Il ritorno

di lovelyhinata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 
Erano passati ormai 2 anni dalla lotta sulla luna che mise fine alla follia del Kishin, insieme a quest’ultimo.
Per fortuna non ci furono perdite, nessuno ha dovuto piangere la morte di un parente caro.
Di feriti c’è ne furono ma niente che non si potesse risolvere con cure appropriate accompagnate da una buona dose di riposo.
Tutto a Death City sembrava perfetto, tutti sorridevano, come se due anni fa non fosse avvenuta nessuna battaglia dove il rischio era che l’intera Terra precipitasse nella più totale follia.
Tutti continuavo con le loro vite, ringraziando ogni giorno di essere ancora vivi.
C’era chi aveva trovato il proprio amore o chi aveva allargato la famiglia o chi semplicemente continuava con la propria vita.
Ma davvero era tutto finito lì sulla luna?
 Non c’era davvero nessuno che avesse rischiato o perso la propria vita?
Davvero tutti continuavano le loro vite come se niente fosse?
Purtroppo non era così.
Se da un lato c’era un nuovo e giovane Shinigami, questo aveva significato la morte di quello precedente nonché padre di Death The Kid.
Soul Eater Evans era diventato Falce della Morte con l’aiuto di Maka.
Maka, proprio lei non proseguiva la sua vita come facevano tutti gli altri, lei si tormentava, doveva mantenere la promessa fatta a quella persona che da ormai da due anni aveva permesso a tutti quanti di vivere una vita serena senza preoccupazioni particolari, sacrificando se stessa.
Lei trovava riprovevole che tutti quanti facessero finta di niente come se non ci fosse nessuno bloccato sulla luna e che stava aspettando qualcuno che la portasse via da lì.
Maka cercava un modo per andare sulla luna, purtroppo il dirigibile che avevano usato era andato distrutto, poteva essere riparato ma nessuno voleva andare fin lì, un’altra possibilità erano le streghe ma quest’ultime ritenevano di aver aiutato fin troppo la Shibusen e per il momento il patto stipulato con quest’ultimo gli andava più che bene.
In realtà Maka sapeva benissimo che non poteva fare niente senza l’aiuto di qualcuno, ma non poteva e non voleva far finta di niente mentre invece tutti lo facevano.
I suoi amici certo erano preoccupati ma non cercavano un modo per raggiungere la luna e quindi cominciarono a trascorrere le loro giornate come tutti i cittadini di Death City.
Soul le ripeteva quanto fosse poco cool preoccuparsi in quella maniera e che presto sarebbe arrivata una soluzione e prontamente riceveva un Maka-chop potentissimo. Blair continuava a vivere da loro e a lavorare al Chupa Capra
Death the Kid svolgeva il suo compito da Sommo Shinigami e le sorelle Thompson lo seguivano in tutto ciò che faceva anche nelle richieste più strane.
Black Star accompagnato ovviamente da Tsubaki continuavano i loro allenamenti, cercando di raggiungere i loro obbiettivi. Sembrava che Black Star fosse diventato un po’ più serio, ma giusto un po’.
Suo padre veniva sempre per tormentarla anche se a detta sua erano solo le attenzioni di un padre follemente innamorato di sua figlia.
Mentre Stein e Marie crescevo il loro bambino ognuno con pareri contrastanti. Aveva il colore dei capelli e i lineamenti delicati di Marie ma il colore degli occhi di Stein. Era un bambino tranquillo ma anche curioso altro tratto che aveva preso dal padre.
Solo lei continuava a tormentarsi, si girò verso la finestra, era ormai buio e la luna come a prendersi gioco de lei sembrava più triste e malinconica di tutte le altre sere.
Ormai stanca e al limite dell’esasperazione Maka decise di rimettere a posto i fogli con cui cercava di trovare una soluzione, anche se c’erano più che altro degli scarabocchi.
Volse un altro sguardo alla luna e pregò ancora di aspettarla e di perdonarla per l’attesa.
Ma sapeva che un giorno si sarebbero riviste.
Nel frattempo proprio lì sulla luna galleggiava avvolta nella più totale oscurità una figura minuta.
Non sapeva da quanto tempo fosse lì: giorni ? settimane ? mesi ? o addirittura anni ?
Lei davvero non lo sapeva e forse non le importava perché sapeva benissimo che presto qualcuna sarebbe venuta a prenderla e a portarla via da lì.
Ne aveva abbastanza di quell’oscurità, da quando era nata non aveva fatto altro che vagare per quel buio così opprimente, fino a quando non aveva incontrato Maka e tutti gli altri.
Da quando li aveva incontrati quel buio si era sempre fatto meno pesante e ora non vedeva l’ora di rivederli e di poter passare le giornate con loro alla luce del sole e non di certo avvolta da quell’oscurità.
Allora lei aspettava come aveva promesso a quella ragazza che era stata la prima a rivolgerle uno sguardo dolce.
Purtroppo c’era qualcuno che non era dello stesso parere e ovviamente non se lo volle tenere per sé.
<< Maledizione Crona, mi sono stancato di stare qui! Voglio andarmene.voglio mangiare non mi importa cosa ma voglio mangiare.>> urla il suo partner con rabbia.
<< Ragnarock non preoccuparti presto verranno a prenderci e potrai mangiare quanto vorrai>> cercava di essere il più convincente possibili, anche se era inutile negare che anche lei fosse stanca di essere lì.
Forse Ragnarock lo sapeva e forse proprio per questo quella risposta non fece altro che aumentare la sua rabbia.
<< Davvero credi che ci verranno a prendere ?! Ormai è da molto tempo che siamo bloccati qui e sono sicuro che si siano dimenticati di noi >> urlò con rabbia.
E a quell’affermazione Crona tremò, non le era mai passata per la testa quel pensiero ma ora che Ragnarock lo disse iniziò a pensare che quella realtà fosse possibile.
<< Non è vero! Maka mi ha promesso che sarebbe venuta a prendermi e io le credo >> urlò Crona ma era più per convincere se stessa che il diretto interessato.
<< E lei dov’è ?! Dimmi dov’è la tua preziosa Maka >> e lì Crona non poté più trattenere le lacrime.
Era da tanto che non piangeva, aveva sempre sperato che in giorno se ne sarebbe andata da quel luogo, ma ora che Ragnarock gli mise davanti la dura realtà, non poté a fare a meno di pensare che avesse ragione.
Ma Crona sapeva che Maka di certo stava facendo di tutto per poterla salvare e se non ci era ancora riuscita è perché la cosa è più difficile di quanto possa sembrare.
E col pensiero di Maka che la stava aspettando insieme a tutti gli altri decise che era il momento di smettere di piangere anche perché lei non avrebbe voluto vederla così e nemmeno lei stessa, ne aveva abbastanza di essere considerata una fifona e piagnucolona.
Decise di seguire la folle idea di Ragnarok tanto aveva solo da guadagnarci uscendo da lì. Aveva degli amici che la stavano aspettando e anche lei voleva vederli.
Si asciugò gli occhi e si rivolse a Ragnarock con uno sguardo che mai quest’ultimo le aveva visto in volto, e la cosa non gli dispiaceva affatto semmai lo eccitava ancora di più.
<< Ragnarock usciamo da qui >>
Crona iniziò a incanalare energia che poi faceva uscire dalle mani senza rilasciarla.
Era di un nero ma non spaventoso come quello che la circondava ma bensì ricordava il cielo notturno con le stelle a luminarlo, infatti si poteva vedere che dalla sfera di energia che stava plasmando si intravedevano fasci di luce bianca.
Quando la sfera raggiunse le dimensioni ottimali, Crona la rilasciò davanti a sé.
<< Muoviamoci Ragnarock >> e a quella frase quest’ultimo assunse le sembianze del drago nero e iniziò a seguire quella scia di energia, fino a quando questa non esplose, accecandoli per un attimo.
Ma quando ripresero la vista non potevano credere ai loro occhi, riuscivano a vedere l’esterno e non più l’oscurità che li avvolgeva.
Senza bisogno di dire altro si precipitarono fuori e da lì poterono vedere che la sfera di energia aveva praticamente rotto un dente alla luna.
Si girarono e poterono notare che sotto di loro si trovava Death City che veniva illuminata da qualche luce che fosse dei bar o dei lampioni, era meravigliosa, anzi era meraviglioso essere finalmente usciti e poter ammirare tutto ciò.
Entrambi iniziarono a ridere, una di quelle risate che ti libera da tutto lo stress e da tutta stanchezza provati fino ad ora.
Ma non durò a molto questo momento perché Crona iniziò a sentire le forze abbandonarle probabilmente per tutta l’energia rilasciata, iniziarono a precipitare ormai Crona era svenuta.
<< Riprenditi Crona >> gridava Ragnarock ma non c’era niente da fare non riusciva a farle aprire gli occhi.
Allora Ragnarock avvolse Crona tra le sue braccia e le sussurò
<< Non temere Cona adesso ci penso io al resto. Ti proteggerò. >> si accorse che stavano raggiungendo a grande velocità la terra e che ormai erano pronti a oltrepassare l’atmosfera.
Ora erano più vicini a Death City e presto si sarebbe schiantati al suolo.
Per proteggere ancora di più la sua master, Ragnarock la strinse ancora di più e prima di toccare il suolo le sussurrò ancora all’orecchio
<< Ti amo Crona >>
E arrivò l’impatto con la strada dura e fredda, provocando un nel punto in cui erano precipitati una concavità tutta attorno a loro.
I due non sapevano che erano sati fortunati a precipitare proprio lì vicino, perché presto sarebbe arrivato qualcuno per aiutarli.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2
Era ormai notte inoltrata, tutti stavano dormendo nei loro letti al caldo, persino uno scienziato fissato con le vivisezioni di nostra conoscenza, insieme alla sua mogliettina bionda e nella stanza accanto il loro amato figlio.
Tutto sembrava essere tranquillo pesino il sonno di quell’uomo colpito dalla follia più di una volta e forse il merito di quella serenità interiore era dovuto proprio alla donna con cui condivideva il letto.
Era solo grazie a lei che aveva potuto trovare quella serenità e quella nuova prospettiva di vita, creandosi quella che era la sua famiglia, che amava con tutto se stesso.
Adesso Stein poteva affermare di essere veramente felice insieme a Marie e a suo figlio Victor.
Ma il suo sonno insieme a quello della sua famiglia fu interrotto da un frastuono fortissimo proveniente dalla strada, così forte da far tentennare i lampadari e far partire gli allarmi delle auto parcheggiate.
Stein non voleva lasciare il suo caldo letto, ma lo scienziato che era in sé gli suggeriva di andare a vedere cosa fosse successo.
Il dubbio fu presto risolto da sua moglie
<< Stein andiamo a vedere cosa sta succedendo fuori>> suggerì Marie mentre si allacciava la vestaglia per coprire il pigiama con una fantasia floreale piuttosto discutibile.
E come a dar man forte alla madre arrivò anche Victor che corse verso il letto dei genitori per poi saltare letteralmente addosso al padre e urlargli in modo euforico:
<>
A quella richiesta Stein dovette arrendersi, si alzò dal letto prendendo in braccio il piccolo, e tutti e tre si recarono fuori.
La temperatura della brezza notturna si fece sentire immediatamente, in confronto al tepore delle coperte che li avvolgeva un attimo prima, ma ciò non fece desistere la loro curiosità.
Il rumore aveva svegliato anche i vicini, alcuni erano scesi per andare a vedere cosa avesse provocato quel trambusto e altri invece erano affacciati dai balconi.
Più ci si avvicinava alla fonte di quel trambusto, più aumentava il chiacchiericcio della gente riunita lì attorno:
<< Oh Sommo Shinigami >> disse una signora anziana portandosi le mani alla bocca e assumendo un’espressione scioccata
<< Ma da dove sono caduti? >> si chiedeva un uomo piuttosto confuso
<< Secondo me si volevano suicidare >> disse una donna che aveva l’aria di sapere qualunque cosa
<> suggerì un uomo con l’aria molto preoccupata
A quest’ultima affermazione Stein suggerì a Marie ce a Victor di rimanere distanti, poiché non voleva che assistesse ad una scena non toppo adatta ad un bambino di quell’età.
<< Sono un dottore >> urlò Stein facendosi spazio tra la folla.
Quando si avvicinò, scoprì che cosa o per meglio dire chi aveva causato tutto quel trambusto.
Non era di certo un meteorite come aveva pensato il piccolo ma bensì due persone, una donna e un uomo.
Incredulo che tutto quel rumore fosse causato da due essere umani si avvicinò alle due figure, ma non poteva essere altrimenti, in fondo tutta la zona attorno a loro era rotta.
Stein notò che l’uomo circondava con tutto se stesso la donna come se avesse voluto proteggerla.
Lei sembrava infatti più addormentata che dolorante nonostante l’impatto come invece lo era l’uomo.
Si avvicinò e con cautela controllò se entrambi avevano battito, iniziò dall’uomo che quando si sentì toccare questo aprì gli occhi di scatto e incrociò quelli del dottore, e con fatica sussurrò
<> per poi chiudere gli occhi senza però lasciare la donna.
Per un attimo Stein si sentì stordito, poiché non se lo aspettava proprio che qualcuno potesse aprire gli occhi dopo che il proprio corpo fosse caduto da chissà quale altezza, ma durò per poco.
<< Chiamate un ambulanza. Presto!>> urlò
Senza nemmeno aspettare un secondo si sentì la sirena dell’ambulanza che si avvicinava di più, probabilmente a chiamarla è stato qualcuno o forse proprio l’uomo che prima suggerì di chiamare tale veicolo.
Quando arrivarono i paramedici disposero le due barelle per poter prendere i due corpi e chiesero a Stein chi fosse e se sapeva cosa fosse successo, ricevendo come risposta che fosse un dottore e che non sapeva cosa fosse successo, ma solo che avevano sentito un grosso boato e che erano andati a vedere cosa era stata a provocarlo.
<< Li conosce?>> chiese uno dei paramedici.
Stein li guardò meglio, ora che i paramedici stavano sollevando con molta cura uno alla volta i due corpi, si soffermò su l’uomo e notò che aveva i capelli neri e una corporatura piuttosto robusta, ma non esagerata come poteva essere quella di un culturista, i vestiti erano dei semplici paia di jeans e una maglietta a maniche corte il tutto di colore nero, i polsi aveva dei bracciali con delle borchie piuttosto appuntite, ma ciò che lo colpì di più di quell’uomo fu la grossa cicatrice a forma di x che si trovava sul suo volto.
Ma quell’uomo non gli diceva niente e fece cenno di no al paramedico.
Ora che avevano caricato l’uomo sulla barella e poi sul retro dell’ambulanza, poté soffermarsi meglio sulla donna che non era riuscito a guardarla troppo bene a causa dell’abbraccio dell’uomo.
E non poté credere ai suoi occhi, quei capelli rosa un po’ cresciuti da arrivare alle spalle, il piccolo viso dai lineamenti delicati e il fisico asciutto avvolto da quella tunica nera, non poteva essere vero.
<< Allora conosce la donna? >> chiese il paramedico
Stein seguiva con occhi spalancati quel corpo esile che veniva portato così come l’uomo all’interno dell’ambulanza.
Si ripeteva non può essere eppure era proprio così, non poteva essere qualcun altro.
<< Mi scusi conosce o no la donna? >> insistette il paramedico siccome non aveva ricevuto risposto la prima volta e chi di certo aveva una certa urgenza ad andarsene.
Marie e Victor anche loro si erano avvicinati e guardavano Stein alquanto confusi dall’espressione che aveva assunto quest’ultimo.
Era diventato paonazzo, gli occhi sbarrati e il viso imperlato di sudore.
Lentamente si volse verso sua moglie, e disse
<< E’ Crona >> e così il paramedico ottenne una risposta.
Marie si portò le mani vicino alla bocca, meravigliata da ciò che aveva appena detto suo marito, mentre il piccolo Victor guardava i suoi genitori piuttosto confuso, non capendo cosa stesse succedendo.
Il paramedico richiamò nuovamente l’attenzione di Stein, chiedendogli se voleva salire sull’ambulanza, Marie lo invitò ad andare che lei insieme a Victor lo avrebbero raggiunto al più presto.
Prima di separarsi Marie guardò il compagno e gli chiese
<< Devo avvertire i ragazzi ? >>
Stein a quella domanda la guardava un po’ afflitto, non sapendo bene cosa fare, per poi risponderle
<< Preferisco prima visitare entrambi per vedere se stanno bene e poi dopo possiamo chiamarli per discutere della situazione. Ma solo dopo che li avrò esaminati e aver chiarito le idee >>
Detto ciò si separarono, pregando entrambi che tutto sarebbe andato per il meglio.
 
Stein salì sull’ambulanza e guardò prima l’uomo o per meglio dire la sua cicatrice, gli ricordava qualcosa di molto familiare ma non riusciva a capire bene cosa, allora utilizzò la percezione dell’anima, e non appena lo fece si accorse che Crona non aveva più dentro di sé Ragnarock, poiché quest’ultimo era proprio l’uomo accanto.
Incredibile si ripeteva nella testa e ancora si domandava come tutto questo fosse posse possibile.
Poi guardò Crona e si concesse di fare un sorriso quando notò che la diretta interessata dormiva placidamente come se niente adesso potesse turbarla.
<< Maka >> sussurrò tra un sospiro e l’altro, ma che Stein sentì chiaramente
<< Bentornata a Death City, Crona >> disse Stein ben consapevole che non potesse sentirla, ma lo disse e basta, era contento di quel ritorno molto inaspettato, ma in fondo lui era più abituato a ciò che alla tranquillità.
Mentre si dirigevano verso l’ospedale Stein pregava che tutto andasse per il meglio.
E là in alto come a dare coraggio, come a voler dire si tutto andrà per il verso giusto, si trovava la luna, avvolta dal manto blu della notte impreziosito da tante stelle brillanti, che non aveva più un’espressione di malinconia o tristezza ma bensì una di gioia.
Qualcuno che lavorava tardi, per adempiere al suo lavoro di Shinigami, se ne accorse e affacciandosi alla finestra si domandò cosa potesse significare.
Ma ormai troppo stanco dal lavoro si concesse di andare finalmente a letto e che avrebbe indagato sulla questione una volta arrivato il giorno.
 
  Quello che non sapeva o per meglio dire che molti di loro non sapevano è che di sicuro domani avrebbero ricevuto una grande sorpresa, che li avrebbe di certo fatti sorridere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3
 
 
 
La mattina arrivò presto a Death City tutto era tranquillo il cielo era sereno, anche se la notte precedente non lo era stato affatto, soprattutto per un dottore, che adesso si trovava all’ospedale e si stava concedendo un po’ di caffè per riprendersi e per organizzare le idee.
E guardando quella miscela scura dal sapore amaro fece mentalmente il punto della situazione:
  1. Era stato svegliato in piena notte da un forte boato.
  2. Quando era andato a controllare cosa avesse provocato quel frastuono si trovò davanti due persone.
  3. I due individui erano Crona e Ragnarock.
  4. Non sapeva come avevano fatto a tornare dalla luna.
  5. Ma la cosa più stupefacente è che Ragnarock non era più all’interno di Crona.
Molte erano le domande che si poneva Stein, gli dava fastidio non sapere le cose, ma sapeva anche che era inutile continuare così poiché le domande avrebbero avuto risposta una volta che i due diretti interessati si sarebbe svegliati.
Una cosa che però lo rendeva alquanto stupefatto era che se sono precipitati da un’altezza elevata, non avevano riportato nessuno dei due ferite o altro significative.
Certo Ragnarock era quello che aveva risentito di più dell’impatto, ma tutto sommato aveva solo una costola inclinata, una cosa da niente se si consideri tutta la situazione e poteva essere curato senza troppe complicazioni.
Cona era praticamente illesa nemmeno un graffio, solo molto debole e disidratata, e poi nonostante Ragnarock non si trovasse più all’interno del suo corpo aveva conservato il sangue nero.
Tutto ciò che gli veniva in mente da dire è che era davvero incredibile quella situazione quasi un miracolo ma non avrebbe mai usato quest’ultima definizione, era un uomo di scienza lui, ma era molto contento di ciò.
Mentre ripensava a tutto ciò non si accorse della figura che si avvicinava e che gli appoggiò una mano sulla spalla.
Un po’ preso dalla sorpresa sobbalzò e si voltò per poi sorridere a quella persona che non era altro che sua moglie.
Marie cinque minuti prima stava piangendo a dirotto perla gioia non appena Stein gli disse che entrambi stavano bene, le aveva spiegato tutta la situazione e anche lei era rimasta meravigliata, ma non ci rimase molto a pensare era contenta che fossero entrambi bene e questo era l’importate per il momento.
Victor era voluto restare per forza diceva che voleva vedere da vicino le persone cadute come dei meteoriti, la testardaggine non c’era dubbio che l’avesse presa dalla madre e la curiosità dal padre, era proprio figlio loro.
Marie si volse verso suo marito
<< Come pensi che reagiranno i ragazzi >> chiese preoccupata
Stein leggendo la preoccupazione sul volto della moglie, le sorrise cercando di rassicurarla.
 << Scommetto che saranno felici si sapere che Crona sia tornata, soprattutto Maka. Almeno così potrà ricominciare a vivere, se ne stava facendo una colpa, era arrivata al punto di non mangiare e di non uscire per giorni per riuscire a trovare una soluzione >>
E’ vero Maka si stava autodistruggendo, non accettava l’idea che potesse in qualche modo tradire Crona e non voleva che nessuno dimenticasse il sacrificio fatto, lo ripeteva ogni giorno come un mantra che era solo grazie a lei se tutti vivevano tranquilli senza la paura di un possibile ritorno del Kishin.
<< Già, hai proprio ragione>> e anche Marie si concesse di sorridere per alleviare tutta la preoccupazione che aveva.
<< Marie se non sei stanca ti dispiace convocare tutti. Ormai stanno bene e poi credo che vogliono dargli il bentornato a casa >> disse Stein senza esitare
<< Sei sicuro ? >> chiese Marie per conferma
<< Certo infondo chi la sente Maka se dovesse avvertire l’onda dell’anima di Crona e di Ragnarock >>
<< Va bene caro. Corro subito. Ma tu che farai ? >>
<< Vi aspetto qui. Preferisco rimanere, ma non dire niente agli altri voglio prima parlarci per prepararli, non voglio che facciano confusione all’interno dell’ospedale >>
Anche se Stein sapeva benissimo che sarebbe stato difficile mantenere la calma soprattutto se di mezzo c’era Black Star, ma in fondo si trattava di un evento più che straordinario.
Marie salutò il marito e prese Victor però  quest’ultimo iniziò lamentarsi ma si calmò subito non appena la mamma lo rassicurò dicendo che sarebbe tornati al più presto.
Da un’altra parte della città all’interno di monolocale, si svegliò Maka che si sentiva piuttosto serena, non ne capiva il motivo ma era così e basta.
Si alzò per preparare la colazione per lei, Soul e Blair.
Si era svegliata con una fame incredibile, così decise di preparare dei pancake, in modo che ognuno potesse condirli con quello che più gli piaceva o cioccolata o con della frutta o perché no anche con entrambi.
Si sentiva così allegra che senza rendersene conto mentre preparava la colazione si mise a canticchiare, era un motivetto che le era entrato in testa e non riusciva più a dimenticarlo, ma in fondo come poteva farlo, era la canzone che Soul le aveva fatto quando erano diventati partner.
Ricordava che quando Soul le disse prima di iniziare a suonare “Ecco questo sono io” pensò che fosse da sbruffone ma che subito dopo aver iniziato a suonare il pianoforte dovette ammettere a se stessa che era bravo e che la canzone fosse molto bella.
Purtroppo da quel giorno non aveva più avuto modo di sentire Soul suonare nonostante più volte quando andavano a casa di Kid aveva provato a convincerlo senza però riuscirci.
Probabilmente anche qualcun altro percepì che la propria master era di buon umore, così decise che per quella giornata non avrebbe fatto storie e che si sarebbe alzato senza l’aiuto di qualche urla.
Così raggiunse la cucina e sentì che Maka stava canticchiando la canzone con la quale erano diventati una squadra, non lo avrebbe mai ammesso ma era contento che lei la ricordasse, ma era troppo figo e orgoglioso per dirglielo.
Avanzò verso la cucina con la sua solita aria di chi si scoccia di fare tutto e rivolgendosi verso Maka le disse
<< Non ti stanchi di canticchiare sempre la stessa canzone >> e prese posto a tavola.
Maka che quella giornata non aveva intenzione di rovinarsi l’umore decise di non dargli corda e voltandosi verso di lui
<< Buongiorno Soul >> e si avvicinò sempre di più mettendogli davanti la sua porzione di pancake.
In risposta Soul stava per dire che era inquietante ma prima ancora di proferire parola arrivò Blair con i suoi soliti completini sexy.
Si buttò subito su Soul che come previsto iniziò a perdere molto sangue dal naso per poi chiedere a Maka cosa ci fosse per colazione e sentendo che c’erano i pancake le si illuminò il viso per poi aggiungere che lei ci voleva delle sardine sopra, ricevendo come risposta un suono di disgusto.
Ma come aveva richiesto ricevette esattamente il piatto desiderato.
Si sedette anche Maka e iniziarono a mangiare tutti quanti chi più educatamente e chi meno.
Blair e Soul non chiesero a la diretta interessata del perché fosse tanto allegra poiché avevano paura che potesse subito cambiare stato d’animo, così decisero di tacere e di godersi quel momento.
Stavano ancora finendo di mangiare quando qualcuno iniziò a bussare alla porta.
I tre si guardavano come a chiedersi chi fosse di prima mattina a bussare alla loro porta.
Senza aspettare troppo Maka si alzò e andò verso la porta, ritrovandosi la professoressa Marie piuttosto affaticata che teneva Victor per mano.
Prima che la professoressa potesse dire qualcosa Maka la invitò dentro e le porse un bicchiere d’acqua.
Aspettò che riprese a respirare regolarmente per poi chiederle
<< Che succede professoressa Marie ? >>
<< Non ho tempo per spiegarvelo ma dovette venire con me in ospedale >>
I tre sapevano che era inutile chiedere altro così decisero di andare nelle proprie stanze per mettersi qualcosa di appropriato per andare in ospedale e così dare modo alla professoressa Marie di riprendersi ancora un po’.
Una volta pronti uscirono dal loro appartamento e Marie disse di salire in macchina.
Una volta partiti Maka si rivolse alla professoressa per dare voce al pensiero di tutti i presenti.
<< Professoressa che sta succedendo ? Come mai dobbiamo andare in ospedale ?  E successo qualcosa al dottor Stein ? >> pensò Maka non vedendolo insieme alla sua famiglia.
<< Stein sta bene non preoccuparti. Infatti è stato proprio lui a dirmi di venirvi a prendere e portare in ospedale >> cercò di sembrare il più rassicurante possibile, voleva dirgli il perché di tutta quella fretta ma doveva rispettare il volere di suo marito in quanto era anche dottore e di certo sapeva quello che stava facendo.
Maka così come gli altri non sembravano affatto soddisfatti della risposta, sembravano se possibile ancora più confusi.
Leggendo la confusione negli occhi dei loro studenti aggiunse
<< Ragazzi lo so che vi sto chiedendo molto, ma davvero non posso dirvi niente, sarà il dottor Stein a spiegarvi il tutto. Vi dovete fidare di noi >>
Ricevendo questa dichiarazione, i passeggeri annuirono e fecero quello che la professoressa gli disse ovvero si fidarono e non continuarono a fare ulteriori domande.
Maka guardò fuori dal finestrino e pensò che la giornata era iniziata con un tranquillo risveglio e adesso questo, il mondo si stava davvero prendendo gioco di lei.
In silenzio proseguivano il viaggio verso l’ospedale, sperando che una volta arrivati avrebbero ricevuto presto delle risposte.
 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


~~CAPITOLO 4

Per fortuna il viaggio non durò molto poiché mancava un chilometro a destinazione.
Intanto il piccolo Victor guardava la sua mamma e i suoi amici più grandi, erano particolari soprattutto il ragazzo con i capelli celesti ma si divertiva un sacco quando venivano a trovare o la mamma o il papà e si fermavano anche se per poco a giocare con lui.
Non amavano molto quando proponeva di giocare alle vivisezioni soprattutto da quella volta che prese gli strumenti del padre, ma lui voleva farle per bene le cose.
Non capiva come mai la mamma non dicesse ai ragazzi del ritorno dei suoi amici, ma come gli dicevano i suoi genitori erano cose da grandi e lui doveva fare il bravo e così fece.
 Soprattutto perché stavano tornando in ospedale dai suoi nuovi amici e chissà magari per loro andava bene giocare alle vivisezioni.
Fu con questo pensiero che la macchina si fermò, arrivando finalmente a destinazione.
Non era un viaggio particolarmente lungo ma tutta quella tensione di non ricevere risposte, lo fece sembrare durare ore.
Scesero e seguirono in silenzio la professoressa Marie fino ad arrivare alla sala d’aspetto del primo piano di terapia intensiva, dove con grande stupore si ritrovarono davanti tutti i loro amici: Death the Kid, le sorelle Thompson, Black Star e Tsubaki.
Maka davvero non ci stava capendo niente perché erano tutti quanti lì ?
Stava per chiederlo alla professoressa quando arrivò proprio il dottor Stein.
<< Bene. Vedo che ci siete tutti >>

Tutti quanti guardavano il dottore in attesa di ricevere risposta.
<< Ehi dottore si può sapere perché mi sono dovuto alzare così presto per venire fino qui e senza ricevere alcuna spiegazione ?! >> proferì Black Star  alquanto scocciato da quella situazione.
<< Black Star per favore cerca di calmarti, siamo in un ospedale dopotutto >> cercò di intervenire Tsubaki per evitare di attirare l’attenzione sul loro gruppo.
Nel frattempo che i grandi discutevano Victor decise di andare a vedere se i nuovi arrivati si erano svegliati così che potesse giocare con loro, tanto la strada la sapeva e senza farsi vedere sgattaiolò via verso la sua metà.
Erano tutti concentrati su suo padre per poterlo notare persino la mamma e per lui fu uno scherzo andare via.
<< Dottore per caso centra qualcosa il fatto che la luna sia tornata normale ? >> a parlare fu l’attuale Shinigami Death the Kid, che attirò l’attenzione di tutti i presenti ma lui concentrò il suo sguardo solo sul dottor Stein, in attesa di ricevere una risposta come tutti gli altri del resto.
Stein rimase sorpreso da tale domanda, in fondo quando aveva salvato la ragazza era molto tardi e non si aspettava che qualcuno fosse ancora sveglio.
<< Cosa vorresti dire? Io prima di andare a dormire ho visto chiaramente che la luna non aveva niente di diverso >> intervenne Maka, che davvero ne stava avendo abbastanza di quella storia, eppure si era svegliata allegra quella mattina, poi era dovuta correre in ospedale e adesso Kid che parlava della luna.
<< Probabilmente  non lo hai notato perché è successo molto tardi e io stavo ancora leggendo dei documenti quando mi sono affacciato fuori dalla finestra per notare che la luna era tornata normale >> cercò di spiegare Kid ma nemmeno lui ci  capiva molto di quella situazione.
Maka iniziò a sudare freddo se quello che diceva il suo amico era vero voleva dire che se la luna era davvero tornata normale qualcosa era successo ma questo voleva dire che anche  Crona poteva essere coinvolta in tutto ciò.
Se davvero era così sperava che la sua amica stesse ancora bene lassù e con questo timore rivolse lo sguardo verso il dottore.
Stein stava cercando di trovare le parole giuste più che altro per evitare di creare confusione, ma sapeva benissimo che questo era impossibile con quello che stava per comunicargli.
Decise quindi che era inutile fare giri di parole e andare dritto al sodo.
Stava per parlare quando arrivò il piccolo Victor di corsa e con il fiatone cercò di dire al padre che doveva seguirlo immediatamente.
Allora Marie si abbassò all’altezza del figlio per farlo calmare e cjidergli cosa stava succedendo.
<< Il ragazzo con i capelli neri sta maltrattando la sua amica e lei non riesce a difendersi. Dobbiamo andarla ad aiutare. Presto! >> e cercando di trasmettere quanto la cosa fosse urgente afferrò la manica del camice del padre e iniziò a tirarlo.
Stein capendo di chi si stesse riferendo lo seguì senza esitarlo.
<< Dottore noi che dobbiamo fare!?>> gli domandò Maka esasperata da tutta quella situazione.
Il diretto interessato allora li guardò con un sorriso e gli disse.
<< Seguitemi così tutti i vostri dubbi troveranno una spiegazione >>
Non capendo come le due cose potessero essere collegate, non seguirono immediatamente ciò che gli aveva detto il dottore ma non avendo altre istruzioni decisero di fare quanto detto.
Tanto ormai quella era diventata una situazione tutt’altro che normale, quindi che senso avrebbe avuto opporsi e poi probabilmente era l’unica cosa sensata in quel momento.
Cercavano di mantenere un andatura moderata, era pur sempre in un ospedale e di certo non volevano dar fastidio ai pazienti all’interno della propria camera.
Anche se di certo non passavano inosservati infatti dottori e infermiere si chiedevano dove stavano andando tutte quelle persone ma non provavano nemmeno ad avvicinarsi o a fermarli, visto che da fare capogruppo c’era il Dottor Stein, che nonostante fosse una persona alquanto bizzarra meritava tutto il rispetto dei presenti in quanto nessuno aveva le sue capacità e abilità.
Il gruppo continuava ad avanzare girando a destra e altre volte a sinistra, sembrava che quel corridoio fosse infinito.
Nemmeno Black Star osava proferire parola forse perché aveva paura di essere zittito o ancora peggio di ricevere qualche bisturi dritto in fronte.
Ma il passo inizio a rallentare fino a quando il dottore e il suo seguito si fermarono davanti ad una porta di un paziente, ma questo non era molto chiaro perché sulla targhetta dove di solito veniva riportato il nome del paziente all’interno della camera, qui c’era invece scritto “Pazienti del Dott. Stein”.
Inoltre non sembrava provenire alcun suono da quello che invece aveva suggerito il piccolo Victor.
Il bambino non udendo niente stava per parlare ma non ci riuscì perché proprio da quella stanza iniziarono ad uscire diverse urla sia di imprecazioni che di lamentele.
I ragazzi non osavano entrare in quanto non sapevano chi c’era oltre quella stanza e di certo non volevano intromettersi in affari che non li riguardavano.
Allora si voltarono verso il dottore attendendo che quest’ultimo facesse qualcosa.
Fu allora che il dottor Stein sollevò il braccio per poi aprire la porta e una volta entrato fece segno ai ragazzi di entrare.
I diretti interessati fecero come gli era stato detto tutto in assoluto silenzio.
Una volta entrati non potevano credere ai loro occhi lì su quel letto c’era..

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


~~CAPITOLO 5

Poche ore prima..
Mentre sua moglie radunava all’ospedale i suoi alunni , Stein decise di andare a vedere come stavano i suoi speciali pazienti.
Ancora non ci credeva che erano lì e ancora di più non credeva che potesse essere possibile la separazione del sangue nero dal corpo di chi l’ospitava.
Magari poteva condurre degli esperimenti in tal proposito ma subito cacciò via quest’idea, Crona aveva già sofferto abbastanza per colpa di sua madre nonché strega dei serpenti, Medusa Gorgon.
Avrebbe provato a chiedere alla diretta interessata di questo strano fenomeno cercando così di placare la sua curiosità.
Con questi pensieri si avvicinò sempre di più alla sua meta, decise di non mettere al di fuori della porta il nome dei pazienti perché questo avrebbe sicuramente fatto agitare le persone e poi era un sadico nato voleva leggere le espressioni dei suoi alunni una volta entrati lì dentro.
 Sollevò il braccio per poi portare la mano alla maniglia e successivamente abbassarla per poter entrare.
Si rese conto che i due pazienti stavano ancora dormendo, un po' li invidiava, voleva anche lui recuperare le ore di sonno perse ma non importava perché la stanchezza veniva portata via non appena il suo sguardo si posava su quelle figure che avevano un’espressione di assoluta pace, attesa probabilmente da tanto tempo.
Controllò i valori e sembrava tutto apposto, come aveva ipotizzato già dal loro ritrovamento Crona non presentava alcun danno nemmeno il più lieve come per esempio un graffio e ne fu molto felice.
Mentre l’altro paziente, Ragnarock presentava solo una costola incrinata ma con una buona fasciatura sarebbe tornata sicuramente come prima , ancora non poteva credere che il sangue nero potesse assumere forma umana se non avesse verificato con la percezione dell’anima che si trattava effettivamente di lui non ci avrebbe mai creduto.
Dopo aver svolto tali controlli e assicuratosi che c’era tutto ciò di cui avevano bisogno, uscì dalla stanza per aspettare l’arrivo dei suoi alunni.
Se avesse aspettato un paio di minuti avrebbe potuto domandare ai diretti interessati come si sentivano, poiché ad aprire per primo gli occhi fu Ragnarock che  cercò di mettersi seduto per capire dove si trovava.
Si accorse solo quando iniziò a muovere il busto che questo gli faceva male ma non ci perse molta attenzione perché lui era il sangue nero e ben presto sarebbe guarito.
Non appena la vista si fece più vivida si accorse di essere in un letto di ospedale e quello accanto al suo era occupato propria dalla sua maister che stava dormendo placidamente.
Anche se per lui era troppo tranquilla, in fondo era lui che l’aveva protetta  e non si era fatta alcun graffio solo per merito suo, invece lui si trovava con il busto che gli doleva e lei osava dormire senza ringraziarlo adeguatamente.
Il suo orgoglio non poteva permetterlo e così nonostante il dolore si alzò da letto per dirigersi dalla diretta interessata per poterla svegliare ma di certo non con delicatezza infatti si mise sopra di lei e questo bastò a svegliarla.
 Infatti infastidita da quella pressione improvvisa Crona iniziò ad aprire gli occhi e si rese conto del perché di quel fastidio.
<< Ragnarock sei pesante. Spostati >> cercò di spingerlo via ma senza alcun risultato.
Di rimando Ragnarock non si scompose nonostante era consapevole della differenza di peso più che evidente tra i due. Ma non si spostò nemmeno di un millimetro anzi sorrise in maniera maliziosa, segno che Crona notò e  sapeva che non significava niente di buono, infatti iniziò a tremare.
 E come c’era da aspettarsi Ragnarock  iniziò a torturare Crona e quest’ultima cercò di opporsi o almeno proteggersi ma fu del tutto inutile e quindi non le rimase che subire fin quando non si sarebbe stancato.
<< Dovresti ringraziarmi  prima di avanzare qualche richiesta. Sei una piccola maleducata >>
<< Mi dispiace >>
<< E’ grazie a me se sei sana e salva senza un graffio in questo letto di Ospedale >>
<< Hai ragione. Grazie Ragnarock >>
<< Piccola ingrata devi dire “Grazie mille”>>
<< Grazie mille Ragnarock >>
Non c’era niente da fare Ragnarock faceva sempre il prepotente con lei ma in fondo era contenta almeno non era sola chissà cosa avrebbe fatto se lo fosse stata .
Se qualcuna l’avesse sentita probabilmente le avrebbe dato della pazza a essere grata di avere come compagno d’armi una persona del genere.
Ragnarock all’improvviso si fermò ma senza spostarsi la guardò dritta negli occhi per poi dire
<< Anche se non sei un granchè come maister, sei stata brava a riportarci a Death City >> solo dopo che Ragnarock pronunciò queste parole Crona constatò che era tutto reale e che finalmente si trovavano lontani dalla luna e da quella solitudine.
Senza rendersene conto iniziarono a scenderle per tutto il viso calde lacrime di gioia.  
Erano liberi ma la cosa più importante è che ben presto avrebbe rivisto i suoi amici, specialmente Maka.
<< Ohi perché adesso stai piangendo?! Non mi sembra di averti fatto così male almeno non più del solito >>
<< Mi dispiace non riesco a smettere >>
<< Vedi di farla finita perché se ti vedono così rischio di essere accusato ingiustamente >> e come a voler sottolineare la cosa iniziò a tirarle le guance cercando di imporrerle  di sorridere, ma nonostante ciò le lacrime non si fermavano poiché era troppa la gioia.
Nel mentre di quella litigata dalla porta sbucò un bambino , il quale si aspettava che i due stessero ancora dormendo.
Al contrario si ritrovò quella scena davanti, accortosi di essere osservati i due diretti interessati rivolsero lo sguardo in direzione del bambino.
<< E tu chi sei moccioso?! >> ovviamente Ragnarock porse quella domanda senza nessun tatto e anche in maniera alquanto minacciosa verso il bambino.
Il piccolo guardò prima il ragazzo e poi la ragazza e notò che quest’ultima aveva il viso arrossato e le lacrime agli occhi.
<< Non si picchiano i pazienti >> rispose il bambino deviando la domanda e cercando di essere il più coraggioso possibile davanti a quella situazione.
In risposta Ragnarock si rivolse in maniera se è possibile ancora più rude al bambino e con sorriso di scherno pronunciò
<< E sentiamo altrimenti cosa fai?! >> e senza preoccuparsi delle conseguenze diede un pizzicotto piuttosto forte a Crona sulla guancia.
Il bambino lo guardava sconcertato, come si poteva essere così prepotenti, per non parlare di quanta paura gli facesse, così decise che c’era solo una cosa da fare ovvero correre a chiamare suo padre che avrebbe di sicuro dato una punizione a quel cattivone.
Senza dire altro corse fuori dalla porta e urlò
<< AIUTOOO!! >>
Rimasti un po' storditi da quella improvvisa visita passarono alcuni secondi a guardare la porta fino a quando Ragnarock non si girò verso la sua maestra d’armi per poi gridarle contro.
<< Te lo avevo detto di smetterla di piangere. Tu brutta idiota >> e iniziò nuovamente a  tirarle le guance.
<< Non ho spaventato io il bambino >> cercò di dire Crona in sua difesa per farlo smettere, ma di certo non sarebbe bastato così poco per farlo desistere.
Passarono pochi minuti dalla fuga del bambino e al suo ritorno si portò dietro una squadra di salvataggio di tutto rispetto.
Oltre ai suoi genitori c’erano anche i suoi amici, insomma l’unione fa la forza.
I suoi amici non potavano credere ai loro occhi lì su quel letto c’era una scena alquanto imbarazzante.
C’erano due figure: un uomo che aveva bloccato con una mano i polsi sopra la testa della donna e con l’altra mano gli teneva il mento costringendola a guardarlo dritto negli occhi.
Erano in silenzio ma i loro visi erano talmente vicini che quasi si potevano sfiorare mentre i loro sospiri si mescolavano.
Nessuno interveniva o diceva niente per cercare di riportare ordine all’interno della stanza, ma Victor prese coraggio e si buttò addosso all’uomo gridando:
<< LASCIALA IMMEDIATAMENTE >> si scagliò contro la schiena dell’aggressore battendogli i piccoli pugni contro, ovviamente però questi non diedero alcun effetto sperato, se non un leggero fastidio al diretto interessato che in risposta liberò i polsi della donna , senza però spostarsi del tutto da lei.
Spostò invece la sua presa sul bambino prendendolo per la maglietta così da sollevarlo per guardarlo dritto negli occhi.
<< Sei ancora tu!? Ne hai di coraggio per essere tornato qui ad affrontarmi da solo >> cercò di schernirlo.
Il bambino  anche se offeso da tutto ciò cercò in tutti i modi di trattenere le lacrime, non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Fece un bel respiro e guardandolo dritto negli occhi
<< Io non sono solo. Guarda! >> e indicò i presenti dietro di loro che ancora non proferivano parola.
L’uomo allora spostò lo sguardo verso quel gruppo, entrambe le parti si studiavano.
Maka e i suoi amici lo guardavano ma quell’uomo non gli diceva niente,  non avevano minimamente idea di chi fosse.
Dall’altro canto l’uomo non era sorpreso che avessero delle espressione alquanto confuse sui loro volti, ma invece  lui li aveva riconosciuti tutti quanti.
Decise quindi di mettere il marmocchio a terra e questo corse velocemente verso quella che doveva essere sua madre, per poi spostarsi  finalmente da quella povera donna , il tutto molto lentamente e senza smettere di fissare i presenti, che si aspettavano che questi si presentasse per poter riportare alla mente magari qualche ricordo nascosto che li unisse.
Una volta che si mise all’impiedi guardò dritto verso Maka per poi proferire
<< Ma guarda chi si vede, tavola da stiro e tutti i suoi amici sfigati >> il tutto accompagnato da un sorriso di beffa, che si allargò ulteriormente quando vide che i loro visi assumevano diverse espressioni da quella totalmente sconvolta  a quella di chi che non aveva gradito quell’aggettivo.
<< N-non può essere questa voce… Ragnarock sei tu? >> per la prima volta qualcuno dei presenti parlò e fu proprio Maka.
Solo lui e il suo partner Soul la chiamavano con quel nomignolo alquanto fastidioso.
Tutti guardavano Maka increduli tranne ovviamente Stein, Marie e suo figlio già a conoscenza di ciò
<< E chi se non altri!? >> li stava prendendo in giro ma era troppo divertente.
<< Non ha senso? Come può essere? >>
<< Eppure eccomi qui >> Maka non ci credeva, era sconvolta da quella  situazione, voleva accertarsi che quello che aveva davanti  fosse vero così attivo la percezione dell’anima e avvertì la sua anima, quella dei suoi amici, del dottore, della professoressa e di Victor.
Effettivamente lì davanti ai suoi occhi c’era proprio Ragnarock, questo la spinse a dirigere allora la sua attenzione verso quel letto dove si trovava la donna ancora sdraiata e riconobbe nella sua anima qualcosa di maledettamente familiare.
Maka pensò che non poteva essere eppure era lì
La figura che probabilmente si era ripresa da quelle torture che le erano state provocate si mise seduta molto lentamente, così che tutti i presenti potessero guardarla dritta in viso.
E se potevano si meravigliarono ancora di più riconoscendo in quel volto quello che poteva essere il loro amico.
Maka  constatò che quello che aveva percepito e che  quello che stava guardando con i suoi occhi erano la verità più assoluta.
Non c’era dubbio.
Dopo essersi resa conto di ciò e aver assimilato la cosa iniziò a piangere.
<> riuscì a dire ormai la voce rotta dalle lacrime.
L’attenzione di tutti si spostò da Maka a quella che poteva essere il loro amico.
In risposta il diretto interessato  rivolse un sorriso enorme a tutti i presenti e iniziando nuovamente a piangere disse:
<< Sono a casa, Maka >>.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


~~CAPITOLO 6


Quella rivelazione era stata un vero shock, ognuno dei presenti provava un misto di sensazioni: c’era gioia, stupore, incredulità e commozione.
C’era chi aveva iniziato a piangere, chi invece rimaneva più pacato e chi ancora gridava per la gioia.
Stein e Marie guardavano la scena il primo in modo più tranquillo mentre la seconda aveva le lacrime agli occhi che cercava di fermare con un fazzoletto ormai del tutto inutile.
Maka corse immediatamente ad abbracciare Crona che ricambiò  subito, felice di poter vedere la sua amica tanto presto.
<< Crona ho provato in tutti i modi a poterti riportare qui.
Sono stata giorni interi a studiare un modo per farti scendere dalla luna, ma c’era sempre qualcosa che non andava o che non funzionasse.
Io ci ho provato, credimi >> Maka era un fiume in piena era felice che fosse lì da lei ma si sentiva anche un po' in colpa perché Crona aveva dovuto fare tutto da solo così come quando li aveva salvati dal Kishin sacrificando se stesso.
<< Maka non preoccuparti. Ti credo, non temere. Mi preoccupavo di più che ti saresti arrabbiata perché mi avevi detto di aspettare e invece eccomi qua >>anche  Crona piangeva ma di meno rispetto a Maka perché non poteva evitare di sorridere così tanto che le guance gli stavano iniziando a far male ma era un dolore più che sopportabile.
<< Come potrei essere arrabbiata. Sono solo sorpresa ma anche molto contenta che tu sia qui >> e lo era davvero ma tanto.
Gli altri diedero ancora qualche momento a Maka e a Crona prima di potersi avvicinare al loro amico e dargli il bentornato chi con un bell’abbraccio e chi invece con un gesto meno intimo quale un batti cinque o un pugno contro pugno.
Anche Stein e Marie si avvicinarono e abbracciarono Crona visto che non avevano potuto farlo prima.
Victor che ancora non capiva perché nessuno avesse punito quel cattivone si avvicinò al letto della donna che a quanto pare si chiamava Crona, e ci salì sopra, attirando l’attenzione di quest’ultima che lo guardava un po' confusa.
<< Io sono Victor Franken .  Il signore ti ha fatto male ? Stai bene ?  >> chiese il piccolo preoccupato.
Crona sentendo il cognome del piccolo guardò un attimo verso il dottore e la professoressa che annuirono a quella muta domanda, che si lui era il loro figlio.
Infatti Crona notò che il bambino assomigliava davvero tanto ai suoi genitori soprattutto  gli occhi, identici a quelli della madre.
<< Piacere di conoscerti. Io mi chiamo Crona. Sto bene. Il signore è il mio partner e si chiama Ragnarock, ha dei modi bruschi ma non è cattivo come sembra. >> si presentò al piccolo e cercò di rassicurarlo perché per quanto Ragnarock fosse scontroso e scorbutico sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male e non voleva che gli altri avessero questa idea su di lui.
Non del tutto convinto Victor si girò verso Ragnarock salutandolo con un cenno del capo, era ancora un po' intimorito.
<< Allora tu sei amica di tutti loro ? Se è così vuoi essere anche mia amica ? >> spostò di nuovo la sua attenzione verso Crona.
<< Si, certo. Mi farebbe molto piacere >> disse Crona provando tenerezza verso quel bambino che era di carattere anche quello molto simile alla madre.
Victor contento di ciò le saltò addosso abbracciandola.
<< Ti va di giocare alle vivisezioni ?  Sono molto bravo e tu mi puoi aiutare facendo la mia infermiera >> era contento di aver trovato una nuova amica.
Crona doveva aspettarsi certi interessi da parte del bambino visto chi era  il padre.
Marie intenerita dalla scena prese suo figlio e gli disse che doveva lasciarla riposare non poteva di certo pretendere che lei giocasse, aveva bisogno di riposo.
<< Victor forse volevi dire che Crona dovrebbe farti da assistente o da secondo dottore e non da infermiera >> era divertita dall’idea che Victor avesse pensato a Crona come ad una femmina, sapeva che il suo aspetto non era molto mascolino e che quindi poteva trarre in inganno.
<< I dottori sono maschi e le infermiere sono femmine. Crona è femmina quindi farà la mia infermiera >> protestò il piccolo Victor.
Maka era divertita da quella conversazione e dal buffo broncio che aveva assunto il bambino.
<< Victor hai ragione ma vedi Crona è un maschio, lo so che il suo aspetto esile può ricordare quello di una donna ma non è così. Crona è un maschio >> cercò di spiegargli Maka, sottolineando la cosa due volte.
Infastidito da quella conversazione e anche perché non voleva che pensassero che fosse uno stupido, si agitò così che la sua mamma potesse metterlo giù e si avvicinò alla cartella clinica vicino al letto di Crona per poi  avvicinarsi a Maka e mostrargli il contenuto.
All’inizio rimase un po' confusa nel leggere ciò che aveva davanti così si rivolse verso il Dottor Stein per chiedergli spiegazioni.
<< Dottore credo che ci sia un problema, qui leggo che il sesso è femmina, ma Crona è un maschio >>
Stein cercava di non ridere, tutti i presenti si guardavano confusi poiché credevano che Crona fosse un maschio, era tutto così esilarante.
 Una risata albergò per tutta la stanza ma non era quella di Stein  bensì quella di Ragnarock rimasto in disparte a guardare la scena e senza fiatare  fino a quel momento, rideva di gusto senza cercare assolutamente di trattenersi.
<< Davvero credevate che fosse un maschio !?  >> disse continuando a ridere verso gli amici della sua maister.
<< È inutile che ridi, io e tutti gli altri siamo sempre stati convinti del contrario e poi poteva dirci che è una femmina >> rispose Maka alquanto imbarazzata e infastidita dalle risate della spada demoniaca.
<< Questa è bella. E  che avrebbe dovuto dire?! “ Sono Crona, spadaccino demoniaco e sono anche una femmina” >> nonostante il dolore Ragnarock continuava a ridere.
Ormai capendo che era inutile chiedere a lui si rivolsero a Crona imbarazzati, cercando un modo carino per porgli la domanda.
<< Questo è davvero poco cool. Meglio farla finita al più presto così questo imbarazzo smetterà di esserci. Crona tu sei un maschio o una femmina ? >> intervenne Soul scocciato e a disagio per quella assurda situazione.
Crona sentendosi in imbarazzo perché pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato abbassò la testa, trovando molto interessante il lenzuolo tra le sue mani.
<< I-io sono una femmina >> ammise con un lieve rossore sulle guance.
Tutti i presenti spalancarono le bocche persino Death the Kid, tranne Stein, Marie e Victor che era alquanto contento di aver avuto ragione, mentre Patty era l’unica che se la rideva.
<< Io pensavo che fosse maschio visto che dopo educazione fisica nei bagni femminili non c’era mai>> proferì Tsubaki
<< Se per questo non c’era nemmeno in quelli dei maschi. Ma diceva che non sapeva come comportarsi con tutte quelle persone e quindi pensavo che si sarebbe lavato dopo >> intervenne Soul in risposta a Tsubaki.
<< A questo posso rispondere io >> intervenne la professoressa Marie << Crona usava un bagno privato perché ci preoccupavamo che Ragnarock avrebbe potuto importunare qualcuna delle ragazze >>.
<> esordì Black Star riferendosi alla missione nella quale avrebbe dovuto riportare Crona alla Shibusen.
<< Quindi quando ci siamo scontrati per la prima volta con Crona su quella nave, Patty aveva ragione nel chiedere se era un maschio o una femmina>> ragionò Liz, stupendosi che la domanda fatta  dalla sorella fosse schiocca a quel tempo e che invece ora non lo era così tanto.
Patty d’altro canto rideva come una bambina, non trovando niente di  anormale in quella situazione.
<< Non può essere che un essere perfetto come me non si sia accorto di una cosa del genere?!>> disse Kid ancora incredulo.
Divertito ulteriormente  dalle loro espressioni Ragnarock si avvicinò  al letto di  Crona per poi rivolgersi verso di loro e con aria di sfida.
<< Se non ci credete posso sempre mostrarvi cosa si nasconde sotto la vestaglia di Crona >> nel dirlo afferrò l’oggetto in questione cercando di tirarlo suo, ma ovviamente la sua maister non gli rendeva le cose facile poiché tentava in tutti i modi di tenerla giù.
La situazione era alquanto imbarazzante e pregava che qualcuno lo fermasse, ma i suoi amici non ne volevano sapere di intervenire sembravano più in attesa di riscontrare se quello che aveva detto era effettivamente vero.
Ma proprio quando pensava che non c’era più via di fuga da quella situazione, fu Ragnarock stesso a fermarsi e a voltarsi verso i presenti.
Ma al contrario di prima, ora sul suo volto si leggeva un’espressione scuro e minacciosa.
I presenti non capivano questo improvviso cambio di umore, ma quell’espressione era davvero spaventosa, metteva i brividi.
Ragnarock continuando a fissarli si sedette sul letto della sua partner per poi rivolgergli ad ognuno di loro il suo sguardo furente prima di parlare per poter dare un senso a quel suo improvviso cambio di umore.
<< Lasciate che si io ora a farvi una domanda.>> pronunciò queste parole con tono di voce basso e profondo. Per poi continuare
<< QUANTO?! PER  QUANTO TEMPO IO E CRONA SIAMO STATI BLOCCATI SULLA LUNA?! >> queste invece uscirono con un tono più alto e rabbioso.
Nessuno osava parlare si sentivano piccoli davanti a quella realtà, consapevoli che se non fossero tornati loro con le proprie forze chissà quanto tempo ancora probabilmente ci avrebbero impiegato per portarli indietro, ma forse ciò che li terrorizzava di più era l’idea che magari non sarebbero mai riusciti a portarli indietro.
Non ricevendo alcuna risposta Ragnarock proseguì a inondarli con la sua rabbia.
<< MI CREDETE COSÌ STUPIDO DA NON NOTARE QUEL MOCCIOSO?!
DI CERTO I MARMOCCHI NON SI FANNO IN UN GIORNO.
ORA VE LO CHIEDERÒ UN’ALTRA VOLTA E STAVOLTA VOGLIO RICEVERE UNA RISPOSTA. QUANTO TEMPO È PASSATO ?! >> sentenzio Ragnarock , sembrava più un ordine che una domanda.
Voleva ricevere una risposta non poteva far finta di nulla come aveva fatto molto probabilmente la sua maister.
Maka non osava parlare per paura che una volta che Crona avesse saputo la verità sarebbe stata lei ad arrabbiarsi o anche addirittura odiarla.
Gli altri non volevano parlare per non essere designati come portatori di brutte notizie o traditori.
Speravano che Crona sarebbe intervenuta e avrebbe detto che non importava e che avrebbero chiuso la situazione lì senza poi ricacciarla, forse per mai più.
Ma anche Crona voleva sapere per quanto tempo era rimasta bloccata sulla luna, anche se a dirla tutta aveva anche timore di conoscere la risposta.
L’unica cosa che sapeva era che non se la sarebbe mai presa con i suoi amici qualunque sia la loro risposta, quindi lasciò tutto nelle mani della sua arma, anche se si rendeva conto che il modo con cui veniva posta tale domanda non era di certo dei migliori.
L’aria era pesante nemmeno gli adulti intervenivano, Kid sospirò e fece un passo in avanti , attirando l’attenzione dei presenti, decise di farsi carico della situazione e che avrebbe risposto lui per tutti quanti.
Forse era il suo orgoglio da Shinigami a farlo o forse solo semplicemente il fatto che i due avevano tutto il diritto di sapere.
<< È inutile che ci giri attorno, andrò dritto al sodo. Tu e Crona siete stati via per due anni >> esordì Kid , guardando dritto negli occhi Ragnarock per dimostrargli che non aveva paura di lui.
A quella rivelazione Crona sgranò gli occhi poiché non si aspettava o meglio non sembrava essere passato tutto quel tempo, ma in fondo era come aveva detto Ragnarock il figlio di suoi professori aveva all’incirca quell’età.
Rivolse lo sguardo al suo partner che non aveva ancora detto niente, pensava che questo avrebbe dato di matto ma invece non disse una parola.
Ragnarock dal canto suo cercava di metabolizzare la risposta anche se come aveva dedotto doveva essere per forza quello il tempo della lloro prigionia.
La cosa non lo colpiva più di tanto poiché sapeva che anche per Crona era stato difficile assorbire e placcare le onde di follia generate dal Kishin, ciò che non comprendeva era l’assoluta fiducia che aveva la sua maestra d’armi nei confronti di quelli che considerava amici, sopratutto per Maka.
Non lo capiva e la cosa lo faceva solo divertire poiché era per loro che ora erano di nuovo a Death City.
Non disse niente, gli veniva solo da ridere e non lo trattenne, anzi scoppiò in una fragorosa risata davanti a tutti che lo guardavano piuttosto confusi poiché si aspettavano che avrebbe avuto una reazione simile alla precedente non di certo una divertita.
Non era una risata di scherno o di umiliazione nei loro confronti, ma bensì una risata liberatoria per scacciare via tutta la tensione accumulata, che fu capace di trascinare anche tutti i presenti.
Non appena tutti si ripresero da quella situazione, si resero conto che si sentivano anche più leggeri come se un peso invisibile avesse abbandonato i loro corpi e i loro cuori.
<< Certo che trovarsi degli amici sfigati quanto lei >> esordì ancora Ragnarock con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
Spostò lo sguardo verso Maka per poi dirle
<< Comunque io sto ancora aspettando oltre che le mie 12 caramelle anche i ringraziamenti per avervi salvato il culo dal Kishin >> il tutto detto in modo arrogante.
Ma in fondo non aveva tutti i torti sia lui che Crona si meritavano come minimo dei ringraziamenti adeguati.
Avevano rischiato la loro vita per salvare non solo loro che erano i loro amici ma anche quelle dell’intero pianeta Terra.
Si guardarono tra di loro e con un leggero sorriso si inchinarono e in coro
<< GRAZIE DI CUORE CRONA E RAGNAROCK >>
Anche i professori ringraziarono i due, persino Black Star si era inchinato per poi direzione
<<  Imprimetevi per bene questa visione, perché non ci saranno altre occasioni. In fondo io sono il grande Black Star colui che supera persino gli dei >> sentenziò con un sorriso a trentadue denti.
Ragnarock li guardava compiaciuti, dall’alto verso il basso, più che soddisfatto di quei ringraziamenti e di quell’immagine.
Crona invece si sentiva un po’ in imbarazzo ma era contenta di aver fatto qualcosa di buono per i suoi amici.
 Sembrava che tutto ciò che aveva fatto di sbagliato si fosse cancellato nell’esatto momento che li aveva visti sorridere, felici di averla lì insieme a loro.
Fu con quella costatazione che Crona avertì qualcosa di diverso in lei, una nuova consapevolezza ovvero che adesso in poi avrebbe vissuto secondo le sue scelte e che non avrebbe avuto più rimpianti.
Tutto ciò lo doveva per lei, per Ragnarock e per tutti i suoi amici.
 

 

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