Million reasons # Clint Barton di Ninnibell2001 (/viewuser.php?uid=1048054)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Million reasons ***
Capitolo 2: *** Before i cry ***
Capitolo 3: *** 3 Shallow ***
Capitolo 4: *** Always remember us this way ***
Capitolo 5: *** Intermezzo, noi tre ***
Capitolo 6: *** Til it happens to you ***
Capitolo 7: *** I'll never love again ***
Capitolo 8: *** Is that alright? ***
Capitolo 9: *** Poker face ***
Capitolo 10: *** You and i (capitolo finale) ***
Capitolo 11: *** Post credit…diversi anni dopo! New generation! ***
Capitolo 1 *** Million reasons ***
million reasons
Tony Stark era presente al primo incontro fra Clint e Rafflesia, insieme
ai colleghi, il leggendario gruppo di poliziotti del Distretto della città di
New York, dotati di capacità fuori dall’ordinario, la squadra speciale più
rispettata di tutte le polizie del mondo, chiamata ad affrontare qualsiasi
emergenza; gli Avengers, ovviamente.
Il Capo della Polizia, Nick Fury - un nero massiccio, dall'aria truce,
con una cicatrice sull'occhio sinistro, conseguenza di una violenta
colluttazione avvenuta nel precedente millennio - gli aveva chiesto di dare
sfoggio delle singole abilità, in un momento di confronto didattico con le
reclute dell'Accademia, ognuno per la propria specialità e non si erano potuti
rifiutare; era il loro mentore e li aveva reclutati, diversi anni prima, per
unirsi in un team eccezionale.
Il giorno in cui era toccato a Clint Barton - detto Occhio di Falco o,
per gli amici intimi, Falco - si erano recati nella grande area a lui dedicata:
un percorso meccanico, predisposto per il tiro con la pistola, con sagome e
bersagli annessi.
Il Falco - il miglior tiratore scelto del paese e forse del pianeta -
in tuta nera e viola smanicata, era entrato per ultimo e, dopo che gli allievi
si erano accomodati in fondo alla sala, aveva iniziato a spiegare la teoria,
che era alla base della disciplina in cui era maestro.
Passati una decina di minuti, dalla porta principale, era sbucata una
figura, pantaloni e giacca da ginnastica, con il cappuccio blu tirato sulla
testa: un altro studente, in mega ritardo.
Barton, il tiratore, permaloso alla morte, se l'era legata al dito,
rivolgendoglisi, acidamente, intanto che prendeva posto fra le reclute.
'Ragazzino, ho bisogno di un collaboratore per una dimostrazione
pratica...vieni tu, visto che sei tanto interessato alla mia lezione, da non
essere arrivato in orario' lo rimproverò, nel silenzio della stanza.
Steve Rogers - il Capitano anche per grado, leader degli Avengers,
esperto di combattimento corpo a corpo e tattica, il fisico scultoreo, il volto
imberbe in cui spiccavano i fanali azzurri ed un ciuffo di capelli castani -
alzò lo sguardo verso il cielo; che pesantezza, il collega!
Il giovane in tuta si mosse, in direzione di Clint, tirando giù il
cappuccio della felpa e fissandolo negli occhi: non era affatto un
ragazzino...era una donna...la femmina che, in quell'attimo, gli rubò l'anima!
Stark - il genio scienziato del gruppo, specialista di tecnologia fino
alla maniacalità, tre pezzi di metallo vaganti nel petto, a seguito di un
confitto a fuoco che gli erano valsi il soprannome di Iron Man - lo vide
vacillare, mentre gli si avvicinava, spavalda; alta, slanciata e curvilinea,
viso perfetto dai tratti delicati, la bocca carnosa, il profilo alla francese,
i capelli lunghi corvini e gli occhi di una curiosa sfumatura viola.
Incredibili!
Senza mezza parola, l’allieva si mise a fianco al cecchino, con aria
di sfida. Insolente.
'Nemmeno una giustificazione?' mormorò il Falco, incerto.
'No' rispose, fredda come il ghiaccio.
Clint, stizzito e inebetito, si inalberò. Prese la pistola che aveva
sul carrello, accanto a sé, e i proiettili, e chiamò la ragazza, caricando il
revolver 'Vieni qui e fai vedere ai tuoi compagni ciò che sai fare'. Sbagliò su
tutta la linea, pensando di metterla in difficoltà.
Per prima cosa, si piazzò di tre quarti, a gambe divaricate, e fletté
il braccio, con l'arma alla mano; sparò ed andò a bersaglio, perfettamente, fra
molti applausi. Successivamente, alle spalle della femmina, il corpo
appiccicato al suo, il volto nei suoi capelli morbidi e profumati, le mostrò il
movimento che avrebbe dovuto ripetere, con una singolare emozione che gli salì
dallo stomaco contratto, fino in gola.
La scrutò, convinto che avrebbe fatto una figuraccia.
Lei non si scompose e, col talento che la distingueva - di cui l’uomo
era ignaro - mirò, a sua volta; il colpo si infilò, esattamente, nel foro
lasciato da Barton sulla sagoma, con precisione millimetrica...passato un
secondo di stupore, i compagni si espressero, con urla e fischi di giubilo,
unitamente ai Vendicatori, che batterono le mani con entusiasmo.
'Ha bisogno di altro?' sibilò la recluta al Falco, scocciata.
'No...vai pure' lo aveva lasciato a bocca aperta!
Dio santo, che palloso l'agente Barton! Rafflesia detestava le inutili
esibizioni della squadra dei sei super poliziotti; erano noiose da morire e il
tiro al bersaglio era la disciplina che meno le interessava, dato che riusciva
piuttosto bene.
Era talmente svogliata che la mattina aveva quasi deciso di bigiare,
ma sarebbe stata la prima volta che saltava una lezione. Quando si era decisa,
tornando sui suoi passi, era già in ritardo e Occhio di Falco si era piccato,
del poco rispetto dimostrato nei suoi confronti.
Poverino, era il più sfigato tra gli Avengers. Sempre triste ed
incazzato, molto meno attraente degli altri. A momenti gli era caduta la
mascella, quando l'aveva vista centrare la sagoma, mirabilmente.
Lei, invece, era brillante in ogni attività, la recluta più titolata e
coi risultati migliori del suo corso. Due note di merito del Capo Fury. I voti
più alti nelle materie teoriche e pratiche. Volitiva e testarda. Ma che ne
sapeva quello? Era bruttino; alto quanto lei e col naso a patata...begli occhi,
doveva ammetterlo, grigio azzurri e tratti del viso regolari, fisico
allenato...odioso, supponente e presuntuoso...infoiato ai massimi livelli...la
rimirava, come fosse un gustoso pezzo di carne da spolpare. Peggio per lui, non
ne avrebbe avuto neanche un pezzetto!
A seguito del quarto d’ora di sgradita notorietà, si era unita al
gruppo degli allievi, per terminare di seguire la lezione, che non era stata
lunga, per fortuna! Il Falco, poco dopo li aveva liberati…uff, aveva tenuto gli
occhietti antipatici fissi sul suo volto, in quel lasso di tempo.
'Clint, tutto bene? Hai una faccia!' Bruce Banner - altra mente
eccelsa, massimo conoscitore di esplosivi, il più anziano di età del gruppo,
serio e gentile, classica faccia da bravo ragazzo tranquillo e pacato, i capelli
ricci e folti già imbiancati, estremamente garbato nei modi - lo aveva
interpellato, al termine dell’incontro, dirigendosi col team verso la sala loro
riservata.
'Mi sono innamorato...' gli aveva risposto, serissimo e imbambolato.
Thor - biondo, massiccio, originario per conto di padre di una
famiglia nobile di piccolo paese della Norvegia, notevolissimo nel confronto
fisico, detto Point Break per la passione sfrenata per il surf - aveva compreso
l'oggetto del coinvolgimento del collega 'Della moretta? Niente male,
davvero…Barton, è una studentessa e non mi pare abbia interesse per te!’.
'E' la recluta più carina del corso dell'ultimo anno, ne parlano
tutti. Forse non l'hai mai notata perché sei sempre concentrato sul lavoro, ma
ha partecipato alla lezione di Bruce ed alla mia' Stark sottolineò la sua
distrazione, dato che la fanciulla era favolosa e non passava inosservata.
‘Amico, in effetti una quasi collega sarebbe meglio di no; è molto più
giovane di te e parecchio caparbia’ Rogers tentava di dissuaderlo, avendo
percepito un insolito trasporto da parte dell’altro, rigido come un baccalà, in
ogni frangente.
‘Uhm’ aveva mugugnato il Falco, poco convinto. Che andassero al
diavolo, in fondo erano dei veri disadattati, una squadra di disastri
ambulanti, uno peggio dell’altro. Che ne capivano di rapporti interpersonali?
In capo a un paio d’ore, aveva preso le informazioni di cui
necessitava…beh, preso era un parolone: era entrato nel database della Polizia,
alla luce del grado, e studiato il fascicolo della ragazza. Insomma, sapeva
tutto della recluta Rafflesia Tyler: orari delle lezioni, indirizzo di casa e
numero di telefono. Anche il numero di scarpe! Forse non proprio corretto, come
metodo, tuttavia non aveva trovato di meglio.
Lui era arrogante, ed insieme parecchio timido, due facce opposte
della stessa medaglia; e, come diceva sempre Tony, non ci sapeva fare per
niente con le donne, risultava rozzo e goffo. Si innervosiva subito e emergeva
il suo lato sgarbato.
Per la moretta, doveva trovare un approccio di sicuro successo, che
sembrasse poco costruito; si scervellò, poiché gli era sembrata ostile…insomma,
un osso duro, oltre che particolarmente attraente, circostanza che lasciava
ipotizzare che ricevesse molti inviti.
Si era spremuto le meningi, elucubrando un’idea piuttosto semplice.
Aveva convinto i colleghi ad accompagnarlo in mensa, con la scusa banale del
succulento piatto del giorno, un polpettone di maiale unto e grasso; avevano
acconsentito, ancorché fossero abituati ad ordinare il pranzo e mangiare nella
sala relax, giacché il vitto del refettorio era pessimo.
Clint, in fila col vassoio si era guardato in giro...di lei nemmeno
l'ombra...quella di Tony che smoccolava, invece, era alle sue spalle 'Prenderò
giusto uno yogurt, magari due, dato che la roba proposta fa schifo'.
'Concordo' Thor si aggiunse, sollecitando Barton 'perché hai voluto
cambiare? Sono scemo io che mi sono fatto convincere!'.
Il Falco aveva glissato a qualsiasi commento, scrutando i tavolini,
dal proprio posto, ove si era accomodato alla svelta. Tre minuti e aveva visto
entrare l’oggetto del suo desiderio, con delle amiche, e mettersi in coda per
il servizio. Era diventato bianco, come un cencio.
Steve si era voltato, nella direzione dello sguardo del collega, per
rigirarsi immediato, sghignazzando 'Ecco spiegato il mistero intorno alla tua
presenza qui...nostra, purtroppo. Potevi dirlo, falchetto, anziché mettere in
atto le tue solite pagliacciate, ti avremmo accompagnato ugualmente'.
Natasha Romanoff - una giovane donna di origini sovietiche, rossa di
capelli, occhi verdi, proporzionata e scattante, esperta di qualsiasi tipo di
arma da fuoco e da taglio oltre che di tecniche di spionaggio, soprannominata
Vedova Nera - dette una gomitata al fidanzato Bruce che sbottò a ridere, a voce
alta, facendosi notare.
I commensali si erano voltati all'istante, poiché era cosa rara che
gli Avengers, al completo - particolarmente riconoscibili nelle loro tute da
ginnastica blu con stampata sul petto l'iniziale gommata della loro squadra,
una grande A all'interno di un cerchio - desinassero lì.
'Allora, ci provi, Romeo?' Stark aizzò Clint, ingozzandosi di yogurt.
Il tiratore scelto raccolse il guanto di sfida e si alzò; con un
vassoio vuoto in mano, si affilò a Rafflesia, che chiudeva il suo gruppo,
sperando si girasse. Le fissava i lunghi capelli neri, del cui profumo di
shampoo al cocco si era già deliziato durante la propria lezione.
Le sue compagne, che ne avevano notato l’espressione incantata, e
udito le risate di Banner, le mandavano eloquenti occhiate.
Per la miseria, il Vendicatore sfigato le si era appiccicato; cosa
volesse le parve chiaro...attaccare bottone!
Proprio non aveva intenzione di approfondirne la conoscenza; si
incuriosì, perché le sue accompagnatrici si stavano sbellicando. Si mise
parallela al bancone, per prendere il piatto, che aveva richiesto all'addetto,
interrotta dalla voce di Barton. 'Ciao. Come va?' le domandò.
Lo rimirò, di sottecchi. Era sudato come pochi, nonostante l’aria
condizionata a palla che rinfrescava l’ambiente 'Bene' laconica, nemmeno lo
salutò.
'Che hai preso di buono?' l'altro insisteva, provando a fare
conversazione ed a calmarsi.
'Quello che vede' indicò l'insalata di riso, dandogli del lei.
Ironica, spizzò il vassoio che l’uomo aveva riempito di pietanze scelte a caso e
l’altro, ancora pieno, lasciato al tavolo, fra Nat e Tony 'Caspita, che
appetito!' lo disse, di proposito, per far capire che conoscesse il motivo del
suo approccio.
'Già...' il Falco aveva la salivazione azzerata.
'Scusi, devo andare, le auguro buon pranzo' Rafflesia pagò al volo e
si dileguò, con educazione, scegliendo, strategica, la posizione libera più
lontana dagli Avengers.
Clint tornò, affranto, dai suoi amici, con il secondo vassoio tra le
mani.
'Non è andata benissimo...' il biondo gli fece spazio accanto a sé,
tentando di minimizzare, giacché il collega era prostrato.
‘Ascolta il mio consiglio, lasciala perdere’ Stark, toccando il
pizzetto scuro come i propri occhi, fissava la moretta, senza vergogna 'non sei
il suo tipo, è troppo bella per te!'.
'Forse hai ragione' aveva risposto, con un tono molto scettico.
Nel primissimo pomeriggio, infatti, carico di buone intenzioni, si era
appostato alla macchinetta del caffè a gettoni, piazzata di fronte all'aula
dove si svolgevano le lezioni teoriche delle reclute dell’ultimo anno. Aveva
speso un patrimonio in bevande, simulando di consumarle, per darsi un contegno.
Alla fine Rafflesia, nell'intervallo, si era diretta alla macchinetta,
col portafoglio in mano.
Di nuovo Barton...una persecuzione! Pensò,
accortasi della sua presenza. L'aspettava, con un bicchiere di polistirolo
nella sinistra, pieno.
La mora, tuta e canotta a costine, non fece in tempo a girare sui
tacchi, che le chiese 'Buonasera, Rafflesia. Che ti offro?'. Con una mossa
fulminea, chiamandola per nome, l'aveva preceduta, inesorabile, e non aveva
avuto scampo.
Era stupenda, più bella di come la ricordasse, e l'aveva incontrata
soltanto poche ore prima...la fissava, interessato e lei, in imbarazzo, fu costretta
ad accettare, poiché, dietro, gli altri studenti in coda, si lamentavano per
l'attesa.
'Un caffè macchiato' mormorò, scocciata.
Clint inserì la moneta e scelse la bevanda. Prese il bicchiere,
erogato il liquido caldo dall’apparecchio, e glielo porse.
La recluta si spostò di lato, per un breve momento 'Grazie' mormorò e
fece per tornare in classe, alzando la mano, in un gesto di saluto,
indifferente.
'Non lo bevi con me?' la invitò a rimanere insieme.
'No...' lo fulminò, con gli occhi ametista e lo lasciò, in mezzo al
corridoio, come un deficiente, accentuando il movimento dei glutei per
provocarlo - sotto lo sguardo attonito dei compagni, che non riuscirono a
trattenersi dal ridere, nonostante si trovassero davanti uno sbirro di grande
esperienza - rientrando in classe.
Barton, umiliato, si affrettò, nero come la pece, verso il poligono di
tiro, dove aveva appuntamento con i suoi colleghi.
'Si dice che tu abbia fatto il pieno di caffeina e sia più
intrattabile del solito...' il Capitano lo sfrugugliò.
'Le notizie ed i pettegolezzi volano...' commentò.
La russa tentò di essere saggia 'Clint, sei un Avenger. Abbiamo un
ruolo autorevole, qui, evitiamo di renderci ridicoli' aveva usato il plurale,
era evidente si rivolgesse a lui.
'Un modo per conquistare Rafflesia ci sarà. Debbo trovarlo, farmi
girare il cervello...anzi, Nat...da donna...suggeriscimi!' le dette importanza
e la sua amica del cuore non si fece pregare, spiegando qualche dettaglio sul
corteggiamento che le era più gradito, sperando di aver azzeccato i gusti di
quella ragazza giovane e bella, che non conosceva affatto.
Fomentato dalla Romanoff, il Falco, terminato l'ennesimo allenamento
in palestra e una doccia veloce, era uscito per recarsi da un fioraio, limitrofo
alla Stazione di Polizia.
Comprato un costoso mazzo di una dozzina di rose baccarà rosso
vermiglio, aveva atteso la sua preda in garage...sapeva avesse l'auto e, dal
database, aveva scoperto la targa e l’aveva individuata: una Smart blu
metallizzato!
La Tyler si era materializzata, alle sei del pomeriggio, per
recuperare il veicolo. Non appena aveva notato Clint, jeans e camicia a
scacchi, fra le mani la composizione floreale, aveva alzato gli occhi al cielo,
stringendo le chiavi, nervosamente, nel pugno.
Aveva respirato a fondo, tentando di trovare le parole, per
sfancularlo senza offenderlo...lei non era tipo da trattenersi e quello di
fronte a sé un superiore, un agente di livello altissimo! Un Avenger, ci
mancava!
L'uomo, nel frattempo, cercava, a sua volta, di ricordare le frasi che
Vedova Nera gli aveva scritto su un foglietto; la memoria era latitante, la
testa vuota giacché Rafflesia si era cambiata d'abito ed era favolosa, con un
vestitino leggero bianco, corto, in seta, con la gonna ampia, e i capelli
sciolti. Mangiava una mela rossa…gli parve come Eva nel paradiso terrestre!
'Agente Barton' lo salutò, squadrandolo.
'Clint...al tuo servizio' che idiozia aveva sparato 'sono per te' le
porse le rose ma lei mise la mano destra avanti, a bloccarlo, il palmo aperto
in verticale 'Grazie per il pensiero. Non avrebbe dovuto e non posso
accettarle!' fu fredda come un ghiacciolo, e non scherzava.
Il tiratore fu spiazzato, anche dagli sguardi sorpresi delle altre
reclute e agenti che recuperavano i propri veicoli nell'autorimessa 'Speravo lo
vedessi come un gesto carino'.
'E lo sarebbe, per una interessata a lei. Non è il mio caso' gli rise
in faccia, sfrontata, salendo in auto, la mela rossa agganciata fra i denti.
Mai una mezza misura; come previsto, non si era tenuta.
Lì Clint esplose; incazzato come una biscia di essere stato rifiutato
in malo modo, gettò il mazzo sul cofano della Smart 'Sei una vera
antipatica...facci ciò che ti pare, non me ne frega niente'.
I petali volarono, nell'aria.
Steve, che era andato a riprendere la moto, e Thor e Tony, seduti
nella Lamborghini di quest'ultimo, fissavano la scenata, sconvolti.
'Scendo, Stark? Li separo?' Point Break si offrì.
'No, facciamoci gli affari nostri' con un’espressione eloquente a
Rogers, Tony sgommò verso l'uscita.
Non prima della moretta, che si era chiusa nella Smart ed era fuggita
via, massacrando con le ruote ciò che restava dei fiori; e del Falco, che si
era precipitato a seguirla, per scusarsi della frase sgradevole che gli era
uscita di bocca, col suo fuoristrada grigio che aveva impressa sullo sportello una
A rossa, simbolo della loro squadra.
Le si era messo alla calcagna, con il muso della jeep a ridosso del
paraurti ma, complice il traffico, le doti al volante di lei e la vettura
microscopica, era stato seminato in due minuti.
Si era accostato in una viuzza, accendendosi una sigaretta…l’unico
vizio che gli rimaneva, nel suo universo di amici salutisti.
Il Capitano era sopraggiunto sull'Harley e, dal finestrino aperto, gli
aveva chiesto, candidamente 'Tutto bene?'.
Barton aveva sbuffato e fatto il gesto del dito medio alzato; il
collega, educato e formale com'era, si era offeso a morte e gli aveva tenuto il
muso per giorni.
Giorni in cui il cecchino era stato dilaniato tra la voglia folle di
conoscere meglio quella femmina e l'imbarazzo di ulteriori figuracce.
I tentativi di incrociarla erano stati fallimentari. Alla sua vista,
si era voltata dall'altra parte, con una smorfia divertita, per schernirlo.
Per di più, la storia dei fiori era sulla bocca di tutti e il Tenente
Phil Coulson, braccio destro del Capo - un uomo minuto e segaligno, castano,
stempiato, il volto dai tratti regolari e i modi fermi ma garbati - gliene
aveva chiesto spiegazioni, segnalando pure che la recluta Tyler, futura agente,
fosse la migliore allieva che la Polizia di New York avesse mai avuto e pupilla
di Fury. Uomo avvisato...
Era stato il caso o il destino a rimettergliela davanti; meglio,
proprio il Comandante.
Poiché Rafflesia, in quel periodo, da recluta era diventata un’agente
operativa, a seguito del superamento del relativo esame con il massimo dei voti
e delle performance, aveva ricevuto una sorta di premio: la possibilità di
affiancare gli Avengers, con basso profilo, alla prima operazione utile.
Non aveva potuto rifiutare, sia per la gentilezza del nero, che
stimava, sia per l'eccezionalità della proposta; vedere i Vendicatori in azione
era un privilegio, discorso del suo asfissiante corteggiatore a parte!
Fury l’aveva ammonita a tenersi pronta, cercapersone alla mano.
Cosicché, all’udirlo vibrare sul comodino, in piena notte, vestitasi alla
velocità del suono, aveva corso con la sua Smartina in direzione della
Stazione, arrivando perfino prima degli altri.
Si era cambiata con la tuta scura, elasticizzata, come quella di
Vedova Nera, che Coulson le aveva gentilmente fatto trovare all’interno del
proprio armadietto. L’uniforme era stretta e metteva in risalto le sue curve;
alla vita, aveva una cintura con agganciate due pistole e così sulle cosce.
Sul davanti, una lunga chiusura lampo le divideva l’incavo dei seni…si
guardò allo specchio della toilette. L’immagine riflessa la fece ridacchiare…al
Falco sarebbe venuto un infarto…abbassò la zip più che poté, affinché sembrasse
casuale e non volgare, per istigarlo. Era troppo divertente, la sua faccia
buffa! Si ammazzava dalle risate!
‘Datti una calmata…’ Tony, nello spogliatoio, fissato il giubbotto
antiproiettile sopra la divisa blu scura, identica per ciascuno dei colleghi
maschi, tentava di arginare l’eccitazione smodata di Clint, esaltato all’idea
di rivedere la ragazza.
‘Sarò zen!’ promise, sapendo di mentire, spruzzandosi, per l’ennesima
volta, il dopobarba muschiato in cui pareva avesse fatto il bagno, e
sistemandosi i capelli sotto il caschetto di metallo in dotazione.
‘Sarai che?’ chiese Thor, imbracciando il fucile.
‘Lascia perdere…si va?’ Barton non stava più nella pelle e lasciò lo
spogliatoio, con le ali ai piedi.
Trovarono la Tyler che li aspettava, nell’autorimessa interna, sita al
piano interrato, accanto al loro mezzo di trasporto - una Hummer coi vetri
oscurati, modificata e molto sofisticata - con Nat che le illustrava qualche
particolare tecnico e Fury che le teneva, teneramente, il braccio sulla
spalla…teneramente, da non credere…e lei faceva la gattina, tutta sorrisi e
salamelecchi! Un angioletto!
‘Vedi bene da lontano e da vicino, Occhio di Falco. E’ proprio carina
ed ha uno splendido sorriso’ commentò Steve, dirigendosi verso di lei e
stringendole la mano, col petto gonfio.
‘Buonasera, Capitano’ la moretta si mise una ciocca di capelli dietro
l’orecchio, languida. Era un vezzo che aveva, l’unico, il portarli sciolti
anche al lavoro. Certo, Rogers era un ragazzo notevole, altro che l’agente
Barton…non poteva piacere a lui! La solita sfiga!
‘Ciao’ Clint si era messo in mezzo, notando le occhiate di Steve.
‘Ciao’ le toccava fare buon viso a cattivo gioco: il suo spasimante
numero uno era pure la prima guida del mezzo da combattimento particolarissimo,
su cui aveva l’onore di salire.
‘Dopo di te’ le indicò il retro e le dette la sinistra, per aiutarla a
montare su, con garbo, gli occhi azzurri che la scrutavano.
Era stato cortese, perché così poteva rimirarle le natiche, la bruna
ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Inarcò il sedere per aizzarlo, sentendolo
sospirare…le scapparono una risatina e una battuta, stranamente ‘Caspita, come
sei prevedibile!’. Gli dette del tu, sovrappensiero: era la prima volta.
‘E’ colpa tua, sei troppo bella, e la tuta ti sta divinamente…Scusami,
non avrei dovuto dirtelo, ma per me sei irresistibile’ il Falco lo bisbigliò,
affinché lo udisse soltanto lei, molto serio e rosso come un peperone. Era
rimasto senza fiato a rimirarla.
La ragazza si stupì di essere lusingata del complimento sincero che le
aveva rivolto; e ne riceveva parecchi!
Clint le mostrò dove accomodarsi - per mero caso, chiaramente, il
sedile alle sue spalle - riassunse i dettagli dell’operazione, spiegò
l'utilizzo della strumentazione. Preciso e professionale. Rigido e concentrato,
come i suoi colleghi. Sparito l’idiota sudato che l’approcciava alla mensa,
pensò la Tyler. Ne ebbe un’ottima impressione, che confermò le voci che aveva
sentito, in giro, su di lui.
Gli Avengers erano stati mandati a liberare alcuni ostaggi,
all'interno di un ristorante preso d'assalto da un gruppo armato, intenzionato
a scambiare gli avventori con un ingente riscatto; i delinquenti erano
asserragliati all’interno del locale, mitra alla mano, coi visi coperti da
passamontagna di lana scura.
Erano ben visibili dalle ampie vetrate del locale, un bistrot
piuttosto famoso per la cucina francese proposta, arredato in stile classico,
con legno scuro ovunque, tavoli ricoperti di tovaglie verdi, lume di candela e
luci basse.
I sequestratori avevano raggruppato i clienti e il personale che non
era riuscito a dileguarsi dalla porta di servizio, al centro della stanza, e
fattili inginocchiare, tenevano i fucili puntati alle loro teste.
Rafflesia li notò, immediatamente, ed ascoltò, appena scesa dal SUV,
il riepilogo della situazione del capo della S.W.A.T., a cui si erano accostati
rapidamente al loro arrivo.
Innumerevoli volanti e tre squadre d’assalto, infatti, avevano già
circondato la zona, delimitando un perimetro sicuro per intervenire e tentando
un contatto coi malviventi, facendogli pervenire una scatola contenente un
telefono, per le comunicazioni.
‘Capitano Rogers, hanno chiesto dieci milioni di dollari di riscatto,
oltre a un elicottero per fuggire, e minacciano di uccidere un ostaggio ogni
minuto, se non saranno accontentati. Sono in quattro, parecchio aggressivi e
fuori di testa…professionisti, temo’ il Tenente del team tattico, un
quarantenne moro, viso squadrato e mascella volitiva, li informò.
‘Ce ne occupiamo noi…Stark e Banner…sul retro del locale, muoversi,
Clint e Nat alle loro spalle, io e Thor vi seguiamo, agente Tyler, tu per
ultima…Tenente, l’unica possibilità, in questi casi, è prendere il nemico di
sorpresa, deve però aiutarci a guadagnare tutto il tempo possibile, tenendoli
impegnati con la storia del riscatto. Fateci parlare il miglior negoziatore che
avete e intervenite a un mio segnale, che vi comunicherò con il microfono’
Steve, determinato, indicò il piccolo apparecchio scuro che aveva agganciato al
padiglione auricolare, e che era stato dato, identico, pure alla moretta.
Barton, inforcati gli occhiali da tiro, le ricordo le specializzazioni
dei colleghi, mentre si muovevano verso la zona di servizio, cucine e deposito
dei generi alimentari ‘Tony è un mago di intercettazioni e tecnologia, Banner
se la cava…piuttosto, in culla giocava con le bombe a mano, maneggia gli
esplosivi come nessuno al mondo’.
Iron Man, sotto gli occhi incuriositi della neo agente, aveva infilato
un tubo sottile e flessibile dotato di una piccola telecamera, sotto uno dei
muri di cartongesso della dispensa, che affacciava sulla sala principale del
ristorante, per avere una visuale dei movimenti all’interno.
‘Tyler, tieni la mano sulla pistola, ma non intervenire, e rimani
tranquilla…fra qualche istante, sarà come in allenamento, molto più veloce’ il
Capitano si raccomandò per l’ennesima volta e la sentì annuire.
‘Per favore, fai come dice Rogers…’ Barton si raccomandò, ribadendolo;
conosceva il curriculum della ragazza e Steve aveva acconsentito che li
accompagnasse. Non desiderava, tuttavia, che si trovasse in una situazione di
pericolo.
‘Certo…’ la mora gradì la sua premura e gli sorrise. Un mezzo sorriso,
per non esagerare; era un tipetto che si montava subito la testa!
‘Falco, devi entrare! Non c’è più tempo’ dallo schermo connesso alla
telecamera, l’immagine di uno dei sequestratori, forse il loro leader, che
abbracciava una donna bionda vestita di jeans e maglioncino rosso, stringendola
per il collo e con la canna della pistola alla testa, spronò Cap a ordinare a
Barton un intervento immediato.
Lui, con il fucile di precisione fermo fra le mani, lanciato uno
sguardo carico di espressività alla neo agente - con Romanoff alle terga che
gli apriva la porta divisoria attraverso cui ci si immetteva nello spazio del
locale dedicato ai dessert - volò e guardato solo per un attimo nel mirino,
colpì l’uomo con due proiettili, al braccio destro. Quello cadde a terra,
ferito, lasciando andare la biondina, nel momento in cui Thor e Rogers
spararono ai due complici che erano appostati sui lati più lontani, limitrofi
alle vetrate del ristorante.
Il potente contraccolpo, un minimo attutito dai giubbotti
antiproiettile che indossavano, li fece sbattere contro i cristalli, che
implosero: si ritrovarono con la schiena sul marciapiede, con gli agenti della
S.W.A.T. che li prendevano in custodia, stante la tempestiva direttiva
impartita dal Capitano, che li aveva invitati a intervenire.
Vedova Nera, saltata su un tavolino del locale, dall’alto, puntava,
con la propria arma, il quarto criminale, con un sorriso diabolico; non gli si
era nemmeno rivolta e l’altro, osservando la fine dei suoi compari, con uno
sbuffo, aveva poggiato il fucile sul pavimento e, toltosi il passamontagna,
aveva alzato le mani in segno di resa.
Clint si era avventato sul capo dei sequestratori, che aveva messo
k.o. con le sue pallottole, e lo aveva rivoltato a pancia in sotto, per
ammanettarlo, con sommo piacere; Rafflesia, accanto, riposta la pistola nella
fondina di cuoio scuro, aveva dedicato la propria attenzione alla donna bionda
che era stata presa in ostaggio e che singhiozzava, prona, per la paura,
cercando di confortarla ‘Andrà tutto bene, stia tranquilla, il peggio è
passato’. L’aveva aiutata a mettersi in piedi e accompagnata all’esterno, dove
aveva potuto riabbracciare suo marito e i suoi figli, già usciti.
Si era intrattenuta; la signora e la sua famiglia non facevano che
ringraziarla e tessere le lodi sue e degli Avengers. La bruna le condivise,
mentalmente; i sei agenti erano una leggenda, lo sapeva già, averli visti
battersi dal vero era stato molto diverso…erano stati entusiasmanti, a dire
poco, ognuno con le proprie capacità.
Il tiratore, più degli altri…con le sue armi era un fenomeno,
Rafflesia era rimasta incantata a guardarlo, aveva percepito una sorta di
eccitazione nell’aria, quando aveva premuto il grilletto. Era avvolto da
un'aura splendente, di talento, coraggio, abilità estrema. Sorprendente, insomma!
La missione si era conclusa in modo rapido e indolore, tranne per i
malviventi, assicurati alla giustizia, legati come salami e portati via su un
furgone blindato in direzione del carcere di Rikers.
‘Tyler…datti una mossa’ Rogers la sollecitò e lei salutò la donna.
I colleghi erano già risaliti alla svelta sull'Hummer e ripreso i
propri posti, tranne il Falco che la attendeva fuori dal veicolo, per
permetterle di montare.
‘Grazie’ gli mormorò, gentilmente, facendogli l’occhiolino e
accomodandosi nell’abitacolo, dove già imperversavano chiacchiere e risate che
non mancarono nei venti minuti che li separavano dalla Stazione di Polizia.
‘Piaciuto lo spettacolo?’ la Romanoff, sedutale accanto come
all’andata, conversava, simpatica e le dava parecchia corda, al contrario di
Barton, che, teso, si era zittito, per evitare imbarazzi e ulteriori pessime
figure: era tutto d’un pezzo sul lavoro, e si esaltava a sparare…l’averlo
fatto, scrutato dagli occhi violetti di Rafflesia, lo aveva turbato, intensamente.
La Tyler annuì ‘Tanto, c’è solo da imparare da voi’ era stata schietta
e la russa molto cortese, troppo per la scarsa confidenza che avevano. Anche
mentre erano nello spogliatoio a rivestirsi, si era dilungata nella
conversazione. E la novella agente ne comprese il perché: l’amichetto del
cuore! ‘Clint ha un debole evidente per te; facci un favore, escici, una volta
e basta. L’appuntamento sarà un disastro, lui si metterà l’anima in pace, tu te
lo toglierai dalle scatole e noi ricominceremo a respirare. Non lo sopportiamo
più, ci ammorba’ l’aveva pregata, accorata, finendo di truccarsi davanti lo
specchio del bagno.
‘Ci penserò, Natasha…’ l’aveva buttata lì, accomiatandosi. In fondo,
non era una soluzione malvagia. Una cena o un aperitivo, due o tre battute
delle sue tipo proiettili, tanto per restare in argomento, e il Falco se ne
sarebbe fatto una ragione, capendo che non fosse aria.
Forte della sua risposta, Vedova Nera divenne portatrice di ottime
notizie. Durante la colazione - che il team consumò, da tradizione, insieme,
nella panineria ove abitualmente Stark li trascinava per gustare lo shawarma,
tipico sandwich di origine mediorientale, farcito con tocchetti di carne
speziata, salsa allo yogurt e verdure all’alba - spronò il cecchino ‘Ci ho parlato
e si è convinta…invitala, organizza una cosa decente, ed il gioco è fatto. Oppure,
al contrario, la frequenterai e conoscendola meglio, scoprirai che non è il tuo
tipo!’.
‘La seconda eventualità mi pare difficile…comunque, non hai torto, che
ho da perdere?’.
‘L’altra sera ho cenato con Pepper in un nuovo locale, molto
romantico; è un ristorante italiano, ricercato, con una terrazza spettacolare.
Ti mando un messaggio con l’indirizzo, prenota a nome mio e colpirai nel segno,
sei il migliore della specialità’ consigliò Stark.
‘Uhm…grazie’ borbottò…il locale proposto dall’elegantone del gruppo
non faceva al caso suo. Voleva mostrarsi com’era, semplice e senza velleità.
Forse quello era il problema…rimuginò sul da farsi, per l’intera giornata
seguente, che avevano avuto di riposo e, alla fine, si decise a chiamare la
Tyler, nel primo pomeriggio; il numero di cellulare lo aveva trafugato in
precedenza e registrato sul proprio telefono.
‘Ciao, sono Clint Barton’ farfugliò, emozionato come un ragazzino.
Un numero sconosciuto…Rafflesia aveva risposto quasi al primo squillo,
intanto che scriveva con Messenger ad un’amica. Non aveva perso tempo, il tipo.
’Ciao. Che vuoi?’ preferì essere diretta.
Cavolo, non amava i preliminari, pensò lui. Sperò solo al telefono
'Ehm, perdona lo scarso preavviso. Se sei libera, beviamo qualcosa insieme,
stasera? Ti passo a prendere alle sette’ tentò, udendo una lunghissima pausa
all’altro capo dell’apparecchio. Temette avesse chiuso la conversazione. Invece
ci fu un sospiro ‘Va bene. Poi sparirai dalla mia vita, poco ma sicuro’.
Lui rise ‘Non ti libererai mai di me. A dopo, so dove abiti!’.
Certo, l’agente, un superiore, era a conoscenza del suo numero di
cellulare riservato e del suo indirizzo; si chiese di quali altre informazioni
fosse in possesso, mentre si alzava dal divano per andare in camera e aprire
l’armadio, in cerca di un abito da indossare.
Alla fine, inspiegabilmente dopo numerose prove, optò per un vestito
rosso, molto sexy, corto e scollato, ed un paio sandali neri. Si truccò e si
sistemò i capelli, fatta una doccia veloce…erano già le sette e sentì suonare
il campanello dell’appartamento…non il citofono. Il Falco dentro casa, no! Come
si permetteva? Chi l'aveva invitato?!
Aprì la porta, inviperita, pronta per mangiarselo in un solo boccone e
si trovò davanti un vasetto di ceramica bianca contenente un piccolo cactus,
pieno di spine, con Clint che glielo porgeva, sorridendo ‘Sei sempre incavolata
con me, pensavo fosse adatto! Spinoso come il nostro rapporto’.
‘Grazie!’ fece, ridendo a crepapelle ‘Entra, prendo la borsetta’
spalancò l’uscio, per farlo accomodare. Aveva le lacrime agli occhi, per le
risate.
Lui si era ammutolito, d’improvviso, a causa del languore che lo aveva
colto nell'osservarla.
‘Tutto a posto?’ gli domandò, sistemando la pianta sul ripiano della
cucina.
‘No…sei bellissima, ero concentrato sulla storia del cactus e non
avevo notato che fossi più fantastica del solito...avrei dovuto dirtelo subito’
la rimirava, come un bambino in un negozio di caramelle.
Rafflesia, a disagio, gli fece un cenno con la mano, per minimizzare.
‘Che ti va di fare?’ gli domandò; era vestito con i jeans ed una
maglietta bianca, con stampata davanti la forma di un bersaglio viola chiaro…
le parve strano, per un primo appuntamento tanto cercato. Lo apprezzò.
‘Scegli tu, l’importante è stare insieme. Tony mi ha dato il
riferimento di un mega ristorante ma non è il mio genere’ confessò.
‘Nemmeno il mio, per la verità!’ la Tyler sentì un tuono, in
lontananza e vide un lampo; d’improvviso, il cielo si oscurò e New York fu
colpita da una pioggia battente, un temporale vero e proprio…e non smetteva.
'Piove troppo per uscire, dobbiamo aspettare un pochino' rimirò i propri
sandali aperti, poi andò verso il frigorifero.
Prese una bottiglia di birra ghiacciata ed una lattina di Coca Cola,
con due bicchieri alti da bibita, li mise su un vassoio, con due ciotoline che
riempì, rispettivamente, di arachidi e di patatine fritte 'Aperitivo casalingo'
gli sorrise, serena, illuminando la stanza, poggiando il tutto sul tavolinetto
fra i divani, ed accese lo stereo, in sottofondo l'ultimo album di Lady Gaga.
Clint, abbandonata la giacca di pelle, che teneva sul braccio, su una
poltrona di cuoio scuro, la squadrò, sussurrando un grazie stentato, e afferrò
la birra, bevendo direttamente dalla bottiglia; aveva la bocca secca,
nonostante il liquido fresco che aveva trangugiato. Avrebbe avuto bisogno di
una sigaretta, preferì soprassedere; il suo era un vizio che molti non
tolleravano e la sua ospite non fumava, ne era certo.
Fece un giro del soggiorno, per calmarsi, senza riuscirci, ovviamente.
La casa era piccola, curata nei dettagli, nei complementi d'arredo:
nel soggiorno troneggiavano due divani grigi scuri in tessuto e, in mezzo, il
tavolino di vetro fumé con il vassoio, di lato una poltrona di pelle nera con
ampi braccioli, una tv di medie dimensioni e un impianto stereo di ultima
generazione su un buffet dal taglio moderno, un tavolo rotondo in ciliegio chiaro
contornato di seggiole in acrilico bianco di design. Aveva osservato un angolo
cottura mignon, lineare, bianco opaco con gli elettrodomestici a scomparsa e
una zona notte, che non avrebbe mai visitato, purtroppo!
La ragazza aveva recuperato una patatina e la sgranocchiava,
silenziosa, fissando il temporale, inclemente, alla finestra che
affacciava su una piccola terrazza, canticchiando 'Million reasons'.
Il tiratore scelto sedette sul sofà più grande, pensando che il
proprio destino fosse segnato...persino la cantante, protagonista di un recente
film di successo, sembrava prenderlo in giro, segnalando le milioni di ragioni
per le quali avrebbe dovuto lasciare scappare il proprio uomo. Magari il brano
era un segno del destino, non una casualità. ‘Rafflesia, è meglio che torni a
casa mia…facciamo un’altra volta’ mormorò, affranto, poiché, con la fortuna che
aveva, sarebbe spiovuto dopodomani.
La moretta, esterrefatta, gli si mise vicino, fissandolo: era triste,
tristissimo. Scorse la debolezza nelle iridi celesti dell'altro e se ne fece
incantare. Mai avrebbe voluto ferirlo, nel frangente che stavano vivendo,
rifletté, anzi auspicò di riuscire a farlo sorridere di nuovo.
'Perché vuoi andare già via?' chiese, delicata. Improvvisamente,
desiderò che rimanesse lì con lei ed avvertì uno strano formicolio, che partiva
dalla pianta dei piedi fino alla cima dei capelli, come se le sue cellule tutte
assieme si fossero messe in movimento…frenetico.
'Avevo sperato fosse la nostra serata; maledizione, ci ho messo una
vita per strapparti un appuntamento e c'è uno tsunami' indicò fuori, con un
cenno del capo 'sei la ragazza più incantevole che esista al mondo e non riesco
neanche a spiccicare mezza sillaba in tua presenza, per l’emozione di starti
accanto…scusami’ ammise, sincero.
La guardava, così disperato e coinvolto, che lei ebbe un tuffo al
cuore, ricordando le parole di una conoscente: la donna sceglie sempre
l'uomo che la sceglierà. Poggiò la testa, languida, sul suo braccio,
allungato sulla spalliera del divano e gli mise la destra sul petto, sotto il
collo. Ne sentiva pulsare le vene, per l’agitazione che aveva in corpo; capì
che fosse esattamente la propria, ciò che provava lei.
Lui, stupito e galvanizzato, le sfiorò i capelli lunghi, soffici,
setosi, che lo solleticavano, perso negli occhi violetti ammalianti, nei
battiti delle ciglia che parevano le ali di due farfalline 'Ho bisogno di un
unico motivo per rimanere...' le sussurrò, spavaldo, parafrasando la canzone
che stava terminando.
Rafflesia glielo diede: gli carezzò una guancia, sulla barba appena
rasata, e gli passò la mano dietro la nuca, per avvicinarlo a sé, inclinando il
viso 'È la cosa più stupida che abbia fatto in vita mia...so già che me ne
pentirò’ in quel momento, percepì la bocca dell'uomo sulla propria, le lingue
unite in un'erotica torsione.
Barton non ci poteva credere, era su una nuvoletta; le labbra della
moretta erano morbide, sapevano di burro di cacao alla fragola e di patatine
fritte, dolce e salato insieme. Si era inebriato della fragranza fiorita che
emanava la sua pelle, una scia aromatica e irresistibile, unita alla nota
superiore di bergamotto che gli ricordava la brezza marina.
Navigò a vista in un mare di baci, che si fecero ardenti, in pochi
minuti.
Si alzò dal divano, e continuando a baciarla, con passione, la
prese in braccio, per portarla in camera.
Si era sbagliato, aveva avuto la possibilità di varcarne la soglia; in
una soluzione moderna e ultra chic, la Tyler aveva puntato su colori chiari e
lucidi, bianco e bordeaux, i cui giochi geometrici spiccavano sui comodini
bassi e su una cassettiera.
Il design piuttosto minimale contemplava una testiera del letto
liscia, candida, leggermente imbottita, di forma tonda nella parte limitrofa al
muro, con una decina di cuscini quadrati di una gamma di nuance fra il rosa
chiaro e il rosso scuro. Il grande armadio con le ante scorrevoli riempiva la
parete principale, insieme allo specchio rettangolare, due abatjour fashion, e
un'ampia finestra, che completavano perfettamente la stanza.
Il Falco la depositò sul talamo e la spogliò, lentamente, tolti i
sandali; lo aveva desiderato a lungo e voleva godersi ogni istante. Il vestito
venne via e Rafflesia rimase con il solo perizoma di pizzo, rosso anch'esso, a
farsi ammirare, stendendosi sul letto e inarcando la schiena, con le braccia
sopra la testa, come una micetta.
'Non trattarmi più male…io muoio per te!' la pregò, a quella visione,
in estasi. Il suo corpo straordinario lo chiamava, irresistibile, come il canto
delle sirene per Ulisse…Gli si era offerta, stupenda al di là delle sue
aspettative e dei suoi sogni proibiti, le gambe perfettamente disegnate, il
ventre piatto e tonico, il busto prezioso.
'Vedremo, sei tu che mi hai dato dell’antipatica, cecchino!' rispose,
beffarda, con un sorrisetto dei suoi, invitandolo ad avvicinarsi.
Clint si liberò della maglietta e dei jeans e le si accoccolò accanto
‘Perdonami…’mormorò...era diminuita la distanza ed i loro corpi si
accarezzavano l'un l'altro.
Le sfiorò i seni, percependo i suoi brividi, solleticando i bottoncini
rosati, che emergevano al centro delle sfere carnose che stava raccogliendo con
le mani; accolse l’apice del più vicino fra le labbra, strappandole un singulto
accorato, intanto che lui stesso, febbricitante, non smetteva di contorcersi
alle carezze femminili che gli sfioravano l’evidente rigidità trattenuta
dall'intimo, sulla sua smania. 'Sono come i proiettili delle mie pistole...' i
capezzolini gli avevano suscitato uno strano paragone 'non potrò più caricare
un'arma senza pensare a te!'.
'Lo prendo come un complimento' bisbigliò, per nulla offesa dalla
similitudine, passandogli il pollice sul callo lasciato dall'uso continuo della
pistola, sulla mano sinistra, di cui era molto orgoglioso ‘significa che sarò
sempre nella tua mente’ concluse, meravigliandosi della proporzione del
personale del partner, muscoloso il giusto, i fianchi stretti, i pettorali
atletici e non pompati, una leggera peluria castana chiara che lo ricopriva,
per nulla spiacevole.
Si erano ritrovati in silenzio, a guardarsi, con i visi sui rispettivi
guanciali: una sorta di calma apparente avvolgeva la stanza, la consapevolezza
di entrambi che tutto ciò che stava per succedere sarebbe, inevitabilmente,
accaduto.
Il Falco la accarezzò, sopra le sfiziose mutandine e le tolse, con
l’ennesima confessione ‘Sei la fine del mondo…’. Scese a poggiare le dita su
quel paradiso agognato, sentendola tremare, maggiormente. La straziò sulla
fragolina rosea, esaltato dalla candida scia di umori che le aveva provocato,
saggiando le carni avvolgenti, che stava violando, con prudenza.
Nudo a sua volta, le passò ancora le falangi sull'orchidea del proprio
peccato, alzando il volto in cerca della sua approvazione.
Gli occhi violetti, persi nei suoi, gli confermarono che la sua compagna
avesse la stessa brama e proseguì, sollevandola per i glutei e infilandosi in
lei, come fosse la cosa più piacevole e naturale esistente…perché lo era!
L’inferno di fuoco che gli era divampato dentro l’anima lo stava
guidando, nei gesti e negli abbracci infiniti che lo entusiasmavano; in nessun
caso si era dedicato così a una donna e in nessun caso si era sentito a tal
punto coinvolto, quasi straziato, dal contatto con la sua pelle.
L’aveva riempita, con tutto se stesso, arrivando fino in fondo all’anfratto
sublime che lo avviluppava, cercando il movimento più gradito, il punto più
sensibile e recondito da sollazzare nello scrigno dei suoi sogni che si era
aperto per lui.
Le loro labbra rimasero unite ogni singolo secondo, i loro fianchi
sbattevano come le onde dell'oceano...la fissò e, in un attimo,
comprese che stesse per morire di piacere insieme a lui, il volto più bello che
mai.
Era arrivato al tesoro…i suoi spasmi di godimento gli avevano
suscitato emozioni intime, stupende e singolari che lo trascinarono
all’estremo, in pochi attimi.
‘Piove ancora' ansimando, la tenne stretta a sé; fuori il temporale
imperversava, lui era stato travolto da una burrasca sentimentale, inaspettata,
non per questo meno coinvolgente.
'Già…la pioggia mi ha ispirato’ Rafflesia gli carezzava i capelli
castani, senza fiato, accaldata e profondamente appagata.
'Devo ringraziare il meteo, allora' fece una battuta.
'Devi ringraziare me’ mormorò, pensierosa, il mento sulla sua spalla.
'Credevo di non piacerti. Mi hai deriso ed umiliato, davanti
all'intero Dipartimento di Polizia di New York' era un po’ stupito di come
fossero andate le cose. Contento, a dismisura…si figurava l’ennesimo rifiuto e
invece…
'Infatti. Non mi piaci per niente e non sei il mio tipo' ribatte',
provocatoria e tenera, toccandogli il naso a patata col suo, piccolo ed
all'insù. Avrebbe dovuto capirlo dall’inizio; il significato delle schermaglie
col Falco, la voglia di sfidarlo e provocarlo nascevano dall’attrazione
innegabile che provava per lui e che era esplosa improvvisa, potente,
incontrollabile.
'Va benissimo, così, anzi detestami...' le prese il viso fra le mani e
la baciò sulla bocca, unendo la lingua alla sua, con amore ‘Posso restare?’
biascicò, insicuro.
‘Non credo’ la Tyler, sorridendo, trascinò il lenzuolo sopra le loro
teste, fino a ricoprirli completamente.
La notte era trascorsa fra coccole, amplessi e baci appassionati,
senza un attimo di respiro; i loro corpi si cercavano in continuazione, come
due calamite, nel modo in cui sarebbe sempre stato da lì in avanti.
'Un giorno di ferie?' propose il Falco, al mattino, seduto sul letto,
davanti alla tazza di caffè che la ragazza, in camicia da notte di seta blu,
col bordino in pizzo, modello sottoveste, gli aveva portato, insieme a un
croissant da dividere...sensuale, istintiva e dolcissima fra le lenzuola, non
la iena che gli aveva mostrato i denti in precedenza.
'Clint, sono diventata agente da poche settimane e un'assenza ora non
mi pare opportuna' subito si oppose, allungandosi di fianco ‘non posso’.
'Giusto, sei la recluta più titolata di sempre; come hai fatto a
sparare con quella precisione, alla mia lezione? Sei stata fantastica. Dimmelo,
sono impazzito a rifletterci'.
'Uhm...potrei confessartelo e poi dovrei ucciderti' gli fece un
buffetto 'uscivo con un ragazzo fissato con le armi, al liceo. A volte lo
accompagnavo, quando si allenava; un giorno mi fece provare e da allora non ho
smesso mai, vista la scelta professionale che pensavo di intraprendere'.
'Un altro cecchino...' borbottò, ingelosito 'Chi l'avrebbe
immaginato?'.
La moretta lo sfotte' ‘Non era granché, in nessun campo. Non ti
inalberare, sei permaloso. Ti confesso che sparare è davvero noioso, per me è
lavoro...' morse il cornetto che aveva scongelato al microonde e gliene passò
un pezzettino, direttamente sulle labbra 'Ieri sera non ti ho nemmeno fatto
cenare, perdonami...'.
'Figurati se mi importa' ingoiò il boccone, gongolando, per mangiare
lei di baci ardenti.
'Solo cinque minuti, dobbiamo andare...' gli si strinse forte, contraccambiandolo.
***
N.d.A.
Rafflesia Tyler, la
moretta con gli occhi ametista come Liz Taylor, è la mia oc per eccellenza, il
personaggio del primo racconto che scrissi ovvero 'La principessa di Boston',
coprotagonista Loki di Asgard.
Doveva essere
un'opera figlia unica, invece ne sono seguite altre, in cui lei si è
affiancata, in vesti diversissime, a Bucky Barnes e a Steve Rogers;
soprattutto, nel mio immaginario personale, è e rimane l'amore di Clint Barton,
con cui l'ho fatta interagire spesso.
‘Million reasons’ racconta della
relazione amorosa che nasce proprio fra Occhio di Falco e l'agente Tyler, nel
lungo periodo, ed è inserita nella vita professionale di una squadra di
super poliziotti che lavora a New York, i cui componenti sono i sei
Avengers originali.
Sarà, forse, il
canto del ciclo di Rafflesia, l'ultima sua apparizione.
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Capitolo 2 *** Before i cry ***
before i cry
Per Clint era sempre stato tutto bianco o nero. Mai una mezza misura,
figurarsi con la ragazza magnifica che aveva, finalmente, agganciato.
Agganciato e in pieno: le si era appiccicato, come una cozza su uno scoglio, e
l'aveva voluta coinvolgere, in ogni sfaccettatura della sua vita.
Almeno - e Tony se ne felicitò - lei era gentile e educata, riservata
e non invadente. Particolarmente genuina e simpatica e, incredibilmente, presa
dal collega. Lo aveva scoperto, durante il pranzo cui Barton l'aveva invitata
con gli Avengers, il giorno seguente alla famigerata notte piovosa, nella sala
relax del team, una stanza di medie dimensioni, con un tavolo da pranzo
rettangolare, due divani e una tv al plasma; semplice ma una vera rarità ed un
privilegio, all’interno di un Distretto di Polizia, oltre che limitrofo
all’area dove lavoravano.
Rafflesia aveva accettato, per farlo contento, e si era ritrovata
seduta davanti a decine di contenitori di cibo cinese da asporto, accanto a
Stark e di fronte a Thor. Che, tanto per farsi i cavoli propri, l'avevano
bombardata di domande, sotto lo sguardo contrariato del Falco.
'La porti e non ci posso parlare? Che diamine!' Iron Man lo prese in
giro.
'Lascialo perdere, è uno scorbutico di prima categoria’ la moretta, in
tuta sportiva e canotta bianca, aveva dato una gomitata a Tony, con complicità
‘Sono figlia unica, come ti dicevo, i miei genitori vivono a Boston, mio padre
è commercialista, mia mamma insegna. Vivo qui da quando ho iniziato a
frequentare l’Accademia’ sintetica, aveva fornito qualche informazione.
‘Come occupi il tempo libero?’ il Capitano si era interessato, con un
secondo fine…fece l’occhiolino a Point Break, in attesa della risposta che
sperava di sentire.
‘Vado a ballare, cinema, aperitivi e pizza con le mie amiche, insomma
niente di speciale! Come voi, credo. O no?’ chiarì, la mano del Falco sulla sua
sinistra, a marcare il territorio, mentre, con la destra, lei inforcava un
pezzo di involtino primavera, inzuppandolo nella salsa agrodolce.
‘Perché non ci inviti, la prossima volta che organizzate? Io e Steve
verremmo volentieri’ il biondo la buttò lì, con indifferenza.
Banner e Stark erano accoppiati, Nat non aveva mezza amica, col brutto
carattere che si ritrovava, le conoscenti di Pepper, la compagna storica di
Iron Man, erano antipatiche ed altezzose, come nemmeno nel paesino norvegese da
cui proveniva ne aveva incontrate. La donna di Clint, l’unica donna con cui lo
avessero mai visto, sembrava…normale, pure molto carina e cortese! Forse lui e
Rogers avrebbero potuto fare qualche nuova amicizia femminile.
Barton aveva strabuzzato gli occhi ‘No, ragazzi, non se parla! Nei
prossimi giorni io e Rafflesia staremo per conto nostro’. La condivisione non
era contemplata, nella sua mente, e aveva dato, erroneamente, per scontato il
suo prossimo futuro.
Infatti, la Tyler lo fulminò, smentendolo ‘Mica penserai di mettermi
il laccio al collo e tenermi dentro casa? Che ti sei messo in testa?’ per poi
voltarsi verso i due colleghi, quasi minacciosa ‘Venerdì sera si va a
ballare…tenetevi pronti! Le mie amiche mi faranno un monumento!’.
E glielo avevano fatto. Ne aveva reclutate due, tra una lamentela e
l'altra del suo ragazzo, che non voleva spartirla con nessuno ‘Ho invitato Jane
e Peggy, le mie compagne del liceo di Boston, che vivono e lavorano in città.
Adattissime, secondo me' intanto che si preparava per la serata, a casa
propria, raccontava i suoi piani al Falco, che la rimirava.
Clint - che aveva messo le tende nell'appartamento in pianta stabile -
era scettico 'Steve e Thor sono due veri salami, imbalsamati! Tu, invece, sei
bellissima' la bruna si spazzolava i capelli, allo specchio, indosso un
seducente abito rosa antico in organza, con la scollatura incrociata e la gonna
corta a campana e lui non aveva smesso un secondo di baciarla sul collo 'non
voglio andarci, li vedo tutto il giorno, nel tempo libero è troppo!'.
'Sarà divertente, su!' lo zittì, con un bacio schioccato sulle labbra,
sollecitandolo ad uscire e smise di tormentarla, almeno per un po’.
Nello stesso momento, il Capitano era nell'enorme casa di Tony - un
intero palazzo lussuoso e tecnologico, dove Thor occupava una stanza a tempo
indeterminato, poiché il moro, poliziotto per hobby, ricchissimo e generoso, lo
aveva preso sotto la sua ala protettrice, appena aggregato alla squadra,
diversi anni prima - per prepararsi insieme.
Stark li aveva consigliati sull'abbigliamento; Rogers pareva un
damerino, con un vestito grigio scuro di Gucci ed una camicia bordeaux. Point
Break, nonostante le velleità del suo rango, si era orientato su un paio di
jeans, t-shirt firmata e giubbotto di pelle.
Tony si complimentò 'Coi vostri fisici e i miei suggerimenti, farete
un figurone...soprattutto quando vi vedranno arrivare sulla mia Lamborghini'
lanciò il mazzo di chiavi a Steve, che lo afferrò al volo 'non ti dico di
andare piano...sei sempre una lumaca! Insomma, belli, buona serata' li aveva
spediti al locale, fra una presa in giro e l'altra.
Erano arrivati, nell'attimo in cui Barton parcheggiava il fuoristrada,
e, con galanteria, apriva lo sportello alla moretta ed alle due amiche, sedute
dietro, che era passato a prendere.
Il collega aveva presentato Jane Foster, medico al Policlinico
pubblico di New York, minuta ed aggraziata, coi capelli castani lisci e gli
occhi marroni, i lineamenti delicati, che aveva attirato l'attenzione di Thor,
e Margaret Carter detta Peggy, mora e prosperosa, la classica bellezza degli
anni Quaranta, che aveva incuriosito il Capitano, anche per il lavoro
moralmente nobile che svolgeva...assistente sociale!
'Dai, entriamo' Rafflesia aveva scelto una discoteca in cui si recava
spesso - un locale dell’East Side Manhattan, ben frequentato e trendy - ed
aveva fatto strada, conducendoli al tavolino prenotato, posto fra due divanetti
beige, dove avevano conversato, ordinando diversi giri di drink.
'Ci ho azzeccato, le mie amiche sono perfette, si accoppieranno alla
grande' lei aveva sussurrato al Falco, che le teneva il braccio sulle spalle 'e
gli Avengers si sono dati una bella ripulita. Steve, poi, pare un'altra
persona, molto affascinante!' aveva aggiunto, non capendo che la sua battuta
innocente avrebbe segnato, in maniera infausta, l’andamento della serata.
'Non ti azzardare nemmeno a pensarlo' le aveva gridato il tiratore,
follemente geloso, nei suoi semplici jeans blu e camicia a quadretti azzurri,
con un lieve senso di inferiorità nei confronti del caposquadra.
'Era un commento senza malizia' si era scocciata 'cambiamo aria, vieni
a ballare con me, la musica è favolosa, conosco il dj' aveva provato a
trascinarlo sulla pista, senza successo.
'Non mi va...chiaramente conosci ogni uomo del locale!' le aveva
risposto male e la moretta aveva fatto spallucce, dirigendosi proprio verso la
consolle, seguita da Rogers e Peggy. Si erano scatenati, finanche a salire su
un cubo insieme, l'espressione corrucciata di Barton che li rimirava.
Il Capitano, complice gli shortini cui non era abituato e la simpatia
delle accompagnatrici, si era sciolto, in maniera inusuale, e si dimenava fra
loro due...un po’ troppo, per i gusti del collega...quando vide la mano di
Rogers, innocentemente scesa sulla schiena della sua dolce metà, successe il
finimondo.
Come un demonio, Clint si era precipitato verso Steve, lo aveva tirato
giù dal cubo e colpito con un gancio sinistro sul naso; talmente era stata la
sorpresa che Cap non si era difeso, sulle prime.
Quando aveva capito che l’altro facesse sul serio, aveva tentato di
fermarlo, verbalmente ‘Sei ammattito? Che succede?’. La domanda era rimasta
appesa nell’aria, giacché il tiratore scelto si era rifatto sotto...accanto a
Rafflesia che scuoteva la testa, incazzata.
Thor, preso dai discorsi con Jane, non si era accorto di nulla e solo
avvisato da quest’ultima, si era mosso per separarli, non prima che Steve
mollasse un cazzotto sopra l’occhio del collega, per evitare di essere
massacrato.
Il biondo, tenendolo fermo per le braccia, aveva bloccato Barton, che
tremava e non diceva mezza parola, fissando Rogers, in cagnesco.
‘Meglio incamminarci, ci stanno guardando tutti’ Peggy aveva
recuperato i soprabiti e aveva consigliato di togliere le tende alla svelta,
poiché gli schiamazzi avevano richiamato l’attenzione del buttafuori e degli altri
avventori del locale.
‘Rafflesia, andiamo a casa tua, è la più vicina e darò un’occhiata
alle loro ferite’ la Foster si era offerta e lei aveva acconsentito; il naso
del Capitano non smetteva di sanguinare e l’occhio di Clint era tumefatto.
‘Certo! Non posso accompagnarvi al Pronto Soccorso, sai che
figuraccia... due agenti del vostro calibro che si picchiano in una discoteca!
Molto professionale!’ aveva strappato le chiavi del fuoristrada al cecchino,
che non era in grado di guidare.
‘Noi saliamo in auto con Thor e Steve’ le sue amiche, terrorizzate, si
erano infilate nella Lamborghini di Stark.
‘Non voglio che lui venga’ Barton, minaccioso, sul ciglio della
strada, indicò Rogers ancora rammaricato e confuso, sull’accaduto, mettendosi
sulle punte dei piedi.
‘Fa silenzio e vai in macchina’ la Tyler glielo aveva ordinato; un
attimo dopo, si era scusata con Steve e lo aveva pregato di seguirla fino al
suo palazzo.
‘Che ti è preso, si può sapere? Hai rovinato la serata a tutti!’ aveva
chiesto al suo ragazzo, appena soli. Al mutismo di lui, che fissava fuori del
finestrino, chiuso come un riccio, aveva insistito, senza ottenere alcuna
risposta…come se non lo avesse intuito!
Si era adeguata, rimanendo in silenzio, fin quando non erano arrivati
al suo appartamento. Saliti con l’ascensore a gruppi, per primi lei e Clint,
poi gli altri, li aveva fatti accomodare e aveva dato il kit sanitario alla
dottoressa Foster, che, immediatamente, si era interessata di medicare i due
Avengers, seduti sui divani, e poi, insieme a Peggy, l’aveva trascinata in
cucina, per parlarle in via confidenziale.
‘Lo devi lasciare, all’istante, è un tipo violento e manesco, uno
psicopatico! Hai visto che cosa ha fatto a Steve, così, gratuitamente e senza
motivo?!’ la Carter l’aveva consigliata di troncare la relazione.
Jane aveva messo il carico ‘E’ instabile, non fa per te, dovrebbe
andare in terapia per la rabbia. Rafflesia, sei tanto bella, puoi avere chi
vuoi! Chiudi questa storia, prima possibile! Mollalo, non perdere altro
tempo!’.
Thor, che aveva udito ogni singola parola, dal soggiorno, unitamente
ai due colleghi, sospirò. Il Falco era l’esatto contrario di come era apparso.
‘Me ne occupo io…’ il Capitano, col naso rosso, si era alzato dal
divano, per spiegare.
‘Non fa nulla, grazie lo stesso…ho perso la testa…pensavo ci stessi
provando con Rafflesia ed ho dato di matto’ aveva farfugliato Barton,
velocemente, un concetto appresso l’altro ‘ed adesso non vorrà più vedermi…’ si
mise il volto fra le mani.
In quell’attimo, la voce della mora, furiosa, tuonò ‘Siete pregate di
impicciarvi degli affari vostri; non vi ho mai detto chi frequentare o chi non
frequentare. E’ la mia vita e decido io…Clint è una persona eccezionale! Come
vi permettete di giudicarlo, senza nemmeno conoscerlo?’. Le aveva zittite!
Al diretto interessato venne un colpo, per la maniera in cui lo aveva
difeso e… quasi le lacrime agli occhi.
‘Dio li fa e poi li accoppia!’ Steve ridacchiò, rasserenato: la Tyler
non era stupida affatto ‘hai un sinistro pazzesco, ho visto le stelle, sei
bastardo dentro’ si lamentò, toccandosi il naso.
‘Eri distratto dal sedere della mia donna…porca miseria, ho il
sopracciglio così gonfio che domani non riuscirò nemmeno a sparare!’
controbatté Barton, tornato di umore decente.
‘Ragazzi, vi va il bicchierino della staffa, se non vi uccidete prima?
Occhio nero di Falco, hai chiesto perdono al Capitano?’ Rafflesia lo prese in
giro e lui obbedì ‘Chiedo perdono, Cap!’.
Rogers, bevendo in un unico sorso la vodka che la padrona di casa
aveva poggiato sul tavolinetto accanto, replicò, con un linguaggio
inconsuetamente colorito ‘Non importa, Falco maledetto’. Non gli era
interessato sul serio, poiché si era ritrovato travolto da Peggy, che gli si
era piazzata accanto, per sincerarsi, premurosa, delle sue condizioni...quasi
in braccio, per la verità.
Thor aveva scortato Jane a prendere un po’ d’aria sulla terrazza, e
con l’occasione, avevano continuato la fitta conversazione interrotta in
discoteca, sulla scia dell’evidente attrazione vicendevole.
Trascorsa un’oretta, gli ospiti si erano dileguati; i due Avenger,
entusiasta della serata, avrebbero anche riaccompagnato a casa le ragazze. Il
peggio pareva passato.
Non appena chiusa la porta, Rafflesia, seduta sul divano di fianco a
Clint aveva domandato, dolcemente 'Lo dici ora, che è successo?’.
‘Mi sono ingelosito di Steve. Quando siamo andati insieme in missione,
ho capito che non gli eri indifferente. Stasera gli hai fatto i complimenti,
per l’abbigliamento, e ti ballava vicino come una piovra!’ ammise.
‘Nooo! Gli piace Peggy! Guarda l’occhio, piuttosto!’ lo carezzò sulla
guancia, tenera.
‘Quanto sei bella! Mi hai difeso, con le tue amiche! Perché?’ la prese
per la vita, un sorrisetto scemo sul viso.
La bruna poggiò le labbra sulle sue ‘Sei la persona più carina e
gentile che abbia mai incontrato! Sentire parlare di te, come hanno fatto loro,
proprio no! Mi prometti che non accadrà più?’ lo pregò. Era l’uomo più buono e
perbene che conoscesse, aveva il cuore di un pelouche e lei, di maschi bastardi
ed egoisti, ne aveva già schivati a bizzeffe.
Il Falco non se la sentì di giurarlo ed alzò lo sguardo, sincero e
spaurito 'Non posso...'.
Nemmeno ribatté, colpita dalla sua onestà, e, senza alcuna esitazione,
si posizionò a cavalcioni sulle sue ginocchia, lo fissò languida e si tolse
l'abito in organza dalla testa, con un unico gesto, facendolo volare a terra.
Non indossava il reggiseno e Clint si ritrovò due stupendi boccioli rosei,
all'altezza della bocca.
Li stuzzicò con le mani, e li lambì, con un lungo movimento circolare,
prendendo a succhiarli, folle di desiderio. Le lisciò la pelle vellutata della
schiena fino ai glutei sodi, a forma di cuore, attraverso il minuscolo perizoma
di pizzo abbinato, anch'esso rosa, tirandolo giù fino alle ginocchia,
transitando, con le dita, leggero, sulla sua intimità, rugiadosa e pronta per
lui.
Rafflesia le spinse nel proprio dolce e più nascosto avvallamento,
danzandoci sopra, alla stregua di una sensuale ballerina, intanto che il Falco
si abbassava i pantaloni, per affrancare lo scettro virile dalla ristrettezza
del tessuto dei boxer, da cui si sentiva soffocare.
'Il letto è troppo lontano, non posso aspettare' la liberò,
definitivamente, delle mutandine, facendole volteggiare sul proprio indice per
farle planare sull’altro divano. Strusciandosi sul suo fiore costellato di
brina, colmandola, la tenne per i fianchi snelli, roteandola leggermente su di
sé.
Lacerato dal desiderio, espresse un sommesso mugugno. 'Grazie ancora,
per aver preso le mie parti' spostato il manto dei suoi adorati capelli
corvini, le sussurrò, gratificato, adulando, con la bocca, il lobo
dell'orecchio e la cute liscia e perfetta del collo, impregnata dell’aroma
degli abissi sconfinati di passione in cui si era immerso.
'Prego...' si mosse più veloce, sopra di lui 'Clint...mi farai
impazzire...lo sapevo che non dovevo mettermi con te' confessò, con voce roca,
tenendosi, con le mani, alle sue spalle muscolose, sotto la camicia a quadretti
slacciata, intanto che l’avido compagno le mangiava, voracemente, le
mammelline, di cui non era mai sazio.
La Tyler percepì i suoi polpastrelli che scendevano a baloccare il
bottoncino polposo e sensibile, che vibrava fra le sue cosce. Lo pizzicavano,
ci giravano intorno, lo sollecitavano. Travolta da un oceano di piacere
all’abile sollecitazione, vocalizzò una cantilena di respiri che si fecero, via
via, più frequenti e acuti, segno tangibile del culmine della beatitudine a cui
si stava avvicinando.
'Dipende da che intendi per farti impazzire' le rispose per le rime,
malizioso, aumentando l’intensità delle sue carezze. Fu subito investito dalle
sue contrazioni interne, che si irradiarono come spirali amorose, fra i loro
due corpi asserragliati.
Gli bastò un attimo di quella visione, del fisico della femmina che si
contorceva per l'impulso con cui l’aveva incendiata, attraversata da
un'autostrada di brividi dalla testa ai piedi, e che emetteva gemiti gutturali
e pesanti sospiri, nel silenzio della stanza, e, soprattutto, gli occhi brillanti
e lucidi di smania fissi sul suo viso, a farlo giungere, insieme a lei, alla
massima soddisfazione possibile.
'Quindi, alla fine, non hai promesso…sei incorreggibile' lo rimproverò
col poco fiato rimastole, intanto che erano abbracciati, fianco a fianco, dopo
l’amore, dandogli un bacino sulla punta del naso a patata.
'Sono geloso perché ti...' non riuscì a finire, era in imbarazzo e le
tre mitiche parole...beh, non le aveva mai pronunciate per nessuna e nemmeno
provate. Si conoscevano da poco e non voleva spaventarla, data l’irruenza dei
propri modi, dal corteggiamento in poi 'insomma, quando ti piace una persona è
normale essere possessivi...in caso contrario, vuol dire che non ti importa
granché!' si giustificò.
'Può essere, non ti do torto a priori. Oppure vuol dire che non ti
fidi di chi frequenti. Più che altro, bisogna essere equilibrati e non vedere
ciò che non esiste...tipo l’allucinazione di Steve che ci provava con me'
controbatte'.
'Temo di essere geloso di te, in senso generale...' ammise, una mezza
confessione.
'Io no, Falco' rise, schernendolo e baciandolo, sulla spalla sinistra
'Chi vuoi che ti si pigli?'.
'L'importante è che mi prenda tu, delle altre non mi interessa'
confermò ciò che Rafflesia già sapeva.
Ma mai si sarebbe aspettata di comprendere tanto poco l'universo
femminile, in particolare modo quel genere di donne che si incaponivano nella
conquista, fine a se stessa, del maschio di un'altra.
Da quando aveva iniziato la relazione con l'Avenger, molte colleghe se
ne erano incuriosite. Cosa che aveva notato persino il diretto interessato,
scherzandoci su. Prima non lo avevano mai filato...
Insomma, se una attraente e brillante come la Tyler ci stava insieme,
era per un valido motivo, che, probabilmente, in precedenza, era sfuggito.
'Sono come le api col miele' Bruce aveva notato la stranezza, tirando
fuori un paio di teorie sull'accoppiamento nel mondo animale.
Le voci sulle innumerevoli ed insistenti fans del Falco erano arrivate
finanche alla sua ragazza.
Le compagne di corso, a cui era più legata, diventate anch'esse
agenti, l'avevano debitamente informata, sollecitandola a far valere il proprio
diritto di prelazione.
Rafflesia, sulle prime, aveva pensato ad uno scherzo, ma quando,
terminato il turno, si era recata al poligono di tiro dove aveva appuntamento
con Clint, ne aveva trovate sei, che, limitrofe al vetro, lo osservavano in
allenamento.
Aveva dovuto ammettere che Barton non avesse avuto occhi che per lei.
Concentratissimo, solo quando l'aveva notata, si era aperto in un sorriso
solare, rimirandola, meravigliosa, nell'uniforme scura, con cui andava di
pattuglia. Le altre erano trasparenti, al suo fianco; non le aveva degnate del
benché minimo sguardo.
La Tyler era consapevole di non aver nulla da temere; tuttavia,
all'ennesimo commento sul tiratore scelto, uscito dalla bocca delle arpie, cha
avevano, di proposito, accentuato le provocazioni in sua presenza - un
complimento pepato alle sue natiche sode - aveva sentito salire una rabbia,
dentro di sé, che l'aveva travolta, come un uragano, un fiume in piena che
usciva dall’argine.
Di scatto, aveva afferrato l'estintore rosso, posto sulla parete, ed
aveva imbracciato il tubo, aprendo l'erogatore della schiuma, ricoprendone le
malcapitate dalla testa ai piedi, sotto lo sguardo incredulo del Falco.
Alla sua iniziale reazione simpatica, era seguito un barlume di
raziocinio ed era corso a bloccarla, strappandole l'aggeggio dalle mani.
Lei tremava, furente, e non diceva una parola ’Dallo a me, ti rovini
la carriera...mollalo' l'aveva pregata, sperando che non fosse già accaduto e,
alla fine, la sua ragazza aveva ceduto.
Le sei donne, sporche di bava bianca, le gridavano contro, minacciando
denunce e ritorsioni.
Davanti a loro e a Nat - che si esercitava a sparare con il collega e
che lo aveva raccontato ai Vendicatori - Barton, senza nemmeno curarsi di
rispondere o interessarsi alle chiacchiere, aveva riposto l’estintore, per poi
stringere la Tyler e darle un bacio appassionato, allontanandosi con lei dal
marasma delle iene urlanti.
La Romanoff sosteneva che, se non vi fossero stati spettatori,
avrebbero fatto l'amore sul pavimento, visto l'impeto dell’effusione cui aveva
assistito.
'Com’è andata con Fury?' Tony era curioso della reazione del Capo, che
aveva chiamato la neo agente per una doverosa lavata di testa, come previsto
dal Regolamento disciplinare interno.
'Benino. Sembrava quasi divertito' Clint aveva accompagnato la sua
ragazza dal nero e spiegava 'Rafflesia è tutta d'un pezzo sul lavoro e,
comunque, rimane la sua cocca; le toglierà dallo stipendio la cifra spesa per
ripulire il disastro. La cosa più assurda è che, terminata la ramanzina, gli ha
detto in faccia che lo rifarebbe e che non era affatto pentita!'.
'Sei preoccupato? ' Steve lo sollecitò.
'Insomma...aveva uno sguardo assassino, Capitano. E avrebbe potuto
perdere il posto, a causa mia, oppure finire a pulire le armi!'.
'Per colpa sua...ha reagito così poiché è innamorata di te!' Bruce,
saggiamente, lo aggiunse, con calma, per non farlo agitare.
Il cecchino si era messo in pizzo alla seggiola, come avesse vinto
alla lotteria, all’enunciazione di Banner.
‘Poveretta!’ Stark rideva, come un pazzo.
'Sorvoliamo, sulle stronzate di Tony’ Thor detestava intromettersi
'tuttavia, sarebbe meglio se le spiegassi ciò che senti per lei, casomai non lo
avesse già capito…insomma, dichiarati' lo consigliò.
‘Ottima idea, può darsi che vi rassereniate entrambi!’ aggiunse Bruce,
noto lettore di romanzi rosa ‘sono parole che fanno miracoli e che le donne
adorano ascoltare; sanno di appartenere sentimentalmente, da quel momento, ad
un altro essere umano e viceversa, di avere una sorta di esclusiva, insomma.
Meglio se riesci ad accompagnare il tuo annuncio amoroso con un regalo
speciale, che colpisca al cuore…sei un mago dei bersagli, non dovrebbe essere
troppo complesso’.
Fatto tesoro delle confidenze coi colleghi, il Falco si era
preparato…quasi.
‘Potevamo rimanere a casa; visto quanto successo oggi pomeriggio, ero
inversata!’ la moretta si era subito lamentata, arrivata al ristorante scelto
da Barton, per un estemporaneo invito a cena ‘un posto simile non è da te, è
troppo chic’.
In un vestito di chiffon rosa salmone, senza maniche e corto al
ginocchio, con un’applicazione di perline all’altezza del collo ed una cinta
della stessa stoffa, ornata da un fiocco sulla vita, aveva fatto il suo
ingresso, mano nella mano con il Falco al ‘River Café’, a Brooklyn, con vista
su Manhattan e sul ponte omonimo, che affacciava direttamente sull’East River;
era un locale sofisticato, che richiedeva una certa attenzione
nell’abbigliamento indossato.
‘Stai bene, insolitamente elegante’ lo prese in giro, non appena il cameriere
lo fece accomodare al tavolo. Lo rimirava, nel suo completo blu scuro e camicia
bianca con le cifre ‘meriti un bacino…Clint, che hai?’ aveva tentato un
contatto affettuoso, lui era piuttosto pallido, sudato, come nel loro approccio
alla mensa della Centrale.
‘Per favore, ci porta una bottiglia d’acqua?’ aveva chiesto
all’addetta alle bevande per sollecitarlo di nuovo ‘Ti senti male? Hai le mani
fredde e umide…’.
‘No, ecco, io…’ non spiccicava una parola. Una. Si stava innervosendo
sempre di più, addobbato come un becchino.
Lei gli versò un bicchiere di Perrier e lo carezzò sulla schiena
‘Bevi, per piacere, che poi ce ne andiamo di volata, prenotazione o meno’. Si
stava preoccupando, sul serio, per la sua salute.
Il tiratore si sforzò. Tanto era inflessibile e duro nella
professione, tanto era impacciato nei sentimenti e nella vita privata. Provò a
concentrarsi, come quando sparava ‘Ho scelto questo locale perché, dalle
vetrate, il panorama è incantevole; tu sei incantevole…è per te…’ prese dalla
tasca un pacchetto molto piccolo e glielo poggiò davanti, sul sottopiatto
d’argento.
La Tyler, incuriosita, lo scartò; al suo interno, una scatolina di
legno scuro, con inciso un cuore sul coperchio. La aprì…un carillon diffuse la
melodia di ‘Per Elisa’ di Beethoven. Lo fissò, particolarmente emozionata. Era
un pensiero delizioso e assai romantico, e ne fu molto colpita.
‘Ti amo’ sussurrò Clint, gli occhi fissi nei suoi ametista. Sentì un
brivido e non era di freddo o paura, era Rafflesia…il suo brivido.
La ragazza si alzò in piedi, di scatto, e gli si posizionò sulle
ginocchia per dargli un lungo ed appassionato bacio, con i commensali attigui
che li guardavano, divertiti. ‘Anche io ti amo, Falco’ contraccambiò,
rimettendosi a sedere al proprio posto, con gli occhi lucidi di sincera
commozione.
Mano nella mano, ordinarono la cena, senza smettere di baciarsi
nemmeno per un attimo. Poiché le loro bocche si cercavano in maniera sempre più
frenetica, il cameriere fu costretto a redarguirli, esortandoli a contenersi,
per non disturbare gli altri ospiti, che, in effetti, li osservavano ancora,
con estrema curiosità.
La moretta non si scompose, avevano consumato solo l’antipasto di
pesce e la situazione stava diventando incandescente ‘Per favore, ci faccia
preparare i piatti che abbiamo scelto, li porteremo a casa e toglieremo il
disturbo’ l’aveva pregato, con un sorrisetto a Barton, che aveva apprezzato la
sua iniziativa, pregustando ciò che sarebbe seguito.
In capo a pochi minuti, con una busta di carta piena di contenitori
dall’alluminio, erano sull’auto di Clint, in direzione East Village, con
Rafflesia che ascoltava, incantata, la musica del carillon, a ripetizione.
L’uomo l’aveva presa per la vita, avvicinandola a sé, intanto che
guidava, ed era ricominciato il valzer dei baci ‘A momenti ci buttavano fuori
dal ristorante’ commentò.
‘I soliti bigotti esagerati…’ rise lei ‘nemmeno ti avessi accarezzato
sotto il tavolo’ lo sfiorò, con la mano destra, sulla coscia, sopra il tessuto
dei pantaloni, sentendolo emettere un gemito.
‘Sei una provocatrice…ti amo e non posso attendere fino al tuo
appartamento’ il Falco, in men che non si dica, svoltò in una stradina isolata,
si tolse la giacca, scese, aprì lo sportello dalla parte del passeggero e la
fece accomodare sul sedile posteriore, con estrema galanteria.
Stesa sotto di lui, la spogliò dell’abito color salmone e degli slip,
che depositò a terra; era rimasta con i sandali col tacco…uno spettacolo
erotico, quasi doloroso; guardarla gli dava le vertigini…si buttò, famelico,
sulle sue carni morbide e madide, alternando morsetti ai capezzolini e lusinghe
al suo meraviglioso posteriore.
In pieno delirio, limonando furiosamente, la Tyler gli tirò giù
pantaloni e boxer fino alle ginocchia, dato che erano arrivati ad un punto di
non ritorno ‘Amore mio’ bisbigliò, con il timbro delle parole arrochito dal
desiderio, inarcandosi, sensuale aizzatrice dei sensi del partner.
In quel momento, una luce, dall’esterno del veicolo, la colpì sul
viso, prima di soffermarsi sulla parte più in evidenza del corpo del Falco…le
natiche!
Mentre tentava di coprire la compagna da sguardi indiscreti, Barton
udì una voce maschile che intimava ‘Polizia, rivestitevi e scendete dall’auto!
E favorite i documenti, alla svelta!!’.
‘Porca miseria…’ non ci poteva credere, erano stati dei veri idioti!
‘Amore, penso a tutto io, dammi il tuo distintivo’ Clint si sistemò i calzoni
e, porgendo la mano a Rafflesia, completamente rivestita, si affiancò alla
coppia di agenti che erano limitrofi alla sua vettura, due uomini; uno anziano,
di colore, sulla cinquantina e l’altro, parecchio più giovane, dai tratti
ispanici, che spizzava la ragazza come un ebete.
‘Ehm, buonasera…siamo colleghi, chiaramente non in servizio’ fece una
battuta, teso, passando i documenti.
Il nero ridacchiò, lo aveva riconosciuto ‘Sei Occhio di Falco,
l’Avenger, il tiratore scelto; hai tenuto un corso d’aggiornamento al nostro
Distretto…sei un asso, amico. Anche la signorina è una poliziotta?’.
‘Veramente sì. L’agente Rafflesia Tyler, la mia fidanzata’ rispose.
‘Le fortune tutte agli altri; le nostre colleghe sono delle racchie’
il giovane commentò, con invidia.
‘Conoscete le regole: dovremmo portarvi al Distretto’ il collega
chiamò a sé Barton, con un cenno, muovendosi verso l’auto di pattuglia, per
parlargli in confidenza ‘ed almeno scrivere il verbale. Per questa volta,
lascio correre, date le circostanze. Falco, quella’ indicò la Tyler, ferma
accanto alla jeep, in attesa, che si fissava la punta dei sandali ed avrebbe
desiderato sotterrarsi ‘è una sventola e devi baciare dove cammina…non ti
rovino l’idillio. Vi sconsiglio il sesso sfrenato in macchina, rimane sempre un
reato…atti osceni in luogo pubblico…tieni, buona serata!’ gli dette i tesserini
e rientrò in macchina col collega, sghignazzando, per riprendere il giro senza
indugi.
Il cecchino tornò verso Rafflesia che, ancora turbata, gli buttò le
braccia al collo ‘Stai tranquilla, non ci faranno nemmeno rapporto! Ti sei
spaventata? ’.
‘Un pochino sì, per una stupidaggine rischiavamo grosso…ingenui e
presi come due adolescenti! Che brutta figura… finiremo sulla bocca di tutti?’
domandò, preoccupata.
‘No, amore mio’ convinto, le aprì lo sportello e sedette al suo fianco
‘e stanotte l’unica bocca che mi interessa è quella che sto per baciare’ chiuse
così la questione, dedicandosi alla ragazza alla quale aveva donato il suo
cuore.
Tuttavia, lo sport preferito della Polizia di New York, come quello di
tanti altri uffici, era il pettegolezzo. I due agenti che li avevano fermati
avevano accennato alla coppia, davanti a una pinta di birra consumata con altri
colleghi, estremamente divertiti dal frangente in cui li avevano beccati,
sottolineando l'identità di lui e la bellezza di lei e la notizia si era
diffusa a macchia d'olio.
Già dal giorno seguente, ogni volta che la moretta e Clint passavano
nei corridoi della Centrale, assieme o separati, sentivano risatine e battute.
Il Tenente Coulson non aveva richiamato all'ordine Rafflesia, per il
grande imbarazzo che gli provocava un simile rimbrotto; il timido braccio
destro di Fury non avrebbe saputo da che parte cominciare, con la ragazza.
Con il tiratore scelto, era stato più semplice 'Fatela finita! Da
quando vi siete messi assieme, è una sceneggiata continua, pare di essere al
cinema. Contenetevi, in pubblico; siete due poliziotti, non bambini
dell’asilo…Barton…Culetto d'oro! Ti chiamano così, invece che Occhio di Falco,
in ognuno dei Nove Distretti!' lo aveva rimproverato, aspramente, in presenza
dei Vendicatori.
'È stato un momento di debolezza!' aveva confidato loro, non appena il
superiore era uscito 'ed è tutta colpa tua...' si era rivolto a Thor 'le ho
detto che la amo, da cosa nasce cosa e mi sono ritrovato con lei, sul sedile
posteriore del fuoristrada. Eravamo talmente presi che non ci siamo accorti
neanche dell’arrivo della pattuglia che faceva il giro di ronda. E poi dicono
che le strade della nostra città sono scarsamente controllate…diamine, non è
vero!'.
Il biondo, grattandosi il mento, commentò 'Le donne parlano; so da
Jane che eravate a soli cinque isolati da casa...potevi aspettare!'.
'Mai solidali!' sbuffò 'E' irresistibile, per me. Non me ne fregava
niente neppure di perdere il posto o avere la fedina penale sporca; a
ragionarci, abbiamo fatto molti sacrifici entrambi, per il lavoro, e lei è
eccezionale...sarebbe stato un peccato! Comunque, dimmi un po’ dell'amica della
mia ragazza?!'.
Point Break arrossì 'Veramente, ci siamo messi insieme'. Frequentava
Jane assiduamente, da quando si erano incontrati, non si erano più lasciati.
'Sei un ingrato...ecco cosa sei!' lo prese in giro 'Allora resiste
solo Steve alla singletudine! Un caso patologico da studiare sui libri di
scuola'.
Il Capitano non si sbottonò, misterioso, e cambiò argomento 'Vi
ricordate che venerdì sera ho organizzato la cena per il mio compleanno? Saremo
pochi ma buoni! '.
'Certo, non mancheremo’ Natasha rispose a nome di tutti; erano
settimane che li stava angosciando, pesante come al solito.
'Rogers è metodico ed abitudinario, ogni anno veniamo qui' Clint
spiegò alla bruna, parcheggiando di fronte al locale prediletto del collega;
semplice, a gestione familiare, zeppo come un uovo, con decine di camerieri che
portavano piatti con bistecche giganti, stracolmi di patate fritte e salse
varie.
'Fa molto Steve, in effetti, ci manca che ci obblighi a cantare l'inno
nazionale' commentò Rafflesia, entrando, mano nella mano con lui, fasciata in
un vestitino nero, scollatissimo, con il corpetto ricamato.
'Vero...ah...ecco, perché era più strano del solito' il Falco, jeans e
t-shirt marrone scuro, sbottò a ridere, vedendo il collega avvinghiato, lingua
a lingua, con Peggy 'avevi ragione, le tue amiche sono andate via come il
pane!'.
'Felice compleanno' la moretta si avvicinò a Cap per gli auguri e
squadrò Barton 'Dove hai messo il nostro regalo? Dovevi prenderlo tu'.
Quello sbiancò, glielo aveva ripetuto almeno dieci volte ed era
riuscito a scordarlo ugualmente 'Cavolo! Corro a casa...!'.
'Ci metterai una vita, col traffico!' si lamentò lei.
'Non importa, me lo darete un'altra volta!' Rogers minimizzò.
'No, Occhio di Falco ha sempre la testa per aria, tranne se si tratta
di lavoro e pistole, e ci terrei lo avessi stasera...' minacciosa, la Tyler lo
sibilò a Clint, chiaramente in difetto.
'Almeno prendi un aperitivo prima di muoverti, su!' Tony passò al
collega un bicchiere di spritz; gli fece pena, si sarebbe dovuto buttare di
nuovo nel viavai serale newyorkese.
'Ciao, Barton! Non mi presenti?' un giovane dai capelli castani scuri,
lunghi all'orecchio, gli occhi azzurro ghiaccio, fisicatissimo, e molto
attraente in un abito di pregio si affiancò, porgendogli la destra.
'Ah, Bucky...sì' sospirò; James Buchanan Barnes, detto Bucky, il
migliore amico di Rogers, era un playboy di grande fascino e lo prendeva sempre
in giro per la sua goffaggine 'lei è Rafflesia, la mia ragazza'.
'È un vero piacere' galantemente, le strinse la mano, baciandola sul
dorso 'Sono James...'; la mangiò, con lo sguardo, e le sorrise, passandole un
calice 'mi sembri più tipo da vino bianco'.
'In effetti, è vero' lei spostò una ciocca di capelli scuri dietro
l'orecchio, intrattenendosi a chiacchierare proprio con Bucky.
'Mi tocca fare una volata, per quel maledetto pacchetto! Per favore,
controllate voi Rafflesia? Nelle grinfie di Barnes, no!' pregò Thor e Steve,
con sguardo inquieto.
'Che esagerato! E' un tipo tranquillo, non ci proverebbe mai con la
donna di un altro' il Capitano lo difese, erano come gemelli siamesi separati
alla nascita.
Le ultime parole famose...precipitatosi a casa, Barton rimase
imbottigliato nel traffico e ci impiegò più di un'ora, tra una sigaretta e
l'altra e, soprattutto, tra un pensiero omicida e l'altro. Ed aveva visto
giusto...al suo ritorno, al tavolo riservato da Rogers per la cena, a cui erano
già seduti gli invitati, scalpitanti ed affamati, in sua attesa, Bucky teneva
banco, allietando di cazzate Peggy, Jane e Rafflesia, che parevano pendere
dalle sue labbra.
Perfino Steve era nero 'Le ammorba, con la storia del pugilato! Da
quando in qua alle femmine interessa la boxe?'.
James era campione nazionale dei pesi medi. Boxava fin da ragazzo,
aveva un corpo modellato da quello sport ed un gancio sinistro pregevole.
L'attività professionistica era la sua vita e lui abbastanza famoso. Viaggiava
molto, gli sponsor se lo contendevano e le donne peggio! Ci sapeva fare, era
evidentemente accattivante.
Clint, agitando la bustina col regalo fra le mani, raggiunse la
moretta che si alzò, per andargli incontro 'Bravo, grazie, sei un tesoro,
Scusami, se ho insistito, ma siamo stati l’intero pomeriggio dello scorso
sabato a scegliere l’orologio subacqueo per Steve, mi spiaceva non lo scartasse
il giorno esatto del suo compleanno' lo baciò con trasporto, sulle labbra 'non
fare il geloso, stavamo soltanto parlando e James è un personaggio davvero… singolare'
si giustificò, vista la sua espressione stranita.
Barton si incavolò ancora di più, ritrovandosi sì accanto a Rafflesia
ma constatando, spiacevolmente, che Barnes occupasse la seggiola posizionata
all'altro lato. E che fosse malato di logorrea. Non prendeva mai fiato ed aveva
monopolizzato la conversione.
La Tyler rispondeva educata, ancorché a monosillabi, ed ogni tanto si
girava verso il Falco, per accertarsi che fosse tutto a posto, carinamente.
Meglio evitare casini al compleanno del caposquadra degli Avengers, si era
detta. Certo, l'amico del Capitano era saccente da morire, parlava di sé e di
continuo.
Si era ritrovata, più volte, a guardare l'ora sul cellulare, sperando
che la serata terminasse prima possibile, senza scossoni.
Gustando la favolosa carne di manzo, specialità del locale prediletto
da Rogers, fu distratta dal passaggio veloce, di fronte ai suoi occhi, di un
ragazzo alto, con la barba lunga, malvestito, che le parve leggermente
alterato...un campanello d'allarme scattò nella sua testa. 'Stai zitto' ammonì
James e sollecitò l'attenzione del cecchino 'Amore, guarda' con la testa,
indicò verso il bancone del bar, dove era posizionata la cassa.
'C’è un uomo a ore nove, tra le mani ha un’arma da taglio' Clint,
compreso con immediatezza cosa accadesse, lo sibilò ai colleghi, che si
voltarono all'unisono.
Il malvivente, che tremava e certamente era sotto l'effetto di
stupefacenti, aveva un coltello affilato, con cui minacciava il proprietario
del ristorante, per farsi consegnare l’incasso.
'Caspita, non siamo nemmeno armati' si rammaricò il Falco. Erano
usciti a cena fuori, per festeggiare il compleanno di Rogers e non erano in
servizio, l'ultima cosa che si aspettavano era assistere ad una rapina.
Nel silenzio del locale, dove gli avventori si erano ammutoliti, la
moretta, come nulla fosse, aprì la pochette nera, squadrata e piena di
lustrini, e mostrò a Barton ciò da cui non si separava mai, una piccola pistola
semiautomatica, che usava per difesa personale…una Beretta Pico, calibro nove.
Gli fece l'occhiolino e lui la impugnò…Diamine, era l’arma più leggera al
mondo, ma formidabile…la sua ragazza l’aveva fatta persino personalizzare, con
dei cristalli Swarovski sull’impugnatura.
Avvenne tutto in pochi attimi. Clint si alzò, fissò il ladro, e,
tenendolo sotto tiro, gli intimò, con voce solenne, qualificandosi 'Sono un
agente di Polizia. Allontanati o sparo!'.
Dato uno sguardo complice agli Avengers - poiché il ragazzo non si era
spostato di un millimetro, e, al contrario, si era avvicinato di un passo al
gestore - lo colpì, superficialmente, sulla mano in cui teneva il coltello, con
incredibile precisione e facilità.
Di corsa, Thor e Tony, i più limitrofi alla cassa, immobilizzarono il
malcapitato, intanto che Steve telefonava alla Centrale, per farlo prendere in
custodia. La pattuglia arrivò in pochi minuti, ed il ladro fu portato via, in
manette, fra gli applausi dei clienti del ristorante, dedicati soprattutto al
tiratore scelto, rosso come un pomodoro.
'Bravissimo' Rafflesia lo abbracciava, intanto che si godeva il suo
momento di gloria, gli Avengers intorno a semicerchio a commentare e
complimentarsi.
'Se non fosse stato per te, che ti sei accorta di quel soggetto e che,
insieme al lucidalabbra, nella borsetta, avevi una pistola, sarebbe finita in
maniera diversa!' lui minimizzò.
'Siete sempre sul pezzo! Il proprietario non vuole nemmeno farmi
pagare la cena, per il vostro gesto! Vi sono debitore!' il Capitano non
smetteva più di ringraziarli.
'Sei fantastica' Bucky si era messo in mezzo, invitando la bruna 'mi
farebbe tanto piacere se venissi al mio prossimo incontro, sono certo che mi
porteresti fortuna'.
Stante l'incertezza di lei, che non aveva risposto e lo sguardo
attonito di Clint, James era leggermente rinsavito e, con educazione, aveva
abbassato i toni 'Ovviamente, ci saranno posti in prima fila per tutti, darò i
biglietti a Rogers'.
'E' un evento, parteciperemo senz'altro' Thor, appassionato di sport,
sapeva che il match fosse sold out.
'Quand'è così, io e il Falco non mancheremo' la Tyler, educata,
acconsentì, sottolineando la presenza del suo accompagnatore, un attimo prima
di sedersi nuovamente alla tavola che il gestore del locale aveva imbandito con
ogni prelibatezza possibile, per festeggiare Steve e l’atto eroico del suo
compagno che gli aveva salvato le penne.
***
‘Barnes ti fa gli occhi dolci e ti spoglia con lo sguardo. E’ un
viscido!’ intanto che Rafflesia si lavava i denti in bagno, Barton l’aspettava
a letto e si lamentava.
‘Come sei palloso…’ nuda, rientrata in stanza, si era buttata a pancia
in giù sul materasso, accanto a lui ‘sei più pizzoso di James. Mi ha parlato di
mosse di boxe, per l’intera serata…’ sbattè le ciglia, languida ‘sono nuda nel
mio letto, insieme a te…l’unica cosa a cui ti va di pensare è Bucky? Cavolo…ti
facevo più maschio’ seria, spense la luce sul comodino, lasciando sì la camera
al buio, ma alzando il coperchio di legno della scatolina che conteneva il
carillon.
Si ritrovò Clint alle spalle che, toltosi il pigiama - la melodia
celestiale di Beethoven in sottofondo - le spostava i capelli e la baciava sul
collo. Le stampò un succhiotto sotto l’orecchio, spiegando ‘Scusa, hai ragione!
Da quando lo conosco, ogni volta che mi vede, mi deride perché sono imbranato’.
Lei si voltò all’indietro, per unire la bocca con la sua,
rassicurandolo ‘Sei il mio imbranato, però!’.
L’imbranato riprese vigore, e si dedicò alle scapole ed alla schiena
della dolce compagna, carezzandola e baciandola, in ogni anfratto. Tastò la
polpa compatta dei glutei con le due mani, per dischiuderle leggermente e
poggiarci la punta della lingua, iniziando il cammino verso il suo personale
regno di gioia.
La deliziò, intenso, per l’intera lunghezza del solco scolpito, fino
al bocciolo rosato e turgido che spiccava fra i suoi petali, assaporando le
copiose gocce di miele che stillava, il più buono prodotto sulla faccia della
Terra, intanto che la sentiva gemere e sussultare. Era il caldo e morbido
universo da cui non si sarebbe voluto staccare mai, rifletté.
All’impulso gradito, unì il rinforzo focoso delle dita della mano
sinistra, accedendo alla sua corolla, alternando movimenti lenti a passaggi
repentini. Percepì dei respiri più affannosi e sublimi contrazioni femminili
‘Ti piace, amore?’ chiese, sicuro della risposta che avrebbe ricevuto.
‘Non sei imbranato per niente’ controbatté, ridacchiando, con un
urletto, mettendosi in ginocchio ed alzando il sedere verso il suo ragazzo,
che, nella stessa posizione, si infilò in lei, completandola fin nelle viscere…quelle
abissali e assolute dell’anima, in cui si era perso per sempre!
Il Falco si abbassò con il torace a lambire la sua schiena; desiderava
immergersi nella sua chioma profumata, baciarla allo stremo.
La tenne, inizialmente, per i fianchi, per darle il ritmo della
propria smania, per poi convergere le mani sui teneri seni, che racchiuse come
fossero sfere preziose, in cui erano incastonati i venerati proiettili, duri
come diamanti.
Fu come un lampo, di piacere e struggimento, che annullò la tensione e
l’adrenalina della strana serata appena trascorsa, in cui aveva combattuto con
una gelosia folle e chiaramente immotivata, ed in cui si era distinto, persino,
in un’azione eroica. Arrivò all’acme, immensamente felice ed appagato, assieme
alla sua donna, facendone il nome, ad alta voce ‘Rafflesia’, con un pensiero
liberatorio ‘Fanculo, Bucky!’ che evitò di esprimere, visto il momento tanto
intimo in cui si trovavano.
La Tyler si era rivoltata, per farlo stendere, completamente, sul suo
corpo, e stringerlo a sé ‘Ti amo, imbranato!’ gli aveva sussurrato, le parole
che furono la ciliegina sulla torta dell’amplesso meraviglioso che avevano
condiviso.
‘Pure io, tanto’ commosso, contraccambiò continuando a carezzarle il
viso ed a giocare con i suoi lunghi capelli fra le dita.
***
Tant’è, qualche giorno dopo, si erano dati appuntamento con gli altri
Avengers, per assistere all’incontro di Barnes, davanti all’enorme stadio che
lo ospitava. C’era una fila interminabile di persone, per entrare, composta per
lo più di uomini, dato il testosteronico sport che James praticava.
‘Il pubblico non è il massimo della finezza, ed io detesto la
violenza, in ogni suo genere’ si lamentò Jane, all’indirizzo di Thor.
‘Tesoro, è un match di pugilato, non la prima al Teatro dell’Opera’ si
giustificò il biondo.
‘Tappiamoci il naso, per un paio d’ore, e poi andiamo a cena!’ Peggy
tentò di dissimulare la propria uguale contrarietà, alla luce dell’amicizia che
legava Steve a Bucky, e che la vedeva costretta a partecipare, a malincuore.
‘Meglio provare a recuperare i nostri posti prima possibile, qui c’è
una bolgia infernale; Capitano, lascia fare a me…seguitemi’ Rafflesia, vestito
corto con volant azzurri, si fece consegnare i biglietti da Rogers e si
appropinquò, con il Falco che la tallonava, insieme al gruppo, verso il ragazzo
della sicurezza, con il suo miglior sorriso ed il petto in fuori. ‘Non è che mi
aiuteresti? Ci siamo persi ed uno dei due pugili è un caro amico’ mostrò gli
ingressi, bypassando l’intera fila e l’addetto, stregato dai suoi occhi e dal
resto, li fece accomodare, prima di tutti gli altri, tra le proteste generali.
‘Sei un diavolo’ Tony, divertito moltissimo dalla scenetta, si
rallegrò, camminando verso la tribuna d’onore ‘Brava, detesto aspettare’.
‘Stark, ognuno ha i propri metodi!’ lei ridacchiò, andando verso i
posti che Barnes gli aveva fatto riservare.
‘Sono i migliori per assistere al match’ Point Break era esaltato,
avrebbero avuto una visuale perfetta.
‘L’ultima volta che siamo venuti, ci aveva rimediato dei biglietti da
schifo, ancora me lo ricordo…mi sono dovuto sporgere talmente tanto che ho
avuto mal di schiena per una settimana intera’ ricordò Bruce.
Rafflesia si era accomodata, Barton accanto. Gli aveva chiarito il
concetto, a casa e nel tragitto, ribadendolo ‘Andiamo, perché James ci ha
invitato in maniera molto garbata e perché è il migliore amico del tuo
caposquadra. Per piacere, non avere retropensieri’.
Ai primi accordi di una nota canzone rock, da una porta uscirono Bucky
- che indossava una sorta di accappatoio in seta nera, con una stella rossa
all'altezza delle braccia - ed il suo avversario. Attraversarono un percorso,
delimitato da un cordone amaranto, fino a salire sul ring, richiamati dalle
parole dello speaker, che li presentò.
Non appena sul quadrato, James salutò il pubblico e si voltò verso gli
amici; fu chiaro, da subito, che cercasse Rafflesia, a cui dedicò un sorriso
soave...ed inopportuno.
Persino Steve rimase perplesso, da quella confidenza improvvisa,
intuendo che il pugile si fosse preso una cotta megagalattica per la ragazza di
un altro, che non solo era suo amico e collega ma pure la persona più permalosa
e irascibile che conoscesse, soprattutto da quando si era accoppiato. 'Oddio,
Peggy, stasera succederà il finimondo' mormorò alla Carter, iniziando a
preoccuparsi.
'Al termine del match, scappiamo via con una scusa e li teniamo
separati' concordò. Avrebbe voluto sostenere il contrario ma si era voltata ed
aveva notato il volto di Clint, verde di bile 'Rafflesia fa a tutti questo effetto.
Io e Jane ci siamo abituate. Adesso, però, è un bel problema' i modi di Barnes,
eccessivi, non le erano affatto graditi.
L'incontro era stato piuttosto bilanciato. I contendenti si
equivalevano. Il piattume e la noia dell'andamento della sfida erano interrotti
dalle pause, fra un round e l'altro. Pause in cui Bucky, anziché riposare, si
sprecava in sorrisi e moine verso la moretta; quest’ultima, in grande
difficoltà, teneva la mano sul ginocchio sinistro del Falco, che lo muoveva in
continuazione, nevrotico, e che non aveva parlato più con nessuno, Tyler
compresa.
All’ultimo round, James trovò un varco nella difesa dell’avversario e
con un fendente sinistro, lo mise k.o., tra le grida euforiche del pubblico,
che pendeva per lui - dato che era un concittadino - e pure del loro gruppo;
erano saltati dalle seggiole, per applaudire, in primis Thor e Rogers…l’unico
rimasto seduto, come una statua di sale, ed il muso lungo fino ai piedi,
chiaramente, era stato il cecchino.
Presi dall’entusiasmo, il Capitano e signora avevano dimenticato il
programma, che prevedeva l’allontanamento a razzo dallo stadio, ed erano
rimasti in prima fila a festeggiare.
Lì era accaduto l’inverosimile; al momento della premiazione, James,
un cinturone di pelle nera agganciato alla vita, simbolo della vittoria
dell’incontro, intervistato brevemente dallo speaker, aveva detto poche frasi,
ringraziando il suo staff e i suoi fan, e si era, candidamente, dichiarato
‘Dedico il mio successo alla bellissima donna che mi ha rubato il cuore!’.
Aveva indicato fra gli Avengers, ed una luce circolare ad occhio di bue,
dall’alto, si era posata su Rafflesia, che, al centro dell’attenzione, aveva
tentato di mantenere il sangue freddo, sentendo una goccia di sudore scenderle
lungo la schiena.
Barton si era alzato all’improvviso, destandosi dal proprio torpore,
giusto in tempo per vedere Barnes, come un missile, attraversare il ring,
passando sotto gli elastici, saltare giù, dove erano loro, e avvinghiare la sua
ragazza alla vita, schioccandole un bacio a fior di labbra, tra le strilla dei
suoi ammiratori.
Era stato un gesto veloce, ben premeditato, e soprattutto inaspettato;
tanto che l’interessata si era sì bloccata, aveva puntato i gomiti contro il
torace del pugile, per allontanarlo da sé, trovando una grande resistenza
fisica, logicamente, ma di più non aveva potuto fare, per sganciarsi
dall’abbraccio indesiderato e da un contatto che era, comunque, durato pochi
attimi.
Nei quali Thor si era appostato contiguo al tiratore, per placcarlo,
in caso di mosse suicide contro un boxeur titolato.
‘Bucky, che cavolo fai?’ Steve l’aveva redarguito aspramente, senza
troppa fortuna, poiché il manager che lo seguiva, limitrofo, lo aveva preso per
un braccio, per indirizzarlo ad un incontro con la stampa, ed il suo amico
aveva salutato, gentilmente, facendo l’occhiolino alla Tyler, ancora incredula.
Il gelo era sceso sulla comitiva e, in primis, sul cecchino, che era fermo, immobile e tremava per la
rabbia.
‘Clint…mi ha baciato lui, io non volevo’ si era giustificata la
moretta, immediatamente; il viso del suo ragazzo era trasfigurato dal dolore e
non poteva rimediare, in alcun modo. Le veniva da piangere; si trattenne, di
fronte agli Avengers.
‘Propongo la solita tavola calda, per mangiare un boccone!’ il
Capitano tentò di risollevare la serata già rovinata, cambiando argomento.
‘Barnes si è invaghito della collega ed ha esagerato, lascia correre,
Falco, non è successo niente!’ Natasha gli si era affiancata, angosciata.
‘Niente per te!’ mormorò lapidario, continuando ‘io vado via’. Una
mano sulla fronte, scappò, a gran passo, verso l’uscita, senza nemmeno curarsi
di Rafflesia.
‘Ciao, ragazzi’ lei gli volò dietro, letteralmente, tentando di
fermarlo, non riuscendoci però. C’erano moltissimi spettatori che le
intralciarono il passaggio e non poté raggiungerlo; al parcheggio, la jeep di
Clint non c’era più, non l'aveva neanche aspettata. Rimase, in attesa di un
taxi, per più di mezz’ora, per tornare nel suo appartamento, sperando di
trovarlo lì.
Trafelata, aprì la porta; Barton, in camera da letto, preparava i
bagagli. Un paio di borse, per la verità; era un tipo che viveva con poco, e
contenevano tutta la roba con cui si era trasferito da lei, lasciando il
proprio appartamento, dalla prima settimana che si frequentavano…forse troppo
frettolosamente.
‘Amore…ragiona! Perché fai così? Lo hanno visto tutti, mi ha baciato
lui…’ Rafflesia riaffermò il concetto, in cuor suo spaventata.
Il Falco scosse la testa, sconsolato ‘Nemmeno ti sei scansata, gli
sorridevi continuamente, già dalla cena di compleanno di Steve. Fino a pochi
minuti fa, mi giuravi amore eterno e poi quella testa di cazzo di Bucky ti
stringeva davanti ai miei amici ed a migliaia di persone’ roso dalla gelosia e
dal senso di possesso, non ammetteva alcuna giustificazione ‘In fondo, è
dall’inizio della nostra storia che giochi al gatto col topo; tu sei la
strafica a cui nessuno può resistere, io lo sfigato bruttino ed impacciato,
che, per una botta di fortuna, hai degnato di uno sguardo. Chissà fino a
quando! Sono stufo, non lo sopporto più’.
‘Clint, davvero pensi che il nostro rapporto sia così e queste cose di
me?’ lo sussurrò, a voce bassissima, addolorata.
L’altro annuì, evitando di guardarla, continuando a fare le valigie ed
a sputare veleno ‘Sono stato scemo io, a credere potesse funzionare; me
l’avevano detto tutti, che per me eri troppo bella, troppo brillante, troppo
giovane, che avrei dovuto lasciar perdere…sai che c’è? Avevano ragione! Ti
lascio stare, da qui in avanti, perché non posso campare con la paura continua
di perderti, per colpa del primo Bucky Barnes che passa. Vivi la tua vita ed io
vivrò la mia…’ finalmente si era tolto, dallo stomaco, il peso che lo
opprimeva, da quando l’aveva conosciuta, il senso di inadeguatezza assoluta ed
il terrore di non averla più, da un momento all’altro, panico allo stato puro.
‘Ti sbagli, sono film che ti fai nella mente, non c’è nulla di vero
nelle tue farneticazioni’ ribadì lei.
‘Dovresti dirmi che mi ami alla follia, per trattenermi, non che parlo
a vanvera e che sono matto!’ replicò, aggressivo, di nuovo, fuori di sé.
‘Credevo sapessi cosa sento per te, visto il punto dov’è arrivata la
nostra relazione…’ sull’orlo di un attacco isterico, non cedette. Odiava i
ricatti morali, e non aveva mai pregato un uomo in vita sua. Ci mancava
implorasse il Falco di rimanere assieme. Notò il carillon sul comodino e si
rammaricò, maggiormente. Lo afferrò e glielo mise sotto il naso, intanto che
usciva dalla stanza. ‘Riprenditelo; se te ne stai andando, vuol dire che non
contava affatto, che erano solamente parole, che non mi hai mai amato davvero’.
Lui si fermò e fissò l’oggetto, nella sua mano. Inquieto, non ebbe il
coraggio di portarlo via e le spostò il braccio, di forza; la scatolina di
legno cadde a terra, aprendosi e rompendosi. Udì un gemito della Tyler, quasi
trattenuto, che guardava i pezzi, sul pavimento, mentre sbatteva la porta,
lasciando l’abitazione e lei, soprattutto.
***
Rafflesia, raccolti i pezzi del carillon, ancora vestita, si era
piazzata sul letto, con la luce spenta, in lacrime, trascorrendo l’intera notte
fra un singhiozzo e l’altro, la testa sotto il cuscino.
Provava a riflettere, a tentare di capire cosa avesse fatto di tanto
brutto o spiacevole, se non essere stata lei stessa vittima delle attenzioni di
una terza persona, con la quale era stata solo gentile, senza mai dare adito ad
un interesse particolare, men che mai amoroso. Chiedendosi se i propri
comportamenti, anche involontari, avessero fatto sentire Clint inferiore e non
adatto, non alla sua altezza; se ne rammaricò giacché, in ogni caso,
evidentemente lo avevano sconvolto. Si sentì tanto sola, senza il suo
imbranato.
Barton era rimasto in auto, sotto il suo portone, un tempo indefinito,
per poi muoversi verso casa di Tony, l'unico che potesse ospitarlo, almeno per
un po'. Il collega nemmeno era tornato, probabilmente era ancora in giro con
gli altri.
Stark lo trovò seduto sul cofano della jeep, che lo aspettava,
con due borse morbide ai piedi e capì subito l'antifona. 'Pepper...avremo un
altro ospite, oltre a Thor...mi spiace...'.
'Non importa, è distrutto...' rispose la bionda fidanzata, solidale
‘siete così amici, è normale sia venuto da noi e abbiamo un letto pure per lui,
su, fatti coraggio’.
Tony scese dalla Lamborghini e prese una delle sacche, mettendogli un
braccio sulle spalle ‘Che hai combinato?'.
'L'ho mollata' biascicò, sull'orlo di un collasso.
'Sempre avventato...' lo rimproverò, senza colpoferire 'saliamo. Point
Break ha già avuto la stanza migliore. Ti spetterà quella più piccola...'
'Grazie. Andrà bene. Ho dato la disdetta dell’affitto del mio
appartamento, non appena mi sono messo con Rafflesia...' lì iniziò a
raccontare, per filo e per segno, ogni evento che aveva caratterizzato la sua
relazione, non scordando alcun dettaglio.
Alle sei di mattina Stark non ne poteva più, Pepper era andata a
dormire appena rientrati e Clint era sveglissimo. Udì la chiave nella porta d’ingresso,
sollevato di vedere Thor. Si alzò in fretta 'Diamoci il cambio, ti prego...' li
mollò, precipitandosi a letto.
'Falco...che ci fai qui?' Thor, di ritorno da casa di Jane, l'aveva
immaginato, dati i messaggini scambiati fra la Foster e Rafflesia. Barton
cominciò a narrare, per l'ennesima volta.
Era un continuo, tutto il giorno e la notte. Tranne poche ore, in cui
dormiva, stremato, li stava letteralmente angosciando. A casa ed al lavoro,
dove aveva incontrato la moretta, incrociandola di striscio.
Lei, tristissima, lo aveva fissato, in attesa di un suo cenno, che non
c'era stato; il Falco, altezzoso, aveva tirato diritto per la propria strada.
'Non vorrei che la prendessi per il verso sbagliato' Rogers aveva
provato, scandendo le parole, durante una bevuta serale organizzata in un pub,
per alleggerire Tony e Pepper dalla pesante presenza del collega 'non ti pare
di aver un tantino esagerato? Bucky è mio amico e lungi da me giustificarlo o
minimizzare. Però, gelosia a parte, che avrebbe fatto la tua ex ragazza, per
meritare il trattamento che le hai riservato? È vero che hai rotto il
carillon che le avevi regalato quando ti sei dichiarato? Pare sia rimasta molto
male...e non credo solo per l'oggetto…l’hai ferita profondamente e, se mi
permetti, in maniera gratuita'.
Ovviamente, Barton, che non aveva grandi argomenti per replicare,
si zittì, realizzando che, forse, aveva fatto una cazzata. Una grossa cazzata.
Traumatizzato e finalmente consapevole di aver perso Rafflesia, si
chiedeva se esistesse un modo per riconquistarla e farsi perdonare. Questo
pensava, guidando l'Hummer della squadra, sulla via di Chicago, dove erano
stati chiamati per un tenere un corso di aggiornamento alla Polizia
locale.
'Odio Chicago, odio tutti' si lamentava, in continuazione. Lo
aveva fatto per l’intero viaggio, durante le pause delle lezioni e,
successivamente, in albergo ed a cena, che consumava assieme agli Avengers,
proprio all’interno dell’hotel, per ottimizzare i tempi.
Fu lì, appena arrivati, a tavola, che il Capitano gli dette una
notizia che lo disintegrò 'Ecco…meglio che tu lo sappia da me...stasera
Rafflesia esce con Bucky. Me lo ha confessato lui, volevo esserne certo e
l’ho fatta chiamare da Peggy a cui lo ha confermato…scusa, amico’.
Clint smise di mangiare. Poggiò la forchetta accanto al piatto e,
alzandosi di scatto, sparì, bianco cadaverico, mezzo saluto per accomiatarsi ‘A
domani’.
‘Perché sincero ad ogni costo? Sempre il primo della classe!’ Banner
non condivideva tanto buonismo.
‘Bruce, tu non avresti voluto esserne a conoscenza, se fossi stato al
suo posto? Magari tornerà a New York, li troverà assieme e si incavolerà con
me, che sapevo dell’incontro fatale e non l’ho detto per tempo’ si giustificò
Rogers.
‘E’ contorto, come ragionamento, ma fila. Tuttavia, la Tyler è una
ragazza intelligente e tanto coinvolta dal Falco, tanto’ Romanoff, da donna,
vide un’altra spiegazione, nell’uscita della bruna con Barnes.
‘Uhm…che intendi, Vedova?’ si informò Stark, curioso. Gatta ci covava
e lui adorava i felini!
‘Sia al compleanno di Steve, sia all’incontro di boxe, vi è parsa
interessata a James? A me no, era annoiata da morire ed infastidita dai suoi
comportamenti…’ riassunse, con un’espressione furba.
‘Capisco…l’ex recluta più titolata dell’Accademia, ora agente
operativa, ha un piano…ed ho idea che il nostro falchetto cadrà nella tela del
ragno…champagne!’ ordinò Tony ‘e speriamo si rimettano insieme prima possibile,
perché Barton è la persona più confusionaria e disordinata al mondo; persino la
mia donna delle pulizie si è scocciata di raccogliere i suoi calzini sporchi,
sparsi ovunque nel mio appartamento!’.
Il cecchino, nel contempo, era andato a fare una passeggiata nei
dintorni dell’albergo, per smaltire la rabbia, senza riuscirci. Fissava il
cellulare, con la sigaretta perennemente accesa fra le labbra; aveva cercato il
numero di Rafflesia in rubrica molte volte, per poi essere preso dalla paura
del solito rifiuto e non chiamarla. Figuriamoci adesso, che sapeva fosse con
Bucky.
Con la morte nel cuore, decise che doveva smettere di fissarcisi,
doveva vivere la sua vita, come aveva gridato a lei: niente più chiacchiere o
sfoghi coi poveracci dei colleghi, che aveva ammorbato.
E fu, con incredibile forza di volontà, ligio al suo proposito, con
somma meraviglia dei Vendicatori. Apparentemente, poiché lo conoscevano bene ed
erano in attesa di una sua spropositata reazione…che ci fu, ma non del tenore
che aspettavano.
Parcheggiando l’Hummer, al ritorno dalla trasferta, proprio di fronte
l’ingresso della Stazione di Polizia, videro la moretta fare le scale, per
raggiungere una limousine nera dai vetri oscurati, da cui scese Barnes.
Il Falco smise di respirare; lei indossava il vestito rosa salmone
della sera in cui si era dichiarato e del sesso in auto. E non lo degnò di una
minima attenzione, dirigendosi, sculettando, a salutare Bucky, con un bacino
sulla guancia. Per mera educazione, entrambi alzarono la mano verso il gruppo,
prima che James le aprisse lo sportello, per farla accomodare, sparendo
insieme, nella tiepida notte newyorkese.
‘Tesoro, ti porto a cena in un locale strepitoso’ Barnes aveva esordito
così e attaccato il solito monologo, a seguire.
La Tyler rimirava Clint dal vetro scuro dell’auto, chiedendosi se
fosse stata la mossa giusta aver organizzato l’appuntamento col suo più
acerrimo rivale, a cui aveva chiesto di passarla a prendere, nell’esatto orario
in cui gli Avengers sarebbero arrivati alla Centrale, complici le dritte delle
sue due amiche sulla tabella di marcia della squadra, spifferata dai fidanzati.
Notato lo sguardo sconvolto e ferito del Falco, e sentendo la mano di
Bucky risalire, audace, sulla sua coscia, non ne era più così convinta.
Ancorché non le interessasse affatto, il suo accompagnatore - a cui
aveva dovuto concedere una prima uscita più soft, un semplice aperitivo,
indispensabile per organizzare la messa in scena che si era prefigurata - ci
sapeva fare ed era un ragazzo dotato di grande fascino oltre che estremamente
attraente. Aveva riservato un tavolo presso il The View Restaurant, un posto
spettacolare; il ristorante stile rooftop, al quarantasettesimo piano del Marriots
Marquis Hotel, era sito proprio nel cuore della città, ed offriva una
visuale a trecentosessanta gradi su Times Square, con tutta Manhattan
all’orizzonte. La particolarità era che fosse girevole, ovvero
che compisse un giro completo, ogni sessanta minuti, permettendo di
ammirare la città, in tutte le direzioni.
‘E’ favoloso’ commentò, appena seduta, intanto che assisteva al primo
giro.
‘Tu, zuccherino, sei favolosa’ Barnes la riempiva di complimenti, le
faceva piedino sotto il tavolo; era interessato a lei ed a farla stare bene, in
maniera esagerata. Le stava addosso, in ogni senso; si stava innervosendo e
desiderava che la cena terminasse prima possibile.
***
‘Clint, sei in te?’ Rogers lo chiedeva, scrutandolo, dall’alto;
Barton, disperato, si era messo seduto sui gradini della scalinata limitrofa
all’entrata della Centrale, con la testa piegata fra le ginocchia.
‘Beh?’ Nat lo sollecitò, con Banner interdetto alle spalle, che
tornava con una bottiglietta d’acqua fresca per lo sconsolato collega.
‘Mi sono suicidato, con le mie mani’ mormorò ‘ho preso una decisione a
cuor leggero e ora ne pago le conseguenze…che idiota spaziale, avevo incontrato
la donna della mia vita e ho dato il peggio di me’.
‘Ho parcheggiato l’Hummer in garage’ Thor, tornando, vide che il
cecchino era ancora appollaiato a terra ed alzò gli occhi al cielo. Non ne
posso più, pensò, egoisticamente.
Tony lo spronò ‘Pepper ha preparato una buona cenetta; vieni con me,
su. E ringrazia Dio che non eravate già sposati, sennò sai quanto ti costava di
avvocati, ti avrebbe spennato, uccellino!’.
Ecco, lì il Falco ebbe una folgorazione; salutò gli amici, con una
smorfia impenetrabile sul viso e salì sulla sua auto, con lo sguardo spiritato
‘Grazie, Stark, mi rifarò la prossima volta…grazie infinite’ allontanandosi, a
tutto gas, sulla jeep.
‘Non promette bene! Dove cavolo sta andando?’ commentò Bruce.
‘Non me ne frega nulla, sono esausto. Ciao, belli’ Tony mise fine alla
trasferta, muovendosi verso la Lamborghini.
Barton, esaltato come pochi, si era diretto nel quadrilatero dello
shopping, sapendo con certezza di trovare aperto almeno un negozio che faceva
al caso suo; l’aveva scovato e prima di entrare, aveva usato la radio di
servizio della jeep, fornendo alle pattuglie il numero di targa della limousine
nera noleggiata da Barnes, che aveva, debitamente, memorizzato.
Rientrato in macchina, sapeva perfettamente dove dirigersi; lo fece,
posizionando, sopra il tettuccio della macchina, il segnalatore lampeggiante
con la sirena che suonava al massimo del volume.
***
‘Ancora vino?’ Bucky prese la bottiglia del pregiato chardonnay che
aveva ordinato, recuperandola dal cestello d’argento, posizionato accanto al
tavolo che aveva prenotato…ovviamente il migliore della sala.
‘No, grazie’ la moretta non aveva nemmeno bevuto un sorso del primo
bicchiere che le aveva servito.
‘Sei tesa, distratta, sei sicura vada tutto bene?’ domandò, l’ennesima
volta.
Va uno schifo, visto che tu sei insopportabile e Clint mi ha lasciato, avrebbe voluto strillare. Si trattenne, mogia ‘Lo sai, non è un bel
periodo!’.
‘Risollevati; devi rallegrarti di aver scampato un tipo imbranato come
il Falco!’ l’altro fece lo splendido, con un sorrisetto cretino, al limite
dell’antipatia.
‘Era il mio imbranato’ quasi lo gridò, fuori di sé. Stava per
andarsene, si era alzata a metà dalla seggiola, ma il locale cominciò a ruotare
e lei si fermò, notando Barton entrare trafelato, nella sala, attraverso le
porte dell’ascensore che si aprivano, ancora indosso la tuta blu della sua
squadra. In quel nanosecondo, le note romantiche di 'Before I cry' di Lady
Gaga, riempirono l'aria...non casualmente!
Il Falco dette un’occhiata alla sala, intercettandola subito. Andò
dritto verso il loro tavolo, uno sguardo strano ed un’espressione monolitica.
A Rafflesia parve nervoso e imbalsamato! Ne comprese il motivo, solo
quando le fu a mezzo metro e lo vide inginocchiarsi, sotto gli occhi
esterrefatti di Bucky e degli avventori del ristorante; fra le labbra,
stringeva un anello…una vera in oro bianco, con un brillante grosso come una
nocciola e la fissava, questuante e dolcissimo.
‘Tu sei matto!’ ridacchiò la moretta ‘ed io più matta di te’ si mise a
terra, a sua volta, davanti a lui, le ametiste che lo rimiravano. Gli dette un
bacino, all’incrocio delle labbra e mormorò ‘E’ un sì, Clint!’.
L’uomo si tolse il gioiello di bocca e glielo infilò al dito,
velocemente, temendo cambiasse idea ‘Ti amo!’ lo sussurrò, abbracciandola e
baciandola, con passione, con il viso fra le sue mani a carezzarle la pelle
morbida delle guance.
La Tyler si commosse, iniziando a piangere come una bambina; era stata
tanto male nei giorni di separazione, che proprio non si trattenne.
Era la prima volta, da quando Barton la conosceva, e non se lo sarebbe
mai aspettato, da una tosta come lei ‘Vieni, amore mio, ce ne andiamo’ la fece
alzare, la prese in braccio e si diresse, stringendola al petto, verso
l’uscita, nemmeno una parola verso Barnes, il cuore pieno di felicità.
***
‘Peso troppo, fammi scendere’ Rafflesia lo pregò, dentro l’ascensore
del palazzo, senza riuscire a smettere di piangere, come aveva fatto per
l’intero tragitto in auto, abbracciata al suo fidanzato.
‘Non ci penso proprio’ la trattenne a sé, con maggiore forza, il viso
nei suoi capelli lunghi, nelle narici il profumo del suo amore. ‘Mi sposerai
sul serio?’ gli sembrava impossibile.
‘Ho risposto di sì’ confermò, con un sorriso luminoso.
‘Veramente, non ti ho fatto alcuna proposta’ disse l'uomo, scherzando,
per provocarla.
‘Dieci minuti fa, stavi inginocchiato davanti a me, nel mezzo del
ristorante più famoso della città, con in bocca l’anello che ora ho al dito’
ridacchiò.
‘Hai ragione…sei uscita con Barnes per ingelosirmi e ci sei riuscita!
L’ho capito, che non ti interessa’.
‘Meno male! Stavo per spaccargli in testa la bottiglia di vino che
aveva ordinato; se non fossi arrivato tu, ti giuro, mi avresti letto sui
giornali…Clint’ con le braccia strette al suo collo si aprì, accorata ‘non ho
mai pensato che non fossi al mio livello, mai, nemmeno quando ti prendevo in
giro, all’inizio. Metti soggezione tu per quanto sei serio, bravissimo, un
Avenger. In caso contrario, se credessi l’opposto, il matrimonio nascerebbe su
basi sbagliate e sarebbe meglio soprassedere’.
‘Non posso vivere senza di te. Perdonami, è l’insicurezza che mi ha
fatto sproloquiare’ si scusò, almeno un po’.
'Dubbi, non ne voglio più. Lo sai che sono pazza di te...poggiami giù
ora' lo pregò, appena messo piede nel suo appartamento, dove l'aveva fatta
entrare, ancora in braccio, come una sposa.
'Proverò' borbottò, fuori dai denti.
'Tenta...la contropartita sono io' languida, un passo indietro, fece
scivolare a terra il vestito, per farsi ammirare. Lo sguardo infoiato del suo
fidanzato la ricompensò all’istante.
Gli poggiò le mani sul torace, fino alle spalle, e dietro la testa per
avvicinarlo a sé e gli sfiorò la bocca, togliendogli la maglietta bianca.
Intrecciò la lingua con la sua, fra le labbra dischiuse, in un gesto
decisamente erotico.
Scese a lasciargli una scia di succhiotti, dal collo all’inguine
passato per il petto 'No, no, sono venuto direttamente dal lavoro e non ho
potuto fare la doccia...ho sudato, guidando nel viaggio da Chicago...' voleva
fermarla.
'Mi piace il tuo sapore, invece...fa silenzio' lo baciò all'altezza
dell'ombelico e strofinò il viso sulla sua eccitazione, attraverso la stoffa
dei pantaloni sportivi. 'Clint...ti amo' gli fece scendere tuta e intimo a
terra 'mi sei mancato...troppo...'.
Il puntello maschile, teso e marmoreo, mirava verso di lei, fremente.
In ginocchio, lo cinse fra le labbra, giocando con la lingua e centellinandolo
dolcemente, intanto che lo sollazzava con entrambe le mani sulle parti più
delicate, dove si dedicò alla pratica erotica con sapienti stoccate, più impetuosa.
L’odore della sua mascolinità amplificava il proprio desiderio, in un tripudio
di sensi. La bocca saettò fra le pieghe dell’epidermide, innumerevoli volte,
strappandogli un convulso gemito.
'Muoio...sei incredibile e ti amo' mormorò il Falco, fissandola
dell'alto, la mano sinistra sulla sua nuca, a carezzarle i capelli e darle il
ritmo del proprio piacere, che lo stava travolgendo, piuttosto violento,
insieme ai disegni di spirali e ghirigori che gli lasciava sulla pelle. Trovò particolarmente
esaltante lo sguardo violetto che lo trapassava, come un colpo di quelli che
sparava lui…gli aveva bucato il cuore!
Rafflesia lo tenne per i fianchi e lo provocò, con veemenza,
percependo le sue vibrazioni ed i suoi mugolii, nel momento in cui spillò il
suo nettare caldo, particolarmente abbondante, data l'astinenza dei giorni in
cui erano stati lontani. La bruna si rialzò, con le guance rosse e
un'espressione birichina…la solita!
'Adesso ti strapperò un altro sorriso' il fidanzato l'agguantò per un
braccio, spingendola verso il tavolo da pranzo, e facendocela appoggiare e poi
sedere; si inginocchiò lui per togliere le mutandine, carezzandola con
delicatezza, rimirando la sua bellezza di cui ancora riusciva a stupirsi. Era
di nuovo pronto per adorarla e le si piazzò di fronte, ghermendola con foga e
stendendola con la schiena sul legno 'Lo sai che faremo l’amore tutti i giorni,
per il resto della nostra vita?'.
'Ci conto, imbranato! Perché pensi che abbia acconsentito a
sposarti?!' ribatté, ridacchiando, con un unico concetto nella testa; era
l’amore che provavano l’una per l’altro ad ampliare il loro piacere.
***
N.d.A.
Dopo i primi
approcci catastrofici, fra i due protagonisti scoppia, già alla fine del
capitolo precedente, una passione che appare subito incontenibile, con una gelosia
viscerale da parte di entrambi…la loro storia d’amore prende una piega
piuttosto seria, con una proposta di matrimonio.
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Capitolo 3 *** 3 Shallow ***
shallow
La notizia della proposta di matrimonio si era diffusa fra gli
Avengers nottetempo, complice la telefonata di Bucky a Steve; Barnes,
letteralmente sconvolto sia di quanto accaduto davanti ai suoi occhi sia di
essere stato liquidato dalla moretta, a favore dell’imbranato per eccellenza, aveva
tenuto Rogers all’apparecchio più di un’ora, con quest’ultimo che smaniava di
chiudere la conversazione, per avvisare gli altri.
Il Capitano aveva immediatamente creato un gruppo su Messenger,
chiamato ‘Disastro imminente’, aggiungendo i colleghi, tranne Barton, ovvio.
Si erano scritti per l’intera notte, Stark in testa, che, frenetico
digitava sui tasti, steso nel letto accanto a Pepper; più volte la bionda aveva
tentato di strappargli dalle mani il cellulare, senza riuscirci.
Ad aggravare il tutto, il messaggio inviato nella chat, all’alba, da
Thor e Steve, quasi in simultanea. Le loro fidanzate avevano avuto, proprio da
Rafflesia, la conferma che avesse accettato di sposare Clint, ed anche che la
data delle nozze fosse stata già fissata.
Ecco, lì Tony, preso dal panico, aveva convocato gli amici per fare
colazione insieme, prima che il Falco arrivasse alla Centrale, per iniziare la
giornata lavorativa.
‘Che hai intenzione di dirgli? E’ un argomento delicato e tu sei un
caterpillar’ Bruce tentava di placare Stark, in attesa di Barton, all’entrata
principale.
Avevano discusso a lungo, davanti a caffè e ciambelle, nel bar
limitrofo che frequentavano abitualmente, senza trovare una soluzione.
‘Non lo so, ma debbo dissuaderlo a sposarla! Sarà una catastrofe e ci
coinvolgeranno nelle loro beghe, ogni giorno che verrà. Lo sapete che è così,
non guardatemi storto!’ Tony camminava su e giù.
‘Ognuno fa le proprie scelte e i propri errori, e poi ne paga le
conseguenze o ne gioisce, è alla base del libero arbitrio. E’ la loro vita,
sono contrario a impicciarmi!’ Bruce, timido e riservato, disprezzava le
ingerenze.
‘Parli bene tu…quando si presenterà alla mia porta con un borsone, gli
occhi lucidi e mi terrà sveglio ogni notte coi suoi racconti dell’orrore, lo
spedirò a casa tua e di Nat, te lo giuro!’ Stark lo minacciò.
‘Eccoli’ Steve mosse la testa, in direzione di Clint e Rafflesia, che,
abbracciati e splendidi, si muovevano per andargli incontro.
Lui aveva in mano una bottiglia gigante di champagne, lei un pacco di
flûte di plastica, entrambi un sorriso favoloso ad illuminare il viso, complice
la notte trascorsa a sbaciucchiarsi e fare l’amore, senza smettere mai.
‘Auguri!’ Thor, educato, e in crisi davanti alla loro evidente
felicità, non si era potuto esimere, seguito da Romanoff e Banner.
La Tyler aveva mostrato, raggiante, l’anello con l’enorme brillante,
suppergiù cinque carati, spropositato e forse pacchiano…un anno di stipendio di
un Avenger!
Il Falco aveva stappato la magnum e servito Tony, addirittura prima
della sua futura sposa, chiedendogli ‘Mi faresti l’onore di essere il mio
testimone?’. Ecco, lì Stark aveva capitolato, insieme al Capitano, poiché Clint
aveva subito aggiunto, quasi lamentoso ’Anche tu, Steve, per piacere, siete i
miei amici storici’.
I due più scettici, acconsentendo, si erano ritrovati a spendersi in
brindisi e a bere alcolici alla nove del mattino, davanti ai poliziotti di
turno che entravano in servizio, mollando un bicchiere finanche a Fury e
Coulson, che si erano, garbatamente uniti al festeggiamento, intrattenendosi
con il gruppo un paio di minuti.
‘Quando sarà il grande giorno?’ li interpellò il biondo.
‘A fine giugno, fra circa quattro mesi. Il mio fidanzato non può
aspettare, voleva farlo addirittura prima, ma ci serve un po’ di tempo per
organizzare. E poi verranno le nostre famiglie, dall’Iowa e dal New England’
spiegò Rafflesia, gli occhi scintillanti, un attimo prima di gettare le braccia
al collo di Barton, schioccandogli un bacio sonoro, e di lasciarli per
prepararsi ad andare di pattuglia ‘ciao, amore, ci vediamo stasera’.
‘La amo…’ Clint commentò, in estasi, non appena si fu allontanata.
‘Uhm…senti, bello…ci hai riflettuto bene?’ sotto lo sguardo di
rimprovero di Rogers, Iron Man arrischiò di mettergli la pulce nell’orecchio.
‘Ovvio, che vorresti insinuare?’ istantaneamente il suo umore era
cambiato.
‘No, niente…il vostro è stato un rapporto spinoso e complesso
dall’inizio, ed è un passo importante. Piuttosto che buttarsi senza paracadute,
non è meglio valutare con calma…’ Tony tentò ancora, ma il Falco lo interruppe,
brusco.
‘Se ami qualcuno, c’è poco da ponderare. Ti manderò l’invito. Se ti
va, vieni; in caso contrario, non rompermi le scatole e soprattutto…non
rovinare il momento più bello della mia vita’ Barton piagnucolò, irato e
dispiaciuto.
‘Scusa…lo dicevo per te, perché sei mio amico e mi spiacerebbe vederti
soffrire…su, sono certo che andrà tutto liscio…cosa, poi dovrebbe andar male?’
il collega si riprese, leggermente.
Tutto liscio, no! I due futuri sposi, che avevano poco tempo libero,
si erano impegnati nelle incombenze di rito; preventivi, sopralluoghi per la
chiesa, il ristorante, le partecipazioni e le bomboniere. Avevano deciso in
armonia e di comune accordo, entusiasmati, anche se i preparativi dell'evento
erano nelle mani femminili della moretta, che aveva delegato a Clint un'unica
faccenda, a causa di un sopravvenuto impegno...l'assaggio e la scelta della
torta nuziale, spronandolo 'Fatti accompagnare dai tuoi amici, vi
divertirete!'.
Lui aveva seguito il consiglio e si era ritrovato seduto al tavolo di
una rinomata pasticceria italoamericana sita ad Hoboken, in New Jersey, insieme
a Thor, Steve, Tony e Bruce e decine di piattini con dolci di ogni tipo.
'Questa è ottima, è coi lamponi' nella caratteristica location di
mattoni color terracotta, Banner parlava con la bocca piena, addentando una New
York cheesecake, tipica della tradizione americana, preparata con una base
fragrante di biscotti e una crema avvolgente, realizzata con formaggio fresco.
'Nooooo, sono frutti rossi, a cui molti sono allergici. Prendi il
dessert ricoperto di cioccolato fondente' lo esortò il biondo, con le labbra
sporche di marrone, sopra e sotto.
'Siete dei buzzurri. Avete mai mangiato una torta nuziale al cioccolato?
Un motivo ci sarà, è poco elegante. Barton, prediligi un dessert classico e
raffinato, un millefoglie è l'ideale e non sbagli!' Stark suggerì; non per
nulla, era il mago degli eventi sociali di livello.
Di fronte alla più totale indecisione del Falco, che inforcava senza
sosta un boccone diverso dopo l'altro, Rogers tentò 'Clint, quale ti piace?
Forse è meno complicato di quanto pensi!'.
Lui meditò, indicando un profiterole con i bignè ripieni di crema al
limone, ricoperti di cioccolato bianco 'Che ne dite?'.
'Buonissima, ottima scelta' segnalò il gestore della pasticceria 'vi
avverto che ha un piccolo inconveniente, è problematica nel taglio, poiché le
fette vengono irregolari e bruttine. Per il resto farete un figurone'.
'Mando una foto a Rafflesia, e se è d'accordo,
concludiamo!'. Provvide con l’invio della relativa immagine e ordinò la
torta nuziale, visto l'immediato benestare della mora, a cui si era scordato,
in buona fede, di specificare il particolare della porzionatura. 'È fatta!
Ora siamo a posto!' Barton, soddisfatto, si strofinava le mani.
'Quando arrivano i tuoi suoceri?' il Capitano indagò, vago,
sorseggiando un caffè e combattendo con l’ennesimo cannolo offerto dalla casa,
intanto che il Falco firmava il contratto per l’ordinazione dello strabiliante
dessert.
'Come i miei genitori e mio fratello, tre giorni prima delle nozze.
Perché?'.
'Sei preparato a incontrarli, vero? Ho sentito da Peggy e Jane che se
la tirano...giusto un po'!' Thor spiegò.
Clint era impallidito, era la prima volta che ne sentiva parlare in
quei termini. Non che le loro rispettive famiglie fossero argomento di
conversazione quotidiano, anzi.
'Beh, la tua fidanzata ci raccontò che il padre è commercialista. Non
è esattamente così. Ha una società di revisione e consulenza fiscale. Arthur
Andersen. Hai presente? La conosco di nome persino io...' Steve chiarì.
'Cappero...' se ne uscì Stark ‘E’ una delle principali società
multinazionali a livello mondiale del settore, il tuo futuro suocero è un
multimilionario…credo sia più ricco di me e di molto’.
'Già...e sua madre, Anna Tyler, insegna… lettere moderne all’Università
di Boston, ha scritto dei libri' Point Break mise il carico.
'Anna Tyler? Davvero? Hanno regalato un suo romanzo a Nat, l'ho letto
pure io e ci siamo appassionati tanto da aver comprato l’intera collana. È
incredibile...Falco, non lo sapevi? Se ricordo bene, è stata candidata al
premio Pulitzer per la narrativa e da molte sue opere hanno tratto delle
sceneggiature per film che hanno sbancato il botteghino…Gesù, al matrimonio
porterò tutti i romanzi che ho a casa, per farmeli autografare, magari un
domani aumenteranno di valore' Banner lo guardava e l'espressione nel viso
dell'amico non gli piaceva affatto.
'Rafflesia non è solita vantarsi del successo professionale dei suoi
genitori. Così rampanti, pieni di lauree e master, oltre che di soldi, presero
come un’offesa la sua decisione di fare l'agente e tendono a sminuirla, se ne
hanno l’occasione; forse ha soprasseduto a dirtelo, per questo' il biondo
spifferò le confidenze di Jane.
‘Insomma, sarà un match Waverly contro Boston, Iowa contro New
England?’ Tony lo sfotteva, cogliendo il lato ironico della vicenda. In
effetti, per il Falco non si metteva bene!
'Ragazzi, sono una persona semplice e la mia famiglia molto più di me.
Sono leggermente preoccupato per il loro incontro...' rattristato, chiese lumi
alla diretta interessata la sera stessa: lei si stava struccando, in bagno, e
era presa a raccontare delle variazioni al menù del pranzo e varie altre
amenità.
'Amore, le mie amiche sono esagerate. Papa e mamma sono sì un po'
snob, poiché vivono in ambienti lavorativi in cui certi comportamenti sono
all'ordine del giorno. Non credo creeranno problemi, vengono per il matrimonio,
per partecipare alla nostra felicità, mica per rovinarla' Rafflesia fu sincera,
nel momento in cui lo disse e subito dopo lo abbracciò stretto.
E Clint le credette, non aveva motivi per non farlo.
Fu quando li incontrò in Aeroporto, dove erano andati a prenderli
insieme, che gli venne un colpo apoplettico.
Parevano usciti da una rivista patinata; Henry Tyler era alto,
abbronzato, occhi blu ed occhiali da vista, distinto, in un abito tre pezzi
grigio scuro con gilet ed un papillon rosso a pois bianchi, Anna una donna
bruna, minuta e magrissima, curata all'inverosimile, con un viso con la pelle
liscia come una pesca, frutto di ripetuti trattamenti di chirurgia plastica.
Vestiva un tailleur di Chanel rosa chiaro e décolleté nere, e ricordava
vagamente Jackie Kennedy, più arcigna.
I due, formali fino all'esasperazione, lo avevano squadrato dalla
testa ai piedi, non troppo allegri, e non si erano spesi in chiacchiere,
nemmeno con la figlioletta, nei dieci minuti che li separavano dall'atterraggio
della sua famiglia. La sua pittoresca famiglia, purtroppo. Tutti e tre,
soggetti spaziali, da studio psicologico!
Vedendoli avanzare verso di loro, gesticolare, urlare a squarciagola
davanti ai prossimi suoceri ed alla moretta, il Falco desiderò sprofondare.
Li rimirò, in preda ad un totale sconforto: nell’ordine, procedeva la
mamma, Edith, un donnone evidentemente sovrappeso, i capelli cotonati rimasti
agli anni Settanta, biondi di una tinta comperata al supermercato e passata in
casa, con uno svolazzante abito a fiori rossi e gialli e degli zoccoli sanitari
bianchi, il papà Harold, calvo e rubizzo sulle guance, jeans da lavoro con le
tasche e camicia a quadretti tipo tovagliato, e il fratello Barney, la sua
brutta copia. Più giovane, più basso, più tarchiato, brufoloso e molto
sfrontato, al limite vero della cafonaggine.
Rafflesia fu lesta e intuì la sua inquietudine, togliendolo
dall'imbarazzo e muovendosi lei verso Edith, che la stritolò in un abbraccio
micidiale ed affettuoso, seguita da Harold.
'Come diavolo ti sei fatta accalappiare da quello scemo di mio
fratello?' Barney la interloquì, per scherzare, dandole due baci umidi
sulle guance e rimirandola, complimentoso. La fidanzata di Clint era la fine
del mondo!
'Vorrei proprio saperlo anch'io' molto acida, Anna Tyler si intromise,
con un'occhiata assassina alla figlia e all’imminente genero. Istantaneamente,
educata com'era, si riprese, presentandosi in maniera più ufficiale. Non
riusciva, in ogni caso, a smettere di fissare gli zoccoli della consuocera,
inorridita...era ipnotizzata!
‘Abbiamo noleggiato due limousine con autista, vi scorteranno in
albergo, saranno a vostra disposizione fino alle nozze e vi porteranno al
locale dove abbiamo prenotato la cena di stasera, un momento conviviale cui
parteciperanno i nostri amici più stretti’ l’agente spiegò.
I genitori di Clint le parvero contenti; i suoi, invece, avevano
l’aria di chi dovesse camminare in mezzo a un campo minato.
La Tyler se ne fece una ragione, intanto che li accompagnava alle
rispettive vetture; erano gli ultimi giorni a ridosso del matrimonio e aveva
diversi appuntamenti cui non poteva mancare. Per di più, lei stessa doveva
prepararsi per la serata. Li salutò e scappò via nella sua Smartina, per ritrovarsi
con Barton a casa, nel tardo pomeriggio.
‘Ai tuoi non sono piaciuto, i miei peggio...gli fanno schifo! Stavano
per vomitare’ Clint era rammaricato ed avvilito.
‘Si lamentano di ogni cosa, a prescindere!’ gli fece notare
‘importante è che tu piaccia a me: fammi una cortesia, stampati il tuo miglior
sorriso in faccia fino alla cerimonia, che poi ce li togliamo dalle scatole’ fu
assertiva, e lo guardò, languidamente ‘tira su la chiusura lampo del mio
vestito, piuttosto che stare lì imbambolato!’ lo pregò.
Il suo abito era corto, con il corpetto ricoperto di strass argentati
dalla vita in su, la gonna in seta bianca plissettata a strati.
Lui obbedì, sussurrandole all’orecchio, spostati i capelli scuri ‘Sei
carina carina, amore mio’. L’avrebbe portata direttamente in camera da letto,
alla faccia degli ospiti in attesa!
Rafflesia, capita l’antifona, si voltò all’istante, per unire la bocca
alla sua e gli sussurrò ‘Devi aspettare…’ un attimo prima di trascinarlo in
garage e dirigersi al locale, lo stesso prediletto dal Capitano e dove
quest'ultimo aveva festeggiato il compleanno.
Era un posto sobrio ed il proprietario, estremamente gentile dato che
il tiratore scelto gli aveva salvato il collo, aveva messo loro a disposizione
una saletta riservata e fatto un prezzo di favore.
Ovviamente, neanche il ristorante era di gusto dei coniugi Tyler
‘Benedetta figliola, la trattoria che hai scelto è una vera topaia! Ti abbiamo
mandato nelle migliori scuole, hai sempre tenuto un eccellente livello in ogni
aspetto della vita sociale…adesso inviti noi ed i tuoi amici a mangiare
bistecche e patate fritte!’ Anna si lamentava ancora, a tavola, seduta davanti
a sua figlia, che le aveva piazzato vicino Tony e Pepper da un lato e Thor e
Jane dall’altro, contando sulla magnifica eloquenza di Stark e sui modi
principeschi del biondo.
‘Professoressa Tyler, anzi posso chiamarla Anna?’ Tony si era buttato,
sparando cazzate a vanvera, anziché proiettili ‘Forse non lo sa, il locale che
ci ospita è stato recensito nella Guida Michelin, con quattro stelle; sarà
sulla nuova edizione, pubblicata l'anno venturo. Qui si mangia la carne
migliore del paese’.
Il Falco - elegantissimo in un completo rosso scuro, con cravatta
abbinata nella stessa nuance, e camicia color pelle d’uovo, scelti con l'aiuto
della sua futura mogliettina - si sarebbe strozzato dal ridere ad una simile
scenetta; se non che, vedendo tornare Rafflesia dal bagno, aveva notato come
fosse stata intercettata da sua madre, che, vestitino oversize giallo con gli
immancabili fiori, l’aveva placcata, alla stregua di un giocatore di football,
per farla accomodare nella seggiola accanto la propria, momentaneamente libera.
La mora, rispondendo interessata alle chiacchiere di Edith,
addirittura si era fatta portare dal cameriere una penna e un foglio di carta
per prendere appunti, e si era trattenuta per venti minuti, fin quando il
commensale ovvero Peggy Carter aveva reclamato il proprio posto.
‘Che voleva mia madre? Ti ha importunata?’ le domandò, uno sguardo
torvo.
‘Non ci crederesti mai! Mi ha dato le ricette dei piatti che
preferisci e che ti preparava, quando eri a casa. Ho scritto persino le dosi;
le ho spiegato che non so fare nemmeno un uovo al tegamino e che ordiniamo
sempre fuori, però ha insistito. Magari mi torneranno utili’ ripiegò la pagina
e la mise nella borsetta, sorridendo.
‘Grazie, sei stata gentile; è un po’ pesante, in tutti i sensi’
borbottò.
Giacché, viceversa, i propri genitori non si erano degnati di
rivolgere la parola né a Clint né alla sua famiglia, in alcuna circostanza, la
Tyler ribadì ‘Non è vero, ti sbagli; è una persona semplice ma molto affabile,
non mi è spiaciuto affatto’.
E sua suocera, che già riteneva fosse una ragazza adorabile, oltre che
splendida, capì proprio quella sera quanto fosse caparbia e innamorata di suo
figlio.
Chiusa alla toilette, aveva ascoltato una discussione fra Rafflesia,
che era stata trascinata nell’antibagno da Anna - all'ennesima battuta spinta
rivoltale da Barney, che, alticcio, non si teneva pensando di essere spiritoso
- e la sua altezzosa mammina ‘Come ti è venuto in mente di metterti con quel
tipo? Come? Spiegamelo, perché è incomprensibile. Cosa ci vedrai mai? E’
bruttino, più anziano, scontroso, musone, fa il poliziotto e non è certo un
buon partito. Con la famiglia assurda e cafona che si porta dietro, contadini
dell’Iowa! Pazzesco! Verranno alla cerimonia con gli zoccoli bianchi? Oppure te
li presteranno e li indosserai tu, col vestito da sposa?’ strillava, feroce, senza
tregua, a voce alta.
Sulle prime la bruna tacque, pensando fosse meglio mantenere la calma.
‘Almeno esprimiti, sono tua madre e non merito nemmeno una risposta?’
l’altra la incalzò e la figlia non ci vide più dalla rabbia.
In tono basso, le sibilò ‘Lo amo! E soprattutto...non ti azzardare mai
più a parlare del mio fidanzato e della sua famiglia in questo modo. Né te, né
papà. Provateci, un’altra volta soltanto, e giuro che non mi vedrete mai più,
sai che non scherzo! La cerimonia è domenica; se vi fa piacere partecipare,
sarete i benvenuti, in caso contrario, beh, non mancherete a nessuno, me
compresa…e un’ultima cosa, mamma’ scandì l’ultima parola ‘almeno la mamma di
Clint mi ha messo a mio agio ed è stata gentilissima con me…di te, non si può
dire altrettanto, pure se sei la professoressa dei miei stivali...ti dovresti
vergognare!’.
Agli inattesi attacchi verbali, Anna abbandonò velocemente il bagno,
alzando gli occhi al cielo, per rientrare in sala, sbattuta la porta con
veemenza.
Rafflesia poggiò i palmi delle mani sul marmo del lavandino,
sbuffando; le veniva da piangere, presa dall'inquietudine e dallo sconforto. Si
voltò, udendo dei passi; di male in peggio, la sua futura suocera usciva da una
delle toilette e aveva ascoltato tutto!
'Mi spiace tanto che abbia sentito, signora Barton...' detestava
doversi giustificare per i comportamenti altrui, men che mai di sua madre.
'A me no. Anzi' Edith la abbracciò, con complicità e tenerezza e la
ragazza non si allontanò 'ero preoccupata, quando Clint mi ha confidato di
averti conosciuto; viviamo molto lontano e New York è una realtà diversa
dall'Iowa. Onestamente, non sapevo cosa aspettarmi, posto che non faceva e non
fa che ripetere quanto tu sia fantastica. E ha ragione.
Posso tornare alla fattoria, con serenità, sapendo che camminerai al
suo fianco. Ho capito che gli vuoi un bene dell’anima, da come ti comporti con
lui e le parole che ho appena udito, a suo favore, lo hanno solo confermato.
Non voglio difendere Anna né darti consigli; ricordati che essere genitori è
assai complicato, lo capirai quando avrete figli vostri. Si desidera il meglio per
loro e si è protettivi, in ugual modo quando sono più che maggiorenni. Prova a
giudicare tua madre il meno possibile e a trovare un equilibrio, nel vostro
rapporto' la esortò, saggiamente.
'Tenterò, lei è un personaggio, in tutti i sensi, vive di apparenze. È
strano, poiché i miei sono persone di sostanza ma per rimanere a galla, nel bel
mondo che frequentano, sono scesi a compromessi morali che non condivido. Volevano
che sposassi uno dei rampolli, eredi dei loro amici ricconi, assicurandomi così
un futuro dorato. Mi hanno messo i bastoni fra le ruote quando ho deciso di
entrare in Polizia e ho dovuto lasciare Boston per sfuggire alle loro
pressioni!' le spiegò.
'Esattamente quello che è successo con Clint. Io mi sono comportata
nello stesso modo' ammise.
'Pensavo foste orgogliosi di lui...è il Falco! Unico, inimitabile, un
talento'.
'Lo siamo, però quando tuo figlio ti informa che trascorrerà i
prossimi quarant'anni con una pistola in mano, mettendo la sua vita in pericolo
ogni benedetto giorno, ti assicuro che il concetto di orgoglio è l'ultimo che
ti viene in mente. Ho tentato di dissuaderlo, di convincerlo a rimanere alla
fattoria o comunque a scegliere un futuro diverso, senza riuscirci. Sai bene
che è piuttosto testardo...' rise, amaramente.
'Non sarà consolatorio per le sue paure, Clint è il miglior tiratore
scelto del paese. Del mondo, credo! E’ pazzesco in ciò che fa, dovrebbe vederlo
in azione! Ha salvato molte persone e ne salverà altrettante' ne parlava,
esaltata, con gli occhi splendenti.
La sua futura suocera le fece una carezza sulla guancia, colpita
dall'amore e dalla stima che traspariva dalla frase 'È stato fortunato ad
incontrarti. Sarà meglio riunirci agli altri, prima che vengano a cercarci!' la
spronò a tornare in sala per la cena, che proseguì sulla falsariga di come era
iniziata.
Quanto meno, stante la minaccia concreta di tenerli fuori dalla sua
esistenza, i suoi genitori si erano rapportati alla famiglia Barton in maniera
più distesa.
In capo ad un paio d’ore, erano giunti al caffè ed all’amaro, e gli
ospiti che venivano da lontano, complice la stanchezza per il viaggio, si erano
diretti in albergo mentre i futuri sposi erano rincasati nel proprio
appartamento.
‘Che hai? Sei muto, come sostiene l’arpia?’ riferendosi a sua madre,
Rafflesia - di fronte la cassettiera della camera da letto, ove si era recata
per togliersi gli orecchini e l’orologio, appena rientrata - pungolò Clint, che
era rimasto in silenzio per l’intero tragitto tra il ristorante e casa; era
lampante che rimuginasse, come suo solito.
‘Ti amo da impazzire…sei la persona migliore che potessi incontrare,
sono serio!’ lo dichiarò tutto d’un fiato.
‘A che devo il tuo impeto, Falco?’ gli si accostò, con un sorrisetto
furbo, per farsi aiutare nuovamente con la zip dell’abito.
‘Mia madre è pazza di te, la mia famiglia al completo e tutti i nostri
amici…io sono pazzo di te, è la sola verità’ la liberò del vestito,
stringendola a sé da dietro, sagomando il suo corpo con entrambe le mani, dalle
spalle alle cosce, passando per le mammelline e per il sedere rotondo ‘rivelami
il tuo segreto, agente, poi dovrò ucciderti e non ci sarà alcuna cerimonia
dopodomani’ usò una battuta che aveva sentito da lei.
‘Solo uno…tu, Falco, sei tu il mio segreto…’ sussultando al suo tocco,
confessò, seria, ciò che l’uomo mai avrebbe sognato di sentire ‘sono così
felice da quando siamo insieme che …’ nemmeno riuscì a terminare che lui la
rivoltò, con una mossa repentina e avvolgente, per agguantarla alla base del
collo e baciarla con tutta la passione che poté metterci.
***
Le acque si erano placate e nessuno si era sprecato in ulteriori
lamenti.
Per un paio di motivi.
Il primo legato ad un’idea di Clint; alla vigilia delle nozze era
andato a dormire da Tony, nel rispetto della tradizione, in modo tale che la
fidanzata potesse uscire dalla propria casa da sola la mattina delle nozze,
dopo essersi dedicata a parrucchiere e truccatore.
Intanto che si rimirava allo specchio in abito da sposa, alle dieci di
sera, Rafflesia aveva sentito provenire dalla strada una voce soave che
intonava una canzone romantica…una voce femminile che lei adorava, tra l’altro,
Lady Gaga! Shallow, il pezzo trainante della colonna sonora del film che
aveva visto, di nuovo, al cinema, per l’ennesima volta, con il cecchino e che
aveva la star fra i protagonisti. Lo adorava e lo riproduceva, a ripetizione,
su YouTube.
Era rimasta perplessa; curiosa, si era cambiata con la tuta da
ginnastica, per non gualcire il vestito, e si era affacciata alla finestra per
capire cosa accadesse, nel momento in cui una seconda voce, maschile, che lei
conosceva perfettamente, si era unita alla prima. La voce stonata e sgraziata
del Falco!
E lo aveva visto giù… il proprio futuro marito che le stava dedicando
una serenata in piena regola, mandandole con la mano un bacio via l’altro, in
piedi, accanto a una donna dai capelli biondo platino, con un trucco accentuato
sulle labbra e sugli occhi, in jeans scuri e canotta nera di pizzo…Lady Gaga in
persona! Intorno erano schierati gli Avengers a cerchio, Pepper, Peggy e Jane,
le loro famiglie e pochi altri amici intimi…oltre ai curiosi che avevano
riconosciuto la cantante, fermati dall’ingente servizio di sicurezza, con le
finestre dei palazzi piene di persone attirate dallo spettacolo inusuale.
La Tyler salutò con la destra, l’aria sognante, che divenne estatica,
assistendo all’ulteriore momento incantato progettato dal suo Falco. Ognuno dei
presenti recava fra le mani una lanterna cinese di carta rossa, a forma di
cuore; accesero, nello stesso istante, le candele di cera al loro interno
sollevando le braccia e gli oggetti purpurei, illuminati, si alzarono in volo
verso di lei per poi innalzarsi nel cielo stellato, terso. Fu un istante di
magia assoluta…il cuore lanciato da Barton, tra l’altro, inspiegabilmente,
arrivò alla sua portata, tanto da riuscire a sfiorarlo per un secondo, prima
che seguisse la sua traiettoria. Tra le mongolfiere di carta e la voce
melodiosa della diva, la bruna si sentiva in un paradiso personale, il giusto
preludio alle nozze del giorno successivo.
Attese la fine del brano, che ricordava a memoria, canticchiandolo
anche lei e poi si precipitò giù come un fulmine, addirittura dalle scale, per
planare letteralmente fra le braccia di Barton, che la fece volteggiare prima
di riappoggiarla a terra e stamparle un bacio cinematografico, da premio Oscar
‘Sei ammattito? Come hai fatto?’ gli aveva domandato.
‘Sono amica del vostro Capo, Nick Fury! E’ stato un piacere!’ fu Lady
Gaga a rispondere al posto del turbatissimo Clint, poco prima di accomiatarsi
per tornare ai propri impegni.
‘Ho girato un filmato, lo posto su internet, avremo milioni di
visualizzazioni’ Bruce si era esaltato.
‘E’ una delle canzoni più dolci che abbia mai sentito! E i
cuoricini…deliziosi’ Edith, intenerita, commentava il gesto del figlio; in
fondo era un musone galattico, ma per la ragazza dagli occhi violetti si
sarebbe buttato nel fuoco.
‘Vieni’ Rafflesia aveva trascinato il musone all’interno del portone
del palazzo, per baciarlo, con smania, lontano da occhi indiscreti ‘Grazie
Clint, è una sorpresa magnifica, non mi aspettavo nulla, figuriamoci una cosa
del genere…è stata ancora più gradita. Ti amo…a quest’ora, domani, saremo sposati!’.
‘Conterò ogni secondo!’ la contraccambiò, sdolcinato più che mai,
prima di salutarla definitivamente e ritornare, in brodo di giuggiole, al
palazzo di Stark, dove rimase sveglio fino all’alba, ovviamente tormentando di
chiacchiere il padrone di casa e Point Break, che lo ascoltarono, per
l’ennesima notte insonne…l’ultima, si augurarono, in tranche!
Il secondo motivo! La funzione nella chiesetta che avevano scelto,
dedicata a San Francesco di Assisi vicino Penn Station, piccola e romantica,
inoltre, era stata coinvolgente; la moretta si era presentata, al braccio di
suo padre in smoking, in un abito da sposa bianco con maniche a tre quarti in
tulle e taglio a sirena, con il Falco che la attendeva all’altare - in alta
uniforme blu della Polizia, come i colleghi, eccezion fatta di Nat, con un
peplo verde smeraldo - con le lacrime agli occhi.
Come da programma, Steve e Tony erano i testimoni dello sposo, e Jane
e Peggy, in due vestiti analoghi in chiffon di seta color rosa chiaro, le
damigelle della sposa.
Al momento delle promesse e dello scambio degli anelli, i singhiozzi
accorati della famiglia Barton, coinvolta e degnamente ripulita e elegantemente
abbigliata, e di Stark, che temeva per il proprio equilibrio mentale futuro,
commossero i presenti.
‘Falco, ti amo come sei, scorbutico e intrattabile…sei il mio
imbranato, l’unico che desideri accanto per il resto della mia vita!’ Rafflesia
si era lanciata in un’accorata dichiarazione, sentita, semplice e molto
realistica.
Clint, invece, sapendo di non reggere la tensione e di essere sul
serio il più imbranato futuro marito della storia dell’umanità, aveva
sgraffignato dal comodino della sua dolce metà il carillon di legno, pegno del
suo amore - riparato all'istante a seguito
della loro riappacificazione - e lo aveva strategicamente tirato fuori dalla
tasca e aperto, davanti alle ametiste di Rafflesia sgranate di una profonda
emozione, mettendosi addirittura in ginocchio, con la fede femminile fra le
labbra.
Al diffondersi delle note di ‘Per Elisa’ di Beethoven, nella chiesa si
erano levate grida di giubilo, degne di uno stadio gremito alla finale del
SuperBowl e il cecchino aveva fatto un figurone, persino innanzi ai suoceri.
Anne aveva confidato a Banner, il suo fan più accanito - che la
tampinava, portando in spalla uno zaino sportivo stracolmo dei romanzi della
signora per commentarli insieme e farseli autografare - che avrebbe inserito
l’originale scambio delle promesse in una delle sue future opere.
Dopo centinaia di foto - scattate in giro nei luoghi più romantici di
New York City - i neo coniugi si erano recati nella location prescelta per il
pranzo di nozze, un altro bis, stavolta molto apprezzato: il luogo dove il
tiratore aveva chiesto a Rafflesia di sposarlo, lussuoso ed originale.
E la festa era proseguita come da copione, nulla da segnalare;
abbuffate, scherzi goliardici, un giovane pianista di talento che allietava con
melodie lente e sentimentali contribuendo all’atmosfera spumeggiante, gli sposi
perennemente in piedi a svolazzare fra gli ospiti, per le doverose pubbliche
relazioni.
Gli Avengers bisbocciavano a un tavolo laterale unitamente a Barney,
piuttosto alticcio.
Fu al momento del taglio della torta che accadde il finimondo. Era
splendida a vedersi, esattamente come dovrebbe essere un dolce nuziale, una
piramide di palline ricoperte di glassa candida e di panna montata.
Clint mise la mano su quella di sua moglie, per la foto di rito,
davanti a parenti e amici che scattavano, lei gli porse il coltello sporco di
crema che lui subito leccò, sporcandosi labbra e vestito, ovviamente.
Nel frangente, si materializzò il maître ‘Ehm…si è stupenda, ma come
la porzioniamo? I bignè si frantumeranno, le fette saranno irregolari e
bruttine…e temo che non basterà per tutti!’.
‘Come sarebbe?’ la moretta si inalberò. Era stato tutto
perfetto…finora…era il solo compito che avesse dato a Barton. Capì che il neo
marito fosse a conoscenza del casino che aveva procurato, poiché la scrutava
con l’espressione di quando l’aveva fatta grossa ‘Allora?’ lo pressò.
‘Il pasticcere, quando ho ordinato il profiterole, mi aveva accennato
del problema…mi sono scordato di dirtelo!’ ammise ‘dai, non fa niente, è
comunque deliziosa’.
‘Sì che fa…mi sono ammazzata di fatica per organizzare ogni minimo
dettaglio in poco tempo, dato che mi hai costretta a sposarti in fretta e furia
per paura che scappassi! E combini un guaio così, senza nemmeno scusarti?’
sconsolata, fissò i piattini con le fette tagliate dai camerieri, coi bignè
bianchi spappolati dal taglio ‘sembra vomito, cibo per cani!’.
‘Non è una critica, in occasioni simili si deve optare per un dessert
tradizionale, di solito un millefoglie classico è l’ideale’ Anne Tyler si era
espressa, in un commento senza malizia.
‘Avevo consigliato in tal senso, il giorno della scelta, ma non mi ha
ascoltato’ Tony, toccandosi il pizzetto, lo ricordò, quasi vantandosi e mise il
carico, involontariamente.
Pepper, vestita di un elegante tubino blu, di lato, gli dette un
pizzicotto sulla schiena, ma non riuscì a farlo tacere.
‘Clinton Francis Barton, sei inaffidabile…lo sapevo che baciarti sul
divano di casa mia era la cosa più stupida che potessi fare! E rimettermi con
te, che mi avevi lasciato, una mezza follia!’ scoppiando a piangere come una
fontana, Rafflesia gli tirò il proprio bouquet sul volto - una composizione
floreale di rose bianche e lilla chiaro - che si frantumò, fra la forza del
colpo e la ricaduta a terra; sconsolata, si allontanò dalla sala, sgattaiolando
verso la stanza che il titolare del ristorante le aveva riservato per cambiarsi,
terminato il pranzo.
Sotto lo sguardo silenzioso degli ospiti, allucinati dalla scena a cui
avevano assistito, Steve sollecitò il Falco ‘Corrile dietro!’; inutilmente, lui
non riusciva a muoversi ed era rigidissimo, sotto shock. Gli tremò la terra
sotto i piedi, letteralmente; il suo sarebbe stato l’unico matrimonio durato
mezza giornata! E pure infausta!
‘Thor, trascinalo di forza’ ordinò Stark, prendendo in mano la
situazione, a cui aveva dato il solito modesto contributo negativo ‘Giuda boia,
ve lo avevo detto…problemi grossi e dall’inizio’ smadonnò, intanto che Point
Break quasi sollevava Clint da terra.
La moretta, nel frattempo, si era appartata nella camera per piangere
in pace.
Fra un singhiozzo e l’altro, il trucco sfatto, in preda ad una crisi
isterica, udì aprirsi la porta e vide comparire l’ultima persona al mondo che
si sarebbe aspettata; sua madre, in tailleur beige, rigorosamente firmato
Chanel, che, con la mano destra le porgeva un fazzolettino di carta e
nell'altra recava un piatto con una fetta di profiterole 'Devi assaggiarla...è
la torta più buona che abbia mai mangiato...dovrò prenotare un'altra
liposuzione, per toglierla dai fianchi'. Fece una battuta, per sdrammatizzare,
poggiando il dolce su un tavolino limitrofo.
‘Non mi rinfacci di avermelo detto?’ le mormorò, affranta.
‘Tuo marito è un vero imbranato; lo hai spifferato ai quattro venti
durante le promesse, casomai il mondo non ne fosse già a conoscenza. E se
avessi dovuto scegliere un compagno di vita per te, non avrei mai pensato a
lui…sulla carta. Ti ama in maniera sconsiderata, e c’è da sottolineare che
anche tu, a carattere difficile, non scherzi. Avrei dato un braccio perché tuo
padre mi avesse guardato una sola volta come Clint guarda te…per cui, asciugati
gli occhi, signorina…anzi, signora Barton…datti una sistemata e pensa a
qualcosa per farti assolvere dall’uomo che aspetta qui fuori, con l’aria da
cane bastonato’ Anne sgattaiolò in corridoio, dove suo genero, gli occhi bassi,
a stento si reggeva in piedi, sorretto sulla vita dal suo collega biondo,
gigantesco come un armadio a tre ante.
‘Mia figlia è una rompiscatole viziata. La colpa è mia, e me la prendo
tutta! Povero te, che dovrai sopportarla per il resto dei tuoi giorni’ lo
lasciò, con un buffetto sulla guancia ‘A sua difesa…non l’ho mai vista tanto
sconvolta e presa da qualcuno!’.
‘E’ simpatica tua suocera…a piccole dosi’ Bruce gli indicò la porta
‘spicciati!’.
Senza mezza parola, il tiratore si fece coraggio ed entrò; aveva lo
stesso sguardo spaurito successivo alla rissa con Steve in discoteca e quando
aveva visto la Tyler con Bucky fuori dalla Stazione di Polizia, scettico di
potersi riappacificare con lei.
La moretta era di spalle alla finestra della camera, che affacciava
sullo skyline newyorkese, nel meraviglioso abito bianco ricamato, i capelli
lunghi semi raccolti, il profilo del viso scolpito che scrutava il panorama.
Barton si schiarì la voce, tentando di non balbettare e di dire per
primo qualcosa di intelligente, per farsi perdonare del suo peccato forse
veniale, capitato nella giornata in cui ogni piccolezza doveva essere perfetta.
Non fece in tempo, poiché parlò lei 'Scusa, Clint. Ho esagerato e ho
messo tutti in imbarazzo, soprattutto tu, e non avrei dovuto, sono mortificata'
si girò, con gli occhi lucidi e gonfi, il viso arrossato, e fu travolta da una
stretta micidiale 'Sono stato superficiale, non ci capisco nulla di
organizzazione di matrimoni e di pasticceria. I ragazzi mi avevano confuso.
Doveva essere il giorno più bello e felice della nostra vita ed ho combinato un
casino' si giustificò, perso negli specchi viola di sua moglie.
'Ti sbagli. Forse lo sarà per te, per me è stato quando ci siamo
conosciuti, quando ho sparato in quel bersaglio accanto a te, il momento esatto
in cui la mia esistenza ed il mio futuro sono cambiati…in meglio. Ho scoperto
cosa sia la felicità assoluta da quando siamo assieme; da sola non ero niente'
gli confessò, sincera.
'Credi nel destino, mogliettina?' le sussurrò, teneramente, sorridendo
'perché suppongo tu sia il mio'.
'No, Clint, credo solo nell'amore e sono certa che tu sia il mio'
controbatté, decisa, facendogli brillare gli occhi.
'Sei così dolce!' la accarezzò sul collo, proprio sopra la scollatura
a cuore del vestito, risalendo con le dita a percorrere il perimetro delle sue
labbra dipinte di rosso 'potrei morire sulla tua bocca!' pregustava una miriade
di bacini da scoccare. La bocca della bruna era sempre il suo bersaglio
preferito, in assoluto.
'Aspetta per passare a miglior vita...' lei prese il piattino accanto
a sé, staccando, con le mani, un piccolo bignè dalla fetta e mordendolo,
goduriosa 'è stata un'ottima scelta...squisito!'. Si leccò le labbra, poggiando
l'altro pezzettino sulla bocca di Clint, che lo ingoiò, succhiandole le dita
sporche di crema al limone, con un gemito...era un dessert strepitoso, mangiato
così ancora meglio.
'Sei mia' la fece appoggiare con la schiena al vetro della finestra ‘è
troppo presto per la prima notte di nozze?’ le domandò, lanciando la casacca
dell’uniforme blu a terra, con un gesto plateale degno di uno spogliarellista
di professione, non prima di aver recuperato dalla tasca il carillon, averne
aperto il coperchio e averlo posto a terra.
‘No…’ la Tyler gli sfiorò il torace nudo, dall’inguine fino alle
spalle, facendolo rabbrividire ‘fai attenzione al vestito, debbo infilarmelo di
nuovo…dopo’.
'Zitto, Tony! Non sputi mai! Si sente la musica del carillon...hanno
fatto pace!' Thor in attesa, con gli altri, fuori dalla porta, commentò.
'Andiamo via!' li spronò Bruce.
'Probabile si siano chiariti. Meglio capire con esattezza, per il bene
del Falco! Io rimango!' Steve si era messo a braccia conserte e non aveva
intenzione di muoversi.
'Aspettiamo...che palle! Volevo una fetta di torta' Stark storse la
bocca.
‘Ai tuoi ordini, moglie’ con delicatezza, l’aiutò a togliere l'abito,
scoprendo la biancheria candida e sexy che indossava; un virginale corpetto in
seta, sagomato, terminava con una sorta di gonnellina trasparente che copriva a
malapena uno slip brasiliano striminzito, in pizzo bianco trasparente, e una
sola giarrettiera, sulla coscia sinistra, anch’essa candida e con un minuscolo
fiocchetto blu applicato, che avrebbe dovuto poi lanciare agli scapoli, al
termine della serata. Mugolò, alla sua visione celestiale, sbrigandosi a
liberarsi del resto dei propri indumenti.
‘Che vorresti fare, Falco? Qui non c’è nemmeno un divanetto!’ lo
provocò, con le mani di lui che l’avevano rivoltata con la fronte verso il
vetro e già le aprivano i gancetti del corpetto, per stringere le sue
mammelline morbide e giocare con le dita sui capezzoli induriti per
l’eccitazione.
‘I miei proiettili personali, signora Barton…’ le voltò la testa
indietro, per baciarla, strofinando il proprio immenso desiderio, fra i glutei
polposi come un’albicocca matura. Il sesso fra loro non era mai stato un
peccato e fine a se stesso, era stato sempre e solo amore, dall’inizio della
relazione.
Rafflesia spinse le natiche verso suo marito, strusciandoglisi, in
preda ad un incendio di sensi. Succhiò le sue falangi, un attimo prima di
percepire che si infilassero sotto la stoffa impalpabile delle mutandine, a
lambire la sua gemma tumida, trovandola pronta per essere amata.
Lei aprì le gambe, per farlo scivolare con più facilità dentro di sé,
con una risatina, intanto che il perizoma cadeva a terra, ed inarcò il bacino,
tenendo i palmi delle mani poggiati al cristallo.
Il Falco piegò le ginocchia e con un colpo di reni dal basso verso
l’alto, la possedette, con lentezza estenuante sulle prime, sospirando insieme
a lei; con una voglia che gli montava nelle viscere, aumentò il ritmo
dell’accoppiamento, con una staffilata magistrale dopo l’altra, iniziando, a
spasimare e a gemere in maniera eloquente e selvaggia, senza contenersi,
disinteressato e dimentico della presenza dei suoi amici che lo avevano
accompagnato nell’impresa di salvare il proprio matrimonio.
'Cos'era quel rumore?' domandò Rogers, il sopracciglio alzato in
un’espressione grottesca.
'Quale?' lo interloquì Banner.
'Questo!' Thor si immobilizzò all'udire un gemito maschile
inconfondibile.
'Confermo senza ombra di dubbio che si siano riappacificati!' Tony
ridacchiò, all’ennesimo grido animalesco del loro amico comune.
'Non intendo stare qui ad ascoltare le assurde acrobazie sessuali dei
coniugi Barton, durante la loro festa di matrimonio mentre gli ospiti sono
nella sala accanto e data la scenata surreale a cui abbiamo assistito...la
litigata del secolo per il taglio delle fette della torta nuziale...' Rogers,
viola in viso per l’estremo imbarazzo, con passo svelto, lasciò il corridoio
seguito dal gruppo 'e ricordatevelo, in futuro...che io e Stark volevamo
dissuadere il Falco da sposarsi con lei!'.
‘Tesoro, sei pronta?’ finito di amarsi e di nuovo in armonia, Clint la
condusse al salone del ristorante, dove, scusatisi con parenti e conoscenti,
aprirono le danze, sulle note di ‘Shallow’ di Lady Gaga, in una versione
strumentale, suonata magistralmente dal talentuoso pianista.
Stretti sulla pista, gli occhi negli occhi, commentavano il
significato del brano, che la cantante aveva spiegato al Falco la sera
precedente; si riferiva a due persone che si dicono a vicenda quanto ci sia
bisogno di scendere giù in profondità e rimanere più distanti dalla superficie
delle cose.
‘Non ho dato il buon esempio, amore, arrabbiandomi per la torta…’
commentò la Tyler.
‘Vedila così…non sei superficiale in nulla, è un pregio secondo me’ la
consolò, con l’ennesimo bacio sul finire del pezzo ‘però hai ridotto il tuo
bouquet a due fiorellini…e lo devi lanciare…’ segnalò con la testa le sue
amiche e le altre donne nubili che attendevano, impazienti, a un lato della
sala.
‘Si accontenteranno, importante è prenderlo…’ con un sorriso e suo
marito al fianco, si mise di spalle e gettò quanto rimasto del mazzetto verso
le invitate single, un paio delle quali, per accaparrarselo, finirono
addirittura a gambe all’aria, fra le risate generali e l’inutilità di una
simile mossa; il bouquet era caduto, perfettamente, fra le mani di Peggy, che,
contenta, si era diretta a mostrarlo a Steve.
‘Tocca a me!’ Clint aveva preso una seggiola, facendo poggiare a
Rafflesia il piede sull’imbottitura; le tirò su leggermente la gonna del
vestito, e pian piano, inginocchiato, con i
denti, delicatamente, tentò di sfilare la giarrettiera.
‘Bravo…’ la moretta si complimentò, era riuscito nell’ardua impresa;
lui si rialzò e la gettò alla cieca al gruppo di amici celibi, che, nel
frattempo, si erano disposti a semicerchio dietro. La giarrettiera bianca e blu
colpì in testa il Capitano, che la prese al volo.
‘Rogers, vi sposerete entro l’anno…è la tradizione e voi siete partner
della stessa coppia’ Tony lo canzonò, ma il fortunato non se ne curò…stava
baciando la Carter con inconsueto ardore!
Utilizzata la stanza riservata per lo scopo reale di un cambio di
indumenti veloce, i neo sposini impiegarono una decina di minuti per il
commiato al parentame e la distribuzione delle bomboniere particolarissime che
avevano scelto; a forma di pistola con proiettili dorati come confetti.
Thor sollevò le loro valigie fino alla piazzola esterna al piano terra
del ristorante, con facilità, come fossero riempite di piume, e le collocò nel
portabagagli dell’auto con cui proprio Steve li avrebbe scortati all’Aeroporto.
‘Sorpresa!’ gridò Natasha, saltellando attorno alla Ford Crown Victoria
Police Interceptor ovvero la versione fornita dalla Ford per il mercato
delle autopattuglie statunitensi.
Con la complicità del Capo Fury - che aveva dovuto rinunciare a
partecipare alle nozze, a causa di un precedente impegno - gli Avengers si erano
procurati una delle vetture della Polizia di New York e l’avevano allestita,
sostituendo alla targa posteriore una lavagnetta di ardesia con la cornice di
legno, su cui era scritto ‘Just married’ e agganciando al paraurti sottostante
venti barattoli di latta legati con uno spago colorato; ogni lattina era
ricoperta di carta con stampata una lettera. Insieme, una accanto all’altra,
componevano le parole Clint e Rafflesia sposi.
‘Che meraviglia’ la Tyler si esaltò, per la macchina, bianca e con la
scritta azzurra su entrambi gli sportelli ‘NYPD’.
‘Falco, amico, sarà l’unica volta nella tua vita che girerai con
un’auto di servizio, seduto dietro, come i malviventi’ scherzò Stark: era la
parte della vettura destinata alle persone in stato di arresto, che, di solito,
rimaneva separata da una grata o da un vetro dal sedile anteriore, rinforzata e
con gli sportelli a prova di evasione.
‘Mi ci asserraglierò con mia moglie’ lo incalzò, molto divertito,
baciandola in maniera calorosa.
Iron Man scosse la testa, verso Rogers, benedicendo il collega, che si
era offerto di fare da autista ai coniugi Barton, aprendo lo sportello
sinistro, galantemente, per la bruna ‘Buon viaggio’.
Al paziente Steve toccò un percorso zeppo di traffico e di rumorosi
baci scoccati fra i suoi amici; vagheggiava, evitando il più possibile di
guardare lo specchietto retrovisore, concentrato sulla guida. Vista la
performance a cui aveva assistito, origliando involontariamente in precedenza,
si era preparato.
Capì, tuttavia, che non lo sarebbe stato mai abbastanza, quando
c’erano di mezzo loro due…a metà tragitto, si rese conto che la temperatura era
salita nell’abitacolo, e non per il condizionatore…Clint e la moglie erano
scivolati sul sedile, avvinghiati come l’edera ed amoreggiavano, come se non ci
fosse un domani.
Dette un colpo di tosse ‘Falco…per favoreeeeee!’.
Il cecchino ridacchiò ‘Perdono, Capitano…’ si dette una sistematina
alla camicia, con la bruna che gli toglieva il rossetto dalla bocca e dalle
guance.
Rogers accelerò a tavoletta, e in men che non si dica, li mollò,
previo un saluto al fulmicotone, alle partenze internazionali dell’Aeroporto
JFK, da cui si sarebbero imbarcati per una luna di miele di un paio di
settimane nel Mar dei Caraibi.
Avevano optato per la più piccolina delle Isole Antille, per una
questione di privacy…le Isole Sopravento, le chiamavano, e capirono il motivo
nel momento in cui presero, a seguito dello scalo a Miami, un bimotore per
raggiungere l’unica città limitrofa al bungalow prenotato.
L’aereo ballava, a causa delle raffiche di vento, ondeggiando
pericolosamente.
Il Falco, terrorizzato e con lo stomaco in subbuglio per le schifezze
ingurgitate sul volo di linea, rimise pure l’anima, con la moretta che gli
reggeva la fronte con una mano e la bustina di carta della compagnia aerea in
cui vomito con l’altra.
‘Scusa…che inizio di viaggio di nozze!’ Barton non faceva che
giustificarsi, pallido come un lenzuolo.
Lei gli carezzò la guancia; era sudato, freddo e stanco ‘Dai, non è
nulla, succede; lo abbiamo anche giurato qualche ora fa, in salute e in
malattia recitano le promesse’.
Piedi al suolo, superato il problema del mal d’aria, fecero l’amara
scoperta che segnò l’intero soggiorno; non era la stagione di tempeste e
uragani, tuttavia, per strane contingenze climatiche, sull’isola imperversava
la più violenta ondata di maltempo degli ultimi cent’anni. Un ennesimo diluvio
universale. Erano giunti al Resort zuppi come canarini, dalla punta dei capelli
a quella delle scarpe, nonostante l’utilizzo di un auto a noleggio, e si erano
dovuti cambiare e fare una doccia calda per ritemprarsi.
Avevano opzionato un cottage tipico, contornato da una fitta e
lussureggiante vegetazione, di fronte all’Oceano sconfinato, con una stanza
matrimoniale predisposta per una coppia in luna di miele; petali e fiorellini
colorati erano sparsi sul talamo, insieme ad asciugamani piegati a forma di
coppia di cigni che si baciavano e di cuori. Candele profumate di ambra già
accese sui comodini e sopra la cassettiera, un cesto di frutta esotica sul
tavolo del piccolo soggiorno e una brocca piena di un cocktail all’arancia
colmo di pezzettini di ananas completavano l’atmosfera estremamente
sentimentale.
‘La solita sfiga!’ si lamentava Clint, affacciato alla finestra del
bungalow, in accappatoio, osservando fuori una pioggia a dirotto e bevendo,
invece, una tisana bollente che aveva preparato con l’occorrente per la piccola
colazione ‘stavolta avevo organizzato ogni dettaglio, come piace a te; avevo
scovato i posticini romantici per le escursioni, i locali per la cena. Ho
imparato a memoria la guida turistica…che faremo, per quindici giorni?’.
‘Uhm’ la Tyler, stesa sul letto, appena terminata l’abluzione,
richiamò la sua attenzione con un versetto.
Lui la rimirò, nuda, sopra le lenzuola, contornata dai petali, che lo
aspettava ‘Durante la nostra prima volta c’era uno tsunami, è il destino,
secondo me…faremo l’amore, Clinton Francis Barton, per le prossime due
settimane…sempre se ti va!’ rise, languida, con uno sguardo eloquente che
preannunciava attimi davvero infuocati.
‘Ci puoi scommettere il tuo carillon, che lo faremo!’ ribatté,
saltando sul talamo, fissata la scatolina lignea sul comodino che lei aveva
aperto e la cui melodia riempiva la stanza.
‘Ho smesso la pillola per l’intervallo abituale; ti sei ricordato di
comprare i profilattici?’ gli domandò, intanto che le si era appiccicato
addosso.
‘Ehm, no, non ancora. Andrò poi in farmacia, te lo prometto…dai,
facciamolo senza, per una volta che succederà!?’ Clint si era attaccato con la
bocca a un suo capezzolino, coinvolto dalla situazione, e Rafflesia abdicò ‘Va
bene…’. C’era una probabilità infinitesimale di rimanere incinta, non se ne
preoccupò, presa dal suo imbranato ‘Sembra che il matrimonio sia la tomba
dell’amore…sfateremo questo mito’.
Il meteo era stato davvero inclemente, e avevano passato le giornate a
letto, a coccolarsi di continuo, a chiacchierare, ridere e fare l’amore, senza
uscire dalla stanza, gustando i pasti in camera e godendo unicamente della
reciproca compagnia.
A New York erano stressati dal lavoro e dalla routine, lì la calma
dell’inaspettato ritmo vacanziero li aveva conquistati e permesso di
trascorrere una luna di miele eccezionale. Così la vedevano, la ricordavano, e
l’avevano descritta agli Avengers, curiosi dei particolari della vacanza.
I tre mesi successivi erano stati un’appendice del viaggio di nozze, e
Tony ringraziava il Signore ogni minuto che vedeva la coppia insieme; tubavano
come dolci piccioncini e non avevano più litigato. Mai!
Continuavano la vita matrimoniale e professionale con la massima
serenità. Clint era stato fuori città coi colleghi per un paio di missioni,
Rafflesia impegnata sul campo, nelle sue attività di agente di pattuglia.
Si ritrovarono insieme in un’unica occasione lavorativa…purtroppo!
***
N.d.A.
Finalmente Rafflesia
e Clint coronano il loro sogno d’amore: si sposano, fra un insieme di episodi
seri e spero divertenti, imprevisti più o meno casuali e mosse più romantiche
come la serenata di Lady Gaga in persona e le dolci promesse scambiate, sempre in
compagnia degli inseparabili amici che li accompagnano, tenendoli per mano, con
leggera insofferenza.
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Capitolo 4 *** Always remember us this way ***
4 always remember us this way
A New York si era verificato un nuovo caso di un ragazzo
afroamericano, ammazzato da un agente di fresca nomina, che il Capo Fury aveva
definito "un tragico incidente".
Un poliziotto di origini asiatiche aveva sparato, con la propria
pistola, contro un giovane nero, disarmato, padre di un figlio di tre anni, la
cui unica colpa era stata quella di trovarsi nel posto sbagliato, al momento
sbagliato.
Due sbirri stavano effettuando una perlustrazione 'verticale' di uno
stabile a Brooklyn, scendendo per le scale piano dopo piano a partire
dall'ottavo, quando la vittima era sbucata all'altezza del settimo. A quel
punto, l'agente più giovane e inesperto aveva aperto il fuoco, scaricando
l'arma nel torace dell'uomo pacifico che era andato a trovare la fidanzata,
residente nell'edificio.
Passati due giorni, nel corso del Columbus Day - organizzato nel
secondo lunedì di ottobre, intorno alla data in cui Cristoforo Colombo aveva
messo piede in America per la prima volta - si sarebbe svolta una grande parata
che avrebbe coinvolto circa trentacinquemila persone e richiamato più di un
milione di spettatori.
Fra i partecipanti, gruppi, bande, carri e marines; in prima fila la Polizia
di New York, con gli esponenti più di spicco per grado e incarico, in alta
uniforme, unitamente ad un gruppo di una cinquantina di agenti, estratti a
sorte.
Gli Avengers, rispettati e ammirati, sfilavano tutti gli anni, insieme
al Capo Fury e al Tenente Coulson.
Durante una riunione, a cui era stata invitata pure la Tyler, il
Comandante aveva chiesto, ottenendola in un secondo, la disponibilità sua e di
alcuni altri poliziotti, particolarmente brillanti, per il proprio servizio di
scorta, poiché si temevano ritorsioni e vendette da parte della comunità nera.
Rafflesia, coi colleghi, avrebbe presidiato il gruppo di papaveri,
Vendicatori compresi, camminando al loro fianco, armata secondo prassi,
nell’intero percorso, che partiva sulla Fifth Avenue e la 44th Street, fino a
dirigersi a nord, verso la 72nd Street.
‘E’ troppo pericoloso, non avrebbe dovuto acconsentire, a Fury non
nega nulla!’ Clint si lamentava con gli amici, preoccupato per l’incarico
affidato a sua moglie, pulendo le proprie pistole, nello spazio assegnato alla
squadra all’interno del Distretto, che si componeva di una stanza adibita a
deposito delle innumerevoli armi ed equipaggiamenti che avevano a disposizione,
tute comprese, e di una saletta zeppa di apparecchi tecnologici, la passione di
Stark e Banner, limitrofe alla nota area relax.
‘E’ lavoro, non poteva defilarsi!’ lo rimbrottò Vedova Nera ‘E’ un
ragionamento un tantino maschilista’.
‘Sono il marito e non mi ha consultato, non conto niente, fa sempre di
testa sua’.
‘Non ti ho mai visto prendere il cellulare e chiamarla per avere il
suo permesso a venire in missione. Sei troppo protettivo, e non è positivo per
un legame tanto forte; sono un esperto in materia, credimi’ Bruce lo fece
notare, riferendosi al proprio fidanzamento con la Romanoff.
‘E’ in gamba, se la caverà! E noi saremo lì, a due metri’ Steve
tentava di placarlo, sbuffando verso Tony, che aveva alzato gli occhi al cielo.
Ti pareva che non ricominciassero dissapori? La pacchia era finita.
‘Quando sposi una donna, giuri di proteggerla, davanti al mondo. Non
di mandarla al massacro, al posto tuo…perché devi sfilare con un pennacchio in
testa’ Barton sproloquiava. Il Capo avrebbe potuto chiedere a loro sei di
fargli da guardie del corpo, avrebbero dato troppo nell’occhio: quindi, meglio
giovani agnellini da sacrificare!
‘Indossiamo un berretto blu, molto formale, non un ciuffo di piume. E
andiamo perché ci considerano eroi, ci stimano’ Thor amava la manifestazione e
il collega era esagerato, come sempre, quando c’era di mezzo la sua dolce metà.
‘Le vostre sono teorie, la realtà è ben diversa, c’è uno stato di
allerta elevato’ il Falco non si era affatto quietato, ma messo in minoranza,
si era almeno zittito, fino al momento in cui si ritrovò con la moglie.
La sera, a cena - mentre mangiavano hamburger e patatine fritte,
allungati sul divano del soggiorno - si era confrontato con la moretta,
sperando di farle cambiare idea ‘Rinuncia, cedi il posto, dì che hai la
febbre…in effetti hai una pessima cera, sei pallida’.
Lei rise a crepapelle ‘Sono in forma smagliante e tu sei un super
maleducato. Amore, non posso farlo e non voglio, ho dato la mia parola a Fury e
non desidero tirarmi indietro. Sarà una passeggiata. Anzi, sai che ti dico?
Terminata la parata, ti farò una grande sorpresa, tieniti libero, ti porterò
fuori a festeggiare, noi due’.
‘Cosa?’ chiese curioso, Rafflesia sembrava al settimo cielo.
‘Il Columbus Day! Che altro?’ sorrise, dandogli un bacino al gusto di
patatine fritte, che gli ricordò tanto il loro stupendo primo bacio.
***
Rafflesia si era preparata alla parata nello spogliatoio femminile,
con Natasha 'L’alta uniforme della Polizia che portate voi Avengers è
meravigliosa! Un sogno!'.
'La indosserai pure tu e molto presto. Sei brava e sveglia!' la russa
ne era certa.
'Può darsi, ma da quando sono sposata, vedo il mio futuro in maniera
molto diversa. La priorità è Clint, la nostra famiglia!' sospirò, con un dolce
sorriso, a mezza bocca.
'Siete teneri insieme, e non l'ho mai visto tanto felice. È il mio
amico più caro, da quando sono qui negli Stati Uniti e prima...non ne avevo
granché' la guardò confusa, vedendola indossare la divisa senza giubbotto anti
proiettile 'scusa, non ti manca qualcosa?'.
Mettendo nella fondina la pistola d'ordinanza e alla caviglia quella
per uso personale, la Tyler prese fiato 'Coulson è stato chiaro; l'opinione
pubblica deve convincersi che la Polizia di New York non ha paura che una
scheggia impazzita reagisca ad un incidente fortuito; i nostri superiori - Fury
in testa - sostengono la linea della casualità...è per questo che il Capo ha
chiesto a me e a pochi altri fidati di fargli da scorta. Per il coraggio, e
perché avremmo acconsentito, senza porre domande'.
Romanoff la incalzò 'Tu però te le sei fatte e ti sei data delle
risposte. Sbaglio?'.
'No, Vedova. Dalla dinamica dei fatti, il collega ha agito con
leggerezza, preso dal panico, probabilmente proprio perché era a Harlem e certo
non nell'Upper East Side. Posto che nelle situazioni bisogna trovarcisi, è poco
giustificabile' riassunse la propria opinione.
'Sono d'accordo con te. Il Falco non sa che vai senza protezione, non
te lo avrebbe permesso…' scosse la testa, immaginando la sua reazione rabbiosa.
'Era tanto agitato ed ha montato una tragedia greca. Lo vedrà coi suoi
occhi al momento e mi terrà il muso per mezz'ora, a casa, prima che lo porti a
letto…gli passerà tutto!' ridacchiò, facendo una battutina, non riuscendo a
celare il proprio nervosismo.
Non era stato un muso lungo fino ai piedi…Barton era fuori dai
gangheri. 'Cazzo! Non indossa il giubbotto!'. Nero come la pece, fissava sua
moglie che iniziava camminare di lato al Capo Fury ed al Tenente Coulson, al
punto del percorso in cui cominciava la parata.
Rafflesia era schierata al lato sinistro della strada con tre
colleghi, altri quattro al lato destro. Nel mezzo, passeggiavano i dirigenti
della Polizia e alle spalle di questi ultimi proprio gli Avengers.
'Non farti prendere dall’angoscia per una paura immotivata. I giornali
hanno gonfiato la faccenda, sono chiacchiere per riempire le colonne della
pagina della cronaca' Stark intervenne, per placare il tiratore.
Steve lo appoggiò 'Marciamo per il settimo anno di seguito ed è un
onore. Concentriamoci su quello, ed il tempo volerà'.
Per Barton, diversamente, il tempo si fermò. Si bloccò, improvvisamente,
insieme al suo cuore.
Quasi verso la fine della manifestazione, pensando, accidentalmente,
alla serata che sua moglie aveva organizzato per lui e su cui non si era
sbottonata, si era distratto, perdendola di vista. La sua attenzione fu richiamata
dalla voce della moretta che lo avvisava, un grido strozzato 'Falco...a
destra!'.
Da una stradina laterale, non presidiata, erano sbucati tre ceffi di
colore, con capellini da baseball, collane d'oro massiccio e pance enormi da
bevitori di birra, armati con mitragliatori di provenienza russa, in gergo
artiglieria pesante.
Rafflesia aveva notato il primo, immediatamente, nell'istante in cui
si era piazzato di fronte al Capo Fury ed al Tenente Coulson. Tempo di reazione
negativo, aveva impugnato la propria pistola d'ordinanza, mettendosi nel mezzo
fra gli sparatori ed i suoi superiori, urlando a suo marito, per avvisarlo,
ritenendolo l'unico in grado di aiutarla in quel frangente, nella sua testa…era
il miglior tiratore scelto del mondo!
Clint aveva visto le immagini degli attimi successivi al rallentatore
e nella memoria gli si erano impresse, ineluttabilmente.
La Tyler, perso il cappello, aveva sparato al ragazzo in posizione
centrale di fronte a sé, quasi nello stesso momento in cui una delle pallottole
del mitragliatore del suo dirimpettaio l'aveva colpita alla spalla
destra...l'aveva presa in pieno e sbalzata indietro di alcuni passi - con
schizzi di sangue spaventosi che erano fuoriusciti dalla ferita - e le aveva
fatto perdere la presa sulla propria arma, caduta a terra.
Lei non si era distratta ed aveva recuperato la piccola pistola legata
alla caviglia, scaricando il caricatore contro il delinquente alla sua
sinistra, tenendo il revolver con le due mani unite, per mirare al meglio, con
il sangue che colava ovunque, dalla scapola al polso.
Il Falco, non appena udita la voce di Rafflesia, come ipnotizzato,
aveva agito e, memore della sua indicazione, aveva fatto fuori il ragazzo alla
loro destra, che aveva più a tiro, volando da sua moglie, fra le grida della
folla, intanto che gli agenti portavano via i loro capi e gli uomini della
sicurezza tentavano di disperdere la fiumana di gente, senza ulteriori danni
collaterali.
Centrato mirabilmente anche il suo secondo avversario, infatti, la
Tyler si era accasciata sull'asfalto, esanime, con Barton che, in ginocchio,
aveva paura di toccarla e peggiorare la situazione.
'Amore...oddio' lui quasi non parlava, in preda ad un terrore
esistenziale. L'aveva conosciuta da un anno e sposata da tre mesi...possibile
che il destino già volesse sottrargliela?
'C'è l'ambulanza...lasciamo lavorare i paramedici' Steve spostò il
collega dal corpo della moglie, con la gentilezza che poté metterci.
Thor, pallido e stranito, come custodisse il segreto della morte di
Kennedy, suggerì 'Facciamola portare al Policlinico, dove lavora Jane! Meglio
avere un contatto e lì sono molto bravi'.
'Ottima idea...' Tony e Bruce parlarono coi barellieri, per concordare
il trasporto.
'Sono il marito' balbettò il Falco, mentre la salivano sull'autoambulanza
'posso accompagnarla?'.
'Sì, purché stia in silenzio e non disturbi’ si convinsero e gli
indicarono una seduta ribaltabile laterale e si mise lì, osservando ogni mossa
dei soccorritori e cercando di carpirne fino all'ultima sillaba.
I paramedici avevano tagliato l'uniforme blu femminile, con le
forbici, per sincerarsi del danno della pallottola e Rafflesia era rimasta con
la biancheria di cotone candido che usava sotto la divisa.
Il reggiseno sportivo bianco era inzuppato di sangue e il barelliere
la liberò, per collocare sul suo petto le ventose del monitor cardiaco.
Clint la fissò, non riuscendo a staccare gli occhi dai sui seni, su
cui era morto ogni notte, da quando erano insieme...e adesso stava morendo
lei...e si sentiva impotente, una nullità.
Poggiò la testa fra le mani, alla vista del foro del colpo che l’aveva
trafitta e del tentativo di primo intervento che compivano i soccorritori, per
arrestare l'emorragia, con scarsi risultati.
'La pallottola è ancora dentro...dovrà essere operata d’urgenza...i
segni vitali sono instabili e ha perso molto sangue. Avverti in Chirurgia' la
diagnosi evidente dell'uno rimbalzò nell'abitacolo, per essere trasmessa in Ospedale,
dall'altro al volante, tramite la radiotrasmittente.
All'arrivo al Policlinico - a seguito di un tragitto durato una decina
di minuti e che al Falco era parso eterno, con gli Avengers che avevano fatto
strada all’ambulanza con due auto bianche e azzurre recuperate dai colleghi sul
luogo della sparatoria, aprendo un varco nel traffico, a sirene spiegate -
trovarono ad attenderli l'equipe che avrebbe effettuato l'operazione oltre che
la dottoressa Foster, tesa e preoccupata.
Un medico di mezz'età, date indicazioni affinché Rafflesia fosse
portata direttamente in sala operatoria, comunicò al Falco la metodica
dell'intervento e gli pose una serie di domande di routine sulla paziente.
Eventuali allergie, interventi precedenti. Rispose per quel poco che sapeva o
ricordava nella concitazione...quasi zero!
'Se posso...la vittima è una mia carissima amica...ecco...è incinta di
tre mesi' Jane, ferma ed in imbarazzo, lo sparò nel silenzio del corridoio a
fianco dell’astanteria.
Clint sbiancò e fece un passo indietro, interdetto…stordito, come gli
avessero dato un pugno nello stomaco.
'Sì, Clint, è vero, lo ha scoperto pochi giorni fa e stasera aveva
organizzato una cena nel locale dove vi siete dichiarati per dirtelo... era
così contenta...' la Foster scoppiò in lacrime, con Thor che le si accostò. Lo
sapeva pure lui, e prima del diretto interessato...una disdetta.
'Questo complica parecchio le cose. La signora sta piuttosto male e
non sono certo possa portare a termine la gravidanza così conciata. Mi pare più
importante tentare di salvare lei...' il dottore spiegò ‘vi aggiornerò appena
potrò, ma vi avverto che sarà un intervento lungo e complesso’.
Barton annuì, con la testa che gli calò fra le spalle, gravata da più
di un peso.
'Spostiamoci in sala d'attesa' suggerì la Romanoff, brandendolo per un
braccio, aiutata da Bruce dall'altro lato. Finalmente, aveva compreso gli
strani discorsi dell'amica nello spogliatoio, sulla propria famiglia...futura
famiglia, forse.
Appena seduti, preso dallo sconforto, il Falco fissò il vuoto nella
parete grigia di fronte a sé, un vuoto mentale nella testa.
'Se mi avesse detto del bambino, non l'avrei mai fatta partecipare
alla parata...' mormorò...e poi ci ragionò 'per questo non me lo ha confidato'.
'Peggy afferma il contrario, che avesse mantenuto il segreto per farti
una sorpresa...' Rogers voleva consolarlo.
'Quindi lo sapevate tutti tranne me' mormorò. Si sentiva un vero
idiota.
'Già...eh, eh...avete concepito vostro figlio in viaggio di
nozze. Sembra che tu ti sia, ehm, rifiutato di prendere precauzioni sul
momento' il Capitano scherzò, per stemperare la tensione che percepiva.
'È vero...il solito imbranato...non ho mai pensato di diventare
padre...' aveva gli occhi lucidi, ricordando l'episodio 'ora è la cosa che
desidero più al mondo, oltre a sapere che Rafflesia...ce la farà, insomma' non
terminò ed abbracciò Nat, che lo strinse 'Clint...staranno bene, entrambi' la
russa lo rassicurò.
'Devi chiamare qualcuno? Avvisare i tuoi suoceri?' lo interpellò Tony.
'Sì...' gli parve un'impresa improba, telefonare ai Tyler per
informarli che la loro unica figlia era sotto i ferri, per una pallottola...e
in dolce attesa. Si fece coraggio e, alzandosi verso la finestra, compose il
numero di Henry sul cellulare: magari fra uomini si sarebbero compresi con più
facilità.
Aveva dovuto ripetere l'accaduto tre volte, prima che suo suocero
afferrasse il concetto. Quando aveva realizzato, in preda al terrore, lo aveva
avvisato che lui e sua moglie lo avrebbero raggiunto prima possibile, con un
elicottero privato, che, grazie alla segnalazione del Capo Fury, era potuto
atterrare direttamente nello spazio del Policlinico destinato alle
eliambulanze.
'Come diavolo hai potuto permetterlo? Clint? Era pure incinta!' Anna
Tyler, in tailleur nero di Valentino, lo aggredì, senza neanche salutarlo, due
ore più tardi, entrando in sala d’attesa come una furia, con i tacchi che
ticchettavano nervosamente sul linoleum.
'Lo è ancora, cara, stai calma! Ci ha detto che non lo sapeva' Henry
difese suo genero 'non è il momento di litigare. Forse dovremmo pregare,
piuttosto...è possibile, qui?' domandò, con gli occhi lucidi.
Steve gentilmente lo scortò alla cappella dell'Ospedale - poiché
Barton non aveva la minima intenzione di muoversi - e rimase con lui seduto
davanti l'altare...una preghierina in più male non avrebbe fatto.
‘Chi firma per gli effetti personali della signora Barton?'
un'infermiera di mezza età si era avvicinata al Falco, con una bustina
trasparente e dei moduli da compilare.
'Ci penso io' si offrì Anna, siglando il foglio della relativa pratica
amministrativa. Aprì il contenitore, passando in rassegna gli oggetti al suo
interno e si intenerì. La fede e l'anello di fidanzamento, un fermaglio morbido
per i capelli, un piccolo portadocumenti col distintivo, in cui spiccava una
foto di sua figlia abbracciata al marito ed un pacchettino. 'Per Clint' era
scritto a penna, direttamente sulla carta da regalo, con la grafia di
Rafflesia.
'È per te! Forse è importante!' glielo passò e lui lo scartò, agitato.
Si ritrovò fra le mani un ciuccio da neonato azzurro. Fu talmente tanta
l'emozione che gli sfuggì, cadendo a terra. Lo riprese in fretta e lo strinse
nel pugno sinistro 'Sì...è importante...' iniziò a singhiozzare, e pianse tutte
le sue lacrime, insieme a sua suocera che, per una volta, persa la sua aria
contrita e imperturbabile, lo circondò con un braccio, estremamente in ansia.
***
Li avevano fatti chiamare, comunicandogli di recarsi al quarto piano
della struttura, dedicato alle degenze e si erano precipitati, tutti, Avengers
compresi.
'Sono lieto di informarvi che l'intervento è riuscito e che anche il
bambino sta bene. È un vero miracolo ma la paziente ha una tempra robusta, ce
la farà' il dottore, in corridoio, li aveva ragguagliati, non appena terminata
l'operazione 'è sveglia, già in camera e fra qualche minuto potrete vederla...uno
soltanto di voi...decidete chi...'.
'Grazie a Dio!' Anna mise una mano sulla fronte, appoggiandosi a suo
marito, che si asciugava gli occhi con un fazzoletto di stoffa recuperato dal
taschino interno della giacca pied de poule.
Rogers emise un sospiro di sollievo, che valse per il gruppo di amici.
'Se vuoi andare tu...' Clint, per mera educazione, fece un cenno del
capo a sua suocera, che, tuttavia, non si mosse minimamente.
'Salutacela' Henry aprì la porta della stanza di Rafflesia, facendo
accomodare il Falco che si catapultò dentro. Il padre la conosceva
perfettamente e sapeva che se non avessero fatto entrare Barton per primo li
avrebbe ripudiati, come minimo. L'importante era che la vita di sua figlia non
fosse a rischio, e per di più, la notizia del proseguo della gravidanza lo
riempiva di gioia, per sé e soprattutto per i neo sposi.
Il cecchino si era quasi gettato all’interno, poi si era bloccato; il
corpo della Tyler era agganciato a fili connessi a un paio di monitor, aveva
una flebo inserita al braccio illeso. Con indosso la veste ospedaliera, era
molto pallida, non proprio un belvedere.
'Amore...' commosso si era seduto sulla seggiola accanto al letto e le
aveva preso la mano, dandole un bacino sulla pancia 'ho creduto di perderti...di
perdervi'.
Sua moglie aveva abbozzato un bel sorriso. 'Avevo prenotato al River
Café…uffa! Hai trovato il mio regalo per te? Lo tenevo nascosto nella tasca
dell'uniforme, sperando che non lo vedessi!'.
'Eccolo' mosse il ciuccio celeste che non aveva mai smesso di
stringere nella mano sinistra 'è il più bel dono potessi farmi'. Non sapeva che
dirle, era in preda ad un turbamento fortissimo, dilaniante.
'Jane mi ha consigliato un test particolare e non invasivo...dovrebbe
essere un maschietto. Un altro Clint, amore, un falchetto! Nemmeno avevamo mai
affrontato l’argomento figli…' lo carezzò sul viso e iniziò a piangere,
stringendosi a lui che si era abbassato per cingerla con delicatezza, alla luce
della vistosa fasciatura che spiccava sulla spalla destra. Addosso l'adrenalina
della giornata, il dolore per la pallottola ed il post operatorio, Rafflesia si
era abbandonata fra le braccia dell’unica medicina di cui aveva bisogno.
'Ci sono i tuoi genitori fuori, scalpitano per vederti, si sono
precipitati' la avvertì Clint.
'Ero con un piede in paradiso sul serio, allora' fece una battuta
simpatica.
'Non scherzare, Rafflesia. Erano preoccupati quasi quanto me…Quasi...'
si rabbuiò.
'Dovrai farli entrare...dopo...' lo incalzò, con un pizzico di
malizia.
'Dopo cosa?' domandò lui, curioso.
'Dopo che mi avrai baciata, agente Barton!' gli rispose, alzando il
viso verso di lui.
***
'Buonasera' in un abito svolazzante azzurro prémaman, la Tyler entrò a
casa di Tony, sottobraccio a suo marito.
Stark era stato tanto gentile da organizzare una cena nel palazzo di
sua proprietà con gli Avengers al completo e relative compagne, affinché
Rafflesia si stancasse il meno possibile e fosse lontana dalla confusione di un
locale affollato.
'Sei in splendida forma' si complimentò Natasha, dandole un bacino.
'Vero, glielo dico sempre!' Clint sottolineò.
Erano trascorsi circa tre mesi dalla sparatoria in cui la moretta era
stata coinvolta ed il peggio pareva passato.
Nei giorni successivi all'intervento, la sua attenzione era stata contesa
fra il Falco ed i suoi genitori, che erano incredibilmente rimasti al suo
capezzale, nonostante i numerosi e importanti impegni lavorativi.
Lei aveva cercato di spiegare che l'assistenza che riceveva in Ospedale
fosse sufficiente, per riuscire a farli tornare a Boston, ma Anna ed Henry
avevano insistito, piazzandosi insieme a Clint nella camera assegnatale, finché
non era stata dimessa ed avevano preso un benedetto volo per il New England,
promettendo ai coniugi Barton che non sarebbero mancati per il lieto evento.
Seduti vicini, sul divano dell'enorme salone della Stark Tower, mano
nella mano, questi ultimi rispondevano, divertiti, alle domande degli amici
sulla gravidanza e la vita matrimoniale.
'Non faccio nulla di particolare, tranne esami del sangue ed
ecografie. Mi sono impigrita a stare a casa, giuro, una noia incredibile...' la
moretta si lamentava.
'Avevi ben poche alternative, tra il periodo di convalescenza che ti
spettava a seguito dell'operazione e la sospensione obbligatoria dal servizio
per la ehm...panza' Tony fece una carezza al pancione 'mica potevi correre la
maratona di New York!' sparò la solita battuta e poi aggrottò le sopracciglia,
sussultando 'il bambino si è mosso...'.
'Sì, ora sta scalciando' ridacchiò Rafflesia, prendendogli la destra e
posizionandola, di nuovo, sul proprio ventre fecondo.
'È incredibile! Bellissimo!' Stark, al settimo cielo, percependo un
altro urto, andò al mobile bar a prendere una bottiglia di champagne, per
proporre un brindisi, versando il vino nei calici e distribuendoli agli amici.
'Amore, qualcosa fai...frequenti con me il corso preparto! È
divertente!' il Falco si era piazzato a terra, sul pavimento della palestra
dove si svolgeva il training per futuri genitori, e prendeva una miriade di
appunti, sperando gli fossero utili nel momento del travaglio. Era il primo
della classe!
'È pieno di coppie rincretinite, parlano solo di pappe e pannolini. E
i nostri figli ancora devono venire al mondo' precisò la Tyler.
'Sono simpatici, invece!' ribatté Clint.
'Comunque non ti esaltare, probabilmente non sarà un parto naturale e
quindi non potrai assistere. Il bimbo è in posizione trasversa podalica e, in
tal caso, è indicato il taglio cesareo...in sala operatoria i padri sono out'
Rafflesia spiegò.
Jane annuì 'È meglio, c'è meno sofferenza per il nascituro e per la
puerpera. E tu, cara mia, nell'ultimo periodo, hai già fatto la parte
dell'eroina!' la prese in giro, erano tanto in confidenza da poterselo permettere.
'La tua vicenda è finita su tutti i giornali, pure se il tuo nome non
è stato fatto, con un'ottima pubblicità per la Polizia di New York; alla luce
della storia del razzismo, Fury era esaltato, gli hai risolto i problemi con un
colpo da maestra, quello che hai preso nella spalla' fece notare Steve,
abbracciato a Peggy, sul divano accanto.
'Lo credo, hai salvato la pellaccia a lui e al Tenente Coulson.
Dovevano darti un assegno in bianco...' aggiunse Bruce.
'Ho avuto i miei riconoscimenti. Una medaglietta dorata e una
promozione, lo sapete' la diretta interessata sminuì il proprio operato, sotto
lo sguardo di rimprovero di Barton, che non se la tenne nemmeno in quella
circostanza 'Spiegami perché, sapendo di aspettare il nostro bambino e di
essere senza giubbotto antiproiettile, ti sei esposta tanto...non ci dormo la
notte, per la tua immensa stupidità!'.
Era davvero così; da quando aveva realizzato che sua moglie possedesse
innate doti di estremo coraggio, il suo sentire oscillava continuamente tra
l'orgoglio e la disperazione, la medesima che aveva vissuto nella sala
d'aspetto del Policlinico, non sapendo se sarebbe sopravvissuta.
Rafflesia poggiò il capo sulla sua scapola, dolcemente 'È andata
bene...non pensiamoci più...lo sai, l'ho fatto d’istinto. Sono addestrata, ho i
riflessi pronti, sono la moglie del miglior tiratore scelto del mondo...'.
Il cecchino sospirò...aveva dovuto ammettere con se stesso - alla luce
della dinamica della sparatoria che aveva ripercorso nella testa decine di
volte - che la Tyler avesse agito nell'identico modo in cui si sarebbe
comportato lui, di fronte ad un analogo pericolo. Era dotata e cuor di leone,
impavida. E loro due simili. Forse si erano riconosciuti fra migliaia di altri
partner, anche per questa comunanza.
La sbaciucchiò sulla fronte, sotto lo sguardo truce di Tony, che
sbottò 'Il Falco è melenso, da quando ha saputo che diventerà papà, più
insopportabile del solito!'.
Le preoccupazioni di Stark sui litigi della coppia, che implicavano il
coinvolgimento dell'intero gruppo degli Avengers, si erano affievolite; era
subentrata l'ansia da sopportazione della sdolcinatezza di Barton, che parlava
in continuazione della moglie e del piccolo che recava in grembo.
Con Rogers avevano trovato la soluzione al loro problema, o così
ritenevano: tappi per le orecchie, trasparenti, microscopici e quindi
invisibili. Li avevano indossati, col parere contrario degli altri tre
colleghi, soprattutto di Banner.
Per la prima settimana, avevano goduto unicamente dei benefici,
annuendo, ogni volta che Clint apriva bocca, con uno stupito sorriso stampato
in faccia. Era stato successivamente che la barriera acustica che indossavano
per isolarsi dal logorroico Falco aveva fatto cilecca...meglio, aveva
funzionato tanto bene che Steve e Tony non avevano sentito il cercapersone che
suonava per avvisarli di un'operazione piuttosto importante e, soltanto
sollecitati proprio da Barton si erano attivati per mettersi in moto.
Morale; avevano gettato i tappi nel cestino del bagno dello
spogliatoio, al termine della doccia, al ritorno dalla missione, lo stesso
pomeriggio, affranti.
'È tanto tenero!' Rafflesia alzò il volto per farsi baciare e Clint
appiccicò le labbra alle sue, succhiandole, senza la minima vergogna degli
sguardi altrui.
'Tyler! Vedi come fa?' Stark scolò d'un fiato lo champagne dal suo
bicchiere, scoccando uno sguardo complice a Pepper, che subito invitò i loro
ospiti a mettersi a tavola 'Ci accomodiamo nel soggiorno di rappresentanza?'
propose, alzandosi ed indicando la tavolata elegante che aveva fatto
predisporre dalla collaboratrice domestica.
'Tuo marito è di buon umore sempre e per lui è un evento' sottolineò
Thor, spostando, educato, la seggiola per far accomodare Jane, rivolgendosi
alla mora.
'Mette fieno in cascina per le notti in bianco che dovremo
affrontare!' la donna fece un sorrisetto, che solo Barton interpretò,
cogliendone lo spirito.
L'uomo più imbranato della storia si era rivelato un marito premuroso
e presente; su questo vagò la mente di Rafflesia, perdendosi nei ricordi,
mentre i commensali chiacchieravano.
Il Falco trascorreva con lei ogni minuto libero. Correva a casa come
un folle, precipitandosi dal lavoro, senza dimenticare di fare prima la spesa,
perché non voleva che portasse pesi o si stancasse. Sceglieva accuratamente gli
alimenti che poteva mangiare e cucinava per evitare di ordinare robaccia al
take away. 'Sei diventato un asso ai fornelli' la mora lo scherniva; i piatti
preparati erano molto semplici, come la sera precedente, petto di pollo alla
piastra e purè di patate, ma suo marito era talmente affettuoso che, per lei,
acquistavano un sapore unico.
L’aveva persino coinvolta e si dilettavano a sperimentare le ricette
di Edith, in prospettiva della presenza di un'altra bocca da sfamare, a cui
certo non avrebbero potuto propinare i pasti a domicilio.
'Non è nulla di speciale...tu sola sei speciale...siete speciali'
servendola, e mangiandole di fronte al tavolo rotondo del soggiorno,
apparecchiato con le tovagliette all'americana blu ed il servizio di pregio di
Ginori, che gli avevano regalato i suoceri, fissava il pancione, inebetito.
La Tyler tese la mano per unirla a quella del suo uomo 'La nostra vita
cambierà, radicalmente...sei preparato? Ora sembra tutto rose e fiori, più
avanti sarà complicato. Lavoriamo entrambi, a tempo pieno, e la nostra
professione è impegnativa. Già immagino il piccolo, a scuola, quando la maestra
gli chiederà “che lavoro fanno i tuoi genitori” e lui risponderà “Poliziotti!
Mamma va di pattuglia e papà è tiratore scelto”' rise, ma il tono era serio 'lo
accompagnerò con la divisa e ci squadreranno in modo strano...'.
'Sarai magnifica e gli altri genitori ti guarderanno...mi toccherà
venire a sparare ai miei rivali che ti corteggeranno pure in quella
circostanza' minimizzò.
'Falco, non hai rivali' bisbigliò Rafflesia.
Lui si pavoneggiò, non dandolo a vedere 'Ci organizzeremo; le nostre
famiglie abitano lontano e non potranno supportarci, prenderemo una baby
sitter'.
'Già, un’estranea crescerà nostro figlio...amore, nemmeno ne avevamo
mai parlato o ero certa che tu volessi un bambino...'.
'Ci ho pensato poco. Quando sei single, è un ragionamento sterile. E i
primi mesi che stavamo assieme, ammetto che volevo te e basta. Però, quando ho
saputo che eri incinta, mi è scoppiato il cuore in petto. Lo desidero più di
qualsiasi altra cosa. Hai scelto il nome? Dimmelo, per piacere' le domandò, curioso.
'No...' tentò di essere credibile, perché era la centesima volta che
glielo chiedeva e lo aveva deciso da un pezzo. Anzi, non aveva mai avuto dubbi
in merito.
'I miei mi tormentano e tuo padre mi ha telefonato stasera...ehm di
nuovo' sbuffò l'uomo.
'Devi placarli, detesto che si impiccino...sai, mia madre insiste per
regalarci una casa più grande, con il ricavato dei diritti del nuovo romanzo!'.
'Non lamentarti, è stata carina e comunque toccherà andar via da qui,
meglio se con i nostri soldi, non con quelli altrui. Per ora, ho montato il
lettino del piccolo in camera nostra, ma quanto potrà starci?'.
'Dormirà in mezzo a noi...' ribatté Rafflesia.
'Non esiste...' con un sorriso malizioso, si drizzò per accendere
l‘impianto stereo. Nell’aria risuonò una delle canzoni di Lady Gaga che
Rafflesia adorava ‘Always remember us this way’. Tornò svelto, al tavolo, per
darle un bacio ardente e la fece alzare dalla seggiola, per danzare con lei,
nei tre minuti seguenti, sussurrandole paroline dolci all’orecchio, sfiorandole
il manto di capelli scuri, lambendole le labbra con le proprie. Il corpo
femminile, ingentilito nelle carni, era il suo gioiello più prezioso e ne
conteneva un altro, che lo sarebbe diventato, alla stessa stregua.
Verso le ultime note del brano, senza preavviso, la prese in braccio e
si diresse con lei, verso la stanza da letto, lasciandosi sfuggire 'Sei
diventata pesantuccia'.
'E tu rimani un grande maleducato!' mormorò la Tyler, con voce roca.
Il desiderio non mancava a nessuno dei due e problemi ad amarsi non ve ne
erano.
'Sei la più bella, sempre... ugualmente con la panza, vita mia!'
concluse Barton, preso dall'idea dell’ennesimo momento di intimità con sua
moglie e dalle note della zuccherosissima melodia che li stava accompagnando.
***
'Allora?' chiese sua suocera, bianca come un cadavere, il solito
completo firmato indosso e la borsetta di Gucci nera stretta nervosamente al
petto, in piedi nella sala d’aspetto di quell’Ospedale che stava iniziando a
detestare. Faceva fatica a contenersi, e per lei era inusuale.
'Rafflesia ha avuto dolori al basso ventre, improvvisi. L'ho portata
qui con la sirena lampeggiante sopra il tettuccio del fuoristrada, su
indicazione della sua amica Jane, che è con lei, ora. Sembra che il bimbo
voglia nascere prima...i medici che la seguono hanno fatto esami e monitoraggi.
I miei sono saltati sul primo volo dall'Iowa' il Falco spiegò l'accaduto, a
grandi linee. Era lì da ore, grazie a Dio in compagnia dei colleghi che si
erano precipitati al suo fianco, Tony per primo.
'Anna...venga con me, madame, prendiamo un caffè o meglio una
camomilla' Stark aveva offerto alla bionda il braccio, con estrema galanteria,
per liberare il collega dalla pesantezza della donna.
'Non è grave, vero?' Henry si informò.
'I bambini vengono al mondo quando decidono loro, calcoli o meno' Thor
si espresse 'Rafflesia è in ottime mani...'.
'Si tratta di avere la pazienza di attendere, farà comunque un
cesareo, data la posizione di suo nipote!' spiegò Peggy, in piedi accanto a
Rogers.
In quell'attimo, Barton vide aprirsi le porte dell'ascensore; i suoi
genitori e Barney, più variopinti e strambi del solito, piombarono nella sua
direzione, con le valigie al seguito, nell'istante in cui Tony tornava dal
distributore a monete con sua suocera e in cui udì un vagito che non avrebbe
scordato per tutta la vita.
La Foster si stagliava alle sue spalle, indosso un camice sterile da
sala operatoria e fra le braccia, avvolto in un lenzuolo verde acceso, un
frugoletto, con la pelle rosea e grinzosa, ancora sporco di liquido amniotico
sul corpicino nudo e sui capelli, che piangeva a squarciagola.
L’uomo sentì un brivido pazzesco lungo la schiena tra le urla
euforiche dei presenti.
'Clint...pesa quasi tre chili ed è perfetto, sano come un
pesciolino...congratulazioni' commossa, Jane glielo passò.
'Rafflesia?' fu la sua unica domanda, gli occhi sgranati sull'essere
vivente che arrivava a sconvolgere la sua esistenza e che non sapeva nemmeno
bene come tenere.
'La stanno ricucendo, è stato un parto da manuale...' la sua amica lo
tranquillizzò.
'Ciao, piccolino! Benvenuto!' il bambino si era calmato, distratto
dalla voce di suo padre e lo fissava con attenzione, la manina minuscola
aggrappata al suo dito indice...intravide delle iridi violette e se ne
felicitò.
'Ha una marea di capelli biondi...sembri tu da piccolo' Edith iniziò
il valzer delle somiglianze, immediatamente interrotta da Stark 'Insomma,
Falco, ha la pelle scuretta...sei sicuro che la tua signora, in viaggio di
nozze, non abbia familiarizzato con gli indigeni?'.
Clint aggrottò le sopracciglia, troppo emozionato per star dietro alle
stupidate di Iron Man, che ricevette, invece, una pedata da Steve 'Come ti
viene in mente di dire certe cose?'.
'La pelle dei neonati è sempre di questo colore, a causa della
permanenza nel liquido amniotico...è nato sette minuti fa' la Foster chiarì
'ovviamente col passare delle ore si schiarirà'. Riprese il piccolo perché
venisse sottoposto a ulteriori controlli di routine, lavato e vestito.
Il Falco lo aveva dato via a malincuore, gli parve che già gli
mancasse.
'Auguri, figliolo' suo padre lo aveva abbracciato e festeggiato, come
tutti, con Henry che aveva indicato ai maschi presenti la terrazza, per offrire
loro sigari cubani di ottima qualità.
'Passo, magari dopo...' il cecchino smaniava di incontrare la
puerpera.
Non attese molto; trascorso qualche minuto, l'infermiera di turno lo
fece accomodare, dato che Rafflesia era stata riportata nella stanza assegnata.
La trovò stesa sul letto, con la schiena leggermente rialzata da un paio
di cuscini, il figlio fra le braccia. Lo guardava…con lo stesso sguardo d’amore
con cui scrutava lui.
La mora lo notò e indirizzò le ametiste nelle sue pozze azzurre ‘E’ un
capolavoro!’ sussurrò, il viso rivolto verso l’alto con le labbra a cuore, per
ricevere un bacio appassionato che non tardò ad arrivare.
Il Falco si sedette al bordo del letto, trattenuto da lei che lo
voleva vicino, ai lati il sopraggiunto gruppo di amici e parenti sempre più
ciarliero, che brindava con una bottiglia di spumante reperita da Thor al bar
del Policlinico.
‘E’ bellissimo, spettacolare!’ si complimentò Nat, facendogli un
buffetto.
‘Vuoi tenerlo un po’ tu, così lo vedete meglio? Fatti un giro’ la
Tyler stese il bebè a Barton; il frugoletto, pacioso e tranquillo, indossava
una tutina azzurra in cotone con degli orsetti stampati.
Lui obbedì, in tranche. Fece come gli aveva chiesto sua moglie, senza
lasciare il piccolo a nessuno, solo mostrandolo.
‘Insomma, come si chiamerà…allora?’ Anna non stava più nella pelle,
curiosa, certa che la figlia avrebbe optato per un nome ridondante,
magari…Henry! In fondo, Clint aveva demandato a lei la decisione ed aveva carta
bianca.
‘Clinton Francis Barton’ disse, con un filo di voce.
Il Falco le rispose ‘Sì, amore, che c’è?’.
‘C’è che tuo figlio si chiamerà come te!’ facendogli l’occhiolino,
percepì la mano di Edith che sfiorava la propria, quasi in segno di
ringraziamento, mentre Stark deglutiva, tentando di opporsi 'Eh, no, ma...sei
sicura?'. Già si immaginava i lunghi dialoghi del collega sul tenero e omonimo
fagottino.
Rafflesia lo infinocchiò, con carineria 'Ovviamente, Tony, tu sarai il
padrino di battesimo, a rappresentanza degli Avengers, l'altro sarà zio Barney'
si rivolse a entrambi, con un sorriso splendente.
Il moro si zittì, tronfio; suo cognato corse ad abbracciarla, stupito,
sotto l’occhiata ancora più attonita dei Tyler 'Grazie, non ci speravo, sarà un
onore...'.
'Davvero?' Clint le si avvicinò, incredulo per le sue scelte - che non
avevano minimamente condiviso ma che trovò molto azzeccate - e la bruna gli
carezzò una guancia 'Certo, è il nome che amo di più al mondo'.
'Ecco, abbiamo preso un regalino per… ehm… Clint junior...' Bruce
interruppe il momento intimo e passò loro un pacchetto, che la mamma aprì senza
indugio, squadrando la scatola di cartone colorato che conteneva una
sofisticata pistola giocattolo ed un bersaglio.
Banner, stante le evidenti perplessità, aggiunse 'Lo userà quando sarà
più grande, ci siamo avvantaggiati. Cavolo, è figlio tuo e del Falco, avrà una
super mira e seguirà, certamente, le vostre orme'.
Fu lì che Rafflesia rammentò le parole di sua suocera; ora che il
piccino era nato e aveva la responsabilità della sua vita, l'ultimo suo
desiderio era che facesse il poliziotto.
'Mi auguro che scelga un lavoro che lo soddisfi, che sia felice ed in
salute, il resto non ha alcuna importanza, figurarsi la nostra divisa...'
sussurrò, inquieta.
'Avrà una gamma infinità di possibilità...' percependo una certa
tensione nell'aria, con la sua bambina disorientata e probabilmente provata dal
parto, Henry buttò d'acqua sul fuoco, suggerendo 'Signori, lasciamo i
neogenitori tranquilli...a domani, ragazzi'. Aprì la porta della camera,
assicurandosi che gli ospiti togliessero le tende, con un’espressione complice
verso la moretta, che lo ringraziò, accostandosi al Falco e a Clint junior.
***
N.d.A.
La vita dei coniugi
Barton sta radicalmente cambiando; dopo la sparatoria che ha visto coinvolta la
moretta, rimasta ferita, ma miracolosamente salva insieme al piccolo che portava
in grembo, la venuta al mondo del loro figlio rappresenta una sorta di
biforcazione dell’esistenza…nulla, ovvio, sarà più come prima, tranne la forza
del loro legame.
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Capitolo 5 *** Intermezzo, noi tre ***
5 intermezzo, noi tre
Rafflesia era tornata a casa con Clint ed il figlio, senza la corte
dei miracoli che voleva seguirla, genitori e Vendicatori. Solo loro due con
Frankie…il suo cucciolo, col nuovo appellativo: lo aveva storpiato o creato
Tony, a seconda di come lo si vedesse...veniva da Francis, il secondo nome di
suo marito. Il miliardario sosteneva fosse meglio, per evitare fraintendimenti.
Quali? Si era chiesta lei...quelli che aveva Stark nella testa e che aveva
compreso da tempo.
Gli Avengers erano fantastici, amici devoti, brillanti, intelligenti,
simpatici. Volevano un bene dell'anima al Falco e le si erano affezionati; non
amando granché le rogne, li guardavano sempre come il fumo negli occhi, se si
trattava di lei e Barton come coppia. Era stato così quando il bisticcio era
all'ordine del giorno e pure ora, che Clint era diventato latte e miele. Le
cose si complicavano perché tendevano a condividere lavoro e vita privata; era
una famiglia che si sovrapponeva alla sua famiglia.
Almeno era riuscita a farli stare al loro posto i primi giorni
successivi alla nascita; era un periodo di tenera scoperta, ogni sorriso o
mossetta del bambino era fonte di stupore e di allegria.
Clint scattava foto a non finire con lo smartphone e le inviava a
suoceri, genitori e colleghi. Il primo bagnetto, soprattutto e la prima poppata
a casa...ecco, quello era stato il cruccio esistenziale dei neogenitori,
soprattutto della mamma, che aveva seguito il consiglio ricevuto al corso
preparto: allattare a richiesta del neonato, che si attaccava al seno per
alimentarsi in qualsiasi momento della giornata.
Il problema era che Frankie viveva come un'appendice di Rafflesia e
ciucciava continuamente, per fame, per gioco e per piacere, al di là del
liquido effettivamente ingurgitato, che era pochissimo. Di conseguenza,
piangeva l'intera giornata, restando sveglio, con buona pace dell’intero trio
insonne.
La bruna era stremata e non dormiva, né mangiava...viveva per fare la
mucca, come le aveva, spiritosamente, segnalato Barton, prendendosi una
ciabattata volante in testa…con la mira egregia della sua signora, era stato
colpito in fronte dall’infradito di plastica rosa…e non era stato divertente.
Gli era sembrata tanto nevrotica che, non sapendo a chi rivolgersi -
poiché la pediatra era introvabile e le amiche comuni senza figli - aveva
telefonato a Edith, che, minimizzando, lo aveva spronato a lasciar fare alla
natura. Se il piccolo voleva poppare, che poppasse: in città si complicavano la
vita…la massima che arrivò dall’Iowa lo sconfortò.
Così si era ritrovato, incerto, a comporre il numero di sua suocera -
anche stavolta all'insaputa della moretta che piagnucolava sul letto
matrimoniale col figlio sul petto - che lo aveva illuminato. Pratica e
razionale, lo aveva convinto con poche frasi 'Rafflesia si è fissata con la
storia dell'allattamento al seno, ma con un neonato è
necessario...sopravvivere. Scendi in farmacia, compra un biberon e del latte in
polvere e fai la voce grossa, imponiti...vedrai che starete meglio tutti
quanti...zero scrupoli, mia figlia non se ne fa, a rompere le scatole con le
sue manie'.
Persuaso e all’ultima spiaggia prima del ricovero in un Ospedale
psichiatrico, si era infilato le scarpe e si era precipitato in strada, come un
fulmine. Risalito a casa coi prodotti suggeriti, aveva minacciato la Tyler, a
brutto muso 'Vatti a fare la doccia o giuro che chiedo il divorzio, seduta
stante'. Erano giorni che sua moglie non trovava neanche il tempo per lavarsi i
capelli o cambiarsi gli abiti.
La bruna, contrariata ma spaventata dal tono di rimprovero, gli
consegnò Frankie e si diresse verso il bagno; in effetti, era trasandata, coi
capelli unti e pallida, con una pessima cera nel momento, in teoria, più bello
e gioioso della vita di una donna.
Il Falco aveva ragione, lo aveva detto per il suo bene...buttò la tuta
nel cesto di vimini dei panni sporchi e lei stessa sotto l'acqua calda della
doccia, passandosi lo shampoo due volte ed il balsamo con un pettine di legno a
denti larghi per districare i nodi del manto scuro. Si deterse col bagnoschiuma
alla lavanda, di cui apprezzava enormemente la fragranza, e sciacquatasi, si
tamponò col telo di spugna, per tornare veloce in stanza. Dal comò prese
biancheria pulita ed un pigiama di cotone bluette, dato che era passata l’ora
di cena, e si affacciò in soggiorno, non avendo udito più lamenti da parte del
suo cucciolo.
Trovò Clint, seduto in poltrona, col bambino fra le braccia: reggeva
nella sinistra un biberon da cui il ragazzino ciucciava a più non posso, con
tanta foga che il latte fuoriusciva dalla bocca piena a rivoli. Il bebè aveva
un’espressione beata, e suo marito un sorriso soddisfatto.
Voltandosi verso l’angolo cottura, vide il barattolo cilindrico di
latte in polvere e poi Barton che si alzava in piedi, camminando nella stanza,
per far fare il ruttino al figlio, colpendolo piano sulla schiena con il palmo
della mano…il microbo si espresse in un ruttone, con la grinta di uno
scaricatore di porto, segno di una mangiata da leccarsi i baffi.
La neo mamma avrebbe dovuto arrabbiarsi, sbraitare e strillare, ma non
poté. Frankie era crollato addormentato con la testina sulla spalla del Falco e
pareva un angioletto, gli mancavano soltanto le ali. ’Lo metto a nanna…vai a
letto e non alzarti per nessun motivo…’ le indicò la camera, imperioso, e fu
obbligata a seguirlo.
Il tiratore depositò il fagottino nella sua culletta - spostandola
verso il lato del talamo occupato dalla mora - lo coprì con il piumino leggero,
decorato con disegni di pistole e distintivi - regalo azzeccato di Tony - e si
dileguò, per ripresentarsi cinque minuti più tardi, con un vassoio.
Sopra aveva messo due tazze con latte caldo, accanto un piatto con
fette biscottate spalmate di crema alla nocciola ‘Agente…sono tuo superiore in
grado e di parecchio, e tuo marito…se ti do un ordine, devi ubbidire, la
protesta non è contemplata’. Inzuppò una fetta nel latte e gliela poggiò sulla
bocca.
Lei la morse, un boccone enorme ‘Uhm…mi sta tornando l’appetito…’.
‘Magari pure il buonumore e il tuo sorriso sexy?’ domandò, con le
labbra sporche di marrone del pezzo della propria fetta appena addentata.
‘Ora sì’ si stese con la testa sul suo torace e il vassoio sui suoi
addominali, alzando il viso per leccare il margine del suo giardino di delizie
preferito, la bocca di Clint ‘grazie…e scusa, amore mio’.
‘Non devi scusarti di nulla. Frankie prenderà il biberon come abbiamo
fatto tutti e tu non perderai la salute appresso alla cavolata
dell’allattamento a richiesta. Diamine, goditi il bambino, finché non torni di
pattuglia…’. Lo sostenne, assertivo e determinato e Rafflesia non fiatò. Gli si
strinse di più, bevuta la tazza di latte fino all’ultimo goccio ‘Hai
ragione...’ bisbigliò, crollando esausta in un sonno profondo, con le ultime
parole del suo Falco che le rimanevano in mente, le più belle che potesse dirle
‘Sei e sarai una mamma bravissima, amore’.
***
N.d.A.
Ho inserito un
intermezzo molto breve, sui primi giorni di vita dei neo genitori e sulle
difficoltà ad approcciare un evento radicale come la nascita di un figlio, che
la nostra coppia risolve con un pizzico di furbizia di Clint e grazie al
sentimento che lega i protagonisti.
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Capitolo 6 *** Til it happens to you ***
6 til it appens to you
'Il primo giorno del nuovo lavoro...in definitiva, invece di agente ti
chiameremo detective, da oggi in poi! Congratulazioni' Natasha si complimentava
con la Tyler all'ingresso della Stazione di Polizia; il Falco era al suo
fianco, con la solita espressione tipica: scocciata.
La moretta aveva brillantemente superato gli esami per passare di
grado e ce l'aveva fatta al primo tentativo, nonostante fosse rientrata in
servizio a soli tre mesi dalla nascita del figlio ed avesse potuto studiare nei
ritagli di tempo, scarsissimi. Si era organizzata, alla perfezione, tra
professione e gestione del bambino.
Era talmente caparbia ed ostinata in ogni circostanza che aveva
ottenuto il punteggio più alto fra tutti i candidati ed una sorta di bacio
accademico dal Comandante Fury, che era nella Commissione d'esame.
'È un bel passo avanti, niente turni strani o pattugliamenti. Ed alla
tua età, è un successone' aggiunse il Capitano.
'Grazie, l'ho fatto soprattutto per il bambino. Tranne emergenze in
notturna, per cui potrei essere chiamata improvvisamente, avrò un orario più
umano e potrò organizzarmi con facilità tra il nido e la baby sitter' Rafflesia
ci aveva ragionato e le era parsa un'ottima opzione.
'Clint, che c'è?' Tony lo esortò a esprimersi, pareva avesse il
voltastomaco.
'C'è che l'hanno assegnata all'Unità Vittime Speciali, dedicata ai
reati sessuali. È un reparto con situazioni bruttissime, turpi, troppo
coinvolgenti...' si lamentò.
'Ah...il reparto del Sergente Hill!' Bruce commentò verso la moretta
'è una dura, ed è gravoso avere a che fare con quel tipo di vittime, tuttavia
sono certo che imparerai moltissimo'.
'La trovo un’attività investigativa stimolante...adesso vado, il mio
partner è arrivato ed è meglio che mi presenti. Grazie per la presenza e la
solidarietà' la Tyler si accomiatò, dato un bacetto al Falco.
Aveva appena intravisto il collega, con cui avrebbe fatto coppia,
entrare nell'open space riservato alla sua nuova Unità: Sam Wilson, soprannominato
Falcon, un ex pilota di elicotteri dell'Aeronautica statunitense in congedo,
che si era arruolato nei ranghi della Polizia della città, al termine della
parentesi militare.
Era un ragazzo di una decina danni più di lei, di colore, piuttosto
prestante, originario di Washington; notò il gran bel fisico curato, i capelli
rasati, il pizzetto scolpito come voleva la moda, i profondi fanali scuri, il
completo elegante e non vistoso. Aveva un'ottima reputazione e sembrava un tipo
a posto.
'Ah, ora è chiaro il problema!' Stark prese in giro Barton, facendo la
radiografia a Falcon 'fin quando tua moglie andava di pattuglia con il collega
di mezza età prossimo alla pensione o con la compagna di corso dormivi sonni
tranquilli, ora che lavorerà gomito a gomito con lo stallone nero ti trema la
terra sotto i piedi!'.
'Smettila!' Rogers bofonchiò, dando un pizzicotto a Tony 'Non
fomentarlo...Clint, per favore, togliti strane idee dalla testa. La tua signora
è una professionista e ha occhi solo per te, lo sa l'intero Distretto. Rimani
concentrato sulle nostre operazioni e sull'allenamento'. Erano parole al vento
e Steve consapevole di stare sprecando il fiato ma aveva dovuto provare a
tenere a bada l'ansioso coniuge.
'A proposito di lavoro, dobbiamo collaudare i nuovi fucili di
precisione acquistati dal Capo per noi, per cui...' Thor segnalò la porta, con
gli occhi cerulei al cielo, spingendoci leggermente il Falco, che era rimasto
coi piedi incollati al pavimento, con la testa che faceva capolino verso
l'entrata dell'ufficio di Rafflesia, giusto in tempo per scorgere Wilson che si
esibiva in un sorriso a trentadue denti, stringendole la mano.
'La famigerata Rafflesia. Ciao, sono Sam!' affabile e cortese, si
introdusse.
'Piacere...perché famigerata?' domandò, posando la tracolla di pelle
sulla scrivania che aveva un cavaliere di carta con scritto il suo nome,
attaccata a quella di Wilson, nella parte anteriore.
'Ho letto il tuo curriculum: la prima in ogni corso, l'eroina che ha
fatto da scudo a Fury col proprio corpo alla parata del Columbus Day…aggiungo
altro?’.
La Tyler percepì che non fosse finita ‘Non era nulla, pubblicità e
basta’ sminuì la storia del ferimento ‘Sam, sputa il rospo; ho un bambino di
sei mesi, da oggi in poi metterò la mia vita nella tue mani e tu dovrai fare lo
stesso!’
Il collega la squadrò; la ragazza con gli occhi ametista, in pantaloni
neri attillati, camicia bianca, giacca grigia chiara avvitata, stivaletti in
cuoio scuro, era, probabilmente, la femmina più carina che avesse mai
incontrato. Emise un sospiro ‘Quando il Sergente Hill mi ha dato informazioni
su di te, ha sciorinato le tue referenze, sottolineando che avessi un unico
difetto: tuo marito! Occhio di Falco!’.
‘Ah…ho capito…’ mormorò, in difficoltà. Prese fiato, e riordinò i
pensieri ‘Clint non sarà un problema, te lo giuro. Le nostre carriere
professionali sono molto distanti…’.
‘Non voglio rogne personali o scenate di gelosie. So che Barton è una
testa calda, avvezzo a piazzate e annessi. Io no! Patti chiari e amicizia
lunga…’ specificò, scrutandola serio.
‘Farò il possibile…’ si augurò che il Falco non le mettesse i bastoni
fra le ruote, rimuginando che la sera stessa avrebbe dovuto fargli un bel
discorsetto.
‘Rafflesia, eccoti’ il Sergente Maria Hill, alta e longilinea, le
iridi azzurre, i capelli castani scuri lisci alle spalle legati con un elastico
di velluto blu e un tailleur molto formale, le dette il benvenuto, chiedendole
di interfacciarsi con lei, unitamente a Wilson, nella propria stanza, in un
breve momento di spiegazione delle attività che svolgeva l’Unità, per lasciare
a Sam gli onori di casa.
Ritrovatisi da soli, Falcon le raccontò, nel dettaglio, del caso di
cui si stava occupando in quel periodo: abusi sessuali da parte di un sacerdote
di mezza età a giovani studenti di un liceo del West End, il Saint Mary.
‘Storia delicata…spinosa direi’ la Tyler si espresse, visionando il
fascicolo del suo primo incarico. Il materiale che il collega le aveva dato da
studiare era, a dir poco, tragico.
‘Abbiamo scoperto delle deviazioni del prete, John Mitchell, a seguito
di una confessione scritta, lasciata da un uomo di trent’anni che si è
impiccato; nella lettera d’addio, raccontava cosa fosse accaduto a lui e ad
altri allievi del suo corso nel periodo in cui aveva frequentato la scuola,
ovvero nel 2005. Purtroppo nel nostro ordinamento vige la prescrizione
quinquennale per i reati di natura sessuale, ed i crimini non sarebbero
perseguibili, ad oggi, nemmeno se individuassimo i nomi dei molestati a cui
accennava il suicida, che si è tolto la vita proprio a causa del dolore causato
da quegli episodi inconfessati prima che lo avevano segnato per sempre e che
non era riuscito a dimenticare’.
Secondo il collega, il sacerdote, docente di Letteratura, aveva
esercitato il suo potere, strumentalizzando l’amicizia che lo legava alle
vittime, tutti maschi in età adolescenziale, stando a ciò che era riferito
nella missiva.
‘Se, come crediamo, è un predatore sessuale, non avrà smesso di
cercare altra carne fresca. Ho letto sui tuoi appunti che alla Saint Mary non
si sono sbottonati. Figuriamoci, con la Chiesa di mezzo!’.
‘Bingo! Mi hanno quasi cacciato, quando sono andato a fare domande e
credimi, mi sono presentato con le migliori intenzioni, non sono stato
ammiccante o aggressivo. Però…sento puzza di bruciato, lì c’è qualcosa che non
va’.
‘E il Sergente vuole che indaghiamo ancora…un bel casino. C’è qualcuno
fra i ragazzi che hai visto che ti è sembrato l’anello debole della catena?
Potrei parlarci, sono particolarmente persuasiva’ si offrì.
Sam ci rimuginò su ‘In effetti sì’. Spulciò il suo quadernino e
pronunciò un nome ‘Aidan Murray, la famiglia è di origine irlandese. Aveva lo
sguardo atterrito e si fissava i piedi’. Rafflesia era molto affascinante. Si
chiese quale maschio di quell’età non volesse averci a che fare e si convinse,
prendendo, dal cassettino della scrivania, le chiavi della berlina che avevano
in dotazione ‘Proviamo, non abbiamo nulla da perdere, alle brutte faremo un
buco nell’acqua. Ti spiace se guido io?’.
La Tyler scosse la testa, seguendolo ‘Figurati!’.
Si erano confrontati sull’indagine per l’intero tragitto, fino ad un
imponente edificio, realizzato interamente in travertino, con una grande
scalinata del medesimo materiale, tre portoni lignei, con una croce che
spiccava sul punto più alto, appena sopra una statua della Vergine.
‘Mi inquieta…siamo arrivati al momento giusto’ la moretta sentì
suonare la campanella che segnava la fine delle lezioni e scese dall’auto
parcheggiata di fronte; un’orda di studenti in divisa - un paio di bermuda blu
scuro, maglione e calzettoni rosso bordeaux, oltre che una camicia bianca - si
precipitò all’esterno, riversandosi fra le scale e lo spazio antistante.
‘Il ragazzo di cui ti accennavo’ Sam, al suo fianco, piegò la testa
verso destra, in direzione di un teenager dai capelli rossi, un viso paffutello
e lentigginoso, l’andatura fiacca. Pareva portasse il mondo sulle spalle,
dentro lo zainetto; ciononostante, accortosi della presenza del collega,
velocizzò la propria andatura, svoltando alla prima traversa utile in direzione
della strada più commerciale limitrofa al liceo.
Senza attendere, la Tyler gli si affilò, unitamente a Wilson; non si
trattava di un vero e proprio pedinamento, il giovane non era un delinquente o
un malintenzionato. A due passi da lui, con Sam contrariato che sbuffava,
Rafflesia lo chiamò ‘Aidan, aspetta…’.
Aveva usato un tono dolce, quello con cui si rivolgeva a Frankie
quando lo cullava. Il ragazzo tentennò ‘Che volete?’. Si era fermato e voltato,
e osservava il viso della bruna, ammirato.
‘Ciao, sono il Detective Rafflesia Tyler, hai già incontrato il mio
collega, Wilson. Pensavo potessimo chiacchierare, noi due. Dove vai di solito a
pranzo?’ domandò, sfoderando il suo più bel sorriso. Persino Sam ne fu colpito
ed ebbe compassione del Falco...ora gli era tutto molto chiaro!
‘No, debbo tornare a casa, mi spiace’ il ragazzo tentava di svicolare,
ma la Tyler fu implacabile.
‘Offro io, non puoi dirmi di no…’ sbattè le ciglia, maliarda e si
bloccò, fissando il romanzo che Aidan teneva stretto in mano insieme ad un
altro libro, sbottando a ridere. La copertina di colore azzurro Tiffany lo
rendeva particolarmente riconoscibile, ai suoi occhi ‘Ti è piaciuto?’ lo
indicò.
‘Sì, è la seconda volta che lo leggo. Adoro Anna Tyler, ho tutta la
collana. Perché?’.
‘E’ mia mamma!’ confessò, candidamente, vedendo Sam sconcertato.
‘Incredibile coincidenza! Com’è?’ il ragazzo non stava più nella
pelle.
Rafflesia esitò, poi fu sincera ‘Una vera stronza, litighiamo in continuazione,
come penso si discuta solo con la propria madre…però…’ la buttò sulla linea
della sincerità e non sbagliò ‘grazie a lei, non ho perso l’amore della mia
vita’. Alzò la mano sinistra, dove spiccava la fede nuziale e un anello di
fidanzamento con un diamante dalle dimensioni notevoli - di cui Wilson aveva
sentito parlare nei corridoi del Distretto, il leggendario brillocco Tyler -
Barton, paragonato ai diamanti della famosa coppia Elizabeth Taylor - Richard
Burton, per l’assonanza dei loro nomi, l’abitudine dell’attore di regalare
gioielli all’interprete di Cleopatra e il violetto che accomunava gli occhi
delle due donne - e raccontò, divertita, la storia della torta nuziale.
‘Caspita! Tuo marito aveva ordinato un profiterole, pensa che idiota…’
Aidan si era sciolto, leggermente, e la Tyler, presolo sottobraccio, si era
diretta con lui a un semplice bar a gestione familiare, scegliendo un tavolo
laterale, con le sedute imbottite marroni poste una di fronte l’altra.
Si accomodò, a fianco del ragazzo, con Sam davanti, ordinando per
tutti hamburger, patate fritte e Coca Cola, una scelta azzeccata di cui nessuno
si lamentò.
Così come azzeccò i tempi, sollecitando il giovane a parlarle di sé,
lusingandolo come esclusivamente una ragazza affascinante sapeva fare, fino
all’arrivo dei sandwich. E lì Rafflesia dette il meglio; il collega guardò,
ipnotizzato, il modo in cui mangiava le patatine, intingendole nella maionese e
nel ketchup, con una gestualità naturale e sensuale allo stesso tempo.
Quando pensò che Murray fosse cotto a puntino - perché lo era,
innamorato perso - la detective affondò il colpo. Con la mano poggiata sulla
sua, chiese, a bassa voce, accorata e partecipe ‘Aidan, ti prego…raccontami ciò
che sai di padre Mitchell e, soprattutto, se ti ha importunato, in qualunque
modo…perché se è così, gliela farò pagare molto cara’. Non scherzava affatto e
lui se ne accorse.
Sam ebbe un brivido lungo la spina dorsale, notando il lampo che aveva
attraversato il viso imberbe del rosso. Era un baleno di paura e senso di
liberazione. Capì che si sarebbe confidato e accese il microfono del cellulare,
rivoltando l’apparecchio sul tavolo e mostrando il display illuminato, affinché
non vi fossero segreti.
‘Rafflesia…con me…ha tentato’ Aidan si era fatto piccolo piccolo e
pareva ancora più giovane della sua età ‘a seguito di un compito in classe
andato male, mi ha chiesto di fermarmi, terminata la lezione. Eravamo io e lui
nell’aula, soli; mi ha accarezzato la schiena, dicendomi che il mio profitto
era peggiorato e che rischiavo la bocciatura ma che c’era una maniera per
rimediare. In quel momento, mi ha…’ lì arrossì, violentemente.
‘Continua, le sue malefatte non rimarranno impunite, te lo giuro su
mio figlio’ la bruna era una schiacciasassi.
‘Mi ha preso la mano e l’ha messa sul cavallo dei pantaloni, era già
su di giri…mi ha fatto schifo e sono scappato a gambe levate, dandogli uno
spintone…non lo ha più rifatto…non l’ho mai detto a nessuno’.
‘Non è stata assolutamente colpa tua, Aidan. Mitchell si è comportato
male con molti allievi. Immagino che tu abbia sentito le voci che girano e che
conosca i nomi…’ non ci fu bisogno di altri convincimenti, Murray spifferò il
lungo elenco che ricordava a memoria, indicando anche la classe frequentata da
ciascuna vittima.
Sam gongolava, cercando di non darlo a vedere; terminato il pranzo e
la conversazione dai toni piuttosto nefasti, la Tyler salutò il ragazzo con un
buffetto, lasciandogli il proprio biglietto da visita, e chiarendo che avrebbe
contattato i suoi genitori al più presto, per redigere un verbale più formale
della sua confessione alla Centrale.
‘Sei una forza, non pensavo che Aidan avrebbe ceduto. Avevo dei
preconcetti su di te, devi scusarmi…’ Wilson scoprì le sue carte, nel tragitto
di ritorno in macchina.
Lei fece spallucce ‘Non importa; mi interessa mettere dietro le sbarre
quel bastardo di Mitchell e buttare la chiave’.
‘Poliziotta idealista, come me, fino al midollo; siamo una specie in
via di estinzione e non troppo apprezzati, ahimè’.
‘Siamo numerosi, invece…’ sussurrò, orgogliosa, vedendo Clint che
l’aspettava all’entrata del Distretto, con le mani nei jeans e lo sguardo
preoccupato.
‘Ragguaglio la Hill delle preziose informazioni che hai estorto al tuo
nuovo spasimante, sarà contenta. Ci vediamo domani, vai pure’ il collega,
scendendo dall’auto, la liberò per lasciarla a suo marito, a cui la moretta lo
introdusse, rapidamente.
Il Falco lo salutò con un cenno del capo, per poi stringere la sua
dolce metà ‘Volevo tornare a casa con te, è il tuo primo giorno e la baby
sitter rimarrà un’altra mezz’ora’.
‘Amore, è stato fantastico…’ le mani sul suo petto, sopra la giacca di
pelle, gli schioccò un bacio travolgente, con gli occhi che le brillavano.
‘Che entusiasmo…raccontami tutto e soprattutto chi diavolo è il tuo
nuovo spasimante!’ la interpellò, curioso, avendo ascoltato le parole di
Wilson.
‘Strada facendo, perché stasera voglio dedicarmi a Frankie…e poi a te’
ribadì, sciorinando gli avvenimenti della propria giornata e il discorsetto che
si era prefissata, che Barton, ovviamente, non gradì affatto.
***
'È carino, Wilson. Un bel tipo. Sono contenta che si sia integrato nel
nostro gruppo, a volte sembriamo un po’ chiusi, possiamo fare soggezione e
sarebbe stato un peccato' la Romanoff chiacchierava con Rafflesia, in braccio
Frankie, fissando Sam che, a sua volta, conversava col Falco, nel corso della
festicciola organizzata per il primo compleanno del piccolo, in un'area
dedicata ai bambini, un parco giochi con svariate attività, gonfiabili e
playground.
Era il luogo ideale dove trascorrere una piacevole giornata di relax e
divertimento; all'interno c’era anche una gelateria ed una pizzeria-panineria,
per il pranzo degli adulti.
'È un bravo ragazzo e un collega eccezionale, Nat. Sono stata
fortunata' confermò la moretta, sistemando tovaglioli, piatti e bicchieri di
carta su una tovaglia usa e getta che aveva steso sopra un lungo tavolo
rettangolare contornato da seggiole di plastica, su cui le sue amiche Peggy e
Jane cominciarono a poggiare i panini e stuzzichini vari che avrebbero formato
la consistente merenda mattutina.
'E Clint non usa più la sua foto come bersaglio per gli allenamenti!'
Stark lo disse a voce molto alta, per farsi sentire.
'Ha quella del ragazzino che hai convinto a parlare per incastrare
padre Mitchell' ribatté proprio Sam, sghignazzando.
‘Credevo non ti avesse infastidita più…sono passati diversi mesi
dall’arresto del sacerdote. La Hill non stava più nella pelle dall’ebbrezza di
essere lei sui giornali, con la vostra Unità’ Bruce sottolineò il favorevole
esito dell’indagine; fra i nomi forniti da Murray, Rafflesia e Wilson avevano
scoperto decine di vittime di abusi oltremodo gravi. Con un lavoro di fino, li
avevano convinti a denunciare il loro carnefice, che, a seguito di un processo
per direttissima, era finito in un carcere di massima sicurezza, ove avrebbe
trascorso il resto dei suoi anni.
La vicenda aveva avuto un’eco mediatica di una portata tale che molti
ex studenti, non solo della Saint Mary, ma di altre scuole cattoliche e laiche,
si erano fatti avanti, raccontando delle sevizie a cui erano stati sottoposti
da insegnanti e uomini di fede.
I due detective, alla luce dello strepitoso risultato, avevano
ottenuto un encomio dal Direttore Fury.
‘L’unico strascico negativo è il pel di carota che si presenta al
Distretto con regalini vari per una donna sposata che potrebbe essere sua madre
ed un figlio già lo ha…glielo ho spiegato a brutto muso, ma sembra non capire’
il Falco menò i pugni in aria, come a boxare una figura inesistente: Aidan!
Sinuosa, col vestito di chiffon rosa salmone che faceva impazzire
Clint e che, con l’arrotondamento delle forme dovuto alla gravidanza, le donava
ancora di più, la Tyler si diresse verso di lui. Non era l’abbigliamento adatto
al party del bambino, ancorché avesse indossato delle Superga di tela bianca
per sdrammatizzare l’eleganza dell’abito; ovviamente se n’era fregata, come si
fregò della presenza degli altri per ancheggiare verso l’uomo che le aveva
rubato il cuore.
Barton trattenne il fiato e se stesso dal mettersi in ginocchio e
chiederle di sposarlo nuovamente; non appena gli arrivò a tiro, la strattonò
con forza, tenendola dalle braccia, e strofinò la bocca con la sua.
‘Falco, dai un taglio alla storia dello studente della Saint Mary; è
il compleanno di Frankie e tu un perditempo’ gli bisbigliò, udendolo annuire,
perdendosi dietro l’ennesimo bacio il secondo successivo.
‘Limonano in maniera vergognosa’ Tony li osservava, in piedi accanto
al tavolo delle vettovaglie, con la destra fissa nell’insalatiera di plastica
contenente le puff al formaggio.
‘Guarda da un’altra parte e fatti gli affari tuoi’ gli intimò Pepper,
quasi minacciandolo.
‘Sono esagerati, siamo in un luogo pubblico, pieno di minorenni’ si
lamentò il Capitano, a ruota, con Peggy che, alle sue spalle, scuoteva la
testa.
‘Sono legatissimi, è bello, speciale’ Wilson, in una mano un
tramezzino al tonno, nell’altra un bicchiere di succo di frutta, espresse un
parere sincero ‘prima di conoscerli, credevo fossero due pazzi…’.
‘Li avevi giudicati bene, sono matti da legare’ intervenne Thor.
‘Ti sbagli, sono innamorati pazzi, è quello il loro segreto’ Jane lo
contraddisse, guardando la coppia portare il figlio all’interno di una piscina
con le palline morbide multicolori dove poteva gattonare, giacché era ancora
molto incerto sulle gambe.
Frankie - indosso jeans e una maglietta con sopra stampato il numero
uno - si era seduto tra le sfere e aveva iniziato a tirarle ovunque, tentando
di colpire suo padre, che si faceva bersagliare, e poi le rincorreva in lungo e
in largo per rimetterle a posto. Continuarono per un bel pezzo, fin quando,
quest’ultimo, stravolto, tornò verso gli amici e si piazzò su una seggiola ‘E’
più faticoso dell’ultima missione!’.
‘Sul serio? Non credo' ridacchiò la Tyler.
I Vendicatori avevano sventato un attacco chimico con gas di cianuro
nella Metropolitana cittadina, che avrebbe provocato morte e caos; unitamente
alla squadra antiterrorismo di New York avevano individuato una cellula
estremistica che stava preparando un'azione clamorosa proprio all'interno della
Metropolitana durante l'ora di punta. Uno scenario da incubo.
In seguito a una serie di perquisizioni, in alcune case utilizzate
come punto di appoggio da immigrati stranieri a Brooklyn, gli Avengers avevano
scoperto un enorme quantitativo di una sostanza chimica velenosa da rilasciare
nell’aria.
‘Dedichiamoci ad argomenti più divertenti. E’ passato un anno dalla
nascita del bambino… Mi pare ieri! Credevamo venissero le vostre famiglie, per
festeggiare con voi' Vedova Nera si informò.
'I genitori di Clint abitano troppo lontano ed è periodo della semina
del mais, non riescono a lasciare la fattoria; i miei sono in Europa per un
viaggio d'affari di mio padre, programmato da tempo. Li vedremo in occasione
delle ferie estive' Rafflesia chiarì, mettendo una candelina esplosiva azzurra
sulla torta che aveva ordinato personalmente: un millefoglie rettangolare con
due strati, uno di crema e uno di cioccolato, sopra un'allegra decorazione di
zucchero di Mickey Mouse.
Dal candelotto acceso si alzò una fontana di fiamma e luce gialla
intensa che provocò una risatina e un versetto al piccolo, che batté le
manine felice; assaggiato un pezzettino dello squisito dolce, cadde in un sonno
profondo, dedicandosi al riposino pomeridiano, steso a pancia in sotto su un
plaid, all'ombra di un grande albero dalla folta chioma, nel fazzoletto di
prato annesso all'area giochi, con intorno, sbracati, gli strambi amici dei
suoi genitori.
'Di cosa vi occupate, in questo periodo?' Bruce lo chiese a Rafflesia;
i casi dell'Unità di cui faceva parte lo interessavano molto, era un tuttologo.
La bruna alzò lo sguardo su Sam, in cerca di aiuto e lo trovò. Le fece
l'occhiolino, autorizzandola a parlarne liberamente. Erano gli Avengers e
persino loro superiori, per di più fidatissimi.
Tuttavia, l'espressione turbata del collega di sua moglie fece
vacillare Barton. Drizzò le orecchie come un cane da riporto, in attesa.
'Alcuni giorni fa, un'autopompa dei Vigili del Fuoco, presa una
chiamata per domare un incendio scoppiato in un magazzino nella zona periferica
ovest di New York, ha notato una giovane donna di colore, stesa sul ciglio
della strada, con gli abiti strappati, picchiata selvaggiamente. I pompieri hanno
avvisato la Centrale e il soccorso medico, subito, ed è stata accompagnata,
incosciente, all'Ospedale più vicino.
Era stata drogata, lo abbiamo scoperto successivamente dall'esito
dell'esame tossicologico. Tuttavia, i medici hanno compreso, dal tipo di ferite
riportate, che fosse stata violentata. L'hanno sottoposta al kit stupro, con
esito positivo.
I danni fisici che ha riportato, le ferite che le hanno inflitto' la
Tyler fece un lungo respiro, per ritrovare un controllo che stava svanendo,
nella testa le raccapriccianti foto del dossier che avevano scattato i dottori
'sono state tanto profonde da averle lacerato l'utero e l'intestino...non potrà
avere figli e ne porterà addosso le cicatrici per sempre, nel corpo e
nell'anima' triste, accarezzò la testolina bionda di Frankie, scrutando Natasha
che, a sua volta, aveva un nodo alla bocca della stomaco, quello che poteva
colpire solo un’altra femmina ‘Per un pelo, non ha perso la vita’ concluse.
'Il presidio della Polizia all'interno dell'Ospedale ha avvisato il
Sergente Hill, che ha spedito noi, per direttissima, a parlare con la vittima.
Le capacità empatiche di tua moglie, Clint, l'hanno positivamente colpita ed il
caso è apparso, dall'inizio, delicato' aggiunse Wilson.
'Quando la ragazza si è svegliata, si è resa disponibile a raccontarci
cosa le fosse accaduto. La sua storia era ricca di dettagli, i particolari
hanno trovato riscontro nelle nostre indagini. Tramite un suo amico, era
stata invitata in un pub dove si erano ritrovati gli atleti dei New York
Giants, per brindare al successo dell’ultima partita dei play off del
campionato’.
‘I Giants? La squadra di football americano della National Football
League?’ Steve era molto partecipe, andava pazzo per lo sport ed era
tifosissimo del team.
‘Esattamente, Capitano. Durante le ore trascorse nel locale, la
vittima è stata corteggiata apertamente da un giocatore, Anthony Brown. Non le
dispiaceva la sua compagnia sulle prime a livello di conversazione, ma sembra
sia diventato insistente e non sapeva come scrollarselo di dosso, gli ha detto
chiaramente che non le interessava’ la bruna proseguì.
‘E’ uno dei migliori ricevitori dell’intero campionato, impaccato di
soldi e su tutte le riviste di gossip; si accompagna con attrici e modelle, ha
migliaia di fans adoranti, non credo proprio stia lì a provarci spudoratamente
con una ragazza incontrata in un pub, suona strano’ rilevò Thor.
‘Sembra la difesa del suo legale…’ Rafflesia lo squadrò ‘Point Break,
nel sangue della nostra vittima c’era una dose di Roipnol adatta alla sedazione
di cavallo; è incolore e insapore e lo chiamano la droga dello stupro, giacché
chi lo prende, poi, non ricorda nulla…probabilmente, glielo ha messo di
nascosto nel drink, poiché lei non voleva starci, l’ha portata in una stanza
appartata e ha fatto i suoi comodi…eroe del football o meno…lei rammenta pochi
particolari, ma il suo viso le è rimasto in mente e, ancor di più, di aver
detto di no!’.
‘Riscontri nell’Afis?’ il Falco citò l’acronimo di Automated
Fingerprint Identification System, ovvero il "Sistema Automatizzato di
Identificazione delle Impronte", utilizzato dalla Polizia e dalle Agenzie
americane per ottenere una comparazione sia delle impronte digitali sia di
altri dati biometrici, tra cui il seme maschile.
‘Nessuno, non credo Brown sia registrato. C’era liquido seminale di un
unico uomo, ma pure i capelli di un altro, che, secondo noi, è un complice più
passivo. A parlare con la squadra sono andati Coulson e la Hill…con un nulla di
fatto, dato che non sono ancora riuscita a convincere la ragazza a sporgere una
denuncia…le prove che abbiamo, allo stato attuale, sono scarse e lei non se la
sente di affrontare la gogna social che accompagna un certo tipo di vicende,
dato che la controparte è famosa e in molti prenderebbero le sue difese…si
ritroverebbe a essere la cattiva della situazione, che si vuole approfittare
della vicenda per notorietà e soldi’ la Tyler era molto avvilita.
‘Perché due papaveri come loro e non voi due? L’indagine è vostra,
no?’ Stark, toccandosi il pizzetto, fece la domanda che scatenò l’ira funesta
di Barton.
Wilson tentennò, ma ritenne di rispondere. Da quando la moretta era
diventata la sua partner, gli Avengers lo avevano accolto con sincera amicizia,
e non si sentì di mentire 'L'idea è che una delle nostre agenti donna
faccia da esca, e vada in un posto dove è anche lui, in incognito. Brown ci
proverebbe con scarsa fortuna, e, incavolato dal non riuscire, tenterebbe di
drogarla ed approfittare di lei. Noi lo coglieremmo sul fatto, intervenendo,
poiché l'agente sarebbe microfonata, con una squadra operativa
d’appoggio...ovviamente, per interessare un giocatore di football del suo livello,
la Hill ha scelto una collega seducente e talentuosa...' si voltò verso la
Tyler, che, invece di abbassare gli occhi, tenne lo sguardo fermo su suo
marito.
Clint si sentì svenire e emise un gemito, dicendo in un soffio due
parole pesanti 'Non esiste!'.
Che Rogers udì, perfettamente e si intromise, allineandosi al cecchino
‘E’ pericoloso, Rafflesia…non saresti neppure armata, nuda…’. Erano andati Phil
e Maria in avanscoperta, affinché la Tyler potesse essere usata come gancio, in
un momento successivo.
Ci mancava la paternale del Capitano ‘Ho già deciso, Steve, e gradirei
non vi impicciaste, nessuno di voi’.
Jane, Peggy e Pepper erano ammutolite, e persino Natasha non aveva
spezzato una lancia in suo favore. La detective si aspettava almeno un minimo
di solidarietà femminile. Il lamento di suo figlio che si stava destando, la
liberò da una spinosa conversazione, che rimase taciuta.
Ma oramai la frittata era fatta, l’agitazione si tagliava con un
coltello; con la scusa della stanchezza di Frankie, a metà pomeriggio il gruppo
si sciolse.
Il Falco caricò gli innumerevoli regali e il passeggino nel bagagliaio
del fuoristrada e si mise al volante, sbattendo lo sportello; non aveva più
parlato, nemmeno una sillaba che fosse una e continuò nello snervante mutismo.
Si rivolgeva solo al bambino, anche a casa, e mai alla moretta;
perfino mentre gli facevano il bagnetto insieme e Rafflesia gli preparava la
pappa serale, che mangiava, d’abitudine, aiutato da lui, tenne la bocca chiusa
e si defilò, poco dopo, sul balcone del soggiorno, a fumare in pigiama,
chiudendosi la finestra alle spalle ed accendendo la luce della chiostrina.
Musone mica per sbaglio, rifletté la Tyler, cullando il suo cucciolo
lungamente, prima di metterlo a nanna nel lettino.
‘Sei più bello quando ti incazzi, lo notavo oggi’ in camicia da notte
lilla come i propri occhi - inserito il disco di Lady Gaga nel lettore cd del
soggiorno, a basso volume, sul pezzo ‘Til it appens to you’ - era uscita
sulla terrazza e si era piazzata accanto al marito, che era alla quarta
sigaretta consecutiva, a giudicare dal numero di mozziconi nel posacenere ‘Sarà
per questo che mi sono innamorata di te, perché sei sempre arrabbiato’. Voleva
fare la spiritosa e riuscì poco.
Clint non l’aveva neanche guardata, fissava il palazzo di fronte,
aspirando il tabacco fino al filtro.
‘Bel panorama, Falco?’ lo interloquì, ancora, non ottenendo alcuna
risposta. 'Hai saltato la cena, sei nervoso per la storia di Brown'. Non aveva
mangiato nemmeno lei, con lo stomaco chiuso da una morsa.
'Tu non lo saresti? Se fossi io al tuo posto?' schiacciando, rabbioso,
la cicca nel portacenere, poggiò la testa fra le mani, sentendo quella di sua
moglie che gli accarezzava il collo e le sue dita che frugavano fra i
capelli.
'Sì, un po'. Lo sono sempre quando sei via con gli Avengers, come
nell'ultima operazione. La sostanza che avete trovato nell'appartamento
affittato dalla cellula terroristica era sarin, il gas nervino più letale che
esista, e tu lo hai maneggiato senza la tuta protettiva, a mani nude. Me lo ha
riferito Jane...i tuoi amici, a letto, hanno la lingua lunga' ne era a
conoscenza da tempo e lui, colto sul fatto, non controbatté 'So che sei in
gamba e che è il nostro lavoro, cerco di tenere a bada la tensione' ammise.
'Io no, non riesco...perché hai acconsentito alla richiesta del
Sergente? La tua Unità è composta da molte donne, aveva diverse opzioni' la
guardò; brave e belle come lei, non ne era certo vi fossero. Coraggiose come
lei, maledizione, nessuna.
'Le ho detto subito di sì, ero la sua prima scelta...Clint' poggiò il
mento sulla sua spalla, avevano i visi uno accanto l'altra 'ho interrogato la
vittima. Si chiama Talia. È una ragazza dolcissima, aveva tutta la vita
davanti. Doveva sposarsi fra pochi mesi, era innamorata persa del suo
fidanzato. È capitata al pub della festa, per caso. Quella bestia, Brown...le
ha tolto il futuro...perché non ha saputo accettare che gli dicesse
di no, che lo rifiutasse' fece una pausa 'ho visto i referti, l'ha rovinata.
Non potrà neanche essere mamma' le vennero gli occhi lucidi e un groppo alla
gola 'e recentemente mi ha chiamato, la relazione fra lei e il suo compagno si
sta esaurendo. È complesso superare una tragedia simile, anche se ti vuoi un
bene dell'anima. Poteva succedere a chiunque...a me...se mi fosse accaduto
prima della nascita di Frankie...' non poté terminare, il concetto l'aveva
espresso.
Il Falco, a cui il cuore si era ristretto sentendola tanto accorata,
girò finalmente il volto verso di lei, gli occhi azzurri fiammeggianti 'Ti
amo, Detective'.
Rafflesia, un po' più calma, congiunse le labbra con quelle di suo
marito, che la spinse indietro, con delicatezza, facendole poggiare la schiena
al muro del balcone 'Proprio perché ci amiamo, devi promettermi che rimarrai
tranquillo, te ne prego' lo implorò.
'Vedremo...' sibillino, poggiò la bocca umida sul suo collo,
all'altezza della giugulare, con le mani che le sfioravano la schiena nuda,
sotto la stoffa viola della camicia da notte 'ho promesso che ti avrei
protetta, davanti a Dio, ai nostri genitori ed ai nostri amici. Non l'ho
giurato per scherzo, sai!'.
'Grazie, ci conto...Stiamo dando spettacolo per i vicini guardoni...'
lo apostrofò, vedendolo allungare il braccio alla sua destra e spegnere
l'interruttore della luce, lasciando il balcone al buio.
'Non l'abbiamo mai fatto qui e dobbiamo festeggiare adeguatamente il
compleanno di Frankie' ribatté Barton, in preda ad un'intenzione più che
lussuriosa, anche per distrarla, sperando che non avesse dato troppa importanza
alla sua affermazione, stante l'idea geniale che gli era balenata in mente nel
corso del confronto.
Sua moglie, ignara delle sue intenzioni, lasciò sfumare la tensione
della discussione, avvinghiata a lui che la inchiodò, con passione, alla parete
del balcone.
***
N.d.A.
Segnalo che l’episodio
del presunto stupro commesso dal giocatore dei Giants è preso dalla cronaca,
per un desiderio di realismo della narrazione, sganciato da qualsivoglia
conseguenza giudiziaria vera della vicenda che ha colpito Anthony Brown.
Rafflesia ha
iniziato la nuova attività come componente dell’Unita Vittime Speciali della Polizia
di New York; è un voluto richiamo a ‘Law & Order SVU’, un telefilm seriale
che ho adorato, molto ben fatto.
Si è appassionata a
perseguire un tipo di crimini efferati, spesso compiuti su donne e bambini, e
si appresta a fare da esca per incastrare un presento predatore sessuale, a
dispetto delle remore di suo marito.
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Capitolo 7 *** I'll never love again ***
7 i'll never love again
‘E’ stupenda, signora Barton! Dove sta andando? Ad una cena galante,
con suo marito?’ Connie, la tata equadoregna di Frankie, che, dopo mesi ancora
le dava del lei, aveva ammirato Rafflesia che usciva; era fasciata in un mini
abito nero, ricoperto di paillettes cangianti, con le spalle scoperte e lo
scollo a barchetta, le maniche larghe scampanate, stiloso, originale e molto
corto. La cicatrice del proiettile era quasi scomparsa, rifletté, rimirandosi
nello specchio dell’ingresso.
‘No, un incontro di lavoro’ non era una menzogna, non del tutto ‘ci
vediamo domani, Clint tornerà fra poco’. Scendendo nell’androne del palazzo,
mandò un messaggio al Falco, per sollecitarlo a essere puntale, per dirigersi
all’esterno, dove l’attendeva Sam, in una sfavillante Mercedes berlina scura,
noleggiata per l’occasione; il collega indossava un elegante completo grigio
antracite con camicia bianca, di gran classe.
‘Niente male…siamo una coppia, stasera…’ Wilson fece una battuta, e
lei guardò la propria mano sinistra: aveva dovuto lasciare a casa l’anello di
fidanzamento e la fede da cui non si separava mai.
L’altro, intuendone le elucubrazioni, la consolò ‘Si tratta di poche
ore…nella scatolina di velluto, all’interno del cassetto del cruscotto, ci sono
i nostri gioielli tecnologici: per te, una collanina con un pendente piuttosto
vistoso, a forma di stella marina violetta. Sembra composta di perline, sono
invece le sfaccettature della telecamera sofisticata che i tecnici hanno
installato al lato interno. Potrai riprendere le immagini e l’audio di chi ti è
vicino; contiene anche un microfono con cui sarai in connessione sia con me -
che indosserò un auricolare - sia con i colleghi appostati fuori dal locale, in
un furgone bianco e verde di una ditta di derattizzazione, che sembrerà
parcheggiato lì per caso. C’è, ugualmente, una pochette di velluto nero; ha una
forma squadrata e sul lato corto è cucita un’altra microcamera, dovrai puntarla
sul nostro obiettivo, Brown’.
La mora aprì lo sportellino e recuperò il materiale segnalato,
indossando la collana, e porgendo al collega l’auricolare, realizzato del
colore della sua pelle, che avrebbe inserito nell’orecchio ‘Alle brutte,
penseranno che sei sordo come una campana’.
‘Già…il Falco? Immaginavo che ti avrebbe accompagnato almeno da basso,
come il primo giorno di servizio’.
‘Te ne eri accorto?’ la Tyler ridacchiò, tesa.
‘Io e il resto del mondo, è una piovra, onnipresente quando si tratta
di te…’.
‘Abbiamo parlato, ci siamo chiariti e si è dato pace…’ lo sperò
vivamente.
‘Ripassiamo il piano’ Sam riepilogò quanto avevano concordato con il
Sergente Hill.
Avevano appreso che i giocatori dei Giants si sarebbero ritrovati a un
party organizzato da un grosso sponsor in un disco pub del Village; uno dei
buttafuori del locale, ex agente in congedo, ancora in contatto col Capo Fury,
li avrebbe fatti entrare, inserendoli nella lista degli ospiti.
I due detective avrebbero impersonato una coppia di fidanzati in
crisi, ed inscenato una litigata furibonda per attirare l’attenzione dei
presenti, augurandosi che Brown notasse Rafflesia e si prendesse la briga di
consolarla; l’escamotage, a detta della Hill che lo aveva proposto, avrebbe
altresì consentito a Wilson di rimanere all’interno della sala, per controllare
la collega e intervenire con immediatezza, casomai la situazione fosse
diventata ingestibile.
‘Tutto chiaro?’.
‘Sì…accidenti, le scarpe mi fanno un male pazzesco’ la bruna sistemò
gli stiletti neri ai piedi, con una smorfia; erano i suoi preferiti, li aveva
da diversi anni, e improvvisamente avvertiva un fastidio sul tallone destro.
Sarebbe stata una questione rapida, non se ne preoccupò.
***
‘Dovevamo rifiutare di aiutarti, è una follia’ Steve ancora sbraitava
contro il Falco, seduto nell’Hummer degli Avengers, con la tuta blu e armato
fino ai denti, guidando verso il Village a velocità sostenuta, tallonando
l’auto noleggiata da Wilson.
Clint fumava una sigaretta, almeno col finestrino aperto ‘Stai calmo’.
‘Calmo un piffero: è la prima volta, in tanti anni di onorato
servizio, che bypasso ogni regola, per un motivo personale…Falco, siamo
scappati dal Distretto come ladri, e stiamo partecipando, di nostra iniziativa,
a un’operazione di un’altra Unità …un’operazione a cui nessuno ci ha invitato’.
‘Dì al Capitano di farsi un goccetto o buttare giù un Lexotan’ dalla
trasmittente udirono la voce divertita di Stark, piazzato nel retro del minivan
grigio metallizzato utilizzato per le intercettazioni, collocato accanto a
Bruce, che aveva già captato le frequenze radio dei colleghi dell’Unità Vittime
Speciali, e soprattutto quella della cimice che Clint aveva piazzato nel
sandalo destro della mogliettina, su indicazione di Tony!
‘Probabilmente non servirà intervenire, Rafflesia e Sam sanno il fatto
loro’ la Romanoff al volante del furgoncino difese la moretta, a fianco di Thor
che annuiva.
Quando Barton, il giorno seguente il compleanno di Frankie, aveva
informato gli Avengers che si sarebbe messo sulle tracce della sua dolce metà,
nel momento dell’approccio al simpatico giocatore di football stupratore, c’era
stata una sommossa. Mezza, come lui si era immaginato.
Stark aveva alzato il sopracciglio: sfidare il potere e l’autorità lo
esaltava e l’azione altrettanto. Si era dichiarato disponibile, così come la
Romanoff. Era la sua migliore amica e non si sarebbe tirata indietro.
Ovviamente, Bruce, come suo compagno, non poté esimersi dall’appoggiarla, in
tutto.
Erano quattro contro due: per Steve, le direttive di un superiore
erano un dogma da rispettare, e biasimava bugie e sotterfugi. Il biondo, ligio
al Regolamento, gli si era affilato.
‘Agirò ugualmente, pure senza di voi; non c’è bisogno di prendere
decisioni affrettate. Dormiteci su e domani ne riparliamo’. Clint aveva fatto
tesoro di una confidenza di sua moglie: che i due colleghi, presi da tenerezze
e coccole con le ragazze che frequentavano, presentategli proprio da lui e da
Rafflesia, non si tenevano un cece in bocca a pagarli oro. Jane e Peggy erano
legate alla Tyler da un vincolo amicale profondo e aveva visto le loro facce
pallide, all’esposizione del pericoloso piano della Hill che la vedeva
coinvolta.
Ovviamente, la Foster e la Carter, non appena saputo delle intenzioni
del Falco, avevano ammonito i fidanzati chiacchieroni ad appoggiare il progetto
di quest’ultimo, promettendo di non rivelare alcunché all’interessata.
Così ora, i magnifici sei si ritrovavano alle calcagna del veicolo
guidato da Wilson, a cui il Capitano - che aveva instaurato un feeling
particolare con l’ex militare - aveva estorto ogni possibile dettaglio
dell’operazione in corso, durante l’abituale oretta di jogging a cui si
dedicavano insieme a Central Park nel weekend.
‘Il locale scelto per la festa è quello lì’ Barton segnalò l’insegna
al neon di un discopub, dove una fila di una ventina di persone attendeva per
accedere, davanti ad una transenna bloccata da un cordone rosso, su un tappeto
della stessa nuance; a presidiare l’ingresso, due buttafuori in giacca e cravatta
controllavano i nominativi degli ospiti, spuntandoli da una lista.
‘Stanno entrando’ Nat, parcheggiando dietro l’Hummer, osservò i due
detective confabulare con un addetto, che li fece accomodare all’interno; era
la persona che li aspettava, l’ex agente che avevano dalla loro parte.
‘Fate silenzio: ascoltiamo ciò che si dicono e…pronti a intervenire’
Rogers aveva ripreso il ruolo di capo e li aveva ammoniti a stare all’erta,
studiando lo spazio antistante con la coda dell’occhio, compreso il furgone dei
colleghi del Distretto.
Sentì scattare lo Zippo del Falco, che si accendeva l’ennesima
sigaretta, maledicendo di dover tenere i finestrini alzati per evitare di
essere visti.
***
Da una porta dipinta con l’immagine degli occhi azzurri e gialli di
David Bowie, Wilson e la Tyler erano arrivati direttamente alla sala bar del
locale, dove c’era già un chiasso infernale; in quella parte della struttura,
destinata alle bevute, vivacizzata dalle luci molto basse color rosso vermiglio
accesso che si riflettevano sulle vetrate a griglia metallica e sui tavolini
scuri, la musica era sopportabile.
Adiacente, si stagliava la pista da ballo, non troppo affollata, su
una piattaforma quadrata di enormi dimensioni, rialzata, raggiungibile da
ciascun lato tramite una scala composta da una decina di gradini.
‘Ti esibisco un po’, sorella’ Sam prese la collega per mano e si
diresse, con lei che sculettava in maniera evidente, sul basamento, iniziando a
dimenarsi, scatenato. Barcollava, quasi, simulando di essere alterato a causa
dell’alcool. Entrambi avevano intercettato i giocatori dei Giants, e Anthony
Brown, soprattutto, che conversava con ragazzo giovane che gli parve un fan
perché che si stava facendo firmare un cappellino della squadra, con un
pennarello.
Tuttavia, Rafflesia era così bella e carismatica che - come previsto
dal Sergente Hill - attirò gli sguardi maschili, calamitandoli letteralmente,
anche quello del presunto stupratore.
‘Ti sta mangiando con gli occhi’ Falcon la fece piroettare,
riprendendola al volo e facendola sbattere contro di sé, in malo modo
‘esibiamoci nella scenata del secolo!’.
‘Dannazione, Sam, sei sbronzo, come al solito! Stammi lontano’ la
Tyler gridò, sulla pista da ballo, piazzandosi a brutto muso di fronte al viso
di Wilson, che la strattonò per un braccio, nel momento in cui gli dette le
spalle ‘Dove credi di andare? Sei venuta con me e rimarrai con me, che ti sei
messa in testa?’.
La moretta, voltandosi, e tentando di sottrarsi alla presa, mandò
un’occhiata languida a Brown, che, lesto, le venne in soccorso, quasi saltando
sulla piattaforma, come un cavaliere d’altri tempi.
‘Amico, mollala’ lo sibilò, con gentilezza apparente, tirando via la
mano di Sam dal braccio della sua affascinante partner. ‘Tutto a posto,
tesoro?’ la scortò, con la sinistra all’altezza dei reni, verso il bar, intanto
che sopraggiungeva un energumeno di colore, in tuta da ginnastica acetata rossa
e nera - presumibilmente una guardia del corpo personale di uno dei giocatori -
che fece spostare, sotto minaccia, il collega, al lato estremo della sala,
antistante i bagni.
Il ricevitore, jeans scuri, camicia bianca con le cifre e le maniche
ripiegate, accompagnando Rafflesia, si era presentato, educatamente; era un bel
tipo, notò lei - che si finse caduta dalle nuvole, apprendendo fosse un
componente dei Giants - sui trent’anni, fisico scolpito, muscoloso, capelli
rasati ai lati e intrecciati a partire dalla sommità della testa fino al collo,
in un’acconciatura originale. A dispetto dell’apparenza e della professione,
era raffinato nei modi…un vero signore, era comprensibile come avesse
affascinato Talia.
'Che ci fa una Biancaneve come te con un buzzurro simile?' le chiese,
riferendosi a Falcon.
'Sam e io stiamo insieme da un paio d'anni, ci lasciamo e prendiamo
continuamente. Abbiamo carattere opposti, ma c'è una grande attrazione fra noi'
lo aveva buttato lì, facendo intendere avessero un feeling sessuale
stratosferico.
'Insomma, ti piace l'uomo nero?' glielo chiese in un modo che le fece
gelare il sangue nelle vene, spiritoso, algido e malizioso.
'Ovviamente' finse di bere il gin tonic che Anthony aveva ordinato per
lei, intanto che lo vide muovere la testa, per indicare l'uscita di sicurezza
al gorilla che spintonò all’esterno Wilson, prendendolo a calci, letteralmente.
Si sentì morire un po' dentro, senza il collega; il piano si complicava ma
tenne il punto, decidendo che sarebbe andata avanti da sola. La squadra era in
appoggio, fuori dal locale e in collegamento con lei tramite il microfono,
appeso al collo. Toccò il ciondolo a forma di stella, per rassicurarsi.
'Sei bellissima, Rafflesia' chiamandola col suo nome vero - che gli
aveva fornito per essere il più credibile e spontanea possibile - la accarezzò,
sul dorso dell'avambraccio, con l'occhietto da provolone. 'Ti andrebbe di stare
un po' con me, più tranquilli, lontano dalla confusione?' le domandò, con finta
innocenza.
La bruna aggrottò le sopracciglia 'Ci siamo conosciuti da pochi minuti
e, comunque, ho ancora un ragazzo, steso sul marciapiede, credo' fece una risatina
nervosa, sentendosi leggermente confusa. Udiva la voce del ricevitore,
ovattata, lontana. Non aveva bevuto nulla, come era accaduto?
Cingendola per la vita, l'uomo la portò verso la consolle del dj,
attraversando la sala; dietro c'era una porta di metallo, blindata, attraverso
cui passarono insieme e inosservati. Nel caos del disco pub, sembrarono ai più
una coppia ben assortita, alla ricerca di un po’ di privacy.
Rafflesia non riusciva nemmeno a parlare, a emettere un solo suono;
avrebbe voluto avvisare Sam, con una frase in codice ma non poté. Terrorizzata,
provò a sganciarsi dall'abbraccio indesiderato, senza riuscirvi e perse persino
la pochette nera, che cadde a terra, al di là della porta d’acciaio, sul
pavimento dell’area di servizio, composta da una stanza e un bagno…una sorta di
alcova, con un letto matrimoniale, spartano, un divano laterale con un paio di
plaid poggiati sopra, e un comodino, stracolmo di profilattici.
Due particolari la colpirono, e capì di stare riprendendo un briciolo
di lucidità; che non ci fossero finestre e che li aspettasse il gorilla che
aveva allontanato Sam, evidentemente il bodyguard di Brown e suo probabile
complice. Cavolo, era finita in una panic room con due bestioni e le pareti
schermate avrebbero attutito ogni tipo di rumore e forse limitato
l’intercettazione in atto.
‘Hai visto che bocconcino abbiamo rimediato?’ Anthony si vantò,
mostrando la detective al suo socio, che chiuse la porta, con un tonfo. Le tirò
giù l’abito, in una mossa, sul davanti, per scoprirle il seno ‘Guarda che
tette, è la fine del mondo’ rincarò la dose, nell’attimo in cui la ragazza gli
mollò una gomitata nello sterno. Era intontita, sì, allenata pure.
Il giocatore, tuttavia, era granitico, massiccio e certo il suo colpo,
pur assestato con forza, non gli aveva spezzato le costole, anzi. Lo aveva
indispettito, perché non se lo aspettava. Si difese, prontamente, con un
manrovescio sul viso che la prese in pieno, tra la bocca e il naso, sbottando
‘Razza di puttana bianca!’
La faccia della Tyler esplose in un mare di dolore di mille piccoli
spilli appuntiti che la trafiggevano. Percepì il sapore metallico del sangue
che le scendeva in gola e due manone enormi che la placcavano, per gettarla in
ginocchio sul letto. Il suo addestramento era stato inutile, l’avevano messa al
tappeto in due mosse; si ritrovava impaurita, sudata e impotente.
Quando aveva accettato l’incarico, non avrebbe mai immaginato di poter
essere vittimizzata in pochi minuti; le sue doti, la forza, la sicurezza, la
spavalderia e le capacità professionali erano diventate zero davanti ai
bicipiti dei mostri che la stavano costringendo su quel materasso. Il suo cuore
iniziò a galoppare nel petto.
***
‘Sam, porca miseria’ Rogers non si era trattenuto; in barba al concetto
del basso profilo da tenere con cui aveva ammorbato i colleghi, appena distinta
la sagoma del recente amico sul ciglio della strada, si era precipitato a
soccorrerlo.
‘Steve…che ci fai qui?’ rialzandosi, acciaccato per le percosse, col
Capitano che lo aiutava e si affrettava a farlo salire sull’Hummer, Wilson
vide, sul sedile del passeggero, accanto al posto di guida, il Falco in
persona, che lo squadrava in cagnesco…gli fu tutto chiaro…era come il primo
giorno della Tyler nell’Unità! Suo marito era presente e si era portato dietro
il gruppo a dargli manforte!
‘Ciao, idiota. Hai lasciato Rafflesia dentro, da sola?’ con la mano
sinistra sul calcio della sua pistola preferita, la mitica Beretta M9 con cui
giocherellava, sembrò minacciarlo, con un’espressione al limite dell’omicidio
premeditato.
‘Clint…veramente…’ non finì la frase; Rogers scosse la testa,
pregandolo di tacere, per non innervosire ulteriormente Barton e, nello stesso
momento, la Romanoff bussò al suo finestrino ‘Belli, ci siamo svelati ai
colleghi nel furgone, per evitare spiacevoli incomprensioni e altri
casini…poniamo attenzione a quanto si dicono, finora la Tyler non ha bevuto
nulla, per cui non dovrebbe essere in pericolo’ indicò la radiotrasmittente, da
cui udirono la conversazione fra la detective e Brown, nella parte in cui il
giocatore la invitava ad appartarsi con lui.
Il tono della risposta della detective e la risata stramba che ne
seguì impensierirono Clint ‘Qualcosa non va, io intervengo’ sibilò, aprendo lo
sportello.
‘Ragiona, è troppo presto e dobbiamo prenderlo in flagranza di reato;
ho concordato, con tua moglie, delle frasi che avrebbe dovuto pronunciare, nel
caso in cui avesse avuto necessità di un supporto immediato e non ne ho
sentite, finora’ Wilson temeva per il buon esito dell’operazione.
‘In flagranza un cazzo, me ne frego, ho un brutto presentimento’
scocciato, scese definitivamente dall’Hummer, tallonato da Rogers, che aveva
fatto cenno di seguirli agli altri Avengers nel minivan.
Banner - uno zaino zeppo di esplosivi facilmente maneggiabili in
spalla - e Stark si affiancarono, armi d’ordinanza alle mano, passandone una a
Sam; Thor faceva la sua figura con il fucile d’assalto recentemente acquistato
per loro da Fury, lo stesso che imbracciava il Capitano.
Quest’ultimo, scevro da dubbi, osservò la figura del Falco che già era
arrivato all’entrata di servizio, intanto che Vedova Nera si interfacciava con
la squadra di colleghi che sarebbero stati d’appoggio ‘Passiamo dalla cucina,
con calma e attenzione, poiché il disco pub è pieno di civili! Ma veloci, non
la sento proprio più’: avevano perso i segnali delle tre cimici, nello stesso
momento, ed era un disastro.
Barton entrò per primo, intimando il silenzio con il dito indice
alzato davanti la punta del naso, al personale della foresteria; lavapiatti,
cuochi e inservienti, osservarono, terrorizzati, i Vendicatori in assetto da
combattimento e un giovane di colore in abito elegante muoversi in direzione
della sala principale.
***
Rafflesia aveva provato a sfuggire dalle grinfie dei due maschi che si
era ritrovata addosso, dimenandosi come un'anguilla, con le gambe e con le
braccia.
Il bodyguard, per tutta risposta, le aveva afferrato il polso destro e
lo aveva torto fino a lussarlo, abilmente. Un’altra sofferenza nitida
l'aveva travolta, nel fisico e nella mente. Le era uscito un gemito, nulla più.
Aveva intuito che i protagonisti del suo incubo lo avessero fatto molte
altre volte, non solo a Talia, e che non l'avrebbero lasciata andare se non al
raggiungimento del loro obiettivo; erano la peggior specie di criminali
sessuali, che si eccitano più con la violenza ed il terrore inflitti alla preda
che con l'atto fisico vero e proprio.
Il dubbio delle malefatte divenne certezza, ascoltando la richiesta di
Brown al suo amico 'Riprendila per bene, metti a fuoco come si deve. Voglio un
bel ricordino della principessina che mi sto per fare...sarai la numero
ventitré, tesoro. Nella Cabala, il ventitré corrisponde al culo...' le
schiaffeggiò le natiche, veemente.
'Lasciatemi, non voglio' la Tyler lo ripeté diverse volte, sperando
che il ciondolo che indossava e la cui telecamera era puntata sulla lenzuola
sporche del letto, dove era tenuta prona, almeno registrasse la conversazione,
a titolo di futura prova in un eventuale procedimento penale.
Era l'unica possibilità che le restava per inchiodarli, se l'avessero
risparmiata. Aveva perso sicuramente il contatto audio coi colleghi e la
pochette era a terra e lontana, all’ingresso dalla stanza.
'Secondo me ti piace, poche storie' il ricevitore le afferrò diverse
ciocche di capelli con la mano e le tirò con forza a sé, facendole rivoltare la
testa indietro. Lei vide chiaramente i fili scuri rimastigli fra le dita ed i
suoi occhi iniettati di sangue e di odio... contro le donne, magari di
bell'aspetto, che rifiutavano il suo corteggiamento, nel proprio caso con
l'aggravante del colore della pelle e dell’essersi leggermente ripresa dalla
sedazione.
Il disgusto si moltiplicò, al tocco dei capezzoli che il complice le
strizzò, girandoli senza alcun riguardo, con Anthony che, in contemporanea,
terminò di spogliarla, lacerando la parte posteriore dell'abito, dove era
cucita la chiusura lampo.
'Vi prego, non dirò nulla... non presenterò alcuna denuncia
e non lo saprà nessuno…fatemi andare a casa’ lo scandì, immobile alla
sensazione nauseabonda delle loro mani addosso. Qualsiasi reazione del corpo o
mossa di difesa avrebbe peggiorato la situazione; l'avrebbero picchiata più a
lungo e più violentemente e li avrebbe innervositi, ancora. Cercò di contenersi.
'È sesso consensuale, tesoro' sbeffeggiandola, l’atleta passò il palmo
della sinistra fra la stoffa del perizoma nero e le natiche sode di cui la
natura l'aveva dotata, palpandole; dopo l'ennesima carezza viscida, lo tirò
via, strappando il bordino di pizzo e cotone che le poggiava lateralmente sui
fianchi, provocandole un ulteriore bruciore e arrossamento su quella zona.
'Femmina spettacolare' Brown commentò al compare, rimirando l'intimità
della Detective. Che sentendo il rumore della zip dei jeans del suo aguzzino,
piazzato in ginocchio dietro di sé, comprese cosa provassero i condannati a
morte, salendo sul patibolo...era l’inferno più turpe, andava al di là della
fine dell'esistenza, per una donna soprattutto.
Razionalizzò che doveva rimanere viva, per suo marito e suo figlio,
che forse poteva sopravvivere, come Talia e le altre poverine che aveva
conosciuto nei mesi di servizio all'Unità, le stesse che aveva consolato,
immedesimandosi nelle loro vicende...ma la realtà era sempre peggio dell'immaginazione
e dell'empatia innata che possedeva.
Avvertendo l'erezione di Anthony che le strusciava nel solco del
sedere, oscenamente incerta fra la rosellina dell'ano e le labbra femminili, si
ritrovò a supplicare, come non aveva mai fatto 'Per favore, no...ho un bambino
piccolo'.
Con gli occhi colmi di lacrime, il pensiero fu per Frankie, per i suoi
capelli morbidi e profumati, castani chiari come quelli del Falco, il suo
cucciolo, che doveva iniziare a camminare e a parlare.
Si chiese se avrebbe avuto la possibilità di assistere al suo primo
passo o udire la sua prima parola. L'altro pensiero straziante fu per Clint, il
suo amore, ai baci appassionati che si erano scambiati sulla terrazza di casa
al buio, dopo aver discusso sull'opportunità che lei partecipasse alla missione
in incognito.
Avrebbe dovuto dargli retta...che scemenza, rifletterci, in
quel momento...sei una stupida, Rafflesia, si disse, con la mente che
stava creando una barriera che l'avrebbe salvata, forse, dalla follia.
Concentrata sull'immagine di suo marito, bloccata in una postura
oscena, iniziò a singhiozzare, il corpo avvolto da un tremito incrollabile
‘Clint...' balbettò, più volte; un filo di urina calda, che non era riuscita a
trattenere per il terrore puro di ciò che stava per subire, le scese fra le
cosce.
'Te la sei fatta sotto, Biancaneve!' Brown la prese in giro, con
cattiveria inaudita, accecato dalla bramosia e dalla lussuria che stava per
sfogare contro di lei.
***
Davanti all'unica porta blindata e chiusa del locale, visibile persino
dal centro della sala da ballo, il Falco gridò a Thor e Steve 'Buttatela
giù’.
'Aspettate, non avete un mandato e questa è proprietà privata' il
manager dei Giants - un ometto basso e calvo, pantaloni marroni, camicia a
righe bianche e verdi, la pelata sudata - cercò di impedire l'accesso alla zona
chiusa, con la squadra operativa che aveva allontanato gli ospiti del party
costringendoli ai margini della struttura, dalla parte del bar, per
interrogarli in seguito, come da prassi.
'La nostra collega è dentro, lo indica il segnalatore di
posizione che ha indosso' Vedova Nera mostrò il piccolo apparecchio a forma di
navigatore satellitare sul cui display quadrato lampeggiava un puntino verde,
l’unico dei tre che aveva ricominciato a funzionare.
Barton lo esortò 'Capitanooooo'; Sam era alle sue spalle, speranzoso…
era colpa sua aver perduto Rafflesia, e l'avevano cercata senza fortuna in ogni
angolo del disco pub, fin quando, limitrofi alla stanza chiusa, il segnalatore
acustico connesso alla cimice inserita nello stiletto della bruna era
impazzito, emettendo un suono acuto.
'Fanculo il mandato! Il Detective Tyler è in pericolo, si tratta di
cause di forza maggiore...allontanatevi...Point Break!' Rogers non esitò.
Imbracciato il fucile, sparò alla cornice della porta blindata sul lato
sinistro, mentre il biondo fece lo stesso dalla parte opposta. Passati tre
secondi, a colpi di spallate, buttarono giù il passaggio, permettendo
l'ingresso agli altri...al Falco, per primo.
La scena che gli si parò davanti agli occhi aveva dell'inverosimile,
era l'incubo che aveva temuto e che avrebbe voluto evitare a ogni costo: sua
moglie, nuda e tremante, il viso coperto di sangue e muco tra il naso e la
bocca, il trucco sfatto con il mascara che le colava assieme alle lacrime, si
era rigirata al rumore della porta divelta. Era obbligata nella posizione della
pecorina da un uomo corpulento in tuta rossa e nera, che la costringeva per le
braccia, e il ricevitore le teneva ferme le gambe bloccate, puntellandole verso
l'esterno con le proprie coi calzoni calati e il sesso eretto pronto per...
Un barlume di lucidità lo guidò, udendo la moretta pronunciare il suo
nome in un lieve sussurro, incantatasi come un disco rotto; lo aveva sotto tiro
e gli avrebbe potuto far saltare la testa con estrema facilità, ma non si erano
nemmeno qualificati e la difesa doveva essere proporzionata all'offesa.
Rimessa l'arma nella fondina, si gettò su Brown, senza un fiato,
afferrandolo per la camicia bianca, sul colletto e all’altezza dei reni,
scaraventandolo contro il muro. La testa di Anthony si sfracellò sul cemento
candido, e Clint ripeté la mossa, fra le urla del suo avversario e lo stridio
delle ossa rotte dall’urto.
Thor aveva placcato il bodyguard, fermandolo a terra col peso del
corpo, e la squadra di appoggio, che seguiva gli Avengers lo aveva ammanettato
prontamente.
Natasha aveva spostato Rafflesia, con la massima gentilezza, da sopra
il letto, coprendola col plaid trovato sul divanetto. Erano rimaste in piedi,
abbracciate per la vita, con la Tyler ancora in preda ad un attacco di brividi
e gli occhi fissi sul massacro che Barton stava compiendo.
Intanto che Tony e Bruce avevano il ricevitore nel mirino delle
proprie armi, il Capitano si avvicinò, al momento della mossa successiva di
Clint che, muto, era intenzionato a finire di fracassare la nuca
dell'avversario contro la parete.
'Dammi solo un motivo, Brown...' con la canna della pistola puntata
alla tempia dell’atleta, Wilson, accorso vicino al tiratore scelto, lo digrignò
fra i denti, ed era chiaro che non scherzasse.
Uno dei due, il Falco o Sam, lo avrebbe ucciso e si sarebbe giocato la
carriera, mandando a rotoli l'indagine…soprattutto perché entrambi avevano
notato le macchie di urina sul materasso…
La Tyler, che aveva ripreso il controllo della propria psiche, fredda
come il ghiaccio, camminò, lentamente, sui tacchi, stringendosi la coperta
addosso, verso il cellulare della guardia del corpo, finito a terra nella
colluttazione con Point Break.
Lo raccolse e scorse, in galleria, i filmati dei ventidue stupri
commessi dalle carogne; nel silenzio calato nella stanza, aprì il video
relativo alla violenza su Talia. Lo riprodusse, osservandolo interamente, con
le grida e i no della ragazza che, sfumando, fecero da sottofondo alle sue
parole 'Sam, Clint, amore mio...' lo disse dolce e caparbia 'Brown avrà la sua
punizione. Credo nel lavoro della Polizia e nella giustizia del nostro sistema
penale. Le vittime dei suoi abusi non hanno bisogno della vostra vendetta
e nemmeno io...invece, il mondo ha bisogno di voi, di due poliziotti idealisti
ed io anche...Arrestatelo!' li convinse, perché a quel punto non avrebbero
potuto negarle nulla e aveva ragione da vendere.
Wilson si spostò di lato, affinché Stark mettesse le manette al
giocatore, il cui volto aveva l'aspetto di una polpetta di carne. Aveva perso
diversi denti, il setto nasale era spezzato e si vedeva l'osso parietale sotto
il cuoio capelluto. 'È un vero onore' sibilò Tony, sciorinando a memoria la
filastrocca sui diritti.
'Falco...grazie…avevi promesso che mi avresti protetta…' con una
vocetta flebile e commossa, la detective invocò suo marito, che ancora
schiumava di rabbia e seguiva, con sguardo truce, i colleghi scortare i due
aguzzini fuori dal locale per caricarli sull’autopattuglia che li avrebbe
spediti in gattabuia.
Clint si girò e la fissò…Rafflesia aprì le braccia e lui ci si
catapultò.
***
‘Come va?’ Sam lo chiese, dal sedile del passeggero, accanto a Rogers,
accompagnando a casa la Tyler e Barton; lei aveva indossato una tuta blu degli
Avengers e delle scarpe da ginnastica bianche, che Natasha teneva di scorta nel
portabagagli dell’auto, e si era fatta medicare il viso da uno dei paramedici
sopraggiunti con l’ambulanza per prestarle le prime cure.
Fortunatamente il naso non era rotto; aveva preso una botta piuttosto
forte e le sarebbe venuto un brutto livido, ma con la bustina di ghiaccio secco
che suo marito le teneva carinamente premuta sul volto, il gonfiore sarebbe
diminuito di lì a poche ore.
Il polso destro, invece, era lussato e gli addetti lo avevano bendato
con una fascia elastica bianca.
‘Benino’ mormorò. Era provata dall’ansia terribile che l’aveva
attanagliata nei frangenti con Brown e il suo complice, e dalle molte foto
scattatele e dalle domande postele, in un secondo tempo, dal Sergente Hill.
Come da regolamento, il suo diretto superiore - sopraggiunta non
appena venuta a conoscenza dell’accaduto - le aveva fatto ripetere la
successione dei fatti innumerevoli volte, stendendo immediatamente il relativo
rapporto. Era importante, affinché, a mente fresca, non le sfuggisse alcun
ricordo.
Nonostante il breve momento di confusione dovuto al Roipnol, non
avrebbe potuto dimenticare nessun dettaglio; non erano sensazioni o immagini da
cui ci liberava con facilità, le avrebbe portate dentro l’anima per sempre.
Clint era rimasto al suo fianco, al tavolino del disco pub dove il
Sergente l’aveva fatta accomodare per la redazione formale del verbale,
smoccolando a ogni piè sospinto per andare a casa, sotto le occhiate di
rimprovero del Capitano e di Stark, finché persino la Hill era sbottata ‘Agente
Barton, per gentilezza, si allontani. Le rammento, nuovamente, che lei e il suo
team siete intervenuti senza autorizzazione, nella mia operazione!’.
L’aveva scacciato a brutto muso, contrariata, e lui, nel tragitto di
ritorno, se ne lamentava ancora, certo che la megera avrebbe dovuto
esclusivamente ringraziarlo. Se non si fosse incaponito a seguire la moretta,
coinvolgendo i Vendicatori, l’Unità Vittime Speciali sarebbe stata impegnata ad
indagare sull’ennesimo stupro impunito, e per di più commesso ai danni di uno
dei suoi componenti.
‘Benino per merito mio e degli Avengers; il tuo capo è un’ingrata! E
la vostra squadra, Wilson, incapace di affrontare gli imprevisti’ si dolette
Barton.
Come dargli torto? Falcon fece ammenda ‘Hai ragione; mai ci saremmo
aspettati che Brown scegliesse di abbordare le proprie vittime in locali dotati
di una panic room. Le stanze di sicurezza sono rarissime. E nemmeno
immaginavamo che avesse la droga dello stupro in una forma sconosciuta; è la
prima volta in tanti anni che capita persino alla Hill’.
Il ricevitore aveva fatto sintetizzare il Roipnol in una sorta di
unguento, che portava con sé in un contenitore di plastica per le lenti a
contatto, di cui non aveva alcun bisogno, giacché vedeva perfettamente. La
crema, inodore e incolore, era talmente concentrata che ne bastava una passata
sulla pelle dell’interessata per farle perdere il contatto con la realtà.
Anthony, con una pennellata di smalto trasparente sul polpastrello dell’indice
destro - con cui aveva carezzato il dorso dell’avambraccio della Tyler al bar,
mentre le offriva il gin tonic - era immune da qualsiasi effetto.
‘Lo abbiamo preso, lui e il suo compare; domattina, per prima cosa,
voglio chiamare Talia’ Rafflesia, scendendo dall’auto ringraziò i colleghi
‘Capitano…Steve…vi sono estremamente riconoscente, per me, per Frankie’.
‘Non dirlo nemmeno per scherzo; a proposito di tuo figlio, non
potevamo certo farlo rimanere l’intera notte con la tata. Con lui, c’è stata e
c’è Peggy, avvisala che l’aspetto qui’ era quasi l’alba e la Carter si era
offerta di tenere il piccolo, dato che Jane era di turno in Ospedale.
Il Falco annuì, salutando Rogers e facendo strada a sua moglie, che,
in mano, reggeva gli stiletti neri. L’espressione che colse nello specchio
dell’ascensore, intanto che salivano al loro piano, non gli piacque affatto.
Non si trattava che fosse pallida, arrossata e dolorante nel volto; la
conosceva bene, gli parve che stesse per scoppiare e non se ne meravigliò, alla
luce delle ultime ore.
‘Steve mi ha raccontato…’ la sua amica si precipitò ad abbracciarla,
al girare della chiave nella toppa. La serrò, con la vicinanza che solo
un’altra donna può partecipare, in una simile circostanza, per poi
ragguagliarli ‘Frankie dorme come un angioletto, non si è mai svegliato…ci
sentiamo più tardi’ prese la borsa e la giacca, appena saputo che Cap
l’attendeva e si accomiatò.
La moretta andò subito nella stanza da letto, illuminata dalla lucina
notturna a forma di gatto, posta sul comodino; rimise all'anulare sinistro la
fede nuziale e l'anello di fidanzamento, poi si accostò al lettino, dove il suo
cucciolo era supino, con le braccine allargate e succhiava il ciuccio, nel
sonno. Gli carezzò i capelli castani chiari, delicatamente, per non
disturbarlo, con Barton vicino.
In preda a un’emozione fortissima, non riuscì a controllarsi e si
diresse verso il bagno, scoppiando a piangere come una fontana.
Clint le fu addosso, all’istante; chiuse la porta della toilette ed
accese la luce. La Tyler singhiozzava, tenendosi con le mani al lavandino, il
viso inclinato fra le scapole.
‘Che posso fare?’ il tiratore dovette chiederlo; non sapeva se lo
avrebbe voluto accanto, anche fisicamente, era titubante. Le vittime di abusi
sessuali - e sua moglie lo era, ancorché gli aguzzini non avessero completato
il lavoro - non andavano forzate, era la prima regola che insegnavano, in
Accademia.
‘Devo lavarmi, togliermi di dosso il sudiciume che mi hanno lasciato’
piagnucolava, tanto che il Falco ebbe difficoltà a comprenderne le parole.
‘Ti preparo un bagno’ riempì la vasca di acqua calda, aggiungendoci un
misurino di bagnoschiuma alla lavanda, il preferito di Rafflesia.
‘Ti aiuto?’ al suo annuire, aprì la chiusura lampo della felpa della
Romanoff, poggiandola a terra, e si abbassò in ginocchio, per slacciarle le
scarpe da ginnastica, una per volta, e toglierle; allentò l’elastico dei
pantaloni della tuta, e le tenne la mano, intanto che se ne liberava, per poi
assisterla a entrare nella vasca...ancora tremava.
Le porse la spugna, intrisa di altro bagnoschiuma, per agevolarla,
alla luce del polso lussato, sistemando il telo di spugna bianco che usava per
asciugarsi, sul bordo della ceramica ‘Chiamami, se hai bisogno di altro, sono
qui fuori’. Doveva lasciarle il suo spazio, la sua privacy; se avesse dato
retta al proprio cuore, non si sarebbe mosso di un millimetro, si sarebbe
incollato al pavimento, coi piedi.
‘Ho bisogno solo di te, Falco…te l’ho detto prima’ con gli occhi
spiritati, la moretta lo invitò a rimanere con lei.
Suo marito non se lo fece ripetere; in pochi attimi, si levò gli
anfibi e la tuta da combattimento blu degli Avengers. Spariti i boxer, si
inserì nello spazio dietro la Tyler, che lei aveva lasciato libero. Seduto, con
le gambe aperte che toccavano le sue all’esterno, l’attirò a sé per la vita,
fino a che la sua schiena poggiò sul proprio petto, la testa abbandonata sulla
propria spalla. Con movimenti concentrici, usando la mano sinistra al posto
della spugna, arricchita dal sapone liquido alla lavanda, le massaggiò,
estremamente delicato, il ventre, incerto.
Il contatto fisico con Clint la calmò; ricominciò a respirare in
maniera regolare, godendo delle sue carezze. Aveva lo stesso timore che provava
lui…si era chiesta se l’avrebbe bramata ancora, visto il modo in cui l’avevano
toccata quei mostri e che lui aveva osservato. I dubbi furono subito sfatati,
avvertendo sui glutei il suo abituale desiderio…sussultò, immediata.
‘Scusa, amore…non riesco a resisterti, mi spiace’ Barton,
fraintendendone la reazione, si staccò leggermente, per non metterla a disagio.
Rafflesia fece una risatina, voltandosi e strofinando il nasino col
suo, piano ‘Mi vuoi lo stesso; dopo quanto è accaduto a Talia, avevo tanta
paura ci perdessimo…ti amo…’. Sperò non si fosse offeso delle sue parole.
‘Certo che ti voglio, ti vorrò sempre, sei la mia vita…e ti amo tanto
anch’io’ sospirò, continuando a passarle il bagnoschiuma ovunque, in modo casto
e sensuale insieme, con un sorrisetto ‘Ciò che è successo non cambia le cose e
mai lo farà, fra noi’ ribadì.
‘Grazie…Sono fortunata ad avere te e Frankie. L’unica cosa che chiedo
è amarti e essere amata da te, tu sei la medicina che mi serve’ schiuse le
labbra, dolcemente, per assaporare il gusto del suo compagno.
Clint percorse il contorno della sua bocca, lieve…e il bacio divenne
appassionato, in pochi secondi ‘Come canta la tua amica Lady Gaga…non voglio
sentire un altro tocco, non voglio iniziare un altro fuoco, non voglio
conoscere un altro bacio, nessun altro nome sarà pronunciato dalle mie labbra,
non voglio dare il mio cuore a un’altra sconosciuta’ le canticchiò, più stonato
che mai, in un assurdo falsetto, I’ll never love again, un altro brano
della colonna sonora di ‘A star is born’.
‘Adoro quella canzone…’ sussurrò la Tyler, grata del momento magico
che suo marito le stava offrendo, una piccola parentesi felice dopo l’orrore.
‘Rafflesia, un concetto ti sia ben chiaro: mi fido ciecamente di te e
sono geloso marcio e possessivo…è un paradosso. Non ti chiedo di cambiare
nulla, se lo facessi non saresti la donna che amo. Amo il tuo altruismo, il tuo
coraggio, la tua professionalità…tuttavia…non fare più la scavezzacollo e
soprattutto…ricordati che sei mia moglie, la cosa più bella che mi sia
capitata’ il Falco si era aperto, per l’ennesima volta.
La sentì annuire ‘Ho un po’ freddo…’.
L’acqua era diventata tiepida e Barton si sollevò per infilare
l’accappatoio e asciugare la bruna, direttamente dentro la vasca, apertone il
tappo e svuotatala. Le infilò la camicia da notte rosa a fiorellini, che teneva
dietro la porta del bagno e l’accompagnò a letto. Calzato il pigiama e
controllato il loro cucciolo, le si mise accanto, avvertendo, immediatamente,
le braccia femminili che lo cingevano in un abbraccio perfetto, in cui la
trattenne fino al mattino seguente, l’abbraccio in un cui l’avrebbe trattenuta
per sempre.
***
N.d.A.
Rafflesia se l’è
vista davvero brutta. Grazie all’intervento del Falco e della sua squadra, che
lo ha affiancato, fregandosene di carriera e regole, ha portato a casa la vita,
chiudendo, coraggiosamente, un’indagine dai toni nefasti. Con la certezza che
per lei esiste una sola medicina…suo marito!
|
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Capitolo 8 *** Is that alright? ***
8 is that alright?
'L'Iowa per le ferie? Sei pazza, Tyler. Dovevi optare per un villaggio
turistico con mare azzurro e sabbia bianca, per crogiolarti al sole insieme a
tuo marito, con uno schiavo che ti serviva un cocktail sotto una palma ed una
schiava che ti teneva il ragazzino' Tony aveva voluto dire la sua, contestando
la scelta di Rafflesia di trascorrere le vacanze estive a casa dei genitori di
Clint.
'E poi coi suoceri...sei una pazza completa!'. Stark lo aveva
ripetuto, per l'ennesima volta, lasciando l’allegra famigliola all'entrata
dell'Aeroporto, dove l’aveva depositata, innumerevoli bagagli compresi.
Scettico, aveva scosso la testa, salutandoli, certo che li avrebbe
rivisti in capo a ventiquattr’ore.
'Non posso dargli torto, stavolta. Non hai idea del guaio in cui ti
stai ficcando...sei davvero sicura?' il Falco baciava la fronte di sua moglie,
seduto sul volo che li avrebbe portati a Iowa City, dove avrebbero trovato suo
fratello che li avrebbe accompagnati a Waverly.
'Mi pare tardi per un ripensamento' la mora rise, spupazzando il
figlio, che aveva in braccio, e che giocava con una scimmietta di gomma. Erano
in fase di decollo e Barton sulle spine 'Il Midwest è una noia mortale, non c'è
nulla da fare, Barney e i miei genitori pesanti. Sono scappato da lì e tornarci
non mi entusiasma' bofonchiò.
Si era ritrovato ad acconsentire alla richiesta della sua mogliettina,
formulata a seguito dell’episodio di Brown. Avevano programmato di recarsi
nello Stato dell’aquila di mare testabianca, omaggiata sulla relativa bandiera,
per pochi giorni, giusto il tempo di una rapida visa; invece, il Detective
aveva proposto un soggiorno di tre settimane…tre settimane interminabili,
secondo Clint.
'Stavolta sarà diverso, saremo assieme' con un sorriso soave, la Tyler
si sporse verso di lui, schiudendo le labbra e l’uomo tacque, contento, preso
da un bacio che lasciava intendere le sue intenzioni bellicose. Le effusioni
appassionate continuarono per gran parte del volo, complice il pisolino di
Frankie.
'Noi tre abbiamo bisogno di tranquillità. Nell’Iowa l'aria è buona, la
campagna è splendida perché tua mamma mi ha mandato le foto e le ho viste coi
miei occhi; alla tenuta Barton, chiamiamola così, è pieno di animali, e Frankie
a New York può osservarli esclusivamente allo zoo, attraverso una gabbia...'
provò a indorare la pillola, con qualche parolina di conforto, oltre che con le
tenere lusinghe, fino all’atterraggio.
'Sei una fata, cognatina' Barney fece la solita battuta cretina, all'Aeroporto di
Iowa City, andandole incontro e sbaciucchiando lei e il nipotino, sotto lo
sguardo incavolato di suo fratello, che gli aveva mollato una gomitata.
Su un pick up blu metallizzato, parlando a manetta, li aveva portati
direttamente alla fattoria, una casa in legno bianco enorme a più piani, con il
tetto dipinto di scuro a contrasto, ed un porticato spazioso dove i suoceri li
attendevano, insieme a un gruppo di parenti e amici, limitrofi a un paio di
tavoli rettangolari sommersi da ogni ben di Dio commestibile.
Rafflesia, scendendo dal furgone, perse il conto delle teglie di
lasagne, sformati, arrosti, polpette, contorni di verdure, dolciumi...ve
n'erano a perdita d'occhio, in un campagnolo paradiso alimentare.
Nel giardino annesso palloncini e decorazioni di carta colorata
completavano l'atmosfera festosa. Suo suocero aveva comperato uno scivolo ed
una casetta di plastica azzurra per il nipote che, immediatamente, si fiondò a
giocarci, trotterellando sulle gambette cicciottelle su cui aveva imparato a
camminare da poco.
'Benvenuti!' Edith, dedicata la giusta attenzione al piccolo,
stritolò in un abbraccio prima la moretta poi suo figlio, presentando,
orgogliosa, la nuora ai compaesani.
'Caspita, che ragazza incredibile' una sua amica, intimorita
dall'eleganza e dall'avvenenza di Rafflesia, irreprensibile persino in jeans
blu e camicia azzurra, commentò 'magari ciò che abbiamo preparato non le piace,
sembra un tipo sofisticato...'.
Ovviamente non sapevano con chi avessero a che fare. La Tyler, a
dispetto delle apparenze, aveva simpaticamente chiacchierato con i presenti,
conquistandoli in pochi minuti, e si era riempita il piatto più volte. 'Le
polpette di zia Lorna...' indicò l’anziana signora dai capelli bianchi che le
aveva preparate, ingoiandone una via l'altra 'secondo te, quante altre ne potrò
mangiare prima di morire?' domandò a Clint, con la bocca sporca di sugo.
'Direi che sei arrivata al limite' ironico, le passò un tovagliolo di
carta per pulirsi. Il momento conviviale organizzato a sorpresa non lo
entusiasmava affatto. Detestava l'aria provinciale che vi si respirava e l’orda
barbara di contadini festanti. Eppure la sua mogliettina era davvero tranquilla
e aveva lasciato Frankie a Edith, che lo cullava, stretto al petto, felice di
poter fare la nonna.
'Ti piacciono i cavalli?' Barney si rivolse alla Tyler, segnalandole
un recinto con quattro puledri dai manti differenti ‘li abbiamo presi da poco e
sono eccezionali’.
'In effetti sì. Da piccola ho preso lezioni di equitazione e cavalco
piuttosto bene; mia madre, nel weekend, metteva le tende al Country Club di
Boston con le sue amiche e mi portava con sé, ho dovuto trovare un modo per non
morire di noia. Domani potremmo fare una passeggiata, amore' si voltò,
entusiasta, verso il Falco.
'Non me lo avevi mai detto...se ti fa piacere...' ribatté, interdetto
dalle mille sorprese della sua donna che riusciva ancora a stupirlo.
Grazie al cielo, dopo un'oretta, il vicinato impiccione aveva aiutato
i padroni di casa a sistemare la veranda, dividendosi gli avanzi, e si era
defilato.
Rafflesia aveva portato Frankie già addormentato, per mettergli il pigiamino,
nella camera che avrebbero condiviso, la spaziosa stanza degli ospiti ubicata
al piano terra; i genitori di Clint l’avevano allestita con un lettino di legno
chiaro - che a suo tempo era appartenuto ai fratelli Barton insieme ai
giocattoli sparsi, recuperati in soffitta - un fasciatoio e un armadio con gli
orsetti per il piccolo da un lato, ed un letto matrimoniale ricoperto da una
caratteristica trapunta patchwork, per i due adulti, dall’altro.
'Avete il bagno in camera e un guardaroba per vestiti e valigie,
insomma sarete autonomi...buonanotte' li salutò Edith.
'Grazie di tutto, a domani' contraccambiò la Tyler mentre il
Falco alla finestra sbuffava per l'ennesima volta, fissando il nulla più totale
della campagna. Stava pregustando il sapore di una sana sigaretta, quando si
sentì i brividi di febbre sulla schiena.
'Clint...amore mio' sua moglie, posizionato il
carillon sul proprio comodino e alzato il coperchio della scatolina per farlo
suonare, arrochì la voce di proposito, avvicinandosi e baciandolo sulla scapola
'ho detto a tuo fratello che sono brava a cavalcare, ma non ho specificato
chi...' maliziosa, lo spintonò sul lettone 'Lo inauguriamo?'.
La provocazione bastò per fargli cambiare
radicalmente umore. L’Iowa non gli era mai parso così speciale!
***
Clint si era destato senza il cicalino della sveglia. Si stiracchiò
nel letto, con uno sbadiglio. Il posto accanto a sé era vuoto, lo stesso per il
lettino di Frankie. Mise i piedi a terra, ricordandosi di essere completamente
nudo. Col solito sbuffo di disappunto, raccolse i propri abiti disseminati sul
pavimento in ogni angolo della stanza - trattenendo a stento una risatina, per
il modo in cui ci erano finiti, ovvero lanciati da sua moglie - si vestì e si
affacciò in corridoio.
Sentiva, attutite dalla distanza, le fitte chiacchiere fra Rafflesia e
Edith, che trovò sedute al tavolo della cucina, davanti a un caffè e un piatto
di servizio con una pila di pancakes alta come l'Empire State Building. Gesù,
sua madre preparava da mangiare per un esercito!
Si rallegrò che le due donne andassero d’accordo, era una rarità in un
rapporto fra nuora e suocera.
‘Buondì’ biascicò, intanto che Frankie gli andava incontro, per farsi
prendere in braccio. Lo riempì di baci e si accostò alla Tyler, per regalarne
uno pure a lei, rimirandola con un fischio ‘Per la miseria, non scherzavi
ieri!’.
Con dei jeans a vita bassa e una cintura di pelle chiusa da una fibbia
metallica ovale, una camicia di cotone a fondo bianco con delle righe chiare i
cui lembi annodati sul davanti lasciavano scoperto l’ombelico, stivali di cuoio
beige con tacco medio e cappello da cowboy dello stesso materiale, pareva
uscita da un film western…era sexy come mai!
‘Spiritoso! Mi sono organizzata per la nostra passeggiata a cavallo…’
ribatté, servendogli una tazza di caffè e due pancakes che ricoprì di
abbondante sciroppo d’acero ‘fai il pieno e vai a prepararti. Edith terrà il
cucciolo e tu mangerai la mia polvere…Falco, vedrai le mie spalle tutto il tempo’.
‘Divertitevi, deve essere una vacanza e mi fa piacere godermi il mio
nipotino’ il piccolo fece una smorfietta contenta alla nonna e il cecchino si
arrese, inforcando un pezzo di frittella, con un mugugno.
Cavalcare non lo esaltava, come ogni attività che si praticava dalle
parti dove era nato; che fosse il contrappasso per qualche ora da solo con
Rafflesia, gli fece digerire con più facilità il programma impostogli, insieme
al pesantissimo pasto.
Una rapida doccia, jeans, t-shirt, parimenti con stivali e cappello,
era pronto per la tortura.
‘Sono della razza Quarter Horse…che belli!’ la moretta, che lo
aspettava accanto al recinto, era esaltata ‘non li ho mai montati’ gli animali
derivavano da incroci tra mustang e purosangue inglesi, selezionati nell’Ottocento
dai cowboy per lavorare con il bestiame ed erano piuttosto pregiati.
‘Mio padre ha una fissazione…’ erano rimasti due cavalli per loro, un
palomino dal mantello biondo dorato, con criniera e coda bianche ed un morello,
completamente nero. ‘Quale sello per te?’ la riposta gli parve ovvia.
‘Direi questo… ha i miei stessi capelli’ segnalò, simpatica, lo scuro
con una macchiolina a forma di stella sulla fronte, che le si era avvicinato e
le leccava la mano.
Barton prese le coperte e le selle appoggiate sullo steccato adiacente,
sistemandole alla perfezione; fece passare il laccio di cuoio attaccato da una
parte all’altra, attraverso l’anello circolare sullo straccale, tirando
quest’ultimo un paio di volte e verificando la presenza di eventuali allentamenti.
Legata la stringa nel cerchio, inserì il gancio metallico nell’asola
del laccio che lo teneva, con un ultimo controllo ‘Mia signora, ecco a te’.
Si piegò, pensando che lei avrebbe puntellato la propria gamba sul suo
braccio per fare leva e salire con più facilità sull’animale, ma Rafflesia, al
fianco della bestia, tenendo le redini con la sinistra, infilò il piede
speculare nella staffa e, datasi una spinta, alzò la gamba destra e, in un
attimo, fu in groppa.
Caspita, si difendeva! ‘Cos’è? Facevi parte di un circo?’ si era
scocciato alla morte, il suo motto personale era che, nella vita e nel lavoro,
non esistevano secondi posti…la medaglia d’argento era scarsamente
interessante.
‘No…forse’ tenendo le redini senza tirarle, la donna spostò
leggermente in avanti il peso del corpo, muovendo il bacino, indicando al
cavallo di avanzare e, con un semplice ‘oh’, il morello partì ad un trotto
veloce.
‘Aspettami’ Barton montò come un fulmine sul suo palomino, mettendosi
alle calcagna della moglie, che, per essere neofita della fattoria, pareva
conoscere il percorso da affrontare fin troppo bene.
Aveva preso la direzione della passeggiata che lui stesso voleva
proporle, inspiegabilmente. La vide voltarsi, con un sorriso celestiale ‘Sei
lento come una tartaruga!’. Lo provocò, aumentando l’andatura, che diventò un
serrato galoppo.
Attraversarono prati verdissimi, distese di granoturco a perdita
d’occhio, un campo di girasoli alti come una persona, e persino una passerella
in legno bordeaux che rammentò alla Tyler il Roseman Bridge de ‘I Ponti di
Madison County’, un romanzo che l’aveva appassionata e da cui avevano tratto un
film altrettanto straordinario.
Con il vento che le aveva spostato il cappello sulle spalle e il manto
dei capelli scompigliati, al Falco parve una dea, nel momento in cui riuscì a
raggiungerla e si dedicarono, insieme, ad un trotto più gestibile.
‘Sei brava…’ commentò.
‘Pure tu’ con un’occhiata da birbantella, deviando verso est, lo
informò ‘ho una sorpresa’.
Suo marito constatò si fosse appropinquata al fiumiciattolo dove
andava a nuotare, da ragazzo. Inaspettatamente.
Cinque minuti di cammino, sospirò…sotto il più maestoso eucalipto del
prato antistante il ruscello, era stesa una coperta quadrata scozzese, accanto
a una tovaglia a quadretti bianchi e rossi su cui era poggiato un canestro di
vimini, contenente una bottiglia di vino rosso e due calici, una pagnotta, un
piatto con salumi e formaggi ed un mazzetto di violette.
Limitrofo, c’era un vassoio rettangolare, con una ciotolina colma di
frutti di bosco, due fette di crostata alle visciole, due tazzine da caffè di
porcellana e un termos. Clint riconobbe lo zampino di sua madre, almeno nella
preparazione del dessert.
Stupefatto, scendendo dal cavallo, con Rafflesia che faceva lo stesso,
prese le redini e legò gli animali ad una palizzata limitrofa ‘Come ci sei
riuscita?’.
‘Edith mi ha aiutato con il cibo, Barney è venuto qui prima di noi ad
allestire e mi ha spiegato come arrivare…certo, con le sue indicazioni non ero
sicura fosse il posto giusto…’ aveva colto nel segno, il Falco era rimasto a
bocca aperta.
‘E’ la zona della fattoria che prediligo…’ mormorò, impressionato.
Avrebbe dovuto portarla lui in giro e invece si ritrovava ospite in casa
propria.
‘Mettiti seduto, stappa la bottiglia e aspettami…per il vero regalo’
sibillina, si allontanò, per nascondersi dietro il tronco di una quercia che
spiccava per grandezza.
Barton si spaparanzò sul plaid e, con il cavatappi, aprì il vino,
mescendolo nei calici gran balloon, adatti ad un rosso corposo e invecchiato,
di provenienza francese, l’ottima scelta della Tyler. Forse sua moglie aveva
bisogno di un po’ di privacy per un bisognino, immaginò…niente di più
sbagliato…sentì le note della melodia del carillon e la sua donna, illuminata
dalla luce del sole, uscì da dietro il tronco, nuda, eccezion fatta per gli
stivali di cuoio ai piedi e per il cappello da cowgirl sulla testa.
Eva nel paradiso terrestre, gli parve; si sentì un novello Adamo, col
fiato corto, osservandola ancheggiare verso di sé, languida, con gli occhi
sfavillanti, abbassarsi sulla coperta e gattonare fino a che il suo viso non fu
all’altezza del proprio ‘Basta lamentele o musi lunghi…’ sussurrò,
sigillandogli la bocca con la sua, e prendendo un sorso di Chambolle Musigny
da uno dei bicchieri, col carillon appoggiato accanto.
'Dobbiamo sbrigarci, tesoruccio; mio marito è molto geloso' bisbigliò,
sollevando i lembi della maglietta per sfilargliela dalla testa.
'Davvero?' ridacchiò.
'Se ci scopre, sei morto...spara come nessuno'.
'Me l'hanno detto...perché ha i proiettili più preziosi e precisi al
mondo' le mani, poggiate sulla vita, salirono lentamente a sagomarle i seni. Un
massaggio delicato fu il preludio al martirio inflitto ai bossoli rosei che
puntavano nella sua rotta...ci passò i pollici, ripetutamente, e li strizzò,
per gustarli meglio fra le labbra, strappandole un sospiro affannato. ‘Quanto
sei buona, sei perfetta…’ commentò, arrivando a leccarle ciò che rimaneva della
cicatrice sulla scapola.
Si mise in ginocchio per unire il corpo col suo, per strofinare il
torace contro le sfere piene e turgide; la pelle nuda sulla sua dette un lungo
brivido di godimento, a entrambi. La avvertì armeggiare con i propri calzoni,
sganciata la fibbia della cintura.
La mano femminile cinse la sua virilità in una presa dal sapore
familiare e sempre sorprendente, in una carezza che lo portò in pochi attimi
sul baratro di un delirio...si chiese come fosse possibile essere tanto
attratti da una donna, con cui si era intrattenuto per l'intera nottata, e se
per gli altri mariti fosse lo stesso; per loro, come coppia, il matrimonio non
era stato affatto la tomba del rapporto.
Allacciandole la schiena a sé sopra il tappeto di capelli, lasciò
andare i pensieri per dedicarsi alla sua amata, spostandola sulla coperta, e si
sistemò sopra di lei, tolti jeans e stivali...gli analoghi stivali il cui cuoio
sentiva premere sulle cosce.
Rafflesia lo aveva arpionato, innalzando le gambe, che ripiegate,
tenevano i loro ventri incollati, una nell'altro.
Clint, con il dorso delle dita, percorreva il profilo del suo viso,
dall'angolo dell'orecchio al mento, passando per il contorno della bocca
'Signora...se arrivasse tuo marito, non potrebbe uccidermi...lo hai fatto già
tu, sono morto e andato in paradiso' perduto nelle pozze violette, ebbe un
sussulto, alla vibrazione interna delle viscere morbide e avvolgenti della
creatura che lo attanagliava…il nido del Falco!
Tentò di rilassarsi e trattenere un piacere che stava montando, dai
lombi al cervello, per prolungare il momento...quello che precedeva i fuochi
d'artificio e che era il preferito di entrambi.
Con il cappello da cowgirl ancora calzato, che le incorniciava il
volto, donandole un alone di bellezza selvaggia, la Tyler realizzò quanto il
Falco la riempisse e l'avesse sempre riempita d'amore, completandola,
fisicamente e moralmente 'Informalo che siamo entrati in paradiso assieme'.
Con un gemito acuto, mordendo il pollice che le delineava le labbra,
si inarcò verso di lui, fremente, dilaniata da una marea di spasmi, che le
percorrevano la colonna vertebrale irradiandosi pulsanti nell'intimità
sollecitata, una forza travolgente e tumultuosa che la investì, sincrona al suo
cecchino.
Le foglie smosse dagli uccellini, che volarono via dai rami
dell’albero che li riparava, disturbati dal loro serrato dialogo passionale,
sotto l’azzurro del cielo, furono il ricordo che si fissò indelebile nella
testa della mora... dell’aperitivo squisito che stava consumando con suo
marito.
‘Vedo questo posto dimenticato da Dio in maniera molto diversa, grazie
a te’ supino sul plaid, Clint aveva recuperato il pacchetto di sigarette dalla
tasca dei jeans…una cicca era il massimo, post sesso sfrenato.
Non poté accenderla che Rafflesia gliela strappò dalle mani,
indispettita ‘Smettila di andartene in giro con la faccia appesa, come avessi
appena ingoiato una pasticca di cianuro…soprattutto con la tua famiglia. Ci
stanno coccolando, da quando siamo arrivati. E io ti vizio più del necessario.
E’ Frankie il bambino, non tu. Datti una regolata’.
Lui prese un lungo respiro; in effetti si era comportato maluccio e la
Tyler lo aveva lusingato, come nemmeno in viaggio di nozze ‘Va bene, scusa, a
volte sono dannato nonostante l’amore che mi è toccato in sorte…ridammela’.
Cedette, augurandosi di riuscire a trattenere i malumori, riprendendo la
bionda.
La detective si rivestì, dietro il tronco, ammonendolo, le labbra
arcuate in un ghigno benevolo ‘Sistemati…sta arrivando qualcuno’.
Barton ripose la sigaretta nel pacchetto e si ricompose. Da lontano,
intercettò il pick up blu metallizzato di suo fratello, che parcheggiò accanto
alla radura limitrofa al fiume. Lo vide scendere e aprire lo sportello
posteriore, prendere in braccio proprio Frankie, che era agganciato al
seggiolino dell’auto, e depositarlo a terra. Il piccolo, indirizzato dallo zio,
sgranò gli occhioni violetti riconoscendo i genitori e corse verso di loro, in
maniera sgraziata.
Goffo e adorabile, strappò un sorrisone al Falco, che si abbassò sulle
ginocchia per mettersi ad altezza del suo cucciolo. Il sorriso divenne
commozione pura, quando il bambino aprì la tenera boccuccia per pronunciare la
prima parola di senso compiuto della sua vita ‘Papà’, disse, con una vocina
incerta e delicata.
‘Sono immensamente gelosa…’ ridacchiò Rafflesia, con una sola lacrima
di felicità che le scendeva sul viso ‘ridillo, tesoro!’. Spronò il bimbo, che
di nuovo pronunciò ‘Papà’.
‘Insomma…è Clinton Francis Barton junior non per caso’. Si unì a Clint
e al figlio in un unico abbraccio, intanto che Barney girava un filmato con lo
smartphone per immortalare il momento. Lasciò loro una borsa per il cambio dei
pannolini ed un po’ di privacy 'Ci vediamo più tardi'.
Il tiratore, taciturno, si era piazzato sulla coperta, per tagliare il
pane a fette; su ognuna, aggiunse una fettina di salame ed un tocchetto di
formaggio, passando il piatto alla moretta, con Frankie, seduto fra le gambe di
quest’ultima, alle prese con un pezzo di crostata e col carillon, per cui aveva
una predilezione.
‘Sei silenzioso’ commentò lei, sbocconcellando la prelibata tartina.
Sapeva sarebbe seguita una confessione sparata direttamente dal cuore: mica per
niente suo marito era il miglior cecchino al mondo…per cui...attese.
‘Vi amo da impazzire’ con una mossa fulminea, l’agguantò, dietro il
collo, per darle un bacio appassionato, scrutando le iridi lilla che gli
facevano vibrare ogni volta le corde dell'anima.
***
‘C’è Dolly Parton in concerto!’ la mora aveva saputo da Barney che la
regina della musica country si sarebbe esibita vicino Waverly.
‘Non è il mio genere. Vai pazza per Lady Gaga, cos’è? Hai cambiato
gusti?’ il Falco detestava quel tipo di eventi, che dalle sue parti,
soprattutto in estate, erano l’unica possibilità di sfuggire alla noia ed al
piattume della realtà campagnola; da ragazzo era stato costretto a partecipare,
per non isolarsi, ma da adulto poteva scegliere. Pensava…
‘Viene al Renegade, sarà un’esibizione per i pochi fortunati
che si sono accaparrati i biglietti…noi! Sorpresa!’ suo fratello fece scivolare
i tagliandi, che aveva acquistato a prezzo salatissimo, sopra il tavolo,
terminata la cena familiare sul patio esterno. Ne aveva presi quattro, giacché
contava di invitare una ragazza che frequentava da qualche mese; due erano
destinati a Clint e sua moglie, per cui aveva un debole. Dal primo impatto,
quest’ultima lo aveva trattato con estrema gentilezza, a discapito delle
occhiate del Falco, che lo rimirava sempre come fosse un deficiente e criticava
qualsiasi aspetto della sua vita, anche l’essere rimasto a lavorare alla
fattoria piuttosto che cercare fortuna altrove.
‘Il locale fa schifo…è una specie di saloon western rifatto, orrido…’
si voltò verso Rafflesia, che fissava i biglietti, e che gli carezzava, con la
punta delle dita, l’interno della mano, con gli occhi languidi. Abbandonò le
speranze di evitare il concerto ‘Va bene, hai vinto. Ti accompagno, mi siedo
con voi e vi faccio compagnia, ma niente balli di gruppo!’.
‘Sì! Grazie’ la Tyler sbirciò Barney, sotto lo sguardo compiaciuto dei
suoceri, che, nelle tre settimane che stavano volgendo al termine, l’avevano
apprezzata maggiormente. Era disponibile ad aiutare in casa, sinceramente
affettuosa, aperta, entusiasta delle scoperte di un’esistenza forse semplice e
modesta, nello stesso tempo genuina e tranquilla; e - cosa più importante - si
era rivelata una mamma perfetta per Frankie, con un indole equilibrata per
gestire le paturnie del loro figlio, oscillando fra la dolcezza e la caparbietà
estrema.
‘Perché due auto? Dovremo parcheggiare così lontano che avremmo fatto
prima a piedi’ Barton sbuffava come un treno a vapore, la sera del concerto,
alla guida del piccolo fuoristrada di sua madre. Aveva aperto il finestrino e
mandato fuori la boccata di fumo appena aspirata dalla sigaretta accesa.
‘Falco, calmati…Barney voleva stare con la fidanzata, non avere fra i
piedi suo fratello e sua cognata. A me non dispiace per niente, che siamo io e
te!’ Rafflesia gli si era affiancata e gli aveva piazzato un bacio sul collo,
zittendolo.
Memore delle ore infuocate che le ferie gli stavano regalando, si
strusse per lei: era favolosa, come al solito, con una camicia jeans dai
bottoncini madreperlati e maniche tre quarti, una gonna che arrivava a metà
polpaccio, di pizzo color crema, arricchita da una cintura di cuoio marrone
intrecciato che spiccava all’altezza della vita e degli stivali scamosciati che
sottolineavano le gambe flessuose.
Finì la cicca, arrivando al locale e fermando la macchina in un’area
di sosta davanti l’entrata. Incrociò la sinistra con la destra della bruna, che
si era incuriosita dalla particolarità del posto.
L'esterno era perfettamente in sintonia con l'atmosfera country e
riproduceva le piccole città che si sviluppavano sulla via principale e sulla
quale c'era tutto: la prigione con l'ufficio dello sceriffo, l'ufficio postale,
il maniscalco, l’emporio, il barbiere, il saloon, la distilleria, la stalla, la
banca.
‘E’ caratteristico’ commentò lei, proseguendo per il Renegade;
l'atmosfera tipica del saloon western era esaltata dalla struttura interamente
costruita in legno, con un bancone del bar ben rifornito di liquori e birra.
Ogni particolare e dettaglio richiamava il vecchio west americano, e le
innumerevoli salette erano caratterizzate da decorazioni diverse, per creare
ambienti a tema. Una pista da ballo di ampia metratura era stata allestita per
i linedancers, ed era lo spazio in cui si tenevano i concerti e i vari
spettacoli o raduni, e ove si sarebbe esibita la bionda cantante, con il suo
gruppo.
Tavolini quadrati erano stati disposti lateralmente e da lì avrebbero
seguito la performance, sempre se non avessero danzato. Barney si sbracciava,
accomodato accanto ad una giovane bionda, paffutella, con il viso rotondo e gli
occhiali da vista.
‘Come diavolo si è vestito? Ridicolo! Da prima Comunione’ il Falco
squadrava suo fratello, con un gilet grigio giaccio su una camicia bianca, una
cravatta azzurra cangiante ed un cappello da cowboy anch’esso candido.
‘Sorridi’ Rafflesia gli cinse la vita con un braccio, sopra la stoffa
della camicia blu di Ralph Lauren - che gli aveva regalato e che, a paragone
degli altri uomini presenti, lo faceva sembrare particolarmente elegante -
raggiungendo il cognato e presentandosi alla sua accompagnatrice. A seguito di
una fitta conversazione scoprì che Mary, la timida biondina, era infermiera
presso uno studio veterinario della zona, appassionata della Parton.
Che si appropinquò, fra gli applausi del numeroso pubblico, a
raggiungere i musicisti che l'avrebbero accompagnata e che la aspettavano.
L'artista, minuta e prosperosa, che sfiorava a malapena il metro e
cinquanta sui tacchi, sfoggiava una boccolosa capigliatura biondo platino, un
vistoso completo pantalone rosso e oro e un volto ritoccato esageratamente.
'E' più gonfia di tua madre' Clint si espresse, verso Rafflesia,
strappandole uno sghignazzo.
'Ha la voce di un usignolo...chiudi gli occhi e ascolta' l'anziana
cantante si presentava con una scaletta di brani di rispetto, composta dai suoi
cavalli di battaglia e noti pezzi country, che coinvolsero gli spettatori in
balli figurati tipici.
Barton si era arroccato sulla posizione iniziale, incollandosi con
sedere sulla seggiola, a sorseggiare birra a volontà.
'Mi butto, antipatico!' la Tyler era scesa in pista con gli altri due,
mollandolo al tavolo.
La danza country definita “Line dance” era un ballo in formazione nel
quale ci si disponeva su una o più linee, rivolti dallo stesso lato, danzando
in sincrono, con coreografie che non prevedevano un contatto fisico.
Di solito i movimenti erano per tutti gli stessi ma esistevano
varianti in cui si seguiva l’iniziativa di un leader, che si spostava intorno
alla pista, tenendo la mano del vicino...una leader femminile...fu la moretta,
carismatica, a guidare i presenti. Imparato il ritmo e le semplici figure, le
aveva eseguite, aggraziata come una farfalla, con la gonnellina bianca di pizzo
che le conferiva un'aria da fatina...troppo sexy, secondo Clint.
Accaldata, con le guance arrossate e gli occhi luminosi, aveva
catalizzato l'attenzione dei provinciali avventori del locale, già appena
entrata, in quanto splendida forestiera e moglie del cecchino, piuttosto famoso
fra i paesani; si era trasferito nella Grande Mela e le sue gesta con gli
Avengers avevano avuto una certa eco sulla stampa locale e, per un indigeno,
era cosa rara.
Nonostante la mancanza di contatto, la gelosia atavica prese il
sopravvento sulla ragione; Barton si alzò, nell'istante in cui il brano
terminò, e la country singer iniziò il successivo.
La danza si interruppe e il gruppo si sciolse per ricomporsi, senza la
bruna, che si staccò, memore della prima serata in discoteca che avevano
trascorso assieme.
'Falco...geloso persino a Waverly?' gli stampò un bacio mozzafiato,
proprio al centro della pista da ballo, dove l’aveva raggiunta.
'Che fai? I cafoni ci fissano, ne parleranno fino a Natale, metteranno
i manifesti...'.
'Marco il territorio' seria, ripeté il gesto, con più ardore,
scatenandogli un fermento interiore, con le mani che gli palpavano il torace.
'Ti porto via...addio' Clint salutò Barney e Mary, che non poterono
ribattere. Il concerto era in dirittura d'arrivo, sembrò loro un sacrilegio
abbandonare la partita prima del termine delle performance della Parton,
evitarono di commentarlo.
'Grazie di tutto' suo fratello contraccambiò la Tyler, che gli faceva
ciao ciao con la manina, trascinata fuori dal cecchino, che le aprì galante lo
sportello dell'auto.
'C'è una cosa che mi manca dell'Iowa, persino a New York. Mi sono
trasferito, a diciott'anni, ed ho vissuto in un palazzone fin dall'inizio. Gli
spazi in città sono limitati, qui è il contrario, sono immensi' le raccontava,
nel viaggio.
'Cosa, esattamente?' Rafflesia era curiosa.
'Aspetta…' percorsi una decina di chilometri, si ritrovarono in un
bosco. Barton aveva fermato il veicolo perché dovevano proseguire a piedi per
un breve tratto. ‘A New York non riesco nemmeno a osservare il cielo’.
Lei scese, nell'attimo in cui suo marito inserì un cd nell'impianto
stereo della vettura, alzando il volume al massimo. ‘Is that alright?’ Lady
Gaga…altro che Dolly Parton!
'L'ho comprato per te all'emporio, quando ho portato Frankie alle
giostre. Era l'unico disco della tua cantautrice preferita che i bifolchi
avessero mai sentito...volevo prenderti un dono speciale...' leggermente
urtato, la indirizzò qualche metro più avanti nella radura e la legò a sé per
la vita, in un ballo lento 'Sono un disastro coi piedi, la stella della
famiglia sei tu...la mia stella...e quelle che vedrai, alzando gli occhi, sono
il mio vero regalo per te!'. Ripeté le stesse parole che lei stessa gli aveva
detto al ruscello.
Abbracciata al Falco, Rafflesia sollevò il viso e, nel buio della
notte, vide una miriade di stelle luminose. Rimasero guancia a guancia, il
naso all’insù.
‘Cercherò un appartamento all’attico, per noi, appena torneremo; ho
deciso di accettare l’offerta di mia mamma, i soldi dei diritti del suo libro
per acquistare una nuova casa’ le costava ammetterlo, ma Anna aveva ragione,
non avrebbero potuto rimanere a lungo nel bilocale.
‘Speravo bastassero i nostri risparmi…’ il mattone newyorkese aveva
prezzi proibitivi per gli stipendi di due poliziotti e chiedere aiuto ad altri
non era nel suo stile.
‘Metterò l’orgoglio in un cassetto, per avere il privilegio di
ammirare il cielo stellato con te!’ le labbra morbide di Rafflesia cercarono
quelle di suo marito, in un sperduta campagna dell’Iowa, immensamente
suggestiva.
***
‘Le foto di Clint sono splendide!’ Rafflesia non poteva fare a meno di
sottolinearlo, ogni volta che capitava in sala da pranzo.
Edith aveva decine di immagini dei figli, nelle diverse età della loro
vita; del Falco pure in divisa ai tempi in cui era una recluta in Accademia, di
quando era diventato agente e con gli Avengers. Suo marito non gliele aveva
mostrate, in precedenza.
Sua suocera si offrì ‘Prendile, se ti piacciono, ho i negativi e farò
delle copie per sostituirle’.
La mora tentennò, la tentazione era forte ‘Magari una soltanto…’.
Scelse una foto di Barton, in divisa blu scuro delle reclute, ove era ritratto
giovanissimo e coi capelli castani tagliati più corti. Gli fece tenerezza, col
suo visetto pulito.
‘E’ la mia preferita…’ Edith sviscerò l’argomento spinoso. I
maschietti erano rimasti sul prato antistante la fattoria, per giocare con
Frankie, e ne approfittò ‘Siete in partenza, domani ci lascerete e chissà
quando ci rivedremo. Forse non dovrei, però per me sei come una figlia, per cui
credo di potermi permettere. Clint mi ha accennato dell’aggressione sessuale
che hai subito. Sei sicura di stare bene?’. Sua nuora era una ragazza forte e
volitiva, a tratti indomita, ma aveva avuto l’impressione che lo sguardo le si
appannasse di tristezza, più spesso del normale.
‘No. E’ lontano da essere un lontano ricordo. E’ vivido e un tormento,
lo sto superando, con l’aiuto di un terapista. E’ la prassi, al Distretto e…’
prese una pausa, prima di proseguire ‘ho compreso il senso delle parole che mi
dicesti nel bagno, alla festa che anticipò il mio matrimonio. Da quando sono
diventata mamma, la mia vita ha preso una piega molto diversa e la priorità non
è la Polizia di New York…sto pensando seriamente di dare le dimissioni’.
L’ammissione turbò sua suocera oltremodo. Previde un periodo oscuro,
soprattutto per il Falco ‘Glielo hai accennato?’.
L’altra sospirò ‘Lo farò quando ne sarò assolutamente certa; vorrei
evitare di destabilizzarlo ed ho bisogno di rifletterci’.
‘Prenderai la decisione giusta’ dalla finestra vedevano il cecchino
rotolarsi con Frankie nell’erba.
‘Lo spero’ rispose a bassa voce, poco convinta, tenere un segreto non
era stato mai il suo forte.
‘Sei malinconica’ persino suo marito se ne era accorto…l’ultima sera,
mentre erano a letto. L’aveva vista prendere il cucciolo addormentato, dalla
culletta, e posizionarselo sul petto, per stringerlo.
‘E non vuoi fare l’amore con me, stanotte…hai piazzato in mezzo una
piccola barriera umana. Potevi dirlo’ scherzò e c’era poco da scherzare.
Rafflesia gli dette le spalle e lui le si avvinghiò tipo koala, con il
bambino davanti a chiudere ‘Sono stata bene qui, mi prometti che torneremo
l’anno prossimo?’.
Barton titubò sulle prime, poi si aprì, assaporando l’odore dei suoi
capelli ‘E’ stata la vacanza più bella della mia vita, lo ammetto, perché
eravamo noi tre assieme. Quindi è un sì’.
‘Potremmo trasferirci, sarebbe un cambiamento epocale. Non mi
spiacerebbe la tranquillità che offre l’Iowa’ suggerì.
L’uomo deglutì, immaginando che se ne burlasse ‘Da cecchino a
agricoltore? Sei pazza!’.
La mora non obiettò, non era il momento né il luogo per imbarcarsi in
inutili disquisizioni; le sovvenne che il termine “pazza” fosse il medesimo con
cui Stark le si era rivolto, salutandola in Aeroporto. Prese il braccio destro
di suo marito, appoggiato sul suo fianco, e lo accostò di più a sé, con la
testa zeppa di preoccupazioni, intanto che percepiva che anche Clint si stesse
sopendo.
***
N.d.A.
E’ il capitolo
delle ferie, trascorse in Iowa, a casa dei suoceri, dove Rafflesia ha insistito
per recarsi, trascorrendo un periodo di vacanza felice e sereno, ricco di
amore, tenerezze e intimità: sono molti, tuttavia, i pensieri che frullano
nella testa della protagonista e che le stanno facendo mettere in dubbio la propria
scelta professionale.
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Capitolo 9 *** Poker face ***
9 poker face
Rafflesia avrebbe ricordato il primo lunedì di settembre in maniera
negativa. Dava erroneamente per scontato di ricominciare l’attività
investigativa con Sam, con cui si era rincontrata, a seguito della parentesi
estiva, che il collega aveva trascorso a Washington con la propria famiglia di
origine.
Si accorse all’istante del malumore di Wilson, che lui non celò ‘C’è
in ballo qualcosa di grosso, perché la Hill è in fibrillazione e mi guarda in
cagnesco’.
‘Ha la luna storta, il che è la norma’ lo bloccò, nelle paranoie,
capendo, tuttavia, che avesse visto giusto; non riuscì a posare la borsa
all’attaccapanni, che il Sergente li redarguì ‘Siete desiderati dal Capo Fury,
vi aspetta nel suo ufficio’. Il tono di voce del loro superiore era stizzito,
al limite del rabbioso.
‘Non si mette bene’ commentò la mora, accostandosi a Sam, per salire
ai piani alti, un brutto presentimento, a pelle.
La segretaria del Comandante, un’agente ispanica scattante, li fece
accomodare, all’interno della stanza, ove gli altri partecipanti erano in loro
attesa: gli Avengers al completo, oltre a Fury e al Tenente Coulson, seduti uno
accanto all’altro, al tavolo di mogano rossiccio utilizzato per i briefing.
Lesse negli occhi dei Vendicatori lo stesso stupore che c'era nei
propri e di Wilson, prendendo posto accanto a Thor, e cercando, al contempo, di
indovinare nello sguardo ugualmente confuso del Falco una spiegazione alla loro
compresenza. Che non tardò ad arrivare.
Il Capo cominciò la sua filippica 'Benvenuti, agenti. Io e Phil vi
abbiamo voluti qui, assieme, per un progetto di cui vi occuperete nelle
prossime settimane...'.
Stark lo interruppe, poco educato 'Definisca occuperemo...' aveva
notato, come gli altri, debitamente ripiegate sulla scrivania del Capo, due
tute blu da ginnastica con il logo del team, identiche a quelle che stavano
indossando, ed avrebbe scommesso i tre pezzi di metallo incastrati nel suo
torace che fossero delle taglie dei detective appena entrati.
'Tyler e Wilson faranno parte degli Avengers, con effetto
immediato...' alle parole del nero, un brusio si levò dal tavolo fra chi
tentava di controbattere ovvero Steve e Tony; chi era a bocca spalancata, cioè Clint;
chi meditava, nello specifico, Thor, Bruce e Natasha.
Rafflesia poggiò le mani sul legno, in attesa. Vicino a lei, Sam era
sulle spine; gli aveva letto un guizzo, negli occhi scuri, e non se ne stupì,
era stato un eroico soldato, era un ottimo detective, sarebbe stato un
eccellente Avenger.
'Silenzio...' Fury, indispettito, si meravigliò delle proteste
inaspettate; sapeva fossero amici, che anche Wilson fosse entrato di diritto
nel gruppo per la colleganza con la mora e si domandò il perché del forte
disappunto, proprio del Capitano, leader della squadra e di Iron Man, elemento
fondamentale e carismatico. Lo comprese, alla frase seguente.
'Assolutamente no, non si è mai visto che dei coniugi lavorino insieme
e noi abbiamo un equilibrio che vorremmo rimanesse tale' mentale, avrebbe
terminato Stark ma evitò.
Barton desiderò strozzarlo… si trattenne, parimenti. Tony era suo
testimone di nozze, padrino di battesimo di Frankie ed amico storico, rimasto
male era poco!
'È inusuale che permetta ad agenti sposati una vicinanza personale,
nel mio Distretto; nondimeno, Romanoff e Banner hanno una relazione stabile e
ciò non ha mai creato problemi. Inoltre, siete legati, fra di voi, sarà
semplice amalgamarvi...ed è un tentativo, di cui io tirerò le somme, al termine
dell'operazione di cui vi occuperete, da oggi' pacatamente, il Comandante
comunicò una decisione irrevocabile. Stimava i neo Avengers e ne aveva
apprezzato l’estremo coraggio, non vedeva per gli interessati una migliore
collocazione.
'Ho diverse remore...' Rogers fu meno assertivo, traspariva comunque
il suo malcontento.
'Capitano...ho formato io la vostra squadra. Vi ho recuperato nei
posti più disparati, poiché è indubbio che presi singolarmente abbiate doti
incredibili e ...ingestibili. Nessuno voleva avere a che fare con voi, non solo
negli Stati Uniti' si girò verso Vedova Nera 'e pure se siete dei geni, Stark e
Banner, sareste rimasti al palo. Credo che dobbiate avere la compiacenza di
tacere, adesso. Vi sto dando un ordine e siete miei sottoposti, tutti'. Non si
dilungò troppo sull'aspetto della genesi del team; a buon intenditor, poche
parole. Erano abbastanza intelligenti da smettere di opporsi, non essendovi
margine perché tornasse sui propri passi.
La mora abbassò lo sguardo sulle ginocchia. Suo marito era
profondamente ferito dai commenti dei colleghi e, soprattutto, da ciò che
celavano e di cui non si era mai accorto, o sui cui aveva minimizzato: la
scarsa tolleranza dei suoi comportamenti, quando c’era lei di mezzo, la poca
pazienza quando li scocciava coi loro litigi, problemi o stucchevolezze.
Per sé, mai avrebbe voluto un simile incarico. Aveva sposato un
Avenger, non desiderava diventare una di loro, soprattutto in un periodo di
riflessioni sul suo futuro da poliziotta.
Si irrigidì, sulla sua seggiola, ponendo attenzione all’esposizione
del Tenente Coulson ‘L’Unità Antidroga si è messa alle calcagna di un
narcotrafficante con gli occhi a mandorla che non ha nulla da invidiare a Pablo
Escobar. Si chiama Tse Chi Lop, la sua organizzazione è soprannominata “The
Company” o Sam Gor, che in cantonese significa “Fratello numero tre”; in cinque
anni, ha quadruplicato i volumi del traffico di metanfetamina e ketamina
spacciati negli Stati di New York, New Jersey e Pennsylvania, con un giro di
affari stimato di diversi miliardi di dollari circa l’anno’.
‘Non è il nostro campo…droga, spaccio…è robetta’ Stark si lamentò.
‘Tony…nell’ultima settimana, grazie alle dosi tagliate con schifezze
dai pusher del nostro ricercato, ci sono stati undici decessi…è una notizia che
non è stata divulgata nemmeno alla stampa. Si tratta di sostanze molto diffuse
fra i giovani’ Fury sospirò.
‘Ovviamente, non possiamo metterci sulle tracce di ogni singola
bustina venduta davanti a una scuola. Il cinese è piuttosto famoso’ intervenne
Sam ‘ha uno squadrone di guardie del corpo e gira il mondo sul suo jet privato,
fra feste lussuose, donne e bagordi. Se non fermate lui, lo spaccio continuerà;
tuttavia lo chiamano anche “il fantasma”, è sfuggente come un’anguilla’.
‘Wilson, permettimi di contraddirti…’ il Tenente fece una smorfia ‘da
fonti sicure, sappiamo che Tse Chi Lop sarà in città per il Capodanno Cinese,
che cadrà fra qualche settimana…e qui entrate in ballo voi’.
‘Come? Odio ballare’ il Falco lo domandò, le palpebre ridotte a due
fessure sottili.
‘Lo avvicinerete nelle vesti di acquirenti di un quantitativo di droga
notevole e lo incastrerete…lo arresterete con le mani nel sacco!’ il Comandante
aveva un piano in mente, dall’inizio.
Rafflesia iniziò a sudare freddo, il nero l’aveva guardata con la coda
dell’occhio in una maniera che non le sconfinferava affatto.
‘Studiate a fondo il personaggio, riparleremo più avanti dei dettagli!
Buon lavoro, signori miei. Tyler, Wilson, uscendo non scordate di prendere le
vostre tute’ salutandoli, Fury indicò la propria scrivania, sfiorandosi
nervosamente sulla parte sinistra del viso.
***
‘Begli amici…siete la falsità fatta persona! Potevate dirlo, se non vi
piaceva mia moglie, o se non vi piaccio più io…’ Clint gridava, in corridoio,
appena fuori la stanza del Comandante, soprattutto all’indirizzo di Rogers e
Stark.
I due colleghi non sapevano a che santo votarsi ed erano in imbarazzo,
persino Iron Man.
Rafflesia, con la tuta in una mano, carezzò il braccio del Falco
‘Lascia stare. Il compito che ci ha affidato il Capo è molto delicato,
dedichiamo la nostra attenzione all’operazione impegnativa che ci aspetta’.
‘Concordo. Sarà un periodo di prova, un lavoro a termine, ne sono
certo’ Wilson ingannò persino se stesso, con uno spunto di riflessione per la
mora, un diversivo; l’espressione arrabbiata del Sergente Hill, quando li aveva
liquidati, gli fece presumere il contrario. Essere un componente effettivo
degli Avengers per lui rappresentava un sogno, la consacrazione per chi faceva
il loro mestiere, nel modo in cui lo svolgeva. Non aspirava a passare di grado
o a dirigere un’Unità, ma lavorare sul campo su casi importanti e, in fondo,
pericolosi, sì…sangue e adrenalina, nelle vene dei Vendicatori!
‘Un passo alla volta…’ Natasha indicò l’ascensore, in direzione delle
stanze loro assegnate, cambiando argomento ‘So che in Iowa vi siete divertiti’.
‘E’ un posto rilassante, immerso nel verde, il ritmo di vita più lento
e la gente cordiale, affabile’ la Tyler la seguì nelle chiacchiere, stringendo
la mano di suo marito, mentre scendevano al piano inferiore, fissando il suo
volto, arcigno e minaccioso. Si augurò non esplodesse, era stanca di
raccogliere i pezzi o esporsi nel ruolo della diplomatica per evitare scontri
coi suoi amici. O ex amici.
‘Fate come a casa vostra’ Thor aprì, con la propria chiave, la porta
da cui si accedeva all’area più tecnologica, il regno di Stark e Banner, ovvero
un locale quadrato piuttosto ampio, con decine di terminali, pc e altri
ammennicoli sofisticati, posati su diverse scrivanie…ben più di sei postazioni.
‘Voi potete mettervi qui’ Tony, ripresosi dal colpo al cuore
sparatogli da Fury, segnalò due tavoli, paralleli, e vi posò due computer
portatili identici ‘C’è il wi fi e si connettono all’accensione, le linee sono
super protette, se vi dovessero servire li potrete portare a casa’.
‘Grazie’ la bruna sedette, riconoscendo la scrivania di Clint, quella
davanti la propria, dalla foto incorniciata che la ritraeva al momento delle
nozze, e una più piccolina di Frankie appena nato, attaccata nell’angolo con lo
scotch. Anche Barton prese posto, lo sguardo verso la finestra, in cerca di una
calma che stentava a recuperare.
Bruce, digitando sui tasti di un palmare, connesso ad un mega monitor
posizionato sul lato corto della sala e ben visibile da ogni postazione,
riassunse le informazioni che aveva reperito ‘Tse Chi Lop ha cinquantacinque
anni ed è nato nella provincia del Guangdong, nel sud della Cina. La Polizia di
Taiwan lo ha definito l’amministratore delegato di una multinazionale ed
è uno dei criminali più ricercati dell’Asia. Viaggia su un jet privato, come
accennava Sam prima, è protetto da una squadra di otto kickboxer thailandesi,
che cambia regolarmente. Dietro di lui ci sono le potenti triadi di Hong Kong e
di Taiwan, la yakuza giapponese, i bikers australiani e le bande della diaspora
cinese nel sud-est asiatico. Quattro dei diciannove leader della sua
organizzazione sono cittadini canadesi, altri provengono da Hong Kong, Macao,
Taiwan, Malesia, Myanmar, Vietnam e Cina’.
‘E’ una potenza!’ commentò il Capitano, passando, nervoso, la mano nel
ciuffo castano.
‘Perché non sai il resto; Tse Chi Lop nacque durante la Rivoluzione
Culturale di Mao, quando un gruppo di Guardie Rosse finì in prigione e decise
di formare, con altri detenuti, una banda criminale chiamata il Grande Cerchio,
simile a una triade. Entrò a far parte del gruppo, dice la Polizia cinese, e
come molti dei suoi compagni, si trasferì inizialmente a Hong Kong. All’inizio
degli Anni Novanta, si spostò in Canada, dove ottenne persino la cittadinanza.
Viaggiò avanti e indietro tra Nord America, Macao e Taiwan, diventando un
trafficante di livello medio di eroina prodotta nel cosiddetto “Triangolo
d’oro”, tra Myanmar, Laos e Thailandia’ continuò Banner.
‘Fin qui, non vi è nulla di trascendentale’ Romanoff pareva perplessa.
‘Ora viene il bello o il brutto, Vedova: nel millenovecentottantotto
fu arrestato proprio qui da noi, negli Stati Uniti, per traffico di
stupefacenti, ma sfuggì all’ergastolo, sostenendo di avere genitori bisognosi
di cure continue e un figlio minorenne malato ai polmoni. Alla fine, venne
condannato a nove anni, che scontò in un penitenziario dell’Ohio. Dopo il
rilascio, tornò in attività, dando vita a un’organizzazione molto discreta,
disciplinata e sofisticata, e a un modello di business imbattibile, basato su
una forma di assicurazione contro tutti i rischi: se uno dei carichi viene
intercettato dalle forze di Polizia, Tse lo sostituisce o rimborsa
immediatamente il cliente, cosa resa possibile dal basso costo delle droghe
sintetiche che traffica’ Tony spiegò l’arcano.
‘E’ pazzesco, il compratore non si espone e non va incontro ad alcuna
perdita finanziaria. Nemmeno serve bloccare la merce che fa entrare
illegalmente nel paese!’ Rafflesia giocherellava con l’anello di fidanzamento, irrequieta.
‘Già, e rispetto ai cartelli latini, l’organizzazione di Tse ha un
mercato più ampio, e collabora con una serie più diversificata di gruppi
criminali locali. Il giro di soldi è così grande che le rivalità di vecchia
data sono state messe da parte, in nome del perseguimento comune di profitti
giganteschi’ Point Break leggeva gli appunti avuti da Fury.
‘Quindi l’unico modo per fermarlo è arrestarlo in flagranza di reato.
Possiamo vedere la faccia del simpatico stronzo?’ chiese Stark e il suo fratello
genietto proiettò l’immagine di un uomo di mezza età, snello, capelli e occhi
scuri, dai classici tratti somatici orientali, vestito all’europea, con abiti
di pregio. In alcune foto, indossava occhiali da sole Ray-Ban Caravan.
‘Sembra un imprenditore come tanti altri…’ Sam fissava il tipo
ordinario che disseminava morte e dipendenza da sostanze illecite.
‘L’apparenza inganna…quando va in giro, non passa inosservato ed è
viziosetto: ha un apparato di sicurezza molto grosso e ogni anno
organizza feste di compleanno in Resort e hotel a cinque stelle, vola
ovunque con la famiglia e il suo entourage su jet privati. Leggenda narra che
abbia villeggiato in un Resort in Thailandia per un mese, ospitando i suoi amici
a bordo piscina in pantaloncini e maglietta, e che sia un frequentatore assiduo
di casinò e scommetta sui cavalli…Ha perso sessanta milioni di dollari in una
sola notte ai tavoli verdi di Macao’ al Capitano pareva una follia.
‘Caspita!’ sbottò il Falco.
‘Aggiungo che un paio di anni or sono i colleghi australiani hanno
sospettato che fosse il principale trafficante che riforniva l’Australia di
metanfetamina, eroina, ketamina e MDMA, per poi averne la conferma. Thor, tu
vai lì a cavalcare le onde ogni volta che puoi, ed avevi parecchie conoscenze
fra i canguri. Una telefonatina? Le informazioni dei colleghi sono meglio dei
dossier istituzionali’ suggerì Tony.
‘Proverò, in serata’ il biondo mosse il polso per vedere l’orario,
dall’altro capo del mondo era notte ‘Piuttosto, ho lo stomaco che brontola’.
'Ordiniamo cinese tanto per rimanere a tema o una mega insalata?'
Rogers riportò un senso di normalità alla stramba giornata.
'Passiamo, avevamo già un impegno per pranzo, a più tardi ' Rafflesia,
borsa a tracolla, pantaloni grigi ampi sopra una camicia azzurra e scarpe di
tela bianche, tese la mano a suo marito che ci si aggrappò. Dio, quanto
l'amava...sapeva sempre ciò di cui aveva bisogno.
'Grazie per avermi portato lontano da loro...' mogio, scendendo i gradini
della Centrale, si accese una sigaretta, che forse l'avrebbe aiutato a
allontanare l'agitazione nel petto.
Lei nemmeno lo rimproverò, si allineò al suo gergo 'Spara...'.
'Da quanto te ne sei accorta? Sinceramente!'.
'Dal giorno in cui mi hai invitato a mangiare con gli Avengers, era il
successivo alla nostra prima notte assieme'.
'Cavolo, già allora...sono un rimbambito'.
'Clint, sono i tuoi amici più cari e darebbero la vita per te, per
noi. Ne hai le prove; ti hanno affiancato per la vicenda di Brown, aspettavano
fuori dalla porta quando al matrimonio ho dato il peggio di me. Però non
vogliono stare in mezzo ai nostri casini e forse io e te abbiamo' rise di gusto
'un rapporto molto passionale, che agli altri sfugge...non sono tenuti a
sopportarci e, comunque, a parte i primi momenti di shock, mi sono parsi distesi,
sono dei professionisti'.
'Ero così contento all'idea di lavorare insieme. Non mi è mai passato
per l'anticamera del cervello che potesse accadere' si perse negli occhi
violetti 'sei brillante e coraggiosa, adattissima. Fury doveva pensarci
prima...sono bastate le facce di Steve e Tony per disintegrare la mia
felicità...' gettò la cicca a terra, pestandola, con forza.
'Mi offri un gelato, Falco? Doppia panna e cioccolato fondente?' si
era fermata innanzi un chioschetto piuttosto noto nel quartiere.
'Uhm...ti accontenti, Avenger!' mise una banconota da dieci dollari,
presa dal portafoglio, accanto la cassa ed ordinò per entrambi 'Due coni,
tripla panna e cioccolato fondente!'.
Alla Tyler uscì una sonora risata liberatoria e lui si voltò, scrutò
il suo viso, serissimo, sussurrandole, come aveva fatto lei a suo tempo,
dopo la litigata storica per il profiterole 'Senza te... non sono niente'.
***
Clint si era leggermente tranquillizzato, grazie alle doti persuasive
di sua moglie e a un chiarimento voluto da Tony. Che si era sentito un vero
Giuda, e aveva rimuginato a lungo, su come venire fuori da una situazione di en
passe. Barton non gli parlava da una settimana!
Alla fine aveva prevalso lo stile Stark, diretto ‘Siete organizzati
per Frankie? In fondo, siete genitori, oltre che coniugi, se dovessero esserci
problemi, non avete che da dirlo’. L’aveva buttata lì, toccando il tasto più
caro al Falco, corroborato da Steve: il suo cucciolo!
Erano in palestra, per allenarsi. Per gli Avengers, le attività sul
campo erano contate, studiate nei minimi dettagli, il resto del tempo era
impiegato in una scrupolosa preparazione; non erano esattamente agenti che
facevano la ronda.
In pantaloni della tuta neri e canotta grigia, continuando a colpire,
coi guanti imbottiti scuri, il sacco da boxe, agganciato al soffitto da quattro
catene metalliche - uno dei pochi metodi che aveva per scaricare la tensione,
sigarette e sesso a parte - Clint aveva guardato i colleghi di traverso,
bofonchiando ‘Tra il nido e la baby sitter ce la caveremo…come mai così
interessati?’.
‘Non vorremmo che ti fossi offeso’ il Capitano aveva bloccato il sacco
con le due mani, cosicché il cecchino si fermò, liberandosi dei guanti e
brandendo una bottiglietta di Gatorade, con irritazione.
‘Sei rancoroso e non va…ecco, tu e Rafflesia siete sempre stati legati
a doppio filo, dal primo minuto che ha sparato nel bersaglio accanto a te…noi
eravamo presenti, non puoi smentirci. Ora lo siete di più, il filo è triplo
dopo la nascita di Clint junior…la scelta del nome dà il senso della profondità
dell’amore di tua moglie. Al di là di litigi, scenate, pedinamenti quando era
in missione, comprenderai che il pensiero di avere in squadra una coppia come
la vostra, ci crea una certa apprensione’ Tony si era preparato un ragionamento
e proseguì.
‘Il tuo apporto è fondamentale. Sei il nostro angelo custode, colui
che ci copre le spalle; sei concentrato, paziente. Temiamo che la presenza di
Rafflesia possa alterare l’armonia che hai trovato con te stesso e con noi, e
potrebbe essere fatale, in azione’.
Rogers lo fissò, ammirato; Iron Man e ambasciatore di buoni propositi,
proprio niente male.
‘Non accadrà, stare accanto a lei mi ha reso migliore’ ribadì il
Falco.
‘Speriamo’ sospirò Steve: avevano tolto il dente, si rimisero alla
fortuna.
‘Vi siete decisi ad accettare l’aiuto di Anna! Tua moglie, Peggy e
Jane hanno visitato decine di appartamenti…la tua signora è pretenziosa, ha
escluso case che non siano all’attico. Ultimo piano o niente’ Thor,
sopraggiunto, lo interloquì.
‘E’ un suo pallino, e dato che dobbiamo trovare un appartamento più
grande e che i soldi sono di sua madre, tanto vale che scelga il meglio’ mica
poteva rivelargli la storia delle stelle, non era affar loro.
‘Anche io mi sto confrontando con la pessima categoria degli agenti
immobiliari’ il biondo fece un’espressione compiaciuta.
‘Mi abbandoni, Point Break? E vai, finalmente di nuovo solo con
Pepper’ Tony si rallegrò.
‘Mi hai beccato. Vado a convivere con Jane’ ammise.
‘Uno scapolo d’oro che si è accasato! Capitano, l’ultima volta che ho
detto che mancavi tu, all’appello degli accoppiati, mi hai sconfessato con una
pomiciata coram populo al locale dove hai festeggiato il compleanno.
Novità?’ Clint era brioso, nella calma che seguiva la tempesta.
Rogers, colto sul fatto, dovette sbottonarsi ‘Ho preso un anello per
Peggy…non del livello del brillante Tyler - Barton, ovvio’ si scompisciò dalle
risate ‘e glielo darò appena troverò il coraggio…sapete, sono all’antica,
serio…’.
‘Vecchio, insomma…’ Tony gli mollò una pacca sulla schiena ‘e bravo il
nostro caposquadra, in fondo avevate preso il bouquet e la giarrettiera al
matrimonio di Clint, non mi meraviglia. Mi raccomando, scegli una torta nuziale
presentabile, almeno tu!’ strizzò l’occhiolino al Falco che lo ricambiò.
***
‘Ho messo in campo le mie conoscenze in Australia, e mi hanno
ragguagliato, ieri sera. Ciò che ho saputo non vi piacerà per nulla’ Thor era
in fibrillazione.
‘Nel novembre scorso, un taiwanese di nome Cai Jeng Ze venne arrestato
all’Aeroporto di Sidney. Si stava preparando a salire su un volo per tornare
nel suo paese, quando i doganieri notarono che si grattava insistentemente le
mani, coperte da una specie di eczema. Vi ricordo che la continua preparazione
di metanfetamina irrita in modo permanente la pelle. Comunque, la cosa li
insospettì; Cai Jeng Ze fu perquisito e gli furono trovati addosso due pacchi
di ketamina, attaccati ai fianchi. L’uomo si rifiutò categoricamente di parlare.
Su entrambi i suoi telefoni, vennero però rinvenute fondamentali
informazioni che portarono all’apertura di numerose nuove piste di indagine:
c’erano nomi, indirizzi, appuntamenti e foto. Gli investigatori individuarono
anche il video di una tortura: tre persone stavano colpendo un uomo, con un
pungolo da bestiame, e gli bruciavano le dita dei piedi con una fiamma
ossidrica. La persona torturata aveva buttato in mare quattrocento chili di
droga perché credeva, a torto, che una nave in avvicinamento fosse della
Guardia Costiera. I suoi torturatori stavano “verificando” la veridicità del
suo racconto e far girare e condividere il filmato era un modo per inviare a
tutti un messaggio sul prezzo della slealtà’. Con l’aiuto di Bruce, il biondo
aveva caricato il video, e lo riprodusse sul megaschermo, dove erano incollati
gli occhi dei colleghi.
Lo scenario era turpe, la crudeltà con cui era stata inflitta la
punizione al subordinato spaventosa, e rendeva l’idea dell’estrema malvagità
del personaggio a cui stavano dando la caccia.
‘Che è accaduto, in seguito?’ la Tyler spronò Thor.
‘Le informazioni contenute nei telefoni di Cai portarono la Polizia
australiana a fare irruzione in un edifico di Sidney, dove sequestrarono
centinaia di chilogrammi di ketamina e più di una tonnellata di metanfetamina,
sul molo del porto; lì arrestarono nove persone, ma a parte Cai - che non
collaborava - erano affiliati di livello inferiore dell’organizzazione,
corrieri e autisti.
In una foto contenuta nel telefono dell’uomo, un agente australiano
riconobbe la faccia di Tse Chi Lop: a poco a poco, gli investigatori
cominciarono quindi a ricostruire l’organizzazione di Sam Gor, le sue
gerarchie, e a capire che i gruppi criminali di vari paesi avevano subito una
sorta di megafusione. Ecco, un detective con cui faccio surf, sostiene che
la rete sia così complessa e gestita sapientemente che potrebbe competere con
quella di Apple e che abbia un potere inimmaginabile. Vi riporto le parole
testuali, e il mio amico ha il pelo sullo stomaco’.
Clint boccheggiò, voltandosi per un attimo a inseguire con lo sguardo
sua moglie, seduta alle sue spalle, splendida con la silhouette fasciata nella
tuta blu della squadra.
‘Per concludere, che Point Break è prolisso’ Stark si intromise per arrivare
al punto cruciale ‘la Polizia ha ottenuto diversi successi, ha intercettato e
chiuso alcuni super laboratori, e ha arrestato una figura chiave di Sam Gor. Il
flusso di droghe in uscita dal Triangolo d’oro è, invece, aumentato e perfino i
sequestri di roba, pensate, del cinquanta per cento circa, lo scorso anno, e,
allo stesso tempo, i prezzi della merce sono diminuiti’.
‘Nonostante l’operazione antidroga congiunta di venti differenti
agenzie in Asia, Nord America ed Europa, di cui Tse Chi Lop è l’obiettivo principale…beh,
il bastardo è tuttora in libertà’ Banner concluse, rendendo evidente ciò che
avevano capito.
'Verrà in città fra tre settimane. Come lo avviciniamo?' Vedova Nera
era scettica sull’esito positivo di un contatto.
'Gli informatori di Fury sanno che alloggerà sull'Hudson, su uno yacht
di lusso, con un casinò annesso. Ha suggerito un incontro lì… qualcuno di noi
parteciperà ad una delle serate organizzate per giocare a carte, se lo farà
amico e si fingerà interessato all’acquisto di un quantitativo di droga tanto
ragguardevole che Chi Lop non potrà rifiutare l’affare' il Capitano parlò, con
voce ferma. Gli spunti del Capo suonavano come ordini, non erano affatto meri
consigli.
‘Sono una schiappa al tavolo verde, non contate su di me’ Bruce si
tirò fuori dai papabili, per la scarsa abilità e per l’emotività.
‘Avete davanti a voi un mostro di bravura a poker e black jack…’ Stark
si alzò dalla sua scrivania, vantandosi ‘che nemmeno James Bond è al mio
livello, non aggiungo altro’.
‘Tony, sei al centro dell’attenzione mediatica e social newyorkese,
partecipi a manifestazioni e eventi di continuo e sei finito più volte sui
giornali. Ragiona, è noto che tu sia un Avenger…’ Steve scosse la testa e Iron
Man si rimise a sedere, a braccia conserte.
‘E quindi? Io e te sembriamo due sbarbatelli…’ Thor si riferì a sé e a
Rogers; con la loro aria perenne da bravi ragazzi della porta accanto, non
erano adatti.
‘Il Comandante avrebbe raccomandato i coniugi Barton; dovreste
impersonare una coppia di ricconi annoiati con molti soldi da spendere. Clint,
sei bravo con le carte, tua moglie affascinante… Wilson vi accompagnerebbe come
guardia del corpo, per una protezione immediata…’ l’altro spiegò, col Falco che
sgranava gli occhi: ecco spiegato il motivo per cui Fury aveva voluto Rafflesia
e Sam!
‘Mi sembra un piano pericoloso, azzardato’ il cecchino si oppose.
‘I vostri volti sono sconosciuti; anche quando la collega è stata
ferita alla parata’ Steve si riferì alla Tyler ‘nessuna sua foto è trapelata
alla stampa. Si tratterebbe di intrattenersi con Tse Chi Lop un paio d’ore,
puntare diverse migliaia di dollari che ci procurerà il Capo, in modo tale che
il cinese capisca che siete ricchi sfondati, per poi buttare lì che siete
interessati a entrare in affari con lui.
Gli proporrete un grosso acquisto, a condizione che sia lui a
consegnarvi la roba, perché non vi fidate dei suoi scagnozzi ed è la prima
volta che trafficate in ketamina e metanfetamina. All’appuntamento per lo
scambio tra droga e soldi, lo arresteremo!’.
'Sono dubbioso, ho visto l’intera serie di Miami Vice…ma erano solo
telefilm' il Falco borbottò, rivolgendosi alla bruna 'tu vuoi farlo?'. Temeva
per la sua incolumità e sì, l'avrebbe chiusa sotto una campana di vetro,
piuttosto che farle correre dei rischi. Tuttavia, sul balcone del loro
appartamento e nella vasca da bagno aveva spiegato le proprie ragioni, dandole
una fiducia completa e non poteva tirarsi indietro, proprio ora. Per di più
Rafflesia era coraggiosa, dotata, all'inizio di una carriera sfolgorante, e
voleva assecondarne il carisma, non tarparle le ali.
Sua moglie girò il computer portatile, mostrandogli le fotografie di
una decina di ragazzi, maschi e femmine, qualcuno ancora adolescente. A fianco
delle immagini sorridenti di ciascuno, compariva la corrispettiva, scattata dal
medico legale, del cadavere; erano a terra o seduti, in un vicolo o nel bagno
del locale dove erano andati a ballare e non erano deceduti per cause naturali.
Le tremò la voce 'Ci sono genitori disperati, in ogni parte del mondo,
per colpa di Tse Chi Lop. Non credo esista dolore più grande che sopravvivere
al proprio figlio o figlia. Non si tratta di una casualità o di un incidente
stradale o di una malattia. E forse neanche in quel caso, se ne farebbero una
ragione. I ragazzi morti non erano consumatori abituali e se lo fossero stati, avrei
ragionato nello stesso modo...Clint...sono figli di qualcuno!'.
Il Falco si sentì sciogliere dalla sua accorata ammissione che nasceva
dall'anima, squagliare. Ne era follemente innamorato e il cuore fece un triplo
salto mortale, nel suo petto.
'E sia...' non l'avrebbe potuta dissuadere dal partecipare e non
voleva, sarebbe stato la sua ombra 'ci prepareremo alla perfezione, in ogni
singolo dettaglio'.
'Poliziotti idealisti...la peggior specie che esista' Wilson
ridacchiò, mettendosi in piedi e aprendo la chiusura lampo della tuta per
mostrare i bicipiti muscolosi frutto dei costanti allenamenti 'insomma, mi
fingerò la vostra guardia del corpo, sarete in ottime mani!'.
'Informo il Capo' Rogers si rallegrò dell'affiatamento che percepiva;
l'integrazione di due nuovi elementi in una squadra particolare come la loro,
composta di primedonne, era complessa.
Le caratteristiche personali di Sam e Rafflesia stavano contribuendo
ad un'alchimia perfetta e aveva concordato con Fury, quando gli aveva esposto
le sue intenzioni: i coniugi Barton erano la coppia ideale per rendere
realistica la messinscena che avrebbero dovuto interpretare.
***
‘Perché hai optato per l’abito rosso?’ sua moglie lo stava aiutando ad
agganciare i gemelli sulle asole dei polsini della camicia bianca abbinata allo
smoking noleggiato per l’evento del Capodanno cinese e Clint non si trattenne
dal chiederlo.
Era lo stesso vestito che indossava al loro primo appuntamento
‘Pensavo ti saresti sentito a casa…’ con un sorrisetto sghembo, terminò di
sistemare l’elemento decorativo circolare in platino che conteneva una preziosa
acquamarina, regalo dei suoi genitori al genero.
‘Henry e Anna sarebbero contenti, sono molto belli e tu lo sei di più’
commentò, ammirandola, e ricordando la serata che gli aveva cambiato la vita.
‘Credo di sì…e grazie! Almeno stavolta posso evitare di togliere gli
anelli’ osservando la propria mano sinistra aperta, Rafflesia se ne sentì
rassicurata.
‘Il brillocco Tyler - Barton è un simbolo, un portafortuna’ Natasha,
nell’uniforme elasticizzata, entrata nello spogliatoio per capire se fossero
pronti, buttò un occhio al diamante, che sfavillava persino sotto la luce al
neon ‘Sarà esagerato, ma è il sogno di ogni donna!’.
‘Bruce è più pratico, Vedova, fosse per lui ti avrebbe regalato una
granata, al posto della triste fedina che ti comprò quando vi siete messi
assieme, a dispetto delle cretinate che legge nei romanzi rosa…con tutto il
rispetto per il lavoro di tua mamma, Rafflesia!’ Stark era sincero fino alla
dissacrazione e Banner brontolò.
‘Siamo seri, per un secondo!’ il Capitano, posato e riflessivo,
ricordò di nuovo il piano ‘il minuscolo yacht è ancorato sulla costa nord di
Long Island. Sam vi accompagnerà, con la limousine, e salirà a bordo con voi.
L’invito’ lo porse alla bruna che lo inserì nella tasca esterna della pochette
nera ‘arriva da un nostro informatore, uno spacciatore di livello che traffica
con Tse Chi Lop da diversi anni e che rappresenta il vostro gancio. Ne avete
studiato il fascicolo e lo avete imparato a menadito’. Se ne era accertato,
dato che li aveva persino interrogati, come a scuola.
Thor si intromise, deponendo una valigetta di alluminio modello
ventiquattr’ore sulla scrivania; apertala, mostrò i mazzetti di banconote
chiuse con un nastrino di carta e la richiuse, passandola a Clint ‘Sono pezzi
da cinquanta dollari, per un totale di tredici milioni tondi tondi’.
‘Sono dello Zio Sam, Barton, niente colpi di testa al tavolo verde’
Fury, appoggiato alla porta, lo schernì, nel suo tono autoritario.
‘Visto che non porto con me le mie pistole, i punti al poker saranno
gli unici colpi che sparerò’ il cecchino considerò che, senza le proprie armi,
era nudo sul serio; per lui erano una coperta di Linus!
‘Avrai Wilson!’ lo rimbrottò il Capo ‘E una degna accompagnatrice’
ammiccò alla Tyler, che non colse la spiritosaggine, volutamente.
‘Dopo di voi’ Falcon, abito due pezzi, camicia chiara e cravatta
regimental, fece strada fino all’auto e spalancò loro gli sportelli per farli
accomodare, come un degno chauffeur.
‘Mi sentite?’ Stark gracchiò e a Rafflesia si perforò quasi un
timpano.
‘Tony, abbassa il volume…’ lei aveva una microtrasmittente,
nell’orecchino destro, come gli altri due compagni all’interno del padiglione
auricolare.
‘Scusa, controllo l’attrezzatura…in bocca al lupo, vi seguiremo passo
passo’ Iron Man, maniacale, aveva infilato telecamere, microfoni e segnalatori
di posizione ovunque. Persino nel papillon del Falco e, ovviamente, nella scarpa
destra della moretta, per scaramanzia.
‘Crepi’ Barton rispose all’augurio del collega, che si sarebbe
appostato con gli Avengers nel minivan, all’esterno dell’attracco del porto, in
assetto da combattimento.
‘Minuscolo, aveva detto eufemisticamente Steve…caspita!’ la mora era impressionata:
la barchetta del cinese era uno yatch di novanta metri, con scafo in acciaio e
sovrastrutture in alluminio, con carena a bulbo.
La colpì la bicromia dei colori, grigio argento e bianco, che esaltava
le linee dell’imbarcazione, allungandone il profilo e dando slancio alla forma.
Il grigio argento era stato usato per il corpo della nave, fino al corrimano in
legno, che dominava il parapetto del ponte principale, il bianco panna per le
sovrastrutture e, di nuovo, il grigio per la sola parte sottostante dei
fumaioli che si aprivano ad ala sul ponte superiore, nascondendo, tra il loro
profilo, il quinto ponte del panfilo e racchiudendone, sulla sommità,
l’eliporto.
Con facilità, intercettò un elicottero di piccole dimensioni, il più
avanzato in produzione nella classe dei velivoli leggeri. L’ideale per fuggire
in fretta, pensò, dando la mano a suo marito, che porgeva l’invito, stampato in
oro su un cartoncino bianco, al personale che li attendeva sulla scaletta
dell’imbarcazione.
Clint le segnalò gli uomini che - appostati nei diversi ponti, in
abito scuro e armati - monitoravano i loro movimenti, probabilmente i kickboxer
di cui già sapevano.
Fu proprio uno di questi ad avvicinarsi a Wilson, pregandolo di
scendere dallo yatch, vista la pistola nella fondina.
‘Lui è con noi, è la nostra guardia del corpo personale e della nostra
cassaforte portatile’ Barton mosse la sinistra, in cui teneva la valigetta di
metallo zeppa di bigliettoni; intuendone il contenuto, l’altro accondiscese e
Falcon si accodò, intanto che l’imbarcazione aveva iniziato la navigazione
lungo l’Hudson.
Attraversarono corridoi e diversi salotti lussuosi, ammirando i
pavimenti in onice e i tessuti di seta lucida, gli arredi eleganti e sontuosi.
Gli interni si caratterizzavano per una bellezza e un design senza tempo,
l'atmosfera di bordo era accogliente e rilassante, grazie al colore caldo del
legno utilizzato in ogni ambiente.
‘Proprio niente male’ Rafflesia, giunta nella sala adibita a casinò -
luci soffuse, lampadari in cristallo, una zona bar interamente in mogano con
alti sgabelli e personale in livrea rossa che girava fra gli ospiti con vassoi
colmi di alcolici - non si trattenne, percependo una presenza alla sue spalle.
‘Le piace?’ un uomo di mezz’età - che la Tyler aveva visto in foto e
riconobbe con facilità, Tse Chi Lop - si presentò, con un galante baciamano.
‘Moltissimo’ replicò, con gli occhi da gatta, introducendo suo marito.
Il Falco strinse la mano del narcotrafficante, spavaldo ‘Siamo lieti di fare la
sua conoscenza. So che è un mago delle carte, mi si dice che io lo sia
altrettanto’. Lo sfidò, notando un luccichio nelle iridi dell’altro che, con un
gesto plateale del braccio, lo invitò a sedersi al tavolo verde.
A metà del lato destro della struttura, lunga ed ovale - adatta per
almeno una decina di giocatori del Texas Hold’em, specialità del poker
tipicamente americana e che andava per la maggiore - li attendeva il mazziere,
un giovane dai capelli scuri, interamente vestito di nero, pantaloni, camicia e
persino il farfallino, con l’unica variante di colore data da un gilet a fondo
scuro su cui spiccavano disegni delle carte francesi e dei loro quattro semi.
Cambiò i soldi contenuti nella valigetta di Barton, con l’indifferenza
tipica di chi era abituato a maneggiare grosse cifre, passandogli le fiches
corrispondenti ai tredici milioni di dollari, che il cecchino posizionò davanti
a sé, impilandoli in diverse file, secondo la regola per cui le poste possedute
dovessero esser tenute ben in vista, soprattutto i gettoni di valore più
grande.
Sua moglie si accomodò alle spalle della sua poltrona, rivestita in
broccato crema, carezzandogli amorevolmente le spalle, con Sam che scrutava la
sala, in piedi, al bar.
Oltre a Tse Chi Lop, piazzato di fronte a Clint, accanto al croupier,
partecipavano alla partita un uomo di colore, al limite dell’obesità, in
completo marrone ed un altro asiatico, albino, dai lunghi capelli biondi quasi
bianchi, raccolti in una coda bassa, e un abito blu dal colletto alla coreana,
collocati nell’ordine, alla destra dell’Avenger.
L’ambiente, non particolarmente gremito, raccoglieva una ventina di
ospiti, per lo più di nazionalità cinese, che vagavano, chiacchierando
annoiati. La Tyler identificò, tramite i dossier forniti alla squadra
dall’amico australiano di Point Break, sia la moglie del criminale, una signora
in tailleur di organza verde acceso con pantaloni palazzo, e il figlio
sedicenne, Jian, minuto e delicato, camicia bianca con le maniche arrotolate e
pantaloni grigi, che non faceva che fissarla, da quando era entrata.
Abbozzò un sorriso nella sua direzione, indirizzando la telecamera
della pochette verso le persone più interessanti per l’indagine, per
trasmettere in diretta le immagini a Stark e Banner.
A differenza di quanto previsto nel poker tradizionale, i giocatori
ricevevano solamente due carte a testa: esse, assieme alle cinque carte comuni
in Flop (le prime tre), Turn (la quarta) e River (la quinta) scoperte
dal mazziere durante le varie fasi della mano, formavano il punto di
ciascuno.
‘Ricordo che la partita è a rilancio libero’ segnalò il mazziere ‘il
conteggio delle poste sarà tenuto dal ragioniere del Signor Chi Lop, buon
divertimento’. Laconico e riservato, dette inizio alla competizione e due carte
ai partecipanti, per poi scoprirne tre al centro del tavolo: rispettivamente un
cinque, un otto e un nove di cuori.
L’albino e l’uomo di colore passarono la mano, lasciando la parola al
cinese, che sembrò ragionare sulle proprie possibilità, con l’indice e il medio
uniti che toccavano la tempia, tamburellandoci. Puntò cinquantamila dollari,
una bazzecola per le poste che possedevano, e Clint li vide, accondiscendendo.
La brunetta notò un leggero tremolio nella sua mano, mentre lanciava
le fiches e gli si accostò, lateralmente; il croupier estrasse dal mazzo un
nove di fiori, chiedendo la propria intenzione, al trafficante, che, in
apparenza nervoso, rigirò fra le dita il cerchietto di plastica nera e rossa,
puntando, poi, centomila dollari.
La Tyler si abbassò verso suo marito, schioccandogli un bacino su una
guancia, sensuale, fino a rimanere con la bocca aperta accanto la sua, per
sussurrargli ‘Stai tranquillo, Falco’. Aggiunse in tono alto ‘Buona fortuna,
tesoro’.
Si dileguò, con movimenti felini, ancheggiando languidamente in
direzione del bancone, dove Sam le ordinò un bicchiere di champagne ‘Ben fatto,
ti guardano tutti ed è stato un modo per distrarre anche Barton’.
‘Sei geniale, camminata compresa’ la voce di Bruce, che l’aveva
osservata dalla microcamere nel fermacravatta di Falco, rimbombò loro nelle
orecchie.
Clint, più rilassato, vide i centomila dollari, e il mazziere posò sul
panno verde l’ultima carta della mano, un due di cuori.
Il Cinese, a cui spettava parlare, aggiunse duecentomila dollari alla
sua puntata, seguito dal Falco, e fu invitato a mostrare il proprio punteggio;
con i suoi due, di fiori e di picche, aggiunti al due di cuori, e la coppia di
nove, aveva un full.
Sollecitato, il tiratore passò le sue due carte, coperte, al mazziere,
segno che aveva deciso di uscire dalla partita, non avendo, evidentemente un
punto superiore a quello del diretto avversario.
Le mani si erano susseguite senza particolari note; era palese che i
giocatori si stessero studiando e che Chi Lop fosse educato e discreto.
Un giro in cui erano rimasti in tre - Barton, il cinese e l’uomo di
colore - si rivelò ostico; con una puntata di quest’ultimo di trecentomila
dollari, accettata dagli altri, sul tavolo c’erano due coppie, una di jack, di
cuori e di quadri, e una di re, di picche e di quadri, oltre a un asso di
fiori.
Clint, a cui il nero aveva passato la mano, con un asso ed un re di
cuori, era persuaso di avere ottime chance. Fomentato, col suo full stretto fra
le dita, aveva messo sul piatto cinquecentomila dollari, spostando una fiche
quadrata rossa.
Ingrugnito, il narcotrafficante, aveva ripetuto il gesto di toccarsi
la tempia, con la destra, continuando a tergiversare, rigirando le poste con la
sinistra.
‘Sta bluffando, è sicuro’ Wilson, a braccia conserte, ne era
certissimo.
‘Speriamo…’ la moretta non ne era convinta; il loro obiettivo era un
lupo travestito da agnello.
Il lupo, flemmatico, infatti, rilanciò, di un milione e mezzo in
tutto, bevendo un bicchiere d’acqua, e lei scrutò suo marito, che aumentò la
puntata di cinquecentomila dollari, per un totale di due milioni, come fossero
noccioline: e non erano neppure soldi loro!
Abbassò il viso a terra, reggendolo sotto il mento con le mani
incrociate, nel gesto della preghiera; era inquieta, l’andazzo del gioco non le
piaceva affatto.
Invero, all’istante, il cinese, a cui toccava parlare, esordì ‘Tutto
il mio resto’. Spostò le pile di gettoni in avanti, con pacatezza, cominciando
da quelle di maggior valore. Ad un rapido ma preciso conteggio del mazziere, si
rivelarono circa undici milioni di dollari, praticamente ciò che rimaneva a
Clint.
‘Dovrà utilizzare ogni risorsa, per vedere il bluff del nostro amico’
spavaldo, Sam inarcò le labbra; garantito che il collega avesse un ottimo
punto!
‘Vedo’ sicuro di sé, Barton spinse le sue fiches accanto a quelle
dell’avversario.
‘Cacchio, Falco, che coraggio…Fury ti ucciderà…ci ucciderà’ il
Capitano, preoccupatissimo, blaterava.
Il tiratore, esortato dal croupier, mostrò il proprio risultato,
baldanzoso.
‘Un full…grande, Clint’ Falcon lo sussurrò
Rafflesia, gli occhi azzurri di suoi marito nei suoi, ebbe un brutto
presentimento. E aveva avuto un giusto sentore.
Chi Lop girò le proprie carte, una sopra l’altra, prima un jack di
fiori e poi uno di picche, nella sala che si riempiva di chiacchiere e
esclamazioni di stupore per la mano spettacolare.
‘Poker…pensava davvero che bluffassi, signor Barton?’ il cinese lo
domandò, per nulla accigliato, all’espressione attonita del Falco, che non soltanto
era mortificato e arrabbiato di essere stato battuto, ma pure rimbambito dagli
strilli degli Avengers; tramite l’auricolare, udiva rimbrotti e grida di
disperazione vera e propria, Stark in testa.
‘Ci vuole una pausa, tesoro. Lo skyline di New York è meraviglioso,
contemplato da qui, usciamo’ la moretta si diresse verso di lui e lo prese
sottobraccio, nell’intervallo della partita, indicandogli la porta scorrevole
che affacciava sul ponte principale. Era rigido e teso, dovette stringergli un
braccio intorno alla vita.
La visuale sulla baia e la Grande Mela era magnifica; i riflessi sui
grattacieli cambiavano con il calare del sole, e si scorgeva la Statua della
Libertà illuminata, le luci sulla città che mano a mano si accendevano.
L’atmosfera era estremamente romantica e suggestiva, tranne per la motivazione
per cui si trovavano insieme sullo yatch.
Attraversando il ponte di Brooklyn, anch’esso illuminato, Rafflesia
gli mise una mano sulla guancia ‘Sei stato sfortunato, avevi delle carte
splendide, ed hai fatto bene a rischiare, al tuo posto mi sarei comportata
nello stesso modo’.
Il cecchino sospirò, tenendosi la fronte ‘Ho perso fino all’ultimo
dollaro, non posso più giocare. E’ finita, ho mandato tutto a rotoli’.
Sua moglie poggiò la testa sul suo petto, alzando il viso ‘Era tanto
tempo che non facevo una crociera sull’Hudson, ci venni coi miei genitori; non
è una gita per i soli turisti, riproponiamoci di portarci Frankie’.
‘Va bene…grazie, per esserci’ il pensiero del loro cucciolo placava
sempre le rapide del suo cuore e la Tyler lo sapeva bene ‘Rafflesia, voglio te,
solo te, qui, adesso e domani…’ gli era uscito, spontaneo.
‘Ti fidi di me, amore?’ candida, lo chiese, sentendolo annuire ‘Allora
seguimi e non protestare, ho un’idea’.
Prendendo spunto dalla battuta di Natasha, tornando al tavolo, dove li
aspettavano, mostrò il proprio anello di fidanzamento ai giocatori ‘Signor Chi
Lop, sarà la nostra garanzia per proseguire; è un diamante di grande valore’.
Clint sbiancò, letteralmente; si trovò a deglutire e a sorridere,
vista la risposta che aveva dato alla moretta venti secondi prima.
‘Il brillocco, no!’ Tony smadonnò, dentro il minivan, sapendo cosa
rappresentasse per i suoi amici.
‘Diamoci del tu, Rafflesia’ il cinese fu garbato ‘ne sei proprio sicura?’.
‘Ripongo la massima fiducia in mio marito; possiamo avere le poste
pari a quelle iniziali? Ti assicuro che sono coperte e che se Clint dovesse
perderle, sarà mia premura farti avere i contanti entro un’ora’.
I presenti non lo avrebbero mai immaginato, lei era un’abile
giocatrice di poker, già da bambina; glielo aveva insegnato suo padre,
frequentatore di circoli elitari dove manager e professionisti, borghesi e
benestanti, si dilettavano, fumando sigari cubani e bevendo distillati
pregiati.
Henry le aveva chiarito una regola semplice, a suo dire la più
importante: il punto migliore, a poker…è il bluff! E sua figlia lo aveva
imparato… alla perfezione!
‘Prego’ con un gesto, il trafficante sollecitò il croupier, che
rifocillò le finanze di Barton con altri tredici milioni di dollari in gettoni,
chiarendo ‘Con il cambio di fiches inizia la fase finale, significa che non si
può più rientrare, se si perde’.
‘Porca vacca’ borbottò Wilson, limitrofo; incrociò le dita,
augurandosi che la dea bendata guardasse nella direzione del collega.
Jian, colpito dalla bellezza della Tyler e dal suo atteggiamento
risoluto e delicato, le si era avvicinato ‘Devi amare molto tuo marito, non
tutte le donne avrebbero messo sul tavolo un gioiello simile’.
‘E’ un oggetto, per quanto di valore; la cosa più importante nella
vita sono i legami, i sentimenti, la famiglia. E’ un concetto che condividi, da
ciò che posso vedere’ ribatté, intrattenendosi in una piacevole conversazione.
Il ragazzo le aveva raccontato dei propri studi, sport e amicizie; era
un giovane come tanti altri, semplice, non le parve per nulla il figlio di un
boss del cartello della droga. Dimenticò, per un attimo, di trovarsi in
missione, distratta dalle chiacchiere e sollevata dalle mani vincenti che
capitarono al Falco, una dopo l’altra; non solo era tornato in possesso del
capitale fornito da Fury, lo aveva più che raddoppiato.
‘Sam, avvisa il ragazzino che rischia la vita…’ Iron Man prendeva in
giro Clint, sobillato perché quest’ultimo non poteva rispondere alle sue
provocazioni, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo. Ed era preso dalla
febbre del gioco, dato che la mano era interessante. Un piatto di diversi
milioni e quattro carte erano al centro del tavolo; un quattro, un sei e un
otto di picche a cui il croupier aggiunse un asso di cuori. Tutti avevano
passato; all’aggiunta dell’ultima carta, un asso di picche, l’albino aveva
puntato sei milioni di dollari, seguito dall’uomo di colore.
Chi Lop, contando i gettoni, aveva rilanciato, con fermezza ‘Tredici
milioni’. Gli astanti non se ne erano curati, conoscevano i suoi eccessi.
Fu Barton a stupirli; toltosi la giacca, con la camicia, il farfallino
e le bretelle a vista, la sua splendida moglie accanto, esaminò le proprie
fiches, titubando, sulle prime, per poi aumentare la posta ‘Quaranta milioni e
cinquecentomila, tutto il resto che ho’. Nella stanza vi fu un bisbigliare
inconsueto, poi il silenzio; difficile trovare un avversario così agguerrito
contro il loro ospite.
Rafflesia trattenne il respiro, stavolta, percependo, tramite l’etere,
che lo stesso avveniva nei polmoni dei Vendicatori e di Falcon.
‘Penso che in questo caso la vedrò, signor Barton!’ il cinese coprì la
maggior puntata effettuata ‘Vedo’ ribadì, di nuovo.
‘Ci sono centoquindici milioni di dollari, nel piatto’ Thor, come un
calcolatore, stimò l’incredibile somma.
‘Signori, prego, mostrate il vostro punto’ li invitò il mazziere.
Con un asso di fiori ed un sei di cuori, il trafficante, pieno di sé,
esplicitò il proprio ‘Full…’.
‘Signor Barton, a lei!’.
Clint voltò le sue due carte: un cinque ed un sette di picche, accolti
da un applauso sentito. ‘Scala a colore, all’otto!’ mantenendo un aplomb che
non gli era affatto consono, rispetto all’entusiasmo ed all’adrenalina che gli
girava in corpo, si alzò, accostò il volto a quello di sua moglie, strofinando
il naso col suo ‘E’ merito tuo, sei tu il mio portafortuna…faccia da poker’ le
mormorò, parafrasando il titolo di una canzone di Lady Gaga che gli parve
calzare alla perfezione al visetto furbo, un attimo prima di saldare le loro
labbra, con Rafflesia che canticchiava, a voce bassa, il ritornello di ‘Poker
face’!
‘Il signor Barton vince’ il cartaio mise fine alla partita, ricevendo
una fiches da cinquemila dollari, di mancia.
Crepi l’avarizia, ridacchiò fra sé il Falco, pensando alla faccia di
Fury, quando gli avrebbe mostrato il bottino.
‘Niente male! Il proverbio suona...fortunato in amor, non giochi a
carte. Per lei non vale' Jian si era un po' sciolto, durante la cena allestita
nel salotto principale da un noto catering newyorkese.
'Concordo' Clint si accese una sigaretta con l'accendino di oro
massiccio fornito da Iron Man 'ho una passione per il poker, confesso, più per
mia moglie'.
'Di cosa si occupa, con precisione?' il trafficante aveva già notizie
dal gancio che glieli aveva segnalati, volle approfondire.
'Affari, come tutti. Redditizi e poco rischiosi, ovvero quelli di cui
potremmo parlare...ho un piccolo gruzzolo da investire' il cecchino, con
noncuranza, tese l'amo al suo pesciolino che vi abboccò.
'Di quanto parliamo?'.
'Centoquindici milioni di dollari' Rafflesia si intromise 'tanto per
iniziare. Recupererebbe subito le poste perdute stasera e mio marito potrebbe
regalarmi un altro anello strepitoso'.
'Perché no? Vi farò chiamare domani da un mio collaboratore, che vi
spiegherà i dettagli'.
'No, non siamo nati ieri. Lei ha la sua fama che la precede ma è un
campo nuovo, tendo a fidarmi poco delle persone. Gradirei che potessimo
incontrarci personalmente per lo scambio della merce' propose il cecchino.
Chi Lop meditò, mangiando una tartina col caviale da un piattino
'Allora facciamolo sul momento, non qui; mi accontenterò di quelli, per
cominciare ' indicò la valigetta, piena di banconote, che teneva in mano
Wilson, alle loro spalle 'se va per il verso giusto, per le prossime vendite,
vi accorderete con un mio assistente'.
‘Siamo d’accordo’ Barton schiccherò la cicca in acqua.
La Tyler sussultò, tentando di tenere a bada l'agitazione; il
trafficante parlava al telefono nella sua lingua, impartendo ordini, per
organizzare lo scambio che non si sarebbe svolto a bordo dello yatch.
Stavano tornando all’attracco da cui si erano imbarcati… la crociera
sul fiume era terminata e lei vedeva la banchina a pochi metri. Solo che non
erano affatto preparati a concludere l'affare immediatamente. Tranne Sam, non
erano armati e i colleghi nel minivan quanto e come avrebbero potuto seguirli
senza dare troppo nell'occhio?
Lupus in fabula, la voce di Steve
li ammonì ‘Massima attenzione; vi staremo alle costole e vi copriremo, Wilson,
procedi ad un velocità media, avverto Fury del cambio di programma…calma e
sangue freddo’.
‘Se vogliamo muoverci’ il loro ospite si incamminò verso la scaletta,
per scendere a terra dove una lussuosa berlina, blindata, con vetri fumé, si
materializzò ‘spero non vi spiaccia che partecipi mio figlio, sta imparando il
mestiere, in futuro amministrerà la mia azienda’.
Jian non ebbe il coraggio di aggiungere nulla, limitandosi a salire
sull’auto, indossata la giacca dell’abito; Rafflesia si rammaricò del destino
del ragazzo a modo che aveva conosciuto e che non aveva velleità criminali.
‘Anche voi e la vostra guardia del corpo, prego, andremo insieme’ il
cinese, avveduto, fece una proposta cui non potevano sottrarsi.
‘Perfetto’ Clint aiutò la moretta, scrutando Wilson, leggermente
accaldato, che sedette di fronte a loro, con la valigetta appesantita dalla
vincita sulle gambe, fra due degli scagnozzi del servizio di sicurezza. Altri
due erano nel sedile anteriore. In totale, quattro kickboxers addestrati e
armati, con almeno un paio di pistole semiautomatiche ciascuno, gli parvero
troppo, da affrontare!
‘Cosa ti piace più di New York?’ la Tyler conversava, serena, col
giovane, nonostante l’andatura piuttosto sostenuta del veicolo; la Romanoff al
volante era incredibile, pregò che gli stesse alle calcagna.
‘Gli spazi museali, il verde, i locali…l’atmosfera in generale, tutto’
Jian era entusiasta.
‘Tutto?’ ridacchiò la donna.
‘Tranne i palazzoni in cortina rosso scuro di Chinatown, accanto a
Columbus Park’ ammise, con una smorfia.
‘Sono orrendi’ l’altra condivise, continuando sulla falsariga
dell’allegria, fino all’arrivo, in una zona sabbiosa e isolata, sottostante il
ponte di Williamsburg, che attraversava l’East River, congiungendo il Lower
East Side e Brooklyn, dove li attendeva un furgone bianco, con un uomo
portoricano al sedile di guida, dai cui sportelli aperti del portabagagli Chi
Lop in persona, sceso dalla limousine, estrasse due scatole, identiche per
forma, diverse per colore, una marrone e una nera, mostrandone il contenuto;
cristalli di metanfetamina, suddivisi in bustine, nella prima, e polvere di
ketamina in pacchetti nella seconda.
‘All’interno ce ne sono diverse decine; ad affare concluso, l’autista
porterà la roba all’indirizzo che gli fornirete, servizio a domicilio’ precisò.
‘Perfetto, la compriamo…’ Clint prese la valigetta dalle mani di Sam e
la consegnò al cinese, udendo uno stridio di freni…il minivan grigio
metallizzato che inchiodava sulla sua sinistra.
Wilson impugnò la pistola senza estrarla, scorgendo il ciuffo castano
di Rogers ‘Polizia, siete in arresto per contrabbando di stupefacenti, alzate
le braccia sopra la testa’.
Il Capitano si era precipitato, con gli Avengers al seguito, coi
mitragliatori puntati nella loro direzione. Gli scagnozzi del cinese avevano
obbedito all’ordine ricevuto, riconosciuti da lontano i tipi di fucili
utilizzati e le capacità dei poliziotti, dalle loro movenze.
‘Mi avete fregato, maledetti’ Chi Lop, lo sguardo truce sulla Tyler e
Barton, si era apparentemente allineato; essere catturato era un’onta, un vero
affronto per una mente eccelsa come la sua.
L’impulso incontrollabile fu più forte di lui; era un
narcotrafficante, non un malvivente dei bassifondi avvezzo a sparare, tuttavia,
abilmente, si gettò sulla fondina della guardia del corpo alla sua destra,
afferrando la semiautomatica ivi contenuta, e puntandola contro Rafflesia.
Tempo di reazione zero, il Falco, col respiro fermatosi nei polmoni,
compì il medesimo gesto; ci sarebbe voluto troppo per recuperare una pistola
dai colleghi, quindi disarmò il kickboxer più vicino, certo di poter far
saltare la testa a Tse Chi Lop, con facilità.
Così aveva immaginato, consapevole delle proprie eccelse doti
tecniche, non calcolando i possibili imprevisti. Che probabilità c’erano che il
giovane figlio del cinese, risoluto, si sovrapponesse nello spazio fra sua
moglie e lo sconsiderato padre, mentre lui mirava? Quasi nessuna!
Rafflesia, osservando Jian lanciarsi verso di lei, per proteggerla e
farle da scudo col proprio corpo, e subito dietro Clint che puntava il
trafficante, gridò ‘Non farlo, Falco, non sparare’. Avrebbe potuto convincere
l’avversario con le buone, a deporre la semiautomatica, senza spargimento di
sangue.
L’urlo, inutile, risuonò - nell’aria tersa della drammatica notte
newyorkese, sotto lo sguardo attonito degli Avengers, nella concitazione e
velocità degli eventi – e fu seguito dal rumore nefasto e inconfondibile di
due colpi …la pallottola esplosa dalla pistola di Barton, che aveva colpito Chi
Lop alla spalla, e l’altra, scaricata malamente da quest’ultimo, che si era
infilata nel quadrante sinistro superiore della schiena del proprio figlio.
Il ragazzo, con un sommesso lamento, si era accasciato sulle ginocchia
sorretto dalla mora ‘Chiamate un’ambulanza’ lei pregò i colleghi, con Sam che
si attaccava al cellulare, non riuscendo a farsi capire a causa degli improperi
in cinese che il trafficante vomitava addosso al cecchino e alla moglie, oltre
a Thor che lo aveva bloccato per ammanettarlo, intanto che gli altri
arrestavano formalmente i suoi attendenti.
‘Jian…mi senti? Resta con me’ Rafflesia teneva la mano del ragazzo fra
le sue. Suo padre, nell’assoluta ignoranza nell’utilizzo di un’arma, lo aveva
centrato in un punto vitale, complice la deviazione della mira causata dal
contraccolpo del proiettile di Clint, che aveva, certamente, spostato la
traiettoria della pallottola da lei stessa al giovane.
‘Come sta?’ Barton era volato in ginocchio, accanto a sua moglie,
facendole una carezza sui capelli ‘E tu?’.
‘Male…’ mormorò, scrutandolo. Il sedicenne stava diventando freddo,
con gli occhi vacui, ed era terrorizzato. Respirava a fatica, e sulla stoffa
della camicia, all’altezza del petto, una macchia di sangue si allargava a
dismisura ‘Jian, mi dispiace tanto’ perse la presa sulla sua mano, che gli
scivolò, posizionandosi inerme sull’ormai cadavere del ragazzo cortese che
l’aveva presa in simpatia, tanto da aver barattato la propria vita con la sua.
Gli abbassò le palpebre, e gli dette un bacino sulla fronte, come
sperava qualcuno avrebbe fatto con Frankie, se fosse stato da solo al momento
del trapasso. Nelle orecchie, le rimbombò il suono della sirena delle auto di
servizio, da cui scese il medico legale, per gli opportuni rilievi e i lamenti
profondi ma dignitosi di Chi Lop.
La donna si alzò, incrociandone lo sguardo, con il viso solcato dalle
lacrime.
‘Rafflesia…nemmeno so se è il tuo vero nome’ il cinese le si rivolse,
con Point Break che lo trascinava via ‘la pietà ha le sue regole, ed ammiro il
rispetto e la compassione che hai nei confronti del resto del mondo, si
percepisce a pelle. Tuttavia, anche la vendetta ha delle leggi precise e tu e tuo
marito’ si girò verso Barton spuntando a terra nella sua direzione ‘le
conoscerete presto’.
‘Jian…non c’è più…’ balbettò la bruna.
‘Non badarci, è addolorato’ Natasha la consolò.
‘Ti avevo chiesto di aspettare, di non sparare…perché lo hai fatto?’
la Tyler rimproverò il Falco, con una voce gelida.
‘Poteva ucciderti, amore; dovresti ringraziarmi, al posto mio come ti
saresti comportata?’ esterrefatto, si stizzì.
‘Ringraziarti? Al posto tuo, ti avrei ascoltato. E’ morto il figlio di
qualcuno, e disgraziatamente per mano di suo padre, non c’è da essere allegri’
alzò il tono, era arrivato persino il Capo Fury, con un sorriso smagliante e lo
vide dare pacche sulle spalle a Rogers e a Stark, che prendevano le generalità
dei complici del cinese, ammanettati dentro un furgone blindato.
‘Ottimo lavoro! Sensazionale! Davvero complimenti’ il nero, seguito
come un’ombra dal fido Coulson, si sprecava in ogni apprezzamento possibile.
‘Agente Barton, ci sarà un’inchiesta della Disciplinare, come da
procedura; da ciò che hanno evidenziato i primi rilievi della Scientifica, si
chiuderà con un’archiviazione, hai agito per difendere una collega, sotto
minaccia’ lo tranquillizzò il Comandante ‘e per il denaro che hai vinto al
gioco, credo che una piccola percentuale spetti a te, mi sto informando’. Lo
esternò, simpaticamente e per la Tyler fu troppo, la goccia che fece traboccare
il vaso.
‘Non vogliamo nemmeno un dollaro, signore…sono soldi sporchi…è morto
un ragazzo, aveva sedici anni. Dovevamo eliminare dal giro della droga l’uomo
che, con le sue dosi, ammazzava più giovani del male del secolo, e invece ci è
andato di mezzo un innocente’ tremava, di sofferenza e rabbia insieme, per il
poverino che era spirato fra le sue braccia dieci minuti prima ‘è un giorno da
dimenticare, non da ricordare. Capo Fury, le do il preavviso per le dimissioni,
è di quattro mesi se non sbaglio…non posso più essere un poliziotto, credevo
fosse un mestiere diverso…’ amareggiata, senza il coraggio di guardare suo
marito, che la fissava, incredulo, comunicò al Comandante la decisione
inaspettata di lasciare il Distretto.
***
N.d.A.
La vicenda connessa
al trafficante di droga è reale, Tse Chi Lop esiste davvero.
La descrizione
della partita a poker è chiaramente tratta da ‘Casino Royale’, il film del 2006
della saga di James Bond; Clint Barton ricalca, al tavolo da gioco, le orme di Daniel
Craig, Rafflesia Tyler è l’Eva Green della situazione, con Sam Wilson nei panni
di Giancarlo Giannini.
|
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Capitolo 10 *** You and i (capitolo finale) ***
10 you and i
‘In taxi sei rimasta muta…l’esternazione al Capo? Fai sul serio?’
Clint si era tenuto, per l’intero tragitto sull’auto gialla che aveva chiamato
per tornare a casa, immediatamente dopo lo sfogo del secolo; salutata Connie,
che era rimasta con Frankie, era sbottato, come un fiume in piena, contro la
Tyler.
Le aveva letto negli occhi una curiosa consapevolezza, e l’agitazione
per la sua risposta lo stava facendo fibrillare.
Seduta sul divano, togliendosi gli stiletti, gli aprì il suo cuore
‘Sì, Falco, non si tratta solo dell’episodio di stanotte. Ci sto pensando da
tempo, credimi, non avevo deciso nulla per il mio futuro, in caso contrario te
ne avrei parlato’.
‘Perché?’ non riusciva a crederci, le proprie certezze si stavano
sgretolando.
‘Ci ho riflettuto, ci ho perso il sonno. Quando ero sul letto con
Brown nella panic room, ho capito che avrei potuto non rivedere più te e
Frankie. Clint, il nostro lavoro è molto pericoloso, rischiamo la vita e non ne
vale la pena. Per me non più…’ ammise e, presa una pausa, considerò ‘noi due
siamo bravi, potremmo con facilità trovare un impiego nella sicurezza privata o
metterci in proprio…lasciare entrambi la Polizia di New York’.
Inquieto, sibilò ‘Eccome se ci ha pensato, noto! Il mio lavoro è tutto
per me! Sai bene quanto mi sia sacrificato in questi anni, lasciando l’Iowa,
allenamento dopo allenamento. Il mestiere che svolgiamo mi rende orgoglioso,
sento di avere uno scopo: difendere gli altri che non possono farlo da sé,
combattere il crimine. E vorrei che mio figlio, un domani, possa esserne fiero’
aveva i pugni chiusi ed era rosso in viso, in piedi, davanti a lei.
‘Fiero sulla tua tomba? Con un distintivo vecchio, e una medaglia, che
terremo in soggiorno sulla tua foto?’ lo contraddisse, alzandosi ‘Desidererei
esserci, per il mio cucciolo e non al cimitero’.
‘Sei melodrammatica…’ si versò un bicchiere di scotch, dal buffet del
soggiorno, e lo trangugiò in un unico sorso. Gli parve fiele.
‘Realista…era una sorpresa, non volevo distrarti dall’operazione,
l’altro ieri ho dato l’anticipo per un attico a pochi isolati da qui, la casa
dei nostri sogni. Non ci manca nulla, tranne una professione più serena’.
‘Le tue non sono soprese, sono bugie! Nemmeno mi
hai consultato, roba da pazzi’ era nervoso e la notizia inaspettata fu un
fulmine a ciel sereno. Rabbioso, scagliò il bicchiere, con tutta la forza che
aveva, contro il muro alle sue spalle, proprio sopra la tv, frantumandolo in
mille pezzi, e svegliando Frankie col rumore. Dalla camera da letto, infatti,
giunse alle loro orecchie il pianto del piccolo.
‘Sei diventato matto tu…’ Rafflesia, delusa, si
affrettò nella stanza, prendendo in braccio il bambino e cullandolo, per farlo
riaddormentare.
‘Meglio passi la notte da un’altra parte, non
riesco nemmeno a guardarti’ Barton aprì l’anta della propria parte
dell’armadio, infilando, sommariamente e a caso, qualche vestito in uno zaino.
Si aspettava che la Tyler lo fermasse, che lo implorasse di rimanere; c’era già
passato e lei tenne il punto, anche stavolta.
Gli mandò un’occhiata infelice, continuando a
stringere il figlio a sé, indosso l'abito rosso del primo appuntamento, con cui
oggi gli infliggeva il colpo di grazia.
Clint si ritrovò fuori casa in un baleno,
rammaricato di non aver dato un bacino a Frankie, chiedendosi dove poter
andare. Oltre a un hotel, le uniche opzioni per limitare problemi di spazio e
fastidio, erano Tony o Nat e Bruce. Figuriamoci che musi avrebbero messo su, a
vederlo comparire alle loro porte, con la coda fra le gambe, a causa di un
litigio con sua moglie.
Direttamente in strada, si accese una sigaretta,
appoggiato allo sportello della jeep, di cui aveva le chiavi in tasca. Buttò
l’occhio al seggiolino del bambino, sul sedile posteriore; era l’auto più
grande, con cui Rafflesia portava il piccolo al nido, al mattino, non potendo
usare la Smartina. Avrebbe sbattuto la testa sul cofano della macchina…era
stato un coniglio e se l’era svignata, come un ragazzino, invece di restare e
chiarirsi.
Teso, per le parole della moretta, per l’assurda
serata al tavolo verde e per la morte di Jian, all’ultima boccata, fissò la
propria fede nuziale, sospirando. Nella buona e nella cattiva sorte, pensò, e
pure nella pessima.
La Tyler voleva unicamente proteggerlo, con la
sua proposta indigesta e forse, in linea generale, nemmeno aveva torto; lui era
un cecchino e un Avenger, prima era il padre di Frankie, però. Buttò il
mozzicone in un cestino dei rifiuti e risalì a casa.
Aprendo l'uscio, trovò sua moglie seduta in
pigiama al tavolo del soggiorno, fra le mani una tazza con un infuso di
camomilla e le ametiste lucide di lacrime ‘Pensavo non riuscissi nemmeno a
guardarmi’ lo apostrofò, in un bisbiglio, sorpresa che fosse tornato sui propri
passi, testardo com’era; era persuasa di averlo perso, per sempre!
Lui si inginocchiò, devoto, avvicinando il volto
al suo ‘Perdonami’. Con la guancia poggiata alla sua, attese un bacio, con la
speranza di riceverlo. Percepì sulle labbra, il secondo successivo, il salato
delle lacrime femminili, pesanti e dense di preoccupazioni, per il loro incerto
futuro.
***
‘Tse Chi Lop ha riportato un graffio ed è stato
dimesso ieri dall’Ospedale, per essere incarcerato nel Penitenziario di Stato’
Steve, qualche giorno più tardi, aveva ritenuto di informarli. ‘Le spoglie di
Jian, a seguito dell’esame autoptico, sono state restituite alla famiglia, per
la cremazione. Il medico legale sostiene abbia sofferto pochissimo, è stato un
attimo’. Voleva provare a rincuorare la Tyler, che avrebbe trascorso i mesi di
preavviso cooperando con la squadra, di cui Sam, diversamente, sarebbe
diventato componente effettivo.
Lei, scettica, non rispose, sotto lo sguardo
indagatore di Stark.
Il Capo Fury, disorientato di fronte alle
dimissioni della propria pupilla - l’agente diventata detective, per cui aveva
un debole smaccato, e che gli aveva allungato la vita, alla parata del Columbus
Day - era stato esplicito, sotto il ponte di Williamsburg.
Aveva esortato gli Avengers a comprendere cosa
frullasse nella testa della moretta, per convincerla a restare nel Corpo di Polizia
e nella loro Unità.
A Tony era parsa un’impresa improba, soprattutto
quando il Falco aveva spifferato la proposta della sua dolce mogliettina di
dedicarsi insieme ad un’attività di investigazione privata o simili, in cerca
di altrui consigli. Che stavolta Stark non aveva distribuito; aveva ondeggiato,
come se lo avessero preso a legnate, aggrappandosi al vetro della cabina da cui
il tiratore sparava, al poligono.
Un proiettile via l’altro, Clint aveva quasi
disintegrato le sagome di cartone scuro, ripetendo l’esercizio all’infinito.
Scaricava il caricatore e ricominciava, scaricando pure la propria tensione.
Iron Man, demoralizzato, aveva commentato verso
il Capitano, impallidito ‘Gli Avengers senza Occhio di Falco?’.
‘Tony, non cominciamo con le paranoie; Rafflesia
l’ha buttata lì, a mo’ di progetto. Non ho deciso ancora nulla, sto riflettendo
e i rapporti con mia moglie sono tesi, discutiamo per ogni sciocchezza’
risoluto, continuava a mirare. Tesi, un eufemismo. Lui era apprensivo ed
angosciato, lei pensierosa, i dissapori all’ordine del giorno e non ne avevano
mai avuti; la forza del loro legame erano proprio l’armonia e l’unione!
Rogers stava per aprire bocca, che sulla porta si
materializzarono la Tyler e la Romanoff, trafelate, i visi angosciati.
‘Falco’ Rafflesia balbettava ‘mi hanno chiamato i
colleghi del Sesto Distretto, c’è stata una sparatoria al parchetto di Bleecker
Street’.
Lui collassò, era l'area verde dove la tata
portava Frankie nei pomeriggi in cui il meteo era clemente.
‘Hanno colpito una donna di mezza età, dai
documenti è Connie…’ la moretta proseguì, sconvolta.
‘Come sta? E il bambino?’ quasi lo gridò.
Sua moglie scosse il capo, per la baby sitter non
c’era stato nulla da fare e Clint deglutì, nervoso, sentendola aggiungere
‘Frankie non si trova, non sanno dove sia, oddio…’.
Col cuore lacerato, Barton fece un passo verso la
moglie, come un sonnambulo, udendo rumore di passi.
‘Dai, veloci, Thor ci aspetta giù con l’Hummer’
Sam e Bruce, correndo a perdifiato in corridoio, li trascinarono via,
direttamente giù per la rampa di scale, facendoli salire a forza nel
fuoristrada, col Capitano al volante, che, posizionata sul tettuccio la sirena
lampeggiante, all’ammonimento ‘Reggetevi’ si esibì in un corso di guida
spericolata: sorpassi al limite del banditesco, strombazzate col clacson a
chiunque ostacolasse il loro percorso, improperi strillati attraverso il
finestrino aperto.
‘Rogers, sarebbe meglio se arrivassimo vivi a
destinazione’ Tony, nell’abitacolo dove, in sovrannumero, erano stretti come
sardine, all’ennesima curva tagliata con annesso slalom gigante fra le
macchine, si era ritrovato con il gomito di Vedova Nera che gli pungolava il
torace.
Steve grugnì, parcheggiando direttamente dentro
il parco, accanto allo spazio circoscritto dal nastro giallo e nero, che i
colleghi avevano utilizzato per delimitare la zona del delitto.
La piccola area giochi, ubicata di fronte al Magnolia
Bakery, si componeva di strutture su cui potersi arrampicare, altalene e un
recinto di discrete dimensioni per la sabbia. Era spesso gremita di bambini e
genitori, come quel pomeriggio assolato. Gli agenti sul posto stavano
interrogando alcuni di loro, raggruppati in un esiguo capannello.
‘Che diavolo è successo? Siamo l’agente Barton e
il Detective Tyler’ il Falco si era avvicinato, con Rafflesia, al Sergente che
gli aveva fatto cenno, in piedi, accanto ad un sacco nero da obitorio,
contenente un corpo.
L’altro aveva riconosciuto gli Avengers - che
avevano accompagnato il tiratore scelto - la cui omonimia col piccolo sparito -
il cui nome avevano reperito all’interno dello zainetto e del carrozzino, oltre
che nella rubrica della tata - non era apparsa casuale.
‘Colleghi…sono spiacente; alle tre del
pomeriggio, due uomini armati, su una moto, si sono affiancati alla signora
Herrera, che stava dando la merenda a vostro figlio su quella panchina’ indicò
una seduta di legno dipinta di verde scuro, sotto cui si intravedevano i
rimasugli di pezzetti di crackers e macchie di sangue, contraddistinte da
cartoncini bianchi numerati ‘secondo la ricostruzione e le testimonianze, sono
scesi e si sono avvicinati per strappare Clint junior dalle ginocchia della
tata, che ha tentato di difenderlo e di opporsi…le hanno sparato tre volte in
pieno petto, all’altezza del cuore, ed è morta sul colpo’.
La moretta fissava il contenitore scuro simile ad
un sacco per il pattume, affranta.
‘I due assassini sono, poi, fuggiti, portando con
sé il piccolo. Hanno preso anche la borsa morbida azzurra, del cambio. Abbiamo
organizzato parecchi posti di blocco nei punti cruciali delle vie del
quartiere, i miei agenti stanno cercando il bambino e i suoi rapitori…avete
idea di chi possa avercela con voi a tal punto? Si tratta di soldi?’.
‘Noi affrontiamo casi scottanti, particolari e
abbiamo innumerevoli nemici, che abbiamo sbattuto in galera, è un elenco lungo,
mi creda…e no, lo stipendio degli elementi del team equivale a quello di un
detective di primo grado, per cui non credo che mirino a un riscatto’ il
Capitano rispose al posto dei coniugi Barton, le cui teste giravano come
frullatori e le cui labbra erano incollate, per la pena che sentivano.
‘Immaginavo’ il Sergente commentò ‘ma da qualcosa
dovremmo pur iniziare’.
‘Ce ne occuperemo noi, fatevi da parte, è un
ordine e sono certo che il Comandante Fury concorderà. Bruce, Tony, provvedete
a ogni rilievo possibile, Nat, Sam e Thor interrogate di nuovo i testimoni’
Steve avocò alla squadra, d’imperio, l’indagine.
‘Tse Chi Lop’ Rafflesia, assertiva, pronunciò tre
parole ‘ce l’ha giurata, ha promesso vendetta a me e Clint. Si tratta di una
vita per una vita; per causa nostra, Jian è morto, ora vuole toglierci Frankie,
farci soffrire come sta soffrendo lui’.
Il cinese era l’indiziato più logico e probabile
‘Partiremo da lui, ovviamente’ Rogers sapeva avesse ragione e rabbrividì
‘intanto…Avengers, al lavoro, ogni secondo è prezioso’. Le settantadue ore
successive a rapimenti e sequestri erano di fondamentale importanza;
difficilmente, trascorso quel breve lasso di tempo, si riusciva a ritrovare le
vittime.
‘Fuori dalle scatole, inetti’ Stark, nevrotico
maltrattava gli agenti della Scientifica a che, a suo dire, lo ostacolavano
nella raccolta delle prove ed erano degli asini.
‘Posso?’ la bruna indicò il sacco scuro al Sergente,
che, comprendendone intenzioni, acconsentì.
Lei si abbassò e tirò giù la chiusura lampo, che
correva sul lato lungo dell’involucro, dando l’ultimo saluto a Connie, la tata
seria e amabile che aveva curato suo figlio, in sua assenza, fino all’ultimo
respiro. Dormiva un sonno disgraziato, il volto pallido, i lunghi capelli
castani scuri legati con una coda, l’abbigliamento comodo, il corpo già freddo,
in pieno rigor mortis.
‘Dobbiamo avvertire qualcuno, i parenti della
signora?’ erano domande di routine, l’ufficiale prese un taccuino, ponendole
ugualmente, nonostante la presa di posizione del Capitano.
‘No, Sergente, qui a New York non aveva legami;
la sua famiglia era rimasta in Equador, e mandava loro fino all’ultimo penny
guadagnato. Ho il numero di telefono del marito, lo contatterò personalmente’
la Tyler richiuse il sacco, considerando ‘Un altro cadavere sulla coscienza’.
Prima Jian, poi Connie. E chissà dov’era Frankie, con le possibilità e le
finanze di Sam Gor sarebbe potuto essere lontano, o peggio.
Si sarebbe strappata i capelli, si sarebbe messa
a strillare, nel recinto della sabbia dove le si stavano affossando i piedi,
avrebbe conficcato le unghie nella propria carne; non sarebbe servito a nulla,
doveva mantenere il sangue freddo, era l’unica chance che aveva, che avevano.
Lei e Clint…era un po’ che non lo sentiva più,
pur percependone la presenza al proprio fianco.
‘E’ stata colpa mia…’ gli occhi zuppi e le mani
nelle tasche della felpa, Barton non aveva il coraggio di alzare la testa ‘mi
avevi pregato di non sparare, e l’ho fatto ugualmente, per la paura che Chi Lop
ti uccidesse, ero terrorizzato di perderti e adesso non riesco a incrociare il
tuo sguardo…l’angoscia di non vedere più nostro figlio mi sta mangiando vivo!’.
‘Falco…ti amo’ gli si strinse, con la guancia
sulla sua umida, muovendosi all’unisono con lui, in unico abbraccio; nelle
orecchie sentiva il suo respiro concitato, sulle labbra gustava il sapore del
suo bacio, nelle narici percepiva il suo odore, negli occhi aveva una sola
immagine…lui, suo marito, che le si aggrappava con disperazione!
‘E’ stato un tragico incidente, probabilmente
anche se non avessi fatto fuoco, il cinese avrebbe cercato di colpirmi e il
ragazzo si sarebbe frapposto’ fu sincera, ci aveva riflettuto spesso ‘non ho
nulla di cui rimproverarti…concentriamoci sull’indagine, dobbiamo ritrovare
Frankie, aiutami!’ la fronte poggiata sulla sua, distinse la vibrazione del
cellulare nella tasca dei pantaloni della tuta e lo recuperò.
‘Sì, Capo Fury…certo, ci vediamo lì’ fece cenno a
Barton - che si era leggermente rasserenato - di muoversi, stante la breve
conversazione col Comandante, che li aveva esortati a raggiungerlo al
Penitenziario di Stato ‘ha organizzato un incontro con Chi Lop’.
‘Avverto Steve e mi informo se i colleghi possono
darci uno strappo’ il cecchino, ripresosi dal trauma, si era attivato, trovando
un paio di agenti disponibili ad accompagnarli di volata al carcere, distante
una quindicina di miglia dal parco giochi.
Rikers Island, o più semplicemente Rikers,
era una piccola isola compresa nel territorio della città di New York,
sede di una delle istituzioni penitenziarie più grandi del mondo. Una città
nella città, orrenda, enorme con edifici mastodontici, due aree centrali di tre
piani a forma di stella, di cemento bianco e grigio, dei palazzi più alti rossi
e marroni e un vasto prato verde esterno, circondato da una recinzione
altissima e diversi giri di filo spinato, con personale armato a presidiare
ogni angolo.
Al posto di blocco all'ingresso - lasciate le
proprie armi e superato il metal detector - li fecero passare in fretta per
condurli all'interno, dove li attendeva Fury, direttamente, in una stanza dalle
pareti spoglie, destinata agli interrogatori, con un tavolo e delle seggiole in
plastica al centro e due guardie carcerarie fisse alla porta di metallo
divisoria della saletta dall'area destinata ai detenuti 'Ho ottenuto la
possibilità di un colloquio di una decina di minuti, sfruttiamoli'.
Sedendosi, il Capo tirò fuori dalla tasca destra
dei pantaloni un classico tirapugni di metallo color bronzo, indossandolo,
sotto lo sguardo attonito della Tyler.
'Così capirà immediatamente le mie intenzioni' le
segnalò il nero 'evitate reazioni spropositate e fate parlare me, chiaro
Falco?'.
'Sì, signore' Barton acconsentì, osservando entrare
il trafficante, con indosso l'abituale divisa carceraria arancione,
ammanettato, un'espressione malefica sul viso.
'Buon pomeriggio. Ci rivediamo prima di quanto
prevedessi' li salutò.
'Sono Nicholas Joseph Fury, Capo della Polizia di
New York. Pochi convenevoli. Mi dica dov'è Frankie Barton, e la chiudiamo qui'
battendo il metallo dell'arma contundente sul tavolo, il Comandante minacciò il
cinese.
'Non potrà mai chiudersi' con un sogghigno
beffardo, tranquillo, spiegò 'non ho paura di voi. Vi propongo un unico
accordo; l'immunità, da qualsiasi reato a me ascritto. Lascerò il paese da uomo
libero e voi riavrete il bambino, sano e salvo, avete la mia parola d’onore,
prendere o lasciare'.
Rafflesia, accanto a suo marito, era gelata. La
proposta del criminale era difficilmente percorribile, ne era conscia.
'Sa perfettamente che non è possibile, il suo
arresto è nato dalla collaborazione tra le polizie di molte nazioni diverse e
non dipende esclusivamente da me. Sia ragionevole...dov'è Frankie Barton?' il
nero lo domandò, di nuovo, gridando.
'Il piccolo sta bene' si rivolse alla moretta,
freddo 'per ora...nel caso la mia richiesta non sia accolta, la sua
alimentazione sarà sospesa, morirà di fame e di sete...e soffrirete come ho
sofferto io'.
Lei, atterrita, bloccò Clint - di cui aveva
intercettato un lieve movimento, un'incertezza - da qualsiasi proposito,
poggiandogli la mano destra sul braccio sinistro.
L'affermazione crudele di Chi Lop, il suo assurdo
progetto di vendetta, aveva sconcertato persino Fury, rimasto basito.
Rafflesia si alzò in piedi, girò intorno al
tavolo, e avvicinandosi al cinese si gettò a terra, in ginocchio, con le mani
giunte. Non aveva mai pregato nessuno, era arrivato anche quel momento, con il
Capo che fece segno alle guardie di lasciare alla sua agente un minimo di
manovra, confidando che il narcotrafficante rinsavisse, davanti alla
disperazione della giovane madre, che ne avesse pietà.
'Per favore, risparmi Frankie...se vuole un
ostaggio prenda me, sono un Avenger...per favore, risparmi il mio bambino'
implorò, la voce rotta dal pianto, in preda ad un tragico smarrimento.
Il corpo del Falco fu, invece, attraversato da
una scarica di rabbia pazzesca, unita alla tenerezza e al sentimento che
provava per la sua donna; restò in attesa della reazione del loro avversario,
nella partita a scacchi che aveva come premio la vita di suo figlio.
Che non tardò ad arrivare, la più spiacevole; Chi
Lop sbottò a ridere in faccia alla detective, pesantemente, un novello Joker di
disumanità.
Di riflesso, Barton spiccò un balzo, sollevandosi
dalla propria seduta, e planato sul tavolo, si avventò con le mani al collo
dell’odioso dirimpettaio, agguantandolo, a mo’ di pollo da strozzare, con un
urlo ‘Bastardo’.
Fu solo la prontezza dei due agenti a salvare la
pelle del cinese; erano avvezzi alla gestione di innumerevoli problematicità,
e, grazie alla loro preparazione, riuscirono a impedire a Clint di commettere
un omicidio, senza revolver.
Chi Lop, toccandosi la gola leggermente
arrossata, mantenne il proprio savoir faire, lasciando la stanza
‘Aspetto vostre notizie…in caso contrario, domani mattina direte addio al
vostro Frankie’.
‘Rafflesia? Ce la fai?’ il Capo le dette il
braccio per aiutarla a rialzarsi, curandosi meno di suo marito, che i due
angeli custodi avevano ammonito a rimanere immobile all’angolo opposto della
stanza, come un pugile messo alle corde. Occhio di Falco, la solita testa
calda!
La moretta annuì, la respirazione stentava a
normalizzarsi e così il battito del suo cuore…galoppava, quasi fibrillava. Il
volto smarrito di Clint era lo specchio della propria anima; lo confortò,
esangue 'Ho avuto il tuo stesso istinto...almeno ti sei tolto la soddisfazione,
per entrambi' avrebbe dovuto rimproverarlo, si limitò a spostarlo cautamente
verso l'uscita.
Riprese le pistole, rientrarono alla Centrale,
con la macchina blindata blu metallizzata guidata dall’autista di Fury; il
nero, nel percorso, aveva ragguagliato il Tenente Coulson sugli ultimi
avvenimenti e la minaccia del cinese, e l’ufficiale aveva riferito le infauste
notizie al Capitano.
Che, piazzato a braccia conserte, con le gambe
divaricate, passandosi la mano nei capelli castani, esaminava la mappa di New
York proiettata sul mega schermo del loro ufficio da Tony, e li ragguagliò, al
loro arrivo 'In rosso abbiamo segnato le zone di maggior spaccio, ai puntini
verdi corrispondono i galoppini delle dosi, che abbiamo interrogato viso a
viso. Se ne stanno occupando Thor, Sam e Natasha, personalmente, coadiuvati da
ogni collega disponibile, anche dell’Unità Vittime Speciali, su ordine della
Hill’.
‘Che avete scoperto?’ la Tyler lo chiese
ugualmente; Rogers era cupo, non aveva buone notizie.
‘Niente di niente, nessuno sa dove sia Frankie e
i suoi rapitori’ Bruce si appropinquò verso la macchinetta del caffè che
avevano all’ingresso della sala relax e ne versò due tazze per i coniugi
Barton, mentre Stark rispondeva al telefono interno ‘C’è una busta marrone
indirizzata al Falco, in portineria, hanno trattenuto il corriere e contattato
gli artificieri, per capire cosa contenga e se sia possibile aprirla…’.
‘Banner, nessuno gioca con le bombe come te!’
Steve spronò l’amico riccioluto che non esitò.
Indossata velocemente la tuta antiscoppio nera,
gli stivali, ed il casco integrale con visiera ellittica indispensabile per
avvicinarsi, si era diretto nell’atrio del Distretto che era stato fatto
sgomberare, coi colleghi che avrebbero assistito alla scena, a una decina di
metri di distanza.
Aveva poggiato la cassetta degli attrezzi del
mestiere sul bancone di legno, dove si annunciavano i visitatori e su cui era
stato lasciato il piccolo plico rettangolare dal servizio di vigilanza, che si
era collocato fuori dall’ingresso della Stazione, insieme ai dipendenti e
agenti.
‘Allora, Bruce?’ Iron Man lo stressò.
‘Tony, dammi un attimo’ con i guanti, Banner
rigirò la busta marrone, la guardò in trasparenza e la maneggiò; aveva
disinnescato ordigni di ogni tipo e quello gli parve una bazzecola. Per
togliersi qualsiasi dubbio, passò sopra la superficie lo scanner portatile di
cui si era munito, senza rilevare minacce.
‘Falso allarme’ segnalò ai compagni, levandosi il
casco e appropinquandosi verso il laboratorio in cui erano soliti esaminare le
prove, con gli Avengers alle calcagna, compresi Romanoff, Point Break e Wilson,
che li avevano raggiunti.
‘Ci penso io’ con guanti bianchi sterili in gomma
e un bisturi affilato, su un telo candido e sotto la lente di ingrandimento,
Stark sollevò il lembo superiore di chiusura della busta, presente sulla parte
laterale.
‘Davanti c’era il tuo nome, scritto al computer’
fece notare Rafflesia a suo marito, rincuorata che il contenitore avesse uno
spessore minimo; non era raro che i rapitori facessero pervenire ai familiari
parti amputate del corpo delle vittime, come testimonianza dell’esistenza in
vita dei loro cari.
Con le pinzette metalliche, Tony estrasse il
contenuto della busta, mostrandolo alla luce della lampada al neon, con un
triste sospiro…era una foto di Frankie, ritratto con gli abiti con cui era
vestito al mattino e con l’edizione pomeridiana del New York Times…rosso in
viso e coi lucciconi del pianto.
Udì il gemito strozzato della moretta e gli si
strinse il cuore.
‘Vedi se hanno lasciato impronte’ Barton, con una
voce dall’oltretomba, indicò la polvere di alluminio che Rogers applicò sulla
superficie della fotografia, sperando aderisse a tracce di sebo eventualmente
presenti, per evidenziare proprio le impronte.
‘Non ce ne sono…’ il Capitano ripeté
l’operazione, sul retro, con il medesimo risultato ‘Sappiamo che è vivo,
almeno!’.
‘E’ assurdo, nemmeno un indizio…i rilievi al
parco giochi hanno dato esito negativo, i bossoli della pistola non erano
registrati, le loro armi pulite. Nessun riscontro. Abbiamo dei frammenti di
immagini di una telecamera di sorveglianza del ristorante di fronte, ma i due
rapitori indossavano i caschi e la moto non aveva la targa’ aggiunse Vedova
Nera.
‘Mancano dodici ore a domani mattina...' la Tyler
guardava l'orologio al polso, in continuazione.
'Fury conferma che accordi con Chi Lop non sono
possibili e, comunque, non è detto che, avuta l'immunità, lasci libero Frankie'
intervenne Banner.
'L'area da perlustrare è enorme, non saprei
nemmeno da che parte cominciare' Wilson fece un buffetto alla collega.
'Il tempo stringe...un'idea? Un'illuminazione?'
Thor provò.
'Chinatown...in fondo è la culla del mostro che
ci sta ricattando, il quartiere della città in cui vive la sua gente, il posto
in cui ha più alleati e persone a lui fedeli, che coprirebbero un delitto tanto
turpe' il Falco fece un'analisi oggettiva e razionale.
'Sono diversi isolati, non possiamo salire
palazzo per palazzo, appartamento per appartamento, scantinato per
scantinato, negozio per negozio, ci servirebbero mesi!' Stark esaminava la
mappa sul monitor, perplesso.
Le ametiste di Rafflesia si attaccarono agli
occhi lucidi di suo marito; ebbero la medesima intuizione nello stesso momento.
'Scusate, non mi sento molto bene, ho bisogno di
un minuto di privacy' indietreggiando, la moretta, sostenuta da Barton, entrò
nell'armeria.
Lui afferrò un paio di portafondina a spalla,
diverse scatole di proiettili e due pistole automatiche di ultima generazione.
Aveva con sé la propria Berretta e la Tyler la sua pistola d'ordinanza; le armi
degli Avengers erano più sofisticate, più facili da usare…le prese ugualmente,
per stare più tranquillo. Indossò il gilet antiproiettile, sulla tuta da
ginnastica blu, e le passò quello della sua taglia, si sarebbero dileguati
dalla porta di servizio che dava sul corridoio.
Si erano compresi al primo sguardo ed era una
questione personale, che avrebbe avuto delle regole di ingaggio molto diverse
dalla normativa regolamentare della Polizia, da cui, altresì, la Tyler aveva
dato le dimissioni.
‘Non scordate niente, signori?’ Iron Man simulò
un colpo di tosse, per richiamare la loro attenzione.
‘Ci avreste tenuto fuori? Sul serio?’
rammaricato, il Capitano tolse dalla gruccia la propria uniforme da
combattimento ‘vestitevi come si deve, tutti!’ avrebbe potuto prenderli a calci
nel sedere, o fargli rapporto, li minacciò di prepararsi in modo adeguato;
ognuno dei Vendicatori si apprestò al proprio armadietto, velocemente.
‘Come ve ne siete accorti?’ Rafflesia era curiosa,
una sbirciatina alla foto del suo cucciolo che teneva attaccata all’interno
dell’anta metallica le spaccò l’anima.
‘Avevi l’espressione di quando hai capito che
Aidan stava per spifferare la storia del sacerdote; sei un ottimo poliziotto ma
una pessima spia’ Sam l’aveva beccata con le mani nella marmellata.
‘Siamo con voi e lo saremo sempre, a qualsiasi
costo…qualsiasi cosa per Frankie!’ Vedova Nera ribadì il concetto; erano una
squadra, non avrebbero seguito direttive altrui, anche a discapito delle rispettive
carriere. Banner, alle sue spalle, annuì, con un lieve sorriso.
‘Dove andiamo a fare l’aperitivo, stasera? Ho
appetito!’ Stark, imbracciato un fucile AR15, si informò.
Il Falco, intanto che transitavano davanti al
monitor, indicò una parte del quartiere cinese ‘Jian raccontò a Rafflesia che
amava ogni particolare di New York, ad eccezione dei palazzoni in cortina rosso
scuro di Chinatown, accanto a Columbus Park, ci è venuto in mente prima’.
‘Forse Chi Lop organizzava lì attività
clandestine e illecite particolarmente cruente, qualcosa che un ragazzo
sensibile come il figlio non digeriva’ la moretta aveva ipotizzato.
‘Quanti stabili saranno? Due, tre al massimo, di
una decina di piani’ Thor considerò ‘temporeggerei col Capo, per evitare ci
mandi pattuglie inutili’.
‘Ovviamente, ottima idea! Usciamo dalla porta di
servizio, teste basse e non fatevi notare fino all’autorimessa’ ordinò Cap:
erano otto Avengers, se la sarebbero cavata.
***
Circondata dai quartieri di Tribeca, Little Italy
e l’East Side, con più di novantamila abitanti, la Chinatown newyorkese era una
delle comunità asiatiche più grandi fuori dall’Asia.
A pochi minuti a piedi da Chatham Square, uno
degli incroci principali, sorgeva il Columbus Park, che, decenni prima, era stato
uno dei ghetti più pericolosi della città; successivamente, era diventato un
posto sicuro e frequentato dalla comunità cinese che lo utilizzava
come punto di ritrovo per giochi da tavolo e la pratica del tai chi.
Soprattutto di giorno e nei week-end, il parco si riempiva di turisti e
concittadini.
Quando gli Avengers arrivarono - dato il giorno
feriale e l’orario - la zona era deserta, compresa la strada antistante i
palazzi indicati dai Barton.
‘Non ci abita più nessuno, nonostante la
tinteggiatura recente; quindi o sono uffici o sono vuoti’ asserì la Romanoff,
alla guida del minivan.
‘Sono stati edificati senza scale esterne di
sicurezza, per cui o accediamo a piedi dalle scale…’ esordì Rogers.
‘Oppure prendiamo l’ascensore, saliamo all’ultimo
piano e riscendiamo per le scale, perquisendo appartamento per appartamento’
concluse Point Break.
‘Mamma mia, che metodi spartani’ Tony sospirò
‘annunciamoci con una citofonata, prima, idioti! Lavorate con me da quanti
anni? Nove? Non sono venuto impreparato’.
‘Arriva al punto’ il Falco si stava scocciando.
‘Ha un rilevatore di movimento a raggi
infrarossi, si punta sull’area da perlustrare e indica la presenza di ciò o di
chi produce calore, persone e animali. Ha scarsi margini di errore, ed è un ottimo
metodo per scartare i locali vuoti’ Bruce spiegò.
‘Se non stai cercando un cadavere’ Rafflesia lo
sussurrò, a voce talmente bassa che pensarono di aver udito male.
‘Qui sbagli: tu, tuo marito e tuo figlio mi
romperete le balle fin quando non avrò stirato le zampe! Io c’ero, quando hai
sparato in quel bersaglio accanto a Clint, e, sì, gli ho consigliato di non
sposarti, lo ammetto! Litigavate di continuo, all’inizio della vostra
relazione. Scenate a non finire. Quelle del Falco di gelosia. Le tue...vattelapesca,
nemmeno mi ricordo...poi facevate pace e ricominciavate. Tutta la Polizia di
New York si è ritrovata coinvolta, noi in
primis.
All'ennesimo litigio, lui’ Tony indicò Barton
‘non ti ha parlato per dieci giorni. Non vi sentivate nemmeno al telefono.
Eravamo a Chicago e lo ricordo come fosse ora; eri uscita addirittura con
l’amico di Rogers a sfregio. Appena tornato, il genio della lampada è corso in
gioielleria e ti preso l’anello di fidanzamento. Clint,
Rafflesia...avete discusso a morte persino prima di tagliare la torta
nuziale, sulla forma delle fette. Non è normale, né sano…voi non siete normali,
sani…ho dei dubbi…sono giunto alla conclusione che la nostra amicizia non sia
casuale e che Frankie sia vivo e vegeto. E potete star sicuri che lo ritroveremo’.
Iron Man sparse acqua sul fuoco dell’agitazione comune, commuovendosi alle
proprie parole.
‘Grazie…’ al Falco venne quasi da ridere,
all’espressione di sua moglie, a cui pure stava per scappare una risata: Tony
li aveva spiazzati!
Stark, tirando su col naso, puntò il rilevatore,
dalla forma quadrata verso i palazzi, esaminandoli con meticolosità e
attenzione.
‘Quanto ci impieghi?’ Natasha lo pungolò.
‘Che noiosi…sono completamente vuoti, nemmeno un
gattino…tranne il palazzo centrale dei tre, quinto piano, la casa con le tende
a fiori bianchi alle finestre. Ci sono almeno due persone, dentro’ soddisfatto,
Tony riassunse.
‘Saliamo, prima noi…se del caso, vi avvertiamo’
Rogers indicò ai coniugi Barton, sé e il biondo, poi Romanoff e Wilson, che si
mossero in direzione dell’entrata dell’edificio segnalato dal collega, che
chiudeva il gruppo con Bruce.
‘Non esiste, Cap’ la Tyler, estratta la
semiautomatica dalla fondina, si affilò al sedere di Banner, con l’ombra del
marito dietro che smoccolava ‘Secondo voi, siamo arrivati fino a qui per
rimanere in macchina?’.
Steve alzò gli occhi al cielo, intimando,
minaccioso, il silenzio, intanto che andavano su per le scale, per evitare che
gli occupanti dell’appartamento abitato potessero udirli e svignarsela, o
peggio, sparargli addosso.
Con lentezza, giunsero al quinto piano, di fronte
l’alloggio da cui proveniva un attutito rumore di voci soffuse.
La porta non aveva uno spessore tale da permette
l’inserimento di microcamere, per cui Thor, una sbirciata alla serratura, si
propose ‘La butto giù a spallate’.
‘Abbiamo poche alternative’ bisbigliò Steve. Di
solito Clint era quello che entrava per primo, e il caposquadra si trovò a
ragionare sulle sue opzioni. Sperò di aver scelto la via più fruttuosa ‘Falco,
procediamo come al solito’.
Il diretto interessato, con l’inseparabile
Beretta, scoccata un’occhiata a Rafflesia, si posizionò alle spalle di Point
Break, che, con una spinta possente, fece saltare addirittura i cardini
metallici dell’uscio.
Il cecchino entrò nel soggiorno illuminato da una
luce fioca, dove due uomini di nazionalità cinese, sulla trentina, erano seduti
su un divano, assorti nella visione di un programma televisivo nella loro
lingua, con le proprie pistole in grembo.
Entrambi, non appena resisi conto della presenza
degli agenti, spararono contro gli Avengers, all’impazzata, ma Barton fu più
lesto e più preciso; con pochi colpi inferti, stante il talento che lo aveva
sempre contraddistinto, il più grande tiratore scelto del mondo li centrò, senza
pietà.
‘State bene?’ domandò, voltandosi soprattutto
verso la moretta, che, sana e salva, come gli altri, si era piegata carponi per
mettere due dita alla giugulare degli scagnozzi di Chi Lop e controllarne il
battito cardiaco…assente.
‘Sono morti…e Frankie non è qui, come faremo?’ la
bruna, disperata, girava per l’appartamento, per cercare delle tracce del
piccolo, ispezionando lo spazio intorno a sé.
La casa era un laboratorio per lo smistamento e
il taglio di stupefacenti, a giudicare dalle attrezzature a vista e dalle dosi
già inscatolate, pronte per l’immissione sul mercato.
‘Maledizione’ imprecò Nat, era la loro unica
pista, la sola possibilità che gli si era paventata, ed elementi che portassero
al piccolo, in effetti, non ve n’erano; per i rilievi ci sarebbero volute ore!
Rafflesia poggiò entrambe le mani sul viso, stava
andando in iperventilazione. Il calore delle braccia di Barton, che l’aveva
raggiunta, la distrasse, per un attimo ‘Abbiamo ancora un po’ di tempo’.
‘No, non…’ non poté terminare…sgranò gli
occhi…nell’aria le note del suo carillon…la melodia di ‘Per Elisa’ di
Beethoven.
Bruce era interdetto ‘Da dove viene?’ era chiaro
provenisse dalla scatolina di legno con il cuore inciso sopra. I genitori
scherzavano spesso sull’abitudine del bambino di sgraffignare dal comodino di
sua madre il pegno d’amore del Falco, da cui era molto attratto e che si
divertiva a portare con sé o a nascondere, dispettoso.
‘Da qui sotto’ inginocchiatosi, Clint aveva
notato delle assi del parquet non allineate.
‘Me ne occupo io’ con una chiave di porco, Thor
fece leva sul listello più in evidenza, sollevandolo.
Sentirono la musica più distintamente, insieme a
un pianto leggero.
Osservarono, felici, un piedino e, man mano che i
pezzi del parquet vennero via, le ametiste di Frankie Barton che sorrise ai
propri genitori ‘Papà…’ gli uscì una vocetta stanca, mentre il Falco lo
acchiappava. Lo passò a sua moglie, che lo stese a terra e gli tolse gli abiti
per controllare se stesse bene, palpando, delicata, ogni centimetro del suo
corpicino.
‘E’ a posto, credo, tranne il pannolino sporco…’
sospirò, di sollievo, con Tony che le stendeva un Pampers pulito per cambiare
il piccolo; la borsa degli oggetti rubata alla tata era anch’essa nel vano
sotto il pavimento del salotto.
‘Ha mangiato, è satollo…’ la magliettina che
aveva indosso era piena zeppa di briciole di pane e la boccuccia appiccicosa;
sua madre, con un bacio, aveva sentito odore di succo di frutta e banana.
Connie portava con sé una merenda molto abbondante, la moretta la ringraziò
mentalmente, ovunque fosse la sua anima, certamente in paradiso…nel paradiso
delle tate.
‘Avverto Fury, la Scientifica e…soprassiederei a
un medico’ il Capitano, entusiasta che il bambino fosse in ottima salute,
snellì le formalità, per permettere ai suoi amici di rientrare a casa al più
presto ‘preparatevi a una lavata di capo galattica del Comandante, visto il
modo in cui siamo sgattaiolati via. Recuperare Frankie non aveva prezzo, per
noi, e sono certo che il Capo, personalmente ci appoggerà…il Regolamento è il
Regolamento’.
‘Lo sapeva che siamo un po’ scombinati e fuori
dalle righe, quando ci ha assoldato per il team’ Tony rise, facendo una carezza
al ragazzino.
‘Sopravvivremo, alla faccia di Fury e di Chi
Lop…Rafflesia, per te sarà l’ultima ramanzina, e probabilmente, l’ultima
operazione, la più importante della tua carriera’ Sam fissò la collega, con un
pizzico di tristezza. La capiva, soprattutto in quel momento, stretta a suo
marito e suo figlio; per lui, in fondo, era più semplice, non aveva legami e
non doveva rendere conto a nessuno. Ciononostante, perderla come collega
rappresentava un dolore e una sconfitta.
‘Veramente…ho tempo per ritirare le dimissioni
fino al termine del preavviso’ la Tyler li stupì, per primo Clint, che, in apnea,
abbassò il viso verso di lei. Scherzava o faceva sul serio?
Gli Avengers trattennero il fiato, in attesa.
‘Siete la nostra famiglia…’ mormorò, con gli
occhi brillanti, non aggiungendo altro, iniziando a scendere le scale ‘e
incontrarci non è stato casuale’. Usò le stesse parole di Tony.
‘Dovrò passare in farmacia per un boccetta di
Valium, conviene mi prepari…’ Stark, sorridendo, soddisfatto, si esibì nella
solita battuta.
‘In tema di prime volte, per Frankie è il
battesimo del volo in missione e sull’Hummer!’ Thor, esaltato, spupazzava il
bambino che allietava il tragitto di ritorno con paroline e risate,
sveglissimo.
‘Già. Steve, puoi farci scendere, per favore?’
Rafflesia indicò un portone signorile ed elegante, a cinque minuti a piedi dal
suo appartamento ‘Domani mattina riporteremo le uniformi al Distretto e
riprenderemo la jeep’.
‘Certo. Perché proprio qui?’ Rogers si incuriosì.
La mora alzò il dito verso l’attico ‘E’ il nostro
nuovo nido!’.
‘Sei riuscita nell’ardua impresa dell’acquisto di
una casa nella Grande Mela! Mi piace’ Stark, ipercritico, ammirava, dal basso,
l’enorme terrazza, circondata da portavasi ricolmi di fiorellini e un gazebo di
legno.
‘Vi aspettiamo per l’inaugurazione, ovviamente.
Buonanotte’ li salutò, estraendo dalla tasca della tuta un mazzo di chiavi che
fece tintinnare davanti al naso di suo marito, che teneva il cucciolo seduto
sulle sue spalle, reggendolo per le manine.
‘Come mai le avevi con te?’ dato un saluto al
portiere, rimirando l’androne elegante, si immisero nell’ascensore.
‘Non lo so nemmeno io, un’intuizione…’ lei
commentò, sfiorandogli le labbra con le proprie ‘desideravo così tanto venirci
insieme…seguimi’.
Lo condusse per pochi metri sul ballatoio del
pianerottolo, dove spiccava una sola porta ‘E’ l’unico appartamento dell’ultimo
piano…a te l’onore’ gli passò il mazzo e Clint spalancò la porta, emozionato,
accendendo la luce.
Si ritrovarono in un salone doppio, completamente
ristrutturato, sgombro da qualsiasi mobilio, da cui si intravedeva una cucina
altrettanto spaziosa, già arredata, in stile moderno.
‘Di là’ sua moglie segnalò la zona notte ‘c’è la
nostra stanza da letto, quella di Frankie, e altre tre camere, più piccole,
ognuna col bagno…non è la Stark Tower, ma può andare’.
‘E’ splendida, ti sei superata…’.
‘Non hai visto il pezzo forte, amore mio…’ si
abbassò a terra, in un angolo del salotto, dove aveva lasciato, in precedenza,
un lettore cd. Fece partire il brano che aveva scelto ‘You and I’ di Lady Gaga
e aprì la grande portafinestra, che affacciava sul terrazzo, prendendolo per
mano, intanto che il cucciolo si era accoccolato nel caldo abbraccio paterno, a
cui lei stessa si unì ‘C’è uno spazietto per la mamma?’.
Il Falco annuì, circondandole la vita, dall’altro
lato, con la sua testa sulla spalla, godendo lo spettacolo dell’esterno.
‘E’ per te, Clint’ Rafflesia indicò il cielo
stellato ‘te l’avevo promesso’.
Suo marito sussultò, commosso, alla bellezza di
quella visione della natura e, di più, alla bellezza dell’anima di sua moglie.
‘Falco, ogni volta che siamo insieme ho una
stretta sul cuore, tu sei mio, e sono legata a te, con un doppio filo… se ci
allontaniamo, pure di pochi passi, il filo mi tira e mi fa tornare da te…per
cui…per sempre, nella vita e nel lavoro… e…sotto le stelle’ gli confessò, un
attimo prima che lui la baciasse, con Frankie fra di loro, ballando l’ennesima
melodia d’amore cantata da Lady Gaga.
***
N.d.A.
La moretta
dagli occhi ametista non ce la fa, a lasciare un lavoro in cui crede, e una
squadra come quella degli Avengers, che è diventata la sua famiglia.
E come in
ogni famiglia che si rispetti i dissapori sono all’ordine del giorno, ma si
superano anche, per il bene che si prova gli uni per gli altri e che traspare
dalle parole di Tony Stark, il mio deus ex machina.
Rafflesia
si convince, rimanendo nella fila della Polizia di New York, accanto a Clint, il
suo grande amore, anche nella vita professionale.
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Capitolo 11 *** Post credit…diversi anni dopo! New generation! ***
11 Post credit...diversi anni dopo! New generation!
Frankie si apprestava a salire sul palco, per ultimo, di seguito al
resto dei compagni del suo corso, per ricevere il distintivo da agente e una
targa; finalmente era arrivato il giorno in cui avrebbe smesso di essere una
recluta!
'Clinton Francis Barton junior, il nostro miglior allievo' il Capo
Maria Hill - che aveva raccolto l'eredità di Nick Fury - lo sottolineò 'più
bravo persino di sua madre!'.
Con uno sguardo di sbieco alla platea, l’ex studente - capelli castani
chiari, muscoloso, una somiglianza fisica stupefacente col Falco e due occhi
violetti che affascinavano chiunque - scosse la testa: i suoi genitori erano sì
seduti in prima fila, accanto ai loro amici e ai suoi, ma invece di sbracciarsi
in applausi o simili, si sbaciucchiavano, come due adolescenti. Maledizione,
sempre la stessa storia e lo stesso imbarazzo!
Ringraziò la Hill e prese un ulteriore sonoro applauso, in primis
dalla sua ragazza, che si era alzata in piedi, esaltata.
'Frankie è stato fantastico!' Morgan Stark - una treccia color mogano,
l’espressione furba e vivace di Iron Man, unita ai delicati tratti somatici materni,
leggins elasticizzati scuri, stivaletti borchiati da rockettara e t-shirt dei
Black Sabbath in perfetto stile maschiaccio - aveva occhi unicamente per lui.
'E non avrebbe potuto fare altrimenti! Quando ci comunicò che voleva
entrare in Accademia, Rafflesia fu chiara. Esclusivamente se avrai dei
risultati migliori dei miei, lo ricattò, immaginando o sperando che
fallisse' il cecchino, leggermente imbiancato sui capelli castani, raccontò,
per l'ennesima volta, mano nella mano con la moretta, rimirandola; era
splendida, la pettinatura corta all'orecchio, più confacente all’età
anagrafica, indosso l'alta uniforme della Polizia che portava, unitamente ai
colleghi Avengers.
'Ti eri sbagliata, mamma! Forse, per l’unica volta in vita tua' il
primo abbraccio di Frankie fu per lei. Notò le sue iridi ametista
leggermente lucide, e gli uscì una lacrima, che la Tyler fece sparire con un
bacino, come quando era piccino.
'Buon sangue non mente, credimi, non mi aspettavo nulla di meno.
Sparavi insieme a me già nella pancia e hai preso una pallottola a tre mesi di
gestazione' commentò, toccandosi la spalla destra, sopra la stoffa
dell’uniforme blu.
'Il tuo primo regalo è stato un bersaglio con arma annessa, semi
professionale, avevi un'ora di vita...' Clint aggiunse.
'A proposito di regali! È per te! Molti auguri!' Rafflesia passò al
figlio una scatola rettangolare, presa dalla pochette.
'Grazie...' il ragazzo intuì l'oggetto ivi contenuto, prima di aprire
il contenitore: una pistola, la mitica Beretta M9, non solo la preferita di
Barton senior…proprio la sua! 'È favolosa; non ho parole, la volevo tantissimo,
non riuscivo a smettere di osservarla, quando la indossavi, papà, e desideravo
giocarci, in continuazione…sei sicuro di volertene separartene?'.
Sicuro sicuro no, gli costava; davanti alla felicità del suo cucciolo,
Clint abdicò ‘E’ tua, sei il futuro della Polizia della città…e sei diventato un
cecchino quasi più bravo di me…quasi’.
'Me la farai provare, amore? Almeno un pochino?' Morgan, con gli occhi
a cuore, implorò il fidanzato.
'Vedremo, se farai la brava… forse…' le rispose malizioso,
baciandola con un casquè, innanzi a tutti. Ovviamente era un sì!
'È più stucchevole di suo padre' Tony - la pelle del viso aiutata da
qualche punturina di botox e una tinta nera biologica in testa per mantenersi,
in apparenza, sempre giovane - si lamentò, a bassa voce, con Pepper che gli dette
la solita gomitata nello sterno.
'Ti ho sentito!' il Falco lo fissò, in cagnesco.
'Tuo figlio mi capiterà in sorte, come genero, ti rendi conto?! E’ una
vera disgrazia, una catastrofe! Ora comprendo cosa ha provato la povera Anna,
buonanima, quando ti ha visto' Iron Man era implacabile.
'Morgan e Frankie sono cresciuti insieme, era inevitabile, a mio
avviso. Meglio James Rogers, il figlio del Capitano?' lo interpellò Rafflesia,
curiosa.
'Uhm, hai ragione...è tutto muscoli e boxe come il padrino di
battesimo, e zero cervello' Stark si fece quasi persuaso, con Steve e Peggy,
alle spalle, che lo avevano guardato storto.
Rogers, calvo come una palla da biliardo, difese, subito, il
pargoletto di un metro e novanta per ottantacinque chili 'Non sfottere e non
minimizzare le doti del mio erede! È entrato pure lui in Accademia,
inizierà il prossimo autunno! Il pugilato rimarrà soltanto un hobby'.
'Oddio, un altro giovane Avenger! In effetti, noi abbiamo un piede
nella pensione' Thor - una lieve pancetta al posto degli addominali tartarugati
che lo distinguevano da ragazzo - ridacchiò 'mia figlia ancora non pensa alla
propria professione, grazie agli Dei'.
Frigga era la più piccola dei fanciulli del gruppo, dolce e carina
come i suoi genitori, i capelli biondi della sfumatura del grano maturo, minigonna
e top coi fiorellini…una bambolina; da qualche mese, manifestava un debole per
il giovane Rogers - jeans e polo blu su un fisico allenato e piazzato, un
ciuffo di capelli castani ed un perenne sorriso affabile - con cui si stava
intrattenendo in quel momento…feeling contraccambiato, per la somma
disperazione della squadra.
‘Ricordo perfettamente che il giorno in cui nacque Frankie, tu,
Rafflesia, dicesti che avrebbe potuto fare ciò che voleva della sua vita…e
invece è diventato un agente e molto talentuoso’; Jane, dentro di sé, ancora si
augurava che sua figlia seguisse le proprie orme di medico.
‘Noi vedemmo con l’occhio di Falco, già in quegli istanti; sai, a una
certa distanza, distaccati, si scruta meglio, ce lo ha insegnato Barton’ Bruce
- che insieme a Natasha non aveva avuto la gioia di essere genitore - adottati
idealmente i rampolli dei colleghi, aveva avuto modo di osservarli, nel corso
degli anni, con la sua saggia obiettività.
‘Si trattava di poliziotti idealisti persino in culla…una specie che
non si estinguerà mai, è il dna degli Avengers’ Sam - scapolo d’oro che passava
da una fidanzata all’altra e in forma smagliante - era il terzo zio del team, e
concluse, con buonsenso.
‘Assolutamente no, lo promettiamo’ Frankie lo asserì, convinto, nel
modo spontaneo in cui un ventenne può esserlo.
‘Amore, col primo stipendio, mi comprerai l’anello di fidanzamento?’
Morgan fissò la mano sinistra di Rafflesia.
‘Mica come quello…’ si oppose lui.
‘Per il brillocco Tyler - Barton occorre lo stipendio di un anno di un
Vendicatore’ il Falco lo rimarcò, stizzito.
‘Allora aspetterò…sarà il diamante Stark - Barton’ melensa, con gli
occhi luminosi, la figlia di Tony - che si sentì svenire - schioccò un bacino
sulle labbra del suo ragazzo.
‘Provaci! Non esistono secondi classificati!’ Clint si inginocchiò,
veloce, sospirando, davanti alla moretta ‘vuoi sposarmi di nuovo, amore mio?’.
‘Certo, agente Barton, tutti i giorni della nostra vita’ Rafflesia rispose,
seria, sistemandosi a terra accanto a lui, nella stessa identica posizione in
cui si erano abbracciati la prima volta, per trarlo a sé, in un bacio
appassionato e languido…da film!
Suo marito si rimise in piedi, l’aiutò ad alzarsi, e la prese in
braccio, stringendola al petto, con un sorrisetto soddisfatto, portandola fuori
dalla sala, di fronte agli altri neo agenti, ai loro parenti e al Capo Hill,
che, in lontananza, scosse la testa.
‘Falchetto, ehm, futuro genero…attento, tuo padre ti farà sfigurare,
sempre…rinuncia a sfidarlo o a comprenderlo, io ho smesso molto tempo fa!’
Stark ridacchiò, indicando l’uscita ‘Andiamo a festeggiare, belli! Offro io!’.
***
FINE
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