso.
«Strano non mi aveva detto nulla, ma in questo caso sarà meglio che vi porti da lui e da Fred. In marcia!»

Il quartetto uscì in silenzio dal fienile; il cielo era illuminato da stelle brillanti e l’atmosfera era di quiete e tranquillità. Kate approfittò per guardarsi intorno.
Aveva sempre sentito dire che i villaggi dei vanir fossero rudimentali, ma ben organizzati e vedendoli adesso non avrebbe saputo trovare descrizione migliore.
Vivevano in capanne molto grandi di rami e paglia, ma erano tutte bene costruite e ciascun abitante aveva dato una nota personale alla parte esterna: alcune erano ricoperte di edera verde, altre avevano tetti piene di fiori di ogni colore, altre ancora avevano utensili od armi appese.
I falò, sparsi qua e là tra l’una e l’altra, creavano poi ombre danzanti che aggiungevano un pizzico di magia.
Quella era la vera forza di Vanaheim, di quel mondo in cui la magia seiðr veniva praticata ed utilizzata dagli abili vanir.
I quattro arrivano presto davanti ad una capanna più grande delle altre con tele colorate poste sulle pareti esterne.
Hogun entrò per primo seguito da Marcus, poi fu la volta di Kate; la ragazza prese un respiro ed entrò.

«Kate cosa ci fai qui?!» Scattò in piedi Odino seguito a ruota da Fred.

«Nonno io…»

«Oh allora non è solo un problema con Jotunheim! Piuttosto tutti i miei eredi provano gusto a disobbedire alle mie disposizioni!»

«Un momento, ma che dice?» Chiese Marcus spaesato «Kate i tuoi lo sanno che sei qui vero?»

«Veramente… » La ragazza abbassò gli occhi colpevole.

«Oh cavolo! Oh cavolo cavolo cavolo» iniziò ad impanicarsi l’altro.

«Scusami Marcus! Per me era davvero importante venire qui e tu stavi per partire perciò…» 

«Perciò?! I tuoi genitori mi uccideranno! Oh accidenti questa-questa davvero non me l’aspettavo da te!»

La ragazza tenne lo sguardo basso, ma riuscì comunque ad intravedere il fratello che a braccia incrociate la guardava con rimprovero. 

«L’avevo detto che era una pessima idea.»

«MICKEY!» Lo riprese Kate voltandosi di scatto.

«Dico solo la verità! E poi mi hai praticamente costretto!»

«Traditore!»

«Adesso basta» sentenziò Odino «Dovrei rispedirti immediatamente su Asgard ed informare subito i tuoi genitori Kate!» 

La ragazza trattenne il respiro. 

«Ma ho in mente una giusta punizione per sedare la tua disobbedienza.»

«E possiamo restare?» Chiese di colpo l’altra entusiasta.

«Si, ma non credere che sarà piacevole! Sono stufo che in questa famiglia vi facciate beffe dei miei ordini. Adesso è molto tardi e Fred deve riposare per il suo allenamento di domani. Perciò andiamo a dormire! Hogun potresti?»

«Mi avanza un letto in più maestà.»

«Molto bene…ora riposiamo.»

Ciascun membro del gruppo si diresse ad un morbido letto di paglia pronto per ognuno degli ospiti tranne per Kate e Mickey a cui ovviamente toccò dividerlo.

 

Quando tutti furono addormentati Kate si alzò piano ed uscì nella notte.
Fuori dalla capanna  trovò un lungo tronco di legno sistemato a mo’ di panca e sedendovisi rimase in silenzio immersa nei suoi pensieri.
Era andata meglio del previsto: almeno non l’avevano rispedita su Asgard! In quanto alla punizione…non le restava che aspettare che passasse la notte.
Aprì la mano ed una scintilla di elettricità fece capolino dal suo palmo diventando una piccola sfera di energia.
Era ancora arrabbiata per la lite di qualche ora prima con i suoi genitori.  
Lei era sempre stata una vincente di natura: era prima negli sport, era prima in bellezza tra tutti quelli che conoscesse, era pure la prima nella classifica dei brutti voti, ma era pur sempre un primo posto, no?
Ma negli incantesimi di ghiaccio: quelli erano la sua sconfitta più grande. E poi perché non si era trasformata?
Osservò la piccola sfera: l’elettricità l’aveva sempre sentita così sua.
Quella era potenza, forza, vita e distruzione allo stesso tempo…cos’era a confronto il potere del gelo? A cosa le serviva quando si sentiva così forte?
Se solo i suoi le avessero permesso di sprigionare a dovere i suoi poteri una volta o l’altra gli avrebbe dimostrato quanto fosse brava, ma comunicare le sembrava sempre più difficile.
All’inizio aveva pensato che fosse solo una sua idea, ma il rapporto che i genitori avevano con Fred sembrava totalmente diverso.
Si appoggiò contro la parete della capanna e sospirò.

«Non ti basta proprio fare un danno al giorno vero sorellina?» 

La voce di Fred la colse di sorpresa.

«Che ci fai qua fuori? Non stai riposando per il tuo grande giorno di allenamento?» 

Il fratello le si sedette accanto.

«Perché sei scappata senza dire nulla ai papà?»

«Perché volevo che il nonno allenasse anche me non è ovvio? Non è giusto che solo perché sei il più grande devi sempre avere tutto il divertimento!»

«Ma falla finita! Sarebbe arrivato anche il tuo momento e lo sai bene! La nostra famiglia ci sta allenando allo stesso modo!»

«Tsk con la differenza che tu padroneggi perfettamente i poteri di ghiaccio e io no vero?!»

Fred la guardò con apprensione.

«Ma tu sei bravissima nella lotta e nei poteri della tempesta! Kate io credo-io credo che ognuno è speciale a modo suo! Magari a me insegneranno delle cose utili per la mia natura e a te altre, ma a tempo debito. Perché hai tutta questa fretta?»

«Perché? Vuoi saperlo davvero perché?» Scattò su di colpo l’altra stringendo la piccola sfera nella mano «Perché i nostri genitori vedono solo quanto tu sia perfetto e non mi notano minimamente!»

«Kate, ma cosa dici? Questo non è vero!»

«Eccome se lo è! Tu sei sempre quello che va bene a scuola, quello affidabile, il loro bambino…io invece sono la figlia che non sta mai ferma, che combina guai e che non è brava come te e papà col ghiaccio!» L’elettricità intanto cresceva più forte.

«Smettila con questa storia del ghiaccio Kate! Ti ho già detto che ci sono altre cose che…»

«Che ci rendono speciali? Beh io voglio essere speciale anche in quella! Io non perdo mai! In niente!» L’energia si scaricò a terra creando un piccola buca bruciata.

Il ragazzo allora strinse i pugni e si alzò.

«Sei così accecata dalla tua voglia di arrivare prima che nemmeno dedichi attenzione a cosa ti rende speciale. Sei una ragazzina testarda! Fa come ti pare!» E dandole le spalle rientrò nella capanna. 

La ragazza lo seguì con lo sguardo, uno sguardo carico di determinazione. “Te lo farò vedere quanto posso essere testarda Fred, vedrai!”

 

Il giorno dopo era una giornata nuvolosa e grigia. Il gruppo si svegliò di buon mattino incamminandosi nella foresta fitta di alberi alle spalle del villaggio. Ovunque andassero sembravano circondati da immense sequoie.
Camminarono per circa un’ora mantenendo tutti un rigoroso silenzio: Odino e Hogun aprivano la fila. 

«Dove stiamo andando nonno?» Chiese infine Fred.

«Sempre curioso di sapere dove vai è ragazzo mio? Andiamo da un mago! Lui ti insegnerà a combattere in totale contatto coi tuoi poteri. Vedete i vanir sono bravissimi con la magia, soprattutto con quella che interessa gli elementi. Ti sarà molto utile vedrai.»

«Così diventerai ancora più bravo signor perfettino» si rivolse gelida Kate al fratello.

Continuarono ad avanzare per un’altra mezz’ora buona finché non raggiunsero una piccola radura in mezzo agli alberi dove si ergeva una capanna più rustica rispetto a quelle viste al villaggio. Le pareti esterne erano spoglie, fatta eccezione per qualche utensile da lavoro. Era circondata da pietre su cui erano incisi strani simboli e qua e là si trovava qualche cespuglio pieno di bacche colorate.
La porta in rametti della capanna si aprì rivelando un vecchio dai lunghi capelli e dalla barba bianca. La tunica che indossava era nera e portava disegnati alcuni simboli dorati. L’omino si mosse verso i nuovi arrivati con un bastone in legno molto robusto che aveva tutto l’aspetto di un’arma. 

«Salute Odino Padre degli Dei.»

«Caro Smirthyn la vecchiaia infine ha raggiunto anche te vedo.»

«Come è il naturale corso di tutte le cose di passaggio. Allora chi hai portato con te? Immagino che questi giovani siano i tuoi nipoti e ci sono con te anche dei cari amici?»

«Si è così. Come hai trovato scritto nella mia lettera ti ho portato un altro giovane della mia famiglia da allenare: Fred. Ci fermeremo solo per due giorni ed ho bisogno che lo alleni al massimo delle tue possibilità. Puoi farlo amico mio?»

«Ma certamente, se l’ho fatto con Loki posso farlo anche con suo figlio.»

«Come solo papà? E Thor?» chiese Kate d’impulso.

«Kaaate» la ammonì Odino.

Il vecchio mago la studiò con sguardo gentile «Oh si tu sei senz’altro figlia di Thor. Avverto il potere dei fulmini in te e anche il suo stesso impeto. E sento che come tuo padre sei molto potente oltre che possiedi della magia, ma dentro di te manca un elemento giovane guerriera.»

Odino emise d’improvviso una sorta di tosse di ammonimento che il mago carpì al volo.
«Vedi giovane guerriera Loki è stato allenato da me perché possedeva la magia, mentre Thor ecco lui preferiva la lotta, i miei insegnamenti non gli avrebbero giovato. Ha provato si, ma se non sbaglio si è congedato dopo i primi cinque minuti ed è sparito nel bosco. Ricordi Odino?»

«Meno male avevo portato anche Loki, lui ti ha ascoltato rapito fin da subito.»

Il mago abbassò lo sguardo triste «Avrei solo voluto aiutarlo a capire di più quanto la sua magia lo rendesse speciale, magari non avrebbe…»

Odino gli appoggiò gentile una mano sulla spalla «Smirthyn amico mio non puoi prenderti carico anche delle mie colpe verso mio figlio. Tu per lui sei stato un grande maestro e conserva molta stima di te! Adesso però hai una generazione nuova da istruire» disse rivolgendosi a Fred che sorrise.

«Sei pronto ragazzo?» 

Il giovane annuì.

«Molto bene, iniziamo allora.» 

«Chiedo scusa signor mago, ma non è che potrei fare un giro nei dintorni? Solo ecco per curiosità»  Chiese timidamente Marcus.

Il vecchio Smirthyn annuì gentile. 

«Bene e io cosa faccio?» Provò Kate.

«Tu guardi signorina» intervenne Odino «questa sarà la tua punizione: guardare tuo fratello in silenzio. Almeno fino a che non deciderò di rispedirti dai tuoi genitori.»

Kate sbuffò: in effetti era proprio una bella punizione!

 

Quella stessa mattina ad Asgard 

Loki si girò tra le coperte stiracchiandosi. Qualcosa aveva disturbato il suo sonno.

«Buongiorno amore» gli disse Thor che continuava ad accarezzargli i capelli da circa un quarto d’ora.

«Mmm Thor sono stanco lasciami dormire.» 

Mugugnò il moro dandogli le spalle, ma il biondo gli si fece più vicino.

«Tesoro ho pensato che per oggi potremmo ecco… prenderci la giornata per noi che ne dici?»

«Dico che la giornata è lunga e un’ora di sonno in più non decreterà la fine di Asgard perciò…»

«Eddai amore!» Lo pizzicò appena l’altro su una spalla. 

Loki si girò guardandolo «E va bene si potrebbe anche fare» gli si rivolse dolce «Mmm prima però vorrei vedere nostra figlia.» Aggiunse tirandosi appena su, ma Thor lo fermò.

«Resta qui tranquillo vado a vedere che sta combinando.» Ed alzandosi si diresse nella stanza della figlia. 

«Kate?» Chiese aprendo la porta, ma trovò il letto fatto. 

«Kate?» Riprovò bussando alla stanza di Mickey. 

Poi fece un tentativo nella sala banchetti ed infine si diresse nell’arena. 

«Sif hai visto Kate?»

«No Thor, non si è presentata oggi. Ho pensato che dopo il caos di ieri le aveste vietato di allenarsi.» Gli rispose l’amica.

Il Dio del Tuono continuò la sua ricerca: guardò nelle cucine, nelle stalle e persino in biblioteca, ma della figlia non c’era traccia!

«È  su Vanaheim»

Il biondo sobbalzò: stava richiudendo la porta della grande biblioteca, ma Heimdall il Bianco gli era arrivato alle spalle.

«Heimdall che ci fai qui?»

«Tua figlia è con tuo padre su Vanaheim.»

«Cosa?!»

«Ho pensato dovessi saperlo. Devo avvisare anche il principe Loki oppure…?»

«NO! No, ci penso io…» si affrettò a rispondere l’altro “Kate questa l’hai fatta grossa!”

Mentre tornava nelle sue stanze si chiedeva come informare Loki della cosa: da principio si sarebbe preoccupato moltissimo, poi si sarebbe tranquillizzato sapendo che c’era anche Odino con lei.
Però ormai sereno che la figlia fosse al sicuro si sarebbe potuto finalmente arrabbiare all’inverosimile e così il loro weekend sarebbe sfumato…
Quello fu l’ultimo pensiero ad attraversare la sua mente prima di rientrare nella loro camera da letto.

«Allora?» Chiese il compagno che ancora sdraiato gli dava le spalle.

«È in camera di Mickey, stanno facendo i compiti.» Mentì Thor cercando di sembrare tranquillo.

«Davvero?» Si tirò su stupito il moro.

Il biondo intanto si diresse al loro letto. 

«Si, te l’avevo detto che si sarebbe calmata no? Fa appena un po’ la sostenuta, ma vedrai che stasera le sarà completamente passata.»

Loki si incupì appena.

«Mi chiedo se dovrei andare a parlarle.»

Thor gli si avvicinò «Perché invece» disse accompagnandolo a sdraiarsi prono «non ti sdrai mentre io ti faccio un altro massaggio?» Ed iniziò a massaggiargli la schiena.

«Mmm ma Thor…»

«Non c’è fretta tesoro rilassati ancora un po’…»

“Mentre io penso a qualcosa per sistemare questo guaio!” 

Si disse mettendosi a cavalcioni sopra di lui per quello che sarebbe stato un lungooo massaggio alla schiena. Il moro intanto si rilassò e lasciò fare il compagno. 

«È solo che ho pensato tutta notte alle sue parole…secondo te sta bene?»

«Ne-ne sono certo tesoro e poi già che è impegnata sui libri è meglio non rischiare di darle una scusa per distrarsi, non trovi? Me lo sentivo che Mickey sarebbe riuscito a convincerla a fare la cosa giusta…»

 

Intanto su Vanaheim

«Non c’è mai una volta che ti convinco a fare la cosa giusta!»

«Ma sta zitto Mickey!» Disse la ragazza appoggiando una guancia sul pugno. 

«Va bene, sai cosa? Io me ne vado con Marcus a fare un giro nella foresta. A dopo!» E alzandosi le diede le spalle e sparì nel bosco.

Ma la ragazza non si mosse: se ne stava seduta sul tronco di un albero con gli occhi fissi sul fratello e un’espressione annoiata… e così rimase anche per molte ore dopo. 

«Concentrati ragazzo.» Disse il vecchio mago a quello più giovane.

Fred puntò la mano destra verso una roccia con una strana runa incisa sopra e chiuse gli occhi: dopo qualche istante  dalla pietra emerse un piccolo turbinio di vento.

«Bene e adesso aiutati con qualcos’altro!»

Fred annuì e direzionò la mano sinistra verso una nuova roccia su cui era incisa un’altra runa e da cui fuoriuscirono grandi gocce d’acqua.
Il ragazzo allora congiunse le sue mani e i due elementi si avvicinarono unendosi e formando una sfera di vento ed acqua davanti a lui.

«Adesso scagliala.»

Il ragazzo aprì gli occhi e scagliò la sfera di energia tra gli alberi davanti a sé: questa esplose in mille scintille di liquido brillante.
Odino seduto poco lontano vicino ad un falò con Hogun batté le mani e sorrise mentre il mago si congratulava col ragazzo.

«Molto bravo Fred. È evidente che padroneggi bene l’energia della natura.» Kate alzò gli occhi al cielo «Perciò voglio insegnarti una cosa nuova. Si chiama “Fonte del Ricordo”. Non è un incantesimo di rapido apprendimento. Si può imparare qualcosa, ma ci vogliono anni perché si stabilizzi. C’è chi non vi riesce addirittura in tutta la vita! Funziona così: se pensi intensamente ad un ricordo e ti concentri sulle emozioni che ti suscita richiamerai a te gli elementi in maniera inconscia e la tua magia sarà più forte. Ma il ricordo deve avere valore o non funzionerà.»

«Qualsiasi ricordo?»

«Si, basta che sia intenso e potente, ma attento ai sentimenti. Se ne scegli uno felice ti darà sicurezza mentre con uno triste o rabbioso potresti perdere il controllo della tua energia e farti del male: ricordati sempre che non c’è nulla di più potente degli elementi! Ecco perché ci vuole tanto  tempo prima di padroneggiarlo bene! Alcuni, ancora giovani ed immaturi, lo usano in battaglia e ne vengono  distrutti perché non hanno il controllo sulle proprie emozioni. È importante che tu impari a farlo tuo, ma potrai usarlo nel combattimento solo tra tanti, taaanti anni credimi! E poi questo incantesimo è talmente potente che se troppo forte potrebbe farti ricordare cose di te che non hai mai nemmeno saputo di aver vissuto! Ma non farti spaventare! Sono sicuro, che riuscirai a farlo benissimo un giorno. Facciamo una prova.» 

Il ragazzo deglutì e si concentrò per diversi minuti: quando riaprì gli occhi dal terreno davanti a lui emerse una sfera di fuoco e ghiaccio. Kate rimase a bocca aperta, non potendosi impedire di mostrare il suo stupore.
Fred alzò le mani portando la sfera verso l’alto molto al di sopra delle loro teste e questa esplose come un fuoco d’artificio in mille colori.

«Eccellente partenza Fred, doveva essere un bel ricordo.»

«Ho pensato a quando ho salvato un alce con i miei poteri e ho scoperto quello che sento più mio.» Spiegò portandosi una mano sul cuore.

«E come allora hai evocato inconsciamente il tuo potere del ghiaccio, ma che mi dici del fuoco?»

«Veramente quello non me lo spiego.»

«Provo a spiegartelo io…eri felice quando hai salvato quella creatura vero?»

Fred annuì.

«Quella sensazione ha generato calore in te, calore che adesso si è manifestato con l’elemento del fuoco, comprendi?»

«S-si, credo di si»

«Capisci perché questa magia è così complessa? Dobbiamo essere veri conoscitori di noi stessi  e dei nostri sentimenti per farla nostra. E credimi non è affatto facile! C’è chi non si comprende in tutta una vita, ma se continui così tu potresti riuscirci.»

Fred sorrise e ritentò l’incantesimo mentre il mago si avvicinò a Kate. Odino lo seguì con lo sguardo, mentre Smirthyn le si sedeva accanto. «Cosa affanna il tuo cuore giovane guerriera?»

«Sono arrabbiata, Fred sta imparando uno degli incantesimi più potenti al mondo e io invece no!» 

«Arriverà anche il tuo tempo non avere fretta. Ritengo che sia il tuo spirito combattivo il tuo vero potere, ma in te c’è magia come in tuo fratello!»

«Si, ma questo non basta a padroneggiare lo stupido potere del ghiaccio!» Disse la ragazza sbuffando. 

«Sicura che questo sia il vero motivo? Ti importa davvero sapere usare il potere di ghiaccio?»

«Come?» La ragazza lo guardò stupita.

«Vedi, quando era giovane come te, Loki era bravissimo con gli elementi, ma non gli riuscivano gli incantesimi di fuoco. Io ero a conoscenza delle sue vere origini, me ne sono accorto subito, ma lui non poteva saperlo. Perciò si rattristava perché non riusciva a padroneggiare quell’elemento inoltre si sentiva così diverso da Thor che avrebbe almeno voluto essere il migliore nella magia.  Ma i tuoi nonni non volevano farlo soffrire e così non gli avevano confessato la verità sulle sue origini. Adesso sento che anche dentro di te c’è una battaglia: vorresti avere il ghiaccio per sentirti completa agli occhi degli altri, ma non ne hai bisogno. Ognuno ha qualcosa che lo rende speciale e per cui viene apprezzato dagli altri, devi solo accettarlo dentro di te. Cerca le risposte che ti occorrono e trova la pace. Sei così giovane, solare e piena di vita! Non oscurare questo lato di te con turbamenti o sciocche paure…tuo padre l’ha fatto e ha sofferto molto per questo, ti prego Kate  non fare il suo stesso errore.»

La ragazza lo guardava pensierosa «Io…» 

«AIUTOOOOO!» 

I due si alzarono di scatto mentre Fred si girò nella direzione del grido.
Mickey e Marcus sbucarono correndo dal folto del bosco e trafelati raggiunsero il resto del gruppo. 

«Mickey che succede?» chiese Fred mentre anche Odino e Hogun li raggiungevano. 

Il ragazzino era piegato su sé stesso per la corsa, ma tentò di spiegarsi. 

«Hanno provato…Hanno provato ad attaccarci nel folto della foresta…. dei tizi mascherati e terribilmente minacciosi.»

«Già» rincarò Marcus «e per nulla amichevoli» e a conferma delle sue parole mostrò delle piccole frecce conficcate nel suo zaino. 

«Mercenari!»  Esclamò Hogun «Di nuovo!»

«Andavano verso il villaggio!» Si sbrigò ad aggiungere Mickey col poco fiato recuperato.

«Presto non c’è tempo da perdere! Dobbiamo andare» sentenziò Odino.

Kate non perse tempo e prese un grosso ramo a terra poco distante da lei «Siamo pronti vero Fred?!» Disse entusiasta.

«Tu no Kate!» La fermò Odino «Solo io, Hogun e Fred!»

«Ma nonno! Non è giusto, sai che sono brava a combattere!»

«Non si discute! Rimarrai qui con Marcus, Mickey e Smirthyn. Se ci sarà bisogno aiuterai lui.»

Aggiunse mentre il nipote lo superava e raggiungeva Hogun. 

La ragazza provò ancora «Voglio venire con voi!» 

Ma stavolta il Padre degli Dei divenne severo.

«Questi sono gli ordini e guai se ti trovo a disobbedire di nuovo!» 

Poi si voltò e raggiunse i compagni «Fred concentrati adesso, devi provare a portarci al villaggio, subito!» 

Il ragazzo annuì: quell’incantesimo gli riusciva bene sulle distanze brevi perciò chiuse gli occhi e in un attimo i tre sparirono.
Kate rimase in piedi a guardare il punto in cui erano scomparsi. Involontariamente i suoi capelli legati in una morbida coda bassa si librarono appena come se fossero circondati da una sorta di elettricità.
Mickey lo notò e capì che quello non era certo un buon segno.

«Kate» provò avvicinandosi piano a lei «è-è meglio se stiamo qui, non hai visto com’erano minacciosi. Mi hai sentito? Kate?»

La ragazza strinse i pugni: ormai non lo ascoltava più.

 

Intanto alle cascate di Asgard

«Tadaaa» Fece Thor togliendo le mani da davanti agli occhi del compagno.

Loki sorrise vedendo il cestino appoggiato sul mantello rosso del Dio del Tuono «Thor un pic-nic? Davvero?»

«Non un pic-nic qualunque» prese il compagno per mano e se lo tirò a sé «con le cascate in sottofondo, il sole, io e te soli» aggiunse circondandogli la vita con le braccia. 

«Mm proprio una cosa da signor sentimentale quale sei tu!» Gli sorrise il compagno. 

«Beh questo sentimentale si merita almeno un bacio non credi?»

«Ma sbaglio o dovevamo fare solo una passeggiata?»

«Oh avanti tesoro abbiamo tutto il giorno… tra un bacio e l’altro si, potremmo anche fare due passi…»

Aggiunse malizioso. 

Loki scosse la testa «Che stupido.» Poi abbassò lo sguardo. 

«Loki che c’è?»

«Ecco io…Non riesco a smettere di pensare a Kate…vorrei parlarci.»

«Ehm si, ma più tardi!» Se ne uscì Thor di getto.

Loki lo guardò interrogativo.

«Voglio dire….Sai com’è fatta, no? Falla scaricare un po’ prima, a quest’ora sarà ad allenarsi nell’arena e …» ops!

«Come nell’arena?! È in punizione ricordi? Al massimo deve studiare, non divertirsi! Giuro che se la becco ad allenarsi con Sif…»

“Rimediare, rimediare subito!” Pensò il biondo. 

«Ahhh che male» disse piegandosi su sé stesso. 

«Thor che hai?»

«Un terribile crampo allo stomaco ho bisogno di-di sdraiarmi.»

«Vedrai che non sarà nulla…facciamo così riposa mentre io vado a vedere cosa sta facendo nostra figlia e… Thor ma che fai?!»

Il biondo lo aveva preso per un polso e se l’era trascinato addosso facendolo cadere su di lui. 

«NO! Cioè…non vuoi stare qui con me? Potrei aver bisogno di aiuto!»

Il moro sospirò.

«Dai avanti fammi vedere!»

«Come, ma-ma no…»

«Ti fa male o no?»

«S-si ma non capisco bene dove»

Il moro lo studiò un istante.

«Per gli Dei Thor ho capito!» Esclamò infastidito «Va bene che vuoi passare del tempo con me, ma questa scusa per avere delle attenzioni è pessima! Sai che non sopporto quando provi ad imbrogliarmi per farmi passare del tempo con te!»

La copertura stava saltando. 

«Ehm ok…scusa tesoro, è vero, ma volevo solo che rimanessimo un po’ da soli.» Provò a buttarla su quel lato. Si risollevò appena «Ma se preferisci tornare…»

Loki lo guardò sorpreso e si morse un labbro. Quando faceva quell’espressione da cucciolo bastonato… 

«In effetti l’ora di pranzo è passata da ore, potremmo fare almeno uno spuntino, no? Che c’è nel cestino?»

Thor sorrise: era salvo, almeno fino alla fine del pasto!

 

Poco dopo su Vanaheim

«Kate torna indietro!»

Il richiamo di Mickey si stava perdendo alle sue spalle.
Aveva resistito quanto più aveva potuto, ma la battaglia chiamava forte! Corse più veloce che poté, ma anche così non sarebbe mai arrivata in tempo!
Si fermò col fiato un po’ ingrossato per la corsa e si piegò su sé stessa. Voleva combattere più di ogni altra cosa, ma l’unica strada era tentare l’incantesimo di trasporto che aveva usato il fratello.
Chiuse gli occhi, ma non sapeva bene cosa fare: quell’incantesimo l’aveva provato solo un paio di volte a casa, ma quella era una situazione molto diversa e con un altro tipo di pressione.  
Un uccellino volò cinguettando, il vento passò tra gli alberi: c’era quiete e calma.  
Era sola.
“Devo almeno provarci” ascoltò il silenzio attorno a sé ed inspirò profondamente poi formulò il suo desiderio.
“Portami dove si trova la battaglia!”
Tenne gli occhi chiusi mentre una sensazione di leggerezza l’avvolse. 

Quando li riaprì non era più circondata da alberi o dalla calma della foresta; alzando la testa vide davanti a sé una battaglia infuriare poco lontana.
Strane creature simili a mostri con corna e denti affilati stavano attaccando e depredando il villaggio. I vanir li colpivano con incantesimi ed armi, ma molti cadevano a terra sotto gli attacchi dei nemici.
Un energumeno di grossa taglia si parò di fronte ad un giovane vanir: il ragazzo indietreggiò inciampando e cadendo a terra. Il suo destino sembrava segnato poiché il mostro alzò la sua mazza chiodata sopra la testa per sferrare il suo attacco, ma improvvisamente… divenne una statua di ghiaccio e cadde a terra frantumandosi in mille pezzi.
Fu allora che Kate scorse i suoi combattere: Fred, che aveva lanciato l’incantesimo, si batteva impugnando una spada di ghiaccio, Odino colpiva chiunque gli capitasse col suo scettro ed Hogun sferrava colpi rapidi e veloci affrontando contemporaneamente fino a quattro nemici insieme.
Ma quei mostri erano davvero troppi, era il momento che anche Kate si unisse alla battaglia. Mosse qualche passo in avanti, ma si accorse che nella foga di raggiungere gli altri combattenti non si era portata nessuna arma.
Cosa avrebbe potuto…?
Poi le venne in mente l’incantesimo a cui aveva assistito poco prima: la Fonte del Ricordo.
Smirthyn era stato chiaro sull’uso di quella magia soprattutto se si trattava di usarlo in battaglia, ma non aveva molte alternative e combattere a mani nude contro quel tipo di avversari non era certo un’opzione valida. 

“Se può farlo Fred, posso farlo anche io!”

Chiuse gli occhi e si concentrò tentando di evocare un ricordo felice. Istintivamente le venne in mente il ricordo perfetto e subito avvertì la sua energia del fulmine scorrerle tra le mani.
Fu strano: era come se i sentimenti che quel ricordo le scaturiva si mischiassero con il potere che le veniva da dentro creando un’energia che le dava conforto, calore e sicurezza.
Si sentiva forte, si sentiva potente; si guardò le mani e vide l’elettricità riempirle e danzare libera tra le sue dita, ma non era abbastanza!
Doveva concentrarla tutta insieme, magari in una sfera come aveva fatto Fred…

“Fred…” 

D’improvviso il pensiero del fratello le riportò alla mente gli eventi della sera prima. I suoi genitori: non la capivano! Era sempre così, sempre e solo Fred, sarebbero stati meglio senza di lei questo era chiaro!
Ecco allora che grossi nuvoloni neri oscurarono il cielo e un vento carico di elettricità si alzò furioso.
L’elettricità tra le mani di Kate si fece più intensa.
Fulmini e saette squarciarono il cielo cancellando per qualche istante i rumori della battaglia.
Fred  colpì una strana creatura e guardò in alto: qualcosa nel suo istinto lo fece voltare e…la vide.

«Kate…» sussurrò. 

La ragazza intanto continuava come in trance a lasciar fluire i ricordi della sera prima nella sua testa. Pensò a suo padre: non aveva voluto nemmeno ascoltare le sue ragioni, ma subito aveva preso le parti di Fred!
Non sapeva niente di lei, nessuno la capiva davvero, nemmeno quel mago, ma glielo avrebbe fatto vedere, li avrebbe colpiti tutti!
Un altro ricordo si fece spazio in lei…“Ti odio!” Rivide gli occhi di suo padre, il dolore che a quelle parole vi aveva letto dentro seppur solo per un piccolissimo istante.
Riacquisto di colpo la lucidità: era come se si fosse risvegliata da un sonno incantatore e si sentiva disorientata.
Si guardò le mani e vide che ormai le scariche elettriche erano grandi fasci di energia e quasi le avvolgevano le spalle tanto si erano propagati.
Provò a concentrasi, ma non ci riuscì: non sapeva come contenere quel potere.
In quell’istante si spaventò, ebbe paura e…si pentì della sua incoscienza.
Il respiro le aumentò nel petto e non riuscì a pensare più a nulla se non ancora allo sguardo di suo padre.

“Papà aiutami!” Implorò dentro di sé.

Chiuse gli occhi e ormai vinta da quella forza incontrollabile cacciò un urlo di dolore prima di sprigionare tutta la sua energia.

 

Fred si smaterializzò e corse veloce nel folto del bosco. Era vitale arrivare alla capanna del mago, arrivarci presto! 

«Smirthyn» urlò al  vecchio mago che stava seduto davanti al fuoco acceso nella radura. Questi lo vide arrivare e si diresse ad aprire la porta della sua capanna.

«Presto ragazzo portala dentro!»

Mickey seduto fino ad allora tra lui e Marcus scattò in piedi.

«KATE!»

Fred non badò al cuginetto ed entrò nella capanna appoggiando la sorella su un letto di paglia.
Mickey entrò alle sue spalle e vide Kate priva di sensi: le maniche del suo abito erano ridotte a brandelli e scorse delle bruciature sulle sue braccia e sulle mani. 

«Che cos’è successo ragazzo?»

«Io-io non lo so..stavo combattendo poi ho visto il cielo diventare nero e-e mi sono voltato e ho visto Kate circondata dall’elettricità. Era come se-se non fosse lei a controllarla; qualcosa è andato storto e lei ha…ha gridato e… ha come scatenato tutta la sua energia e…» era agitatissimo mentre raccontava «l’elettricità ha colpito alcuni dei nostri nemici, e dal cielo sono scesi lampi e fulmini che ne hanno disintegrati altri, ma lei si è accasciata a terra e non si è più alzata.» 

«Adesso ci penso io. Aspettatemi fuori.»

Mickey intanto si fece vicino alla ragazza preoccupato, ma Fred lo trattenne. Il ragazzino iniziò a dimenarsi «Lasciami! Lasciami Fred!»

«Mickey dobbiamo andare via» disse trascinandolo fuori dalla capanna.

Ma il ragazzino non si diede per vinto e con un grido tentò di riavvicinarsi alla porta, ma Fred lo afferrò per un braccio e tirò verso di sé mentre anche Marcus si avvicinava ai due «Smettila Mickey!»

Il più giovane fuori di sé lo guardò con rabbia «È colpa tua!»

«Cosa?!»

«Lei-lei era solo gelosa di te! Voleva-voleva solo avere le tue stesse attenzioni! Lei vuole sempre vincere, ma solo perché è fatta così!» Lacrime amare affiorarono dai suoi occhi.

«Mickey..»

«Sei un pessimo fratello Fred!» Gli gridò il ragazzino avventandosi su di lui e riempiendogli il petto di pugni. «Tu dovevi proteggerla, tu sei, tu sei…» iniziò a singhiozzare forte.

Marcus tentò di bloccarlo per le spalle.

«Calmati Mickey, non è colpa di Fred!»

«Non lo è?!» Guardò prima Marcus poi tornò sul cugino con rimprovero «Credi sia facile essere alla tua altezza? Sapere che tu sei bravo in ogni cosa? Voleva le deste una possibilità…okay ha scelto il modo sbagliato perché è una testa dura, ma tu sei la sua famiglia! Tu non-non l’hai voluta ascoltare, nessuno di voi l’ha voluta ascoltare… e adesso.» 

Poi il ragazzino strinse i pugni e liberandosi dalla presa di Marcus si allontanò nella foresta.
Marcus guardò Fred che aveva abbassato lo sguardo a terra. «Non pensa davvero quelle cose Fred e io sono sicuro che non è colpa tua perciò adesso vedi di non abbatterti. Devi essere forte ragazzo mio!» Gli diede una pacca sulla spalla e superandolo si diresse verso la foresta.
Fred tenne lo sguardo incollato a terra; il ricordo di ciò che aveva appena visto a farsi nitido nella sua testa.

“Kate nooooo!” Solo lui sapeva la paura che aveva provato quando aveva sentito la sorella cacciare quel grido di dolore.

Alcuni nemici avevano provato a raggiungerla vedendola terra, ma lui si era subito smaterializzato  da lei e l’aveva portata via abbandonando qualsiasi impresa pur di salvarla.
Ma era bastato?
Tornò alla realtà proprio mentre Smirthyn usciva dalla capanna. 

«Si riprenderà.»

Il ragazzo annuì «Cosa è accaduto secondo te?»

«Ha usato la Fonte del Ricordo, per questo l’attacco è stato così potente. Ma c’è un motivo se vi ho detto di non usare quell’incantesimo se lo si pratica da poco, soprattutto in battaglia. Fortunatamente la sua stessa forza non l’ha uccisa, ma deve aver provato sentimenti davvero brutti per ridursi così.»

«Quando si sveglierà?»

«Quando sarà pronta. Io credo che ora stia rivivendo dei ricordi. Vedi Fred c’è qualcosa in lei che deve accettare, qualcosa che ha dimenticato, ma che è parte di lei da sempre. Forse solo ricordandolo potrà disfarsi del peso che oscura il suo cuore, ma questo dipende da quanta luce regna dentro di lei e da quanto amore ha ricevuto nella sua vita…quella è l’unica forza che ci salva dalle tenebre.»

Alle cascate di Asgard 

«Come il martello non funziona più?» Chiese Loki incredulo.

«Non capisco! È davvero strano, ma non riesce più a volare…vedi?» Disse il biondo girando Mjolnir con poca convinzione per aria, ma il moro stava incominciando a spazientirsi. 

«Thor adesso stai esagerando.»

«Ma perché te la prendi con me scusa?»

«Thor abbiamo mangiato e ci siamo addormentati abbracciati, senza contare che mi hai impedito ogni tipo di movimento per un’ora intera anche se ormai ero sveglio. Tra non molto sarà il tramonto, dovremmo essere a palazzo e adesso a te non funziona il martello?!»

E in effetti Loki non aveva tutti i torti; Thor era riuscito nel suo intento di tenerlo lontano dal palazzo alla perfezione: avevano pranzato tranquilli e si erano addormentati col rumore delle cascate in sottofondo e quando Thor aveva avvertito che Loki era prossimo a svegliarsi lo aveva praticamente stritolato tra le braccia per impedirgli una qualsiasi fuga. Così non avrebbe fatto ritorno alla reggia nemmeno per cinque minuti!
Purtroppo il sole ormai non era più alto e quello era stato il suo ultimo vano tentativo di distrarlo nella speranza che intanto la figlia avesse fatto ritorno, ma la situazione stava decisamente per finire male.

«Ma tesoro non dipende da me davvero!»

Il moro fece un sospiro esasperato.

«E va bene allora! Tu e quell’attrezzo inutile venite qui!»

«Co-come?»

«Muoviti, così ci smaterializzo a palazzo! Avanti» 

Thor esitò un momento, ma dovette a malincuore avvicinarsi al compagno e dargli la mano. 

“E adesso?” pensò con una punta d’ansia prima che l’altro si concentrasse e li riportasse alla reggia di Asgard.

 

Vanaheim…?

Rumori e voci nella testa.

«Andate via…» disse la ragazza.

Voci che dicevano qualcosa, ma cosa le stavano dicendo?

«Andate via…» provò di nuovo. 

Silenzio…

Kate aprì gli occhi. 

Era a casa sua a NY, più precisamente si trovava nel corridoio del primo piano. Era quasi completamente al buio e c’era silenzio intorno a lei.

«Ma cosa…?» Si chiese la ragazza. 

Sembrava tutto normale; forse il troppo caldo le aveva dato alla testa e si era sognata tutto?

«Kate…» 

La voce di Loki la fece sobbalzare. 

“Papà?” La ragazza si voltò, ma non c’era nessuno alle sue spalle. Solo la porta della camera dei suoi genitori davanti a lei era appena socchiusa. D’istinto vi si diresse.
Da quella piccola apertura usciva un fascio di luce calda: probabilmente c’era una lampada accesa nella stanza.

«Kate…» sentì di nuovo.

Si, era tutto normale. Doveva aver sognato tutto. La ragazza sospirò e si affacciò dallo stipite della porta nella stanza dei genitori.

«Sono qui pap…» ma la voce le morì in gola.

No, non era tutto normale, per niente!
Loki stava seduto sul letto, la testa china in avanti e un’espressione preoccupata sul volto.
Una vestaglia nera con ricami d’oro lo avvolgeva mentre lui con una mano continuava ad accarezzarsi… un pancione enorme.
La ragazza dapprima si paralizzò per lo spavento e si ritirò nascondendosi dietro la porta respirando a fatica. Cosa diavolo stava…? Poi si guardò meglio intorno.
Grazie a quel piccolo fascio di luce riuscì a mettere a fuoco un po’ di più il corridoio: notò che al posto delle due porte della sua stanza e del fratello ve n’era presente solo una ed in quel momento era chiusa.
Prese coraggio e dopo un respiro profondo tornò ad affacciarsi alla camera dei padri.
Era come la ricordava, ma qualche cosa di diverso c’era: tanto per cominciare mancava la cornice di maccheroni che lei stessa aveva fatto all’asilo e in cui c’era una foto del suo quarto compleanno dove lei e Fred avevano panna su tutta la faccia.
Anche i peluche che Thor aveva vinto per Loki diverse volte al tiro a segno del lunapark erano spariti, cosa strana perché suo padre teneva i più belli sulla sedia accanto al grande cassettone.
Tornò su suo padre: Loki col volto un po’ più giovane guardava con apprensione la pancia.

«Kate…» continuava a ripetere guardandola. 

«Fred dorme ha voluto che gli cantassi La fanciulla dei …Tesoro?»

Kate trattenne un grido quando Thor le arrivò alle spalle e la attraversò come fosse fatta di aria.
Se suo padre poteva attraversarla allora lei…non poteva essere vista!
Era forse tornata indietro nel tempo? Ma…come aveva fatto? Era un sogno o forse… quell’incantesimo.

“E poi questo incantesimo è talmente potente che se troppo forte potrebbe farti ricordare cose di te che non hai mai nemmeno saputo di aver vissuto!”

Forse era nei suoi ricordi, ma come poteva ricordare se non era nemmeno nata?
Guardò Loki e capì all’improvviso: suo padre aveva vissuto quelle cose e lei era dentro di lui, ecco come aveva potuto viverle. Stette in silenzio ed osservò la scena. 

«Amore va tutto bene?» Chiese il biondo sedendosi accanto a Loki. L’altro sospirò triste. 

«Thor, non riesco a sentirla…non la sento mai.»

Il biondo lo guardò interrogativo.

«Che vuoi dire?»

«Ecco Fred era sempre in movimento, non stava mai fermo. Ci volevano ore per calmarlo a volte.» La ragazza strinse i pugni. Ma che incubo! Nemmeno nei suoi ricordi era libera dal protagonismo di Fred!

«Ma con lei è diverso. A parte qualche calcio io non-non la sento Thor.» 

Era visibilmente preoccupato. Il biondo lo circondò con un braccio mentre con la mano libera iniziò ad accarezzargli la pancia. 

«Ci siamo quasi Loki, sta tranquillo. E poi stavolta hai ben due braccialetti per correre su Asgard in caso di bisogno.» Doveva voler essere un’osservazione divertente pensò la ragazza dall’espressione allegra di Thor, ma Loki non sorrise. 

«Amore devi stare tranquillo. È vero Fred non stava mai fermo, ma hai visto com’è adesso? Non lo si sente quasi! Magari nostra figlia diventerà un terremoto vivente anche se adesso se ne sta tutta tranquilla.»

«Mpf in quel caso sarà colpa tua…»

«Ehi!»

«Thor io sono calmo di natura» gli disse sfoggiando finalmente uno dei suoi sorrisi maliardi. 

Il biondo lo contraccambiò «Oh certo dunque vediamo. Tu pugnali le persone, nello specifico hai una particolare predilezione nel pugnalare me, distruggi pianeti e città, fai ogni tipo di capriccio possibile e con le tue crisi ormonali passi da trattarmi come l’ultima delle pezze da piedi ad essere un cucciolino…come dubitare che tu sia tranquillo di natura?» Ghignò il biondo.

Loki spalancò gli occhi.

«Ti sembrano cose da dirmi in questo momento? Ti ricordo che in me c’è nostra figlia!» Fece notare Loki provando a sembrare offeso. 

«Tu sei solo…» disse Thor circondandolo ora anche con l’altro braccio «Un viziato» e posandogli un bacio sul collo «egocentrico» un altro bacio «ruffiano, rompiscatole!» 

«Ehi!»

«E…»

Il biondo lo guardò negli occhi intensamente. 

«L’amore della mia vita e l’uomo che mi ha dato una famiglia. E ogni giorno non smetti di stupirmi con la tua forza! E per questo e mille altri motivi…io ti amo» Loki sorrise imbarazzato a quella confessione «Amore nostra figlia starà bene, stai tranquillo.»

Il moro sospirò, ma si rilassò mentre l’altro se lo avvicinava contro al petto.

«Non vedo l’ora di vederla Thor e di tenerla in braccio.»

«Lo so amore, lo so. Me lo dici ogni giorno.»

I due stettero così per qualche istante mentre Kate sempre in silenzio non smetteva di guardarli. Suo padre sembrava molto preoccupato per lei e non aveva smesso un attimo di accarezzarsi la pancia mentre si lasciava stringere cercando un po’ di conforto nell’abbraccio del compagno. 

«Thor?» Chiese dopo un po’.

«Mm?»

«Mi prepari una cioccolata calda coi marshmallow e gli zuccherini?»

«Lokiii, se non la smetti di mangiare dolci nostra figlia vorrà bere cioccolata al posto del latte!»

Kate si lasciò sfuggire una lieve risata: forse, forse non era colpa sua se era così golosa dopotutto. 

«Ma ne ho bisogno, non vedi come sono stanco? Mi serve un po’ di energia.» Ribatté il moro guardando il compagno con due occhioni imploranti: gli stessi occhi, solo di un colore diverso, con cui Kate provava ogni volta a convincere i suoi genitori. Ed ecco anche spiegato perché funzionassero così bene con uno solo dei suoi papà!

«E va bene, sai che non riesco a dirti di no quando metti su quegli occhioni!» 

«Se è per questo non ci riesci comunque.» Ghignò il moro.

«Come scusa?» Chiese il biondo iniziando al contempo a fargli il solletico. «Non ho capito bene.»

«Thor ti-ti prego, il-il solletico no!»

«Fa piano o sveglierai Fred! Mi ci è voluta un’ora a metterlo a dormire! Aspetta…Sei un vero disastro Loki hai svegliato Kate! Senti come scalcia adesso!» disse prima di trascinarselo sul letto e continuare nella sua dolce tortura. 

E allora il ricordo cambiò…

 

Davanti a lei non c’erano più i suoi genitori nella loro stanza, ma le pareti rifinite in marmo e gli arazzi dei corridoi del palazzo di Asgard. 

«Ma cosa sta…?» Kate si voltò e vide Thor che svoltava l’angolo e correva verso di lei di gran carriera «Papà che succede?» Chiese d’istinto, ma il biondo con espressione piuttosto preoccupata  la superò attraversandola «Per gli Dei questa cosa inizia ad essere fastidiosa!»
Poi si girò e seguì suo padre.
Thor correva velocissimo e Kate quasi non riusciva a stargli dietro, ma arrivato davanti alla Camera della Guarigione il biondo si fermò visibilmente in stato di panico. La ragazza lo guardò senza capire poi…

«AHHHHH!» Un urlo arrivò dalla porta chiusa e il biondo si decise ad entrare inconsapevolmente seguito dalla figlia. 

«Thor! Meno male che sei arrivato.» Frigga si fece incontro al figlio trafelata. 

«Madre cos’è accaduto?»

«Loki era in biblioteca con Fred quando è stato male. Vostro padre ha provato a toccarlo, ma è stato ferito dai fulmini…ma-ma è riuscito comunque a portarlo qui.»

«Fred?»

«Con tuo padre! Sta bene e ci penserà lui, tranquillo.»

«Cosa sta succedendo madre?»

«Figliolo ecco.…»

«THOR!» I tre si voltarono all’unisono. Kate sentì le gambe quasi cedergli. Loki sudato e con le lacrime che gli rigavano il viso stava sdraiato su una sorta di lettino in aspetto ormai jotun, ma era coperto da un lenzuolo orribilmente insanguinato.
Kate dovette chiudere un momento gli occhi di fronte a quella vista ed un terribile senso di angoscia la pervase.
Notò poi che a terra una curatrice sorreggeva la testa ad un’altra svenuta e che mostrava una grossa scottatura sulle mani e sul volto.
Un’altra invece poco distante guardava le proprie mani completamente congelate ed avvolte nel ghiaccio. 

«Amore sono qui.» Disse il biondo avvicinandosi al lettino e prendendo la mano a suo padre. 

«Thor, io-io non la sento più, aaaah fa male!» Un altro grido.

Thor visibilmente in ansia si girò verso Frigga.

«CHE STA SUCCEDENDO?!»

«Non lo so.» La voce della nonna tremava «Lei ha scatenato i suoi poteri. È come se stesse difendendo sé stessa e Loki! Come se nessuno di noi potesse toccarli. Non riusciamo ad avvicinarci senza che fulmini e neve si scatenino. Ma se va avanti così Loki potrebbe…» non riuscì a finire la frase e fu costretta a chiudere gli occhi. 

Kate rabbrividì comprendendo cosa stava accadendo: stava assistendo alla sua nascita e suo padre stava rischiando di morire…per colpa sua. 

«Cosa possiamo fare?»

«Dobbiamo indebolire i suoi poteri, solo così avremo una possibilità di salvarli….»

«Quanto indebolirla? Se la indebolite troppo non rischiamo che non sopravviva alla nascita?»

«Io..» disse la regina abbassando lo sguardo «Non lo so Thor.» 

«NO!» Urlò Loki richiamando l’attenzione su di sé «No Thor, ti prego» implorò tra le lacrime «Non voglio perderla!»

«Ti prego madre non c’è un altro modo?»

Ma la dea scosse la testa.
Thor era terrorizzato, cosa potevano fare? Kate intanto aveva iniziato a respirare a fatica davanti a quella sorta di incubo: Loki urlava di dolore straziandola, Frigga piangeva e Thor guardava il compagno e cercava di trovare una soluzione per salvare entrambi.
Poi il biondo fissò di colpo dritto davanti a sé nell’esatto punto in cui stava Kate: era sconvolto e terrorizzato allo stesso tempo.
Chiuse gli occhi e li strinse forte….Una lacrima li lasciò…
Kate trattenne il respiro mentre il padre tornava a guardare il compagno.

«Cosa devo fare?» Chiese infine con enorme sforzo rivolgendosi alla madre. 

La donna con leggera titubanza prese una ciotola su una mensola in pietra poco distante dal lettino; era piena di un liquido nero ed opaco e la porse a Thor.

«Fagli bere questa»

«Che cos’è?»

«È una pozione che viene dalle erbe di Hel. La-la indebolirà, ma deve berla tutta.»

Thor prese la ciotola ed osservò per un istante il contenuto, poi si rivolse a Loki che ormai respirava a fatica. 

«Amore» disse piano «ora devi bere questa ok?»

«Thor ti-ti prego…Kate, ho-ho paura…la nostra bambina»

Thor esitò.
Una morsa strinse il cuore di Kate ancora di più. Suo padre stava soffrendo, probabilmente come mai prima di allora, e la situazione era appesa ad un filo. Se avesse bevuto la pozione lui sarebbe stato salvo, ma lei…
Ma era per i suoi poteri se suo padre stava per morire.
In quel momento avrebbe dato qualunque cosa per vederlo smettere di soffrire…qualunque, persino…persino fargli bere lei stessa quella pozione.
E infatti vedendo che Thor continuava ad esitare qualcosa si mosse in lei.
Con enorme coraggio raggiunse il padre ed appoggiò la sua mano su quella con cui l’altro reggeva la ciotola.
In quel momento il biondo come mosso da una forza invisibile guardò la sua mano e deglutendo a fatica accostò la pozione alla bocca di Loki.

«Bevi, andrà tutto bene…te lo prometto!» Disse senza staccare mai lo sguardo da lui. 

Loki chiuse gli occhi e mentre le lacrime lasciano copiose il suo viso…bevve.
Kate tremava, ma continuò a sorreggere la mano di Thor. Suo padre avrebbe bevuto tutto…fino all’ultima goccia.

«AHHHHH!» D’un tratto Loki lanciò grido di dolore così acuto che le perforò il cuore.

«PAPÀÀÀÀ!» Urlò la ragazza tra le lacrime.

Il grido di suo padre le riecheggiò nella testa mentre tutto si faceva di colpo buio…

 

Era morta alla fine…?
Forse quella pozione l’aveva uccisa davvero…
E allora perché riusciva ancora a percepire il buio, l’assenza di gravità e qualcosa dentro di lei che batteva a ritmo cadenzato.
Per un attimo la sua mente tornò lucida: non aveva esitato ad aiutare suo padre a costo di perdere la vita e dunque l’aveva persa?
Ma lei una vita l’aveva vissuta fino ad allora, fino ai suoi quattordici anni, quindi forse era ancora…

Le gambe le tremarono violentemente e dovette aggrapparsi alla prima cosa che si trovò davanti. La testa le girava e non riusciva a mettere a fuoco ciò che aveva intorno.
Chiuse gli occhi.
Respirava a fatica mentre avvertiva l’ansia provocata da quello spaesamento montargli nel petto.
Poi cercò di concentrarsi e piano lì riaprì…
Si ritrovò nella camera dei suoi genitori, ma non sulla terra, stavolta era su Asgard. Era illuminata dal sole e le tende chiare erano aperte. Senti che si stava reggendo a qualcosa di solido e si accorse di essere aggrappata ad una delle colonne in legno del grande letto a baldacchino dei suoi genitori.
Cercando di recuperare il respiro guardò verso i cuscini dove scorse una figura che dormiva avvolta nelle lenzuola.
Guardò meglio e d’improvviso Loki si girò nel letto: era in aspetto Aesir, il petto era nudo e i capelli gli ricadevano sulle spalle. Dormiva apparentemente sereno.
Di colpo aprì gli occhi.
In un primo momento sembrò disorientato come se non riuscisse a comprendere perché si trovasse nel suo letto poi la sua espressione cambiò e si tirò a sedere agitato. Nel compiere quel gesto gli sfuggì un gemito di dolore e come preso da una sorta di panico iniziò a tastarsi il ventre e a cercare qualcosa accanto a lui con le lacrime agli occhi.
Kate lo guardava apprensiva: aveva capito perfettamente cosa stesse facendo.

«Cosa…» disse piano il giovane; le lacrime a bagnargli le iridi verdi «no…» sussurrò a corto di voce, ma in quel momento…

«Buongiorno amore» Kate sobbalzò voltandosi nella direzione da cui proveniva quella voce e notando solo allora suo padre seduto su una sedia davanti al letto.

Tra le braccia aveva un fagottino avvolto in una coperta bianca. Il biondo sorrise verso Loki e si alzò. 

«Papà si è svegliato» sussurrò poi piano al suo tesoro.  

Loki incredulo lo guardò smarrito e trattenne il respiro: sembrava non capire se fosse in un sogno o nella realtà, ma il biondo raggiunse subito il letto e gli mise tra le braccia il fagottino «Ecco amore..»

Kate allora si allungò verso i suoi genitori e riuscì a distinguere una piccola neonata.
Era davvero piccola: il naso era solo un puntino sul viso e la boccuccia era fine e rosata e aveva i capelli biondi…tanti capelli biondi!
Loki guardò quella creatura tra le sue braccia e un altro tipo di lacrime gli salì agli occhi.

«La-la mia bambina, la mia bambina…» disse stringendosela contro più che poté, ma facendo attenzione a non farle male «L’hai vista Thor? Hai visto com’è bella?» 

«Si amore lo è e sta bene, vedi? State bene tutti e due» sorrise il biondo sereno. 

Loki intanto studiava la bimba nei minimi dettagli e con un dito le disegnava delicatamente il contorno del visino. La bimba aprì appena gli occhi e Loki sorrise.

«Credo avrà i tuoi occhi stavolta, sembrano chiari.» Disse rapito e tirando finalmente un respiro di sollievo. 

Anche Kate guardava la bimba attenta  e quasi senza respirare. Thor, chino su di loro, si incupì appena e sospirò. 

«Tesoro c’è una cosa che dovresti sapere.»

Il moro lo guardò interrogativo. 

«Ecco dovresti trasformarti.»

Loki sembrò non comprendere, ma obbedì. La sua pelle diventò blu e i suoi occhi rossi, mentre continuava a sfiorare la bimba che però…non cambiò colore. 

«Per-perché non si trasforma?» Chiese allarmato mentre anche sua figlia osservava il fatto senza capire e la neonata incominciava a lamentarsi forse per il freddo della pelle del papà. 

Thor abbassò lo sguardo. 

«Vedi tesoro quella pozione era molto potente. Voi-voi eravate entrambi molto gravi. I suoi poteri ti stavano uccidendo. Quella pozione l’ha indebolita e ci ha permesso di farla nascere e salvarti prima che svenissi…ma la bambina…la pozione l’ha-l’ha indebolita troppo…temo che per un istante sia svenuta o forse sia» esitò «morta…non-non respirava nemmeno.» Fu costretto a fermarsi mentre Loki lo guardava con gli occhi sgranati.

«Co-così madre l’ha immersa in una pozione dell’Albero della Vita e l’ha appoggiata su di te…abbiamo atteso e poi-poi ha ricominciato a respirare. Era viva. Il ghiaccio ancora non aveva lasciato il tuo corpo così pensavo che sarebbe mutata in aspetto jotun, ma non è successo. Madre ha-ha detto che probabilmente qualcosa della prima pozione ha ucciso del tutto qualcosa in lei e che forse era la sua parte..la sua parte jotun. Non-non ho idea di cosa sia accaduto agli altri poteri…Ma temo che non-non sarà mai una jotun.» 

A quel punto la tensione e il dolore si sciolsero dentro di lui e pianse «Perdonatemi, ma se tu non-non avessi bevuto la pozione avrei perso entrambi…» 

Anche la bimba scoppiò a piangere: il freddo ormai per lei era troppo.
Loki la guardò e poi guardò il compagno a cui sollevò il mento gentile; gli diede un bacio leggero.

«E invece siamo vivi tutti e due.» 

Poi si rivolse alla bambina «Non importa che non sia una jotun o che non abbia nessun potere» disse tornando Aesir e stringendosela contro per scaldarla «l’importante è che la nostra bambina sia viva e che stia bene» aggiunse con un sorriso «la ameremo per ciò che è per sempre.»

E a Kate tutto fu finalmente chiaro; perché non era come Fred, perché non era mai mutata in jotun: quella parte non viveva più in lei.
Lei dunque era un Aesir come Thor.
I suoi genitori avevano tentato di tutto per poterla salvare e anche se aveva perso una parte di sé era viva: anche se non avesse avuto nessun potere, non importava.
Thor intanto li avvolse con un braccio.

«Non so quanto male le abbia fatto la pozione. Ho paura che l’abbia indebolita troppo.»

Ma Loki guardava la bimba rapito e con occhi carichi di dolcezza.  

«No, lei è come te, una guerriera! Ha lottato per la sua vita e ha vinto. Diventerà una Aesir bella e piena di vita, ci mostrerà tutta la sua forza e avrà con lei sempre la nostra…non sarà mai debole ne sono sicuro» strusciò il naso su quello piccolino della bimba «…la nostra Kate».

Un istante dopo la porta si spalancò e Fred entrò col fiato corto e qualcuno che gli gridava dietro «No Freddi aspetta!»

Kate si girò e si lasciò sfuggire una lieve risata.
Suo fratello era lì davanti a lei, ma era completamente diverso: era molto, mooolto più basso con un faccino tondo e una zazzera di capelli color dell’oro. Aveva puntati gli occhioni verdi verso il letto come se temesse qualcosa mentre Frigga e Odino lo avevano raggiunto sulla porta. 

«Ehi, ma guarda chi c’è! Vuoi vedere la sorellina?» Chiese Thor.

A quel punto gli occhi del bimbo brillarono di gioia « Siiiiii.» Gridò mentre correva verso il letto.
A Kate sfuggì un singhiozzo involontario ed una risata mentre il bambino la superava e si arrampicava sul lettone. 

«Papà tu stai bene?» Chiese preoccupato.

«Ora si Freddi, sto molto bene.» Gli sorrise Loki. « Vuoi tenerla un po’ tu?» Gli domandò il genitore gentile. 

«Posso? Non le faccio male?» Chiese titubante. 

«Si che puoi, ma tra i papà! Ecco vieni qui.»

Fred si sistemò tra i suoi genitori e prese Kate tra le braccia.

«Fa piano maghetto. Non è una bambola» disse Thor preoccupato.

«Certo che non lo è! È la mia sorellina! E io la amo tantissimo!»

Kate allora lasciò il suo appoggio ed indietreggiò: osservò il quartetto seduto sul letto in silenzio. Calde lacrime di gioia scesero sulle sue guance e sorrise mentre guardava rapita il primo momento in cui tutta la sua famiglia era insieme a lei.
Non sarebbe mai andata via, ma forse c’era ancora qualcosa che doveva vedere e infatti…. 

 

Si ritrovò sulla veranda di casa.
Fred stava in ginocchio vicino a lei bambina e Loki le era seduto accanto. 

«Ti piace la neve Kate?»

«Tiii»

«Coraggio prova a far nevicare, è facile.» Le disse il fratello.

Alzò le mani e piccoli fiocchi bianchi scesero sopra le loro teste.
La bimba provò ad imitarlo, ma non ci riuscì.

«Papà perché Kate non ci riesce?»

«Freddi, Kate non può fare incantesimi di ghiaccio come te.»

«E perché no?»

«Perché lei» disse Loki prendendola in braccio «ha in sé qualcos'altro che la rende speciale» disse strusciando la fronte contro il suo nasino e posandovi poi un bacio. 

«Oh ecco.» Fece il bimbo deluso poi sorrise alla sorellina in braccio al papà «Però ti piace quando nevica, vero Kate?» Chiese il bimbo con un sorriso. 

 

D’un tratto la ragazza si ritrovò nel salotto di casa.

«Nemmeno in A Christmas Carol ci sono tutti questi cambi situazione…» disse un po’ scombussolata. Poi qualcosa di freddo le sfiorò il viso; alzò lo sguardo e notò fiocchi di neve che cadevano candidi dal soffitto verso terra dove una bambina canticchiava parole scomposte e guardava in alto. 

«Thoor!» Quasi sobbalzò, di nuovo, avvertendo suo padre alle sue spalle.

Il biondo si precipitò di corsa in salotto con una cesta di panni puliti tra le mani.

«Che succede? I bambini stanno…ma cosa?» Disse bloccandosi nel vedere la neve.

«È la seconda volta che succede, ma come è possibile?!»

«Io non lo so tesoro…oh cavoli il bucato» esclamò il biondo a cui era appena scivolata la cesta: i panni rovinarono a terra.

«Thor non è che forse…?» sorrise Loki entusiasta. 

«Forse i suoi poteri di ghiaccio non sono stati annullati? È possibile tesoro» disse il biondo ormai rassegnato nel vedere il suo attento lavoro a terra, poi guardò la bimba «ma credo che solo il tempo ce lo dirà con sicurezza…o meno.» Aggiunse appoggiando una mano sulla spalla del compagno.

Loki allora sospirò «Si, si hai ragione… vedremo…col tempo…» e poggiò la sua mano a coprire quella dell’altro. 

Kate rimase interdetta da quell’avvenimento: la parte di ghiaccio dentro di sé doveva essere morta e allora come poteva essere che…?
Fu allora che scorse un ciuffo biondo sbucare da dietro il divano. Fred si affacciò e fece un occhiolino alla sorellina che tutta contenta iniziò a ridere “Pu neve, pu neve” il bimbo allora mosse la mano e fece nevicare di più.
I genitori intanto assistevano alla scena senza capire.
Qualche istante dopo Fred scomparve da dietro il divano e si materializzò dietro le gambe di Thor. «Ehi, ma nevica! Kate sei bravissima!»
La bimba gli sorrise felice mentre il fratello corse ad abbracciarla e lei lo strinse. «Vieni Kate facciamo un pupazzo di neve!»
A Thor salirono le lacrime e non visto dal compagno cercò di ricacciarle, mentre Loki guardò i suoi bambini sorridendo.
E a Kate fu svelata un’altra verità: non era mai stata lei a far nevicare, era solo Fred che tentava di farla contenta perché lei non ci riusciva. “Oh Freddi…”
Fu il suo ultimo pensiero prima che tutto si tingesse di nuovo di nero .

 

Rumori, voci nella testa…
Voci nella… no, non nella testa!

«Kate, Kate svegliati ti prego…»

La ragazza aprì piano gli occhi al richiamo di quella voce così familiare «Mickey?» mormorò. 

«Oh grazie al cielo, credevo fossi morta!»

La ragazza cercò di mettere meglio a fuoco, era sdraiata su qualcosa in una capanna, forse erano al villaggio?

“Villaggio…” l’avevano salvato alla fine? Chissà se il suo attacco era servito a qualcosa. 

Si guardò una mano e vide che era fasciata. La toccò appena, ma il bruciore la fece ritirare. 

«Per-per quanto ho dormito?»

«Tre ore…»

«Tre ore?!» Esclamò tirandosi a sedere con non poca fatica, ma non badando davvero al suo corpo ancora indolenzito. 

«Si e io sono rimasto qui tutto il tempo…ero così preoccupato» spiegò il ragazzino abbassando lo sguardo.

La ragazza si commosse un poco a quella rivelazione e senza indugio abbracciò il cugino.

«Grazie Mickey!» Gli sussurrò; il ragazzino la contraccambiò timidamente appoggiando la fronte contro la sua spalla. 

Pochi istanti dopo Kate si staccò da lui con gentilezza «Dov’è mio fratello?»

«Qui fuori che fa la guardia, ma…ehi che fai? Non puoi alzarti, sei debole!»

Ma la ragazza non lo ascoltò, si alzò e barcollando si diresse all’uscita della capanna. 

«No, Kate aspetta, c’è una cosa che devi sapere! Oh accidenti ecco di nuovo che non mi ascolta!» 

La ragazza aprì la porta della capanna. La sera era ormai sopraggiunta e la foresta che circondava la capanna era buia ed oscura, ma c’era sempre un falò acceso a rischiarare le tenebre.
Lì seduto davanti al fuoco si trovava chi stava cercando. 

«Fred!» Chiamò vedendo il fratello.

«Kate? Stai bene!» Esclamò l’altro alzandosi e raggiungendola velocemente «Ero così… m-ma che fai?»

La sorella aveva abbracciato di getto anche lui. 

«Scusami…» riuscì solo a pronunciare.

Fred anche se stupito da quella dimostrazione di affetto davvero singolare per la sorella sorrise dolce.

«Sai mi hai fatto davvero spaventare.»

«Cos’è accaduto?» Chiese lei staccandosi appena.

«Il tuo potere è stato molto forte. Dopo che sei svenuta ti ho portata qui, il nonno ed Hogun hanno continuato a combattere con tutte le loro forze, ma poi hanno, ecco, dovuto chiamare rinforzi e hanno vinto. Il villaggio adesso sta bene e il nonno si è fermato là per riposare mentre Hogun si è incamminato da poco con Marcus. Stanno andando nella foresta a cercare la pianta che occorre a Mr.J. È buio, ma Hogun dice di sapere esattamente dove trovarla e credo avesse bisogno di allontanarsi. Si sentiva un po’ in colpa per non averci protetti come avrebbe voluto…»

Kate sorrise «Sono felice che sia andato tutto bene nonostante i miei pasticci! Volevo potervi aiutare…» disse incupendosi.

«Oh, ma hai arrostito parecchi di quei mostri credimi…e poi detto tra noi hai dato una scusa a quei due per farsi dare una mano.»

«E da chi?»

«Tu che dici signorina?»

Kate si paralizzò e si voltò piano notando solo allora Thor che vicino alla capanna la fissava a braccia incrociate con un’espressione tutt’altro che allegra. 

«Ehm ciao papà…»

 

 

Poco dopo Kate, Thor, Mickey e Smirthyn si mossero in silenzio verso il centro del bosco.
Il ragazzo e il mago erano in testa al gruppo e sembravano divertirsi e scherzare un po’ mentre padre e figlia stavano in silenzio.
La ragazza si sentiva ancora debole e così Thor se l’era caricata sulla schiena trasportandola senza nessuna difficoltà. 

«C’è voluto molto per sistemare quei tizi?» Tentò Kate che si teneva aggrappata con le braccia intorno al collo del padre.

«No.»

«Va bene…Papà lo sa?»

«No.»

La ragazza sospirò rassegnata.

«Glielo dirai non è vero?»

Il biondo sospirò. 

«No…»

«Come NO?!» Chiese stupita. 

«Non glielo dirò, così magari eviteremo di fargli venire un colpo prima del tempo, anche se credo che tu ci sia andata parecchio vicina oggi.»

«Ma non sei arrabbiato?»

«Fred mi ha raccontato cos’è accaduto e a dirla tutta avevo detto a tuo nonno che avrebbe dovuto portare anche te fin da subito! Ci scommettevo il martello che avresti disobbedito a tuo padre! Sai è un tratto tipico della nostra famiglia.» 

Alla ragazza allora sfuggì un sorriso.

Thor si fermò «Kate…»

La figlia si mise in ascolto attenta.

«Riguardo a quello che hai detto ieri invece…sono molto arrabbiato. Hai detto cose molto brutte a tuo padre e lui è rimasto molto ferito per questo.»

«Lo so papà» sentì un nodo iniziarle a salire in gola.

«Non puoi dire cose così senza riflettere, vedi tesoro…la-la tua nascita non è stata facile e tuo padre…»

Ma a quel punto la ragazza si strinse forte e soffocò un singhiozzo contro la schiena del genitore: tutto ciò che aveva visto continuava a balenarle nella mente. Il biondo rimase sorpreso da quella reazione.

«Ha sofferto tantissimo vero? Ed è stata tutta colpa mia» disse la ragazza appoggiandosi alla spalla del padre senza impedirsi un altro singhiozzo.  

«Kate, ma cosa dici?» Chiese Thor rivolgendo lo sguardo oltre la sua spalla sinistra.

La ragazza risollevò il viso, ma tenne lo sguardo verso terra. 

«Papà io… quando sono svenuta…L’attacco che ho scagliato era mosso dal ricordo. Ma in quel momento io ero arrabbiata e non sapevo più gestire la mia energia. Sono svenuta e mentre non ero sveglia ho rivissuto dei ricordi che nemmeno sapevo di avere.»

Inspirò profondamente ed espirò «Ho visto papà quando stava per…ecco farmi nascere… » a quel punto Thor trattenne il fiato «ero lì, ho visto tutto… è stata colpa mia se stava soffrendo così… e poi quella pozione, io-io volevo che la bevesse perché non ce la facevo più a vederlo soffrire così.»
La ragazza parlava a fatica e aveva le lacrime agli occhi.  
Thor chiuse gli occhi e anche lui prese un respiro. 

«Non è stata colpa tua Kate.» Disse riaprendoli «Eri semplicemente…troppo potente, ma tuo padre ed io non lo sapevamo. Non ce lo aspettavamo dopo la nascita di Fred. Allora non era accaduto nulla di simile, era solo stata ecco…improvvisa…non eravamo preparati a poteri tanto forti.» 

Poi portò lo sguardo in alto, verso le stelle «Tuo padre era sempre preoccupato per te perché temeva non stessi bene, ma tu eri già una forza della natura come lo sei adesso ed eri forte proprio come lo sei ora» 

Poi sospirò e si voltò per guardarla «Tesoro capisci che quello che ho fatto… quello che abbiamo fatto è stato per tentare di salvarvi vero?»

La ragazza annuì. Thor sorrise triste «All’inizio credevamo che la pozione avesse annullato tutti i tuoi poteri, poi sei cresciuta e i tuoi poteri di tempesta sono venuti alla luce. Non sapevamo se sarebbe accaduto anche col ghiaccio, sai qualche volta avevi fatto persino nevicare da piccola…»

«Oh no papà…quello, quello era Fred»

Il padre la guardò interrogativo «Come dici?»

«Si, lo faceva per farmi contenta…ho-ho visto anche questo nei miei ricordi…non sono mai stata io  papà»

Suo padre annuì «Ad ogni modo scusa se non ti abbiamo detto subito la verità. Meritavi di saperla. Temevamo solo che avresti sofferto troppo e alla fine hai scoperto anche più del dovuto.» Anche lui abbassò lo sguardo a terra.

La ragazza dapprima rimase immobile poi di nuovo si strinse a lui.

«Ti prego torniamo a casa da papà adesso.»

Il biondo sorrise e riprese a camminare.
In poco tempo raggiunsero i due compagni. Thor aiutò la figlia a scendere mentre il mago le si fece vicino. 

«Kate figlia di Loki e Thor, hai avuto le risposte che cercavi ragazza mia?»

«Si..si le ho avute» Sorrise lei rivolta al padre.

«Bene, allora ti aspetto quando vorrai per allenare il tuo immenso potere. Tu intanto continua ad esercitarti in ciò che ti appassiona e ad amare la tua famiglia.»

La ragazza sorrise.

«Lo farò!» Ed abbracciò il mago che sorrise con dolcezza. 

Pochi istanti dopo il raggio arcobaleno si materializzò nel bosco e riportò i tre finalmente a casa. 

 

Un istante dopo ad Asgard 

Nel riconoscere le tre figure davanti a lui Heimdall sorrise e si avvicinò ai nuovi arrivati.

«Bentornati: chi com’era partito, chi con qualcosa di più» disse il guardiano facendo l’occhiolino a Kate che lo ricambiò. 

Il gruppo si avviò lentamente verso una navicella che Thor aveva ordinato di far arrivare prima della sua partenza; poco dopo essere tornato a palazzo infatti era stato chiamato d’urgenza da Heimdall e si era precipitato al Bifrost.
I tre intravidero Sif e Fandral ad aspettarli sorridenti.

«Principessa devo forse interpretare tutto questo come un tentativo di fuga dagli allenamenti con noi?» Chiese la guerriera con un sorriso complice. 

Kate la ricambiò, ma subito le venne in mente un pensiero.

«Papà…scusa, ma se papà non sa nulla…non sa nemmeno che mi trovavo su Vanaheim per tutto questo tempo giusto?»

«È così tesoro e… detto tra noi…ti sarei grato se non glielo rivelassi. Ho provato a non farglielo scoprire per tutto il giorno, ma non è stato facile.»

«Beh noi non glielo diremo di certo vero Sif?» Disse Fandral allegro.

«N-no certo» rispose la guerriera…anche se non sembrava molto convinta. 

«Ok papà, ma passi che per oggi lo hai tenuto occupato dalla mia assenza…come hai fatto ad allontanarti anche tu?»

«Ecco gli ho fornito un ottimo passatempo! Spero solo che il mio alleato non abbia finito le sue carte…»

 

Intanto alla biblioteca reale

«Splendido ragazzo mio, davvero splendido! Ma ora che ci penso forse era meglio metterli in ordine di spessore.»

Loki fece capolino dall’ennesimo scaffale che stava riordinando coi nervi a fior di pelle e praticamente balzò giù dalla scala a pioli su cui si trovava. 

«Mr.J!» Disse avanzando minaccioso «Sono ore che riordiniamo questa biblioteca! Abbiamo messo i libri in ordine d’autore, poi alfabetico, poi per titolo, poi per ordine di argomento, poi per alfabeto dell’argomento, poi per altezza del libro! Mi vuole dire che diavolo sta succedendo?»

«Ma, ma niente ragazzo mio… sai sono solo un vecchio stanco e non so proprio decidermi!»

Loki lo studiò.
Il vecchietto ormai messo alle strette cercò una via di fuga, ma gli venne solo da guardare per aria. 

«Mr.J. sta forse cercando di distrarmi da qualcosa?»

«M-ma no! Cosa vai a pensare…»

Ma Loki assottigliò lo sguardo.

«Glielo ha chiesto Thor vero? Sono ore che non si vede!»

«Non-non so proprio di cosa parli» disse l’omino indietreggiando appena. 

«Mr.J. dov’è Thor? Me lo dica…adesso!»

«Sono qui amore» rispose per l’altro il Dio del Tuono entrando in biblioteca.

«Sai ragazzo mio in effetti questo ordine va benissimo per il momento.  Ehm con permesso questo povero vecchio si ritira.» 

E uscì tutto trafelato facendo un occhiolino a Thor; il biondo gli sorrise, ma incrociando lo sguardo del compagno il suo sorriso svanì.
Loki era immobile e lo fissava a braccia incrociate e coi capelli sconvolti per tutte le volte che aveva cambiato posizione ai libri. 

«Ma si può sapere dove sei stato in tutto questo tempo?!»

«M-ma tesoro…»

«Non prendermi in giro Thor!»

«Io-io stavo solo recuperando una cosa ecco…» in fondo era la verità.

«E a cosa ti serviva questa cosa?»

«B-beh per una ehm si una cosetta speciale che ho organizzato per te stasera»

«Per esempio?»

Il biondo prese un respiro.

«Una festa!»

«Un festa? Sei sparito per organizzare una festa?!»

«Si, ma in tuo onore!»

«Mi sembra una scusa ridicola!»

«Ma è la verità!»

«Bene Thor allora dove si tiene questa “festa”?» 

«Nella-nella si ecco… nella sala dei banchetti!» 

«Bene, cosa aspettiamo allora? È quasi notte e non abbiamo nemmeno mangiato. Andiamo no?» 

«Dove?» 

«Alla festa!» 

«Ma si, si certo amore, ma non preferisci cambiarti prima?» 

Ma lo sguardo che gli rivolse Loki gli fece capire che temporeggiare ancora gli sarebbe costato un viaggio di sola andata nel più profondo dei crepacci di Jotunheim. 

 

E così il Dio del Tuono condusse Loki alla sala dei banchetti.

«Bene voglio proprio vederla questa festa»  disse il moro, ma proprio mentre stava per spalancare le porte…

«Papà che ci fai qui?» 

Kate, tutta sistemata e ben vestita, sbucò fuori dalla sala e si richiuse le porte alle spalle. 

«Non vorrai mica venire alla tua festa vestito così? Sei tutto sporco! Ti sei rotolato in un prato per caso?» 

Il moro arrossì: in effetti era ancora vestito con gli stessi abiti con cui erano stati alle cascate e c’era un po’ di terra ed erba qua e là.

«Io veramente…Kate, ma cosa fai qui?» 

«Non è ovvio? Ho aiutato papà con la festa mentre lui ti teneva occupato. Lo so avrei dovuto studiare e so di essere in punizione, ma lui ci teneva così tanto! È stato bravo vero? Ammetti che non ti sei accorto di nulla in tutto il giorno!» 

Loki allora si sentì improvvisamente imbarazzato: aveva ipotizzato che Thor stesse tenendo nascosto qualcosa, ma non credeva che fosse un pensiero per lui.

«Io… e va bene, vado a cambiarmi, ma…» 

Thor intanto si avvicinò a Kate che lo strinse forte e mise su un “innocente” sorriso a trentadue denti.

«Mi sembra un’ottima idea! Noi ti aspettiamo qui» esclamò la ragazza.

Loki annuì e schioccando le dita scomparve.
Padre e figlia si staccarono tirando un respiro di sollievo.

«C’è mancato pochissimo» 

«Sai tesoro devo ammettere che le bugie iniziano a venirti bene. Devo preoccuparmi che tu stia ereditando la specialità di tuo padre?» 

«No, è stata solo fortuna. Io sono come te papà …Sono una schiappa a mentire!» 

«Ehi! Però… l’infuso dei fiori di Vimur ti ha ristabilito subito stavolta» 

«Si e mi sento in perfetta forma! Dai avanti non c’è tempo da perdere! Vai anche tu dalla nonna: ci penserà lei a darti una sistemata come ha fatto con me e Mickey! Manchi solo tu e dentro sono già tutti pronti!» 

 

Loki raggiunse la sala in un elegante tunica nera con dei ricami argentati spezzata solo da una fascia verde scuro legata intorno alla vita.
Sulla porta lo aspettava Kate.

«Papà prima di entrare posso parlarti?» Chiese gentile la ragazza.

Il moro annuì con un sorriso e le fece cenno di avvicinarsi ad una finestra senza vetri lì davanti. 

«Papà ecco…» cominciò la ragazza «sai che non sono molto brava in queste cose, ma io volevo chiederti scusa per le cose che ti ho detto… so che non è vero che non mi volevi e che non è vero che preferisci Fred a me…anche se lui non finisce mai in punizione.»

«Kaaate» la ammonì gentile il padre.

«No, sul serio volevo anche dirti che …io…non ti odio…anzi ti voglio davvero bene papà, credimi e scusami se… ti ho ferito!»

Loki la guardò dolce e un attimo dopo se l’avvicinò abbracciandola «Oh Kate, certo che ti credo. Sei la mia bambina e io ti voglio così tanto bene.» 

Kate lo strinse e in quell’abbraccio capì quanto fosse stata stupida. Non passava giorno in cui i suoi genitori non le dimostrassero quanto amassero lei e Fred e ora quel momento voleva proprio goderselo…

«Mmm papà va bene è sufficiente…» ma era pur sempre una guerriera dopotutto! 

«Peròòòò ti sei fatto davvero bello per papà stasera»

«Kaaate!»

«Che c’èèèè? Dai non sei contento che papà ti abbia organizzato una festa tutta per te?!»

«Sono contento che passeremo una serata tutti insieme…anche se chissà come se la cava tuo fratello»

«Oh credimi secondo me Freddino Perfettino se la sta cavando più che bene!» Sorrise la ragazza, ma il padre la guardò alzando le sopracciglia.

«Vedi che è il tuo preferito? Non si può nemmeno beccare un nomignolo lui! Che secondo me peraltro gli sta davvero a pennello»

«Ahh a volte mi è difficile capire se in te rivedo me nei miei secoli d’oro o se potresti essere la figlia di Tony Stark!»

«Si, affascinate pensiero papà, davvero, ma adesso andiamo a goderci la festa!» E prendendogli il polso lo trascinò verso la sala dei banchetti. 

 

La cosa che colpì Loki fu che Thor aveva davvero organizzato una festa… e che festa! C’era musica, piatti che lui adorava e Mr.J. gli stava facendo provare un particolare liquore che egli stesso si era dilettato a preparare.

«Allora ragazzo che te ne pare?»

«È ottimo Mr.J. posso averne dell’altro?»

«Ma sicuro Loki! È ancora un esperimento, devo capire bene le gradazioni del vostro alcol, ma con qualche tentativo sono sicuro di riuscire a perfezionare la ricetta!»

Intanto Thor poco lontano guardava il compagno: era rapito dalla sua bellezza sottolineata dall’eleganza dei suoi abiti. E poi… c’era il suo sorriso: vederlo felice era ciò che più gli riempiva il cuore di gioia da sempre.
Per un attimo riaffiorò nella sua mente quel ricordo, quel tragico momento di cui ormai anche sua figlia era a conoscenza, ma proprio quando la tristezza di quel pensiero stava per provocargli un sospiro…

«Papà che fai qui tutto solo?»

«Ehi piccola guerriera! Pare che il tuo piano abbia funzionato!»

«Te l’ho detto che non ci sarebbe voluto molto: con la magia della nonna, tutti quei cuochi a disposizione e l’aiuto dei nostri amici abbiamo tirato su una splendida festa in poco meno di un’ora! E papà si è bevuto la storia dei preparativi!»

«Ahah Kate!» Suo padre scosse la testa «Tu stai bene tesoro?» Chiese poi.

«Mai stata meglio papà! E guarda» rispose scoprendosi le braccia e mostrandogliele «Nemmeno una bruciatura! Ora smettila di fare l’asociale e divertiti un po’. Prendi esempio da papà!»

E infatti in quel momento «Thoooor!» Chiamò Loki d’improvviso particolarmente allegro! «Devi provare questa bevanda, è ottima!»

«V-va bene tesoro arrivo.» 

Il biondo si precipitò dal compagno mentre Kate, raggiunta da Mickey si diresse da Sif, Fandral e Volstagg che intanto mangiavano e bevevano di gusto.

«Però, Loki si sta divertendo parecchio stasera.» Fece notare Fandral «Mr.J. scusi cosa c’era in quei bicchieri?»

«Oh un liquore di mia invenzione, ma credo di averlo fatto un po’ troppo forte, oh almeno per Loki…».

Tutti si voltarono verso i due principi di Asgard che avevano preso a ballare insieme sulle note allegre dei canti asgardiani; d’improvviso Loki prese il volto del compagno tra le mani coinvolgendolo in un bacio appassionato in cui Thor si lasciò trascinare senza alcuna obiezione.  
Vedendoli così coinvolti l’uno dall’altro Sif strinse il bicchiere con forza ed infastidita lo gettò a terra mandandolo in mille pezzi.

«UN ALTRO PER LADY SIF!» Esordì Frandral, ma si becco un pugno dall’amica «Che c’è? Che ho detto di sbagliato?»

Mickey e Kate si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi la ragazza fece cenno al cugino di seguirla in un punto più tranquillo della sala e gli si rivolse «Mi perdoni?»

«Beh in due giorni ci hai quasi uccisi due volte, mi hai trascinato su un pianeta sconosciuto, dei tizi mascherati mi hanno quasi usato come tiro al bersaglio, ti ho ripetuto circa mille volte la frase “è una pessima idea” e tu hai fatto comunque sempre di testa tua, ho vegliato fino al tuo risveglio e tu sei corsa da Fred…mmm in effetti non lo so se ti posso perdonare!»

La ragazza allora fece spuntare un dolcetto da dietro la schiena e glielo offrì.

«Così va meglio!»

«Lo sai su Vanaheim, prima che l’incantesimo degenerasse, ho pensato ad uno dei ricordi più felici della mia vita.»

«Cioè?»

«Una sera di Halloween di tanti anni fa quando ho incontrato un bimbetto castano che non sapeva fare un quattro con le dita e aveva paura dei mostri…mpf non hai idea di quanto mi renda felice che tu sia parte della nostra famiglia Mickey!»

Il ragazzo si commosse un po’ ed abbassò timidamente lo sguardo a terra. 

«E poi senza di me saresti come il Capitano Rogers, tutto libri e sani principi! Ci vuole qualcuno che non vanifichi il lavoro di Tony Stark, no?»

«Sei tremenda Kate!»

I due risero e preso Mickey sotto braccio, Kate lo trascinò a ballare con lei! E mentre Mr.J. intonava i canti di Asgard con Lady Sif e due dei tre guerrieri, Frigga allungava a Trick pezzi di carne di nascosto e Thor e Loki si perdevano nel vortice del loro amore quell’intensa e lunga giornata volse al termine. 

 

Il mattino seguente Loki si svegliò nel suo letto accanto a Thor con un forte mal di testa e soprattutto con qualcosa in meno addosso…i vestiti!
Il compagno, già sveglio, lo guardava sereno. 

«Bu-buongiorno?» Provò Loki.

«Buongiorno Dio del mio cuore, dormito bene?» 

«Thor…Cos’è successo?» 

«Ma come? Non ti ricordi nulla?»

«Ricordo di aver bevuto e ne sento ancora gli effetti purtroppo! E poi di averti baciato a lungo e poi siamo venuti qua e ho fatto sparire i nostri vest… .» Arrossì di colpo mentre nella sua mente tornava ad affacciarsi quell’esatto istante.

Intanto il biondo lo guardava appagato contro i cuscini e con la faccia di chi la sa lunga.

«Thor…?» Chiese Loki esitante.

Il biondo gli si avvicinò sensuale. 

«Mi hai baciato e baciato ancora e ancora…e poi…» si avvicinò al suo orecchio «ti sei addormentato tra le mie braccia» aggiunse scostandosi. 

«Tutto qui?!»

«Già!» Rispose Thor senza smettere di sorridere «dovevi essere esausto» gli diede un bacio sulla guancia. 

Loki aveva tutta l’aria di uno un pochino deluso da una simile rivelazione!

«Dai ora sarà meglio alzarci!» Fece Thor preparandosi per scendere dal letto, ma Loki lo bloccò e lo trascinò di nuovo sui cuscini sovrastandolo.

«Dove credi di andare Dio del Tuono? Non volevi passare del tempo con me?»

«Si, ma-ma certo» 

Loki allora gli inchiodò i polsi al cuscino e gli posò un bacio sensuale sulle labbra.

«È il nostro ultimo giorno di relax Thor…non credere che ti farò scappare tanto presto. E visto che sei stato così carino da organizzare una festa per me» gli si avvicinò all’orecchio in un sussurro «oggi mi prenderò io cura di te.»

Thor deglutì facendo fatica a resistere all’effetto che gli provocava quella proposta.
«Beh se proprio insisti amore» disse con un mezzo sorriso prima che il compagno lo zittisse definitivamente con il primo di molti baci. 


Kate dopo aver fatto davvero qualche compito aiutata da Mickey passò la giornata ad allenarsi e fare il bagno nel fiume col cugino.
Loki aveva deciso di concederle almeno quel giorno di vacanza e aveva revocato la sua punizione un istante prima che Mr.J. gli si avvicinasse con la bottiglia di quel suo esperimento per farglielo assaggiare e poi era accaduto…beh tutto il resto!
Verso sera rientrando dal fiume Kate vide un profilo conosciuto attraversare i giardini reali verso la reggia «Freeed!» Urlò correndo incontro al fratello.

Il ragazzo la abbracciò «Come ti senti oggi?»

«Benissimo grazie! Allora l’allenamento è finito?»

«Si, Smirthyn ha detto che se fossi andato avanti così non avrebbe avuto cose da insegnarmi la prossima volta.»

«La prossima volta?»

«Si! Tornerò a trovarlo tra qualche settimana e tu potresti venire con me se ti va!»

La ragazza annuì contenta mentre anche Mickey si avvicinava a Fred abbracciandolo.

«Kate!»

Voltandosi Kate vide arrivare anche Odino e Marcus e corse ad abbracciare anche loro.

«Meno male che stai bene!» Le disse Odino felice.

«Sei ancora arrabbiato?»

«Sciocchezze! L’importante cara è che tu stia bene!»

«E il villaggio? Come stanno i vanir nonno?»

«Molto bene, Hogun è rimasto a dare una mano a sistemare i danni, ma si riprenderanno presto. Sono ben organizzati contro le difficoltà!»

Kate annuì mentre Fred chiese.

«Dove sono i papà?»

«Veramente non si sono visti in tutto il giorno.»

«Quei due! Sempre a poltrire alla prima occasione utile, erano così anche da ragazzi sapete! Ecco perché mi toccava tenerli sotto costante allenamento! Disciplina ci voleva! Ma vedo che non è servita a molto purtroppo!»

Tutti risero. 

«Allora» chiese Marcus «ci siamo persi qualcosa?»

«Ehm in effetti io e Mickey dobbiamo raccontarvi qualcosina» si rivolse complice la ragazza al cugino. 

 

E così quel weekend passò e scoprì perché non sapevo usare i poteri di ghiaccio. Ma come ha detto Smirthyn ho altro che mi rende speciale! La mia forza, la mia determinazione e soprattutto la mia famiglia! Loro sono l’unica cosa che non cambierei per nessun potere dei Nove Mondi! 

Tony Stark si asciugò una lacrima «Bellissimo, sono commosso.»

In quel momento Mickey fece ritorno nella sua stanza: erano già passate più di un paio d’ore! «Papà sono tornato, sei qui? Ma cosa stai…dove l’hai preso quello?» Domandò sbiancando alla vista di suo padre con il quaderno-diario della cugina tra le mani. 

«Mickey» si rivolse Tony a suo figlio ancora con gli occhi lucidi.

«Si?»

«Sei in punizione! Per non avermi detto di aver quasi rischiato di morire due volte e di essere scappato su un pianeta alieno quando io e tuo padre ti credevamo su un altro piante alieno…oh e infine perché questa stanza è un vero disastro!»

«Ma papà era un’emergenza!»

«Non si discute ne parlerò con tuo padre e decideremo il da farsi»

«NO! Se lo dici a papà correrà a dirlo allo zio Loki e così metterai tutti nei guai! Certo Kate un giorno riporterà i fatti nella sua autobiografia e quindi tutti ne verrano a conoscenza. Ma da allora saremo tutti probabilmente composti da parti robotiche che sostituiranno i nostri organi!»

«Ovvero?»

«Ci metterà un secolo prima di scriverla tutta! Quel fatto l’ha scritto mesi fa! È troppo pigra.»

«E questo dovrebbe farmi desistere in qualche modo?» Chiese Tony alzando le spalle.

Mickey tentò un’altra strada.

«Senti papà so che la tua più grande ambizione è fare un dispetto allo zio Loki talmente crudele da provocargli un infarto, ma questo segreto potrebbe provocare il Ragnarok!»

«Da quando usi questo linguaggio scurrile signorino?»

«Ma se non sai nemmeno….Ahhh lascia perdere!»

«Ehm Mickey sono tuo padre e ti voglio bene per cui te lo voglio dire…non sono persuaso. Solo perché tu lo sappia figliolo certo.»

Mickey lo fissò privo di espressione un istante.

«Se tieni la bocca cucita io non dico a papà che hai indossato il suo primo costume da Captain America e ti sei messo a cantare ubriaco I Will Survive nel salone di casa.»

Il miliardario gli puntò il dito contro minaccioso.

«Non hai le prove!»

Il ragazzo non batté ciglio.

«Friday?»

«Si signorino Mickey?»

«Manda la registrazione del 16 febbraio di quest’anno grazie»

«Subito signorino»

«NO! E va bene, hai vinto! Non dirò nulla, ma vedi di non farmene pentire. In quanto a te, mia cara intelligenza artificiale, questo è tradimento! Ecco perché ho preso uno stagista. Ci si può fidare solo delle persone! Oh guarda il telefono suona e chi è? Ciao CARISSIMO Larry stavo giusto dicendo quanto io sia fortunato a collaborare con un essere umano. Come i miei soci stanno arrivando qui e perché?! Maledetti ricconi rompiscatole, era il mio giorno di relax. Devo andare Larry adesso, tu trattienili!»

E riattaccò il telefono. 

«Ehm Friday un aiutino?»

 

Intanto su una vecchia panchina a Central Park… 

Kate se ne stava appoggiata col la schiena alla spalla del padre e aveva entrambe le gambe sulla panchina mentre si gustava un enorme gelato con cinque gusti diversi.
Loki la osservò e sorrise.

«E così… ti trovi bene con gli zii?» Chiese cercando di apparire indifferente.

«Si moltissimo, ma questo lo sai già papà! Me lo chiedi tutte le volte!»

«Era solo così per chiedere…sembra che anche la scuola vada meglio…»

«È così..»

«E noi, io e tuo padre intendo… ti manchiamo?»

La ragazza ci pensò.

«Beh mi mancano le colazioni di papà ogni giorno, Fred che fa il perfettino in tutto con Trick che mi guarda con sufficienza e certo anche tu che mi metti in punizione ogni volta che ne hai l’occasione ma….ci vediamo spesso no?» 

«Si, solo che le cose sono cambiate così velocemente…a volte mi chiedo se lasciarti qui sia stata la scelta migliore, ma tu sembri così felice.»

«E lo sono papà! Senti sapevamo che non sarebbe stato facile vivere a distanza, ma ho gli zii e Mickey e accidenti ho finalmente la media del 6! Certo si può sempre migliorare, ma se vado avanti così anche a scuola in un attimo avrò finito e potrò tornare ad Asgard e diventare una guerriera! Secondo te meglio una guerriera o una valchiria? In effetti è un dilemma che mi tormenta da un po’»

«Ahah ci penserai più avanti tesoro intanto com’è il gelato?»

«Squisito, ma sai cosa ci starebbe adesso?»

Il padre la guardò interrogativo.

«Una cioccolata coi marshmallow!»

«Signorina! Starai male con troppi dolci!»

Ma la ragazza non demorse. 

«Si hai ragione…peccato sarà per un’altra volta è solo che brrr questo gelato mi ha messo un po’ di freddo…beh cough cough fa nulla cough cough. Freschino questo marzo non trovi? Accidenti mi è venuta un po’ di tosse, qualcosa di caldo sarebbe perfetto cough cough.»

Il moro alzò gli occhi al cielo esasperato, ma sorrise.

«E va bene, ma non dirlo a tuo padre però. Direbbe che è colpa mia se mangi così tanti dolci. Puoi tenere questo segreto tra noi Kate?»

«Ma certo! Promesso!»

“Sapessi quanti te ne teniamo nascosti io e papà!”

 

Più tardi alla Stark Tower

«Va bene, ci vediamo domenica per pranzo se riesci a venire a trovarci, ok?»

«Ok papà, ma sabato sera la partita finirà tardi perciò…» 

«Ho capito, volevi dormire fino a tardi certo. Fai come puoi, noi saremo lì ad aspettarti» le disse Loki dandole un bacio veloce sulla fronte e si diresse verso il centro del tetto della Tower: avrebbe chiamato Heimdall da lì.

«Papà aspetta!»

Loki si bloccò e nel mentre la ragazza lo raggiunse e lo abbracciò.

«Ti voglio bene papà! E anche voi mi mancate!»

Il moro sorrise e la contraccambiò.

«Ci vediamo presto Kate.»

Le disse prima che si dividessero e un attimo dopo il raggio arcobaleno lo avvolgesse riportandolo su Asgard.
Kate sorrise: sapeva quanto per i suoi genitori fosse difficile averla lontana anche se a casa li faceva disperare.
Avevano fatto ancora una volta ciò che era meglio per lei, come da quando era nata del resto. E Kate adesso era una giovane bella e forte e se era così determinata, ma più consapevole allo stesso tempo, era forse anche merito delle continue punizioni che suo padre le affibbiava.
Ma soprattutto Kate era amata e amava la sua famiglia! Questo era quanto di più importante ci fosse.

Una volta rientrata in casa si diresse dritta in camera di Mickey.
Trovò il cugino seduto alla scrivania; le si rivolse incontrando il suo sguardo.
«Devo dirti una cosa…» incominciò prima di confessarsi tutto d’un fiato «Mio padre ha letto il tuo diario, ma non dirà nulla a mio padre che di conseguenza non dirà nulla al tuo e così non verrai punita a vita. L’ho ricattato minacciandolo di mostrare a papà “il video che tu sai”. Oh e perché tu lo sappia aveva gli occhi lucidi quando l’ho beccato; credo che il tuo racconto abbia colpito il suo animo sensibile.»

La ragazza elaborò tutte le informazioni in mezzo secondo e subito mise su un sorrisetto tronfio e soddisfatto.
«Sento già le genti che cantano le mie gesta nei secoli e tutti che glorificano e chiamano il mio nome a gran voce. Ascolta Mickey, lo senti? “Kaaaate, Kaaaate”»

«Ah sei senza speranze Kate!»

Certo oltre a tutto il resto Kate forse era anche un pochino vanagloriosa, ma giusto un pochino!

 

Quella sera su Asgard 

Loki entrò in camera da letto e si chiuse la pesante porta in legno alle spalle; sorrise esausto e si diresse nella stanza del bagno.
Non appena aprì la porta i vapori delle essenze profumate lo investirono.
Si concesse di respirarli con calma per poi dirigersi verso la grande vasca incastonata nel pavimento.
Come si aspettava il marito era immerso nell’acqua con la schiena appoggiata al bordo della vasca, ma sembrava del tutto intenzionato a sprofondare negli effluvi bollenti e profumati.
Loki si avvicinò alle sue spalle. 

«Allora tua figlia va bene a scuola, i suoi voti sono migliorati in maniera sbalorditiva e mangia sempre molti dolci…»

«Mmm»

«Pare che Steve e Tony abbiano avuto particolare successo con lei.» 

«Perché dici così tesoro? Sei geloso forse?» 

«Tsk, ma certo che no!» Fece il moro cercando di sembrare indifferente.

Al che Thor buttò la testa all’indietro e ghignò.

«No ma certo…mmm viene a trovarci questo fine settima?»

«Vedremo, sai tua figlia è una ragazza impegnata!»

Il biondo allora sbuffò.

«Non è giusto però. Così io non posso mai vederla!»

Intanto Loki si era spogliato lasciando cadere le vesti a terra e rimanendo con i soli pantaloni neri da giorno.

«Forse una volta ti concederò di fare cambio con la mia visita settimanale, forse però… Allora Vostra Maestà com’è andata oggi?»

«Oggi i contadini sono venuti a lamentarsi perché i terreni ad est davano un terzo in meno del raccolto dello scorso anno. Si è scoperto che era colpa di una talpa gigante o almeno una cosa così e sono andato ad occuparmene.»

«Mfp te ne sei occupato come in quel gioco terreste dove devi schiacciare le talpe col martello?»

«Per gli Dei! Ero sicuro che l’avresti detto! E comunque sarai felice di sapere che mi è bastato un colpo solo per stenderla.»

«Ok d’accordo, poi cos’è successo?»

«Nostra madre vuole ristrutturare la camera di Fred di nuovo per metterci una sorta di studio-biblioteca solo per lui. Le ho detto che non mi sembrava una buona idea perché a Fred piace la biblioteca del palazzo e allora ha detto che destinerà il nuovo spazio ad una stanza personale per Trick. Come se la camera di Fred non fosse già sua vista l’assenza di nostro figlio!» 

«Non c’è niente da fare Thor, sai che la mamma ama quel gatto…»

«Poi mi sono allenato, poi ho rivisto un trattato di pace vecchio come le moire, poi sono stato da Heimdall, poi Sif e Fandral vogliono indire un torneo di lotta tanto per divertirsi un po’…adesso sono così stufo di tutti che voglio solo starmene qui a mollo per ore!»

Loki sorrise e si sedette sul pavimento a gambe incrociate dietro alla schiena dell’altro e appoggiò le mani sulle sue spalle iniziando un lento e sensuale massaggio.
Thor si rilassò immediatamente sotto le mani sapienti di Loki.

«In tal caso forse dovrei lasciarti solo…pensavo che però dopo una giornata simile meritassi qualche attenzione Dio del Tuono.»

«Mmm bravissimo tesoro…un po’ più sinistra…»

Loki alzò gli occhi al cielo.

«Hai altre richieste particolari?»

Il biondo ci pensò un attimo poi gli afferrò le mani ed alzò lo sguardo verso di lui. 

«Beh diciamo che questa vasca è parecchio grande quindi se ti va…» gli si rivolse suadente.

Il moro scosse la testa e gli posò un bacio sulla fronte. Si rialzò sfilandosi gli ultimi vestiti. 

«Fammi spazio dai» e lentamente scese nell’acqua calda. 

Il calore gli strappò un gemito di piacere. Era uno jotun e il freddo era il suo stato naturale, ma fare il bagno era una cosa che adorava. 

Si avvicinò a Thor.
«Meglio mio re?»

«Mmm si, ma… credo che tenterò di affogarti per divertirmi un po’!»

«Cosa?! Thor no!» Tentò mentre l’altro incominciava a fargli il solletico. 

«Ba-basta ti-ti prego» riuscì a dire tra una risata e l’altra.

«Non posso Loki» il biondo si fermò un momento e se lo tirò contro «Non smetterò mai di farti ridere, mai! Perché vedere il tuo sorriso, vederti felice è da sempre l’unico vero dovere della mia vita, mio re.»

Loki arrossì e gli sorrise timidamente.
Poi si avvicinò e fu coinvolto dal compagno in un bacio lungo e dolce prima lasciarsi andare tra le sue braccia in quell’attimo tutto per loro. 

 

 

 

Note:

Ciaooo a tutti!
Finalmente direi!
Ormai avrete fatto l’abitudine ai miei ritardi mostruosi, ma come vedete alla fine torno sempre a rompervi le scatole! =)
“Grande Giove!” spero che questi continui salti temporali non siano troppo complicati da seguire!Stiamo andando sempre più a fondo nelle vite dei nostri personaggi e nel loro passato, ma è tutto necessario! Lo vedrete, lo vedrete…
Allora dopo questo capitolone vi annuncio che il prossimo sarà mooolto più leggero tranquilli! Perciò un abbraccio a tutti e….Al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Tempo di festa e fulmini a ciel sereno ***


Tempo di festa e fulmini a ciel sereno 

 

«THOOOR!»
Il re di Asgard, tutto sorridente, girò l’angolo gettando un rapido sguardo alle sue spalle ed entrò di corsa in camera da letto.
Un istante dopo anche l’altro re di Asgard svoltò l’angolo con un’espressione tutt’altro che allegra. Guardò prima da una parte e poi dall’altra e alla fine si diresse anche lui verso la camera da letto.
Entrò talmente di fretta da lasciare la porta socchiusa.

«Thor vieni immediatamente fuori!» 

La stanza sembrava apparentemente vuota. Le finestre erano aperte, il letto fatto e il sole illuminava la stanza: non c’era traccia del Dio del Tuono.
Loki tacque, chiuse gli occhi e creò un’illusione di sé. Le fece cenno di perlustrare sotto il letto e dietro le tende mentre lui si aggirava per la stanza in cerca di qualunque segno della presenza del compagno. 

«Giuro che questa me la paghi.» 

Ma il marito non sembrava proprio essere in quella stanza. Stava quasi per girare i tacchi e provare da qualche altra parte, ma fatti pochi passi fino alla porta della stanza del bagno notò che era socchiusa; la aprì appena di più e scorse la casacca bordeaux del marito abbandonata a  terra.
Un ghigno comparve sul suo volto e schioccando le dita fece scomparire la sua illusione.
Entrò in bagno e si richiuse la porta alle spalle.
La luce filtrava dalla grande finestra colorata sulla sinistra della stanza. La superficie dell’acqua della grande vasca incastonata nel pavimento era piatta: solo leggeri vapori di calore si sollevavano. Gli asciugamani, morbidi e candidi, erano impilati ai lati della vasca e tutto sembrava in ordine.
Il moro fissò la casacca a terra e di nuovo ghignò. Si sfilò la tunica nera rimanendo con il minimo necessario addosso ed inginocchiandosi si sporse sul bordo della vasca, ma…nulla.

«Ma…» fece un po’ deluso rimettendosi in piedi «dov’è?»

«Proprio dietro di te amore»

Il moro si voltò di scatto e fece giusto in tempo a vedere il sorrisetto del biondo prima che questi allungasse una mano verso il suo petto e gli desse una piccola spinta.
Loki perse l’equilibrio e cadde di schiena dentro la vasca. Il biondo incrociò le braccia e mantenne il suo sorriso mentre il moro riemerse dall’acqua un attimo dopo con espressione omicida. 

«Pagherai anche questa Dio del Tuono!»

«Sapessi come tremo.» E sfilandosi anche gli altri vestiti prese una piccola rincorsa e si tuffò a bomba nell’acqua. 

Loki si voltò chiudendo gli occhi, facendo come per pararsi dagli schizzi del gettò. Poi si rigirò, ma si trovò da solo.

«Thor?» 

Di colpo il biondo riemerse, afferrò il compagno per i fianchi sollevandolo e tirandoselo contro iniziò a baciarlo. Per tutta risposta Loki sorrise contro le sue labbra, si allacciò con le ginocchia ai fianchi  del marito e si lasciò coinvolgere in quel bacio appassionato. 

 

Intanto Fandral cercava uno dei suoi re.
«Maestà?» Disse entrando nella sala del trono, ma non trovando nessuno si diresse in direzione delle sue stanze. Vide la porta socchiusa e si affacciò. 

«Thoor?» Provò a chiamare, ma la camera sembrava vuota, c’era solo un rumore flebile in sottofondo che pareva… acqua. 

Fandral si diresse verso la porta del bagno.

«Thor?» Chiamò. 

Nessuna risposta eppure dall’altra parte non c’era silenzio. Il guerriero alzò le spalle ed aprì piano la porta.

 

I due re intanto non si erano separati un solo istante. Le mani di Loki tenevano stretti i capelli corti ed infradiciati del biondo e lo tiravano a sé con necessità e bisogno crescente.
Thor dal canto suo teneva l’altro stretto a sé con nessuna intenzione di lasciarlo andare: le mani si muovevano spasmodicamente sulla sua schiena con foga e possesso e in quell’attimo intimo e privato…

«Ehm ehm»

I due si voltarono di scatto notando Fandral che se ne stava appoggiato in silenzio contro lo stipite della porta con un sorrisetto sulle labbra.

«Scusate, vi ho interrotti, ma se avete da fare posso anche…»

«Fa-Fandral…» Balbettò Thor mentre Loki soffocava una risata imbarazzata e voltava il viso dalla parte opposta alla porta appoggiandosi sulla spalla del marito.«Che-che c’è?»

«Ero solo venuto a comunicare che tutto è stato risolto come da disposizioni e non rimangono altri impegni. Fuori è tutto predisposto come avete richiesto mio re.»

«Bene ti ringrazio»

Fandral fece un inchino, e un sorrisetto complice, ed uscì chiudendosi la porta alle spalle. 

«Aspetta che lo racconti a Sif.» Sorrise malefico al solo pensiero della faccia che avrebbe fatto l’amica. 

 

Loki scoppiò a ridere mentre Thor alzò gli occhi al cielo sorridendo.
«Questa è sicuramente colpa tua tesoro»

«Miaaa?»

«Ammettilo hai lasciato la porta di camera nostra aperta vero?»

«Ma che c’entra? E poi sai che Fandral non ha il minimo rispetto per lo spazio personale. Sarebbe entrato comunque.»

«Non stai negando.»

«No infatti….adesso vuoi stare qui a darmi la colpa o pensi di baciarmi?» Soffiò sensuale contro alle sue labbra.

«Sicuro di non essere anche il Dio dei Ruffiani?» Gli rispose il biondo ricominciando a baciarlo, ma  stavolta più lento e sensuale. 

 

Intanto in corridoio davanti alla camera da letto dei re Fandral fece un incontro inaspettato. 

«Principe Fred, siete tornato!» Esclamò trovandosi di fronte il giovane.

Il giovane aveva i lunghi capelli biondi tagliati sotto le spalle; due trecce ai lati delle tempie erano tenute insieme da uno dei suoi fermagli in argento. 

«Fandral avanti, lo sai che non c’è bisogno di chiamarmi principe!»

Rispose il ragazzo abbracciandolo.

«Mi spiace, abitudine…é andato tutto bene su Vanaheim?»

«Non ci sono stati inconvenienti per fortuna, ma ti racconterò meglio. Hai visto i miei genitori piuttosto? Io e Trick li stavamo cercando»

Intanto il micio passò tra le sue gambe facendo le fusa. 

«Ehm nelle loro stanze, ma stavano avendo un… confronto abbastanza ecco…impegnativo. Io eviterei di disturbare.»

«Ehm ok va bene. Magari proverò giusto a bussare. Grazie Fandral.»

«No!… cioè….Dovere! Con permesso mio principe… e Trick.» E facendo un breve inchino li superò.

Fred e Trick si avvicinarono alla porta e il ragazzo batté sul legno. 

«Papà?»

Vi accostò l’orecchio e l’aprì appena.

«Papàààà siete qui?» 

 

Loki si fermò e si staccò dal compagno.

«Fred»

«Cosa?» Chiese l’altro spaesato. 

«Thor! È Fred!»

«Come..? Ma Loki! Cosa fai?!»
Il moro aveva schioccato le dita portandoli fuori dall’acqua entrambi asciutti e già vestiti: Thor con la casacca bordeaux e pantaloni scuri e lui con la sua tunica. 

 

«Papà? Pare non ci siano Trick, magari Fandral si è sbagliato. Andiamo.»

Ma proprio in quell’istante Loki spalancò la porta del bagno.

«Fred» sussurrò con un sorriso emozionato.

Il ragazzo si voltò e sorrise a sua volta «Ah ma allora ci siete!»

Loki gli corse incontro e lo abbracciò mentre Thor restò ad osservarli appoggiato allo stipite della stanza del bagno con un sorriso.

«Papà ci siamo visti anche qualche giorno fa.»

«Vederti in una bacinella d’acqua e poterti abbracciare non è proprio la stessa cosa!»

Puntualizzò Loki accarezzandogli una guancia liscia e sbarbata «Sei sempre più grande.»

«Ahah ma no, è solo una tua impressione! Volevo sapere a che punto siete…siete pronti vero? Io non ho disfatto nemmeno una sacca di vestiti… così possiamo andare subito!»

«Andare dove Fred?» Chiese Loki guardandolo interrogativo.

«Ma come dove papà? Sulla Terra, ricordi? La notte della festa d’autunno, stare tutti insieme…»

«Miei Dei, ma dove ho la testa?!»

Intanto Thor si era avvicinato e aveva messo le mani sulle spalle di Loki. 

«Era quello che cercavo di dirti stamattina a colazione tesoro.»

«Prima o dopo che decidessi di ucciderti?»

E di fatti quella mattina a colazione Thor voleva davvero ricordare al marito che da lì a poche ore sarebbero dovuti partire per Midgard. Peccato che il compagno si fosse svegliato con la luna storta e dopo un “Fulminati Thor!” il Dio del Tuono aveva deciso che andavano presi provvedimenti.
E così gli aveva lanciato un cucchiaio pieno di marmellata sulla tunica, offesa che aveva dato il via all’inseguimento fino nei loro bagni. 

«Ah quindi non vi siete ancora preparati?»

Loki guardò il figlio con una punta di imbarazzo.

«Veramente…»

«Eccome se lo siamo» intervenne Thor «dacci solo mezz’ora maghetto.» Disse avvicinandosi anche lui al figlio e abbracciandolo a sua volta. 

«D’accordo allora ci vediamo dopo!» E uscì sorridente.

Loki guardò il compagno con espressione interrogativa.

«Thor, ma noi non…»

«Ho già preparato le tue cose e Fandral ha controllato dalla lista delle richieste del popolo che tutti i doveri reali fossero stati adempiti. Infine madre si occuperà della reggenza finché noi saremo assenti ed Heimdall ci avviserà se ci saranno problemi.»

«E quand’è che avresti fatto tutte queste cose?»

«Dopo che ieri sera sei crollato esausto a letto amore. Sono stato bravo?»

Il moro arrossì colpito, ma cercò di dissimulare il suo stupore.

«Mm diciamo che te la sei cavata.»

Thor gli prese il viso tra le mani in una dolce carezza e gli sorrise. 

«Allora, pronto per tornare a casa?»

«Non vedo l’ora! Sono mesi che aspetto questo giorno, ma tra i doveri, le responsabilità e tutto il resto beh…ammetto che avevo perso la cognizione del tempo.»

«Ma il tuo maritino ha pensato a tutto e adesso puoi finalmente rilassarti e perdonarti per essere un padre che dimentica gli impegni con la sua famiglia.»

«Oh avanti Thor, non fare il drammatico! Ti ho detto che mi dispiace!»

«Mmm no non l’hai detto»

«Ma te l’ho fatto capire.»

Il biondo scosse la testa «Mmm naaah»

«E va bene, mi dispiace di essermi dimenticato…e…non vedo l’ora di stare con te e la nostra famiglia a casa.»

A quel punto Thor si avvicinò di più e gli diede un bacio dolce.

«Bene, perché non ho intenzione di dividerti con nessuno in questi giorni che non sia la nostra famiglia.»

Loki sorrise e gli appoggiò la testa sul petto. «Thor?»

«Mm?»

«Scusa, ma dove ti eri nascosto prima?»

«Ah ah ah amore mio…un mago non svela mai i suoi trucchi, non trovi?»

«Oh, ma fammi il piacere.» Alzò gli occhi al cielo l’altro. 

«Per esempio» e se lo avvicinò di più «Se ti bacio sul collo suscito un certo effetto, ma» disse baciandolo sulla pelle che subito si raggrinzì appena «se ti svelassi il punto esatto dove questo effetto è talmente intenso da farti perdere la testa…non sarebbe più divertente, non trovi?» Aggiunse percorrendogli il profilo del collo con la punta del naso.
Loki sentì le palpebre farsi pesanti e dovette chiudere occhi per l’effetto che l’altro gli stava provocando. Sentì il compagno dargli un bacio, poi un altro, poi …aprì gli occhi e se lo trovò di fronte a guardarlo «Oppure conosco la stanza del bagno meglio di te e ho i miei angolini segreti.» Gli sorrise beffardo.

«Sei un… mmm!» Ma qualunque fosse il gentile epiteto che Loki stava per rivolgergli fu soffocato dal lungo e dolcissimo bacio che Thor gli rubò.

 

Quella sarebbe stata una notte della festa d’autunno speciale. Fred aveva terminato in anticipo il suo viaggio su Vanaheim ed era tornato per poterla passare coi genitori e anche Kate dopo praticamente un anno dal suo trasferimento dagli zii non vedeva l’ora di stare con la sua famiglia, Mickey e zii compresi ovviamente.
Thor aveva davvero risolto tutte le faccende regali possibili e immaginabili e si era occupato di far sostituire lui e il marito dalla madre.
E Loki, dopo aver realizzato che l’indomani sarebbe stato il giorno tanto atteso da mesi, era decisamente al settimo cielo.
Nessuno era più felice di lui e niente avrebbe potuto rovinare quell’evento con tutta la sua famiglia. Niente tranne…

«Cosa vuol dire “il Libro della Luce è sparito”?!»

«L’ho cercato ovunque…» Confessò un Mr.J. affannato dietro all’alto e grande bancone della biblioteca reale, un bancone molto antico costruito in legno di ebano ben rifinito e ormai da secoli postazione dei custodi della biblioteca, custodi come Mr.J. che si era ormai guadagnato quella carica da molto tempo.
Il vecchietto sgusciò fuori visibilmente agitato appoggiandosi al suo bastone «ma non è al suo posto né in nessun altro scaffale in cui io abbia guardato e ne ho controllati credimi!»

«E me lo dice solo oggi?!»

«Credevo che l’avrei trovato Loki non volevo darti altre preoccupazioni con tutto quello che avevi già da fare.» Si giustificò il vecchietto con fare dispiaciuto. 

«Va bene d’accordo, ma Mr.J. questa è una biblioteca reale. Ci sono libri di grande valore e…insomma c’è un registro dei prestiti!»

«E l’ho controllato tre volte, ma non risulta nessun prestito per quel libro! Ma questo ha una logica perché era talmente prezioso che era solo possibile consultarlo. E comunque ti ricordo che il libro è legato ad una magia che la regina gli fece quando lo portasti qui. Il libro non può uscire dal palazzo di Asgard!»

«Giusto! Almeno sappiamo che non può essere uscito dal palazzo!»

«Tesoro» si palesò Thor appena entrato in biblioteca alle spalle del marito e raggiungendolo «c’è qualche problema?»

«C’è un enorme problema! Mr.J. non riesce a trovare il Libro della Luce che ci hanno prestato gli elfi di Alfheim! Dovevamo farlo riavere al gran cerimoniere tra due giorni!»

«Ma è sparito! E non riesco a trovarlo da nessuna parte. Oh no, cosa dirò alle guardie che invieranno a prenderlo?»

«È fondamentale trovarlo Mr.J!»

«Ehm tesoro se sei pronto…»

«Pronto?!» Loki si girò di scatto fissandolo con occhi sgranati  «Thor quel libro lo hanno prestato a me! In onore della nostra incoronazione! Era una sorta di omaggio! Se lo perdo rischiamo una guerra con Alfheim!»

«Oh avanti Loki sono sicuro che se spieghi agli elfi…»

«Cosa? Cosa dovrei dirgli? Cari elfi ci avete omaggiato prestandoci il libro che racchiude i segreti e le debolezze del vostro popolo e che vi tramandate da che Yggdrasil esiste… e noi ce lo siamo perso!»

«Beh non avrei scelto proprio queste parole, ma…» 

Loki lo fissò a bocca aperta.

«Thor gli elfi della luce sono nostri alleati, ma questa è pur sempre stata una grande prova di fiducia nei nostri confronti!»

Thor lo guardò apprensivo.

«E la festa?»

L’espressione di Loki mutò dal panico alla tristezza «Mi dispiace Thor, ma prima devo trovare il libro.» Il marito abbassò lo sguardo deluso. «Thor?»

«Era una cosa che dovevamo fare tutti insieme Loki…»

Il moro capì il dispiacere dell’altro: erano mesi che parlavano di quel giorno che per entrambi significava molto visto che durante la loro prima festa si erano scambiati il loro primo bacio e da lì era nato tutto il resto. Organizzare la festa insieme doveva essere una cosa speciale!
Loki gli sollevò il mento e lo guardò negli occhi con espressione dolce.

«Thor questa cosa è importante e noi due siamo pur sempre i re giusto? Abbiamo dei doveri e dobbiamo occuparci del nostro popolo. Ma te lo prometto Thor. Ti prometto che arriverò in tempo per la festa.» 

Il biondo a quel punto gli sorrise e gli prese il volto tra le mani.

«Non fare tardi» disse semplicemente, gli posò un bacio sulla fronte e dandogli le spalle uscì dalla biblioteca.

Loki lo seguì un momento con lo sguardo e sospirò poi si voltò rivolgendosi a Mr.J. 

«Coraggio Mr.J. dobbiamo trovare quel libro. Dovessi smontare questo palazzo mattone dopo mattone con le mie mani!»

 

Thor uscì dalla biblioteca e sospirò chiudendo la porta. Fred era alle sue spalle appoggiato ad una finestra e teneva Trick tra le braccia. 

«E papà?»

«Ci raggiungerà appena possibile. C’è stata ecco…un’emergenza.»

«Oh capisco… Allora andiamo solo noi due?»

«Beh noi due e Trick.» 

«Oh no papà, Trick non viene. Inizia ad avere i suoi anni e non mi va di sottoporlo ad un altro viaggio col Bifrost.»

Thor comprese e sorrise.

«E così ci abbandoni non è vero palla di pelo?» Disse allungando una mano verso il gatto che accennò a graffiarlo. «Ehi, non capisco ancora cosa ti ho fatto…vero che è così scorbutico solo con me?»

«Ahaha no, non direi, anche con Kate fa il dispettoso. E comunque non è colpa tua se il tempo passa vero amico?» 

Il micio lo guardo negli occhi e asserì con un «Mao».

Thor sorrise.

«Si, si forse è meglio così allora…bene hai tutto?»

Il ragazzo annuì.
«Allora andiamo maghetto!»

 

Midgard qualche ora dopo.

«SIIIIII!»

Thor, Mickey e Fred esultarono sugli spalti mentre la voce dell’altoparlante del campo sportivo annunciava «KATE ODINSON TAGLIA IL TRAGUARDO!»
Era una gara locale che si teneva alla scuola di Kate e Mickey.
Thor e Fred erano andati ad assistere come facevano quando ancora vivevano tutti insieme e come sempre Kate era arrivata prima!
E a quanto pare non erano gli unici a tifare per lei: padre e figlio infatti rimasero particolarmente colpiti da un enorme striscione col nome della ragazza scritto sopra sorretto da un gruppo di ragazzi e ragazze,  senza contare che le cheerleader si esibirono in una piccola coreografia a lei dedicata. 

«Tu non perdi proprio mai, corri Kate e vincerai! Foooorza Kate!»

La ragazza, dopo aver percorso ancora qualche metro di corsa dopo il traguardo, si fermò sorridendo orgogliosa verso gli spalti e verso il gruppo di ragazze. 

«KATE! KATE!» Chiamò forte Thor sbracciandosi per farsi vedere dalla figlia.

La ragazza guardò meglio e non appena scorse la sua famiglia il suo sorriso divenne se possibile ancora più grande. Poi fece loro cenno di scendere e gli indicò gli spogliatoi.

 

Dieci minuti più tardi il gruppetto scese sotto le gradinate dove si trovavano gli spogliatoi e fu raggiunto dalla ragazza.

«Papàààà! Freeed!» Gridò Kate investendoli con un abbraccio e stringendoli entrambi forte.

«Mi siete mancati! Tu hai finito di diventare sempre più figo? Cos’è vuoi rubarmi la piazza?»

«Sei la solita.» Scosse la testa il fratello rassegnato. 

«Complimenti tesoro sei arrivata prima!»

«Ehm grazie papà, ma niente di nuovo giusto? In effetti potrei anche arrivare seconda qualche volta, inizia a non esserci più gusto!»

«Sempre modesta sorellina!»

«L’umiltà prima di tutto fratellino! Piuttosto dov’è papà? Non l’ho visto prima, ma mi aveva detto la settimana scorsa che ci sarebbe stato.»

Thor si incupì appena.

«Ecco tuo padre  sta risolvendo un’emergenza su Asgard, ma ci raggiungerà per la festa.»

«Oh, oh va bene» la ragazza sembrava un po’ delusa.

«Comunque» proseguì Thor «ora che siamo tutti insieme possiamo iniziare a prepararci per domani. Io adesso vorrei sistemare casa così domani potrò stare con Marcus in caffetteria mentre tu e Fred…»

«Ehm si papà domani però ho un compito di storia e sai…è l’ultimo anno perciò…»

«Kate non mi dirai che sei diventata una secchiona! Devo preoccuparmi per i miei schemi?» Chiese il fratello sarcastico.

«No fratello! È solo che ho preso gusto ad essere prima anche in qualche materia. Ma giusto una o due. Ah proposito Mickey, Larry è ancora via? Volevo che mi sentisse ripetere.»

«Chi è Larry?» Chiese Thor. 

«Lo stagista di papà, ma è anche adibito a “sbriga ogni faccenda che Tony Stark non ha voglia di fare” poverino. É molto gentile e di solito ci sente le lezioni prima di compiti ed interrogazioni.» Spiegò Mickey «Comunque si, è via, ma non dovevi iniziare a fare da sola?»

«Ho fatto tutto da sola! Volevo solo che mi aiutasse a ripassare. Nessun problema cugino vorrà dire che mi aiuterai tu!»

«Dittatrice.» Borbottò Mickey. 

«Comunque papà vorrei davvero fare bene questo compito, ti dispiace se ti aiuto domani dopo la scuola?»

«No tesoro certo che no. Sono molto orgoglioso che ti dedichi allo studio! Mi aiuterà Fred…»

Il ragazzo arrossì un po’.
«Veramente papà c’erano…ecco un paio di vecchi insegnanti che volevo rivedere…sai non sono mai a casa… e visto che domani saremo insieme…»

«Oh, ok ho capito allora ehm ci vediamo per cena?» Si rivolse speranzoso Thor ad entrambi i suoi figli.

«Si ehm vediamo come va lo studio» disse Kate mentre Mickey le passava lo zaino.

«Io arrivo dopo cena, dopo aver salutato anche alcuni amici. Ti dispiace papà?»

«No-no certo che no!» Provò a sembrare indifferente il Dio del Tuono, ma in realtà c’erano parecchie cose che iniziavano a dispiacergli. 

 

Ore dopo nella biblioteca reale di Asgard

Loki e Mr.J. avevano svuotato ogni scaffale, aperto ogni cassetto e chiesto ai più assidui frequentatori della biblioteca se avessero qualunque tipo di informazione. Erano poi passati alle altre stanze del palazzo da quella di Fred alla Camera della Guarigione, dalla stanza da letto dei re a quella di Kate e a quella di Frigga, avevano guardato persino nei bagni e nelle cucine reali, ma niente!
Il libro non era da nessuna parte e nessuno sembrava sapere dove si trovasse.
Verso sera Loki ricadde esausto su una sedia della biblioteca. C’erano libri sparsi ovunque e ci sarebbe voluto moltissimo tempo per rimettere tutto apposto, ma quel libro doveva saltare fuori. 

«Sono distrutto, possibile che un libro antico sia così difficile da trovare?»

«Sono mortificato ragazzo mio! È sempre al suo posto, lo so perché lo controllavo ogni giorno. Poi qualche giorno fa sono andato a cercarlo, ma non c’era più. Eppure qui vengono sempre le stesse persone e nessuna di loro credo sia potente abbastanza da spezzare un incantesimo della regina! Ah se solo non avessi coperto la sua magica copertina che emanava luce con una pezza pesante adesso potremmo averlo già trovato. Ma quella luce era così accecante che non ho trovato altre soluzioni.»

«Resta il fatto che abbiamo guardato ovunque Mr.J. e il libro sembra sparito» sospirò Loki esausto gettando la testa all’indietro «di questo passo non ce la faremo mai ad arrivare domani sera alla festa.»

Mr.J. abbassò lo sguardo e si tolse gli occhiali.

«Ah proposito di questo ragazzo…io…io non verrò domani.»

Il moro si tirò su di colpo fissandolo senza comprendere «Come dice?»

Il vecchietto sospirò «Loki…Sono stanco ormai e le mie ossa non sono più quelle di una volta. Qui sto bene perché il tempo scorre più lentamente, ma non sopporterei di fare un altro viaggio. Sono vecchio ragazzo mio…»

Loki lo guardò smarrito per un istante.

«Ma Mr.J. la festa e Marcus…»

«Marcus lo sa, ho chiesto a Fred di consegnarli un mio messaggio quando è passato a salutarmi. Lui capirà…»

Loki aveva sempre saputo che Mr.J era umano e che il suo tempo si sarebbe esaurito prima o poi. Cos’era la breve vita di un uomo in confronto a quella quasi immortale di un dio?
Ma quel vecchietto aveva rappresentato così tanto per lui e Thor: gli aveva dato una possibilità quando nessun altro lo avrebbe fatto, aveva condiviso con lui anni e segreti, c’era stato per lui nei momenti del bisogno e aveva sempre avuto una parola gentile o di conforto.
Poco più di vent’anni…
In quell’attimo Loki realizzò che ciò che per un semidio sono poche briciole di tempo per un mortale sono quasi tutta una vita e una lacrima fuggì dai suoi occhi.
Ma Mr.J. sembrava felice e senza alcun rimpianto e anche se sconvolto dalla fatica della giornata e  circondato dai suoi amati libri sparsi ovunque batté il suo bastone e si fece forza risollevandosi.
Come ogni giorno della sua vita con o senza appoggi. 

«Ma tu devi andare ragazzo mio, la tua famiglia ti aspetta! Perciò avanti non perdiamo altro tempo! Credo che ci manchino la Sala dei Trofei e mezza ala est del palazzo!»

Loki sorrise e si alzò «Mr.J. apprezzo quello che fa e sono sicuro che non sia colpa sua se il libro è sparito. Era una grossa responsabilità e avrei dovuto condividerne il peso con lei. Ma non è necessario che passi sveglio tutta la notte. È solo una festa…»

A quel punto il vecchietto lo guardò con rimprovero.

«Solo una festa? Loki credi davvero alle parole che stai dicendo?»

«A dirla tutta no, ma non vorrei che si stancasse…»

«Oh avanti figliolo sono vecchio, ma un po’ di esercizio mi tiene in forma e non mi fa rincitrullire. E tu avevi promesso di smontare ogni mattone del palazzo pur di ritrovare quel libro. Ascoltami: tu andrai a quella festa! Parola di Jay Fred Fergusson!»

 

Intanto su Midgard 

Il Dio del Tuono fece scivolare il contenuto di una padella in un piatto solitario sull’isola della cucina. Poi si sedette per consumare la sua cena.
Da solo.
C’era chi apprezzava la solitudine, conosceva persone che non vedevano l’ora di trovarsi a casa da sole per prendere un respiro dalla routine di tutti i giorni, un momento da soli per stare con sé stessi nella propria casa e lasciare tutto il resto fuori.
Ma questo non valeva per Thor.
Non aveva passato una cena da solo da che ne avesse memoria. Su Asgard perché c’era sempre un banchetto o la famiglia reale, su Midgard perché c’era sempre la sua famiglia e in verità…ne era felice. A Thor non piaceva stare da solo. Aveva persino scelto un lavoro in cui praticamente viveva sempre circondato dalle persone.
La solitudine era sempre stata una cosa più da Loki, ma dopo anni anche il compagno si era lasciato contagiare e la sera era un momento speciale da passare insieme.
Adesso Thor giocherellava col cibo e sospirava.
Si era tirato su le maniche e aveva ripulito tutta casa che in quegli ultimi mesi era rimasta per lo più chiusa. Dopo ore di pulizie si era ricordato che il frigo era vuoto e si era precipitato a fare la spesa. E ora se ne stava lì davanti al suo piatto di uova e spinaci con una grande tristezza addosso.
Credeva che le cose sarebbero state diverse almeno per quei giorni in cui sarebbero dovuti stare finalmente tutti insieme.
Loki gli avrebbe dato del sentimentale, ma in fondo sarebbe stato felice anche lui di passare del tempo coi suoi ragazzi e qualche giorno di calma solo per loro.
Abbandonò l’impresa e buttò la cena, sciacquò i piatti e pensò di bersi qualcosa di caldo.
Preparò un pentolino d’acqua sui fornelli e prese dalla credenza la sua vecchia tazza parte di un set personalizzato per la sua famiglia regalatogli da Tony un Natale di tanti anni prima.
Aprì un porta tè rigorosamente in legno perché a Loki piaceva sentire l’aroma che usciva quando veniva aperto.
Lo inspirò per un attimo prima di rovistare alla ricerca di una tisana rilassante.
Infine aprì un cassetto in cui tenevano l’accendigas.Lì abbandonato c’era il suo quaderno ad anelli delle ricette.
Lo prese e una volta pronta la tisana si buttò sul divano appoggiando la tazza sul tavolinetto che vi era davanti ed iniziò a scorrerlo.
La prima di tutte le ricette era quella dei pancakes che preparava da anni per la sua famiglia seguita da quelle che gli aveva dato Marcus, i dolci di Steve e qualche sua personale creazione.
Quello non era proprio il ricettario originale: il primo era diventato il quaderno degli scarabocchi di Kate.
Il secondo Fred lo aveva bruciato per errore con un incantesimo di fuoco: Thor ricordava ancora l’odore di bruciato e il fumo provenire dal cassetto chiuso.
Il terzo lo aveva donato alla madre per insegnarle la cucina midgardiana.
Nel tentativo di proteggere almeno quello il quarto lo aveva trasferito a lavoro, ma gli era stato portato via in un furto notturno ai danni della caffetteria.La cosa assurda era che l’incasso era rimasto al suo posto, ma non il ricettario: Thor era rimasto sconvolto più da quello che dalle vetrine rotte da sostituire.
Quello che teneva tra le mani in quel momento era il quinto: era un alto quaderno ad anelli con una robusta copertina rigida blu.
Thor vi aveva scritto già molte ricette, ma il bello di quel quaderno era che le pagine non finivano mai: bastava prendere la penna e scrivere e una nuova pagina compariva.
Quel ricettario era un regalo di Loki.
Un senso di malinconia lo invase: chissà cosa stava facendo il marito. Avrebbe trovato il libro in tempo per la festa?
Fissò per un po’ l’ultima ricetta e prese la penna che teneva dentro alla spirale ad anelli.
Una pagina bianca comparve davanti ai suoi occhi.
Il Dio del Tuono tirò un sospiro e cominciò a scrivere.

 

Quando ore dopo Fred rientrò a casa trovò il padre ancora seduto sul divano.

«Papà che fai ancora sveglio? È l’1.00 di notte.» Gli chiese gentile. 

Thor si voltò verso il figlio e sorrise. 

«Pensieri Fred.» E appoggiò la penna e il ricettario al suo fianco. Poi fece cenno al figlio di sedersi con lui. 

«È andato tutto bene?» Chiese mentre il ragazzo gli si faceva vicino. 

«Si, i miei vecchi professori volevano sapere tutto dei miei viaggi, te li ricordi? Sono quei due….»

«Ah si sono quelli che mi hanno chiesto un autografo ed una foto quando sono andato a verificare i tuoi progressi a scuola la prima volta?»

«Proprio loro ahah… Perciò gli ho raccontato delle mie avventure ed erano entusiasti!»

«E i tuoi amici?»

«Ecco in realtà ci siamo visti solo per qualche ora. Vedi molti si sono fidanzati e dovevano scappare altri stanno ancora andando al college e perciò dovevano studiare.»

«Non capisco, dove sei stato tutto questo tempo allora?»

«In verità ero da Marcus…dovevo dargli una cosa da parte di Mr.J.»

Il padre lo guardò interrogativo.

«Ecco papà lui-lui non verrà domani. È molto stanco ormai.» Disse abbassando lo sguardo. 

Thor annuì «Gli anni volano è figliolo? E noi non possiamo farci niente. Come sta Marcus?»

«All’inizio era triste, ma ha cercato di non darlo a vedere. Mi ha chiesto di Vanaheim ed ho pensato che raccontargli delle mie avventure lo avrebbe fatto distrarre un po’. Ha detto che ci farebbe di nuovo un salto volentieri, ma questa volta spera di non fare brutti incontri per i boschi.» Sorrise poi notò l’espressione malinconica sul volto del padre. 

«Papà…va tutto bene?»

«Sinceramente?» Chiese il padre incontrando il suo sguardo. Il ragazzo annuì. «Beh questa festa è sempre stata speciale per noi, lo sai. L’abbiamo passata insieme per così tanto tempo. E per me e tuo padre è molto importante. Sai la prima volta ci siamo dati…»

«Il vostro primo bacio…lo so papà» gli sorrise il figlio. 

Il biondo lo contraccambiò.

«Essere re di Asgard è ciò a cui ero destinato dalla nascita, ma speravo che sarebbe stato diverso. I Nove sono in pace, ma c’è sempre qualcosa da risolvere e per me e tuo padre è raro avere dei momenti da soli o per lo meno insieme a voi.» Scosse la testa «Scusa non dovrei annoiarti con le mie lamentele.»

«Papà non mi annoi affatto! Anzi secondo me…hai ragione.» Thor lo guardò interrogativo «Sai sono felice di fare i miei viaggi, ma…da quando sono partito la prima volta mi sembra tutto così diverso. Prima eravamo sempre insieme, ogni giorno, ogni sera…adesso ci vediamo solo attraverso degli incantesimi, Kate è qui con gli zii e voi avete così tante cose da fare. Mi-mi manca stare con voi e con Trick. Ma allo stesso tempo amo viaggiare e…a volte mi sembra così difficile conciliare tutto…»

Thor a quel punto si prese un attimo per guardarlo: Fred non era cambiato granché. I capelli erano legati diversamente, ma sempre lunghi, il fisico asciutto e ben piazzato e quei suoi occhi verdi sempre così pieni di bontà  e dolcezza.
Se avesse dovuto dare un giudizio così su due piedi avrebbe detto che non era cambiato di un giorno, ma sapeva che forse era diventato più grande nell’animo.

«Sono un pessimo padre, non ti ho nemmeno chiesto di Vanaheim…»

«Ma vuoi scherzare? Prima dovevamo partire, poi la gara di Kate, poi non ci siamo visti fino ad ora. Non c’è stato tempo papà, ma ce ne sarà. Non ho intenzione di ripartire a breve, prima voglio stare un po’ con tutti voi.» Sorrise il ragazzo e gli appoggiò una mano sul ginocchio «Vedrai che domani papà arriverà.» 

Il biondo annuì e si alzò  sorridendo al figlio e dandogli un bacio sulla testa.
Fred lo osservò salire le scale: non lo aveva mai visto così abbattuto e questo lo preoccupava un po’; avrebbe voluto fare qualcosa per lui. Ma cosa?
Notò la tazza del padre sul tavolinetto, ma era ancora colma di liquido ormai diventato freddo e lì accanto a lui sul divano giaceva ancora aperto il ricettario.
Fred guardò quell’ultima pagina fitta di scritte e girò la precedente per leggere il nome della ricetta, ma non trovandolo lesse qualche parola.
Intuì subito che quella non era una ricetta e tornò indietro finché fu necessario, fin dove quel racconto aveva inizio.
Quando pensò di averlo trovato si appoggiò il ricettario sulle gambe ed incominciò a leggere. 

 

Sono le 21.30 della vigilia della notte della festa d’autunno, della festa che ha cambiato per sempre la nostra vita, la mia e di Loki. Il nostro primo bacio, il nostro amore è iniziato tutto da lì… E allora perché oggi mi sento così solo? (Oltre a farmi pena perché mi ritrovo a scrivere sul mio ricettario…ma pazienza….)
Prima le cose erano diverse. 
Prima che i nostri figli crescessero.
Prima… 
Questa festa è sempre stata uno dei giorni più speciali dell’anno anche quando sembrava un pasticcio, come quella volta tanti anni fa…

 

Thor ruppe due uova e le sbatté bene in una ciotola prima di aggiungere il latte. Qualche altro ingrediente ed ottenne una pastella morbida e liscia.
La padella intanto era diventata ben calda e pronta per una prima prova che come sempre sarebbe stata superata a pieni voti.
In pochi minuti tre perfette torrette di pancakes caldi avevano preso posto ognuna su altrettanti piattini.Thor li prese e li sistemò sull’isola della cucina insieme a tutto lo speciale occorrente: frutta  fresca tagliata, sciroppo d’acero, panna e gocce di cioccolato.
Due grandi tazze, rispettivamente dalla forma di una testa di tigre simpatica e di una palla da basket, erano già piene di latte fumante e cioccolato in polvere.
Mancava da riempire un’ultima tazza su cui era riportata una scritta: “Living la vida Loki”.
Thor contemplò il suo lavoro perfetto come ogni mattina mentre prendeva un sorso dalla sua tazza con la scritta Point Break.
Si scostò i capelli lunghi sfuggiti alla sua coda e guardò l’orologio alla sua destra appeso sopra al frigo: segnava le 7:29.57 secondi.

«Tre, due, uno» sussurrò.

«Bambiniiiiiii state per fare tardi a scuola!»

«Papà io ho la febbre, non posso andare a scuola!»

«Kate non incominciare! Freddi esci dal bagno o no? Kate avanti  tesoro, perderete il pulmino!»

Due minuti dopo Fred scese le scale con la sorella che lo superò di corsa.

«Ahia Kate!»

«Pappa molle! Ciao papà» disse la bambina di sette anni avvicinandosi a Thor e dandogli un bacio sulla guancia. Poi fu la volta di Fred.

«Evvai pancakes! Ho vinto Fred!»

I due bambini si buttarono a capofitto con le facce nelle tazze, Fred in quella della tigre e Kate nella palla da basket ed iniziarono ad afferrare i condimenti per i dolci trasformando il perfetto lavoro di Thor in un campo di battaglia…come ogni mattina.

«Con calma bambini! Vi ho già detto che dovete sbrigarvi, ma non rischiare di strozzarvi!» Li riprese Loki che scese le scale ancora in vestaglia e con i capelli lunghi in disordine; fece il giro dell’isola e raggiunse il compagno mettendosi ad aprire di fretta uno sportello dietro l’altro.

«Buongiorno amore» disse Thor. 

«Sarebbe un buongiorno se i tuoi figli si svegliassero alla prima sveglia e non alla decima! Di questo passo dovrò portarvi a scuola in auto! Kate smettila di scalciare la sedia di tuo fratello!» Ammonì la bambina che emerse dalla sua tazza con un contorno labbra di latte al cioccolato.

«Papà Fred mi viene contro.»

«Non è vero!» Controbatté il fratello.

«Invece si!»

«Invece no!

«SIIIIIII»

«NOOOO»

«Adesso basta! Finite di fare colazione e volate a lavarvi la faccia! Il pulmino arriverà tra pochissimo!»

«Io ho finito entro per prima!» Disse la bimba allontanando la tazza e catapultandosi al piano di sopra.

«No Kate! Tu sei lenta come una lumaca!» Fred fece altrettanto e la seguì di corsa. 

«NON È VERO!» Urlò lei prima di sbattere la porta del bagno. 

Thor sorrise verso le scale mentre Loki chiuse l’ennesimo sportello.

«Tesoro che stai cercando?»

«Le merendine dei bambini Thor!» Rispose l’altro agitato. 

«Sono già negli zaini.»

Il moro chiuse uno sportello «Ah va bene…o Miei Dei è tardissimo…gli zaini, dove accidenti…?»

Ma Thor gli fece un cenno con la testa in direzione di due zainetti pronti all’ingresso.

«E il pranzo! Devo…?» Continuò Loki sempre agitato.

Al che il biondo allungò la mano sinistra sotto al naso del compagno e sollevò due sacchetti di carta mostrandoglieli.

«Perfetto, mancano solo i bambini…RAGAZZI!»

«Eccociiii!» Urlarono i due precipitandosi giù dalle scale.

Loki li raggiunse, gli infilò gli zaini e porse ad entrambi il pranzo «Grazie papà, a dopo papà!» Disse Fred ai genitori.

«A dopo papà.» Lo imitò Kate dando un bacio veloce a Loki e precipitandosi dietro al fratello. Il moro si affacciò sulla porta nello stesso istante in cui il pulmino della scuola si fermava davanti a casa loro per far salire i bambini. 

Tirò un respiro di sollievo e chiuse la porta.

«Hanno fatto in tempo?»

«Si.» 

«Come ogni mattina…» sorrise il biondo voltandosi verso i fornelli: afferrò un bollitore che vi era sopra e versò il contenuto fumante nella tazza ancora vuota. Poi porse il tè caldo al compagno che gli si avvicinò.

«Si, ma sempre per un soffio.»

«Però ce la fanno sempre.»

«Si infatti…forse sono io che mi stresso troppo…mi-mi trovi stressato?» Gli chiese. 

Thor lo osservò un istante: il compagno aveva i capelli scompigliati e il volto ancora sconvolto dal sonno…era così bello.

«A dirla tutta sei un vero disastro.» Rispose dispettoso. 

«Prego?!»

«Voglio dire che» fece il biondo prendendolo per la vita e tirandoselo contro «sei sempre così agitato anche se è tutto sotto controllo.»

Loki arrossì «Non è da me vero?»

«Mmm diciamo che ho deciso di imputare il fatto a che la scuola sia ricominciata da poco e di darti il tempo di tornare in te con le tue manie di controllo eccetera eccetera. Nel frattempo però forse so come fare a scacciare questo stress» gli baciò appena il collo poi si ritirò guardandolo intensamente negli occhi. 

Loki sorrise. «Magari stasera dopo la festa d’accordo? Ah proposito tu e Marcus siete a posto?»

«Si, adesso vado in negozio ad aiutarlo. Oggi ci occuperemo di cioccolata e dolci, poi verrò ad aiutare te e Mr.J. in negozio.»

«Ma i bambini…ah e Trick, dobbiamo preparare…»

«Ai bambini penserà Tony e li porterà stasera con Mickey alla festa. Trick è su che dorme e se decidessimo di rientrare dopo domani lui avrebbe il necessario per sopravvivere una settimana. Ma non succederà perché stasera finita la festa torneremo a casa, metteremo i bambini a dormire, e ci dedicheremo un po’ a noi due e…»

«Oh accidenti, ma domani è domenica!»

«Eh no tesoro, domani è sabato perciò niente sveglia alle 8.15. Credo ti toccherà rimanere tra le mie braccia fino a tardi» gli sorrise il biondo prendendo un altro sorso dalla sua tazza.

«Non avrei mai pensato di dirlo, ma la tua capacità organizzativa è quasi eccitante Dio del Tuono.»

«Si lo so. Ora tu prendi il tuo buonissimo tè che ti servo ogni giorno nella stessa tazza, che poi è l’unico motivo per cui non ti liberi di questo magnifico regalo di Tony, e ci vediamo stasera.» 

E posata la sua tazza ormai vuota nel lavandino il biondo gli diede un bacio e si preparò per uscire di casa.
Loki sorrise ed inspirò a fondo l’aroma del tè, ne prese un sorso ed appoggiò la tazza sull’isola di fronte a lui; lo sguardo gli cadde sulla scritta sulla tazza… come ogni mattina.
“Devo decidermi a farti in mille pezzi prima del tè di domani.”
Ma ormai era solo una frase che si ripeteva ogni mattina. 

 

8:30 Caffetteria 

«Ciao Marcus!» Disse il biondo entrando e salutando il collega già all’opera dietro al bancone.

«Ehi Thor! Riposato?»

«Si, mi sento bello carico.» Disse facendo un cenno di saluto anche ad alcuni clienti e raggiungendo l’altro. 

Indossò il grembiule color tanno e si sistemò i capelli in un codino alto.

«Loki passa per colazione?»

«Non credo, vista la giornata di oggi lui e tuo padre saranno immersi nella preparazione della libreria.»

«Mm sbaglio o Loki è un po’ stanco ultimamente?»

«Non sbagli. Da quando i bambini hanno ricominciato la scuola è molto stressato. Fa così ogni anno. Poi si tranquillizza però rimangono pur sempre i compiti, gli sport dei bambini, il lavoro e lui deve sempre avere tutto sotto controllo...Vorrei poterlo aiutare di più, fargli capire che su di me può contare, ma l’unica cosa che mi riesce bene è fargli trovare la colazione e il pranzo dei ragazzi ogni mattina.»

«Secondo me amico ti fai troppi problemi. Non puoi togliere a Loki la sua voglia di controllare qualunque cosa, sarebbe come togliergli l’aria che respira.»

Thor sorrise.

«Suppongo di sì. Comunque hai tutto per i biscotti e la cioccolata?»

Facevano così ogni anno: Marcus preparava biscotti ed ingredienti per la cioccolata e Thor badava alla caffetteria. Poi andava a dare una mano a Loki e Mr.J. per alcune decorazioni che l’ometto si faceva sempre venire in mente all’ultimo minuto anche se, apparentemente, quell’anno in programma c’era solo una costruzione speciale.
Marcus prese un muffin ai mirtilli dalla vetrinetta sul bancone e lo porse ad una cliente «Si, più tardi mi metterò all’opera così saremo pronti per stasera. Filerà tutto liscio come ogni anno vedrai!»

 

9.30 Fergusson&Steven

«Buongiorno Mr….ma che sta facendo lassù in cima?»

Esclamò Loki notando il proprietario della libreria in equilibrio precario su una scala: stava cercando di afferrare qualcosa sopra un alto scaffale aiutandosi con una scopa. 

«Ehilà ragazzo, non è che mi daresti una mano?»

«Cosa le serve?»

«C’è una scatola qui, ma non riesco a…»

Loki si guardò intorno e vedendo che non c’era ancora nessuno schioccò le dita diventando un pipistrello e volò fino allo scaffale. 

«Ecco è quella scatola là, vedi?»

Loki-pipistrello scorse una scatola di latta e volò nella sua direzione; raggiungendola si trasformò in uno scoiattolo nero. Poi con tutta la forza che aveva spinse la scatola nella direzione di Mr.J. che allungò la scopa, ma per errore colpì lo scoiattolo sulla testolina. 

«Ops! Perdonami ragazzo!» Loki-scoiattolo si massaggiò la testa scocciato, ma continuò a spingere la scatola. 

Poco a poco il vecchietto riuscì ad avvicinarsela abbastanza e l’afferrò. Lo scoiattolo discese dalla libreria arrampicandosi tra i vari pensili dello scaffale fino a terra dove si ritrasformò. 

«Di che si tratta Mr.J?» Chiese togliendosi di dosso un po’ di polvere.

Il vecchietto scese dalla scala e soffiò via quella presente sulla scatola. 

«Ecco veramente qui conservo un piccolo tesoro. Vedi quando Marcus aveva l’età di Fred, in questo stesso giorno, trovammo il vicolo pieno di mille foglie colorate portate da chissà dove. Il signor Narciss voleva farne un bel mucchio e buttarle, ma Marcus lo fermò e ne raccolse il più possibile. Prese un filo di lana e aiutato da Mary crearono una decorazione speciale.»

Aprì la scatola: all’interno vi erano tante foglie secche unite tra loro da un lungo filo di lana annodato alla base di ciascuna; doveva essere stato una sorta di festone di tanti colori, ma ormai le foglie si erano ingrigite. 

«Ehh ormai hanno perso i loro bei colori dopo tutti questi anni, ma all’epoca mio figlio appese la sua lunga ghirlanda per tutto il negozio e fuori e persino il signor Narciss si congratulò per il suo lavoro.» Sorrise «Mmm l’avevo quasi dimenticato, ma ieri sono passato per un piccolo parco e lì le foglie stavano già cambiando colore e…mi sono ricordato. Ma ormai inizio ad essere vecchio proprio come queste foglie.» 

E richiuse la scatola.
Loki sorrise.

«Sa Mr.J. prima di avere i bambini non pensavo che conservare i ricordi fosse importante. Io e Thor siamo cresciuti in un mondo dove non esistono fotografie o pastelli colorati. Ma sinceramente da quando sono qui tengo una scatola di tutti i disegni di Fred e Kate e non posso farne a meno.»

«Aaah i figli: ci rapiscono il cuore ancora prima di vederli la prima volta e continuano a farlo…e in un attimo diventano grandi…ma questi piccoli tesori li fanno rimanere per sempre i nostri bambini» tirò un sospiro «ma era solo un ricordo…ad ogni modo ragazzo, il fatto è che mi è venuta un’idea!»

Senza che l’ometto lo notasse Loki alzò gli occhi al cielo, ma sorrise  “Ma guarda un po’…” pensò tra sé e sé.

«Vorrei andare a prendere una cosa da un amico, ma abita fuori città. Potresti accompagnarmi?»

«Ma certo Mr.J. Dobbiamo mettere qualche addobbo, ma lo farò quando torneremo. Dirò solo a Thor di passare più tardi per togliere i libri dagli scaffali e come da programma costruire il Fortino della Conoscenza che avete progettato lei e Freddi.» 

«E sarà un successo ne sono sicuro! Coraggio allora, prima partiamo prima torniamo!»

 

10.00 Alla caffetteria.

«Tranquillo Loki ho le chiavi.»

«Non penso ci metteremo comunque molto Thor…»

«Tutto il tempo che vi serve. Marcus ha tutto sotto controllo e ha già infornato i primi biscotti.»

«Verrò a darti una mano il prima possibile. Con la magia magari faremo pr…»

«Nessuna magia tesoro, devo costruire un fortino di libri posso farcela!»

«Va bene, Mr.J. ti ha lasciato le indicazioni degli scaffali da svuotare e il disegno che hanno realizzato lui e Fred.»

«E quando tornerete troverete tutto pronto. A dopo amore.» E riattaccò la chiamata. 

«Era Loki?» Chiese Marcus alle sue spalle dalla finestrella nella cucina che si affacciava sulla sala principale. 

«Si, lui e tuo padre vanno fuori città per una commissione dell’ultimo minuto.»

«Ci scommettevo l’impasto che si inventava qualcosa.»

«Meglio di no Marcus, ci sono parecchi biscotti da fare! A proposito tu hai tutto sotto controllo?» 

«L’impasto per la seconda infornata di biscotti è pronto, preparerò il pranzo e farò quello per la terza così saremo nei tem…ehi! Come mai i tuoi bambini sono fuori dal negozio?» 

Thor si voltò giusto in tempo per vedere Fred e Kate entrare seguiti da Tony in un elegante completo gessato da giorno ed occhiali da sole.

«Ehi ma che succede?»

«Papà Mickey ha vomitato!» Disse subito Kate.

«E come mai voi due siete qui?» Chiese il semidio rivolgendosi a Tony.

«Vedi Point Break io devo portare Mickey dal dottore, Steve oggi è stato invitato dall’accademia militare per una lezione sul valore della squadra e cose così…e se lo avvisassi mollerebbe tutto per timore che Mickey abbia una qualche malattia incurabile. È un po’ apprensivo in queste cose, perciò, visto che tanto non ho mai nulla da fare secondo il mio compagno, ci penserò io. Ma non posso occuparmi dei ragazzi finché Mickey non viene visitato.»

«Oh, oh va bene, ma potevi avvisarmi… sarei passato a prenderli io nel pomeriggio.»

«Beh anche io non mi sento proprio in forma papà» intervenne subito la bambina fingendo qualche colpo di tosse. 

Thor scosse la testa gentile. «E tu Freddi?» 

«Lo zio Tony ha trascinato fuori da scuola anche me… a dirla tutta avremmo avuto due ore di ginnastica perciò…» 

«Ho capito è stato un guadagno generale. Beh Tony allora grazie, mi occupo io adesso dei bambini. Fammi sapere come sta Mickey più tardi.»

«D’accordo a stasera…speriamo!»

E salutati i bambini sparì nell’auto parcheggiata davanti alla caffetteria.

«Allora bambini noi oggi abbiamo parecchio da fare perciò armatevi di carta e penna e mettetevi a fare qualche bel disegno o i compiti ok?»

«Va bene papà!» Risposero i due in coro.

«Bravi bambini posso sempre contare su di voi!»

 

12.00 In auto 

«Mio Dio siamo rimasti incolonnati per un’ora, oltre un’altra mezz’ora per uscire dalla città! Io mi chiedo perché ci sono così tante auto poi!»

«Se aggiungiamo anche i lavori  al ponte…» commentò Loki alla guida scuotendo la testa. 

«Mi dispiace ragazzo! Senza traffico ci avremmo messo meno di un’ora, ma sta tranquillo siamo quasi arrivati ormai. Ora… non mi ricordo se al bivio devi andare a destra o a sinistra. Mmm si sono quasi convinto che fosse a destra!» 

«Come quasi convinto Mr.J?»

«Ma si ragazzo, è la strada giusta! Prendi di qua.» 

Loki annuì e arrivati ad una biforcazione svoltò a destra.

«Ecco tra cinque minuti dovremmo arrivare davanti ad un vecchio granaio. Ci siamo quasi ragazzo si….solo cinque minuti»

Ma cinque minuti dopo non avevano incontrato nessun granaio, né quelli dopo e nemmeno quelli successivi. Piuttosto si ritrovarono in una cittadina dall’aspetto abbandonato.

«Ah accidenti a questa vecchia testa! Temo dovessimo girare a sinistra Loki.»

Ma Loki era particolarmente di buon umore quel giorno.  

«Non si preoccupi Mr.J basta tornare indietro»

Fece inversione e i due ripercorsero un pezzo di strada, ma… «Come senso vietato? Ma ci siamo venuti da qui!»

«Credo fosse un senso unico ragazzo mio, forse dobbiamo fare un altro giro.»

«Mr.J. scusi, ma non ha un indirizzo esatto? Lo mettiamo sul cellulare»

«Ecco veramente… non me lo ricordo…ma so esattamente il posto che cerchiamo. Solo che lo riconoscerò quando lo vedremo.» 

Loki si guardò intorno studiando la città deserta.

“Se lo vedremo di questo passo…”

 

 

12.30 Alla caffetteria

Kate incominciò a sbuffare.

«Papà possiamo fare qualcos’altro?»

«Kate tesoro perché non mangi la zuppa di Marcus intanto?»

«È troppo calda! Non possiamo aiutarvi a cucinare i biscotti?»

«No Kate, Marcus ha molto da fare oggi.»

«Uffa però…»

Intanto la caffetteria si stava riempiendo dei primi clienti abituali del pranzo e in poco tempo si sarebbe affollata. Marcus uscì dalla cucina portando un vassoio pieno di zuppe e raggiunse Thor al bancone per potergli dare una mano. 

«Mi dispiace Kate, oggi è davvero complicato» le si rivolse gentile Marcus. 

«Mm ok.» 

Dopo dieci minuti Kate aveva finito la zuppa ed era praticamente distesa sul tavolo per la noia mentre Thor e Marcus erano molto indaffarati. Quel giorno c’era davvero troppa confusione. 

«Fred?»

«Mmm» rispose il bimbo di fronte a lei chino sul suo disegno.

«Mi annoio! Senti vieni con me in cucina?»

«Kate non possiamo andare da soli, sai che papà non vuole!»

«Ma io mi annoioooo! Tu no?»

«Sto finendo i compiti…però si» disse buttandosi indietro sulla sedia «un po’ mi annoio.»

«Andiamo solo a vedere come stanno venendo i biscotti! Senti che odorino viene.»

«Ok, ma cerchiamo di non farci vedere da papà.»

«Mmm allora facciamo una missione Ninja! “Obiettivo biscotti" Bro-ninja Fred.» Sussurrò la bimba al fratello.

Fred sorrise «Ok Sis-Kate. Qual è il tuo piano?»

«L’obiettivo biscotto è nella cucina. Fase 1: eludere la sicurezza! Dobbiamo convincerli che stiamo facendo quello che vorrebbero loro.»

I due bambini guardarono verso il bancone: Thor servì un cliente e lanciò un rapido sguardo ai figli. I due sorrisero innocenti. Il biondo li contraccambiò contento e ricominciò a servire i clienti.

«Sembra abbia funzionato Bro-ninja e adesso?»

«Fase 2: passare senza essere visti.»

«OK!»

I due scesero piano dalle loro sedie e facendo attenzione che il padre non li scoprisse arrivarono a lato del bancone. Davanti a loro c’era la porta a due ante battenti della cucina. Thor stava tagliando della frutta nel piano d’appoggio sotto la finestrella della cucina e mettendola in una centrifuga 

«Ok Sis-Kate quando te lo dico io. Uno…due…» Thor si voltò con la centrifuga verso la cassa «Tre!»

I due sgattaiolarono in cucina. 

«Bene Bro-ninja siamo entrati!… Ehm e adesso?»

«Adesso seguiamo l’odore.»

I due si misero a sniffare l’aria muovendosi sempre in atteggiamento furtivo fino a raggiungere il forno a più piani. Dentro trenta grandi cookies cuocevano rilasciando un odorino delizioso. 

«Wooow! Non vedo l’ora di mangiarne uno!»

«Mi sembrano un po’ pallidi eppure il timer segna quasi la fine, mancano solo 10 minuti!»

Fred allora allungò il braccio più che poté «Ops» disse toccando un tasto per errore poi alzò la temperatura portandola da 180° a 200°.

«Ecco, così andrà meglio!»

«Ehi Fred guarda quanto impasto ha preparato Marcus.» Disse la bimba indicando la ciotola sul piano in acciaio alle loro spalle.

Prese un dito dell’impasto friabile e se lo gustò. «Mmm però manca qualcosa. Ci vuole più zucchero!» 

Si allungò sul piano fino ad un barattolo di polvere bianca, la prese e la verso abbondantemente nell’impasto, poi lo mescolò con un mestolo di legno alla bella e meglio. 

«Kate attenta!» La avvisò il fratello vedendo la porta muoversi. La bimba si abbassò di colpo accanto a lui. 

Marcus entrò in cucina e diede uno sguardo veloce al forno, ma senza avvicinarsi. I due bambini rimasero immobili. L’altro uscì.

«Forse si sono accorti che non ci siamo. Dobbiamo andare Kate!»

«Ok, ma fammi assaggiare l’impasto per vedere se ora va bene» disse riprendendo un dito d’impasto, ma…«Puahh è tremendo!»

«Come tremendo?» Fred lo assaggiò «Che schifo, è pieno di sale! Hai sbagliato barattolo Kate!»

«Accidenti papà si arrabbierà tantissimo! E ora cosa facciamo Freddi?»

«Buttalo via!»

«Ma è tantissimo!»

«Non possiamo correggerlo è troppo salato ormai! Dobbiamo farne altro, presto! Io prendo gli ingredienti. Facciamo piano però.»

La bimba buttò l’impasto nel cestino e pulì con della carta da cucina la ciotola per bene mentre il fratello prese degli ingredienti dal frigo. 

«Ma Freddi sai come fare l’impasto per tante persone?» Chiese dirigendosi a lavarsi le mani.

Il fratello la imitò poi si mise davanti alla ciotola.

«Beh basta raddoppiare no? Allora…l’ultima volta che papà ha fatto i biscotti a casa ha messo uova, farina, zucchero bianco e di canna e cioccolato. Sorellina uova!»

«Intere?»

«Ehm si credo…passamene sei così facciamo più impasto! Una forchetta così le sbattiamo un po’, e la farina»

La sorella gli passò la busta «Mettiamola tutta! Adesso?»

«Zucchero! Quello giusto stavolta!»

La sorella gli fece la linguaccia, ma si guardò intorno e vide un barattolo con quello che cercava su un altro ripiano. Lo prese e ne assaggiò il contenuto. Lo passò soddisfatta al fratello. 

«Zucchero! E questo qui invece è di canna» e gli passò un barattolo poco lontano da lui. 

«Bene ehm prendi del burro in frigo.»

La bimba prese un panetto e lo passò al fratello «750g grammi basteranno!»

Il bimbo lo prese e lo mise intero nella tinozza.

«C’è tutto ah no!» si diede una pacca sulla fronte «Le gocce di cioccolato.»

«Cavolo Fred non le trovo!»

«Prendi quei pezzi di cioccolata.» Le disse indicando alcuni blocchi di cioccolato alto e scuro su un piano alla sua sinistra.

«Ma sono enormi! Saranno per la cioccolata di stasera!

«Tanto poi si scioglie no?»

La bimba gli passò un tocco di cioccolata  e Fred lo aggiunse all’impasto. 

«E ora amalgamiamo tutto.» 

I due bambini si tirano su le maniche e in un attimo ebbero letteralmente le mani in pasta.

«Niente lievito?» Chiese Fred.

I due si guardarono «Naaaah» risposero in coro. 

«Fred il cioccolato però non si scioglie.»

«Mi sa che abbiamo messo anche troppa farina Kate!»

«Freddi è duro come la roccia.»

«Continua a impastare Kate vedrai che quando il burro si scalderà…» ma in quell’istante suonò il timer.

Marcus entrò in cucina e i due si bloccarono con le mani ancora nella ciotola guardandolo. 

«Che state facendo voi due?»

«Ecco veramente…»

«Freddi…» Chiese Kate «non senti odore di bruciato?»

«I MIEI BISCOTTI!»

Marcus si precipitò al forno da cui usciva un leggero filo di fumo. 

«Attenti!»

I due si spostarono e quando l’altro lo aprì una vampata di fumo scuro lì investì. Marcus estrasse i cookies carbonizzati.

«Avete toccato il forno?» Chiese guardando triste il risultato.

«Si, ma abbiamo solo alzato un pochino la temperatura.» 

«Solo alzato? Era in modalità grill bambini.»

Fred ripensò al tasto che aveva schiacciato per errore, ma essendo troppo basso non aveva visto di aver cambiato il programma di cottura.

«Oh-oh» 

«E cos’è quella…quella cosa in cui avete le mani?»

«Ecco» Kate abbassò lo sguardo «c’era poco zucchero e così l’ho aggiunto, ma per errore ho messo del sale così abbiamo rifatto l’impasto.»

«Rifatto l’impasto? Bambini gli ingredienti erano contati. Adesso non abbiamo nemmeno cinquanta biscotti!»

«E di solito ne facciamo…?»

«Considerando anche quelli che vendiamo per la beneficenza? Beh molti di più! Ma adesso non abbiamo più ingredienti! Ehi e non c’era più cioccolata lì?»

In quell’istante entrò Thor.

«Marcus che è successo? Di là c’è una puzza di bru…» poi notò i figli con le mani sporche di impasto, i biscotti carbonizzati e l’espressione impanicata del collega.

«Ehm» provò Kate «Vuoi assaggiare papà?» Disse allungando nella sua direzione una manciata di quella sorta di bloccò duro e informe.

Ma l’espressione di Thor divenne molto, mooolto severa. 

 

13.30 Da qualche parte in campagna….

«Eccoci siamo arrivati!» Asserì con convinzione Mr.J. quando finalmente arrivarono ad un vecchio granaio. 

Dopo diversi “Prova di qua” e “Prova di là” e “Sono sicuro che lì vent'anni fa ci fosse un cartello” i due avevano trovato non si sa come la via giusta.
Loki scese dall’auto e osservò meglio la costruzione.
Era un enorme granaio in legno rosso con rifiniture bianche; un tipico granaio americano circondato da grandi alberi sempreverdi.
Sul lato destro vi era una piccola casetta anch’essa in legno rosso con un piccolo portico all’ingresso.
Mr.J. vi si diresse senza indugio e bussò alla porta.

Loki lo raggiunse «Mr.J. sicuro che ci sia qualcuno?»

«Tranquillo ragazzo! Sicurissimo!»

Ma dopo qualche minuto nessuno si palesava ancora.
Loki incominciava a stufarsi. 

«Mr.J. non era meglio chiamare prima?»

«Sciocchezze ragazzo mio sono sicuro che c’è qualcuno in casa!»

Loki prese un respiro deciso a trovare le parole giuste per dire a Mr.J. che forse stavano solo perdendo tempo, ma proprio allora si sentirono dei passi provenire dall’interno della casa.
La porta si aprì rivelando un uomo sui settant’anni robustotto e dal viso tondo e simpatico. I capelli corti ora quasi del tutto ingrigiti di certo un tempo erano stati neri; indossava una camicia color ruggine e jeans morbidi.
Alla vista di Mr.J. il suo volto si illuminò.

«Jay! Ma-ma che ci fai qui?»

«James vecchia canaglia è un pezzo che non ci vediamo!»

«Puoi ben dirlo, l’ultima volta il tuo Marcus era un ragazzetto e guarda com’è cresciuto! Hai tinto i capelli ragazzo? E avrei giurato che avessi gli occhi diversi!» Disse dando una poderosa pacca sulle spalle a Loki. Il moro si dovette impegnare a trattenere un gemito di dolore.

«Oh no James, lui è Loki, lavora con me alla libreria.»

«Mol-molto piacere signore.»

Si presentò Loki, l’uomo allora gli afferrò la mano e gliela strattonò «Oh che pessima memoria! Piacere mio, gli amici di Jay sono miei amici!»

Questa volta l’autocontrollo di Loki vacillò e per un istante ebbe molta voglia di trasformare l’ometto in una mosca, ma Mr.J. intervenne. 

«Senti James fai ancora le tue creazioni vero?»

«Beh solo perché sono invecchiato non significa che me ne stia a poltrire per ore sulla mia poltrona…dopo un po’ uno si stufa sai!»

«Bene allora volevo chiederti se possiedi…»

«Oh avanti Jay Fred Fergusson, non ci vediamo da anni! Venite dentro e mangiamo insieme qualcosa, così mi racconti della tua attività! Hai ancora la libreria vero?» Disse rientrando in casa.

Mr.J. guardò Loki e alzò le spalle seguendo l’altro mentre Loki sospirò, ma fece lo stesso. Si prospettava una lungaaa giornata. 

 

14.30 Alla caffetteria 

Kate e Fred se ne stavano chini sui loro quaderni e disegnavano in silenzio sotto lo sguardo attento di Thor.
Marcus intanto era volato a ricomprare tutto il necessario per i biscotti mentre il collega aveva ripulito il disastro combinato dai bambini tra un cliente e l’altro. Marcus rientrò trafelato in negozio. 

«Ecco adesso posso farne dell’altro! E ho preso anche altra cioccolata!»

«Ottimo, allora tu fai qui mentre io vado a sistemare la libreria. Riesci a fare tutto da solo?»

«Si a quest’ora non c’è quasi nessuno, posso gestire entrambe le cose, vai pure.»

«Papà posso venire con te?» Gli chiese Fred.

«No Fred, stai qui con Kate.»

«Ma qui non ho altro da fare e se devi costruire il fortino io so come devi fare, ti posso aiutare.»

Thor sospirò.

«E va bene. Così Marcus avrà solo tua sorella da tenere d’occhio.» 

Kate si fece piccola piccola e puntò lo sguardo sul suo disegno.

«A dopo Marcus.»

«Lo costruiamo insieme vero papà?» 

«No, guarderai e basta Fred! Così tu e tua sorella imparate a non impicciarvi quando i grandi ve lo chiedono. Ora…speriamo che il signor Narciss sia già rientrato dalla sua pausa, devo chiedergli una cosa.»

Non appena suo padre e suo fratello furono usciti dalla caffetteria Kate si diresse in cucina.

Marcus era intento a tirare fuori dalle buste gli ingredienti necessari.

«Ehm ti posso aiutare?»

«Grazie Kate, ma tu e Freddi avete già fatto abbastanza per oggi.»

La bimba abbassò lo sguardo. «Scusaci Marcus, credevamo di sapere quello che facevamo. È solo che è sempre così bello vedervi cucinare e tu sei così bravo. Mi piacerebbe saper fare i biscotti come te…»

Il ragazzo si impietosì un po’: in fondo aveva un cuore di panna. «Farai quello che ti dico?»

La bimba mise su un grande sorriso «Assolutamente!»

Marcus ci pensò un attimo «E va bene allora sciacquati le mani.»

Kate obbedì e si posizionò al suo fianco.
Marcus le mise un piccolo sgabello sotto ai piedi e le legò addosso un grembiule. «Tira su i capelli, così brava» le disse gentile mentre lei si faceva una coda alta.

«Allora per iniziare ci occorrono burro e zucchero….»  


15.00 In campagna 

«Era delizioso James!»

«L’ha fatto Betty. Il suo stufato è sempre buonissimo. Ne vuoi dell’altro ragazzo? Sembri molto magro!»

«Oh la ringrazio signor James, ma potrei scoppiare.»

E in effetti Loki era davvero pieno: il pranzo era stato delizioso e i due uomini non avevano smesso di parlare un minuto, ma adesso Loki avrebbe solo tanto voluto dormire.

«Ah proposito dov’è tua moglie?»

«Da mio figlio in Alabama. Sai sono nonno adesso e Betty è andata a trovare il nostro nipotino. E il tuo Marcus? Accasato o preferisce la vita da scapolo?»

«Oh lui vive di viaggi e cucina e non potrebbe esserne più contento. Del resto tutti abbiamo una strada adatta noi, no?

«Vivere felici è la cosa più importante amico mio, e ognuno è contento a modo suo. Ti ricordi il vecchio Jeremy?»

«Lui era felice solo cucinando le sue torte al cioccolato.»

«Si e poi mettendole al sicuro nella sua pancia però!»

I due vecchietti risero e anche a Loki osservandoli sfuggì un sorriso. 

«Allora James possiamo vedere il tuo regno delle meraviglie adesso?»

«Sicuro amico mio, venite con me.» Rispose l’altro. 

Loki guardò interrogativo Mr.J. che di nuovo seguì a ruota l’amico.
I tre si diressero all’ingresso della casa ed uscirono avviandosi alle grandi porte del granaio. James ne aprì appena una e si fece da parte per lasciar passare i suoi ospiti.
Loki entrò per primo e rimase a bocca aperta.
Si sarebbe aspettato di tutto: fieno, animali, vecchie mangiatoie, invece vi erano solo attrezzi da lavoro, rotoli di stoffa, lunghi tavoli di legno e sopra a questi un enorme quantitativo di…

«Giocattoli…» Sussurrò affascinato.

«Non giocattoli qualunque» puntualizzò Mr.J. entrando dietro di lui «giocattoli fatti a mano! burattini, carillon, bambole…»

Loki osservò alcune di quelle creazioni.
Il granaio era enorme e molto alto; la maggior parte dello spazio era occupata da tre tavoli posti a ferro di cavallo: quello sulla sinistra era pieno di giocattoli in legno, scalpelli e tempere fresche, il tavolo sulla destra invece era strabordante di bambole, ovatta e stoffe.
L’ultimo tavolo, quello centrale, infine ospitava un enorme modellino di un trenino con piccole montagne e città. 

«Quello è mio personale! Sono dodici anni che mi ci dedico e oltre funzionare perfettamente è curato nei minimi dettagli! E avete visto i miei aquiloni?»

Loki alzò lo sguardo: dal soffitto pendevano aquiloni di mille colori e giostrine per bambini. 

«Mi torna in mente quando portavo Marcus a giocare con Ted! Ti ricordi? Salivano sul solaio e giocavano per ore mentre noi ce ne stavamo ad intagliare marionette! Marcus adorava venire qui, come il sottoscritto del resto!»

«Ahaha e Mary e Betty parlavano in cucina per ore! A Betty è dispiaciuto molto quando si è trasferita in Canada, ma ogni tanto si sentono al telefono!»

«Io pensavo di andarla a trovare tra un paio di mesi, ricordi ragazzo? Te ne ho parlato, vero? Così potreste portare i bambini a vedere come si fa lo sciroppo d’acero biologico e poi ci sono tanti animali da vedere nei boschi.»

«Come? Ah ma si certo.» Disse il moro disincantandosi per un istante.

«Allora Jay cercavi qualcosa di particolare?»

«Oh si! Sono venuto per una delle tue lampade magiche. Vorrei che accompagnasse le mie storie per la notte della festa d’autunno. Come sai ho ancora qualche abilità scultorea, ma sei tu il mago della meccanica!»

«Credo di avere qualcosa per te amico mio, vieni con me.»

Loki intanto riprese a guardarsi intorno: era affascinato da quelle piccole meraviglie e non aveva mai visto tanti giocattoli tutti insieme. I suoi figli sarebbero impazziti se li avesse portati in un posto così e magari un weekend sarebbe potuto tornare con la sua famiglia.
Il suo sguardo cadde su un oggetto sul tavolo dei giocattoli in legno e si avvicinò per studiarlo meglio. 

«Questa andrà benissimo James…» disse Mr.J. all’amico poi notò come Loki osservava un certo oggetto incuriosito e allo stesso tempo affascinato «E anche quello. Credo di aver indovinato cos’è e forse anche il nostro Loki. Che dici amico mio…» Chiese rivolgendosi a James «É adatto alla nostra festa?»

«Oh credimi, lo è eccome! Quell’oggetto è molto speciale, vedrai!»

 

15.40 Fergusson&Steven

«Ehm papà non credo sia così.»

«Fred potresti fare silenzio?»

«Ma sono i libri dello scaffale sbagliato! Quelli che stai usando come base Mr.J. li legge ai bambini più piccoli. Sarà costretto a sfilarli e cadrà tutto!»

«Fred sto seguendo le indicazioni di Mr.J. vedi? Terzo ripiano della libreria C.»

Il bimbo si avvicinò «Papà c’è scritto Terzo ripiano libreria C/S. Sta per “sinistra”, tu hai svuotato quello a destra!» 

Il padre si voltò notando solo allora che esistevano ben due librerie C. Poi guardò il figlio.

«Passi troppo tempo qui dentro, stai diventando pignolo come tuo padre!»

«Comunque ho ragione! Devi rimettere quelli apposto e prendere quelli nell’altro scaffale!»

«E va bene.»

Ma…

«Papà fai attenzione, a quel grosso libro che hai spostato.»

«Quale grosso…ahia!» Si lamentò quando un vecchio e pesante tomo gli cadde sulla testa.

«Quello sopra di te…»

Thor strinse le palpebre ed inspirò profondamente.

 

Mezz’ora dopo…

«La base non reggerà…» disse il bimbo seduto sul bancone con le guance appoggiate sulle mani.

«Reggerà! Ho seguito il disegno» insistette il padre convinto col disegno tra le mani. 

«Tre, due, uno…» contò il bimbo aiutandosi con una mano.

E tutti i libri rovinarono a terra facendo crollare anche l’unica parete che Thor aveva messo insieme.

«Ahhhh non è possibile! Maledetti libri, come osate contrastare così il Dio del Tuono?!»

Disse mentre l’elettricità iniziava a percorrergli le braccia.

«È perché non devi metterli a caso. Nel disegno ogni volume ha un titolo se lo seguissi…»

«L’ho seguito!»

«No, li hai solo messi come secondo te avevano un senso, ma quel disegno l’abbiamo fatto io e Mr.J. e ci sono voluti giorni! Se mi permettessi di aiutarti…»

«No, Fred non puoi aiutarmi! Tu e tua sorella avete già combinato anche troppi disastri oggi e adesso devo pure costruire questa cosa incomprensibile.»

Il bimbo abbassò lo sguardo deluso e sussurrò «Papà aveva detto che saresti stato felice di costruirlo…»

A quel punto Thor si sentì un’idiota: si era offerto di aiutare Loki e Mr.J. con quella costruzione speciale per fare felici i clienti certo, ma soprattutto Fred che ci si era tanto dedicato.
Invece al momento si stava innervosendo perché non riusciva ad impilare dei libri mentre Fred se ne stava vicino a lui triste e deluso.
Sospirò e gli si fece vicino appoggiandosi accanto a lui al bancone. 

«Mi dispiace. È solo che…I biscotti, questo disastro coi libri…sono persino andato dal signor Narciss per chiedergli dei fiori particolari che ogni anno regalo a tuo padre, ma quest’anno non li ha. Mi sono così concentrato sul rendere tutto perfetto che ho finito per stressarmi ed arrabbiarmi con te e questo… non è giusto. Perdonami Freddi.»

Il bimbo alzò lo sguardo.

«Vedi per me e tuo padre questa festa è davvero speciale. Volevo aiutarlo e farlo contento, ma credo di avergli aggiunto solo altro lavoro da fare.»

Il bimbo ci pensò su.

«Beh, papà non è ancora tornato giusto? Se mi permetti di aiutarti magari facciamo prima.»

Il biondo lo guardò e gli sorrise posandogli una mano sulla testa «Non si rifiuta mai un buon aiuto. Allora signor architetto Freddi cosa dobbiamo fare?»

Fred sorrise e balzò giù dal bancone.

«Prima di tutto facciamo la base poi pensiamo al resto.»


16.15 In campagna

«E ci vediamo presto!»

«Stai bene Jay! È stato un piacere Loki! Torna con i tuoi bambini!»

«Anche per me e grazie, verremo di sicuro!»

Mr.J. e Loki salirono in auto e con un ultimo cenno di saluto partirono alla volta della città.

«Lei e James siete amici da molti anni vero Mr.J.?»

«Eh già ragazzo, vedi quando mio suocero ancora possedeva la fabbrica di scarpe James era apprendista nella piccola falegnameria dove ora sorge il negozio di Miss Brown. Era davvero bravo col legno, ma ha sempre avuto un debole per la meccanica. Costruì diversi giocattoli autonomamente ed andò in giro per il paese a venderli! Quando tornò a casa aveva messo da parte abbastanza soldi per comprare un negozio e avrebbe tanto desiderato lo spazio della falegnameria, ma Miss Brown era già arrivata da allora. Così si trasferì fuori città, ma spesso venivamo a trovarlo. Mio figlio e il suo erano d’età e si divertivano molto insieme. Poi io sono invecchiato, Mary si è trasferita e Marcus è cresciuto perciò non sono state molte le volte in cui sono tornato qua. Ma capita che ci sentiamo per telefono! Ero sicuro di trovarlo oggi!»

«E come?»

«Perché è venerdì e a James è sempre piaciuto prendersi il weekend lungo e poltrire per parecchie ore nella sua poltrona. Una volta Betty è venuta a New York in treno perché era venerdì e James non voleva saperne di schiodarsi dalla sua poltrona!»

A Loki sfuggì una risata. 

«Eh lo so è un tipo particolare, ma hai visto che belle creazioni?»

«Meravigliose! Sa io e Thor non avevamo quel tipo di giocattoli da piccoli, in realtà praticamente non ne avevamo! Quelli di James erano davvero delle piccole opere d’arte!»

«Puoi dirlo forte e vedrai che bella lampada avremo stasera nel fortino mio e di Freddi! E adesso alla volta della città! Sistemeremo gli ultimi dettagli e poi…ehi ma quelle sono pecore?»

Un enorme branco di pecore nere era bloccato in mezzo alla strada davanti a loro e un pastore cercava di smuoverle.

Loki fermò la macchina e Mr.J si sporse dal finestrino «Mi scusi che succede?» Chiese rivolgendosi al pastore.

«Le pecore hanno deciso di fermarsi, ma non ci vorrà molto! Pochi minuti!» Gli rispose quello.

«Ah beh se sono pochi minuti allora va bene… tranquillo Loki ci vorrà poco vedrai.»

Loki guardò il vecchietto non del tutto convinto: non era la prima volta che lo sentiva così speranzoso quel giorno… “Chissà perché ho l’impressione che ci vorrà più di qualche minuto.” 

 

18.00 Fergusson&Steven

«Finito! È perfetto papà!»

«Incredibile lo abbiamo finito davvero.» 

Padre e figlio contemplarono la loro opera: il Fortino della Conoscenza occupava quasi tutto il lato sinistro dell’ingresso e per farcelo stare Thor aveva spostato alcuni scaffali.
Era rotondo e molto alto con un’entrata senza porta; una volta dentro sul pavimento Fred e Thor avevano posto dei cuscini rossi su cui sedersi.
Poi Fred, aiutato dal papà, aveva sistemato una stoffa blu a mo’ di tetto.

«Ecco proprio come nel tuo disegno!»

«No, è più bello.» Asserì il bimbo.

«A me sembra uguale Freddi» disse il padre confrontando il disegno con la realtà.

«No, è più bello perché…lo abbiamo fatto insieme.» Spiegò avvicinandosi a fianco del padre. Thor gli sorrise e se lo strinse contro.

«Chissà se Marcus ce l’ha fatta con tutti quei biscotti…» commentò Thor sospirando appena.

«Forse avrei dovuto aiut…»

Ma in quel momento Loki e Mr.J. entrarono nella libreria. Sembravano esausti e non si accorsero quasi della presenza degli altri due.

«La prossima volta che vedo una pecora, ci faccio una trapunta! Ci hanno messo un’ora a togliersi dai piedi! Dico un’ora!» Esclamò Loki sconvolto andando verso il bancone e appoggiandovi un sacchetto di carta.

«Concordo ragazzo, ma sfortuna a parte varrà la pena!» Disse guardando verso il sacchetto che invece teneva lui.

Allora Fred richiamò l’attenzione del padre «Papà guarda!» E indicò entusiasta il lavoro di quel pomeriggio.
Loki e Mr.J. tornarono alla realtà e notando la costruzione di libri ne rimasero rapiti.

«Ragazzi è bellissimo!» Asserì convinto Mr.J. 

«Vero, no? Proprio come lo avevamo disegnato noi! L’ho fatto con papà.»

Thor sorrise tronfio e si appoggiò le mani sui fianchi. 

 «Sono sbalordito Fred! E dentro com’è?» 

Mentre Fred faceva da guida a Mr.J. Thor sbirciò la reazione di Loki: guardava verso il fortino stupito e con un’espressione dolce. Proprio ciò che il Dio del Tuono sperava di vedere. 

«È perfetta ragazzi, ma manca qualcosa per illuminarla.» Disse Mr.J. dentro il fortino e tirò fuori dal  suo sacchetto ciò che era andato a cercare dal suo amico James. 

Accese la lampada che iniziò a proiettare figure fantastiche sulle pareti di libri e sul soffitto di stoffa.

 «Wow Mr.J. è perfetta! È… magica!»

 «Sono contento che ti piaccia Freddi, tuo padre mi ha portato fuori città per prenderla. Abbiamo avuto qualche disavventura, ma è valsa la pena!»

 «Piacerà a tutti ne sono sicuro!» Asserì convinto il bambino. 

In quel mentre una bambina dal visino timido e i capelli rossicci si affacciò alla porta della libreria.

 «Salve signor Loki, c’è Freddi?» Chiese timidamente.

Il bimbo riemerse dalla costruzione.

 «Sono qui Rosy, vieni a vedere il fortino?»

 «Wow è bellissimo!» Esclamò stupita la bimba affacciandovisi dentro. 

 «Lo abbiamo progettato io e Mr.J. e lo abbiamo costruito io e papà! E questa lampada è perfetta! Se vuoi entrare ci stai!»

 «Verrei, ma volevo chiederti se volevi venire fuori con me. La zia è in ritardo con le torte oggi e non ha ancora apparecchiato fuori. Vorresti aiutarmi?»

 «Ma certo figliola!» Rispose per lui Mr.J.  «E vi aiuterò anche io! Insieme si fa prima e ci si diverte di più!»

I due uscirono dal fortino e seguirono la bimba fuori, ma prima «Papà mi presti dei soldi?»

«Fred cosa ci devi fare?» Chiese Thor interrogativo.

«Una cosa…»

«Ehm…va bene» gli rispose il biondo e tirato fuori il portafogli gli diede venti dollari. 

«Grazie, a dopo!» Sorrise il biondino ai genitori prima di uscire. 

A quel punto Thor si avvicinò finalmente a Loki.

«Che ci deve fare con quei soldi?» Chiese il compagno. 

«Non ne ho idea comunque…com’è andata?»

«A parte il pessimo senso dell’orientamento di Mr.J. e le pecore? Tutto bene…tu?»

«Qualche intoppo, ma non importa…avrei solo voluto che filasse tutto più liscio.»

«Cosa intendi?» Gli domandò l’altro.

«Ecco tesoro credevo di avere tutto sotto controllo, volevo esserti d’aiuto e farti stancare il meno possibile. Ultimamente sei sempre così preso e la scuola è appena ricominciata. Volevo solo alleggerirti un po’ il lavoro.»

«Thor tu lo fai già! Ogni mattina coi bambini e ogni giorno. Sono io che sono solo un po’ troppo agitato ultimamente, ma tornerò in me promesso.» 

Il biondo gli sorrise. 

« Tu e Mr.J. avete avuto successo vedo.»

«Si, anche voi mi pare. Guarda che avete costruito! Mi spiace solo non avervi aiutato. È stato difficile?»

 «Naaah c’era il disegno da seguire…»

Loki lo guardò con un sopracciglio alzato.

 «Ok lo ammetto, Fred mi ha detto dove mettere cosa e io l’ho fatto.» 

«Così va meglio.»

«Ma Loki…»

«Mm?»

«Posso chiederti che c’entrano le pecore?»

«Lascia perdere! Piuttosto che hai fatto qui?» Chiese toccando il bernoccolo che al biondo era spuntato sulla fronte.

«Troppa conoscenza fa male! Ehi, ma anche tu hai un bernoccolo qui!» Disse l’altro notando che anche il moro aveva un piccolo bernoccolo sulla fronte. 

«Si Mr.J. mi ha dato la scopa in testa mentre ero trasformato in scoiattolo questa mattina.»

Thor lo guardò interrogativo.

«Diciamo solo che pare che questa libreria ce l’abbia con noi oggi.»

«Ti fa male?»

«Un po’ di fastidio.»

«Mmm magari se facciamo così» sorrise Thor e avvicinandoglisi gli diede un bacio sul bernoccolo «Meglio?»

«Mmm è un ottimo tentativo di cura, ma adesso provo io.» E passò una mano sul bernoccolo del compagno e sul suo. Subito entrambi sparirono.

«Si d’accordo, ma ammetterai che il mio metodo è migliore.» Sorrise Thor. 

Loki scosse la testa «Te lo concedo» e avvicinandoglisi fece per dargli un bacio, sennonché…

«PAPÀÀÀ!» Esordì Kate spalancando allegra la porta della libreria.

«Ehi piccola guerriera, ma che ci fai qui? E Marcus?»

«Presente collega!» Disse Marcus entrando con un enorme cesta coperta tra le braccia.

«Guardate! Abbiamo fatto trecento cookies!»

«Trecento?!»

«Erano trecento dieci, ma io e la mia aiutante ci siamo concessi una piccola merenda!» Confessò Marcus con un occhiolino a Kate.

La bimba sorrise.

«Adesso ci sono biscotti da distribuire stasera e tutti quelli che vogliamo da vendere per la beneficienza. Ehiiii, ma che bel fortino! L’hai fatto tu papà?»

«Io e tuo fratello.»

«Woooow che bello!» Disse la bimba entrandoci dentro e poi risbucando fuori «Papà, Freddi è dalla signora Brown, posso andare anche io?»

«Certo tesoro.» Rispose Loki.

«Thor tu verresti a darmi una mano col carretto della cioccolata?»

«Si vengo Marcus. Tesoro tu qui…?»

«Me la cavo da solo Thor, non c’è molto da fare ormai.»

Il biondo sorrise e gli poggiò un bacio sulla tempia. 

«A dopo.»

Non appena tutti furono usciti Loki si diresse al bancone. Aprì il suo sacchetto e ne appoggiò il contenuto sul ripiano in legno. Poi si voltò e si tirò su le maniche.

«Bene cosa manca?»

 

Più tardi …

Loki terminò di posizionare anche l’ultima fila di lucine lungo il bordo del bancone e contemplò soddisfatto il suo lavoro: aveva appeso lunghe file di luci sugli scaffali e intorno alla parte esterna del fortino. I libri brillavano di riflesso e ovunque nel negozio c’era una atmosfera calda e di conforto.
Anche il teatro dei burattini di Mr.J. era pronto e posizionato sul lato destro dell’ingresso e ogni marionetta era in posizione pronta per prendere vita ognuna con le voci che il suo burattinaio avrebbe scelto per lei.
Mr.J. lo raggiunse nell’ingresso e contemplò tutto con un sorriso sulle labbra «Ben fatto ragazzo mio!»
Indossava una lunga tunica blu scuro con tante stelline argentate e tra le mani teneva un grande cappello da mago.
Loki si lasciò sfuggire una risata a quella vista particolare «Scusi, ma chi dovrebbe essere?»

«Ma come chi? Mago Merlino no? Non ti ho mai parlato di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda?»

«Ehm no…»

«Ops, allora sei perdonato…ehm magari intanto ti presto il cartone da far vedere ai bambini.»

In quell’istante il resto della famiglia Odinson si affacciò alla libreria.

«È permesso? Scusate l’intrusione, ma eravamo curiosi. Ehi Mr.J. è vestito da cielo notturno?» Domandò Thor.

«Papààà è Mago Merlino!» Lo sgridò Kate.

«Ma Kate come lo sai?» Chiese Loki.

«Beh io e Freddi abbiamo visto il cartone da Mickey! Lo faremo vedere anche a voi!»

In quell’istante anche Marcus li raggiunse «Ehi, siamo tutti pronti! Pare che anche le torte di Miss Brown ci saranno… poverina ha avuto qualche problema col forno.»

«Eccellente figliolo allora è tutto pronto!»

«No, manca ancora una cosa.» Lo fermò Loki «Mr.J. mi porti la scatola di Marcus per favore.»

L’ometto lo guardò interrogativo, ma si diresse a prendergli la scatola di quella mattina e gliela porse.
Loki vi pose una mano sopra: piccole scintille verdi fuoriuscirono dalla punta delle sue dita. 

«La apra.»

Il vecchietto obbedì e rimase a bocca aperta. Dentro la scatola ogni foglia della vecchia ghirlanda aveva ripreso colore e sembrava appena stata raccolta.

«Ehi è il festone che ho fatto con la mamma» esclamò Marcus «papà ce l’avevi ancora?»

«Ma certo Marcus, è un tesoro speciale!»

Loki schioccò le dita e la decorazione si sollevò andandosi a posizionare magicamente sulle finestre poi sugli scaffali ed infine sul soffitto. 

«Ecco adesso è davvero tutto pronto!»

Mr.J. era commosso e quando Marcus lo raggiunse e gli circondò una spalla con un braccio sorrise.

«Loki è bellissimo!»

«Beh lei mi ha fatto conoscere un’altra po’ di magia oggi perciò ho pensato di farle un piccolo regalo. Le piace?»

«Oh ragazzo… grazie, grazie davvero!» Disse emozionato.

Thor e i bambini si guardavano attorno affascinati: la libreria non era mai stata così incantata.

«E quello cos’è?» Domandò poi Kate indicando un oggetto mai visto sul bancone che aveva attirato la sua attenzione.

«Questo» Spiegò Loki avvicinandosi e prendendolo delicatamente «è un carillon fatto a mano tesoro. Lo abbiamo trovato nel luogo dove Mr.J. ha preso quella lampada speciale e credo che questo sia il posto adatto a lui.»

Il moro si avvicinò al gruppo che lo circondò per osservare meglio l’oggetto.
Era una scatola di legno quadrata con un coperchio su cui era stato fatto un intaglio a forma di cuore. Lo sollevò aprendolo. All’interno vi era un orologio che segnava l’ora esatta: i meccanismi e gli ingranaggi erano funzionanti e a vista, ma …non emetteva suono. 

«Che bello papà, lo carichiamo?» Chiese Fred.

«Credo che l’amico di Mr.J. lo abbia preparato perché suoni a mezzanotte esatta!»

«Allora a mezzanotte tutti qui va bene bambini?» Propose Thor allegro.

«Cosa succede a mezzanotte?» Domandò Tony Stark entrando nel negozio. 

«Zio Tony! Ma allora siete venuti!» Gli andò incontro Kate entusiasta.

«Ma certo piccola!» Disse Tony prendendola in braccio.

«Dov’è Mickey?»

«Sono qui Kate.» Rispose il bimbo entrando anche lui in negozio in quell’istante.

«Ma allora stai bene!»

«Si, sta benissimo» confermò il Capitano Rogers ancora in uniforme dietro di lui. «A quanto pare aveva solo mangiato pesante la sera prima.» Aggiunse guardando Tony di traverso.

Il miliardario provò a giustificarsi.

«Oh avanti Steve! Tu dovevi preparare quella tua lezione! Non era mai stato male con pizza e patatine!»

«Peccato che per dessert tu gli abbia anche fatto mangiare mezza vaschetta di gelato!»

«Non per essere scortesi, ma potreste litigare fuori di qui voi due?» Chiese gentilmente Loki. 

«Già l’ultima volta che avete discusso avete quasi fatto scoppiare una guerra civile!» Puntualizzò Thor «E non mi avete nemmeno invitato…» Borbottò poi. 

«Mi sembra ovvio! Se tu o Banner fosse stati parte di una squadra l’altra avrebbe perso in partenza! E poi parlate proprio voi due! Ti devo ricordare che hai causato un’invasione aliena per colmare il tuo complesso del “io non sono il figlio preferito di papà Odino”.»

«Tony…» fece per riprenderlo Steve poi ci ripensò «Anche se in effetti Loki sei stato parecchio impegnativo nei tuoi anni migliori.»

«Steve davvero?!» Ribatté il diretto interessato.

«Ti devo ricordare come dieci anni fa ti abbiamo dovuto mettere un chip antifuga?!»

Mr.J. e Marcus si scambiarono uno sguardo d’intesa.

«Cioccolata calda papà?»

«Ma sicuro figliolo, ne avevo proprio voglia!» E se ne uscirono dal negozio.

I bambini intanto spostavano la testa da un adulto all’altro seguendo la discussione finché Kate non si stufò «Andiamo a giocare?» Propose a Fred e Mickey. 

«Ottima idea.» Rispose Fred per entrambi «Ah e papà… voi non dovreste lavorare?»

I quattro adulti smisero di battibeccare e fissarono i bambini interrogativi. 

«Già papà, tutti quei biscotti non si venderanno da soli!» Aggiunse Kate.

Thor e Loki abbassarono lo sguardo imbarazzati.

«Ecco ascoltate i vostri figli! Sono più saggi di…» tentò Tony, ma…

«Papà, tu mi avevi promesso che avresti messo l’armatura e avresti fatto le foto coi bambini.»

«Ma bambino mio, io…»

«Un patto è un patto Tony!» Lo riprese Steve.

«E va bene, avevo detto che mi sarei reso utile e lo farò.» 

I bambini sorrisero.

«Bene noi andiamo.» Disse Kate.

«Fermi, fermi dove ve ne andate voi tre?» Chiese Thor.

«Papà noi siamo bambini, dobbiamo divertirci!» Rispose Kate uscendo.

«Saremo proprio qui fuori! Vi aiuteremmo, ma siamo piccoli e solo i grandi devono lavorare.» Rincarò Fred seguendola. 

«Già.» Concluse semplicemente Mickey.

Poi Fred rispuntò sulla porta «Ci vediamo più tardi!» Aggiunse ed uscì.

I quattro adulti si guardarono un momento e scoppiarono a ridere «Tanto piccoli quanto più saggi di noi!» Constatò Loki.

«Dovremmo imparare da loro.» Concordò Tony.

«Bene allora che aspettiamo?» Domandò Thor.

«Tony vatti a mettere l’armatura.» Gli ricordò  Steve.

«Sai Capitano se continui a darmi ordini in uniforme potrei non rispondere più di me.» Gli disse con un occhiolino Tony.

Per tutta risposta Steve arrossì di botto e lo spinse fuori. Thor si voltò avvicinandosi al compagno con l’intenzione di dargli finalmente un bacio, ma in quel momento Mr.J rientrò di corsa tutto entusiasta.

«Bene! Anche le torte di Miss Brown sono pronte e sembrano proprio una favola! Coraggio ragazzo mio la festa inizierà a momenti!» Fece allegro acchiappando qualche marionetta. 

Thor alzò le spalle e rivolse un sorriso dolce a Loki «A dopo» sussurrò avviandosi all’uscita.
Loki semplicemente gli sorrise ed annuì.

 

Passarono diverse ore.
Mancava poco ormai alla mezzanotte e come di consueto il vicolo era pieno di facce allegre e di persone che ridevano e scherzavano tra di loro.
I bambini, dopo aver ascoltato storie e racconti e fatto foto con Iron-man in persona, giocavano insieme o sonnecchiavano in braccio ai genitori tutti nell’attesa dell’arrivo della mezzanotte.
I cookies di Marcus e Kate furono venduti tutti, nessuno escluso, così come la cioccolata calda. Fortunatamente Marcus era stato previdente e nella seconda spesa aveva comprato tanta altra cioccolata di scorta. 

«Ecco, appena fatta.» Disse passando un bicchiere di carta pieno di cioccolata fumante a Thor. «Pronto per “Mr. Io mi sento a disagio tra la folla”» 

A Thor sfuggì una risata «Sbagli amico mio, manca qualcosa.» 

Marcus si batté una mano in fronte «Accidenti stavo per dimenticare la panna! Loki mi avrebbe ucciso.»

«E gli zuccherini, sai che lui la beve solo così.» E presane una manciata da un sacchetto in carta sul carretto, li distribuì sulla panna soffice.

«Bene direi che ci siamo.» Sorrise il Dio del Tuono facendo per recarsi all’ingresso della libreria, ma Fred e Kate lo richiamarono.

«Papàa aspetta!»

Thor tornò indietro ed appoggiò la cioccolata.

«Che c’è?»

«Stai fermo qui!» Gli ordinò Fred e sparì tra la gente. 

Thor guardò Kate interrogativo, ma lei non parlò. Dopo un paio di minuti Fred si fece largo tra la folla con un enorme mazzo di rose color rame coi petali sfumati di giallo: lo porse al padre che si inginocchiò alla sua altezza e un po’ spaesato lo accettò.

«Ecco a te. Queste rose si chiamano Cherry Brandy! Non sono le Free Spirits che ama papà, ma meglio di niente.» Spiegò timidamente Fred. 

«E io ho fatto un disegno mentre i biscotti cuocevano.» Aggiunse prontamente Kate dando al padre un foglio.

«Vedi? Siamo io, te, Fred, papà e Trick! E siamo tutti dentro a un cuore perché ci amiamo tutti quanti! Ecco puoi arrotolarlo e legarlo alle rose, mi sono fatta dare un nastrino da Miss Brown» 

E legò il disegno al mazzo con un nastrino dorato.

«Sei contento? Così adesso puoi fare felice papà e se papà è contento lo sarai anche tu!» Disse Fred entusiasta.

«Si ti pia…papà ma sei triste? Hai gli occhi lucidi»

Thor guardava i regali per Loki con un grande sorriso, ma era commosso. 

«Bambini» disse guardandoli «Io e vostro padre siamo già molto contenti, anzi siamo le persone più felici del mondo ogni giorno perché abbiamo voi due nelle nostre vite.»

I fratelli si sorrisero e si protesero ognuno per dare un bacio su una guancia del padre.

«Dai vai adesso, è quasi mezzanotte!»

«Papà la cioccolata!» Gli ricordò Kate indicandogliela.

Thor prese anche quell’ultimo dettaglio e dopo aver sorriso ai bambini si diresse al negozio. 

Entrò: Loki stava parlando con Steve appoggiato dall’altra parte del bancone. 

Quando il moro vide Thor con fiori e cioccolata si nascose il volto dietro ad una mano, Steve si voltò e sorrise «Vi lascio soli. Vado a recuperare Mickey e l’altro bambino troppo cresciuto» disse e raggiungendo l’uscita diede una pacca sulla spalla a Thor e si unì alla gente fuori.
Loki uscì da dietro al bancone e si andò ad appoggiare con la schiena contro uno scaffale; fece cenno al compagno di raggiungerlo.

«Che significa tutto questo?»

«Non guardare me: ai fiori ha pensato Fred e a questo disegno Kate. Io sono solo quello che ti ha portato questi bei doni ed una cioccolata calda.» 

Il compagno prese la cioccolata e sfilò il disegno mentre Thor si concesse il tempo per osservare la sua reazione.
Loki sollevò il bicchiere e bevve un sorso passandosi poi appena la lingua sulle labbra, l’altro rimase come stregato a guardarlo soprattutto dal modo in cui un istante dopo sorrise dolce. 

«Lo hai visto?»

«Si, il cuore è perché ci amiamo tutti! Deduco che anche questo finirà nella scatola dei disegni dei bambini con l’incantesimo sempiterno vero?»

«Ci puoi contare Dio del Tuono. Mmm e senti che profumo queste rose. Guarda come sono belle Thor» aggiunse prendendo il mazzo tra le mani e inspirandone a fondo il profumo. 

Thor a quel punto non potette resistere oltre, gli si avvicinò e gli prese il volto tra le mani «Io vedo solo l’uomo che amo e tutto ciò che amo di lui: la sua dolcezza, la bellezza che vede nelle piccole cose, il suo animo puro, i suoi occhi e il suo sorriso che mi riempiono di gioia e mi scaldano il cuore.»

Il compagno lo guardò e sorrise imbarazzato «E i miei baci no?» Lo provocò.

Il biondo annuì con un sorriso. Si avvicinò per baciarlo, ma…

«Fred non ci vedo così…»

«Zitta Kate…» 

Loki e Thor guardarono verso un lato del bancone da cui videro spuntare le teste dei figli.

«Che fate lì voi due?» Chiese Thor.

«Ehm…niente?» Provò Fred.

«Volevamo vedere se papà rimaneva contento e ti dava un bacio a dirla tutta…» ammise Kate.

I genitori si sorrisero complici. 

Loki seguito da Thor si avvicinò al bancone e vi appoggiò i doni ricevuti «In effetti Thor, qualcuno si merita un bacio per tutto questo!» 

Poi i genitori scattarono verso i bambini e mentre Thor prese in braccio Fred, Loki sollevò Kate. I bambini risero e i genitori diedero a ciascuno un bacio sulla guancia. 

«Grazie per i regali amori miei, ma siete voi il mio dono più grande.» Disse Loki felice.

«E papà non lo baci?» Chiese Kate mentre Thor metteva su due finti occhioni imploranti.

«Magari dopo.» Rispose Loki facendo un occhiolino al compagno.

«Zitti!» li richiamò Fred «Sentite? C’è una musica! Papà il carillon!»

Il gruppo si avvicinò al bancone e Loki tolse il coperchio. I meccanismi si muovevano mentre una dolcissima musica aveva preso a suonare. 

«A che serve questo?» domandò Kate toccando un bottoncino metallico vicino al quadrante.

D’improvviso l’orologio e tutti i suoi meccanismi ed ingranaggi si sollevarono in un unico blocco rivelando un cuore segreto. Nell’incavo della scatola, dalle estremità opposte, appollaiate su due rametti in legno, due piccole colombe intagliate tenevano nel becco ognuna la metà di un cuore.
Grazie ad un meccanismo mentre la musica suonava i rami avanzavano l’uno verso l’altro in direzione del centro della scatola: le colombe si avvicinarono fino a che le due parti unendosi formarono un cuore intero.
La musica allora terminò.

«Che bello papà! Sapevi che poteva farlo?» Chiese Kate.

«Veramente no tesoro.» Ammise Loki sorpreso.

«Sai papà» disse Fred «questa libreria è davvero il luogo adatto a questo oggetto. È magico come questo posto.»

«Sono d’accordo maghetto!» Concordò Thor «E proprio come questa notte.» Aggiunse sorridendo a Loki che lo contraccambiò con uno dei sorrisi più belli che gli avesse mai visto. 

E anche quella notte fu magica, come tutte dalla prima che abbiamo avuto la fortuna di vivere e che vorrei solo continuare a condividere, nonostante il tempo passi e i doveri di ognuno siano diversi, con chi amo…

 

Fred chiuse il ricettario e sospirò.
Capiva come si sentiva suo padre, lo capiva molto bene…e a dirla tutta anche lui sentiva che gli mancava qualcosa o forse…qualcuno?
Cercò di non pensarci e preso il cellulare scrisse un messaggio a Kate. 

“Domani dopo scuola tieniti libera.”

 

Il giorno seguente nel piccolo vicolo dove sorgeva la libreria una giovane coi capelli rosso scuro e la faccia simpatica uscì dalla sala da tè di Miss. Brown con una pila di cuscini da seduta turchesi tra le braccia. Li appoggiò su uno dei tanti tavolinetti in ferro dipinti di beige davanti ad una delle finestre che esponevano molte bellissime torte.
Si voltò verso l’officina dall’altra parte del vicolo. Un giovane sudamericano stava sistemando delle lucine intorno alle finestre dell’officina. 

«Ehi Leo!» Lo chiamò la ragazza. 

Il giovane si voltò sorridendo e tutte le lucine rovinarono a terra.

«Ops scusa!» 

Il ragazzo scosse la testa e sorrise.

«Hai fatto uno splendido lavoro» disse indicando altre file di lucine appese in alto da una parte all’altra del vicolo. 

Il ragazzo arrossì e sorrise. 

«Tra poco prendi una tazza di tè con me?» Continuò la ragazza. 

Il giovane annuì e lei per tutta risposta gli sorrise, poi prese i cuscini e uno dopo l’altro iniziò a posizionarli sulle seggioline anch’esse beige intorno a ciascun tavolino. 

«Ma guarda guarda Rosy Brown e la sua meticolosa attenzione per i dettagli.»

La ragazza si voltò in direzione della voce alle sue spalle e mise su un sorriso a trentadue denti.

«Fred Odinson! Mio Dio sei proprio tu?» Esclamò abbracciandolo.

«In persona! Sono anni che non ti vedo Rosy, che fai qui?»

«La zia mi ha chiesto una mano, sai com’è gli anni avanzano, e così nell’ultimo anno mi sono trasferita e adesso lavoro qui.»

«Ma come non stavi studiando economia?»

«Oh si, ma ho capito che fare torte mi piace di più e sinceramente mi rende felice.» Sorrise la ragazza.

«Beh se cucini come tua zia hai trovato un cliente.»

«Parla il figlio dell’uomo che fa i pancakes migliori di tutta la città. Ah proposito come stanno i tuoi genitori? Ho saputo che si sono trasferiti.»

«Si, circa un anno fa ormai, ma stasera lì vedrai!»

«Dai ti offro un tè, Leo il tè!» Chiamò verso il ragazzo dell’officina. 

Il giovane non aveva staccato un istante gli occhi da Fred e lo studiava forse con un po’ di invidia nello sguardo. Fece cenno alla ragazza con una mano di aspettare un momento.

«Leo è un meccanico dell’officina del signor Scoot. Non parla molto bene la nostra lingua, ma è molto dolce e guarda che splendido lavoro ha fatto nel vicolo.»

«Mmm davvero bello si e tu sembri essere molto colpita piccola Rosy.» Gli disse con un occhiolino.

«E smettila Fred.» Gli diede una pacca sul braccio lei arrossendo appena. 

«Sai mi mancano un po’ i fiori del signor Narciss. Anche se da quando è arrivato con la sua officina il signor Scoot ha comunque sempre dato una mano come ha potuto. E poi le giostrine che realizza come passatempo sono bellissime.»

«E detto tra noi vendono sempre un sacco per la beneficienza! È stata una piacevole sorpresa devo ammetterlo.» 

«Ehi Rosy Brown oggi sei radiosa.»

I due ragazzi alzarono gli occhi al cielo sorridendo nell’avvertire una nuova presenza. 

«E tu sempre la solita ruffiana Kate Odinson» le disse Rosy gentile.

«Preferisco adulatrice.»  Le fece un occhiolino la ragazza.

Fred scosse la testa.

«Scusaci Rosy, ma io e mia sorella abbiamo alcune cose da sistemare prima di stasera. Ci vediamo più tardi!»

«Ma certo a dopo Fred!»

Fratello e sorella si diressero alla libreria.

«Hai visto che carina Fred? Se quando veniva a giocare con noi in libreria mi avessero detto che sarebbe diventata così avrei iniziato a farle il filo fin da piccola.»

«Ah Kate sei davvero…»

«Senza speranze, si me lo dite tutti…continuamente…secondo te però ne ho? Con Rosy voglio dire» chiese mentre entravano alla Fergusson&Steven.

Mickey con una pila di libri in mano si voltò esasperato verso l’ingresso «Kaaate di nuovo con la storia di Rosy?»

«Certo che siete noiosi in questa famiglia, non si può più nemmeno scherzare! So perfettamente che le piace Leo!»

«Mmm si certo» commentò il cugino appoggiando i libri sul bancone dietro al quale il Capitano Rogers stava sistemando la cassa. 

«Senti Mickey non è colpa mia se sono figlia del Dio del Tuono ed ho ereditato la sua capacità di fare colpo su qualunque cosa respiri meglio di Freddino Perfettino.»

«Ehi! Questo non è vero!» Si difese il fratello.

«Ragazziiii.» Li riprese gentile il Capitano. 

«Bene fratello allora ti lancio una sfida. Stasera chi raccoglie un solo numero di telefono prima dell’altro ha vinto.»

«Sei così infantile Kate!» Controbatté il fratello. 

«Miei Dei nemmeno Vanaheim ti ha reso meno noioso Freddi. Peccato…Ad ogni modo dal tuo messaggio deduco che tu abbia in mente qualcosa per stasera. »

«È così. Vorrei che questa festa tutti insieme fosse davvero speciale, ho solo bisogno che mi diate una mano a realizzarla.»

«Conta su di noi Fred.» Sorrise Steve verso suo il nipote e poi verso il figlio che annuì.

«Si anche su di me fratello, non ho niente di meglio da fare.» Scherzò Kate.

«Bene!» sentenziò Fred «Allora prima di tutto ci serve…»

 

Quello stesso pomeriggio su Asgard

«Niente, non c’è!»

«Ah ragazzo non so proprio come possa essere accaduto.» Disse Mr.J. appoggiando una mano al grande bancone. «Non-non riesco a spiegarmelo.»

«Non c’è niente da fare Mr.J. farò un annuncio pubblico e se nessuno dei sudditi si farà avanti beh…dovrò affrontare il gran cerimoniere.»

Il vecchio annuì rassegnato mentre la porta della biblioteca si apriva e qualcuno entrava a gran voce.

«È PERMESSO?! Oh perdono, è permesso?» Sussurrò poi Volstagg «Mr.J. sono passato a …ma che è successo? Avete subito un attacco forse?»

«Ehilà Volstagg, no purtroppo è successo molto peggio. Ho perduto un libro di inestimabile valore.»

«Lei? Perduto un libro? Di questo posto? Impossibile Mr.J. lei non perde mai nulla!»

«E invece temo sia così caro amico. Loki ragazzo mio, io-io …insomma se ci fosse bisogno di qualcuno che paghi le conseguenze sono pronto a…»

«Non lo dica nemmeno per scherzo Mr.J.» lo ammonì Loki «le ho già detto che non penso affatto che sia colpa sua.»

«Accidenti sembra davvero grave…» s’intromise Volstagg «e io che ero venuto a vedere come si trova adesso col bancone.»

Mr.J. lo guardò interrogativo «Che bancone?»

«Ma come Mr.J.? Quello a cui è appoggiato. Non ricorda? Traballava e mi ha chiesto di sistemarlo.»

«Oh il bancone, ma certo. Mi sembra apposto, non ha più traballato!»

«Ne ero certo» sorrise il guerriero «Sa non trovavo niente che andasse bene come zeppa poi ci ho messo quel libro e guardi» e scosse il bancone «Perfettamente fermo.»

«Quale libro Volstagg?» Chiese Mr.J. leggermente interdetto da quella rivelazione.

«Ma si, uno che stava avvolto in una vecchia pezza. Non l’ho nemmeno tolta tanto doveva essere polveroso e l’ho inserito sotto il bancone… ecco proprio lì dietro, al posto del piedino che si era rotto.» 

Mr.J. si scambiò uno sguardo con Loki, poi andò dietro al bancone. Un istante dopo emerse con un libro fasciato in una tela ruvida e pesante e come lo scoprì questo emanò un fascio di luce bianca quasi accecante.

«Ehi, ma come brilla! Ecco perché lo aveva avvolto nel telo.» Sorrise entusiasta il guerriero.

Il bibliotecario prima guardò il libro a bocca aperta poi verso Loki: il re di Asgard era allibito.

«Una zeppa perfetta quel libro, davvero una zeppa perfetta! Anche se visto avvolto in quella stoffa non gli avrei dato un centesimo.»

Loki si voltò e fissò il guerriero con sguardo omicida. 

«Mr.J. mi perdoni, ma ho un impegno a cui rischio di arrivare tardi!»

«Ma-ma certo ragazzo, va pure!» disse Mr.J. che ancora fissava sconvolto il libro. 

Loki si smateriliazzò.

«Mmm doveva essere importante se se n’è andato così di corsa. Accidenti però che confusione» constatò il guerriero guardandosi intorno «Vuole che le dia una mano Mr.J?» Gli chiese con un grande sorriso.

Il vecchietto coprì il libro e guardò l’altro interdetto «Ehm…» forse non del tutto convinto se accettare quell’aiuto o meno.

 

Midgard alla caffetteria 

«Thor io mi avvio coi cookies. Ci vediamo lì?»

«Si Marcus, ti raggiungo subito.» Disse il biondo tenendo lo sguardo fisso sul bancone che stava pulendo. 

L’amico annuì ed uscì con una grande cesta coperta da una tovaglia tra le braccia.
Thor rimase solo nella caffetteria.
Era il tramonto ormai e Lui non c’era.
Forse non aveva trovato il libro? Forse avrebbe perso la festa? No, non l’avrebbe mai potuta perdere.
Però era un dato di fatto.
La festa sarebbe iniziata di lì a poco e di Loki…non c’era traccia.
Scosse la testa sconsolato e si tolse il grembiule sporco. Ne afferrò un altro da sotto il bancone e fece il giro per andarsene da solo, ma proprio in quel momento la porta della caffetteria si aprì.
Si ritrovò suo marito davanti; Loki infatti spinse timidamente la porta e si fermò sullo stipite.
Sorrise mentre il volto di Thor si illuminò immediatamente.

«Allora da dove incomincio.. è-è successa una cosa assurda! Sai dov’era i libro…?» 

Ma per tutta riposta Thor gli si avvicinò lentamente e lo prese per la vita. Loki lo guardò imbarazzato e smarrito allo stesso tempo. 

«Sono in ritardo?» Chiese.

Thor gli sorrise «No…» Poi se lo tirò contro e lo baciò.

Passò qualche minuto in cui semplicemente si presero il loro tempo.
Poi Loki si staccò sorridendo. 

«Allora sei pronto Dio del Tuono?»

Thor gli prese un mano nella sua e la baciò. «Sono sempre pronto se sei con me.» 

Loki scosse la testa dolce dopodiché i due si incamminarono insieme finalmente davvero pronti a godersi quella serata speciale. 

 

«Hai visto i nostri figli?» Chiese Loki mentre svoltavano nel vicolo.

«Non si sono fatti vivi in tutto il giorno, impegni etc. etc…. non che ieri sia stato molto diverso. Sono grandi ed impegnati ormai. Comunque Marcus se l’è cavata da solo coi biscotti mentre io mi sono occupato dei clienti.» Intanto qualche volto amico li salutava e i due rispondevano con un sorriso o un cenno della mano.

«Eccoli lì i nostri fuggitivi!» Li individuò Loki. 

Fred e Kate stavano giusto uscendo dalla libreria, sembravano molto stanchi. 

«Ehi stavo per mandare qualcuno a cercarvi.» Disse Thor.

«Papà!» Esultò Kate vedendo Loki e correndo ad abbracciarlo «Sei riuscito a venire!»

«Credevi che me lo sarei perso tesoro? Ho già dovuto rinunciare alla tua gara di ieri!» 

«Te ne ricordavi allora!» Sorrise lei contenta.

«Ovviamente e credimi: al nostro ritorno su Asgard uno dei tuoi amici me la pagherà cara!» 

«Allora avete passato una bella giornata?» Buttò lì Thor.

«Beeeh che ne dite di venire a dare un’occhiata e giudicare voi stessi?» Propose Fred appoggiando una mano sulla maniglia. 

I genitori annuirono così fratello e sorella si guardarono e Fred aprì la porta «Allora prego…»

In verità non fecero che pochi passi: infatti non appena entrarono Thor e Loki rimasero paralizzati per l’emozione.
La libreria era illuminata da una luce calda e confortevole.
All’ingresso quattro alte colonne ricurve fatte di libri, due per lato, raggiungevano il soffitto ed erano state decorate con lucine e rose Cherry Brandy alternate a delle Free Spirit.
Al di là delle due colonne sulla destra vi era il teatro delle marionette di Mr.J. Viceversa sulla sinistra erano state stese sugli scaffali tele colorate sui cui scorrevano le immagini fantastiche della vecchia lampada che Mr.J aveva comprato tanti anni prima.
A  terra vi erano morbidi cuscini su cui sedersi e godersi storie e racconti.
Il tutto era accompagnato da una musica dolce che proveniva da un oggetto in legno sulla scrivania.
Loki riconobbe immediatamente che si trattava del vecchio carillon, ma rimase comunque stupito: infatti da diversi anni aveva smesso di funzionare e il moro lo aveva conservato per ricordo.

«Ta-daaaa.» Esordì Kate.

«Ra-ragazzi…» disse Thor a bocca aperta. 

«Ci spiace non averti aiutato oggi papà, ma volevamo fare qualcosa di speciale. Ci abbiamo messo un po’ però…» Spiegò Fred.

«Già e visto che non c’è più il signor Narciss.» Continuò Kate «Io ho passato il pomeriggio cercando in ogni negozio di fiori della città per trovare le rose giuste, certo avrei fatto prima se Fred non avesse vietato l’uso della magia!»

«Esatto, niente magia per oggi! Solo per il carillon. È l’unica cosa sotto incantesimo, così può suonare in perpetuo.»

 «Avete fatto tutto da soli?» Chiese Loki continuando a contemplare  tutti quei dettagli. 

«No, gli zii e Mickey ci hanno aiutato. Ognuno ha fatto…ehm… la sua parte diciamo.»

E proprio in quel momento Tony Stark entrò con una lunga tunica nera e uno scettro in polistirolo seguito da Steve e Mickey.

«Steve ti dico che questo costume mi si infila in mezzo alle…ehilà ci sono le loro maestà, alla buon ora!»

«Stark che fai vestito così? E ti sei truccato gli occhi di nero?» Chiese Loki.

«Si chiama “matita”, serve per risaltare lo sguardo e renderlo più misterioso perché io mio caro Neo-re degli Immortali, sono un mago!»

«Stark IO sono un mago, ma non mi vesto così e nemmeno mi trucco!»

«No infatti, tu vai in giro d’oro e d’elmo cornuto vestito! Comunque, e solo per questa sera sia chiaro, sarò anche un burattinaio. Ho inserito una struttura robotica sotto gli abiti delle marionette e le controllerò da remoto. Così io dovrò solo fare le voci!» 

«Mr.J. mi aveva avvisato che non sarebbe venuto e così lo zio Tony si è offerto di darci una mano con l’intrattenimento» si giustificò Fred coi genitori.

«E io penserò ai clienti.» Disse Steve «Così questa sera voi potrete stare insieme e divertirvi.» 

Thor prima guardò Loki per poi rivolgere un sorriso a tutti i presenti «Grazie ragazzi, grazie di cuore.» 

Gli altri lo contraccambiarono con un sorriso tranne Tony che si sentì in dovere di puntualizzare  una cosa.

«Ma a me di più vero? Mi sembra doveroso visto che sono quello che si umilierà più di tutti! Comunque che inizi la magia! No, che la serata abbia inizio. No anzi…»

«Zio Tonyyy.»

«Papàààà»

«Tony!»

«Stark…»

«Ehm meglio Hockety Pockety?»

 

Non è difficile immaginare come andò quella serata. Kate non faceva nemmeno mezzo metro senza avere la bocca piena di cookies e lo stesso valeva per Mickey.
Thor e Loki chiacchieravano con vecchi clienti e conoscenti del posto che gli chiedevano come si stesse in Canada dove i due si erano “trasferiti” nell’ultimo anno.
Alle 23.30 circa la libreria si era già svuotata.
Tony si sfilò la tunica da mago e si lasciò cadere sui cuscini appoggiandosi contro i teli colorati sugli scaffali. 

«Sono esausto!» Si lamentò togliendosi un libro da dietro la schiena e abbandonandolo accanto a sé. 

«Beh non c’è che dire, stasera ti sei davvero reso utile Tony.»

«Reso utile? É un po’ riduttivo Steve non credi? Mi sono sacrificato per il bene della serata. I miei burattini sono stati un successo e mi sono pure messo a leggere le favole!»

Il Capitano scosse la testa, ma sorrise raggiungendolo e sedendosi accanto a lui. 

«Oh avanti Tony. Pensa a quanto Mr.J. ha fatto per noi e Mickey…è triste che non sia venuto quest’anno. Mpf gli anni sono passati…»

Abbassò lo sguardo. 

«Ehi Capitano che succede?» 

«È solo che…anni fa quando sono tornato al presente il mio mondo…era finito. Tutti quelli che conoscevo erano morti e non c’era nulla a cui tenessi davvero, cose come la vecchiaia non mi facevano certo paura…poi sono arrivati gli Avengers…e tu Tony e la nostra famiglia. Ma ora…Thor e Loki vivono su un altro pianeta, Bruce è sempre in giro per il mondo, Clint ha la sua famiglia e Nat non sappiamo nemmeno dove sia finita tra una missione e l’altra. I più giovani hanno preso il nostro posto e abbiamo scoperto di avere altri alleati ed altri nemici. Ma soprattutto…nostro figlio non è più un bambino e le cose sono cambiate…» tacque.

Tony lo osservò in silenzio un istante «Ma perlomeno hai passato vent’anni con il migliore genio, miliardario, playboy, filantropo e padre di famiglia della storia, no?»

A quel punto il Capitano lo guardò e sorrise «Si, e non rimpiango nemmeno un giorno.»

I due si sorrisero poi Tony passò un braccio intorno alla spalla di Steve e se lo accostò contro. In quel momento il telefono vibrò. 

«Accidenti è Larry! Mi ero dimenticato! Pronto? Si, sei di ritorno dal laboratorio di Washington? Ah sei già arrivato. Portami pure quei risultati domani. Adesso sono impegnato.» Disse guardando il compagno e rivolgendogli un sorriso complice «Cosa? Ah giusto non ci sarai…si, più tardi va bene tanto saremo ancora fuori, ma non sei stanco? Col viaggio, le valigie e tutto… ok…Ehm, allora grazie, ti mando l’indirizzo. A dopo Larry.»

«Che succede?»

«Larry è andato per me a Washington a seguire una ricerca sull’uso delle mie tecnologie applicate alle cure mediche. Gli avevo detto di chiamarmi appena tornato perché possiede alcuni dati top secret. Domani mattina partirà presto per andare dai genitori che vivono in non mi ricordo che stato così mi ha chiesto se può portarmeli più tardi…tanto deve ancora partire dall’aeroporto. Gli mando l’indirizzo di casa Odinson e ci raggiungerà lì.» Scrisse un messaggio poi tornò al compagno «Allora ti va di sentire una storia Capitano?»

Steve gli sorrise dolce «Ma certo Tony.» 

«Va bene…Hai mai sentito parlare di Iron John o L’uomo di ferro? Non guardarmi così, non l’ho  mica scelto io il titolo.» 

Strinse di più Steve a sé e preso il libro abbandonato lì accanto iniziò a leggere.
«C'era una volta una foresta maledetta nella quale nessuno osava entrare…»

 

Intanto nel vicolo Rosy si avvicinò a Leo appoggiato di schiena contro un muro e gli porse un bicchiere fumante di cioccolata; il ragazzo, che sembrava appena infreddolito, l’accettò arrossendo un poco e bevve. Subito sembrò rifocillato e ringraziò la ragazza con un sorriso, la quale sorrise a sua volta.
Fred osservò l’amica da lontano e gli sfuggì un sospiro. 

«Tutto bene Fred?» Gli domandò Marcus. 

Il giovane prese un respiro «Si, si grazie Marcus. Solo un ricordo» disse sfilandosi l’amuleto di suo padre da sotto la maglia e girandoselo tra le mani un istante come soprappensiero. «Ma non importa più ormai»

«Quanto pensi di fermarti?»

«Credo che terrò compagnia a Kate qualche giorno e poi tornerò ad Asgard con i miei genitori. Vorrei fermarmi un po’ con loro. Su Vanaheim ho passato notte e giorno tra allenamenti e studi, sinceramente vorrei godermi un po’ la mia famiglia adesso.» 

Intanto una ragazza bionda e dalla pelle abbronzata gli si fece vicino alle sue spalle.

«Fred? Fred Odinson?»

Il ragazzo si voltò riconoscendo la giovane «Audrey come stai?»

«Bene, da quanto sei in città?»

«Da ieri a dirla tutta, e tu che fai qui? Credevo saresti andata al college in California.» 

«È così, ma le lezioni non sono ancora ricominciate perciòòò…vacanza… tu invece quanto ti fermerai?»

«In realtà solo per pochi giorni»

«Mmm capito… allora se ti va potremmo vederci una sera che ne dici?»

«S-si, va bene.»

«Ti lascio il mio numero così puoi chiamarmi se vuoi.» E gli allungò un foglietto di carta.

«Ehm…» Fred guardò Marcus che gli fece un sorriso complice «D’accordo!» Disse prendendolo.

La ragazza lo salutò e si allontanò, nel mentre Kate e Mickey si avvicinarono ai due.

«Quella era Audrey Baker? Quella del tuo anno?»

«Che voleva?» Chiese Mickey.

«Mi ha dato il suo numero.»

«Coooosa?! Quindi ho perso?! Lo vedi sei tornato da un giorno e già mi fai concorrenza.» Si lamentò la sorella.

Marcus rise «Pensi di chiamarla?» Gli domandò l’amico incuriosito. 

«Mmm no, anzi Kate puoi averlo se vuoi.» 

«Ma Fred…» provò la sorella, ma il fratello le mise il foglietto in mano.

«È qui per le vacanze perché non la chiami? Magari hai fortuna! Considera pure di aver vinto la nostra “sfida”» le disse con un occhiolino «Ora scusatemi, vado a recuperare i nostri genitori, tra poco sarà mezzanotte» e dando le spalle al gruppetto si incamminò tra la folla e sparì.

«Il tuo piano non ha funzionato Kate…» disse Marcus alla ragazza.

«Concordo in pieno.» Aggiunse Mickey. 

«Ma state zitti voi due, era un piano geniale. Ho dovuto pure promettere alla Baker che ci sarei uscita per farle dare il numero a mio fratello. Come se le dispiacesse poi, ha sempre avuto un debole per Fred…ma che dovevo fare?»

«Ehm non farlo?» Provò Mickey.

«Ma che dici Mickey? Fred è sempre tutto libri e incantesimi!»

«Ed è un male?» Le chiese Marcus servendo della cioccolata ad una cliente.

«Certo che no! È solo che…da quando è tornato da Jotunheim mi sembra triste, credevo che Vanaheim lo avrebbe fatto sentire meglio, ma c’è qualcosa…qualcosa che non mi convince. Io-io volevo solo aiutarlo a distrarsi un po’.»

«Kate non puoi forzare certe cose.» La riprese Mickey.

«Già, sono d’accordo.  È evidente che il nostro Fred non stia proprio bene, ma se deve succedere qualcosa succederà da sola.» Rincarò Marcus.

«Mmm siete insopportabili vuoi due! Io volevo solo essere una sorella utile e gentile e…ehi ma è praticamente mezzanotte, é ora della tortaaa!» Asserì Kate.

«Però Kate ci vuole poco a distrarti!» La riprese Mickey.

«Poco? La torta di zucca per te è poco? Che ti succede cugino? Non ti riconosco più! Ehi papà siamo qui!» Si sbracciò in direzione dei genitori. 

I due semidei li raggiunsero seguiti da Fred.

«Marcus otto cioccolate calde» disse Thor scambiandosi un’occhiata d’intesa col collega «io penso alla torta e ci vediamo in libreria tra cinque minuti!»

«Ehi e Stark e Rogers?» Domandò Loki.

 

La porta della libreria si spalancò con poca grazia. 

«Ehi! Qui c’è gente che si sta rilassando!» Fece notare un Tony Stark alquanto scocciato. 

«Silenzio Stark, ora smettetela di fare i fidanzatini imbucati e venite a mangiare la torta.» 

Lo zittì Loki appoggiando un vassoio di bicchieri fumanti sul bancone della libreria mentre Thor lo imitava con otto piatti pieni di torta.

«Beh allora se la mettete così!»

Tutti si raccolsero intorno al bancone e al carillon che ancora suonava.

«Allora papà» chiese Kate ai genitori afferrando un pezzo di torta «com’è questa festa anni dopo il vostro primo bacio?»

«KATE!» La ripresero Mickey e Fred all’unisono.

«Ghe g’è?» Domandò la ragazza con la bocca piena.

Loki guardò Thor imbarazzato e gli sorrise.

«Beh tesoro Steve e Marcus ci sono da sempre e Stark è il solito rompiscatole… solo più vecchio…» 

«Ehi!» Si risentì Tony sputacchiando della torta. 

«Ma in realtà è… diversa. Ci siete voi due e Mickey. Da quando abbiamo voi tre è tutto più speciale!»

Fred sorrise e Mickey abbassò lo sguardo timidamente.

«Beh puoi ben dirlo papà noi tre rendiamo tutto più bello» asserì Kate convinta.

«KATE!» La ripresero di nuovo il fratello e il cugino.

«Che ho detto adesso?!»

«Beh visto che la nostra famiglia è quasi tutta qui» disse Thor passando un braccio intorno alla vita di Loki e afferrando un bicchiere di cioccolata calda «Buona notte della festa d’autunno a tutti!» Disse alzandolo per un brindisi.

«Buona festa a tutti!» Risposero in coro gli altri. 

Marcus diede una pacca sulla spalla a Fred, Kate si appoggiò a Mickey e Tony bevve dal bicchiere di Steve per fargli dispetto. 

«Bene e adesso andiamo a distribuire cioccolata a tutti!» Esordì Marcus e seguito dagli altri uscì dalla libreria. 

Solo Thor e Loki rimasero indietro «Buona festa amore!» Disse Thor prendendo l’altro per la vita.
«Buona festa Dio del Tuono» e avvicinandosi gli diede un bacio dolce.

 

Circa un’ora più tardi alla caffetteria. 

«Yaaawn! Sono distrutta.» Disse Kate stiracchiandosi.

«Certo Kate» la riprese il fratello «dev’essere devastante mangiare cookies, torta e bere cioccolata per tutta la sera.» 

«Ehi! Non sei tu quello che si è girato tutta New York per trovare i fiori giusti! E comunque me lo meritavo! Io avevo un compito questa mattina!»

«Oh avanti Kate il carretto lo abbiamo lasciato, siamo pronti per andare e i papà sono già a casa a preparare le tisane.»

«E Marcus non viene?»

«No, ha detto che darà una mano a Miss Brown e si fionderà a letto.» Le rispose uscendo dal negozio e chiudendo a chiave la porta.

In quell’istante Tony e Steve li raggiunsero. Il miliardario reggeva un enorme mazzo di rose. 

«Va bene che volevate fargli una sorpresa!» Si lamentò Tony «ma cento rose mi sembrano un tantino esagerate! Soprattutto perché le abbiamo dovute togliere noi una per una dalle colonne!»

«Avete già sistemato tutto?» Domandò Fred. 

«Si, l’ho detto a Loki e Thor che ci avremmo messo poco a rimettere apposto e che potevano andare a casa a preparare tutto. I più lunghi sono stati i fiori ovviamente…alle colonne di libri invece penseremo lunedì» spiegò Tony.

«E Mickey?» Chiese Kate non vedendo il cugino con loro. 

«Il signorino si era dimenticato a casa il suo zaino con il necessario per dormire da voi. È andato a prenderlo.» Spiegò il Capitano.

«A quest’ora? Gli avrei prestato un pigiama io. È molto tardi per andare da soli in giro per la città» disse Fred apprensivo. 

Ma Tony lo tranquillizzò «Tranquillo Fred, è volato via in taxi, prenderà le sue cose e ci raggiungerà a casa vostra. Ora per favore vi prendereste le rose dei vostri genitori mentre io chiamo un taxi per noi?» 

«Non serve zio Tony. Ci posso smaterializzare tutti a casa.»  

«Giusto, dimenticavo che tu e il piccolo cervo siete la rovina dei mezzi pubblici e privati con quel vostro trucchetto.» Puntualizzò Tony. 

I tre si raccolsero attorno a Fred «Pronti e viaaa.» 

 

Casa Odinson pochi minuti dopo

L’orologio della cucina segnava ormai l’una di notte e qualche minuto quando gli Odinson e i Rogers-Stark si trovarono raccolti in salotto. Fred si era sistemato sul lato destro del divano  mentre Loki occupava quello sinistro. Kate se ne stava seduta sul tappeto accanto a Tony che teneva appoggiata la testa contro le ginocchia di Steve: il Capitano infatti era seduto su una sedia dirimpetto a Loki. Infine Thor si stava riempendo una tazza di acqua fumante.
Erano lì tranquilli sorseggiando una tisana calda e chiacchierando.
In effetti non era la prima volta che succedeva: infatti anche quella era ormai una piccola tradizione iniziata qualche anno prima. Era tutto partito da una proposta di Fred quando dopo una festa durata fino all’1.30 e in cui nessuno si era fermato un secondo il ragazzo aveva suggerito di ritrovarsi tutti insieme a casa per prendersi un momento di calma senza folla e confusione.
Anche Marcus e Mr.J. erano i benvenuti e tutta la famiglia era così riunita.
In quel momento però mancava solo Mickey che, come praticamente ogni anno, si sarebbe fermato per la notte dagli Odinson dividendo la camera con Kate.

«Papà che sapore particolare» osservò Fred dopo un sorso di tisana.

Thor prese posto su una sedia davanti a lui e gli sorrise.

«Bruce l’ha spedita in caffetteria e Marcus me l’ha consegnata. Viene dal Sud America. Ha detto di non chiedere, ma bere e basta. È buona?»

«Ehm si a parte non sapere di cosa sia fatta, ma del resto quest’anno su Vanaheim ho vissuto di infusi di erbe che non avevo mai visto prima… certo erano interessanti, ma non erano buoni come il tè che prepari tu.» E continuò a sorseggiare dalla tazza mentre il padre metteva su un sorriso tronfio. 

«Altra camomilla Steve?»

«Si, grazie Loki.»

Loki si avvicinò con la teiera alla tazza del Capitano, ma…

«Thor l’hai finita?» Lo rimproverò il moro.

«Scusa tesoro, non sapevo che qualcuno ne rivolesse.»

Ma il Capitano si affrettò a sistemare le cose.

«Non c’è problema ne mettiamo su dell’altra, faccio io Loki sta tranquillo…qualcun altro ne rivuole?»

«No apposto.» Rispose Thor.

«No zio Steve.» Si aggiunsero Kate e Fred.

«Bene allora solo per questo vecchio soldato» sentenziò il Capitano alzandosi ed avviandosi verso la cucina «Ah Tony puoi chiamare Mickey?»

«Subito mio capitano» disse il miliardario.«In effetti credevo ci avrebbe messo meno tempo.»

«Conoscendolo si sarà fatto una doccia a casa per non disturbare.» Disse Kate «A volte si fa così tanti problemi!»

«Concordo nipote, ma purtroppo non ha ereditato il mio dono dell’essere invadenti. Sai con Mr.Disciplina in casa» aggiunse Tony rivolgendo un sorrisetto a Steve poi prese il cellulare  «Friday chiama…» ma il telefono vibrò in quello stesso istante.

«Larry? Mio Dio stavo quasi dimenticando. Si, certo suona pure, siamo ancora tutti svegli, ti offriamo una tisana calda!»

Un istante dopo il campanello suonò e Tony si alzò. 

«Questo è Larry! Vado io.» 

«Però, ci ha messo parecchio tempo dall’aeroporto fino a qui.» Constatò Steve mentre metteva altra acqua a bollire. 

«Avrà trovato traffico immagino o magari non gli restituivano i bagagli» gli rispose Tony ed avvicinandosi alla porta l’aprì.

«Buonasera signor Stark. Capitano Rogers» salutò il nuovo arrivato rimanendo però sul pianerottolo esterno.

«Ehi Larry.» Lo contraccambiò Steve.

Thor intanto guardava Loki con un sorriso innamorato mentre il moro diceva alla figlia di fare attenzione a non rovesciare la tisana sul tappeto poi si voltò incontrando lo sguardo del marito e sorridendogli a sua volta. Andava tutto bene in quel momento per loro e per la loro famiglia senza doveri o obblighi di corte.
Si, sembrava tutto perfetto, ma…non per Fred.

«Grazie per i dati. Sarai esausto, vuoi qualcosa di caldo?» Gli propose Tony. 

«Grazie signor Stark, ma non sono un grande consumatore di bevande calde.»

Fred appoggiò lentamente la tazza sul tavolinetto di fronte a sé. Gli occhi vitrei come se fosse in uno stato di trance.
Solo Loki  si accorse di quella strana reazione.

«Fred tutto bene?»

Il ragazzo non rispose. 

«Beh allora lascia che ti presenti il resto della famiglia. Dai entra!»

«Tony! Sarà stanco!» 

«Eddai ci vuole un minuto Steve! Allora Kate la conosci già e loro sono Thor e Loki.»

Lo stagista di Tony Stark avanzò nel soggiorno e fece un educato cenno di saluto ai padroni di casa. 

Tony continuò «E lui è mio nipote…»

«Fred immagino.» Concluse per lui il giovane. 

D’improvviso un pugnale di ghiaccio comparve tra le mani di Fred che alzandosi si voltò di scatto verso il nuovo arrivato e lo fissò con una strana luce negli occhi.

«Fred?» Riprovò Loki ora davvero preoccupato mentre anche Thor e Kate osservavano immobili quella reazione. 

«Fred che ti prende?» Chiese Tony a bocca aperta «è solo il mio stagista.»

Il nuovo arrivato, un giovane dai lunghi capelli neri ordinati in una coda bassa, si tolse gli occhiali tranquillamente «Mi perdoni Signor Stark, ma temo di aver dimenticato di dirle…» due occhi scuri come un abisso senza fondo si posarono su Fred e incontrarono il suo sguardo. «Che noi abbiamo già avuto il piacere, vero Fred?»

Fred mantenne saldo il pugnale e non si mosse di un millimetro.
Solo una parola uscì in un sussurro dalle sue labbra. 

«Udras…»

 

 

Note:

Ciao a tutti…sorpresi della sorpresa?
Per la serie l'erba cattiva non muore mai!
Ora, mi piacerebbe dirvi che il prossimo capitolo uscirà a breve permettendovi di conoscere le sorti dei nostri protagonisti al più presto, ma nonostante sia già tutto in testa trovare il tempo per scriverlo e fare un minimo di correzione non va altrettanto di pari passo purtroppo.
Ma lo sapete, ormai forse suona come una minaccia, torneròòò!
Perciò un abbraccio e…al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Storie di magia-Parte I ***


Storie di magia-Parte I

 

Si sentiva distrutto, ma non voleva dormire, non ancora almeno…
Non sarebbe comunque stato solo quella notte.
Voleva fare qualcosa e così aprì le ultime pagine del libro che aveva con sé, quelle bianche.
Fece apparire una penna e la fissò per un lungo momento.
In effetti non aveva nemmeno le forze per scrivere.
Così quella iniziò a farlo per lui, gli bastò solo chiudere gli occhi…

Si sa che la storia viene scritta dai vincitori.
E come potrebbe essere diversamente? 
Ma lo si è poi davvero, “vincitori”?
Non sono state molte le volte in cui ho vinto le mie battaglie, ma so di aver sempre perso qualcosa.
Anche stavolta…
Tutto si è svolto in un battito di ciglia, del resto il non concedere tempo è sempre un’ottima tattica. Speri che i tuoi avversari non riescano nemmeno a capire cosa stia succedendo intorno a loro che già gli sei addosso togliendogli tutto quello che puoi.
Certezze, fiducia nei cari e la tranquillità che fino ad allora fossero al sicuro.
Ci giochi e minacci di mettere in pericolo quello che hanno di più caro e che per nessuna ragione sono disposti a perdere.
A quel punto non ti serve altro: devi solo scavare dentro di loro e usare ciò che più temono per tenerli in scacco. 

01:05 Casa Odinson 

«Ma no, lui è solo Larry, il mio stagista!» Insistette Tony.

«Non credo proprio Tony.» Fece Loki osservando la reazione del figlio.

«Mi dispiace signor Stark, ma devo dare ragione al traditore di Jotunheim.»

Al che fu Thor ad alzarsi minaccioso.

«E allora chi diavolo sei?» Chiese a quel punto Steve.

«Sono il figlio di re Helblindi, principe di Jotunheim e per il signor Stark un inutile stagista tutto fare. Il mio nome è Udras. Fred davvero non hai parlato alla tua famiglia di me?»

Fred continuava a fissarlo immobile, ma pronto a scattare in qualsiasi momento. 

«Udras…» sussurrò  Kate «Ma non possibile, non era…»

«Morto? Vedo che sottovalutare i miei poteri è una cosa di famiglia.» Disse volgendo lo sguardo sulla ragazza e poi tornando su Fred «Ora con permesso signori Odinson dovrei parlare con vostro figlio…in privato»

E schioccate le dita sparì con Fred.

«Noooo!» Urlò Loki. 

«Ma chi diavolo è quel tizio?!» Insistette Steve.

«Dire che è una vecchia conoscenza di Fred sarebbe molto riduttivo» Rispose Kate tirandosi su di scatto «Ma credevo fosse morto! Fred ha scritto nel suo diario di averlo…»

«Un momento.» Li richiamò Steve allarmato «Mickey non è ancora arrivato!»

«Friday mio figlio è a casa?» Chiese Tony al suo cellulare. 

«Negativo signore. Il signorino Mickey è uscito di casa alle 00:52.»

«Cerca di localizzarlo!» Ordinò Tony con una punta di agitazione.

«Ho localizzato il suo cellulare, le mando le coordinate signore.»

«E anche la mia armatura io intanto vado a cercarlo. Aspettatemi qui.»

«Veniamo con te!» Disse Kate.

«No! Voi state qui! Se Mickey arriva o quel pazzo torna con Fred sarete insieme! Io arrivo subito.»

Ma Steve lo superò «Steve ti ho detto…»

«È anche mio figlio Tony! E se quel pazzo è in giro a piede libero io voglio trovarlo!»

E presa la via della porta uscì seguito dal compagno.
Gli Odinson si guardarono.

«Udras…» Sussurrò la ragazza.

«Si è così Kate…» le confermò Loki. Lei lo guardò comprendendo che anche il padre sapeva di chi stesse parlando. 

«Cosa facciamo papà?» 

Ma Thor intervenne all’improvviso «Volete spiegarmi chi è quel tizio e perché io non lo so?»

Loki si avvicinò al marito e lo guardò negli occhi «Thor c’è una cosa di cui io e Kate dobbiamo parlarti.»

 

01:07 da qualche parte a NY

Fred si ritrovò in un appartamento ben curato e molto spazioso con pareti bordeaux, ma poco illuminato.
Tende scure coprivano una grande finestra che occupava un’intera parete. Un tappeto, che doveva costare molte mila dollari, copriva una buona parte del pavimento e anche il mobilio sembrava costoso e di buona qualità.
Un grande specchio ovale con una montatura color oro sopra una cassettiera in massello occupava la parete di destra.
C’era freddo come in una notte gelida d’inverno.
Udras mosse la mano in aria; apparentemente non accadde nulla, ma Fred rimase all’erta. 

«Cos’è questo posto?»

«A te che sembra? È il mio appartamento. Siamo in un grattacielo di New York se te lo stai chiedendo. Bello no? L’ho ottenuto per una miseria e un incantesimo del lavaggio del cervello. Aaah cosa si può fare con la magia oscura. Siediti pure, avanti e lascia perdere quel pugnale.» Lo invitò indicandogli una poltrona di pelle nera dirimpetto ad un divano dello stesso materiale mentre il pugnale di ghiaccio nella sua mano si sciolse all’improvviso diventando semplice acqua fredda.

Il ragazzo però rimase in piedi.

«Avanti Fred è solo una poltrona.»

Fred studiò un istante la seduta e senza staccare gli occhi dal nemico si sedette.

«Vino?» Domandò l’altro afferrando due calici di cristallo e una delle tre bottiglie posti sopra il mobile in massello lì vicino.

«Sai questo è davvero ottimo. Il signor Stark ne ha ricevuta una cassa e me l’ha regalata. Solo questa bottiglia varrà si e no cinquecento dollari, ma è una serata speciale.» E stappò la bottiglia versando il vino nel primo calice.

Lo porse a Fred, ma il ragazzo non lo accettò.

«No? Peccato non sai cosa ti perdi.» E si sedette sul divano di fronte a lui. 

«Come fai ad essere vivo?»

«Però siamo diretti.»

«Come fai ad essere vivo?! Rispondimi!»

«O avanti non avrai pensato che sarebbe bastato un insulso pugnale per distruggere il mio cuore di ghiaccio? Lo ammetto mi hai conciato proprio male, però…non abbastanza.»

«Cosa vuoi da me?!»

«Mi sembra ovvio, la stessa cosa che volevo prima…» fece una pausa e girò il vino nel bicchiere «Te.»

«Scordatelo!»

«Come sei affrettato, parliamone almeno, no? Tutta questa situazione ti farà sentire confuso immagino»

Fred sorrise amaro. 

«Confuso? Tsk so solo che non sei morto, ma probabilmente hai inscenato tutto…il sangue, il tuo cadavere…solo perché tuo padre lo trovasse e uccidesse Igdard è così?!»

«Oh no Fred…che vai pensando, non lo avrei mai permesso.» Rispose Udras con un sorrisetto «… Io ho ucciso Igdard.»

Fred sgranò gli occhi e si paralizzò.

«Co-cosa?» Balbettò.

Lo jotun mise su un ghigno soddisfatto. 

«Sapevo che avrei avuto la tua attenzione. Ma lascia che ti dia qualche dettaglio in più. Partiamo da mio padre. Vedi non è proprio il re misericordioso che vuole far credere di essere e come dire… Quando sono nato avrebbe fatto volentieri a meno di un figlio debole e gracilino, ma l’esperienza di Loki gli aveva insegnato che non era bene liberarsi dei propri figli. Così mi ha tenuto con sé, però quando ho mandato a monte i suoi piani con Rugu se l’è un po’ presa. Mi ha rinchiuso nel palazzo per settimane dicendo di dover riflettere sul da farsi. Ma del resto chi vuole essere erede di un pianeta di roccia e ghiaccio? Perciò…» 

Prese un sorso di vino e si passò la lingua sulle labbra.

«Ho ucciso cinquanta delle sue guardie migliori e così ha smesso di pensarci su e mi ha condannato a morte. Naturalmente ho solo finto di morire. Re Helblindi ha guardato il mio “cadavere” dall’alto e ha detto alle guardie “Toglietemelo dai piedi”. Commovente non trovi? Dopodiché sono venuto da voi e vi ho sfidati. Ci ho messo diversi mesi prima di riprendermi dal tuo attacco, ma sono sopravvissuto grazie a patti con forze che nemmeno ti immagini. Poi sono tornato al villaggio di Igdard e quando ti ho visto partire beh…entro sera il villaggio era raso al suolo.» 

Prese un’altra pausa e si rigirò il bicchiere tra le mani osservando il liquido denso tingere il vetro. I suoi occhi si riempirono di una luce folle.

«Avresti dovuto vedere come ha provato a difenderlo Igdard, come ha lottato, come ha combattuto con tutto sé stesso quando gli ho detto che ti avrei trovato e ti avrei ucciso con le mie stesse mani. E quando sei venuto al villaggio e ti sei bevuto la storia che era stato mio padre beh…ho potuto godermi tutto il tuo dolore, tutta la tua disperazione.»

«Cosa stai dicendo?» Domandò Fred senza capire. 

«Oh hai ragione dimenticavo un dettaglio.»

Si alzò posando il calice sul mobile e lentamente il suo corpo cambiò aspetto. Fred trasalì quando si trovò davanti il medico del villaggio.

«Sorpreso? Mi sono scambiato mentre voi due idioti eravate da qualche parte a fare esplorazioni, ma a quanto pare non avete nemmeno notato la differenza. Certo che per essere il figlio del Dio dell’Inganno sei un vero ingenuo Fred.»

E riassunse la sua vera forma riappropriandosi del suo calice.

«E ovviamente quelle che hai visto non erano persone vere, ma ombre dalle sembianze umane. Fatto sta che ci sei cascato in pieno e questo mi ha permesso di passare alla fase successiva del mio piano. Credimi avresti dovuto vederti: così distrutto e disperato mentre cercavi di riportarlo in vita. Certo avrei potuto ucciderti allora, ma ho preferito che convivessi con il tuo dolore, con la consapevolezza che il tuo Ig era morto e tu…non avevi potuto fare nulla per salvarlo!»

In un raptus di rabbia Fred tentò di avventarsi su di lui, ma…

«Non è educato alzarsi mentre una persona sta parlando. Loki non te l’ha insegnato principino?»

Udras mosse una mano e lacci invisibili tirarono i polsi di Fred obbligandolo di nuovo sulla poltrona. Il ragazzo provò a dimenarsi, ma sembrava inutile così fissò il nemico con occhi carichi di odio. 

«Come facevi a sapere che la mia famiglia fosse su Midgard? E come sapevi di trovarmi stasera?»

«Beh sai si possono ottenere molte informazioni solo sfiorando una persona mentre dorme indifesa o…stregando il suo amuleto.»

Fred d’istinto si guardò il petto.

«Credevi che la volta che te l’ho preso lo avessi fatto senza motivo? Era protetto da un incantesimo potente, ma sono comunque riuscito ad intrufolarmi con facilità. Da allora so dove ti trovi ogni volta che lo indossi.»

Riprese un sorso di vino. 

«Sai sono diventato davvero bravo a leggere dentro le persone solo sfiorandole appena. Posso vedere dentro di loro, cosa provano, cosa sanno, anche i loro ricordi…però ti confesso che c’è un modo migliore per ottenere informazioni e, detto fra noi, è il mio preferito.» Fissò lo sguardo nel suo «cioè ottenerle con la forza da qualcuno. Torturarlo mentre prova a negarti i suoi pensieri. È estremamente doloroso subire la lettura della mente contro la propria volontà e provare a negarsi, ma per me è solo estremamente divertente. Sapessi poi cosa si prova a prendere tutto da una persona nell’istante prima che la vita lasci per sempre il suo corpo, capisci che intendo Freddi?»

«Bastardo.»  Scattò di nuovo Fred strattonando i lacci.

Udras sorrise sottilmente. 

«Quindi tornando a noi: ti ho seguito su Midgard grazie all’amuleto. Ho assunto questo aspetto per poter sopravvivere e passare inosservato, ma tutto questo mi è costato parecchia fatica. Senza che te ne accorgessi ti ho seguito, ho visto la tua casa, chi frequentassi e chi fossero i membri della tua famiglia. Ad un certo punto non ce la facevo più ad aspettare e così volevo venire da te ed affrontarti, ma tu e i tuoi ve ne siete andati ad Asgard. Lì non sarei nemmeno riuscito ad arrivare al vostro Bifrost con quella sorta di radar che vi ritrovate per guardiano. Era un problema lo ammetto, credevo te ne saresti stato lì per sempre. Poi te ne sei andato su Vanaheim.»

Fece una pausa.

«Avevo pensato di raggiungerti e farla finita con te una volta per tutte, ma ci ho riflettuto e dopo aver visto quanto la tua famiglia fosse importante per te ho deciso di fare le cose con cura, tanto cosa avevo da perdere? Così sono diventato lo stagista di Stark; per le conoscenze di questo pianeta e per il lavoro è bastato di nuovo qualche trucco di magia. In questi mesi ho guadagnato insulti dai soci, ore perse in affari che Tony non voleva sbrigare, ma sono riuscito a guadagnarmi la sua fiducia. Così tuo zio ha ben pensato di farmi l’onore di aggiungere un altro impegno ai miei doveri: fare il babysitter al suo marmocchio e a tua sorella e darmi così libero accesso alla vostra famiglia. È stata Kate a dirmi che suo fratello sarebbe tornato a casa per un evento importante  con tutta la famiglia questa sera. Non ho dovuto fare altro che…fare quello che dovevo e poi raggiungervi. Ed eccoci qui. Ora che ti ho raccontato tutto mi sembra giusto parlare delle mie condizioni.»

Il mago mosse appena la mano e i lacci intorno ai polsi di Fred sparirono. 

«Senza fare tanti giri di parole io ti prometto che ucciderò i membri della tua famiglia uno dopo l’altro davanti ai tuoi occhi e poi ucciderò te. E quando i re di Asgard e i difensori della Terra saranno morti sterminerò questo pianeta e passerò ad Asgard proclamandomi re. Ma “non” se troviamo un compromesso. Io lascerò in pace la tua famiglia. Non torcerò un capello a nessuno di loro lo giuro, ma alla mia condizione.»

«Ovvero? Che io diventi tuo? Mai!»

«Oh avanti Fred contano così poco le vite dei tuoi cari per te? Non ti è bastato perdere Igdard?»

Fred lo fissò con determinazione e odio.

«Capisco che sia una scelta importante» continuò l’altro «perciò ti lascerò un giorno per riflettere e quando ci rivedremo mi dirai cosa hai deciso. Puoi lottare si, puoi mandarmi contro un intero esercito, ma sarà tutto inutile…»

«Perché me? Perché la mia famiglia?»

«Perché? Beh perché sono un principe e posso avere tutto ciò che voglio e non permetto certo a un cuginetto qualunque e al suo fidanzatino di andare contro il mio volere! Intanto però mi terrò una piccola garanzia. Guarda nello specchio.» Ordinò inclinando la testa verso lo specchio alla sua destra. 

Fred esitò, ma guardò mentre l’altro schioccava le dita.
In quell’istante la superficie riflettente mutò mostrando un’immagine come fosse una finestra. A terra ed incatenato in quella che pareva una stanza abbandonata Fred vide…

«MICKEY!» Esclamò scattando verso lo specchio.

«Fred, Fred aiutami!» Gridò il ragazzo spaventato verso di lui.

«Mickey! Lascialo andare maledetto.»

Di nuovo Fred provò ad avventarsi su Udras, ma il mago schioccò le dita facendo scomparire l’immagine e con l’altra mano spinse con un’energia invisibile il ragazzo di nuovo a sedere. Poi si alzò troneggiando su di lui.

«Come corri! Tranquillo sta bene….per ora. Ma è un avvertimento. Non venite a cercarmi prima del tempo. Non provate ad attaccarmi. O io uccido il ragazzo. Vieni nel punto sulla mappa domani a mezzanotte.»

Un foglietto piegato comparve nella mano sinistra di Fred.

«Mi presenterò da te e tu mi darai la tua risposta. Sai proprio oggi siamo entrati nei Giorni di Fimbulvetr e vorrei che andassimo più…d’accordo noi due, se capisci cosa intendo» Udras rivolse un rapido sguardo allo specchio e tornò su di lui con un sorrisetto viscido mentre Fred lo fissava disgustato «Mi raccomando, non deludermi.»

Aggiunse il mago con un occhiolino e mossa la mano verso il ragazzo lo fece scomparire. 

01:35 Casa Odinson 

Fred ricomparve sul pianerottolo di casa. Il respiro pesante, il battito accelerato. Non poteva credere a quello che aveva appena ascoltato e allo stesso tempo era come se si sentisse in uno stato di trance.
Guardò il foglio nella mano sinistra e lo mise in tasca senza nemmeno aprirlo.
Non seppe dove trovò la forza di avanzare ed aprire la porta.
Forse complice il pesante silenzio che regnava nella stanza entrò piano quasi non volesse farsi sentire.
Guardò verso il divano: i suoi genitori vi erano seduti insieme a Kate. Thor, in mezzo ai due, si teneva la testa tra le mani come se avesse appena ricevuto una terribile notizia. 

«Fred!» Esclamò Kate quando vide il fratello maggiore.

Loki si alzò e si precipitò da lui afferrandolo per le spalle.

«Stai bene?» Chiese studiandolo.

«Papà è-è Udras, è proprio lui.» Riuscì solo a balbettare il ragazzo.

«Vieni Freddi siediti con noi.»

I quattro si strinsero sul divano.

«Cosa è successo?»

Fred prese un respiro.

«Lui-lui è sopravvissuto…» spiegò «Io l’ho visto morire! Ho sentito il suo sangue sulle mie mani. L’ho ucciso, ma-ma lui…»

Loki gli appoggiò una mano sulla sua. «Calmati Freddi adesso siamo…»

«Calmarmi?!» Il ragazzo fissò il padre sconvolto «Calmarmi papà?! Mi ha imbrogliato! Si è preso gioco di me. Ed è stato….è stato lui ad uccidere Ig.» Dovette chiudere gli occhi un istante «Mi-mi ha fatto credere che il re lo avesse ucciso mentre ci osservava aspettando solo il momento giusto! E adesso lui ha…»

In quel momento la porta di casa si spalancò e Iron-man e Steve entrarono.

«L’avete trovato?» Chiese Thor alzandosi .

«No, il suo cellulare e il suo zaino erano in un bidone vicino casa! Ma di Mickey non c’era traccia!»

«Perché ce l’ha Udras.»

Tutti guardarono il ragazzo.

«Cosa?!» Chiese Tony uscendo dall’armatura. 

«L’ha rapito, l’ha fatto per essere certo che non provassimo ad attaccarlo. Ce l’ha lui e lo libererà solo quando avrà ottenuto quello che vuole.»

«E cos’è che vuole questo gran figlio di…?»

«Tony ti prego!» Lo fermò Steve «Fred cos’è che vuole?» 

Fred prese un respiro.

«Me.» 

«Cosa?!»  Esclamarono tutti in coro.

«Vuole me. Libererà Mickey e vi lascerà stare quando avrà me. E domani a mezzanotte….mi avrà.» 

«NO!» Scattò Loki.

«Non se ne parla nemmeno!»  Insistette Kate. 

«Non abbiamo scelta!» Saltò su il ragazzo guardando tutti i familiari e fronteggiandoli con agitazione «Mi ero illuso di averlo battuto e invece lui mi ha tenuto in pugno per tutto questo tempo. Non permetterò che faccia del male anche a voi, a nessuno di voi! Io non posso…non voglio perdervi!» Disse con le lacrime agli occhi «Ho già perso Ig e voi…voi siete la mia famiglia. Farei qualunque cosa anche a costo di…a costo di…» 

Ma Loki gli si avvicinò e gli posò delicatamente le mani sulle spalle «Fred è proprio questo il punto, noi siamo una famiglia. Insieme salveremo Mickey e anche te.» Incontrò lo sguardo del figlio e la paura che vi lesse dentro lo riportò per un istante a quando da piccolo lo consolava da qualunque cosa lo spaventasse. Gli asciugò una lacrima «Andrà tutto bene Freddi. Adesso però devi dirci di più su Udras. Dobbiamo sapere chi abbiamo davanti.» 

Fred annuì e prese un respiro. 

«Va bene…Udras è un mago…un mago oscuro e come avrete dedotto è uno dei più potenti che io abbia mai conosciuto.» 

 

01:47 in un appartamento di NY.

Udras scese le scale di emergenza fino al piano -1 ed aprì una porta bianca. Si ritrovò in un grande garage, buio e umido.
Si guardò intorno, ma non c’era nessuno così avanzò fino ad una porta in alluminio, quella in fondo a tutte le altre e più lontana dalla luce.
Mosse la mano e l’aprì poi entrò.
Si ritrovò in una cantina illuminata da una lampada al neon.
Era un luogo spoglio e umido. Alcuni scatoloni da trasloco rovinati dall’umidità e sparsi qua e là erano il solo arredo concesso alla stanza; quelli, una vecchia e lunga cassettiera di quelle piene di attrezzi da lavoro e documenti che occupava la parete di fondo e sopra a questa uno specchio.
Uno specchio grande ed ovale posizionato orizzontalmente rispetto alla cassettiera e leggermente inclinato verso il pavimento.
Sul lato destro della stanza imprigionato e a terra Mickey se ne stava raggomitolato e tremante per il freddo.
Non appena Udras entrò si tirò su a sedere di scatto.

«Tranquillo Mickey.» Disse Udras «Non sono nessuno venuto a salvarti.» 

«Lasciami andare Larry!» Si alzò l’altro fronteggiandolo.

«Larry? Chi è Larry? Oh, ma certo. Tu credi ancora che io sia un essere umano qualunque, ma io sono un principe sai.» 

«Sei un pazzo psicotico!» 

«Uhm vediamo se così capisci meglio.» E schioccando le dita assunse il suo normale aspetto jotun.

Il ragazzo trattenne il respiro e fece un passo indietro.

«Sei…uno jotun…» 

«Il principe degli jotun e un mago.» Schioccò di nuovo le dita e tornò ad essere umano «Che vi ha fatto credere di essere solo lo stagista sottopagato di tuo padre. Ha funzionato a quanto vedo. Io sono Udras. E tu invece sei? Il figlio di un miliardario egocentrico? Tony Stark che crede di stare più in alto di tutti con la sua torre? Lascia che ti dia una dimostrazione di dove dovrebbero stare quelli come te e tuo padre.» E d’improvviso diede al ragazzo un pugno nello stomaco facendolo piegare in due poi aggiunse un colpo ben assestato tra le scapole che lo fece crollare a terra.

«Ecco signorino Mickey assumi il posto che spetta a te e alla tua famiglia. A terra, striscianti ai miei piedi!» 

Era successo tutto così velocemente: era sceso dal taxi sotto casa chiedendo al tassista di aspettarlo. Ci aveva messo si e no cinque minuti per prendere lo zaino e indossare gli occhiali da lettura. Gli occhi infatti gli bruciavano un po’ per la stanchezza. Si era persino trattenuto dal fare una doccia a casa per non disturbare gli zii e raggiungere la sua famiglia il più velocemente possibile, ma all’ingresso della Tower del taxi non c’era più traccia.
Aveva esitato un minuto e quando stava per chiamarne un altro ecco che un auto scura si era fermata davanti all’ingresso e il finestrino si era abbassato. 

«Mickey, che fai lì fuori a quest’ora?» 

Il ragazzo aveva subito riconosciuto il volto amico di Larry «Ciao Larry! Devo raggiungere i miei genitori dai miei zii, ma il mio taxi mi ha bidonato. Ehi che bella questa macchina! È tua?» Gli aveva chiesto avvicinandosi all’auto.

«Oh no, col mio stipendio non posso certo permettermi una macchina così. È a noleggio, l’ho presa in aeroporto. Sai credo che stiamo andando nello stesso posto, sono appena tornato da Washington e devo lasciare dei documenti a tuo padre. Mi ha dato un indirizzo per raggiungerlo.» 

«Oh se vuoi lasciarli a me glieli porto io! Sarai stanco!» 

«Che ne dici se invece ti dessi uno strappo?» Aveva chiesto l’altro gentile «Così mi fai da navigatore!» 

«Mi sembra un’ottima idea!»

«Salta su allora!» Gli aveva sorriso Larry aprendogli la portiera.

Senza esitazione Mickey era salito in macchina, ma…non ricordava di esservi mai sceso.
Si era ritrovato da solo in quella cantina. Di Larry non c’era traccia, ma lui era imprigionato: una catena piantata nel muro gli bloccava il piede sinistro mentre i polsi erano uniti tra loro da due spesse manette in metallo nero. Aveva provato a liberarsi, ci aveva messo tutto sé stesso, ma non c’era niente da fare e continuare sarebbe stato uno spreco di energie.
Lo jotun si voltò verso l’altra parete.

«Ti ho portato un compagno di stanza …Sei contento?» Domandò Udras.

Anche se con difficoltà Mickey si fece forza sui polsi e guardò verso l’altra parete, ma non c’era nessuno… 

«Ti è piaciuto il mio Incantesimo dei Mille Cristalli?» Continuò Udras guardando il grande specchio ovale. Mickey continuava a non capire con chi stesse parlando, ma seguì il suo sguardo.

Lo specchio adesso era una normale superficie riflettente, ma fino a poco prima vi aveva visto tutt’altro.
Quando aveva aperto gli occhi, con le orecchie ovattate e senza capire dove si trovasse, era stato come svegliarsi da un sogno; sentiva solo delle voci in sottofondo. Ne aveva cercato la fonte e aveva guardato verso lo specchio: lì, come con una finestra, aveva visto un salotto di un appartamento e Fred e quel pazzo che discutevano. Aveva provato a chiamare il cugino, ma il ragazzo pareva non sentirlo. Poi Udras aveva schioccato le dita e d’improvviso Fred si era voltato e l’aveva visto! Si era precipitato davanti allo specchio, ma ecco che di nuovo era come se non potesse sentirlo né vederlo più anche se Mickey non si era dato per vinto finché non l’aveva visto volatilizzarsi nell’aria. Poi Udras aveva mosso una mano e quella stanza era sparita e lo specchio era tornato normale. 

«Mi basta uno specchio, degli occhiali, un comune pezzo di vetro volendo e posso vedere e far vedere quello che accade in un posto o in un altro. C’è chi preferisce l’acqua, ma io trovo che lo specchio regali un’immagine più definita. Soprattutto se si tratta di qualcosa che ci tengo a mostrare per bene.» Si voltò di nuovo verso la parete vuota. «O perdonami quasi dimenticavo, ma dovevo nasconderti. Sai non potevo permettere che rovinassi la sorpresa» e di nuovo schioccò le dita. 

Mickey quasi fece un salto indietro per lo spavento.
Davanti a lui, appoggiata contro l’altra parete, comparve una persona.
Dal fisico forte e scolpito Mickey dedusse che fosse molto giovane, ma non avrebbe potuto dirlo con certezza.
Aveva i capelli lunghi e sporchi e una folta barba sul viso. Indossava il minimo indispensabile, ma non pareva avere freddo. Nonostante tutto non sembrava deperito, piuttosto molto debole. Come Mickey aveva i polsi ammanettati, ma nel suo caso anche entrambi i piedi erano in manette fissate ad una catena piantata nel muro.
Infine, unito ad un’ulteriore catena assicurata nella parete alle sue spalle, un collare in ferro gli circondava il collo.
Teneva gli occhi chiusi e stava in silenzio. 

«Uhm continui ad essere così insopportabilmente calmo» continuò Udras, poi assunse un ghigno soddisfatto.

«E dimmi ti è piaciuta… la faccia di Fred quando gli ho detto di volere lui?» 

A quel punto l’altro aprì gli occhi, ma li tenne bassi.

«Ma si, certo che l’hai visto…E quanta determinazione e fierezza nel suo sguardo! Uhm non vedo l’ora di distruggerle domani. Farò in modo di pulire bene questi occhiali» disse sfilandosi dalla tasca gli occhiali che Larry portava di solito.

D’improvviso a Mickey venne un’illuminazione: nei suoi occhiali da lettura suo padre aveva installato un piccolo localizzatore così quando li perdeva, cosa abbastanza frequente visto il costante disordine che lui e Kate lasciavano ovunque, poteva sempre ritrovarli. E in casa Rogers-Stark tutto era collegato a… Friday! Forse c’era ancora una speranza di farsi trovare.
Udras continuò indisturbato il suo discorso. 

«Fred proverà a sfidarmi, e sappiamo che lo farà, e io voglio che tu ti goda il momento in cui vedrà la sua famiglia morire davanti a lui…e poi quando sarà distrutto e arreso…farò in modo che tu lo veda morire esattamente come ti ho obbligato a guardarlo soffrire quando ti credeva morto…Ig» 

Mickey trattenne di colpo il fiato.
Il giovane seppur a fatica alzò la testa; due occhi blu guardarono il mago con determinazione.

«Così mi piaci! Ti ho tenuto in vita e in forze, per così dire, e ho sprecato energie per tutto questo tempo solo per godermi il tuo sguardo nell’attimo in cui lo eliminerò e voglio che tu lo veda bene. Ora direi che me ne andrò a riposare. Per rendere tutto più credibile ho dovuto davvero fare quello stupido viaggio, anche se ovviamente ero tornato da ore e ho avuto il tempo di seguire tutti i movimenti di Fred e dei suoi. Adesso però sono proprio stanco ed è importante essere in forze per apprezzare meglio la vittoria, ma voi sentitevi liberi di fare conversazione…anche se… proprio non saprei come» Ghignò.

Mickey lo guardò senza capire.

«Ah Mickey urla pure se vuoi, ma ho fatto un incantesimo alle pareti interne. Nessuno potrà sentirti. Beh… buonanotte a entrambi.»

E schioccate le dita sparì lasciando i due soli e in silenzio.

 

02:15 Casa Odinson

«E questo è tutto.» Concluse Fred con un sospiro. Teneva il medaglione tra le mani «Il guaio è che ci conosce, ognuno di noi. È stato a contatto con Mickey, Kate, gli zii. E grazie ai suoi poteri non mi stupirei se sapesse anche i nostri segreti e i nostri punti deboli»

Il medaglione si ghiacciò; il ragazzo lo strinse, lo strinse così forte che si frantumò in mille pezzi. 

«Quindi stiamo in ansia per uno psicopatico?» Intervenne Tony. 

«Tony stai…»

Ma in quel momento. «Signore credo di aver trovato qualcosa di utile» disse una voce nel cellulare di Tony.

«Che c’è Friday?»

«Ho localizzato gli occhiali da lettura del signorino Mickey.»

«Perdonami Friday, ma questo non è il momento per pensare agli occhiali che mio figlio lascia sempre in giro per casa.»

«Mi permetto di dissentire signore. Gli occhiali non sono a casa, ma in un altro punto a Manhattan.»

Tony allora si mise in attento ascolto «Cosa vuoi dire Friday?»

«Il signorino li ha indossati prima di uscire, mando la registrazione.»

Steve si avvicinò a Tony che cliccò un video appena comparso sullo schermo del suo cellulare: mostrava Mickey che entrava a casa e correva in camera sua a prendere uno zaino e… indossava i suoi occhiali.

«Il localizzatore che ho messo nei suoi occhiali.» Sussurrò Tony «Forse…Ma certo! Ottimo lavoro Friday» disse dirigendosi alla sua armatura.

«Tony dove vai?!» Chiese Steve.

«Non è chiaro?! A prendere Mickey!»

«Fermo zio Tony è troppo pericoloso!»

Anche Steve tentò di fermarlo «Tony devi stare…»

Ma Tony esplose.

«Cosa? Calmo?! Non dirmi di stare calmo Steve! È mio figlio quello che ha rapito quel pazzoide!»

«E non è forse anche il mio?» Sbottò a quel punto il Capitano «Credi di essere il solo sconvolto? Il solo ad avere paura?! Io voglio che Mickey torni a casa sano e salvo più di ogni altra cosa! Ma non è questo il modo! Hai sentito Fred! Quel-quel mago è incontrollabile. Potrebbe uccidere Mickey se agiamo contro di lui!»

«E allora cosa vuoi fare Capitano Rogers? Stare qui a pensare se dovrai o meno organizzare il funerale di tuo figlio?»

Steve a quel punto assunse una delle arie più minacciose che chiunque gli avesse mai visto, ma…

«Ora basta!» Li fermò Loki «Non lo capite? È quello che vuole! Dividerci! Invece noi dobbiamo stare uniti e soprattutto insieme. Qui!»

«A proteggere Fred vuoi dire?!» Lo attaccò Tony.

«E con questo cosa vorresti dire Stark?» Scattò Thor. 

«Papà per favore» provò Kate.

«Non è evidente? Quel pazzo vuole Fred e tu e tuo marito volete che stiamo tutti qui a proteggerlo mentre nostro figlio è in pericolo!»

«Ora basta Tony!» Lo sgridò Steve.

«Basta?! Basta?! Steve sono anni che crediamo di vivere tranquilli e indisturbati, poi arriva un semidio con manie egocentriche, un’invasione aliena, una macchina che si crede meglio di un uomo e altro ed altro ancora! Eventi che sconvolgono la nostra vita sempre! E ora un mago oscuro che si è invaghito di Fred ci ha portato via nostro figlio!» Tony si voltò sconvolto verso il nipote guardandolo con determinazione e disperazione allo stesso tempo «Se hai un piano ragazzo ti seguirò! Ma farò qualunque cosa pur di salvare mio figlio! Qualunque!»

Fred lo guardò immobile un istante poi annuì.

«Io credo di sapere cosa fare zio Tony, ma devi fidarti di me. Non possiamo andare a prendere Mickey adesso! Sarà Udras a portarlo da noi. Se andiamo prima rischiamo che lo uccida. Non ha niente da perdere credimi.»

«Tony» questa volta era stato Loki a parlare «Lo so che è difficile e credimi voglio che Mickey stia bene, ma ti prego: devi fidarti di mio figlio adesso!»

Tony guardò verso Steve che annuì poi tornò sugli Odinson.

«D’accordo.»

Loki sorrise e si voltò verso suo figlio «Freddi ora sappiamo quanto lui sia potente, ma ci sono un paio di cose che nessuno su Jotunheim conosce: l’amore e la famiglia. Perciò dicci cosa dobbiamo fare.»

Fred guardò prima suo padre poi tutti gli altri membri della sua famiglia. Prese un respiro «Udras si aspetta che io gli dica di no domani e che combatteremo. Perciò cercherà di dividerci per renderci meno forti con qualsiasi mezzo….»

02:35 In una cantina di NY

Lo vide. Vide Fred riverso su di lui e… piangeva, piangeva mentre stringeva con disperazione il suo corpo ferito e privo di vita a sé.
Il giovane aprì la bocca e quello che ne uscì fu un suono irriproducibile. Un urlo straziante si unì a quelle lacrime ferendolo come mille frecce avvelenate. 
Un incantesimo e poi un altro, ma il suo corpo rimaneva lì immobile e senza vita.
Fred trovò ciò che teneva stretto e congelato nella mano e lo mise in tasca. Ma era servito a qualcosa? L’altro aveva già ottenuto molto di quello che voleva. 
Poi quell’ultimo bacio sulla fronte, il suo addio. 
Aveva provato a gridare con tutto sé stesso, a dirgli che il suo corpo era davvero lì ferito ed esangue, ma la sua anima era viva e prigioniera. Dove non lo sapeva nemmeno lui, ma vedeva tutto quello che stava succedendo attraverso gli occhi del mago in quel momento trasformatosi per ingannare Fred, il suo Fred. 
Quando il giovane ripartì sentì Udras pronunciare quelle parole “Torna a casa principino” poi il mago soffiò di nuovo la sua anima nel suo corpo. Quel corpo privo di forze, ma da mantenere in vita e su cui rimanevano solo le impressioni delle carezze di Fred. 
“Per i Padri Antichi, mi hai stordito il cervello con quelle urla” gli si era rivolto con disprezzo “Facciamo in modo che tu la smetta di gridare ai Nove che sei ancora vivo una volta per tutte!”
E in un attimo aveva mosso una mano strappandogli via la voce dalla gola.
“Credo che ti lascerò così d’ora in avanti. È terribilmente irritante sentire il suono della tua voce!”
Giorni dopo lo aveva portato con lui su quel mondo, nascosto e messo in catene.
Infine la cosa peggiore…lo aveva lasciato vivo donandogli quella forma umana che gli permetteva di sopravvivere in quel mondo e mantenuto in vita con la sua magia, nutrendolo solo perché si compisse il suo folle piano. 
Non gli importava avere Fred e lui lo sapeva, voleva solo morte e vendetta.
E lui? Aveva provato ad uccidersi, a tentare di soffocarsi con quelle stesse catene, ma era come se il suo corpo fosse immune da qualunque tentativo di farsi del male e non potesse morire.
Solo Udras poteva ferirlo torturandolo ed indebolendolo, ma aveva comunque dovuto provarci per evitare che l’altro si prendesse ancora informazioni come aveva fatto il giorno in cui aveva distrutto il villaggio: dopo averlo sfidato di nuovo e costretto in ginocchio aveva letto la sua mente e visto i suoi ricordi sfiorandogli la fronte con la sola punta delle dita.
“E non morirai stanne certo, almeno finché non mi vedrai uccidere Fred con le mie mani, poi ti toglierò finalmente di mezzo!”

«Tu sei…tu sei Igdard?» Chiese in un sussurro Mickey.

Il ragazzo osservava in silenzio lo sconosciuto di fronte a lui da non sapeva ormai quanto tempo. Da che il mago li aveva lasciati soli, non aveva proferito parola e aveva serrato le palpebre.

«Io…io mi chiamo Mickey…so chi sei…mia-mia cugina Kate me lo ha raccontato…sai lei ha letto il diario di Fred e…»

Nel sentir pronunciare quel nome gli occhi dello sconosciuto si aprirono debolmente e si puntarono su di lui.
Mickey li studiò: quegli occhi prima così pieni di odio ed ora quasi gentili trasmettevano una pena profonda. 

«Se-se sei tu da quanto tempo sei qui?»

Ma il ragazzo non rispose.

«Capisci cosa dico?»

Di nuovo nessuna riposta.

«Io conosco Fred, lui è della mia famiglia.»

Il giovane allora sembrò studiarlo. 

«Senti lo so che non mi conosci, ma …»

Ma inaspettatamente l’altro scosse la testa in segno di diniego.

«Che vuoi dire? Mi-mi conosci?»

Il giovane annuì debolmente.

«Ma come…é stato Fred? Ti ha parlato di me? Della nostra famiglia?»

L’ombra di un sorriso comparve in mezzo alla barba folta.

«Non-non puoi parlare?»

L’altro dapprima non rispose poi si sfiorò la gola con le mani incatenate e aprì la bocca, ma non uscì parola.

«Capisco. Ti ha fatto un incantesimo?»

Un debole cenno di assenso fu sufficiente. 

«È strano, a che gli serve se nessuno può sentirci?»

Ma questa volta il suo compagno di prigionia non seppe dargli nessuna sorta di risposta. 

«Senti dobbiamo darci una mano ad uscire da qui! Magari…magari insieme abbiamo una speranza! La mia famiglia saprà già dove sono e verranno…»

A quel punto negli occhi del giovane si dipinse puro terrore e scosse la testa con forza.

«Perché fai così? Non vuoi che vengano?»

Il ragazzo annuì con sguardo implorante, ma Mickey non capiva.

«Lo-lo so che quel tizio è pericoloso, ma la nostra famiglia è forte e anche Fred lo è. Verrà a prenderci, te lo prometto!»

Ma il ragazzo lo guardò ancora con i suoi occhi chiari e Mickey giurò di vederli inumidirsi appena…
Scosse la testa poi li richiuse appoggiandosi alla parete e tornando di nuovo immobile.

03.00 Casa Odinson 

Ormai erano le 03.00 di mattina.
Steve e Tony si erano sistemati in camera di Kate, mentre la ragazza avrebbe dormito col fratello.
Fred entrò nella sua stanza: era illuminata dalla luce calda di una lampada sul comodino accanto al letto e vi trovò la sorella intenta a pulire uno strano pugnale dal manico chiaro con intarsi brillanti di mille colori. 

«Cos’è quello?» Le chiese.

«Un regalo del nonno, me lo ha dato prima di lasciarci. La lama è fatta con il metallo del martello di papà. Una sua personale opera realizzata in gioventù. Ma la cosa più importante è il manico. Il nonno era un Aesir vero e proprio, ma sua madre, Bestla, era una jotun; mpf ricordi quando la nonna ce lo raccontò tanti anni fa? Ai papà quasi venne un colpo perché non lo sapevano nemmeno loro.»

Il ragazzo annuì con un sorriso.

«Questo manico era un dente di un antico serpente jotun che ella lavorò e donò al marito Bor come dono di nozze. Lui lo diede al nonno che realizzò questo pugnale unendo le due parti con l’oro di Asgard e squame di drago. Contiene un potente veleno magico che non lascia scampo a chi viene ferito dalla lama.»

Se lo rigirò tra le mani e preso il suo fodero, rimasto fino ad allora sulla scrivania, vi infilò la lama. 

«Quando affronterò Udras glielo pianterò nel cuore!» Poi si rivolse al fratello che ora la osservava preoccupato «Tu come stai?»

«Non lo so.» Rispose il ragazzo sedendosi sul letto «Non ho paura. A dirtela tutta provo solo…solo odio…verso me stesso.»

«Che intendi Fred?» Domandò la ragazza sedendosi accanto a lui e guardandolo apprensiva. 

«Lui mi ha imbrogliato Kate e io…ci sono caduto in pieno. E così Ig è morto.»

«Fred non puoi colpevolizzarti per questo.»

«Kate accidenti! Non me ne sono accorto capisci?! Mi ha seguito, ha scoperto dove abitassimo e chi frequentassimo, ha avuto accesso indisturbato alla nostra famiglia e io non ne sospettavo nulla!»

«Perché credevi fosse morto! Nessuno di noi lo avrebbe riconosciuto, ma tu… non avevi mai visto Larry prima di stasera e ti è bastato un istante per riconoscerlo!»

Ma Fred sospirò.

«Mi dispiace Kate, vi ho messi tutti in pericolo.»

«Eddai Fred, sei troppo drastico! Sai che la nostra famiglia ama l’azione» sdrammatizzò la sorella poi gli circondò le spalle ed appoggiò la testa di lato contro la sua «Gliela faremo pagare te lo prometto, fosse l’ultima cosa che faccio.»

Il ragazzo sorrise appena «Ora riposiamoci. Domani dobbiamo essere pronti.»

La sorella annuì e mentre il fratello si stendeva si allungò fino alla lampada e spense la luce. 

 

Intanto nella loro stanza anche Thor e Loki si stavano preparando per dormire.
Thor si infilò sotto le coperte in silenzio mentre Loki si sedette alle sue spalle: il marito non aveva proferito parola da che erano rimasti soli.
Quando lui e Kate gli avevano raccontato di Fred e Udras parlandogli anche di Igdard, questo giovane apparentemente ucciso dal re, Thor era rimasto a fissare il tavolinetto davanti a sé senza espressione.

“E tu non me lo hai detto?” Era solo riuscito a dire. 

E in effetti Loki non se l’era sentita: aveva raccontato a Thor di un giovane che aveva aiutato Fred e che qualcuno del posto gli aveva dato qualche problema, ma nulla di tutto il resto.

“Io credevo…”

“Cosa? Che avrei scatenato una guerra contro Jotunheim per proteggere mio figlio? O che tanto non potevo comunque farci niente? Come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere? Se Fred fosse morto…” non era riuscito a continuare.

Ora Loki se ne stava lì a guardare il compagno in silenzio.
Sospirò e si sdraiò accanto a lui passando una mano oltre il suo fianco e stringendolo. 

«Thor…»

L’altro non rispose.

«So di aver sbagliato, ma era…nel diario di Fred. Non-non era qualcosa che aveva riportato nel suo libro perciò…pensavo che non se la sentisse di farlo sapere a qualcuno…nemmeno a me se è per questo. E non incominciare a dire che con me parla di tutto e con te no…volevo solo che…»

«Non mi preoccupassi non è così? Tanto era tutto finito e non potevamo più farci nulla giusto?»

Loki accostò il naso ai suoi capelli.

«Non volevo tenerti un segreto»

Thor si voltò verso di lui ed incontrò i suoi occhi.

«Avrei solo voluto che ti fidassi di me Loki, ci sarei stato per Fred…»

«Oh Thor, ma tu ci sei sempre per nostro figlio!»

«E se fosse morto? Se Udras lo avesse cercato prima?»

«Credeva di averlo eliminato…»

Il biondo annuì e abbassò lo sguardo sul suo petto. 

«Non si può negare che sia stato un colpo di scena.»

«No.»

I due tacquero poi Loki parlò di nuovo «Co-così tu non mi nascondi nulla?» Chiese con una punta di timidezza nella voce. 

«In che senso?»

«Ecco io non ti avevo confessato questo segreto, ma se escludiamo i troppi dolci che faccio mangiare a tua figlia di nascosto, non ho altri segreti con te… tu non ne hai nessuno con me?» Continuò il moro con un sorriso dolce.

Il biondo tossicchiò appena.

«Beeeeh qualcosina qua e là ci sarebbe»

«Del tipo?» Chiese l’altro senza capire. 

Thor ci pensò su, poi prese un respiro. 

«Ok te lo dico, ma prometti di non arrabbiarti.» Disse il biondo guardandolo negli occhi.

Loki lo studiò «Thor guarda che se parli dell’aspirazione di nostra figlia di voler diventare come Sif  da grande, non è un vero segreto. Lo dice da quando è piccola!»

«No, ecco sarebbe un’altra cosa…ehm ricordi quando abbiamo detto insieme a Kate che lei è nata senza i poteri di ghiaccio?»

«Parli di qualche anno fa? Si certo, lo avevamo deciso su Asgard e una volta a casa glielo abbiamo detto… mi sembra l’abbia presa bene.»

«Ecco si tesoro vedi…lei…lo sapeva già.»

«Che vuoi dire?» Chiese Loki tirandosi su di scatto. 

«Voglio dire che durante quel weekend in cui ti ho organizzato una festa nostra figlia ha seguito nostro padre e Fred di nascosto su Vanaheim e lì ha…ecco… scoperto di non avere quei poteri.»

Loki impallidì e lo fissò ad occhi sgranati; a Thor parve tanto che le posizioni si fossero invertite.

«E?» Domandò il moro.

«E cosa?»

«E che altro?!»

Thor appoggiò il viso su una mano.

«Quasi tutto il resto.»

Il moro si congelò «No-no avevamo…avevamo detto…»

Ma il marito gli prese una mano «Non c’è stato modo di evitarlo. Kate ha usato un incantesimo molto potente e…l’ha scoperto e basta. Dei suoi poteri, della sua nascita anche della pozione che le ha tolto i poteri. Lo sai che non era lei a far nevicare, ma Fred?» Provò sdrammatizzare con un sorriso, ma l’altro non sorrideva.

«Thor come hai potuto tenermelo…»

«Nascosto? Per lo stesso motivo per cui tu non hai detto di Fred a me amore. Non volevo questo. Paura, preoccupazione, Kate stava bene e questo era l’importante. Non avrebbe avuto senso darti pene ulteriori. Così quando hai voluto parlarle noi…abbiamo semplicemente fatto finta di niente.»

«Thor avresti dovuto dirmelo!»

«E tu avresti dovuto dirmi di Fred.» Controbatté l’altro, ma non c’era rabbia o rancore nella sua voce piuttosto era dolce. «Abbiamo sbagliato entrambi. L’uno voleva proteggere l’altro. Tsk che sciocchi…dovremmo saperlo ormai che affrontare i problemi insieme è da sempre la nostra forza.»

A quel punto Loki chiuse gli occhi un istante e preso un respiro annuì. 

«Ora considerando che domani a quest’ora potremmo essere morti…che ne dici di venire qui tra le mie braccia?»

Loki alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. Si sdraiò accanto al marito e lasciò che l’altro lo stringesse e lo conducesse contro il suo petto.

«Ho paura Thor, per la nostra famiglia, ma allo stesso tempo ho la certezza che questa… non sarà la nostra fine»

Al che Thor sorrise contro la sua fronte e gli prese la mano sinistra alzandola. Sfiorò gli anelli che il marito portava all’anulare.

«Allora facciamoci una promessa: che faremo di tutto pur di salvare la nostra famiglia e che resteremo vivi per poterci abbracciare ancora. Vuoi promettermelo Loki? Vuoi promettermi che sopravviveremo per stare ancora insieme?» Chiese sfiorandoli ancora.

Loki seguì il suo gesto con lo sguardo e muovendo piano la mano intrecciò le dita alla sue.
Sorrise dolce «Si Thor, te lo prometto…»

16.30 In una cantina di NY

Quante ore erano passate da quando si era risvegliato in quel posto? Mickey non lo sapeva, ma non aveva osato chiudere occhio.
E poi perché nessuno era ancora arrivato a prenderli? 

«Non arrivano…che strano…forse non funzionano»

Ig aprì appena gli occhi e lo guardò.

«Accidenti adesso vorrei avere un’abilità come i membri della mia famiglia e tirarci fuori da questa situazione.» Incontrò lo sguardo dell’altro. «Tu sei bravo in qualcosa?»

Ig pensò un istante a come comunicare.
I polsi legati insieme non gli permettevano di fare quello che avrebbe voluto così li portò entrambi accanto al suo fianco destro. Poi con un movimento semicircolare li sollevò tenendo una mano come se stesse stringendo qualcosa di invisibile e l’altra con due dita piegate che poi rilasciò.

«Mmm…non è facile, ma a giudicare dal movimento posso provare…Sei bravo con l’arco?»

Igdard fece un cenno di assenso e un lieve sorriso.

«Mpf anche io vorrei diventare bravo in qualcosa, ma tutto quello che so fare è studiare…»

Guardò meglio il giovane davanti a sé: ora che sapeva chi fosse non gli incuteva alcun timore, ma gli sembrava così stanco e debole.

«È da molto che sei qui vero?»

L’altro annuì di nuovo.

«Se quel pazzo ci separasse vorrei ci fosse un modo per ritrovarti e venire a salvarti. Sempre che non mi uccida prima è ovvio.» Disse Mickey iniziando a studiare la stanza intorno a sé.

Era priva di finestre e non c’erano posti in cui potersi nascondere. Guardò la propria immagine nello specchio quasi cercasse aiuto nel suo riflesso.
Ma davanti a lui stava solo un sedicenne in catene coi capelli scompigliati e gli occhiali sul na…

«Certo gli occhiali!»

Iniziò a guardarsi meglio intorno. Doveva trovare un posto sicuro in cui nasconderli e darsi così almeno la possibilità di ritrovare quel posto se fosse stato portato via.
Certo se non funzionavano sarebbe stato inutile però tanto valeva provarle tutte. Il suo sguardo si fermò sulla lunga cassettiera sotto allo specchio.
Non sarebbe mai potuto arrivare ai cassetti ed aprirli, la catena era davvero troppo corta, ma sarebbe bastato un piccolo nascondiglio e…

«Si!» Esclamò accorgendosi di una piccola cavità lungo la base del mobile: non era molto alta e probabilmente era opera di qualche topo, ma sembrava il nascondiglio perfetto. 

Mickey si sfilò gli occhiali con una mano e li chiuse piano.
Li strinse tra le mani e distesosi su un fianco iniziò a strisciare aiutandosi con i piedi e protendendosi verso quel punto.
Ig lo osservò senza capire bene le sue intenzioni.

«Se solo ci arrivassi.» Sussurrò tentando di farsi più vicino, ma la catena al piede gli impediva di allungarsi di più. Quei pochi metri sembravano uno scoglio lontano. «Avanti»

In quell’istante Igdard sgranò gli occhi e scosse le catene dei piedi.

«Cosa c’è?» Chiese Mickey bloccandosi.

Ig gli fece un cenno con la testa verso la porta e Mickey sentì distintamente dei passi leggeri.
Con tutta la forza che aveva in corpo e il più velocemente possibile si ritrasse verso il punto da cui era venuto sforzandosi di tornare con la schiena contro la parete.
Aveva ancora gli occhiali tra le mani e in un gesto istintivo proprio mentre qualcuno si fermava davanti alla porta si sollevò la maglia e ve li infilò sotto appoggiandovi poi le braccia sopra.
La porta di quella sorta di prigione si aprì un istante più tardi.
Udras entrò con un sorriso soddisfatto stampato sulla faccia «Buongiorno, avete riposato?»

Mickey lo guardò con astio mentre Ig aveva già richiuso gli occhi.

«Sono venuto a portarvi qualcosa da mangiare. Mancano poche ore all’incontro con la tua famiglia Mickey. Dobbiamo essere ben presentabili.»

E schioccate le dita davanti ai due prigionieri comparvero un piatto di minestra con un cucchiaio e Mickey si ritrovò un tozzo di pane tra le mani. 

«Coraggio mangiate» li invitò il mago con un sorriso. 

Mickey lanciò uno sguardo ad Igdard che scosse impercettibilmente la testa. A quel segnale il ragazzo appoggiò il pane al suo fianco.

Intanto Udras si avvicinò a Igdard «Avanti Ig, sai che devi mangiare.» 

Il piatto di minestra rimase al suo posto così come il giovane in catene.

«Ah e va bene, ma almeno bevi qualcosa» Un bicchiere di acqua comparve tra le mani del mago. 

Mickey capì che tutta quell’insistenza non presagiva niente di buono.

«Da bravo Ig, bevi. Non farmi fare brutta figura» Disse avvicinandoglielo alla bocca, ma l’altro non la aprì «Credimi se ci fosse un altro modo eviterei di sporcarmi volentieri le mani! Ma sia come vuoi, ricordati che sei tu che lo hai voluto…di nuovo.» 

Mosse la mano e Igdard si piegò in due in avanti: sul suo viso si dipinse una tremenda espressione di dolore. Poi un’energia invisibile lo costrinse di nuovo con la schiena contro al muro facendogli sbattere la testa con forza. A quel punto il mago allungò la mano libera premendogli le guance e versando il liquido nella piccola fessura formatasi tra le labbra.

«Lascialo stare!» Gridò Mickey.

Igdard tossì e il suo corpo venne percosso da una sorta di tremore tanto che dovette chiudere gli occhi quasi stesse sopportando una grande fatica.

«E vedi di non sputarla, la promessa di trovare il tuo Freddi e ucciderlo senza dargli alcuna possibilità  di difendersi è sempre valida se ti rifiuti!»

«Sei un verme!»

Udras si voltò verso Mickey e di nuovo sorrise.

«Avanti Mickey mangia qualcosa »

Ma il ragazzo spinse il piatto lontano da sé con un piede.

«Non ho fame grazie!»

«Oh, ma devi mangiare o tuo padre penserà che non mi occupo a dovere del suo piccolo rampollo.» Lo studiò un istante «Sembri diverso. Uhm o forse è solo questa tua nuova condizione che ti rende finalmente giustizia. Allora caro Mickey c’è qualcosa che dovresti darmi».

Ig aprì gli occhi di colpo sgranandoli e raccogliendo tutta la forza che aveva fece per bloccare il mago per un piede, ma questi mosse una mano inchiodandolo al muro. «Oh avanti Ig non c’è bisogno di fare così. Rischi di spaventarlo! Ci metterò un istante vedrai.»

Dal modo in cui Ig tentava di dimenarsi e Udras lo stava guardando come un predatore studia la sua preda Mickey dedusse che non si sarebbe trattato di niente di buono per lui. Il mago si avvicinò e si chinò davanti al ragazzo. 

«Cosa vuoi da me?»

«Ecco vedi Mickey quando tuo padre mi costringeva ad occuparmi di te e Kate ho avuto modo di  conoscere le vostre vite, i vostri interessi e ovviamente qualche dettaglio in più sulla vostra famiglia. Ma solo Tony e Kate mi hanno dato la soddisfazione di crollare addormentati più e più volte sul lavoro o sui libri permettendomi di leggergli la mente indisturbato. Con te è stato praticamente impossibile. Sei uno studioso instancabile sai?» Disse puntando lo sguardo nel suo mentre Mickey istintivamente si schiacciò di più contro la parete quasi a volervi entrare e scomparire dentro.

Strinse più forte il punto in cui teneva gli occhiali.

«Ma adesso che sei qui posso finalmente prendermi quello che mi serve anche da te. Sicuro di non voler mangiare prima? Sarà più facile credimi»

Il ragazzo lo guardò con astio.

«E va bene. Cerca di non resistere però d’accordo?»

E improvvisamente allungò una mano verso di lui.
Non appena quelle dita fredde si posarono sulla sua fronte Mickey la sentì come congelarsi e un forte di mal testa invaderlo.
Un istante dopo rivide sé stesso la sera prima davanti all’auto del finto Larry, sollievo, la sua conversazione con Marcus e Kate, gioia, immagini velocissime che scorrevano velocemente e capì che Udras stava davvero leggendo la sua mente, le sue emozioni e i suoi ricordi.
Chiuse gli occhi e cercò di allontanare la testa da quella mano, ma ottenne solo che una fitta di dolore gli invadesse tutto il corpo. 

«Se ti ribelli farà male, guarda com’è ridotto Ig. Ha provato così tante volte a negarsi.»

Mickey intanto sentiva la testa esplodergli, il corpo teso e ogni suo tentativo di liberarsi pareva solo aumentare il dolore che provava.
Ma non voleva darsi per vinto e con tutto sé stesso si contraeva e tentava di allontanare il mago da lui. L’altro con la mano libera gli incantò le gambe costringendolo a rimanere fermo, rendendolo impotente mentre continuava a prendersi tutti i suoi ricordi e le sue emozioni.
E la cosa peggiore era che alcuni facevano male.
I suoi genitori che litigavano, paura, un attimo dopo Steve che lo abbracciava, conforto, ma Udras non gli diede il tempo di prenderne nemmeno un po’: sembrava scartare i ricordi positivi e prendersi solo quelli più bui e tutto ciò che ne derivava.
Così al dolore del corpo Mickey sentì sommarsene un altro che veniva da dentro.
Probabilmente si trattò solo di pochi minuti, ma gli sembrarono un tempo infinito; poi Udras ritrasse la mano e lo guardò deluso. 

«Niente di speciale, Kate in effetti aveva molto più materiale di te. Pazienza me lo farò bastare.» Disse sollevandosi dal ragazzo che col respiro corto e le lacrime agli occhi si era accasciato a terra come sconvolto da un tremendo senso di ansia. «Fossi in te riposerei un po’, la sera è ormai vicina. Tu stai bene attento allo specchio Ig, non voglio che ti perda un solo istante d’accordo?»

Gli occhi di Igdard erano pieni di odio; il mago schioccò le dita lasciandoli di nuovo soli.
Ig guardò verso Mickey con apprensione. Il ragazzo giaceva ancora a terra rannicchiato su sé stesso.
Ig scosse un po’ le catene per attirare la sua attenzione, ma il ragazzo non diede segno di risposta. Il giovane però insistette ancora e ancora finché l’altro guardò verso di lui che indicò il mobile con  le mani incatenate.
Mickey seguì il suo gesto, ma forse non per davvero.
Si sentiva debole e profondamente affranto; era come se le paure che da sempre avevano fatto parte di lui e le emozioni che per anni aveva cercato di soffocare fossero tornate a galla tutte insieme: l’abbandono, la paura di non essere all’altezza della sua famiglia e dei suoi genitori, sentire di non avere niente di speciale.
Ig intanto continuava ad indicargli il mobile.Ma a Mickey interessava davvero di quello sconosciuto e di cosa voleva in quel momento in cui lui stava così male? Perché avrebbe dovuto aiutarlo quando anche lui aveva bisogno di aiuto? Si sentiva così confuso.
Poi Ig abbassò le mani e cercò il suo sguardo; Mickey lo trovò carico di comprensione come se sapesse esattamente cosa avesse appena provato.
E non era forse così? Anche Udras l’aveva detto. Chissà quante volte aveva fatto del male anche a lui, quante volte lo aveva costretto a bere quella sorta di pozione.
Quasi inconsciamente Mickey fece scorrere lo sguardo sul suo corpo osservandolo meglio. Era pieno di tagli e lividi. I polsi e le caviglie erano rovinati della catene e non poteva nemmeno immaginare come fosse ridotto il collo sotto quello spesso strato di metallo.  
Ma la parte peggiore erano gli occhi troppo stanchi e specchio di quell’anima che doveva aver sopportato tanto dolore.
E cosa provava poi sapendo che Fred fosse in pericolo?
E così Mickey si diede dello sciocco.
Cercò di farsi forza nonostante si sentisse estremamente debole.  Sfilò gli occhiali ancora tenuti stretti da sotto la maglia e raccogliendo tutte le sue energie si trascinò nuovamente fino al mobile.
Si sentiva esausto, ma doveva arrivarci. Era così che Ig si sentiva da mesi? Forse da fuori il suo corpo poteva sembrare forte, ma dentro Mickey era sicuro che stesse proprio come lui.
Si protese e si allungò più che poté al punto di sentire la caviglia fare male finché, trovandosi a pochi centimetri dalla cavità, appoggiò gli occhiali a terra e con la sola punta delle dita ve li spinse dentro.

«Ecco così.» Sussurrò prima di chiudere gli occhi e addormentarsi stremato. 

 

22.30 Casa Odinson 

Fred spalancò gli occhi col respiro corto. Era solo nella sua stanza e seduto sul letto; la porta era aperta e tutti si trovavano al piano di sotto. Si passò una mano sulla fronte e appoggiò la testa contro al muro.
Chiuse di nuovo gli occhi.
Doveva stare calmo, era fondamentale o il piano non avrebbe funzionato a dovere. Ma era un buon piano poi?
Non poteva fare a meno di avere dei dubbi.
Udras era un mago che aveva ingannato la morte stessa e che poteva leggere la mente e lui? Lui era solo un ragazzo.
Sapeva quanto dura fosse la vita e non era uno sprovveduto: aveva subito una grande perdita, aveva vissuto a lungo da solo in territori più o meno sconosciuti e pericolosi, ma era pur sempre un ragazzo. Ce l’avrebbe fatta davvero?
Mentre la sua famiglia era rimasta insieme tutto il giorno, lui si era isolato in camera ad esercitarsi o meglio a cercare la calma interiore.
Il problema era che quando chiudeva gli occhi c’era sempre qualcosa ad invadere i suoi pensieri.
Provò di nuovo.
Respirò profondamente e si sentì in pace poi un’immagine comparve nella sua mente. Acqua, acqua cristallina in un laghetto con solo una piccola cascata ad incresparne la superficie; tutto intorno alberi ghiacciati  e neve candida. 

«Fred! Se ti prendo!» La voce di Ig che fradicio e sorridente nuota alle sue spalle fino alla cascata. 

«Appunto, devi prendermi!»

La sensazione di quell’acqua fredda, rigenerante e la spuma leggera della cascata sulla pelle. Ci si nasconde dietro e trattiene il respiro sott’acqua mentre l’altro lo raggiunge.

«Ah-ah pres…ma che?» 

Ig, con il getto dell’acqua alle spalle, si ritrova da solo con la parete di roccia dura davanti a sé.L’altro, sott’acqua, lo prende per le caviglie facendogli perdere l’equilibrio e facendolo cadere di schiena. 

«Sei finito Fred!» Lo minaccia Ig quando riemerge.

Ma lui ride, ride mentre l’altro lo coinvolge in una lotta in acqua e poi gli blocca i polsi, ma, come è tipico suo, facendo attenzione a non fargli male.
Ig lo spinge contro la roccia dura alle sue spalle. 

La resa tra una risata e l’altra. «E va bene. Hai vinto!»

«Oh e credi che basti?» Gli domanda lo jotun. 

No, lo sa che come minimo gli taglierà i capelli, ma intanto non può fare a meno di incontrare il suo sguardo e incantarsi ad osservarlo per qualche secondo; forse si sbaglia, ma ha l’impressione che l’altro stia facendo lo stesso con lui.
L’acqua gli ha infradiciato i capelli e i suoi occhi sembrano risaltare ancora di più.

«Allora come intendi vendicarti?» Riesce a chiedere con una punta di imbarazzo; le mani ancora bloccate mentre le gocce d’acqua gli scendono sul viso. Si aspetta una promessa di vendetta, ma non è ciò che arriva. 

«Fred io…» 

E a lui il cuore si ferma per un attimo per poi accelerare di colpo.

«Io…» in quell’istante una sorta di bagliore viola, come un cristallo colpito dalla luce, attira il loro sguardo. Si voltano e ecco qualcosa che prima non avevano notato in mezzo alle rocce. Un fiore di ghiaccio viola: un fiore dai petali come quelli di un giglio, ma uno stelo corto e di una bellezza assoluta. 

«Che cos’è?»  Chiede.

«Non lo so Fred.» Risponde Ig mentre gli lascia i polsi e come guidati da un’energia più forte di loro entrambi allungano la mano, ma il fiore scompare sotto ai loro occhi. 

«Uhm che strano…Peccato, mi sarebbe piaciuto coglierlo» dice. 

«Beh Fred credo che esistano doni che ci è solo concesso vivere. Spiriti liberi che non appartengono a nessuno. Non puoi essere tu a decidere che diventino tuoi anche se a volte…lo vorresti con tutto il tuo cuore»  

E lui incontra di nuovo il suo sguardo rapito, Igdard gli sorride.
Sono ancora uno davanti all’altro, nascosti alla vista del mondo in quel piccolo nascondiglio che ha qualcosa di magico. Basterebbe protendersi pochi centimetri l’uno verso l’altro e tutto potrebbe essere finalmente chiaro.
Si, soli pochi…
Il richiamo di Jambo, che non trovandoli si lamenta preoccupato, li riporta alla realtà.
Entrambi abbassano lo sguardo imbarazzati e non possono trattenere una lieve risata.

«Coraggio andiamo adesso o Jambo passerà in rassegna anche il fondo del lago pur di trovarci.» Sentenzia il giovane jotun e gli da le spalle verso il getto della cascata.

Vorrebbe richiamarlo, in fondo si accontenterebbe di pochi secondi. Scuote la testa e dandosi dello stupido lo segue al di là del getto della cascata.
A quel tempo Fred non aveva la minima idea di cosa fosse quel fiore, ma su Vanaheim, durante le sue ricerche nei boschi ne aveva parlato a Smirthyn.

«Oh ragazzo.» Aveva esclamato il mago con una profonda tristezza nella voce «Non sai quanto mi dispiace per te. Purtroppo so esattamente cos’è quel fiore. Ne ho sentito parlare nelle leggende del nostro popolo e pare si tramandi anche nei Nove. I miei genitori, che si sono amati fino alla morte, dissero che da bambini videro una rosa bianca sul tronco di un albero; la cosa sembrò  loro insolita e si avvicinarono per toccarla, ma la rosa scomparve.» 

«Non capisco Smirthyn. Che vuoi dire?» 

«Vedi pare che se due persone siano destinate a rimanere con qualcuno per la vita, anche se ancora non ne sono consapevoli, ricevano un segno. Di solito si manifesta sotto l’aspetto di un fiore. Un fiore diverso per ciascuna coppia e che scompare se solo si prova a toccarlo e a prenderlo per sé. Quel fiore è libero e puro come l’amore stesso e come l’amore non è qualcosa che puoi possedere o imporre. Si manifesta solo a coloro che si ameranno per sempre perché ritiene la forza del loro legame sua pari.» 

Il ragazzo lo aveva guardato dubbioso per un istante, ma il mago era subito intervenuto.

«Non mi credi vero? É comprensibile, tu sei uno studioso e hai bisogno di prove. Lascia che ti racconti una cosa allora. Da giovane anche Loki mi raccontò di aver visto un magnifico fiore  crescere al centro di un ruscello e che qualcuno provò a coglierlo per lui. Ma il fiore scomparve e…Thor finì in acqua.» Aggiunse Smirthyn con un lieve sorriso misto di dolcezza e tristezza. 

Quella per Fred era una prova più che sufficiente e se da una parte lo rendeva enormemente felice per i suoi genitori, dall’altra gli spezzava il cuore.
Dunque un crudele scherzo della vita? Aveva conosciuto la persona a lui destinata e questa gli era stata portata via per sempre. E quello che era peggio….era che lui lo aveva capito ancora prima di vedere quel fiore.
Strinse gli occhi e mentre una lacrima li lasciava, espirò. 

«Si papà?» Chiese riaprendoli piano.

Loki era sullo stipite della porta in procinto di bussare. 

«Freddi, sei diventato bravissimo ad intercettare le persone.»

«Su Vanaheim ho fatto molto esercizio sul prestare attenzione ai suoni dentro e fuori di me.»

Loki lo raggiunse e si sedette accanto a lui.

«Sei riuscito a risposare?»

«Per lo più ho meditato, ma non è semplice. Emozioni, pensieri, tutto che si somma. E poi c’è quella parte di rabbia e delusione che cerco di tenere lontana, ma… torna sempre. Temo che Udras ci contasse. Forse mi ha confessato la verità cosicché mi arrabbiassi e perdessi il controllo. Lo aveva già fatto e nonostante lo abbia ferito gravemente è riuscito a sopravvivere. Forse spera che agendo subito accada di nuovo, che mi senta più debole e in colpa…» strinse la stoffa dei pantaloni «oppure era semplicemente troppo stanco di aspettare per avere la sua vendetta, ma ne dubito.»

Le sue iridi verdi incontrarono quelle del suo stesso colore del padre «Voi come state?»

«Beh, Tony è sull’orlo di una crisi di nervi, Steve non sa più come tenerlo a bada e tua sorella ha lucidato tutte le sue armi per “rilassarsi”. Tuo padre invece ha contattato Heimdall telepaticamente avvisandolo della situazione e chiedendogli di fare altrettanto con Madre. Se ci succedesse qualcosa devono sapere cosa sta succedendo qui. Poi si è messo di guardia sul pianerottolo di casa per ore, adesso è in salotto con gli altri.»

«E tu?»

«Io ho cercato di fare come te, calmarmi ed attendere che arrivasse la sera. Spero che vada tutto bene, non sopporterei l’idea che quel pazzo vi…» chiuse gli occhi per un istante.

Fred annuì. «Ha creato una bella trappola. Ognuno di noi ha più di un punto debole e lui lo sa. In questo modo è più facile sbagliare ed esporsi. Ma te lo prometto papà non gli permetterò più di farci altro male. In un modo o nell’altro finirà stasera.»

Loki lo guardò apprensivo e gli strinse la mano.

«Vorrei solo che tu e tua sorella non faceste gesta avventate. Ciò che desidero più di ogni altra cosa è che voi stiate bene. Io e tuo padre ce la caveremo in un modo o nell’altro e faremo di tutto per proteggervi»

Fred gli sorrise e si protese verso la porta «Si papà?» In quell’istante Thor si trovava ancora a pochi metri di distanza dalla sua camera.

Si affacciò un po’ confuso. 

«Però Maghetto, di questo passo farai andare Heimdall in pensione.»

Gli altri due alzarono gli occhi al cielo. 

«Comunque avreste voglia di mangiare qualcosa?» Chiese «Tra non molto dovremo andare. Con l’auto ci metteremmo due ore, ma con i “nostri mezzi” ci basterà poco. Sarà meglio comunque avere un po’ di energie.» Aggiunse girandosi verso le scale.

«Anche Kate la pensa così direi, ma non ho fame grazie.» Disse Fred gentile. 

«Oh avanti fratellino.» Lo riprese Kate apparendo in quell’istante sulla porta con una fetta di pizza tra le mani «Quando ti ricapita di farti una pizza come ultimo pasto?»

Loki e Fred scossero la testa e sorrisero rassegnati.

«Tuo padre ha ragione Freddi, devi accumulare un po’ di energie.» Gli disse Loki gentile. 

Il ragazzo annuì «E va bene allora e pizza sia!» E si alzò.

Loki lo imitò e fece per dirigersi alla porta, mentre gli altri due si erano già voltati verso le scale, ma… «Aspettate, vi prego.» Li fermò Fred «Io volevo ringraziarvi per…insomma per tutto. So che non sarà facile e non potrei sopportare l’idea che vi succedesse qualcosa. Però volevo dirvi che io…che io…»

Ma Loki si scambiò uno sguardo con Thor e si avvicinò al figlio «Lo sappiamo Fred e anche noi vi vogliamo bene più di noi stessi.»

Il ragazzo sorrise commosso e lo abbracciò mentre anche Thor si avvicinava e stringeva entrambi. 

Però mancava qualcuno. Thor intercettò Kate che li fissò un momento «Scordatevelo! Io sono una guerriera ricordate?»

Ma Thor spostò un braccio e lo protese nella sua direzione. La ragazza alzò gli occhi al cielo esasperata «E va bene.» Disse ripulendosi le mani alla bella e meglio «Ma se sopravviviamo e ne fate parola con qualcuno, vi uccido io.»

E avvicinandosi alla sua famiglia si fece coinvolgere in quell’abbraccio che sapeva di casa. 

23.50 In una foresta fuori NY

Fred si materializzò insieme a Loki in un grande spiazzo in mezzo ad un bosco. Un istante dopo anche Thor arrivò in volo con il suo martello e con la figlia stretta a sé seguito a ruota da Iron-man che portava Capitan America.
Il gruppo si guardò intorno, ma era tutto buio e appena illuminato dai raggi della luna tra gli alberi. 

«Che posto è questo?» Domandò Steve.

«A giudicare dall’architettura sembra un campo scout.» Rispose Fred notando alcuni vecchi bungalow tra gli alberi. 

«Perché? Si aspettava che ci mettessimo in cerchio a cantare Kumbaya tutti insieme?»

«Certo che no signor Stark» la voce di Udras mise tutti in allerta. «I canti davanti al fuoco non sono proprio il mio genere.»

Il mago emerse dagli alberi dietro di loro indossando un lungo completo di pelle nera e gli occhiali che Larry tipicamente portava; aveva i capelli neri raccolti in una coda bassa e un ghigno stampato sulla faccia. 

«Siete in anticipo. Immagino sia stato estenuante attendere tutto il giorno»

«Perché ci hai fatto venire in questo posto?»

«Oh non lo sa signor Stark? Ma dovrebbe! Rientra nelle donazioni delle Stark Industries, c’è il suo nome sull’insegna all’ingresso.»

Tutti guardarono Tony con un misto di rimprovero e rassegnazione.

«Che c’è? Non mi ricordo certo tutte le donazioni che faccio!» Si giustificò Iron-man.

Udras ghignò «No lo immaginavo! Questo posto è stata una piacevole scoperta, sono venuto alla sua inaugurazione, perché lei non aveva voglia di partecipare ovviamente. Ora che l’estate è finita è chiuso. Così ho pensato che potesse essere un ottimo punto di incontro.» E schioccate le dita un grande falò fino ad allora spento e che il gruppo non aveva notato si accese al centro della radura. 

«Allora Fred ti consegni a me?» Chiese Udras senza tanti giri di parole. 

«Puoi scordartelo bellimbusto!» Rispose Kate per lui. 

Thor e Loki assunsero le loro tenute da battaglia e il Dio del Tuono strinse il suo martello, Tony abbassò la maschera da Iron-man e Steve alzò lo scudo. Felpa e jeans di Fred divennero un abito verde acqua mentre i suoi capelli rimasero lunghi nella loro attuale capigliatura e tenuti insieme da uno dei suoi fermagli; nella sua mano apparve una spada di ghiaccio e sulla sua schiena una faretra piena di frecce e un arco. Infine anche Kate mutò d’abito che diventò un corpetto in metallo e pantaloni aderenti in pelle bordeaux; i capelli legati in una coda alta con due ciuffi davanti, un robusto e lungo bastone tra le mani e il pugnale al fianco. 

«Come “no” è molto chiaro…Ah proposito signor Stark ho una cosa che le appartiene.»

E di nuovo schioccò le dita.

«Mickey!» Gridò Steve.

Il ragazzo si materializzò al fianco di Udras e anche se ora privo di catene cadde a terra stremato.
Udras lo prese per i capelli e lo mostrò al resto del gruppo.

«Non toccarlo maledetto!» Lo minacciò Steve. 

«Altrimenti Capitano?» Ghignò Udras.

Ma in quell’istante Mickey raccolse tutte le forze che aveva e provò a parlare. 

«Fred, Ig è…» Tentò, ma Udras gli rifilò un calcio nei reni facendolo piegare per il dolore e togliendogli il fiato.

«Così va meglio.» Disse il mago scaraventandolo poi a terra a qualche metro da lui, ma in quel momento un pugno dell’armatura di Iron-man lo colpì in piena faccia.

«Non toccare mai più mio figlio brutto bastardo!» Gridò Tony.

Udras si sfilò gli occhiali rotti dal viso e si toccò una narice trovandosi del sangue sulle dita.

«Ma che parole forti! Pensate forse di sconfiggermi a suon di insulti?» Disse infilando gli occhiali rotti in una tasca del suo abito. 

«No» rispose nuovamente Tony «Se permetti te lo mostriamo…ORA!»

Steve fece uno scatto parandosi davanti a Mickey e proteggendolo con lo scudo, mentre gli altri si avventarono sul mago. Loki si materializzò dietro Udras colpendolo alle spalle coi suoi pugnali.  Udras non ebbe il tempo di voltarsi che Kate lo colpì col bastone allo stomaco.Il mago scagliò la ragazza contro un albero con una sfera di energia, ma un istante dopo Tony lo strinse per le spalle e Thor lo picchiò sulla testa col martello mandandolo al tappeto.

«TONY!» Gridò Steve. Il compagno si precipitò da lui che teneva Mickey tra le braccia.

 Si alzò la maschera.

«Porta nostro figlio via di qui.» Gli ordinò il Capitano guardandolo negli occhi.

«Steve io…» esitò l’altro.

«Tony… è nostro dovere» Gli rispose guardandolo con un sorriso gentile e implorante. 

Tony lo fissò un istante ed annuì poi prese il figlio tra le braccia e in un istante volò via.
Udras intanto si riprese e si risollevò sui polsi in tempo per vedere Iron-man andarsene col figlio. Allungò una mano verso di loro, ma… 

«Arghhh!» Gridò mentre una freccia gli si conficcava precisa nel polso alzato. 

«Ottimo centro non trovi?» Gli domandò Fred guardandolo soddisfatto e rimettendo l’arco sulla schiena.

Il mago lo guardò con un sorriso di sfida e si tolse la freccia dal polso come fosse la cosa più naturale del mondo.

«Già, peccato che potrai usare l’intera faretra, ma non salverai comunque la tua famiglia!»

Al che Fred si avventò su di lui con la spada sguainata, ma il mago sparì e si materializzò alle sue spalle. Stava per colpirlo, ma lo scudo di Capitan America lo prese in pieno alla testa facendolo voltare furioso.

«Ti sei messo contro la famiglia sbagliata mago dei miei stivali! Thor!»

Udras si girò vedendo che il Dio del Tuono aveva lanciato il martello contro di lui. Si smaterializzò un attimo prima di essere colpito, ma non appena riapparve Loki lo ferì al costato con due pugnali. 

«Questo per aver anche solo pensato di sfiorare mio figlio!» Altri due colpi uno al viso e uno al ventre «Questo per mio nipote!» Un altro al viso e uno al petto «E questo per aver minacciato la mia famiglia!»

Udras guadagnò qualche centimetro e prima di dare a Loki la possibilità di colpirlo di nuovo scomparve e riapparve trovandosi Kate alle spalle che lo colpì con una tale forza che lo fece piegare in due «Lo ammetto “Larry” sto diventando brava a scuola, ma la lotta rimane la mia specialità!» E lo colpì ancora.
Udras d’improvviso si trovò sotto un attacco di colpi che arrivavano da ogni lato e da ogni direzione. Erano veloci, forti, determinati e lui non riusciva nemmeno a pensare a come reagire. Infine perse l’equilibrio e cadde prono: l’ultima cosa che vide voltandosi fu Thor che col suo martello e il potere dei fulmini nelle orbite si avventava su di lui. 

In volo verso NY

Mickey si risvegliò con l’aria fredda della sera che gli sferzava il viso «Pa-papà»

Tony alzò l’elmo e lo guardò «Ehi buongiorno. MICKEY!»

Il ragazzo aveva avuto come un conato di vomito «Okay okay ci fermiamo.» Fece il padre allarmato. Avevano già raggiunto le prime case di periferia della città; Tony atterrò sul tetto cementato di un palazzo poggiando Mickey a terra.
Il ragazzo si allontanò da lui e a fatica si alzò in piedi trascinandosi fino al parapetto da cui si affacciò vomitando il poco che gli era rimasto in corpo. Tony gli si avvicinò preoccupato, ma il ragazzo si voltò e mentre si accasciava contro il muro gli fece cenno di fermarsi. 

«Mickey ti porto a casa. Lì starai bene e farò immediatamente venire qualcuno a visitar…»

Ma il ragazzo scosse energicamente la testa. 

«N-no papà no-noi dobbiamo andare a prenderlo!»

«A quel pazzo stanno pensando tuo padre e gli altri, io devo portarti a casa!»

«No papà no-non Udras. Dobbiamo andare a prendere-a prendere Igdard!» Riuscì a dire. 

«Mickey stai male! Io devo…» Avanzò verso di lui e fece per toccarlo, ma il figlio si scostò e si alzò a fatica appoggiandosi al muro «Mickey?» Domandò Tony preoccupato. 

«Noi dobbiamo andare da lui ti dico!»

«Mickey io non capisco.»

«Papà…c’è-c’è qualcuno che ha bisogno di noi. Udras lo tiene prigioniero, lo userà per fare del male a Fred. Io lo so e poi…poi lo ucciderà. Dobbiamo…dobbiamo liberarlo adesso! E io so dov’è! Ho lasciato gli occhiali e …»

«Adesso basta sei troppo debole devo portarti a casa.» Riprovò il padre.

«NO!» Si rifiutò ancora il ragazzo battendo un pugno sul muro «Tu adesso devi ascoltarmi!»

Tony temendo che il figlio rischiasse di farsi male alzò entrambe le mani cautamente «Va bene ti ascolto allora» 

Il ragazzo non perse tempo e con tutte le forze che aveva in corpo si sfogò «Credi che sia facile?Sapere di essere quello più debole e senza abilità e per questo Udras ha rapito me? Essere quello che deve essere portato via e-e salvato perché il primo a rischiare di morire?!»

Il ragazzo lo fissava con disperazione «Per una volta papà ti prego, ascoltami davvero! Io-io lo so che non sono speciale come te o come papà o come gli zii e non ho i poteri di Fred e Kate, ma voglio essere utile in qualcosa, voglio almeno salvare quel ragazzo! Ti prego papà, poi farò tutto quello che vuoi!»

Tony lo guardò: il figlio era in piedi davanti a lui determinato come non mai per quanto debole e  mal ridotto e gli stava chiedendo con tutto sé stesso di ascoltarlo. Sospirò.

«Il mio dovere e quello di tuo padre, l’unico che conti davvero, è quello di proteggere te, ma tu sei più forte di quello che credi figliolo…» Chiuse gli occhi un momento ed espirò sonoramente  «Tuo padre mi ucciderà per questo…» si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla spalla «Ti aiuterò, ma non osare dire mai più che non sei speciale Mickey. Tu e Steve siete la mia unica ragione di vita e poteri o no, abilità o no questo è e sarà sempre così figlio mio.»

Mickey seppur debole gli sorrise fiero ed annuì. «Avanti papà c’è qualcuno che ha bisogno di noi!»

Iron-man si abbassò l’elmo «Bene, dove andiamo figliolo?»

«Nel luogo dove ho lasciato gli occhiali sempre che Friday riesca a localizzarli!» Disse poi con una punta di ansia nella voce. 

«Ehi è di una mia creazione che stai parlando! Friday!»

«Si signor Stark.»

«Coordinate per gli occhiali di mio figlio!»

«Corrispondono allo stesso punto di ieri signore.»

«Ma allora il localizzatore funziona!»

«Certo che funziona! Ma quel pazzo aveva minacciato di ucciderti! Perché credi non sia arrivata la cavalleria a salvarti!»

Mickey sorrise a suo padre.

«Sai papà sei davvero un genio!»

«Un genio e tutto il resto figliolo! Ma te la senti davvero di venire con me in queste condizioni Mickey?»

«Più che mai!» Rispose il figlio aggrappandosi a lui “Ig arriviamo!”

 

Sul campo di battaglia 

Il gruppo di combattenti fissava nel punto poco distante dal falò in cui il mago giaceva da diversi minuti dopo l’ultimo attacco. Avevano usato molte energie, ma Udras sembrava non dare segno di vita. Sennonché dopo qualche istante…
Il corpo del mago si mosse come scosso da… una risata!
Udras si fece leva su una mano e si alzò a sedere ridendo, ridendo come un folle.

«Un attacco combinato» disse alzandosi da terra e fronteggiandoli tutti senza paura mentre i graffi e le ferite sparivano dal suo corpo «Devo ammettere…che era proprio quello che mi aspettavo.»

Steve strinse lo scudo mentre gli altri si misero in posizione di attacco. 

«Ma ammetto che stavo iniziando a stufarmi un po’.»

La sua espressione divenne seria. 

«Adesso se permettete… tocca a me!»

«ATTENTI!» Gridò Fred. Un istante dopo da terra si sollevarono lunghe e forti radici che afferrarono chi per un braccio chi per una caviglia.

Il gruppo provò a liberarsi, ma le radici crescevano e crescevano imprigionandoli sempre di più. Thor scagliò un fulmine a terra, ma servì a poco: le radici si bruciarono, ma al loro posto se ne sostituirono altre.
Kate ne fu circondata e nonostante Cap avesse lanciato lo scudo verso di lei tagliandone parecchie si ritrovò lui stesso bloccato e completamente avvolto un istante dopo.
La stessa sorte toccò alla ragazza.
Thor, Fred e Loki continuarono a combattere imperterriti.
Lingue di fuoco scivolarono via dal falò andando a circondare Fred, ma il padre le spense ghiacciandole. Udras notò come Loki avesse abbandonato i pugnali e coi suoi poteri stesse tenendo a bada meglio di tutti le radici e le fiamme.

«Oh, ma insomma! Potreste anche arrendervi no?! Sto sprecando un sacco di energie inutilmente» 

Si materializzò dietro a Loki tentando di prenderlo alle spalle, ma il Dio dell’Inganno si dissolse davanti a lui. Udras non fece in tempo a capire che il vero Loki gli comparve alle spalle e lo ferì al fianco sinistro coi suoi pugnali. Il mago oscuro si voltò fronteggiandolo.

«Hai abbassato la guardia.» Lo schernì l’altro.

«Come darti torto?!» Osservò l’avversario toccandosi nel punto colpito e guarendosi «Direi anche tu!» E mossa una mano un’energia invisibile trainò Loki contro di lui. Udras allungò velocemente la mano destra sulla sua fronte mentre con l’altra lo teneva stretto a sé per il fianco.
Loki tentò subito di fargli resistenza, ma cacciò un urlo di dolore; il mago dal canto suo aveva un ghigno trionfante dipinto in volto mentre gli leggeva dentro, ma dovette lasciarlo non appena sentì la lama di un suo pugnale piantarglisi nella pancia.
Si staccò da lui pressandosi la ferita con una mano e appoggiandosi con l’altra ad un albero alle sue spalle.
Loki lo fronteggiò furioso facendo per avanzare verso di lui, ma nuove radici spuntarono dal terreno tentando di afferrarlo e costringendolo a ricominciare a tenerle a bada con la sua magia.
Udras approfittò della sua distrazione e alzato lo sguardo notò un grosso ramo di un faggio proprio sulla testa dell’altro; ghignò malefico. 

«È ora di fare la nanna Vostra Maestà.» E schioccate le dita il ramo crollò sopra l’avversario.

«Loki attento!» Gridò Thor alle sue spalle. 

Il moro non fece in tempo ad accorgersi di nulla che il marito si era gettato su di lui scansandolo  e adesso giaceva a terra schiacciato dal grosso ramo.

«Thor nooo!» Fece per raggiungerlo, ma alcune radici gli bloccarono i piedi mentre altre avvolgevano il marito.

Udras si materializzò accanto al Dio del Tuono privo di sensi e gli scansò il pesante ramo di dosso con una facilità sorprendente poi si chinò toccandogli la fronte.
Loki alzò una mano per lanciargli contro un incantesimo, ma una nuova radice spuntò da terra bloccandogli un polso e l’altro lo seguì. Udras alzò lo sguardo da Thor un istante per contemplare l’impotenza dell’avversario, ma un momento dopo Fred si avventò su di lui: il mago oscuro si rialzò di scatto e lo afferrò per le spalle poi, dopo aver fatto un mezzo giro su sé stesso, sparì portandolo con sé. 

«Freeed!» Gridò Loki ormai disperato. 

Le radici continuarono a crescere e ad arrampicarsi su di lui che tentava di romperle con tutta la forza che aveva in corpo e intanto cercava di avvicinarsi al corpo di Thor a terra e ormai completamente ricopertone.
Poi una radice più grande delle altre spuntò da terra e gli strinse il collo. Il Dio dell’Inganno annaspò e provò a fare resistenza… poi tutto si fece nero. 

In una cantina a NY

«Sfondala!» Ordinò Mickey a suo padre.

Guidati da Friday Tony e Mickey avevano raggiunto il garage e ora si trovavano davanti alla cantina. 

«Cosa?!» Chiese Iron-man spaesato.

«Non c’è tempo! Avanti sfondala!» Ordinò il ragazzo appoggiandosi ad una porta lì accanto.

«Mickey non voglio ripagare cantine a caso. Sei sicuro che….»

«PAPÀ!»

«E va bene stai indietro allora!»

E con un solo calcio buttò giù la porta della cantina.
Ig sollevò la testa e guardò senza capire prima la porta scardinata e a terra poi verso l’ingresso. Alla vista di Iron-man fece un scatto all’indietro come se avesse visto un mostro alieno.
Tony avanzò e sollevandosi l’elmo osservò il tizio a terra e incatenato.

«Ehm Mickey con prigioniero ti riferivi al barbone in catene per caso?»

«Credevi ci riservasse un trattamento cinque stelle?! Ig sono io. Mickey!» Si palesò il giovane dietro al padre. «Questo è mio padre! Abbiamo seguito il localizzatore e siamo venuti a prenderti! Ha funzionato Ig!»

Igdard passò lo sguardo incredulo da padre a figlio poi sollevò i polsi imprigionati sotto ai loro occhi. 

«Ma certo le catene!» Esclamò il ragazzo guardandosi intorno. 

Il suo sguardo si fermò sul mobile. Scavalcò la porta a terra e anche se ancora un po’ debole vi si avvicinò iniziando ad aprire cassetti. Trovò una  vecchia pinza da meccanico e si accostò al muro dove erano piantate le catene.
Cercò di strapparle, ma quella si spezzò. 

«Pessima marca di attrezzi» Osservò il ragazzo agitato.

«Ehm figliolo! Permetti?» Gli disse il padre muovendo le dita come fosse la cosa più ovvia del mondo. 

Mickey arrossì appena.

«Scusate, la fretta gioca brutti scherzi! Ma fa attenzione papà!»

Igdard li fissò senza capire cosa avessero in mente.

«Ma certo! Ho installato un nuovo sensore di precisione millimetrica! Sta indietro Mickey e tu non ti muovere aspirante barbone se non vuoi ritrovarti con una mano o un piede in meno.» Disse Tony rimettendosi l’elmo.

Due piccoli fasci luminosi fuoriuscirono dai palmi della sua armatura. Ig e Mickey chiusero gli occhi d’istinto mentre Tony compiva la sua operazione coi laser; quando li riaprirono le catene al muro erano state tagliate mentre le manette che tenevano uniti mani e piedi erano spaccate a metà con una precisione millimetrica.

«Ma guarda, ha funzionato davvero!» Disse Tony sollevandosi l’elmo soddisfatto. 

«Come ha funzionato davvero?!»

«A dirtela tutta era la prima volta che lo testavo, ma è stato un successo direi.»

Mickey scosse la testa e si avvicinò a Igdard studiando un istante il risultato «Non si è nemmeno preoccupato di renderle indistruttibili. Avrà pensato che nessuno ti avrebbe trovato o che fossi troppo debole per spezzarle.»

Lo jotun si fissò polsi e piedi: intorno aveva ancora i bracciali in ferro.

«Fermo così bel tipo, ci ho preso gusto.» Disse Tony avvicinandosi di nuovo e tagliando coi laser anche quelle parti restanti così da rendergli collo, mani e piedi davvero liberi «Ecco, così va meglio ver…?»

La voce gli morì in gola osservando i segni terribili sui polsi e sulle caviglie e ovviamente lungo il collo dello sconosciuto che seppur a fatica si fece forza e si sollevò. Mosse un piede in avanti, ma barcollò rischiando di cadere.
Mickey lo afferrò al volo e lo sorresse aiutato dal padre. 

«Come lo portiamo via papà?»

«Beh figliolo questa è la parte più facile no? Friday armatura 45 e “aggancino"! E di corsa per favore, abbiamo una certa fretta di andarcene fuori dai piedi!»

«In arrivo in 2 minuti signore» rispose la voce dentro la sua armatura.

«Grande!» Disse Mickey lasciando che il padre sorreggesse Ig da solo ed avvicinatosi al mobile recuperò i suoi occhiali. Li indossò e tornò a dare una mano a Tony «E ora Ig, ti portiamo fuori di qui!»
Igdard lo guardò fiero e annuì. 

In un appartamento a NY

Fred cadde con un mezzo giro sul pavimento dell’appartamento di Udras sempre avvolto nella semioscurità.
La spada era sparita, forse cadutagli quando si erano smaterializzati.
Si girò di scatto verso il nemico scoprendolo calmo e tranquillo in piedi alle sue spalle. Si rialzò velocemente, ma Udras non lo degnò della minima considerazione piuttosto si massaggiò il setto nasale. 

«Un terribile spreco di un ottimo paio di occhiali…» e sfilandoseli dalla tasca li gettò sulla cassettiera sotto lo specchio.

Studiò un attimo la sua immagine.

«Ma pazienza. Anche così può andare…» mosse una mano in aria, gesto che Fred gli aveva già visto fare la volta precedente, poi notò la macchia scura che gli si stava estendendo sul ventre e la tenne premuta con la mano già sporca di sangue.

«Cosa può andare? Dov’è la mia famiglia?» Chiese Fred con determinazione, ma per tutta risposta Udras si andò a sedere sul divano e chiuse gli occhi.

«Potresti fare silenzio Fred? Quello stupido scudo mi ha dato un gran mal di testa.»

Ma un leggero rumore attirò il suo orecchio. Aprì appena gli occhi notando che l’altro lo teneva sotto tiro col suo arco.

«DIMMI DOVE SONO!» Tuonò il ragazzo. 

Udras girò gli occhi esasperato.

«Sei fastidioso come lo era quello stupido di Ig!»

Gli disse fissandolo con astio, ma Fred tese di più l’arco.

«Mfp ti da fastidio vero? Che parli così di lui…» Udras mise su un ghigno soddisfatto mentre Fred non si mosse di un millimetro.

«Ma certo che ti da fastidio! E come non potrebbe? Del resto ti ho portato via il tuo unico vero amore. E per lui era lo stesso…l’ho visto sai? Mentre gli leggevo dentro. Quanto ti amava, quanto ti voleva, eravate destinati a stare insieme davvero. Forse per sempre…»

Una freccia partì dall’arco di Fred conficcandosi esattamente accanto all’orecchio sinistro di Udras. Il mago la osservò con la coda dell’occhio e tornò su di lui che già ne aveva preparata un’altra.

«La prossima te la ritroverai in fronte se non mi dici dov’è la mia famiglia… adesso!»

Udras sorrise soddisfatto.

«Ah Fred, Fred, Fred…Sempre così determinato ad ottenere risposte. Come se questo potesse servire poi. Ma va bene…» una lieve luce comparve sotto la sua mano coperta di sangue, Udras  espirò quasi si sentisse stanco e smise di premere il punto ferito «Se vuoi saperlo sono esattamente dove li abbiamo lasciati. Nel bosco! O almeno fisicamente. Riguardo alle loro anime beh… diciamo che ognuno di loro sta affrontando i suoi demoni.»

Fred tese di nuovo la corda dell’arco.
Il mago sorrise e si mise più comodo sul divano «E adesso Fred è tempo che anche tu affronti i tuoi!»

Kate si ritrovò sola in una stanza da letto, la stanza della sua infanzia. Era ancora un’unica camera con il letto a castello in legno bianco e una montagna di giocattoli sparsi ovunque. 

«Benvenuta Kate Odinson, studiato storia?»

La ragazza si voltò di scatto incontrando lo sguardo del mago in piedi dietro di lei che esibiva un ghigno beffardo sulla faccia. 

«La pagherai per il male che hai fatto a mio fratello!» Lo minacciò assumendo una posizione d’attacco col bastone che aveva tra le mani. 

«Ma come, proprio tu parli di “fare del male”? Tu che sei la causa di tante sciagure?»

«Non mi incanti con i tuoi giochetti mago oscuro!»

«Oh nessun trucchetto solo un’osservazione veritiera! Certo i poteri magici di Fred sono immensi insieme al suo potere di ghiaccio, ma tu dovevi essere persino più potente. Sei già molto forte col solo potere del fulmine figuriamoci poi…se avessi avuto anche il ghiaccio. Ma ahimè per una bambina quei poteri erano troppo da sopportare…saresti potuta morire…avresti potuto uccidere tuo padre…anche se in parte l’hai ucciso non trovi?»

La ragazza lo studiò attenta. Come faceva a …

«Vorresti sapere come so tutto questo vero? Vedi io leggo la mente, i ricordi e i sentimenti e così ho letto anche i tuoi. Tu eri fonte di un enorme potere quello dell’unione dei due elementi dei tuoi genitori, ma erano troppo da sopportare e così hai causato dolore e morte. O forse pensi di aver scoperto davvero tutto sulla tua nascita?»

A quelle parole Kate si gelò, ma tentò di rimanere concentrata.

«So cosa stai cercando di fare, ma i sensi di colpa non funzionano con me…»

Il mago ghignò.

«No? Allora lascia che ti mostri qualcosa. Mi sono preso la libertà di prendere in prestito un ricordo o due dalla memoria di Loki e così…» e schioccando le dita la stanza fino ad allora vuota si riempì di vita.

«Papà!»

Kate si voltò vedendo sé stessa bambina protendersi a penzoloni dal lettino di sopra verso quello in basso. 

«Fred fa il prepotente perché è più grande!»

«Non è vero!» Rispose il fratello dal letto sottostante. 

«Papà posso avere un fratellino più piccolo? Così lo cambio con Fred!»

Loki e Thor  seduti in fondo al letto di Fred risero «Adesso dormite bambini.» Disse Loki dolce.

I genitori si alzarono e baciati i figli uscirono dalla stanza.
Udras ghignò malevolo verso Kate e li seguì nel corridoio. La ragazza strinse forte il bastone, ma lo seguì intenzionata a capire le sue intenzioni.
I due semidei entrarono nella loro camera da letto seguiti inconsapevolmente dagli altri due che, come Kate ormai sapeva, dovevano essere invisibili ai loro occhi. 

«In effetti tesoro» se ne uscì Thor allegro «sarebbe bello no? Avere un altro bambino intendo…Magari stavolta ci vengono dei gemelli.»

«Thor» fece l’altro appena imbarazzato «Non è possibile.»

«Eddai scherzavo! Lo so che impazziresti con quattro figli piccoli! Però ecco… pensavo che magari… possiamo aspettare che Fred e Kate siano un po’ più grandi. Ti confesso che avere una famiglia numerosa non mi dispiacerebbe affatto!»

Loki scosse la testa.

«Non- non è per questo…»

Thor lo guardò con una punta di apprensione.

«Lo so, dopo quanto è successo con Kate e i suoi poteri sarai spaventato…lo capisco, ma forse… »

«No, non è così…ecco…io…mi sento come se non» sospirò «come se non potessi avere altri figli» si confessò il moro abbassando lo sguardo. 

Thor non capì e nemmeno Kate. 

«È-è una cosa jotun?»

«No Thor, io credo che…credo che sia legato alla pozione che ho bevuto…»

Kate trattenne il fiato e sgranò gli occhi; d’istinto abbassò il bastone.
Thor però continuò. 

«Ma tesoro, Kate ha fatto persino nevicare. Perché tu non…»

«Perché credo che la pozione si sia presa qualcosa di nostra figlia e qualcosa di me…Thor non credo potremo avere altri bambini…mai più»

Kate sentì la testa quasi girare e una morsa stringerle forte lo stomaco.
Thor guardò il compagno immobile in piedi davanti al letto. Si avvicinò e abbracciandolo se lo strinse contro «Ma abbiamo la nostra famiglia no? Non è questo che conta?»
Loki annuì, ma accostandosi al petto di Thor un velo di tristezza gli calò sugli occhi. 

«Oh-oh la principessina Kate ha combinato un guaio. E anche bello grande direi.»

La ragazza scosse la testa con forza e si rese conto che il nemico le stava girando intorno come un predatore che studia la sua preda. Puntò i piedi a terra e si voltò appena col busto mentre lui passava alle sue spalle. 

«Come fai ad avere questo ricordo?» Disse seguendolo con lo sguardo.

«È molto semplice mia cara, mi basta solo sfiorarvi, così…»

Kate ancora voltata sentì un dito freddo sulla tempia e agitò di scatto il bastone davanti a sé per colpire quella presenza che la stava toccando, ma trovò solo aria.
Il ricordo mutò, la giovane lo dedusse perché si trovava sempre nella camera dei genitori, ma Thor non c’era più. La porta del bagno però era aperta e Loki, che indossava una camicia nera leggera e portava i capelli appena tagliati sotto al collo, stava in piedi davanti allo specchio. 

«Papà?» Chiamò lei d’istinto. 

Loki si toccò la pancia e sospirò triste abbassando lo sguardo.

«Lo vedi, quanto dolore negli occhi di tuo padre?» Disse di nuovo la voce del mago.

La ragazza la sentì, ma non lo vide da nessuna parte. Poi si avvicinò al bagno e finalmente lo scorse dentro lo specchio accanto al riflesso di suo padre.

«Cercava di capire se qualcun altro sarebbe arrivato nella vostra famiglia. Sfortunatamente per lui questo era impossibile.»

«Ma cosa stai dicendo?!» Si infuriò la ragazza.

Il mago ghignò.

«La verità mia cara! Credi che quella pozione abbia ucciso solo una parte di te? Certo ha ucciso i tuoi poteri di ghiaccio, ma a lui ha tolto un’altra cosa…da allora non ha più potuto avere figli»

«Menti!»

«L’ha appena ammesso e tu vuoi negare che sia vero? Se ancora non ci credi guarda pure tu stessa le conseguenze della tua nascita.»

Dopodiché scomparve lasciando Kate sola col padre. 

Loki alzò gli occhi e si guardò allo specchio. Si morse le labbra.

«La nostra famiglia….» Sussurrò «La nostra famiglia….»

Ma non appena chiuse gli occhi una lacrima scese a rigargli il volto.
A quel punto Kate si sentì spezzare. 

«Papà…» riuscì solo a pronunciare mentre un nodo le saliva alla gola togliendole il respiro e il bastone le cadeva dalle mani. 

 

Thor aprì piano gli occhi avvertendo un forte dolore alla testa. Si ritrovò sul pavimento di una sala che conosceva molto bene: la Sala del Trono.
Si fece forza sui gomiti e si alzò; guardandosi intorno la trovò vuota. Era ai piedi del trono, il trono di Odino, ma c’era qualcosa di strano: perché il trono non aveva due sedute come negli ultimi mesi?

«Thor figlio di Odino» il biondo si voltò minaccioso riconoscendo la voce del mago. Lo trovò in piedi alle sue spalle «innamorato dell’uomo che ti ha ingannato, che ti ha fatto esiliare, che ti ha pugnalato e tradito. Certo è che bisognerebbe vedere l’altra parte in causa, non credi?»

Thor strinse forte il suo martello.

«Perché è vero potevi essere re e invece hai sacrificato tutto per lui…ma la domanda è quanto lo  amavi davvero re di Asgard? Per chi ti sei sacrificato? Per lui o per un tuo bisogno egoistico?»

Thor si avventò contro di lui, ma il mago si dissolse nell’aria.

«Oh a quanto pare  l’amore ti rende cieco anche di fronte a te stesso e ti oblivia i ricordi. E Loki? Credi che ti ami davvero? Dopo tutto quello che gli hai fatto? Forse in fondo il suo desiderare il trono era solo un modo per sentirsi finalmente amati da qualcuno.»

Thor lo guardò con un sorriso di sfida. 

«Cerchi di mettermi contro l’uomo che amo eh? Ma non funzionerà te lo assicuro!»

«Oh no Thor, non hai capito. Cerco solo di capire perché l’uomo che dici di amare ti ha odiato per tanto tempo…Che ne dici di scoprirlo insieme?» Schioccò le dita e la sala prese vita.

«Lokiiiii!»

Il richiamo della sua stessa voce lo fece voltare sorpreso. Si ritrovò davanti sé stesso più giovane di molti secoli: sulla Terra avrebbe avuto si e no l’età di Kate. 

«Questa la paghi Fratello!»

«Oh avanti Thor!» Il Dio del Tuono si voltò verso il trono scorgendo il marito, anche lui ancora ragazzo, sedutovi «Lo sai che mi piacciono gli scherzi.»

«Mi hai pugnalato mentre dormivo! Ti sembra uno scherzo questo?!» Controbatté il maggiore indicandosi una macchia rossa sulla casacca bianca all’altezza del ventre. 

«Quante storie e poi non lo sai che si dorme sempre con un occhio aperto?»

«Stavamo riposando insieme sotto la quercia!»

«Sei stato comunque poco accorto.» Sentenziò l’altro mettendosi più comodo con le gambe su uno spallaccio del trono.

«Ah è così?» Chiese il Thor più giovane con un ghigno «Sembri così saggio Fratello!»

«Errore, io sono saggio e molto più di te, viziato buono a nulla…aaah solo per questo meriterei il trono di nostro padre.»

«Ah ma davvero?» continuò Thor «Beh potrei anche pensare di cedertelo allora, se accetti di sfidarmi»

«Thor» sbuffò l’altro facendo spuntare un piccolo pugnale e rigirandoselo tra le mani «Sai che nella lotta non potrei mai batterti.»

«Nessuna lotta, che ne dici piuttosto… di un bacio?»

A Loki quasi cadde il pugnale. «Cosa?»

«Io voglio il tuo primo bacio…»

Thor, quello adulto, si sentì avvampare. Aveva completamente rimosso quel ricordo. 

«Frena Fratello! Non è il mio primo bacio!» Si risentì l’altro mettendosi meglio a sedere.

Thor alzò un sopracciglio con fare eloquente.

«E va bene» confessò  il moro «non ho mai baciato nessuno e allora?!»

«Questa è la sfida che ti lancio, se darai a me il tuo primo bacio io ti cederò il trono. Non importa quale sia il volere di nostro padre.»

Il più giovane lo studiò sospettoso. 

«Perché?» 

«Non lo so, perché sono uno sconsiderato viziato buono a nulla e posso ottenere tutto quello che voglio?»

«Uhm non mi fido»

«Oh avanti Loki! Cos’è? Hai paura?»

«Certo che no! Ma non mi fido della tua parola.»

«Ok allora ti prometto che se mi darai quel bacio, qualunque cosa accada, il trono sarà tuo.»

Il moro esitava ancora; e così il biondo gli diede le spalle.

«Se non vuoi vorrà dire che erediterò il trono, Asgard e tutto il resto.»

«Aspetta.» Lo richiamò il più piccolo dopo un istante.

Thor si voltò con un sorriso sulle labbra, mentre sé stesso più adulto trattenne il fiato. 

«Allora?»

«Chissà cos’avrà risposto il tuo caro fratellino Dio del Tuono?»

 Sussurrò Udras perfido alle spalle dell’attuale re di Asgard. 

«E va bene se mantieni la promessa…il mio primo bacio sarà tuo.»

Thor vide sé stesso più giovane sorridere trionfante e salire piano i gradini del trono.

«“Saggia” scelta Fratello.» Disse avvicinandosi e fermandosi di fronte a lui ancora seduto.

Rimasero un istante a guardarsi in silenzio; occhi negli occhi. Il giovane Thor sembrava aver perso tutta la sua spavalderia mentre Loki lo guardava con una punta di ansia nello sguardo.

«Thor sei sicuro?»

«Si» rispose il biondo avvicinandosi piano a lui.

«Dove hai preso questo ricordo?» Chiese il Dio del Tuono anche se la scena davanti ai suoi occhi aveva tutta la sua attenzione. 

«Ma da te ovviamente. Mentre eri svenuto a terra»

Thor mosse d’istinto qualche passo verso i due ragazzi: vide Loki arrossire e trattenere il fiato mentre sé stesso più giovane si inchinava davanti a lui e si protendeva verso le sue labbra, ma in quell’istante…

«Thooor! Si può sapere perché non sei ad allenarti nell’arena?!» Il Padre degli Dei con tanto di scettro entrò nella Sala del Trono talmente furente che persino Thor adulto sussultò nell’udire la sua voce.

«Che state combinando? In piedi Thor! Loki che fai sul trono? Venite entrambi qui immediatamente!»

I figli obbedirono di corsa e raggiungendo il padre ai piedi del trono si inginocchiarono. 

«Thor sono andato nell’arena convinto di trovarti lì, ma non c’eri. Credevo stessi poltrendo e invece ti trovo qui a perdere tempo. E cos’è quello sulla tua casacca? Sangue? Loki sei stato tu?»

Il figlio più giovane abbassò lo sguardo.

«Si padre…» mormorò.

Il Padre degli Dei batté il suo scettro a terra.

«DI NUOVO?» Tuonò «Quante volte ti ho detto che devi smetterla di comportarti in questa maniera infantile verso tuo fratello?!»

«Perdono Padre.» Disse Loki mortificato. 

«E cosa stavate facendo adesso?»

Loki guardò verso il fratello quasi cercasse un aiuto, ma Thor si limitò a chinare di più lo sguardo a terra.

«Allora? C’entri ancora tu Loki? Hai fatto un incantesimo a Thor e lo stavi per far prostrare ai tuoi piedi è così? È così Thor?»

Thor adulto sentì qualcosa dentro di lui farsi strada, qualcosa di molto simile alla rabbia: come poteva suo padre anche solo pensare…

«Si è così» rispose una voce identica alla sua. 

Loki guardò il fratello maggiore con occhi carichi di smarrimento mentre il Dio del Tuono non poteva credere alle parole che sé stesso più giovane aveva appena pronunciato.

«Loki mi ha fatto un incantesimo padre…»

 

Steve stava preparando una torta mentre i raggi di quella magnifica giornata di sole invadevano la cucina della Tower.
Appoggiò una ciotola piena di crema vicino alla radio accesa canticchiando le parole della canzone in onda. 

«Your kisses lift me higher like the sweet song of a choir. You light my morning sky with burning love…Mickey è tardi! Devi andare a scuola!» Chiamò a voce alta il figlio versando l’impasto in una teglia.

«Arrivooo» fece in risposta il bimbo da un’altra stanza. 

«E quando tornerai ci sarà la torta che mi hai chiesto ad aspettarti!» Sorrise il Capitano. 

«Capitano Rogers.»

Steve alzò la testa richiamato da una voce che conosceva bene; si trovò davanti Nick Fury. 

«Signore! Che ci fa qui?» Chiese ripulendosi velocemente le mani al grembiule che indossava e spegnendo la radio. 

«Mi spiace interrompere le tue» gettò uno sguardo alle ciotole e all’impasto «occupazioni… Devi prepararti, c’è una missione.»

«Ma Signore oggi devo occuparmi di mio figlio…»

«Mi dispiace Capitano, ma ho bisogno che tu venga immediatamente con me. Non c’è tempo per la tua famiglia. Sai che se il dovere chiama tu devi esserci!»

Steve abbassò lo sguardo con una punta di vergogna. 

«E Tony?»

«Stark si sta già occupando di un’altra questione, ma ci raggiungerà.»

«Sono pronto papà.» Mickey, sui sette anni, spuntò in quel momento sulla porta della cucina tutto sorridente; notò Fury e guardò il padre interrogativo.

Il Capitano si rivolse a Fury «Mi dia un momento per favore» si avvicinò a Mickey e si chinò davanti a lui.

«Hai visto? Ci ho messo solo cinque minuti. E tu stai preparando la mia torta vero?»

Steve gli sorrise in un misto di orgoglio e tristezza poi appoggiò le mani sulle spalle del figlio con gentilezza. 

«Mickey, c’è stato un piccolo imprevisto. Io adesso devo andare in missione e… anche papà.»

«Oh va bene, ma tu farai in tempo a venire a prendermi a scuola vero? Avevi detto che poi andavamo al parco.»

Steve guardò Fury che scosse la testa in segno di diniego. 

«Che ne dici se rimandiamo il parco ad un altro giorno? Dirò agli zii di passare a prenderti oggi e magari potresti fermarti a dormire da Kate»

«Ma come? State via così tanto?» 

«Il tempo necessario piccolo.» 

«Posso venire con voi?» 

«No tesoro, mi dispiace.»

«È perché non ho i poteri o un’armatura?» 

«No, certo che no, è solo che tu devi pensare a giocare e divertirti mentre i papà hanno del lavoro da fare. Sono questioni da grandi. Ma ti prometto che faremo il possibile per essere a casa da te prestissimo ok?»

«Ok» rispose il bimbo abbassando lo sguardo deluso. 

Steve sentì il cuore accartocciarglisi nel petto; lo abbracciò. «Ti voglio bene Mickey» sussurrò. 

«Oooh che ricordo triste. Mi si stringe il cuore!» Intervenne la voce di Udras alle spalle del Capitano. 

Steve si ridestò di colpo ritrovandosi a stringere aria tra le braccia. Si voltò e fronteggiò il nemico.

«Ma il dovere prima di tutto non è vero Capitano?»

«Che cosa mi hai fatto?!»

«Io? Niente? A parte portarti con me in questo ricordo, chiaro. Viene dalla memoria di tuo figlio. Non è stato facile averlo, ma sai com’è…con la forza si ottiene tutto» ghignò malefico.

Steve, fuori di sé dalla rabbia, gli si avventò contro, ma l’altro sparì.

«Oh, ma come siamo arrabbiati. Non l’ho mica ucciso sai.» Disse ricomparendo poco distante da lui. 

«Non avresti dovuto nemmeno sfiorarlo bastardo!» Gli inveì contro Steve tentando di attaccarlo ancora, ma ottenne lo stesso risultato. 

«Però, non fate arrabbiare il Capitano Rogers o altro che torte e biscotti! Suvvia Steve mi sono solo divertito un po’ a spiare tra i sentimenti di tuo figlio. E sapessi quanta tristezza ho visto. Soprattutto nel sapere di venire sempre secondo per i suoi genitori rispetto ai loro doveri e ai loro impegni.»

Un nuovo tentativo di colpirlo fallito. 

«E tu ti sei mai chiesto cosa provi davvero Mickey? Un bravo genitore dovrebbe sapere come si sente suo figlio. Facciamo così oggi mi sento misericordioso, perciò ci penserò io a mostrartelo.»

E schioccate le dita il ricordo cambiò.
Steve si ritrovò nel salone della Tower; vide un’ombra di sé stesso più giovane di diversi anni che discuteva con quella di Tony anch’egli più giovane. 

«Avevi detto che stasera saremmo usciti tutti insieme!»

«E infatti usciremo! Steve devo andare a quella festa e tu e Mickey dovete venire con me!» Controbatté Tony.

«Per cosa? Perché Tony Stark possa usarci per dare sfoggio di sé o perché averci lì ti farà mettere in pace con la tua coscienza?!»

«Steve non solo tu hai delle responsabilità va bene! Io ho un’azienda da mandare avanti maledizione!»

«E una famiglia no?»

«Papà.» I due si voltarono verso un Mickey, un po’ più grandicello di quello di prima, che li guardava triste. «Perché state litigando?»

«Ma no è tutto a posto Mickey.» Disse Tony avvicinandoglisi «Ehi stasera ti piacerebbe vestirti elegante e venire con me e papà ad una festa?»

«Ma è una cosa di lavoro?» Domandò il figlio mentre Steve guardava il compagno a braccia incrociate.

«Si, ma sarà divertente vedrai.»

«Ma io credevo che saremmo andati al cinema» fece il bimbo deluso.

«No, ma ci andremo domani promesso.»

Ma Mickey scosse la testa. «Si l’hai detto anche ieri e il giorno prima.»

Tony fece per parlare, ma Steve lo anticipò.

«Sei un’egoista Tony…»

«Si è così Steve.» Lo attaccò l’altro spazientito rialzandosi e tornando a fronteggiarlo «e guarda un po’ hai voluto una famiglia con questo egoista.»

«Basta!» Li richiamò ancora il bambino «Io, io volevo solo stare con voi due, ma adesso…adesso voglio solo stare da solo!»

E voltandosi lasciò di corsa la stanza. 

«Mickey.» Provò a seguirlo il vero Steve, ma il bambino non poteva sentirlo. 

«La verità fa male è Capitano? Un bambino così dolce e sensibile che voleva solo una famiglia. Ed è capitato a due genitori troppo impegnati a dedicarsi al resto del mondo per occuparsi del loro unico figlio. Posso solo immaginare cosa si provi a non sentirsi amati. E soprattuto a non essere speciali come il resto della propria famiglia a tal punto da venir rapiti sotto gli occhi dei propri cari dal primo stagista scelto a caso da Tony Stark. Ironia della sorte poi loro non sono comunque abbastanza forti per salvarlo. Come si sarà sentito il povero Mickey?»

Steve si affacciò cautamente alla cucina dove il bimbo si era rifugiato e singhiozzava piano tenendosi le gambe al petto seduto contro al frigorifero. Intanto il litigio tra i genitori aveva ripreso in sottofondo nell’altra stanza. 

«Allora, credi che in tutti questi anni tu e Tony Stark siate stati dei bravi genitori Capitano?»

 

Loki aprì gli occhi e si guardò attorno scoprendosi seduto con le sue vesti regali sul trono a due sedute suo e del marito. Thor non c’era. 

«Maestà?»

Lo chiamò una voce ai piedi del trono. Loki si voltò e scorse un astronomo di corte.

«Si?» Chiese il re.

«Quindi siete soddisfatto?»

«Di-di cosa?»

«Ma dell’andamento di questo anno! Asgard prospera e gli alberi danno frutti abbondanti e dolcissimi. Il popolo è felice. È stata un’ottima annata mio re e voi non ne esultate? Come primo anno del Vostro regno dovrebbe rendervi felice!»

«Io non capisco.» Ammise Loki spaesato. Conosceva quell’uomo, conosceva quella sala, sembrava tutto normale, ma dov’era Udras?! Prese a guardarsi intorno con agitazione.

«Ehm… State bene mio re?»

«Ma certo che sto bene! Eh solo che…»

«Chiedo perdono, avrete le vostre ragioni. Non ho altre buone nuove da darvi perciò con permesso mi congederò da voi. Volevo solo aggiungere, Maestà, che fuori c’è qualcuno che dice di avere dei doni per voi, posso farlo entrare? Ha insistito molto.»

Quasi senza pensarci Loki annuì e l’astronomo con un inchino si congedò. In quell’istante uno straniero entrò nella Sala del Trono: indossava una lunga tunica scura e aveva il capo coperto da un cappuccio.
Si portò ai piedi del trono, poi se lo tolse…
Loki si alzò di scatto in piedi. 

«Tu» esclamò minaccioso. 

Udras lo fissò con un ghigno soddisfatto. 

«Ecco che finalmente mi trovo davanti al traditore di Jotunheim. Il grande Loki, re di Asgard. Sai volevo ucciderti prima di tutti, ma Fred ti ha superato. Si è guadagnato il primo posto.»

«Guardie!» Chiamò Loki, ma nessuno intervenne. Erano soli.

«Ma come, chiami le tue guardie? Siamo nella tua testa mio re. Più precisamente in quella parte  di te che spera di essere stato all’altezza dei suoi doveri.»

«Dove sono i miei figli?»

«I tuoi figli? Ti importa così tanto di loro e del tuo popolo? Loki avanti…ritorna in te…ritorna com’eri una volta quando chiunque ti temeva! Alleati con me. Io posso darti tutto sai? Tutto ciò che volevi e che non hai avuto. Tutto ciò che vorresti o che potresti avere»

«Non voglio le tue false promesse, voglio la mia famiglia!»

«E l’avrai. Potrei persino risparmiare il tuo Freddi sai? Non mento quando dico che posso darti tutto. Per esempio… Il trono di due regni» 

Schioccò le dita e uno scettro d’oro e di ghiaccio comparve nella mano destra di Loki. 

«La salvezza della tua famiglia.»

Schioccò ancora le dita e i suoi figli comparvero sorridenti sulle scale del trono e Thor si materializzò al suo fianco. 

«Posso darti ciò che ti è stato tolto e che in cuor tuo desideravi con tutto te stesso…la possibilità di avere di nuovo dei figli.»

Loki lo guardò con occhi sgranati mentre l’altro schioccò un’ultima volta le dita.
Uno strano calore lo pervase; fu come se qualcosa che mancava in lui da molto tempo, un pezzo di sé, avesse fatto ritorno nel suo corpo. Si sentì sconvolgere dentro a tal punto che inconsciamente gli salirono le lacrime agli occhi. 

«Allora cosa dici Dio dell’Inganno, accetterai i miei doni?»

 

 

Note:

Ciao a tutti! Ed eccoci qua!
Per la serie i danni vanno restituiti con gli interessi Udras non si è certo risparmiato con la nostra famigliola preferita.
E Igdard? Lo ammetto non ho avuto cuore di lasciarlo morire tra i ghiacci di Jotunheim perciò, a costo di sembrare scontati, eccolo qua vivo e “vegeto”.
Il capitolo sei arriverà il prima possibile, non è mia intenzione tenervi sulle spine, ma ci vuole il suo tempo =(
Intanto mando un abbraccio a tutti e…al prossimo capitolo! =)

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Capitolo 6
*** Storie di magia-Parte II ***


In un appartamento a NY

«Abbassa quell’arco, voglio solo parlare.»

Udras sembrava terribilmente esausto Fred lo dedusse dai suoi gesti che da sicuri e spavaldi si facevano sempre più cauti e lenti; se stava facendo un qualche incantesimo ai suoi familiari probabilmente gli stava costando anche parecchia energia.
Con non poche riserve e continuando a fissarlo abbassò l’arco e ripose la freccia nella faretra.
Il mago lo studiò un istante «Perché fate tutto questo Fred? Perché non vi arrendete anche se è tutto inutile? Spiegamelo ti prego perché non riesco a comprenderlo. I miei poteri sono immensi, non ho nessuna remora ad eliminare ciascuno di voi e allora perché vi ribellate al mio volere?»

«Perché? Perché qui non siamo su Jotunheim dove chiunque esegue i vostri ordini Maestà.  Qui chi si ama si aiuta e si difende a vicenda!»

«Tsk amore. Che insulso sentimento. L’ho scoperto quando ho guardato dentro di te e poi dentro il tuo cacciatore. Potentissimo certo, ma inutile nell’ottenere ciò che si vuole. Dimmi Fred, a cos’è servito l’amore ad Igdard quando l’ho ucciso? Quale pro ha portato a te quando hai visto l’uomo che amavi morto tra le tue braccia!»

Fred strinse i pugni, ma osservò l’altro: non c’era scherno nella sua voce piuttosto era serio, come se qualcosa di amaro stesse attraversando la sua mente.

«Su Jotunheim non esiste l’amore, in nessuna forma. Non ci viene insegnato cosa sia ed è un bene perché ci renderebbe deboli… come te, che daresti di tutto purché la tua famiglia fosse salva! Vorresti negarlo?»

Fred prese un respiro e cercò di mantenere la calma.

«Dimmi cosa stai facendo alla mia famiglia»

Udras si sistemò meglio a sedere, ma un velo di fatica attraversò i suoi occhi. 

«Ognuno di noi, come chiunque del resto, ha delle colpe Fred. Colpe che noi stessi abbiamo generato. Chi più direttamente, chi meno certo, ma che solitamente sono la causa della sofferenza di qualcuno o almeno è ciò che ho avuto modo di studiare in questi mesi trascorsi qui. Su Jotunheim a nessuno importa di nessuno, ma qui è diverso. Qui ci sono delle responsabilità verso chi si ama, perciò ognuno di noi ha anche delle paure. Adesso ciascun membro della tua famiglia sta affrontando le sue. Anche tu lo stai facendo: sei qui e temi più di ogni altra cosa che i tuoi cari muoiano a causa tua. Fai bene sai? Perché intanto le mie radici impregnate di magia li soffocano lentamente togliendogli gli ultimi grammi di respiro, ma non senza dargli il tempo per convivere ancora un po’ con i loro errori. Una lenta tortura insomma, ma tra poco il risultato sarà comunque la morte e la tua paura… diventerà reale. » Disse buttando la testa di lato.

«Liberali!»

«No…»

«Liberali e io..» mise apposto l’arco sulla sua schiena e prese un respiro «ti darò ciò che vuoi.» Disse infine. 

Udras lo guardò sorpreso, poi il suo sguardo divenne diffidente e un ghigno di scherno gli si dipinse sul volto stanco «È un po’ tardi non credi Freddi?» 

«Libera la mia famiglia e ti darò quello che vuoi. Mi avrai e potrai decidere cosa fare di me. Questa è la mia offerta.»

«Mpf credi che mi importi che tu ti arrenda a me? Posso comunque eliminarti.»

«Questo è vero, ma credo che tu più di tutti sia curioso di provare cosa sia la forza che non ci fa arrendere. Cosa sia l’amore.»

Il mago lo fissò un istante poi parve soppesare l’offerta. Intanto Fred mosse qualche passo verso di lui; l’altro lo seguì con attenzione. 

Fred allungò una mano verso di lui «E io…posso mostrartelo.»  Disse in un sussurro.

Udras sgranò gli occhi.

 

In volo su NY

«Tutto bene Mickey?»

Chiese Iron-man guardando sotto di sé.
Il figlio, che stava sorvolando la città in un’armatura blu più piccola di quella del padre, alzò il pollice della mano destra.

«Tutto bene papà!» Gridò di rimando.

«Ehi tu aspirante barbone finiscila ok?!» Aggiunse Tony gettando uno sguardo alle sue spalle. 

All’interno di un’armatura color metallo scuro e coi palmi delle mani attaccati come da una forza magnetica alle spalle dell’armatura di Iron-man, Igdard non la smetteva di dimenarsi. 

«Se non ti dai una calmata giuro che ti sgancio sopra New York e per tua info “l’aggancino” non può volare! Mi ripeti il suo nome Mickey?»

«Igdard.»

«Eppure hai un nome familiare, il che è strano perché è molto particolare e…»

«Signore!»

Lo richiamò una voce all’interno della sua armatura.

«Si Friday?»

«Signore i sensori di pericolo che ha installato nella tuta del signor Rogers sono ai massimi livelli!»

«Cosa?! Mickey dobbiamo fermarci!» Gridò Tony al figlio e si diresse verso un tetto di un grattacielo dove il trio atterrò pochi istanti dopo. 

«Mi servono più dettagli Friday!» Disse sollevandosi l’elmo, mentre il figlio lo imitava. 

«Il signor Rogers risulta vivo, ma in una sorta di stato di sonno e intanto i suoi indicatori vitali si abbassano.»

«Che succede papà?!» Domandò Mickey apprensivo.

«Devo andare a vedere che succede!» Disse Tony sganciando l’armatura di Igdard da sé e facendo cenno al figlio di avvicinarsi. «Voi siete vicini a casa! Andate e alzate le misure di sicurezza al massimo!»

«No papà veniamo con te!»

«NO Mickey abbiamo salvato il tuo amico! E tu smettila di agitarti per Dio! Adesso…» disse prendendo l’altro per un polso ed avvicinandosi al figlio attaccò l’aggancino alla schiena di Mickey «voi due dovete andare!»

«Ma papà io…»

«Mickey! Avevi promesso! E io voglio che tu vada a casa! È per il tuo bene!» gli prese il volto tra le mani «Per favore Mickey, non sopporterei che ti venisse fatto altro male!»

Mickey lo guardò negli occhi ed annuì. Tony gli sorrise; gli occhi appena lucidi.

«Bravo il mio ragazzo!» 

Dopodiché si separò da lui e risistemandosi l’elmo ripartì in volo.
Mickey lo seguì con lo sguardo; era preoccupato e certo che qualcosa non andasse.
Intanto Igdard alle sue spalle provava a dimenarsi senza sortire il minimo effetto. Il ragazzo uscì dalla sua armatura e sollevò l’elmo dell’altro.

«Non possiamo tornare indietro lo sai!» Gli disse, ma sapeva perché Igdard si stesse comportando in quel modo.

Era a causa di quanto accaduto poco prima in quella cantina: le armature mandate in soccorso da Friday erano arrivate e Mickey stava indossando quella più piccola mentre suo padre aiutando un riluttante Igdard ad entrare in quella che lo avrebbe trasportato.
“Sai amico barbone tu hai un nome familiare” stava dicendo Tony agganciando l’altro alla schiena della sua armatura quando d’improvviso avevano notato la superficie dello specchio ondeggiare. La stanza dell’appartamento di Udras era comparsa davanti ai loro occhi mostrando loro il mago e Fred. Alla sua vista Igdard aveva incominciato ad agitarsi come volesse sganciarsi, ma Mickey gli aveva richiuso velocemente l’elmo sulla faccia e richiudendo anche il suo aveva ordinato al padre di uscire da quel posto e l’aveva seguito di corsa.

«So che sei preoccupato per Fred, ma se tornassimo indietro diventeremmo solo ostaggi che Udras potrebbe usare contro di lui. Non saremmo utili in alcun modo.»

Igdard lo guardò con decisione e continuò a dimenarsi. 

«Non guardarmi così va bene?! La mia famiglia è in pericolo e noi non possiamo fare niente per aiutarla! Vorrei essere lì con loro! E credo che mio padre stia…» Disse abbassando lo sguardo e stringendo i pugni.

Igdard si fermò mentre Mickey mantenne lo sguardo a terra. 

«La cosa migliore da fare sarebbe andare a casa e metterci al sicuro così da non essere d’impiccio. Però potremmo comunque essere in pericolo anche lì…» Si guardò l’armatura e rialzò lo sguardo «Riflettiamo: io ho l’armatura di papà e qualche comando utile, ma siamo entrambi troppo deboli. Però magari potrei dare una mano.» incontrò lo sguardo dell’altro «Igdard io voglio aiutare la mia famiglia. Voglio farlo, capisci?»

Igdard annuì.

«Ma non voglio nemmeno metterti di nuovo in pericolo.» Ci pensò un momento «Facciamo così…andiamo solo a vedere se mio padre sta bene e poi…poi andremo a casa e ci metteremo al sicuro.»

Igdard sospirò e guardò lontano, da dove erano venuti. 

«Lo so che sei preoccupato per Fred, ma credimi…lui, lui non sa che sei ancora vivo…se-se torniamo indietro Udras potrebbe usarti contro di lui…credo che lo abbia sempre voluto in fondo…»

Igdard lo guardò: il suo sguardo era carico di apprensione, ma annuì.

«Vedrai che starà bene Igdard, Fred è bravissimo io…io lo so!» disse più a sé stesso che all’altro poi tornò su di lui «Ig, ora devo andare dai miei genitori va bene?»

Igdard chiuse un istante gli occhi ed espirò…poi fece un senso di assenso.

«Te ne sono grato» Disse Mickey affrettandosi a rientrare nell’armatura «Friday!»

«Si signorino?»

«Coordinate per il luogo dove è diretto mio padre.»

«Ma signorino…»

«Adesso!»

«Coordinate in arrivo.»

«Grazie e adesso Ig.» disse guardandosi alle spalle «Andiamo!»

Thor continuava a fissare incredulo il sé stesso più giovane.

«Non è vero…» sussurrò il minore sconvolto.

«Questa volta hai davvero esagerato Loki!» Si infervorò Odino afferrandolo per un braccio.

«Thor ti prego, digli la verità! Ti prego!» Lo implorò l’altro con le lacrime che gli affioravano agli occhi.

E in quell’istante Thor si ricordò come in una sorta di allucinazione. Quel giorno erano stati al fiume e dopo aver giocato insieme per ore trasgredendo agli ordini del padre si erano addormentati all’ombra di una quercia. Si era risvegliato tra le braccia del fratello minore. Loki gli stava accarezzando i capelli piano e lo guardava rapito con qualcosa di indefinito che affiorava nel suo sguardo.
Il sole gli illuminava il viso e i capelli corvini rendendolo lo spettacolo più bello che Thor avesse mai visto e in quell’istante avrebbe solo voluto afferrargli il viso e baciarlo. Ricordava gli occhi di Loki che, accortosi che l’altro fosse sveglio, aveva lasciato i suoi capelli con un sussulto e gli aveva piantato il pugnale nel ventre. E poi quella stupida sfida… si, stupida, ma che lo avrebbe fatto accedere a quelle labbra perfette e forse… evitato che i loro sentimenti rimanessero sepolti per anni?
Ma quel bacio non c’era stato. E adesso Loki era lì a chiedergli aiuto e lui lo aveva tradito con una bugia. 

«Ti prego.» Implorò di nuovo il minore. 

Ma il fratello maggiore tenne lo sguardo basso e rimase in silenzio.

«Adesso basta! Deciderò la tua punizione Loki e sta pur certo che te la ricorderai.»

Thor adulto aveva seguito il padre trascinare il figlio minore via dalla sala. 

Osservò gli occhi di Loki un ultimo istante «Sei uno stupido Thor!».

Furono le sue ultime parole prima che sul suo volto si dipingesse un odio che aveva imparato bene a conoscere nei secoli a venire. 

«Un misero ricordo non è vero? Eppure quanta potenza possono avere le nostre parole? Ma la vera domanda è… quante volte gli hai fatto del male? Forse è giusto che lui ti abbia tradito, forse non meriti il suo amore dopotutto… Forse sarebbe stato meglio senza di te!»

Thor fissò sé stesso più giovane con disgusto e chiuse un istante gli occhi.  Prese un respiro.

«Quando ero giovane ero talmente egoista. Tra me e Loki ero io a desiderare il trono e l’approvazione di mio padre più di ogni altra cosa. E forse lì credevo più importanti persino del suo amore. Eppure quel giorno volevo quel bacio con tutto me stesso, ma dopo quell’avvenimento non ho più avuto il coraggio di farmi avanti per moltissimi anni. Posso solo immaginare quante altre cose come questa io possa avergli fatto, a come l’ho deluso, a come non ho mai capito quanto avesse bisogno di me. Ho sempre pensato di essere io quello tradito da lui quando invece io gli avevo fatto male troppe volte.»

Fece una pausa e il silenzio calò. Udras alle sue spalle ghignò soddisfatto.
Thor riprese. 

«Per fortuna sa quanto in cuor mio io mi senta in colpa per questo e anche quanto lo ami davvero. E io so quanto lui ami me. Non ho mai dubitato del suo amore, né lui del mio. »

Strinse più saldamente il martello mentre il ghigno sul volto di Udras scomparve, ma lo rimbeccò «Ma tu lo volevi solo per un tuo capriccio! Lo hai ferito! È sempre stato così! E tu non hai rinunciato ad essere re per lui, ma perché volevi LUI a tutti i costi, per un tuo puro bisogno egoistico…il…il vostro amore è una menzogna!» Ghignò di nuovo «E poi Loki ha avuto il suo bacio vero? Ed è diventato re! Magari lui si ricordava della vostra promessa! Magari il trono era davvero il suo unico interesse.» Terminò soddisfatto il mago.
Thor ripensò all’espressione di Loki un istante prima del loro bacio e a quella di dolore di quando il moro si era visto tradito. 

Sorrise appena «Ah quello? Vedi nella nostra vita è sempre stato difficile esternare i nostri sentimenti. Perciò il trono non c’entrava proprio nulla. Credo che…ad entrambi servisse una scusa.» 

Udras alle sue spalle capì che qualcosa non andava e fece un passo indietro mentre Thor si voltò verso di lui.

«Temo che tu abbia scelto il ricordo sbagliato mago oscuro. Questo è solo la prova che io e Loki avremmo potuto stare insieme da moltissimo tempo se solo la mia stupidità non si fosse frapposta tra noi allontanandoci. Però devi sapere che…io questo lo sapevo già! Mpf a dirla tutta, se c’è una cosa che mio marito mi ricorda ogni giorno, è che sono uno stupido e io… mi trovo sempre molto d’accordo con lui!» 

E lanciandosi contro il mago con un grido lo attaccò col suo martello. Udras sollevò istintivamente le braccia per difendersi, ma Thor gli fu sopra e lo colpì… poi fu come essere avvolti da una luce calda ed accecante.
Tutto si fece bianco.

Sul campo di battaglia

C’era silenzio in quella radura. La fiamma era viva nel falò e illuminava quattro montagnette di  spesse radici.
Ma quelle radici, seppur con una lentezza estenuante, si stavano stringendo tra loro.
D’un tratto però nel silenzio…
Thor, sporco di terra e tossendo, riemerse da una di quelle matasse; iniziò a strappare le radici e anche se con fatica si trascinò carponi sul terreno libero.
Il respiro quasi gli mancava e la vista era annebbiata; s’impose di respirare profondamente e lentamente lo spazio intorno a sé divenne via via più definito.
Si rese conto che tutto era avvolto da un silenzio inquietante e notò gli altri cumuli di radici. Uno era più vicino degli altri; d’istinto si risollevò e lo raggiunse.
Iniziò a strappare le grosse radici quasi con disperazione finché non scoprì il volto di suo marito. Loki era privo di sensi.
Strappò quella che gli avvolgeva il collo e osservò il segno lasciato con apprensione. 

«LOKI! Svegliati!» Chiamò scuotendolo, ma l’altro non apriva gli occhi. 

Posò le labbra sulle sue, cercò di infondergli il suo respiro, ma niente. 

«Loki! Amore ti prego.» Disse scuotendolo ancora, ormai era agitato e temeva il peggio poi si obbligò a calmarsi.

Appoggiò la fronte contro la sua e una mano sul suo petto «Non lasciarmi… ti prego.»

Un istante dopo aprì gli occhi e quasi perse l’equilibrio. Si ritrovò ancora nella sala del trono luminosa e cheta, ma dietro ad un’alta colonna.
Diversamente da poco prima non aveva il martello tra le mani e stava per mettersi a gridare credendo di essere finito ancora trappola dei suoi stessi ricordi sennonché…

«Allora cosa dite Vostra Maestà?»

Una voce ormai fin troppo nota lo fece voltare.
Thor scorse Udras ai piedi del trono e Loki in vesti regali che reggeva tra le mani uno strano scettro ed era circondato dai suoi figli e…da lui!
Loki scosse con forza la testa e fissò l’avversario con astio.

«Dico che queste sono solo illusioni!» Rispose convinto il marito «E che io ho già tutto quello che voglio con la mia famiglia!»

«LOKI!» Lo chiamò il vero Dio del Tuono rimanendo però al suo posto.

Udras si voltò sorpreso verso di lui mentre Loki allungò la mano libera e gli lanciò contro una sfera di energia che fece crollare il mago a terra. 

«E adesso vedi di ridarmela! Basta con le illusioni!»

Udras tornò su Loki e si rialzò; scosse la testa infastidito. 

«Riesci ad usare i tuoi trucchetti anche qui è? Sei solo uno sciocco Loki! Ma del resto è ciò che mi aspettavo da un traditore. Non sei degno del trono!» Schioccò le dita una volta. Lo scettro scomparve «E sei un debole!» Le schioccò ancora e le ombre sparirono «E io ti assicuro che ti farò vedere la vita abbandonare gli occhi delle persone che ami fino a che mi implorerai di ucciderti!» 

In quel momento Thor lo aggredì.

«Thor?» Domandò Loki senza capire.

«Loki sono io! È un’illusione devi svegliarti!» 

Il mago intanto provava a colpirlo senza capire realmente cosa stesse succedendo. 

«Thor? Sei davvero tu?» Riprovò il moro.

«Avanti Loki, colpiscilo!» Gli ordinò il Dio del Tuono bloccando l’avversario per le braccia ed esponendolo a pieno petto verso il compagno «Avanti!»

Loki non se lo fece ripetere e quasi mosso da una volontà non sua scagliò un incantesimo contro il petto del mago. Thor sentì Udras urlare e vide tutto farsi di nuovo bianco mentre quella sensazione di calore tornava a pervaderlo. 

Il Dio del Tuono sollevò la fronte dal compagno immobile e con il corpo ancora avvolto da radici. Iniziò a strapparle con tutta la forza che aveva per liberarlo dopodiché tornò a guardarlo.
Non sembrava respirare più…

«Loki?»

Di colpo Loki sgranò gli occhi e annaspò per poi ricominciare a respirare seppur con fatica.

«T-Thor?» Domandò in un sussurro.

Il Dio del Tuono sorrise «Si amore sono qui! Sono qui.» Gli accarezzò il volto e gli sorrise sollevato. 

«Cosa-cosa….?»

«Eri prigioniero di un’illusione di Udras, ma ora va tutto bene. Sei libero.»

Loki si risollevò piano e col respiro ancora difficoltoso.

«Dove sono-dove sono i ragazzi? Fred?! L’ha portato via Thor!»

«Sono sicuro che Fred sta bene, ma ora dobbiamo aiutare Kate e Steve. Devono esserci loro lì sotto» disse voltandosi verso le altre due montagnette.

Loki annuì e risollevandosi a fatica si avvicinò col compagno ad una delle due. Iniziò a strappare le radici fino a vedere spuntare il volto sporco di terra della figlia.

«THOR! È nostra figlia!» Gridò terrorizzato nel vederla priva di sensi, iniziò a scansare tutte le radici e sé la portò al petto.

«Tu pensa a lei Loki, mentre io tento di aiutare Steve!» 

Gli disse il marito alzandosi ed avvicinandosi all’altra.

«Come?» 

«Devi entrare nella sua illusione, non credo ci sia un modo preciso, ma se non si sveglia forse è perché non riesce ad uscirne!»

Loki guardò il compagno con le lacrime agli occhi per la paura: non aveva idea di cosa fare.

«Loki!» Lo richiamò il marito. L’altro lo guardò terrorizzato. «Fidati di te stesso amore. Andrà tutto bene.» Gli disse Thor con dolcezza.

Loki quasi inconsciamente annuì poi chiuse gli occhi e si strinse di più sua figlia contro. 

«Kate sono qui» le sussurrò piano «Ti prego piccola mia, devi svegliarti…» 

 

Loki aprì gli occhi ritrovandosi nella sua camera da letto a casa su Midgard. Sembrava tutto in ordine e di Udras non c’era traccia. Poi qualcosa attirò la sua attenzione; un singhiozzo sommesso.
Si voltò e non molto distante da lui vide la porta del bagno aperta e la figlia che, paralizzata, gli dava le spalle. Il suo bastone a terra accanto a lei.
Kate intanto continuava a fissare suo padre, quello nel bagno, mentre le lacrime le rigavano silenziose le guance senza fermarsi.
Si sentiva a pezzi e un dolore terribile le perforava il petto.
Era colpa sua, era tutta colpa sua.
Se i suoi poteri non fossero stati così forti niente di tutto quello sarebbe successo.
Se solo non fosse mai nata…

«Scusami…scusami…» riusciva solo a sussurrare tra le lacrime. 

«Kate.»

La ragazza d’istinto guardò verso il padre davanti a lei.

«Papà?» Chiese senza capire.

«Kate tesoro sono qui, dietro di te.»

Kate allora si voltò e il cuore del padre si strinse in una morsa al solo vederla. Il suo viso era rigato della lacrime, gli occhi carichi di dolore e sembrava sconvolta.

«Kate va tutto bene, ci sono io…»

«Papà… mi dispiace tanto…» sussurrò la ragazza non riuscendo a smettere di piangere.

«Tesoro è solo un’illusione. Non c’è niente di vero.» disse Loki ed avanzò di un passo, ma Kate ne fece uno indietro e gli fece cenno di fermarsi con una mano.

«No ti prego, non ti avvicinare… non voglio farti altro male.»

«Kate ti prego devi venire con me, lui sta cercando di indebolirti.  Devi uscirne o ti ucciderà»

«No invece! È tutto vero! È un tuo ricordo! Questo papà questo è colpa mia solo colpa mia!» disse disperata indicando l’ombra del padre alle sue spalle che manteneva la sua espressione triste. 

«Kate tesoro tu non sai…»

«Io so invece! È colpa mia se hai dovuto bere quella pozione! E io…io ero lì credo e-e volevo che tu la bevessi, credevo che così avresti smesso di soffrire per me e invece ti ho fatto solo più male.»

«Kate lo so che non mi credi in questo momento, ma è tutto un trucco lui vuole solo indebolirti, ma se continui così ti ucciderà.»

La ragazza si bloccò, guardò alle sue spalle verso l’ombra poi tornò su Loki; il padre le sorrise dolce e allungò una mano verso di lei, ma la ragazza non l’accetto.

«Forse è quanto devo pagare per la mia colpa, forse…è meglio così.» Disse sfiorando appena il fodero del pugnale. 

Loki a quel punto trasalì e avanzò ancora «Tesoro vieni da me.» 

«No, fermo ti prego, sta lontano.» Lo bloccò ancora lei con le lacrime agli occhi «Non voglio farti altro male.» Lo pregò implorante. «Ti prego…» 

Loki si pietrificò, il battito accelerato, ma cercò di rimanere calmo. Alzò entrambe le mani cautamente.

«Va bene, non mi avvicinerò. Però Kate concedimi solo una cosa, lascia che ti mostri come finisce questo ricordo, ti prego…» disse mentre una lacrima scendeva a rigare anche una sua guancia. 

Kate rimase immobile, ma, come mossa da una volontà non sua, annuì. Loki allora chiuse gli occhi un istante poi li riaprì piano.
Calò il silenzio nella stanza fino a che…
Nella stanza da letto una Kate allegra e ancora bambina, come quella che la giovane aveva visto nell’altro ricordo, si fermò davanti al letto.

«Papàààà. Sei qui?» Chiamò felice.

La ragazza si voltò verso il padre alle sue spalle: questi riaprì gli occhi e si voltò verso la bimba. Un sorriso a trentadue denti comparve sul suo volto e Kate lo vide raggiante come non mai.
Con un balzo superò la figlia che non poteva vedere e raggiunse la bimba. La sollevò facendole fare un mezzo giro per aria e le diede un bacio su una guancia. 

La bambina gli prese il volto tra le mani e lo osservò «Sei triste papà?»

L’ombra di Loki però continuò a sorriderle felice. «Ecco lo ero amore mio, ma adesso non lo sono più.» 

«Perché?»

«Un momento di malinconia, a volte i grandi li hanno sai? Ma ora sto meglio… grazie a te»

«A me?»

Kate, quella grande, inconsciamente mosse un passo verso di loro. 

«Si piccola, anche solo vederti mi ricorda quanto io sia fortunato ad avere te e la nostra famiglia ogni singolo giorno, solo che oggi stavo per dimenticarlo e questo mi stava facendo un po’ male, ma per fortuna sei arrivata tu.»

«Oooh quindi adesso sei felice?»

«Mmm diciamo che lo sarei di più con una ricarica di risate.» E stringendola si buttò con lei sopra al letto. Loki, quello reale, si scansò sulla sinistra del letto e si mise ad osservare la scena con un sorriso dolce sulle labbra mentre Kate avanzò ancora.

La bimba intanto rideva allegra e tentava di scappare alla presa del padre che aveva iniziato a farle il solletico.

«Ahha Pa-papà bastaaa hahaha.» 

Il padre la lasciò andare e le sorrise mentre la bimba lo guardò negli occhi e gli carezzò una guancia con la manina.

«E adesso… sei felice papà?» Chiese lei riprendendo fiato.

Il padre la guardò dolce. Era completamente rapito dall’amore che provava per la sua bambina.

«Più che mai tesoro mio, senti…ce la facciamo una promessa?»

«Cosa?»

«Che tu sarai sempre così felice e piena di vita e io non sarò più triste. Puoi farlo per il tuo papà?»

La bimba sembrò pensarci un istante mentre Kate più grande di nuovo si mosse di un paio di passi verso di loro raggiungendo il bordo del letto.
In quel momento la bambina annuì convinta e guardò il papà coi suoi occhioni azzurri.

«Si posso farlo! Però per sempre vero? Così non sarai mai mai mai più triste.»

«Per sempre»

«Allora lo prometto» E si strinse a lui abbracciandolo forte. «Papà?»

«Si piccola mia?»

«Ti voglio tanto bene.» Sorrise la bimba contro al suo petto.

Il padre sorrise.

«Anche io amore mio, non immagini quanto.»

Le lacrime continuavano a rigare le guance di Kate, ma avevano un sapore diverso e il nodo che le stringeva la gola si era sciolto mentre anche il suo respiro stava tornando regolare.

«Sai Kate» le disse Loki alle sue spalle «dal primo momento in cui ho saputo di aspettarti ero talmente felice e quando ho capito che eri una bambina…è strano, ma ti ho amata ancora di più. Quando abbiamo rischiato di perderti avrei dato qualunque cosa pur di saperti viva…anche la mia vita.»

La ragazza intanto prese un respiro e chiuse gli occhi. Sentì una sensazione di calore pervaderla, come se anche lei stesse ricordando quel momento e le emozioni di quell’abbraccio le stessero toccando l’anima: calore, amore, senso di sicurezza, felicità.
Loki continuò. 

«È vero il non poter avere altri figli mi ha ferito nel profondo. All’inizio non sapevo nemmeno di poterne avere e poi non lo so, ma avrei voluto una famiglia numerosa. Poi ho capito che avevo già ricevuto tutti i doni che potevo chiedere e non mi serviva quella capacità per poter essere felice perché semplicemente lo ero già…con voi.» Le si avvicinò piano e le prese delicatamente la mano destra portandosi al suo fianco. 

La figlia non lo rifiutò. 

«Tesoro, adesso dobbiamo tornare.»

La ragazza si girò lentamente verso di lui e incontrò il suo sguardo.

«Mi dispiace papà.»

Ma Loki sorrise e le spostò una ciocca sfuggita dalla coda. 

«Kate tu sei un dono, non è certo colpa tua se non potevi contenere tutto quel potere. Piuttosto siamo io e tue padre a doverci scusare. Abbiamo deciso del tuo futuro quando ho bevuto quella pozione, ma volevamo solo poterti salvare.» Anche i suoi occhi erano pieni di lacrime. «Però adesso devi tornare a casa… con me! Non posso lasciarti qui. Ho bisogno che torni con me. Ho bisogno che mantieni la tua promessa adesso o io… resterò triste per sempre» terminò. 

La ragazza lo fissò un istante e poi annuì. Si voltò e recuperò il suo bastone. Gettò un ultimo sguardo a lei bambina e al padre abbracciati sereni sul letto infine chiuse gli occhi: inspirò e finalmente si sentì bene. 

Li riaprì e guardò suo padre con una ritrovata forza «Torniamo dalla nostra famiglia adesso.» 

«Questa è la mia Kate!» Le sorrise Loki.

Lei gli strinse di più la mano e continuò a guardarlo finché una luce abbagliante li avvolse scaldandola fin nel profondo del suo cuore.

 

Kate si risvegliò tra le braccia di suo padre che la teneva stretta al petto.
Sbatté appena le palpebre notando che anche lui stava facendo lo stesso.

«Papà» Lo chiamò piano.

Loki incontrò il suo sguardo e di nuovo le sorrise «Bravissima piccola mia.» 

Lei lo ricambiò poi si guardò attorno cercando di mettere meglio a fuoco la situazione «Dov’è Udras?»

«Non lo sappiamo tesoro.»

«E Fred?!» Chiese poi tentando di tirarsi su di scatto, ma non senza fatica. 

«Loki!» Chiamò Thor poco distante.

I due si alzarono e raggiunsero Thor piegato su uno Steve che non dava segni di vita.
Il biondo notò la figlia e si alzò di scatto abbracciandola. Le sorrise sollevato «Non vi vedevo svegliare, stavo temendo il peggio.» 

«Thor che succede?» Chiese Loki allarmato nel vedere Steve libero dalle radici, ma ancora privo di sensi. Si chinò vicino al suo corpo. 

«Non riesco a svegliarlo, non capisco come entrare nella sua illusione» 

«Forse non possiamo.» Commentò Loki «Forse solo Tony o Mickey possono!» 

«Oh no, che facciamo?!» Domandò Kate allarmata.

Thor, che le aveva provate tutte ormai, iniziò a scrollarlo.

«Steve ti devi svegliare!»

«Thor, ma che fai?!»

«Non si sveglia! Coraggio Steve coraggio!»

Ma proprio in quel momento Iron-man atterrò a poca distanza da loro.

«Giù le mani biondone!» E li raggiunse di corsa. Notò il corpo del compagno «Che sta succedendo qui? Steve…che cos’ha?!»

«Tony devi entrare in contatto con lui e di corsa!» Gli disse Loki.

«Io? Chi? Cosa?» Chiese il miliardario spaesato, ma Thor lo afferrò per la nuca costringendolo a chinarsi su Steve e praticamente spingendocelo sopra.

«Coraggio Tony devi trovare un modo per entrare!»

«Papà non credo sia il modo corretto.» Osservò Kate poco convinta.  

«MA SEI IMPAZZITO BREAK POINT?!» Gridò Tony mentre l’altro lo schiacciava sul compagno.

Loki intervenne e fermò Thor «Lascialo andare!» Poi guardò verso Tony «E tu concentrati, se non esce dalla sua illusione Steve morirà.»

«Io non ho ancora capito dove devo entrare!» 

«Devi metterti in contatto con la sua anima Stark. È il tuo compagno! Cosa faresti se lo perdessi?!» Gli disse Loki serio.

Tony prima lo guardò paralizzato poi si voltò verso Steve che giaceva privo di sensi sotto di lui. 

Gli appose una leggera carezza sul volto «Coraggio Capitano, niente scherzi.» Sussurrò, ma Steve non si svegliò.

«Stark impegnati di più» Lo rimbeccò Thor.

«STATE ZITTI MALEDIZIONE!» Si infuriò poi si voltò di nuovo verso il compagno «Steve per favore …torna da me…torna dalla tua famiglia…è questo il tuo unico dovere mio Capitano.» Poi gli si avvicinò piano e appoggiò le labbra sulle sue.

 

Tony si ritrovò nel salone di casa. Per un istante non capì e si guardò intorno confuso poi notò il compagno in piedi sulla porta della cucina che gli dava le spalle.

«Steve.» Chiamò.

Il Capitano non si girò.

Tony avanzò «Steve, tesoro….» Lo raggiunse e fece per guardarlo, ma la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro: suo figlio rannicchiato e piangente.

«Questa è solo colpa nostra Tony.» 

Tony guardò il compagno che aveva appena parlato.

«Eravamo così stupidi. Così ciechi da non capire come si sentisse Mickey. Tutto veniva sempre prima di lui. Tutto purché vivesse al sicuro e non gli mancasse niente, ma senza rendercene conto gli abbiamo fatto così tanto male… senza mai rimediare davvero. Credevo di aver fatto un buon lavoro come padre Tony, ma adesso…non lo so più.» I suoi occhi erano pieni di lacrime e tristezza.

Tony guardò prima il compagno poi il figlio davanti a sé e qualcosa dentro di lui… si spezzò. 


In un appartamento  a NY

Udras fissò a lungo la mano che Fred gli protendeva senza emettere un fiato. 

«E Igdard?» Domandò poi. 

«Igdard è morto.» Rispose l’altro impassibile.

«Ma la tua famiglia no, giusto?» Sorrise il mago con scherno. «Saresti disposto a fare persino questo per salvarli?» 

Fred a quel punto abbassò la mano e rimase un istante in silenzio. 

«Sai quando sono arrivato su Jotunheim e ho scoperto le vostre tradizioni ed usanze ne sono rimasto scandalizzato. Per me un mondo senza una famiglia, amici o amore era qualcosa di inconcepibile. Poi ho capito che forse… era solo perché nessuno ve lo aveva mai insegnato.»

«Oh così questo sarebbe un dono della tua immensa misericordia? Puoi tenertelo Fred.» Disse tornando con la schiena contro al divano e strinse gli occhi come se qualcosa lo stesse indebolendo. Era completamente esausto, forse qualcosa non andava nel suo incantesimo, forse i suoi avevano ancora una speranza, ma Fred doveva sbrigarsi. 

«Quindi mi stai dicendo che non avresti voluto che tuo padre ti amasse?» 

L’altro buttò fuori una risata di scherno «Ah ah mio padre? Temi che io sia come sono per colpa di mio padre? Fred io ho scelto di essere così, di essere un signore oscuro…mio padre è un debole!Non volevo la sua pietà o il suo amore…non sono certo come il tuo di padre, io! Non passo dall’essere il signore del caos ad un paparino dolce ed amorevole.»

Fred strinse impercettibilmente la mascella, ma rimase in silenzio.

«Sai Fred alcuni di noi nascono con dei doni: il nostro è quello di saper apprendere ed usare le arti magiche. Chi ha questo dono deve distinguersi dagli altri mostrandogli che solo schioccando le dita…» disse guardandosi una mano «può avere tutto ciò che vuole e questo è immensamente giusto perché chi ha la magia è migliore degli altri e comunque più forte. Credi che l’amore sia ancora più forte? Il tuo amore non mi ha impedito di uccidere Igdard e adesso sei qui a propormelo? Sei qui a venderti a me solo per salvare la tua famiglia? Tanto l’uomo che amavi ormai è morto, giusto?» 

Rimasero in silenzio a guardarsi poi il mago voltò la testa verso lo specchio, il suo sguardo divenne serio, quasi triste «L’amore è solo una stupida illusione.» 

Rimase così un istante poi un ghigno gli si dipinse sulla faccia e tornò su di lui «Però ammetto di essere estremante curioso…» disse alzandosi lentamente e facendo un passo verso di lui.
Anche se l’istinto gli suggeriva di indietreggiare Fred rimase piantato a terra. 

«Vorrei sapere almeno di cosa sa questo sentimento che ti spinge a non arrenderti e voglio provarlo sulla mia pelle.» 

Lo raggiunse e gli portò una mano dietro la nuca afferrandogliela rudemente. Lanciò un’ultima occhiata allo specchio e tornò sui suoi occhi verdi. Si avvicinò. Le loro labbra ormai erano pericolosamente vicine, ma anziché procedere il mago gli si accostò ad un orecchio e sussurrò:

«Sai Fred non essere amati è qualcosa di terribile posso capirlo, ma esseri traditi da chi si ama più della propria vita….potrebbe anche uccidere non credi?» E senza dargli modo di elaborare quelle parole gli girò il viso verso lo specchio schioccando allo stesso tempo le dita.

Sul suo volto comparve un sorriso trionfante che…«MA COSA?!» Scomparve immediatamente non appena vide la porta della cantina scardinata, le catene a terra spezzate e la stanza vuota.
Fred dal canto suo non capì, ma non perse tempo e datogli un pugno ben assestato nello stomaco lo prese per le spalle e con un mezzo giro si smaterializzò con lui. 

Contemporaneamente sul campo di battaglia

«Eccoli là!» Esclamò Mickey quando furono in prossimità della foresta. Atterrò tra gli alberi a diversi metri di distanza dal gruppo dei suoi familiari e sganciò Igdard da sé sollevandogli poi l’elmo e facendo altrettanto col suo. 

Igdard mosse un passo in avanti, ma probabilmente si sentiva ancora troppo debole e barcollò piegandosi su sé stesso.

«No aspetta!» Lo bloccò Mickey per un polso.

L’altro lo guardò interrogativo.

«Ig con questa armatura non hai armi a disposizione. Se Udras spuntasse da un momento all’altro potrebbe attaccarti con facilità e sei ancora troppo debole per combattere!»

Ma il giovane si fece forza e scuotendo la testa avanzò di un altro passo. Mickey a quel punto gli si parò davanti.

«Igdard per favore! Siamo riusciti a salvarti per miracolo! Se ti fai uccidere adesso sarà stato tutto inutile.» 

Ma l’altro lo guardò con determinazione e provò ancora ad avanzare; Mickey ancora una volta lo bloccò.

«È questo che vuoi? Vuoi combattere e renderti d’intralcio quando sai di non avere nulla di utile a disposizione? Io so come ti senti! E so che vorresti uccidere quel bastardo con le tue stesse mani! Ma io ho bisogno che resti vivo! Per Fred!»

Igdard si paralizzò e fissò il terreno davanti a sé. 

«Ti devo confessare che da quando è tornato da Jotunheim Fred non è più stato lo stesso. Era sempre lui certo, ma c’era qualcosa di strano, una tristezza profonda e la potevi leggere in ogni istante nel suo sguardo anche se lui provava a nasconderla. Lui crede che tu sia morto Ig, crede di averti perso per sempre invece…invece tu sei vivo! Lo so che vorresti aiutarlo, aiutare tutti noi, ma se ti succedesse qualcosa…se dovessi morire quella-quella tristezza non se ne andrebbe mai più dagli occhi di Fred! Perciò ti prego! Fallo per lui, resta al sicuro! Nessuno di noi ti giudicherà per questo! Ti prego Ig!» Il ragazzo aveva uno sguardo implorante e determinato allo stesso tempo. 

Igdard strinse i pugni, ma dopo un istante li riaprì ed annuì. 

«Ti ringrazio!» Disse Mickey. Si guardò intorno e scorse un grande albero circondato da cespugli, vi accompagnò l’altro e ve lo fece sedere ai piedi «Resta qui Ig… Farò presto vedrai!»

Dopodiché gli diede le spalle e raggiunse velocemente i suoi familiari. Igdard, ormai non visto, batté un pugno pieno di frustrazione sul terreno, ma non si mosse dalla sua posizione. 

«Kaaaate!» Gridò Mickey.

La ragazza si girò verso la voce e scorse l’armatura che le veniva incontro. 

«Mickey? Mickey!» Esclamò lei sorpresa, gli si lanciò addosso e lo abbracciò. Poi si scostò e gli prese il viso tra le mani «Stai bene per fortuna! Stai bene e… cosa ci fai qui?! Papà questo non faceva parte del piano!»  Esclamò la ragazza rivolgendosi ai genitori che intanto si erano voltati stupiti alla vista del ragazzo. 

«Sono venuto ad aiutare! Dove sono i miei…» poi notò Tony e Steve a terra l’uno sull’altro entrambi privi di sensi. «Cos’è successo?!» Chiese in panico, ma Loki gli si avvicinò e lo prese per le spalle guardandolo negli occhi. 

«Mickey abbiamo bisogno di te! I tuoi genitori sono intrappolati dentro un’illusione e non ne stanno uscendo. Noi non possiamo entrarci, ma forse tu puoi!»

«Ma zio…io…»

«Mickey» Loki lo guardò dolce «va tutto bene ok? Ma adesso devi pensarci tu! Loro hanno bisogno di te!»

Il giovane gettò uno sguardo ai suoi genitori e preso un respiro tornò su Loki «Cosa devo fare?»

«Credo che tu debba trovare un contatto con loro. Lasciati guidare da quello che dice il tuo cuore e… saprai cosa fare.» 

Il ragazzo annuì anche se poco convinto. Si avvicinò ai suoi genitori e si inginocchiò accanto a loro. Vederli in quelle condizioni gli strinse il cuore e istintivamente cercò di abbracciare entrambi.

«Ho bisogno di voi…» sussurrò piano «Non potete lasciarmi…»

 

Mickey aprì gli occhi ritrovandosi nel salone di casa sua. Sembrava deserto. 

«Papààà?»

Chiamò cercando di capire perché fosse capitato lì poi scorse i suoi genitori. Lì vide entrambi in piedi e di spalle sulla porta della cucina.

«PAPÀ!» Li chiamò «Che state facendo?»

«Mickey?» Entrambi i genitori si voltarono stupiti. 

«Coraggio dobbiamo andare via!»

«Sei reale?» Chiese Tony.

«Certo che sono reale!» Asserì il ragazzo raggiungendoli.

Notò sé stesso bambino oltre gli adulti e per un attimo si bloccò, ma fu solo un attimo: sapeva che si trovava in un’illusione. 

«Dobbiamo andarcene prima che Udras torni sul campo di battaglia. Presto!»

Tony lo guardò e fece per parlare, ma Steve lo precedette.

«Voi andate, io… non vengo.» Disse tornando a dargli le spalle.

«Steve?» Domandò Tony incredulo. 

«Papà che stai dicendo?» 

Steve prese un respiro «Sto dicendo Mickey che sono uno stupido. Credevo che la nostra fosse una famiglia perfetta e invece adesso e solo adesso mi rendo conto del dolore che ti abbiamo provocato lasciandoti per dare priorità alle nostre missioni e ai nostri impegni. Credevamo di fare la cosa giusta forse, ma abbiamo comunque dato per scontato il tuo amore.» Continuava a fissare il bambino seduto a terra «Ho sempre messo la mia vita a disposizione del dovere e delle responsabilità quando avrei dovuto mettere tutto da parte e pensare solo a te Mickey. E se questo è il prezzo da pagare resterò qui e lo sconterò.»

«Cosa?!» Fece Mickey incredulo. «Papà ti prego digli qualcosa!»

Tony paralizzato guardò Mickey poi Steve. Abbassò lo sguardo sulla sua mano e gliela prese.

«Allora resteremo in due Steve.» L’altro lo guardò «Anche io ho le mie colpe. In questi anni ho dato priorità alla mia azienda, alle armature, al mondo intero e…vi ho dati troppo per scontato. Sono stato un egoista bastardo. Ma Steve, per quanto abbia sbagliato io vi ho sempre amati con tutto me stesso! E tu sei stato un padre fantastico e sei…il mio compagno, il mio amore! Perciò se vorrai restare… io sarò con te.»

Il biondo gli sorrise.

«Ma vi siete completamente rincitrulliti voi due?!» Gridò Mickey esasperato superandoli e piazzandoglisi davanti. «Adesso voi venite via con me!»

«Mickey non possiamo scappare, questo è un tuo ricordo, fa parte di te e delle tue emozioni e noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità!» Spiegò Steve gentile.

«Responsabilità? Responsabilità?! Parlate di responsabilità e volete abbandonarmi?! Papà…» disse rivolgendosi ad entrambi i genitori «è vero in passato sono rimasto ferito e si: spesso non mi sento alla vostra altezza o a quella della nostra famiglia, ma questa è solo una mia paura, non significa sia reale!»

I due lo guardarono interrogativi, ma il ragazzo continuò «Da piccolo quando partivate per le vostre missioni avevo sempre paura che vi succedesse qualcosa o che non sareste tornati da me. Ero geloso del resto del mondo perché dovevate lasciare me per andare a difenderlo. Poi ho capito che se voi non aveste lottato non ci sarebbe stato un mondo da vivere, ho capito che lottavate anche per me! E così ho realizzato che per quanto vi avrei voluti solo per me dovevo accettare di condividervi. Papà tu sei un soldato e hai sacrificato tutto per il tuo dovere e papà… tu hai fatto tanto per arrivare dove sei con le tue aziende e per non farci mancare mai nulla. Mpf anche se può non sembrare io sapevo quanto mi amavate, ma…» aggiunse voltandosi verso il bimbo « avevo solo paura di venire di nuovo abbandonato.» 

I genitori lo guardarono con gli occhi pieni di lacrime mentre Mickey tornò su di loro. 

«Perciò adesso vi prego: non rendete la mia paura reale, non mi abbandonate! Io ho bisogno di voi.» Anche i suoi occhi si stavano riempendo di lacrime «Io vi amo troppo per perdervi perciò smettete di fare gli idioti e torniamo dalla nostra famiglia!» 

I genitori non gli diedero quasi il tempo di finire: avanzarono verso di lui e lo abbracciarono. 

«Ti amiamo anche noi Mickey» sussurrò Steve mentre Tony gli sorrideva e li stringeva forte. Mickey sorrise.

E poi fu pace, calore, quiete e …luce. 

 

I tre si svegliarono uno sopra l’altro «Mickey? Tony?» Sussurrò Steve sotto gli altri due che si sollevarono piano e scossero la testa come a risvegliarsi da un lungo sonno. 

«Papà!» Esclamò Mickey abbracciandoli di getto. «Siete salvi!»

«Si Mickey.» Disse Tony «Grazie a te! Perdonaci figliolo, non volevamo ferirti!»

Ma il ragazzo scosse la testa con forza «No, è tutto apposto, l’importate è che adesso siate qui con me!» E li riabbracciò, ma in quel mentre Tony sembrò riaversi.

«Mickey? Perché non sei a casa?»

«Perché dovevo aiutarvi!»

«Sei stato bravissimo» disse Steve tossendo un po’ e risollevandosi aiutato da Thor «Ma adesso devi andare a…»

«No, io resto qui con voi! Non vi lascerò più!» 

I genitori si scambiarono un’occhiata prima tra di loro poi col resto dei familiari che annuirono.

«E va bene.» Dichiarò Tony «Ehi, ma dove hai lasciato il nostro amico?»

«Chi?» Domandò Thor.

«Oh caspita, quasi dimenticavo! È proprio là die…» 

Ma in quell’istante Fred si materializzò aggrappato ad Udras e rotolandosi con lui sul terreno.
Udras gli strappò arco e faretra dalla schiena, ma Fred si sollevò a cavalcioni su di lui e gli assestò un cazzotto in pieno volto tenendolo poi inchiodato al suolo per le spalle. Udras batté la testa, ma intravide il gruppo in piedi alle sue spalle «No!»

«Credevi che ti avrei concesso anche solo di sfiorarmi dopo quello che hai fatto a Ig? Puoi essere il mago più potente del mondo, ma non sei niente in confronto a lui e io lo vendicherò!»

«Come hanno fatto a…?»

Stavolta fu Fred a ridere .

«Aaah Udras… sei diventato prevedibile! Hai insistito tanto sul fatto che ci fossimo resi vulnerabili che la prima cosa che ci eravamo immaginati era che ci avresti diviso con qualunque mezzo. Mi serviva solo del tempo per dar loro modo di salvarsi e tornare qui. Sapevo che ci sarebbero riusciti.»

Col un colpo di bacino ben assestato però Udras ribaltò le posizioni. Fred provò a dimenarsi, ma l’altro lo tenne bloccato a terra. «Sia come vuoi principino.» Gli ringhiò contro mentre le sue iridi assumevano un colore rosso scuro «Vorrà dire che intanto mi accontenterò di uccidere te.» Un pugnale di ghiaccio comparve nella sua mano destra, ma in quell’istante il mago fu colpito in piena faccia dal bastone di Kate che senza perdere tempo si era lanciata in soccorso del fratello.
Udras si tenne il viso con le mani mentre Thor lo afferrò per la stoffa dell’abito e lo scaraventò a terra lontano dai suoi figli.

Kate aiutò Fred a rialzarsi.

«State tutti bene?» Le chiese.

«Noi si!» Rispose la sorella «E tu?» 

«Bene e lui è debole! Ma dobbiamo sbrigarci prima che…»

In quel mentre Udras cacciò un grido di rabbia e si risollevò. Li guardò con odio e spalancò le braccia. Dalle sue mani uscirono venti gelidi e carichi di neve e ghiaccio che presero la forma di corpi.
Dieci guerrieri di ghiaccio dalle sembianze dei giganti di Jotunheim e con gli occhi neri come la pece spuntarono ai lati del gruppo e lo circondarono.
Udras abbassò le braccia; il volto stravolto e segnato da una grande fatica.

«Ehm Fred…» disse Tony rivolgendosi al nipote «questi non erano da copione.» 

Ma Fred aveva già ragionato sul da farsi «Papà!» Gridò a Loki che lo guardò «Tu, papà, Mickey e gli zii pensate a questi cosi! Io e Kate penseremo ad Udras.» 

Loki annuì; Thor si avvicinò al marito e lo guardò con una punta di delusione «Solo due a testa?».

«Che ne dici di fare a chi fa prima?» Propose Loki con un sorrisetto. 

«Hai già perso amore!» Gli sorrise Thor in risposta roteando il suo martello. 

«Mentre voi state lì a perdere tempo qua c’è gente che si da da fare!» Li riprese Tony colpendone uno in pieno petto con un pugno della sua armatura e disintegrandolo.

Il miliardario si voltò verso gli altri «Credo già di sapere chi vincerà questa sfida è Steve?»

«Ehm Tony.» Lo richiamò Steve, Tony si voltò giusto in tempo per vedere l’ormai cumulo di ghiaccio dividersi in tre parti da cui si riformarono altrettanti guerrieri di ghiaccio.

«Oh fantastico se li distruggi si moltiplicano, ma che fantasia mago oscuro dei miei stivali, qualcos’altro?» Fece Tony.

Udras ghignò; schioccò le dita e ogni guerriero divenne alto quanto un vero gigante di ghiaccio.

«Stark fa un piacere a tutti» disse Loki guardandolo storto «Chiudi il becco!»

«Proviamo col fuoco!» Azzardò Steve. 

Tony afferrò un pezzo di legno in fiamme dal falò e si riavvicinò agli avversari, ma in quel mentre Udras schioccò ancora le dita; le fiamme del fuoco divennero verdi e come Tony provò a colpire i guerrieri queste non gli fecero niente. 

«Ehm Steve… non funziona!»

Un istante dopo un gigante colpì Iron-man scaraventandolo via con un colpo.

«Tony!» Gridò Steve.

«Papà attento!» Lo avvertì Mickey. 

Un gigante era arrivato alle spalle di Steve e stava per colpirlo. Il Capitano si voltò di scatto e alzò lo scudo, ma il gigante si ritrovò il braccio squagliato e dopo anche il resto del corpo. 

«Meno uno per me Rogers!» Esclamò Loki con la mano ancora alzata per l’incantesimo di fuoco appena lanciato. 

Si voltò verso Thor che sbuffò.

«Ah si? Che ne dici di questo?» 

Sollevò Mjolnir e un fulmine cadde dal cielo ed andò a colpire un gigante frantumandolo. Thor sorride soddisfatto verso Loki, ma un istante dopo dal ghiaccio sparso qua e là si formarono sette nuovi giganti.
Loki guardò Thor con rimprovero mentre il biondo si nascose il martello dietro la schiena.

«Ottimo Breakpoint!» disse Tony tornando in partita «Adesso si che siamo fottuti»

Loki intanto richiamò Fred e Kate «Ragazzi pensate a lui, mentre noi ci occupiamo di questi così. Sempre che vostro padre non faccia altri danni! Andate!» 

Si portò vicino a Thor «Hai vinto, ti copro le spalle tesoro» gli disse il biondo.

«Sarà meglio per te o finito questo scontro mi ricorderò di fartela pagare» gli fece un occhiolino l’altro.

Il gruppo si avventò contro i giganti mentre Fred e Kate puntarono ad Udras.

«Pronta?» Chiese il fratello mentre una spada di ghiaccio gli compariva tra le mani.

«Sono nata pronta!»  Rispose lei stringendo meglio il suo bastone. 

Guardarono Udras che li fronteggiò mentre nella sua mano comparve un spada a due punte come quella che Fred gli aveva già visto. Nonostante la stanchezza li guardò con un sorriso di sfida. 

«Fatevi sotto cuginetti.»

I due Odinson si lanciarono contro il mago con un grido di rabbia.
Udras per quanto stanco schivava i loro colpi e contrattaccava.
Era forte, di una forza che Fred non gli aveva visto nemmeno la notte del suo duello con Igdard. Lui e Kate tentavano di colpirlo, ma solo pochi colpi andavano a segno. Dietro di loro Fred sentiva le voci della sua famiglia, ma non doveva badarvi, doveva pensare ad Udras o sarebbe stato tutto inutile.
Improvvisamente una radice spuntò dal terreno trascinandolo a terra. Udras gli si avventò sopra, ma Kate lo difese e colpì il mago allo stomaco.

«Non provare a toccarlo» gli ringhiò contro lei, ma Udras non perse tempo. 

Un gigante si staccò dal gruppo e in due balzi la raggiunse e la colpì alle spalle facendola cadere, la ragazza si voltò e si ritrovò a fronteggiarlo.

«Ecco principessina gioca col tuo nuovo amico!» Disse Udras con disprezzo, tornò su Fred che intanto aveva tagliato la radice e rimessosi in piedi gli stava venendo contro con la spada sguainata, ma Udras mosse una mano e la spada di Fred si frantumò in mille cristalli di ghiaccio.

Il ragazzo si bloccò ritrovandosi disarmato e a pochi metri da Udras. Il mago ghignò e facendo apparire dal nulla centinaia di punte di ghiaccio le direzionò verso il ragazzo.
Fred non fece in tempo ad alzare le mani che quelle gli furono praticamente addosso, ma…Un’armatura si parò davanti a lui abbracciandolo per fargli da scudo e facendolo abbassare a terra.
Le punte così si infransero sul metallo evitando di colpire Fred che alzò gli occhi senza capire: non si trattava di Mickey e nemmeno di Tony.
Forse suo zio aveva chiamato le sue armature in soccorso? Eppure quell’abbraccio non era freddo e robotico, sembrava volerlo proteggere con tutto sé stesso.
Istintivamente guardò l’armatura in viso e fece per sollevargli l’elmo, ma quella si separò da lui di colpo.
Il mago alle sue spalle la scagliò via a diversi metri da lui dove quella rimase a terra.

«Ci mancava l’esercito dei robot di Stark!» Disse Udras con astio.

Tony ferito nell’orgoglio diede un pugno ad uno dei suoi giganti e si voltò «EHI IO NON C’ENTRO NULLA!» 

Fred non capì, ma tornò a concentrarsi sul suo avversario che già si stava preparando per un nuovo attacco con altre punte di ghiaccio, ma stavolta alzò le mani ergendosi davanti uno scudo che le distrusse tutte.
Udras abbassò le mani e Fred vide ancora un’ombra di stanchezza palesarsi sul suo viso. Stava usando troppe energie e Fred non avrebbe potuto chiedere di meglio.

«Kate!» Gridò.

In quel momento la ragazza colpì il mago alle spalle: grazie ai genitori si era liberata del suo gigante e non vista lo aveva raggiunto. Udras si voltò fronteggiandola e cercando di ferirla, ma la ragazza era veloce e ad ogni affondo schivava il colpo e colpiva il mago. Udras tentò ancora una volta di avventarsi su di lei, ma Fred la difese.
Di nuovo il mago si ritrovò  a combattere con entrambi i fratelli.
Intanto Igdard, all’interno dell’armatura, si riprese dalla caduta e, seppur debole, si fece forza sui gomiti. Aprì gli occhi e proprio davanti a sé trovò qualcosa che poteva essergli molto utile. 

Mickey intanto fronteggiava un guerriero di ghiaccio, ma questi lo afferrò per una caviglia «Ahhh ma come diavolo si battono questi cosi?» Disse facendosi forza sugli addominali giusto in tempo per schivare un colpo «Ehi aspetta un momento. Friday.» 

«Si signorino Mickey» rispose  la voce nella sua armatura.

«Propulsori al massimo» Ordinò puntando i palmi delle mani contro la faccia del gigante.

«Si signorino.» 

Un istante dopo un fascio potentissimo di energia colpì il gigante che gli imprigionava la caviglia  e lo sciolse completamente.
Mickey cadde a terra.

«Mickey!» Lo chiamò Steve 

«Sto bene, sto bene, ehi funziona è diventato acqua! Papà» gridò a Tony «Sciogli i giganti coi tuoi propulsori!»

Tony annuì e iniziò a sciogliere due dei giganti che aveva davanti.
Thor intanto invocò un fulmine che colpì gli alberi alle spalle di altri e come le fiamme si alzarono anche gli ultimi giganti si sciolsero. Dopodiché Loki, con un incantesimo d’acqua, le spense tutte. Quando un fumo chiaro si sostituì al fuoco il gruppo poté prendere finalmente un respiro. 

Fred e Kate schivavano ogni singolo colpo di Udras rispondendo con altrettanta forza fino a che la ragazza colpì il mago al polso facendogli cadere la spada e lasciandolo disarmato. A quel punto Udras notò che gli ultimi dei suoi giganti erano stati appena disciolti e con un urlo di rabbia generò una sfera di energia dal suo stesso corpo. Fu così forte che scaraventò Kate contro il tetto di uno dei bungalow facendocela sbattere e cadere dentro con tutte le macerie.
Fred invece fu ribaltato su sé stesso e finì faccia a terra.

«Ragazzi!» Gridò Loki mentre Thor si stava già avventando sul mago armato di Mjolnir.

Ma Udras gli lanciò contro una grossa punta di ghiaccio che c’entro il dio all’occhio destro.

«Ahhhhhh!»

«Thooooor!» Gridò Loki raggiungendo il marito riverso a terra e che si teneva una mano sull’occhio ferito. 

Steve, Tony e Mickey si lanciarono verso Udras, ma il mago li scaraventò via con una potenza tale che andarono a sbattere ognuno contro un albero o sul terreno alle loro spalle.
Udras emise un respiro affaticato, ma non si arrese e mosse qualche passo.
Fred, ancora a terra, aprì gli occhi impastati dalla povere: la sua spada era poco distante da lui. Allungò un braccio per prenderla, ma in quell’istante si sentì strattonare per il capelli e cacciò un urlo. 

«Non fate un passo in più!» Ordinò il mago strattonandolo ed esponendolo con la gola scoperta davanti a tutti. Loki chino su Thor guardò Udras con odio.

Gli altri  tre si rialzarono e Mickey sputò del sangue a terra. Kate scosse la testa tra le macerie e anche se a fatica provò ad uscirne, ma aveva una caviglia bloccata e tutto il resto del corpo pieno di ferite. 

«Mi avete stufato miseri esseri che non siete altro! Perciò adesso…» disse mentre un pugnale di ghiaccio gli spuntava nella mano libera e il mago lo puntava alla gola del ragazzo «facciamola finita.»

Fred guardò in avanti e implorò con lo sguardo la sua famiglia di non avanzare, il mago gli si accostò ad un orecchio «Di addio alla tua famiglia Freddi.» Sussurrò ghignando crudele.
Ma proprio in quell’istante una freccia colpì il mago alla clavicola. Questi cacciò un urlo e d’istinto lasciò i capelli di Fred portandosi la mano alla freccia. Come con il polso se la strappò via.

«Ma cosa?» Guardò davanti a sé cercando l’origine di quell’attacco.

Fred fece altrettanto e vide che l’armatura di poco prima era in piedi e teneva un arco tra le mani.

«E tu chi accidenti…» ma l’elmo si alzò rivelando due occhi decisi al loro interno «No, non può essere.» Sussurrò Udras con una punta di paura. 

Fred prima guardò il mago senza capire poi tornò sullo sconosciuto: aveva una lunga barba ed era completamente malridotto però quello sguardo…

«AAAAH!» Gridò ancora quando si sentì ritirare per i capelli. 

Udras lo riprese come un istante prima e lo mostrò al guerriero. 

«Sia come vuoi! In fondo era quello che volevo! Guardalo bene! Guardalo mentre te lo porto via… cacciatore!»

Fred si paralizzò; il suo cervello non riuscì a capire, ma il suo cuore lo fece per lui.
Il respiro gli mancò e si sentì morire, ma non per il pugnale che aveva alla gola.
E un momento dopo….

«ARGHHHHH!» Il mago cacciò un urlo mentre il suo polso si piegava.

Udras guardò d’istinto verso Loki che glielo stava trattenendo con un incantesimo. Il moro girò la mano e glielo spaccò.
Udras lasciò Fred in un rantolo di dolore: il ragazzo si scostò da lui.
Il mago provò ad afferrarlo ancora con la mano buona, ma una nuova freccia lo colpì… stavolta in pieno petto.
Igdard guardò l’avversario con determinazione e con fatica avanzò verso Fred.

«Sei sempre così testardo!» Gli ringhiò contro Udras strappandosi via la freccia dopodiché lanciò contro al cacciatore una potentissima sfera di energia che lo ribaltò e lo fece sbattere con forza a terra molto lontano da loro. 

Igdard si accasciò.

«NOOO!» Urlò Fred disperato.

Il mago si girò verso di lui, ma il ragazzo si alzò e lo colpì con forza con un pugno mentre anche Kate li raggiungeva aggrappandosi alla schiena di Udras e bloccandogli il collo.

 

Mickey si affrettò a soccorrere Igdard seguito da Tony e Steve.

«Igdard! Oh no è sempre più debole!»

«Igdard…Igdard» Sussurrò Tony «Ehi aspetta, ma è? Ehi, credevo fosse morto!»

«Temo lo sarà se continua così…riprenditi Ig avanti, oh no…cosa possiamo fare?» Domandò Mickey con agitazione. 

Intanto Loki stava cercando di salvare l’occhio di Thor.

«Sta calmo, ci penso io»

«Loki no….non puoi sprecare energie per me!» Gli disse il biondo.

«Thor lasciami fare, posso guarirti!»

Ma l’altro gli bloccò la mano.

«Loki, amore, non è questo il piano.»

«Non importa! I-Io posso fare entrambe le cose. Io voglio salvarti, posso ancora farlo!»

Ma il marito gli accarezzò il volto con dolcezza «E rischiare di non essere in grado di aiutare Fred e Kate.» Lo guardò col suo unico occhio ormai buono.

Loki si paralizzò. 

«Va bene così Loki, mpf so che mi amerai lo stesso…» gli disse con un sorriso dolce.
Al che Loki prese un respiro, dopodiché rivolse lo sguardo ai suoi figli. 


Fratello e sorella lottavano senza sosta contro Udras in quello che era ormai uno scontro corpo a corpo. Per loro fortuna, e forse a causa della stanchezza e di tutti gli incantesimi lanciati, il mago iniziava ad accusare di più i colpi. 

“Resta concentrato!” Si ripeteva intanto Fred.

Non aveva tempo per pensare a cosa aveva visto. Non poteva! Forse era tutta un’illusione , forse Udras aveva solo voluto distrarlo, ma quello sguardo…
Doveva restare concentrato o sarebbe stato tutto inutile!
Schivò giusto in tempo alcune radici appena spuntate dal terreno con l’intento di afferrarlo.

«Kate!» Fred indicò alla sorella la ferita che il mago aveva nel petto a causa della freccia. La ragazza annuì. 

«Inutili moscerini, vi annienterò!» Li minacciò Udras scagliando incantesimi a destra e a manca e alzando un grande polverone da terra che avvolse tutti e tre i combattenti. 

Fred tossì: la polvere gli era entrata negli occhi e non vedeva nulla; si voltò cercando di individuare gli altri due, ma…

«Tu non vai da nessuna parte!» Ringhiò il mago afferrandolo per il collo e sollevandolo da terra.

«Quanta fatica per ucciderti!» Il ragazzo intanto si dimenava nella sua stretta mentre lo jotun stava lentamente diventando blu e alzandosi di parecchi centimetri.

«Ora la farò finita con te una volta per tutte.» Aggiunse stringendo di più.

«Beh…» rispose il ragazzo col poco fiato che gli rimaneva «pare che tu sia a corto di energie. Stai riassumendo il tuo aspetto naturale.» 

«Si, lo ammetto siete stati più duri da battere di quanto pensassi, ma almeno così potrò spezzarti meglio il collo!» Lo fissò con una strana luce negli occhi «Avresti potuto arrenderti a me subito!  Avresti potuto evitare tanto dolore alla tua famiglia! Invece li hai condannati!»

«Sai qual è il tuo problema? Puoi evocare tutti i demoni che vuoi, ma la tua magia resterà sempre limitata, come il tuo potere. Invece noi saremo sempre più forti di te.»

«Ahahah e come? Grazie alla vostra famiglia? All’amore?»

«Si! So-Sono forze che tu nemmeno puoi comprendere!»

«Mettila come vuoi Fred, ma questo non ti impedirà di morire.»

Ma Fred sostenne il suo sguardo con un sorriso di sfida «Oh ne sono certo, m-ma c’è un’altra cosa che hai sottovalutato …Larry!» 

Udras lo guardò senza capire mentre d’improvviso il ragazzo cambiò forma assumendo l’aspetto di Kate! «L’inganno è una dote di famiglia»

«Cosa?!»

La ragazza non gli diede tempo per comprendere che con un grido gli piantò il pugnale di suo nonno nella ferita al petto spingendolo con tutta la sua forza fino al cuore dell’avversario. Udras dovette lasciarla andare e si guardò il petto, poi guardò con astio la ragazza caduta ai suoi piedi e rise. 

«Stupida ragazzina! Credi che basti un pugnale qualunque  per uccidermi?»

Kate tossì appena, ma lo guardò con un sorriso soddisfatto «Oh ma quello non è un pugnale qualunque.»

Udras non capì, ma d’istinto si guardò nel punto colpito.
Grosse striature nere si estesero dalla ferita sul petto dello jotun mentre i suoi piedi divennero ghiaccio solido così come le ginocchia inchiodandolo a terra.

«Ma cosa…. No!» Il mago si strappò via il pugnale mentre la mano col polso rotto era già diventata di ghiaccio, ma non servì a niente. 

Kate guardò oltre il mago «Fred!» Chiamò.

Udras si voltò per quel che poteva e vide il giovane in piedi alle sue spalle. Il ragazzo chiuse gli occhi: una sfera di energia di ghiaccio e luce si formò tra le sue mani.
In un ultimo tentativo Udras lasciò il pugnale e alzò la mano ancora buona, ma una radice spuntò da terra e gli bloccò il polso.
Loki poco lontano lo guardava con determinazione.

«Che effetto fa sentirsi impotenti, mago dei miei stivali?» E stringendo più forte gli spezzò anche l’altro polso.

Udras cacciò un urlo e lo guardò con odio poi tornò su Fred  «Che stai facendo?» Chiese mentre il ragazzo aveva ancora gli occhi chiusi. 

«Mai sentito parlare di Fonte del Ricordo?» Rispose Kate risollevandosi «Tranquillo! Te ne diamo volentieri un assaggio! Papà! ORA!»

Loki direzionò entrambe le mani verso la sfera di Fred: una forte luce verde scaturì dai suoi palmi e si unì alla sfera di luce.
Kate si voltò verso Thor che le puntò Mjolnir contro: una scarica di fulmini ne scaturì e puntò alla ragazza. Lei allungò le mani e li assorbì dopodiché si concentrò e imitò Loki: dalle sue mani si propagò un potente fascio di fulmini ed elettricità che avvolse la sfera del fratello.
Sul volto di Fred si dipinse una lieve espressione di dolore, ma un istante dopo il suo viso tornò sereno.
Intanto anche l’altro braccio di Udras si era congelato così come il busto, voltato di tre quarti verso Fred, era ormai completamente bloccato.
Udras non aveva via di scampo e mentre il respiro aumentava veloce nel suo petto e il panico si dipingeva nei suoi occhi guardò il ragazzo che lentamente riaprì i suoi e lo guardò con determinazione, ma senza alcuna traccia di odio.

Il mago vi rimase un ultimo istante «Finiamola qui…» Sussurrò infine prima di abbandonare esausto la testa da un lato in segno di resa mentre anche il collo si congelava . 

Fred allora scagliò tutta quell’energia contro al mago.
Il corpo ghiacciato di Udras fu avvolto da una luce abbagliante e disintegrato in pochi secondi. Quando Fred abbassò le mani del mago oscuro non c’era più traccia.
Il ragazzo aveva il respiro pesante e il petto si alzava e si abbassava a fatica. Chiuse gli occhi come travolto da una forte stanchezza e per un istante ebbe voglia di svenire.
Poi li spalancò e istintivamente si voltò verso il punto in cui Mickey e i suoi zii stavano chini e ricurvi su un corpo.
Raccogliendo le sue ultime energie li raggiunse più velocemente che poté. 

Fu come se tutto intorno a lui si fosse di colpo ovattato, vide solo i suoi zii spostarsi e Mickey, che stava tenendo la schiena della persona a terra appena rialzata, lasciare che si sostituisse a lui.
Se lo ritrovò tra le braccia con gli occhi chiusi e immobile, privato dell’armatura che gli altri gli avevano tolto per farlo respirare meglio.
Fred fece passare lo sguardo su tutto quel corpo terribilmente martoriato e sporco, ma quei lineamenti… lì trovò così familiari, come se non fosse passato un solo giorno dall’ultima volta in cui li aveva visti riscaldati dalla luce e dal freddo di Jotunheim. Ancora in quella sorta di trance spostò una lunga ciocca di capelli dal volto dell’altro e col dorso della mano appose una delicata carezza sul suo viso.
Al che l’altro, come richiamato da un lungo sonno, aprì piano gli occhi: due occhi buoni come il ragazzo a cui appartenevano lo guardarono e se possibile sorrisero per lui. Le iridi assunsero un color rosso rubino e a Fred non servirono altre prove. 

«Credevo fossi un’illusione, invece sei…sei proprio tu» sussurrò Fred.

Senza che se ne fosse accorto aveva incominciato a piangere, lo avvertì perché una lacrima bruciante gli rigò le guance. Sorrise e gli appose un’altra carezza sul viso, ma Igdard gli mise una mano sulla sua e lì la trattenne continuando a guardarlo dolce e dritto negli occhi come a volerlo rassicurare di essere reale e che non sarebbe svanito in un sogno.
Ma in quell’istante il suo sguardo cambiò e fu come attraversato da una sorta di tremendo dolore.
Istintivamente Fred ne cercò l’origine sul resto del suo corpo e rabbrividì: a partire dai piedi e fino alle cosce Igdard stava diventando blu.

«Oh no!» Intervenne Mickey vicino al cugino «Si sta trasformando completamente. Fred era Udras a tenerlo in vita in qualche modo! Ma adesso…»

Fred anche se terrorizzato, pensò velocemente: forse Igdard non poteva resistere solo come jotun sulla Terra, ma se…

Iniziò a guardarsi intorno «PAPÀ!» Gridò con disperazione non riuscendo a trovare Loki. «PAPÀ!» Chiamò ancora come se la sua unica speranza fosse legata a lui.

Loki, sebbene ormai molto stanco, era tornato con Kate da Thor nel tentativo di curare la sua ferita: aveva già iniziato ad infondergli un po’ della sua magia curativa, anche se con scarsi risultati, che Fred lo aveva richiamato.
Di nuovo Thor aveva fermato la sua mano e lo aveva guardato in una tacita richiesta. Loki non aveva esitato e rialzandosi era accorso dal figlio.

«TI PREGO NO, NO!» Ripeteva Fred in panico totale mentre anche le sue mani si stavano dipingendo di blu al solo contatto con l’altro; Loki gli si inginocchiò accanto. 

Guardò il giovane a terra che lentamente stava cedendo al bisogno di chiudere le palpebre fattesi d’improvviso troppo pesanti mentre il suo corpo aveva quasi completamente cambiato colore.
Il moro seppe subito cosa fare.
Pose entrambe le mani davanti a sé e si concentrò. Sussurrò qualcosa a voce talmente bassa che nessuno dei presenti riuscì a capire una sola parola.
Kate e Thor intanto si stavano avvicinando l’uno sorretto all’altra mentre Mickey fattosi vicino a Fred aveva appoggiato le mani sulle sue spalle.
Steve strinse forte una mano di Tony che lo contraccambiò.

«Coraggio amico barbone, coraggio!» Sussurrò Tony. 

Fred invece non distolse lo sguardo dal volto di Igdard un solo istante: sapeva che il padre era l’unico in grado di risolvere quella situazione e nemmeno lui coi suoi poteri avrebbe saputo cosa fare.
Poi Loki abbassò le mani e Igdard chiuse gli occhi.
Fred trattenne il fiato finché intravede il blu lasciare lentamente la pelle di Igdard per fare spazio al rosa.
Igdard riaprì gli occhi, due occhi che da rossi diventarono blu e cercarono quelli di Fred che si sentì morire e rinascere in quello sguardo.

«Fr-Fred…» sussurrò per poi crollare privo di sensi troppo stanco e debole.

Fred se lo strinse contro e buttò fuori tutta l’ansia tenuta dentro in un pianto liberatorio.
Loki sorrise e senza dire una parola si rialzò dando una carezza sulla testa del figlio.
Kate si separò da Thor e andò incontro al padre abbracciandolo per poi raggiungere Mickey e fare lo stesso mentre Steve abbracciò Tony. Loki sorrise e in pochi passi raggiunse il marito.

«Thor…» sussurrò «mi sento così stanco.» E crollò esausto tra le sue braccia.

«Loki» lo chiamò l’altro in panico.

Ma Loki aprì piano gli occhi e allungò una mano verso il suo occhio ferito, ma riuscì solo ad apporgli una carezza sulla guancia.

«Mi dispiace.» Si scusò mentre gli occhi gli si facevano lucidi.

«Va bene così amore.» Gli sussurrò dolce Thor «Va bene così.» E sollevandolo tra le braccia lasciò che l’altro si addormentasse contro il suo petto.

 

Casa Odinson 

Erano passate le 4.00 di mattina.
Tony, con l’aiuto di Friday, aveva comunicato ad Happy la situazione. In pochissimo tempo il gruppo era stato raggiunto da un jet privato ora parcheggiato in mezzo alla strada davanti a casa Odinson.
Fred, che ormai aveva imparato a non separarsene più, aveva attinto alla sua riserva di fiori di Vimur preparando un infuso per Loki e per Igdard mentre agli altri aveva fornito erbe rinvigorenti che aveva portato da Vanaheim.
Pur avendo fatto appello a tutta la sua magia per l’occhio del padre non sembrava esserci più nulla da fare così intanto vi aveva messo una benda.
Ma Thor non sembrava turbato per il suo occhio. Piuttosto il Dio del Tuono era in ansia per Loki: lo aveva svegliato non appena arrivati a casa per permettergli di bere l’infuso e dopo averlo aiutato a lavarsi e a stendersi nel loro letto lo aveva lasciato solo affinché riposasse un po’.
Ora Thor si trovava in salotto con Fred e tutti i Rogers-Stark.

«Lo teneva lì in catene da non so quanti mesi e lo torturava.» Mickey seduto tra i genitori aveva preso a raccontare della sua prigionia su richiesta di Fred. «Non poteva nemmeno parlare a causa di un incantesimo credo, ma forse si è spezzato quando Udras è morto proprio come per il suo corpo.» 

Fred in piedi davanti a lui annuì.
Aveva sistemato Igdard al piano superiore in camera sua: lo aveva svegliato piano, ma l’altro si era limitato ad aprire gli occhi senza capire. Gli aveva dato da bere l’infuso e lo aveva fatto ridistendere. Senza dire una parola Ig aveva chiuso gli occhi e si era nuovamente addormentato.
Kate era rimasta a sorvegliarlo in caso di bisogno mentre Fred era sceso ad occuparsi degli altri. 

«Udras usava lo specchio e anche gli occhiali o qualsiasi vetro per mostrargli ciò che voleva…voleva che Igdard ti vedesse quando ti avrebbe ucciso. E quando Udras è apparso nello specchio con te nel suo appartamento io e papà lo stavamo portando via.»

«Ecco il perché di quelle parole e dell’avermi costretto a guardare nello specchio» sussurrò Fred «Ma Mickey tu come facevi a conoscere Igdard? Non te ne avevo mai parlato» 

Mickey arrossì.

«Ecco veramente…» 

Ma Tony intervenne.

«Ora basta! Mickey è fin troppo provato, dobbiamo riportarlo a casa.» 

«Tony.» Lo richiamò Steve, ma il miliardario non gli diede retta e si rivolse al nipote implorante.

«Fred ti prego! Siamo tutti esausti. Gli farai le tue domande in un altro momento. Ora voglio portare nostro figlio a casa.» 

Fred annuì «Allora vado a chiamare Kate, credo voglia venire con voi questa sera.» E voltandosi salì le scale.

«Grazie per tutto, come sempre!» Disse Thor agli altri presenti.

Tony sorrise «Beh è questo che fanno le famiglie, si aiutano e restano insieme nel momento del bisogno. Credo che a quel pazzo mancasse questo piccolo passaggio.» 

«Solo a lui?» Domandò sarcastico Steve.

«Beh…forse io avevo bisogno di rinfrescare il concetto» si giustificò imbarazzato Tony.

Steve scosse la testa e alzò gli occhi al cielo mentre Thor rise.
In quell’istante Kate scese le scale.

«Papà io vado con gli zii va bene?»

Thor annuì e abbracciandola le parlò all’orecchio «Occupati di Mickey mi raccomando.» Le sussurrò in modo che nessuno potesse sentirlo. Lei si separò da lui ed annuì con un sorriso.
Dopoché tutti furono usciti Thor prese un respiro e chiuse il suo occhio buono: c’era ancora qualcuno da avvisare sulle sorti della battaglia.

“HEIMDALL” chiamò nella sua mente.

Circa dieci minuti  più tardi Thor salì le scale senza far rumore. La porta della stanza da letto di Fred era accostata e il Dio del Tuono vi scorse il figlio ancora sveglio: era seduto su una sedia davanti al letto ed accarezzava piano una mano di quel ragazzo. Era sicuro che non lo avrebbe lasciato solo un istante e al pensiero un lieve sorriso gli si dipinse sul volto.

«Fred?» Chiamò.

Il figlio lo guardò interrogativo.

«Perché non vai a farti una doccia? Resto io di guardia.»

Fred dapprima esitò un istante poi annuì. Era terribilmente sporco e una doccia lo avrebbe aiutato a riprendersi un po’.

Si alzò e raggiunse il padre sulla porta «Farò presto papà»

«Il tempo che ti serve maghetto»

Il ragazzo sorrise e raggiunse il bagno. Thor allora entrò nella stanza di Fred e si sedette al suo posto.  Osservò i segni sul corpo del giovane dormiente e strinse la mascella.

«Hai sofferto parecchio è ragazzo?» Sussurrò. Il giovane sembrava distrutto e dormiva profondamente. Thor sorrise «Ma adesso non sei più solo…sei a casa.»

Qualche istante più tardi Fred tornò indossando abiti puliti, ma coi capelli ancora fradici.

«Fred hai lasciato i capelli bagnati?»

Ma il giovane chiuse gli occhi e alzò le mani vicino al capo, i suoi palmi brillarono di rosso e i capelli si librarono in aria ricadendo asciutti un istante dopo.

«Però, niente male figliolo.»

«È una mia invenzione. Bisogna sfruttare un incantesimo di fuoco. Su Vanaheim è stato utile con questi capelli.» Spiegò sistemandoli con uno dei suoi fermagli.

«Hai imparato a cavartela nelle tue avventure.»

«Si, ma sinceramente all’inizio non è stato facile soprattutto su Jotunheim. Sai se non fosse stato per Ig…» si interruppe.

Thor capì senza che il figlio aggiungesse niente e gli batté una mano sulla spalla.

«Sono felice che sia vivo, vedrai che adesso andrà tutto bene Fred. Però c’è una cosa che vorrei dirti.»

Fred fissò gli occhi nei suoi.

«Ormai sai avere cura di te e risolvere tutte le situazioni, anche quelle più difficili. Tu e tua sorella siete formidabili, ma ricordati una cosa. Qualunque difficoltà, su qualunque pianeta, in qualunque momento, devi solo chiamarci e la tua famiglia sarà con te. Fino alla fine dei tempi.»

Il ragazzo sorrise ed annuì mentre Thor lo superò.

«Papà…»

Il Dio del Tuono si voltò.

«Grazie» sussurrò il ragazzo.

Thor sorrise e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle dopodiché si diresse nella stanza che divideva col marito. 

 

E dunque come ci si sente dopo la battaglia?
Come ci sente dopo la vittoria?
Sai che il tuo nemico è distrutto e che non ferirà più chi ami, ma basta questo per farti sentire al sicuro?
Non temo che qualcuno torni a farci del male perché, ora e sempre, saremo pronti ad affrontare i problemi insieme.
Ma non posso nascondere di avvertire ancora paura dentro di me, quella paura che ho provato quando ho temuto davvero di perdere chi amavo, di perderli tutti.
Probabilmente ci vorrà del tempo, ma…passerà…

«Loki, amore?» 

Loki alzò la testa dal libro e guardò verso il marito.

Il Dio del Tuono avanzò verso di lui e si inginocchiò accanto al letto «Credevo dormissi, che fai sveglio?»

«Uhm ho lasciato ai fiori il tempo di fare effetto così adesso mi sento meglio.» 

Disse chiudendo il libro mentre la penna vi si posava dentro. 

«E poi volevo aspettarti. Ma che fai lì in ginocchio?»

«Beh sai pensavo di venire a letto dopo una doccia, ma se preferisci dormire con un selvaggio» lo provocò rialzandosi.

«Fila in bagno.»

Thor sorrise ed obbedì dirigendosi al bagno.

«Thor?»

Il biondo lo guardò.

«Fai presto.» Terminò Loki con un sorriso dolce.

Thor annuì e sparì in bagno. Tornò poco dopo e si sedette sul letto accanto a lui.

«Come avete chiesto mio re. Ci ho messo solo cinque minuti.»

Sorrise e gli sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ma Loki lo guardò triste.

«A che stai pensando?» Gli domandò Thor.

«Che assomigli troppo a nostro padre e questo mi inquieta.» Scherzò osservando la benda in garza  del compagno che emise una leggera risata.

«E che…» continuò Loki con un sospiro «io e la mia magia non siamo stati abbastanza forti per salvarti…» concluse abbassando lo sguardo.

Ma Thor gli prese il volto tra le mani «Ma almeno so che questo aspetto non ridurrà il tuo amore per me giusto?»

Loki lo fissò «In effetti devo confessarti che questo look piratesco ti da un certo fascino.»

«Ecco hai visto? È un passo avanti non trovi?»

«Si, ma mi ricordi comunque nostro padre.» 

Il biondo scosse la testa poi si protese per dargli un bacio. Loki sorrise contro le sue labbra.

«Che ne dici di riposare adesso?» Suggerì il biondo.

«Ma i ragazzi…» 

«Kate è da Tony e Steve, credo volesse accertarsi che Mickey stesse bene e Fred ha fatto una doccia ed è di là che veglia su Idgard no Igard o come diavolo si chiama.» 

«È Igdard Thor.»

«Si insomma è lì che non lo perde di vista.» disse sdraiandosi sul fianco sinistro di Loki che intanto si era spostato per fargli spazio «Tesoro… l’incantesimo che gli hai fatto…gli hai dato una forma Aesir vero?»

«Ho semplicemente mantenuto la forma che Udras aveva ottenuto per lui e l’ho legato a quell’aspetto. Può ancora trasformarsi in jotun se lo desidera, ma al contrario dell’essere uno jotun puro, cosa che lo avrebbe ucciso su questo pianeta visto che è un habitat completamente diverso da Jotunheim, così potrà anche vivere come una persona normale. Ho dovuto fare mio questo incantesimo per me stesso e dovrei averlo fatto alla perfezione anche su di lui, ma questo ha esaurito completamente le mie energie.» Disse sdraiandosi di fronte al marito.

Thor gli cinse il fianco con un braccio e se lo avvicinò di più «Sei straordinario Loki.» 

«Mfp se fossi straordinario avrei salvato anche il tuo occhio.» Gli sfiorò la benda medica e chiuse gli occhi. Al posto del medicamento comparve una benda in pelle marrone.

«Ecco… così sei un pirata bellissimo.» 

Thor sorrise; gli sollevò il mento con una mano e si prese il tempo per perdersi nel suo viso. Ne osservò i tratti stanchi, ma addolciti dal sonno, gli occhi di un verde intenso e pieni di una ritrovata serenità.

«Ho avuto paura che ti facesse del male…»

«Ma stiamo bene Thor e siamo qui insieme.»

Thor sorrise.

«Hai mantenuto la promessa.» 

Anche Loki sorrise e si strinse a lui.

«Thor? E se Udras facesse…»

«Non tornerà tesoro, lo abbiamo distrutto una volta per tutte, ne sono sicuro.» 

Loki annuì e chiuse gli occhi nel suo abbraccio mentre Thor sorrise felice di poterlo stringere ancora una volta a sé.
Poi gli venne in mente una cosa.

«Tesoro?»

«Si?»

«Il tuo primo bacio…è stato con me giusto?»

Loki alzò la testa e lo guardò interrogativo.

«Perché me lo chiedi?»

«Ecco nella mia illusione Udras mi ha mostrato un ricordo in cui… insomma…ti avevo promesso il trono in cambio del tuo primo bacio…»

Loki lo guardò un lungo istante «Intendi quando me lo avevi promesso e poi ti sei inventato una scusa e mi hai fatto punire da nostro padre?»

Thor arrossì di botto «Quindi te lo ricordi?»

«Certo che si! Ricordo che ti ho odiato con tutto me stesso…» disse distogliendo la sguardo da lui e fissando per un istante il soffitto.

Thor si sentì invadere dalla vergogna.

«Ah proposito di questo Loki…io volevo chiederti scusa.» 

Il moro lo guardò stupito.

«Ecco so di averti fatto male tante volte. Credimi volevo davvero quel bacio, in realtà lo desideravo con tutto me stesso. Sono stato un codardo di fronte a nostro padre, ma non volevo farti del male e perdonami per tutte le volte che….»

Ma Loki gli appoggiò un dito sulle labbra e lo zittì «Thor, lo so…ma direi che il nostro amore è stato più forte di qualunque TUO errore, non credi?» Lo provocò guardandolo dolce.

Thor gli sorrise «Però alla fine ho mantenuto la mia promessa, il tuo primo bacio è stato mio e sei diventato re di Asgard. Con me certo, però…»

«Frena, frena, frena…non sei stato il mio primo bacio. Non te lo ricordi?»

Thor lo guardò senza capire e un ghigno si dipinse sul volto di Loki; gli si fece vicino sensuale e quando gli fu ad un soffio dalle labbra gli sussurrò.

«Visto che tu mi avevi fatto tanto arrabbiare raccontando a nostro padre quella bugia avevo deciso di fartela pagare. Così quella sera sono entrato nella Sala dei Banchetti mentre tu te ne stavi lì a divertirti con i tuoi amici e proprio davanti ai tuoi occhi mi sono preso la mia rivincita» poi si avvicinò al suo orecchio «Sai Fandral è stato un ottimo baciatore.» Terminò perfido.
Come se una porta nella sua memoria si fosse riaperta Thor rivide la scena davanti ai suoi: Loki era entrato livido di rabbia e con le lacrime agli occhi. Aveva raggiunto lui e i suoi amici al tavolo dei banchetti, ma anziché sedersi aveva afferrato Fandral per il bavero dell’abito assestandogli un signor bacio sulle labbra. Dopodiché aveva guardato Thor con odio e aveva lasciato la Sala dei Banchetti. Si ricordò anche di come, al culmine della rabbia, un fulmine avesse immediatamente squarciato il cielo e persino dei lividi che aveva procurato al suo migliore amico nei loro allenamenti successivi. Ecco spiegato perché avesse rimosso quel ricordo.

«Mi dispiace Dio del Tuono, ma te la sei cercata tu.» Aggiunse dispettoso.

«Ah è così?» Domandò indispettito Thor incominciando a fargli il solletico e salendogli a cavalcioni addosso.

«Thor ti prego, so-sono a pezzi.»

«Oh, ma a me sembri perfettamente in forma.» Continuò senza pietà il biondo.

Loki rise, rise finché Thor gli portò i polsi sopra la testa e lo guardò ancora. Gli diede un leggero bacio sulle labbra per poi iniziare a scendere lentamente fino al suo ventre, risollevò lo sguardo tornando nelle iridi verdi del moro.

«E comunque Thor non sarai stato il mio primo bacio, ma sei stato il mio unico e vero amore.» Aggiunse Loki sorridendogli.

A quel punto Thor gli lasciò andare le mani e lo baciò. L’altro gli prese il volto tra le sue per intensificare quel contatto fino a che quel bacio divenne sempre più carico di bisogno.

«Loki?» 

«Mmm?» Chiese il marito contro le sue labbra.

«So che sei distrutto, ma…» iniziò, ma non senza una reale apprensione nella voce.

Loki si staccò appena da lui e lo guardò capendo al volo la sua preoccupazione.

«Lo voglio anche io Thor.» Un altro bacio «Voglio amarti fino a che mi sarà concesso vivere.» Un altro «E anche dopo…per tutta l’eternità.» 

A quel punto Thor non riuscì a farlo proseguire «Ti amo Loki.» Sussurrò.

Il marito sorrise «Anche io ti amo Thor.» 

Si persero nei loro baci fino a restare senza respiro.
Si cercarono cancellando le paure che li avevano invasi fino a poche ore prima.
Si amarono, si amarono con tutta la dolcezza di cui erano capaci in quelle poche ore notturne rimaste e che presto lasciarono spazio ad un nuovo giorno. 


Erano le 9.00 di mattina e tutto in casa taceva.
Fred era distrutto, stanco e senza forze, ma non voleva cedere: non avrebbe dormito e avrebbe continuato a vegliare su Igdard. Ma combattere era stato impegnativo così come lo era stato impedire al proprio cuore di fermarsi per sempre alla vista di Igdard vivo.
Ma doveva attendere, non c’era altro da fare.
Igdard dormiva steso su un fianco proprio come Fred era abituato a vederlo fare in passato. Il suo corpo era in condizioni terribili e pieno di segni che dal racconto di Mickey aveva scoperto essere stati causati dalle catene che lo imprigionavano.
Era dura vederlo ridotto così, sapere di averlo creduto morto quando invece era prigioniero, sapere di non aver potuto fare nulla, piuttosto di essere stato la causa di quella condizione perché in fondo quella era la verità e Fred non riusciva a perdonarsela…
Igdard aprì appena gli occhi avvertendo qualcosa di morbido sotto di sé. All’inizio non sembrò capire poi vide Fred: era pensieroso e come in uno stato di trance.
Si mosse e l’altro tornò subito su di lui.

«Ehi…» fu tutto quello che Fred riuscì a dire mentre un sorriso gli si dipingeva sulle labbra.

Igdard ancora spaesato osservò la scrivania alle spalle del ragazzo. Ricordava solo che Fred gli avesse dato da bere qualcosa di caldo, ma non aveva davvero messo a fuoco il luogo in cui si trovasse.
Ora però si sentiva spaesato e voleva capire dove fosse capitato. Quel posto era pieno di cose mai viste e su cos’era disteso poi?
Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma Fred glielo impedì appoggiandogli con delicatezza una mano sulle labbra.

«Non sforzarti, Mickey mi ha detto che non potevi parlare a causa di un incantesimo. Siamo nella mia camera sai… “a casa mia”» gli sorrise al ricordo di quante volte gli aveva parlato di casa e della sua camera «Sei al sicuro qui.»

Igdard lo fissava senza una reale espressione nel volto, ma si sentiva docile come non mai.
Sentire quelle dita morbide sfiorarlo piano, quasi in una carezza, l’odore di Fred, i suoi occhi…
Un pensiero improvviso lo attraversò. Abbassò lo sguardo su sé stesso. Era sporco e in condizioni terribili. Provò un profondo senso di vergogna e tenne lo sguardo basso, visibilmente a disagio.
Fred lo intuì e aprì la bocca per dirgli qualcosa, ma ne uscì il solo pensiero che continuava a martellargli nella testa da che si era ritrovato Ig tra le braccia. 

«Non posso credere che tu sia vivo.» Sussurrò spostandogli una ciocca di capelli dal volto.

Quel gesto diede coraggio a Igdard; il giovane risollevò un po’ lo sguardo trovando quello di Fred pieno di lacrime.
Non seppe bene perché, ma sentì di non essere pronto a gestire quell’emozione e così si tirò su a sedere indicandogli a gesti la sua volontà.

«Vuoi lavarti? Ma certo, vieni con me.» Disse Fred alzandosi dalla sedia e allungandogli una mano, ma Igdard, ancora in imbarazzo per le sue condizioni, non la prese e provò a sollevarsi da solo. Pessima idea perché le gambe non gli ressero e Fred dovette sostenerlo mettendolo ancora più a disagio. 

«Sei ancora molto debole nonostante i fiori, ma sta tranquillo: il bagno è qui accanto e poi potrai tornare a sdraiarti.» 

L’altro non sembrò avere obiezioni perciò Fred avanzò con lui fino alla porta della sua camera.
Il corridoio era deserto e dalla porta chiusa della camera dei genitori dedusse che stessero ancora riposando. Guidò Igdard fino al bagno e si richiuse la porta alle spalle.
Il bagno che Fred condivideva con Kate affiancava la piccola lavanderia di casa. Le pareti erano blu pastello sulla metà superiore e a piastrelle quadrate e bianche in quella inferiore. I genitori lo avevano ristrutturato quando avevano diviso la camera dei figli, ma, piastrelle a parte, la lotta tra i bambini per la scelta del colore delle pareti era stata lunga e distruttiva…soprattuto per le orecchie di Loki e Thor.
Alla fine, ormai sulla soglia di un esaurimento e con la benedizione di Loki, Thor era andato a comprare il primo barattolo di vernice che gli era capitato tra le mani e vi aveva dipinto le pareti; fortunatamente quel colore aveva messo d’accordo entrambi i figli.
Entrando nel bagno sulla destra si trovavano una vasca bianca rettangolare e i sanitari e su quella di fondo una finestra, anch’essa rettangolare, e una doccia.
Sulla parete di sinistra invece vi erano due lavabi bianchi incassati in un mobile dello stesso colore. Infine entrambi i lavabi erano sovrastati da un lungo e largo specchio rettangolare in una cornice di legno bianco e con due applique ai lati.

«Ecco adesso ti prepa…Ig no!»

Alla vista dello specchio il giovane jotun era scattato come volesse romperlo, ma Fred gli si parò davanti.

«No è tutto a posto è solo uno specchio! Lui non c’è! Lui non c’è più Ig! Te lo giuro, l’ho distrutto! Stavolta per davvero!»

Ma Igdard non sembrava per niente convinto.

«Va bene, lo copro!»

Lo fece uscire dal bagno e lo lasciò un istante in corridoio. Entrò di corsa in camera e ne uscì con un lenzuolo tra le mani che usò per coprire lo specchio.

«Ecco, così va meglio.» Disse tirando un sospiro di sollievo.

A quel punto Igdard rientrò nel bagno e si guardò intorno studiando con circospezione tutte quelle cose mai viste.

Fred si avvicinò alla vasca e aprì l’acqua «Allora acqua gelata? Vuoi sentire se è abbastanza fredda?» Igdard accostò una mano sotto il getto, ma la ritrasse di colpo.

«Giusto con questo corpo puoi avvertire comunque il freddo, allora magari meglio più calda» ma il risultato fu lo stesso.

«E tiepida sia.» Stabilì infine Fred dopodiché si sfilò dalla tasca dei pantaloni una fiala arancio scuro e l’aprì versando alcune gocce del contenuto nell’acqua: subito si diffuse nell’aria un’aroma di fiori di arancio.

«È un olio medicamentoso, l’ho estratto da una pianta su Vanaheim, lenisce le ferite.» 

L’acqua riempì piano piano la vasca; Igdard la osservò mentre Fred aprì i cassetti e gli procurò degli asciugamani puliti «Quando hai finito ti…» le parole gli morirono in gola quando Igdard senza nessun preavviso rimase nudo davanti a lui e lentamente dandogli le spalle entrò in acqua.
Fred avvampò di colpo, ma scosse la testa come per scacciare un pensiero imbarazzante e tutto quello che desiderò fu di uscire in fretta da quella stanza.

«Allora te li lascio qui. E quello è del sapone. Non berlo, serve solo per lo sporco, devi sfregartelo addosso e poi sciacquarlo via. Io vado un attimo…»

Ma Igdard gli afferrò un polso e lo guardò con occhi imploranti. Fred ingoiò a fatica, ma a quello sguardo si decise a restare. Si sedette sul bordo della vasca.

«Mpf aspetta facciamo così. Non avere paura.» Gli disse bagnandogli i capelli con la doccetta a mano «Sembra una sorta di serpente, ma è priva di vita.» Spiegò passandogliela sopra la testa. 

Prese dello shampoo e lo insaponò alla bella e meglio, lo sciacquò e prese del balsamo. Ne verso un po’ sulle mani di Igdard che lo annusò e soddisfatto dell’odore fece per portarsi quella strana crema alle labbra.

«NO! Quello non si mangia! Mettilo sui capelli»

L’altro obbedì e se lo passò su tutto il capo.

«Ecco questo devi passartelo tra i capelli, ma cerca di non strapparli.» Disse porgendogli un pettine.

Ig obbedì di nuovo e così Fred ne approfittò per fare quello che voleva.Prese una spugna e iniziò a passargliela sulla schiena.
In un primo momento il corpo di Igdard fu percorso da un brivido nemmeno troppo sotto pelle che divenne poi un mugolio di piacere; Fred arrossì, ma continuò.
Mano a mano che lo sporco veniva via Fred poté vedere meglio le ferite e i lividi sul corpo di Igdard: non poté evitare di stringere la mascella, ma allungò la mano libera sulla sua schiena.
Passava sulle ferite con la spugna pulendole a dovere per poi poggiarvi l’altra mano e lentamente farle scomparire come gli aveva insegnato suo padre.
Passò al torace mentre Igdard era ancora bloccato alla prima ciocca di capelli.

«Aspetta provo io.» Disse gentile iniziando a pettinarlo lentamente e con cura, Igdard lo lasciò fare godendosi gli effetti dell’olio e avvertendone i benefici. 

Si sentiva ancora molto debole; certo l’infuso di Fred gli aveva ridato energia, ma non era sufficiente a risanarlo di tutta quella persa durante quei mesi di prigionia.
Ma in quel momento c’erano solo le carezze e le cure che Fred gli stava dedicando e come mosso da un enorme bisogno sentì di volerne godere fino a che gli sarebbe stato concesso.

«Ig, intanto vuoi…vuoi lavarti le gambe?» Chiese Fred porgendogli la spugna.

Igdard la prese ed annuì. Quando Fred ebbe finito coi suoi capelli lo sciacquò e lo invitò ad alzarsi facendo attenzione, dopodiché afferrò un grande asciugamano e lo aprì davanti a lui.
Il ragazzo uscì dalla vasca e lo guardò senza capire, ma Fred si limitò ad alzarlo di più quasi coprendosi il volto per l’imbarazzo «Coraggio vieni qua.»
Igdard si avvicinò e Fred ve lo avvolse dopodiché lo fece sedere sul bordo della vasca e gli passò i capelli con un asciugamano.
I capelli di Igdard erano tornati di un bianco perfetto e candido come Fred lo ricordava ed era l’unica cosa da jotun che gli era rimasta, lo stesso valeva per la sua barba, ma riguardo all’acconciatura…
Fred ci pensò un attimo: su Jotunheim aveva visto diverse volte Igdard tagliarsi i capelli col solo aiuto di una pietra appuntita o di un pugnale di ghiaccio.
Fece comparire un pugnale tra le sue mani e glielo porse.

«Ehm vuoi fare tu?» 

Igdard lo accettò e guardò verso lo specchio. Fred tolse il lenzuolo e l’altro dopo un momento di esitazione incominciò ad occuparsi di quelle matasse informi. Quando si fu completamente sbarbato passò ai capelli che in pochi rapidi tagli di lama assunsero la loro tipica acconciatura.
Fred si avvicinò e glieli asciugò col suo incantesimo di fuoco.
A quel punto gli mancò il fiato: anche se con un colore di pelle e iridi diverse Igdard era lì davanti a lui esattamente come lo ricordava.
Il giovane si alzò e fece per chinarsi e sistemare quella confusione, ma Fred lo bloccò.

«Non preoccuparti, me ne occuperò io più tardi, adesso vieni.»

Lo accompagnò in camera e gli fece indossare dei vestiti puliti poi si girò verso il letto «Beh papà non gradirebbe che usassi la magia per i lavori domestici, ma per stavolta pazienza.» E schioccate le dita le lenzuola si sollevarono appallottolandosi ai piedi del letto per essere sostituite da un paio pulite. 

«Ora ci siamo». Disse Fred buttando in quel cumulo anche l’asciugamano bagnato.

Igdard che era rimasto appoggiato alla scrivania si portò sul letto e si sdraiò. 

«Va meglio vero?» Chiese Fred.

Il giovane annuì e inspirò a fondo l’odore delle lenzuola.

Fred rise a quella vista. «Ahah di cosa sanno esperto cacciatore?»

«Di te.» Rispose l’altro guardandolo. «C’è il tuo odore qui.» 

Fred preso in contropiede da quella riposta si zittì e divenne rosso di botto, ma si sedette sulla sedia davanti a lui. 

«Che-che ne diresti di riposare ancora un po’? Più tardi ti farò un altro infuso, ma credo tu sia ancora troppo stanco. Hai bisogno di sonno.»

Igdard annuì.

«Bene allora vado a sistemare di là» stabilì Fred alzandosi, ma si sentì afferrare di nuovo per un polso.

«Resta con me» sussurrò l’altro.

Fred rimase un istante a guardarlo come fosse interdetto da quella proposta poi sorrise e annuì.
Igdard si scansò per fargli spazio sul letto e Fred si sdraiò di fronte a lui. C’erano tante cose che voleva dirgli, tante domande che voleva fargli, ma la stanchezza tanto a lungo trattenuta lo pervase completamente.
Chiuse gli occhi mentre Igdard lo aveva già anticipato. In pochi istanti entrambi si addormentarono. 

 

Su Asgard le finestre delle stanze da letto reali erano sempre state grandi e molto ampie di modo che la luce illuminasse anche quelle come il regno stesso. La luce però invadeva le camere fin dalle primi luci dell’alba.
Loki e Thor, da piccoli, non sopportando di essere svegliati troppo presto, di sera ne facevano chiudere dai servi i pesanti serramenti e così l’unica sveglia era diventata una carezza o una parola gentile che Frigga dava a ciascuno di loro ogni mattina. Ora però anche su Asgard i due lasciavano che la luce la facesse finalmente da padrona nella loro stanza risvegliando i loro sensi in maniera del tutto naturale.
Ma quell’abitudine era nata su Midgard.
Su quel pianeta Loki e Thor non avevano una servitù che pensasse alla casa, tantomeno ai serramenti delle finestre, e così capitava spesso che andassero a dormire dimenticandosi di chiuderli e facendo si che la luce invadesse spesso la loro camera risvegliandoli e riempendo la stanza di caldi raggi solari o del grigiore di una giornata di pioggia.
Ma a loro non dispiaceva più, anzi si erano portati quella sorta di abitudine persino nel loro regno.
Anche quella mattina la luce del sole, ormai alto da diverse ore, invadeva la stanza riempiendola di calore.
Thor osservava un raggio di sole illuminare una spalla nuda di Loki che dandogli le spalle sembrava profondamente addormentato.
Il biondo si avvicinò piano al compagno e scostandogli i capelli neri dal collo prese a baciarlo lentamente con dolcezza e sensualità allo stesso tempo.
Loki mugugnò appena, ma non si svegliò.
Thor sorrise e prese ad accarezzargli la schiena con un mano facendola poi scivolare oltre il suo fianco fino al ventre e poi un po’ più giù.

«Mm.» Mugugnò Loki dopo qualche istante sdraiandosi sulla schiena, ma ancora addormentato. 

Thor a quel punto si sollevò e appoggiandosi su un solo braccio lo sovrastò, ma senza alcuna irruenza anzi avendo cura di fare il più delicatamente possibile. Continuò a dedicarsi al marito senza smettere di apporgli baci lenti e sempre più sensuali sul collo.
Loki iniziò d’istinto a muoversi contro di lui forse convinto che si trattasse di un sogno e perciò tenendo ancora gli occhi chiusi.
Thor intanto non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso e dalle sue labbra che erano appena dischiuse e da cui uscivano ansiti leggeri.
Rapì quelle labbra in un bacio e nel momento in cui le lasciò libere Loki aprì leggermente le palpebre rendendosi conto che quello non era affatto un sogno.

«Thor…» riuscì solo a sussurrare che di nuovo il marito lo baciò.

Il moro vinto da quel vortice di sensazioni dovette richiudere gli occhi e mentre con una mano si aggrappò al braccio sui cui il marito si reggeva con l’altra gli appose una carezza leggera  su una guancia lasciando che continuasse mentre i suoi ansiti si facevano sempre più intensi.
Thor, come ne fosse completamente dipendente, osservava il volto di Loki dipingersi di pura estasi e ascoltava il suono di quelli che ormai erano gemiti dolci soffocandoli subito dopo in un nuovo bacio.
Infine uno più lungo e più intenso di tutti gli altri lo costrinse a fermarsi; sorrise mentre sul volto di Loki si dipingeva un’espressione rilassata.

«Buongiorno amore. Come ti senti?» Chiese incontrando finalmente i suoi occhi ancora carichi del piacere appena provato.

«Mmm Thor…» tentò di fingere disturbo l’altro affondando il volto nel cuscino «Basta agguati, lasciami dormire.» 

Ma già Thor aveva ripreso coi suoi baci a torturargli il collo.

«Avanti Loki, il sole è alto e oggi voglio dedicare l’intera giornata a noi due. Ce lo meritiamo.» Prese a baciargli il petto mentre un nuovo ansito uscì dalla bocca del compagno. 

Loki riemerse dal cuscino e lo guardò.

«Cosa avresti in mente?» Chiese col sorriso di chi ha già intuito la risposta. 

«È una bellissima giornata, potremmo fare un passeggiata al parco e poi stasera potrei portarti a cena, solo noi due senza banchetti o tavolate di ospiti.»

«E i ragazzi?» Chiese Loki guardandolo con apprensione, ma l’altro non si fermò piuttosto sospirò e si innestò tra le sue gambe pressandosi contro di lui con dei movimenti profondi ed intensi.

«Kate mi ha scritto che starà tutto il giorno da Mickey e Fred è di là che veglia su Igdard. Non sentiranno la nostra mancanza vedrai.» Sussurrò. «Ma prima voglio prendermi cura di te.»

«Th-Thor…AH…non possiamo riposare adesso?» Chiese mentre le palpebre tornavano a farglisi pesanti. 

«Si se lo desideri, ma prima vorrei averti ancora, solo un po’…non riesco a smettere di vederti così Loki.»

Continuò studiando le micro espressioni che si dipingevano sul volto del marito mentre le sue guance avevamo preso a scaldarsi. Si sarebbe fermato se Loki glielo avesse chiesto, non sarebbe andato oltre, ma già l’altro aveva abbassato tutte le difese e si stava aggrappando alle sue spalle come a voler trovare un appiglio necessario.  
Loki risollevò appena le palpebre e sorrise.

«E sia.» Gli soffiò contro le labbra mordendole.«ma…ah…poi vorrei…mmm…dormire…ah si ti prego…sono ancora molto stanco e…» quelle ultime parole gli uscirono in un ansito spezzato mentre Thor ancora lo zittì con un bacio intenso e sorrise.


Fred sentì il rumore della porta d’ingresso che si chiudeva e voltandosi gettò un rapido sguardo alla sveglia sulla scrivania alle sue spalle. Erano le 15.00.
Si voltò ancora verso Igdard e vinto nuovamente dal sonno chiuse gli occhi e si riaddormentò.
Quando li riaprì una luce tra il rosso e il giallo intenso aveva invaso la stanza: era il tramonto. La prima cosa di cui si rese conto fu che la distanza che lo separava dalle labbra di Igdard era di pochi centimetri e poteva avvertire il respiro caldo dell’altro sul suo volto.
Di nuovo i pensieri lo invasero, ma non ebbe il tempo di dargli peso che Igdard aprì lentamente gli occhi e incontrò il suo sguardo. Fred si perse un istante in quelle iridi blu e obbligandosi a soffocare tutto il resto gli sorrise.

«Ehi, come ti senti?» 

«Meglio.» Sussurrò l’altro osservando poi i colori di cui si era riempita la stanza. 

Fred guardò di nuovo la sveglia: erano passate le sei di sera. 

«Però, abbiamo dormito parecchio.» Gli sorrise ancora mentre l’altro si limitò ad annuire. «Va-va tutto bene?»

«Detesto sentirmi così.» Si confessò Igdard.

«Così come?» Domandò Fred spaesato.

«Debole.» Terminò l’altro.

Fred comprese. 

«Devi recuperare le forze Ig, non c’è fretta.» Di nuovo quel miscuglio di emozioni lo tradì e si fece spazio in lui stavolta invadendogli gli occhi. 

«Che c’è Fred?» Chiese Igdard accorgendosi che quelle iridi verdi erano ormai bagnate.

«Mpf è che ancora non ci credo…» fece una pausa «Mi dispiace Ig.» Buttò fuori tutto in un colpo.

Igdard lo guardò cercando di comprendere meglio  «Cosa c’è Fred?»

«È solo che… sei vivo… sei sempre stato vivo e io sono solo uno stupido idiota.» A quel punto le lacrime iniziarono a scendere copiose.

Igdard fece per parlare, ma Fred si ritrasse dal suo sguardo e si mise seduto sul bordo del letto tirando su col naso.

«Ti ho creduto morto e così ho permesso che ti facesse del male. È colpa mia Ig. È solo colpa mia. Eppure ti giuro che …che ho fatto di tutto! Te lo giuro! Avevo il tuo corpo tra le braccia, e tu eri …eri» singhiozzò non riuscendo a fermare quelle lacrime nemmeno volendo.

Igdard lo osservò; si sollevò facendosi forza su un braccio e si sedette con la schiena contro al muro. 

«Morto. Lo so…» terminò per lui mentre Fred lo guardò «L’ho visto.»

«Co-cosa?» Domandò l’altro senza capire.

Igdard sorrise, un sorriso amaro.

«Non so come, ma l’ho visto…il mio corpo era lì morto, morto davvero, ma la mia anima…era viva. Penso che Udras l’abbia come estirpata da me e nascosta dentro di sé. Ti ho chiamato, ma tu non potevi sentirmi. Ma ho visto tutto Fred…» terminò guardandolo con occhi carichi di tristezza e apprensione.

Poi dovette chiuderli come se una tremenda stanchezza lo stesse invadendo di nuovo.

Fred benché sconvolto dovette costringersi a tornare lucido «Dovresti bere dell’altro infuso. E vado a prepararti anche qualcosa da mangiare.» Aggiunse alzandosi e dandogli le spalle si passò le mani sul viso e sugli occhi. 

Esitò un istante e tornò a guardarlo. 

«Puoi venire con me se vuoi.» Disse porgendogli la mano. Ig la guardò ed annuì prendendola. Alzandosi barcollò ancora come poche ore prima, ma si sorresse all’altro e si fece forza. 

Una volta in corridoio Fred chiamò i genitori, ma non avvertì risposta e dedusse che fossero usciti. 

«Forse prima erano loro. Ig non posso smaterializzarci, sei ancora troppo debole, ma ce la fai a fare le scale?»

L’altro annuì. Insieme scesero un gradino alla volta fino a raggiungere il salotto. 

«Ecco siediti qui» Lo fece sedere Fred una volta giunti al divano «è più comodo, io intanto ti preparo qualcosa. Il nostro cibo non è come quello di Jotunheim, ma qualcosa dovrei trovare.»

Igdard tastò la consistenza della nuova seduta trovandola morbida come quella dove era rimasto sdraiato fino a poco prima, si rilassò contro lo schienale e voltandosi non perse di vista Fred un istante.
Il ragazzo intanto aveva messo a bollire dell’acqua e nel frigo aveva trovato delle uova optando per quelle ed un avocado. Mentre le uova cuocevano si occupò dell’infuso e mise a tostare del pane. Preparato il tutto si diresse da Igdard e appoggiò la tazza sul tavolinetto davanti al divano.

«Ecco» disse porgendogli il piatto. «Il menù prevede avocado toast da mangiare con le mani. E nella prossima puntata ti insegnerò ad usare le posate.» Gli sorrise, ma Ig lo guardò interrogativo «Giusto non sai nemmeno cosa sia una serie tv, sono un genio. Coraggio mangia pure» 

Igdard studiò il cibo nel piatto e ne sniffò l’odore. Guardò Fred con una punta di dubbio nello sguardo. 

«Dai Ig è buono te lo assicuro.» 

A quel punto Igdard diede un morso al pane e con altri due lo finì dopodiché assaltò l’altra fetta con la stessa voracità. 

«Però, avevi fame…te ne faccio altri?» 

L’altro con le guance ancora piene annuì e Fred non esitò oltre. Torno poco dopo mentre l’altro ancora si stava leccando le dita di gusto e non ci volle molto perché facesse sparire anche altri due toast e tre mele.

«Sei più selvaggio di quando ti ho conosciuto Ig» Rise Fred divertito sedendosi accanto a lui e mangiando il suo toast.

«Prova a non mangiare per un anno e poi dimmi cosa si prova…che buona» Ribatté l’altro appoggiando nel piatto il terzo torsolo di mela mentre Fred si diede dello stupido per quell’osservazione. 

Gli porse l’infuso e attese che ne bevesse un po’, poi si fece coraggio.

«Ig posso chiederti come…»

«Come sono sopravvissuto? Non lo so… magia credo.» Rispose prendendo un altro sorso. 

«Eppure il tuo fisico non sembra deperito, ma come è possibile?» 

Igdard non rispose e continuò a bere.

«Scusa.» Disse Fred alzandosi «non è il momento per certe domande.» 

L’altro appoggiò la tazza sul tavolo «Possiamo tornare di sopra? Mi sento ancora molto stanco.»

Fred non perse tempo e lo aiutò ad alzarsi riconducendolo al piano di sopra e una volta in camera sua lo aiutò a stendersi. A quel punto il telefono sul comodino vibrò e Fred si allungò per prenderlo nello stupore di Igdard che non capì subito da dove provenisse quel suono.

«Tranquillo è solo un telefono, ti ricordi? Te ne ho parlato. É mio padre, ah i miei genitori faranno tardi stasera. Però che programmino… e bravo papà. Scusami gli rispondo in un momento. Ok, non c’è problema, Igdard sta meglio e ha mangiato qualcosa. Io dormirò nella stanza di Kate stanotte. Un bacio, vi voglio bene.»

Igdard lo guardò interdetto.

«Ma come? Non vuoi stare qui?»

«No, dormi tranquillo. Io mi metterò nell’altra stanza così potrai stare più comodo. Kate in fondo non c’è.»

Igdard prima lo guardò senza espressione poi sospirò.

«Però…una volta se mi fossi ridotto in questo stato per colpa tua mi avresti curato e non ti saresti scollato da me nemmeno provando a farti sentire in colpa, ma suppongo che le cose cambino…»

Fred si raggelò e lo guardò smarrito, istintivamente si inginocchiò e cercò il suo sguardo «Ig non è per questo…io…io volevo solo…»

L’altro lo fissò un istante poi…scoppiò a ridere «Ahah sei il solito Fred, mai una volta che non ci caschi!»

«Co-cosa?» Domandò l’altro senza capire.

«Ti stavo prendendo in giro. Togliti quella faccia da cucciolo di midchir smarrito avanti.»

«Ma-ma come hai potuto?!» Scattò su Fred, il cuore a tremila e le guance infuocate per la rabbia   e l’imbarazzo «io-io sono qui che mi preoccupo per te e tu…tu mi prendi in giro.» 

Ma per tutta risposta Igdard gli rivolse un sorriso «Beh dovevo pur accertarmi di avere ancora il potere di metterti in imbarazzo no?» Poi gli prese il polso con gentilezza «Però non scherzavo del tutto, resta con me Fred, solo per stanotte.» 

A quel tocco la temperatura nel corpo di Fred aumentò se possibile ancora di più, ma non certo per la rabbia. Abbassò lo sguardo e annuì facendosi posto vicino a lui. D’istinto e forse per abitudine si tolse il fermaglio dai capelli e lo appoggiò sul comodino accanto al letto.
Igdard seguì il suo gesto e sorrise in segreto.

«Hai tenuto i capelli lunghi.» 

«Si.» Rispose l’altro scostandoseli dal volto «Ma forse sto esagerando. Non riesco a prendermene cura a dovere. Dovrei tagliarli vero?»

Ma l’altro scosse la testa «No Fred, mi offenderei se non portassi più i miei fermagli.» 

Fred rise e tornò a guardarlo ora con una luce triste negli occhi.

«Ti ha fatto del male vero?»

«Ti prego….» 

Fred annuì, ma non riuscì a resistere preda di tutte le ansie che ancora sentiva dentro.

«Se tornasse…»

«Non tornerà. Ora ne sono sicuro.»

«Come fai a dirlo?»

Igdard sospirò «Perché lo sento…» rispose mettendosi più comodo sul fianco sinistro e incontrando lo sguardo interrogativo di Fred «Vedi non so bene come facesse a tenermi in vita, ma lui…mi aveva fatto qualcosa che mi impediva di morire… anche se lo desideravo con tutto me stesso pur di non dargli alcun tipo di informazione che lo aiutasse. Credo che il mio aspetto e la mia vita fossero legati a lui. E solo lui poteva farmi del male. Quando lo avete distrutto l’incantesimo si è spezzato, così come quello che mi impediva di parlare.»

Fred lo ascoltava con attenzione.

«Lui voleva che fossi vivo, ma debole. All’inizio mi torturava prendendosi i miei ricordi e le mie emozioni. Poi quando non ho avuto più nulla da dargli ha fatto si che fossi solo debole.»

Intanto dentro Fred un bolo indescrivibile di rabbia e odio si stava facendo spazio. Se solo lo avesse trovato prima, se solo avesse potuto evitarlo, ma lasciò che Igdard continuasse. 

«Ogni giorno si presentava da me con qualcosa da mangiare, ma non per nutrirmi: tutto era pregno di una qualche pozione e se mi rifiutavo di mangiare mi costringeva a berla direttamente.  E poi ovviamente c’era la tortura fisica. Mi indeboliva senza mai uccidermi tenendomi in vita per sua utilità.»

«Ti ha tenuto rinchiuso per tutto questo tempo?»

Igdard annuì.

«Sai quando siamo arrivati qui lui era molto debole. Aveva consumato parecchie energie per portarci entrambi su questo mondo e darci questo aspetto e… tutto il resto. È stato solo grazie a questo che non ha potuto sfidarti subito dandoti così il tempo di andartene ancora. Ogni giorno entrava in quella stanza e mi faceva del male. Era pieno di rabbia e rancore, alcune volte mi provocava  altre mi minacciava e basta dicendomi come ti avrebbe trovato e fatto del male se mi fossi rifiutato di bere la sua pozione. Non c’era giorno in cui non fosse furioso, ma a me… andava bene perché sapevo che finché fosse stato così… voleva dire che non ti aveva ancora trovato.» Fred trattenne il fiato a quella confessione mentre Igdard fece una  pausa.

«Poi un giorno è venuto da me. Era…allegro e vittorioso. Mi ha annunciato che era diventato lo stagista o una cosa così di tuo zio e che aveva avuto finalmente accesso alla tua famiglia. E lì…ho cominciato ad avere paura per davvero.» Si confessò mentre piano il dorso della sua mano si era avvicinato a quella di Fred.

Avrebbe voluto sfiorarla, ma non lo fece come se qualcosa lo trattenesse. 

«Per fortuna sei salvo e anche la tua famiglia lo è.» Ritrasse la mano e la portò sotto al cuscino.

Fred fissava il petto di Igdard, ma senza vedere realmente. Stava piuttosto cercando di non esplodere di rabbia per tutto quello che aveva appena sentito.
Era un bene che quell’emozione non fosse venuta fuori durante l’utilizzo della Fonte del Ricordo o certamente l’incantesimo non avrebbe funzionato. Ora si sentiva così arrabbiato e…in colpa…si, in colpa per aver quasi obbligato Igdard a raccontargli quelle cose e per il male che pur indirettamente lui stesso gli aveva procurato. 

«Quando è iniziato tutto questo?»

«La sera dello stesso giorno in cui sei partito dal nostro villaggio. Ero nella mia capanna e ho sentito delle grida, sono uscito e fuori tutto stava andando a fuoco. Le persone si stavano uccidendo tra di loro: i padri con i figli, i fratelli con i fratelli. I loro occhi erano… neri. E in mezzo al fumo, al fuoco e al sangue c’era… il medico del villaggio che ha cambiato aspetto ed è diventato…lui. Non volevo crederci, ma lui ha schioccato le dita e ci ha portato nel luogo dove poi tu mi hai trovato. Mi ha attaccato usando i suoi poteri. Abbiamo combattuto, ma era molto più forte della prima volta. L’ho colpito, ma ad ogni ferita era come se non gli avessi fatto niente. E poi mi ha ferito più e più volte, un colpo dopo l’altro finché sono caduto privo di forze e lì… mi ha letto la mente.» Lo sguardo di Igdard era lontano come se stesse rivivendo quel momento davanti ai suoi occhi «Ho provato a negarmi, ma lui si è preso tutto quello che voleva. Poi mi ha detto “Ti farò vedere che esistono cose peggiori della morte. A te e al tuo Fred”. Allora ho raccolto tutte le forze che avevo e mi sono rialzato per colpirlo. Ricordo che ho urlato mentre mi avventavo su di lui e poi… nient’altro.»
Strinse gli occhi e scosse la testa.
«Non so cosa sia successo, so solo che non mi sentivo morto, ma come inconsistente e quando ho riaperto gli occhi, o credo di averlo fatto, ho visto in un lago, come se fossi io a specchiarmici dentro, il volto di Udras e non riuscivo a capire! Il viso è mutato ed è diventato ancora il medico del villaggio. Poi è stato di nuovo buio. Quando li ho riaperti ti ho visto accasciato sul mio corpo. Credevo mi avessi trovato subito, credevo che fossi tornato, ma non sapevo dove fossi, né perché non mi sentissi morto mentre tu stavi tenendo il mio corpo privo di vita fra le braccia. Ho provato a chiamarti, ma tu non potevi sentirmi. Ho capito che lui doveva essere ancora trasformato se tu non lo avevi già attaccato e ucciso. Poi ho sentito la sua voce rimbombare intorno a me e dopo ho chiuso gli occhi… È stato un attimo. Il mio cuore ha ripreso a battere nel petto, potevo sentire la neve sotto di me e la sensazione lasciata dal tuo tocco sulla mia pelle. Udras allora mi ha estirpato la voce, mi ha ridotto schiavo e…il resto lo sai.»

Gli occhi di Fred si erano fatti lucidi al solo ricordo di cosa aveva provato stringendolo a sé e a come si fosse sentito impotente quando non aveva potuto fare nulla per salvarlo. Poi si ricordò una cosa.

«Il-il mio documento perché lo tenevi nella mano?»

Igdard si morse un labbro. «Vedi quella sera, mentre ero nella mia capanna, io…io stavo guardando la tua immagine, quella che mi avevi lasciato. La verità era che eri partito da poche ore e già mi mancavi. E guardandola mi stavo chiedendo se…se non avessi sbagliato a non seguirti.»

Fred scosse la testa «Non capisco. Ti avevo chiesto di venire con me» 

«E poi lasciarti andare? Vederti tornare a casa senza di me? No, sarebbe stato ancora più difficile e io…io volevo capire come mai mi sentissi così strano per la prima volta, volevo capire se quello fosse davvero.…» Fred trattenne il respiro mentre Igdard abbassò lo sguardo «Ma la verità è che non c’era più nulla da capire e quando finalmente avevo preso la mia decisione e mi stavo preparando a raggiungerti e seguirti dovunque tu volessi andare, persino qui sul tuo mondo, è accaduto il resto. Quando mi sono trovato in ginocchio davanti ad Udras ho stretto quel pezzo di carta per evitare che potesse arrivare a te in qualsiasi modo, ma non è servito a niente.  Lui ha scelto la strada più facile.»  

Strinse la mandibola poi chiuse gli occhi un istante. Li riaprì velocemente.

«Raccontami di te adesso.»

«Come?» Chiese Fred come riavendosi da quello stato di trance. 

«Si so che hai viaggiato, ti prego raccontami delle tue avventure.»

Fred si obbligò a riscuotersi: avrebbe avuto ancora così tante cose da chiedergli e Ig non gli aveva forse appena confessato che quel giorno stava per seguirlo per stare con lui?
Ma quello non sembrava ancora il momento per parlarne così si limitò ad incontrare i suoi occhi ed iniziare il suo racconto. 

«Quando sono tornato su Midgard ho scritto delle nostre avventure e di te…» Igdard sorrise «poi i miei genitori sono dovuti salire al trono e diventare i re di Asgard e così…» continuò il suo  racconto senza che il sorriso di Igdard lo abbandonasse un solo istante.  

 

Thor mise in tasca il telefono e raggiunse Loki seduto ad un tavolino della caffetteria di fronte ad un Marcus sconvolto.

«Quindi mi state dicendo che questa notte avete combattuto contro un mago pazzoide e per questo Thor ha perso un occhio?!»

«In poche parole si» riassunse brevemente Loki. 

«E me lo dite così?! Adesso?!»

«Marcus eri in Canada eri molto più al sicuro così credimi.»

«Tsk sono andato via solo per recuperare due casse di sciroppo e torno scoprendo che potevate essere morti. Potevate avvisarmi! Sarei tornato immediatamente!»

«No» sentenziò Thor «Se fossi tornato forse Udras avrebbe usato anche te per i suoi scopi. È meglio così amico mio!» Disse battendogli una mano su una spalla.

Ma l’altro non era ancora convinto.

«E i ragazzi? Stanno bene vero?»

«Bene e con entrambi gli occhi apposto. Abbiamo lasciato Fred e Igdard a riposare e Kate starà da Mickey anche stasera.»

Marcus annuì.

«Ti da fastidio? La benda intendo?» 

«È una sensazione strana, ma ci farò l’abitudine.»  Rispose sorridendo verso Loki. 

«Certo…immagino sarà così.» Marcus si zittì.

«Marcus.» Thor cercò il suo sguardo «Stiamo tutti bene e anche i ragazzi e questo è l’importante.» 

«È solo che…se penso a tutte le volte che ho visto quel bastardo venire qui con Kate e Mickey sembrava così…innocuo e invece…» buttò fuori un pesante sospirò «E va bene, ma non fatelo mai più! Quando ti ho visto prima stava per venirmi un infarto!» Esclamò alzandosi «Bene io vado a casa , ma Thor ti lascio le chiavi così potete stare ancora quanto volete ok?» 

«Non serve» Rispose per l’altro Loki finendo la sua seconda cioccolata «Andiamo anche noi, vero Thor?» 

«Certo.» 

Il gruppetto si diresse all’uscita.

«Giusto per la cronaca, immagino che mio padre sia informato dell’accaduto» 

«Probabilmente glielo avrà riferito nostra madre, ma non saprei» disse Thor.

«Capito, vorrei tornare a trovarlo presto e vorrei evitare di far venire un colpo anche a lui. Se lo sa già forse è meglio. A proposito quando ripartirete? Potrei venire con voi… se non è un problema ovvio» 

I due semidei si guardarono.

«Veramente non ci abbiamo ancora pensato, a breve credo» Rispose Thor mentre Loki abbassò lo sguardo emettendo un leggero sospiro «Ma sicuramente non c’è ragione per cui tu non debba venire con noi Marcus.» 

Marcus sorrise «Bene perché la prossima volta che mi nasconderete qualcosa sarò io a trovarvi ed uccidervi. Uhm magari potrei avvelenare i cookies, chiederò consiglio a Kate, è lei il genio del male in famiglia!» 

I tre risero e si salutarono con la promessa di rivedersi il giorno seguente per una cena a casa Odinson dopodiché i due semidei si congedarono.

«Allora.» Disse Thor avvicinandosi alla portiera della loro auto « Il film inizia alle 22.00 e il ristorante ci aspetta tra circa un’ora e mezza, che ne dici di una passeggiata a Central Park?»

«Ma Thor, è buio» 

«Per questo sarà più tranquillo…Con la bella giornata di oggi erano tutti fuori, credevo fossi stufo del caos.»

Loki ci pensò su.

«Si in effetti è vero…E va bene e parco sia.» Disse Loki salendo macchina. 

Non ci volle molto perché raggiungessero Central Park. 

«Fermati qui tesoro» Esclamò Thor indicandogli un parcheggio.

«Ok mi fermo.»

Appena sceso dall’auto Thor si precipitò ad aprire la portiera di Loki che scosse la testa esasperato, ma scese. 

«Entriamo di qua.» Propose il biondo scegliendo un ingresso poco distante. Dopodiché Thor prese per mano il marito tenendo nell’altra i cappotti di entrambi.

«Thor perché te li porti dietro? Non ci fermeremo comunque molto, da qui ci vogliono venti minuti per arrivare al ristorante» 

«Non mi pesano tesoro e non vorrei che nel parco facesse umido a quest’ora.»

«Oh certo…un gigante di ghiaccio ucciso dall’umidità di Central Park, come non pensarci» Lo prese in giro Loki guadagnandosi una linguaccia da parte del compagno. 

In quei giorni non faceva ancora freddo perciò Thor indossava una semplice camicia bianca e jeans scuri mentre Loki un golfino verde pino e pantaloni scuri e nonostante a quell’ora della sera si stesse ancora bene Loki evitò di protestare ancora e seguì l’altro.I lampioni illuminavano i sentieri del parco e non c’era molta gente in giro.

«Ci voleva una passeggiata tranquilla non credi?»

«Si, oggi c’era troppa gente e quei ragazzini in spiaggia stavano quasi per buttarmi la sabbia sul gelato.» 

«E finire in mare per questo…» aggiunse il marito. 

«Era la punizione più misericordiosa in cui avrebbero potuto sperare. E poi con quel sole il gelato mi andava proprio.»

«Ah si? E per le due cioccolate calde da Marcus che scusa hai?»

Loki si fermò e lo guardò con una sorta di minaccia nella sguardo.

«Ti stai lamentando perché mangio troppo?»

«No mi sto limitando a provocarti.»

«E perché?»

Thor gli si fece davanti e gli si avvicinò ad un orecchio «Perché…mi va di farti qualche dispetto.» E si staccò con un sorriso. 

«Lo sai magari rispedisco solo te su Asgard e mi godo un po’ di meritata vacanza.»

«Oh, saresti così crudele con me?»

«Posso fare peggio se vuoi.» Ghignò l’altro. 

Thor si limitò a sorridergli e continuare a camminare con lui. 

«Tesoro?» Lo richiamò Thor dopo un po’.

«Mmm?»

«Qualcosa non va?»

«È solo che…ecco credevo che questi giorni li avremmo passati in pace e tranquilli e invece…diciamo solo che l’idea di tornare alle nostre responsabilità al più presto mi…ecco…lo so che è stupido, ma vorrei passare un po’ di tempo con te e i ragazzi senza doveri che non siano verso di voi come era “da programma”, ma questo…non è possibile.»

Thor lo ascoltò in silenzio.

«Come re abbiamo delle responsabilità Loki lo sai meglio di me, ti sei quasi perso la festa per evitare una guerra con gli elfi di Alfheim.»

Al moro sfuggì una risata mentre Thor continuò. 

«Ma questo non vuol dire che non possiamo prenderci qualche giorno per stare con la nostra famiglia. E poi su Asgard è tutto sotto controllo. Al popolo non mancheremo se stiamo via qualche giorno di più vedrai.»

Loki annuì.

«Sono un re egoista vero Thor?»

Ma il biondo gli sorrise.

«Lo siamo in due. Ma credo che a volte un po’ di egoismo faccia bene, perciò non fartene un cruccio amore. Al nostro ritorno ci sarà di nuovo molto da fare e poco tempo per noi. Perciò adesso godiamoci solo il tempo che ci è concesso passare insieme d’accordo?»

«D’accordo» sorrise Loki di rimando. 

Proseguirono per un po’ attraverso i sentieri del parco mentre la sera si faceva sempre più buia, ma ad un tratto avvertirono  una leggera sinfonia nell’aria. 

«Thor, la senti?»

«Sento cosa?»

«La musica…c’è della musica. Viene di là.»

I due arrivarono in prossimità del Bow Bridge dove un gruppo di musicisti stava facendo le prove coi loro strumenti. Sembrava un’orchestra completa con tanto di pianoforte e non si poteva salire sul ponte poiché questa lo occupava tutto.

«Thor guarda! Sul ponte!»

«Si e pare ci si possa sedere lungo le sponde del laghetto per sentire la musica.» Disse indicando il prato dove gli alberi erano stati decorati da piccole lucine mentre le persone stavano sedute sull’erba o su coperte.

«Vieni sediamoci anche noi.» 

«Ma Thor faremo tardi alla cena.»

«Non preoccuparti Loki, il ristorante non scappa mica» 

Scavalcarono la rete che separava il giardino dal vialetto e si sedettero in punto poco affollato vicino ad un salice. Qualcuno guardò strano la benda di Thor, ma i due non ci fecero molto caso.  Alcune persone erano salite addirittura su piccole barche a cui era agganciata una lanterna in ferro e si erano fermate in mezzo all’acqua a poca distanza dal ponte. 

«Guarda che colori Thor e quante luci» Sussurrò Loki osservando rapito i colori delle foglie di alberi e cespugli che stavano diventando arancioni e gialle. Thor però era rapito solo da lui e d’istinto gli  spostò una ciocca di capelli dal viso. 

Loki lo guardò imbarazzato. «Sei sicuro che non facciamo tardi? Non hanno ancora iniziato.»

«Ne sono sicuro. Anzi sicurissimo anche perché ti devo confessare che…non ho mai prenotato il ristorante.»

Loki lo guardò interrogativo.

«E la programmazione del cinema me la sono inventata.» 

«Ma Thor…perché?»

Thor prese un respiro.

«Beh ecco l’altro giorno in caffetteria è venuto un cliente con cui chiacchieravo spesso quando abitavamo ancora qui. Fa il violinista e siccome era da molto che non ci vedevamo ci siamo messi un po’ a parlare. Mi ha detto che si sarebbe esibito in un concerto d’autunno all’aperto ieri e oggi qui a Central Park e siccome so che la musica classica ti piace…ho pensato di farti una sorpresa.» Concluse con un sorriso.

«Mi hai…mi hai imbrogliato?» Chiese Loki stupito.

«Si, ma a fin di bene.» Provò a giustificarsi l’altro.

Loki fece per ribattere, ma proprio in quel momento un giovane sulla trentina si affacciò dal ponte e salutò il pubblico annunciando il programma del concerto che sarebbe iniziato da lì ad una decina di minuti e, augurando a tutti una buona serata, si voltò verso l’orchestra.

«Va bene, diciamo che sei stato bravo per stavolta…ma dimmi Dio del Tuono avevi anche pensato alla cena per caso?»

«Ehm veramente.» Thor si guardò intorno come in cerca di una soluzione e di fatti…«Che ne diresti di un hot dog?» Chiese indicando un carretto poco distante che vendeva hot dog e gelati. 

«Direi che andrà benissimo.»

Il marito si alzò.

«Thor me ne prenderesti due? E magari un frozen yogurt…al cioccolato!»

«Ehm certo!» Il biondo non osò controbattere e tornò poco dopo con un tre hot dog e il gelato.

«Musica classica, hot dog e gelato! Grazie New York City!» Disse Loki addentando il primo hot dog e divorandolo. 

«Quindi ho rimediato?» 

«Mmm si…»  Sorrise l’altro prendendo il secondo.

«Loki?» Lo richiamò Thor dopo qualche istante.

«Mmm?»

«Ecco non te l’ho chiesto, ma se…se preferivi anzi il nostro programma iniziale possiamo…»

«Tutto questo va benissimo Thor.» Gli sorrise iniziando a gustarsi il suo frozen yogurt.

Thor gli sorrise «Me lo fai assaggiare?»

«Certo che no, è delizioso ed è mio!»

Thor scosse la testa poi si ripulì le mani e messosi più comodo sull’erba invitò Loki ad appoggiarsi contro il suo petto per poi circondarlo con le braccia. 

«Chissà che stanno combinando i ragazzi Thor»

«Prima ho sentito Kate. Ha farfugliato qualcosa velocemente e ha aggiunto maratona di film e Fred dice che Igdard sta meglio e che lui dormirà nella stanza di Kate stanotte»

«Mmm d’accordo…dici…dici che gli avrebbe fatto piacere essere qui con noi?»

«Ahha tesoro non credo che Kate avrebbe resistito più di cinque minuti.»

«Si forse hai ragione.» Sorrise Loki anche se una leggera malinconia l’invase, ma Thor intervenne prontamente.

«Abbiamo tempo tesoro e ti prometto che domani staremo tutti insieme, ok?» disse posandogli un bacio sulla guancia.

Loki annuì e si mise più comodo contro di lui mentre il ragazzo sulla trentina riapparve vestito da direttore d’orchestra, fece un inchino e voltandosi verso i musicisti alzò la bacchetta.
Il concerto d’autunno ebbe inizio.


«Yaaaawn sono esausta.» Sbadigliò Kate mettendo in muto il film alla tv. 

«Kate siamo stati su questo letto per tutto il giorno, come fai ad essere esausta?!»

La ragazza si stiracchiò sul letto della sua camera nella Tower e si grattò dietro ad un orecchio.
«Beh guardare una maratona di film è stancante sai! Mi passi i pop-corn?» Chiese allungando i piedi sulle ginocchia di Mickey e  sistemandosi il plaid giallo ocra addosso.

Mickey sbuffò infastidito contro i suoi piedi, ma fece come la cugina gli aveva chiesto.
«Hai scelto tu Harry Potter! E ti sei pure addormentata durante L’Ordine della Fenice! Ho dovuto mandarlo avanti quasi tutto! Potevi far scegliere a me per una volta!»

«Primo quel film è tremendo e secondo mi avresti costretto a vedere Ritorno al Futuro o Karate Kid! Di nuovo!» Ribatté lei prendendo una bella manciata di pop-corn. 

«Oh magari ti avrei proposto una serie di ultima uscita.» 

Kate a bocca piena alzò un sopracciglio con fare eloquente.

«E va bene, avrei proposto Indiana Jones, ma Santo Cielo è storia del cinema! Invece hai scelto tu per tutti e due, come al solito!»

«Quante storie! Abbiamo quasi finito, no? Quanto mancherà… quattro ore circa?»

Mickey alzò gli occhi al cielo, ma sorrise.
Appena arrivati a casa i due ragazzi erano andati nelle loro stanze, ma non era passati nemmeno dieci minuti che Kate si era intrufolata nella stanza di Mickey. Il ragazzo le aveva fatto spazio come spesso accadeva, ma Kate non aveva chiuso occhio tanto la sua mente era attraversata da pensieri. E così aveva visto Mickey agitarsi nel sonno come se qualcosa disturbasse i suoi sogni fino a che il ragazzo non si era risvegliato sudato e agitato. 

“Mickey?” Aveva provato lei.

“Sto bene” gli aveva risposto il cugino.

Lo aveva abbracciato e dopo un po’ le era parso che l’altro si fosse calmato…almeno in parte. Poi Mickey le aveva detto che aveva voglia di fare qualcosa, così lei aveva proposto una maratona di film con snack per contorno. Erano sgattaiolati fuori dalla camera di Mickey e dopo aver fatto rifornimento di viveri si erano chiusi da Kate mettendo un foglio sulla porta che recitava “Protego maxima, Fianto duri, Repello genitori babbani sprovvisti di cioccorane o zuccotti di zucca. Maratona in corso!”.
Avevano iniziato alle 7.00 di mattina e non avevano ancora finito.

«Dopo tutta questa tv so già che stanotte non riuscirò a dormire… Non che cambi molto in fondo.»

Kate lo guardò apprensiva e si bloccò dal rimettere l’audio. Si voltò verso il cugino e stavolta assunse una posa decente.
I due ovviamente si erano immediatamente raccontati tutto dal rapimento all’illusione di Kate, ma era stato solo un racconto dei fatti. Avevano lasciato poco spazio per le emozioni come se ad entrambi servisse ancora tempo. 

«Mickey stanotte non sei stato bene, credo che qualcosa ti turbasse. Ti va di parlarne?»

Mickey prese un respiro e si tolse gli occhiali un po’ storti dallo scontro del giorno precedente «Ecco riguarda Lar…cioè Udras.»

«È perché ti ha rapito?»

«No, beh… all’inizio avevo un po’ paura, ma per fortuna avevo Igdard e il localizzatore anche se non vedervi arrivare mi aveva un po’ preoccupato. Il problema è stato quando… ha letto la mia mente.» Fece una pausa «Nell’illusione creata per i miei genitori lui ha usato le mie paure e loro stavano per…per morire per colpa mia. Intrappolati dalle mie emozioni. Dal mio essere stato debole.» Terminò stringendo i pugni.

Kate lo guardò in silenzio un momento.

«Sai anche io stavo per cadere nella trappola di Udras per sempre.» Mickey la guardò interrogativo. «Quando ho scoperto che, a causa della pozione che mio padre ha bevuto quando dovevo nascere, lui non…non ha più potuto avere figli…mi sono sentita morire e terribilmente in colpa. Avrei solo voluto stargli lontana e non fargli più del male…» Abbassò lo sguardo. «Mi sono chiesta se… forse non sarebbe stato meglio che non l’avesse bevuta.» 

«Non dire sciocchezze! Sai che non aveva scelta.»

«Si lo so e so che era l’unico modo per salvare entrambi, ma non posso evitare di pensare che in parte sia solo colpa mia. Credo che anche se mio padre non mi darà mai nessuna colpa io mi sentirò sempre in parte responsabile e forse dovrò imparare a convivere con questa cosa. Ma sono felice che lui mi abbia tirato fuori da quel limbo e riportato alla realtà.» Alzò lo sguardo «Mickey tu non sei affatto debole, non lo sei mai stato! E i tuoi genitori stavano solo precipitando nei loro sensi di colpa e, come è successo a me, non volevano più rischiare di ferirti, ma non è colpa tua! Tutti abbiamo delle paure e Udras è stato semplicemente molto bravo ad usarle. Ma non lo farà più e io non permetterò a nessun altro di farti del male, te lo prometto!» Concluse guardandolo decisa.

Il cugino contraccambiò il suo sguardo e annuì.

«Dai coraggio finiamo questi film.» Propose voltandosi verso la tv. 

Kate sorrise e fece altrettanto, ma in quel momento qualcuno aprì la porta. Steve entrò notando la confusione e il mare di pop-corn e carte di caramelle sparse sul pavimento. 

«Ragazzi! Siete chiusi qui da tutto il giorno! Mio Dio, ma avete mai aperto le finestre? C’è un odore tremendo.»

«Ehm, ma papà…»

«No cugino» lo fermò Kate «Ci penso io.» Kate si schiarì la gola mentre Steve incrociò le braccia e si mise comodo contro lo stipite della porta.

«Ebbene?»

«Vedi zio Steve… Mickey e io eravamo molto stanchi e deboli e così abbiamo deciso di prenderci un giorno di pausa dalle troppe emozioni di ieri. Sai Mickey era sconvolto.»

«Non ero-non sono sconvolto.» Saltò su l’altro, ma Kate gli prese una mano tra le sue.

«Vedi zio Steve? Nega. E quand’è così urgono rimedi. Dolci, coccole, cioccolata, tutte cose che una bella maratona di film può dare. Vero Mickey?» Chiese tirando al cugino un calcetto nello stinco sotto la coperta.

«Acc…cioè… eh già papà, come ha detto lei.»

Steve alzò gli occhi al cielo, ma avanzò verso di loro. 

«E va bene, ma finite la maratona e filate a letto. Possibilmente evitando di farvi venire il diabete! E per l’amor del cielo aprite la finestra!» Disse scompigliando ad entrambi i capelli per poi dirigersi verso la porta.

«Contaci zio Steve, faremo come… Oh Mickey adoro questa parte, mi viene sempre la pelle d’oca.» Fece Kate assumendo una posa teatrale «C’erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole.»

«In questo momento tu e le tue doti da attrice siete l’unica cosa da pelle d’oca Kate.» Constatò Mickey prima di beccarsi una cuscinata sulla faccia. 

«Ma sta zitto! Mi sembri mio fratello quando fai così!» 

Steve rimase affacciato ancora un istante sullo stipite della porta osservando i due battibeccare e iniziare a tirarsi pop-corn. Sorrise sereno e uscì.
Chiusa la porta si diresse nel salone della Tower dove Tony stava armeggiando con una sorta di cilindro di metallo nero grande quanto la sua mano.
Steve gli si fece vicino e si sedette accanto a lui.

«Come sta?» Chiese subito il miliardario.

«Mi sembra bene, credo che avere Kate vicino lo aiuti molto.»

«Come sempre del resto.» Constatò il compagno avvitando una vite.

«Che cos’è?»

«Questo? È una sorta di sensore rileva pericolo. Ne farò migliaia e li metterò in tutta New York.»

«Ehm Tony se non l’avessi notato New York è una città pericolosa. Non credi che potrebbero impazzire?»

«Ho utilizzato vecchie componenti di quei così che Loki si era portato dallo spazio più di vent’anni fa. Rileveranno solo presenze non terrestri, ci sto ancora lavorando, ma funzionerà presto vedrai.» 

Steve annuì poi tacque e guardò dritto davanti a sé.

«Tony io…credo che dovremmo parlare.»

«Acc…mi è caduto il cacciavite. Di cosa vuoi parlare?»

«Beh di quello che abbiamo visto. Non si può negare che quel mago avesse ragione almeno in parte…su di noi intendo.»  

Tony lo fissò un istante. 

«Steve sai che ha usato solo quello che gli serviva per farci del male. È vero abbiamo fatto degli errori…soprattutto io ho fatto degli errori con Mickey e con te.» Steve incontrò il suo sguardo «Ma so anche che la nostra famiglia è sempre stata la cosa più importante per me e che non permetterò più che una cosa del genere accada.» 

«E come? Riempendo New York di rilevatori di pericolo?»

Tony guardò il suo lavoro un istante poi lo lanciò sul tavolino di fronte a sé.

«Hai ragione. È un’idea stupida, ma ci voglio lavorare su.» Concluse guardando il compagno «Vieni qui Capitano.» 

Steve gli si accostò e poggiò la testa sulla sua spalla.

«Tony?» 

«Mmm?»

«E se…ci trasferissimo?» 

«Perché mi chiedi una cosa così?» 

«Sai credo di essermi stufato della città e mi piacerebbe vivere lontano dal caos di New York e  dai suoi….» 

«Pericoli?» Indovinò Tony. 

«È un po’ che ci stavo pensando» 

Tony ci pensò su. 

«Beh ci sarebbe ancora la casa fuori città che apparteneva ai miei genitori, se vuoi potremmo farla ristrutturare e andare lì nel fine settimana e poi perché no, potremmo trasferirci, che ne dici?» 

Steve alzò la testa e lo guardò.

«A te starebbe bene?» 

«Si, e se ti va domani possiamo andarla a vedere per capire come sistemarla» 

Steve sorrise ed annuì.

«E riguardo l’altra questione invece?» 

«Continuo a non trovarmi d’accordo, se facessimo una cosa così Mickey penserebbe che non ci fidiamo di lui e invece noi ci fidiamo giusto?» 

«Sai che non è questo il punto» 

«Certo sarebbe solo per il suo bene, ma credo che una guardia del corpo, soprattutto quella super guardia del corpo, lo farebbe sentire a disagio. In ogni caso ti prometto che ho chiuso con gli stagisti, solo buona vecchia tecnologia per me d’ora in poi. Invece potrei insegnargli ad usare bene l’armatura di ieri e potrei migliorarla, che ne pensi? Non se l’è cavata affatto male» 

Steve ci pensò: il rapimento di Mickey non lo aveva lasciato certo indifferente, ma per quanto volesse proteggerlo aveva potuto vedere che il figlio fosse abbastanza in gamba per badare a sé stesso.

«In fondo perché no? Ma ti avverto, se si fa male la pagherai.» 

«Si mamma chioccia! Ora però vieni qui e dammi un bacio. Le maratone di film non sono eterne.» 

«Tony che combini?!»  Esclamò Steve mentre l’altro lo spingeva a sdraiarsi sul divano.

«Mi occupo di te prima che tutta l’ansia accumulata ti faccia venire un esaurimento è ovvio.» 

«Ahah lasciami andare se venissero i ragazzi chissà cosa penserebbero!» 

«Negativo Capitano e i ragazzi non usciranno dalla camera fino alla fine della maratona, fanno sempre così, dimmi se non sono un genitore accorto! Piuttosto vorrei il permesso di tenerti qui con me per poterti dare tutto l’amore che vorrò» 

Steve a quel punto gli accarezzò una guancia poi si avvicinò lentamente al suo viso incontrando i suoi occhi.

«Concesso.» Sussurrò.

Tony gli diede un bacio dopodiché si sdraiò sul suo petto mentre Steve lo abbracciò sorridendo sereno. 

 

«Come ti sei schiantato a terra?!» Chiese Igdard stupito.

«Si e ho dato anche una bella nasata al suolo.»

«Ahahaha» scoppiò a ridere l’altro.

Erano rimasti a parlare per circa un paio d’ore e ormai erano le nove.

«Ehi era la mia prima volta! E l’incantesimo di lievitazione con gli esseri viventi non è facile!»

«Questo non toglie che tu sia caduto come un frutto maturo giù da un albero!» Lo prese in giro Igdard cosa che come conseguenza gli procurò un leggero pugno sulla spalla.

«Sei terribile esattamente come Kate! Infatti a lei non l’ho detto…» puntualizzò cercando di sembrare infastidito, ma quel tentativo fu cancellato un istante dopo dallo sguardo che Igdard gli rivolse.

«Ti sei fatto male?» Chiese gentile.

Fred arrossì.

«Solo un po’, ma ci sono cose peggiori.» 

Un ciuffo di capelli gli ricadde sugli occhi, Igdard fece per spostarglielo con delicatezza, ma Fred glielo impedì anticipandolo e abbassando lo sguardo imbarazzato.
Igdard non seppe interpretare quel gesto e un dubbio irrisolto fece capolino nei suoi pensieri. «E hai conosciuto qualcuno di importante in questi mesi?» Fu la domanda successiva.

«Cosa vuoi dire?»

«Intendo qualcuno che ecco…magari ti abbia rubato il cuore.» Riuscì a finire, ma senza guardarlo.

Fred si ritrovò spiazzato da quella domanda.
«No, non avevo bisogno proprio di nessuno e non c’è stato nessuno.»

Igdard annuì «Sai una volta Udras è venuto da me. Credo fosse stato con tuo zio da qualche parte di importante. Era particolarmente frustrato e a dirtela tutta doveva aver bevuto qualcosa di strano. Mi si è seduto davanti e ha detto.“Perché tu si e io no?” All’inizio non ho capito poi ha continuato. “Perché tu sei entrato in lui così? Così profondamente? Io l’ho visto sai, quando gli ho letto la mente. Cos’hai tu di così speciale?”» 

Proseguì, ma sembrava in difficoltà e Fred non riusciva a seguirlo « Poi ha detto “Sarà ancora più soddisfacente quando saprà che sei vivo e tutto il male che ti ho fatto” dopodiché se n’è andato. Credo si sia completamente dimenticato di quella sera e forse credeva di provocarmi altro dolore dicendomi quelle cose. In realtà però mi ha dato solo più forza e anche più…paura. Vedi c’è un’altra cosa che mi ha detto.» Prese un respiro «Mi ha raccontato di quella sera…di come ti ha condotto fuori dalla capanna con l’inganno…non sembrava mentire o forse ero solo io che lo speravo perché…mi ha confessato di aver assunto un altro aspetto…di essere diventato…me» lo guardò negli occhi mentre l'altro si paralizzò. «Ma questo io…credo di averlo sempre saputo.» Concluse. 

Fred era immobile con gli occhi sgranati e incapace di fare qualsiasi cosa, solo il cuore aveva preso a battergli sempre più forte rischiando di scoppiargli nel petto.
Smise di respirare mentre Igdard si avvicinò un poco di più al suo volto; appoggiò piano la fronte contro la sua e la strofinò in quella carezza che era diventata una cosa loro mentre Fred dovette chiudere gli occhi come se non riuscisse a reggere la portata di tutto ciò che stava provando dentro.
Sentiva il respiro di Igdard vicino, i nasi quasi a sfiorarsi, nessuna difesa, nessuna barriera…

«Mi sei mancato Fred…» 

Il suo stesso nome pronunciato dall’altro seppur in un sussurro lo riportò bruscamente alla realtà. Aprì gli occhi e si allontanò da lui alzandosi.

«Perdonami, io…» provò a giustificarsi mentre Igdard lo guardò con occhi carichi di smarrimento, come se quella fosse proprio l’ultima reazione che si fosse aspettato di vedere.

Ma Fred non vi badò, si diresse velocemente alla porta della stanza e lasciandola aperta si precipitò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.Vi si accostò contro con la schiena respirando a fatica.
Cosa stava facendo? Aveva atteso così tanto quel momento, quel bacio e adesso cosa gli era preso? Aveva forse paura?
Si portò davanti allo specchio, si scansò i capelli dal viso e si sciacquò la faccia con dell’acqua gelata.

«Codardo» disse vedendo il suo stesso riflesso allo specchio «Codardo, codardo, codardo!» Ripeté piano.

Si aveva paura, ma di cosa? Che tutto quello non fosse reale? Che Igdard in cuor suo gli portasse qualche rancore per tutte le sofferenze che gli aveva causato? Che in fondo non si meritava il suo amore quando non era stato in grado di proteggerlo? Quando non c’era stato per lui?
Gli vennero le lacrime agli occhi e guardò il soffitto mentre il petto gli si alzava ed abbassava velocemente. Si costrinse a respirare profondamente.
Non poteva fargli altro male, si ripeteva, l’aveva fatto soffrire, era stata colpa sua, solo colpa sua e non riusciva a fare pace con questo.
E adesso? Lo aveva appena lasciato da solo quando l’altro gli aveva confessato di essere a conoscenza di quello che provava e…di ricambiarlo.
Perciò valeva davvero la pena negarsi a quell’amore, che per entrambi sarebbe dovuto essere eterno, per paura?
Non era quello che aveva desiderato da quando lo aveva salutato su Jotunheim quel giorno in groppa a Jambo? Di rivedere quel sorriso? Di poter baciare di nuovo quelle labbra? Di stringerlo a sé e diventare una cosa sola per sempre?
E poi quel fiore e il loro destino insieme…

«E se rovinassi tutto?» Si chiese piano con le mani appoggiate al bordo del suo lavandino. Gli vennero in mente quelle parole “E poi lasciarti andare?” Ecco perché non lo aveva seguito. Sapeva che Fred voleva fare ritorno a casa e che lui…lui sarebbe stato solo un impedimento.

Ma se davvero lo avesse raggiunto? Sarebbe andato da lui e sarebbero rimasti insieme?
Solo Fred sapeva quanto aveva atteso di fare ritorno da Igdard e di come, quando ormai credeva di averlo perso, qualcosa si fosse spezzato dentro di lui… per sempre…
Poi se l’era ritrovato vivo tra le braccia e quel qualcosa, il suo cuore, era tornato a battere.
Osservò il disastro lasciato a terra dalla mattina, ma senza vederlo realmente. Prese un respiro e abbassò la maniglia della porta.
Igdard si era alzato e guardava verso la porta del bagno in attesa. Eppure era convinto che…Fred riapparve in camera a testa bassa. Entrò e chiuse la porta dando le spalle al ragazzo. 

«Fred?» Lo chiamò Igdard con una nota di ansia nella voce. 

Fred si voltò e lo fissò un istante in silenzio dopodiché consumò la distanza tra di loro in poco meno di un secondo e presogli il viso tra le mani lo baciò con foga e disperazione. Igdard non si sottrasse anzi rispose con tutto sé stesso mentre le sue mani si immersero tra i capelli biondi dell’altro e lo tirarono di più a sé in un contatto ancora più profondo.
Era come respirare, era come morire e tornare a vivere bacio dopo bacio, carezza dopo carezza.
Fred lo sospinse sul suo letto senza separarsi mai da lui, come se non potesse fare a meno delle sue labbra come se fossero l’unica cosa che gli permettesse di rimanere vivo.
Si separano solo un istante per sostare l’uno negli occhi dell’altro e si sorrisero: una conferma, un tacito assenso, un respiro di sollievo da poter tirare finalmente insieme. Ripresero a baciarsi, baci più brevi e pieni di dolcezza, baci che parlavano per loro e dicevano che l’uno non avrebbe più fatto a meno dell’altro…mai più. 

 

“And if a double-decker bus 
Crashes into us 
To die by your side 
Is such a heavenly way to die”

« And if a ten-ton truck, kills the both of us…to die by your side well, the pleasure- the privilege is mine…»

Canticchiò Thor seguendo la canzone alla radio nell’auto.

«Ahah Thor, d’accordo che hai sopportato ben tre ore di musica classica, ma se continui a rovinare questo pezzo fantastico con la tua voce armoniosa farai piovere.»

«Primo ti ricordo che io sono il Dio del Tuono, lo decido io se piove o no! Secondo stai dicendo che sono stonato?»

«Giusto un po’» Rispose tranquillo Loki svoltando e cantando a sua volta. 

«Sei tremendo.»Si offese Thor «E io che ho pure preso freddo per te e per la tua musica.»

«Ma se ti sono stato addosso tutto il tempo e ci ho coperti con la mia giacca!» 

«Sai tesoro non è che tu sia proprio una stufa…diciamo che sei più simile a…si un blocco di ghiaccio può andare.» Lo provocò il biondo.

«Beh potevi sposarti un gigante di fuoco se volevi qualcuno che ti scaldasse.» Rispose con una punta di stizza il moro parcheggiando l’auto davanti a casa. 

«Mmm no, troppe scottature e poi mi piace pensare che io sia il solo che riesce a scaldarti a dovere.» Si avvicinò un po’ al suo orecchio «Soprattutto di notte.»

«E smettila stupido.» Rise Loki spingendolo via. 

«Piovono complimenti stasera amore mio, ma vedo che ti sei davvero rilassato. Il tuo livello di perfidia è tornato alla normalità. Ouch! Ehi ma…!» Esclamò Thor quando il compagno gli diede un forte pizzicotto su una coscia.

«Non sei autorizzato a lamentarti, mi hai appena dato del perfido.» Disse scendendo dall’auto.

Thor scosse la testa, ma lo seguì fuori dall’auto e fino alla porta di casa.Entrarono piano e senza far rumore.
Le luci erano spente e non si udiva suono provenire dal piano di sopra. 

«Ma che ore abbiamo fatto?» Chiese Loki salendo i primi scalini.

«Beh tesoro tra concerto, chiacchiere e spuntino di pizza prima di rientrare è passata la mezzanotte.»

Salirono al piano di sopra e si ritrovarono in corridoio.

«Dici che Fred è sveglio? Non ci siamo nemmeno visti oggi!»

«No, ma ormai starà dormendo. Non ha chiuso occhio ieri… Loki che fai?!»

Il moro aveva raggiunto la porta di Kate e stava per aprirla, ma il marito lo fermò.

«Tesoro ti sentirebbe, sai che ha un udito fin troppo allenato…meglio lasciarlo riposare. Domani avremo tutto il giorno da passare con lui.» 

Il moro annuì con una punta di tristezza, ma si diresse nella stanza da letto seguito dal marito che entrò dopo di lui, ma il pomello gli scivolò facendo sbattere la porta.

 

Fred aprì appena gli occhi. Capì che i suoi erano rientrati e lui sarebbe dovuto essere in camera di sua sorella, ma Igdard alle sue spalle nel sonno strinse il braccio che teneva oltre il suo fianco avvicinandoselo di più contro. Fred avvertì il respiro dell’altro riscaldarlo dietro alla nuca e sulla pelle nuda delle sue spalle; si sentiva così bene in quell’abbraccio…
Ci impiegò un secondo per dirsi che non sarebbe voluto essere da nessun’altra parte se non lì.
Si voltò verso Igdard: gli pose un bacio sulla fronte e si riaddormentò. 


«Thoooor!» Bisbigliò Loki infuriato. 

«È scivolata!» Si giustificò l’altro implorante.

«Tanto valeva che lo svegliassi io nostro figlio, pentapalmo che non sei altro!» Lo sgridò Loki entrando in bagno ed aprendo l’acqua della doccia. 

Il bagno di Loki e Thor era molto diverso da quello dei figli. Le pareti erano beige e vi erano dei faretti sul soffitto. Sulla parete di destra vi era la doccia delimitata da una paretina che faceva da muro divisore con i sanitari. Sulla parete opposta si trovava un unico lungo lavabo posto su un mobile di legno scuro e sovrastato da uno specchio come quello del bagno dei figli, ma senza una cornice intorno. Accanto vi era una finestra. Infine sulla parete di fondo si trovava una vasca bianca e la parete contro cui era posta aveva la parte centrale in mosaico beige e marrone.

«Mmm sono esausto» disse Loki sfilandosi il golfino.

Thor si tolse la camicia sbadigliando e si portò sullo stipite della porta del bagno.

«Yaaawn ti confesso che anche io sono stanco. Non so come ho fatto a non addormentarmi durante il..….» si morse un labbro; in quell’istante Loki stava entrando in doccia. 

La schiena e il fisico perfettamente scolpiti bagnati dall’acqua. I capelli neri lunghi senza la presenza di un solo capello bianco erano fradici; il moro vi passò con una lentezza a dir poco sensuale le dita per mandarli indietro sulle spalle. Poi prese ad insaponarsi senza fretta e finalmente si concesse di rimanere qualche istante con gli occhi chiusi sotto il getto dell’acqua corrente per godere di quel caldo tepore.
Thor cercò di riacquistare un minimo di salivazione e si schiarì la voce. 

«Sai a volte mi dimentico che abbiamo un sacco di secoli» 

«Perché?» Chiese l’altro guardandolo mentre l’acqua enfatizzava di più le sue iridi verdi.

«Perché mi sembra che non sia passato un solo giorno da quando stiamo insieme.»

«Ooh e dimmi» lo provocò sensuale Loki aprendo la doccia e fermandosi di fronte al marito «…è un modo per dire che la tua presenza mi fa bene?»

«Di certo meglio delle tua a me…» puntualizzò Thor indicandosi la benda.

Loki rimase spiazzato.

«Questo è un colpo basso…»

«Lo so.» Gli sorrise soddisfatto il biondo e afferratolo per i fianchi se lo condusse contro «Ho imparato dal migliore dovresti saperlo ormai.» 

Loki lo guardò stupito e imbarazzato allo stesso tempo. Thor gli sorrise e gli diede un delicato bacio sulla fronte. 

«Prendi freddo» gli disse poi afferrando un grande asciugamano e mettendoglielo sulle spalle. «faccio una doccia anche io e arrivo.» 

Loki annuì «Magari non metterci tutta la notte…» lo provocò ancora passandosi addosso la stoffa morbida e raggiungendo la porta. «O io e il mio gelo corporeo potremmo decidere di andare a dormire senza aspettarti.» Sorrise malizioso e dandogli le spalle lasciò cadere l’asciugamano a terra dirigendosi verso il letto e chiudendosi la porta alle spalle. Thor si passò una mano tra i capelli e sorrise a sua volta.

Poco dopo Thor infilò i pantaloni del pigiama restando a petto nudo; pronto per dormire fece per uscire dal bagno, ma udì una leggera sinfonia provenire dalla stanza accanto, aprì piano la porta interrogativo.
* La musica seppur non troppo alta invadeva la stanza leggermente illuminata dalla luce soffusa di una lampada.
Loki aveva indossato la sua vestaglia nera e si stava pettinando i capelli ancora umidi seduto sul bordo del letto mentre dal cellulare di Thor, appoggiato sul comodino del marito, proveniva la musica.

«Scusami mi è venuto in mente questo brano e mi sono permesso di usare il tuo telefono per ascoltarlo.» Mosse la mano in aria e uno specchio ovale si creò davanti a lui; vi gettò un rapido sguardo a sé stesso «Sai nei miei primi mesi su Midgard, quelli in cui ero ancora chiuso in casa di Tony, spesso sentivo una musica provenire dal laboratorio e ho scoperto che era Tony che a volte la metteva in sottofondo per lavorare. E così mi ha prestato alcuni cd e ho imparato ad apprezzare la musica classica.»

«Si me lo ricordo. Spesso la mettevi a casa per rilassarti o in libreria, anche a Fred piace.»

«Si, a Mr.J. non dispiaceva e così a volte era un modo per tenerci compagnia in negozio, ma… da quando siamo su Asgard non la ascolto più.» Abbassò il pettine «Sai Thor a volte mi manca la nostra vita di prima.» Un lieve velo di malinconia attraversò la sua voce mentre il compagno gli si avvicinò alle spalle. «Siamo sempre così presi da tutto, i nostri figli sono grandi e lontani, e noi…non facciamo più tutte le cose di prima: il cinema, il ristorante, una serata solo per noi o con la nostra famiglia.»

Thor appoggiò le mani sulle sue spalle e Loki sospirando ne raggiunse una. 

«Per me è lo stesso tesoro.» Loki lo guardò nello specchio un istante «Da giovane credevo che sarei stato felice di essere re e che non mi sarebbe servito altro, ma da quando ho avuto la nostra famiglia, da quando ci sei tu…è cambiato tutto. Sono re solo per dovere verso il mio popolo, ma a volte vorrei non essere nato principe degli dei.» Abbassò lo sguardo, Loki lo studiò un istante. Quel lato di Thor lo aveva sempre conquistato: suo marito era un dio fiero e forte, ma con animo di una sensibilità e di una dolcezza sorprendente. 

Thor tornò a guardarlo «Ma se le Norne hanno voluto così forse era perché il mio destino potesse legarsi al tuo e perché potessimo stare insieme per sempre. Mi mancano i nostri figli, ma è giusto che vivano la loro vita e facciano le loro scelte come abbiamo fatto noi e quando vorranno tornare a casa, noi ci saremo sempre per loro. Per il resto non mi importa più molto del luogo e del come, mi importa solo che la mia vita sia sempre con te al mio fianco, il resto sarà una conseguenza.» Fece una pausa e lo contemplò un istante  in quel riflesso magico «Sei bellissimo…» sussurrò.

Loki abbassò lo sguardo e sorrise.

«Balla con me» gli propose d’un tratto Thor staccando una mano dalla spalla del compagno e porgendogliela.

Loki tornò a guardarlo e rimase immobile un istante poi la prese mentre lo specchio svanì. Si alzò voltandosi verso di lui e l’altro gli posò delicatamente l’altra su un fianco. 

«Adoro questo pezzo.» Sussurrò Loki.

«Ma Fred non la sentirà?»

«No. Ho incantato le pareti e almeno per qualche minuto non si sentirà suono provenire da questa stanza»

Iniziarono a danzare su quelle note dolci e avvolti in una meravigliosa aura di calma.

«Potremmo dare un ballo su Asgard e farla suonare»

«Thor, se proponessi della musica così su Asgard i sudditi, i tuoi amici per primi, penserebbero che tu sia impazzito o che io ti abbia fatto chissà quale incantesimo e portato alla follia.» 

«Concordo, le feste su Asgard sono così piene di rumore e canti di baldoria. Ma sull’incantesimo come potrei dar loro torto?» Disse facendogli fare un piccolo giro. «Hai incantato il mio cuore molto tempo fa.»

«Sei il solito sentimentale Dio del Tuono.» Lo riprese il marito scuotendo la testa rassegnato. 

«Ah Dei, quanto darei per un po’ di questo ogni giorno.» Se ne uscì ancora Thor. 

«Per della musica classica? È mio marito che parla?»

«No, per stare un po’ così con te… in pace. Hai ragione: in questi mesi abbiamo così tanto pensato al nostro popolo e così poco a noi due. Poi, quando finalmente potevamo farlo, è arrivato quel pazzo…»

«Shhh.» Lo interruppe Loki gentile «Basta adesso, adesso siamo solo io e te….proprio come volevamo…» sussurrò assecondando l’altro nei movimenti. «E comunque abbiamo ancora molti secoli per fare il nostro dovere e dedicarci un po’ anche a noi non credi?»

«E sia, mio re. Non faremo più lo stesso sbaglio e saremo re giusti verso il nostro popolo e verso il nostro amore.» 

«Mpf, mantieni questa promessa Dio del Tuono o potrei vendicarmi» 

«Intanto pensavo che ogni tanto potremmo tornare qui e dedicarci un po’ a noi due. D’altra parte adoro le tue vendette…»

«Thooor…» lo riprese Loki.

«Ma…questa è una promessa e farò di tutto per mantenerla» 

Si sorrisero.
Continuarono a danzare sulle note di quella musica dolcissima, l’uno stretto all’altro finché Thor si fermò e Loki incontrò il suo sguardo.
Il biondo gli accarezzò delicatamente il volto col dorso della mano e gli passò l’altra tra i capelli.
Loki chiuse gli occhi e seguì col viso la sua carezza.
Li riaprì piano avvicinandosi al volto del marito.
Prima fu uno sfiorarsi, leggero e appena accennato.
Poi le loro labbra s’incontrarono senza più lasciarsi andare, annullando ogni distanza, rendendoli un corpo e un’anima sola.
La musica terminò.
Lasciò il posto al silenzio fido compagno e protettore dei dolci suoni del loro amore.


Note: 

*NdA, da leggere con questa in sottofondo se vi va =)

https://youtu.be/-B42ZeBgYTc

Ciao a tuttiiiii!
Il mio #iorestoacasa è questo sesto capitolo ed è dedicato a voi tutti che avrete avuto voglia di leggerlo!
Perdonatemi, è venuto po’ lunghino, ma spero possa tenervi compagnia e regalarvi un sorriso.
Ho inserito due brani perché questo avere un po’ di tempo ci conceda di godere anche della buona musica.
Il primo è There is a light that never goes out perché ascoltare i The Smiths a mio avviso non fa mai male.
Il secondo sarebbe Bach, ma trovavo questa versione meravigliosa e siccome quando ho scritto l’ultima parte di questo capitolo la stavo ascoltando volevo che voi poteste fare altrettanto.
NdA: Ho notato che a quanto pare Kate e Mickey non sono stati gli unici a pensare ad una maratona di Harry Potter visto che Mediaset ha avuto la stessa idea per questi giorni di quarantena =)
Ma ora basta tediarvi e passiamo agli annunci.
Il prossimo capitolo… sarà l’ultimo =(
Io mi sono così tanto affezionata ai personaggi che sarà difficile lasciarli andare.
Maaa ultimo capitolo, ultime sorprese!
P.s in teoria ho un altro progettino in cantiere per Loki e Thor, prima però sarà meglio tornare sui libri di storia.
Un grande abbraccio a tutti, che di questi tempi ci vuole proprio!, e…al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 7
*** Il diario “segreto” degli Odinson ***


Il letto di Fred era sempre stato molto ampio per una persona sola, ma lui nella corporatura aveva preso da Thor perciò non si era mai lamentato di quel po’ di spazio in più.
Adesso però quel letto di presenze ne ospitava due che, nonostante i presupposti, si erano addirittura dovute fare un po’ strette.
In ogni caso per entrambe non sembrava un problema in quella particolare situazione.
Fred in quel momento se ne stava tranquillo ad accarezzare la schiena di Igdard che riposava sereno con la testa sopra al suo petto. Non riusciva a staccare gli occhi da lui e intanto ripensava a tutto quello che era successo poche ore prima.
Gli passò una mano tra i capelli e lì accarezzò soprappensiero avvertendone la morbidezza sotto ai polpastrelli e odorandone involontariamente il buon profumo dato dal balsamo.
Proprio in quel momento Igdard aprì gli occhi e lo guardò assonnato.

«Buongiorno» gli sorrise Fred gentile e imbarazzato allo stesso tempo.

Igdard richiuse gli occhi e sbadigliò; strofinò la fronte contro il petto dell’altro e vi appose un bacio provocando a Fred un piacevole brivido sotto pelle. 

«Yaaaaawn Fred….Mmm giuro che questo è il giaciglio migliore su cui io abbia mai dormito.» Commentò il giovane mettendosi di nuovo comodo contro di lui. 

«Ma davvero? Credevo di essere troppo magro sulle costole.» rise Fred.

«Intendevo questa cosa morbida e comoda su cui siamo sdraiati entrambi, tu non sei per niente comodo.» Scherzò Ig.

«Ma davvero? Non sembravi pensarla così mentre ronfavi come un midchir in letargo sopra di me.» Fece il finto offeso l’altro.

«E va bene, allora sei la seconda cosa più comoda dopo questo strano giaciglio. Contento?»

«Si chiama letto. Ed è ciò dove le persone che non vivono su pianeti selvaggi dormono… AHI!» 

Igdard gli aveva appena dato un morso ad un capezzolo.

«Attento Fred, noi selvaggi sappiamo essere molto vendicativi.»

Fred rise e gli accarezzò una guancia.

«Stai bene?» Chiese con una punta di apprensione.

Igdard lo guardò dolce e imbarazzato allo stesso tempo.

«Si…quello che abbiamo fatto stanotte…ecco…io…non mi era mai successo prima e farlo con te è stato…» 

Fred lo zittì appoggiandogli un dito sulle labbra; gli occhi carichi di una grande emozione. «Anche per me.» sussurrò timidamente.

Igdard sorrise imbarazzato.

«Ti…ti era mai capitato prima?»

«No…non mi era mai successo. A dirla tutta tu-tu sei il primo di cui io…insomma….di cui mi sia innamorato…per davvero intendo…»

Ig mise su un finto sguardo indagatore «No, non posso crederci. Una creatura come te è meravigliosa persino nel suo mondo, ne sono certo, e vuoi dirmi che nessuno ti ha mai corteggiato?»

Fred arrossì di botto: la capacità che aveva Igdard di rivolgergli complimenti come fosse la cosa più naturale del mondo lo destabilizzava sempre.

«Hai deciso che devo morire di vergogna è?»

«No, sono solo curioso.» Sorrise l’altro. «Ma se preferisci non dirmelo…»

Fred prese un respiro e alzò gli occhi al cielo. 

«Va bene…in generale no, non c’è stato nessuno, ma sono sempre stato molto corteggiato, questo lo ammetto. Io però…non ero interessato a nessuno finché…»

Igdard involontariamente si impettì un po’, convinto che Fred si riferisse a lui, ma…

«C’è stato un certo Jonas, un bel tipo sai, alto capelli castani sorriso smagliante. Lui…giocava nella squadra di football e durante l’ultimo anno di scuola ha iniziato a starmi sempre intorno. Fin qui mi segui?»

«Non ho idea né di cosa sia una scuola né il football, ma voglio sapere di più su questo “bel tipo”» puntualizzò Ig appena deluso che le sue supposizioni fossero errate, ma comunque curioso di saperne di più su quella storia.

«Mpf comunque… mi ha chiesto di uscire e ha insistito per un po’, ma sai a me…non importava granché. Non erano cose per me…però lui era carino e sembrava gentile.» prese una pausa in cui Ig non staccò gli occhi da lui.

«E così gli ho detto di si e il giorno in cui saremmo dovuti uscire l’ho raggiunto direttamente al campo di football perché volevo fargli una sorpresa. Ero arrivato davanti agli spogliatoi e…l’ho sentito parlare col capitano della squadra, che invece era un vero idiota, che gli ha detto “Compimenti sei riuscito dove nessuno era mai arrivato prima Jo! Meno male avevamo scommesso solo cinquanta dollari” Jonas gli ha risposto di tenersi i suoi cinquanta dollari e che gliene avrebbe dovuti cento visto che di certo non ci saremmo fermati ad un uscita.…quindi avevano scommesso sul fatto che lui mi proponesse di uscire e io accettassi capisci?» 

Fred abbassò lo sguardo e Ig lo osservò un istante «Non so cosa sia una scommessa, ma dalla tua faccia capisco che sia stata una brutta cosa.»

«Beh per un ragazzo come me che non si dedicava a niente se non allo studio e che non si era mai aperto a nessuno…lo è stata. Ci sono rimasto male» Fred guardò da un’altra parte. 

Igdard si sollevò sulle braccia «Ok, dove si trova il villaggio di questo tipo?» Chiese deciso.

«Per-Perché?» 

«Non è ovvio? Deve chiederti scusa! Non può prendersi gioco di te così!» 

Fred lo fissò un momento poi scoppiò a ridere.

«Ahaha, oh ma non l’ha passata liscia. Kate, che era al suo primo anno, lo ha saputo, non da me certo, credo da una delle cheerleader con cui probabilmente usciva. In ogni caso gli ha rotto il naso in corridoio davanti a tutti. I miei genitori all’inizio erano furiosi! Non era stata sospesa solo grazie al suo coach che l’aveva difesa dicendo che quel coglione di Jonas l’aveva provocata, sai già allora Kate era la sua atleta migliore. Comunque dopo Kate ha raccontato tutto ai nostri genitori e diciamo che il naso rotto per Jonas è stata la vendetta meno grave che potesse capitargli. In ogni caso quell’idiota e il suo amico sono venuti a scusarsi di persona come me, credo temessero che Kate li uccidesse se non l’avessero fatto.»

Igdard sorrise «Mi piace tua sorella. È una guerriera! L’ho vista lottare come una furia contro Udras. Deve essere bello avere qualcuno su cui sai di poter contare… oltre ai tuoi certo…»

«Si, sai io e Kate passiamo un sacco di tempo a farci la guerra e a bisticciare, ma credo che per noi sarebbe strano il contrario è così da quando siamo piccoli. Io sono sensibile e sto sempre per i fatti miei, lei invece è irruente e sempre alla ricerca di attenzioni. Non ha certo bisogno del mio aiuto però non permetterei a nessuno di toccarmela, è la mia sorellina. Mpf a volte quasi mi spiace che siamo cresciuti così “in lotta”…credo che se ora avessi un fratello o una sorella più piccoli mi comporterei da bravo fratello maggiore, ma sono anche convinto che se io e Kate non fossimo come siamo, ci mancherebbe qualcosa…»

Igdard sorrise «Anche Mickey è molto in gamba sai?»

«Quel ragazzo è un genio, è solo che non sa riconoscere le sue capacità! È molto…insicuro»

«In ogni caso l’idea che ha avuto per ritrovarmi è stata grande…anche se non ho davvero capito come abbia fatto… senza contare che io sarei tornato indietro per raggiungerti, ma lui…mi ha fatto ragionare ecco…»

«Si in questo è proprio come Steve…» Fred sorrise anche se con una punta di tristezza. «È stato stupido da parte di Udras mettervi insieme, ma forse era sicuro che non saremmo venuti noi da lui per evitare che facesse del male a Mickey.»

Igdard prese un respiro e si sdraiò sul suo fianco sinistro accanto a Fred.

«Io credo che abbia solo abbassato la guardia. Vedi ultimamente era stufo di aspettare…non si dava pace. Ma se avesse continuato a tenermi celato alla sua vista Mickey non mi avrebbe mai trovato. Inoltre non poteva certo immaginare che tuo cugino sapesse chi fossi e che quindi avremmo fatto squadra. Gli ha rivelato troppi dettagli… come ha fatto con te del resto…Tsk era sicuro di vincere»

Prese una ciocca di capelli di Fred tra le mani ed iniziò a giocherellarci soprappensiero.

«Posso chiederti solo una cosa?»

Fred annuì.

«Come ci siete riusciti? Insomma sapevo che i suoi poteri dovevano essere limitati, ma gli ho visto fare cose potentissime mentre ero prigioniero…sarebbe stato troppo forte per chiunque…»

Fred si sistemò anche lui su un fianco e lo guardò «Vedi su Vanaheim anni fa ho iniziato ad esercitarmi ad usare un incantesimo. Si chiama Fonte del Ricordo, la sua potenza viene dalle emozioni che un certo ricordo ti suscita e se usato correttamente ti permette di incanalare moltissima energia. Ora noi sapevamo che Udras teneva Mickey in ostaggio e che lo avrebbe portato con sé perciò la prima parte era facile. Dovevamo distrarlo e permettere a mio zio Tony di portare al sicuro Mickey, poi combatterlo facendogli credere di esserci impegnati al massimo con un attacco di gruppo dopodiché lui avrebbe fatto la sua mossa. Da che ci siamo rincontrati Udras continuava a vantarsi di averci imbrogliati e di tenerci in pugno perciò ho immaginato che ci avrebbe diviso e avrebbe puntato sui nostri punti deboli. Quella era la parte più difficile perché ognuno di noi avrebbe dovuto contare solo su sé stesso, ma dovevamo farlo affinché lui abbassasse la guardia e usasse quante più energie possibile. Dopodiché l’importante era che tornassimo tutti insieme.»

Prese una pausa.

«È stata di Kate l’idea di imbrogliarlo assumendo il mio aspetto cosicché lei gli si potesse avvicinare e colpirlo…mi aveva detto di avere un’arma infallibile, ma non sapevo cosa fosse finché non me ne ha parlato»

«Ecco perché  lo attaccavate insieme»

«Si, stavamo solo aspettando il momento buono per scambiarci, ma nonostante la stanchezza Udras non voleva cedere. Probabilmente se non fossi arrivato tu mi avrebbe ucciso per davvero, ma il tuo intervento ci ha fatti tornare in gioco e visto che avevi già creato una ferita in mezzo al suo petto per noi è stato ancora meglio. Ci siamo scambiati quando si è alzato quel polverone, Kate l’ha bloccato e tutta la mia famiglia ha donato le sue energie a me…come eravamo d’accordo di fare e, anche se non ne ero sicuro per davvero, ha funzionato.» 

«Ma certo che ha funzionato Fred! I tuoi cari ti sono stati vicini e non ti hanno lasciato da solo anzi hanno creduto in te! Nessuno dei poteri di Udras poteva eguagliare quello del vostro amore. Credo che anche lui lo abbia capito…alla fine.» 

Fred si fece serio.

«Secondo te dove…»

«Dov’è finita la sua anima? Di certo non ad Hel…probabilmente è la ricompensa di chissà quali entità oscure o forse è solo sparita per sempre. Questo è il prezzo da pagare per chi gioca con la magia nera suppongo…» rispose l’altro «Fred?»

«Si?»

«Mi dici a cosa hai pensato durante quell’incantesimo?»

«Beh ho pensato a diverse cose, ai ricordi con la mia famiglia, a quando ho trovato Trick e poi… anche al nostro primo bacio»

Igdard arrossì e gli lasciò la ciocca.

«Per-perché proprio a quello?»

«Perché in quel momento mi sono sentito felice e…anche triste perché dovevo lasciarti, ma la speranza di rivederti…era sempre viva in me. Ho pensato a quelle emozioni cercando di lasciare fuori il resto…non è stato proprio facile, ma…»

«Ci sei riuscito.» concluse per lui l’altro con un sorriso. Rimasero qualche istante in silenzio prima che Igdard riprendesse la parola. «Ah proposito, dov’è il tuo mini midchir? Non l’ho ancora visto e ne parlavi sempre!»

«Oh Trick è su Asgard! Abita lì con i miei ora, non l’ho portato solo perché inizia ad essere anziano poverino…ma lo conoscerai! Certo sempre che tu vorrai venire con me…» distolse lo sguardo.

Igdard fu attraversato da un pensiero, ma cercò di trovare un modo per non darlo a vedere.

«In effetti non so se voglio venire con te. Lì tu sei un principe e dovrei chiamarti Vostra Altezza e cose simili…non credo che riuscirei a farlo senza scoppiarti a ridere in faccia ogni volta.» 

«EHI!» Gli diede un pugno su una spalla, ma l’altro continuò.

«Sai che roba….Mio Principe mi fareste l’onore di venire a caccia con me? Oppure Mio Principe mi concedereste un bacio, se non è chiedere troppo alla vostra regale maestà.»

«Ti farò impiccare per questo.» Sorrise Fred. «E a dirla tutta dovresti già chiamarmi così, sono comunque un principe sai?»

Ma Igdard lo sovrastò e puntò i suoi occhi blu in quelli verdi di Fred «Siete crudele Maestà…e un vero idiota. Come si potrebbe sprecare una bellezza come quella del sottoscritto?» 

«Ma senti che borioso. Se continui così potrei decidere di negarti il mio amore per sempre.» disse senza troppa convinzione. 

«Spero che tu non lo faccia mai…Mio Principe.» sussurrò Ig con un tono pieno di dolcezza che fece perdere un battito al cuore di Fred.

«Fred senti…io-io non lo so se-se mi sbaglio, magari si perché non ne so molto sull’amore e tu sei l’unico di cui mi sia mai innamorato» disse con un’ingenuità che di nuovo incantò l’altro «ma…è strano che io ecco mi senta così-così tuo e allo stesso tempo ti senta così…così mio?»

Fred sostò un istante nei suoi occhi.

«No Ig, non lo è…e io…mi sento proprio come te» 

E gli diede un bacio.

Poi Fred si separò dalle sue labbra e si strinse con forza a lui. 

«Ehi, che hai?» chiese l’altro apprensivo.

«Mi sei mancato così tanto.» si confessò Fred, ma Igdard gli sollevò il volto con una mano. 

«Sono qui Fred e non intenzione di andarmene o di lasciarti andare mai più.» Fred sorrise «Ora vedi di farmi un sorriso o sarò costretto ad intervenire.»

«Oh voglio proprio vedere come pensi di fare.»

«Ah Freddi, non mi lasci scelta…» disse Igdard iniziando a far passare una mano sul petto di Fred per poi scendere e risalire.

«Ig…» ansimò l’altro chiudendo gli occhi.

Igdard si mosse sensuale sopra di lui.

«E credo che farò…così!» e di colpo prese a fargli il solletico ovunque.

«Cosa no-no…ahha ti prego…Ig basta.» iniziò a ridere l’altro. 

«Come? Non capisco Mio Principe, ne volete di più? E va bene» 

Ma Fred gli prese il volto tra le mani e lo baciò sulle labbra con un’intensità tale che a Ig mancò il fiato e dovette fermarsi.

«Siete sleale Mio Principe.» 

«Puoi dirlo forte.» soffiò contro le sue labbra Fred e accostandoglisi contro lo abbracciò mentre l’altro fece altrettanto e prese ad accarezzargli i capelli. E per entrambi fu semplicemente pace.  

 

Thor era uscito da poco dalla doccia e aveva indossato i pantaloni della tuta e una t-shirt bianca. Si accostò sullo stipite della porta e rimase a guardare lo spettacolo davanti a sé.
Gli sfuggì un sorriso: Loki era sdraiato sulla schiena e dormiva profondamente. Il petto nudo si alzava e si abbassava a ritmo cadenzato mentre il moro dormiva sereno.
Il Dio del Tuono gettò uno sguardo al libro appoggiato sul suo comodino. La notte della battaglia era tornato in camera trovando Loki sveglio intento a scrivere qualcosa, ma non aveva indagato. Quella mattina però si era svegliato prima del compagno e voltando il suo occhio buono aveva scorto il libro appoggiato sul comodino; lo aveva sfogliato leggendo tutto nei minimi dettagli. Tutta quella situazione era stata un duro colpo per la loro famiglia, ma Thor aveva tutte le intenzioni di seppellirla alle spalle e di aiutare i suoi cari a fare altrettanto.
Perché in fondo erano tutti salvi e insieme; adesso sarebbe andato tutto bene, di questo ne era certo.
Mosse qualche passo verso il letto e si fermò a raccogliere la vestaglia del marito abbandonata a terra.
Ne inspirò il profumo e un sorriso comparve sul suo volto ripensando alla notte appena trascorsa; tornò su Loki che intanto si era voltato sul fianco sinistro e aveva abbracciato il cuscino e mugugnato appena.
Thor raggiunse quel lato del letto e appoggiatavi la vestaglia si inginocchiò davanti a lui.
Loki aveva un’espressione serena e sembrava così innocuo; gli accarezzò una guancia, si protese per dargli un bacio sulla fronte e strofinò leggermente il naso contro al suo.
Il moro strizzò un po’ gli occhi e lì aprì lentamente.

«Buongiorno amore» gli sorrise Thor.

Loki allungò la mano sul volto del biondo e lo accarezzò. 

«Buongiorno»  rispose in un sussurro Loki poi sbadigliò e si stiracchiò «Che ora è?»

«Sono le 9.30, ma Kate mi ha avvisato con un messaggio che lei e Mickey dovrebbero passare per la colazione. Se ti va posso andare a prepararla mentre tu riposi ancora un po’» 

«Mmm d’accordo io resto ancora un po’ qui.»

«Stai bene tesoro?»

«Si, mi sento solo molto stanco, sai un certo Dio del Tuono non mi fa dormire la notte…» sorrise malizioso.

«Non è colpa mia se fare l’amore con te crea dipendenza.»

«Idiota!» Rise Loki afferrando l’altro cuscino e sbattendolo in faccia al marito. 

«Mpf allora vado a svegliare Fred» aggiunse Thor dopodiché accostò il viso al suo e iniziò ad apporgli baci profondi e sensuali sulle labbra.

«Mm Thor…»

Il biondo si separò da lui e gli baciò il petto «Vuoi che torni a svegliarti tra un po’?»

«No, ti raggiungo in dieci minuti»

Thor scosse la testa rassegnato, ma sorrise e lo lasciò dormire. Conosceva bene i dieci minuti del marito. Uscì in corridoio e bussò alla stanza di Kate. «Fred?» chiamò, ma non arrivando risposta la aprì. Il letto era fatto. Si voltò verso il bagno, ma la porta era socchiusa.
Bussò leggermente «Fred?» ma anche il bagno era vuoto.
Si voltò verso la camera del figlio e avvertì dei rumori e qualcuno ridere. Così appoggiò una mano sulla maniglia.


«Ahi mi hai tirato i capelli Ig!»

«Come? Oh intendi così?» sorrise Igdard tirandogli un’altra ciocca bionda di proposito.

«Ma allora lo fai apposta!»

«Non so di cosa parli…e certo non lo faccio per ottenere considerazione se te lo stai chiedendo.»

«Ohh vuoi più considerazione Ig?» chiese Fred mentre l’altro di nuovo lo sovrastava.

«Mmm forse…»

«Viziato…»

«Colpa vostra Mio Principe i vostri baci mi rendono…dipendente.»

«Mmm per stavolta sarò misericordioso e te ne darò uno, ma solo per stavolta.» soffiò Fred ridendo contro le sue labbra e prese a baciarlo, ma in quel momento la porta si aprì e…

«Fred sei…oh buongiorno»

Fred si separò da Igdard di scatto e si mise seduto tirandosi addosso le lenzuola «Papà» esclamò mentre il suo viso si tingeva di un rosso fuoco. Igdard era spaesato e passava lo sguardo da Fred a Thor come se non riuscisse a comprendere il perché di quella strana reazione. 

«Thor di Asgard» disse invece abbassando lo sguardo in segno di rispetto e rialzandola subito dopo.

«Tranquillo ragazzo, anche solo Thor va bene»

Igdard sorrise mentre Fred cercò di farsi coraggio.

«Che-che c’è papà?» Chiese in un filo di voce cercando di coprirsi il più possibile col lenzuolo.

Thor ghignò sotto i baffi «Volevo chiederti se ti andrebbe di aiutarmi a preparare la colazione, tua sorella sta arrivando con Mickey.»

«S-si certo…a-arrivo subito»

«Allora ti aspetto di sotto»

Il padre gli rivolse un sorrisetto complice e un occhiolino prima di chiudere la porta e non disturbare oltre.

Fred ricadde sul cuscino fissando il soffitto «Per gli Dei, non posso crederci!»

«Cosa c’è che non va?»

«C’è che ci siamo fatti beccare Ig!» Disse Fred continuando a fissare il soffitto nell’imbarazzo più totale. 

«Oh…e quindi?»

Fred lo guardò con un misto di rassegnazione e imbarazzo.
C’erano ancora tante cose che Igdard doveva imparare sul suo mondo. 


Fred ci mise dieci minuti per scendere al piano di sotto e raggiungere il padre che intanto stava preparando l’impasto dei pancakes. Alla vista del figlio gli rivolse un sorrisetto.

«Ehi Maghetto…Igdard sta meglio mi pare» 

«S-si ha dormito e recuperato le forze»

«E gli hai anche cucinato qualcosa vedo» disse il padre indicando i resti della cena abbandonati sul tavolinetto davanti al divano. 

Fred seguì il suo sguardo e si precipitò a toglierli.

«Oh si, scusa papà rimetto subito apposto. Scusa se non ho sistemato ieri» li prese e raggiunse il lavello dando le spalle al padre «È solo che Igdard era stanco e così l’ho portato a letto…» si bloccò rendendosi conto di cosa avesse appena detto «c-cioè l’ho accompagnato a sdraiarsi e lui ha dormito, ma non è che abbiamo…» il suo volto divenne paonazzo mentre Thor non poté trattenere una risata «Ok, tutto questo è imbarazzante» disse Fred passandosi una mano sul viso. «Ehm e papà?» Trovò la forza di chiedere.

«Tuo padre è ancora di sopra. È ancora molto stanco e aveva bisogno di “dieci minuti”» rispose Thor.

«Capisco» sorrise Fred afferrò delle fragole sul tavolo e le lavò «S-senti papà lo so che forse non dovrei chiedertelo, ma sarebbe un problema se-se Igdard stesse con noi per un po’?»

«Perché dovrebbe essere un problema?»

«Beh ecco è una situazione particolare e io…io non voglio imporvela.» 

Aggiunse incominciando a tagliare le fragole nervosamente e a riporle in una ciotola. Thor abbandonò un istante la pastella ed appoggiò una mano su una spalla del figlio.

«Fred, Ig può stare con noi quanto vuole. E tu sembri così felice» 

Fred si fermò un istante e prese un respiro «La verità è che…per quanto mi sforzassi…non riuscivo a rassegnarmi papà…non riuscivo ad accettare che fosse morto» appoggiò il coltello e concentrò lo sguardo sulla ciotola «sapevo che non avrei potuto riportarlo indietro, ma continuavo a dirmi che non fosse possibile…in questo anno su Vanaheim ho lavorato molto su me stesso e credevo…credevo di essere riuscito a mettermi il cuore in pace, ma…mi mancava come l’aria. Lo so che è assurdo perché avevamo trascorso insieme poco tempo, ma quel poco tempo per me…era stato sufficiente per capire. E ora io vorrei solo che noi due avessimo…una possibilità» lo guardò con una punta di vergogna «Scusa papà ti sembrerò un ragazzino.»

Ma Thor sorrise.

«Devi perdonarmi, ma l’uomo che ho davanti non mi sembra affatto un ragazzino.» Il figlio lo guardò interrogativo «Fred da quello che mi ha raccontato tuo padre quel ragazzo è stato speciale per te fin da subito. Perciò non è affatto assurdo che sia stato così importante e se adesso volete stare insieme, va bene…ve lo meritate più di chiunque altro e se noi come famiglia possiamo fare qualcosa devi solo chiedere.»

Fred gli sorrise «Grazie papà per me è…importante.»

Thor contraccambiò il suo sorriso «Ora puoi smettere di martoriare le fragole? Ci servono per la colazione» disse gettando lo sguardo sulla ciotola e provocando una risata nel figlio che annuì. Il padre capì che Fred aveva bisogno di rilassarsi un po’ e quindi…«E così voi due avete…?» buttò lì malizioso.

«Papà ti prego, è stato già abbastanza imbarazzante questa mattina.» rise Fred tornando paonazzo, poi un dubbio lo assalì «Non-non dirai a papà che ero da lui giusto?»

«Freddi mi piace Igdnard, Igddar o come si chiama insomma e credimi sono il primo a sapere che se vogliamo che entri a far parte di questa famiglia è meglio che papà non abbia tutti i dettagli. A volte tuo padre è un po’… troppo protettivo e possessivo verso te e tua sorella»

«Ma…credevo fossi tu quello geloso dei suoi “bambini”»

«Se ti riferisci a tua sorella lo faccio solo perché lei è un po’…no, mi correggo è esattamente com’ero io da giovane. Spirito libero e divertimento, anche se ha la scaltrezza e il cervello di tuo padre che io non avevo… Ma è comunque la mia bambina! Non dirglielo però.»

Fred rise «Comunque non ce lo vedo papà geloso o protettivo. Non l’ho mai visto così.»

«Ah ragazzo mio…credimi meglio così» disse Thor fissando la pastella come se stesse rievocando ricordi lontani «meglio così» sussurrò.

Fred lo guardò interrogativo, ma non indagò oltre «Ooook allora… è pronta la pastella?» 

«Prontissima. Piuttosto dov’è Igaard?»

«Ahah è Igdard papà! E comunque di sopra, gli ho chiesto di darmi qualche minuto solo con te e gli ho disegnato su un foglio l’orario a cui scendere. Così quando vedrà quei numeri comparire sulla sveglia della scrivania potrà raggiungerci. Su Jotunheim non esistono certo gli orologi e mi è sembrato un metodo valido.»

«Si è una bella idea» concordò Thor mettendo un po’ di impasto in padella. «Speriamo solo che anche Loki si ricordi di scendere e non di tornare nel mondo dei sogni.»

In quel momento però la porta di casa di spalancò e il grido che ne seguì avrebbe buttato giù dal letto chiunque. 

«BUONGIORNOOOOO FAMIGLIA!» Esordì Kate entrando seguita da Mickey.

«Kate!» la riprese imbarazzato il cugino.

«Ma guarda una scimmia urlatrice è fuggita dallo zoo ed è arrivata a casa nostra.» Se ne uscì Fred.

«Sai fratellino spero che tu sia più simpatico col tuo selvaggio e unico, ci tengo a specificare, attuale ammiratore…o non so come farà a sopportarti.» Rispose lei sedendosi su uno sgabello intorno all’isola della cucina.

«Antipatica.»

«Perfettino.» 

Thor alzò l’occhio al cielo «Mickey ti vanno dei pancakes?»

«Certo che si zio!» Rispose Mickey sedendosi e gettando un’occhiata rassegnata ai cugini. 

 

Intanto nella stanza di Fred, Igdard, seduto sul letto a petto nudo con una T-shirt intorno al collo e i soli pantaloni di una tuta nera addosso.
Teneva in mano un foglio su cui erano riportati degli strani simboli, ma Fred aveva detto di guardare quella sorta di scatolina su quella specie di tavolo e quando quei segni fossero comparsi di raggiungerlo al piano di sotto; da lì a pochi istanti sulla sveglia apparve l’orario scritto sul foglio.
Igdard sorrise e si precipitò ad aprire la porta.
Non appena fu in corridoio e la chiuse avvertì il rumore di un’altra aprirsi alle sue spalle. Loki uscì dalla stanza indossando una tuta e una vestaglia e tenendo tra le braccia alcuni panni appallottolati.
Igdard si bloccò e lo fissò un istante incontrando il suo sguardo.

«Loki di Asgard.» salutò il giovane, ma Loki non fece in tempo a rispondere che l’altro gli diede le spalle e scese velocemente le scale.

Il moro rimase leggermente interdetto, ma si diresse nella piccola lavanderia accanto al bagno dei ragazzi.

 

«Sei talmente antipatico che se quel poveraccio non scappa dopo cinque minuti giuro che ti do un premio!» 

«Se stessi zitta sarebbe già un’ottima gratificazione!»

Intanto Igdard scese le scale e si fermò lì trovandosi davanti quel bisticcio. Thor lo notò e richiamò l’attenzione di tutti.

«Ehi, ma guardate chi è arrivato.» 

Fred si girò vedendo Ig e diventando rosso per l’imbarazzo. Anche Kate e Mickey si voltarono e lo videro.

«Mickey!» salutò Igdard rivolgendosi al ragazzo. 

«Ig! Stai bene vedo!»

«Molto grazie!»

Kate intanto era rimasta a bocca aperta alla vista del nuovo arrivato.

«Però niente male.» Balbettò beccandosi un colpetto di rimprovero dal cugino «Che c’è? Che ho detto?» Poi alzò e andò a dargli la mano «Ciao io sono Kate la sorella di Fred»

«So bene chi sei ed è un piacere conoscerti! Io sono Igdard. Fred mi ha parlato tanto di te»

«Solo cose belle immagino» disse lei sarcastica.

«Ehm, ma certo… A proposito grazie a tutti voi per il vostro prezioso aiuto, sarò sempre in debito. E Mickey… sono grato anche a tuo padre e a quelle strane cose volanti…se non fosse stato per voi…»

«Ma-ma figurati» balbettò il ragazzino mentre la ragazza tornava a sedersi  «Cose da niente.»

Fred intanto era rimasto immobile a fissare Igdard nell’imbarazzo più totale «Ig! Ma la maglia che ti ho dato?»

«Oh dici questa?» disse l’altro sfilandosi la maglia dal collo. «Non si tiene così?»

«No, devi indossarla come ti ho fatto vedere ieri, aspetta ti aiuto.»

Gli si avvicinò, ma Ig se lo ritrovò così vicino che non riuscì a trattenersi e si protese verso di lui baciandolo dolcemente; in quel momento Loki arrivò a metà scale e si fermò sul posto.

Fred si separò rosso come non mai da Igdard e si voltò verso il padre appena arrivato «C-ciao papà.»

«Buongiorno» lo salutò Loki tranquillo, ma incontrò di nuovo lo sguardo di Igdard che lo fissò senza espressione.

Il moro cercò di non farvi caso, passò accanto a Fred dandogli un bacio sulla guancia e raggiunse l’isola dove fece altrettanto coi due ragazzi. Infine raggiunse Thor che gli sorrise.

«Però… solo venticinque minuti. È un record tesoro.» 

«Non volevo farmi aspettare. Sono miei quelli?» disse indicando una torre di sei pancakes sul piano della cucina.

«Veramente erano ben due porzioni, ma prendili pure ne farò degli altri.»

«Grazieee» disse afferrando il piatto e diede un bacio su una guancia al biondo che mise su sorriso ebete mentre Kate alzò gli occhi al cielo esasperata «Ah e Thor?» lo richiamò il moro appoggiando il piatto sull’isola.

«Si tesoro?»

«Stai bruciando i pancakes.»

Thor tornò a guardare la padella dove uno dei suoi pancakes stava ormai facendo fumo «Accid…»

Loki fece un occhiolino a Mickey e Kate che trattennero una risata. 

«Allora.» Iniziò il moro mentre anche Fred e Igdard, che aiutato dall’altro aveva indossato la maglia, raggiunsero l’isola «Come vi sentite ragazzi?»

«Meglio anche se oggi ci siamo presi un giorno di pausa da scuola lo stesso» rispose Kate convinta «ieri però ci siamo sparati una maratona di film e abbiamo mangiato un sacco di snack. Ci voleva proprio….Oh e anche gli zii stanno bene sono andati a vedere una vecchia casa dello zio Tony fuori città per farvi dei lavori.» concluse inforchettando un boccone di pancakes.

«Non ne sapevo niente. E perché vogliono fare dei lavori?» chiese Loki.

«Perché papà vorrebbe trasferirsi fuori città» rispose Mickey «è un po’ che ci ragionava credo, ma dopo quanto è successo credo che voglia vivere in un posto “più tranquillo” o almeno questo è quello che abbiamo afferrato dal discorso che ci hanno fatto questa mattina prima di uscire!» «Pensate che lo zio Steve voleva addirittura darci una guardia del corpo.»

«Una guardia del corpo, a voi due?!»

«Si» proseguì Mickey «Vi ricordate del suo vecchio amico Bucky?»

«Il soldato con un braccio di ferro?» domandò Thor porgendo un piatto di pancakes a Fred e uno a Igdard che li sniffò un po’ mentre Fred gli passava fragole e sciroppo. 

«Si, voleva che ci sorvegliasse, ma papà l’ha tranquillizzato e mi insegnerà ad usare meglio l’armatura! Non è fantastico?» Spiegò Mickey entusiasta.

Igdard intanto aveva messo una montagna di fragole e sciroppo sui pancakes e studiata un po’ la forchetta li stava divorando di gusto, Fred rise e si coprì la faccia con una mano.
Loki li osservò e gli sfuggì un lieve sorriso. 

«Credo sia solo preoccupato.» Continuò poi «Ma vedrete che presto gli passerà»

Mickey annuì «Comunque a me non dispiacerebbe abitare fuori New York. Quella casa è in un bel posto ed era da un po’ che parlavamo di cambiare aria perciò…»

In quel momento Igdard appoggiò la forchetta sonoramente sul piatto.

«Ti sono piaciuti vedo.» Osservò Thor.

«Oh erano la cosa più buona che avessi mai mangiato! Senza dubbio»

«Ahah beh li hai divorati! Se vuoi ce ne sono ancora» rise Thor.

«Oh magari grazie.» rispose entusiasta Igdard mentre Thor provvide subito a riempirgli il piatto.

«Fomunque FaFà» iniziò Kate a bocca piena «Fensavamo… di studiare un po’ in camera mia»

A Fred cadde la forchetta «Dei non avrei mai creduto di sentirti dire una cosa del genere di tua spontanea volontà.» 

«Ahahha Fred ha ragione Kate, comunque è vero, dobbiamo studiare entrambi.» disse Mickey.

«Ah giusto, Mickey tu sei un cercatore di conoscenza vero?» chiese Igdard.

«Vuol dire che sei uno studente.» si affrettò a spiegare Fred.

«Oh…oh si lo sono.» sorrise il ragazzo.

«Kate e Mickey studiano nella stessa scuola.»

«Ma Fred non mi avevi detto che tua sorella non era affatto una cercatrice di conoscenza e che preferiva fare la lotta tutto il giorno.» 

La sorella alzò un sopracciglio e  guardò male il fratello.

Loki rise divertito e si affrettò ad intervenire «E voi? Fred che farete oggi?»

Fred guardò Igdard che aveva di nuovo spazzolato il piatto e glielo tolse intuendo che probabilmente si sarebbe anche messo a leccare lo sciroppo d’acero rimastovi «Te la senti di uscire? Ti porto un po’ in giro per la città» Propose.

«M-ma si, si certo!» rispose Ig anche se con una punta di ansia nella voce. 

«Bene allora sparecchiamo e…»

«Oh no Maghetto» lo fermò Thor «Andate, qui ci penso io.»

«Ma papà…»

«Fred, è una bella giornata di sole. Porta Ign…IG! a fare un giro e non preoccuparti del resto.»

«Grazie Thor.» sorrise Igdard nella sua direzione e chinò il capo in segno di ringraziamento.

Thor sorrise tronfio mentre Loki spostò lo sguardo da Igdard a Thor allibito.

«Si Ig, può bastare.» lo riprese gentile Fred «allora noi andiamo» e presolo per mano lo condusse alla porta di casa.

«E non fate tardi stasera, ceniamo con Tony, Steve e Marcus.»

«Tranquillo papà faremo sola una passeggiata.» 

Loki sorrise mentre Thor gli appoggiò le mani sulle spalle «Divertitevi ragazzi.» 

«Grazieee» rispose Fred, Igdard fece un segno di saluto a tutti, ma arrivato a Loki lo fissò.

«Loki di Asgard.» disse solo ed uscì di corsa. 

Di nuovo Loki non capì, ma tornò sul suo ultimo pancakes. La cosa non sfuggì nemmeno a Kate e Mickey che però fecero finta di nulla. 

«Allora…noi andiamo a studiare…ah cavolo i libri sono nella tua macchina Mickey! Dammi le chiavi»

«Hai voluto guidare tu perciò hai tu le chiavi!

«Ah è vero…dai vieni» esordì Kate afferrandolo per un polso «Torniamo subito!»

I ragazzi uscirono lasciando soli Thor e Loki.

«Allora che ti va di fare…Loki di Asgard?» 

«Eddai Thor.» disse l’altro leggermente infastidito.

«Tesoro, va tutto bene?» chiese il biondo alle sue spalle.

Loki tirò un sospiro «C’è qualcosa che non va. Nel senso… credo che quel ragazzo in qualche modo ce l’abbia con me.»

«Loki amore, ma che dici?» 

«Dico quello che vedo Thor. C’è…c’è qualcosa di strano…»

Thor gli fissò un istante le spalle poi lo voltò verso di sé «Sono sicuro che non è niente. Intanto che ne diresti se tu ed io oggi prima di ogni altra cosa…» sussurrò contro il suo collo.

«Thor, ma la smetti?»

«Non so di cosa parli» disse iniziando a baciarlo sensuale. Loki chiuse gli occhi e quel fastidio lo abbandonò sostituito da quelle attenzioni che ricambiò prendendogli il volto tra le mani e baciandolo a sua volta.

Thor a quel punto gli circondò la vita tirandoselo più contro senza la minima intenzione di lasciarlo andare.

«Avevi detto studiare!» disse Mickey entrando dietro a Kate con libri e chiavi tra le mani.

«Si, ma con questa giornata non capisco perché  non andare a farlo al mar…» Kate alla vista dei genitori, che non diedero segno di averli sentiti arrivare tanto erano presi l’uno dall’altro, si bloccò e il cugino la imitò.

«Ehm in effetti  Kate…si potrebbe anche andare al mare!» Osservò Mickey in imbarazzo.

«Guido io cugino.» decretò lei ugualmente imbarazzata prendendogli le chiavi e facendolo uscire. Dopodiché chiuse la porta con un “leggero” colpo.

Thor e Loki si separano e si bloccarono.

«Ma erano rientrati?» chiese il moro.

«Mi sa…» Rispose il marito colpevole. 

I due si guardarono e scoppiarono a ridere imbarazzati.

«Allora che ti va di fare tesoro?» Gli chiese Thor.

«Direi la spesa? Abbiamo una cena di famiglia da preparare.»

«Che ne dici di una grigliata e di hamburger? Così Igdard può provare qualcos’altro di tipico di questo pianeta»  

«Si, dico che ne ho davvero voglia!» 

Thor sorrise e se lo strinse contro abbracciandolo.

«Ma Thor, se ti rimetti a cantare nella mia auto ti faccio fare la strada di ritorno dal supermercato a piedi.» 

«Allora credo che mi prenderò una piccola vendetta in anticipo» e caricatoselo in spalla lo portò al piano di sopra.

«Thor mettimi giù!» Provò a dimenarsi l’altro.

«Che c’è? Devi cambiarti per uscire, non vorrai mica tenerti questi vestiti addosso?»

«Thor ho appena mangiato!»

Ma il marito spalancò la porta della loro stanza e lo buttò sul letto. Loki lo guardò stupito e allo stesso tempo con una punta di aspettativa nello sguardo. Thor salì lentamente sul letto muovendosi come un grosso felino fino a sovrastarlo.

«Hai mangiato pancakes per due persone tesoro. Ti fa bene un po’ di ginnastica…»

«Farò finta che tu non abbia fatto riferimenti a che potrei ingrassare e ti lascerò in vita per adesso…» poi gli afferrò il volto e lo baciò intensamente per poi separarsi da lui con sguardo provocante «Vedi di non farmene pentire magari…»

Thor sorrise per poi coinvolgerlo in un bacio appassionato che ritardò la loro uscita di parecchio tempo… 


All’inizio Fred ebbe qualche dubbio che fosse stata una buona idea: certo Igdard si guardava intorno e ad ogni cosa nuova sgranava gli occhi per lo stupore però…
«Cos’era quella?!» quasi gridò il giovane quando un’auto passò accanto al marciapiede su cui stavano camminando.

«Tranquillo è solo un’automobile, qui le persone la usano come mezzo di trasporto, ne esistono tanti e quella è una strada. Non devi mai camminarci a piedi in mezzo perché è pericoloso. Ma se hai un mezzo di trasporto allora puoi farlo…»

«E perché qui possiamo camminare invece?»

«Perché questo è un marciapiede. È fatto apposta per chi come noi va a piedi.»

«Ehi cos’è quello strano animale?»

«Un cane, sai è un animale da compagnia, non è selvatico, ma vive in casa con le persone.»

«Sai Fred questa cosa che qui tenete gli animali in casa mi sembra così strana…già da quando mi avevi parlato del tuo mini midchir.» 

«Ahah lo so, ma qui gli animali non sono prede o esseri liberi…in città per lo meno…però in altre zone lo sono eccome, sai poco lontano da qui…»

Ma in quel momento un’auto si fermò alle loro spalle e li richiamò col suono del clacson cosa che fece sobbalzare Igdard e pararsi di fronte a Fred come per volerlo difendere da una qualche minaccia.

«Ehi bei ragazzi!» Gridò Kate alla guida della Mini cabrio azzurro metallizzato del cugino che invece scosse la testa rassegnato «Volete un passaggio?»

Fred si voltò verso Ig che riconosciuta la ragazza si era tranquillizzato «Che ne dici? Ti va di fare un giro in macchina?»

«Io…ehm…si ok.»

«Saltate su coraggio!» li incitò lei.

Una volta a bordo Fred illustrò a Igdard come allacciare la cintura di sicurezza e il gruppetto partì.

«Che ne dite di fare un salto da Marcus?» Propose Kate.

«Si, così ti facciamo conoscere anche lui Ig. Sai è un caro amico di famiglia. Oh guarda quello è un motorino e quella una bici…sono tutti mezzi di trasporto.» Continuò Fred con la sua spiegazione. 

«Bravo Freddi e quello è uno scuolabus, vuoi che cantiamo tutti insieme “La macchina del capo ha un buco nella gomma”?» Lo sfotté la sorella.

«Idiota, sto solo cercando di spiegare ad Ig che ci sono più cose che può usare per muoversi in questo mondo. Vedi sulla strada vanno tutti i mezzi di trasporto.»

«Oh…quindi anche un midchir o un cavallo?»

«Beh non proprio quelli…»

«Ma scusa hai detto tutti i mezzi di trasporto.»

«Diciamo solo che quelli non sono mezzi di trasporto tipici del nostro mondo.»

Igdard sembrava sempre più confuso.
Arrivati in caffetteria dopo circa altre cento domande e spiegazioni di Fred i due fratelli presentarono Igdard a Marcus che fu entusiasta di fare la sua conoscenza.

«Sedetevi ragazzi vi porto subito il solito.»

«Cos’è il solito Fred?»

«Cose da mangiare e da bere che prendiamo spesso.»

«Oh, perché qui il cibo non si caccia giusto?»

«Bravo, per lo più si compra tramite questi pezzi di carta che qui hanno molto valore.» disse aprendo il portafogli e mostrandogli dei soldi «Lo puoi comprare da cucinare o venire in posti come questi dove li preparano per te…Oh grazie Marcus ecco questo è il toast che ti ho cucinato ieri, è fatto con…»

Gli spiegò mentre Marcus appoggiava toast e frappé davanti a loro.
Kate che si stava già annoiando reputò il caso di mettersi in mezzo e soddisfare finalmente la sua curiosità.

«E così Igdard… tu sei il ragazzo di mio fratello?» esordì tranquillamente facendo quasi strozzare Mickey col suo frappé al cioccolato mentre Fred diventò rosso come un peperone. 

«Ragazzo?»

«Si, sai uno con cui stai insieme, che ti piace o che ami.»

«Oh…» fece Igdard pensandoci su «Beh io amo Fred, perciò si direi che sono il suo ragazzo.» sorrise mentre il suddetto “ragazzo” assumeva una colorazione più tendente allo scarlatto.

«Eccellente.» ghignò malefica la ragazza «E dimmi voi due…»

«KATE POTRESTI SEGUIRMI UN MOMENTO FUORI?!» riuscì a dire Fred afferrando la sorella minore per un braccio e trascinandola fuori dalla caffetteria.

«Ehm torniamo subito.» disse lei.

Mickey intanto era allibito e l’unica cosa che riuscì a fare fu girasi verso Igdard «Ehm lo vuoi provare?» gli propose protendendogli il frappé.

Igdard lo accettò e dopo aver capito che doveva bere dalla cannuccia ne prese un sorso: un sorriso soddisfatto comparve sul suo volto «Mickey posso avere tre di questi?»

Mickey sorrise divertito «Ma certo Ig, anzi se vuoi possiamo ordinare anche dei gusti diversi così scegli qual è il tuo preferito se ti fa piacere.»

«Oh si….» rispose l’altro entusiasta «Per favore!»

Mickey sorrise: lo conosceva da pochissimo e le circostanze non erano state delle migliori, per niente! Ma Igdard gli piaceva: gli piaceva la sua ingenuità, il suo modo di stupirsi di tutto ciò che per chiunque in quel mondo fosse scontato e gli piaceva che fosse il ragazzo di suo cugino. Perciò annuì e alzandosi raggiunse il bancone.

«Tre frullati Marcus: fragola, banana e mirtillo!»

Intanto fuori dalla caffetteria…
«Ma ti sembra il modo?»

«Che ho fatto?» chiese Kate senza comprendere.

«Lo sai cosa hai fatto!» la riprese il fratello furioso.

«Oh per quella domanda dici?»

«Si e lui poi non è…cioè forse…»

Kate lo guardò alzando un sopracciglio.

«Oh certo vediamo…vi siete baciati su Jotunheim con la promessa “Tornerò da te” che Westley e Bottondoro scansateve proprio. Hai pianto sul suo cadavere e l’hai fatto anche quando te lo sei ritrovato miracolosamente vivo tra le braccia pregando che non morisse…ah e da come ti guarda avrete passato l’intera giornata di ieri a sbaciucchiarvi…ma no certo, non è assolutamente il tuo ragazzo.»

«Sai essere terribilmente fastidiosa.»

«Unico mio dovere è quello di irritarti fino alla fine dell’universo mio amato fratello. Comunque Fred c’è una cosa che volevo chiederti e non mi sembrava il caso di farlo davanti ad Ig…ecco voi due…avete…?»

Fred avvampò ancora più di prima «Come ti viene in mente di chiedermi certe cose?!»

«Perché signor genio a differenza di quello che credi IO ho letto con attenzione il tuo diario e ho memorizzato molti dettagli tra cui che questo…non dovrebbe essere un periodo particolare per voi jotun? Perché sai nessun problema se decidi di avere dei figli a vent’anni, ma credo che i nostri genitori potrebbero restarci appena secchi»

La gradazione di Fred passò dallo scarlatto direttamente al porpora «Cos…cioè lo so…ma insomma…puoi-puoi stare tranquilla siamo ecco …o insomma non devi preoccuparti…siamo stati attenti.»

«Oh bene questo è un sollievo, perché sai non volevo che papà finisse il lavoro al posto di Udras tentando di ucciderti.»

«Va-va bene grazie per la tua preoccupazione sorellina.» disse Fred scuotendo la testa con fare imbarazzato «ma ti prego…Ig e io ci siamo appena ritrovati e vorrei…insomma fare le cose un passo alla volta.»

Kate lo fissò seria un istante poi…scoppiò a ridere «Ahah Fred! Credi che non lo sappia? Si vede che tieni a lui da morire è solo che sono tua sorella, è normale che ti prenda in giro scemo!»

«È solo che…tu sei molto più brava di me in queste cose…»

«Sarebbe? Nel circondarmi di spasimanti? Fred qui non si tratta di conquistare la prima persona che passa e vivere una fugace avventura. Qui si parla di amore e tu ami Igdard e lui…ama te e parecchio credo. Perciò no, non sono brava in queste cose e se devo dirtela tutta mi fa piacere vederti finalmente così.»

«Così come?»

«Felice Fred, felice! Già prima eri tutto libri e disciplina, ma da che sei tornato da Jotunheim si vedeva che qualcosa non andava. Ho pure convinto la Baker a darti il suo numero l’altra sera, sai mai che fosse servito a qualcosa, ma tu l’hai dato a me…»

«Tu cosa?!»

Ma Kate non sentì nemmeno quell’obiezione e andò avanti per il suo corso. 

«E invece adesso sei…raggiante e io sono davvero felice per te.» disse lei con un sorriso dolce.

Fred abbassò lo sguardo «Questa è forse la seconda cosa carina che mi dici in tutta la vita.» sorrise lui.

«La terza credo e direi che sono anche troppe…» ribatté lei e si voltò verso la vetrina della caffetteria «Sai Ig mi piace ed è proprio come me lo immaginavo. A parte per una cosa…»

«Cioè?»

Lei lo guardò divertita «Un cavallo?»

Fred rise imbarazzato «Ti prego…»

«Eri il più bello della scuola Fred e ti sei trovato uno che se ne andrebbe in giro con un cavallo?! Un degno cavaliere per te principino.»

«Se lo dici a qualcuno sei morta» rise il fratello.

«Ahah coraggio rientriamo prima che il tuo cavaliere pensi che ti ho rapito.»

Appena rientrarono i due notarono che il loro tavolo era invaso da confezioni vuote di frappé mentre Marcus guardava Ig con stupore ed attesa «Allora?» chiese curioso.

«No, rimango convinto che il primo fosse il più buono.»

«Che succede qui?» Domandò Fred vedevo la confusione sul tavolo.

«Fred ho provato questa bevanda deliziosa.»

«Lo vedo Ig, ma non ti sembra di aver esagerato?»

«Mickey?» lo riprese Kate.

Il cugino anche lui con un nuovo frappé alla mano si girò colpevole.

«Ehm…ne volete anche voi?» 

 

«Hai preso tutto?» chiese Loki scendendo dall’auto e rivolgendosi al marito sommerso dalle buste della spesa. 

«Si tesoro.»

«Bene.» Sorrise Loki e si diresse alla porta di casa con un sorrisetto soddisfatto.

«Allora gli ingredienti per fare gli hamburger ci sono e al dolce pensa Marcus, giusto?» 

«Giusto e adesso amore abbiamo tutto il giorno per noi.»

«Errore io adesso vado a fare un bagno rilassante e tu sistemi la spesa.» 

«Ma Loki!»

«Se mi cerchi sono nella vasca.» Disse l’altro prendendo la via delle scale.

Il biondo scosse la testa, ma si decise a fare quello che doveva.
Pochi minuti dopo Loki si immerse nella vasca piena d’acqua calda del loro bagno emettendo un mugolio di piacere e chiuse gli occhi. Si sentiva bene e più tranquillo anche se c’era quel qualcosina che ancora che non gli quadrava. Perché Igdard era così distaccato con lui?
Dai racconti di Fred sembrava avere tutt’altro carattere e anche con Thor la complicità era stata subito magnetica…perché con lui no?
Provò a non pensarci e si godette il tepore dell’acqua che avvolgeva il suo corpo. Era talmente rilassato che non si accorse che il marito era entrato silenziosamente in bagno e lo aveva raggiunto alle spalle iniziando a dedicarvisi con un lento e intenso massaggio.

«Thor…» ansimò «Non era questo che intendevo prima.»

«Dovevi essere più specifico perché sembrava proprio un invito» commentò l’altro «A che pensi?»

«A quel ragazzo…non riesco a non pensare che ci sia qualcosa di strano»

«Loki…non è che quel qualcosa è che…insomma lui starà qui con Fred e Fred lo ama e magari tu…» 

Loki si voltò e lo studiò un istante «Pensi che io sia geloso vero?»

«Beh dico solo che non mi sembra affatto che ci sia qualcosa di strano, Ignard…»

«Igdard, Thor…»

«Si insomma…il ragazzo era tranquillo con me e con i nostri figli e Mickey…magari è solo una tua impressione perché a volte sei un tantino possessivo nei confronti di nostro figlio?»

«Questo non è vero! Sapevo che Fred era innamorato di lui e so che lui ci tiene davvero a quel giovane. Solo non capisco perché con me sembra così…diffidente» Lo fissò serio Loki.

«Ok…magari hai ragione tu e sono io a non essermene accorto…ora però che ne dici se continuò col tuo massaggio.»

«No grazie hai fatto anche troppo.» 

«Loki amore, ma che ti prende?»

«Vattene Thor…adesso.» 

Il biondo fece per ribattere, ma Loki si voltò in chiaro segno che quella conversazione fosse finita: sbuffò e scuotendo la testa lo lasciò solo. Quando faceva così non riusciva proprio a capirlo. 

 

Igdard non aveva mai visto il mare.
All’inizio quella distesa azzurra gli sembrò un’enorme lastra di ghiaccio, ma non gli sfuggirono le onde che increspavano l’acqua e il rumore che facevano infrangendosi sulla spiaggia. Il sole era alto e rifletteva sulla superficie del mare facendola brillare.

«Allora…» esordì Kate «noi ci mettiamo lì a studiare mentre voi vi godete questo ultimo sole settembrino e questa spiaggia mezza vuota…ah la vita è ingiusta.» 

Fred scosse la testa e prese Ig per mano «Ti va di fare un bagno?»

Igdard sorrise ed annuì.

«Puah, ma è salatissima!» osservò dieci minuti dopo riemergendo dall’acqua.

«Non devi berla idiota!» Rise Fred nuotando accanto a lui.

«Potevi dirmelo!»

«Credevo fosse scontato!»

«Niente è scontato in un mondo nuovo Fred, te lo sei dimenticato?»

«Oh chiedo perdono. Posso dimostrarvi le mie scuse?» Chiese il ragazzo avvicinandosi a Igdard.

«Avanti le aspetto!» sorrise Ig, ma per tutta riposta Fred gli si fece ancora più vicino e tirò fuori dall’acqua un pugno di sabbia bagnata che gli passò sulla bocca.

«Ma sei…puh…ma cosa diavolo?! Puh-puh»

«Ahahha» l’altro si piegò in due per le risate.

«Sai cosa Fred? Puh…stavolta ti uccido per davvero.» disse sciacquandosi la bocca per poi afferrarlo per un polso.

«Ah si? L’ultima volta che mi hai minacciato così stavi per baciarmi.» si difese Fred lanciandogli un’occhiata di sfida. 

Igdard se lo avvicinò. Nell’acqua Fred allacciò le gambe attorno ai suoi fianchi mentre l’altro lo strinse. 

«Intendi quando abbiamo visto quel fiore bellissimo?»

Fred lo guardò intensamente «Sai ho-ho scoperto perché non abbiamo potuto toccarlo…e il suo significato…» abbassò lo sguardo.

«Che c’è?»

«Ecco non volevo dirtelo perché non volevo che questo condizionasse in qualche modo…la nostra…il nostro…insomma questo che c’è tra noi, ma ora voglio farlo.»

Iniziò guardandolo negli occhi, mentre Ig lo osservò con attenzione. Fred si sentiva profondamente in imbarazzo, era sempre stato un giovane timido e solo con Ig si era davvero aperto per la prima volta, ma dovergli fare quella confessione non era facile. Ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni, per dirgli che anche i suoi genitori avevano ricevuto un segno simile, per dirgli di come a lui però quella rivelazione…non avesse fatto altro che confermare ciò che già provava per lui. «Ecco Ig quel…fiore, in poche parole ci ha voluto dire che io e te siamo…ecco destinati a stare insieme per sempre…lo so che sembra sciocco, ma è così…»

Igdard lo fissò in silenzio.

«In effetti» disse dopo un secondo «Mi sembra sciocco.»

Lo sguardo di Fred si fece di colpo smarrito «D-davvero?»

«Si trovo sciocco…che tu non me lo abbia detto subito perché sai» disse avvicinando di più il viso al suo «io avevo già capito che ti avrei amato per sempre anche senza la benedizione di una pianta magica.» Sorrise e abbassò lo sguardo un istante poi tornò su di lui «Fred…in questi mesi l’unico motivo che mi ha spinto a sopportare tutto quel dolore, era il tuo pensiero…certo temevo che se ci fossimo rivisti sarebbe stato solo…beh lo sai…ma non ho mai smesso di sperare che io e te potessimo tornare insieme…o, se non fosse stato così, che almeno tu ti saresti salvato. E se morire mi avrebbe assicurato che tu saresti stato salvo…io lo avrei accettato.» 

Fred intanto quasi non respirava più da quanto stava trattenendo il respiro per l’emozione.

«Poi Mickey mi ha detto che…che da quando avevi fatto ritorno a casa non eri più stato lo stesso e io sapevo perché o credevo di immaginarlo. Fred insomma…comunque vadano le cose io ti amo e spero che staremo insieme tutta la vita però…ecco… solo non voglio che TU ti senta legato a me per un fiore, il destino o quello che ti…mmm».

Fred non ce l’aveva fatta più e buttandogli le braccia collo lo aveva baciato.
Un bacio intenso che sapeva di mare e d’amore, salato, ma dolce allo stesso tempo.
Quando si separano Fred tenne gli occhi chiusi mentre Ig gli scostò una ciocca di capelli bagnati ricadutagli sul viso. 

«Sono sicuro che quel fiore ha ragione su di noi Fred…» l’altro riaprì piano gli occhi e lo fissò rapito e felice, ma…
«Certo se decidessi di affogarti proprio adesso poi avrei ancora una vita intera a disposizione per farmi gli affari miei.»

«Cosa? Ig no!»

Ma Igdard lo aveva già stretto di più a sé e lo aveva sospinto sott’acqua.
Fred non aveva potuto nemmeno prendere fiato, ma…non gli servì. Igdard cercò subito le sue labbra in quello che fu un intenso e dolce bacio sotto la superficie del mare.

Intanto sulla spiaggia Kate si alzò gli occhiali da sole e guardò in lontananza verso il mare «Beh direi che stanno recuperando bene il tempo perso» 

«Kaaaate.» la riprese Mickey. 

«Oh guardali non sono due adorabili sanguisughe.»

Mickey chiuse di scatto il libro che stava leggendo «Potresti non fare la guardona e concentrarti sui compiti?! Già oggi abbiamo saltato la scuola!»

«Ehm qualcosa non va cugino?»

«No dico solo che….che non è carino farsi gli affari loro…è evidente che si sono mancati l’un l’altro e credo che noi…noi dovremmo lasciargli un po’ di privacy tutto qui…»

«Mickey stavo solo…scherzando…» lo guardò lei 

«Si…» disse il ragazzo riaprendo il libro «lo so…» sospirò. 

«Va tutto bene?»

«È solo che…lo so che è stupido, ma…ecco ho visto Ig soffrire a causa di quel pazzo e ancora Udras vantarsi del male che gli ha fatto e di cosa avrebbe fatto a Fred. E adesso vederli così felici…io…sono solo…» una lacrima fuggitiva scese sul suo viso.

Kate dapprima non seppe interpretarla poi il ragazzo rivolse un sorriso verso di loro.

«Mickey…ti sei commosso per caso?» sorrise dolce lei.

Il ragazzo parve riprendersi e si asciugò le lacrime velocemente, ma aggiunse «Sono felice per loro Kate molto felice…se lo meritano» 

Lei gli sorrise e gettò uno sguardo ai due riemersi dall’acqua che stavano facendo una gara di nuotate.

«Si, sono d’accordo con te» sussurrò.

 

Erano le 20.20 di sera. Thor se ne stava davanti al barbecue sul portico nel tentativo di accenderlo. Nonostante i carboni avessero incominciato a scaldarsi per bene quella sera c’era un freddo settembrino e la sua pelle era percorsa da leggeri brividi.
D’improvviso qualcosa gli coprì le spalle: la sua felpa bordeaux. Il biondo si voltò ritrovandosi il marito alle spalle.

«Va meglio?» incominciò Loki timidamente «Io…io volevo chiederti scusa…sono stato acido e antipatico.» 

«Si lo sei stato.» confermò Thor incrociando le braccia al petto.

Loki abbassò lo sguardo. 

«È solo che io…io non sono geloso anzi sono felice per nostro figlio…va bene l’idea che sia grande e per la prima volta davvero innamorato mi fa capire che non è più il mio bambino, ma a me piace Igdard e non voglio che pensi che io stia cercando di trovare qualcosa che non va a tutti i costi.» 

Thor manteneva ancora la sua posizione.

«Questo però non giustifica il mio comportamento di oggi. Non avrei dovuto trattarti così…perciò…quello che sto cercando di dire è…» 

Ma Thor gli sollevò il mento e lo guardò mentre Loki trattenne il fiato.

«Scuse accettate.»  sorrise il biondo baciandolo. 

Loki sorrise contro le sue labbra e rispose a quel bacio, ma in quell’istante…

«Ehi voi due…se volevate una cenetta “intima” potevate dirlo subito…non vi avremmo disturbato» 

«Tonyyy»  lo riprese il Capitano che seguiva il compagno.

«Che ho detto? Oh beh comunque…abbiamo portato la birra!» disse alzando due sacchetti pieni di bottiglie di vetro.

«Però Stark, ogni tanto ti rendi utile. Vado a sistemarle in frigo.»  Disse Loki prendendole.

«Vieni ti aiuto. I ragazzi sono dentro?» chiese Steve seguendolo in casa. 

«Veramente sono usciti questa mattina e devono ancora rientrare, ma dovrebbero arrivare a momenti. Allora mi hanno accennato che siete andati fuori città per una casa…volete davvero trasferirvi?» 

«Beh ci stiamo pensando, ma alla casa servono diversi lavori. Prima di tutto le tubature sono molto vecchie…» 

Steve prese a raccontare di tutti i lavori necessari per sistemare la casa fuori città e mentre stava ancora parlando la porta di casa si aprì.

«Ehi rag…ma che avete combinato?»  Esclamò Loki vedendo i quattro nuovi arrivati mezzi fradici e sporchi di sabbia.

«Ehi papà, ciao zio Steve» iniziò Kate «Ci siamo fatti un bagno e fatto la lotta nell’acqua un vero spasso! Ehi, ma quella è birra?» Chiese avvicinandosi al tavolo e prendendone due bottigliette  «Fred le raffredderesti? Comunque io e Igdard abbiamo combattuto in acqua contro Fred e Mickey e li abbiamo fatti crollare almeno cinque volte.

«Perché tu mi facevi il solletico Kate!» si difese Mickey

«No cugino perché io e Ig siamo una super squadra!» Concluse mentre il fratello le ripassava le bottigliette ghiacciate.

«No Fred, una falla provare ad Igdard» porse la sua a Mickey che la rifiutò gentilmente così lei ci si attaccò scolandosela in pochi secondi.

«Kate! Vacci piano prima di cena, mi sembri tuo padre » La riprese Loki scuotendo la testa.

«Ma papà avevo sete» Rispose lei angelicamente. 

«Non inizierò questa battaglia con te solo perché è tardi e vostro padre sta finendo di scaldare il barbecue. Gli hamburger saranno pronti in una ventina di minuti.» 

«Va bene…allora andiamo a lavarci…» iniziò Kate appoggiando la bottiglia vuota sul tavolo. «Io entro per prima!» Decretò correndo al piano di sopra.

«No Kate tu sei troppo lenta» la riprese Mickey seguendola a ruota.

Intanto Fred passò la bottiglietta a Igdard che la studiò dopodiché il ragazzo si avvicinò a Loki e gli diede un bacio sulla guancia entusiasta sfoggiando un grande sorriso e abbracciandolo.

Loki lo guardò interdetto «Freddi sai che ucciderei per i tuoi abbracci, ma sei fradicio e tutto insabbiato.»

«Lo so» commentò semplicemente il ragazzo «e non credo di essere mai stato meglio. Era tantissimo tempo che non facevo un bagno al mare… ci siamo divertiti un sacco e Ig ha visto il mare per la prima volta e…oh cavolo devo presentarti anche mio zio Steve» esclamò mentre il ragazzo non sapendo come aprire la bottiglietta stava per infilarsela in bocca e ricorrere ai denti.

«Come? Oh si.» Disse il giovane rivolgendo a Steve un grande sorriso, ma proprio in quel momento.

«FREEEED! HAI SPELATO UN ORSO POLARE IN BAGNO PER CASO?»

«Ops» arrossì il ragazzo «avevo dimenticato di pulire il macello di ieri, scusate faremo le presentazioni più tardi. Vieni Ig andiamo!»

Il ragazzo annuì «Ehm Steve.» salutò con un sorriso dopodiché assunse un’espressione più seria «Loki di Asgard» e seguì Fred sulle scale.

«Però…» commentò Steve leggermente interdetto mentre Loki chiuse gli occhi per il fastidio. 

«Quel titolo è un tuo suggerimento?»

«Secondo te?! Pare abbia questo atteggiamento solo con me. Thor pensa addirittura che io sia solo geloso del fatto che frequenta mio figlio, ma l’hai visto anche tu Steve…è come se quel ragazzo avesse un problema con me.»

«Forse si sente solo in imbarazzo perché sei il padre di Fred.»

«Magari fosse così, ma tra lui e Thor invece c’è totale intesa.» disse Loki tirando fuori dal frigo i condimenti per l’hamburger «Perciò il problema ce l’ha con me.»

«Eddai Loki, tu incuti molto più timore di Thor, magari si sente solo in difficoltà.»

Loki alzò le spalle «Mpf hai visto com’era felice Fred?»

«Sinceramente?» sorrise il biondo «Non credo di vederlo così felice dal giorno in cui ha trovato Trick. E tu? Sei contento per lui?»

«Si…» Rispose il moro guardando verso le scale «Si lo sono davvero.»

Intanto proprio lì fuori…

«Ah Thor, ieri tra un’occupazione e l’altra ho messo Friday a lavorare ad una cosetta per te. Perciò …Buon Natale in anticipo.» Disse porgendogli una scatolina marrone.

«Che cos’è?»

«Vedrai ti piacerà. Coraggio aprila presto!»  

Thor obbedì e non appena l’aprì un grande sorriso comparve sul suo volto «Sei il massimo Uomo di latta!»

«Dovere per il mio amico Point Break, dovere!»

 

Quindici minuti più tardi al piano di sopra…«IL BAGNO È LIBERO!» gridò Kate entrando in camera sua.

«Ci metto solo cinque minuti.» Disse Mickey affrettandosi ad entrare in bagno.

Fred scosse la testa e tornò su Igdard aprendogli la birra ancora tra le sue mani con la magia. 

«Allora…ti sei divertito?»

«Moltissimo, a parte che quella cosa chiamata sabbia mi è entrata letteralmente ovunque e il sole mi ha ustionato la pelle.» Prese un sorso di birra e la passò a Fred.

«Oh avanti un po’ di colorito ti fa bene Ig. Mm adoro il mare, ma solo quando non è così affollato altrimenti lo detesto.» Prese un sorso dalla bottiglietta e si leccò le labbra cosa che non lasciò certo indifferente l’altro.

Fred in quel momento era terribilmente seducente con i capelli fradici e scompigliati, la pelle arrossata dal sole e il sale cristallizzato sulle guance mentre si portava alla bocca la botti…

«Finito ci ho messo solo due minuti» disse Mickey spuntando sulla porta in boxer e maglietta.

«Mickey sei stato un razzo!»

«Non volevo…»

«Disturbare lo so, ma potevi fare con calma» Sorrise Fred passando la tuta al cugino che arrossì.

«Grazie dei vestiti.» Sorrise per poi bussare alla porta di Kate. 

«Si entra.» urlò lei di rimando.

Il ragazzo obbedì. «Ma sei ancora in mutande!»

«Per gli Dei Mickey ho fatto il bagno in mutande se è per questo.» disse lei infilandosi una maglia  molto larga e dei pantaloncini «A volte ti fai troppi problemi cugino…» 

Fred scosse la testa e rise «Dai andiamo.» Disse prendendo per mano Igdard e trascinandolo verso il bagno.

«Ma come… insieme?»

«Si…tu puoi fare un bagno e io la doccia. Così facciamo prima.»

Igdard deglutì: poco prima era stato salvato dalla voglia di saltare addosso a Fred dall’intervento di Mickey, ma adesso…
Entrarono nel bagno ancora caldo per il vapore; Fred si spogliò velocemente e si diresse alla doccia.

«Sai Mickey è cresciuto con noi, ma si imbarazza ancora per certe cose…certo Kate non ha proprio il senso del pudore a volte.» disse entrando in doccia e lasciando che l’acqua scorresse lungo il suo corpo. 

“Non guardare, non guardare!” Si ripeté Ig cercando di concentrarsi sulla vasca, ma lasciò scivolare la coda dell’occhio verso la doccia: Fred era bellissimo e quando si voltò guardandolo coi suoi occhi verdi Ig si sentì spacciato.

«Ig? Tutto bene?»

Il giovane aprì la bocca, ma non ne uscì nulla dopodiché bruciò la distanza che lo separava dalla doccia e vi entrò. Inchiodò Fred al muro piastrellato iniziando a baciarlo.
Fred rimase sorpreso per un istante, ma fu solo per il tempo di avvertire le labbra di Igdard sulle sue poi gli buttò le braccia al collo e rispose a quel bacio con intensità crescente.
Il sapore salato del mare ancora presente sulle loro labbra fu sostituto da quello dell’acqua dolce. Igdard portò entrambe le mani sui fianchi di Fred in una leggera carezza e se lo strinse un po’ più contro cosa che fece sfuggire a entrambi un gemito, ma…

«FREED!» Kate bussò insistentemente alla porta costringendo i due a separasi «Papà ha detto che gli hamburger sono quasi pronti…Credi di poter rimandare a stasera?» La domanda fu seguita da un “KATE!” Esasperato da parte di Mickey. 

I due nella doccia scoppiarono a ridere poi Igdard cercò gli occhi di Fred.

«Salvati dagli hamburger» commentò il biondo.

«Dagli hambu….che?» 

Fred scosse la testa «Credo ci toccherà rimandare…Dai muoviamoci, ci aspettano di sotto!»

«Ok però prima…mi daresti un ultimo bacio?»

Fred lo guardò mordendosi un labbro «Mmm va bene, ma solo uno» e con un sorriso si protese ancora verso Igdard perdendosi nelle sue labbra. 

 

«Ah eccovi, temevamo che foste affogati.» Scherzò Kate vedendoli scendere.

«Ah-ah spiritosa, c’è bisogno di aiutare?» Chiese Fred.

«No papà è appena uscito per prendere la carne e…» 

Proprio in quel momento si sentì un rumore di cocci rotti sul portico e i ragazzi uscirono per capire cosa fosse accaduto.

«Papà, tutto…o per gli Dei!» Commentò Kate.

Loki era paralizzato: i cocci del piatto rotto ai suoi piedi, ma a lui non sembrava importare. Teneva lo sguardo dritto sul viso di Thor che lo guardava con un sorriso dolce con DUE occhi uno del blu che conosceva bene e l’altro marrone chiaro.
Si avvicinò e gli sfiorò una guancia sorridendo.

«É stato Tony» commentò Thor.

L’interessato si sentì di intervenire.

«Si e Piccolo Cervo prima di avanzare una qualunque accusa sul fatto che abbia sbagliato colore per farvi dispetto devi sapere che non dipende da me. L’occhio artificiale ha bisogno di tempo per adattarsi al corpo ospite e quel colore al momento è solo una prima reazione, con qualche modifica potrei riuscire a fare qualcosa, ma…»

«STARK!» Lo richiamò secco Loki. Tutti trattennero il fiato mentre Loki si voltò verso Tony.

Gli occhi gli si fecero lucidi «Grazie» sussurrò emozionato. 

«Pfiù prego! Per un momento temevo che questo nuovo look mi sarebbe costato caro. Ora però basta smancerie e mangiamo questi hamburger ok?!»


«Bravo prendi un bel morso. Com’è?» Chiese Thor poco più tardi a Igdard mentre il giovane addentava un enorme panino e veniva immediatamente soccorso da Fred con un tovagliolo prima che le salse gli rovinassero addosso. 

«Per i Padri Antichi» Sbofonchiò Igdard «é buonissimo! Ma com’è possibile che tutto su questo pianeta sia buonissimo?» Domandò addentando ancora il panino.

«Perché su Jotunheim fa tutto schifo.» lo prese in giro Fred guadagnandosi un pugno su un braccio dall’altro.

Marcus, arrivato un po’ in ritardo, Thor e Tony che si trovano davanti al barbecue con loro risero divertiti. Igdard era risultato simpatico anche a Tony.

«E dimmi amico ex-barbone» iniziò il miliardario che ormai aveva scelto per lui quel soprannome «che facevi nel tuo mondo?»

«Cacciavo per lo più.»

«Igdard è bravissimo con l’arco» lo interruppe Fred entusiasta.

«Si beh…almeno lo ero…»

«Ig, ma che dici, hai centrato Udras in pieno petto l’altra sera!»

«Si insomma era un anno che non toccavo il mio arco…credo sia stata fortuna per lo più.» rispose tra l’imbarazzato e il malinconico Igdard cosa che né a Loki poco distante da loro né a Fred sfuggì.

«Un cacciatore e un arciere…e quando hai iniziato?» proseguì Tony, che avendo deciso che quel ragazzo gli piaceva, stava cercando ogni argomento di conversazione possibile.

Anche a Steve era piaciuto subito e dopo una chiacchierata veloce il Capitano lo aveva definito “un ragazzo adorabile”.
Solo con Loki Igdard si teneva ancora a debita distanza. Dal canto suo il moro, di tanto in tanto, gettava uno sguardo a Fred e non poteva evitare di sorridere nel vederlo felice.
Proprio in uno di quei momenti Fred si staccò dal gruppo e si fece vicino a suo padre.

«Papà posso parlarti un momento?»

Loki annuì e gli fece cenno di seguirlo in cucina.

«Che c’è Freddi?» chiese Loki una volta rientrati accostandosi contro un piano della cucina.

«Si tratta di Ig…» si confessò il ragazzo sedendosi su uno sgabello dirimpetto a suo padre «ecco io temo che nei mesi di prigionia lui…lui si sia dimenticato chi è. Una volta non avrebbe mai fatto un discorso del genere. Cioè è sempre stato un tipo modesto di fronte agli altri, ma anche sicuro delle sue capacità, ma…ho paura che tra il sentirsi ancora un po’ debole e tutto il resto lui si stia abbattendo e non voglio vederlo così.» 

«Capisco e vorresti fare qualcosa per lui immagino.»

«Si è così.»

Loki sospirò e abbassò lo sguardo; un riso amaro comparve sul suo volto, ma fu solo un attimo.

«Perché stai chiedendo aiuto a me e non a papà?»

«Beh primo perché papà ha altri modi meno delicati di risolvere i problemi.»

«Tipo quella volta che gli dicesti che avevi paura del buio e tolse la corrente apposta per fartela passare?»

«Tipo questo…e poi perché ecco vorrei che fossi tu ad aiutarmi. Sai che mi fido sempre dei tuoi consigli, per me è importante il tuo aiuto. Non che papà non sia bravo è solo che…stavolta vorrei che mi aiutassi tu.»

Loki annuì dolce.

«Fred è solo che…io vorrei essere di supporto, ma in verità non credo di piacere molto al tuo ragazzo.»

Fred lo guardò interrogativo «Perché dici così?»

«Davvero vuoi dirmi che non l’hai notato? “Loki di Asgard”. Sai mi stava più simpatico nei tuoi racconti»

Il ragazzo sorrise «Uhm in effetti ti confesso che ci ho fatto caso, ma sono sicuro che c’è una spiegazione. Non è da Igdard comportarsi così, ma fossi in te non mi preoccuperei troppo. Probabilmente non è nulla di grave.»

«Oh lo spero, perché detesto ammetterlo, ma mi piace parecchio che sia il tuo ragazzo.» rise Loki «E tu come stai Fred?»

Fred sorrise imbarazzato.

«Diciamo che felice non è sufficientemente descrittivo.»

Anche Loki sorrise «Si lo vedo.»

Fred si alzò e lo raggiunse. «Dagli tempo. Sono sicuro che in fondo gli piaci.»

«Beh sai sono tuo padre e ho fatto di tutto per crescerti a mia immagine e somiglianza. Mi offenderei se preferisse Thor a me.» scherzò Loki «Comunque riguardo alla questione morale a terra e poco fiducia in sé stessi credo di avere un piano, però Fred prima c’è una cosa che devi sapere…»

 

Terminata la cena Mickey e Kate rientrarono alla Tower mentre Igdard e Fred tornarono al piano superiore lasciando gli altri a sorseggiare alcuni liquori. Una volta giunti in camera il giovane jotun crollò sul letto.

«Fred non credo di aver mai mangiato tanto e poi quella torta di mele e gelato di Marcus…se ripenso a quanto era buona ne avrei ancora voglia…» disse accarezzandosi la pancia soddisfatto.

«Ahah varrebbe la pena rimanere qui per qualche mese solo per farti conoscere tutti i piatti terrestri.»

«Perché? Dove vuoi andare scusa?»

Fred si sedette accanto a lui.

«Mio padre mi ha detto che dopodomani lui e papà torneranno su Asgard e io pensavo che…potremmo seguirli.»

Igdard lo fissò un istante «S-si perché no…»

«Ig qualcosa non va?» chiese Fred apprensivo.

Igdard si morse un labbro: il pensiero che aveva cercato di scacciare quella stessa mattina tornò a farsi vivo nella sua mente, ma stavolta decise di parlarne con Fred. 

«È solo che…Asgard. Sai è il regno nemico di Jotunheim tipo da sempre e ecco…fa un certo effetto no?»

Fred lo studiò ripensando alla conversazione avuta con suo padre.

«Ig vorrei chiederti una cosa…ecco questa sera sembravi davvero a tuo agio con tutti tranne che…con mio padre.»

«Ma che dici?!  Adoro tuo padre. Ed è bravissimo a cucinare.»

Fred alzò un sopracciglio «Sai che non sto parlando di lui.» 

Igdard emise un profondo sospiro e si sedette con la schiena contro al muro. 

«Si lo so…il fatto però è che tuo padre… è Loki di Asgard.»

«Ehm si e quindi?…Non capisco»

«No è comprensibile…Fred tuo padre per la mia gente è…insomma è “il traditore di Jotunheim” e io, non solo mi sono innamorato di suo figlio e vivo nella sua casa, ma sono anche salvo grazie a lui. Non fraintendermi gli sarò grato per tutta la vita per questo, ma per me…non è facile accettarlo.» prese una pausa «Lo so che è stupido perché ho vissuto un anno con te e tu sei fantastico e se lo sei è certo anche grazie a tuo padre e a come ti ha cresciuto, ma…credo sia qualcosa che fa parte della mia cultura. Devo…devo solo abituarmici.»

Fred comprese ed annuì. 

«Sai quando da piccolo sono venuto a conoscenza di tutti i guai combinati da mio padre… sul momento non potevo crederci. Non potevo credere che il mio papà fosse stato in passato così spietato e crudele e pensavo che non avrei mai potuto perdonarlo. Poi ho capito che mi sbagliavo, lui era cambiato da molto tempo ormai. Non c’era più oscurità nel suo cuore voleva solo potersi riscattare…e da questa sua volontà ha avuto l’amore e una famiglia. Magari tu temi che non sia cambiato davvero, ma se cerchi una prova … ce l’hai davanti occhi» Disse guardandolo.

Igdard annuì.

«Senti prenditi il tempo di cui hai bisogno, solo cerca di dargli una possibilità ok?» lo pregò Fred avvicinandosi a lui e posandogli un bacio dolce sulla fronte.

«Tornando a noi…pensi di farcela a finire quello che hai incominciato prima in doccia o hai mangiato troppo?» Lo sfidò il biondo.

«Sei impazzito? Se chiudo gli occhi mi addormento!» Disse crollando di nuovo lungo e disteso sul cuscino.

«Beh allora credo che dovrò.» disse Fred montandogli a cavalcioni sopra e avvicinandosi alla sua bocca «tenerti sveglio?» ghignò.

«Voglio proprio vedere se ci riesci.» soffiò sulle sue labbra in riposta Igdard.

Fred lo baciò sensuale dopodiché si allungò alla lampada sul comodino e spense la luce.

 

Thor si calò nella vasca piena di acqua calda e un sorriso soddisfatto gli si dipinse sul volto. Si sfiorò la guancia sotto al nuovo occhio: vedeva perfettamente e non gli dava affatto fastidio. Si rilassò decidendo di godersi quel meritato bagno sennonché avvertì due mani fredde appoggiarsi sulle sue spalle.

«Mm Loki…» sussurrò mentre il moro gli si avvicinava all’orecchio. «Sta buono…»

«Sta buono? Oh e io che pensavo di farmi perdonare da te Dio del Tuono.»

Thor fu percorso da un brivido: era inutile al marito bastava un secondo per far crollare la sua volontà…

«Ho paura a chiedertelo, ma cos’avresti in mente?»

Loki sorrise non visto e si portò davanti a lui sfilandosi i vestiti e rimanendo nudo allo sguardo del marito. 

«Mi fai spazio Dio del Tuono?»

Thor si morse un labbro, ma si tirò un po’ indietro lasciando che il marito entrasse e si appoggiasse contro al suo petto. Gli accarezzò delicatamente una guancia e fissò lo sguardo nel suo.

«Ti piace?» Chiese Thor riferendosi all’occhio.

«Beh non sono due iridi blu come il mare, ma… non sai quanto io sia felice.»

Thor sorrise e se lo sistemò meglio contro.

«Hai avvisato Fred?» Domandò il biondo.

Loki si voltò verso la parete in mosaico e iniziò a sfiorare le piccole piastrelle con i polpastrelli bagnati osservando le pietre inumidirsi e diventare lucide sotto al suo tocco. 

«Si. Spero che vengano con noi, ma spetta a loro decidere.»

«Vedrai che verranno. Non mi sembra il caso che ti preoccupi.» prese una pausa e con una mano iniziò ad accarezzargli il petto scendendo lentamente verso il basso «Ma in caso volessi farlo forse conosco un modo per… non fartici pensare.» aggiunse apponendogli poi dei baci leggeri alla nuca. 

«Mmm Thor…» ansimò Loki quasi aggrappandosi alle piastrelle del muro. Le palpebre fattesi ormai pesanti.

«Shhh…se vuoi che ti perdoni dovrai impegnarti tesoro.»

«Quando fai così sei…sei…»

«Tieni gli epiteti gentili per la fine del bagno…» gli appose piccoli baci lungo la parte scoperta del collo che conduceva al suo orecchio avvertendo distintamente l’effetto che gli provocava sulla pelle. Dopodiché raggiunse il suo orecchio e aggiunse in un sussurro «…Loki di Asgard.» 

Loki spalancò gli occhi «Thor guarda che non posso uccidere Igdard, ma non mi farò scrupoli ad uccidere te, stanne certo!» 

 

«Dov’è che stiamo andando?» Chiese Igdard seduto accanto a Fred sui sedili posteriori dell’auto del padre.

«Sta calmo, lo vedrai presto.» Lo rassicurò Fred che aveva avvertito una punta di timore nella voce dell’altro.

Alle 9.00 di mattina Fred aveva tirato Igdard giù dal letto e lo aveva condotto al piano inferiore. Con sua sorpresa Igdard aveva trovato seduto in cucina Steve che conversava con Loki dopodiché Fred gli aveva annunciato che finita la colazione sarebbero andati tutti e quattro fuori città.
Di lì a dieci minuti il gruppo era salito in auto per dirigersi verso una meta che a quanto pareva doveva rimanere segreta solo per Igdard. 

«E gli altri?» Provò ancora il giovane.

«Mickey e Kate sono a scuola.» rispose Steve seduto sul sedile davanti «Tony in laboratorio e Thor …credo in caffetteria vero Loki?»

Il moro alla guida annuì. 

«Si, starà tutto il giorno ad aiutare Marcus poi per i prossimi giorni la caffetteria resterà in mano ad un suo amico visto che lui verrà con noi. Vuole fermarsi ad Asgard un paio di giorni per stare con suo padre.»

«Beh è una buona idea, così potete andare tutti insieme…uhm ora che ci penso domani dovrò sistemare i libri delle colonne e rimetterli al loro posto. Non ho ancora riaperto la libreria dalla sera della festa…e a proposito Loki spero che tu e Thor torniate presto stavolta! Non vedo l’ora di iniziare i lavori alla casa così poi potremo vederci lì! Ah ti ho già detto che quest’anno Tony non vuole andare in montagna?»

I due iniziarono a discutere del perché Tony quell’anno volesse passare il Natale a Miami e non in montagna come sempre mentre Igdard guardava fuori dal finestrino seguendo con lo sguardo la strada finché non si sentì prendere la mano. Si voltò incontrando gli occhi verdi di Fred.

«Tranquillo Ig ti piacerà vedrai.»

Poco dopo l’auto si fermò davanti ad una casa in assi di legno bianche in mezzo a vasti campi circondati da una foresta.
Sotto il portico c’era un uomo che parlava con un giovane dell’età di Fred. Il ragazzo rientrò in casa mentre un volto familiare  salutò i nuovi arrivati con un sorriso.

«Ciao Clint.» Esordì Steve scendendo dall’auto.

«Steve! Fred!» sorrise entusiasta l’arciere «Loki» salutò invece con una punta di serietà, non aveva del tutto dimenticato il passato.

«Clint come stai?» chiese Fred.

«Oh molto bene, c’è Nathaniel in casa. È tornato a studiare, ma più tardi scenderà per un saluto.» 

«Sta frequentando il college vero?»

«Si la Stanford, ma starà qui ancora qualche giorno prima di ripartire. Allora chi è il vostro amico?»

«Lui è Igdard.» si affrettò a fare le presentazioni Fred.

«E così tu saresti il cacciatore di cui mi parlava Loki al telefono?» Chiese Clint guardando il moro che annuì «Bene allora seguitemi ci alleneremo dietro casa.»

E detto questo questo fece strada al gruppo che lo seguì, tutti tranne Ig che afferrò Fred per un bracciò «Fred, ma cosa sta succedendo?»

Il ragazzo si girò verso gli altri «Ehm ci date un secondo?»

Lo prese per una spalla e gli si avvicinò.

«Allora Clint è il miglior arciere di Migdard e così ho pensato che se c’era qualcuno capace di tirarti su il morale con arco e frecce quello era lui. Ci-ci ha messo a disposizione tutte le sue attrezzature e potrai allenarti tutto il giorno o provare e decidere che vuoi che ce ne torniamo a casa.» 

Igdard si ritrovò spiazzato. 

«Fred…»

«Lo so che forse avresti preferito che non lo facessi, ma tu…sei davvero bravo anzi probabilmente sei il miglior arciere del tuo pianeta. Lo so che è cambiato molto: il tuo aspetto, il luogo, ma io vorrei che ti ritrovassi in qualcosa che è solo tuo. Ti prego Ig. Almeno…almeno prova… e poi…poi se vorrai arrabbiarti con me va bene, accetterò le conseguenze, ma almeno…fallo per te»

Igdard sbuffò leggermente infastidito da quella situazione però…Fred lo guardava coi suoi occhioni verdi e sembrava così dispiaciuto… sospirò rassegnato.

«Ok…ehm va bene.»

Fred sorrise e gli fece cenno di seguirlo per raggiungere il gruppo.
Barton li aveva condotti in un campo sterrato dove a diversa distanza tra loro si trovavano molti bersagli.
Si avvicinò ad Igdard e gli porse un arco non molto grande in legno scuro e con rifiniture nere dopodiché gli pose ai piedi una faretra in pelle piena di frecce.

«Allora questo arco è un po’ vecchio stile, uno di quelli che si comprano alle fiere rinascimentali, ma Fred mi ha detto che è molto simile ai vostri su Jotunheim.»

Il giovane lo prese e lo studiò un istante.

«Ok…prova prima a centrare i bersagli sulle corte distanze. Magari un cinquanta metri?» e gli indicò il bersaglio che risultava il più vicino. 

Igdard prese una freccia e si concentrò. La scoccò e quella centrò in pieno il bersaglio.

«Ottimo, ma ci riuscivano anche i miei figli a dieci anni avanti continua…»

Igdard colse il tono di sfida e sorrise. Si avvicinò alla faretra e prese un’altra freccia colpendo un bersaglio a cento metri.

«Bel riscaldamento, che ci fai vedere adesso?» continuò Clint.

Igdard prese altre tre frecce che colpirono perfettamente e in fila indiana un bersaglio a duecento metri.
Clint provò a parlare, ma Igdard anticipandolo ne scoccò un’altra e un’altra di seguito colpendo bersagli sempre più distanti.

«Però, niente male che ne dici di provare con qualcosa in movimento?» 

Il ragazzo annuì così Clint fece loro segno di attendere: tornò due minuti dopo con un tablet tra le  mani e una grossa cesta che pose vicino ai suoi piedi. Si voltò verso un capanno alle loro spalle e toccò un punto sullo schermo del tablet: improvvisamente un centinaio di mini robot neri e grandi quanto palline da golf uscirono in volo da lì e si sparsero nel cielo a diverse distanze. Ognuna si muoveva senza restare ferma e tutte insieme sembravano un grosso sciame di insetti.
Clint mise su un sorretto e si girò verso gli altri.

«Un regalino di Tony per i miei cinquant’anni» commentò Clint. «Per tenermi in forma ha detto…Allora ragazzo metti sulla schiena la faretra, bravo così. Dunque ci sono centocinquanta mini robot. Vediamo quanti ne colpisci in tre minuti»

Igdard impugnò meglio l’arco e al segnale di Clint il ragazzo iniziò a scoccare frecce una dietro l’altra. I robot si muovevano velocemente, ma Igdard sembrava riuscire a colpirne parecchi.
Gli altri lo osservavano in silenzio mentre lui era concentratissimo sui suoi bersagli.

«TEMPO.» Gridò Clint «e ne hai colpiti…» disse guardando il tablet che teneva tra le mani «Però ottantatré. Io ne colpisco a malapena settanta e uso un arco del ventunesimo secolo.» 

«Magari non è l’arco a fare l’arciere» lo schernì Loki.

«Sai Loki quando fai così ripenso a quel meraviglioso momento in cui acchiappasti una mia freccia al volo e questa ti scoppiò tra le mani. È stato alquanto soddisfacente vista la situazione in cui ci trovavamo a causa tua.» 

«Davvero è successo?» Chiese Fred curioso.

«Fred ti prego non…» lo supplicò Loki.

«Si, quando papino era ancora cattivo e mi ha fatto il lavaggio del cervello.»

«Non sfidare la mia pazienza Barton, potrei sempre decidere di farti un incantesimo e convincerti che sei una scimmia!»

«Ah care vecchie abitudini.» commentò Steve rassegnato.

Fred scosse la testa e tornò su Ig che guardava ancora verso il cielo notando che i robot colpiti si stavano risollevando ancora con le frecce conficcate e facevano ritorno verso di loro buttandosi direttamente nella cesta ai piedi di Clint.

«A quanto pare Tony avrà più robot da riparare del solito.» sorrise Barton.

«Ma come fanno a funzionare ancora?» chiese Igdard interdetto.

«Vedi ragazzo questi sono robot da allenamento. Io li colpisco e loro cadono, ma contengono un sensore che li riporta a me. Dopodiché si spengono del tutto e io li mando a Tony per farmeli riparare. Senti ti andrebbe di provare il mio arco?»

Igdard annuì e di lì a poco Clint gli portò un arco nero ricurvo e un’altra faretra piena di frecce dopodiché chiamò nuovi robot.

«Stesso gioco di prima, centocinquanta  robot, tre minuti e il mio arco…sei pronto?»

Igdard prese un respiro e alzò l’arco «Pronto.» rispose.

Clint sorrise e avviò il tempo. Igdard era velocissimo: estraeva dalla faretra tre frecce alla volta colpendo con una sola anche più robot .
Fred lo guardava rapito cosa che a Loki non sfuggì e nemmeno a Steve.

«Però, è davvero bravo e guarda com’è incantato Fred?» Sorrise Steve.

«Si…sai sapevo che Igdard fosse bravo, ma non immaginavo così…»

«Sei ancora preoccupato?»

«Beh non è cambiato nulla, ma è passato solo un giorno. Mpf certo che vedere Fred così orgoglioso…»

«Ti fa capire di essere davvero un pochino geloso del tuo bambino?» Sorrise gentile Steve.

«Vedi è che…con Kate non era mai capitato…lei…lei è com’era Thor da giovane. Ama la gloria, le folle urlanti per lei, le schiere di fan e le piace non legarsi a nessuno. Mi sono sempre fidato di lei perché sa badare a sé stessa, mentre Fred…lui è sempre stato così sensibile e introverso come…»

«Te?»

«Si come me, ma non perché come me si sentisse inadatto nei confronti di chiunque, solo perché è fatto così è timido e umile. So quanto sia importante per lui Igdard e spero solo che possano essere felici…»

«Sono sicuro che lo sono già Loki e che continueranno ad esserlo.» Gli sorrise Steve.

In quel momento Igdard abbassò l’arco leggermente affaticato.

«E TEMPO! Allora ragazzo adesso richiamerò di nuovo i robot non colpiti e il programma eseguirà la conta….Hai abbassato l’arco prima che ti dessi il tempo però»

«Beh si, ma non ce n’erano più» commentò Igdard alzando le spalle.

«Tsk cosa? Guarda ce n’erano rimasti…»  Iniziò alzando il tablet per poi bloccarsi a bocca aperta.

«Ehm Clint» provò Loki «tutto bene?»

«Li hai-li hai presi tutti.»

Igdard si avvicinò a Clint e gli restituì l’arco «Beh con quest’arco è stato facile, è davvero un’arma fantastica.»

Clint lo guardò scioccato e in silenzio, ma non lo accettò «No, tienilo tu.»

«Co-come?»

«Si. Ecco nemmeno io non c’ero mai riuscito ragazzo, tu hai talento. Dove hai imparato?»

«A tirare con l’arco? Ho imparato da solo su Jotunheim.» 

Clint riempì Igdard di domande per tutto il pomeriggio e solo verso il tramonto i quattro si diressero all’auto per rincasare.

«Hai visto? Hai pure vinto un arco!» lo prese in giro Fred mentre l’altro si rigirava tutto contento il suo premio tra le mani.

«Si ed è bellissimo, hai visto Fred?»

«Allora avevo ragione?»

«Si…si avevi ragione» Sorrise Igdard e senza preavviso si protese verso di lui e lo baciò.

Loki e Steve si scambiarono sorrisetto e uno sguardo d’intesa.
Igdard invece si separò tranquillo da Fred tornando a contemplare il suo arco mentre le guance dell’altro diventavano rosso fuoco. Dopo aver salutato e lasciato a casa Steve il gruppo rientrò.

«Thor sarà qui a momenti con la cena, ma avete comunque il tempo di riposarvi se volete andare di sopra» disse loro Loki.

Fred annuì ed iniziò a salire le scale, ma si accorse che Igdard non lo stava seguendo; Ig rimase in fondo alle scale e lo guardò.

«Tu vai pure…arrivo subito.» gli disse con gentilezza. 

Il biondo annuì, ma fece solo finta di salire al piano di sopra perché preferì rimanere in ascolto. Igdard intanto prese un respiro e si diresse all’isola della cucina.

«Loki di Asgard» iniziò.

Loki, che in quel momento gli dava le spalle, prese un respiro.

Stava per rispondergli a tono, ma quello lo anticipò «Innanzitutto grazie.»

Loki si bloccò «Per-per cosa?… Per oggi intendi?»

«Non solo…ecco io ho molte cose per cui ringraziarti.» disse il giovane abbassando lo sguardo «per avermi salvato donandomi questa forma, per avermi dato alloggio e anche per…anche per essere cambiato.»

«Come scusa?» Chiese l’altro mettendosi un po’ sulla difensiva.

«Mpf avrai notato che ho un po’ di difficoltà a rapportarmi con te.»

«Si direi che l’ho notato, ma francamente non ne capisco il motivo.» Rispose diretto il moro.

Il ragazzo tornò su di lui.

«E voglio spiegartelo. Vedi per la mia gente tu sei un…un traditore e io sono cresciuto abituato all’idea che tu lo fossi. Sai quando tanti anni fa tu, Odino e un bambino veniste su Jotunheim arrivaste proprio nel mio villaggio di un tempo. Mi ricordo lo scompiglio che creaste e anche che in quel momento credetti davvero alla mia gente e alle voci su di te.» 

Loki si irrigidì, ma rimase in ascolto.

«Poi però ho incontrato Fred che mi ha fatto una testa enorme parlandomi di te e di quanto fossi buono e premuroso e di quanto lui ti volesse bene. Non volevo  crederci all’inizio, ma conoscendo meglio lui mi sono convinto che non potevi che essere una brava persona per aver cresciuto un ragazzo così. Lui è fantastico e lo amo per questo…cioè non solo perché è fantastico anche per questo, cioè volevo dire…» 

Igdard si incespicò, Fred seduto in cima alle scale rise appena e Loki fece altrettanto.

«Il punto è che io amo Fred e vorrei che anche tra noi funzionasse perché credo sia una cosa importante, soprattutto per lui. Io non sono molto bravo con “famiglie” e cose così…forse perché non ne ho mai avuta una.»

Abbassò ancora lo sguardo e dal suo tono Loki comprese che quel ragazzo era davvero sincero.

«Perciò io cercherò di fare del mio meglio.» 

Loki sorrise e annuì «Molto bene. E così…tu ami mio figlio?»

«Si» arrossì l’altro «credo di averlo amato da subito in realtà…quando l’ho visto studiare affascinato una creatura su Jotunheim e ho pensato “quel ragazzo si farà ammazzare” ma l’ho trovato così, ecco…non so spiegarlo.»

«Ah si» rise il moro ripensando a ciò che aveva letto nel diario di Fred poi tornò su di lui «Igdard io so che tu sei sincero perciò voglio chiederti un enorme favore»

Aggiunse avvicinandosi  e fronteggiando il ragazzo. Fred dalle scale trattenne il respiro. Loki guardò il giovane negli occhi.

«Rendilo felice Igdard, rendilo felice e siatelo insieme, è questo che vorrei per voi.» 

Igdard rimase un istante spiazzato dopodiché un sorriso comparve sul suo volto ed annuì.

«Lo farò» chinò la testa in segno di rispetto e volò al piano di sopra mentre Fred fece giusto in tempo ad alzarsi e a precipitarsi in camera.

Loki guardò verso le scale e sorrise finalmente sereno. Proprio in quell’istante Thor rientrò con diversi cartoni di pizza tra le mani.

«La cena…e un bacio espresso in omaggio.» disse avvicinandosi a Loki e dandogli un bacio dolce «È andato tutto bene amore?» 

«Si, Thor tutto bene.»

«Ne sono felice e come mi hai chiesto ho portato la pizza.»

«Dei se mi andava» sorrise il moro «direi che ti meriti un altro bacio.» si avvicinò baciandolo ancora mentre la porta si spalancò. 

«Ehilà siamo arr….papà ancora?! Ma siete peggio di due ragazzini!» commentò Kate entrando esasperata seguita da Mickey. 

I genitori si fecero un sorriso complice e si separarono. 

«Com’è andata la scuola? Ciao Mickey» lì salutò Thor.

«Oh il solito: lezioni, cose noiose, il coach di atletica mi ha sgridato, storia è andata bene…» buttò lì tra una cosa e l’altra Kate, ma a Loki non sfuggì un dettaglio.

«Frena, perché ti sei fatta riprendere dal tuo coach?»

«Niente di importante…»

«Ha saltato l’allenamento e se continua così non prenderà la borsa di studio per la Ucla.»

«E sta zitto Mickey!»

«Aspetta un attimo, l’università della California?» Chiese Thor.

Kate lanciò un’occhiataccia di rimprovero a Mickey «Che c’è? Avresti già dovuto dirglielo da un pezzo lo sai!»

La ragazza prese un respiro e affrontò gli sguardi interrogativi dei genitori «Ecco…negli ultimi mesi dello scorso anno sono venute molte persone a vedermi correre durante le gare tra cui i rappresentanti delle università…il coach mi ha detto che erano interessati a me per la Ucla, ma poi l’anno è finito e non ricevuto nessuna notizia. Così ho pensato che avessero lasciato perdere, invece la scuola è ricominciata e ho saputo di essere stata selezionata come candidata per una borsa di studio.»

«Kate.» iniziò Thor «Tesoro è fantastico, perché non ce l’hai detto?»

La ragazza abbassò lo sguardo «Perché…non so se è quello che voglio fare insomma…io…io penso di voler tornare su Asgard con voi e fare finalmente quello che mi piace…volevo solo pensarci prima di parlarvene.» Terminò lanciando un’occhiata di sbieco a Mickey.

«Kate…» iniziò tranquillo Loki attendendo che la figlia lo guardasse «Potevi dircelo comunque. È una bellissima opportunità e fai bene a pensarci su. In ogni Asgard non scapperà e se volessi sfruttare questa occasione noi…lo capiremmo.» 

La ragazza annuì «Ci penserò papà…ehi, ma la pizza si sta freddando?! Non mangiamo?»

Tutti i presenti tranne Kate scossero la testa mentre la ragazza lanciava un urlo al fratello al piano di sopra.

«Dimenticavo le tue priorità cugina!»

Fred e Ig scesero le scale un minuto più tardi «Ehi, ma c’è la pizza! Igdard aveva già l’acquolina in bocca per la cena di stasera.»

«E smettila Fred.» Arrossì l’altro dandogli una leggera spallata poi si fermò a salutare i presenti «Mickey, Kate, Thor…» arrivato a Loki esitò un istante, istante in cui Loki lo guardò e tutti restarono in attesa «Loki re di Asgard!» disse con un sorriso.

Loki fece per replicare poi ci pensò «Mmm però così non è affatto male»

«Papàààà.»

«Lokiiii»

«Oh insomma, del resto è il mio titolo no?!»

La cena trascorse tra risate e racconti dei ragazzi sulla scuola e della giornata di allenamento di Igdard. Continuarono a parlare anche quando si furono spostati in salotto.
Thor seduto sul divano fece passare un braccio intorno alle spalle di Loki che si mise comodo contro di lui mentre i più giovani stavano seduti a terra.
Kate propose di giocare a “Chi sono?” e quello che ne uscì fu una situazione a dir poco esilarante soprattutto perché Thor ci impiegò circa un’ora ad indovinare di essere un “pentapalmo”, scelta fatta per lui dal suo amato maritino.
L’indomani mattina Marcus suonò il campanello di casa alle 7.30 come da programma. Lui, Thor, Loki, Igdard e Fred si radunarono fuori casa e dopo un giro di abbracci con Kate e Mickey sollevarono gli occhi al cielo. Igdard strinse forte la mano di Fred che gli sorrise rassicurante mentre suo padre chiamava Heimdall.
In un attimo il raggio arcobaleno li avvolse, Kate e Mickey rimasero a guardarli scomparire davanti ai loro occhi sicuri che li avrebbero riabbracciati molto presto.


Due mesi dopo su Asgard 

Nella foresta c’era quiete e calma. Loki smontò da cavallo e si abbassò il cappuccio del mantello verde scuro legando il suo cavallo ad un albero.
Alzò lo sguardo al cielo e notò che il sole filtrava attraverso le cime degli alberi avvolgendo la foresta in un’atmosfera calda e colma di quiete.
Sorrise ed inspirò a fondo gli odori che lo circondavano come si concedeva sempre in quei primi giorni del mese  quando andava a raccogliere erbe e radici da portare alla madre.
Era un momento di calma tutto per lui, lontano dalla vita di corte che a volte diventava davvero troppo stressante. Percorse qualche metro prima di trovare la pianta che gli serviva ed inchinandosi tirò fuori un falcetto per cimarne delle parti.
Aveva messo via le prime foglie quando si sentì improvvisamente osservato.
Non sembrava una presenza pericolosa, ma Loki la avvertì chiaramente a pochi metri da lui: si voltò il più lentamente possibile fino a che con la coda dell’occhio non scorse una lupa nera.
Il re di Asgard si voltò cautamente, ma la lupa non si mosse: lo guardava tranquilla e non sembrava minimamente intenzionata a fargli del male. Loki fissò gli occhi nei suoi e solo allora la lupa gli diede le spalle e si diresse in un’altra direzione. Loki rimase ad osservarla per capire le sue intenzioni, ma dopo pochi metri quella si fermò e lo guardò.

«Vuoi che ti segua dunque.» sorrise Loki. 

Si alzò e non appena mosse un passo l’animale rimasto in attesa proseguì il suo percorso.
Loki gettò una rapida occhiata al suo cavallo, ma non avvertendo altre presenze seguì la lupa.
Non camminarono a lungo, forse solo due o tre minuti fino a che raggiunsero un piccolo spazio tra gli alberi. Lì Loki scorse un altro lupo, più grande della femmina e dal manto chiaro e quasi dorato, vicino a due lupi più giovani del suo stesso colore.
Loki si bloccò e d’istinto toccò il pugnale che portava alla cintura con cautela, ma il lupo grande lo fissò senza nessuna cattiva intenzione e non appena la femmina gli si avvicinò strofinò il muso contro di lei. 

«Perché mi ha portato qui?» sussurrò Loki senza capire. 

La lupa si separò dal compagno e tornò a fissare Loki per un istante dopodiché il maschio si alzò rivelando la presenza di alcuni lupacchiotti. Un paio si stavano azzuffando a mo’ di gioco e in un secondo si sollevarono lanciandosi sui lupi più giovani che iniziarono a giocare con loro.
Loki sorrise a quella vista, ma notò che la lupa stava strofinando il muso contro qualcosa a terra e allora notò un altro cucciolo dal manto scuro. Voleva guardare meglio, ma…

Aprì gli occhi e avvertì nell’aria un odore molto forte e…piacevole. Si guardò intorno come per cercare di capire dove si trovasse, ma era evidente che avesse sognato. Era nel suo letto, su Asgard, il sole era alto ormai da diverse ore. Affondò il volto nel cuscino e sospirò: si sentiva stanco e non aveva affatto voglia di alzarsi.  
Si stropicciò gli occhi e si voltò dalla parte del marito notando una piccola sorpresa sul cuscino nonché fonte dell’odore che lo aveva svegliato: una rosa Cherry Brandy.
Sorrise e se l’avvicinò alle narici anche se già riusciva ad ispirarne il profumo.
“Thor” pensò.
Da che erano tornati su Asgard Loki aveva chiesto alla madre di coltivare anche le rose che più amava ed era raro che, se rimaneva addormentato più del previsto, Thor non gliene facesse trovare una sul cuscino. Sorrise sereno e consapevole che quel gesto voleva dire che doveva aver di nuovo dormito troppo così si decise a scendere dal letto e a dirigersi nei bagni.
Indossò una lunga tunica nera circondata alla vita da una fascia verde scuro e si diresse verso la Sala del Trono.
Percorse i corridoi senza fretta e avvertì un piacevole aroma di pane dolce appena sfornato anche se le cucine si trovavano ancora lontane. Per fortuna quella giornata non doveva essere particolarmente impegnativa così si concesse di passarvi per mangiare il pane e  un po’ di uva. Terminata la colazione proseguì passando per i corridoi che si affacciavano sul cortile interno.
Il suo sguardo fu catturato da due cavalieri che appena giunti nel cortile smontarono da cavallo ridendo con enfasi.
Si fermò un istante e guardando nella loro direzione un sorriso dolce gli comparve sul volto.
Fred e Igdard erano appena rientrati dalla loro cavalcata mattutina. Lo facevano quasi ogni giorno e tornavano con prede o semplicemente fradici per essersi buttati nelle acque del fiume. Erano già passati due mesi dal loro arrivo su Asgard e anche se all’inizio il figlio gli era parso in apprensione per quel nuovo tipo di vita per Igdard l’altro giovane era stato subito in grado di ambientarsi e farsi voler bene da tutti tanto che ormai Fred sembrava più sereno che mai.
Il re di Asgard si allontanò da quella visione e proseguì verso la Sala del Trono dove lo attendevano già alcuni sudditi.
Due ore e molte richieste dopo Loki aveva una fame tremenda e nuovamente un forte senso di sonnolenza addosso.Non stava facendo niente di faticoso, ma ultimamente non si sentiva al pieno delle sue forze così era Thor ad occuparsi delle questioni in città e ai confini coi Tre guerrieri mentre lui restava per lo più a palazzo per ricevere i sudditi, esercitarsi con la madre e dedicarsi agli impegni di corte. Fortunatamente anche l’ultima richiesta della giornata fu risolta perciò si diresse senza indugio alla Sala dei Banchetti.
Igdard e Fred erano già seduti l’uno accanto all’altro al lungo tavolo dei banchetti e chiacchieravano sottovoce. Alla vista del padre Fred quasi sobbalzò, ma cercò di non darlo a vedere. 

«Papà!» lo salutò con un sorriso uguale a quello di Thor. Portava di nuovo i capelli raccolti in una lunga treccia e anche se non voleva ammetterlo Loki era convinto che fosse perché a Igdard piaceva di più quell’acconciatura. Quel giorno i due giovani sembravano anche loro più stanchi del solito, ma forse era solo una sua impressione. «Come stai? Dormito bene?»

«Si in effetti ho dormito un po’ di più e ho saltato la colazione» rispose Loki sedendosi dalla parte opposta ai due «ho comunque mangiato qualcosa, ma al momento ho una fame che potrei far invidia a Volstagg!» e senza fare troppe cerimonie si riempì il piatto di qualunque cosa gli capitasse sottomano.

«Lo vedo bene.» sorrise Fred,  proprio in quel momento le porte della Sala si spalancarono e altre due facce note fecero il loro ingresso.

«Ehilàààà indovinate chi è arrivato da Migdard?» salutò festosa Kate seguita da Mickey.

«Kate, Mickey!» sorrise Igdard nella loro direzione. 

«Ma guarda chi si è degnato di tornare all’ovile.» commentò Fred «Siete caduti dal Bifrost per caso? Dovevate essere qui ieri.» Disse Fred con una punta di rimprovero nella voce e guadagnandosi un’occhiataccia dalla sorella.

«Guarda che eravamo qua ieri sera, solo che essendo molto stanchi siamo andati subito a letto.» disse avvicinandosi a Loki da dietro le spalle e schioccandogli un bacio affettuoso sulla guancia sinistra «Ciao papà. Ora smettila di fare l’antipatico e abbraccia la tua sorellina che non vedi da un po’!» disse lei angelicamente mentre Mickey andava a salutare Loki e poi Igdard.

I due fratelli intanto si avvicinarono, ma Loki rimase stranamente colpito dal fatto che Kate, invece di stritolare il fratello come al solito, si limitasse ad un abbraccio veloce e delicato quasi avesse timore di fare del male all’altro tuttavia si limitò a sorridere e si astenne dal commentare… perlomeno quel gesto.

«Però signorina Freddi non ha tutti i torti, potevi passare almeno ad avvisarmi che foste arrivati.»

«O avanti papà se ci fossero stati problemi Heimdall vi avrebbe avvisato» disse sedendosi accanto al fratello mentre Mickey si sistemò di fronte a lei.

«Ah puoi dirlo forte.» commentò il ragazzo per poi beccarsi un calcio allo stinco sotto al tavolo dalla cugina e trattenere a stento un’imprecazione, ma la ragazza lo fulminò. «Ci-cioè Heimdall sa sempre tutto no?» sorrise Mickey.

Loki rimase appena spiazzato, ma Fred cambiò argomento.

«Allora come va la scuola?» Chiese.

«Bene..» rispose la sorella «E sono di nuovo venuti a vedermi per quella borsa di studio!»

Kate prese a raccontare della scuola intervallandosi di tanto in tanto a Mickey finché dopo circa venti minuti di chiacchiere ininterrotte prese un sorso d’acqua. «Ecco non ci sono altri aggiornamenti direi…» concluse afferrando un calice. 

«Sono contento tesoro e sono sicuro che lo sarà anche papà, a proposito chissà dov’è Thor…dovrebbe già essere qui…» si chiese Loki accorgendosi che effettivamente l’ora del pranzo stava passando e di Thor non c’era ancora traccia…

Kate per poco non si strozzò e Fred, dopo averle gettato un’occhiataccia, si affrettò a rispondere.

«Veramente lo abbiamo incontrato questa mattina. Il drago al confine si un po’ “agitato” e lui e i Tre guerrieri sono andati ad occuparsene, sarà di ritorno entro il tramonto.»

«E non mi ha avvisato?» domandò Loki leggermente scocciato.

«Era molto presto papà, probabilmente non voleva svegliarti.»

«Uhm…comunque è un bene che se ne occupi una volta per tutte e tu Kate non pensare nemmeno di raggiungerlo. So che volevi andare anche tu, ma…»

«Si è pericoloso eccetera eccetera, tranquillo papà non mi sogno nemmeno di disubbidirti.»

Mickey borbottò qualcosa di incomprensibile beccandosi un secondo calcio dalla cugina. 

«Mi fa molto piacere.» sorrise Loki appoggiando le posate e prendendo un calice di vino «Perché quando te l’ho vietato non mi sembravi così conte…» ma in quell’istante la testa prese a giragli. Chiuse gli occhi ed appoggiò il calice.

«Papà stai bene?» Chiese Fred apprensivo.

«Si ehm..deve essere solo un po’ di stanchezza…» 

«Ultimamente sei parecchio stanco papà, che ne dici di riposare un po’ oggi?» domandò gentile Fred.

«Si e magari più tardi potremmo trovarci insieme per una chiacchierata» se ne uscì Igdard tranquillo, ma Fred gli lanciò un’occhiata in tralice.

Loki fissò entrambi senza capire, ma in quel momento aveva davvero bisogno di riposarsi «Ehm si va bene. Io vado, ma allora ci vediamo più tardi, mi raccomando niente guai…soprattutto tu Kate» ammonì la figlia che gli rivolse un sorriso angelico dopodiché il re moro uscì con l’intento di dirigersi nelle sue stanze. 

Non aveva fatto che pochi metri che un giovane e timido servo gli si fece vicino.

«Si?» chiese Loki.

«Maestà, il sarto di corte chiede se potete scegliere le stoffe per gli abiti nuovi che avevate chiesto.»

«Non si può fare più tardi? Non è certo una cosa urgente.»

«Perdonate Maestà, ma avete detto voi stesso che volevate gli abiti pronti per l’arrivo degli ambasciatori degli elfi.»

Loki sospirò esasperato.

«Certo, ma arriveranno solo tra una settimana!»

«Ehm veramente Vostra Maestà… arriveranno dopodomani.» 

«COME?! E perché non sono stato avvisato?!» Saltò su Loki a quella notizia.

Il servo si fece piccolo piccolo, ma raccolse un po’ di coraggio «Ma ecco…Maestà vedete…si-siete stato proprio voi a farcelo sapere. Ieri mattina quando avete ricevuto l’annuncio da Heimdall ricordate?»

Loki si fermò un attimo e ci pensò su ricordandosi all’improvviso della conversazione avvenuta con Heimdall.

«Oh…oh si perdonami è vero…ehm allora suppongo che non si possa rimandare, fammi strada…»

Ovviamente il sarto non era l’unico impegno prima dell’arrivo degli ambasciatori: c’erano anche da  approvare i piatti da servire, le decorazioni, la musica per il banchetto e così Loki dovette occuparsi di diverse questioni prima di prendere la via delle stanze reali.

“Dei! Sono esausto, avrei preferito combattere il drago al posto di Thor. Che poi possibile che sia partito così all’improvviso senza avvisarmi? Avrebbe potuto svegliarmi” mentre era immerso nei suoi pensieri passò davanti alla camera di Fred e Igdard e avvertì delle voci provenire dall’interno, non volendo afferrò una parte di discorso.

«Ti sembrava il caso di dire una cosa così a mio padre?»

«Beh tu non sembri voler prendere l’iniziativa Fred! Devi dirglielo non si può più rimandare!»

«Glielo dirò va bene? È solo che non voglio che si preoccupi!»

Loki si bloccò, sapeva che non avrebbe dovuto, ma a quelle parole non poté fare a meno di restare in ascolto. 

«Lo farà in ogni caso.» commentò Igdard seduto a braccia incrociate sul letto mentre Fred percorreva ad ampie falcate la stanza.

«Ma la smetti di essere così pessimista?»

L’altro si alzò e lo fermò prendendolo per i fianchi. «Fred io capisco che è tuo padre e che…insomma è una cosa importante e vuoi trovare il modo giusto per dirglielo, ma…» lo strinse di più a sé e gli carezzò i fianchi «Ormai questo è il nostro futuro e io sono sicuro che all’inizio sarà preoccupato, ma…poi capirà. Vedrai andrà tutto bene»

Loki non aveva emesso fiato per tutto il tempo ascoltando quella conversazione: c’era qualcosa di strano e i due ragazzi sembravano molto in ansia.

Fred sospirò «Lo so che hai ragione» rispose al compagno «Probabilmente avrei dovuto dirglielo subito, ma volevo che fossimo davvero sicuri»

«Ma adesso lo siamo no? Sta tranquillo Fred faremo questa cosa insieme e andrà tutto bene…ne sono sicuro.»

Fred non sembrava del tutto convinto, ma si obbligò ad annuire «Tanto presto o tardi lo scoprirà comunque…allora glielo diciamo dopo come hai detto tu?» 

A quel punto Loki non riuscì a trattenersi oltre, ma spalancò la porta con una mano «Oppure potreste dirmelo adesso.» asserì con un tono di voce un po’ più alto del normale.

I due si separano presi alla sprovvista «P-papà ma che ci fai qui?»

«Per caso stavo passando di qua e sempre per caso ho ascoltato una parte della vostra conversazione.»

«Tu hai…co-cosa?» Sbiancò il figlio mentre il compagno si immobilizzò.

«Già ora volete dirmi che succede o devo estrarvelo direttamente di bocca?»

“Da quando sono così nervoso?” Si chiese velocemente Loki, ma scacciò quel pensiero tornando sul figlio.

«Sta calmo papà, cos-cos’hai sentito?»

«Solo che avete una notizia molto preoccupante da darmi a quanto pare.»

«B-beh non la definirei preoccupante è solo che Igdard è tornato in forze e così noi due…» disse cercando l’aiuto nel compagno che per tutta riposta gli prese la mano, ma non riuscì a proferire parola sentendosi evidentemente in soggezione davanti a Loki.

«Voi due cosa? Parla immediatamente o io giuro che…giuro che…» la testa tornò a girargli e le gambe si fecero deboli. 

Avvertì solo un lontano “Papà che hai?” Per poi sentirsi cadere nel vuoto e vedere tutto nero.

….

Si svegliò nel suo letto, non sapendo nemmeno come ci fosse arrivato. Era steso sopra le coperte e non sembrava esserci nessuno con lui. Si puntellò sui gomiti e si guardò intorno confermando la sua ipotesi. Si alzò avvertendo un forte mal di testa che lo costrinse a procedere con cautela, era sicuramente svenuto, ma scosse la testa e si diresse alla porta della sua stanza.
Stava per aprirla quando avvertì la voce di Fred fuori in corridoio. 

«Vedrai che non è nulla.» riuscì solo a capire e sentendo un “ok” in riposta da quella che sembrava la voce di sua figlia dedusse che entrambi si trovassero nel corridoio fuori dalla camera.

Il moro prese un respiro e…

«Però Fred avresti dovuto dirglielo subito! È una cosa importante.» nuovamente Loki si bloccò e  attese un istante il proseguo della conversazione ricordandosi improvvisamente di essere piombato nella camera di Fred e Igdard e aver chiesto senza troppi complimenti cosa gli stessero nascondendo. 

«Si vede che tu e Igdard nascondete qualcosa!»

«E tu allora che mi hai abbracciato come se dovessi spezzarmi in due al minimo contatto?»

«Cercavo di essere delicata per non fargli male!»

“Male a chi?» si chiese Loki.

«Ma ti sembra?! E comunque papà ha sentito me e Igdard discuterne, ormai lo avrà capito da solo!» 

«Ragazzi siete qui?» 

“Thor?” si chiese Loki “Ma che ci fa qui? Non doveva essere al confine?”

«Come sta vostro padre?»

«È svenuto poco prima che gli comunicassi…beh lo sai…» rispose Fred con una punta di vergogna.

«Si a proposito quelle erbe mediche che mi hai chiesto…le ho trovate…sospetta qualcosa?»

«Certo che no, gli abbiamo detto che sei partito di buon mattino per combattere un drago. Figurati se gli dicevamo che eri sul Vanaheim!» Rispose Kate come fosse la cosa più ovvia del mondo. 

“Come su Vanaheim?!” Si domandò Loki sempre più nervoso. 

«Ma quindi lo ha scoperto o no?» Chiese ancora la voce di Thor.

«Beh ecco…» iniziò Fred, ma in quell’istante Loki spalancò la porta.

«Scoperto cosa?» quasi gridò ritrovandosi i tre di fronte che fecero un salto come se fossero appena stati colti in flagrante «Volete dirmi che succede?»

«Loki amore.» iniziò Thor avvicinandosi «cerca di stare calmo.»

«Calmo? Calmo?! Non ci penso proprio! È evidente che mi state nascondendo qualcosa e voglio subito sapere cos’è!»

Fred prese un respiro «Ecco papà veramente…io e ..io e Ig»

Il giovane guardò verso Thor come se cercasse aiuto, ma fu Kate che sbottò stavolta.

«Oh avanti Fred!» esclamò lei «non ci vuole tutto questo granché! Aspetti un figlio non hai ucciso qualcuno!»

«KATE!» La ripresero gli altri due mentre Loki si pietrificò.

«Tu-tu co-cosa?»

La ragazza si pietrificò conscia della gaffe appena fatta.

«Grazie tante Kate! Era proprio così che volevo dirglielo!» la riprese Fred, ma la ragazza si offese.

«Beh gli ho detto che sei incinto mica che aspetti dei gemelli!»

«Cosa?» riprovò Loki che ormai si stava reggendo allo stipite della porta per non rovinare a terra.

«Tesoro stai bene?» gli si avvicinò Thor.

«Già che ci sei digli anche i nomi magari!» Le urlò contro Fred sconvolto.

«ORA BASTA!» gridò Loki a tutti e tre che si immobilizzarono fissandolo «Io…io..» balbettò e in quel momento scorse dietro ai tre la lupa che aveva sognato quella mattina. Era seduta e lo stava fissando tranquilla, ma cosa accidenti ci faceva lì?

«Papà stai male?» chiese Fred apprensivo.

Loki lo guardò, ma sentiva le testa pesante.

«Io…credo proprio di si.» e un istante dopo si sentì svenire di nuovo.

….

Il profumo di arancio era così buono, a Loki era sempre piaciuto fin da che ne aveva memoria. Lo pensava anche adesso che gli pervadeva le narici mentre lui piano riapriva gli occhi ritrovandosi…sdraiato su un letto, ma non era il suo.
Guardò davanti a sé notando una vecchia libreria che conosceva bene: quella era la sua vecchia stanza perciò quello doveva essere il letto di Fred. Si alzò piano e si accorse di avere compagnia. Thor non c’era, ma sul lato destro del letto erano seduti su due sedie Mickey e Kate mentre sul sinistro Igdard e Fred seduto sul letto.
Quest'ultimo allontanò una boccetta da sotto il suo naso e gli si rivolse «Ehi papà, sei sveglio!» disse gentile.

Loki sbatté le palpebre. «Cos’è successo?» chiese non riuscendo a mettere a fuoco bene la situazione.

«Ecco stavi parlando con me ed Igdard, ma sei svenuto. Sei rimasto così per due ore e ti sei agitato parecchio!»

«Due ore? Ma che dite io…io mi sono svegliato!»

«No papà» confermò Kate «Non hai aperto occhio! È quasi sera ormai, sei sempre rimasto sdraiato a letto! Stavamo per mandare a far chiamare papà»

«Io…ma come…io mi sono alzato e voi due stavate parlando e c’era vostro padre e una lupa…» i fratelli si guardarono interrogativi «e poi Kate ha detto che tu…» di colpo ripensò alle parole della figlia e facendo una sorta di scatto si allungò verso Fred e gli appoggiò le mani sulla pancia.

Il ragazzo lo guardò tra il sorpreso e il preoccupato.

«Ma pa-papà si può sapere che fai?»

Ma il moro non lo ascoltò e si concentrò su un incantesimo che conosceva bene e dentro Fred sentì…

«Ma…qui non c’è niente…» constatò sorpreso. 

«Zio sei sicuro di stare bene? Kate forse è meglio chiamare vostra nonna per davvero!» Propose Mickey con una punta di apprensione, ma Loki non vi badò.  

«Ma Fr-Fred tu..tu non aspetti un bambino?»

«COSA?!» quasi strillò Fred seguito in coro dagli altri; Igdard sgranò gli occhi mentre Kate fissò per un istante il padre poi si alzò decisa.

«Mi sembra chiaro che sta davvero male…chiamo la nonna!»

«No fermi tutti!» Gridò isterico Loki.

Kate tornò seduta e gli altri tre si immobilizzarono ancora più preoccupati per quella reazione.

Loki di nuovo si rivolse a Fred.

«Quindi tu…tu non aspetti dei figli?» Gli chiese ancora.

«IO? No, certo che no.» rispose Fred scioccato, si voltò verso Ig che sembrava pietrificato «Ho detto di NO!» Ig tirò un sospiro di sollievo mentre Fred continuò «Non aspetto dei figli papà! Cosa ti vieni in mente?»

«Ma io…Quindi ho solo sognato?…M-ma…oh insomma, ma voi due stavate parlando di preoccuparsi e di cambiamenti e…e tua sorella ti ha abbracciato come fossi un enorme marshmallow!»

Igdard sospirò e posò una mano sulla spalla del compagno «Fred avanti diglielo!»

«Ti sembra il momento?!» lo rimproverò l’altro.

«Tu che ne dici? Pensava che aspettassimo un figlio!»

«Mi volete spiegare che succede voi due o no?!»

Fred si voltò lentamente e prese un respiro «Papà vedi c’è una cosa…ecco…noi due vogliamo…» cercò lo sguardo di Igdard «…vogliamo tornare su Jotunheim.»

Loki li fissò immobile poi si riprese «Co-come?»

«Hai capito bene. Vedi le scorte di fiori di Vimur si stanno esaurendo e ci sono delle cose lì che potrebbero esserci utili e che vorremmo insomma recuperare» sorrise al compagno «ci abbiamo pensato a lungo e adesso siamo sicuri. Vorremmo tornarci, ma stavolta insieme ovviamente! E  solo per un po’. Scusa se non te lo abbiamo detto subito. Non volevamo farti preoccupare inutilmente.»

Loki li fissò immobile, aprì la bocca per parlare, ma fu anticipato. 

«Si e riguardo all’abbraccio….ecco in realtà è colpa mia. E c’entra col fatto che non ci siamo visti ieri sera.» Ammise Kate tenendo lo sguardo basso. 

«Ovvero?» Trovò la forza di chiedere Loki.

La ragazza gettò uno sguardo al cugino che la guardò con rimprovero e la spronò.

«Ecco…riguardo a quel drago che mi avevi assolutamente vietato di andare a cacciare…»

«Kaaate» iniziò Loki minaccioso.

«Ehm io…» disse lei e incominciò a sollevarsi la casacca mostrando una grossa fasciatura su tutto il costato «diciamo che potrei non averti dato retta ed esserci andata lo stesso. Ieri sera appena arrivati e trascinandomi dietro Mickey»

«Ma siccome non sei riuscita a batterlo, l’hai fatto solo infuriare di più!»

«Mickey!»

Ma il ragazzo esasperato continuò «No, sei una cocciuta! Sapevi che era troppo forte. Ci ha attaccati ed è stata una fortuna che Heimdall ci abbia visto anche se solo dopo ore ed abbia avvisato Thor che ci ha raggiunti subito! Eri gravemente scottata e tuo padre ha dovuto portarti fino alla Camera della Guarigione per poi ripartire a rimediare al danno che avevi combinato.»

«Oh avanti il lucertole si è solo infastidito un po’ e ha iniziato a bruciare campi vuoti! Non mi sembra che papà fosse poi tanto agitato, ha pure chiesto a Fred di fare quella cosa per papà prima di ripartire!» 

«Quale cosa?»  Chiese d’istinto Loki.

«Kate!» La riprese il fratello. 

«Metterti una rosa sul cuscino da parte sua… e comunque sono io quella ferita e ci vorranno giorni per far si che si sistemi!» 

Fred sbuffò «E ti sta bene, sei stata fortunata che avessi ancora dell’unguento questa notte quando papà è venuto a svegliarmi, io e Igdard siamo anche partiti alle prime luci dell’alba per andare a prendere altre erbe.»

«Come se non lo facessi anche le altre mattine!»

Ma Loki la interruppe. «Kate.» la sua voce era ferma e la ragazza lo guardò con una punta di ansia.

«Ehm…se vuoi saperlo non serve che mi metti in punizione, ci ha già pensato papà! Diciamo fino al mio compleanno.»

«Già bella mossa sorellina!» la riprese Fred.

«Ma sta zitto, tu per poco non gli fai venire un colpo!» ribatté lei.

«ADESSO BASTA!» gridò Loki aveva una strana luce negli occhi e sembrava sull’orlo di una crisi di nervi «Tralasciando che tutti voi mi avete tenuto nascosti i fatti di questa notte e vi siete coperti a vicenda…Kate tu sei in punizione per i prossimi due secoli e voi due toglietevi dalla testa di tornare su Jotunheim. Volete farmi morire per caso?!»

«Papà per favore calmati adesso, non serve che ti agiti così…» iniziò Fred avvicinandosi con cautela. 

«Agitarmi? Io non sono agitato io…io…» improvvisamente e in modo del tutto inaspettato il Dio dell’Inganno scoppiò in un pianto a dirotto che lasciò i quattro tanto allibiti quanto preoccupati.

Fred cercò aiuto negli altri, ma tutti sembravano scioccati quanto lui così si fece più vicino al padre e gli prese una mano.

«Pa-papà…credo che tu sia davvero troppo stanco ultimamente e anche… stressato.»

«Non è ve-vero…»iniziò a singhiozzare «é solo che siete i miei figli! Non potete rischiare la vita e farmi preoccupare così e poi c’è quello stupido di vostro padre che va ad uccidere draghi!»

Dopodiché si stese su un fianco, si portò un cuscino davanti al viso e vi affondò dentro scosso dai singhiozzi. Fred era sempre più preoccupato.

«Fred io chiamo la nonna» disse Kate alzandosi, ma il fratello la fermò.

«Aspetta.» disse quasi in un sussurro. «Voglio vedere se sta bene. Prima credevo che fosse solo stanco e avesse bisogno di riposare così non ho controllato, ma adesso…»

«Beh che aspetti allora?! Sbrigati!» 

Fred si avvicinò di più al padre che continuava a piangere. Allungò delicatamente le mani sopra di lui e si concentrò in un incantesimo che gli permettesse di ascoltare direttamente tutto il suo corpo.
Chiuse gli occhi e nemmeno dopo un secondo li riaprì. Li chiuse di nuovo per poi ripetere l’operazione. Quando tornò ad aprirli un sorriso comparve sulle sue labbra e gli occhi gli si fecero leggermente lucidi. Pose con delicatezza una mano sulla spalla del padre e lo invitò piano a voltarsi. 

«Papà ora basta, calmati. Va tutto bene» gli disse con gentilezza.

Il moro lo guardò con gli occhi arrossati dal pianto poi scosse la testa e sembrò riprendersi. Si tirò su a sedere asciugandosi velocemente gli occhi «Perdonatemi, non-non so davvero cosa mia sia preso.»

Fred continuava a guardarlo e nel suo sguardo c’era un’emozione dolce e quasi incredula.

Kate perse la pazienza «Allora ci dici come sta o no?» 

«Sta bene…anzi più che bene direi.» riuscì a dire dopodiché prese con gentilezza una mano del genitore che lo guardava interrogativo appoggiandogliela sulla pancia. Loki lo lasciò fare senza capire.

«Concentrati su di te papà, per favore»

Quasi inconsciamente Loki obbedì.

«Fred davvero è solo stress, state…» ma si zittì di colpo poiché attraverso l’incantesimo avvertì una presenza nuova dentro di sé. Ritrasse la mano e gli mancò il respiro.

«Non è possibile…» sussurrò con un filo di voce e anche se scioccato guardò il figlio che gli sorrideva come non mai. «Hai…hai sentito anche tu?»

Il ragazzo annuì ed era chiaro che non riusciva più a trattenersi dall’emozione.

«Ma si può sapere che succede?» saltò su Kate più preoccupata che mai «Non capisco! Come sta? E perché vi guardate con quei sorrisi?»

«Aspetto un figlio.» Sussurrò Loki con un filo di voce.

Mickey e Igdard si pietrificarono come anche Kate. «Co-come?»

Ma Loki ripeté quelle stesse parole come fosse in uno stato di trance «Io aspetto…un figlio.»

La ragazza aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì nulla…scosse la testa.

«Questo…questo non è possibile.» balbettò incredula. 

«Ma Kate che dici? Certo che è possibile! Papà è ancora giovane in quanto semidio!» La riprese subito il fratello.

«No Fred. Io…io ti dico che non è possibile.»

«Kate.» Le si avvicinò Mickey cercando il contatto con la mano della cugina con cautela. 

«Cosa?» Saltò su lui.

«Ti dico che è così!» Ripose lei agitata «Non è possibile e questo…questo è per colpa mia.»

«Ma che stai dicendo?» La riprese ancora il fratello.

«Kate cerca di stare calma…» sussurrò Mickey sempre più apprensivo. Ma lei gli scansò la mano e lo guardò con le lacrime agli occhi e fuori di sé.  

«Calma? E come potrei? Come quando so che io sono la causa di… di questo?»

«Mi volete spiegare che succede?» iniziò a scaldarsi Fred mentre Igdard passava lo sguardo da  l’uno all’altra senza capire e Loki fissava immobile dritto davanti a sé senza emettere suono.

La sorella si voltò e lo guardo decisa trovando il coraggio per fargli quella confessione.

«Succede Fred che la mia nascita è stata un casino! Io e papà rischiavamo di morire e per farmi nascere papà ha dovuto…ha dovuto bere una pozione e da allora non ha più potuto avere figli…e quindi è colpa mia. Non potrà averne mai più» disse stringendo i pugni mentre una lacrima gli rigò il volto «Mi dispiace…non sapete quanto mi dispiace…vorrei che non fosse così… ma questa è la verità.»

Fred si pietrificò e aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì suono. 

«È vero.» rispose Mickey alla sua domanda silenziosa, il cugino lo fissò incredulo. «Kate non sta mentendo.» 

Fred esitò: nella sua testa si stavano affollando mille domande, ma tornò a guardare il padre.

«Ma-ma io…io ho sentito la vita dentro di te.» disse in un filo di voce «Lo giuro, è stato come quando… come quando ho avvertito Kate…»

Loki ancora taceva perciò fu Kate a proseguire «Io…io non lo so Fred…ma purtroppo questa è la verità. Dovete esservi sbagliati. È così dalla mia nascita ormai e le cose…le cose così non si risolvono per caso semplicemente schioccando le dita.» sussurrò triste.

A quel punto Loki sbatté le palpebre e guardò la figlia.

«Schioccando le dita…»

Kate lo guardò smarrita. 

«Lui non ha schioccato le dita.» Ripeté piano Loki.

«Papà, ma di che parli?» Chiese Fred.

«È stato Udras.» disse il moro.

«COSA?!»  Esclamarono tutti in coro senza capire.

«Ve-vedete ragazzi due mesi fa nella trappola che Udras aveva creato per me lui ha…ha provato a farmi diventare suo alleato offrendomi tre doni tra cui la possibilità di tornare ad avere dei figli…cosa che ormai era impossibile da quando…» guardò Kate con dolcezza, ma la ragazza abbassò lo sguardo non riuscendo a sostenere i suoi occhi «In quel momento ho avvertito una sensazione fortissima, come se qualcosa in me fosse tornato a vivere. In ogni caso io ho rifiutato la sua proposta e lui ha iniziato a togliermi tutto ciò che mi aveva offerto semplicemente schioccando le dita una volta e poi un’altra. Poi è arrivato vostro padre e così…non ha finito.»

Kate stavolta alzò la testa e lo guardò trattenendo il respiro, Mickey fece altrettanto e Fred e Ig si scambiarono un’occhiata.

«Qui-quindi se Udras non ha schioccato le dita…tu-tu puoi di nuovo?» Chiese titubante il figlio.

Loki sorrise lievemente e lo guardò «Io-io credo di si…o almeno così sembra»

A quel punto Kate gli si lanciò praticamente addosso e lo abbracciò forte non riuscendo a  trattenersi e scoppiando in un mare di lacrime. Non avvertiva nemmeno il dolore che provava per la bruciatura, ma solo gioia, tantissima gioia mentre Loki la strinse forte a sé. Anche Fred sorrise felice e incredulo e raggiunse la sorella tra le braccia del padre. Igdard e Mickey rimasero dov’erano con gli occhi lucidi e con con un’emozione indescrivibile a montargli nel petto.

«Non posso crederci.» sussurro Kate separandosi dal padre.

«Vuoi che chiami papà?» domandò subito Fred.

«No…» sorrise Loki «no lo dirò io a vostro padre e poi…deve ancora pagarmela per aver coperto qualcuno…di nuovo»

Kate arrossì.

«Dobbiamo dirlo a tutti!» sorrise lei.

Loki annuì «Si a suo tempo. Adesso ci sono un paio di persone che ecco… si offenderebbero molto se non lo venissero a sapere ancora prima di vostro padre.»

I tre risero e Kate con gli occhi rossi e un sorriso stampato in faccia lo guardò «Sei felice papà?» Gli chiese.

«Si lo sono, moltissimo…» sussurrò mentre un groppo gli saliva alla gola «Ma lo ero già.» disse accarezzando entrambi i figli e guardò anche gli altri due ragazzi che iniziavano a faticare a trattenere anche loro le lacrime «Oh avanti venite tutti qui, ma che non esca parola di questo abbraccio con nessuno capito? Ho una reputazione da difendere io!» tutti risero e si strinsero a lui.

Loki non avrebbe saputo descrivere come si sentiva: un calore intenso lo pervadeva, una gioia profonda e forte e non poteva non pensare a quando lo avrebbe detto a Thor. Sorrise e circondato dall’abbraccio di chi amava si rilassò felice. 

Quella sera quando entrò nel bagno e si immerse nella vasca d’acqua Loki si sentiva esausto. Che giornata era stata quella!
Aveva subito comunicato la notizia a Frigga, che tra le lacrime e l’incredulità, lo aveva abbracciato felice dopodiché si era diretto in biblioteca dove aveva trovato Mr.J. intento a leggere un vecchio dizionario di elfico: “Mi sto preparando per i nostri ospiti!” aveva sorriso il vecchietto e saputa la notizia aveva esclamato “Vidun nelvà” che a quanto pareva voleva dire “Porca vacca!”
Ovviamente a quella notizia aveva gioito esattamente quanto la regina.
Adesso era giunto finalmente il momento di dirlo a Thor. Sorrise al pensiero della faccia che il compagno avrebbe fatto, ma non poté fare a meno di notare che si stava facendo tardi e di Thor non c’era alcuna traccia.

“Forse dovrei…” pensò Loki con una punta di apprensione, ma proprio in quell’istante avvertì il rumore  della porta della camera aprirsi e il marito entrare sbuffando per la stanchezza. 

«Loki?» Chiamò.

«Ar-arrivo subito!» Rispose il moro, ma quella risposta gli uscì più carica di emozione del previsto.

Prese un respiro. Si sollevò dall’acqua e afferrò un telo pulito e morbido avvolgendoselo attorno alla vita. Nel compiere quel gesto inevitabilmente guardò verso il basso e allora fece caso al lieve rigonfiamento sulla sua pancia. Lo accarezzò delicatamente dopodiché uscì dal bagno.

«Ehi!» Esclamò Thor sporco da capo a piedi quando lo vide comparire in camera.

«Ciao» rispose il moro «Allora hai risolto il problema con il drago?»

«Si…C’è voluto un po’, ma alla fine il lucertolone sputafuoco ha fatto una brutta fine solo che Volstagg voleva delle scaglie di drago e così ci siamo fermati a prenderne alcune. E ho portato il sangue che volevi per le tue pozioni.» disse sventolando una boccetta davanti a sé «Così hai l’antidoto per…tesoro stai bene?»

Loki era leggermente sbiancato e avvertì un senso di nausea a quella vista, ma si riprese «Mmm  perfetto. Grazie…» 

Il biondo sorrise.

«Hai trovato la rosa? Sono uscito molto presto oggi e ho chiesto a Fred di mettertela per me…l’ha fatto?»

«Oh si mi sono svegliato con un piacevole profumo di rosa accanto a me…» disse sedendosi sul letto e distendendovisi ancora mezzo nudo. «ma adesso invece pensi di impuzzare di zolfo tutta la stanza o ti fai un bagno?»

«Ma come siamo acidi stasera…» sghignazzò Thor dirigendosi anche lui nei bagni «E tu tesoro com’è andata la tua giornata?» Chiese ad alta voce.

«Oh le solite cose…» Rispose Loki mentre sentiva l’altro tuffarsi in acqua; sorrise «sai udienze, preparativi per gli elfi…» rimase in attesa qualche istante finché Thor riapparve sulla porta anche lui con solo un telo attorno alla vita «Però, ci hai messo un secondo!»

«Beh sai quando hai un marito mozzafiato ad aspettarti a letto.» Gli fece un occhiolino il biondo buttandosi sul letto a fianco a lui e iniziando a percorrere la sua pelle con un dito a mo’ di carezza.

Loki rise divertito dalla sua solita irruenza. 

«E poi, altre novità?»

«Oh beh…credevo che nostro figlio aspettasse un bambino.»

Thor sgranò gli occhi «C-Cosa?!» 

Loki rise ancora «Si, ho ecco intercettato una sua conversazione con Igdard ed ero convinto di aver capito che avrebbero avuto un figlio…invece vogliono… tornare su Jotunheim.» Terminò serio.

«Come?! Perché dovrebbero farlo?»

«Ne sei sorpreso anche tu?»

«In effetti no» ammise il biondo «è da parecchio che Fred mi parlava di tornare su Jotunheim, ma credevo non fosse niente di certo.»

Loki abbassò lo sguardo «Credo si siano decisi.» 

«Sei preoccupato?»

«Un po’, ma….questa volta almeno so che saranno insieme e…sono sicuro che se la caveranno…»

Thor annuì e riprese ad accarezzarlo soprappensiero; gli sfuggì una risata «Un bambino… caspita Loki, un bel fraintendimento.»

«Si, sicuramente in un primo momento come minimo lo avrei diseredato.» Sorrise il compagno.

«Oh si in quanto a vendette sei tale e quale a nostro padre.»

«Oh no…» sussurrò lui avvicinandoglisi sensuale «so essere molto peggio.» 

Thor sorrise dopodiché si sporse verso di lui per dargli un bacio: Dei, quanto amava il sapore e la morbidezza delle sue labbra.

«Ah proposito di vendette» continuò Loki «non c’è nulla che devi dirmi Dio del Tuono?» Lo guardò poi con fare esplicito.

«Mmm riguardo a cosa?» chiese Thor riavvicinandosi a lui per rubargli un altro bacio.

«Thooor…» lo riprese suadente l’altro.

«Non ti si può tenere nascosto niente è?» sorrise ancora Thor.

«Ti stupirai, ma questa volta la diretta interessata si è costituita autonomamente»

Thor lo guardò sorpreso.

«Kate ti ha detto di averti disubbidito?»

«Si e anche che tu l’hai egregiamente messa in punizione.»

Thor mise su un sorrisetto tronfio «Sono stato bravo vero?»

«Molto si…» fu Loki stavolta ad avvicinarsi ancora a lui. 

«Però amore…pensavo che magari si potrebbe ridurre un po’.» aggiunse subito Thor.

«Mmm io invece l’avrei estesa per altri due secoli, ma ho deciso di essere buono…e anche tu stavolta sei stato bravo.»

Thor si separò da lui e lo guardò indispettito «Ehi credevi che non te l’avrei detto?»

«Ne ero assolutamente convinto.» sorrise mefistofelico Loki.

«Oh allora dovrò fartela pagare.» Fece per sollevarsi  a cavalcioni su di lui, ma Loki lo fermò.

«Tesoro è tutto apposto?» Chiese Thor apprensivo.

«Si…è…è solo che oggi non sono stato troppo bene.»

«Ovvero?» Chiese l’altro indagatore. 

«Ecco io… sono svenuto.»

«Come?! Loki perché non mi hai mandato a chiamare?»

«O certo e farti interrompere la battaglia per salvare il tuo regno da un drago perché il tuo maritino è svenuto?»

«Primo era solo un bestione troppo agitato e poi si, sarei tornato dal mio maritino…» disse il biondo facendogli una leggera carezza sul volto «Come ti senti adesso?» chiese apprensivo.

Loki esitò e rifletté un momento sulla riposta «Ti-ti va di sentirlo tu stesso?»

«E come?» Chiese Thor interrogativo.

«Ti ricordi l’incantesimo che uso sempre per verificare il nostro stato di salute?»

«Si, ma io non sono un mago….a parte quando facciamo l’amore si intende»

«Idiota!» Gli diede un colpetto sulla spalla Loki. «Comunque se vuoi potresti esserlo per un momento intendo, mi basterà appoggiare le mani sulle tue.»

«Uhm allora d’accordo cosa devo fare?»

Loki gli prese le mani e le portò sulle sue tempie per poi appoggiarvi le sue sopra. Appoggiò la fronte contro di lui.
«Non guardare, senti e basta. Cosa avverti?»

«Mmm…come una sorta di sensazione di benessere. È strano.…»

«Vuol dire che va tutto bene.»

«Oh…oh ok» sorrise Thor tenendo gli occhi chiusi.

Anche Loki sorrise e lo fece scendere al cuore «E adesso?»

«Lo stesso» commentò sicuro Thor.

Loki esitò un istante e il cuore prese a battergli più forte mentre lentamente accompagnava le mani del compagno alla pancia.

«E adesso?» Chiese con un filo di voce.

«Adesso…» iniziò, ma si bloccò «uhm… è diverso…»

«Come?»

«Ecco la sento ancora, ma è… è come se…avvertissi una presenza…come se ci fosse qualcun altro con noi in questo momento, ma lo sento qui, dentro di…» spalancò gli occhi e lo guardò non riuscendo a terminare.

Loki trattenne il respiro. 

«Loki…ma tu…?»

Loki annuì emozionato contro la sua fronte «Si Thor…si» rispose con un sorriso dolce mentre gli occhi gli si inumidivano.

Thor emise un sorriso strozzato, si protese verso di lui e lo baciò dolce «Non posso crederci» sussurrò tra un bacio e l’altro «non posso crederci. Com’è possibile? Io credevo che…»

«Detesto ammetterlo, ma pare sia merito di Udras…»

Loki spiegò al marito dell’illusione e dei doni del mago come aveva fatto con i figli e al termine del racconto rimase in silenzio ad attendere la reazione di Thor.

«E così non le ha schioccate l’ultima volta?»

«No perché tu l’hai attaccato e lui…deve essersene dimenticato.»

Thor tacque un istante dopodiché un enorme sorriso comparve sul suo volto e premette la fronte di più contro quella del marito.

«Amore, amore mio…»  sussurrò baciandolo ancora «Tu…tu stai bene?»

«Si Thor sto bene! O meglio adesso capisco perché ultimamente mi sentissi così strano e…ne sono felice. Anche se questo vuol dire ripartire da capo…» lo guardò con una punta di incertezza nella voce, ma Thor gli sollevò il mento con dolcezza.

«Beh…non è proprio come partire da zero questa volta, non credi amore mio?»

Loki sorrise mentre l’altro se lo tirò contro e lo strinse con dolcezza. 

«E così tu…te ne sei accorto oggi?»

«Veramente non ci crederai, ma…»

«È stato Fred?»

«Mpf si esatto.»

«Ahaha certe cose non cambiano mai…» si fece un po’ serio «Tesoro credo che dovresti riposare un po’. Intendo staccare dagli impegni del regno. Sai io posso fare da solo e…»

«Thor non una parola di più! Ho lavorato e aspettato due figli praticamente fino all’ultimo giorno. Voglio rendermi utile, altrimenti sai che noia.»

«Mmm allora…sia come desideri Mio Re.» disse baciandogli i capelli, ma c’era un’altra domanda che voleva fargli.

«Loki?»

«Mmm?»

«Posso chiederti una cosa?»

«Di che si tratta?»

«Veramente di quello che ho avvertito poco fa…»


Stark Tower sette mesi dopo 

«Auguriiiiii!» gridò in coro una folla di ragazzi e ragazze rivolgendosi a Kate.

(*)Lord Almighty,
I feel my temperature rising
Higher higher
It's burning through to my soul…

La musica era a tutto volume nell’attico della Tower pieno di invitati. Infatti quella sera di fine giugno si stava tenendo il party per i diciotto anni di Kate.
La ragazza indossava un abito bordeaux che sul davanti le arrivava alle ginocchia e dietro era più lungo; il corpetto era ricoperto da ricami dorati che si estendevano fino a farle da girocollo. I capelli infine erano raccolti in una morbida treccia laterale e sulla testa portava un cerchietto intrecciato color oro.
Ballava con Mickey vestito con un elegante camicia bianca e pantaloni blu scuro, ma con una cravatta bordeaux a riprendere il colore base della cugina.
Loki li osservava dal balcone in silenzio e con un sorriso stampato in volto. Indossava un kurta indiano verde scuro con ricami in oro lungo i bordi e morbidi pantaloni salwar neri.

«Vedo che il regalo del mio ultimo viaggio in India è stato ben apprezzato» sussurrò qualcuno raggiungendolo.

«Bruce! Sei venuto!»

«Ai diciott’anni e diploma di tua figlia? Non me li sarei mai persi Loki, congratulazioni! E anche per…» Disse indicando la pancia del moro che in quel momento era nascosta agli invitati tramite un incantesimo, ma non era celata agli occhi di amici e famigliari «Manca poco vero?»

«In realtà si, Kate ci teneva molto che io e Thor fossimo qui stasera, ma io mi sento enorme e faccio parecchia fatica ormai!»

«A proposito dov’è Thor?»

«Proprio qui Bruce» disse Thor comparendo alle sue spalle indossando un kurta avorio e salwar  bordeaux e con il contorno occhi sottolineato da un velo di matita nera.

I due si abbracciarono.

«Allora, pronti per questa nuova avventura?»

«Beh insomma Bruce» s’intromise Tony «Ok che per i tempi di Asgard avrete si e no quarant’anni terrestri, però solo voi due idioti potevate mettervi a fare i genitori adesso, di nuovo!»

«Tony! Non dargli fastidio!» Lo riprese Steve.

«Si Stark non darmi fastidio o partorisco in quella che era camera tua! Tanto non ti serve più visto che vi siete trasferiti!»

«Devi solo provarci!»

Mentre i due iniziarono a battibeccare Steve si rivolse a Thor. 

«A volte penso che i nostri figli siano più adulti di loro» Fece notare il Capitano.

«Pensi? Io ne ho l’assoluta certezza.» scherzò Thor, ma…

«Thor guarda che ti ho sentito!» Lo riprese Loki minaccioso.

«Co-come amore ehi, ma guarda come si diverte Kate» tentò di salvarsi il biondo iniziando però a sudare freddo.

Kate tutta sorridente stava raggiungendo il fratello con Mickey, ma qualcuno la richiamò.

«Kate!» La ragazza si voltò riconoscendo Audrey Baker anche lei invitata tra i tanti alla sua festa «Ma quello non è tuo fratello?» 

Fred stava ballando con Igdard accanto a Rosy Brown e al suo fidanzato Leo e i quattro si stavano divertendo un mondo. In effetti da quando Igdard aveva scoperto la musica e il ballo non se ne stancava mai.
I due ragazzi indossavano entrambi dei jeans scuri, ma mentre Igdard era in camicia bianca con bretelle e un farfallino bordeaux, Fred aveva optato solo per una camicia di quel colore e capelli raccolti in una treccia. 

«Si è lui, E QUELLO È IL SUO RAGAZZO!» urlò di proposito a voce alta Kate.

Igdard afferrò al volo le intenzioni di Kate e con sorrisetto sollevò Fred e gli diede un inaspettato bacio mozzafiato.
Da lontano qualcuno fece loro un fischiò di approvazione. Audrey invece rimase a bocca spalancata mentre Kate la salutò con un sorrisetto.

«Siete tremendi voi due!» Sussurrò Mickey rivolgendosi a lei ed Igdard che ormai i due avevano raggiunto. Il ragazzo intanto rimise a terra Fred che adesso era dello stesso colorito della sua camicia. 

«Lo so cugino» sorrise lei «ma ora balla come!»

Tutti i parenti intanto risero a quella scena e Tony, che ovviamente era stato l’autore del fischio, si voltò verso i suoi interlocutori.

«È decisamente diversa dai festeggiamenti di Fred non credete?» 

«Puoi dirlo forte! Fred aveva voluto una cena di famiglia qui e su Asgard un semplice banchetto con tutti gli amici! Non sono da lui questo tipo di feste!» Rise Loki.

«Tesoro come ti senti?» Gli chiese Thor apprensivo.

«Come se dovessi scoppiare, ma posso resistere ancora un po’»

«Senti Loki riguardo ai festeggiamenti su Asgard, se vuoi posso chiedere a Kate se…insomma se volesse…»

«Non festeggiare su Asgard? Non pensarci nemmeno, faremo la festa e io resisterò! Per chi mi hai preso Thor?»

Thor gli diede un bacio dolce e se lo strinse contro.

«Ehi Kate, quelli sono i tuoi genitori?» Chiese alla ragazza un suo ex-compagno di scuola.

La festeggiata si voltò verso i suoi proprio nel momento in cui si stavano baciando «Intendi i due adolescenti che si stanno sbaciucchiando? Ahah si sono i miei genitori.»

«Sono proprio fighi! Poi sembrano così giovani» commentò un’altra ragazza.

«Si beh, diciamo che in famiglia ci portiamo bene gli anni» sorrise lei verso Mickey che scosse la testa rassegnato prima che la cugina lo afferrasse per le mani e insieme si mettessero a girare in tondo sorridendosi allegri.


Qualche giorno più tardi su Asgard.

«In alto i boccali per la nostra principessa!»  Gridò allegro Volstagg. 

«Eeeeeeeeeeh!» nella Sala del Trono tutti i sudditi e gli amici di Midgard sollevarono i calici festeggiando la principessa Kate per quell’occasione avvolta in un meraviglioso abito, ovviamente sempre bordeaux, di media lunghezza e in morbida seta con busto e braccia coperte e contornate da piccoli ricami in oro. Sulla testa portava una tiara celtica semplice in oro e aveva un rubino al centro della fronte mentre i capelli erano raccolti in una treccia a cascata.
Il compleanno di Kate era passato da qualche giorno, ma andava festeggiato anche su Asgard.
(**) La giovane iniziò a ballare sottobraccio con gli invitati mentre molti avevano preso a ballare persino sui tavoli.
Sul trono a due sedute i due re di Asgard osservavano la scena. Gli occhi carichi di orgoglio per la bellissima figlia che avevano cresciuto e un sorriso sulle labbra.
Thor e Loki erano vicini e si tenevano per mano e mentre l’uno era vestito in abiti avorio e oro l’altro indossava una lunga tunica verde scuro coperta da un morbido velo di seta anch’essa verde. Il velo era contornato da spessi ricami dorati lungo i bordi uno dei quali partiva dalla base del collo e scendeva in una linea verticale fino ai piedi di Loki. 

Ach komm, du Schöne, bring den Wein zu mir
Bring den Wein zu mir, ich verdurste hier
Ach komm, du Schöne, bring den Wein zu mir
Denn mir ist nach Wein und Weib…

Tutti si divertivano, tutti ridevano, la musica e i canti invadevano la sala. 

«Tutto bene amore?» chiese Thor apprensivo temendo che quella confusione disturbasse Loki che sembrava sempre più stanco ultimamente. 

«Sto bene Thor, tranquillo.» sorrise il moro guardando poi verso la figlia che ballava tra la folla «Ma Kate non starà esagerando con tutto quell’idromele?»

«No, ha preso da me in questo…ha una buona resistenza e poi lascia che si diverta amore…è il suo…il suo secondo festeggiamento per i diciotto anni!»

In quell’istante la ragazza si voltò e sorrise ai genitori.

«Coraggio Thor vai a ballare con lei.» gli propose Loki.

«Ma tesoro non vorrei lasciarti solo.»

«Thor resterò qui e se avrò bisogno ti chiamerò, ma adesso va da lei…questo è un momento speciale.»

Non fece in tempo a terminare che Kate praticamente sorvolando le scale del trono li aveva raggiunti. Diede ad ognuno un bacio sulla guancia poi si inchinò e appoggiando con delicatezza le mani sul pancione prominente del padre vi appose un bacio dolce. 

«Allora non vuoi proprio dircelo?» Domandò alzando lo sguardo azzurro verso gli occhi verdi del padre.

«No piccola mia, lo sai, sarà una sorpresa.»

«Ma è il mio compleanno papà…» provò lei con sguardo supplichevole.

«Kaaate.» la rimproverò con gentilezza Loki.

«Va bene…però per dispetto ti porto via il tuo reale consorte per un ballo» disse prendendo la mano del genitore biondo che si alzò e dato un veloce bacio sulla fronte al compagno la seguì tra la folla. 

Loki si godette per un istante la scena dopodiché alcuni sudditi si avvicinarono al trono per rendere omaggio e fare i loro auguri fino a che anche Lady Sif si avvicinò ai piedi del trono.

«Vostra Maestà.» sorrise inchinandosi, ma non c’era scherno nella sua voce piuttosto quello che sembrava, finalmente dopo molti anni, un saluto colmo di rispetto. 

Loki sorrise e le fece cenno con la mano di avvicinarsi. Sif salì le scale del trono e rimase in piedi al fianco sinistro di Loki. 

«È bellissima, non trovi Sif?» Le domandò Loki indicando col capo la figlia che danzava con Thor.

«Lo è Maestà.» sorrise lei «So-so che forse non è il momento adatto, ma volevo chiedervi se avete riflettuto su quella questione.» 

«Si, vi ho riflettuto e penso che se Kate vorrà restare su Asgard quello sarà per lei il posto più giusto, ma mi aspetto che prima tu la alleni a dovere Lady Sif.»

«Non l’ho forse fatto in tutti questi anni?» Sorrise lei.

«Causando spesso la mia ira perché hai fatto appassionare mia figlia alle armi e alla guerra? Mmm si, direi che te la sei cavata bene.» gli sorrise di rimando lui.

«Allora, se per Voi va bene, vorrei parlarne con Vostra figlia il più presto possibile.»

«Si, io e Thor ne abbiamo parlato e…direi che non serve aspettare ancora. Parlale pure Sif, ma…domani. Questa sera lascia che si goda la sua festa.» disse tornando a guardare la figlia e il marito mentre Sif chinò il capo in segno di rispetto e tornò tra la folla festante.

A quel punto Loki si prese il suo tempo: vide Fred col la sua lunga treccia decorata coi suoi  fermagli d’argento avvolto in una splendida tunica verde acqua e ricami argento che danzava con Igdard. Anche lui indossava una tunica con ricami argento, ma il suo colore era blu scuro. I due ragazzi ballavano a tempo di musica e si sorridevano felici tra un passo di danza e l’altro.
Poco più in là ecco Mickey che chiacchierava con Marcus e Frigga e gli amici di Thor che bevevano e spaccavano un bicchiere dietro l’altro. Tony e Steve si erano già persi chissà dove da ore ormai perciò mancava solo…

«Ragazzo mio, tutto bene?» chiese Mr.J. ai piedi delle scale del trono.

«Mr.J. che fa lì? Venga! Lo farei io, ma…» disse indicandosi la pancia enorme.

«Oh non c’è problema un po’ di scale fanno bene anche a chi vanta una certa età.» le salì piano e Loki lo invitò a sedersi nella seduta accanto a lui.

«Oh, non posso proprio.»

«Mr.J. è solo una seduta…a Thor non dispiacerà e poi lei sarebbe un ottimo re sa? Quasi quasi le cedo il posto.»

Il vecchietto rise.

«Ormai sono stanco anche per gestire una biblioteca…» disse sedendosi «figuriamoci un regno! Allora come ti senti?»

Loki sospirò, Mr.J. era uno dei pochi con cui poteva essere davvero onesto. «Sinceramente? Ecco mi sento strano. Sa quando doveva nascere Fred ero terrorizzato perché non avevo idea di cosa aspettarmi, quando doveva nascere Kate ero più tranquillo perché Fred stava crescendo e io-io credevo che con Thor stessimo facendo un bel lavoro come genitori…e in effetti è stato così. Ma adesso…benché mi senta tranquillo sulla nascita perché siamo pronti a qualsiasi evenienza e pur avendo cresciuto due figli meravigliosi…io-io non so se sarò di nuovo all’altezza. Vorrei…vorrei essere di nuovo un buon padre e lo so che è stupido, ma ho il terrore di sbagliare.»

Mr.J. annuì.

«Io credo piuttosto che sarai un ottimo padre, ma che hai paura di ricominciare tutto da capo e in un ambiente completamente diverso.»

«A dirla tutta…si. Su Midgard io e Thor abbiamo avuto la nostra chance, lei mi ha dato il lavoro, Tony, Steve e Marcus sono la nostra famiglia quando torniamo lì e Mickey beh…è praticamente un altro figlio per me, ma adesso ci saranno molte cose diverse e credo che un po’ mi mancherà non essere circondato dai libri del suo negozio o dalla nostra casa o dal resto della nostra famiglia…» si interruppe «mi perdoni penserà che sia uno sciocco.» 

«Oh no Loki tutt’altro.  Per quanto vent’anni siano niente per il tempo asgardiano tu e Thor li avete passati sulla Terra coi vostri figli e quel posto per voi…è casa…forse tanto quanto questo posto. Avete collezionato ricordi con le persone che vi avete trovato e molte di loro sono diventate la vostra famiglia, ma Loki….le cose cambiano e il tempo passa…ciò non significa che vi dimenticherete di chi amate o che questa nuova avventura sarà meno bella. Sarà solo… diversa. Sarà…nuova.»

Loki sorrise e gli strinse una mano «Io vorrei che sapesse che, anche tra duemila anni io, non la dimenticherò mai Mr.J. e  sono onorato di averla avuta nella mia vita.»

Il vecchietto sorrise e gli pose una mano sulla sua dopodiché si alzò «Ora andrò a riposare, tutta questa confusione mi distrugge il poco di udito che mi è rimasto e io non sono mica più tanto giovane per festeggiare.»

«Credo che tra poco andrò anche io…buonanotte Mr.J e grazie per le sue parole…come sempre.»

Il vecchietto annuì e discese le scale.
Loki lo seguì con lo sguardo poi avvertì un forte dolore. Strinse gli occhi, ma prese un respiro e si calmò. In quel mentre Frigga si voltò verso di lui e lo guardò. Loki le sorrise e fece un semplice gesto d’assenso col capo. La madre sorrise gentile e salutando chi aveva vicino uscì con discrezione dalla Sala.
Loki si concesse un ultimo minuto per guardarsi intorno: tutto il popolo gioiva, i suoi figli erano felici e anche le persone a cui voleva bene.

«Bene, togliamo il disturbo allora…» sussurrò e alzandosi scese con cautela le scale e si diresse all’uscita.

Fred che si era fermato per bere un sorso d’acqua lo notò e facendo cenno ad Igdard di aspettarlo lo seguì fuori. Una volta nel corridoio Loki si avvicinò ad una finestra e prese aria.

«Papà..» si voltò notando Fred alle sue spalle «va tutto bene?»

«Si, ma la festa era troppo per noi stasera.» disse accarezzandosi la pancia. 

Fred sorrise a quel gesto.

«Ti senti tranquillo?»

«Si, grazie alla nascita di Kate ci siamo ecco…preparati. Sono settimane che tua nonna mi fa bere una sorta di pozione che dovrebbe attenuare la portata di qualsiasi potere almeno finché non smetto di prenderlo e Igdard mi ha dato qualche consiglio utile…pare che abbia assistito a dei parti sul suo pianeta.»

«Si me ne ha…me na accennato.» sorrise Fred, gli si avvicinò e pose le mani sul suo ventre «e i nomi?» Chiese con un sorriso complice.

«Ahah Fred…ero sicuro che lo avresti capito. Tua sorella non si è mai avvicinata usando l’incantesimo, ma tu si quando li hai sentiti mesi fa. Anche tuo padre li aveva avvertiti. »

«Si, ma…. anche io non ho più usato l’incantesimo per non rovinarmi del tutto la sorpresa perciò non so se avrò dei fratellini o delle sorelline.»

«E non te lo dirò come ho fatto con gli altri. Voglio che sia una sorpresa per te, tua sorella e anche per tuo padre.» 

«Mmm d’accordo…» continuò ad accarezzarlo «senti papà io…io ci ho pensato. Se-se avete bisogno di una mano io e Igdard possiamo rimandare la partenza e …»

Ma Loki lo interruppe «Fred tu e Igdard avete già sacrificato il vostro tempo su Jotunheim per starmi accanto quando avreste potuto dedicarvi più tempo. Adesso avete un impegno con gli elfi di Alfheim. Loro vi mostreranno il loro regno e le loro creature. Fred tu devi continuare le tue ricerche e arricchire il sapere di Asgard vivendo delle meravigliose avventure con l’uomo che ami. E non dimenticarti che Smirthyn ti deve insegnare ancora parecchie cose su Vanaheim. Quando vorrete tornare noi saremo qui ad aspettarvi a casa.»

Fred sorrise «E…e Kate? Le avete già parlato dell’Ordine?»

«No…Sif gliene parlerà a breve. Ristabilire l’Ordine delle Valchirie non sarà facile, ma se c’è una persona adatta a farlo, quella è tua sorella. Dipende solo se accetterà o meno.»

«Sarà un duro colpo per lei separarsi da Mickey…»

«Si, ma Mickey è un ragazzo brillante esattamente, non dirgli mai che l’ho detto, come Tony. Su Asgard Mickey si ridurrebbe a…a catalogare libri o a costruire le navicelle asgardiane e lui ha una mente così vasta e così affamata di sapere. Ha bisogno di coltivarlo e credo possa farlo solo su Midgard, ma questo non vuol per forza dire che loro due non troveranno una soluzione per restare vicini.»

Fred annuì, ma alcuni calcetti sotto le sue mani lo distrassero «Accidenti qualcuno è impaziente.» 

«Uhm si.» disse Loki con un po’ di fatica «Credo che domani tua sorella avrà una bella sorpresa di compleanno… in ritardo di qualche giorno si intende e in anticipo per te.»

«Ah papà, papà… Kate ti aveva detto che bastava una festa! Ti sei solo sforzato così… »

«Si perché probabilmente a tutti noi sarebbe toccato sorbirci i racconti del suo sacrificio per il bene della famiglia.» 

I due risero.

«Vuoi che chiami la nonna?»

«È già nella Camera della Guarigione.» 

«Allora chiamo papà.»

«Non serve.» la voce di Thor lo colse alle spalle. «Amore tutto bene? Ho visto che non eri più sul trono.»

«Tutto bene…Kate è contenta?»

«Si moltissimo è di là che canta a squarciagola con Volstagg.»

«La solita Kate insomma…» rise Fred per poi tornare serio «Papà vengo con voi, vuoi?»

«Oh no Freddi, tu va a goderti la festa.»

«Ma…»

«Niente “ma”, avrai tempo di fare il bravo fratello maggiore tesoro.» disse Loki gentile.

Fred sorrise e diede un bacio ad entrambi dopodiché si diresse di nuovo nella Sala del Trono.

«Ti senti tranquillo amore?»

«Si Thor, sto bene.» 

Thor si avvicinò e gli diede un bacio dolce, ma a Loki sfuggì un gemito di dolore.

«Oh oh, qualcuno non vede l’ora di conoscere i suoi papà. Vieni amore andiamo.»

Disse facendo per prenderlo in braccio, ma Loki rifiutò «Thor, guarda che ce la AH…ripensandoci forse non ce la faccio!»

Thor sorrise e lo sollevò tra le braccia.

«Va meglio?» 

«Si.» sorrise Loki «Scusa sarò pesantissimo.»

«Come un macigno, ma per fortuna il tuo maritino è ben allenato!»

«A chi hai dato del…AH Thor!» quasi gridò Loki stringendosi a lui.

«Facciamo così dopo che i bambini saranno nati potrai vendicarti quanto vuoi, ma adesso andiamo ok?»

Il moro annuì con la testa.

«Bene allora…» disse Thor muovendo qualche passo «Se lei vorrà ballar con me le donerò dei fiori. Ma se il serpente verrà giù lui mangerà il suo cuor. Tu vai e naviga fin là all’isola del sole e prendi con te più che puoi… le arance del Dio Sol.»
Proseguì a cantare dolce mentre portava Loki verso la Camera della Guarigione. Il moro si strinse forte a lui sorridendo e sulle parole di quella canzone i due si allontanarono da lì.
Fred intanto era rientrato alla festa ed era stato raggiunto da Igdard «Va tutto bene?» gli chiese il giovane.

«Si…direi benissimo.» rispose Fred con una nota di ansia.

«Ma?» Indagò l’altro.

«Ho paura Ig…dopo che mi hanno raccontato della nascita di Kate… vorrei solo che…che…»

Ma il ragazzo gli sollevò il mento con una mano «Fred…» lo guardò negli occhi «andrà tutto bene amore e tuo padre ha con sé  la persona che ama al suo fianco.»

Fred annuì e sorrise dopodiché gli gettò al braccia al collo e in mezzo alla folla festante e circondati da canti di gioia i due si scambiarono un bacio dolce e pieno d’amore. 


Asgard sette anni dopo

Con oggi sono trascorsi sette anni e se penso a quel giorno lontano un sorriso mi compare sulle labbra.
Temevo tanto che le cose sarebbero state completamente diverse.
Beh molte cose sono cambiate, ma questo non ha potuto che essere un bene…

Loki camminava nei corridoi del palazzo reale accanto a qualcuno dalla pelle bianca come il latte e dal portamento elegante che aveva tutta l’aria di essere un ambasciatore elfico. I due stavano conversando tranquillamente e continuarono fino a che giunsero alle porte della Sala dei Banchetti davanti alle quali si fermarono.

«E per i libri redatti da vostro figlio che ci avete prestato Maestà…»

«Oh non c’è alcuna fretta.» rispose Loki tranquillo «Mr.J. possiede una copia di ogni testo, perciò mandateceli pure quando li avrete trascritti come più vi aggrada.»

«Bene, riguardo invece la visita Vostra e del Vostro reale consorte? Quando pensate che potremo avervi ospiti su Alfheim?»

«Entro la fine del prossimo mese dovremmo poter venire, vi manderò una missiva con i dettagli.»

«Vi aspetteremo con piacere.»

«Volete che vi accompagni al Bifrost?»

«Oh no, conosco la strada e Voi avete da fare oggi, anzi mi scuso per avervi rubato tempo.»

«Nessun disturbo, anzi se volete fermarvi e godere dell’esperienza di una festa di compleanno in stile midgardiano siete il benvenuto»

«Purtroppo il mio re mi aspetta per fargli rapporto, ma vi ringrazio per la Vostra gentilezza. Arrivederci Maestà e porgete i miei saluti anche al Vostro reale consorte.»

Entrambi chinarono il capo in segno di rispetto reciproco poi l’ambasciatore se ne andò lasciando solo Loki che si voltò verso le porte e le aprì.
All’interno della sala servi e domestici stavano allestendo festoni e palloncini e riempendo tavoli di ogni sorta di cibaria per il settimo compleanno dei suoi bambini.
Thor era in piedi vicino al cuoco e gli stava spiegando come fosse fatto un delfino o almeno stava provando a disegnarglielo, ma senza grande successo.

 «Questo va messo sulla torta azzurra, vedi ha una pinna in testa fatta così.» provò a mimare con le mani, ma il cuoco era sempre più confuso.

«Posso provare io?» chiese Loki raggiungendoli e intromettendosi. In un istante creò nell’aria con la sua magia un delfino fatto di polvere verde poi rivolse la mano verso il foglio che Thor reggeva e questo ci si tuffò dentro ricomparendo poi come fosse stato disegnato sulla carta.

«Meglio così?»

«Oh si grazie Vostra Maestà, vado subito allora!» sorrise contento il cuoco e lasciò soli i due re.

«Guasta feste, il mio delfino era un capolavoro.»

«Thor sembrava un lombrico con una pinna in testa.» Lo prese in giro il moro «E comunque hai davvero fatto fare più di una torta? E non ti sembra di aver un po’ esagerato con le decorazioni?»

«Beh si, ma è il settimino compleanno dei bambini e volevo fare una cosa speciale.»

«Oh si hai detto la stessa cosa anche per il sesto, il quinto e così via.»

«O avanti Loki! Sai che il sette è un numero speciale per la nostra famiglia.» sorrise innocente il biondo.

«Beh finché pensi tu ad organizzare queste mega feste per me puoi andare avanti quanto ti pare. Ma a proposito dove sono i bambini? Non li vedo dalla colazione e poco fa Madre lì cercava per prepararli. Volevo affidarglieli prima del Consiglio.» disse incamminandosi col marito verso le porte per tornare nei corridoi.

«Vedrai che saranno qui da qualche parte basterà solo…» in quel momento due sottospecie di nanetti passarono sotto il naso dei due adulti come razzi e furono immediatamente seguiti da un grido.

«MAGNI! MODHI! Tornate subito qui, non devono vedervi così…» Kate nel suo abito da valchiria grigio chiaro e oro con mantello blu e i lunghi capelli sciolti si piegò su sé stessa per la corsa proprio davanti alle porte della Sala.

Non si accorse però dei genitori che stavano uscendo e si erano fermati sullo stipite.

«È colpa tua  Kate.» la riprese la voce di un Mickey più alto di lei e ben piazzato alle sue spalle «Se mi avessi dato retta non sarebbe successo.» 

«Mickey sta zitto, se i miei genitori li vedessero…» 

«Cosa dovremmo vedere?»  chiese Loki incrociando le braccia sul petto.

«Pa-papà che ci fate qui? Non dovreste essere nella Sala del Trono?»  balbettò lei.

«In effetti è dove stavamo andando credendo di trovarci anche te, ma ci stavamo chiedendo dove fossero i vari festeggiati» 

«NOI DUE SIAMO QUI PAPÀ!» Intervennero improvvisamente due bambini: uno era biondo castano dagli occhi verdi, l’altro biondo grano con gli occhi blu, ma entrambi erano sporchi di fango dalla testa ai piedi. 

«Bambini, ma come vi siete ridotti?» chiese Thor a bocca aperta.

«Ok non sarei voluta arrivare a questo ma….» iniziò Kate. «I vostri pargoli hanno voluto giocare alla lotta nel fango. Io gli avevo detto di non farlo, ma sapete come sono irruenti, non c’è stato proprio verso di fermarli papà…»

«NON È VERO!» gridarono gli altri due.

«Papà.» iniziò il castano dagli occhi verdi, Magni. «Kate ha detto che dovevamo fare a gara a chi era più forte nella lotta!»

«Si e ci ha fatti lottare in mezzo al fango e lei non ci fermava anzi ci incitava.» confermò Modhi, il gemello con gli occhi azzurri e i capelli biondissimi.

«Ma-ma come potete dire una simile bugia bambini?» provò a difendersi la ragazza «Mickey avanti dì loro anche tu che non si dicono le bugie.»

Mickey alle spalle di Kate scosse la testa esasperato.

«Kate ha ragione bambini, non si dicono le bugie» iniziò lui tranquillo «Perciò non prendete esempio da vostra sorella che ne dice sempre, come adesso per esempio»

«MICKEY! Ma da che parte stai scusa?»

«Dalla loro mi pare ovvio, stavi scommettendo su chi avrebbe vinto e li hai fatti combattere per un’ora, ti sei fermata solo perché ti sei accorta che dovevamo andare alla riunione del Consiglio!»

«Sei un traditore!»

«E tu una bugiarda!» Lo difesero  in coro i bambini.

«Non parlatemi così! Sono vostra sorella maggiore!»

«Adesso basta!» li interruppe Loki già a corto di pazienza «Bambini vuoi due filate immediatamente da vostra nonna, vi starà già aspettando in camera e vedete di presentarvi tra mezz’ora senza un briciolo di terra addosso. Poi… siete in punizione!»

«Ma papàààà!» si lamentarono i due in coro mentre Kate ghignò soddisfatta peccato che Loki non avesse finito.

«E anche tu Kate!» disse rivolgendosi alla figlia.

«Cosa perché anche io?»

«Beh riguardo ai due signorini vi avevo espressamente vietato qualsiasi attività di lotta per oggi o sbaglio?»

I due abbassarono lo sguardo colpevoli.

«E tu signorina, sai che non voglio che istighi i tuoi fratelli a gareggiare tra di loro, perciò dirò a Sif di affidarti un doppio turno di guardia notturna dopo la festa.»

«Cosa? Sei ingiusto papà, per così poco…»

«Non voglio sentire scuse e adesso ognuno fili al suo posto.»

Loki e Thor poterono afferrare distintamente i bambini lamentarsi con la sorella.

«É la terza volta che ci fai mettere in punizione Kate» disse Magni.

«Si solo in questa settimana» aggiunse Modhi.

«Smettetela di lamentarvi voi due. Io sono cresciuta a punizioni e guardatemi adesso» disse lei impettendosi orgogliosa.

«Che meraviglia» commentarono sarcastici Magni, Modhi e Mickey insieme.

La ragazza si bloccò sul posto.

«Sapete spero per voi che il cuoco faccia i vostri cupcakes preferiti perché vi sfiderò ad una battaglia epica che vi farà affogare nella glassa.»

«SI BATTAGLIA DI CUPCAKES» urlarono i bambini.

«SHHH! Zitti o papà ci metterà in punizione fino al prossimo secolo» e detto ciò i quattro svoltarono l’angolo e sparirono. 

«Bene tesoro.» disse Thor con un sorriso e iniziando ad incamminarsi verso la Sala del Trono con Loki «due li abbiamo trovati. Manca solo Vali…»

«Si, ma contrariamente a Magni e Modhi, lei è in buone mani.» commentò in quel momento Fred apparendo alle loro spalle con in braccio Trick.

Accanto a lui Igdard teneva in braccio una bambina dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi. Igdard portava il suo solito taglio di capelli, ma aveva una leggera barba ad incorniciargli il viso che lo rendeva molto più adulto, riguardo Fred portava su ciascun lato della testa a partire dalle tempie due trecce a lisca di pesce tenute insieme poi da un fermaglio in argento; il resto dei capelli erano lunghi fino alla vita e sciolti.

«Scusate, ci stavamo esercitando con gli incantesimi di ghiaccio e abbiamo perso il senso del tempo poi abbiamo raccontato a Vali di quanto sia fredda l’acqua del fiume Vimur vero Ig?»

«Freddi quando sarò grande e farete un viaggio mi porterete con voi vero?» Chiese la bimba, mentre il fratello la guardò con occhi dolci e buoni.

«Ovviamente sorellina mi servirà una brava assistente, mica come il qui presente scansafatiche!»

«Ehi!» commentò Igdard punto sul vivo poi passò la bambina a Thor che la prese a sua volta in braccio.  

«Posso venire alla vostra riunione?» chiese lei.

«No Vali tesoro, devi raggiungere i tuoi fratelli e prepararti per la festa.» le sorrise Thor.

«Uffa non posso mai venire con voi…» disse triste lei.

«Esatto piccola e soprattutto oggi» commentò Loki «dovrai essere pronta anche tu tra poco. Però puoi sempre prendere in giro i tuoi fratelli per essersi beccati una punizione mentre tu no…» le suggerì Loki.

«Lokiiii.» lo riprese Thor.

«Papààà» seguito da Fred.

«Papà non è una bella cosa prendere in giro le persone per i loro sbagli.» commentò la bimba lasciando tutti i presenti a bocca aperta per poi scoppiare a ridere «Ve l’ho fatta! Ahah papà mi  fai scendere? Non vedo l’ora di prenderli in giro!» e fattasi posare a terra corse verso la sua camera. 

«Però, se la cava con le bugie.» commentò Igdard.

«Si, ne vado piuttosto fiero.» commentò Loki soddisfatto beccandosi un’occhiata di rimprovero dal marito «Che c’è? È l’unica dei nostri cinque figli che ha ereditato la mia dote con così tanta bravura.»

Tutti alzarono gli occhi al cielo «Avanti andiamo, siamo in ritardo per la riunione.» li incitò Thor e di  lì a poco i quattro fecero il loro ingresso nella Sala del Trono dove trovarono seduti attorno ad un tavolo rotondo, che veniva allestito sempre per quelle riunioni, i Tre Guerrieri e Lady Sif, Kate, Mickey e Mr.J.
Il Consiglio era stato creato dai due re di Asgard per potersi aggiornare su tutti i problemi e gli sviluppi del regno e dei Nove e si riuniva una volta ogni due settimane senza che si potesse saltare una riunione.
Dopoché Volstagg e Fandral ebbero riportato il loro rapporto e quello di Heimdall e le due guerriere ebbero fatto altrettanto fu la volta di Mr.J. che seppur molto anziano era ancora il custode della biblioteca di Asgard.
Nessuno di loro però sembrava avere particolari segnalazioni «A parte che la vostra bambina ha già letto tutta la sezione dei racconti midgardiani e delle leggende asgardiane e quelle di tutti i Nove, circa centocinquanta volumi insomma e ha solo sette anni!»

«Una sorellina secchiona è? Chissà da chi avrà preso, tu che dici Freddi?» sghignazzò Kate, ma per quanto Fred morisse dalla voglia di risponderle a tono fu interrotto da Thor.

«Igdard che notizie ci sono dai vostri amici su Jotunheim?»

«Re Helblindi è sul letto di morte ormai. Nei prossimi giorni è probabile che i giovani più forti del pianeta disputeranno una sfida per decidere chi salirà al trono. Del resto nessun altro membro della famiglia reale è vivo a parte Loki, Kate e Fred certo.»

«Ma scusa non è giusto!» intervenne Fandral «Se Loki non può rivendicare il trono in quanto traditore di quel pianeta Fred non ha colpe in quanto suo erede! Senza offesa Maestà.» disse rivolgendosi a Loki che però non si scompose minimamente.

«No Fandral.» parlò poi Fred «é meglio così. Quando anni fa andai su Jotunheim per la prima volta mi presentai come uno straniero e, anche se solo ufficialmente, fu a causa mia che il re dovette condannare a morte il suo unico figlio e perse suo nipote. Perciò se adesso mi ripresentassi come il figlio di Loki che rivendica il trono qualcuno potrebbe pensare che fosse tutto un complotto per permetterci di arrivare al trono di Jotunheim con la strada sgombra e questo…vorrebbe dire guerra certa. Inoltre in questi anni io non ho dato nulla a quel pianeta. È giusto che passi a qualcuno che lo ha più a cuore.»

«Si Fred ha ragione» confermò Igdard «e riguardo Kate…»

«Oh io non mi calcolavo nemmeno. Non sono nemmeno una jotun di nascita, congelerei in cinque minuti.» commentò tranquilla lei.

Igdard annuì «La buona notizia è che da quello che sappiamo alcuni candidati non sono ostili al trono di Asgard, tutt’altro. E per noi potrebbe essere un modo per stringere finalmente una nuova alleanza col mio pianeta natale.»

Thor annuì «Molto bene allora. Hogun che ci dici di Vanaheim?» chiese rivolgendosi all’amico.

«La morte di Smirthyn è stata un duro colpo per la magia del pianeta. Lui teneva gli elementi in equilibrio da tremila anni! Ma grazie al suo erede magico…» disse guardando con un sorriso verso Fred che lo contraccambiò «La magia è tornata ad incanalarsi correttamente nella terra e nel cielo. Vanaheim è di nuovo nel suo equilibrio magico. Almeno finché ci sarà qualcuno a governarlo.»

Loki si fece serio, ma rimase in silenzio.

«Bene allora se non ci sono altre segnalazioni…»

«Veramente zio, cioè Maestà» disse Mickey imbarazzato beccandosi un’occhiataccia da Sif e un sorrisetto divertito da Kate «Il-il progetto per l’energia che stiamo fornendo a Midgard sta funzionando. La Terra sta riuscendo a sfruttare con successo la luce riflessa che gli mandiamo.»

«Si a proposito di questo, ci spiegate come funziona questa cosa e perché ci sono quegli enormi pannelli blu lungo i bordi del mare di Asgard?» chiese Volstagg.

«Ecco è un po’ complicato» Iniziò Mickey  «prima di tutto è necessario…» ma Kate lo interruppe.

«Asgard risplende di luce propria, la sua luce colpisce i pannelli, i pannelli la raccolgono sotto forma di energia, questa finisce in delle capsule che mandiamo su Midgard e che i midgardiani usano per scaldare le case, far muovere le macchine e così via. È pulita, costa poco e le vendite  le gestisce sue padre, che ora è l’uomo più ricco della Terra, ma il progetto è del mio cuginetto genio qui accanto.» commentò fiera Kate mentre un Mickey molto imbarazzato abbassò lo sguardo.

«Si, in poche parola funziona così…» concluse lui.

«Sono felice che il tuo progetto funzioni Mickey, la Terra consumerà molte meno risorse in questo modo e vivrà più a lungo. Ottimo lavoro!»  commentò Loki.

Mickey sorrise imbarazzato «Per così poco zio…cioè Maestà! Comunque ora che il progetto funziona posso trasferirmi in pianta stabile qui per controllare che insomma non ci siano problemi quindi…nulla volevo solo dirvi che…»

«Che Mickey si è portato le valigie! Non è fantastico?! Così oggi avremo anche questo da festeggiare!» sorrise entusiasta Kate.

«Ahah bene allora se abbiamo finito per davvero direi che è il momento di andare ad affrontare il compleanno delle piccole pesti.» sorrise Thor.

«Oh non vedo l’ora di mangiare quei dolci e fare i giochi midgardiani.» disse allegro Volstagg aiutando Mr.J. a reggersi.

«Sono giochi per bambini Volstagg.» commentò Fandral accanto a loro.

«Non si è mai troppo cresciuti per giocare ragazzo mio.» commentò Mr.J. rendendo ancora più allegro il rosso «Mi ricordo una volta nel lontano…» disse iniziando il suo racconto.

Tutti lasciarono la sala tranne Loki che fece cenno a Fred di aspettarlo. 

«Che succede papà?» Chiese il ragazzo tranquillo facendo scendere Trick dalle sue braccia; il micio si sedette sul tavolo. 

«Fred c’è una cosa che…mi preoccupa»

«È per la questione dell’erede magico vero?»

«Si esatto, vedi Fred tu…tu sei il principe ereditario di Asgard e di Jotunheim. Per causa mia sei stato costretto a rinunciare al trono dei ghiacci, ma non vedo perché devi assumerti delle responsabilità così grandi verso Vanaheim. Non fraintendermi sono felice che Smirthyn abbia scelto te come suo erede magico, ma…»

«Ma?» chiese Fred gentile.

«Ma…gli ultimi tre anni li avete passati su Vanaheim proprio per questo motivo, tu e Ig avete smesso di viaggiare per l’universo e i mondi sacrificandovi per questo…e adesso ti stai costringendo a portare questo peso…io non lo trovo giusto. I vanir sono in grado di usare la magia, lo fanno dall’inizio dei tempi.»

«Questo è vero papà, ma nessun di loro si è rivelato in totale contatto con gli elementi primari…o almeno non ancora.»

«Che vuoi dire?»

«Vedi Smirthyn era un vanir particolare: ha tenuto in equilibrio la magia di quel pianeta perché era nato per farlo come solo un vero vanir può. Io non sono Vanir di nascita per quanto in me scorra la magia. Perciò un giorno nascerà qualcuno che sarà in grado di prendere il posto di Smirthyn, un vero erede magico, devo solo attendere fino ad allora.»

«Si, ma se ci volessero secoli? Se voi sacrificaste tutta la vostra vita nell’attesa di questo erede e se io e tuo padre nel frattempo mancassimo…»

Ma Fred lo prese per le spalle gentile e lo guardò negli occhi.

«Papà, innanzitutto non vedo perché tu e papà dovreste lasciarci prima dei prossimi due? Tremila anni almeno?» Sorrise «Riguardo al resto papà la magia è parte di me da quando sono nato e Vanaheim mi ha dato molto ed è nostro alleato, non possiamo lasciarlo a sé stesso di fronte a questa perdita. Sta tranquillo, io e Igdard siamo disposti ad assolvere a questo compito per tutto il tempo necessario.»

Loki annuì.

«E Igdard? Come se la cava su quel pianeta?»

«Ah credimi per lui non è affatto un sacrificio. Va a caccia ogni giorno o aiuta i vanir con la costruzione di case e di armi. Sai in questi anni abbiamo esplorato molte parti del pianeta, ma da che ci siamo portati Jambo da Jotunheim il signorino sta via giornate intere cercando sempre qualcosa di nuovo. Meno male che ho Trick a farmi compagnia vero amico?»

Il micio alzò il capo soddisfatto e Loki gli fece un grattino «L’incantesimo di lunga vita sembra funzionare sul nostro amico.»

«Si, non ha effetto eterno, ma da quando l’ho provato Trick sembra ringiovanito di almeno dieci anni! Non-non che prima fossi vecchio amico.»

Si corresse quando il micio assottigliò gli occhi minaccioso. Loki sorrise lievemente, ma era ancora visibilmente pensieroso.

«Non temere papà, ci vedremo spesso per il Consiglio e poi devo istruire la mia sorellina alla magia mentre Kate pensa ai due guerrieri nani no? E quando troverò il vero erede magico di Vanaheim io e Igdard torneremo ad occuparci del nostro popolo.»

«Ah questo è un sollievo.» disse una voce familiare alle sue spalle «e possibilmente cerca di non morire prima che i papà ti lascino il posto Fred. Come sai non ci tengo proprio a fare la regina.» si intromise Kate. 

«Oh e illuminaci Kate come mai?» le chiese il fratello alzando un sopracciglio.

«Scherzi? Bisogna essere composti, ascoltare le richieste di tutti, prendersi un sacco di responsabilità insomma sai che noia, è praticamente il contrario di tutto quello che faccio io. Senza offesa papà, tu e papà siete dei re magnifici, ma diciamo che non è una carica a cui aspiro particolarmente. Ora se avete finito staremmo aspettando giusto voi e la palla di pelo per iniziare la festa.»

«La palla di pelo come lo chiami tu…» disse il ragazzo prendendo in braccio il micio «sarebbe un re migliore di te Kate!»

«Ah si Freddino Perfettino? Allora non vedo l’ora che lo insigni della carica di Gran Consigliere.»

«Puoi star certa che lo farò!»

«Sarò in prima fila!»

«Strega!»

Loki rise osservandoli uscire dalla Sala del Trono verso quella dei Banchetti, ma non li seguì e i due, troppo impegnati a battibeccare, non si accorsero della sua assenza. Il mago invece mosse elegantemente la mano in aria e un grosso libro comparve sul tavolo rotondo davanti a lui aprendosi su una pagina bianca con solo qualche riga già presente sul foglio. Il moro schioccò le dita: una penna apparve ed iniziò a trascrivere le parole che Loki gli dettò.

«Dove eravamo…ah si…Molte cose sono cambiate, ma questo non ha potuto che essere un bene…
Si perché in realtà la nostra famiglia ha saputo beneficiare anche di questi cambiamenti. 
Al momento Fred e Igdard vivono su Vanaheim da tre anni ovvero da quando Smirthyn, avvertendo che la sua fine era ormai vicina, ha voluto trasmettere tutto il suo sapere a Fred ritenendolo l’unico in grado di sostituirlo momentaneamente nel gestire un’energia potente come quella che regola gli elementi.
Igdard l’ha seguito anche in questa avventura e vivono insieme e felici.
Mr.J. è invecchiato ancora, ma sta bene e spesso, come anche oggi, riceve una visita di Marcus dalla Terra.
La Fergusson&Steven è stata infine trasformata in un piccolo centro culturale di quartiere con grande gioia di Mr.J. e degli abitanti del posto.
La nostra Kate aveva accettato la borsa di studio in California, ma ha abbandonato gli studi al primo semestre decidendo a tutti gli effetti di voler iniziare il suo addestramento da valchiria e ricrearne l’Ordine con Lady Sif.
Mickey dopo il corso in ingegneria e la laurea a pieni voti ha realizzato il suo progetto di tesi. Consiste nell’incanalare la luce riflessa di Asgard e sfruttarla come energia per la Terra. Ovviamente è la RogersStarkIndustries a sostenerlo e ad averne reso possibile la realizzazione.
Oggi si è definitivamente trasferito ad Asgard e questo rende contenti tutti ed entusiasta Kate.
Tony e Steve sono rimasti sulla Terra nella loro casa fuori città, ma con un conto in banca da fin troppi zeri.
Asgard intanto prospera e i sudditi sembrano felici.  La pace regna nei Nove.
Riguardo a Thor e a me…»

«Tesoro?» chiese Thor entrando nella Sala del Trono «Non vieni? La festa è iniziata.»

«Arrivo Thor, sto solo aggiornando il Diario degli Odinson ad oggi come faccio ormai da sette anni. Volevo farlo prima della festa, ma è arrivato l’ambasciatore degli elfi e poi c’è stato il Consiglio.»

«E non puoi farlo stasera?»

«Oh, ma così non avresti niente da leggere di nascosto prima di andare a dormire come fai ogni volta che lo aggiorno.» lo riprese Loki con un sopracciglio alzato. 

A Thor sfuggì una risata.

«Beh non è una cosa privata però…»

«In realtà doveva restare segreto. Sai che è un regalo per i tuoi millecinquecento cinquant’anni. Ma tu vai a spiarlo di continuo!»

«Mm sono solo curioso.» disse il marito avvicinandosi e posandogli un bacio su una tempia «Andiamo?»

«Solo un secondo.»

Si rivolse alla penna.

«Riguardo a Thor e a me ne siamo ancora i re…»

«I migliori degli ultimi milleni.» commentò allegro Thor beccandosi un’occhiataccia da Loki «Scusa amore, continua pure.»

«E a quanto pare abbiamo la benedizione dei nostri figli per restarci per un bel po’. Anche se non so se sono disposto a sopportare questo stupido Dio del Tuono che mi ritrovo per marito per il resto della mia vita….Ecco fatto!»

«Ma Loki! Sei ingiusto»

«Che c’è? Oh, forse preferivi stupido re biondo? Posso cambiarlo amore, adesso però…» disse muovendo la mano per aria e facendo scomparire il libro «andiamo Mio Re?» chiese con un sorriso.

Thor scosse la testa, ma gli porse un braccio.
I due raggiunsero la Sala dei Banchetti dove si stava tenendo la festa per il settimo compleanno dei bambini in pieno stile dei compleanni terrestri.
Frigga si separò da Marcus e Mr.J. con i quali stava conversando e si avvicinò ai suoi figli.

«Ah eccovi! I vostri bambini e vostra figlia maggiore hanno colpito metà invitati combattendo a suon di dolcetti. Credete di poter fare i genitori adesso o pensate di darvi alla macchia ancora per un po’?»

A quella sgridata i due re arrossirono: la madre aveva sempre la capacità di far sentire loro due bambini. Stavano per giustificarsi, ma proprio in quel momento le porte della Sala si spalancarono.

«Dove sono i miei nipotini festeggiati?» gridò Tony entrando nella Sala di Banchetti con circa trenta pacchetti tra le mani e venendo subito assalito da tre bambini che gli saltarono addosso felici mentre Steve scuoteva la testa rassegnato.

«Bambini piano!» disse Frigga cercando di intervenire e facendo si che Loki e Thor se la svignassero per mettersi comodi vicino ad una colonna ed osservare la festa da lontano.

Tutti e tre jotun di nascita, ma profondamente diversi l’uno dall’altro i tre gemelli erano nati portando gioia e trambusto nella reggia di Asgard: Magni, che sarebbe diventato il signore della forza, e Modhi, futuro signore del coraggio, erano dei combattenti nati proprio come Kate e da lei avevano preso la passione per la lotta.

«Kate vero che sono più bravo io di Modhi?» chiese il castano strattonando la sorella per un braccio.

«No Magni, Kate è vero che sono più bravo io?» fece altrettanto il biondino.

«NO!»

«SI!»

«NO!»

«Bambini vi prego!» si lamentò la sorella «Siete esasperanti, non capisco proprio da chi abbiate preso. E tu Mickey vienimi ad aiutare!»

Mickey, Igdard e Fred però risero e lasciarono la ragazza in balia dei fratellini.
Vali invece salì in braccio a Steve e lo abbracciò: lei era una bambina studiosa e intelligente. Dei tre gemelli era l’unica a padroneggiare le arti magiche ed era dotata di tanto ingegno quanta era la sua bellezza. Come Loki era anche parecchio scaltra, ma la cosa che adorava di più erano gli abbracci dei suoi genitori e della sua famiglia.
Thor e Loki contemplarono per un po’ la visione della loro famiglia felice poi in tutto quel trambusto il biondo si avvicinò all’altro e gli circondò dolcemente la vita guardandolo negli occhi.

«Che c’è?» chiese Loki gentile.

«Oh nulla …pensavo solo di dirti una cosa…»

«Thor, pensieri semplici per te ricordi?» lo prese in giro Loki.

«Oh, ma lo è…»

«Allora sono curioso. Avanti di che si tratta?»

Thor lo guardò dolce. «Che ti amerò fino alle fine dell’universo e anche oltre.»

Loki gli sorrise e si strinse contro di lui. «Sai Thor? Pensiamo la stessa cosa.»

Fine 



Note:

(*)https://youtu.be/Q0LJbbA_YKY

(**)https://youtu.be/CK5MdsewTjM

Ciaooo a tutti!
Visto che c’era ancora una sorpresa, anzi una tripla sorpresa, per voi?
E lo so non si arrivava più in fondo, ma  dovevo lasciare ad un ognuno dei nostri personaggi il suo finale prima di salutarli!
Vi ho messo due link così se avrete voglia potrete immergervi un po’ nell’atmosfera dei compleanni di Kate =)
Io non riesco proprio a mollare questa coppia che adoro perciò è in cantiere la serie che vi avevo annunciato che sarà ambientata nel….medioevo!
Eh lo so, sempre più follia…
Intanto però volevo annunciarvi che ho avviato una raccolta di One-shot "
Once upon a time in Thunderfrost..." di cui già potete trovare il primo capitolo e a brevissimo spero il secondo!
È venuto il momento di ringraziare!
Grazie a tutti coloro che hanno seguito questa storia e soprattutto a garfield73 per aver lasciato sempre un pensiero alla fine di ogni capitolo, grazie di cuore!
Mettere la parola “fine” a questa serie non è stato facile, ma non vedo l’ora di scriverne di nuove!
Perciò è senza indugio che vi abbraccio tutti e vi saluto fino….alla prossima storia!

Isidar27

 

 

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