MOSTRATI

di Feisty Pants
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** I. ABITO ***
Capitolo 3: *** II. SERENATA ***
Capitolo 4: *** III. IL GRANDE GIORNO ***
Capitolo 5: *** IV. VIAGGIO DI NOZZE ***
Capitolo 6: *** V. ALLEANZA ***
Capitolo 7: *** VI. RITORNO ***
Capitolo 8: *** VII. SORPRESA ***
Capitolo 9: *** VIII. UNA STRANA LUCE ***
Capitolo 10: *** IX. NORMALITÀ ***
Capitolo 11: *** X. STRANEZZE ***
Capitolo 12: *** XI. INTRUSI ***
Capitolo 13: *** XII. VERITÀ ***
Capitolo 14: *** XIII. NUOVO ARRIVO ***
Capitolo 15: *** XIV. DETERMINAZIONE ***
Capitolo 16: *** XV. RITORNO ***
Capitolo 17: *** XVI. ALLARME ***
Capitolo 18: *** XVII. ULTIME DICHIARAZIONI ***
Capitolo 19: *** XVIII. QUALCHE COSA NON CAMBIA MAI ***
Capitolo 20: *** XIX. BATTAGLIA ***
Capitolo 21: *** XX. FLASHBACK ***
Capitolo 22: *** XXI. CHI SEI? ***
Capitolo 23: *** XXII. RIFLESSIONI ***
Capitolo 24: *** XXIII. IL PASSATO ***
Capitolo 25: *** XXIV. PAURA ***
Capitolo 26: *** XXV. DA OGGI IL DESTINO APPARTIENE A ME ***
Capitolo 27: *** XXVI. L'ULTIMO RICORDO ***
Capitolo 28: *** XXVII. LET IT GO ***
Capitolo 29: *** XXVIII. ADDIO ***
Capitolo 30: *** XXIX. ULTIMI SALUTI ***
Capitolo 31: *** XXX. IMPOSSIBILE REAGIRE ***
Capitolo 32: *** XXXI. LA NUOVA REGINA DI GHIACCIO ***
Capitolo 33: *** XXXII. IL RESTO È STORIA ORMAI ***
Capitolo 34: *** XXXIII. MOSTRATI ***
Capitolo 35: *** XXXIV. ZIA ***
Capitolo 36: *** XXXV. LA VOCE ***
Capitolo 37: *** XXXVI. RITORNO A CASA ***
Capitolo 38: *** XXXVII. FAMIGLIA ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO
 


“È un signore anziano che non ci sente bene!” afferma concentrato Kristoff mentre osserva Anna intenta a mimare chissà quale personaggio.

“È un esploratore!” risponde Elsa ancora più confusa dai movimenti della sorella.

Anna, infatti, si muoveva in modo goffo. Corrugava la fronte, strizzava gli occhi in segno di concentrazione e, soprattutto, si portava le mani all’orecchio girandosi di scatto a destra e sinistra.

“Per me è una scimmia che cerca di togliersi le pulci!” si inserisce Olaf indicando le orecchie di Anna con il suo simpatico braccio legnoso. 

“Nah…tempo scaduto” constata Kristoff girando la clessidra e sorridendo in segno di vittoria.

“Cos’era?!” domanda curioso Olaf balzando in piedi.

“Dai era facile! Era Elsa che sentiva le voci!” si lamenta Anna facendo cadere le braccia lungo i fianchi sbuffando stranita dalla situazione.

“Oh ma dai, non ero mica così!” ribatte la sorella dai lunghi capelli di un biondo splendente incrociando le braccia.

“In effetti sembravi proprio una scimmia…a forza di tutti quei movimenti poi! A proposito, lo sapete che la scimmia urlatrice può essere sentita fino a diverse miglia di
distanza?” dichiara il pupazzo di neve assumendo la postura di un insegnante.

“Grazie, ci hai proprio cambiato la vita con questa affermazione” ride Kristoff stanco delle solite lezioni del piccolo amico.

“Mi stai dicendo che lei sembra una scimmia?” prende in giro Elsa indicando la sorella accanto a lei.

“Hey smettetela. Vi ricordo che sono una regina adesso” constata Anna mettendosi sulla difensiva ed alzando il mento in segno di ironica superiorità.

“Sono passati solo pochi mesi dalla tua incoronazione…eppure mi è davvero strano vederti con la corona sul capo intenta a governare un intero regno” si aggiunge Kristoff
avvicinandosi a lei.

“Mi stai dicendo che non mi credi in grado di farlo?!” si altera la giovane dai capelli rossi puntando le iridi ghiacciate in quelle scure del fidanzato.

“Oh insomma smettila con questi fraintendimenti! Mi attende una vita accanto a te, non farmi impazzire prima del previsto” si difende l’uomo mettendosi la mano tra i cespugliosi capelli biondi.

“Eh sì…che complicate queste donne…vero Samanta?” afferma tra sé e sé Olaf guardando alla sua sinistra e immaginando di avere un’amica fittizia accanto.

“Calmi voi due… a proposito, come vanno i preparativi? Ormai ci siamo giusto? Sapete, Zefiro ogni tanto mi porta all’orecchio delle voci contraddittorie riguardo alle vostre nozze. Sono ancora fissate per settimana prossima spero!” si intromette Elsa avvicinandosi ai due promessi sposi.

“Certo Elsa! Anche se siamo ancora indietro con tutti i preparativi… anche l’abito da sposa  e tutto il resto ho bisogno del tuo consulto e…”

“Fermati furia scatenata! Non è bene parlare di questo davanti allo sposo. Ti prometto che nei prossimi giorni farò di tutto per venirti a trovare e aiutarti in ogni piccolo gesto.

È la prima volta che mi si sposa una sorella” si intenerisce la maggiore cingendo il fianco alla sorellina e appoggiando la testa sulla sua spalla.

“Ma è la tua unica sorella!” si lamenta Olaf alzando le mani al cielo esasperato di così tanta ignoranza.

“Va bene Olaf, direi che è ora di andare. Domani sarà una giornata impegnativa” taglia corto Kristoff dopo aver alzato gli occhi al cielo per l’ennesima volta.

“Grazie Amore, ci vediamo domani” afferma Anna sorridendo alla futura consorte intenta ad allontanarsi con il pupazzo di neve.

“Ora Anna devo andare. Sai che devo sempre controllare il mio regno e non posso assentarmi troppo” conclude Elsa sistemandosi i capelli e raccogliendoli in una treccia.

“Promettimi che, nonostante le nozze mi starai sempre accanto” si confida Anna abbassando leggermente lo sguardo e osservando il pavimento.

“Anna, è normale essere agitati. Non ti abbandonerò mai. Ti basta un fischio e sai che arrivo immediatamente. Sei una persona fantastica e questo matrimonio ti renderà ancora più forte oltre una regina ancora più brava” conforta Elsa accarezzando il volto lentigginoso della sorellina.

“Ti voglio bene” rivela Anna lasciandosi avvolgere dalle braccia della maggiore.

La loro serata “mimo” del venerdì sera si conclude proprio così: con un abbraccio caldo in quelle braccia così fredde, un abbraccio familiare e fedele, un abbraccio consolatorio e carico di energia, un abbraccio rilassante che permette di chiudere gli occhi e distendersi, un abbraccio tra due sorelle così diverse e così simili che le legherà per sempre.
 

NDA:
Ciao a tutti! La visione di Frozen 2, finalmente, ha risvegliato in me l'ispirazione ed eccomi qui a cimentarmi con una storia all'antica, se così si può dire. Per una volta torno a riscrivere una ff ambientata nel contesto originale nella trama cercando, così, di trattare di nuovo la magia, la fantasia e lo stupore. 
Frozen 2 mi ha davvero colpita e sono contenta di poter provare a mostrarvi le mie idee a riguardo.
Ringrazio già in anticipo la mia cara Ivi. Questa storia è dedicata a te che, ormai, sei più che una lettrice per me!
Vi auguro buona permanenza e spero di essere costante con gli aggiornamenti. 
A presto, 
la vostra Feisty Pants

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Capitolo 2
*** I. ABITO ***


CAPITOLO I.
L’ABITO

 
 
“Vostra Altezza, il regno di Portues richiede un incontro con Voi al più presto per parlare dello scambio di legname” dichiara una guardia entrando nello studio della regina ed inchinandosi a lei.

“Fai in modo che riceva questa mia dichiarazione, l’incontro sarà fissato dopo le mie nozze” risponde con serietà Anna porgendo una pergamena sigillata al suo rappresentante che, una volta ricevuto, si allontana e chiude la porta alle sue spalle.

Anna, avvolta dal silenzio, si alza dal tavolo sul quale sono ripiegati diversi fogli riguardanti permessi, alleanze commerciali, consensi e disapprovazioni, richieste dei suoi sudditi e molto altro ancora. In pochi mesi la vita della giovane di 21 anni era radicalmente cambiata. Dalla ragazza spensierata e sbadata si era dovuta trasformare in una donna adulta in grado di governare un intero regno.

In quei mesi fu semplice imparare il mestiere: tutti andavano d’accordo, non c’erano lamentele e problematiche e questo le permise di apprendere con serenità e ambientarsi senza difficoltà nel nuovo stile di vita.

La giovane dai capelli ramati raccolti in un cucù, adornata di pendenti e gioielli e vestita di abiti regali e rispettosi, vagava per la stanza ammirando i quadri appesi alla parete.

“Fino a qualche anno fa parlavo da sola con i quadri…ora eccomi qui a governare un regno” afferma tra sé e sé abbozzando un sorriso malinconico. Quel lavoro le piaceva, la faceva maturare costantemente e l’aveva resa più attenta e responsabile anche se la lontananza di Elsa la spaventava molto. Le due si vedevano spesso, ma non averla al suo fianco costantemente e ricoprire il suo ruolo di regina rappresentava comunque un ostacolo per lei.

Setti colpi alla porta attirano l’attenzione della regina che, riconoscendo la successione ritmica, non fa che sorridere consapevole di chi la stia cercando.

“Ciao Anna, sei pronta?” saluta Elsa facendo capolino sulla porta.

“Certo che sì!” risponde la minore coprendosi le spalle con uno scialle di seta e andandole incontro.

“Che cosa avevi in mente?” domanda la più piccola salutando con la mano tutti i servitori che incontrava nel castello mentre si dirigevano fuori.

“Vieni con me, voglio mostrarti una cosa” risponde la maggiore chiedendo ad Anna di salire sul suo cavallo d’acqua.

“Oh nono, sai che mi spaventa” sussurra lei bloccandosi di colpo e guardando torva lo spirito dell’acqua.

“Non ti fa niente te lo prometto!” ride Elsa guardandola con tenerezza e porgendole una mano per salire sul dorso dell’animale.

“Ha gli occhi troppo bianchi… mi impressiona” si confida Anna stringendosi alla sorella e agganciandosi saldamente a lei. Il loro viaggio comincia: il cavallo sfreccia veloce, attraversa la foresta incantata e il villaggio dei loro amici Northundri, ruscelli, fiumi con acqua zampillante, finché non si arresta davanti al veliero dei loro genitori. Elsa, durante la neonata permanenza nel nuovo regno, aveva ristrutturato il vascello rendendolo un luogo caldo e accogliente dove, al suo interno, aveva costruito tante piccole statue di ghiaccio che ricordavano alcuni momenti dei loro genitori.

Quell’imbarcazione era tutto ciò che rimaneva della loro famiglia e la sacralità di quelle meravigliose invenzioni ghiacciate lo rendeva un vero e proprio museo di ricordi.

Anna, tutte le volte che vi entrava, si emozionava. Il cuore le batteva a mille, gli occhi si colmavano di lacrime, le guance e la punta del naso si tingevano di rosso e le labbra si distendevano in un sorriso malinconico che racchiudeva in sé la serenità di una profonda nostalgia. Una nostalgia non dolorosa, ma ricca di ricordi e amore verso quei due eroi, quei due fautori della libertà e della verità che avevano dato la vita per le proprie figlie e il regno.

“Questa statua è nuova!” afferma Anna avvicinandosi a una scultura mai vista prima. La creazione ritraeva due giovani intenti a ballare. Lui indossava un abito elegante e lei, bellissima, aveva i
boccoli castani che ricadevano delicatamente sulle spalle e danzava in un lungo abito di pizzo. Anna si appoggiò alla scultura di ghiaccio, toccò la mano del padre e diede una carezza al volto freddo della madre nella quale notava molte somiglianze con sé stessa.

“Quando l’hai fatta?” domanda Anna sempre più emozionata di quel magnifico momento.

“Qualche giorno fa… pian piano a Athohallan riesco ad accedere ai ricordi dei nostri genitori e mi è permesso mostrarti queste nuove creazioni” si aggiunge Elsa più posata rimanendo lontano dalla sorella per permetterle di assaporare al meglio quel gesto. Per Elsa non fu facile accettare la verità, non fu semplice convivere con il senso di colpa per la morte dei genitori ma, il prendersi cura del suo nuovo regno e la possibilità di accedere, grazie ai suoi poteri, a tutti i ricordi della famiglia, rappresentava per lei un vero e proprio dono per vivere al meglio il presente.

“Non dirmi che rappresenta il giorno del loro matrimonio” continua Anna permettendo a una piccola lacrima di scivolarle sulla guancia. Elsa si limita ad annuire e, nonostante la sua forza, non riesce a trattenere le emozioni permettendo a piccoli fiocchi di neve di librare nell’aria.

“Sono bellissimi… e che meraviglia il vestito della mamma, sembra una fata” continua la regina di Arendelle troppo ammaliata dall’espressività e dal calore emanato dalla scultura di ghiaccio.

“Ho un regalo per te” prende coraggio Elsa e, dopo un vorticoso movimento delle mani, ecco comparire dinnanzi a lei un magnifico abito bianco in pizzo, adornato da minuscoli diamanti. Anna lo guarda e, spalancando gli occhi, compara il vestito di fronte a lei con quello della statua alle sue spalle.

“È il vestito della mamma” dice Anna non riuscendo a trattenere le lacrime e toccando delicatamente il tessuto di quell’abito così perfetto.

“Ho visto le loro nozze e ora te le racconterò. Mamma era proprio come te. Bellissima, perfetta, coraggiosa e un po’ sbadata ma ha dovuto seguire papà e diventare regina. Per lei non è stato semplice, prima viveva con un popolo nella natura per poi accettare le corona ed amministrare un regno con papà! Eppure è stata una grande donna ed entrambe sappiamo quanto bene abbia fatto per noi e il nostro paese. Questo abito è il mio regalo per te. Sono certa che sarai un’ottima regina e il matrimonio ti rafforzerà” spiega Elsa prendendo il volto della sorellina tra le mani e asciugandole le lacrime con il pollice.

Anna si limita a sorridere, l’abbraccia forte a sé nascondendo il volto nell’incavo del suo collo e non vergognandosi delle proprie fragilità. Elsa era tutto per lei: sua sorella, la sua famiglia, la sua consolatrice, la sua guida e quel gesto l’aiutava a dimostrare, ancora una volta, il loro legame infrangibile.

Le due si sedettero su un piccolo divano e, osservando le tante sculture di ghiaccio, si scambiarono ricordi e pensieri riguardanti i propri genitori. Spesso si sottovaluta la potenza dei ricordi che, scolpiti in noi, ci permettono di rivivere ciò che non abbiamo più.

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Capitolo 3
*** II. SERENATA ***


CAPITOLO II.
LA SERENATA
 
 
L’aria che invade i polmoni, il vento che scompiglia i capelli, la sensazione di libertà, gli occhi chiusi che assaporano l’energica quiete, era questo tutto quello che viveva Kristoff quando, pensieroso, si concedeva una cavalcata con Sven.

“Grazie Ryder, avevo proprio bisogno di questo momento” afferma il biondo scendendo dal suo fido destriero per chinarsi e bere da una sorgente.

“Sei agitato?” chiede l’amico Northundro notando strano l’amico.

“Il matrimonio mi agita” esplode Kristoff, dopo aver sospirato per colpa dell’indecisione nel confessare i propri timori.

“Amico mio, non eri mica su di giri per le nozze?” domanda il giovane dai capelli color dell’ebano.

“Sì, lo sono ma mi preoccupa il mio futuro. Insomma, Anna ora è una regina ed è già cambiata molto. È diventata più sicura di sé, più seria e matura e tutto questo è magnifico! Ora, però, mi chiedo se sarò in grado di starle accanto. Accettando le nozze, automaticamente, giuro di sposare il regno e, di conseguenza, di coamministrarlo con Anna” inizia a ragionare Kristoff offrendo a Sven una carota per premiarlo della lunga corsa.

“Non ti seguo” risponde perplesso l’altro invitando il biondo a sedersi accanto a lui.

“Se non ne fossi capace? Insomma, sono cresciuto allevato da delle rocce, vivo nella natura, ho sempre trasportato ghiaccio, parlo con le renne e vesto trasandato. Spesso mi chiedo come faccia Anna a trovare qualcosa di affascinante in me, ma ancora di più mi sto interrogando sull’immagine che il regno si farà di me…loro futuro re” conclude l’uomo del ghiaccio facendosi passare le dita tra i capelli.

“Non sono qui per dirti che sarà facile, su questo l’hai capito anche tu. Una cosa, però, desidero dirtela. Anna si è innamorata di te per tutto il calore e l’amore che in pochissimo tempo sei stato in grado di dimostrarle. Una persona buona come te non potrà che ricevere l’approvazione di tutto il regno. La tua posizione è importante per Anna. Dovrai essere il suo braccio destro, la sua spalla, il suo primo consigliere per decidere al meglio come comportarsi. Non dovrai per forza uscire allo scoperto ma dedicarti a lei” consiglia l’amico molto colpito dal discorso trattato e desideroso di aiutare il montanaro.

“Voglio donarti una cosa… questo è un ciondolo di legno. Non ha nessuna forma, ma dalle nostre parti si è soliti indossarlo e scambiarselo durante le nozze. Questo pezzo di legno rappresenta la nostra essenza che doniamo alla propria consorte permettendole, anche, di intagliare il piccolo materiale per costruire una persona migliore. Le nozze per noi sono un gesto fondamentale di unità, uguaglianza, coraggio, fedeltà e aiuto” continua Ryder porgendo a Kristoff il piccolo oggetto appena estratto dalla pelliccia.

Kristoff accarezza il pezzetto di legno tra le sue mani e ne avverte l’energia. Accarezza il dorso, rigira il legno tra le mani, lo fa ciondolare grazie alla collana annessa per poi bloccarsi all’improvviso perché ispirato da una grandiosa idea.

“Vuoi essere il mio testimone?” sbotta esaltato Kristoff sperando in un sì deciso.

“Cosa? Aspetta…io? Ma non capisco, mi conosci da poco tempo!” si agita l’amico confuso dall’affermazione.

“Eppure mi pare di conoscerti da una vita. Voglio che sia tu, non transigo”

“Ne sono onorato e ti prometto che non farò mai mancare il mio supporto alla vostra coppia” ringrazia lui lusingato con gli occhi lucidi per l’emozione.

“Ricorda, Kristoff… ognuno di noi, nella propria vita, deve amministrare un regno più o meno personale. Il matrimonio sarà la tua vera e propria missione. Dovrai focalizzarti su quello, sulla vita insieme ad Anna e, automaticamente, il regno verrà da solo” conclude lui sfoggiando un sorriso smagliante e dando all’amico una pacca sulla spalla che, finalmente, lo tranquillizza.

Pochi giorni dopo…

“Sì, i piatti portateli nella sala grande e voglio i fiori su tutto l’ingresso del castello” comanda la regina indicando ai suoi servitori tutte le mansioni da eseguire. Ad Arendelle regnava il trambusto: tutti gli abitanti erano indaffarati ed eccitati per le imminenti nozze della regina. Il regno era addobbato a festa ed ognuno faceva del suo meglio per ripulire e rendere accogliente l’ambiente, anche per tutti gli alleati commerciali che approdavano al porto ad ogni ora.

“Odio organizzare le cose!” esclama agitata Anna sbattendo le mani sui fianchi in segno di nervosismo.

“Ma cosa sta succedendo qui?!” afferma Elsa appena entrata nel castello e travolta dall’ondata di novità.

“Siamo indietro con i preparativi e io mi sposo domani! Insomma Elsa…domani!” urla Anna agitata gesticolando freneticamente.

“Stai calma, forza! Anna, sarà o non sarà il giorno più bello della tua vita? Prova a rilassarti e non pensare a tutto questo che in realtà è già tutto pronto” cerca di mediare la maggiore afferrando le braccia della sorella minore per farla placare.

“In verità io faccio tutto questo perché voglio tenere la testa occupata, o dai Elsa lasciami preparare tutto!” si confida la minore utilizzando una vocina infantile che provoca la risata della maggiore.

“Lo capisco, ma se continui a dare ordini senza senso e obblighi i nostri aiutanti a spostare altre cinquanta volte quel mazzo di fiori dall’ingresso, ti assicuro che non troverai più né i fiori né servitori ad aiutarti la prossima volta” la rimprovera Elsa spingendola verso la loro vecchia camera da letto e chiedendo venia a tutti i servitori che ringraziano per quell’umile pensiero.

Grazie all’intervento di Olaf e alle sue buffe avventure e storie scientifiche, il pomeriggio trascorre serenamente e, finalmente, tutto il regno si placa e chiude le finestre delle proprie case per affrontare la lunga notte.

Anna si prepara per andare a dormire anche se, come teme, non riuscirà a prendere sonno.

“Kristoff dov’è?” domanda la regina guardando la porta della camera sperando di poter trovare il proprio fidanzato.

“In che senso dov’è?” chiede perplessa Elsa non capendo quell’affermazione.

“Pensavo venisse qui a trovarmi” risponde l’altra delusa abituata ormai troppo bene a ricevere il bacio della buonanotte.

“Vuoi dire a dormire insieme a te?!” domanda la maggiore in segno di rimprovero.

“Ehm…no quello no, ma quando mai. Intendevo a salutarmi” cerca di difendersi la minore facendo intuire alla sorella di aver già dormito più volte insieme alla propria futura consorte. Elsa si limita a sorridere, nonostante tutto le piaceva vedere ancora la goffaggine e l’ingenuità della sua sorellina nascoste e represse per colpa della nuova severità e pacatezza da regina.

Quel momento imbarazzante viene interrotto dal rumore di qualcosa che colpisce il vetro della finestra della stanza.

“Che cosa succede?” domanda la regina inarcando le sopracciglia attirata dal suono inaspettato.

Anna si avvicina lentamente alla finestra e la apre con decisione per poi mettersi le mani sul volto e ridere di gusto di fronte alla scena. Nella piccola piazza del giardino interno del castello, ecco Kristoff accompagnato da Ryder e qualche renna pronto ad intonare una canzone per la sua amata.

“Cosa ci fai qui?” esclama Anna impaziente di fronte alla novità.

“Shhh…lascialo fare” la zittisce Elsa accorsa all’altra finestra per godersi la scena.

Kirstoff deglutisce emozionato e, una volta accordata la chitarra, dà inizio a una vera e propria serenata.

La canzone è dolce e melodiosa, gli arpeggi alla chitarra creano un’atmosfera rilassante e le parole rappresentano la parte migliore. Kristoff attraverso rime, strofe e ritornelli descrive tutta la storia d’amore con Anna sorridendo nel notare le sue risate dal balcone come reazione di qualche aneddoto divertente portato alla memoria.

Anna lo guarda sognante, con le gote tinte di rosso e gli occhi che divorano da lontano ogni parte di lui. La ragazza amava la sua voce, il suo fisico, i suoi vestiti, i suoi occhioni castani, il suo profumo di pino e il suo calore. Amava lui e non vedeva l’ora di proclamare a gran voce il sì dell’indomani.

“Ti amo, furia scatenata. Ora devo andare via perché non posso vedere la sposa la sera prima del matrimonio. Ci vediamo domani” conclude lui dopo aver accolto l’applauso della sua famiglia e del fedele amico al suo fianco. Kristoff ripone la chitarra nella custodia e, dopo aver mandato un romantico bacio volante alla sua amata, si allontana.
È quasi all’uscita della piccola piazza quando, avvertendo ancora lo sguardo della fidanzata su di sé, si volta per fissarla negli occhi e, sospirando, le sorride emozionato consapevole di amarla con tutto sé stesso.

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Capitolo 4
*** III. IL GRANDE GIORNO ***


CAPITOLO III.
IL GRANDE GIORNO


 
Sono le 8.00 di mattina quando Elsa si sveglia e trova Anna addormentata accanto a lei.

La maggiore decide di attendere ancora un attimo prima di svegliare la più piccola e ne approfitta per contemplarla. La sua piccolina, la sua sorellina di lì a poche ore avrebbe sposato un uomo.

Anna aveva la bocca leggermente aperta, le guance ricoperte di lentiggini appoggiate delicatamente al cuscino, i capelli scompigliati e dei dolci lineamenti da giovane donna nascosti dalle braccia che teneva sempre sul volto mentre dormiva. Elsa, però, più la guardava e più la ricordava come una bambina scalmanata con i codini rossi bene in vista che la mamma, per colpa del suo continuo movimento, era costretta a sistemarle spesso.

Il pensiero di quel momento fa sorridere e sussultare la maggiore che, allontanata la nostalgia dell’infanzia, accarezza il volto della minore per svegliarla.
Elsa inizia a muoverla lentamente e con delicatezza ma senza ottenere risposta.

“Annaaa, dai alzati! È ora!” sussurra la maggiore senza risultato.

“ANNA” si altera allora Elsa scuotendo la regina di Arendelle che sobbalza e si guarda intorno spaventata.

“Ma buongiorno eh!” si lamenta Anna sbadigliando e strofinandosi gli occhi.

“Il sonno pesante non potevi averlo anche da piccola? Così almeno mi avresti evitato notti insonni per costruirti pupazzi di neve” borbotta la bionda alzandosi in piedi.

“Dai volevo svegliarmi con il cielo!” ride la più piccola provocando anche la risata della maggiore al ricordo della sua famosa citazione.

“Sei pronta?” domanda Elsa eccitata dalla giornata.

“Sì” risponde sicura Anna e, dopo un lungo sospiro, si alza in piedi chiamando a sé le dame di corte per aiutarla a prepararsi.

“Bene, mentre ti prepari io vado a controllare una cosa” si congeda Elsa correndo fuori dal castello diretta verso l’abitazione di Kristoff.

“Non vi sembra un po’ eccessivo?! O insomma sono ridicolo!” si lamenta una voce maschile proveniente dall’interno di una dimora. Elsa, dopo aver bussato, varca la soglia e si ritrova nel soggiorno di Kristoff che, in quel momento, era circondato da qualche amico troll.

“Elsa, ti prego aiutami!” implora Kristoff cercando di spogliare la corona di fili d’erba preparatagli dalla sua mamma delle rocce.

“Sei così bello Kristoff! Non sai da quanto tempo aspettiamo questo giorno!” si esalta una piccola roccia saltellando sulle due zampe e battendo le mani.

“Sei bello sì, ma forse è meglio non esagerare” si intromette Elsa faticando a trattenere le risate per quello strano abbigliamento. La ex regina di Arendelle muove velocemente le mani ed ecco comparire uno stupendo abito maschile color blu notte.

“Grazie Elsa” sospira l’uomo contento di essere stato salvato da quell’imbarazzante situazione.

Trascorrono qualche decina di minuti e, finalmente, appare Kristoff davanti a lei. L’uomo indossava l’abito blu e aveva i capelli stranamente laccati e pettinati anche se non sembrava proprio a suo agio in quel cambio di stile.

“Che ne dici? Posso piacere a tua sorella?” chiede lui girando su sé stesso per controllare ogni parte dell’abbigliamento.

“Sì, direi proprio di sì…sei ancora più elegante del giorno della sua incoronazione” afferma Elsa soddisfatta e immaginando già lo sguardo di Anna alla visione del futuro marito.

“Spero di essere alla sua altezza” sussurra lui abbassando il tono della voce e sistemandosi il colletto.

“Che cosa vuoi dire?” domanda la bionda scuotendo la testa non capendo il nuovo discorso.

“Anna è diventata davvero coraggiosa ed è una donna splendida. Spero di essere in grado di aiutarla in questo nuovo ruolo”

“Anna è così perché ha incontrato te. Fino a pochi anni fa stava per sposare uno sconosciuto, era scalmanata, non sapeva cosa fosse la vita. Tu l’hai accompagnata da me e ne hai influenzato il cambiamento. Siete una coppia fortissima ed avete la mia benedizione. Sono convinta che anche i miei genitori sarebbero fieri di voi” spiega Elsa avvicinandosi a lui e donandogli una carezza
sulla spalla.

“Grazie Elsa, di queste parole e della tua fiducia nei miei confronti. Ti prometto che non lascerò mai sola Anna” conclude lui sorridendogli orgoglioso di poter far parte di quella piccola e meravigliosa famiglia.

“Ci vediamo dopo” conclude Elsa dirigendosi fuori dalla casa del montanaro avvolto ora dall’affetto dei trolls e di Ryder.

“Vostra maestà, è pronta per vedersi?” chiede la balia asciugandosi una lacrima per la bellezza della regina che aveva visto crescere.

“È arrivata Elsa?” domanda Anna con gli occhi coperti dalle mani per godersi la sorpresa.

“Sì, sono qui” risponde la maggiore appena giunta al castello grazie alla sua velocità di spostamento.

“3,2,1…”

Anna toglie le mani e rimane a contemplare il suo abbigliamento.

La regina ha i capelli raccolti in un cucù sul quale è appoggiata la corona e il velo nuziale. La cosa più bella, però, è il vestito bianco che rappresenta il sogno di ogni donna. Il delicato pizzo che aderisce perfettamente al suo petto e ai fianchi, lo strascico di seta che ricade dietro di lei, i piccoli diamanti che riflettono i raggi di sole, Anna è semplicemente un sogno.

“Sei bellissima, sembri la mamma” sussurra Elsa avvicinandosi a lei con le lacrime agli occhi.

“Secondo te mi vedrà adesso?” chiede la rossa con gli occhi lucidi e la voce traballante.

“Certo, è qui con noi. Ne sono sicura. Sono orgogliosa di te” conclude Elsa guardando la sorella negli occhi ed abbracciandola forte a sé.

“Con oggi inizia una nuova vita, ma nulla dividerà il bene che ci vogliamo” afferma Anna accarezzando il volto della maggiore per poi sospirare, sollevare l’abito, dirigersi verso la porta e pronunciare con fermezza: “Sono pronta”.

La Chiesa è gremita di gente. Le prime file di banchi sono occupate dai parenti lontani di Elsa ed Anna, zii e cugini di regni che avevano sentito nominare solo quando erano piccole, metà della Chiesa era destinata agli alleati commerciali, ai nortundri, ai trolls e agli abitanti di Arendelle.

“Ci siamo, ti accompagno io” commenta Elsa una volta aiutata la sorella a scendere dalla carrozza trainata da Sven che, grazie a un fiocco rosso al collo, mostrava la sua aria fiera e orgogliosa.

“Ti voglio bene Elsa” conclude Anna guardandola ancora negli occhi e prendendola a braccetto pronta ad entrare dopo aver sentito il coro intonare un antico canto nuziale.

Le porte della Chiesa vengono aperte e tutti i presenti si alzano in piedi per accogliere la propria regina.

Anna cammina sicura verso l’altare senza guardare gli invitati per paura di emozionarsi troppo anche se, con la coda dell’occhio, scorge gente piangere, tapparsi la bocca per lo stupore, bisbigliare frasi del tipo “Come è bella!” e altri inchinarsi ed applaudire piano. Anna è concentrata sulla parte più importante di quella giornata: Kristoff che, elegante e composto, l’attende all’altare con le lacrime agli occhi.

Passi lenti e vicini ed Anna rivede, in quella camminata verso l’altare, tutta la storia della sua relazione.

Sorride nel ricordare la volta che ordinò a Kristoff di portarla sulla montagna del Nord, quando lui parlò degli esperti in amore, quando l’aiutò a scalare una montagna e la prese in giro per il suo essere così movimentata, quando le salvò la vita e la baciò per la prima volta nella piazza del villaggio. Ricordò con nostalgia le nottate passate a baciarsi e coccolarsi, il dolore nell’averlo abbandonato quando si allontanò con Elsa, i pesanti litigi che si concludevano sempre con un sorriso e una rosa, i sogni sul proprio futuro, la proposta di matrimonio, le risate parlando di Sven e di
avvenimenti divertenti e molto altro ancora. Una vita, anni trascorsi insieme che racchiudevano attimi ricchi di avvenimenti belli e brutti che la regina desiderava approfondire e rivivere.

“Sei bellissima” sussurra Kristoff all’orecchio della futura moglie una volta congiuntosi a lei all’altare. L’uomo, poi, prima di iniziare la cerimonia, si scambia un ultimo sguardo con Elsa nel quale la ringrazia per essergli sempre stata accanto come amica e, ora, come cognata.

“Siamo qui riuniti oggi per celebrare le nozze di Anna regina di Arendelle e Kristoff Bjorgmann. Cominciamo subito con le promesse dei futuri coniugi.”

“Anna, fin dal primo momento che ti ho vista ho capito che non ti avrei mai voluto perdere. Con la tua semplicità sei riuscita a sciogliere il mio grande cuore di ghiaccio e aprirmi gli occhi sulla vita. Prometto di starti accanto sempre e, soprattutto, di adempiere ai miei doveri di futuro regnante ascoltando sempre le tue indicazioni. Con questo anello, ti sposo”
Afferma Kristoff prendendo tra le mani la fede e mettendola al dito di Anna per poi guardarla negli occhi e sorriderle.

“Kristoff, sono consapevole di averti fatto esasperare e soffrire ma, nonostante tutto, il tuo forte amore è sempre resistito a tutto. Mi hai resa una persona diversa, coraggiosa, responsabile e matura. Mi hai resa la regina e donna che sono. Non basterà la vita insieme per ringraziarti di tutto questo. Giuro di starti accanto sempre, di servirti e camminare con te sostenendoci a vicenda. Con questo anello…ti sposo”

Conclude Anna compiendo lo stesso identico gesto del consorte per poi tenergli saldamente la mano.

“Io vi dichiaro: marito e moglie” afferma il celebrante permettendo così ai due sposi di unire le proprie labbra per sigillare quel patto infrangibile.

Il bacio dei due giovani provoca il trambusto generale. Battiti di mani, esclamazioni di gioia, lancio di petali colorati e campane che suonano gioiose per festeggiare una serenità che non si assaporava da tempo.
 
La giornata trascorre tranquillamente tra cibo, danze ispirate alle musiche eseguite dal quartetto d’archi e i due sposi si ritrovano immersi nei continui incontri con gli invitati, tra saluti, inchini e scambio di auguri.

“Elsa!” esclama una voce adulta avvicinandosi alla ex sovrana del regno intenta a salutare anch’essa i presenti.

“Zia Ester?!” afferma Elsa felice di incontrare, dopo tanto tempo, l’unica parente rimastagli.

“Come ti sei fatta grande cara!” si congratula la donna alta dai capelli castani e gli occhi scuri, sorella del padre e sovrana del regno di Winstel.

“Da quanto tempo non ti vedo! Come state? Il regno come procede?” domanda Elsa contenta di riunirsi alla famiglia.

“Noi stiamo bene. Ti ricordi Fergus? Mio figlio?” continua la donna chiamando a sé un giovane dai capelli mori e gli occhi scuri che si inchina alla cugina e le sorride.

“Il regno, purtroppo, non naviga in buone acque…qui, però, non è sicuro parlarne” conclude la regnante guardandosi intorno per paura di essere intercettata.

“Nei prossimi giorni la regina e suo marito partiranno per la luna di miele, motivo per cui io gestirò e governerò in loro assenza. Potrete restare qui e parlare con me delle vostre problematiche in modo da potervi aiutare. Sono sicura che mia sorella sarà contenta di questa iniziativa! A proposito…vi porto da lei! Anna, ti ricordi zia Ester?” presenta Elsa avvicinandosi alla sorella visivamente stanca di salutare tanta gente.

“Certo! In realtà eravamo molto piccole ma ricordo bene il Natale in cui ci portaste in dono quel cavallino a dondolo che amavo!” ricorda Anna dopo aver fatto segno ai parenti di alzarsi dall’inchino.

“Anna, ci sarebbe il ballo…” si inserisce Kristoff dopo aver salutato anche lui quei lontani parenti.

“Certo! Scusatemi, ma devo proprio andare” si congeda la regnante prendendo a braccetto il proprio uomo e dirigendosi al centro della pista per dare il via alle danze.

“Devo dire che hai imparato molto bene a ballare!” si congratula Anna coordinando i propri movimenti con quelli del marito.

“Avevi dubbi? Sono un re anche io ormai!” ride lui facendo sorridere anche l’altra.

“Sì che, amore…ti vogliono proprio tutti. Che noia salutare tutte quelle persone! Siamo sposati da qualche ora e già mi ignori?” ironizza lui baciandola sulla fronte.

“Non fare il geloso, ti ricordo che ci attende la nostra prima notte di nozze tra poco!” afferma lei alludendo al desiderio di consumare il proprio amore per la prima volta.

“Impossibile, come minimo ci impiegherei ore a sbottonare tutto il tuo vestito e, sinceramente, non mi reggo più in piedi. Non so con che forza sto riuscendo a ballare!” ride lui facendo girare su sé stessa la propria donna e abbracciandola da dietro.

“Hai ragione anche tu…da domani ci attende il nostro viaggio di nozze e avremo tante notti da trascorrere insieme” risponde lei facendo roteare l’abito e tornando di fronte a lui.

“Tutta la vita…ti amo” commenta lui appoggiando la fronte a quella della moglie.

“Anche io” risponde lei e, sporgendosi in avanti, accettata di baciare ancora una volta quelle labbra che la facevano impazzire che sapevano di amore, di coraggio, di casa e di famiglia.
 

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Capitolo 5
*** IV. VIAGGIO DI NOZZE ***


IV.
VIAGGIO DI NOZZE


 
“Questo l’ho preso, no questo non serve…oppure sì? Oh insomma Anna ce la puoi fare!” parla tra sé e sé la regina mentre cerca degli abiti adatti per il suo viaggio d’amore.

“Tutto bene?” domanda Elsa entrando nella stanza della sorella avvertendo delle voci.

“Sono in crisi, non sono mai stata via per così tanto tempo!” afferma la regina accogliendo la sorella nella propria camera.

“Vedrai che ti godrai le due settimane migliori della tua vita. Il posto dove andrai sarà al caldo, vicino al mare…quindi questo non ti serve” rassicura Elsa mettendo da parte un vestito di tessuto pesante.

“E questo?! Sono una regina, non posso permettermi di vestire troppo scollata!” continua la regina paranoica indicando un indumento utilizzabile per nuotare.

“Anna calmati! Stai partendo per la luna di miele mica per un incontro con degli ambasciatori! Di cosa hai paura? Kristoff ti avrà vista poco vestita penso, ti imbarazzi?!” continua Elsa notando la sorella intenta a fissarla con la bocca aperta e gli occhi spalancati per quell’ultima affermazione.

“Sì, cioè no, cioè…da quando parli così?!” riesce a farfugliare Anna mettendosi le mani sul volto per nascondere il colorito.

“Dai Annie, si scherza. Non preoccuparti troppo, goditi questo viaggio e non pensare a nulla” la rassicura Elsa prendendole le mani e stringendole a sé.

“Sei sicura che starai bene qui? Gli spiriti sono d’accordo sulla mia sostituzione?” chiede Anna una volta tornata seria.

“Sì, è tutto a posto e io sono contenta di tornare regina di Arendelle per qualche giorno. Mi occuperò di qualche questione e parlerò anche con la nostra famiglia di Winstel” risponde Elsa.

“A proposito di loro, non pensi che sia ottimo riallacciare i rapporti? Alla fine papà era molto affezionato a zia Ester poi…”

“Da quando ti ho fatto male da piccola hanno chiuso i rapporti con il mondo esterno… e li abbiamo persi di vista…lo so” conclude Elsa interrompendo la sorella e spiegando il motivo della separazione con gli unici parenti.

“Non ti preoccupare del passato. Fai ciò che ti senti. Ascoltali e cerca di capire che cosa gli sta succedendo, poi al mio ritorno ne riparleremo” risponde Anna d’accordo con qualsiasi scelta governativa della sorella.

“Amore, sei pronta?” chiede Kristoff interrompendo le sorelle e piombando nella stanza senza preavviso.

“Sì tesoro, ma togliti quella maglia ti prego!” commenta Anna inorridita dall’indumento marrone a mezze maniche del marito.

“Siamo sposati da un giorno e rompi sui vestiti?! Che male c’è, è quella che uso sempre!” si lamenta lui sbattendo le mani lungo i fianchi e iniziando a bisticciare serenamente con la moglie.

“Siete pazzeschi, sicuramente mi divertirò con voi” si inserisce Elsa divertita da quel teatrino familiare.

“Oh Elsa, ho capito che siete sorelle e vi volete bene, ma d’ora in poi aiuta anche me per favore!” cerca supporto Kristoff implorando la cognata.

“Certo, lo farò…cominciando da ora: Anna ha ragione perché quella maglia non è il massimo” dichiara Elsa facendo scoppiare una fragorosa risata.

“Va bene, vado a cambiarla e partiamo” conclude lui alzando gli occhi al cielo allontanandosi e concedendo così alle sorelle di salutarsi.

Qualche minuto dopo…

“Allora noi partiamo” afferma Kristoff sistemando i bagagli e permettendo ad Elsa di agganciarli a Nokk affidato ai familiari per velocizzare il viaggio.

Le due sorelle stanno per congedarsi definitivamente quando il suono di un singhiozzo improvviso disturba l’atmosfera. Ai loro piedi, infatti, il piccolo pupazzo di neve piange disperato.

“Olaf, cosa succede?” chiede Elsa chinandosi all’altezza del pupazzo.

“Anna se ne va!” piange lui mostrando improvvisamente delle fragilità che, da quando faceva il professore di vita, aveva ormai represso.

“Olaf, lo so che tu hai paura del tempo e di invecchiare, ma staremo via per una quindicina di giorni! Passeranno veloci! In più ricordi la nostra canzone? Cambia tutto ma, qualche cosa non cambia mai…come il bene che ci vogliamo” sorride Anna inginocchiandosi e abbracciando a sé il proprio storico amico per poi alzarsi, sorridere ai presenti e salire sul cavallo con Kristoff sfrecciando verso l’orizzonte.

I due coniugi raggiungono presto la destinazione. Il posto scelto per la propria luna di miele è una dimora di legno molto elegante costruita su ordine del padre Agnarr, in un regno lontano da Arendelle. Il regno, ormai disabitato e gestito dal villaggio accanto, è circondato dal mare e, la maggior parte delle volte, offriva un clima caldo e afoso ottimo per permettere ai presenti di rilassarsi sulla spiaggia.

Anna e Kristoff abbandonano i bagagli nell’alloggio per poi correre verso il mare per godersi il resto del pomeriggio. I due ridono, scherzano, si addormentano sotto il sole aggiudicandosi la prima
scottatura, nuotano insieme e alternano il tutto con minuti interminabili di baci e affetto.

La sera i due consumano la cena in riva al mare, si stuzzicano a vicenda ridendo delle proprie guance scottate e, una volta sazi, si dirigono all’interno dell’abitazione.

“Siamo pronti per la nostra seconda notte insieme” esordisce Anna ora avvolta dalle braccia del marito nel letto matrimoniale.

“E’ tutto così bello Anna, sembra un sogno” commenta lui rilassato dalla meravigliosa prima giornata di relax.

“Ce lo siamo meritati” afferma lei accarezzando il braccio muscoloso di lui appoggiando la testa al suo petto.

“Vorrei solo un altro regalino per concludere questo momento” propone lui con voce strana allontanando la moglie da sé per poi adagiarla sotto di lui.

“Ho paura Kris, ma da una parte non vedo l’ora di diventare una cosa sola con te” va al sodo lei permettendo a lui di cominciare a spogliarla.

“Amore, anche io. È normale, ma voglio sentirti…ora più che mai. Abbiamo tutto il tempo del mondo per provarci e tante sere per migliorarci. Questa, però, è la serata giusta” spiega lui iniziando a percorrere con un dito il corpo nudo e perfetto della sua donna.

“Ti amo e lo farò per sempre” afferma lei spegnendo la candela posta accanto al letto. Una notte buia ma sicuramente accesa e illuminata dalla prima unione dei due coniugi che, visto l’esordio, non si limitano ad una sola esperienza.

Finalmente la serenità, finalmente un po’ di sole e caldo per combattere l’inverno, il ghiaccio e la neve che avevano dovuto affrontare. Loro due, soli a condividere sé stessi, nella propria integralità, nudi e veri senza titoli nobiliari o incarichi regali. Solo due giovani che hanno giurato di amarsi per sempre: due anime legate da una forte attrazione intenzionati a migliorarsi la vita a vicenda.

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Capitolo 6
*** V. ALLEANZA ***


V.
ALLEANZA

 
 
I giorni passano e Arendelle ritorna ad occuparsi delle solite mansioni. I due sposini condividono attimi intensi d’amore rilassandosi dopo tanto tempo ed Elsa, seduta nel suo studio, rivive le forti responsabilità ed emozioni da regina.

“Sua maestà, concedo l’ingresso a Ester regina di Winstel” annuncia una guardia ricevendo l’approvazione della regnante.

“Sua maestà” si inchina la zia mostrandosi sempre educata e rispettosa.

“Zia, rinuncia agli inchini, siamo parenti” afferma Elsa facendo segno alla zia di rialzarsi e di accomodarsi davanti a lei.

“Vi chiedo scusa se sono stata poco presente in tutti questi anni, ma mio fratello ci negò le visite al regno dopo aver scoperto dei vostri poteri” comincia a parlare la zia.

“Sì lo so, mio padre diventò molto protettivo e restrittivo durante la mia infanzia per colpa del mio dono magico, ma ora controllo il tutto e posso garantirvi sicurezza” si inserisce Elsa sorridendo alla parente per non metterla in imbarazzo.

“Raccontami tutto! Cosa è successo in questi anni?” domanda poi Elsa per centrare il cuore della questione.

“Non sono stati anni facili. Mio marito, re Roger, morì qualche anno fa lasciandomi sola con un figlio ad amministrare un regno che presentava già delle fratture. Il regno di Winstel confina con il mare e, molto spesso, dobbiamo affrontare delle vere proprie lotte contro le forze della natura. C’è l’anno dell’assenza delle piogge che porta carestia, l’anno degli uragani che distruggono le foreste e, ultimo evento appena avvenuto, c’è stata una forte ondata dal mare che ha provocato la morte di molti abitanti e ha raso al suolo case e risorse” spiega la regina con voce spezzata sofferente per il disagio del proprio regno.

“Non capisco, perché gli elementi della natura sono in conflitto con voi?” chiede Elsa corrugando la fronte e cercando di capire perché gli spiriti della natura di un paese lontano siano così ribelli.

“Non lo sappiamo. Si dice che si comportino così per lo stesso motivo che ha colpito Arendelle, ossia che gli spiriti sono venuti a conoscenza del fatto che io sia la figlia di Re Rupert, l’uomo che provocò la rottura tra i diversi villaggi, come i Nortundri, che vivevano in armonia con la natura e mi vedano come un pericolo” ipotizza la regina non sapendo nemmeno lei la causa dell’astio.

“No, non credo che sia questo. Gli spiriti del mio regno sono stati toccati personalmente dai cattivi comportamenti della mia famiglia, ma qui stiamo parlando di un regno lontano slegato da Arendelle da ormai tanto tempo” ragiona Elsa portandosi le mani alla bocca e appoggiando i gomiti sul tavolo per riflettere meglio.

“Elsa, mi spiace io non volevo recarti disturbo. So che è una situazione difficile da affrontare ma non voglio tediarti. Tu e tua sorella vi meritate pace e serenità dopo tutte le avventure che avete dovuto intraprendere” si giustifica la zia facendo per alzarsi e allontanarsi.

“No, ferma! Siete gli unici parenti a noi rimasti. Faremo di tutto per aiutarvi. Ho un’idea. Riapriamo il commercio tra i nostri regni. Vi daremo legname, ghiaccio, acqua e tutto il necessario per ricostruire il vostro paese in cambio di, magari, qualche vostro tessuto o produzione esotica che possano arricchire, dare gioia e interesse ai nostri abitanti. Resteremo in contatto con lettere e dichiarazioni e attenderò vostre notizie e visite di persona molto spesso. Voglio capire cosa attivi negativamente gli spiriti che vivono attorno a Winstel” conclude Elsa determinata e sicura della propria idea.

“Grazie Elsa, non so come ringraziarti! Accetto e sottoscrivo quanto detto!” conclude la regina esplodendo di gioia e firmando il patto di alleanza mostratole da Elsa per poi congedarsi e preparare il tutto per il ritorno in patria.

Durante la luna di miele…

“Non ci posso credere, domani dobbiamo già tornare!” afferma Anna triste mentre contempla il tramonto appoggiata al proprio uomo.

Quei quindici giorni di relax avevano profondamente cambiato i due regnanti che, finalmente, si stavano godendo la vita. Entrambi, lontani da Arendelle e dal freddo, avevano assunto un bel
colorito abbronzato e avevano un bellissimo sorriso stampato sul volto. Vivere insieme non era mai stato così bello. Anna e Kristoff in quegli anni non avevano avuto tanto tempo per approfondire la relazione perché, bene o male, accadeva sempre qualcosa di preoccupante in grado di dividerli.

“Sì tesoro è tutto così bello qui. Una pace mai provata prima…mi chiedo solo come stia Sven!” si preoccupa Kristoff non abituato ad allontanarsi per così tanto tempo dalla renna amica.

“Sapevo che prima o poi l’avresti detto” ride Anna dandogli un veloce bacio a stampo.

“Hey, scommetto che dentro di te senti tanto la mancanza di Elsa quindi non influire” la stuzzica lui stringendola più forte a sé.

“Sì, però non so come spiegarti. La sento vicina in ogni mio passo e da quando si è trasferita nella foresta incantata riesco a comprendere meglio e dare regolarità al nostro travagliato rapporto” afferma Anna seria e sicura.

“Cosa ci succederà adesso? Una volta tornati?” si preoccupa Kristoff tenendo lo sguardo sull’esplosione di colori nel cielo.

“Ci attende la sfida più importante: vivere insieme e reagire ad ogni momento bello o brutto che sia” risponde Anna sorridendo al tramonto che si riflette anche nei suoi occhi assaporando il profumo di salsedine e godendosi il rilassante suono delle onde che si infrangono sulla spiaggia.

“Prima di tornare…che ne dici di andare a letto di nuovo? Ho un po’ sonno” propone Kristoff utilizzando una pessima scusa per adempiere al proprio desiderio.

“Hai sonno? Sei patetico!” ride Anna girandosi verso di lui e invitandolo ad alzarsi in piedi per tornare nella dimora di legno che aveva raccolto i loro primi attimi di vita matrimoniale.

“Dai Anna capiscimi… qui siamo liberi, ispirati dalla natura e dalla calma! Chi ti dice che a casa sarà lo stesso? Come minimo avremo un sacco di guardie in giro e mi mettono ansia!” si giustifica l’ex montanaro spingendo leggermente la moglie e facendola ridere.

“Va bene dai, te lo concedo” risponde Anna aprendo la porta dell’abitazione e permettendo al marito di fiondarsi sulle sue labbra e accompagnarla verso il letto che, ancora una volta, avrebbe custodito i ricordi d’amore della neo coppia.

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Capitolo 7
*** VI. RITORNO ***


VI.
RITORNO
 
Arendelle torna a sorridere e si prepara per accogliere la coppia che rientra dalla luna di miele. Nokk, in poco tempo, raggiunge il porto del regno e permette ai due sposini di scendere e ricevere l’affetto di tutti i presenti pronti a festeggiare il loro ritorno.

“Ben tornati!” afferma Elsa emozionata abbracciando la sorellina davanti agli occhi di tutti mentre Kristoff corre incontro a Sven e gli cinge il collo.

“Ho tante cose da raccontarti!” dice la minore sospirando e guardando negli occhi la maggiore.

“Infatti ho un’ultima sorpresa per te…oggi nessun impegno! Solo giornata tra sorelle” dichiara Elsa prendendole le mani e sorridendole.

“Kristoff, saremo di ritorno in serata” gli dice Elsa dopo averlo abbracciato e salutato. L’uomo comprende il bisogno delle due giovani e, avvolto dall’amore dei sudditi, si lascia stringere la mano e ascolta ogni loro racconto e richiesta.

“Dove andiamo?” chiede Anna salendo di nuovo con Nokk insieme ad Elsa.

“Al veliero…ho nuovi ricordi da mostrarti e di cui raccontare” spiega la maggiore facendo segno al cavallo d’acqua di intraprendere la corsa. In men che non si dica le sorelle giungono a destinazione e, dopo aver camminato e ammirato le solite sculture di ghiaccio dei genitori, si sdraiano sul prato guardando il cielo azzurro.

“Mi sei mancata sai?” comincia Elsa girandosi verso la minore.

“Davvero? Anche tu” risponde Anna respirando a pieni polmoni il profumo di quella giornata che sapeva di casa e famiglia.

“Dai racconta, cosa avete fatto di bello?” chiede Elsa mettendosi seduta sul telo e guardando la più piccola.

È così che Anna, presa dalla foga e dalla sua solita parlantina, elenca alla sorella tutte le attività svolte insieme al marito. Dal nuoto, alle risate, ai pesci colorati, ai tramonti, alle cene, alle gite nella foresta accanto, alle dormite sotto il sole, ai sospiri di sollievo per essersi finalmente rilassati e anche delle nottate focose delle quali non si vergogna a parlare.

“Qui invece come è andata?” domanda poi Anna seria e determinata intenzionata a riprendere subito la sua attività da regnante.

“Bene, ho terminato l’alleanza con il regno di Molzin perché non usavano al meglio le nostre risorse e ho invece riallacciato i rapporti con il regno della zia. È stata davvero molto gentile! Al primo scambio commerciale ha portato qui da noi tessuti, vestiti e oggetti del loro regno e ha organizzato un bellissimo spettacolo per i bambini. Ricorda Anna: il nostro dovere è anche quello di rendere felici i nostri abitanti e sono davvero contenta di notare che, grazie alla zia e alle sue poche risorse, abbiamo arricchito il patrimonio culturale di Arendelle” spiega Elsa soddisfatta del lavoro svolto e desiderosa di raccontare ogni dettaglio alla sorella.

“Cosa ti hanno raccontato in più? Perché non si sono fatti vedere per tutti questi anni?” chiede Anna incuriosita dal racconto dei parenti.

“Ho cercato le risposte ad Athohallan. Ci sono stati dei problemi, ora ti racconto” afferma Elsa cominciando a spiegare tutto ciò di cui è venuta a conoscenza.

Flashback…

“Non è sicuro, dobbiamo interrompere i contatti con il vostro regno” afferma re Agnarr sicuro di sé guardando una donna dai capelli castani davanti a lui.

“Che cosa vuoi dire?! Non potrò più vedere le bambine?!” urla la giovane lasciando scivolare le lacrime lungo il volto.

“Sto solo facendo ciò che è giusto. Il tuo regno è governato da spiriti potenti che potrebbero distruggere il nostro intero equilibrio. Abbiamo già il disastro della foresta incantata, se ci sovraccarichiamo anche di un problema come il vostro non ne usciremo mai” continua lui brusco cercando di mascherare il dolore.

“Non puoi allontanarmi da Elsa, è la figlia che non ho, l’unica che mi capisca e la mia gioia più grande. L’ho vista nascere e crescere ed ora vuoi rompere i rapporti? Gli spiriti del mio regno non le farebbero mai del male! Mai! Perché pensi che vogliano arrivare a lei?!” continua la donna crollata in ginocchio e scossa dal pianto.

“Non lo so, ma ci sono forze oscure. Potrebbero ingannarti per arrivare ad Elsa e sfruttare i suoi poteri se non addirittura ucciderla. Potrebbero venire qui ed allearsi con gli spiriti della foresta incantata e distruggere tutto” afferma Agnarr ancora immobile davanti al dolore della sorella minore.

“Farò ciò che ritieni giusto, ma ti prego: raccontale della foresta incantata e di tutta la sua storia. La bambina è intelligente e coraggiosa, può capire e necessita di conoscere. Quando avrete risolto tutto ti imploro di farmelo sapere in modo che io possa tornare a vederla” dice Ester asciugandosi le lacrime che sgorgano come fiumi dai suoi occhi.

Agnarr, finalmente, comprende il dolore dell’amata sorella e si china su di lei.

“Non ti sarò mai grata abbastanza per questo tuo sacrificio. Il bene che nutri per mia figlia mi permette di difenderla e starle accanto. Ti voglio bene sorellina” afferma lui abbracciando una delle donne più importanti della sua vita e asciugando le sue lacrime.

Fine del Flashback…

“Ooook…non ci ho capito nulla” dice Anna scossa da tutto il racconto.

“Nemmeno io, ma ad Athohallan non mi è permesso conoscere di più. Ho solo questo ricordo da sfruttare al meglio per capire cosa sia realmente accaduto” spiega Elsa confusa.

“Quindi è grazie alla zia se quella sera papà ci ha raccontato per la prima volta la storia della foresta incantata e mamma ci ha cantato la ninna nanna del fiume?” collega la regina ragionando su quell’intreccio complesso.

“Sì, ma ciò che non capisco è la storia di questi spiriti…ce ne sono molti altri che non conosciamo” afferma Elsa sempre più pensierosa.

“Ma papà ha detto che sono cattivi e molto più pericolosi di quelli della foresta incantata. Ti faranno del male?” chiede Anna preoccupata.

“No, quello di papà era solo un timore, lo stesso che lo ha costretto a scegliere di segregarmi in casa per controllare il mio potere. Non penso che a questi spiriti importi di me, anche perché io sono protetta da quelli della foresta incantata”

“Allora cosa credi ci sia dietro a questa storia?” domanda ancora Anna sempre più confusa.

“Sono convinta che ci sia qualcuno dietro a questi spiriti. Una sorta di padrone che li spinge a comportarsi così senza motivo…e credo proprio che questo qualcuno sia una persona simile a me” deduce Elsa osservando la sorella e guardandola negli occhi.

“Cosa facciamo ora?” domanda Anna determinata.

“Riapriamo il commercio con Winstel. La zia ha sofferto troppo per la separazione da noi ed ora che il nostro regno è salvo e protetto dagli spiriti che sono dalla nostra parte siamo al sicuro. Lei si merita il nostro affetto e aiuto. Io, invece, cercherò di capire chi ci sia dietro a tutto questo da ormai diversi anni…”

“La tua curiosità non si esaurisce mai vedo!” scherza Anna cercando di smorzare la tensione.

“Esatto, ma questa volta ti prometto che faremo tutto insieme. Non ti lascerò sola e non prenderò decisioni senza il tuo consenso. Sei tu la regina adesso” dichiara Elsa fiera della propria sorella abbracciandola forte a sé e trascorrendo il resto del pomeriggio a parlare serenamente senza più preoccupazioni.

Qualche settimana dopo…

Le settimane trascorrono freneticamente. Anna ritorna alle sue mansioni e il ruolo di regina le piace notevolmente. La regina è in grado di dare ordini severi, rifiutare e concedere le sue attenzioni e si muove sempre nel migliore dei modi. L’unica difficoltà è rappresentata dal rapporto con Kristoff che, sentendosi trascurato dai mille impegni della moglie, non riesce a comportarsi normalmente.

“Oggi ho concluso un altro contratto, ho eliminato dei documenti ormai inutili e concesso la costruzione di un altro piazzale per far giocare i bambini del regno. Elsa inoltre mi ha scritto che procede tutto bene e verrà venerdì all’abituale gioco del mimo e…” comincia a dire Anna indossando la camicia da notte ed interrompendosi notando il mutismo del marito seduto sul letto intento a leggere qualcosa.

“Che hai? Sembri distratto” afferma lei avvicinandosi a lui e non ricevendo risposta.

“Ma chiedermi una volta come sto io?! Come vanno le cose? No, ormai esisti solo tu e il tuo incarico da regina” si altera lui senza guardarla in faccia. In quel momento Anna si sente crollare il mondo addosso e avverte di aver sempre e solo parlato di sé stessa, troppo convinta che le mansioni del marito vadano tutte bene.

“Amore, ti chiedo scusa. Questa nuova vita mi sta prendendo moltissimo e non riesco ancora a sistemare tutto. Siamo stati in viaggio di nozze solo un mese fa e mi dispiace davvero tanto. Hai ragione tu, puoi perdon…”

Anna non termina la frase perché un improvviso capogiro le offusca la vista e le parole.

“Anna, cosa succede?!” chiede Kristoff preoccupato abbandonando la rivista, alzandosi di scatto, prendendo tra le braccia la moglie ed accompagnandola a letto.

“Non so, mi è girata la testa. Forse è tutta la tensione. Ora sto meglio, non ti preoccupare” risponde lei tornata in sé sorridendo all’uomo.

“Sì sei troppo stressata e presa da questo stile di vita. Accetto le tue scuse e cercherò di starti più accanto anche io. Ora tesoro cerca di riposare. Domani non lavori e chiamiamo il medico” si preoccupa lui sbiancato di colpo e sentendosi in colpa per il malessere della donna.

“Non preoccuparti amore, non ce n’è bisogno, sto bene!” conclude poi lei cercando di calmarlo.

Troppe emozioni, troppi cambiamenti, troppe novità e la giovane regina comincia a risentirne fisicamente.

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Capitolo 8
*** VII. SORPRESA ***


VII.
SORPRESA

 
“Dottore, che cosa ho?” domanda Anna preoccupata dopo aver terminato la visita con il medico di corte nella propria camera da letto.

“Sua maestà, non ha assolutamente niente che non va” sorride il dottore riponendo qualche medicinale erboristico nella propria valigetta.

“Che cosa intende scusi?” domanda la rossa incrociando le braccia e avvertendo il battito accelerato del proprio cuore. Quel capogiro la sera prima, la stanchezza, la nausea…forse era tutto dovuto allo stress di quell’ultimo periodo intenso nel quale i suoi impegni da regina erano aumentati.

“Penso che lei sia in stato interessante” afferma il medico avvicinandosi a lei e sorridendole.

Anna avvertì un sussulto al cuore che cominciò poi ad esploderle nel petto e sentì le proprie guance scottare per l’agitazione.

“Ne è proprio sicuro?” riesce a chiedere lei con il fiatone per la troppa meraviglia.

“Sì, penso di poterlo affermare con certezza” continua il dottore felice di poter assistere a un momento così significativo per la vita della propria regina.

“Sono incinta” sussurra tra sé e sé Anna portandosi le mani alla bocca e camminando lentamente nella stanza. Sul suo volto era visibile un dolce sorriso che il medico notò con molto piacere.

“L’attendono nove mesi impegnativi, per questo le consiglio di organizzare al meglio le proprie mansioni cercando di non sovraccaricarsi di paure e preoccupazioni. La gravidanza è un momento magico, ma anche molto delicato. Un passo sbagliato e ci possono essere delle complicazioni. Si ricordi sempre che tutto quello che vivrà lo avverte anche il bambino” consiglia il dottore con aria seria e professionale.

“C-certo. La prego di non dire nulla. Ha il segreto professionale e devo essere io a decidere quando e come il regno dovrà venire a conoscenza dell’arrivo di un erede” avverte Anna severa ricordandosi del proprio ruolo governativo.

“Assolutamente Vostra Maestà, le auguro una buona serata” si congeda il medico che, dopo un profondo inchino, si dirige all’esterno.

Anna rimane sola, abbracciata dal silenzio eppure…non si sente più tanto sola. La regina attraversa la camera matrimoniale dove, dopo un rapido sguardo al letto, ritorna con la mente all’ultima sera del suo viaggio di nozze. Quella sera così romantica e focosa che aveva dato frutto. Era sposata da poche settimane, regina da qualche mese e presto sarebbe diventata madre.

La giovane si siede sul letto ancora scossa dalla notizia ricevuta e si immobilizza per pensare e razionalizzare da sola quella nuova situazione.

“Sei già la mia ragione di vita. Spero di poter essere una buona madre per te” sussurra dolcemente guardandosi il ventre piatto e liberandosi dallo stretto corsetto per poter dare respiro a quella piccola vita.

Qualche ora dopo…

“Ok Kristoff, comincia tu” propone Elsa porgendo al cognato un foglietto di carta e girando la clessidra per far cominciare il gioco.

Kristoff si sdraia per terra e comincia a muoversi a quattro zampe avanzando verso la propria famiglia.

“Un leone?” propone Anna accompagnando le proprie perplessità con la mano.

“Un felis silvestris?” chiede Olaf provocando una reazione generale.

“E sarebbe?!” domandano in coro le due sorelle guardandolo stranite.

“Un gatto!” spiega il pupazzo di neve scuotendo la testa per la solita disinformazione.

“E dire solo gatto no vero?” si lamenta Elsa rigirandosi verso Kristoff.

L’uomo, infatti, aveva iniziato a muoversi più velocemente e faceva continuamente delle linguacce creando una situazione di imbarazzo e di divertimento al tempo stesso.

“E io ti avrei sposato?” ride Anna ricevendo l’occhiataccia del proprio marito ancora a gattoni.

“È la salamandra! Lo spirito del fuoco!” urla Olaf saltando sul divano.

“Grazie Olaf!” si congratula Kristoff battendogli il cinque talmente forte da fargli staccare il braccio legnoso.

“Ok tocca a me” si propone il pupazzo di neve zampettando e posizionandosi al centro della stanza dopo essersi aggiustato il braccio. Un attimo di silenzio per pensare alle mosse da assumere, la clessidra che fa ripartire il suo flusso e il gioco ricomincia.

Olaf congiunge le proprie braccia e pare cullare l’aria. Gli spettatori necessitano di più indizi ed ecco, quindi, il piccolo amico intento a mimare l’immagine di un ventre rigonfio, il gesto della culla e l’espressione del pianto.

Anna comprende al volo il soggetto e, imbarazzata, non riesce a nascondere le proprie gote tinte di rosso per quel mimo inaspettato.

“Un bambino!” urla Elsa indicando Olaf e i suoi gesti. Olaf batte le mani, Kristoff ride dell’interpretazione del pupazzo di neve ed Anna si estrania dall’atmosfera festosa per pensare alla notizia conosciuta solo qualche ora prima.

“Anna? Ci sei?” domanda Kristoff facendole un movimento con la mano davanti agli occhi come per risvegliarla da un’ipnosi.

“Ehm… sì, sì tutto bene” risponde Anna prendendo un cuscino dal divano e stringendolo a sé cercando di non guardare nessuno negli occhi.

“Tu l’avevi indovinato il mio mimo del bambino?” chiede Olaf desideroso di ricevere l’approvazione e i complimenti della sua cara amica. Ancora quella parola, la culla, il pianto, la gravidanza ed Anna ritorna rossa come un peperone. Il silenzio che segue è esplicativo perché, dopo qualche minuto trascorso ad indagare sulla reazione della regina, è proprio Elsa a rompere il ghiaccio.

“Anna…sei forse…” comincia a dire non riuscendo a concludere la frase per lo stupore.

Segue un altro attimo di silenzio nel quale Olaf e Kristoff si scambiano due occhiate perplesse e preoccupate finché Anna, senza allontanare il cuscino, fa cenno di sì con la testa.

“Non ci posso credere” esclama Elsa portandosi le mani sulla bocca e contraendo i muscoli del viso che danno vita a un leggero pianto di gioia.

“Sei cosa scusa?” domanda Kristoff non ancora arrivato alla conclusione.

“Questo mimo non lo sto capendo nemmeno io” si aggiunge Olaf credendo di giocare e cercando il supporto dell’uomo che, invece, si trova concentrato in ginocchio davanti ad Anna.

“Incinta…sono incinta” risponde Anna a bassa voce alzando leggermente lo sguardo puntando agli occhi del marito.

Anche Kristoff rimane scioccato dalla notizia e, dopo essersi alzato e aver cominciato a camminare avanti e indietro con una mano tra i capelli, si china di scatto verso la moglie e l’avvolge in un caldo abbraccio che lei accetta volentieri.

Elsa rimane in disparte ed osserva la scena anche se, dopo qualche secondo, nota delle lacrime scorrere lungo il volto di Anna. Elsa conosceva bene sua sorella. Quelle non erano solo lacrime di gioia, ma anche di preoccupazione.

“Anna cosa c’è? È una cosa bellissima!” afferma la maggiore mai stanca di supportare la più piccola. Elsa si china davanti a lei e le prende la mano accarezzandola delicatamente.

Quella domanda travolge Anna che, finalmente, dà sfogo a un pianto liberatorio.

“Certo che sono contenta, ma ho tanta paura. In poco tempo sono diventata regina, adesso ci sono diverse problematiche, mi sono sposata ed ora aspetto un bambino. Sono felicissima di tutto questo ma mi sento molto agitata e non so come mai” singhiozza la ventunenne appoggiando i gomiti sulle ginocchia e nascondendosi il volto rosso di pianto tra le mani. Elsa e Kristoff sorridono accarezzando i setosi capelli rossicci di lei per poi cercare di darle forza.

“Annie, stai tranquilla! È normale! Hai vissuto tante emozioni tutte insieme, non è facile mettere ordine in tutto questo! Non c’è nulla di sbagliato in questo tuo pianto, è giusto che esplodi e butti fuori tutte le tue preoccupazioni” comincia Kristoff sollevando con un dito il volto della fidanzata invitandola a guardarli in faccia.

“Esatto Anna, hai visto io cosa ho fatto quando diventai regina! Per l’agitazione cominciai a ghiacciare tutto. Non è per nulla semplice. Ora però, ti meriterai un po’ di riposo. Parlerò con gli spiriti e vedrò di rimanerti accanto il più possibile. Non lo crescerai da sola questo bambino” conclude Elsa asciugando alcune lacrime residue sul volto della sorella. Anna le sorride e, una volta cessato il flusso, si sporge in avanti abbracciando forte la propria sorellona.

“Ora devi stare calma Anna! I pensieri negativi influiscono sullo sviluppo del bambino che potrebbe, quindi, mostrare delle fragilità o delle problematiche una volta venuto al mondo e noi preferiremmo evitare tutto questo perché…”

“Oh insomma Olaf, smettila” ride Elsa interrompendo il discorso del pupazzo di neve che, in realtà, risulta essenziale ancora una volta per smorzare la tensione.

“Sei contento tu?” chiede Anna guardando ora il marito dopo aver allentato l’abbraccio con la sorella.

Kristoff non risponde e, porgendosi in avanti, bacia dolcemente l’angolo della bocca della propria donna.

Anna si sposta leggermente e concede al marito di approfondire il bacio non riuscendo a staccarsi da lui.

Un bacio a labbra salate, cariche di emozioni, lacrime, paure, tensioni per i loro futuri ruoli di genitori, di perplessità ma anche di gioie ed eccitazione.

Elsa non rimane schifata dalla situazione ma, anzi, non si vergogna di assistere a quel bacio così profondo ma allo stesso tempo casto di quei due genitori che confermavano, ancora una volta, il sì dichiarato sull’altare. Si alza in piedi e, una volta fatto segno ad Olaf di allontanarsi, lascia la stanza felice di quella meravigliosa serata.
 

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Capitolo 9
*** VIII. UNA STRANA LUCE ***


 
VIII.
UNA STRANA LUCE
 
Elsa trascorre i giorni successivi a palazzo. La maggiore, infatti, desidera aiutare la sorella più piccola ad organizzare al meglio le attività in modo da non recarle stress aggiuntivi.

“Ho riflettuto e direi che, la cosa migliore, è non farti più fare trasferte nei regni. A quelle penseremo io, Kristoff o le guardie più fidate. Tu, per i prossimi mesi, non uscirai da Arendelle ma gestirai le alleanze e gli incontri ok?” programma la maggiore guardando la più piccola.

“Va bene. Hai ragione, non devo esagerare altrimenti rischio di esplodere” conferma la regina annuendo alle proposte della sorella.

“Esatto e sei solo al primo mese di gravidanza, cerchiamo di non agitarci che è il periodo più critico” continua Elsa incrociando le braccia.

“Tu uomo grosso e biondo, devi occuparti di tua moglie e non farle mancare nulla, oltre a dover visitare i regni. Tu, ghiacciolina, non toccare tua sorella che me la congeli e per i prossimi 9 mesi ti impegnerai di più nel gioco del mimo! Tu, Sven, sei l’addetto alle carote! Da oggi in avanti…”

“Ehm, Olaf? Che stai facendo?!” chiede Anna interrompendo la lista di ordini dettati dal pupazzo di neve. Olaf, infatti, era tutto impettito e fiero e pareva dirigere un vero e proprio esercito con l’intento di imitare Elsa.

“Ma mi dovete sempre dipingere come l’acida di turno?!” si lamenta la maggiore sorridendo in quella situazione.

“Vostre maestà, è appena giunta vostra zia, posso permetterne l’ingresso?” chiede una guardia improvvisamente, inchinandosi alle regnanti.

“Certo!” rispondono in coro le due, curiose e desiderose di avere notizie della parente.

“Zia Ester!” esclama Elsa correndo verso la donna ed abbracciandola.

“Elsa, Anna come mi siete mancate!” saluta la zia rispondendo all’abbraccio della nipote e assaporandone l’affetto.

“Cosa ci racconti?” chiede subito Elsa invitando la zia a sedersi.

“Da quando riceviamo il vostro supporto il regno sta molto meglio. Siamo riusciti a ricostruire molte strutture. Gli spiriti ci stanno dando pace, non è ancora successo nulla stranamente” spiega lei dopo aver abbracciato anche Anna.

“Non riusciamo a capire. Perché a volte distruggono tutto e altre, invece, vi ignorano?” chiede Anna seduta sulla sedia principale dello studio.

“Non lo so, non me lo so proprio spiegare. Spesso, però, verso sera avvertiamo una forte luce propagarsi dall’orizzonte ma è un punto indefinito che non riusciamo a raggiungere” continua la zia cercando di offrire più indicazioni alle nipoti.

Elsa si alza in piedi e a braccia conserte comincia a ragionare.

“Zia, per ora continueremo gli scambi commerciali e tu dovrai cercare di darmi più indicazioni riguardanti questa forte luce. Tra qualche mese verrò io nel tuo regno” prende iniziativa Elsa con decisione.

“Che cosa?! Sei impazzita?!” sbotta Anna alzandosi in piedi di scatto.

“Anna, sono curiosa. È una terra simile alla nostra con degli spiriti che non si sanno regolare. La mia esperienza potrebbe aiutarli a mettere ordine e calmarsi proprio come è successo con i nostri” risponde a tono Elsa opponendosi alla sorella.

“No Elsa, hai visto cosa disse papà! Potrebbero farti del male!” afferma Anna sempre più irritata dal comportamento impulsivo della maggiore.

“Vostro padre? Cosa ha detto vostro padre?!” domanda allora Ester con le lacrime agli occhi sentendo preso in causa l’amato fratello.

“Lui disse che gli spiriti del tuo regno potrebbero voler sfruttare i miei poteri o addirittura uccidermi. Non sono al sicuro secondo lui” spiega Elsa girandosi verso la zia.

“Vostro padre ha ragione. È rischioso venire nel mio regno, potrebbe essere peggio. So una cosa però… in una foresta a me sconosciuta, si dice che esista un oggetto magico in grado di regalare l’immortalità per circa 24 ore” aggiunge la zia premurosa e desiderosa da una parte di risolvere i conflitti del suo regno e, dall’altra, di preservare la salute e la vita dell’amata nipote.

“D’accordo. Anna, ti chiedo scusa per la mia impulsività. In questi mesi cercherò informazioni su questa foresta e su questo oggetto. Ti prometto che non farò nulla senza il tuo consenso. Non voglio essere un ulteriore stress per la tua gravidanza” afferma Elsa guardando la sorella e facendole intuire di voler riprendere l’argomento privatamente dopo.

“Anna, sei incinta?!” domanda la zia con le lacrime agli occhi.

“Sì, da un mese circa. È ancora presto” risponde la rossa sorridendo alla zia che, improvvisamente, compie un gesto inaspettato.

La donna, infatti, si alza in piedi e, senza permesso, abbraccia forte la nipote scoppiando a piangere.

Anna non riesce a rispondere immediatamente all’abbraccio perché quella strana reazione della zia la fa ragionare. Possibile che una gravidanza potesse scuoterla così nel profondo?

“Tutto bene?” domanda Elsa appoggiando una mano alla spalla della zia ancora tremante.

“Sì, sì certo care. È una notizia meravigliosa. Ora scusatemi ma devo andare” risponde lei asciugandosi velocemente le lacrime e dirigendosi fuori.

Le due sorelle rimangono immobili, si guardano negli occhi e, silenziosamente, si domandano il motivo di quella reazione. La verità è che di zia Ester conoscevano veramente poco.

“Perché sei così impulsiva?!” domanda Anna ancora alterata per la situazione precedente.

“Sono curiosa Anna! C’è qualcun altro come me e io voglio trovarlo!” afferma Elsa con sicurezza guardandola in volto.

“Sono anche io d’accordo con te, quell’oggetto magico e il tuo viaggio a Winstel possono essere la soluzione a tutto, ma questo non ti permette di non parlare con me. Non ferirmi ancora Elsa, hai promesso di non mentirmi più e confidarmi tutto” continua Anna guardandola torva in viso scossa dai ricordi riguardanti l’imbroglio e inganno della sorella che, seppur a fin di bene, la ferirono  molto.

“Scusami. Te lo prometto. Tu promettimi che mi rimprovererai tutte le volte che mi comporto così. È la mia indole e spesso mi dimentico” chiede Elsa prendendo la mano alla sorella per chiederle perdono. Anna le risponde con un sorriso e, finalmente, mette una pietra sopra a tutto questo.

All’orizzonte del regno di Winstel…

“Come dici piccolo amico?” chiede la persona misteriosa prendendo tra le mani un piccolo animaletto simile a Bruni che continuava a prendere fuoco e raffreddarsi.

“Non devi lamentarti di questo. Ci siamo calmati solo perché dobbiamo capire meglio come comportarci. Prima o poi ad Arendelle verranno aperte tutte le porte e noi, finalmente, potremo scoprirne le ricchezze, impossessarci degli spiriti…ed uccidere Elsa”

Commenta la persona rivestita di luce facendo comparire un ghigno malefico sul viso.  

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Capitolo 10
*** IX. NORMALITÀ ***


IX.
NORMALITÀ
 
Trascorrono circa quattro mesi dalla scoperta della gravidanza di Anna e la regina si occupa assiduamente dei propri incarichi accogliendo le premure della sorella e del marito.

“Oggi incontro gli alleati di Kihum e il famoso regno di Portues, quello vicino alla zia che ci sta tartassando da molto tempo” afferma Anna tenendo tra le mani le nuove pergamene. Quei mesi trascorsero sereni per lei.
Non fu facile sopportare le nausea e resistere all’inverno ma la vicinanza della famiglia non le fece mancare nulla.
Il rapporto con la zia, inoltre, si rafforzò ulteriormente grazie alle cure assidue che dedicava alle nipoti. Il regno della zia si stava finalmente risollevando dalla crisi e dell’ira degli spiriti neanche l’ombra. Anna, in un certo senso, aveva dimenticato la storia degli spiriti indomabili e si concentrava sulla propria vita e sullo sviluppo di Arendelle.

Elsa, però, non era della stessa idea. La regina delle nevi, infatti, aveva cercato diverse tematiche riguardanti la foresta, l’oggetto magico e gli altri spiriti senza però ottenere risposta. Aveva provato a mettersi in contatto anche con i giganti di pietra, Zefiro, Bruni e Nokk ma nessuno di loro pareva a conoscenza di questi altri spiriti.

A distanza di diversi mesi la regina di ghiaccio, da una parte, inizia ad insospettirsi. Il silenzio degli spiriti, il commercio che funziona bene e tutto questo mutismo e disinformazione le fanno pensare di vivere in una leggenda e chiedersi se, effettivamente, esistano ancora quegli spiriti del regno di Winstel.

Elsa è immersa in tutti questi pensieri e osserva fuori dalla finestra ascoltando solo parzialmente la sorella.

“Tutto bene?” domanda Anna alzandosi in piedi mostrando, grazie all’abito, il leggero rigonfiamento.

“Certo! Stavo solo pensando…quanto sei bella Anna, il piccolo cresce!” constata la maggiore avvicinandosi a lei una volta notato il pancino.

“Sì, il fagiolino cresce velocemente. Non vedo l’ora di averlo tra noi” dice Anna guardando amorevolmente la sua nuova vita e accarezzandosi la pancia.

“Posso vero?” domanda Elsa con timore per paura di fare cosa poco gradita.

“Accarezzarlo?! Perché continui a chiedermelo? Sei sua zia, puoi toccarlo quanto vuoi!” risponde Anna sbloccando la situazione e sedendosi su un divano dello studio in modo da agevolare il momento. Elsa si siede accanto e, con delicatezza, avvicina la mano al grembo della sorella. La donna lo tocca per l’ennesima volta ma, improvvisamente, una serie di frammenti di ricordi e strane sensazioni le compaiono davanti.

“No, ti prego non portarmela via” urla una donna senza un volto definito.

“Madre, è così! Accettalo, non puoi fare nulla per fermare tutto questo” risponde una voce prima di venir avvolta da una nube di fumo.

“Non avrei mai voluto arrivare a questo, ma almeno così farai tutto ciò che ti dico” conclude sempre una voce per poi mostrare tanti volti, vento, fuoco, aria, energia, fulmini e saette.

“Elsa?! Oh Elsa?! Tutto bene?” domanda Anna preoccupata scuotendo la sorella che, in catalessi, osserva un punto nel vuoto non rispondendo agli stimoli e non sbattendo le palpebre.

Elsa si risveglia da quel ricordo e respira affannosamente guardando Anna in volto cercando di contestualizzare la situazione e soprattutto riconoscere il luogo in cui si trova. Cerca di capire perché abbia assistito a quei pezzi di ricordi e, improvvisamente, si rende conto che ciò è avvenuto mentre stabiliva un contatto con il nipote.

“Che cosa ti è successo?” chiede Anna non capendo poco o nulla della situazione.

“Il bambino, non so perché ma mi ha permesso di accedere a dei ricordi” risponde Elsa sempre più dubbiosa.

“Il mio bambino? Non capisco, perché? Cosa c’entra lui con i ricordi?” chiede Anna scuotendo la testa come per risvegliarsi dopo una strana notizia.

“Sì, è stato lui ma non so come mai! Le altre volte non è mai accaduto! Sta di fatto che mi ha dato tanti altri stimoli su cui ragionare. Ora so che dietro tutta questa storia c’è una sofferenza che noi non conosciamo” continua Elsa ragionando e cercando di immagazzinare quanto appena vissuto nella propria mente.

“Che cosa hai visto? Di chi parlavano i ricordi?” domanda Anna sempre più turbata.

“Non l’ho capito, forse ancora dei nostri genitori ma non mi sembravano loro. Non so Anna era tutto offuscato” risponde Elsa alzandosi in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro come suo solito.

Anna non riesce a trovare risposte e motivazioni di quanto successo. Si guarda il grembo e lo accarezza dolcemente chiedendosi il perché di una tale situazione e, scuotendo la testa per scacciare la confusione, decide di alzarsi e attendere gli alleati commerciali.

Il pomeriggio trascorre velocemente ed Anna incontra diversi ambasciatori con i quali parla delle proprie ricchezze.

“Sua maestà, concedo l’ingresso all’ultima visita della giornata: principe Sam del regno di Portues” annuncia una guardia dopo aver battuto due volte il proprio bastone per terra in segno di rispetto.

Anna sistema alcune carte e intreccia le mani alzando gli occhi dalla scrivania per osservare al meglio l’ospite.

La giovane scruta il ragazzo davanti a sé e rimane incantata da tanta bellezza. Il principe Sam era un uomo alto dai folti capelli castani debitamente pettinati e gli occhi di un verde chiaro. Era magro e gli abiti da lui indossati accentuavano il vigore del suo corpo muscoloso e perfetto. Anna lo guarda e, dopo aver abbozzato un sorriso, torna seria e gli permette di sedersi.

“Sua maestà, la ringrazio per avermi accolto” afferma il giovane inchinandosi e baciandole il dorso della mano.

“Dovere. Mi parli del suo regno e delle sue intenzioni” comincia Anna ponendosi in ascolto.

“Il mio regno è salvo e ricco di beni preziosi ma, purtroppo, nell’ultimo periodo siamo venuti a conoscenza di una brutta malattia di mio padre che, probabilmente incurabile, lo farà morire a breve” afferma il giovane fermando il discorso per fare due colpi di tosse per non far avvertire il calo della voce.

“È incurabile? Ne siete sicuri?” chiede Anna preoccupata e dispiaciuta per quella brutta notizia.

“Noi le abbiamo provate tutte. Siamo giunti fin qui per chiedervi un’alleanza che preveda di offrirvi la nostra protezione e le nostre risorse in cambio di un pizzico di magia che possa salvare mio padre” propone il principe avvicinandosi sempre di più al cuore della questione.

“Non so se questo sia possibile. Ad Arendelle esiste la magia ma non me ne occupo io. In più, molto spesso, alla morte e alle malattie non si comanda. Io stessa rischiai di morire per questioni personali e la magia riuscì a stento a salvarmi” continua Anna dispiaciuta ma facendo intuire al giovane di non poter far nulla per salvare la situazione.

“Ne sono consapevole vostra maestà, ma ci ho provato” constata il giovane mostrando un educato sorriso e facendo per alzarsi.

“Ha fatto bene a cercare di salvare suo padre. Se mi lascia due giorni di tempo penserò a quanto mi ha detto e le farò sapere” conclude Anna dispiaciuta, in fondo, di dover lasciar soffrire il suo coetaneo conoscendo il dolore che si avverte alla perdita dei genitori.

“La ringrazio tanto vostra maestà! Grazie di cuore davvero!” si illumina lui non aspettandosi quella risposta ed inchinandosi davanti a lei e baciandole di nuovo la mano per salutarla.

Il giovane fa per alzarsi e, in quel preciso momento, appare Kristoff sulla soglia appena tornato dalle sue commissioni. L’uomo è tranquillo e sa di essere davanti alla consuetudine. Kristoff, infatti, sapeva bene che la mano della moglie veniva baciata tantissime volte al giorno dagli alleati in segno di rispetto ma, questa volta, la bellezza del giovanotto lascia di stucco anche il montanaro.

“Chi era quello?” domanda Kristoff rivolto ad Anna una volta rimasti soli.

“Un disperato che chiede una cura per salvare il padre” risponde velocemente Anna cominciando ad accusare i sintomi della stanchezza serale.

“E hai intenzione di aiutarlo?”

“Non lo so ancora…devo parlarne con Elsa e i trolls. Qualcosa non ti convince?” chiede seria la moglie chiudendo a chiave i cassetti dello studio pronta a terminare quella lunga giornata.

“Sì, il fatto che è troppo bello” risponde geloso Kristoff incrociando le braccia.

Anna scoppia a ridere e, avvicinandosi a Kristoff, gli bacia le labbra e si accoccola a lui.

“Sono una donna sposata ricordi?” sorride lei mostrandogli l’anello al dito del quale va particolarmente fiera.

“E sei anche incinta” constata Kristoff cingendo con le mani il grembo della moglie e mostrando un dolce sorriso.

“Infatti, io ho occhi solo per te” continua Anna mangiandolo con gli occhi e baciandolo di nuovo, mai stanca di assaporarlo e viverlo.

“Saprai fare ciò che è giusto. Ora andiamo, penso che la cena sia pronta” conclude Kristoff porgendole il braccio per dirigersi verso la sala da pranzo.

“Lo senti questo profumo?! È cioccolato?!” chiede Anna cominciando ad annusare l’aria ed esplodere di gioia.

“Ti ricordo che sei incinta!” la ammonisce lui ridendo.

“E allora scusa?!” esclama lei spalancando la bocca e mostrando, per un attimo, la solita Anna ingenua e sbadata.

“Sempre meglio non esagerare” risponde premuroso lui continuando a camminare con lei.

“Solo un pochino? Dai, sai che mi dà energia e felicità” implora lei utilizzando una voce da bambina e continuando a scherzare sull’argomento che crea, così, una piacevole atmosfera familiare.

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Capitolo 11
*** X. STRANEZZE ***


 
X.
STRANEZZE
 
Molti anni prima…
“Coraggio sua maestà, ci siamo quasi!” afferma un’ostetrica incitando una donna dai capelli castani a spingere più forte per dare alla luce il proprio figlio.

La giovane donna è allo stremo delle forze e non riesce a continuare. Non solo sembra non avere le energie necessarie ma, da una parte, dimostra di non averne voglia.

“Coraggio cara sono qui con te!” esclama Iduna arrivata sul posto in quel momento e afferrando la mano della partoriente.

“Perché metterlo al mondo?” riesce a dire Ester guardando negli occhi la cognata.

“Perché ne varrà la pena! Te lo giuro!” incita la donna dagli occhi glaciali invitando l’altra a farsi forza. Ester socchiude gli occhi e, dopo un respiro profondo, spinge con tutta la forza che ha in corpo accompagnandosi con un urlo di dolore e di disperazione.

“Vostra maestà, congratulazioni è un maschio!” annuncia la levatrice mostrando il neonato e porgendolo alla madre.

Ester lo prende tra le braccia e, per un momento, allontana tutta la negatività e sorride a quel piccino che stringe a sé.

“Dov’è? Ditemi il sesso!” urla il marito di Ester entrando nella sala senza un minimo di cortesia.

“È un maschio Vostra Altezza” risponde la levatrice inchinandosi a lui, seppur mostrando un misto di timore e disapprovazione per quella brusca intrusione.

“Come volevo! Principe Fergus di Winstel! Suona proprio bene, ecco l’erede che cercavamo!” si esalta il muscoloso sovrano dai capelli mori prendendo tra le braccia il bambino solo dopo aver rivolto un insignificante sguardo alla moglie. Il re ammira il proprio figlio per qualche istante poi, d’improvviso, lo lascia tra le braccia delle balie e corre fuori per annunciare al regno la meravigliosa notizia.

“Lo odio” afferma Ester iniziando a respirare affannosamente.

“No, cara non dire così” cerca di mediare Iduna prendendole la mano e facendo segno alle aiutanti di lasciare la stanza.

“Come può dimenticare tutto?! Come può reagire così?! Come può vedermi solo come un oggetto in grado di dargli questo fatidico erede?! Sono una persona Iduna! Una persona! Perché lui non soffre come soffro io?” urla Ester sfogando tutta la sua rabbia in un pianto di disperazione.

“Tuo marito soffre di certo. Sicuramente maschera il dolore a suo modo. Devi essere forte Ester. Devi tirarti su” cerca di calmare Iduna sorridendole e calmandola.

“La tua piccola come sta?!” domanda poi Ester desiderosa di conoscere la nipotina di appena una settimana.

“Sta bene, è qui fuori con tuo fratello. L’abbiamo chiamata Elsa, vado a prenderla” risponde Iduna con le lacrime agli occhi facendo segno al marito di entrare e prendendo delicatamente dalle sue braccia la propria piccola che dormiva beatamente. Agnarr ne approfitta per chinarsi sul letto della sorella e, dopo averle baciato la fronte, accarezza delicatamente le gote rosse del maschietto addormentato sul suo grembo.

“È bellissima! Avete fatto tutto questo viaggio per me?! Pur avendo un neonato?!” constata Ester osservando la nipotina addormentata e sorridendo serena.

“È una bambina forte, ha resistito e in questa sua prima settimana di vita non ha mai mostrato dolori e difficoltà. Ora, però, abbiamo una cosa da chiederti” si fa avanti Agnarr guardando la moglie e ricevendo la sua approvazione.

“Sappiamo che la tua vita non è semplice, ma siamo venuti apposta per ricordarti che noi ci saremo sempre per te. Ora abbiamo dei figli della stessa età, vedrai che potremo aiutarci a vicenda. Inoltre volevamo chiederti…ti andrebbe di fare da madrina a nostra figlia?” chiede Agnarr mostrando un abbagliante sorriso.

Ester non si aspetta una tale richiesta e, guardando il figlio e la nipote, capisce di avere finalmente qualcosa in cui credere e per cui lottare. Il bambino poteva essere la sua rivincita e risollevarla anche dal pessimo rapporto con il marito e anche la nipotina l’avrebbe sicuramente aiutata. Ester lascia che le lacrime le scorrano silenziosamente sul viso e, lieta della notizia ricevuta, annuisce ringraziando con gli occhi quelle persone che le stavano salvando la vita.

Presente…

Kristoff si sveglia e, dopo essersi stiracchiato, si mette seduto sul letto e osserva Anna che, appena alzata, cerca di pettinarsi i capelli allo specchio. L’uomo osserva la sua donna ne immagina il profumo, ne divora i lineamenti con lo sguardo, ne scruta gli occhi e sorride nel trovarla sempre più bella nonostante i chili aumentati per colpa della gravidanza.

“Perché mi fissi?” chiede Anna girandosi verso di lui mentre cerca di togliersi un fastidioso nodo tra i capelli.

“Perché sei proprio bella!” risponde lui innamorato appoggiando i gomiti dietro la schiena.

“Sei falso! Guarda, il fagiolino mi sta facendo ingrassare un sacco!” constata Anna mettendosi di profilo allo specchio per far risaltare il grembo colmo di vita.

“Perché lo chiami fagiolino? Non sappiamo ancora se sia maschio o femmina!” afferma Kristoff sistemandosi i capelli con le mani.

“Perché è un soprannome carino a prescindere dal sesso. Non mi importa se sono regina! Non mi importa del galateo e di tutto il resto, quando nascerà voglio condividere con lui quanta più tenerezza possibile” risponde lei esaltata saltellando verso il letto e prendendo posto tra le gambe del marito appoggiando la schiena al suo petto.

“Io voglio regalargli una piccola renna appena nasce. Ryder sicuramente mi aiuterà” immagina Kristoff accarezzando il grembo della moglie.

“Oddio, l’hai sentito?!” esclama sorpresa Anna avvertendo il primo calcio del piccolo.

“Sì! Vedi? È già come il suo papà…ha sentito nominare le renne e si è svegliato” si emoziona Kristoff accarezzando ancora di più il piancione.

“E questo calcio così precoce dimostra che sarà energico come la sua mamma” conclude Anna alzandosi in piedi e continuando a prepararsi.

“Cosa fai oggi?” chiede l’uomo alzandosi in piedi anche lui intento a dare inizio a quella giornata.

“Oggi niente incontri. Giornata di controllo e visite nel regno…mi accompagna la zia. A stasera amore, buona giornata” augura lei lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra per poi dirigersi fuori.

Il regno, sapendo della visita della regina per il controllo mensile, ha pulito ogni angolo della piazza, allestito banconi colmi di oggetti artigianali e istituito piccoli palchi per permettere ai migliori musicisti di arricchire l’importante momento culturale.

Anna cammina tra le strade rispondendo calorosamente al saluto dei suoi sudditi e intrattiene una piacevole chiacchierata con la zia.

“Il vostro regno è meraviglioso. Ti vogliono tutti bene, questo significa che sei un’ottima regina!” si congratula la zia prendendo a braccetto la nipote.

“Tu dici?” chiede Anna contenta di ricevere un complimento da una sovrana esperta e navigata.

“Assolutamente sì! Tuo figlio, inoltre, ti renderà ancora più bella e brava!” sorride Ester guardando amorevolmente la nipote.

“Oh zia…non sai quanto mi fa paura il parto” si confida Anna immaginando il fatidico giorno.

“È lecito aver paura cara. Ne ho avuta tanta anche io” risponde la zia incupendosi al ricordo di quel giorno così difficile ma carico di emozioni.

“Come è stato il parto di tuo figlio?” chiede Anna senza filtri non sapendo di aver toccato un tasto dolente.

“Tosto, ma ho avuto accanto tua madre e ce l’ho fatta” taglia corto la regina sorridendo alla nipote per non ricordare la sofferenza e la reazione del marito a quel momento così importante per lei.

“Mi manca non averla con me, soprattutto quando nascerà il bambino” sussurra Anna guardando il ciottolato sul quale camminavano.

“Lei è sempre con te. Sai, quando sei nata tu io ero una delle due che le stringevano la mano. Tua madre è sempre stata molto calma e pacata, ma quando ti stava mettendo al mondo urlava come una matta e continuava a ridere. Eri bella furbetta e non volevi nascere più! Iduna rideva e alternava le urla dicendo: “Penso proprio che questa non sarà tranquilla come Elsa!” spiega Ester nostalgica e sorridente nel raccontare l’aneddoto.

Anna risponde al ricordo portando una mano alla bocca e ridendo divertita ma, una situazione, la spinge a riacquistare serietà ed intervenire.

“Che cosa succede qui?!” domanda austera la regina rimproverando un gruppo di bambini intenti a lanciare ortaggi addosso ad un altro coetaneo.

“Vostra Maestà, ci scusi! Non volevamo, ma lui è antipatico!” rispondono in coro i bambini arrabbiati per qualcosa e additando il ragazzino in mezzo al cerchio.

“E qualsiasi cosa lui abbia fatto vi dà il permesso di lanciargli addosso degli oggetti?!” sgrida Anna portando le mani sui fianchi. I bambini capiscono il torto commesso e, abbassando la testa, chiedono scusa alla vittima e alla regina.

“Contatterò comunque i vostri genitori e vi istruirò su cosa è giusto o sbagliato. Non si spreca il cibo che coltiviamo con tanta fatica e, soprattutto, non si può mostrare violenza. Ricordate che, un giorno, voi potrete diventare i miei cavalieri, i miei aiutanti, le mie guardie del corpo o anche solo dei contadini, dei muratori, dei mercanti… ed Arendelle avrà bisogno di ognuno di voi e della vostra responsabilità” conclude Anna severa per poi sorridere ai piccoli e invitandoli a tornare a casa.

“Stai bene piccolo?” domanda Anna chinandosi sul bimbo dai capelli castani e gli occhi azzurri.

“Certo Vostra Maestà, io sono felice” risponde sicuro il giovanotto sorridendo alla propria regina e guardandola con ammirazione come se non fosse successo nulla.

“Sei felice? Anche se ti hanno appena trattato male?” chiede stupita zia Ester intromettendosi nel discorso.

“Certo! Io so di aver fatto la cosa giusta. Loro volevano rubare le verdure del mio papà senza pagarle e io ho avuto il coraggio di rincorrerli e spiegargli che non si fa. Io so di essermi comportato bene e aver fatto una cosa bella per Arendelle” afferma lui fiero e con le lacrime agli occhi, emozionato mentre parla del suo amato regno.

“Sei davvero coraggioso! Come ti chiami?” domanda Anna colpita dalla maturità del suo piccolo suddito.

“Giacomo, Vostra Maestà. Sì, sono coraggioso e un giorno diventerò la tua guardia del corpo preferita!” conclude lui portando una mano sulla fronte come un vero e proprio soldato.

“Bravissimo Giacomo, Arendelle ha sicuramente bisogno di gente coraggiosa come te!” conclude Anna commossa, abbracciando quel piccolo eroe con il sogno di volerle bene per sempre.

Nella foresta incantata…

Elsa ha trascorso la mattinata con i Northuldri e parla tranquillamente con Jelena quando, improvvisamente, avverte una voce. Elsa si immobilizza e tende le orecchie per recepire al meglio il richiamo. Conosceva benissimo quella voce, ma, questa volta, pareva un avvertimento.

“Cosa succede Elsa?” domanda Jelena corrugando la fronte rugosa.

“Mia madre, mi sta chiamando da Athohallan, ma c’è qualcosa che non va” conclude lei velocemente per poi chiamare a sé Nokk e sfrecciare verso la sua casa di ghiaccio.  

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Capitolo 12
*** XI. INTRUSI ***


XI.
INTRUSI
 
Elsa giunge ad Athohallan il più velocemente possibile e, appena mette piede sulla riva ghiacciata, avverte una strana presenza.

Elsa cammina verso il cuore di Athohallan accompagnata da Nokk che, calmo e maestoso, fa ondeggiare al vento i suoi crini di cristallo.

Una volta raggiunto il cuore del luogo della verità, Elsa corruga la fronte e concentra lo sguardo su un particolare dell’entrata che lei sigillava tutte le volte grazie alla sua magia. Nel ghiaccio impenetrabile, infatti, Elsa scopre una crepa sulla quale posa la mano ritraendola velocemente avvertendo una scossa improvvisa.
In quel preciso istante Nokk comincia a nitrire spaventato e si solleva sulle zampe posteriori.

“Nokk, calmati ci sono qui io!” afferma Elsa accarezzando il muso d’acqua del cavallo e guardandolo negli occhi. Il cavallo, però, è tremante e in quello sguardo ghiacciato, le dimostra di essere preoccupato per qualcosa.

Elsa, non ancora convinta, tocca di nuovo la crepa nel suo muro di ghiaccio e riavverte la scossa. La regina rimane perplessa e si massaggia la mano sensibilizzata per colpa della scarica di energia.
“Ho capito Nokk” esclama lei rivolgendosi al cavallo e accarezzandolo di nuovo.

“Qualcuno ha provato ad entrare nel cuore di Athohallan e tu ti sei spaventato perché hai avvertito la sua intrusione” spiega lei montando su di lui pronta a correre verso Arendelle e spiegare il tutto ad Anna.

“La persona che ha cercato di entrare può indebolirmi. Temo che lo spirito di Winstel abbia provato ad accedere ad Athohallan, ma per ora i miei poteri rimangono comunque più forti dei suoi perché non è riuscito a sfondare l’intero muro. Grazie Madre, per avermi avvertita” conclude Elsa lasciando ondeggiare al vento i lunghi capelli biondi per poi incitare Nokk alla corsa e raggiungere Arendelle.

Anna è tornata nel suo studio e, affaticata dalla gravidanza, è pronta a ricevere di nuovo Sam: l’affascinante alleato di Portues al quale aveva concesso l’alleanza commerciale. In quel periodo aveva parlato con Elsa e insieme avevano deciso di non donargli la magia per la guarigione del padre. Arendelle e La foresta incantata dovevano preservare le proprie doti magiche. Aiutare con la magia un solo regno avrebbe significato dover aiutare tutti gli altri, creando insicurezza e disordine.

“Sua maestà, ecco il principe Sam del regno di Portues” annuncia la guardia dopo aver battuto a terra il solito bastone.
Sam entra e, rispettoso ed educato come sempre, si inchina alla sovrana e prende posto a sedere. Anna non riesce a prendere coraggio e, di conseguenza, comincia il discorso prendendolo alla larga e ringraziando l’alleato per il sostegno militare ed economico donato ad Arendelle. Anna sta per dichiarargli la fine della loro alleanza quando, improvvisamente, Elsa irrompe nello studio.

“Elsa! Da quando entri così? Che spavento!” sussulta Anna presa alla sprovvista.

“Principe Sam, volete scusarmi un secondo?” chiede Elsa con il fiatone invitando l’alleato ad uscire dallo studio.

“Che cosa succede?!” domanda Anna mettendo i pugni sul tavolo non capendo il motivo di quella reazione.

“Penso che lo spirito maligno sia arrivato fin qui ed abbia provato ad entrare ad Athohallan, o se non lui un suo servitore con poteri magici” va al sodo Elsa preoccupata.

“Ne sei sicura!? Cosa facciamo adesso!? Tu sei in pericolo!” afferma Anna portandosi le mani alla bocca spaventata.

“Esatto, ho bisogno di quel dannato oggetto dell’immortalità. Ora più che mai. Se lo spirito mi ha trovata devo proteggermi oppure, per farla finita, devo andarlo a cercare io. Non so come fare però, in tutto questo tempo io non ho trovato nulla riguardante la famosa foresta e la mappa che conduce al luogo dell’oggetto” conclude Elsa determinata e irritata al tempo stesso per non aver trovato nulla in tutti questi mesi.

“Ma certo! Ho un’idea!” si illumina Anna scroccando le dita contenta.

“A cosa pensi?” domanda Elsa dubbiosa.

“Guardie, fate rientrare il principe Sam” ordina Anna indicando la porta e accogliendo di nuovo il principe che, leggermente perplesso, si ritrova davanti alle due sorelle.

“Principe di Portues, se non sbaglio mi ha parlato dei vostri tesori vero? Voi siete degli ottimi cercatori e in tutti questi anni avrete pur accumulato delle mappe, giusto?” lo interroga Anna eccitata dalla sua geniale idea.

“Sì, Vostra Maestà. Utilizziamo le mappe per cercare tesori nascosti e dispersi. Abbiamo un’intera sala colma di mappe del tesoro” risponde il bellissimo giovane.

“Avete mai sentito parlare dell’oggetto dell’immortalità?” domanda diretta Elsa speranzosa di ricevere risposte.

“Sì, l’abbiamo nei nostri archivi” conferma Sam annuendo con la testa.

Anna ed Elsa si guardano negli occhi e, consapevoli di pensare la stessa cosa, dichiarano:

“La nostra alleanza continua. Abbiamo la merce di scambio: la cura per vostro padre in cambio della mappa del tesoro”

Il principe sorride felice non aspettandosi un tale accordo e, con le lacrime agli occhi, firma il patto di alleanza correndo ad avvertire le proprie guardie di tornare a Portues per prendere la pergamena.

Elsa, dopo quella bella notizia, torna a controllare Athohallan e lascia Anna libera di continuare le proprie mansioni.

“La ringrazio tanto Sam, lei è la nostra salvezza” afferma ancora Anna stringendo la mano al nuovo alleato.

“Io devo ringraziare voi, non sa quanto mi rende felice sapere che mio padre potrà risollevarsi” continua lui stringendo più forte la mano di Anna.

“Ci vorrà qualche mese per finire la cura. Nel frattempo potrete restare qui se volete!” propone Anna felice di aver concluso anche quell’accordo.

“Grazie vostra maestà, mi fa molto piacere!” conclude lui baciandole la mano e, questa volta, accarezzandogliela.

Anna non fa caso a quel gesto così approfondito ma, a quanto pare, Kristoff appena tornato dal lavoro non se lo lascia scappare.

“Qualcosa qui non va!” si altera lui entrando nella sala una volta dopo aver squadrato lo sconosciuto e averlo visto uscire dal castello.

“A cosa ti riferisci?” domanda Anna perplessa.

“Cos’era quella carezza alla mano?!” domanda subito lui rosso in volto, lasciando cadere una borsa ai suoi piedi.

“Niente Kristoff, questa alleanza ci salverà la vita! Lui era semplicemente felice!” constata Anna abbracciando il marito brontolone che, sentendo il calore della donna, l’abbraccia a sé e si calma.

“Stai attenta Anna, ormai manca poco al parto. Non affaticarti e non esagerare. In più promettimi che starai attenta a quel bel ragazzo” ammonisce lui accarezzandole il grembo.

“Va bene, ora però vedi di farti un bagno. Sai di renna!” ride lei provocando una fragorosa risata e dando vita a una nuova serata familiare.

Trascorrono altri due mesi ed Anna vive con ansia ed eccitazione l’avvicinarsi del parto. La cura medica per il padre di Sam è quasi ultimata e, di conseguenza, la spedizione verso la foresta è pronta.

“Ho scoperto di più su questa mappa. Per trovare l’oggetto è necessario che partano due persone. Un uomo e una donna appartenenti alla stessa famiglia” dichiara Sam leggendo la pergamena.

“D’accordo, andremo io ed Elsa allora” risponde Kristoff deciso e sicuro.

 “No Kristoff! Anna ha bisogno di te! Anna non pensi che ti peserebbe restare qui da sola? Ormai manca poco al parto!” afferma Elsa stringendo forte a sé le mani della sorella minore.

“Sono sicura. Tu e Kristoff dovete partire per questa missione e so che tornerete presto. Io sono in buone mani qui, ho tutta la famiglia attorno. In più, in teoria, manca ancora un po’ al parto” risponde Anna tranquilla e serena facendo un cenno con la testa alla zia sulla sinistra.

“Ti prometto che sarò qui il prima possibile e avremo il nostro bambino” saluta Kristoff dando un dolce bacio sulle labbra alla moglie e accarezzandole il grembo sempre più ingombrante.

Anna osserva la sua famiglia allontanarsi e, seppur nostalgica e preoccupata, si dirige verso lo studio dove continua le sue attività governative.

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Capitolo 13
*** XII. VERITÀ ***


XII.
VERITÀ
 
È trascorso un giorno dall’inizio della spedizione ed Anna, seppur sicura e posata, si rigira nel letto cercando di prendere sonno. Quella notte senza Kristoff accanto e senza Elsa nei paraggi la spaventa abbastanza. La giovane ha in testa molte preoccupazioni, avverte il bambino scalciare in continuazione e gli ormoni della gravidanza sicuramente non l’aiutano in questa situazione.

Anna si mette a sedere e, sbuffando, accende una candela accanto al letto nella speranza di provare meno paura nelle tenebre.

“Anna, non riesci a dormire?” chiede la zia entrando in camera di soppiatto. La donna, infatti, è preoccupata per lo stato della nipote e non riusciva a prendere sonno per l’agitazione.

“Zia, non dormi?” domanda Anna colpita dall’ingresso inaspettato.

“No, purtroppo no” constata la donna dai capelli castani allacciandosi la vestaglia.

“Ti andrebbe di venire qui con me?” chiede Anna facendole segno di prendere posto accanto a lei sul lettone. La zia non se lo fa ripetere due volte e, una volta a letto, cinge tra le braccia la ragazza in dolce attesa.

“Sai, ricordo che le notti erano molto importanti per la tua famiglia. Mio fratello e Iduna mi raccontavano sempre dei rituali che avevate. La storia della buonanotte, il bacio, le coccole e la ninna nanna. Sono sempre stati dei re molto puntuali e precisi, ma aperti e teneri con voi” ricorda malinconica la zia con gli occhi carichi di emozioni passate.

“Eri tanto legata a mio papà?” domanda Anna curiosa.

“Moltissimo. Mi ha sempre capita e compresa. Sai, quando lui venne salvato da tua madre, fui io a proteggere Iduna per qualche giorno. Ad Arendelle si aveva ancora poca considerazione dei Northuldri. Inoltre, una volta innamorati, nessuno voleva concederne le nozze. Io ho sempre lottato per loro e sono fiera di essere stata la loro testimone di nozze” spiega Ester con le lacrime agli occhi mentre abbraccia la nipote.

“Mamma e papà mi mancano davvero tanto. Darei tutto quello che ho per vederli ancora una volta. Elsa è sempre stata una seconda mamma per me e, da quando sei tornata nelle nostre vite, lo sei anche tu” conclude Anna sorridendo accoccolandosi al petto della zia che, sentendo quelle parole, rivive un dolore passato che la costringe a riversare diverse lacrime che, silenziosamente, nasconde alla nipote.

Ester accarezza i capelli della giovane e, una volta addormentata tra le sue braccia, la sdraia sul letto e la copre proprio come faceva da piccola. Le bacia delicatamente la fronte e, in silenzio, si dirige fuori. La donna entra nella sua camera da letto e, improvvisamente, vede davanti a sé un piccolo bagliore dorato. Presa dalla paura, Ester diventa bianca in volto e il cuore comincia ad esploderle nel petto.

“Che cosa stai facendo?!” domanda la voce proveniente dal punto luminoso.

“Mi scusi, non la deluderò più” risponde lei con voce tremante inchinandosi alla voce inquietante.

“Non posso più fidarmi di te, stai tornando debole. Domani dovrai agire assolutamente, non possiamo permetterci di fallire” decide poi la voce, con fare vago, per poi colpire in pieno petto la donna che, avvertito un brivido e una piccola scarica elettrica, scuote la testa, non sorride più e inarca le sopracciglia ricolma di rabbia e determinazione.

In un regno lontano…

Elsa e Kristoff hanno viaggiato per tutto il giorno. Questa volta Nokk non poteva essere utilizzato per paura di mettere in pericolo gli spiriti della natura. Per questo viaggio serviva tanta pazienza, fatica e assenza di magia.

La notte cala sulla foresta e i due decidono di coricarsi.

“Come credi che stia Anna?” domanda Kristoff guardando il cielo stellato e pensando alla sua amata.

“Mia sorella è forte. Se la caverà e noi saremo di ritorno prima che se ne renda conto. Alla fine per questo oggetto non è richiesto nessuno scambio, nessun pericolo. Lo prendiamo e ce ne andiamo” risponde Elsa convinta di sé.

“Sei stata essenziale per Anna in questi mesi” ringrazia Kristoff passando ad un altro argomento.

“Per che cosa? Sai che non voglio più perdermi nulla di lei”

“Per il bambino. Mi ha raccontato dell’episodio dei flashback e lei mi dice sempre che lui scalcia come un matto appena sente la tua voce” spiega l’uomo sorridendo al pensiero del suo bambino.

Elsa sorride silenziosamente e non risponde. Le emozioni ruotano dentro di lei provocandole un miscuglio di ottime sensazioni. In quel corpo freddo, infatti, Elsa avverte delle ondate di calore partire direttamente dal cuore e propagarsi in tutto l’organismo. Quella creatura non ancora nata rappresentava già la sua fonte di vita.

“Anna voleva che fosse una sorpresa ma…sicuramente sarai la sua madrina” conclude Kristoff girandosi e osservando la cognata piangere da sola senza fare il minimo rumore.

“Ne sono onorata Kristoff, grazie” è l’unica cosa che lei riesce a rispondere asciugandosi le lacrime, prima di addormentarsi.

 Il giorno dopo…

“Sua maestà posso entrare?” chiede Ester con serietà bussando alla porta della regina.

“Certo zia, perché tutta questa formalità?” domanda Anna confusa scrutando al meglio la zia.

“Perché è giusto così, spesso mi dimentico che sei una regina e ti devo comunque portare rispetto” risponde lei abbozzando un sorriso forzato.

“Sembri diversa, sicura che vada tutto bene?” chiede poi Anna notando troppa rigidità nella donna davanti a sé.

“Certo! Piuttosto, come stai tu? Come sta il piccolo?” cambia discorso la zia mantenendo quello strano sorriso.

Anna sta per rispondere che va tutto bene ma il piccino inizia a scalciare più forte che può e la neomamma è costretta ad accarezzarlo per cercare di placarlo.

“Scalcia come un matto stamattina” riesce a rispondere la giovane sorridendo e sottovalutando quel segnale del proprio figlio che, non ancora nato, dimostra di essere molto speciale.

“Significa che sta per arrivare” conclude poi la zia sorridendo ancora e facendo per uscire e vivere la propria giornata.

“Sta per arrivare?!” pensa tra sé e sé Anna allarmata guardando alla finestra sperando di vedere Kristoff ed Elsa di ritorno.

Nella foresta…

Elsa sei sicura che sia questo il posto giusto?” domanda Kristoff dubbioso guardandosi intorno nella foresta.

“Sì, la mappa segna che l’oggetto dell’immortalità si trova esattamente qui” risponde Elsa per poi corrugare la fronte e mostrare un’aria perplessa.

“Cosa succede?!” chiede Kristoff preoccupato di quella reazione della cognata.

“Il punto sulla mappa…è sparito!” spiega Elsa mostrando la propria preoccupazione e puntando con il dito nel luogo in cui, prima, brillava un piccolo pallino nero.

“Che cosa significa?!” si allarma l’uomo mettendosi le mani tra i capelli.

“Ci hanno incastrati. Qui non c’è un bel niente e hanno voluto intrappolarci. Non vogliono farci tornare!” esclama Elsa indicando anche tutte le strade che si cancellano immediatamente sulla mappa e comprendendo il tranello.

“Elsa! Loro hanno Anna!” urla Kristoff con la voce spezzata preoccupato per la moglie in stato interessante.

“Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui, Anna deve resistere!” conclude Elsa spalancando gli occhi e respirando affannosamente bloccata dalla paura.

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Capitolo 14
*** XIII. NUOVO ARRIVO ***


XIII.
NUOVO ARRIVO

 
Sempre quello stesso giorno…

 “Vostra maestà, posso entrare?” domanda il principe di Portues entrando nella stanza.

“Certo!” risponde Anna particolarmente scocciata di tutta quella interruzione sul lavoro.

“Qualcosa non va?” chiede lui avvicinandosi a lei.

“Mio marito e mia sorella non sono ancora tornati. Sono in pensiero” risponde a lei continuando a pensare a loro. Il bambino sempre in movimento, inoltre, non la tranquillizza.

“Non si deve preoccupare, arriveranno molto presto sono sicuro” risponde Sam accarezzando la mano della ragazza che, confusa da quello strano comportamento, ritrae subito il contatto e si mette a sistemare freneticamente delle carte. Perché l’aveva toccata così? I presentimenti di Kristoff erano forse giusti?

“Cosa volevi?” chiede lei cercando di cambiare argomento mostrandosi infastidita dai suoi comportamenti.

“Volevo proporle un’uscita per poter parlare di alcune nuove proposte commerciali” si giustifica lui senza smettere di mangiarla con gli occhi.

“Per parlare di attività commerciali non vado mai all’esterno per colpa della possibilità di divulgare informazioni in luoghi non sicuri. In più, come vedi, sono incinta e non voglio allontanarmi troppo dal castello” risponde lei seria evitando il suo sguardo.

“Sì, mia regina. Ho visto che è in dolce attesa ma io non resisto. Lei è troppo bella!”

Quell’ultima affermazione fuori luogo spaventa Anna che, inaspettatamente, avverte la presa e le labbra dell’affascinante ragazzo su di lei.

Non aveva mai baciato un altro uomo al di fuori di suo marito e quella brutta sensazione la riempie di terrore. Basta il breve contatto con lo sconosciuto a farle capire quanto amasse il proprio marito e di come fosse stata stupida nel non aver mai ascoltato i suoi consigli.

Anna non risponde al bacio, cerca di allontanare il volto e, quando lui tenta di approfondire il tutto, la regina scatta in piedi furente.

“Che diavolo stai facendo?!” urla lei in preda all’ira ma, una strana sensazione la obbliga a piegarsi su sé stessa e appoggiarsi al muro per colpa di un forte capogiro. La regina avvertì un senso di umido invaderle l’intimità e propagarsi per le gambe fino a raggiungere i piedi e il pavimento.

“Oh no, no, no!” esclama lei in preda al panico guardando per terra.

“Mi scusi, io non volevo non so cosa mi sia preso!” cerca di difendersi lui frustrato e ferito del suo comportamento poco educato.

“Non è il momento, mi si sono rotte le acque!” spiega la donna imbarazzata di dover anche motivare l’accaduto a una persona che all’apparenza sembrava educata ma che, in realtà, si era dimostrata istintiva e pericolosa.

“Con lei farò i conti dopo il parto. Per ora le dico solo che ogni accordo tra noi è terminato e prenderò dei seri provvedimenti per quanto riguarda il suo regno. Le daremo la cura per suo padre come d’accordo per la mappa, ma niente di più” rimprovera lei nera in volto guardandolo torva in viso e cominciando a chiamare a gran voce il nome delle balie che, vista la situazione, cercano aiuto per permettere alla regina di prepararsi al parto.

Nell’altro regno…

“Smettila Kristoff, non sprecare energie inutili!” rimprovera Elsa guardando il cognato intento a sfiancarsi e correre da una parte all’altra della foresta per trovare una via d’uscita.

“E allora che cosa facciamo?! Non ce la faccio Elsa! Anna, voglio tornare da Anna!” urla il montanaro preoccupato per la vita della moglie.

“Calmati! Comportandoci così non uscirà nessuno dei due!” grida arrabbiata la regina stringendo i pugni per far ragionare il parente che, capita la situazione, decide di fidarsi della cognata: unica vera via d’uscita.

“Chi può averci ingannato?!” domanda allora Kristoff ancora turbato dall’accaduto.

“Da mia zia stessa e scommetto anche dall’alleato di Portues. Se fosse buono non ci avrebbe mai donato una mappa falsa. Questo dannato oggetto non esiste e io sono sempre stata una stupida a fidarmi di loro!” ringhia Elsa esternando tutta la rabbia che ha in corpo per essersi fidata subito delle persone.

“Ma cosa vogliono da noi?” chiede ancora Kristoff dispiaciuto e comunque perplesso. Alla fine la zia è sempre stata dolce e premurosa, li ha sempre aiutati… come aveva fatto a fingere così bene?

“Vogliono distrarci e allontanarci per scoprire qualche segreto su Arendelle. Sono interessati alla nostra magia, alla nostra casa e alle nostre ricchezze. Anna ti prego, tieni duro e non permettere che accedano ai nostri segreti!” esclama Elsa tra sé e sé congiungendo le mani in segno di preghiera sperando nell’intuito della sorella minore.

Ad Arendelle…

“Sua maestà deve aiutarci, così il piccolo potrebbe soffrire e stare peggio” afferma la levatrice cercando di immobilizzare Anna che, sudata e in preda alle contrazioni, cerca di ribellarsi al parto.

“Io non voglio partorire senza la mia famiglia” grida lei cominciando a singhiozzare spaventata da quella situazione che, per una giovane donna, risulta insormontabile.

“Lo so, ma Anna! Sono qui, sono Gerda! La tua levatrice, la tua balia, la tua cameriera, ti ho vista crescere e non permetterò mai che ti succeda qualcosa di male” afferma l’aiutante dal cucù castano accarezzando il volto della regina e asciugandole le lacrime cercando di farla calmare. Gerda soffre nel vedere così fragile e distrutta la propria principessina che, fin da piccola, era l’unica a portare gioia e felicità nel castello.

“Ti prometto che i tuoi parenti saranno qui al più presto!” si intromette zia Ester accanto alla porta.

“Vedrai che torneranno presto ora, però, devi collaborare o rischi di perdere il bambino. Hai qui noi, non sei sola” continua Gerda guardando con severità e decisione gli occhi blu della regnante che, coraggiosa e determinata, annuisce e comincia a respirare profondamente.

“Ok, bravissima così” afferma la levatrice posta in mezzo alle gambe della regina invitando due aiutanti a bagnarle la fronte con un panno fresco.

“Non ce la faccio fa troppo male!” urla Anna strizzando gli occhi e continuando a gettare la testa indietro sui mille cuscini.

“Ci siamo quasi Anna! Forza, riprendi il respiro e spingi ancora una volta. Se ti concentri mi basta solo una spinta e poi lo estraggo io” continua Gerda preoccupata dalla sofferenza che il bambino può assorbire per colpa della tensione. Il parto, a quell’epoca, era un momento molto critico. Niente medicine, niente cure, niente precauzioni: le partorienti e i neonati rischiavano di perdere la vita se non si agiva nel migliore dei modi.

Anna si concentra, stringe nervosamente le coperte tra le mani, inarca la schiena, respira profondamente e, con tutta la forza rimasta, spinge più forte che può emettendo un grido lacerante che rimbomba in ogni stanza del castello.

Un pianto risponde al silenzio provocato dopo quell’urlo. Anna si lascia cadere sul letto. Il suo petto si alza e abbassa freneticamente per il respiro affannato, si lascia asciugare impassibile il sudore dal volto e cerca di rilassare le gambe che, per la tensione, continuano a vibrare come corde di violino per colpa di alcuni riflessi condizionati.

“Sua maestà, è un maschio! Congratulazioni!” afferma la levatrice adagiando il bambino sul grembo ancora gonfio della neomamma.

Anna assiste ad una delle scene più belle della sua vita: quella creatura, nata da lei, cessa istantaneamente di piangere appena avverte il battito cardiaco della madre.

“Sei mio, quanto sei bello, quanto sei bello!” riesce a sussurrare lei ancora con il fiatone, accarezzando le guance del piccolo e toccandolo delicatamente in diversi punti come per realizzare il fatto di non essere in un sogno.

“Come si chiama?” chiede Gerda pronta a dare la notizia al regno.

Anna esita un attimo e ammira il proprio bambino. Chiede gentilmente di poterlo avvicinare a sé e appoggia lentamente la propria guancia ai tanti capelli scuri di lui. Lo guarda muovere ininterrottamente le piccole manine protese verso il vuoto e contempla il suo viso fragile e arrossato per lo sforzo. In quel momento le ritorna alla mente quella camminata nel regno e l’incontro con quel ragazzino, Giacomo, che era stata in grado di scaldarle il cuore. “Io sarò la sua guardia più fidata” queste sono le parole che riecheggiano nella mente della regina che desidera, con il proprio bambino, un futuro ricco di amore e protezione.

“Si chiama Giacomo” risponde poi convinta, dopo averlo esaminato per bene. Quel momento non glielo avrebbe potuto togliere nessuno. Il dolore fisico e gli spasmi muscolari non la infastidivano più, nulla avrebbe potuto rovinare quella serenità con il proprio piccolo.

“Principe Giacomo di Arendelle” dice Gerda emozionata dalla situazione, dirigendosi fuori pronta a dare ordine di comunicare la nascita dell’erede.

“Anna, ora è tempo che tu ti riposi. Prendiamo Giacomo, lo puliamo, vestiamo, lo allattiamo e ti permettiamo di dormire” si inserisce la zia dando ordine alle balie di occuparsi del bambino che Anna, nonostante la premura, non riesce ad allontanare facilmente.

“Ma, posso allattarlo io!” riesce ad affermare la regina stranita da quell’indicazione.

“Assolutamente no cara. Tu devi riposare, non ne hai le forze ed è da un’intera generazione che funziona così” conclude la zia sorridendo alla nipote per convincerla.

Anna osserva i propri servitori allontanarsi con il figlio, lo vorrebbe accanto e non capisce il motivo di quel gesto ma, la sofferenza e l’affaticamento, la obbligano a lasciarsi andare e cedere al sonno.

“Il parto della regina è stato una grazia. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Con discrezione entrerò nel suo studio e verrò a conoscenza di tutti i segreti di Arendelle. È il nostro momento, se agiamo bene, Arendelle verrà rasa al suolo, gli spiriti la invaderanno e noi potremo espandere il nostro dominio” dice zia Ester mostrando un ghigno malefico all’alleato di Portues che aveva corteggiato Anna.

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Capitolo 15
*** XIV. DETERMINAZIONE ***


XIV.
DETERMINAZIONE
 
Ester cammina di soppiatto e, approfittando della distrazione di guardie e servitori, entra nella sala del trono cominciando a rovistare nei cassetti che, questa volta, sono stati lasciati aperti da Anna per colpa delle improvvise doglie.

La zia cerca freneticamente scostando carte e sigilli ma senza trovare molto.

“Lo sapevo, sono state più furbe di me. Hanno nascosto tutto da un’altra parte!” si altera la regina di Winstel sbattendo le mani sulla scrivania per poi tornare tra i cassetti e guardare un’ultima volta.

La donna muove e tenta di non disordinare le carte quando, finalmente, trova un sacchetto di seta contenente un antico medaglione. Ester lo rigira tra le mani e, mentre avverte le lacrime scivolarle sul volto, ricorda il valore di quell’oggetto.

“Agnarr, lo so che tu ora non capisci ma devo fare tutto questo. Ti assicuro che cercherò di sistemare le cose” sussurra lei al medaglione stringendolo a sé e ricordando il giorno in cui lo regalò al fratello come pegno della loro unione.

“Chi c’è qui?” domanda Olaf entrando nello studio di Anna e accorgendosi della zia che, nel frattempo, riuscì a sistemare tutto e mettersi in tasca il medaglione.

“Io, ciao Olaf! Anna mi ha chiesto di prenderle una cosa. Ora arrivo subito. Sei già andato a trovarla?” chiede la donna cercando di non farsi beccare.

“No, giusto! Ci vado subito!” risponde ingenuamente il pupazzo di neve ondeggiando e zampettando contento verso la camera della partoriente.

“Oh ciao Olaf” dice Anna svegliandosi e guardando il pupazzo di neve ai suoi piedi.

“È quello il bambino?” domanda il pupazzo indicando il piccino che dorme nella culla accanto al letto.

Anna fa per alzarsi ma, appena cerca di mettere piede fuori dal letto, una balia la ferma e la immobilizza.

“Ferma Vostra Maestà! Ha partorito solo qualche ora fa, è ancora troppo debole per alzarsi” afferma la donna prendendo in braccio il piccino e porgendolo ad Anna che, ancora perplessa e turbata, non capisce tutta quella pressione su ogni suo gesto.

“Ti piace?” domanda Anna rivolta ad Olaf mentre accarezza le guance del piccolo addormentato.

“È bellissimo! Assomiglia proprio a Sven!” si stupisce Olaf alzandosi la testa con le braccia di legno in segno di stupore. I due rimangono a contemplare il neonato ma, ancora una volta, l’atmosfera viene interrotta dall’arrivo di un’altra balia.

“Vostra Maestà, è il momento dell’allattamento. Mi lasci il principe che ci pensiamo noi” afferma lei prendendo il bambino dalle braccia della regina che, seppur debole e stanca, comincia ad insospettirsi.

“Hanno ragione sai? Se hai avuto un parto traumatico, cosa probabile perché sei tutta bianca e nella tua famiglia non siete molto fortunati, il tuo corpo è stanco e disidratato. L’allattamento al seno potrebbe peggiorare le cose e quindi…” comincia ad insegnare Olaf con il suo solito spirito da scienziato ma viene interrotto da Anna che, una volta accertato l’allontanamento della balia, si rivolge all’amico.

“Olaf, sta succedendo qualcosa di strano me lo sento. Qua mi stanno impedendo di fare le cose perché dicono che sia la prassi del castello. Io non lo so, ma ho un brutto presentimento. Promettimi che terrai d’occhio tutti! Anche mia zia e le guardie!” dice lei implorando l’aiuto del pupazzo.

“La zia prima era nel tuo studio!” spiega lui insospettendosi di tutta la faccenda.

“Che cosa?! Perché era lì?!” chiede Anna ora sempre più sorpresa e perplessa.

“Non lo so, ma era lì” risponde pensieroso il pupazzo di neve grattandosi i tre legnetti sulla testa.

Quell’indizio fu molto importante per permettere ad Anna di capire che cosa stesse succedendo realmente intorno a sé.

Nella foresta…

“Elsa le abbiamo provate tutte” afferma Kristoff interrompendo la regina intenta a scagliare pezzi di ghiaccio ovunque per cercare di tracciare strade.

“Dobbiamo provare ad avvertire qualcuno” sospira Elsa esausta dopo aver provato ad utilizzare in più modi i poteri.

“Tu pensi che possano farle del male?” chiede ancora Kristoff pensando solo alla moglie.

“No, non credo proprio. Sicuramente vogliono solo accedere ai nostri ricordi per poter indebolire il regno. Ora è tutto chiaro! Il regno di Winstel e Portues sono alleati con gli spiriti maligni e lo dimostra il ghiaccio rotto ad Athohallan. Penso di aver collegato un po’ tutto. Quella crepa nel ghiaccio era carica di energia ed io stessa avvertii una scossa toccandola. Questo significa che hanno tentato di accedere al cuore della verità ma non conoscendo i nostri segreti non possono entrare. Kristoff, loro vogliono invadere Arendelle e distruggere i nostri spiriti” commenta Elsa camminando avanti e indietro sotto lo sguardo perplesso del cognato che non comprende i suoi ragionamenti.

“Hai qualche idea dopo questo monologo?” chiede lui con un barlume di speranza. Elsa si immobilizza e, con un sorriso sulle labbra, si illumina grazie a un’idea.

“Provo a chiamare gli spiriti. Loro mi sentono sempre e possono capire di essere in pericolo. Se Nokk mi sente può venire a prenderci” dice lei determinata posizionando le mani agli angoli della bocca ed intonando le note della voce di Athohallan.

Ad Arendelle…

Anna, ormai da sola nella sua camera, non capisce il motivo del silenzio attorno a sé e, seppur ancora distrutta, decide di trovare le forze per mettersi in piedi e dirigersi verso le porte della sua stanza.

La regina cerca di fare un passo ma, anche questa volta, viene bloccata da un’altra balia che la costringe a non alzarsi.

“Che diavolo sta succedendo qui?!” chiede Anna iniziando ad arrabbiarsi per tutta quella tensione e protezione nei suoi confronti.

La balia sta per rispondere quando, improvvisamente, un forte vento si abbatte sulle finestre del castello e, limpida e chiara, riecheggia una voce che Anna conosce perfettamente. La giovane spalanca gli occhi e, spingendo via la serva, si alza in piedi dirigendosi a fatica verso la finestra. Non importano il dolore alle gambe, all’intimità e alla pancia che la piegano in due! Quella voce apparteneva ad Elsa ed Anna ne voleva capire il contenuto. La regina spalanca a fatica la finestra continuando a tenersi una mano sul basso ventre per i dolori e, inaspettatamente, si trova davanti Bruni. La piccola salamandra saltava su sé stessa. Pareva furente ed era infuocata, simbolo di aver appena avvertito un problema.

“Cosa succede Bruni?!” domanda Anna non capendo la reazione dello spirito del fuoco. La giovane continua a sentire la voce di Elsa rimbombare ad Arendelle e, in lontananza, assiste alla partenza di Nokk che sfreccia verso l’orizzonte allarmato da qualcosa.

Anna osserva di nuovo Bruni che, in qualche modo, cerca di comunicarle le sue paure. La regina collega tutto: la zia che improvvisamente cambia umore, dà ordini e si intrufola nel suo studio, la partenza improvvisa di Elsa e il suo richiamo, gli spiriti adirati, l’imposizione delle balie e delle guardie che si rivoltano e, probabilmente intimorite da qualcosa, bloccano Anna e la trattengono a letto. La volevano distrarre da qualcosa!

“Vostra Maestà, ora deve tornare a letto!” si inserisce la balia che non era riuscita a trattenerla. Anna la spinge via di nuovo e, colma d’ira e determinazione, chiama a sé Gerda e gli altri servitori.

Il gruppo accorre spaventato ed Anna, zoppicante, trova le forze per strappare dalle braccia di una delle sue fidate aiutanti, il proprio bambino che non esita a stringere tra le braccia.

“La regina qui sono io! D’ora in avanti nessuno dovrà osare dirmi che cosa devo o non devo fare! Era tutta una trappola, vi hanno messe contro di me e comprendo la vostra paura. Ora bisogna reagire e dovete ascoltarmi! Non so cosa vi abbiano imposto mia zia e il principe Sam, ma vi do ordine di trovarli e scacciarli da questo regno per sempre. Contattate il generale Mattias e aumentate la protezione del castello! Vi prometto che non succederà nulla di male” ordina Anna con forza e potenza mentre i suoi capelli vengono mossi dal vento ribelle.

“Ci scusi Vostra Maestà, ci hanno minacciato con spade e intimidazioni. Non volevamo metterci contro di lei!” afferma una balia scoppiando a piangere per lo stress vissuto in quelle poche ore. Anna comprende il suo dolore e le posa una mano sulla spalla facendo segno a tutte le altre di fare quanto aveva appena ordinato.

“Lo so, non è colpa vostra. Avrei reagito così anche io. Ora però bisogna combattere per Arendelle” risponde Anna cercando di trovare le forze per restare in piedi. La balia avverte la sofferenza della sovrana e, aiutandola, la riaccompagna a letto.

“Vostra Altezza, la vedo troppo affaticata e stanca. Le tengo io il piccolo?” chiede la giovane serva preoccupata per la salute della regina.

“No, tu vai e fa ciò che ho detto. Giacomo deve restare con me…ha bisogno della sua mamma ora più che mai” conclude la regina stringendo ancora di più il neonato che aveva appena cominciato a piangere spaventato da tutto il trambusto.

Nel frattempo, in un’altra ala del castello…

Ester assiste all’ira degli spiriti della natura che colpiscono il castello con forti raffiche di vento, piccoli terremoti e urla.

“Ci hanno scoperti, io non sono riuscita a trovare tutti i segreti di Arendelle per accedere ad Athohallan, ma questo medaglione ha delle proprietà magiche. Sicuramente servirà a qualcosa!” riesce a dire lei mostrando l’oggetto ai suoi servitori di Winstel e al principe di Portues che, nonostante l’ordine di Anna, non ha ancora lasciato il castello.

“Possiamo entrare anche nella sala del trono!” propone Sam facendo segno alla regina di seguirlo. I due, accompagnati da altri tre servitori, approfittano del caos generale al castello provocato dall’ira degli spiriti, per intrufolarsi nella sala del regno.  I nemici cominciano ad aprire cassetti e cercare insenature nelle colonne, convinti di poter scovare luoghi nascosti ricchi di piccoli segreti ma, inaspettatamente, vengono sorpresi da delle voci.

“Cosa ci fate voi qui?!” domanda il generale Mattias seguito da un gruppo di soldati di Arendelle e le balie avvertite da Anna stessa.

“Sono la zia della regina, vista la sua indisposizione, sono io che posso dare ordini!” afferma Ester tremante, consapevole di essere ormai stata scoperta.

“Non mi importa chi siete voi. Avete tradito la fiducia della regina e avete sfruttato la sua debolezza. Siete in arresto!” grida Mattias puntando la spada al collo della regina e facendo segno ai suoi alleati di fare altrettanto con tutti i traditori. Ester avverte il terrore propagarsi dentro di sé, non sa come fuggire da quella situazione ma, un ultimo ragionamento le permette di compiere un gesto essenziale. Stringe con una mano il medaglione del fratello e, con l’altra, tocca due volte una piccola pietra magica dorata che, velocemente, inonda di luce la sala e fa scomparire la regina e tutti i nemici.

Mattias e guardie rimangono impietriti dalla situazione ma, avvertendo gli spiriti placarsi, comprendono che, grazie alla magia, i nemici erano fuggiti e, probabilmente, tornati nei loro rispettivi regni.
 

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Capitolo 16
*** XV. RITORNO ***


XV.
RITORNO
 
“Vostra Maestà, la regina di Winstel e tutti gli alleati sono fuggiti. Hanno utilizzato una sorta di pietra magica e si sono volatilizzati. Mi spiace” spiega Mattias entrando nella stanza della neomamma dopo l’avvenimento.

“Mattias, ho sempre sbagliato tutto. Ora il regno non è più al sicuro per causa mia” si rimprovera Anna picchiando un pugno sul letto.

“No, mia regina non è così. Nessuno avrebbe potuto immaginare una cosa simile. Lei, reduce di un parto, ha salvato la situazione. Ora si riposi e noi penseremo a proteggere il regno. Penso che ora avremo un po’ di pace e potremo pensare a come comportarci” spiega Mattias inchinandosi e facendo per uscire dalla stanza.

“Mattias…di mio marito e di Elsa…ancora nessuna traccia?” chiede Anna con un filo di voce preoccupata e desiderosa di riabbracciare la famiglia.

Mattias sta per affermare di aver mandato una squadra a cercarli ma, in quell’esatto momento, la porta viene spalancata e sbattuta da un uomo dai spettinati capelli biondi che irrompe rumorosamente nella stanza.

“Anna, amore mio!” urla il montanaro correndo ai piedi del letto rischiando di inciampare nei tappeti. L’uomo si siede sul letto e l’abbraccia forte a sé cominciando a piangere.

“Mi sono perso tutto! Non ti sono stato accanto, non ti ho aiutata…mi sento uno schifo” dice lui senza allentare la stretta come per non volerla perdere più.

Anche Anna inizia a singhiozzare e, tremante, si aggrappa ai vestiti del marito.

“Hai sempre avuto ragione tu. Quell’uomo mi ha baciata, non sono stata abbastanza cauta, ho partorito e mi sono spaventata. Ora Arendelle è in pericolo!” inizia a dire lei esternando tutte le sue fragilità.

Elsa, nel frattempo, è rimasta sulla soglia e si è fatta raccontare tutto l’accaduto da Mattias e Gerda.

La bionda si scusa ancora con i suoi alleati per il caos e l’errore commesso e, intenzionata a portare un po’ di pace, fa per entrare nella stanza della sorella.

“Vostra Maestà, Anna ha bisogno di riposare” la ferma Gerda cominciando a parlare.

“Ha partorito con dolore, ha perso molto sangue e ha rischiato di perdere la vita. Tutta la tensione e gli eventi successivi l’hanno anche indebolita. Non so come abbia fatto a reagire con tutta quella forza. Sono orgogliosa della donna che è diventata” spiega la balia più fidata con le lacrime agli occhi.

“Gerda, ti sei sempre occupata di noi con amore materno. Ti sarò sempre grata per questo. Ora ci penso io a mia sorella. Ha bisogno di affetto e protezione. È la regina migliore del mondo e glielo farò capire in tutti i modi” risponde Elsa sorridendo alla balia, poggiandole la mano sulla spalla ed entrando nella stanza.

“Il bambino?” domanda Kristoff dopo aver asciugato le lacrime della moglie e desideroso di conoscere il piccino che aveva atteso per così tanto tempo.

“Hai detto bene… è un maschietto. Si chiama Giacomo” lo presenta Anna spiegandogli poi come prendere il neonato in braccio, addormentato nella culla. Kristoff rimane in piedi tenendo con una mano la testa del piccolo e sostenendone il corpo con l’altra.

“È stupendo!” riesce a dire lui commosso ammirando il figlio addormentato. Il bimbo aveva gli occhi chiusi, la fisionomia di Anna e tantissimi capelli neri che con il tempo si sarebbero probabilmente schiariti.

“Ciao Annie” saluta Elsa avvicinandosi al letto e prendendo il precedente posto di Kristoff.

Anna, ancora scossa da tutti gli avvenimenti, abbraccia la sorellona e scoppia a piangere di nuovo.

“Elsa, ho avuto tanta paura di non rivedervi più, mi è sembrato di morire” riesce a dire lei scossa dai singhiozzi.

“Ce l’hai fatta alla grande. Hai protetto il regno e dato alla luce un figlio da sola. Anna, sei fortissima e ora ti aiuteremo noi. La nostra famiglia è tutta qui, non ci fideremo più di nessuno” consola Elsa accarezzando i capelli della sorellina e baciandole una guancia lentigginosa, alludendo alla storia della zia della quale avrebbe parlato dopo.

“Ora lo vuoi conoscere tuo nipote?” chiede Anna asciugandosi il naso con la mano e sorridendo.

“Certo!” risponde Elsa emozionata guardando Kristoff che, avvicinandosi, poggia il piccolo tra le sue braccia.

Elsa non ha mai preso tra le braccia un bambino eppure le viene tutto così naturale. La zia culla quel gioiello atteso per mesi e sente rafforzare un legame inestimabile. Elsa gli accarezza la manina e, successivamente, assiste a una scena bellissima. Il piccino, infatti, apre gli occhi per la prima volta e, seppure disturbato dalla luce, sembra osservare e scrutare il volto di Elsa.

“Ha aperto gli occhi, non l’aveva ancora fatto!” esclama Anna chinandosi su di loro per esplorare e conoscere quella parte di suo figlio che non aveva ancora visto.

“Non li aveva ancora aperti?! Come mai li ha aperti con me? Perché mi fissa così?” domanda a raffica Elsa emozionata e colpita da quella novità.

“Probabilmente ha sempre avuto un legame speciale con te. Ma avete notato i suoi occhi? Sbaglio o hanno già una sfumatura azzurra come i vostri?” dice Kristoff indicando le pupille di Giacomo che continua a fissare la zia.

“È presto per sapere il colore degli occhi, ma sì…sono particolari” commenta Anna sorridendo e prendendo una mano del piccolino.

“Olaf il tuttologo sicuramente ci darebbe una motivazione di questa cosa!” commenta Elsa facendo finalmente sorridere la propria famiglia.

“Cucciolo, vieni dalla mamma ora. È il momento di mangiare!” interviene Anna prendendo tra le braccia il bambino e portandoselo al seno.

“Mi hanno impedito di allattarlo, ma ora nessuno potrà togliermi questo momento” commenta ancora lei dopo aver mostrato una leggera smorfia per il fastidio iniziale dovuto all’attaccamento vorace di Giacomo.

“Sei stata bravissima sai? E dimostri già di essere una mamma responsabile” dice Kristoff sedendole accanto e gustandosi la scena.

“Mi stai dicendo che non sono mai stata responsabile?!” fa finta di arrabbiarsi Anna provocando agitazione nel marito consapevole di aver sbagliato i termini. Elsa li guarda e sorride poi, dopo aver assistito al pasto di Giacomo, aiuta il neo papà a mettere a dormire il piccino.

Anna pare debole e stanca e, per questo motivo, Elsa le si sdraia accanto e le accarezza la fronte e il naso proprio come faceva la loro mamma per aiutarle ad addormentarsi. Anna riposa, finalmente, avvolta dall’abbraccio della sua famiglia e riesce a recuperare le forze.  

 In un altro regno…

Ester è tornata nel suo castello. Vaga per la stanza agitata e confusa. Il viso della donna è rosso e gonfio di lacrime e gli occhi sembrano tornati quelli amorevoli e dolci di sempre. Della cattiveria usata con Anna, del tradimento, del pericolo provocato ad Elsa non ne ha che un vago ricordo. Quelle giornate passarono frenetiche e la regina non comprende come si sia realmente comportata.

“Non ce la faccio più a vivere così” afferma la donna tra sé e sé dopo aver dato vita di nuovo a un altro sfogo di pianto. Avverte il corpo freddo, tremante e in tensione, sente i muscoli contratti e doloranti e, soprattutto, si sente scombussolata, confusa e con la mente annebbiata.

“Bene sei tornata” saluta una voce proveniente da un bagliore fluttuante appena entrato nella stanza.

“È tutta colpa tua! Io non ne posso più!” urla Ester colma d’ira e terrore indicando il punto luminoso.

“Hai fatto ciò che doveva essere fatto per i nostri spiriti, per la nostra terra! Ora dammi ciò che hai trovato ad Arendelle…” continua la voce aumentando le dimensioni della palla lucente.

“I segreti di Arendelle sono custoditi molto bene dalle due sorelle, nemmeno io so dove siano! Ho solo trovato questo, ma è mio” risponde Ester accarezzando il medaglione del fratello che custodisce gelosamente.

“E’ ciò di cui abbiamo bisogno. È magico e può racchiudere potere e forza. È abbastanza per riuscire ad entrare ad Athohallan e superare lo scudo difensivo di Elsa. Il medaglione è di suo padre che le ha dato la vita e ha il suo stesso sangue. Possiamo entrare e occupare tutto”

“No, basta! Ti prego, non far loro del male!” grida Ester stringendo a sé il medaglione in modo da proteggerlo dalle grinfie della voce maledetta.

“Vedo che non hai ancora deciso da che parte stare. È giusto così ricordi? Solo distruggendo Arendelle finirà tutto! I miei spiriti non ce la fanno più, si indeboliscono e devono riuscire ad inglobare i loro fratelli della foresta incantata. Solo così finirà questa storia. La battaglia deve iniziare” conclude la voce appartenete al capo degli spiriti.

“Battaglia? Quale battaglia?” domanda Ester incredula non riuscendo a respirare normalmente per la paura.

“Condurremo due battaglie. La prima via terra con l’esercito di Winstel, di Portues e l’aiuto degli spiriti. Lo spargimento di sangue e la confusione ci permetterà di concentrare e accumulare potere da racchiudere nel medaglione magico di Agnarr. A quel punto, toccherà a me. Accederò finalmente ad Athohallan e la distruggerò, uccidendo Elsa stessa. Tu sei sempre stata debole e in parte anche il mio potere lo è. Non sono riuscito ad entrare ad Athohallan perché Elsa è troppo forte, ma con il medaglione sarà tutto diverso. Dei loro segreti non mi importa più” spiega determinato il capo degli spiriti.

“Non te lo permetto! Il medaglione rimane con me!” grida la regina provando a fuggire con il medaglione in mano ma, in quel preciso istante, la luce la raggiunge immediatamente e, dopo averle colpito il petto come l’ultima volta, la fa svenire e risucchia dentro di sé il medaglione.

All’orizzonte del regno di Portues, la figura oscura stringe a sé il medaglione appena conquistato grazie al portale creato dal suo punto luminoso in grado di attraversare i mondi. La persona malvagia gira e rigira l’oggetto tra le mani e, dopo un terrificante sorriso, afferma:

“Oh Ester… avresti dovuto decidere da che parte stare. Ora non mi lasci altra scelta: ti controllerò per sempre e farai tutto ciò che ti dico. Prima abbiamo giocato, ora per la guerra contro Arendelle mi servi collaborativa”

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Capitolo 17
*** XVI. ALLARME ***


XVI.
ALLARME
 
“Che bello vederti in piedi!” dice Kristoff svegliandosi e trovando Anna vicino alla finestra intenta ad ammirare le prime luci del mattino.

“Sì, mi sento molto meglio” risponde lei ancora leggermente frastornata ma sicuramente più arzilla dei giorni precedenti.

“Sono davvero contento! Vieni qui ora” dice lui invitando la moglie a tornare a letto accanto a sé. Anna non se lo fa ripetere due volte, sorride e si accoccola al marito proprio come abitudine. Anna si fa cingere dalle braccia robuste di lui e si sente protetta e al sicuro. La regina chiude gli occhi, consapevole di essere avvolta dalla potenza e dall’amore del re più forte del mondo. Kristoff le bacia la fronte e la tiene stretta a sé, socchiude gli occhi e si inebria grazie al profumo dei suoi capelli.

“Solo pochi giorni… e mi sei mancata da morire” dice lui guardandola in volto e cercando di memorizzare ogni sfumatura di quegli occhi celesti illuminati dalla tenue luce del giorno. L’uomo fa per avvicinarsi a lei e baciarle le labbra quando, all’improvviso, il suono di un pianto si propaga nella stanza.

Anna sorride e, lentamente, si alza dal letto dirigendosi verso la culla e prendendo tra le braccia il bambino. Kristoff osserva la moglie sostenere il piccolo con sicurezza, intuisce già l’amore materno attraverso le impercettibili oscillazioni che lei effettua per farlo rilassare e guarda ancora una volta quegli occhi colmi di tenerezza. Kristoff sorride a quella che era da poco diventata la sua famiglia. Lui, che era orfano e cresciuto insieme a delle rocce e delle renne, mai avrebbe pensato di poter costruire un futuro con accanto la donna più bella e simpatica del regno e un bambino nato dal loro amore. L’uomo si sente finalmente realizzato, responsabile e determinato nel dare supporto e futuro alle sue due ragioni di vita: Anna e Giacomo.

“Shhh, Giacomo, siamo qui tutti insieme vedi?” sussurra Anna tranquilla sedendosi, con il piccolo, accanto a Kristoff che non esita ad accarezzare delicatamente la testolina scura di lui. Kristoff ancora non riesce a comprendere il miracolo della vita. Lui, così goffo e semplice e lei, ingenua e a volte sbadata, come avevano fatto a creare una meraviglia così?

“Eh caro il mio papà…comincia ad abituarti ai pianti” commenta Anna sospirando e scoppiando a ridere per poi, con calma e serenità, provare a placare il pianto di Giacomo e respirare quella nuova atmosfera familiare che avevano tanto desiderato.

Qualche ora dopo…

Elsa aveva trascorso la notte con la propria famiglia e, di conseguenza, aveva deciso di perlustrare la fortezza di Arendelle per controllare che non mancasse nulla. Le guardie le dissero che, nonostante gli atteggiamenti di Ester, nulla era stato rovinato, rubato o intaccato, ma la regina del ghiaccio voleva esserne sicura.

Elsa ispeziona al meglio la sala di Anna e, dopo aver guardato nei cassetti, avverte la mancanza di qualcosa che, però, non riesce ad identificare.

“Ciao Elsa” saluta Anna entrando nella stanza seguita da Kristoff con in braccio il piccolo che si guarda intorno per quanto possibile.

“Anna, ti senti meglio vedo!” afferma felice la maggiore abbracciando la più piccola.

“Sì, ed è il momento di parlare di ciò che è successo” risponde determinata la regina di Arendelle pronta a riprendere in mano il suo titolo e le sue attività.

“A proposito…sento che manca qualcosa nei tuoi cassetti ma non riesco a capire cosa” espone subito la maggiore invitando la rossa a guardare lei stessa negli scomparti della scrivania.

Anna si china a fatica sul tavolo lavorativo e, dopo aver spalancato gli occhi e ragionato, si siede sulla propria sedia con aria preoccupata.

“Manca il medaglione di papà” dice Anna arrabbiata nel non trovare più quell’oggetto importante che le dava forza e custodiva tanti piccoli ricordi della sua famiglia.

“Ecco cosa!” esclama Elsa ricordandosi la forma del medaglione.

“Voleva scoprire i nostri segreti giusto? Ma solo noi sappiamo che i ricordi di Arendelle sono custoditi dai trolls e a molti di essi nemmeno noi possiamo avere accesso. Quindi che cosa cercavano?” ragiona la regina di Arendelle appoggiandosi con i gomiti alla scrivania.

“Era magico quell’oggetto?” domanda Kristoff desideroso di partecipare il discorso, mentre Giacomo dorme beatamente tra le sue braccia.

“Sì, in teoria è un oggetto in grado di raccogliere la magia. Non capisco cosa voglia farci zia Ester!” dice Elsa perplessa.

“Magari lo ha preso solo per avere un ricordo di papà. Anche se ci ha tradite, sembrava veramente attaccata a suo fratello. Il medaglione le deve aver ricordato qualcosa e lo ha portato con sé” riflette Anna cercando di creare dei punti di discussione.

“No, a zia Ester deve essere successo qualcosa. Con noi non fingeva quando ci aiutava e ci dimostrava di volerci bene! O, se fingeva, devo ammettere che è veramente brava a recitare! Io credo che ci sia dell’altro sotto… o forse qualcuno che la obbliga a muoversi in questo modo e, se fosse così, il medaglione le serve per qualcosa di serio” risponde Elsa convinta del proprio ragionamento.

“E ora cosa facciamo?” chiede Kristoff con il piccolo ancora in braccio.

“Aumentiamo la sicurezza e cerchiamo di capirci qualcosa di più. Voi però oggi godetevi il vostro bambino. Io andrò ad Athohallan e vedrò cosa fare e…”

Elsa si interrompe bruscamente e si dirige verso la finestra. Ancora una volta gli spiriti avevano iniziato ad adirarsi.

“Zefiro, che cosa c’è?!” domanda la donna spalancando la finestra e chiamando a sé lo spirito del vento che roteava vorticosamente su sé stesso.

Ad Elsa basta poco per comprendere quel comportamento e, spaventata, afferma:

“Siamo di nuovo in pericolo”

“Che cosa vuoi dire?!” domanda Anna corrugando la fronte ed alzandosi in piedi ma, in quell’esatto momento, il generale Mattias irrompe nella stanza agitato e preoccupato.

“Vostre maestà, abbiamo appena ricevuto una dichiarazione dal regno di Portues e di Winstel” annuncia lui respirando affannosamente.

“E cosa dicono?!” chiede Kristoff stringendo a sé il bambino istintivamente.

“Ci fanno guerra. Hanno già cominciato a marciare contro di noi. Dobbiamo prepararci adeguatamente o non saremo in grado di difenderci” risponde lui spiazzando completamente la famiglia che rimane impietrita.

Le due sorelle si guardano terrorizzate e, cercando di farsi coraggio, cercano di metabolizzare la situazione.

“Generale, avvertite immediatamente gli alleati di Zaria e Chathoan con i quali abbiamo accordi di copertura militare reciproca. Prepara l’esercito ed invia una prima truppa in perlustrazione. Kristoff, tu riesci a contattare i trolls per poter dare protezione a tutti i bambini del regno? Io parlerò con gli spiriti. Anna, seguimi…” annuncia Elsa cercando di controllarsi per poi fare segno alla sorella di seguirla in un’altra stanza.

“Elsa che cosa facciamo?!” scoppia Anna portandosi le mani alla bocca dopo aver sbattuto la porta.

“Cosa facciamo…non resta che combattere” risponde la sorella demoralizzata.

“Ho sempre sbagliato tutto, come regina non ho saputo proteggere il mio popolo” si colpevolizza la minore mettendosi le mani nei capelli e tirandoli leggermente per il nervosismo.

“Non dire così, non è colpa tua. Le guerre possono capitare. Siamo state imbrogliate, abbiamo sbagliato ma spesso non tutto si può evitare. Ora tocca a noi! Dobbiamo proteggere il nostro regno!” afferma Elsa ponendo le mani sulle spalle della sorella e fissandola negli occhi per darle coraggio.

“Hai ragione. Voglio combattere anche io” risponde con determinazione Anna ricacciando indietro le lacrime e gonfiando il petto.

“Lo faremo tutti, ma tu rimarrai al castello e proteggerai il regno dall’interno. Sei una madre ora, non puoi permetterti di scendere in battaglia” spiega la maggiore notando un cambiamento nell’umore della sorella che, triste, abbassa gli occhi e osserva un punto del pavimento.

“D’accordo, ma promettimi che non oserai troppo. Lo so che vuoi delle risposte su tutta questa storia, lo so che sei convinta che ci sia dell’altro, lo so che sei titubante su questa decisione della zia ma ti prego…non rischiare la tua vita inutilmente. Sii prudente! Sei la mia famiglia” afferma Anna lasciando scivolare una lacrima sulla guancia.

“Te lo prometto. Ora che c’è anche Giacomo nella mia vita, lotterò con una carica e prudenza in più” conclude Elsa sorridendo al pensiero di quel piccino che le aveva scaldato il cuore. Le sorelle finiscono per stringersi in un abbraccio e rimanere legate in silenzio scaricando, una sull’altra, le proprie paure e angosce per la guerra incombente.

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Capitolo 18
*** XVII. ULTIME DICHIARAZIONI ***


XVII.
ULTIME DICHIARAZIONI
 
“Tutto è pronto. Le truppe sono posizionate, i bambini sono al riparo e i soldati si sono esercitati per combattere. Ho richiesto un incontro con la zia e lei me lo ha concesso. Io, come abbiamo deciso, non lascerò il castello pertanto sarai tu Elsa ad incontrarla. L’accordo è chiaro e anche lei sembra non volerlo infrangere: vi parlerete solo per comprendere le dinamiche della guerra, non ti farà mai del male” spiega Anna determinata spiegando dettagliatamente il da farsi. Erano trascorsi pochi interminabili giorni dalla dichiarazione di guerra ed ognuno si era mobilitato per agire e comportarsi al meglio. Anna aveva mandato diverse lettere e comunicazioni tecniche alla zia e al suo regno e lei aveva risposto diplomaticamente.

“Ci parlerò comunque, lo sai che non riesco a mandare giù la faccenda. Questo non me lo puoi impedire” risponde Elsa arrabbiata e delusa per la situazione. La giovane dai lunghi capelli biondi, infatti, non riusciva a darsi pace. Aveva passato una vita immersa nelle menzogne e nei tradimenti ed ora anche l’unica parente rimasta aveva deciso di voltarle le spalle inaspettatamente.

“Lo so che lo farai, non posso dirti cosa devi o non devi fare. Sii cauta, ti dico solo questo” risponde Anna alzandosi dalla scrivania e avvicinandosi alla sorella.

“Cercherò di tornare al più presto per capire quando e dove avrà inizio la battaglia” conclude Elsa sospirando per poi abbracciare la più piccola e stringerla forte a sé, desiderosa di poterla rivedere il prima possibile.

“Ciao piccolo” saluta Elsa lasciando un leggero bacio sulla fronte morbida del nipotino, addormentato serenamente nella propria culla posta vicino alla scrivania di Anna. Alla neomamma, infatti, erano bastate quelle poche ore di separazione dal proprio figlio alla nascita, per comprendere di non volerlo lasciare solo nemmeno per un istante.

Elsa si dirige fuori e, scortata da una serie di cavalieri, monta sul destriero d’acqua e comincia la cavalcata verso il luogo scelto per l’incontro con la zia.

Kristoff, invece, dopo aver sistemato alcune faccende, entra nello studio della moglie e cerca di mostrarsi tranquillo seppure, inconsciamente, nascondeva una pressante angoscia per ciò che avrebbe dovuto affrontare.

“Ciao Kristoff, hai concluso tutto? I trolls?” chiede Anna guardandolo negli occhi con serietà.

“Sì, proteggeranno tutti i bambini e saranno pronti ad intervenire con la loro magia se necessario. Anna…tu lo sai che dobbiamo affrontare l’argomento” va subito al sodo lui senza tergiversare, avvertendo il cuore esplodere nel petto.

“Parlare di cosa?” fa finta di niente Anna avvicinandosi alla finestra e cominciando a stringersi le braccia in segno di nervosismo.

“Dovrò combattere anche io, lo sai” constata lui con voce sicura che, in realtà, era solo una maschera per non mostrare la paura che nutriva dentro di sé.

“Perché?” sbotta Anna voltandosi di scatto con le lacrime agli occhi.

“Perché sono il re e devo essere il primo a scendere in battaglia. In questi anni mi sono allenato, non sono male con la spada e anche Sven mi aiuterà” risponde lui determinato cercando di non agitare la moglie e di non fare trapelare la preoccupazione a l’ansia che lo tormentano.

“Elsa ha i poteri, può difendersi! Tu sei vulnerabile…se ti dovesse succedere qualcosa io…” riesce a biascicare lei per poi scoppiare a piangere e permettere a Kristoff di avvicinarsi ad asciugarle le lacrime.

“Ce la farò, te lo prometto. Non lascerò orfano mio figlio, hai capito? Tu sai meglio di me che questo è il dovere di un re e io voglio prendermi le mie responsabilità e fare ciò che è giusto per il regno” inizia a dire lui cercando di convincerla in quella che pareva la più grande impresa impossibile della sua vita.

“Quando avremo un po’ di pace Kris? Io ho paura di tutto questo. Mi è completamente crollato il mondo addosso e sono divorata dai sensi di colpa, da conflitti interiori e pensieri logici per risolvere la situazione. Le guerre sono brutali, non sai mai come finiranno e tu non puoi garantirmi che riuscirai a tornare da me” spiega Anna scossa dai singhiozzi guardandolo in volto e immagazzinando ogni suo aspetto, come se quello fosse già il loro ultimo incontro.

“Non te lo posso garantire, ma ti prometto che mio figlio avrà un padre: lo capisci? Io non morirò mai. Non finché avrò la protezione di Elsa e il vostro pensiero mentre sarò sul campo” ribatte lui accarezzandole le gote bagnate dalle lacrime.

Anna si getta immediatamente nelle sue braccia e, dopo essersi calmata, annuisce e si fa forza.

“Amore mio, il tuo papà correrà qui appena potrà. Tienimi d’occhio la mamma hai capito? Ti voglio bene” sussurra Kristoff sorridendo al piccino che dorme nel lettino, ignaro di tutta quella brutta situazione. Kristoff gli bacia la fronte, gli accarezza i capelli morbidi e setosi e si lascia stringere forte il mignolo. L’uomo è terrorizzato all’idea di dover combattere, uccidere delle persone e allontanarsi da chi ama, ma è determinato e convinto che, proprio Anna e Giacomo, sarebbero stati la sua motivazione per vincere la guerra.

Elsa sta viaggiando da più di un’ora e, nonostante la compagnia delle guardie, riflette su tutta quella brutta storia. Lei, la regina di ghiaccio accompagnata dallo spirito dell’acqua, rivive in un battibaleno tutti i suoi ricordi passati. Ricorda quando la zia le cantava le canzoni, ricorda i pomeriggi trascorsi a giocare con il cugino Fergus, le feste di compleanno, il Natale e i regali, la notte in cui nacque Anna e zia Ester l’accompagnò dalla mamma. Tutta questa positività si scontra continuamente con pensieri logoranti e stressanti che fanno agitare la ragazza: il silenzio di tutti quegli anni, il tradimento, il pericolo che avevano affrontato lei e Kristoff, Anna che quasi perde la vita per un parto. Perché la zia si era comportata così? Perché, improvvisamente, cancellare un rapporto che stava migliorando le loro vite?

“Siamo arrivati” annuncia un cavaliere interrompendo i pensieri di Elsa che, con gli occhi rossi, scuote la testa e si prepara psicologicamente per l’incontro. In lontananza, infatti, si scorgeva una figura immobile avvolta dalla nebbia.

“Regina di Winstel” saluta Elsa con la fronte corrugata e gli occhi colmi di rabbia che a stento riusciva a controllare.

“Ciao Elsa” saluta la donna austera senza guardarla in volto.

“Per te non sono più Elsa, sono una regina. Il rapporto di sangue che ci legava non esiste più” risponde furente Elsa cercando lo sguardo dell’altra che pare nascondere qualcosa.

“Il legame rimane invece” riesce a dire lei per poi muoversi all’improvviso, come se colpita da una scossa elettrica. Quel comportamento colpisce Elsa che, dubbiosa, indaga su quello strano atteggiamento.

“Perché ci hai fatto guerra? Perché ci hai tradite?” denuncia allora la regina di ghiaccio sbattendo un piede per terra e non riuscendo a controllare la formazione di un piccolo mucchio di neve.

“Perché tempo fa sono stata scacciata da Arendelle, ora voglio riconquistarlo” dice secca la regina restando sempre immobile.

“Scacciata? Chi ti ha mai scacciata?” chiede Elsa sempre più perplessa da quelle risposte enigmatiche. La zia stava rivelando alcuni indizi sul suo passato?

“Sì, tuo nonno mi allontanò da Arendelle e ora voglio che il regno torni mio”

“Adesso basta, è troppo! Stai dicendo una serie di fesserie! Guardami negli occhi e…”

Elsa non ci vedeva più in quella situazione e, presa dalla rabbia, scosse la zia e la girò verso di sé in modo da osservarle gli occhi. Quel gesto, però, le bloccò ogni flusso di pensieri e le parole che avrebbe voluto scagliarle contro. Ester aveva gli occhi completamente assenti, non sbatteva mai le palpebre e, ogni tanto, le pupille si tingevano d’oro per poi tornare del loro colore originale. Elsa la osservò e, incredula, si rese conto che la zia non dava segni di vita.

“Chi ti ha conciata così?” chiede Elsa squadrandola e venendo a conoscenza del fatto che, probabilmente, la parente fosse sotto l’effetto di una maledizione.

“Oh ciao Elsa, finalmente riesco a parlare con te” afferma zia Ester con una voce gracchiante e atonale.

Elsa rimane pietrificata e spaventata dalla situazione. Quella voce così possente e misteriosa la scuote nel profondo.

“Sei tu! Sei il capo degli spiriti!” constata Elsa iniziando a respirare affannosamente consapevole della pericolosità della questione.

“Tu sai già la risposta. Ester mi sta aiutando da parecchio tempo in questa gloriosa impresa” risponde pungente la voce emessa dalle labbra della zia che appare impassibile e passiva.

“Perché hai ipnotizzato Ester?! Lasciala andare e prendi me! Alla fine sono tutto ciò che vuoi vero?! Mostrati e affrontami!” provoca Elsa facendosi avanti e gonfiando il petto in segno di sfida.

“Oh no, ho promesso di giocare ad armi pari. La guerra inizierà domani e io e te ci incontreremo più avanti. Per ora vediamo chi avrà la meglio. Schiera i tuoi spiriti sorella…ed io schiero i miei” afferma emblematica la voce per poi sparire insieme ad Ester stessa. Elsa rimane lì, immobile e scossa da quanto appena vissuto. La ragazza avverte un forte capogiro dovuto alla tensione e, appoggiandosi ad un albero, fa segno alle guardie di venirle incontro. La giovane continua a respirare a fatica ed è pervasa da pensieri contraddittori e da supposizioni. Una cosa l’aveva ormai compresa: c’era un disegno più grande dietro alla guerra. Elsa sale sul dorso di Nokk e, dopo avergli accarezzato il manto cristallino, lo invita a riprendere la corsa. La donna si aggrappa ai crini di lui e ragiona su tutto quanto.

“Che cosa?! Pensi che zia Ester sia stata ipnotizzata?!” domanda Anna esterrefatta una volta riaccolta la sorella a palazzo.

“Sì, lo è sempre stata. Prima, probabilmente, serviva il capo degli spiriti che la obbligava a comportarsi in una determinata maniera. Lei deve essersi ribellata ad un certo punto e il cattivo l’ha ipnotizzata. È inutile cercare di parlare con Ester, è solo una pedina” spiega Elsa esponendo la sua teoria con un po’ di rammarico per la condizione della zia.

“Non ci credo! Questo significa che il regno di Winstel non ha mai avuto problemi con gli spiriti, anzi sono addirittura alleati!” esclama Anna scrocchiando le dita.

“Sì è così. Ora però bisogna pensare alla battaglia che inizierà domani. Dobbiamo cercare di non abbassare le difese e di vincere. Non so perché ma una nostra ipotetica sconfitta aiuterà il capo degli spiriti ad avere la meglio su di noi”.

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Capitolo 19
*** XVIII. QUALCHE COSA NON CAMBIA MAI ***


XVIII.
QUALCHE COSA NON CAMBIA MAI
 
Anna si gira e rigira nel letto. Non riesce a prendere sonno e non vuole disturbare Kristoff che è riuscito, fortunatamente, a cadere nelle braccia di morfeo. La giovane regina è divorata dai sensi di colpa, dall’ansia, dalla preoccupazione e dalle paranoie. La sua vita era continuamente segnata da cambiamenti improvvisi che la scuotevano nel profondo perché, in un solo anno, era diventata regina, moglie, madre ed ora anche guerriera per colpa di una guerra che mai si sarebbe aspettata. Anna freme di paura per ciò che l’attenderà nelle prossime ore.

La donna dall’altro lato del letto e, grazie a un delicato raggio di luna che permea dalla finestra, riesce ad osservare il volto del proprio uomo addormentato. Anna scosta leggermente le lenzuola e, con tocco leggero, ripercorre con le dita i lineamenti del marito, ne accarezza il sottile strato di barba, le guance paffute, gli spigoli del volto e sorride nel toccare quelle labbra che aveva baciato a volte con calma e tranquillità e che, altre volte, aveva divorato con passione. Tutto quello le sarebbe mancato e l’angoscia di un futuro incerto le spegne immediatamente il faticoso sorriso generato da quel momento di ricordi.

Anna si sdraia di nuovo a pancia in su, si lascia andare a un profondo sospiro e, ancora una volta, i versetti di Giacomo la salvano da quel momento di tristezza infinita. La regina si alza in piedi lentamente, cercando di fare poco rumore e, con tocco materno, solleva il piccino appena svegliato e lo culla tra le sue braccia.

“Saremo solo io e te per i prossimi mesi, lo sai?” sussurra la mamma al proprio bambino specchiandosi nei suoi occhioni scuri ancora confusi per la quantità di stimoli che vivono ogni giorno.

Il piccolo le sorride inconsciamente e la donna, seppur consapevole del gesto involontario, risponde al sorriso per poi stringerlo a sé ed assaporarne il profumo particolare e rassicurante di cui tutti i neonati sono dotati.

La donna decide di uscire dalla stanza e camminare per il castello accompagnata dal suo fedele piccolo sostenitore e, mentre gli racconta le avventure vissute tra quelle pareti, viene interrotta dall’arrivo di una delle persone più importanti della sua vita.

“Non riesci a dormire neanche tu?” domanda Elsa che aveva deciso di trascorrere l’ultima notte con la propria famiglia.

“Ho troppa paura” risponde Anna abbassando lo sguardo.

“Ne ho tanta anche io” commenta la maggiore stringendosi e sfregandosi le mani.

“Dici che ce la faremo?” chiede Anna con le lacrime agli occhi senza vergognarsi della propria fragilità, mentre tiene con una mano la testolina scura del proprio figlio.

“Non lo so, ma farò di tutto per vincere. Mi sono allenata, anche gli spiriti sono pronti” afferma con fermezza Elsa per poi avvicinarsi alla sorella notando una certa preoccupazione nei suoi occhi.

“Lo so che hai paura per Kristoff” rompe il ghiaccio la maggiore accarezzando un braccio di Anna che, per colpa dell’emotività, riversa le sue paure in silenziose lacrime.

“Sì, ho paura di perderlo. Tu hai i poteri, lui no…è vulnerabile come chiunque altro” risponde la regina di Arendelle con voce spezzata.

“Lo terrò d’occhio io. Saremo a casa il prima possibile. Tu devi essere forte sorellina, come non sei mai stata. La guerra la vinceremo se anche tu darai il massimo di te” la incita Elsa facendole segno di entrare nella loro ex camera da letto, sempre pronta e pulita per custodire nuovi ricordi.

Le due si sdraiano sul letto ed Elsa, con delicatezza, fa segno alla sorella di stringersi al suo petto. Anna non se lo fa ripetere due volte e, una volta tra le braccia della maggiore, avverte un senso di calore e di pace.

Le sorelle e il bambino rimangono in silenzio per alcuni secondi. Nelle menti delle sorelle, infatti, scorrono diverse immagini dei tanti ricordi custoditi in quella stanza. Le notti passate a giocare con la neve, i litigi, i canti della mamma, i sorrisi di papà, i loro abbracci, i loro racconti.

“Anna, ma hai visto come è bello?” chiede Elsa riferendosi a Giacomo, per rompere il ghiaccio e bloccare quel flusso emozionante di ricordi. Anna si limita a sorridere a quella meraviglia generata da lei e, con tranquillità, fa segno alla maggiore di prenderlo tra le braccia. Elsa non se lo fa ripetere due volte e, con presa materna, accoglie Giacomo e se lo stringe al petto.

“Sono mamma da pochi giorni eppure mi sembra di essere cambiata radicalmente” risponde Anna emozionata nell’osservare due dei gioielli più preziosi della sua vita accanto a sé.

“È così per davvero. È cambiato tutto, ma qualche cosa non cambia mai, come il bene che ci vogliamo! Ricordi Olaf? Lui lo dice sempre” ride Elsa contenta di poter ringraziare le lezioni del pupazzo di neve, simbolo della loro unione.

“Sta cambiando tutto! Sono cambiata io, ho più responsabilità! Ora chissà quante cose cambieranno” afferma Anna non riuscendo a superare l’ansia per la guerra.

“Non devi aver paura del cambiamento. Ce la faremo e supereremo tutto, insieme. Vedi Giacomo? Si è addormentato ed è sereno, eppure lui sta vivendo tantissimi cambiamenti. In poco tempo è passato dal tuo grembo a un mondo più chiassoso, tutti i giorni è immerso in stimoli ottici, sonori e tattili sempre diversi! In più, sicuramente, respira anche lo stress che c’è nell’aria…eppure non teme il cambiamento. A lui basta la nostra vicinanza e non avverte le differenze e le innovazioni. A lui basti tu, la sua mamma…e nulla può spaventarlo” spiega Elsa accarezzando il volto della creatrice del capolavoro che teneva addormentato tra le braccia.

“Tutto questo è per dirti che farò di tutto per vincere, farò di tutto per proteggere Kristoff, farò di tutto per combattere al meglio. Tu, però, non sentirti sola, non avere paura. Fidati e reagisci proprio come fa Giacomo” conclude poi la maggiore specchiandosi negli occhi della sorella, segno caratteristico della loro parentela.

“Hai ragione” dice Anna più rassicurata per poi commentare:

“Sai che ti vedo bene come mamma? Ci sai fare con i bambini”

“Smettila Anna! Non credo possa mai succedere… sono uno spirito, sono una donna difficile e non penso di volermi innamorare” risponde Elsa ridendo e spingendo la sorella.

“Ma dai! Non sai cosa ti perdi! Il cuore che batte a mille, i baci, le emozioni, le sorprese, il calore, il romanticismo, il s…” comincia a dire Anna ingenuamente per poi fermarsi di colpo sull’ultima affermazione e, per l’imbarazzo, portarsi una mano alla bocca.

Elsa la squadra con uno sguardo di simpatico rimprovero per poi tornare a ridere.

“Non voglio nessuno. Penso che l’uomo della mia vita sia proprio tra le mie braccia. È la prima volta che provo un sentimento così forte per qualcuno. Amo mio nipote, ecco di chi sono innamorata” si emoziona la maggiore continuando ad accarezzare i capelli neri di Giacomo per poi, con più serenità, addormentarsi accanto alla sorella.

Il giorno seguente…

Ester alterna momenti di spaesamento e di orgoglio dovuti alla sua condizione di ipnosi. La donna cerca costantemente di ribellarsi ma invano: il potere di quella persona la sovrasta.

La donna è ora intenta ad osservare i propri soldati marciare verso il luogo di incontro della battaglia con Arendelle. Ester scuote la testa, si sente morire dentro ed è distrutta psicologicamente.

“Perché dobbiamo arrivare a tanto?! Io torno indietro! Almeno combatti tu, sei tu che vuoi questo! Io no!” urla la donna durante un momento di tregua dall’ipnosi, per poi ricevere immediatamente una scossa e sentire una voce dentro di sé.

“Sei tu che hai sempre sbagliato, ora devi decidere a quale parte della famiglia tenere” l’assilla la voce misteriosa facendola tremare.

“Io ho sempre scelto te” risponde la donna tremante, lottando con la voce interiore per poi permetterle di vincere e possederla ancora una volta.

Dall’altra parte del campo…

“Ci siamo” afferma il generale Mattias notando l’esercito nemico procedere davanti a loro.

“Li vedo” risponde Elsa impettita, con i capelli biondi mossi da Zefiro e gli occhi celesti fissi verso l’orizzonte.

“Ce la faremo” risponde Kristoff agitato e con il cuore in gola.

“Sì, insieme” afferma Elsa afferrando la mano del cognato, pronta a scendere in battaglia.

“Vinceremo, come abbiamo sempre vinto” dice tra sé e sé Anna guardando dalla finestra di Arendelle, sorridendo a Giacomo e lasciando scivolare le lacrime versate per colpa della separazione dolorosa da Kristoff ed Elsa.

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Capitolo 20
*** XIX. BATTAGLIA ***


XIX.
BATTAGLIA
 
Cadaveri sparpagliati per il campo, sangue e ferite a perdita d’occhio: la battaglia è ormai iniziata, svelando i suoi orrori.
Winstel e Arendelle combattono uno contro l’altro, senza una reale motivazione. Dietro l’armatura di quei cavalieri si nascondeva, in realtà, la paura, il terrore di ricevere una pugnalata alle spalle e il desiderio di poter tornare a casa dalle proprie mogli, dai propri figli, dai propri anziani genitori. I combattenti di Winstel marciano senza sosta, scagliando mucchi di pietre, sferzando l’aria con le spade e intimorendo gli avversari grazie a colpi di cannone. I cavalieri nemici sono intenzionati, più che mai, a raggiungere l’obiettivo ordinato dalla propria sovrana. Arendelle cerca di difendersi in ogni modo.

Kristoff è sudato fradicio, sporco di terra e sangue e, aiutato da Sven, si difende e colpisce con la spada qualsiasi corpo nemico. L’uomo che aveva da sempre tagliato ghiaccio, si trovava ora ad uccidere e tagliare a metà delle vite. Kristoff cerca di non pensarci. In quei giorni aveva imparato a non soffrire per la morte delle persone, altrimenti il peso emotivo non gli avrebbe permesso di combattere, ma gli avrebbe trafitto il cuore peggio di una lama affilata. Il montanaro si concentra e pare instancabile. Uccide, ferisce, si disinteressa dell’agonia di chi stramazza a terra perché, per una volta, preferisce continuare a ripetere la frase prediletta del suo amico Olaf: “Tutto questo avrà un senso un giorno”. Il re di Arendelle combatte senza tregua, permettendo alle gocce di sudore di scorrergli lungo la faccia, non ascoltando le piccole lesioni, le contusioni dovute alle cadute per schivare i colpi e dà il meglio di sé, consapevole di avere una famiglia a casa dalla quale ritornare.

Anche Elsa è intenta a gestire la guerra. Ordina agli spiriti come muoversi, Bruni entra nei vestiti dei soldati ustionandone la pelle, Zefiro si scontra con lo spirito del vento di Winstel e, insieme, formano una vera e propria tempesta e tanti uragani che spazzano via soldati di entrambi i regni, Nokk segue ogni minimo ordine di Elsa e, lei stessa, osserva e coordina ogni cosa ghiacciando, senza sosta, i cuori dei propri avversari.

Anche per lei è difficile controllare i propri poteri e uccidere delle persone, si sente esausta ma, ogni tanto, grazie allo sguardo di Kristoff, ritrova la carica per riprendersi e ricaricare le energie.

La notte cala sul campo di battaglia e si contano i caduti. Arendelle piange 70 cavalieri e si prepara a rimpiazzarli con nuove reclute. Elsa soffre nel vedere il corpo inerme e privo di vita di tutte quelle persone della sua terra, che conosceva molto bene. Tocca a lei, infatti, scrivere le lettere da inviare ad Arendelle grazie a Zefiro. La regina prende una penna e, distrutta dalla giornata, racchiude nell’inchiostro la tristezza e il dolore nel dover comunicare alla famiglia di John, padre di tre bambini e molte altre, la perdita del proprio amato.

“Elsa, ci penso io se vuoi” propone Kristoff con fermezza e serietà avvicinandosi alla cognata mentre si passa un panno bagnato sulla fronte e sul collo per eliminare lo sporco residuo.

“No ho finito, se vuoi scriviamo ad Anna” afferma Elsa sorridendo all’uomo, contenta di trovare un elemento positivo in quella tenebrosa giornata.

Kristoff si inginocchia accanto alla parente e, con il sorriso sulle labbra, si prepara a dedicare frasi d’amore alla sua dolce metà.

Qualche settimana dopo…

“Buonasera amore mio,
qui va “tutto bene”, si fa per dire. Io sto alla grande e do il meglio di me. Per ora non abbiamo mai ceduto, non ci hanno mai invaso il campo e non stiamo perdendo troppe vite quindi, nel complesso, stiamo reagendo nel migliore dei modi. Stasera c’è una piacevole brezza, grazie alle carezze di Zefiro e, sempre dovuto a lui, oggi ho avvertito il tuo profumo nell’aria. È stato un regalo meraviglioso! Ho percepito l’essenza delle rose, che sicuramente avrai posizionato all’ingresso del castello, l’odore delle nostre lenzuola, nelle quali vorrei tornare molto presto e il profumo di vaniglia che ti contraddistingue. Non sai quanto mi manchi. Dai un bacio a nostro figlio…chissà come sarà cambiato, ormai è già un mese che è con noi. Ti amo, tu continua a gestire Arendelle, stai andando alla grande. P.S: ho sentito anche il profumo di cioccolato, non ne starai mica mangiando troppo vero?”

Anna ride da sola e, con gli occhi colmi di emozione, stringe al petto la lettera giornaliera che da più di un mese le dà speranza e le permette di dormire con più tranquillità, serena nel constatare che la sua famiglia è sopravvissuta ancora una volta. Dal primo giorno di battaglia Anna non aveva avuto un giorno libero. La regina trascorreva le giornate ad allenare le nuove reclute da inviare sul campo di battaglia, si dirigeva dai troll per controllare lo stato dei bambini, inviava comunicazioni alle truppe oltre a nuove strategie d’attacco e difesa e, cosa più logorante, cercava di consolare tutti i sudditi che avevano ricevuto la crudele notizia della morte di un familiare.

Anna osservava tutti i giorni le donne del regno cadere in ginocchio, scosse da singhiozzi, con le mani al petto cercando di stringersi e di percepire, da sole, l’abbraccio di chi non avrebbero più rivisto. La regina vedeva lacrime, disperazione, urla e tremori dovuti al dolore lancinante e, terrorizzata, pregava tutti i giorni per queste povere famiglie con la speranza di non dover mai vivere la loro stessa situazione.

L’unica cosa positiva della sua giornata era Giacomo. Il piccolo aveva iniziato ormai a muoversi di più, gli occhi erano più svegli e reattivi e, cosa ancora più bizzarra, non piangeva mai troppo e pareva crescere velocemente. Anna si addormentava con lui tutte le notti e, stringendogli la manina, lo teneva presso a sé per avvertire al meglio il calore della propria famiglia.

Due mesi dopo…

“Siamo in guerra da tre mesi ormai ed Arendelle si è dimostrato più forte del previsto” afferma Ester con gli occhi ancora controllati dall’ipnosi.

“Il medaglione è quasi pieno. Ci siamo quasi, manca solo un altro po’ di magia che bisogna estrapolare da Elsa stessa. Tocca a me ora” dice la figura misteriosa, nascosta da un mantello nero come la pece, mentre stringe a sé il medaglione di Agnarr che ha preso potere grazie a tutte le morti sul campo.

Elsa e Kristoff svegliano i propri soldati, consapevoli di dover ricominciare una nuova lunga e pericolosa giornata. Kristoff è cambiato completamente: i capelli biondi sono ormai ispidi e sporchi, sul suo volto è visibile un alto strato di barba che, ovviamente, non può radere, è magro e ferito in ogni punto e la sua massa muscolare è aumentata notevolmente grazie alle fatiche fisiche. L’uomo si era ormai abituato a quella vita frenetica e pericolosa e non aveva più paura di uccidere perché aveva congelato il proprio cuore. Kristoff non provava più emozioni, non si lasciava influenzare da ciò che viveva, reagiva con passività al dolore che provocava. Nel suo cuore duro aveva lasciato solo una piccola fiammella, rappresentata dal sentimento sincero che nutre verso Anna, che gli manca come l’aria.

“Avverto qualcosa” afferma Elsa sistemandosi la manica del vestito che si era creata per poter combattere.

“Io penso che non mancherà molto. Stiamo andando bene e per ora abbiamo sempre vinto o pareggiato” dice Kristoff con convinzione.

“Appunto, mi sembra strano che ci lascino vincere così. Hanno in piedi qualcosa” continua Elsa scrutando con le iridi celesti i nemici in lontananza per poi, a bordo di Nokk, dare l’ordine di procedere ed iniziare.

La battaglia ricomincia senza sosta. Nuove morti, nuove ferite, nuove urla, nuove armi distrutte per la troppa violenza e nuovi scontri massacranti.

Elsa è intenta a difendersi dallo spirito del fuoco nemico che cerca di sovrastare lei e Bruni quando, all’improvviso, avverte un giramento di testa e nota una strana figura apparire di fronte a sé.

La regina spalanca gli occhi spaventata, consapevole di avere davanti il capo degli spiriti: quella persona che la voleva morta e che rappresentava la ragione del conflitto. La figura incappucciata avanza lentamente verso Elsa con in mano, da una parte, un oggetto luminoso e, dall’altra, una serie di folgori. Elsa si prepara ad affrontarlo e cerca, in ogni modo, di immagazzinare e scovare un aspetto fisico per poterlo identificare.

“Finalmente ti sei degnato di presentarti!” urla Elsa avvicinandosi a lui nascondendo le proprie paure.

“Oh cara, in realtà ci conosciamo” risponde gracchiante la voce senza mostrare il proprio volto.

Senza dire una parola, i due spiriti cominciano a combattere ed Elsa entra finalmente a contatto con il potere magico che contraddistingue il suo avversario. Elsa scaglia lastre di ghiaccio e si difende da fulmini e scosse elettriche.

“Ma certo! Il suo potere è l’energia…ecco perché ho preso la scossa ad Athohallan” dice tra sé e sé la regina di ghiaccio mentre schiva un’altra saetta. Elsa pare avere la meglio, avverte la potenza del suo dono magico sovrastare l’altro quando, improvvisamente, si rende conto che, l’oggetto stretto dalla mano del nemico, era proprio il medaglione del padre. Quel momento di fragilità porta Elsa ad abbassare le difese e, distratta, viene colpita al petto da una scossa elettrica. La ragazza viene scaraventata qualche metro più lontano e, dolorante non riesce a rimettersi in piedi.

“Alzati, alzati!” cerca di motivarsi lei tentando di scacciare il residuo delle scosse che non le permettono di controllare i suoi arti e i poteri. Ormai, però, è troppo tardi.

Elsa nota il capo degli spiriti nemici avvicinarsi a lei, con la mano in alto, pronto ad ucciderla. È proprio in quel momento che la regina di ghiaccio cerca di reagire e rialzarsi, ma le forze non glielo permettono.

“Lasciala stare!” grida una voce maschile alle sue spalle e, in un battibaleno, Kristoff a cavallo di Sven, si pone davanti alla cognata riuscendo a colpire con la spada il braccio dell’avversario.

Lo spirito si piega in due per il dolore e, quel gesto, permette ad Elsa di scorgere i capelli biondi di lui e di capire che, l’altro, poteva essere ferito con una qualsiasi arma.

Accade tutto in un millesimo di secondo. Lo spirito si rialza a fatica e, concentrando tutta l’energia possibile, scaglia un fulmine contro Kristoff che, dopo un urlo di dolore, cade a terra e continua a tremare.

“NOOOO” urla Elsa scattando in piedi.

Pochi secondi, una distrazione, una ferita e lei aveva perso di vista il suo obiettivo più grande: proteggere Kristoff. La rabbia inizia a ribollire in lei e per questo, con tutto il potere rimasto, cerca di reagire e di rispondere all’attacco. La regina colpisce con il ghiaccio il nemico ed osserva di nuovo il medaglione del padre che pare illuminato e colmo di una strana energia. L’avversario è ormai allo stremo delle forze ma, dopo aver notato il medaglione completamente pieno, fa comparire un ghigno malefico sulle proprie labbra per poi ordinare alle truppe di Winstel di ritirarsi.

Lo spirito aveva tutto ciò che desiderava. La battaglia, quindi, era ormai conclusa.  

Elsa rimane lì, ai piedi del cognato scosso dai tremori delle scariche elettriche.

“Kristoff va tutto bene, te lo prometto. Adesso torniamo a casa, è tutto finito, è tutto finito!” afferma lei sollevandogli il volto e notando una serie di tagli e ferite profonde propagarsi sul petto del cognato.

La regina si sente morire e, con tutta sé stessa, spera di poter salvare la vita di una delle persone che ama di più.

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Capitolo 21
*** XX. FLASHBACK ***


XX.
FLASHBACK
 
Anna vaga per le strade del regno consegnando lettere, beni e indicazioni e donando supporto a tutti i suoi sudditi quando, improvvisamente, avverte molto trambusto e rumore. La regina si gira di scatto verso l’origine del chiasso e, piena di gioia, nota Elsa in lontananza. La regina lascia cadere per terra le coperte che teneva tra le mani e comincia a correre verso la sorella ma, di colpo, si blocca in mezzo alla strada e avverte un forte dolore invaderla e cancellarle il sorriso.

“Che cosa è successo?!” urla Anna con voce spezzata dopo aver visto Kristoff, privo di sensi, adagiato su una portantina trasportata da Mattias e altri uomini.

“Anna, non c’è tempo! Non ostacolarli!” dice Elsa correndo verso la sorella e cingendola in un abbraccio violento nel quale cercava di fermarla e non permetterle di avvicinarsi.

“No Elsa, ti prego, dimmi di no!” inizia a gridare la regina dimenandosi e tentando di svincolarsi dalla presa della maggiore. Tutto il popolo assisteva alla scena. Alcune donne si portarono le mani alla bocca, gli anziani toglievano il cappello in segno di rispetto, altri facevano il segno della croce o estraevano un fazzoletto con cui asciugare quelle lacrime amare dovute alla guerra e a tutta la sofferenza a cui assistevano da mesi.

“Shhh, Anna. Calma, ora la portiamo dal medico, non ti preoccupare” cerca di rassicurare Elsa mostrandosi forte e coraggiosa, continuando ad accarezzare i capelli della più piccola che tremava tra le sue braccia. Elsa, in realtà, si sentiva aggredita dai sensi di colpa. Lei, che aveva promesso di proteggere Kristoff, di combattere per Anna, di vincere, di risolvere la situazione, era stata debole, si era fatta dominare e ora suo cognato avrebbe potuto non risvegliarsi più.

Anna sente le gambe cedere e si lascia sorreggere dalle braccia della sorella nascondendo il volto nell’ incavo della sua spalla e dando vita a un pianto soffocato.

Qualche ora dopo…

“Vostre maestà” afferma il medico dopo aver visitato Kristoff.

“Allora?!” domanda Anna agitata e speranzosa di potersi svegliare da quel brutto incubo.

“È vivo, ma è molto debole. Grazie alla pozione dei trolls siamo riusciti a rimuovere la magia e per le ferite ci vorranno alcuni giorni. È salvo per miracolo” spiega il dottore per poi inchinarsi alle sorelle e dileguarsi.

Anna non esita ed entra immediatamente nella stanza correndo ai piedi del letto dove il suo uomo riposava.

“Annie” sussurra Kristoff con un filo di voce mostrando un accennato e faticoso sorriso.

“Ho avuto paura di perderti” sbotta Anna accoccolandosi al suo petto prestando attenzione a non toccargli le bende. La donna vive un miscuglio di emozioni che la fanno piangere. Anna versa lacrime di gioia nelle quali racchiude tutta la sofferenza di quei mesi, il dolore, la fatica e la nostalgia di lui.

“Te l’ho detto. Ce l’avrei fatta, Giacomo ha bisogno del suo papà” risponde Kristoff cercando di assaporare, per quanto possibile, il profumo della propria donna che aveva di nuovo accanto a sé.

“Vado a prenderlo, arrivo” annuncia Anna alzandosi in piedi di scatto per poi tornare indietro e baciare Kristoff istintivamente.

Le loro labbra si trovano immediatamente, mai stanche di incontrarsi e unirsi. Quel bacio, intenso più del primo della loro storia, è puro ossigeno, è l’augurio di bentornato, è speranza di non doversi più separare.

“Piano, piano” dice affaticato Kristoff staccandosi da quel bacio focoso ma rimanendo appoggiato alla fronte di lei.

Anna gli accarezza il volto con delicatezza e, dopo averlo guardato negli occhi, si dirige nella stanza accanto per prendere Giacomo che era affidato alle cure di Gerda e, dopo aver visto Elsa ancora sulla porta, le fa segno di entrare nella stanza.

“Kristoff, mi dispiace” chiede perdono Elsa avvicinandosi al cognato con lo sguardo basso, ancora dispiaciuta per averlo messo in pericolo.

“Perché Elsa? Abbiamo lavorato bene, siamo una squadra e tu non hai sbagliato. Ora sappiamo contro chi stiamo combattendo” la consola Kristoff stesso sorridendole.

“Hey Giacomo, ecco il papà” afferma Anna con in braccio il piccolo ormai completamente eretto e reattivo.

“Come è cresciuto!” dicono in coro Elsa e Kristoff con le lacrime agli occhi notando Giacomo diverso. La regina di Arendelle si avvicina al letto del marito e permette al figlio di sedersi accanto al padre, appoggiando la schiena ancora fragile alle braccia dolenti ma sempre muscolose di lui.

“Ciao amore, come sei diventato grande!” saluta Kristoff scrutando il proprio bambino che, prima titubante e spaventato, riconosce il suo papà e gli concede un sorriso.

“Hai visto? Avevo ragione, ha gli occhi come i vostri!” continua l’uomo dopo aver notato le iridi celesti e vispe del piccolo.

“Sì e ha pochi capelli che sembrano biondi come i tuoi” risponde Anna accarezzando il capo del bambino che, ora, si è girato verso Elsa e la osserva minuziosamente.

“Guardi la zia? Sei innamorato di lei?” sorride Anna seguendo con lo sguardo la stessa direzione del figlio.

Giacomo torna improvvisamente serio, punta Elsa e non distoglie lo sguardo da lei per poi, inaspettatamente, tenderle le braccia come per chiederle di essere preso in braccio.

Elsa non se lo fa ripetere due volte, si avvicina al nipote, desiderosa di stringerlo ancora a sé dopo tanto tempo ma, non appena lo solleva dal letto, ecco un fiume di ricordi apparirle davanti agli occhi.

Molti anni prima…

“Ester, non ci possiamo credere. È successo di nuovo!” afferma Agnarr camminando avanti e indietro nella stanza con aria agitata, mentre la moglie cerca di fermarlo.

“Fratello mio, devi stare calmo!” risponde la sorella facendogli segno con le mani di placare gli animi.

“Come faccio a stare calmo?! Elsa ha dei poteri capisci!?” urla il re furente e spaventato portandosi le mani tra i capelli.

“Perché pensi che questa sia una cosa brutta!?” ribatte Ester con le lacrime agli occhi, mostrando una certa fragilità riguardo l’argomento.

“Perché i poteri sono pericolosi! Possono fare peggio, provocare danni, Elsa magari non saprà domarli!” si preoccupa ancora il sovrano alzando il tono della voce e ascoltando l’eco delle sue parole rimbombare tra le mura del suo castello.

“Il potere non è mai un male! Guarda tua moglie stessa! Lei arriva da una terra magica, lei saprà cosa fare!” cerca di aiutare Ester avvicinandosi ad Iduna e ponendole una mano sulla spalla, avvertendola tremare come una foglia.

“In realtà non so nemmeno io che cosa fare. Io conosco gli spiriti della natura, non ho mai visto la magia vera e propria. Elsa, pur avendo due anni, scaglia lastre di ghiaccio e neve. Non sappiamo come fare a calmarla!” spiega Iduna preoccupata massaggiandosi una mano.

“La bambina si è solo spaventata! Scommetto che avete scoperto solo ora dei suoi poteri perché le avete detto che aspettate un bambino!” dice con convinzione Ester provocando il silenzio generale ed intuendo l’origine del problema.

“Sì, è vero. Le abbiamo appena detto che arriverà un fratello” risponde con tono pacato Agnarr guardando la moglie e annuendo.

“Si è semplicemente spaventata. L’arrivo di un fratello può creare degli scompensi, io e te l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle! Elsa non è pericolosa, non vi farà mai del male! Con il tempo imparerà a domare la sua magia. La cosa essenziale è tenerla lontana dalla paura, quella sì che può nuocerle. Fidatevi di me, so che cosa state passando!” spiega Ester abbassando lo sguardo e asciugando immediatamente una timida lacrima evasa dai suoi occhi.

“Tenete” continua poi la zia porgendo alla famiglia un libro antico con rilegatura rigida.

“Che cos’è?” chiede Agnarr aprendo il tomo e notando le parole scritte nella loro lingua natia e accarezzando le pagine gialle e umide.

“È un libro contenente diversi miti e leggende. Alcune di queste sono vere, come quelle dei trolls delle rocce che praticano la magia. Tenete il libro in un posto sicuro e apritelo quando avrete bisogno di conforto. Sono convinta che Elsa crescerà forte e sicura ma, se mai dovesse presentarsi un problema, questo libro vi indicherà la strada per raggiungere i trolls”

Fine del flashback…

“Elsa, Elsa svegliati! È successo di nuovo!” constata Anna scuotendo la sorella priva di sensi e aiutandola a rialzarsi.

“Sì, ora so da chi devo andare! Grazie Giacomo!” afferma Elsa convinta, per poi posare un bacio sulla fronte del nipote e correre fuori dal castello diretta verso i trolls e verso la verità.

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Capitolo 22
*** XXI. CHI SEI? ***


XXI.
CHI SEI?
 
Elsa si dirige con Nokk verso la foresta dei trolls. Non le importa di muoversi in piena notte, al buio e al freddo perché è assetata di verità. La donna si sente emozionata, agitata, consapevole di essere a due passi dalla verità. Il viaggio le permette anche di ripensare a quei mesi turbolenti e a fare spazio, di nuovo, ai sentimenti e alle emozioni. La lontananza da casa, il dolore nell’aver ucciso tante persone, il coraggio di combattere tutti i giorni, la paura di fronte allo spirito che finalmente aveva conosciuto, la nostalgia di Anna e poi lui: Giacomo. Elsa sorride nel pensare a quel piccino dai profondi occhi azzurri e non riesce a comprendere il motivo che la lega così profondamente a lui. Quel bambino, così piccolo ma allo stesso tempo più maturo della sua età, pareva partecipare attivamente alle loro vicende, anche grazie ai continui ricordi che solo lui riusciva a donarle.

“Granpapà!” chiama Elsa una volta accolta dalla tribù delle rocce che non tarda ad inchinarsi al suo cospetto.

“Elsa! Cosa ci fai qui?!” domanda Granpapà sorpreso di vedere la ragazza e, allo stesso tempo, visivamente preoccupato di qualcosa.

“Non riesco a capire. Tutte le volte che entro in contatto con mio nipote, accedo a una serie di ricordi. Perché?!” domanda Elsa desiderosa di conoscere quel mistero.

“La risposta già la conosci Elsa. Giacomo è magico, ha dei poteri proprio come te, anche se diversi” spiega Granpapà sorridendole. Elsa non risponde. Si limita a spalancare gli occhi e a sorridere nel vedere la pelle d’oca provocata dall’emozione provata.

“Che tipo di poteri ha? C’entra qualcosa con i ricordi? Perché ha dei poteri?!” continua a chiedere Elsa portandosi le mani alla bocca per la gioia.

“Il perché abbia dei poteri non si può sapere. Quello che è certo è che ha un dono grande. Giacomo è in grado di manipolare i ricordi di tutte le persone con cui entra in contatto. Penso che il piccolo, pur avendo qualche mese, dimostri di essere vispo, arzillo e addirittura più grande della sua età, questo è dovuto al fatto che il suo cervello continua ad elaborare i ricordi.”

“Questo non è un peso enorme per lui?! È così piccolo, come fa a domarli?!” chiede con premura la zia.

“Ti sei mai chiesta perché lui abbia un debole per te? C’è un motivo se riesce a comunicare solo a te i ricordi” chiede Granpapà spiazzando Elsa che non si aspetta una constatazione del genere.

“Come fai a saperlo?” domanda esterrefatta la giovane dai capelli biondi ripercorrendo tutti gli avvenimenti di quell’anno: la sera in cui scoprì della gravidanza di Anna, l’abbraccio con sua sorella e le volte in cui accarezzò il grembo di Anna accedendo già a una serie di flashback.

“Lui è legato a te. È cresciuto nel grembo di Anna respirando il grandissimo amore che lei nutre nei tuoi confronti. Fin da subito ha sentito di poter essere capito solo da te, motivo per cui ti ha scelta come custode dei suoi ricordi. Lui, scaricando su di te i ricordi che raccoglie, riesce così a non farsi schiacciare dal peso di tutto quello che vive. Ti vuole bene Elsa, oltre ad essere sua zia sei come una seconda madre per lui e un’amica. Per questo lui nutre un sentimento profondo per te”

Elsa sente gli occhi colmi di lacrime e il cuore esploderle nel petto, propagando una magnifica sensazione di calore in tutto il suo corpo gelido e ghiacciato. Ora c’era un motivo di quella loro unione così inusuale, un motivo che va al di là del semplice legame di sangue che unisce una zia al proprio nipote. Giacomo era esattamente come lei: conviveva con qualcosa di molto più grande di lui e che non sapeva domare o comunicare. Giacomo si era affidato a lei, la mangiava con gli occhi, l’amava e le voleva bene proprio perché si sentiva capito. Elsa sorride emozionata e, colma di gioia, promette in cuor suo di aver sempre cura del piccolo e di aiutarlo a gestire il proprio meraviglioso dono consistente nella manipolazione dei ricordi.

“Una cosa non mi è chiara. Se lui custodisce tutti i ricordi, allora perché continua a mostrarmi quelli di zia Ester? Come fa a conoscere anche i segreti di mia zia?” domanda ancora la donna facendosi seria in volto.

“Lui conosce tutti i ricordi delle persone che incontra. Lui ha conosciuto vostra zia già nei primi mesi di gravidanza e, da quel momento, ha cominciato ad agitarsi, a scalciare nella pancia di Anna e a farsi irrequieto cercando di mostrarti il maggior numero di ricordi possibili. Giacomo sicuramente sa che vostra zia ha vissuto un passato burrascoso e vuole metterti in guardia da questo. Cosa ti ha mostrato?!” domanda Granpapà ora molto preoccupato, inarcando le cespugliose sopracciglia e avvicinandosi di più alla sovrana del ghiaccio. È così che Elsa racconta tutti i flashback confusi e annebbiati che Giacomo le ha mostrato.

“Aspetta, mi stai dicendo che Ester ha il medaglione di tuo padre?!” la interrompe subito il capo dei trolls terrorizzato.

“Sì, ma è solo un medaglione giusto?!” chiede Elsa avvertendo il cuore battere forte per la preoccupazione.

“No, Elsa! Quel medaglione è la chiave! Giacomo ha fatto bene a metterti all’erta! L’oggetto di tuo padre può racchiudere la magia che si forma grazie al sacrificio umano. Lo spirito maligno ha utilizzato la guerra per colmare il medaglione di magia e poter accedere ad Athohallan. Devi prepararti Elsa e correre ad Athohallan per proteggere tutti i regni!” spiega Granpapà con tono grave e austero.

“Ma quello spirito è più forte di me! Mi ha quasi ucciso! Ha un potere strano, elettrico…come posso fare a combatterlo? Mi ucciderà! Chi è quella persona!?” domanda ancora Elsa turbata da quella dichiarazione inaspettata.

“Potrai vincerlo. Capirai tu stessa che la forza e i vostri poteri non risolveranno nulla. Solo Giacomo potrà rivelarti chi è quella persona e indicarti la via. Io non posso dirtelo. Sappi solo…che siete più simili di quanto possiate immaginare”

Dopo quella risposta emblematica, Elsa si allontana dalla casa dei trolls e, preoccupata, ordina a Nokk di portarla ad Athohallan dove avverte una strana presenza.  

Ad Arendelle…

Kristoff si risveglia dopo essersi riposato e, felice, nota la moglie addormentata accanto a sé. Quanto le era mancata la sua Anna! L’uomo l’amava proprio per quello che era: una fanciulla disordinata, con i capelli spettinati, le braccia sul volto e la bocca aperta.

“Amore” sussurra lui svegliandola, troppo desideroso di trascorrere del tempo con lei.

“Kristoff, che ore sono?” domanda Anna stropicciandosi gli occhi e notando ancora il buio avvolgere la stanza.

“Non importa, ho voglia di stare con te” risponde lui abbracciandola e cominciando a baciarla noncurante delle ferite e delle bende che sfregano contro le lenzuola.

“Hey piano! Ti fai male, non è meglio che ti riposi un po’?” lo ferma Anna staccandosi dalle sue labbra per riprendere fiato.

“Ho passato più di quattro mesi in trincea, abbiamo avuto un figlio e ho sopportato nove mesi di gravidanza! Secondo te quanto posso resistere ancora senza fare l’amore con te?!” sbotta Kristoff per poi ricominciare a baciarla con foga e aiutarla a spogliarsi seppure affaticato dalle ferite. Anna gli risponde con una risata e lo aiuta a rimanere senza indumenti per poi accettare di unirsi di nuovo a lui dopo tanto tempo. Quella notte termina proprio così: con un mucchio di abiti sul pavimento, una calda atmosfera, una porta chiusa e due corpi che decidono ancora una volta di concedersi e celebrare il proprio matrimonio.

La mattina seguente, la coppia si sveglia assonnata disturbata dai versetti di Giacomo che, già attivo, desidera attenzioni.

“Buongiorno cucciolo, stanotte non hai mai pianto. Grazie!” lo saluta Anna prendendolo in braccio e baciandogli una guancia, per poi sdraiarsi sul lettone e lasciare il piccolo seduto in mezzo ai genitori.

“Eccolo il mio campione!” saluta Kristoff sollevando a fatica il piccolo e facendolo volare con le braccia ricevendo un’occhiataccia di Anna, ancora preoccupata per la sua salute.

“Vedi Giacomo, la mamma è premurosa e pensa che io non abbia le forze per giocare con te, ma glielo spieghi tu che sono forte e non deve preoccuparsi?” sussurra Kristoff all’orecchio del bambino che ride ancora di gusto per l’adrenalina provata.

“Vi mettete già contro di me?! Sento di aver bisogno di solidarietà femminile!” si lamenta Anna incrociando le braccia e mettendo il broncio.

“Chi lo sa, magari dopo stanotte arriverà una sorellina!” afferma Kristoff guardandola negli occhi con fare spiritoso.

“Calma, ho partorito solo pochi mesi fa e per quanto Giacomo sia il bambino più bravo e bello del mondo penso che voglio godermelo e viziarlo ancora un po’, vero amore?” risponde Anna porgendo le braccia verso il piccino che non esita a gettarsi, con le poche forze conosciute, nelle braccia della sua mamma.

La famiglia continua a giocare e ridere nel lettone quando, inaspettatamente, qualcuno bussa alla porta della loro stanza.

“Kristoff, lo so che non è educato ma esci subito ti prego!” annuncia la voce di Ryder provato e preoccupato.

Anna prende in braccio il bambino e, dopo aver aiutato il marito ad alzarsi dal letto, si dirige con lui verso la porta.

“Amico, che cosa succede??” domanda Kristoff appoggiandosi alla moglie per colpa della debolezza fisica che ancora lo perseguita.

“Durante il tuo scontro con lo spirito, hai subìto delle lesioni pesanti. Ieri ho cercato di rianimare e guarire Sven…mi spiace amico. Sven non ce l’ha fatta” afferma Ryder con voce spezzata abbassando lo sguardo.

Kristoff, l’uomo più forte e coraggioso del mondo, sente per la prima volta le gambe cedere e, debole e distrutto, si accascia a terra lentamente rannicchiandosi e piangendo per la prima volta nella sua vita.

Intanto ad Athohallan…

Elsa ispeziona ogni angolo della sua casa di ghiaccio. Trema, ansima e il suo orecchio è teso per captare ogni singolo rumore anche se, il continuo scricchiolio del ghiaccio, la mettono continuamente in allerta.

“Sono stanca di giocare a nascondino! Se ci sei mostrati!” urla allora Elsa facendosi coraggio e ascoltando l’eco delle sue parole rimbalzare su ogni superficie ghiacciata.

“Sono qui, non mi vedi?!” risponde una voce gracchiante da dietro una lastra di ghiaccio.

“Cosa vuoi da me? Girati e mostrami il tuo volto!” provoca ancora la bionda avvicinandosi allo spirito, con le mani pronte ad attaccare.

“Eccomi” afferma la persona misteriosa ritrovandosi ora faccia a faccia con Elsa.

Il gesto che segue lascia di sasso la regina di Athohallan. Lo sconosciuto, infatti, abbassa il cappuccio rovesciando, così, una cascata di lunghi e lisci capelli biondi lungo le spalle, mostrando i suoi occhi color verde smeraldo e permettendo a un piccolo camaleonte di uscire da una delle maniche per trovare posto sul palmo della sua mano.

“Ma sei, sei una donna!” constata Elsa esterrefatta di fronte alla ragazza dai lunghi capelli che ora cospargevano il pavimento ghiacciato.

“Mi chiamo Rapunzel, ciao cugina”

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Capitolo 23
*** XXII. RIFLESSIONI ***


XXII.
RIFLESSIONI
 
“Cugina?!” chiede Elsa esterrefatta e scioccata di fronte a quella rivelazione. Lei, che si aspettava di combattere con un mostro pericoloso, aveva in realtà di fronte una bellissima fanciulla dai capelli biondi con la quale era anche imparentata.

“Oh certo ho dovuto presentarmi perché la nostra famiglia ha sempre preferito nascondermi!” urla la ragazza stringendo i pugni, permettendo a una scarica di energia di attraversare la folta chioma bionda rendendola dorata e brillante.

“Che cosa vuoi da me?! Perché tutto questo?!” domanda Elsa tenendo sempre le mani in vista pronta a difendersi dalla parente alterata.

“Voglio combattere contro di te! Tu che hai sempre avuto tutto, tu che hai sempre avuto il potere più bello e meno pericoloso. La tua morte non può che provocarmi gioia e serenità!” urla Rapunzel con occhi assetati di vendetta, di una vendetta inconscia pronta ad essere scagliata contro Elsa, ignara, ancora una volta, dei fantasmi del suo passato.

“Non ho la minima intenzione di combattere con te senza delle motivazioni!” ribatte Elsa arrabbiata, non capendo le ragioni dell’odio nutrito nei suoi confronti.

Rapunzel si limita a non rispondere e, dopo aver spostato una ciocca di capelli biondi dalla fronte, punta le mani verso Elsa pronta ad attaccarla con i suoi poteri.

Le due iniziano così la battaglia. Rapunzel scaglia scosse elettriche che Elsa para grazie alla creazione di istantanee lastre di ghiaccio. La bionda dai capelli lunghi muove freneticamente le mani, stupita dalle grandi capacità di Elsa in grado di schermare ogni suo attacco.

“Non è questa la soluzione, lo capisci?!” urla Elsa respingendo un’altra scossa e ansimando per la fatica provata.

“Invece sì!” ringhia la cugina caricando il potere e dando vita a una sfera dorata pronta a scaraventarsi su Elsa. La regina di Athohallan crea a sua volta una nube di ghiaccio e neve che si scontra violentemente con la sfera nemica. Le due cugine rimangono così per interminabili secondi, con i denti digrignati, strizzando gli occhi, sudando e cercando di mantenere la concentrazione per permettere al proprio potere di sovrastare l’altro.

“È inutile Elsa, pensi di vincere e di controllare tutto, ma non ne sei mai stata capace! Hai solo avuto la fortuna di avere la famiglia dalla tua parte! Ora che sei sola, prima o poi crollerai!” grida Rapunzel aumentando le forze e infondendo più energia all’enorme sfera dorata che, come un uragano, cerca di inglobare la nube di ghiaccio.

Quell’affermazione spiazza Elsa. La cugina aveva ragione. Elsa Aveva passato la sua vita chiusa in una camera, allontanata da tutti ed ora i suoi genitori erano morti per causa sua. Anna aveva una sua famiglia e lei era ormai sola. Per colpa di quei pensieri logoranti, Elsa si distrae, abbassa le difese, e riceve una piccola scossa elettrica che le provoca un taglio sul braccio destro. Elsa si risveglia immediatamente da quei sensi di colpa e ricordi offuscati e, per farsi forza, osserva le pareti di ghiaccio di Athohallan. In un millesimo di secondo la regina rivede il volto della madre, il sorriso di suo padre, l’affetto di Anna, la forza di Kristoff, gli occhi di Giacomo.

“Ti sbagli, non sono mai stata sola. Questa, se tu non te ne fossi accorta, è casa mia!” grida Elsa con tutta la voce che ha in corpo concentrando il potere nelle sue mani e aumentando lo spessore della nube di ghiaccio e neve. Tutta Athohallan è dalla sua parte perché il pavimento ghiacciato comincia a tremare, il soffitto si frantuma permettendo la fuoriuscita di nevischio che si unisce alla creazione di Elsa e la voce della regina continua a rimbalzare imperterrita da una parete all’altra. Rapunzel lascia immediatamente la presa e, terrorizzata, muove la testa da una parte all’altra mossa dalla paura di essere travolta da quella tempesta. La fragilità della cugina viene immediatamente notata da Elsa che, silenziosamente, custodisce quella reazione inaspettata nel suo cuore.

Rapunzel torna immediatamente seria e determinata, inarca le sopracciglia, stringe i pugni e, con fare minaccioso, esclama:
“Facile combattere in un posto dove hai tutto l’appoggio possibile. Ci rincontreremo cugina e la prossima volta lo faremo in un luogo neutro”.

Detto questo Rapunzel sparisce in una nuvola dorata. Elsa cessa di utilizzare i poteri e, mentre si stringe la mano sulla ferita dolente e sanguinante, ragiona su quell’incontro ed afferma tra sé e sé:

“Ha avuto paura…e la paura è sempre stata la nemica dei poteri magici”
 

Anna cammina avanti e indietro per la stanza e tiene le labbra serrate e il capo chino. La donna, dopo aver saputo della morte di Sven, aveva cercato di consolare il marito che, però, preferì correre via nei boschi da solo per realizzare quella cruda scoperta. Anna conosce bene il dolore del marito e comprende che il silenzio e il tempo siano le uniche armi a disposizione per andare avanti. Lei aveva provato sulla propria pelle la sofferenza per la perdita dei genitori, per la perdita di Elsa e di Olaf e a Kristoff stava accadendo lo stesso. Sven rappresentava il sigillo del loro amore proprio come Olaf era il protettore del legame con sua sorella. L’istinto animale e la grande umanità di Sven avevano permesso a Kristoff di tornare indietro da lei per salvarla da Hans, lo avevano aiutato a dichiararsi e, soprattutto, gli avevano dato una famiglia. Sven non era solo una renna, ma era amico, fratello e genitore per quel grande uomo del ghiaccio che era cresciuto da solo senza nessuno accanto.

“Anna, scusa l’irruzione” annuncia Elsa entrando nella stanza bruscamente ed interrompendo i pensieri pessimistici della sorella. Anna è pronta a comunicarle la brutta notizia ma, appena notato il taglio profondo sul braccio della maggiore, si spaventa e corre ad aiutarla con la medicazione.

“Che cosa ti è successo?! Dove sei stata?!” urla Anna preoccupata ordinando a delle balie di portare erbe, acqua e bende per aiutare la sorella.

“Sto bene, è solo un graffio” risponde Elsa con il fiatone continuando a stringersi il braccio.

“Solo un graffio? È già bello se non hai perso il braccio!” ribadisce Anna sbiancata di fronte alla voluminosa ferita ma comunque pronta ad intervenire tempestivamente.

“Mi vuoi dire come te lo sei fatto?!” chiede ancora Anna disinfettando il taglio.

“Il capo degli spiriti…era qui…ad Athohallan…e abbiamo combattuto” spiega Elsa strizzando gli occhi per il bruciore.

“Che cosa?! E chi è?!” domanda Anna spalancando la bocca e bendando il tutto.

“Nostra cugina” sbotta Elsa guardandola negli occhi, pronta a spiegare tutto il grande garbuglio del quale era venuta a conoscenza.

“Aspetta, che?” chiede Anna piegando leggermente la testa con il suo solito modo di fare.

“Molto prima della nascita mia e di Fergus, Zia Ester e suo marito avevano avuto un’altra figlia che, per chissà quale motivo, hanno allontanato per via dei suoi poteri”

“Quindi abbiamo un’altra in famiglia ad essere come te!” si stupisce la regina di Arendelle facendo segno alle balie di uscire dalla stanza e ringraziandole per l’aiuto dato nel curare Elsa.

“E non è l’unica…Anna…” comincia a spiegare Elsa facendo sedere la sorellina ed invitandola a prestare attenzione.

“Anche Giacomo ha dei poteri magici” conclude la maggiore consapevole di aver dato una notizia particolare alla sorella.

Anna spalanca gli occhi e non risponde. La regina si prende qualche secondo per meditare quanto annunciato per poi, inaspettatamente, mostrare un lieve sorriso.

“C’entrano con i ricordi di cui mi parlavi vero?” chiede Anna con le lacrime agli occhi.

“Sì. Granpapà ha detto che solo lui potrà rivelarmi i segreti del passato di Ester e aiutarmi a sconfiggere Rapunzel. Lui è la chiave di tutto. Per questo sono qui per chiederti se mi permetti di entrare di nuovo in contatto con lui” domanda Elsa prendendo le mani della sorella e accarezzandole con il pollice.

“Questa è una cosa meravigliosa. Sapere che lui è simile a te, che è un dono, mi riempie il cuore di gioia. Dall’altra parte però ho paura. I poteri sono belli, ma lui custodisce una forza difficile da domare che può fargli male. Ho paura di non essere in grado di crescerlo e aiutarlo!” dice Anna esternando le sue paure ed emozionandosi.

“La tua preoccupazione è lecita sorellina. Ora sei una mamma e come tale ti preoccupi per lui. Fidati di me, lo aiuterò io a domare ciò che lo contraddistingue!” la tranquillizza Elsa asciugando le silenziose lacrime che bagnano le guance della regina dal cucù rosso.

“Sono davvero felice Elsa. Questa è una notizia difficile ma molto bella. Giacomo è un altro dono e mi commuove il fatto che qualcosa di speciale, che nemmeno io posso capire, vi unisce in questo modo. Mi fido di te Elsa…fai ciò che è giusto. So che Giacomo è per te nipote e figlio” conclude Anna con coraggio sorridendo alla sorella maggiore che, grata e orgogliosa della sorella minore, si inclina verso di lei abbracciandola forte.

Anna svela poi ad Elsa della perdita di Sven e, d’accordo con la maggiore, decide di affidarle Giacomo mentre lei si dirige nei boschi alla ricerca del marito.

Anna chiede a due cavalieri di scortarla ma ordina anche di rimanere a debita distanza per permetterle di riflettere e affrontare la situazione da sola. Anna cavalca spedita, sempre con lo sguardo basso che si sofferma sulle foglie secche schiacciate dagli zoccoli del cavallo e pensa a che cosa dire a Kristoff.

La regina avverte una lama trafiggerle il petto e non sa come consolarlo e, soprattutto, come fare, da moglie, a stare accanto all’uomo più importante della sua vita.

Ancora una decina di metri ed Anna scorge in lontananza la figura di Kristoff, appoggiato ad un albero, intento a scrutare l’orizzonte cercando, probabilmente, di vedere qualche possibile speranza.

Anna scende con fare regale dal cavallo, si sistema il vestito stropicciato per il viaggio e, con molta calma, si avvicina a lui consapevole di poter ricevere un rifiuto.

In quel preciso istante, però, la regina sente il suono di un’altra voce e nota Olaf seduto accanto al grande uomo del ghiaccio. Anna si ferma, facendo segno alle guardie di allontanarsi e, appoggiandosi a un albero e accarezzandone la corteccia, si pone in ascolto del pupazzo di neve.

“Sai Kristoff, Sven era uno dei miei migliori amici. Mi mancherà tanto ma, sono convinta che lui ti starà sempre accanto. Avete condiviso tante avventure, puzzavate anche allo stesso modo” afferma il pupazzo piangendo e riuscendo a far sorridere Kristoff.

“Grazie amico, ho solo bisogno di un po’ di tempo per abituarmi alla sua mancanza. Era tutto per me e non averlo più accanto mi fa davvero male al cuore” risponde con semplicità Kristoff portandosi una mano al petto che avverte bruciare per quel difficile colpo.

“Il tuo cuore, però, ora è colmo di tante belle cose e tanti bei sentimenti che Sven ti ha aiutato a creare. È grazie a lui se ami Anna, se l’hai sposata, se avete avuto un bambino e se sei sopravvissuto a quella brutta battaglia. Non dimenticarlo mai capito? Sono sicuro che lui vivrà in tutte queste persone” conclude Olaf appoggiando il leggero braccio legnoso sul ginocchio di Kristoff.

“Sono d’accordo con Olaf” si intromette Anna dopo un momento di silenzio, avvicinandosi ai due.

“Ciao Anna” la saluta Kristoff sorridendole e non vergognandosi di mostrarle i suoi occhi gonfi, il rossore della faccia e i vestiti bagnati di lacrime. Anna gli si avvicina e poggia una mano sulla sua spalla stringendo forte il tessuto che la copre.

“Sai, Ryder mi ha detto che Sven avrà presto un cucciolo” dice Kristoff nostalgico ed emozionato.

“Davvero?” chiede Anna sorpresa e felice di quanto appena ascoltato.

“Sì, mi ha chiesto se nel frattempo desidero avere con me un’altra renna anche per le mie mansioni ma io non ce la faccio. Sven non potrà mai essere sostituito. Voglio imparare a convivere con il ricordo di lui e voglio andare avanti. Lui si è sacrificato per me, mi ha salvato la vita più volte e voglio rendergli omaggio. Quando nascerà il suo cucciolo voglio farlo conoscere a Giacomo e crescerlo insieme a lui. Sarà il primo ricordo e la prima grande esperienza di rinascita che voglio condividere con mio figlio” spiega Kristoff sorridendo alla moglie ed accettando il suo abbraccio.

Dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna ed è proprio per questo che Kristoff si lascia avvolgere dalla persona più importante della sua vita, pronto a ripartire e vivere tante nuove avventure con il ricordo di Sven custodito nel suo cuore.

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Capitolo 24
*** XXIII. IL PASSATO ***


XXIII.
IL PASSATO

 
Elsa rimane in compagnia del piccino che, disteso sul fianco sinistro, è intento ad esplorare con le mani un piccolo pupazzo donatogli proprio dalla zia.

“Ciao Giacomo” saluta Elsa chinandosi sul bambino che, riconosciuta la voce, le rivolge subito lo sguardo e il sorriso.

Elsa si emoziona di fronte a quell’improvvisa reazione e, con fare materno, solleva il piccolo e lo stringe forte a sé. Giacomo si lascia coccolare da quelle braccia ghiacciate ma così calde e familiari nelle quali si sente capito, compreso e amato.

“Ora so cosa devi subire. Sei più maturo della tua età, conosci molte cose e, anche se non puoi ancora parlare, mi stai comunicando tanto. Io ti capisco Giacomo, mostrami ciò che vuoi” inizia a dire Elsa posizionando il bambino sul letto matrimoniale e sedendosi davanti a lui sorreggendolo con le braccia.

Il bambino continua a guardare Elsa, sbattendo le palpebre ogni tanto ma senza mai interrompere il contatto con quegli occhi azzurri e glaciali identici ai suoi.

Tra i due si crea un momento di silenzio finché il piccolo, serio in volto, tocca con la mano la bocca di Elsa per mostrarle il passato.

Elsa si ritrova catapultata ad un ballo di molti anni prima. Una giovane dai lunghi capelli castani e gli occhi color smeraldo è intenta a ballare con un uomo dai folti capelli di un biondo fragola e gli occhi simili ai propri.

“Cosa ti succede sorellina? Non sei felice delle imminenti nozze?” domanda il ragazzo di nome Agnarr notando un certo dolore nello sguardo della più piccola.

“Fratello mio, ti devo confidare un segreto” afferma lei dopo un agitato sospiro e, guardandosi intorno per avere la certezza di non essere osservati, lo prende per mano e lo invita ad uscire in veranda.

“Jason di Winstel, colui che sposerò, non si sta dimostrando l’uomo di cui mi sono innamorata” sbotta subito la giovane abbassando lo sguardo.

“Perché lo dici? Vi ho visti così uniti! Sono sicuro che la vostra unione sia dettata dall’amore e non solo dalla convenienza economica!” risponde Agnarr spostandole una ciocca di capelli dal viso.

“Aspetto un bambino Agnarr. Per questo il re vuole sposarmi così velocemente” rivela lei cominciando a tremare consapevole di aver infranto il codice regale e spaventata dalle conseguenze.

All’epoca una gravidanza causata da rapporti prematrimoniali era vista come una maledizione. Agnarr, austero e severo, avverte dentro di sé una sensazione di ambiguità e conflitto. Lui, così giusto e legato alle regole, aveva di fronte una situazione che mai avrebbe pensato di dover affrontare.

“Non importa sorella mia. Tu sei la prima ad avermi aiutato nella relazione con Iduna. Nostro padre non mi avrebbe mai permesso di sposare una donna comune, proveniente da un mondo magico. Ora io ricambio il favore. Un bambino è sempre un dono e so già che questa creatura porterà gioia nelle vostre vite. Il figlio è comunque legittimo quindi non sarà difficile mascherare la gravidanza. Non ti preoccupare!” la conforta il sovrano di Arendelle una volta messa da parte la dura corazza che lo contraddistingue.

Ester accenna un sorriso, sollevata nel ricevere il conforto e l’approvazione del fratello. Lei, però, cela nel suo cuore un dolore più grande dovuto a un amore malato nutrito verso un uomo che, una volta di fronte alla notizia della gravidanza, l’aveva trattata in modo brusco e rude mostrando un lato di sé che la mise in allerta.

La vista di Elsa si fa scura e offuscata e la ragazza si ritrova improvvisamente in un nuovo luogo.

In una stanza del castello di Winstel due persone sembrano discutere animatamente.

“Hai visto cosa ha fatto prima?! Quella bambina è stregata!” accusa un uomo dai capelli neri come la pece e il corpo muscoloso, additando il fagottino che Ester teneva stretto a sé.

“Questa bambina è anche tua figlia! Ha un dono magico, perché dici che sia una cosa negativa?!” risponde la giovane donna dai capelli castani e gli occhi verdi alzando la voce e cercando di imporsi, per una volta, sul volere del marito padrone.

“La magia è sempre dovuta a delle maledizioni! La piccola ci porterà solo problemi! Dobbiamo allontanarla!” afferma lui convinto senza guardare in volto la moglie che, scioccata da quanto detto, si avvicina all’uomo obbligandolo a rivolgerle lo sguardo e a osservare la piccola che dormiva beata tra le sue braccia.

“Non è una maledizione! Rapunzel è spaventata! Non sa cosa le sta succedendo e io mi rifiuto di rinunciare alla vita che ho creato. Ha solo pochi mesi, prima le si è semplicemente illuminata la manina e ti ha dato una scossa. Può essere un caso! Mi occuperò io di lei. La terrò d’occhio e farò in modo che non eserciti mai il suo potere” decide determinata Ester con le lacrime agli occhi, nascondendo la paura e il tremore alle gambe.

“D’accordo. Al primo segno di cedimento, però, lei se ne andrà” acconsente il re brusco, dando le spalle alla moglie e dirigendosi fuori.

Un altro viaggio all’interno di una confusa nuvola di vapore bianco ed Elsa vede scorrere velocemente una serie di ricordi. Nel fumo che l’avvolge si muovono fiumi di immagini riguardanti Agnarr, Ester, Re Jason, Elsa stessa, Rapunzel e Iduna fino a fermarsi improvvisamente e mostrare una nuova vicenda.

Una bambina dai lunghi capelli biondi è intenta a giocare con dei pupazzi in un maestoso giardino.

“Hey Pascal! Come va?” parla tra sé e sé la piccola immaginando la voce del suo peluche preferito.

“Oh guardate, parla ancora da sola!” afferma una voce dietro di lei. Rapunzel si gira di scatto e, spaventata, salta in piedi nascondendo dietro la schiena il suo piccolo camaleonte di pezza.

“Vi ricordo che sono la principessa e voi non potreste stare qui!” li minaccia lei con aria di sfida cercando di nascondere le gambe tremanti a quella banda di cinque coetanei che la prendevano spesso in giro.

“Oh stiamo tremando di paura!” ridono in coro i bulli avvicinandosi a lei e circondandola.

“Cosa abbiamo qui?!” chiede uno di loro strappando dalle mani il peluche della giovane.

“Ridatemelo subito!” urla lei stringendo i pugni e avvertendo una strana sensazione crescere dentro di sé.

“Hai quasi undici anni e ancora giochi con i pupazzi di pezza?! Ragazzi, questa sarà la nostra regina ci credete? Inginocchiamoci a sua maestà Rapunzel, la sovrana dei peluches!” propone il leader del gruppo prostrandosi in segno di scherno ed invitando tutti gli altri a fare lo stesso.

Il gesto che segue smuove completamente Rapunzel perché, infatti, la giovane assiste a uno dei suoi pari estrarre un coltellino e sminuzzare il suo piccolo amico di pezza. Pascal era tutto per lei.

Rapunzel era cresciuta da sola, ignorata dal padre, dimenticata dalle balie e dalle cameriere, isolata dagli amici e nascosta al regno per un motivo che manco conosceva. L’unica ad esserle sempre stata vicina era sua madre che le aveva donato quel piccolo pupazzo per giocare e sentirsi amata.  

La visione della distruzione di Pascal e le continue risate dei giovani la infastidiscono parecchio. Rapunzel avverte un miscuglio di rabbia e paura invaderla e, non sa per quale motivo, si sente come pervasa da una forza elettrica. La piccola stringe i pugni, sentendosi finalmente forte ed invincibile e punta lo sguardo verso quel gruppo di ragazzi antipatici. La giovane, mossa dal desiderio di ribellarsi, rilascia la presa delle mani ed urla a gran voce:

“Io sono forte e voi la pagherete per questo!”

Una scarica di energia si libera dalle sue mani, i suoi capelli brillano e gli occhi si tingono d’oro. Rapunzel avverte un capogiro, chiude gli occhi e si appoggia all’albero vicino respirando con affanno per colpa di quella strana fatica provata e quella forza scagliata dal suo corpo.

“Rapunzel! Che cosa hai fatto?!” esclama la voce di sua madre correndole incontro e portandosi le mani alla bocca.

Rapunzel riapre a fatica gli occhi, continuando a cercare aria con cui poter tornare a respirare normalmente ed è allora che li vede: tutti i ragazzi che l’avevano infastidita giacevano a terra, immobili, pallidi e privi di vita.

“Ester! Cos’è stato tutto questo trambusto?!” domanda il re accorso anche lui nel giardino del castello ed è allora che si immobilizza, di fronte a quei ragazzini a terra. Ester non risponde e, tremante, si avvicina alla figlia abbracciandola e stringendola a sé. Rapunzel non comprende quanto appena accaduto e continua a tenere lo sguardo sui cadaveri dei suoi coetanei.

“È un mostro! L’ho sempre saputo fin da quando è nata! Ti avevo avvertita Ester! Dovevamo allontanarla quando ancora era piccola e nessuno la conosceva! Ora come faremo a spiegare al regno che ha ucciso dei nostri sudditi?!” urla il sovrano stringendo anche lui i pugni e sbattendo i piedi sul prato.

“Era spaventata! Non l’ha fatto apposta! Per dieci anni non ha mai mostrato il suo potere! Pensavo che l’episodio avvenuto a quattro mesi fosse solo un caso. Non mi interessa del regno! Lei dovrà vivere tutta la vita con il rimorso per aver ucciso dei compagni, ma l’aiuteremo! Non era sua intenzione e…”

“BASTA ESTER!” la interrompe di nuovo il sovrano avvicinandosi alle due donne e strappando Rapunzel dalle braccia della madre.

“No, padre ti prego! Non mandarmi via! Io ho solo tanta paura e non capisco che cosa mi stia succedendo!” scoppia a piangere la piccola senza però ribellarsi al volere del padre che la sta trascinando via seguito da Ester che implora di liberarla.

“Non chiamarmi più così. Da oggi tutto il regno si dimenticherà di te e ti allontanerò in un posto nascosto all’orizzonte dove vivrai da sola con i tuoi poteri. Sei un mostro e non ti permetterò mai di distruggere il mio regno! Non ti ho mai vista come mia figlia”

Elsa si risveglia dall’ipnosi provocata dai ricordi e, incredula, mette di nuovo a fuoco con fatica ogni elemento della stanza. Non poteva credere a ciò che aveva appena visto! Ester aveva sempre lottato per la propria bambina e l’aveva cresciuta da sola nascondendole i poteri. Rapunzel aveva un potere estremamente forte che si innescava grazie alla rabbia e alla paura.

Elsa sa di non aver visto ancora tutto ma ora è consapevole di avere di fronte una parente inesperta che, proprio come lei, è stata vittima del terrore e dell’isolamento per molto tempo.

Elsa si risveglia da quei pensieri e nota il piccolo Giacomo, sdraiato di fronte a lei, intento a piangere disperato e a sollevare il pancino in modo frenetico scosso dai singhiozzi.

“Ssshh… vieni qui amore mio, è tutto finito, è tutto finito” lo rassicura Elsa non esitando a stringerlo tra le sue braccia per calmarlo e infondergli sicurezza. Al piccino basta quel gesto per placarsi immediatamente e si addormenta esausto.

“Grazie Giacomo, ora so che cosa devo fare. Ti voglio bene e ti prometto che risolveremo ogni cosa” afferma la zia abbozzando un sorriso per poi posare un delicato e silenzioso bacio sulla fronte del nipotino che, finalmente, riposa sereno.  

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Capitolo 25
*** XXIV. PAURA ***


XXIV.
PAURA
 
Molti anni prima…

Una ragazza di circa quindici anni è seduta su un grande pilastro dorato ed è intenta a pettinarsi la cascata di setosi capelli biondi che, per colpa dell’eccessiva lunghezza, toccano addirittura per terra.
La giovane è taciturna, avvolta dal silenzio di quella grande sala dalle pareti dorate. L’oro era il suo colore preferito, il colore della sua essenza, ma era anche il simbolo della sua più grande paura. La giovane era chiusa in quelle mura da ormai quattro anni e tutte le volte che ripensava all’assassinio dei suoi pari perdeva il controllo cominciando, così, a scagliare involontariamente scariche di energia contro i muri che si tingevano automaticamente d’oro. Tutta la grande sala era ormai dorata: segno, quindi, di aver dovuto affrontare quella brutta esperienza di terrore diverse volte.

“Ciao amore mio” saluta Ester entrando nel luogo misterioso e porgendo alla figlia un cesto contenente della buona frutta dall’aspetto invitante.

“Ti ho portato la merenda!” continua la madre porgendole una mela ma senza ricevere risposta.

“Grazie mamma, ora non mi va” si limita a dire con voce triste la fanciulla.

“Cosa c’è che non va?” domanda Ester preoccupata, facendo per avvicinarsi alla figlia che, prontamente, le fa segno di restare ferma dove si trova.

“Non ti muovere, o so che ti farò del male” dice con voce spezzata la ragazza che ordina con la mano di bloccarsi.

“Non ho paura di te” continua a dire Ester con le lacrime agli occhi, mentre cerca di tenere fermo qualcosa che tenta di evadere dalle sue mani.

“Ma io ho paura di me” constata la ragazza cominciando a piangere per poi estraniare ciò che la distrugge.

“Sono stanca di vivere qui! Stare rinchiusa non mi aiuta! Vivo con la paura, con l’odio che cresce dentro di me e cerca di divorarmi! Padre mi ha allontanata perché sono un mostro e da quel momento io cerco tutti i giorni di dimostrare il contrario per poter tornare da voi, invece sto solo peggiorando! Guardate queste pareti! Le ho rese io così! Sono un mostro per davvero, dovete starmi lontana anche voi” urla la giovane portandosi quelle mani così disastrose al viso sperando che possano raccogliere le lacrime senza bruciarle la faccia.

Ester non sa che cosa risponderle. Quegli anni erano stati difficili e frustranti. Jason aveva fatto dimenticare a tutti dell’esistenza della figlia e, dal momento in cui la segregò nella grotta dell’orizzonte, iniziò ad obbligare Ester a concedersi per dare al regno un erede. Ester, da ormai quattro anni, viveva nel terrore e di notte non dormiva perché troppo occupata a cercare di dare un figlio, che non desiderava, a quel marito che cercava con questo modo aggressivo e ossessivo di dimenticarsi dell’esistenza della propria primogenita. Ester provava gioia solo nel tardo pomeriggio quando, segretamente e con il consenso seppur svogliato del consorte, prendeva una barca e attraversava il mare per raggiungere l’amata figlia.

“Per questo ho qui un regalo per te” riesce a dire Ester permettendo alla creatura scalmanata custodita dalle sue mani di uscire.

Rapunzel cessa di piangere e, con gli occhi gonfi e rossi, rivolge lo sguardo a un piccolo camaleonte che, intimorito, trema e si guarda intorno spaesato.

“Ho pensato che con lui potrai sentirti meno sola. Magari riuscirai a domare il tuo potere proprio grazie all’amore che gli dovrai offrire” commenta Ester compiaciuta nel notare lo stupore sul volto della figlia che, sorridente, si china e fa segno al camaleonte di avvicinarsi. Bastano pochi secondi e il camaleonte, impaurito e confuso, avverte un senso di calore propagarsi dalle mani di Rapunzel e vi si getta immediatamente accoccolandosi su di esse. Quel gesto scalda il cuore dolente della giovane che ride di gusto, provando finalmente amore e serenità dopo tanto tempo.

In un angolo nascosto del soffitto una piccola zona perde la propria tinta dorata tornando ad assumere il suo colore naturale. Un gesto silenzioso e minuscolo che non viene colto dai presenti anche se, forse, in quel piccolo segnale, si celava la risposta e la soluzione al grande male interiore di Rapunzel.

“Lo chiamerò Pascal. È bellissimo! Grazie madre!” esclama Rapunzel felice correndo verso la madre ed abbracciandola forte. Ester stringe a sé la propria figlia, assaporandone il profumo, accarezzando i suoi morbidi capelli, beandosi e innamorandosi del suo meraviglioso aspetto fisico e immagazzinando ogni ricordo di lei. Quell’abbraccio è puro ossigeno per una donna inerme che, sottomessa al volere di un marito che l’ha ferita distruggendole il cuore, non riesce a rinnegare quel fiore magico, quella figlia amata, quel miracolo nato da lei, additato come imperfetto dagli altri ma assolutamente perfetto ai suoi occhi di madre. Ester stringe a sé la sua piccola cercando di infonderle forza e sperando in un avvenire migliore per lei anche se, purtroppo, quello sarebbe stato il loro ultimo abbraccio.

Fine del flashback

Ad Arendelle regna di nuovo la normalità. Il popolo cerca di tornare alle proprie abitudini anche se le ferite di guerra non si rimarginano facilmente.

Anna si occupa minuziosamente del proprio regno cercando di ristabilirne l’equilibrio. La regina non perde tempo al castello ma scende nelle piazze, assiste le famiglie in lutto, concede abbracci e informalità e incontra frequentemente gli alleati commerciali per poter risanare le ferite e aumentare gli aiuti per la ripresa di Arendelle.

Kristoff è fiero della donna sovrana che vede in sua moglie e la sua forza gli trasmette coraggio e determinazione per rialzarsi dopo la perdita di Sven. Per il montanaro non è semplice camminare per le strade senza dialogare con la sua amata renna o saltare sul suo dorso per intraprendere un’intima corsa verso il tramonto. Per Kristoff è ancora difficile cancellare l’abitudine di scendere alla stalla tutte le sere per donare qualche prelibata carota a Sven o per abbracciarlo in segno di conforto. Ciò che lo distrugge e lo irrita, però, è la consapevolezza di non essere ancora al sicuro, di aver condotto e vinto una guerra che, in realtà, era solo un diversivo per accumulare potere e arrivare a Elsa.

“Mi stai dicendo che Rapunzel è stata confinata in una sorta di Athohallan per tutti questi anni solo perché ha perso di vista i suoi poteri?!” afferma Anna sconvolta ascoltando il racconto della sorella che, dopo qualche giorno di meditazione, confida ai parenti la visione di Giacomo.

“Solo?! Anna! Quella pazza ha ucciso dei bambini!” commenta Kristoff muovendo le mani adirato.

“Calmati Kris! Magari lo ha fatto perché era spaventata…anche Elsa ha rischiato di uccidermi in preda alla paura e al panico!” risponde a tono Anna facendolo ragionare.

“Questo è il punto a cui volevo arrivare. Penso di aver trovato la soluzione” si intromette Elsa pronta ad illustrare il suo piano.

“Che cosa intendi dire?” domanda Anna curiosa.

“Rapunzel ha paura e si è rinchiusa in essa per molto tempo arrivando a trasformarla in rabbia. Per questo è così forte e pericolosa. Ricordi Granpapà? Anche lui mi disse che la paura è la più grande nemica dei poteri. Rapunzel ha vissuto con la paura e la solitudine per così tanto tempo che ha finito per cederle e cancellare ogni sorta di ricordo d’amore. Tiene in pugno zia Ester perché non vuole più soffrire amandola, vuole uccidermi perché mi odia per qualche motivo e vuole affermarsi sovrana e vincitrice di un passato che ha sempre scelto per lei…lo fa per vendetta, per gelosia e per riscattarsi non sapendo che, però, questo non cancellerà il suo dolore” illustra con precisione Elsa.

“Capisco, ma cosa vorresti fare? Ricordo che ti ha quasi sovrastata!” continua la minore accigliata.

“Voglio aiutarla. Conosco il suo punto debole ed attaccandola potrò farmi ascoltare. Alla fine lei è uguale a me e comprendo il suo dolore” spiega Elsa sicura di sé.

“Bene…mi stai dicendo che il futuro del regno, la vita di mia cognata e la sicurezza della nostra famiglia dipende da una tua chiacchierata con la pazza scaglia saette?!” esclama Kristoff incredulo alzandosi in piedi ed indicando Elsa.

“Sì!” risponde con semplicità la bionda.

“Io non ci sto” risponde lui arrabbiato avvicinandosi alla finestra e appoggiandosi con rabbia al davanzale.

“Kristoff? Che ti prende?! Perché dici così?” chiede Anna stranita da quello strano comportamento.

“Voi siete bravissime, coraggiose, forti e pronte a perdonare. Per una volta, però, io ho più paura e desidererei essere più cauto di voi. Quella donna ci ha rovinato la vita per un anno, non mi ha permesso di assistere al parto di mia moglie, mi ha allontanato per mesi dalla crescita di mio figlio, mi ha fatto quasi morire e mi ha sottratto Sven. Non penso che mi interessi di lei e della sua pace. Elsa, perché per una volta non puoi combatterla con i poteri senza rischiare la vita con discorsi e parole al vento?!” spiega l’uomo visivamente turbato e colmo di ira, riuscendo ad espellere i traumi dentro di sé.

Le due sorelle rimangono in silenzio ed entrambe comprendono ed accettano il dolore dell’uomo che aveva veramente perso tanti aspetti importanti della sua vita per colpa di Rapunzel.

Anna posa una mano sulla spalla della maggiore, come a volerla tranquillizzare e  bloccarle eventuali paranoie e sensi di colpa, per poi chiederle con lo sguardo di essere lasciata sola con il marito.

“Lo capisco sai…quello che dici. Sei un padre, è per questo che reagisci così” rompe il ghiaccio Anna rimanendo distante per lasciare Kristoff libero di pensare e agire come meglio crede.

“Sì. Prima ero pieno di adrenalina, ero coraggioso, desideroso di vincere per sovrastare un nemico pericoloso che stava per distruggerci il regno. Anna, ti rendi conto, invece, che tutto questo è avvenuto per colpa di un capriccio di una pazza?! Mi ha ucciso Sven, mi ha allontanato da Giacomo…non riesco a perdonare”

“Lo so e hai ragione tu. Ti chiedo scusa se io ed Elsa siamo così testarde, ma sposandomi hai accettato di conoscere anche il passato della mia famiglia e tu sai quanto io e mia sorella teniamo ai nostri ricordi e alle nostre radici. Zia Ester è stata una figura essenziale durante la nostra infanzia e saperla succube di una ragazza che, in realtà, si comporta così per colpa dei suoi poteri ingestibili, mi stringe il cuore e mi rende vogliosa di aggiustare le cose. Lo so che è difficile…ma se dovesse succedere anche a noi un giorno?” lo stuzzica Anna dirigendosi verso il letto con le braccia conserte e lo sguardo chino.

“Che cosa intendi dire?!” chiede Kristoff preoccupato girandosi di scatto dopo quell’ultima affermazione della consorte.

“Guarda Giacomo. Ora è lì, tranquillo e sereno che riposa nella sua culla. Un giorno gli dovremo spiegare l’origine dei suoi poteri e aiutare a domarli nel modo giusto. Non so come faremo ma sicuramente non lo ostacoleremo. Pensa se non ci comportassimo nel modo giusto! Rapunzel è cresciuta sentendosi diversa senza che nessuno le spiegasse il suo potere, sotto minaccia si è manifestata uccidendo delle persone e macchiandosi l’anima inconsciamente e, come ciliegina sulla torta, è stata dimenticata dalla famiglia e dal regno e segregata in una grotta. Se un giorno dovesse succedere anche a Giacomo? Se per qualsiasi motivo lui combinasse qualche pasticcio? Come ti comporteresti?”

Quell’ultimo ragionamento così maturo di Anna scuote profondamente Kristoff che, finalmente disposto a ragionare, si avvicina alla culla del proprio bambino e si siede accanto a lui sul letto, meditando ancora quelle ultime parole. Anna aveva ragione: crescere una persona con dei poteri magici non doveva essere per nulla facile e non potevano immaginarsi i futuri sbagli o errori propri o di Giacomo stesso. Kristoff ammira il suo piccolino dalle guance rosee e i capelli biondi profondamente addormentato e, nonostante i suoi poteri, lo ama per quello che è. Come si può rinnegare il proprio figlio e abbandonarlo? Alla fine Rapunzel aveva vissuto proprio questo.

“Io non lascerò mai Giacomo da solo” afferma Kristoff accarezzando delicatamente la guancia calda del piccolino e sorridendogli amorevolmente.

“Esatto…allora lascia che Elsa provi a non lasciare da sola una persona che, anche se lo nega, è solo desiderosa di compagnia ed amore” conclude Anna per poi avvicinarsi al marito e intrecciare la mano alla sua.  

 
 

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Capitolo 26
*** XXV. DA OGGI IL DESTINO APPARTIENE A ME ***


XXV.
DA OGGI IL DESTINO APPARTIENE A ME

 
 
Rapunzel è tornata nella sua grotta dorata e ripensa all’incontro con Elsa. Mille sono le sensazioni e le emozioni che ronzano dentro la sua mente. Dopo tanto tempo aveva finalmente incontrato quella cugina così simile a lei che la sua famiglia aveva preferito allontanarle. Rapunzel sentiva di odiarla, di volerla uccidere, di volerle dimostrare di essere lei la migliore della famiglia in modo da avere giustizia su un passato crudele che l’aveva identificata come un mostro.

“Sei contenta ora?” la distrae una voce alle sue spalle.

“Che cosa ci fai qui?!” domanda Rapunzel girandosi di scatto verso l’intruso.

“Sono anni che convivo con la tua ipnosi, spesso riesco a ribellarmi e avere la forza per continuare ad essere tua madre” spiega Ester visivamente distrutta. La donna era pallida, magra e con gli occhi deboli e assonnati.

“Elsa è più forte di me” risponde Rapunzel con amarezza.

“Figlia mia, ti prego. Metti da parte l’odio! Possiamo ricostruire tutto! Elsa non è la risposta e soprattutto non c’entra nulla” cerca di convincerla Ester alzando il tono della voce.

“No! Ti rendi conto di quello che mi avete fatto?! Avete sempre accettato Elsa nella vostra famiglia, ma avete rifiutato me! Questa cosa non la posso tollerare… perché lei sì e io no?! Io e lei siamo uguali! Lei, però, ha avuto tutto…io invece non ho avuto niente” urla Rapunzel stringendo i pugni e rilasciando un’altra scarica di energia che si infrange come un’onda contro le pareti dorate.

“Io so perché ti stai comportando così” inizia a dire Ester facendosi forza, consapevole di aver toccato un tasto dolente.

“Non osare parlare di quello che è accaduto!” l’avverte Rapunzel fremendo di rabbia e di paura.

“In tutti questi anni hai cercato un modo per redimerti da un passato ingiusto. Cerchi vendetta su una cugina che ti abbiamo tenuto lontana e sei diventata crudele solo per nascondere la tua sofferenza. Figlia mia, te lo dico ora: non è colpa tua se sono morti quei ragazzi quando eri piccola… non…”

“MADRE! Non osare andare oltre!” urla la ragazza non riuscendo a trattenersi e permettendo all’energia dentro di sé di creare un uragano.

“Non è colpa tua se hai perso il controllo e hai ucciso anche…”

“BASTA!” grida la ragazza permettendo all’uragano carico di saette di muoversi da solo nella stanza. Una nube dorata avvolge l’ambiente e, una volta tornato tutto limpido, Rapunzel nota Ester chinata a terra con una mano sul cuore.

“Madre! Ti ho fatto male di nuovo! Hai visto?! Non mi dovevi provocare! Io sono pericolosa!” riesce a dire Rapunzel iniziando a piangere. La giovane permette alla madre di rialzarsi da sola e non trova il coraggio per avvicinarsi e assicurarsi che stia bene. Quel gesto riapre in Ester una serie di ricordi.

Molti anni prima…

“Madre! Guarda, Pascal mi adora!” annuncia Rapunzel finalmente felice, intenta a giocare e correre con il piccolo camaleonte. Quasi cinque anni in quelle mura dorate eppure nessuna delle due si era accorta che l’amore di Rapunzel nei confronti di Pascal aveva tranquillizzato la ragazza e, come per magia, aveva permesso alle pareti di tornare del loro colore naturale.

Ester guarda sua figlia sorridente e gioisce nell’essere riuscita, per quanto possibile, a risollevarla e tranquillizzarla. Dentro di sé, però, avverte la morsa dei sensi di colpa, la paura verso suo marito e la rabbia di non essere mai riuscita ad imporsi ad un volere crudele che le ha strappato la figlia dalle braccia. Ester sente trapelare il rimorso di non averla mai vista crescere come si deve, di non averle dato un’adolescenza serena, di non averla fatta giocare nei prati con gli altri bambini e di non averla consolata di notte per colpa degli incubi. Rapunzel, ormai grande, era cresciuta con la paura di sé stessa, con l’idea di essere un’assassina, con il trauma di essere stata abbandonata da un padre padrone e dimenticata da un regno, con la speranza di redimersi da un peccato, da una colpa che, in realtà, erano la sua essenza.

“Madre, ormai controllo i miei poteri! Questo significa che presto potrò tornare da voi! Anche da mio padre! Sarà fiero di me e dei progressi che ho fatto!” continua Rapunzel osservando Pascal intento ad arrampicarsi sulle pareti. Ester si limita a non rispondere, turbata da qualcosa che la divora dentro.

“Madre? Perché siete così triste? Cosa c’è che non va?” domanda Rapunzel facendosi scura in volto e non capendo l’apatia del genitore.

“Non penso che potrai tornare…” inizia a dire Ester con lo sguardo basso e i pugni serrati che stringevano tutta la rabbia che nutriva dentro di sé.

“Aspetto un bambino figlia mia” annuncia poi Ester con amarezza e disgusto, consapevole di aver appena sganciato una bomba.

È proprio quell’ultima affermazione che risveglia Rapunzel e le fa intuire la verità. Tutti quegli anni rinchiusa sperando di poter tornare a casa, tutta quella fatica nel cercare di migliorarsi e di domare il suo maledetto potere, tutti quei pianti e gli sguardi verso l’orizzonte sognando di tornare a casa.

“Ora ho capito. Mi avete sostituita. Padre non vorrà mai il mio ritorno! Voi volete un altro figlio per dimenticarvi di me per sempre!” urla la ragazza cominciando a riattivare il proprio potere.

“No! Io questo figlio non l’ho mai voluto…per me esisti solo tu!” le spiega Ester con le lacrime agli occhi cercando di avvicinarsi.

“Perché è così difficile?! Perché non posso essere me stessa?! Non ho scelto io questi poteri! Io vorrei solo una famiglia!” piange Rapunzel cadendo a terra e stringendosi le gambe con le braccia, scossa dai singhiozzi.

“Amore mio…” cerca di consolare Ester toccando con la mano la spalla della giovane nel tentativo di consolarla ma, in quel preciso istante, una fonte di energia sembra esplodere dal corpo di Rapunzel e, in poco tempo, Ester si ritrova scaraventata dall’altra parte della grotta.

“Madre! Io, io…non volevo!” dice Rapunzel correndo incontro alla donna e portandosi le mani alla bocca spaventata e distrutta da quanto successo.

Ester si rialza a fatica e, tenendosi stretta il braccio sinistro sanguinante, sorride alla propria figlia e si dirige fuori pronta a tornare nel proprio regno.

“Che cosa è successo?!” domanda re Jason furente dando ordine alle balie di chiamare il medico di corte per medicare la moglie.

“Sono solo scivolata e caduta” mente Ester piegata in due dal dolore.

“Tu sei una bugiarda! Sei piena di tagli e il braccio è sicuramente rotto! Sei stata dal mostro di nuovo e ti ha ridotto così!” la accusa lui arrabbiato.

“Non è un mostro! È nostra figlia! La nostra unica vera figlia!” riesce ad urlare Ester ribellandosi alle esclamazioni del consorte.

“Il mio unico figlio è quello che porti in grembo! L’unico nato durante un matrimonio. Sarà sicuramente un maschio forte e vigoroso pronto a governare un regno ma, soprattutto, sarà sano!” ribatte lui collerico facendo intendere di considerare i poteri magici come una sorta di malattia.

“Rapunzel è mia figlia e lo sarà per sempre. Non mi importa dei suoi poteri o del fatto che sia stata concepita prima del matrimonio! Se solo l’avessimo aiutata insieme a gestire la sua magia ora lei non sarebbe così!” cerca di farlo ragionare Ester tenendosi ancora stretto il braccio ferito.

“Da oggi in avanti tu non potrai più vedere quella creatura. Ti bloccherò i passaggi, aumenterò la sicurezza. D’ora in poi resterai chiusa in questo castello e penserai solo a far nascere mio figlio” ordina lui pronto ad allontanarsi dopo l’emanazione della nuova e crudele legge.

“Ricorda una cosa Jason. Tu non riuscirai a strapparmi di nuovo mia figlia. L’avremo pur concepita prima del matrimonio, ma almeno in quel periodo ti amavo per davvero. Il bambino dentro di me è frutto di una violenza domestica che tu sfoghi contro di me da quando hai allontanato Rapunzel. Se bisogna parlare di mostri, il vero mostro qui…sei proprio tu” conclude Ester per poi scoppiare a piangere e lasciarsi curare inerme, senza fare resistenza.

Dal giorno seguente Ester cominciò a preparare una sorta di sorpresa segreta. Tutte le sere, prima di coricarsi, saliva sul tetto del castello e, con cautela, accendeva una lanterna che innalzava in cielo sperando che potesse raggiungere il punto più alto ed essere avvistata dalla figlia.

“Tesoro mio, spero tu possa vedere queste lanterne che accenderò ogni sera finché non ti riavrò con me. Sono il segno del mio amore. Io ti perdono per avermi fatto male e ti perdonerò sempre. La colpa è solo nostra che, come genitori, non ti abbiamo aiutata a credere in te stessa ma ti abbiamo riempita di paura. Non cedere Rapunzel! Vincerai tu e io un giorno potrò tornare da te. Ti voglio bene”

Rapunzel, però, da quel giorno in avanti peggiorò drasticamente. La mancata visita giornaliera di sua madre dopo averla ferita gravemente, era segno di aver perso tutto, persino il suo amore. Rapunzel era ormai sola, immersa in un mondo dorato, colma di rabbia e infelicità.

“Da oggi basta lamentarsi. Mi hanno additata come cattiva. Ora vedranno veramente chi è la cattiva” aggiunge corrucciata.

Basta un gesto della mano e, in pochi secondi, tutta l’atmosfera si modifica. Rapunzel crea un vestito nero caratterizzato da piccoli fiori dorati e, con fare malefico, nasconde il proprio viso sotto il cappuccio. Lo stesso Pascal si spaventa di fronte alle sembianze della nuova padrona e, timoroso, si nasconde in un buco nel muro.  La stanza cambia immediatamente aspetto: tutto si fa più terrificante e luminoso e un ghigno compare sul volto di una ragazza che, per colpa della troppa cattiveria ricevuta, non può fare altro che rifletterla.

“È ora di lasciare andare tutto. Da oggi il destino appartiene a me” 

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Capitolo 27
*** XXVI. L'ULTIMO RICORDO ***


XXVI.
L’ULTIMO RICORDO

 
“Quindi sei in partenza per parlare con Rapunzel?” domanda Anna prendendo la mano della maggiore, pronta ad uscire dalla camera da letto nella quale si trovavano.

“Sì, ci proverò. Voglio chiudere questa faccenda. Te lo prometto Anna: finirà tutto e torneremo a vivere serenamente!” la saluta Elsa accarezzando la guancia lentigginosa della più piccola.

“Certo zia, noi ti aspettiamo qui!” risponde Anna prendendo in braccio Giacomo e facendolo dondolare.

“Non sorride…” constata Anna avvertendo il piccolo rigido e impietrito con gli occhi celesti fissi sul volto della zia.

Le sorelle rimangono in silenzio per alcuni minuti cercando di intuire le ragioni dello strano comportamento del bambino.

“Ho capito! Vuole mostrarmi qualcosa prima che io parta. Vieni Giacomo, dimmi tutto!” si accorge la maggiore prendendo il piccolo tra le braccia e toccandogli la fronte con la mano.

Molti anni prima…

“Zia Ester, hai visto che cosa capace di fare?” domanda una bambina di circa cinque anni. La fanciulla aveva la pelle bianca e candida come la neve, gli occhi più azzurri di una limpida sorgente e i capelli biondi raccolti in una treccia perfetta. La piccola Elsa indossava un abitino azzurro e, sorridente, era intenta a creare tante piccole sculture di ghiaccio che mostrava orgogliosa alla zia.

“Sei davvero bravissima tesoro” risponde Ester con le lacrime agli occhi. Erano anni che non vedeva la sua Rapunzel e, nel frattempo, lei ed Iduna avevano dato alla luce Elsa e Fergus. A rallegrare l’atmosfera ci pensava anche la piccola Anna che, con i suoi capelli rossi e le lentiggini giocose, zampettava e correva freneticamente nel castello catturando l’attenzione di tutti i presenti. L’immagine di una bella famiglia felice! Una famiglia all’apparenza regale e perfetta ma che celava un segreto in grado di distruggere il cuore di Ester.

La donna, infatti, non riusciva a dare amore al suo secondogenito. Fergus era stato il frutto di una costante violenza domestica, nato per cancellare l’esistenza di una figlia giudicata impura e cresciuto sotto lo sguardo e le cure estreme di un padre padrone che, purtroppo, lo stava rendendo sempre più simile a sé stesso.

Elsa era stata una vera e propria gioia. L’arrivo di Elsa aiutò Ester a reagire ed aiutare il fratello Agnarr a non compiere lo stesso terribile gesto che suo marito aveva effettuato. Elsa era la sua rivincita! La prova perfetta per dimostrare che i poteri sono un dono e non una stregoneria! Ester, quindi, trascorreva molto tempo con la nipotina sperando, un giorno, di poter riabbracciare la propria figlia.

“Elsa, ora dobbiamo andare” interrompe Iduna entrando nella porta e facendo segno alla piccola di seguirla.

“Ciao zia Ester! Grazie per il pomeriggio trascorso insieme. Ci vediamo presto! Ti voglio bene!” la saluta la piccola cingendole il collo in un abbraccio per poi raggiungere i genitori.
Ester rimane da sola nella stanza e, sorridente, nasconde l’ennesima costruzione di ghiaccio di Elsa in un armadio segreto che teneva nascosto a Jason. Il marito, infatti, non era a conoscenza dei poteri della nipotina perché, altrimenti, avrebbe chiuso ogni sorta di rapporto con i parenti di Arendelle togliendo alla moglie la possibilità di rialzarsi e ricucire la sua sanguinante ferita.

“È inutile che li nascondi. Io li ho visti!” afferma una voce misteriosa alle sue spalle.

Ester sobbalza e chiude velocemente l’armadio, rischiando di distruggere le piccole sculture della nipotina. Timorosa e tremante si gira lentamente verso l’origine della voce, con la paura di essere stata scoperta dal marito.

“Chi sei tu?!” domanda sorpresa la donna trovandosi di fronte a una figura incappucciata.

“Non mi riconosci?” ironizza lo sconosciuto abbassando il cappuccio e scuotendo la testa che, ormai libera, riversa sulla schiena una folta chioma di capelli dorati.

“Rapunzel! Sei veramente tu?!” si meraviglia Ester avvertendo il cuore battere all’impazzata per l’emozione provata. Come era cambiata! Rapunzel aveva i capelli lisci e lucenti, i lineamenti da giovane donna, il fisico magro e dei meravigliosi occhi verdi che, però, sembravano riflettere le fiamme dell’inferno.

“Salve madre” saluta Rapunzel avvicinandosi all’armadio e guardando i piccoli animaletti di ghiaccio.

“Come hai fatto ad uscire dalla grotta?! Come sei giunta qui?” chiede Ester con un filo di timore nei confronti della figlia che pareva imprevedibile. Rapunzel, infatti, sembrava come ipnotizzata, padrona e allo stesso tempo vittima dei suoi poteri.

“Mi avete sottovalutato. Anni rinchiusa in una caverna dorata, abbandonata e sola. Il potere è diventato il mio unico amico. Sono qui per riprendermi tutto ciò che mi spetta” continua sicura la giovane accarezzando le piccole costruzioni della cuginetta.

“Vedo che avete fatto alla svelta a sostituirmi. Quella bambina ha dei poteri, come me! Per quanto volevate tenermela nascosta?! Perché lei sì ed io no?” afferma Rapunzel afferrando una salamandra di ghiaccio.

“Io non posso fare nulla Rapunzel. Tuo padre non sa dei poteri di Elsa! Io non volevo condannarla al futuro ingiusto al quale sei stata destinata tu! Non passa giorno che io non pensi a te!” sussurra Ester con voce spezzata, distrutta nel notare la figlia malvagia caratterizzata da un cuore ricco di odio e di ingiustizie.

“Non sei stata abbastanza forte a quanto pare. Vedi di non incontrare più mia cugina o io la ucciderò. Anzi…quando sarà grande, combatterò contro di lei e vedremo chi merita di far parte di questa famiglia!” ringhia Rapunzel frantumando la scultura di ghiaccio dimostrando, quindi, di voler attaccare la parente di soli cinque anni.

Pochi secondi e rimbomba un grido.

“TU!” esclama Jason irrompendo nella stanza furente e spaventato.

“Come hai fatto a fuggire da quel luogo?!” continua lui collerico, imbestialito nei confronti dei troll che non gli avevano dato un incantesimo abbastanza potente.

“Padre!” afferma Rapunzel mostrando un attimo di debolezza. Nei suoi occhi, infatti, compaiono diverse lacrime. La ragazza non vedeva il genitore da quel lontano giorno e, in tutti quegli anni, aveva escogitato piani su piani per poter meritare di nuovo la sua protezione e il suo amore.

“Io non sono tuo padre! Vattene! Sei solo un mostro e non ti permetterò di distruggere il mio regno!” grida l’uomo estraendo addirittura la spada.

“Io volevo solo una famiglia. Un padre, una madre, un fratello, magari anche qualche animale da compagnia. Tu, invece, hai rinchiuso una bambina disperata in una grotta condannandola a un destino crudele. Hai sottomesso mia madre e l’hai allontanata da me. Pagherai per tutto questo!” urla Rapunzel stringendo i pugni e permettendo a silenziose lacrime di rigarle il viso. Per un attimo Rapunzel non sembrava più preda del suo potere. I suoi occhi mostravano il desiderio sincero di ricevere amore dal genitore e, dall’altra parte, riflettevano la rabbia e la sofferenza di essere praticamente orfana.

“Non mi pentirò mai di ciò che ho fatto. La magia è un male per chiunque!” conclude il sovrano chiamando a sé le guardie, pronto ad attaccare la sua stessa creatura.

“Basta! Smettetela!” grida a squarciagola Ester notando la figlia intenta a caricare il suo potere e divorando con lo sguardo il padre. È proprio l’ultima affermazione del padre a riempire di timore Rapunzel che, cancellata ogni forma di sentimento umano, torna sotto l’effetto di quella strana ipnosi e, collerica, scaraventa una scossa elettrica contro il petto del padre.

“L’hai ucciso?!” esclama Ester preoccupata correndo verso il consorte sdraiato a terra immobile e constatandone la morte.

Rapunzel si limita a non rispondere, anzi la giovane comincia a tremare mossa da alcune strane convulsioni. Ester, preoccupata da quella strana reazione, scatta in piedi e si avvicina alla figlia scuotendola con forza come a volerla risvegliare da qualcosa.

“Figlia mia! Non cedere alla malvagità! In te c’è del buono! Io lo so! Non andare oltre! Il tuo potere ti sta consumando! Ribellati a lui, non permettergli di comandarti!” piange la donna abbracciando con forza la primogenita che, come per magia, cessa istantaneamente di muoversi.

“Lasciami stare. Io sono un mostro e questo era solo l’inizio. Comanderò questo regno, combatterò contro Elsa quando avrà l’età per farlo e dimostrerò una volta per tutte la forza dei miei poteri!” divaga Rapunzel spingendo la madre e staccandosi dall’abbraccio, come a voler allontanare qualsiasi distrazione d’amore.

“Me l’hai appena dimostrato! Non sai controllare i tuoi poteri! Ti prego figlia mia, permettimi di starti accanto. Non allontanarmi!” la prega Ester continuando a piangere e unendo le mani in segno di supplica.

“I miei poteri li controllo benissimo! Da oggi in avanti tu sarai sotto la mia ipnosi e il mio volere. Questo è l’unico modo che ti è concesso per aiutarmi!” conclude Rapunzel scagliando una piccola fonte di magia contro Ester che, da quel momento, comincia la sua battaglia di amore e resistenza nei confronti di una figlia che amava con tutto il cuore.

Fine del Flashback…

Elsa respira affannosamente e si trova tra le braccia il piccolo Giacomo che, disperato, piange e si dimena.

“Amore mio, vieni qui!” afferma Anna prendendo il figlio e stringendo la piccola testolina bionda di lui al proprio petto, nella speranza di calmarlo dal pianto.

“Elsa! Capisco questa cosa dei ricordi…ma io ho paura per Giacomo! Ha solo qualche mese e vive degli shock così profondi, perché piange così?!” continua Anna preoccupata ciondolando leggermente e dicendo delle parole di conforto al proprio bimbo che tiene appresso a sé.

“Tranquilla Anna. È l’ultimo ricordo brutto che si teneva dentro. Mi ha mostrato finalmente tutto e nulla lo turberà di nuovo. D’ora in avanti solo ricordi belli. Io ora devo andare” la rassicura Elsa baciando il nipotino sul capo e accarezzando la guancia della sorella, per poi sorridere ed allontanarsi diretta verso Rapunzel.  

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Capitolo 28
*** XXVII. LET IT GO ***


XXVII.
LET IT GO
 
“Anna tesoro! Che cosa succede?” domanda Kristoff entrando nella propria camera da letto e trovando la moglie assorta e turbata.

“Elsa è appena partita e sono un po’ agitata” afferma la regina mangiandosi le unghie freneticamente.

“Smettila di distruggerti le dita! Altrimenti devo chiedere a Granpapà l’unguento di erbe per toglierti le infezioni!” la rimprovera il marito allontanandole le mani dalla bocca.

“Anche io ho paura per Elsa e lo sai, ma ce l’ha sempre fatta! Vedrai che andrà tutto bene!” la conforta Kristoff stringendo e scaldando le mani fredde di lei nelle proprie.

“Sì ho paura per Elsa, ma temo anche per Giacomo” si confida la giovane abbassando lo sguardo.

“No aspetta, cosa è successo a Giacomo?” chiede Kristoff preoccupato.

“Ha rivelato a Elsa un altro ricordo. Era tutto freddo, immobile, come ipnotizzato finché non le ha mostrato il passato. Io sono rimasta a guardarli fermi, come congelati, per qualche minuto e poi il piccolo è scoppiato a piangere. Ha pianto ininterrottamente e ci ho messo tantissimo a farlo rilassare e riaddormentare” racconta con confusione Anna mostrandosi ansiosa e stravolta da quel faticoso momento di mamma.

“Amore, stai tranquilla! Ora è tutto passato, era anche l’ultimo ricordo brutto che custodiva, andrà meglio vedrai!” la rincuora Kristoff prendendole il volto tra le mani e guardandola negli occhi.

“Sì ma… lui magari è agitato, traumatizzato, spaventato ed essendo ancora piccolo non riesce ad esprimere ciò che prova e…”

“Ferma, ferma, ferma…non agitarti come sempre furia scatenata! Con il pianto ti ha detto che aveva paura e tu sei riuscita a calmarlo! Chi meglio di una mamma può farlo stare meglio? Ora dorme sereno nel suo lettino, non c’è nessun trauma” la interrompe Kristoff per poi fare cenno con la testa al piccino addormentato serenamente.

“Ti vedo comunque troppo stressata. So di che cosa avresti bisogno!” propone lui con fare romantico, avvicinando il volto a quello di lei e cominciando a baciarla delicatamente. Alcuni secondi, vestiti che cadono a terra velocemente e i due si ritrovano nudi sul letto. Kristoff bacia e assapora la pelle morbida della moglie e, dopo meravigliosi scambi amorosi, è pronto a vivere il momento di intimità che più preferisce.

“Amore, amore…fermo!” lo blocca Anna guardandolo negli occhi.

“Che cosa succede?!” chiede lui preoccupato con il timore di aver sbagliato il momento e pronto al rifiuto della moglie.

“Ehm… Giacomo custodisce i ricordi. Se lui si svegliasse e ci vedesse? Sai, non vorrei che prima o poi tra qualche anno tiri fuori il trauma di aver visto i suoi genitori mentre…” comincia a dire Anna rossa in volto.

“Come sei paranoica! Nel caso non sarebbe un brutto ricordo…non sono mica così male!” ironizza lui abbozzando un sorriso.

“Kristoff! Che imbarazzo!” biascica lei nascondendo il volto tra le mani.

“Dai amore rischiamola…nel caso lui si custodirà il ricordo di due genitori che si amano alla follia e non si lasceranno mai” la convince Kristoff per poi ricominciare a baciarla e viversi un momento tutto per loro.

Elsa sta viaggiando con Nokk da ormai diverso tempo. La ragazza sapeva che le due si sarebbero dovute incontrare in un luogo neutro ma la regina di ghiaccio, dopo aver visto quei ricordi, è ormai decisa ad affrontare Rapunzel nella famosa grotta all’orizzonte, sorprendendola nella sua stessa dimora.

“Lo so potrebbe essere un suicidio” afferma lei come se parlasse con Nokk. Il cuore le esplode nel petto e le mani formicolano per la paura. La visione di quei ricordi crudeli l’avevano preoccupata e messa in guardia nei confronti della cugina che, in realtà, per colpa della paura era diventata serva pericolosa dei suoi stessi poteri.

Il cavallo d’acqua sfreccia veloce passando accanto al regno di Winstel che Elsa osserva minuziosamente sorridendo nel ricordare tutti i momenti felici trascorsi insieme ai parenti. In men che non si dica, però, Nokk si getta nel mare e, grazie al percorso ghiacciato creato istantaneamente da Elsa sulla superficie d’acqua, raggiunge velocemente la famosa grotta all’orizzonte.

Elsa scende dal dorso di Nokk che, titubante, preferisce non toccare di nuovo il mare per timore di imbattersi con lo spirito dell’acqua di Winstel.

“È molto simile ad Athohallan!” sussurra stupita Elsa alzando lo sguardo e scrutando la gigantesca grotta dorata.

Elsa deglutisce e, una volta preso coraggio, entra nel luogo misterioso avanzando sicura in quello che pareva un lungo e illuminato corridoio. A differenza di Athohallan, Elsa percepisce il continuo sibilo di elettricità propagarsi nelle pareti, dalle quali preferisce tenersi a debita distanza e, ad ogni passo, avverte una sensazione di calore in tutto il corpo. Il quinto spirito, abituato al freddo glaciale, si sente spossato, stanco e indebolito per colpa di quel tepore sconosciuto ma, nonostante questo, passo dopo passo, giunge alla fine della grotta dove, in punta di piedi per non fare rumore, si pone in ascolto di Rapunzel, intenta a bisbigliare qualcosa.

“Madre, io non ho mai voluto farti del male! Sei tu che mi hai portata a questo”

È questa la frase biascicata e confusa che riesce a captare Elsa prima di sentirsi chiamare.

“Elsa…ti nascondi? Questa è casa mia. Riconosco gli sconosciuti, fatti avanti!” le tuona contro Rapunzel iniziando già a stringere i pugni per dar vita al duello.

“Ferma, sii ragionevole prima di attaccare!” riesce a dire Elsa facendole segno con le mani di calmarsi e riflettere.

“No, non ho voglia di parlare, voglio solo combattere!” continua imperterrita la giovane dai lunghi capelli biondi aggrottando le sopracciglia.

Elsa non le risponde perché, inaspettatamente, percepisce il suono di un sospiro stanco e affaticato provenire dietro a Rapunzel.

“Chi nascondi lì dietro?!” chiede Elsa preoccupata cercando di guardare oltre.

“Non sono affari tuoi!” ringhia Rapunzel mostrando, però, un leggero calo nel tono della voce. Elsa la ignora e, preso coraggio, le corre incontro spingendola leggermente fino a notare il corpo di zia Ester a terra.

“Trema e sta male! Bisogna curarla!” constata Elsa agitata, abbassando le difese e sbiancando di fronte alla parente sofferente che non riesce nemmeno ad aprire gli occhi.

“Non so che cosa fare” riesce a dire Rapunzel chiedendo, da una parte, l’aiuto dell’altra senza però cedere e mostrarsi debole. Ester era ormai in fin di vita per colpa di un cuore infranto colpito troppe volte dagli attacchi inconsci della figlia.

“Rapunzel, ti prego! Metti da parte l’odio e la paura, quelle sono la tua rovina!” dice con convinzione Elsa sperando di convincerla e abbandonare l’ipnosi che la possedeva.

“Non venire a farmi la predica! Per te è facile dirlo, hai avuto tutto! Io ormai non posso fare niente per guarire dal mio potere…e mi sono innamorata di lui! Tu non puoi capire!” urla collerica Rapunzel scagliando così una scossa che colpisce il braccio di Elsa facendolo sanguinare.

“Tu non mi conosci! Ho molti meno anni di te ma non sai nulla della mia vita! Tu credi che io abbia avuto tutto e non è così! Sono stata rinchiusa in una camera per troppi anni, ho congelato un regno ed ero succube del mio potere! Non sai nulla di me!” ribatte Elsa arrabbiata scagliando a sua volta una lastra di ghiaccio e ricevendo, in cambio, un’altra scossa che la colpisce in pieno volto.

“Cosa ti prende?! Sei davvero così debole?! Reagisci!” ringhia Rapunzel continuando a sfregiare Elsa che, inerme e indebolita anche dalla potenza del luogo, cade in ginocchio piegata dai dolori al braccio e al volto.

“Io non ho intenzione di combattere. Io non ti voglio fare del male, quindi se lo desideri tanto, uccidimi” risponde con calma Elsa convinta di fare la cosa giusta.

“Con molto piacere” risponde Rapunzel completamente controllata dal suo potere e dalla paura che le avevano tinto gli occhi di varie sfumature dorate. La regina della grotta dell’orizzonte è pronta a scaricare il colpo. Carica il potere tra le sue mani e, con forza, lo scaglia contro l’altra emanando una forte luce che invade tutto il luogo rendendo difficoltosa la vista.

“Che cosa?!” afferma Rapunzel una volta terminato l’attacco, stupita di trovare la madre tremante davanti ad Elsa che, invece, non si era fatta nulla.

“Zia!” sussurra Elsa portandosi la mano alla bocca consapevole del gesto compiuto dall’amata parente.

“Oh no no no!” urla Rapunzel tornando in sé, avvicinandosi alla madre e inginocchiandosi davanti a lei.

“No, madre! Cosa hai fatto?! Quel colpo era mortale! Ora tu morirai! Perché ti sei messa in mezzo?!” piange Rapunzel sollevando il volto della madre e appoggiandolo sulle sue gambe. La ragazza, dopo tanto tempo, rientra in contatto con il genitore e, come per magia, i suoi occhi perdono la tinta dorata tornando di un acceso verde smeraldo.

“Questo gesto d’amore ti aiuterà a superare le tue battaglie. Non sentirti colpevole, sarei morta comunque figlia mia. Tutti questi anni mi hanno distrutto il cuore, ma ho sempre voluto così. Sapevo che il mio sacrificio ti avrebbe riaperto gli occhi che ora sono tornati luminosi e vispi come quando eri piccolina” dice a fatica Ester accarezzando il volto della figlia e sorridendole felice.

“Mamma, mi sembra di essermi appena svegliata da un’ipnosi! Non ero io quella! In tutti questi anni ho ceduto all’oscurità ed ora che sto perdendo te, l’unico mio pezzo di cuore, mi sento morire” piange la ragazza esternando le sue fragilità.

“La paura ti ha divorata e non è colpa tua. Hai un potere fortissimo e bellissimo che ti ha sovrastata. Sei cresciuta senza una famiglia e con un padre che ti odiava. Non è colpa tua Rapunzel, da sola è impossibile rialzarsi e io oltre a servirti non sapevo come aiutarti. Questo mio gesto ti ha risvegliata!” continua Ester socchiudendo continuamente gli occhi per la debolezza.

“Ora sento che mi rimane poco tempo. Io sono felice figlia mia! Ora potrò tornare dal mio caro Agnarr e liberarmi da un peso opprimente. Ti prego, non rendere vano il mio gesto. Affidati a Elsa, lei ti aiuterà! Prendi questa fialetta: contiene la memoria del regno. Dopo la mia morte voglio che la restituisci a tutti e diventi regina” spiega Ester porgendo alla figlia una piccola bottiglietta luminosa.

“No, non me lo merito. Fergus è il degno erede di Winstel!” risponde Rapunzel commossa da quel gesto d’amore.

“Tuo fratello sa che questo è giusto. Digli che, nonostante tutto, mi dispiace per come l’ho trattato. Veglierò sempre su di voi. Elsa, ora mi rivolgo a te: sei una ragazza meravigliosa e sono fiera del percorso che hai fatto. Eri disposta a morire per salvare mia figlia e questo non te l’avrei mai permesso. Ora stalle accanto, solo tu puoi aiutarla. Esaudite il mio desiderio di vedere le nostre famiglie di nuovo unite”

Elsa, troppo sconvolta, non riesce a rispondere alla zia, non capisce che cosa fare e, mentre esita, è proprio Rapunzel a sorprenderla.

La giovane dai capelli biondi, infatti, si lancia su Elsa stringendola in un forte abbraccio dal quale scaturisce una luce accecante che inonda tutta la grotta. In poco tempo le pareti perdono la doratura tornando del colore naturale. Le sculture mostruose spariscono, Pascal esce dalla sua tana e saltella felice e il corpo di Rapunzel non è più prigioniero di quell’orrenda tunica nera terrificante, ma ricoperto da un delizioso abito verde adornato di fiori d’oro. Dopo questo gesto, però, ai loro piedi Ester era ormai sparita.

“Non c’è più! Avevo solo lei!” piange Rapunzel portandosi le mani al volto e cadendo in ginocchio nel punto in cui, pochi istanti prima, c’era sua madre.

“Non sei sola te lo posso giurare” riesce a dire Elsa chinandosi su di lei e cercando di rassicurarla dallo shock vissuto.

“L’ho uccisa io Elsa. Ho ucciso lei e mio padre. Ero succube del mio potere e lo sento ancora ribollire in me! Pronto a sovrastarmi! Ho paura” spiega la cugina continuando a disperarsi.

“Ti capisco. Anche i miei genitori sono morti per causa mia, ho congelato un regno e l’ho messo in pericolo ben due volte. Ho anche ferito a morte mia sorella e l’ho resa una statua di ghiaccio. Tutto per colpa della paura. Io e te siamo simili Rapunzel! Posso insegnarti ad allontanare la paura” la rassicura Elsa raccontandole velocemente il suo passato.

“Come sei riuscita a superare tutto?!” chiede Rapunzel guardando negli occhi quella cugina che, improvvisamente, sentiva di non odiare più.

“Con l’amore. Tua madre ti amava e continuerà a farlo, tuo fratello è pronto a volerti bene, io e la mia famiglia non vediamo l’ora di riaprire le porte per unire le nostre terre e chi lo sa, magari potrai anche innamorarti un giorno. Forza Rapunzel, è ora di tornare a casa e lavorare sodo per imparare a gestire il tuo potere. Con il tempo scoprirai che c’è bellezza in lui”

Con questa ultima affermazione Elsa tende una mano verso Rapunzel che, dopo una pausa di riflessione, l’afferra e sorride alla cugina finalmente disposta a mettere una pietra sul passato e ricostruire la propria vita.

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Capitolo 29
*** XXVIII. ADDIO ***


XXVIII.
ADDIO
 
Anna trascorre la giornata nel suo studio occupandosi di trattati commerciali e incontri per non pensare a sua sorella.

“Che stanchezza” sussurra tra sé e sé la regina dopo aver parlato con cinque ambasciatori. Anna, sola nella grande sala, comincia a stiracchiarsi e sgranchirsi le gambe dimenticando, così, la postura educata e regale di una sovrana.

“Vostra maestà! Gradirebbe una pausa?” chiede Gerda entrando nello studio dopo aver ricevuto il consenso.

“Sì Gerda, è proprio quello che mi ci vuole” risponde Anna aspettandosi una buona bevanda rigenerante.

Gerda si allontana per qualche secondo per poi ritornare con in braccio il piccolo Giacomo allegro e giocoso.

“Ciao cucciolo!” saluta Anna facendo per avvicinarsi a lui ma ricevendo subito l’ammonizione della balia più fidata.

“Vostra maestà, restate lì dove siete. Guardate come è diventato bravo!” aggiunge Gerda mettendo il bambino a quattro zampe.
Giacomo si guarda intorno spaesato per poi, appena vista la mamma in lontananza, cominciare a gattonare lentamente verso di lei.

“Oddio tesoro!” esclama Anna con le lacrime agli occhi, portandosi le mani alla bocca e inginocchiandosi davanti a lui.

“Sapevo che le avrebbe fatto piacere questo nuovo traguardo!” commenta Gerda sorridendo di fronte a quella bellissima scena.

“Assolutamente sì, non voglio perdermi nulla della sua crescita!” dice Anna felice accogliendo tra le sue braccia il piccino che, con una fragorosa risata, comincia a giocare con la madre aiutandola a dimenticarsi delle sue mansioni e preoccupazioni per qualche minuto.

Anna e Giacomo si divertono assieme quando, inaspettatamente, qualcuno bussa alla porta dello studio.

“Venite avanti” risponde Anna continuando a ridere mentre è intenta a fare il solletico al piccino.

“Anna, sono io!” annuncia una voce con forza.

“Elsa!?” esclama la sovrana balzando in piedi con il bambino e gettandosi tra le braccia dell’amata sorella.

“Sei qui! È andato tutto bene allora? Cosa è successo racconta!” la bombarda di domande Anna lasciandole prendere in braccio Giacomo che finalmente può tornare con sua zia.

Elsa si limita a non rispondere e permette alla figura alle sue spalle di avanzare. Anna, dopo aver riconosciuto Rapunzel, indietreggia istintivamente per poi scuotere la testa e farsi avanti di nuovo coraggiosa.

“Fai bene ad allontanarti, io vi ho recato troppo male!” commenta Rapunzel prendendosi le sue responsabilità.

“No, è sbagliato avere paura di te. La tua presenza qui dimostra la riuscita della missione di Elsa” risponde in modo diplomatico la regina avvicinandosi di più alla sconosciuta cugina.

“Rapunzel è uguale a me. Anche io sono stata esclusa e divorata dalla paura. Solo l’amore per te, Anna, è riuscito a salvarmi seppure io abbia rischiato di ucciderti. Mi occuperò io di Rapunzel e l’aiuterò a controllare i poteri, dopodiché diventerà la regina di Winstel…proprio come avrebbe voluto zia Ester” spiega Elsa convinta, abbassando lo sguardo sull’ultima difficile affermazione.

“Aspetta, che? …avrebbe voluto?” chiede Anna sorpresa conoscendo già, in cuor suo, la cruda e triste risposta.

“Mia madre non c’è più. Ha donato la sua vita per la mia salvezza” si aggiunge Rapunzel cominciando a piangere silenziosamente per poi continuare dicendo:

“So di avervi distrutto un regno, sottratto delle vite, provocato dolore e sofferenze ma vi prometto che cercherò di ripagarvi in ogni modo appena mi sarà possibile. Non renderò vano il gesto e il sacrificio di mia madre”

“Rapunzel, nessuno può comprenderti meglio di noi. Hai il nostro perdono. Da oggi i nostri regni saranno uniti di nuovo, per sempre” conclude Anna porgendo la mano alla cugina e stringendo il patto più importante della sua vita diplomatica e personale.


Qualche mese dopo…


“Sei pronta?” domanda Elsa sistemando l’abito della cugina che trema e continua a sospirare.

“Penso di sì” risponde emozionata Rapunzel.

Da diversi mesi era tornata nel proprio regno, aveva imparato a gestire il suo potere grazie all’aiuto di Elsa, si era riappacificata con il fratello che le donava affetto costante e a tutti gli abitanti era stata riconsegnata la memoria. Inizialmente fu difficile ristabilire l’equilibrio e permettere al popolo di fidarsi della futura sovrana ma, una volta notata la calma degli spiriti e niente più disastri naturali, non risultò difficile innamorarsi di quella principessa smarrita che, con i suoi poteri e i suoi occhioni verdi, donava amore e gioia a tutti i bambini e gli adulti bisognosi di Winstel.

“La mamma sarebbe fiera di te” si intromette un ragazzo alto e muscoloso, con i capelli neri e gli occhi scuri, avvicinandosi alla futura regina.

“Sei tu il vero re Fergus. Hai sempre portato pazienza e hai respirato tutte le sofferenze della nostra famiglia. Non avrei mai immaginato di poter meritare il tuo perdono” risponde Rapunzel prendendo a braccetto il fratellino.

“I nostri genitori hanno commesso degli sbagli. Tu hai fatto quello che hai fatto, ma anche io non sopportavo nostro padre. Mi obbligava ad allenarmi giorno e notte per diventare un uomo vigoroso. MI picchiava quando piangevo e non ha mai capito che io sono un tipo timido, timoroso e che non desidero il trono perché mi spaventa. Tu, cara sorella, sei tutto ciò che mi rimane e sono sicura che questa corona metterà fine ad ogni dolore” spiega il fratello sorridendo e posandole un bacio sulla fronte permettendole, poi, di stringere forte il suo braccio per essere accompagnata fuori di fronte a tutti i sudditi.

“Rapunzel, regina di Winstel” annuncia una guardia dopo aver battuto il bastone a terra per attirare l’attenzione del popolo.

“Che emozione!” sussurra Anna all’orecchio di Kristoff che, in quei mesi, aveva deposto l’ascia di guerra con la parente acquisita constatandone il cambiamento.

Rapunzel riceve la corona sul proprio capo e, con le lacrime agli occhi, rivolge sorrisi e inchini a quel popolo che già l’amava e la colmava di affetto e applausi.

La regina, dopo aver calorosamente salutato tutti, si dirige verso il centro della piazza facendo segno ai presenti di posizionarsi attorno a un grande oggetto misterioso coperto da un telo grigio.

“Che cosa è?” bisbiglia Elsa all’orecchio della sorella.

“Non ne ho idea, sei tu il suo mentore mica io!” risponde a bassa voce Anna continuando ad applaudire.

“Questo è un mio regalo per noi” afferma Rapunzel commossa afferrando la mano del fratello e invitandolo a rimuovere il telo.

Quel regalo inaspettato sorprende il popolo che, folgorato dall’immagine di una possente statua d’oro ritraente Ester, si porta le mani alla bocca per lo stupore.

“Ora vi invito ad accendere con me queste lanterne e al mio via le faremo volare in cielo” annuncia poi Rapunzel preparando una lanterna e invitando i presenti a fare lo stesso.

“Questa statua e questo gesto che tra poco compiremo, sono solo dei simboli per ricordare una donna fantastica. Ester non era solo una regina. Era una moglie fedele sottomessa a un marito padrone, era una vera e propria signora capace di mettere da parte i suoi dolori per aiutare il popolo e molto altro” comincia a dire Rapunzel interrompendosi per colpa dello shock dovuto al ricordo del proprio defunto genitore. Elsa ed Anna, accorte del momento, si avvicinano alla nuova regina e le stringono la mano in segno di vicinanza.

“Ester è il simbolo della madre per eccellenza. Una madre che addirittura ha dato la vita per salvarmi e si è sacrificata per me e, per concludere, Ester incarna anche la figura della zia perfetta in grado di amare i propri nipoti e, nonostante la debolezza, difenderli e donare tutto di sé anche per loro” conclude Rapunzel guardando negli occhi Elsa che, commossa dall’ultima affermazione, stringe con più forza la mano dell’amata cugina.

Segue un conto alla rovescia, delle urla di gioia e, in poco tempo, ecco una miriade di lanterne levarsi verso l’alto in onore di Ester. Anna, Elsa e Kristoff ammirano la scena a bocca aperta felici, finalmente, di assistere alla fine delle loro sofferenze e godendosi un momento sensazionale. Rapunzel sorride e, continuando a piangere silenziosamente, osserva quelle stupende lanterne volteggianti orgogliosa di essere la figlia di una grande donna.

“Grazie mamma, ti voglio bene!” sussurra a bassa voce la neo sovrana per poi, avvolta dall’affetto di un regno puro di cuore, vivere una giornata ricca di festeggiamenti e felicità.


La sera ad Arendelle…


Grazie ai poteri di Elsa, la famiglia ritornò nel proprio regno in tarda serata. Kristoff, Anna ed Elsa erano stanchi e assonnati ma, colmi delle bellezze vissute durante il giorno, non potevano che sentirsi leggeri e felici.

“Prima di andare a mangiare e vedere Giacomo, è meglio se ci fermiamo nello studio a firmare le ultime carte riguardanti i nuovi accordi con Winstel” spiega Anna determinata nonostante desiderasse abbracciare il piccino che, per l’età, avevano preferito lasciare ad Arendelle.

“Sua maestà, venga presto!” afferma Gerda preoccupata interrompendo il discorso della regina e chiedendole di accorrere. Anna, scura in volto, abbandona l’idea proposta ai parenti e, dopo aver guardato perplessa Kristoff ed Elsa, corre dietro alla domestica insieme a loro.

“Che cosa succede?!” domanda lei entrando in soggiorno e notando molti camerieri preoccupati. Sul divano, infatti, era sdraiato Giacomo che, rosso in volto e completamente sudato, respirava affannosamente.

“Amore mio” afferma Anna spaventata inginocchiandosi sul suo bambino e cominciando ad accarezzargli freneticamente il volto.

“È bollente! Che cosa è successo?!” grida Anna terrorizzata dando poi ordine di chiamare il medico e di portarle dell’acqua fredda.

“Siamo stati via per poco tempo! Si può sapere che cosa è accaduto?!” domanda furioso Kristoff mangiato dalla paura.

“Non lo sappiamo Vostra Maestà! Quando siete partiti per Winstel aveva già un po’ di tosse ma voi stessi ci avete detto di stare tranquilli!” risponde Gerda terrorizzata.

“Dov’è il medico?! Dov’è?!” continua ad urlare Anna non riuscendo a parlare mentre tampona con acqua fresca la fronte del suo piccolo. Elsa si avvicina immediatamente e, grazie ai suoi poteri, crea una piccola lastra di ghiaccio che posiziona sulla fronte del nipote. Tempo qualche secondo e la lastra già si scioglie.

“Ha la febbre altissima!” constata Kristoff prendendo per mano il proprio bambino che fatica a respirare e cerca di tenere gli occhi aperti per guardare la sua mamma che lo accarezza premurosamente.

Alcuni secondi, pochi minuti e le condizioni peggiorano vertiginosamente.

“Dottore, ci aiuti!” implora Anna permettendo al medico di avvicinarsi senza però allontanarsi dal bambino. Il medico tasta le tonsille del piccolo e ne ausculta il respiro, per poi alzarsi e fare cenno di no con la testa rivolto ai parenti.

“Cosa? Cosa?!” domanda la giovane mamma, sedendosi sul divano e prendendo tra le braccia il proprio bambino.

“La mamma è qui, amore, la mamma è qui” sussurra lei dondolando leggermente come per cullarlo e farlo calmare. Lo stringe tra le braccia, avverte la sua pelle bollente e i capelli fradici di sudore. Si sente impotente, inutile e non capisce quale atteggiamento debba assumere. Giacomo, però, non pare preoccupato. Soffre e respira male ma continua a guardare il volto della sua mamma ed assaporarne l’affetto. La sua mamma lo stava custodendo tra le braccia e nulla di male sarebbe potuto accadere.

“Ha una polmonite acuta. Deve essersi raffreddato qualche giorno fa per colpa dell’arrivo dell’inverno. La malattia però è incurabile per un adulto, figuriamoci per un bambino di quasi un anno” afferma il medico a bassa voce rivolto ad Elsa mentre Kristoff continua a tenere la mano al proprio figlio.

“Dottore?! Perché non respira più?! Perché non respira più?!” strilla Anna con tutta l’aria che ha in corpo, accortasi dell’improvvisa immobilità di Giacomo che ha ormai chiuso gli occhi e si è accasciato tra le sue braccia. Seguono attimi interminabili di silenzio dove, tutti i presenti, spalancano gli occhi impietriti dalla scena e realizzano la cruda realtà.

“Elsa, aiutami!” riesce a dire Anna cominciando a singhiozzare sull’esile corpicino senza vita della propria creatura e permettendo a Kristoff di cingerla in un abbraccio nel quale, però, non riesce a trovare forza.

Elsa rimane ghiacciata di fronte a una situazione così brutta. I suoi poteri, questa volta, non potevano fare nulla. Alla morte non si comanda…anche quando arriva così presto e distrugge i sogni di un’intera giovane famiglia.

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Capitolo 30
*** XXIX. ULTIMI SALUTI ***


 
XXIX.
ULTIMI SALUTI


 
“Svegliati Giacomo, dai svegliati!” piange disperata Anna sperando di poter avvertire il cuoricino del piccolo ritornare a battere colmo di vitalità come prima.

“Anna, non possiamo più fare niente!” le dice Kristoff con voce roca scosso dal pianto. Il marito, dopo quell’ora interminabile trascorsa sul corpo inerme del figlio, soffre nel vedere la moglie ancora speranzosa e cerca di mostrarle la realtà in modo da poterla affrontare insieme.

“Anna, non si può fare nulla ti ho detto!” afferma con più convinzione Kristoff cercando di allontanarla da Giacomo.

“No, lasciami! Forse possiamo invece!” grida lei liberandosi dalla presa di lui con uno strattone.

“Anna! Non c’è più! Se ne è andato lo capisci?!” urla lui ricominciando a piangere tentando di spostarla di nuovo. Anna prova in ogni modo a resistere ai gesti del marito per poi cedere e accasciarsi tra le sue braccia continuando a singhiozzare.

Elsa è rimasta in disparte per un’ora intera, senza dire nulla, guardando il vuoto e lasciando che la nuvola di incontrollati fiocchi di neve accanto a lei parlasse da sé.

“Mi date il permesso di portarlo da Granpapà?” chiede Elsa a bassa voce rompendo quell’assordante silenzio disturbato solo dalle grida, dai pianti e dal suono dell’orribile rintocco della campana dei defunti.

“Sì…portalo dove ritieni opportuno” risponde Kristoff consapevole che allontanare il bambino li avrebbe aiutati a insaccare il colpo. Anna si stacca da Kristoff e, con gli occhi gonfi e il corpo tremante, accarezza il volto ormai freddo e rigido di quel bambino che, in così poco tempo, aveva migliorato la vita di tutti.

“Non accetterò mai quello che ti è successo. Giacomo, ti prego…non lasciarmi mai da sola! Ti voglio bene” piange la sua mamma con il cuore spezzato per poi posargli un bacio sulla fronte e consegnarlo a Elsa.

Elsa prende tra le braccia il nipotino e, per la prima volta nella sua vita, avverte qualcuno più freddo di lei. Per non cedere alle emozioni e ai sentimenti, la maggiore si allontana in modo sbrigativo con la speranza di ricevere qualche aiuto o grazia da Granpapà.

Con l’aiuto di Nokk raggiunge velocemente la collina dei troll e cerca di non rivolgere mai lo sguardo al bambino per paura di non poter controllare la propria emotività.

“Granpapà!” chiama Elsa con voce insicura tenendo stretto il bambino. La terra comincia a tremare e, in men che non si dica, il re delle rocce compare dinanzi a lei.

“Sapevo che saresti venuta qui da me!” constata il vecchio saggio mostrando già un filo di tristezza nella propria voce.

“Ti prego, dimmi che puoi salvarlo!” lo supplica Elsa mostrandogli il bambino senza vita.

“No Elsa, non posso fare niente. Alla morte io non posso rispondere. Il bambino si è ammalato e la vita ha voluto così per lui” risponde lui dispiaciuto, chinando il capo.

“Solo una cosa posso dirti di fare” annuncia poi lui fermando Elsa che se ne stava andando.

“Porta il bambino ad Athohallan. Lui era il custode dei ricordi e quella è ora la sua vera casa. Così facendo Elsa, tu che sei il quinto spirito, potrai collegarti a lui e accedere alle sue memorie”

“Che cosa? Questo significa che potrei entrare di nuovo in contatto con lui? Io spesso posso vedere il passato dei miei genitori che si manifesta attraverso nuove statue di ghiaccio, ma cosa c’entra Giacomo?” domanda perplessa e speranzosa Elsa sentendo il cuore rimbalzarle nel petto.

“Giacomo è il custode dei ricordi per eccellenza, ciò significa che la sua anima potrebbe essersi riunita a quella dei tuoi genitori. Non sono certo di questo Elsa, dovrai provare ad entrare in contatto con lui ma non so se questo possa realmente funzionare” chiarisce Granpapà nel tentativo di non darle false speranze.

“Un ultimo avvertimento. So che Anna è disperata. Presta attenzione Elsa…tua sorella potrebbe crollare. Oggi è morta una parte di lei, se non si presta attenzione potrebbe morire del tutto e non rialzarsi mai più” conclude il re delle rocce mostrandosi distrutto e preoccupato, sicuro di aver già professato un futuro incerto e doloroso.

Il rumore di una porta che si apre accende nuove speranze in Anna e Kristoff che, soli e in silenzio di fronte a un camino, dimostrano di essere rimasti immobili nella stessa posizione da diverso tempo.

“Hai novità?” domanda Kristoff con stanca.

“Non c’è nulla da fare” risponde Elsa abbassando lo sguardo e cercando di trattenersi.

La frase spiazza di nuovo Anna che, distrutta, torna a singhiozzare nascondendo la testa nei cuscini del divano.

“Ci sarà lutto in tutti i regni e domani allora procederemo con la sepoltura” afferma con dolore Kristoff ancora incredulo che tutto ciò stia accadendo proprio a lui.

“Io vorrei chiedervi un’altra cosa… Granpapà ha detto che, visti i poteri di Giacomo, ora la sua casa è Athohallan ossia il tempio del passato e dei ricordi. Se lo porto lì per sempre forse prima o poi potrei tornare in contatto con lui” spiega Elsa accendendo la speranza negli occhi vuoti di Kristoff.

“Per me lo puoi fare, tanto non cambierà nulla. I nostri genitori a parte offrirci statue di ghiaccio non si sono mai mostrati a noi. Figurati se lo farà Giacomo” dice con cattiveria Anna esternando, così, solo un piccolo spicchio della rabbia che sente ribollire dentro di sé.

“Voglio restare qui con Giacomo se mi è ancora possibile! Voglio rivederlo!” aggiunge ancora la regina ricominciando a piangere alzandosi in piedi di scatto facendo segno a Elsa di darle il corpo del figlio. Quel brusco gesto, però, le costa caro e Anna, distrutta, perde sensibilità nelle gambe cadendo per terra.

“Anna, basta…devo portarti a letto” afferma Kristoff prendendola in braccio.

“Non voglio! Lasciami qui” biascica Anna senza però ribellarsi, appoggiando la testa sulla spalla del marito, trafitta dal dolore e troppo debole per reagire.

“Porta subito il bambino ad Athohallan. Mi fido di Granpapà e di te. Se quello è il posto giusto, forse tenerlo qui complica le cose” dice Kristoff rivolto a Elsa per poi osservare il piccino ormai pallido e duro come il marmo.

“Addio piccolino…mi sarebbe tanto piaciuto crescere con te, giocare assieme a te e imparare ad essere un uomo migliore, proprio perché tu, nei tuoi pochi mesi, avevi già dimostrato di esserlo. Porterò sempre nel cuore i tuoi sorrisi, i tuoi meravigliosi occhi, i tuoi capelli che hai preso da me e la capacità che ti rendeva capace di unirci tutti. Avrei tanto voluto regalarti una renna… ma sicuramente un giorno ti rivedrò. Vigila sulla mamma…sempre! Ti voglio bene”

È questa la dedica strappalacrime che Kristoff, un padre semplice e premuroso, dedica a suo figlio trovandosi di fronte a uno specchio rotto, a burrone, a un muro e alla parola fine.
Kristoff bacia il piccino sulla fronte e, senza aggiungere altro, si dirige verso la camera da letto per provare a far riposare la moglie che, ormai, giace scioccata tra le sue braccia.

Elsa ascolta il consiglio di Kristoff e, chiamato di nuovo Nokk, raggiunge al più presto Athohallan. La regina cammina nei corridoi ghiacciati in silenzio, senza guardare il nipote, trovandosi incapace di accettare la cruda realtà. Ormai si conosceva bene: il dolore era il suo punto debole, in grado di distruggerla e mandarla in crisi. Ogni volta che soffriva preferiva allontanarsi dal mondo, razionalizzare da sola, incolparsi, odiarsi e solo alla fine affrontare la fonte del suo dolore. Lei aveva fatto così nei confronti del suo potere, dei suoi genitori, di Anna e dello stesso regno.

Ora, lo stava facendo anche con Giacomo: ignorare la cosa e ghiacciare il cuore le permetteva di superare più velocemente l’ostacolo.

Elsa raggiunge il misterioso burrone nel quale lei stessa si era tuffata e, mentre nelle orecchie risuona la ninna nanna di sua madre, si prepara a salutare definitivamente l’amato nipote. La regina crea una piccola nube di ghiaccio e neve sulla quale posiziona il corpo di Giacomo. Lo osserva per qualche secondo, gli accarezza le guance e, appena avverte il dolore manifestarsi di nuovo in lei, muove la mano dando l’ordine alla sua nube di accompagnare Giacomo all’interno di Athohallan.

Elsa osserva il bambino immergersi nel fiume e cerca di immaginarne la fisionomia, anche quando lui scompare, inghiottito dalle acque scure.

“Giacomo…mi manchi già. Quando vuoi, mostrati” conclude la regina faticando ad aprire il suo cuore per affermare quella semplice frase.

L’inverno perenne pareva tornato, l’amore finito, la speranza svanita e una regina di ghiaccio era rinata in lei.

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Capitolo 31
*** XXX. IMPOSSIBILE REAGIRE ***


XXX.
IMPOSSIBILE REAGIRE

 
 
Quella notte pare interminabile. Anna è scossa da bruschi risvegli, ha la pelle sudata e gli incubi le invadono la mente. La regina alterna sogni in cui vede il piccino accanto a sé a scene di disperazione e buio dove lo guarda allontanarsi senza poterlo fermare.

“Anna, tranquilla” dice Kristoff abbracciandola da dietro sentendola tremare per un nuovo brutto sogno.

“Mi sento vuota Kristoff. Non riesco a crederci che sia successo a me!” inizia a piangere la donna nascondendo il volto nel braccio di lui.

Kristoff sospira e sente il cuore in gola, odiandosi per la sua incapacità di aiutarla e reagire.

“Dobbiamo andare avanti Anna, prima lo facciamo e meglio staremo” riesce ad aggiungere lui.

Anna si mette seduta e, appoggiandosi allo schienale del letto, butta fuori tutto ciò che ha in corpo.

“Penso che la mia vita non abbia più un senso Kristoff. Ho superato troppe battaglie, ho visto morire tutte le persone a me più care, ma il mio bambino…il mio bambino non poteva morire! Non poteva! Mi manca già non vederlo nel suo lettino, che si alza e mi guarda con quegli occhioni azzurri! Mi manca il suo profumo, i suoi pianti, i bellissimi momenti in cui mi sorrideva e mi dava la forza per affrontare la giornata lavorativa! Ora non c’è più niente… niente di niente!” inizia a delirare Anna afferrando un oggetto dal comodino e scagliandolo addosso al muro.

Kristoff assiste all’ira di sua moglie, a quella sfumatura di lei che non conosceva e non sapeva come affrontare. Amarsi, in un momento simile, risultava difficile per entrambi. Una parte del loro amore era morto insieme al proprio bambino. In un anno si erano riscoperti amanti, sposi e genitori, trasformando costantemente lo sguardo su diversi tipi di amore: coniugale, passionale e familiare riuscendo a farli combaciare. L’aspetto familiare si era appena sfaldato e Kristoff percepiva un blocco, un ostacolo che mai aveva avvertito prima, che lo frena e lo allontana dal rapporto con sua moglie.

“Quell’oggetto che hai appena scagliato te l’avevo regalato io…” riesce a dire lui dispiaciuto di notare la sua piccola renna di ceramica ridotta in mille pezzi.

“In un momento come questo a te importa di un oggetto?!” risponde acida Anna guardandolo torvo in viso.

Kristoff si limita a non rispondere e, distrutto e stanco dalla situazione, si alza e si prepara per un bagno caldo e riflessivo. Per la prima volta in tutta la sua vita ha voglia di tornare solo e lontano, anche solo per un secondo, dalla moglie che stava diventando una persona a lui sconosciuta.

Elsa aveva trascorso tutta la notte ad Athohallan, svegliandosi di continuo nella speranza di poter avvertire una voce, un soffio di vento, un sospiro, un gesto che le mostrasse Giacomo. Athohallan, invece, appariva più spenta e normale di sempre. L’unico rumore presente era lo scricchiolio del ghiaccio. Per il resto c’era un profondo silenzio.

“Bene, ho capito che non succederà mai” afferma Elsa ormai stanca di aspettare un miracolo e dirigendosi, così, verso l’uscita della grotta.

“Kristoff, dov’è Anna?” chiede Elsa una volta tornata al castello per salutare i parenti.

“Si è alzata, ha dato fuori di matto e si è chiusa nel suo studio. Ha chiesto di essere lasciata da sola…non vuole vedere neanche me” risponde il cognato apatico.

“Tu come stai?” chiede la bionda notando la brutta cera di lui.

“Non ho dormito nulla. Anna ha costanti incubi e mi allontana pesantemente. Stamattina si è messa a scagliare oggetti. Insomma Elsa, come vuoi che stia? Non sono più un papà…mi sento spogliato di tutto ciò che avevo” si confida l’uomo mostrando la sua fragilità e portandosi le mani tra i capelli.

“Proverò a parlare con Anna. Dobbiamo restare uniti Kristoff. Solo insieme possiamo superare questa situazione” lo consola Elsa appoggiando la mano sulla sua spalla.

“Tu dove trovi tutta questa forza? So che Giacomo era un po’ anche tuo figlio” sbotta Kristoff curioso nel notare il coraggio e la forza d’animo della cognata. Elsa, però, non riesce a rispondere.

Ancora una volta preferisce allontanare il dolore e fare finta di niente motivo per cui taglia subito corto sull’argomento.

“Proverò a parlare con Anna. Tu porta pazienza e dalle un po’ di tempo. Sono sicura che si rialzerà” aggiunge Elsa con fare vago, per poi avvicinarsi allo studio della sorella.

Per la prima volta in tutti quegli anni è lei ora che si ritrova davanti a una porta e deve provare a bussare.

“Anna, sei lì?” domanda Elsa dopo aver picchiato le nocche sul portone di legno.

Nessuna risposta.

“Anna ti prego, così non risolvi nulla” ci riprova Elsa delusa di trovare un muro davanti a sé. Lo stesso identico muro che lei, da piccola, aveva sbattuto in faccia alla sorella minore. Elsa avverte una fitta al cuore nel provare, sulla propria pelle, le brutte sensazioni che Anna aveva dovuto sopportare da bambina.

“Ti ricordi? Un tempo bussavi tu alla mia porta. Anche quando sono morti i nostri genitori io sono rimasta chiusa e non ti ho mai aperto. Tu, però, non hai mai perso la speranza e ogni giorno hai continuato a bussare. Sappilo Anna: io, da oggi, farò, lo stesso con te” conclude Elsa per poi allontanarsi sconsolata e triste nel non essere riuscita, per la prima volta nella sua vita, ad entrare in contatto con sua sorella.

Passarono giorni, settimane, mesi…e la vita ad Arendelle si era completamente spenta. La morte di Giacomo aveva portato tristezza e pessimismo anche in tutti gli abitanti che, senza le visite di Anna, senza le feste organizzate dal palazzo, senza più udienze pubbliche, avevano automaticamente cessato ogni forma di gioco e allegria. Niente più musica nelle piazze, nessun mercatino artigianale, case chiuse e silenziose e perfino i bambini si allontanavano in prati lontani per poter esprimere la propria indole.

Anna si era chiusa in sé stessa. Trascorreva le giornate sulla sua scrivania, firmava costantemente documenti, teneva la testa occupata nelle sue mansioni trasformandosi, così, in una perfetta regina che aveva perso, però, ogni tratto della sua magnifica bontà d’animo.

“Anna, la cena è pronta esci!” la chiama Elsa dopo aver bussato alla sua porta, per l’ennesima volta. La sorella maggiore, infatti, fredda e ghiacciata, non aveva comunque infranto la promessa di presentarsi da Anna ogni giorno e invitarla a mostrarsi. Anna, però, usciva dopo parecchi minuti e, senza dire una parola, dava l’ordine di poter mangiare da sola. La regina non voleva farsi vedere da nessuno anche perché, purtroppo, mangiava poco e spesso dava di stomaco arrivando, così, a mostrarsi sempre più pallida, smunta e magra.

“Anna, stavo pensando…perché non provi a mangiare con me domani? Potremmo andare a fare un giro insieme!” propone Kristoff tentando, di nuovo, di iniziare un dialogo con la moglie. In quei mesi, infatti, i due si erano completamente allontanati. Anna non si lasciava più abbracciare, non parlava più, si irritava facilmente e si faceva vedere da lui solo alla sera in cui, dopo aver preso delle erbe rilassanti, si sdraiava a letto e dormiva il più possibile per far passare velocemente il tempo.

“No Kristoff, domani ho un incontro con l’ambasciatore del regno di Zaria” risponde secca Anna sdraiandosi a letto.

“Quando potrai darmi di nuovo attenzioni?” ci riprova Kristoff infilandosi sotto le coperte e avvicinandosi alla moglie. Alcuni secondi e l’uomo, coraggioso e desideroso di riavere con sé la propria consorte, si sporge in avanti cercando di baciarla.

“Che cosa pensi di fare?!” salta in aria la sovrana allontanandolo immediatamente.

“Baciarti magari? Siamo sposati ricordi?!” si altera lui sedendosi sul letto e gesticolando.

“Solo baciarmi?! Tu vuoi sicuramente fare altro!” lo accusa lei con occhi roventi.

“E anche se fosse?! Saranno mesi che non facciamo l’amore, potrebbe renderti meno acida!” risponde arrabbiato lui desideroso, questa volta, di far esplodere una bomba.

“Tu vuoi avere un altro figlio è evidente! Come puoi pensare a una cosa del genere?! Ce l’hai una coscienza?!” urla lei mostrando, ancora una volta, il suo trauma passato.

“Come osi dirmi così?! Ti ricordo che quel giorno l’ho perso anche io il bambino! Era nostro figlio! Nostro…non solo tuo lo capisci questo!? Sono passati tre mesi ormai e io cerco ogni giorno di potermi rialzare, ma per la miseria Anna! Tu sei diversa, sei diventata burbera, chiusa, collerica! Non hai neanche trent’anni e sembra che tu voglia morire domani! Non mangi, dimagrisci, vomiti…non puoi andare avanti così! Io non so più cosa fare per aiutarti!” sbotta lui balzando in piedi furente.

“Potresti iniziare a fare qualcosa per me non entrando nei miei spazi, e lasciandomi dormire” risponde acida lei senza guardarlo in volto e sminuendo tutto il discorso appena esposto.

Kristoff si limita a spalancare la bocca, sbalordito e scioccato di fronte alla freddezza di quella donna che, per colpa di un lutto, si era trasformata in un mostro che non riusciva a debellare.

“Me ne vado a dormire di là…così ti lascio sola, Vostra Maestà” si limita a dire lui arrabbiato, afferrando con forza il suo cuscino e uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

Lentamente si stava distruggendo tutto: una famiglia, un castello, un regno e la tanto conquistata felicità.

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Capitolo 32
*** XXXI. LA NUOVA REGINA DI GHIACCIO ***


 
XXXI.
LA NUOVA REGINA DI GHIACCIO

 
Altri mesi sono passati dalla morte di Giacomo e, finalmente, la primavera porta un po’ di gioia nel regno. Il mese della rinascita, però, pare non influenzare l’andamento della vita a palazzo che, purtroppo, continua monotona e deprimente come sempre. Kristoff non bacia sua moglie da molto tempo, non dorme più con lei e preferisce passare le giornate nei boschi insieme all’amico Ryder e alle renne che, in questo orribile momento, gli danno molto più affetto.

“Ciao Giacomo…sono di nuovo qui…come ogni giorno, nella speranza di entrare in contatto con te. Oggi sono quattro mesi che non ci sei più e l’atmosfera è diventata opprimente. Mostrati a me, ti prego!” è questa la preghiera che Elsa rivolge ad Athohallan senza però ricevere risposta. La regina di ghiaccio non ha mai esternato il suo dolore, non ha il coraggio di prendere di petto la sorella e la situazione e preferisce agire nell’ombra, senza però rinunciare al momento serale in cui chiede al nipote di entrare in contatto con lei e al tentativo di riappacificarsi con Anna bussando incessantemente alla sua porta.

Anna, invece, si è tramutata in una donna dura, temprata nel corpo e nello spirito, maniaca del lavoro e amante del silenzio e della solitudine. Anna si era trasformata nella persona peggiore, in una donna che, non sentendosi più madre, aveva nascosto e represso ogni singola goccia di felicità e ottimismo.

Quel giorno, nel quale si ricordavano i quattro mesi esatti dalla morte di Giacomo, la regina sente riaprirsi le sanguinanti ferite e, con pochi e chiari segnali, dà ordine di sospendere tutti gli impegni della giornata e decide, dopo tanto tempo, di intraprendere una camminata nei prati, lontana dallo sguardo di tutti.

Anna esce furtivamente dal castello grazie a un passaggio segreto e si trova immediatamente su un piccolo sentiero che porta a un immenso prato. Anna fa un passo alla volta lentamente rivedendo man mano tutti i momenti della sua infanzia trascorsi in quel luogo. La regina si rivede sulle spalle di suo padre, tra le braccia di sua madre mentre le porgeva dei fiori, sdraiata sull’erba insieme a Elsa intente a contare le nuvole e, infine, rivede quei pochi momenti vissuti con Giacomo: le sue risate, i suoi starnuti dopo aver annusato un fiore, le carezze date a Kristoff, la gioia di toccare ed esplorare la neve e molto altro ancora.

Anna si blocca e non riesce a sorridere di fronte a quei ricordi. Nemmeno la regina è a conoscenza di come si sia tramutata in una donna simile, ma chiudere il cuore le permetteva di andare avanti, per quanto possibile.

La regina è ancora intenta a camminare quando, improvvisamente, una voce la distoglie dai suoi pensieri.

“Sei la regina vero?” domanda una vocina squillante alle sue spalle.

“Sì, chiunque tu sia non devi dire a nessuno di avermi visto o ti punirò!” risponde severa Anna alzando il dito in segno di minaccia.

“Ma…io ti ho già visto!” afferma la regina una volta girata verso il fulcro della voce e trovandosi davanti a un bambino dal volto conosciuto.

“Sono Giacomo, ti ricordi di me? Quella volta in piazza?” chiede il ragazzino sperando di rinfrescarle la memoria. In pochi secondi Anna rivive quel pomeriggio sereno ad Arendelle dove, insieme a Zia Ester, salvò il giovanotto coraggioso dall’attacco dei compagni bulli.

“Certo che mi ricordo di te” riesce a dire fredda Anna sentendo le lacrime riempirle gli occhi.

“Se vuoi piangere puoi farlo, non devi vergognarti” le dice Giacomo comprendendo il momento.

“Sai, ora devo proprio andare. È stato un piacere rivederti!” taglia corto Anna cercando di allontanarsi, non riuscendo neanche a chiamarlo per nome.

“Volevo solo dirti che anche a me spiace tanto per il tuo bambino. Se mia mamma scopre che ho nominato il principe defunto mi mette in punizione, ma io sono coraggioso e quando penso di avere ragione, parlo e mi comporto di conseguenza. Regina Anna, nonostante sia tutto diventato brutto e triste, ci tenevo a dirti che secondo me il tuo bambino non se n’è andato del tutto” spiega coraggioso il ragazzino gonfiando il petto.

“Che cosa intendi dire?” chiede Anna curiosa voltandosi di nuovo verso di lui.

“Non lo so, io non sono magico come Elsa o come gli spiriti, ma io credo che quando qualcuno muore non se ne va per sempre. Anche la mia sorellina non c’è più… è morta anche lei per una polmonite e mio zio è morto durante la guerra. La mia mamma e il mio papà sono molto tristi. Anche io ho pianto tanto per mia sorella Emma, ma non sono arrabbiato. Spesso la sento accanto a me! La rivedo nel vento e ci gioco insieme. Forse anche il tuo Giacomo cerca di mettersi in contatto con te, ma se tu chiudi il cuore non lo potrai mai sentire!” conclude il fanciullo mostrandosi saggio e profondo.

Anna si limita a sorridergli e, ringraziandolo con un cenno della mano, ritorna nella propria abitazione lasciando scivolare le lacrime. Quanto vorrebbe provare le stesse sensazioni di quel bambino!
Vedere il volto di suo figlio nelle nuvole, sentire la sua voce grazie al soffio del vento e avvertire la sua presenza dentro di sé. Peccato che la Anna creativa, speranzosa, ottimista e fantasiosa era ormai scomparsa e tornare libera e coraggiosa come un bambino risultava impossibile.

La sera Anna decide di posizionarsi davanti al camino e, dopo aver respinto l’ennesimo invito di Olaf a dilettarsi nel tradizionale gioco del mimo, viene lasciata da sola sul divano avvolta dallo scialle di Iduna.

“Scusami, non pensavo di trovarti qui” dice Kristoff imbarazzato desideroso di poter passare la serata sul divano come solito.

“Sono io che disturbo. Resto qui pochi minuti” risponde fredda Anna noncurante del marito che, senza il suo permesso, le si siede accanto.

Tra i due cala il silenzio, interrotto solo dal suono delle scoppiettanti fiamme del fuoco acceso. Anna e Kristoff non condividevano più niente da troppi mesi. Ognuno viveva la propria vita da solo incrociandosi e salutandosi solo poche volte durante la giornata.

“Oggi sono quattro mesi” rompe il ghiaccio Kristoff, sperando di poter dialogare e parlare con la moglie di quel prezioso dono della loro vita che avevano fatto nascere e avevano perso insieme.

Anna si limita a non rispondere e, dopo alcuni secondi di silenzio, inizia a parlare con voce sottile e sofferente.

“Sono diventata una persona orribile. Nemmeno io ne conosco il motivo e non so come rialzarmi. So solo che la mia vita non ha più un senso. Più di un anno fa su questo divano vi annunciavo, tra le lacrime, di aspettare un bambino. Oggi, invece, piango perché l’ho perso”

“Kristoff, io ti sto facendo male” aggiunge poi Anna lasciando scorrere le lacrime anche se, in tutti quei mesi, le aveva quasi esaurite per colpa dell’innumerevole quantità versata.

“Tu sei giovane, puoi farti una nuova vita, invece ti tocca, per colpa di un vincolo matrimoniale, stare con me e logorarti. Va e trova di meglio”

Quelle parole inaspettate sono ulteriori pugnalate per Kristoff che, incredulo, non avrebbe mai immaginato di poter arrivare a tanto.

“Non puoi scegliere se una persona desideri o meno starti accanto. È ora di rialzarsi Anna e andare avanti! Io non voglio altri figli lo capisci? Io vorrei solo tornare con te, tornare ai due giovani innamorati che eravamo prima! Non eri forse tu a dire che bisogna fare ciò che giusto e continuare a camminare?” riesce a dire lui provando a guardarla negli occhi mentre avverte il cuore battere talmente forte da bloccargli le parole in gola.

“Sì, lo dicevo…quando avevo qualcosa per cui lottare. Ora non ho più niente!” dice lei secca rivolgendogli finalmente lo sguardo e incrociando, dopo tanto tempo, quegli occhi marroni e caldi che amava tanto e che, ora, non le fanno né caldo né freddo.

“Hai me! Lo capisci?! Io sono qui!” alza la voce lui prendendole la mano istintivamente e ricevendo un ennesimo rifiuto.

“Ma io non ti amo più!” taglia corto Anna facendo tornare il rimbombante silenzio.

La donna si sfila la fede nuziale dal dito e, senza aggiungere altro, la porge al marito.

Kristoff non trova più parole. Sente solo il cuore in mille pezzi e vorrebbe svegliarsi da quel brutto incubo. Lui le aveva provate tutte: con le coccole, con i rimproveri, con il bastone, con la carota, con la sopportazione, con la pazienza ma, a quanto pare, non era servito a niente. Davanti a lui c’era una nuova regina di ghiaccio che solo un miracolo avrebbe potuto sciogliere.

L’uomo si alza in piedi, cominciando a piangere silenziosamente e si allontana da lei. Probabilmente Anna lo riteneva in parte responsabile della morte del figlio o, forse, si sentiva lei la colpevole e la persona fuori posto. Una cosa era certa: lui non poteva più fare niente.

Con molta calma Kristoff si dirige verso la camera da letto, prepara un bagaglio con i suoi indumenti e, dopo aver rivolto un ultimo sguardo a quella stanza che aveva custodito la sua vita d’amore, annuncia:

“Io Anna ti ho sposata e ti amerò per sempre. Quando ti deciderai a reagire, saprai dove trovarmi”

Queste sono le sue ultime parole, pronunciate con dolore e amarezza mentre esce definitivamente dal castello di Arendelle, pronto a tornare a vivere nella sua casetta di legno in mezzo alla foresta.

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Capitolo 33
*** XXXII. IL RESTO È STORIA ORMAI ***


XXXII.
IL RESTO È STORIA ORMAI
 
Il giorno seguente Elsa cammina nella Foresta Incantata cercando di rimanere colpita dai meravigliosi alberi in fiore. Tutto dava di nuovo segni di vita: gli animali uscivano dalle loro tane, gli uccellini costruivano nidi, le piante germogliavano, il sole splendeva e Zefiro spazzava via le foglie e i rimasugli dell’orribile inverno.

“Kristoff! Che cosa ci fai qui?” domanda Elsa stupita notando il montanaro intento a tagliare un albero.

“Ciao Elsa, sto prendendo un po’ di legna per accendere il fuoco stasera” risponde lui continuando ad incidere il tronco della pianta.

“Da quando ti dicono di accendere il camino al castello?” chiede lei perplessa.

“Non vivo più a palazzo. Anna mi ha lasciato” sbotta lui fermandosi ed estraendo dalla tasca la fede nuziale della moglie che porta sempre con sé.

“Che cosa?!” domanda Elsa spalancando gli occhi e irrigidendosi.

“Tranquilla Elsa, alla fine non è cambiato molto. Non condividevamo più nulla da tanto tempo ormai” risponde lui deluso e oppresso ritornando a distruggere il suo albero.

“Mi dispiace Kristoff, cercherò di parlarci io. A costo di sfondare quella porta! Deve reagire adesso!” risponde determinata la cognata ancora sconvolta da quanto sentito. L’amore vero, l’amore infinito, l’amore indelebile come quello di Kristoff ed Anna non poteva esaurirsi! I due stavano commettendo l’errore più grande della loro vita!

“Non è facile reagire Elsa. Alla fine lo stiamo facendo tutti allo stesso modo: ognuno cerca di tenersi occupato sperando che il tempo faccia il resto alleviando il macigno che ci schiaccia il cuore” continua lui amareggiato invitando la parente a non sforzarsi troppo per cambiare le cose.

Elsa guarda il cognato intento a distruggere la corteccia dell’albero con la stessa foga e rabbia con cui stava sfracellando la sua vita. L’immagine di quel tronco possente legato alla propria base grazie a un sottile strato di legno, ricorda a Elsa l’esempio di sua sorella. Anna era sempre stata il pilastro della loro famiglia, l’unica in grado di non perdere mai la speranza e rimettersi in piedi. Ora, il tronco imbattibile di Anna, si stava sgretolando proprio come quello che Kristoff era intento ad abbattere.

“Non posso permettere ad Anna di buttare via la sua vita!” dice tra sé e sé la maggiore per poi dirigersi determinata verso il castello di Arendelle e fermarsi di colpo perdendo, improvvisamente, tutto il coraggio.

“Non ce la faccio” continuano a dirle i suoi pensieri. “Alla fine anche tu non riesci a sopportare la vita senza Giacomo, come pensi di poter aiutare tua sorella?” domanda la sua voce interiore logorandola e opprimendola. La risposta Elsa non l’aveva. L’unica certezza stava nel fatto che, senza intervenire, Anna sarebbe caduta facilmente proprio come annunciato da Granpapà.
Di fronte a un grande dolore una persona non può che interpellare e ispirarsi a un’altra esperienza di qualcuno che, magari, ha vissuto e superato la stessa medesima sofferenza.

“Solo Rapunzel mi può aiutare!” esclama Elsa spalancando gli occhi cambiando così direzione e chiamando a sé Nokk per raggiungere velocemente il regno di Winstel.

Rapunzel in quei mesi aveva cambiato radicalmente vita. La sovrana offriva amore a tutti i suoi sudditi, dedicava tempo prezioso ad ogni bisognoso, consolava afflitti, imparava a gestire i suoi poteri anche di fronte a rivali politici e commerciali e, soprattutto, aveva capito l’importanza dell’amore come unica arma in grado di guarire un cuore divorato dai sensi di colpa.

“Elsa!” esclama Rapunzel vedendo in lontananza la cugina e il suo meraviglioso cavallo d’acqua. Rapunzel solleva il suo vestito e, velocemente, corre verso la parente indicandole con la mano un punto in riva al mare dove poter dialogare e incontrarsi tranquillamente.

“Sono passati diversi mesi! Come sta andando la situazione?” domanda subito Rapunzel abbracciando la cugina dai poteri glaciali.

“Male…ho bisogno del tuo aiuto. La morte di Giacomo ha distrutto ognuno di noi. Nessuno è in grado di reagire! Anna si è chiusa in sé stessa, non vive più con il marito e la felicità è ormai un vago ricordo” va al sodo Elsa staccandosi dall’abbraccio di saluto.

“E tu?” chiede Rapunzel con calma, spiazzandola.

“Io, io vado avanti!” risponde Elsa titubante cercando di non esternare il proprio dolore e mostrandosi più forte di fronte a quelle crude avversità.

“Non mi convinci…siamo simili ricordi?” la critica Rapunzel obbligandola a guardarla negli occhi per non nascondersi più.

“Io sto male. Quel bambino era la mia vita, era il figlio che, essendo uno spirito, non potrò mai avere. Era anche simile a me e insieme chissà cosa avremmo potuto creare! Ora però sono anche arrabbiata… Mi dissero che portando il bambino ad Athohallan avrei potuto entrare in contatto con lui ma questo non è mai successo e mai succederà!” si sfoga finalmente Elsa abbassando lo sguardo per nascondere le lacrime che cominciano a formarsi nei suoi occhi.

“Questo è il problema della vostra famiglia: il rancore e la rabbia” afferma Rapunzel con convinzione.

“Che cosa intendi dire?” le chiede Elsa stupita corrugando la fronte.

“Io sono riuscita ad andare avanti proprio grazie ai tuoi consigli. Sei stata tu a dirmi di colmarmi di amore e, anche se ho addirittura trovato un uomo che mi ama, non riuscivo a mettere da parte la rabbia e il rimorso per ciò che è passato. Continuavo a pensare a mia madre, al male che le ho fatto, alla morte che le ho provocato…la cosa mi stava logorando, poi ho deciso di compiere un gesto” inizia a spiegare Rapunzel indicando, in seguito, un punto ignoto del profondo tramonto all’orizzonte sul male.

“Cosa intendi dire?” chiede Elsa non capendo il filo del discorso.

“La grotta all’orizzonte…l’ho distrutta. Era quella che mi stava distruggendo e allontanando dalla vita vera. Solo quando ho capito che mia mamma vive nel mio cuore ho potuto cominciare a godermi e costruire un futuro. È questo quello che dovete fare Elsa! Tua sorella vuole dimenticare, tuo cognato non ci vuole pensare, tu cerchi costantemente risposte… sì certa che Giacomo non ti parlerà mai se prima non sistemate le cose tra di voi e andate oltre. Solo quando si accetta la morte è possibile entrare in contatto con la persona cara. Io ho smesso di biasimarmi e lamentarmi e ora sento mia mamma nel mio cuore” conclude la cugina mettendo una mano sulla spalla dell’altra, sicura di averle detto, in modo emblematico, il frutto della questione.

“Penso di sapere cosa fare ora” conclude Elsa dopo alcuni momenti contemplativi in cui, grazie al sinuoso suono delle onde che si infrangono sulla spiaggia, capisce di aver sbagliato approccio e di dover cambiare rotta.

“Devi importi sul volere di tua sorella e portarla a reagire, insieme. Buona fortuna Elsa! Quando vuoi mi trovi qui” si congeda la regina di Winstel abbracciandola calorosamente ed accompagnandola da Nokk.

Ad Arendelle…

Anna ha terminato un’altra giornata lavorativa e si prospetta per lei il momento che più odia: la solitudine, la cena e la notte. Le continue attività, infatti, le permettevano di tenere occupata la mente e non pensare a tutti i guai che stava combinando. La verità, però, stava nel fatto che, da quando aveva allontanato Kristoff, si sentiva ancora più vuota e una nuova sensazione era nata in lei: la paura. Vivere sotto lo stesso tetto, anche se separati, la faceva comunque sentire protetta e al sicuro consapevole che, se mai fosse successo qualcosa, quell’uomo tanto premuroso e gentile sarebbe corso in suo soccorso. Ora il suo cuore aveva iniziato a pesare come un grosso macigno, colmo ormai di rabbia, di tristezza e anche di rimorsi per aver allontanato e cancellato in un soffio tutto l’amore della sua vita che consisteva, ormai, in Elsa e Kristoff che mai l’avrebbero perdonata.

“Anna, sono Elsa” annuncia la sorella bussando come suo solito alla porta.

Anna, però, è ancora frenata dal suo strano mutismo e, immobile, preferisce non rispondere.

“Anna basta! Basta! Non puoi ridurti così! Ora io ti dico tutto quello che penso e resterò qui, finché non mi aprirai! Smettila di autocommiserarti e reagisci! Non è colpa tua se è morto Giacomo, non è colpa di Kristoff se ha preso freddo quando siete usciti a giocare sulla neve! Non le sappiamo le cause! Sei stata tu Anna a scuotermi dicendo che non ero io colpevole della morte di mamma e papà! Ora io lo dico a te…ti prego Anna” sbotta Elsa gridando con tutta l’aria dei polmoni per poi appoggiare la mano al legno liscio della porta e cantare sottovoce:

“Anna, puoi lasciarmi entrare? Prima eri sempre accanto a me… vorrei capire perché proprio tu.
Non puoi avermi più insieme a te. Ed ora che faremo?
Siamo sole ormai. Quale conforto avrò? Ora tu mi manchi troppo”

Il ricordo di quella dolce melodia permette ad Anna di ricordare il suo passato burrascoso e di come, da piccola, non si fosse mai stancata di cercare l’affetto della sorella. Anna comprende che Elsa non l’aveva mai abbandonata e stava vivendo le stesse sensazioni che aveva provato lei durante l’infanzia.  

Dopo mesi interminabili, Elsa avverte il suono melodioso di chiavi che si inseriscono nella serratura e, dopo tutto quel tempo, si ritrova faccia a faccia con la sorella.

Anna non ha la forza di guardarla in volto e, impassibile, le permette di accomodarsi. Elsa guarda la sua sorellina che è cambiata radicalmente: ha i capelli spettinati, la pelle pallida, il viso smunto, gli occhi spenti, le labbra serrate e il corpo fin troppo magro.

“Hey, guardami! Sono qui” sussurra Elsa prendendo l’iniziativa ed avvicinandosi a lei. Elsa le sfiora il viso con un dito e la invita a guardarla negli occhi. Anna fatica a rivolgerle lo sguardo e ad aprirsi anche se sente il dolore e le emozioni irrompere dentro di sé.

“Cosa vuoi dirmi Elsa?” domanda Anna cercando di tornare seria e forte.

“Che cosa stai combinando Anna?! Sei trasandata, hai chiuso tutte le porte e hai lasciato Kristoff!! Vuoi fare altro per caso?!” la bombarda di quesiti Elsa pretendendo delle concise risposte.

“Sì, le vedi queste carte? Voglio rinunciare al trono” ribatte Anna prendendo tra le mani dei documenti.

“Che cosa?!” chiede sbigottita la maggiore portandosi le mani alla bocca.

“Anna! Basta! Ti rendi conto che così non risolverai mai nulla?! Perché lo fai?! Perché?!” la sgrida allora Elsa cominciando a scuoterla come a volerla svegliare da un’ipnosi.

“Perché non valgo più nulla!” sbotta Anna urlando e cominciando a piangere. La regina si getta per terra con un pesante tonfo e nasconde il volto tra le ginocchia. Elsa le si siede accanto e, accarezzandola, sorride per essere riuscita finalmente a far traboccare il vaso.

“Pensavo che il tempo mi guarisse le ferite ma non è così! Ripenso a Giacomo costantemente, di notte mi sveglio e lo sento piangere, mi giro e mi pare di vederlo lì con i suoi occhioni azzurri desideroso di affetto, lo immagino ovunque e questa cosa mi logora! Lui invece non c’è da nessuna parte e da quando l’ho capito ho iniziato a distruggermi. Ho paura! Paura di vivere, paura di essere una regina, una sorella, una moglie! Ora non posso più tornare indietro. Ho perso tutto!” piange disperata Anna soffocando il volto tra le mani.

“Non hai perso tutto. Io sono qui” afferma Elsa alzandole di nuovo il volto.

“Kristoff? L’ho allontanato! Pensavo di non amarlo più e la mia mente non lo vuole più, ma il mio cuore… il mio cuore lo desidera ancora!” confida la regina mostrando ogni singola perplessità.

“È da qui che devi ripartire lo capisci?! Non preoccuparti di sentir il cuore sanguinare! Se lo fermi non vivi più! Lascialo vivere e sanguinare…prima o poi arriverà qualcuno ad aggiustartelo. Fidati che, quel qualcuno, è Kristoff. Lui ti aspetterà sempre! Ti ama e sei tutta la sua vita. Ormai siete rimasti solo voi due e condividete la stessa esperienza. Anna, è il momento di reagire, insieme!
Ricominciamo con calma: un passo alla volta e facciamo ciò che è giusto. Sono sicura che migliorerà tutto!” la consola Elsa accarezzandola ancora. 

“Scusami Elsa, scusami per tutto!” riesce a comunicare Anna tra le lacrime prima di gettarsi tra le braccia dell’altra. Elsa stringe forte a sé la sorella chiudendo gli occhi per assaporare meglio quel contatto che tanto le mancava. Anna piange, si dispera, si aggrappa con le dita e le unghie ai vestiti azzurri della maggiore come a dirle di non allontanarsi più e rigettando su di lei tutto quel male che covava dentro di sé.

Le due sorelle rimangono così per molto tempo. Una nelle braccia dell’altra, una immersa nel dolore dell’altra, una fiduciosa nella forza dell’altra. L’amore tra le due sorelle era finalmente tornato e la vita, seppur con fatica, tra salite, ostacoli, discese e ferite, poteva ricominciare.
 

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Capitolo 34
*** XXXIII. MOSTRATI ***


XXXIII.
MOSTRATI


 
Anna, dopo essersi riappacificata con Elsa, è intenzionata a chiarire con Kristoff anche se teme un possibile rifiuto. La regina esce finalmente dal castello e, prestando attenzione a non farsi notare, si immerge nella calma atmosfera del bosco vicino diretta verso l’abitazione del suo più grande amore.

Anna osserva il risveglio della primavera e, dopo tanto tempo, sente il proprio cuore riscaldarsi e sciogliere lo spesso involucro di ghiaccio che lo aveva ricoperto per tutti quei mesi. Il contatto con la natura, con il cielo azzurro, con il suono del vento, con le foglie verdi piene di vita, le fa capire di doversi dare una mossa e non perdere più neanche un secondo della sua giovane esistenza.

La ragazza è ormai giunta alla graziosa casetta di legno di Kristoff che, prima del matrimonio, aveva custodito i loro bisogni di intimità, riposo ed evasione dalla sfarzosa vita di palazzo.

Anna abbozza un sorriso di fronte a quei dolci ricordi che finalmente riaffiorano nella sua mente spazzando, per un secondo, quelli macabri e tenebrosi che l’invadevano. Una volta preso coraggio Anna decide di bussare alla porta con il cuore in gola per il terrore di essere respinta.

Trascorrono un paio di minuti interminabili allietati, per fortuna, dal cinguettio degli uccelli vicini, poi, lentamente, Anna avverte il suono dello scoccare di una chiave nella serratura.

“Anna? Che cosa ci fai qui?” domanda Kristoff spalancando gli occhi sorpreso, ma mantenendo comunque un atteggiamento freddo e composto.

“Sono venuta a porgerti le mie scuse” comincia a dire Anna massaggiandosi le braccia per il nervosismo e guardando per terra pentita.

“Bene, scuse accettate e ora puoi anche andare, tanto non ti servo più” risponde arrabbiato Kristoff facendo per richiudere la porta.

“No aspetta ti prego!” lo blocca immediatamente Anna fiondandosi sulla porta per evitarne la chiusura.

“Sono stanca di porte in faccia, sono stanca di tutto. Io non so come farò a riprendermi ma una cosa certa la so: rivoglio te nella mia vita” sussurra lei con il groppo in gola avvertendo già l’irruenza delle lacrime pronte a riversarsi sulle sue guance.

“Dici sul serio?” domanda Kristoff stupito notando serietà e verità nel discorso della moglie.

“Sì. Ho deciso di mettere da parte la rabbia e l’isolamento…ma ora mi sento ancora più scoperta, fragile e distrutta. Mi sento triste e svuotata di ogni vitalità. Ti prego Kristoff, perdonami e non lasciarmi più andare! Per causa mia ho perso troppe cose! Elsa, il regno, tu e…Jack…” inizia a piangere Anna riuscendo, per la prima volta, a pronunciare il nome intimo e privato con cui solo lei e Kristoff chiamavano il proprio bambino.

Kristoff intuisce il dolore della moglie e vede in lei il desiderio di rialzarsi proprio grazie all’ultima affermazione. Kristoff, mosso dai sentimenti, dall’amore e dal dolore che cova dentro di sé, si fionda sulla moglie velocemente avvolgendola tra le sue braccia e accogliendo il suo pianto.

La coppia si stringe, si unisce e condivide quel momento colmo di emozioni. Kristoff non si vergogna di piangere e mescolare le proprie lacrime con quelle della moglie. Anche lui si sente fragile e inerme anche se, finalmente, può stringere di nuovo il capo della propria donna contro il petto e prometterle di non dividersi mai più.

“Non è colpa nostra se Jackie non c’è più. Nostro figlio ci ha uniti e sono sicuro che ci vorrebbe vedere di nuovo insieme” riesce a dire Kristoff sollevando il volto della moglie e custodendolo tra le sue calde mani. Dopo tanto tempo i loro occhi, lucidi e rossi di pianto, si specchiano e si riscoprono innamorati e desiderosi di non lasciarsi mai più. Anna annuisce al discorso del marito appoggiando la guancia al palmo caldo di lui con l’intento di sentirsi accarezzata, nella sua fragilità e debolezza.

Kristoff, senza allentare la presa delle mani sul volto, avvicina le proprie labbra a quelle di lei. I due ritornano così a baciarsi, ad assaporare il sapore della miscela delle loro lacrime, ad incastrare le proprie labbra bollenti e morbide, ad alternare i respiri in modo da prolungare il bacio il più possibile. Quel gesto, ossigeno puro per i polmoni, riaccende in loro i sentimenti e scuote nel profondo i loro cuori che battono all’impazzata come il giorno del primo bacio.

Il bacio tra i due si fa sempre più frenetico e appassionante. Le labbra non si staccano, si cercano e si divorano desiderose di ricevere sempre di più. È automatico per i due entrare nell’abitazione, richiudere la porta e iniziare a spogliarsi diretti verso la camera da letto. In pochi minuti i due corpi si ritrovano uno sopra l’altro, nudi e caldi, pronti ad unirsi di nuovo dopo tanto tempo.

Anna gode del contatto del proprio corpo magro con la pelle bollente di lui, si sente finalmente viva, inebriata dalla potenza degli ormoni e dell’amore che si sono risvegliati dal profondo letargo. I coniugi sono pronti ad unirsi nel gesto carnale che prediligono quando Anna si blocca e allontana la bocca da lui.

“Che cosa c’è?” chiede Kristoff rosso in volto per tutta la foga del momento.

“Ho paura. Facendolo potrei restare incinta” confida lei immediatamente portandosi le mani sul volto.

“Non penso di essere pronta, non mi sento più una madre. Non lo sono più e avrei paura di poterlo diventare di nuovo e fallire” annuncia poi lei asciugando un’altra sottile lacrima scappata dai suoi occhi.

Kristoff capisce il dolore della propria moglie che mai nella vita avrebbe potuto superare il trauma della morte di quella creatura, di quel miracolo cresciuto in lei e nato da lei, ma è desideroso di andare avanti e, forse, solo una nuova vita poteva allontanarla dall’idea della distruzione, della fine e della morte.

“Amore, dall’inverno rinasce la primavera. Dalle foglie secche scorre di nuovo la linfa, dalla notte rinasce il giorno, dal tramonto rispunta l’alba…e dalla morte ritorna la vita. Tu sei stata, sei e sarai sempre la mamma di Giacomo. Un'altra vita potrebbe ridarci la forza per ricominciare e risentire il nostro piccolo vivo, proprio nell’anima di un eventuale fratellino” commenta Kristoff accarezzando il viso delicato della moglie.

“E se dovesse succedere qualcosa anche all’altro?” chiede Anna preoccupata e paranoica dopo aver ascoltato il desiderio del marito.

“Facciamo così” propone Kristoff sollevandosi leggermente da lei per rituffarsi nei suoi occhi celesti.

“Rifacciamo il nostro viaggio di nozze. Torniamo in quella bellissima casa sul mare e riscopriamo la bellezza di vivere insieme. Impariamo di nuovo ad amarci, a scoprirci prima di tutto marito e moglie e poi genitori. Proviamo di nuovo a fare l’amore tutte le sere, finché non capiremo che quel gesto ci serve per amarci sempre di più e non per renderci genitori. Non dobbiamo aspettarci nulla Anna! Dobbiamo solo smettere di avere paura e vivere, vivere, vivere…vedrai che, se arriverà un altro bambino, vorrà dire che saremo pronti per essere di nuovo una mamma e un papà” propone saggiamente Kristoff illuminandosi all’idea di poter corteggiare di nuovo la moglie e farla ritornare a sorridere grazie a una vacanza.

Anna medita sulle parole di lui e, dopo aver abbozzato un sorriso, gli risponde convinta:

“Partiamo ora!”

Qualche giorno dopo…

Anna e Kristoff erano partiti immediatamente e l’idea del secondo viaggio di nozze, illumina anche Elsa contenta della rinascita dei coniugi.

La regina di ghiaccio si occupa nel frattempo di Arendelle e della foresta incantata ritornando a farle vivere e sbocciare, proprio come i fiori sui rami degli alberi.

Le porte del castello si riaprono, i mercatini artigianali compaiono sulle strade, i bambini non si vergognano più di urlare e correre felici nelle piazze, il porto si popola di barche e la gente ritorna a sorridere. Elsa ammira i suoi popoli di nuovo sorridenti, di nuovo sereni e consapevoli, quindi, di aver superato gli orrori della guerra, la tristezza della chiusura di Arendelle e la morte del principino.

L’unica a soffrire ancora, però, è Elsa stessa. La regina è contenta di rivedere di nuovo scorrere la linfa vitale nella propria famiglia e nel regno, ma il suo cuore rimane ghiacciato come sempre per colpa della perdita di Giacomo.

È questo il motivo per cui, una sera, la regina decide di tornare ad Athohallan e provare a comprendersi e capirsi un po’ di più.

Elsa cammina lungo i corridoi, accarezza i suoi amati muri ghiacciati e, per una volta, vorrebbe avvertire una sensazione di calore, di quel calore che solo Giacomo le poteva dare.

Il quinto spirito cammina lentamente fino al burrone che rappresentava per lei un dolore immane. Il ricordo della nuvoletta di neve con adagiato il corpo di Giacomo che sparisce nel fiume, la pugnala direttamente nel cuore.

Elsa ascolta il silenzio di Athohallan rimbombarle nelle orecchie, sente il cuore ricominciare a battere forte e, non sa per quale motivo, la rabbia incontrollata desidera esplodere in lei.

“Basta!” urla Elsa rilasciando scariche di potere che si infrangono nelle pareti.

“Giacomo” comincia a chiamare lei inginocchiandosi a terra e portandosi il volto tra le mani accogliendo, finalmente, quelle lacrime che solo lei non aveva ancora versato.

“Tutti ce l’hanno fatta. La famiglia è di nuovo unita, il regno è salvo e tutto può tornare alla normalità, ma io non tornerò mai come prima. Io ho sempre amato la solitudine, sono sempre stata forte e sicura di me stessa, prima che arrivassi tu. Tu mi hai risvegliata, mi hai sciolto il cuore, mi hai dato un motivo per vivere e amare! Io non potrò mai amare un uomo, non potrò mai avere dei figli! Tu, eri il mio bambino, un nipote, un amico, uno simile a me! Il fatto che tu riuscissi a parlare del tuo potere solo con me, era il segno indelebile della nostra unione che ora non sento più” sono queste le parole che escono dalla bocca di Elsa, scossa dai singhiozzi e dalle lacrime che cadono a fiumi dalle sue guance.

Elsa aveva pianto poche volte nella sua vita ma, questa volta, il dolore che finalmente rivolge all’esterno, la scuote nel profondo e la rende fragile come mai prima.

“Mi sono solo riempita di rabbia e presunzione. Venivo qui ogni sera nella speranza, anzi…con l’esigente richiesta di vederti, ma tu non ti sei mai mostrato. Ora sono qui perché ho voglia di parlarti con questo cuore ferito che solo tu sapresti risanare. Mi manchi Giacomo! Mi manchi come l’aria. Farei qualsiasi cosa per te… mostrati a me prima o poi ti prego, fammi sapere dove sei, se stai bene, se sei felice! Ti prego…mostrati!”

Sono queste le ultime parole che Elsa riesce a pronunciare, prima di stringere i pugni e sbatterli violentemente sul pavimento ghiacciato di Athohallan e ricominciare a piangere sdraiata a terra.

Trascorrono alcuni secondi interminabili e silenziosi poi, improvvisamente, una voce pare chiamarla.

“Chi è?” domanda Elsa sconvolta balzando in piedi preoccupata, correndo al centro della grotta ghiacciata.

“Elsa” la chiama ancora la voce proveniente dall’immensa parete di ghiaccio.

“MAMMA?!” esclama Elsa stranita, portandosi le mani sulla bocca una volta riconosciuto il volto dell’amato genitore riflesso sulla parete.

“Ciao figlia mia” la saluta Iduna sorridendole.

“Mamma, sei davvero tu?” chiede Elsa piangendo incredula di poter veramente parlare con la madre.

“Sì, ma ho poco tempo” spiega Iduna invitando la figlia a prestare attenzione.

“In tutti questi anni io e vostro padre non vi abbiamo mai abbandonato. Eravamo lì con voi a sorreggere ogni vostro passo. Ci siamo stati durante le nozze di Anna, che era bellissima, ci siamo stati quando tu hai aiutato Rapunzel, ci siamo stati quando piangevate e ci siamo anche ora. So che stai soffrendo molto tesoro mio e ho visto il dolore nel cuore di Anna per la perdita di Giacomo, ma…lui è qui con me, con tuo padre e con Zia Ester” afferma Iduna commossa facendosi leggermente da parte per mostrare, dietro di sé, la scena del bambino che, felice, gioca con nonno Agnarr e la zia.

Elsa continua a piangere scossa dai singhiozzi e dalla gioia di vedere la sua famiglia riunita in un posto meraviglioso.

“So, però, che il dolore per la morte di Giacomo, magico come te, non vi abbandonerà mai. Sono riuscita ad entrare in contatto con te perché hai finalmente mostrato il tuo dolore, che hai celato nel cuore per tutti questi mesi. Ora Elsa, ho poco tempo, ma posso darti una possibilità. Tu ami tanto Giacomo?” chiede Iduna seria pronta ad offrirle una grande occasione.

“Sì mamma, lo amo con tutta me stessa e mi manca da impazzire” risponde Elsa sicura di sé asciugandosi le lacrime.

“Giacomo possiede dei poteri straordinari che, in parte, lo rendono simile a te. Per questo io posso compiere un gesto che, in realtà ho paura a svolgere per la sua pericolosità. Se tu lo desideri posso far tornare Giacomo” annuncia Iduna convinta e preoccupata allo stesso tempo.

“Che cosa?” urla Elsa stravolta avvertendo un tuffo al cuore.

“Sì, ma non è così semplice. Dipende solo da te. Giacomo può tornare a una condizione: diventerà uno spirito insieme a te. Se tu lo desideri, grazie alla forza di Athohallan, il tuo potere può essere diviso a metà. Tu e Giacomo tornerete a vivere insieme e lui condividerà con te l’essenza del quinto spirito. Questa procedura ti provocherà un dolore fisico lancinante e può anche non funzionare.”

“Cosa potrebbe succedermi?” chiede Elsa non capendo il discorso finale della madre.

“Con questa magia tu potresti perdere il tuo potere per sempre. Giacomo diventerebbe il quinto spirito ma tu…potresti morire e non vederlo mai più” conclude Iduna abbassando lo sguardo preoccupata per il futuro della figlia.

“Così facendo, però, Anna potrebbe vedere sempre Giacomo?” chiede Elsa tremante di fronte a quanto ascoltato.

“Sì, in entrambe le situazioni. Cosa desideri fare figlia mia?” domanda poi Iduna invitandola a scegliere velocemente per colpa del poco tempo a disposizione.

Elsa ripensa alle parole della madre e guarda, dietro di lei, il volto di Zia Ester. È proprio l’immagine e l’esempio della zia a permetterle di decidere e prendere coraggio.

“Mia zia mi ha insegnato a mettere l’amore per un nipote prima di qualsiasi cosa. Io accetto ogni condizione di questo trattamento magico…anche l’eventuale morte” conferma poi Elsa guardando con convinzione la madre.

“Sono fiera di te figlia mia…e sei una zia fantastica. Addio, tesoro mio” conclude Iduna felice accarezzando Elsa attraverso lo specchio ghiacciato.

Il volto della madre sparisce e, in pochi secondi, una luce colpisce il petto di Elsa che, divorata da un dolore immenso, si piega in due e non trova nemmeno la forza per urlare. Elsa si sente prosciugata dal suo potere, non riesce a respirare e le fitte in pancia sono come continue coltellate. La regina di ghiaccio si sente sempre più debole, logorata da una sofferenza sovraumana e, ormai inerme e priva di vitalità, si accascia a terra, immobile…senza riprendersi più.

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Capitolo 35
*** XXXIV. ZIA ***


XXXIV.
ZIA
 
Intanro lontano da Athohallan…

“Quanto mi sei mancata” sussurra Kristoff all’orecchio della moglie dopo aver fatto l’amore con lei.

“Ma lo dici tutte le volte!” risponde lei ridendo allontanando leggermente il lenzuolo e non vergognandosi di rimanere con il seno scoperto mentre è sdraiata con il marito.

“Ma è vero scusa! Quest’anno non abbiamo avuto molti momenti e ora penso di aver trascorso i giorni più belli” afferma lui sognante cingendo la moglie con il braccio e invitandola ad appoggiare il capo sul suo petto.

“Probabilmente rimarrò incinta sicuro, lo sai questo vero? Con tutte le volte che l’abbiamo fatto…” dice Anna mostrando ancora la sua logorante preoccupazione.

In quei giorni Anna era riuscita a rialzarsi. Aveva passato notti insonni con pianti e attacchi di panico ma, l’atmosfera di vacanza, il rumore delle onde, il caldo e la vicinanza di Kristoff l’aiutavano a superare ogni problema. In pochi giorni la ragazza si era innamorata nuovamente del marito ridendo, scherzando, facendosi scherzi in acqua, baciandolo e condividendo attimi di pura passione.

Il sole, le lunghe passeggiate all’aria aperta, la quiete e l’odore di salsedine avevano anche cancellato il suo pallore e l’avevano portata a mangiare di nuovo con gusto riuscendo a recuperare qualche chilo.

Non mancavano, però, i momenti di sconforto nei quali la donna si ritirava per piangere e guardare l’orizzonte. Kristoff aveva deciso di lasciarla sola durante quegli attimi intensi perché, per quanto lei fosse cambiata, la perdita di un bambino l’avrebbe tormentata per sempre.

“Amore, non è detto che tu rimanga incinta. Non abbiamo forzato nulla! Abbiamo riscoperto la bellezza dell’amore e quando torneremo a casa dovrà restare tutto esattamente così! Capisco che hai paura di avere un altro bambino ma, in fondo al tuo cuore, non lo vorresti?” la stuzzica Kristoff sporgendosi verso di lei per guardarla bene negli occhi. Anna si osserva nel profondo e, un debole sorriso, combatte per apparire sulle sue labbra.

“Sì…ma avrei paura di dimenticarmi di Giacomo. Di vivere un altro bambino come rincarnazione di lui…magari ci assomiglierà, me lo auguro, ma lo identificherei con il fratello maggiore anche se lui sarebbe tutta una nuova vita ed identità. Ho paura di fare un torto a Giacomo e al piccolo stesso” confida Anna mostrando una sana e saggia preoccupazione.

Kristoff riflette un attimo per poi, illuminato da una magnifica idea, invitare la moglie a vestirsi velocemente per dirigersi fuori sulla riva del mare.

“Che intenzioni hai?” chiede Anna trascinata da lui e rischiando di inciampare mentre corrono sulla sabbia.

Il tramonto era ormai giunto e i suoi colori caldi si specchiavano nel mare calmo e cristallino. Kristoff si avvicina alle onde e, dopo aver preso tra le mani la conchiglia più bella secondo i suoi gusti, fa segno alla moglie di compiere lo stesso gesto. Anna non comprende il significato di quell’azione ma, fiduciosa nei confronti del proprio marito e nelle sue abilità di stupirla ad ogni momento, sceglie anche lei una conchiglia dalle leggere sfumature azzurre che ricordavano gli occhi di Giacomo.

“Sono sicuro che Giacomo sia in un posto bellissimo e in qualche modo possa ascoltarci. Se potesse parlarci penso che ci direbbe di andare avanti e di ricordarci sempre di lui. Anna, amore mio, te l’ho già detto: anche se lui fisicamente non è con noi e ci manca come l’aria, resteremo per sempre i suoi genitori e non potremo mai dimenticarci di lui. Per questo ti invito a prendere la tua conchiglia e avvicinarla alla bocca. Insieme gli diremo una frase e lanceremo il messaggio nel mare. Sono certo che ci sentirà” propone Kristoff afferrando la mano della moglie ed ammirando i suoi stupendi capelli diventare ramati e brillanti grazie ai caldi raggi del tramonto.

Anna annuisce e, convinta, pone la conchiglia sulle proprie labbra chiudendo gli occhi per concentrarsi e sentirsi legata al proprio bambino.

“Giacomo, ormai sono passati mesi da quando te ne sei andato ma nel nostro cuore il tuo ricordo è indelebile!” comincia a dire Kristoff invitando poi la moglie a continuare.

“Vivo tutti i giorni con il ricordo dei tuoi sorrisi. Rivivo ogni giorno il dolore del parto e darei la vita per poterlo compiere ancora, solo per avere la fortuna di stringerti tra le mie braccia con la stessa gioia di quando ti ho visto per la prima volta. Soffro nel ricordare la mia sofferenza quando ti hanno allontanato da me e la pugnalata che ho avvertito quando ti sei spento tra le mie braccia. Mi manca il profumo dei tuoi capelli, la tua pelle morbida, i tuoi versetti…” si sfoga Anna piangendo e sorridendo allo stesso tempo per colpa della nostalgia.

“Ricordo le notti in cui ci interrompevi con il pianto, ricordo i tuoi occhi glaciali profondi e belli, le tue manine già forzute come le mie e l’irruenza con cui bevevi il latte dal seno della mamma” si aggiunge Kristoff ridendo con la consorte di fronte a quei momenti quotidiani.

“Ora abbiamo imparato che bisogna andare avanti, la vita ci chiede questo anche se sarà difficile. Sentirò la tua mancanza ogni singolo giorno e darei di tutto per riaverti con me” afferma Anna stringendo più forte la mano del coniuge.

“Ti penseremo sempre e ci comporteremo al meglio proprio per onorare il tuo animo buono, la tua maturità, la fatica con cui sopportavi il tuo potere magico e il dolore della tua giovane dipartita. Speriamo che questo messaggio possa arrivarti. Sappi che, da oggi, tua madre e tuo padre, un passo alla volta, faranno ciò che è giusto… ti vogliamo bene” conclude Kristoff lasciando ad Anna l’onore di chiudere la dedica.

“E te ne vorremo per sempre… Mamma e Papà”

Anna e Kristoff lanciano le proprie conchiglie nel mare e, mentre osservano con le lacrime agli occhi il magnifico tramonto, sorridono sperando di essere stati ascoltati dal loro piccolo angelo. I coniugi si rivolgono un ultimo sorriso e, con forza e tenacia, ritornano nella propria casetta sul mare pronti a rientrare ad Arendelle per ricominciare a vivere.

Ad Athohallan…

Bianco.

Tutto è immerso nel bianco e nel silenzio.

È questo tutto quello che Elsa nota una volta riaperti a fatica gli occhi. La ragazza si sente leggera, debole, svuotata di qualcosa. Elsa si alza a fatica avvertendo la testa pesante e le ossa doloranti per colpa del trattamento ricevuto. La donna non comprende la sua posizione, si sente frastornata e stordita da tutto quel bianco. Il quinto spirito comincia a fare qualche passo convinto, quindi, di essere in un altro universo e di essere morto. La morte era l’unica risposta a tutto quell’ambiente sconosciuto.

Improvvisamente, però, la nebbia attorno a sé pare dissolversi leggermente e davanti a lei compare una piccola figura sbiadita.

“C’è qualcuno?” chiede la vocina delicata guardandosi intorno.

Elsa strizza gli occhi per mettere a fuoco il soggetto di fronte a sé per poi, sbalordita, gridare a gran voce:

“Giacomo?! Sei tu?!”

Il bambino si volta di scatto e, una volta vista la zia in lontananza, le si avvicina tremante.

Elsa lo scruta nel dettaglio e constata i cambiamenti che la magia ha effettuato sul corpo di lui. Il bambino, infatti, ha i capelli albini come i suoi, è pallido e dimostra di avere più anni rispetto alla sua statura e alla sua vera età.

“Sì sono io, ma non sto capendo niente! Ho paura!” risponde il piccolo terrorizzato scagliando una lastra di ghiaccio contro la nube circostante e urlando subito dopo non riconoscendosi in quel gesto.

È in quel momento che Elsa comprende la propria missione. La scissione dei suoi poteri aveva funzionato e, d’ora in avanti, lei e il nipote avrebbero incarnato il quinto spirito. L’idea di aver vinto, di esserci riuscita e di essere salva la rallegra e le riempie il cuore di gioia ma, l’immagine del bambino terrorizzato di fronte a qualcosa che non conosce, la pone di fronte a una grande responsabilità.

“Che cosa mi succede?! Sento anche tante voci in testa!” strilla Giacomo portandosi le mani alle orecchie e guardandosi intorno come se vedesse più persone intente a interloquire con lui.

“Hey, guardami va tutto bene!” afferma Elsa inginocchiandosi, togliendogli le mani dalle orecchie e stringendole forti tra le sue.

“Zia, ho tanta paura, non capisco!” piange il piccolo guardandola dritto negli occhi e piangendo amaramente.

Elsa osserva quello splendore che, chissà per quale magia, sembrava avere sette anni e sente dentro di sé un nuovo sentimento, quasi materno. Si sente legata a lui più che mai, addirittura più di prima. Lo vede come suo gemello, come suo sosia, come suo amico…e come suo figlio.

“Calmati ora e ascoltami bene” inizia a dire Elsa mantenendo la calma e accarezzandogli la guancia che, seppur pallida come la sua, aveva mantenuto le lentiggini di Anna.

“La vedi questa nebbia?” gli chiede Elsa invitandolo a guardarsi intorno.

“Sì e mi dà fastidio! Vorrei vedere meglio!” risponde lui stordito.

“Ora so perché c’è questa nebbia. Io e te condividiamo gli stessi poteri e tu ne hai anche uno in più di me che ti permette di immagazzinare i ricordi. Ora ti senti frastornato e confuso ma ti assicuro che migliorerà tutto. Ora dobbiamo lavorare sodo piccolo mio e poi potremo vivere insieme per sempre e tornare dalla nostra famiglia. La nebbia ci libererà solo quando impareremo a lavorare uno con l’altra e controllare i nostri nuovi poteri. Io so come aiutarti perché ci sono già passata e non devi avere paura! Sei pronto?” chiede Elsa continuando a contemplare il miracolo che aveva davanti.

“Sì, sono pronto. Ti voglio bene!” risponde il piccolino dai folti capelli bianchi gettandosi al collo della zia e rischiando di farla cadere. Elsa stringe il bambino forte a sé e delle dolci lacrime di felicità iniziano a scorrerle lungo il viso. Non sapeva per quanto tempo sarebbero rimasti intrappolati nella nube ma, prima o poi, tutto sarebbe tornato alla normalità e insieme avrebbero ricostruito la famiglia.

“Ti voglio bene anche io” risponde Elsa senza lasciarlo andare anche solo per un secondo, per poi chiudere gli occhi e assaporare quel meraviglioso momento.

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Capitolo 36
*** XXXV. LA VOCE ***


XXXV.
LA VOCE
 
Anna respira il profumo della sua amata Arendelle e, finalmente, la rivede con occhi diversi. Il ciottolato della piazza, le case di legno, gli stendardi, la fragranza del pane fumante venduto dagli abitanti, le voci dei bambini, i fiori variopinti, la fontana zampillante e il possente e meraviglioso castello. Quante meraviglie nel suo regno!

“Bentornata a casa” le sussurra Kristoff baciandole la fronte una volta riassaporate le stesse sensazioni della consorte.

“Vostra maestà! Siete tornati?!” domanda una contadina lasciando cadere per sbaglio il cesto di vestiti da lavare.

Quell’annuncio risveglia tutti gli abitanti che, felici, si accingono a dare il benvenuto alla propria sovrana che mostra già i tratti e i segni di una ripresa.

Anna saluta con il gesto della mano e sorride a tutti i sudditi, abbraccia i bambini, si inchina agli anziani e ringrazia di cuore per tutto il calore.

“Vi ringrazio per la pazienza che avete portato e l’amore che mi dimostrate. Non è facile per me reagire ma, da oggi, ricostruirò questo regno e lo renderò splendete come mai prima, ovviamente con il vostro aiuto” annuncia la regina mostrandosi propositiva e sicura.

Dopo aver salutato tutti i cittadini, Anna ritorna nella propria stanza e dà ordine di sistemare i bagagli. Vedere la sua camera le provoca una serie di sensazioni negative che la ricollegano a Giacomo ma, l’immediata vicinanza di Kristoff che le porge una mano sulla spalla, riesce a scacciare i ricordi.

“Gerda, hai visto Elsa? Vorrei sapere se sia andato tutto bene durante la nostra assenza” chiede Anna rivolgendosi alla domestica più fidata.

“In realtà, Vostra Maestà, è da quando siete partiti che non si vede più a palazzo”

“Che cosa?” chiede sbalordita Anna preoccupandosi, quindi, che possa esserle successo qualcosa.

“Non lo so, lei non ha mai messo piede qui. Probabilmente grazie ai suoi poteri riusciva ad amministrare il regno anche dalla Foresta Incantata perché è andato tutto bene nel frattempo” risponde perplessa Gerda cercando, però, di non spaventare la sovrana.

“Tranquilla Amore, sono sicura che sarà nella foresta incantata. Tra poco vado a dare un occhio alle renne e a salutare Ryder e vedrai che mi sapranno dire dove si trova” propone Kristoff invitando la moglie a rilassarsi e non cominciare a logorarsi la mente con congetture irreali.

Anna annuisce convinta. In effetti Elsa era Elsa e nulla di male poteva esserle accaduto.

Ad Athohallan…

Elsa e Giacomo si misero all’opera subito per imparare a domare il proprio potere condiviso ma si riscoprirono incapaci nel farlo.

“Insomma deve funzionare” afferma Elsa provando a lanciare volontariamente una lastra di ghiaccio ma invano. La regina di ghiaccio, infatti, non si sente più in grado di domare sé stessa. La magia l’aveva indebolita e quel potere così sottile e sconosciuto la stava disarmando.

“Zia, non ne usciremo mai lo sai?” si aggiunge Giacomo esausto dopo ennesimi tentativi di rilassamento per evitare di esplodere con il suo eccessivo potere.

“No! Giacomo non devi neanche osare pensarlo! La speranza non la dobbiamo mai perdere. Tu hai tantissimo potere, a me sembra di averne pochissimo e per questo bisogna cercare di ristabilire l’equilibrio” commenta Elsa guardando torva il nipotino stanco e demoralizzato.

“Io ci sto provando te lo giuro! Ascolto i tuoi consigli, ascolto me stesso, mi sfogo, penso a cose belle…ci sto provando!” ricomincia a disperarsi il bambino, ancora scosso da quelle innumerevoli e nuove sensazioni.

“Con calma ce la faremo. Non importa se siamo qui da tempo ormai…troveremo un modo per far sparire questa nebbia” lo tranquillizza Elsa avvicinandosi a lui e cingendolo in un abbraccio.

Nella foresta incantata…

Kristoff e Anna, preoccupati per Elsa, decidono di dirigersi insieme nel bosco magico anche per salutare la popolazione Northuldra.

“Ryder!” chiama Kristoff scorgendo il migliore amico in lontananza.

Il giovane, a cavallo di una renna, apre la bocca sbalordito e, dopo essere sceso con agilità dal dorso dell’animale, corre incontro al montanaro dandogli una pacca sulla spalla.

“Come stai? Come sono felice di vederti!” dice Kristoff contento di quell’incontro.

“Anche io! Dopo tanto tempo finalmente siete tornati qui!” risponde il ragazzo con il fiatone per la corsa appena intrapresa.

“Ci sono stati cambiamenti nel villaggio?” si intromette Anna dopo averlo salutato con un educato sorriso.

“No, per fortuna non è più successo nulla” dichiara Ryder portandosi le mani sui fianchi.

“Non è che avete visto Elsa nella foresta in questo periodo vero?” va al sodo Anna mostrando la sua paura.

“Io non saprei risponderti…sono stato in altri regni per via delle renne e potrei darti risposte sbagliate. Dovresti chiedere a Jelena” risponde Ryder dispiaciuto di non poter essere di aiuto. Il trio si scambia ancora qualche parola poi si dilegua con la promessa di vedersi più spesso.

“Jelena!” chiama Anna correndo incontro all’anziana sovrana dei Northuldri seduta accanto a un fuoco acceso.

“Anna! Quale onore!” risponde lei aprendo gli occhi da quel momento meditativo.

“Scusami se non resto molto per parlare ma sono agitata. Avete visto Elsa in questo periodo? Gli spiriti vi hanno comunicato qualcosa?” chiede Anna corrugando la fronte e sedendosi vicino a lei seguita a ruota da Kristoff.

“No, Elsa è sparita completamente. La situazione è molto strana perché, se le fosse successo qualcosa, gli spiriti ci comunicherebbero un eventuale cambiamento in Elsa, ossia loro guida e ponte di collegamento. Tutto tace. La natura non dà segnali e gli spiriti non si vedono” risponde seria Jelena non capendo lei stessa la motivazione di quel silenzio naturale.

Anna e Kristoff si guardano negli occhi e, increduli, decidono di provare a chiedere ai troll: ultimi rimasti a poter dare delle risposte.

“Dove può essere finita?” inizia a ragionare Anna mentre si dirigono verso la collina dei troll.

“Magari è ad Athohallan…sai che passa lì la maggior parte del tempo” ipotizza Kristoff cercando di essere d’aiuto.

“Non lo so…speriamo che Granpapà possa dirci qualcosa” conclude Anna con convinzione per poi accelerare il passo.

“Granpapà!” chiama Kristoff a gran voce una volta di fronte alla collina colma di pietre muschiose che, in poco tempo, si trasformano in simpatici troll.

“Kristoff è tornato!” esclama la sua mamma roccia abbracciando il ragazzo e scompigliandogli i capelli.

Kristoff abbraccia la sua strana famiglia e anche Anna ne riceve le attenzioni poi, improvvisamente, Granpapà compare davanti a loro.

“Sono felice di vedere che vi siete rialzati dalle vostre tragedie” commenta il vecchio saggio notando i sorrisi sui volti dei due coniugi.

“Ci stiamo provando ma non è semplice” risponde Kristoff mettendo a terra un piccolo troll e tornando serio in volto.

“Il peggio è passato e voi avete dimostrato grande forza e maturità” risponde ancora il capo dei troll.

“Tutto potrebbe ricominciare ma, mia sorella è sparita” si intromette Anna avanzando di un passo.

“Anna, tua sorella da molto tempo appartiene alla natura e agli spiriti. Io non so dirti dove sia, posso solo affermare con certezza che se è andata via sicuramente è per rispondere ai suoi doveri e alla sua indole” mente il vecchio saggio conoscendo, in realtà, la vera storia di Elsa e non potendolo riferire a nessuno.

Anna rimane scioccata dalle parole del vecchio saggio e, con il cuore a pezzi, si dirige con Kristoff verso il castello per ricominciare la propria vita abituale.

“Magari tornerà, non ti preoccupare!” la consola Kristoff mettendole una mano sulla spalla e confortandola.

Granpapà rimane a guardare i due sposi allontanarsi e, pentito per aver detto una menzogna, rivolge gli occhi all’orizzonte affermando:

“Forza Elsa, forza Giacomo! Non demordete! Ascoltatevi e capitevi perché da soli non ne uscirete mai. Dovete sentire la voce che vi chiama per comprendere e accettare voi stessi!”

Passarono ancora diverse settimane e la vita ad Arendelle tornò come quella di una volta anche se, l’assenza di Zefiro e degli spiriti, allarmavano i presenti.
Anna aveva rimesso mano ad ogni sua faccenda e condivideva con il marito diversi momenti di vita quotidiana imparando, così, a vivere come una vera e propria coppia sposata.

La scomparsa di Elsa, però, la tormentava. La regina non si dava pace e non capiva quel gesto. Da una parte temeva che le fosse successo qualcosa e, dall’altra, si sentiva tradita e abbandonata dalla persona che più amava.

“Amore, smettila di pensare a Elsa!” la rimprovera Kristoff notandola assorta e silenziosa durante la cena.

“Come ha potuto abbandonarci anche lei?!” si arrabbia Anna picchiando i pugni sul tavolo ed esternando la sua frustrazione e il suo dolore.

“Non possiamo giudicare…hai sentito Granpapà! Il suo dovere adesso è quello di servire la natura essendo lei uno spirito” cerca di farla ragionare Kristoff.

“Spirito o non spirito rimane mia sorella! Possibile che abbia messo da parte ogni componente umana per rispondere alla sua vera natura? Mi ha davvero delusa…e mi manca” si confida Anna per poi abbassare lo sguardo dispiaciuta.

Kristoff si alza in piedi e, paziente come sempre, si avvicina a lei accarezzandole il volto.

“So che è difficile, ma tua sorella non ti lascerebbe mai. Non giungere subito a conclusioni affrettate. Noi viviamo la nostra vita e non preoccupiamoci. Abbiamo tanto da recuperare e sono sicuro che Elsa prima o poi tornerà” dice Kristoff continuando a massaggiare la pelle morbida del viso della moglie, per poi chinarsi su di lei e baciarla delicatamente sulle labbra felice, almeno, di aver recuperato il suo rapporto matrimoniale.

Ad Athohallan…

“Giacomo, lo so che sei stanco ma dobbiamo riprovarci!” incita Elsa invitando il bambino ad alzarsi in piedi e riprovare e veicolare il potere.

“Hai visto che cosa faccio?! Lancio ghiaccio ovunque da tutte le parti da ormai giorni e settimane! Come credi che io possa fare a gestirmi?” si altera il piccolo dimostrando grande maturità.

“Ascoltami. Io ho imparato una cosa in tutti questi anni: a non perdere mai la speranza! Ci abbiamo provato con tutte le nostre forze, con la calma, con la rabbia, con energia, con dolore e molto altro…forse ci stiamo dimenticando qualcosa” afferma Elsa sedendosi accanto al piccolo e stringendolo tra le braccia.

“Tu come hai fatto a capire chi eri? Come hai fatto a trovare te stessa?” domanda il bambino ingenuamente curioso di conoscere il passato della zia. Quella domanda risveglia un ricordo in Elsa.

La ragazza si rivede intenta a seguire la voce che la portò dritta ad Athohallan e rivive la gioia del momento in cui, proprio grazie alla voce, scoprì di incarnare il quinto spirito.

“Ma certo Giacomo! Sei un genio!” esclama Elsa felice balzando in piedi sotto lo sguardo perplesso del nipotino.

“Io ho scoperto me stessa grazie a una voce che mi chiamava! Quella voce era la mia mamma! Concentrati con me Giacomo, sicuramente qualcuno ci chiamerà ancora!” annuncia Elsa chiudendo gli occhi e facendo silenzio dentro di sé. La regina del ghiaccio avverte il silenzio dei suoi pensieri e, finalmente, una voce melodiosa si fa strada nel suo cuore.

“Elsa, non avere paura di questi nuovi poteri che ancora non conosci e non sentirti in colpa per la mia morte, so che ti dispiace che io mi sia messa in mezzo quel giorno, ma sono una zia. Ho fatto la stessa identica cosa che tu ora stai compiendo per tuo nipote. Concentrati nipote mia e ritrova te stessa”

La voce di Zia Ester rimbomba nelle orecchie di Elsa che, emozionata e tra le lacrime, muove la mano lentamente riuscendo, dopo tutti quei tentativi, a creare una scultura di ghiaccio.

“Zia! Ce l’hai fatta! Ma come hai fatto?!” domanda il piccolo stupito di fronte alla parente che era finalmente riuscita a trovare sé stessa.

“La voce questa volta era di mia zia Ester. Vedi Giacomo? Sicuramente qualcuno starà chiamando anche te! Concentrati!” inizia a dire Elsa con il cuore in gola per l’emozione provata.

Il bambino si immobilizza e cerca di fare silenzio dentro di sé ma, immediatamente, l’irruenza dei mille ricordi e pensieri cominciano a tramortirlo.

“Ahia, mi fanno male! Sento troppe voci, troppi ricordi!” urla il bambino portandosi di nuovo le mani sulle orecchie e iniziando a piangere spaventato.

“Nono Giacomo, calma!” dice subito Elsa correndo verso di lui e asciugandogli le lacrime dal viso.

“Per te è più difficile perché il tuo potere dei ricordi ti provoca molta confusione. Ragiona con me, chi è la persona o la voce che vorresti sentire di più in questo momento?” chiede Elsa invitando il bambino a prendere posto tra le sue braccia.

Giacomo ascolta le mille voci nella sua testa: sente le voci dei passanti incontrati in vita, quelle di nonna Iduna, di Agnarr, di Zia Ester, sente il verso degli animali, dei pianti, delle urla, il rumore degli spiriti e poi, improvvisamente, compare un’immagine che lo fa tranquillizzare.

“La mamma” risponde Giacomo con le lacrime agli occhi e abbozzando un sorriso.

“Che sensazioni ti dà pensare alla mamma?” chiede Elsa emozionata di fronte al ricordo della dolce sorella.

“La mamma mi calmava sempre. La sua voce era musica per le mie orecchie! Un suo abbraccio era in grado di zittire tutte le voci dentro la mia testa. Ora che posso finalmente parlare riesco a dirti quello che provavo in vita” continua a raccontare il piccolo finalmente calmo e rilassato.

“Mi sembra di sentirla anche ora. Lei e papà! Li vedo davanti al mare e nelle mie orecchie sento le loro parole. Dicono che vivranno con il mio ricordo per sempre e che mai si dimenticheranno di me” spiega ancora il bambino come ipnotizzato di fronte alla scena che si impone nitida nella sua mente che gli mostra i suoi genitori, intenti a chiamarlo e a parlargli grazie a delle conchiglie.

“Giacomo…hai scoperto la voce che ti chiama” afferma Elsa commossa notando la nebbia dissolversi lentamente accanto a loro.

Giacomo si guarda intorno ed emozionato si porta le mani alla bocca per lo stupore. La nebbia se ne stava andando lasciando spazio alla ghiacciata e meravigliosa Athohallan. Il piccolo si sente finalmente calmo e sicuro di sé motivo per cui, per dimostrare di gestire al meglio i propri poteri, realizza una piccola costruzione di ghiaccio accanto a quella della zia creata poco tempo prima.

“Noi vivremo qui ora?” chiede il piccolo alzando il volto ed innamorandosi di ogni angolo ghiacciato di quel posto magico.

“Sì, io e te vivremo qui per sempre” risponde Elsa sorridente godendosi la sorpresa e la gioia del nipotino.

“Zia Elsa, la voce che mi chiamava era quella dei miei genitori!” annuncia Giacomo felice di ciò che ha appena visto. Elsa ride di gusto di fronte all’affermazione del nipote e sente il cuore battere all’impazzata per la felicità di essere riuscita ad aggiustare tutto. Ce l’aveva fatta e l’idea di poter vivere per sempre con il bambino che ama di più al mondo le scalda di nuovo il cuore.

“Ora che cosa vuoi fare?” lo stuzzica Elsa sapendo già la risposta e desiderandolo quanto lui.

“Voglio riabbracciare i miei genitori. Mi manca giocare con il papà e…mi manca la mia mamma” aggiunge Giacomo con le lacrime agli occhi mostrando, nonostante l’essenza di quinto spirito, il suo grande cuore umano di bambino.

“Vieni Giacomo…andiamo dalla nostra famiglia” conclude Elsa porgendogli la mano e dirigendosi fuori da Athohallan pronta ad aggiungere l’ultimo tassello di quella meravigliosa storia.

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Capitolo 37
*** XXXVI. RITORNO A CASA ***


XXXVI.
RITORNO A CASA

 

Anna è seduta nel suo studio intenta a controllare diversi documenti. È felice della sua vita, della sua normalità anche se la mancanza di Elsa, ormai assente da settimane, la turba nel profondo e aggiunge un peso ulteriore alla sua sofferenza dovuta alla nostalgia per Giacomo.

La regina controlla e ricontrolla le carte quando, improvvisamente, una folata di vento le apre la finestra. Anna si immobilizza e, immediatamente, balza in piedi sconcertata. Erano settimane che gli spiriti non si facevano sentire, perché Zefiro si era risvegliato?

“Kristoff!” urla Anna correndo fuori dalla stanza e cercando il marito che si stava preparando per andare nei boschi.

“Che cosa succede tesoro?” risponde lui preoccupato dal richiamo della moglie, mentre finisce di allacciarsi lo scarpone.

“Il vento mi ha spalancato la finestra! Scendi con me nel giardino dietro al castello voglio vedere se la natura si è risvegliata” spiega Anna agitata trascinandolo con sé e facendolo zoppicare per colpa della scarpa male indossata.

Anna corre velocemente inciampando nel suo stesso largo vestito finché non giunge nel suo prato preferito dove aveva trascorso e vissuto i momenti più belli della sua infanzia con tutta la
famiglia.

“Vedi? Le foglie degli alberi si muovono!” annuncia Anna indicando le piante circostanti finalmente in movimento.

“E cosa vorresti dire?” chiede Kristoff grattandosi il capo ancora dubbioso.

Anna non risponde perché, in lontananza, scorge una figura avvicinarsi. Anna ci mette poco a riconoscere le sembianze della sorella ma, a differenza delle altre volte, non ha il desiderio di correrle incontro ed abbracciarla, ancora segnata dal profondo dolore causato dal suo allontanamento ingiustificato.

“Ciao sorellina” la saluta Elsa emozionata, con le lacrime agli occhi, avvicinandosi a lei.

“Ah adesso mi saluti?” risponde collerica Anna incrociando le braccia e ricevendo un’ammonizione da Kristoff che la invita, con lo sguardo, a calmarsi e ascoltare.

“Lo so sono andata via ma, posso spiegarti…” comincia dire Elsa facendo segno al bambino, nascosto dietro ad un albero, ad incamminarsi verso di loro.

“Non penso di voler ascoltare le tue motivazioni, mi hai delusa e fatto male e…aspetta, quello chi è?” chiede Anna notando lo sconosciuto avvicinarsi.

La regina strizza gli occhi e scruta la figura che mostra i lineamenti di un bambino. Anna ammira i suoi folti capelli bianchi, la pelle pallida e, improvvisamente, riconosce i suoi occhi azzurri.

“Non è possibile, non può essere lui” afferma Anna strofinandosi gli occhi temendo di avere davanti una visione. Per una madre è impossibile non identificare il proprio bambino anche se, magari, si dimostra con una fisionomia e un’età diversa.

Giacomo procede con calma e permette alla madre di essere riconosciuto poi, improvvisamente, perde la pazienza e comincia a correrle incontro, sentendo il cuore in gola.

“MAMMA!” urla lui a gran voce spalancando le braccia e accelerando la corsa.

“Giacomo?” sussurra Anna ormai certa, cadendo in ginocchio per lo shock ed attendendo quel contatto tra i loro corpi che mai avrebbe pensato di ricevere.

Kristoff ammira la scena con le lacrime agli occhi e si porta le mani sul viso godendosi il momento del ricongiungimento tra una madre e la sua creatura.

Giacomo si getta su Anna e le si avvinghia al collo mentre lei lo cinge tra le braccia e, con una mano, gli accarezza la testa spingendola sempre di più verso di sé.

“Sei tu? Sei veramente tu?” chiede tra le lacrime Anna allontanandolo un secondo e accarezzandogli il volto, le labbra, i capelli e divorandolo di baci come per essere sicura di non stare sognando.

“Sì mamma, sono io! Mi sei mancata tanto” risponde il bambino piangendo e riabbracciandola ancora senza volersi più staccare.

Kristoff comincia a piangere emozionato e, dopo aver osservato la scena, si avvicina e inginocchia di fronte alle due persone più importanti della sua vita.

“Ciao papà!” lo saluta Giacomo gettandosi ora tra le braccia forzute del suo forte e possente genitore che, in realtà, piange come un grande bambino.

“Come mai sei qui? Cosa è successo?” chiede Kristoff emozionato invitando anche Anna a partecipare all’abbraccio.

“È stata zia Elsa! Lei ha parlato con i nonni e ha diviso a metà il suo potere. Ha rischiato la sua vita per farmi vivere” comincia a raccontare in modo confusionale il piccino ancora eccitato dai momenti vissuti.

“Che cosa hai fatto?” chiede Anna stupita, alzandosi in piedi e portandosi le mani sulla bocca, incredula davanti al gesto compiuto dalla sorella.

“Ho visto la mamma…mi ha offerto una proposta: dividere il mio potere con Giacomo rischiando di morire per farlo tornare da te. Fortunatamente siamo riusciti a sopravvivere entrambi. Ora io e lui siamo una cosa sola…siamo il quinto spirito” puntualizza Elsa rimanendo composta e gustandosi in disparte la situazione.

“Ti voglio bene” esclama Anna tra le lacrime gettandosi tra le braccia della maggiore e continuando a ringraziarla.

“Giacomo non potrà vivere con voi, ma dovrà restare con me ad Athohallan. Riusciremo comunque a venirmi a trovare spesso e…” comincia dire Elsa interrotta, però, da Giacomo stesso che si intromette nell’abbraccio tra le sorelle e appoggia l’orecchio al grembo della madre.

“Che cosa stai facendo?” chiede Anna ponendo una mano sul capo del figlio che pare concentrato ad ascoltare qualcosa nella sua pancia.

“Mamma, io e la zia Elsa vi verremo a trovare tante volte ma voi non vi dovete preoccupare di restare soli!” comincia a dire il bambino saltellando di gioia. Gli adulti presenti si guardando straniti, non capendo lo strano atteggiamento del nuovo spiritello.

“Non capisco, che cosa stai dicendo?” si intromette Kristoff spalancando le braccia perplesso.

“Mamma…aspetti un bambino”

Anna, Kristoff ed Elsa rimangono paralizzati dalla notizia non riuscendo a credere alle proprie orecchie.

“Che cosa?!” esclamano poi in coro guardando il bambino e chiedendogli chiarimenti.

“Oh insomma! Io sento i pensieri e i ricordi delle persone! Dentro alla pancia di mamma sento già un’altra vocina, quindi arriverà un fratellino!” spiega Giacomo alzando gli occhi al cielo e sbattendo le mani lungo i fianchi.

Anna, incredula, si guarda il grembo piatto e se lo massaggia lentamente, con mani tremanti.

“Amore, è vero?” chiede Kristoff con le lacrime agli occhi avvicinandosi a lei e guardandola in volto.

“Sì, penso proprio di sì” risponde Anna con voce sottile prima di abbracciare il marito e ricominciare a piangere nascondendo il volto nell’incavo del collo di lui.

Giacomo ed Elsa si guardano compiaciuti e si abbracciano a loro volta, felici, finalmente, di aver ricongiunto la propria famiglia.

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Capitolo 38
*** XXXVII. FAMIGLIA ***


XXXVI.
LA FAMIGLIA
 
Alcuni anni dopo…

Un ragazzo dai capelli albini, gli occhi celesti e i lineamenti sottili è intento a specchiarsi nella parete ghiacciata di Athohallan. Indossa dei vestiti comodi, giovanili e azzurri che esprimono al meglio la sua indole di giovane adulto energico e attivo.

“Ti stai facendo bello?” chiede Elsa entrando nella grande grotta.

“Nah, lo sai che io sono sempre bellissimo e non ho bisogno di apparire” scherza il biondino alzando il mento con fare altezzoso.

“Sei ormai grande ma per me rimarrai sempre il bambino di sette anni spaventato che mi corre in braccio” lo prende in giro la regina di ghiaccio avvicinandosi a lui.

“Oh insomma zia, che imbarazzo” risponde lui ridendo mettendosi una mano sul volto.

“Dai andiamo, ci staranno aspettando. Non preoccuparti che per me sei sempre bellissimo!” aggiunge la donna posando un leggero bacio sulla guancia del nipote che, seppur adolescente e fiero di sé, arrossisce e si gusta quel gesto della zia.

Ad Arendelle…

“Psss…mamma…psss” sussurra una bambina dai capelli rossi e le giocose lentiggini facendo capolino con la testa sul grande letto matrimoniale dei genitori.

Anna, addormentata con un braccio sulla fronte, i capelli disordinati e la bocca aperta non risponde e continua a ronfare insieme al marito.

“Ufff…che noia gli adulti!” afferma la piccola sbattendo le manine lungo i fianchi per poi arrampicarsi a fatica sul letto e cominciare a infastidire la madre punzecchiandole la guancia, ma senza ricevere risposta.

“Dai non è possibile che non si sveglino!... Mi è venuta un’idea” prende iniziativa la bambina scendendo dal letto e zampettando verso una culla vicina, dove una bimba di pochi mesi stava riposando, dopo aver fatto passare una notte insonne agli stanchi genitori.

“Ivi? Svegliati! Dai, svegliati ti prego!” esclama la bambina più grande infastidendo la minore che, per colpa del sonno leggero, si desta velocemente cominciando a strillare.

La maggiore esulta silenziosamente per la missione compiuta e corre fuori dalla stanza in attesa che si sveglino anche i genitori.

“Kristoff, la bambina piange” dice Anna stanca morta dando un colpetto alla schiena del marito.

“Ma siamo appena riusciti a farla addormentare! Perché è già sveglia?!” borbotta l’uomo senza aprire gli occhi.

“Non ne ho idea, ma vai tu” lo spinge allora Anna con violenza occupando, così, anche la sua parte di letto. Kristoff si ritrova per terra e, per colpa del tonfo, si desta velocemente mentre la figlia maggiore ride sotto i baffi assaporando la scena, contenta della riuscita del suo piano.

“Ok, Ivana che c’è?” chiede Kristoff prendendo in braccio la figlia più piccola dai pochi capelli biondi e gli occhi scuri e cullandola a sé.

“1…2…3…è il mio momento ora!” pensa tra sé e sé la furbetta dietro alla porta, saltellando sui piedini e prendendo la rincorsa per irrompere nella stanza.

“Buongiorno mondo!” annuncia la principessa entrando di nuovo nel luogo e spalancando le braccia.

“Kristoff…si è svegliata anche l’altra” biascica Anna senza alzare la testa dal cuscino, mentre il marito le lancia un’occhiataccia.

“Emma che ci fai già in piedi?!” chiede il padre a bassa voce cercando di far riaddormentare la figlia tra le braccia.

“Oh insomma papà! È tardi! Il cielo si è già svegliato e bisogna giocare!” annuncia la piccola propositiva salendo di nuovo sul lettone e saltando sulle ginocchia.

“Anna, l’hai sentita? Bene…è proprio tua figlia” commenta Kristoff sperando di ricevere l’aiuto della moglie.

“…lo so…ho ascoltato…” risponde Anna senza sollevarsi minimamente.

“Mamma, ti prego! Andiamo? Oggi arrivano anche zia Elsa e Jack!” la scuote la figlia sdraiandosi sulla sua schiena.

“Ah ecco perché sei così agitata!” intuisce Anna girandosi finalmente e stropicciando gli occhi.

“Sì! La mamma è sveglia! La mamma è sveglia! Ivana, missione compiuta!” esclama a gran voce la figlia saltando sul materasso.

“Aspetta che? Cosa c’entra Ivana?” domanda Kristoff guardando la figlia più piccola miracolosamente riaddormentata.

“Ehm…così…era solo un momento di gioia!” mente la principessa di cinque anni arrossendo in volto e guardando in basso. Anna si porta una mano sul volto consapevole, quindi, che il pianto di Ivana non era stato casuale, ma bensì pilotato dalla sorella maggiore.

“Dai vieni qui Emma…ti vanno un po’ di coccole prima di andare da Jack ed Elsa?” propone poi Anna facendo segno alla bambina, identica a lei, di appoggiare la testa al suo petto.
I grandi occhioni azzurri di Emma brillano di felicità e, senza farselo ripetere due volte, si accoccola tra le braccia della mamma rilassandosi dopo quella missione faticosa. Anna non si era mai arrabbiata con sua figlia. Sapeva che Emma stava attraversando una fase difficile che, per colpa della sua giovane età, le faceva provare gelosia e spesso rabbia nei confronti della sorellina che a volte riceveva più attenzioni e cure di lei.

Anna si era trasformata in una madre meravigliosa e Kristoff in un padre premuroso ed esperto. L’arrivo di Emma riempì le loro vite di gioia riuscendo a viversi a pieno ogni istante della sua crescita grazie anche al costante contatto e incontro con Giacomo. Proprio quando la vita procedeva a gonfie vele e la famiglia reale si stava abituando alla quotidianità con la scalmanata figlia, ecco la nascita dell’inaspettata Ivana che scombussolò le loro vite per colpa di pianti, notti insonni e poco appetito.

Anna e Kristoff, però, nonostante tutto erano grati di poter rivivere quelle fortune e assaporavano insieme ogni gesto consapevoli, grazie alle proprie esperienze passate, di dover vivere la vita in ogni suo attimo prima che lei porti via momenti e persone preziose.

“Mamma li vedo! Eccoli, sono lì con Nokk!” esclama Emma dalla finestra indicando il fratello in arrivo. La piccola corre verso la porta della stanza per uscire, ma il padre la blocca all’istante.

“Papà?!” sbuffa la bambina mettendo il broncio e incrociando le braccia.

“Aspetta anche noi tesoro e poi lasciati sistemare i codini dalla mamma” afferma lui afferrandola dal vestitino e indicandole Anna.

“Esatto amore, un po’ di pazienza che andiamo tutti insieme” commenta con calma la dolce mamma sistemandole i capelli per poi dirigersi in giardino con tutta la famiglia.

“Jack!” urla a gran voce la piccolina correndo incontro al fratello che, felice, scende dal cavallo e accoglie tra le braccia la sorellina facendola volare in alto.

“Come è andato il viaggio?” domanda Anna abbracciando la sorella tra uno sbadiglio e l’altro.

“Bene, veloce come sempre. Tu piuttosto…come hai passato la notte?” chiede Elsa con tono di rimprovero notando le occhiaie della minore.

“Notte in bianco per colpa di Ivana e manifestazione di gelosia di Emma…insomma, amo le mie figlie” ironizza Anna scuotendo la testa e ridendo per quella nottataccia.

“Tengo io la piccola ora, vai a goderti tuo figlio” prende iniziativa Elsa accogliendo tra le braccia la nipotina di qualche mese e facendola giocare, mentre si avvicinano al resto della famiglia.

La giornata trascorre felicemente tra giochi, pic-nic all’aria aperta, mimo con Olaf e risate a più non posso.

“Questo è tutto ciò che ho sempre desiderato” afferma Anna soddisfatta osservando Giacomo ed Emma scherzare e rincorrersi proprio come facevano lei ed Elsa da piccole.

Dopo tante sofferenze e battaglie, dopo anni incredibili e dolorosi, la famiglia ora poteva godersi i frutti della sua pazienza, della speranza, dei sacrifici, delle sue lacrime e del suo amore che la stava ricolmando di tanti doni meravigliosi.  

“Mamma, papà ho un regalo da farvi prima di andare!” annuncia Giacomo, guardando il tramonto che segnava la fine della loro giornata insieme e facendo segno a qualcuno di uscire da dietro un albero.

“Non ci posso credere!” esclama Kristoff con le mani alla bocca trovandosi di fronte a una meravigliosa renna.

“Appartiene alla famiglia di Sven. So che, quando ero piccolo, desideravi tanto crescere con me una nuova renna. Ora che hai addirittura tre figli penso che sia il momento perfetto” dice Giacomo osservando la piccola Emma correre incontro alla renna e gettarsi al suo collo.

“Grazie Giacomo, è un regalo magnifico!” si commuove Kristoff abbracciando con forza il figlio e battendogli più volte una mano sulla schiena.

“Ora penso che dovremmo andare…” annuncia Elsa preparandosi per il viaggio.

“Ma come, di già?!” si lamenta la piccola Emma iniziando ad avvertire occhi bruciare per la comparsa delle lacrime. Giacomo sa che per la sorellina è difficile separarsi, motivo per cui le si inginocchia e tenta di consolarla.

“Ti è piaciuta questa giornata?” domanda Giacomo specchiandosi negli occhi celesti di lei, identici ai propri.

“Sì, moltissimo… è una delle più belle mai vissute. Le corse, la renna, Olaf, le risate, i panini al formaggio! Tutto!” risponde la sorellina tirando su con il naso per non piangere.

È allora che Giacomo, sotto lo sguardo di tutta la famiglia, muove le mani generando una strana magia e costruendo un oggetto particolare. Davanti a lui, infatti, compare una piccola pallina di vetro contenente neve e vari miniature della propria famiglia che si muovono, ripercorrendo i momenti di quella giornata.

“Vedi? Grazie ai miei poteri ti ho creato questa pallina. Tutte le volte che la girerai e vedrai la neve cadere, ti basterà guardare bene e potrai rivivere il ricordo di oggi” conclude Giacomo porgendole il regalo meraviglioso per poi abbracciare la sorellina e prepararsi a salutare gli altri membri della famiglia.

“Hai un cuore d’oro davvero…grazie ai tuoi poteri dei ricordi e del ghiaccio sei riuscito a creare qualcosa di stupendo!” si congratula Elsa fiera del suo bravissimo assistente.

“Stavo pensando, infatti, di inventarmi un nome d’arte” ride il ragazzo grattandosi il mento.

“E sarebbe?” chiede Anna ridendo lasciando a Kristoff la piccola Ivana che aveva appena terminato di mangiare.

“Jack Frost, lo spirito dei ricordi e della neve!” esclama il ragazzo aprendo le braccia per presentarsi con stile.

Tutti scoppiano in una fragorosa risata e Olaf pensa bene di puntualizzare la situazione:

“Non dovete ridere! Giacomo è un adolescente e ogni adolescente cerca sempre di identificarsi in qualcosa o qualcuno! Spesso gli adolescenti ricercano vicinanza nel gruppo dei pari, nello sport o nella musica…mmm…in effetti Giacomo non ha nulla di tutto questo, quindi si inventa nomi creativi e particolari”

Spiega il pupazzo di neve continuando a fare congetture psicologiche sulla situazione.

“Ora dobbiamo proprio andare” puntualizza ancora Elsa dispiaciuta dopo aver abbracciato la sorella e le nipotine.

“Grazie di tutto Giacomo” dice seriamente Anna avvicinandosi al suo bambino che, ormai, è alto come lei.

“Sono io ad essere grato a voi. Ti penso sempre e grazie al mio potere rivivo ogni giorno i ricordi che ho costruito con te. Ti voglio bene mamma” conclude Giacomo aprendo il cuore alla propria madre e stringendola in un caldo abbraccio per poi sorriderle e raggiungere Elsa che lo aspetta su Nokk.

I due spiriti del ghiaccio sfrecciano verso l’orizzonte continuando a salutare con la mano la propria famiglia che li contempla da lontano.

“Mi hai regalato una vita bellissima, grazie zia” commenta Giacomo sospirando e appoggiando la testa alla spalla di Elsa, mentre contempla ancora i momenti vissuti lungo la giornata.

“Sei tu che hai migliorato la mia” riesce a rispondere Elsa felice, sfrecciando verso Athohallan in compagnia di una delle persone che ama di più.

Una famiglia allargata, particolare, lontana ma vicina che ha superato e vinto diverse battaglie proprio grazie all’amore e all’unione. Adesso, finalmente, la vita si stava trasformando in una meravigliosa avventura che, giorno dopo giorno, non vedevano l’ora di poter condividere insieme.
 
FINE
 
NDA
Ciao a tutti ed eccomi qui al termine di questa storia.
Devo dire che è sempre difficile scrivere qualcosa di nuovo avendo tante idee in testa e questa fanfiction non è stata per nulla semplice. Ho provato a comunicarvi alcuni valori per me importanti, come l'amore di una zia che si sacrifica per il nipote, o la sofferenza di una madre regina che deve dire addio a ciò che ha creato. Ho tentato anche di cambiare i personaggi rendendo Rapunzel prima cattiva e poi buona e trasformando Giacomo in Jack Frost, nipote e quinto spirito insieme a Elsa.
Insomma sono stati un po' di tentativi che spero vi siano piaciuti. 

Mi scuso già per eventuali errori, per la confusione, per le poche descrizioni ( anche se premetto che io volutamente preferisco soffermarmi su narrazioni e dialoghi interpersonali piuttosto che sulla descrizione di tempi e luoghi) e magari anche per i personaggi OOC che, però, spesso mi piacciono così. 
Spero che questa idea di proseguimento di Frozen 2 vi sia piaciuta e concludo salutando la persona più importante.
Ivi, la storia è dedicata a te! Mia lettrice, sostenitrice e amica anche nella vita privata ormai. Grazie per esserci sempre e non lasciarmi mai. Se scrivo è solo grazie a te.

Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito, ora spero nelle nuove idee creative che mi arriveranno chissà tra quanto tempo ahah.
Buon proseguimento a tutti, 
Feisty Pants

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