Quando ci siamo ritrovati

di kisachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dororo per Hyakkimaru...un nuovo cammino verso il domani! ***
Capitolo 2: *** La vedova Izayoji. ***
Capitolo 3: *** Sentimenti ***
Capitolo 4: *** Un nuovo inizio accanto a te parte 1 ***
Capitolo 5: *** Un nuovo inizio accanto a te parte 2:matrimonio ***



Capitolo 1
*** Dororo per Hyakkimaru...un nuovo cammino verso il domani! ***


Quando ci siamo ritrovati:Dororo per Hyakkimaru… un nuovo cammino verso il domani!




Dororo , finalmente adulta,si prodigava giorno dopo giorno nel ristabilire la pace e il benessere nelle vecchie terre di Daigo e i villaggi limitrofi.
C’erano tuttavia ancora parecchi scontri tra i vari villaggi per i beni di prima necessità e la continua ricerca di fortuna bramata da molti.
Dororo era sconfortata da ciò, nonostante da quando era piccola e vestiva ancora i panni di un maschio, si era data da fare per risollevare i vari villaggi dalla carestia e la fame.
Nonostante tutti i suoi sforzi e il tesoro di suo padre che era stato raccolto da quest’ultimo proprio per salvare i più sfortunati, tutto era rimasto esattamente come prima, rendendo tutti i suoi tentativi di cambiare le cose vani.
Mentre si incamminava verso il rifugio dei bambini orfani di guerra, che aveva costruito lei stessa con l’aiuto degli uomini dell’ex villaggio di Daigo, la ragazza fu distratta da piccole foglie rosse sparpagliate per tutto il viale che contornavano il paesaggio autunnale. Sorrise dolcemente e portando la mente in un ricordo lontano e nostalgico.
“Mi ricordano lui” pensò con un sorriso dolceamaro, per poi raccogliere una di quelle tante foglioline e stringerla tra le mani come se fosse qualcosa di prezioso.
Si rincamminò verso il rifugio, l’aria era leggera e fresca, eppure Dororo aveva un brutto presentimento ,come se qualcosa o qualcuno volesse distruggere quel delicato equilibrio che la ragazza con tutta se stessa aveva ristabilito.
Scosse la testa a quel pensiero, vivere per anni in un paese fatto di guerre e ingiustizie l’avevano portata ad essere troppo diffidente e preoccupata. Sospirò appena arrivò al rifugio, dove l’accolsero tanti bambini sorridenti.
“Dororo nee!”
La chiamavano in coro, abbracciandola con entusiasmo. A quei bambini Dororo aveva dato tanto. Affetto, un tetto sopra la testa e cibo.
Quei bambini di tutte le età erano diventati la sua famiglia. Per la ragazza erano tutto e li avrebbe sempre protetti in qualsiasi modo.
Si recò nelle stanze dei bambini per rifare i i letti di nuova paglia e rammendare i loro vestiti pieni zeppi di buchi.
Ogni tanto quei vestiti consumati dal tempo, le ricordavano i suoi di quando era piccola.
“Ogni tanto dovresti prenderti una pausa Dororo nee”
Sbucò fuori dall’uscio della porta una ragazzina, anche lei orfana di guerra e anche la più grande di loro, con le braccia conserte e il viso imbronciato.
“Akemichan, mi hai fatto prendere un colpo, sai?”sbottò Dororo dandole un pizzicotto sulla guancia paffutella della ragazzina “Non far finta di non aver capito sorellona, devi rilassarti ogni tanto!Altrimenti non troverai mai un marito! Me l’ha detto la vecchia del villaggio!”
Dororo sbuffò seccata.
Lei non aveva bisogno di un marito! Già lei se l’era sempre cavata da sola, non aveva bisogno di nessun uomo per essere felice, per essere forte! In molti volevano entrare nelle grazie di Dororo. Negli anni era diventata una bellissima ragazza, abile, coraggiosa e intelligente.
Tutte doti che a quei tempi spaventavano, ma allo stesso tempo allettavano molti uomini, soprattutto i grandi signori feudatari. In tanti chiedevano la sua mano, promettendole ricchezze e felicità. Dororo li rifiutò tutti.
La sua felicità erano quei bambini. La sua famiglia. “Piccola Dororo, dovresti accettare la mano di uno di quei pretendenti. L’ultimo sembrava una persona così a modo!”Le disse l’anziana del villaggio, preoccupata per l’avvenire della ragazza.
“Sei appena sbocciata, non indugiare ancora, la bellezza e la giovinezza sono effimere e limitate.Sposati ora che sei in età da marito, figliola!”disse infine la vecchia stringendole con affetto le mani. Dororo chinò il capo affranta. Non voleva sposarsi.
Fare ciò equivaleva ad abbandonare i bambini e concedersi a qualcuno che non amava neppure. Salutò la vecchia del villaggio e si incamminò verso il pozzo per prelevare l’acqua per cucinare e lavare i bambini. Ma prima che potesse avvicinarsi al pozzo si piazzò davanti a lei un samurai ricoperto di ferite e senza un braccio. Probabilmente aveva perso in uno scontro.
“Ragazza, aiutatemi”
Biascicò tra un misto di terrore e stanchezza il povero e sventurato samurai, prima di accasciarsi a terra.
Dororo lo afferrò prontamente e con non poca difficoltà lo portò al rifugio. I bambini erano spaventati da quel samurai ricoperto di sangue e senza un braccio.
“Non abbiate paura bambini è una persona che ha bisogno di aiuto!Datemi una mano a metterlo a letto.”Disse Dororo mentre lo appoggiò delicatamente sul letto, aiutata dai bambini più grandi. “Ancora guerre”bisbigliò un bambino con le lacrime agli occhi a un altro piccolo, ancora sbigottito dalla vista di tutto quel sangue.
Dororo osservava i bambini con tristezza.
Nonostante tutto era vero! Le guerre non erano ancora cessate! Passarono alcuni giorni e dopo le innumerevoli cure, il samurai si svegliò.
Sembrava che l’uomo provasse ancora dolore, ma fortunatamente stava guarendo e le ferite più lievi erano sparite.
“Non so come ringraziarvi mia salvatrice “disse il samurai con gratitudine a Dororo, porgendole le mani e baciandone i palmi delicati , ma segnati di graffi e lividi. “Mia divina Dororo , non sapete quanto sia felice di avervi incontrato nel mio cammino tortuoso!” continuò il samurai.
Dororo arrossì imbarazzata. “Mio signore, ora smettete di adularmi, pensate a riposarvi. Prenda, sono fasce di ricambio”porse all’uomo le fasce e lo aiutò a pulirsi le ferite.
“Il mio cuore è sincero, mia Dororo. Anche se vi conosco da poco tempo, ho perso la testa per voi!” La strinse a sé dopo aver pronunciato quelle parole, lasciando Dororo interdetta e incredula. La ragazza si divincolò.
”Mi duole dirvelo, ma io non posso contraccambiarvi, né ora e né mai!”
Il samurai chinò il capo abbattuto.
“So di non essere affascinante e di non eccellere in bellezza, ma sono di buon cuore e adoro questo rifugio e suoi i bambini.”
Dororo era felice delle sue parole. Amare quei bambini per lei era una grazia divina, ma non poteva contraccambiarlo. Alla ragazza non importava della bellezza in un uomo.
Di certo apprezzava le qualità di quel samurai, ma non provava niente per lui, solo una grande stima per essere stato coraggioso in battaglia. Rimasero entrambi in silenzio.
Dororo si alzò per poi avvicinarsi all’uscio della porta.
“Sembrate proprio la stessa persona!” Disse flebilmente il samurai, che fece voltare di scatto Dororo.
”Di che parlate?”gli domandò, ritornando indietro e sedendosi nuovamente. Il samurai aggrottò la fronte per poi schiarirsi la voce. “Mi ricordate la fanciulla del racconto di quel misterioso samurai abile in battaglia!” Dororo sgranò gli occhi.
“Qual era il suo nome, lo rammentate?”
Gli chiese la ragazza stringendogli le spalle.
Il samurai arrossì a quella vicinanza, fece un colpo di tosse e aggiunse:”Purtroppo no, mi dispiace, ma gli sono grato in quanto lui mi ha salvato innumerevoli volte.
Semmai un giorno dovessi rincontrarlo mi sdebiterò come si deve e con tutti gli onori!” Per un attimo Dororo pensò che l’uomo stesse parlando del suo Aniki Hyakkimaru!
Aveva un nodo alla gola e il suo cuore perse un battito. Soltanto il credere che il samurai del racconto fosse Hyakkimaru la turbò, scombussolando il suo animo.
Per tanti anni aveva sperato di rincontrarlo, pregava per la sua vita ovunque fosse. Aveva il timore che fosse morto in una delle tante battaglie avvenute in quegli anni di separazione
“Aniki”
Pronunciò flebilmente con una lacrima a rigarle il viso. Il giovane samurai guarì e con visibile tristezza salutò Dororo e tutti i bambini.Avrebbe voluto con tutto il cuore rimanere lì con quei bambini e la dolce Dororo.
Magari con il tempo anche lei si sarebbe innamorata di lui. Ciononostante doveva adempiere alla sua missione e partire per una nuova e imminente guerra che stava per cominciare nel paese vicino. Si voltò per contemplare ancora la bella Dororo, per poi rivoltarsi e riprendere il suo cammino
“Addio, mia dolce Dororo”.




I giorni passarono e l’aria diventava sempre più fredda, il cibo incominciava a scarseggiare a causa di una improvvisa pioggia, trasformatasi poi in grandine, che rovinò il raccolto. Dororo però non si fece sopraffare da ciò e si apprestò in un viaggio nei paesi vicini per approvvigionarsi di viveri e beni di prima necessità.
Si incamminò con un sacco di vimini in spalla sul sentiero bagnato di pozzanghere formatosi a causa della pioggia della sera precedente. La strada era scivolosa e più volte Dororo rischiò di cadere.
La strada era lunga e tortuosa e Dororo incominciava a sentire la stanchezza. Non si perse d’animo e camminò per un altro tratto di strada.
Il viale era abbastanza sdrucciolevole e montuoso. Si intravedevano da lontano grandi montagne e un piccolo boschetto proprio ai piedi di quelle alte montagne.
Dororo così decise di addentrarsi lì per cercare un riparo per riposarsi e magari passarci poi la notte. Sorrise con nostalgia, quante volte con Hyakkimaru passava la notte nei posti più disparati e particolarmente scomodi, eppure con lui lei si sentiva al sicuro.
“Purtroppo ora non sei più con me!”
Pensò triste la ragazza, riuscendo a trovare una piccola grotta dove passare la notte. Si sedette a terra, cercando di stendere un po’ di erba secca che aveva trovato in quella grotta per potersi sdraiare e cercare di dormire. Era buio, faceva freddo e dalle pareti di quella grotta c’erano spiragli dai quali soffiava il vento. Dororo cercava disperatamente di riscaldarsi, ma inutilmente .
Tentò di accendere il fuoco, ma il pavimento muschioso era umido e freddo, quindi era impossibile riscaldarsi in quel modo. “Posso farcela! Ho vissuto momenti peggiori, non devo abbattermi” Si rincuorò con se stessa per darsi forza. Andò più in profondità della grotta, c’era molto più buio ma almeno lì poteva accendere un fuoco.
Con la fiamma accesa quel luogo pareva più accogliente, e grazie alle foglie secche il fuoco avampò subito. Prese dell’acqua che aveva con sé e la fece riscaldare come poteva per poi berla e cercare di riscaldarsi a sua volta. Quella grotta era così suggestiva, le ombre create dalla luce del fuoco coloravano di rosso e di arancione le pareti.
Chissà se il suo aniki aveva mai visto uno spettacolo così bello. Si domandò Dororo, mentre pian piano si addormentò cullata dal suono del vento e riscaldata dal calore del fuoco
“Aniki”farfugliò nel sonno.
Dororo si svegliò grazie al cinguettio degli uccellini, e al poco sole che filtrava all’interno della grotta. Un po’ controvoglia e assonnata si sciacquò il viso.
“Bene riprendiamo il cammino”esclamò la ragazza e uscì dalla grotta frettolosamente. Camminò per alcune ore sul sentiero roccioso che via via diventava sempre più ripido e in salita.
Dororo aveva l’affanno, era stanca e affamata.
Camminò per un altro tratto di strada e notò in lontananza un piccolissimo villaggio composto da meno di una ventina di case.
Si diresse verso un piccolo pozzo, proprio al centro del villaggio.
Si guardò intorno per accertarsi che nessuno la vedesse e con un secchio attaccato ad una corda prelevò l’acqua dal pozzo. Incominciò a bere finché la sua sete non si fu calmata e sorrise beffarda. “Le vecchie abitudini non se ne andranno mai, eh piccola ladruncola che sono!” Disse tra sé con orgoglio.
Aveva bisogno di mangiare e magari di riuscire ad acquistare dei beni di prima necessità, ma non sembrava che in quel piccolo villaggio ci fosse una drogheria e neppure un’osteria.
Non si perse d’animo e incominciò a bussare ad una porta che fu subito aperta
“Sì?” Rispose una vecchia signora appena aprì la porta. Dororo fu colpita da un brutto presentimento, la donna che aveva davanti sembrava una semplice vecchina eppure qualcosa la mandava in allarme. Dopo tutto quello che aveva passato da piccola, era cresciuta diffidente. Dororo entrò n casa della vecchietta e la donna la fece accomodare su un kimono steso per terra. “Che ti porta qui piccola?“ Chiese la donna con l’aria preoccupata.
Dororo le spiegò le sue motivazioni, ma prima che potesse chiederle se conoscesse qualcuno che avesse una drogheria, il suo stomaco incominciò a brontolare. La vecchia scoppiò a ridere: “credo proprio piccina che tu abbia bisogno di un buon pasto, vero?” Dororo sorrise imbarazzata. Probabilmente quel presentimento era dovuto solo alla sua immaginazione e accettò con gratitudine l’ invito della vecchietta a passare lì la notte.
Dororo, sdraiata sulla paglia e coperta da un caldo kimono, contemplava la luce della luna che filtrava dallo spiraglio della porta. Era notte fonda, non si percepiva un rumore, solo forse il fruscio del vento che spostava gli alberi.
Nonostante fosse al caldo, grazie all’ospitalità della vecchietta , non riusciva a prendere sonno. Era al sicuro, al caldo e con un tetto sopra la testa, eppure non riusciva a sentirsi protetta. In realtà non si sentiva mai al sicuro da quando si era separata da Hyakkiamaru.
Stranamente, anche se con lui aveva molte occasioni per essere in pericolo, accanto al suo aniki lei si sentiva protetta. Sospirò e cambiò posizione con la speranza di riuscire ad addormentarsi. Si sforzò di chiudere gli occhi e pian piano si addormentò.
La notte pareva passare tranquilla, illuminata dalla luna e le stelle. Il vento soffiava dolcemente, spostando delicatamente le foglie degli alberi. Il piccolo fiumiciattolo, che separava il piccolo villaggio dalla catena montuosa scorreva lentamente . All’improvviso qualcosa dalla terra fuoriuscì, distruggendo gli alberi e i sentieri circostanti.
Uno strano mostro mutaforme, dalle fattezze semiumane e rettile, incominciò a strisciare verso il piccolo villaggio. Dororo si svegliò di scatto, dopo una scossa che fece tremare il pavimento. “Cosa è stato?”si domandò col fiatone dovuto allo spavento. Uscì dalla casa della vecchia e si incamminò verso il pozzo. Qualcosa attirò la sua attenzione.Sentiva inquietanti bisbigli proprio di fronte a lei, proprio in quel bosco dove era stata la notte prima. Tirò un respiro profondo e si addentrò nel bosco. Aveva paura, era in ansia.
Quel brutto presentimento che aveva avuto quella mattina era ritornato. I battiti del suo cuore si facevano sempre più veloci. Respirava pesantemente, mentre vide che la natura intorno a lei era tutta distrutta.
Dororo sgranò gli occhi incredula, poi scorse due sagome appena poco davanti a lei. Si avvicinò cercando di non fare rumore e non farsi scoprire. Appena fu più vicina vide un grosso uomo -serpente che teneva per il bavaro la vecchietta che le aveva dato ospitalità. La donna soffriva, mentre il mostro la stava soffocando. “Vecchia , hai infranto la promessa. Questa notte dovevi portarmi la mia sposa!”
La vecchia annaspava: ”L'ho trovata, è a casa mia però... però non posso, lei è una dolcissima ragazza. Prendi me al suo posto!”
Dororo era scioccata da quello che vedeva. Doveva intervenire.
“Brutta vecchia e credi che il tuo corpo rinsecchito e privo di sangue fresco possa soddisfarmi? Ti ammazzerò e mi prenderò ciò che mi spetta!”
Sentendo la frase detta da quel mostro, Dororo lo colpì con una pietra sul viso, facendolo sanguinare.
“Allontanati da lei!”Urlò contro quell’essere mostruoso provocando però la sua collera.”Ragazzina maledetta, volevo ucciderti senza farti troppo soffrire, ma te la sei cercata!” Si scagliò verso Dororo, facendo strisciare la sua lunga coda sul terreno e portandosi con sé la vecchia svenuta. Dororo lo colpì nuovamente, ma il mostro riuscì a schivare i colpi.
La ragazza, quindi, prese da dentro il suo kimono un piccolo pugnale e prima che il mostro potesse morderla, infilzò il suo occhio.
Un urlo sordo risvegliò la natura circostante e gli animali del bosco, tra cui gli uccelli, iniziarono a scappare. Il mostro si coprì gli occhi con le sue mani informi, per poi scagliare alla ceca la sua coda contro Dororo. Ma prima che riuscisse a colpirla, la sua coda fu tagliata di netto, per poi volare in alto.
Il mostro gridò dal dolore, mentre Dororo era immobile e sgomenta, ancora scioccata dell’accaduto.
Qualcosa o qualcuno saltava da un albero all’altro con velocità, e prima che il mostro reagisse, quel qualcuno si scagliò verso di lui con forte slancio e lo tagliò in due.
Dororo era ancora a terra, sporca di fango e sangue. Aveva una ferita alla spalla e la gamba bloccata a causa di una slogatura.
“Stai bene?”a quella frase Dororo sgranò gli occhi. Quella voce le era familiare, calda, limpida, dolce.
“Aniki?” sussurrò la ragazza, con le lacrime aglio occhi. Quella persona si avvicinò a Dororo e si chinò verso di lei. “Dororo?” Era lui, Hyakkiamaru! Era davvero di fronte a lei con uno sguardo sorpreso ma al contempo felice.
“Sei proprio tu, Dororo?” Hyakkimaru accarezzò una guancia di Dororo e levò via con un dito una lacrima che le aveva rigato il viso. “Sì sono io, aniki!”Dororo posò una mano su quella di Hyakkimaru per poi abbracciarlo.
Le era mancato, lo pensava sempre, era sempre nella sua mente e in quel momento era con lei , poteva toccarlo, sentire il suo odore, ascoltare la sua voce e sfiorare i suoi lunghi capelli neri.
“Sei cresciuta, sei bella!”le sussurrò Hyakkiamaru portando il suo viso vicino a quello di Dororo. “Sì, sei diventata davvero bella!”
Dororo arrossì e per l’imbarazzo allontanò il suo viso da quello del bel samurai con una mano. ”Che cavolo dici! Scemo!” Hyakkimaru sorrise dolcemente. “Però sei rimasta sempre la stessa.” le accarezzò il capo dolcemente .
Si sentiva al settimo cielo Dororo, si sentiva di nuovo al sicuro vicino al suo Aniki.
“Quella vecchietta la conosci, Dororo?”disse ad un tratto Hyakkimaru tornando serio per un momento. Giusto la vecchietta, pensò Dororo.
Purtroppo la vecchietta a causa dei colpi di coda del mostro non aveva retto al dolore ed era morta. Dororo spiegò l’accaduto a Hyakkimaru che l’ascoltava con attenzione.
Gli spiegò del perché del suo viaggio, dei bambini del rifugio e di come la vecchia, accordandosi con quel mostro mutaforma, l’aveva ospitata in casa sua per poi darla in pasto al demone.
“Sei stata incauta, Dororo!”Sbottò Hyakkimaru prendendole il viso con le mani.”Lo so, ma la vecchietta voleva lasciarmi andare!
Ora mi sento in colpa per la sua morte!”Disse Dororo sul punto di piangere. Hyakkimaru sospirò.”Non devi Dororo, anche se non ci fossi stata tu, lei sarebbe morta lo stesso.
Se non avesse trovato nessuna preda, quel mostro l’avrebbe comunque divorata, ignorando i suoi gusti!” Hyakkimaru aveva ragione, nel tempo era maturato tantissimo e guardandolo meglio era diventato anche più virile, più adulto, più uomo. Il suo cuore prese a battere forte. Aveva il viso in fiamme, la gola secca.
Come era possibile che il solo avere vicino Hyakkiamaru potesse turbarla tanto? Si ritrovò a non riuscire più a proferire parola. Chinò il capo imbarazzata per poi appoggiarsi al suo aniki.
“Mi sei mancata, Dororo”disse all’improvviso Hyakkimaru appoggiando il capo su quello di Dororo.
Dororo scoppiò in lacrime. “Anche tu mi sei mancato.” E si addormentò finalmente serena, finalmente al sicuro tra le braccia del suo aniki che non aveva smesso un istante di vegliare su di lei.
Era mattina, il sole era già alto, la rugiada della notte copriva le foglie autunnali e l’aria era fresca e profumata. Dororo, piacevolmente addormentata sul grembo di Hyakkimaru, strinse gli occhi alla luce forte del sole.
“Ti sei svegliata finalmente,”disse Hyakkimaru con un dolce sorriso che risaltava il suo viso. Dororo arrossì imbarazzata, per tutta la notte aveva dormito sulle gambe di Hyakkimaru e chissà quante facce buffe aveva fatto durante il sonno.
Era davvero imbarazzata.Si alzò di scatto per sciacquarsi il viso alla riva del fiume.
“Ora proseguirai il tuo viaggio, Dororo?” domandò Hyakkimaru avvicinandosi a lei. Dororo cercò di dire qualcosa, ma senza riuscirci.
Dovevano già separasi, dopo essersi appena riabbracciati?
Così spinta dal momento , si fece coraggio e disse: ”Verresti con me?” Forse aveva sbagliato a fargli quella proposta.
Lui doveva proseguire il suo cammino, doveva ancora conoscere e capire se stesso, doveva trovare la sua strada, ma gli fece comunque quella proposta. Voleva stare ancora un po’ con lui, ritornare a quei momenti di quando era piccola e si conobbero.
Hyakkimaru rimase per un attimo in silenzio: “Va bene.”disse poi sorridendo. Anche lui provava gli stessi sentimenti di Dororo. L’aveva rivista dopo tanto tempo. Nonostante dovesse seguire la sua meta e il suo riscoprire se stesso, aveva tanto bisogno di ripercorrere la memoria di quando conobbe Dororo . Era cresciuta, si era fatta grande, era bella.
Gli occhi di Hyakkimaru non avevano visto in quegl'anni di separazione, una donna più bella di Dororo. Dal primo momento che scoprì che fosse una ragazza, Hyakkimaru aveva sempre provato ad immaginarsela, ma mai avrebbe pensato fosse così carina, quando in quel pozzo, dopo aver riottenuto tutte le parti del suo corpo, l’aveva finalmente vista.
Quello sguardo sbarazzino con quei grandissimi occhi a mandorla e le sue guanciotte morbide che arrossivano alla scoperta che il suo aniki potesse finalmente vedere, per Hyakkimaru era la cosa più bella che aveva mai visto. E ora davanti a lui c’era una donna bellissima, ma con quel visetto sbarazzino che aveva visto la prima volta. Dororo sgranò gli occhi dalla sorpresa e lo abbracciò con entusiasmo.
“Evvai come i vecchi tempi!” esclamò felice. I due scoppiarono a ridere e si incamminarono insieme verso un altro villaggio.






















Note dell'autrice:
E dopo tanto tempo Kisachan è riapparsa con una nuova fanfiction e soprattutto con un nuovo 
fandom da sperimentare!
E' la prima volta che mi approccio a un'opera di Osamu Tenzuka, e devo dire che ne sono stata piacevolmente colpita.
Il riedattamento dell'anime di Dororo mi ha catturata talmente tanto che era impossibile che non scrivessi una fanfiction su Dororo e Hyakkimaru.
Questa fanfiction doveva essere un one shot, ma poi ho capito che era diventata una fanfiction lunghissima e ho dovuto dividerla in più parti.
Spero che vi possa piacere e di essere all'altezza di questo bellissimo anime!

Alla prossima Ksachan <3



 

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Capitolo 2
*** La vedova Izayoji. ***


Quando ci siamo ritrovati: la vedova Izayoji
 




Di nuovo insieme Dororo e Hyakkimaru camminarono l’una a fianco all’altro lungo il sentiero montuoso per poter raggiungere il villaggio vicino, per dare a Dororo la possibilità di fare rifornimenti per il suo villaggio e per riuscire a trovare i semi per il nuovo raccolto.
Durante il cammino, più volte Dororo si soffermava a guardare Hyakkimaru.
Con occhi sognanti contemplava il volto perfetto dell’uomo davanti a lei, la sua postura eretta e quel fascino indescrivibile, che l’aveva catturata e incuriosita da piccola, era aumentato nel corso degli anni, rendendo il bel Hyakkimaru molto più maturo.
Il suo sguardo sempre dritto e serio le faceva battere il cuore.
In lui sicuramente, c’erano ancora tanti “demoni”a perseguitarlo.
I sensi di colpa per la morte di miriade di persone, compresa la sua famiglia, il suo ricercare se stesso, e rendere concreto il concetto di umanità, perseguitavano ancora Hyakkimaru.
Aveva ancora delle ferite che continuavano a sanguinare nel suo cuore.
Dororo si intristì e chinò il capo. Per lui non poteva fare molto. Si sentiva inutile.
Sapere di essergli stata lontana mentre lui continuava ancora a combattere , le stringeva il cuore.
“Dororo.”
Si ridestò dai suoi pensieri la ragazza, quando si sentì chiamare.
“Hai fame?
”Le chiese Hyakkimaru porgendole un frutto di colore violaceo preso da un albero pieno di foglie dai mille colori dell’autunno.
Dororo fissò il frutto, probabilmente un mango che cresceva solo in oriente con quel colore particolare, e rammentò quella volta quando Hyakkimaru le offrì lo stesso frutto, porgendoglielo con gentilezza.
Le venne da piangere, come quella volta. Pareva che il tempo non fosse mai passato.
Eppure erano cresciuti. Erano adulti.
Sedettero sul prato secco, gustando quel delizioso frutto, che emanava un profumo dolce e fresco, ammirando i bellissimi colori del paesaggio circostante che variavano dal rosso all’arancio.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, Hyakkimaru si sdraiò, mettendo le braccia sotto la testa per stare più comodo.
“Vorresti appoggiarti a me?”Gli propose Dororo senza pensarci per poi arrossire rendendosi conto di quello che aveva detto.
Hyakkimaru si voltò verso di lei e le sorrise.
“Sì, ti ringrazio” le rispose con una voce calda e dolce e appoggiò il capo sul grembo di Dororo che a quel gesto avampò.
Rimasero così, sembrava che quel momento fosse solo per loro due.

Il cuore di Dororo batteva forte e osservare il volto di Hyakkimaru sereno, la
rendeva felice. I suoi sentimenti per lui non erano più quelli di un tempo.
Ormai lo aveva capito. Erano mutati. Sentiva di provare qualcosa oltre
l’amicizia e il sentimento fraterno che provava da piccola – o forse senza che lei se ne accorgesse – già era germogliato quando ancora vestiva i panni di un bambino.
Le lacrime la sorpresero, sgorgarle dagli occhi. Era come se un fulmine la colpisse.
Non aveva il coraggio di ammettere i suoi veri sentimenti, nemmeno a se stessa.
“Dororo.”la chiamò il bel Hyakkimaru accortosi delle sue lacrime.“Che cosa hai?”
Dororo chinò il capo e coprì con le mani il viso.
“Non lo so, io...”non riuscì a continuare la frase. Hyakkimaru le asciugò una lacrima con le dita delicatamente.
“Non piangere, ti prego!” le sussurrò addolorato per poi stringerla sé.
Come era bello sentirsi stretta tra le sue braccia così calde e così protettive, pensò Dororo stringendo le mani sul kimono di Hyakkimaru.
Smise di piangere, ma era ancora tra le braccia di Hyakkimaru. Non voleva più
sciogliere quell’abbraccio. Era confortevole, piacevole stargli vicino.
“Hyakkimaru,” sussurrò flebilmente.
Voleva chiedergli tante cose, i posti che aveva visto, le persone che aveva incontrato e magari se si fosse innamorato.
Il solo pensiero che potesse essere innamorato di qualcuno le mise ansia.
Doveva essere felice per lui se mai fosse stato così, ma nel suo intimo non voleva , aveva paura di perderlo ancora.
Scosse la testa infastidita da quel pensiero, ma la mano di Hyakkimaru la sorprese , accarezzandole il capo.
“Volevi chiedermi qualcosa?”le disse accarezzandola dolcemente.
Estasiata da quel tocco delicato si rilassò.
“Io... mi chiedevo cosa tu avessi fatto in tutti questi anni. Volevo sapere come hai vissuto, se sei felice ecco insomma...”
Hyakkimaru sorrise per poi ritornare serio.
“Ho viaggiato molto, Dororo, ho visto tanti posti, ho cercato di dare una mano nei luoghi dove la fame e le
carestie si sono imbattute più irruentemente. Ho visto tante vite spegnersi
come piccole candele spente da una lieve folata di vento e io mi sono sentito  impotente.
Sono solo un uomo e solo dopo aver visto con i miei occhi il dolore vero, ho capito che il mio dolore non era niente in confronto alla vita di unbambino morto di fame e malattie.“
Dororo si alzò e posò entrambe le mani sulle gote del bel Hyakkimaru e strofinò la fronte alla sua.
Lo stesso gesto che facevano un tempo.

Prese a singhiozzare ed abbracciarlo forte.
Hyakkimaru la strinse forte appoggiando il viso sulla spalla della ragazza.
Dororo sentì le lacrime di Hyakkimaru bagnarle il kimono.
Erano anni che non liberava il suo animo, che non versava una lacrima perché
credeva che facendolo avrebbe sminuito tutte quelle morti innocenti.
Almeno lui era stato salvato dalla morte, gli avevano donato degli arti artificiali per poter muoversi, gli avevano donato un tetto sulla testa e lo avevano cresciuto con affetto, per poi ricevere ancora affetto dalla sua Dororo. Lui era stato fortunato.
Dopo tanto tempo riuscì a prendere atto della verità.
“Dororo, io sono quello che sono perché sei stata tu a rendermi migliore.
E così non sono diventato io stesso un mostro!
”Ammise infine accoccolato sulgrembo di Dororo che lo abbracciava dolcemente con le lacrime agli occhi.
Poteva sentire il sapore delle sue lacrime, poteva sentirsi un tutt’uno con Hyakkimaru.
Voleva stargli vicino, stare al suo fianco. Per sempre.

Per la notte si rifugiarono in una casa abbandonata, con le pareti semi bruciate.
Probabilmente alcuni samurai avevano appiccato il fuoco a quella piccola casa per poter avere il passaggio libero.
Il pavimento, pur se la casa era abbandonata, era pulito e l’ambiente addirittura accogliente.
Dororo si guardava intorno.
Sembrava che ci avesse vissuto qualcuno, ma non ne era sicura.
Hyakkimaru posò il cesto di vimini di Dororo per terra per poi stendere il suo mantello e mettere sotto della paglia che era posta ai lati della casa.
“Siediti, Dororo.”
Le disse invitandola a sedersi. Dororo arrossì alla gentilezza e alla galanteria di Hyakkimaru.
Chissà se si comportava così anche con altre donne.
Gonfiò le guance ingelosita, ma cercò di scacciare quel pensiero.
Non doveva pensare a cose così effimere e futili.
Si sedette, ma intravide un pentolone posto sotto a della legna. Sorrise soddisfatta:
“Ehi, Hyakkiamaru prepariamo da mangiare, che ne dici ?”
Disse correndo verso di lui allegra, ma non fece caso a un pezzo di legno che era a terra e ci inciampò, cadendo su Hyakkimaru, che si era voltato sentendosi chiamare, il quale cadde a sua volta, perdendo l’equilibro. Si ritrovarono l’uno sull’altra.
Dororo perse un battito e divenne rossa in viso.
Hyakkimaru la fissava serio e ciò l’imbarazzava ancora di più.
I suoi occhi non si staccavano da quelli di Dororo, con una mano scostò delicatamente una ciocca ribelle dalla fronte di Dororo.
“Sei diventata così bella, Dororo” e mentre diceva quella frase le accarezzava i capelli.
Hyakkimaru avvicinò il viso verso quello di Dororo.
La ragazza era immobile a fissarlo, senza riuscire a muovere un muscolo.
L’odore, il calore della pelle, il suono del respiro del bel Hyakkimaru scombussolavano tutti i sensi di Dororo.
La ragazza socchiuse gli occhi e schiuse le labbra, facendo il gesto automatico di inumidirle con la lingua.
I respiri di Hyakkimaru le solleticavano la pelle del viso e i suoi tocchi leggeri su i suoi capelli le provocavano piacevoli brividi lungo la schiena.
I loro capi erano così vicini, che i loro occhi potevano specchiarsi l’un l’altro .
“Dororo,” sussurrò Hyakkimaru con voce calda alle orecchie di Dororo, suadente.
Sembrava che quella casetta fosse fatta apposta per tutti e due, fatta apposta per ritrovarsi.
“Hyakkimaru,”disse flebilmente e con voce tremula Dororo.

Ad un tratto la porta si aprì, facendoli saltare sorpresi.
“Chi siete voi?” Disse una bella donna dai capelli ambrati, magra con e un neo sotto l’occhio sinistro.
Dororo, imbarazzata, si scostò goffamente da Hyakkimaru con lo sguardo fisso per terra e seduta sulle ginocchia.
Hyakkimaru si voltò verso la donna, poiché le dava ancora le spalle e la osservò con attenzione senza proferire parola per un attimo,
per poi chiederle con sospetto chi fosse lei.
Dororo guardò Hyakkimaru curiosa.
Come mai aveva avuto quella reazione. Si chiese.
“Io abito qui. “rispose la donna seccamente con un mite sorriso.
“Ci dispiace aver violato casa vostra signora, ecco noi siamo viaggiatori, volevamo solo un riparo per la notte!”
Disse Dororo ansiosa e alzandosi in piedi, facendo mille inchini di scuse.
Hyakkimaru posò una mano sulla spalla di Dororo. “Tranquilla “le disse sottovoce.
“Capisco, potete rimanere, anzi questa casa è così vuota, è sempre bello avere un po’ di compagnia!”
Rispose la donna con fare amichevole per poi avvicinarsi ai due, dando loro cenno di accomodarsi.
“Vi chiedo scusa, ma da come vi ho trovati, pensavo foste, insomma, come dovrei dirlo senza risultare sgradevole...”si apprestò a dire la donna lasciando il discorso in sospeso.
Hyakkimaru tirò su un sopracciglio seccato.
“Se è quello che ho capito donna, vi state sbagliano io e Dororo non stavamo facendo niente di disdicevole!”
Dororo si sorprese dalla pronta risposta di Hyakkimaru, in quegl'anni aveva imparato come stare al mondo e capire di più le persone.

Ma appena la ragazza si accorse a cosa i due si stessero riferendo, si alzò in piedi indignata esclamando:
”Io non mi sono appartata con lui per del denaro in cambio!Non sono una ecco...”
Hyakkimaru le afferrò il kimono e facendole un cenno di no con la testa.
“Va tutto bene, Dororo, abbiamo chiarito già tutto.”
Dororo arrossì per poi risedersi. Era vero, non stavano facendo nulla di riprovevole, ma allora quello che stavano facendo prima...
non era che sistavano per baciare?
A quel pensiero divenne rossa fino alle orecchie.
La donna sbatté le mani e si alzò dirigendosi verso il pentolone che Dororo
voleva usare per cucinare.
”Bene visto che è tutto chiarito, preparerò la cena per tutti. Io sono Izayoji è un piacere per me avervi come ospiti. “
Dororo sischiarì la voce e fece un inchino.
“Grazie a voi signora per l’ ospitalità.”
Hyakkimaru invece non guardava di buon occhio quella donna, aveva una strana sensazione, non era più in grado di vedere l’aura di un essere vivente, ma la percezione di pericolo gli era rimasta.
Sentiva tutto il corpo in stato di allerta , una sgradevole sensazione scombussolargli l’anima. Non era per nulla tranquillo.
Tutti e tre consumarono il loro pasto.
Hyakkimaru rimase in rigoroso silenzio, mentre le due donne chiacchieravano del più e del meno.
“Dororo è un nome singolare per una ragazza sai? Ma proprio per questo mi piace .Credo sia il tuo marchio d’istintivo. “
Rise la donna piacevolmente divertita.
Dororo non apprezzava molto i commenti della donna, ma lasciava correre perché permetteva a lei eHyakkimaru di passare in casa sua la notte. Quindi sopportava la situazione.
Hyakkimaru si alzò. “Esco un po’ fuori” e se ne andò.
Dororo lo seguì con lo sguardo turbata. Non sapeva cosa avesse, ma era preoccupata.
“Tuo marito è di poche parole.” disse Izayoji all’improvviso.
Dororo rimase ferma a fissarla con un espressione sorpresa per alcuni istanti, per poi realizzare la frase.
“No, assolutamente no, io, ecco... siamo amici...” disse agitata e presa dall’imbarazzo.
Izayoji la fissò di sottecchi beffarda. “Ma ti piace, vero?”
A quella frase Dororo voleva sotterrarsi. Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, neppure a se stessa.
La donna rise: “Capisco che sei timida, anche io lo ero alla tua età e quando mi sposai avevo paura di non essere una brava moglie ma con mio marito le pauresparivano.”
Disse poi e il suo viso si rabbuiò.
Dororo si intristì. “Non è più con voi, è così?”

La donna non disse nulla, ma il suo sguardo triste parlava più di mille parole.
Dororo rimase in silenzio dispiaciuta. Lei almeno aveva rivisto Hyakkimaru il suo aniki.
Ma Izayoji poteva solo incontrarlo nei sogni.
“Suvvia piccola non dispiacerti per me! Sono passati sette anni da allora...credo che oramai sia in pace con il mio animo ”le disse accarezzandole la testa.
Era buio, l’aria si faceva sempre più fredda, Dororo si addormentò davanti al fuoco tranquilla.
Hyakkimaru rientrò in casa e la vide piacevolmente addormentata.
Le accarezzò le guance, erano così morbide, soffici e tiepide, proprio come i suoi amati maju.
Sorrise internamente Hyakkimaru rivangando i ricordi.
Quanto tempo era passato, quante volte, all’ insaputa di Dororo, si svegliava nel cuore della notte spaventato dai suoi incubi, da se stesso.
E sempre inquelle notti fatte di dubbi e paure si rifugiava accanto a quella fagottina calda e addormentata,
a quella bimbetta tutto pepe che gli trasmetteva pace, serenità e tranquillità.
Solo con lei riusciva a dormire e abbandonarsi come un bambino innocente e poteva perdonare se stesso ancora una volta.
“Dororo,” le sussurrò dolcemente all’orecchio.
“Fai bei sogni, mia preziosa Dororo.”
Dororo emise un mugugno nel sonno e fece una smorfia che provocò una risatina a Hyakkimaru.
Dopotutto, anche se era cresciuta, Dororo era sempre la sua Dororo.
“Tieni molto a lei...”disse Izayoji dietro di lui.
Era strano, fino a quando non gli era stata alle spalle, non aveva percepito la sua presenza.
“Sì, è molto importante per me... mi ha dato tanto e continua a farlo!”le rispose senza mai staccarsi da Dororo.
La bella Izayoji lo fissò per un istante. “Sai, mi piacciono gli uomini come te.
Si prodigherebbero all’infinito per la persona che amano... “gli disse sfiorandogli la spalla per poi accarezzargli languidamente il petto.
“Chi sei ?Anzi cosa sei tu?”
Le disse allontanandola da lui. Izayoji sorrise con gli occhi sgranati.”Ma come l’ho già detto, no?”
Hyakkiamaru mise al sicuro Dororo addormentata e si avvicinò alla donna.
“Tu sei un demone!”
Disse secco con lo sguardo freddo e sguainando la spada contro di lei.
Izayoji chinò il capo, rabbuiandosi per poi incominciare a ridere isterica.
“Osi fare questo, amore mio, io, che ti amo così tanto?”
Hyakkimaru la osservò, riusciva a percepire un’aura fatta di tristezza e amarezza.
Quell’aura aveva reso quella donna uno spirito malignoapprofittando della sua disperazione, del suo dolore.
La morte del marito provocò nella donna qualcosa che andava oltre il dolore e la disperazione: collera .
La si poteva percepire, quasi toccare talmente era forte e ormai incontrollabile.
Izayoji si scagliò contro Hyakkiamaru, che si precipitò fuori dalla casa.
A quel trambusto Dororo si svegliò di soprassalto.Non riusciva a capire cosa stesse accadendo.
Aveva il corpo intorpidito e si sentiva la testa pesante.
“Ti ho dato un sonnifero, così che tu non ti intromettessi, ma a quanto pare dovrò ucciderti, piccola Dororo.” 
Le disse la donna demoniaca, tirandola per i capelli.
“Lasciami!”Urlò Dororo nel tentativo di divincolarsi.
Poi Izayoji le afferrò ilsottile collo facendo uscire degli artigli dalle mani, trascinandola fuori.
”Ascolta, Hyakkimaru rimani con me per sempre e io la lascerò andare!”
Urlò contro Hyakkimaru, che era su un ramo di un albero.

“Le ho viste... tutte quelle ossa e scheletri, sono di tutti i viaggiatori che hanno avuto la sfortuna di incontrarti !”
A quelle parole Hiyakkimaru usò un diversivo per poter salvare Dororo dalle sue grinfie.
Prese un teschio tra le miriadi diossa, che aveva trovato appena giù alle montagne all’interno di una fossa e lo scagliò verso la donna demoniaca.
A quel gesto la Izayoji urlò infuriata:“Quello è di mio marito, maledetto!”
Dororo, stanca di essere in ostaggio, le morse un braccio per poi fare una capriola e le lanciò dei sassi presi di sfuggita, mettendosi in salvo.
Il demone urlò a squarciagola.
“Io volevo solo essere amata, volevo che stesse con me, ma me lo hanno portato via. Perchè non capite?!”
Scoppiò in lacrime disperata.
Quella scena così straziante di quella donna con il viso rigato di lacrime fu devastante per Dororo.
Anche lei se avesse perso Hyakkimaru, avrebbe sofferto quanto lei.
Si avvicinò a Izayoji, ma Hyakkimaru la fermò:”Non devi Dororo, è pericolosa!”
Dororo si divincolò.
“Ma lei sta soffrendo, non lo vedi ?”
Sapeva benissimo che era un demone, che era un pericolo, eppure non poteva non provare pena per lei.
Aveva perso tutto, la felicità, l’amore in un istante.
Mentre i due discutevano Izayoji, fu circondata da un'aura oscura e fu completamente avvolta dalle tenebre.
I suoi artigli divennero lunghe lame affilate e cercò di colpire Dororo e Hyakkimaru, ma quest’ultimo parò il colpo con la spada per poi
trafiggerla.
“No!”
Gridò Dororo scoppiando in lacrime, e corse verso Izayoji che cadde a terra.
” Izayoji san... no...”
L’aura maligna fuoriuscì dal corpo della donna per poi scomparire.
La donna aprì gli occhi e pronunciò il nome di Dororo con sforzo e con voce rotta.
“Piccola Dororo, va tutto bene... finalmente mi sono liberata da tutta quella amarezza che mi stava consumando dall’interno.”

Hyakkiamaru osservava le due donne in solenne silenzio. Incominciò a piovere e il bel samurai alzò lo sguardo verso il cielo. 
Sembrava che dall’alto qualcuno stesse piangendo per quella donna sventurata.
“Dororo, proteggi chi ami con tutta te stessa, non avere paura, dai la tua vita se ne è necessario... io purtroppo ho avuto paura e mi hanno strappato via mio marito, solo perché voleva vivere onestamente.”
Fece una lunga pausa per riprendere fiato, la povera Izayoji.”Ma io quando vidi che lo stavano torturando... io non ho fatto nulla.
“Dororo scoppiò in lacrime stringendo le mani della donna. “Dororo... piccola... proteggi sempre chi ami!” detto ciò Izayoji spirò con un sorriso sereno sulle labbra.
Finalmente era in pace, era libera e poteva ricongiungersi con il suo amato.
La pioggia incessante copriva il pianto disperato di Dororo.“Dororo... io “disse Hyakkimaru sospendendo la frase.
La ragazza si asciugò le lacrime e si schiarì la voce.“Lo so Hyakkimaru, ora lei è libera!”
Dororo lo aveva capito, Hyakkimaru sapeva che era solo quella la soluzione per poterla salvare.
Si alzò e camminò verso di lui.
La pioggia cessò e il sole incominciò ad alzarsi alto nel cielo, illuminando ivolti dei due.
Dororo gli sorrise.
“Andiamo, Hyakkiamaru.”
Hyakkimaru annuì dolcemente e ripresero il cammino.

















NOTE DELLA PSEUDO AUTRICE 

Salve a tutti , dopo un pò di tempo finalmente posto anche la seconda parte.
Che dire, credo che sia venuto un capitolo un pò più corto di quello precedente.
Ma ho dovuto dividere ogni parte perchè, come già vi ho anticipato, è venuto un bel racconto lungo lungo.
Spero che con il secondo capitolo sia riuscita a trasmettere l'amerezza di Izayoji e le prime emozioni dei nostri amati protagonisti.
Spero che il mio lavoro possa soddisfare e suscitare il vostro interesse.
Umilmente ammetto di avere delle lacune , ma farò del mio meglio per essere all'altezza delle vostre aspettative.
Se vi va , mi piacerebbe sapere la vostra opinione su questa fanfiction , anche una piccola piccola , per capire dove sbaglio e cosa vi piacerebbe  che io introduca nella fanfiction .
Ringrazio a chiunque abbia letto il primo capitolo e chi gentilmente ha aggiunto nelle preferite la mia storia e grazie alla mia Beta Elecorti che corretto i miei obbrobri .
Arrivederci alla prossima Kisachan <3

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Capitolo 3
*** Sentimenti ***


Quando ci siamo ritrovati: sentimenti



 

Dororo saltellava, schivando le pozzanghere che si erano formate  dalla pioggia lungo il sentiero.

Hyakkimaru la osservava con lo sguardo sereno.

Era felice, poiché vedeva che si era ripresa  dopo quella la notte così devastante per lei.

Dopotutto, lei era Dororo!

Sbuffò una risata, quando la vide inciampare su un sassolino e scivolò in terra.

Dororo si voltò sporca di fango e con i capelli arruffati.

A quella visione così buffa Hyakkimaru scoppiò a ridere.

Dororo gli urlò contro, assumendo espressioni stupidissime e buffe e implorando il bel samurai di aiutarla.

Hyakkimaru la raggiunse per poi sollevarla da terra.

“Dovresti farti un bel bagno, Dororo”le disse cercando di levarle via un po’ di fango sulle guance.

Dororo gli fece una linguaccia per poi lanciargli una palla di fango sulla faccia. “Ora devi fare il bagno anche tu, Hyakkimaru!”

E incominciò a scappare via, inseguita da Hyakkimaru,  che accettò la sfida lanciatogli e cercò di raggiungerla.

Correvano incontro al fiume, per poi buttarsi letteralmente dentro con tutti i vestiti, ridendo divertiti.

Dororo schizzava con l’acqua limpida e fresca Hyakkimaru, che la bloccò con entrambe le braccia da dietro. ”Ti ho presa!” Le bisbigliò in uno orecchio. L’atmosfera cambiò in un attimo. Ridevano e scherzavano fino a pochi minuti prima e in quel momento invece erano abbracciati, bagnati, stretti l’ uno all’altra.

 

Dororo poteva sentire i battiti del cuore di Hyakkimaru. Dolcemente  il bel samurai le girò il capo così che i loro sguardi si specchiassero l’una negli occhi dell’altro.

“Dororo.” Le disse Hyakkimaru per poi appoggiare le sue labbra sulla sua  nuca nuda e lucida grazie alle goccioline d’acqua.

Era lieve,  ma Dororo lo sentì. Un piccolo e delicato bacio sfiorò la sua pelle, che rabbrividì a quel contatto. Era bagnata, ma sentiva caldo e il punto in cui la baciò Hyakkimaru era bollente.

Dororo chinò il capo imbarazzata, i suoi capelli ribelli seguivano i suoi movimenti. Socchiuse gli occhi per poi lasciarsi cadere, seguita da Hyakkimaru che la teneva stretta sé.

Un forte imbarazzo la pervase. Quel contatto, pelle contro pelle, i loro corpi così vicini scombussolarono la ragazza. Hyakkimaru con il dorso della mano  le sfiorò appena il collo, per poi far scivolare le dita sul petto. 

“Posso sentire il tuo cuore attraverso la mano, Dororo.” Le disse con la voce bassa.

Era emozionato. Poter sentire con tutto il corpo, poter vedere, poter toccare la sua Dororo era un’emozione indescrivibile.

“Hyakkimaru… fermati!”
Gli disse Dororo quando il bel samurai le sfiorò il seno.

Non era stato un gesto volontario per Hyakkimaru. Fu un gesto innocente, spinto dalla felicità di averla di nuovo al suo fianco.

Dororo si scansò, stringendosi il petto e  chinata in avanti.
“Io non… sono ancora pronta per questo.” Biascicò la ragazza con le lacrime agli occhi.

Non capiva perché si comportasse in quel modo Dororo. Provava vergogna solo perché Hyakkimaru l’aveva appena sfiorata.

Non credeva di essere così timida, di essere così indifesa. Lei che se l’era sempre cavata da sola, che era sempre stata da sola.

Hyakkimaru la guardò incupito. Non voleva spaventarla in alcun modo.

Ancora gli erano ignari molti sentimenti che potesse provare un essere umano. Con il viso affranto si alzò e andò verso Dororo porgendole una mano.
“Mi dispiace, Dororo… non volevo spaventarti!” 

Le accarezzò il viso con entrambe le mani per poi appoggiare la fronte sulla sua.

Dororo pianse abbracciandolo forte.
“Scusami, Hyakkimaru, non volevo ferirti!”

Sapeva benissimo che il suo Aniki  non le avrebbe mai fatto del male.

Probabilmente in quell’attimo si era sentita impotente tra le braccia forti e possenti di un uomo.

Prima di allora non le faceva nessun effetto. Veniva spesso picchiata da piccola, ma lei sempre a testa alta e con orgoglio affrontava il pericolo.

Invece in quel momento non sapeva che fare. Nessuno le aveva spiegato come reagire, come comportarsi in quei momenti di intimità.

Aveva visto alcune volte di nascosto i suoi genitori da piccina, quando si concedevano alcuni momenti di romanticismo, ma mai oltre ai baci e alle carezze.

Doveva ammettere questa sua debolezza ed accettarla. Lei non vestiva più i panni di maschio ormai. Era una donna! 

“Hyakkimaru, io… mi dispiace”gli sussurrò, affondando poi il capo sul petto di Hyakkimaru che a sua volta appoggiò le labbra sui capelli bagnati della ragazza.
“Va tutto bene… ho capito, non piangere più.”

Rimasero abbracciati per un pò, senza dire una parola. Ascoltando il fruscio del fiume che scorreva lungo il sentiero e il suono del canto degli uccelli.

Il vento soffiava delicato, sfiorando i capelli dei due che si guardarono sorridendo.



 


Arrivati al villaggio, i due si guardavano intorno. Erano piacevolmente sorpresi che almeno in quel villaggio la quiete non era stata intaccata.

Le risate allegre dei bambini che giocavano, il profumo invitante dei manju appena cotti  che c'era nell’aria, sembrava che finalmente in quel viaggio potessero fare un sospiro di sollievo.

Dororo, entusiasta, incominciò a correre verso le varie bancarelle.

Vederla così allegra era una cura per l’animo scalfito di Hyakkimaru.

Sorrise e le andò incontro.

“Visitiamo un po’ questo villaggio.” Le disse mettendosi al suo fianco.

Dororo fece un sorriso dolcissimo.
“Sì, divertiamoci un po’, ce lo meritiamo dopo tutto questo viaggiare.” E detto ciò lo prese per mano per visitare la prossima bancarella.

Camminavano, fermandosi ad ogni bancarella che attirava la loro attenzione.

Dororo riuscì ad acquistare i semi per il raccolto, coperte nuove e diversi tessuti per cucire nuovi kimoni per i bambini del rifugio che sarebbero serviti  per l’inverno.

Hyakkimaru la seguiva silenzioso, resosi conto che prima o poi avrebbero dovuto separarsi. Il posto di Dororo era accanto a quei bambini.

Dororo si guardò in giro, poiché aveva perso di vista Hyakkimaru.

“Mia dolce, Dororo.”

Sentendo chiamare il suo nome la ragazza si voltò dietro di lei.

Davanti Dororo vi era il giovane samurai feritosi in battaglia che aveva salvato al rifugio dei bambini.

“Mio signore… voi. “Dororo non finì la frase che qualcuno le posò una mano sulla spalla.

“Dororo, tutto bene?” Hyakkimaru, preoccupato di averla persa di vista, aveva incominciato a cercarla per poi vederla con uno sconosciuto.

Dororo si voltò e gli sorrise. Hyakkimaru era di nuovo accanto a lei.

“Ma voi siete...”Disse il giovane samurai riferendosi a Hyakkimaru, il quale alzò lo sguardo verso il samurai.

“Non rammentate? Sono il samurai che avete salvato da morte certa, sono io, Kensuke." continuò a dire,  rendendo Dororo confusa.

Hyakkimaru lo guardò attentamente, per poi fare mente locale.”Sì giusto, sei quel ragazzo coraggioso, che era stato preso in ostaggio… temevo fossi morto".

Quindi era stato  proprio Hyakkiamaru a salvarlo. Dororo se lo sentiva  ed era felice che Hyakkiamaru avesse salvato Kensuke.

 

Così dopo aver incontrato Kensuke , tutti e tre si sedettero in una locanda.

Dororo raccontò tutto quello che era accaduto da quando era partita a Kensuke che l’ascoltava con attenzione, fissandola estasiato.

Hyakkimaru li fissava senza dire una parola, sorseggiando il suo sakè.

Era infastidito, ma non ne capiva il motivo. Doveva essere felice di aver rivisto quel ragazzo sano e salvo e di vedere Dororo così allegra. Eppure provava un senso di rabbia e nervosismo.

Bevve un altro bicchiere di quell’alcolico dolciastro e caldo, anche se non era di suo gusto, non ne poteva fare a meno.

“Hyakkimaru, da quando bevi, anzi li reggi gli alcolici?” Lo ammonì Dororo sorpresa da quella scoperta un po’ scioccante.

Hyakkimaru non l’ascolto, troppo impegnato a guardare con astio lo sventurato Kensuke, che non riusciva ad entrare nella conversazione tra i due.

“Esco un attimo” Si alzò ad un tratto Hyakkimaru, brillo e coi fumi dell’alcol che avevano incominciato a fare effetto. Non reggeva la situazione, non capiva cosa gli stesse succedendo.

Dororo lo seguiva con lo sguardo confusa.

Che avesse fatto qualcosa che lo avesse offeso?

Quello che era certo era che Hyakkimaru non si era mai comportato in quel modo così strano.

“E’ lui, vero?”Dororo si ridestò dai suoi pensieri a quella domanda fatta da Kensuke.

“A cosa vi riferite?” Gli chiese interrogativa.

Il ragazzo chinò il capo, giocherellando con le dita sul bordo del suo bicchiere “Hyakkimaru-san , è lui la persona che amate, vero?”

Dororo arrossì e le parole le si fermarono in gola.

Non riusciva a rispondergli. Lei ancora non lo aveva mai ammesso, neppure  a se stessa.

“Io… ".

Il ragazzo capì di averla messa in difficoltà e le accarezzò il capo.

“Lascia stare, non voglio forzarvi”.

Non c’ era bisogno di chiederglielo per capirlo, si vedeva dall'espressione della ragazza cosa provasse. Era meglio non sentiserlo dire direttamente da lei, dopotutto l’amava ancora e gli bastava restarle vicino, esserle amico.


Hyakkimaru era steso accanto al letto del fiume, fissando il cielo.

Ragionava ancora sul suo comportamento avvenuto poco prima. Non riusciva a darsene una spiegazione.

Forse vedere Dororo chiacchierare in armonia con un altro uomo lo infastidiva, voleva che la ragazza non parlasse con nessun altro che lui.

Scossò la testa infastidito da quei pensieri e si mise a sedere. 

“Hyakkimaru.”Si sentì chiamare da lontano.

Dororo l’aveva raggiunto. La ragazza si sedette accanto a lui, osservando i capelli del bel samurai , sfiorati dal vento autunnale.

Dororo si chiedeva come mai Hyakkimaru se ne fosse andato durante il pranzo, e per quale motivo si era messo a bere così tanto.

Si voltò verso di lui appena si sentì toccare i capelli.

“Hyakkimaru?”Chiese Dororo sorpresa, arrossendo fino alle orecchie.

Hyakkimaru, distratto ad accarezzarla, non fece caso che Dororo lo avesse chiamato.

Le sue carezze si trasformarono in un abbraccio, che lasciò Dororo sorpresa. 

“Quel ragazzo… ti piace?” Sussurrò Hyakkimaru nell’orecchio di Dororo per poi darle un casto bacio sul collo.

Dororo chiuse gli occhi e affondò il viso sul petto possente del bel samurai.

“Io… è una brava persona… ma non provo nient’altro per lui.”

Hyakkimaru al solo sentire quelle parole, la strinse ancora più a sé con dolcezza. ”Davvero?” Le chiese per poi far incontrare il suo viso con quello di Dororo.

La ragazza con voce rotta e imbarazzata fece un gesto di assenso con la testa , e rimasero abbracciati, estasiati da quell’attimo solo per loro due.

 

Hyakkiamaru trovò una locanda dove passare la notte.

L’Oste accompagnò il bel samurai e Dororo nella loro stanza. Dororo sbottò all’improvviso. ”Una stanza singola?”E si fermò all’uscio della camera.

Hyakkimaru e l’oste si voltarono verso la ragazza confusi, poi l’oste  fece un colpo di tosse e si congedò con la scusa di tornare in cucina.

Hyakkimaru portò il viso di Dororo al suo per poi strofinare la fronte con la sua.
”Va tutto bene, non farò niente che tu non voglia.”

Dororo appoggiò la testa sulla spalla di Hyakkimaru sentendo quelle parole così dolci.

Lui era maturato tanto. Riusciva a capire di più le persone e interagire senza risultare insensibile e solitario.

Aveva aperto il suo cuore, aveva dato calore al suo animo e finalmente aveva dato un senso alla sua esistenza senza dover sempre combattere.

Poteva acquietare il suo spirito, essere libero dal se stesso di un tempo.

Dororo gli prese la mano e aprì la porta ritornando serena.

Ciononostante, appena aperta la porta la ragazza vide di fronte a sé due futon attaccati   e si imbarazzò di nuovo richiudendo la porta.

Hyakkimaru sospirò per poi accarezzarle la testa.

Gli atteggiamenti di Dororo non erano cambiati  e non sarebbero cambiati mai. Di questo il bel samurai ne era felice.

Dororo era cresciuta ed era diventata una donna, ma era rimasta sempre la stessa. Hyakkimaru sperava che non cambiasse mai, che rimanesse la bimbetta che aveva incontrato in passato e che gli aveva offerto tanto con piccoli gesti, giorno dopo giorno.

Ritrovando la lucidità Dororo si fece coraggio, grazie a tutte le assicurazioni di Hyakkimaru.

La ragazza appoggiò su un tavolo i suoi averi e si sciolse i capelli, per poi pettinarseli alla meglio con le mani.

Hyakkimaru la osservava in silenzio, deliziato dai quei movimenti così semplici e quotidiani, ma che al bel samurai risultavano gesti carichi di sensualità e femminilità.

Aveva la sensazione di poter toccare quel corpo così sinuoso e che alla vista pareva morbido e liscio. Quel corpo aveva abbandonato la fanciullezza ed era sbocciato nel fiore più bello. Era così felice che finalmente potesse vedere tanta bellezza, che avesse avuto la possibilità di vedere con i suoi occhi la sua Dororo. 

Dororo si voltò verso Hyakkimaru “che c’è, Hyakkimaru?”

Gli chiese la ragazza sorridendogli per poi avvicinarsi.

Hyakkimaru le sfiorò il mento con le dita. 

“Permettimi di fare solo questo, Dororo.” E dicendo queste parole posò le sue labbra su quelle della ragazza che, spiazzata da quel bacio, non seppe che fare.

Per un attimo cercò di divincolarsi presa dall’imbarazzo, ma poi Hyakkimaru intrecciò le sue mani con quelle di Dororo per poi farla aderire al suo corpo. Dororo si abbandonò a lui.

Quel bacio era dolcissimo, caldo e avvolgente, che fece inebriare i sensi dei due. “Dororo.”
Sussurrò Hyakkimaru sulle labbra della ragazza, per poi ribaciarla con passione.

Dororo si sentì avvampare. Era così piacevole, così confortevole quella sensazione di abbandono  e calore che provava tra le braccia del suo Hyakkimaru.
“Dororo… io sono nato per incontrarti!”

Le disse sottovoce con la voce rotta per poi prenderla in braccio e portarla sul futon. “Dormiamo ora… solo dormire va bene?” Le disse sorridendo con fare malizioso. La ragazza gonfiò le guance sentendosi prendere in giro per poi fargli una linguaccia. “Va bene, buonanotte.”
Disse scontrosa con le guance rosse e si voltò di lato in modo teatrale, provocando una risata a Hyakkimaru, che, sghignazzando sotto i baffi, si coricò accanto a lei abbracciandola dolcemente.
“Buonanotte mia piccola Dororo”.

Si addormentarono stretti l’un l’altra cullati dai battiti dei loro cuori  in una notte piena di stelle a far luce sui loro sogni. 


Il sole era alto, i raggi di luce contornavano il viso di Dororo piacevolmente addormentato. Hyakkimaru aprì gli occhi  e sorrise ammirando il  volto beato della sua Dororo.

Era così piacevole svegliarsi accanto a lei. Il suo calore avvolgente, le sue gote arrossate dal sonno e il suo respiro regolare mettevano Hyakkimaru in uno stato di grande beatitudine.

Le ciglia lunghe di Dororo brillavano alla luce del mattino, così come i lunghi capelli corvino parevano un manto stellato.

Hyakkimaru avrebbe contemplato per sempre la sua Dororo, restandole accanto e vegliando i suoi sogni.

I mugugni  di Dororo diedero cenno a Hyakkimaru che la ragazza si stava svegliando, e sorrise pensando in che modo si sarebbe svegliata.

Dororo si stiracchiò un po’ per poi aprire gli occhi.
“Hyakkimaru.” Biascicò ancora nel dormiveglia.

“Ben svegliata.” Le sussurrò all’orecchio dolcemente, abbracciandola stretta a sé, affondando il viso sui capelli della ragazza.

“Hyakkimaru… sei già sveglio?”Domandò Dororo completamente sveglia e voltandosi verso Hyakkimaru che l’abbracciò da dietro.

Fece un cenno di assenso con il capo il bel samurai, per poi accarezzarle la schiena delicatamente.
”Sì, già da un po’'disse Hyakkimaru per poi alzarsi e posare un piccolo bacio sulla fronte di Dororo. ”Rinfrescati, ti aspetto giù per mangiare.” Le disse per poi darle un altro bacio sulla mano.

 


Appena Hyakkimaru sparì dall’uscio della porta, Dororo incominciò a saltellare per tutte le quattro mura di quella piccola stanca che avevano custodito attimi preziosi e indimenticabili tra lei e il suo Hyakkimaru.

Con le mani sulle guance e tutta rossa, Dororo faceva avanti e indietro per tutta la stanza, come se volesse in qualche modo consumare il pavimento.

Si comportavano come due innamorati, ma lo erano?Per Dororo ormai i suoi sentimenti erano palesi, ma per Hyakkimaru?Il bel samurai non era solito esprimere i suoi pensieri, era imperscrutabile e quasi inespressivo, quindi davvero difficile da capire.Eppure si erano baciati, toccati e Hyakkimaru più volte cercava un contatto con lei. Sicuramente per lui, Dororo era importante  e lei stessa ne era certa.

Nonostante ciò la ragazza aveva bisogno che Hyakkimaru  fosse chiaro con i suoi sentimenti, anche se non voleva forzarlo, perché se l’avesse fatto gli avrebbe impedito di proseguire il suo viaggio.

Tanti dubbi le vennero in mente che la resero nuovamente insicura.

Voleva tornare bambina, così tutti i dubbi che l’attanagliavano in quel momento  non l’avrebbero nemmeno sfiorata.

Già, da bambini si hanno emozioni semplici e confortanti, anche se Dororo, rispetto a tanti bambini, aveva sofferto tanto e dovette cavarsela da sola in tutto e nemmeno una volta in vita sua si era trovata così in difficoltà.

Pensò molto a ciò che stava accadendo con Hyakkimaru , ma l’unica soluzione ai suoi dubbi era chiarirsi con lo stesso Hyakkiamaru.

 

Dopo essersi cambiata e sciacquata il viso, scese giù in cucina dove Hyakkimaru la stava aspettando.

Appena entrata nella sala da pranzo sentì un profumo delzioso, qualcosa a lei familiare. Un profumo dolce e invitante, pareva il mochi appena pestato. Dopo un po’ capì: erano manju appena cotti.

Hyakkimaru infatti li aveva ordinati per lei, ricordando quanto a lei piacessero da bambina e quanto, con sorpresa, piacquero anche  a lui stesso.

Dororo si fece strada tra la miriade di gente che andava e veniva, la confusione più assoluta e gli schiamazzi di tanti samurai che avevano pernottato in quella locanda.

Cercò di non fare troppo caso a loro e proseguì per andare da Hyakkimaru.

Ad un tratto qualcuno le strattonò il polso con così tanta forza da farla contorcere verso sé.

Dororo strinse i denti per la stretta e si voltò per vedere chi fosse.

“Ma che bellezza abbiamo qui!” Sbottò un vecchio  e grasso samurai, con una cicatrice su un occhio e con l’alito che puzzava di sakè di primo mattino. Dororo sgranò gli occhi disgustata nel tentativo di divincolarsi per poi mollargli un ceffone, che venne prontamente bloccato dal vecchio samurai che scoppiò in una fragorosa risata.

“Ma che bel caratterino ha questa ragazzina!”Le disse, avvicinando il suo viso a quello disgustato di Dororo.
“Lasciami, bestione!” Esclamò adirata, ma il vecchio non ne volle sapere e toccò in un modo lascivo il fondoschiena di Dororo.

Fu un attimo, all’improvviso una spada volò, scagliandosi sul vecchio bavoso colpendolo alla spalla.

Hyakkimaru, che aveva visto tutta la scena, si era scagliato contro il vecchio con tutta la collera che aveva in corpo.

“Come hai osato toccarla con quelle mani?!”Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Il samurai bavoso, con non poco dolore, si tolse la spada dalla spalla. “Ragazzino, come hai usato tu colpirmi, non sai chi sono io?!”E detto ciò si scagliò contro Hyakkimaru buttando come se fosse un panno vecchio Dororo a terra.

Hyakkimaru non ci vide più dalla rabbia a quel gesto.
“Per me puoi essere anche Budda , ma non posso perdonare chi tocca in quel modo la mia Dororo!
” A quelle parole Dororo avvampò.

Con le lacrime agli occhi vide Hyakkimaru battersi contro il vecchio samurai, mentre tutti gli altri occupanti della locanda li osservano sconcertati.

L’oste cercò di fermarli ma il vecchio samurai gli diede un calcio scaraventandolo contro il muro.

Dororo andò in soccorso del povero oste per poi prendere delle pietre dal kimono. Hyakkimaru la vide e fece un cenno di assenso per dare il via libera a Dororo di colpire da dietro il vecchio bavoso.

Così la ragazza, con maestria, scagliò dei sassi contro il vecchio samurai  colpendolo dietro la testa con forza: colpire con le pietre era sempre stato il punto forte di Dororo.

Il bavoso samurai provò un dolore lancinante alla testa e non riuscì a rimanere in piedi, poiché Dororo era riuscita a colpire un punto nevralgico e quindi più doloroso. 

Così Hyakkimaru approfittò della situazione per buttare fuori dalla locanda a calci il vecchio bavoso, seguito da urla di incitamento da parte di tutti gli ospitanti di quella locanda, probabilmente consapevoli che quel vecchio ubriacone era solito creare scompiglio ovunque andasse.

Quando il litigioso e bavoso samurai scappò via, Hyakkimaru raggiunse Dororo che stava medicando l’oste alla fronte.

“Va tutto bene, Dororo?”Le chiese con voce preoccupata e con una mano tremante le accarezzò il viso. Vedere Dororo in quella situazione  lo aveva messo in crisi.

Se solo quel vecchio si fosse spinto più in là sarebbe stato capace di ucciderlo.

Non voleva in nessun modo che qualcuno toccasse Dororo, che la sfiorasse o che la pensasse.

L’abbracciò forte.
”Ti prego sta' più attenta!”Le disse per poi stringerla più forte.
“Sei la cosa più preziosa che ho!”Le sussurrò affondando il viso sul collo  di Dororo che a sua volta ricambiò l’abbraccio.

“Hyakkimaru!” Sussurrò per poi chinare il capo, accortasi che tutti li stavano fissando e arrossendo fino alle orecchie.

Diede così uno spintone a Hyakkimaru che fu sorpreso da quel gesto.
“Ci  guardano tutti! “Sbottò alla fine Dororo nel panico e nell’imbarazzo più totale.



Era notte e Hyakkimaru e Dororo stavano pernottando per l’ultima sera alla pensione, prima di mettersi in viaggio per tornare nelle ex terre di Daigo.

Dororo era sdraiata sul futon e fissava il soffitto, ripensando agli avvenimenti dei giorni passati con Hyakkiamaru.

Ogni giorno era stato intenso e indimenticabile. Tra i pericoli che avevano incontrato durante il loro viaggio, i loro animi si erano avvicinati sempre più.

Dororo arrossì al ricordo del bacio che si era scambiata la notte prima con Hyakkimaru.

Era incredibile quello che le era successo, eppure da che era solo una bambina che vestiva i panni di un maschio  era diventata una giovane ragazza che aveva appena provato le stesse sensazioni che poteva provare una donna innamorata.

“Dororo.”
La chiamò Hyakkimaru dall’uscio della porta, per poi avvicinarsi a lei e porgendole una ciotola di latte fumante.

Dororo si alzò e si avvicinò al bel samurai, ringraziandolo e incominciò a sorseggiare il latte caldo.

Era piacevole quel tepore che quella bevanda calda le donava, portando via la stanchezza di tutti quei giorni intensi.

Hyakkimaru la fissava con dolcezza e lo sguardo rilassato.

Dororo arrossì. 

Ogni volta che lui la fissava in quel modo il suo cuore batteva.

“Che c’è?” Le chiese Hyakkimaru notando il suo nervosismo.

Così il bel samurai si avvicinò a lei per poi accostare il viso di Dororo al suo.
”Quando mi guardi così, credo che potrei impazzire…” le sussurrò sulle labbra.

Dororo sgranò gli occhi sorpresa e il viso le divenne tutto rosso, per poi distogliere lo sguardo. Era troppo imbarazzata da quella frase, tanto che ne rimase scioccata.

Hyakkimaru le prese delicatamente il mento con le dita.
“Dico sul serio Dororo, sei cresciuta, sei così bella… sei una donna ormai.”
Dororo non riusciva a guardarlo in viso, troppe emozioni una dopo l’altra divennero lingue di fuoco che le sfioravano il petto.

 

Hyakkimaru  la strinse a sé, per poi posarle delicati baci su tutta la linea sinuosa del suo collo.

Dororo strinse le sue mani sul kimono del bel Hyakkimaru, che la fece sdraiare sul futon. “Ti prego, dimmi che non è tutto un sogno… che tutto questo è reale,  Dororo!”

Dororo respirava con fatica e i battiti del suo cuore si facevano sempre più veloci, quasi da  farle scoppiare il petto.

Hyakkimaru continuò a baciarla, per poi scoprirle di poco il petto, spostando il tessuto del kimono della ragazza che tremava a ogni gesto del bel samurai.

Dororo si sentì avvampare, quando Hyakkimaru le baciò un seno con dolcezza.
“Sei così morbida, Dororo!”

Mille pensieri si fecero strada  nella mente di Dororo. Era pronta per tutto ciò?Era all’altezza di ciò che stava per accadere? Hyakkimaru l’amava?

Quest’ultimo pensiero la gelò. Incominciò a tremare e una lacrima rigò il suo viso. Infatti Dororo non era sicura dei veri sentimenti di Hyakkimaru. Di certo per lui era una persona importante e più volte lo stesso Hyakkimaru glielo palesava in ogni maniera possibile.Nonostante ciò non era del tutto sicura di ciò che provasse il bel samurai.

“Mi ami?”Domandò infine Dororo, con un magone allo stomaco e presa da tutti quei pensieri.

Hyakkimaru si bloccò a quella domanda. Sgranò gli occhi quando vide il viso di Dororo rigato dalle lacrime.

“Dororo… io ti ho fatto male?”

Dororo si alzò dal futon rivolgendosi al muro e portò una mano alla bocca sconvolta dalla domanda che gli aveva fatto.

“Dororo?”

Hyakkimaru la strinse a sé da dietro. “Ti prego, dimmi che hai…”le disse appoggiando il capo sulla spalla di lei.

Dororo si voltò verso di lui resasi conto che Hyakkimaru non aveva risposto alla sua domanda.

“Mi ami?”Gli rifece la domanda con voce tremante e spaventata dalla risposta.

Non voleva sapere davvero la risposta, ma ormai il suo cuore era soggiogato dall’amore che provava per Hyakkimaru e non riusciva più a stare sospesa.

Hyakkimaru lasciò di poco la presa e fece voltare Dororo verso di lui.

“Per me, tu sei la persona più importante!”Le rispose accarezzandole una guancia.

Dororo indietreggiò. “Non mi hai risposto,mi ami o no?” Incominciò ad arrabbiarsi. Perché era così vago? Dororo voleva esserne certa.

Di certo Hyakkimaru provava qualcosa per la ragazza, ma il bel samurai non si era mai imbattuto con un vero sentimento d’amore.Forse qualcosa del genere lo aveva provato con la povera Mio. Hyakkimaru si era avvicinato a quella dolce ragazza che, per il volere di un crudele fato, gli era stata portata via prima ancora di scoprire il vero sentimento d’amore.

“Io”pronunciò flebilmente Hyakkimaru. L’amava? Sicuramente per lei avrebbe fatto di tutto. Era pure capace di dare la sua vita in cambio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere pur di proteggerla.

“Hyakkimaru.” Disse Dororo avvicinandosi di poco a lui e accarezzandogli il viso.

Hyakkimaru rimase in silenzio. Non seppe rispondere.Era la prima volta che metteva a nudo i suoi sentimenti. Era confuso. Cos’era  l’amore? Gli era stato negato dalla nascita e non gli era chiaro cosa avrebbe dovuto provare.

“Perdonami.”Disse infine angustiato. Non voleva deludere Dororo e il solo guardarla con il viso  affranto gli fece provare una forte amarezza.

“Va tutto bene.”Gli sussurrò Dororo dolcemente prendendogli il viso tra le mani per poi far strofinare le loro fronti.

“Hyakkimaru, io sarò sempre dalla tua parte. Ti starò sempre vicino.Quando  ero piccola ti ho voluto tanto bene. Giorno dopo giorno il mio bene per te cresceva a dismisura e ora io… sono perdutamente innamorata di te.” Era riuscita a rivelarglielo.  Era riuscita a dirgli che lo amava.

Con il capo chino, cercò di nascondere le lacrime, ma Hyakkimaru le prese il viso tra le mani e lo avvicinò a sé emozionato dalla dichiarazione d’amore di Dororo.

“Dororo, perdonami, io sento di provare qualcosa di profondo per te, ma non riesco ancora a capire se sia amore.”Disse sincero, ma convinto di voler capire se stesso e i suoi sentimenti.

Dororo gli accarezzò una mano  e annuì. Ormai si erano rincontrati e avevano ancora tempo per rafforzare il loro legame. I due si adagiarono insieme sul futon abbracciati.

“Dororo io… ti sono grato… grazie per il tuo amore!”Le sussurrò ad un orecchio con dolcezza per poi avvicinare il viso verso di lei con l’intenzione di baciarla.

Dororo gonfiò le guance. “Non mi bacerai finché non avrai chiari i tuoi sentimenti, va bene?” Disse allontanandogli il viso per poi girarsi, dandogli le spalle.

Hyakkiamaru sbuffò una risata e le accarezzò delicatamente la schiena, assaporando il dolce tepore della sua Dororo.

Arrossì quando la ragazza si voltò verso di lui e gli regalò un tenerissimo sorriso.

Quel dolce sorriso lo fece avvampare .

Non sapeva davvero se provasse effettivamente amore per Dororo, ma quel sorriso, quella ragazza che lo aveva reso umano, regalandogli giorno per giorno emozioni diverse, gli faceva battere forte  il cuore.

“Voglio amarti, Dororo”disse flebilmente.

“Eh?Cosa hai detto?”Dororo si voltò completamente verso di lui, appoggiando il capo sulla spalla di Hyakkimaru.

Il bel samurai la strinse forte a sé per nascondere il suo imbarazzo.

“Dormiamo.”Disse spingendo Dororo sul suo petto quasi schiacciandola.

Di certo Hyakkimaru era ancora confuso su i suoi sentimenti, ma quella notte era riuscito a capire che Dororo lo aveva in pugno dopo aver visto il suo bellissimo sorriso.

















NOTE DELLA PSEUDO AUTRICE
Rieccomi con il terzo capitolo.
Che dire ragazzi, questo capitolo è stato davvero difficile da editare, (da scrivere è stato emozionante)causa del fatto che ho messo in confusione la mia beta.Perchè per il terzo capitolo le mandavo pezzo per pezzo mentre scrivevo ,senza mandarle il capitolo per intero e perciò poverina ha dimenticato di aggiungere 5 pagine del capitolo .Che stress che le avrò arrecato.
Spero che questo capitolo vi piaccia e spero di poter sapere la vostra opinione.
Vi prego facciamo crescere questo Fandom di cui sono letteralmente innamorato daquando vidi per la prima volta Dororo.
La cosa che mi sconcerta è che in Spagna e America Latina ci sono un sacco di Fanfiction su Dororo che quasi stento a crederci che qua in Italia sia la sola ad aver scritto una fanfiction su questo Fandom .
Prima di chiudere e lasciarvi in pace , devo avvisarvi che i capitoli saranno 5 e non più 4 , poichè ho dovuto costatare che il capitolo 4 è davvero troppo lungo (SI è già pronto!).Così io e la mia beta ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di scrivere un quinto capitolo.
Detto questo vi lascio alla lettura un bacio alla prossima
Kisachan

 

 

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Capitolo 4
*** Un nuovo inizio accanto a te parte 1 ***


Quando ci siamo ritrovati:la fine del viaggio.
Un nuovo inizio accanto a te parte 1




La mattina  seguente, Dororo si svegliò presto. Andò a prendere un po’ di viveri nella mensa della locanda e qualche coperta per tenersi al caldo durante il viaggio.
In realtà si era svegliata di buon mattino, perché troppo imbarazzata dalla notte prima.
Si sentiva triste e delusa, ma non voleva accusare e incolpare Hyakkimaru.
D’altronde lei lo capiva. Hyakkimaru  stava imparando a piccoli passi come capire e sentire il mondo. Dororo sospirò e si diede due schiaffi alle guance. Non voleva deprimersi, doveva sentirsi speranzosa.
Hyakkimaru avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, di questo Dororo ne era pienamente sicura.
Tornò in camera e notò che Hyakkimaru era già sveglio ad aspettare che tornasse.
“Mi aspettavi, Aniki?”
Hyakkimaru guardò Dororo confuso.
“Che c’è?”Gli chiese Dororo avvicinandosi a lui e appoggiando i suoi acquisti sul tavolino posto di fronte a Hyakkimaru.
Hyakkimaru si voltò verso la piccola finestra che affacciava verso le grandi montagne che avevano attraversato insieme durante il loro viaggio.
“Questo dovresti dirmelo tu, Dororo.”Rispose palesemente seccato.
Dororo lo guardò dubbiosa.
Si era svegliato di cattivo umore?
“Cosa c’è che non va, Aniki?”Gli chiese di nuovo, appoggiando una mano sul viso imbronciato del bel samurai, che ancora era rivolto verso la finestra.
“Ecco, è quello che non va!”
Dororo si guardò intorno, non capendo a cosa si riferisse.
“Aniki! Non mi stavi più chiamando così, e ora hai ricominciato a farlo! Perché?”
Dororo sgranò gli occhi e lo guardò fisso per un attimo per poi scoppiare a ridere.”Era solo per questo? Hai incominciato anche a mettere il broncio. Caspita!”
Hyakkimaru aggrottò le sopracciglia seccato.
 “Non hai risposto alla mia domanda, perché Dororo?”
La ragazza smise di ridere e incominciò timida a giocherellare con una ciocca di capelli.
“Allora te ne eri accorto? Io da quando ho capito di provare qualcosa per te, ho incominciato a chiamarti per nome, ma ora…”
Hyakkimaru avvicinò il suo viso a quello di Dororo delicatamente con le dita
 “Ma?”
Dororo arrossì. “Ma come faccio a chiamarti Hyakkimaru se non so nemmeno se mi amerai mai?”
Incominciò a piangere, nascondendosi il viso tra le mani.
Hyakkimaru le prese i polsi un po’ con violenza e l’avvicinò a sé.
“Perché, Dororo? Certo non so se quello che provo per te sia amore o no, ma l’affetto e l’attrazione che provo per te da anni non ti basta a farti capire quanto tenga a te?”
Dororo lo abbracciò forte, scoppiando a piangere.
“Certo che mi basta. Ma ho così tanta paura di perderti di nuovo. Per anni ho aspettato che tu tornassi e mi venissi a prendere… credevo fossi morto, credevo che per te non fossi importante quanto tu lo fosti per me. Avevo paura. Tanta paura.” Disse tra un singhiozzo e un altro e con voce sofferente.
Hyakkimaru fece una smorfia di dolore, nel vedere Dororo così sconvolta.
Quando lui scelse di andare via senza Dororo fu un gesto di affetto. Voleva che Dororo fosse libera, che potesse finalmente comportarsi come una donna, vivere senza essere circondata dai pericoli che, stando con lui, avrebbe affrontato giorno dopo giorno.
Invece per Dororo fu un gesto doloroso. Lei voleva stargli accanto e questo Hyakkimaru non lo aveva mai capito.
“Oh Dororo, perdonami. Ti prego perdonami!”
La strinse forte, quasi come se potesse spezzarla, per poi baciarla con passione.
“Dororo, non so se questo è amore, ma ascolta il mio cuore. Non dovrebbe battere così un cuore innamorato?”
Dororo lo baciò di nuovo.
Voleva credere alle sue parole.
Voleva credere ai battiti accelerati del cuore di Hyakkimaru.
“Hyakkimaru, ti prego amami!”
Gli disse con la voce rotta dal pianto e strofinando la fronte con quella del suo bel Hyakkimaru.
“Mi hai chiamato Hyakkimaru finalmente!”
 Le bisbigliò dolcemente ad un orecchio per poi baciale il collo.
“Stupido!
”Gli rispose gonfiando le guance imbronciata, per poi perdersi di nuovo nel suo avvolgente abbraccio.

I due si rimisero in viaggio, ma prima che uscissero da quel villaggio, Hyakkimaru andò ad affilare la sua katana.
“Torno presto, aspettami”le disse il bel samurai per poi entrare in una bottega dell’artigiano del villaggio.
Dororo si mise ad aspettarlo sulla riva del fiume. Si stese sull’erba, godendosi  quel bel panorama e il cielo limpido su di lei.
Tirò un sospiro. Con Hyakkimaru accanto a lei, le vicende che le erano capitate e gli intensi momenti avvenuti tra i due, resero Dororo tesa come una corda di violino. Si sentiva in imbarazzo, ripensando ai baci e alle carezze che si erano scambiati lei e Hyakkimaru, perciò quel momento solo per lei  l’aiutò a riflettere a mente fredda sulla sua situazione con il bel samurai. Mentre cercava di rilassarsi qualcuno la ridestò dai suoi pensieri.
“Dolce Dororo.”
 Il giovane Kensuke, il samurai che era stato curato da Dororo, era dinanzi a lei sorridente e piacevolmente stupito di averla rivista.
“Dunque eravate ancora in questo villaggio? Me ne rallegro tanto!”
Disse poi il giovane sedendosi accanto a Dororo.
La ragazza si mise seduta.
 “Già, infatti  Hyakkimaru è andato a fare alcune commissioni, dopo pensavamo di rimetterci in viaggio.”
Kensuke si intristì a quelle parole. Sapere che probabilmente non l’avrebbe più rivista lo faceva soffrire.
“Dolce Dororo io… il mio cuore è ancora vostro! Lo è sempre stato. Mi mancherete tanto!”
Dororo arrossì e chinò il capo. Le parole del ragazzo la lusingavano, ma il suo cuore era di Hyakkimaru.
“Perdonatemi mio signore ma… io sono innamorata di Hyakkimaru.”
Finalmente era riuscita a dirlo senza timore.
Il ragazzo sospirò.
 “Lo immaginavo, c’è solo lui nel vostro cuore!”
Il giovane samurai fece una pausa. 
“E lui vi ama?”
Dororo sgranò gli occhi senza riuscire a proferire parola. Le veniva da piangere, ma resistette alla tristezza e gli rispose con la più sincera delle verità.
“Il cuore di Hyakkimaru è come una tempesta impetuosa, lui stesso non capisce il suo cuore né i suoi sentimenti.”
Rivelò la ragazza con l’amaro in bocca.
“E quindi voi aspetterete che il suo cuore plachi la tempesta per poi avere la piena coscienza dei suoi sentimenti verso di voi? E quando avverrà quel giorno mia Dororo?”
A quella domanda la ragazza non seppe rispondere e una lacrima furtiva le rigò il viso arrossato.
 “Aspetterò per l’eternità se è necessario!”
Disse decisa asciugandosi le lacrime.
“Pregherò per la vostra felicità, mia Dororo”le disse Kensuke accarezzandole il capo con dolcezza.


Hyakkimaru raggiunse Dororo con un fagotto in mano.
“Dororo hai fame? Scusa se ti ho fatto aspettare”
Le disse Hyakkimaru avvicinandosi a Dororo per porgerle degli onigiri.
Dororo gli sorrise, ringraziandolo di cuore poiché aveva davvero fame.
Incominciarono a consumare il loro pasto in silenzio.
Dopo un po’ Hyakkimaru le fece una domanda: “posso baciarti?”
Dororo soffocò a quella domanda improvvisa e al tono impassibile che era solito assumere Hyakkimaru, tossendo platealmente.
 “Scusa?”
Il bel samurai mangiò l’ultimo onigiri per poi ripeterle la domanda “posso baciarti, Dororo?”
Dororo lo guardò perplessa, sgranando gli occhi e arrossendo come le foglie in autunno.
“Perché mai mi fai una domanda del genere?”
 Hyakkimaru le accarezzò una guancia.
“Perché non voglio più metterti in difficoltà e prendere iniziative che possano turbarti.”
Dororo deglutì. 
“Ti riferisci ai tuoi sentimenti, a tutto quello che è successo fino ad ora?”
Hyakkimaru annuì con un sorriso triste. 
“Tu stai aspettando Dororo  e hai accettato la mia confusione. Ma sento il bisogno di averti vicina, ho bisogno del tuo calore e con un bacio la distanza tra noi  si estingue completamente.” Dororo a quelle parole così sincere arrossì.
“N… non hai bisogno di chiedermi il permesso, Hyakkimaru!”
Dororo gli prese le mani e le strinse alle sue. Hyakkimaru avvicinò il suo viso a quello di Dororo. I loro capelli si sfiorarono e i loro respiri si fecero più intensi. Con un sussurro dolce e carico di passione, Hyakkimaru pronunciò il nome della ragazza e la baciò  con dolcezza. Adorava baciare Dororo. Aveva le labbra morbide e calde, e quando le loro lingue si toccarono Hyakkimaru con foga prese in braccio Dororo baciandola con passione. Il desiderio che aveva di lei, la voglia di avere un contatto con Dororo,  di voler sentire con le sue mani la morbidezza delle sue forme,  di sentire i suoi gemiti languidi e il suono soave della sua voce, mandava in estasi Hyakkimaru come non mai. Era ben conscio del desiderio di possesso che provava per Dororo. Di quello era pienamente certo.
Dororo apparteneva a lui, ma non voleva ammetterlo, nemmeno a se stesso. Era capace di uccidere per lei, anzi già lo aveva fatto e più volte da quando l’aveva rivista.
“Dororo.” 
sospirò sulle labbra della ragazza per poi accarezzarle il capo.
“Va bene così.”
 Disse il bel samurai per poi poggiarla a terra.
Dororo lo fissò confusa. 
“Va bene così, cosa?” domandò poi imbarazzata ma con una puntina di rabbia. Hyakkimaru sbuffò una risata.
“Su rimettiamoci in viaggio.” Disse, poi, mettendosi in cammino.
“Ehi, Hyakkimaru, non mi hai risposto, ehi!” 
Gli urlò contro Dororo correndogli dietro.
Adorava Hyakkimaru, ma se lo avesse raggiunto, un bel ceffone non glielo avrebbe negato nessuno  questa volta.


Il viaggio pareva interminabile, le strade si facevano sempre più difficili da superare. Il fiume, che nelle notti precedenti straripò a causa della pioggia, rese impossibile il passaggio per i paesi vicini e le pianure circostanti.
Quindi Hyakkimaru, mano nella mano con Dororo, dovette suo malgrado, attraversare le ripide montagne che li avrebbero portati nelle ex terre di Daigo.
Dororo non lo dava a vedere, ma era esausta. I piedi incominciarono a farle male e si sentì spossata.
Hyakkimaru più volte volle sincerarsi dello stato di Dororo ma la ragazza, testarda, non ne volle sapere di fermarsi , anzi aumentò il passo. Hyakkimaru era preoccupato per la salute di Dororo. Da quando si erano rimessi in viaggio non si era mai fermata, perlopiù  per brevi soste per bere e mangiare.
Il bel samurai sospirò per poi mettersi davanti a Dororo.
 ”Ora devi riposarti! Non ti reggi in piedi!”
Dororo sbuffò irritata  sia per la stanchezza sia soprattutto per la troppa preoccupazione ingiustificata di Hyakkimaru. Lei si sentiva bene! La ragazza evitò lo sguardo del bel samurai e lo sorpassò.
“Dororo, incominci a fare i capricci?”
Domandò secco Hyakkimaru con un piccolo sorriso sornione sulle labbra.
Dororo arrossì per poi gonfiare le guance e mettersi dinanzi a lui con le mani sui fianchi. 
“Capricci un corno! Sei tu che ti fai viaggi incredibili! Io sto benissimo, capito?”
Hyakkimaru non l’aveva mai vista così scontrosa. Erano successe tante cose tra loro e probabilmente Dororo teneva tutto dentro come sempre. Quel pensiero lo angosciò. Sospirò per poi prendere in spalla Dororo come un sacco di patate.
“Hyakkimaru, brutto scemo, mettimi subito giù!”
Hyakkimaru finse di non sentirla e proseguì il cammino, sopportando i continui lamenti di Dororo e i morsi e gli  schiaffi che gli diede per tutto il tragitto.
Dopo innumerevoli percosse avute da Dororo, Hyakkimaru si fermò di fronte a delle palafitte che si trovavano al di sopra del fiume che fortunatamente in quel luogo non aveva arrecato danni e posò Dororo sull’erba.
“Finalmente mi hai messo giù
Disse Dororo senza guardarlo e con le braccia conserte.
“Finalmente dovrei dirlo io, con tutti i maltrattamenti che ho avuto da te per tutto il tragitto!”
Le disse Hyakkimaru prendendola in giro, per poi avvicinarsi e metterle una mano sulla fronte.
 ”Ecco, lo sapevo! Hai la febbre!”
Dororo sgranò gli occhi per poi appoggiare il capo sulla spalla di Hyakkimaru.
 ”Allora te ne eri accorto?”
Il bel samurai annuì per poi abbracciarla. Probabilmente Dororo, per non farlo preoccupare, aveva taciuto che non stesse bene. Ma Hyakkimaru la conosceva bene. Sapeva ogni cosa di lei ed era capace di riuscire a scrutare  sin dentro la sua anima e il suo cuore, ormai suoi. Era un pensiero egoista, ma lo faceva sentire bene come non mai. Accarezzò dolcemente la sua Dororo porgendole casti baci sul collo.
“Sei così calda, Dororo”.
Dororo in quel momento chiuse gli occhi, abbandonandosi al suo Hyakkimaru. Era così bello farsi cullare dal  respiro e riscaldare dal tepore che le donava il suo Hyakkimaru. Forse avere la febbre aveva i suoi vantaggi, pensò Dororo ridendo tra sé.

Per la notte Hyakkimaru trovò una vecchia baracca malconcia. Non aveva finestre e per tutte le quattro mura si sentiva odore di muffa e acqua stagnante. Probabilmente dovuto al tetto pieno di buchi che avevano permesso alla pioggia di entrare.
Fortunatamente, quella sera non faceva molto freddo e Hyakkimaru si era premurato di procurarsi della paglia secca, dove stendere poi due lenzuoli e far poi coricare Dororo ancora febbricitante. Coprì Dororo e poi accese il fuoco, trovando, con non poca difficoltà, legna secca in un piccolo boschetto a pochi metri della baracca.
Dororo dormiva tranquilla, riscaldata dal fuoco e coccolata dalle carezze di Hyakkimaru che dopo un po’ si coricò accanto a lei.

Il fruscio del vento, lo scorrere del fiume e lo starnazzare degli uccelli avevano qualcosa di insolito, di diverso. L’aria era tesa, come se qualcosa potesse uscire allo scoperto da un momento all’altro.
Un tonfo, un rumore che veniva dal fiume svegliò violentemente Hyakkimaru. Il bel samurai si sincerò che Dororo dormisse tranquilla e uscì fuori dalla baracca in tutta fretta. Si avvicinò al fiume con il fiato corto e si guardò intorno. Non riusciva a capire di chi fosse l’aura maligna che aveva percepito.
Dall’acqua fuoriuscì un essere simile a una rana e un uomo e dall’altezza quasi simile a quella di un bambino.
Hyakkimaru rimase in silenzio per un po’ per poi sbuffare una risata. 
“Sei un… cosa sei tu?”
Il piccolo mostro si irritò. 
“Non lo vedi? Sono il grande demone Kappa che vive in questo fiume e tu, essere umano, mi stai disturbando!”
Hyakkimaru smise di ridacchiare e si apprestò a tornare indietro.
Il Kappa a quell’atteggiamento maleducato lo seguì irritato.
"Sai che se mi fai arrabbiare, posso anche fartela pagare come meriti?”
Hyakkimaru lo osservò per alcuni secondi per poi fare un sorriso derisorio.
"Ma davvero?”
Il Kappa infuriato gli urlò contro.
 “Sai, nessuno mi ha mai fatto arrabbiare quanto te, perciò mi prenderò quella bella signorina e ci giocherò tutta la notte!” Disse il Kappa sghignazzando e correndo veloce verso la baracca dove si trovava Dororo.
Hyakkimaru perse la pazienza. Non voleva combattere contro un demone di poco conto e quasi innocuo, ma non gli avrebbe mai permesso di toccare Dororo con quelle sue viscide mani. Corse verso la baracca e sentì un urlo.
”Dororo.”Sussurrò Hyakkimaru preoccupato.
Entrò  spedito nella baracca pronto per dare il ben servito a quella rana informe ma la scena a cui partecipò fu assurda. Il Kappa era a terra steso e con un bel  segno rosso a coprire tutta la guancia destra.
Dororo, svegliatasi dal trambusto fatto dal Kappa e disgustata dal suo aspetto, gli diede un bel pugno destro facendo svenire il malcapitato demone, ignaro della forza di Dororo.
”Che schifo , questo coso qui voleva baciarmi, che schifo!”Disse inorridita Dororo saltellando qua e là.
Hyakkimaru scoppiò a ridere. 
“Vedo che ora ti senti meglio, eh Dororo?”

Hykkimaru e Dororo il giorno seguente legarono ad un albero il Kappa  che urlava loro di lasciarlo andare, ma Dororo gli diede un pugno in testa.
“Vedi di finirla o dico a Hyakkimaru di spellarti!”
Gli disse beffarda Dororo facendo un occhiolino a Hyakkimaru che le sorrise divertito.
“Ancora un po’ e stanotte saresti stata mia umana.”
Bofonchiò a bassa voce il Kappa.
Hyakkimaru lo colpì con il fodero della spada anche lui sulla testa.
“Ma vi siete fissati a colpirmi sulla testa? E’ la mia fonte vitale!”Disse il Kappa piangendo. 
Hyakkimaru estrasse di poco la spada.
 “Dororo è la mia donna, provaci ancora con lei e non ti legherò solo ad un albero la prossima volta!”
A quelle parole Dororo arrossì – la mia donna- ripetè tra sé con il cuore che le batteva a mille.

I due ripresero il viaggio lasciando il Kappa legato come un salame all’albero che imprecava verso di loro.
Dororo fissava di sottecchi Hyakkimaru sorniona.
“Cosa c’è?”Le chiese burbero Hyakkimaru.
“Niente.”Rispose Dororo beffarda, lasciando Hyakkimaru visibilmente confuso; e continuarono il loro viaggio verso le ex terre di Daigo. 



Camminando senza sosta per molti chilometri e attraversando innumerevoli percorsi rocciosi, finalmente I due viaggiatori arrivarono a destinazione. Le ex terre di Daigo per Hyakkimaru erano fonte di dolore e gli facevano rinvangare ricordi che voleva dimenticare.
Dororo, accortasi dello stato d’ansia  di Hyakkimaru, gli strattonò il kimono e lo prese sotto braccio. 
"Va tutto bene, Hyakkimaru. Ci sono io qui con te!”
Hyakkimaru le sorrise e le avvicinò il viso al suo, baciandola delicatamente sulle labbra. Dororo si scostò di poco, per poi ribaciarlo con più passione. Hyakkimaru la strinse a sé e ricambiò quel bacio con ancora più foga e trasporto. Non aveva mai baciato Dororo così come in quel momento. La preoccupazione di quei giorni, dovuta all'incertezza dei suoi sentimenti e l’inquietudine di riportare sana e salva Dororo a casa, e la sofferenza che sicuramente avrebbe provato nel lasciarla andare, resero Hyakkimaru un fascio di nervi. Così quando Dororo gli ricambiò il suo casto bacio, rendendolo più audace e passionale, Hyakkimaru non fece altro che liberare i suoi freni inibitori. Così tra le  braccia della sua Dororo si sentiva al sicuro. Il calore del suo corpo morbido e sinuoso e il profumo della sua pelle risvegliavano i suoi sensi come se in quel momento avesse contemplato un essenza divina.
“Dororo.”
 Sospirò, sognante, scoprendole di poco le spalle per poterle baciare e assaporare ogni centimetro della sua pelle delicata e diafana.
Dororo emise un gemito di piacere. Ormai tra le braccia del suo  amato si sentiva prigioniera e allo stesso tempo libera da ogni pregiudizio e barriera. Lo amava alla follia. In quel momento sentiva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui e con lui. Si sentiva scioccata ed eccitata dai suoi stessi pensieri.
 Possibile che Hyakkimaru potesse sconvolgerla a tal punto?
I due non accennavano a staccarsi. Si appartarono sotto un albero e Hyakkimaru stese il suo mantello per far stendere Dororo e per non farla sporcare. Dopodiché il bel samurai si stese su di lei e riprese a baciarla.
“Dororo, Dororo!”
 Ripeté ad ogni bacio, ansimando copiosamente.
Dororo alzò il capo al cielo e con occhi socchiusi riuscì a intravedere i raggi del sole filtrare dalle foglie autunnali. Era soggiogata da  quei baci, da quelle carezze e il vento che soffiava leggero sfiorava i loro capelli. Il profumo dell’aria autunnale inebriava i due e l’induceva a continuare quei tocchi sinuosi e quella tempesta di baci carichi di passione.
Hyakkimaru baciò il collo della bella Dororo, che ad ogni suo tocco avvampò. Hyakkimaru poi tirò a sé la sua Dororo e la fece sedere sulle sue ginocchia, per aver un migliore contatto visivo e contemplare la bellezza del suo viso.
Una mano del bel samurai si insinuò sotto il kimono di Dororo. Riuscì a sentire il suo calore solo con un fugace e breve tocco. Dororo si sentiva bruciare e chinò il capo imbarazzata sulla spalla di Hyakkimaru che, eccitato, si spogliò rimanendo con il mezzo busto nudo.
“Dororo, ti voglio!”
Disse ansioso e con voce rotta dall’eccitazione.
Il cuore di Dororo batteva impazzito. Anche lei lo voleva. Aveva bisogno di avere un contatto più intimo, più profondo. 
Hyakkimaru spogliò dolcemente Dororo, slacciando l’obi che  le stringeva la vita. Dororo era cosi morbida e soda. I suoi seni nudi erano così belli e sublimi. Era così grato di aver recuperato la vista e poter contemplare tanta bellezza. Pareva un dono del cielo. Dororo era un regalo divino.
Rivangando il passato con nostalgia, ricordando Dororo da piccola, il cuore gli si strinse in una calda morsa. Quella piccola bambina, con la quale il fato era stato crudele  sin dai suoi primi istanti di vita, si era presa cura di lui, gli aveva donato tanto spontaneamente e  senza mai chiedere. Gli aveva insegnato come essere un umano e non cedere all’ira e al dolore. Lei così piccola, ma con un cuore così grande era riuscita a riscaldargli il cuore e donargli amore. Quell’amore che sin dalla nascita gli era stato negato. Commosso dai suoi stessi ricordi, abbracciò forte Dororo. 
”Dororo… io…”stava per dire, ma improvvisamente sentì qualcuno correre verso di loro. 
“Dororo ne san!”
Alcuni bambini li circondarono.
Dororo ridestatasi dal suo stato di trans e piacere urlò alla vista dei bambini per poi allontanarsi imbarazzata da Hyakkimaru e coprendosi goffamente con il kimono che poco prima giaceva per terra.
“B Bambini, mi avete spaventata!”
I bimbi le saltarono addosso con le lacrime agli occhi.
"Ci sei mancata, sorellona!” Le dissero in coro non facendo caso a Hyakkimaru che nel frattempo si era rivestito anche lui, un po’ seccato per essere stati interrotti così bruscamente e proprio quando stava per confessare i propri sentimenti. Scacciò dalla testa quel pensiero e arrossì. Stava davvero dicendo quelle parole? Quindi i suoi sentimenti erano sinceri?
Mentre il bel samurai si torturava la mente cercando di contenere la sua emozione, si accorse che due bambine, due gemelline, lo stavano osservando curiose e con un espressione buffa sul viso. Le piccole avevano il nasino sporco e i capelli neri come la pece corti fino al collo. Erano carine e paffutelle. Hyakkimaru lasciò stare i suoi pensieri in modo di far sbollire la sua eccitazione per Dororo;  si inginocchiò verso le piccole. “Ciao, siete le sorelline di Dororo?”
Chiese gentilmente alle gemelline accarezzandole il capo.
Le bambine si guardarono tra loro e poi gli fecero la linguaccia per poi correre verso Dororo e mettersi dietro di lei. A quel comportamento Hyakkimaru non reagì, anzi ne fu piacevolmente divertito.
“Emi, Rui non siate scortesi con lui. E’ Hyakkimaru, il mio Aniki!” Esclamò Dororo autoritaria e fece cenno ai bambini di salutarlo. Tutti l’osservarono senza dire una parola.
Hyakkimaru li sorrise e si avvicinò. 
“Quindi vi siete presi cura di Dororo. Vi ringrazio tutti!”
Disse ai bambini per poi prendere in braccio il più piccolo che, sorpreso di tanta forza e slancio esclamò,
 “Wow!”
Il piccolo fu conquistato da Hyakkimaru e lo abbracciò forte. “Sei forte come il mio povero papà”.
A quelle parole Hyakkimaru e Dororo si guardarono complici con un sorriso amaro.
Il bel samurai lo abbracciò con trasporto.
"Sono davvero onorato. Tuo papà doveva essere davvero in gamba.” Il bambino sorrise e annuì orgoglioso.
Tutti i bambini, scongiurato il pericolo, capirono che Hyakkimaru non era un nemico e che teneva a Dororo. Così lo tirarono entusiasti per il kimono  trascinandolo al loro rifugio tutti insieme.
Dororo che assisteva alla scena si rilassò e tirò un sospiro di sollievo. Per fortuna, durante la sua assenza non era successo nulla di grave. Dororo  quindi seguì Hyakkimaru   e i bambini con un sorriso divertito. Veder strattonare in quel modo il suo Aniki la faceva ridere e dire che prima che arrivassero i bambini lui e lei stavano…
Le ritornarono alla mente i ricordi di quello che stavano facendo sotto l’albero. Portò le mani alle guance imbarazzata. Ma cosa stava facendo? Pensò tutta rossa in viso.
La piccola Akemi, una dei bambini più grandi, fissava di sottecchi Dororo, quasi beffarda. Dororo si accorse che la bambina la stava fissando con un sorriso ebete sulle labbra.
“Che c’è ?”
Domandò Dororo rossa in viso e con un tono un po’ seccato.
“Quell’uomo è solo il tuo Aniki o il tuo fidanzato? Guarda che non sono cieca, ho visto tutto. Gli altri non hanno capito nulla. Ma io sono intelligente, sorellona” disse la piccola con fare orgoglioso e di chi la sa lunga.
Dororo a quelle parole inciampò su qualcosa di indefinito.
"Tu dovresti tenere a freno la lingua, mocciosetta!”
 Sbottò Dororo, massaggiandosi il fondoschiena per la caduta.
La piccola rise divertita e corse verso il rifugio canzonando la povera Dororo, che la seguì imbarazzata e urlandole contro di fermarsi.

Arrivati tutti al rifugio, Hyakkimaru si guardò intorno. Dororo, tutta da sola, aveva costruito un rifugio così caldo e accogliente. Si sentì orgoglioso di lei. Attraversò ogni navata che portava a piccoli corridoi dove poi si trovavano alla fine di essi le camerate dei bambini. Anche se l’ambiente era un po’ spoglio, si percepivano amore e coccole per tutto il rifugio.
“Ti piace?”
Domandò Dororo apparendogli da dietro.
Hyakkimaru sorrise e l’abbracciò. 
“Tutto qui mi parla di te, sa di te!”
Dororo si abbandonò al suo Hyakkimaru e gli strofinò la fronte con la sua come erano soliti ormai fare. All’improvviso si sentirono osservati e si voltarono verso un’anziana signora che tossì nel vederli così avvinghiati l’un l’altra. Dororo si scostò da Hyakkimaru imbarazzata, per poi avvicinarsi alla vecchia ed abbracciarla.
 “Nonnina!”esclamò, felice.
“Dororo, bambina mia, bentornata!”
Disse l’anziana signora guardando interrogativa Hyakkimaru che rimase in silenzio mentre le osservava.
Dororo si separò dalla vecchia per poi avvicinarsi al bel samurai.
"Nonnina, lui è Hyakkimaru, il mio Aniki. Rammentate i miei racconti?”
La vecchia signora fece mente locale e poi sbottò sorpresa.
 "Quindi è lui il famoso Aniki! Lo facevo più vecchio…”
 A Hyakkimaru scappò una risata.
"Perdonatemi signora, effettivamente sono più grande di Dororo, ma non più di tanto.”
Asserì il bel samurai, inchinandosi solennemente.
La vecchia alzò un sopracciglio dubbiosa e si sistemò gli occhiali per guardarlo meglio. 
“Ovvero quanti anni avete?”
Dororo si mise in mezzo ai due.
 “Nonna, cos’è un interrogatorio?”
Hyakkimaru le poggiò una mano sulla spalla. 
“Tranquilla Dororo, non c’è nulla a cui non posso rispondere. Dunque signora, rispondendo alla vostra domanda ho ventunanni”.
Dororo fu sorpresa da quella notizia, nemmeno lei sapeva che età avesse Hyakkimaru. Cinque anni di differenza, pensò. Non erano poi tanti. Se ne rallegrò molto.
La vecchia non chiese più nulla, ma prese a braccetto Dororo.
"Vogliate scusarmi ragazzo, ma è da tanto che non vedo la mia piccola. Ho tante cose da chiederle.”
Hyakkimaru le fece un sorriso di circostanza. Capì subito di non andare a genio alla vecchia ma non se ne diede pensiero.
Dororo si voltò verso di lui prima di sparire attraverso l’uscio. “Mi dispiace.”
Sussurrò per poi sparire con la vecchia.
Hyakkimaru tirò un profondo sospiro. Era abituato a non piacere alla gente. Era consapevole che i suoi poteri e le sue protesi un tempo inquietavano le persone quasi ad inorridirle. Ma  al suo fianco c’era Dororo. Pensò con gratitudine, per poi introdursi nel giardino del rifugio e avvicinarsi ai bambini che prendevano l’acqua dal piccolo pozzo posto in mezzo al giardino.
“Avete bisogno di una mano piccoli?”Domandò il bel samurai chinandosi verso di loro.
I piccoli annuirono e si fecero aiutare da Hyakkimaru ad estrarre l’acqua dal pozzo.
Ad un tratto un bambino chiese qualcosa che per un momento fece rimanere di stucco Hyakkimaru.
 “Fratellone, ti sposerai con la sorellona Dororo?” Chiese il bimbo, grattandosi imbarazzato la testa.
Gli altri bimbi rimasero in silenzio, ma tutti aspettavano la risposta dalla bocca di Hyakkimaru. Il bel samurai fece un lungo respiro e rimase in silenzio per alcuni secondi per poi annunciare.
 “Se Dororo lo vorrà, io la prenderò in sposa.”
 A tutti i bambini brillarono gli occhi e lo abbracciarono.
Hyakkimaru  stesso non poté credere a ciò che aveva appena detto. Ma  anche i suoi sentimenti erano ormai palesi. Si era innamorato di Dororo. Forse lo era sempre stato, pensò emozionato e pronto per dichiarasi alla sua Dororo.

Dororo, nel frattempo, stava cambiando le lenzuola nella camera in cui avrebbe dormito Hyakkimaru. Magari avrebbero potuto dormire insieme, pensò un po’ maliziosa, ma si  vergognò subito dei suoi pensieri indecenti. D'altronde, Hyakkimaru ancora non era stato del tutto chiaro con lei. Si impensierì molto e si fece cadere sul letto con il muso lungo.
“Hyakkimaru… tu mi ami?”Disse sospirando.
 Dalla porta senti bussare per poi intravedere la sagoma della vecchia nonnina con un sacco in mano. 
“Ecco, altra paglia”disse la vecchia porgendole il sacco.
La vecchia notò che Dororo era persa nei suoi pensieri .
“Quindi lo hai saputo.” Disse la vecchia sedendosi accanto a Dororo che la fissava interrogativa. 
“A cosa ti riferisci nonnina?”
La vecchia sospirò affranta. ”Quindi non sai nulla eh… ebbene quando tu eri via, un ricco signore feudale è venuto al rifugio adirato perché Emi e Rui gli hanno rubato del cibo e…”
Dororo sgranò gli occhi “E? Cosa è successo?”
La vecchia chinò il capo affranta. ”Voleva tagliare loro le mani, ma io glielo impedito.”
Dororo tirò un sospiro di sollievo, ma la vecchia incominciò a piangere. “Così io ho promesso al signore feudale che ti avrebbe preso in moglie!Perdonami piccola mia… ho dovuto, perdonami, altrimenti quelle piccole… io.”
Dororo rimase in silenzio sbigottita. Il cuore le si spezzò in mille pezzi. Aveva un così pesante magone in gola che avrebbe voluto urlare a squarciagola .
 “Io… quando verrà qui il signore feudale?” Domandò secca e senza sfumature nella voce.
La vecchia alzò il capo affranta nel vedere il volto inespressivo di Dororo e l’impallidire della sua pelle.
 “Fra tre giorni verrà a chiedere la tua mano.” Disse sofferente la vecchia, portandosi una mano sul cuore.
“Capisco…”
Disse infine Dororo con una lacrima rigarle il viso.
-Hyakkimaru- urlò nel suo cuore ormai in frantumi.













Angolo della autrice .
Finalmente e forse abbastanza presto ecco qui per voi il quarto capitolo.
Siamo quasi alla fine e mi sento un pò triste, perchè a questa storia mi sono estremamente affezionata e penso(con non poca modestia) che è la mia miglior fanfiction che io abbia mai scritto.
Chi mi conosce già spero abbiano percepito almeno un pò i miei miglioramenti (anche se pochi).
Spero di continuare a scrivere fanfiction su questo fandom ancora per molto per ora arrivederci al quinto, e se dio vuole,(e la mia voglia di non terminare ) ultimo capitolo. 
A presto Kisachan <3








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Capitolo 5
*** Un nuovo inizio accanto a te parte 2:matrimonio ***


                                                  Un nuovo inizio accanto a te parte 2: matrimonio



 

In quei giorni Dororo era scostante, palesemente con la testa da un'altra parte e lo sguardo fisso nel vuoto.

Hyakkimaru si accorse dell’assurdo comportamento di Dororo e più volte tentò di rimanere solo con la ragazza, la quale si chiudeva in se stessa trovando qualche pretesto per tenerlo lontano. Il bel samurai incominciò a pensare che la sua presenza incominciasse a turbarla. Dopotutto non era stato ancora chiaro con Dororo su i suoi sentimenti per lei. Era quasi certo che il motivo fosse questo. Probabilmente era stata anche influenzata dalla vecchia del villaggio alla quale, dal primo incontro, Hyakkimaru non le era piaciuto. E ogni volta che la vecchia posava il suo sguardo su di lui pareva che volesse bruciarlo con una sola occhiata. Hyakkimaru era ignaro delle vere ragioni per le quali Dororo era così scostante e assente. Ma era quasi convinto che fosse lui la causa dell’atteggiamento della ragazza. Il suo comportamento così ambiguo nei confronti di Dororo, aveva portato la ragazza ad estraniarsi e chiudersi in se stessa. Voleva parlarle, stringerla a sé e rivelarle finalmente i suoi sentimenti.

Era perso nei suoi pensieri, mentre fissava distratto l’orizzonte tinto di arancio e viola. Quel tramonto così bello davanti ai suoi occhi lo rendevano triste e angosciato. Più volte aveva visto il sole tramontare durante il viaggio con Dororo. Quel sole tiepido che lasciava il posto alla notte, così arancione e brillante illuminava il viso diafano della bella Dororo. Tante volte si era soffermato a contemplarla quando il vento le sfiorava i lunghi capelli corvini legati in una morbida coda. In quei momenti di dolcezza e semplicità, il cuore del bel samurai si sentiva appagato. E in quei momenti Dororo si voltava verso di lui e gli sorrideva dolcemente, mentre i raggi del sole del tramonto le contornavano il viso. Quel ricordo non così lontano lo commosse e gli fece desiderare ancora di più abbracciarla forte e pronunciare quelle parole che teneva ancora taciute. Era stanco di non poterle parlare. Gli pareva assurdo. Voleva sentire lui stesso che era finita dalla stessa Dororo, anche se ciò avrebbe comportato perderla per sempre e definitivamente.

Dororo era affacciata dalla piccola finestra della sua stanza, fissando le stelle. Il firmamento si rispecchiava nei suoi occhi malinconici che furono bagnati da piccole lacrime che le rigarono il viso. La notizia del suo imminente matrimonio con il signore Feudatario la sconvolse fino a non riuscire a guardare in faccia Hyakkimaru e nemmeno parlargli normalmente. Non voleva sposarsi con un uomo che nemmeno amava. Sarebbe stato il suo sposo, il compagno della vita e lei non poteva più farci nulla. Odiava tutto ciò. Lei era innamorata di Hyakkimaru, unico grande amore della sua vita. In quel momento comprese ancora di più il dolore di Izayoji. Le circostanze erano di certo diverse, ma forse era ancor più doloroso sapere di amare qualcuno, e non poterlo avere, poiché per il bene del suo villaggio, doveva sposarsi con qualcuno che non avrebbe mai amato. Strinse con le mani il suo kimono, arrabbiata e angustiata con se stessa. Era sul punto di scappare via, ma avrebbe compromesso le vite delle piccole gemelle. Non sapeva più cosa fare.

“Dororo”.

Si sentì chiamare dopo aver sentito bussare alla porta. Hyakkimaru, pensò con il fiato sospeso. Era nel panico.

Hyakkimaru entrò nella stanza di Dororo un po’ titubante per poi avvicinarsi a lei.

“Hai un momento? Ho bisogno di parlarti.” Le disse gentilmente, sedendosi sul futon accanto a lei.

Dororo non proferì parola . Rimase in solenne silenzio senza voltarsi verso di lui.

Hyakkimaru addolorato da quel comportamento sospirò sofferente.

“Dororo, sono almeno due giorni che non mi parli… io ho bisogno che tu mi ascolti!”

Dororo chinò il capo affranta. Con il suo comportamento stava facendo preoccupare il suo Aniki.

Hyakkimaru sentendosi ignorato fece una smorfia di dolore e la voltò brutalmente, afferrandola per le spalle, verso di lui.

“Almeno guardami, Dororo! Se c’è qualcosa che non va dimmelo! Sicuramente io ho fatto molti sbagli e continuerò a farli, ma ti prego non ignorarmi!”Le disse tutto di un fiato con l’amaro in bocca per poi abbracciarla forte.

Dororo incominciò a piangere. “Hyakkimaru,” sospirò con un filo di voce, per poi ricambiare l’abbraccio e stringerlo a sé.

“Io… ti amo!”

Hyakkimaru le alzò il viso verso il suo per poi asciugarle le gote con le dita. “Dororo se mi ami ancora… allora perché in questi giorni tu…”

Dororo sorrise mesta, per poi appoggiare un dito sulle labbra di Hyakkimaru per zittirlo e per poi baciarlo con passione, come se volesse cancellare tutti quei pensieri che l’attanagliavano, rendendola triste e arrecandole tanto dolore da voler morire. Nonostante ciò, tra le braccia del bel samurai si sentiva al sicuro. Voleva abbandonarsi completamente e non pensare più a nulla.

Hyakkimaru ricambiò quel bacio per poi scioglierle i capelli e accarezzarle dolcemente la schiena. Averla al suo fianco era così appagante, così perfetto. Dororo gli poggiò una mano su una guancia per poi sorridergli e avvicinargli il viso al suo. “Amore mio… rendimi donna stanotte, ti prego!”Gli disse dolcemente e con le lacrime agli occhi.

Un emozione indescrivibile colpì Hyakkimaru dritto al cuore. Era il momento giusto? Poteva farlo? Sarebbe stato doloroso per Dororo? Tanti pensieri contrastanti lo perseguitavano, ma ogni suo dubbio o incertezza svanì del tutto quando il suo sguardo si posò su quello di Dororo.

La luce della luna illuminava la stanza creando una scia azzurra che contornava il corpo di Dororo e i suoi occhi grandi e marroni guardavano fisso Hyakkimaru quasi ad implorarlo di abbracciarla.

Il cuore di Hyakkimaru batteva forte e i suoi dubbi svanirono completamente. Abbracciò forte Dororo per poi prenderle il viso con le mani e guardandola intensamente pronunciò finalmente quelle parole che fino ad allora aveva taciuto.

“Dororo, io ti amo… ti adoro sin da quando eri una bambina! E ora voglio con tutto il mio corpo e tutta la mia anima urlare il mio amore per te.”

Dororo sgranò gli occhi scioccata ed emozionata. Finalmente il suo Aniki era stato in grado di dirle quelle parole che sempre aveva desiderato ascoltare da lui. Non voleva pensare più a niente, ma solo al suo Hyakkimaru. L’unico vero amore della sua vita. Dimenticando tutto e tutti, si lasciò completamente andare all’amore e alla passione che provava per il suo Aniki. Delicati e fugaci baci dava Hyakkimaru per tutto il corpo di Dororo, la quale ricambiava con tutta se stessa accarezzandogli la pelle tiepida e liscia.

Sin dalla prima volta che Dororo toccò le mani di Hyakkimaru, sottratte dai demoni e poi riottenute con tanta fatica, costatò quanto erano piacevoli al tatto; e in quel momento fatto di dolcezza e calore, sentirsi accarezzata da quelle mani e da quella pelle, le trasmettevano sicurezza e protezione. Hyakkimaru le baciò delicatamente un seno e si stese su Dororo per poi sfilarle delicatamente il kimono.

Una mano incominciò a sfiorarle l’intimità, con estrema delicatezza. Dororo socchiuse gli occhi, per poi cacciare un gemito dalle labbra. “Hyakkimaru.” Disse con la voce impastata dal piacere.

“Dororo, non ho mai desiderato così tanto qualcuno quanto te!”

Dororo si riprese per un attimo dall’estasi e un pensiero la bloccò.

“Hai avuto altre donne prima di me?” Domandò con lo sguardo perso e fisso su di lui.

Hyakkimaru la fissò per poi assumere un’espressone affranta e infine debolmente ammise.

“Sì, Dororo”. Il bel samurai indietreggiò e si coprì il viso con entrambe le mani. “Perdonami, Dororo”.

Dororo fissò le sue ginocchia nude con il capo chino. Quella rivelazione fu come una lama che le trapassò il cuore. Rimase in silenzio per poi avvicinarsi a Hyakkiamaru e dolcemente prendergi il capo e appoggiarlo sul suo grembo.

“Dororo?”Chiese Hyakkimaru incredulo e visibilmente confuso.

“Va tutto bene… io lo capisco!”

Hyakkimaru sorpreso da quella frase si alzò dalle gambe della ragazza.

“Perché, Dororo?”

Dororo sorrise dolcemente. “Vedi, io immaginavo che poteva esserci questa possibilità, anche se ho sperato fino alla fine non fosse così, ma dopotutto sei un uomo, perciò lo capisco e lo accetto, Hyakkimaru!”

Il bel samurai, con il volto addolorato, abbracciò forte Dororo. Con una tempesta di baci ricoprì il volto di Dororo, che con le lacrime agli occhi disse infine: “ti amo tantissimo amore mio!”

Si amarono per tutta la notte. Hyakkimaru, più volte e per tutto il tempo che avevano giaciuto insieme, cercò costantemente la sua Dororo, assaporando appieno quel dolce tepore che mai con nessuna altra donna aveva provato. Baci, carezze e quella passione che li aveva soggiogati da quando si erano rincontrati, furono i protagonisti in quella piccola stanza illuminata dalla luce della luna. I due si cercarono fino alle prime luci del mattino.

La flebile luce dell’alba accarezzò il viso addormentato di Dororo. Hyakkimaru, rimasto sveglio, contemplava la sua amata, vegliando i suoi sogni. “Ti amo, mia piccola Dororo”le sussurrò ad un orecchio per poi baciarle dolcemente la fronte.

Dororo aprì gli occhi per poi sorridergli felice e un po’ imbarazzata. “Non hai dormito?”Gli domandò per poi ricambiare quel dolce bacio tirandolo a sé .

“Ho vegliato su di te e su i tuoi sogni, amore mio”le disse per poi baciarle le mani.

La ragazza arrossì a quel gesto e ripensando a quella notte incredibile, nella quale era diventata una donna tra le braccia dell’uomo che amava.

“Amore mio, se non ci fossimo incontrati, mi saresti venuto a prendere?”Gli chiese all’improvviso, ma era una domanda senza la pretesa di una risposta. Hyakkimaru le sorrise per poi accarezzarle il petto. “Dororo, io non me ne sono mai andato davvero…”ammise per poi arrossire.

Dororo lo guardò confusa e infatti lo fissò in cerca di una spiegazione a quella rivelazione.

Hyakkimaru si mise seduto per poi abbracciare da dietro Dororo che appoggiò il capo sul petto di Hyakkimaru.

“Io ogni primavera vengo qui per vederti. Per vegliare su di te. Ogni tanto il Bonzo ti ha portato alcuni kimoni, giusto?”Disse a Dororo che fece un cenno di assenso con il capo.

“Ebbene ogni volta che veniva con un regalo dicendoti che li aveva presi durante i suoi viaggi, in realtà erano regali che ti mandavo io.”

Dororo arrossì per poi sgranare gli occhi. “Cosa? Quindi anche quello che porto sempre è un tuo regalo?” Hyakkimaru annuì rosso in viso.

“Quando il Bonzo Biwamaru morì mi sono ripromesso che sarei venuto a prenderti la prossima primavera. Lui era il legame che mi permetteva di vegliare su di te.”

Dororo incominciò a piangere per poi abbracciarlo. “Quando ho saputo della sua morte, ho temuto che potesse capitarti qualcosa, perché come te, anche per me Biwamaru sama era il legame che mi avrebbe fatto ricongiungere a te!”

I due rimasero abbracciati, tra baci e carezze, si riaddormentarono stretti l'un altro. L’alba lasciò il posto al mattino. Il vento sfiorava le foglie degli alberi.

Dororo si svegliò con lo sguardo perso nel vuoto. La bellissima notte fatta di amore e promesse aveva lasciato il posto a un nuovo giorno, ma carico di tristezza e dolore. Di lì a poche ore il signore Feudatario sarebbe venuto a chiedere la sua mano. Con il suo amato kimono tra le mani, che aveva scoperto essere un regalo del suo Hyakkimaru, Dororo uscì dalla sua stanza posando per l’ultima volta lo sguardo sul volto dell’uomo della sua vita.

“Ti amo, ti amerò per sempre, Aniki!”E con le lacrime agli occhi sparì dall’uscio della porta, lasciando Hyakkimaru addormentato sul loro giaciglio d’amore, ignaro di quali eventi avrebbero sconvolto di lì a poco le loro vite.

Il sole era ormai alto e Hyakkimaru fu svegliato dalla sua calda luce. Strizzò gli occhi infastidito dalla luce troppo forte che filtrava dalla finestra e voltò il capo ancora mezzo addormentato. In dormiveglia cercò con una mano Dororo. Più volte tastò il letto senza trovarla e così aprì gli occhi sorpreso che nel loro giaciglio d’amore di Dororo non vi era quasi più traccia, solo un lungo capello nero sulle lenzuola candide, che avevano custodito momenti preziosi la notte prima.

“Dororo”, pronunciò flebilmente con lo sguardo perso nel vuoto e con una strana sensazione che sentiva alla bocca dello stomaco.

Si sentiva preoccupato senza capirne il motivo. Si alzò di fretta per poi cercare il suo kimono che trovò per terra. Lo legò velocemente e uscì fuori dalla stanza.

Dororo era occupata a preparare la colazione per tutti i bambini, come era solita fare ormai da anni. In realtà cercava in tutti i modi di non pensare al suo imminente e triste futuro, altrimenti sarebbe scoppiata subito a piangere. Se Hyakkimaru l’avesse vista, di sicuro avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per salvarla da quel avvenire dal quale voleva scappare. Mentre lavava il riso, sentì una presenza dietro di lei. Si voltò subito credendo che fosse Hyakkimaru, ma davanti a sé c’era la sua nonnina che la fissava con un' espressione addolorata.

“Mi dispiace piccola mia”, le disse accarezzandole dolcemente una guancia. Dororo non proferì parola, anzi si voltò di nuovo e continuò quello che stava facendo. Era arrabbiata, ma non poteva farci nulla. Si sentiva triste e il suo cuore sembrava che stesse per scoppiare. Aveva paura. Paura che Hyakkimaru potesse odiarla, dopo che, finalmente, le aveva confidato e confessato il suo amore. Si morse un labbro nervosa e incominciò a sanguinare. Si toccò le labbra doloranti e una lacrima rigò il suo viso.

“Piccola, cosa hai fatto! Ti fa molto male?”

Dororo con un’espressione colma di ira si girò di scatto verso la vecchia. “Questo dolore non è nulla paragonato al dolore che proverò in futuro con quell’uomo!”Strinse i pugni per poi sbattere una mano sul lavabo.

“Dororo”, disse Hyakkimaru apparendo all’improvviso da dietro alla porta.

Le due donne saltarono alla sua improvvisa presenza. Dororo chinò il capo mentre la vecchia fissava Hyakkimaru con aria rammaricata. “Scusatemi, ho delle mansioni che mi aspettano”, disse infine la vecchia per poi andare via, lanciando un’ultima occhiata addolorata verso Hyakkimaru per poi sparire fuori dall’uscio della porta.

Hyakkimaru si avvicinò a Dororo e con le dita tolse il sangue sulle labbra della ragazza.

“Come hai fatto a farti male?Ti duole molto, Dororo?”Le disse dolcemente per poi avvicinare il viso a quello della ragazza con l’intenzione di leccarle il labbro ferito.

Dororo si scansò imbarazzata cercando di evitare lo sguardo del bel samurai. “Scusami Hyakkimaru, ero così presa con le faccende… mi sarò morsa mentre ero sovrappensiero”, gli mentì per non farlo preoccupare, ma non fu convincente. Infatti Hyakkimaru aveva visto Dororo e la vecchia litigare, ma non le fece ulteriori domande per non metterla a disagio. Si sedette sulla panca in cui erano soliti sedersi i bambini per mangiare, mentre guardava la sua Dororo impegnata con la cucina. Arrossì al pensiero che un giorno, da sposati, avrebbero consumato ogni pasto, cucinato da Dororo, insieme, per poi immaginarla nel far mangiare il loro bambino. Si commosse a quel pensiero. Finalmente avrebbe avuto una famiglia tutta sua e avrebbe cresciuto suo figlio con amore e calore.

Sorrise dolcemente per poi alzarsi e abbracciare da dietro Dororo. “Stamane sei ancora più bella, amore mio”, le disse bisbigliandole ad un orecchio. Dororo arrossì. “Hyakkimaru, i bambini verranno da un momento all’altro!”Disse la ragazza scostandosi di poco.

“Cos’hai, Dororo?”Hyakkimaru non capiva il perché dello strano comportamento della ragazza. Sembrava restia a qualsiasi contatto con lui. Che si fosse pentita della notte passata assieme? Pensò con un magone in gola.

All’improvviso da fuori si sentivano urla e il nitrire di cavalli in corsa. Dororo andò sull’attenti con il fiato sospeso, fissando con aria angustiata un punto indefinito.

Hyakkimaru confuso dall’ atteggiamento della ragazza si precipitò fuori. Non sapeva il perché dell’agitazione di Dororo, ma sapeva che quello che stava succedendo fuori dal rifugio c’entrasse in qualche modo con lo stato d’animo della ragazza.

“No Hyakkimaru – san, non uscite!”D’improvviso la vecchia apparve strattonandogli il kimono.

Hyakkimaru si voltò seccato. “Si può sapere perché siete così ostile nei miei confronti? So di non essere perfetto, so che in passato ho arrecato dolore a tante vite, ma io amo Dororo più che mai, vi è chiaro!?”Le urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Aveva i nervi a fior di pelle e il rumore che veniva da fuori incominciava a metterlo in un forte stato di ansia.

La vecchia sospirò angustiata. “Se dovete proprio andare allora andate, ma sappiate che la mia piccola Dororo non ha colpe. La colpa è solo mia!”Incominciò a piangere, coprendo il viso con il kimono dai temi floreali.

Hyakkimaru sgranò gli occhi scioccato e si precipitò fuori dal rifugio e la scena che apparve davanti ai suoi occhi lo fece rabbrividire: un uomo sulla quarantina, dallo sguardo beffardo, vestito bene e dall’aria apparentemente distinta, stava baciando la mano della sua Dororo, la quale aveva il viso ombrato e lo sguardo triste che fissava il terreno. Hyakkimaru, in collera, si mise tra i due sguainando la spada e porgendola, con fare minaccioso, verso l’uomo che lo guardò indignato.

“Hyakkimaru, no!”Urlò Dororo fermandolo e mettendo le mani sul petto del bel samurai che fu sorpreso dallo strano gesto di Dororo.Perché mai la sua Dororo proteggeva quel l’uomo?

“Chi è costui, mia giovane sposa?”Si apprestò a dire l’uomo mettendo una mano sulla spalla di Dororo che si strinse nelle spalle a quel gesto.

Hyakkimaru sgranò gli occhi sgomento, sentendo quella frase e stava per inveire contro quell’uomo che si stava prendendo troppe libertà con la sua donna, quando Dororo si avvicinò a lui con il volto rigato di lacrime. “Aniki, lui è…”

Hyakkimaru trasformò la sua espressione di rabbia in tristezza sentendo la parola Aniki. Il bel samurai si avvicinò alla ragazza, asciugandole una lacrima.

“E’ il mio promesso sposo…”ammise infine Dororo chiudendo gli occhi, perché altrimenti avrebbe dovuto vedere l’espressione del suo Hyakkimaru.

Il bel samurai, con il volto addolorato, chinò il capo verso di lei.“Ti prego dimmi che non è vero, Dororo!”La pregò sul punto di impazzire ma non ottenne risposta.

L’uomo si avvicinò ai due e strattonò Dororo per poi abbracciarla da dietro. “Chi siete voi e cosa volete dalla mia sposa?”

Hyakkimaru fissò angustiato la sua Dororo tra le braccia di un altro uomo, cercando di guardare solo lei, le sue labbra, i suoi occhi, i suoi lunghi capelli neri corvino, la sua pelle morbida e diafana, i seni sodi e il corpo sinuoso. Cercò di ricordare la notte prima, quando fece l’amore per la prima volta con lei, assaporando quell’atto finalmente ricolmo di sentimenti che mai avrebbe pensato di provare nella sua vita. Ripensò alle dolci risate della sua adorata Dororo, al suo bellissimo sorriso e alle sue guance arrossate. Tutto pur di scacciare l’amarezza e il dolore di quella scoperta: Dororo non era mai stata sua!

“Sono il suo Aniki”Disse infine scioccando la bella Dororo che con lo sguardo basso verso il terreno e le lacrime agli occhi si divincolò dall’uomo e scappò via. Hyakkimaru chinò il capo. Ormai l’aveva persa per sempre.

L’uomo si avvicinò a Hyakkimaru con fare amichevole. “Oh dunque siete solo il suo Aniki… orbene io sono il suo promesso sposo e sono il signore feudatario del paese vicino!”Disse quasi vantandosi e dando una pacca sulla spalla a Hyakkimaru, che disgustato da quel gesto se lo scrollò di dosso.

“Che modi!” Lo ammonì il signore feudatario, indignato da quel comportamento ai suoi occhi maleducato.

“Non ci faccia caso mio signore, Hyakkimaru è molto affezionato alla sua sorellina.”Disse la vecchia che apparve all’improvviso di fronte ai due.

-Sorellina?- Pensò Hyakkimaru sul punto di scoppiare. Non aveva mai pensato a Dororo come se fosse una sorella, nemmeno quando era una bambina. Forse l’aveva sempre amata. Di sicuro in passato non era amore passionale, ma un dolce sentimento di affetto platonico che pian piano, col tempo, si era trasformato in quel forte amore passionale che provava in quel momento e che gli era stato portato brutalmente via .

Hyakkimaru non resse più al suo stato d’ ira e andò via, lanciando sguardi di odio e rancore verso il signore feudatario e squadrando la vecchia da capo a piedi quasi se avesse voluto bruciarla con lo sguardo.

Dororo, in preda a un pianto disperato, stringeva le lenzuola del suo giaciglio che conservava i ricordi d’amore che aveva avuto con il suo Hyakkimaru. Strinse i denti, dando pugni sul futon. Stava impazzendo dal dolore. La sua mente continuava imperterrita a rivivere quel momento di strazio e a ricordare l’espressione di delusione sul volto del suo Hyakkimaru.

“Quando pensavi di dirmelo, Dororo?”Hyakkimaru le apparve da dietro con un espressione truce facendola saltare.

“Hyakkimaru… io.”Le parole le morirono in gola. Non sapeva da dove incominciare.

“Hyakkimaru? Non più Aniki?”Domandò il bel samurai con un sorriso amaro per poi accarezzarle le guance.

“Ti prego, dimmi perché!”Avvicinò la sua fronte a quella di Dororo, facedole strofinare. Dororo ricominciò a piangere per poi abbracciarlo. “Perdonami, ti prego perdonami!”Urlò dal dolore scoppiando in un pianto disperato, tenendo stretto il suo Hyakkimaru, che l’abbracciò forte a sé. Una lacrima rigò il volto sofferente di Hyakkimaru. “Amore mio, io ti amo!”Disse infine per poi avvicinare il suo viso a quello della sua amata e si baciarono con foga, passionalmente, senza mai fermarsi.

“Non voglio lasciarti a nessuno. Sei mia!” In vita sua Hyakkimaru aveva sempre combattuto per riottenere ciò che gli apparteneva di diritto e lo avrebbe fatto ancora. Dororo arrossì a quelle parole. Non aveva mai visto Hyakkimaru così deciso, così uomo. Si abbandonò a quelle calde braccia e a quella forte stretta e annuì appoggiandosi sul petto del suo amato. Dororo si addormentò stanca da tutti quegli eventi che l’avevano turbata fino a quel momento. Eppure tra le braccia di Hyakkimaru non aveva più paura.

Hyakkimaru contemplava il viso addormentato e visibilmente provato di Dororo per poi spostare una ciocca di capelli che le copriva gli occhi. Baciò una mano della sua amata per poi avvicinare le sue labbra all’orecchio di Dororo.

“I tuoi dolori li spazzerò via come una folata di vento, amore mio. Te lo prometto”, le sussurrò, infine, dolcemente abbracciandola stretta a sé, non smettendo mai di guardarla con lo sguardo sempre più innamorato.

“Dororo, ti amo”.

Il signore feudatario, Kazuma, sarebbe venuto a prendere Dororo due giorni dopo, per permettere agli abitanti del villaggio di preparare i festeggiamenti per il loro matrimonio.

La nonnina di Dororo con il volto ombrato di tristezza faceva misurare alla ragazza un kimono bianco e per tutto il tempo, Dororo non proferì parola. Stava seduta sulla sedia, ferma e immobile, mentre i suoi occhi fissavano inespressivi lo specchio di fronte sé. La vecchia, preoccupata del mutismo della ragazza, le si mise davanti e le poggiò le mani sulle spalle.

“Ti prego piccola mia, cerca di capire. So che ami il tuo Aniki, ma non avevo altra scelta!”Dororo la fissava torva e si alzò di scatto. “No. Non puoi capire! Tu che ti sei sposata con un matrimonio combinato e senza amore, non potrai mai capire!”

La vecchia le afferrò i polsi con le lacrime agli occhi. “Lo capisco benissimo, credimi, Dororo! Non sai quanto ho pianto tutte le mie lacrime e quanto triste mi sentì il giorno dopo la prima notte. Fu tutto così tremendamente doloroso! Non avrei mai voluto imporre una vita del genere a te ma ho dovuto per il bene di quelle povere piccole creature!”

Dororo chinò il capo e si inginocchiò a terra esausta e affranta. Non sapeva più come comportarsi, ma voleva credere nelle parole di Hyakkimaru che le infondevano speranza. -Devo credere in lui!- Ripeté a se stessa per darsi coraggio.

Hyakkimaru era seduto sull’erba secca ad ammirare il paesaggio circostante. Era stupito dal cambiamento che durante quegli anni avevano avuto le ex terre di Daigo. Il dominio di suo padre, Kagemitsu Daigo, su quelle terre era ormai un ricordo lontano. I bambini giocavano felici e i nuovi approvvigionamenti portati da lui e Dororo durante il viaggio e la pioggia di quei giorni aiutarono molto il raccolto. Era contento che tutto si era ristabilito e che gli abitanti potessero di nuovo vivere sereni. Nonostante ciò, il suo cuore era in tumulto per l’imminente matrimonio di Dororo con il signore Kazuma. Aveva promesso alla sua amata che avrebbe impedito a qualsiasi costo quell’unione. Se avesse sguainato di nuovo la spada contro il signore feudatario, avrebbe compromesso la vita degli abitanti del villaggio.

La sottile alleanza dei due paesi sarebbe stata spezzata e ci sarebbe stata una nuova guerra. Non poteva agire da sconsiderato. Doveva escogitare un modo appropriato per salvare Dororo da un destino triste e infelice.

I bambini del rifugio, che avevano scoperto il triste destino della loro sorellona, erano sconvolti, poiché desideravano che Dororo e Hyakkimaru un giorno si sposassero. Ognuno di loro pregò per la felicità di Dororo, fiduciosi che Hyakkimaru potesse salvarla da quell'uomo che l'avrebbe sicuramente resa infelice.

Il giorno delle nozze era arrivato. I festeggiamenti erano già nell’aria. Gli abitanti del villaggio avevano quasi preparato tutto il necessario per il matrimonio. Le donne del villaggio arrivarono al rifugio di buon mattino per preparare Dororo alle nozze. Il cuore di Dororo era in subbuglio.Un groviglio di emozioni la turbavano. Aveva la gola secca. Tremava e incominciò a mangiarsi le unghie dal nervosismo. Le donne del villaggio cercavano di tranquillizzarla in qualsiasi modo possibile ma fu tutto inutile. Dororo si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza, seguita con lo sguardo delle donne con l’aria preoccupata. Doveva prendere tempo. Scappare non era una buona idea, ma non riusciva più a sostenere quel tripudio di emozioni contrastanti e la paura di doversi legare a quell’uomo.

-Hyakkimaru!- Pensò affranta per poi inginocchiarsi, facendosi scivolare sul muro per poi scoppiare a piangere.

Hyakkimaru vide tutta la scena e stava per correre da Dororo con l’intenzione di abbracciarla, ma fu bloccato dalla vecchia.

“Hyakkimaru san, devo parlarti.”Disse la vecchia con aria decisa.

Hyakkimaru per un attimo stava per rifiutare, ma fu colpito da quell’atteggiamento risoluto e la seguì in un posto più appartato per ascoltarla.

“Tu ami davvero la mia piccola Dororo?”Domandò la vecchia porgendo poi un fazzoletto bianco al bel samurai. Hyakkimaru annuì con decisione e prese il fazzoletto. “Cosa c’è dentro?” Chiese Hyakkimaru confuso per poi aprire e sgranare gli occhi da quello che vide.

“E’ la prova che Dororo è ormai vostra!”Disse la vecchia arrossendo di poco per poi unire le mani come segno di preghiera.

“Qualche giorno fa ero in camera della mia piccolina per cambiare le lenzuola, avete giaciuto insieme, vero?” Provo ad indovinare l'anziana con estrema e insolita calma nella voce. Hyakkimaru era scioccato. Non si spiegava il perché di quel gesto così strano e vergognoso nei confronti di Dororo. Si sentì disgustato. “Come osate mancare di rispetto alla riservatezza di Dororo?!”

La vecchia indietreggiò di poco. “Io la sto salvando! Ma per fare questo dovete mettere al primo posto lei e infangare il vostro nome se è necessario. Una donna non più illibata non la vuole nessuno!”

Hyakkimaru fu scioccato da quelle parole, ma avevano un fondo di verità.

Se avessero detto che il bel samurai aveva giaciuto con Dororo contro la volontà della ragazza, il signor Kazuma non avrebbe più voluto sposarla.

Così decise che quella era l’unica soluzione per evitare il matrimonio e acconsentì al piano proposto dalla vecchia.

A poche ore dal matrimonio, Hyakkimaru, deciso sul da farsi, si precipitò nel luogo della cerimonia.

Dororo era pronta, e indossava il kimono bianco. Lo stesso kimono che avrebbe voluto indossare quando avrebbe sposato Hyakkimaru. Sospirò e una lacrima le rigò il viso. Fece una smorfia di dolore quando Kazuma le porse la mano e le baciò una guancia, per poi sussurrarle: “Finalmente sarai mia e stanotte ti renderò una donna, mia dolce Dororo". Dororo ingoiò un boccone inesistente e incominciò ad avere paura. Se Kazuma avesse scoperto che lei non era più pura, cosa sarebbe successo? Il signore feudatario si sarebbe vendicato? Avrebbe fatto del male ai suoi bambini?Sicuramente non gli avrebbe mai permesso neanche di torcerli un capello. Anzi avrebbe dato la vita pur di proteggerli. I due, prossimi al matrimonio, si accinsero ad entrare nella sala della cerimonia, addobbata con fiori e stoffe preziose. Molte persone del villaggio che parteciparono alla cerimonia guardarono estasiati Dororo. Era stupenda vestita da sposa. Prima che l'anziana del villaggio incominciasse la cerimonia del thè per le promesse dei reciproci sposi, Hyakkimaru entrò all'improvviso nella sala, spalancando con forza i due pesanti portoni che chiudevano le quattro mura di quella stanza. Dororo sgranò gli occhi sconvolta dall'arrivo del bel samurai cercando nel suo sguardo una spiegazione. Hyakkimaru si avvicinò a Dororo e le bisbigliò all'orecchio: "Perdonami per quello che sto per fare."Le disse per poi frugare dentro al suo kimono.

Prese un pezzo di stoffa e lo porse discretamente al signore feudatario, il quale confuso guardò all'interno per poi strattonare Hyakkimaru adirato da ciò che aveva visto."Cosa significa questo?!" Hyakkimaru sorrise beffardo per poi divincolandosi dalla stretta di Kazuma.

"Quello che vedete! Dororo è mia! Lo è sempre stata, e prima che diciate qualcos'altro, sappiate che lo presa nonostante lei non fosse accondiscendente!"A quelle parole il signore feudatario si indignò e grignò i denti.

"Voi come osate mancarmi di rispetto?!Avete pianificato tutto per deridermi?"Dororo era scioccata da quello che stava succedendo.

-Non è vero!-pensò con le lacrime agli occhi e con il viso rosso dall'imbarazzo. Hyakkimaru si stava sporcando le mani e il suo nome per lei.

"Hyakkimaru no!Non farlo ti prego!"

Hyakkimaru le sorrise dolcemente, con uno sguardo colmo d'amore. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per la sua amata Dororo, anche infangarsi, anche apparire il peggior essere vivente sulla Terra."Non siate sciocco signore, vi pare che potessi lasciar a qualcun altro tale bellezza?"E dicendo questo, abbracciò Dororo in modo sensuale. "Non ho mai pensato a lei come ad una sorellina... vi è chiaro adesso, signor Kazuma?" Il signor feudatario indignato strattonò Hyakkimaru per poi dargli un pugno.

"Non voglio avere accanto un avanzo di qualcun'altro!"E, detto ciò, andò via irritato dalla sala con le sue guardie al seguito. Hyakkimaru appena l'uomo sparì dall'uscio dei due portoni tirò un sospiro di sollievo, ma Dororo lo schiaffeggiò, facendo saltare in aria i presenti ancora scioccati da ciò che era appena successo.

”Perché Hyakkimaru? Perché arrivare a tanto?!"Hyakkimaru sorrise dolcemente, mentre si massaggiava le due guance doloranti.

"Perché io sarò il tuo sposo! Dororo, io ti amo!" Le prese le mani per poi baciarle. Quello era l'unico modo per salvarla da quel destino. Non gli importava di apparire come un mostro. Era ormai abituato a quell'appellativo fin dalla nascita.

"Io sono un essere umano che commetterà sempre degli sbagli, ma ho bisogno che tu sia al mio fianco per diventare degno di vivere in questo mondo. Perciò Dororo vuoi sposare quest'uomo che sa solo sbagliare?" Dororo incominciò a piangere e intravide i bambini del rifugio e la sua nonnina annuire felici. Era libera di poter amare e di stare al fianco del suo unico e grande amore.

"Sì, dopotutto solo io posso sopportarti, Hyakkimaru."Disse Dororo beffarda ma con una forte emozione a farle battere il cuore. Sorprendendo tutti i presenti, saltò addosso al suo Aniki, per poi abbracciarlo forte e baciandolo con passione. Hyakkimaru ricambiò il bacio con ancora più enfasi e trasporto, lasciando a bocca aperta l'anziana che era ancora scioccata da tutto quello che era successo poc'anzi. L'anziana fece un colpo di tosse e poi annunciò: "Quindi adesso procediamo a questo matrimonio?" Hyakkimaru e Dororo sbuffarono una risata e gli abitanti del villaggio tirarono un sospiro di sollievo. La cerimonia procedette solenne e finalmente dopo tanti anni di separazione i due innamorati erano finalmente insieme, una cosa sola e uniti in matrimonio.

Mano nella mano i due innamorati passeggiavano sereni con il tramonto del sole che contornava i loro visi. Hyakkimaru guardava sereno il faccino del loro bambino che saltellava allegro sulla riva del fiume. Dororo gli sorrise per poi avvicinarsi al suo amato per poi bisbigliargli nell'orecchio: "Non c'è gioia più grande, vero?"Hyakkimaru sorrise per poi voltarsi di nuovo verso suo figlio."Già è così."Disse commosso quasi sul punto di piangere.

La vita finalmente aveva regalato a Dororo e Hyakkimaru la felicità. Finalmente erano insieme, felici con il loro bambino.

 

 

 

 

 

 

Fine

 

 

ANGOLO DELLA PSEUDO AUTRICE

 

Orbene ragazzi sono riuscita a pubblicare l'ultimo capitolo della fanfiction.Per me è stata una grande prova sia la fanfiction in sè e sia il capitolo finale dove si respira molto il maschilismo.Anche se è consono per quei tempi, ma Dororo è molto emancipata nonostante il tempo in cui è ambientata la storia . Infatti alcune tematiche faranno storcere il naso a parecchi, ma mi sono documentatata prima di esprre il contenuto così com'è e spero che il lavoro che ho fatto sia apprezzato almeno un pochino. Poi volevo scusarmi del ritardo, volevo pubblicare la scorsa settimana, ma ho avuto una paralisi parziale facciale e avevo problemi (anche adesso in realtà) a focalizzare dall'occhio destro a causa della paralisi appunto al lato destro.Scusatemi del ritardo davvero.
Spero che Questo ultimo capitolo vi piaccia e a presto (spero molto presto) alla prossima storia e chissà sempre su Dororo! Baci a tutti e alla prossima  da Kisachan.

SEE YOU 

 

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