The War of Ice and Nightmares - La Battaglia del Crogiolo

di evil 65
(/viewuser.php?uid=669446)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - The Call ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - A storm is coming ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - The Fifth Spirit ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - The first battle ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Something is coming ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - The Spider and The Knight ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - How to fight a dragon ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - The princess and the bow ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - I bring ice... and death ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - The monster at the end of the book ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - You're welcome ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Once upon a time... ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Let it snow ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - The face of fear ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - We meet again ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Be brave ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 - Daddy's home ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 - 12 to midnight ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 - The War... has begun ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 - The King of Nightmares ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 - One step to the end ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 - The Final Fight ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti, sono Evil 65. Eccomi tornato, dopo molti anni, sui fandom de Le 5 Leggende, Frozen e compagnia. Perché sì, questa storia sarà un crossover tra Le 5 Leggende, Frozen, Dragon Trainer, Ribelle-The Brave e altri film animati, realizzato in collaborazione con Rory Drakon, ufficialmente co-autrice di questa storia.
Diciamo che Frozen 2 (nonostante non ci sia particolarmente piaciuto) ha risvegliato in noi l’amore per la coppia che spinse Evil Ulquiorra a scrivere la sua prima fan fiction nel lontano 2013, ovvero la Jelsa. Quindi sì, Jack Frost ed Elsa saranno due dei personaggi principali della storia.
Questa fan fiction sarà un po’ una lettera d’amore ai vari film d’animazione Disney/Dreamworks post 2009 (anno in cui uscì Rapunzel) dove cercheremo di realizzare un crossover tra queste opere rimanendo il più possibile vicino al canone, in pieno stile Infinity War. In poche parole, se mai decidessero di fare un film in cui questi personaggi s’incontrano senza andare contro la continuità delle varie pellicole… be', ecco quale sarebbe il risultato.
Per tale motivo, la seguente storia sarà ambientata temporalmente dopo l’ultimo film di ogni franchise coinvolto. Inoltre, utilizzeremo molti elementi tratti dalla serie di romanzi “I Guardiani dell’Infanzia” che ispirò la realizzazione de “Le 5 Leggende”. Ma non preoccupatevi, non c’è bisogno che abbiate letto i libri per comprendere questa storia, e nemmeno che abbiate visto tutti i film.
Detto questo, l’andamento della fan fiction dipenderà molto dalla risposta del pubblico e dalle vostre recensioni.
Vi auguriamo una buona lettura!



Prologo

79356424-437750793587156-3498785049149440000-n

Track 1 : https://www.youtube.com/watch?v=cWF33RW5ubQ

"When the stars start to shine
The gods above are smiling in the night
Like spark to a flame
Feel it as my fear begins to fade..."
IAMEVE - To Feel Alive
 
Il vento strillava come un neonato sofferente, mentre il gregge di pecore, con il folto manto lanoso che le proteggeva dalla tempesta, serrava le file per scaldarsi.
Formarono un cerchio, con al centro i piccoli belanti e infreddoliti, chinando le teste verso il suolo ricoperto di neve, gli occhi serrati contro l’aria sferzante. Col fiato che si ghiacciava sul loro muso, rimasero immobili, resistendo alla bufera.
Nelle loro tane, lupi e orsi attendevano che la tempesta cessasse, i primi supportati dal conforto del branco, i secondi solitari e rassegnati. Per quanta tanta fosse la fame, niente li avrebbe spinti a uscire finché il vento affilato non avesse cessato il suo lamento e la neve accecante non si fosse stancata di spirare.
Era inverno inoltrato nella Norvegia settentrionale. Il brillante paesaggio di novembre aveva lasciato il passo al tetro grigiore di dicembre, e nella famiglia di Johannessen erano tutti raffreddati per l’umidità.
Eppure nessuno si preoccupava dei geloni o del raffreddore, né pensava con nostalgia alla carne arrostita, perché Nonna Inger stava per raccontare una delle sue storie.
Quella sera, l’anziana signora era seduta nel posto più adatto ai racconti: in salotto, sulla panca di legno accanto al camino.
<< Quale storia volete ascoltare questa sera? >> chiese Inger, godendosi il calore del fuoco sulla schiena.
I figli di Rolf sedevano davanti a lei, appollaiati sugli sgabelli. Tutti loro amavano i racconti, perfino il secondogenito, Olav, un bambino molto riservato. Sperando di allontanarsi dalla casa e fare una scampagnata nel bosco, aveva cacciato la testa fuori dalla porta, infradiciandosi e facendo ritorno, abbattuto, a uno sgabello in una posizione leggermente defilata, dove si era seduto fingendo un’espressione di pia indifferenza.
Gli altri fecero partire un gran baccano all’udire la domanda di Inger.
<< Sandman e la guerra dei Sogni! >>
<< L’Odissea di Ollie! >>
<< L’Uomo della Luna! L’Uomo della Luna! >>
Il piccolo Erik se ne stava seduto sul suo sgabello e agitava le braccia, mentre il cane da pastore di Rolf sollevava la sua enorme testa da San Bernardo, inquietato da quel trambusto.
Prima che Inger potesse rispondere, la porta di casa si spalancò con un clangore e il boato della tempesta imperversante all’esterno si propagò nella stanza. Sulla soglia apparve una donna che si scrollò la neve dai lunghi capelli argentati.
Il freddo donava al suo volto un bagliore particolare, mentre il fuoco ne illuminava i lineamenti bellissimi e delicati. Il suo sguardo profondo rifletteva invece il fulgore delle stesse fiamme ora ardenti nel caminetto.
Si chinò e prese Erik tra le braccia. Il bambino urlò dalla gioia.
<< Mamma! >> gridò con eccitazione a mala pena contenuta.
Ingrid si lasciò cadere sullo sgabello e si trascinò vicino alla fonte di calore. Erik, ancora accucciato tra le sue braccia, giocherellava con una delle trecce della madre. Lei tremava, sebbene non si notasse dietro i pesanti indumenti che indossava.
<< Pregate che questa maledetta bufera non duri troppo a lungo >> disse la donna, con un sospiro rassegnato << Altrimenti temo che non rivedremo vostro padre prima di domani sera. Stai raccontando delle storie, Nonna? >>
<< Se ci fosse un po’ di silenzio >> rispose aspramente l’anziana signora.
<< Vorrei fare una richiesta, se possibile >> disse Ingrid all’improvviso, con voce flebile. << Raccontaci della grande battaglia tra il Re degli Incubi e il Signore dell’Inverno. Dopotutto, lui è in giro stanotte… e sembra piuttosto agitato. >>
L’anziana Inger esitò, mentre bambini più grandi si guardarono l’un l’altro con aria incerta.
Tra gli umani, il Re degli Incubi era chiamato l’Uomo Nero, il sovrano della Paura stessa. Ma molto tempo fa, la gente era solito chiamarlo anche il Signore dell’Oscurità, che andava dai bambini cattivi di notte e li rapiva alle loro famiglie, o almeno questa era la convinzione dei più superstiziosi. Un nome nefasto, di cattivo auspicio da pronunciare nei periodi in cui la paura spadroneggiava.
Ingrid stava provando a tenere fermo il figlio. Erik, invece, cercava di divincolarsi e raggiungere nuovamente la treccia della madre.
<< Molto bene>> disse Inger dopo un attimo di esitazione. << Racconterò della grande battaglia tra il Re degli Incubi e il Signore dell’Inverno… Jack Frost. >>
Pronunciò quel nome con una certa enfasi: un nome innocuo che non poteva portare alcuna sventura, un simbolo di gioia e divertimento.
Nessuno degli altri protestò, sebbene le storie sul Re degli Incubi fossero spesso considerate molto spaventose: la voce di Inger, chiara e calorosa, li avrebbe certamente deliziati.
<< Tutto cominciò in un regno molto lontano... >> cominciò l’anziana.
Si fermò e lanciò un’occhiata ammonitrice ad Erik, che strideva come un pipistrello e salterellava in braccio a sua madre.
<< Ssshhh! >> lo zittì Ingrid, e gli diede di nuovo l’estremità della sua treccia per intrattenerlo.
<< Tutto cominciò in un regno molto lontano… >> ripeté solennemente Inger << Un regno il cui nome si è ormai perso nel tempo, luogo di nascita della creatura più crudele e spaventosa che si fosse mai vista a memoria d’uomo… il Re degli Incubi. >>
Al sentire quel nome, i bimbi riuniti sussultarono all’unisono. Inger sorrise loro con fare rassicurante e riprese a parlare.
<< Egli aveva come unico obiettivo quello di diffondere la propria influenza malevola su tutti i mondi conosciuti. E per fare questo, aveva costruito un’arma capace di far sprofondare tutto il creato nell’Oscurità. >>
<< Come si chiamava quest’arma? >> biascicò Erik, che era abbastanza grande da testare la veridicità delle favole richiedendo al narratore dettagli precisi.
<< Era chiamata “il Crogiolo” >> rispose la donna. << E il Re degli Incubi aveva intenzione di usarla proprio qui sulla Terra. O meglio, su una delle tante, in un regno dove il sole risplende tutto l’anno e il vento e la neve sono solo leggende… >>


                                                                                                                      * * * 
 
Molti anni prima…
 
Track 2 : https://www.youtube.com/watch?v=bsvzP8EO65w
 
Il sole si fece nero, diventando un cerchio di fiamme bianche dal cuore oscuro.
Poi, la Rift Valley – culla dell’umanità – si spaccò in due, e da essa fuoriuscì il primo pinnacolo del Crogiolo.
La  galleria scavata dai Fearlings sotto le fondamenta del pianeta ne inghiottì la crosta e fece vacillare una porzione del mantello, mentre il rombo derivato dal crollo anticipò di un respiro il ruggito di quei demoni nati dall’oscurità stessa.
L’enorme torre d’avorio sbucò attraverso la breccia aperta, sollevandosi di almeno trecento metri dal suolo. Una struttura come non se ne erano mai viste in tutto l’universo, circondata da grossi cerchi metallici che roteavano come impazziti attorno alla cima, dove spiccava un grosso globo permeato di un’energia sconosciuta.
Appena un minuto dopo, scariche di natura apparentemente elettrica cominciarono a protrarsi dalla sfera, segnando l’accensione della macchina, il cui unico scopo era quello di diffondere l’Oscurità attraverso ogni dimensione o realtà conosciuta.
<< Per i sette inferni, è l’Apocalisse >> gemette Hundgain, il luogotenente della Golden Army, ultimo baluardo rimasto per combattere il Re degli Incubi Pitch Black, e il suo esercito di ombre.
Un’alleanza formata dai resti della Golden Age, di uomini e creature magiche allo stesso modo, disposti a sacrificare la propria vita per proteggere il Creato dalla fame insaziabile di quel mostro.
Strinse il cannocchiale al petto con entrambe le mani, mentre osservava la prima carica di soldati morire uno dopo l’altro nel disperato tentativo di contrastare le difese del nemico.
I Fearlings si avventavano sugli umani staccando arti a colpi di lama, e trafiggendo le carni mortali con lance e spade fuoriuscite direttamente dai loro corpi informi e senz’anima. Si muovevano agili sulle riversate dalla torre, con gialli occhi luminescenti, da bestie notturne: dove non arrivavano le loro lame, gli artigli e le zanne facevano scempio degli attaccanti.
Alcuni soldati riuscirono a oltrepassare la prima linea di difesa, calpestando i cadaveri dei loro stessi compagni, ma la loro corsa ebbe vita breve.
Contro il cielo plumbeo e il sole nero incoronato da un bagliore d’acciaio si levavano colonne di fumo acre, gravide di scintille. Le catapulte della Golden Army non lanciavano più, per non intralciare la corsa delle truppe d’assalto.
<< Che cosa aspettate? Teneteli sotto tiro! >> urlò una voce imponente ad arcieri e balestrieri.
Gli uomini sobbalzarono al suono improvviso, e solo una decina di loro riuscì a mettersi subito in posizione e incoccare le frecce con rapidità: gli altri dovettero fare un secondo tentativo prima di riuscire a prendere la mira con le mani tremanti.
I loro sguardi fuggivano in direzione del cielo innaturale, mentre l’anziana figura di Ombric Shalazar si faceva strada in mezzo all’esercito.
Alto, vestito con una lunga toga grigia riccamente decorata sui bordi e un bizzarro cappello a punta che gli adornava la testa irta di ciuffi argentati, il mago –  il cui nome era ormai divenuto leggenda – era l’ultimo sopravvissuto di un mondo che anni prima era caduto per merito di Pitch Black, flagello dell’universo e padrone dell’Oscurità.
Nella mano destra reggeva una bastone di legno alto quasi quanto lui, sulla cui cima era incastonata una pietra che ad una prima occhiata in molti avrebbero potuto scambiare per un diamante, ma che in realtà era molto più preziosa di qualunque gemma: un frammento di stella donatogli direttamente dall’Uomo della Luna, protettore dell’immaginazione e di tutto ciò che si opponeva alle infide macchinazioni dell’Uomo Nero.
<< Non è il momento di cedere >> urlò agli uomini raccolti. << Se perdiamo questa battaglia, tutto ciò per cui abbiamo combattuto sarà perduto per sempre! Ricacciamo queste creature da dove sono venute! >>
<< Signore, sono troppi >> balbettò il luogotenente, bianco in faccia più della cotta d’armi. << Non riusciamo ad avanzare! Ci trasformeranno tutti, prenderanno le nostre anime... >>
<< Silenzio, Hundgain! Questi non sono Fearlings primogeniti, sono solo gli schiavi di Black nati dalle paure dei mortali. Non possono toccare le nostre anime! >>
<< Persino il sole si è spento, è un segno! L’Uomo della Luna ci ha abbandonati! >>
<< Non dire sciocchezze >> lo ammonì Ombric, indicando con il bastone la luna d’oro che il soldato portava ricamata sul petto. << Noi siamo i Cavalieri della Golden Army! Non indietreggeremo davanti ai servi del Re degli Incubi! >>
Si voltò verso il trombettiere alla sua sinistra.
<< Ordina a tutti gli uomini di attaccare! Non ci faremo intimidire da questi mostri! >>
Poco dopo, la tromba lanciò nell’aria un suono metallico. Gli uomini abbandonarono le posizioni più isolate e accorsero da ogni dove, a piedi o in groppa ai cavalli alati, ma persino i destrieri da battaglia furono macellati dall’impeto del nemico, i cui membri non conoscevano né l’esitazione né la misericordia, esattamente come l’essere che li aveva generati.
L’orda di Fearlings passò al contrattacco. Per uno di loro ucciso, altri due si facevano sotto guadagnando terreno.
In quel momento, Shalazar si accorse che il mondo era di nuovo illuminato e alzò lo sguardo all’orizzonte: là dove il cielo toccava la terra l’azzurro era così intenso da sembrare intessuto di fili d’oro e sulla rocca il sole era di nuovo pieno e caldo.
Sotto il Crogiolo, tuttavia, la terra era rossa e nera di cadaveri e Fearlings.
Lui stava per vincere. Ancora una volta.
Aggrottando le sopracciglia cespugliose, Ombric afferrò saldamente il bastone e salì sopra un cavallo alato.
<< Signore! >> lo richiamò il luogotenente, e fece per sbarrargli la strada, ma il mago lo tenne a distanza con un gesto perentorio della sua arma.
<< Prendi il mio posto, Hundgain >> gli ordinò. << Abbiamo ancora una possibilità ma, se fallisco, i nostri uomini non devono restare senza comandante. >>
Il luogotenente deglutì, mentre sosteneva con occhi dilatati il suo sguardo. << Che l’Uomo della Luna vi protegga >> mormorò.
<< Protegga anche voi >> ribatté il mago, per poi dare un rapido colpo di tacco ai fianchi del destriero.
Scese veloce la collina erta al di sopra della valle e fu subito avvicinato dai soldati che in quel punto difendevano ancora le posizioni, senza cedimenti.
<< Chi è pronto a guardare la morte in faccia mi segua! >> urlò a gran voce. << E voglio un trombettiere con me! >>
Lo squillo rabbioso accompagnò l’avanzare del mago nella mischia. Shalazar si aprì la strada fendendo e scavalcando corpi, con tre cavalieri a fargli da ala, spronati dal suo esempio.
Arrivò al centro della valle, proprio davanti al Crogiolo, mentre dal suo bastone scaturivano lampi di luce e incantesimi di una religione ormai perduta, capaci di uccidere un Fearling al semplice contatto.
La tromba lanciò ancora e ancora il suo squillo di sfida.
<< Dove sei, Black? >> chiamò l’uomo con voce potente al di sopra del caos della battaglia. << Fatti vedere! Vieni ad affrontarmi, servo delle ombre! >>
I Fearlings gli ringhiarono contro nella loro lingua incomprensibile, i volti privi di caratteristiche umane e le zanne scoperte. Ombric non badò a nessuno di loro.
<< Dove sei, verme maledetto? >> chiamò di nuovo. << Vieni a combattere! >>
Al terzo richiamo, una sagoma imponente comparve tra il fumo, sul cumulo di macerie della breccia ai piedi del Crogiolo. Un ufficiale Fearling, quasi umano nel suo aspetto, se non fosse stato per la sua pelle nera e le striature dorate che gli solcavano la pelle come fiumi di lava incastonati nella roccia. Sembrava quasi un cavaliere, completo di scudo e spada.
Ombric alzò il bastone, ma la creatura da incubo si limitò a fissarlo da lontano, con gli occhi dorati nascosti dall’elmetto.
<< Perché non si muove? >> sussurrò uno dei soldati alla destra del mago.
<< Non è lui. È solo il suo generale >> rispose Shalazar, stringendo ambe le palpebre degli occhi.
D’un tratto, il Fearling sollevò il mento e la sua attenzione abbandonò il mago e la sua scorta per spostarsi alla loro destra. Spada e scudo si abbassarono in posizione rilassata.
Ombric si voltò per seguire la direzione del suo sguardo e così fecero i suoi uomini.
<< Misericordia! >> gemette uno di loro.
Pitch Black era lì, a pochi passi da loro. Una figura alta e corazzata, a cavallo di un nero destriero la cui bocca eruttava fiamme rosse come il sangue.
La pelle grigia e senza vita era in gran parte ricoperta da una spessa armatura irta di spuntoni, adornata da lungo mantello scarlatto che ne avvolgeva la schiena. Capelli color cenere e sparati verso l’alto incorniciavano un viso dai lineamenti affilati, un tempo umani e ora appartenenti ad un demonio.
Quando gli occhi dorati del conquistatore si posarono sull’accozzaglia di uomini riuniti, le labbra appena piegate in un ghigno si alzarono per formare un sorriso vero e proprio, scoprendo denti affilati come coltelli.
Ombric sentì suo malgrado un brivido lungo la schiena, come non gli era mai capitato in quasi cento anni di guerra. Il suo avversario era senza scudo o qualsiasi altra forma di difesa: brandiva solo una lunga falce, alta quasi quanto lui.
Costui era l’uomo che millenni prima aveva venduto anima e corpo alla causa dei Fearlings, e che da quasi un secolo aveva cominciato implacabile a mietere un mondo dopo l’altro.
Un mostro che aveva sterminato interi universi, pensò Ombric con rabbia e orrore.
Fu Pitch a rompere il silenzio, mentre scendeva da cavallo.
<< Ombric…vedo che il tempo non è stato gentile con te >> disse in tono di scherno.
La voce era liscia e accomodante, come ci si sarebbe aspettati dal Diavolo in persona.
<< Volevi vedermi? Eccomi… sono qui >> aggiunse, allargando ambe le braccia con fare beffardo.
Quindi cominciò ad avanzare, e nessuno dei Fearlings lo accompagnò, quasi fossero certi che non ne avesse alcun bisogno.
I Cavalieri della Golden Army si spostarono di qualche passo davanti a Shalazar, che con un cenno brusco del capo aveva dato ordine di farsi da parte.
Si mise in guardia, ma dovette piegare indietro la testa per continuare a guardare in faccia il nemico, molto più alto di lui. Ora poteva scorgere gli schizzi di sangue che gli gocciolavano dal volto e dal pettorale, eppure la sua armatura era intatta.
Serrò i denti. Non doveva lasciarsi mettere in soggezione. Era Ombric Shalazar, uno dei servi più potenti dell’Uomo della Luna, non si sarebbe lasciato sconfiggere in quel giorno così fondamentale per il destino della creazione stessa.
Scattò in avanti per primo, evocando al tempo stesso un brillante scudo argentato.
Pitch deviò il primo incantesimo con la falce, senza nemmeno dover fare un passo indietro per reggere l’assalto. Si protesse dal secondo attacco e dal terzo, poi calò un fendente che scheggiò lo scudo magico con un cupo rimbombo. Ombric sentì il braccio vacillare sotto la botta, sparò un altro colpo, ma fu respinto e il nemico lo incalzò di nuovo, da destra e da sinistra.
Il mago girò su se stesso per mantenere lo scudo sempre rivolto verso il Re degli Incubi, che lo studiava stringendo il cerchio. Costui si muoveva con una sicurezza da campione, e Shalazar ne aveva incontrati davvero pochi di combattenti capaci di stargli alla pari. Prendendo un respiro profondo, alzò il bastone e sparò un altro proiettile di pura luce.
Pitch lo deviò con la falce, poi fece compiere un arco al braccio, proseguendo il movimento, e calò l’arma dall’altro lato. Era velocissimo e la sua potenza muscolare era accentuata dalla statura eccezionale e dal peso dell’armatura.
Ombric alzò lo scudo e parò il colpo, ma il sudore ormai gli bagnava la barba e il respiro era accelerato. Si batté per un tempo che gli sembrò infinito, senza mai trovare un varco nella guardia dell’avversario. Non vide l’ultimo colpo che gli spaccò lo scudo, facendolo esplodere in una miriade di schegge lucenti e polvere.
Shalazar si scansò di lato per evitare un altro assalto della falce. La lama si conficcò nel terreno, generando un’onda d’urto che per poco non fece cadere i soldati raccolti.
Il mago attaccò di nuovo, evocando dal bastone una lunga frusta di fuoco che andò ad avvolgersi attorno al manico dell’arma avversaria. Pitch tirò indietro le braccia, ma Ombric mantenne una posizione ferma e incrollabile, facendo appello ad ogni oncia di forza che aveva in corpo per contrastare la forza spropositata del Re degli Incubi.
Se avesse abbattuto il condottiero, l’esercito di Fearlings, privo di una guida, si sarebbe disperso.
La coppia di avversari rimase bloccata in una sorta di bizzarro tiro alla fune per quello che sembrò un tempo interminabile.
Quando finalmente Black si sbilanciò in avanti, Ombric seppe di avere la sua occasione: il Signore Oscuro gli offriva la spalla sinistra e aveva lasciato scoperta la testa.
Evocò nella mano libera una lunga spada per colpirlo dall’alto. Non ne ebbe la possibilità.
Qualcosa incalzò l’arma dell’uomo, impedendogli di completare l’azione. Un lampo di luce azzurra come il cielo stesso, sbalzò la lama dalle mani di Ombric.
Senza perdere tempo, il mago si girò in direzione del punto da cui era partito l’attacco a sorpresa.
Una figura era emersa dal fondo delle schiere di Fearlings, apertesi e richiusesi al suo passaggio, disciplinate, e fluide come acqua.
Non aveva scudo o altri simboli che attestassero il suo potere militare, eppure Ombric percepì a pelle la pericolosità di quell’individuo, avvolto completamente fino ai piedi da un un mantello del colore della notte contornato da una bianca pelliccia e il volto celato attraverso un cappuccio calato.
Impugnava quello che a prima vista pareva una falce dalla lunghezza spaventosa come quella di Pitch, ma guardando meglio il mago si accorse che era un bastone ricurvo interamente fatto di puro ghiaccio. Appariva molto pesante, ma lui lo sorreggeva senza apparente difficoltà, nonostante l’esile figura.
<< Pensavi davvero che sarei venuto da solo? >> sussurrò una voce familiare alle spalle del mago.
Ombric dilatò le pupille e si girò di scatto, ma Pitch fu più veloce di lui e tese il braccio sinistro da sotto in su. Passò di mano la falce e gliela piantò di taglio nel costato. Il mago barcollò perdendo la presa sul bastone, mentre i suoi uomini urlavano di orrore.
Il polmone si stava svuotando d’aria e riempiendo di liquido come una zampogna bucata, ma lui non pensava ad altro che alla misteriosa figura che aveva appena fatto la sua comparsa sul campo di battaglia.
Cadde in ginocchio, a malapena consapevole che i Fearlings si erano avventati sui suoi compagni d’armi.
Ignorando le urla di terrore, girò appena lo sguardo verso l’individuo incapucciato, quel sinistro mietitore, il quale si trovava ora ad appena un paio di passi da lui.
<< Sei tu… non è vero? Riconosco la tua magia >> borbottò, per poi rilasciare un sospiro deluso. << Non avrei mai pensato che uno di voi si sarebbe unito a questo mostro. >>
<< Non è forse questo il bello del multiverso, Ombric? >> sogghignò una voce al suo fianco.
Il mago non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per sapere che era ancora Pitch Black.
<< Ho visitato molte realtà, nel corso degli anni, visto così tanti mondi, stroncato tante vite quante sono le anime che mi servono. Eppure… certe volte il Fato riesce ancora a sorprendermi >> continuò il conquistatore, mettendosi di fronte all’avversario ferito.
Questi lo fissò con disprezzo, suscitando una risata divertita nell’Uomo Nero.
<< Oh, so che sei arrabbiato, te lo leggo negli occhi. Il senso di impotenza ti sta mangiando dentro, non è così? Tutti questi anni passati a combattermi… e per cosa? Far condividere all’umanità un raggio di luce… una flebile speranza di fronte all’inevitabile? >> domandò retoricamente.
Attorno a lui, le ombre sembrarono gonfiarsi e agitarsi come tentacoli, avvolgendo l’area circostante in un cupo silenzio.
<< Questa guerra era vinta in partenza. Io sono Pitch Black! Sono l'Uomo Nero, il grande tentatore il cui volto brilla nel buio, la lingua piena di dolci promesse e velenose minacce! Sono l'azione empia e la volontà perversa che alberga nell'angolo segreto dei cuori mortali! Sono la bestia che viene di notte! Il tuo più grande incubo e il tuo più intimo desiderio! In parole povere… io sono l’Oscurità, colui che porta la fine. >>
Ora la figura del Re degli Incubi incombeva sul mago, occupando tutto il suo campo visivo.
<< E credimi, vecchio amico… oggi finirà tutto >> terminò freddamente.
Ombric alzò gli occhi sul suo carnefice, il volto adornato da un’espressione disgustata.
<< Odi così tanto gli umani… ma non sei poi così diverso da colui che diede loro la scintilla. Sei come Prometeo, Pitch. Invece del fuoco, hai rubato il potere della paura e questo ti ha reso prigioniero del tuo stesso orgoglio >> sputò con disprezzo.
Gli occhi del conquistatore s’illuminarono di rabbia.
<< Io non sono prigioniero! >> sibilo a denti stretti, facendo schioccare la lingua attraverso le zanne. << Io SONO la Paura. Sono Prometeo liberato! >>
<< Tu sei un mostro, Pitch... un mostro creato da te stesso. Verrà il giorno... in cui perderai ogni cosa! >> rantolò Ombric, mentre un sapore metallico cominciò a farsi strada nella sua gola.
Pitch rimase in silenzio, fissandolo con uno sguardo impassibile che non trasmetteva altro che la più totale apatia.
<< Quel giorno è già venuto, lo sai bene >> sussurrò, per poi stringersi nelle spalle con aria disinvolta. << Novemila e quattrocentocinquantatré anni fa, per essere precisi. >>
E, detto questo, alzò la falce ancora una volta.
<< Addio, Ombric… >>
BOOM!
Il suono di un forte scoppio riecheggiò per tutta la lunghezza della valle.
Pitch serrò le mani sul manico della falce e si voltò, seguito dall’incappucciato. Gli occhi dorati dell’Uomo Nero si posarono su uno scenario decisamente inaspettato.
<< Ma cosa… >> sussurrò.
Una densa nuvola di fumo aveva cominciato a protrarsi lungo il fianco dell’immensa torre che sorgeva al centro del campo di battaglia. E poi, un altro scoppio risuonò nella cacofonia degli scontri, precedendo di appena un secondo l’esplosione che squarciò un’altra sezione della struttura.
Pitch dilatò le pupille e volse ad Ombric uno sguardo infuriato.
<< Cos’hai fatto? >> ringhiò pericolosamente.
In tutta risposta, il mago si limitò a sorridere, scoprendo i denti sporcati dal suo stesso sangue.
<< Pensavi davvero… che affrontarti a viso aperto fosse l’apice della mia strategia? >> disse con cupa soddisfazione.
Pitch inarcò un sopracciglio e girò ancora una volta la testa in direzione del Crogiolo. Assottigliò lo sguardo… e si bloccò. Allora le vide.
Piccole sfocature multicolori simili a colibrì sciamavano sparse attorno all’arma come mosche, mentre reggevano piccoli oggetti sferici tre volte la loro stazza. Un uccello normale non sarebbe mai stato in grado di compiere una simile impresa. Ma quelle creature… non erano uccelli.
“Fate” fu il primo pensiero che attraversò la mente dell’Uomo Nero.
Piccoli e fastidiosi mostriciattoli, ultima reminiscenza di un’entità che nel suo mondo d’origine era stata una spina nel fianco per numerosi secoli, assieme ad altri quattro individui i cui semplici nomi erano capaci di suscitare nell’oscuro una sensazione di rabbia e disprezzo che rivaleggiava solo con il suo odio per l’Uomo della Luna.
Una delle fate lasciò cadere la sfera che teneva tra le mani. L’oggetto esplose a contatto con la torre, distruggendone un’altra sezione.
No, si corresse l’istante dopo. Non l’aveva distrutta. Ad una prima occhiata poteva sembrare così, ma l’Uomo Nero aveva vissuto abbastanza a lungo da notare cose che sarebbero facilmente sfuggite ad una mente inesperta. La sezione della torre si era come volatilizzata nel nulla, scomparendo nel vuoto con il guizzo di un lampo.
Quello che le fate stavano lanciando non erano affatto bombe, bensì qualcosa di molto più ingegnoso: globi realizzati appositamente per compiere salti spazio-temporali, capaci di spostare oggetti o persone da un luogo ad un altro… e che Pitch aveva modificato anni prima viaggiare tra le dimensioni. Non pensava che Ombric fosse riuscito a mettere mano su una scorta di quegli oggetti.
Allora il Signore Oscuro arrivò ad un’inevitabile realizzazione. Quell’attacco praticamente suicida, i tentativi del mago di sfidarlo… erano stati solo una distrazione.
<< Il solito Pitch Black >> sogghignò Ombric, sputando un altro rivolo di sangue. << Hai occhi dappertutto… eppure non riesci mai a notare le cose più ovvie. >>
Pitch schioccò la lingua e strinse ambe le mani in pugni serrati, finché le nocche non divennero bianche come la pelliccia dell’incappucciato che stava alla sua destra, il quale era rimasto in silenzio ad osservare l’attacco delle fate.
<< Uccidetele! Uccidetele tutte! >> ruggì l’Uomo Nero, indicando le piccole creature.
I Fearlings ubbidirono senza un attimo di esitazione e cominciarono a fluttuare verso le attaccanti. Ma ormai era troppo tardi.
Altri tre scoppi risuonarono all’unisono nella valle. Si udì un forte cigolio, seguito da una lunga serie di trilli acuti e ritmati. Il Crogiolo, ormai privo di quelle strutture così fondamentali per il suo sostegno, s’inclinò di lato e cominciò a cadere, sollevando una densa nube di polveri e detriti.
Pitch rilasciò un ringhiò bestiale e si voltò in direzione di Ombric, sollevando la falce per infliggere il colpo di grazia che avrebbe messo per sempre fine alla vita del mago. Ma con grande sorpresa dell’Uomo Nero, ora il servo di Manny reggeva tra le mani uno di quegli stessi globi che pochi attimi prima le fate avevano lanciato contro l’arma.
L’uomo volse a Pitch un sorriso impertinente. Poi, la sua figura scomparve in un guizzò delle vesti grigie, scomparendo dal campo di battaglia con un distinto POP!, il tutto sotto lo sguardo attonito del Signore Oscuro.
<< No! >> gridò questi, affondando la falce nel terreno e generando un’onda d’urto che fece tremare la terra stessa.
Poco dopo, la nube provocata dal crollo della torre lo raggiunse assieme alla stoica figura dell’incappucciato, facendo calare l’intera valle nell’oscurità.




Com'era? Spero che vi sia piaciuto!
Ebbene sì, com'era prevedibile dalla trama il villain della storia è Pitch Black, alias L'Uomo Nero, anche se una versione del personaggio assai diversa da quella che avete visto nel film. Come mai? Perchè questo Pitch Black non è lo stesso del film, e nemmeno dei romanzi da cui è tratta la pellicola ( o, almeno, non del tutto ). 
Se vi sentite confusi...beh, non preoccupatevi. Le risposte non tarderanno ad arrivare.
Ombric Shalazar è un personaggio molto importante della serie di romanzi I Guardiani dell'Infanzia, e verrà ulteriormente esplorato con il proseguire della storia, assieme ai Fearlings e all'identità del misterioso incappucciato che accompagna Pitch. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 - The Call ***


Ecco qui un nuovissimo capitolo! Prima di cominciare a leggerlo, vi avverto che abbiamo cercato di ricreare l’accento russo di Nord, ecco perché i suoi dialoghi sono scritti in quel modo ( capirete di cosa parlo ).
Vi auguriamo una piacevole lettura…e aspettatevi una bella sorpresa ;)

 

Capitolo 1 - The Call

82291907-1180627162284047-6279555092299382784-n

“If happy lives a mile away
A couple steps is all it takes
If kindness lives in everyone
Then all it takes is standing up
Can't touch it, see it
But you can always feel it
The greatest things you'll ever know
Are invisible...”

Zara Larsson – Invisible
 
Track 3: https://www.youtube.com/watch?v=X9Hrq9dzNSs  

Il freddo dell’inverno era nell’aria. Gli ultimi gloriosi giorni d’autunno erano ormai terminati e gli alberi, fino a poco tempo prima ombreggiati d’oro, rosso e arancio, erano ora nudi scheletri stagliati sotto un cielo grigio. Aveva ricominciato a nevicare, ma i fiocchi che scendevano verso terra non erano larghi e soffici, bensì piccoli e duri cristalli pungenti.
Jack si accigliò, capendo che era rimasto nello stesso posto per troppo tempo. Ma non era colpa sua se Burgess gli piaceva tanto! Okay… forse un pochino, pensò divertito.
Fece roteare il bastone ricurvo di legno tenuto saldamente nella mano destra, e una folata di vento lo sollevò in aria.
La stagione stava cambiando, i campi grigi erano ricolmi di stoppie dopo la mietitura e ricoperti di neve. Mentre masticava gli ultimi resti di un cono gelato e rifletteva su quali bizzarri nascondigli potessero offrirgli riparo per la notte, superò la lunga serie di case fino alle baracche dei contadini che si trovavano lungo i confini della cittadina.
Faceva freddo, ma non ci fece caso. Era nato dal freddo, dopotutto, e in realtà uno spirito non soffriva di problemi del genere. Era immune persino alla fame, e difatti il gelato che si era concesso non era nulla più di un piacere. Amava sentirne il sapore e la freschezza sulla lingua.
A 318 anni di età, Jack Frost aveva ancora l’aspetto di un ragazzo nella sua tarda adolescenza.
I suoi corti capelli erano bianchi come neve appena caduta, perfettamente accoppiati con la sua pelle pallida e immacolata. Gli occhi, invece, avevano il colore del cielo durante una tempesta d’inverno.
Era un tipo molto malizioso e birichino, ma con un cuore puro come il cristallo, perfettamente in grado di usare la testa quando voleva. Ma appunto, solo quando voleva… per questo gli altri Guardiani restavano sbigottiti ogni qualvolta dimenticava il buonsenso ed escogitava l’ennesima bravata.
Dopo aver sorvolato la città, si sedette sul vagone di un treno merci diretto verso Salem’s Lot, che procedeva maestoso a quaranta chilometri l’ora: vagoni, file di auto in larga parte usate, autobotti, pianali e ripiani carichi di chissà quale sostanza pericolosa che, in caso di deragliamento, avrebbe scatenato incendi nelle pinete circostanti. A chiudere il convoglio c’era una carrozza arancione con a bordo un uomo in salopette, seduto su una sdraio e intento a leggere un tascabile fumando una sigaretta.
Mentre il treno procedeva spedito, Jack diede un’ultima occhiata alla cittadina.
 Burgess sembrava essere sopravvissuta all’ondata di megastore che aveva preso d’assalto le città più grandi dello stato.
C’era un Western Auto, ma era chiuso, con le vetrine tutte impolverate. Pigramente, lo spirito notò un minimarket, un emporio, una bottega che sembrava vendesse un po’ di tutto e un paio di saloni di bellezza. C’era anche un cinema con un cartello VENDESI O AFFITTASI sopra l’insegna luminosa, un negozio di ricambi d’auto e un piccolo ristorante italiano.
C’erano tre chiese, una metodista e le altre due affiliate a una qualche setta cristiana. Nei parcheggi che costeggiavano la fila dei negozi non c’era più di una decina di automobili o furgoni.
 I marciapiedi erano pressoché deserti.
Alle sue spalle, dove probabilmente la strada principale tornava ad essere una statale, c’era un altro passaggio a livello, un deposito e una fila di tettoie in alluminio che brillavano al sole. Oltre quelle costruzioni ricominciava la pineta, che ben presto divenne l’unico panorama visibile dal tetto del vagone.
Nel complesso, a Jack quella cittadina sembrava quasi uscita da una ballata country, una canzone intrisa di nostalgia, magari con la voce di George Strait.
A dire il vero, non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì. Dopotutto, c’erano molti altri posti che richiedevano i suoi talenti “ speciali”.
Ma quando si sentiva solo, spesso ignorava i suoi doveri come Guardiano del Divertimento e sgattaiolava fino a quella piccola cittadina del Maine per giocare con Jamie e i suoi amici.
Non che questo fosse un mancare al suo dovere. Diciamo che tendeva piuttosto a concentrarsi parecchio solo su di loro invece che sul resto del mondo, come avrebbe dovuto.
Inoltre, interagire attivamente con i mortali non era un’attività particolarmente diffusa rispetto alle altre Leggende. Ma non gliene importava granché e, almeno finora, nessuno dei suoi colleghi aveva posto alcun limite all’amicizia tra lui e i bambini di Burgress. Dopotutto, erano stati i suoi primi credenti, Nord e gli altri non erano certo rimasti sorpresi dallo scoprire che si era rapidamente affezionato a loro.
Così Jack era venuto lì anche oggi: a costruire fortini, a fare a palle di neve e a giocare a “Guardie e Ladri” con Jamie e la sua banda di giovani promesse, fino a quando il sole non aveva cominciato a scomparire dietro alle montagne che circondavano la vallata.
Ad un tratto, perso nei propri pensieri, casualmente spostò lo sguardo verso il cielo terso sopra di lui. Allora la vide.
Una brillante, luminosa scia di eterea luce magenta e verde irradiava la volta celeste, propagandosi da un punto apparentemente vicino quanto lontano. L’aurora boreale si era miracolosamente manifestata dal lontano Polo Nord nei cieli di Burgess.
Di fronte ad un tale spettacolo, chiunque si sarebbe fermato ad osservare a bocca aperta, e tuttavia la gente della città continuava come nulla fosse a svolgere le proprie faccende, come se il miracoloso fenomeno non esistesse. Questo perché quel prodigio non poteva essere scorto da coloro il cui cuore si era ormai dimenticato della capacità di vedere l’essenziale invisibile agli occhi.
Tuttavia, per quanto bellissimo, Jack Frost sapeva che quel fenomeno non era portatore di buone notizie: si trattava, infatti, del richiamo di convocazione dei Guardiani dell’Infanzia da parte del loro leader, Nicholas Saint Nord, meglio conosciuto in tutto il mondo come Babbo Natale o Santa Claus.
E quando Nord convocava tutti i Guardiani, questo significava solo una cosa: guai in vista.
Senza perdere un altro istante, lo Spirito dell’Inverno si raddrizzò in perfetto equilibrio sul cornicione e, una volta terminato il gelato, sollevò il bastone.
<< Vento! >> esclamò, << Portami al Polo Nord! >>
Ed ecco che si librò in volo, prontamente avvolto dal vento sollevatosi forte e fischiante per accompagnare la sua scia fino all’incontaminato e glaciale continente. Un viaggio lunghissimo e faticoso, certo, ma uno spirito non aveva la stessa percezione della fatica di un umano, specialmente per quanto riguardava gli spostamenti in varie parti del globo.
Ed eccola lì, situata sopra un immenso ghiacciaio tra le montagne, splendente di oro e luci, la scintillante reggia del Polo Nord, il rifugio segreto di Babbo Natale, il sogno proibito di tutti i bambini del mondo. E dello stesso Jack Frost, che più volte aveva tentato di intrufolarvisi, per poi venire prontamente ricacciato indietro dai due burberi yeti che si trovavano - come ogni giorno - a guardia della grande porta d’ingresso, subito raggiunta dal Guardiano del Divertimento.
Sì, perché il vero segreto del Polo Nord, oltre alle meraviglie che conteneva, era questo: non erano gli elfi, come si pensava, a costruire i giocattoli e a occuparsi del rifugio, bensì dei possenti omoni baffuti e pelosi, grandi, grossi e capaci d’incutere timore anche nell’animo più temerario.
Nonostante l’aspetto spaventoso, tuttavia, erano tra le creature più gentili del pianeta… se non li si faceva arrabbiare, ovviamente. E Jack aveva imparato a proprie spese che uno yeti arrabbiato rovina sempre la giornata.
<< Ehilà, Phil! >> salutò lo Spirito << Bob! Come va? >>
Adesso che era un Guardiano la situazione tra loro si era stabilizzata…più o meno. 
I due omoni sbuffarono e uno di loro, Phil, aprì la bocca sepolta dietro i lunghi baffoni, esprimendosi in un idioma gorgogliante e rumoroso, incomprensibile a qualunque orecchio umano.
<< Sì, lo so, ho visto il segnale >> replicò Frost, cupo. << Nord e gli altri sono già nella sala del globo? >>
L’altro yeti, Bob, rispose con un altro verso e annuì, dopodiché entrambi lo esortarono ad andare, prodigandosi per spalancare l’immenso portone alle loro spalle.
Non c’era tempo da perdere, perciò lo Spirito dell’Inverno si slanciò in volo appena ebbe messo piede nel rifugio, in modo da raggiungere la sua meta più in fretta possibile.
Nel mentre, attorno a lui, si stagliavano corridoi, portoni, stanze in oro e in legno, dove i numerosi yeti erano intenti nel loro lavoro di costruzione di magnifici e colorati giocattoli, molti dei quali sembravano aver preso vita volteggiando nell’aria e liberando luci colorate di gioia e meraviglia: treni a vapore, mongolfiere simili a meduse, aerei volanti, bambole e bamboli capaci di camminare e parlare...c’era di tutto e di più.
Ad affiancare gli yeti vi erano gli elfi : piccole creature alte quanto una mano, interamente ricoperte di una tutina rossa completa di buffo cappello a punta provvisto di campanellino.
Erano tanto adorabili quanto stupidi e ingenui, e uno di loro fu più che felice di dimostrarlo quando iniziò a masticare una pallina colorata come fosse un gustoso confetto.
Già, non sempre le leggende erano veritiere: come già detto, erano gli yeti a costruire i giocattoli per i bambini di tutto il mondo, mentre gli elfi… beh, si limitavano ad alimentare le dicerie e a bearsi nella convinzione di essere autori di tutte quelle meraviglie.
Oramai Jack ci aveva fatto l’abitudine a tutte quelle stranezze, e in quel momento aveva cose molto più importanti di cui preoccuparsi.
Finalmente raggiunse il gigantesco portone che racchiudeva la cosiddetta Sala del Globo, il luogo più importante all’interno del Polo Nord.
Il cosiddetto Globo era un gigantesco mappamondo posto sul centro laterale della stanza, dotato di un insolito meccanismo: i piccoli puntini luminosi sparsi sulla superficie delle terre dipinte, infatti, non erano altro che la rappresentazione di ogni singolo bambino la cui fede nelle Leggende era sempre accesa, proprio come un faro di luce.
L’enorme stanza rettangolare in legno, circondata da tende rosse e un camino scoppiettante, era completamente deserta.
Jack si guardò intorno e camminò lentamente fino centro della stanza.
<< C’è nessuno? >> chiamò incerto. << Nord? Ragazzi? >>
Istintivamente, si avvicinò al grande globo e lo esaminò, preoccupato. Non poteva immaginare altro motivo per cui lo avessero convocato se non il fatto che i bambini fossero in pericolo: era compito esplicito dei Guardiani proteggerli, dopotutto.
Ma le luci sul mappamondo luccicavano tranquille, senza il minimo vacillare.
“ Che diavolo sta succedendo?” si domandò, un po’ innervosito.
Ebbe appena il tempo di terminare quel pensiero, quando all’improvviso una voce profonda gridò a pieni polmoni: << SORPRESA! >>
Lo Spirito dell’Inverno sobbalzò e si girò di scatto, in tempo per udire un potente squillo di trombe squarciare l’aria e veder comparire innanzi a lui dai vari angoli della sala i suoi migliori amici nonché colleghi e compagni, i Guardiani dell’Infanzia.
Al centro c’era il già nominato Nicholas Saint Nord, Babbo Natale, l’indiscusso padrone di casa: un uomo alto, tarchiato, dalla lunga barba bianca, due grandi e profondi occhi blu, e un paio di sontuosi tatuaggi – uno per ogni braccio - recanti la scritta “NAUGHTY” e  “NICE”.
Alla sua destra c’era Dentolina, la Fatina del Dentino, dai vispi occhi rosa, metà umana e metà colibrì, come dimostravano le grandi ali ronzanti che la sostenevano a un metro da terra e il corpo snello interamente ricoperto da piume multicolore.
Accanto alla fata torreggiava E. Aster Calmoniglio, il Coniglietto di Pasqua: un coniglio alto ben due metri dal pelo azzurro e dal corpo muscoloso, dotato del temperamento di un vero guerriero.
Infine, alla sua sinistra, c’era Sandman, amichevolmente detto Sandy, l’Omino del Sonno: un ometto molto basso, rotondo, dall’aria apparentemente calma e accomodante, interamente d’oro e dai buffi capelli appuntiti.
Assieme ai Quattro Guardiani c’erano un infoltito gruppo di yeti e di elfi festanti. In effetti, a dirla tutta nessuno dei presenti sembrava per nulla turbato. Tutti sorridevano gioiosi, mentre, come dal nulla, tende rosse si ritiravano sostituite da grandi stendardi blu con il simbolo di un fiocco di neve: in un angolo, in uno scoppio dorato apparvero quelli che erano evidenti pacchetti regalo, mentre dalla porta della stanza sopraggiunsero due yeti trasportando con tanto di funi una grande statua di ghiaccio rappresentante il Quinto Guardiano.
Quest’ultimo, esterrefatto, fissò ad uno ad uno i presenti e poi le mirabolanti decorazioni apparse dal nulla con gli occhi sgranati, l’espressione di chi davvero non stava affatto comprendendo la situazione nel complesso.
<< Ma… ma… >> balbettò, << Ragazzi? Ma che succede!? Io credevo… >>
<< AH! >> esclamò Nicholas Nord, allargando le possenti braccia. << Ti dico io cosa succede! Succede che oggi è anniversario di tua entrata nel corpo di Guardiani! >>
<< Il mio anniversario? >>
<< Sì, amico >> disse Calmoniglio, avvicinandosi con un balzo e posandogli  una zampa sulla spalla.<< Sei diventato un Guardiano esattamente due notti dopo Pasqua...e si dà il caso che proprio oggi ricada il giorno in cui hai fatto il tuo giuramento. >>
<< E quindi noi ora festeggia te! >> replicò Nord << È stata mia idea attivare luci per convocarti e dare noi tempo di preparare tutto per farti sorpresa! >>
<< Ed è riuscita bene, a quanto pare! >> esclamò Dentolina, abbracciandolo con tanto slancio da farlo praticamente girare. Poi, gli rivolse il suo miglior sorriso splendente e disse: << Buon anniversario, Jack! >>
A quelle parole, Sandy agitò le manine paffute davanti a sé, raccogliendo nei palmi la sua magica sabbia dorata, dal potere di plasmare praticamente qualsiasi cosa: con un rapido gesto, la scagliò in aria, e questa esplose letteralmente in luminosi fuochi d’artificio e coriandoli scintillanti, avvolgendo interamente la sala di un’aura di magica gioia e letizia. Un po’ di sabbia cadde sulla statua di ghiaccio raffigurante Jack Frost, e subito una luce blu e oro si sprigionò da essa, trasformando i coriandoli in una nevicata.
Jack rimase a bocca aperta di fronte a quel prodigio realizzato palesemente in suo onore, poi si girò a guardare i suoi amici con aria stupefatta.
Sapere che avevano realizzato tutto questo per lui, per festeggiarlo, per dimostrare quanto gli volessero bene e quanto fossero contenti di averlo con loro… gli riempì il cuore di pura commozione.
Certo, ormai era da quasi un anno che li considerava una seconda famiglia… ma in quel momento era come se li sentisse davvero una parte di sé.
<< Io non so che dire, ragazzi… >> mormorò dopo qualche istante. << Grazie… grazie davvero. >>
<< Ah! Sciocchezze! >> esclamò Nord, con fare sbrigativo. << Tu non ha ancora visto niente! Puoi ringraziare noi dopo che tu avere passato miglior giorno in tua esistenza immortale! Musica! >>
A quelle parole, gli yeti fecero spuntare come per magia una serie di strumenti musicali che Jack riconobbe essere tipici delle ballate popolari della Russia. Aveva avuto modo di vederli all’opera, dopotutto, durante i suoi trecento anni di immortalità, e anche di imparare i loro nomi: balalaika, fisarmonica, tamburo, flauto traverso, tamburello e gusli.
Subito i massicci bestioni iniziarono a suonare con sapienza, riempiendo l’aria di un connubio di suoni tutti diversi tra loro, eppure allo stesso tempo capaci di formare un ritmo incalzante e armonico.
Il primo a scatenarsi fu Nord, seguito da altri yeti privi di strumento e dagli elfi: era incredibile osservare quanta energia e forza ci fosse in quell’imponente, adorabile vecchio dalla risata contagiosa.
Presto gli elfi si ritrovarono  a danzare perfino in aria, in coppia con le fatine dei denti, le inseparabili colleghe di Dentolina: grazie alla forza delle loro ali e della loro magia si librarono su portando con loro i propri partner.
Non mancarono riprese da parte della loro regina sul contegno e la dignità, ma alla fine l’allegria e la voglia di scatenarsi furono talmente potenti da spingerla in un continuo, scatenato piroettare aereo e terreno. Anche Sandman si unì alla Fata e a Claus, e come lo fece, altre scintille luminose di sabbia si sprigionarono nell’aria, formando le figure di ballerini trascinati a loro volta in quella festosa attività.
Gli unici a non scatenarsi furono Jack e Calmoniglio: non che non fossero contagiati da quell’aura di assoluta gioia, semplicemente non erano dei grandi amanti dei balli, perciò preferirono rimanere in piedi ad osservare i propri amici intenti a scatenarsi.
Per lo Spirito dell’Inverno la visione della sua famiglia in quello stato valeva più di tutto l’oro del mondo.
In più, era contento di scoprire di avere qualcosa in comune con il Coniglietto di Pasqua: i rapporti tra di loro, in fondo, non erano mai stati rosei a causa dalla bufera di neve scatenata da Jack la domenica di Pasqua del ‘68, ma dopo la sconfitta di Pitch Black e il grande aiuto fornito dal Quinto Guardiano, i due erano diventati grandi amici… anche se naturalmente punzecchiamenti e frecciatine tra loro non mancavano mai.
<< Anche tu in panchina, Coda di Cotone? >> esordì Frost, sfoderando il suo miglior sorriso impertinente.
<< Senti chi parla >> ribattè caldamente il Coniglio Pasquale. << Pensavo fossi un tipo da feste sfrenate. >>
<< Sono il Guardiano del Divertimento, non della gente impazzita che volteggia, è diverso. >>
<< Ammettilo, però, non ti aspettavi tutto questo unicamente per te. >>
Jack alzò gli occhi al cielo, ma alla fine annuì, sincero. << In più di trecento anni…beh, lo ammetto, nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per me. >>
<< Siamo solo all’inizio, amico! Aspetta ad uscirtene con queste frasi di circostanza. >>
<< Calmoniglio, dico sul serio… >>
<< Frost, andiamo, scherzavo. Se non ti conoscessi, direi che in questo momento sembri più il Guardiano del “Mi Sono Preso Un Colpo Da Cui Non Mi Riprenderò Più”. >>
Il Coniglio gli rifilò un’amichevole gomitata lungo la spalla, ed entrambi scoppiarono a ridere vivacemente; si persero qualche istante a guardare nuovamente i loro amici intenti a ballare.
Calmoniglio lanciò un’occhiata all’albino, prima di rompere nuovamente il silenzio.
<< Allora… sta andando alla grande tra te e Dente, vero? >>
<< Tra me e Dente? >>
<< Amico, non vi eravate messi insieme circa… l’anno scorso? >>
<< Ah! >> esclamò Jack, spalancando le palpebre. << No, in realtà no… ci siamo lasciati. Non fraintendermi, mi piace ancora molto, ma, ecco… non in quel senso, e lo abbiamo capito entrambi. Così abbiamo preferito restare amici. Profondi amici. È stato facilissimo, nessuno dei due ci è rimasto male. Il che è un bene, perché so che tra gli umani queste cose non sono sempre così semplici >>
<< Già, a proposito di umani… >> esordì Calmoniglio, scrollando le spalle. << Passi parecchio tempo tra di loro, specialmente a Burgess con il fratellino della piccola succhia-pollice. Ci mancava solo che lasciassi l’inverno ad aprile un’altra volta,  anche peggio di quella domenica del ‘68! >>
Jack ridacchiò. << Paura di gelarti il pelo, Coda di Cotone? >>
<< Ooh, ancora non hai imparato che è meglio evitare di sfidare un coniglio? >>
Una scintilla divertita passò negli occhi verdi del Coniglietto di Pasqua, ma poi tornò serio.
 << Guarda che lo abbiamo notato tutti. Dente in primis. Per cui… sei sicuro che vada tutto bene? >> chiese con tono preoccupato.
Il Quinto Guardiano scrollò le spalle. << Mi viene… naturale, recarmi lì. È il luogo in cui sono nato e rinato, Calmoniglio. È letteralmente le mie radici. È molto importante per me. E Jamie… mi ricorda tantissimo mia sorella Emma. Io… non voglio dimenticare chi ero… >>
<< Ma non dovresti nemmeno dimenticare chi sei ora. >>
Frost fece girovagare lo sguardo in tutta la sala del globo, su Calmoniglio e gli altri Guardiani, e infine sul lucernario situato lungo il soffitto di legno: una finestra sul cielo limpido, al cui centro, bianca e tonda, si trovava la Luna.
Per quanto Jack ne sapesse, l’Uomo nella Luna, o Manny, era lo spirito supremo, colui che aveva scelto ciascuno dei Guardiani e donato loro i poteri e i loro compiti. Incluso lui.
Ma rispetto agli altri Guardiani, Jack all’inizio non aveva alcun ricordo della vita precedente, in cui era stato un ragazzino di nome Jackson Overland che aveva salvato la sorella minore Emma dall’annegare in un lago ghiacciato. Solo dopo  Jack aveva compreso perché la Luna non gli aveva mai rivelato nulla nulla: voleva che trovasse da solo il proprio percorso, che crescesse, che arrivasse a comprendere da solo qual era il suo “centro”, ciò che lo rendeva speciale.
E Jack l’aveva capito: il suo centro era il divertimento. Lui era Jack Frost. La Quinta Leggenda, il Guardiano del Divertimento.
Mentre formulava quei pensieri, tornò a guardare Calmoniglio.
<< Non potrò mai dimenticare chi sono ora. Lui mi ha messo qui per un motivo >> accennò a Manny. << Ora lo so. E non lo scorderò mai più. Così come non intendo scordare la mia nuova famiglia. >>
Il Coniglio Pasquale sorrise di fronte a quelle parole, e gli rifilò una pacca sulla spalla. << Adesso ti riconosco, amico. >>
A quel punto non ci fu più spazio per i dubbi e le insicurezze, ma solo per il divertimento. E quale modo migliore per divertirsi ad una festa, se non tramite dei giochi di gruppo? Naturalmente l’idea venne dallo stesso Guardiano del Divertimento, prontamente supportato da Babbo Natale.
In poco tempo i due coinvolsero gli amici in nuove, bizzarre versioni dei giochi normalmente conosciuti dagli esseri umani, ispirati ad essi e modificati per richiamare ciascuno delle Cinque Leggende:
Dai il bastone a Jack Frost, ispirato ad attacca la coda all’asino, dove a turno ci si bendava e si prendeva il bastone dello Spirito dell’Inverno per cercare di metterlo in mano all’unico individuo non bendato presente nella stanza, il quale doveva restare rigorosamente con la mano tesa.
Tiro alla frusta, una piccola modifica di tiro alla fune, dal momento che al posto della fune si utilizzava una frusta dorata creata con la magica sabbia di Sandman.
 “Un, due, tre, dente!”, chiara modifica di “un, due, tre, stai là”. A guidare il gioco, stando alla parete con gli occhi coperti, Jack aveva insistito dovesse esserci sempre Dentolina. Questo per rendere il tutto più difficile, dal momento che la Fata era talmente veloce a girarsi da scorgere perfino i movimenti dei denti dei giocatori che tentavano di avanzare senza essere beccati.
Ruba bandiera divenne ruba il boomerang, in quanto si scelse di utilizzare uno dei boomerang di Calmoniglio per fare la bandiera; ed infine si terminò con il limbo… realizzato niente meno che con le affilatissime spade di Nord a fare da asta.
Poi sopraggiunse il momento di consegnare i regali.
Il primo a farsi avanti fu Calmoniglio, con un pacchetto rettangolare molto sottile stretto nelle zampe: scartandolo, Jack scoprì un boomerang palesemente fatto di ghiaccio magico, dai bordi taglienti come rasoi.
Lo Spirito dell’Inverno lo prese in mano con delicatezza, osservandolo brillare alla luce.
<< Wow… >>
<< L’hai detto, amico >> ridacchiò Calmoniglio, poi indicò Nord con la spalla.<< Alla lavorazione e alla realizzazione ci ha pensato lui. Ma l’idea è stata mia, e la sua specialità sta tutta nella magia che vi ho lanciato. >>
Il Coniglio Pasquale invitò lo spirito a sollevare l’oggetto e a prendere la mira.
<< Questo boomerang funziona letteralmente con la forza della Speranza. Ogni volta che lo lancerai, non mancherai mai il bersaglio e tornerà sempre da te, se riporrai sempre fede e speranza nella tua vittoria. In altre parole, non importa quanto il bersaglio possa essere lontano, o quanto il tuo tiro possa essere un disastro… se speri, se ci credi, non ti deluderà mai. >>
Jack studiò la superficie levigata del ghiaccio, sfiorandola appena con le dita. Poi rivolse un sorrisetto al mammifero. << Ma così sono tutti bravi ad usare i boomerang, Coda di Cotone. >>
<< Ah-ah-ah. Ti piacerebbe. La mia è pura abilità naturale, tu non riusciresti a centrare niente che sia più al di là del tuo naso, ecco perché ti serve questa magia >> disse l’altro, con un roteare degli occhi.
Stavolta fu il turno di Frost nel tirargli una gomitata, poi entrambi si strinsero la mano piegando ciascuno il braccio e stringendo l’uno la spalla dell’altro, in un gesto d’amicizia e d’affetto. Dopodiché, Calmoniglio si spostò di lato per far posto all’Omino del Sonno.
Sandy rivolse il suo luminoso sorriso al Quinto Guardiano, quindi sollevò le mani a coppa nella sua direzione: nei due palmi sorreggeva un sacchetto di tela scura legato da un laccetto di cuoio.
Jack poggiò il bastone a terra e accolse a sua volta l’oggetto tra le proprie mani libere; ad un cenno di Sandman, prese il laccetto tra il pollice e l’indice, tirandolo appena, quel tanto che bastava per allentare l’apertura e dare una piccola sbirciatina al suo interno: subito una piccola luce dorata scaturì dal nero della tela, rivelando un concentrato di granuli dorati scintillanti. Non c’era alcun dubbio, quella era un bel po’ di sabbia magica dell’Omino del Sonno, offerta da quest’ultimo in regalo all’amico spirito, perché potesse bearsi dei più bei sogni e desideri il cui unico limite era la propria mente. Perché, si sapeva, nei sogni si entrava sempre in un mondo interamente proprio.
Un sorriso si formò sulle labbra di Frost.
<< Grazie, Sandy >> disse con affetto.
Fu poi il turno di Dentolina: accompagnata da due delle proprie fedeli fatine, recava in mano una scatola di legno variopinto. Quando la pose nelle mani dell’albino, lo guardò dritto negli occhi.
<< Questa è ciò che ho battezzato “scatola dei ricordi” >> disse la Fata. << È intrisa della più potente delle mie magie. Se, mentre la tieni aperta, chiudi gli occhi e pensi con forza ad uno qualsiasi dei tuoi ricordi più felici, la scatola lo imbriglierà al proprio interno, pronta a mostrartelo nuovamente ogni volta che tu lo vorrai. I ricordi sono la nostra identità. Sono ciò che ci rendono quello che siamo e saremo. Per questo è molto importante non perderli mai… e per questo è bello riviverli e bearci di ciò che ci hanno lasciato. Buon anniversario, Jack. >>
Jack studiò ammirato i ricami di piume di cui la scatola era composta, poi alzò lo sguardo verso l’amica, gli occhi umidi: era rimasto davvero commosso, allietato e colpito dalle parole della fata.
Aveva un rapporto speciale con ciascuno dei Guardiani, e Dentolina non faceva eccezione: dopotutto, era colei che l’aveva indirizzato verso la scoperta dei propri ricordi – no, della propria identità – e che aveva creduto in lui sin da subito. Certo, questo per merito dell’iniziale cotta che nutriva per lui, in seguito ricambiata. Tuttavia, anche quando avevano capito di non essere fatti l’uno per l’altra…beh, il loro affetto non si era incrinato nel minimo.
Entrambi si volevano bene ed entrambi credevano profondamente l’uno nell’altra. E sarebbe rimasto per sempre così… non solo un ricordo felice, persistente nella memoria di entrambi, ma un qualcosa di costante.
Infine la Fata del Dentino svolazzò di lato per lasciare il posto alla figura di Nicholas Nord. Gli occhi color del cielo del Guardiano delle Meraviglie si specchiarono in quelli del Guardiano del Divertimento.
<< Jack, vieni con me >> disse seriamente.
Si erano menzionati finora i ricordi, e a Jack parve davvero di perdersi in un ricordo, quando udì la voce del vecchio chiamarlo nello stesso modo in cui lo chiamò un anno fa, quando mise per la prima volta piede al Polo Nord. Senza una parola, lo Spirito dell’Inverno riprese in mano il proprio bastone di legno e seguì l’uomo per i corridoi: aveva già intuito dove lo stesse portando.
In poco tempo raggiunsero quello che a tutti gli effetti era l’ufficio di Babbo Natale, dove quest’ultimo teneva i progetti per i propri giocattoli, dove ne fabbricava un primo campione e dove li testava. Ma era anche la sua stanza, difatti era provvista di letto, libri e tutti i suoi oggetti personali.
Come già detto, Jack l’aveva già visitata l’anno scorso, e a dirla tutta, era stato anche uno dei momenti più importanti della propria vita, perché Nord gli aveva spiegato in che modo il mistico Uomo della Luna sceglieva i Guardiani dell’Infanzia, cioè a partire dal loro già nominato “centro”, la qualità che più li aveva distinti quando erano mortali e che veniva considerata un emblema da proteggere in tutti i bambini del mondo. Era ciò che li rendeva dei Guardiani.
Non riusciva ad immaginare altro motivo per cui Claus l’avesse trascinato nuovamente lì se non per consegnargli il proprio regalo, ma non capiva per quale motivo proprio lì e non nella sala grande come tutti gli altri Guardiani. O si trattava di una delle tipiche eccentricità di Nord… oppure aveva in mente per lui qualcosa di molto speciale.
Nord raggiunse uno dei propri scaffali e prese fra le dita una matriosca, simulando l’atto di tirarla giù. Invece la piegò solamente in avanti, perché era in realtà una leva in grado di sbloccare un meccanismo segreto: come dal nulla, una porta scorrevole si azionò e rivelò una parte della stanza che Jack non aveva mai visto prima di allora.
Si trattava di una parete completamente coperta da un telo rosso ricamato in oro; Babbo Natale fece cenno all’albino di avvicinarsi a lui. Quando quest’ultimo gli fu di fianco, aveva una vivida espressione stupefatta e interrogativa al tempo stesso.
<< Guarda >> gli rispose il Guardiano delle Meraviglie, invitandolo con un cenno del capo.
Jack aveva intuito immediatamente cosa gli stava dicendo di fare, quindi poggiò il bastone di fianco al telo. Fissò ancora il vecchio per qualche istante, incerto, ma quest’ultimo gli fece un altro cenno incoraggiante: allora allungò entrambe le mani a stringere la seta e la calò giù.
Gli si stagliò innanzi quello che pareva un incrocio tra un nodoso albero cavo alto quanto la parete, una scaffaliera e una cornice in legno intarsiato: era piena di numerose nicchie intagliate nel legno e scavate ad arco una sotto l’altra, ciascuna contenente delle matriosche.
Quelle lungo la prima nicchia fu in grado di riconoscerle subito: erano loro, le Cinque Leggende.
Nella nicchia di sotto si stagliavano numerose matriosche di un vivace rosso e blu, raffiguranti persone imbottite di cappelli e cappotti molto pesanti: tra di loro spiccava in particolare quella di una bimbetta paffutella, bionda e dagli occhi azzurri. Avendo girato a lungo il mondo durante la sua vita immortale, Jack ebbe modo di riconoscerli: si trattava di un gruppo di Sami, una popolazione indigena nordica appartenente alla regione della Lapponia.
Accanto ai Sami c’erano altre tre matriosche completamente diverse: una di loro era senza dubbio Nord, ma appariva molto diverso dall’uomo attuale: era più arruffato di capelli, privo di tatuaggi, con degli abiti semplici. Era più umano, ecco come sembrava.
Alla sua sinistra c’era una donna dai capelli biondo cenere, lunghi e folti, vestita linda, pulita e impeccabile come una maestra d’asilo. Ma forse l’individuo più particolare era il ragazzo di fianco a lei: un postino, a giudicare dagli abiti e dal cappello blu, dagli arruffati capelli biondi, allampanato, occhi lievemente sporgenti e le gote rosse.
Infine nell’ultima nicchia c’era un’ultima coppia di matriosche: un Nicholas Nord palesemente molto più giovane per via della barba, dei capelli e dei baffi davvero corti e neri come il carbone. Al suo fianco stava una donna ancora più giovane, dall’aria materna e gentile.
<< Questa… è mia famiglia. >>
Lo sguardo di Babbo Natale si unì a quello del Quinto Guardiano nell’osservare quella sorta di piccolo tempio.
<< Devi sapere, Jack, che io sono stato primo fra tutti ad essere scelto da Uomo nella Luna. Ma, come ben sai grazie a Dentolina, anch’io come te ero altra persona. Ero essere umano, una volta. Nicholas Nord è sempre stato mio nome, ma gente e amici hanno conosciuto me principalmente come Claus. Abbreviazione di Nicholas! >>
 Si concesse una risatina.<< Soprattutto… così mi conosceva lei. >>
Le tozze dita del Primo Guardiano accarezzarono dolcemente la matriosca della donna al fianco del Claus giovane.
<< Lei è mia Lydia. Vivevamo insieme su isola sperduta di circolo polare artico, Smeerensburg, in casa da me costruita in punto di bosco che lei adorava. Ma non intendevamo restare soli a lungo! Volevamo figli. Tanti adorabili bambini zampettanti. Così abbiamo provato, e aspettato. E mentre aspettavamo, io cominciai a fare ciò che poi divenne mio talento naturale: fabbricare meravigliosi giocattoli che io vedevo materializzarsi di fronte a miei occhi osservando semplice pezzo di legno. Tutto vivido nella mia mente, con mie mani e miei attrezzi per portarli alla realtà. Tanti, tanti giocattoli, tutti per rendere felici miei tanto attesi bimbi! >>
Una profonda ombra di tristezza calò sul viso del Guardiano delle Meraviglie.
<< Ma per quanto io e Lydia provassimo e aspettassimo, non vennero mai. Finché un giorno lei cadde malata, e io rinchiusi me stesso in dolore. >>
Jack sentì un forte groppo alla gola. Istintivamente poggiò il palmo destro sul grosso avambraccio dell’amico, in un gesto di conforto e profonda partecipazione empatica.
Nord tirò su col naso, abbozzando un sorriso; il suo sguardo si perse ad osservare le matriosche del postino e della maestra.
<< Finché un giorno non conobbi un goffo, imbranato, viziato e presuntuoso giovanotto di nome Jesper. A causa di sua negligenza come postino, venne confinato a Smeerensburg da suo padre per riscuotere almeno 6000 lettere in due anni: se fosse riuscito, suo padre avrebbe riaccolto lui in famiglia, altrimenti l’avrebbe mollato per la strada. E fu davvero per lui un compito veramente arduo! Smeerensburg era centro di faida tra clan familiari di Krum e Ellingboe: tutti si odiavano talmente tanto da farsi dispetti e zuffe da mattina a sera. Mai in loro vita avrebbero potuto scambiarsi tra loro lettere! Jesper però non si arrese, e nella sua disperata e ostinata testardaggine si spinse in folto di bosco e incontrò me. Come ben tu sai, sono sempre stato uomo grande e grosso…capace di incutere timore anche in anima più coraggiosa! Il povero Jesper si prese tale spavento da fuggire a gambe levate! Nel farlo, perse disegno di bambino che aveva tentato invano di convincere a spedire in lettera. Io lo trovai e rimasi profondamente colpito da esso, perché rappresentava un povero bambino intrappolato dentro sua casa! Così, contro ogni buonsenso, spinto da chissà quale remoto sentimento, presi uno dei tanti giocattoli, acchiappai un riluttante e terrorizzato Jesper e lo costrinsi a consegnare giocattolo incartato a bambino. Sapessi quale gioia provai quando vidi la contentezza nei suoi occhi quando provò suo regalo! E quella gioia inconsapevolmente contagiò anche lo stesso Jesper. Quello fu solo l’inizio. Ben presto tutti bambini di Smeerensburg, sperando di ricevere giocattolo, spedirono tante, tante lettere, e così ogni notte io e Jesper ci recavamo a consegnarli, e bambini iniziarono a compiere atti di bontà sperando di ricevere così i regali. Ma ben presto…rimasero talmente assuefatti da divenire buoni semplicemente perché era giusto esserlo, perché erano davvero felici, e contagiarono perfino adulti iracondi e bellicosi! Questo perché mio motto era veritiero, ovvero “Un atto di bontà corrisponde sempre ad altro atto di bontà” >> continuò l’uomo, arricciando ambe le braccia in un sorriso nostalgico.
<< E Jesper stesso se ne rese conto, perché si impegnò talmente tanto per aiutare me, bambini, sua futura moglie Alva e gentile comunità Sami che voleva aiutarci in nostra impresa…da affezionarsi a noi tutti. Così, quando la verità venne a galla per merito dei capiclan di Krum e Ellingboe, che speravano di liberarsi di lui e metterci uni contro altri perché non sopportavano la pace da noi creata, Jesper raccontò a suo padre verità e scelse di restare. Dimostrò suo buon cuore tentando di salvare giocattoli da loro grinfie, e così infine io lo perdonai. Nostra attività si espanse in tutto mondo, portando gioia e felicità ovunque, divenendo storia e leggenda che ora tutti esseri umani conosce come Santa Claus. Ma, come ben sai, io ero ancora essere umano. Quando mia ora giunse, il vento venne a prendere me per portare me da Lydia. Così almeno credetti io. Scoprii ben presto che mie azioni compiute dopo morte di mia moglie avevano colpito persona molto, molto speciale. Fu così che conobbi mio vecchio amico Manny e divenni Guardiano. >>
<< E… >>
Jack cercò di trattenere la forte emozione provocatagli da quella storia. << E Lydia? >>
<< So per certo che si trova dove ora si trova anche tua sorellina, e che entrambe sono molto contente di noi e di quello che siamo diventati. Penso a lei ogni giorno e sono triste, ma anche felice, perché ciò che sono mi permette di tenere il suo ricordo vivo al punto che a volte mi sembra che non se ne sia mai davvero andata. >>
Nord poggiò la sua grande mano lungo la spalla dell’albino.
<< Tu ha ricordato me un po’ Jesper, prima volta che incontrai te. Avete in comune fatto che, da egoista e scapestrato quale eri e credevi di essere, hai invece rivelato di possedere grande cuore. Cuore di vero Guardiano. Non c’è stato per me onore più grande, in questo stesso giorno che noi ora celebra, assistere a tuo giuramento. E adesso non c’è per me onore più grande, più orgoglio e felicità che darti mio dono… o forse sarebbe meglio dire farti mia proposta. Ora più che mai, ma anche quando vidi tuo sorriso e guardai tuoi occhi, quel giorno, non ebbi alcun dubbio: sei davvero speciale, Jack Frost. E più che mai sei degno. >>
Lo Spirito dell’Inverno strabuzzò gli occhi, commosso sinceramente da quelle parole ma confuso in particolare da quell’ultima frase.
 << Degno di cosa? >> domandò perplesso.
<< Di molte cose, se noi vuole essere più precisi. Degno di fiducia, di amicizia, di essere Guardiano. Di essere parte mia famiglia e di mio centro… oh, Šostakóvič, andiamo sodi al dritto! >>
Nord estrasse dal panciotto una miniatura e gliela mostrò: rappresentava la vettura di legno che non era altro che la slitta del Natale, priva di renne. Ma come Jack notò immediatamente, aveva un qualcosa di diverso: il sedile principale era diviso in due posti ben precisi, uno di velluto rosso e l’altro di velluto blu, e avevano persino due targhette in oro.
Strinse appena gli occhi per guardare meglio, e fu così che poté leggere i nomi scintillanti incisi nel legno: “Claus”, recitava il sedile rosso… e “Jack”, recitava invece quello blu.
<< Vuoi tu, Jack Frost… >> recitò Nicholas Nord, mettendo su un tono solenne e fermo, << divenire il mio primo, ufficiale assistente? Vuoi tu aiutare me a portare gioia e felicità ai bambini una notte l’anno, divenire mio messaggero e più fidato amico e consigliere? >>
A quel punto, un’espressione di comprensione e completo shock si fece largo sul viso immortale del Quinto Guardiano. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca in completa sorpresa.
Quanto tornò a guardare in volto il suo interlocutore, si ritrovò incapace di proferire parola.
Non riusciva a crederci. Si era aspettato di tutto, ma questo…
Assistente di Babbo Natale. Lui, Jack Frost, lo Spirito dell’Inverno, il Guardiano del Divertimento, la Quinta Leggenda. Gli sembrava di trovarsi dentro un sogno e un incubo al tempo stesso.
Si costrinse a prendere un respiro profondo per frenare il rapido battito del suo cuore. Era assai raro che uno spirito potesse provare quelle forti sensazioni fisiche, ma non impossibile: non erano dei manichini senz’anima dopotutto, semplicemente dipendeva da quanto forte fosse l’emozione provata.
E in quel mentre un potente dissidio interiore prese vita nel cuore del giovane spirito: da una parte l’orgoglio e l’entusiasmo, che lo incitavano ad accettare per imbarcarsi nella migliore delle avventure, forse la più magica e divertente della sua lunga vita.
Non aveva certo tentato più volte di intrufolarsi al Polo Nord per niente, dopotutto. Anzi, probabilmente un anno fa avrebbe accettato quella proposta senza pensarci due volte, più per gusto, incurante dei doveri e delle responsabilità che comportava. Oppure avrebbe rifiutato proprio per non farsene carico. O magari avrebbe prima accettato fino a quando non si fosse annoiato, per poi piantare tutto in asso.
Ma Nord aveva ragione. Non era più il ragazzino irresponsabile, immaturo ed egoista di un tempo: ora comprendeva appieno l’importanza del compito quale l’amico voleva incaricarlo. Non sarebbe stato una passeggiata, né un gioco. Non completamente.
Tirò un lungo sospiro, stringendo appena le dita sul bastone, riluttante e combattuto. Infine si decise a parlare.
<< Nord, io... non posso. >>
<< Non puoi o semplice fatto è che non ti senti affatto pronto, ragazzo? >> replicò il Primo Guardiano, accarezzandosi la lunga barba mentre lo fissava dritto negli occhi.
D’istinto, Jack cercò di schermarsi ostentando disinvoltura. Con un’acrobazia si poggiò il bastone sulle spalle e mise su il suo miglior sorriso ammiccante.
<< Ma che dici! È forse l’onore più grande che potessi mai farmi, il regalo migliore che potessi mai ricevere… e la scelta più assurda che potessi fare! >>
<< Jack… >>
<< Pensavo mi conoscessi, io sono tutto… palle di neve e piaceri, bufere gelide, “chiuso per neve”… >>
<< Jack! >>
Il tono di Nord si era fatto serio e profondo, e interruppe senza mezzi termini quel fiume di parole abilmente orchestrato. Il giovane tacque, così l’altro decise di proseguire.
<< Non c’è nulla di male ad ammettere ad altri e se stessi di non sentirsi pronti. Nessuno di noi Guardiani era pronto a suoi inizi, e stesso valeva per te quando scopristi che Uomo nella Luna aveva scelto te. Io capisco perfettamente tue sensazioni, e sappi che mia proposta non necessita affatto di risposta immediata. Diamine, sono uno spirito, posso aspettare anche prossima Era Glaciale! Oggi è tuo anniversario e tu meriti di avere testa solo per tuo centro, ovvero divertimento! Quando avrai capito cosa desideri davvero, avrai guardato dentro te… tu troverai me qui, ad attendere te e tua decisione >> terminò con un sorriso rassicurante.
Stavolta Jack non rispose. Si lanciò in avanti e strinse l’amico – no, il suo mentore – in un abbraccio.
Nicholas Nord rimase per qualche istante impalato sul posto, completamente colto di sorpresa…ma poi avvolse il giovane fra le possenti braccia, sentendo i propri occhi inumidirsi.
Non lo aveva mai confessato esplicitamente, nemmeno a se stesso, ma in tutta la sua eternità di Guardiano  Jack Frost era presto divenuto per lui la cosa più simile al figlio tanto desiderato e mai avuto. E quel rifiuto almeno iniziale relativo alla sua proposta gli aveva dimostrato quanto fosse profondamente cambiato e quanto fosse effettivamente degno.
Era davvero molto fiero di lui.
Per un po’ i due rimasero abbracciati, poi Nord si allontanò con fare pimpante e un sonoro patpat sulla spalla dell’albino.
<< Via, via, ora! Basta smacchi e smancerie! È arrivato momento più importante di giorno! Quello di torta! Torna da altri, aspettate me lì… farò ciò in cui sono più bravo al mondo. Farò voi… meravigliare! >>
 
                                                                                                                                   * * * 

Un minuto dopo Jack era di nuovo nella sala del globo assieme al resto dei Guardiani dell’Infanzia, agli elfi e agli yeti. Tutti attendevano, impazienti ed eccitati.
Finalmente il grande portone si spalancò ad uno squillo di tromba, e ne uscirono fuori Nord e un gruppo di yeti sorreggenti un largo piatto sopra il quale torreggiava una torta di tre piani di pasta sfoglia, contornata di panna, ricoperta di glassa azzurra, confetti bianchi a forma di fiocchi di neve e ghirigori di cioccolato: sulla cima si stagliavano un esercito di sottili candeline a righe azzurre e bianche accese.
Ad un cenno del loro capo, gli yeti poggiarono il dolce lungo un tavolo di legno cui Jack si era posizionato dietro, mentre tutti coloro in grado di parlare si sistemarono intorno, iniziando a cantare : << Perché è un bravo ragazzo, perché è un bravo ragazzo, perché è un bravo ragazzo… nessuno lo può negar! >>
<< Be’, la lista dei cattivi avrebbe da dire qualcosa in merito >> ribatté il festeggiato con un sorrisetto, scatenando di rimando l’ilarità generale.
<< Ciancio alle bande! >> esclamò Nord a fine risata, sollevando le braccia con fare entusiasta.<< Avanti, Jack! Soffia! >>
Emozionato, lo Spirito dell’Inverno si avvicinò alla torta, prese un respiro profondo e si preparò a soffiare. Non ne ebbe la possibilità.
Un lampo azzurro illuminò la stanza, seguito da un sibilo assordante che riecheggiò per tutta la lunghezza del complesso.
Il gruppo di Guardiani raccolti non ebbe nemmeno il tempo di prendere le armi per affrontare la possibile minaccia. Un forte vento si sollevò dal centro del pavimento, arruffando il pelo degli yeti, sollevando fogli, decorazioni e pure alcuni elfi.
Un altro guizzo di luce…e poi, qualcosa cadde proprio sopra la torta, schizzando glassa, panna e confetti in ogni direzione.
Jack e il resto delle Leggende rimasero a bocca aperta per la sorpresa, gli occhi puntati sulla figura di un vecchio vestito con gli abiti più strani che lo Spirito dell’Inverno avesse mai visto.
Aveva una lunga barba grigia e arruffata, un paio di sopracciglia cespugliose e ella mano destra reggeva un bastone dall’aspetto bizzarro. Al guardiano ricordò vagamente le molte raffigurazioni di Gandalf il Grigio che aveva visto nei romanzi di J.R.R Tolkien. 
<< Beh… >> commentò Jack, dopo qualche attimo di silenzio. << Come regalo è senz’altro originale >>.
 



Boom! Com’era? Fatecelo sapere in una recensione!
Se siete fan dell’animazione, immagino che abbiate notato una certa somiglianza tra il passato di Nord e la trama di una pellicola ben specifica : Klaus, film Netflix uscito quest’anno che narra le origini del mito di Babbo Natale.
È stata un’idea della mia associata quella di incorporare tale storia nella fic e farla diventare il passato effettivo del Nord cinematografico, rendendo il film stesso un prequel a tutti gli effetti de Le 5 Leggende.
Ho subito accettato questa svolta, soprattutto perché Klaus è rapidamente diventato uno dei miei film animati preferiti in assoluto.
Tuttavia, questo non significa che non utilizzeremo il background del Nord cartaceo, più avanti. In fondo, il multi-verso è vasto…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 - A storm is coming ***


Ecco un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura.
p.s abbiamo notato che la pagina de Le 5 Leggende è poco frequentata, quindi è probabile che dal prossimo capitolo sposteremo questa storia nella sezione Frozen di efp, dove le fic Jelsa sono molto più seguite.



Capitolo 2 - A storm is coming

78428204-1075696389428217-2603803586529853440-n

"Darkness falls across the land
The midnight hour is close at hand
Creatures crawl in search of blood
To terrorize y'all's neighborhood.
And whomsoever shall be found
Without the soul for getting down
Must stand and face the hounds of hell
And rot inside a corpse's shell"

Vincent Price - Thriller

Ombric spalancò lentamente le palpebre, rendendosi presto conto di non essere più su un campo di battaglia. Il puzzo della cenere mischiato a sangue essiccato era stato sostituito da un odore acre, quasi dolce, come di zucchero appena lavorato.
La sua visione era ancora parzialmente oscurata a causa del teletrasporto improvviso, ma il resto dei suoi sensi erano ancora perfettamente funzionante… specialmente l'udito.
Sentì alcune voci ben distinte attorno a lui, o vatt ate da un fischio acuto e ritmato che gli martellava costantemente nelle orecchie.
<< Dove… dove mi trovo? >> borbottò a bassa voce, per poi tossire un paio di volte. << Chi… chi siete? >>
I Guardiani dell'Infanzia si erano radunati intorno al misterioso individuo. Non tenevano le armi puntate ma erano perfettamente vigili, cauti e attenti.
Si guardarono l'un l'altro, incerti, quando ad un tratto si udì la voce di Nord sbottare: << Chi siamo noi? Chi siamo noi?! Chi sei tu! Ti sembra questo modo di imbucarsi a festa senza invito e distruggere capolavoro gastronomico!? >>
Sandy si schiaffeggiò la fronte in risposta alla reazione di Babbo Natale.
Improvvisamente, le sopracciglia cespugliose del vecchio vestito di grigio spararono verso l'alto, quasi come se avesse riconosciuto una cadenza familiare.
<< Nord… sei tu? >> chiese con un sottofondo di speranza in quella voce stanca e gracchiante.
A quel punto, il russo allargò le braccia e allontanò con decisione gli altri Guardiani per porsi di fronte al vecchio e scrutarlo, assottigliando profondamente lo sguardo.
<< Mio nome è Nicholas Nord quanto è vero che cielo è blu. Ma io non conosco chi conosce mio nome. Chi sei tu, uomo, e come hai fatto ad arrivare qui? >> domandò pericolosamente.
Ombric inarcò un sopracciglio e strinse ambe le palpebre degli occhi, cercando di mettere a fuoco.
Dopo alcuni secondi, la massiccia figura di Babbo Natale si materializzò di fronte a lui, seguita rapidamente dal resto dei Guardiani.
<< Nord… >> ripeté il mago, con un piccolo sorriso. << Calmoniglio… Dentolina… Sandman...>> continuò, dopo aver posato gli occhi su ciascuno di loro.
Poi, il suo sguardo si posò sulla figura di un certo spirito invernale.
<< Jack! >> esclamò con gioia a malapena contenuta. << Sia ringraziato Manny, non avete idea di quanto sia felice di vedervi! >>
Un ennesimo sguardo di assoluta confusione e perplessità serpeggiò tra il gruppo delle Cinque Leggende. Nessuno nella stanza aveva la minima idea di chi fosse quell'individuo che sembrava invece conoscere loro ad un livello piuttosto informale, ed erano talmente sconcertati e imbarazzati da non sapere bene come farglielo capire.
Sandman intervenne agitando le braccia, e sulla propria testa iniziarono a delinearsi una serie di immagini seguite da punti interrogativi. Tuttavia, prima che potesse continuare, Calmoniglio compì un passo minaccioso in direzione dello sconosciuto.
<< Okay, amico, time out >> esordì con freddezza. << Siamo, ehm… molto felici di vederti anche noi… più che altro di capire che non sei una minaccia, ma qui ti sfugge il punto fondamentale: non hai risposto alla domanda di Nord. Chi sei tu? Inoltre, da dove accidenti vieni…e come diavolo fai a conoscerci? >>
Il tempo parve fermarsi.
Ombric spalancò appena la bocca e passò freneticamente la testa da una parte all'altra della stanza, sembrando sinceramente scioccato.
<< Voi... non sapete chi io sia? Sul serio? >> domandò con una punta di sconforto.
Di nuovo i Guardiani si scambiarono uno sguardo. Sandy fu il primo a scuotere la testa, non senza manifestare una profonda espressione sconsolata.
<< Temo proprio di no >> rispose Dentolina, a nome di tutti. << Prima d’ora nessuno di noi ti aveva mai visto. >>
<< Be', io sì >> fece Jack, con ironica noncuranza. << Nei libri fantasy di Jamie, dove sei uno stregone piuttosto burbero ma dal cuore d'oro di nome Gandalf... >>
<< Oh, santa Pasqua, non ci avevo pensato, ma sei davvero un genio, è certamente lui >> sbottò Calmoniglio, con un roteare degli occhi.
<< Oh, quindi può tranquillamente esistere uno spirito dalla forma di canguro gigante che lancia boomerang e porta uova di cioccolato colorate, ma un potentissimo mago portatore di saggi consigli è praticamente impossibile... >>
<< Mi hai dato del canguro!? Di nuovo!? Tu, piccolo...! >>
<< Ragazzi! Non è il momento! >> li riprese la Fata del Dentino , poggiando i gomiti sui fianchi, zittendoli imperiosa. Entrambi gli spiriti abbassarono lo sguardo, apparentemente castigati.
Di fronte ad una simile scena, normalmente Ombric sarebbe scoppiato a ridere… ma, a causa delle parole della Regina delle Fate , si ritrovò completamente incapace anche solo di esternare un piccolo sorriso.
<< Questa non ci voleva >> borbottò più a se stesso che agli altri << Compio un viaggio interdimensionale di emergenza e finisco proprio in uno degli universi in cui non sono mai esistito. A volte penso che Manny si diverta a vedermi soffrire... >>
<< Dunque tu conosci anche Uomo nella Luna? >> intervenne allora Nord, riprendendo a fissarlo profondamente << Hmm... non puoi essere scelta di nuovo Guardiano, altrimenti Manny avrebbe precedentemente avvisato noi di tua nomina... >>
<< In modo che Nord potesse poi localizzarti e rapirti tramite sacco e portale magico, per condurti qui e costringerti a giurare... >> borbottò Jack fra i denti, rimembrando il trattamento riservatogli un anno prima.
<< Esatto! >> esclamò Claus, senza scomporsi minimamente a quell’insinuazione << Ma nulla di tutto questo è successo! Eppure tu conosci Manny e certo tua visita qui non è frutto di caso. Anzi, è evidente che tu è molto sconcertato, e sono anche sicuro che ha subìto brutta avventura, a giudicare da come tu ridotto. Daremo noi te modo di rifocillare te per poi rispondere a tutte nostre domande. Questa è mia casa, e ora tu sei ospite. E in mia casa ospiti sono sacri. Portate latte e biscotti! >>
Senza attendere nemmeno una risposta, Nord posizionò una sedia sotto le natiche del vecchio mago e gli poggiò in grembo un piatto di biscotti consegnatogli rapidamente da degli elfi e un bicchiere di latte tiepido nella mano.
<< Fatto! Ora molto meglio! >> esclamò il Primo Guardiano, soddisfatto.
Inizialmente scioccato da quell'improvvisa svolta degli eventi, Ombric riguadagnò rapidamente la propria compostezza e accettò le vivande con un cenno di gratitudine.
Immerse un biscotto nel latte e lo addentò con gusto, lasciando che il dolce sapore delle nocciole gli regalasse un piacevole sollievo dalle ferite che si stavano ancora rigenerando sotto la veste.
<< Sì, non importa in quale universo mi trovi...tu non cambi davvero mai, Nicholas Nord >> disse con un sorriso affettuoso, gli occhi rivolti in direzione del suddetto guardiano.
Pur non conoscendo personalmente quell'uomo, Babbo Natale ricambiò il sorriso raggiante e con un cenno di ringraziamento.
<< Noi siamo ciò che scegliamo di essere, mio gentile signore, anche se nostro essere dice noi che dovremo essere altro. >>
<< Sì, tutto molto sdolcinato e commovente >> intervenne il Coniglietto di Pasqua, incrociando le braccia << Ora possiamo andare al punto? >>
<< Ah, giusto, perdonatemi >> rispose il vecchio, accarezzandosi la testa con aria imbarazzata. << Per prima cosa, no, non sono un personaggio letterario creato dalla penna di Tolkien. Il mio nome è Ombric Shalazar… ma sono conosciuto dalla maggior parte dei mortali come Padre Tempo. >>
All'udire quel titolo, le facce confuse dei Guardiani acquisirono finalmente un po' di comprensione. Dopotutto, quasi tutti gli spiriti fra di loro avevano modo di conoscersi se non personalmente, almeno di fama.
<< Be', direi che sei parecchio fedele a come ti dipingono >> commentò Jack, con un sorrisetto << Ti manca solo... una falce poco raccomandabile in una mano e un neonato vestito di fiori nell'altra... >>
<< Non so come sia il Padre Tempo del vostro mondo, ma ti assicuro che non ho mai usato una falce in vita mia >> lo interruppe Ombric, leggermente stizzito dal fatto che qualcuno lo stesse associando all'arma preferita del Re degli Incubi.
Quella reazione non passò di certo inosservato. Dopo un altro scambio di sguardi, fu Nicholas Nord, dichiarato leader dei cinque, a intervenire.
<< Signor Shalazar >> disse, solenne << per quale motivo è giunto fino a noi, qui? E per quale motivo continua a blaterare di universi e viaggi interdimensionali? >>
Il vecchio mago rilasciò un sonoro sospiro.
<< E qui arriva la parte difficile >> disse con tono di fatto, prima di lanciare al gruppo di guardiani un'espressione solenne. << Io… non sono di questo mondo. Vengo da un’altra dimensione >>
Sandy, Dentolina, Calmoniglio e Nord sgranarono gli occhi e lo fissarono a bocca aperta, increduli e, in un certo senso, del tutto spiazzati.
L'unico a non fare una piega troppo evidente fu Jack: studiò il vecchio, pizzicandosi il mento con un dito, quindi annuì e disse: << Ha senso. >>
Calmoniglio lo guardò incredulo. << Ha... senso? Frost, ma che diavolo hai nel cervello, la brina? >>
<< Ah-ah-ah, molto spiritoso >> ribatté lo spirito, scrollando le spalle con fare disinvolto. << Prima di tutto vi faccio notare, ragazzi, che noi siamo degli spiriti. Quindi siamo di per sé un qualcosa di profondamente sovrannaturale e, secondo parametri umani, "insensato" >>
Drizzò la schiena e si portò una mano al petto, simulando un’espressione da intellettuale e adattando una voce solenne di conseguenza.
<< E dunque sorge spontanea la domanda: per quale ragione, se esiste il Coniglietto di Pasqua, mistica creatura, non dovrebbe esistere anche il multi-verso, teoria largamente diffusa nella comunità scientifica moderna? In secondo luogo, noi siamo strettamente collegati ad immaginazione e fede che, com'è naturale, è qualcosa che si sviluppa diversamente per ogni individuo compreso nella piccola parte di una collettività. Come sappiamo, la nostra esistenza dipende dal credo degli umani. Perché non potrebbe essere lo stesso per l'esistenza del multi-verso? >>
Dentolina sospirò, passandosi una mano tra le piume del capo. << Ammettilo, questa l’hai presa da uno di quei film fantascientifici che tu e Jamie guardate ogni sabato sera >>
<< E anche se fosse!? >> esclamò lo Spirito dell'Inverno, colto in fallo. << Tu quale teoria proporresti, sentiamo! >>
<< Posso assicurarvi che le parole di Jack, per quanto fuorviate dalla cultura di massa mortale, sono vere al 100% >> si intromise Ombric, con tono impassibile. << Io vengo da un altro universo, e come voi sono stato scelto personalmente dall'Uomo della Luna per diventare un guardiano. È anche la ragione per cui vi conosco tutti, sebbene voi non mi abbiate mai incontrato prima di oggi. >>
<< In sostanza, ci stai dicendo che esistono delle nostre copie… in una copia del nostro mondo… nella quale tu vivi… e che tu conosci queste copie ad un livello piuttosto familiare. Ho capito bene? >>
Calmoniglio lanciò un'occhiata a Sandy, come a chiedere conferma, ricevendo in risposta un punto interrogativo e un gesto delle mani che equivaleva a dire "vai più lento, amico".
<< Bene, e con questo sorge spontanea un’altra domanda >> continuò Dentolina << Come sei riuscito a viaggiare dal tuo mondo al nostro? >>
<< Grazie ad una di queste! >> esclamò il mago con orgoglio, estraendo da sotto il mantello un globo di vetro il cui aspetto familiare non passò certo inosservato ai guardiani.
<< Quella è una di mie sfere magiche! >> esclamò Nicholas Nord, con un luccichio degli occhi.
Ombric annuì in assenso.
<< Modificata per poter aprire portali attraverso il tessuto della realtà, permettendo a chiunque la usi di saltare da un universo all’altro senza problemi >> spiegò pazientemente.
Nord annuì comprensivo. << Sì, spiega come hai potuto apparire dal nulla e piombare dritto su mia torta… su cui ho versato lacrime, sudore e sangue... >>
<< Quello che non capiamo è... perché? >> intervenne Jack, interrompendo il divagare del compagno << Perché sei venuto proprio qui, da noi? Che cosa ti è successo? >>
A quella domanda, lo sguardo sul volto di Ombric si fece improvvisamente cupo.
<< Vi prego… ditemi che in questo mondo conoscete un individuo di nome… Pitch Black. >>
La sola pronuncia di quel nome bastò a far calare sul volto dei Guardiani dell'Infanzia un'ombra assolutamente identica a quella di Padre Tempo.
Ancora una volta fu Nord a prendere parola a nome di tutti.
<< Noi conosciamo lui molto bene, signor Shalazar >> mormorò. << È nostro nemico da Secoli Bui. Abbiamo affrontato nuovamente lui in durissima battaglia un anno fa, quando Jack si è unito noi. Siamo riusciti a sconfiggere lui grazie a fede di bambini, e alla fine suo potere si è rivoltato contro lui stesso, intrappolandolo in suo regno. >>
Ombric arricciò ambe le labbra in sorriso amaro, mentre i suoi occhi si fecero improvvisamente stanchi.
<< Una magra consolazione rispetto a ciò che sto per dirvi >> sussurrò a bassa voce, quasi come se fosse sul punto di enunciare qualcosa che avrebbe cambiato le loro vite per sempre…e non in meglio. << Vengo da un mondo… che molti anni fa venne attaccato da un Pitch Black diverso da qualunque cosa avessi mai visto. Un Pitch Black che era riuscito a sconfiggere i guardiani del suo universo… e a tramutare ogni povera anima di quella realtà in Fearlings. >>
Quella semplice parola, "Fearlings", bastò a sconvolgere del tutto l'espressione di tutti i Guardiani, tranne lo Spirito dell'Inverno.
Jack fissò perplesso i propri amici e poi Padre Tempo.
<< Cosa sono i Fearlings? >> domandò, sentendo un disgustoso nodo avvolgergli lo stomaco: a giudicare dall'espressione degli spiriti, si sarebbe certo presto pentito di quella domanda.
Ombric gli lanciò un'occhiata incredula, prima di volgere la propria attenzione nei confronti degli altri Guardiani.
<< Non glielo avete ancora detto? >> domandò stupito.
<< Detto che cosa? >> replicò Frost, assottigliando lo sguardo << Ragazzi? >>
Il gruppo di spiriti cominciò a guardarsi l'un l'altro a disagio, come se non sapessero bene come rispondere.
<< Noi... >> esordì Nord con tono incerto << non abbiamo mai trovato momento giusto per parlartene. >>
Sandy sospirò, incrociando le braccia e assumendo una vivida espressione triste.
<< Non è una bella storia, Jack >> proseguì Dentolina << e con il fatto che, beh, sei uno parecchio sfuggevole ... >>
<< Al diavolo >> sbottò Calmoniglio << tanto vale sputare il rospo, ora come ora. Tanto ormai è chiaro che ci stiamo infilando tutti nei guai fino al collo. >>
Nord annuì risolutamente e fece cenno a Jack di sedersi.
<< Prendi posto, Jack. Questa storia non è per animi gentili >> disse con tono serio.
Pochi secondi dopo avevano tutti una sedia ed erano riuniti di fronte al camino acceso.
Jack si appoggiò con entrambe le mani al bastone, facendo correre lo sguardo dai compagni a Shalazar, in attesa.
<< Jack... >> cominciò Nord. << Ti sei mai chiesto come Pitch è diventato… Uomo Nero? >>
L'albino rimase inizialmente in silenzio di fronte a quella domanda. Il suo sguardo si perse nel vuoto, mentre ricordi familiari cominciarono ad attraversargli la mente.
Non aveva mai confessato agli altri Guardiani ciò che era successo in Antartide, un anno fa, quando la loro fiducia in lui si era persa perché, incurante, aveva seguito la voce dei propri ricordi nella speranza di ritrovarli, mettendo così in pericolo il resto delle Leggende.
Era stata la terza volta in cui aveva fronteggiato Pitch. Ma era stato un confronto diverso rispetto ai precedenti, qualcosa di più personale. L'Uomo Nero era venuto a cercarlo perché lo avrebbe voluto come suo alleato. Perché, tra i Guardiani, Jack Frost era il più vicino alla sua situazione, il più simile.
Per molto tempo l'Uomo Nero aveva vissuto nella dimenticanza da parte della gente, nel rammarico per non essere visto né considerato, esattamente come lo Spirito dell'Inverno. Ed esattamente come quest'ultimo, tutto ciò che aveva sempre e solo desiderato era… che qualcuno credesse in lui.
Almeno, questo era ciò che Jack aveva compreso parlando con l'Uomo Nero, quando gli aveva fatto la sua proposta di rendere il mondo... nero come Pitch e freddo come Frost.
Non poteva negarlo. Era stato profondamente tentato di accettare. Era stato solo per tre secoli, e aver trovato un'anima affine, che lo capisse, che potesse volergli bene come l'amico che non aveva mai avuto – no, come la famiglia che non aveva mai avuto, così lo stesso Uomo Nero aveva detto… era stato un richiamo fortissimo.
Ma aveva rifiutato, perché aveva avuto modo di vedere Black per quello che era: lui avrebbe spinto i bambini a credere in lui tramite la paura. Li avrebbe costretti, certamente anche con la forza. Jack non avrebbe mai potuto accettare una cosa simile.
Prima di allora, tuttavia, non aveva mai riflettuto sul fatto che, in effetti, anche Pitch doveva avere la propria storia, una ragione dietro alla sua trasformazione di spirito, esattamente come Jack e gli altri Guardiani.
L’eterno adolescente alzò gli occhi verso Babbo Natale.
<< Sì >> confermò, cercando di mantenere il tono più neutro che potesse << Sì, me lo sono chiesto. >>
<< Bene >> sospirò Nord << Penso che tu sia maturato abbastanza da conoscere triste verità. Tutto cominciò molto tempo fa, quando umanità era ancora giovane e sognatrice, appena uscita da uovo. Era epoca di grande esplorazione spaziale, dove navi fatte di stelle e comete volavano da un mondo all’altro per portare luce dentro oscurità! Questo periodo era chiamato Golden Age. >>
<< Ed era un’epoca bellissima >> proseguì Dentolina, con un sorriso quasi nostalgico. << Avresti dovuto vederla, Jack. Prima ancora che l’umanità scoprisse il fuoco, nella Galassia c’erano già civiltà capace di camminare sulle stelle. >>
<< E più importante di queste civiltà era governata da potente e saggia famiglia reale dei Lunar… famiglia di Uomo della Luna >> rivelò Nord, sorprendendo Jack.
“L’Uomo nella Luna… è un alieno?” pensò incredulo lo Spirito dell’Inverno. Tuttavia, decise di non esternare quella considerazione, poiché troppo coinvolto nel racconto del Primo Guardiano.
<< Suo vero nome era Tsar Lunar, e all’epoca di questi terribili eventi era solo bambino >> riprese questi, con tono solenne << Pitch, invece, era uno di più potenti generali della casata Lunar, cui compito era quello di cacciare flagello di Golden Age: i Fearlings, esseri demoniaci, ombre nate da incubi e paure di persone, ladri di sogni il cui solo scopo era portare caos, morte e distruzione ovunque loro malefici occhi si posassero. >>
Dopo aver pronunciato tali parole, rilasciò un altro sospiro.
<< Nome di Pitch era altro, molto tempo fa. Si chiamava Kozmotis Pitchiner, ed era marito devoto e padre di bellissima figlia, Emily Jane. >>
Questa volta, Jack non poté fare a meno di trattenere la propria sorpresa. Pitch era… un padre? Un marito? Okay , era consapevole del fatto che non fosse sempre stato l’Uomo Nero, ma immaginarlo in una veste così familiare… beh, gli sembrava a dir poco impossibile. E secondo le parole di Nord era stato perfino un generale al servizio di Manny.
Cosa diavolo era successo per ridurlo all’entità maligna che conosceva?
<< Kozmotis era generale molto potente e di buon cuore, e per questo fece sua missione catturare e imprigionare ogni Fearling che minacciava Golden Age >> riprese Babbo Natale. << E per poco lui non riuscì! Ma Fearlings erano furbi e crudeli, così decisero di distruggere animo di Kozmotis. Attaccarono sua famiglia mentre era in viaggio. Quando povero generale tornò… sua casa e mondo erano stati spazzati via. >>
“Oh, cielo” pensò Jack, mentre un brivido d’anticipazione gli attraversò la schiena, quasi come se si aspettasse le parole successive di Nord.
<< Kozmotis impazzì di dolore, e cadde in disgrazia. Decise di passare resto di suoi giorni a guardia di grande prigione Fearling, dove erano rinchiusi tutte le ombre da lui catturate. Ma questo era piano di Fearlings fin dall’inizio >> disse tristemente il Primo Guardiano. << Fearlings usarono rimpianto di Pitch come trappola! Imitarono voce di sua figlia perduta, Emily Jane, e lo spinsero ad aprire porta di loro gabbia. Liberi ma ancora deboli a causa di prigionia durata molti anni, Fearlings tentarono di possedere Kozmotis… >>
<< E questa decisione segnò per sempre la fine della Golden Age >> terminò Calmoniglio, attirando l’attenzione di di Jack.
Confuso dalle parole del collega guardiano, l’albino volse a Nord un’occhiata perplessa. Questi annuì cupamente.
<< Volontà di Kozmotis si rivelò più forte di previsto, ma non abbastanza. Fearlings non riuscirono a possederlo, ma loro potere ed essenza malvagia si fuse con lui… creando qualcosa di nuovo. Creando essere di gran lunga peggiore, contorto e malvagio, cui unico scopo era conquistare mente e anima di ogni abitante di cosmo. Nacque così … Pitch Black, l’ Uomo Nero >> disse Nord, mettendo particolare enfasi sul nome del loro eterno avversario. << Con suoi nuovi poteri e mente resa folle da influenza maligna di Fearlings, Pitch cominciò a distruggere mondi e civiltà, rapire bambini e trasformarli in schiavi, tutto per soddisfare sua brama di conquista. Ma voleva di più. Suo vero obbiettivo era famiglia Lunar… più precisamente piccolo Tsar, che Pitch voleva trasformare in suo erede, un principe delle tenebre. E fu così che, in un terribile giorno, Pitch attaccò famiglia Lunar e uccise genitori di giovane Manny. >>
Dopo aver pronunciato tali parole, tuttavia, il Guardiano arricciò ambe le labbra in un piccolo sorriso.
<< Ma Manny non era solo. Aveva dalla sua parte Nightlight! >> esclamò, suscitando un’altra espressione confusa da parte di Jack.
<< Nightlight? >>
<< Era la guarda del corpo di Manny >> spiegò Dentolina, attirando l’attenzione del giovane spirito << L’amico più fidato della famiglia Lunar da molte generazioni. Una stella vivente che aveva giurato fedeltà alla loro casata molti anni prima e padrino dell’Uomo della Luna in persona. >>
<< Proprio così >> confermò Nord, con la sua voce possente. << E battaglia tra lui e Pitch fu enorme, così grande da scuotere intera galassia! Giovane Tsar riuscì a fuggire usando capsula di salvataggio, ma a causa di malfunzionamento finì su Luna che orbitava attorno a terra. Oh, non era certo solo, aveva ancora sua mente geniale e fedeli Lunar-bot costruiti da suoi genitori per insegnargli magia, e così crebbe istruito, saggio e gentile. >>
“Come Superman” pensò Jack, stupidamente, ricordando per qualche istante la rossa S stampata sui colorati fumetti della stanza di Jamie.
Quando tornò a concentrarsi, l’espressione sul volto di Nord tornò a farsi cupa.
<< Nel mentre, battaglia tra Pitch e Nighlight continuò per diversi secoli. E quando Pitch provò a raggiungere luna, Nightlight decise di usare tutta sua energia per sconfiggerlo. L’attacco fu come mille soli che bruciano assieme e gli costò vita >> continuò sconsolato. << Ma suoi sforzi non furono vani! Pitch venne ridotto a semplice ombra di ciò che era una volta e precipitò su terra durante medioevo. >>
<< L’unico problema? Anche con il 90% del suo potere ormai andato in fumo… be’, era pur sempre Pitch >> commentò ironicamente il Coniglietto di Pasqua . << E così, quando scoprì di poter manipolare le paure degli abitanti di questo pianeta… >>
<< Diede il via ai Secoli Bui >> indovinò lo Spirito dell’Inverno .
Le altre quattro leggende annuirono all’unisono.
<< Ma umanità non avrebbe combattuto questa battaglia da sola! Con Pitch che ormai spargeva paura ovunque mettesse piede, Uomo nella Luna scelse me e resto di Guardiani per combatterlo e proteggere speranza, sogni, ricordi e meraviglie di bambini >> terminò Nord, con un sorriso nostalgico. << E in seguito… anche loro divertimento. >>
Jack tacque a lungo sotto il peso dell'amarezza, della tristezza e del dolore che quella storia gli aveva provocato, ma alle ultime parole di Nord ricambiò il sorriso.
<< Già, e immagino che per il resto della storia non serva un ripasso >> replicò, divertito. << A meno che al nostro Padre Tempo qui non interessi... >>
<< Per quanto mi piacerebbe analizzare le differenze tra i nostri mondi, temo che il tempo a disposizione per tutti noi sia agli sgoccioli >> lo interruppe gravemente il viaggiatore dimensionale.
<< Hai ragione, signor Shalazar >> replicò Nicholas Nord, incrociando le braccia con un portamento serio. << Quel che hai noi raccontato è spaventoso, e ora è chiaro che tu sei qui per chiedere noi aiuto contro tuo Pitch Black. >>
<< Grandioso, sembrava troppo bello vivere sapendo che quel sacco di letame era a marcire in prigione, adesso ci tocca prenderne a calci una versione ancora più odiosa >> sbottò Calmoniglio, sbuffando.
<< Aspettate un momento >> intervenne Frost . << Com’è possibile che Black sia riuscito a fare tutto questo? Com’è riuscito a sconfiggere le nostre versioni alternative? >>
<< Di questo non ne sono sicuro >> sospirò tristemente il mago. << So solo che questo Pitch viene da un universo in cui i Guardiani perirono durante la loro prima battaglia contro di lui, durante i Secoli Bui. Senza più ostacoli, fece sprofondare la Terra in uno stato perenne di paura e oscurità. Il suo potere continuò a crescere, fino a quando non divenne così potente da poter eguagliare la sua forma originaria, la stessa che millenni prima aveva seminato morte e distruzione nella Golden Age. >>
A quelle parole, il volto di Ombric si fece man mano più cupo.
<< Dopo aver ottenuto la tecnologia necessaria per viaggiare tra i mondi, cominciò a consumare una dimensione dopo l'altra… compresa la mia. Ma non gli bastava, no. Lui… voleva di più. Voleva estendere la propria influenza ad ogni singolo universo del Creato. Ecco perché costruì… il Crogiolo >> terminò con un brivido.
I Cinque Guardiani fissarono Padre Tempo con espressioni confuse e il fiato sospeso. Un punto interrogativo saettò lungo la testa di Sandman.
<< Il Crogiolo? >> ripeté Dentolina, perplessa.
<< Proprio così >> annuì il mago. << Creato attraverso la più potente delle magie Fearlings, catalizzando la paura sottratta a miliardi di anime in tutto il multiverso. Con questa terribile arma, Pitch ha intenzione di diffondere la propria oscurità in tutti i mondi, dal primo all'ultimo… fino a quando non resterà altro che... >>
<< Paura e oscurità. E lui >> completò lo Spirito dell’Inverno, cupo in volto e con le dita strette con forza attorno al proprio bastone.
La sala venne avvolta per qualche istante nel silenzio, sotto il peso di quelle parole e il pensiero dell’orribile realtà che sarebbe nata se quel malvagio piano avesse avuto luogo.
<< Ma ci deve pur essere qualcosa che possiamo fare! >> esclamò Dentolina, rompendo quel silenzio opprimente. << Non possiamo lasciare che tutto torni a com’erano i Secoli Bui! >>
<< I Secoli Bui? >> ripeté Calmoniglio, come se non credesse alle proprie orecchie. << I Secoli Bui saranno una benedizione a confronto, Dentolina. Sarà una guerra vera e propria, l’inferno sceso in Terra… e nessuno di voi a sa davvero cosa vuole dire. Quando si spara il primo colpo, non ha importanza per quale motivo lo si faccia o per quale causa si combatte, non si ha la minima idea di chi morirà, di chi saranno i figli a urlare a bruciare, di quanti cuori saranno infranti… di quanta disperazione dilagherà. >>
Il Coniglio di Pasquale aveva stretto i pugni con forza e aveva abbassato il capo, le orecchie dilatate penzolanti lungo la nuca.
Jack non poté trattenere uno sguardo preoccupato. Non aveva mai visto Calmoniglio parlare con tanto dolore e orrore, se non quando – per colpa sua – la Pasqua era andata persa. Ma sotto a quelle parole c’era qualcosa di più, sembrava quasi che il Secondo Guardiano stesse parlando per esperienza personale.
Una DOLOROSA esperienza personale.
<< Non temete, miei cari Guardiani! >> esclamò all'improvviso Ombric, attirando l'attenzione del gruppo su di sé ancora una volta << Perché durante la mia ultima battaglia con Pitch, poco prima che riuscisse ad attivare l'arma, sono riuscito a sottrare alcune delle sue parti e a spedirle in altri universi. >>
Volse ai guardiani un sorriso pieno di malizia. << Pitch non può attivare il Crogiolo se non è completo. Ecco perché possiamo ancora ribaltare la situazione. >>
<< AH-AH! >> esclamò di colpo Babbo Natale, allargando le braccia come fosse in procinto di strizzare l’uomo in un vigoroso abbraccio. << Adesso ho capito perché mio alter ego è tuo amico, vecchio mio ! Questa sì che è stata idea geniale e ottima mossa! >>
<< Anche se alla lunga non funzionerà >> rivelò Ombric. << Ogni pezzo del Crogiolo è direttamente collegato alla magia di Pitch. Non gli sarà difficile risalire alla fonte di quel potere, trovare le parti mancanti e ricostruire la macchina. Ecco perché… ho bisogno del vostro aiuto >>
La silhouette di una lampadina che si accendeva di colpo avvolse la testa dell’Omino del Sonno, il quale simulò un’espressione di pura comprensione, seguito da tutti gli altri Guardiani.
<< Vuoi che ti aiutiamo a ritrovare i pezzi che hai disperso chissà dove nel multiverso, e, una volta ritrovati, distruggerli >> intuì Jack.
<< Precisamente >> confermò Shalazar, prima di estrarre qualcosa da sotto le vesti. Una piccola fiala contenente una sostanza scura, quasi completamente nera, simile a sabbia. << Questa è una parte dell'essenza di Pitch, che sono riuscito sintetizzare da uno dei suoi fearling. Se unita ai globi, ci permetterà di trovare i pezzi del Crogiolo…in qualunque dimensione essi siano finiti >>
Detto questo, rilasciò un sospiro stanco.
<< Lo avrei fatto di persona, ma come potete vedere lo scontro con quel pazzo non mi ha lasciato al massimo della forma. Ho usato un salto di emergenza per raggiungere una dimensione in cui potessi trovare le vostre controparti alternative, in cerca di aiuto. E così… beh, eccomi qui. La domanda che vi faccio ora è : mi aiuterete? >>
Inutile dire che i Guardiani non esitarono nemmeno un secondo.
<< Come ho già detto, caro Ombric, se tu sei amico di Uomo nella Luna e sei giunto fin qui, certo non è stato frutto di caso! >> replicò Nord. << E non è stato frutto di caso nemmeno che noi tutti qui fossimo radunati oggi, in tempo per riceverti! Ovviamente questo è volere di Manny, noi siamo Guardiani da lui scelti e nostra missione è proteggere bambini, anche di intero multiverso, se necessario! E lo faremo! >>
Il russo sguainò di scatto una delle proprie sciabole, alzandola verso il soffitto.
<< Allora, chi è con me!? >>
<< Oh, ma piantala con queste pose teatrali >> sbottò Calmoniglio. << È ovvio che siamo tutti in gioco, Nord. >>
Sandy sollevò i pollici in alto, in accordo con il Coniglietto di Pasqua.
<< Si tratta di più di un pezzo disperso, giusto? >> ricapitolò Dentolina, picchiettandosi il mento. << La cosa migliore da fare sarebbe dividersi, prendere una sfera ciascuno, recarci nel luogo designato e recuperare il pezzo. >>
<< Già… ma qualcosa mi dice che non sarà una passeggiata come la stai mettendo, Dente >> replicò Jack, infilandosi una mano in tasca e lanciando un’occhiata a Padre Tempo.
Ombric annuì risoluto.
<< Dici, il vero, ragazzo mio. Pitch invierà probabilmente alcuni dei suoi servi per dare la caccia alle parti del Crogiolo >> disse freddamente. << Vi sono in tutto sei pezzi sparsi per il multi-verso, ecco perché dobbiamo agire in fretta. Ogni secondo che passa, Pitch guadagna tempo prezioso su di noi! >>
Detto questo, estrasse da sotto il mantello altri tre globi di neve, unendoli a quello che aveva usato per viaggiare in quella dimensione.
<< Ogni globo può compiere un totale di quattro salti. Questi sono gli ultimi che mi sono rimasti >> spiegò cupamente. << Ecco perché due di voi dovranno andare insieme. >>
<< Ah, no problema! >> esclamò Nord, rifilando una sonora pacca sulle spalle del Coniglio Pasquale. << Tu vieni con me, Calmoniglio! Con slitta sarà tutto molto più facile… >>
<< Stai scherzando? Io su quell’arnese non ci salgo un’altra volta! >> protestò il Secondo Guardiano.
Babbo Natale si limitò a roteare gli occhi al cielo.
<< Andiamo, non fare lepre impaurita! Sai che è scelta migliore, io e te siamo ottima squadra. Abbiamo avuto tanto tempo per collaborare, mentre molto tempo ancora ci vorrà per infilare in tua zucca vuota l’importanza di Natale… >>
<< Oh, no, eccolo che ricomincia… >>
Sandy intervenne facendo loro il segno del time out, dopodiché li indicò col dito, come a dire “problema risolto, saranno loro due a viaggiare insieme”.
<< Eccellente! >> esclamò Ombric, battendo ambe le mani in un sonoro rintocco. Il gesto, tuttavia, non si rivelò la migliore delle idee, dato che lo sforzo adoperato per compierlo – per quanto piccolo – gli provocò un forte attacco di tosse.
L'uomo cadde in ginocchio, sputando un rivolo di sangue.
<< Ombric! >>
Dentolina, la più rapida dei cinque, scattò subito in avanti e afferrò il vecchio per le spalle, cercando di aiutarlo a sollevarsi.
<< Questo non va bene >> intervenne Nord, avvicinandosi ad esaminarlo << Tu ha assolutamente bisogno di cure immediate. Cos’è che dà te forza e vigore? >>
<< Il… il tempo >> raspò il vecchio guardiano << Il tempo è ciò che mi da forza. E da quando Pitch ha soggiogato la mia dimensione… io non riesco più ad attingervi. Dove passa l'oscurità… tutto diventa il nulla più assoluto, perfino il Tempo stesso! Non so per quanto tempo resisterò. Settimane, giorni… forse solo qualche ora >> borbottò amaramente.
Le Cinque Leggende si scambiarono uno sguardo teso e preoccupato. La situazione era davvero molto più critica di quanto avessero immaginato. Non c’era un minuto da perdere.
<< Yeti si occuperanno di te finché resterai qui >> stabilì Nord. << Tempo stringe davvero, e questa volta non è solo metafora. Guardiani... è ora di andare. >>
Gli altri Guardiani annuirono alle parole del loro leader, e presero in mano i vari globi dalle mani di Padre Tempo.
L'uomo li guard ò uno ad uno, vedendo il loro la determinazione necessaria per compiere una simile impresa. Si concesse un piccolo sorriso, una flebile speranza di fronte ad un orrore che sembrava inarrestabile.
Ad uno ad uno, le Cinque Leggende si sistemarono in fila, i globi stretti in pugno.
I primi ad avanzare furono Calmoniglio e Nord.
<< Non c’è più tempo per prendere slitta >> disse Claus, serio. << Dovremo essere veloci come coniglio. >>
Il Secondo Guardiano annuì in risposta al compagno. Tra sé e sé era sollevato dell’assenza del marchingegno di legno, ma non fino in fondo. Non se il motivo della sua rinuncia era l’inesorabile annientamento della realtà che conosceva.
Con un gesto, Nicholas Nord scagliò il globo in avanti, generando il magico portale di energia biancastra e attraversandolo assieme al Coniglietto di Pasqua, svanendo al suo interno.
Poi fu la volta di Dentolina, e poi di Sandman. Era rimasto solo Jack Frost.
Lo Spirito dell’Inverno rimase per qualche istante a fissare la sfera di vetro nel suo palmo. Per la prima volta nella sua vita sentiva poco entusiasmo e spensieratezza dentro di sé.
Vero, aveva già combattuto Pitch. Ma questa volta, se l’Uomo Nero sarebbe riuscito a trionfare… l’intero multi-verso sarebbe piombato nelle tenebre, non solo il suo mondo.
Non potevano fallire. Per nessuna ragione.
Con quella convinzione in corpo, il Quinto Guardiano lanciò il globo e attraversò in volo il magico portale.

                                                                                                                                                               * * * 

La Golden Army cadde meno di un’ora dopo la sparizione del suo comandante. Le ultime sacche di resistenza furono stroncate dall’orda di Fearlings con rapida e spietata efficienza e i soldati asserragliati ai piedi della Rift Valley vennero trucidati o catturati.
Mentre il vento della valle portava con sé il tanfo della carne carbonizzata, insieme al fumo denso, il Generale Fearling tornò verso il centro del campo di battaglia.
Alcuni Fearlings avevano radunato nello spiazzo i prigionieri, costringendoli in ginocchio a pochi passi dai corpi martoriati dei loro compagni. Dei duemila soldati scelti per quella battaglia… ne erano sopravvissuti solo quattro, senza contare quelli che combattevano ancora o tentavano la fuga, a giudicare almeno dagli sporadici tafferugli che i guerrieri sentivano alle loro spalle.
<< Situazione? >> domandò il Generale con una voce graffiante, non appena raggiunse la misteriosa figura dell’incappucciato.
Questi gli rivolse un’occhiata impassibile, senza preoccuparsi dei cadaveri che li circondavano. Nulla in una guerra lo emozionava più, da molto, molto tempo: da cento anni, ormai, il ricordo delle urla dei morenti aveva smesso di turbare le sue notti per lasciare spazio solo alla lucida analisi dei risultati.
<< Qualunque cosa abbia fatto il mago, Pitch non riesce a ricostruire l’arma >> rispose, suscitando un’occhiata stizzita da parte del Fearling, che non tollerava un uso così informale del nome del suo maestro. << Sembra parecchio arrabbiato. Questi dannati cavalieri ci hanno fatto sudare. >>
<< Uno sforzo futile di fronte all’inevitabile >> ringhiò il Generale, osservando quella piccola folla di uomini feriti o esausti, quasi tutti rivolti verso di lui con espressioni di odio, timore e disprezzo.
Spostò la propria attenzione sull’unico che non lo guardava: era uno dei pochi ufficiali rimasti in mezzo al mucchio e portava sulla spalla destra della cotta il fregio in oro del secondo in grado dopo Ombric in persona.
Quando gli si avvicinò, l’uomo non alzò la testa: rimase a mani giunte, sussurrando qualcosa in direzione dei cadaveri, forse un qualche tipo di preghiera; il Generale lo scrutò con disprezzo attraverso l’elmo della sua armatura.
( Ost 4 : https://www.youtube.com/watch?v=uGIu6-WtwEs )
Pochi secondi dopo, l’alta figura di Pitch Black si fece strada in mezzo all’esercito di ombre, e il Generale Fearling s’inchinò immediatamente.
<< Quali sono i tuoi ordini, mio Signore? >> domandò con voce fredda e carica di malizia.
<< Abbiamo bisogno di recuperare le parti del Crogiolo >> sibilò l’Uomo Nero, gli occhi gialli emananti lampi nella penombra della valle. << Senza di esse ci vorrebbero anni per ricostruire l’arma. E ho atteso questo giorno per troppo tempo, non ho alcuna intenzione di rimandare! >>
<< E i prigionieri? >> chiese il Generale, con il tono di chi deve fare quella domanda per semplice formalità.
Il Fearling maggiore avanzò ancora un passo, e questa volta la sua ombra costrinse il soldato in preghiera ad alzare gli occhi verso di lui. In essi, la creatura lesse un orgoglio a malapena in grado di tenere a bada la paura.
In quel momento, l’incappucciato si fece avanti.
<< Se posso permettermi >> iniziò con tono apparentemente disinteressato << abbiamo subìto molte perdite in questa battaglia. Ci farebbe comodo... reintegrare le nostre fila. >>
Il Generale si voltò di scatto, mentre il dispensatore di morte gli si affiancava per portarsi di fronte a Pitch Black.
<< Sono soldati della Golden Army, umani sani e robusti >> aggiunse con una scrollata di spalle. << Dovrebbero sopportare la trasformazione senza problemi. >>
Il Generale emise un brontolio sordo, ammonitore, ma l’incappucciato lo ignorò. Si piegò appena a scrutare in volto uno dei soldati e inspirò profondamente, come a fiutarne ed inalarne il terrore; di rimando, una piccola nube di gelida umidità soffiò dalle narici, investendo l’elmo del soldato che si ritrasse quasi di scatto, scosso da brividi di paura e gelo messi insieme.
<< Inoltre... penso che sarebbe molto divertente >> sogghignò, mostrando una chiostra di denti bianchi come lo zinco e un paio di occhi di un inquietante verde brillantidi riflessi luminosida sotto il cappuccio.
Alzò lo sguardo verso l’Uomo Nero, in attesa. Questi se ne stava fermo e immobile, come se stesse valutando attentamente le parole del sottoposto.Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, annuì in maniera quasi impercettibile e fece segno di farsi da parte e lasciargli campo libero.
L’incappucciato fece subito come ordinato, compiendo un inchino beffardo che suscitò un altro ringhio ad opera del Generale Fearling.
Ignorando entrambi, Pitch si fermò di fronte ai quattro soldati inginocchiati e li sovrastò con la sua immensa figura.
<< Sapete come i Fearlings sono venuti al mondo? >> domandò all’improvviso, attirando l’attenzione dei prigionieri. << Erano umani, una volta, proprio come voi. Umani le cui anime vennero corrotte da incubi e paura. Torturate e mutilate dai loro stessi timori. Una forma di vita rovinata e terribile. >>
Mentre pronunciava tali parole, una strana nube nera cominciò a protrarsi dalle sue mani. Percependo il timore dei soldati, il Signore Oscuro annusò a fondo e si crogiolò in quella sensazione di terrore.
<< E ora… perfezionata >> sussurrò a bassa voce.
Subito dopo aver pronunciato quella semplice frase...la nube color pece affondò nel petto dei prigionieri.
Hundgain si era aspettato molte cose: dolore, paura, uno spruzzo di sangue. Eppure… non gli sembrò di sentire niente. Quando abbassò la testa allora sentì il fiato mozzarglisi in gola.
Dal punto esatto in cui la nube aveva scavato nelle profondità del suo addome, aveva cominciato a ramificarsi una sostanza nera e malleabile, protrattasi per tutto il corpo del soldati fino a giungere nei pressi del volto.
Il calore lo graffiò di colpo e l’oscurità calò sulla sua faccia. Immateriale, eppure bruciante come il fuoco dell’inferno, fu lo scontatissimo paragone che gli venne in mente, ma forse non era così scontato: non si sarebbe stupito di scoprire che l'inferno contemplasse qualcosa di molto simile a quello che lui stesse provando ora.
La sostanza nera gli copriva completamente gli occhi, eppure Hundgain era in grado di vedere: i corpi dei suoi compagni caduti, il Generale, l’Incappucciato, e lui, Pitch, intento ad abbaiare una risata bassa e cavernosa che gelava il sangue. Immagini distorte, quasi rigonfie, soffuse. Era come guardare attraverso un telo.
Ma il peggio era l’oscurità che gli copriva il naso e la bocca:gli impediva di respirare correttamente ed era rovente, come affacciarsi a sbirciare dentro una fornace, con il vapore che entrava nei polmoni e bruciava le vie respiratorie.
Lottò per tentare di togliersela di dosso, ma ogni sforzo fu vano. Si sentì inevitabilmente soffocare, mentre le immagini iniziavano a confondersi, sintomo della lucidità che lo stava abbandonando. Fu allora che la sostanza nera entrò sotto la sua pelle.
Hundgain si agitò per liberarsi, sbatté contro qualcosa – probabilmente uno dei suoi malcapitati compagni, che come lui si dimenavano come pesci in una rete da pesca – urtando dolorosamente la schiena e la testa, ma per quanto si sforzasse quel calore appiccicoso come pece bollente non se ne andava.
Poi, così com’era iniziato di colpo, tutto cessò. Ora, al posto del soldato, vi era una creatura che sembrava fuoriuscita dagli angoli più reconditi di una mente distorta.
Una bestia con il corpo di un grosso felino, dalla folta pelliccia nera come la stessa pece da cui era appena nata. Aveva due teste: una quella di un leone, l’altra di una capra dotata di lunghe zanne. Ali di pipistrello partivano dalla schiena muscolosa e un serpente velenoso fungeva da lunga coda sferzante l’aria di sibili e soffi.
Una chimera. Un’amalgama apparentemente impossibile di varie creature. Una bestia progettata con un unico e semplice scopo in mente: uccidere.
Affianco ad essa, ora spiccavano altre tre bestie dall’aspetto bizzarro.
Un drago dal manto color carbone, probabilmente lungo sei metri, i cui occhi gialli luccicavano come un paio di lanterne. Aveva il corpo ricoperto di spuntoni, quattro zampe artigliate e un paio di ali molto simili a quelli della chimera. Dal muso affilato, irto di denti seghettati, spuntava una lunga lingua biforcuta.
Più in là, si ergeva imponente la figura di un Fearling umanoide. Il corpo che poggiava su due gambe era l’unica reminiscenza che quella bestia fosse stata un tempo umana: ora la testa era quella di un grosso squalo dal naso aguzzo, la larga bocca piena di zanne pronte ad affondare nelle carni delle sue vittime. Dietro di lui spiccava una robusta coda a mezza luna, mentre una pinna triangolare partiva dalla schiena color pece.
Infine, a completare quella schiera di mostri, c’era un ragno grande quanto lo stesso drago, forse il Fearling con l’aspetto più naturale, ma non meno minaccioso. Otto occhi luminosi adornavano una testa tozza e dotata di un paio di voluminose forcipule, colanti una strana sostanza vischiosa. Le zampe artigliate e coperte di peli contribuivano ad accentuare l’orrore di quella bestia da incubo.
Pitch passò lo sguardo su ciascuna delle creature, prima di arricciare ambe le labbra in un sorriso soddisfatto. << Miei Fearlings. Di chi siete i servi? >>
<< Di Pitch Black >> rispose prontamente il Generale, affiancandosi alle creature.
Queste, in risposta alla domanda del Signore Oscuro, ruggirono all’unisono in direzione delle volta celeste rosso sangue.
Pitch scoppiò in una risata crudele, questa volta dal timbro più acuto e graffiante rispetto alla precedente. Al contempo, estrasse da sotto la veste un totale di cinque globi di neve e li usò per aprire altrettanti portali.
<< Cercate i frammenti del Crogiolo! Non contattatemi finché non li trovate! >> ordinò freddamente. << Non conoscerete né dolore né paura. Non vi fermerete mai… e non riposerete mai! Uccidete chiunque si metta sulla vostra strada! >>
Le bestie ruggirono un seconda volta, rendendo nota la loro approvazione.
Poi l’Uomo Nero volse lo sguardo in direzione dell’Incappucciato.
<< Andrai con loro >> disse con tono di fatto, suscitando un sonoro gemito da parte del sottoposto.
<< Temevo che l’avresti detto >> borbottò questi, facendo roteare il bastone tra le mani ed estraendo un globo di neve da sotto il mantello.
Lo lanciò e l’oggetto reagì all’istante, aprendo un sesto portale affianco a quelli già creati.
<< Coraggio, ragazzi, è arrivato il momento di guadagnarci la busta paga >> disse l'Incappucciato con tetro senso dell’umorismo, per poi attraversare il vortice di luce, seguito a ruota dai cinque Fearlings.




Boom! Com'era? Spero bello!
Fatecelo sapere in una recensione ;)
Spero che ora vi sia più chiaro cosa sta realmente succedendo in questa storia e quale sarà il proposito che useremo per far incontrare i personaggi delle varie pellicole Disney e Dreamworks.
Nel caso ve lo stesse chiedendo, sì, le origini di Pitch sono tali quali a quelle del romanzo. Ombric, nel libri, era stato il primo guardiano, cosa che invece non è successa nell'universo dei film, le cui origini delle varie Leggende ( tipo Nord ) sono assai diverse rispetto a quelle delle loro controparti originali. E sì, Pitch ha citato Saruman.
E nel prossimo capitolo, dopo tanta attesa...comparirà finalmente Elsa!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 - The Fifth Spirit ***


Ecco un nuovissimo capitolo!
Come accennato nel precedente, abbiamo deciso di spostare questa storia nella sezione Frozen di EFP per attirare più persone.
Vi auguriamo una piacevole lettura ;)

 

 
Capitolo 3 - The Fifth Spirit
 
84358962-173559213912503-8178496327273938944-n

Every inch of me is trembling
But not from the cold
Something is familiar
Like a dream I can reach but not quite hold
I can sense you there
Like a friend I've always known
I'm arriving
And it feels like I am home
I have always been a fortress
Cold secrets deep inside
You have secrets, too
But you don't have to hide…
Idina Menzel ft. Evan Rachel Wood – Show Yourself
 
 ( Track 5 : https://www.youtube.com/watch?v=YMEr-y1Mlac )
La Foresta Incantata splendeva rigogliosa tra le montagne di Arandelle, mentre i primi raggi del sole mattutino illuminavano le rosse chiome degli alberi.
L'odore di muschio e di aghi di pino si spanse nell'aria, trasportato da una dolce brezza. Enormi pini e abeti dalla ragguardevole circonferenza costellavano il bosco, con le fronde che creavano strani giochi di luce sul terreno.
Un'aria mistica intingeva lo spettacolo di quell'ineguagliabile atmosfera pacata e speciale, come se quel luogo fosse permeato di pura magia.
All’improvviso, l’aria apparentemente placida venne squarciata da un tetro lamento di dolore. Il suono giunse forte e inaspettato, spaventando alcuni uccelli comodamente appollaiati sui rami degli alberi e irritando non poco quelle creature notturne che avevano scelto cave d’albero e tunnel sotterranei per potersi adeguatamente riposare durante il giorno.
Al centro di una radura, distesa affianco ad una grossa renna, posava una giovane donna dalla pelle bianca come la neve stessa.
Indossava abiti piuttosto inusuali, pallidi e lucenti sotto i raggi del sole, ma troppo sottili per offrire protezione contro il freddo della Norvegia. Eppure, nonostante la temperatura poco superiore allo 0, la giovane fanciulla sembrava del tutto inalterata dal gelido abbraccio dell’aria primaverile.
Lunghi capelli le ricadevano sulle spalle come un velo, incorniciando un volto dai lineamenti delicati, le gote appena arrossate. Gli occhi color del ghiaccio appena sciolto erano colmi di gentilezza e scrutavano con affetto la figura esanime della renna, intenta nel difficile compito di partorire.
<< Coraggio, solo qualche altra spinta >> sussurrò all’animale, spostandosi lentamente lungo il suo corpo fino al punto in cui il cucciolo, avvolto in una lucida membrana, era già a metà del suo viaggio di ingresso nel mondo.
Il “miracolo della nascita”, com’era solito chiamarlo il capo villaggio dei Northundra, si stava dimostrando più disgustoso di quanto Elsa avesse inizialmente pensato. Non si aspettava che ci sarebbe stato così tanto sangue, ma da un certo punto di vista se lo sarebbe dovuto aspettare, considerato tutto ciò che aveva letto sull’argomento durante le sue lezioni di biologia con i maestri di Arendelle.
La storia di Elsa, come quasi tutte le storie di questo racconto, avrebbe fatto inarcare parecchie sopracciglia.
Nata primogenita dalla famiglia reale di Arendelle, la bambina aveva dimostrato fin da subito l’insolita capacità di creare e manipolare qualsiasi forma di ghiaccio e neve.
Durante i suoi primi dieci anni di vita, i genitori Agnar e Iduna erano rimasti per lo più tolleranti nei confronti di questo insolito potere, convinti che la figlia fosse stata benedetta con un dono. Questo, almeno, fino a quando la giovane principessa non ferì per errore sua sorella minore, Anna, suscitando grande paura e repulsione dal parte del padre.
Convinto che la figlia potesse diventare una minaccia per il regno, l’uomo la confinò all’interno del castello e cercò in tutti i modi di sopprimere i suoi poteri, un’impresa che si rivelò vana fino al giorno della sua dipartita, quando sia lui che sua moglie perirono tragicamente durante un naufragio.
Abbandonata a se stessa, Elsa divenne regina all’età di 18 anni, un evento che sarebbe entrato per sempre nella memoria degli abitanti di Arendelle.
Quello, infatti, fu il giorno in cui Elsa perse il poco controllo che aveva sui suoi poteri, provocando un inverno che avvolse l’intero regno. Fu solo grazie al sostegno e all’amore della sorella Anna che la neo regina riuscì nell’intento di scongelare Arendelle e prevenire la morte dei suoi sudditi.
Passarono tre anni, e il regno fu nuovamente minacciato, ma questa volta non da mani umane. Gli spiriti della Foresta Incantata confinante con Arendelle, infatti, erano giunti nella nazione per elargire vendetta contro i suoi abitanti.
Molti anni prima, infatti, il nonno di Agnarr aveva dato il via ad una guerra con il popolo che abitava la Foresta, i Northundra, a causa della paura che nutriva per gli Spiriti che presidiavano il bosco.
Ancora una volta, fu grazie all’intervento di Anna ed Elsa che la catastrofe venne sventata. E fu durante questa crisi che la giovane regina divenne consapevole della propria eredità: ella, infatti, altro non era altro che il risultato dell’amore tra un Arendelliano, suo padre, e una Northundra, sua madre.
E proprio grazie a questa sua natura peculiare, era stata scelta dalla magia della Foresta Incantata per diventare il Quinto Spirito, il ponte tra gli umani e la natura di quel mistico luogo. Fu così che Elsa divenne la guardiana effettivo del bosco, mentre ad Anna fu affidato il compito di regnare su Arendelle in sua assenza.
La giovane donna ripensò a quelle vicende con affetto, quando un sonoro grugnito la riportò alla realtà.
Delicatamente, continuò ad accarezzare la testa della renna che aveva trovato pochi minuti prima circondata da un branco di lupi. Dopo averli allontanati, Elsa aveva deciso di assisterla durante il parto e proteggerla da ulteriori minacce.
L’animale sbuffò ed ebbe un’altra contrazione, con le zampe rigide e allungate all’infuori. Finalmente, accompagnato da un sonoro pop!, il piccolo fece la sua entrata nel mondo.
La testa della madre cadde sul grembo di Elsa, gli occhi chiusi per qualche istante. I fianchi si gonfiavano, mentre riprendeva fiato.
Il Quinto Spirito sorrise  con affetto e cominciò ad accarezzarle il collo sudato e la folta pelliccia, per poi lanciare un’occhiata in direzione del cucciolo appena nato: Faceva freddo, e per questo motivo il vapore si levava leggero da quel piccolo corpo umido.
Con uno straccio fatto di brina, Elsa cominciò a ripulire l’animale dal sangue sotto lo sguardo vigile della madre.   La piccola renna spalancò gli occhi, un paio di palle nere lucide, cariche di meraviglia e curiosità. Grigio e madido, il cucciolo si guardò intorno, sbattendo le palpebre alla fioca luce del giorno.
I loro sguardi si incontrarono.
<< Sei proprio carino >> commentò Elsa con un piccolo sorriso, realizzando che il tanto celebrato “miracolo della vita” era, in fondo, davvero miracoloso. Affianco a lei, la madre stava tentando di rialzarsi.
Elsa balzò in piedi a sua volta, così che il grande animale potesse girarsi senza schiacciarla.
Madre e neonato si annusarono a vicenda, poi la renna sbuffò e iniziò a lavare il cucciolo lambendolo con la lunga lingua.
Se possibile, il sorriso sul volto di Elsa si fece più grande.
Fece per allontanarsi, in modo da lasciare ai due animali la privacy del loro primo incontro faccia a faccia… ma, appena compiuto un passo, una sensazione sgradevole le attanagliò il cuore, come se qualcuno l’avesse pugnalata.
Ansimò per la sorpresa e fece appello ad ogni oncia di forza che aveva in corpo per non cadere in ginocchio seduta stante.
Con occhi grandi e colmi di paura, volse lo sguardo in direzione di un punto ben specifico della foresta. Il cuore della magia stessa.
Qualcuno… era entrato ad Ahtohallan, ne era sicura. Qualcuno che non era lei.
Prendendo un paio di respiri calmanti, la giovane donna cominciò a correre verso la spiaggia.
 
                                                                                                                                                          ***
 
Jack Frost capì di aver attraversato il magico portale quando percepì sotto di sé il vuoto di un’altezza notevole.
Con una magistrale capriola all’indietro, acchiappò al volo il globo di neve prima che precipitasse, quindi, raddrizzatosi di colpo, sospeso nell’aria, guardò sotto di sé per comprendere in quale misterioso luogo fosse stato trasportato.
Sotto di lui, si stagliava per miglia e miglia un immenso oceano color della notte, le cui placide acque risplendevano di riflessi di luce generati dal sole alto nel cielo, che però curiosamente non sembrava influire sul gelo perenne che lo Spirito avvertiva trovarsi nell'atmosfera, pur non soffrendone gli effetti.
C’era qualcosa, qualche metro più avanti, intento a brillare più del mare stesso, tanto che l’albino dovette ripararsi per un istante col braccio per abituare i propri occhi alla vista.
Si trattava di un gigantesco ghiacciaio naturale, dalle punte alte e affilate vagamente simili a quelle di un castello, talmente grande da farlo sembrare una vera e propria isola di puro ghiaccio, scintillante di riflessi boreali.
Jack rimase a bocca aperta, ammaliato da tanta bellezza naturale, e il suo cuore perse un battito quando si accorse della flebile, eppure pulsante, aura di magia provenire da esso. Non gli ci volle molto a capire che, dovunque la sfera l’avesse portato, probabilmente quel posto era l’ideale da cui iniziare per trovare il pezzo del Crogiolo.
Si infilò nella tasca la palla magica e con uno scatto distese il corpo in orizzontale, evocando il vento gelido di quelle terre perché lo trasportasse rapido e veloce verso quel luogo incantato.
Scivolò in volo quasi sul pelo dell’acqua, finché non raggiunse quella che, a tutti gli effetti, era una spiaggia interamente composta da morbida neve. Lo Spirito vi atterrò con grazia, poggiandovi sopra i palmi dei piedi nudi.
Subito si guardò intorno, circospetto, ma non gli parve di vedere nulla di anomalo: lungo il bagnasciuga tutto era tranquillo, a parte qualche remoto blocco di ghiaccio spiaggiato, mosso dalla corrente. Di fronte a sé si stagliavano gigantesche stalagmiti alte forse dodici metri, tutte in fila di fianco all’altra, quasi a rappresentare un’inespugnabile fortezza glaciale.
Jack non poté fare a meno di tirare un respiro profondo. Sentiva pulsare la magia all’interno di quelle mura come qualcosa di profondamente affine, parte del suo essere. Come quasi un invito ad entrare e a immergersi completamente nel suo elemento naturale. Di fronte a quelle sensazioni, il ragazzo decise di affidarsi completamente all’istinto, sicuro che l’avrebbe aiutato nella sua ricerca.
Senza ulteriore indugio, strinse forte nella mano il proprio bastone e poggiò il piede in avanti, camminando sulla distesa di neve che lo separava dalle gigantesche stalagmiti.
Non appena le raggiunse, scoprì l’entrata rettangolare alla loro base, una fessura grande abbastanza perché qualcuno potesse entrare al suo interno. Sbirciandovi appena, Frost distinse chiaramente un lungo cunicolo di corridoi che scendeva sempre di più in profondità.
Per un istante ebbe uno sgradevole deja vu: l’ultima volta in cui si era infilato in un luogo misterioso non era finita molto bene, dato che si era ritrovato nel covo segreto di Pitch Black. Ma questa volta era diverso, questa volta si stava immergendo completamente nel proprio elemento. Niente avrebbe potuto fargli del male.
Prese un bel respiro profondo e con un salto vi si buttò al suo interno, avventurandosi tra i cunicoli levitando a mezz’aria, seguendo il proprio istinto e le luci boreali che attraversavano le pareti di ghiaccio, simbolo della magia pulsante.
Fu così che giunse in un anfratto dalle dimensione di una grossa caverna composta solo dal solo uscio che si attraversava per poter accedere al suo interno.
Una caverna, però, alquanto bizzarra. Era disseminata di oggetti personali: un tavolo con delle sedie, un letto a baldacchino, uno specchio, delle urne e dei vasi, candele sopra altri mobili, degli scaffali… e la cosa più assurda era che era tutto interamente fatto di ghiaccio trasparente.
Jack, sbigottito, rimase per qualche istante a fissarla, incredulo. Probabilmente oramai non doveva stupirsi più di nulla, ma quella stanza era talmente fuori luogo all’interno di quel ghiacciaio…
Lo Spirito dell’Inverno scosse il capo: non aveva tempo per porsi domande di quel genere, era venuto lì per una ragione. Doveva trovare quel dannato pezzo di Crogiolo.
Dunque iniziò a rovistare in giro tra i vari oggetti, poggiando per un istante il bastone a terra per avere più libertà di movimento. Non l’avesse mai fatto.
Era talmente concentrato nella propria esplorazione da non sentire nemmeno lo spostamento dell’aria segnalante il colpo che arrivava: avvertì solamente l’urto secco e potente contro la propria testa, e il conseguente dolore.
Riuscì a malapena a sentire il rumore del proprio corpo che stramazzava a terra, quando il buio dell'incoscienza calò sulle sue palpebre.
 
                                                                                                                                                     ***
 
Quando finalmente percepì di aver ripreso conoscenza, il primo pensiero razionale di Jack fu qualcosa di molto poco elaborato, un semplice, banalissimo: "Che cavolo è stato!?"
L’attacco era stato talmente repentino da rendergli difficile metabolizzare il tutto. Un attimo prima era nella caverna, l'attimo dopo a terra svenuto perché qualcuno l'aveva colpito.
Ora, era alquanto difficile che un normale essere umano potesse fare qualcosa del genere ad uno spirito... perciò il secondo pensiero del ragazzo fu subito quello di cercare il suo bastone. Il quale, come, scoprì immediatamente, non era nella sua mano, né al suo fianco.
Si raddrizzò quasi subito seduto, e solo allora si rese conto di essere di nuovo sulla spiaggia di neve, bloccato all'interno di quella che era tutti gli effetti una stretta gabbia di tozzi filamenti di ghiaccio.
Fu quello principalmente a lasciarlo perplesso: non si aspettava assolutamente nulla del genere. In un certo senso era fortunato, non avrebbe nemmeno necessitato del bastone per uscirne, ma chi l'aveva creata?
<< Bene, vedo che sei finalmente sveglio >> arrivò una voce femminile alle sue spalle, facendolo sussultare.
Si girò piano, preparandosi ad incontrare chissà quale crudele e spaventoso nemico - dal tono freddo e autoritario non immaginava altro - assottigliando lo sguardo. Poi si bloccò, e sbatté le palpebre, incredulo.
Era una ragazza. All’inizio, gli fu davvero difficile metterla a fuoco, era talmente candida ed eterea da confondersi quasi completamente con il ghiaccio di cui la grotta era composta, non fosse stato per le magiche luci boreali attraversanti le parete.
La pelle color porcellana spiccava in un viso triangolare cui erano incastonati due profondi occhi color zaffiro e una cascata di capelli di un biondo chiarissimo che scendevano fino a metà braccio come una morbida onda delicata. Indossava un lungo abito bianco dalle maniche lunghe, composto da leggiadri veli e decorato con cristalli colorati di blu, viola e celesti: la sottoveste aveva la forma di pantaloni di morbida seta e a coprire i pieni nudi e magri vi erano dei preziosi sandali di cristallo.
<< Wow >> fu tutto quello che riuscì a dire.
Era stupenda. Non gli veniva in mente altro termine. Bellissima, certo. Meravigliosa. A dirla tutta aveva un ampio vocabolario di termini relativi alla sua avvenente figura.
Di fronte ad una simile reazione, Elsa si limitò a inarcare un sopracciglio e incrociò ambe le braccia davanti al petto.
<< Devo ammetterlo >> cominciò con tono apparentemente casuale. << Non sei certo il primo assassino che incontro… ma sei sicuramente il primo ad aver tentato di uccidermi nel mio dominio. >>
Dopo aver pronunciato tali parole, assottigliò lo sguardo con aria minacciosa.
<< Devi essere molto coraggioso… o incredibilmente stupido. >>
Lo Spirito dell’Inverno ci mise qualche istante a rendersi conto che quella bellissima quanto strana umana lo stava praticamente insultando.
Non ci voleva un genio per capire che era stata lei a creare quella gabbia. Interessante informazione che avrebbe desiderato approfondire, ma al momento sarebbe stato meglio concentrarsi per capire meglio le sue intenzioni.
Abbozzò il suo miglior sorriso affabile e insolente.
<< Dipende... quale delle due qualità preferisci? >> chiese con tono scherzoso. << A proposito, penso che tu abbia preso un granchio. Non sono affatto un assassino. >>
<< Questo è esattamente quello che un assassino direbbe >> replicò Elsa, per nulla impressionata da un tentativo di flirt così palese.
Scrutò il ragazzo con occhio attento, nel tentativo di identificare un qualsiasi segno di minaccia.
Dopo un'attenta analisi, arrivò alla conclusione che… era bello.
Certo, essendo stata una regina, Elsa aveva avuto modo di interagire con molti membri del sesso opposto conosciuti per le loro piacevoli caratteristiche fisiche - per lo più pretendenti disposti a chiedere la sua mano in matrimonio e che aveva rigorosamente rifiutato - ma anche lei dovette ammettere che quel ragazzo, chiunque fosse, non aveva nulla da invidiare a tali persone.
Aveva i capelli più bianchi che avesse mai visto, ma non come quelli di un anziano, sembravano quasi neve appena caduta. Il volto aveva lineamenti giovani, quasi fanciulleschi, eppure abbastanza maturi da dimostrare un'età probabilmente pari o superiore ai diciotto anni.
E poi c'erano gli occhi, azzurri come il mare che circondava l'isola… che però sembravano nascondere uno sguardo molto più... antico del loro proprietario. Occhi profondi, millenari, misteriosi.
Scuotendo la mente da quei pensieri, la donna evocò nella mano destra una spada di ghiaccio e la puntò verso l'intruso.
<< Dimmi chi ti ha inviato >> ordinò freddamente.
Jack rimase fermo al proprio posto, sostenendo senza alcun timore il suo sguardo. Sapeva di non avere niente da temere da un potere che coinvolgeva il suo elemento, e poi voleva fare in modo che si fidasse di lui. In fondo, era tutto solo un grosso malinteso.
Ma come spiegarle? Chi diavolo avrebbe creduto ad una storia sul multiverso, l'Uomo Nero e Padre Tempo?
Poi si rese conto di una cosa: se quella ragazza poteva vederlo e aveva dei poteri simili ai suoi...probabilmente non era umana. E forse avrebbe accettato il tutto molto più facilmente.
Ma doveva ancora risolvere la questione dell'assassino.
<< Potrei dirtelo, ma cambierebbe qualcosa? Sembri abbastanza convinta che io sia venuto qui…per cosa, esattamente? >>
<< Per uccidermi, ovviamente >> disse Elsa con tono di fatto. << Per quale altro motivo avresti fatto irruzione nella mia dimora senza permesso? Sono state le Isole del Sud a mandarti, non è vero? Ma certo. Ora che non sono più regina, Hans avrà pensato che senza la protezione del regno sarei stata un bersaglio facile. Be’... >>
Si avvicinò alla gabbia di ghiaccio con determinazione.
<< Gli dimostrerò che si sbaglia… inviandogli la tua testa per posta. >>
Jack alzò un sopracciglio. Probabilmente avrebbe dovuto prenderla sul serio, considerato che dalla faccia non sembrava scherzare affatto. Ma c’era qualcosa nei suoi occhi e nella sua postura che non lo convincevano fino in fondo. Lei… era tesa, e determinata a capire, e non voleva assolutamente mostrare esitazione o dubbi.
Un concetto con cui il ragazzo era assai familiare, considerando tutto il tempo che aveva speso in solitaria…  cercando di nascondere il proprio animo sofferente dagli altri immortali.
Ma come fare a scuoterla?
Si avvicinò alle sbarre e appoggiò tranquillamente le braccia sopra di esse come se fossero il parapetto di un balcone, fissandola negli occhi.
<< Be', se ne siete così convinta, Vostra Leggiadria >> replicò << Accomodatevi. Sono qui in bella posizione. >>
Elsa lo fissò sorpresa, ma solo per un attimo.
Compì un rapido movimento con la mano libera e le sbarre di ghiaccio che si trovavano alle spalle di Jack scattarono in avanti, spingendo lo spirito verso la parte opposta della gabbia: avrebbe potuto bloccarle facilmente, ma si stava trattenendo per vedere fin dove si sarebbe spinta.
La donna porse la spada attraverso le fessure della prigione, finché la punta non arrivò ad appena un paio di centimetri dal collo del Guardiano.
<< Non sto scherzando >> disse cupamente. << Dimmi chi sei e chi ti ha mandato, o io... >>
<< Mi ucciderai? >> completò lo spirito, senza staccare i propri occhi dai suoi. << Senti... posso essere sincero? Tutta questa situazione non sembra esattamente il tuo forte… anche se sai essere abbastanza spaventosa, te lo concedo. Ma vedi… diciamo che io so riconoscere subito qualcuno che finge per non mostrare chi è davvero. Sappi che se avessi voluto fare quello di cui mi accusi, ti garantisco che non sarei ancora qui, rinchiuso in questa gabbia. Puoi continuare a minacciarmi a vuoto...o puoi provare ad ascoltarmi e considerare la possibilità  che io ti stia dicendo la verità. E magari potresti anche presentarti! Vostra Leggiadria non è un termine che vorrei utilizzare a lungo. >>
La presa di Elsa sulla spada sembrò vacillare.
<< Vuoi farmi credere di aver fatto irruzione in casa mia, in un'isola circondata dall'acqua per chilometri… senza nemmeno sapere chi fossi? >> domandò incredula.
<< Be', Bucaneve, mi dispiace profondamente deluderti, ma il multi-verso non gira attorno a te >> ribatté Jack, recuperando un po’ sarcasmo. << Non sapevo che fosse la tua casa. Ho solo percepito la magia che circonda questo luogo, così ho deciso di darci un’occhiata. >>
Per la seconda volta, Elsa non poté fare a meno di esternare la propria confusione inarcando un sopracciglio.
<< Magia? E tu che ne sai della magia? >> domandò sospettosamente.
A quel punto, il Quinto Guardiano pensò fosse arrivato il momento di scoprire le sue carte.
<< Be'... >> esordì << giusto un paio di cosette. >>
Allungò un dito e toccò la punta della spada. La lama iniziò lentamente ad accorciarsi, per poi trasformarsi in un blocco di fiocchi di neve che si sbriciolarono in mille scintille azzurre.
Di rimando, l’albino si spazzolò teatralmente la felpa e i pantaloni.
<< Jack Frost >> si presentò con un inchino. << Spirito dell'Inverno, Guardiano del Divertimento, Quinta Leggenda... hai preso tu il mio bastone, vero? Ti prego, dimmi che è ancora integro... >>
Ma Elsa non rispose. Rimase ferma e immobile, come pietrificata.
Aveva le pupille dilatate e la bocca leggermente spalancata, il volto adornato da un'espressione di puro shock. Rimase semplicemente in piedi, come se ormai non potesse fare altro se non mantenere quella posizione.
Lo spirito rimase interdetto. Non si aspettava una reazione placida, ma nemmeno una tanto palese. Diavolo, lei stessa aveva la magia! Era tanto strano trovare qualcun altro di magico, in quel posto?
<< Ehi? Bucaneve? >> cercò di scuoterla, nervoso. << Ti si è attaccata la lingua ad una stalattite di ghiaccio, per caso? >>
"Che?" si rimproverò subito dopo. Dio, quella battuta gli era uscita veramente malissimo.
Le parole, tuttavia, sembrarono scuotere Elsa dal suo torpore.
<< Tu… >> balbettò con voce flebile. << Tu… puoi evocare il ghiaccio... >>
<< Ah... >> Lui annuì, incapace di fare altro, sconcertato. << Sì... come te... >>
Inclinò il capo di lato, fissandola a lungo.
<< Sì, è strano, ma c'è una spiegazione... e... >>
Lanciò un'occhiata alle spalle, e poi a lei.
<< Posso... >> esordì, incerto << posso uscire di qui... senza essere minacciato di morte? >>
Elsa non rispose, e continuò a fissarlo con aria sbigottita, incapace di credere a quello che aveva testimoniato solo pochi secondi prima.
<< Io… pensavo di essere l'unica... >> sussurrò, quasi a se stessa. << Per tutto questo tempo… pensavo di essere sola. >>
La sua voce si spezzò, quasi come se stesse cercando di trattenere un singhiozzo, o forse una risata.
<< ... Oh. >>
Fu tutto quello che Jack riuscì a dire. La ragazza aveva un'espressione tanto sconsolata e triste in volto da risultare straziante... e incredibilmente familiare.
D'istinto, cercò di fare qualcosa per tentare di fargliela passare. L'unica cosa che gli veniva naturale.
Allungò la mano e il volto, infilandoli nel buco delle sbarre, e soffiò sopra il palmo aperto: un respiro freddo si liberò, e all'improvviso si trasformò in un fiocco di neve che volò verso di lei, moltiplicandosi in una piccola nevicata sopra la sua chioma bionda. Un fiocco di neve le finì sopra il naso ed esplose in una scintilla azzurra, scatenando in lei una sensazione istantanea di gioia ed ebbrezza.
Di rimando, Elsa si portò una mano alla bocca, nel tentativo di frenare una fragorosa risata. L'azione la portò ad emettere un suono assai poco signorile, cosa che la fece arrossire profondamente.
Volse al Guardiano un'espressione imbarazzata, non sapendo bene come comportarsi. Poi, quasi come se si fosse resa conto dell'attuale situazione, agitò rapidamente una mano e la gabbia attorno a Jack scomparve in una miriade di fiocchi di neve.
<< Io… mi chiamo Elsa >> disse dopo qualche attimo di silenzio.
<< Elsa... >> ripeté lo spirito dopo qualche istante, assaporando quel nome sulle labbra con un sorrisetto << Mi piace. >>
Le lanciò un'occhiata imbarazzata. << Quindi…hai sentito parlare di me? >>
La donna sbatté le palpebre un paio di volte.
<< Io… sì, ho letto libri su Jack Frost quando ero piccola >> ammise con tono incerto. << Ma erano solo storie! Jack Frost non è real...>>
<< NON DIRLO! Ogni volta che qualcuno dice così, potrei cessare di esistere! >> gridò il ragazzo all'improvviso, visibilmente terrorizzato.
All’espressione mortificata e sconvolta della ragazza, tuttavia, non poté fare a meno di scoppiare in una risata cristallina.
<< Ci sei cascata >> sghignazzò. << Come puoi vedere, sono molto vero. Proprio come sono veri i tuoi poteri... e la magia, in generale. >>
Al sentire tali parole, Elsa arricciò ambe le labbra in un sorriso d'eccitazione, il primo che lo Spirito dell'Inverno le aveva visto fare da quando si erano incontrati.
<< O mio… questo… questo è incredibile! >> esclamò la ragazza, compiendo alcuni passi in direzione del Guardiano. << Puoi davvero controllare e manipolare il ghiaccio come me? E creare tempeste come nei libri? Jack Frost nei libri era vecchio… perché non sei vecchio? Puoi forse cambiare la tua età? Sei uno spirito come me? >>
A ogni domanda si fece sempre più vicina, fino a quando non si rese conto di poter praticamente toccare il naso del ragazzo. Arrossì ulteriormente e compì un passo all'indietro.
<< Mi dispiace! Di solito non sono così invadente, ma… ho così tante domande, e… oddio, mi dispiace >> borbottò miseramente, portandosi le mani al volto per coprire la propria espressione imbarazzata.
<< Eehm... >>
Jack tirò un sospiro quando la vide calmarsi, almeno per un po'. Sorprendentemente, era ancora più carina quando non minacciava di mutilare e uccidere.
<< Senti... risponderò a quasi tutte le tue domande, ma prima ho davvero bisogno che tu mi ridia il mio bastone. Hai presente, no? Di legno, ricurvo alla base, ricoperto di brina... >>
Elsa si drizzò di scatto, come colpita da un fulmine.
<< Oh… sì, certamente >> rispose dopo aver ritrovato il suo contegno. << Dammi solo un minuto. >>
E, detto questo, uscì rapidamente dalla caverna, mentre Jack aspettò pazientemente alle sue spalle. Tornò poco dopo, con in mano la tanto agognata reliquia.
<< Non ero davvero sicura di cosa farne >> disse, con voce imbarazzata << Ma sembrava qualcosa di importante, così l'ho tenuto per precauzione, nel caso avessi avuto bisogno di, ehm… un ostaggio. >>
<< Sei proprio fissata con queste cose, eh? >> commentò il ragazzo, riprendendo tra le mani la preziosa arma e regalandole un sorrisetto bonariamente derisorio.
Se possibile, la ragazza arrossì ulteriormente, cosa che venne accentuata dal pallore delle sue guance.
<< Mi dispiace, è solo che… negli ultimi anni ho dovuto prevenire molti attentati alla mia vita. Potrei essermi comportata in modo un po' paranoico >> ammise quasi con riluttanza.
Lui si incupì appena, inarcando le sopracciglia. << Perché qualcuno dovrebbe volerti morta? >>
Elsa lo scrutò curiosamente.
<< Davvero non hai mai sentito parlare di me? >> chiese con circospezione.
Jack scosse il capo.
<< No, io... >>
All’improvviso, si rese conto di quanto tempo doveva essere appena passato da quando aveva attraversato il portale.
<< Okay, time out >> decretò l'istante dopo. << È una storia molto lunga e complicata, e io... be', ho una certa fretta. Sono qui per una missione molto importante, e il tempo stringe, perciò... >>
Si appoggiò con entrambi le mani al bastone e la guardò.
<< Vorrei avere la garanzia di potermi fidare di te. Io ti ho mostrato che sarei potuto fuggire in qualsiasi momento, ma non l'ho fatto. Quindi... ora sta a te fornirmi delle spiegazioni. >>
Sorpresa dal tono improvvisamente serio dello spirito, Elsa cercò di mantenere un'espressione custodita.
<< Cosa vorresti sapere? >> chiese con tono risoluto.
<< Be'... tanto per cominciare, chi sei davvero. Non sei una ragazza normale, è evidente. Che posto è questo, e perché sei qui? E chi diavolo è quel tipo che ti minaccia, per capire se dobbiamo preoccuparci anche di lui... >>
Elsa annuì lentamente. Sì, sembravano domande perfettamente logiche.
<< Come ti ho già detto, io mi chiamo Elsa. Sono il Quinto Spirito della Foresta Incantata… e l'ex regina del regno di Arendelle >> rivelò, sorprendendo il ragazzo.
Stava… parlando con una regina? Peggio ancora… aveva tentato di flirtare con una regina solo pochi minuti prima?!
Incurante dei pensieri che stavano attraversando la mente dello spirito, Elsa continuò a parlare come se niente fosse.
<< Quanto a dove ci troviamo, questa è Ahtohallan, il cuore pulsante della magia che alimenta la foresta. E in risposta alla tua ultima domanda… no, quella persona è stata trattata molto tempo fa, da lui non ho più nulla da temere. >>
Jack annuì, cercando di nascondere il proprio imbarazzo.
<< Ecco spiegata l'immensa energia che sento qui intorno >> borbottò comprensivo. << A conti fatti, sembra quasi che tu sia il Jack Frost di questo mondo. >>
Ridacchiò, ma alla sua espressione perplessa si ricompose.
<< Va bene, ora ti spiegherò tutto. Ma tieniti forte, non è una storia per animi sensibili >> la punzecchiò.
Elsa lo fissò con un piccolo sorriso.
<< Credimi, durante la mia vita ho visto diverse cose assurde >> rispose con tono altrettanto malizioso. << Sono pronta per qualunque cosa mi dirai. >>
<< Non voglio contraddirti. >>
E così le raccontò degli eventi di cui era stato testimone qualche ora prima, cercando di essere più breve, conciso e preciso possibile, fornendole le informazioni necessarie per comprendere al meglio la situazione.
L’arrivo di Ombric, il Crogiolo, Pitch… tutto ciò che l’avrebbe convinta ad aiutarlo. Dopotutto, non conosceva niente di quel mondo, quindi necessitava di una guida di qualche tipo… o qualcuno che fosse disposto a fornirgli assistenza.
Quando ebbe finito, Elsa lo fissò in silenzio per quello che sembrò un tempo interminabile.
<< Mi stai dicendo…che vieni da un altro mondo. Che se qui per recuperare un oggetto che potrebbe far calare il mio regno… no, tutti i regni esistenti nelle tenebre… e che a creare quest'arma è stato l'Uomo Nero… lo stesso Uomo Nero usato dai genitori per tenere in riga i loro figli? >> sussurrò con voce strozzata.
<< Già >> confermò l’altro. << Un tipo non molto simpatico, considerando il suo malsano feticismo per la paura. >>
Elsa contò mentalmente fino a dieci e si portò una mano alla fronte. << Okay, ammesso che io creda ad una storia così assurda… che aspetto avrebbe quest'arma? >>
E, in quel momento, un forte boato riecheggiò all'esterno della caverna.
<< Ups... >>
Frost si girò di rimando nella direzione del suono, facendo roteare il bastone e poggiandoselo sulla spalla.
<< Qualcosa che mi dice che stiamo per scoprirlo entrambi, fiocco di neve… >>
Prima che potesse terminare la frase, Elsa aveva già cominciato a correre verso l’uscita di quell’insolita abitazione. Jack la seguì a ruota, finché entrambi non si ritrovarono all’esterno del ghiacciaio.
Ora, il cielo che si stagliava al di sopra dell’oceano era attraversato da una bizzarra linea di fumo che puntava direttamente sulla terra ferma.
<< Qualunque cosa fosse… proveniva dalla Foresta Incantata >> realizzò Elsa con orrore. << Oh, no… potrebbe aver colpito il villaggio dei Northuldra! >>
<< Dei chi!? >>
<< I nativi che vivono nella foresta! >> spiegò la ragazza con un sottofondo di panico. << Dobbiamo andare subito a controllare! >>
<< Va bene, va bene. Fai strada >> disse seriamente lo spirito.
Elsa annuì risolutamente. Poi, volse lo sguardo in direzione del tratto di mare che li separava dal punto d’impatto.
<< Nokk! >> urlò a pieni polmoni, sorprendendo il ragazzo.
Per un attimo non accadde niente. Ma dopo alcuni secondi di calma apparente, una massa d’acqua schizzò fuori dall’oceano e si abbatté sulla spiaggia, assumendo una forma che fece gelare il sangue a Jack, il che era tutto dire.
Di fronte alla coppia di spiriti aveva appena preso posto la figura di un grosso cavallo il cui aspetto ricordava vagamente gli incubi purosangue con cui il Guardiano aveva combattuto appena un anno prima, durante la battaglia contro Pitch Black.
Elsa camminò fino alla misteriosa creatura e le accarezzò dolcemente la testa, lasciando scorrere le dita sulla superficie liquida che aveva come corpo, mutandola magicamente in ghiaccio.
<< Vieni, faremo più veloce >> disse rivolta verso Jack.
Il grande cavallo, con il nuovo manto bianco che brillava alla luce del sole, drizzò le orecchie alla vista del Guardiano.
Jack si ritrovò improvvisamente il naso contro il muso dell’enorme stallone. Rimase immobile per qualche istante.
<< Ciao >> disse con tono incerto; il cavallo ne fu apparentemente felice.
“Ciao” rispose la creatura, senza muovere la bocca “Tu mi cavalcherai.”
Jack sobbalzò, sorpreso dalla voce che risuonò nella sua testa. Guardò con un certo scetticismo il dorso della creatura, almeno due palmi più alto di lui.
<< Ehm, io… sarei onorato di cavalcarti >> rispose cordialmente, sebbene Elsa riuscì a percepire una lieve nota di incertezza nella sua voce.
D’istinto, la ragazza rivolse a Jack un sorriso incoraggiante e un cenno del capo, come a dire: “Fidati”. Poi salì sul dorso dello spirito e gli fece cenno seguire il suo esempio.
Senza perdere tempo, il Quinto Guardiano saltò in groppa alla creatura e si strinse alla figura sottile del Quinto Spirito.
Poi Nokk cominciò a correre letteralmente sull’acqua, puntando in direzione della Foresta Incantata.
 
 
 
 
Ed ecco il tanto atteso primo incontro tra Jack ed Elsa!
Com’era? Vi è piaciuto? Ha soddisfatto le vostre aspettative? Certo, non si è ancora concluso, nel prossimo capitolo saranno coinvolti in una bella battaglia…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 - The first battle ***


Ecco un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura, e spero che troverete il tempo per lasciare un commento ;)



Capitolo 4 - The first battle
 

72585476-386701042205423-4442910008606195712-n

“If travel is searching
And home has been found.
I'm not stopping
I'm going hunting
I'm the hunter
I'll bring back the goods
But I don't know when…”

Björk – Hunter
 
Il ritmo dei tamburi, simile al battito cardiaco, cullò le orecchie di Honeymaren.
Sedeva con le altre donne della tribù sul pavimento affollato della tenda, una generosa imbottitura di paglia e una spessa pelliccia che le proteggevano dal freddo dell’aria mattutina.
Le vibrazioni dei tamburi percorrevano l’intero accampamento, scuotendogli le membra, mentre i più rinomati guerrieri si preparavano alla caccia: quanto avrebbe voluto andare con loro!
Sfortunatamente, le donne erano gli unici membri della tribù a possedere una buona padronanza dell’intreccio. Per tale ragione, quella mattina, la giovane Northuldra e il resto delle sue coetanee erano state relegate alla fabbricazione dei cesti che sarebbero stati utilizzati nella cerimonia imminente.
Sospirò e si girò sul pagliericcio, pensando a quanto fosse ingiusta l’intera situazione.
Solo due volte all’anno, in primavera e in autunno, tutti i clan della Foresta Incantata si riunivano, come stava accadendo ora, per rendere onore a quel giorno in cui la luce e la notte avevano la stessa durata.
La festività era iniziata la notte scorsa all’apparire della luna, per quanto fossero ormai giorni che le varie tribù si radunavano in quel punto.
Fin da quando la ragazza aveva memoria, i festeggiamenti dell’equinozio si erano tenuti in questo luogo sacro della terra che i Northuldra chiamavano la “Terra dei Venti”, all’ombra protettiva della Foresta Incantata.
Benché durante la festività non mancassero sfide e combattimenti, in questo luogo non c’erano mai stati episodi di vera violenza. Quando gli animi si infuocavano, come spesso succede quando molte persone sono riunite in un solo luogo, lo sciamano del villaggio incoraggiava le parti coinvolte a risolvere disputa in modo amichevole.
In quella radura la terra era fertile, rigogliosa e trasmetteva un senso di pace più che in qualunque altro luogo della Foresta Incantata, la patria dei Cinque Spiriti.
A volte Honeymaren si chiedeva se fossero proprio loro a donare calma a luogo. Si poneva spesso domande del genere, specie da quando Elsa, il Quinto Spirito, aveva dissolto i confini che separavano il bosco dal mondo esterno, riportando armonia tra il suo popolo e le entità sovrannaturali che presiedevano la foresta. Qualcosa per cui lei e il resto della sua gente le sarebbero stati per sempre grati.
Sospirò silenziosamente, mentre i suoi pensieri correvano veloci e il suo cuore batteva come in risposta al ritmo dei tamburi all’esterno, mentre terminava l’ultimo cesto che avrebbe conservato la carne delle prede catturate e i frutti raccolti.
Boom!
Un rombo improvviso scosse gli interni della tenda, facendo sobbalzare i suoi occupanti.
Honeymaren si drizzò di scatto, le pupille dilatate per la sorpresa, e fuoriuscì all’istante dalla cortina di pelli.
Il campo era in subbuglio, con persone che correvano terrorizzate in ogni direzione. Alcune di loro stavano puntando verso il cielo e, seguendo le loro mani, la giovane Northuldra notò una densa linea di fumo che scendeva direttamente dalla volta, puntando proprio verso il centro del villaggio.
<< Cavoli, cosa pensi che sia ? >> esclamò una voce maschile affianco a lei, spingendola a voltarsi.
A parlare era stato un ragazzo alto e ben piazzato da folti capelli castani e gli occhi profondamente azzurri. Si trattava di Ryder, suo fratello.
<< Non ne ho idea >> sussurrò la Northuldra, in risposta alla sua domanda.

( Track 5: https://www.youtube.com/watch?v=fMRutUZvHrM )

All’improvviso, un sibilo alle loro spalle attirò l’attenzione di entrambi, così come quella di quasi ogni altra persona presente in quella sezione dell’accampamento.
La foresta che circondava il campo venne pervasa da un bagliore accecante. Poi, così com’era cominciato… tutto si fermò di colpo.
Pochi secondi dopo, un ruggito basso e gutturale risuonò per tutta la lunghezza del villaggio.
La terra tremò e Honeymaren spalancò gli occhi. Le sue mani impugnarono istintivamente il coltello che portava sempre con sé.
Ryder, invece, preferiva un’ascia di legno e pietra, l’arma tradizionale dei cacciatori, una versione semplificata.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata. Non c’era bisogno di parlare. La creatura che aveva fatto tremare la terra era un sicuramente enorme.
Forse era un orso, dalla cui pelliccia si ricavavano eccellenti coperte e la cui carne rossa poteva sfamare quasi tutto il clan. O forse era qualcosa di più pericoloso? Cosa viveva davvero nella Foresta Incantata? Dopotutto, gran parte del bosco era rimasto per lo più inesplorato.
Si misero in posizione difensiva, seguiti dal resto delle persone raccolte, e scrutarono tra gli alberi fitti, che avevano assunto improvvisamente un’aria minacciosa, nel tentativo di identificare la fonte di quel rumore.
Boom!
La terra tremò di nuovo, e il cuore di Honeymaren prese a battere più forte: se era un orso, forse insieme sarebbero riusciti a ucciderlo e avrebbero diviso la preda tra i clan.
La giovane ragazza guardò Ryder, e vide gli occhi dell’altro scintillare per l’anticipazione.
Boom. Boom. Crash.
Il rumore si stava avvicinando.
Entrambi i Northuldra ansimarono per lo spavento e indietreggiarono.
Un albero, a pochi metri da loro, andò in frantumi davanti ai loro occhi. Poi, videro la creatura che aveva provocato quel rumore e che senza fatica aveva abbattuto una pianta secolare.
Era enorme, ed era la cosa più orripilante che Honeymaren avesse mai visto. Sembrava quasi un amalgama di bestie diverse, tutte fuse assieme per formare un mostro che pareva uscito dagli anfratti più neri di un incubo, e di fatto era completamente nero.
Aveva grosse ali da pipistrello che spiccavano su di un corpo dalle caratteristiche feline, analogamente alla testa. Ma presto la ragazza si rese conto che la creatura ne aveva due, e la seconda era quella di una capra.
A quel punto, la creatura li vide. Spalancò la bocca felina e mugghiò qualcosa di vagamente animalesco, seguita dal belare della testa di capra.
Come se le loro menti fossero una soltanto, i due ragazzi si girarono verso il resto del villaggio.
<< Correte! >> esclamarono all’unisono. E poi, iniziarono a correre.
Al contempo, la creatura si lanciò nella radura caricando come un toro e investendo qualunque cosa o persona si trovasse sul suo cammino.
Attorno alla coppia si levarono urla e grida di dolore, mentre il respiro della bestia iniziò a farsi sempre più vicino.
Ryder svoltò a destra, seguito dalla sorella, e cercò di evitare i vari focolai che ancora scoppiettavano nel campo.
<< Oh, Spiriti, moriremo! >>
Honeymaren non badò ai lamenti del fratello e indicò un punto ben preciso della radura.
<< Guarda! Laggiù! >> urlò nel panico.
Situato in quella parte specifica della zona, infatti, vi era il tronco di un grosso pino, la cui chioma priva di foglie avrebbe potuto fornire un temporaneo rifugio.
Perciò entrambi i Northuldra svoltarono in direzione dell’albero morto; la chimera non si accorse in tempo della loro deviazione e, nel tentativo di seguirli, rotolò per alcuni metri lungo il terreno fangoso.
Giunti a destinazione, Honeymaren spostò alcuni dei ramoscelli più sottili e fece cenno al fratello di venire con lei.
<< Presto, aiutami a entrare >> ordinò rapidamente.
Rider non se lo fece ripetere due volte e mantenne alti i rami del tronco per permetterle di passare.
Un ringhio risuonò alle loro spalle e la ragazza si voltò appena in tempo per vedere l'enorme testa leonina della creatura che si avventava su di loro.
Honeymaren afferrò il fratello e lo tirò all'interno della cunetta, mentre gli artigli della bestia gli portarono via piccoli lembi di vestiti.
Il ragazzo accasciò a terra ed emise un sospiro.
<< C'è mancato un pelo >> borbottò a bassa voce.
Honeymaren rimase nascosta nell'ombra dei rami, cercando di valutare attentamente le loro possibilità. Pochi secondi dopo, il corpo del Fearling si lanciò con violenza contro il rifugio
Rider si gettò contro un grosso ramo e lo proiettò in avanti per usarlo come uno scudo. Quindi lo bloccò, adoperando come biette una roccia e delle schegge di legno.
Il duo indietreggiò all'interno della cunetta, senza possibilità di fuga. Un colpo vibrato contro il tronco lo fece tremare, e il ramo incominciò a ritirarsi lentamente, sospingendo i cunei.
Un enorme braccio, seguito da una spalla, ricoperto di peli neri come la notte, apparve nella fessura che si allargava sempre di più.
Un’immensa zampa penetrò di forza strisciando lungo il terriccio.
Ryder balzò in avanti e vibrò con tutte le sue forze un colpo sull'immondo arto, ma l’accetta trillò e slittò, cadendo dalla sua mano tremante. La punta si era smussata.
D'un tratto, Honeymaren sentì una collera infuocata avvampare nel proprio cuore. Con un balzo fu accanto al fratello e pugnalò gli artigli della bestia con il coltello.
Si udì un muggito ed il piede si ritrasse indietro spasmodicamente, strappando quasi l'arma dalla mano della ragazza. Delle gocce nere scaturirono dalla lama, sprigionando fumo a contatto con il muschio della selva.
Nel mentre, all’esterno risuonarono grida di guerra.
La coppia di Northuldra uscì dal rifugio e, con loro grande sollievo, notarono che i cacciatori del villaggio avevano fatto ritorno al campo.
Honeymaren udì il sibilo di frecce che fendevano l’aria, e un istante dopo i ruggiti della chimera non erano più colmi di ferocia e rabbia, bensì di dolore, anche se solo per poco.
Dozzine di frecce fermarono la corsa della belva, che cercava urlando di strapparsele dalla carne. Tuttavia, l’attacco improvviso sembrò non turbarla più di tanto: si girò e volse al nuovo gruppo di avversari un’espressione omicida.
Ma l’assalto non era certo terminato: i Northuldra si lanciarono sulla belva, sfoderarono le armi e avventandosi in massa sul Fearling. E fu allora… che accadde qualcosa di ancora più terrificante.
Entrambe le teste del mostro spalancarono le fauci all’unisono. Da quella di capra cominciò a fuoriuscire una strana sostanza, un denso liquida che puzzava di uova marce miste a terriccio.
Poi, la gola della testa leonina iniziò ad emettere un intenso bagliore rosso. E fu in quel preciso istante che il misterioso liquido prese fuoco, producendo una vampata di fiamme che investì in pieno una coppia di cacciatori.
Si udirono urla disperate, mentre gli altri Northuldra si lanciavano a terra per evitare l’attacco improvviso; la chimera non si lasciò certo sfuggire quell’occasione e caricò verso di loro.
Honeymaren chiuse per un attimo gli occhi, temendo che il ricordo della mattanza che stava avendo luogo davanti a lei potesse infestare ogni notte per il resto dei suoi giorni.
Quando li riaprì, scoprì che quasi tutti i cacciatori giacevano a terra, gravemente feriti o svenuti.
Uno di loro spiccava proprio sotto le zampe anteriori della chimera, il cui volto leonino sembrava pronto a ghermire lo sfortunato Northuldra.
Rabbia e paura tornarono ad attanagliarle il cuore. Senza perdere tempo, afferrò una lancia da terra e corse in direzione del mostro.
<< Ehi! >> urlò a gran voce, attirando l’attenzione della chimera.
Dietro di lei, Ryder fissò le azioni della cugina con fare incredulo.
<< Honey, che stai facendo!? >> domandò incredulo.
La ragazza sembrò non prestargli la minima attenzione e fece un passo in direzione dell'essere.
<< Non ti permetterò di fargli del male >> ringhiò attraverso i denti.
La chimera sbatté pesantemente ambe le zampe anteriori sul terreno erboso, sollevando polvere e detriti, ma ciò non scosse minimamente la Northuldra che, al contrario, chiuse il volto in un espressione determinata.
La creatura ruggì, per poi rimanere in silenzio, come pervasa da un improvviso dubbio.
<< Andiamo, cosa stai aspettando? Attaccami! >> la incitò Honeymaren, con maggiore enfasi.
Questa volta, la bestia non se lo lasciò ripetere due volte e caricò in piena prateria. Ad ogni lunga falcata la terra sembrava tremare così come gli alberi del sottobosco.
Muschio e terriccio vennero sollevati a diversi metri da terra, mentre il Fearling affondava gli artigli nel terreno brullo e irto: ormai si trovava a pochi metri dalla sua prossima vittima.
Honeymaren posò lo sguardo in direzione di un abete posto lungo il confine della radura e iniziò a correre verso di esso, prontamente inseguita dal mostro.
Poi, come un uccello pronto a spiccare il volo, la Northuldra compì un balzo e utilizzò il successivo slancio per camminare lungo il tronco della pianta.
Troppo vicino per poter rallentare, la chimera sbatté il muso contro la corteccia dell'albero, riversando schegge e pezzi di legno in ogni direzione e abbattendo il possente tronco come fosse lo stelo di un fiore. Honeymaren non si lasciò scoraggiare e, usando l'arbusto come piattaforma, si lanciò a mezza'aria e compì una rapida capriola su se stessa, prima di affondare la lancia nella schiena dell'essere.
Un urlo come mai prima d'ora si era udito all'interno di quei boschi rieccheggiò per tutta la lunghezza della foresta. Il Fearling cominciò a raschiare la parte superiore del proprio corpo contro ogni albero che gli capitò a tiro, nel tentativo di scrollarsi di dosso quel pungolo fastidioso.
Honeymaren rimase immobile per alcuni secondi, sorpresa che il suo piano avesse effettivamente funzionato. Poi, corse fino al cacciatore ancora disteso a terra.
L’uomo aveva una brutta ferita alla gamba, ma pareva essere ancora tutto intero. La Northuldra si porse in avanti e gli afferrò delicatamente la testa.
<< Ce la fai a camminare? >> chiese con voce colma di preoccupazione.
L’uomo le offrì un sorriso. Tuttavia, prima che potesse rassicurare la ragazza, i suoi occhi si posarono su una visione che riempì il suo volto di terrore.
Honeymaren seguì il suo sguardo… e si bloccò.
C’era un bambino, disteso in mezzo al campo. Aveva le guance bagnate dalle lacrime e i vestiti coperti di foglie.
Doveva essere caduto durante la fuga, ipotizzò la ragazza. Ben presto, si rese anche conto che quel bambino era completamente isolato, una preda ignara e lontana da qualunque tipo di protezione.
E anche la chimera sembrò rendersene conto, poiché volse entrambi i musi in direzione dell’infante, troppo impegnato a piangere per rendersi conto del pericolo in cui si trovava.
<< Harold! >> gridò la ragazza, disperata.
Il bambino drizzò la testa, allarmato da quel grido improvviso… e si bloccò.
L'enorme testa felina della chimera aveva appena invaso il suo campo visivo e lo stava fissando con un paio di occhi rossi come fornaci. E caldo era il fiato infernale che scompigliò i capelli del piccolo Northuldra, quando la creatura spalancò le fauci e rilasciò un ruggito talmente potente da indurre il bambino a coprirsi le orecchie.
La testa da capra belò al tempo stesso, mentre le immense ali della bestia gettarono un'ombra scura sulla figura rannicchiata della povera vittima.
Poi, la testa da leone scattò in avanti con le fauci aperte, pronte a ghermire il gracile corpo del bambino.
Ma ecco che, come dal nulla, un altissimo muro di ghiaccio si innalzò tra mostro e preda, costringendo la testa di leone a retrocedere con un ruggito di collera e disappunto.
Il bimbo, tremante e sconcertato, per un istante recuperò lucidità e si risollevò in piedi, guardando dietro sé.
Il Quinto Spirito! Era tornata, era venuta a proteggerli!
Il piccolo Northuldra notò però che non era lei ad essere in posizione d'attacco, ma uno strano ragazzo dai capelli bianchi che si trovava al fianco della guardiana della foresta. Nella mano destra reggeva un bastone ronzante di energia azzurra.
<< Harold! Vieni qui, presto! >> gli gridò Elsa, mentre la chimera, ripresasi dal colpo, eruttava un gorgo di fiamme nel tentativo di abbattere la barriera di ghiaccio.
Dopo un attimo di esitazione, il bambino si alzò da terra e corse rapidamente fino alla figura dell'ex regina, nascondendosi dietro di lei in cerca di protezione.
La donna gli offrì un sorriso gentile, nel tentativo di rassicurarlo. Poi, volse un'espressione fredda in direzione della bestia alata.
<< Che diavolo è quella cosa? >>
<< A prima vista, direi l’ultimo esperimento di uno scienziato pazzo >> rispose Jack, fissandolo con gli occhi assottigliati attraverso il muro di ghiaccio che aveva creato.
Il mostro stava tentando di scioglierlo con il suo soffio di fuoco, ma sembrava in difficoltà.
Jack prese ad osservarlo con più attenzione. Dopo qualche secondo, capì di quale bestia si trattava.
Era una chimera vera e propria, un mostro della mitologia greca artefice delle stragi più atroci. Ma quella creatura era ancora più inquietante di qualsiasi rappresentazione artistica che aveva visionato nel corso dei suoi trecento anni di vita, perché aveva due occhi color delle braci infernali, privi di iride e pupilla, e soprattutto... era nero.
Nero come la pece…
Ricordò il racconto di Nord e gli avvertimenti di Ombric, e il nome del mostro gli salì alle labbra.
<< Fearling >> sussurrò, intimorito << È una chimera... Fearling... >>
<< Intendi una di quelle creature al servizio dell'Uomo Nero? >> domandò incredula Elsa, notando che la bestia aveva abbandonato i suoi tentativi di sciogliere la parete di ghiaccio.
Pochi secondi dopo, la grossa sagoma del mostro sbattè violentemente contro il muro, producendo numerose crepe e facendolo tremare.
La donna deglutì a fatica.
<< Qualche suggerimento su come sconfiggerlo? >> chiese nervosamente.
<< Temo di essermi perso la lezione in cui lo spiegavano >> ringhiò lo Spirito, avvertendo chiaramente che la sua magia non avrebbe resistito a lungo.
Cercò di ragionare alla svelta. Questa cosa probabilmente aveva una natura molto simile agli incubi purosangue - o almeno lo sperava – ma sembrava assai più resistente.
<< Be', c’è un solo modo per scoprirlo >> borbottò il Quinto Guardiano. << Io lo distraggo. Tu cerca un punto cieco alle sue spalle e colpiscilo con tutto quello che hai. Dovresti essere almeno in grado di rallentarlo. >>
<< Capito >> annuì risolutamente Elsa.
In quel preciso istante, la parete si riversò a terra in una miriade di frammenti di ghiaccio e l'enorme chimera si palesò di fronte alla coppia, ruggendo di pura collera. Annusò l'aria un paio di volte, finché i suoi occhi non si posarono nuovamente sulla piccola figura di Harold.
Elsa passò brevemente la testa dal bambino all'amalgama di bestie, arrivando ad un'inevitabile conclusione. Jack le aveva spiegato brevemente che i Fearlings erano creature che si nutrivano di dolore e paura: in quel momento, il giovane Harold era l'equivalente di una gustosa prelibatezza sul punto di essere ghermita.
La donna strinse gli occhi con aria di sfida e porse le mani in avanti.
<< Non osare toccarlo >> ringhiò freddamente.
Rispondendo alla sfida del Quinto Spirito, la creatura partì alla carica.
Lestissima, Elsa protese le mani in avanti e liberò da ciascuna un getto di puro ghiaccio che colpì in pieno il muso del mostro.
La chimera fu nuovamente costretta a retrocedere, ma con la coda nell'occhio Jack vide che parte della sua testa leonina si era solidificata e congelata, per poi sciogliersi nell'istante in cui la creatura si era portata fuori dalla traiettoria di quell’attacco.
E allora Jack comprese che colpirlo con i loro poteri non sarebbe stato sufficiente. Avrebbero dovuto mantenere un flusso costante di energia anche solo per indebolirlo.
<< EHI! >> gridò, e non appena vide il mostro rimettersi in posizione di attacco verso Elsa e Harold, levò il bastone e gli scagliò un raggio che lo colpì alla schiena.
<< Sono qui, lurida ombra! Prendimi, se ci riesci! Forza! >>
La creatura si voltò di scattò verso di lui...e i suoi piccoli malevoli occhi sembrarono allargarsi.
La testa da leone s'inclinò di lato, osservando lo spirito con evidente curiosità. Vagamente, Jack notò che quella di capra aveva cominciato a mordicchiare le orecchie feline, nel tentativo di richiamare l'attenzione del compagno, o forse di destarlo da quell'attimo di evidente stupore. Era quasi come se la chimera l'avesse riconosciuto.
Poi, gli occhi della bestia cominciarono a menare lampi, mentre il muso da leone arricciò le fauci in un ringhio grottesco e infuriato.
Le due teste ruggirono e belarono in contemporanea. Da quella di capra fuoriuscì ancora una volta un denso liquido che alimentò la fiamma della compagna.
Immediatamente Jack sollevò il bastone ed evocò un lampo di ghiaccio, dissolvendo la vampata in pure scintille azzurre. Puntò la sommità ricurva nella direzione del Fearling, pronto nuovamente ad attaccare.
"Risssorto!"
Un sibilo agghiacciante, freddo e basso, gonfio di rabbia e sdegno. Gli risuonò nelle orecchie, sputato come un insulto velenoso.
Con orrore, Jack vide qualcosa di lungo e sinuoso frustare l'aria: un serpente dagli occhi rossi, che fungeva come coda alla chimera.
Questo lo fissò, e Frost poté leggere nel suo sguardo un odio genuino e millenario. Poi spalancò le fauci e scattò.
Lo Spirito riuscì a spiccare un balzo e a schivarlo, volando sopra le teste; poi, nel più folle e istintivo dei gesti, si gettò a cavalcioni sul corpo della creatura e le conficcò l'estremità ricurva del bastone del corpo, liberando con un urlo l'energia crepitante e gelida del legno, che iniziò ad impossessarsi della superficie color della pece.
Ma la creatura non era intenzionata a demordere tanto facilmente, si agitava molto forte nel tentativo di disarcionarlo e impedirgli di concentrare il proprio potere a lungo termine.
Elsa osservò l'intera scena con il panico negli occhi.
Si girò verso un Harold terrorizzato e disse: << Trova i tuoi genitori e di' a tutti gli altri di allontanarsi il più possibile dall'accampamento. >>
<< E tu che farai? >> domandò il bambino, il tono di voce ricolmo di paura.
Elsa si limitò a inviargli un sorriso rassicurante.
<< Devo aiutare il mio amico >> rispose, per poi evocare una spada di ghiaccio fra le mani.
Fatto questo, si lanciò verso la creatura ed evitò per un pelo una frustata ad opera della sua coda serpentina.
Scivolando sul letto di foglie umide che componeva il terreno, arrivò sotto il corpo della bestia e conficcò la lama in una delle sue zampe posteriori.
La chimera belò e ruggì di dolore, e di rimando tirò alla donna una violenta zampata che la spazzò via come una bambola di pezza.
<< Elsa! >> gridò Jack, che ancora lottava per restare ancorato alla bestia.
Udì un sibilo alle spalle e si abbassò per un soffio, evitando il morso del serpente, ma perse l'equilibrio e scivolò a terra, ai piedi del mostro.
Questo girò entrambe le tre teste nella sua direzione. Con spietatezza sollevò la grossa zampa leonina e la gettò addosso al ragazzo, che stava cercando di risollevarsi.
Lo bloccò a terra, schiacciandogli la spalla per impedirgli di sollevare il braccio con il bastone.
La testa di leone e capra si spalancarono nuovamente, pronte a fare fuoco, ma all'improvviso delle stalattiti di ghiaccio infilzarono il corpo del mostro, che fu costretto a mollare la presa.
Jack rotolò di lato, il respiro affannato, e con la coda nell'occhio vide Elsa creare due fiotti di ghiaccio con cui colpì la creatura.
La chimera cercò di spostarsi, ma le stalattiti la bloccavano. Di fronte a lei, la donna strinse i denti e spalancò i palmi delle mani, aumentando la densità dei suoi attacchi per cercare di velocizzare il congelamento.
Il mostro ringhiò, vedendosi in difficoltà, e a quel punto agitò le gigantesche ali per volare e sfuggire ancora una volta all'assalto del Quinto Spirito. I buchi fatti dalle stalattiti si rigenerarono in un vortice d'ombra mentre il Fearling si lanciava in picchiata contro di lei, schivando un altro raggio congelante.
Elsa cercò allora di difendersi creando uno scudo di ghiaccio sul proprio braccio esposto. Il mostro conficcò i denti nella protezione improvvisata, centrando in pieno la pelle della giovane donna e strappandole un urlo.
<< Elsa! >>
Jack si alzò di scatto e volò verso di lei per aiutarla, liberando un'altra scarica glaciale alle spalle della creatura.
La chimera ruggì, mentre le fauci del leone strattonavano lo scudo e scagliavano di nuovo Elsa a terra.
Il Quinto Spirito si resse il braccio ferito con un gemito, ma non demorse e utilizzò la mano libera per sparare un raggio a sua volta.
Ma la chimera sembrava averne abbastanza di quei loro tentativi. Spalancò le ali, agitandole talmente in fretta da generare una raffica di vento che sbalzò via entrambi gli spiriti, costringendoli a terra.
A quel punto, la testa leonina e quella di capra spalancarono le fauci all'unisono, pronte a riversare un'altra potente fiammata sulla coppia di avversari.
Troppo storditi a causa del colpo appena subito, i due non sarebbero stati in grado di reagire in tempo.
Dalla bocca della bestia scaturì una lunga vampata di fuoco che puntò dritta verso gli ignari spiriti.
Tuttavia, prima che l'attacco potesse carbonizzare i loro corpi… accadde l'impensabile.
Una seconda fiammata ruggì di fronte a loro, incontrando quella della chimera e formando una sorta di barriera tra il mostro, Jack ed Elsa. Ma al contrario del fuoco generato dal Fearling, questo era viola e pervaso da un'aura decisamente più innaturale.
Elsa ansimò per la sorpresa, riconoscendo all'istante l'origine di quell'improvvisa linea di difesa.
<< Bruni! >> esclamò con gioia a malapena contenuta, non appena i suoi occhi si posarono sulla figura di una piccola salamandra turchese che spiccava al centro di quell'inferno
Lo Spirito del Fuoco, i cui occhi erano assottigliati e minacciosi, ondeggiò il corpo. In risposta, le fiamme viola trapassarono in due quelle sputate dalla chimera, dissolvendole: subito dopo, quelle di Bruni si infilarono nella bocca spalancata del mostro e si propagarono all'interno del suo corpo, intenzionate a dissolverlo. Al contempo, la pelle nera del Fearling venne attraversata da lampi di luce viola.
La salamandra emise un sibilo, le pupille dilatate, e cercò di fare appello a tutte le sue forze per contrastare i tentativi del mostro di allontanarsi.
<< Dobbiamo aiutarlo! >>
Elsa si sollevò in piedi quasi di scatto, rischiando di barcollare, ma strinse ancora i denti e liberò un nuovo fiotto glaciale, colpendo il mostro sul fianco e iniziando a congelarlo.
Jack arrivò immediatamente in suo aiuto, e decise di giocarsi il tutto per tutto: strinse entrambe le mani attorno al bastone e chiuse gli occhi.
Il legno iniziò immediatamente a risplendere di un bagliore azzurro, che, ad un urlo del guardiano, esplose in un vortice di luce e ghiaccio. L’attacco avvolse la chimera, combinandosi al fuoco e al ghiaccio degli altri due spiriti.
La bestia ruggì per il dolore, percependo il flusso continuo di energia che cominciava a farsi strada nel suo corpo, distruggendo ogni cellula e granello di sabbia nera di cui era composto.
In preda alla collera, fece appello alle forze rimaste per contrapporsi a quell'attacco combinato e cominciò ad avvicinarsi lentamente al trio di avversari.
Tuttavia, prima che potesse compiere un ulteriore passo, venne improvvisamente investito da un'ondata di vento che lo costrinse a retrocedere.
Elsa sorrise appena, troppo concentrata per poter esultare ma riconoscendo l'intervento di uno dei suoi più fedeli compagni: lo Spirito del Vento che presiedeva la Foresta Incantata o, come veniva amichevolmente chiamato, Gale.
Lanciò un urlo determinato, venendo prontamente seguita da Jack e da un sibilo di Bruni. Al contempo, i tre attacchi cominciarono a crescere di intensità.
Di fronte a loro, la chimera spalancò gli occhi per la sorpresa, ormai incapace di difendersi. Pochi secondi dopo, il suo corpo esplose in una miriade di granelli color pece, mentre una potente onda d'urto riversò polvere e detriti nell'area circostante, facendo calare un'ombra sull'intera radura.
L’istinto fece muovere il corpo di Jack ancora prima che quest'ultimo se ne rendesse conto. Scattò in avanti e agguantò il Quinto Spirito tra le braccia, facendole scudo con il suo corpo da sassi e pezzi di terra sparati in aria. Per un puro colpo di fortuna, entrambi rimasero illesi.
Quando tutto cessò, lui la guardò negli occhi.
<< Stai bene? >> domandò, fissando preoccupato il suo braccio ferito.
Elsa sbatté le palpebre, sorpresa dalla preoccupazione che percepì nel tono di voce della Leggenda. Seguì il suo sguardo, notando la striscia rossa che le attraversava parte dell'avambraccio.
Volse al ragazzo un sorriso rassicurante, pur sentendo le proprie guance avvampare a causa della loro vicinanza.
<< Non ti preoccupare, guarisco in fretta. >>
In effetti, molto lentamente, la ferita stava iniziando a rimarginarsi, e a lungo andare sarebbe sparita del tutto: Jack era rimasto talmente colpito dalla sua perseveranza in battaglia da dimenticarsi che era uno spirito anche lei, e che dunque quelle capacità erano comprese nel pacchetto.
Ricambiò il sorriso e la lasciò, per poi recuperare in mano il proprio bastone e voltarsi a guardare la coppia di creature che aveva appena fornito loro un aiuto vitale. Ad affiancare la piccola salamandra, infatti, ora c’era un ammasso di foglie e polvere fluttuanti concentrate in un punto ben specifico, delineanti una forma vagamente umana.
<< E loro chi sono? >>
La donna volse la propria attenzione nei confronti dei nuovi arrivati. << Ti presento Bruni e Gale, gli Spiriti del Fuoco e del Vento. >>
All’improvviso la piccola salamandra spiccò un improponibile balzo, lanciandosi contro di lei con un guaito eccitato. Elsa sorrise paziente e accolse al volo la creaturina tra le mani, ed essa iniziò strusciarsi sui suoi palmi con gioia a mala pena contenuta, spegnendo di netto le fiammelle che le avvolgevano il corpo.
Intanto, le foglie levitanti nell’aria si bloccarono per qualche istante, e Jack avrebbe giurato che, in un certo senso, il vento stesso stesse inclinando il capo per studiarlo a fondo. In un attimo avvertì i propri capelli scompigliarsi e l'aria pizzicargli la pelle, mentre lo spirito gli soffiò addosso e cominciò a girargli intorno, come se lo avesse riconosciuto.
Di rimando, lo Spirito dell'Inverno si lasciò scappare una risata divertita, poi raddrizzò il capo e studiò attentamente l’entità senza corpo.
<< Ma se tu sei lo Spirito del Vento… significa che sei stato tu a condurmi fino ad Ahtohallan, quando ho richiamato il vento di questa terra. >>
Gale gli spruzzò una ventata sul viso, e una voce ben distinta riecheggiò nella mente del ragazzo, dicendo: “Sì, mio guardiano”.
Elsa fissò l'interazione tra i due spiriti con aria basita.
<< Conosci Gale? >> domandò, sorpresa.
<< Il vento ed io siamo vecchi amici. Ovunque io vada, lui è sempre stato lì a sostenermi >> spiegò Frost, sbuffando via una ciocca dalla fronte. << Anche qui, a quanto pare. Non immaginavo che in questo mondo fosse uno spirito vero e proprio. >>
Gale soffiò forte, disegnando un arco attorno alla coppia di albini e agitando i loro abiti. Di fronte ad una simile scena, Elsa si ritrovò incapace di trattenere una risata.
In quel preciso istante, il Quinto Spirito si rese conto che i vari Northuldra del villaggio avevano cominciato a riversarsi nella radura, consci che la minaccia era stata debellata. Tra loro, riconobbe all'istante le distinte figure della capo sciamana e dei suoi migliori amici, Ryder e Honeymaren, i quali si lanciarono verso di lei con espressioni visibilmente preoccupate.
Elsa sorrise dolcemente.
<< Sono felice di vedere che state… off! >>
Prima che potesse terminare la frase, entrambi i Northuldra la stritolarono in un forte abbraccio.
<< Eravamo così preoccupati! >> esclamò Honeymaren, non badando ai tentativi della ragazza di liberarsi. << Abbiamo assistito all'intera battaglia… per un attimo ho pensato che saresti morta. >>
<< Non io >> si intromise Ryder, con un ghigno fiducioso. << Sapevo che saresti riuscita a gestire quel mostro, avevi tutto sotto controllo... >>
Si fermò di colpo, non appena notò l’occhiataccia che gli stava lanciando la sorella.
<< … ok, forse ero un pochino preoccupato. Ma, ehi, almeno hai avuto aiuto! >> ribatté, indicando il Quinto Guardiano.
Il tempo per Jack parve fermarsi. Spalancò gli occhi per la sorpresa e fissò i vari Northuldra riuniti nella radura, i quali ora avevano i loro sguardi puntati direttamente su di lui.
Non vi era alcun dubbio…
<< Voi… potete vedermi! >> esclamò, sorpreso.
Certo, ormai era da almeno un anno che i bambini di tutto il mondo avevano iniziato a credere in lui, ma questa era la prima volta che incontrava degli adulti capaci di vederlo. Adulti che non erano spiriti come Elsa… ma umani, di questo ne era sicuro. Non percepiva alcun tipo di magia, da nessuno di loro, e sebbene l'anziana ne fosse pregna, non era la magia tipica di uno spirito.
Quest’ultima inarcò le sopracciglia cespugliose di fronte al suo stupore.
<< È così >> dichiarò, con tono di fatto << Noi siamo i Northuldra, il popolo della Foresta Incantata e i protetti degli Spiriti della Natura. Ti do il benvenuto nel nostro regno, Jokul Frosti. >>
Pronunziato quel semplice nome, alcuni dei Northuldra si scambiarono uno sguardo, estasiati ed ammirati. Poiché anche loro, come tutti gli abitanti delle regioni più fredde del mondo, erano cresciuti con le storie di colui che incarnava l’Inverno stesso.
Poi, quasi colpiti dall’istinto, alcuni di loro iniziarono a battere a tempo l’asta dei loro bastoni da passeggio lungo il terreno, mentre il resto li accompagnava in un ben evidente coro di religioso e sacro benvenuto.
( Track 7: https://www.youtube.com/watch?v=iKL4zBxFygw&feature=youtu.be )
Gale si raccolse attorno a Jack, stimolato da quel canto, mentre Bruni scese dalle mani di Elsa e con un guizzo generò delle piccole fiammelle violacee che danzarono nell’aria, per poi esplodere in piccole scintille.
Quando quel rito si interruppe, la capo sciamana Northuldra rivolse la propria attenzione nei confronti dello Spirito dell’Inverno.
<< Una visita propizia quanto inaspettata, la tua. Fin troppo per essere una coincidenza, considerato il Grande Male che ti ha preceduto. >>
Al sentire tali parole, lo sguardo di Elsa si fece improvvisamente cupo.
<< Non sbagli, Yelana. Jack è giunto fino a noi per debellare una grave minaccia. >>
Volse brevemente lo sguardo in direzione del cumulo di sabbia nera che spiccava al centro della radura.
<< E, a quanto pare… è stato seguito >> sussurrò.
Yelana socchiuse gli occhi.
<< Già due volte il Grande Male ha invaso questa terra, ma mai la sua presenza si è manifestata così concreta e terribile, al punto da spingere gli Spiriti stessi ad intervenire. Dimmi, Jokul Frosti… quali oscuri propositi lo animano? >>
<< La ricerca di un'arma, signora >> rispose gravemente l’albino. << Un'arma che potrebbe far sprofondare tutti i regni in una nuova oscurità. >>
Al sentire tali parole, i vari Northuldra si scambiarono uno sguardo assolutamente sconcertato e preoccupato.
<< E tu sei qui per impedirglielo >> intuì la sciamana << Allora sappi che, in qualità di capo sciamano della tribù, offrirò a te e al Quinto Spirito tutto l’aiuto necessario. La nostra terra è stata già minacciata una volta. Non ve ne sarà una seconda. >>
<< Te ne siamo grati >> disse Elsa, inviando alla donna un piccolo sorriso. << Abbiamo visto qualcosa precipitare nei pressi del villaggio. Sapreste indicarci dove è atterrata? >>
Ryder annuì. << Abbiamo visto tutti uno strano oggetto scendere dal cielo. È precipitato proprio al centro dell’accampamento. >>
<< Ha mancato le case per un pelo >> replicò un uomo Northuldra. << Yelana ha detto a tutti di allontanarsi, siccome aveva percepito una forte negatività provenire dalla zona d’impatto. >>
La sciamana confermò con un cenno del capo. << Adesso si spiega il motivo della sua presenza, e soprattutto…la sua natura malevola. In qualità di Quinto Spirito della Foresta, spetta ad Elsa condurti ad esso, Jokul Frosti. >>
Elsa annuì risolutamente.
<< Molto bene >> disse con voce ferma, per poi voltarsi in direzione dell'altro spirito. << Jack… andiamo. >>
Il Guardiano annuì a sua volta, quindi si poggiò il bastone sulle spalle e cominciò a seguire la giovane donna.
In poco tempo, raggiunsero una grande radura situata accanto ad un fiume cristallino, sulla cui riva erano disseminate quelle che Jack riconobbe come delle capanne e delle tende fatte in pelle e pelliccia di animali e paglia, sostenute da larghi tronchi intrecciati con delle corde. Qua e là, sistemati davanti agli usci, erano stati accesi alcuni falò su cui erano sospesi dei pesci probabilmente appena pescati e indirizzati all’affumicamento.
Senza i suoi abitanti, il villaggio dei Northuldra appariva triste e quasi spettrale. Non v’era altro suono nell’aria a parte lo scoppiettio del fuoco, lo scrosciare del fiume e il rumore dei passi dei due spiriti che si avventuravano al suo interno.
Alla fine, la coppia si ritrovò al centro del villaggio. E davanti a loro… c’era era un cratere dai bordi fumanti. La terra attorno ad esso era bruciata o carbonizzata, così come lo erano le piante dell'area circostante.
Poco più basso, proprio al centro del luogo d'impatto, spiccava una strano cubo non più grande di una ruota da carro, nero come la pece.
Elsa inarcò un sopracciglio. Non era decisamente quello che si aspettava, sembrava tutto fuorché minaccioso.
<< È quello? >> domandò con voce incerta.
Jack assottigliò lo sguardo, stringendo istintivamente le dita sul legno del bastone. Anche a lui sarebbe sembrato insignificante, non fosse stato per la sensazione spiacevole che gli attanagliò lo stomaco dopo che ebbe posato gli occhi sull’oggetto.
<< Decisamente. >>
Notando lo sguardo serio dello Spirito dell’Inverno, la donna deglutì nervosamente.
Difficile pensare che una cosa così piccola potesse portare tanta distruzione. Certo, Jack le aveva spiegato che quello era solo un pezzo dell'arma effettiva, eppure le era ancora difficile accettare il fatto che qualcuno fosse stato in grado di creare un oggetto capace di compiere una simile malvagità.
<< E ora? >> chiese, esitante.
Il Quinto Guardiano scrutò l’arma con lo sguardo assottigliato, avvicinandosi lentamente e tenendo il bastone steso in avanti, come se temesse da un momento all’altro che quella cosa potesse animarsi e attaccarli.
Quando gli sembrò che fosse tutto tranquillo, si girò per guardare in volto la ragazza.
<< E ora lo distruggiamo. >>
Elsa inarcò un sopracciglio. << Sai come fare? >>
L’albino fece per rispondere, ma poi si bloccò immediatamente. Fu come se si fosse reso conto solo in quell’istante di quel piccolo particolare.
<< No. In realtà… no. >> ammise con una punta d’incertezza.
Maledizione, tra tutte le cose che avrebbe potuto dimenticare, proprio la più importante! Come aveva fatto ad essere tanto stupido da non chiedere nulla a Padre Tempo, prima di partire!? Lanciò un’occhiata inviperita all’oggetto, come se la colpa di quella prospettiva fosse sua, poi tornò a guardare il Quinto Spirito.
<< Forse potremo provare come con la chimera, ma non sono del tutto sicuro che funzionerebbe. Quest’affare è permeo di energia oscura, credo che rischieremo di fare solamente danni alla foresta. >>
Lo Spirito dell’Inverno tirò un lungo sospiro.
<< La cosa migliore sarebbe portarlo nel mio mondo. Lì c’è una persona che saprà sicuramente come comportarsi. >>
Elsa rimase in silenzio per qualche istante.
<< Mi hai detto… che quel pezzo non è l'unico. Che ce ne sono molti, sparsi chissà dove in altri regni. È corretto? >>
<< È corretto. >> le confermò il Guardiano.
L'espressione sul volto dell’ex regina si fece improvvisamente determinata.
<< Allora ti aiuterò. >> disse risolutamente.
Jack sgranò gli occhi, completamente colto di sorpresa. << Tu... vuoi aiutarmi? >>
<< Ovviamente >> replicò il Quinto Spirito. << Tu stesso hai affermato che quest'arma è un rischio non solo per il tuo regno, ma anche per tutti quelli esistenti, compreso il mio. Non posso, in buona coscienza, ignorare una minaccia simile, per cui… ho deciso che verrò con te e ti assisterò nella tua ricerca. >>
<< Potrebbe essere pericoloso >> la ammonì Jack, con tono di avvertimento.
<< Ho già affrontato situazioni pericolose >> lo interruppe prontamente Elsa. << Credimi, so badare a me stessa. Dopotutto, saresti riuscito a sconfiggere quella bestia senza il mio aiuto? >> offrì con un ghigno impertinente.
Suo malgrado, il Quinto Guardiano si ritrovò a ricambiare quel gesto senza quasi accorgersene.
<< Touché, Regina di Ghiaccio >> dichiarò, levando una mano ed esibendosi in un'ironica reverenza. << Dal momento che non avete alcun timore a rovinare il vostro splendido vestito... voi verrete con me. >>
<< Eccellente >> rispose la ragazza.
In quel momento, i Northuldra sopraggiunsero nel villaggio, accompagnati da Gale e Bruni, mentre la maestosa figura del Nokk si manifestò dalle acque del fiume lì vicino.
<< Miei compagni Spiriti >> chiamò Elsa << Da questo momento, sarà compito vostro proteggere la Foresta e i suoi abitanti fino al mio ritorno. >>
Bruni tirò fuori la lingua biforcuta e sorrise gioioso, Gale soffiò intorno alla figura del giovane donna agitandole i capelli, mentre Nokk si avvicinò alla sua padrona e le sfiorò la fronte con la propria. Poi, si voltò in direzione dello Spirito dell’Inverno.
“Tu la riporterai qui sana e salva” disse nella sua mente, con un tono a metà tra un’affermazione e un’intimazione.
Jack annuì solenne. << Te lo prometto, Nokk. >>
Elsa sorrise fiduciosa di fronte alle parole dello spirito, per poi volgere un sorriso rassicurante verso la tribù indigena, ricevendo espressioni determinate da parte dei suoi membri.
Honeymaren e Ryder si fecero avanti per abbracciarla.
<< Terremo d'occhio le cose finché sarai via >> promise la giovane Northuldra. Affianco a lei, il fratello e annuì in conferma.
Elsa restituì il gesto e si voltò verso Jack.
<< Sono pronta >> affermò con convinzione.
A quella dichiarazione, il Guardiano infilò la mano nella tasca della propria felpa, estraendone un globo magico.
Aprì il palmo e lo mostrò al Quinto Spirito.
<< Viaggeremo grazie a questo: all'apparenza può sembrare una semplice palla di vetro con la neve, ma in realtà è incantata >> le spiegò. << È in grado di generare portali dimensionali. È così che sono giunto nel tuo mondo. >>
Lanciò il globo a terra e questo reagì all’istante, generando un portale sotto gli sguardi sorpresi e intimoriti dei Northuldra.
Jack volse ad Elsa un ghigno impertinente.
<< Solo un avvertimento, Bucaneve: cerca di non vomitare durante il viaggio. >>
In risposta a quella presa in giro, Elsa si limitò ad alzare gli occhi al cielo, pur lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso.
<< Me la caverò, Frost >> dichiarò risoluta.
E così, entrambi carichi di determinazione, attraversano il magico varco di luce generato dalla sfera.
 
 
 

Wow, scrivere questo capitolo è stata una vera impresa, abbiamo cercato di rendere lo scontro con la chimera il più epico possibile. Spero davvero che vi sia piaciuto!
Ad eccezione di Jack ed Elsa, tutti i personaggi del capitolo sono comparsi per la prima volta in Frozen 2. Harold è l’unico OC.
Essendo lo Spirito del Vento, Gale ha una sorta di connessione istantanea con Jack, riconoscendolo come suo guardiano. Ci sembrava una scelta appropriata, considerando il rapporto che lo Spirito dell’Inverno ha con il vento del suo mondo. Alla fine, la natura è tutta collegata.
Il prossimo capitolo sarà diviso in due parti, con Nord e Bunny impegnati a cacciare il loro pezzo di Crogiolo e l’introduzione di nuovi personaggi.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Something is coming ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Immagino che dopo averlo letto avrete un po’ di domande, vi invito a leggere le note per ulteriori spiegazioni.



 Capitolo 5 - Something is coming

88013803-1910680509076655-7052551082756538368-n  

But I got the wind in my hair and a fire within
'Cause there's something beginning
I got a mystery to solve and excitement to spare
That beautiful breeze blowing through
I'm ready to follow it who knows where
And I'll get there, I swear
With the wind in my hair!
Mandy Moore – Wind In My Hair
 
Ormai era ufficiale: E. Aster Calmoniglio, il Guardiano della Speranza, la Seconda Leggenda scelta dall'Uomo della Luna, odiava qualsiasi mezzo di trasporto magico che non fossero le proprie gallerie sotterranee, capaci di teletrasportarlo in ogni parte del globo svolgendo il tragitto più breve ad enorme velocità, senza intaccare minimamente chi le attraversava.
Ma in quel caso era stato costretto a fare buon viso a cattivo gioco. Dopotutto, le sfere magiche di Nord erano l'unica cosa che potesse consentire a lui e al Primo Guardiano di rintracciare il luogo in cui era finiti i pezzi di quell'infernale Crogiolo.
Quando finalmente il portale di luce si dissolse - ritrasformandosi nella sfera stretta in mano a Nord - i due toccarono terra, segno che il manufatto magico li aveva portati a destinazione.
Il Coniglietto di Pasqua tirò un sospiro di sollievo: niente lo rendeva più tranquillo del percepire le proprie enormi zampe ben infisse a tastare il verde, fertile terreno...
L'istante dopo si rese conto di quanto profondamente sbagliata fosse quella descrizione. La terra sotto i suoi piedi, tanto per cominciare era grigia e spoglia, e soprattutto... completamente sterile. Grazie alla propria natura magica poteva percepirlo attraverso i palmi delle zampe.
Sollevò immediatamente lo sguardo e richiamò il compagno.
<< Nord? >>
L'uomo in questione si trovava ad appena pochi passi del Guardiano della Speranza, con ambe le spade sguainate e gli occhi vigili.
Sebbene fosse quel tipo di persona capace di trovare gioia e divertimento anche nelle situazioni più disparate, aveva pur sempre l'animo di un combattente. E la prima regola di ogni guerriero, quando si metteva piede in un luogo sconosciuto, era quella di essere sempre pronti in caso di minaccia.
Specialmente se il luogo in questione aveva un aspetto poco raccomandabile… esattamente come quello in cui erano appena finiti i due spiriti.
Sembrava notte fonda, eppure non c'erano stelle in cielo, solo una luna piena che risplendeva alta nella volta. Ma Nord percepì che c'era qualcosa che non andava nel globo celeste, quasi come se fosse solo un corpo senza vita, una roccia inanimata che orbitava attorno alla terra. Certo, ammesso che quel posto fosse la Terra.
<< Qui esserci qualcosa di molto sbagliato >> borbottò a bassa voce.
<< L'hai detto, amico >> mormorò Calmoniglio, rimuovendo lentamente dalla schiena i suoi boomerang e ponendoli in posizione di difesa e attacco.
L'ambiente stesso era distorto dalla nebbia che lo avvolgeva, una foresta di alberi neri e rinsecchiti disposti in fittissime file dalle angolature strane, quasi protese in avanti.
Il Coniglio Pasquale girò lo sguardo in continuazione, ma sembrava tutto deserto... e soprattutto morto.
Eppure, gli pareva di sentire in lontananza echi di voci distorte, grida agghiaccianti, risate folli, pianti strazianti e profondi ululati.
L’istinto gli suggeriva di allontanarsi il più possibile da quel luogo e soprattutto evitare di prestare troppo ascolto a quei suoni, ma sapeva che tali opzioni non era contemplabili a causa dell’urgenza della loro missione.
Avanzò di qualche passo verso uno degli alberi e agitò appena il boomerang per allontanare la nebbia. Ma ciò che si trovò davanti… non fu affatto un albero, bensì uno spaventapasseri di paglia con una zucca al posto della testa, al cui collo era stato legato un cartello. E proprio su quel cartello era stata incisa una scritta ben precisa.
<< Oh no... >> gemette a quella vista. << È la Città di Halloween! >>
Al sentire quel nome, gli occhi di Nord si spalancarono di colpo e un freddo brivido gli attraversò la spina dorsale, assieme al ricordo di eventi che aveva cercato con tutto se stesso di dimenticare.
Se c'era infatti un luogo che il Primo Guardiano aveva tentato di evitare in tutti i modi negli ultimi anni… be’, quello era proprio Halloween Town, la dimensione dedicata all'omonima festività del 31 Ottobre, regno indiscusso di Jack Skellington, il Re delle Zucche.
E questo non solo perché aveva sempre trovato l'intero posto estremamente raccapricciante: alcuni anni prima, infatti, era stato rapito proprio dallo stesso Jack, il quale aveva cercato di prendere il suo posto come Babbo Natale con risultati a dir poco disastrosi.
Anche Calmoniglio era stato coinvolto in quella sfortunata vicenda. Inizialmente scambiato per Nord, era stato rapito allo stesso modo e portato in quella città dimenticata dagli dei.
Fino ad oggi, entrambi gli spiriti avevano custodito gelosamente quegli avvenimenti, giurando che non ne avrebbero mai parlato con nessuno.
Non potevano rischiare che a qualche altro malvagio spirito venissero malsane idee del genere… e in fondo, era anche parecchio imbarazzante per loro ammettere di essere stati messi nel sacco – letteralmente – da un trio di stupidi mocciosi assoldati dal Re delle Zucche.
<< Dobbiamo andarcene di qui >> disse Nord, il tono di voce ornato da una punta di panico. << Non possiamo permettere che quei pazzi mettano mani su noi altra volta! >>
<< Ci provassero! >> sbottò il Guardiano della Speranza << Non sono più la mezza calzetta che ero all'epoca! Se si azzardano anche solo ad avvicinarsi io... >>
<< BUH! >>
<< AAAAAHHHHH!!! >>
Un grosso albero si era appena animato alle loro spalle. Ora il tronco della pianta aveva una faccia, proprietaria della voce profonda che aveva colto di sorpresa il Secondo Guardiano.
Nord e Calmoniglio non ebbero nemmeno il tempo di reagire. In pochi secondi, la spettrale radura non fu più deserta, e a circondare i due spiriti si erano radunati i terrificanti abitanti della Città di Halloween, mostri di ogni aspetto partoriti dagli incubi e dalle paure più nere: vampiri, orchi, zombie, streghe, clown assassini… ce n'era per tutti i gusti.
( Track 8: https://www.youtube.com/watch?v=jU6iP0WLsU8 )
<< Bene, bene, che cosa abbiamo qui!? >> domandò un pallido vampiro dalla voce acuta e graffiante.
<< Sembrano essere degli intrusi >> ringhiò un grosso lupo dalla corporatura umanoide, con occhi rossi brillanti come braci ardenti.
Affianco a lui, alcune streghe cominciarono a ridacchiare, mentre tuoni e lampi risuonarono nella volta celeste.
Nord deglutì a fatica, e arricciò ambe le labbra in un sorriso tirato.
<< Intrusi? Noi? AH! Sciocchezze, questo essere solo grosso malinteso! Infatti, noi siamo qui perché… perché... >>
Lanciò un'occhiata disperata nei confronti di Calmoniglio, quasi come se lo stesse supplicando di terminare la frase, ma il Coniglietto di Pasqua sembrava essere stato completamente svuotato dei buoni iniziali propositi di lotta. Lo spavento appena subìto - mischiato al parziale risveglio del trauma avvenuto nella sua primaria esperienza di spirito – stava prendendo il sopravvento, facendolo tremare da capo a piedi con tanto di incisivi che battevano contro i denti inferiori.
Le varie creature radunate attorno a loro cominciarono a guardarsi l'un l'altro, i volti adornati da espressioni alquanto scettiche e altre desiderose di fare i due a pezzettini.
Improvvisamente, una voce molto familiare a entrambi gli spiriti risuonò alle spalle del gruppo, congelandoli sul posto.
<< Ma insomma, che cos'è tutto questo disordine? Amici miei, mancano pochi mesi al prossimo Halloween, dobbiamo ancora ultimare le prove per la festa del raccolto! >>
Come ad un segnale, la folla si aprì in due per permettere il passaggio del nuovo arrivato.
Si trattava di una creatura umanoide alta almeno un paio di metri, vestita interamente con abiti neri a righe bianche: il suo tratto distintivo rispetto al resto di tutti quei mostri era l’essere uno scheletro.
Uno scheletro vivente, privo di muscoli, carne e tendini, eppure capace di camminare e a quanto pare anche di parlare. Al posto di un volto umano vi era un teschio privo di occhi, capelli o qualsiasi caratteristica che potesse vagamente ricordare una persona.
Un paio di orbite nere si posarono sulle figure di entrambi i Guardiani e sembrarono spalancarsi per la sorpresa.
<< Babbo Nachele? >> domandò l'essere. << Misterioso animale saltellante? Siete proprio voi? >>
Di colpo, l'espressione assolutamente terrorizzata dei due spiriti mutò in una per certi versi più sollevata... ed esasperata.
Colui che si trovava loro davanti era nientemeno che Jack Skellington, o Jack O'Lantern per come i mortali lo conoscevano, il Re delle Zucche e della Città di Halloween, nonché lo Spirito di Halloween... e il loro ex-rapitore redento.
A questo punto è bene spiegare come siano andate a finire le cose. Jack Skellington si era pentito di aver tentato di rubare la festa a Claus e di aver coinvolto involontariamente anche E. Aster.
Lo scheletro era giunto in loro aiuto quando i due guardiani erano stati presi in ostaggio da Pitch Black, che all’epoca si era rintanato nella Città di Halloween con l’obbiettivo di riappropriarsi del proprio potere distruggendo i corpi materiali dei due spiriti coinvolti.
Skellington aveva ricacciato indietro Black e liberato la coppia, offrendo loro le sue più sentite scuse. Scuse che secondo lui erano bastate a sistemare l’intera faccenda in uno schiocco di dita... e chissà per quale assurda ragione del fato che non era data comprendere, pensava a Nord e Calmoniglio come a degli amici.
E pensare che non era nemmeno capace di pronunciare i loro nomi!
<< Oh, ma che immensa gioia rivedervi! >> esclamò l'alto scheletro, protendendosi verso di loro e sollevandoli da terra senza alcuno sforzo << Sono più di duecento anni che non ci vediamo! >>
<< Ci stai... soffocando... Skellington! >> protestò il Coniglio Pasquale.
<< Oh, chiedo scusa. >>
Li poggiò a terra, regalando loro un largo, inquietante sorriso, ma che per i suoi standard equivaleva a vera, sincera contentezza.
<< A volte dimentico che voi due siete ancora parecchio vivi. >>
<< Eh, modo divertente per metterla >> commentò Nord, ricevendo un'occhiataccia da parte del Secondo Guardiano. << Cosa? Sto solo cercando di sdrammatizzare situazione! >> ribatté sulla difensiva.
Poi volse nuovamente la propria attenzione nei confronti di Jack.
<< Per quanto sia... ehm… bello rivederti, Jack, temo che noi non siamo qui per visita amichevole. >>
<< Ah, no? >> fece lo Spirito di Halloween, inclinando il proprio teschio in un angolo innaturale.
Il Coniglietto di Pasqua girò la testa verso i mostri che ancora li fissavano; rabbrividì e, suo malgrado, si rivolse allo scheletro.
<< Non possiamo parlarne qui. Ci sono... troppi occhi e orecchie. >>
<< Oh, ho capito! Si tratta di un'operazione segreta! >> esclamò Skellington << Allora sarà meglio parlarne in privato! >>
Con un guizzo, si volse in direzione degli abitanti di Halloween.
<< Cittadini, amici cari, presto, rientrate in Città, e dite al Sindaco di ultimare personalmente i preparativi per la festa! Io e i miei amici dobbiamo discutere in solitaria! >>
Obbedienti, ben presto neanche un mostro rimase nella radura, e i tre spiriti rimasero da soli. Jack volse quindi ai due un sorriso.
<< Bene, ecco fatto! >>
Nord annuì gentilmente.
<< Ti ringrazio per premura, faccenda di cui dobbiamo discutere è molto importante >> disse gravemente.
In quel preciso istante, un dubbio attraversò la mente del Primo Guardiano.
<< Un momento, ma dov'è dolce Sally? Pensavo che lei fosse sempre in tua compagnia >> borbottò il vecchio, ricordando bene l'unica persona di quella città che aveva cercato in tutti i modi di far desistere Jack dal suo tentativo d'impersonarlo: si era scusata personalmente con lui poco dopo la sua liberazione, sorprendendolo non poco.
Tra tutti i mostri di quel luogo gli era sembrata la più umana non solo nell'aspetto, ma anche nella personalità e atteggiamento, probabilmente perché era composta proprio dalle parti di diverse persone.
In risposta alla domanda dello spirito, il sorriso sul volto di Jack sembrò allargarsi.
<< Oh, lei è impegnata con un'altra faccenda >> spiegò con tono paziente. << Vedete, poche ore fa uno strano oggetto è precipitato dal cielo e si è schiantato nei pressi della foresta dei suicidi. Sally si è offerta volontaria per controllare cosa fosse. >>
Istintivamente, i due Guardiani si scambiarono un'occhiata di pura comprensione.
Calmoniglio tornò a guardare Jack.
<< Potrebbe essere proprio ciò che stiamo cercando >> replicò << È lunga da spiegare, ma... tutto inizia con un nome che conosci molto bene: Pitch Black. >>
Alla sola pronuncia di quel nome, l'espressione sul volto dello scheletro mutò completamente, assottigliandosi di colpo, vibrante di vivida, esplicita collera e disprezzo genuino.
Si piegò sul Coniglio Pasquale, e quando parlò la sua voce si fece molto più tetra e profonda.
<< Cosa ha a che vedere quel demonio con questa vostra visita? >>
L’attimo di debolezza di Calmoniglio era trascorso e il fiero mammifero aveva riacquistato il suo caratteristico coraggio, perciò non vacillò di un millimetro sotto il vuoto, nero, terrificante sguardo del Re delle Zucche.
<< È tornato. Non quello che conosci... ma una sua versione proveniente da un altro mondo, che ha creato una terribile arma in grado di far sprofondare tutti i mondi esistenti nel caos e nella paura. Quell'arma è stata divisa in frammenti e lui ora li sta cercando. Uno di essi potrebbe trovarsi qui… ed essere proprio ciò che tua moglie Sally è andata ad indagare. >>
Le orbite di Jack cambiarono di colpo, spalancandosi con evidente preoccupazione.
<< Mi state dicendo che la mia Sally potrebbe essere in pericolo? >> domandò con un sottofondo di timore, cosa assai difficile da manifestare per un'entità come lui.
Nord annuì gravemente. << Temo proprio di sì, Jack. Devi portarci subito sul luogo d'impatto! >>
Skellington annuì solennemente. << State al passo, amici miei, e seguitemi. Dobbiamo fare presto! >>
Detto ciò, si voltò e ad ampie falcate cominciò ad imboccare un sentiero della foresta.
<< Oh, grandioso... dritti nella nebbia spaventosa >> borbottò il Coniglietto di Pasqua, poggiandosi sulle quattro zampe e cominciando a seguire a grandi balzi lo Spirito di Halloween, prontamente imitato dal Guardiano delle Meraviglie.
 
                                                                                                                                                     * * *
 
Al contempo, in un altro universo…
 
La nave attraccò esattamente dieci minuti dopo che le sentinelle di Arendelle avevano annunciato il suo arrivo nella baia. L’enorme veliero di quasi trenta metri spiccava lungo la banchisa dell’area portuale: era un bastione carico di oggetti che aveva viaggiato per gli ultimi tre giorni con il solo scopo di raggiungere quel regno isolato tra i fiordi della Norvegia.
Un uomo attendeva pazientemente sul pontile, accompagnato da una renna e da una piccola figura che avrebbe suscitato non poco scalpore tra gli abitanti di una terra straniera. Ma la nave che era giunto quel giorno non trasportava certo estranei, motivo per cui Kristoff Bjorgman – reggente di Arendelle – aveva permesso al pupazzo di neve Olaf di accompagnarlo per dare il benvenuto ai loro nuovi ospiti.
<< Wow, i vascelli di Corona sono molto più grandi dei nostri >> disse la piccola creatura con occhi carichi di meraviglia. << Penso che dovremmo fornire più finanziamenti alla marina, Kristoff. In caso di battaglia navale, Arendelle sarebbe probabilmente spacciata. >>
<< Renderò le tue preoccupazioni note alla regina >> ribatté il biondo con un giocoso roteare degli occhi, mentre la renna accanto a lui rilasciava un sonoro sbuffo.
Dopo non troppi minuti di attesa, finalmente la nave attraccò proprio vicino dove al momento si trovavano i tre amici.
La passerella calò in avanti lungo il molo, e su di essa fecero capolino due figure. Chiaramente una coppia, a giudicare dalla loro mano intrecciata e dalla completa totale e assenza di disagio nello stare abbracciati.
Una di loro era una ragazza snella dai grandi e vivaci occhi verdi, impossibile da non notare immediatamente: il merito era dovuto principalmente all’inconfondibile chioma dorata che le adornava la resra, lunga almeno fino alle caviglie e raccolta in una treccia tempestata di fiori e perline colorate. Lentiggini chiare erano spruzzate lungo il naso eparte delle guance rosse; sulle labbra rosee era stampato un sorriso luminoso, mentre avanzava lungo la passerella con fare pimpante… e con i piedi magri completamente nudi.
Accanto a lei c’era un ragazzo più o meno della stessa età e altezza di Kristoff. La presenza di un curato pizzetto scuro e dal taglio allungato degli occhi nocciola gli conferivano un aspetto in apparenza più maturo. I capelli castani erano lunghi fino a metà collo ma per nulla folti, tranne per un paio ciuffi vicino alle orecchie che servirono a evidenziare ulteriormente l’aria sbarazzina e impertinente che trasudava, assieme al sorrisetto da simpatica canaglia stampato sul volto.
<< Kristoff! Olaf! Sven! >>
La bionda fanciulla notò il gruppo già dall’inizio della passerella, e senza alcuna esitazione mollò la mano del ragazzo per correre spedita verso di loro, incurante della pericolante passerella sotto di sé e dei lunghissimi capelli intrecciati che avrebbero potuto benissimo rischiare di farla cadere se si fossero impigliati da qualche parte. Dietro di lei, il marito si esibì in un sonoro “facepalm” e si affrettò a seguirla.
Una volta scesa a terra, ella gettò le braccia al collo di Kristoff e lo strinse con affetto, per poi rifilare una profonda carezza a Sven e stringere la mano di legno di Olaf.
<< Oh, sapeste quanto sono contenta di rivedervi! >>
<< Noi siamo ancora più contenti, Rapunzel! >> esclamò il pupazzo di neve, con un largo sorriso. << Bentornato anche a te, caro Eugene! >>
<< Ehilà! Come butta, amici? >> replicò l'ex ladro, regalando un'energica stretta a Kristoff e Olaf, per poi estrarre una carota dalla tasca dei pantaloni e allungarla a Sven.
<< L'ho conservata apposta durante il viaggio >> rivelò, facendo l'occhiolino alla renna.
Di fronte a quel gesto inaspettato, l'animale cominciò ad ansimare come un cane, per poi divorare l'ortaggio con un unico e rapido morso.
Kristoff ridacchiò, mentre si avvicinava al muso della renna.
<< Amico, così mi vizi >> disse con un tono di voce assai più stridulo, muovendo la bocca del compagno di avventure come un ventriloquo con il suo pupazzo.
Eugene si strinse nelle spalle, senza battere ciglio di fronte alla stranezza appena compiuta dell'amico: oramai era abituato al fatto che la personalità e i pensieri della renna Sven venivano ogni volta “tradotti” dal norvegese.
<< Che posso farci, da quando ho conosciuto Maxy ho scoperto di avere un debole per gli animali... tranne per quella piccola palla di squame. >>
A quelle parole, da sopra la spalla di Rapunzel si materializzò la figura di un minuscolo camaleonte dai grandi occhi nocciola: Pascal, il fedele amico della principessa. Questo fissò Eugene con un'occhiataccia e si colorò di rosso, mostrandogli la sua lingua da rettile.
<< Suvvia, voi due! Tanto lo sappiamo che in fondo vi volete bene >> li riprese la bionda con tono paziente.
Si voltò verso Kristoff. << Oh, stavo per dimenticarmene! Le mie congratulazioni, Kris, le mie congratulazioni! Sono così contenta per te e per mia cugina! A proposito, dov'è? >>
A quella domanda, l’uomo rilasciò un sospiro affranto.
<< Dove ormai passa quasi ogni minuto del giorno… in ufficio. >>
 
                                                                                                                                                            * * * 
 
Anna Oldeburg, regina in carica del regno di Arendelle, non stava affatto avendo una buona giornata.
Di fronte a lei, montagne di documenti si ergevano minacciose fino a mezzo metro dalla superficie della scrivania come cupi giganti pronti ad attaccarla. Aveva cominciato a lavorarci circa cinque ore fa, ed era solo a metà strada. Non aveva avuto neppure il tempo per godersi la colazione, era stata costretta a mangiare nel suo studio.
A peggiorare il tutto, le nozze con Kristoff erano imminenti, il che significava che presto avrebbe avuto a che fare con ulteriori documenti riguardanti l’organizzazione del matrimonio. Sinceramente, dubitava che sarebbe arrivata alla fine della settimana senza ottenere un aneurisma cerebrale.
La giovane donna si accasciò sulla scrivania, rilasciando un sonoro gemito.
<< Ughhhh, che ho fatto di male per meritarmi tutto ques… ah, già, ho dato la mia benedizione ad Elsa quando decise di abdicare al trono >> borbottò miseramente. << Ecco cosa ottieni quando cerchi di essere una sorella premurosa, Anna. >>
Quando l’ormai ex principessa aveva accettato di prendere le redini del regno dopo l’abdicazione di Elsa… beh, diciamo solo che non aveva preso in considerazione quanto un simile incarico potesse essere faticoso. Anche se, a pensarci bene, forse se lo sarebbe dovuto aspettare.
Non c’era da stupirsi che Elsa fosse sempre così tesa!
Mentre era impegnata in quelle divagazioni mentali, qualcuno bussò alla porta. Anna sgranò gli occhi e subito si raddrizzò, assumendo una postura dignitosa e composta. Si risistemò appena i capelli e poi intrecciò le dita sulla scrivania.
<< Avanti, la porta è aperta. >>
<< Ooh, perfetto! >>
La regina inarcò le sopracciglia di colpo all'udire quella concitata voce femminile: si era aspettata la visita di uno dei suoi consiglieri. Persone nobili di fatto e d’animo e su cui era contenta di poter sempre contare quando aveva bisogno... ma, per contro, talvolta piuttosto barbose e fissate con le regole e l’etichetta.
Tuttavia, la persona appena entrata nella stanza non era un consigliere. Era una fanciulla della sua età dai lunghi capelli biondi e un sorriso radioso in volto.
Rapunzel spalancò le braccia. << Anna! >>
<< Rapunzel! >> esclamò la regina, abbandonando il suo contegno e lanciandosi dritta contro la cugina, stringendola in un forte abbraccio.
<< Grazie al cielo sei qui! Te lo giuro, questo castello è stregato >> sussurrò disperatamente, per poi indicare il cumulo di fogli che spiccava sulla scrivania. << Penso che quei documenti si stiano moltiplicando. Ti assicuro che fino a mezz'ora fa non erano così tanti! >>
Afferrò la bionda per le spalle e la fissò dritta negli occhi.
<< Credo di avere un esaurimento nervoso. Non posso occuparmi del regno e pensare anche al matrimonio! >>
<< Annie, su, cerca di calmarti >> replicò la bionda, stringendole le dita. << Questa è solo ansia da prestazione, passerà! Prima del matrimonio con Eugene, anch'io ero assolutamente terrorizzata. Ed è meglio che non ti racconti della ricrescita improvvisa dei miei capelli prima di raggiungere l'altare... due volte, in realtà, ma per la seconda è più corretto dire che è successo dopo essermici allontanata, dall'altare… >>
La principessa scosse la testa.
<< Ma non siamo qui per parlare di me! Fai un bel respiro profondo! Avanti, su, con me, al mio tre... uno, due... >>
Seguendo il consiglio della cugina, Anna contò mentalmente assieme a lei e prese un lungo respiro calmante.
L'azione sembrò funzionare e la giovane donna riguadagnò un minimo di lucidità.
<< Grazie >> disse con un sorriso imbarazzato. << Ne avevo bisogno. Davvero… DAVVERO bisogno. >>
<< Accidenti… non ti fa assolutamente bene restare chiusa qui dentro in una giornata splendida come questa. >>
Rapunzel lanciò un'occhiata alla porta e poi ai documenti imponenti sistemati sulla scrivania della rossa. Allora il suo sguardo si illuminò.
<< Ho un'idea! Potrei aiutarti a sbrigare tutte queste scartoffie! Sono una principessa, ho le competenze. In due riusciremo a finire prima, e tu sarai libera di venire a fare un giro con me e Pascal nei giardini! Cosa ne pensi? >>
Il camaleonte si sporse verso la regina con uno sguardo incoraggiante, imitato dalla padroncina.
Anna sentì gli occhi riempirsi di lacrime di commozione e gratitudine, ma fece del suo meglio per incontrare lo sguardo della coppia con un'espressione risoluta, carica di determinazione.
<< In questo caso, principessa Rapunzel, la qui presente regina di Arendelle accetta più che volentieri questa alleanza >> proclamò con un tono di voce pomposo, cercando di trattenere una risata. Rapunzel, invece, scoppiò a ridere senza alcun freno.
Quando ebbe finito, si sistemò al fianco della scrivania e agguantò alcuni fogli, facendosi prestare un'altra penna d'oca dalla cugina.
Entrambe si misero subito all’opera, rimanendo in concentrato e rigoroso silenzio per un minimo di dieci minuti. Tuttavia, alle due vivaci principesse sembrarono davvero molti di più.
Dopo qualche altro istante, Rapunzel si asciugò il sudore dalla fronte e ruppe il silenzio.
<< Accidenti... certo che non avrei mai immaginato che le cose sarebbero andate a finire così>> commentò quasi a se stessa. << Insomma... Elsa mi sembrava tanto a suo agio con la gente, dopo la vostra prima avventura. Non dico che sarebbe stata la regina perfetta... ma una buona di sicuro! Invece siete finite con Elsa a fare il Quinto Spirito e tu a fare la regina… non che tu non sia degna di questo ruolo, Anna, anzi! Sicuramente sei più competente sul lato umano e affettivo, mentre Elsa era più portata per questo tipo di attività... Oh, a proposito, passerà a trovarci a breve? Mi piacerebbe tanto rivederla! >>
Il sorriso sul volto di Anna si fece leggermente più tirato.
<< Proteggere la Foresta Incantata è un lavoro a tempo pieno, ma ogni tanto viene a farmi visita. Non ti preoccupare, avrai modo di vederla al matrimonio >> la rassicurò, prima di rilasciare un sospiro affranto. << Ma sai… a volte anch’io mi chiedo se non sarebbe stato meglio per tutti che Elsa mantenesse il titolo di regina. Io… non sono mai stata una persona responsabile, sono sempre stata la sorella sognatrice, quella in cerca di avventure e divertimento. >>
Indicò la pila di documenti.
<< Non ero preparata a tutto… QUESTO. Probabilmente il regno finirà in rovina entro la fine dell'inverno… e ormai manca solo un mese! >>
Rapunzel abbassò lo sguardo e il sorriso sulle sue labbra si indebolì.
<< Sai che all'inizio ho pensato la stessa identica cosa? >> confessò. << Mi sentivo un completo pesce fuor d'acqua, a corte. Santo cielo, ero cresciuta come una semplice ragazza - be', forse non proprio tanto semplice – per diciotto anni! Tutte quelle nuove responsabilità e le aspettative dei miei genitori, dei cortigiani, dei nobili… insomma, superare quei primi mesi fu una vera impresa. Ma mi feci forza, perché volevo dimostrare… che non mi importava quanto mi sentissi imprigionata: potevo farcela. >>
Sospirò a sua volta e tornò a fissare teneramente la cugina.
<< Anna, io e te siamo sempre state parecchio simili. Ma in un certo senso, tu... tu hai una marcia in più rispetto a me. Ora sei spaventata dal tuo ruolo, è normale, e per questo ti senti anche catastrofista. Eppure… non sei fuggita quando si è presentato quel ruolo, ti ci sei buttata a capofitto senza alcun timore, e nonostante tu stia scoprendo che non è così straordinario come pensavi… sei ancora qui. Tu non ti arrendi mai, non lasci mai niente di intentato. Anche se hai questa paura, ora come ora... so che alla fine la supererai. Perché tu sei così. Fai sempre così, e sei davvero ammirevole per questo. Io invece... >>
Si strinse nelle spalle.
<< Io non mi sento ancora pronta. Certo, è normale, non dovrei preoccuparmene >> aggiunse rapidamente. << In fondo sul trono ci sono ancora i miei genitori, e come tutti i figli reali un giorno succederò loro. Ma credo, insomma… se ci fossero cause di forza maggiore come la tua, io non sarei ancora pronta. Ho davvero ancora tanto da imparare e da comprendere, e sopratutto da maturare… mentre tu hai sempre avuto la capacità di adattarti pur avendo i tuoi dubbi. >>
Gli occhi di Anna si spalancarono per la sorpresa.
Senza perdere tempo, posò una mano confortante sulla spalla della bionda.
<< Non pensare mai più una cosa del genere. Andiamo, tu sei Rapunzel Corona! >> esclamò con enfasi, sorprendendo la cugina.
<< La principessa perduta! Colei che è sopravvissuta lontano da casa per 18 anni dopo essere stata rapita da una pazza! Hai salvato il tuo regno non una, non due, ma TRE volte! Per quanto mi riguarda, Corona non potrebbe trovarsi in mani più sicure >> continuò con convinzione.
Il sorriso tornò quasi subito sulle labbra di Rapunzel, che si lanciò ad abbracciare la regina.
<< Grazie, Anna. Grazie di cuore. >>
Poi, si raddrizzò e assunse un'espressione scandalizzata.
<< Oh, accidenti, ero venuta per tirarti su di morale e farti staccare da tutto questo stress e alla fine sei stata proprio tu a consolarmi! >>
<< A che serve la famiglia se non per aiutarsi nei momenti difficili? >> sorrise ironicamente la rossa, per poi abbracciare teneramente la cugina. << Sappi che ci sarò sempre per te, non dubitarne mai. >>
<< Anch'io ci sarò sempre per te. Sono davvero felice che tu faccia parte della mia famiglia >> disse la bionda, per poi abbassare lo sguardo sui fogli in attesa.
<< Avanti, poniamo fine a questa minaccia cartacea! Nessuno ci impedirà di scendere giù in giardino a prendere una boccata d'aria fresca! >> dichiarò a gran voce.
E così, la coppia di reali cominciò a lavorare sui documenti. Dichiarazioni dei rediti, tassazione, proteste, questioni economiche… insomma, su quella scrivania era stato riversato qualunque rapporto riguardante Arendelle e dintorni.
I consiglieri non si erano certamente risparmiati su quale materiale doveva essere portato alle attenzioni della regina, ma probabilmente erano ancora abituati alle tendenze perfezioniste di Elsa, la quale aveva sempre cercato di farsi coinvolgere in ogni più piccolo aspetto della politica del regno.
Ma le giovani donne non si lasciarono abbattere dall’enorme quantità di fogli. Continuarono ad lavorarci sopra con spietata efficienza per quello che sembrò un tempo interminabile.
Quando l’orologio dell’ufficio segnò il passaggio dell’ora successiva, tutti i documenti erano stati controllati e sistemati a dovere.
<< Vittoria! >> esclamò Anna, sollevando ambe le braccia in direzione del soffitto. << Il nemico è stato sconfitto dalla nostra alleanza, principessa Rapunzel! Non hanno mai avuto una possibilità. >>
<< Eccellente, regina Anna! Adesso festeggiamo la nostra schiacciante vittoria con feste e banchetti! >>
Scoppiando a ridere gioiosamente, le due reali si affrettarono ad uscire dalla stanza. Come programmato, corsero in fretta e furia fuori dal castello, cercando di non dare nell’occhio, e si avventurarono nell’erba rigogliosa dei giardini.
Rapunzel si lasciò cadere sdraiata senza alcun ritegno, chiudendogli occhi e assaporando i raggi di sole che premevano su ogni poro della sua pelle dorata, accompagnati da una fresca e piacevole brezza. Anna la imitò a ruota, sospirando di pura beatitudine.
In quel preciso istante, una voce familiare richiamò l'attenzione di entrambe.
<< Ma tu guarda chi ha finalmente deciso di uscire da quella gabbia burocratica >> commentò Kristoff con un sorriso, presto raggiunto dalle figure di Eugene, Olaf e Sven.
<< Accidenti, ragazze, sembra che qualcuno vi sia passato sopra con carro e cavalcatura! >> esclamò l’ex ladro.
Rapunzel sbuffò, mentre si risollevava seduta. << Un carro e cavalcatura dalle sembianze di noiosi documenti reali. >>
<< Cavoli, doveva essere un carro molto strano >> commentò Olaf.
<< Oh, non ne hai idea >> ridacchiò Anna, alzandosi da terra con un balzo e dando un rapido bacio sulle labbra del futuro sposo. << Pronto per organizzare un matrimonio? >>
In tutta risposta, l'uomo le sorrise estasiato. << Penso di essere nato per questo...>>
BOOM!
Un rombo di tuono interruppe il ragazzo prima che potesse completare la frase, facendo tremare l'area circostante.
<< Terremoto! Ahhhh! >> strillò Olaf, agitando le braccia in preda all’immediato panico. Pascal lo imitò, accucciandosi nel colletto dell’abito della padroncina, colorandosi di un viola pastello.
Rapunzel e Anna scattarono immediatamente in piedi, sussultando all'unisono assieme ai propri compagni.
<< Guardate! >> gridò Eugene.
Il cielo fu illuminato da un lampo. Poi, un oggetto cominciò a precipitare verso terra, lasciandosi dietro una scia di fumo e fiamme.
Anna osservò il tutto con un'espressione di puro shock.
<< Che cos'è!? >> sussurrò incredula.
Rapunzel, con lo sguardo fisso sul misterioso corpo che stava precipitando a velocità vertiginosa, si sentì per un istante soffocare da una misteriosa sensazione di gelo.
<< Sta cadendo verso la città! >> realizzò, sconvolta << Potrebbe finire addosso a qualcuno! >>
Senza aggiungere altro, cominciò a correre verso il cancello d'uscita.
<< No, aspetta! Rapunzel! >> le gridò dietro Eugene, ma invano. Non ebbe altra scelta se non quella di correrle immediatamente dietro.
<< Kristoff, andiamo! >> esclamò Anna, procedendo a seguire la cugina.
Dietro di lei, Kristoff alzò ambe le mani verso il cielo con fare esasperato.
<< Ecco, ti pareva >> borbottò quasi a se stesso, per poi voltarsi verso la renna e il pupazzo di neve << Olaf, Sven, è meglio che voi restiate qui, al sicuro. Cercheremo di tornare tutti e quattro prima possibile! >>
Sven e Olaf annuirono, entrambi visibilmente preoccupati. Poi il biondo girò i tacchi e partì dietro alla sua futura sposa.
Seguendo la scia di fumo, il gruppo giunse alla piazza del paese, ove uomini, donne e bambini correvano in preda alla paura. Analizzando attentamente l’area circostante, Anna intravide un grosso cratere proprio al centro dello slargo. Accanto ad esso, la giovane regina notò subito la figura accasciata di Johan Linksty, il fornaio del regno.
Senza perdere tempo, corse da lui e lo aiutò subito a rialzarsi.
<< Tutto bene? >> chiese con tono preoccupato.
L’uomo deglutì a fatica e annuì rapidamente, poi indicò il cratere fumante.
<< Quell’affare è sbucato fuori dal nulla. Ci è mancato poco che mi colpisse in pieno >> borbottò quasi a se stesso.
Anna volse lo sguardo in direzione del punto d’impatto. Poi, lasciò andare Johan e si girò verso la folla riunita.
<< State indietro, potrebbe essere pericoloso! >> esclamò a gran voce, ricevendo occhiate comprensive da parte delle persone raccolte.
Nel mentre, la giovane regina camminò fino al bordo del cratere, rapidamente affiancata da Kristoff, Rapunzel e Eugene. E quello che videro, una volta che i loro occhi si posarono al centro dell’enorme buco scavato nel pavimento stradale… fu una scatola. O meglio, un oggetto che sembrava essere una scatola.
Era di forma cubica, dalle pareti completamente lisce e nero come la pece. I bordi erano leggermente rossi, probabilmente a causa del calore sprigionato dall’impatto.
<< Cosa pensi che sia? >> chiese Rapunzel, sentendo ancora parzialmente quella sensazione sgradevole invaderla.
Eugene scrutò l’oggetto con attenzione.
<< Forse è una stella cadente? >> disse dopo qualche attimo di silenzio.
In risposta a quella dichiarazione, i vari membri del gruppo gli lanciarono un’occhiata incredula.
 << …Che c’è? >> domandò l’ex ladro, mentre le sue guance si tingevano di rosso.
Kristoff si limitò a roteare gli occhi.
<< Per qualche ragione, dubito seriamente che sia una stella cadente >> disse con tono sarcastico.
E in quel momento… accadde.
Vi fu un lampo di luce bianche che illuminò l’intera piazza. Molte persone si coprirono gli occhi, sorprese da quel bagliore improvviso.
<< E ora che succede!? >> sbottò Eugene, lo sguardo puntato in direzione del punto da cui proveniva, a circa dieci metri dal cratere.
Poi, la luce cominciò a diradarsi, prendendo la forma di un vortice sospeso a mezz’aria.  E da quel vortice fuoriuscì qualcosa che suscitò diversi sussulti ad opera della folla.
( Track 9: https://www.youtube.com/watch?v=icyQCdcuyQ8 ).
Anna spalancò gli occhi per la sorpresa, imitata da Rapunzel, Kristoff, e Eugene. Nel mentre, un grosso cavallo si palesò in mezzo alla piazza.
Di norma la presenza di uno di questi animale non avrebbe dato alcun fastidio al gruppo di persone raccolte. Ma questo cavallo era diverso: sembrava una creatura uscita fuori da un incubo.
Aveva un corpo massiccio, eppure Anna riuscì a intravederne ogni singola giuntura, quasi come se quella bestia non fosse altro che uno scheletro ricoperto da un sottile strato di pelle. Ogni nervatura era attraversata da un pigmento di colorazione giallastra che andava a fondersi con gli occhi posti sulla parte anteriore del muso. Ciò che attirò in particolar modo l’attenzione della regina furono proprio gli occhi, che apparivano come pozzi di lava leggermente scavati nel cranio della creatura, delimitanti un paio di orbite nere e senza vita intagliate sul bordo dell’osso.
E sopra di esso spiccava la possente figura di un cavaliere. O, almeno, quello che aveva l’aria di essere un cavaliere, associazione che sorse spontanea nella testa di Anna a causa dell’armatura nera che indossava. Ma anche in questo caso, gli occhi appena visibili nella fessura del casco… erano tutto fuorché naturali, poiché rossi come il sangue.
Il Generale Fearling rimase in silenzio, osservando l’area circostante per qualche secondo. Poi, le sue pupille dardeggianti incontrarono quelle della regina.
 

 
 
 
Dum, Dum, Duuuuuuuuuuuuuum!
Sì, ci piace lasciarvi con dei bei cliffhanger.
Dunque, eccovi alcuni chiarimenti:
  • Sì, abbiamo incluso il film animato A Nightmare Before Christmas, i cui eventi rimarranno uguali a quelli della pellicola originale al 90%. Dico 90 perché, come avete già notato, sono accennati alcuni cambiamenti. Ad esempio, Pitch Black sostituisce Mr Bau Bau come antagonista della pellicola, e il Babbo Natale e il Coniglietto di Pasqua rapiti sono proprio Nord e Calmoniglio.
    In più, daremo a Jack i poteri necessari per renderlo una temibile minaccia sul campo di battaglia, prendendo ispirazione soprattutto da Kingdom Hearts.
    La sua storia con Pitch verrà spiegata più avanti.
    Preciso che Halloween Town non si trova in un altro universo, ma è una dimensione tasca separata del mondo non visibile, proprio come la tana dell’Uomo Nero o il Palazzo di Dentolina. Quindi Calmoniglio e Nord non hanno mai lasciato il loro universo.
  • Sì, ben due pezzi del Crogiolo sono finiti nel mondo di Frozen: uno nella Foresta Incantata e uno ad Arendelle. Purtroppo Jack era troppo impegnato con il primo per accorgersi del secondo.
    Rapunzel, Eugene e Pascal vengono dal film Rapunzel. È stato confermato dalla Disney che la principessa dai lunghi capelli dorati è la cugina di Anna ed Elsa, e in questa fan fiction ha più volte visitato le due durante i tre anni successivi al primo Frozen ( in cui appare brevemente ma con i capelli corti ).
    Questa Rapunzel ha di nuovo i capelli lunghi e dorati a causa degli eventi della serie tv, che si svolge circa tre anni prima di questa storia. Alla fine della serie tv Rapunzel perdeva di nuovo i capelli, ma noi spiegheremo perché le sono ricresciuti una seconda volta.

     
  • Il cognome di Anna è ispirato alla famiglia reale norvegese dell’epoca.
 
Nel prossimo capitolo avremo una doppia battaglia: Anna, Rapunzel e compagnia contro il Generale Fearling, mentre Nord, Calmoniglio e Jack dovranno vedersela con il loro incubo personale.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 - The Spider and The Knight ***


Ecco un nuovissimo capitolo!
Per chi non ha visto la serie tv di Rapunzel, alcuni concetti riguardanti i poteri della ragazza potrebbero risultarvi una novità, ma non preoccupatevi! Tutto sarà spiegato più avanti, faremo un piccolo riassunto degli eventi della serie per rendere il tutto più comprensibile. 
Detto questo, vi auguriamo una buona lettura ;)




Capitolo 6 - The Spider and the Knight

90133472-215704439800762-5733480817003331584-n

"Flower, gleam and glow
Let your power shine
Make the clock reverse

Bring back what once was mine.
Heal what has been hurt
Change the fate's design
Save what has been lost
Bring back what once was mine
What once was mine...."

Mandy Moore - Healing Incantation


Quando il misterioso cavaliere poggiò il suo sguardo infernale su di lei, Anna si sentì pervasa da un'innaturale sensazione di angoscia e inquietudine, assieme alla sgradevole sensazione di essere piccola, vulnerabile e indifesa.
Avvertiva l'istinto di abbassare lo sguardo, cosa che non era da lei, tuttavia si forzò a resistere, stringendo i pugni e serrando appena le labbra.
<< Chi sei? >>
Aveva parlato in modo neutro. Non voleva rischiare di attirare le ire di quella creatura – qualunque cosa fosse, di certo non era umana e non sembrava affatto amichevole – utilizzando un tono autoritario, e nemmeno voleva mostrarsi intimorita mostrando un tono troppo flebile.
Il Generale si limitò a inclinare la testa, soppesandola con lo sguardo, mentre il destriero demoniaco sbuffava fumo e fiamme dalla bocca, rilasciando nitriti proveniente da un altro mondo. << Dov'è il frammento? >>
La sua voce bassa e graffiante risuonò per tutta la lunghezza della piazza, facendo sussultare i presenti.
Anche la regina di Arendelle si sentì vacillare, ma riuscì a resistere facendo appello alla forza di volontà che le scorreva in corpo come un fiume in piena.
<< Non sappiamo di cosa parli >> rispose, ostentando finta tranquillità.
Il Generale rimase fermo a fissarla per qualche altro secondo, passando brevemente lo sguardo anche sul resto del gruppo.
Rapunzel deglutì un poco, venendo prontamente affiancata da Eugene. Al contempo, Kristoff si avvicinò ad Anna e gonfiò il petto, nel tentativo di apparire il più intimidatorio possibile.
<< ...Allora non mi servite >> dichiarò freddamente la creatura.
La bionda compì un coraggioso passo in avanti.
<< Chi sei? >> ripeté ad alta voce. Una morsa gelida le avvolse lo stomaco, la stessa che le aveva provocato quel misterioso cubo nel cratere, ma che sembrava manifestarsi in maniera molto più forte dal cavaliere.
Il Generale fece scattare la testa verso di lei, con gli occhi che s'illuminarono brevemente. Istintivamente, Rapunzel tornò alla sua posizione iniziale, mentre Eugene le si metteva davanti con fare protettivo, portando una mano all’elsa della spada.
Al contempo, uno scalpitare di passi risuonò alle spalle del gruppo, richiamando sia la loro attenzione che quella del cavaliere nero.
Ai confini della piazza aveva fatto la sua comparsa un uomo dalla pelle scura e con capelli e barba neri, alto e tarchiato, indossante la tipica uniforme delle guardie di Arendelle. Ad accompagnarlo vi era un bastione di sei uomini armati di spade e pronti al combattimento.
L'uomo fece una rapida scansione della zona, finché i suoi occhi non si posarono su Anna e sull'enorme creatura che le stava di fronte. Corse rapidamente da lei, seguito dalla guarnigione.
<< Regina, state dietro di me! >> esclamò a gran voce, mentre si portava di fronte alla donna, la spada sguainata.
<< Tenente Mattias! >>
Anna protese le braccia verso la sua schiena in tono di avvertimento. Non era affatto una buona idea provocare quella cosa più del dovuto.
Mentre indietreggiava, Rapunzel sentì le proprie caviglie urtare contro qualcosa. Si girò e piegò lo sguardo, rendendosi conto di essere arrivata sull'orlo del cratere dove adesso si trovava quella strana scatola.
"Dov'è il frammento?" aveva chiesto il cavaliere.
La principessa studiò di nuovo il misterioso oggetto, lottando contro la repulsione che le provocava. Non sembrava esattamente un vero e proprio frammento… ma era appena piovuto giù dal cielo e dopo, quasi in contemporanea, era apparsa quella misteriosa creatura.
Non poteva essere una coincidenza.
Nel mentre, il cavaliere aveva posato lo sguardo sul gruppo di guardie di fronte a lui.
<< Osate sfidarmi? >> chiese in tono apparentemente divertito, sebbene fosse difficile da capire a causa del timbro cavernoso della sua voce.
Il tenente lanciò una rapida occhiata in direzione della propria regina, per poi indicare il Fearling con la propria spada.
<< Se le vostre intenzioni sono quelle di minacciare Arendelle… allora sì >> rispose freddamente.
Il Generale inclinò appena la testa. E per qualche ragione, Anna immaginò che stesse sorridendo sotto il casco.
Poi, una potente scarica di adrenalina le si diffuse nelle vene, mentre la scena successiva si compieva di fronte a lei come a rallentatore.
Vide il cavaliere alzare la mano destra e il palmo scuro illuminarsi di un bagliore: da esso si sprigionò un globo ardente delle dimensioni di una palla, completamente fatto di fuoco. Come l'essere protese il braccio verso di loro, la fiammata seguì il movimento e schizzò dritta contro lei e Mattias.
Ma all'improvviso, si udì un potente swooosh! e qualcosa di molto simile ad una forte frusta luminescente schioccò in avanti, colpendo la sfera e dissolvendola nel nulla.
Incredula, Anna vide Rapunzel ritta di fronte a loro, i biondi capelli sciolti dalla treccia, illuminati di propria luce dorata. La principessa teneva in mano una grossa ciocca delle dimensioni di una corda, artefice di quell'azione protettiva.
Fissò il Generale Fearling con un'espressione minacciosa.
<< Non provarci di nuovo >> sibilò.
Onde a testimoniare la sua sorpresa di fronte ad una simile svolta degli eventi, gli occhi della creatura sembrarono allargarsi.
<< Impossibile >> sibilò attraverso la maschera, mentre il destriero che cavalcava batté gli zoccoli con furia e nitrì sommessamente in direzione della bionda. << Sei solo un’umana… come puoi esercitare la magia del sole?! >>
Rapunzel socchiuse gli occhi. A quanto pare, quell'essere era perfettamente a conoscenza dell'esistenza del potere della goccia di sole e forse anche di quella della luna, o almeno così appariva.
<< Non hai risposto alla mia domanda. Perché io dovrei rispondere alla tua? >> replicò la principessa, senza perderlo di vista un istante.
Al contempo, Eugene estrasse la propria spada e si piazzò affianco a lei.
Il Fearling soppesò la coppia con lo sguardo, per poi posarlo su Anna, Kristoff e le guardie riunite. Infine, i suoi occhi dardeggianti puntarono in direzione del cratere che si trovava proprio dietro di loro.
<< Allora abbiamo finito >> ringhiò attraverso la maschera.
Scese con un balzo dalla schiena del destriero e allargò ambe le braccia. Come dal nulla, una spada si materializzò nella mano destra dell'essere, seguita rapidamente da una mazza ferrata in quella sinistra.
Nello stesso istante, il cavallo cominciò a emettere nitriti bassi e gutturali, accompagnati da un rumore insolito. Sembrava quasi che le sue ossa si stessero spezzando.
Sotto lo sguardo incredulo della folla, un paio di corna cominciarono a protrarsi dalla sua testa massiccia, mentre un paio di ali da pipistrello spuntarono dalla schiena. La coda si allungò, diventando simile a quella di una lucertola. Il muso si fece più schiacciato e il corpo iniziò ad ingrandirsi, diventando più tozzo e muscoloso. Infine, gli zoccoli anteriori divennero un paio di zampe artigliate, mentre vene di fuoco e fiamme si protrassero sulla massiccia figura della bestia.
Il mostro rilasciò un ruggito che fece tremare le finestre delle cittadina, e volse la propria attenzione nei confronti del gruppo.
<< Ookay >> borbottò Eugene, facendo roteare la spada << Forse questa avrei dovuto contarla... forse. >>
Rapunzel, al vedere la creature, serrò entrambe le mani attorno alla propria ciocca e lanciò un'occhiata ad Anna, indicando il cratere con la spalla.
Non aveva bisogno di spiegarsi, entrambe avevano avuto lo stesso pensiero: "Vuole quella cosa. E se la vuole, di certo non è per qualcosa di buono, visto che è perfino disposto ad uccidere per averla".
Perciò, mentre i suoi amici e i soldati si preparavano alla lotta, Anna scattò verso il cratere. A quel movimento, i Fearlings scattarono a loro volta in contemporanea.
Mentre il Generale si lanciava in direzione di Anna, il suo destriero ormai trasformato puntò verso le guardie, ruggendo come una furia.
<< Attaccate! >> gridò Mattias, correndo verso la bestia.
I suoi sottoposti lo seguirono a ruota e ingaggiarono battaglia contro il nemico in un tripudio di lame, mentre il Fearling tentava di colpirli con le possenti zampe artigliate.
Due guardie vennero sbalzate quasi subito e i loro corpi caddero inermi contro l'edificio più vicino, proprio mentre Mattias infilava la propria spada nel fianco dell'essere. Questi sibilò per il dolore e tentò di agguantarlo, ma il tenente fu rapido ad estrarre la lama ed evitare il colpo.
Immediatamente, Eugene scattò a dargli manforte, seguito da Kristoff, ed entrambi si portarono ai suoi lati e lo attaccarono in due diversi punti: il primo verso la spalla e il secondo verso il ventre.
Nel frattempo, Anna era giunta al centro del cratere ed era riuscita ad agguantare il cubo tra le braccia. E quando si voltò, davanti al proprio campo visivo vide materializzarsi il Generale, il quale calò su di lei con la mazza ferrata.
Tuttavia, il mostro si bloccò a metà dell'attacco, emettendo un rantolo. La regina, perplessa, abbassò lo sguardo e vide il suo ventre trafitto da quella che pareva una grossa, lunga roccia nera permea di un bagliore turchese, spuntata direttamente dal terreno.
Poco lontano da quel prodigio, Anna scorse la figura di Rapunzel, la mano tesa e i lunghi capelli illuminati dello stesso colore dello spuntone.
Gli occhi del Generale si spalancarono per la sorpresa una seconda volta.
<< Magia… della luna!? >> ringhiò con la sua voce cavernosa. << Tu… TU…! >>
Afferrò il pezzo di roccia con la mano libera e con una forte spinta ne sgusciò fuori, emettendo un ruggito di dolore. Poi si lanciò verso la bionda e menò la spada con un rapido affondo.
Rapunzel ebbe appena il tempo di compiere una giravolta su se stessa: in risposta a quel movimento, i capelli tornarono a brillare di oro e si spalancarono di colpo, avvolgendola completamente in un compatto groviglio luminoso, un vero e proprio scudo protettivo su cui la spada andò a schiantarsi. Una flebile luce si illuminò dai capelli, liberando un piccolo lampo che costrinse il Fearling ad indietreggiare.
Il Generale ringhiò per il fastidio evidente ma, notando che ora la vista della ragazza sembrava bloccata, si voltò in direzione di Anna, la quale stava correndo via con il pezzo di Crogiolo tra le mani. Senza perdere tempo, lanciò la spada nella sua direzione.
Allarmata da un sibilo improvviso, la donna si voltò appena in tempo per notare la lama che puntava su di lei. Saltò di lato, mentre l'arma le strusciava contro la spalla: emise un urlo e cadde a terra, perdendo la presa sul cubo e attirando l'attenzione di Kristoff.
Il giovane vide la fidanzata stesa a terra e spalancò gli occhi per la sorpresa.
<< Anna! >> esclamò in preda al panico.
Tuttavia, prima ancora che potesse compiere un passo verso di lei, il demone Fearling lo colpì alla schiena con un colpo di coda: Kristoff urlò come se fosse stato centrato da una frusta e precipitò a terra.
Vedendolo vulnerabile, il Fearling lasciò perdere Eugene e si concentrò su di lui, ma l’ex ladro intervenne e lo trafisse da dietro, aiutato dal sergente Mattias.
Rapunzel si liberò dello scudo e scattò in avanti per fermare il Generale dalla sua avanzata verso il Crogiolo, lanciandogli addosso i suoi capelli e serrandoglieli addosso stretti come funi. Fatto questo, cominciò a tirare con tutta la forza che aveva in corpo.
Il Generale fu bloccato a pochi passi da Anna e ringhiò, stizzito. Girò la testa verso la principessa e le afferrò i capelli, trascinandola lentamente verso di sé: Rapunzel cercò di resistere piantando i piedi nel terreno, ma era inutile, la forza della creatura era il doppio della sua.
Un lampo blu nei capelli e una stalagmite nera scaturì dal terreno, ma stavolta il Fearling fu rapido a intercettarla con la spada, bloccandola ed evitando finire nuovamente infilzato.
Ben presto, la bionda si ritrovò trascinata ad un passo dell'avversario, che la afferrò per il collo.
<< Sei forte, bambina >> le sibilò, attraverso la maschera. << Ma non abbastanza. Hai qualche ultima parola? >>
Per tutta risposta, Rapunzel boccheggiò terrorizzata, stringendo le dita attorno a quella presa soffocante. Tentò di dimenarsi e scalciare per liberarsi, senza alcun successo; cercò di evocare ancora una volta la magia contenuta nei suoi capelli, ma la stretta attorno al collo le impediva di concentrarsi a dovere.
Puntini neri iniziarono a danzarle davanti agli occhi e i muscoli cominciarono ad irrigidirsi, mentre le pupille infuocate del Generale le restavano inchiodate addosso, ottenendo l’effetto di aumentare quella sensazione di gelo implacabile, sfinendola ancora di più. Nemmeno gli squittii terrorizzati di Pascal riuscirono a fare breccia.
Ma proprio in quel momento, la principessa vide guizzare attraverso gli occhi socchiusi una luce dorata e si sentì mollare a terra di colpo.
<< Rapunzel! >>
Percepì Anna portarsi al suo fianco e aiutarla a rialzarsi, proteggendo al contempo il misterioso cubo stretto attorno ad un braccio. La bionda tossì sonoramente e si sorresse alla cugina, la testa che girava per la confusione, lo shock e la mancata aria.
Che cos’era successo?
Mentre il Generale Fearling era intento a strangolarla, ecco che, come dal nulla, una frusta interamente composta da luccicanti granelli di sabbia dorata aveva agguantato il cavaliere attorno al polso fino a stringerlo, e quasi aveva dissipato l’orrida sostanza nera di cui era composto.
Per impedirsi di perdere una mano, il Fearling aveva ritratto la mano di scatto, lasciando cadere a peso morto l’umana, per poi girarsi verso l’artefice di quell’attacco. Qualcuno che la creatura avrebbe potuto riconoscere anche tra migliaia di altre facce.
Sandman, l’Omino del Sonno, il Guardiano dei Sogni, la Quarta Leggenda.
Reggendo tra le mani le sue due fidate fruste, scrutò l’Incubo con un’espressione severa e priva di timore in quegli occhi brillanti, nelle cui iridi scintillava la silhouette di un sole splendente.
Anna e Rapunzel rimasero per qualche istante impalate a fissare lo strano ometto materializzatosi loro davanti. Poi, notando lo sguardo che lanciava al Generale, decisero di spostarsi il più possibile dalla traiettoria dello scontro imminente.
<< Ero sicuro che uno di voi Guardiani si sarebbe presentato, prima o poi >> sibilò il Fearling, infondendo in quelle parole tutto l'odio e il disprezzo che provava per il nuovo arrivato.
Alzò la mano destra, richiamando l'attenzione del suo destriero. Questi reagì all'istante, lasciando perdere i suoi avversari ormai stremati e puntando la propria attenzione nei confronti di Sandy.
Rapidissimo, il Quarto Guardiano schivò l'assalto della creatura rotolando di lato, quindi fece schioccare le fruste nella sua direzione, colpendolo più e più volte. Nonostante la potenza e l'efficacia dei colpi, il demone era molto forte e, pur barcollando, prese la rincorsa e caricò, colpendo l'ometto e sbalzandolo via.
Rapunzel, una volta recuperate le forze, agì preda dell'istinto e corse verso il Fearling, intenzionata ad aiutare quel misterioso essere dorato che le aveva appena salvato la vita.
Bloccò l'avanzata del demone agguantandogli le caviglie con due ciocche e facendogli perdere l'equilibrio, mentre, di lato, Sandman si risollevava in piedi e passava al contrattacco.
<< Ragazzi! >> esclamò Anna, il frammento ancora stretto in braccio, mentre correva a perdifiato verso Kristoff ed Eugene tramortiti.
Cercò di scuoterli dallo svenimento, il volto adornato da un’espressione visibilmente preoccupata.
<< Uuuuuugh… lo sguardo che conquista è stato compromesso >> borbottò l’ex ladro, mentre il compagno d'armi gemeva a causa dei lividi subiti. Dio, quel mostro picchiava davvero forte.
Fortunatamente, i due si risollevarono in piedi, sebbene doloranti. Kristoff girò appena la testa verso Anna, con l'intenzione di rassicurarla… e in quel preciso istante, i suoi occhi si spalancarono per il terrore.
<< Attenta! >> gridò, afferrando la fidanzata e mettendosi davanti a lei.
Anna si voltò, e il suo sguardo incrociò nuovamente le braci ardenti che il Generale aveva per occhi: era a pochi passi da loro, con la spada pronta a calare sull'inerme figura di Kristoff.
Ma prima che la regina potesse anche solo urlare, una frusta dorata afferrò le braccia dell'incubo, costringendolo a fermarsi. Senza perdere tempo, Sandy spedì il Generale dritto contro la tozza figura del destriero, facendoli cadere entrambi a terra e sollevando una densa nube di detriti nel processo.
Quando la nuvola di polvere si diradò, i due Fearlings erano di nuovo in piedi, fianco a fianco, gli occhi rossi ardenti e più minacciosi che mai.
L’Omino del Sonno affilò lo sguardo nella loro direzione e strinse con determinazione i pugni sul manico delle fruste. Era pronto a castigarli tutti e due contemporaneamente se fosse stato necessario: non avrebbe loro permesso di fare ancora del male agli umani di quel luogo e tantomeno di mettere le mani sul frammento di Crogiolo.
Mentre si metteva in posizione di attacco, seguito dai suoi avversari, il Guardiano dei Sogni scorse un'ombra sovrastarlo: la misteriosa umana dai biondi capelli si era portata alla sua destra, i pugni serrati e un'espressione decisa in volto.
Era più alta di lui, quindi dovette abbassare lo sguardo per guardarlo negli occhi.
<< Non so chi tu sia, né perché tu sia qui >> gli disse << Ma mi hai salvata...e hai protetto i miei amici. Ti aiuterò a fermare questi due. >>
Volse un'occhiataccia in direzione della coppia di Fearlings, che ringhiarono all'unisono in risposta.
Sandy la guardò a sua volta, colpito dal vigore e dall'incredibile potere che sentiva provenire dalla ragazza. Le rivolse un sorriso fiducioso e annuì con determinazione.
Poi, entrambi i due combattenti si voltarono verso i propri nemici e fecero scattare le reciproche fruste: al contempo, il Generale rievocò le proprie armi, mentre una grossa mazza ferrata si materializzò nella mano destra del demone Fearling.
Un velo fantasma sembrò ammantare l'intera piazza, facendo calare la città in un cupo silenzio. Tutti gli spettatori rimasero fermi e immobili, aspettando col fiato sospeso.
Nessuno poteva immaginare quale sarebbe stato l'esito di quello stallo alla messicana. E poi, dopo quello che sembrò un tempo interminabile… i due Fearlings caricarono in avanti, facendo tremare la terra sotto la potenza dei loro passi.
Rapunzel e Sandman contrattaccarono in maniera molto coordinata, quasi come se un misterioso legame si fosse formato tra loro nel momento esatto in cui si erano guardati negli occhi.
Subito i capelli della principessa si colorarono di azzurro fosforescente, e una decina di rocce si materializzarono in fila di fronte a loro, sbalzando la carica dei due esseri e separandoli.
Poi la principessa evocò il potere del sole: l'oro dei suoi capelli brillò, liberando un lampo di luce contro il demone Fearling. Questo ruggì per il dolore e agitò la mazza ferrata, facendola calare sulla figura della bionda.
La ragazza evitò l'attacco per un pelo, ma l'onda d'urto risultante fu abbastanza forte da farle perdere l'equilibrio. Spalancò gli occhi e rotolò di lato, appena in tempo per evitare di essere schiacciata sotto un piede equino del mostro.
Sandy fece un balzo, creando sotto di lui un cono di sabbia dorata che lo sostenne in aria, mentre calava le proprie fruste contro la figura del Generale. Quest’ultimo le schivò e si lanciò verso l’avversario, menando rapidi fendenti misti a colpi di clave.
Grazie alla sua figura minuta, il Quarto Guardiano riuscì a evitare la maggior parte degli attacchi. Tuttavia, quando la velocità dei colpi iniziò ad aumentare, fu costretto ad evocare dal nulla uno scintillante scudo dorato per difendersi.
La lama del Generale cozzò contro la protezione, producendo un sonoro GONG! che riecheggiò per tutta la lunghezza della piazza.
Il Fearling spinse l’arma in avanti, facendo indietreggiare la Leggenda.
<< Non puoi fermarci >> sibilò attraverso la maschera. << Non puoi salvare questo mondo dalle fiamme. L'universo… brucerà! >>
Sandy strinse le labbra e gli rifilò un'occhiata di puro sprezzo. Già una volta aveva ceduto alla disperazione, condannando l'intero mondo. Si era ripromesso che non sarebbe accaduto mai più.
Lasciò che il Generale continuasse a farlo retrocedere, in modo che lasciasse un punto dietro lo scudo scoperto: tese il braccio e nel suo palmo si materializzò una lunga spada di compatta sabbia dorata che conficcò dritta nel fianco del Fearling, violando le sue difese e costringendolo a sua volta a retrocedere.
Nel mentre, Rapunzel si difese da un colpo del demone riparandosi nei suoi capelli. Poi, lanciò ancora una volta delle ciocche che ne avvolsero gli arti. Stavolta, però, chiuse gli occhi e fece in modo che nei propri capelli scorresse il potere del sole, cosa che bruciò la pelle dell’Incubo.
Il mostro ruggì per il dolore una seconda volta, sorpreso dal fatto che un’umana così piccola e gracile potesse tenergli testa. Non poteva sapere che questa non era la prima volta che Rapunzel affrontava un essere del suo calibro. E proprio quell'ignoranza avrebbe presto segnato il suo destino.
Sandy si voltò, attirato dall'urlo rabbioso del demone e, vedendolo in difficoltà, si lanciò verso di lui: il mostro lo notò con la coda dell'occhio e tentò di agguantarlo, ma senza successo.
L’Omino del Sonno evitò agilmente la presa della bestia, percorrendone il braccio teso con i piccoli piedi e arrivando fino alla testa. Poi, con un rapido movimento della spada, decapitò il mostro, il cui corpo si dissolse all'istante in una nube di sabbia nera come la pece.
Sandman atterrò sulle piante dei piedi, senza minimamente risentire del contraccolpo, facendo il gesto di spazzolarsi le mani dalla polvere. Infine, si girò nuovamente verso il Generale Fearling.
Al contempo, Rapunzel usò il potere della luna per evocare intorno al cavaliere una gabbia di rocce.
Facendo appello alla propria forza, il Fearling compì una potente steccata con la mazza, riuscendo a distruggerne le sbarre, e si scagliò contro la principessa sollevando entrambe le armi.
Inaspettatamente, lei rimase ferma al proprio posto, osservando la feroce avanzata del Generale senza battere ciglio. Poi, quando la creatura calò l'arma ad un soffio dalla sua figura... di colpo una ciocca lucente di oro si animò da sola e gli avvolse il polso in una morsa bruciante, che glielo tranciò di netto.
La mano mozzata cadde a terra e cominciò ad agitarsi, mentre il Fearling sibilava per il dolore. Nello stesso istante, i capelli di Rapunzel divennero blu, ed ecco che altri spuntoni fuoriuscirono dal terreno e infilzarono il corpo del mostro, bloccandolo.
Sandman gli apparve alle spalle e agguantò semplicemente con le mani il braccio sporgente della creatura, inondandola della propria sabbia dorata; Rapunzel, di rimando, tese le mani in avanti e le premette sulle rocce, inondandole di luce del sole.
Il Generale tentò di liberarsi dalla loro presa, ma invano. Lentamente, la sua pelle venne avvolta dal giallo dei loro poteri, impossessandosi del suo corpo e annientandone ogni singola particella.
Lanciò un grido proveniente da un altro mondo, finché il suo corpo non si dissolse in una miriade di granelli dorati.
La conseguente onda d'urto infranse ogni finestra nel raggio di diversi metri, sollevando una densa nube di polveri. Poco dopo, l'intera piazza calò ancora una volta nel silenzio più totale.
Sandy fluttuò a terra e rilasciò un sospiro silenzioso, prima di volgere a Rapunzel un sorriso vincente, completo di pollice in alto.
La principessa vacillò per un istante, ma riuscì a reggersi in piedi. Ansimando, fissò il Guardiano e ricambiò il suo sorriso.
<< Ora puoi dirmi chi sei? >> chiese, inclinando lo sguardo curiosa.
Il Guardiano dei Sogni si portò una mano al mento, come se stesse valutando il modo migliore per poterle rispondere. Dopo qualche secondo, evocò sopra la testa un'immagine perfetta di se stesso, seguita da un bambino che si apprestava a coricarsi sopra un letto: la controparte della Leggenda sembrò spruzzare un po' di sabbia sulla testa di quella proiezione, che crollò sul materasso.
Rapunzel inarcò le sopracciglia, visibilmente confusa. A quanto pare quel misterioso ometto non poteva parlare, e per esprimersi utilizzava immagini create con quella sua strana sabbia dorata.
Non ebbe però il tempo di riflettere meglio su quanto le aveva mostrato, perché si sentì chiamare.
<< Rapunzel! >>
Eugene la abbracciò fin quasi a soffocarla, subito raggiunto da Anna e Kristoff.
<< Eugene! Sto bene! >> esclamò la principessa perduta, rassicurandolo con un bacio e appoggiandosi al suo petto << Non ero sola, dopotutto. >>
A quel punto, gli altri tre umani si girarono con delle espressioni perplesse in direzione dell’Omino del Sonno, specialmente Anna.
<< Ehi, scusa... >> fece la regina, esitante, << per caso... tu sai cos'è questo? >>
E gli mostrò il cubo che teneva tra le braccia.
A quella vista, gli occhi della Leggenda parvero illuminarsi di comprensione. Percepì all'istante il potere familiare che proveniva da quell'oggetto, un'aura maligna che poteva appartenere ad una sola persona. Una che Sandy aveva combattuto per secoli.
Levitò con la propria sabbia, fermandosi proprio di fronte ad Anna e porgendo ambe le braccia in avanti, intimandole di consegnarglielo con un'espressione agitata.
Rapunzel e Anna si guardarono con uno sguardo carico d’intesa, lo stesso che si erano rivolte quando avevano deciso di proteggere quell'oggetto dal Generale Fearling. Poi la regina di Arendelle compì un passo in avanti e poggiò l'oggetto dritto nelle mani dell’ometto dorato.
Sandman sorrise loro… e procedette ad estrarre un globo di neve dal suo vestito di sabbia, scagliandolo alla sua sinistra: così facendo, esso generò un portale.
Anna e Rapunzel, seguite rapidamente da Kristoff ed Eugene, furono costrette a coprirsi gli occhi e ad allontanarsi di alcuni passi, sorprese dalla luce accecante provocata dal vortice dimensionale. Quando il bagliore cominciò ad attenuarsi, la coppia di reali volse all'Omino del Sonno espressioni visibilmente sorprese. Il piccolo Guardiano si limitò a porgere loro un inchino, per poi saltare all'interno del portale.
<< Ehi! >> gridò Rapunzel. << No, aspetta! Non puoi andare via così! E se quelle creature tornano!? Noi... ehi, aspetta! >>
La principessa, contro ogni logica e buonsenso, gli corse dietro, buttandosi a sua volta nel portale.
<< Rapunzel! >> gridò Eugene, incredulo. << Aspetta! Rapunzel! >>
Anche Anna era rimasta visibilmente scioccata dall'azione della cugina. Senza perdere tempo, si lanciò in avanti per seguirla nel varco dimensionale, con in sottofondo le urla di Kristoff che a sua volta la richiamavano.
<< Anna! >>
I due uomini scattarono a propria volta per cercare di seguire quelle maledette impulsive delle loro donne, ma era troppo tardi: il varco si chiuse in un guizzo di luce, lasciandoli da soli a fissare il vuoto dell’aria. La Regina di Arendelle e la Principessa di Corona era appena svanite chissà dove, forse senza la possibilità di poter tornare.
Fu così che, troppo impegnati a rimuginare sulla gravità della situazione, Eugene e Kristoff non si accorsero di un particolare: la mano del Generale Fearling, che Rapunzel aveva mozzato solo pochi minuti prima… non si era mai dissolta. E ora...Era sparita.
 
                                                                                                                                                        * * * 

Sally si era aspettata molte cose quando aveva scelto d’inoltrarsi nella Foresta dei Suicidi per investigare sul misterioso oggetto che era precipitato dal cielo poco meno di mezz’ora fa. Ma tra le possibili opzioni che aveva preso in considerazione, una scatola nera delle dimensioni di una piccola cassa non era certamente tra queste.
La bambola vivente inclinò la testa in apparente curiosità, gli occhi puntati al centro dell’immenso cratere di fronte a lei, probabilmente il risultato dell’impatto della scatola sui terreni del bosco.
Ora restava solo da capire come comportarsi. Doveva portare quel misterioso oggetto in città? Oppure sarebbe stato più sicuro parlarne prima con Jack? Dopotutto, non sapeva di cosa fosse capace quella scatola. Portarla nella Città di Halloween avrebbe potuto causare più danni che altro.
E fu in quel momento che Sally si rese conto che l'area circostante era calata in un profondo silenzio. Il gracidare dei grilli si era bruscamente interrotto, mentre il rumore del vento sembrava ormai un ricordo lontano. Nemmeno l'ululato di un lupo solitario risuonò nelle profondità della notte. Sembrava tutto completamente morto… o meglio, più morto del solito.
E mentre quel pensiero attraversava la mente della donna, un soffio caldo e frizzante le scompigliò i capelli, seguito da un sibilo basso e ritmato.
Sally si irrigidì di colpo: c'era qualcuno dietro di lei. Abbassando appena lo sguardo sui piedi, notò un'ombra nera che la sovrastava.
Non aveva sangue nelle vene, ma in quel momento cominciò a valutare l'idea che qualunque cosa le scorresse in corpo, che fossero liquidi putrefatti o altro, si fosse improvvisamente ghiacciato.
Lentamente, quasi con esitazione, iniziò a voltarsi… e si bloccò.
Davanti a lei c'era il ragno più grosso che avesse mai visto in tutti i suoi anni passati ad Halloween Town. Non una piccola creatura come quelle che zampettavano tra le assi dei pavimenti, ma una bestia grande quanto una casa, con malefici occhi rossi che sembravano fuoriusciti direttamente dai meandri dell'inferno.
Era nero come la notte, tanto da sembrare quasi in grado di fondersi con le ombre della foresta. E poi c'erano il paio di zanne acuminate che spuntavano dalla bocca, gocciolanti quello che probabilmente era un veleno molto corrosivo, a giudicare dal fatto che la sostanza, ogni volta che toccava terra, produceva fumo e puzzo di uova marcia.
Sally deglutì a fatica e compì un passo all'indietro. Fu allora che il ragno rilasciò uno stridio agghiacciante, avventandosi su di lei con le zampe spalancate.
Ma ecco che la bambola vivente udì il sibilo di uno spostamento d'aria provenire dal suo fianco: un boomerang di legno ricurvo colpì in pieno il muso dell'essere, bloccandolo a metà della sua azione e costringendolo a retrocedere con un soffio e un clack! delle mandibole.
Anche Sally, stupefatta, indietreggiò, e volse il capo in direzione del punto da cui era partita l’arma. Vide così innanzi a sé le imponenti figure di Jack Skellington, E. Aster Calmoniglio e Nicholas Nord.
Il Coniglio Pasquale afferrò nella zampa anteriore il boomerang appena lanciato, rifilando un'occhiata disgustata alla creatura.
<< Spiacente, cocco, oggi niente spuntino. >>
Babbo Natale aveva estratto le proprie spade e le brandiva con coraggio, senza perdere di vista il ragno Fearling. Le sgranate orbite nere del Re delle Zucche erano invece puntate sulla figura di Sally, verso la quale tese il lungo braccio scheletrico coperto dal raso nero della giacca.
Non gli servì pronunziare alcuna parola: la ragazza corse immediatamente da lui e lo abbracciò, stringendosi al suo petto e sentendosi immediatamente rassicurata.
<< Oh, Jack, io… per un attimo ho temuto che sarei morta… molto più di quanto non lo sia già >> aggiunse rapidamente la donna, mentre volgeva allo scheletro un sorriso pieno di affetto.
Jack ricambiò il sorriso, per quanto la sua mascella di ossa potesse permetterglielo. << Non lo avrei mai permesso. Per fortuna sono arrivato in tempo insieme ai miei amici! >>
<< Già, gli “amici” adesso vorrebbero un po' d'aiuto, Skellington, se hai finito con le smancerie! >> lo rimbeccò Calmoniglio.
Quando lo Spirito di Halloween volse lo sguardo nella sua direzione, si rese conto che Claus e E. Aster erano ora impegnati in un serrato corpo a corpo con il ragno Fearling.
Abbassò lo sguardo su Sally. << Amore mio, devi assolutamente allontanarti da qui, è molto pericoloso. Torna in Città, ti raggiungeremo non appena avremo sistemato questo scortese e per nulla gradito ospite non invitato. >>
La donna annuì seriamente e procedette a fare come ordinato. Al contempo, Jack cominciò a correre in direzione della battaglia.
Vide Calmoniglio evitare una delle zampe artigliate del ragno, mentre Nord ne parava un'altra utilizzando ambe le spade. La creatura fece pressione sull'arto, costringendo il Primo Guardiano ad arretrare, mentre dalle sue zanne fuoriuscì un qualcosa di bianco e filamentoso che colpì in pieno il Coniglietto di Pasqua.
Questi cadde a terra con un gemito, e quando tentò di rialzarsi…si ritrovò incapace di farlo. Fu allora che il Pooka si rese conto di essere stato intrappolato in una ragnatela sovradimensionata. Volse in direzione del Fearling un'espressione allarmata, mentre questi sembrò arricciare le mandibole in un sorriso predatorio e cominciò ad avanzare verso di lui.
A quella vista, Jack non perse tempo e passò all'azione.
Si slanciò in avanti, mentre le sue braccia si trasformarono in un paio di affilate falci color pece. Le lame raggiunsero senza problemi la creatura e ne squarciarono senza pietà la pelle dell'addome e del torso.
Poi, con una torsione del bacino e un innaturale slegamento, Skellington scambiò gli arti con le proprie gambe, tirando un poderoso calcio alla creatura e allontanandola.
<< Calmoniglio! >> esclamò Nord, mentre si apprestava a soccorrere il Secondo Guardiano.
Al contempo, lo Spirito di Halloween continuò a fronteggiare il ragno, raddrizzatosi in posizione eretta. Il mostro ringhiò attraverso le tenaglie, fissando con odio quel nuovo misterioso avversario.
Spalancò le fauci e cominciò a spruzzare veleno in ogni direzione, costringendo lo scheletro ad arrampicarsi rapidamente su un albero per evitare di essere colpito. Il ragno lo seguì a ruota, sbattendo le possenti zampe contro il tronco della pianta, e scardinandola dal terreno.
Skellington compì un balzo a mezz'aria, le braccia nuovamente trasformate in falci, e calò sulla figura del Fearling: questi, tuttavia, fu rapido a reagire, e sparò dall'addome un'altra ragnatela. Il corpo dello scheletro venne inchiodato sul bordo del cratere, mentre la bestia volgeva la propria attenzione nei confronti del frammento di Crogiolo.
Nel frattempo, Claus stava facendo del proprio meglio per recidere la sostanza viscosa e filamentosa dal corpo del Coniglietto di Pasqua, mentre questi tentava di dimenarsi per allentarla. Tuttavia, l’operazione si stava rivelando più lenta del previsto, dato che la sostanza era davvero molto densa e appiccicosa.
<< Nord! >> gridò a un tratto E. Aster in tono d'avvertimento, guardando alle sue spalle.
Il Primo Guardiano si girò e così vide il ragno dirigersi deciso verso il cratere. Gli bastò un'occhiata d'intesa con l'amico Pooka, quindi lanciò un urlo di battaglia e con le spade tese caricò il gigantesco aracnide, conficcandogli una lama sul fianco e l’altra su una delle zampa posteriori, per tentare di mozzargliela.
Il mostro ruggì per la sorpresa e girò la testa verso di lui: strinse i suoi piccoli occhi rossi ed emise un sibilo pieno di rabbia, mentre il vecchio gli lanciò un sorriso carico di sfida.
Al contempo, un lungo pungiglione fuoriuscì dalla parte posteriore del Fearling, che tentò di infilzare la Leggenda. Con gli occhi spalancati a causa di quell'azione inaspettata, Nicholas Nord rotolò di lato ed evitò il colpo per un pelo. E poi un secondo. E poi un terzo, fino a quando non si ritrovò vicino ad un'altra delle zampe del ragno, che mozzò con un rapido affondo.
Il mostro ringhiò per il dolore e calciò via la figura del Guardiano, spedendolo contro un albero e facendogli perdere la presa sulle spade. Claus finì a terra, rimanendo stordito per qualche istante, mentre il Fearling avanzava verso di lui minaccioso, approfittando del suo istante di smarrimento.
Ma all'improvviso, dal punto in cui Jack Skellington era stato bloccato eruttò una colonna di fiamme, seguita da una risata stridula che pareva provenire dagli abissi infernali.
Il Fearling si girò e soffiò in direzione dello Spirito di Halloween.
La ragnatela che lo aveva bloccato si era dissolta in mille filamenti di cenere. Sopra di essi un’alta creatura scheletrica si sollevò in piedi, la cui testa aveva ora la forma e il ghigno distorto e disturbato di una zucca avvolta dalle fiamme. Spalancò la mandibola e rise, rise di quella risata acuta, straziante e priva della benché minima gioia.
Quello non era più Jack Skellington. Quello era tutti gli effetti lo Spirito di Halloween, il Re delle Zucche… Jack O’ Lantern.
Egli spalancò le dita di entrambi le mani scheletriche, e immediatamente il fuoco nella sua testa si animò e andò a raccogliersi sopra di esse, formando dei globi ardenti e luminosi simili a fluttuanti zucche lanterna. Come lo spirito stese le braccia avanti, essere volarono a gran velocità addosso al Fearling, colpendolo in pieno e ustionandolo.
Il mostro, troppo sorpreso per reagire, venne centrato in pieno e cadde sulla schiena, mentre spruzzi di sabbia nera fuoriuscirono dai punti in cui le sfere lo avevano bruciato; cominciò ad agitare le zampe e a stridere, nel tentativo di ritrovare il suo equilibrio.
Nel mentre, Calmoniglio era finalmente riuscito a liberarsi dagli ultimi stralci di ragnatela e corse in aiuto di Nord. Lo sollevò rapidamente da terra, e questi gli lanciò un'espressione di pura gratitudine, per poi volgere la propria attenzione nei confronti del Fearling urlante.
<< Ora o mai più  >> disse il vecchio gravemente, mentre raccoglieva ambe la spade.
Il Secondo Guardiano annuì in accordo e si lanciò verso la bestia, seguito dal compagno di battaglia e dallo Spirito di Halloween.
Con un urlo i tre lanciarono il proprio attacco: il Coniglio Pasquale lanciò entrambi i boomerang, Babbo Natale bersagliò la bestia di fendenti e Jack O’ Lantern gli rovesciò addosso un vortice di fuoco generato da una combinazione delle sue lanterne.
Il mostro lanciò un ultimo grido di dolore. Poi, il suo corpo esplose sotto la furia di quegli attacchi, riversando una miriade di sabbia nera attorno al cratere.
Nicholas Nord cadde sulla schiena, visibilmente sfinito.
<< Uff… sono troppo vecchio per queste cose >> borbottò stancamente.
<< Tsk, mammoletta >> lo prese in giro il Coniglietto di Pasqua, riponendo sulla schiena i propri boomerang.
Il fuoco nella testa di zucca si riversò in tutto il corpo di Jack O’ Lantern, avvolgendolo in un bozzolo. Si diradò dopo qualche secondo, lasciando nuovamente il posto alla scheletrica figura vestita di nero di Jack Skellington.
Lo spirito sbatté quelle che forse potevano essere scambiate per palpebre, nonostante in apparenza avesse le orbite di un teschio. Si spazzolò i vestiti e sollevò lo sguardo verso le due Leggende.
<< Santo cielo, avevo quasi dimenticato quanto mi piacesse combattere! >> esclamò.
Nord si limitò a roteare gli occhi.
<< Lieto di sapere che almeno uno di noi si è divertito >> disse mentre si rialzava da terra e lanciava un'occhiata significativa in direzione del frammento di Crogiolo. << Dunque… ecco causa di tutti questi problemi. >>
<< Già >> replicò Calmoniglio. << È quasi incredibile che possa succedere qualcosa di tanto orribile a causa di una cosa apparentemente tanto insignificante alla vista. >>
Mentre i due parlavano, Jack prese il cubo tra le mani e cominciò ad esaminarlo, tenendolo praticamente appiccicato alle orbite vuote e tastandolo più volte. << Hmm, affascinante… incredibilmente affascinante! >>
Claus arricciò il volto in un'espressione visibilmente allarmata.
<< Jack, non penso che questa sia buona idea >> disse nervosamente, per poi estrarre un sacchetto in pelle rossa dalla tasca dei suoi pantaloni. << Ecco, metti qui dentro. Questo sacco è più grande a suo interno. >>
Skellington parve esitare per qualche istante. Tuttavia, notando l'espressione visibilmente ansiosa sul volto dei due, annuì e allungò il cubo, infilandolo nel sacco del Primo Guardiano.
<< Avete detto che ce ne sono altri, di frammenti come questo? >> domandò con un'inclinazione del teschio. << E che servono a Black per creare un'arma che lo aiuterà nei suoi diabolici obbiettivi? >>
<< Esattamente >> confermò il Coniglio Pasquale, affiancandosi a Nord. << Il resto dei Guardiani è attualmente impegnato a cercare gli altri. Speriamo solo che abbiano successo >> mormorò cupamente.
Babbo Natale gli picchiettò una mano sulla spalla.
<< Non fare muso lungo, Calmoniglio, situazione sta già migliorando! >> replicò, indicando il sacco contenente il frammento. << Sono sicuro che anche altri riusciranno a completare missione. >>
<< Hai ragione, Babbo Nachele! >> esclamò Jack, contagiato dal suo buonumore. << E noi, nel frattempo, cercheremo di capire dove possano celarsi gli altri! >>
I due spiriti si bloccarono e lo fissarono, spiazzati.
<< Ehm... >> Calmoniglio arricciò il volto nell'espressione tipica di chi sta sperando con tutto se stesso di aver capito male. << Hai detto... noi? Cioè... intendi io, Nord e... >>
<< E me, ovviamente! Non possiamo coinvolgere anche Sally, se c’è di mezzo Black è una questione troppo pericolosa >> sussurrò il Re delle Zucche. << Avviserò lei, il Sindaco e i miei cittadini, dopodiché predisporrò immediatamente la nostra partenza! Mi raccomando, aspettate qui senza muovervi, amici! >>
Così dicendo, sotto gli occhi stupefatti dei due spiriti, lo scheletro sparì tra il folto degli alberi.
Fu allora che il Coniglietto di Pasqua cominciò a tormentarsi il muso con le zampe.
<< Non ci posso credere >> borbottò quasi a se stesso. << Non ci posso credere. Non. Ci. Posso. Credere! >> continuò esasperato. << Quel grandissimo egocentrico, figlio di una zombie ripiena e strapiena di vermi! >>
Nicholas Nord ridacchiò nervosamente.
<< Be’… guarda lato positivo: probabilmente farà uccidere noi prima che possa incontrare altro Jack >> disse con tono ottimista.
E fu a causa di quelle parole che E. Aster Calmoniglio sperimentò per la prima volta da secoli il vero significato della parola “terrore”.




Boom!
Ok, ecco alcuni chiarimenti:
- Rapunzel può usare sia la magia del sole che quella della luna. Chi ha visto la serie tv sa perchè, ma per i novizi spiegheremo la cosa più avanti.
- Mattias è un personaggio di Frozen 2 ed è il supervisore delle forze militari di Arendelle. 
- Il Generale non è morto. Vi assicuro che quella mano causerà non pochi problemi ;)
- I poteri di Jack Skellington sono ispirati in parte a quelli che usa in Kingdom Hearts e nei videogiochi dedicati al film di Nightmare Before Christmas.

Nel prossimo capitolo torneranno Jack ed Elsa!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 - How to fight a dragon ***


In risposta ad alcuni dubbi sulla potenza dei Fearling, ecco alcuni chiarimenti.
I Fearling che avete visto fino ad ora sono solo soldati semplici. Rispetto a Fearling di alto rango sono piuttosto deboli, ma comunque abbastanza forti da far fuori un intero plotone di esseri umani e combattere due spiriti in contemporanea. E Pitch ha migliaia di questi ragazzi al suo comando.
Il Generale è l’unico Fearling di alto rango comparso fino ad ora, ma ha avuto la sfortuna di combattere contro i peggiori avversari che potevano capitargli : Sandman, che possiede i poteri opposti al suo creatore ( e quindi può convertire la sua stessa essenza ) e Rapunzel, che possiede una parte dei poteri dell’Uomo della Luna in persona ( la cosa verrà spiegata più avanti ).
Essendo un Fearling di alto rango, però, è riuscito comunque a sopravvivere. Certo, attualmente è solo una mano…ma solo per il momento.
Detto questo vi auguro una buona lettura! Prima, però, una domanda: secondo voi dovremmo spostare questa storia nella sezione Le 5 Leggende?


 
 Capitolo 7 - How to fight a dragon

91913234-218070632756749-7842973228707348480-n


“Awake in the sky
We break up so high, alright
Let's make it our own,
Let's savor it
We go where no one goes
We slow for no one
Get out of our way...”
John Powell – Where No One Goes
 

Le nuvole si erano rischiarate, trasformando il cielo in una perfetta distesa azzurra, quasi mescolata con lo splendido spumeggiante mare cui faceva da cupola.
Il sole picchiava alto con i propri raggi; riusciva a percepirlo attraverso ogni poro della pelle spruzzata di lentiggini e le ciocche di capelli castani, ma soprattutto l'armatura progettata per resistere alle più rigide temperature.
Hiccup Horrendous Haddock III tirò un lungo sospiro mentre allungava il braccio per asciugarsi il sudore dalla fronte. Dinnanzi a lui, l'immensa distesa d'acqua salata scintillava alla luce del sole.
Camminò lungo il pavimento della coperta portandosi sopra la prua della nave vichinga, dalla tradizionale figura di un drago rampante, e scrutò l'orizzonte con gli occhi color delle foglie in primavera: come si aspettava, ecco manifestarsi l'innalzarsi di una profonda barriera di nebbia, lontana ancora almeno qualche altro miglio.
<< Astrid… >> chiamò, girandosi nella direzione della moglie << ci siamo. >>
A quella parole, una figura discese dall'albero maestro dell'imbarcazione, atterrando con un tonfo dei piedi al di sopra del ponte.
Si trattava di una giovane donna dai lunghi capelli biondi raccolti in una morbida treccia che le cadeva sulla schiena, grandi occhi azzurri e un volto di rara bellezza. Aveva un corporatura ben piazzata, onde a testimoniare la linea di sangue guerriera di cui faceva parte.
Costei era Astrid Hofferson, moglie di Hiccup Haddock e regina ufficiale del popolo dei vichinghi di Berk.
Senza perdere tempo, si avvicinò al compagno con un balzo e scrutò l'enorme banco di nebbia che li sovrastava.
<< Sicuro di non averci mandato fuori rotta? >> chiese con un sorriso giocoso, mentre volgeva lo sguardo in direzione di Hiccup. << Preferirei riportarti a casa tutto intero… assieme alla barca, se possibile. >>
<< I miei calcoli vi hanno forse mai deluso, mia signora? >> ridacchiò il capo di Berk << Mi auguro piuttosto che abbiate la prontezza da capire dove attraccare. >>
<< Dimentichi chi ti ha insegnato a farlo >> gli disse con un roteare degli occhi, per poi piantargli un rapido bacio sulla guancia.
Fatto questo, girò nuovamente la testa verso il banco di nebbia, mentre la nave si addentrava nella coltre di vapori.
<< Pensi che saranno felici di vederci? >> sussurrò quasi a se stessa, il tono di voce ornato da un sottofondo di nostalgia misto a preoccupazione.
Dèi, era da praticamente un anno che non facevano loro visita. E se si fossero dimenticati di loro? O peggio… se li avessero attaccati, credendoli una minaccia?
Questi erano i pensieri che l'avevano tormentata da quando avevano cominciato quel viaggio appena due giorni fa.
E più si avvicinavano alla loro destinazione… più quella sensazione di disagio si faceva forte.
Dal canto suo, Hiccup non provava nulla di diverso dalla compagna. Anzi, forse per lui era anche peggio, considerando come si era sentito quando Sdentato aveva finalmente trovato la propria compagna, mettendo quasi da parte la loro profonda amicizia.
Il pensiero di poter essere completamente dimenticato dall'amico drago, o addirittura attaccato…era orribile.
Tirò un lungo respiro e fissò Astrid negli occhi.
<< Voglio crederci >> replicò, accorato e denso di una speranza sincera.
La giovane donna rilasciò un sonoro sbuffo.
<< E io, ogni tanto, vorrei avere il tuo insopportabile ottimismo >> borbottò con un debole sorriso, mentre la nave fuoriusciva dal banco di nebbia ed entrava in uno stralcio di mare aperto.
E al centro di quella distesa azzurra, ecco che gli occhi di Astrid si posarono su un anello di rocce che spiccava proprio al centro del quadrante: il Mondo Nascosto, patria dei draghi e ultimo luogo sicuro rimasto per quelle magnifiche creature, al riparo da coloro che volevano ucciderli o imprigionarli per i loro scopi nefasti.
<< Eccolo >> sussurrò, mentre afferrava la mano del compagno.

(Track 10: 
https://youtu.be/SuX1SXRzQy4 )

Hiccup sentì una morsa avvolgergli lo stomaco, ma la ignorò. Quindi strinse di rimando la mano della moglie e si preparò ad attraccare.
Una volta sugli scogli, fissarono l’enorme cratere che s’inoltrava nelle viscere della terra, e da cui colavano enormi cascate d’acqua salata.
Fortunatamente, da quella parte del litorale era situato un sentiero di rocce che scendeva in un circolo tortuoso verso il basso. Era un po' ripido e scosceso, ma i due sposi erano abituati ad ambienti del genere.
Proseguirono sicuri, appiattiti lungo la parete di roccia in fila indiana, un passo alla volta.
Astrid cominciò subito a guardarsi attorno in cerca di potenziali minacce, facendo attenzione a non provocare troppo rumore e cercando con tutta se stessa di non posare la mano sull'elsa della propria ascia. Quando si trattava di draghi, la cosa migliore da fare era sempre quella di sembrare il più innocui possibili.
Alcuni sibili e grugniti riecheggiarono attorno a loro, l'eco di suoni molto più lontani. Erano vicini.
Capirono di essere giunti proprio a destinazione quando la scalata terminò e le pareti di roccia iniziarono ad irradiare luci di mille colori, tra cui rosa, blu e giallo.
Dinnanzi a loro si stagliavano decine e decine di vani di pietra lavica separati tra loro da sentieri e precipizi, mentre stalattiti e stalagmiti fosforescenti fornivano al complesso una luce naturale.
Ora era possibile distinguere i mitici draghi, ciascuno di ogni specie, forma, colore e dimensioni, alcuni intenti a volare sull'alto soffitto di quella gigantesca caverna, altri a camminare tra i sentieri o a nuotare in naturali pozze d’acqua, altri ancora ad accudire le uova o i cuccioli già nati nei nidi.
<< È proprio come lo ricordavo >> sussurrò Astrid a bassa voce, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di fuoriuscirle dagli occhi.
Non aveva mai pianto davanti a Hiccup, e non avrebbe certo cominciato oggi. Tuttavia, la vista davanti a lei fu sufficiente a farle considerare l'idea di lasciarsi andare.
Ancora non riusciva a crederci. Era passato solo un anno dall'ultima volta che aveva visto un drago, eppure...
<< Avevo quasi dimenticato quanto fossero belli. >>
<< Non sono belli >> mormorò Hiccup, la voce rotta dall'emozione che non si era mai preoccupato di trattenere di fronte a lei << Sono splendidi. >>
Incapace di trattenersi, non poté fare a meno di sporgersi appena dal dirupo di fronte a loro e di tenere sollevato il collo alla disperata ricerca di un paio di familiari ali squamate di nero.
Astrid fece per dirgli di tirarsi indietro, consapevole che un drago dalla vista abbastanza acuta sarebbe stato capace di individuarlo. Tuttavia, uno scricchiolio alle sua spalle la costrinse a fermarsi.
Si girò lentamente… e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa e il timore reverenziale.
<< Ehm… Hiccup >> iniziò nervosamente, mentre picchiettava la spalla del compagno. << Abbiamo compagnia. >>
Le parole della ragazza, seguite da un ringhio basso, riscossero Hiccup dalla contemplazione e lo fecero voltare di scatto. E subito si diede dell’idiota, cosa abbastanza abituale per lui, nonostante di fatto avesse più cervello di quasi tutti gli abitanti della sua isola.
Tre gronki - grossi draghi dalle corte zampe, corporatura tozza, piccole ali e una grossa mascella dai denti aguzzi - li avevano individuati e accerchiati, inchiodandoli sul posto con i loro piccoli occhi gialli dal taglio affilato.
Le tre bestie ringhiarono, battendo ciascuno una zampa sul terreno come a mostrarsi più minacciosi. E ci riuscivano benissimo.
D’istinto, il capo di Berk si portò immediatamente al fianco della compagna e le strinse forte la mano. Era prevedibile il comportamento dei draghi, dopotutto avevano appena invaso il loro territorio.
Al contempo, altri ringhi e sibili risuonarono alle spalle della coppia, cosa che spinse Astrid a girare appena la testa per controllare la situazione. Altri draghi avevano cominciato a farsi strada verso di loro. Uncinati, Bizippi, Incubi Orrendi… stavano tutti con gli occhi puntati sul di loro e i musi adornati da espressioni minacciose.
Fu allora che la ragazza si rese conto che erano circondati, senza alcuna possibilità di fuga.
<< Qualche idea? >> chiese a Hiccup, nascondendo il proprio nervosismo.
Il giovane uomo fece cenno alla moglie di portarsi dietro di lui ed estrasse la sua fedelissima spada in ferro. L’arma era stata fornita di due comparti contenti polvere capace di prendere fuoco e il gas altamente infiammabile raccolto dagli Orripilanti Bizzippi di Berk, che per ovvie ragioni stava diventando sempre più scarso.
La accese e con un gesto la agitò dinnanzi a sé, generando cerchi di fuoco che distrassero i draghi, facendoli concentrare su di essi e perdere di vista i loro propositi di caccia.
Poi azionò il gas verde del Bizippo - spargendolo attorno a loro - e gli diede fuoco, generando scintille che spinsero i draghi ad indietreggiare. A quel punto, alzò le mani nel gesto universale della resa e della pace.
I rettili cominciarono a guardarsi l'un l'altro con espressioni incerte, mentre altri sembravano ormai pronti ad attaccare la coppia, anche se intimoriti dall'improvvisa abilità dimostrata dal ragazzo.
Ma in quel preciso istante, prima ancora che potessero fare anche solo un passo, un ruggito a Hiccup molto familiare risuonò dalle profondità della grotta.
Il cuore del vichingo mancò un battito, mentre i vari draghi si drizzarono di colpo, seguendo quel richiamo come uno sciame di falene di fronte ad una fiammella. Poi, una sfocatura nera attraversò in volo la mandria di bestie, rapidamente seguita da un’ombra bianca e pallida.
Pochi secondi dopo, la possente figura di Sdentato, l'ultimo Furia Buia, atterrò di fronte alla coppia di vichinghi, frapponendosi tra loro e lo sciame di draghi.
Il rettile lanciò un ruggito d'avvertimento e scoprì le zanne acuminate, mentre veniva rapidamente raggiunto da un drago dalle fattezze molto simili alle sue, ma dalle scaglie che sembravano del colore della neve appena caduta.
Ella era la Furia Chiara, compagna di Sdentato e regina di fatto dei draghi che abitavano le viscere del Mondo Nascosto.
Il drago nero emise un ringhio, fissando dritto negli occhi ciascuno dei suoi simili lì presenti. Questi lo sostennero per qualche istante, poi chinarono il capo, sottomessi, e lentamente iniziarono a sciamare lontano dallo sprazzo. Dopodiché, le due Furie si girarono in direzione della coppia.
Gli occhi verdi di Sdentato incontrarono quelli dell’umano che molti anni orsono gli aveva salvato la vita.
Hiccup aveva lo sguardo ricolmo di sorpresa, letizia, felicità e sollievo messi insieme. Era passato un anno da quando i draghi se n’erano andati… ma ora che lo aveva davanti, al vichingo sembrava quasi che fosse passato molto più tempo.
<< Ehi, bello >> fece, sorridendo e facendo un passo avanti << ti ricordi di me? >>
La reazione del rettile fu praticamente istantanea. Si slanciò sul ragazzo con un balzo e cominciò a leccarlo da capo a piedi, gemendo per la gioia e ignorando completamente i lamenti di Hiccup. Astrid osservò l'intera scena con un sorriso di pura e genuina felicità, ritrovandosi incapace di trattenere una risata.
In quel preciso istante, un gracchiare familiare alla sua sinistra attirò l'attenzione della giovane donna. Si voltò, e i suoi occhi incontrarono un paio di pupille gialle incastonate un muso tondo e dalla carnagione azzurra che ricordava vagamente la testa di un pappagallo.
La ragazza sentì il proprio fiato mozzarglisi in gola, mentre la femmina di Uncinato Mortale le si avvicinava e cominciava ad annusarla.
<< Tempestosa >> sussurrò con voce flebile.
Gli occhi della draghessa si spalancarono di fronte al riconoscimento reciproco e le si accoccolò di fianco, bramando grattini e carezze.
<< EHI! Sdentato! Piantala! Maledizione, lo sai che non ci si lava così! >>
Mentre Hiccup ostentava finte lamentele per il trattamento rifilatogli dall’amico drago, la Furia Chiara si avvicinò loro e sporse il suo muso verso l’umano, dandogli un affettuoso buffetto sulla guancia.
Il ragazzo, sorpreso, allungò una mano e le fece una carezza sulla testa.
<< Felice di rivedere anche te, bella >> salutò gentilmente.
Dopo essersi liberata dalle attenzioni di Tempestosa, Astrid camminò fino al compagno e lo aiutò ad alzarsi.
<< Sembra che il tuo ottimismo non fosse poi così fuori luogo >> commentò con un sorriso divertito.
<< Che ti dicevo? >> puntualizzò il compagno, mentre le due Furie gli si sistemavano sotto le braccia emettendo un verso molto simile a delle fusa.
<< Accidenti, non pensavo di essere diventato tanto popolare per la tua signora, bello >> borbottò, osservando nuovamente il drago bianco che gli si accoccolava accanto.
A quelle parole, Sdentato gli tirò un colpo con una squama del capo, strappandogli un verso di protesta. Per un attimo il ragazzo pensò fosse stato un atteggiamento di gelosia, ma l’espressione del drago era più che altro di disappunto. Lo fissò, cercando di interpretare al meglio cosa avesse voluto comunicargli con quel gesto.
Il Furia Buia fissò la propria compagna, e poi di nuovo l’umano. Alla fine, quest’ultimo capì.
<< Oh, certo! >> esclamò << Siamo proprio degli sciocchi! E pensare che ci siamo dimenticati di darle un nome per tutto questo tempo! >>
Sentendosi chiamata in causa, la Furia Chiara puntò gli occhioni verso il capo di Berk, in evidente attesa.
Lui socchiuse gli occhi, pensieroso, finché l’ispirazione gli salì alle labbra: << Luccicante(1) >>.
La draghessa inclinò appena la testa, come se stesse valutando se quel nome le piacesse o meno.
Anche dopo tutti questi anni, Astrid rimaneva sempre sorpresa dall'intelligenza che queste creature possedevano. Nonostante non fossero capaci di parlare la lingua umana, erano perfettamente in grado di capirla.
Dopo qualche altro secondo, la Furia Chiara annuì con approvazione e diede una rapida leccata al volto di Hiccup, facendo gemere il vichingo una seconda volta.
<< Mi sa proprio che il ritorno dovrai fartelo a nuoto >> commentò la moglie, simulando un'espressione disgustata e facendo finta di tapparsi il naso.
<< Questo è praticamente ammettere di voler lasciare vostro marito in pasto agli squali…e pertanto, la confessione di volervi impossessare di Berk, oltre che un palese insulto alla mia regale persona! Tradimento e vilipendio! >> esclamò Hiccup, per poi scoppiare a ridere e lasciarsi cadere sdraiato a terra, con Sdentato che gli si sistemava dritto sul ventre.
La bionda fece per controbattere con un'arguta osservazione, ma un qualcosa la costrinse a fermarsi di colpo. Notò che alcuni draghi si erano come bloccati, e ora avevano gli sguardi puntati verso il gigantesco cono di apertura del Mondo Nascosto che si stagliava sopra le loro teste
Astrid strinse gli occhi e tese le orecchie. Fu allora che sentì uno strano sibilò risuonare tra le viscere della caverna.
<< Hiccup… c'è qualcosa che non va >> disse seriamente.
A quelle parole, Hiccup si drizzò di colpo, seguito rapidamente da Sdentato.
Il drago strinse gli occhi e alzò la testa nella stessa direzione verso cui puntavano i suoi sudditi.
All’improvviso ci fu il rumore di un tuono…e l’intera struttura di pietra vacillò. Luccicante agguantò Hiccup e Tempestosa sorresse Astrid, mentre Sdentato indietreggiava di scatto verso di loro, emettendo un ringhio basso.
Poi, un lampo improvviso illuminò il complesso di cunicoli, e una misteriosa scia infuocata entrò di getto attraverso il buco del cratere del Mondo Nascosto e precipitò giù, sempre più giù, verso il basso, generando una potente onda d’urto che sbalzò via i cinque.
Hiccup e Astrid caddero nel vuoto con un urlo, ma subito Tempestosa, Sdentato e Luccicante si gettarono in picchiata verso di loro.
L’Uncinato e il Furia Buia agguantarono i propri cavalieri, e questi si serrarono alla loro groppa quasi d’istinto, come ai vecchi tempi. Stavolta, però, era preclusa la presenza delle selle, per cui faticarono qualche istante a tenersi saldi e a stabilizzarsi.
I due draghi spalancarono le ali e planarono, frenando bruscamente la caduta. Subito vennero raggiunti da Luccicante, la quale guardò il proprio compagno drago negli occhi e gli indicò il basso della caverna con il muso.
Sdentato, seguito da Hiccup, osservò giù e vide uno strano bagliore provenire dal fondo dell’immenso cunicolo scavato nel fondo oceanico.
Astrid lanciò al compagno un'occhiata laterale.
<< Dovremmo andare a controllare >> disse con tono di fatto, mentre metteva la mano destra sull'elsa dell'ascia.
Qualunque cosa fosse, aveva sicuramente messo in agitazione i draghi, e questo non era affatto un buon segno.
Hiccup annuì semplicemente. Si piegò e fece una carezza all’amico drago.
<< Andiamo, bello >> gli sussurrò, poi si raddrizzò e si tenne ben saldo alle sue squame.
Sdentato lanciò un verso di profondo consenso e si gettò nuovamente in picchiata tra le rocce, seguito dalla Furia Chiara e dall’Uncinato, dritto verso la misteriosa luce.
Il viaggio fu molto breve, ma Hiccup provò comunque una gioia indescrivibile. Il vento che gli picchiava sul viso e gli scorreva tra i capelli, la sensazione di essere in cima al mondo, la velocità con cui si stavano muovendo…tutte cose che pensava che non avrebbe mai più provato.
Infine, il trio di draghi planò a terra, proprio di fronte alla fonte di luce.
Hiccup e Astrid scesero dalla groppa dei rettili e fissarono l’area davanti a loro con evidente sorpresa.
C’era un cratere fumante che spiccava lungo il bordo orientale di quella sezione di caverna. Un grosso buco scavato nel terreno e circondato da draghi, al cui interno poggiava una sorta di strano cubo incandescente, nero come carbone ma illuminato da un intenso calore. Sembrava quasi una scatola.
Astrid fissò lo strano oggetto con uno sguardo contemplativo, scrutandolo da ogni angolo.
<< Cosa pensi che sia? >> chiese rivolta in direzione del compagno, pur non perdendo mai di vista il cubo.
Hiccup si avvicinò cautamente a passi lenti, e si piegò appena sulle ginocchia per esaminarlo più da vicino, seppur da una distanza di sicurezza. Sdentato istintivamente camminò al suo fianco e allungò il muso ad annusare, per poi assottigliare lo sguardo e ringhiare di conseguenza.
Hiccup osservò la reazione con interesse e, quasi contagiato dall'amico, si incupì di colpo.
Quell’oggetto gli stava dando una terribile sensazione. Era come se si trovasse in presenza di una vera e propria minaccia che non riusciva a comprende.
<< Nulla di buono >> sussurrò, rispondendo alla domanda della moglie.
E in quel momento… accadde.
Un lampo di luce bianca illuminò l'oscurità della caverna, seguito rapidamente da un altro ronzio che fece drizzare la testa di ogni drago presente nella zona.
Un vortice che pareva fatto di nebbia e brina fuse assieme si materializzò come dal nulla a circa una decina di metri dal luogo dello schianto, rimanendo sospeso a mezz'aria come sorretto da una forza invisibile.
Hiccup e Astrid rimasero fermi e immobili, completamente presi in contropiede da una simile visione. La loro meraviglia si trasformò presto in timore quando qualcosa fuoriuscì da quel vortice luminoso. Qualcosa di davvero grosso.
Prima videro una testa allungata dalle fattezze rettili, adornata da un paio di sfere rosse come il sangue e denti affilati che sembravano coltelli. Seguì subito un corpo serpentino color carbone sorretto da quattro robuste zampe artigliate, mentre un paio di ali nere sbucavano dalla schiena del drago più terrificante che i due vichinghi avessero mai visto.
Quella era l'immagine fatta e finita di ciò che i bambini di Berk sognavano in un tempo ormai lontano, quando tentavano d'immaginare l'aspetto di una Furia Buia. Un drago che pareva la progenie stessa del fulmine e della morte. Un incubo divenuto realtà.
Astrid lanciò un'occhiata ad Hiccup.
<< Sai di che specie si tratta? >> chiese nervosamente.
Hiccup fissò la creatura scioccato. << No! Non è nessuna delle razze descritte nel libro! >>
All'inizio aveva pensato effettivamente ad una Furia Buia, ma era il colore ad averlo ingannato: pur essendo nera come la notte, non aveva la fisionomia di Sdentato né le dimensioni che anzi, erano spaventosamente enormi. Inoltre, il muso era più lungo, le corna più ricurve e sottili così come le ali, e gli occhi erano due palle di fuoco fiammeggianti.
La cosa più sconcertante fu che non sembrava avere una consistenza prettamente solida, era come se fosse fatto di rivoli di fumo oscuro uniti tra loro a formare un'immagine parzialmente tridimensionale.
Come lo vide sbucare, Sdentato ringhiò minaccioso e volò per portarsi innanzi ai due umani, fiancheggiato dalla compagna Luccicante e da Tempestosa.
Il Furia Buia ruggì, e dalla cascata di brividi che gli invase la pelle, Hiccup intuì che l'amico drago stava cercando di utilizzare l'acquisito potere di Alfa per tentare di dominare e scacciare l'intruso.
Il misterioso drago inclinò appena la testa, come se stesse valutando Sdentato a sua volta. Passò gli occhi rosso sangue per la caverna, fermandosi appena su Hiccup, Astrid e la Furia Chiara.
Poi, guardò brevemente il resto dei draghi raccolti, i quali avevano tutti assunto espressioni rabbiose nei confronti di quella che avevano identificato come una potenziale minaccia. Infine, gli occhi della bestia si posarono sulla scatola a pochi passi da Hiccup… e parvero allagarsi.
Il Fearling lanciò un ruggito misto ad un grido stridulo che fece rabbrividire la coppia di vichinghi. Sembrava più l'urlo di uno spettro che il vero e proprio verso di un drago.
Poi, la bestia si lanciò direttamente verso Hiccup.
Fortunatamente, l’esperienza accumulata in combattimento dal ragazzo gli salvò la vita. Appena il drago oscuro si era girato verso di lui, ogni suo muscolo del corpo si era teso e l’aveva fatto balzare di lato, permettendogli di schivare con agilità quell’attacco.
Non era ancora fuori pericolo, però. Avvertì alle spalle un sibilo e fu costretto a retrocedere da due palle di plasma violaceo, sputate da Sdentato e Luccicante in contemporanea.
Lo strano drago indietreggiò per il colpo subito e fece schioccare una lunga lingua biforcuta.
Il Furia Buia lanciò nuovamente un potente ruggito e poi rizzò la schiena, puntando le pupille contro il Fearling. Il messaggio dettato dal potere Alfa era stato chiaro anche ai due umani: “Attaccate!”.
Ma proprio mentre ciascun drago lì presente si preparava letteralmente ad aprire il fuoco semplicemente spalancando le fauci, l’oscuro rettile ruggì a propria volta.
Hiccup, per un solo istante, sentì il fiato mozzarglisi in gola. Non era certo la prima volta che sentiva un drago ruggire, ma quello aveva qualcosa di diverso, qualcosa che gli aveva fatto rizzare ogni capello dietro la nuca. Anche Astrid sembrò risentirne parecchio, ma subito si fece coraggio e sguainò la propria ascia.
Sdentato, Luccicante e Tempestosa assottigliarono lo sguardo, illesi, mentre il resto dei draghi, una volta udito quel suono, bloccò sul nascere il proprio attacco ed indietreggiò di colpo: alcuni si accucciarono su loro stessi, altri semplicemente abbassarono il capo, e altri ancora si nascosero dietro i propri simili.
Sdentato sollevò il capo a fissarli, colto di sorpresa: il suo ordine era stato completamente annullato. Provò a ruggirlo di nuovo, e vide alcuni tra i draghi notoriamente più intrepidi cercare di risollevarsi e di sputare fuoco, ma incapaci di completare l’azione. Altri, invece, rimasero al proprio posto, tremanti.
Allora la Furia Buia capì: avevano paura. Qualunque cosa avesse fatto quell’oscuro nemico introdottosi nel suo regno, stava contrastando con disarmante facilità il suo potere di Alfa, inchiodando i draghi con la paura. Solo la sua sposa e Tempestosa non sembravano risentirne affatto, pur fissando gli altri rettili scioccate e confuse quanto lui, seguite da Hiccup e Astrid.
Al contempo, il drago oscuro arricciò le labbra in un sorriso predatorio e sembrò deriderli con una risata bassa e gutturale, qualcosa che Sdentato non aveva mai udito prima in nessun'altra specie di drago. Quella creatura… non era sicuramente naturale.
Il Furia Buia lo fissò con un’occhiata decisamente furiosa. Spalancò le ali e le fauci, ruggendogli contro in tono di sfida. Luccicante e Tempestosa lo affiancarono, i petti gonfi di orgoglio.
Hiccup percepì chiaramente la tensione della battaglia imminente. Non intendeva lasciare il suo amico e gli altri draghi a combattere da soli.
Guardò Astrid e le fece un cenno d’intesa, estraendo la propria arma. La bionda lo seguì a ruota, sguainando l'ascia e preparandosi all'imminente battaglia.
Nello stesso istante, il Fearling ruggì una seconda volta e si lanciò alla carica, puntando verso il gruppo.
Sdentato fu il primo a farsi avanti ed emulò l'azione dell'avversario. Quando entrambe le bestie s'incontrarono, proprio al centro della caverna, l'onda d'urto generata dallo scontro dei loro corpi fece tremare le stalattiti che circondavano l'area, producendo un sonoro tonfo che riecheggiò per tutta la lunghezza della grotta.
Il Fearling sibilò minaccioso e girò rapidamente su se stesso, colpendo il Furia Buia con la coda irta di spuntoni e mandandolo a sbattere contro una parete.
<< Sdentato! >>
Hiccup, senza pensarci due volte, corse immediatamente da lui per aiutarlo.
Nel mentre, Tempestosa si lanciò in suo aiuto: fece un balzo sfruttando le ali e si lanciò addosso al nemico per cercare di atterrarlo su un fianco e mordergli un lembo di pelle.
In aiuto giunse anche la Furia Chiara, che mirò con le palle al plasma scaturenti dalla bocca verso le ali del mostro, mentre Astrid cercò di conficcargli l’ascia nella coda. Tutto sommato, anche se non faceva più parte delle sue mansioni, ricordava ancora come si combatteva un drago.
Il Fearling ruggì per il fastidio e tentò di azzannare le sue assalitrici con movimenti scattanti delle poderose mascelle. Il trio, tuttavia, riuscì a evitare i colpi con maestria, alternando brevi fughe a rapidi contrattacchi che lasciarono sontuosi segni nelle scaglie della bestia.
Apparentemente stufo dei loro tentativi di sottometterlo, il drago si alzò di scatto in posizione eretta, mentre la parte superiore del petto e il collo cominciarono a illuminarsi di un intenso bagliore viola.
Appena pochi secondi dopo, il Fearling riverso sulle combattenti un torrente di fiamme del medesimo colore.
Ma ecco che, all’improvviso, una vampata rossa si interpose fra loro, scontrandosi con quelle viola del rettile nero e dissolvendole. Astrid vide Hiccup con la spada di fuoco stretta in entrambe le mani: l’intelligente vichingo ne aveva fatto roteare la lama incandescente, riuscendo a creare una fiammata opposta a quella avversaria.
Il Fearling fece schioccare le zanne, affilando lo sguardo infastidito. Levò la zampa e gli scagliò contro un’artigliata con tutta l’intenzione di buttarlo malamente via, ma Hiccup bloccò il colpo infilzando la lama nel palmo sella creatura. Fatto questo, azionò il gas del bizippo e vi diede fuoco, riuscendo appena in tempo a saltare all’indietro per non essere colpito dall’esplosione conseguente.
Il Fearling venne momentaneamente intontito dal colpo, ma solo per pochi secondi, sorprendendo non poco Astrid. Dopotutto, un simile attacco sarebbe stato sufficiente per danneggiare pesantemente anche un Incubo Orrendo, eppure quella bestia se l'era scrollato di dosso come se niente fosse. Era sicuramente molto più resistente di qualunque altra specie di drago avessero mai incontrato, sebbene la giovane donna avesse cominciato a intuire che quell'essere era tutto fuorché un drago.
Il suddetto mostro ringhiò verso Hiccup e balzò in avanti, inchiodando il vichingo a terra. Fatto questo, spalancò la bocca e si preparò a ridurlo in cenere. Tuttavia, non appena questo aprì le fauci, una sfera al plasma lo centrò in pieno muso, poi un’altra sulla zampa, e poi un’altra ancora sulla schiena.
Hiccup strisciò faticosamente per sgusciare via dalla presa del Fearling, osservando Sdentato tornare alla carica, il corpo illuminato sulla zona delle placche dorsali e parte del capo da una luce di un blu iridescente. Spalancò le ali e scagliò l’ennesima sfera al plasma in direzione dell’avversario.
Il Fearling evitò quell'ultimo colpo per un pelo e si lanciò in aria contro l'alfa.
Fu così che i due draghi iniziarono a scambiarsi colpi mentre rimanevano sospesi nel vuoto. Morsi andarono a segno, graffi vennero scavati nella pelle, ma laddove quelli subìti da Sdentato restavano, quelli del suo avversario guarivano subito dopo, come se le sue squame avessero vita propria.
A quel punto, le due bestie iniziarono a bersagliarsi di vampate e colpi di plasma, alcuni dei quali vagarono senza meta per la cavarne, generando esplosioni, abbattendo stalattiti e sollevando pezzi di roccia e terreno.
Tempestosa e Luccicante cercarono di riparare i due umani aprendo le ali. Nel mentre, Hiccup stava osservando lo scontro, frustrato e preoccupato.
<< Non può farcela da solo! >> esclamò << Quella cosa sembra essere in grado di rigenerarsi! Dobbiamo attaccarlo con tutto quello che abbiamo! >>
<< Un po' difficile farlo da qui >> borbottò Astrid, prima di lanciarsi verso Tempestosa.
Senza perdere tempo, saltò in groppa al drago con un balzo e volse lo sguardo in direzione di un Hiccup visibilmente esitante.
<< Ricordi ancora come si fa, non è vero? >> chiese con un ghigno, mentre puntava un dito verso Luccicante.
<< Non sei divertente! >> sbottò il ragazzo, poi si girò molto titubante verso la Furia Chiara.
<< Ah… >> fece, apparentemente imbarazzato. << Dobbiamo salvarlo ancora una volta, bella. Ma questa volta, lo faremo alla vecchia maniera. >>
E le indicò Astrid e Tempestosa in un gesto eloquente.
La Furia Chiara inclinò appena la testa di lato, come se stesse cercando di scrutare direttamente nella sua anima. Dopo appena un paio di secondi, le pupille azzurre del drago parvero allargarsi e il rettile arricciò ambe le labbra a imitazione di un placido sorriso: abbassò appena il corpo verso terra e fece cenno al vichingo di salirvi sopra.
Hiccup sorrise rincuorato, e con un balzo le si issò sulla schiena e si aggrappò saldamente con le cosce ai suoi fianchi, stringendo delicatamente le dita attorno alle corna.
Luccicante spiccò un balzo e si sollevò in volo, dritta verso i due draghi intenti a combattere, assieme alle figure di Astrid e della sua Uncinato Mortale.
Prendendo la mira, sputò una palla di plasma contro gli occhi del Fearling, per allontanarlo dal compagno Furia Buia.
Il mostro ruggì per la collera e sbatté rapidamente le ali, proiettando il corpo all'indietro e attaccandosi alla parete opposta della caverna. Rimase appeso a testa in giù, volgendo un'espressione di puro odio nei confronti dei suoi avversari.
Poi, alzò la coda e la mosse come una frusta. Gli spuntoni che ne adornavano l'estremità partirono come tante frecce in direzione del gruppo, pronti ad infilzarli.
Tempestosa si portò in avanti, spronata da Astrid, e a propria volta menò un colpo con la coda, lanciando i propri aculei. Le punte acuminate si scontrarono contro quelle d'ombra del rettile oscuro, dissolvendone gran parte, mentre le due Furie scartarono di lato per schivarli.
A quel punto, Luccicante e Sdentato puntarono dritti alle ali del Fearling.
La prima consentì al proprio cavaliere di infilzarne una, mentre la Furia Buia cominciò a mordere l’altra senza pietà.
Il Fearling ruggì per il dolore, ma riuscì a rimanere attaccato alla parete della grotta. Spalancò le fauci e sputò una vampata che colpì in pieno la Furia Chiara, scagliandola via.
Di fronte a quella scena, gli occhi di Sdentato parvero illuminarsi di luce propria; si lanciò nuovamente contro l’incubo, addentandolo al collo.
Quell'azione improvvisa prese il mostro in contropiede. Mollò l’attracco sul muro della grotta, ma non prima di aver afferrato il corpo di Sdentato con la propria coda.
A causa delle ali danneggiate, la bestia cominciò a precipitare…portandosi dietro l'avversario.
Entrambe i draghi si schiantarono a terra, proiettando una densa nube di polveri per diversi metri.
Pochi secondi dopo, la figura di Sdentato venne sbalzata contro una stalattite, mentre dalla coltre fuoriuscì il Fearling ringhiante.
Anche Hiccup e Luccicante erano impegnati in una rovinosa caduta verso il fondo della grotta.
Il ragazzo era scivolato giù dalla groppa a causa della vampata nemica, e si era ritrovato stretto tra le ali di una Furia Chiara più che decisa a proteggere l'umano che tanto era caro e prezioso al suo compagno.
<< Tempestosa! >> urlò Astrid, in preda al panico.
L’Uncinato si lanciò in picchiata verso i due, li raggiunse e agguantò il corpo della draghessa tra le zampe, tenendola saldamente stretta. Fatto questo, planò dolcemente e li adagiò a terra, atterrando di conseguenza.
<< Hiccup! >>
Astrid corse da Luccicante, la quale aprì le ali e le mostrò il cavaliere perfettamente illeso, seppur coperto di fuliggine. Hiccup si sorresse alla moglie per qualche istante, poi si voltò preoccupato a fissare la figura appena ricomparsa del Fearling.
Quel nemico sembrava invincibile, il vichingo poteva già vedere le sue ali che cominciavano a rigenerarsi.
Un solo pensiero attraversò all’unisono la mente della coppia: non potevano sconfiggerlo.
Ma in quel momento, quando ogni speranza sembrava ormai persa… ecco che un secondo portale si materializzò come dal nulla a pochi passi dallo scontro, attirando l'attenzione di draghi e umani allo stesso modo.
Per un attimo, tutto rimase immobile. Poi, una voce distintamente maschile riecheggiò per la caverna.
<< Ecco, dovremmo essere arriva… CHE DIAVOLO?! >>
A parlare era stato un ragazzo di età apparentemente molto vicina a quella di Hiccup ed Astrid, vestito nel modo più strano che i due vichinghi avessero mai visto.
Aveva folti capelli bianchi quanto il manto di Luccicante e una pelle molto pallida. Ma ciò che attirò davvero l’attenzione di Hiccup fu il lungo bastone di legno dalla punta ricurva che reggeva nella mano destra.
Assieme a lui c’era una giovane donna, una delle più belle che Hiccup avesse mai visto, ma forse era meglio dire che non ne aveva mai vista una dall’aspetto tanto etereo e grazioso: lunghi capelli di un biondo molto più chiaro di quello di Astrid, corpo esile avvolto da vesti sottili, quasi trasparenti, e la pelle pallida. Il volto dai lineamenti delicati era adornato da un paio di occhi color cielo che, non appena si posarono sul gruppo di draghi presenti nella caverna, si spalancarono per la sorpresa evidente.
<< Uhm… sono… sono… >> balbettò con un tono di voce visibilmente scioccato.
Ma Elsa non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, perché l'attenzione di tutti fu attirata dal ringhio del drago Fearling.
La bestia aveva rivolto la propria attenzione verso i due nuovi arrivati, ma in particolare i suoi occhi color delle braci era concentrati su Jack Frost. Senza perdere tempo, spalancò la bocca ed eruttò una fiammata contro la coppia.
Ma sotto gli occhi increduli di Astrid e Hiccup, i due non fecero una piega. Il ragazzo protese il bastone in avanti e la ragazza le mani: un denso getto di puro ghiaccio incontrò le fiamme, contrastandole magicamente e generando una coltre di nebbia e brina.
Elsa volse al compagno spirito un'espressione visibilmente irritata.
<< Sai… questa tua tendenza ad attirare creature maligne con la capacità di sputare fuoco… be’, sta diventando snervante >> borbottò stizzita.
<< Non direi che sono tutte maligne >> ribatté il giovane con un sorrisetto.
Dentro di sé, però, era turbato. Prima la Chimera, adesso quel drago. Sembrava davvero che i Fearling lo odiassero particolarmente, ma non riusciva a spiegarsi il perché.
Teoricamente, appartenevano ad un Pitch Black che lui non aveva mai incontrato personalmente. Ma forse, ragionò, la versione di Jack Frost sconfitta da quell’Uomo Nero sì. Avrebbe sicuramente spiegato il motivo per cui gli si accanivano contro.
Mentre reggeva il getto di ghiaccio, lo Spirito dell'Inverno volse lo sguardo in direzione dei due umani, abbigliati alla maniera che riconobbe come quella degli antichi scandinavi, anche detti in gergo “vichinghi”.
Con sua grande sorpresa, si rese conto che potevano vederli, altrimenti non era spiegabile l’espressione stupefatta che stavano volgendo a loro.
Ma la cosa più straordinaria, al momento, erano i tre grossi draghi schierati al fianco della coppia.
“ Non vedo l’ora di raccontarlo a Jamie!”
<< Ehi! >> gridò loro istintivamente << Avete intenzione di restare lì impalati tutto il santo giorno!? >>
Hiccup e Astrid sembrarono risvegliarsi dal loro torpore. La situazione era strana, certo, ma ora non era il momento di chiedersi cosa diavolo stesse succedendo.
Il drago che aveva tentato di ucciderli era una minaccia molto reale, sia per loro che per gli sputa fuoco del Mondo Nascosto. E qualunque cosa fosse… doveva essere fermato, e forse quei due misteriosi ragazzi poteva aiutare.
<< Andiamo, bello >> disse Hiccup con determinazione, mentre si lanciava in direzione della bestia. Sdentato lo seguì a ruota, accompagnato da Astrid, Luccicante e Tempestosa.
Per prima cosa, Hiccup e Astrid tentarono di distrarlo, in modo da liberare i nuovi arrivati dalla linea del fuoco. Sguainarono le armi e lo colpirono al muso, facendolo allontanare, mentre i draghi puntarono al dorso e cominciarono a bersagliarlo di fiamme e colpi al plasma.
Spiriti e umani ebbero modo di guardarsi faccia a faccia.
<< Voi sapete che cos'è quella cosa? >> domandò Hiccup, senza mezzi termini.
<< Una creatura molto cattiva e particolarmente difficile da far fuori >> rispose Jack, stringendo ambe le palpebre degli occhi in direzione del Fearling. << L'unico modo per ucciderlo è attraverso un uso combinato e costante dei nostri attacchi… ma, grosso com'è, avremo bisogno di supporto. >>
Girò la testa verso il vichingo, inviandogli un sorriso impertinente. << Conosci qualche volontario? >>
<< Oh, ne conosco più di uno >> ribatté Hiccup, ricambiando il sorriso.
Nel mentre, Sdentato, Luccicante e Tempestosa precipitarono loro di fianco, sbalzati via dal Fearling.
Si rimisero in piedi quasi subito, i volti adornati da sguardi minacciosi.
<< Raffica di fuoco! >> gridò loro Hiccup, puntando in direzione dell’incubo.
A quelle parole, la Furia Buia e l'Uncinato si portarono al fianco dei propri cavalieri e li presero in groppa. Al contempo, Luccicante si portò sopra la testa del Fearling e aprì la bocca, bersagliandogli il muso e parte delle ali.
Sdentato gli volò attorno, colpendolo a propria volta, mentre Hiccup si prodigava per ricoprirlo da capo a piedi col gas dell’Orripilante Bizippo. La sostanza prese subito fuoco, unendosi agli attacchi delle due furie e facendo gemere la bestia per il dolore.
Tempestosa eruttò una fiammata continua contro il petto della creatura, mentre Astrid, sopra la sua groppa, infieriva sulla pelle tramite l'ascia.
Il Fearling tentò di fuoriuscire dalla traiettoria di quei colpi implacabili, ma Jack ed Elsa furono rapidi ad intercettarlo con i loro poteri, producendo una coppia di raggi carichi di magia invernale che presero in pieno il ventre del mostro.
Questi ruggì per la collera e il dolore. Al contempo, la sua massiccia figura cominciò a dissolversi in una miriade di granelli color pece, esattamente come la Chimera che i due spiriti invernali avevano affrontato solo pochi minuti prima nel mondo di Elsa.
L'intera caverna venne avvolta da una luce accecante. Poi, il corpo del drago esplose con un sonoro stridulo, riversando sabbia nera sul gruppo di combattenti.
Jack Frost sollevò il bastone, e un piccolo lampo di luce azzurra si sprigionò dall’asta, avvolgendo la sabbia. La massa di granelli svanì in uno scoppio, sostituita da fiocchi di neve cadenti.
Di fronte a quel fenomeno, la luce sul corpo di Sdentato svanì e gli occhi della Furia Buia si ingrandirono.
Emise un uggiolio e spalancò la bocca, tirando fuori la lingua per afferrare uno dei fiocchi.
Tempestosa e Luccicante lo fissarono curiose, e poi tentarono di imitarlo, finendo per emettere anche loro versi di spensierata apprezzamento per quel magico fenomeno.
Al contempo, gli effetti del controllo mentale del Fearling cominciarono ad abbandonare i vari draghi raccolti nella caverna, che volsero ai nuovi arrivati espressioni custodite.
Jack ed Elsa si misero all'istante spalla contro spalle, preparandosi ad un attacco imminente. Tuttavia, un rapido ringhio di Sdentato sembrò tranquillizzare le bestie, con grande sollievo dei due spiriti.
Il Furia Buia si voltò verso di loro, rapidamente seguito da Hiccup e Astrid.
<< Ora, per l’amor di Odino… >> esordì il capo di Berk, << Uno di voi potrebbe spiegarci…COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO ?! >>
 
 

 
Boom! Com’era? Speriamo bello!
E così abbiamo introdotto anche Hiccup, Astrid e l’allegra compagnia di draghi dalla serie di film Dreamworks “Dragon Trainer”, che personalmente ritengo la migliore trilogia animata di sempre assieme a quella di Kung Fu Panda.
Il capitolo si svolge circa un anno dopo la sconfitta di Grimmel in Dragon Trainer 3, e alcuni anni prima dell’incontro tra Sdentato e i figli di Hiccup.
E sì, l'aspetto del drago fearling era ispirato alla versione draconica di Malefica. 

(1): il nome della Furia Chiara non è mai stato specificato, ma abbiamo deciso di chiamarla Luccicante ( Shining in inglese ) perché sembrava adattarsi a lei.
Nel prossimo capitolo avremo l’introduzione di un altro personaggio molto conosciuto nel fandom dei Big Four!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 - The princess and the bow ***


Eccovi un nuovissimo capitolo!
Vi auguriamo una buona lettura, e speriamo che troverete il tempo di lasciare una recensione.
 



Capitolo 8 - The princess and the bow
 

93156607-1214762082188955-6971695527385628672-n
 
“When the cold wind is a-calling
And the sky is clear and bright
Misty mountains sing and beckon
Lead me out into the light
I will ride, I will fly
Chase the wind and touch the sky
I will fly
Chase the wind and touch the sky…”

Julie Fowlis – Touch The Sky
 

Quel giorno, la foresta era satura dell'odore di un essere umano.
Una giovane volpe si fermò sotto un albero e annusò, il suo pelo rosso e bianco che si confondeva tra le foglie morte come un mosaico di ombre.
Tra i pini, dominante su tracce olfattive più deboli di uccelli e roditori, un sospiro di vento trascinò fino a lei l’aroma ben distinto di un essere umano. Ad accompagnarlo era il lezzo di vecchie pelli, morte e irrancidite. Ma tali fragranze finivano quasi per scomparire sotto gli odori più forti: fumo, sangue e decomposizione.
Solamente l'uomo strappava le pelli alle altre bestie, indossando poi il loro cuoio e i loro peli. Ecco perché le volpi adulte si guardavano bene dall’avventurarsi oltre la boscaglia, vicino al regno che si stagliava al di fuori dei suoi confini sicuri. E fortunatamente per loro, gli uomini mettevano raramente piede nella foresta.
La volpe, incuriosita, lanciò una rapida occhiata oltre la protezione degli alberi, ove si stagliava una radura dai verdi campi. E in mezzo a quel paesaggio incontaminato vi era una figura: un essere umano, sicuramente, e uno che la volpe aveva già visto altre volte in quel tratto di foresta.
Una giovane ragazza dai foltissimi capelli rossi cadenti sulle spalle come una criniera leonina, dal volto pallido e coperto di lentiggini, nel quale erano incastonati un paio di occhi azzurri quanto il cielo stesso. Indossava un’armatura da battaglia leggera, completa di mantello in pelle di orso.
Davanti a lei si ergeva una muraglia di scuri tronchi d'abete filigranata da tremuli bagliori di luce, sferzante aria resinosa e vivida.
Merida DunBroch, primogenita e principessa del clan scozzese DunBroch, indugiò per un lungo istante e poi, come uno spettro, scese tra i cespugli e superò la coltre di piante per addentrarsi nella foresta appena svegliata, la mano destra già sull’impugnatura dell’arco.
Gli uccelli mattutini, alzatisi in volo in gran numero dai loro nidi, stavano starnazzando preoccupati, avvertendo tutti gli altri di colei che si muoveva tra loro: una cacciatrice fra i cacciatori.
Da due anni, ormai, Merida si era fatta un nome tra gli abitanti della Scozia come colei che aveva contribuito alla sconfitta della bestia che per innumerevoli decenni aveva causato morte e distruzione in quelle terre: Mor’du, l’orso demone, lo stesso animale che quando era piccola aveva tranciato di netto la gamba di suo padre Fergus, sovrano del regno.
Le vicende dietro ad una simile impresa – tra cui la trasformazione in orso della madre per colpa dell’allora smisurato orgoglio della figlia – erano state tenute nascoste alle orecchie di coloro che non avevano assistito agli eventi di quel fatidico giorno. In particolare i Romani, che da alcuni mesi avevano cominciato a ritirarsi dall’isola per tornare alla loro antica patria.
Sì, la Scozia stava decisamente cambiando, e in cuor suo la ragazza non poteva davvero sapere quali eventi avrebbe riservato il futuro alla sua gente, che per anni era vissuta al sicuro da possibili invasioni proprio a causa di quello stesso impero che quasi un secolo prima aveva esteso il suo dominio sulle verdi colline della regione.
Ma ora non era certo il momento di soffermarsi su simili questioni.
Nel giro mezza giornata, Merida si ritrovò in un fitto boschetto di antichi alberi. E proprio in quel momento percepì qualcosa che arrestò di colpo la sua corsa.
Immobile, mise una mano sul terreno erboso e chiuse gli occhi, espandendo i propri sensi nel tentativo di confermare quel sospetto.
Un rumore ben distinto di passi. Era poco distante, ma restava di difficile comprensione.
Merida sorrise consapevolmente, si alzò e afferrò l’arco sulla schiena, per poi camminare fino all’estremità del boschetto. Oltre quegli alberi c’era una radura di cupa bellezza, con al centro un grosso cervo maschio dalle lunghe corna.
Un sorriso di eccitazione cominciò a formasi sul volto della principessa. Si acquattò tra le felci ed estrasse una freccia, agganciandola alla corda tesa dell’arco.
Assottigliò lo sguardo, tese i muscoli e si preparò a scoccare. Tuttavia, non ne ebbe la possibilità.
L’animale drizzò la testa di scatto, quasi come se avesse udito qualcosa di impercettibile alle orecchie della principessa. Emise un guaito e sparì con un balzo nella boscaglia, scomparendo alla vista.
Merida schioccò la lingua, visibilmente infastidita. Alzò lo sguardo… e allora lo vide. Un lampo di luce blu illuminò la volta celeste con la rapidità di un fulmine.
Poco dopo, un oggetto ben distinto cominciò a precipitare verso la boscaglia, ad appena duecento metri dalla sua posizione.
La giovane principessa fissò il tutto con un’espressione meravigliata.
<< Ma che diamine… >>
Prima che potesse terminare la frase, un possente fragore riecheggiò per tutta la lunghezza della foresta, facendo tremare la terra e spaventando ogni animale nel raggio di un paio di chilometri.
Merida dovette fare appello ad ogni oncia di equilibrio che aveva in corpo per non cadere sul posto. Poi, così com’era giunto, l’evento sismico cessò nella frazione di pochi secondi.
La principessa alzò lo sguardo verso il punto in cui aveva visto precipitare l’oggetto, ove ora si stava alzando una densa nube di fumo nero. Presa da un’improvvisa curiosità, la ragazza corse in direzione dell’impatto.
Era la fine dell’inverno e l’erba era morbida sotto i suoi stivali in pelle di coniglio, che di tanto in tanto calpestavano il bocciolo viola di un fiore. Il profumo di quella pianta, solitamente coltivata a scopo curativo, le salì alle narici e le diede forza, spingendolo a correre ancora più veloce.
Una volta giunta al limitare della foresta, quando stava per immergersi nelle sue profondità fresche e grigioverdi, si trovò costretta a rallentare per non inciampare nelle nodose radici di albero che spuntavano dal terreno.
Superò a salti tronchi caduti ricoperti di muschio e si abbassò per passare sotto i rami più bassi con la grazia di una lepre, arrivò finalmente alla fine della foresta… e il respiro le si bloccò in gola.
Davanti a lei si ergeva un grosso cratere scavato in profondità nel terreno nella boscaglia. Alberi abbattuti e bruciati ne adornavano il perimetro, mentre sbuffi di fumo fuoriuscivano dalle crepe formatesi nel fango carbonizzato.
Al centro di esso spiccava quella che aveva tutta l’aria di essere una specie di scatola corvina. Aveva una crepa fluorescente su una delle facce, da cui partivano occasionalmente quelle che sembravano deboli scariche elettriche.
Ogni tanto, quello strano oggetto compiva una sorta di capriola a mezz’aria, rimbalzando nel cratere come un giocattolo a molla.
Merida inarcò un sopracciglio e camminò cautamente fino alla scatola.
<< Che stregoneria è mai questa? >> borbottò a se stessa, mentre compiva un giro attorno all’oggetto e lo scrutava attentamente da ogni angolo.
Era sceso direttamente dal cielo. Che fosse una stella cadente? Ne aveva viste alcune, durante le sue ronde notturne spese sui tetti del castello, ma non era davvero sicura quale fosse la vera forma di quei corpi celesti che ogni tanto schizzavano nei cieli della Scozia.
Ora che ci pensava… nessuna delle persone che conosceva era mai riuscita a spiegarle quale fosse l’aspetto di una stella cadente. Probabilmente, lei era la prima persona del regno a vederne una così da vicino!
Giunta a quella conclusione, sorrise con eccitazione e afferrò l’oggetto tra le mani, rigirandolo per osservarlo da ogni angolazione. Era caldo, ma non troppo, e aveva una superficie molto piacevole al tatto, liscia e levigata come le pietre di un fiume.
E fu in quel momento… che l’oggetto sembrò prendere vita, spaccandosi in due e riversando una strana sostanza nera sul corpo della giovane principessa, avvolgendola come una coperta.
Merida ebbe appena il tempo di urlare, prima che l’oscurità più totale invadesse il suo campo visivo.
 
                                                                                                                                                          * * * 
 
<< Ok...ricapitoliamo >> cominciò Hiccup, lo sguardo fisso in direzione di una certa coppia di albini che non meno di dieci minuti prima erano giunti dal nulla per combattere il drago indemoniato che aveva tentato di ucciderlo.
<< Voi... >> disse, indicandoli come per sottolineare meglio il concetto << siete degli spiriti. >>
<< Lo Spirito dell'Inverno >> puntualizzò Jack Frost, poggiando il bastone sulle spalle e ostentando un'ironica aria dignitosa << Jack Frost. Guardiano del Divertimento e Quinta Leggenda. >>
Elsa alzò gli occhi al cielo, mentre Astrid sbatté le palpebre.
<< Tu sei Jokul Frosti!? >> esclamò << Lo Jötunn protettore dell'Inverno!? Il figlio di Kári il Vento!? Ma... ma è incredibile! >>
<< Non anche voi... è Jack Frost, accidenti! >> sbottò il diretto interessato << E che storia sarebbe questa!? Il vento non è mio padre! Siamo solo amici! >>
Il Quinto Spirito, accanto a lui, si lasciò andare ad una risata divertita. << E dire che non hai fatto tutte queste scene di fronte a Yelana... >>
<< Be', quella era un’altra situazione! >>
<< Va bene, va bene >> li interruppe rapidamente Hiccup, portandosi una mano al volto. << Spiriti leggendari dell’inverno… ho capito, concetto afferrato. Certo, perché no? >>
Prese un respiro profondo e puntò in direzione della massa di sabbia nera sparsa al centro della grotta. << E quella creatura non era un drago ma… com'è che l'avete chiamato? Un Fearling? >>
<< Sì >> confermò Jack, facendosi serio. << È una creatura di pura tenebra e paura che vive solo per causare morte e distruzione. >>
Sdentato emise un sibilo basso di fronte a quell'affermazione: ecco spiegato il misterioso potere del suo avversario, capace di annullare pure il controllo dell'Alfa.
<< Ok >> annuì Hiccup, quasi come se avesse il pilota automatico. << Un incubo vivente… di bene in meglio. E il motivo per cui siete qui è perché quell'affare... >> continuò, indicando il frammento di Crogiolo che ora spiccava tra le mani di Jack << fa parte di un'arma di "distruzione di massa" il cui scopo è far sprofondare il Multiverso nell'oscurità… perché i mondi non sono solo nove(1) …e la terra è tonda e non piatta… dèi, penso di avere difficoltà a respirare. >>
Si piegò in avanti e trattenne un coniato di vomito, cercando con tutto se stesso di non lasciarsi sovrastare da un carico di informazioni così travolgente. Era tutto semplicemente… troppo.
Astrid lo sostenne per le spalle, poi tornò a guardare in volto i due spiriti.
<< Scusatelo... lui e le teorie prive di fondamento scientifico non vanno d'accordo. In altre parole, è un secchione. >>
<< Non sono un secchione >> borbottò miseramente il Vichingo, mentre si rimetteva in posizione eretta. << Ok, penso che mi sia tutto chiaro. La domanda che voglio farvi è… chi mai sarebbe tanto perverso da creare una cosa del genere?! >>
<< Pitch Black >> rispose Jack, assottigliando lo sguardo. << L'Uomo Nero... e il Sovrano degli Incubi. O meglio... una delle sue tante versioni esistenti nel Multiverso. >>
<< Jack ha già avuto modo di combatterne una, nel suo mondo >> spiegò Elsa << Ma non aveva mai avuto a che fare con i Fearlings, prima di giungere nel mio. Sembrano averlo molto in antipatia... >>
<< Be', è chiaro, sono invidiosi >> ridacchiò lui, facendole l’occhiolino. << Si sono guardati allo specchio e hanno fatto il paragone con me, come biasimarli? >>
Elsa sbuffò e distolse lo sguardo per nascondere un sorriso e un lieve rossore sulle guance.
Nel mentre, Hiccup si limitò a rilasciare un sospiro affranto.
<< Pure il re degli incubi, adesso. Questa giornata non fa che migliorare, vero, bello? >> disse rivolto a Sdentato, il quale abbassò il muso con un espressione cupa negli occhi, ben consapevole dell'impatto che una simile minaccia avrebbe avuto anche sul Mondo Nascosto.
Percependo il disagio del compagno, Luccicante si affiancò a lui e strofinò amorevolmente la testa contro il suo collo, nel tentativo di rassicurarlo.
Nel mentre, il capo di Berk rivolse la propria attenzione nei confronti della coppia di spiriti.
<< Allora, qual è piano? >>
<< Io e Jack dobbiamo assolutamente metterci alla ricerca degli altri frammenti e poi trasportarli nel suo mondo >> spiegò Elsa. << Lì c’è una persona che potrebbe sapere come distruggerli. In questo modo, l’Uomo Nero non potrà attuare il suo piano. >>
<< Bene. Noi vi accompagneremo >> dichiarò Astrid, poggiando le nocche sui propri fianchi.
Jack spalancò le palpebre, completamente spiazzato. << Scusa… cosa? >>
<< Scusa… COSA?! >> ripeté Hiccup, lanciando un'occhiata incredula alla moglie. << Astrid, ma che stai dicendo? >>
<< Hiccup, il nostro mondo, quello dei draghi e gli stessi Nove Mondi >>
<< Vi ho appena detto che non sono nove, ma molti di più… >>
<< Fammi finire, Frost! >> sbottò la vichinga. << I Nove Mondi sono in pericolo, Hiccup. Il nostro in primis, guarda che cos’è successo qui! Non possiamo restarcene con le mani in mano senza fare qualcosa. Anzi, mi meraviglio di te! >>
Hiccup alzò ambe la mani in segno di resa.
<< Astrid, in circostanze normali ti darei ragione, ma… noi due siamo solo umani! >> ribatté con tono di fatto. << Qui si parla di mostri, spiriti e magia… non siamo mai stati addestrati per cose del genere. Cosa mai potremmo fare? >>
<< Hai ragione, siamo solo umani. Ma c’è una cosa che al momento non siamo, né saremo mai: soli. >>
Alle parole della donna, Sdentato poggiò il muso sul fianco di Hiccup e lo fissò negli occhi: era disposto a seguire il suo migliore amico ovunque e comunque, soprattutto se in gioco c’era sopravvivenza di entrambe le loro specie.
Tempestosa strofinò il capo contro quello di Astrid ed emise un verso col becco, come a chiedere “Quando si parte?”.
Il capo di Berk passò la testa da un drago all'altro.
<< Io… ho un villaggio di cui occuparmi >> tentò debolmente.
<< Hai delegato tutto a Valka sapendo che saremo dovuti venire qui. E lei ci ha dato sette giorni per tornare >> gli ricordò Astrid, precisa e concisa << Se ci sbrighiamo, troveremo tutti i frammenti prima che Moccicoso possa imparare a dire “bah” invece di “beh”. >>
<< Okay, allora… Sdentato! >> esclamò, indicando il Furia Buia. << Anche lui ha un regno da mantenere, non può certo lasciare il Mondo Nascosto incustodi-... >>
Prima che il ragazzo potesse terminare la frase, Luccicante allargò ambe le ali ed emise un forte ruggito, attirando l'attenzione dei presenti.
Batté le zampe contro il terreno e si alzò in una posizione alta e fiera, onde a dimostrare la propria posizione di regina dei draghi e del Mondo Nascosto.
Il messaggio del rettile era molto chiaro: "Ci penserò io finché lui non sarà di ritorno".
Hiccup la fissò impassibile.
<< … non ho altra scelta, non è vero? >> domandò miseramente.
<< Dai, amico, su con la vita! >> esclamò Jack, dandogli una pacca sulla spalla << Non vi conosco affatto, probabilmente siete una coppia di pazzi, e sinceramente l’ultima cosa che vorrei è portarvi con me…ma avete due draghi e picchiate piuttosto forte, quindi, tutto sommato, penso che potreste rivelarvi un’ottima aggiunta alla squadra. Sarà divertente! >>
Elsa gli lanciò un'occhiata di rimprovero.
<< Non penso che "divertente" sia il termine più appropriato da utilizzare in una situazione del genere. È in gioco il destino del mondo! O meglio, di tutti i mondi! >>
<< Pensi che non lo sappia, Elsa? >>
L’espressione dello Spirito dell’Inverno si raggelò, mentre si girava a fronteggiarla. << Ho già visto una volta gli orrori di cui Pitch è capace, so quanto è alta la posta in gioco. Vuoi la mia sincera opinione in merito? È assurdo che questi due vogliano venire con noi! Senza i loro draghi, probabilmente finirebbero uccisi in men che non si dica. >>
<< Wow, grazie per la fiducia… >>
<< Tuttavia… ho visto come ci hanno aiutati. Se non fosse stato per l’attacco ideato dal signor treccine... >>
<< Hiccup >> sbuffò il diretto interessato.
<< … perfino io e te avremo avuto problemi contro quel Fearling. >>
Elsa aprì la bocca per controbattere, ma la richiuse quasi subito.
Non era mai stato il tipo di persona a cui piaceva fare affidamento sugli altri, ma anche lei fu costretta ad ammettere che quel Fearling era molto più potente della chimera che avevano affrontato nel suo mondo. Ed era assai probabile che, con il proseguire della loro ricerca, avrebbero incontrato avversari anche più forti.
E per quanto odiasse l'idea di coinvolgere altre persone con una missione così pericolosa…Jack aveva un punto, necessitavano di tutto l'aiuto possibile.
<< Hai ragione >> disse dopo qualche attimo di silenzio. << Scusa se ti sono sembrata dura. Sono solo preoccupata per il mio regno >>
<< Lo sono anch’io per il mio mondo, e da morire >> replicò il Quinto Guardiano, mettendo su un sorriso caldo e posandole una mano rassicurante sulla spalla.
Di fronte a loro, Luccicante emise un versetto sognante e lanciò un’occhiata a Sdentato. Il Furia Buia le strofinò amorevolmente il capo, per poi fissare i due con uno sguardo malizioso.
Elsa arrossì all'istante e si allontanò rapidamente da Jack.
<< Non fatevi un'idea sbagliata >> disse incrociando ambe le braccia e scrutando severamente la coppia di draghi. << Ci siamo appena conosciuti! >>
<< Sì, è quello che dicevo anch’io quando mi facevano domande su Astrid >> ridacchiò Hiccup, prima beccarsi uno scappellotto dalla moglie.
<< Non dire idiozie, tu mi sbavavi dietro sin dall’inizio, senza nemmeno avermi mai rivolto la parola! Eri abbastanza inquietante, in realtà. Ti va bene che sei almeno intelligente e che la pubertà abbia fatto miracoli su di te, altrimenti io… >>
<< ASTRID! >> gridò il vichingo, completamente scandalizzato e rosso come il fuoco.
Se possibile, Elsa arrossì ancora più intensamente.
<< Io direi di concentrarsi sulla missione >> sibilò, imbarazzata. << Abbiamo già perso troppo tempo. >>
<< Ehm… sì, è vero >> balbettò Jack, come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti.
Senza nessuna esitazione, estrasse la palla di vetro dalla tasca della felpa.
<< Questo gioiellino è in grado di generare dei portali magici. Ci consentirà di passare da un mondo all'altro. Più specificatamente, quelli in cui si trovano i frammenti. >>
Hiccup scrutò l'oggetto con attenzione: apparentemente sembrava una normalissima sfera di vetro...ma considerando tutto quello che aveva visto e udito negli ultimi minuti, non ebbe alcun problema a credere che un simile artefatto fosse capace di far viaggiare qualcuno tra realtà parallele.
Volse lo sguardo in direzione di Astrid.
<< Ne sei davvero convinta? >>
<< Stavo per farti la stessa domanda >> replicò la moglie, con un ghigno giocoso.
Il vichingo si limitò a roteare gli occhi e le afferrò dolcemente le mani.
<< Sai che ti seguirei anche in capo al mondo… o, in questo caso, ai confini di ogni universo >> disse con un sorriso fiero e sincero.
Astrid, sorprendentemente, sentì le guance ardere profondamente di fronte a quella dichiarazione e, poiché era molto orgogliosa, distolse lo sguardo per non farsi vedere.
<< Allora... andiamo. >>
Hiccup annuì. Era tutto ciò che aveva bisogno di sentire.
<< Andiamo >> ripeté convinto.
Poi, volse nuovamente la propria attenzione nei confronti della coppia di spiriti.
<< Siamo pronti. >>
 
                                                                                                                                                     * * * 
 
Merida si destò da un sogno ad occhi aperti. Una visione di morte, guerra, sangue e oscurità, come se qualcuno avesse riversato nella sua mente il contenuto di un recipiente maligno.
Aveva visto mondi bruciare, orribili creature nere solcare i cieli e le terre per perseguire i loro scopi nefasti. E poi, aveva visto… lui.
L’oscurità in persona a cavallo di un destriero color pece e dai profondi occhi di lava. Una figura armata di falce e vestita con un’armatura fabbricata con il sangue dei suoi nemici.
Il Re degli Incubi, anche se Merida non aveva la minima idea di come fosse a conoscenza della sua identità… né perché avesse sognato cose che andavano ben oltre la mente di una semplice principessa scozzese del 400 D.C.
Si alzò di scatto e cominciò a guardarsi intorno freneticamente.
Della scatola nessun segno. Restava solo l’enorme cratere fumante che aveva scavato nel terreno della foresta. Che avesse immaginato tutto?
Ebbe appena il tempo di completare quel pensiero, quando una fitta di dolore le attraversò la testa, facendola cadere in ginocchio per la sorpresa.
Per un attimo, il campo visivo della rossa fu invaso da un torrente di fiamme blu e da urla umane. Fu quasi come se fosse tornata in quel sogno, anche se il termine “incubo” sarebbe stato più appropriato.
E poi, il volto del Re degli Incubi si palesò di fronte a lei: lineamenti grigi e affilati, coronato da un paio di occhi gialli quanto il sole stesso.
Il mostro sembrò sorriderle, ma di un sorriso crudele, eppure  allo stesso tempo seducente.
<< Bene, bene...Che cos’abbiamo qui? >> sibilò la sua voce oscura e cavernosa, riecheggiando attorno a lei come il vento di una tempesta imminente.
Poi la visione svanì e Merida percepì di essere di nuovo nella foresta. Respirò affannosamente e continuò a guardarsi intorno alla ricerca di una potenziale minaccia.  Ma niente. Era completamente sola.
Poi, i suoi occhi si posarono sulle proprie mani… e il respiro le si mozzò in gola. In preda al panico, si tirò su le maniche dalle braccia, e senza potersi trattenere, cacciò un urlo sconvolto.
La pelle degli arti era attraversata da venatura nere come le stesse creature che aveva visto nelle sue visioni, pulsanti di luce, blu come i fuochi fatui che ogni tanto comparivano nella foresta del regno.
La principessa, d’istinto, cominciò a grattarsi nel tentativo di liberarsi da qualunque cosa fosse quell’abominazione, ma non servì a nulla: le diramazioni color pece, simili ad una tremenda infezione, sembrarono deriderla in silenzio, accompagnate da inquietanti sussurri.
E fu in quel momento che un lampo di luce illuminò quel tratto del bosco, attirando l’attenzione della rossa. Un vortice di nebbia biancastra si materializzò come dal nulla di fronte a lei, sollevato a qualche centimetro da terra.
Merida trattenne il respiro e rimase immobile, incantata dalla bellezza di quel fenomeno sovrannaturale, ma tale sensazione idilliaca ebbe vita assai breve, venendo rapidamente sostituita da sospetto e timore reverenziale.
Una figura esile fuoriuscì dal portale, avvolta da un mantello color notte, completo di cappuccio e pelliccia. Del volto, parzialmente coperto, erano visibili solo gli occhi di un verde luminescente e i lineamenti apparentemente giovani nascosti nell’ombra. Nella mano destra, reggeva un bastone ricurvo da pastore, fatto di puro ghiaccio.
Gli occhi del misterioso individuo cominciarono a guardarsi intorno, finché non si posarono su di lei, scrutandola da capo a piedi.
Alla principessa sembrò quasi che la stesse sezionando, e si sentì inchiodata al suolo: c’era qualcosa in quello sguardo, una malizia molto simile a quella del Re degli Incubi, ma con una sorta di sfumatura più glaciale e spietata.
<< Be’… >> cominciò lo sconosciuto, con una voce graffiante e suadente al tempo stesso << questo complica le cose. >>
 
 


1: Nella religione nordica dei vichinghi, i mondi sono nove e collegati a Yggdrasill, l’albero cosmico.
 
BOOM!
Ebbene sì, in questo capitolo ha fatto la sua comparsa Merida DunBorch, protagonista del film Pixar “Ribelle – The Brvae”.
Il frammento di crogiolo trovato dalla ragazza era danneggiato più degli altri, e quando lo ha toccato la sua essenza si è fusa con lei. Ciò le ha permesso di avere un piccola chiamata mentale con Pitch, ma il tutto sarà spiegato meglio con il proseguire della storia.
Dai prossimi capitoli cominceremo anche ad approfondire maggiormente i villains della fic, tra cui lo stesso Pitch e l’Incappucciato.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 - I bring ice... and death ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Da qui in poi le cose si faranno molto più intense ;)
 


Capitolo 9 - I bring ice… and death 


94158377-564405921145721-6382042576874110976-n  

"Ooh death
Whooooah death
Won't you spare me over 'til a another year?

Well what is this that I cant see
With ice cold hands taking hold of me..."
Jen Titus - O' Death

( Track 11: https://www.youtube.com/watch?v=IoXw59tZpUY )
<< Tu chi sei? >>
Merida non si capacitava di come quella frase le fosse uscita di bocca con un tono tanto strozzato e soffocato.
Lei, la fiera e coraggiosa principessa che aveva scalato le montagne dei grandi re, che si era trovata faccia a faccia con il terribile Mor'du, che non aveva timore ad affrontare ogni insidia nascosta nella foresta, adesso si sentiva nulla di più che una bambina confusa e impaurita dalla presenza di quell'essere e da quelle visioni manifestatesi un istante prima.
Per tutta risposta, l'incappucciato inclinò leggermente la testa, come se stesse valutando o meno l'idea di rispondere ad una domanda tanto semplice e complicata al tempo stesso.
<< Chi sono? >> ripeté con la sua voce graffiante, un trillo che risuonò nelle profondità della foresta come un fulmine a ciel sereno. << A volte me lo domando pure io. >>
Ridacchiò appena, mentre un soffio di gelo cominciò ad avvolgere l'area circostante. Gli steli d'erba attorno al cratere si drizzarono come i peli di un coniglio che aveva appena fiutato il pericolo imminente, venendo rapidamente avvolti da un denso strato di brina.
<< Sono la morte? O forse sono morto? >> domandò quasi a se stesso. << È difficile da ricordare. Sono spiritoso? Sarcastico? Freddo? Un mostro… o solo un traditore? Una vera lagna? Un simpaticone? >>
Si portò una mano sotto il cappuccio, quasi come se volesse afferrarsi il volto celato nell'oscurità della penombra.
<< Sicuramente sono una persona a cui piace parlare >> borbottò quasi a se stesso.
La principessa sbatté le palpebre. Ormai era sicura di una cosa: chiunque fosse quel tipo, associato o meno di questo presunto, spaventoso Re degli Incubi…non sembrava affatto molto a posto con la testa. O forse era semplicemente teatrale ed eccentrico.
Mentre rifletteva su ciò, vide il proprio respiro condensarsi in nuvolette di freddo vapore, e solo allora si accorse concretamente dell'improvvisa ondata di gelo che aveva avvolto l'ambiente attorno a loro.
C'era solo un piccolo particolare... lei non sentiva freddo. Neanche un po'. Al contrario, avvertiva un fremito e uno strano innaturale calore ardere sotto la pelle.
Nel mentre, il misterioso individuo prese a scrutarla da sotto il cappuccio, e i suoi occhi verde smeraldo balenarono nel buio.
<< Interessante >> commentò. << Di solito, le persone che si trovano attorno a me hanno freddo. Ma tu.… non stai nemmeno tremando. >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, cominciò a camminare lentamente verso di lei, roteando il bastone tra le mani con una tranquillità disarmante.
<< Che cosa sei? Un’umana? O forse una creatura magica? >> domandò con vivo interesse. << Mi piacerebbe molto saperlo. >>
A dispetto della situazione, ora Merida sentiva di aver riacquistato un pizzico del suo caratteristico coraggio. Non indietreggiò di un passo di fronte all'inquietante avanzare del suo interlocutore, si erse alta e dignitosa come la principessa che era e la futura regina che un giorno sarebbe diventata.
<< Io sono Merida >> declamò con assoluta fierezza << primogenita discendente del clan DunBroch. E tu non hai risposto alla mia domanda. >>
<< Quanta maleducazione da parte mia >> disse l'incappucciato con tono beffardo, per poi compiere un'esagerata reverenza. << Possa il vostro animo perdonare le cattive maniere di questo plebeo. E per rispondere alla vostra domanda, mia signora... >>
Si fermò di colpo e inclinò la testa di lato.
<< Per ora potete chiamarmi Mr Cold. >>
In risposta a quella palese presa in giro nei suoi riguardi, la principessa assottigliò lo sguardo in un'occhiata tagliente. Era sorprendente quanto in poco tempo fosse diventata molto simile ad Elinor, almeno quando si dedicava ad applicare le regole di corte come aveva imparato essere suo dovere, necessario ai bisogni del suo popolo e al futuro del suo clan.
<< E perché, signor Cold, avete raggiunto questi domini? >>
Lo sconosciuto la sorprese battendo ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Questa è una domanda a cui posso rispondere facilmente >> disse con un tono di voce apparentemente gioviale. E per qualche ragione, la ragazza immaginò che sotto quel cappuccio stesse sorridendo di gusto.
<< Vedete, sto cercando un oggetto particolare. Non so bene che forma abbia, so solo che dovrebbe trovarsi da queste parti, e quella ne è la prova >> disse indicando il cratere al centro della radura. << Sono terribilmente dispiaciuto di essere entrato nei vostri domini senza permesso, ma il mio datore di lavoro è quel tipo di persona che preferisce evitare inutili convenevoli. >>
Merida tacque. Dopo quelle visioni, non le riusciva difficile immaginare chi fosse il suo datore di lavoro: quel misterioso Re degli Incubi, ancora lui.
Ancora non riusciva a spiegarsi il motivo, ma era abbastanza sicura che Mr Cold si stesse riferendo a quello strano cubo piovuto giù dal cielo e che lei aveva toccato, ora sparito nel nulla per chissà quale misteriosa ragione. Inoltre, era ormai convinta di una cosa: quell’oggetto era indubbiamente un artefatto malvagio che avrebbe potuto condannare il suo regno allo stesso destino dei mondi che aveva intravisto nelle sue visioni.
<< Il vostro signore dovrebbe imparare l’arte della pazienza >> replicò, ostentando perplessità. << Ad ogni modo, temo di non potervi essere molto d'aiuto. Sono giunta qui prima di voi e, a parte il cratere, non ho notato nulla di strano. >>
Il silenzio calò sulla radura come una mano fantasma. Il gracidare dei grilli si fermò di colpo e il cinguettare degli uccelli divenne solo un lontano ricordo.
L'incappucciato fissò Merida con una tale intensità che, per un attimo, la giovane donna pensò che sarebbe stata raggelata da quello sguardo.
Poi, dopo quello che sembrò un tempo interminabile, lo sconosciuto rilasciò un sonoro sospiro.
<< Che disdetta. E io che speravo foste una ragazza intelligente. >>
E prima ancora che Merida potesse comprendere il significato di quelle parole, il rinomato Mr Cold alzò il bastone e lo puntò verso di lei: nella frazione di appena un secondo, la punta dell'oggetto cominciò a illuminarsi. Poi, un bagliore azzurro schizzò verso la rossa.
Schivarlo da quel punto sarebbe stato impossibile per chiunque. L'istinto ebbe il sopravvento: la ragazza chiuse gli occhi e sollevò i palmi rivolti in avanti, in un patetico tentativo di difesa.
Ma in quel preciso istante, la principessa sentì le striature sulle braccia farsi ardenti, e un secondo bagliore filtrare attraverso le palpebre.
Le aprì quasi di scatto e, proprio mentre lo faceva, ecco che vide le venature illuminarsi di luce blu e raccogliersi sui suoi palmi aperti e intorpiditi, generando dal nulla un'ampia fiammata turchese che si schiantò contro il proiettile scagliatole addosso, dissolvendolo in una miriade di…fiocchi di neve? Dopo un’occhiata attenta, Merida si rese conto che si trattavano proprio di questo.
L'incappucciato parve visibilmente sorpreso da quell'improvvisa manifestazione di magia.
<< Però >> commentò con voce colma di apparente ammirazione. << Questo sì che è interessante. >>
Ma Merida non gli stava nemmeno prestando attenzione. Era troppo impegnata a fissare, sbalordita e sconcertata, i propri palmi e le venature pulsanti di energia blu che le avevano fatto compiere quell’anormale prodigio.
Allora la verità giunse alla mente della principessa, un pensiero che in realtà l’aveva sfiorata sin dall’inizio… proprio come quando aveva sfiorato quel maledetto cubo.
L’aveva inconsciamente negata a sé stessa, forse perché era troppo assurdo e troppo sconvolgente per poter essere reale. Ma quella misteriosa manifestazione di magia legata alle fiamme, blu come i fuochi fatui che aveva incontrato negli anni passati, l’arrivo di Mr Cold, la caduta e la sparizione di quel cubo, le visioni di orrore sul Regno degli Incubi… tutto si congiungeva in un’unica, ineluttabile realtà.
Ancora una volta, l’insensata comprensione e conoscenza di tutta quella follia la colpì con un pugno.
“Il frammento è dentro di me!”
<< No… >> mormorò, e sentì l’autocontrollo abbandonarla nuovamente << no, no, no… >>
<< Ehi, ragazzina? >> domandò una voce familiare accanto a lei, facendola sobbalzare.
Merida si voltò di scatto, e i suoi occhi incontrarono quelli smeraldo di Mr Cold, che ora si trovava ad appena un passo da lei.
<< Sei già uscita di senno? Andiamo, ci stavamo divertendo così tanto! >> esclamò, con un sottofondo di cupo divertimento. << O forse preferiresti cambiare gioco? Forse obbligo o verità? >>
<< Vattene via, stammi lontano! >>
Merida agì di puro impulso, cosa abbastanza comune per una come lei: portò le mani in avanti. La luce blu delle venature le si raccolse nei palmi e questi spararono due intense fiammate contro l’avversario, lambendolo e mandandolo a cozzare contro degli alberi.
Era stato un colpo molto più potente di quello di prima. Con orrore, la ragazza capì che derivava dal fatto che lei er…spaventata.
Spaventata e sconvolta dalla rivelazione scaturita dal proprio ragionamento…spaventata da quell’individuo e dal suo padrone.
Forse Mr Cold era già consapevole che avesse inglobato dentro di sé il frammento: poteva solo immaginare a quali lunghezze sarebbe andato pur di metterci le mani sopra. E se non fosse stato lui, forse lo avrebbe fatto lo stesso Signore degli Incubi.
A testimonianza di ciò, l'incappucciato scoppiò in una risata al limite dell'isterico, un suono acuto e maligno che suscitò un brivido lungo la spina dorsale della rossa.
Si rialzò da terra, apparentemente illeso nonostante la forza di quel colpo. I suoi vestiti non erano nemmeno bruciacchiati.
<< Molto bene, allora comincio io con verità! E la verità è... >> disse mentre la indicava drammaticamente << che tu mi hai mentito. E che ciò che sto cercando è proprio dentro di te! >>
Si portò una mano al mento.
<< No, aspetta, non penso che questo sia il modo corretto per giocare a obbligo o verità >> borbottò a se stesso, per poi stringersi nelle spalle. << Poco importa… denunciatemi pure! >>
Scoppiò in un’altra fragorosa - quanto disturbante – risata. Dopodiché, sprigionò un getto di ghiaccio dal bastone.
Merida si abbassò di scatto per schivarlo, e il colpo finì per centrare tre alberi sopra di lei, congelandoli e riducendoli in migliaia di schegge e frammenti che le caddero addosso, costringendola a coprirsi la testa con le braccia e a rotolare di lato.
Mr Cold fece un balzo, librandosi letteralmente in aria, dritto contro di lei. La principessa non poté fare altro che protendere le mani e scagliare una nuova fiammata, nella speranza di disorientarlo.
Poi scattò in piedi e cominciò a correre, infiltrandosi nella foresta. Era sconcertante osservare personalmente quanto la paura e il panico l’avessero agguantata, rendendola capace di nient’altro che quella vile azione.
E quel che era peggio, la ragazza sapeva bene perché si stava comportando così…e non poteva fare niente per evitarlo! Il frammento dentro di lei amplificava e moltiplicava le sue paure, impedendole di razionalizzare la situazione come avrebbe fatto di solito. Non era un oggetto fatto per stare dentro ad un corpo umano, anzi, era già un miracolo che lei non fosse completamente impazzita.
Troppo impegnata nella sua corsa, non si rese conto delle fiamme sprigionate in maniera incontrollata dalle sue braccia, avviluppatesi attorno agli alberi e al terreno, mentre rilasciavano scie di cenere e odore di zolfo.
Improvvisamente, un'inconfondibile figura calò di fronte a lei, interrompendo la sua corsa e costringendola a fermarsi di colpo.
<< Sai... >> cominciò Mr Cold, facendo roteare il bastone tra le mani. << Se volevi giocare a nascondino, dovevi solo chiedere. >>
Questa volta, si limitò ad alzare la mano destra. Come dal nulla, un paio di catene fatte di puro ghiaccio avvolsero i polsi di lei e la tirarono a terra, facendola cadere in ginocchio.
<< Ma temo che il tempo dei giochi sia finito >> continuò, compiendo un minaccioso passo in avanti.
Mise la punta del bastone sotto il mento della ragazza e le alzò appena la testa, costringendola a guardarlo dritto negli occhi.
<< Quindi, se sei il tipo di persona che prega… ora sarebbe il momento più adatto per cominciare >> terminò con un ghignò predatorio.
A quelle parole, a dispetto dell’intera situazione e del caos di sensazioni paralizzanti che provava, Merida sentì il proprio orgoglio pungolato da una stilettata.
Certo, era scappata come una codarda, fuggendo dal nemico terrorizzata… ma il fatto che quel cane rognoso si permettesse di affondare il coltello nella piaga, suggerendole di pregare gli dèi, le fece ribollire il sangue nelle tempie.
Gli lanciò un’occhiata fulminante, scostò il volto dal bastone, raccolse un grumo di saliva e gli sputò addosso. Un gesto privo della minima regalità e finezza, ma carico di tutto il disprezzo e il diniego che provava.
L’incappucciato non reagì minimamente all’azione. Rimase completamente immobile, gli occhi verdi annoiati in quelli azzurri della principessa. Poi, con una lentezza disarmante, quasi come se l’intera situazione fosse di poco conto, si portò una mano sotto il cappuccio per pulirsi il volto.
<< Sei un tipetto combattivo >> disse con una nota di macabro umorismo. << Bene! Sono sempre favorevole ad una buona lotta. >>
<< Allora sarai pazzo di noi. >>
Il suono di quella voce maschile costrinse Mr Cold a fermarsi. Le sue pupille si dilatarono per la sorpresa, rapidamente imitate da quelle di Merida.
Si voltò di scatto per capire chi avesse appena parlato… e in quel momento, una palla di fuoco lo centrò in pieno petto, mandandolo a finire contro un albero. La forza d’impatto fu sufficiente a sradicare la pianta dalle sue fondamenta, sollevando una densa nube di detriti e pezzi di roccia vaganti.
La principessa, incredula, sollevò lo sguardo, in tempo per vedere cinque persone di circa la sua stessa età, ritte di fronte a lei e in compagnia di quelli che... oh, per tutti gli dèi, quelli erano due draghi!?
Uno di loro, un ragazzo dai capelli castani, fece un fischio.
 << Bel colpo, bello >> disse picchiettando la testa dello sputa fuoco nero.
Mentre gli altri si giravano in direzione di Mr Cold, Hiccup corse verso la rossa, sguainando la spada di fuoco e abbattendola sulle catene di ghiaccio, liberandola.
<< Stai bene? >> le domandò.
Merida si massaggiò i polsi, mordendosi il labbro, ma trovò la forza di annuire. Non sapeva chi fossero quelle persone, né come diavolo fosse possibile che una di loro avesse una pazzesca spada di fuoco e che con loro ci fossero due draghi, ma considerato quanto le era appena successo…beh, al momento le sembrarono la cosa meno assurda dell’intera giornata.
E poi erano apparsi dal nulla, giusto in tempo per salvarla. Era stata assurdamente fortunata.
Nel mentre, Jack Frost aveva già assunto una posizione difensiva, il bastone issato e pronto all'uso.
Volse ad Elsa un sorriso laterale.
<< Pronta per un altro round? >>
Il Quinto Spirito protese le mani in avanti, non potendo impedirsi di sorridere a propria volta. << Più che pronta, Frost. >>
<< Oh, Frigg, voi due siete adorabili >> commentò di puro sarcasmo Astrid, senza preoccuparsi di tenere un tono di voce basso.
Estrasse la propria ascia e si portò al fianco di Sdentato e Tempestosa, i quali puntavano dritti verso Mr Cold, ringhiando pesantemente.
Questi, nel mentre si era rialzato da terra, sorprendentemente illeso nonostante fosse stato colpito in pieno da un attacco capace di fare a pezzi un'abitazione vichinga.
Si scrollò la cenere di dosso e passò lo sguardo da una parte all'altra del campo di battaglia, finché i suoi occhi color smeraldo non si posarono sulla figura di Jack.
<< Tsk… perché la tua presenza qui non mi sorprende? >> borbottò a bassa voce.
Per qualche strana ragione, lo Spirito dell'Inverno trovò quella cadenza assai familiare. Questo, unito al fatto che il misterioso individuo tenesse tra le mani un bastone fatto di puro ghiaccio, e la cui forma era molto simile a quella del suo, non fece altro che accrescere il senso di curiosità che il Quinto Guardiano cominciò a nutrire per il potenziale avversario.
<< Tu chi saresti? >> domandò, stringendo ambe gli occhi in un paio di fessure. << Non sembri affatto un Fearling. >>
L'incappucciato si limitò a scrocchiare il collo.
<< Non ti piacerebbe scoprirlo? >> ribatté con cupo divertimento.
D'istinto, Jack strinse il bastone con entrambe le mani e glielo puntò contro.
<< Ci puoi giurare, Cappuccetto Blu >> ribatté.
Nel mentre, Hiccup si riportò al fianco degli amici, accompagnato da Merida.
<< Conosci questo tizio? >> chiese rivolto alla principessa scozzese.
<< Punti deboli e di forza sarebbero molto apprezzati >> aggiunse Elsa, le cui mani avevano cominciato a illuminarsi di un intenso bagliore azzurro
<< Dice di chiamarsi Mr Cold >> sussurrò la rossa << E ha…ha poteri legati al ghiaccio. >>
<< Certo che li ha >> borbottò il Quinto Spirito.
“ Passo tutta la mia vita pensando di essere l’unico detentore di magia invernale…e poi ne incontro altri due in meno di giorno” pensò stizzita, mentre fissava intensamente l’aguzzino della ragazza.
<< Allora? Che cosa aspetti, un invito ufficiale? >> lo sfidò la Quinta Leggenda.
L'avversario sembrò sorridere sotto il cappuccio.
<< Credo che sia arrivata l'ora di fare sul serio! >> esclamò, per poi sbattere violentemente la punta inferiore del bastone contro il terreno della foresta.
Le conseguenze di quell'azione furono rapide e inaspettate. Una potente onda d'urto fece tremare il bosco, seguita da un vento freddo e gelido che cominciò a congelare qualunque cosa con cui entrasse in contatto, dalle foglie agli animali che tanto incautamente avevano scelto di rimanere nascosti nella zona anziché fuggire.
Al contempo, viticci di sabbia nera partirono dall’arma dell'incappucciato, schizzando in direzione del gruppo: Jack, sorpreso, agitò rapido il proprio bastone, liberando un fiotto di ghiaccio, mentre al suo fianco, Elsa faceva lo stesso dai propri palmi.
I due colpi congelanti investirono i viticci,  paralizzandone alcuni, ma altri riuscirono a passare, ferendo i due spiriti alla spalla e al fianco.
<< Ragazzi! >>
Hiccup e Astrid scattarono prontamente a sostenerli, mentre Tempestosa eruttò una fiammata in direzione dell'incappucciato. Sdentato spiccò il volo, tenendosi sospeso sopra la sua testa e cominciando bersagliarlo di palle al plasma: Merida potè solo osservarli con la bocca spalancata, il volto adornato da un’espressione incredula.
In risposta agli attacchi dei due draghi, Mr Cold compì un rapido movimento con il bastone.
Una cupola di ghiaccio andò a formarsi attorno a lui, incontrando le palle di fuoco: a contatto con lo strato di brina, le fiamme generarono una densa nebbia che avvolse l'intero tratto di foresta come una sorta di velo, nascondendo l'incappucciato alla vista.
I due draghi cominciarono rapidamente a guardarsi intorno, nel tentativo di individuarlo. Ma in quel momento, arpioni di puro ghiaccio fuoriuscirono dalla coltre di vapori, puntando dritti contro di loro.
Sdentato, più rapido e dai sensi più affinati, scattò di lato e li schivò: altrettanto non fu veloce l'Uncinato, che finì infilzato alla zampa e alla coda, liberando un gemito di dolore.
<< Tempestosa! >> gridò Astrid, riconoscendo il suo verso.
Jack fece ruotare il bastone velocemente per disperdere la nebbia, prontamente supportato dal fuoco della lama di Hiccup.
L’azione tempestiva dei due ragazzi diede ad Elsa la possibilità di individuare Mr Cold. Senza perdere tempo, evocò degli spuntoni di ghiaccio e li scagliò addosso all’avversario come fossero delle frecce.
L'incappucciato la intercettò e prese a roteare il proprio bastone con rapidi movimenti circolari, frantumando le schegge a mezz'aria. Fatto questo, si appoggiò pigramente al manico dell’arma, apparentemente inalterato dall'offensiva dello spirito.
<< Penso che questa sia la prima volta che incontro qualcuno che abbia i miei stessi poteri >> disse con un tono di voce che traspariva una certa sorpresa. << Hai un nome, splendore? >>
<< Ehi! >> gli gridò una voce maschile di fianco, prima che la giovane donna potesse anche solo pensare di rispondere. << Ci sono anch'io! >>
Mr Cold si limitò a sollevare il bastone, incontrando quello di Jack Frost. L’onda d’urto derivante dallo scontro delle due armi sprigionò un’intensa folata di vento che costrinse Hiccup, Astrid e Merida a coprirsi gli occhi con le mani, mentre Sdentato e Tempestosa utilizzarono le proprie ali per ripararsi.
L’incappucciato tese il braccio destro, evocando una scintillante spada di puro ghiaccio, e la menò verso l’avversario. L’arma, tuttavia, venne prontamente intercettata da un’altra lama.
Girando appena la testa, Mr Cold si rese conto che era stata proprio Elsa a frapporsi tra lui e lo Spirito dell’Inverno, il volto adornato da un’espressione rabbiosa.
Schioccò la lingua e compì un rapido affondo, e poi un altro, mentre la giovane donna cercava di resistere all’assalto. Come sua sorella, aveva ricevuto un addestramento dalle guardie del castello per poter combattere in una lotta di scherma, ma i colpi inferti dall’avversario erano molto più esperti, accompagnati da una maggiore intensità.
Ogni volta che la spada di Mr Cold incontrava la sua, era come se sprigionasse un po’ del suo potere sotto forma di sbuffì di ghiaccio condensato e piccole onde d’urto.
Inutile dire che Elsa si ritrovò presto incapace di proseguire ulteriormente. Perse la presa sulla propria arma e si preparò al colpo imminente, ma con sua sorpresa questi venne prontamente bloccato dalla lama infuocata di Hiccup.
Astrid arrivò subito in aiuto del compagno, sollevando l’ascia e attaccando Mr Cold dal fianco. L’incappucciato, tuttavia, fu rapido ad intercettare l’arma con il bastone, mentre tirava un poderoso calcio allo stomaco del Capo Vichingo e lo sbalzava contro un albero.
Si voltò di scattò a calò la spada su Astrid, la quale si ritrovò costretta ad utilizzare il manico dell’ascia per frenare entrambi gli assalti. Cadde in ginocchio a causa della forza d’impatto, sibilando per il dolore, il tutto mentre l’avversario continuava a sorridere in modo agghiacciante.
Sentì la lama di ghiacciò che le strusciava sulla guancia, puntando dritta al suo esile collo…
BOOM!
Una sfocatura blu invase il campo visivo della vichinga.
Jack Frost afferrò il volto dell’incappucciato e cominciò a volare a tutta velocità, percorrendo un tratto di cento metri e scaraventandolo a terra.
Subito dopo, gli spedì dritto in faccia un raggio congelante, sbalzandolo via. Ma non gli diede certo il tempo di reagire, e infatti gliene sparò contro un altro, e poi un terzo, e infine un quarto, riducendo il campo di battaglia ad una landa completamente ricoperta di neve e brina.
A quel punto, il cappuccio che copriva il volto di Mr Cold si stracciò in pezzi a causa dell'intensità di quegli attacchi, riversandosi a terra sotto forma di una miriade di frammenti tintinnanti.
E sotto lo sguardo incredulo di Jack, l'avversario cominciò a rimettersi in piedi, decisamente provato dai colpi subiti, eppure ancora in grado di rimanere cosciente laddove perfino il Pitch Black del suo mondo sarebbe stato in difficoltà.
Chiunque fosse quell'individuo… era forte. Era MOLTO forte, abbastanza da eguagliare un essere che aveva combattuto tutti e cinque i Guardiani in contemporanea.
E allora, Mr Cold si voltò… e il cuore dello spirito mancò un battito.
Il viso del suo interlocutore era squadrato, dalla pelle bianchissima come la luna, una zazzera incolta di capelli bianchi e due occhi azzurri dai fosforescenti riflessi verdi.
Ma non era stato questo a scioccare a tal punto Jack. Era stato qualcos’altro.
Gli sembrò quasi di essere tornato indietro nel tempo, prima di rinascere come spirito, lo stesso giorno in cui era affogato nel lago ghiacciato: lui, lo Spirito dell'Inverno, si sentiva avvolto in un involucro freddo e implacabile che gli occludeva il respiro.
Perché il volto contratto in un ghigno distorto, lo stesso che stava osservando... era il proprio.
<< Cosa? >> chiese l’altro Jack, con voce beffarda. << Ho qualcosa in faccia? >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, scoppiò in una risata agghiacciante che risuonò per tutta la foresta come l’urlo di una iena.
Prese un paio di respiri calmanti e si portò una mano sugli occhi.  << Scusa, io… uh, oh… non ho saputo resistere! >>
Jack, per la prima volta in vita sua, rimase a bocca completamente asciutta, mentre l’ennesima risata disturbata di quell’individuo gli rimbombava incessante nella testa. La cosa orrenda fu che adesso riconosceva in essa il timbro della propria voce, anche se molto più basso e graffiante.
<< No... >> rantolò, gli occhi sgranati e le dita che tremavano attorno al legno del bastone. << Non è possibile... tu... che cosa... >>
<< Oh, andiamo, non ci arrivi? >> continuò il doppelgänger, sorridendo malignamente. << Sono tutto ciò che hai sempre temuto, Jackie. Un monumento ai tuoi peccati… quello che avresti potuto essere… e che hai ancora il potenziale di diventare! >>
Spalancò ambe le braccia, sollevando una nube di fiocchi di neve, come a voler enfatizzare precisamente quello che era…e ciò che rappresentava: la tentazione di poter ottenere tutto quello che aveva sempre desiderato senza alcuno scrupolo, il frutto proibito offertogli da Pitch quel giorno… concretizzato e materializzatosi davanti agli occhi del Quinto Guardiano.
<< Vieni dal suo universo, non è vero? Il Pitch Black che ha creato il Crogiolo…tu sei il suo Jack Frost >> sussurrò lo spirito invernale, incredulo e insicuro.
<< Uuuuuh, vedo che hai fatto i compiti! >> ghignò l'altro, battendo le mani in rapidi e sonori rintocchi.
Nel mentre, cominciò lentamente ad avvicinarsi alla Quinta Leggenda.
<< È sempre bello vedervi arrivare a questa conclusione. Anche gli altri Jack hanno fatto una faccia buffa come la tua... >>
Di fronte a lui, lo Spirito dell'Inverno rimase completamente immobile, troppo scioccato per poter muovere anche solo un muscolo.
Sorridendo malignamente, Mr Cold gli passeggiò intorno, gustandosi la sua paura in un sospiro che liberò una nuvoletta di vapore gelido.
<< Perché? >> riuscì solo a mormorare Jack, tremante << Perché!? >>
<< Perché? Oh, per tutti gli inverni grigi, Jackie, devo davvero venire a spiegarlo a te!? Ho avuto l’occasione di una non-vita a portata di mano, ho pensato che fosse l’opzione più divertente… e l’ho presa al volo! >>
Il doppelgänger ridacchiò, mentre, senza essere visto, evocava un pugnale di ghiaccio nella mano destra.
<< E vuoi sapere qual è diventato il mio passatempo preferito? >> gli sussurrò all’orecchio, mentre sollevava la lama, indisturbato. << Entrare in quelle vostre testoline angosciate... >>
FOOOSH!
Prima che potesse affondare l'arma nella carne del Guardiano, spuntoni affilati si frapposero tra i due spiriti, costringendolo a compiere un balzo all'indietro.
<< Jack! >>
La voce di Elsa e l’attacco da lei lanciato contro il presunto Mr Cold servirono a riscuoterlo dal suo torpore, almeno in parte. Retrocedette di un passo, mentre veniva raggiunto dai draghi e dal resto dei combattenti, inclusa la misteriosa principessa dai ricci capelli rossi.
<< Jack, stai bene? Che cosa gli hai fa-… >>
La voce del Quinto Spirito si spense di colpo.
Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, seguita dal resto della combriccola. Tempestosa e Sdentato ringhiarono in direzione dell’incappucciato, pur esitanti e completamente colti di sorpresa quanto loro.
<< Ma che diavolo…!? >> fece Hiccup, scioccato.
In tutta risposta, Mr Cold si portò una mano al petto, simulando un'espressione scioccata.
<< Ehi! Ho fatto molte cose brutte nella vita, ma definirmi "diavolo"? Non sono così male, una volta superata la mia tendenza ad uccidere le persone. Onesto! >> esclamò, per poi arricciare il volto in uno sguardo contemplativo. << Anche se, ora che ci penso, tecnicamente io lavoro PER il Diavolo… questo che cosa mi rende? Un demone? >>
Volse al gruppo un sorriso predatorio. << Sarebbe sicuramente una svolta interessante degli eventi. I lettori vanno pazzi per certe cose! >>
<< Tu sei malato >> stabilì senza mezzi termini Astrid, l’ascia in pugno. << Perché, in nome di Huginn e Muninn, sei uguale a Frost!? >>
Lo spirito scrollò le spalle.
<< Volendo essere onesti, è una storia lunga e complicata, ma sfortunatamente non ho il tempo di raccontarvela! Ho posti dove andare, mondi da bruciare…o meglio, da congelare >> terminò con un ghigno, per poi estrarre un globo di neve da sotto il mantello.
<< Al momento, riconosco di essere in svantaggio. Ma se pensate che allontanarmi basterà a proteggerla...>> disse indicando la figura atterrita di Merida, << be’… vi sbagliate di grosso. Adios, amigos! >>
Lanciò il globo a terra, e un portale si materializzò di fronte a lui.
“Proteggerla?”
Jack non aveva la minima idea di cosa il suo doppio malvagio intendesse, e non ebbe nemmeno il tempo di pensarci né fare nulla, perché sparì dentro il portale, lasciandolo da solo… e con la sensazione irrazionale di sentirsi sporco e violato nel profondo.
Ebbe giusto il tempo di voltarsi verso il gruppo. Appena un secondo dopo, Merida cadde incosciente tra le braccia di Hiccup.
Astrid volse al marito un’occhiata visibilmente stizzita, cosa che spinse il vichingo a deglutire. << Ehm…sono innocente? >>
                              
 

 
Sono sicuro che molti di voi lo sospettavano già, ma per quelli che non lo avevano intuito… sorpresa!
Perché io non sono felice se non inserisco almeno un personaggio assolutamente fuori di testa all’interno di ogni mia storia! E come avete visto, Mr Cold, aka Evil Jack, non ha esattamente tutte le rotelle che girano nel verso giusto. Perché? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che sarà completamente dedicato alle sue origini e a quelle del suo Pitch Black.
Confesso di avere un debole per questo personaggio. Tra tutti quelli presenti nella fic è forse il più divertente da scrivere, soprattutto a causa della sua imprevedibilità e dei suoi discorsi.
Con questo capitolo finisce anche la parte introduttiva della storia, dedicata alla presentazione dei vari personaggi. D’ora in avanti le cose si faranno molto più complicate e cupe.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 - The monster at the end of the book ***


Eccovi un nuovissimo aggiornamento! Sì, siamo molto in anticipo rispetto alle altre volte…e presto capirete il perché.
Per farla breve, ci siamo molto divertiti a scrivere questo capitolo, il quale narrerà le origini di Mr Cold ( aka Evil Jack ) e in parte anche quelle del Pitch Black antagonista di questa storia. Non sarà l’unico flashback su questi due, durante la storia ve ne saranno altri.
Vi auguriamo una buona lettura!




Capitolo 10 - The monster at the end of the book 

95464126-549102869359657-4499701433448267776-n

How could this happen to me?
I made my mistakes
Got no where to run
The night goes on
As I'm fading away
I'm sick of this life
I just wanna scream
How could this happen to me?
Simple Plan – Untitled
 
 
<< Non dobbiamo essere soli, Jack. Io credo in te…e anche i bambini crederanno in te! >>
Pitch Black pronunciò tali parole la domenica di Pasqua dell'ormai lontano 2012, sull'altopiano di una banchisa antartica.
Di fronte a lui vi era un giovane ragazzo dai folti capelli bianchi tanto simili alla neve che li circondava a perdita d'occhio, vestito semplicemente di una felpa blu dotata di cappuccio, un paio di pantaloni di seconda mano e reggente tra le mani un bastone di legno dalla punta arrotondata.
Jack Frost, lo Spirito dell'Inverno, aveva il volto adornato da un'espressione conflittuale mista ad anticipazione, come se avesse appena udito le stesse esatte parole che aveva bramato di sentire fin dal giorno in cui il suo pallido corpo era emerso dalle profondità del lago ghiacciato in cui era nato.
<< Ma come? >> mormorò, la voce intrisa di un'amara sensazione di sospensione, la stessa che ogni volta provava quando si rivolgeva alla Luna e le chiedeva il perché di ogni cosa.
Perché proprio lui? Perché era stato scelto per essere così? Perché era diverso dagli altri?
Si aspettava, come ogni volta, di non ricevere alcuna risposta. Pitch, tuttavia, lo sorprese scoppiando in una breve risata.
<< Oh, andiamo, usa l'immaginazione! >> esclamò, mettendosi accanto a lui e posandogli un braccio attorno alle spalle.
Fatto questo, indicò qualcosa che si ergeva imponente a pochi passi da loro: un'enorme struttura in ghiaccio alta almeno una decina di metri, dai bordi aguzzi e frastagliati. Attraverso la superficie trasparente erano visibili miliardi di granelli neri come la notte, scintillanti sotto i deboli raggi del sole che filtravano attraverso le nubi di quel cielo perennemente grigio.
Quella strana formazione era il risultato di uno scontro diretto tra gli stessi Jack e Pitch, i cui attacchi avevano finito con il realizzarla.
<< Guarda cosa possiamo fare! >> continuò l'Uomo nero, il volto ora adornato da un'espressione assolutamente estatica. << Niente di sposa meglio con il freddo… dell'oscurità! Noi li costringeremo a credere! Noi gli daremo un mondo in cui tutto… TUTTO è… >>
<< Nero come Pitch? >> lo anticipò l'altro, con un cipiglio.
Per un attimo, l'avversario sembrò essere preso in contropiede da quell'affermazione.
<< … e freddo come Frost >> ribatté prontamente. << Crederanno in tutti e due. >>
<< No, avranno paura di tutti e due! >> controbatté il rgazzo, lo sguardo denso di sdegno e ostilità << E io non voglio questo. >>
Black rimase in silenzio. I suoi occhi dorati rimasero fissi sulla figura del giovane spirito, quasi come se stessero cercando di leggere direttamente nella sua anima. Quasi come stesse cercando… qualcosa, forse la risposta ad una sorta di quesito o dubbio.
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, sembrò giungere ad una conclusione. << Perché? >>
Jack spalancò le palpebre, completamente spiazzato da quella bizzarra domanda. << Perché... >> esitò, quasi stesse cercando le parole più appropriate per rispondere. << Perché non è giusto. Perché io non sono così. >>
<< E dove ti ha portato una simile… morale? >> domandò Pitch, implacabile. << Solo per 300 anni, abbandonato completamente a te stesso, a pregare una roccia sospesa nel cielo per il minimo segno di… affetto… gioia… e riconoscimento. >>
Alzò appena lo sguardo verso la luna, che cominciava a rendersi visibile in risposta alla scomparsa del sole dietro l'orizzonte.
Attorno alla coppia, il mondo divenne un agglomerato di colori rossi e sgargianti.
<< Non ti risponderà mai, Jack. Perché vedi… è questo quello che fa! Lui crea false speranze, sogni fugaci che possono essere spenti come il flebile soffio di una candela. È ciò che gli riesce meglio: burlarsi delle sofferenze di questo mondo >> sussurrò, per poi voltarsi in direzione del giovane << Per lui siamo solo questo: un intrattenimento passeggero. I suoi giocattoli personali, semplici granelli di sabbia che può giudicare dalla sua torre d'avorio. E in fondo…penso che tu lo sappia. >>
<< N... No... >> protestò lo spirito, debolmente.
Quanto avrebbe voluto essere sicuro di quella secca risposta negativa che aveva a fatica pronunciato, quanto avrebbe desiderato crederci fino in fondo.
<< Tu sei stato sconfitto! >> gridò << Ti hanno battuto. Lui ha scelto i Guardiani per farlo. Quello che fanno non sono menzogne! >>
<< Ah, sì, come dimenticare i suoi galoppini >> commentò l’Uomo Nero, il tono di voce ornato da una marcata nota di sdegno. << Gli stessi che professano di difendere la speranze, la gioia e la bontà delle persone! Disposti a perdonare qualunque bambino… tranne quelli che se lo meritano davvero. >>
Strinse gli occhi e puntò un dito in direzione dello spirito. << Vuoi sapere la verità, Jack? Quando le cose vanno male, anche quei Guardiani così virtuosi sarebbero disposti a sbranarsi tra di loro. Non mi credi? Guarda come si sono rivoltati contro di te, senza nemmeno darti la possibilità di spiegare le tue azioni! >>
L'espressione sul suo volto sembrò addolcirsi.
<< Dimmi, sono queste le persone per cui stai combattendo? Individui disposti a giudicare un ragazzino… solo perché questi voleva scoprire il proprio posto nel mondo? >> disse con voce molto più gentile, quasi paterna.
Frost inghiottì amaro quel colpo basso e chinò lo sguardo, incapace di sostenere quello dell'altro. Sentiva un peso opprimente farsi strada nel suo petto.
<< È colpa mia, io... io non dovevo essere lì con te, non dovevo rimanere ad ascoltarti! >>
<< Perché?! >> sbottò Pitch, facendolo sobbalzare. << Che c'è di male nel volere delle risposte, nel pensare con la propria testa!? Nel voler capire perché tu sia costretto a patire simili sofferenze? Essere solo, invisibile, incapace di ottenere una vita migliore per te stesso? >>
Camminò fino a lui e gli posò delicatamente una mano sulla spalla. << Non hai fatto niente di male, Jack. Io ho sfruttato i tuoi desideri per ottenere quello che volevo, lo ammetto. >>
Il suo sguardo si fece improvvisamente serio.
<< Ma non per questo i Guardiani avrebbero dovuto incolparti. E se tenessero davvero a te… lo avrebbero capito… e avrebbero cercato di aiutarti. >>
Impossibile affermare il contrario. Era vero.
Certo, Pitch ci aveva messo del suo…ma loro, i tanto giudiziosi e amabili Guardiani, avrebbero potuto dargli almeno il beneficio del dubbio!
Diamine, come se avesse davvero potuto desiderare qualcosa del genere, che la Pasqua andasse a rotoli! Quella stupida domenica del ‘68 era stato uno stupido scherzo! Da qui a voler l’annientamento di un’intera festività ce ne voleva! Credeva che tra lui e Calmoniglio le cose potessero migliorare. Coda di Cotone non sembrava poi così male.
Neanche gli altri, se era per quello. E invece... alla prima occasione, al primo, minimo errore e sbaglio, al primo suo attimo di debolezza… lui e tutti gli altri gli erano saltati addosso come un branco di squali su un pezzo di carne sanguinante.
Non allontanò la mano dalla spalla. Non riusciva a risollevare lo sguardo. Non ce la faceva. Come poteva contestare qualcosa in cui nemmeno lui credeva? Come poteva dare torto a Pitch su qualcosa su cui si trovava innegabilmente d'accordo?
<< E tu, naturalmente, lo sai benissimo…vero? >> sibilò appena, acido e rammaricato.
A quel punto, Black gli offrì un sorriso vagamente ironico.
<< Be’… io sono qui >> rispose con una scrollata di spalle.
Jack sollevò lo sguardo, pronto a ribattere a quell’affermazione, ma si ritrovò incapace di farlo.
Era vero. Era dannatamente vero. Lui era lì, serio e concreto, a consolarlo, ad ascoltarlo, a confortarlo, a capirlo… più vero di uno stupido Uomo nella Luna millenario, più franco e sincero di cinque stupidi, pomposi Guardiani.
Era lì. Solo, abbandonato, cacciato, rifiutato… proprio come lui.
<< Unisciti a me, Jack >> riprese Pitch, con tono quasi supplichevole. << Tu non devi più niente a questo mondo! Gli hai già dato tutto quello che potevi, ma non è stato sufficiente. >>
Rilasciò un sospiro affranto.
<< I miei metodi potrebbero sembrare estremi, lo so… ma è l'unica opzione che mi… no, che CI rimane. Unisciti a me… e posso assicurarti che non sarai mai più solo. >>
<< Non posso… >> sussurrò Frost, senza la minima convinzione nelle sue parole, la voce spezzata, sconfitta. << Non potrei… >>
<< Sì, tu puoi! >> insistette l’Uomo Nero. << Liberati da queste catene… dalle SUE catene. Da tutto ciò che per più di 300 anni ti ha costretto a rimanere ancorato a questa terra, con la convinzione che la tua stessa esistenza fosse un errore! >>
Ad ogni parola, il suo tono di voce si fece sempre più empatico, come se stesse parlando direttamente al cuore dello spirito.
Allungò la mano verso di lui e gli sorrise gentilmente.
<< Meriti di essere felice, Jack. Lo meritiamo entrambi. >>
“Liberati”.
Mai quella parola gli era parsa tanto attraente, tanto desiderabile, tanto così maledettamente irraggiungibile…
Ma era davvero così? Ancora una volta, lo Spirito dell’Inverno osò riflettere sulle parole dell’Uomo Nero, in cerca di un appiglio, qualsiasi cosa che potesse dare torto a Pitch, dargli una scusa, ancora una volta, per evitare di essere coinvolto.
Ma era proprio questo il punto. Non c’era niente, niente che lo spingesse davvero a tornare indietro, niente che non fossero le proprie convinzioni, le proprie costruzioni mentali.
Non c’era niente. L’Uomo nella Luna lo ignorava, i Guardiani lo avevano cacciato, i bambini non lo vedevano…
Era inutile girarci intorno. Pitch gli stava offrendo la possibilità di cambiare quella sua situazione. Di rovesciarla completamente, di porre fine a quell’odiosa solitudine e a qualsiasi dubbio o incertezza.
Era terribile da dire, ma non aveva niente da perdere. Aveva, invece, tanto da guadagnare.
Perché non provare, quantomeno? Solo questo. Solo un piccolo assaggio, al frutto proibito…
Rimase a fissare la mano dell’Uomo Nero per qualche istante. Poi, dopo attimi che parvero interminabili… la strinse.
 
                                                                                                                                                * * * 
Un mese dopo 
 
Nicholas Nord sedeva sul promontorio che precedeva la vallata di Burgess, il volto adornato da un'espressione vuota, quasi morta, perfettamente coerente con il suo stato di salute attuale…poiché avrebbe tirato il suo ultimo respiro da lì a pochi minuti.
Ormai non erano rimasti più bambini disposti a credere nei Guardiani. Quasi come se volesse annunciare la cosa con prepotenza, il cielo sovrastante la città era divenuto del grigio più cupo, lo stesso che la vecchia Leggenda aveva visto solo nei periodi peggiori dell'umanità, come le due guerre mondiali.
O forse era semplicemente a causa dell'imminente tempesta di neve che si stava facendo strada con aria minacciosa verso il complesso urbano, discendendo dalle montagne.
Il Primo Guardiano abbassò lo sguardo con aria distrutta. Calmoniglio e Dentolina erano già completamente spirati un paio di giorni fa, rapidamente seguiti dalle fatine al servizio della donna. Anche gli elfi e gli Yeti che lavoravano per lui erano spariti.
Ormai… era rimasto solo.
Improvvisamente, sentì uno spostamento d'aria alle sue spalle. Riconobbe all'istante la fragranza putrescente di paura e malvagità appartenente ad una sola persona in tutto il creato.
<< Venuto a gongolare? >> domandò cupamente.
<< Ti sembrò davvero il tipo a cui piace affondare il coltello nella piaga?>> rispose Pitch, mettendosi affianco al vecchio e lanciandogli un'occhiata divertita.
Questi non alzò nemmeno la testa, limitandosi a borbottare un rapido: << Sì. >>
Avvertì una folata di vento gelido provenire dal suo fianco, e così poté capire che anche Jack Frost adesso si trovava lì, insieme a loro.
Non sorrideva, né ridacchiava, al contrario dell’Uomo Nero. Il suo sguardo era serio, cupo, il cappuccio calato.
Guardava fissò davanti a sé la tempesta che aveva scatenato e che compieva il proprio gelido lavoro.
<< Mi chiedesti quale fosse il mio centro, Nord >> esordì, in tono apparentemente neutro << credo di averlo trovato, alla fine. >>
<< Davvero? >> fece Claus, impassibile, senza mai distogliere gli occhi dalla città. << Vorrei poter dire di essere felice per te, Jack… ma non credo di poterlo fare >>
<< Lo capisco >> concordò lo Spirito dell’Inverno, seguendo il suo sguardo << nemmeno io posso dire di essere felice per come ci sono arrivato, e nemmeno per la sorte che ti attende. Solo... mi sarei aspettato di più dal fiero e coraggioso Babbo Natale. Ho apprezzato sul serio, ciò che mi dicesti quel giorno… ed ero convinto fosse lo stesso per te. >>
Nord rimase in silenzio, mentre la tempesta avvolgeva l'intera cittadina come un velo, sollevando sbuffi di neve e bianche fumate.
Rilasciò un sospiro affranto e volse la propria attenzione nei confronti dello spirito invernale.
<< Mi dispiace, Jack… per tutto. >>
<< Troppo tardi >> gli rispose Jack, spietato, anche se c’era una parziale nota esitante nel tono << per entrambi. >>
<< No, non lo è >> ribatté il Primo Guardiano, con tono disperato. << Puoi ancora allontanarti da questo percorso. Puoi ancora allontanarti… da lui. >>
Lanciò un'occhiataccia in direzione di Pitch, il quale si limitò ad arricciare ambe le labbra in un sorriso beffardo.
<< Apprezzo che la speranza non ti abbia ancora abbandonato. È ammirevole, dico sul serio. Ma stai solo prendendo in giro te stesso, come ho fatto io per tutti i miei trecento anni. >>
Frost rilasciò un sospiro profondo, segno che quelle parole gli stavano costando molto, ma nonostante tutto, aveva comunque la forza di pronunciarle. Perché – purtroppo – ci credeva.
<< Io non voglio allontanarmi, Nord. Non hai capito, non è così? O forse non vuoi capire. O non ci riesci. Questo è il mio posto. Il posto che voi non avete saputo darmi. Ma non ve ne faccio una colpa, sarei piuttosto ipocrita. Semplicemente, non potevate darmelo. Siamo diversi, dopotutto. Siamo sempre stati diversi. Era l’unica cosa che mi era sempre stata preclusa di capire. Ora non più. Ero nella lista dei cattivi per una ragione… è innegabile. >>
<< Capisco >> sospirò Claus, tornando a fissare la città. Ormai era praticamente invisibile sotto la coltre di nubi e fiocchi di neve, quasi come il modellino contenuto all'interno di una palla di vetro.
Al contempo, il corpo del Guardiano cominciò lentamente a sparire, diventando sempre più sfocato.
<< Addio, Jack. Ti augurò… felicità >> disse con le ultime energie che gli erano rimaste.
E fu dopo aver pronunciato tali parole… che Nicholas St. Nord, Babbo Natale, Primo Guardiano e Prima Leggenda, esalò il suo ultimo respiro.
 
                                                                                                                                           * * *

20 anni dopo 

Si ergevano alte e imponenti, scintillanti come il ghiaccio lucido di cui erano composte, svettanti verso il cielo, la perfetta rappresentazione del significato di coloro che rappresentavano: l’inesorabile grandezza… e l’assoluto dominio.
Le statue raffiguranti gli indiscussi dominatori del mondo avvolto nel freddo dell’oscurità.
Jack Frost era sistemato ai loro piedi e le studiava, avvolto nel suo nuovo, pesante mantello color notte contornato di pelliccia, il bastone di legno stretto nella mano, anche se oramai di legno pareva esserne rimasto poco: la sottile brina posta al suo centro si era quasi impossessata di tutta la sua superficie, trasformandola lentamente in puro ghiaccio.
Era sempre rimasto stupito dalle grandi capacità inventive dei mortali, ma in tutta la sua esistenza, quelle superavano le sue aspettative: progettare, senza avere il minimo potere magico, delle statue in grado di non sciogliersi al minimo calore, nonostante il fragile materiale di cui erano composte, era impressionante.
Peccato solo per il soggetto...
Un'ombra prese vita accanto a lui, e da essa ne fuoriuscì Pitch.
Anche il vestiario dell'Uomo Nero era cambiato nel corso degli anni, e ora lo spirito indossava una tonaca nera riccamente decorata con motivi d'oro e reggeva quasi sempre la propria falce color pece tra le mani.
Volse lo sguardo in direzione delle statue, concentrandosi in particolare su quella che costituiva una rappresentazione praticamente perfetta dello stesso Uomo Nero.
<< Non male >> commentò, in tono quasi annoiato. << Anche se impallidisce in confronto all'originale. Non pensi anche tu, Jack? >>
<< Apprezzo lo sforzo. Non è facile rappresentare così bene la mia cotale beltà >> replicò lo Spirito dell’Inverno.
Quella battuta gli era uscita in tono piuttosto piatto, gelido, come avesse appena enunciato un dato di fatto. Pitch gli lanciò un'occhiata di traverso.
<< Sembri distratto. C'è forse qualcosa che ti disturba? >> domandò incuriosito. << Se riguarda quei ribelli umani che stanno cominciando a spuntare un po’ dappertutto, non hai di che preoccuparti. Fidati, i miei Fearlings se ne occuperanno presto. >>
<< Bene >> fu la risposta che ricevette, breve e concisa.
Jack sperava che il discorso morisse lì. Non aveva voglia di ascoltare altro, era giunto lì per cercare di starsene solo con i propri pensieri... o forse più che altro di liberarsene, di quei pensieri.
Ma lo sguardo di Pitch persistette. Anzi, sembrò farsi più intenso.
<< Jack… lo sai che sono tuo amico, non è vero? A me puoi dire tutto quello che ti passa per la testa >> dichiarò con voce apparentemente sincera.
Istintivamente, le dita dello Spirito dell’Inverno si strinsero con forza attorno al bastone.
<< Sai qual è la cosa peggiore dell’essere immortali? >> replicò, certo che una perla di saggezza del genere avrebbe messo fine ad ogni sospetto << La noia, Pitch. È la noia. Ultimamente, mi sta incatenando più del previsto. >>
In realtà, era molto più di questo, ma il giovane spirito non lo avrebbe certo detto ad alta voce.
Inizialmente era stato estasiato dal fatto che le persone fossero finalmente capaci di vederlo. L’Uomo Nero aveva mantenuto la sua parola, diffondendo il nome di Jack Frost in lungo e in largo, affinchè i bambini di tutto il mondo riconoscessero la sua esistenza. E dopo alcuni anni, questi bambini erano cresciuti, ma grazie all’influenza di Pitch avevano mantenuto i ricordi relativi alla leggenda di entrambi gli spiriti. Ben presto, non vi era un solo umano sulla terra che non potesse vederli, e dopo quasi trent’anni sia Jack che Pitch erano stati riconosciuti come le divinità che vegliavano su questo mondo.
Erano stati realizzati culti in loro onore, la gente pregava per la loro benedizione e favore…e li temeva. Non solo l’Uomo Nero, ma pure Jack.
Lo Spirito dell’Inverno non poteva camminare tra i mortali senza che questi si prostrassero ai suoi piedi o fuggissero per il terrore, riconoscendo colui che portava il gelo che aveva ormai aveva avvolto l’intero pianeta in una nuova era glaciale.
Era piuttosto ironico. Jack aveva sognato per anni il giorno in cui le persone sarebbero state in grado di interagire con lui. E ora che potevano vederlo…avevno troppa paura per farlo.
Era come se non fosse cambiato nulla.
“No” si corresse mentalmente lo Spirito dell’Inverno. Qualcosa era sicuramente cambiato…ma certamente non nel modo in cui sperava.
Pitch rimase in silenzio per qualche secondo, contemplando le parole del ragazzo. Passato quel lasso di tempo, si strinse nelle spalle e gli picchiettò la spalla.
<< Allora non è niente di grave >> commentò, divertito. << Perché non provi a spaventare i mortali come faccio io? Fanno sempre delle facce così esilaranti! Oppure potresti assistere ad una delle battute di caccia dei miei Fearlings. Credimi, non c'è niente di meglio del sentire le loro urla quando vengono sbranati vivi. >>
Scrollò le spalle e lanciò un'ultima occhiata in direzione della coppia di statue.
<< Ovviamente la scelta è tua. Chissà... potrebbe anche piacerti. >>
E, detto questo, la figura dell'Uomo Nero scomparve tra le ombre ancora una volta.
 
                                                                                                                                                     * * *  

50 anni dopo 

La Grande Mela non vedeva la primavera, l’estate e l’autunno da un tempo che agli umani appariva indefinito.
In realtà, Jack Frost faceva in modo di ritirare il ghiaccio il tempo necessario per impedire a tutto di deperire e di conseguenza di condannare a morte i mortali. Tuttavia, anche quando tutto non era bianco, spesso le strade erano deserte, il cielo una massa di grigie nuvole compatte e l’aria aveva sempre una parziale nota di gelo.
In ogni caso, quel giorno l’inverno era giunto con un pò di anticipo.
Jack camminava lungo la strada di cemento, il bastone poggiato sulla schiena, oramai divenuto completamente di ghiaccio, la mente incatenata in un tumulto di pensieri e sensazioni che tentava di reprimere. I piedi nudi poggiavano sull'asfalto, lasciando intorno a sé scie di brina.
<< Buongiorno, signore >> arrivò una voce alla destra dello spirito, facendolo frenare all'istante.
Frost si voltò di scatto, puntando il bastone verso la potenziale minaccia. Fu allora che il suo sguardo si posò sulla figura minuta di un bambino.
Era vestito con un pesante cappotto rosso ed era inginocchiato a terra, apparentemente impegnato a realizzare quello che sembrava un pupazzo di neve. Non era del tutto chiaro, visto che aveva una forma piuttosto strana, abbastanza lontana da quella di una persona.
Jack era piuttosto sorpreso di trovare anima viva da quelle parti in una giornata gelida come quella che aveva appena portato, ma soprattutto, era stupito di come il bambino gli si era rivolto.
Non l'aveva guardato con paura e remore mentre l'aveva cordialmente salutato, non si era neppure prostrato a rendergli omaggio. Di più, non l'aveva proprio degnato di uno sguardo.
Lo Spirito dell’Inverno pensò che la cosa avrebbe dovuto provocargli disappunto, rabbia e sdegno, e fargli desiderare di punirlo in maniera esemplare per quella presunta mancanza di rispetto.
Ma non provava nessuna di quelle sensazioni. Solo... un'insolita curiosità.
Si avvicinò lentamente, scrutandolo dal cappuccio.
<< Stai mettendo il rametto del braccio troppo in basso >> fu la prima cosa che gli venne da dire, osservando l'azione del piccolo.
<< Davvero? >> domandò questi, alzando la testa e rivelando un paio di occhi blu come il cielo stesso.
Ma in loro c’era qualcosa di diverso. Erano… sfocati, fu il termine migliore che saltò alla mente dello spirito invernale. Quasi come se fossero morti, spenti… incapaci di vedere la luce.
<< Grazie per l'avvertimento! Come può vedere, non sono davvero sicuro se sto facendo le cose nel modo giusto >> continuò il ridacchiando, ridacchiando quasi fra sé e sé.
Frost si bloccò per qualche istante, interdetto e colto di sorpresa. Prima di tutto non si aspettava una reazione tanto gioviale, e poi l'aveva colpito realizzare pienamente che quel bambino era cieco, e dunque non avrebbe potuto vederlo.
<< Sai chi sono...? >> mormorò, incerto.
A quella domanda, il piccolo gonfiò le guance.
<< Signore, non so nemmeno che aspetto avete >> disse con tono vagamente divertito, pur mantenendo una lieve punta di irritazione. << E non riconosco la sua voce. È per caso un attore? Papà mi ha mostrato alcuni film del periodo precedente al “Grande Inverno”, ma potevo solo ascoltarli. >>
Già, il Grande Inverno. Era così che adesso chiamavano la loro epoca dittatoriale.
Irrazionalmente, Jack si sentì mortificato dalla propria sciocca domanda. Sospirò e tirò giù il bastone, appoggiandovi la tempia mentre lo fissava.
<< Forse... è meglio così >> disse, piano << non ti piacerebbe quello che vedresti, ragazzo. >>
<< Perché? >> domandò il bambino, inclinando leggermente la testa di lato << È forse un alieno? Non ne ho mai visto uno, ma mio padre dice che sono verdi e con una grossa testa a forma di anguria… anche se la cosa mi sembra più divertente che spaventosa >> borbottò, mentre cercava di spostare il rametto di legno in un posto più appropriato.
<< Gli alieni non sono affatto così >> bofonchiò lo Spirito dell’Inverno. << Aspetta... >>
Si mosse quasi d'istinto. Accompagnò la mano del bambino in modo che la posizionasse bene.
La pelle del bambino, com'era normale, era molto più calda della sua. Non si stupì di vederlo ritrarsi: probabilmente doveva sembrargli di aver toccato del ghiaccio.
<< È molto freddo, signore… >>
Prima che potesse terminare la frase, il bambino sussultò e si portò ambe le mani alla bocca, il volto ora adornato da un'espressione meravigliata.
<< Siete forse un pupazzo di neve? >>
Jack si bloccò per qualche istante, interdetto.
<< Qualcosa del genere >> replicò, incerto. << Diciamo che il freddo non è mai stato un problema, per me. >>
Esitò ancora.
<< Mi chiamo... Jack. >>
Il bambino sussultò una seconda volta.
<< Come... >>
Si porse in avanti, visibilmente timoroso di pronunciare le sue prossime parole.
<< Jack Frost? >> sussurrò a bassa voce. << Mio padre odia quel nome. Dice che è colpa sua se mamma è morta per la febbre. >>
Ecco, appunto. Possibile che la sua lingua dovesse essere molto più veloce del buonsenso?
Jack distolse lo sguardo, lieto che il bambino non potesse vederlo.
<< Ci sono molti Jack, a questo mondo. È un nome comunissimo >> si difese, sentendosi incredibilmente infantile.
Sospirò e si sedette a gambe incrociate, il bastone stretto in mano come un appoggio.
<< Quando è successo? >> mormorò.
Il bambino si strinse nelle spalle.
<< Molti anni fa, non ricordo nemmeno la sua voce >> rispose con un sospiro affranto.
Poi, volse allo spirito un sorriso smagliante.
<< A volte ci ripenso e mi sento un po' triste… ma almeno ho ancora mio padre! Anche se non mi piace quando beve. Ha un odore strano quando lo fa >>
Istintivamente, Jack si piegò ad ascoltare meglio, lo sguardo serio e cupo.
<< Beve? >> ripeté, serio e severo << Con te in casa? >>
<< A volte, soprattutto quando nevica… il che avviene spesso, ora che ci penso. Dice che la neve gli ricorda la mamma. >>
<< Quello che fa è pericoloso, lo sai? Si fa del male. E potrebbe fare del male anche a te... >>
Il bambino sorrise tristemente.
<< Non si preoccupi, signor Jack, mio padre non mi ha mai fatto del male. Ma capisco cosa intende >> ammise quasi con riluttanza. << A volte, sento gli altri bambini della comunità dire che i loro genitori li picchiano. Non so se sia vero o no, nessuno di loro vuole essere mio amico. Penso che i miei occhi li spaventino. >>
<< …Come ti chiami, ragazzo? >>
<< Alex, signor Jack, e ho dieci anni! >> disse sollevano ambe i palmi aperti con orgoglio.
<< Ascoltami bene, Alex. Se quei bambini ti evitano solo a causa dei tuoi occhi… >> replicò Jack, sentendo dell’insensata, gelida indignazione farsi strada nelle vene << beh…forse meritano ciò che subiscono. >>
A quelle parole, il rinomato Alex sorrise tristemente.
<< Forse, signor Jack >> ammise senza vergogna. << Ma preferirei sperare in un futuro più gentile… anche per loro. >>
<< Sperare... >> mormorò lo Spirito dell’Inverno, in tono stanco << è un verbo oramai privo del suo più recondito significato, ragazzino. La speranza è morta molti anni fa. Ora ci sono solo paura e oscurità... >>
Fissò il proprio bastone, senza che potesse vederlo.
<< E il gelo più puro del vuoto. >>
Alex rimase in silenzio, gli occhi puntati in direzione della figura di Jack. Sebbene fosse incapace di vederlo, lo spirito si sentì comunque sezionato dallo sguardo vuoto del bambino.
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, questi riprese a parlare.
<< Lei sembra una persona molto triste e sola, signor Jack >> disse con tono di fatto.
Lo spirito avrebbe voluto con tutto sé stesso negare fermamente quell'affermazione. Magari rispondendo a tono, troncare qualsiasi argomentazione che smentisse l'avanzamento di quella tesi.
Invece tutto quello che riuscì a fare fu rannicchiarsi e abbracciarsi al proprio bastone.
<< È sempre stato così... e non è mai cambiato niente >> sussurrò, la voce rotta. << Né prima... né ora. Volevo crederci... e mi sono ingannato. >>
Alex rimase in silenzio per qualche altro minuto, abbassando la testa in apparente contemplazione.
<< Visto che siamo entrambi soli… potremmo diventare amici! >> esclamò con tono di voce gioviale, come se gli fosse appena venuta in mente un'idea geniale.
Jack trasalì, completamente spiazzato. Lo fissò con gli occhi sgranati, pensando di aver capito male.
<< A... amici? >>>
<< Certo! >> confermò il bambino, annuendo rapidamente. << Non ho mai avuto un pupazzo di neve come amico, ma sono sicuro che sarà divertente! >>
<< Non sono un pupazzo di neve >> mormorò << Sono... >>
Jack sospirò. Era tutto così maledettamente complicato, sbagliato... lui era il maledetto assassino della madre di quel bambino, per la miseria! Nonché uno dei tiranni del mondo…
<< Sono... un ragazzo >> disse alla fine, incapace di rivelargli la sua vera identità.
<< Un ragazzo di neve? >> domandò il bambino, inclinando la testa una seconda volta. << È un po' strano >>
<< Già... >> replicò Frost, scuotendo il capo. In quel momento, venne invaso da un’insolita voglia di giocare. << Ma non dirlo a nessuno, okay? Oppure... potrebbero farmi dei dispetti, come tirarmi addosso l'acqua calda. E a quel punto mi scioglierei nel nulla. >>
Alex ridacchiò.
<< Va bene, terrò il segreto… oh, non sapevo che con te ci fosse qualcun altro! Non avevi detto di essere solo? >>
Lo spirito lo fissò perplesso, senza capire.
<< Ma io sono solo... >>
<< MORTE AI TIRANNI! >>
Jack trasalì, e si girò di scatto. Dietro di lui…c'era un uomo.
Indossava un cappotto bianco e teneva tra le mani quello che sembrava un fucile da cecchino, puntato contro di lui.
Alex doveva averlo sentito arrivare.
Il rumore del colpo che partiva gli rimbombò nelle orecchie, ma lo spirito reagì d'istinto.
Non era la prima volta che un membro della cosiddetta Ribellione cercava di ucciderlo. Umani che tentavano inutilmente di allentare il giogo che lui e Pitch avevano stretto attorno all'intero pianeta, ormai sparsi un po' ovunque per i cinque continenti abitati.
La maggior parte di loro erano stati trasformati in Fearlings dallo stesso Uomo Nero, ma alcune sacche di resistenza erano riuscite a sfuggirgli.
Jack schivò il colpo e puntò il bastone contro l'uomo, intrappolandolo in un blocco di ghiaccio. Si rimise in piedi e lo scrutò con disprezzo.
<< Voi mortali non imparate mai >> borbottò infastidito. << Ehi, ragazzino, tutto be... >>
La frase gli morì dritta in gola. Sentì il sangue fluirgli alla testa, mentre una stretta inesorabile cominciò ad attanagliargli il cuore.
Alex si era irrigidito sul colpo, mentre una grossa macchia scura iniziò ad allargarsi sul suo petto, con al centro un pezzo di metallo: la pallottola.
L'aveva raggiunto nell'esatto momento in cui lo spirito si era scansato.
<< Signor… Jack... >> fu tutto quello che riuscì a sussurrare il bambino, prima che il suo corpo cadesse a terra con un tonfo, sollevando uno sbuffo di neve.
Lo Spirito dell'Inverno sentì uno strillo acuto. Fu solo dopo qualche istante che si accorse che era fuoriuscito dalla sua bocca.
Fece la cosa più irrazionale del mondo: gettò di lato il bastone come se non fosse altro che un intralcio e si precipitò al fianco del piccolo, sollevandogli la nuca col palmo.
<< ALEX! >> urlò, mentre allungava una mano sulla ferita, sporcandosi il palmo  << No... no... >>
Lo chiamò ancora, disperato, ma il bambino non si mosse, né parlò. I suoi occhi color del cielo erano spalancati, e stavolta erano più vuoti e vitrei che mai: la vita e la gioia li avevano abbandonati per sempre.
<< No... >>
No, maledizione. Perché? Perché!?
<< Perché... >> ansimò, mentre nuvolette di vapore gelido gli si riversavano dalle labbra.
Sentiva montare dentro una tempesta incontrollabile di sentimenti: dolore, rammarico, disperazione, incredulità, orrore... odio... e rabbia.
<< PERCHÉ!? >>
Alzò di scatto lo sguardo verso il cielo, fissando il bianco satellite nascosto dalla luce, ma lui sapeva che era lì e lo osservava, l'odiosa Luna, impassibile e ineluttabile.
<< È QUESTO CHE VUOI DA ME!? È QUESTO CHE SONO!? >> gli urlò, mentre lentamente, la neve che avvolgeva New York stava cominciando ad addensarsi in un vortice, concentrandosi attorno al suo creatore.
<< DOVEVI LASCIARMI MORIRE IN QUEL LAGO! PERCHÉ NIENTE LI SALVERÀ ORA... NIENTE! >>
E la tempesta di riversò sull'intera città, intrappolandola in un blocco di ghiaccio che uccise tutto in un istante, dagli umani agli animali. Nulla venne risparmiato.
Poi, la bianca fumata si ridusse ad una polvere di cristalli di neve.

                                                                                                                                                  * * * 

Jack non seppe per quanto tempo rimase completamente fermo e immobile a fissare il corpo del bambino. Minuti? Ore? Giorni? Non poteva davvero dirlo.
Rimase semplicemente in ginocchio, circondato da stalattiti affilate che spuntavano direttamente dal terreno. Tutto, dai grattacieli ai veicoli, era stato completamente congelato dal suo ultimo attacco. Alcuni degli edifici cominciarono a crollare su se stessi, riversando sulla città una coltre di nevischio.
Jack non sembrò nemmeno notarlo e continuò ad occhieggiare Alex, quasi come se si aspettasse che, da un momento all'altro, si sarebbe semplicemente alzato dicendo che era stato solo uno scherzo.
In quel momento, sentì una presenza familiare alle spalle.
<< Jack, Jack... >>
La voce di Pitch era un sospiro di osceno rammarico e accondiscendenza.
<< Che cosa hai fatto? >>
Lo Spirito dell'Inverno sollevò la testa, rivolgendo all'Uomo Nero uno sguardo vuoto.
<< Alex… >> disse indicando il bambino con un dito tremante. << Lui… gli hanno sparato… e io… io... >>
<< Hai ucciso chi lo ha fatto, e hai punito tutti loro per dare il buon esempio >> completò la frase Black, avvicinandosi e poggiandogli una mano sulla spalla, in un gesto comprensivo << Su con la vita, vecchio mio. È stata una mossa più che giustificabile. Probabilmente c'erano molti altri ribelli qui intorno, anzi, oserei dire che probabilmente il loro covo si trovava da queste parti. Direi che hai risolto un problema dietro l'altro. >>
<< Io... >> sussurrò Jack, mentre calde lacrime cominciarono a formarsi nei suo occhi. << Io non volevo… volevamo solo… essere amici… perché... >>
<< Perché? >> ripeté Pitch, simulando perplessità alla sua domanda << Ma perché i ribelli sono solo dei poveri cani pazzi alla disperata ricerca di un pezzo di carne, amico mio, per cui si scannerebbero perfino tra di loro…e con le persone che dovrebbero proteggere. Loro non guardano in faccia nessuno... proprio come lui non guarda in faccia nessuno. >>
Lanciò un'occhiata sprezzante all'Uomo nella Luna.
Jack strinse inconsciamente la presa sul bastone, mentre il mondo attorno a lui cominciò a farsi sempre più rosso, come coperto da un velo. Non era sicuro se stesse succedendo davvero o se fosse semplicemente un'allucinazione derivata dal suo stato mentale, e sinceramente non gli importava. Tutto ciò sentiva ora… era solo una rabbia incontrollabile.
Nel mentre, Pitch sorrise e gli lasciò la spalla, passeggiando intorno a rimirare il paesaggio, le mani congiunte dietro la schiena.
<< Un gran peccato >> commentò << era una delle città più... influenti. Ma non importa, fortuna che il mondo è gra-... >>
Il resto della frase si spense per trasformarsi in un rantolio agonizzante.
Black vomitò sangue e abbassò lo sguardo, giusto in tempo per osservare uno spuntone di ghiaccio cresciuto dal terreno che l'aveva centrato in pieno a metà del petto.
Dietro di lui c'era Jack, il volto adornato da un'espressione rabbiosa e gli occhi illuminati da un intenso verde smeraldo.
<< Tu… >> sibilò a denti stretti. << è tutta colpa tua. Se non ti avessi seguito...se non ti avessi ascoltato... >>
La sua presa sul bastone si allentò e l'arma cadde a terra. Lo spirito stesso crollò in ginocchio e cominciò a piangere, stringendo ambe le mani in pugni serrati, così forte da farle sanguinare.
Ecco… lo aveva fatto. Aveva appena ucciso l'unica persona che conosceva. Era nuovamente solo. Era...
<< Stupido. >>
( Track 11: https://www.youtube.com/watch?v=W9FEeMtOeFQ )
Ebbe appena il tempo di registrare la voce che aveva pronunciato quell'insulto, quando si ritrovò un viticcio appuntito conficcato dritto nella spalla, con forza tale da sbatterlo a terra e inchiodarlo al suolo: Jack soffocò un urlo e sollevò lo sguardo davanti a sé, incredulo.
Pitch era ritto dinnanzi a lui, completamente illeso, un pezzo dello spuntone di ghiaccio sporco di sangue retto nella mano, l'altro spezzato a metà, ancora fisso nel terreno.
<< Davvero... Frost? >> sibilò, con un volto a metà tra l'adirato e il divertito, gettando di lato lo spuntone in un gesto di profondo disprezzo. << Davvero pensavi fosse così semplice? E davvero... pensi ancora di poter tornare indietro!? >>
Lo spirito deglutì a fatica.
<< Ma… ma come? Io ti ho ucciso… ti ho letteralmente impalato! >> esclamò incredulo, mentre la figura dell'Uomo Nero troneggiava sopra di lui. Non lo aveva mai trovato così spaventoso come in quel momento.
<< Oh, andiamo, ragazzo! Fai ragionare quel tuo cervellino congelato, una volta nella tua stradannata immortalità! Qual è la cosa più potente del creato!? >>
Pitch Black spalancò le braccia con fare teatrale, mentre un ghigno disturbante gli si allargava sulle labbra, snudando i bianchi denti acuminati.
<< È la paura! Non riesci a sentirla? Pervade ogni fibra di questo mondo, ogni essere vivente, perfino l'aria che ora stiamo respirando! La paura... mi dà forza! Mi dà potere! Energia! Vita! Mi dà... TUTTO! >>
Scoppiò a ridere, una risata fredda e acuta, intrisa dell'estasi più folle e perversa.
Fu allora che Jack comprese.
Per tutto questo tempo aveva pensato che il credo delle persone gli avesse dato abbastanza forza da eguagliare Pitch… quando, in realtà, le tempeste e le nevicate da lui causate nel corso degli anni non avevano fatto altro che incrementare la paura di cui era impregnato questo mondo, accrescendo ulteriormente l'influenza dell'Uomo Nero.
Adesso, Pitch era ad un livello che non avrebbe mai potuto raggiungere. Era un essere la cui potenza superava la sua sotto ogni aspetto.
A suo confronto… Jack era solo un bambino che aveva appena imparato a camminare.
Quando Black smise di ridere e gioire del suo maligno potere, abbassò lo sguardo verso lo Spirito dell’Inverno, assottigliando lentamente le pupille. Lo osservò dall’alto in basso mentre si dimenava pateticamente per cercare di risollevarsi da quella posizione.
Aprì il palmo e poi lo richiuse di scatto in pugno: in risposta a quel movimento, il viticcio di sabbia si tolse di netto dalla pelle di Frost, strappandogli un urlo, poi gli si attorcigliò attorno alla gola e lo sollevò, trascinandolo di fronte allo sguardo dorato del Signore degli Incubi.
<< Puoi fingere quanto vuoi, Jack >> sibilò Pitch, agguantando il volto del ragazzo in una morsa tanto forte da fargli scricchiolare appena le ossa della mascella << Puoi piangerti addosso quanto desideri, darmi la colpa quanto ti pare e piace… non cambierà che tutto questo è stata una TUA scelta. TU mi hai stretto quella mano, quel giorno. TU hai scelto questa strada. TU hai voluto tutto questo… e tutto perché Lui non ti ha dato la considerazione che meritavi. Ora ce l’hai, piccolo bambino capriccioso… oh, come dici, non è quello che desideravi? Be’, notizia dell’ultima ora, ragazzino… la vita non è giusta. Nemmeno quella immortale. Non finché Manny è lì per poter affermare il contrario. Pensaci…pensaci bene. Ti ha creato, ti ha dato la vita, per cosa? Tenerti il silenzio per trecento anni? Sta di fatto che ora tu sei arrivato qui… e lo hai fatto da solo. Pensa, ripensa a quello che abbiamo creato insieme, a quello che abbiamo fatto! C’erano sei milioni di persone in questa città, e quelle masse brulicanti esistevano al solo scopo di portare i pochi esseri eccezionali sulle loro spalle. Tu e io siamo esseri eccezionali. Potrei schiacciarti come un insetto in questo momento, ma ti sto offrendo una scelta. Noi siamo quello che scegliamo di essere. Ora scegli… e non ripresentarti finché non avrai una risposta. >>
Abbassò il braccio di scatto, facendo crollare lo spirito sulle ginocchia. Poi girò i tacchi… e svanì nel nulla.
Il tempo parve fermarsi. Un silenzio cupo e inesorabile sembrò calare su ciò che restava di quella che un tempo era chiamata "la città che non dorme mai".
Jack Frost rimase quasi completamente immobile, il suo corpo che tremava appena, nonostante fosse immune al freddo.
La lacrime che gli cadevano dagli occhi zampillarono a terra come pioggia, congelandosi a contatto con il manto stradale.
<< Questo è un incubo >> sussurrò lo spirito, cercando con tutto se stesso di trattenere un singhiozzo. << Deve esserlo… è solo uno scherzo... >>
Una fitta coltre di ghiaccio cominciò a diramarsi dal punto esatto in cui si trovava, ricoprendo l'area circostante.
Fu allora che Jack si ritrovò a specchiarsi in una lastra trasparente, bianca come neve appena caduta.
Quasi inconsapevolmente, le sue labbra iniziarono ad inclinarsi verso l'alto.
<< Sì… è così… è tutto uno scherzo >> borbottò, mentre il verde dei suoi occhi si faceva sempre più intenso. << Eh eh… solo uno scherzo... eh eh eh… ah ah… ah ah ah… AH AH AH AH AH!>>
Si portò una mano al volto, mentre una risata acuta e gutturale cominciò a riecheggiare per tutta la lunghezza del quartiere, diffondendosi nei meandri della città come un coro di mille voci urlanti che invocavano la morte.
<< È tutto uno scherzo! Solo uno scherzo! AH AH AH AH AH AH AH AH AH! >>
E allora, Jack Frost continuò a ridere fino al giorno dopo… e per molti giorni a venire.





Boom!
Sì, in questo capitolo siamo stati decisamente cattivi. Ma era un po’ inevitabile, noi autori non siamo felici se non mettiamo un bel po’ di angst in ogni nostra fan fiction. Ed è solo l’inizio…
Spero che le origini di Evil Jack siano state di vostro gradimento, specialmente per quanto riguarda le sue interazioni con Pitch. Inoltre, fateci sapere se stiamo rendendo giustizia anche all’Uomo Nero.
Dopotutto, una buona storia e un buon villain vanno di pari passo, almeno in questi casi ;)
Adesso sapete com'è riuscito a sconfiggere i Guardiani del suo universo e a diventare così potente. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 - You're welcome ***


Eccovi un nuovissimo capitolo!
Vi auguriamo una piacevole lettura, e speriamo che troverete il tempo di lasciare un commento.




Capitolo 11 - You’re welcome
 
96237503-243190630225207-306572794198491136-n  

“What can I say except you're welcome
For the tides, the sun, the sky
Hey, it's okay, it's okay
You're welcome
I'm just an ordinary demi-guy…”
Dwayne Johnson – You’re Welcome
 
C'era qualcosa di magico in un'isola: bastava quella parola a eccitare la fantasia di qualunque esploratore.
Si perdeva il contatto col resto del mondo, perché un'isola era un piccolo mondo a sé. Un mondo, forse, dal quale si poteva non tornare indietro.
Perché ogni isola era un mondo impaziente di inabissarsi, sparendo in un batter d’occhio a causa di un’eruzione vulcanica, oppure un terremoto. Era un’ entità talattica che sorreggeva sui flutti della Terra, sull'instabile. Per ogni isola valeva la metafora della nave: vi incombeva il naufragio. Specialmente nell’Anello di Fuoco che sorgeva lungo il Pacifico, anche se sarebbe stato riconosciuto con quel termine solo molti secoli dopo.
Non che a Maui importassero simili questioni. In quanto semidio, le preoccupazioni dei mortali erano divenute cosa di poco conto per uno come lui.
Certo, negli ultimi due anni aveva imparato ad affezionarsi a loro, specialmente a causa dell’influenza di colei che aveva cambiato per sempre il suo modo di vedere il mondo: Moana, la principessa dell’isola di Motunui, con la quale aveva intrapreso una missione al limite dell’assurdo per recuperare il cuore di Te Fiti e frenare l’avanzata dell’Oscurità che aveva rischiato di trasformare la Polinesia in un arcipelago desolato.
Da allora, il semidio aveva speso il resto delle sue giornate ad esplorare l’Oceano Pacifico, animato da nuovi propositi di avventura.
L’unico problema? In meno di due anni era riuscito a esplorare tutto ciò che c’era da esplorare in questo agglomerato di zolle di terra situate nel mezzo dell’oceano.
Attualmente, era sdraiato al di sopra di un’amaca che aveva costruito vicino al promontorio dell’ultima isola su cui aveva attraccato. Niente di speciale, un piccolo atollo vulcanico circondato da una barriera corallina e immerso nel verde.
Sotto di lui poggiava il suo inseparabile uncino, l’arma che gli conferiva molte delle sua abilità sovrannaturali, tra cui la capacità di mutare forma e un aumento esponenziale della forza fisica. Poteri straordinari, certo…ma a cosa servivano, quando non avevi più niente per cui usarli?
Il semidio rilasciò un sospiro annoiato, lo sguardo puntato in direzione del sole che sorgeva alto nel cielo.
Dei, avrebbe sacrificato uno dei suoi tatuaggi pur di incappare in qualcosa di eccitante. Qualcosa che potesse suscitare il suo interesse, oppure spronarlo ad intraprendere un’altra avventura…
BOOM!
Il suono di uno scoppiò lo distolse da quei pensieri. Cadde dall’amaca a causa della sorpresa e afferrò rapidamente l’uncino, pronto ad affrontare qualunque minaccia fosse stata così incauta da attentare alla sua vita.
Dopo cinque minuti di assoluto silenzio, clangori misti a ruggiti riecheggiarono da dietro la fila di palme che separava la foresta dalla punta del promontorio.
Incapace di trattenere la sua curiosità, il semidio sbirciò oltre la coltre di alberi.
Ciò che vide, una volta che i suoi occhi si abituarono alla luce riflessa dalle acque dell’isola, gli fece domandare se stesse ancora dormendo.
Sulla punta del promontorio, infatti, avevano presto posto due delle creature più strane che l’uomo avesse mai visto in tutti i suoi anni spesi a vagare per gli arcipelaghi del pacifico.
La più sgargiante apparteneva a quella che aveva tutta l’aria di essere una giovane donna con le sembianze di un uccello. Ad eccezione del volto dai lineamenti indiscutibilmente femminili, infatti, il suo corpo era quasi completamente ricoperto di piume dello stesso colore di un’ara gialloblù.
Nelle mani reggeva un paio di lunghe spade di metallo, un tipo di arma che Maui aveva visto adoperare solo dai pirati che occasionalmente visitavano quella parte dell’oceano. Oh… e stava volando.
Era letteralmente sospesa da terra, sicuramente grazie al paio di ali che spuntavano dalla sua schiena e sbattevano in maniera frenetica e ronzante, come se impazzite.
Era apparentemente impegnata a combattere con una bestia dal mostruoso aspetto demoniaco: sembrava l’incrocio tra un samoano e uno squalo bianco, alto circa due metri e mezzo e dalla pelle quasi completamente nera, percorsa da lunghe striature dorate, come dorati erano gli occhi.
Entrambi gli strani esseri continuarono a scambiarsi colpi come se non potessero fare altro, inconsapevoli di essere osservati. A pochi metri da loro, Maui intravide una strana scatola nera incastonata nel terreno, in un punto del promontorio che sembrava essere stato colpito dal lapillo di un vulcano.
La mente del semidio cominciò a correre. Doveva intervenire? Frenare lo scontro? E se sì… chi avrebbe dovuto aiutare?
La risposta a quest’ultima domanda non tardò a farsi sentire. La donna-uccello, ovviamente. Sembrava molto più amichevole della creatura che stava combattendo… e sicuramente molto più attraente.
Giunto a questa conclusione, il semidio lanciò una rapida occhiata alla versione in miniatura di se stesso che aveva tatuata sul petto.
<< Che ne dici, piccolo amico? Pronto a tornare in azione? >> chiese con un sorriso estatico.
In tutta risposta, il tatuaggio sembro sorridergli e gli fece un pollice in alto.
<< Mi hai tolto le parole di bocca >> replicò Maui, mentre stringeva la presa sul suo fidato uncino. << In questo caso…I KA HIHIA! >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, si lanciò oltre la coltre di alberi e atterrò proprio davanti alla coppia di combattenti, sollevando una densa nube di detriti.
<< Come butta, gente? >> salutò con tono spensierato.
Dentolina e lo squalo Fearling furono costretti a retrocedere e a coprirsi il viso con un braccio, per poi sollevare nuovamente lo sguardo davanti a sé, entrambi confusi e interdetti.
<< E tu chi saresti!? >> esclamò la Fata del Dentino.
<< Chiunque vuoi che io sia, bambola >> rispose il semidio con un sorriso smagliante, prima di arricciare il volto in una smorfia. << No, mi è uscita male. È da un po' che non incontro una donna, dovremo lavorarci. >>
Prima che la Fata potesse solo pensare di rispondergli piccata, il Fearling ruggì e si batté il petto, per poi scattare all'attacco contro il polinesiano.
Di fronte alle azioni della creatura, questi recuperò il suo sorriso eccitato.
<< Okay, ragazzone… balliamo! >> esclamò, mentre caricava in avanti e procedeva a colpirla con un rapido fendente del suo uncino.
La bestia, sorpresa dalla forza di quello che aveva pensato essere un semplice essere umano, venne scagliata direttamente contro un albero, spezzandone il tronco e cadendo nel fogliame.
Maui si fermò affianco a Dentolina. << In nome degli dèi, cosa diavolo è quella cosa? >>
<< È un Fearling, un essere fatto di pura paura >> spiegò pazientemente la Guardiana, internamente sorpresa dal fatto che questo umano potesse vederla. << Per sconfiggerlo ci vogliono attacchi poderosi e ben assestati. Ha la brutta abitudine di rigenerarsi dalle... ATTENTO! >>
Lo spinse di lato, proprio mentre un grosso masso si schiantava nel punto esatto in cui erano stati fino a pochi secondi prima. Poco dopo, il Fearling furoiuscì dalla boscaglia.
Dentolina schizzò rapidissima in avanti ed eseguì una rapida giravolta su sé stessa. Subito, alcune piume cominciarono a staccarsi dal suo corpo, indurendosi a mezz’aria e assumendo una conformazione vagamente metallica.
Ad un battito degli occhi rosa, partirono spedite contro la creatura, trafiggendola in diversi punti.
Il Fearling ruggì per il dolore, ma non si lasciò certo frenare dall'attacco. Spalancò le fauci irte di denti… e con grande sorpresa di Maui, da esse ne fuoriuscì un torrente di fiamme che puntò verso di loro.
La Guardiana si scansò di lato, rapidamente imitato dal semidio. Con grande costernazione di quest’ultimo, tuttavia, il fuoco generato dalla creatura fu comunque abbastanza veloce da bruciargli una ciocca di capelli.
Sul petto del polinesiano, il piccolo tatuaggio emise un urlo silenzioso. Maui, al contrario, rimase fermo per quasi dieci secondi buoni.
Passato quel lasso di tempo, volse allo squalo un'espressione che prometteva morte.
<< Ora mi hai fatto arrabbiare >> sussurrò attraverso i denti, mentre l'amo che reggeva nella mano destra cominciò a illuminarsi di un intenso bagliore azzurro.
In pochi secondi, sotto lo sguardo costernato della Fata del Dentino, la figura umanoide del semidio lasciò posto a quella di un grosso falco dalle piume dorate.
L'uccello lanciò un grido proveniente da un altro mondo e caricò contro il Fearling, protraendo gli artigli in avanti.
Dentolina rimase interdetta per qualche istante, con un miliardo di domande che le frullavano in testa, ma fu rapida a decidere che quello non era né il luogo né il momento adatto per soffermarsi sulla questione. Anzi, forse non lo sarebbe mai stato, dato che aveva una missione urgente da compiere.
Fece un balzo e fiancheggiò il falco, attaccando dal lato opposto con le proprie spade.
I loro attacchi lo colpirono quasi all'unisono e penetrarono nella pelle di sabbia.
La Guardiana era ben conscia del fatto che, per uccidere un Fearling, era necessario un flusso costante di attacchi. Con quel pensiero in mente, evocò altre piume metalliche e cominciò a conficcarle ripetutamente nel corpo della bestia.
Il mostro cercò di fuoriuscire dalla traiettoria della Guardiana, ma i suoi tentativi vennero presto vanificati da Maui, il quale fece appello alla cospicua forza delle sue ali per tenerlo fermo.
Dopo qualche altra serie di colpi, il Fearling esplose in una miriade di granelli di sabbia, lanciando un ultimo ruggito di pura collera che risuonò per tutta la lunghezza dell'isola.
La mezza colibrì si affrettò a sbattere vertiginosamente le grandi ali per disperdere ciò che restava del mostro, mentre le piume utilizzate nell’offensiva si riattaccarono al suo corpo. Le spade seguirono a ruota, venendo prontamente assorbite dal folto piumaggio della Leggenda.
<< Be', direi che hai appena salvato la mia giornata, ragazzo! >> esclamò, rivolgendo un gran sorriso nei confronti di falco Maui.
A quella parole, l’aspetto del polinesiano tornò quello di un essere umano.
<< Ragazzo? >> fece il semidio, con un sonoro sbuffo << Posso assicurarle, signorina, che sono molto più vecchio di quello che sembro. >>
<< Ed è tua abitudine flirtare con ogni donna che incontri? >> sentenziò la donna con aria severa, i pugni poggiati sui fianchi.
Il semidio si passò una mano dai capelli, ridacchiando con aria imbarazzata.
<< Sì, penso che dovrei rispolverare le mia bilità sociali… uh, che cos'è quello?>> domandò nel tentativo di cambiare argomento, lo sguardo rivolto nei confronti della scatola misteriosa a pochi passi da loro,
<< Oh, cielo! È quello che stava cercando il Fearling... fermo, non toccarlo! >>
L'uomo, tuttavia, non sembrò curarsi delle parole della donna e afferrò l'oggetto tra le mani, cominciando a rigirarselo tra le dita.
<< Uhmmm… è una pietra magica? >>
<< Sì, ed è molto pericolosa, per questo sono venuta qui! >> replicò la Guardiana, svolazzandogli intorno << È molto importante che tu me la dia subito! >>
Maui inarcò un sopracciglio e rimase in silenzio, passando brevemente lo sguardo da lei alla scatola.
Si portò una mano al mento, assumendo un'espressione di apparente contemplazione. Dopo quasi mezzo minuto, annuì a se stesso e volse nuovamente la propria attenzione nei confronti di Dentolina.
<< Molto bene, ti darò questo oggetto...>>
<< Fantastico! >>
<< SE… mi porterai con te. >>
<< Grandio-…! Che cosa!? >>
<< Mi hai sentito bene >> replicò il semidio, con un ghigno divertito. << Ho passato gli ultimi due anni a girovagare per questo arcipelago, e mi sono reso conto di quanto sia diventato… noioso. >>
Rilasciò un sospiro affranto e puntò lo sguardo in direzione dell'enorme distesa oceanica che si trovava oltre il promontorio dell'isola.
<< Non c'è più niente da esplorare...nulla che sia in grado di fornirmi il benché minimo stimolo. Ma tu... >> disse, indicando la sua interlocutrice << Potresti essere la mia via d'uscita da questo mortorio. Quindi sì, misteriosa donna-uccello. Qualunque sia la tua missione… io sono dentro! >>
<< Ma io... ma tu... ma... ! >>
La Fata del Dentino si morse il labbro, serrò le palpebre e si portò le mani alle tempie, costringendosi a prendere un respiro profondo.
<< Tu non hai la minima idea di quello che stai chiedendo >> sibilò, fissandolo negli occhi << Questo non è un gioco, né un'avventura. Quella scatola ha un potere malvagio che va oltre ogni immaginazione e potrebbe far piombare l'intero universo in un cumulo di tenebre, orrore, paura e disperazione. >>
Maui, tuttavia, si limitò a fissarla con uno sguardo impassibile.
<< Scusa, ti ho perso a metà strada >> ammise con una scrollata di spalle. << Ma credo che la tua risposta fosse un "no". Pazienza. >>
Porse la mano in avanti. Tuttavia, prima che Dentolina potesse afferrare il frammento di Crogiolo, la ritrasse subito.
<< Ma forse questa scatola non è poi così importante >> continuò con un sorriso innocente, mentre si avvicinava alla punta del promontorio e tendeva il braccio. << Penso che la getterò nell'oceano...>>
<< Nooooo! >>
Si fermò di colpo, lanciandole un ghigno consapevole. << Allora… abbiamo un accordo? >>
Se si fosse stata in un'altra situazione, la Guardiana dei Ricordi non avrebbe esitato ad infilzarlo con le proprie piume, ma c'era il rischio che il frammento di Crogiolo cadesse davvero nelle acque oceaniche, e allora sarebbe stato davvero impossibile ritrovarlo.
Certo, era anche vero che lei poteva benissimo acchiapparlo al volo, dopotutto la velocità era la sua specialità, ma non le sembrava corretto colpire quel ragazzo così a tradimento, specialmente non dopo che l’aveva aiutata a sconfiggere il Fearling.
Per quanto non le piacesse il suo atteggiamento da spaccone, doveva ammettere che era un formidabile combattente…e che, senza di lui, difficilmente avrebbe potuto attuare il suo ultimo attacco.
Prese un altro respiro e lo fissò intensamente.
<< Qual è il tuo nome? >>
Il polinesiano gonfiò il petto con orgoglio.
<< Io sono Maui! Semidio, signore dei samoani, cacciatore di mostri, vincitore del premio "uomo più sexy del Pacifico" da più di 200 anni… okay, non sono sicuro se mi abbiano assegnato il premio anche mentre ero intrappolato su quell'isola, ma a chi altri avrebbero potuto darlo? Dico bene, amico? >> disse rivolto al piccolo tatuaggio, il quale gonfio il petto a propria volta.
A quella scenetta, la Guardiana si schiaffeggiò la fronte, già parecchio esasperata.
Ora la situazione le era molto più chiara. I semidei erano individui piuttosto rari, tra i pochi esseri umani capaci di vedere gli spiriti senza il bisogno di dover credere in loro.
Dentolina ne aveva incontrati alcuni nel corso dei secoli…esperienze che si erano rivelate a dir poco sfiancanti, soprattutto a causa dell’atteggiamento di superiorità che caratterizzava la maggior parte di questi immortali.
Poi si ricordò le regole della buona creanza e si spazzolò il corpo con le mani, rizzandosi fiera e dignitosa.
<< Io sono Dentolina, la Fata del Dentino, Guardiana dei Ricordi e Terza Leggenda >> declamò << E dal momento che tu, Maui... ehm, mi hai dimostrato il tuo valore, io ti consentirò di venire con me alla ricerca dei frammenti del Crogiolo. >>
Una mezza verità come un’altra per giustificare il misfatto, qualora i suoi compagni Guardiani avessero posto domande.
<< Grande! >> esclamò il semidio, per poi lanciarle la scatola. << Ecco a te. >>
Dentolina scattò in avanti, afferrandolo rapidamente.
Gli lanciò un'occhiataccia. << Stai più attento! Poteva cadere sul serio! >>
<< Sì, sì, qualunque cosa >> borbottò il polinesiano, con un roteare degli occhi. << Quando si parte? >>
 
                                                                                                                            * * * 
 
Jack Frost sentiva tutto con estrema nitidezza.
Era come se l’ambiente circostante non fosse altro che semplice rumore di fondo, un insopportabile ronzio che continuava a risuonargli nelle orecchie sotto forma di un picchiettio rapido e costante.
Solo più tardi si rese conto che quel rumore era il battito del suo cuore. Stava pompando sangue ad una velocità allarmante, soprattutto per uno spirito immortale.
Era credenza comune che tali esseri fossero sprovvisti di un sistema vascolare o altri organi umani, ma ciò era soprattutto dovuto alla convinzione che uno spirito fosse semplicemente l’incarnazione dell’anima appartenuta ad una persona quando, in realtà, individui come Jack e il resto dei Guardiani erano stati letteralmente riportati alla vita.
<< Jack! >> esclamò una voce familiare affianco al ragazzo.
Questi sussultò, come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti… o forse “incubo” sarebbe stato il termine più appropriato.
Elsa era di fronte a lui, gli occhi ricolmi di preoccupazione evidente. Quando non le rispose, si avvicinò di un passo e gli afferrò delicatamente il volto, costringendolo a fissarla dritta in quelle pupille del colore del cielo.
<< Stai bene? >> chiese con esitazione.
Frost sbatté le palpebre mentre si vedeva riflesso nelle sue iridi, poi si costrinse a prendere un lungo, profondo respiro, sorreggendosi appena al bastone con entrambe le mani.
Infine, sollevò il capo e annuì esitante.
<< Sto bene >> rispose con un flebile sorriso.
Lanciò un’occhiata rassicurante anche ai vichinghi e ai loro draghi.
<< Quel tipo era… una mia versione proveniente da un altro universo. Lo stesso da cui viene il Pitch Black che stiamo affrontando. Io non pensavo…che …che qualcuno come me potesse… >>
<< Tutta questa situazione è così assurda >> gemette Astrid, portandosi una mano alla fronte per frenare un inevitabile mal di testa. << E adesso che dovremo fare? E se ritorna? >>
<< Non lo farà, almeno per ora >> ribattè Hiccup, sorprendendo la moglie. << Lui stesso ha ammesso di essersi trovato in svantaggio, è ragionevole supporre che voglia riorganizzare le sue forze. Inoltre, per noi non c’è motivo di restare qui. >>
<< Come sarebbe a dire? Il Crogiolo... >> fece Jack, ma il capo di Berk lo interruppe praticamente subito.
<< Era venuto per lei. >>
Indicò la principessa dai capelli rossi, stesa fra le sue braccia.
<< È ragionevole supporre che sia collegata, in qualche modo, con il frammento. Pensateci: siamo apparsi nell’esatto momento in cui la stava attaccando, e prima di andarsene ci ha detto che “proteggerla non servirà a niente” >> spiegò pazientemente, per poi volgere allo spirito un’occhiata significativa. << Dobbiamo portarla dall’esperto di cui ci hai parlato. Magari saprà darci qualche risposta. >>
Nel mentre, Elsa si avvicinò alla ragazza e cominciò a scrutarla da capo a piedi. Le prese delicatamente il polso e fece pressione con due dita.
<< Sta bene, è solo svenuta >> disse dopo qualche attimo di silenzio, il volto adornato da un'espressione visibilmente sollevata. << Ma il suo battito cardiaco è molto accelerato. Inoltre, la sua temperatura corporea è molto più calda di quella di un essere umano. >>
Volse lo sguardo in direzione di Jack.
<< Hiccup ha ragione, dobbiamo subito portarla da qualcuno, possibilmente un guaritore >> concluse seriamente.
Lo spirito annuì comprensivo. << D’accordo. Meglio muoversi. >>
Tirò fuori il globo di neve e lo lanciò di fronte a sé.
<< Prima tu, treccina, nel caso qualcosa andasse storto. >>
<< Okay, ma non chiamarmi treccina >> sbottò Hiccup. << Andiamo, bello. >>
Sdentato gli camminò accanto e lo aiutò a trasportare Merida, entrando nel portale e venendo presto seguito da tutti gli altri.
Pochi secondi dopo, il gruppo si ritrovò all'interno di un luogo familiare solo allo Spirito dell'Inverno.
Si trattava di una stanza di notevoli dimensioni, costruita attorno a quello che aveva tutta l'aria di essere un enorme mappa mondo in ferro.
Per un attimo, Hiccup, Astrid, Elsa e i draghi credettero di essere stati catapultati in un mondo da fiaba.
Nel vuoto dell'aria aleggiavano vari oggetti dai colori sgargianti, alcuni dalle forme riconoscibili...altri che sembravano fuoriusciti direttamente dai sogni più sfrenati della mente di un bambino. Era una visione bellissima.
Con la coda dell'occhio, il trio notò alcune strane creature dalla corporatura grossa e pelosa - simili ad orsi - apparentemente impegnate nella costruzione di tali oggetti.
Ai loro piedi, spiccavano piccoli esseri poco più grandi di una mano, vestiti con buffi abiti rossi completi di cappelli a punta e campanellino.
<< Che… che posto è questo? >> sussurrò il Quinto Spirito, meravigliata.
<< Questo, amici miei >> enunciò Jack Frost, con orgoglio e fierezza << è il Polo Nord. >>
Sdentato, incuriosito dal passeggiare degli elfi, abbassò il capo per guardarli più da vicino, dilatando i grandi occhi verdi. Accanto a lui si posizionò Tempestosa, emettendo un verso chiocciante e divertito.
Come li videro e li sentirono, una delle piccole creature - già molto poco sveglie di loro - cacciò un urlo degno di un soprano e cominciò a correre in giro, prontamente imitato dagli altri
<< Ma che accidenti…! >> esclamò Hiccup, facendo un balzo indietro per non spiaccicarne qualcuno con i piedi. Per poco non perse l’equilibrio, a causa della presenza di Merida tra le braccia.
Astrid scrutò le piccole creature con evidente curiosità.
<< Okay… non è la cosa più strana che ho visto oggi >> borbottò con un tono di voce che lasciava trasparire un certo livello di esasperazione. E come darle torto, considerando la situazione in cui era stata catapultata assieme al marito?
Elsa, al contrario, aveva il volto adornato dal sorriso più grande che lo Spirito dell'Inverno le avesse visto fare dal momento in cui le aveva rivelato la sua vera identità.
<< Questa è la casa di Santa Claus?! >> domandò con eccitazione a mala pena contenuta.
<< Proprio così >> le confermò Jack, internamente divertito dalla reazione della giovane donna. << E non ti dico la fatica che ho dovuto fare per ottenere la libertà d’accesso… Phil, Bob, come va? >>
I due yeti risposero al suo occhiolino e al suo sventolare la mano con dei versi burberi.
<< E loro chi o cosa sarebbero? >> domandò Hiccup, incuriosito.
<< Yeti. I fedeli operai di Babbo Natale >> spiegò Jack << Sono addetti alla costruzione e alla manutenzione dei regali. Ed è meglio non farli arrabbiare. >>
<< Io e mia sorella abbiamo sempre pensato che fossero gli elfi ad occuparsi di certe cose >> fece stupita l’ex regina di Arendelle, mentre lanciava una rapida occhiata in direzione della coppia di creature. Avevano un'aria decisamente minacciosa, ma non sembravano pericolosi.
Ogni preoccupazione venne completamente accantonata quando il suo sguardo si concentro su uno yeti apparentemente intento a suonare un bizzarro strumento musicale. Sembrava particolarmente felice del suo operato, e alcuni elfi avevano cominciato a ballare al ritmo della sua esibizione. Sì, era decisamente una scena adorabile.
<< È un po’ quello che credono tutti, prima di venire qui. Io in primis >> rispose il Quinto Guardiano.
<< Tutto molto interessante, ma vi ricordo che con noi abbiamo una persona che necessita di aiuto immediato >> intervenne il capo di Berk. << C’è un posto in cui possiamo metterla? >>
Jack richiamò l’attenzione di uno degli yeti, chiedendogli rispettosamente di portarli da Ombric. La creatura si incupì appena, ma rispose nella propria lingua rumorosa e li invitò a seguirlo.
Tuttavia, poco prima che il gruppo potesse compiere anche un solo passo, ecco che una sonora esplosione riecheggiò per tutta la lunghezza della base.
L’edifico tremò, spaventando elfi, yeti e draghi allo stesso modo. Il tutto duro per circa una decina di secondi, prima che una calma piatta tornasse a regnare nella fabbrica.
Jack reagì all'istante e cominciò a correre in direzione del punto da cui era partito il suono, rapidamente seguito da Elsa, Astrid, Tempestosa e alcuni yeti.
Hiccup li osservò allontanarsi con aria incredula.
<< Ehm, ragazzi… io qui avrei bisogno di una mano >> disse indicando la figura ancora svenuta di Merida. Com'era prevedibile, non ottenne risposta.
<< E ti pareva >> borbottò, mentre volgeva un'occhiata a Sdentato. << Ti dispiace portare un passeggero in più? >>
Il Furia Buia si limitò a scrollare le spalle e acquattò la schiena, permettendo al vichingo di issarvi sopra il corpo della principessa. Fatto questo, salì in groppa al drago e gli ordinò di seguire la moglie.
Ai piani inferiori, Jack si ritrovò di fronte ad una scena piuttosto singolare.
Il punto della fabbrica in cui attualmente si trovava…era completamente disseminato di lanuggine, pupazzi strappati e giocattoli ridotti in tanti piccoli pezzettini.
In mezzo a quella cacofonia spiccavano due ragazze dai volti leggermente bruciacchiati, affiancati dall’inconfondibile figura di Sandy.
Una era vestita con abiti di ricca fattura e aveva i capelli rossi raccolti da una corona. L'altra indossava un vestito molto più provinciale e aveva una lunga chioma dorata che le arrivava fino ai piedi, la più lunga che lo Spirito Invernale avesse mai visto.
La stanza rimase in completo silenzio per quasi un minuto buono.
<< ...ok, giuro che non avevo idea che sarebbe esploso >> disse all'improvviso la rossa, il volto adornato da un'espressione imbarazzata.
A quelle parole, Sandy si portò una mano al volto con aria esasperata, mentre la ragazza bionda fissò incredula l'apparente colpevole di tutta quella cacofonia.
<< Ma…! Sopra la cassa c'era scritto “altamente infiammabile!” >>
<< In mia difesa, non sono mai stata brava con la lingua inglese >> tentò di giustificarsi l'altra. << E poi, scusa, quale bambino vorrebbe mai ricevere sostanze chimiche infiammabili per Natale? >>
<< Be’, probabilmente uno a cui piace la scienza… >>
La bionda si bloccò di colpo, notando che non erano più soli.
Fu proprio in quel momento che Jack venne raggiunto da Elsa, Astrid, Tempestosa e gli Yeti, rapidamente seguiti da Hiccup e Sdentato.
Di fronte a quello spettacolo, l’ex-regina di Arendelle sgranò gli occhi, incredula e completamente colta di sorpresa. Puntò lo sguardo in direzione delle due ragazze, incapace di credere ai propri occhi.
<< A… Anna!? >> esclamò << Rapunzel!? >>
<< Sandy, in nome di tutti i fiocchi di neve, che cosa… >> le venne incontro Jack, spiazzato.
Il Guardiano dei Sogni rilasciò un sospiro silenzioso e fece per rispondere al collega con il suo consueto idioma fatto di immagini fluttuanti.
Tuttavia, prima che potesse farlo...
FOOOSH!
Un portale si materializzò al centro della stanza, sorprendendo le varie persone raccolte.
Ne fuoriuscì un Nicholas Nord visibilmente provato, affiancato dalle figure di E. Aster Calmoniglio e Jack Skellington. Erano tutti e tre ricoperti di una strana sostanza nera, simile all'inchiostro.
E prima ancora che chiunque potesse domandarsi cosa diavolo stesse succedendo, un grosso tentacolo attraversò il vortice sospeso a mezz'aria, suscitando un grido allarmato ad opera del trio.
<< Chiudilo! Chiudilo! >> esclamò Calmoniglio, attaccandosi al braccio del Primo Guardiano.
Per sua fortuna, il portale sembrò quasi rispondere alle preghiere della Leggenda e cominciò a dissolversi.
L'enorme tentacolo venne tranciato di netto e cadde pesantemente a terra, agitandosi per qualche secondo, prima che una delle lame di Babbo Natale si abbattesse su di esso, costringendolo al silenzio.
<< Šostakóvič! >> imprecò Claus, ritraendo l’arma e spazzolandosi i vestiti << Non mi sono mai piaciuti i cefalopodi, sono così viscidi e su-… >>
Il vecchio si interruppe, notando il gruppo di persone da cui era circondato. Queste rimasero ferme a fissare lui, il Coniglietto di Pasqua e lo scheletro con espressioni spiazzate.
<< Santo cielo! Non siamo in ritardo per la riunione, vero? >> domandò Skellington, fissandoli con uno sguardo sinceramente preoccupato, per quanto le orbite nere gli permettessero di esprimere.
<< Riunione? Ma che… ? >>
Il Coniglio Pasquale fissò prima lo scheletro, poi i colleghi Guardiani lì presenti, poi le due donne, il Quinto Spirito, i draghi, i vichinghi e gli yeti.
<< Per mille uova sode, che cavolo sta succedendo qui dentro!? >>
FOOOOSH!
Con grande esasperazione di Jack, un secondo portale si materializzò al centro della stanza. Ne fuoriuscì Dentolina, accompagnata da un uomo la cui stazza avrebbe potuto rivaleggiare con quella dello stesso Nord.
Aveva una pelle abbronzata e coperta da numerosi tatuaggi, lunghi capelli ricci…ed era praticamente nudo.
<< Aloha! >> esclamò il nuovo arrivato, ricevendo un’occhiataccia ad opera della Guardiana della Memoria.
Il resto delle persone presenti non seppe davvero come reagire ad un simile saluto, mentre Anna, Astrid e Rapunzel arrossirono appena a causa dei muscoli scoperti dell’uomo.
Fu in quel momento che un sonoro gemito attirò l'attenzione di tutti.
Merida si risvegliò tra le braccia di Hiccup e cominciò a strofinarsi gli occhi.
<< Ugh… mamma, credo di aver fatto il sogno più assurdo di tutta la mia vita... >>
Si bloccò di colpo.
Con movimenti quasi meccanici, i suoi occhi passarono rapidamente da una parte all'altra della stanza, concentrandosi brevemente su praticamente ogni creatura lì presente.
Rendendosi conto di essere tenuta da qualcuno, alzò appena lo sguardo e incontrò gli occhi verdi del capo di Berk.
<< Ehm… ciao? >> disse questi, con un sorriso incerto.
La rossa rimase ferma e immobile a fissarlo per quasi dieci secondi buoni. E poi, procedette a colpirlo con un poderoso pugno alla mascella.
 
                                                                                                                     * * * 
 
Il portale di energia rilasciò un forte bagliore biancastro, prima di essere risucchiato all’interno del vetro da cui era stato generato, fino a sparire all’interno di una delle tasche di Mr Cold.
L’oscuro Spirito Invernale avanzò dentro quella che era a tutti gli effetti la sala del trono dell’Uomo Nero del proprio universo, il quale sedeva sulla grande sedia realizzata in ferro.
<< Vedo che sei tornato >> rimbombò improvvisamente la voce del Re degli Incubi, mentre questi sollevava lo sguardo per incontrare quello del suo secondo in comando. << Eppure… non riesco a percepire la presenza di alcun frammento. >>
Si alzò dal posto a sedere e scrutò intensamente lo spirito invernale.
<< Dimmi, Jack… i miei ordini non erano forse chiari? Non ti avevo forse ordinato di non tornare fino a quando tu e il resto dei Fearling non foste stati in grado di recuperare tutti i frammenti? >> domandò retoricamente.
<< Sono sorte… delle complicazioni >> replicò Cold, apparentemente calmo, mentre si affrettava ad esporre quanto aveva scoperto. << Il frammento a cui davo la caccia è finito nelle incaute mani di una ragazzina mortale. Adesso è dentro di lei, cosa che le ha conferito dei…poteri. Potenti, sì, ma incontrollabili, almeno per il momento. Frost è giunto sul posto… e non era da solo. >>
Pitch rimase in silenzio per quasi un minuto buono, soppesando lo spirito con lo sguardo. Passando quel lasso di tempo, rilasciò un sonoro sospiro.
<< Be’, questo è… deludente >> commentò, mentre cominciava a scendere le scale che conducevano al trono.
Si fermò solo quando fu ad appena pochi passi dalla figura del sottoposto, sovrastandolo con la sua ombra.
Inclinò la testa di lato e arricciò ambe le labbra in un sorriso apparentemente gentile.
<< Ricordi il primo giorno in cui ci siamo incontrati, Jack? >> domandò all'improvviso, attirando l'attenzione dello spirito.
Questi dovette fare del suo meglio per sostenere quello sguardo, mantenendo un’espressione fredda e impassibile, mentre le viscere del suo stomaco si torcevano dolorosamente.
<< Sì. Avevi assalito il palazzo di Dentolina. >>
Il Re degli Incubi ridacchiò appena.
<< Bene, vedo che hai la memoria lunga >> disse con tono d'approvazione. << Anche io ricordo bene quel giorno, sai? La prima volta che il mio sguardo si posò su di te… oh, vidi tutto quello che avrei potuto sperare in un degno alleato. Un potere capace di rivaleggiare con quello degli stessi Guardiani! E cosa più importante… il potenziale per scatenare la paura nel cuore dei miei nemici. >>
Dopo aver pronunciato tali parole, lo sguardo dell'Uomo Nero si fece improvvisamente vuoto.
<< Ma ora, mentre ti guardo… penso che mi sarei potuto sbagliare >> sussurrò freddamente.
Jack fece un cenno col capo, socchiudendo le palpebre. << Mi dispiace di averti deluso. >>
La mano di Black scattò in avanti, afferrandogli il collo e sollevandolo da terra.
In un rantolio boccheggiante, Jack si divincolò e gli strinse il polso con quella libera, mentre il braccio in cui sorreggeva il bastone di ghiaccio gli scivolava lungo il fianco.
<< No, Jack >> sibilò Pitch, mentre i suoi occhi lampeggiavano di giallo. << Non lo sei. Ma credimi… lo sarai presto. >>
Jack aveva previsto sin da subito un simile scoppio d’ira. Dopotutto, l’Uomo Nero non era certo un personaggio noto per la sua pazienza. Ciononostante, le azioni di Pitch lo colsero comunque di sorpresa.
<< Ookay, Black, bella rimonta >> rantolò, cercando di ostentare un sorriso. Impresa titanica, considerato come sentiva il volto deformato dal dolore. << Ma vediamo di non far scoppiare un gigantesco pasticcio… >>
Pitch lo zittì stringendo sonoramente la presa sulla trachea, mentre viticci di sabbia nera presero a strusciargli lungo il braccio, avviluppandosi attorno alle sue dita e accingendo a penetrare nella pelle dello spirito, facendogli serrare i denti per il dolore.
Poi, all’improvvisò, tutto cessò di colpo. Il bagliore che dardeggiava negli occhi dell’Uomo Nero si dissolse di colpo.
Allentò la presa e drizzò la testa di scatto, come colpito da un fulmine. Il suo sguardo sembrava quasi perso nel vuoto.
Dopo qualche altro secondo, lasciò andare lo Spirito Invernale e sorrise malignamente.
<< Rallegrati, amico mio, perché sembra che la fortuna sia di nuovo dalla nostra parte… o meglio, dalla tua parte >> dichiarò con cupo divertimento.
Detto questo, fuoriuscì dalla stanza con passo felpato, lasciandosi dietro uno Spirito dell’Inverno intento  a massaggiarsi la gola.
<< Ugh…odio quando lo fa! >>
 

 
 
 
 
Dum, dum, duuuuuuuuum!
Che cos’avrà in mente Pitch? Lo scoprirete nel prossimo episodio!
Con questo capitolo si chiude la fase del reclutamento. Ora abbiamo tutti i protagonisti in unico posto, e i prossimi aggiornamenti si concentreranno sulla costruzione dei loro rapporti e sul loro sviluppo caratteriale.
Spero che vi sia piaciuta l’introduzione di Maui, co-protagonista del film Oceania! Considerando il livello di minaccia coinvolto, abbiamo pensato che un semidio fosse necessario per bilanciare un po’ le cose.
La sua esclamazione, poco prima del coinvolgimento con il Fearling e Dentolina, è l’equivalente hawaiano di “Alla carica!”.
E sì, nel caso ve lo steste chiedendo…Nord, Calmoniglio e Skellington erano finiti in un universo stile Lovecraft. Magari ci faremo una one shot a riguardo.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Once upon a time... ***


Finalmente, eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura, fateci sapere cosa ne pensate in un commento!



Capitolo 12 - Once upon a time…

99114137-3250247028374824-1611904421644468224-n  

"Here we are, don't turn away now 
We are the warriors that built this town 
Here we are, don't turn away now 
We are the warriors that built this town 
From dust..."

Imagine Dragons - Warriors

<< Sul serio… dovevi davvero colpirmi così forte? >>
Quella domanda fuoriuscì dalla bocca di Hiccup Haddock III in maniera piuttosto ovattata, probabilmente a causa del fatto che si stesse tenendo il naso da ormai dieci minuti buoni, al fine di evitare una copiosa fuoriuscita di sangue. Maledizione, quella Merida aveva davvero un bel gancio destro, sicuramente non aveva nulla da invidiare a quello di sua moglie.
Le principesse non avrebbe dovuto essere raffinate? Almeno, così le avevano sempre rappresentate le storie e i mercanti che giungevano da oltre oceano.
"Evidentemente non ne hanno mai incontrata una di persona" pensò con aria visibilmente stizzita, mentre lanciava un'occhiataccia in direzione della rossa.
<< Hai una bella faccia tosta! >> esclamò Merida, con i pugni sui fianchi. << Tieni tra le braccia ogni ragazza che incontri!? Era assolutamente inappropriato e indice del più vile tentativo di approfittarne! >>
<< Quindi avrei dovuto lasciarti svenuta in una foresta, con il rischio che quello psicopatico tornasse a prenderti? >> domandò incredulo il vichingo, reprimendo un'ondata di irritazione.
<< Tu...! >> La principessa lo indicò, ma poi esitò a rispondere: era difficile per lei trovare qualcosa che potesse contestare quell'affermazione. << Be', c'era modo e modo, ecco…e avresti dovuto pensarci! >>
Hiccup rilasciò un sospiro rassegnato, ormai conscio che quella ragazza fosse troppo testarda per poter ammettere di essere nel torto.
Affianco a lui, Astrid si ritrovò incapace di trattenere una risata, cosa che spinse il vichingo a guardarla con un'espressione impassibile.
<< Non hai intenzione di aiutarmi? >> borbottò miseramente.
In tutta risposta, la moglie si limitò a sorridergli brillantemente.
<< Chi, io? Assolutamente no, stai già facendo un ottimo lavoro >> rispose innocentemente.
Poco più indietro, Elsa era impegnata in una discussione altrettanto accesa con una certa coppia di giovani donne dall'animo frizzante.
<< Ciò che avete fatto è stato a dir poco sconsiderato >> disse con tono di rimprovero, rivolta soprattutto nei confronti della sorella.
<< Io volevo solo dare un senso a quello che stava succedendo >> ribatté Rapunzel, tormentandosi le mani << non avevo la minima idea che quel vortice fosse un portale! Anche se, considerato tutto quello che mi è capitato negli ultimi anni, avrei dovuto intuirlo. Sul serio, non ci ho pensato... e non credevo nemmeno che Anna mi avrebbe seguita! >>
<< Be', che altro avrei dovuto fare, lasciarla andare da sola? Poteva finire nei guai! >> esclamò la suddetta rossa, tentando di difendersi.
Il Quinto Spirito si portò una mano alla fronte, incapace di trattenere un gemito.
<< Anna, ora sei la regina di Arendelle. Devi capire che le tue azioni hanno conseguenze che influenzeranno la vita di centinaia di persone! >> dichiarò con enfasi. << Ti sei fermata a pensare a quale potrebbe essere lo stato attuale dei tuoi sudditio peggio, di Kristoff ed Eugene? Potrebbero pensare che siate entrambe morte! >
La regina la fissò incredula, non riuscendo a credere di aver udito quell'uscita. << Parola mia, mesi che non ci vediamo e la tua capacità di usare il tatto continua ad essere... raggelante. >>
Elsa la scrutò in silenzio per quasi dieci secondi buoni.
<< Dio, sei peggio di Jack >> sospirò miseramente, massaggiandosi la fronte con il palmo.
<< Jack? >>
Sua sorella inarcò le sopracciglia, assolutamente perplessa. Elsa si limitò a puntare davanti a sè, ove il suddetto albino era impegnato a parlare con un coniglio antropomorfo alto quasi due metri.
Inutile dire che la donna era rimasta non poco sorpresa dallo scoprire che quello strano essere fosse proprio il Coniglietto di Pasqua. Se lo era sempre immaginato un po' più… adorabile.
<< Jack Frost, lo Spirito dell'Inverno >> rispose in modo apparentemente disinteressato. << E come te, ama creare giochi di parole legati al ghiaccio. >>
<< Cosa!? Lo stesso Jack Frost di cui mi leggevi da bambina?! >> sussurrò Anna, con gli occhi che le brillavano. << L’indiscusso signore dell’inverno?! Oh, Elsa, ma questo è fantastico! E assurdo! E straordinario! E... >>
<< Incredibile >> concluse e Rapunzel, altrettanto stupita dalla dichiarazione della cugina. Proprio come lei, era sempre stata affascinata dai miti e dalle leggende riguardanti personaggi come l’Omino del Sonno, Babbo Natale e lo stesso Jack Frost, una credenza che nel corso del tempo era riuscita a trasmettere anche a suo marito.
Inconsciamente, l'ex regina di Arendelle si ritrovò a sorridere.
<< Sì, è piuttosto incredibile >> ammise con un sottofondo di divertimento, prima di rendersi conto di cos’aveva appena detto. << Che là fuori ci fosse qualcuno come me >> aggiunse rapidamente, incapace di trattenere un rossore imbarazzato.
<< Oh, non ci provare >> sbottò Anna, avvolgendole un braccio attorno al collo e spiando Jack da lontano << È quello lì con i capelli bianchi e quello strano bastone in mano, giusto? È carino da morire, sorellona! >>
<< Anna, tu sei sposata >> sibilò il Quinto Spirito, incapace di trattenere un rossore.
<< Be’, in verità non ancora… e poi, ha solo fatto un'osservazione che personalmente condivido >> replicò Rapunzel. << E non lo diciamo per noi, ma per te. >>
Elsa inarcò un sopracciglio.
<< Non capisco cosa intendi >> disse con un'espressione visibilmente confusa.
La regina e la principessa si guardarono l’un l’altra, senza parole. Sapevano entrambe che l’ex sovrana di Arandelle fosse piuttosto acerba quando si trattava di certe questioni, ma fino a quel punto...
<< Be', ecco, Elsa, quello che stiamo cercando di dire è... >>
<< Vogliamo capire se piace anche a te, sorellona! >> la interruppe Anna. << E considerato come sei arrossita prima... >>
<< Non sono arrossita >> ribatté prontamente il Quinto Spirito, incrociando ambe le braccia davanti al petto. << E ho già capito dove voi due vogliate andare a parare…e la mia risposta è no! >>
Prima che la coppia di donne potesse aprire bocca, fece loro segno di lasciarla continuare.
<< Lo ammetto, è piuttosto carino… ma il semplice fatto che abbiamo entrambi gli stessi poteri non la ritengo una ragione sufficiente per perseguire un corteggiamento >> concluse con tono risoluto.
<< Ma certo, hai perfettamente ragione >> replicò la principessa perduta, annuendo in totale accordo. << Ma è un ottimo punto di partenza! Quello che intendo è... perché non provare a conoscerlo? Dopotutto, hai finalmente la possibilità di parlare con qualcuno che capisce davvero cosa voglia dire avere dei poteri come i tuoi. Potresti pure chiedergli qualche consiglio! Sai…da uno Spirito ad un altro. >>
Elsa volse alla cugina un'occhiata incerta, come se non fosse sicura del modo corretto in cui risponderle. Passò brevemente lo sguardo da lei a Jack, per poi scuotere rapidamente la testa.
<< Abbiamo altre questioni di cui occuparci. Al momento, l'esistenza o meno di una mia vita amorosa è l'ultimo dei nostri problemi. Caso chiuso >> disse freddamente, zittendo ambe le donne con uno sguardo.
Queste si guardarono l'un l'altra con espressioni rassegnate, prima di annuire lentamente.
 
                                                                                                                         * * *  

<< Come... come, IN NOME DI TUTTE LE UOVA DI PASQUA! >> sbottò sonoramente E. Aster Calmoniglio, affianco allo Spirito Invernale << Come cavolo ti è venuto in mente di portarti dietro quella... quella combriccola! >>
<< Wow, rilassati, Coda di Cotone >> rispose Jack con uno dei suoi classici ghigni. << L'hai detto tu stesso, ci troviamo in una situazione disperata. Per quale motivo avrei dovuto rifiutare il loro aiuto? >>
<< Per quale motivo!? Ma li hai visti!? Sono dei ragazzini! Dei mortali! >>
<< Tecnicamente, anche io sono un ragazzino >> osservò Jack, internamente divertito dalla sfuriata del Secondo Guardiano. << Inoltre, solo due di loro sono mortali, posso assicurarti che la bionda è uno spirito al cento per cento. >>
<< Oh, sì, certo, uno spirito di universo alternativo di cui sappiamo poco o nulla. E allora andiamo a raccattarne altri, già che ci siamo! >
Frost si limitò a roteare gli occhi.
<< Mi sto forse lamentando di Mr Vita e Anima? >> disse indicando un certo scheletro a pochi passi da loro.
Skellington era occupato a discorrere con Dentolina e Maui, e pareva molto interessato ai racconti piuttosto energici del semidio, che non perdeva occasione per muoversi e atteggiarsi col proprio muscoloso corpo.
Il Coniglio Pasquale alzò gli occhi al cielo e si tormentò il muso con le mani. << È una situazione completamente diversa, okay? Quella maledettissima cozza ci ha seguiti senza darci nemmeno la possibilità di protestare! >>
Lo Spirito dell’Inverno lanciò una rapida occhiata in direzione dello scheletro vivente. Non era certamente la cosa più strana che avesse mai visto, ma poteva tranquillamente guadagnarsi un posto tra le prime dieci.
<< E questa, ehm… cozza ha un nome? >> chiese incuriosito.
Calmoniglio tirò un sospiro.
<< Jack Skellington... o Jack O' Lantern, per i mortali. Re delle Zucche e Spirito di Halloween. >>
Al sentire tali parole, Frost lo fissò con gli occhi strabuzzati.
<< Mi stai dicendo che esiste un altro Jack capace di irritarti tanto quanto me? >> disse con un tono di voce apparentemente ferito. << Stai forse cercando di sostituirmi? Coda di Cotone, pensavo che la nostra rivalità fosse qualcosa di speciale... >>
<< Oh, ma va' a farti un giro sulla slitta, e magari portati dietro quel presunto spirito... >>
Il Pooka scrutò Elsa da lontano, e non poté fare a meno di mettere sù un sorrisetto. << Però, Frost, hai un certo buon gusto o sbaglio? >>
Le guance del Quinto Guardiano si tinsero lievemente di rosso.
<< Non farti venire strane idee, è solo un'amica… conoscente… alleata >> azzardò, prima di annuire a se stesso << Sì, decisamente un'alleata. Mi ha offerto il suo aiuto e io ho accettato, tutto qui. >>
<< È così che lo chiamate voi giovani, al giorno d’oggi? “Allearsi”? >>
Per un attimo, Jack credette di potersi strozzare con la propria saliva. << Senti, non nego che sia una bella ragazza… MOLTO bella, in realtà… e il fatto che abbia poteri di ghiaccio aggiunge sicuramente punti a suo favore… inoltre, ha una personalità molto premurosa e gentile… >>
Sì fermò di colpo, notando lo sguardo divertito del Coniglietto di Pasqua.
Arrossì ancora più intensamente e aggiunse: << Ma è totalmente fuori dalla mia portata! >>
<< Totalmente... fuori... dalla tua portata? >> ripeté l’altro, incredulo << Ma ci pensi sul momento a queste idiozie oppure ti nascono spontanee? Per quale motivo dovrebbe essere fuori dalla tua portata? Siete entrambi due spiriti dalla forma di adulti vaccinati! >>
<< E lei è una regina >> ribatté il Guardiano, con un sonoro sbuffo. << Ex regina, in realtà… ma il punto resta. È una donna di sangue reale con un forte senso del dovere, mentre io sono… be’, me: un ragazzino che passa le sue giornate a imbrattare le case di ghiaccio e giocare a palle di neve con i bambini. Non penso che siamo molto compatibili. >>
<< Hai almeno provato a conoscerla a fondo e ad appurare quello che dici, invece di basarti su semplici paturnie personali? >>
Jack lo scrutò lateralmente.
<< Non ne abbiamo davvero avuto l'occasione, sai? Eravamo un po' impegnati ad evitare la fine del multiverso >> ribatté sarcasticamente.
<< Un motivo in più per cui ritengo che questi tuoi film mentali da eterno adolescente in piena pubertà siano del tutto infondati >> replicò Calmoniglio, incrociando le braccia << Ho la sensazione che dovremo attendere un po', prima che Ombric se ne salti fuori con una qualche soluzione per distruggere quei frammenti infernali... quindi, avrete tutto il tempo per socializzare a dovere. >>
Lo Spirito Invernale fece per controbattere, ma in quel momento la fila di persone si fermò di colpo, e così capì che erano arrivati all'infermeria della base.
Nord aprì la porta, rivelando la figura di Ombric ancora stesa su un letto. Una volta resosi conto della loro presenza, l'uomo si alzò in piedi e sorrise in modo raggiante.
<< Nord, vecchio mio, vedo che siete tornati! >> esclamò, per poi dare un'occhiata curiosa al gruppo di bizzarri individui che si trovavano alle spalle del Primo Guardiano. << E, a quanto pare, avete portato degli amici. >>
Rapunzel fissò il vecchio con fare curioso, poi lanciò un'occhiata a Sandy e poi di nuovo a lui. << Voi... dovete essere Padre Tempo, giusto? O qualcosa di simile... >>
<< Dici bene, giovanotta >> rispose il mago, offrendole un sorriso gentile. << E con chi, se posso chiedere, ho il piacere di parlare? >>
La bionda restituì l’espressione dell’uomo.
<< Io sono la principessa Rapunzel, e loro…>> disse indicando le due donne affianco a lei << sono le mie cugine: Anna ed Elsa, rispettivamente la regina di Arandelle il Quinto Spirito della Foresta Incantata. >>
<< È un onore, signore >> disse Elsa, compiendo un inchino solenne. Venne presto imitata dalla sorella, la quale borbottò un rapido: << Sì, quello che dice lei. >>
Ombric ridacchiò divertito, per poi posare lo sguardo su una certa coppia di vichinghi. << E voi? >>
<< Astrid Hofferson, al vostro servizio! >> esclamò la bionda << Ah, e lui sarebbe solo mio marito e il capo del nostro villaggio, Berk. Ma nulla di importante, piccoli dettagli… >>
<< Astrid! >> protestò il ragazzo, contrariato. Poi, si rivolse al vecchio. << Mi chiamo Hiccup Horrendous Haddock III. E questi due sono Sdentato e Tempestosa. >>
I draghi, all’udire i loro nomi, si fecero avanti con un verso. Sdentato si avvicinò ad annusare Padre Tempo e gli rifilò una leccata in volto, innalzandosi sulle zampe posteriori.
<< Sdentato! >> lo riprese l’amico umano, fortemente imbarazzato.
Con suo sollievo, tuttavia, l'uomo non sembrò per nulla infastidito dalle attenzioni del drago e si limitò a ridere di gusto.
<< Non preoccuparti, ragazzo, mi sono sempre piaciute le creature magiche >> disse con voce affettuosa, mentre accarezzava delicatamente la testa del rettile.
Poi, i suoi occhi incontrarono un paio di orbite vuote.
<< Skellington? Hanno reclutato pure te? >> domandò sorpreso.
<< Certamente, signor Ombra! Uno dei frammenti si è schiantato nel mio regno, e Babbo Nachele e Saltellante si sono ritrovati lì. Non potevo assolutamente negare il mio aiuto, so bene quanto Black possa essere insidioso. >>
Lo scheletro allungò la mano e gliela strinse con grande energia.<< Molto lieto di conoscervi! >>
Il vecchio fece un sorriso tirato.
<< Vedo che la tua capacità di ricordare i nomi è pessima tanto quanto quella del mio Skellington. E per quanto riguarda il gigante? >> chiese voltandosi verso Maui.
Il semidio gonfiò il petto con orgoglio.
<< Io sono Maui! >> proclamò a gran voce. << Semidio del vento e del mare, eroe degli uomini e delle donne, signore dei samoani, uomo più sexy dell'anno... >>
<< Sì, sì, abbiamo capito, il nome basta e avanza >> lo interruppe Dentolina, tirandogli una pacca in testa.
Maui le lanciò un'occhiataccia, ma la Terza Guardiana si limitò a restituirgli uno sguardo innocente.
Ombric decise di non darci troppo peso e si girò verso l'ultima persona rimasta.
<< E poi ci sei tu >> disse con tono molto più serio, rivolto nei confronti di Merida.
C'era qualcosa in lei… qualcosa di familiare… e spaventoso al tempo stesso. Qualcosa che inviò un brivido lungo la spina dorsale dello stregone.
La principessa dai capelli rossi, in altre circostanze, avrebbe risposto con una presentazione altrettanto entusiasta e fiera. Invece, si limitò a stringere le mani in grembo: non si era mai sentita tanto insicura come di fronte a quello sguardo.
<< Merida DunBroch >> mormorò.
L'uomo inclinò leggermente la testa di lato e si avvicinò cautamente a lei. Fatto questo, passò brevemente la punta del proprio bastone sulla figura della principessa, e il cristallo sulla cima di esso cominciò a illuminarsi di un intenso bagliore viola.
Ombric lo scrutò con attenzione, prima di annuire a se stesso.
<< Ha l'essenza di Black dentro di lei >> disse seriamente, volgendo a Babbo Natale un'espressione sospettosa.
L'uomo annuì seriamente.
<< Purtroppo sì >> rispose il Primo Guardiano, con aria solenne. << Jack, qui, dice che giovane Merida potrebbe aver assorbito frammento di Crogiolo. >>
Gli occhi di Ombric si spalancarono per la sorpresa.
<< È la verità? >> domandò alla rossa, visibilmente preoccupato.
<< Io... >>
Merida sentì la saliva che le si seccava in gola, incapace di farle aggiungere altro. Le parole non servivano, solo una dimostrazione poteva fugare ogni dubbio. Così lambì le maniche di ciascuna delle sue braccia e le tirò su, mostrando la pelle violata dalle luminose venature azzurre e nere.
Ombric si ritrovò incapace di trattenere un sussulto.
<< Sì, è sicuramente una brutta situazione. Dimmi, bambina, com'è potuto succedere? >>
<< Io... io ero nella foresta e... ad un certo punto, dal cielo è piombato giù il frammento. Non sapevo cosa fosse... l'ho toccato e... è successo... >>
Lo stregone sospirò.
<< Aaaaah, la curiosità dei giovani. Sempre causa di così tanti problemi >> disse con tono quasi rassegnato, mentre lanciava una breve occhiata laterale in direzione di Jack.
Prima che lo Spirito Invernale potesse chiedersi a cosa si riferisse, l'uomo volse a Merida un sorriso rassicurante.
<< Non preoccuparti, bambina, penso di poterti aiutare. >>
<< Da... davvero? >> chiese lei, sgranando gli occhi << Può... può togliermelo? >>
<< Posso e lo farò >> confermò lo stregone. << Vedi, nel mio mondo ho creato un incantesimo che mi permette di estrarre l'essenza di Pitch dagli esseri umani che sono stati trasformati in Fearlings. Ritengo di poter utilizzare lo stresso principio per liberarti da quel frammento infernale. >>
Sospirò una seconda volta.
<< Sfortunatamente, questo incantesimo necessita la luce di una Luna Piena, che non ci sarà per altre dodici ore. Pensi di poter resistere fino ad allora senza dare di matto? >>
Merida si strinse forte le spalle, fortemente combattuta. Poi, qualcosa nel suo sguardo riaccese la scintilla di forza che tanto la caratterizzava. Con decisione, si risistemò le maniche dell'abito e fissò Padre Tempo negli occhi.
<< Farò in modo che le mie subdole membra non mi tradiscano finché avrò vita in corpo, signore. >>
<< È quello che speravo di sentire! >> esclamò Ombric. << Nord, avrò bisogno del tuo aiuto, dovrai portarmi al tuo laboratorio. >>
Inizialmente sorpreso, il Primo Guardino annuì risolutamente.
<< Quanto a voi... >> riprese lo stregone, volgendo la propria attenzione nei confronti delle altre persone raccolte, << Beh… avete dodici ore per fare quello che volete. Quindi… divertitevi! >>
E, detto questo, fuoriuscì dalla stanza e cominciò a seguire Babbo Natale.
Nella sala piombò per qualche istante un silenzio imbarazzante, rapidamente rotto da Dentolina.
<< Be’… io devo andare >> replicò con voce frizzante. << Devo assolutamente controllare che le mie fate stiano bene. A stasera! >>
Sandy le si affiancò, poggiando le mani sui fianchi e liberando un piccolo sbuffo di sabbia dorata. Un gesto eloquente che esprimeva perfettamente la necessità della Quarta Leggenda di allontanarsi per continuare a svolgere il proprio lavoro come Guardiano dei Sogni.
Nella stanza tornò a regnare il silenzio. I vari individui raccolti cominciarono a guardarsi l'un l'altro con espressioni incerte, non del tutto sicuro come comportarsi in una situazione del genere.
Alla fine, fu proprio un certo Spirito dell'Inverno a rompere quella quiete.
<< Quindi… qualcuno ha qualche storia interessante da raccontare? >>
 
                                                                                                                         * * *   
 
All’insaputa di tutti, un altro ospite inatteso stava zampettando per i corridoi del Polo Nord. Un ospite assai più sgradito, le cui intenzioni erano tutt’altro che benevole. Al contrario, perché la mente di questa creatura era guidata da una forza maligna ed infida, capace di irretire anche gli animi più gentili.
Nascosta alla vista di Anna e Rapunzel, la mano sopravvissuta del Generale Fearling era riuscita ad attraversare il portale che aveva portato ambe le donne nell’universo di Sandy, dando al Fearling libero accesso alla base.
E sebbene la mano in questione fosse solo una piccola porzione del Generale, conteneva ancora abbastanza potere e auto-coscienza da poter comunicare con il suo padrone.
Dopo aver trovato un posto appartato - lungo le assi del soffitto di una delle numerose stanze presenti nel complesso - la creatura tentò di contattarlo.
Per un attimo vi fu solo silenzio statico. Poi, la voce profonda e cavernosa di Pitch Black riecheggiò nell’essenza stessa di ciò che restava del Generale.
<< Che notizie porti, mio fedele soldato? >> chiese l’Uomo Nero con tono apparentemente gentile.
Il Fearling non esito a rispondere.
<< Ho trovato i frammenti, mio signore >> rispose senza il bisogno di dover parlare. Tutto ciò che gli serviva per comunicare con il Re degli Incubi, al momento, erano gli ultimi brandelli di mente ancora conservati nei granelli di cui era composto.
Pitch rimase in silenzio per qualche secondo.
<< Quanti? >>
<< Tutti loro…ma sono impossibilitato a recuperarli. >>
<< Capisco >> sussurrò l’Uomo Nero, facendo trasparire una certa nota di irritazione. << Puoi condurmi da essi?  Sembra che qualcosa mi impedisca di localizzarli... forse un  qualche tipo di magia protettiva. >>
Questa volta, il Generale esitò appena.
<< Penso di poterlo fare, mio signore. Ho solo bisogno di accedere ad un portale. >>
<< Allora trovane uno >> ordinò freddamente il Re degli Incubi. << E torna da me il più in fretta possibile. >>
<< Farò come ordinate >> rispose il Fearling con tono rispettoso.
E, dopo aver pronunciato tali parole, interruppe il collegamento. Poi, fuoriuscì dal nascondiglio e cominciò a percorre il soffitto della base, nascondendosi tra le ombre.
Fu così che, troppo focalizzato sull’obbiettivo che gli era stato appena assegnato, non si rese conto di essere stato adocchiato da un certo camaleonte.
 
                                                                                                                           * * * 
 
Sotto consiglio di Jack, i vari alleati raccolti dai Guardiani erano stati tutti spostati in una delle stanze più ampie del complesso, solitamente utilizzata come deposito per i giocattoli rotti o quei prototipi che fallivano il collaudo.
Lo Spirito dell’Inverno aveva insistito sul fatto che - nell’attesa di poter distruggere definitivamente le parti di quell’arma infernale - sarebbe stato divertente poter interagire ancora un po’ con degli ospiti tanto variegati, cosa con cui Anna, Rapunzel, Maui e Skellington si erano ritrovati più che d’accordo.
Gli Yeti erano stati così gentili da fornire loro sedie, poltrone e una cioccolata calda ciascuno, accompagnata da deliziosi biscotti appena sfornati. Inutile dire che, di fronte a quella vista, pure Elsa si era ritrovata a condividere l’entusiasmo della sorella.
Attualmente, gli unici ancora restii a partecipare erano Calmoniglio e Merida, fatto reso piuttosto evidente dai loro pronunciati cipigli.
Non che a Jack importasse davvero. Era sicuro che, con il passare del tempo, anche loro avrebbero cominciato a scaldarsi.
<< Allora… chi vuole cominciare? >> chiese con un sorriso incoraggiante.
<< Oh, se permettete io! >> esclamò Rapunzel. << Perché, diamine, è un’eternità che mi tengo dentro questa cosa, e adesso ho finalmente la possibilità di sfogarmi con altre persone che non siano la mia famiglia, e credetemi, ne ho davvero bisogno, sto passando un periodo assurdo, e poi... >>
<< Rapunzel >> la interruppe Elsa, posandole gentilmente una mano sulla spalla. << Respira, o andrai in iperventilazione. >>
<< Oh, giusto… accidenti. >>
La bionda intrecciò le mani in grembo e inarcò le dita dei piedi nudi, nervosa.
<< Come stavo dicendo, per me non è affatto facile… be’, interagire con le persone senza farle sentire a disagio con la mia… personalità eccitabile, ecco. Venni rapita quando ero molto piccola e rinchiusa in una torre sperduta per quasi diciotto anni, con l’unica compagnia di una donna che credevo fosse mia madre. E tutto perché… voleva questi per sé. >>
Si strinse una lunga ciocca di capelli tra le dita e la mostrò.
L'espressione sul volto di Maui si trasformò presto in orrore.
<< Voleva rubare i tuoi capelli? >> domandò incredulo, avvolgendo la propria chioma come se fosse il più prezioso dei tesori. << Quale razza di persona degenere commetterebbe un atto così orribile? >>
<< Una persona che voleva  rimanere giovane e bella per l’eternità >> rispose la principessa, cupa << Vedete, I miei capelli…sono magici. Hanno letteralmente in sé una goccia magica appartenente al sole… >>
<< Una goccia... di sole!? >> ripeté Hiccup, incredulo << Ma non ha senso! >>
<< Non interromperla! >> lo rimbeccò Astrid, tirandogli una pacca in testa.
Rapunzel annuì in conferma.
<< Una goccia di sole che mi conferì poteri particolari. E quello più importante tra tutti…è la capacità di guarire i malati, i feriti… e rallentare l’invecchiamento. Per questo Madre Gothel mi rinchiuse per diciotto anni in una torre nel mezzo del nulla, facendomeli usare su di lei, riempiendomi la testa di bugie per controllarmi… mentendomi sul fatto che lei fosse mia madre, su quanto il mondo fosse orribile ed egoista, di quanti avrebbero voluto per sé i miei capelli e di come mi tenesse segregata in una torre… solo perché mi voleva bene. >>
Sia Elsa che Anna misero una mano sulle spalle della ragazza. Avevano già ascoltato quella storia una volta, e sapevano bene quanto il ricordare quegli eventi fosse doloroso per lei, specialmente quelli riguardanti la sua rapitrice, una donna di cui si era fidata per tutta la vita e per cui aveva nutrito un grande affetto… rivelatasi poi una serpe impostora, falsa, crudele e infida.
Jack Frost si ritrovò spiazzato dalla narrazione della bionda, disturbato dallo scoprire che una persona potesse compiere qualcosa di così atroce come rapire una bambina dalla sua famiglia e sfruttarla in quel modo meschino.
Certo, era ben conscio del fatto che simili eventi accadevano molto più spesso di quanto volesse ammetterlo, ma questa era la prima volta che incontrava una vera e propria vittima di questo deprecabile crimine.
<< Poi, però, ho incontrato… Eugene >> Un sorriso luminoso si fece strada sul volto di Rapunzel << E grazie a lui… ho visto Gothel per quello che era, e insieme… ci siamo liberati. Di lei e di questi miei poteri. Scoprii di essere la principessa perduta del regno di Corona, tornai dalla mia famiglia e nell’anno successivo incontrai anche le mie cugine, Anna ed Elsa. >>
Volse alla coppia di ragazze un sorriso smagliante, prima di rilasciare un sospiro quasi rassegnato.
 << Ma le avventure per me non erano ancora finite. Un giorno, poco prima del mio matrimonio con Eugene, entrai in contatto con delle strane rocce pregne di magia. Una volta a contatto con esse…i miei capelli riguadagnarono i loro poteri >> disse mentre sollevava un’altra ciocca. << E così, venni a conoscenza del fatto che la goccia di sole aveva un suo corrispettivo, la goccia di luna… dai poteri terribili e distruttivi. E proprio tale goccia era all’origine di quelle rocce. >>
Il suo sguardo si fece improvvisamente cupo.
<< Fui costretta a combattere contro Zhan Tiri, un malvagio demone millenario che voleva distruggere Corona per mezzo di entrambe le gocce, affiancata dalla figlia di Gothel, Cassandra, desiderosa di vendetta. Ma dopo una lunga battaglia, riuscii a portarla dalla mia parte…e insieme sconfiggemmo Zhan Tiri. Feci in modo di spedire le due gocce nel posto a cui appartenevano: il cosmo. Solo che, quando finalmente io e Eugene riuscimmo a convolare nuovamente le nozze…beh, il giorno dopo mi risvegliai ancora una volta con i miei capelli dorati. E capii che, nell’esiliare le due gocce… una parte del loro potere si era rifugiata dentro di me, e continua a scorrere tutt’ora. >>
<< Meraviglioso >> mormorò Merida, sconsolata dalle sventure che la ragazza era stata costretta a sopportare. Era come se il destino stesse cercando di prendersi gioco di lei.
<< Aspetta un momento >> si intromise Frost. << Mi stai dicendo che, in questo momento, hai la capacità di utilizzare sia poteri legati al sole… che alla luna? >>
Quando la bionda annuì con un sorriso incerto, lo spirito si ritrovò a sorridere.
<< In pratica, sei come una sorta di arma anti-Fearlings vivente! >> esclamò con evidente eccitazione.
Rapunzel sbatté le palpebre, confusa da quella reazione. << Be'... suppongo di sì... voglio dire, credo di essermela cavata piuttosto bene contro di loro... >>
<< La cosa non mi stupisce >> disse Calmoniglio, attirando l'attenzione della principessa perduta. << Se c'è una cosa che quei figli di un dingo odiano… be’, sono i poteri legati alla luce e alla luna. E tu, a quanto pare... >> continuò indicando la ragazza con un ghigno << li hai entrambi. Credimi, ragazzina, se i Fearlings avessero un Uomo Nero personale… ti assicuro che saresti tu. >>
<< Quindi per loro sarebbe… la Donna Nera? >> fece Maui, strabuzzando le palpebre << La Donna Dorata!? >>
<< Ooh, ho in mente qualcosa di meglio! >> esclamò Skellington, il teschio contratto in quella che pareva un'espressione eccitata << Rapunzel... la Fanciulla d'Oro! Il Flagello dei Fearlings! La Sterminatrice dell’Oscurità! Questa sì che sarebbe davvero… una leggenda spaventosa e terrificante per quei poveri e miserabili spiritelli neri! >>
Scoppiò in una disturbante risata trasudante pura estasi di fronte allo scenario evocato.
Tutti ridacchiarono nervosamente, un po' a disagio a causa della reazione dello Spirito di Halloween.
<< E tu, ragazzone? >> chiese lo Spirito dell’Inverno, nel tentativo di sdrammatizzare la situazione. << Hai qualcosa di interessante da condividere? >>
<< Oh, io ho molto di più! >> sogghignò Skellington << Io… ho la MIA storia! La storia del Re del Terrore, Jack O’ Lantern! >>
Con un gesto, schioccò le dita e all’improvviso l’intera sala piombò nel buio assoluto. Rapunzel soffocò un urlo, mentre centinaia e centinaia di lanterne luminose a forma di zucche si accendevano dal nulla, disseminandosi attorno a loro.
Jack Skellington si portò al centro del cerchio, le orbite assottigliate in un’espressione misteriosa. Schioccò le falangi e indicò il muro davanti a sé: in risposta a quel movimento, le zucche proiettarono la luce contro la parete, accanto al quale si posizionò lo spirito. Dopodiché, allungò le braccia e iniziò a narrare, utilizzando le ombre delle proprie mani per ricreare persone e oggetti.
<< Tanto tempo fa, durante i Secoli Bui, io, Jack Skellington, ero l’unico figlio di un nobile molto influente delle lande scozzesi. Profondamente annoiato e insofferente a quella vita oziosa e ostentatrice di eccessi, pieno di desiderio di realizzarmi da solo, scelsi senza nessun indugio di abbandonare la casa natale, il titolo nobiliare e l’eredità familiare, per poi mettermi in viaggio in cerca di uno scopo. Fu così che raggiunsi un piccolo paesino sperduto del Galles, ove entrai nelle grazie del fabbro del luogo e di un burbero agricoltore di zucche che aveva la sua casa fuori città, in campagna. >>
<< Zucche… non mi dire >> commentò sottovoce Merida, lanciando un’occhiata a qualche lanterna.
<< Decisi, spinto da curiosità, di imparare i loro mestieri, e, nonostante le mie origini nobiliari, fui un lavoratore instancabile e molto capace. Così, prima della loro prematura morte, decisero di affidarmi le loro attività. >>
<< Tutto da solo? >> fece Elsa, con aria inizialmente dispiaciuta.
<< Oh, al contrario! >> replicò Skellington. << All’inizio sì, fui molto solo… finché un giorno, non trovai sul ciglio della strada un povero cagnolino denutrito e brutalmente abbandonato. L’accolsi con me e gli diedi il nome di Zero…e da quel giorno, diventammo inseparabili amici. >>
<< Che carino! >> esclamò Anna, osservando l’ombra del cane riflessa sulla parete. << Forse un po’ strano, con quel nasone grosso e appuntito… ma comunque carino! >>
<< Ah, sì… il tuo cane fantasma col naso alla Rudolph >> si ricordò Calmoniglio. << Tutto molto commovente e interessante… ma questo cos’avrebbe esattamente a che fare con il tuo essere diventato Re delle Zucche? >>
Una nuova figura fece capolino nella luce della stanza: quella del giovane Skellington immerso in una coltre di libri e intento a costruire qualcosa.
<< Io sono sempre stato molto affascinato dall'occulto… e utilizzavo le mie capacità per realizzare decorazioni, costumi e oggetti ispirati a mostri e creature spaventose. Oh, e naturalmente non perdevo occasione per mostrarli ai miei compaesani e intrattenerli con spaventosi scherzi! >>
<< Amico, tu mi piaci >> stabilì Jack Frost, ostentando un ghigno che fece rilasciare un sonoro gemito al Coniglietto di Pasqua.
Skellington ridacchiò, prima di farsi improvvisamente serio.
<< La mia vita cambiò radicalmente… quando conobbi Pitch Black. >>
Al che, l’espressione sul teschio dello Spirito di Halloween si fece cupa, mentre sullo sfondo appariva un’ombra che il Secondo e il Quinto Guardiano conoscevano fin troppo bene.
<< Giunse da me una notte, come in molte altre notti in molte altre case, per portare con sé la paura… ma in me non ne trovò. Io non lo temevo come lo temevano gli altri, anzi! Come vi ho accennato, all’epoca ero molto affascinato da tutto ciò di cui – normalmente - i comuni umani erano terrorizzati… e la figura dell’Uomo Nero non faceva alcuna eccezione. La cosa lo stupì … ma non per molto. In poco tempo, nella sua perversa mente cominciò a formarsi un piano diabolico >> continuò con un sospiro. << Mostrandosi sorpreso e fingendosi allietato dai miei interessi, disse di vedere in me del potenziale, e che voleva il mio aiuto per realizzare uno scherzo che avrebbe potuto spaventare milioni di persone. E io…accettai. >>
<< Accettasti!? >> gli fece eco Rapunzel, sconvolta.
<< Per me… era solo un gioco. Un’avventura, se vogliamo. O più semplicemente… un’occasione. L’occasione di vedere finalmente realizzata quella che era sempre stata la mia più grande aspirazione: rendere il terrore…un’arte >>  disse mentre alzava un mano scheletrica verso il soffitto e la chiudeva a pugno. << Mi fidai di Pitch e della sua presunta buona fede, e accettai la sua proposta. Riuscii a convincere alcuni abitanti del mio paesino ad aiutarci e scegliemmo di realizzare il tutto nei giorno dei morti, per offrire a ciò che stavamo per fare un significato ancora più pauroso! Insieme, creammo maschere, abiti, costumi, ma non solo… ogni singola tradizione di Halloween. Fu tutto frutto di un gran lavoro di squadra, delle nostre menti creative. Tuttavia… io ebbi modo di superare tutti gli altri, realizzando un oggetto sì semplice…ma speciale al tempo stesso. >>
Skellington tese la mano scheletrica di fronte a loro: in uno scoppio di fuoco, sopra di essa apparve una zucca lanterna molto più grande di tutte le altre lì presenti, e molto più luminosa.
<< Questa… è la Jack O'Lantern. L’originale, la prima da me mai creata. Un oggetto... in cui avevo riversato tutto il mio genio, la mia fede e le mie energie. Un tempo, azioni del genere permettevano agli uomini di accedere alla propria natura spirituale … e così accadde anche per me. Quella zucca divenne intrisa della mia stessa essenza, diventando magica. >>
<< Pff… meglio il mio amo >> borbottò Maui sottovoce, mentre il Re delle Zucche riprendeva a raccontare.
<< Ma tutti quegli apparenti festeggiamenti non erano altro che parte integrante del diabolico piano ideato da Pitch: maschere e costumi furono intrise della sua magia nera, e acquisirono il potere di trasformare coloro che le indossavano in mostri malvagi e assetati di sangue. Fu così che gli abitanti del paesino, una volta che le indossarono…si trasformarono nei mostruosi abitanti della Città di Halloween. Controllati mentalmente da Black, cominciarono a seminare terrore per i villaggi circostanti, rafforzando ulteriormente il potere dell’Uomo Nero. >>
Skellington assunse un’espressione mesta e si portò le mani al petto in un gesto di dramma teatrale. Eppure, il rammarico nel tono della sua voce e la tristezza nel suo sguardo erano alquanto sinceri.
<< Black mi convinse che questo era sempre stato ciò che volevo, fin dall’inizio, e che per portarlo avanti non mi sarei dovuto fare alcun tipo di scrupolo. Così… indossai il mio costume… e diventai così. >>
Si sollevò in tutti i suoi due metri di altezza, mentre le luci delle lanterne si coloravano di rosso, conferendogli un’aria ancora più terribile e sinistra.
<< Ben presto, tutto il paesino venne corrotto dall’influenza dell’Uomo Nero, trasformandosi in quella che oggi è la Città di Halloween: gli spiriti malvagi creati da Pitch - e guidati da me - minacciarono di riversarsi in tutto il mondo. In quest’ora buia, solo uno fra tutti loro fu in grado di aprirmi gli occhi. Zero cercò di farmi rinsavire con i suoi abbai e ululati, trasportando con sé la Jack O'Lantern che avevo così faticosamente creato. Purtroppo, Pitch comprese subito quali fossero le intenzioni del mio compagno… così lo uccise brutalmente di fronte a me, e distrusse la zucca. >>
Tale dichiarazione fu seguita da un sussulto scioccato ad opera di ogni ascoltatore, i quali volsero allo spirito sguardi di profonda simpatia.
Dopo un momento di esitazione, questi ricominciò a parlare con voce molto più affettuosa.
<< Tuttavia, il desiderio di Zero di aiutarmi, di tornare da me e avvertirmi… fu talmente forte da permettergli di rinascere sottoforma di fantasma. Non solo! Scoprì che il potere della Jack O’ Lantern che stava trasportando… si era riversato nel proprio naso. >>
<< Che da quel momento in poi cominciò a illuminarsi >> realizzò Calmoniglio.
<< Proprio così >> confermò Skellington, annuendo energicamente. << Zero riuscì a sfruttare quella scintilla per ridare completa forma alla lanterna…e me la consegnò. Presto venni avvolto dalla sua luce calda e splendente, e allora compresi. Compresi quale errore e sbaglio avevo commesso. Il mio desiderio non era mai stato quello di fare del male alle persone…ma semplicemente spaventarle. Toccai la Jack O’Lantern con entrambe le mani, ed essa mi fornì il potere necessario per liberarmi dall’influenza dell’Uomo Nero e per fare lo stesso con gli altri mostri, fermandone l'avanzata. >>
Volse al gruppo un sorriso privo di labbra, che per qualche ragione si rivelò piuttosto rassicurante.
<< Gli umani dei paesi circostanti mi furono molto grati... ma io non li avevo affatto salvati! Avevo solamente fermato i miei amici. Io ero Jack O’Lantern, il solo, unico e vero Re del Terrore! Così, feci in modo di spargere la voce in tutto il mondo: da quel momento in poi, se avessero voluto evitare l'avanzata degli spiriti maligni rimasti al servizio di Black, avrebbero dovuto lasciare una Jack O'Lantern accesa davanti alle loro case >> continuò con tono solenne.  << Ben presto… scoprii che la mia nuova e mostruosa forma, la Jack O’ Lantern e la paura generata dalle persone per me, mi avevano donato dei poteri straordinari. Con essi, diedi vita alla Città di Halloween dal mio paesino - oramai completamente trasformato - e la nascosi in una dimensione separata. Infine, per sdebitarmi con i villaggi circostanti, decisi di regalare loro dolci e caramelle di ogni forma e colore…dando vita alla tradizione di Halloween.  >>
Girò la testa in direzione di Jack e Calmoniglio, i quali erano rimasti ad ascoltare l’intera storia con espressioni rapite.
<< Quando voi Guardiani iniziaste a nascere, Pitch cominciò a perdere parte del proprio potere, ma si rese conto che non eravate solo voi il problema: la maggior parte della paura da lui creata con l’armata dei mostri si era indirizzata verso di me. Furioso, cercò di impossessarsi della mia città, ma oramai io ero diventato uno spirito in tutto e per tutto, molto forte e potente. Riuscii a scacciarlo e ad esiliarlo in una casa squallida e dimenticata della stessa Città, dove un giorno lo avrebbero raggiunto anche i piccoli Vado, Vedo e Prendo. >>
<< Quelle tre piccole pesti!? >> sbottò il Coniglietto di Pasqua, prima che potesse fermarsi.
<< Quali pesti? >> fece Frost, confuso.
Troppo tardi, il Pooka si rese conto di essersi tradito.
<< N-nessuno di importante >> balbettò nervosamente.
Inconsapevole del disagio del Secondo Guardiano, Skellington volse la propria attenzione nei confronti dell’altro Jack.
<< Oh, è una storia abbastanza divertente >> esordì con voce cantilenante, suscitando uno sguardo di puro orrore ad opera di Calmoniglio. << Vedete, dopo qualche decennio o giù di lì, cominciai a trovare il mio ruolo di Re delle Zucche abbastanza…noioso, ecco. >>
Si accasciò sullo schienale della propria sedia, simulando un sospiro affranto.
<< Gli anni si susseguivano ed io ero costretto a fare sempre le stesse cose: preparare la città per la consueta festa di Halloween, liberare gli spiriti maligni dalle loro tombe, spaventare i villaggi occasionali…era diventato tutto così stantio e monotono, mi sembrava quasi di vivere all’interno di un loop dal quale non sarei mai potuto scappare! Per questa ragioni…decisi di provare ad interpretare lo spirito di un’altra festività. E la mia scelta ricadde su Babbo Nachele. >>
A quelle parole, gli occhi di Frost si spalancarono per la sorpresa.
<< Aspetta…hai provato a interpretare Nord? >> domandò incredulo.
Affianco a lui, Calmoniglio rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Oh, credimi, ha fatto di peggio. MOLTO peggio >> disse con una risata amara.
Skellington gli offrì un sorriso imbarazzato e, notando gli sguardi incuriositi dei suoi ascoltatori, riprese a parlare.
<< Vado, Vedo e Prendo erano tre bambini a cui avevo dato il compito  di recuperare Babbo Nachele e portarlo da me >> spiegò pazientemente, prima che la sua espressione si facesse nuovamente cupa. << A mia insaputa, erano stati plagiati da Black e convertiti alla sua causa. Quel demonio aveva avvelenato le loro menti con false promesse di grandezza e potere…e quando venne a conoscenza delle mie intenzioni, donò loro dei sacchi magici realizzati con la sua sabbia nera, capaci di sopprimere le abilità magiche di uno spirito. >>
Le orecchie del Coniglietto di Pasqua si drizzarono di colpo. Era ben consapevole di cosa stesse per arrivare.
<< Inizialmente, Vado, Vedo e Prendo scambiarono l’amico Saltellante per il loro bersaglio e lo portarono alla Città di Halloween >> disse indicando il suddetto Guardiano.
Per un attimo, nella stanza calò il più completo dei silenzi.
Con movimenti quasi meccanici, Frost si voltò lentamente verso il Pooka, le labbra arricciate nel sorriso più entusiasta che questi gli avesse mai visto fare.
<< Ti sei fatto letteralmente mettere “nel sacco” da tre bambini? >>
<< Mi hanno solo colto di sorpresa!>> sbottò attraverso i baffi, ringraziando ogni divinità in terra che fosse del tutto incapace di arrossire. << Erano bambini, per tutti i diavoli della Tasmania, come potevo sapere che fossero in possesso di una magia del genere?! >>
Jack si portò un pugno davanti alla bocca, nel tentativo di trattenere una sonora risata. Maui, d’altra parte, non si fece alcun problema ad ostentare il proprio divertimento, ricevendo un’occhiataccia ad opera del Secondo Guardiano.
Nel frattempo, Skellingont ricominciò a narrare.
<< Diedi loro l’ordine di riportarlo dove lo avevano trovato…invece, quei piccoli traditori scelsero di consegnarlo a Black. E quando riuscirono a catturare Babbo Nachele...a lui toccò lo stesso destino >> ammise con riluttanza. << Vedete, Black aveva costruito una macchina con la quale era intenzionato ad assorbire il credo dei due Guardiani e a trasferirlo dentro di sé, in modo tale da riguadagnare la sua vecchia forma. >>
Rapunzel e Anna sussultarono all’unisono, visibilmente investite nel racconto dello spirito. Era quasi come se fossero tornate indietro nel tempo, quando da bambine si divertivano a leggere storie oscure e spaventose prima di andare a letto.
<< Fu solo grazie agli avvertimenti della mia dolce Sally e del mio fedele Zero che venni a conoscenza di una simile trama. Corsi fino alla tana di quel demonio e liberai i due Guardiani proprio mentre Black era sul punto di attivare la macchina! Ne scaturì una battaglia senza esclusione di colpi in cui riuscimmo a scacciarlo per sempre dalla Città di Halloween >> proclamò lo scheletro a gran voce, simulando una posa cavalleresca. << Ancora una volta, mi resi conto del terribile errore che stavo per commettere. Avevo quasi rinnegato la mia natura di Re del Terrore…e quel che è peggio, avevo tentato di rubare il credo di un altro spirito. Per fortuna, Babbo Nachele fu così gentile da spazzare sotto il tappeto questa deplorevole vicenda. >>
Terminata la storia, un gran sorriso si formò lungo la mascella e la mandibola d'osso di Skellington, mentre si girava in direzione del Coniglio Pasquale.
<< Ora è il tuo turno, amico Saltellante! >> ribatté, invitandolo con un elegante ed educato inchino.
Calmoniglio fu inizialmente preso alla sprovvista da tutta l'attenzione che ricevette in quel frangente. Passò brevemente lo sguardo da una persona all'altra, soffermandosi appena sull'espressione divertita di Jack.
Dopo qualche attimo di silenzio, rilasciò un sonoro sospiro.
<< Beh, non si dica in giro che i conigli siano dei codardi >> cominciò con un ghigno teso. << Vediamo, da dove cominciare… sono nato milioni di anni fa, in un mondo molto diverso dalla Terra. Un mondo dai continenti perennemente rigogliosi, che non conosceva né guerre…né conflitti di altro tipo. >>
<< Sul serio? >> fece Rapunzel, meravigliata. << Sembra magnifico! >>
<< Oh, lo era >> confermò il Coniglietto di Pasqua, il volto ora adornato da un'espressione nostalgica. << Avreste dovuto vederlo: montagne verdi che si ergevano fin oltre le nuvole, circondati da vallate e colline di erba rossa e dorata come il sole stesso. E io e la mia gente, i Pooka, vivevamo in completa armonia con le creature che lo abitavano. >>
Lo sguardo sul volto del coniglio si fece improvvisamente cupo.
<< Fino a quando non arrivò… lui... >>
Il silenzio agguantò ogni singolo membro del gruppo. Era facilmente intuibile a chi si stesse riferendo. Skellington emise un sibilo e il suo sguardo si assottigliò.
<< Pitch e i suoi Fearlings... >> continuò la Seconda Leggenda, incapace di trattenere una marcata nota di dolore nel proprio tono. << Discesero su di noi come la Morte in persona. Nessun avvertimento, nessun tentativo di negoziare. Semplicemente, cominciarono ad attaccare il mio popolo e qualunque creature vivente fosse stata così sfortunata da incappare nel loro cammino. >>
Rilasciò un altro sospiro e si accasciò sullo schienale della sedia.
<< Io e i Pooka rimasti tentammo di respingerli… ma non eravamo guerrieri, solo contadini e allevatori. In meno di un mese, tutta la mia razza fu spazzata via o trasformata in Fearlings… e io rimasi l'unico Pooka ancora in vita. >>
Frost sentì il suo cuore perdere un battito. Ecco spiegata la disperazione espressa da Calmoniglio quando Ombric li aveva messi al corrente della guerra imminente. Ecco spiegato l'odio velenoso e malcelato che lo Spirito dell'Inverno gli aveva visto manifestare per Black, durante l’attacco al palazzo di Dentolina.
<< Perché? >> riuscì solo a mormorare, incredulo e incapace di accettare una cosa del genere << Perché Pitch ha...? >>
<< Sterminato un'intera razza senza che fosse stato minimamente provocato? >> disse ironicamente il Coniglio Pasquale << Mi feci questa domanda per anni. E quando ebbi la possibilità di chiederglielo, sai cosa rispose? >>
Strinse ambe le zampe in pugni serrati.
<< Perché poteva farlo >> sussurrò a bassa voce.
<< È... >>
Hiccup non riusciva nemmeno a trovare le parole più per descrivere ciò che aveva appena sentito, tanto era rimasto - quanto Jack - sdegnato, disgustato e confuso da una cattiveria così gratuita.
<< È orribile. >>
<< È molto più che orribile >> si intromise Elsa, gli occhi ricolmi di una rabbia che aveva mostrato solo ad un'altra persona in tutta la sua vita. << È osceno. È... >>
<< Disumano >> terminò Anna, ricevendo cenni solenni da parte delle altre persone raccolte.
L’ultimo dei Pooka offrì loro un triste sorriso.
<< E sfortunatamente, la mia razza non fu certo l'unica a subire un simile destino. Anche Dentolina perse il suo intero popolo a causa delle azioni di quel mostro >> rivelò con uno sguardo cupo.
<< No... >> sussultò Jack, lo shock a malapena contenuto.
Scoprire che la sua migliore amica e più amata confidente avesse subito qualcosa del genere lo distruggeva internamente. E lui che aveva seriamente preso in considerazione l’idea di unirsi a quel mostro!
Ma l'altro Jack Frost... lui l'aveva fatto. E proprio quella consapevolezza aveva cominciato a mangiarlo vivo.
Sapeva benissimo di essere diverso da lui, di non essere la stessa persona, eppure... eppure questo lo destabilizzava. Perché sarebbe potuta andare davvero a finire in quel modo.
<< Alla fine del massacro... >> riprese il Coniglio Pasquale, distogliendolo dai suoi pensieri, << fui in grado di fuggire con una delle navette che il mio popolo utilizzava per esplorare gli altri mondi, e precipitai qui. Mi nascosi al centro della terra e spesi gli anni successivi ad imparare le arti del combattimento… fino a quando non venni scelto dall'Uomo nella Luna per diventare un Guardiano. >>
A quelle parole, il sorriso sul volto del roditore si fece più genuino. << E fu allora che conobbi Nord, Dentolina e Sandy. Insieme, riuscimmo a sconfiggere Pitch dopo che questi aveva cercato di trasformare la terra nel suo nuovo regno… e lo ricacciamo nelle tenebre da cui era venuto. >>
Anna abbassò lo sguardo sulle proprie mani, tormentandosele sonoramente. Per la prima volta, dopo aver ascoltato tutte quelle storie... sentì il suo coraggio venirle meno. Ormai ne era sicura: la sua testa calda l'aveva fatta imbarcare in un'impresa più grande di lei.
Se il Pitch Black di quel mondo era capace di arrivare a tanto... fin dove si sarebbe spinta, quella versione a detta dei Guardiani ancora più terribile e meschina? E soprattutto... che avrebbe potuto fare lei per aiutare?
Tali pensieri avevano cominciato a farsi strada anche nella mente di Elsa, Rapunzel, Hiccup, Astrid e Merida. L’aria era diventata pesante, piena di angoscia e timore.
Percependo la tensione palpabile, Maui capì che era arrivato il momento per sdrammatizzare un po’ la situazione.
Balzò in piedi, atterrando pesantemente sulle assi del pavimento e attirando l’attenzione dei presenti.
<< Penso che sia arrivato il mio turno! >> esclamò con uno dei suoi classici sorrisi. << Allargate le orecchie, gente…e preparatevi ad essere stupiti! >>
E fu così che, con sollievo dello stesso Jack, le varie persone raccolte si ritrovarono ad ascoltare ammirate le imprese perpetrate dal semi-dio. Di come era riuscito a salvare il proprio mondo assieme ad una giovane principessa, affrontando mostri e divinità di ogni genere e dimensioni.
Risero di gusto quando Merida raccontò loro di come aveva trasformato sua madre in un orso per errore, spinta dal desiderio di non doversi sposare…e gioirono di fronte alle storie di Astrid e Hiccup, e di come avevano frenato un’era di conflitti tra il loro popolo e i draghi, di cui Sdentato era una volta l’esponente più temuto.
Infine, Jack volse la propria attenzione nei confronti di Elsa.
<< E tu, fiocco di neve? Vuoi dirci come la sovrana di un regno è finita con il diventare uno spirito? >> domandò con tono colmo d'anticipazione.
Elsa spalancò gli occhi e passò rapidamente lo sguardo da una parte all'altra della stanza, muovendosi a disagio sulla propria sedia.
<< Oh, cavoletti, questa sì che NON è una storia per i deboli di cuore >> replicò Anna, sistemando un braccio attorno al collo della sorella << fortunatamente, per quanto l’inizio possa sembrare spaventoso, il finale è perfettamente roseo! Più o meno... >>
Suo malgrado, la sorella maggiore si ritrovò a sorridere alle buffonate dell’altra e la spintonò scherzosamente.
Fatto questo, volse la propria attenzione nei confronti del gruppo e prese un respiro molto profondo.
<< Sono nata in un piccolo regno della Norvegia, chiamato Arendelle >> cominciò con tono calmo e pacato. << Fin da piccola, sono sempre stata… diversa, rispetto alle altre persone. Avevo abilità che molti avrebbero considerato… innaturali. >>
Detto questo, sollevò la mano destra, evocando alcuni fiocchi di neve.
<< In poche parole, potevo evocare e controllare il ghiaccio. >>
<< Beh, fin qui penso che ci siamo arrivati tutti >> scherzò lo Spirito dell'Inverno con un sorriso, prima di beccarsi un sonoro pugno sulla spalla ad opera di Astrid.
<< Non interromperla, Frost! >> lo rimproverò con tono autoritario.
Lo spirito trasalì per il dolore. Accidenti, quella ragazza sembrava provarci gusto nel riprenderlo in quel modo!
Lanciò un'occhiata ad Hiccup, il quale si limitò a fargli un cenno e una scrollata di spalle. Il messaggio implicito era abbastanza chiaro: "Lascia perdere, è fatta così, ci farai l'abitudine fintanto che rimarremo qui."
Il Quinto Spirito ridacchiò, divertita dalle azioni della vichinga.
<< I miei genitori decisero di mantenere questa abilità segreta, ritenendo che le altre persone ne sarebbero stati spaventate >> continuò. << E per un po' le cose andarono bene, anche dopo la nascita di Anna. >>
Sorrise affettuosamente verso la sorella.
<< Era l'unica, oltre ai miei genitori, a conoscere questi poteri. Almeno… fino al giorno dell'incidente >> sussurrò cupamente.
Anna sospirò e abbassò lo sguardo. << Eravamo bambine. Stavamo giocando con i poteri di Elsa e io…cominciai a comportarmi in modo spericolati. Saltai da una collinetta di neve particolarmente alta, mia sorella tentò di aiutarmi…e nel farlo, mi colpì alla testa con un getto di ghiaccio. >>
Quella dichiarazione inviò un brivido spiacevole lungo la spina dorsale di Jack. Era ben consapevole di quanto le persone potessero comportarsi in maniera del tutto illogica, quando venivano messe di fronte a qualcosa al di là del loro controllo. E proprio per questa ragione…aveva un forte – e terribile - sospetto di come si sarebbero evoluti gli eventi di quel racconto.
Nel mentre, Elsa posò una mano sul grembo della sorella, nel tentativo di rassicurarla.
<< L'evento fu la goccia che fece traboccare il vaso >> sospirò, mentre volgeva al gruppo un'occhiata significativa. << I nostri genitori decisero di fare appello alla magia dei troll, creature che per anni avevano consigliato la famiglia reale. E così… cancellarono dalla memoria di Anna tutto ciò che riguardava i miei poteri, costringendoci a vivere completamente separate. >>
Un mormorio generale nacque di fronte a quell'affermazione, prima che Anna riprendesse a parlare.
<< Poi, un giorno, durante l'incoronazione della mia sorellona... be', i suoi poteri esplosero. E... be'... è stata un po' colpa mia >> ammise, strofinandosi la nuca con fare imbarazzato. << Le avevo presentato un ragazzo che avevo appena conosciuto, con l’intenzione di chiederle di sposarsci… del tutto inconsapevole che quell’uomo non fosse altro che un grandissimo, innominabile pezzo di...! >>
<< Linguaggio >> la rimbeccò Elsa, nascondendo l'ondata di sentimenti spiacevoli che cominciarono ad attraversarle la mente.
Quel giorno era ancora fresco nella sua memoria, l'evento che aveva segnato la sua vita per sempre. Ricordava ancora gli sguardi terrorizzati dei suoi sudditi… l’urlo del Duca di Weselton che la chiamava mostro...
Fece un sorriso tirato, approfittando dell'apertura offertale da Anna.
<< Ma hai ragione, era decisamente un pezzo di sterco >> disse maliziosamente.
<< E dopo cos'è successo? >>  chiese Jack, in profondo ascolto.
A quella domanda,  il Quinto Spirito ridacchiò nervosamente.
<< Sono fuggita sulla montagna più alta di Arendelle e ho costruito un castello di ghiaccio per nascondermi >> ammise con tono imbarazzato.
La dichiarazione venne accolta con espressioni incredule ad opera di tutti i suoi ascoltatori.
Elsa arrossì profondamente.
<< Lo ammetto, non è stato il mio momento migliore >> borbottò a bassa voce.
<< Ad ogni modo, io le sono corsa dietro. Non potevo accettare che la mia sorellona continuasse a nascondersi per sempre e rifiutasse il mio affetto >> replicò la regina di Arendelle. << Durante la strada... ho incontrato Kristoff, il mio... ehm, fidanzato che presto o tardi sposerò, non appena sarò tornata. In ogni caso, ho raggiunto Elsa nel suo palazzo e... e ho provato a farla ragionare >>
Sospirò una seconda volta. << Volevo convincerla a tornare a casa, a cercare di porre fine all'inverno che aveva scatenato. Volevo provarci, almeno. Ma non è servito a niente. E lei... be', ha perso il controllo... e... >>
<< Le ho quasi gelato il cuore >> terminò Elsa, stringendo ambe le mani in grembo e reprimendo un'ondata di nausea.
Le sue parole fecero trasalire tutti i presenti, Jack compreso. Non che lo Spirito dell'Inverno volesse incolparla per quanto accaduto. In realtà, avrebbe tanto voluto dire due parole a quei genitori che avevano permesso ad una bambina di auto-convincersi di essere… pericolosa… un mostro… qualcosa che nessun bambino avrebbe mai dovuto attraversare.
<< L'unico modo per salvarmi era un atto di vero amore >> continuò Anna. << Così, Kristoff mi riportò da Hans, l'uomo che credevo di conoscere e di amare. Ma, come avrete già intuito, ero stata ingannata fin dall'inizio. Il suo vero obbiettivo era sempre stato quello di conquistare Arendelle, e per farlo…aveva bisogno di uccidere me e mia sorella, in modo da non incontrare alcuna opposizione.>>
<< Che pezzo di merda! >> ringhiò Merida, ricevendo mormorii d’accordo dal resto degli ascoltatori.
Jack, in particolare, aveva stretto ambe le mani attorno al bastone, con forza tale da arrossare le nocche.
Il fatto che qualcuno avesse realmente cercato di fare del male a quelle due ragazze, legate tra loro da un amore fraterno così puro…
il solo pensiero gli faceva venir voglia di dare la caccia a quella persona e trasformarla in un fermacarte di ghiaccio sovradimensionato.
Scosse rapidamente la testa, bandendo all’istante quei pensieri oscuri. Era da molto tempo che non provava un forte desiderio di fare attivamente del male ad un essere umano…non dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, quando aveva visitato i campi nazisti in Europa. Fu il giorno in cui comprese davvero quanto l’umanità potesse essere crudele.
<< Così mi lasciò morire di freddo >> riprese Anna. << A stento, riuscii a fuggire dal castello e cercai di ricongiungermi con Kristoff... ma fu allora che vidi Hans alzare la propria spada contro mia sorella. Io... non potevo permettere che la uccidesse. Cercai di mettermi in mezzo e... >> da qui dovette guardare Elsa, poiché i ricordi di quell’evento erano ancora parecchio confusi.
Questa sorrise con affetto.
<< E mi salvò la vita. Trasformandosi in statua di ghiaccio,  spezzò la lama che era destinata a me >> terminò la giovane donna. << E fu quell'atto di vero amore che la fece tornare com'era… e che mi diede la forza necessaria per annullare l'inverno che avevo scatenato su Arendelle. >>
Frost sgranò le palpebre, stupito da quanto quella storia gli fosse apparsa tanto vicina e familiare. Dopotutto... lui aveva dato la propria vita per cercare di salvare Emma, la sua sorellina. Era morto per lei... così come Anna era quasi morta per salvare la propria.
<< Dopo aver imparato a controllare i miei poteri, la gente di Arendelle cominciò ad accettarmi come loro regina >> riprese Elsa, dopo qualche attimo di silenzio. << Putroppo, il regno divenne presto teatro di una nuova minaccia: gli Spiriti della Foresta. >>
Si voltò in direzione di Jack.
<< Gli stessi che ci hanno aiutato a combattere la chimera Fearling. >>
Il Quinto Guardiano inarcò un sopracciglio.
<< Perché mai avrebbero dovuto farlo? >> domandò perplesso.
L'ex regina si strinse nelle spalle.
<< Venne fuori che, anni prima, mio nonno era entrato in contatto con il popolo dei Northundra, i nativi che abitavano assieme agli spiriti nella Foresta Incantata adiacente al nostro regno >> spiegò, notando le espressioni confuse di Hiccup, Astrid, Merida, Skelligton, Maui e Calmoniglio.
<< L'uomo, temendo la magia di quel bosco incantato, provocò una guerra tra i due regni e creò una diga che intaccò l'ordine naturale della foresta, facendo infuriare gli spiriti. >>
Sorrise tristemente.
<< Fu anche il giorno in cui mio padre, all'epoca solo un principe… incontrò mia madre. >>
<< Vostra madre era una Northuldra? >> ripeté lo Spirito dell’Inverno, sorpreso.
<< Proprio così >> confermò Elsa. << E fu proprio per questo motivo che Ahtohallan, il centro della magia del mio mondo, mi donò questi poteri. >>
Sollevò le mani, i palmi illuminati di magia invernale.
<< Perché io ero il prodotto dell'unione di due mondi: quello degli umani...e quello della Foresta Incantata. E proprio grazie a loro, riuscì a placare gli altri spiriti e a riportare la pace tra i nostri regni. >>
<< Perciò... è così che divenisti il Quinto Spirito >> concluse Calmoniglio, picchiettandosi un ginocchio << Be', direi che siete tutti pieni di sorprese, ragazzini. Forse era volere dello stesso Manny che i nostri cammini s’incrociassero. >>
<< Chi? >> intervenne Hiccup, confuso << Parlate di... Máni? Il dio trainatore del carro della luna? >>
<< M-a-n-n-y >> ripetè Frost, rilasciando un sonoro sbuffo. << Certo che voi vichinghi siete davvero pessimi nel pronunciare i nostri nomi >>
<< Oh, suvvia, Ghost, non essere scortese nei loro confronti! >> intervenne Jack Skellington, in tono paziente << Sono dei mortali, dopotutto, non è certo colpa loro se il loro cervello non è in grado di pronunciarli bene. >>
<< Disse quello che non ne azzecca neanche uno >> borbottò Calmoniglio tra i denti << Da Testa di Brina a Testa di Fantasma, andiamo bene… >>
A quelle parole, tutti i presenti si ritrovarono a ridere ancora una volta.
E per un attimo, anche se solo per qualche minuto, ciascuno di loro si ritrovò ad abbandonare ogni preoccupazione per il futuro, più che convinti che gli eventi stessero finalmente volgendo a favore delle forze del bene.
 


 
Ma per quanto ancora? Risposta…non molto, eh eh eh…
Prima di tutto, fateci sapere se la storia di Rapunzel sia stata abbastanza informativa, abbiamo cercato di sintetizzare i punti salienti della serie tv per coloro che non la conoscevano.
Siamo anche curiosi di sapere se la storia che abbiamo realizzato per Jack Skellington sia stata di vostro gradimento.
Diteci anche se avete apprezzato le varie interazioni tra i personaggi!
Yep, il background di Calmoniglio è ispirato a quello dei romanzi, dove Pitch uccise la sua intera razza.
E sì, la conversazione tra Elsa, Anna e Rapunzel ( + Calmoniglio e Jack ) era un po’ un velato dito medio a tutti quelli che shippano Jack ed Elsa solo per i loro poteri…così come tutti quelli che pensano che la gente li shippi solo per quello. WRONG!
E lo capirete nel prossimo capitolo, che sarà completamente dedicato a loro.
Nel mentre, una certa mano Fearling è pronta a fare casini…

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Let it snow ***


Ecco un nuovissimo capitolo!
Sarà l’ultimo aggiornamento Slice of Life della storia, quindi vi consiglio di godervelo. Perché dal prossimo in avanti sarà una discesa continua nell’oscurità.
Buona lettura!

 


 Capitolo 13 - Let it snow
 
101391389-282193889824376-6187138507169857536-n  

I'm not a stranger to the dark
Hide away, they say
'Cause we don't want your broken parts
I've learned to be ashamed of all my scars
Run away, they say
No one'll love you as you are...

Keala Settle - This Is Me
 
 
Domandarsi fino a che età una persona possa credere all'esistenza di Babbo Natale è questione abbastanza futile, che lascia il tempo che trova. Ma se volete sapere fino a quando Elsa aveva creduto al vecchietto vestito di rosso, fino al giorno prima vi avrebbe assicurato con la massima tranquillità che sin dall'inizio non ci era mai cascata, sebbene non fosse del tutto vero.
In effetti, aveva creduto in lui fino al suo decimo 26 Dicembre, giorno in cui aveva personalmente scritto una lettera a Babbo Natale per chiedergli un regalo assai diverso dal solito: levarle i poteri con i quali aveva ferito la sua sorellina. Come potete immaginare, tale desiderio non era stato esaudito, evento che aveva scosso profondamente la fede della bambina in tutte le leggende del folclore infantile.
Ora, mentre osservava la base di Nord in piena attività, con i suoi colori sgargianti e gli Yeti impegnati a fabbricare centinaia e centinaia di meraviglie, si sentiva quasi come una ragazzina a cui avevano appena fatto scoprire il cioccolato.
Quello era il giorno in cui avrebbe recuperando la sua infanzia rubata.
<< Riesci a crederci, Elsa? Siamo nella base di Babbo Natale! Il Polo Nord! È praticamente il sogno proibito di ogni bambino! >> esclamò Anna, mentre continuava a guardarsi attorno con occhi meravigliati. << Non siamo mai state così lontane da Arendelle! >>
<< Ci troviamo in un’altra dimensione, Anna >> rispose la sorella con un giocoso roteare degli occhi. << Non penso che qualcuno del regno sia stato più lontano di noi, a questo punto. >>
<< Viene da chiedersi se pure il nostro mondo abbia un suo Babbo Natale >> commentò Rapunzel, mentre addentava uno dei biscotti preparatile dagli Yeti circa un’ora prima.
Abbassando lo sguardo, si rese conto  che una coppia di elfi si era fermata proprio di fronte a lei  e aveva cominciato ad osservare il dolciume con espressioni timide e affamate al tempo stesso.
La principessa passò brevemente lo sguardo dalle due creature al biscotto che teneva in mano. Dopo qualche secondo, fece un sorriso complice e lo spezzò in due, offrendone una parte a ciascun elfo.
Entrambi gli esserini squittirono all’unisono. Poi, si lanciarono verso Rapunzel e afferrarono l’ambito regalo, ma non prima di aver posato un bacio sulle nocche della bionda.
Elsa li osservò zampettare via con sorriso divertito.
<< Mi piacerebbe crederlo >> sussurrò, rispondendo alla domanda inespressa della cugina. << Dopotutto, se c’è una cosa che mi ha insegnato questa piccola avventura… è che il mondo è un posto molto più grande di quanto avrei mai potuto immaginare. >>
Affianco a lei, Anna e Rapunzel si ritrovarono ad annuire d’accordo. Stavano per riprendere a camminare, quando…
<< Ehilà! >> esclamò una voce familiare sopra le loro teste.
Le tre ragazze sollevarono lo sguardo e i loro occhi si posarono sull’inconfondibile figura di Jack Frost, appeso per le gambe ad una delle assi del soffitto.
<< Jack >> salutò Elsa, incapace di trattenere un sorriso alla vista dello spirito invernale.
Questi restituì l’espressione della giovane donna e si lasciò cadere, atterrando sui piedi con l’agilità degna di un campione olimpico.
<< Signore >> offrì con un inchino galante, facendo ridacchiare il trio di reali. << Volevo offrirvi la possibilità di uscire dalla fabbrica e camminare sulla banchisa artica. Credetemi, i racconti sul Polo Nord impallidiscono di fronte alla sua vera bellezza. >>
Rapunzel era già pronta a rispondere con un’affermazione entusiasta… ma si fermò di colpo. Con la coda dell’occhio, notò che Anna stava simulando un “no” con le labbra. La bionda inarcò un sopracciglio, visibilmente confusa dalle azioni della cugina.
Questo, almeno, fino a quando la rossa non fece un rapido cenno in direzione di Elsa, la quale sembrava del tutto inconsapevole di ciò che stesse macchinando la sorella.
Gli occhi della principessa perduta si spalancarono per la comprensione, ed ella si voltò in direzione di Jack.
<< Certo, ci piacerebbe molto. Ma… >>
Si interruppe a metà frase, non del tutto sicura come procedere.
<< …Ho promesso che avrei aiutato Rapunzel a ritrovare Pascal >> aggiunse rapidamente Anna, comparendo alle spalle della cugina.
Jack volse ad entrambe uno sguardo incuriosito.
<< Il mio camaleonte >> spiegò pazientemente la bionda. << Quella piccola peste si è allontanata chissà dove, e l’ultima cosa che voglio è che uno degli Yeti lo schiacci per errore. >>
<< Ma voi divertitevi pure senza di noi! >> continuò Anna, arricciando ambe le labbra in un sorriso smagliante.  << Vi raggiungeremo più tardi! >>
Detto questo, avvolse la sorella in un forte abbraccio.
<< Vai a prenderlo, tigre >> le sussurrò nell’orecchio, ricevendo in cambio un’espressione assolutamente basita.
La rossa si limitò a ridacchiare e cominciò a spingere Rapunzel lontano dalla coppia di spiriti, per poi scomparire dietro ad un angolo con un sonoro: << A dopo! >>
Jack ed Elsa osservarono il tutto con sguardi a dir poco sconcertati.
<< Be'… tua sorella ha sicuramente una personalità solare >> commentò il Quinto Guardiano, dopo qualche attimo di silenzio.
Affianco a lui, l’ex regina di Arendelle rilasciò un sonoro sospiro.
<< A volte anche troppo >> borbottò a bassa voce, suscitando una risata divertita ad opera dell’albino.
Questi le porse il braccio destro con un sorriso carico di aspettative. << Andiamo? >>
Elsa ridacchiò a sua volta, per poi afferrare l’arto dello spirito.
<< Con piacere, signor Frost. >>
 
                                                                                                                 * * * 
 
Secondo Kipling - un poeta inglese che vinse il premio Nobel - oltre il 65º parallelo settentrionale si era fuori dalla protezione divina e dalla legge degli uomini. Per sopravvivere in un ambiente del genere, bisognava essere abbastanza forti da non contare né su Dio, né su nessun altro.
Tuttavia, per quanto il Polo Nord potesse essere desolato, Jack era sempre rimasto affascinato dalla bellezza incontaminata dei suoi panorami... la magnifica, infinita solitudine dell'Artide.
Era una continua fonte d'ispirazione. Tutti i suoi problemi svanivano, di fronte a una simile maestosità. E presto, anche Elsa cominciò a condividere i sentimenti del ragazzo.
<< Avevi ragione, Jack. È…è davvero stupendo >> sussurrò, mentre scrutava la distesa di formazioni ghiacciate dalla collinetta su cui stavano passeggiando.
Non si erano allontanati troppo dalla base di Nord, giusto quel tanto che bastava per osservare la banchisa artica in tutto il suo splendore.
La cosiddetta Regina delle Nevi sapeva bene quanto la neve potesse essere bella… ma non fino a quel punto. Sembrava quasi che fossero atterrati su un altro pianeta.
<< Sì… >> replicò Frost, in risposta al commento della giovane donna. Ma a sua insaputa, gli occhi del ragazzo non erano rivolti verso il paesaggio che li circondava…bensì su di lei.
In quel momento, le parole di Calmoniglio cominciarono a risuonargli in testa in maniera piuttosto fastidiosa.
“Dannazione, Coda di Cotone…”
<< Mi dispiace >> sbottò all’improvviso, attirando l’attenzione del Quinto Spirito.
Lei prese a scrutarlo curiosamente. << Per cosa? >>
<< Per quello che hai passato >> rispose, distogliendo appena lo sguardo.  << Nessuna persona dovrebbe affrontare una cosa del genere. Vivere da sola, isolata dal resto del mondo, incapace di interagire con gli altri… credimi, io lo so bene. >>
Quelle parole, per qualche ragione, inviarono un brivido spiacevole lungo la spina dorsale della giovane donna. C’era… qualcosa nel tono dell’albino che lasciava trasparire un profondo dolore.
Notando la sua sorpresa, questi cominciò a spiegare.
<< Nel mio mondo, gli spiriti come me possono essere visti solo se qualcuno crede in loro. E per 300 anni… nessuno era nemmeno consapevole della mia esistenza >> ammise con una scrollata di spalle.
Elsa spalancò gli occhi per la sorpresa, incapace di trattenere un sussulto.
<< Sei stato da solo per 300 anni? >> domandò con una punta d’incredulità.
No… stava sicuramente scherzando. Aveva vissuto completamente isolata per quasi dieci anni, incapace di interagire con Anna o con qualsiasi altra persona che non fossero i suoi genitori. E ancora ricordava quel periodo di tempo come il più straziante di tutta la sua vita.
C’erano stati momenti in cui avrebbe voluto semplicemente scomparire… per non sentire più quel dolore.  Per non dover più ascoltare i pianti di Anna, quando si sedeva di fronte alla sua porta e la pregava di uscire.
Ma affrontare la più completa solitudine per ben tre secoli… come si poteva affrontare qualcosa di simile senza impazzire?
Jack le offrì un sorriso amaro.
<< Ogni tanto riuscivo a interagire con qualche altro spirito >> continuò con un sospiro. << Ma erano sempre troppo impegnati con i loro doveri. Non avevano il tempo – o la pazienza - per stare al passo delle mie buffonate. >>
E in quelle parole, Elsa non percepì altro che sincerità… e tristezza. Fu in quel momento che il ricordo del loro primo incontro la colpì con la stessa forza di un treno in corsa.
<< Oh, Jack, mi dispiace molto! >> esclamò, sorprendendo il Guardiano << Quando ad Ahtohallan ho detto che non eri reale, io… oddio, è stato così insensibile da parte mia… >>
<< Va bene >> la interruppe rapidamente lo spirito invernale, agitando la mano destra con fare irriverente. << Tranquilla, non lo sapevi. E poi, ormai ci sono abituato. >>
Quell’affermazione non fece altro che accrescere il senso di colpa che aveva cominciato a mangiarla viva. Per quanto l’albino potesse sembrare disinteressato, era abbastanza chiaro che l’intera faccenda fosse una questione delicata, per lui.
Aveva letto di persone – soprattutto soldati – che avevano subito traumi  di vario genere, con conseguente sindrome da stress post traumatico. Tutti questi individui erano accomunati da un denominatore comune: c’era sempre qualcosa – magari un’immagine o una parola – che poteva risvegliare quel trauma. E quando Elsa aveva affermato che Jack non era reale…probabilmente aveva innescato anni e anni di sofferenze che lo spirito aveva cercato di seppellire sotto un atteggiamento scherzoso.
<< Come sei diventato Jack Frost? >> chiese di punto in bianco, nel tentativo di cambiare argomento. << Calmoniglio ha detto di essere stato scelto dall’Uomo della Luna. È stato lo stesso per te? >>
A quella domanda, l’espressione sul volto di Jack si fece improvvisamente più custodita.
Il cuore dell’ex regina mancò un battito.
<< Scusa, non volevo metterti a disagio >> disse rapidamente. << Non devi dirmelo, se non vuoi… >>
<< No, va bene, è solo che… >> lo spirito sembrò esitare << Diciamo che le persone normali, quando lo scoprono, vanno un po’ fuori di testa. Promettimi che non scapperai via! >>
Elsa si ritrovò inizialmente sorpresa dalle parole del ragazzo. Rimase in silenzio per qualche secondo, prima di annuire con uno sguardo determinato.
La risposta sembrò soddisfare Jack, il quale recuperò il suo sorriso sbarazzino.
<< Sono nato 300 anni fa a Burgress, una piccola cittadina nel Nord America. Ero un ragazzo assolutamente normale, figlio primogenito di una famiglia di taglialegna >> aggiunse con una scrollata di spalle, mentre faceva roteare il suo bastone. << Eravamo io, mio madre, mio padre… e mia sorella, Emma. Un vero terremoto. >>
L’espressione sul suo volto si fece improvvisamente più nostalgica. In essa, Elsa vide quel tipo di amore che aveva già visto in molte altre occasioni…ogni qualvolta Anna le sorrideva. Quel tipo di amore che una persona poteva nutrire solo nei confronti di una sorella o di un fratello.
Il Quinto Spirito non potè fare a meno di esternare un sorriso di suo.
<< Il giorno del suo undicesimo compleanno, l’avevo portata a pattinare su un lago ghiacciato >> riprese Jack, per poi ridacchiare. << Avresti dovuto vederla. Non aveva mai pattinato in vita sua, era così felice… così piena di vita. >>
Improvvisamente, lo sguardo del ragazzo si fece molto più cupo.
Elsa sentì una stretta spiacevole attanagliarle il cuore, e tese i muscoli per l’anticipazione.
<< E poi…il ghiaccio sotto di lei cominciò a rompersi >> sussurrò lo spirito invernale, suscitando un sussulto ad opera della giovane donna.  << Ed eccomi lì: lo stupido fratello maggiore che aveva appena condannato a morte la sua sorellina. Proteggerla era il mio compito, il mio dovere. Non potevo permettere che le accadesse qualcosa, così… afferrai questo bastone e lo usai per spingerla verso la riva… cadendo nel lago al suo posto. >>
La reazione della ragazza fu praticamente istantanea. Si portò ambe le mani davanti alla bocca, il volto ora adornato da una maschera di puro orrore.
<< Come… come sei sopravvissuto? >> domandò con esitazione, sentendo la presa spiacevole farsi sempre più incisiva.
In risposta a quella domanda, Jack rilasciò un sonoro sospiro.<< Non l’ho fatto >>
Per un attimo, l’ex regina credette di aver sentito male. No… non poteva essere… ora si stava sicuramente prendendo gioco di lei. Non poteva… lui non poteva essere…
<< Sono morto, Elsa >> aggiunse l’albino, confermando il  terribile sospetto che aveva cominciato a farsi strada nella mente della bionda.
Scrollò le spalle, mettendo su un sorriso ironico. << Non che sia una davvero una sorpresa, nessuna persona normale può sopravvivere a lungo a certe temperature. Ma l’Uomo della Luna rimase impressionato dal mio sacrificio, e così… voilà! Mi rese Jack Frost, lo Spirito dell’Inverno. >>
Finito il suo racconto, simulò un inchino aggraziato, per poi alzare lo sguardo verso Elsa.
La giovane donna era rimasta ferma e immobile, il volto chiuso in un’espressione impassibile. Ma nei suoi occhi del colore del cielo, Jack riconobbe uno sguardo che aveva già visto altre volte: uno che rasentava l’orrore più puro.
Fece una smorfia. Quando aveva iniziato a interagire con i bambini, aveva fatto l’errore di raccontare le proprie origini ad alcuni di loro…con risultati a dir poco disastrosi.
Inutile dire che presentarsi come una sorta di fantasma tornato dal regno dei morti non era stata tra le sue idee più brillanti. Quei bambini erano fuggiti da lui terrorizzati, come se avessero appena visto una specie di mostro.
Non che lo spirito potesse biasimarli. In fondo, erano solo bambini… avrebbe dovuto tenere in conto il fatto che la morte fosse un argomento delicato, a quell’età. Ma aveva vissuto da solo per 300 anni, senza la possibilità di poter intergiare con chiunque per molto tempo… e proprio per questo, le sue abilità sociali erano piuttosto arrugginite. Così come il suo buon senso.
Dubitava seriamente che anche Elsa sarebbe scappata da lui, in fondo era una donna adulta. Ma in cuor suo, aveva sperato che non lo avrebbe visto come una sorta di scherzo della natura.
<< Che ti avevo detto? La gente va sempre fuori di tes… off! >>
La giovane donna si lanciò in avanti e lo abbracciò, prima che potesse terminare la frase.
Il corpo dello spirito si drizzò come un palo.
<< E-Elsa… >> balbettò, visibilmente preso in contropiede dalla reazione dell’ex regina.
Era… era calda. Che strano… si sarebbe aspettato un corpo freddo, considerato i suoi poteri… un po’ come il proprio. Invece era caldo… sembrava quasi umano e pieno di vita.
<< Shhhhh, sta zitto >> gli sussurrò lei nell’orecchio, facendolo rabbrividire. << Penso che tu ne abbia bisogno. >>
Jack deglutì a fatica. << Sono già stato abbracciato prima. >>
<< Quante volte? >> gli chiese, senza minimamente accennare a volersi staccare.
<< Un paio >> rispose l’altro, ridacchiando appena.
La presa su di lui si fece più forte.
<< Una in più non farà male >> sentenziò il Quinto Spirito, mentre gli passava una mano tra i capelli color neve.
Jack deglutì una seconda volta. Lentamente, quasi come se avesse paura di romperla, le avvolse le braccia attorno e restituì l’abbraccio con esitazione.
In tutti i suoi anni spesi come uno spirito, solo Jamie e gli altri Guardiani avevano osato abbracciarlo. Era una sensazione aliena, strana… ma piacevole. Molto piacevole.
Per un attimo, dimenticò ogni preoccupazione. Pitch, il Crogiolo, i Fearlings… in quel momento, poteva solo pensare a quanto fosse caldo e morbido il corpo di Elsa premuto contro il suo, mentre le sue dita sottili gli scorrevano tra i capelli. Avrebbe potuto rimanere in quella posizione per sempre.
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, entrambi cominciarono a separarsi.
Il Quinto Spirito gli rivolse un sorriso gentile, e Jack fu costretto a fare appello ad ogni oncia di autocontrollo che aveva in corpo per non arrossire come una fornace.
Compì un paio di colpi di tosse.
<< Quindi… quali sono, esattamente, i doveri del Quinto Spirito? >>  chiese con tono apparentemente disinvolto, mentre riprendevano a camminare.
Elsa si strinse nelle spalle.
<< Niente di eccitante come portare gioia e divertimento ai bambini di tutto il mondo >> ammise con un piccolo ghigno rivolto nei confronti del Guardiano. << Ho il compito di mantenere la pace tra il regno degli umani e la Foresta Incantata. >>
<< E QUESTO non sarebbe una cosa eccitante? >> sbuffò l’altro, con un sopracciglio inarcato.
La giovane donna si limitò a rotare gli occhi. << È più noioso di quanto sembri. Per la maggior parte del tempo, mi occupo di pattugliare la Foresta, aiutare i Northuldra con le loro faccende, proteggere gli animali del luogo dai bracconieri… oh, e ogni tanto visito mia sorella per darle consigli e assisterla durante la preparazione degli eventi festivi di Arendelle. >>
<< Capisco >> borbottò Jack, non poco impressionato dal forte senso del dovere dell’ex regina. << E cosa fai per passare il tempo? >>
Questa volta, Elsa sembrò esitare.
<< Mi piace esplorare. La foresta è grande, ed è stata tenuta isolata dal resto del mondo per quasi vent’anni >> disse, con un’altra scrollata di spalle.
Affianco a lei, lo spirito invernale rimase in attesa per qualche secondo. << …E? >>
<< E cosa? >>
<< Oltre a esplorare la foresta… quali altri hobby hai? >> continuò con un roteare degli occhi.
Il Quinto Spirito continuò a guardare dritta davanti a sé. << A volte leggo i libri che Anna mi invia attraverso Gale. >>
<< E? >>
<< E… è tutto >> rispose, facendo quasi inciampare Jack.
Questi le lanciò uno sguardo sorpreso.
<< Aspetta, mi stai dicendo che hai poteri legati al ghiaccio, sei in buoni rapporti con altri quattro spiriti… e non li hai mai sfruttati per fare qualche attività divertente? >> domandò incredulo.
Elsa lo scrutò lateralmente.
<< Certo che sì. Ti ho detto che a volte li uso per aiutare mia sorella nell’organizzare eventi festivi. Creo statue di ghiaccio, piste da pattinaggio per i bambini… cose di questo tipo. >>
<< Senza offesa, Bucaneve, ma da come la stai mettendo sembra più un lavoro che un’attività divertente >> ribatté l’altro, con tono di fatto. << Non hai mai, che ne so… organizzato una battaglia a palle di neve con i tuoi amici Northuldra? >>
La ragazza rilasciò un sospiro. Per qualche ragione, sapeva che questa conversazione stava per arrivare. Jack ed Anna avevano entrambi una personalità molto giocosa, e pure l’attuale regina di Arendelle le aveva posto le stesse esatte domande.
<< Jack, spendo quasi tutte le giornate a pattugliare la foresta. Non ho davvero il tempo per impegnarmi in simili attività >> rispose con uno sguardo che non ammetteva repliche.
Il Quinto Guardiano prese a scrutarla con un’espressione incerta, ma sembrò disposto a lasciar perdere l’argomento.
Elsa sorrise soddisfatta, procedette a voltarsi… e subito qualcosa la colpì in testa, facendola incespicare in avanti.
Lentamente, la giovane donna si portò una mano tra i capelli e le sue dita toccarono qualcosa di molto familiare.
<< Mi hai….mi hai appena colpito con una palla di neve? >> domandò incredula, mentre si girava in direzione di Jack.
Questi si limitò a inviarle un ghigno innocente. << Non so davvero di cosa stiate parlando, Vostra Sfolgorante Bianchezza. >>
La bionda strinse gli occhi, visibilmente contrariata dalla palese bugia del ragazzo.
Jack continuò a sorriderle… e poi, cominciò a voltarsi con aria apparentemente disinvolta, guardandola appena con la coda dell’occhio. Era quasi come se la stesse sfidando a fare qualcosa.
A quel punto, un solo pensiero attraverso la mente dell’ex regina: “Sfida accettata!”
Creò rapidamente una palla di neve nella mano destra e la lanciò contro il Guardiano. L’eterno adolescente compì un passo di lato, evitando il colpo con una facilità disarmante.
<< Mancato! >> esclamò, mentre volgeva al Quinto Spirito un’espressione beffarda. << Temo che la vostra mira sia piuttosto carente, mia signora... >>
<< Carente? Ooooh… pessima scelta di parole, Frost >> ribattè l’altra con un ghigno di suo, mentre evocava dal nulla un’altra decina di palle di neve.
Queste cominciarono a fluttuare a mezz’aria, come sostenute da una forza invisibile. Dopo un paio di secondi, partirono spedite verso il loro bersaglio.
Per nulla intimorito da quell’attacco, Jack si limitò ad evitare ogni palla con movimenti agili e scattanti, simulando qualche sbadiglio occasionale.
<< È davvero il meglio che sai fare? Devo ammetterlo, mi aspettavo di più dal Quinto Spirito >> disse quando i proiettili della giovane donna si esaurirono del tutto. 
Elsa strinse ambe le mani in pugni serrati. Si stava prendendo gioco di lei… una scelta che presto gli avrebbe fatto rimpiangere.
Sollevò le braccia verso il cielo. Come dal nulla, una folata di fiocchi di neve cominciò a concentrarsi alle sue spalle, convogliandosi in una massa sotto gli occhi incuriositi della Quinta Leggenda, presto sostituiti da uno sguardo di orrore.
La massa di neve e ghiaccio comincio a crescere in dimensioni, superando i cinque metri di altezza. Dopo qualche altro secondo, dietro la donna aveva appena preso posto la figura di un pupazzo di neve dalle sembianze a dir poco minacciose, grande e imponente almeno quanto una quercia. 
<< Jack, ti presento Marshmallow >> esordì Elsa, con un sorriso soddisfatto. << Marshmallow, questo è Jack… il tuo prossimo bersaglio. >>
Le orbite illuminate della bestia si concentrarono sullo spirito invernale. Questi sentì la gola farsi molto secca.
<< Ehm… non possiamo parlarne? >> chiese nervosamente.
In tutta risposta Marshmallow si limitò a porgergli un ghigno sdentato… e procedette a sollevare un enorme palla di neve tra le mani artigliate.
La reazione di Jack fu piuttosto comica. Emise un grido assai poco signorile e cominciò a correre, rapidamente seguito dalla creatura. Il tutto mentre Elsa rideva di gusto all’intera scena.
Lo Spirito dell’Inverno spese i successivi cinque minuti cercando di evitare che il pupazzo di neve lo colpisse, utilizzando il vento per ottenere un ulteriore vantaggio. Purtroppo per lui, Marshmallow continuò a perseguire la sua missione con spietata determinazione, senza mai voler accennare a dargli un momento di riposo.  Infine, colpì Jack mentre questi stava volando.
Il corpo dello spirito precipitò a terra e si schiantò in un mucchio di neve con un sonoro tonfo.
Elsa trasalì e si avvicinò rapidamente al cumulo.
<< Jack! >> esclamò, una volta ai piedi di un piccolo cratere di neve dalla forma vagamente umanoide. Non ottenne alcuna risposta.
Deglutì a fatica e richiamò Marshmallow con un rapido gesto delle mani: la creature si dissolse in un ammasso di fiocchi fluttuanti, disseminandosi per l’area circostante.
<< Jack… Jack, stai bene? >> chiese con esitazione, mentre cercava di scrutare dentro il buco.
Improvvisamente, qualcosa sbucò dal cumulo.
<< Presa >> sussurrò lo Spirito dell'Inverno con un ghigno, per poi tirarla verso di sé. 
Elsa rilasciò un grido di sorpresa, ed entrambi gli spiriti cominciarono a rotolare giù per la collina. Ben presto, le urla dell’ex regina vennero sostituite da una risata genuina, alla quale si aggiunse quella dell'albino.
Entrambi finirono la loro corsa qualche secondo dopo, sollevando alcuni fiocchi di neve una volta giunti a fondo valle. Continuarono a ridere, come se ormai non potessero più fare altro… fino a quando non si resero conto della posizione in cui erano finiti.
Jack si trovava proprio sopra l’esile figura di Elsa, con il volto ad appena pochi centimetri dal naso della giovane donna. Rimasero entrambi fermi e immobili, come una coppia di cervi catturati dai fari di un auto.
Entrambi deglutirono a fatica, quasi in contemporanea.
<< Hai degli occhi molto belli >>  fece Jack, incapace di trattenersi.
Tale dichiarazione suscitò un lieve rossore ad opera dell’ex regina. << C-cosa? >>
<< Ehm… i tuoi occhi. Sono, uh… molto belli… e anche i capelli >> aggiunse il Quinto Guardiano, visibilmente imbarazzato.
Elsa deglutì una seconda volta.
<< Oh… grazie >> disse con un piccolo sorriso. << Anche tu hai, ehm… degli occhi molto belli. E anche i capelli. >>
<< Uh… >>
Entrambi rimasero in silenzio per quasi un minuto buono, apparentemente bloccati in quella posizione.
Dopo che quel lasso di tempo giunse al suo termine, la giovane donna compì un paio di colpi di tosse. Gli occhi di Jack si spalancarono, come se si fosse appena svegliato da un sogno.
<< Oh, scusa >> borbottò, mentre procedeva ad alzarsi rapidamente.
Elsa seguì subito dopo - le guance ancora arrossate - e gli lanciò una breve occhiata. Lo spirito invernale evitò il suo sguardo e cominciò a dondolarsi sulla punta dei talloni.
<< Quindi… >>
<< Quindi… >>
Si fermarono di colpo.
<< Prima tu >> disse Elsa, sorridendogli gentilmente.
Jack si voltò completamente verso di lei, il suo atteggiamento fiducioso completamente recuperato.
<< È stato davvero così terribile? >> chiese con tono colmo d’anticipazione, mentre si appoggiava sulla parte ricurva del bastone.
Il Quinto Spirito aprì la bocca per rispondere…
<< COWABUNGA! >> urlò qualcuno sopra di loro, impedendole di esternare i suoi pensieri.
Entrambi gli spiriti ebbero appena il tempo di sollevare lo sguardo. Pochi secondi dopo, un’ombra calò sul punto esatto in cui si trovavano, sollevando un’ondata di neve che li ricoprì fino al collo.
Con un po’ di fatica, fuoriuscirono dai cumuli proprio mentre la massiccia figura di Maui si faceva strada oltre lo strato di ghiaccio superficiale.
Attualmente, il semidio indossava uno dei completi di Babbo Natale fornitogli gentilmente dal proprietario, dopo che questi aveva intuito che il polinesiano non fosse affatto abituato alle fredde temperature del Polo.
<< Ancora non riesco a credere che questa “neve” sia davvero acqua >> commentò l’uomo, mentre osservava curiosamente la strana sostanza bianca che aveva sotto i piedi. << Sembra solida… eppure è così morbida… >>
Fu allora che i suoi occhi si posarono su Jack ed Elsa, i quali lo stavano osservando con espressioni piuttosto contrariate.
<< Ho per caso interrotto qualcosa? >> domandò il semidio, sorridendo furbescamente.
Entrambi gli spiriti si drizzarono di scatto, arrossendo profondamente. 
<< Niente affatto>> ripose rapidamente Elsa. << Stavamo solo, ehm… >>
<< Facendo una partita a palle di neve >> terminò Jack, nel tentativo di debellare ogni possibile incomprensione. E, tecnicamente, non aveva nemmeno detto una bugia.
Nel frattempo, gli occhi di Maui parvero illuminarsi.
<<  Oooooh, sembra divertente >> esclamò eccitato. << Quali sono le regole? >>
Inizialmente preso in contropiede dalla domanda del polinesiano, lo spirito invernale mise su un’espressione molto più fiduciosa. In fondo, questa era la sua area di competenza.
<< Niente di troppo complicato >> disse con una scrollata di spalle. << Si crea una palla di neve e la si usa per colpire l’avversario. >>
Il semidio annuì comprensivo e rimase in attesa. Quando Jack non sembrò intenzionato a voler proseguire, inarcò un sopracciglio.
<< Tutto qui? >> chiese con tono deluso.
<< Be', in genere si gioca a squadre >> continuò l’albino, strofinandosi i capelli. << Ogni squadra crea un fortino e ha il compito di conquistarlo, colpendo tutti gli avversari entro il limite di tempo prestabilito. In caso contrario, una partita a palle di neve può anche durare giorni. >>
<< Qualcuno ha detto “palle di neve”? >> arrivò una voce familiare alle spalle del trio.
Videro Anna camminare dietro di loro, rapidamente seguita da Rapunzel.
<< State organizzando una partita? >> chiese eccitata la rossa, affiancandosi alla sorella maggiore.
Elsa fece per negarlo, ma una rapida pacca sulle spalle ad opera di Jack la costrinse a fermarsi.
<< In realtà… >> iniziò il Guardiano, inviandole un sorriso innocente  << Sì, è proprio quello che avevo intenzione di fare. E tua sorella è stata così gentile da offrirsi di aiutarmi! >>
La bionda si bloccò, mentre sia Anna che Rapunzel le volgevano un’espressione incredula.
<< Sembra molto fuori dal tuo personaggio >> commentò la principessa perduta.
Elsa arricciò ambe le labbra in un sorriso tirato. << Che posso dire? Il suo infantilismo è contagioso. >>
Jack inarcò un sopracciglio.
<< Infantilismo è una parola? >> sussurrò a Maui, che rispose con una scrollata di spalle.
<< E io che ne so >> dichiarò l'altro, suscitando un roteare degli occhi ad opera del Quinto Spirito.
Anna guardò il Quinto Spirito e il Quinto Guardiano con un sorriso consapevole e batté ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< In questo caso, avremo bisogno di più giocatori! >> esclamò gioviale.
Puntò lo sguardo oltre la collinetta di neve, ove intravide un gruppo di persone accompagnate da una familiare coppia di draghi.
 << Hiccup, Astrid, Merida! Volete fare una partita a palle di neve?! >> domandò ad alta voce, attirando l’attenzione dei suddetti.
<< Grazie per l’offerta, ma passo >> rispose immediatamente il capo di Berk. << Non sono un tipo molto sporti-… >>
Prima che potesse terminare la frase, la moglie gli tirò una forte pacca sulla schiena.
<< Gambe in spalla, Hiccup, è il momento di mostrare a questi stranieri come si combatte una VERA campagna militare >> dichiarò con determinazione, il volto contratto in un ghigno feroce, lo stesso che il marito le aveva visto fare ogni volta che pregustava una battaglia.
Si voltò verso Merida.
<< Vuoi unirti a noi, rossa? >> chiese con un sorriso che sprizzava “sfida” da tutti i pori.
La principessa restituì l’espressione della vichinga.
<< Una scozzese non si tira mai indietro di fronte ad una lotta! >> esclamò con voce tonante, sollevano un pugno in aria per dare ulteriore enfasi al suo grido di battaglia.
Al contempo, un certo Furia Buia si affiancò alla coppia di guerriere con un verso eccitato, chiaramente intenzionato a partecipare, non senza rivolgere un paio di occhioni supplichevoli in direzione del suo amico umano.
Questi sostenne il suo sguardo, dopodiché si esibì in un palese roteare degli occhi.
<< Oh, va bene, bello, giocherò anch’io >> decretò, e si incamminò con il drago insieme ad Astrid, Merida e Tempestosa.
Una volta che tutti furono di fronte a Jack, Maui incrociò ambe le braccia davanti al petto.
<< Quindi, capelli bianchi, come saranno organizzate le squa-... >>
<< Posso unirmi a voi? >>
<< GHIAAAAH! >>
Il polinesiano saltò per la sorpresa, lanciando uno strillo fin troppo acuto e gesticolando sonoramente, per poi voltarsi verso colui che aveva appena parlato: Jack Skellington gli si era piazzato dietro, il teschio adornato da quel suo sorriso apparentemente intramontabile.
<< Per tutti gli dèi, mucchio d’ossa, potevi farmi venire un infarto! >> sbottò il semidio, senza trattenere una smorfia infastidita.
Skellington ridacchiò in apparente divertimento.
<< Be’, è un po’ il mio lavoro >> affermò con tono di fatto, mentre volgeva in direzione di Jack Frost un’occhiata colma di aspettative.
Lo spirito invernale finse di considerare la richiesta dello scheletro. Ma nella sua mente, la decisione era già stata presa da un pezzo.
<< Perché no? Più siamo e meglio è! >>
 
                                                                                                                       * * *
 
Qualche minuto dopo, le rispettive squadre erano state stabilite dal Guardiano del Divertimento in persona: lui avrebbe costruito un fortino sul lato ovest della banchisa, i cui difensori sarebbero stati Hiccup, Maui, Merida e Tempestosa, mentre il fortino est, realizzato da Elsa, sarebbe stato occupato dalla sorella di quest’ultima, la cugina, il Furia Buia, Jack Skellington e Astrid.
Tutti rimasero incantati ad osservare la magia dei due spiriti del ghiaccio all’opera, rimirando come il terreno nevoso s’innalzava, sollevava e plasmava al loro comando, delineandosi in forme definite.
Il fortino di Elsa era il più alto, decisamente più realistico e dettagliato: le guglie, le finestre e l’intero cancello rilucevano di ghiaccio levigato e splendente. Quello realizzato da Jack era invece molto semplice, e grande quel tanto che bastava per contenere ciascuno dei membri prefissati della squadra.
<< Lasciami indovinare, Frost: non sei esattamente una cima in ingegneria >> commentò Hiccup, il volto adornato da un piccolo ghigno.
Lo Spirito dell'Inverno si portò una mano alla bocca per coprire una tosse imbarazzata.
<< Mai sentito dire che la bellezza sta nella semplicità? >> rispose con un sorriso tirato, per poi picchiettare il fianco del fortino. << E poi, sono sicuro di averlo reso abbastanza resistente da sopravvivere anche ad una bomba nucleare. >>
<< Una che? >> fecero all'unisono i suoi compagni; Tempestosa si limitò a storcere il capo, confusa.
<< È qualcosa che si mangia e può rovinarti tremendamente la linea? >> fece Maui, picchiettandosi gli addominali dello stomaco.
A quelle parole, Jack si ritrovò incapace di trattenere una risata nervosa.
<< Giusto, dimenticavo che non siete di queste parti >> borbottò quasi a se stesso. << Lasciate perdere. Sul serio, non volete saperlo. >>
Detto questo, volse al semidio uno sguardo significativo.
<< Soldato Maui, qual è la situazione?! >> esclamò con un tono di voce molto più alto e graffiante del solito.
Questi prese a fissarlo con un'espressione visibilmente confusa. << Perché stai parlando in quel modo? Guarda che non sono sordo... >>
Jack si portò una mano alla fronte, già esasperato.
<< Ugh… dimmi solo che cosa vedi >> disse, creando dal nulla un binocolo di ghiaccio tra le mani e porgendolo al semidio.
L'uomo afferrò l'oggetto con fare incerto e, dopo esserselo rigirato tra i palmi, lanciò allo spirito un'occhiata indagatrice.
<< Che ci dovrei fare? >> chiese con un'aria visibilmente confusa.
Hiccup fissò lo strano dispositivo. Sembrava una specie di cannocchiale di dimensioni ridotte, provvisto di due lenti anziché una sola.
Notando la ben evidente confusione sullo sguardo del polinesiano, si fece avanti. << Chiedo scusa… posso? >>
Dopo qualche secondo,  Maui gli consegnò il binocolo. Il vichingo lo tenne sollevato in alto e lo fissò per qualche istante, socchiudendo le palpebre in profonda riflessione: infine, avvicinò le lenti agli occhi e vi guardò dentro.
<< Uhmmm… non sembrano in procinto di attaccare, penso che stiano elaborando una qualche strategia. E conoscendo Astrid… sarà qualcosa di PESANTE. >>
Merida inarcò un sopracciglio, rivolgendo lo sguardo nei confronti della fortezza avversaria.
<< Quanto pesante… oh >> borbottò, dopo una rapida occhiata.
Jack la seguì a ruota… e si bloccò, rapidamente imitato dal resto dei suoi compagni.
<< Quelle sono… catapulte? >> sussurrò con voce timorosa, notando numerosi oggetti che ora spiccavano lungo le mura del castello.
Hiccup rilasciò un sospiro rassegnato.
<< D'accordo, è peggio di quanto avessi immaginato >> commentò, mentre si passava una mano tra i capelli << Ma d’altro canto, è proprio da lei esagerare in questo mo-… ATTENZIONE, ARRIVANO! >>
Una delle cime delle catapulte era stata tranciata di netto e una pioggia di palle di nevi si abbatté su di loro. Jack riuscì a evocare appena in tempo uno scudo di ghiaccio, ma l'impatto dei colpi fu comunque abbastanza forte da generarvi sopra alcune crepe.
“Okay… questo significa guerra” pensò con uno sguardo di pura determinazione.
Nel mentre, la situazione al fortino avversario era a dir poco tesa. Elsa, Anna e Rapunzel stavano fissando Astrid con espressioni sconcertate.
<< Ehm… sei sicura che le catapulte siano davvero necessarie? >> domandò il Quinto Spirito con voce incerta, ancora stupita dal fatto che la vichinga le avesse chiesto di realizzarle.
<< Oh, assolutamente! >> replicò la bionda. << Sono veloci, facili da usare e, cosa più importante… possono trasportare molti proiettili e garantire un annientamento istantaneo delle linee nemiche! >>
<< Annientamento? >> sussurrò Rapunzel ad Anna, la quale si limitò a scrollare le spalle.
<< Mi trovo perfettamente concorde con il nostro comandante! >> esclamò Skellington, comparendo alle spalle del trio e facendole sobbalzare. << Queste armi riusciranno senza dubbio a incutere terrore nei nostri nemici. Un'idea davvero geniale, signorina Istrice! >>
<< Astrid >> lo corresse lei, con un roteare degli occhi.
<< Non sembra che sia stato… ehm, annientato granché, comandante >> intervenne Rapunzel, lanciando un’occhiata oltre il muro della struttura. << Oh, e pare che stiano per contrattaccare! >>
Sulle mura del fortino avversario stavano apparendo degli oggetti dalla forma familiare, che Elsa riconobbe all'istante come… cannoni.
<< Mi state prendendo in giro? >> domandò più a se stessa che agli altri, mentre, in lontananza, Jack rivolgeva loro un sorriso impertinente.
<< E quelli che accidenti sarebbero!? >> esclamò Astrid, sconcertata.
Sdentato ringhiò e andò ad appollaiarsi sopra una torretta, assottigliando lo sguardo e aprendo le fauci, pronto a fare fuoco. Skellington lo seguì, arrampicandosi a mo’ di ragno lungo la torre e osservando attentamente le linee nemiche.
<< Hmm, sembra proprio che vogliano rispondere con del fuoco incrociato >> disse picchiettandosi il mento con un dito scheletrico. << Se solo avessimo… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase. Uno dei cannoni fece fuoco, sparando una grossa palla di neve in direzione del castello.
Sdentato sputò una palla al plasma per scioglierla, ma subito ne arrivò un altra che centrò in pieno il compagno d’armi. Lo scheletro vivente cadde a terra con un sonoro CRACK!, trascinando con sé una delle torrette.
Ogni singola persona presente si bloccò di colpo.
<< Oh miei dèi… lo hai ucciso? >> domandò Maui, volgendo a Frost un'espressione sconcertata.
Lo Spirito dell'Inverno si drizzò di colpo.
<< No! Almeno… non credo >> aggiunse con tono incerto. << Ehm… Skellington, sei morto?! >>
<< Secondo te se è morto è capace di risponderti!? >> sbottò Merida, scandalizzata.
Gli arti dello scheletro si erano completamente separati e giacevano immobili nella neve, quasi confondendosi nel bianco immacolato della banchisa, non fosse stato per il nero degli abiti di cui erano coperti. Le orbite vuote del teschio sembravano più vuote che mai.
<< Io… sono sicuro che stia bene >> continuò lo spirito invernale, palesemente teso e nervoso << Giusto? >>
<< Cielo! Oh, cielo! >> gridò Rapunzel, terrificata << Elsa, mandami subito lì! Forse c'è ancora tempo, potrei riuscire a guarir-... >>
<< BUUUUUUUUUH! >>
All’improvviso, il teschio dello spirito scattò dritto verso l’alto e liberò un ululato agghiacciante.
L’azione improvvisa fece sobbalzare tutti i presenti, alcuni dei quali incespicarono in avanti. Maui saltò talmente in alto da sollevare una piccola ondata di neve una volta tornato a terra.
La mandibola dello spirito di Halloween si allentò, liberando una risata stridula. Dopodiché, i vari arti dello scheletro cominciarono a strisciare nella neve e a riagganciarsi magicamente al proprio posto; Skellington si raddrizzò in piedi in un gesto fluido, rivolgendo loro il suo classico ghigno.
<< Accidenti, amici, siete piuttosto facili da impressionare! >>
Jack Frost rimase fermo e immobile per quasi mezzo minuto, lo sguardo fisso in direzione dello Spirito di Halloween. Passato quel lasso di tempo, girò meccanicamente il capo nei confronti della propria squadra.
<< Bombardateli… senza alcuna pietà! >>
I suoi compagni si affrettarono ad eseguire l’ordine del loro comandante. Si erano presi tutti un bello spavento, e questo era innegabile… ma, a parere di Hiccup, il luccichio fanatico che attualmente adornava lo sguardo di Frost era molto più terrificante.
<< Al tuo segnale, capo! >> esclamò Maui, con un ghigno esaltato.
Il sorriso di Jack si fece più feroce.
<< Fuoco! >> urlò a gran voce, sollevando il bastone per dare ancora più enfasi a quell'ordine.
Venne presto seguito da decine di palle di neve sparate in direzione della fortezza avversaria, alcune per mano dei suoi cannoni, altre realizzate da Maui, altre ancora semplicemente lanciate da Hiccup e Merida, la quale aveva probabilmente la mira migliore del gruppo.
Il tutto fu ulteriormente accompagnato da alcune sfere di fuoco sputate da Tempestosa, sollevatasi in volo per avere una traiettoria migliore sui bersagli. Naturalmente, aveva fatto in modo di puntare solo alle infrastrutture del fortino: l'ultima cosa che voleva era ferire Astrid per errore.
Dapprima, Sdentato cercò di contrattaccare con le proprie sfere al plasma, riuscendo a fermare alcuni attacchi della draghessa, ma presto i colpi avversari si rivelarono troppi da intercettare.
<< Chi diavolo ha autorizzato l’uso dei draghi!? >> sbottò Anna, coprendosi la testa con le mani per ripararsi dalla neve cadente.
In tutta risposta, Elsa si voltò in direzione di Astrid e incrociò ambe le braccia davanti al petto, scrutandola con un leggero cipiglio.
<< Ehi, non guardarmi così! >> esclamò la vichinga << Non avevo idea che il tuo ragazzo soffrisse di manie psicotiche! >>
<< Non è il mio ragazzo >> gemette il Quinto Spirito, mentre si portava una mano alla fronte << Inoltre, non vedo come il comportamento di Jack abbia a che fare con... >>
<< Ehm, ragazze? >> disse Rapunzel, attirando l'attenzione della squadra con un cenno oltre le mura del castello. << Hanno abbandonato il loro fortino… e sembra stiano caricando verso di noi. >>
<< Oooh, eccellente! >> esclamò Skellington, acquattandosi in una posa fin troppo animalesca. << Questo mi ricorda un sacco la caccia! >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, spiccò un enorme balzo e si lanciò oltre i confini sicuri della struttura, puntando in direzione degli avversari.
Astrid lo guardò caricare con occhi strabuzzati.
<< …Oh, al diavolo! Per Odino! >> gridò, raccogliendo della neve e seguendo l’esempio dello spirito.
Elsa li fissò incredula. << Non dovremmo presidiare il forte... >>
<< Alla carica! >> esclamò Anna, afferrando Rapunzel e buttandosi a sua volta oltre la parete del castello… che, fortunatamente, non era poi così alta.
Il sopracciglio destro del Quinto Spirito cominciò a contrarsi.
<< Giuro che quando tutto questo sarà finito… la strangolerò >> borbottò a bassa voce, mentre creava una scala di ghiaccio per scendere.
( Track 12:  https://www.youtube.com/watch?v=9LEw-dsEdwk )
Ben presto, l'intera banchisa si trasformò in un vero e proprio campo di battaglia: palle di neve  che volavano in ogni dove, fiamme occasionali ad opera dei draghi… urla e risate di gioia, accompagnate da bianche fumate.
<< Sdentato! Vacci piano! >> esclamò Hiccup, notando l’eccitazione del compagno Furia Buia. << Non abbiamo tutti armature immuni al fuoco! >>
Il drago nero gli inviò uno sguardo imbarazzato, distrazione di cui Tempestosa approfittò all'istante: si lanciò sul rettile, ed entrambi finirono a rotolare nella neve.
Poco distante da loro, Maui era impegnato con Skellington in una sorta di bizzarro duello.
<< In guardia! >> urlò il semidio, mentre menava fendenti con il proprio amo.
Lo scheletro rise in maniera selvaggia e cominciò a schivare i colpi del polinesiano, torcendo e contorcendo il proprio corpo come se fosse completamente fatto di gomma.
A un centinaio di metri dalla coppia, la situazione era molto più addomesticata.
<< Prendete questo! >>
Anna lanciò due palle di neve dritte contro la sorella maggiore e la cugina: entrambe riuscirono a schivare alcuni dei proiettili, nascondendosi dietro un paio di cunette.
<< Non dovremmo essere dalla stessa parte?! >> esclamò Rapunzel, vibrando un colpo a mo’ di frusta con i suoi capelli, nel tentativo di contrastare l’attacco della rossa.
Anna bloccò l’ennesimo tiro a mezz’aria. << Oh, siamo dalla stessa parte? Pensavo che si fosse trasformato in un tutti contro tu-... >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase: Elsa la colpì con una montagnetta di neve, ricoprendola fino al collo.
<< Eccoti servita >> commentò con un sorriso divertito.
Si alzò da dietro la cunetta… e venne colpita in testa da qualcosa di freddo. Non le servirono altro che un paio di secondi per capire chi fosse il responsabile di quell'infido attacco alle spalle.
Si voltò lentamente, gli occhi ristretti in un paio di fessure.
<< Frost. >>
<< Salute, Bucaneve >> sogghignò lo Spirito dell'Inverno con fare artificiosamente maligno, il bastone poggiato sulla spalla << Ci rincontriamo. >>
A quelle parole, perfino il Quinto Spirito non poté fare a meno di trattenere un ghigno divertito. Alzò ambe le mani in un gesto teatrale.
<< Le tue gesta malvagie finiscono qui, Spirito dell'Inverno! Con i poteri conferitimi da Ahtohallan, porrò fine al tuo regno di malizia! >> proclamò a gran voce, mentre creava una grossa palla di neve sopra di lei.
<< Tu foooooooolle! >> esclamò lui, puntando il bastone all’insù e creando un’enorme proiettile a sua volta. << Ti ho dato la possibilità di unirti a me spontaneamente... ma tu hai scelto la via del GELO! >>
Poco lontano da loro, sia Anna che Rapunzel osservarono incredule i due spiriti intenti a bersagliarsi con proiettili di ghiaccio di ogni forma e dimensione.
Dopo qualche attimo di silenzio, la regina di Arendelle girò la testa in direzione della cugina.
<< Potresti darmi una mano a uscire da qui? Sta cominciando a fare freddo. >>
In tutta risposta, Rapunzel si limitò a rilasciare un sospiro quasi rassegnato e cominciò a scavare nella montagnetta di neve.
Nel mentre, Hiccup stava cercando in tutti i modi di frenare un tipo di lotta assai molto diverso: di fronte a lui, Merida e Astrid avevano cominciato ad affrontarsi in un vero e proprio duello con armi da taglio, degno delle più rinomate lotte tra gladiatori.
Come fossero passate da una battaglia a palle di neve ad un duello con asce e spade… be', era veramente un mistero, ma la cosa non lo aveva sorpreso nel minimo, dopotutto, entrambe le giovani donne erano guerriere nate, e il combattimento faceva parte della loro natura.
 << Ragazze, non possiamo discuter… eep! >>
Si abbassò di colpo, appena in tempo per evitare un colpo d'ascia ad opera della moglie.
<< Scusa, amore! >> gridò lei, mentre sollevava l'arma e la usava per bloccare un affondo ad opera di Merida. << È tutto ciò che sai fare, principessa scozzese? Non mi stupisce che i miei antenati siano riusciti a sbaragliare le vostre armate così facilmente! >>
La principessa cacciò un urlo, mentre le vibrava un fendente in risposta. Ma stavolta… qualcosa cambiò nel suo sguardo: un lampo blu le attraversò gli occhi e gli avambracci, lambendoli di piccole lingue di fuoco azzurre.
Non sembrava esserci più in lei l’euforia del gioco… ma un’inconsapevole ed insensata sorda collera scaturita da un nervo scoperto appena toccato, nonostante fosse ben palese l’ilarità contenuta nella frase della bionda.
Astrid compì un passo all'indietro e anche Hiccup si tese improvvisamente.
<< Ehm… stai bene? >> domandò la vichinga, sollevando ambe le mani nel gesto universale della pace. << Guarda che stavo scherzando, non ero mica seria... >>
Le fiamme negli occhi e nelle braccia di Merida parvero tremolare di fronte a quella dichiarazione. E fu allora… che la ragazza liberò di un grido agghiacciante.
“Falle del male” sibilò un’oscura presenza nella sua mente. “Ti ha insultato… se lo merita… falle del male!”
<< N-no...! >> gemette, portandosi le mani alle tempie. << Non di nuovo... basta, vai via, VATTENE VIA! >>
“Liberami, piccola umana, e ricevi la mia maestà!”
Le lingue di fuoco si innalzarono di colpo, eruttando dal suo corpo in una vera e propria fiammata.
<< Astrid! >> urlò Hiccup, lanciandosi contro la moglie e costringendola a terra.
La sua reazione fu rapida quanto propizia, perché l'enorme ondata rovente si riversò proprio nel punto esatto in cui la vichinga era stata fino a pochi secondi prima.
Ma ecco che le fiamme attorno alla principessa iniziarono ad avvolgerla da capo a piedi, finché non finì all’interno di una sorta di vortice infuocato. Più lei urlava e si rannicchiava, più l’enorme colonna si ingrossava, espandendosi in ogni direzione e generando pericolosi lampi infuocati.
Una delle esplosioni fu abbastanza forte da attirare l'attenzione degli altri giocatori, draghi compresi. Tutti rivolsero lo sguardo verso l’alto, osservando l’innalzarsi di una colonna di fumo e fiamme.
<< Che sta succedendo? >> gridò Rapunzel.
<< Oh, no... >> sussurrò Jack, ben consapevole della natura di quel fenomeno. << Il Crogiolo! Merida! >>
Lo Spirito dell'Inverno spiccò un salto e volò dritto verso il punto da cui si era riversato il fuoco, rapidamente seguito da Elsa. Anche Anna, Rapunzel, Maui e Skellington li raggiunsero subito dopo, i volti adornati da espressioni visibilmente preoccupate.
Quando raggiunsero il luogo del misfatto, il cuore di entrambi gli albini mancò un battito.
<< Sta perdendo il controllo >> sussurrò l’ex regina, notando lo sguardo angosciato di Merida: un'immagine dolosamente MOLTO familiare.
Per un attimo, la mente del Quinto Spirito venne invasa da uno sgradevole ricordo ambientato quattro anni fa, il giorno della sua incoronazione. Il giorno… in cui aveva congelato Arendelle.
Ma in quel momento, lo scenario che aveva di fronte era quasi l’opposto. Alte fiamme lambivano la principessa scozzese, raccogliendosi in una vera e propria tempesta, sciogliendo la neve intorno e minacciando di scatenarsi sull’intera banchisa.
<< Se va avanti così, finirà per distruggere tutto >> mormorò Hiccup, volgendo uno sguardo preoccupato in direzione della fabbrica di giocattoli poco distante da loro.
A quelle parole, il volto di Elsa assunse un'espressione determinata.
<< Penso di poterla calmare… ma ho bisogno che mi copriate >> disse dopo qualche attimo di silenzio, girando il capo verso Jack.
Lui la fissò a lungo, un'occhiata incerta dipinta in volto. Poi, sollevò il bastone in alto e la punta ricurva si illuminò di una familiare luce blu, per poi sprigionare un intenso getto di ghiaccio che andò a raccogliersi sulla cima della tempesta, contrastandone l’avanzata.
Hiccup levò la propria spada infuocata e cercò di deviare più colpi possibili, supportato dalle palle di plasma e fuoco generate da Sdentato e Tempestosa, mentre Maui si poneva in forma di falco a protezione di Astrid e Anna. 
Jack Skellington si fece avanti e si portò sul fianco destro della tempesta, protendendo in avanti le falangi: a quel gesto, le fiamme cominciarono a tremolare e i lampi infuocati diminuirono notevolmente.
Rapunzel raggiunse invece il fianco sinistro e raccolse i propri capelli nella vaga forma di una lancia, avvicinandola alle fiamme. Dopodiché, cominciò a sussurrare la magica nenia curativa: le ciocche s’illuminarono di un intenso bagliore dorato… e iniziarono a purificare le fiamme malevole.
Lentamente, Elsa iniziò a camminare verso Merida, creando un piccolo tornado di cristalli attorno a lei per proteggersi dal calore intenso dell’aria.
Si fermò ad appena un metro dalla rossa. Lì la temperatura era alquanto critica, ma lo spirito cercò di ignorarla.
<< Merida… puoi sentirmi? >>
La voce della principessa scozzese uscì in un tremito: << E... Elsa? >>
<< Sì, sono io >> rispose la bionda, inginocchiandosi di fronte a lei. << Ascoltami… so che hai paura. So come ti senti, dico davvero. Ma ora devi fare molta attenzione a ciò che sto per dirti. Puoi farlo? >>
<< N-non... non lo so... b-brucia... brucia tanto... mi fa paura... t-troppa... >>
<< Lo so, Merida >> sussurrò Elsa, nel tentativo di tranquillizzarla << È doloroso… è impetuoso… e sembra che il mondo attorno a te stia per crollare. Ma puoi combatterlo… puoi controllarlo! Io posso aiutarti, ma ho bisogno che tu mi stia ad ascoltare con molta attenzione. >>
Merida la fissò, i grandi occhi azzurri inondati di lacrime.
<< Hai una famiglia che ti aspetta nel tuo mondo, non è vero? Una madre, un padre, dei fratellini >> riprese il Quinto Spirito, offrendole un sorriso. << Pensa a loro, Merida. Ai momenti belli che avete passato insieme… e anche a quelli brutti. I giorni in cui avete pianto assieme… e quelli in cui avete riso. I compleanni che avete festeggiato, le storie della buonanotte che ti hanno raccontato, oppure la prima volta in cui ti hanno rassicurato. Chiudi gli occhi… e pensa a quei momenti. >>
La principessa parve esitare ancora. Poi, Elsa la vide fare uno sforzo immenso per chiudere gli occhi.
Vide le fiamme agitarsi sempre di più, e d'istinto sollevò le mani per difendersi... ma queste non la sfiorarono nemmeno. Lentamente, sembrarono abbassarsi, pur tremolando ancora.
<< Coraggio, Merida… puoi farcela >> la incitò, avvicinandosi ulteriormente e posandole una mano sulla spalla, producendo vapore acqueo a contatto con il fuoco.
Quel gesto sembrò ottenere proprio l'effetto sperato. Le fiamme…iniziarono a diradarsi, indebolendosi sempre di più. Dopo qualche altro secondo, una calma piatta tornò a regnare sulla banchisa artica.
Merida crollò in avanti e venne rapidamente sorretta dal Quinto Spirito.
<< M-mi d-dispiace... >>
<< Va tutto bene >> disse Elsa, mentre tornava a sorriderle con fare gentile. << Sei stata molto brava, Merida. >>
Presto venne affiancata dal resto dei loro alleati, i quali si inginocchiarono davanti alla rossa con espressioni piene di sollievo e preoccupazione al tempo stesso.
La principessa li guardò, profondamente toccata dal comportamento di quegli strani alleati. Poi, tirò un respiro profondo e si lasciò sfuggire un sorriso luminoso… il primo che Jack, Elsa, Astrid e Rapunzel le avevano visto fare dal momento in cui l’avevano incontrata.
<< Grazie. Grazie di cuore a tutti voi. >>
Ricevette in risposta dei sorrisi contenti e rassicuranti.
Dopo qualche altro istante, la rossa sembrò riacquistare la solita spavalderia e spigliatezza, mentre si rivolgeva ad un certo spirito invernale.
<< Questo mi fa guadagnare la vittoria a tavolino, giusto? >>
<< Te lo puoi scorda… ahi! >>
Jack si portò una mano alla testa, rimuovendone un cumulo di neve. Al contempo, lanciò ad Elsa uno sguardo visibilmente stizzito.
L’ex regina di Arendelle si limitò a restituire l'espressione dello spirito, incrociando ambe le braccia davanti al petto per enfatizzare i propri pensieri inespressi.
Il Guardiano del Divertimento sospirò, per poi arricciare ambe le labbra in un sorriso sconfitto.
<< Tutto quello che vuoi, rossa. Tutto quello che vuoi. >>
 




Boom!
Speriamo che questo capitolo abbia soddisfatto i fan della Jelsa ;)
Ci siamo concentrati soprattutto sullo sviluppare il loro rapporto e a cimentare la loro “amicizia”.
A dispetto delle loro personalità molto diverse, Jack ed Elsa sono due personaggi molto simili a causa di vari fattori.
Sì, entrambi sono detentori di poteri legati al ghiaccio, ma questo è l’aspetto minimo che li accomuna.
Entrambi hanno passato gran parte della loro vita in completa solitudine, senza la possibilità di interagire con gli altri a causa di fattori al di là del loro controllo.
Entrambi hanno sacrificato qualcosa per il bene della loro sorellina:
- Elsa ha sacrificato la propria felicità per tenere Anna al sicuro.
- Jack ha sacrificato la sua vita per salvare Emma.
La paura è stata il loro più grande avversario ( per Jack in più di un modo ) ed entrambi hanno affrontato una riscoperta di se stessi dopo un viaggio a ritroso nel passato, sotto forma di  memorie perdute. In poche parole, il loro percorso caratteriale avviene praticamente nello stesso modo.
Poi, beh, aggiungiamo a tutto questo il fatto che ora sono entrambi due spiriti invernali, amici con il vento e il Quinto membro dei rispettivi gruppi…insomma, Disney, te la sei proprio cercata!
Siamo anche curiosi di sapere se la partita a palle di neve sia stata di vostro gradimento, così come la piccola sfuriata di Merida.
Dal prossimo capitolo…arriva l’angst!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 - The face of fear ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Preparatevi i sacchetti per l’ansia…
 
 

Capitolo 14 - The face of fear

101685735-256860238981150-4587715724344033280-n  

If you're looking for trouble
You came to the right place
If you're looking for trouble
Just take a look at this face
Because I'm evil, my middle name is misery
Yes, I'm evil, so don't you mess around with me

 Alan Cumming – Strange Magic
 

La mano del Generale scivolò silenziosa lungo i pavimenti della fabbrica, spinta da brevi colpi delle dita ossute. I granelli che la componevano si erano separati quel tanto che bastava per far giungere un flusso di molecole odorose al suo interno, in modo che fossero percepite e analizzate da ciò che restava della coscienza del Fearling.
Ma la scia che stava seguendo non aveva nulla a che fare con concetti mortali quali il profumo del cibo o – analogamente a molti animali - l’aroma di una potenziale minaccia.
La mano stava cacciando qualcosa di molto diverso, una fragranza che solo pochi esseri in tutto il multiverso erano capaci di percepire: magia dimensionale.
Procedeva a passo spedito, cimentandosi occasionalmente in una correzione della rotta, apparentemente senza meta, con il lieve sollevarsi e abbassarsi delle falangi, così come un ragno muta direzione con rapidi e scattanti movimenti delle sue sottili zampette.
Ad una prima occhiata sarebbe parsa davvero come una sorta di strano aracnide, non fosse stato per alcuni piccoli particolari: non aveva occhi, era completamente cieco, e possedeva solo cinque arti anziché otto.
Dopo qualche altro minuto, l’arto mozzato arrivò finalmente a destinazione: un piccolo stanzino di medie dimensioni, lo stesso in cui Nord e il resto dei Guardiani avevano scelto di riporre i globi di neve che Ombric aveva fornito loro per viaggiare tra i mondi.
All’insaputa di Pitch, il mago era stato abbastanza previdente da lanciare un incantesimo di occultamento sull’intera baita, così potente da impedire anche ad un essere come il Re degli Incubi di localizzare la propria essenza contenuta nei frammenti di Crogiolo. Qualcosa che il Generale avrebbe presto rettificato.
Cominciò a muoversi lungo le pareti dello stanzino. Un aroma familiare  invase ogni granello della mano, facendola rabbrividire.
Magia dimensionale!
Proveniva da un sacco rosso che poggiava sull’unico mobile presente in quella specie di studio: una vecchia scrivania in legno d’acero, utilizzata da Nord per leggere le lettere che i vari bambini del mondo gli spedivano ogni anno.
Se avesse avuto una bocca, probabilmente la Mano avrebbe sorriso con anticipazione. Lentamente, quasi aspettandosi di essere scoperta, iniziò a muoversi verso il sacco. Ancora pochi movimenti delle dita e sarebbe finalmente entrata in possesso di un globo…
STUNG!
Qualcosa atterrò proprio di fronte all’arto mozzato, frenandone l’avanzata.
La mano del Generale non aveva occhi, ma potè comunque distinguere l’essenza vitale di qualcosa di piuttosto minuto. Forse un topo...o un elfo. Ne aveva percepiti molti in quel luogo permeo di gioia e risate ovattate.
Ma non era né un elfo né un qualche tipo di roditore ciò che si era frapposto tra il Fearling e il suo ambito premio…bensì un piccolo camaleonte verde smeraldo.
Pascal strinse le palpebre squamose e scrutò quella strana creatura con prudenza. Come ogni animale sul pianeta, era più che capace di distinguere o meno una minaccia. Cos'era quella “cosa” che aveva di fronte? A giudicare dalla sensazione sgradevole che avvolse il corpo del rettile, una volte che si ritrovò ad appena pochi centimetri da essa… era decisamente una minaccia.
Mano e camaleonte rimasero fermi e immobili per quello che sembrò un tempo interminabile, come se si stessero scrutando a vicenda. Poi, con grande sorpresa di Pascal, alcuni tentacoli schizzarono dal dorso dell’arto, puntando verso di lui.
Il rettile fu abbastanza rapido da evitarli e si lanciò contro la Mano, facendo cadere entrambi oltre il bordo della scrivania: il corpo del camaleonte rotolò lungo il pavimento, rapidamente seguito dall’avversario.
Una volta rimessosi in piedi, Pascal sibilò minacciosamente verso il Fearling e si preparò ad attaccarlo una seconda volta. La Mano, tuttavia, fu rapida a capovolgersi e afferrare il rettile a mezz’aria, per poi lanciarlo violentemente contro una delle gambe della scrivania.
Il camaleonte gemette per il dolore e tentò di rialzarsi. Non ne ebbe la possibilità.
Altri tentacoli – simili a piccoli arpioni – spuntarono dalle dita dell’arto mozzato e andarono a conficcarsi nel fianco destro della lucertola: Pascal provò un’agonia immensa e cacciò un guaito che risuonò per tutta la lunghezza dello studio. 
Guidata da una forza spietata quanto efficiente, la Mano roteò su se stessa e scagliò il camaleonte contro la porta della stanza, producendo un sonoro tonfo. Alcune gocce di sangue zampillarono dal corpo martoriato del rettile, mentre questi cercava a fatica di rimettersi in equilibrio.
Incurante di ciò, il Fearling cominciò ad arrampicarsi lungo la scrivania, più che desideroso di abbandonare quel posto e tornare dal suo padrone. Ma quando fu a metà strada, sentì che qualcosa aveva cominciato a tirarlo per il polso mozzato.
Le dita dell’arto affondarono nel legno del mobile, cercando di contrastare quella presa con tutte le loro forze... ma Pascal non sembrava intenzionato a lasciar perdere. Strinse i piccoli denti e li affondo ulteriormente nello strato superficiale di sabbia nera che componeva la Mano, facendone precipitare a terra alcuni brandelli.
Per quanto stanco e ferito, il rettile era sicuro di una cosa: quella misteriosa creatura rappresentava un pericolo per la sua padroncina, e proprio per questa ragione, avrebbe usato ogni risorsa a propria disposizione per eliminarla.
Ma proprio in quel momento, il dorso della Mano sembrò spaccarsi in due, come il guscio di un uovo. Da quell’apertura sbucarono denti affilati simili a spilli, accompagnati da una sorta di stridio. Era come se  l’avversario  stesse cercando di ringhiargli contro, forse in un vano tentativo d’intimidazione.
Ben presto, il camaleonte si rese conto di essere giunto ad una conclusione errata.
Una sorta di lingua aguzza fuoriuscì dalla “bocca” dell’essere, colpendo Pascal alla testa e facendogli mollare la presa. Il piccolo rettile cadde con un grido di sorpresa e atterrò sulla schiena, sollevando qualche batuffolo di polvere.
Approfittando dell’apertura, la Mano Fearling riprese la sua avanzata e atterrò sulla superficie della scrivania. Poi, senza alcuna esitazione, afferrò uno dei globi di neve che sbucavano dal sacco e lo lanciò oltre il bordo del mobile.
Rispondendo ai desideri inespressi della creatura, la palla magica generò un portale lungo il pavimento dello studio, con grande costernazione di Pascal.
Sotto lo sguardo incredulo del camaleonte, l’arto mozzato si lanciò dentro al vortice…e scomparve alla vista.
Pochi secondi dopo, il portale si smaterializzò dallo studio, facendo calare l’intera stanza in un silenzio di tomba.
 
                                                                                                                            * * * 

A seguito della battaglia a palle di neve e il conseguente episodio con Merida, Jack Frost aveva deciso di offrire al gruppo la possibilità di partecipare ad un tipo di attività assai più tranquillo. Qualcosa che era sicuro sarebbe stata in grado di distogliere la mente dei suoi nuovi alleati dall’esperienza assai poco piacevole di essere quasi bruciati vivi: il cinema.
Dopo aver spiegato brevemente loro in cosa consistesse un televisore – di cui la fabbrica non era certo a corto – aveva scelto Titanic come primo film per introdurli al meraviglioso mondo dell’intrattenimento su pellicola.
Inutile dire che tutti loro, compresi gli stessi draghi, erano rimasti non poco incantati dalle immagini mostrate su quella misteriosa “scatola magica”, come Merida aveva deciso di indirizzarla.
Jack riconobbe nei loro occhi la stessa eccitazione e sgomento che avevano invaso lui nel giorno in cui aveva visionato un film per la prima volta, l’otto Aprile del 1933. Niente che il pubblico d’oggi avrebbe considerato speciale, una semplice pellicola muta di Charlie Chaplin. Ma lui ricordava ancora le risate dei bambini e degli adulti fuse assieme, l’odore dei pop corn appena sfornati, il battito di mani a fine spettacolo… e si era sentito vivo per la prima volta dopo molti anni.
Quando i titoli di coda cominciarono a scorrere, Anna prese a singhiozzare contro la spalla della sorella.
<< N-non posso credere che Jack sia morto >> disse con le lacrime agli occhi, mentre Elsa tentava di confortarla. << Non se lo meritava! >>
Affianco alla coppia, Rapunzel annuì d’accordo, mentre si tamponava il viso con un fazzoletto: il finale del film aveva colpito anche lei, cosa che non sorprese il Quinto Spirito nel minimo. Dopotutto, sua cugina ed Anna erano sempre state due persone molto romantiche ed emotive.
Merida, al contrario, aveva il viso adornato da un’espressione corrucciata.
<< Personalmente, penso che lei avrebbe potuto fargli un po’ di spazio >> disse con tono di fatto, ricevendo un cenno del capo ad opera di Astrid.
<< Concordo, quell’armadio era abbastanza grande da sostenerli entrambi. Tu che ne pensi, Hiccup? >>
<< Sto ancora cercando di capire come una nave fatta di ferro sia in grado rimanere a galla >> rispose il vichingo, mentre si portava una mano alla tempia per frenare il mal di testa imminente.
Affianco a lui, Maui incrociò ambe la braccia davanti al petto muscoloso.
<< Fossi stato presente, avrei probabilmente trascinato quella barca fino a riva >> disse con tono apparentemente annoiato, sebbene il luccichio nei suoi occhi fosse una prova più che evidente di quanto fosse rimasto coinvolto dall’intera esperienza.
<< Io l’ho trovato uno spettacolo estremamente avvincente! >> esclamò Skellngton. << È incredibile come quegli umani siano riusciti a simulare una paura così genuina. Sei sicuro che fosse tutto finto? >>
<< È la magia del cinema >> ribattè Jack, inviandogli un ghigno divertito. << Dite quello che volete sui mortali, ma sanno davvero come creare intrattenimento. >>
Volse lo sguardo in direzione di Elsa.
<< E tu, Bucaneve? Qualche commento sul film? >> chiese con tono colmo d’aspettative.
Il Quinto Spirito si portò una mano al mento, in apparente contemplazione.
 << È stata un’esperienza molto interessante >> ammise con un sorriso genuino. << Un po’ triste, lo ammetto… ma aveva delle musiche stupende. >>
<< Ovviamente ti sei concentrata su quelle >> commentò Anna in un sonoro sbuffo, suscitando una risata ad opera di Rapunzel e un leggero rossore da parte della sorella.
Jack inarcò un sopracciglio. << Mi sono perso qualcosa? >>
<< Oh, non te l’ha detto? >> chiese la regina di Arandelle, con un ghigno innocente rivolto verso Elsa. << Alla mia cara sorellona, qui, piace molto cantare. >>
Per qualche ragione, lo Spirito dell’Inverno dubitò che questa fosse l’unica ragione per cui il rossore della bionda era appena cresciuto d’intensità.
<< Mi piacerebbe sentirti, un giorno >> propose gentilmente, cercando di metterla a proprio agio.
Elsa lo fissò sorpresa per un attimo, prima di restituire la sua espressione.
<< Forse >> ribatté con tono apparentemente casuale.
“Non è un no” pensò divertito il Quindo Guardiano.
In quel momento, la porta della stanza si aprì di scatto, attirando l’attenzione degli occupanti. La massiccia figura di Nicholas Nord si fece strada oltre l’uscio e il suo sguardo scansionò rapidamente i presenti.
<< Jack… è il momento >> disse seriamente, dopo aver individuato lo spirito invernale.
Questi annuì comprensivo e fece cenno agli altri di seguirlo.
Nord li condusse rapidamente all’Osservatorio della fabbrica, ove ad attenderli vi erano già Ombric, Sandman e Dentolina.
Ma fu qualcos’altro ad attirare la mente del Guardiano. Al centro della stanza, infatti, spiccava un enorme macchinario dalle sembianze vagamente simili a quelle di uno dei primi telescopi spaziali realizzati nel 1800.
Per quanto Jack non fosse esattamente un appassionato delle materie accademiche, aveva assistito ad alcune manifestazioni scientifiche nel corso degli anni. Una tra queste era stata proprio una fiera dedicata all’astronomia.
Per tale motivo era abbastanza sicuro che quell’affare fosse proprio una specie di telescopio, sebbene presentasse alcune differenze fondamentali. Ad esempio, molte delle parti che lo componevano sembravano quasi i meccanismi interni di un orologio.
Prima che potesse proseguire ulteriormente con la sua analisi, un buco si aprì nel pavimento dell’Osservatorio. Ne fuoriuscì Calmoniglio, il quale aveva speso le ultime ore per controllare che la sua tana fosse rimasta inalterata durante la ricerca dei frammenti.
<< E questo che diavolo sarebbe? >> domandò il Secondo Guardiano, mentre volgeva un’occhiata sospetta nei confronti del macchinario.
Ombric si limitò a ridacchiare e picchiettò il fianco dell’enorme dispositivo.
<< “Questo”, caro il mio Pooka, ci permetterà di estrarre il frammento di Crogiolo dal corpo di Merida. >>
<< Sul serio?! >> esclamò la suddetta ragazza, incapace di trattenere un sorriso di pura eccitazione. E chi poteva biasimarla? Al suo posto, chiunque avrebbe voluto liberarsi di un simile fardello il più in fretta possibile… specialmente dopo quello che era accaduto durante la battaglia a palle di neve.
Il mago annuì energicamente.
<< Ci puoi scommettere la tua chioma rossa, bambina. Questa macchina è una sorta di amplificatore >> spiegò pazientemente. << Filtrerà l’energia magica dai raggi della Luna Piena, convogliandola nel cristallo del mio bastone. >>
Alzò il suddetto bacchio, permettendo a tutti i presenti di osservarlo con estrema attenzione.
<< A quel punto, non dovrò fare altro che trasferirla dentro di te. L’essenza del Crogiolo e la magia della Luna sono praticamente opposte, velenosa l’una per l’altra! Il frammento reagirà di conseguenza e abbandonerà il tuo corpo di sua spontanea volontà, in cerca di un contenitore più sicuro. >>
<< E Sandy sarà pronto a intrappolarlo >> continuò Dentolina, mentre faceva un cenno in direzione del Guardiano dei Sogni.
Questi annuì silenziosamente e procedette ad evocare un sacco di sabbia dorata tra le mani.
Merida gli rivolse un’occhiata nervosa, per poi passare brevemente lo sguardo da Ombric alla strana macchina. Non aveva mai avuto buone esperienze con la magia. Era davvero pronta ad affidarsi nuovamente ad una pratica che già in passato le aveva causato così tanti problemi?
Dopo qualche altro secondo di esitazione, si fece forza e prese un respiro profondo.
<< Be', che cosa stiamo aspettando? Facciamolo! >> disse con determinazione.
Apparentemente soddisfatto dalla reazione della rossa, Ombric fece un cenno in direzione di Nord. Questi annuì concorde e procedette ad aprire la copertura mobile dell’Osservatorio. Sotto gli sguardi meravigliati dei presenti, il soffitto della fabbrica cominciò ad aprirsi, rivelando la forma scintillante della Luna Piena che sorgeva alta nel cielo notturno. 
Il globo argentato proiettò la sua bianca luce sull’intera stanza e alcuni raggi andarono a toccare la parte superiore del macchinario: Ombric non perse tempo e posizionò il cristallo del suo bastone proprio sotto quella inferiore.
Per un attimo, non accadde nulla. Poi, lentamente, i meccanismi interni del telescopio cominciarono a muoversi, producendo un sonoro ticchettio che riecheggiò per tutta la lunghezza della fabbrica. Era come se mille orologi fossero stati attivati tutti assieme nello stesso preciso istante.
Appena un paio di secondi dopo, una luce pallida come la neve stessa scaturì dalla lente inferiore del macchinario, concentrandosi sul cristallo del bastone.
Una volta a contatto con la pietra, il raggio produsse un insolito sibilo seguito da qualche bianca fumata. Al contempo, il bacchio inizio a illuminarsi di un intenso bagliore viola.
Merida strinse le mani in pugni serrati e inspirò a fondo, più che pronta a liberarsi dell’infida presenza contenuta nel suo corpo.
Fu allora che Rapunzel notò qualcosa con la coda dell’occhio. Una macchia verde familiare che sfrecciava lungo il pavimento della stanza, diretta verso di lei a gran velocità.
Non le ci vollero che un paio di secondi per riconoscere l’inconfondibile figura di Pascal, il suo camaleonte domestico. La piccola creatura arrancò fino ai piedi della bionda e procedette a risalire i suoi capelli, fino a crollarle direttamente sui palmi delle mani aperte.
Una volta che lo avvicinò al volto, la ragazza constatò con orrore che il corpicino del rettile era percorso da lividi e numerosi tagli: alcuni sottili come la punta di uno spillo… altri abbastanza profondi da mostrare lo strato di muscoli sottostante!
<< Pascal! >> esclamò, stupefatta e sconvolta << Ma che cosa...!? >>
Quell'azione attirò l'attenzione di tutti i presenti, che si girarono verso di loro. In risposta alla preoccupazione della sua padroncina, il piccolo camaleonte cominciò a sibilare e pigolare con fare frenetico, indicando la porta che conduceva alla stanza.
I suoi occhi erano carichi di paura e agitazione al tempo stesso, come se stesse cercando di avvertirli di un qualche tipo di minaccia.
E. Aster Calmoniglio si fece avanti, portandosi a fianco della principessa e fissando il piccolo rettile. Tra i suoi poteri più distinti c’era la capacità di poter comunicare con tutti gli animali terrestri, ma perfino lui, in quel momento, stava avendo difficoltà a decifrare le parole del camaleonte, tanto era concitato il suo modo di parlare.
<< Piano, piccola palla di squame  >> disse << Ripeti più lentamente... >>
Ma ecco che un intenso bagliore, il più potente su cui si fossero mai posati gli occhi dei Guardiani, illuminò la stanza da cima a fondo: un vortice familiare cominciò a materializzarsi nel vuoto dell'aria, apparentemente sorretto da una forza invisibile.
"Un portale!" fu il primo pensiero che attraversò la mente di ogni singola persona presente nella stanza.
Ma al contrario dei precedenti sembrava molto più grande e impetuoso. Fu accompagnato da una forte ondata di vento che costrinse la maggior parte degli occupanti ad ancorarsi saldamente al terreno, per evitare di essere spazzati via e sbattuti contro la parete opposta.
Per un attimo, non accadde nulla. Poi, lentamente, un'ombra iniziò ad attraversare il vortice: dapprima indistinta, una semplice silhouette nera come il carbone, poi sempre più concreta.
L’alta figura di Pitch Black si palesò in mezzo alla stanza, reggente tra le mani la sua immancabile falce color pece.
Un silenzio gelido avvolse l'aria. Le Cinque Leggende sgranarono gli occhi e furono i primi a scattare in piedi e a sfoderare ciascuno la propria arma, seguiti rapidamente da Ombric.
Jack Skellington emise un secco sibilo, assottigliando le orbite del teschio e mostrando i denti, divenuti improvvisamente affilati come rasoi.
Perché fra tutti, i sette spiriti l'avevano riconosciuto benissimo. Tuttavia, a causa della loro reazione, fu subito chiaro anche al resto dei presenti chi fosse quel misterioso individuo.
Rapunzel provò di nuovo la stessa opprimente sensazione che il frammento di Crogiolo, il Generale Fearling e il suo destriero le avevano trasmesso quando era entrata in contatto con loro... ma di gran lunga più intensa. Dovette fare uno sforzo immenso per mantenersi in equilibrio.
Merida soffocò un urlo e indietreggiò di scatto. Finì contro il petto di Hiccup, che d’istinto le mise una mano sulla spalla e le si portò davanti, fiancheggiato da Astrid e dai due draghi. Questi cominciarono a ringhiare e sibilare, tesi come i loro amici umani.
L’Uomo Nero fece scorrere i suoi occhi dorati sul gruppo di persone raccolte di fronte a lui. Alzò lo sguardo e diede una rapida annusata, per poi arricciare il volto cinereo in una smorfia grottesca.
<< Questo mondo è saturo di… speranza >> sussurrò con disgusto a mala pena contenuto << Meraviglia… sogni… gioia... >>
Scosse la testa in apparente delusione. << Povero me. Mi ci vorranno ore per ripulirlo. >>
Detto questo, tornò a fissare gli occupanti della stanza.
Alla vista dei Cinque Guardiani, distese le labbra in un sorriso agghiacciante, scoprendo le zanne affilate che aveva al posto di normali denti umani.
<< Oh... questa sì che è una visione nostalgica >> disse, in tono suadente e colpito al tempo stesso << Nord… Calmoniglio… Dentolina…>>
Ad ogni nome pronunciato, posò lo sguardo sul Guardiano in questione, fino a quando i suoi occhi non si soffermarono sul Signore dei Sogni.
<< Sandy… sei più basso di quanto ricordassi >> commentò, in tono derisorio.
In risposta a quella provocazione, la Quarta Leggenda strinse le palpebre e fece scattare ai lati le fruste che teneva in mano, preparandosi per la battaglia imminente.
Per nulla intimidito, Pitch volse la propria attenzione nei confronti dell’unico membro rimasto non ancora nominato.
<< Ah, ed eccolo qui, il figliol prodigo! >> esclamò con voce gioviale, quasi amichevole << La causa di così tanti problemi per così tante mie versioni alternative. È un piacere rivederti, Jack. >>
<< Il piacere è tutto tuo >> sibilò Frost in risposta, tenendolo sotto tiro con il bastone << Sei più brutto di quanto ricordassi, Pitch. >>
L'Uomo Nero ridacchiò in apparente divertimento.
<< Vedo che la tua lingua è tagliente come sempre >> ribatté con approvazione << e il tuo spirito forte come un puledro indomito che si ribella al morso del serpente. >>
Poi, il suo sguardo scivolò sulle altre persone presenti.
<< E cos'abbiamo, qui? Volti decisamente familiari... >> disse mentre lanciava un'occhiata significativa nei confronti di Ombric e Skellington << e altri sconosciuti... >>
La sua attenzione passò brevemente su ogni altro occupante, ma sembrò soffermarsi più del dovuto sulla figura di Elsa. Fu solo per un paio di secondi, ma il Quinto Spirito ebbe come la sensazione che Pitch l'avesse in qualche modo riconosciuta.
Non ebbe la possibilità di approfondire la cosa, perché subito lo sguardo del Signore degli Incubi si focalizzò come un falco su una certa principessa scozzese.
<< Ah ed ecco la piccola ladra di cui ho così tanto sentito parlare >> dichiarò con un sorriso freddo. << Tu hai qualcosa che mi appartiene, bambina. >>
Merida deglutì a fatica e si morse le labbra: detestava quella sensazione di remissività e timore reverenziale che le provocava guardarlo negli occhi, ma non poteva farci niente.
Stava raccogliendo le idee per uscirsene con una delle sue tipiche risposte taglienti, ma Maui la precedette, facendo roteare l'amo in mano e puntandolo in direzione dell'Uomo Nero
<< Vieni a prenderlo, allora, brutto figlio di...! >>
Si bloccò a metà dell'azione, poichè Rapunzel gli premette una mano sul petto, rifilandogli un'occhiata e un sonoro "no" di ammonimento.
Si girò a guardare Pitch.
<< Tu... sei sbagliato >> disse la principessa, senza riuscire a trattenersi. << Tutto di te... è sbagliato. >>
A quelle parole, l’Uomo Nero simulò un'espressione sconvolta e si portò una mano al petto.
<< Io? Sbagliato? Che cosa orribile da dire su qualcuno che cerca solo di fare il proprio lavoro >> ribatté con tono apparentemente rattristato, per poi arricciare nuovamente le labbra nel suo consueto sorriso.
<< Non che possa fartene una colpa >> ammise con una scrollata di spalle << Dopotutto, la paura ha una pessima reputazione. È considerata caotica… ripugnante. Oh, ma in verità, questo vale solo per le persone affette dalla paura! >>
Compì un passo in avanti, mentre le ombre sotto di lui cominciarono a diffondersi lungo il pavimento della stanza.
<< La paura, di per sé, è molto… pura, direi. Determinante. Essa è fondamentale per l'ordine naturale del mondo, poiché mette in guardia ogni essere vivente dai potenziali pericoli. La paura è ordine, la paura è controllo! La paura è… sicurezza. >>
Il sorriso sul volto dello spirito sembrò farsi più feroce.
<< Ecco perché, alla fine… vince sempre lei! >>
Il tutto accadde nella frazione di pochi secondi. Forti sibili e ronzii riecheggiarono per tutta la lunghezza della stanza, accompagnati da un ticchettio rapido e ritmato, come il verso di un grillo.
Poco dopo, terrificanti esseri cominciarono a fuoriuscire dal portale, compattandosi in una sorta di sciame. Avevano l'aspetto di mantidi religiose grandi quanto tigri, nere come la pece.
I loro occhi rosso sangue si posarono sui vari occupanti dell'osservatorio, mentre quattro sontuose ali che spiccavano dalle loro schiene presero a vibrare come le pale di un elicottero.
Guardiani, spiriti, umani e draghi ebbero appena il tempo di contemplare l'orrore di quella vista.
E poi, l'orda di Fearlings si lanciò verso di loro con uno stridio agghiacciante.
( Track 13: https://www.youtube.com/watch?v=zPh8oy3sKew )
Una delle ragioni per cui Hiccup era sopravvissuto così a lungo – anche dopo tutti gli attentati alla sua vita - stava nel fatto che aveva imparato ad agire in fretta. Aspettare troppo su un pensiero significava dare tempo ai nemici, non soggetti a questo tipo d’esitazione, di farti fuori prima ancora che potesse renderti conto di un loro attacco.
Quando il primo Fearling attaccò, sia l'adolescente che il resto dei combattenti si erano già preparati a fronteggiarlo.
Il vichingo attivò la spada di fuoco e la conficcò nel cranio della bestia. Granelli di sabbia e sangue nero volarono dappertutto, mentre la creatura rilasciava uno stridio assordante.
Elsa incalzò gli altri, protraendo le mani in avanti, e la temperatura della stanza calò all'istante. Ben presto, l’Osservatorio si trasformò in un vero e proprio campo di battaglia.
Jack Frost fu tra i primi a reagire e puntò il bastone verso una delle creature. Un proiettile di luce ghiacciata saettò come un colpo di pistola e attraversò l'aria fredda della fabbrica.
La mantide Fearling ondeggiò la testa e compì un balzò in direzione del soffitto. L'attacco ne oltrepassò il corpo senza nemmeno sfiorarlo e l’incubo vivente completò l'azione con un rapido battito d’ali, ricadendo pesantemente sul terreno.
Lo spirito inarcò un sopracciglio.
<< Ok, vedo che siete bravi a schivare >> commentò. << Sicuramente più dei vostri fratelli sovradimensionati… >>
In tutta risposta, la creatura gli ruggì contro e partì spedita verso di lui.
L’eterno adolescente evitò l’assalto per un pelo e rispose con una raffica di ghiaccio alle spalle del Fearling. Questa volta riuscì a colpirlo, congelandogli le ali nel processo, ma l’azione sembrò solo farlo infuriare di più.
Elsa, nel frattempo, aumentò l'intensità dei suoi attacchi. Cinque proiettili di ghiaccio, o più, scaturirono dalla punta delle dita e aleggiarono in direzione delle bestie.
Esattamente com'era successo con il Fearling di Jack, il resto delle creature evitò gli attacchi con facilità irrisoria, volteggiando nell'aria come vespe.
La donna cominciò a indietreggiare e, a ogni suo passo, ne seguiva il rispettivo degli avversari, per nulla intimiditi dalla magia del Quinto Spirito.
A pochi metri da lei, Calmoniglio era impegnato a fronteggiare un’altra coppia di mantidi. Una di esse lo colpì violentemente alle spalle, facendolo cadere a terra.
Il Guardiano sollevò la testa, appena in tempo per vedere l’altro Fearling che si apprestava ad infilzarlo con una delle sue possenti chele. Non ne ebbe la possibilità.
Dentolina comparve alle spalle della creatura, trapassandogli il collo con la spada.
Sotto ciò che restava della testa mozzata dell’essere, gli occhi inespressivi fiammeggiavano rossi. Tuttavia, il corpo della mantide sembrava ancora capace di funzionare, sebbene i suoi movimenti fossero molto più impacciati… ma, non per questo, meno letali.
Una delle chele colpì la fata che, sorpresa e stordita, rotolò sul pavimento della stanza. Con un solo scopo in mente, come tutti i suoi simili, il Fearling si trascinò verso di lei.
Afferrando un boomerang dalla fondina che aveva sulla schiena, Calmoniglio mirò all’altra mantide.
Uno dei proiettili rimbalzò sul carapace dell’Incubo vivente, mentre l’altro riuscì a centrargli gli occhi. Al contempo, Dentolina evitò la chela del suo avversario e si rimise in posizione d’attacco.
Se il Fearling fosse stata nel pieno delle forze, la Guardiana dei Ricordi si sarebbe già considerato morta. Ma pur essendo entrambi feriti, il mostro era più danneggiato di lei.
Barcollando indietro e tentando di tenersi lontana, Dentolina afferrò una delle spade e la conficcò nel torace della mantide, il cui corpo scoppiò come un palloncino pieno di sabbia nera.
Hiccup e Astrid, nel frattempo, stavano tentando di tenere a bada un altro gruppo di Fearling, assistiti dai loro draghi. Palle al plasma, fuoco e fiamme volarono in ogni direzione, generando forti scoppi che risuonarono per tutta la fabbrica.
Schegge e pezzi di legno si unirono a granelli di sabbia cadenti, mentre la coppia di rettili combatteva un’instancabile corpo a corpo lungo il soffitto dell’osservatorio.
Sdentato riuscì a tranciare in due uno dei Fearling, la cui metà inferiore precipitò proprio di fronte ad Anna.
La giovane donna cacciò un grido di sorpresa, attirando l’attenzione di una delle mantidi. Questa si lanciò verso di lei, le ali ronzanti con fare minaccioso.
La regina si sentì mancare il respiro, ben consapevole che non sarebbe mai riuscita a difendersi da una simile bestia…
<< Anna, prendi! >>
La voce di Elsa fu in grado di scuoterla dal suo momento di panico.
Girando appena la testa, vide qualcosa roteare verso di lei: una spada fatta di ghiaccio.
Memore di tutte le lezioni di scherma che aveva preso a palazzo, la rossa afferrò l’elsa della lama con un balzo e volse alla sorella un sorriso di pura gratitudine.
Ora il Fearling era proprio di fronte a lei. Anna non perse tempo e calò la spada dall’alto verso il basso, deviando un colpo di chela da parte dell’avversario. Fatto questo, l’affondò di punta contro il suo stomaco. E gridando gli impresse la forza di tutto il suo peso, spingendo la bestia a indietreggiare.
Il ventre del Fearling cedette, e un denso fiotto di sangue nero gli schizzò dalla bocca con un  rantolo soffocato, colando sul pavimento.
Anna si scostò, osservando la creatura che grugniva e si contorceva a terra. Fu così che, troppo impegnata ad osservare il proprio operato, non si rese conto dell’ombra nera che la sovrastava.
La mantide si lasciò cadere dal soffitto, pronta ad agguantarla. La regina di Arendelle ebbe appena il tempo si sollevare lo sguardo, spalancò gli occhi per la sorpesa…e si bloccò. E bloccato era anche il Fearling che aveva cercato di ucciderla, sospeso nel vuoto dell’aria da una sorta di bolla argentata.
Anna sbattè le palpebre. L’essere sopra di lei non si mosse, né fece alcun verso di protesta. Era quasi come se il tempo attorno a lui si fosse improvvisamente fermato.
Con la coda dell’occhio, Anna notò la presenza di Ombric a pochi passi da lei, il volto adornato da un’espressione agguerrita e il bastone puntato in direzione della creatura.
Prima che la donna potesse comprendere quello che stava succedendo, il mago scattò in avanti e colpì la mantide con un proiettile di pura luce bianca scaturito dal cristallo della sua arma. Il corpo dell’animale esplose sotto forma di migliaia di granelli color pece.
Al contempo, Maui afferrò due Fearling con le mani possenti e li scaraventò di forza contro la parete dell’Osservatori: una della creature rimbalzò all’indietro come una pallina da ping pong e atterrò proprio di fronte a Merida.
Senza staccargli gli occhi di dosso, la principessa scozzese infilò la mano sinistra nella tasca del vestito e tirò fuori un pugnale, per poi lanciarlo in direzione della bestia.
Lo colpì dritto in un occhio, proprio mentre questi stava per rialzarsi. La mantide stridette per il dolore e sbattè contro una colonna dell’Osservatorio, mandandola in pezzi.
Nel mentre, Jack era riuscito a liberarsi della maggior parte dei suoi avversari. Roteò rapido il bastone e conficcò l'asta nel petto di una delle creature, generando una potente ondata di gelo che l'avvolse da capo a piedi, disintegrandola in mille pezzi.
Un altro Fearling fece per saltargli addosso, ma una rapida pugnalata ad opera di Nord pose fine alla sua esistenza.
L'uomo si affiancò subito a Jack, ansimando appena a causa dello sforzo.
<< Queste bestiacce sembrano non finire ma-... >>
Si bloccò di colpo, drizzò la schiena e spalancò gli occhi in un sussulto silenzioso. Era quasi come se fosse stato pugnalato alla schiena da una mano invisibile.
<< Che succede!? >> fece Frost, avvicinandosi a lui. << Ti hanno rubato la lingua senza che guardassimo? >>
Quella era davvero pessima. Succedeva sempre, quando era sinceramente preoccupato.
Nord strinse ambe le palpebre degli occhi in un paio di fessure.
<< Jack… qualcun altro è entrato dentro covo >> sussurrò con tono visibilmente preoccupato.
Lo Spirito dell'Inverno sgranò gli occhi per la sorpresa. << Cosa? Chi? >>
<< Non so >> rispose il Guardiano delle Meraviglie. << Ma si sta avvicinando a stanza dove abbiamo riposto frammenti. >>
A quelle parole, l’eterno adolescente comprese all’istante l’identità dell’intruso.
Ma certo… ecco perché non era lì con il suo padrone a gongolare! Pitch doveva averlo incaricato di compiere il lavoro sporco.
<< Lo devo fermare >> ringhiò, girando i tacchi << Lo devo fermare assolutamente! >>
Nord lo guardò allontanarsi con uno sguardo spiazzato.
<< Jack, aspet-...! >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase, poiché fu costretto a frenare l'assalto di un altro Fearling, sbucato da chissà dove per tranciarlo in due.
Il vecchio spirito ringhiò infastidito.
<< Odio questo giorno >> borbottò amaramente.
Più in là, Rapunzel stava facendo del suo meglio per destreggiarsi tra gli incubi viventi, e intanto cercava di capire come stessero andando le cose. Male.
All’inizio i Fearling erano circa una decina. Ora, a causa della trentina di mostri contro cui stavano combattendo, capì che qualcosa non andava. Erano almeno il triplo. 
Con la coda dell’occhio, noto che una mantide stava per piombarle addosso dal soffitto. Senza perdere tempo, schioccò la chioma dorata come una frusta, riducendolo in polvere.
Un altro Fearling giaceva sulle assi del pavimento, sdraiato come uno scarafaggio a cui avevano appena spruzzato dell’insetticida, le zampe che si agitavano selvaggiamente e il sangue che colava lungo un arto mozzato.
E sotto i suoi occhi, Sandy ne uccise un quarto, dividendolo a metà con una delle sue fruste di sabbia dorata. Ed erano trascorsi quanti minuti?
Il pavimento di tutto l’Osservatorio era nero di sangue e disseminato di corpi. Eppure, continuavano ad arrivare. Senza mai fermarsi, come un’onda di maremoto. Fu presto chiaro alla principessa perduta… che quelle creature fossero capaci di rigenerarsi dalle parti mozzate dei loro compagni caduti.
E intanto, i vari combattenti cominciarono diventare stanchi. I loro gesti erano lenti per la fatica, ma meno impacciati, più fluidi, gli attacchi più letali.
La principessa perduta si sentiva messa all’angolo, una sensazione condivisa da una certa principessa scozzese.
La rossa, al momento, era in procinto di fronteggiare un Fearling particolarmente determinato, che senza perdere tempo, balzò in avanti.
Non contavano la stanchezza che le incurvava le spalle, né la voglia di fuggire dove quella realtà devastante sarebbe sembrata solo un incubo: Merida aggiustò la presa sulla spada, sbuffò per allontanare dagli occhi una ciocca umida di sudore e si preparò a ricevere il nemico.
Il Fearling atterrò di fronte a lei e sollevò una chela. La rossa riuscì a intercettare il colpo con la spada e il rumore della lama che cozzò contro l’arto risuonò come uno scoppio.
Il mostro indietreggiò e menò un fendete con l’altra zampa, ma Merida afferrò l’elsa per l’estremità e bloccò la traiettoria dell’attacco.
Subito, la mantide ritirò la chela e lo usò per disegnare un arco parallelo al terreno, all’altezza del suo stomaco. Lei saltò all’indietro, e la punta la sfiorò, tagliandole parte del vestito.
“Ora di contrattaccare” pensò.
Merida mirò al fianco dell’essere, ma questi si spostò rapido, per poi avvicinarsi come a rallentatore. Ma prima che potesse affondare le forcipule nel corpo della principessa, questa porse ambe le mani in avanti per puro istinto…e riversò sul Fearling un torrente di fiamme azzurre, riducendolo in cenere.
La rossa ansimò per lo sgomento e si portò ambe le mani davanti agli occhi. Cominciò a respirare lentamente, nel tentativo di calmarsi, ma poteva sentire il frammento di Crogiolo agitarsi dentro di sé, desideroso di combattere.
Attorno a lei, i suoni della battaglia si fecero più intensi.

                                                                                                                        * * * 
 
Bob e Phil erano stati al servizio di Babbo Natale da quasi trecento anni. E in tutto questo periodo di tempo, nessuno aveva mai avuto il coraggio di assaltare direttamente la residenza del Primo Guardiano, universalmente conosciuto come uno degli spiriti più potenti del mondo.
Certo, non erano estranei a qualche incursione, come quella avvenuta circa un anno fa… il giorno in cui Pitch Black si era infiltrato nella fabbrica con l’intenzione di proclamare la propria vittoria. Ma non si era certo trattato di un assalto, solo una semplice intrusione.
Ma non questa volta. Questa volta, gli Yeti erano ben consapevoli che la fabbrica fosse sotto attacco da parte di un nemico di grande potenza. Qualcuno che si era sentito abbastanza fiducioso da coinvolgere tutti i Guardiani in contemporanea.
In caso di assalto alla base, le istruzioni di Nord erano state molto chiare: evacuare tutto il personale e mettere in sicurezza la catena di montaggio dei giocattoli.
Mentre i due Yeti stavano correndo in direzione della suddetta stanza, tuttavia, si ritrovarono la strada sbarrata da una persona decisamente inaspettata. Di fronte a loro, infatti, aveva appena presto posto l’inconfondibile figura di Jack Frost.
Phil fece per domandargli il perché non stesse combattendo insieme agli altri Guardiani…ma si bloccò.
C’era…qualcosa di diverso nello spirito invernale. Lo Yeti poteva percepire una presenza malevole che scorreva dentro di lui…un tipo di energia che aveva riscontrato solo in un alto essere: Pitch Black.
La creatura diede una rapida annusata. Sì, non vi era alcun dubbio. Jack Frost – anche se lo Yeti cominciava a dubitare seriamente che si trattasse di lui – puzzava… di paura.
In aggiunta a ciò, le caratteristiche fisiche dello spirito erano un po’ diverse dal solito. Aveva i capelli bianchi più spettinati, gli occhi azzurri illuminati di un intenso verde smeraldo e indossava un lungo mantello del colore della notte provvisto di pelliccia. Inoltre, reggeva nelle mani un bastone interamente fatto di aguzzi spuntoni di ghiaccio. 
Fu allora che lo Yeti comprese…che quello non era affatto il Jack Frost che conosceva. E, a giudicare dall’aura malevola che lo circondava, era sicuramente un nemico.
<< Salve >> salutò l’intruso, con un sorriso impertinente. << Potreste indicarmi la posizione dei frammenti? >>
In tutta risposta, la coppia di Yeti si lanciò contro di lui. Andato era il loro aspetto gentile e rassicurante: ora, sui volti baffuti delle creature, vi erano solo espressioni che rasentavano rabbia e sete di sangue per coloro che avevano osato attaccare la loro dimora.
Per nulla intimorito dalle loro azioni, Mr Cold si limitò a compiere un gesto disinvolto con il bastone. Appena un secondo dopo, i due Yeti si ritrovarono congelati ad appena pochi passi dallo spirito, bloccati nel vano tentativo di avventarsi su di lui.
Cold inclinò leggermente la testa e picchiettò uno di loro sul fianco, producendo un sonoro tintinnio.
<< Be'... suppongo che dovrò trovarli da solo >> commentò più a se stesso che alla coppia di creature, mentre procedeva a superarle.
Al contempo, alzò la mano libera e se la portò al bocca. Vi soffiò dentro, creando una palla di neve dai contorni vagamente scuri, quasi come se fosse stata imbevuta nel petrolio.
Poi, la lanciò alle sue spalle.
<< Boom >> sussurrò, mentre una forte esplosione riecheggiava dietro di lui, scuotendo le fondamenta della fabbrica. Poco dopo, spuntoni di ghiaccio cominciarono a protrarsi dalle pareti e dal pavimento del corridoio, impedendovi l’accesso.
Non si voltò nemmeno e continuò a camminare con aria disinvolta. Ma, all’improvviso, un muro di ghiaccio si innalzò dal terreno, sbarrando la strada all'oscuro spirito invernale.
Jack Frost gli atterrò davanti, il bastone puntato verso di lui e uno sguardo minaccioso dipinto sul volto.
<< Non provare a fare un altro passo >> sussurrò freddamente.
Se possibile, il sorriso sul volto di Cold sembrò allargarsi.
<< Jackie! >> esclamò con tono gioviale. << Che gentile da parte tua unirti alla festa! Onestamente, sei molto in ritardo sulla tabella di marcia, per un attimo ho pensato che ti avessero rapito... >>
<< Come diavolo avete fatto? >>
<< Ad entrare nella vostra piccola base segreta o a scoprire in quale universo ti stessi nascondendo? >> ribatté Cold, inclinando appena la testa di lato e sogghignando consapevolmente << Per quanto vorrei prendermi il merito di una simile impresa… lo abbiamo fatto grazie a lui. >>
E, detto questo, indicò qualcosa dietro lo spirito invernale. Frost avvertì un chiaro sibilo, e fu lesto ad abbassarsi di scatto e a rotolare di lato, evitando abilmente due lance composte da sabbia nera.
Si risollevò in piedi, trovandosi davanti un Fearling dall’aspetto molto simile a quello di un cavaliere.
<< Jackie, ti presento il Generale >> disse Cold alle sue spalle, mentre si cimentava in una teatrale reverenza. << Generale… be’, non penso che il nostro piccolo amico, qui, abbia bisogno di presentazioni. >>
A testimonianza delle parole dell’oscuro spirito, il Fearling evocò una spada nella mano destra e scagliò un rapido fendente in direzione del Guardiano.
Jack lo parò con la punta ricurva del bastone, la quale ronzò di energia e liberò una piccola ondata di gelo, costringendo l’incubo a retrocedere.
Ne approfittò per fare un salto e portarsi in mezzo al corridoio.
<< Sai, Cold, ti sbagli >> ribatté con un sorriso impertinente, mentre sollevava il bastone in direzione della coppia di nemici. << il Guardiano del Divertimento non è mai in ritardo. Arriva esattamente quando vuole arrivare... specie quando deve preparare la sua battuta d'effetto. >>
Detto ciò, agguantò l'asta con entrambe le mani e la sollevò da terra.
<< Voi…non potete…passare! >>
Abbatté il perno del bastone sul pavimento, dando vita ad un turbine gelido che partì spedito verso gli avversari: Cold reagì di conseguenza, generando un'ondata di nevischio e sabbia nera che si scontrò con quella del Guardiano.
L'onda d'urto risultante fece fremere le fondamenta della base, producendo sonori scricchiolii.
<< A questo punto dovrei forse citare Saruman? >> chiese lo spirito maligno, con un sopracciglio inarcato.
Non diede al doppelgänger la possibilità di rispondere e si lanciò verso di lui.
Il bastone di Jack s’incontrò con quello dell’avversario, sollevando una miriade di schegge di ghiaccio attorno alla coppia di spiriti.
Improvvisamente, il Guardiano del Divertimento percepì una presenza sconosciuta alle proprie spalle. Con la coda dell’occhio, vide una figura ammantata fuoriuscire dall’ombra che proiettava sul pavimento: il Generale Fearling.
Senza perdere tempo, Jack colpì Mr Cold con un calcio allo stomaco, facendolo indietreggiare. Sfortunatamente, non fu abbastanza veloce.
Girò su se stesso e proiettò il bastone in avanti, ma il Fearling fu rapido a evitarlo e lo colpì alla testa con un pugno corazzato. Lo spirito venne sbalzato contro il muro del corridoio, scavando un profondo solco nella parete.
Cadde a terra con un gemito, la visione offuscata e un dolore lancinante che gli martellava le tempie.
<< Sei potente, Spirito dell’Inverno… ma insicuro >> disse il Generale, mentre scrutava l’eterno adolescente. Questi sentì la sua voce basse e gutturale risuonare attorno a lui come se fosse rumore di fondo e cercò di alzarsi in piedi.
<< Tu hai paura >> sussurrò l’essere, gli occhi rossi che dardeggiavano nella penombra del corridoio. << Sì, posso sentirla dentro di te. Si diffonde…si fortifica… >>
Facendo appello a tutta la forza che aveva in corpo, Jack si mantenne in posizione eretta e strinse la presa sul bastone.
Balzò in avanti, illuminandone la punta e pronto a riversare un torrente di ghiaccio sull’avversario. Il Generale, tuttavia, si rivelò molto più agile di quanto avesse inizialmente previsto.
Evitò l’attacco e colpì lo spirito con un pugno allo stomaco, prima di afferrarlo per il collo e sbatterlo contro la parete opposta dell’andito.
Jack sentì qualcosa rompersi dentro di sé e sussultò per il dolore.
<< Ma per chi, mi chiedo. Per te stesso? >> continuò il Fearling, in tono beffardo << No… per i tuoi amici. Per i tuoi preziosi Guardiani! >>
Sollevò il ragazzo e lo lanciò dall’altra parte del corridoio.
Prima che il corpo dello spirito potesse toccare terra, Cold lo colpì con un getto di magia invernale, facendolo schiantare contro il soffitto dell’abitacolo.
Jack ricadde pesantemente sulle assi del pavimento e il suo bastone picchiettò accanto a lui.
<< Sappi che moriranno tutti >> disse il Generale, mentre evocava una spada color pece nella mano destra e camminava verso l’immortale.
Le parole della creatura fecero scattare qualcosa nella mente di questi.
Ringhiò per la rabbia e il dolore fusi assieme e si alzò di scattò, afferrando saldamente il bastone e preparandosi a contrattaccare. Non ne ebbe la possibilità.
Cold lo colpì con un getto di ghiaccio alla schiena, facendolo incespicare in avanti. Al contempo, il Generale menò un rapido fendente con la propria arma.
Jack ebbe appena il tempo di sollevare il bastone e incontrare la lama avversaria, sprigionando una densa nube di scintille bianche e fiocchi di neve. Questo, purtroppo, lo lasciò completamente scoperto.
Il Generale lo colpì con un poderoso calciò allo stomaco, sbalzandolo all’indietro. Vedendolo arrivare, Cold tese il suo bastone come un’asta.
La schiena dello spirito invernale colpì l’arma in pieno e si piegò in due, interrompendo la corsa del Guardiano. Jack urlò per il dolore, e fu in quel momento che il suo doppelgänger gli lanciò contro un altro proiettile di ghiaccio.
L’attacco fu abbastanza potente da spedire il Quinto Guardiano nella stanza adiacente, facendogli attraversare la parete del corridoio da parte a parte.
Atterrò sulle assi del pavimento con un tonfo e sputò un rivolo di sangue. Un dolore immenso cominciò a farsi strada dentro di lui, accompagnato da un fischio acuto e martellante.
Sentiva la mente annebbiata, non poteva vedere bene… ed era stanco. Stanco come quando Pitch lo aveva scaraventato in quel crepaccio, nella banchisa antartica, esattamente un anno fa.
Ben presto, capì di essere finito nella catena di montaggio della fabbrica. Si rialzò a fatica e puntò il bastone in avanti, fissando lo spirito avversario con uno sguardo pieno di determinazione.
<< Uuuuh, guarda come si scalda! >> esclamò Cold, mentre camminava oltre il buco che il corpo della Leggenda aveva scavato nella parete << La cosa ti fa infuriare, non è vero Jackie? La tua incapacità di poterli aiutare… come non sei riuscito ad aiutare tua sorella. >>
Le parole del doppelgänger inviarono un freddo brivido lungo la spina dorsale del ragazzo. Spalancò gli occhi per la sorpresa e strinse inconsciamente le mani sul bastone, ritrovandosi incapace di trattenere un sussulto.
In risposta alla sua reazione, il sorriso sul volto di Cold divenne più accentuato.
<< Cosa? Pensavi davvero che non avessi visto i ricordi della mia vita mortale? Che la dolce voce della mia sorellina avrebbe potuto riportarmi sulla retta via? >> domandò con voce beffarda.
Scoppiò in una risata isterica e indicò la figura martoriata del Guardiano. << Vedi, è proprio questa la differenza tra me e te! Dietro a tutti quegli scherzi, il tuo atteggiamento irriverente e la tua personalità da combina guai… non sei altro che un ragazzino in tuta da ginnastica che piange perché rivuole la sua famiglia! >> 
Jack urlò per la rabbia e sprigionò una potente ondata di magia invernale contro l’avversario. Questi si limitò a sorridere e fece lo stesso.
I due attacchi s’incontrarono a mezz’aria, mentre la temperatura della stanza scendeva sotto lo 0. Ora, ad unire i raggi, vi era una sorta di bolla bianca come la neve, da cui cominciarono a partire scariche di natura apparentemente elettrica. Tuttavia, ogni qualvolta una di esse colpiva il pavimento… si lasciava dietro schegge affilate di puro ghiaccio.
Cold sogghignò, mentre viticci di sabbia nera iniziarono a diradarsi dalla punta del suo bastone, mescolandosi con il getto. Una volta raggiunta la sfera, cominciarono a spingerla in direzione di Jack.
Lo Spirito dell'Inverno spalancò gli occhi per la sorpresa e tentò di contrastare l’attacco avversario. Tale sforzo si rivelò presto inutile.
Il giovane Guardiano venne colpito in pieno dalla potenza di ben tre flussi di magia combinati. La potenza del colpo fu tale da scaraventarne il corpo contro la parete opposta della stanza, a circa una ventina di metri di distanza.
<< Questa tua debolezza… ci dà un vantaggio evolutivo, caro il mio Jackie >> continuò Cold, camminando pigramente verso la figura del doppelgänger.
Jack tentò di rialzarsi, ma questi lo colpì con un calcio alla testa, rispedendolo a terra.
<< E se la storia ha insegnato qualcosa… >> sussurrò, mentre lo afferrava per i capelli, << è che l’evoluzione…vince sempre. >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, sbattè il volto dello spirito contro le assi del pavimento. E poi una seconda volta…e poi una terza.
Jack gemette per il dolore e sputò un altro rivolo di sangue. Aveva il corpo in fiamme…e faceva fatica a respirare.
Cold si rialzò di fronte a lui, roteando pigramente il bastone e ammirando la propria opera con occhi carichi di malizia.
<< Jackie, Jackie, Jackie >> borbottò con tono di voce deluso. << Perché nessuno di voi riesce mai a capirlo? Stare con i Guardiani… non porta mai a nulla di buono. >>
<< Adesso... vuoi citare... lui? >> mormorò il Quinto Guardiano in risposta, sollevandosi faticosamente sui gomiti ai lati dei fianchi << Sei diventato la sua brutta copia fino a questo punto? >>
Lo spirito maligno abbaiò una risata gracchiante.
<< Sempre così spavaldo, anche di fronte all'ovvio! >> esclamò con un ghigno << Andiamo, pensi davvero che a quelle vecchie cariatidi importi davvero di te? Ti stanno solo usando, caro il mio spiritello! Tu non sei altro che il mezzo per uno scopo. >>
<< Questa l'ho già sentita... per ben due volte. È successo su quella banchisa, vero? >>
Non poté frenare quella domanda. Voleva assolutamente capire che cosa l'avesse spinto... a ridursi così.
L'espressione sul volto di Cold si fece improvvisamente seria.
<< Dici bene, Jack >> rispose freddamente. << Quello fu il giorno in cui i miei occhi furono aperti. Il giorno in cui compresi che i Guardiani non erano altro che semplici schiavi. >>
Puntò un dito in direzione del soffitto.
<< Fidati di me, Frost, è tutto parte del suo piccolo gioco. Adesso gli servi. Ma non appena si sarà stancato di te… ti caccerà via, come un malato di peste! >>
Detto questo, arricciò ambe le labbra nel suo solito sorriso.
<< La moralità dei tuoi preziosi Guardiani… i loro principi… sono solo la battuta finale di una barzelletta! >> continuò, implacabile << Io e te siamo molto più simili di quanto pensi. Tu sei proprio come ero io, in conflitto con la tua vera natura. >>
Volse la punta del bastone verso lo spirito invernale.
<< Devi accettarla, se vuoi essere libero… io cerco solo di aiutarti! >>
Jack lo fissò dritto negli occhi con uno sguardo diverso. Non c'era più odio in esso... c'era solo dispiacere.
<< Come puoi aiutarmi…se non sei nemmeno capace di aiutare te stesso? >> sussurrò tristemente << Ti sei tranciato le ali prima di poter volare davvero, Cold. Non sei mai arrivato a quel giorno... il giorno in cui ho capito quale fosse il mio vero centro, grazie a Jamie. Manny ci ha riportati in vita per una ragione, ciò che abbiamo fatto per trecento anni senza manco rendercene conto! Portare gioia e divertimento ai bambini di tutto il mondo. Perché non riesci a capirlo?! >>
Cold perse il suo sorriso, mentre i suoi occhi si fecero improvvisamente vacui. Rimase fermo e immobile per quasi un minuto buono, mentre i suoni della battaglia sovrastante risuonavano lungo le colonne di sostegno della catena di montaggio.
Passato quel lasso di tempo, distese le labbra in un piccolo ghigno.
<< Giusto, come dimenticare il piccolo Jamie >> sussurrò quasi a se stesso << In tutto gli universi che ho visitato...quel marmocchio sembra essere quasi una costante. L'ultima luce… il tuo primo credente… colui che ha ribaltato le sorti di un piano ideato dall'Uomo Nero in persona! Meriterebbe davvero una bella pacca sulla testa, non pensi anche tu? >>
Istintivamente, Jack strinse la presa sul bastone, usandolo come perno per tentare di risollevarsi.
<< È una faccenda tra noi due, Cold. Tra noi due soltanto. >>
<< Oh, io non credo, caro il mio Jackie >> ribatté il suo doppelgänger con voce cantilenante << Non vorresti sapere che fine ha fatto il Jamie del MIO universo? >>
Di fronte al suo sorriso disturbante, la Leggenda rabbrividì dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli, gli occhi pieni di angoscia premonitrice.
<< Visto che fremi dalla voglia di scoprirlo... >> continuò Cold, mentre la sua espressione si faceva sempre più maniacale << be’… eccolo lì. >>
E, detto questo, indicò proprio oltre le spalle di Jack. Questi girò la testa di scatto... e si bloccò.
Il Generale Fearling era appena entrato nella stanza. Tra le mani corazzare, reggeva il sacco contenente i vari frammenti di Crogiolo.
Ancora una volta, Jack si sentì come se stesse annegando nell'acqua gelida. Ma questa volta era diverso: questa volta… fu come se tutti i suoi sforzi per tornare in superficie fossero vani, come se qualcuno lo stesse personalmente affogando.
<< No... >> boccheggiò << No! >>
<< Sì! >> ribatté Cold, battendo ambe le mani in un sonoro rintocco << Ecco il tuo piccolo Jamie! Andato, corrotto, trasformato in uno psycho zombie su misura, il cui unico scopo è quello di portare paura e distruzione nel multiverso. >>
Compì alcuni passi in avanti, fermandosi solo quando si trovò proprio affianco alla figura dello spirito.
<< Il primo Fearling dai tempi della Dark Age! >> esclamò estatico, prima di stringersi nelle spalle << Pitch pensava che fosse il modo più poetico per spegnere l'ultima luce. Personalmente, mi ritrovo d'accordo. È tutto così meravigliosamente ironico! >>
<< Tu... t-tu... hai lasciato Jamie... hai permesso che... >>
<< Ehi, non guardarmi in quel modo >> lo interruppe l’oscuro spirito, il volto adornato da un'espressione corrucciata. << L'ho scoperto solo molti anni dopo, ormai il marmocchio era bello che spacciato. Io mi sono solo occupato della sorellina... >>
La reazione di Jack fu praticamente istantanea.
Un urlo titanico squarciò il silenzio della catena di montaggio, seguito da un esplosione di neve e ghiaccio.
 
                                                                                                                       * * *  

Nel mentre la battaglia imperversava nella fabbrica, Pitch Black scivolò elegantemente lungo il pavimento dell'Osservatorio.
Il suo corpo sembrava fluttuare a pochi centimetri dalle assi, mentre i vari Fearlings facevano del loro meglio per non incappare nel suo percorso.
Con una sicurezza guadagnata da anni e anni di vittorie sulle forze avversarie, l'Uomo Nero camminò con passo lento e marcata fino al lato opposto della stanza, laddove Merida era impegnata a duellare con alcune delle sue creature.
Inconsapevole dell’oscura presenza, la ragazza affondò la spada nel cranio di una mantide, riversando copiose quantità di sabbia nera ai propri piedi.
E fu in quel momento… che un'ombra calò su di lei. Si girò rapidamente, trovandosi a fissare dritta nelle pupille dorate di Pitch.
<< È un momento inopportuno? >> domandò lo spirito, con un sorriso agghiacciante.
Merida sussultò, facendo letteralmente un balzo all'indietro, mentre alla vista del loro signore le creature si diradarono e andarono a concentrarsi sugli altri presenti.
La principessa sentì il proprio animo scosso dalla paura e dall’attrazione provocatale dalla presenza dell’Uomo Nero. Cercò con tutta sé stessa di resistere, di ricacciare indietro il terrore e attingere al coraggio e all'audacia che la caratterizzava.
<< Stai indietro! >> ringhiò attraverso i denti. Al contempo, fiamme blu si levarono dalle sue braccia, ardendo inquiete.
A quella vista, le pupille del Re degli Incubi sembrarono brillare di cupo interesse.
<< Affascinante >> sussurrò nella cacofonia degli scontri << Non avevo idea che l'essenza del mio potere potesse essere usata in questo modo da voi mortali. Paura fatta a immagine e somiglianza del fuoco che ti brucia dentro. Impetuoso… e magnifico. >>
Puntò un dito ossuto verso la rossa.
<< Tu, mia cara principessa… sei un vero miracolo. Se le circostanze fossero diverse, ti avrei sicuramente offerto un posto tra le fila della mia armata. >>
<< Ho già visto di cosa è capace la tua armata >> sibilò Merida, i pugni serrati attraverso il fuoco che le avvolgeva la pelle << Non potrei mai farne parte! >>
<< Ah, sì, mi ero quasi dimenticato del nostro... incontro telepatico >> ribatté Pitch, mentre il suo sorriso cominciò ad allargarsi << È stato solo per pochi secondi, ma sono riuscito comunque a scrutare molte cose interessanti nella tua piccola testolina. >>
Detto questo, si picchiettò la tempia.
<< Hai così tante responsabilità, giovane principessa. Puoi ingannare gli altri con il tuo atteggiamento spavaldo… ma non me. Tu hai paura, non è vero? Paura di fallire… di non poter soddisfare le aspettative dei tuoi genitori… di tua madre. Paura che un giorno tornerà tutto come una volta, quando non eri altro che una merce di scambio per accrescere il potere del tuo regno. Quando eri debole… e sola... >>
Merida sgranò gli occhi, trattenendo a stento un altro sussulto: quelle parole l'avevano colpita al cuore come una pioggia di frecce avvelenate. Non poteva nasconderlo… non ne era in grado.
<< N... no... >> sussurrò piano << mia madre è cambiata, non potrebbe mai... >>
Pitch scoppiò in una fragorosa risata, un trillo acuto e gutturale che riecheggiò per tutta la stanza come un colpo di pistola.
<< Credi davvero che i tuoi discorsi sulla libertà di scegliere siano riusciti a cambiare qualcosa? Questa... è la preghiera di un'infante! >>
Compì un passo in avanti, e l'ombra che circondava la principessa sembrò crescere di dimensioni.
<< Credi davvero di meritare il trono, piccola principessa? Hai mentito a tua madre, a tuo padre... al tuo stesso popolo, e per poco non hai causato la distruzione del regno che avresti dovuto proteggere. Fingi di essere diversa da persone come me, di avere un tuo codice... per espiare gli orrori commessi, ma sono una parte di te! E non ti lasceranno mai! >>
Ormai la ragazza era completamente pietrificata. Le parole di Black avevano risvegliato in lei colpe e ricordi che ormai credeva di aver seppellito da tempo, e i timori legati ad essi furono ulteriormente amplificati dal frammento che si agitava dentro di lei.
La mano del Signore degli Incubi scattò in avanti, afferrandola per il collo.
<< Non temere, piccola principessa, non morirai. Non subito, almeno… prima ti torturerò lentamente, interiormente… in tutti i modi che temi! E quando la tua mente sarà ridotta ad un guscio vuoto... solo allora ti sveglierò il tempo necessario per comprendere il mio operato. E quando avrai esalato il tuo ultimo urlo… sarà in quel momento che porrò fine alla tua vita! >>
Ma ecco che un paio di fruste d’oro sbucarono alle spalle dell’Uomo Nero: la prima si attorcigliò attorno al collo dello spirito, mentre l'altra lo avvolse per i polsi.
Boccheggiando, Merida approfittò di quell'istante per liberare una vampata e sgusciare via.
La sua fuga venne coperta dall’arrivo tempestivo di Sandman, Dentolina, Calmoniglio e Nicholas Nord, schierati l'uno accanto all'altro. Assieme a loro spiccavano le figure di Rapunzel, Maui e Jack Skellington.
<< Non cambi mai, vero, Black? >> commentò Calmoniglio, gli occhi iniettati di furia << A qualsiasi universo tu appartenga, hai la fastidiosa tendenza ad essere più logorroico di una marmotta. >>
Pitch si limitò a sogghignare, passando brevemente lo sguardo su ciascuno dei soccorritori: non sembrava per nulla preoccupato dalle frusta avvinghiate attorno a lui.
<< Oh, temo che tu sia in errore, caro il mio Pooka >> sogghignò, accentuando in modo sprezzante la razza della Seconda Leggenda << Credimi… non hai mai affrontato NIENTE come me! >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, fece forza sui polsi e spezzò in due il primo filamento dorato, come se niente fosse.
Sandy non ebbe nemmeno la possibilità di manifestare la sua sorpresa: con la mano destra, Pitch afferrò la seconda frusta e tirò il Guardiano verso di sé, per poi colpirlo con una forte ondata di sabbia nera.
Il corpo minuto della Leggenda venne scagliato contro la parete opposta della stanza, producendo un sonoro tonfo.
<< Sandy! >> esclamò Rapunzel, visibilmente preoccupata per lo stato del suo compagno d’armi.
Corse verso di lui con l’intenzione di soccorrerlo, mentre Calmoniglio e Dentolina la coprivano, lanciando contro l'avversario una combo di boomerang e piume affilate.
In risposta a quegli attacchi, Pitch alzò la mano destra, sollevando un muro di sabbia nera di fronte a sé.
La parete sembrò assorbire le armi avversarie come una spugna, trasformandole in oscure frecce acuminate… e poi, procedette a scagliarle contro i loro proprietari.
Nord intervenne all'istante per cercare di deviarne il più possibile con rapidi fendenti e colpi roteanti delle spade, subito affiancato dalla Fata del Dentino. Al contempo, la raffica di proiettili iniziò a crescere d’intensità.
Calmoniglio spiccò un balzo per schivarle, e l’attimo dopo direzionò un calcio rotante dritto al volto dell'oscuro spirito. Con grande sorpresa del Pooka, Pitch fu rapido ad afferrargli la zampa e lo scaraventò contro Babbo Natale e Dentolina.
Con la coda dell’occhio, l’Uomo Nero notò Maui che correva a passo veloce verso di lui.
Il Re degli Incubi si voltò a fissarlo…E lo attese.
Levò una mano di fronte a sé e sparò un fiotto si sabbia nera. Il semidio reagì d’istinto: evitò l’attacco e balzò in avanti. Alzò l’amo magico verso il volto dell’uomo…ma invece di sentire la carne, incontrò la resistenza di un corpo molto più solido.
Pitch aveva issato la sua falce. Entrambe le armi stridettero, mentre il l’uomo si scostò di lato e colpì Maui con un poderoso pugno allo stomaco.
Era veloce. Molto veloce, a dire il vero.
Il polinesiano finì all’indietro per l’impeto dell’assalto, ma riuscì a mantenersi in equilibrio. Si voltò d’istinto, perché non sapeva niente di scherma ma sapeva tutto del desiderio di uccidere, e infatti Pitch tentò di affondargli la lama nella schiena.
Maui si lasciò cadere e la falce gli passò davanti al viso come una ghigliottina. Fatto questo, si protese in avanti e, nello slancio, strinse i pugni e tento di colpirlo una, due, tre volte… ma invano. Pitch evitò ogni assalto con una facilità disarmante, usando movimenti agili e aggraziati.
A un certo punto, afferrò l’ennesimo pugno del semidio e piazzò un palmo aperto sul suo stomaco, riversando contro di lui un torrente di sabbia nera.
Maui sbatté violentemente contro la parete dell’Osservatorio ma riuscì a mantenersi in piedi.
Volse in direzione dello spirito un’espressione di pura collera. Ora, il suo animo era invaso da una sete di battaglia che fino a quel momento era stata riservata solo ai pochi mostri che aveva affrontato nel corso dei secoli.
Non si sarebbe fermato finché non avrebbe visto Black devastato sotto i suoi colpi. Non era stanco. E non lo sarebbe stato per un po’. Non aveva paura, poiché lui non avrebbe mai potuto averne.
Era Maui, semidio del vento e del mare, eroe degli uomini e delle donne, colui che aveva affrontato innumerevoli orde di demoni e mostri! Non si sarebbe lasciato sconfiggere così facilmente.
Ma prima che potesse contrattaccare…qualcosa lo colpì alle spalle, atterrandolo a terra.
Con la coda dell’occhio, il polinesiano si rese conto di essere stato travolto da un totale di almeno sei Fearlings. Cercò di rialzarsi...ma invano.
Per ogni creatura che riusciva a scrollarsi, un'altra prendeva il suo posto e lo inchiodava al pavimento. Era in trappola. 
Pitch sorrise soddisfatto e procedette a scansionare l’Osservatorio, in cerca di Merida.
<< BLAAAAAAACK! >> ululò una voce familiare, accompagnata da una risata folle e selvaggia.
L’Uomo Nero si voltò, trovandosi di fronte alla testa di zucca infuocata di Jack O’ Lantern.
Questi levò le braccia con un gesto teatrale, raccogliendo una coltre di fiamme rosse come il sangue. Infine, protese gli arti in avanti e generò un potente torrente di fuoco, riversandolo sull’avversario.
Al contempo, Pitch sollevò la mano destra in direzione delle fiamme… e chiuse le falangi attorno ad esse.
Il fuoco generato da Skellington cominciò ad assumere una colorazione color pece e prese a raggrupparsi sul palmo aperto dell'avversario, condensandosi in una sorta di palla nera.
Pitch chiuse gli occhi e iniziò a stringere la presa sulla sfera, e questa sembrò dissolversi nel nulla.
Lo Spirito di Halloween non poté impedirsi di spalancare la mascella infuocata, stupefatto, ma non ebbe nemmeno il tempo di fare altro che si ritrovò le ossa del collo occluse nel palmo dell’Uomo Nero.
Lui non poteva fisicamente sentire la sensazione del soffocamento… eppure, stretto nella morsa dell’oscuro spirito, sembrava che la sua parziale immortalità lo stesse tradendo.
<< Sorpreso, vecchio amico? >> lo sfotté Black. << I tuoi poteri derivano dalla paura, proprio come me. In passato, potresti essere stato abbastanza forte da affrontarmi. In effetti, lo hai fatto. O meglio, ci hai provato. E sai qual è stata la sorte della tua controparte? >>
Jack lo ignorò e si divincolò, cercando di liberarsi, ma all’improvviso avvertì un’orrida, innaturale stanchezza avvolgergli le membra: lentamente, le fiamme del suo teschio si abbassarono e andarono a raccogliersi nell’unico palmo aperto del Re degli Incubi.
Sogghignando, questi mosse le dita, facendo assumere al fuoco il colore della pece, senza staccare gli occhi da Skellington.
<< Quella di una mosca birichina rimasta intrappolata nella tela di un ragno… che si è gustato il suo pasto fino all’ultimo. >>
Pitch emise un sospiro di piacere e socchiuse le palpebre, come a rimembrare quell’evento. Poi, tornò a fissare le orbite vuote dello scheletro.
<< E anche adesso, come allora… sei solo un insetto al cospetto di un gigante, pronto per essere schiacciato! >>
L'ondata di fiamme color pece schizzò in avanti e colpì lo scheletro, mandandolo a cozzare contro la parete. Gli arti dello spirito si sparsero nell’area circostante, per poi ridursi in cenere.
Sorridendo, il Re degli Incubi riprese ad avanzare tranquillo, le braccia serrate dietro la schiena… ma ecco che si ritrovò circondato da numerose rocce affilate.
Pochi secondi dopo, una luce dorata colpì lo spirito in pieno, sollevando una densa nube di polveri e detriti.
Rapunzel fissò la coltre con apprensione, una ciocca di capelli stretta nelle mani: ce l’aveva fatta? Era riuscita a scalfirlo?
Si azzardò a fare un passo avanti per osservare meglio, ma all’improvviso dei filamenti di oscura tenebra fuoriuscirono dal fumo e l’agguantarono, sollevandola da terra.
La principessa cercò di evocare il potere del sole per distruggerli, ma questi si conficcarono nella pelle, provocandole dolore e paura come mai prima d’ora, impedendole di concentrarsi a dovere.
Si sentì trascinare a terra, giusto in tempo per vedersi palesare davanti il volto disgustato di Pitch Black.
<< E così… sei tu >> ringhiò l’Uomo Nero << la fantomatica lattante benedetta dal sole e dalla luna! E io che pensavo fosse Frost ad essere fastidioso… >>
Degli spuntoni di sabbia nera si allungarono dal terreno, puntando in direzione della ragazza.
<< Credimi, non ero venuto qui per sprecare il mio tempo con te, mia cara… ma sono costretto a constatare che tu sia troppo pericolosa per essere lasciata in vita. >>
Gli spuntoni affondarono nella carne con un gesto secco, strappando a Rapunzel pure urla di dolore.
Ma prima che potessero proseguire oltre…
FOOSH!
Un proiettile di luce bianca li tranciò di netto e Rapunzel ricadde a terra con un sonoro tonfo. Ombric si frappose all’istante tra la Principessa Perduta e il Signore degli Incubi.
<< Stai indietro, Black >> ringhiò a denti stretti, il bastone puntato direttamente al volto dello spirito. Aveva usato anche gli ultimi brandelli di magia temporale a sua disposizione… ma non per questo avrebbe lasciato che quel mostro uccidesse un’altra anima innocente.
Pitch inclinò la testa, in apparente dovertimento.
<< Ombric… sempre pronto a sacrificarti per il bene dei mortali. Non impari mai, non è vero? >> domandò retoricamente.
E prima che l’uomo potesse anche solo controbattere, sollevò un piede… e lo sbattè violentemente contro il pavimento dell’Osservatorio.
Fu allora che l'inferno sembro riversarsi nella fabbrica.
L’aria nella stanza esplose.
Erano tutti vicini: Ombric, Merida, Nord, Maui, Hiccup, Astrid, Sdentato e il resto dei combattenti.
E in quella frazione di secondo, quando il pericolo pareva temporaneamente lontano, il mondo andò in pezzi.
Sabbia nera e fiamme si protrassero dal corpo dell’Uomo Nero.
Merida si sentì volare. Udì le urla dei suoi compagni senza sapere che cosa stava succedendo…poi,il mondo divenne dolore e penombra.
Hiccup era semisepolto nel crollo della camera, colpito dal tremendo attacco.
Capì dal vento freddo che il fianco dell'edificio era esploso e un calore appiccicoso sulla guancia gli disse che stava sanguinando copiosamente.
Poi, sentì un grido lancinante che gli strappò le viscere, l'espressione di un dolore che nè le fiamme nè le maledizioni potevano provocare, e si alzò incerto, più spaventato di quanto non fosse ancora stato quel giorno.
Astrid cercava di rimettersi in piedi, in mezzo a quella devastazione, e il resto dei combattenti erano a terra, nel punto in cui la parete era esplosa.
Poco lontano, Anna afferrò la mano di Rapunzel e avanzò barcollando sopra cumuli di legno e pietra.
In quel preciso istante, la figura di Pitch si fece strada tra le ombre. Ammirando la propria opera, cominciò a incamminarsi lentamente verso Merida.
<< FERMO! >> urlò una voce maschile, seguita dallo sfrigolio di una lama infuocata che si frappose alla camminata dell'Uomo Nero.
Hiccup la sorreggeva con entrambe le mani, gli occhi verdi assottigliati e intrisi di pura determinazione. Il capo di Berk era completamente da solo, senza il proprio drago e senza la moglie al suo fianco.
<< Hicc, no...! >> gli gridò Astrid, incapace di muoversi a causa del dolore e della stanchezza.
Black si limitò ad inarcare un sopracciglio, apparentemente divertito dall'azione del vichingo.
<< Hai intenzione di affrontarmi da solo, ragazzo? >> domandò con voce beffarda << Credi davvero di poter riuscire laddove esseri molto più potenti di te hanno fallito? >>
<< Non voglio combatterti >> replicò Hiccup.
La sua espressione era rimasta invariata, ma il tono si era fatto vagamente più morbido.
Il Signore degli Incubi inclinò appena la testa di lato e prese a scrutare il ragazzo con curiosità.
<< Oh? Allora dimmi, giovane Haddock, quali sono le tue intenzioni? Stai forse cercando d'interpretare la parte del martire? >>
<< Sto cercando di capire il perché >> proseguì il giovane, senza staccargli gli occhi di dosso << Da quando sono rimasto coinvolto in questa storia, ho dovuto rivalutare ogni mia convinzione. Sono sempre stato un tipo, come dire... molto riflessivo e con i piedi per terra. Non che per me il sovrannaturale fosse inaccettabile, ho fede nella potenza degli dèi, dopotutto, e soprattutto nel fatto che abbiano stabilito un ordine naturale delle cose. Per questo riesco ad accettare l'idea che ci siano forze inferiori a loro che governano vari aspetti della realtà. Ma tu, Pitch Black... sei fuori da questo tipo di schema. Non riesco a capire... perché? >> ripeté ancora una volta << Ciò di cui ti occupi non è sbagliato di per sè, lo hai detto tu stesso. La paura è necessaria ad aiutarci, a difenderci... migliorarci. Ma tu... non fai nulla di tutto questo. Tu non costruisci, pensi solo a distruggere! Tu consumi fino al midollo qualsiasi cosa. Perché? Che scopo ha tutto questo? Che senso ha... che senso ha tutta questa distruzione, questa sofferenza?! Anche Skellington fa quello che fai tu. Porta paura e terrore nel mondo, ma non fa del male a nessuno! Perché tu sì, invece?! >>
Pitch Black rimase completamente fermo e immobile, il volto ora adornato da un’espressione impassibile. Scrutò il giovane vichingo con una tale intensità che, per un attimo, questi credette che sarebbe rimasto ustionato dalla potenza che si celava dietro quegli occhi gialli e inquietanti.
Passato quasi un minuto buono, lo spirito prese un respiro profondo.
<< Sai… ci sono circa sette miliardi di persone su questo pianeta. E quasi ognuna di loro arranca per arrivare a fine giornata e poter vivere serenamente, a dispetto di tutte le avversità >> esordì con tono calmo e controllato, senza mostrare il minimo segno di minaccia o aggressività.
<< Ma dopo tutti i sorrisi, le strette di mano, le pacche sulle spalle, e le risate allegre e false… dopo le promesse condizionate, e le amicizie acquisite… dopo le ricompense equivoche ed elusive, le minacce velate: dopo tutto questo, sai cosa li aspettala ogni notte, poco prima che vadano a dormire? La paura >> sussurrò, suscitando un allargamento delle pupille ad opera del ragazzo << La paura, nell'odore della carta stampata, o nel brusio della radio, o in una trasmissione televisiva… che un giorno potrebbero svegliarsi e scoprire che ciò che hanno fatto non era abbastanza. Che tutto il loro mondo crollerà, senza che abbiano la possibilità di salvarlo. >>
Sollevò la mano destra e creò un piccolo vortice di sabbia nera fra le dita.
<< La paura governa il genere umano, caro il mio ragazzo. Il suo è il più vasto dei domini. Non c'è nulla nel creato più abbondante della paura. Come forza modellatrice è seconda solo alla natura stessa >> continuò, mentre sorrideva con affetto al cumulo di granelli color pece << Vedi, è proprio questo che differenzia me e Skellington. Per lui, la paura non è altro che una forma d’arte. Ma per me… è la massima esaltazione di ciò che fa girare il mondo. >>
Rivolse la propria attenzione nei confronti del vichingo.
<< La natura… è conflitto. La paura… genera conflitto. La paura È conflitto reso manifesto. È natura allo stato puro. È vita. IO… sono la vita >> disse con voce molto più profonda, accompagnato da un ghigno estatico.
Compì un passo in avanti, sovrastando il ragazzo con la sua ombra immensa.
<< Fa tutto parte del grande balletto cosmico, bambino. E io? Be’… voglio solo essere il direttore d’orchestra >> terminò, mentre rievocava la sua fidata falce tra le mani << Voglio essere la star della serata. E per quanto mi riguarda…penso sia arrivato il momento di far calare il sipario! >>
Hiccup deglutì, sentendo addosso tutto il peso di quelle parole e dell'aura malefica che ne derivava. Tenne alta la lama, illudendosi di poter proteggere Merida.
<< No… la vita... la vita non può ridursi solo a questo! Non può essere solo questo! >>
<< Perché no? >> sogghignò Pitch, mentre sollevava la falce, preparandosi a colpire << Dopotutto, caro il mio ragazzo, lo scopo della vita è uno solo: finire! >>
E, detto questo, calò lama e colpì violentemente quella del vichingo. La forza d'urto risultante fu abbastanza forte da scansare l'esile figura dell'avversario, mandandola a schiantarsi affianco a quella di Astrid.
Senza più ostacoli, Black volse il suo sguardo malevolo in direzione di Merida.
<< Dov'eravamo rimasti, principessa? >>
La ragazza, a quel punto, decise di giocarsi il tutto per tutto. Urlò… e concentrò tutta la propria disperazione, odio, rabbia e rancore per quell'uomo nei suoi poteri, liberandogli contro un immenso vortice infuocato.
Pitch non si lasciò intimidire ed evocò uno scudo di sabbia nera nella mano sinistra: il torrente di fiamme non provocò danni visibili alla protezione dell'Uomo Nero, che continuò ad avanzare con passo implacabile.
Una volta che fu a solo pochi centimetri dalla ragazza, alcuni tentacoli neri si protrassero da sotto la sua veste, avvolgendole il corpo e bloccandole i polsi.
<< Be’, è stato divertente >> commentò lo spirito, mentre estraeva un globo di neve dalla tonaca e lo utilizzava per aprire un altro portale. << Ma temo sia arrivato il momento di chiuderla qui. >>
Merida si divincolò animatamente, nel tentativo di liberarsi. Purtroppo per lei, la presa dello spirito era troppo forte.
All’improvviso, scorse un movimento alle spalle dell'Uomo Nero.
Prima che quest'ultimo potesse fare qualsiasi altra cosa, la principessa sbottò a pieni polmoni: << Idiota! >>
Black sbatté le palpebre, palesemente spiazzato da una simile dichiarazione. Tuttavia, la rossa non gli diede nemmeno il tempo di controbattere.
<< Sei un pezzo di merda! Un grandissimo, lurido, schifoso verme bastardo! Vai in giro conciato come se fossi mio nonno! Sì, proprio così, pazzoide con i capelli drizzati! Chi cavolo è il tuo parrucchiere!? Fai schifo! E non sei nemmeno tanto spaventoso come appari, sei solo un idiota egocentrico, egomaniaco e megalomane! >>
Pitch strinse gli occhi, il volto contorto da un'espressione visibilmente stizzita.
<< Non è saggio insultarmi, ragazzina >> sibilò attraverso i denti.
Merida fece per aprire di nuovo bocca, pronta a inveire ulteriormente. Non ne ebbe la possibilità.
L’Uomo Nero evocò un pugnale di sabbia nella mano destra... e si voltò di scatto, affondandolo nel petto della persona che aveva appena cercato di colpirlo alle spalle: Elsa.
La donna si bloccò, un braccio sollevato a mezz'aria e reggente tra le dita una lancia di ghiaccio.
<< E nemmeno cercare di prendermi di sorpresa >> continuò il Signore degli Incubi, le labbra ora arricciate da un sorriso beffardo.
Elsa rimase completamente immobile, così come ogni altra persona presente nell’Osservatorio.
Lentamente, Anna e Rapunzel si portarono ambe le mani alla bocca… e fu in quel momento, che un urlo di dolore fuoriuscì dalla bocca del Quinto Spirito.
  
                                                                                                                         * * *

L’attacco di Jack era stato abbastanza potente da congelare qualunque cosa si trovasse nella catena di montaggio.
Il Generale Fearling fece appello ad ogni oncia di forza che aveva in corpo per liberarsi dallo spesso strato di brina che lo ricopriva. Fatto questo, volse rapidamente lo sguardo in direzione di Cold, steso a terra in seguito alla sfuriata del suo doppelgänger.
<< Stiamo solo perdendo tempo >> ringhiò l’incubo vivente, mentre estraeva un globo di neve e procedeva ad aprire un portale.
Cold si limitò a gemere.
<< Ugh, avevo dimenticato quanto potesse essere emotivo >> borbottò a denti stretti, mentre si rimetteva in piedi e scrocchiava il collo un paio di volte << Non che la cosa mi dispiaccia. Dopotutto… è la ragione per cui ci lascerai andare. >>
<< Scordatelo >> sibilò Jack, mentre usciva dalla coltre di nevischio << Non lascerò che Jamie rimanga in quelle condizioni, non se posso evitarlo. Puoi giocare quanto ti pare sui miei sensi di colpa, ma lo riporterò indietro! >>
<< Oh, ma non stavo parlando del tuo piccolo amico >> sogghignò malignamente l’oscuro spirito << Bensì… di LEI! >>
Lo Spirito dell’Inverno si bloccò di scatto, completamente spiazzato e colto di sorpresa.
<< Cosa? >>
Il sorriso sul volto di Cold si fece più pronunciato. << Pensavi davvero che non me ne sarei accorto? Il modo in cui la guardavi, durante la nostra prima scaramuccia nella foresta... >>
Si portò una mano al volto, abbagliando una risata graffiante.
<< Avevi occhi solo per lei, era così adorabile! Oh, non preoccuparti, non ti sto giudicando. E vuoi sapere il perché? >>
Jack strinse i denti, incapace di proferire parole. Al contempo, il suo doppelgänger lo indicò con fare teatrale.
<< Perché è perfetta per uno come te! >> esclamò con voce estatica. << Una maniaca del controllo… e lo spirito che non vuole essere controllato. Andresti all'inferno per lei, posso vederlo… e lei farebbe lo stesso per te. >>
E fu in quel momento… che un urlo di dolore riecheggiò per tutta la lunghezza della base. Un grido distintamente femminile… e molto familiare alle orecchie del Guardiano.
Cold si portò una mano alla tempia.  << Oh… e ora si comincia! >>
<< ELSA! >>
Questa volta, il grido venne dalla bocca del Quinto Guardiano, pieno di preoccupazione e terrore.
<< Lo senti, Jackie? >> arrivò la voce graffiante di Cold, alle sue spalle. << QUESTO è il suono del tuo guinzaglio che viene tirato. Corri, Jackie, corri! >>
La gola di Frost venne invasa da un groppo di orribile anticipazione. L'istante dopo, strinse il bastone fra le mani e volò via, dritto verso la voce.
Cold osservò il tutto con il suo ghigno intramontabile.
<< Aiutami, Jack, aiutami! >> esclamò ad alta voce, simulando una cadenza femminile.
Fatto questo, scoppiò in una risata che rasentava la follia più pura.
<< Sul serio, certe volte mi faccio morire… specialmente quando penso a far morire gli altri! Eh?! >>
Si voltò verso il Generale, il volto adornato da un'espressione colma d'aspettativa.
Ma quando il Fearling non diede alcun segno di voler argomentare, schioccò la lingua con evidente fastidio.
<< Tutti critici >> sussurrò imbronciato, mentre attraversava il portale assieme all'incubo vivente.
 
                                                                                                                          * * *   

Accettando il suo destino senza riuscire a crederci, Elsa fissò il viso di Pitch. Non c’era niente da vedere… solo l’oscurità sotto forma di un volto: sconosciuto, folle, crudele.
Le ginocchia le cedettero, mentre uno strato di brina cominciò a protrarsi attorno a lei. Pitch ritrasse il pugnale e il Quinto Spirito rimase lì, immobile, ancora per un momento.
Con la coda dell’occhio intravide la figura di Anna… e una ridda di ricordi le affollò la mente. Parole che avrebbe voluto dire e altre che si era pentita di aver pronunciato. Sembrava tutto svanito, ormai, perduto in un istante. Poi, la sua mente precipitò nell’oscurità… e venne inghiottita dall’abisso.
Il corpo della donna cadde sul pavimento con un tonfo, proprio mentre Jack spalancava le porte che conducevano all’Osservatorio.
Lo spirito atterrò sul pavimento della stanza… e si bloccò.
I suoi occhi si posarono sulla figura esanime di Elsa, e un urlo silenzioso cominciò a farsi strada dentro di lui.
Al contempo, Pitch attraversò il portale con una Merida che tentava inutilmente di liberarsi, rapidamente seguito dai suoi servi.
E quando il vortice di luce scomparve… nell’intera fabbrica calò un silenzio inesorabile. Poco dopo, le urla di Anna risuonarono per tutta la banchisa artica.
 
 


 
Sì… ehm… vi avevamo detto che cominciava l’angst, no?
Mica potevano continuare a vincere i buoni. Certo, con questo capitolo è come se non avessero vinto nemmeno una volta, visto che Pitch ha preso tutti i frammenti… ma, ehi, almeno hanno ritardato la distruzione dell’Intero Multiverso! Per ora…
E si, il Generale Fearling è Jamie, il primo credente di Jack… ed è anche il primo umano che Pitch trasformò in un Fearling, dopo aver sconfitto i Guardiani.
E sì… Elsa è stata appena pugnalata. Qui non vi anticipiamo niente, perché siamo cattivi.
E tutti i personaggi sono stati brutalmente mazzolati… pure Pascal… e Merida è nelle mani di Pitch e Cold… la situazione non è mai stata così grave, in poche parole.
Per chi se lo stesse chiedendo, Jack ha citato Gandalf durante la sua battaglia con Cold, cosa che non è certo passata inosservata al doppelgänger.
Nel prossimo capitolo vi aspetta una bella sorpresa. Per cui… alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 - We meet again ***


Ecco un nuovissimo capitolo!



Capitolo 15 - We meet again
 
104782124-619913535607191-5188339860276767185-n


"When the devil is too busy
And death's a bit too much
They call on me, by name you see
For my special touch
To the gentleman i'm Miss. Fortune
To the ladies I'm Sir Prize
But call me by any name
Any way it's all the same"

Aurelio Voltaire - When You're Evil


L'Osservatorio era immerso nel silenzio più totale.
O meglio, lo era dal punto di vista di Jack, dato che non riusciva a registrare le urla di Anna e Rapunzel. Era come se tutto fosse improvvisamente divenuto rumore di fondo.
Lo Spirito dell'Inverno poteva solo sentire un brusio lento e ritmato che gli martellava costantemente le orecchie. A malapena riuscì a vedere una larga montagnetta di cenere sparsa lungo il pavimento, che strisciò fino a trasformarsi in un cumulo di forma vagamente umanoide, ricomponendo lentamente la figura di Jack Skellington.
Percependo la sensazione del fiato che gli mancava, lo scheletro fu costretto a restare in ginocchio per qualche secondo. In tutta la sua non-vita…mai era stato ridotto in simili condizioni.
Mai era stato tanto davvero vicino ad una condizione simile alla morte come in quel momento, dopo essere stato colpito dall’attacco di quella terribile versione di Pitch Black.
Sollevò lo sguardo e vide Anna e Rpunzel correre fino alla figura di Elsa… e allora, fu come se Jack Frost si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti. O meglio… un incubo.
Quasi inconsciamente, il Quinto Guardiano cominciò a muoversi verso il corpo esanime del Quinto Spirito, per poi inginocchiarsi di fronte a lei: aveva gli occhi chiusi e il suo corpo era occasionalmente attraversato da spasmi e convulsioni.
Al centro del petto, laddove Pitch l'aveva colpita con il pugnale, aveva cominciato a protrarsi una macchia nera come il carbone.
<< Che le sta succedendo?>> singhiozzò Anna, il volto bagnato dalle lacrime << Jack… che le succede? Ti prego, dimmelo! >>
Ma Jack sembrava paralizzato, gli occhi talmente sgranati che sembravano sul punto di schizzargli fuori dalle orbite.
Aveva già assistito qualcosa di molto simile, suo malgrado. Era successo quando Sandy... era morto di fronte a lui, completamente assorbito e consumato dalla paura.
L'idea che stesse per succedere la stessa cosa ad Elsa…
<< Ombric... >> mormorò, scattando in piedi << Ombric, dove sei? OMBRIC! >>
<< S-sono qui >> borbottò il vecchio mago, mentre si rialzava da terra a fatica.
L'ultimo attacco di Pitch aveva scosso non poco i vari combattenti, ma lui era stato forse il più colpito: ormai le sue energie erano al minimo, riusciva a stento a camminare.
Facendo appello a tutta la forza che aveva in corpo, zoppicò fino alla figura esanime di Elsa e cominciò a scrutarla da capo a piedi.
<< Maledizione >> sussurrò a denti stretti. << Riconosco questa oscura magia. Lei… sta diventando un Fearling. >>
<< No! >> Rapunzel si portò le mani alle labbra, sconvolta.
Jack sussultò, visibilmente colpito dalle parole del mago, poi cadde sulle ginocchia.
<< Fermala >> sibilò, affannato << hai detto che conosci il rimedio al processo, allora fermala! >>
<< Io… non posso >> disse Shalazar, il volto adornato da un'espressione di profondo rammarico. << L'infezione si sta diffondendo direttamente dal cuore. Se provassi a interromperla… rischierei di ucciderla, o peggio. Potrebbe cadere in un profondo stato di coma…dal quale non si risveglierebbe mai più. >>
<< No... no! >> gridò l’albino << Non puoi lasciarla così, non puoi! Ci deve essere qualcosa che possiamo fare! Qualsiasi cosa! >>
Di fronte allo sguardo implorante dello spirito, unito a quello di Anna e Rapunzel, il vecchio mago si ritrovò incapace di trattenere un sospiro rassegnato. << Mi dispiace, Jack. Solo Pitch sarebbe capace d'invertire il processo. >>
In risposta a quella dichiarazione, Frost si ammutolì.
I suoi occhi addolorati e sofferenti si posarono per qualche altro istante sul corpo del Quinto Spirito. Poi si assottigliarono, diventando simili a due lame di ghiaccio.
Lentamente, si risollevò in piedi e prese a fissare intensamente tutti i presenti. << Allora noi lo costringeremo. >>
<< Jack... che stai dicendo? Sei impazzito!? >> fece Dentolina, confusa e intimorita dallo sguardo dell'amico.
<< Mi ritrovo concorde con la signora >> aggiunse Maui, affiancandosi alla Fata. << Per quanto odi ammetterlo, quel tizio ci ha letteralmente conciato per le feste. >>
<< Non siamo nemmeno riusciti a scalfirlo! >> esclamò Astrid, il volto adornato da un'espressione rabbiosa << E pensi davvero che saremmo in grado di costringerlo a fare qualsiasi cosa? >>
<< Non mi stavo affatto riferendo al Pitch Black che ci ha appena sconfitti >> dichiarò lo Spirito dell'Inverno, per poi lanciare un'occhiata eloquente al resto delle Leggende e a Skellington.
A quella parole, le orecchie di Calmoniglio si drizzarono di colpo.
<< No... >> sussurrò, con fare incredulo. << Ti prego, dimmi che non stai suggerendo quello che io penso tu stia suggerendo! >>
<< È esattamente ciò che sto suggerendo, Coda di Cotone. >>
<< Cosa? >> chiese Anna, mentre passava freneticamente lo sguardo dallo spirito invernale al Secondo Guardiano << Che cosa vuole fare? >>
<< Il qui presente testa di brina... >> ringhiò il Coniglietto di Pasqua, << ha intenzione di chiedere aiuto al Pitch Black del nostro mondo. Come se uno non fosse già un problema di per sé! >>
<< Per quanto trovi quest'idea alquanto rischiosa, bisogna riconoscere che Ghost ha un punto >> intervenne Skellington, attirando l’attenzione dei presenti. << Lo ha detto lo stesso Ombra: solo un altro Pitch Black sarebbe in grado di rimuovere una simile diavoleria dal corpo della fanciulla. Senza provocare danni collaterali, almeno. >>
<< Ma Jack, ragiona! >> esclamò Nord, sollevando ambe le braccia in direzione del soffitto. << Pensi davvero che nostro Pitch sceglierà di aiutarci, anche dopo che siamo stati noi a imprigionarlo in sua tana? >>
<< Inoltre, se è qualcosa di simile all'individuo che abbiamo combattuto...>> continuò Hiccup, << dubito seriamente che si lascerà "costringere", come l'hai messa tu. E l'ultima cosa che vorrei è aggravare ulteriormente la situazione, ma posso ricordarvi che abbiamo appena perso Merida?! Significa che quel tizio è a tanto così dal ricostruire la sua arma! >>
<< Se avete in mente delle soluzioni migliori, sarei più che felice di ascoltarle, ma guarda un po’… non le avete! Nessuno di voi le ha! >> sbottò Frost. << Preferireste lasciarla trasformare in un Fearling senza prima aver tentato il tutto per tutto!? Be', notizia dell’ultima ora: io non ne ho alcuna intenzione! Se non volete aiutarmi, lo farò da solo, ma non me ne resterò con le mani in mano un secondo di più! >>
I Guardiani indietreggiarono, sorpresi dallo sfogo improvviso del loro compagno. Perfino Sdentato e Tempestosa si tesero alle parole dello spirito, rapidamente seguiti dai loro compagni umani.
Maui e Skellington, al contrario, sembravano non poco impressionati dalla dichiarazione della Leggenda e gli rivolsero sorrisi colmi d'approvazione.
In quel momento, sia Anna che Rapunzel si affiancarono a lui.
<< Vi prego >> sussurrò la regina di Arendelle, con le lacrime che scendevano copiose. << È mia sorella… non posso perderla di nuovo. >>
Calmoniglio sostenne lo sguardo di Jack, e poi quello della rossa.
Passato quasi mezzo minuto, fece un verso scontento con la bocca e incrociò ambe le braccia davanti al petto. << Dannate succhiapollici, tutte uguali... e va bene, Frost, hai vinto. Ti darò la mia benedizione per questa follia. >>
Sandy fece un passo avanti e gli rifilò uno sguardo deciso, segno che voleva concedergli un’opportunità, prontamente seguito da Dentolina e Nord.
<< Vorrei offrirti il mio sostegno, ma il tempo a nostra disposizione è agli sgoccioli >> si intromise cupamente Ombric << Il signor Haddock ha ragione. Pitch è ora in possesso di tutti i frammenti, e probabilmente gli ci vorrà solo un giorno per ricostruire il Crogiolo. E quando lo avrà fatto… non avremo alcuna possibilità di sfuggire a quello che verrà. >>
<< Allora andrò solo io >> ribatté Jack. << Datemi un range di tempo da rispettare! Nel frattempo, voi organizzerete un piano d’attacco per riprenderci Merida. Se non sono di ritorno entro il lasso di tempo prestabilito… se fallisco... >>
<< Tu tornerai, e non fallirai >> ribatté Anna, puntandogli un dito contro e fissandolo con determinazione. << Perché in caso contrario… non potrò mai più rivedere mia sorella. Prova a farmi una cosa del genere e…beh, ti perseguiterò fino alla fine dei tempi, anche se sarai morto! >>
<< Sono già morto >> sfuggì dalla bocca dello Spirito dell’Inverno.
<< Oh, ma qua lo siamo un po’ tutto, amico mio! >> ridacchiò Skellington, mettendogli amichevolmente le falangi sulla spalla e offrendogli un sorriso incoraggiante.
<< Ehm... ci siamo anche noi... >> fece Rapunzel, interdetta.
<< Sì, questa era una dichiarazione davvero macabra >> commentò Maui, ricevendo cenni d'accordo ad opera di Hiccup e Astrid.
<< Mentre facciamo i preparativi, tuttavia, non possiamo lasciare la giovane Elsa*1* in queste condizioni >> replicò Skellington, chinandosi sulla ragazza dall'alto dei suoi due metri di altezza. << Dobbiamo fare qualcosa per rallentare il processo di conversione, o l'intervento di Ghost non servirà a niente. >>
Ombric annuì in accordo.
<< Skellington ha ragione >> commentò quasi a se stesso, mentre si portava una mano al mento in profonda contemplazione. << Abbiamo bisogno di qualcosa che la mantenga in stasi… e purtroppo non ho più energie per lanciare un incantesimo di questo tipo. >>
<< Non credo avremo bisogno della magia >> intervenne Hiccup, mentre si girava verso Jack. << Il ghiaccio è in grado di conservare la materia organica, noi vichinghi lo usiamo spesso per mantenere freschi i nostri viveri. Se la avvolgi con il tuo potere, dovresti essere in grado di rallentare le sue funzioni corporee, impedendo all'infezione di propagarsi. >>
<< Ho capito solo la metà di quello che hai detto, ma sembra un'ottima idea >> commentò Maui, mentre inviava verso Jack un sorriso colmo di aspettative, seguito dal resto dei combattenti.
Tutti avevano occhi solo per lo spirito, in attesa di una sua risposta.
Frost fissò Hiccup, incerto, poi Elsa, e poi fece correre lo sguardo verso tutti loro.
Infine tirò un lungo sospiro.
<< Farò il possibile. >>
Abbassò il bastone, avvicinandone la punta ricurva al corpo del Quinto Spirito.
Scariche crepitanti di luce azzurra si propagarono dalla base dell'asta, fino all’estremità opposta.
Questa sprigionò una pioggia di cristalli bianchi che cominciò a raccogliersi intorno alla giovane donna, fino ad ergersi a immagine e somiglianza di una cupola che l'avvolse da capo a piedi.
Anna trattenne un sussulto e posò una mano sulla superficie della teca.
<< Sembra così...in pace >> sussurrò più a se stessa che agli altri, mentre osservava il volto apparentemente addormentato della sorella, pallido come neve appena caduta.
Aveva smesso di dimenarsi e sul suo viso era dipinta un’espressione serena: respirava tranquilla, come se stesse solamente riposando, anche se aveva gli occhi piuttosto serrati, segno che purtroppo il male che l’affliggeva era ancora lì.
Nonostante la situazione, Jack si lasciò sfuggire un debole sorriso, sfiorando con le dita il suo operato. << La magia invernale le darà energia, stabilizzandola per un po'. Grazie dell'idea, Hiccup. >>
<< Nessun problema >> rispose il vichingo, strofinandosi i capelli con aria imbarazzata. << Aiutaci a impedire la fine del mondo e siamo pari. >>
<< Farò del mio meglio. Ma se non dovessi riuscirci... non aspettatemi. >> dichiarò, sentendosi come pugnalato nel pronunciare quella frase.
Poi, richiamò a sé il vento e schizzò oltre il tetto aperto dell’Osservatorio, scomparendo tra le nubi che sorvolavano la banchisa artica.
 
                                                                                                                  * * * 
 
Jack si trovava su una lunga e piatta sporgenza di roccia che affiorava dalle pendici erbose di un’isola dell’Oceano Atlantico, e terminava in una bassa falesia a picco sul mare. Al centro della pietra si apriva un foro circondato da muschio rossiccio reso grigiastro dal chiarore della luna.
Si avvicinò con cautela all’unica entrata ancora accessibile al regno di Pitch Black, situato nel sottosuolo.
I Guardiani erano riusciti a sigillare tutte le altre, mentre questa era stata posta da Calmoniglio sotto un incantesimo di protezione legato alla terra, il quale avrebbe permesso l’accesso solo agli stessi Guardiani e a coloro che vi avrebbero portato.
Osservò l’interno del foro, nero come la pece. Per quanto luminosa, la luna non riusciva a svelare cosa racchiudesse.
Jack lo senti gorgogliare e sibilare, come se gli stesse parlando.
Si fermò sul bordo, si chinò a esaminare il muschio…e vi scivolò dentro.
Volò sospeso tra i vari tunnel, cunicoli e abissi verso una direzione precisa, incapace di trattenere un fastidioso groppo alla gola.
L'ultima volta, era riuscito a raggiungere il centro del complesso di cunicoli dopo aver seguito la voce di sua sorella, contenuta nella sua scatola dei ricordi e attivata dallo stesso Pitch proprio per attirarlo lì.
Ora non aveva altra guida se non il puro istinto e una sensazione di ansia mista a timore, dubbio e tensione.
Infine, dopo quasi mezz’ora spesa in quel luogo dimenticato dagli spiriti…riuscì a trovarlo.
La figura di Pitch era nascosta nell'oscurità della caverna, un'ombra nera come la notte di cui erano distinguibili solo i contorni. Era girato di schiena, raggomitolato affianco ad una colonna che si ergeva alta lungo i limiti della grotta, come il pilastro di un tempio.
Appena Jack mise piede in quell'ala del sottosuolo, il corpo del Re degli Incubi si drizzò di scatto.  Rimanendo girato di schiena, sembrò ringhiare nella penombra.
<< Frost... >> sibilò con voce bassa e graffiante, assai diversa da quella morbida e suadente a cui il Guardiano del Divertimento era abituato << Che piacere inaspettato… sei forse venuto a far visita a un vecchio amico? >>
Jack si raddrizzò, trattenendosi a stento dal deglutire. << Può darsi. >>
A quella risposta, Black abbaiò una risata cupa e gutturale, quasi strozzata.
<< Be’… chi sono io per guardar a caval donato in bocca? >> domandò retoricamente, per poi compiere un movimento disinvolto con la mano destra.
Come ad un segnale, un paio di sedie composte da sabbia nera si materializzarono nell'angolo più illuminato della stanza. << Prego, non fare complimenti… mettiti comodo. >>
La Quinta Leggenda si avvicinò lentamente e prese posto, mentre continuava a fissarlo con la coda nell'occhio.
<< Be', devo dire che la tua educazione è migliorata dal nostro, ehm…ultimo incontro >> si azzardò a sdrammatizzare.
<< Oh, ho avuto MOLTO tempo per lavorarci >> ringhiò l'Uomo Nero, girandosi di scatto e rivelando le sue vere sembianze.
Andati erano i lineamenti giovanili dello spirito, sostituiti da un aspetto quasi smunto, la pelle raggrinzita e decadente, con miserabili stracci di tenebra a coprirlo. I dritti capelli neri come la pece erano diventati cadenti e di un grigio scolorito, i denti scoperti sembravano ingialliti; perfino la sua postura era indice della sua immane debolezza, tanto era incurvato in avanti. Era quasi possibile vedergli le vertebre e le costole.
Frost sgranò gli occhi e sobbalzò, facendo cadere la sedia, che si dissolse in frammenti oscuri alle sue spalle. Rimase per qualche istante a fissarlo, il cuore che batteva all'impazzata, per poi uscirsene con una risatina palesemente nervosa.
<< Ti ricordavo più... alto >> commentò, deglutendo sonoramente.
Gli occhi di Pitch si assottigliarono in un paio di fessure.
<< Vedo che non hai perso il tuo fastidioso senso dell'umorismo >> sibilò, mentre prendeva posto di fronte allo Spirito dell’Inverno. << Perdonami se non rido alla tua battuta, ma rimanere intrappolato un anno sottoterra, torturato dai tuoi stessi incubi e incapace di nutrirti… be’, posso assicurarti che farebbe perdere la voglia di scherzare a CHIUNQUE. >>
A quelle parole, l’albino fece calare sul proprio volto un'espressione seria e di profonda comprensione. Lo fissò dritto negli occhi, facendosi coraggio.
<< D'accordo, Black >> stabilì, alzando entrambe le braccia nel gesto universale della pace. << Niente più battute, d’ora in avanti >>.
Era una mossa parecchio pericolosa la sua. Da quella posizione, l’oscuro spirito avrebbe potuto tranquillamente saltargli addosso e staccargli la testa. Certo, sempre ammesso che ne avesse le forze, conciato com’era.
Personalmente, Jack non aveva nessuna intenzione di scoprirlo… e internamente, sperava che quel gesto sarebbe riuscito a placare lo spirito maligno, spiazzarlo o magari incuriosirlo.
La rabbia sul volto dell’Uomo Nero sembrò alleviarsi, ma solo di poco. Il suo sguardo rimase completamente bloccato sulla figura dello spirito invernale, come se stesse cercando di leggere direttamente nella sua anima.
Dopo qualche secondo di silenzio, arricciò appena le labbra in un placido sorriso.
<< Vedo che il diventare un Guardiano ti ha giovato non poco >> disse con un sottofondo di cupa ironia. << Sì, posso sentirlo… sei diventato molto più potente, dall'ultima volta che ci siamo incontrati. >>
<< Forse. Ma non abbastanza. >>
<< Interessante scelta di parole >> commentò il Re degli Incubi, gli occhi ora adornati da un luccichio incuriosito << Legate, suppongo, al motivo della tua visita. Dimmi, Jack… per quale motivo sei qui? >>
Frost tirò un respiro profondo e socchiuse le palpebre, mentre stringeva ancora di più la presa sul bastone. Quando fu nuovamente padrone delle proprie emozioni, lo sollevò in direzione dell’oscuro spirito.
<< Perché mi serve il tuo aiuto, Pitch. È... complicato. >>
A quelle parole, Black rimase completamente fermo e immobile. Non emise alcun suono e si limitò a fissare il Guardiano dritto negli occhi, per quasi un minuto buono.
Passato quel lasso di tempo… scoppiò a ridere. Un trillo acuto e strozzato che risuonò per tutta la lunghezza della grotta, spaventando alcuni pipistrelli.
Si portò una mano al volto e continuò in quell'agghiacciante manifestazione di presunta ilarità, come se ormai non potesse più fare altro.
<< È una cosa seria, Black! >> sbottò lo spirito invernale, esasperato e con i nervi che minacciavano di saltare da un momento all'altro.
<< Oh, lo so! >> esclamò l’Uomo Nero, attraverso le risate << Credimi, te lo leggo negli occhi! Ed è proprio per questo che trovo il tutto così maledettamente ironico! >>
Prese un paio di respiri calmanti, il volto ora adornato da un ghigno a dir poco estatico.
<< Devi essere davvero disperato… per essere venuto fin qui a chiedere il mio aiuto. Cosa, in nome di tutti gli spiriti, potrebbe averti mai spinto a compiere un'azione tanto sconsiderata? Ti prego, muoio dalla voglia di saperlo! >>
Jack si morse le labbra. Cercò dunque di spiegargli sinteticamente il concetto di multiverso e a renderlo partecipe degli ultimi eventi. In particolare, il fatto che là fuori ci fosse una sua versione alternativa ormai prossima rendere la realtà stessa una sorta di parco giochi personale.
<< Ci ha messi in ginocchio. Tutti, fino all'ultimo… >> mormorò, lo sguardo impotente << E ha colpito... ha colpito una dei miei compagni con la sua sabbia nera. Non sappiamo come curala senza ucciderla…e sembra che solo qualcuno capace di praticare lo stesso tipo di magia sia in grado di salvarla. >>
Pitch ascoltò il tutto con estrema attenzione, senza mani interromperlo.
Dopo qualche secondo di silenzio, annuì a se stesso.
<< Questo spiegherebbe l'enorme picco di energia oscura che ho percepito di recente >> borbottò, mentre si portava una mano al mento in profonda contemplazione. << Mi era sembrato che fosse vagamente familiare...era come se un vecchio amico stesse cercando di chiamarmi da lontano. >>
Rivolse la propria attenzione nei confronti dello spirito, il volto adornato da un sorriso molto più attenuato.
<< Ti credo, Jack. >>
Un flebile lampo di speranza balenò negli occhi del giovane.
<< Allora... puoi aiutarmi? >> sussurrò.
<< Oh, ma certo che posso >> rispose Pitch, con tono disinvolto. << Vuoi che impedisca a questa tua cosiddetta "compagna" di diventare una creatura da incubo? Niente di più semplice! >>
Dopo aver pronunciato tali parole, il ghigno sul volto dell'Uomo Nero si fece assai più predatorio.
<< E qui mi sorge spontanea una domanda: perché mai dovrei farlo? >>
Jack lo scrutò a disagio, mentre sentiva una stretta spiacevole farsi strada attorno al suo cuore.
<< Perché così sarai in grado di andartene da questo posto >> replicò conciso. << So che muori dalla voglia di farlo. Se accetti di aiutarmi…ti farò uscire da qui. >>
A quella dichiarazione, gli occhi di Black si spalancarono per la sorpresa.
<< Questa persona dev'essere davvero speciale per te… se sei disposto a mettere ulteriormente in pericolo i tuoi preziosi credenti per salvarla >> commentò con un sorriso consapevole << Parlami di lei. >>
Inizialmente sorpreso da quella richiesta, Jack assottigliò lo sguardo e strinse le labbra in una linea sottile. L’ultima cosa che voleva, dopotutto, era soddisfare la curiosità perversa di Pitch…ma aveva davvero altra scelta, considerata la situazione attuale? Aveva bisogno di lui più che mai…e lo sapevano entrambi.
Con quel pensiero in mente, si fece forza e prese un respiro profondo.
<< Si chiama Elsa…ed è il Quinto Spirito di un regno noto come la Foresta Incantata. È il ponte che collega il mondo degli spiriti a quello dei mortali…e ha il controllo degli elementi invernali, proprio come me. >>
<< Interessante >> sussurrò Pitch, il volto adornato da un'espressione incuriosita << Ed è più che evidente che ti preoccupi per lei. È forse affetto quello che sento nell'aria, Frost? Oppure…amore? >>
<< È una mia alleata >> ribatté il ragazzo, con fin troppa enfasi.
Se possibile, il ghigno di Pitch sembrò allargarsi.
<< Oh, io non credo, Jack >> rispose con voce beffarda. << Alla gente sorride l’idea che sia l’amore a mandare avanti il mondo. >>
Scosse la testa. << Non è così. Le persone non chiudono di notte la porta perché amano tanto il loro prossimo. Loro si chiudono dentro, a doppia mandata, perché TEMONO il loro prossimo. >>
Detto questo, puntò un dito ossuto in direzione del Guardiano, come se fosse in procinto di rivelargli una verità universale.
<< Ma quando qualcuno teme di perdere il suo prossimo, caro il mio Jack… è allora che s'intuisce davvero ciò che lega due persone. Lo confesso, non avrei mai immaginato che proprio TU ti saresti invaghito di un'altro spirito! Ho sempre pensato che l'amore fosse un concetto troppo maturo per qualcuno come te.... >>
<< Cos'è, sei deluso che non abbia il cuore di ghiaccio come narrano le leggende? >> borbottò Frost, in un maldestro tentativo di nascondere il tutto dietro una battuta.
<< Oh, al contrario >> disse il Signore degli Incubi, con una scrollata di spalle << È sempre un piacere scoprire nuove debolezze sui propri avversari. Rende la loro sconfitta molto più facile. >>
<< Smettila di comportarti come se non capissi davvero cosa significa >> gli sibilò l’altro in risposta, più istintivo, tagliente e secco di quanto avrebbe voluto.
In risposta alle parole dello spirito, gli occhi di Pitch si allargarono in maniera quasi impercettibile.
<< ...vedo che hai dato un'occhiata dietro al sipario >> commentò freddamente << Mi chiedevo quando i Guardiani ti avrebbero rivelato la verità sulle mie origini. >>
Jack rimase in silenzio per qualche istante, incapace di poter negare.
<< Non sono gli unici ad aver nascosto qualcosa >> replicò.
<< Oh, ma davvero? >> sogghignò l’Uomo Nero << Che carino. Hai voluto tenere nascosta la nostra amabile conversazione in Antartide, per timore di essere scacciato ancora una volta… >>
<< Non provare a sviare dal discorso per rigirare il coltello nella piaga. Non è di questo di cui stavamo parlando. >>
<< No, certo che no >> sospirò il Re degli Incubi, mentre picchiettava le dita sul bordo della sedia, con fare contemplativo.
Dopo qualche altro attimo di silenzio, alzò lo sguardo in direzione del Guardiano.
<< Se io decidessi di aiutarti… cosa credi che m'impedirebbe di unirmi alla mia controparte per distruggere te e la tua piccola banda di fenomeni da baraccone? >>
Jack chinò il capo, il volto contratto in una smorfia sconfitta.
<< Non ho garanzie… >> confessò a cuore aperto, << se non la speranza che tu non voglia ridurti come lui. Tu desideravi solo che la gente credesse in te... volevi una famiglia, non è così? Come me. >>
L'Uomo Nero si limitò a sbuffare. << Oh, suvvia, Jack, sappiamo entrambi che ho pronunciato quelle parole solo per farti passare dalla mia parte. >>
<< No, non è completamente vero >> replicò l’altro, lanciandogli un'occhiata. << Forse puoi ingannare gli altri Guardiani…ma non me. Così come io non posso farlo con te. Avevi ragione su una cosa, quel giorno: tu mi capisci. Ma questo comporta un effetto collaterale. Io... capisco te. >>
Pitch ringhiò, evidentemente punto sul vivo.
<< Pensi davvero che ti basti una storia strappalacrime sulla mia vita mortale per permetterti di capirmi? >> domandò pericolosamente, mentre viticci di sabbia nera cominciarono a protrarsi da sotto la sua veste, minacciando di allungarsi contro il Guardiano.
Contrariamente a prima, Jack non retrocedette di un passo. Rimase fermo al suo posto, mentre piccole scie di ghiaccio iniziarono a propagarsi dai suoi piedi.
<< Mentre siamo qui a discutere, quel Pitch starà sicuramente rimettendo a posto i pezzi della sua macchina infernale! >> esclamò << Pensi davvero che vorrà condividere il potere con qualcun altro? Consumerà ogni cosa... perfino te! Sarai costretto a qualcosa di ben peggiore rispetto a quello che subisci qui dentro, e in fondo lo sai! >>
I viticci si bloccarono, rimanendo sospesi nel vuoto, in attesa di ricevere un comando ad opera del loro padrone.
Questi, tuttavia, strinse gli occhi e cominciò a scrutare attentamente il volto di Jack, alla ricerca del minimo segno di menzogna. Quando non ne trovò alcuno, i cumuli di sabbia nera strisciarono sotto le sue vesti ancora una volta.
A pensarci bene, le parole dello spirito invernale non erano poi così inverosimili. Pitch ricordava bene com’era una volta, prima che il suo scontro con Nightlight lo facesse precipitare sulla Terra e lo privasse della sua forza ancestrale.
Era un individuo che non desiderava altro che la distruzione di tutto ciò su cui poteva posarsi il suo sguardo, un cane pazzo che voleva portare solo morte, paura e distruzione per il cosmo.
E se questa sua versione alternativa era tornata alle vecchie abitiduni…di certo non si sarebbe fatta problemi ad eliminare le sue stesse controparti, che per certi versi rappresentavano la minaccia più grande al perseguimento di tali obbiettivi. Dopotutto, quale Pitch Black avrebbe mai condiviso il potere? Sicuramente non lui.
<< Sarebbe senza dubbio… spiacevole >> sussurrò cupamente. << Molto bene, mi hai convinto. Ma voglio qualcos'altro, in cambio del mio aiuto per salvare la tua bella. >>
Lo Spirito dell’Inverno sentì ogni muscolo del proprio corpo tendersi, preparandosi al peggio. << Che cosa vuoi? >>
L'Uomo Nero sogghignò ferocemente. << Il potere che sta corrompendo la tua amica… lo voglio per me. >>
<< Spiegati meglio… >>
<< Ho bisogno di energia, Jack >> continuò pazientemente l’oscuro spirito. << Il tempo passato qui sotto mi ha reso debole come mai prima d'ora. Ho bisogno… di paura. E ciò che si trova nel corpo di questa Elsa… è paura allo stato puro. >>
Indicò il Guardiano una seconda volta.
<< Dopo che l'avrò estratta… mi permetterai di assorbirla senza fare storie, così che io possa riguadagnare il mio potere. >>
Detto questo, allungò la mano destra, il volto adornato da un sorriso colmo di aspettative.
<< Allora… abbiamo un accordo? >>
Jack gli agguantò il polso e glielo piegò all’ingiù, serrando la presa in una morsa dolorosa e tirandolo in avanti. Dal palmo del Guardiano iniziò a propagarsi un sottile strato di brina che andò a congelare parte della mano di Pitch
<< Fai un solo passo falso... uno solo >> sibilò, specchiandosi nelle sue iridi dorate, << Prova a tentare qualsiasi trucco, scherzo, trabocchetto o qualunque altra cosa, dopo che avrai preso quel potere... o tenta anche solo di sabotare il processo di guarigione... e non ci sarà posto in questo universo in cui potrai nasconderti da me. >>
Pitch si limitò a sogghignare.
<< In questo caso, Frost… che il divertimento abbia inizio! >>
 
 
 
 
 
 
*1*: il nome Elsa è facilmente riconducibile all’omonima parte della spada, motivo per cui Skellington non ha problemi a pronunciarlo.
 
Boom!
Andiamo, in quanti speravano che, prima o poi, anche Movie Pitch si sarebbe unito alla storia?
Ora, anche per gli amanti del villain sarà difficile scegliere per chi fare il tifo, visto che ne avremo uno per ogni fazione!
Inizialmente, i Guardiani si sarebbero recati da lui dopo la batosta subita ad opera della sua controparte, in modo tale da ottenere un vantaggio tattico. Poi abbiamo pensato: un momento, qui stiamo parlando di Pitch! Servirebbe una situazione ancora più disperata per giustificare una richiesta di aiuto da parte di Jack e compagnia. E così, la povera Elsa ci è finita in mezzo.
Se sopravvive, ci faremo perdonare…speriamo…anche perché questa esperienza non la lascerà certo indenne…

COMUNQUE! Nel prossimo capitolo vedremo come se la sta cavando Merida nelle mani di Supreme Pitch ( tranquilli, troveremo un nome migliore per distinguerli ) e Mr Cold, oltre ad approfondire ulteriormente il passato dell’Uomo Nero.
 
Inoltre, vorremmo ringraziare:
 
 - AlekHiwatari14
 - Dozer
 - furia buia 99
 - inu_ka
 - inzaghina
 - Longriffiths
 - MiakaHongo
 - NPC_Stories
- Rated R Dave
 
che hanno inserito questa storia tra le preferite
 
- lagertha95

che l’ha inserita tra le seguite
 
- Barby_Ettelenie_91
- camillavaamare
- Cida
- Elgas
- Infected Heart
- LadyMoon89
- Miss Loki_Riddle Gold
- Stella cadente
- SweetPaperella
- Teony
 
Che l’hanno inserita tra le ricordate.
 
E, ovviamente, un ringraziamento speciale per tutti coloro che hanno scelto di recensire questa storia! È grazie al vostro sostegno se continuiamo a scriverla ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 - Be brave ***


Ecco un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura. E per chi non avesse letto i romanzi de Le 5 Leggende...aspettatevi una bella sorpresa ;)



Capitolo 16 - Be brave

73138139-649903175603108-3199568588519258860-n

Say what you wanna say
And let the words fall out
Honestly I wanna see you be brave

Sara Bareilles - Brave
 
 
Anna sorrise tristemente, gli occhi posati sulla figura di Elsa che dormiva placidamente nella teca.
Non fece alcun tentativo di svegliarla, ma la guardò quasi furtivamente nella fredda luce dell'aurora artica che filtrava nell’Osservatorio. Dormiva distesa sul dorso, con l'abbandono totale di una bambina.
La regina di Arendelle si ritrovò a rammentare il loro tempo da piccole, ma scacciò dalla mente quel pensiero sgradito.
Improvvisamente, un fruscio nell’aria segnò il ritorno di un certo Spirito dell’Inverno.
La rossa si voltò subito, rapidamente seguita dal resto degli occupanti della stanza…e si bloccò.
Ad accompagnare l’inconfondibile figura del Guardiano, vi era l’uomo più raccapricciante su cui gli occhi della giovane donna si fossero mai posati. Aveva la pelle raggrinzita e decadente, il corpo incurvato in avanti, capelli grigi e spettinati che gli colavano sulle spalle come fili di paglia e un paio di occhi gialli come il sole stesso. Occhi che ogni singola persona presente riconobbe all’istante: gli occhi di Pitch Black.
Calmoniglio si tese all’istante, venendo rapidamente affiancato da Sandy, Dentolina e Nord. Skellington strinse ambe le orbite in un paio di fessure, mentre Sdentato e Tempestosa cominciarono a ringhiare in modo sommesso, percependo nel nuovo arrivato la stessa energia malevola che avevano combattuto fino a poche ore prima.
Rapunzel deglutì a fatica e Maui afferrò saldamente il suo Uncino Magico, prontamente imitato da Hiccup e Astrid.
Pitch non sembrò per nulla preoccupato dall’atteggiamento ostile del gruppo e si limitò a guardarsi attorno con un sorriso quasi nostalgico.
Poi, il suo sguardo si posò sulla teca al centro dell’Osservatorio…e un lampo di sorpresa attraversò le sue pupille dorate.
Anna inarcò un sopracciglio. Sembrava quasi che lo spirito avesse riconosciuto sua sorella.
Ma questo…era impossibile. Era abbastanza sicura che Elsa non avesse mai fatto riferimento ad un individuo capace di evocare e controllare le paure di ogni persona. Inoltre, venivano da mondi diversi!
Mentre la regina era impegnata in quelle divagazioni mentali, l’attenzione di Pitch rimase completamente concentrata sulla figura del Quinto Spirito.
Aveva i capelli bianchi come la neve, con sfumature dorate, incornicianti un viso dai lineamenti minuti: un naso delicato, mento affilato, zigomi macchiati di rosso e lentiggini…tutte quelle caratteristiche cominciarono a rievocare memorie che l’Uomo Nero credeva di aver sepolto da tempo.
Notando l’espressione incuriosita di Jack, scosse prontamente la testa da quei pensieri e si avvicinò alla teca con passo felpato, il tutto sotto l’occhio attento dei Guardiani.
Una volta di fronte al corpo della ragazza, fece cenno allo spirito invernale di farsi avanti.
<< Toglila >> ordinò con voce gracchiante, mentre indicava la protezione di ghiaccio.
Jack lanciò una rapida occhiata in direzione di Anna e questa annuì con anticipazione, le mani giunte davanti al petto, quasi come se fosse sul punto di pregare.
Dopo qualche secondo di esitazione, il Guardiano del Divertimento compì un movimento con il bastone…e la teca cominciò a dissolversi, esponendo il corpo del Quinto Spirito. Questo venne subito attraversato da numerosi spasmi, seguito da un urlo di dolore.
<< Elsa! >> esclamò Anna, lanciandosi verso la sorella. Un rapido gesto ad opera di Pitch, tuttavia, la costrinse a fermarsi.
L’uomo porse la mano in avanti e strinse le dita ossute in un pugno serrato, come se stesse cercando di afferrare qualcosa. Elsa s’inarcò in avanti come uno stelo d’erba, gli occhi ora spalancati e il volto chiuso in una maschera di orrore.
Anna e Rapunzel trattennero un singhiozzo e Jack strinse la presa sul bastone, visibilmente tentato di distogliere lo sguardo da una simile visione.
Poi, dopo quello che sembrò un tempo interminabile, filamenti di sabbia nera cominciarono a fuoriuscire dal corpo del Quinto Spirito, raggruppandosi attorno al pugno di Black.
L’Uomo Nero barcollò all’indietro, mentre i granelli presero a fondersi con la sua pelle grigia. Al contempo, le varie persone raccolte nell’osservatorio si raggrupparono attorno alla figura dell’ex regina di Arendelle.
Per un attimo…non accadde niente. Anna, Rapunzel e Jack trattennero il respiro, gli occhi puntati sul volto della bionda. Poi, lentamente, il petto del Quinto Spirito cominciò ad alzarsi e ad abbassarsi ad un ritmo regolare…ed Elsa spalancò gli occhi ancora una volta, rilasciando un gemito sommesso.
Le sue pupille del colore del cielo si specchiarono subito con quelle della sorella.
<< Anna >> sussurrò, le labbra arricciate in un placido sorriso.
La reazione della rossa fu praticamente istantanea. Si buttò sulla bionda e la abbraccio con forza, sorprendendola non poco.
<< Elsa! >> singhiozzò, riversando copiose lacrime sulle vesti del Quinto Spirito. La giovane donna, inizialmente basita dalle azioni della sorella, cominciò ad accarezzarle dolcemente la schiena nel tentativo di rassicurarla.
<< Sto bene. Sono qui, vedi? >>
<< Pensavo di averti perso…di nuovo >> aggiunse Anna, aumentando la presa sulla giovane donna. A lei si aggiunse presto Rapunzel, e il resto dei combattenti raccolti osservò con gioia ritrovata mentre le tre reali si cimentavano in quella manifestazione d’affetto così pura e genuina.
Dopo quasi un minuto buono, Anna volse uno sguardo pieno di gratitudine in direzione di Jack. Suo malgrado, lo spirito invernale si ritrovò ad arrossire di fronte all’espressione della rossa.
<< Grazie >> disse lei, suscitando uno sguardo confuso ad opera di Elsa.
Notando la curiosità della sorella, Anna fece un cenno verso il Guardiano del divertimento.
<< È stato Jack a salvarti >> spiegò la regina, con un sorriso incoraggiante.
Al sentire quelle parole, gli occhi di Elsa parvero illuminarsi di luce propria.
Volse la sua più totale attenzione nei confronti di Jack, fissandolo tanto intensamente da farlo arrossire ancora di più. L’eterno adolescente cominciò a strofinarsi la testa con fare imbarazzato e distolse lo sguardo, nel tentativo di non mostrare il proprio disagio per l’intera situazione.
Lentamente, Elsa si alzò in piedi e si avvicinò a lui con passo silenzioso. Quando si trovò proprio di fronte allo spirito, allungò una mano e gli spostò delicatamente la testa, costringendolo a guardarla dritta negli occhi.
Una volta che i loro sguardi s’incontrarono, la bionda gli sorrise dolcemente e avvolse ambe le braccia attorno a lui, scioccandolo non poco.
Se possibile, il rossore sul volto pallido dello spirito si fece ancora più pronunciato. Lanciò occhiate nervose da una parte all’altra della stanza, notando che il resto degli occupanti – draghi compresi – gli stavano inviando ghigni divertiti. In quel momento, avrebbe tanto voluto coprirsi il volto con il cappuccio e sprofondare sotto terra.
E fu allora…che un gemito di piacere attirò l’attenzione di ogni singola persona presente nell’Osservatorio.
Tutti si voltarono in direzione del punto da cui era partito il suono, e i loro occhi si posarono sull’inconfondibile figura di Pitch Black.
Andato era il suo aspetto decrepito e malaticcio, sostituito dagli stessi lineamenti giovanili e affilati della sua controparte.
Volse al gruppo di combattenti un sorriso carico di malizia ed eccitazione, per poi allargare le braccia con fare teatrale.
<< È bello essere tornati! >>
 
                                                                                                                    * * * 
 
La prima cosa che Merida percepì fu la posizione in cui era sistemata: sdraiata su un fianco, con le braccia distese e abbandonate di lato, mentre ogni muscolo del corpo doleva.
Aprì piano le palpebre, e poté così vedere i propri polsi bloccati all’interno di catene nere come la pece.
I ricordi di quanto era accaduto prima del suo risveglio la colpirono come un pugno, e quasi di scatto si portò seduta e cercò di risollevarsi in piedi. Pessima idea: ripiombò quasi subito sulle ginocchia, tanto si sentiva confusa e stanchissima.
Guardò con rabbia le catene e strinse gli occhi, cercando di attingere al suo potere – ormai aveva capito più o meno il meccanismo, le bastava attingere alle proprie emozioni – ma non funzionò come aveva previsto: non scaturì alcuna fiamma, gli anelli si illuminarono di blu fosforescente e si raccolsero in una scia che raggiunse i pilastri ai quali le catene erano collegate, liberando una specie lampo. 
Di rimando, la principessa si accasciò a terra, colta da un malore, e fu costretta a sorreggersi sui palmi. Prese a respirare profondamente, sbuffandosi via i capelli dal viso sudato.
D’accordo, a quanto pare la magia non funzionava. E che ne dicevano della forza bruta, quegli affari infernali?
Si sollevò lentamente in piedi…e tirò. Tirò con tutte le proprie forze, strattonando e dimenandosi, finché non le venne il fiatone e finché non tese le catene fino al loro limite, senza smuoverle di un millimetro.
Era inutile, eppure lei non demordeva, e in fondo al cuore sapeva il perché: era conscia che, se avesse gettato prepotentemente la spugna in quel modo…si sarebbe sentita ancora più disperata.
Non voleva cedere alla disperazione che comportava il semplice fatto di trovarsi lì, nelle mani di Pitch, e non voleva pensare alle conseguenze. Le importava solo di aggrapparsi a qualcosa, ad una flebile speranza, anche se tutti quegli sforzi non facevano altro che costringerla in ginocchio.
Una risolino familiare la portò a fermarsi. Si voltò di scatto e cominciò rapidamente a scansionare l'area circostante.
Fu allora che si rese conto di trovarsi in una sorta di caverna, sebbene fosse difficile dirlo a causa della poca luce a disposizione. Il luogo era quasi completamente immerso nell'oscurità, motivo per cui la rossa si ritrovò costretta ad aguzzare la vista il più possibile.
In quel momento, i suoi occhi si posarono sull'inconfondibile figura di Mr Cold, appollaiato su una delle sporgenze presenti nella grotta.
Lo spirito maligno le rivolse il suo sorriso apparentemente intramontabile.
<< Comoda? >> domandò con voce beffarda.
La principessa assottigliò lo sguardo nella sua direzione, sollevando il mente con aria di sfida.
<< Oh, assolutamente. Anzi, potrei stare anche meglio…se non fossi costretta a dover vedere la tua brutta faccia >> sentenziò con un ringhio.
Cold si limitò a ridacchiare. << Mi fa piacere che tu non abbia perso il tuo spirito combattivo. >>
Galleggiò fino al suolo, atterrandole di fronte, per poi roteare il bastone e indicare l’area circostante.
<< Sai… questa prigione ha visto centinaia di ospiti peculiari, nel corso degli anni. Di molti di loro… ricordo solo le urla disperate, mentre pregavano per un briciolo di misericordia che non avrebbero mai ricevuto >> continuò, le labbra ora arricciate da un sorriso molto più predatorio.
Si inginocchiò per guardarla dritta in volto, inclinando la testa di lato. << Mi chiedo cosa ricorderò di te, principessa. >>
Merida strinse i pugni con forza, rifilandogli un'occhiata di fuoco per nascondere il timore: anche la prospettiva di essere dimenticata lì dentro - o semplicemente essere compianta da coloro che l'amavano - era raggelante.
Percependo le sue emozioni negative, le catene cominciarono a sprizzare lampi di luce blu, e una morsa sgradevole costrinse la ragazza a piegarsi in avanti. Sembrava che quelle manette avessero la capacità di indebolirla man mano che usufruiva anche solo inconsciamente del Crogiolo.
<< Perché... >> sussurrò << perché ho ancora i poteri? Credevo gli servissero... >>
<< Oh, di questo non devi preoccuparti, presto arriverà il tuo momento >> rispose l’oscuro spirito, agitando la mano destra in modo sprezzante << Al momento, Pitch sta ricostruendo l'arma con i pezzi a sua disposizione. Penso che abbia detto qualcosa del tipo “voglio vedere nei suoi occhi la consapevolezza che non potrà fare nulla per fermarmi”, o qualcosa del genere- >>
Si strinse nelle spalle.
<< Non ricordo davvero, ha la… fastidiosa tendenza a parlare anche troppo. Spesso mi limitò semplicemente ad annuire, ormai è diventata un'abitudine. >>
<< Insomma fai un po' la marionetta senz'anima, è così? >> lo riprese lei, piccata.
A quelle parole, gli occhi di Cold si fecero improvvisamente freddi, mentre l'espressione sul suo viso divenne molto più seria.
<< È questo che pensi di me? Che sia solo un burattino costretto a seguire i comandi di Black? >>
La principessa si ritrovò spiazzata a quella reazione. Non se l'aspettava affatto, credeva di ricevere in risposta l'ennesimo sorrisetto irritante.
<< Non lo sei? >> domandò, molto confusa.
Lo spirito rimase fermo e immobile a fissarla, per quasi un minuto buono. Quando quel lasso di tempo giunse al suo termine, si sedette di fronte a lei e rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Dipende dai punti di vista, suppongo. Penso che qualunque tentativo di battere Pitch sia assolutamente inutile e finirà solo con una sonora sconfitta? Assolutamente sì! Sostengo la sua campagna di conversione totale del multiverso in una discarica di incubi? Be’… in parte >> ammise senza un briciolo di vergogna.
<< In parte!? >>
Lui scrollò le spalle. << Andiamo, quale persona sana di mente vorrebbe vivere in un posto del genere? Dove sarebbe il divertimento nel passare il resto della tua immortalità circondato da cadaveri ambulanti che pensano solo all'eseguire gli ordini del loro padrone? >>
Scosse la testa, schioccando la lingua per il disgusto apparente.
<< Penso che mi suiciderei dopo manco una settimana. Probabilmente lo farò >> ammise con tono disinvolto, per poi recuperare il suo sorriso predatorio. << Ma non prima di aver costretto l'Uomo della Luna a guardare i suoi preziosi Guardiani e bambini… ridotti a semplici schiavi. >>
<< È questo il tuo piano? >> replicò lei, incredula << Startene lì, fermo, a non fare niente, a sopportare e supportare in silenzio quel pazzo maniaco... solo per fare un dispetto a Manny e a dei bambini che non ti hanno mai fatto niente!? >>
Cold rimase in silenzio per qualche secondo.
<< … Sì, è esattamente quello che ho intenzione di fare >> rispose con un'altra scrollata di spalle.
Merida rimase a fissarlo per qualche minuto. Poi, prese un respiro profondo.
<< Sei un moccioso capriccioso, egoista, immaturo, piagnucolone e infantile >> sbottò, sdegnata e furiosa. << E te lo dice una che ha messo in pericolo la propria madre solo perché non voleva accettare i propri doveri! Sì, è così. Ti stai assolutamente comportando come mi sono comportata io anni fa! Anche se il suicidio alla fine è la ciliegina sulla torta! >>
<< Può darsi >> ammise Cold, mentre stiracchiava le gambe si sdraiava a terra, volgendo lo sguardo in direzione del soffitto della caverna. << Ma è l'unica cosa che posso fare. Non posso combattere Pitch e sperare di vincere… e voi non potete sconfiggerlo. L'unica cosa che mi rimane è la vendetta nei confronti di colui che mi ha costretto a vivere un'esistenza così miserabile. Non risparmierò nessuna delle sue versioni! E quando tutto sarà finito, e Pitch avrà ottenuto quello che vuole… finalmente potrò riposarmi. >>
<< No…! Manny ti aveva scelto come Guardiano! Jack mi ha raccontato la vostra storia... non so come tu sia arrivato dove sei adesso... ma se... ma se pensi che tutto questo sia una follia... dovresti pensare ad un'altra strada! Dovresti aiutarci a sconfiggerlo! Se tentassimo insieme... >>
Una risata acuta e gutturale scoppiò dalla bocca dell’oscuro spirito, prima che la principessa potesse terminare la frase: si portò una mano al volto, come se stesse cercando di frenare quell'improvvisa ondata di ilarità.
<< Anche dopo tutto quello che ti ho detto… pensi che per uno come me ci sia ancora speranza >> sussurrò quasi a se stesso, per poi volgere alla rossa un sorriso molto più attenuato. Quasi… genuino.
<< Sei davvero una brava persona, non è così? >> domandò retoricamente, mentre si alzava da terra. << Eccoti un'ultima lezione, principessa: la bontà non sopravvive a lungo, di questi tempi. >>
Merida restò in silenzio a lungo e lo fissò. Quindi tirò un lungo sospiro.
<< Hai paura, non è così? >>
A quella parole, gli occhi di Mr Cold si spalancarono per la sorpresa: il suo corpo si irrigidì, mentre una sottile patina di ghiaccio si protrasse sotto i suoi piedi.
Un silenzio inesorabile sembrò calare nelle profondità della grotta, interrotto solo occasionalmente dal gocciolare di quella che poteva essere acqua.
Poi, l'oscuro spirito rilasciò una risata amara, quasi stanca.
<< Mia cara… tu non ne hai la minima idea >> sussurrò, fissandola dritta negli occhi.
La principessa restituì il suo sguardo. In qualche modo, sentiva di aver perso gran parte del disprezzo e dell’odio che provava nei confronti di quello strano invididuo. Forse perché, da un certo punto di vista, anche lei avrebbe potuto ridursi così, egoista al punto di avere perfino paura di poter tornare indietro.
Era una condizione terribile anche solo da pensare... e non riusciva a credere di averla scovata in quello che era a tutti gli effetti un suo nemico.
Mentre era impegnata in quelle divagazioni mentali, ecco una terza presenza si materializzò all'interno della caverna.
L'inconfondibile figura di Pitch Black comparve alle spalle dello spirito invernale, fondendosi con le ombre della cella e inviando un brivido spiacevole lungo il corpo della principessa.
Cold inarcò un sopracciglio e si voltò, trovandosi di fronte agli occhi gialli e incandescenti dell'Uomo Nero: sussultò per la sorpresa e compì un balzo all'indietro, il volto adornato da un'espressione visibilmente infastidita.
<< Odio quando lo fai >> sibilò a denti stretti.
Pitch si limitò fissarlo con aria impassibile.
<< Lasciaci >> ordinò freddamente, suscitando un roteare degli occhi ad opera dello spirito maligno.
<< Sì, sì, qualunque cosa >> rispose questi, mentre procedeva ad allontanarsi. Non prima, però di aver lanciato un'ultima occhiata impertinente nei confronti di Merida. << Divertiti! >>
E, detto questo, scomparve tra le ombre della grotta, lasciandosi dietro solo una risata beffarda.
La principessa lo osservò allontanarsi senza ribattere. Strinse i pugni, cercando di rifilare uno sguardo astioso al suo avversario, ma con il Crogiolo dentro era difficile concentrare il proprio coraggio di fronte al suo unico e solo padrone.
Suo malgrado, Pitch si ritrovò a sorridere di fronte alla spavalderia della rossa.
<< Impressionante. Stai ancora provando a combattere la sua influenza? >>
<< Tu cosa ne dici? >> sibilò lei.
L'Uomo Nero ridacchiò, apparentemente divertito da una simile risposta.
<< Quanto vigore! >> disse con tono graffiante.
Poi, fece scattare una mano in avanti e le afferrò il volto.
<< Hai ancora un impetuoso barlume di speranza, non è vero? Tu hai lo spirito di un vero Guardiano! >>
Merida, per tutta risposta, gli morse sonoramente le dita; Pitch sibilò stizzito e allontanò rapidamente la mano.
<< Quello… è stato un errore >> sussurrò cupamente.
E prima ancora che la rossa potesse anche solo pensare di controbattere, lo spirito porse il braccio destro in avanti.
Il corpo di Merida reagì all'istante e si scagliò verso l'alto, sollevandosi da terra. Le catene che le avvolgevano i polsi si allungarono di conseguenza, mentre una morsa fredda e implacabile cominciò a stringere il cuore della principessa.
<< Ora… dammi… quel frammento >> ringhiò Pitch, per poi stringere la mano a pugno.
La principessa urlò, mentre sentiva come se il proprio cuore stesse per fuoriuscirle dal petto, come se qualcosa glielo stesso cavando con forza.
<< No... no, no, no... NOOOOOOOO! >>
Sentì le braccia bruciare ardentemente, mentre il suo corpo veniva attraversato da numerosi spasmi. Al contempo, lingue di energia blu cominciarono a fuoriuscire dai suoi arti, concentrandosi nel palmo dell’Uomo Nero.
 
                                                                                                                      * * * 
 
Inutile dire che la presenza di Pitch aveva messo non poco in allerta ogni singolo individuo presente nella base di Babbo Natale.
Allo Spirito dell’Inverno c’era voluta quasi mezz'ora buona per spiegare al resto dei Guardiani l'intera situazione, e ancora di più per convincerli che l'accordo fatto tra i due spiriti era stato stipulato con i migliori interessi in mente, non solo per salvare Elsa, ma per impedire la distruzione del multiverso stesso, così come lo conoscevano.
Nonostante la riluttanza iniziale, le altre Leggende avevano convenuto che, per poter vincere una simile guerra, avrebbero avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile… anche se fosse giunto dal loro nemico giurato.
Il tutto con grande soddisfazione dell'Uomo Nero, la cui oscura figura era ancora causa di disagio per il resto delle persone raccolte, soprattutto Skellington ed Elsa: la donna poteva ancora sentire il freddo della lama che le aveva penetrato il cuore, come se fosse attualmente conficcata nel suo petto.
Tuttavia, si fece forza e mantenne un'espressione misurata, limitandosi a lanciare qualche occhiata occasionale in direzione dello spirito maligno.
Per Jack Frost, la tensione era assolutamente palpabile, e alla fin fine non poteva biasimare nessuno dei suoi nuovi amici. Tuttavia, la ripresa del Quinto Spirito e l'alleanza con Black non erano che la parte antecedente alla fase successiva.
<< Allora, signori >> esordì << mentre ero in missione vi avevo suggerito di ideare un piano per salvare Merida... ditemi che ce l'avete. >>
A quelle parole, i vari membri dell'alleanza cominciarono a guardarsi l'un l'altro con espressione incerte.
Dopo qualche attimo di silenzio, Nord prese un respiro profondo.
<< Be’.. abbiamo parlato a lungo di nostra situazione. E dopo attenta considerazione, noi tutti abbiamo convenuto che… che... >>
<< Non abbiamo assolutamente la benché minima idea di come affrontare Black >> terminò Calmoniglio, mentre volgeva brevemente lo sguardo in direzione di Pitch << Oh, meglio, l'altro Black. Sul serio, nessuno pensa che dovremmo dargli un nome in codice? Tutto questo parlare di versioni alternative mi sta facendo venire il mal di testa! >>
<< Sai com'è, abbiamo na situazione un po’ più urgente da risolvere >> sbottò Astrid, stizzita. << Ovvero che non disponiamo delle forze necessarie per affrontare quello psicopatico! >>
<< Potremo chiamarlo Nemesis Black >> suggerì Jack, ricevendo un’occhiataccia da parte della bionda e un sospiro quasi rassegnato ad opera di Elsa. << In fondo, è stato una spina nel fianco per tutti noi, e poi... >>
<< E poi, questa è la tua ennesima citazione alla cultura mortale! >> sbuffò Dentolina, portandosi una mano alla fronte.
Lo spirito invernale rilasciò un sonoro sbuffo. << Oh, insomma, si può sapere che cos’hai contro i Transformers? Anzi, ho una domanda migliore! Come fai a conoscerli? Hai forse qualcosa da confessare? >>
La Guardiana delle Memorie arrossì e distolse lo sguardo.
In un certo senso, per lei era abbastanza imbarazzante ammettere davanti a tutti che, dopo la sconfitta dell’Uomo Nero avvenuta un anno prima, aveva ricominciato ad assistere attivamente le sue fatine nella raccolta dei dentini. Questo l’aveva portata ad interessarsi particolarmente alla cultura popolare degli umani, soprattutto a causa del piccolo Jamie, il quale era solito invitarla a vedere i suoi film ogni qualvolta lo visitava per un saluto.
<< Per quanto sia divertente vedervi argomentare come bambini... >> li interruppe Pitch, la cui voce oscura e suadente attirò subito l'attenzione di tutti i presenti << penso di avere un suggerimento. >>
Tutti si voltarono inevitabilmente verso di lui, mentre l’Uomo Nero rilasciava un sospiro.
<< Mi duole ammetterlo, ma sembra che questa mia versione alternativa sia riuscita a raggiungere un livello di potere che ormai credevo perso per sempre >> ammise quasi con riluttanza, come se il solo parlarne fosse una prova dei suoi fallimenti passati. << Essendo l'essere più vicino alla mia forma originale, quando ero al meglio delle mie capacità… potremmo soprannominarlo Pitch Prime, al fine di evitare confusioni future. >>
Contrariamente alla gravità della situazione, un sorrisetto si formò sulle labbra di Frost. << Mi sembra appropriato. >>
<< Meraviglioso >> commentò Astrid, roteando gli occhi << Possiamo tornare a salvare il mondo adesso? Finché ce n'è ancora uno da salvare? >>
<< Dovremmo prima scoprire la sua attuale posizione >> replicò Rapunzel, << e solo dopo pensare a come fermarlo. >>
<< Su quel fronte non abbiamo di che preoccuparci >> disse Ombric, ricevendo uno sguardo sorpreso ad opera della bionda. << Ricordo perfettamente le coordinate della dimensione scelta per l'attivazione del Crogiolo, non mi sarà difficile condurvi là. >>
Detto questo, l'espressione sul suo volto si fece molto più cupa.
<< Il problema è un altro: non abbiamo le forze necessarie per sferrare un attacco. Mi ci sono voluti anni per creare un esercito abbastanza grande da poterlo tenere occupato, raccogliendo i sopravvissuti dei mondi che aveva già conquistato >> spiegò, prima di scuotere la testa. << Pensate che la vostra ultima battaglia con i suoi Fearlings sia stata dura? Immaginatevi un esercito formato da migliaia di quelle bestiacce! >>
<< È chiaro, noi da soli non bastiamo Ci serve un esercito >> replicò Hiccup, con tono di fatto. << Un GRANDE esercito, a giudicare dalle parole di Ombric. Nord ha i suoi yeti…e voialtri Guardiani? Non avete niente di simile? >>
<< Per quanto possa suonare strano, ho un esercito di uova senzienti a disposizione >> rivelò il Coniglio Pasquale, ricevendo occhiate sorprese e perplesse dagli umani presenti nella stanza. << Hanno già combattuto i Fearlings, in passato… ma dubito seriamente che sarebbero capaci di affrontarne un numero così elevato anche se spalleggiati dagli yeti. >>
<< E purtroppo, le mie fate non sono state create per combattere >> continuò tristemente Dentolina. << Non potrei mai mandarle in guerra! >>
Sandy sospirò e tese la mano: la sabbia vorticò nel suo palmo e andò a formare figure di file di guerrieri che si lanciavano all'attacco assieme a uova giganti e agli yeti, venendo presto falciate da orde di Fearlings.
<< Ho capito >> fece Rapunzel. << tu puoi tranquillamente creare un esercito, ma anche così non sarà sufficiente. Ce ne servono molti di più. >>
<< Elsa! >> esclamò Anna all'improvviso << Tu hai già creato Marshmallow e Olaf! Unendo i tuoi poteri con Jack, potreste, che ne so…creare una specie di armata di ghiaccio! >>
Inizialmente sorpresa dalla proposta della sorella, Elsa si portò una mano al mento in apparente contemplazione.
Lanciò una rapida occhiata in direzione di Jack e questi si limitò a scrollare le spalle.
<< Potrebbe funzionare >> ammise la bionda con tono incerto, << Ma devo ammettere di non aver mai provato a creare qualcosa di simile. E anche se ne fossimo capaci, dubito che potremmo fornire loro le stesse capacità rigenerative dei Fearlings. A lunga andare, sarebbe solo un espediente temporaneo. >>
Anna chinò il capo mesta e con lei anche il morale degli altri sembrò abbattersi, finché la voce squillante di Skellington non li riscosse.
<< Non disperate, amici miei! >> esclamò << Dalla nostra battaglia dipendono le sorti del mondo, e se falliamo verremo tutti consumati dalla paura... in quanto Re delle Zucche e della Città di Halloween, chiederò aiuto ai miei cittadini! So che per loro sarebbe molto pericoloso... ma non potrei mai vederli ancora schiavi di Black, e sono sicuro che nemmeno loro lo vorrebbero! Combatteremo insieme. >>
<< Fantastico >> commentò sarcasticamente Pitch. << Così avremo tutto il circo al completo. La nostra vittoria è assicurata! >>
<< Ti assicuro che sono combattenti molto agguerriti, quando li si mette alle strette. Inoltre, possiedono ancora tutti i poteri che TU hai avuto modo di conferire loro con il tuo imbroglio >> replicò placido lo scheletro.
Pitch trattenne una smorfia infastidita, remore della sconfitta subita per mano dello spirito di Halloween. Tuttavia, fece buon viso a cattivo gioco e si limitò a roteare gli occhi.
<< In questo caso, penso di avere un'opzione che potrebbe darci un grande vantaggio non solo contro i Fearlings...ma anche con la mia versione alternativa >> dichiarò con un sorriso consapevole.
<< Piantala di parlare per enigmi, Black, e sputa il rospo >> sbottò il Coniglietto di Pasqua.
<< Oh, andiamo, coniglio, non puoi arrivarci da solo? >> domandò con tono beffardo << Chi, durante la nostra scaramuccia dei Secoli Bui… fu abbastanza potente da costringerci ad una tregua temporanea? >>
Gli occhi del Coniglietto di Pasqua si spalancarono di scatto per l'illuminazione, seguiti da quelli di Sandy, Dentolina e Nord.
<< Ma certo! >> esclamò Nord << Lei potrebbe assolutamente aiutare noi! >>
<< Ehm... pronto? Spettatori ignari a ore dieci! Fate capire qualcosa anche a noi? >> sbuffò Maui.
Ombric osservò i vari Guardiani con un sopracciglio inarcato, altrettanto confuso dalle loro parole.
Poi, anche il suo sguardo parve illuminarsi per la comprensione.
<< Volete chiedere aiuto a Madre Natura? >> domandò incredulo.
<< Cosa? >> fecero il resto dei presenti in coro.
<< Madre Natura >> ripeté Ombric << L'indiscussa protettrice dell'ordine naturale del pianeta… capace di controllare tutti gli elementi, sovrana delle stagioni e degli spiriti legati alla natura stessa. Si tratta dell'entità più potente della Terra, una sua personificazione… con un potere capace di eguagliare quello degli stessi Guardiani. >>
Si voltò in direzione di Pitch.
<< E, se non ricordo male, è anche quel tipo di persona a cui non piace immischiarsi nei conflitti. >>
L'Uomo Nero sospirò e scrollò le spalle. << Corretto. Ma dal momento che abbiamo appurato che, se non daremo il tutto per tutto, l'universo collasserà in un ammasso di paura e oscurità... credo che questa volta non potrà restarsene a guardare. >>
Si interruppe per qualche istante. << Le parlerò io stesso. >>
Jack lo fissò sorpreso.
<< E perché dovresti farlo proprio tu?>> domandò con tono inquisitorio, stringendo ambe le palpebre degli occhi << Senza offesa, Black, ma non sei esattamente l'emissario più rassicurante che potremmo inviare. >>
A quelle parole, Pitch volse la sua più totale attenzione nei confronti dello spirito invernale, per poi arricciare le labbra in un placido sorriso.
<< Oh.. .vedo che non ti hanno raccontato QUELLA parte >> sussurrò amaramente.
<< QUALE parte? >> replicò Jack, lanciando un'occhiata ai Guardiani e assottigliando lo sguardo nella loro direzione.
I volti delle Quattro Leggende avevano assunto espressioni incerte, quasi come se l'intera conversazione li stesse mettendo a disagio.
Pitch si strinse nelle spalle. << Semplice: che Madre Natura è mia figlia. >>
All’udire quella dichiarazione, la mascella di Skellington cadde a terra con un sonoro clack!. La sala calò nel silenzio più totale, rotto solo da un urletto acuto e scandalizzato di Maui, che attirò su di sé qualche sguardo stranito.
<< ...cosa? >> domandò il semidio, mentre alzava ambe le mani in segno di resa. << Dovete ammetterlo, è stato un bel colpo di scena. >>
Oh, lo era eccome, pensò Jack con fare incredulo. Dopotutto, lo stesso Nord gli aveva detto che la figlia di Pitch, Emily Jane, era morta quando l'Uomo Nero era ancora umano, durante la Golden Age. Allora, come diavolo...
<< Come accidenti è possibile!? >> fece lo spirito, fissando i compagni Guardiani. << E perché diavolo avete omesso un dettaglio così fondamentale!? >>
<< Be’, eravamo un po' a corto di tempo, in quel momento! >> esclamò Calmoniglio con tono di fatto, ricevendo cenni imbarazzati dal resto dei suoi colleghi. << E per quanto riguarda il come sia successo...è una storia complicata >> terminò con un sospiro, mentre volgeva un'occhiata significativa nei confronti di Sandy, la cui espressione si fece improvvisamente cupa.
<< D'accordo, sentite, qualunque cosa ci sia sotto, non c'è tempo per le spiegazioni >> intervenne Hiccup in tono di urgenza << Se questa Madre Natura può aiutarci, se può creare un esercito, dovete contattarla immediatamente! >>
<< Il marmocchio ha ragione >> disse Pitch, ricevendo uno sguardo stizzito sia dal ragazzo che da sua moglie. << Per quanto mi piacerebbe ricordare i bei vecchi tempi, temo che dovremo rimandare ad un altro momento. Andrò a fare una chiacchierata con mia figlia... >>
Indicò Jack, << E tu verrai con me. >>
Lo Spirito dell'Inverno sbatté le palpebre, sorpreso da quell'affermazione. << E perché proprio io? >>
L'uomo Nero scrollò le spalle una seconda volta.
<< Come tu stesso hai affermato, non sono esattamente il miglior tipo di emissario >> ammise con tono vagamente ironico. << Io e mia figlia potremmo non esserci lasciati nei migliori dei rapporti… ecco perché la presenza di uno spirito legato alla natura potrebbe mitigare un'eventuale rappresaglia >>
<< Allora verrò anch’io >> si intromise improvvisamente Elsa, attirando gli sguardi di ambe gli spiriti.
Pitch inarcò un sopracciglio. << Tu? >>
<< Sono il Quinto Spirito della Foresta Incantata >> rispose pazientemente l’ex Regina di Arendelle, mentre faceva del suo meglio per sostenere lo sguardo dell’Uomo Nero. << In quanto tale, rappresento un collegamento tra la natura e la magia. >>
Pitch emise un ronzio contemplativo, mentre lanciava una rapida occhiata in direzione di Jack. Questi si limitò ad annuire.
<< Se così desideri >> rispose l’oscuro spirito, mentre offriva alla giovane donna un inchino beffardo. Lei gli scoccò un’espressione stizzita, per poi affiancarsi al Guardiano del Divertimento.
Nel mentre, Pitch volse la propria attenzione nei confronti di Sandy.
<< Avremo bisogno anche di te, considerata la vostra…storia passata >> disse con una smorfia di evidente disappunto.
Inizialmente sorpreso dal fatto che l’Uomo Nero fosse disposto a lavorare con lui di sua iniziativa, il Guardiano dei Sogni annuì risolutamente.
Pitch ronzò soddisfatto e si voltò….trovandosi di fronte alla punta arrotondata di un certo bastone.
<< Non sperare che ti perda di vista anche solo per un secondo >> gli sibilò Frost, lo sguardo assottigliato.
<< Oooh, potrei assolutamente disperarmi se lo facessi! >> lo prese in giro l’Uomo Nero, con il suo classico ghigno.
Jack non rispose e posò lo sguardo su Hiccup e Astrid.
<< C’è la possibilità di coinvolgere i draghi del vostro mondo? >> domandò con tono colmo d’anticipazione, conscio che una simile potenza di fuoco sarebbe stata molto utile per la battaglia imminente.
I due vichinghi cominciarono a guardarsi l’un l’altro con espressioni incerte, per poi girarsi verso i loro compagni alati. Sdentato fu il primo a farsi avanti e si erse orgoglioso in mezzo all’Osservatorio, assumendo un’espressione seria e compieno un ruggito che risuonò per tutta la lunghezza della fabbrica.
Hiccup sorrise soddisfatto.
<< Ecco la tua risposta >> disse rivolto verso Frost, il quale si ritrovò a sorridere a propria volta.
Pochi secondi dopo, i quattro spiriti scomparvero tra le ombre di Pitch, diretti verso la tana dell’essere più potente della Terra.





Bang!
Yep, Madre Natura è la figlia di Pitch Black. E badate bene, questa cosa non ce la siamo certo inventati, è presa direttamente dai romanzi. 
Il come sia successo? Beh, sarà spiegato nel prossimo capitolo, in cui Jack, Elsa, Pitch e Sandy avranno un incontro diplomatico con la suddetta entità. 
E sì, Pitch Prime ha prelevato il frammento da Merida...ma vi assicuro che la permanenza dell'oggetto nel corpo della rossa non sarà senza conseguenze. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 - Daddy's home ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura ;)
 


Capitolo 17 - Daddy’s home
 
107101935-944267732663105-7723278756341181024-n

I remember every dying whisper
Every desperate murmur
I remember when I gaze upon her
She looks just like you
I remember
I remember
Night Surgeon – Terrance Zdunich
 
Kozmosis Pitchiner, ex generale della Golden Army, si svegliò di soprassalto, il fiato pesante e il corpo madido di sudore. Si rese presto conto di trovarsi su una sedia, in una camera da letto semi-oscurata.
Aveva avuto un altro incubo, ma non ricordava bene cosa riguardasse… forse il suo periodo come cacciatore di Fearlings? Dopotutto, aveva visto cose piuttosto spiacevoli durante quegli anni.
FLASH!
Immagini e sensazioni gli tornarono alla mente tutte assieme nello stesso istante, costringendolo a portarsi una mano alle tempie per frenare l’imminente mal di testa.
Ora lo ricordava. L’incubo. Sua moglie, Seraphina Pitchiner, e sua figlia, Emily Jane… uccise davanti a lui, senza che potesse fare nulla per impedirlo. Straziate e mutilate da quegli stessi Fearlings a cui per anni aveva dato la caccia nelle profondità del cosmo.
Era stata una visione a dir poco orribile, spaventosa, agghiacciante…
<< Papà? >> sussurrò una voce affianco a lui, distogliendolo da quei pensieri.
L’uomo si voltò di scattò e i suoi occhi color nocciola incontrarono quelli verdi di una giovane bambina da lunghi capelli neri e il volto incredibilmente pallido.
Kozmotis batté le palpebre un paio di volte.
<< Oh… Emily… >> sussurrò in tono mortificato << Ti… ti ho forse svegliata? >>
La figlia sembrò sorridergli nella penombra della stanza, anche se l’uomo ebbe difficoltà a capirlo a causa della visibilità ridotta.
<< No, papà >> rispose in modo civettuolo << Aspettavo che finissi la storia. Ti sei interrotto sul più bello! Come finisce? >>
<< Come finisce? Oh, scusami, tesoro, devo essermi addormentato. >>
<< Sei sempre stanco quando torni a casa!>> ribatté l’altra, gonfiando le guanciotte in un broncio adorabile.
Kozmotis si ritrovò a sorridere e scrutò attentamente il luccichio malizioso che attraversò gli occhi della bambina, completamente diversi dai propri e da quelli della moglie, che erano di un azzurro intenso.
<< Lo so, Emily, ma sono così felice di essermi svegliato >> ammise con un sospiro stanco << Era un sogno così strano… un incubo, invero. >>
<< Vuoi raccontarmelo? >> domandò la piccola, inclinando la testa in apparente curiosità.
Il sorriso dell’uomo si fece più teso, ma cercò di non darlo a vedere. Si porse in avanti e accarezzò dolcemente la testa della figlia, scompigliandole i capelli e ricevendo in cambio un gemito di protesta.
<< Preferisco non pensarci, Emily. Ma avrei dovuto capire che era solo un sogno >> commentò più a se stesso che a lei << Non potrei mai separarmi dalla mia piccola peste. >>
<< Oh… ma l’hai già fatto, papà. >>
Il tempo parve fermarsi.
Kozmotis  si ritrasse di colpo, come se si fosse appena scottato. Alzò lo sguardo… e si bloccò.
Ora, di fronte a lui, la figura immacolata della figlia era stata sostituita da un corpicino magro e decadente, con un volto adornato da un paio di orbite nere e vuote.
<< Tu mi hai abbandonata >> sibilò la “cosa”, suscitando un brivido lungo la spina dorsale dell’uomo.
Deglutì a fatica, incapace di credere a quello che stava accadendo. << No… non può essere…Emily… >>
<< Volevi la gloria… >> continuò l’essere, implacabile << …la fama… >>
<< No, Emily, cerca di capire! >>
<< Volevi essere un eroe… più di quanto volessi essere un PADRE! >>
Quella parole lo colpirono la stessa intensità di una palla di cannone, facendolo sobbalzare. Attorno a lui, la stanza cominciò a tremare e deformarsi.
<< No! >> urlò con voce disperata << Sai che non è vero! L’ho fatto per te… per proteggerti! >>
<< BUGIE! TUTTE BUGIE! Sono sempre stata solo un peso per te! >> ringhiò la creatura che un tempo era sua figlia, mentre il suo corpo iniziava a decomporsi con la stessa velocità con cui la sabbia attraversa i poli opposti di una clessidra.
Kozmotis allungò una mano tremante.
<< No, Emily… ti prego… >>
<< Non importa quello che racconti a te stesso. Tu mi hai… ABBANDONATA! >>
<< NOOOOOO! >>



Kozmosis Pitchiner si svegliò con un grido. Ma questa volta… non era più nella camera da letto di sua figlia.
Attualmente, l’ex generale sedeva al di sopra di una grossa poltrona in pelle rossa, posta di fronte ad un caminetto acceso.
Quello era forse l’unica stanza di tutto l’edificio in cui un essere umano avrebbe potuto trovare un minimo di sollievo. Perché il luogo in cui si trovava Kozmotis… era il più inospitale dell’intera galassia.
Delirium, la prigione in cui erano rinchiusi i più pericolosi Fearlings che il cosmo avesse mai avuto la sfortuna di conoscere, si ergeva imponente nel mezzo dello spazio, come un faro nel porto. Un faro che invitava tutti i naviganti a starne alla larga.
Con i suoi 400 metri di altezza, la possente struttura in pietra nera appariva come un enorme torre di pianta triangolare, priva di alcuna uscita o finestra, grigia come la nebbia che ne ricopriva la cima.
Ogni giorno i venti solari che attraversavano quel tratto di galassia battevano sulle sponde di quell’edificio maledetto sotto forma di possenti onde termiche, che dal bianco latte diventavano nere come la notte, confondendosi tra le insenature dell’asteroide sul quale poggiava il complesso.
Più di un milione di detenuti erano contenuti al suo interno, tra i quali spiccavano molti dei Fearlings catturati dallo stesso Kozmotis Pitchiner.
L’ex generale rilasciò un sospiro e si accasciò sullo schienale della poltrona.
Quanti giorni aveva passato in quell’inferno, da quando aveva accettato il compito di sorvegliare i suoi prigionieri? Giorni? Settimane? Mesi? Anni? Non riusciva davvero a ricordarlo.
Fino a ieri, quella stanzetta era stato l’unico luogo di conforto dell’intera struttura, un punto in cui poteva riposare la mente senza che la dannosa influenza dei Fearlings potesse raggiungerlo.
A quanto pare, il tempo speso nella prigione aveva reso anche quella stanza l’ennesima conquista di quelle infide creature.
<< Un altro incubo >> borbottò, lo sguardo fisso in direzione del soffitto.
Rimase fermo e immobile per quasi cinque minuti, perdendosi nelle crepe e nei motivi floreali che adornavano la copertura della stanza. Passato quel lasso di tempo, si alzò lentamente dalla poltrona e cominciò a guardarsi intorno.
Dopo qualche secondo di esplorazione visiva, gli occhi dell’uomo si posarono su ciò che stava cercando: un pezzo di muro staccatosi da chissà quanto tempo, poco più grande di una mano e appoggiato vicino ad un paio di passi dal caminetto.
L’ex generale lo afferrò, si mise davanti al muro più illuminato della stanza…e cominciò a raschiarvi contro la pietra.
<< Cosa stai facendo? >> chiese una voce familiare dietro di lui.
Kozmotis non si voltò nemmeno a guardare e continuò semplicemente la sua opera, borbottando un rapido:  << Disegno. >>
<< Ma papà, mi hai sempre detto che non bisogna disegnare sul muro! >> esclamò Emily, visibilmente oltraggiata dalla dichiarazione dell’uomo.
Questi inarcò un sopracciglio in apparente divertimento. << E mi hai mai ascoltato? >>
<< Uuuuuuuuh… no. >>
<< Appunto. >>
E, detto questo, l’uomo continuò a contornare i lineamenti di un volto umano.
<< È un ritratto? >> domandò la voce di Emily, dopo qualche attimo di silenzio.
Kozmotis ronzò in conferma. << Sì, sto facendo la versione aggiornata. Devi essere cresciuta, ormai. Vediamo… capelli neri come i miei… gli occhi di tua madre… >>
<< Ma verdi! >>
<< Certo, verdi come i giardini del Palazzo Lunar >> confermò l’uomo, accennando appena un sorriso. << Che altro? >>
<< E curve da donna! Devi disegnarmi con delle curve da donna, proprio come la mamma! >>
<< Emily, che linguaggio sconcio! Se non la smetti in questo istante, sarò costretto a disegnarti con il mio naso >> ribatté l’altro, le labbra ora arricciate in un ghigno divertito.
Udì un sussulto alle sue spalle. << Ma papà, il tuo naso non assomiglia per niente al mio! >>
<< Ah ah! Ti avevo avvisata, piccola peste. Adesso sarai benedetta con il naso di tuo padre! >> continuò l’ex generale, mentre si preparava ad elargire quella condanna.
Aspettò un qualche tipo di reazione, magari un grido indignato, oppure un maldestro tentativo di rubargli il suo pennello improvvisato… ma non accadde niente. Uno strano silenziò sembrò calare nelle profondità della stanza, come se tutta l’aria dell’edificio fosse stata appena risucchiata. Poi…
<< Cosa c’è dietro questa porta? >> domandò la voce di Emily, ora molto più lontana.
SLAM!
Il suono di una porta che cigolava e sbatteva riecheggiò per tutta la lunghezza del salotto come un colpo di pistola.
Kozmotis sobbalzò, incapace di trattenere un brivido di anticipazione.
<< E…Emily? >> sussurrò, mentre si rialzava da terra e cominciava a camminare in direzione del punto da cui era partito lo schiocco.
Ben presto, si ritrovò di fronte ad un enorme porta di metallo nero, unico baluardo che separava milioni di Fearlings dal mondo esterno. E in quanto guardiano della prigione… Kozmotis era l’unico essere vivente di tutta la galassia autorizzato a sbloccare la magia protettiva che proteggeva quel bastione.
La mano dell’ex generale indugiò davanti alla maniglia per quello che sembrò un tempo interminabile… prima di ritrarsi.
<< No… non può essere>> borbottò a se stesso. << Pensa, Koz, pensa! Com’è possibile che sia qui? Lei… lei è morta. >>
“Morta.”
Quella parola risuonò nel suo cervello più e più volte, seguita da una nuova ondata di consapevolezza. Giusto… sua figlia e sua moglie erano morte. Non sarebbero più tornare… lui era solo.
Eppure… l’aveva sentita così chiaramente! Sembrava che fosse davvero lei! Ma era impossibile. A meno che…
Udì un sussulto familiare provenire da oltre i cardini. La mano dell’ex generale si avvicinò alla maniglia ancora una volta.
<< Ma se così non fosse? E se… e se fosse riuscita a scappare… no, è un trucco, Koz! Sono loro…i Fearlings! Non ascoltarli! >>
Sbatté un pugno contro la porta e il dolore lo riportò alla realtà, anche se solo per un momento.
Appoggiò la fronte alla superficie del cardine, trattenendo un singhiozzo. << Ma è davvero impossibile immaginare che… forse sia fuggita con una nave… e sia venuta qui…? >>
<< Papà? Dove sei? >> chiamò l’inconfondibile voce di Emily Jane, accompagnata da singhiozzi spaventati.
Il cuore di Kozmotis mancò un battito. In una situazione normale, l’ex generale della Golden Army non sarebbe mai caduto per un simile trucco.
Ma l’uomo era rimasto a guardia di quella prigione per troppo tempo, arso di dolore per la propria perdita, e tormentato da quegli incubi atroci. Ormai, l’influenza malevola dei Fearlings aveva largamente annebbiato la sua mente e il suo buonsenso.
<< Se apri questa porta…sarà stato tutto invano! Libererai tutti i fearlings e gli incubi che hai impiegato tutta la vita a catturare… pensaci! >> si disse Kozmosis, mentre si portava ambe le mani alla testa << Pensa a tutti gli uomini che sono morti per questo… >>
<< Papà… ho paura… ci sono dei mostri strani, qui >> singhiozzò nuovamente la voce della figlia, interrompendo quelle divagazione.
Gli occhi dell’uomo si fecero improvvisamente vacui. Sembrava quasi che si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti.
La mano dell’ex generale si avvolse attorno alla maniglia della porta.
<< Ma se Emily è lì dentro… che importanza ha tutto questo… se  lei è lì dentro? >> borbottò in tono febbrile… per poi girare con forza il pomello.
Il cardine si spalancò con un sonoro cigolio, rivelando una stanza immersa nell’oscurità più totale. Non c’erano segni di lampade o fiaccole, ed era praticamente impossibile capire quanto fosse grande.
<< Papà?! >> urlò la voce di Emily, questa volta ornata da un sottofondo di panico.
Kozmotis non perse tempo. Mise un piede nella stanza…e allora, il mondo divenne dolore e ombra.
L’orda di Fearlings si avventò su di lui con la foga e la ferocia di un branco di lupi sul punto di dilaniare una carcassa. I loro occhi gialli e malevoli vennero accompagnati da urla e risate stridenti che coprirono il grido dell’ex generale.
L’uomo cadde a terra, mentre i corpi senza forma di quelle bestie da incubo si fondevano con il suo nella frazione di pochi secondi. Attorno a lui, la stanza divenne un vortice nero come la notte stessa: perfino la luce che filtrava dalla porta sembrò sparire nel nulla.
Infine, dopo quello che sembrò un tempo apparentemente infinito… tutto cessò.
Kozmosis Pitchner si ritrovò solo ancora una volta, nudo e pallido in mezzo all’oscurità. Piangeva… e borbottava costantemente i nomi di sua moglie e sua figlia.
All’improvviso, una mano nera e scheletrica si posò sulla sua spalla, facendolo sussultare.
<< Sembra che soffriate, Generale. Che soffriate terribilmente >> sussurrò la voce dell’ex soldato.
Ma non era stato l’uomo a pronunciare quelle parole. In realtà, non aveva nemmeno aperto bocca. Alzò appena lo sguardo… e i suoi occhi incontrarono quelli rossi e malevoli di un immagine speculare di se stesso. Aveva la pelle grigia, un corpo completamente nero e denti affilati come rasoi.
<< Avete lottato così a lungo, Generale. Dovete essere così stanco… >> continuò l’essere, le labbra arricciate in un sorriso malevolo.
Kozmotis non ebbe la possibilità di controbattere. Il suo doppelgänger si chinò in avanti…e cominciò a trasformarsi in una densa nebbia color pece.
La sostanza iniziò ad invadergli gli occhi, il naso e la bocca. Si sentì soffocare, eppure non c’era niente che gli stesse impedendo di respirare.
<< Questo dolore… lasciatelo andare… via! >> ringhiò la voce, molto più profonda e insistente.
Il corpo di Kozmotis cominciò a contorcersi, attraversato da numerosi spasmi. L’uomo strinse i denti e prese a colpire violentemente il pavimento, intaccandone la superficie.
La sua lingua era in fiamme, gli lacrimavano gli occhi… era come se la sua schiena fosse stata trafitta dal almeno un centinaio di spade. Mai, in tutta la sua vita, aveva provato un simile dolore.
Infine, lanciò un urlo che sembrava provenire da un altro mondo. Un grido di disperazione e rabbia che risuonò per tutta la lunghezza della prigione, disperdendosi solo quando ebbe raggiunto il vuoto dello spazio che si trovava al di fuori dell’edificio.
Al contempo, gli occhi color nocciola dell’ex generale iniziarono ad assumere una tonalità dorata, mentre la sua pallida pelle diventava grigia come la cenere.
Pitch Black, il Re degli Incubi, flagello della Golden Age… era nato.
 
                                                                                                                                  * * *

Molti anni dopo...
 
Quando uscirono dall’ombra di Pitch, la sensazione fu quella di un asciugamano zuppo di acqua calda sulla pelle.
Il sole pallido bruciò il freddo del mattino e l'umida nebbiolina appiccicosa, rivelando un gigantesco mondo verde silenzioso.
Alberi enormi con tronchi di dieci metri di diametro salivano ad altezze di sessanta metri, dove spiegavano la loro densa fronzuta tettoia, nascondendo il cielo e gocciolando perpetuamente. Tendine di grigio muschio, rampicanti e liane penzolavano aggrovigliate dagli alberi, mentre orchidee parassite spuntavano dai tronchi.
Al suolo, enormi felci, luccicanti d'umidità, crescevano all'altezza del petto di un uomo e racchiudevano la nebbia. Qua e là, una macchia di colore.
Tuttavia, l'impressione di base era quella di un vasto, smisurato mondo grigio-verde, di un luogo estraneo e inospitale.
Alla loro destra, spiccava un fiume rosso come il sangue, su cui si riflettevano i raggi dell’alba.
Delfini rosati saltavano tra le acque e centinaia di uccelli solcavano il cielo. Videro anche dei lamantini, i grandi mammiferi acquatici le cui femmine diedero origine alla leggenda delle sirene. Tra i cespugli, apparivano dei puntini colorati: erano gli occhi dei caimani che spiavano nella penombra della foresta.
Jack ed Elsa osservarono quella visione idilliaca con occhi carichi di meraviglia, mentre quelli di Sandy vennero attraversati da un luccichio di nostalgia.
Pitch, al contrario, mantenne uno sguardo impassibile e si voltò verso di loro.
<< Mi raccomando, restate vicini >> ordinò freddamente. << Non è il tipo di persona a cui piacciono le sorprese. Meglio che ci veda tutti insieme. >>
Il Guardiano dei Sogni annuì prontamente e fece cenno alla coppia di spiriti del ghiaccio di andare avanti per primi.
I due fecero come richiesto, incapaci di nascondere le loro espressioni meravigliate.
<< Sembra la Foresta Incantata >> mormorò Elsa << ma più... più... >>
<< Esotica >> completò la frase Jack << E anche più vasta. >>
<< La cosa non dovrebbe sorprendervi >> commentò Black, mentre s'inoltrava tra le felci del sottobosco << Dopotutto, questa è la Foresta Amazzonica, la foresta più grande dell'intero pianeta. >>
<< Una residenza adatta per “l'incarnazione della natura”>> commentò Jack << In fondo, non è chiamata il "Polmone del Mondo" per niente. >>
<< Affascinante >> sussurrò Elsa, mentre continuava a guardarsi intorno. Aveva letto numerosi libri scritti da esploratori che avevano visitato le foreste dell’Africa e delle Americhe, ma le descrizioni di quei racconti non potevano certo essere paragonate a ciò che aveva di fronte.
Sandman lanciò un'occhiata all’Uomo Nero.
"Sei certo di ciò che fai? Lei potrebbe non reagire affatto bene" domandò silenziosamente.
L’oscuro spirito ridacchiò amaramente.
 Nella seconda guerra mondiale, i soldati americani avevano un detto: non conosci davvero qualcuno fino a che non lo combatti. Per certi versi, l'Uomo Nero aveva a preso a cuore un simile proverbio senza nemmeno saperlo.
Anni e anni spesi ad affrontare l’Omino del Sonno lo avevano aiutato a comprendere la maggior parte delle sue espressioni, per non parlare del suo bizzarro modo di comunicare.
<< Credimi, sono ben conscio del rischio a cui stiamo andando incontro. In realtà, sarei deluso se non provasse almeno ad uccidere uno di noi… più probabilmente me >> aggiunse con un pizzico di cupa ironia.
<< E perché dovrebbe volerti uccidere? >> intervenne Frost, inarcando le sopracciglia << Certo, il tuo essere l'Uomo Nero dovrebbe essere una valida risposta…ma è pur sempre tua figlia. Non sa chi sei e quello che ti è successo? >>
Al sentire quella domanda, il volto di Black venne brevemente attraversato da un lampo di rammarico. Durò appena un secondo, ma non passò certo inosservato agli occhi degli altri spiriti.
<< Come ha detto il nostro collega amante delle uova… è una storia complicata. >>
<< Be'... sembra che ci vorrà un po' prima di raggiungere questa Madre Natura >> osservò Elsa << E per quanto la cosa mi provochi ribrezzo, considerato tutto quello che hai fatto a Jack e agli altri Guardiani... ora siamo nella stessa squadra, ergo dalla stessa parte. Vorrei essere sicura di potermi fidare di te. >>
Sandy poggiò i pugni sui fianchi, guardò l'Uomo Nero e annuì energicamente, in accordo col Quinto Spirito.
Pitch diede loro un'occhiata laterale e rimase in silenzio, come se stesse valutando o meno la possibilità di rispondere ai loro dubbi.
Dopo quasi un minuto buono, rilasciò un sospiro rassegnato.
<< Molto bene, se insistete >> borbottò con voce sarcastica, prima di volgere lo sguardo in direzione dell’ex regina di Arendelle << Quanto sai delle mie origini, ragazza? >>
<< A dir la verità, non molto >> ammise lei << solo il fatto che tu sia un'entità oscura portatrice di paura e terrore. >>
Suo malgrado, Black si ritrovò a sogghignare. << Questo riassume ciò che sono, sì. Ma il COME lo sia diventato? Be’… questa è tutta un'altra storia. >>
E così, l'oscuro spirito le raccontò i punti salienti della propria ascesa come signore indiscusso della paura. Di come una volta era stato Kozmotis Pitchner, uno dei più rinomati generali della Golden Age, responsabile della cattura e della sconfitta di innumerevoli Fearlings.
Di come questi avevano tentato di vendicarsi attaccando la sua famiglia mentre era in missione. Di come lo avevano ingannato imitando la voce di sua figlia, Emily Jane, spingendolo ad aprire la gabbia della loro prigione. E infine, le raccontò di come le stesse creature che aveva cacciato per anni avevano tentato di possederlo, fondendosi con lui e portando alla creazione dell'essere che con il tempo sarebbe stato conosciuto da innumerevoli civiltà come il Re degli Incubi, Pitch Black.
Gli occhi del Quinto Spirito si fecero grandi e lievemente lucidi di fronte a quella tragica quanto triste storia.
<< Ma... ma è orribile... >> mormorò.
Jack, al suo fianco, sospirò, annuendo fra sé e sé. In effetti, era la definizione più appropriata.
L’Uomo Nero si limitò a roteare gli occhi. << Oh, per favore, asciugatevi le lacrime. Non ti ho certo raccontato questa storia per suscitare pietà. >>
La sua espressione si fece molto più fredda.
<< Non ne ho bisogno. Ho fatto le mie scelte... e non le rimpiango. >>
I tre spiriti decisero saggiamente di restare in silenzio, perfino Sandy, che già di per sé era muto, non sentiva il bisogno di aggiungere altro.
Jack Frost strinse entrambe le dita delle mani sull'asta del bastone, fissando l’Omino del Sonno e l'Uomo Nero negli occhi.
<< Che è successo a Emily Jane? >>
A quella domanda, lo sguardo di Pitch sembrò perdersi in una memoria lontana.
<< Sconosciuto agli stessi Fearlings che avevano cercato di ucciderla, mia figlia era riuscita a fuggire utilizzando una navetta di salvataggio. Mia moglie... >> e qui la voce dello spirito si fece molto più cupa << aveva fatto da esca e si era lanciata in un crepaccio con un fagotto tra le mani, in modo che gli assalitori le credessero entrambe morte. E per molto tempo… lo credetti anche io. >>
Jack fece passare lo sguardo su Sandy. << L'hai trovata tu, non è così? >>
Il Guardiano dei Sogni annuì in risposta, suscitando un ghigno ironico da parte di Pitch.
<< Il qui presente Sandman, un tempo, era uno dei più rinomati capitani della flotta stellare della Golden Age >> continuò con tono quasi disgustato, sorprendendo non poco la coppia di spiriti invernali. << Come tutti gli altri membri della sua specie, era nato da una stella cadente e aveva il compito di cacciare gli Incubi e trasformarli in sogni. La sua nave incontrò quella di mia figlia per puro caso. E da allora, cominciò a trascinarla in lungo e in largo per il cosmo… esponendola ulteriormente al pericolo dei Fearlings. >>
Sandman assottigliò lo sguardo, sostenendo quello dell’Uomo Nero, per poi poggiare nuovamente i palmi sui fianchi e arricciare il volto in un’espressione visibilmente contrariata.
In realtà, le cose non erano andate propriamente in quella maniera.
 Quando aveva trovato Emily Jane, la ragazza si era chiusa in uno stato di profondo mutismo, rotto solo dopo molte settimane spese a guadagnarsi la sua fiducia.
Quando infine gli aveva raccontato della sorte dei suoi genitori, il Guardiano dei Sogni aveva fatto di tutto per trovarli, salvo per scoprire che sua madre era morta, e che Kozmotis era ritenuto scomparso. Perché nessuno sapeva ancora quale orrida sorte - peggiore della morte - era toccata ad uno degli eroi più rinomati della Golden Age.
Sandy indicò l’Uomo Nero in un gesto accusatorio, per poi realizzare un disegno con la sabbia che mimò il puf! di una sparizione improvvisa. Il messaggio fu chiaro per tutti: “Tu eri scomparso. Che cosa avrei dovuto fare, abbandonarla a sé stessa?”
Pitch Black fece una smorfia.
<< Sfortunatamente, quando mia figlia ebbe finalmente la possibilità di tornare a cercarmi… era già troppo tardi >> ammise con un pizzico di riluttanza << Il mio cuore era stato completamente soggiogato dall'oscurità. E quando vidi la nave di Sandy attraversare il quadrante del mio pianeta d'origine… inviai i miei Fearlings ad attaccarlo. >>
<< E... tua figlia? >> fece Elsa, la voce strozzata.
Gli occhi di Pitch si indurirono appena.
<< I Fearlings presero d'assalto la nave… ed essa cominciò ad andare alla deriva, finendo nell'orbita della Terra dopo alcuni giorni >> sussurrò, per poi portarsi una mano al volto, quasi a voler nascondere la propria espressione.
<< Emily finì fuori bordo, proprio mentre la nave entrava nell'atmosfera. Immaginatevela: una bambina di appena dieci anni che bruciava nel cielo, precipitando fino a terra con la stessa velocità di una meteora. Il dolore che deve aver subito... >>
Scosse la testa, nel tentativo di liberare la mente da quei pensieri.
<< Un essere umano normale sarebbe morto sul colpo… ma Emily era una figlia della Golden Age. Non morì, nemmeno per l’impatto sulla superficie della Terra, che fu tale da inviare il suo corpo nelle profondità del pianeta, dove continuò a soffrire per giorni…circondata da nient'altro che pietre e radici. >>
Elsa si portò le mani alle labbra, incapace di trattenere un sussulto scioccato. Affianco a lei, Jack si ritrovò a deglutire, incerto su cosa aggiungere.
<< È per questo che... insomma, divenne...? >>
Black lasciò cadere la mano dal proprio volto.
<< A quanto pare, il pianeta stesso ebbe pietà di lei >> rispose con una scrollata di spalle. << Emily divenne parte della Terra… e la terra divenne parte di lei, trasformandola nell'entità che i mortali conoscono come Madre Natura. >>
Rilasciò un altro sospiro.
<< La incontrai molti anni dopo, mentre la mia guerra con i Guardiani era in pieno svolgimento. Mi accusò di averla abbandonata. Mi definì un mostro… e un codardo >> sputò attraverso i denti, incapace di nascondere un ringhio. << E da quel giorno in avanti… non ci siamo più parlati. >>
Ancora una volta, fra i tre spiriti calò il silenzio più totale. Nessuno di loro si sentì di aggiungere altro, anzi, preferirono distogliere lo sguardo, dato che avevano appurato che l'Uomo Nero non avrebbe gradito leggere la compassione e l’empatia nei loro volti. E per il momento, ci tenevano a non provocargli altro dispiacere, non finché sarebbe rimasto dalla loro parte.
<< Muoviamoci >> sentenziò il Guardiano del Divertimento, ponendo fine al discorso.
All’improvviso, un suono insolito attirò la loro attenzione. Una specie di scricchiolio, come quello provocato dai rami di un albero mossi dal vento. Fu presto accompagnato da una specie di muggito, seguito da alcuni cigolii.
L’Uomo Nero strinse gli occhi e fece cenno ai suoi accompagnatori di fermarsi.
<< Abbiamo compagnia >> sussurrò con tono d’avvertimento.
<< Oh, grandioso >> borbottò Jack, ponendo in avanti il bastone, mentre Elsa sollevava le mani e Sandy si portava al fianco di Black.
Per un attimo, non accadde niente. Poi, la foresta di fronte a loro sembrò prendere vita.
Le chiome degli alberi presero a ondeggiare, sollevando foglie cadenti e spaventando tutte quelle creature che avevano scelto le loro fronde come temporaneo luogo di riposo.
I loro tronchi cominciarono a staccarsi da terra, spargendo terriccio e detriti in ogni direzione, tanto da costringere Pitch a sollevare un tempestivo muro di sabbia per schermarli.
Quando l'Uomo Nero lo abbassò… ciò che si trovò davanti fece sobbalzare lui e gli altri tre spiriti.
A pochi passi dal gruppo, infatti, avevano appena preso posto un paio di alberi dalle fattezze vagamente umanoidi. Erano alti circa una decina di metri e le loro dimensioni furono sufficienti ad oscurare i raggi del sole.
Per quanto potesse sembrare assurdo, avevano entrambi dei volti intagliati nella corteccia, completi di occhi, naso e un'apertura che aveva tutta l'aria di essere una sorta di bocca. Inoltre, stavano fissando il quartetto con espressioni apparentemente minacciose.
<< ... Ent!? >> uscì dalla bocca dello Spirito dell'Inverno, la cui espressione pareva a metà tra il terrorizzato e l'eccitato.
A dispetto della situazione, Sandy non poté trattenere un roteare degli occhi. Elsa, invece, gli lanciò un'occhiata allarmata e incuriosita al tempo stesso.
<< Che cosa diavolo è un Ent? >> domandò con un sibilo, mentre puntava ambe le mani in direzione della nuova minaccia.
<< Ehm, è un po' difficile da spiegare al momento... >>
Sandman fece loro segno di tacere, perché i grandi alberi si stavano innervosendo sempre di più ed erano in procinto di sollevare i loro grossi rami a mo' d'arma.
L'ometto dorato si fece avanti..ò spruzzò contro i loro occhi un’ondata della propria magica sabbia. Tuttavia, le due creature non si addormentarono come si aspettava Jack, ben consapevole di quali fossero gli effetti soporiferi della magia di Sandy.
A sua insaputa, il Quarto Guardiano aveva utilizzato un tipo diverso di sabbia, così che i due alberi fossero messi al corrente della loro identità e dell'urgenza di contattare immediatamente la loro padrona.
La coppia di creature sembrarono guardarsi l'un l'altra con aria incerta, apparentemente impegnati in un qualche tipo di conversazione silenziosa.
Infine, dopo quasi un minuto buono, entrambe lanciarono un potente ruggito in direzione della volta celeste, abbastanza forte da spaventare ogni animale nel raggio di diversi chilometri.
Il quattro spiriti compirono un passo all'indietro, allarmati che quell'azione fosse una sorta di grido di battaglia. Tuttavia, i loro timori vennero presto accantonati quando qualcosa cominciò a sbucare dal terreno.
Terriccio e fango si sollevarono con uno spruzzo. Al contempo, un gigantesco fiore rosso si fece strada tra gli arbusti del sottobosco.
Jack ed Elsa osservarono con occhi meravigliati mentre i petali della pianta si allargavano come ventagli, sprigionando polline dorato e gocce di rugiada in una visione a dir poco idilliaca, quasi onirica. Per un attimo, lo spirito invernale credette di essere stato colpito a sua volta dalla sabbia del Quarto Guardiano.
E fu allora… che il fiore aperto rivelò la figura di una donna, una delle più belle su cui gli occhi dell'albino si fossero mai posati, quasi quanto la stessa Elsa.
Aveva lunghi capelli neri che coronavano un volto dai lineamenti affilati, pallido come il latte, e un corpo sinuoso ricoperto da un lungo svolazzante abito che sembrava fondersi con il verde circostante.
I suoi occhi erano dorati e splendenti come il sole, detentori di una saggezza nascosta: si posarono sulla coppia di alberi umanoidi, per poi vagare in direzione del gruppo di spiriti.
<< Questo… è inaspettato >> commentò freddamente.
La sua voce, eterea e musicale al tempo stesso, sembrò risuonare da ogni dove, come se fossero state le piante stesse a parlare.
L’Omino del Sonno fece un passo avanti, lasciando indietro gli altri due spiriti che contemplavano in silenzio la figura di Madre Natura; le si fermò di fronte e la guardò dritto negli occhi, mentre rivoli di sabbia dorata lo circondavano.
Al vederlo, l'espressione sul volto della donna sembrò ammorbidirsi.
<< Sandy >> salutò con un sorriso appena accentuato << è un piacere rivederti >>
Poi, il suo sguardo si concentrò sulla figura di un certo Re degli Incubi… e si assottigliò.
<< Non posso dire lo stesso della la compagnia che frequenti >> continuò con tono molto più tagliente, mentre viticci e liane presero ad agitarsi freneticamente nell'area circostante, quasi come serpenti sul punto di colpire una preda… o più precisamente, una minaccia.
<< Bello riavere la famiglia riunita >> borbottò a mezza voce l'Uomo Nero.
D'istinto, Jack sollevò il bastone, ma Sandy lo fermò tirandolo per una manica, e lanciò a Pitch uno sguardo eloquente.
L'oscuro spirito sospirò, dopodiché si girò verso Madre Natura con uno dei suoi ghigno brevettati.
<< Mia cara, è sgradevole anche per me ritrovarmi qui - specialmente sotto il tiro dei tuoi amati arbusti - ma temo che ci siano delle cause di forza maggiore che occorre considerare, per poter comprendere al meglio il motivo della nostra piccola... visita, se così possiamo chiamarla. >>
Madre Natura inclinò appena la testa di lato. << E di quali cause stiamo parlando… padre?>>
Sputò l'ultima parola con un tale sottofondo di odio e disprezzo, che Jack si ritrovò a lanciare un'occhiata preoccupata in direzione di Pitch; da una parte, non potè fare a meno di provare un moto di dispiacere nei suoi confronti, dall’altra aveva il forte timore che l’Uomo Nero avrebbe reagito in maniera avventata a causa dell'ostilità della figlia.
Apparentemente, Black sembrò del tutto inalterato dai manierismi della donna, ma lo Spirito dell’Inverno riuscì comunque a intravedere dei piccoli rimasugli di sabbia nera spuntare da sotto il vestito e gorgogliare di sibili minacciosi, per poi sparire quasi immediatamente.
<< Be', la cosa è piuttosto ironica, perché in un certo senso... si tratta di me >> ribatté il Re degli Incubi. << Immagino che la Signora della Terra, uno dei tanti pianeti dello spazio... non avrebbe difficoltà a credere all'esistenza di infiniti universi con altrettanto infinite versioni degli individui che li popolano. >>
Al sentire quelle parole, gli occhi di Madre Natura parvero illuminarsi per la sorpresa. Si girò a scrutare i nuovi arrivati con un'espressione assai più contemplativa, passando brevemente lo sguardo da uno spirito all'altro. Infine, i suoi occhi presero a concentrarsi in particolar modo proprio su Elsa…e si allargarono in riconoscimento, con grande sorpresa del Quinto Spirito.
Fu solo per un secondo, ma all’ex regina di Arandelle sembrò quasi che la mora l’avesse riconosciuta da qualche parte, proprio come Pitch Prime.
 La mente di Elsa cominciò a correre a mille, nel tentativo di comprendere il motivo per cui i membri della famiglia Black la trovassero così familiare, quando lei non li aveva mai incontrati in vita sua.
<< Tu… non sei di queste parti, non è vero? >> chiese Madre Natura, fissandola con un cipiglio consapevole.
L'ex regina di Arendelle deglutì, e annuì prontamente. << Provengo da un regno chiamato “La Foresta Incantata”, situato in un altro mondo. E lo stesso vale per il terribile nemico che adesso, proprio in questo momento, sta minacciando tutta l’esistenza. >>
Emily Jane continuò a fissarla, come se stesse cercando di capire se le sue parole fossero vere o meno. Dopo qualche attimo di silenzio, annuì a se stessa e compì un rapido movimento con la mano destra. Nello stesso istante, numerose radici cominciarono a protrarsi dal terreno, andando a creare una specie di tavolino con cinque sedie associate.
<< Penso che abbiamo una lunga conversazione tra le mani >> disse con tono di fatto, mentre faceva cenno agli spiriti di prendere posto.
Questi si guardarono l'un l'altro con fare incerto, prima di acconsentire alla richiesta della donna.
Al contempo, Madre Natura schioccò le dita e alcune tazzine di porcellana sbucarono dal centro del tavolino, accompagnate da una brocca.
<< Tè? >> offrì, con un'espressione molto più gentile e rilassata.
I quattro spiriti si guardarono interdetti, ma poi fu Jack a prendere la parola.
<< Ehm… ci piacerebbe, ma in realtà è piuttosto urgente che tu sia messa al corrente di tutto >> disse << Quindi si spera che il nostro… Pitch, qui, sia decisamente sintetico. >>
L’Uomo Nero roteò gli occhi, poi tornò a fissare quella che era a conti fatti la figlia.
<< A quanto pare, in uno dei remoti universi sparsi per il cosmo, una mia versione alternativa è riuscita nei suoi propositi di conquista, recuperando il suo antico potere. E cosa più importante di tutte, sembra che sia pure riuscito a fabbricare un’arma che avrebbe le capacità di diffondere la propria influenza in tutto il multiverso. Per certi versi, ne sono quasi orgoglioso. >>
<< È potente >> aggiunse Elsa, mentre lanciava un’occhiataccia in direzione dell’Uomo Nero. << Ha sconfitto i Guardiani senza alcun problema, come se non fossero altro che un fastidio…assieme a tutti coloro che hanno cercato di aiutarli. >>
Madre Natura ronzò contemplativa, mantenendo un'espressione piacevole nonostante le dichiarazioni del gruppo.
<< Capisco. Quindi, deduco che siate venuti fin qui per chiedere il mio aiuto… oh, a proposito, Jack, non ti ho ancora fatto i complimenti per la tua promozione a Guardiano >> aggiunse all'improvviso, sorprendendo il gruppo a causa del cambio di discorso.
Apparentemente indifferente agli sguardi stupiti delle quattro entità, la donna continuò a parlare:
<< Era ora che quel vecchio bacucco lunare scegliesse uno spirito della natura per proteggere i bambini del mondo. Tuttavia, mi aspetto che continuerai a compiere i tuoi doveri di Signore dell'Inverno, sono stata chiara >> proseguì con un tono che non ammetteva repliche, mentre lanciava all'albino un'occhiata particolarmente severa.
Frost rimase spiazzato e interdetto da tale rimprovero, terribilmente simile a quello di una vera e propria madre.
<< Ehm, sì, certo, signora >> borbottò, massaggiandosi la nuca.
Sandy riattirò l’attenzione di Emily Jane con un campanello di sabbia. Dopodiché aprì le mani, creando figure simili a grandi alberi che combattevano i Fearlings, affiancati da yeti, uova, draghi e perfino bizzarri mostri simili a pupazzi di neve indemoniati.
Madre Natura scrutò intensamente il Guardiano dei Sogni. << Sandy… sai bene che preferisco non immischiarmi in certe questioni. >>
Alzò lo sguardo in direzione della volta celeste che si stagliava oltre le chiome degli alberi.
<< Le guerre vanno e vengono… ma la natura sarà sempre qui, e il mio compito e prendermene cura. Non ho tempo per partecipare alle vostre schermaglie tra "bene" e "male" >> aggiunse con un roteare degli occhi, quasi come se trovasse l'intero concetto abbastanza ridicolo.
<< Hmm, sembra che io non mi sia spiegato molto bene, figlia >> replicò Pitch, mentre incrociava ambe le mani davanti al volto, << perché sai... quando ho detto che quest’arma avrebbe diffuso l'influenza della mia controparte in tutto il multiverso… intendevo dire che anche TU saresti finita coinvolta, e che anche la tua preziosa Terra sarebbe stata consumata dall’essenza di Pitch Prime. >>
<< È così che lo chiamiamo per distinguerlo dal nostro Pitch >> la informò Jack.
<< Adorabile >> commentò la donna, mentre lanciava un'occhiata significativa in direzione del padre.
Entrambi gli spiriti rimasero a fissarsi l'un l'altra per quello che sembrò un tempo interminabile. Infine, Emily girò nuovamente lo sguardo in direzione di Elsa.
<< E tu che mi dici, bambina? >> chiese all'improvviso, ricevendo uno sguardo sorpreso ad opera del Quinto Spirito << Pensi davvero che il mio coinvolgimento sia necessario? >>
Elsa apri e richiuse la bocca un paio di volte, non del tutto sicura del motivo per cui Madre Natura in persona stesse chiedendo una simile domanda proprio a lei.
Intuendo la sua confusione, Emily continuò dicendo: << Tu sei molto simile a me, posso sentirlo. Odori di ghiaccio… ma anche di acqua, fuoco, aria e terra. Non so da che mondo provieni, ma immagino che il tuo ruolo in esso sia molto simile al mio.>>
Indicò le piante circostanti. << Quindi ti chiedo, da una levatrice naturale ad un'altra… mio padre dice il vero? Questa oscurità minaccerà anche i miei figli e le mie figlie? >>
Elsa rimase in silenzio e passò brevemente gli su ciascuno dei suoi compagni di squadra, incerta su come rispondere. Infine, notando il sorriso rassicurante che le inviò Jack, prese un respiro profondo e si voltò nuovamente in direzione di Madre Natura.
<< Non posso essere sicura che non stia cercando di aiutarci solo per promuovere i suoi loschi fini >> replicò la ragazza, sincera << Ma ho incontrato la sua controparte…e per quanto tuo padre possa sembrare una minaccia, posso assicurarti che questa sua versione è di gran lunga più pericolosa. È riuscito a mettermi in ginocchio in pochi secondi, riuscendo quasi a trasformarmi in un Fearling. Le sue ombre spopoleranno ovunque…e arriveranno fin qui. E quando scopriranno della tua esistenza, di certo lui verrà a prenderti per timore che tu possa interferire con i suoi piani…e ti renderà uno dei suoi servi, come ha cercato di fare con me. A quel punto…sì:  tutto morirà, anche i tuoi figli. >>
Madre Natura sostenne lo sguardo dell'ex regina, rimanendo in silenzio. Per un attimo, ad Elsa sembrò quasi che stesse cercando di leggere direttamente la sua anima. E considerato quanto era potente… si ritrovò a valutare l'idea che ne fosse capace, per quanto un simile pensiero potesse apparire ridicolo.
Dopo qualche altro attimo silenzio, Emily Jane rilasciò un sospiro apparentemente rassegnato.
<< In questo caso… vi aiuterò >> disse rivolta verso Sandy.
Poi, lanciò un'occhiataccia in direzione di Pitch. << Ma non aspettatevi che vada d'amore e d'accordo con LUI >>
<< Di questo, TESORO... >> replicò l'Uomo Nero, con tono altrettanto acido, << non hai di che preoccuparti. >>
 
 

 
E così, la squadra anti-Pitch Prime è ufficialmente al completo.
La battaglia finale per il destino del multiverso è ormai prossima. Tutti i pezzi sono allineati sulla scacchiera…e non tutti sopravviveranno a ciò che verrà.
Il Flashback iniziale di Pitch, prima che diventasse l’Uomo Nero, è in parta una trasposizione in prosa del fumetto prequel “The Face of Fear” ( che potete trovare qui: https://www.deviantart.com/frogsfortea/art/The-Face-of-Fear-The-Abyss-Stares-Back-448957194 ) e in parte una rielaborazione di ciò che è stato narrato nei romanzi.
Cosa ne pensate di Madre Natura? E perché sia lei che Pitch Prime sembrano aver riconosciuto Elsa? Lo scoprirete nel prossimo capitolo ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 - 12 to midnight ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Ci scusiamo per il ritardo, ma queste ultime due settimane sono state molto impegnative. Anche i prossimi capitoli potrebbero tardare un po’, ma arriveranno. 
Consigliamo a tutti di leggere le note a fine capitolo.
Inoltre, questa fic ha ora una sua Opening ufficiale! Speriamo che vi piaccia: 
https://www.youtube.com/watch?v=YJaMD7e2G_o

Ed ora…Vi auguriamo una buona lettura ;)

 


Capitolo 18 - 12 to midnight
 

101188309-2543630122615310-6137542002952110080-n

We were the kings and queens of promise
We were the victims of ourselves
Maybe the children of a lesser God
Between heaven and hell

Thirty Seconds To Mars - Kings And Queens
 
Attraverso una finestra che dava sull’esterno, Elsa osservò con un’espressione cupa mentre Sandy e Rapunzel si destreggiavano tra colpi di fruste e lampi dorati al di sopra della banchisa artica.
Dopo aver curato Pascal dalle sue ferite, la cugina era stata irremovibile all’idea di allenarsi fino a quando i loro esercito non sarebbe stato pronto per la guerra imminente, più che desiderosa di farla pagare a colui che aveva ridotto il suo fidato compagno in quello stato.
La realtà di ciò che stava per accadere fu sufficiente a stringere il cuore dell’ex regina di Arandelle. Per anni aveva fatto del suo meglio per evitare ogni possibile conflitto tra il suo regno e quelli adiacenti, arrivando perfino al punto di perdonare Hans per i suoi crimini, così da non suscitare l’ira delle Isole del Sud. Ora, a dispetto di tutto…avrebbe comunque combattuto in un conflitto in cui la persone che conosceva sarebbero potute morire. Era una prospettiva a dir poco schiacciante.
All'improvviso, Elsa sentì un brivido freddo percorrerle la spina dorsale. D’istinto, drizzò la testa.
Lei non era certo quel tipo di persona sensibile al freddo: quel brivido derivava da qualcos'altro. Una sensazione di paura e impotenza, la stessa che provava un passerotto alla presenza di un gatto famelico.
La sensazione… di sentirsi una preda.
E in quella base, c'era solo un essere che avrebbe potuto suscitare qualcosa di simile nell'animo agguerrito del Quinto Spirito.
<< So che sei lì. Mostrati >> ordinò freddamente, mentre volgeva un'occhiata glaciale in direzione dell'angolo più buio della stanza.
Pochi secondi dopo, l'inconfondibile figura di Pitch Black si fece strada oltre le ombre di quel punto, il volto adornato da un'espressione vagamente impressionata.
<< Sono davvero poche le persone che non riesco a prendere di sorpresa >> disse con un sottofondo di ironico divertimento.
<< Dunque è tua abitudine sfoggiare tale maleducazione? Per qualche ragione, non faccio fatica a credere che sia tra le tue "virtù" più note >> ribatté Elsa, senza ammorbidire il tono.
Lo spirito si ritrovò a ridacchiare di fronte alla spavalderia della giovane donna. << La mia controparte deve averti proprio conciata per le feste, a giudicare dall'ostilità che nutri nei miei confronti. >>
Inclinò leggermente la testa di lato, in apparente curiosità.
<< Dimmi… che cos'hai visto mentre eri sotto gli effetti della sua magia? >>
Suo malgrado, la ragazza si sentì scossa da una simile domanda, ma fece del suo meglio per non darlo a vedere. Ormai, dopo tanti anni, il mascherare le proprie emozioni era divenuta una reazione quasi automatica.
Si strinse appena nelle spalle e incrociò le braccia per dissimulare il primo gesto, per poi mettere su un’espressione sospettosa.
<< Perché ti interessa? >>
L'Uomo Nero si limitò a scrollare le spalle.
<< Chiamala… curiosità professionale >> disse, in tono apparentemente sincero << Dopotutto, si tratta pur sempre di una magia con cui ho MOLTA familiarità. Mi piacerebbe sapere come la mia controparte sia riuscita a migliorarla a simili livelli. >>
Elsa inarcò le sopracciglia. Quel menzionare la sua oscura e terribile controparte e, al contempo, ritrovarsi adesso davanti l'Uomo Nero…le avevano fatto tornare in mente un particolare apparentemente insignificante: la prima volta in cui si erano visti, quell'essere l'aveva guardata un istante con uno sguardo strano, quasi... di familiarità. Proprio come Madre Natura.
Ma non aveva alcun senso... eppure, ecco che Black si era palesato di fronte a lei, apparentemente spinto da una "curiosità professionale".
<< C'era qualcosa di strano in lui >> gli disse, confessando quindi le proprie perplessità << quando ci siamo incontrati la prima volta... mi ha guardata in modo... strano. >>
<< Davvero? >> domandò l'oscuro spirito, il volto ora adornato da un'espressione improvvisamente tesa << Mi domando il perché...>>
<< Anche io >> ribatté la ragazza, lanciandogli un'occhiata indagatrice << e speravo tu avessi la risposta. >>
Pitch rimase in silenzio per quasi un minuto buono, limitandosi a fissarla. Sembrava quasi stesse discutendo con se stesso sulla possibilità di rispondere o meno.
Quando quel lasso di tempo giunse al termine, prese un respiro profondo.
<< Il nome "Seraphina Pitchiner" ti dice qualcosa? >> chiese, con tono colmo d'anticipazione.
Il Quinto Spirito scosse la testa. << Ha il cognome di tua figlia... il tuo >> notò.
<< Era il nome di mia moglie >> disse l'Uomo Nero, sorprendendo la giovane donna. << Tu… le somigli molto. >>
Gli occhi azzurri della ragazza si spalancarono per la sorpresa. << I... io? >>
Black annuì in risposta.
<< Oh, sì >> confermò, con voce quasi rassegnata. << Gli stessi capelli biondi. i suoi occhi azzurri come il cielo… una pelle bianca come la neve stessa. Sembri quasi la sua copia esatta. >>
Elsa non sapeva come interpretare il tono che accompagnò quelle affermazioni: sapeva solo che i brividi erano tornati a tormentarla, propagandosi in tutto il suo corpo.
<< Ma io non sono lei >> replicò, cercando di nascondere l'inquietudine palese.
<< Credimi, ne sono perfettamente consapevole >> ribatté Pitch, mentre compiva un passo nella sua direzione << Hai il suo aspetto, certo… e chissà, forse anche un po' della sua personalità. Ma in te c'è qualcosa di diverso… un'oscurità nascosta, familiare... >>
Si bloccò di colpo, per poi arricciare ambe le labbra in un sorriso consapevole.
<< Paura. Oooooooh… così tanta paura.>>
<< Non è vero! >> rispose lei in uno scatto nervoso, non degno della sua persona.
<< Questo non ti riguarda >> riprese l’istante dopo, in tono più affilato, cercando di riparare la falla nel proprio atteggiamento.
<< Oh, ma vedi, Elsa… io sono il sovrano indiscusso della paura >> replicò lo Spirito, visibilmente divertito dalla sua reazione << E proprio per questa ragione… mi riguarda eccome. Non ci avevo fatto caso, la prima volta che ci siamo incontrati. Pensavo che tutti quei timori che sentivo su di te non fossero altro che i residui della magia di Pitch Prime. Invece… sono una parte fondamentale di quello che sei. >>
Porse una mano in avanti e la poggiò sulla guancia di Elsa, facendola sussultare.
<< Sì, ora posso vederlo chiaramente. La paura di non poter controllare i tuoi poteri… di ferire la tua preziosa sorellina… di essere considerata un MOSTRO... >>
Ad ogni parola, il volto dell'uomo cominciò a contorcersi in un'espressione quasi inebriata.
<< Eri così spaventata.… così sola. Per certi versi, lo sei ancora >> continuò implacabile, mentre le volgeva un'occhiata meravigliata << Ma dove ti eri nascosta, quando avevo bisogno di te? >>
La ragazza emise un rantolo, il petto che si alzava e si abbassava all'impazzata, mentre nuvole di vapore gelido fuoriuscivano dalle sue labbra. Si sentiva congelata sul posto - un ossimoro assurdo, trattandosi di lei - ma era tutto merito della paura, una situazione terribilmente familiare, specie dopo che lui aveva rievocato tutto quello che aveva passato quando era più giovane.
<< Stai lontano! >>
Dovette fare uno sforzo estremo per indietreggiare di scatto e porre le mani in avanti, in segno di minaccia.
Pitch ridacchiò. < Andiamo, per quanto possa sembrare ironico… da me non hai nulla da temere. Al contrario! >> esclamò con voce gioviale, gli occhi ora illuminati da un folle luccichio. << Immagina cosa potremmo fare insieme, una volta che avremo sventato questa crisi. Con i nostri poteri… potremmo essere inarrestabili, lo sai? Io potrei darti il mondo! >>
Dopo aver pronunciato tali parole, volse al Quinto Spirito un sorriso molto più gentile, mentre si porgeva in avanti.
<< Potresti diventare la mia regina oscura. Dopotutto, niente si sposa meglio col freddo... >>
<< ...Dell'oscurità!? >>
All'improvviso, come dal nulla, la figura di Jack Frost si interpose fra lui e l’ex regina di Arendelle, gli occhi ridotti a due lame di ghiaccio e la punta ricurva del bastone crepitante di energia direzionata contro l'Uomo Nero.
<< Sei monotono, Black, cambia disco >> gli sibilò, la voce vibrante di viva collera.
Inizialmente sorpreso dall'entrata in scena del Quinto Guardiano, Pitch mantenne il suo sorriso cordiale e alzò ambe le mani in segno di resa.
<< Pace, Frost, io e la tua amichetta stavamo solo avendo una conversazione. >>
<< E io ti sto semplicemente ricordando che sei sotto la mia personale sorveglianza >> replicò lo Spirito dell'Inverno, livido.
L'oscuro spirito rilasciò un sospiro apparentemente affranto.
<< I giovani d'oggi. Così possessivi verso coloro a cui tengono >> commentò, con un ghigno, mentre volgeva alla coppia di spiriti invernali un sorriso consapevole << Ma prego, non lasciate che la mia presenza vi sia d'intralcio! Se volevate un po' di privacy… tutto quello che dovevate fare era chiedere. >>
E, detto questo, si voltò e cominciò ad allontanarsi, non prima di aver lanciato un'ultima occhiata in direzione di Elsa.
<< È stata una conversazione davvero illuminante, mia signore. Dovremmo rifarlo, qualche volta. >>
<< Vattene via >> ringhiò Jack.
Con un'ultima risata beffarda, l'Uomo Nero scomparì tra le ombre. Il Quinto Guardiano si voltò subito verso il Quinto Spirito e cominciò a ispezionarla con attenzione.
<< Stai bene? Ti ha fatto qualcosa? Sei ferita? >> domandò velocemente, ispezionandola con lo sguardo << Dammi solo una parola e lo ridurrò ad un cubetto di ghiaccio fino al prossimo disgelo... >>
<< Jack! >> esclamò Elsa, interrompendo le farneticazioni del Guardiano. Internamente toccata dalla sua preoccupazione, prese un respiro profondo e gli sorrise dolcemente. << Sto bene. Mi ha solo messo un po' a disagio, tutto qui >>
<< E ti sembra poco!? >> esclamò lo Spirito dell'Inverno, ma poi inclinò il capo e inarcò le sopracciglia << Che cosa ti ha detto? >>
L’ex regina di Arendelle si dondolò sulla punta dei talloni per qualche istante, non del tutto sicura se avrebbe dovuto rivelargli ciò che l'Uomo Nero le aveva confidato. D'altro canto, Jack non era stato altro che onesto, con lei.
E dopo ciò che aveva fatto per salvarla… si era guadagnato la sua eterna fiducia, come nessun'altra persona al di fuori di Anna.
<< A quanto pare, possiedo una notevole somiglianza con la sua defunta moglie >> confessò, dopo qualche attimo di silenzio.
A quella dichiarazione, l’albino spalancò le palpebre, deglutendo appena. << Okay, sì, detta così… questo è... inquietante... non ti ha mica avvicinato per questo? >>
Gli era uscito un tono velenoso e minaccioso, mentre le palpebre gli si assottigliavano.
La bionda ridacchiò nervosamente.
<< Potrebbe avermi offerto di diventare la sua regina oscura una volta confitto Pitch Prime...o qualcosa del genere >> borbottò con un rossore imbarazzato, a causa dell'intensità del suo sguardo.
Quasi inconsciamente, si ritrovò ancora una volta a perdersi in quei pozzi blu che aveva per occhi, così simili a suoi… eppure diversi, pieni di malizia e di una forza che lei era riuscita a trovare solo di recente, quando aveva accettato il suo ruolo di Quinto Spirito.
Le intenzioni di Jack erano abbastanza evidenti: aveva una gran voglia di sbottare, di girarsi e andare a riempire Pitch di palle di neve fino a ridurlo ad un colabrodo... almeno finché non si rese conto nel concreto che la ragazza lo stava guardando dritto negli occhi.
Non poté fare a meno di perdersi a sua volta in quei brillanti lapislazzuli, grandi e dolci, ma allo stesso profondi, detentori di una grande saggezza... e allo stesso tempo un immenso dolore condiviso.
<< Tu... >>
Diamine. Che cosa voleva dire? Perché le parole gli uscivano senza che potesse trattenerle, senza che prima avesse modo di riflettere, in modo da evitare certe figuracce!?
<< Se ciò accadesse davvero…tu ti perderesti >> mormorò infine << Ti perderesti per sempre... >>
In tutta risposta, la bionda si limitò a fissarlo con un sorriso ironico. << Pensi davvero che abbandonerei la mia famiglia e tutto ciò per cui ho lavorato solo a causa di una promessa di potere? >>
<< A volte il dolore può essere capace di cose terribili, Elsa >> non poté fare a meno di mormorare il ragazzo, ripensando al proprio alter ego.
<< Vero >> concordò l'altra, in tono di profonda consapevolezza << Ma nel caso si verificasse una simile eventualità… spero che sarai lì per impedirmi di fare qualcosa di molto stupido. >>
<< Sono io quello stupido qui >> replicò subito Jack, con un sorrisetto << È chiaro che impedirò che qualcun altro osi rubarmi il primato. >>
Malgrado la situazione, Elsa si ritrovò incapace di trattenere una risata.
Mentalmente, contro ogni previsione, si ritrovò a chiedersi se pure sua madre e suo padre si erano trovati in una situazione simile, la prima volta che si erano incontrati. Per loro era stato lo stesso? Avevano incontrato reciprocamente una persona con cui si erano sentiti a proprio agio e al sicuro, capace di farli ridere?
Fece appello ad ogni oncia di autocontrollo che aveva in corpo per non arrossire seduta stante.
Da dove diavolo le era saltata fuori una simile idea? Il rapporto tra lei e Jack era COMPLETAMENTE diverso da quello dei suoi genitori!
Almeno, era quello che continuava a ripetersi. Aveva vissuto per anni con la convinzione che non avrebbe mai dovuto preoccuparsi di questioni banali come l'amore.
Allora perché… il suo cuore batteva più forte ogni volta che si trovava in presenza dell'albino?
Scosse la testa per liberarsi da quei pensieri e volse al ragazzo un sorriso tirato.
<< Allora, vuoi imparare a costruire un esercito di pupazzi di neve? >>
Jack non rispose. Si era perso nell'osservare i suoi occhi che si assottigliavano e le sue labbra che venivano morse, dapprima per trattenersi, per poi aprirsi e farla scoppiare in quella risata cristallina e paradisiaca che le aveva sentito fare durante la battaglia a palle di neve.
Gli piaceva osservare ogni minimo dettaglio di lei, dalle espressioni facciali, alle reazioni... ad ogni manifestazione della sua personalità. Elsa era come la neve: a seconda di come la situazione lo richiedesse, sapeva essere dolce, giocosa, spensierata, oppure fredda, seria, sicura e implacabile.
Come un po' lo era anche lui, no? Dopotutto, erano entrambi incarnazioni della neve e dell’inverno.
Lui tendeva ad essere più orientato al divertimento, lei al dovere… però…nonostante le loro personalità così diverse, miravano allo stesso obbiettivo: proteggere gli altri.
 Quando parlavano lui avvertiva sensazioni... umane, qualcosa che uno spirito non poteva manifestare... non così, non con tale intensità. Era possibile che fosse...?
Ma no, era assurdo. Insomma, era un’idea semplicemente strampalata! Eppure... lo spirito conosceva il nome di quelle sensazioni. Era già stato con Dentolina, dopotutto.
Ma ora…la situazione gli sembrava completamente diversa. Perché con Elsa non sentiva solo le farfalle nello stomaco... sentiva la beatitudine, la pace e la spensieratezza.
D’istinto allungò la mano e strinse quella della giovane donna. << Elsa... >>
<< Ehm… sì? >> domandò l'altra, internamente spiazzata e curiosa da quel gesto e dal motivo per cui l'eterno adolescente sembrasse improvvisamente così nervoso.
<< Io... >> Lo spirito dovette deglutire a fondo per proseguire nella frase << Io... ti vedrò ancora, quando tutta questa storia sarà finita? >>
Elsa sgranò gli occhi, visibilmente sorpresa dalle parole del Guardiano. Il suo sguardo si addolcì, mentre poggiava  il palmo della mano libera sul dorso di quella del ragazzo.
<< Ogni volta che lo vorrai >> gli rispose dolcemente << Ormai ti considero un amico prezioso, Jack. Gradirei molto poter passare più tempo con te. In circostanze… meno burrascose >> aggiunse, con un piccolo sorriso.
Frost fece appello a tutta la forza che aveva in corpo per non rilasciare un sospiro sollevato.
<< Già, certo... in fondo noi siamo amici, no? >> replicò, in tono incerto.
<< Sì >> confermò l'altra, con voce altrettanto tirata.
Rimasero in silenzio per un altro po', fino a quando Elsa non compì un paio di colpi di tosse.
<< Quindi… esercito di ghiaccio? >> chiese.
Lui le regalò un sorriso splendente a trentadue denti. << Esercito di pupazzi di neve assassini >> ridacchiò in risposta.
Dopodiché si allontanarono, e non si curarono affatto di lasciare le proprie mani unite nel farlo.
A dispetto di quello che credevano i due spiriti, tuttavia, Pitch non se ne era mai davvero andato dalla stanza. Aveva continuato a osservarli con placido interesse durante tutta la durata della loro conversazione, nascosto tra le ombre.
Una volta allontanati, l'Uomo Nero fuoriuscì dal suo nascondiglio, il volto adornato da un'espressione impassibile.
<< Potrei vomitare >> mormorò a se stesso, per poi rendersi conto di una seconda presenza alle sue spalle. << Cosa ti porta qui, figlia mia? >>
Madre Natura si limitò ad incrociare ambe le braccia davanti al petto.
<< Vedo che non sei cambiato molto, dall'ultima volta che ci siamo incontrati >> rispose freddamente << Sempre a provocare guai, ovunque tu vada, anche in una situazione come questa. È più forte di te, non è vero? >>
Pitch si voltò verso di lei, restituendo il suo sguardo.
<< Ti saresti aspettata qualcosa di meno dal tuo vecchio, Emily? >> ribatté in tono beffardo.
<< No >> fu la fredda risposta << mi sarei aspettata forse qualcosa di ancora più viscido e meschino. >>
L'Uomo Nero rilasciò un sonoro sbuffo. << Farò in modo di soddisfare le tue aspettative, la prossima volta. C'è una ragione particolare per cui sei qui? O volevi solo tenermi d'occhio e assicurarti che non provassi ad uccidere i tuoi nuovi, piccoli amici? >>
<< Volevo assicurarmi che non tentassi alcun tipo di tiro mancino >> ribatté << Uccidere uno dei membri sarebbe stato alquanto stupido da parte tua, considerata la situazione nella quale sei infilato. Ma tramare è qualcosa che ti riesce molto bene. Jack non è l'unico che si è prefissato di tenerti d'occhio. >>
<< Quindi ora non ho una, ma ben due baby sitter! >> esclamò l'uomo, mentre alzava lo sguardo in direzione del soffitto << E una di loro è mia figlia, per giunta! Oh, Manny, che cosa ho fatto per meritare un simile onore? >>
<< Naturalmente la tua è una domanda retorica. >>
Pitch si limitò a roteare gli occhi. << Ancora mi dai la colpa per quello che hai passato, non è vero? >>
<< Ti saresti aspettato qualcosa di meno da tua figlia, Kozmotis? >> replicò lei.
L'oscuro spirito si bloccò di colpo.
<< Quello non è più il mio nome >> ribatté freddamente, gli occhi ora stretti in un paio di fessure.
Madre Natura non si lasciò affatto sfuggire quel gesto, e per qualche istante inarcò le sopracciglia, illudendosi di averlo immaginato.
Lo fissò per qualche istante, senza lasciar trasparire alcuna emozione. Poi, contro ogni propria previsione, si vide addolcire appena il tono e la postura.
<< In questo caso, forse nemmeno Emily Jane dovrebbe essere più il mio nome. Ma non è così. >>
Per un attimo, Pitch sembrò preso decisamente in contropiede dalla risposta della figlia. Scosse la testa e chiuse il volto in un'espressione impassibile.
<< Kozmotis Pitchiner era debole… un uomo che pensava solo a compiacere gli altri, privo di qualunque tipo di ambizione. Perché mai vorresti ricordarmi come lui? >>
<< A quanto pare la tua memoria è più corta e distorta di quanto immaginassi >> ribatté lei, piccata << Era un uomo generoso, gentile e altruista. È l’uomo che mi ha cresciuta, che mi ha amato con tutto se stesso, che mi ha insegnato tutto quello che so e la cui grande forza d'animo mi ha permesso di diventare molto di più. Non sarei mai sopravvissuta alla trasformazione che la Terra aveva predisposto per me… se non avessi avuto qualcosa per cui lottare, a cui aggrapparmi. Io non volevo morire quel giorno... perché sono stata ispirata a non arrendermi mai. >>
Il Re degli incubi la fissò sorpreso. Dopo qualche secondo di silenzio, il suo sguardo sembrò addolcirsi.
<< Non posso essere di nuovo quell'uomo, Emily. >>
<< Io non ho mai detto di rivolere indietro quell'uomo >> mormorò la ragazza, e i suoi occhi color dell'oro, identici a quelli dell'altro, si fecero grandi, e la sua voce più accorata, mentre parlava << L'unica cosa che ho sempre voluto…è mio padre. >>
Pitch si limitò a scrutare dritto in quelle pupille del colore del sole, per quello che sembrò un tempo interminabile.
Alla fine, rilasciò un altro sospiro… e si voltò, dandole le spalle. << È troppo tardi per me, figlia mia. Tuo padre non tornerà… non come lo vuoi tu. Ormai… ci sono solo io. >>
<< Perché continui a chiamarmi figlia, se non sei più lui? >> domandò Emily Jane.
Alla sua domanda… Pitch non sapeva davvero come rispondere. E non rispose. Scivolò tra le ombre della sala e scomparve nell'oscurità ancora una volta.
Rimasta completamente sola, calde lacrime cominciarono a scivolare lungo le guance di Madre Natura.
 
                                                                                                                         ***
 
Quella era la vigilia della battaglia. Anna lo sapeva bene, bastava vedere come la sala dell’Osservatorio fosse praticamente la sola ala della fabbrica di Babbo Natale ad essere deserta, viste le preparazioni per la guerra in cui yeti e perfino i piccoli elfi erano impegnati. E naturalmente, anche sua sorella e sua cugina lo erano: tutto non era altro che il preludio al destreggiarsi sul campo di battaglia.
La regina di Arendelle sospirò, stringendosi nelle spalle mentre sedeva su una poltroncina di velluto recuperata lì vicino.
<< Perché quel muso lungo, vostra altezza? >> chiese una voce familiare e profonda da sopra di lei.
La giovane donna alzò appena lo sguardo, incontrando i caldi occhi azzurri di Babbo Natale in persona.
<< Forse miei biscotti non erano così buoni, questa volta? >>
<< Ehi, suvvia, sembro così regale!? >> esclamò la rossa, con disappunto << Chiamami pure Anna! E comunque no, cosa andate a pensare!? I vostri biscotti sono spaziali! Incommensurabilmente buoni! Straordinariamente deliziosi! E non ho affatto il muso lungo, cosa ti fa pensare che abbia il muso lungo? >>
Nonostante le esclamazioni apparentemente gioiose della donna, il volto di Nord rimase una maschera impassibile: inarcò un sopracciglio cespuglioso e prese a scrutarla con curiosità.
<< Allora, perché voi essere qui tutta sola, mentre altri si preparano per la battaglia? >> domandò con sincero interesse.
Il sorriso si gelò sulle labbra di Anna, colpita nel segno. Tirò un lungo sospiro e appoggiò i palmi sulle ginocchia, il capo chino.
<< Al momento, penso di essere la persona più inutile nella storia delle guerre >> mormorò << Andiamo, che cosa ci faccio ancora qui? Non ho poteri, non ho armi magiche... perfino Hiccup e Astrid, che sono umani come me, sono stati capaci di offrirvi supporto! Mentre io… >>
Al sentire quelle parole, lo sguardo sul volto del vecchio sembrò addolcirsi, diventando improvvisamente comprensivo.
<< Non penso che voi diate abbastanza credito a voi stessa. Quanti umani di questo mondo possono dire di aver affrontato Fearlings ed essere sopravvissuti? Posso assicurarvi che sono tutti in questa fabbrica… e voi siete una di loro >> affermò gentilmente, mentre posava la grossa mano sulla sua esile spalla.
<< Grazie, ma... >> Anna scosse il capo << Questo non cambia. Se Elsa non fosse stata lì, pronta ad offrirmi un'arma…e se io non fossi stata in mezzo ai piedi, seguendo come un'incosciente Rapunzel in quel portale... >>
<< Forse Fearling che VOI ha eliminato avrebbe attaccato tua sorella o qualcuno di miei amici >> terminò Nord, prima di stringersi nelle spalle << Chi può sapere cosa sarebbe successo se voi non foste giunta qui? Io so solo cosa vostra presenza ha portato! Un Fearling in meno di cui preoccuparsi, e questo essere molto più di quanto avrei mai potuto chiedere voi. >>
Detto questo, l'espressione sul volto dell'uomo si fece improvvisamente cupa.
<< Guerra è sempre brutto affare. E sono sinceramente dispiaciuto che voi e vostra sorella siate state coinvolte in quello che doveva essere un conflitto nostro e solo nostro >>
<< Non è vero >> ribatté la regina << quella faccia da schiaffi di Pitch Prime minaccia l'intero universo con la sua macchina, e quindi anche noi. Neanch'io sarei rimasta a guardare... se non avessi avuto un regno intero a cui badare! Oh, santo cielo, spero che Kristoff e Eugene stiano bene e stiano tenendo la situazione sotto controllo ad Arendelle... >>
<< Ah! >> esclamò Nord, battendole la mano sulla schiena, quasi facendola cadere in avanti. << Parlate come vera guerriera! Voi ricordate me quasi un giovane me, quando ero appena diventato Guardiano. Sempre in cerca di nuovi avversari ero, senza mai badare alle conseguenze. >>
Scosse la testa, le labbra ora arricciate in un sorriso nostalgico.
<< Ma ora basta parlare di me, qui si tratta di VOI! >> continuò, mentre indicava la ragazza con fare drammatico. << Dunque, voi dite di essere inutile per battaglia imminente, non è così? Desiderate essere più forte, se ho capito bene. >>
<< Sì, è proprio così! >>
<< Allora non disperate, mia signora, perché credo di avere soluzione che fare per voi. Prego, seguite me! >>
E, detto questo, Claus cominciò ad allontanarsi. Inizialmente titubante, la rossa fece come richiesto.
Dopo alcuni minuti, i due si ritrovarono nei pressi di una grossa porta blindata, apparentemente fatta di un qualche tipo di metallo.
Nord volse un'occhiata significativa in direzione della giovane donna.
<< Ve lo chiederò per ultima volta, regina Anna. Passata questa porta… non si torna indietro. Voi diverrete parte di conflitto imminente… e non potrete evitarlo. Siete davvero sicura di voler compiere simile passo? >>
<< Ehm, signore, adesso mi state spaventando >> fece lei, con una risatina nervosa << cosa accidenti ci avete infilato lì dentro!? >>
<< Oltre questa porta… si trova arma più potente da me creata >> continuò il Primo Guardiano, con uno sguardo serio. << Fabbricata per essere usata durante prima guerra tra Pitch e Guardiani. >>
Puntò un dito nella sua direzione.
<< E ora… ho intenzione di dare essa a voi. Quindi vi chiedo di nuovo… siete sicura di vostra scelta? >>
A quel punto, Anna ammutolì, percependo addosso tutto il peso di quella dichiarazione e della responsabilità che portava. Un tempo si sarebbe gettata senza riflettere, ma non ora.
Era davvero questo che voleva? Farsi il carico e la responsabilità di un’arma, gettarsi sul campo di battaglia? Be’, in tutta sincerità…sì. Ma non lo stava facendo per il semplice gusto della sfida, della competizione o del brivido di un’avventura. Chissà, forse l’avrebbe fatto anni fa.
Ma non ora. Ora voleva combattere per salvare il proprio regno, per proteggere sua sorella e impedire che l’intero multiverso subisse una terribile sorte.
Prese un respiro profondo, serrando i pugni, prima di annuire solennemente.
A quel punto, Nord afferrò la maniglia della porta: questa venne attraversata da un bagliore azzurro, in risposta alla forma biometrica di colui che l'aveva costruita, dopodiché spalancò il cardine, rivelando gli interni della stanza… e ciò che essa conteneva.
Anna spalancò gli occhi per la sorpresa. Appesa al muro del magazzino, infatti, spiccava quella che aveva tutta l'aria di essere una sorta di bizzarra armatura di metallo.
Di aspetto, ricordava vagamente il Genio di un racconto che aveva letto molte volte quando era una bambina, Le Mille e Una Notte.
<< Che cos'è? >> domandò, meravigliata.
Nord sorrise e le fece cenno di entrare. << Questa, mia cara, è armatura da battaglia Djinn! Inizialmente creata per combattere le orde di Pitch Black, prima che sorgessero ehm… complicazioni >> aggiunse quasi sottovoce.
<< Ehm... in che senso complicazioni? >> fece lei, nervosa.
A quella domanda, le guance della Leggenda si tinsero di rosso. << Avrei dovuto indossarla io, ma… diciamo solo che avevo calcolato male mia, ehm… stazza >> borbottò imbarazzato
A quelle parole, Anna sgranò gli occhi e si morse il labbro per trattenere e dissimulare una risata. Tossicchiò. << Quindi... esattamente come potrebbe aiutarmi? >>
L'espressione di Babbo Natale tornò a farsi eccitata.
<< Questa armatura è stata costruita usando metalli contenuti in roccia lunare caduta secoli fa >> disse con orgoglio, mentre picchiettava il metallo dell'automa << Una volta raffreddato, metallo non può più essere distrutto! E questa essere anche ragione per cui non ho potuto ridimensionarla >> aggiunse più a se stesso che a lei, con uno sguardo cupo.
Poi scosse la testa e tornò a sorriderle. << Comunque sia, non volevo andasse sprecata. Speravo che, prima o poi, avrei avuto altra possibilità di fare uso di essa, così l'ho dotata di alcune formidabili magie! Conferisce a chi la indossa forza di mille uomini, può volare e convertire luce di sole e luna in colpi di energia da usare contro nemici! Niente male, vero? >>
<< Ma... ma... ma è incredibile! >> esclamò la regina, oltremodo eccitata << Ma siamo certi che possa starmi? >>
<< Potrebbe stare te un po' larga >> ammise Nord. << Ma nel complesso, te dovrebbe essere in grado di indossarla. >>
E, detto questo, pigiò un pulsante situato lungo il collo dell'automa. Si udì il suono familiare di ingranaggi che giravano, presto seguito dall'armatura che si apriva letteralmente in due.
<< Coraggio, non siate timida. Provatela! >>
<< Ehm... non l'ho mai fatto prima, come...? >>
<< Dovete solo mettere voi comoda al suo interno >> rispose l'uomo, indicando gli interni dell'armatura. << Si chiuderà automaticamente. Non preoccupatevi, sarò qui con voi tutto il tempo! >>
Dopo qualche istante di esitazione, Anna si avvicinò all'armatura, e deglutendo, si sistemò nella parte aperta. Subito il metallo si mosse e aderì completamente al suo corpo, ricoprendola da capo a piedi. Si vide calare l'elmo sul volto e per un attimo terribile pensò di non vedere più nulla, ma poi scorse negli occhi un lampo di luce e lo spettro dei colori tornò alla normalità.
<< Allora, come vi sentite?>> domandò Nord dall'altra parte della copertura in metallo.
<< È... è pazzesco! >> esclamò la ragazza. Non poteva udirsi, ma dall'esterno la sua voce era divenuta vagamente metallica. << Non vedo l'ora di provarla! >>
<< Oh, non sarà difficile, ve lo assicuro. Tutto quello che dovete fare è alzare mano, pensare a sparare e... >>
Non ebbe la possibilità di finire la frase.
Anna alzò la mano per puro istinto dal palmo metallico dell’armatura partì un potente lampo di luce che colpì la parete opposta, lasciando un profondo solco fumante.
Il Primo Guardiano rimase basito, incapace di proferire parola per quasi un minuto buono.
<< Šostakóvič… forse sarà meglio provare fuori. >>
<< Buona idea >> concordò Anna, annuendo energicamente tramite l’elmo.
Eppure, nonostante quello che era appena successo, la giovane regina non poté fare a meno di provare un moto di sollievo ed eccitazione.
Adesso avrebbe potuto combattere… avrebbe potuto aiutare sua sorella. E alla fine, questo era tutto ciò che importava.
 
                                                                                                              ***
 
Dentolina poteva sentirlo fin dentro le sue ossa semi-cave da uccello che la battaglia era ormai alle porte. Per questo la Fata del Dentino non poteva sprecare neppure un minuto del proprio tempo: era stata una guerriera anche lei, e come tale non intendeva arrivare impreparata, anzi, sapeva di non poterselo permettere.
Per questo si era recata nella sala d’allenamento situata proprio nella parte più bassa del palazzo di Babbo Natale, utilizzata dallo stesso Nord per affinare le proprie abilità con la spada.
Piazzando tre manichini al centro della stanza, si destreggiava fra essi lasciando serpeggiare le lame delle sue spade e le piume affilate, mosse solo dalla sua magica volontà.
<< Ehm...è permesso? >> domandò una voce familiare alle sue spalle che la costrinse a fermarsi di colpo.
La Guardiana dei Ricordi si voltò di scatto, le spade pronte per debellare qualunque minaccia, e i suoi occhi rosa si posarono sulla massiccia figura di Maui, ancora vestito con l'abito da Babbo Natale che Nord gli aveva prestato.
L'uomo alzò ambe le mani in segno di resa.
<< Il vecchio mi ha detto che questa era una sala d'allenamento. Ma se vuoi, posso passare più tardi... >>
<< C'è abbastanza spazio per tutti e due >> replicò la Terza Leggenda in tono gentile, indicando il resto della sala con un cenno della spalla << e il nostro tempo è agli sgoccioli, è meglio non rimandare niente. >>
<< Oh >> fece il polinesiano, sbattendo le palpebre un paio di volte. << In questo caso… ti piacerebbe uno sparring partner? >> domandò con tono imbarazzato.
La Fata inarcò un sopracciglio. Si sarebbe aspettata quella proposta presentata assieme ad un palese flirt, ormai era convinta di aver inquadrato abbastanza bene il tipo di persona che era Maui. Sembrava che qualcosa lo stesse disturbando.
Alla fine, la colibrì sollevò la spada e lo indicò con la punta della lama.
<< E va bene, vediamo che sai fare. >>
<< Davvero?! Ehm… sì, volevo dire… combattiamo! >> esclamò il semidio, assumendo a sua volta una posizione d'attacco ed estraendo il suo fidato amo.
Tuttavia, Dentolina notò subito che mancava completamente di qualunque tipo di disciplina. Il corpo dell'uomo era un po' sbilanciato, e il modo in cui le stava indicando l'arma era più simile ad una sorta di invito ad attaccarlo che ad una vera mossa offensiva.
Volle metterlo alla prova. Si lanciò in avanti e provò a vibrare un fendente verso il fianco. Maui reagì all'istante, dimostrando - se non altro - i sensi acuti di una persona che aveva affrontato molte battaglie.
Parò il colpo di lama con la parte ricurva dell'uncino, il volto adornato da un sorriso orgoglioso.
<< Ah! Nessuno può prendere Maui di sorpre-...>>
Ma ecco che la Fata infilò la lama della spada dentro la fessura ricurva dell'amo, fece pressione e con un fluido ma forte movimento lo scansò di lato, facendolo precipitare a terra.
L'uomo si abbatté al suolo con un forte gemito, sollevando una nuvola di polvere.
<< Ugh… okay, poteva andare meglio >> borbottò più a se stesso che alla sua avversaria.
<< Ti sei distratto, hai perso tempo a pavoneggiarti >> ribatté la colibrì, fissandolo dall'alto in basso, una mano sul fianco << E per di più, sbilanci troppo il tuo peso muovendoti in quel modo! >>
<< Ehi! >> protestò l'uomo, mentre si rialzava da terra << Non ho mai avuto problemi con il mio modo di combattere! Mi ha permesso di sconfiggere praticamente ogni avversario che fosse stato così sciocco di sfidarmi. >>
<< Almeno fino ad ora >> replicò lei, cupa << Chi ti ha insegnato? >>
A quella domanda, il polinesiano si limitò a stringersi nelle spalle.
<< Nessuno. Sono completamente autodidatta. >>
Gli occhi rosa della Terza Guardiana si allargarono.
<< Oh, be'... questo spiega le tue mosse >> sospirò << anche se non nego che tu te la sia cavata molto bene con quello squalo. >>
A quelle parole, l'espressione sul volto di Maui mutò in un cipiglio contemplativo.
<< Ma a confronto di combattenti come te e quel Pitch… sono pessimo, non è vero?>> domandò retoricamente.
La Fata tirò un lungo sospiro. Non voleva essere così brutale, ma tanto valeva essere franchi.
<< Be', sei decisamente scarso al confronto. Anche se quel Prime non lo conterei, dato che è stato capace di annientarci tutti. Lui è proprio su un livello superiore. Piuttosto, come te la sei cavata con i Fearlings? >>
Non aveva avuto modo di osservare il suo combattimento per ovvie ragioni, e dal momento che voleva aiutarlo aveva bisogno di tutte le informazioni possibili.
Il polinesiano agitò la mano, simulando un 50 e 50 inespresso.
<< All'inizio stavo andando bene, mi sono limitato a pestarli come farei con un qualunque altro mostro… ma poi, si sono rivelati un po' troppi da gestire. Non sono esattamente abituato a combattere nemici multipli… be’, se non contiamo i Kakamora >> disse cupamente, ricordando bene quanto quelle piccole creature vestite da noci di cocco potessero essere fastidiose.
<< Se avessi una coordinazione più corretta e un bilanciamento attivo, potresti farcela. Senza una tecnica adeguata, la tua forza non sarà mai abbastanza >> replicò la Leggenda, per poi socchiudere gli occhi << Be', ti ho trascinato io in questa missione... o meglio, sei stato tu a voler venire con me per propositi non propriamente altruisti. Ma ciò non nega il fatto che tu ci abbia aiutati, quindi... permettimi di ricambiarti il favore insegnandoti le basi che ti mancano. >>
<< D-davvero? >> fece Maui, sorpreso << Lo faresti? Voglio dire… certo che lo faresti! Ehm… io… ti ringrazio >> borbottò a bassa voce, prima di prendere un respiro profondo << E… mi dispiace. >>
Lei si limitò a fissarlo con uno sguardo divertito. << Non sei abituato a certe cose, vero? >>
<< No, ammetto che ci sto ancora lavorando >> ammise l’altro, con un sorriso imbarazzato. << Anche se ho un'amica a casa che mi sta aiutando lungo la strada. >>
Detto questo, il volto dell'uomo si fece improvvisamente serio.
<<  E avevi ragione. Questo non è affatto un gioco… né una semplice avventura come credevo. Qui c'è in ballo il destino di miliardi di persone… e io l'ho preso sotto gamba >> continuò cupamente. << E per questo… mi scuso. >>
Un caldo sorriso si disegnò sul volto della colibrì.
<< Scuse accettate, semidio Maui >> rispose << ma solamente se adesso sarai pronto a rimediare e fare tutto ciò che è in tuo potere per salvare il multiverso! >>
<< Oh, su questo potete contarci, mia signora! >> esclamò di rimando il polinesiano, il suo sorriso recuperato. << Farò in modo che questo Pitch e i suoi Fearling capiscano il motivo per cui Maui è chiamato il protettore degli uomini! E delle donne >> aggiunse rapidamente.
<< Non avrebbe più senso che dicessi protettore degli umani? >> fece lei, perplessa << In questo modo includeresti tutti e faresti anche prima... >>
<< Ma così escluderei le altre creature della terra! >> esclamò l'altro, visibilmente scioccato da una simile prospettiva.
<< Ma prima di adesso non le hai nemmeno nominate! >>
<< ...mi stai dicendo che i termini "uomini" e "donne" non valgono per tutte le specie? >>
E allora, un sonoro "face palm" ad opera della fata riecheggiò per tutta la lunghezza della sala d'allenamento.
 
 


 
E con questo capitolo si chiude il preludio alla guerra. Dal prossimo si entra nella parte finale della storia, con la battaglia che segnerà il destino del Multiverso.
Ebbene sì, Seraphina Pitchiner ( la moglie di Pitch ) aveva caratteristiche fisiche molto simili a quelle di Elsa, come potete vedere dall’illustrazione a inizio capitolo. Proprio per questo, in giro ho trovato molte fan fiction in cui la Regina delle Nevi è spesso e volentieri rappresentata come la sua reincarnazione, ma vi diciamo già che questo non è il caso. Tuttavia, non potevamo certo lasciarci sfuggire l’occasione di un confronto tra lei e Pitch, a causa di tale somiglianza.
L’armatura da battaglia Dijin è presa direttamente dai romanzi delle 5 Leggende, ma nei libri era stata resa autonoma da Padre Tempo. Dato che in questo universo i Guardiani e il suddetto stregone non si sono mai incontrati, abbiamo deciso di renderla un’armatura pilotabile in stile Iron-Man…o forse è meglio dire Iron-Lady, visto che sarà proprio Anna ad utilizzarla in battaglia. Dopotutto, non potevamo certo lasciarla andare in guerra senza qualche miglioramento ;)
Abbiamo anche approfittato di questo capitolo per mostrare come gli ultimi eventi abbiano influito sulla psiche di Maui, con un piccolo riferimento a Moana.
E ora…preparatevi alla guerra!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 - The War... has begun ***


Eccovi un nuovissimo capitolo!
Scusate il ritardo, ma questo mese siamo davvero impegnati.
Vi auguriamo una buona lettura ;)




Capitolo 19 - The War... has begun

117667846-323434515685690-1293324264291113457-n

"Gen'rals gathered in their masses,
Just like witches at black masses
Evil minds that plot destruction,
Sorcerer of death's construction
In the fields the bodies burning,
As the war machine keeps turning
Death and hatred to mankind,

Poisoning their brainwashed minds"
Black Sabbath - War Pigs


 
I raggi dell’alba illuminarono un campo di battaglia che si estendeva per miglia e miglia.
Bagliori rosso fuoco risplendevano sulle lance, le spade e gli scudi di tutti quei guerrieri che avevano trovato la morte in quella carneficina. I loro corpi smembrati o ridotti all’osso si ergevano da terra come monito per qualunque povera anima si fosse avvicinata al pianeta, ormai divenuto una vera e propria tomba.
Alberi privi di foglie, neri come la notte, si protraevano come tante braccia scheletriche in direzione della volta celeste, ove il fumo generato dalle fiamme aveva cominciato ad avvolgere l’atmosfera di quel mondo in una cupa oscurità.
Kozmotis Pitchiner, Generale della Golden Army, annaspò in cerca di aria e sputò un rivolo di sangue, lo sguardo puntato verso le fumate color pece. Accanto a lui, Seraphina Pitchiner reggeva in grembo la testa del marito, il volto adornato da calde lacrime che ricaddero delicatamente sull’armatura dell’uomo, mescolandosi con il suo sangue. La ferita che gli macchiava il costato destro era troppo profonda. Non sarebbe sopravvissuto, lo sapevano entrambi.
Il Generale ebbe appena il tempo di sorriderle un ultima volta.
I suoi occhi si chiusero e l’oscurità avvolse il suo campo visivo. Poi…una risata agghiacciante risuonò attorno a lui, trillando di morte e cupa malizia.



Kozmotis Pitchiner si svegliò di colpo e scoprì di essersi addormentato sul divano di casa. Non che la cosa lo sorprese nel minimo. Dopotutto, negli ultimi giorni aveva avuto sempre più difficoltà a dormire. Una conseguenza piuttosto prevedibile di ciò che gli succedeva ogni qualvolta chiudeva gli occhi.
<< Un altro incubo? >> arrivò una dolce voce alle sue spalle, costringendolo a voltarsi.
Gli occhi castani dell’uomo incontrarono quelli azzurro cielo di una giovane donna dalla pelle bianca e dai lunghi capelli platinati raccolti in una morbida treccia, indossante una veste color turchese.
Kozmotis inviò alla moglie un sorriso teso.
<< Di recente si sono fatti sempre più frequenti >> ammise con un sospiro, mentre Seraphina gli si avvicinava e gli posava delicatamente una mano sulla spalla. << È quasi come se stessero cercando di avvertirmi di qualcosa d’imminente…come una sorta di premonizione. >>
La donna prese a scrutarlo con simpatia, per poi oltrepassare lo schienale del divano con un balzo e sedersi acconto a lui. << Vuoi raccontarmelo? >>
Gli occhi del Generale si spalancarono per la paura, ma solo per un secondo. L’ultima cosa che voleva, dopotutto, era allarmarla.
<< Magari un’altra volta >> rispose con tono disinvolto, mentre passava lo sguardo da una parte all’altra del salotto. << Dov’è Emily? >>
Seraphina si limitò ad inarcare un elegante sopracciglio.
<< Tu dove pensi? È uscita per raccogliere dei fiori >> disse con tono quasi rassegnato. Poi, procedette puntare un dito accusatorio sul petto del marito.  << E non apprezzo i tuoi tentativi di cambiare argomento. >>
Il Generale trasalì, colto in fragrante. Distolse lo sguardo, incapace di sostenere quello della moglie, ma ecco che la donna gli posò una mano sotto il mento e lo costrinse a guardarla ancora una volta.
<< Kozmotis…raccontami >> ordinò con voce ferma, pur mantenendo un’espressione paziente.
L’uomo deglutì a fatica e sentì una sensazione sgradevole avvolgergli il petto. Infine, dopo quello che sembrò un tempo interminabile, si fece forza e prese un respiro profondo.
<< Ero morto >> disse con evidente riluttanza, suscitando un sonoro sussulto ad opera di Seraphina. << Perivo su un campo di battaglia, circondato dai corpi dei miei compagni. Il cielo era nero come la pece stessa. >>
Abbassò la testa e un’ombra cupa gli calò sul volto.
<< Tu eri sopra di me…e piangevi la mia morte >> continuò con voce flebile, a mala pena un sussurro. << Ho sentito una risata. E poi…il nulla. L’oscurità più assoluta. >>
Un silenzio inesorabile sembrò calare sull’intera abitazione.
Entrambi i coniugi Pitchiner rimasero fermi e immobili per quasi un minuto buono, incapaci di proferire parole. Poi, lentamente, Seraphina porse ambe le mani in avanti, avvolgendo il corpo del marito in un caldo abbraccio.
<< Non devi partire per forza >> borbottò nel suo collo, mentre gli accarezzava la schiena con fare rassicurante. << La Galassia può sopravvivere anche senza di te >>
Il Generale abbaiò una debole risata.
<< Salvare vite è il mio compito, Seraphina. Non posso, in buona coscienza, negare aiuto a chi ne ha bisogno >>
<< Lo so. Ed è per questo che ti amo >> ribattè l’altra, le labbra arricciate in un sorriso amaro.
Rimasero avvinghiati per qualche altro secondo. Passato quel lasso di tempo, Seraphina si ritrasse e tornò a fissare il marito dritto negli occhi.
 << Promettimi che tornerai >> sussurrò con uno sguardo che non ammetteva repliche.
Suo malgrado, Kozmotis si ritrovò incapace di trattenere un sorriso di suo.
<< Non ti accorgerai nemmeno che me ne sono andato >> replicò, mentre le baciava amorevolmente la fronte.
La donna arrossì appena e affondò il volto nel suo petto, tirandolo nuovamente a sé.
Kozmotis si lasciò cullare dalla sua presenza, e dimenticò per un attimo tutto ciò che riguardava i suoi incubi e la partenza imminente.
Seraphina si staccò e si alzò dal divano.
<< Coraggio, andiamo a recuperare quella peste di tua figlia prima che faccia buio >> offrì con un sorriso molto più gioviale, mentre gli porgeva una mano.
L’uomo roteò gli occhi con aria apparentemente divertita.
<< Ti ricordo che prima del tramonto è TUA figlia >> ribattè con tono scherzoso, per poi intrecciare le dita della moglie con le proprie. Poi, entrambi fuoriuscirono dalla casa…e la visione s’interruppe.
                                                                            

Pitch Black aprì gli occhi e scosse rapidamente la testa, nel tentativo di liberarsi dai ricordi di quella vita ormai perduta.
Il Re degli Incubi si ergeva alto e imponente sulla cima di un promontorio, affiancato dalle figure di Mr Cold e il Generale Fearling. Merida era inginocchiata a pochi passi da loro, con le mani avvolte da catene color pece che sbucavano dal terreno sabbioso.
Di fronte a loro, il Crogiolo aveva cominciato a ricomporsi sotto forma di un’immensa torre alta quasi trecento metri, il grilletto che avrebbe portato alla fine del Multiverso così come lo conosciamo. Ma Pitch non ci fece caso, impegnato com’era a scacciare le memorie di un uomo che ormai considerava morto da tempo.
Avevano cominciato ad assalirlo subito dopo il suo incontro con quella ragazza che tanto gli aveva ricordato la moglie. Elsa, così l’aveva chiamata Mr Cold. Uno spirito dotato di grande potenziale…ma inutile, nel grande schema delle cose. Forse, se l’avesse incontrata qualche decennio prima, avrebbe potuto offrirle un posto al suo fianco. Ma ora, quando la sua vittoria sul Multiverso era ormai imminente, sarebbe stata solo un’aggiunta superflua alle loro fila.
Si concesse un piccolo sorriso, prima di chiudere il volto in un’espressione neutrale.
<< Preparate l’esercito >> ordinò freddamente, attirando l’attenzione dei sottoposti.
Il Generale prese a fissarlo con aria perplessa, rapidamente imitato da Cold.
<< Mio signore? >> domandò l’oscura creatura, in attesa di ulteriori chiarimenti.
Pitch continuò a fissare dritto di fronte a sé e riprese dicendo:  << Voglio tutti i Fearling schierati entro un’ora. Nessuno escluso. >>
Sebbene sorpreso dalle parole del Re degli Incubi, il Generale non avrebbe mai messo in discussione il volere del suo creatore.
<< Farò come ordinate >> rispose con tono rispettoso, per poi scomparire in un vortice di sabbia.
Mr Cold roteò pigramente il bastone e si affiancò all’Uomo Nero.
<< Pensi che cercheranno di fermarti? >> chiese con un tono di voce apparentemente disinteressato.
Pitch si limitò a ridacchiare.
<< So che lo faranno. È nella loro natura >> disse con un sorriso agghiacciante, mentre posava i suoi occhi dorati sulla figura di Merida. << Non possono, in buona coscienza, negare aiuto a chi ne ha bisogno. >>
La rossa restituì lo sguardo con un’espressione impassibile, ostentando coraggio. Cercò di ignorare il freddo brivido che le attraversò la spina dorsale e mantenne alta la testa.
Pitch e Cold sogghignarono all’unisono di fronte ad una simile manifestazione di sfida, quasi ne fossero divertiti. Poi, entrambi volsero lo sguardo verso il Crogiolo in costruzione.
<< La scacchiera è pronta >> sussurrò l’Uomo Nero, quasi a se stesso. << Che i giochi comincino. >>

                                                                                                                              * * *
 
Nord e il resto dei Quattro Guardiani - accompagnati dalla presenza di Anna, Rapunzel, Maui, Madre Natura e gli Yeti della fabbrica - attendevano impazienti al centro dell'osservatorio del palazzo. Sebbene i giganti pelosi fossero riusciti a riparare la maggior parte dei danni, i segni della battaglia con Pitch Prime erano ancora evidenti sotto forma di bruciature e crepe sparse un po’ dappertutto, specialmente lungo il soffitto.
Il Coniglio Pasquale era visibilmente il più irritato dall'intera situazione, fatto reso piuttosto evidente dal suo continuo tamburellare con la zampa destra.
<< Ma dove si sono cacciati? >> borbottò stizzito, ricevendo una silenziosa scrollata di spalle ad opera di Sandman.
Emily Jane, invece, si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
<< Mio padre e il tempismo non vanno mai di pari passo >> commentò amaramente, ricevendo alcune occhiate di simpatia da parte dei Guardiani. 
Pochi secondi dopo, l'inconfondibile figura di Pitch Black si materializzò proprio dietro Rapunzel, materializzandosi dalla sua ombra.
<< Mi ferisci, figlia, davvero tanto >> sospirò con tono sentimentale, per poi ridacchiare divertito quando la principessa dai capelli d'oro sobbalzò all'indietro per lo spavento,  sorpresa dal suo arrivo inaspettato.
<< Maledizione, che modi! >> esclamò la ragazza. << Ti costerebbe tanto avvisare, prima di comparire alle spalle delle persone? >>
<< Se avessi voluto avvisarti, piccolo ricettacolo magico... lo avrei fatto >> sentenziò l'Uomo Nero, per poi fissare gli altri << Non ditemelo, mancano i nostri due piccioncini... forse non avrei dovuto lasciarli da soli... >>
<< Piccioncini?! >> esclamò Anna, gli occhi che brillavano d'anticipazione.
Questo, ovviamente, prima di ricordarsi che stava parlando con una persona responsabile di atrocità che avrebbero fatto impallidire lo stesso uomo che aveva tentato di ucciderla appena tre anni prima.
Non appena gli occhi di Pitch incontrarono i suoi, distolse lo sguardo e incrociò ambe le braccia davanti al petto, ostentando un'espressione disinteressata. Tuttavia, si ritrovò incapace di trattenere un brivido lungo la schiena, cosa che non passò certo inosservata all'Uomo Nero.
Questi sorrise con cupo divertimento, proprio mentre una certa coppia di spiriti del ghiaccio si faceva strada verso di loro.
<< Va tutto bene? >> domandò Elsa, percependo appena la lieve tensione appena creatasi << Non siamo gli ultimi, spero... >>
<< Certo che siete gli ultimi, dolcezza >> dichiarò Pitch senza mezzi termini, alzando gli occhi al cielo << E francamente, mi stupisce che ci abbiate messo così poco ad arrivare. >>
Jack strinse le palpebre, presto imitato dall’ex regina di Arendelle.
<< Posso assicurarti che non è facile imparare a creare un'armata di uomini di neve dal nulla >> ribatté freddamente. << Elsa e io ci siamo solo...lasciati trasportare con il design delle armature, tutto qui. >>
<< Ne sono sicuro, Frost >> intervenne il Coniglietto di Pasqua, con il suo solito fare brusco. << Ma al momento saremmo un po’ a corto con i tempi! >>
Lo Spirito dell’Inverno deglutì a fatica e lanciò una rapida occhiata in direzione di Elsa, la quale gli inviò un sorriso incoraggiante. Prendendo un respiro profondo, l'eterno adolescente rivolse la propria attenzione nei confronti del resto del gruppo.
<< C'è… c'è una cosa che devo dirvi, prima di partire >> disse, dopo qualche attimo di esitazione. << Io ed Elsa ne abbiamo discusso… e penso che dovreste saperlo. Non so quanta rilevanza avrà per ciò che stiamo per fare, dopotutto saremo già in pericolo di morte così com'è. Ma l'ultima cosa che voglio…è che andiate sul campo di battaglia impreparati. >>
I presenti lo fissarono attentamente, inizialmente sorpresi, ma poi si misero in attesa. Nord gli fece un cenno incoraggiante col capo, invitandolo a proseguire.
Frost prese un altro respiro calmante.
<< La persona che ha aiutato Pitch Prime a recuperare i frammenti del Crogiolo… quella che ero andato a combattere ai livelli inferiori della fabbrica… era una mia versione alternativa. >>
Abbassò lo sguardo, incapace di incontrare il resto dei Guardiani negli occhi.
<< Non ve l'ho mai detto, ma… un anno fa, dopo che Pitch era riuscito a distruggere la Pasqua, io mi ero rifugiato in Antartide per allontanarmi da tutto… e lui mi aveva seguito fin lì >> continuò con voce tremante, mentre lanciava una rapida occhiata in direzione dell'Uomo Nero. Questi si limitò ad inarcare un sopracciglio e incontrò il suo sguardo sprezzante con un'espressione impassibile.
<< Mi offrì la possibilità di unirsi a lui… e rifiutai. Questa mia controparte… non lo fece. Ed è proprio grazie a lui se Pitch Prime è riuscito a sconfiggere i Guardiani del suo universo e a diventare quello che è adesso. >>
Rilasciò un sospiro quasi rassegnato e tornò a fissare il resto dei suoi compagni di squadra.
<< Io ve l'ho tenuto nascosto perché… perché avevo paura. Paura che mi avreste visto ancora una volta come un traditore. Come una minaccia. Che… che mi avreste allontanato come quel giorno >> sussurrò con voce flebile. << Beh, ora sapete la verità. E se vorrete lasciarmi indietro, mentre il resto di voi andrà a salvare il Multiverso… lo capirò. >>
I Guardiani ammutolirono, lanciandosi sguardi increduli, per poi girarsi a fissarlo per quello che sembrò un tempo interminabile.
<< Jack… >> Calmoniglio si portò ambe le mani sul muso, visibilmente esasperato << queste tue crisi adolescenziali stanno seriamente cominciando a diventare problematiche. >>
Lo spirito invernale sentì il proprio cuore mancargli un battito. Strabuzzò gli occhi per la sorpresa, seguito rapidamente da Elsa, Anna, Rapunzel, Maui e lo stesso Pitch.
<< C-cosa? >> domandò incredulo << È… è davvero l'unica cosa che hai da dire!? >>
<< Jack >> intervenne Dentolina, con tono più gentile ma altrettanto fermo << siamo qui, nel bel mezzo di una guerra imminente contro la più grave minaccia mai affrontata, abbiamo subìto la batosta più grande delle nostre vite immortali, e abbiamo fatto del nostro meglio per ottenere tutto l'aiuto possibile... pensavi davvero che ti avremo cacciato in un momento come questo? E tutto per cosa? Perché una persona che non sei nemmeno tu…ha tradito i Guardiani di un altro universo? >>
Il Quinto Guardiano sbatté le palpebre un paio di volte.
<< Ma… ma è successo >> balbettò << E se seguissi le sue orme? E se un giorno decidessi di tradirvi come ha fatto lui? Siamo la stessa persona, anche se apparteniamo a mondi diversi... >>
<< Šostakóvič! Che follie sono queste! >> esclamò Babbo Natale, sconcertato.  << Jack, lo hai detto tu stesso! Tu quel giorno eri insieme a Pitch! Eppure non ascoltasti lui, non decidesti di seguire lui in suoi obiettivi! Perché adesso tutto dovrebbe cambiare? Hai forse ancora dubbi su noi? Allora tu dovere dire noi tutto subito, perché noi non possiamo permettere altra esitazione in imminente battaglia! Ci deve essere reciproca fiducia! >>
Suo malgrado, Jack si ritrovò a ridacchiare.
Sentì una lieve pressione sulla spalla, e guardando di lato si rese conto che Elsa vi aveva posato sopra una mano, il volto ancora adornato da quel suo sorriso incoraggiante.
Lui le sorrise a sua volta e passò brevemente lo sguardo su ciascuno dei Guardiani, ricevendo in cambio cenni decisi. Si sentiva come se un enorme macigno gli fosse stato appena tolto dal petto.
<< No… non ho più alcun dubbio >> dichiarò convinto.
<< E tanto per essere chiari >> intervenne Calmoniglio << quella volta la strigliata l’hai meritata tutta. Le tue azioni hanno quasi portato alla nostra sconfitta…ma ormai ti abbiamo perdonato da tempo. Quindi smettila con i tuoi complessi da antieroe solitario e datti una sistemata! Adesso ci servi con i piedi per terra, d'accordo? >>
Sandy annuì e si avvicinò rapidamente a Jack, imitando Elsa e posandogli una manina sulla spalla con fare incoraggiante.
Il Quinto Guardiano rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Sono un vero idiota, non è vero? >> domandò retoricamente.
<< Tantissimo! >> esclamò Maui, suscitando sguardi straniti e perplessi ad opera di tutti i presenti.
Il semidio inarcò un sopracciglio.
<< Che c'è? Credevo stessimo giocando a "insultiamo Capelli Bianchi"! >> si difese con il suo classico sorriso.
Madre Natura gemette e si portò una mano alla fronte. << Per favore, possiamo tornare alla questione - piuttosto urgente, oserei aggiungere - dell'imminente fine del Multiverso? >>
<< Mia figlia ha un punto >> si intromise Pitch << Per quanto insultare Jack possa essere un passatempo divertente, temo che abbiamo una tabella di marcia da rispettare… e non in senso figurato. >>
<< Giusto! >> esclamò Rapunzel << Qual è il piano? >>
<< In poche parole? >> fece Claus, estraendo uno dei globi dimensionali di Ombric da sotto il mantello << Colpiamo con tutto ciò che abbiamo… e impediamo a Pitch Prime di dare via a sua Apocalisse! >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, lanciò la sfera a terra, generando un portale. Sorrise soddisfatto e si voltò verso il resto del gruppo.
<< Tutti essere pronti?! >>
<< Mi piace questo piano! Io sono prontissima! >> esclamò Anna, che dal canto suo aveva già indosso l'armatura Dijinn, anche se priva di casco.
<< Sì, a proposito di questo… >> intervenne Elsa, mentre i suoi occhi si posarono sulla sorella << Cosa diavolo stai indossando... >>
<< Non c’è tempo per discutere! >> esclamò il Primo Guardiano, mentre estraeva le sue spade e le puntava verso il portale << Le parole non servono più! Ora è solo tempo per azione! >>
E, detto questo, si lanciò all'interno del portale con un grido, rapidamente imitato da Maui. Dentolina e Calmoniglio rotearono gli occhi in maniera rassegnata.
Mentre la fata seguiva a ruota il primo Guardiano, il Coniglietto di Pasqua picchiettò un paio di volte la zampa sul pavimento. Numerose buche presero posto sulle assi dell’osservatorio, permettendo libero passaccio a grosse statue di uova alte quasi due metri.
Il Secondo Guardiano annuì loroo e balzò nel portale, accompagnato da Sandy e dal suo piccolo esercito.
Anna offrì un sorriso imbarazzato alla sorella maggiore e, prima che quest’ultima potesse protestare, si infilò subito nel vortice luminoso, con Rapunzel alle calcagna.
Jack ridacchiò divertito, prima di porgere elegantemente la mano al Quinto Spirito. << Andiamo, mia signora? >>
Nonostante la situazione, le labbra di Elsa si incurvarono in un sorriso, mentre procedeva a stringerla. << Direi proprio di sì. >>
E, detto questo, lo trascinò dentro il portale con un semplice, fluido balzo in avanti.
Pitch schioccò la lingua con evidente fastidio.
<< Per tutti i granelli di sabbia, ancora una conversazione così e mi cavo un occhio >> sbottò, per poi volgere un inchino beffardo verso Emily Jane. << Be', prego, figlia, prima le signore. >>
<< Un po' tardi per fare il genitore premuroso, non credi? >> lo rimbeccò lei, mentre si faceva strada nel portale. Gli Yeti seguirono subito dopo.
Pitch rimase fermo e immobile per qualche secondo, internamente colpito dalle parole di Madre Natura.
Lanciò un'ultima occhiata alla stanza del globo e sbuffò sprezzante.
<< I buoni… sempre così melodrammatici >> commentò beffardo.
Pochi secondi dopo, seguì la figlia all'interno del vortice magico.
 
                                                                                                                     * * * 
 
Un lampo di luce bianca illuminò la Rift Valley. Dalla cima del promontorio, Pitch, Merida, Mr Cold e il Generale Fearling si voltarono all'unisono in direzione di quel bagliore, ignorando temporaneamente l'enorme torre che si stava materializzando alle loro spalle.
<< Sono qui >> disse freddamente il Re degli Incubi, suscitando un roteare degli occhi ad opera dell’oscuro spirito invernale.
<< Ma davvero? >> domandò sarcasticamente questi, mentre l'armata di Fearlings sottostante fremeva per l'arrivo dei loro nemici. Bestie color pece dalle forme più disparate: alcune simili ad animali…altre che sembravano fuoriuscite direttamente da un romanzo di H.P Lovecraft, con caratteristiche fisiche a cui non era nemmeno possibile dare un nome.
Merida fissò con apprensione la comparsa dei suoi amici. Da un lato era felice che fossero venuti a salvarla, ma dall'altro temeva per la loro incolumità.
Sotto al quartetto, le Cinque Leggende volsero uno sguardo di sfida verso Pitch Prime, mentre il Black di fianco a loro si limitò a sospirare.
<< Quindi quella sarebbe la mia “oh, così temuta” controparte? Non condivido affatto il suo look, sappiatelo >> borbottò, per poi girarsi verso Emily Jane. << Mia cara, credo sia ora di convocare i miei nipotini. >>
Madre Natura non lo degnò di una risposta. Compì alcuni passi avanti, per poi sollevare ambe le mani in direzione del cielo.
Sul promontorio, Mr Cold assottigliò lo sguardo.
<< Aspetta un secondo… quella non è una tua versione alternativa? >> borbottò incredulo, non appena i suoi occhi si posarono sulla figura dell'altro Black. << Wow, non pensavo che avrebbero avuto il coraggio di chiedere aiuto… be’… a te. Dieci punti per l'originalità!  >>
<< E a quanto pare, non è l'unico a cui hanno chiesto aiuto >> ringhiò il Signore degli Incubi, lo sguardo totalmente concentrato sull'inconfondibile figura della figlia.
Brevemente, si rese conto che anche Elsa era presente, nonostante la ferita che gli aveva inferto poco meno di ventiquattrore prima.
“Sicuramente opera della mia controparte” pensò cupamente.
Tuttavia, il fatto che tale versione di se stesso avesse deciso di unirsi ai suoi nemici giurati per sconfiggerlo…bè, non lo sorprendeva più di tanto. Dopotutto, aveva avuto modo di combattere contro un certo numero delle sue controparti alternative, per nulla desiderose di entrare a far parte della sua armata e condividere il potere con un altro Pitch Black.
Non poteva certo far loro una colpa. Se le parti fossero state invertite, probabilmente si sarebbe comportato allo stesso modo.
Mentre era impegnato in quelle divagazioni mentali, la valle cominciò a spaccarsi.
Dal terreno presero a fuoriuscire centinaia di alberi dalle fattezze grottesche, molto simili agli Ent che presiedevano la tana di Madre Natura. Ma il loro aspetto era decisamente più inquietante: sembravano quasi fuoriusciti da una ballata gotica.
<< Nord >> disse Calmoniglio, mentre sfoderava i suoi boomerang dalla schiena. << Quanto accidenti dovrebbe metterci Pelleossa ad arrivare? >>
Il Primo Guardiano si mise una mano sotto il cappotto e tirò fuori un orologio da taschino. << Uhmmm… secondo istruzioni di Ombric… dovrebbe essere qui più o meno entro... >>
Prima che potesse terminare la frase, ecco che un altro lampo di luce si materializzò poco distante da loro, generando un portale da cui fuoriuscirono le inconfondibili figure di Jack Skellington e di Ombric Shalazar.
Lo scheletro non disse niente, sorrise solamente e si fece da parte. Dietro lui, un'orda di vampiri, streghe, lupi mannari e i più disparati mostri di ogni forma, colore e dimensione si raggrupparono accanto agli Ent, agli Yeti e alle uova del Coniglio Pasquale, emettendo sibili, ringhi, ruggiti, ululati e risate isteriche: così, l'intera Città di Halloween manifestava il proprio entusiasmo all'imminente battaglia.
Mr Cold fissò il tutto con uno sguardo impassibile.
<< ...meh, penso che siamo comunque in vantag-...>>
Prima che potesse terminare la frase, ecco che altri due portali si materializzarono affianco al gruppo di combattenti. Uno di dimensioni piuttosto grandi rispetto a quelle di un passaggio dimensionale ordinario. L'altro, invece, aveva un diametro di quasi cento metri.
Dal primo portale fuoriuscirono Hiccup e Astrid, accompagnati dagli immancabili Sdentato e Tempestosa. Vennero presto seguiti da Luccicante e centinaia di draghi di tutti le specie, dai temibili Incubi Orrendi ai più piccoli Terribili Terrori.
Al contempo, un enorme drago alto quasi trenta metri si fece strada oltre il vortice più grande. Aveva una corporatura massiccia e corazzata, una testa prominente irta di spuntoni e un unica lunga zanna che gli partiva direttamente dalle fauci. La Grande Bestia Selvaggia che un tempo apparteneva a Drago Bludvist… era giunta fin lì per assistere i suoi nuovi Alpha.
Sdentato e Luccicante lanciarono ruggiti di sfida e il resto dei draghi seguì a ruota, facendo calare l'intera Rift Valley in un riecheggiare di inni alla guerra.
Mr Cold sbattè la palpebre un paio di volte.
<< Okay, niente male. Ma penso che il nostro esercito sia ancora il migliore...>>
Si fermò di colpo, non appena Elsa e Jack Frost si fecero strada oltre il resto degli spiriti. Il Quinto Guardiano sollevò il bastone in aria, mentre l'ex regina di Arendelle fece lo stesso con le proprie mani.
Una valanga di pura neve scintillante cominciò a protrarsi dalla coppia, rovesciandosi lungo il terreno: iniziò ad agitarsi e a ribollire come l’acqua di una pentola a pressione, fino a prendere la forma di un vero e proprio esercito composto di orride creature di ghiaccio scheletriche e dai lineamenti affilati, con i volti adornati da un paio di occhi scintillanti, bocce irte di denti seghettati e lunghe braccia dagli artigli prominenti.
<< ...wow, questa sì che è una vera forza. Non pensavo di esserne capace >> commentò Mr Cold, gli occhi carichi di meraviglia. << Mi dispiace ammetterlo, ma… sì, vorrei proprio fare a cambio di eserciti. Mostri di ghiaccio e tutto il resto, sai? Sarò di parte, ma… sì, ci hanno messo più impegno. Scusa. >>
Pitch Prime si limitò ad inviargli un'occhiataccia, mentre Merida cercava di trattenere un grido di pura gioia. Per la prima volta, da quando era stata catturata… si sentì invadere da un moto di sollievo e speranza mischiati assieme.
In testa all’esercito di draghi, Hiccup e Astrid estrassero le loro spade di fuoco.
<< Allora, qualche suggerimento su come procedere? >> domandò la bionda vichinga con una punta di timore, lo sguardo fisso nei confronti dell'armata di Fearlings di fronte a loro.
<< Sì, uno >> ribatté Claus, indicando la ragazza con la punta di una delle sue spade << Tu, Hiccup e Maui liberate Merida! Sandy, Elsa e Jack…voi cercate di raggiungere Prime e di tenere lui impegnato, mentre io, Calmoniglio, Pitch e Ombric annientiamo Crogiolo! Voialtri…distruggete più Fearlings possibili! >>
<< In questo caso... >> disse Jack, mentre indicava il cielo col bastone, liberando scintille di energia ghiacciata << Guardiani… uniti! >>
A quelle parole, i vari combattenti si voltarono a fissare lo Spirito dell'Inverno con espressioni decisamente stranite, confuse ed esasperate, quest’ultime da parte di Dentolina e Calmoniglio.
Jack scrollò le spalle con aria disinvolta. << Cosa? Andiamo, lo volevate dire anche voi! >>
Suo malgrado, Nord si ritrovò ad abbaiare una sonora risata. Anche in una situazione del genere, Jack riusciva comunque a dar prova di quale fosse il suo centro.
Puntò ambe le spade verso l'esercito di Fearling e prese un respiro profondo.
<< CARICA! >> esclamò, per poi lanciarsi in direzione dell’orda di nemici. I suoi compagni di battaglia fecero altrettanto e lo seguirono senza esitazione, rapidamente affiancati dai loro eserciti.
Pitch Prime si limitò a sollevare la falce e la puntò verso di loro. I Fearlings caricarono a loro volta, desiderosi di assaggiare il sangue della Luce come avevano già fatto innumerevoli volte.
La battaglia per il destino del Multiverso…era iniziata.
 
 



Boom!
In origine il capitolo doveva essere più lungo e includere parte della battaglia, ma ci siamo resi conto che sarebbe stato un po’ eccessivo, quindi abbiamo deciso di dimezzarlo.
Per i fan di Merida…non preoccupatevi, in questo conflitto finale non avrà il ruolo di “damigella in pericolo” di turno, sarebbe un po’ denigrante per il suo personaggio.
Spero che abbiate apprezzato il flashback di Pitch Prime, ci teniamo molto alla resa del nostro cattivo principale ( o meglio, cattivi ), anche quando non lo era. Avete riconosciuto la citazione al Re Leone?
Nel prossimo capitolo…GUERRA!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 - The King of Nightmares ***


Eccovi un nuovissimo capitolo!
Come al solito, vi auguriamo una buona lettura ;)




Capitolo 20 - The King of Nightmares

118727996-348388759671486-5170872955383619762-n

To the right to the left
We will fight to the death
To the edge of the earth,
It's a brave new world from the last to the first
To the right, to the left,
We will fight to the death
To the edge of the earth
It's a brave new world, it's a brave new world...

Thirty Seconds To Mars - This Is War
 

La Rift Valley divenne un riecheggiare del clangori di spade e artigli che si scontravano tra loro.
I draghi di Berk discesero sull’orda di incubi viventi come una pioggia infuocata, incenerendo qualunque Fearling che capitasse loro a tiro. Le capacità rigenerative di quelle bestie erano un vantaggio considerevole; ma laddove i rettili alati riuscivano a frenare la loro avanzata, ecco che l’esercito di alberi senzienti creato da Madre Natura si apprestava a completare il lavoro e ridurre le creature a semplici mucchietti di sabbia, sostenuto dai mosti di ghiaccio fabbricati da Elsa e Jack.
Parlando della coppia di Spiriti Invernali, i loro compagni di squadra si ritrovarono non poco colpiti dalla loro sinergia. Mentre il Quinto Guardiano sorvolava l’orda di Fearling sotto forma di una tempesta indomita, l’ex regina di Arendelle lo assisteva via terra sbaragliando ogni opposizione che riusciva a sfuggire agli attacchi dell’eterno adolescente. Neve e ghiaccio volarono in ogni direzione, mescolandosi con quelli generati dalla Grande Bestia Selvaggia.
Il drago lanciò un ruggito che fece tremare la terra stessa e mosse la sua unica zanna in rapidi e feroci movimenti laterali, tranciando tutti quei Fearling che avevano la sfortuna di finire nella sua linea di tiro.
Più in là, Sandy stava seguendo la traiettoria di Jack ed Elsa a cavallo di una piccola nuvola dorato, menando fruste e disintegrando gli incubi che cercavano di salirvi sopra. I suoi attacchi erano forse i più pericolosi per quei mostri del colore della notte, poiché la magia di cui erano composti rappresentava l’essenza di tutto ciò che avevano rinnegato.
Il resto dei Guardiani non era certo da meno. Dentolina volteggiava tra le fila nemiche con la grazia di un colibrì, facendo uso delle sue penne affilate per eliminare il maggior numero di Fearling possibile. E quando i suoi colpi non erano sufficienti a finirli, Nord e Calmoniglio intervenivano subito per completare l’opera, armati di spade e boomerang progettati specificatamente per combattere esseri come quelli che avevano di fronte.
Ombric e Anna erano poco più in là. Mentre il Signore del Tempo era attualmente impegnato a duellare con un grosso Fearling simile ad un grosso troll, la Regina di Arendelle stava facendo del suo meglio per governare l’armatura Dijin.
La sua figura metallica risplendeva poco sopra la battaglia, illuminata dai raggi del sole.
Per quanto la rossa fosse determinata, non poteva negare che manovrare quella cosa fosse piuttosto difficile. Nord era riuscito a concederle solo un paio di ore per familiarizzare con il suo arsenale, ma il vero problema stava nell’esecuzione di manovre complesse via aria, qualcosa che non poteva essere insegnata in una sola giornata. A onor del vero, Anna se la stava cavando già meglio di quanto il Primo Guardiano avesse sperato.
Mentre era sollevata a circa cinque metri da terra, la rossa intravide uno sciami di Mantidi Fearling che puntava verso di lei. Senza perdere tempo, sollevò ambe le mani metalliche e queste cominciarono a illuminarsi di un intenso bagliore dorato. Pochi secondi dopo, un raggio di pura energia si scontrò con il gruppo di Fearling, riducendo i loro esili corpi a brandelli cadenti.
Anna sorrise eccitata e sollevò le braccia in segno di vittoria, ma ecco con un grosso ragno Fearling le balzò addosso e la riportò a terra.
La creatura cominciò a inveire sull’armatura, ma con sua grande sorpresa Anna non provò il benché minimo dolore. Le fu presto chiaro che il telaio metallico era capace di assorbire gli urti e che quindi poteva fungerle anche da scudo.
Assumendo un’espressione determinata, fece forza sulle mani e si scrollò di dosso il Fearling, per poi eliminarlo con un rapido colpo di energia. Altri incubi viventi si lanciarono verso di lei, ma una massiccia figura si frappose tra loro e la regina.
Maui volse al gruppo di mostri un sorriso eccitato e menò un rapido fendente del suo amo, disintegrandoli all’istante. Con un altro urlo, superò un albero senziente e balzò al centro del campo di battaglia, sbaragliando ogni Fearling con cui entrò in contatto. Era la visione di un guerriero nel pieno della lotta e niente al mondo sarebbe riuscito a dissuadere la sua sete di sangue.
Una colonna di fiamme s’innalzò dietro di lui, seguita dalla risata schiamazzante di Jack Skellington. Venne presto seguito dagli ululati e dai ringhi grotteschi dei suoi concittadini, i quali sembravano ancora più desiderosi di assaggiare il sangue nemico rispetto al Semidio polinesiano. I loro denti affondarono nelle carni sabbiose dei Fearlinge, mentre lame affilate e protuberanze senza nome intaccavano le loro teste, impalavano i corpi color pece e riducevano quelle bestie da incubo a masse informi di granelli neri.
Perfino Pitch sembrava piuttosto preso dalla lotta, nonostante stesse combattendo con le stesse creature che una volta erano i suoi servi più fedeli. La falce dell’Uomo Nero non sembrava disposta a risparmiare nessuno.
L’oscuro spirito sembrava quasi un angelo vendicativo disceso su quel pianeta per elargire il suo contorto senso di giustizia sulla proprio controparte.
Parlando del Black in questione, l’uomo stava osservando l’intera decable con placido interesse. I suoi avversari se la stavano cavando decisamente meglio dell’esercito che Ombric aveva riunito per ostacolare i suoi piani meno di quattro giorni fa, ma a lunga andare anche questi impavidi guerrieri sarebbero caduti sotto i colpi della sua armata.
A differenza loro, avrebbe potuto continuare a creare soldati come questi per diversi anni, senza mai fermarsi. Era questa la portata del potere che era riuscito a ottenere.
Si voltò in direzione del suo fidato Generale.
<< Saziati della loro paura >> ordinò freddamente.  
Il Fearling annuì senza esitazione e sollevò ambe le mani di fronte a sé. Granelli di sabbia nera si protrassero dalle sue dita sotto forma di un vortice color pece e cominciarono a prendere forma davanti al loro.
Dapprima si materializzò un muso allungato e dalle fattezze rettili, irto di denti aguzzi e sporgenti, con un paio di occhi rosso sangue che ne adornavano le orbite scheletriche. Seguì subito dopo un collo allungato, poi un esile corpo provvisto di ali al posto di zampe anteriori e terminante con una coda affilata.
Il Generale osservò soddisfatto la Viverna che aveva appena realizzato e la creatura abbassò la schiena per permettergli di cavalcarla.
Senza perdere tempo, il Generale vi salì sopra e l’animale si gettò oltre il bordo del promontorio, volando in direzione della battaglia. Il tutto sotto lo sguardo impassibile di Mr Cold.
<< Tsk. Esibizionista >> borbottò a bassa voce lo spirito invernale, mentre la creatura alata si lanciava contro uno degli alberi di Madre Natura e cominciava a smembrarlo.
Attorno a quella scena raccapricciante, il conflitto infuriava a perdita d’occhio.
 
                                                                                                                            * * * 

Spinta dal contraccolpo della sua magia invernale, Elsa atterrò in mezzo ad un gruppo di Fearlings e abbassò ambe le mani in un unico rapido movimento, sollevando spuntoni di ghiaccio che li impalarono.
Le creature, ferite ma ancora vive, si agitarono convulsamente e riversarono copiose quantità di sabbia nera attorno a loro, ruggendo verso di lei ma incapaci di attaccarla.
L'ex regina di Arendelle volse lo sguardo in direzione del promontorio, dove Pitch Prime stava ad osservare lo svolgersi della battaglia.
Un vento gelido alla sua destra, seguito da un bagliore dorato, l'avvertì dell'arrivo di Jack e Sandy.
<< Qualche idea su come attirare la sua attenzione? >> chiese rivolta al Quinto Guardiano.
Jack si limitò a sorriderle.
<< Ovviamente gli manderemo un invito >> rispose in tono civettuolo.
Elsa inarcò un sopracciglio. << Aspetta, che vuoi dire... >>
Prima che potesse terminare la domanda, lo Spirito dell’Inverno aveva già creato nelle mani un megafono fatto di puro ghiaccio. L'ex regina non aveva la minima idea di quale fosse lo scopo di quell'oggetto, ma dall'espressione incredula dell’Omino del Sonno dedusse rapidamente che Jack stava per esibirsi in un'altra delle sue.
Il Quinto Guardiano si portò l'estremità inferiore del megafono alla bocca e prese un respiro profondo.
<< Prova, prova… ehi, Pitch, mi senti! >> esclamò a gran voce.
Elsa strabuzzò gli occhi per l'incredulità, mentre Sandy si portò una mano al volto con fare esasperato.
Con grande sorpresa del Quinto Spirito, tuttavia, l'azione della Leggenda ebbe l'effetto sperato, poiché Pitch Prime, nel frattempo, aveva rivolto la propria attenzione nei loro confronti.
<< Sì, sto parlando con te, Sauron 2.0! Sul serio, non hai nemmeno l'immaginazione necessaria per crearti un look che non sembri un plagio totale al Signore degli Anelli? Peter Jackson dovrebbe farti causa! >> continuò lo spirito invernale << Perché non vieni quaggiù da noi? Andiamo, non vorresti risolverla una volta per tutte? Scommetto che muori dalla voglia di infilzare questo bel visino! >>
Al di sopra del promontorio, Pitch Prime rimase fermo e immobile per qualche secondo. Poi, dalla sua schiena si materializzarono un paio di ali fatte di sabbia nera, simili a quelle di un pipistrello.
Affianco a lui, Mr Cold prese a fissarlo con sospetto. << Sai che vuole attirarti in una trappola, non è vero? >>
Il Signore degli Incubi lo guardò con la coda degli occhi.
<< Ne sono consapevole >> rispose neutrale. << Ma è esattamente quello che voglio. Pensi di poter tenere d'occhio la nostra piccola principessa senza incidenti? >>
<< Oh, non preoccuparti >> rispose l'oscuro spirito invernale, regalandogli un bianco sorriso a trentadue denti << la saprò trattare con i guanti. >>
Merida deglutì, osservando poi l'Uomo Nero che spiccava il volo e si dirigeva dritto verso i tre spiriti.
Elsa lo vide atterrare di fronte a loro, a circa una ventina di metri di distanza.
<< Non ci posso credere, ha funzionato >> borbottò più a se stessa che agli altri, mentre assumeva una posizione difensiva. Sentì una stretta agghiacciante attanagliarle il cuore, esattamente nel punto in cui l'Uomo Nero l'aveva colpita il giorno prima, ma riuscì a mantenere un'espressione risoluta.
<< Per quanto tempo pensi che dovremo tenerlo occupato? Non ci tengo ad essere pugnalata una seconda volta. >>
Sandman evocò le sue fidate fruste nelle mani e lanciò loro uno sguardo che poteva significare una cosa sola: "Finché sarà necessario".
<< Temevo che l'avresti detto >> borbottò lo Spirito dell'Inverno, sollevando il bastone dinnanzi a sé.
Pitch avanzò minacciosamente verso il trio, ritraendo le sue ali.
<< Così desideroso di morire, Frost? >> domandò con voce melliflua. << Confesso di non averti mai preso per un aspirante suicida. D'altra parte... >> arricciò le labbra in un sorriso malefico << questa non è certo la prima volta che ti sacrifichi per coloro che ami. Solo io comincio a vederci uno schema? >>
<< Questa tua domanda retorica dovrebbe pormi in una condizione di confusione ed esitazione mentale, Black? >> domandò sardonico Jack, assottigliando lo sguardo << Oppure è uno dei tuoi modi eleganti di insultarmi? Dovresti imparare che a volte essere diretti è molto più appagante. >>
<< Su questo mi ritrovi d'accordo >> disse il Re degli Incubi, mentre posava il suo sguardo sulla figura di Elsa. << Ecco perché questa volta mi limiterò ad ucciderla di fronte a te. >>
La ragazza cercò di rimanere forte, ma sotto gli occhi dorati dell'oscuro spirito si ritrovò a vacillare. Era come se la sua sola presenza fosse capace di risvegliare in lei tutte quelle paure e quei timori che aveva cercato di seppellire negli ultimi tre anni.
Il sorriso di Pitch sembrò allargarsi.
<< La prospettiva ti allieta, mia cara? Da un momento all'altro sarai morta come un pesce al mercato, solo uno dei tanti cadaveri sparsi su questo campo di battaglia >> continuò sadicamente << Allora sì che sarai davvero libera da ogni tua paura! Non è quello che hai sempre desiderato? >>
Davanti ai due spiriti del ghiaccio si pose davanti l'Omino del Sonno, che fece schioccare le fruste ai suoi fianchi.
Piccolo e insignificante all'apparenza della sua bassa statura e della corporatura tonda. Eppure, quando Jack vide lo sguardo che lanciò all'Uomo Nero, si ripromise una seconda volta di non prendere mai e poi mai il Guardiano dei Sogni per il verso sbagliato.
 L'occhiata di Sandman era spaventosamente penetrante, altera e livida di rabbia, sebbene controllata, intrisa fiera determinazione.
“Non ucciderai nessuno. Non oggi” dicevano quegli occhi splendenti come il fuoco del sole.
Pitch si limitò a sorridere di fronte alla spavalderia del suo vecchio nemico.
<< Sono sicuro che proverai ad impedirmelo >> disse con una scrollata di spalle disinvolta << Ma temo proprio che dovremo rimandare la nostra riunione ad un secondo momento. No, ho preparato qualcosa di speciale apposta per te, mio caro Sandy. Spero che lo apprezzerai, ci ho lavorato molto! >>
Alzò la mano destra… e schioccò le dita.
Per un attimo non accadde niente. Poi, la terra dietro a Pitch cominciò a spaccarsi in due.
Con la stessa intensità di 40 000 litri di nitrato d’ammonio che esplodevano nello stesso istante, giunse potente e ovattato il fragore di un tuono, il più potente che ogni essere umano o spirito presente – ad eccezione di una certa coppia di crudeli conquistatori – avesse mai sentito.
Poi, dalle profondità della Rift Valley, ecco che si levò il corno di una gigantesca bestia. E quel corno costituiva la testa di una creatura che sembrava fuoriuscita dalla mente di Ishiro Honda stesso, il padre di Godzilla.
Un corpo alto almeno 150 metri si fece strada al di fuori della crosta terrestre, sollevando zolle di terre che piovvero sugli eserciti amici e avversari allo stesso modo, schiacciando centinaia di soldati.
Il Fearling sembrava quasi un gigantesco scarabeo rinoceronte e agitò un gran numero di zampe affilate nell’aria piena di fuliggine e sabbia nera. Poi, lanciò un ruggito che fece tremare il cielo stesso.
Calmoniglio fissò incredulo quella visione orripilante.
<< Per tutti i canguri >> sussurrò febbrile, incapace di distogliere lo sguardo dalla mostruosità che aveva appena preso posto sul campo di battaglia. La reazione del resto dei suoi alleati non fu certo da meno. Tutti loro si ritrovarono come paralizzati dall’arrivo di questo nuovo e spaventoso nemico.
Pitch Prime osservò la propria opera con placida soddisfazione.
<< Lo capite ora, non è vero? La bellezza della cosa…l’inevitabilità della fine? Pensavate di esservi risollevati…ma era solo un preludio alla vostra caduta >> sussurrò con la sua voce profonda e sibilante.
A qualche centinaio di metri, la Grande Bestia Selvaggia ringhiò verso il Fearling gigante e gli scaraventò contro una vampata di ghiaccio.
La creatura incassò il colpo e barcollò all’indietro, ma per il resto ne fuoriuscì completamente indenne.
Un paio di occhi scarlatti girarono verso il drago, e lì vi rimasero bloccati. Poi, il corno del Fearling sì aprì in due.
Scariche di natura apparentemente elettrica cominciarono a propagarsi da ambe le estremità, condensandosi in una palla arancione che rimase come sospesa di fronte alla testa del coleottero.
Guardiani e spiriti trattennero il respiro, mentre una sensazione di cupa anticipazione cominciò a farsi strada dentro di loro.
Pochi secondi dopo, la palla dorata schizzò verso la Grande Bestia Selvaggia sotto forma di un raggio di pura energia.
Quando colpì il bersaglio, l’esplosione risultate proiettò fuoco e detriti verso il cielo per un’altezza di almeno cinquecento metri, falciando tutti quei draghi che ebbero la sfortuna di trovarsi nelle vicinanze del leviatano.
Non appena il fumo si diradò…il corpo esanime dell’ex Alpha era accasciato a terra, completamente immobile.
Pitch sorrise di fronte agli sguardi stupiti dell'esercito avversario, mentre l'enorme creatura ruggiva in direzione della volta celeste.
<< Non male, vero? >> chiese retoricamente, rivolto a Sandy << E ti assicuro che ha una voglia matta di giocare con te! >>
Quasi in risposta alle parole del suo padrone, gli occhi rossi dell'insetto si posarono proprio sulla minuscola figura dell'Omino del Sonno.
Quest'ultimo scrutò serio e preoccupato la creatura di fronte a lui: comprendeva fosse un chiaro espediente per allontanarlo dalla battaglia, ma sapeva anche di non avere scelta che assecondarlo. Se non l'avesse fronteggiato, avrebbe comunque fatto incalcolabili danni ai loro alleati.
A quel punto, privo di ogni esitazione, il Guardiano dei Sogni sollevò le mani al cielo, raccogliendosi nei suoi palmi una torrenziale quantità di sabbia dorata.
L’enorme massa di granelli cominciò a prendere forma di fronte al gigantesco Fearling.
Dapprima mutò in un enorme guscio corazzato, la cui altezza poteva tranquillamente essere comparata a quella del coleottero. Poi, dal corpo informe si protrassero un totale di quattro potenti zampe artigliate, presto seguite da una testa dalle fattezze rettili.
Un paio di zanne affilate spuntavano dalle possenti mandibole di quel volto coperto di squame dorate, accompagnati da denti seghettati. Al contempo, i lineamenti della nuova creatura si fecero sempre più vicini a quelli di una gigantesca tartaruga.
Sandman salì fino alla cima del mostro e si posò comodamente al di sopra della sua testa, incontrando senza paura lo sguardo del coleottero Fearling.
I due titani ringhiarono all'unisono. Poi, con un rapido colpo delle fruste, Sandy incitò la propria creazione a caricare quella dell'avversario, sotto gli occhi illuminati di Jack.
Lo Spirito dell'Inverno sembrava un bambino a cui avevano appena regalato per natale il gioco che aspettava da una vita.
<< Jamie sarà così geloso quando glielo racconterò... >>
Si interruppe di colpo e scattò di lato, appena in tempo per evitare un fendente ad opera della falce di Pitch. Il Re degli Incubi gli sorrise perfidamente.
<< Un consiglio da parte di un ex condottiero, Jack: mai voltare le spalle al nemico! >>
E, detto questo, si lanciò verso di lui. L'avanzata del Signore Oscuro venne prontamente frenata dalla comparsa di un muro di ghiaccio che si frappose tra lui e Jack, scaturito dalle mani di Elsa.
I tre spiriti rimasero a fissarsi per quello che sembrò un tempo interminabile.
<< Pronto è il mio secondo nome >> ringhiò Jack, sollevando il bastone e irradiandolo di energia glaciale.
Pochi secondi dopo, la coppia di guerrieri invernali si lanciò contro Black.
 
                                                                                                                    * * * 
 
A circa un centinaio di metri di distanza, Jack Skellington era impegnato a fronteggiare un gruppo di Fearlings dalle sembianze di grossi serpenti.
Il Re delle Zucche spalancò le braccia e dalle sue spalla si innalzò quello che apparentemente sembrava un lenzuolo di pura energia oscura. La tela color pece scattò in avanti e agguantò quanti più Fearlings possibili, assorbendoli e dissipandoli in una pozza di oscuro materiale liquido, simile a catrame.
Ma ecco che altri lo attaccarono dal lato opposto, e lo spirito dovette disegnare un arco con la mano, liberando una vampata di fuoco che li investì seduta stante.
Non si era ancora trasformato in Jack O'Lantern, stava raccogliendo il suo tempo per poter utilizzare quel potere a tutto spiano. Dopotutto, la battaglia era ancora giovane e poteva mantenere una simile forma per pochi minuti.
Poco lontano da lui, Rapunzel combatteva utilizzando i suoi capelli lucenti come arma, alternando frustate e lampi di luce ad enormi spuntoni di roccia lunare.
All'improvviso, un'ombra calò su di lei. Fu solo l'istinto maturato dopo aver combattuto molte battaglie che la salvò dall'essere agguantata da una coppia di possenti zampe artigliate.
Rotolò di lato e l'enorme Viverna Fearling atterrò proprio nel punto in cui era stata fino a pochi secondi prima, con l'inconfondibile figura del Generale Fearling che la cavalcava.
La bestia si voltò rapidamente verso di lei e le sibilò contro, mentre gli occhi del Generale balenarono nell'oscurità del suo elmo.
La principessa serrò una grande ciocca tra le dita, mentre gli restituiva uno sguardo di sfida.
<< Neanche per me è un piacere rivederti >> rispose.
Gli occhi ardenti del Fearling sembrarono assottigliarsi.
<< Stupida. Pensi davvero di potermi affrontare, ora che sei alla presenza del mio maestro? >> disse con quella voce bassa e gutturale che la bionda sperava non avrebbe mai più dovuto sentire.
Rapunzel si morse il labbro e serrò più saldamente le dita sui capelli.
<< Ti ho già sconfitto una volta >> dichiarò freddamente << Mi limiterò a farlo di nuovo. >>
Il Generale abbaiò una risata tanto agghiacciante da farle rizzare i peli sul collo.
<< La tua ingenuità mi disgusta >> ringhiò attraverso l'elmo. << L'ultima volta sei riuscita a sconfiggermi solo grazie all'aiuto del Quarto Guardiano. Ma ora... >>
Allungò la mano destra e una spada nera si materializzò tra le dita.
<< Non sei altro che una ragazzina troppo sicura di sé… e sola. >>
<< Ed è qui che ti sbagli, mio caro Generale >> replicò una voce nell'aria << lei non è da sola. >>
Un balzo, uno spostamento d'aria, e l'alta, rachitica figura di Jack Skellington si materializzò innanzi alla principessa perduta, fronteggiando il Fearling con le sue orbite vuote.
<< Rapunzel, il Flagello dei Fearlings... è accompagnata dal Re del Terrore. >>
La Viverna mostrò i denti e schioccò le mascelle, mentre il Generale gli puntò contro la spada.
<< Ho sentito parlare di te >> dichiarò freddamente << Nient'altro che un misero imitatore che cerca di usurpare il titolo del mio signore. Sei una vergogna alla nostra causa, Skellington! E un’infezione che ho intenzione di debellare seduta stante, assieme all'abominio di cui ti professi alleato. >>
<< Parole forti, Generale >> commentò Jack, apparentemente colpito da tanto veleno << e anche molto denigranti nei miei confronti. Io non sono che un'artista, e la paura è la mia tela. In altre circostanze ti avrei sicuramente accolto nella mia città a braccia aperte! Ma dato che desideri così tanto stare sul piede di guerra... fatti avanti! >>
Il Generale non ebbe bisogno di farselo ripetere due volte. Colpì i fianchi della viverna con il tacco degli stivali e la creatura balzò verso lo spirito con le fauci spalancate, più che intenzionato a ghermirlo.
Ma ecco che Skellington semplicemente allungò a dismisura il proprio corpo, torcendolo e ripiegandolo di lato, come fosse fatto di gomma. La viverna addentò solo il vuoto, per poi ritrovare le proprie fauci intrappolate in una museruola fatta dei capelli dorati di Rapunzel.
La principessa non perse tempo e procedette ad irradiarli di luce solare, ustionando la bestia.
Lo Spirito di Halloween ne approfittò per attaccare il Generale Fearling, allungando il braccio e sferrandogli un poderoso pugno dritto sull'elmo. Non tanto per ferirlo quanto, piuttosto, nel tentativo disarcionarlo e separarlo dalla propria cavalcatura.
Sorpreso dall'attacco improvviso, il Generale perse l'equilibrio e cadde all'indietro, sbilanciando ancora di più il corpo della Viverna menomata. La bestia crollò di lato e per poco non schiacciò il suo cavaliere, la cui resistenza sovraumana gli permise di riprendersi subito dal contraccolpo e rotolare di lato, prima che il Fearling si abbattesse al suolo.
Il Generale si rimise subito in piedi e volse uno sguardo furente in direzione dello scheletro. Il Re delle Zucche sorrise in modo agghiacciante ed evocò una spada di fiamme tra le mani, per poi lanciarsi verso l'avversario.
I due guerrieri vibrarono fendenti e scoccate in rapida successione, fino a quando la Viverna non decise di prestare man forte al suo creatore. Saettò la coda come una frusta e colpì Skellington da dietro, spedendolo a terra. Prima che lo spirito potesse rialzarsi, il Generale aveva già evocato una mazza nella mano libera: la calò prima verso il basso, inchiodando l'avversario al suolo, e poi lo colpì in pieno petto, spedendolo a diversi metri di distanza.
L'impatto dello Spirito di Halloween che si sfracellava a terra generò una densa nube di polveri e detriti che spararono dritti verso la volta celeste.
Il Generale volse lo sguardo in direzione di Rapunzel, seguito dalla Viverna.
<< È il tuo turno >> sibilò minacciosamente.
Per tutta risposta, la principessa spalancò le braccia: i capelli le si illuminarono di blu e le rocce lunari fuoriuscirono dal terreno. Questa volta, però, gli spuntoni si staccarono dal suolo, levitarono e si scagliarono contro i due mostri come frecce, intercettando la loro carica.
La Viverna si frappose subito tra i proiettili e il Generale, cercando di fargli scudo con le ali. Le frecce di roccia azzurra penetrarono la sua pelle come burro e la creatura lanciò un grido di dolore, mentre granelli di sabbia nera si sparpagliavano attorno a lei.
Il cavaliere nero lanciò a Rapunzel uno sguardo furente e si lanciò verso di lei con un balzo, la spada pronta a colpire.
Non ne ebbe la possibilità. Una risata agghiacciante e disturbante squarciò l’aria, e nello stesso istante un falcetto nero si interpose nella traiettoria della spada, seguito da una lama infuocata che parò il colpo.
Con un lesto movimento, Skellington scattò verso l’alto, agguantando il collo del nemico in una morsa. Le sue gambe si avvolsero attorno a lui come tentacoli, e con la forza della trazione lo scaraventò a terra.
Poi, calò entrambe le lame di tenebra e fuoco verso il basso, con tutta l’intenzione di approfittare della sua posizione vulnerabile per infilzarlo.
Il Generale ruggì per la rabbia e afferrò ambe il polsi della spirito, fermando le punte delle armi a pochi centimetri dal suo petto.  Facendo appello a tutta la forza che aveva in corpo, sollevò Skellington da terra e lo sbatté violentemente contro il suolo, per poi colpirlo con un poderoso pugno al cranio.
Tentò di farlo una seconda volta, ma ecco che i capelli di Rapunzel si avvolsero attorno al suo braccio, bloccandolo prima che potesse completare l'azione.
Approfittando di quel vantaggio, lo scheletro liberò un torrente di fuoco contro il Fearling, facendolo indietreggiare di una decina di metri.
Il Generale cadde in ginocchio, ma nonostante qualche bruciatura era praticamente illeso. Rievocò la propria spada nella mano destra, mentre la sua fedele viverna si affiancava a lui.
Allo stesso modo, Jack raggiunse il fianco di Rapunzel, un sorriso imperturbabile sul suo volto.
<< Meriti appieno il tuo nome di Flagello, principessa >> commentò con tono colpito << Ma ora…devi dar fondo a tutto il tuo potere! >>
E così dicendo scoppiò a ridere, mentre le sue mani prendevano fuoco.
 
                                                                                                                        * * * 
 
Sopra i cieli della battaglia, Sdentato e Tempestosa volteggiavano con grazia in cerca del prossimo bersaglio, guidati dai rispettivi cavalieri.
Astrid fece una rapida panoramica del conflitto che si stava svolgendo nella valle, fino a quando i suoi occhi non si posarono sull'inconfondibile figura di Maui, attualmente impegnato a sbaragliare un gruppo di Fearlings dalle fattezze molto simili a quelle di grossi lupi.
<< Ho individuato Mister Muscolo >> disse rivolta verso il marito. << Pronto a salvare la tua spasimante? >>
<< Molto divertente >> sbuffò in risposta Hiccup, per poi annuire prontamente << Andiamo, bello! >>
Sdentato liberò un ruggito e si lanciò verso il semidio. Subito al suo fianco si unì Tempestosa, e insieme ghermirono con gli artigli l'imponente polinesiano, strappandolo alla sua lotta.
Maui volse alla coppia di cavalieri un'espressione visibilmente stizzita.
<< Ehi, li avevo in pugno! >> esclamò indignato.
<< Desolato, amico, ma abbiamo una principessa da salvare come priorità. Reggiti forte! >> gli rispose il capo di Berk, per poi spronare ancora il suo drago in direzione del promontorio, seguito dalla moglie.
Una volta in cima alla formazione rocciosa, lasciarono andare il semidio e atterrarono all'unisono di fronte alle figure di Merida e Mr Cold.
L'oscuro spirito volse loro uno dei suoi classici sorrisi.
<< Ah, sì, mi chiedevo quando qualcuno si sarebbe presentato per salvare pel di carota. >>
<< Be’, caro il mio bamboccio, quel qualcuno si è presentato qui ORA! >> sentenziò Maui, agitando il suo amo << Libera subito la donzella e forse non ridurrò il tuo bel faccino ad un tributo onorario ai miei possenti pugni! >>
Merida alzò gli occhi al cielo, e i due vichinghi di fianco al semidio dovettero fare del proprio meglio per non imitarla.
Cold si limitò a restituire un'espressione impassibile.
<< ...no >> rispose con una scrollata di spalle, suscitando un gemito ad opera della rossa.
Maui schioccò la lingua.
<< Cavoli, di solito funziona >> mormorò ad alta voce, per poi volgere lo sguardo nei confronti di Hiccup e Astrid. << Pronti per il piano B? >>
<< Non abbiamo scelta >> borbottò il capo di Berk, sfoderando la sua spada di fuoco, subito affianco dalla moglie armata di ascia e dai loro due draghi.
Questi ringhiarono verso l’oscuro spirito invernale, inondando di calore le loro fauci.
Il sorriso di Cold sembrò allargarsi, mentre roteava il bastone tra le dita.
<< L’idea di combattere un drago suona molto divertente >> commentò con un tono di voce che suscitò un brivido lungo la schiena della coppia di vichinghi. << Ma penso che lascerò giocare i vostri animaletti con qualcun altro! >>
L’eterno adolescente afferrò la sua arma con entrambe le mani e la mise in posizione verticale.
<< Per quanto sia fastidioso ammetterlo, la mia controparte mi ha appena dato un'idea meravigliosa. È la prima volta che faccio una cosa simile, di solito è Pitch quello che si occupa di rifornire l'esercito. Ma spero che apprezzerete lo sforzo! >>
E, dopo aver pronunciato tali, parole, sbatté violentemente la punta ricurva del bastone contro il suolo, sprigionando lingue di ghiaccio e sabbia nera.
Sotto gli occhi timorosi del gruppo, queste cominciarono ad addensarsi di fronte a loro. Dapprima sotto forma di masse indistinte… poi, assumendo lineamenti decisamente più familiari.
Dopo meno di un minuto, due copie quasi perfette di Sdentato e Tempestosa avevano appena preso posto ai lati di Mr Cold. I loro corpi erano un misto di ghiaccio scintillante e granelli color pece, a testimonianza dell'oscuro potere che li aveva generati.
Il sorriso dello spirito invernale si trasformò in un ghigno in piena regola, mentre la coppia di bestie cominciò a ringhiare verso i loro avversari.
Sdentato e Tempestosa sibilarono all’unisono, e poi lanciarono entrambi uno sguardo ai loro cavalieri: non potevano parlare, ma il messaggio fu per loro chiaro come il sole. I due vichinghi si fecero da parte e li lasciarono a fronteggiare le loro controparti, mentre si accingevano a scrutare Mr Cold assieme a Maui.
Hiccup, come sempre l’ideatore di piani, si portò al centro fra la moglie e il semidio.
<< Io penso a Merida. Copritemi più a lungo che potete >> sussurrò.
<< Contaci, treccine >> rispose Maui con uno sguardo duro, rapidamente imitato da Astrid.
Cold puntò il bastone verso di loro, le labbra sempre arricciate in quel suo sorriso predatorio.
<< Divertitevi! >> esclamò, dando alla sua coppia di creature il segnale che stavano aspettando.
Senza perdere tempo, i due draghi artificiali ruggirono all'unisono e si lanciarono contro il gruppo.
Il Furia Buia e l'Uncinato Mortale si posero immediatamente avanti, sputando fuoco all'unisono per intercettare l'attacco delle creature glaciali.
Al contempo, Maui cacciò un potente urlo di sfida e spiccò un balzo, vibrando dall'alto verso il basso un colpo del suo uncino: Cold sorrise eccitato e sollevò il bastone a mezz'aria.
Quando le due armi s'incontrarono, l'onda d'urto risultante fu abbastanza forte da costringere ogni essere umano presente a coprirsi gli occhi.
Senza perdere tempo, lo spirito evocò una spada di ghiaccio nella mano sinistra e tentò di affondarla nel costato del semidio. Memore delle lezioni di Dentolina, Maui riuscì ad evitare il colpo con un salto e atterrò a qualche metro dall'avversario.
Cold gli puntò contro il bastone e sprigionò un potente getto di ghiaccio, ma il polinesiano fu rapido a bloccare l'attacco con il suo fidato uncino.
A quel punto fu il turno di Astrid. La vichinga attaccò da dietro e meno un colpo d’ascia allo spirito.
Sfortunatamente per lei, Cold si voltò di scattò e intercettò la sua arma: lama e bastone si scontarono in uno sprigionarsi di scintille di ghiaccio, mentre gli occhi dell'oscuro spirito incontrarono quelli della bionda.
Astrid strinse i denti e cercò di far retrocedere l'avversario, ma la differenza di forza con Cold si rivelò troppo alta.
Il braccio destro di Pitch procedette a disarcionare la vichinga e la inchiodò a terra con la punta del bastone.
<< Pronta a diventare un bel pupazzo di neve? >> domandò beffardo.
<< Non oggi, invasato! >>
Con abilità da maestra, Astrid gli sferrò un calcio dritto alle caviglie nude, costringendolo ad allontanarsi. Poi, si rimise in piedi con un balzo e gli rifilò una violenta testata che lo spedì all'indietro, proprio verso Maui.
Subito il semidio lo colpì dritto alla schiena con l'uncino, mandandolo a sbattere contro il suolo: lo spirito tentò di rialzarsi, ma ecco che l’altro lo colpì di nuovo, generando un piccolo cratere attorno alla sua magra figura.
Maui alzò nuovamente l'uncino, pronto a inveire sull'avversario una terza svolta. Non ne ebbe la possibilità.
Grossi spuntoni di ghiaccio di sollevarono dal terreno, ferendolo alla spalla. Il polinesiano gemette per il dolore e compì un saltò all'indietro, mentre Astrid fu costretta a buttarsi di lato per evitare di rimanere infilzata.
Nel mentre, Cold si rimise in piedi e scrocchiò il collo un paio di volte.
<< Lo ammetto… non è stata una piacevole esperienza >> borbottò con una smorfia, prima di rivolgere alla coppia un sorriso sanguinario. << Ma sapete come si dice, no? Quello che non ti uccide… ti fortifica! >>
E, detto questo, scatenò una raffica di vento e ghiaccio contro i due guerrieri, schiacciandoli a terra.
Pochi metri più in là, Hiccup aveva approfittato di tutta quella confusione per avvicinarsi a Merida di soppiatto.
<< Cerca di stare più indietro possibile mentre tieni le braccia in avanti >> le sussurrò, una volta entrato nel suo campo visivo << proverò a liberarti. >>
La principessa obbedì e tese saldamente le braccia, mentre il vichingo sollevava l’arma infuocata e la calava sulle catene cui erano collegate le polsiere di metallo.
I ceppi fecero inizialmente resistenza, ma dopo qualche secondo iniziarono a cedere. Merida si ritrovò incapace di trattenere un sorriso.
<< Lo giuro sugli dei, Hicc, se non fossi sposato potrei baciarti in questo preciso momento >> sussurrò euforica.
<< Per Odino, non farti sentire da Astrid >> sibilò il vichingo, incapace di trattenere una vampata di calore alle guance.
La principessa si limitò a ridacchiare, mentre le catene che la legavano cedevano del tutto. I ceppi scomparvero in un grumolo di sabbia, lasciandola finalmente libera.
La rossa sospirò di sollievo e procedette ad abbracciare il vichingo. << A parte gli scherzi… grazie. >>
Hiccup sbuffò e ricambiò il suo sorriso, facendole l’occhiolino. Ma all’improvviso, il volto della principessa si contorse in una smorfia di orrore.
<< HICCUP, ATTENTO! >>
Il vichingo fece appena in tempo a girarsi…solo per vedere Mr Cold calare sopra di lui con un pugnale di ghiaccio, il volto adornato da quel suo folle sorriso.
Il tempo parve rallentare, e l’arciere osservò la lama trasparente che scendeva implacabile verso il petto dell’amico. E fu allora…che accadde.
Una vampata di fuoco blu investì in pieno lo spirito invernale, mandandolo a cozzare via.
Sbigottito, il capo di Berk si girò verso la principessa scozzese e ne vide i palmi intrisi di energia infuocata.
<< Merida! >> esclamò, incredulo << Hai ancora i poteri! >>
La rossa si fissò le mani incredula.
<< Ho ancora i poteri? >> domandò stranita.
A qualche metro dalla coppia, Cold gemette per il dolore e lanciò alla principessa un'occhiata sorpresa. << Ha ancora i poteri? >>
<< Ha ancora i poteri! >> urlarono Maui e Astrid all'unisono, ormai ripresi dall'attacco dell'oscuro spirito.
Merida rimase a bocca aperta per qualche secondo. Poi il suo sguardo mutò in un'espressione di pura malizia e si posò su Mrd Cold.
Il bracciò destro di Pitch schioccò la lingua con evidente fastidio.
<< Ehi, così non vale... >>
Prima che potesse terminare la frase, la rossa gli scaraventò contro un torrente di fiamme.
Cold ebbe appena il tempo di rispondere con un getto di magia invernale e i due attacchi si scontrarono a mezz'aria, illuminando la cima del promontorio.
Un solo pensiero attraversò la mente dell'oscuro spirito.
“Okay… forse sarà più difficile del previsto. "



 
Boom!
Spero che abbiate apprezzato questa prima parte della battaglia.
È la prima volta che realizziamo uno scontro di questa portata, con così tanti buoni e cattivi coinvolti nello stesso scontro, quindi fateci sapere se siamo riusciti ad amalgamare bene le varie sequenze di lotta, almeno per ora.
Come alcuni di voi avranno certamente notato, nel capitolo sono state inserite alcune citazioni ad altre opere, soprattutto il Signore degli Anelli. Ad esempio, la Viverna del Generale Fearling è ispirata alla bestia voltante del Re Stregone di Angamar, il leader dei Nazgul.
Il gigantesco Fearling evocato da Pitch è invece ispirato a Legion, antagonista del kaiju movie Gamera 2 – l’Attacco della Legione. La stessa creatura evocata da Sandy è a sua volta ispirata a Gamera, il mostro protagonista della pellicola.
E sì, Merida non ha perso i poteri, nonostante sia stata privata del frammento di Crogiolo. Il perché sarà spiegato nel prossimo capitolo, non preoccupatevi.
Per i fan della Merricup, abbiamo inserito qualche scenetta per soddisfare anche voi. All’inizio avevamo valutato l’idea di utilizzare questa coppia, ma poi ci siamo resi conto che la cosa avrebbe cozzato con il nostro tentativo di rimanere il più fedeli possibili al materiale d’origine, senza provocare stravolgimenti. Ragion per cui abbiamo scelto di evitare un triangolo amoroso tra Hiccup, Merida e Astrid, con il rischio di distruggere il bellissimo rapporto tra i due vichinghi.
Aspettatevi tanto angst nel prossimo capitolo…

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 - One step to the end ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Consiglio a tutti di rileggersi il capitolo 3, se non ricordate bene la storia di Pitch e Nightlight.
Detto questo, vi auguriamo una buona lettura ;)




Capitolo 21 - One step to the end

78694114-549592278956266-3476404953822527488-n

"I won't suffer, be broken, get tired, or wasted
Surrender to nothing, I'll give up what I
Started and stop this, from end to beginning
A new day is calling, and I am finally free

Fight!"
Thirty Second To Mars - Attack



Mentre la battaglia infuriava attorno a lui, Pitch Black non poté fare a meno di provare un lieve sentore di ammirazione per la propria controparte. Il suo esercito di ombre era sicuramente qualcosa di eccezionale, e - con grande sorpresa del Re degli Incubi -  si avvicinava non poco alla maestosità della prima armata che aveva fabbricato durante la Golden Age, quando era al massimo delle sue capacità.
Prima di finire sulla Terra…prima di diventare l’Uomo Nero…prima di Nightlight, colui che lo aveva ridotto a questa forma miserabile, un semplice brandello di ciò che era una volta.
Era davvero questo il livello di potere che sarebbe riuscito a raggiungere, se i Guardiani non fossero riusciti a sconfiggerlo durante il suo ultimo tentativo di soppiantarli? Era un pensiero a dir poco esaltante, ma per certi versi anche scoraggiante.
Per certi versi, se si fosse assicurato di uccidere Jack Frost, quel giorno, avrebbe avuto la vittoria in tasca.
Mentre eliminava casualmente un Fearling con un rapido affondo della sua falce, intravide Nord e Calmoniglio a pochi metri da lui.
<< Questi mostri non finire mai! >> esclamò il Primo Guardiano, mentre si affiancava all’Uomo Nero con le spade sguainate.
Un Fearling dalle sembianze di leone si lanciò verso di loro, ma venne prontamente calpestato da uno degli alberi viventi di Madre Natura. L’essere arboreo lanciò un ruggito in direzione della volta celeste e procedette a calciare un altro incubo, il tutto sotto lo sguardo leggermente impressionato di Pitch.
<< Devo ammetterlo, sto cominciando a capire il motivo per cui mia figlia trovi queste creature così affascinanti >> commentò con un piccolo sorriso.
A quelle parole, Calmomiglio si ritrovò incapace di trattenere un sonoro sbuffo.
<< Non è esattamente il termine che userei per descriverle >> borbottò a bassa voce, mentre l’albero vivente faceva a pezzi una Mantide Fearling in modo piuttosto raccapricciante
Il Pooka ridacchio nervosamente.  << Detto questo, fanno sicuramente la loro bella figura. >>
Sentì qualcosa con i palmi delle zampe e compì un balzo a diversi metri da terra, evitando appena in tempo la carica di un rinoceronte Fearling.
Lanciò entrambi i suoi boomerang contro la creatura, ma la pelle del mostro si rivelò molto più spessa del previsto. Le armi del Guardiano riuscirono a ferirlo, ma non abbastanza da distruggerlo.
Il Fearling muggì di rabbia e caricò una seconda volta verso il trio di combattenti.
Pitch inarcò un sopracciglio e mosse appena la mano destra.
Centinaia di spuntoni di sabbia nera fuoriuscirono dal terreno, infilzando la creatura prima che potesse proseguire ulteriormente. Il Fearling emise un ultimo grido di dolore, prima di scoppiare in una nuvola di granelli color pece.
Calmoniglio e Nord rilasciarono sospiri di sollievo e si voltarono verso Pitch per ringraziarlo.
Fu allora che si resero conto di un particolare piuttosto inquietante:  il muro di spine generato da Black… aveva creato una sorta di barriera tra loro e l’Uomo Nero.
Calmoniglio volse all’ex generale un’occhiata diffidente.
<< Pitch…che stai facendo? >> domandò pericolosamente.
In tutta risposta, l’oscuro spirito si limitò a sorridergli.
<< Mi dispiace, orecchie a punta, ma temo di avere un appuntamento con il destino a cui non posso proprio mancare >> rispose con una scrollata di spalle disinvolta, lo sguardo puntato in direzione del Crogiolo in costruzione. << E sfortunatamente…nessuno di voi è invitato. Devo fare un prima buona impressione, capite? >>
Gli occhi di Nord si spalancarono per la comprensione. << Tu, sporco farabutto… >>
Prima che potesse terminare la frase, fu costretto a parare il colpo di una mantide Fearling, mentre Pitch scuoteva la testa con aria apparentemente delusa.
<< Un simile linguaggio non si addice certo ad un Guardiano >> commentò divertito.  << Vi assicuro che niente mi renderebbe più felice del ripagarvi per tutto quello che mi avete costretto a patire nell’ultimo anno. Ahime! Purtroppo ardo per la fretta, perché là fuori c’è un intero Multiverso che mi aspetta. >>
Detto questo, fece loro un rapido cenno con la testa e cominciò a fondersi con le ombre circostanti. << Vi auguro una buona Apocalisse! >>
La sua figura scomparve completamente nell’oscurità, lasciando la coppia di Guardiani a fronteggiare il resto dei Fearling.
<< Pitch! >> esclamò Calmoniglio, impegnato ad evitare i colpi di un Ragno Fearling. << Miserabile ombra strisciante, torna qui! >>
Ma in cambio non ottenne alcuna risposta. L’Uomo Nero aveva lasciato il campo di battaglia, abbandonandoli a loro stessi.
<< PIIIIIIIIIIIIIIIIIIIITCH! >>

                                                                                                                                                * * *

Mr Cold roteò il bastone a mezz’aria, interrompendo l’avanzata di un altro flusso di fiamme turchesi.
Fu poi costretto a scansarsi di lato, evitando un colpo dell’uncino di Maui.
L’oscuro spirito puntò la sua arma contro di lui e generò un denso fiotto di ghiaccio misto a sabbia nera, ma ecco che il semidio si trasformò in un falco e si allontanò dall’attacco con un elegante battito d’ali, proprio mentre Hiccup ed Astrid lo assaltavano da dietro.
Percependo lo spostamento d’aria alle sue spalle, Cold si voltò di scattò e intercettò le lame avversarie.
Il trio di combattenti divenne presto impegnato in un continuo susseguirsi di fendenti e scoccate, fino a quando lo spirito invernale non intrappolò le gambe della coppia di vichinghi in un blocco di ghiaccio.
Sorrise sinistramente e puntò il bastone verso di loro, preparandosi a porre fine alle loro vite. Non ne ebbe la possibilità.
Sentì un calore infondibile avvicinarlo da destra e si girò subito, incontrando una spada infuocata con la propria arma.
<< Sai, comincio a pensare che questo sia il tuo modo di flirtare con me >> sibilò l’albino in faccia alla sua attaccante.
Merida strinse i denti e fece appello a tutta la rabbia che aveva provato negli ultimi giorni per aumentare l’intensità delle fiamme, tanto calde da costringere perfino Cold a chiudere gli occhi.
Internamente, lo spirito si chiese come fosse stata capace di conservare i suoi poteri, anche dopo che Pitch aveva estratto il frammento di Crogiolo dal suo corpo.
Forse il frammento era rimasto troppo a lungo dentro di lei e un po’ della magia che lo permeava era rimasta intrappolata nella principessa scozzese.
Era una cosa permanente? O forse quell’energia residua se ne sarebbe semplicemente andata con il passare del tempo? E se questo fosse davvero il caso…per quanto tempo ancora Merida sarebbe stata in grado di utilizzarlo?
Cold non aveva una risposta a simili domande, ma di una cosa era certo: a lunga andare, dubitava che sarebbe riuscito a tenere testa in contemporanea alla rossa e a Maui.
Quasi come se avesse letto la sua mente, vide il semidio che lo caricava da destra, ancora nella sua forma di falco.
Impegnato com’era a fronteggiare la spada di Merida, non ebbe la possibilità di difendersi.
Una volta di fronte a lui, il polinesiano tornò alla sua forma umana e lo scaraventò oltre la cima del promontorio con un forte colpo del suo uncino.
Nonostante il dolore improvviso, Cold riuscì a rimanere lucido quel tanto che bastava per fare appello al vento e rimanere sospeso nel vuoto.
Volse uno sguardo infastidito verso il gruppo di avversari, i quali lo restituirono con espressioni agguerrite e cariche di determinazione.
In quel preciso istante, l’enorme figura della tartaruga originata da Sandy si schiantò contro la formazione rocciosa, facendone tremare le fondamenta.
I quattro combattenti barcollarono per la sorpresa, mentre lo scarabeo Fearling si gettava addosso al rettile di sabbia dorata, lanciando un ruggito a dir poco terrificante.
Cold recuperò il suo sorriso e approfittò di quella distrazione per allontanarsi, mentre il promontorio cominciava a crollare.
Maui non perse tempo e afferrò Merida, Astrid e Hiccup con le sue possenti braccia.
<< Non provate a vomitarmi sui tatuaggi! >> esclamò a gran voce, per poi lanciarsi oltre i bordi dello strapiombo.
A nulla valsero le urla di protesta dei suoi alleati, mentre una nuvola di sabbia avvolgeva l’intero campo di battaglia.

                                                                                                                               * * *

Lampi di luce, fuoco e tenebra coronavano il lato ovest della Rif Valley, da quando Rapunzel, Jack Skellington e il Generale Fearling - con la sua viverna – avevano dato il via al loro scontro devastante.
Rapunzel dovette constatare, suo malgrado, che il Generale aveva ragione: adesso che si trovavano nel regno del suo malefico signore, era molto più forte e agguerrito di quando lo aveva affrontato insieme a Sandman.
Era grata ci fosse l’enorme scheletro con lei, si stava rivelando un insospettabile, feroce e spietato combattente: i suoi attacchi di palle di fuoco e lame di tenebra venivano sferrati con una continuità devastante, qualcosa che poteva essere perpetrato solo da una creatura che non aveva alcun bisogno di riprendere fiato e riposarsi.
Di quando in quando lo supportava nelle retrovie, scagliando frecce di rocce lunari e lampi di luce, e sbarrando la strada con spuntoni e frustate qualora i Fearlings tentassero attacchi codardi contro lo Spirito di Halloween.
A un certo punto, Skellington e il Generale si ritrovarono a scambiarsi colpi di spada.
 La lama infuocata e la lama di tenebra dello scheletro incontrarono quelle color sabbia dell'avversario, e lì vi rimasero bloccate.
Orbite vuote si specchiarono in quelle rosso sangue del Fearling, mentre entrambi i combattenti cercavano di far cedere l'altro.
Dopo quasi mezzo minuto, la forza del Generale sembrò superare quella dello Spirito di Halloween, costringendolo ad indietreggiare
<< Pensavate davvero di avere qualche speranza? >> gli disse la creatura in tono beffardo, prima di abbaiare una risata gutturale << Sciocco! Non c'è speranza qui… solo la morte per te e per la tua alleata! >>
<< Io sono già morto molto tempo fa…a causa del tuo padrone! >> gli rispose lo scheletro << Ma sai una cosa? In realtà, sotto un certo punto di vista, dovrei ringraziarlo. Perché grazie a lui…ho ottenuto il potere di ridurre in cenere i parassiti come te, ingenua e miserabile ombra! >>
Scoppiò in una risata maniacale, mentre un muro di fiamme cominciò ad avvolgerne l’esile corpo.
Gli orli del suo abito nero crebbero a vista d’occhio, assumendo lunghissimi contorni svolazzanti e frastagliati.
Poi, le fiamme che lo avvolgevano iniziarono a raccogliersi nel suo teschio, illuminando il ghigno scheletrico, mentre alte vampate si raccolsero attorno alle sue braccia, assumendo la forma di ardenti catene terminanti con punte affilate.
Quella… era la forma finale di Jack O’ Lantern, la massima esaltazione del potere che aveva ottenuto sotto schiavitù di Pitch Black. E le catene che ora reggeva tra le falangi prive di carni…erano il simbolo della sua liberazione.
Gli occhi del Generale sembrarono spalancarsi per la sorpresa e la creatura compì un cauto passo all’indietro, sollevando le proprie armi in una posizione difensiva. Al contempo, la Chimera Fearling lasciò perdere Rapunzel e si frappose tra il suo padrone e lo Spirito di Halloween, sibilando minacciosamente.
Jack O’ Lantern rise di nuovo, folle e sgraziato, e protese in avanti le catene infuocate, dimenandole come fruste senzienti. Allo stesso tempo, il suo lungo nero abito mutò in un liquido color pece, e andò a circondare la coppia di Fearlings.
La Chimera tentò di sfuggirgli, ma l'attacco dello spirito la bloccò al suolo, permettendo alle fruste di fuoco di tranciarla in due prima ancora prima che potesse alzarsi in volo.
Il suo corpo venne ridotto ad un ammasso di granelli neri e si riversò ai piedi del Generale.
Questi compì un balzo all'indietro, ma ecco che una delle catena andò ad avvolgersi attorno ai suoi piedi: Skellington sorrise in modo sinistro e cominciò a scaraventarlo da una parte all'altra del campo di battaglia, come un bambolotto di pezza, utilizzando tanta forza da staccargli un braccio.
Poi lo scaraventò un'ultima volta al suolo, sollevando una densa nube di detriti.
Il Generale si rialzò a fatica dal cratere appena creato col suo corpo e vomitò un fiotto di sangue nero. Ma appena sollevò lo sguardo…si ritrovò davanti il ghigno disturbante dello Spirito di Halloween.
Questi a aprì la bocca a imitazione di un ruggito e riversò sull’avversario un torrente di fuoco.
Il Fearling fece appena in tempo a balzare indietro.
Tuttavia, appena atterrò al suolo, venne subito circondato dalle fiamme generate da Skellington, accompagnate dalla folle risata del Re di Halloween.
<< Allora, o mio Generale? >> sogghignò << Qualche ultima parola prima della fine? Sono tutt’orecchi… anche se non le ho! >>
Rise di gusto alla sua stessa battuta, ma il Fearling rimase completamente in silenzio.
Si sollevò lentamente in tutta la sua altezza e sembrò prendere un paio di respiri calmanti, sebbene non avesse organi di alcun tipo.
I Fearlings più vicini alla battaglia si fermarono di colpo, volgendo i loro occhi scarlatti in direzione del loro comandante, rimanendo immobili per circa cinque secondi.
Passato quel lasso di tempo, i loro corpi esplosero in una miriade di granelli color pece, sotto lo sguardo incredulo di Jack.
L'enorme ammasso di sabbia nera cominciò a strisciare verso il Generale. E una volta ai suoi piedi…iniziò a fondersi con la sua figura martoriata.
Il corpo dell’incubo mutò, crescendo in dimensioni: divenne tanto alto da riuscire a sovrastare sia Skellington che Rapunzel con la propria ombra, mentre il suo braccio mozzato si rigenerava.
Gli occhi del Generale divennero due fiamme rosse danzanti, e un paio di grosse corna si protrassero dal suo elmo.
Nella mano destra del Fearling comparve una mazza alta quasi due metri, mentre in quella sinistra si materializzò una frusta dentellata.
Infine, il suo sguardo malevolo si posò ancora una volta sulla coppia di avversari, e questi si ritrovarono incapaci di trattenere espressioni visibilmente intimorite.
Skellington gli sorrise nervosamente. << Ok…questa non me l’aspettavo proprio. >>
 
                                                                                                                               * * *
 
( Track 14: https://www.youtube.com/watch?v=xmtCtKSq_yo&t=1s )


Ai piedi del promontorio, un fungo di neve e ghiaccio si proiettò per diversi metri verso la volta celeste, seguito da un torrente di sabbia nera.
Quando fiocchi di neve e granelli si diradarono, gli occhi scarlatti dei Fearlings presenti si posarono sull’inconfondibile figura del loro maestro, impegnato in una prova di forza con una certa coppia di spiriti del ghiaccio.
Jack ed Elsa erano di fronte a lui, i volti adornati da espressioni agguerrite. Mentre il primo reggeva nelle mani il suo fidato bastone, la giovane donna aveva evocato nelle proprie una spada di ghiaccio scintillante.
Entrambe le armi erano proiettate in avanti, nel tentativo di frenare la falce del loro avversario.
Pitch, tuttavia, sembrava completamente inalterato dallo sforzo della coppia di spiriti.
<< Coraggio, bambini, so che potete fare di meglio >> disse in un sorriso derisorio.
Lo Spirito dell’Inverno ringhiò.
Mentre si sforzava di mantenere la presa, sbatté le palpebre: appena un secondo dopo, da sotto i suoi piedi cominciò a propagarsi uno strato di ghiaccio.
La coltre di brina colpì in pieno L’Uomo Nero, intrappolandolo in una gabbia scintillante.
Elsa si concesse un momento di respiro. << Pensi che questo lo rallenterà? >>
La risposta alla domanda arrivò sotto forma di una grossa crepa che iniziò a farsi strada sulla superficie del blocco di ghiaccio.
Il Quinto Spirito rilasciò un sospiro affranto.
<< Ovviamente no >> borbottò a bassa voce.
Pochi secondi dopo, la prigione improvvisata esplose in una miriade di schegge di ghiaccio, mandando ambe gli spiriti a cozzare contro la parete rocciosa del promontorio.
Caddero entrambi a terra con un tonfo secco, ma non ebbero nemmeno il tempo di riprendere fiato. Pitch agitò violentemente la falce, e con essa generò delle frecce di sabbia nera che puntarono dritte contro di loro.
Elsa scattò in avanti e innalzò un muro di ghiaccio semplicemente sollevando le mani verso l’alto: di rimando, Jack fece roteare il bastone e da quello stesso muro fece in modo generare una tormenta di neve. Il Re degli Incubi ne fu investito in pieno, eppure rimase completamente immobile.
I suoi occhi dorati lampeggiarono nella penombra della bufera e rimasero puntati sulla coppia di avversari.
<< Così tenaci… eppure così deboli >> commentò beffardo, porgendo la mano libera in avanti.
Dal palmo aperto sbucarono delle corde di sabbia nera che andarono ad avvolgersi attorno ai due spiriti, inchiodandoli contro la parete del promontorio.
Jack ed Elsa cercarono di liberarsi, facendo appello al loro potere per congelare la materia che li teneva imprigionati, ma questa rimase completamente intatta.
Pitch si avvicinò loro con aria apparentemente disinteressata, come se l’intera situazione non lo riguardasse nemmeno. Avvicinò la lama della falce al collo di Elsa.
<< A rischio di sembrare cliché… qualche ultima parola? >> ghignò malignamente.
<< Due parole: SCALDIAMO – LA – SITUAZIONE! >>
Ed ecco che, seguito da quella voce femminile, un potentissimo raggio di energia blu centrò in pieno il Re degli Incubi, sbalzandolo via, mentre il calore generato dall’esplosione carbonizzava i lacci che tenevano imprigionati i due spiriti invernali.
Davanti ai loro occhi stupefatti atterrò l’armatura djinn, il cui elmo si spalancò con uno scatto verso l’alto, rivelando il volto di Anna.
<< Ta-dà! >> esclamò la regina di Arendelle con un’espressione euforica, prima di darsi una sonora pacca sulla fronte << Daah, che stupida che sono. Scaldiamo la situazione ha tre parole, non due… >>
Jack sbatté le palpebre un paio di volte, incapace di credere a ciò a cui aveva appena assistito.
<< Sul serio, com’è che voi due siete imparentate? >> borbottò, ricevendo in risposta una risatina nervosa ad opera del Quinto Spirito.
<< Credimi, a volte me lo chiedo anche i-... >>
BOOM!
L’alta figura di Pitch Prime s'innalzò dal suolo, spargendo rocce cadenti e detriti in tutta l'area circostante. I suoi occhi erano animati da un bagliore ancora più intenso, e per la prima volta dall’inizio della battaglia... sembravano carichi di rabbia.
<< Oh-oh, si balla! >> esclamò Anna, calandosi l’elmo sul viso e allungando i palmi in avanti, da cui si sprigionò un intenso raggio di energia luna.
Al contempo, un’ondata di sabbia nera scaturì dal corpo del Re degli Incubi, ed entrambi gli attacchi si scontrarono a mezz’aria liberando scintille azzurre e nere.
L’onda d’urto risultante fu abbastanza potente da costringere la coppia di spiriti glaciali ad ancorare le proprie armi a terra, così da non essere spazzati via.
Anna strinse i denti e aumentò l’intensità dei raggi propulsori, ma dopo qualche secondo l'attacco di Pitch cominciò a guadagnare terreno.
<< Non… riesco… a trattenerlo! >> gridò, mentre la forza dell'assalto la spingeva verso la parete del promontorio.
I due spiriti invernali non persero tempo e le si portarono affianco, liberando fiotti di ghiaccio dalle mani e dal bastone.
Attorno al gruppo di combattenti iniziarono a protrarsi lampi di sabbia nera misti a magia invernale: ogni Fearling che venne colpito per errore fu rapidamente ridotto in cenere o trasformato in una statua di ghiaccio, mentre il paesaggio che li circondava iniziò a tremare.
Alla fine, i quattro attacchi esplosero all’unisono, sollevando una densa nube di polveri e granelli.
La visuale di Jack, Elsa ed Anna venne momentaneamente oscurata.
<< Riuscite a vederlo? >> domandò il Quinto Spirito, già pronta per un attacco a sorpresa.
<< Come no >> borbottò lo Spirito dell’Inverno, imbracciando il bastone << Tre, due, uno… >>
Si girò di scatto verso le proprie spalle e liberò un’ondata gelata dalla punta ricurva. Il ghiaccio finì per cozzare contro una barriera di sabbia nera, dalla quale fuoriuscì la figura compiaciuta dell’Uomo Nero.
<< Notevole, Frost! >> sghignazzò quest’ultimo << Davvero notevole… >>
<< Non cado più nei tuoi trucchetti da codardo, Black! >> sbottò Jack, liberandogli contro un altro attacco.
Elsa corse dal lato opposto e lo bersagliò a sua volta con i suoi poteri, mentre Anna si librava in aria con i propulsori e lo tempestava con una pioggia di proiettili di luce lunare.
Gli attacchi combinati cozzarono all’unisono contro il corpo del Re Degli Incubi, facendolo incespicare all’indietro di diversi metri.
Jack cercò di approfittarne per colpirlo con la punta luminescente del bastone, ma ecco che Pitch sollevò la falce e intercettò l’arma avversaria, generando un’altra onda d’urto.
L’Uomo Nero sollevò lo sguardo, ma sul volto del Guardiano trovò solo un sorrisetto compiaciuto. Presto si rese conto del perché.
Avvertì una presenza alle sue spalle e si voltò di scatto, solo per finire investito da un torrente di ghiaccio. Ringhiò per il fastidio e sollevò la mano libera per scagliare contro Elsa un’ondata di sabbia nera. Ma prima che potesse farlo, Anna si materializzò affianco a lui e lo colpì con un violento pugno al volto, poi allo stomaco, e infine alla schiena.
Nonostante la sua resistenza, il Re degli Incubi riuscì comunque a sentire l’armatura di metallo lunare farsi strada nelle sue difese.
Compì una rapida rotazione con la falce, ma la lama venne frenata dal bastone di Jack prima che potesse conficcarsi nel corpo della rossa.
In quel preciso istante, una frusta di ghiaccio si avvinghiò alla caviglia dell’Uomo Nero, e prima che questi potesse rendersi conto di ciò che stava per succedere, Frost sbatté violentemente il suo bastone a terra e generò una potente ondata di vento che investì in pieno l'avversario.
Pitch venne sbalzato in aria ed Elsa reagì all'istante, tirando con forza la frusta di ghiaccio e rispedendolo al suolo. Subito dopo, Anna si alzò in volo e riversò sul Re degli Incubi un’ondata di magia lunare.
Questa volta, l’oscuro spirito gemette a causa del dolore, ma per lo più rimase indenne. Era la prima volta in molti anni che qualcuno riusciva a ferirlo… ma nel suo cuore malvagio, giurò che sarebbe anche stata l’ultima.
Dal suo corpo si protrassero centinaia di viticci neri dalla punta affilata che si scagliarono tutti in contemporanea verso i tre avversari.
Questi cercarono rapidamente di schivarli, ma alcuni di loro riuscirono comunque a provocare squarci superficiali sui corpi di Jack ed Elsa.
Anna, protetta dall’armatura djinn, rimase perfettamente illesa, e quando due tentacoli l’afferrarono nel tentativo di bloccarla, li strinse con forza fra le dita e liberò un raggio d'energia che si propagò attraverso i viticci.
Pitch incassò il colpo con un sibilo e tirò i tentacoli a sé.
Incapace di resistere alla forza avversaria, Anna venne trascinata fino a lui con unico e rapido strattone: rimase sospesa in aria per meno di un secondo, prima di essere inchiodata a terra da un potente pugno dell’Uomo Nero. Questi riaprì subito la mano e vi evocò una lancia di sabbia nera, con la quale si preparò a perforare l’armatura della rossa.
Uno spostamento d'aria di fronte a lui lo costrinse a fermarsi: piegò la schiena all'indietro ed evitò per un soffio la spada di Elsa, mentre il bastone di Jack discendeva su di lui allo stesso tempo.
La lancia mutò in uno scudo e incontrò l'arma dello spirito invernale, producendo un sonoro GONG! che riecheggiò per tutto il campo di battaglia.
Poi, menò un colpo di falce e cozzò sulla lama di Elsa, spingendola a retrocedere.
Una volta in piedi, roteò l'arma e ne sbatté violentemente la punta al suolo, mancando Anna di appena un centimetro. Fu allora che numerosi spuntoni color pece cominciarono a protrarsi dal terreno, schizzando per diversi metri in direzione dei tre avversari.
Jack volò dritto in avanti e abbatté l'asta del bastone sul terreno, liberando un fortissimo vento glaciale e congelando la maggior parte delle lance.
Elsa e Anna si coalizzarono, portandosi l'una di fianco all'altra. La regina di Arendelle puntò il cannone verso Pitch e il Quinto Spirito le prese il polso, infondendovi la sua energia invernale: un potentissimo vortice di pura luce lunare e ghiaccio sprizzò a velocità supersonica contro l'Uomo Nero.
Questa volta, anziché creare un muro di sabbia per frenarlo, Pitch si limitò a sorridere.
La sua figura divenne un ammasso nero e informe che si dissolse tra le ombre sottostanti, scomparendo alla vista dei suoi avversari.
Le due sorelle spalancarono gli occhi per la sorpresa, mentre il loro attacco si abbatteva al suolo e generava un'altra nuvola di polvere.
Jack scese rapidamente a terra e cominciò a guardarsi intorno freneticamente.
<< Siate vigili! >> disse con aria visibilmente tesa.
Questa volta, il fumo era talmente compatto da impedire qualunque tipo di visuale.
Lo Spirito dell'Inverno imprecò sonoramente e agitò il bastone come un forsennato, nella speranza di diradarla.
E allora lo vide. Alla sua destra, non troppo lontano…Pitch.
Stava ritto in piedi dietro Elsa, la falce sollevata. E l’ex Regina di Arendelle sembrava esserne completamente inconsapevole.
Jack non fece nemmeno in tempo ad accorgersi di quello che stava per fare, perché lo fece e basta.
Si slanciò in avanti con tutta la forza che aveva nelle gambe, utilizzando il vento per darsi un ulteriore spinta.
La lama discese sul corpo del Quinto Spirito…e incontrò quello dell’eterno adolescente, trapassandolo da parte a parte al livello dello stomaco.
Il tempo parve fermarsi.
Jack rimase come sospeso nel vuoto, sotto lo sguardo incredulo della bionda.
Il Guardiano non provò dolore. Non all’inizio, almeno.
Sentì qualcosa di freddo e tagliente farsi strada dentro di lui, e la sua vista cominciò ad annebbiarsi.
E quando l’oscurità lo avvolse completamente…udì solo l’urlo disperato di Elsa, seguito da un bruciore intenso. 
 
                                                                                                                               

 
 
Aprì lentamente gli occhi e l’oscurità lasciò il posto ad una luce abbagliante.
Fu talmente forte e inaspettata da costringerlo a portarsi una mano al volto per coprirsi, mentre un fischio acuto e ritmato cominciò a martellargli incessantemente le orecchie.
Quando riuscì finalmente ad abituarsi alla sua visibilità ritrovata, scoprì di essere in uno spazio completamente bianco. Sembrava non esserci nulla a parte lui. Ammesso che fosse davvero lì, e non semplice pensiero disincarnato.
Cos'era successo?
Il ricordo di quanto avvenuto lo colpì con la stessa intensità di un treno in corsa, facendogli quasi perdere l'equilibrio.
Aveva visto Pitch sollevare la falce dietro Elsa e si era lanciato verso di lei per proteggerla. La falce era discesa su di lui, e poi… e poi...
Si portò istintivamente una mano allo stomaco, laddove era penetrata la lama del Re degli Incubi. Eppure… non vi trovò niente. Nessun segno di ferita o sangue, nessuna falce che sporgeva da parte a parte del suo corpo.
Fu allora che si rese conto di un particolare: non indossava più la sua felpa con cappuccio, bensì gli stessi vestiti che aveva quando era annegato nel lago più di trecento anni fa.
<< Che diavolo sta succedendo? >> mormorò a se stesso, mentre la sua mente cominciava a valutare varie ipotesi.
Era forse morto? Era questo ciò che accadeva agli spiriti, dopo essere passati a miglior vita? Oppure era stato tutto solo un incubo?
 << No, non sei ancora morto, pequeño. >>
Jack sussultò e si girò di scatto all’udire quella voce femminile. Aveva un che di familiare, ma non sapeva spiegarsi il perché.
Di fronte a lui c’era una donna dal lungo, scollato abito scarlatto decorato di graziosi fiori dorati e dall’ampio strascico, su cui erano appollaiate una fila circolare di candele, le quali si trovavano sopra l’immenso, ampio cappello dalla larghezza spropositata, vagamente simile ad un sombrero.
Lo portava sulla testa, e istintivamente lo Spirito dell’Inverno si domandò come potesse sostenerne il peso, e soprattutto con quale fisica le candele si tenessero in piedi diritte sul bordo, dato che era talmente largo e grande da poter ospitare almeno quattro persone sotto di sé: sembrava quasi un tendone in miniatura, sotto cui spiccavano dei lunghi capelli corvini raccolti in una folta coda di morbidi boccoli.
Il suo corpo e la sua pelle parevano completamente fatti di cera color latte, anche se dava molto di più l’impressione di essere della stessa consistenza della crema solida di un dolciume.
Il suo volto era palesemente truccato come un teschio della tradizione mortuaria messicana, dato il naso dipinto di nero e i contorni dentali sulla rossa bocca carnosa: gli occhi erano contornati da pesante trucco blu con petali di fiori gialli intorno, privi di pupille, me con iridi  che splendevano come ardenti palle di fuoco.
Quando i loro sguardi infine si incontrarono, ella gli rivolse un sorriso gentile, caldo come la voce chiara e limpida che la accompagnava.
<< Ciao, Jack. Ne è passato di tempo. >>
Il Quinto Guardiano fece un rapido passo all'indietro e si preparò a sollevare il suo bastone per proteggersi da qualunque potenziale attacco, ma quando alzò la mano destra… si rese conto che non lo stava più reggendo tra le sue pallide dita.
Cominciò a guardarsi attorno con occhi carichi di paura, ormai conscio di essere in netto svantaggio.
<< Por favor, nessuno qui vuole farti del male, calmati >> lo riprese la donna, inarcando un sopracciglio dipinto << So che tra i mortali mi dipingono con aspetti molto poco lusinghieri, ma posso assicurarti che sono solo un mucchio di sciocchezze, pequeño. >>
A quelle parole, Jack si voltò verso di lei e inarcò un sopracciglio con aria incuriosita, pur mantenendo una certa cautela.
“Ha appena usato parole in spagnolo?” fu il primo pensiero che attraversò la mente del Guardiano. Fu presto rimpiazzato da una domanda molto più pertinente alla sua attuale situazione.
<< Chi sei? >> domandò freddamente << Affermi di avermi già incontrato, eppure io non ricordo di averti mai vista in tutta la mia vita. Sei un’alleata di Pitch? >>
<< Ay, dimentico spesso che non ricordate mai le mie visite. Certo che ho proprio una bella faccia tosta nel lamentarmi a riguardo >> borbottò la misteriosa signora, più a sé stessa che a lui, ma poi si raddrizzò a guardarlo dritto negli occhi << Ebbene, giovanotto, sappi che io sono presente all’inizio e alla fine di ogni vita mortale che abbia mai solcato l’universo. C’ero quando tu e tua sorella siete venuti al mondo... e c’ero quando sei quasi affogato in quel lago. C’ero quando la tua Elsa ha rischiato di essere soggiogata da El Cuco, o Uomo Nero, come è più noto. Perché io c’ero, ci sono  e sempre ci sarò, anche alla fine dei tempi. Sono colei che metterà le sedie sui tavoli, spegnerà la luce e chiuderà a chiave l’universo prima di andarsene.  Io sono La Muerte. >>
Per un attimo, Frost credette di aver sentito male.
Sbatté le palpebre come un gufo e fisso la donna che aveva di fronte per quello che sembrò un tempo interminabile.
<< Tu sei… la Morte? >> domandò lentamente, quasi come se avesse paura di ascoltare la risposta ad un simile quesito << Io… sono morto? Morto al 100%? >>
<< Oh, no, non ancora >> replicò lei << Per gli spiriti, tali faccende sono molto complicate. Il luogo dove ti trovi ora può essere definito come una sorta di Limbo. Un punto di passaggio tra l’aldiqua e l’aldilà. >>
La Quinta Leggenda ascoltò il tutto con estrema attenzione, per poi annuire a se stesso.
<< Ooook. Beh, suppongo di essere un po’ sollevato, nonostante tutto. Prossima domanda: se non sono ancora morto, ma mi trovo qui… vuol dire che lo sarò presto? >>
<< Inizialmente era quello l’intento di El Cuco, quando stava per colpire Elsa. Ma adesso che ti ha fra le mani, beh…immagino che voglia rendere il tutto un po’ più ironico. Ha lo stesso macabro senso dell’umorismo di Balbie >> borbottò La Muerte, visibilmente sdegnata << In altre parole... vuole trasformarti in un Fearling, pequeño. >>
Questa volta, gli occhi dello Spirito dell’Inverno si spalancarono per il terrore evidente.
<< No... >> gemette << No! Ti prego, devi fermarlo! >>
Camminò fino a lei e le posò ambe le mani sulle spalle, sorprendendo non poco l'entità.
<< Questo è il tuo dominio, l’hai detto tu stessa. Sicuramente conosci un modo per riportarmi indietro, non è così!? >>
<< No, Jack. Non mi è permesso interferire con le vite terrene, quando viene determinato che una candela debba spegnersi. Tuttavia, il male che ti affligge al momento è avverso all’ordine naturale delle cose…quindi hai ancora una possibilità. Ma non sono io che devo salvarti. >>
La Muerte lo fissò con i suoi occhi lucenti come il fuoco. << TU devi salvarti. >>
<< Come? >> rantolò Jack in tono disperato, lasciandola andare << Dimmi come, per favore. Laggiù hanno ancora bisogno di me… non posso abbandonarli ora! >>
<< Be’, como puedo ser clara... devi fare una piccola chiacchierata con te stesso >> rispose l’altra, con una scrollata di spalle disinvolta << Ed è proprio per questo che ti trovi qui. È l’unica ragione per cui la magia di El Cuco non ha ancora preso il sopravvento…ed è anche la ragione per cui IO sono qui. Sono l’unica che, adesso come adesso, può metterti in contatto con lui. >>
La donna si girò e mosse una mano, generando un piccolo varco di luce e facendogli un cenno eloquente col capo.
Frost scrutò all’interno del portale con uno sguardo carico di meraviglia.
Lanciò un’occhiata incerta verso La Muerte e questa gli rispose con un sorriso rassicurante.
Dopo qualche attimo di esitazione, prese un respiro profondo… e mise un piede all’interno del varco, imbevendosi in un vortice di luce che lo trasportò in un’ennesima stanza bianca.
C’era già qualcuno lì. Girato di spalle, le braccia intrecciate dietro la schiena. Sembrava fissare l’orizzonte di luce, e pareva anche lui stranamente molto familiare.
Il Quinto Guardiano deglutì a fatica.
<< Uhm… salve? >> salutò con un sorriso disarmante, sentendosi subito un idiota. Ma chi poteva dargli torto, considerata la situazione in cui si trovava?
In meno di dieci minuti era stato pugnalato, era finito in un limbo, e aveva perfino avuto una conversazione con la Morte in persona. Non c’era da stupirsi se fosse così nervoso, specialmente perché non aveva la minima idea di cosa dovesse fare per uscire di lì.
La misteriosa figura si girò, rivelando di essere un ragazzo apparentemente molto più grande dell’età che Jack dimostrava in quanto spirito adolescente, avvolto da un’aura di luce propria.
La sua carnagione era pallida e dai riflessi grigi, come la luna. Gli occhi dal taglio sottile erano di un grigio più limpido e brillante, mescolato all’azzurro cielo.
Pallidi erano i suoi capelli folti, raccolti in punte arricciate verso l’alto, mentre alta, magra e muscolosa la sua corporatura, completamente ricoperta di un’armatura fatta di placche di un nero lucente, contornata di luci simili al firmamento.
<< Be’... ce ne hai messo di tempo >> commentò, la voce placida, tranquilla << Salve…mio alter ego. >>
Il Quinto Guardiano strabuzzò gli occhi.
<< Alter…ego? Temo che tu abbia preso un granchio, amico >> rispose con un ghigno apparentemente disinvolto << Te lo concedo, abbiamo qualche somiglianza, ma credimi… mi ricorderei di aver indossato un’armatura del genere. Niente male, a proposito, i miei complimenti a chi te l’ha fabbricata. >>
Il misterioso individuo inarcò un sopracciglio.
<< Suppongo che Manny abbia preferito tacerti questa verità per proteggerti e rivelartela quando saresti stato pronto >> mormorò più a e stesso che allo spirito invernale << Ma oramai non c’è tempo più propizio di questo, dato che la nostra vita è in pericolo. Sono Nightlight, Jack, il protettore dell’Uomo della Luna. Colui che, millenni or sono, sconfisse Pitch Black e lo imprigionò sulla Terra. >>
Lo fissò con i suoi occhi splendenti.
<< Ma soprattutto ora, in questo preciso momento, dopo tutti questi anni... io sono TE. >>
Jack sentì il proprio cuore mancare un battito, mentre la sua gola si fece improvvisamente secca. E la cosa lo sorprese non poco, poiché pensava che il suo corpo attuale non fosse esattamente reale, o che almeno fosse incapace di provare le stesse sensazioni di uno terreno.
Eppure, le parole della misteriosa figura che aveva di fronte…erano state capaci di frenargli il respiro.
<< Di… di cosa stai parlando? >> balbettò incredulo << Se tu sei davvero Nightlight… come puoi essere me? È assurdo! >>
Il rinomato Nightlight si limitò a porgergli un sorriso consapevole.
<< Accadde quando diedi fondo a tutto il mio potere per distruggere Black >> raccontò Nightlight << Il mio corpo venne fatto a pezzi…ma il mio spirito rimase a sua volta intrappolato sulla Terra, proprio come il Re degli Incubi, e fui costretto a vagare per millenni in un mondo che non era più il mio.>>
L’espressione sul suo volto si fece molto più amara.
<< Ero solo, come non lo ero mai stato in tutta la mia vita. Ma dopo molti anni passati nel luogo su cui un giorno sarebbe sorta la città di Burgress, fui testimone dell’arrivo dei primi coloni europei >> continuò, e il nome del suo luogo di nascita fece suonare non pochi campanelli d’allarme nella testa del Quinto Guardiano.
 << Rimasi a lungo in loro compagnia, invisibile, incapace di interagire…proprio come avresti fatto tu, molto tempo dopo >> continuò, suscitando uno sguardo accigliato da parte del suo interlocutore.
Il ricordo di quegli anni passati all’ombra degli umani erano ancora vividi nella sua mente, e non pensava che se ne sarebbero mai davvero andati. Poteva sicuramente simpatizzare con la situazione che aveva passato la Stella Vivente.
<< E un giorno, quasi per puro caso, vidi una madre che aveva appena perso il suo bambino a causa di una stagione invernale particolarmente fredda >> riprese Nightlight, il volto ora arricciato in un sorriso nostalgico. << Per la prima volta, dopo molti anni passati nella solitudine, provai il forte desiderio di aiutare qualcuno. E così feci, fondendo il mio spirito con l’animo di quel bambino, prima che potesse abbandonare il suo corpo. >>
Il cuore di Jack venne attraversato da un sussulto d’anticipazione.
Quasi come se gli avesse appena letto nella mente, Nighlight lo indicò con la punta della sua lancia.
<< L’Uomo della Luna cominciò a tenerti d’occhio da allora, forse attirato dall’energia familiare della mia essenza. E quando decidesti di sacrificare la tua vita per salvare Emma…Manny ebbe la possibilità di scrutare nel tuo cuore, e di vedere il mio spirito sopito in te. Così ti salvò, risvegliando parte dei miei poteri latenti. E proprio come Pitch si fuse con i Fearlings durante la Golden Age...io e quel ragazzino diventammo una cosa sola, e dalla nostra unione nacque Jack Frost. >>
Il Quinto Guardiano rimase completamente immobile, incapace di proferire anche solo una parola.
Si era chiesto molte volte come mai Manny stesse osservando proprio lui, quando si era sacrificato per salvare Emma. Aveva inizialmente supposto che il suo fosse stato un semplice colpo di fortuna, e invece...
“Le risposte erano sempre state dentro di me, per tutto questo tempo” pensò scioccato, ancora restio al credere ad una storia tanto assurda.
Eppure… sapeva anche che il ragazzo di fronte a lui non aveva fatto altro che rivelargli la verità nuda e cruda. Poteva percepire la sincerità delle sue parole nella propria anima, nella sua stessa essenza… nel suo Centro.
Lui era Nighlight, il protettore dell’Uomo della Luna… ma era anche Jack Frost, lo Spirito dell'Inverno, il Guardiano del Divertimento, la Quinta Leggenda.
Erano una cosa sola. Erano l’uno un aspetto dell’altro.
Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi lucenti della controparte. << Che cosa devo fare? >>
<< Devi accettarmi, Jack >> rispose l’altro << Accettare ciò che siamo. In questo modo, io mi risveglierò completamente. Tornerò quello di un tempo attraverso il tuo corpo, e scatenerò il mio potere contro Pitch. >>
Lo spirito invernale aprì la mano destra e abbassò lo sguardo, scrutando attentamente il palmo bianco e immacolato. Poi, tornò a fissare Nightlight e deglutì a fatica.
<< Sarò… sarò ancora io? Anche dopo che ti avrò accettato, intendo. Oppure diverrò completamente… be’, te? >>
A quella domanda, il sorriso sul volto del ragazzo si fece molto più gentile.
<< Il corpo sarà il mio, ma la nostra mente diverrà una sola >> spiegò pazientemente << Ma non sarà per sempre, se è questo che temi. Tornerà tutto alla normalità nel momento in cui lo vorrai. E se mai avrai bisogno di me ancora una volta…io rimarrò nel tu Centro, in attesa…e pronto ad aiutarti. >>
Frost rimase in silenzio per qualche altro secondo. Chiuse gli occhi e valutò attentamente le parole del suo sé passato.
Il tempo parve rallentare, mentre sentì una sorta di consapevolezza ritrovata farsi strada dentro di lui.
Per un attimo, gli sembrò quasi che tutte le azioni che aveva compiuto negli ultimi trecento anni non fossero state altro un preludio a questo momento.
Il momento in cui avrebbe fatto la scelta che poteva decretato o meno la fine della creazione stessa.
Spalancò le palpebre e tornò a fissare Nightlight, mentre questi continuava a sorridergli.
<< Io… ti accetto >> sussurrò, per poi porgere la mano in avanti.




Boom!
Ebbene sì, Jack Frost è la reincarnazione di Nighlight, il protettore dell'Uomo della Lunca. 
Era così nei romanzi, e lo è anche in questa fan fiction, anche se abbiamo adattato il tutto al film de Le 5 Leggende. E l'unico modo che Jack aveva per poter accedere definitivamente ai suoi poteri era di finire in uno stato di pre-morte ( perchè ovviamente i power up non sono mai facili ). 
Nel prossimo capitolo, lui e Pitch Prime se le daranno di santa ragione!
Spero che abbiate apprezzato lo scontro a quattro tra Pitch, Jack, Elsa ed Anna, ci abbiamo lavorato molto. 
La Muerte è la co-protagonista del film animato "Il libro della vita", che consiglio caldamente. Ci serviva una rappresentazione della Morte, e alla fine abbiamo scelto lei. 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 - The Final Fight ***


Eccoci tornati con un aggiornamento mastodontico!
Questo è stato sicuramente il capitolo più difficile da scrivere, quindi speriamo che ne sia valsa la pena.
E ora, senza ulteriori indugi…vi auguriamo una buona lettura!

 
 

 
Capitolo 22 – The Final Fight

119235733-1846381078835962-3932670774074111035-n
 
I tried so hard
And got so far
But in the end
It doesn't even matter
I had to fall
To lose it all
But in the end
It doesn't even matter

Tommee Profitt - In The End Cinematic Cover
 
 
Elsa rimase completamente immobile, mentre il tempo attorno a lei pareva bloccarsi.
Vide il corpo di Jack scivolare lungo la lama della falce che gli sporgeva dallo stomaco e ricadere a terra con un tonfo, sollevando sbuffi di neve e polvere.
Fu proprio il rumore provocato dallo spirito che toccava il suolo a risvegliarla da quell'incubo ad occhi aperti.
<< Jack! >>
Si lanciò subito verso di lui e gli afferrò la testa, prima che potesse sbattere contro la nuda roccia: gli occhi del Guardiano erano vuoti, spenti, provi della scintilla che li aveva caratterizzati fino a quel momento.
Il cuore del Quinto Spirito mancò un battito.
<< Jack... >> piagnucolò, incapace di trattenere un moto di disperazione << no… no, ti prego… Jack! >>
Ma l’eterno adolescente non rispose, mentre fiotti di sangue rosso cominciarono a sporcare il candido vestito della giovane donna.
Elsa abbassò subito le mani sulla ferita, nel tentativo di frenare l’emorragia, ma ecco che vide qualcosa che la costrinse a fermarsi: un grumolo di viticci neri aveva iniziato a propagarsi dal punto in cui la falce di Pitch lo aveva colpito.
<< Be’… questa è senz'altro un'inaspettata svolta degli eventi >> commentò una voce che le fece fremere di rabbia.
Si voltò di scatto e i suoi occhi del colore del cielo incontrarono quelli dorati del Re degli Incubi in persona.
<< Ma certamente non sgradita >> continuò l’oscuro spirito, sorridendole malignamente.
Lei gli rifilò uno sguardo sprezzante, nel vano tentativo di nascondere l'orrore e la disperazione che l'avevano invasa. << Che cosa gli hai fatto!? >>
Pitch si limitò a scrollare le spalle.
<< La stessa cosa che avevo cercato di fare a te, caro il mio piccolo spirito. L'unica differenza? Questa volta non potrete contare sull'aiuto della mia controparte per impedirlo! >>
Se possibile, il suo sorriso si fece ancora più predatorio. << Puoi urlare, se vuoi. Non mi turbano le grida disperate… >>
Un poderoso pugno metallico lo centrò al mento, impedendogli di completare la frase.
Pitch arricciò il volto in una smorfia stizzita, mentre Anna si preparava a colpirlo di nuovo.
Questa volta, però, l’Uomo Nero fu rapido a intercettare la mano della rossa.
<< I bambini non dovrebbero giocare con certe cose >> commentò con voce sprezzante. E prima che l’ex regina di Arandelle potesse rendersi conto di quello che stava per succedere…l’Uomo Nero tirò con forza e le spezzò il braccio.
La donna urlò per il dolore, rapidamente seguita da un grido disperato ad opera di Elsa.
Ignorando entrambe, Pitch fece scattare la mano destra in avanti e penetrò il petto dell’armatura Dijin come se fosse burro, aprendo un profondo squarcio nel metallo. Fatto questo, infilò anche quella sinistra e scaraventò a terra il costrutto.
Poi, facendo pressione con ambe le mani, allargò lo squarcio quel tanto che bastava per afferrare Anna per il collo, scaraventandola ai piedi della sorella.
La rossa gemette e sputò un rivolo di sangue, mentre Elsa le fece subito da scudo con il proprio corpo, sfidando l’Uomo Nero a compiere anche un solo passo verso di loro.
Questi, tuttavia, incontrò lo sguardo del Quinto Spirito con il suo sorriso divertito.
<< Aaaaah, l’amore familiare. Davvero un’orrenda invenzione >> commentò malignamente << Così puro…e facile da rinnegare! Io ne so qualcosa, credetemi. >>
Richiamò a sé la sua fidata falce e si preparò a colpirle entrambe nello stesso momento.
E fu allora…che una luce abbagliante lo investì in pieno, accompagnata da una risata gioviale.
 
                                                                                                                              * * *
 
Ombric roteò il suo bastone con forza, abbattendo l’ennesimo Fearling.
Quando una delle creature provò ad attaccarlo da dietro, si girò di scatto e vi lanciò contro un proiettile di pura energia magica, riducendolo ad una massa informe di granelli.
Lo spirito gemette per il dolore e si accasciò a terra, sopraffatto dalla stanchezza.
Era sfinito, e dubitava seriamente che sarebbe riuscito a combattere ancora lungo. Se non fosse stato per l’assistenza fornitagli dagli alberi di Madre Natura e dai mostri creati da Jack ed Elsa, probabilmente sarebbe ormai morto da diversi minuti.
Ma non poteva arrendersi ora. Non quando i l resto dei guardiani aveva ancora bisogno del suo aiuto.
Non finchè Pitch, colui che aveva distrutto il suo mondo…non sarebbe stato sconfitto.
Ma potevano davvero vincere contro un avversario così ostico? Qualcuno che era riuscito a sconfiggere centinaia di versioni delle stesse persone che stava combattendo al momento?
 Padre Tempo cominciava seriamente a dubitarne. Ma non per questo si sarebbe lasciato sopraffare dalla disperazione.
Aveva ancora un’ultima carta da giocare. Un incantesimo che aveva tenuto da parte per i momenti di crisi…e che avrebbe richiesto un prezzo molto alto.
Sfortunatamente, era anche la loro migliore chance di eliminare il loro acerrimo nemico una volta per tutte.
Ma affinchè funzionasse, avrebbero dovuto cogliere Pitch di sorpresa. L’Uomo Nero, un guerriero rinomato che aveva speso millenni a combattere, sviluppando una sentinella della sopravvivenza a dir poco infallibile.
Cosa mai avrebbe potuto distogliere la sua attenzione dalla guerra in corso?
La risposta non tardò a farsi sentire.
All’improvviso, un lampo di luce illuminò l’intera Rift Valley, venendo presto seguito da un pallido raggio che s’innalzò verso il cielo, superando perfino le nubi color pece che sovrastavano il campo di battaglia.
Ombric osservò il fenomeno con occhi carichi di sorpresa e meraviglia, mentre il suo corpo veniva inondato da una sensazione di pace e serenità.
Pochi secondi dopo, una figura si materializzò al centro di quella luce…e il vecchio mago si ritrovò incapace di trattenere un sorriso.
<< Fianlmente…c’è speranza >> sussurrò, mentre calde lacrime iniziarono a raccogliersi attorno ai suoi occhi.
Centinaia di metri più in là, al di sopra del campo di battaglia, Cold volse lo sguardo in direzione del raggio bianco.
<< …ok, questo è barare >> borbottò incredulo, incapace di credere alla vista di colui che aveva appena fatto la sua entrata in scena nella Rift Valley. Qualcuno di cui Pitch gli aveva raccontato più volte. Qualcuno e che lo spirito invernale avrebbe potuto riconoscere all’istante.
Il Re degli Incubi gli aveva mostrato i ricordi della loro battaglia, per cimentare ulteriormente la sua fedeltà. Per dare prova del potere di cui era capace. 
E l’individuo che attualmente spiccava in mezzo a quella luce…era l’unica persona in tutta l’esistenza che era riuscita a combattere L’Uomo Nero quando era al pieno della sua forza.
Nighlight. La Stella Vivente. Il Guardiano dell’Uomo della Luna.
E per qualche ragione…aveva la stessa firma magica di Jack Frost.
<< …MI STATE PRENDENDO IN GIRO?! >>
 
                                                                                                                               * * *
 
Gli occhi di Pitch si spalancarono per la pura incredulità.
<< No >> sussurrò, incapace di credere a ciò a cui aveva appena assistito << Questo… questo è impossibile! Tu… tu non puoi essere qui! >>
Al contempo, Elsa volse alla misteriosa figura uno sguardo al limite tra speranzoso e scioccato.
<< J-Jack? >> chiese con evidente esitazione, quasi avesse paura di ricevere una risposta negativa.
Nightlight le rivolse un sorriso caldo e rassicurante,  e annuì.
Le afferrò delicatamente una mano per aiutarla a rialzarsi, e poi le sfiorò il dorso con le labbra, facendola arrossire.
Quindi si voltò verso l’Uomo Nero, e da caldo il suo sorriso divenne ancora più dolce e amichevole... un’azione che si rivelò piuttosto inquietante, considerato a chi lo stava rivolgendo.
<< Anche per me è un piacere rivederti, Black. Ne è passato di tempo >> disse con una voce quasi melodica.
Pitch compì un passo all'indietro, come se fosse stato appena schiaffeggiato.
<< Come? COME puoi essere qui?! Tu sei morto! MORTO! Io ti ho visto morire… me ne sono assicurato >> ringhiò attraverso i denti, mentre sollevava la sua fidata falce ancora una volta.
<< Hai fatto male i conti, mio antico nemico >> ribatté la stella vivente << La morte per me non è stata la fine, ma una rinascita. Ora albergo in questo corpo... e sono pronto a portare a termine quello che avrei dovuto fare eoni fa. >>
A quelle parole, il mantello di Pitch sembrò prendere vita e cominciò a fremere, mentre gli occhi del Re degli Incubi s'illuminarono di luce propria.
<< No… no, no, no, no, NO!>> borbottò con voce febbrile << Questo è il MIO mondo! >>
Scattò in avanti, il volto contratto in una smorfia grottesca e la falce sollevata in aria.
La lama cozzò contro la lancia di Nightlight, generando un'onda d'urto talmente potente da incrinare il suolo sotto la coppia di avversari.
<< No >> replicò questi, il volto privo di qualunque segno di paura << questo è il tuo requiem. >>
La lancia si illuminò di luce e liberò un potentissimo fascio di energia.
Pitch ebbe appena il tempo di spalancare gli occhi. Poi, il suo corpo venne scaraventato a velocità supersonica ad almeno due chilometri dal campo di battaglia, generando un’esplosione di rocce e detriti che si proietto per centinaia di metri al di sopra della Rift Valley.
Nightlight si girò verso il Quinto Spirito e le prese le mani fra le proprie.
<< Mia signora >> disse << ti chiedo di allontanarti da qui assieme a tua sorella. Altrove ci sarà sicuramente bisogno di voi. Io devo occuparmi di Pitch. >>
Elsa aprì la bocca per protestare… ma si bloccò, perché constatò con riluttanza che aveva ragione. Non avrebbe potuto aiutarlo, gli sarebbe stata solo d’intralcio, ma poteva ancora rendersi utile.
Prese un respiro profondo e strinse le dita del Guardiano.
<< Non provare a farti uccidere, ci siamo capiti? >> disse con un tono che non ammetteva repliche, pur ostentando un piccolo sorriso.
La Stella Vivente ridacchiò. << Questo, mia signora... vale anche per te. >>
Si piegò su di lei e le poggiò un dolce bacio sulla fronte. La bionda ebbe appena il tempo di sbattere le palpebre, e l’eterno adolescente sparì in un lampo di luce.
Elsa arrossì copiosamente e si portò una mano nel punto in cui le labbra del Guardiano l'avevano toccata. Con la coda dell'occhio, vide Anna che le inviava un sorriso sornione e dovette fare appello a tutta la forza di autocontrollo che aveva in corpo per non gemere seduta stante.
<< Non una parola >> le intimò freddamente, mentre si apprestava ad aiutare la sorella.
Anna si limitò a rivolgerle un'occhiata innocente. << Io non ho detto niente. Ma ora che me lo fai notare, penso che voi due siate una coppia adorabi-...>>
<< È importante per il tuo futuro che tu non finisca quella frase >> borbottò l'ex regina di Arendelle, ricevendo in cambio una risata cristallina << Ora vediamo di levarci di qui, prima che arrivino altri Fearlings. >>
<< Temo che questo non sia possibile >> disse una voce che fece rizzare i capelli di entrambe le sorelle.
Si voltarono all'unisono…e i loro occhi incontrarono quelli freddi e glaciali di Mr Cold.
L'oscuro spirito volse loro il suo classico sorriso. << Dopotutto… non ho ancora avuto modo di giocare con voi! Abbiamo molto tempo da recuperare. >>
Elsa si sentì percorrere da un brivido di fredda anticipazione e compì un passo all’indietro.
Ignorando quella sensazione agghiacciante, volse rapidamente lo sguardo verso la sorella.
<< Anna…devi andartene subito >> le ordinò con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Gli occhi della rossa si spalancarono per la sorpresa.
<< Cosa? No! >> protestò con fervore << Andiamo, pensavo che avessi ormai superato questo tuo atteggiamento da martire solitaria! >>
<< Non sto cercando di fare la martire! >> ribattè duramente l’altra, mentre le afferrava il volto con ambe le mani << Ti sto dicendo che se rimani qui…morirai. E non è una semplice possibilità, ma un dato di fatto! Lui ti ucciderà…e riderà nel farlo, solo per farmi uno scherzo. >>
A quelle parole, l’espressione sul volto di Anna si fece improvvisamente testa.
Lanciò una rapida occhiata nei confronti di Cold e questi si limitò a scrollare le spalle con aria disinvolta, come se la dichiarazione del Quinto Spirito non lo avesse disturbato nel minimo.
La regina di Arendelle eglutì a fatica e prese un respiro profondo.
<< Ve bene. Io…cercherò un riparo >> sussurrò, per poi abbracciare la sorella con forza, nonostante la frattura << Prendilo a calci nel sedere per tutte e due. >>
<< Contaci >> ridacchio Elsa, sebbene quelle parole suonassero piuttosto costrette.
Sapeva di essere potente… ma Mr Cold era su un livello completamente diverso dal suo.  Era la personificazione stessa dell’Inverno…unita alla magia di Pitch Black.
Dubitava seriamente che sarebbe riuscita a sconfiggerlo, ma questo Anna non aveva bisogno di saperlo.
Le offrì un ultimo sorriso incoraggiante e volse la sua più totale attenzione nei confronti dell’avversario, il quale si limitò a sorriderle.
Anna rimase immobile per qualche altro secondo. Poi, quando milioni di fiocchi di neve cominciarono a raccogliersi attorno alla coppia di spiriti, prese a correre nella direzione opposta.
Nel mente, Cold compì alcuni passi verso Elsa e roteò il bastone tra le mani.
<< Sai, fin da quando ti ho incontrata…mi sono chiesto chi tra noi due avrebbe avuto la meglio in uno scontro >> commentò con quel suo ghigno intramontabile.<< Beh…ora avremo la possibilità di scoprirlo! >>
Allargò ambe le braccia a mò di presentare, come se stesse per fare un grande annuncio. << La Regina delle Nevi…contro lo Spirito dell’inverno! Cavoli, sembra quasi il titolo di un film a basso budjet…oppure il sogno bagnato di un gelataio che segue Death Battle. >>
<< Non sono più una regina da molto tempo >> replicò Elsa, stringendo ambe le mani in pugni serrati e carichi di magia invernale << Sono il Quinto Spirito della Foresta Incantata. >>
Cold si portò un dito al mento e cominciò a picchiettarselo, mentre tastava il titolo enunciato dalla donna.
<< Uhmmm...nah, non suona altrettanto bene >> disse con tono sprezzante << Regina delle Nevi ti dona molto di più! Nel mio mondo c'è pure una fiaba con questo titolo, sai? A quanto ricordo, aveva una trama piuttosto divertente. Bambini rapiti, inverno eterno, roba piuttosto eccitan-... >>
Non finì mai la frase, poichè venne prontamente interrotto da un fiotto glaciale scaturito direttamente dalle mani tese di Elsa.
Non doveva lasciargli il tempo di reagire. Quando lo vide cadere a terra, pestò con forza il piede sul terreno e generò centinaia di spuntoni di ghiaccio che si protrassero dal suolo.
Con un’agilità disarmante, Cold si rimise subito in piedi e ne evitò la maggior parte, sollevandosi poi in aria per evitare gli ultimi.
<< Non ti hanno mai detto che non bisogna mai interrompere un cattivo durante il suo monologo? >> domandò con tono di rimprovero << È sintomo di cattiva educazione! >>
Detto questo, compì un rapido arco con il bastone e i granelli di ghiaccio sparsi ai loro piedi cominciarono a volteggiare attorno a lui, accompagnati da un forte vento.
Elsa fu costretta a portarsi un braccio davanti agli occhi per mantenerli aperti, mentre una coppia di tornado fatti di nevischio si materializzavano affianco all’oscuro spirito.
Questi si limitò a sorriderle e porse la mano libera in avanti.
Le due trombe d’aria partirono spedite verso di lei, sollevando rocce e detriti al loro passaggio.
Elsa rotolò di lato per evitare il primo, ma si ritrovò intrappolata dalle raffiche del secondo.
Venne sollevata da terra con forza e sparata verso il cielo.
Ben presto, il mondo attorno a lei divenne un vorticare di ghiaccio e polveri.
Sentì la testa che le girava, mentre pezzi di roccia e rami secchi le graffiavano la pelle.
Strinse i denti e porse ambe le mani in avanti, sprigionando un denso fiotto di magia invernale. Il contraccolpo conseguente le diede abbastanza spinta da sfuggire alla presa del tornado.
L’aria fresca mista a cenere le invase i polmoni ancora una volta.
Rotolò di schiena sul suolo arido della Rift Valley e cominciò a guardarsi rapidamente attorno. Mr Cold sembrava essere svanito nel nulla.
All’improvviso, un vento familiare le accarezzò i capelli.
Senza perdere tempo, evocò una spada di ghiaccio nella mano destra e si voltò di scattò, incontrando la punta ricurva del bastone dell’oscuro spirito.
<< Suppongo che un invito a cena sia fuori questione >> commentò Cold, senza mai perdere quel suo sorriso impertinente.
Elsa strinse gli occhi e fece un passo all’indietro, tenendo la spada alta.
<< Perché fai questo? Cosa ti ho mai fatto per meritare il tuo odio? >> domandò freddamente.
Gli occhi dello spirito invernale si spalancarono in apparente sorpresa.
<< Odio? >> ripetè incredulo << Io non ti odio, principessa. Al contrario, ti ammiro! >>
Elsa inarcò un sopracciglio, visibilmente confusa. << Tu mi…ammiri? >>
<< Oh, assolutamente! >> confermò Cold, annuendo energicamente con la testa << I tuoi poteri, il tuo spirito indomito, la tua forza d’animo…sono tutte ottime qualità, sai? Specialmente per un sostenitore dell’emancipazione femminile come me. Girl power e tutto il resto, sai com’è? >>
La giovane donna strabuzzò gli occhi. << C-cosa? >>
<< Non preoccuparti, tra qualche centinaio di anni ti sarà tutto chiaro >> ribattè l’altro, agitando la mano libera con fare sprezzante.
Si fermò di colpo. << …scusa, pessima battuta, visto che sarai morta entro i prossimi minuti. >>
I muscoli del Quinto Spirito si tesero all’istante.
<< Se davvero non mi odi…perché stai cercando di uccidermi? >> chiese con voce neutrale, mentre cercava di trovare qualunque cosa che potesse fornirle un vantaggio nello scontro imminente << Avresti potuto combattere contro chiunque altro. Invece sei venuto a cercare proprio me. Perché? >>
Mr Cold la fissò impassibile per qualche secondo.
<< Perché lo rendi felice >> rispose freddamente, sorprendendo la bionda << L’ho capito nel momento in cui vi ho visti assieme. Tu gli piaci…e non intendo in un modo platonico, o qualche altra stupidaggine riguardante l’amicizia. Gli piaci davvero! >>
Si portò una mano al volto e abbaiò una risata beffarda.
<< Chi l’avrebbe mai detto? Jack Frost, l’eterno adolescente, il ragazzo che non può fare a meno di correre dalle sue responsabilità…innamorato! >> esclamò con voce quasi euforica, come se il concetto stesso lo divertisse molto << Ho visitato centinaia di mondi, ma questa è stata la prima volta in cui mi sono imbattuto in una cosa tanto assurda. >>
Elsa deglutì a fatica. << Stai delirando. >>
<< E tu stai negando l’evidenza >> ribattè Cold con una scrollata di spalle << Ma non importa quello che credi. Io so di avere ragione. >>
Sollevò il suo fidato bastone e sorrise in modo predatorio. << Ecco perché ti ucciderò…semplicemente per vedere lo sguardo disperato nei suoi occhi, quando si renderà conto di aver perso una parte di sé. Proprio come feci io, molti anni fa! >>
Scattò in avanti ed Elsa alzò la spada, incontrando la punta ricurva del bastone.
L’onda d’urto generata dall’attacco sprigionò neve e spuntoni di ghiaccio attorno a loro, mentre l’oscuro spirito faceva pressione sulla propria arma per far indietreggiare l’avversaria.
Elsa strinse i denti e cercò di contrastare la forza di Cold, ma ecco che una mano di ghiaccio fuoriuscì dal suolo e la colpì da dietro, mandandola a rotolare.
Elsa gemette per il dolore e si rialzò appena in tempo per evitare un affondo ad opera dell’avversario. Poi, entrambi cominciarono a scambiarsi colpi, mentre il panorama attorno a loro diventava una distesa di ghiaccio.
 
                                                                                                                            * * *

( Track 15: https://www.youtube.com/watch?v=PM6jIxTboV8&t=366s )

Pitch “Prime” Black si sollevò lentamente da terra, cercando di ignorare le fitte di dolore occasionali.
Aveva quasi dimenticato quanto gli attacchi di Nightlight potessero essere pericolosi per un'entità come lui.
La luce generata dalla Stella Vivente era permeata della speranza e dei sogni di milioni di bambini, ed era forse la cosa più nociva e dannosa per qualunque creatura o spirito facesse uso della magia oscura.
Mentre si rispolverava le vesti dalla sabbia, vide la figura del Guardiano atterrare proprio di fronte a lui.
Volse all'eterno adolescente un espressione visibilmente infastidita. << E io che pensavo che non potessi diventare più irritante, Frost. >>
<< Come ti ho già spiegato, mio antico nemico… >> il sorriso di Nightlight si sporcò della malizia e dell'irriverenza tipiche dello spirito invernale << hai fatto male i tuoi cont-… >>
FOOSH!
Pitch scattò in avanti, la falce sollevata, e incontrò ancora una volta la lancia avversaria.
Entrambe le lame cozzarono l’una contro l’altra, sprigionando scintille e lampi di natura apparentemente elettrica.
Pezzi di roccia e polveri cominciarono a volteggiare attorno alla coppia di spiriti, mentre il paesaggio attorno a loro mutava sotto la pressione di quell’unico colpo.
Per un attimo, la gravità e l’aria stessa vennero sostituite da un vuoto e la terra sotto i piedi dei due combattenti s’incrinò fino al mantello solido del pianeta.
Perché questa era la portata dei due essere che si stavano scontrando nelle piane della Rift Valley. Individui che al massimo del loro potere erano riusciti a scuotere la galassia stessa, consumando interi mondi sotto la forza dei loro colpi.
Dopo quel breve momento di stallo, in cui le rispettive armi rimasero come sospese nel tempo, entrambi gli spiriti tentarono un secondo assalto.
Questa volta, quando la falce e la lancia cozzarono, uno squarciò si aprì sotto la coppia di guerrieri, dando origine ad un crepaccio che tagliò la valle in due.
Pitch e Nighlight rimasero sospesi nel vuoto, i volti adornati da espressioni assolutamente neutrali.
Ma sebbene il Re degli Incubi stesse facendo del suo meglio per non darlo a vedere, internante era a dir poco furioso.
Proprio ora, nel momento del suo trionfo, il fato aveva scelto di ostacolarlo ancora una volta, prendendo la forma del suo più vecchio e ostico nemico.
Stringendo i denti per la furia a mala pena contenuta, schizzò in avanti con un grido, mentre Nighlight faceva lo stesso.
I due spiriti s’incontrarono a mezz’aria, e lo spostamento di pressione improvviso provocato dallo scontro delle loro armi fu talmente forte da intaccare perfino il paesaggio sottostante, generando una nuvola di polvere che si proiettò da terra per diverse centinaia di metri.
L’ex guardia del corpo di Manny si tese all’istante e cominciò a guardarsi attorno con occhi febbrili, consapevole che il suo avversario si sarebbe materializzato da quella coltre da un momento all’altro. E così avvenne.
Pitch lo attaccò di lato e lo spirito ebbe appena il tempo di evitare la sua temibile falce, perdendo un ciuffo di capelli nel processo.
Il Re degli Incubi non perse tempo e roterò subito l’arma, che Nighlight fu costretto a parare con il manico della lancia.
Le scintille causate dalla lama avversaria che intaccava il metallo lunare li avvolsero come una pioggia di fuoco.  Al contempo, viticci color notte si protrassero dal mantello di Black, sparando dritti contro lo Stalla Vivente.
Nightlight fu lesto ad evitarne la maggior parte, mentre riuscì a liberarsi del resto facendo uso della sua fidata lancia. Poi partì al contrattacco, e compì un rapido affondo con l’arma.
Pittch riuscì a pararlo, ma il contraccolpo provocato dall’impatto lo fece indietreggiare di diversi metri.
Prima che potesse riprendersi, Nightlight si lanciò contro di lui ad una velocità impossibile da seguire per l’occhio di un mortale, e afferrò il volto dell’Uomo Nero. Fatto questo, procedette a scaraventarlo con violenza verso terra.
Il corpo di Pitch incontrò ancora una volta la crosta terrestre, generando un profondo cratere. Nello stesso istante, Nighlight puntò la lancia verso il luogo in cui era avvenuto l’impatto.
La sua candida figura cominciò a brillare e un alone di luce azzurra iniziò a protrarsi dal suo corpo, scivolando sul manico dell’arma fino alla punta della lama. Scintille e polvere di stelle rimasero sospese attorno allo spirito, e nell’aria sembrò riecheggiare la risata di milioni di bambini.
Pochi secondi dopo, una raggio di pura energia scaturì dalla lancia del guerriero, abbattendosi sul cratere generato dallo schianto di Pitch.
L’attacco proiettò diverse tonnellate di roccia e detriti nell’atmosfera, ma Nighlight non ne fu affatto influenzato. Tutti i massi che rischiarono di colpirlo si trasformarono in una miriade di granelli splendenti, come a contatto con una sorta di campo di forza invisibile.
Lo spirito rimase lì, sospeso nel vuoto, lo sguardo fisso in direzione del punto in cui aveva riversato la sua luce.
Appena un paio di secondi dopo… qualcosa fuoriuscì dal terreno, schizzando proprio dietro alla Stella Vivente.
Il tempo parve rallentare, mentre l’oscura figura di Pitch Black prendeva forma alle spalle dello spirito.
Con la coda dell’occhio, Nightlight lo vide muovere la falce dal basso verso l’alto e si preparò a intercettarla.
Le due lame si scontrarono ancora una volta, ma in questo caso fu il Re degli Incubi ad avere la meglio.
Mise in quel colpo tutta la forza di cui era capace, e a nulla valsero i tentativi dell’avversario di contrastarla.
Il suo esile corpo venne spedito a velocità supersonica oltre l’atmosfera terrestre e finì violentemente contro un satellite.
Una delle ultime reminiscenze degli umani che un tempo abitavano quella versione della Terra, la macchina venne squarciata in due e i suoi pezzi cominciarono a precipitare verso la Rift Valley, attirati dalla forza di gravità.
Nightlight gemette per il dolore, ma non ebbe certo la possibilità di rilassarsi.
Dapprima, vide solo un minuscolo puntino nero risalire verso di lui a grande velocità. Quella macchia cominciò man mano a prendere forma, rivelando le fattezze di Pitch Black.
Lo spirito spalancò gli occhi per la sorpresa e abbassò la lancia, incontrando la falce del suo aguzzino.
Il rumore dell’impatto si perse nel vuoto dello spazio, ma nessuno dei due guerrieri sembrò farci caso. Avevano ormai perso da tempo il bisogno di respirare ossigeno, e il freddo del nulla cosmico non poteva influenzarli.
Ben presto, entrambi cominciarono a menare colpi d’arma ad una velocità impressionante, come se ormai non potessero più fare altro.
Pitch compì un rapido affondo con la falce, pronto a perforare la testa di Nightlight. Questi inclinò il capo verso destra, evitando la punta dell’arma.
A rigor di ciò, il tutto non  impedì all’Uomo Nero di compiere una rapida rotazione su se stesso, protraendo la sua arma una seconda volta.
La Stella Vivente schivò il colpo, perdendo un’altro ciuffo di capelli nel processo.
Ancora e ancora, Pitch puntò l’arma in un rapido affondo, aumentandone l’intensità di ogni colpo man mano che Nightlight riusciva ad intercettarli.
Con un grido di rabbia, l’eterno adolescente roteò la lancia,  spingendo l’arma avversaria verso destra, prima di contrattaccare.
La lama venne prontamente intercettata dalla falce del nemico, e il contraccolpo li allontanò di alcuni metri.
Prima che Nightlight potesse riprendersi, Pitch  oscillò  la sua arma con rinnovato fervore, sbalzandolo verso la luna che orbitava attorno al pianeta.
La potenza dell’assalto, unità alla forza di gravità del satellite, attirarono lo spirito verso il suolo ricolmo di crateri.
Nightlight si schiantò contrò l’ammasso di roccia, sollevando una densa nube di polvere bianca.
Mentre si rimetteva in piedi, Pitch atterrò proprio di fronte a lui e menò un altro fendente della falce, ma questa volta la Stella Vivente riuscì a intercettarlo e il mondo attorno a loro divenne una nuvola pallida come neve appena caduta.
I due avversari ripresero a combattere, senza nemmeno concedersi un secondo di riposo.
Il paesaggio lunare cominciò a cambiare, mentre esplosioni di detriti e polveri si protrassero verso l’alto, spargendo rocce e detriti al di fuori del campo gravitazionale del satellite.
Quella non era più una semplice battaglia tra spiriti, ma un vero e proprio scontro tra due delle divinità più potenti della Golden Age. Il Re degli Incubi e la Stella Vivente si stavano affrontando proprio come millenni orsono e la galassia della Via Lattea era diventato il loro personale campo da gioco.
Sotto la potenza dei loro assalti, la superficie della Luna cominciò a inclinarsi. Quella stessa luna che poco tempo prima aveva ospitato una delle varie versioni di Manny, ma che ora non era altro che un guscio vuoto e senza vita, ultima reminiscenza di colui che aveva tentato di proteggere la Terra dagli oscuri propositi di Pitch.
A un certo punto, entrambi gli avversari schizzarono verso l’alto e fuoriuscirono dalla portata del suo campo gravitazionale, per poi ricominciare a scambiarsi colpi nel vuoto dello spazio.
Diversi chilometri sotto di loro…la battaglia per il Crogiolo stava per raggiungere il suo apice.
 
                                                                                                                                   * * *
 
La tartaruga si sabbia dorata colpì l’enorme scarabeo Fearling direttamente sul muso, facendolo incespicare all’indietro.
La creatura utilizzò le zampe posteriori per mantenersi in equilibrio e ruggì contro l’avversario, facendo scattare le sue forcipule. Poi, il lungo corno della bestia si aprì in due e scariche di natura elettrica cominciarono a protrarsi dall’organo sottostante.
Prima che Sandy potesse allontanare la sua creazione, il Fearling rilasciò un potente raggio di energia contro la tartaruga, trapassandola da parte a parte.
Densi fiotti di sabbia dorata fuoriuscirono dalla ferita aperta, ma la creatura non mostrò alcun segno di dolore. Questo perché - a differenza del mostro che aveva di fronte - si trattava di un semplice costrutto fabbricato dall’Omino dei Sogni, e non di una bestia generata attraverso la corruzione di un’anima.
Sandy schioccò le fruste e la tartaruga scattò in avanti, afferrando ambe le estremità del corno del Fearling.
Sorpreso, l’incubo vivente cominciò ad agitare la testa per liberarsi, ma i suoi tentativi si rivelarono vani.
Con un salto piuttosto agile per un esserino della sua corporatura, Sandy atterrò sulla testa dello scarabeo e materializzò una lancia di sabbia dorata nella mani.
Sotto di lui, il Fearling continuò ad agitarsi e spinse le zampe anteriori in avanti, conficcandole nel ventre della tartaruga.
Il costrutto cominciò man mano ad assumere una colorazione nera, mentre l’essenza stessa dell’incubo si faceva strada dentro di esso.
L’Omino del Sogno strinse ambe le palpebre in un paio di linee sottili, consapevole che non poteva esitare.
Cercando di rimanere in equilibrio, calò fino all’occhio destro del Fearling, l’unica parte del mostro che non era corazzata…e gli conficcò dentro la lancia.
Lo scarabeo abbandonò la presa sulla tartaruga, che si dissolse in una pioggia di granelli dorati.
Volse la testa al cielo e lanciò un grido di rabbia e  disperazione che riecheggiò come un tuono per tutta la valle.
Sandy per poco non perse l’equilibrio, ma la sua forza di volontà riuscì ad avere la meglio sui tentativi del Fearling di scrollarselo di dosso.
La magia del Guardiano penetrò nel corpo dell’incubo vivente e cominciò lentamente ad infettarlo, mutando la sua pelle color pece in un giallo oro brillante.
E dopo quello che sembrò un tempo interminabile…lo scarabeo gigante esplose in una miriade di granelli dorati, lanciando un ultimo urlo disperato.
Sandy creò subito una nuvola di sabbia per sostenersi e rimase sospeso al di sopra del campo di battaglia.
Poi, scese in picchiata per offrire man forte al resto dei suoi alleati.
 
                                                                                                                         * * *

Il Generale Fearling sollevò in alto le mani, intrecciandole a pugno, e abbattè il colpo nell’esatto punto in cui si trovavano Rapunzel e Jack O’ Lantern.
Questi fecero appena in tempo a scartare di lato per schivare, ma l’impatto risultante fu abbastanza forte da generare un enorme cratere nel terreno, presto seguito  da un’onda d’urto che li sbalzò entrambi in direzioni diverse.
Lo Spirito di Halloween si slanciò verso l’alto e tese le braccia, spingendo le proprie catene ad attorcigliarsi attorno al collo della bestia; dal basso, Rapunzel scattò in piedi e usò i capelli per intrappolargli le caviglie.
<< Pensate davvero che simili trucchi funzioneranno una seconda volta? >> ringhiò il Fearling, utilizzando una voce ancora più profonda e cavernosa.
Agguantò le catene nella mano – ignorando il calore ardente - e tirò Skellington verso di sé, per poi afferrarlo con la mano destra. Al contempo, tirò uno strattone con la caviglia per attirare la principessa sotto di sé, con tutta l’intenzione di spiaccicarla con la pianta del piede.
Rapunzel evocò subito una trincea di rocce lunari. Queste crebbero in altezza nella frazione di pochi secondi, fino a conficcarsi dritte nella pelle nera del mostro, bloccando il suo gesto sul nascere e sbilanciandolo.
Jack ne approfittò per poggiare le falangi sulle dita che lo tenevano intrappolato, e l’oscurità di cui era composto il suo mantello circondò il polso della creatura, per poi mutare in lame taglienti che lo tranciarono di netto, liberando il loro creatore.
Atterrò con un balzo di fianco alla principessa perduta e osservò l’avversario, constatando con orrore che i loro attacchi non erano praticamente valsi a nulla, poiché i granelli di sabbia dell’oscuro essere l’avevano prontamente rigenerato.
<< Eh eh…posso sentire la vostra paura >> sogghignò l’essere, mentre posava i suoi ardenti occhi rossi sulla coppia di avversari << Avete finalmente compreso, guerrieri della luce? Non siete altro che parassiti al cospetto di un gigante. Epurarmi con la vostra magia, mettermi contro il potere della luna stessa…non servirà a niente! Quando la polvere si sarà levata, l’unica cosa rimasta su questa valle…saremo noi! >>
Allargò ambe le braccia, e i Fearling attorno a loro ruggirono all’unisono verso la volta celeste, rendendo quell’oscura profezia ancora più agghiacciante.
Al che, il Generale Fearling vibrò semplicemente un manrovescio con la grossa mano e li scagliò via, a cozzare entrambi sul terreno. Poi, spalancò il palmo…e da esso fuoriuscì una pioggia di nere frecce che spararono dritte contro di loro.
Rapunzel fu la meno fortunata: alcuni proiettili andarono a segno, ferendole - seppur di striscio -gambe e caviglie, prima che potesse utilizzare i capelli per farsi scuro.
Jack, al contario, innalzò le fiamme sulla propria testa in un’alta colonna, liquidando alcune delle frecce, mentre le altre vennero assorbite dal suo mantello.
Con un gesto lo spalancò di nuovo e rispedì i dardi contro l’avversario, solo per vederle ridursi in polvere a pochi centimetri dal corpo del Fearling.
<< Sciocchi! >> tuonò quest’ultimo << Credevate davvero di poter utilizzare le mie stesse armi per combattermi?! >>
La sua mano destra mutò in un ascia.
Attaccò di nuovo, inarrestabile, mirando alla principessa perduta, sulla quale calò l’arto trasfigurato: Rapunzel sì racchiuse all’istante nel suo bozzolo di capelli, e l’impatto della lama che colpiva la chioma risuonò in tutto il suo corpo.
A quanto pare, la forza del Fearling era aumentata al punto di poter recare danno perfino alle magiche ciocche, pur essendo esse dure quanto le rocce lunari che era in grado di evocare.
La ragazza udì la pressione allontanarsi e allo stesso tempo il rumore dello spostamento dell’aria proveniente da fuori, segno che il mostro stava per riprovarci ancora: probabilmente aveva intenzione di colpirla finché la sua protezione non avrebbe ceduto.
Anche Skellington lo capì, e dunque intervenne, concentrando il fuoco nelle falangi e scagliandolo addosso al Generale Fearling. Quest’ultimo si limitò a tendere l’altra mano e a creare un fiotto di tenebra che si scontrò contro il vortice di fiamme in un gioco di forze.
Lo scheletro serrò i denti e piantò i piedi per terra, cercando di sopraffare l’attacco avversario, ma il mostro mantenne la sua posizione senza apparente sforzo. Al contempo, continuò a inveire su Rapunzel.
“Di questo passo finirà per prendermi” pensò la principessa, disperata “Devo togliermi da qui!”
Serrò la mascella al sentire l’ennesimo colpo centrare la sua protezione, e subito ne approfittò per sciogliere i capelli e sgusciare via, rotolando di lato per evitare il prossimo, finendo di fianco a Jack.
Quest’ultimo era in ben evidente difficoltà. Retrocedeva lentamente a causa della pressione esercitata dall’oscura magia del Fearling: Rapunzel strinse i pugni e subito i suoi capelli si illuminarono d’oro, avviluppandosi e contorcendosi come serpi e sferrando frustate di luce contro la mano del Generale, supportando lo Spirito di Halloween.
Luce e fuoco centrarono in pieno il braccio della creatura, riuscendo a tranciarglielo. Ma ecco che, come toccò terra, l’arto si trasformò in una valanga di granelli di sabbia… e sparò dritta verso di loro, imponente e minacciosa.
Prima che potessero anche solo reagire, li avvolse tutti e due come una coperta senziente e cominciò a stritolarli.
Rapunzel urlò dal dolore, mentre Skellington semplicemente serrò i denti al sentire i suoi arti avvinti nella sabbia che cercava di strapparli via ad uno ad uno.
Allora lanciò un ululato agghiacciante, e le fiamme sul suo teschio si innalzarono e si diffusero in tutto il suo corpo, incendiando e incenerendo i granelli che intrappolavano lui e la principessa perduta.
Con un guizzo l’afferrò in braccio e con un altro balzo svicolò via dalla mortale trappola.
Atterrò a qualche metro dal  Generale e adagiò la ragazza a terra, mentre dietro di loro il Fearling riassumeva la sua forma corporea, pronto ancora una volta ad attaccare.
<< Jack… >> Rapunzel si tenne la spalla e si sollevò sulle ginocchia << non resisteremo a lungo. Dobbiamo farla finita in fretta. >>
<< Suppongo tu abbia un piano, principessa >> replicò Jack Skellington.
<< Ho un ultimo asso nella manica. Avrei preferito usarlo contro Pitch, ma temo di non avere più molta scelta >> disse con voce strozzata << Purtroppo, l’unico modo che ho per lanciare questo attacco...è recitare un incanto, per il quale devo concentrarmi intensamente. Mi serve che tu lo distragga finché non lo attivo. >>
<< Quanto tempo ti serve? >>
<< Quanto più puoi darmene. >>
A dispetto dell’intera situazione, lo Spirito di Halloween le regalò un ghigno. << In questo caso, Flagello dei Fearlings… auguro buona fortuna a tutti e due! >>
Dopodiché piegò i femori e spiccò un balzo contro il Fearling, ridendo sguaiato.
Rapunzel evocò le rocce lunari e queste andarono a circondarla, creando una cupola rocciosa all’interno della quale la ragazza sarebbe stata al sicuro dalla battaglia. Almeno per il momento.
Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo…e cantò:
<< Potere del sole, regalami la tua luce… >>
I capelli cominciarono a illuminarsi di luce propria, splendente come il sole stesso, mentre le parole magiche le fluivano dalla bocca rapide e dirette.
<< Brilla nell’oscurità, rischiara la nostra vista… >>
L’aura dorata si trasferì dai capelli al resto del corpo, riempiendo la cupola di un bagliore accecante.
<< Sorgi all’alba, fiammeggiante luminosa stella… >>
La cupola esplose in mille pezzi, attirando l’attenzione del Fearling e dello Spirito di Halloween. Una colonna di luce si sprigionò da essa, insieme alla voce di Rapunzel, all’improvviso divenuta possente e tonante.
<< Brucia il conflitto e lascia che la mia speranza divampi! >>
<< Che diavoleria è mai questa? >> sibilò il Generale, percependo l’enorme quantità di potere magico proveniente dalla giovane donna. Era a dir poco travolgente, più di quando avesse mai sperimentato dalla sua trasformazione per mano di Pitch.
Sentì i granelli del suo corpo fremere per l’anticipazione e si ritrovò a compiere un inconscio passo all’indietro.
“Cos’è…cos’è questa sensazione?” fu il primo pensiero che attraversò la sua mente depravata “ è…paura? Io…sono spaventato?! Impossibile!”
Da qualche parte, nei recessi più reconditi della sua stessa essenza, ciò che rimaneva dell’anima di Jamie Bennett provò gioia e sollievo per la prima volta da innumerevoli decenni. Al contempo, ogni Fearling nel raggio di cento metri sembrò dissolversi come polvere al vento.
Rapunzel fuoriuscì da vortice di luce, completamente sfigurata. Gli occhi aperti erano due fiaccole ardenti, i capelli lunghi illuminati d’oro vorticavano sospesi sopra la sua testa, e sospesa era lei stessa diversi metri da terra, completamente imbevuta di luce.
<< LASCIA CHE LA SPERANZA DIVAMPI! >>
Rapunzel tese le braccia…e due possenti fiotti di pura energia solare si sprigionarono dai suoi palmi, investendo il Generale Fearling in un attacco diretto, continuo, e a dir poco impetuoso.
La creatura urlò per la sorpresa e il dolore, mentre il suo intero corpo veniva inglobato in una bolla di pura luce.
<< No! Impossibile! Nessun mortale può uccidermi! Nessun mortale possiede un simile pote…>>
La sua imponente figura esplose in una nuvola di nabbia nera, prima che potesse terminare la frase.
Granelli color pece si sparsero un po’ ovunque, per poi dissolversi come polvere al vento.
Il Generale Fearling, creato dall’anima di  colui che in innumerevoli universi aveva interpretato il ruolo di “Ultima Luce”, esalò il suo ultimo respiro.
Jack osservò il tutto con orbite cariche di meraviglia e arricciò la mascella in un sorriso raggiante.
<< Rapunzel, ce l’hai fatta!>> esclamò, mentre si voltava in direzione della bionda.
La sua espressione felice mutò in orrore nel momento esatto in cui vide la giovane donna accasciarsi a terra.
Balzò subito verso di lei e la prese tra le braccia prima che potesse toccare il suolo.
<< Rapunzel? >>chiese con preoccupazione, vedendo che la principessa aveva chiuso gli occhi.
Un’analisi più attenta delle sue condizioni lo rassicurò del fatto che era solo svenuta, probabilmente a causa dell’immensa quantità di energia utilizzata per il suo ultimo attacco.
Skellington le sorrise dolcemente.
<< Riposati, bambina. Hai fatto la tua parte >> disse mentre la riponeva comodamente contro una roccia.
Poi, volse lo sguardo verso il campo di battaglia.
<< Io, al contrario, ho ancora un conto in sospeso da saldare… >>
 
                                                                                                                            * * *
 
A qualche centinaio di metri dalla battaglia, Pitch Black camminò con passo lento e marcato fino alla base del Crogiolo.
L’improvvisa trasformazione di Jack nel suo più antico nemico lo aveva decisamente colto di sorpresa, ma al momento aveva ben altre questioni di cui preoccuparsi.
Di fronte a lui si ergeva alta e imponente una manifestazione fisica dell’immenso potere raggiunto dalla sua controparte.
Ogni granello che componeva la struttura conteneva una piccola parte dell’energia prodotta dal Re degli Incubi. E proprio come l’essenza che Pitch aveva estratto dal corpo di Elsa…l’Uomo Nero poteva assorbirla.
Già riusciva pregustare la forza che avrebbe acquisito dopo una simile impresa. Forse sarebbe pure riuscito ad eguagliare la sua contropoarte…oppure a superarla.
Non era certo l’unica ragione per cui aveva scelto di partecipare a questa crociata, ma Pitch Black era sempre stato quel tipo di spirito capace di scovare una buona opportunità anche nei momenti più impensabili.
Scariche nere come la notte cominciarono a protrarsi dalla torre, segno che fosse ormai sul punto di attivarsi e perpetrare gli oscuri propositi del suo padrone.
Pitch sorrise diabolicamente e allungò una mano, pronto ad assorbire il Crogiolo nella sua interezza.
Ma prima che potesse farlo, percepì uno spostamento d’aria alle sue spalle.
Si voltò di scatto e la sua falce incontrò una delle spade di Nicholas Nord.
Il primo Guardiano aveva il vestito quasi completamento ricoperto di tagli e sabbia nera, ma sembrava ancora perfettamente in grado di combattere. Venne presto affiancato dall’inconfondibile figura di Calmoniglio, il quale discese sull’Uomo Nero con un grido di battaglia.
Pitch evitò i suoi boomerang per un soffio e compì un balzo lontano dalla coppia.
<< Certo che siete proprio testardi >> borbottò stizzito, mentre i due Guardiani si frapponevano fra lui e il Crogiolo.
Il Coniglietto di Pasqua strinse ambe gli occhi in un paio di linee sottili.
<< Pensavi davvero che ti poterci tradire e farla franca?  >> domandò sarcastico, mentre sguainava le sue fidate armi ancora una volta.
Pitch fece lo stesso con la propria. << L’idea mi aveva accarezzato la mente,sì. >>
I tre spiriti si tesero nello stesso istante, preparandosi allo scontro imminente.
<< Sarà un vero piacere uccidervi entrambi >> ringhiò l’Uomo Nero, per poi puntare la coppia di avversari con la falce.
Nord strinse la presa sulle spade.
<< Oggi morte non verrà per noi, mio vecchio nemico >> ribattè freddamente.
Appena un secondo dopo, caricò in avanti con tutta l’intenzione di affrontare l’oscuro spirito.
 
                                                                                                                              * * *
 
Il corpo di Elsa si schiantò violentemente contro una delle numerose rocce che costituivano i resti del promontorio. Era ricoperta di lividi dalla testa ai piedi e aveva gli strascichi dell’abito stracciati in vari punti.
Gemette per il dolore, mentre la sua spada le scivolava tra le dita e si frantumava a terra in mille pezzi.
Cercò di rialzarsi, ma ecco che delle lingue di ghiaccio fuoriuscirono dalla roccia, inchiodandola al suolo e impedendole di muoversi.
Mr Cold discese fino al Quinto Spirito con aria disinvolta, fermandosi proprio di fronte a lei, per poi sollevarle il mento con la punta del bastone.
<< Sai… in altre circostanze questa sarebbe un'ottima scena di apertura per un film vietato ai minori >> commentò con il suo solito sorriso.
Malgrado la situazione, Elsa strinse i pugni e gli rifilò uno sguardo sdegnato e altero, scostandosi da quel tocco.
<< Una simile sciocchezza dovrebbe spaventarmi? >>
<< In realtà doveva essere uno scherzo >> borbottò l'oscuro spirito, imbronciato << Ma suppongo che l'umorismo moderno sia un po' sprecato con le regine vecchio stampo. Poco male. >>
La punta del suo bastone cominciò a illuminarsi e il sorriso di Cold si fece molto più affilato.
<< Addio, Regina delle Nevi... >>
<< Se mi uccidi, non farai altro che perdere l’occasione di fermare tutto questo! >>
Cold si fermò di colpo.
La punta del bastone rimase sospesa a pochi centimetri dal volto di Elsa, e per la prima volta in tutta la sua vita… la giovane donna sentì il freddo creato dall'oscuro spirito, colui che era una delle varie incarnazioni dell'Inverno sparse per il multiverso.
Tuttavia, si costrinse a mantenere uno sguardo fermo e fissò l'eterno adolescente dritto nei suoi occhi verdi.
Questi inarcò un sopracciglio, con aria apparentemente incuriosita.
<< E perché diamine dovrebbe fregarmene qualcosa di fermare tutto questo? >> domandò freddamente.
Elsa sbatté le palpebre, incredula che quanto avesse appena detto - uscitole dalla bocca senza alcun senso logico - l'avesse sul serio frenato.
Prese un respiro profondo, cercando di riordinare le idee.
<< Intendi davvero realizzare quello che vuole Pitch Prime? Sii sincero. Se davvero sto per morire…mi devi almeno una risposta. >>
Cold rimase in silenzio per circa una decina di secondi.
<< ...non proprio, no >> ripose con tono indifferente << L'idea di passare il resto dei miei giorni nel mondo ideale della Famiglia Addams non mi entusiasma più di tanto. Ma... >>
La punta del bastone tornò a illuminarsi.
<< Nemmeno l'idea di combattere Pitch. Sarebbe un suicidio, sai? E quello preferirei tenermelo per dopo, quando mi sarò finalmente vendicato di questo schifoso multiverso… >>
Il Quinto Spirito fece per aprire bocca, pronta a riversargli addosso tutto il suo sdegno per un simile egoismo... ma poi si bloccò.
Un'idea folle le balenò nella mente, al pari di un fulmine.
<< Quindi mi stai dicendo che a te non dispiacerebbe affatto se Pitch venisse sconfitto. Non batteresti ciglio se, ora come ora… Nightlight riuscisse ad ucciderlo. >>
Gli occhi di Cold si spalancarono in maniera impercettibile.
<< No... non verserei una sola lacrima >> rispose, dopo qualche attimo di silenzio.
<< Allora lascia stare questa stupida crociata! >> esclamò lei << Dovresti stare dalla nostra parte! Non hai fatto che aiutarlo per tutto questo tempo… e per cosa? >>
L’oscuro spirito invernale non rispose, e allora Elsa procedette spedita.
<< Guardati intorno! Guarda come stiamo cercando di contrastarlo, tutti insieme! Vuoi esattamente quello che vogliamo noi! Che senso ha combatterci!? >>
<< Credi che la rossa non mi abbia già fatto il tuo piccolo discorsetto motivazionale, mentre era prigioniera qui? >>
Cold chinò in avanti, fino a quando il Quinto Spirito non riuscì a sentire il suo freddo respiro che le accarezzava il volto.
<< Pensi davvero che questo attacco cambierà le cose? Che il tuo prezioso Jack in armatura ce la possa fare, laddove così tanti altri hanno fallito? >>
<< È forte... è molto più forte, lo sta mettendo in seria difficoltà... ma non basta, ha bisogno di noi >> replicò la donna << Siamo tutti qui riuniti per una ragione, ed è proprio quella di sconfiggerlo e fermare i suoi propositi. Se davvero vuoi liberarti dalle sue catene, non ha senso che tu rimanga dalla sua parte! >>
<< Non hai idea di cosa sia capace. La tua piccola avventura Fearling non ti ha insegnato proprio niente? >>
<< Sei un codardo e uno stolto! >> ribattè Elsa, implacabile << Pensi davvero che ti permetterà di abbandonarlo così, quando tutto questa sarà finito?! Non ti concederà la pace della morte! Ti trasformerà in uno dei suoi burattini, costringendoti a servirlo fino alla fine dei suoi giorni! Non ti lascerà mai andare! Nightlight sta facendo quello che tu non hai avuto il coraggio di fare per anni… e ha buone possibilità di vittoria, lo hai visto anche tu! Perché perdere una simile occasione!? >>
Cold rimase nuovamente in silenzio, a contemplare le parole dell'ex regina di Arendelle.
Dopo ciò che a cui aveva assistito, valeva sicuramente la pena valutare la sua proposta, perché per la prima volta in decenni...aveva effettivamente visto qualcuno capace di contrastare Pitch Black in una battaglia.
E se la ragazza stesse dicendo la verità? Se aveva davvero una possibilità di uccidere colui che aveva distrutto la sua vita più di chiunque altro… non avrebbe dovuto coglierla al volo?Il gioco valeva la candela?
Aprì la bocca per dare la sua risposta… e fu allora che notò qualcosa di bianco discendere a gran velocità verso il suolo.
 
                                                                                                                            * * *
 
Il corpo di Nightlight cadde come un proiettile verso la Rift Valley, attirato dalla forza gravitazionale del pianeta. Quando raggiunse il suolo, aveva toccato una velocità di quasi 3 chilometri al secondo.
L'impattò della sua esile figura schiantata a terra risuonò per tutta la valle e generò un'onda d'urto abbastanza forte da destabilizzare ogni combattimento.
Il suono del contraccolpo arrivò con la stessa intensità di una bomba atomica e fu seguita da tonnellate di roccia e sabbia sparate verso l'alto sotto forma di un fungo di detriti.
La battaglia che si stava svolgendo nella valle sembrò fermarsi e il tempo parve rallentare. Spiriti, umani e Fearlings allo stesso modo...tutti loro volsero lo sguardo in direzione del punto d'impatto.
Per un attimo, la nuvola di sabbia rimase sospesa nel vuoto, facendo calare sulla Rift Valley una cupa oscurità. Quando cominciò a diradarsi, la figura di Nightlight arrancò al di là della coltre, reggendosi sulla propria lancia: la sua armatura era ammaccata in diversi punti, e aveva una sontuosa ferita sulla fronte.
Tossì un rivolo di sangue misto a terra e si rimise in piedi, proprio mentre Pitch Prime discendeva con grazia e atterrava proprio di fronte a lui.
Lo spirito lunare cercò di alzare la sua arma, ma ecco che si ritrovò bloccato da un bozzolo di sabbia nera che gli impedì di compiere anche il più piccolo movimento.
Pitch lo fissò con uno sguardo impassibile. Anche il suo corpo era visibilmente martoriato, e aveva l'armatura squarciata in vari punti.
Compì alcuni passi in avanti, fino a quando non fu a solo un paio di metri dall'avversario.
<< Sarai anche la reincarnazione di Nightlight… ma non hai ancora raggiunto la sua forza >> dichiarò freddamente << Io, al contrario, ho avuto anni per abituarmi al mio nuovo potere. >>
Sollevò la mano destra e la strinse in un pugno. Nello stesso istante, il bozzolo cominciò a stritolare lo spirito lunare.
<< E ora, mio vecchio e fastidioso nemico… tu morirai. >>
All'improvviso, tuttavia, l'Uomo Nero si ritrovò il polso e la caviglia stretti nella morsa bruciante di due catene infuocate: di fronte a lui si era appena palesato Jack O' Lantern al pieno del suo potere, deciso ad intervenire.
Il Re degli Incubi ringhiò attraverso i denti. << Sembra che il detto sia vero. Se vuoi un lavoro fatto bene... >>
Afferrò la catene di pura fiamma e tirò con forza, trascinando lo Spirito di Halloween verso di sé.
Una volta di fronte a lui, lo prese per il cranio e lo sbatté violentemente al suolo, ignorando l'intenso calore generato dallo scheletro.
Questi tentò di rialzarsi, ma ecco che l'Uomo Nero lo inchiodò a terra con il piede.
<< …fattelo da solo >> terminò, mentre radici di sabbia nera cominciarono ad avvolgere Skellington, tenendolo bloccato.
Approfittando dell'attimo di distrazione del Re degli Incui, Sandman piombò giù dal cielo, trasformando le proprie fruste in due lance con cui infilzò lo spirito su entrambe le spalle.
Pitch urlò per la sorpresa e il dolore, ma riuscì comunque a rimanere in piedi nonostante l'attacco appena subito.
Una massa nera schizzò dalla sua schiena, avvolgendo il corpo minuto del Guardiano.
Sandy tentò di liberarsi, ma ecco che l'agglomerato di sabbia mutò in un gigantesco braccio e lo sbatté violentemente contro una roccia, per poi cominciare a stringere.
Sia l'Omino del Sonno che Skellington iniziarono ad emettere gemiti strozzati, mentre sentivano le loro ossa rompersi sotto la presa avversaria.
Pitch sogghignò di puro piacere perverso. << Mi ero quasi dimenticato quanto fosse divertente uccidere voi due! >>
Ma il suo ghigno si spense presto, quando, in un lampo e in un guizzo, i lacci di sabbia nera furono brutalmente tranciati e si dissolsero nell'aria.
Poi, una figura ronzante  attaccò ripetutamente l'Uomo Nero, infliggendogli varie ferite da lama. Allo spirito non servì identificare il suo assalitore per sapere che si trattava di Dentolina.
Grugnì per il fastidio, mentre i suoi occhi cercavano di seguire i rapidi movimenti della Fata del Dentino.
Dopo un altro paio di fendenti ad opera dell'avversaria, evocò una spada di sabbia nera nella mano destra e riuscì a intercettare l'ultimo colpo.
La lama di granelli si scontrò con quella di Dentolina, sprigionando scintille e costringendo la Quarta Guardiana a retrocedere. L'Uomo Nero sorrise ferocemente e porse l'arto libero in avanti, investendola con un denso fiotto di sabbia e scaraventandola a diversi metri dallo scontro.
Skellington e Sandy, finalmente liberi, scagliarono all’unisono catene infuocate e fruste dorate, puntando alla schiena del Signore Oscuro. Ma poco prima che gli attacchi potessero andare a buon fine, Pitch evocò dal nulla un muro di sabbia, intercettandoli.
Poi, la protezione appena creata sparò in avanti, sommergendo la coppia di spiriti e intrappolandoli in un bozzolo proprio come Nightlight.
<< COWABUNGAAAAAAAH! >>
Attirato da quell’esclamazione l'Uomo Nero sollevò lo sguardo.
Maui il semidio, trasportato dalle zampe di Tempestosa e Sdentato con i cavalieri in sella, si scagliò dal cielo contro di lui, l'amo teso e pronto a vibrare un violento colpo.
A supportarlo c'erano gli stessi draghi, che al comando di Hiccup e Astrid sputarono fuoco contro l'oscuro spirito, accompagnati dalle fiamme di Merida.
Pitch sollevò la sua spada e incontrò l'arma avversaria, mentre la forza del contraccolpo lo spingeva verso il basso, inclinando il suolo sotto di lui. Al contempo, spinse la mano liberà in avanti, sprigionando un torrente di sabbia nera che riuscì a intercettare gli attacchi avversari.
Ringhiò, per poi sollevare il polso.
Subito dopo, artigli color pece fuoriuscirono dalla terra, avvinghiandosi attorno al corpo di Maui e sbattendolo violentemente al suolo.
Il Re degli Incubi ripetè l’azione una seconda volta. E poi una terza.
Alla quarta, scaraventò il polinesiano dritto contro Dentolina, che era appena riuscita a riprendersi dall’attacco precedente.
Entrambi i combattenti si ritrovarono intrappolati in una gabbia nera, con sbarre irte di spuntoni acuminati, impossibilitati a fuggire.
Intanto, la principessa scozzese e i due compagni vichinghi erano riusciti ad avvicinarsi a Pitch quel tanto che bastava per poterlo attaccare.
Hiccup si portò sulla sinistra del Signore Oscuro, colpendo lungo il fianco con la spada di fuoco; Astrid lo attaccò da destra, calando un affondo diretto alla sua schiena, e infine Merida gli si piazzò di fronte e lo investì con un torrente di fiamme turchesi.
Lo centrarono il pieno, ma la reazione dell’Uomo Nero fu più di fastidio che di vero dolore.
Gli bastò menare un fendente di striscio con la falce, la cui onda d’urto li allontanò con violenza.
Sdentato e Tempestosa si lanciarono contro l’oscuro spirito per vendicare gli sforzi dei loro cavalieri, ma un agglomerato di viticci impedì loro di proseguire oltre.
<< Dannati insetti >> borbottò Pitch, mentre ancora una volta si preparava ad infliggere il colpo di grazia a Nightlight. Ma anche in questo caso…non ne ebbe la possibilità.
Un vortice di vento lo avvolse e lo trascinò lontano dalla Stella Vivente, schiacciandolo sul terreno. E prima che potesse rialzarsi, ecco che il suolo sembrò animarsi e lo sollevò a mezz’aria, intrappolandolo in una coperta di terriccio e di robuste, nodose radici.
Dinnanzi a lui si materializzò Madre Natura, la quale agitò le mani, scagliandogli contro una vampata di fuoco da un pugno e una potente scarica elettrica convergente dalle dita dell’altra mano.
Pitch venne colpito in pieno e gridò per il dolore, mentre il suo corpo sembrò illuminarsi di luce propria.
Quando Emily Jane abbassò le mani, si sollevò a fatica da terra, tossendo rivoli di fumo.
Una volta in piedi, abbaiò una risata bassa e gutturale, incontrando gli occhi dello spirito con i propri.
<< Emily…? Emily! Oh, sono un po’ sorpreso di vederti… assieme ai Guardiani. Non pensavo fossero il tuo tipo di compagnia. >>
<< Le cose sono diverse da quando hai deciso di minacciare l’intero creato, padre >> sibilò lei con, mentre i suoi pugni serrati risplendevano della luce del sole, pronti a scagliare un secondo attacco << Puoi aver ingannato gli altri con i tuoi propositi di conquista…ma ormai l’ho capito. Questa follia non è altro che la lettera di un suicida, la più lunga della storia! Sei morto nell’esatto momento in cui hai pensato lo fossi anch’io. >>
Non c’era rammarico o dolore in quelle parole. C’era solo amara constatazione, rassegnazione, sdegno e pietà.
Lo sguardo di Pitch si fece improvvisamente vuoto, segno che da qualche parte, con quelle parole… Madre Natura aveva colpito nel profondo.
<< Allora... muori per davvero >> sibilò l’oscuro spirito, mentre viticci di sabbia nera sbucarono improvvisamente dal terreno, avvolgendo la donna in un abbraccio mortale.
Emily cercò di contrattaccare, ma i filamenti di sabbia la inchiodarono al suolo, impedendole di muovere le braccia.
Poi, iniziarono a conficcarsi nelle sua carni, strappandole strazianti grida di dolore.
Osservando quel macabro spettacolo, Pitch si avvicinò lentamente a lei, con la sua fidata falce stretta tra le mani.
<< Ma guarda… questo mi ricorda qualcosa, hmmm… dov’è che ho già visto questa scena? >> domandò quasi a se stesso, per poi arricciare le labbra in un sorriso predatorio << Oh, sì, adesso me lo ricordo! La mia Emily aveva la tua stessa espressione, quando l’ho trasformata nel pezzo forte del mio esercito! Un peccato che Sandman l’abbia fatta fuori, avevamo condiviso così tante battaglie assieme… >>
Attraverso la sofferenza che le veniva inflitta, tutto quello che Madre Natura riuscì a fare fu sgranare gli occhi per la comprensione.
Lo scarabeo Fearling…la stessa creatura che aveva affrontato il suo più vecchio amico…era in origine una sua controparte?
Questa versione di Pitch…aveva davvero costretto sua figlia ad un simile destino? A diventare lo stesso tipo di creatura che aveva ucciso sua madre?
Ancora intrappolato nel suo bozzolo, Sandy si ritrovò incapace di trattenere un’espressione orripilata a sua volta, mentre la consapevolezza di aver ucciso una versione alternativa della sua protetta si fece lentamente strada dentro di lui, aumentando la forza dell’oscuro potere che lo intrappolava.
<< Ma ora che non avrò più bisogno di un’armata… penso che ti ucciderò e basta >> sogghignò l’Uomo Nero, mentre si preparava a tagliare la testa della figlia.
 
                                                                                                                             * * *
 
Poco lontano, la controparte di Pitch Prime era riuscita a mettere fuori gioco il Primo e il Secondo Guardiano, intrappolandoli in reti vischiose di sabbia nera.
I due spiriti lo fissarono con occhi carichi di sfida e disprezzo, cosa che sembrò divertirlo particolarmente.
<< Sembra che sia giunto il momento di fare quello che avrei dovuto fare nella Città di Halloween >> dichiarò con un tono di voce a dir poco estatico << Ciao ciao, miei cari! >>
Ma prima che Calmoniglio potesse pensare di rifilargli uno dei suoi insulti brevettati, l’attenzione del Pooka venne attirata da un urlo straziante che lo costrinse istintivamente a voltarsi, seguito da Nord.
Pitch impallidì, colto di sorpresa, e alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere Emily Jane costretta a terra dai viticci neri di Prime, mentre il loro padrone avanzava verso di lei con ben evidenti intenzioni omicide.
<< È questo ciò che vuoi davvero, Pitch? >> domandò la voce strozzata di Claus, attirando l'attenzione dell’Uomo Nero << Perdere tua figlia ancora una volta? E per cosa? Più potere?! >>
Il Coniglietto di Pasqua avrebbe voluto gridare a Nord che era pazzo se pensava di poter ragionare con lui, eppure... si trattenne quando vide l'espressione sul viso di Pitch: un’espressione che il Pooka non gli aveva mai visto fare.
Era forse... tormento? Indecisione? Rimorso? Esitazione?
Anche Babbo Natale se ne accorse, e i suoi occhi sembrarono addolcirsi.
<< Abbiamo combattuto molti secoli, Pitch. Io visto te compiere atti orribili, cose che ancora oggi farebbero venire incubi a qualunque mortale! >> esclamò a gran voce, mentre la sua espressione agguerrita mutava lentamente in una di supplica << Ma solo per questa volta… sii solo buon padre che Emily credeva tu essere. Non per noi… ma per lei. >>
Pitch spostò di nuovo lo sguardo innanzi a sé.
Prime aveva raggiunto Emily e sollevato l’arma, un ghigno diabolico ben stampato in volto. Fu come guardarsi allo specchio… e non fu piacevole.
Il mondo intero dell’oscuro spirito parve scuotersi... e prima che Nord potesse solo battere ciglio, l’Uomo Nero era sparito dalla visuale.
 
                                                                                                                 * * * 
 
( Track 15 – 1:06 : https://www.youtube.com/watch?v=jPcPusaB6hw )
 
I viticci avevano smesso di infliggerle dolore: adesso si limitavano a tenerla bloccata, lasciandola inerme innanzi al loro padrone.
La falce di Pitch calò verso il basso, dritta contro di lei: Madre Natura chiuse gli occhi, preparandosi al dolore imminente.
Ma questo non arrivò mai.
La donna udì un forte clangore risuonarle nelle orecchie come un colpo di pistola. Spalancò lentamente le palpebre… e il suo sguardo si posò su una scena a dir poco scioccante.
Suo padre era comparso proprio di fronte a lei e aveva intaccato la falce della sua versione alternativa con la propria.
<< P-padre... >> sussurrò, incapace di credere a ciò a cui stava assistendo.
Al contempo, gli occhi di Pitch Prime si spalancarono per la sorpresa a mala pena contenuta.
<< Tu... >>
<< Io! >> esclamò l’altro Pitch << O meglio... tu? Noi? Oh, ma che importa. >>
Approfittò del proprio teatrino imbarazzante per vibrare un colpo della sua fidata arma.
Prime indietreggiò di alcuni passi e fissò la sua controparte con uno sguardo sprezzante.
<< Pensi davvero di avere qualche speranza di sconfiggermi? >> domandò beffardo << Sei solo un modello obsoleto. L'ultimo di una lunga serie di folli che hanno cercato di soppiantarmi. E vuoi sapere cosa è successo a tutti loro? >>
Con il suo ghigno malevolo sempre stampato in volto, slacciò appena l'armatura al livello del petto, quel tanto che bastava per rivelare la carne sottostante.
Sotto il duro metallo…gli occhi di Pitch si posarono su volti apparentemente umani incastonati nella pelle del Re degli Incubi, bloccati in un grido senza fine. Volti che sembravano la copia esatta del suo.
<< La stessa cosa che presto accadrà anche a te >> terminò Prime, mentre issava la falce con fare minaccioso.
Di fronte a quel grottesco raccapricciante spettacolo, anche Pitch, accompagnato dalla figlia dovette arrendersi al mostrare un'espressione orripilata.
Sollevò la falce, assottigliando lo sguardo. << Lo ammetto, ragazzo, hai stile... ma per quanto riguarda il buon gusto... hai perso in partenza >> dichiarò, prima di passare all'attacco.
Prime incontrò l'arma della controparte con la propria.
<< Parole forti per qualcuno che gira ancora con una tonaca >> ribatté sarcastico, mentre faceva pressione sul manico della falce.
L’altro Pitch cercò di fare appello a tutta la forza che aveva in corpo per contrastarlo, ma presto si ritrovò a indietreggiare. Nello stesso istante, un viticcio nero scaturì dal mantello di Prime e andò ad avvolgersi attorno alle sua gambe.
Prima che l'oscuro spirito avesse la possibilità di liberarsi, il Re degli Incubi cominciò a trascinarlo violentemente verso di sé, con la ben evidente intenzione di assorbirlo…proprio come aveva fatto con tutti i Pitch che avevano cercato di opporsi al suo disegno.  
Ma poi, contro ogni previsione, Black vide i propri tentativi di dimenarsi funzionare, perché la sua avanzata si arrestò di colpo.
Udì dei versi strozzati e una pozza di sangue gli si allargò davanti ai piedi.
Sollevò lo sguardo, sbigottito.
Pitch Prime era piegato in avanti, la bocca sporca di rivoli scarlatti che colavano dal mento e dal petto, trafitto da decine di spuntoni di ghiaccio. Alle sue spalle era schierato Mr Cold, il bastone glaciale teso a dimostrazione del colpo che aveva appena scagliato.
Di fianco a lui si materializzò Elsa, la quale corse subito fino a Nightlight per prestargli man forte.
Una volta di fronte alla Stella Vivente, cercò di congelare e distruggere la rete che lo imprigionava, ma senza molto successo.
<< Aiutami! >> gridò all'Uomo Nero steso per terra, che la osservava impalato.
Come ripresosi da un sogno ad occhi aperti, Pitch si alzò subito e corse fino a lei.
A qualche metro di distanza, Prime scivolò lentamente lungo gli spuntoni di ghiaccio e volse in direzione di Cold uno sguardo assolutamente furente.
<< Dopo tutti questi anni di massacri… passati a diffondere paura, dolore e disperazione... >> sibilò minacciosamente << Dopo tutto ciò che abbiamo fatto insieme… le vite che abbiamo distrutto… i mondi che abbiamo conquistato… scegli di tradirmi proprio ora, quando il nostro trionfo è a portata di mano?! >>
<< ... sì >> dichiarò l'oscuro spirito invernale, in un tono talmente tranquillo da apparire spiazzante << Oh, andiamo, Black, non guardarmi così! Ti aspetti davvero che faccia il discorsone stupido e strappalacrime su come ho aperto gli occhi e ho deciso di fare la cosa giusta all'ultimo istante? Ho sempre voluto spassarmela sul tuo cadavere alla prima occasione. Eri solo più forte di me, abbastanza da impedirmi di riprovarci. Non mi interessa cosa vuoi fare di questo mondo e non mi interessa quello che abbiamo costruito insieme... non mi è mai importato. Io…ti odio. >>
Pitch arricciò il volto in una smorfia grottesca, mentre viticci neri cominciarono a fremere attorno a lui, segno di quanto le parole dello spirito invernale avessero colpito nel segno.
<< E con tale convinzione dirai addio a questo mondo! >>
<< Oh, non preoccuparti, lo farò. >>
Un sorriso disturbante arricciò le labbra del Frost malvagio << Ma non prima di averti fatto fare la stessa fine! >>
Gli spuntoni di ghiaccio tornarono all’attacco, trafiggendolo ancora e ancora.
Densi fiotti di sabbia nera cominciarono a fuoriuscire dai punti in cui l'Uomo Nero era stato colpito, ma questi si limitò a ringhiare con evidente fastidio.
Allungò una mano verso Cold, sprigionando un denso fiotto di magia oscura contro lo spirito.
Quest'ultimo portò la punta ricurva del bastone innanzi a sé e lo intercettò, ma indietreggiò considerevolmente, strusciando dolorosamente i palmi dei piedi sul terreno e stringendo i denti con forza.
Sorridendo perfidamente, Pitch allargò la mano: la sabbia nera reagì all'istante, creando una sorta di barriera attorno all'oscuro spirito.
Poi, l'Uomo Nero strinse con forza le dita, ed ecco che il cumulo di granelli lo seguì a ruota, intrappolando Cold in una presa ferrea.
Lo spirito invernale si divincolò animatamente, ma più lo faceva, più la sabbia lo stringeva e gli precludeva qualsiasi movimento, impedendogli di concentrare il suo potere.
<< Povero stolto >> sogghignò Pitch, mentre gli si avvicinava << Solo ora, di fronte all'inevitabile, capisci davvero la follia delle tue azioni. >>
Sollevò alta la falce, mentre Cold lo fissava con aria di sfida.
<< E così come ho ucciso la tua controparte millenni orsono… ora farò lo stesso con te, mettendo per sempre la parola "fine" al Nightlight del mio mondo! >>
<< No >> arrivò una voce familiare alle spalle dell'Uomo Nero.
Questi si voltò di scatto… e i suoi occhi dorati si posarono sull'inconfondibile figura di Ombric Shalazar.
Il vecchio mago lo fissò con uno sguardo impassibile.
<< Non lo farai >> continuò freddamente, per poi avvolgere il polso libero di Pitch con la mano destra.
Meno di una frazione di secondo dopo, una luce abbagliante avvolse la coppia di spiriti.
Allora Pitch Prime sgranò gli occhi…solo per rendersi conto di non poterlo fare.
Ogni muscolo del suo corpo era completamente immobile, bloccato contro la sua volontà nella posizione di tenere alta la falce. Sotto di lui, Mr Cold sembrava avvolto dallo stesso misterioso incantesimo, dato che non sembrava capace di fare altro se non fissarlo con uno sguardo sprezzante.
<< Il solito vecchio Pitch >> disse Ombric, con un sorriso consapevole << Hai occhi dappertutto… eppure non riesci mai a notare le cose più ovvie. >>
Le pupille dell'Uomo Nero si allargarono in maniera impercettibile. Quelle parole… erano le stesse esatte parole che il mago gli aveva rivolto durante la loro ultima battaglia, proprio su questa stessa valle.
Si sentì invadere da una rabbia incontrollabile e cercò di fare appello a tutto il potere che aveva in corpo: la mano che reggeva la falce cominciò lentamente a muoversi, ma sembrò discendere come a rallentatore.
Al contempo, la figura di Ombric cominciò a dissolversi sotto forma di piccoli granelli azzurri.
<< Vedi… >> cominciò lo spirito << l'unico modo che ho per tenerti in questo stato… è quello di sacrificare ogni oncia di energia temporale che mi è rimasta in corpo. Avrei preferito evitarlo… ma sembra che non abbia più molta scelta. Non fa niente, ho vissuto una bella vita. >>
Fu allora che Pitch comprese davvero cosa stesse succedendo. Ombric…stava sacrificando la propria essenza vitale per contenerlo in un blocco temporale!
<< E se l'unico modo che ho per sconfiggerti è quello di morire con te... >> proseguì Padre Tempo, con tono implacabile << accetterò con gioia questo destino. >>
Il suo sorriso si fece molto più malinconico. << Jack… fallo ora ! >>
Come dal nulla, ecco che dal cielo - in uno scintillio di pura luce - si materializzò la figura di Nightlight, con la sua fidata lancia in tesa.
Senza nessuna esitazione né nel volto né nella postura... egli calò sulla figura dell'Uomo Nero, e colpì, rapido e preciso.
La lama trafisse il costato dello spirito e poi si conficcò verso l'altro, trapassando cuore e polmoni.
Per un attimo… non accadde niente.
Gli ultimi rimasugli di Ombric si dissolsero nell’aria, accompagnati dal fantasma del suo sorriso. Poi, il tempo attorno a Pitch e Cold ricominciò a muoversi.
E fu allora che la realtà di ciò che era appena successo colpì l’Uomo Nero con la stessa intensità di un sole in esplosione.
Abbassò lo sguardo e vide la lancia di Nightlight conficcata nel suo corpo. L'arma che racchiudeva in sé la luce delle milioni di anime che millenni di anni prima avevano benedetto la nascita della Stella Vivente.
Un’arma capace di annientare l’oscurità stessa.
Pitch urlò. Urlò come non aveva mai urlato in tutta la sua vita, mentre il mondo attorno a lui esplose in un groviglio di sabbia nera e detriti volanti.
La forza dell’onda d’urto risultante fu talmente forte da costringere Nightlight a fare appello a tutta la forza che aveva in corpo per rimanere piantato a terra.
<< No... >> sussurrò l’Uomo Nero, mentre rivoli di sangue color pece gli fuoriuscivano dalla bocca << Questo… questo non può essere… io sono l’Uomo Nero! Il Re… ugh… il Re degli Incubi! Non posso essere VINTO! >>
<< No, Pitch >> dichiarò Nightlight, con una pacatezza disarmante << Non hai più nulla…Non sei nulla. Mi dispiace. >>
La lancia si illuminò di luce pura e lo irradiò da capo a piedi. Il Re degli Incubi lanciò un secondo urlo, così potente da far trasalire ogni persona presente sul campo di battaglia.
I pochi Fearlings sopravvissuti allo scontro si dissolsero, e quando la luce si diradò… ecco che di fronte a Nightlight comparve qualcuno che la Stella Vivente non si sarebbe mai aspettato di rivedere.
Aveva gli stessi lineamenti di Pitch… ma la sua pelle non era di un grigio cenere, bensì rosa come quella di un normale essere umano. E andati erano gli occhi dorati del Re degli Incubi, sostituiti da calde pupille castane.
Kozmotis Pitchiner alzò lo sguardo e incontrò quello incredulo e sbalordito di Nightlight, arricciando ambe le labbra in un placido sorriso.
<< Grazie >> sussurrò con voce flebile.
La stella vivente lo fissò.
Un lampo di comprensione attraversò il suo sguardo.
Poi, socchiuse appena le labbra in un sorriso altrettanto caldo…e fece un cenno col capo.
Appena un secondo dopo, il corpo dell'uomo si dissolse come sabbia al vento, scomparendo dalla Rift Valley.
Pitch “Prime” Black, il flagello del Multiverso… era morto.
A questa consapevolezza, seguì la caduta del Crogiolo, accompagnata da una potente esplosione.


 


E così si conclude la guerra contro Pitch “Prime” Black, e non senza sacrifici. Ma c’era d’aspettarselo, considerata la portata del nemico di questa storia.
Spero abbiate apprezzato lo scontro tra lui e Nightlight, la “redenzione” di Pitch Movie e Mr Cold, e il modo con cui abbia scelto di mettere fine al big bad. Volevamo che il tutto risultasse plausibile, e non il risultato di un qualche deus ex machina.
Inoltre, avete apprezzato Pitch Prime come villain di questa storia? Siamo riusciti a renderlo una minaccia temibile e coinvolgente al tempo stesso?
L’incanto che Rapunzel esegue è nominato Quarto Incanto (o più precisamente, Incanto Finale) ed è il più potente fra gli incanti della serie di Rapunzel, poiché sprigiona una potenza pari a quella del sole stesso. Non essendovi presente la traduzione italiana ufficiale, abbiamo scelto di adattarla traducendola il più fedelmente possibile. Questa è la versione originale:
 
Power of the sun
Gift me with your light
Shine into the dark
Restore our fading sight
Rise into the dawn
Blazing star so bright
Burn away the strife
Let my hope ignite
Let hope ignite.”
 
Anche quando Rapunzel crea la cupola di rocce lunari per difendersi sta usando quello che è chiamato il Terzo Incanto, che permette di manipolare una vastissima quantità di rocce lunari nello stesso istante al punto da potervi dare una forma precisa (ad esempio, viene utilizzato da Cassandra nella serie tv per creare una torre e delle prigioni). In questo caso però abbiamo scelto di non farle recitare le parole, poiché Rapunzel è sempre stata esclusivamente la detentrice del potere del sole prima di acquisire entrambi i poteri, e quindi abbiamo scelto di dare più importanza all’incanto del sole.
 
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo…e ci auguriamo di regalarvi un finale degno.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23 - Epilogo ***


Ed ecco l’epilogo di questa storia! Vi auguriamo una buona lettura ;)


 
Capitolo 23 - Epilogo
 
121062224-350939892888690-3445625089115531955-n

"I do believe in the light
Raise your hands into the sky
The fight is done, the war is won
Lift your hands toward the sun
Toward the sun
Toward the sun
Toward the sun

The war is won"
Thirty Seconds To Mars - This Is War


Il crogiolo si abbatté violentemente contro il suolo della Rift Valley, sollevando una densa nube di polveri e detriti che fece calare sull’intero campo di battaglia una cupa oscurità.
Quando la coltre di cenere e pulviscolo si diradò, gli occhi di Elsa presero a vagare da una parte all’altra della pianura, fino a quando non si posarono sulla figura martoriata di un certo spirito invernale.
<< Jack! >> esclamò allarmata, per poi camminare con passo veloce fino al Guardiano.
Andata era l’armatura che lo aveva ricoperto durante la battaglia contro Pitch, così come la sua lancia, nuovamente ridotta ad un bastone da pastore. Era tornato Jack Frost in tutto e per tutto.
Il Quinto Spirito lo controllò da capo a piedi: aveva il volto e gran parte della pelle esposta pieni di lividi e graffi, e un taglio sontuoso gli adornava la fronte. I vestiti era strappati in vari punti, laddove l’armatura di Nightlight era stata intaccata dalla falce dell’Uomo Nero. Respirava a fatica… e aveva gli occhi chiusi.
La ragazza venne percorsa da un brivido di paura e anticipazione mischiati assieme.
<< Jack? >> sussurrò esitante, mentre gli accarezzava dolcemente la guancia per paura di peggiorare ulteriormente le sue condizione << Jack… puoi sentirmi? >>
Lo spirito emise un sonoro mugugno. Poi, lentamente, dischiuse le palpebre e mise a fuoco la sua interlocutrice.
Allora un sorriso gli arricciò le labbra, debole a causa del corpo provato dall'enorme sforzo, ma v’era comunque la solita nota birichina che la ragazza aveva imparato a conoscere.
<< Ehi, Bucaneve... >>
Suo malgrado, nonostante la situazione che avevano appena affrontato, Elsa si ritrovò incapace di trattenere una risata strozzata, mentre calde lacrime cominciarono a scivolarle dagli occhi.
Era vivo. Grazie agli spiriti, era vivo!
<< Come puoi scherzare in un momento come questo? >> borbottò << Guardati. Sei pieno di lividi e tagli, razza di sciocco >>
<< Però sono vivo. E soprattutto... sono con te. >>
Allungò delicatamente il palmo destro, poggiandoglielo sul dorso della mano.
Elsa arrossì appena al contatto e rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Non cercare di cambiare argomento >> gli disse, mentre lo aiutava a sedersi << Mi hai fatto preoccupare da morire. Sarà meglio che tu ti prenda la responsabilità per tutti gli infarti che mi hai fatto passare nell’ultima mezz’ora, signor Frost. >>
<< Avete appena ammesso di preoccuparvi per me, Vostra Sfolgorante Bianchezza? >> replicò Jack, innocente.
La ragazza sussultò, come se fosse stata appena colta sul fatto.
<< Certo che mi preoccupo per te, idiota irresponsabile! Ti butti sempre in battaglia senza pensare, ci è mancato poco che Pitch ti uccidesse…>>
Si fermò di colpo, non appena i suoi occhi incontrarono ancora una volta quelli del Quinto Guardiano.
Rimasero a fissarsi per quello che sembrò un tempo interminabile, mentre fiocchi di cenere cadente si posavano sui loro volti martoriati.
La mente di Elsa vagò a ritroso, donandole immagini e sequenze di tutto ciò che era successo negli ultimi giorni, fin dal momento in cui aveva incontrato Jack per la prima volta.
Ricordò il momento in cui le aveva mostrato i suoi poteri, così simili a quelli con cui era nata. Non si era mai sentita così spaventata ed elettrizzata allo stesso tempo: per così tanto tempo aveva creduto di essere sola, l'unica persona in tutto il creato capace di simili prodezze. Aveva pensato che sarebbe stata costretta a passare il resto della sua esistenza con la certezza che nessuno, nemmeno sua sorella, avrebbe mai potuto capirla fino in fondo.
Ma poi aveva incontrato questo strano ragazzo… e allora aveva cominciato a valutare l'idea di aver finalmente trovato un amico con cui poter essere se stessa, senza il rischio di essere considerata diversa, o speciale, o pericolosa. Semplicemente… se stessa.
Rammentò i loro viaggi tra i mondi, e le vite che avevano salvato. Il modo con cui si erano protetti a vicenda.
Ricordò il loro tempo passato alla base di Nord, quando si erano aperti l'un l'altro, rivelando i momenti più oscuri e intimi della loro vita con una naturalezza che la giovane donna non avrebbe mai creduto possibile.
E soprattutto, ricordò il dolore che aveva provato solo pochi minuti prima, quando aveva pensato di averlo perso per sempre.
Non si era mai sentita così vuota, non dal giorno in cui aveva quasi ucciso Anna con i suoi poteri.
Era stato quasi come… come se avesse perso una parte di se stessa.
Una sensazione di calma e sollievo iniziò a farsi strada nel cuore dell'ex regina di Arendelle, seguita da una consapevolezza ritrovata.
Alzò lo sguardo verso lo spirito, il volto ora contratto in un'espressione determinata.
Jack inarcò un sopracciglio. << Ho qualcosa in fa-... >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase, poiché la giovane donna posò le proprie labbra sulle sue.
Jack sgranò le palpebre e rimase immobile, completamente stupefatto. Poi, dopo un istante... chiuse gli occhi e le strinse le mani sulle spalle, tirandola più vicina, mentre sentiva ogni fibra del proprio corpo bruciare di un calore intenso e piacevole.
Si sentì molto forte e terribilmente debole al tempo stesso. Si sentì male, indegno di ricevere un simile dono… e poi, meravigliosamente bene.
Ma soprattutto...sentì la propria solitudine abbandonarlo. Perché capì che quell'anima affine era in grado di comprenderlo…no…di completarlo con la sua semplice esistenza.
E tali pensieri attraversarono anche la mente della bionda, mentre quello stesso piacevole calore cominciò a farsi strada dentro di lei. Era diverso da ciò che aveva sempre sentito in presenza di Anna, una sensazione di pura beatitudine mai provata prima.
Dopo quasi un minuto buono, tuttavia, si staccò lentamente, il volto arrossato a causa della consapevolezza di ciò che aveva appena fatto.
Abbassò lo sguardo timidamente, non del tutto sicura di voler incontrare gli occhi di Jack.
<< Io… mi dispiace >> sussurrò << N-non so cosa mia sia preso. Ti prego, perdona-... >>
<< Elsa. >>
Jack non disse altro. Solo il suo nome.
Delicatamente, le tenne la mano sulla guancia, mantenendo i loro volti ad un centimetro di distanza, i respiri che si infrangevano reciprocamente sulle guance.
Si avvicinò di più… e stavolta fu lui a congiungere le loro labbra.
Questa volta, fu il Quinto Spirito a spalancare gli occhi, sorpresa dalle azioni del Quinto Guardiano.
Lui… l'aveva baciata di nuovo. Aveva consapevolmente posato le sue labbra sulle proprie, senza che lei dovesse fare nulla. Questo voleva dire… che provava gli stessi sentimento che aveva cominciato a sviluppare nei suoi confronti?
Un milione di domande cominciarono ad attraversare la mente della giovane donna, ma presto si ritrovò ad ignorarle, e decise di concentrarsi solo sul calore piacevole che le regalava quel contatto.
Chiuse gli occhi mentre si porgeva in avanti e passò le mani tra i capelli del Guardiano, godendosi la loro morbidezza tra le dita. Avrebbe potuto rimanere in quella posizione per sempre, avvolta dal freddo dei loro corpi.
Vagamente, si rese conto che questo era il suo primo bacio. E si chiese per quanto tempo ancora avrebbe dovuto agognare una cosa simile, se non avesse mai incontrato Jack.
Fu allora che un sonoro battito di mani riecheggiò alle spalle della coppia di spiriti. Questi, completamenti colti di sorpresa, si staccarono e si voltarono di scatto, confusi e perplessi.
<< Lo sapevo! >> esclamò Anna, affiancata dalle figure sorridenti del resto dei loro alleati, fatta eccezione per Rapunzel, che si trovava svenuta tra le braccia di Jack Skellington.
L'unico ad avere un'espressione completamente impassibile era Pitch, il quale si limitò a roteare gli occhi come se trovasse l'intera situazione estremamente tediosa.
<< Io lo avevo detto >> sghignazzò Astrid << era fin troppo palese... >>
<< Sì, anche se ci hanno messo un po' a capirlo >> commentò Calmoniglio, le braccia incrociate.
<< Oh, mi ricordano tanto me e la mia Sally >> sospirò Skellington, sognante.
Elsa arrossì furiosamente e si portò ambe le mani al volto.
<< Anna... >> gemette, suscitando un sopracciglio inarcato ad opera di Madre Natura.
<< Non comprendo il motivo del tuo imbarazzo >> dichiarò Emily Jane << Tu e Jack vi stavate solo scambiando i rispettivi fluidi corporei, come ho visto fare a mio padre e mia madre innumerevoli volte... >>
<< FIGLIA, PER LA MISERIA, TACI! >> tuonò Black, sorprendendo tutti.
Nord volse all'Uomo Nero un sorriso impertinente. << Oh, perchè dovrebbe, Pitch? Io per primo sono molto curioso di sapere sporchi e imbarazzanti segreti di tua brutta pellaccia... >>
<< Ragazzi, detesto interrompervi >> intervenne Hiccup << ma…abbiamo un problema... >>
La sua voce si spense, incapace di continuare
<< Ombric >> dichiarò Dentolina per lui, mesta << Ombric non c'è più. >>
A quelle parole, tutti i vari combattenti abbassarono lo sguardo. Perfino Pitch si ritrovò costretto a riconoscere quanto il sacrificio dello stregone avesse contribuito alla loro vittoria.
No… alla salvezza dell'intero creato.
<< Gli dobbiamo la vita >> sussurrò Jack, volgendo lo sguardo verso il bastone di Ombric, ormai privo della luce che aveva adornato il suo cristallo.
Era tutto ciò che rimaneva di Padre Tempo, senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile.
Nicholas Nord si fece avanti, una profonda espressione di tristezza in volto, e lo raccolse fra le possenti mani.
<< In universo di Ombric, egli, a quanto pare, era mio grande amico >> dichiarò << E ora, posso vedere con chiarezza perché. Lui ha rischiato tanto per fermare Pitch Prime, e ha fatto tutto non solo per proteggere suo mondo, ma anche intero universo. Si è fidato di noi, ha guidato e aiutato noi, tanto da scegliere di affrontare con coraggio morte in faccia pur di fare cosa giusta. Sacrificandosi perché tutti noi fossimo salvi. Non vi sarà un altro Padre Tempo come lui… né qui, fino alla Fine dei Tempi. >>
Sollevò il bastone verso l’alto.
<< Accoglilo con te, Manny. Proteggi la sua anima e dagli giusta riconoscenza per sue buone azioni. Perché oggi ci ha lasciato un grande guerriero…e un fidato amico, alleato e compagno. >>
Quelle parole risuonarono attorno al gruppo con la stessa forza di mille voci che cantavano nello medesimo istante.
Le nubi che fino a quel momento avevano coperto la Rift Valley iniziarono a diradarsi, e i pallidi raggi del sole illuminarono le sue piane.
Guardiani, umani e spiriti rimasero in silenzio, i capi chini e gli occhi chiusi.
Questo, almeno, fino a quando Merida non si rese conto di un particolare.
<< Aspettate un secondo… dov'è Cold? >> chiese con una punta di panico, mentre faceva saettare lo sguardo da una parte all'altra del campo di battaglia.
Tutti i presenti si guardarono intorno, allarmati a loro volta, ma nessuno di loro ebbe modo di cogliere il minimo segno dell'oscuro spirito invernale.
<< Ha fatto esattamente ciò che mi aspettavo >> mormorò Jack, cupo << Se l'è svignata non appena ne ha avuto l'occasione, dopo essersi preso la soddisfazione di impalare Pitch e contribuire alla sua disfatta. >>
Maui gli lanciò un'occhiata incerta. << Uh… non per fare l'uccello del malaugurio, ma non dovremmo tentare di catturarlo? >>
<< Anche volendo, probabilmente a quest'ora sarà già lontano chissà dove. Inoltre, così come ora, dubito che qualcuno di noi avrebbe la forza di affrontarlo >> aggiunse Elsa, mentre aiutava il Quinto Guardiano a rialzarsi.
In quel momento, un sonoro gemito attirò l'attenzione di tutti loro.
I vari combattenti voltarono lo sguardo all'unisono e i loro occhi si posarono sull'esile figura di Rapunzel.
Skellington la posò delicatamente a terra: la bionda fece un lungo sbadiglio e stiracchiò braccia e gambe, per poi alzare la testa e incontrare gli sguardi dei suoi alleati con un'espressione incerta.
<< Uh… che mi sono persa? Abbiamo vinto?>>
Malgrado la situazione, il gruppo si ritrovò incapace di trattenere una risata.
<< Sì, principessa >> disse Jack << Abbiamo vinto >>
Il Multiverso… era salvo. I loro mondi erano salvi. Le persone che li abitavano… erano al sicuro, e avrebbero vissuto un altro giorno.
E per ora, era tutto ciò che contava.
 
 
 * * *
 
 
Jack Frost lanciò il globo di neve di fronte a sé, e questi si trasformò subito in un vortice di luce bianca, producendo una forte ventata.
Soddisfatto, sorrise verso Hiccup, Astrid e il gruppo di draghi alle loro spalle.
<< Beh, treccina… Brunilde… credo che questo sia un addio >> dichiarò in tono civettuolo, pur non riuscendo a nascondere una certa tristezza al fatto che presto avrebbe dovuto troncare tutti i legami che aveva costruito durante questa folle avventura.
Dopotutto, rimaneva pur sempre uno spirito, nonché un Guardiano pieno di doveri… e le vite dei mortali erano così brevi. Dubitava seriamente che sarebbe riuscito a trovare il tempo di visitarli, ma in cuor suo ci sperava comunque.
<< È sempre Hiccup, Frosti >> lo punzecchiò il capo di Berk << E cancella subito quel muso lungo! Sicuramente troverai una buona scusa per passare a trovarci, prima o poi. Ci farebbe comodo una mano durante gli inverni rigidi. >>
<< Purché tu non li renda peggiori >> aggiunse Astrid, ricevendo sbuffi d'accordo ad opera di Sdentato, Luccicante e Tempestosa.
<< Farò del mio meglio per evitarlo >> ridacchiò Jack.
I due vichinghi sorrisero all'unisono e procedettero ad entrare nel portale, seguiti dal resto dei draghi.
Non avrebbero raccontato questa avventura al resto di Berk, gli abitanti del villaggio avevano già troppe cose di cui doversi preoccupare. Sarebbe stato meglio non far sapere loro che l'intero universo aveva rischiato di essere annichilito senza che nemmeno lo sapessero…e che un giorno sarebbe potuto succedere di nuovo.
Tuttavia, lasciarono quella landa desolata con la consapevolezza che avrebbero conservato i ricordi di quegli eventi fino alla loro morte. E che se mai un'altra minaccia di questo tipo si fosse manifestata… avrebbero avuto un certo gruppo di spiriti a vegliare su di loro.
Poi fu la volta di Maui. Dentolina era in prima fila, e lo guardava orgogliosa.
<< Hai dimostrato in pieno il tuo valore, semidio Maui >> dichiarò << Un giorno, qualora sarai tu ad aver bisogno di aiuto, pensa il mio nome e io accorrerò. >>
<< Le tue parole mi rincuorano, maestra >> disse il polinesiano, per poi cimentarsi in un profondo inchino << Farò del mio meglio per non deludervi. E se mai avrò bisogno del vostro aiuto… be’, vi concederò il diritto di prendermi a calci per principio! >>
<< Pff, per quello non ho bisogno né del permesso né che tu abbia bisogno del mio aiuto >> sbuffa lei, per poi sorridere divertita << Stammi bene, ragazzone. Davvero. >>
Il semidio le sorrise brillantemente e fece un rispettoso saluto anche al resto di coloro che avevano combattuto al suo fianco durante questa impresa. Poi, si lanciò con un urlo all'interno del portale, suscitando un giocoso roteare degli occhi ad opera della Fata del Dentino.
Ed ecco che dopo il semidio, gli abitanti della Città di Halloween sciamarono all'interno del portale, lasciando da parte solo le figure di Jack Skellington e della moglie Sally. Lo scheletro si rivolse specialmente al Coniglietto di Pasqua e a Babbo Natale.
<< È stato davvero bello rivedervi, amici miei. Non dimenticate di tornare a trovarci! >>
<< Ehm… sì, certo, non ce ne dimenticheremo >> rispose Calmoniglio con un sorriso visibilmente costretto, mentre lanciava un'occhiata laterale verso Nord << Giusto, vecchio mio? >>
<< Naturalmente, vecchio mio, naturalmente >> borbottò quest'ultimo come un sorriso altrettanto forzato.
Il ghigno di Skellington sembrò allargarsi e lo spirito volse la propria attenzione verso Rapunsel.
<< È stato un vero onore combattere al vostro fianco, Flagello dei Fearlings. >>
<< Così come lo è stato per me, sovrano di Halloween >> replicò la principessa perduta << Possa il tuo regno del terrore durare a lungo. >>
Lo Spirito di Halloween le offrì un ultimo inchino. E poi, procedette a camminare nel portale tenendo per mano la moglie di pezza.
Stavolta toccò a Merida.
La principessa si avvicinò al portale con sguardo mesto.
<< Avrei voluto ringraziare Ombric >> mormorò << E c'era così tanto che volevo chiedergli... soprattutto cosa diavolo dovrei farne di questi poteri.>>
Aveva sperato fino all’ultimo che, una volta morto Pitch, se ne sarebbero andati per sempre. Invece, poteva ancora sentire il calore delle fiamme che si agitavano dentro di lei, indomabili e desiderose di combattere ancora.
Lo Spirito dell’Inverno si fece avanti e le posò una mano rassicurante sulla spalla.
<< Te la caverai, pel di carota. Se c'è una cosa che ho imparato su voi scozzesi, dopo aver speso così tanto tempo con te… è che non vi arrendete mai >> disse, con un occhiolino d'incoraggiamento.
<< Oh, be', questo è naturale! >> esclamò lei, recuperando la solita aria spavalda e altezzosa << Bada a non esagerare con i tuoi scherzi invernali se passi dalle mie parti, Frost! Te ne pentiresti. >>
Il Guardiano ridacchiò. << Per qualche ragione, non ho motivo di dubitarne. >>
Detto questo, il suo sguardo sembrò addolcirsi.
<< E Merida… grazie. Di tutto, dico davvero. >>
<< No. Grazie a te... e a tutti voi. >>
Sorrise a tutti loro e fece un rapido inchino, per poi entrare nel portale con un balzo.
Infine, Jack volse lo sguardo verso l'ultimo gruppo di persone rimaste.
<< Dunque...sembra che sia arrivato il vostro turno >> disse con tono incerto, gli occhi puntati in particolare sulla figura di Elsa.
La giovane donna gli offrì un piccolo sorriso. << Già…sembra che sia così. >>
Un imbarazzante silenzio calò in mezzo alla coppia. Nessuno dei due sembrava sapere come continuare quella conversazione.
Jack lanciò una rapida occhiata in direzione di Anna e Rapunzel, le quali gli fecero un silenzioso cenno di andare avanti.
Lo spirito deglutì a fatica e prese un respiro profondo. Poi, si vece avanti e afferrò ambe le mani di Elsa, sorprendendo l’ex regina.
<< Io…verrò a trovarti, te lo prometto. Almeno una volta al mese >> disse con l’espressione più determinata che riuscì a trovare.
Elsa inarcò un sopracciglio e lo fisso con aria apparentemente divertita << Al mese? >>
<< A settimana! >> aggiunse rapidamente il Guardiano << Anzi, no, due volte a settiman! Sarà difficile, certo, ho pur sempre i bambini del mio mondo di cui occuparmi, e spesso dimentico le cose importanti, ma… >>
La bionda lo baciò di nuovo, interrompendo le sue divagazioni.
Jack incespicò leggermente all’indietro, ma per il resto riuscì a mantenere la calma.
Rispose a quella manifestazione di affetto con gioia e lasciò che il profumo del Quinto Spirito lo cullasse in un senso di calma e sicurezza. E fu allora che capì che tutto sarebbe andato bene. Che per quanto una simile relazione sarebbe stata complicata…loro sarebbero riusciti a farla funzionare, a dispetto di ogni difficoltà.
Elsa si tirò indietro e posò la propria fronte sulla sua. << Ti aspetterò. >>
<< D-davvero? >> sussurrò l’altro, ricevendo in cambio un timido sorriso.
<< Siamo entrambi spiriti, Jack. Direi che il tempo è qualcosa che non ci manca. >>
<< E sarà meglio che tu la porti ad un vero e proprio appuntamento, la prossima volta che verrai. O io e mio marito ti daremo la caccia! >> si intromise Anna, comparendo alle spalle della sorella.
Jack si limitò a roteare gli occhi.
<< Cercherò di soddisfare le aspettative di codesta donzella >> disse con tono regale, mentre procedeva ad inchinarsi alla coppia di reali.
Entrambe ridacchiarono divertite, mentre Rapunzel camminava fino ad un certo Omino del Sonno.
Prima che questi potesse anche solo farle un cenno, la bionda lo prese in braccio e lo strinse con forza.
<< Mi mancherai, Sandy! >> disse con le lacrime agli occhi, per poi volgere la stessa espressione rattristata agli altri Guardiani << E anche il resto di voi. >>
Nord si avvicinò a lei e la strinse in un abbraccio altrettanto forte. << BAH! Cosa sono questi musi lunghi?! Pensate che Jack sarà unico che vi verrà a trovare? Sciocchezze! In riferimento futuro, preparate tanti biscotti! >>
Lasciò andare Rapunzel, proprio mentre Anna si lanciava a sua volta contro il suo pancione, avvolgendolo con le sue esili braccia.
Claus la fissò sorpresa, ma dopo qualche secondo rispose al gesto con un sorriso quasi paterno.
<< Grazie per avermi dato la possibilità di lottare al vostro fianco >> borbottò la regina nel vestito del primo Guardiano. Poi, fece vagare lo sguardo sulle altre Leggende e queste le risposero con sorrisi altrettanto smaglianti.
Anche Madre Natura rivolse al trio di reali un rispettoso cenno del capo, mentre Pitch si limitò a scrutarle con aria indifferente. Tuttavia, si ritrovò incapace di trattenere un piccolo ghigno nel momento in cui Elsa lo ringraziò con uno sguardo silenzioso.
Prendendo un respiro profondo, Jack lanciò un globo di neve di fronte a loro, manifestando l’ennesimo portale.
Mentre Rapunzel e Anna camminavano al suo interno, il Quinto Spirito volse un’ultima occhiata in direzione del Quinto Guardiano, ed entrambi si sorrisero a vicenda. Infine, anche la bionda si fece strada nel vortice di pallida luce, scomparendo alla vista.
Calmoniglio battè ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Bene, è ora di tornare al nostro mondo >> disse con un tono di voce visibilmente sollevato << Vieni con noi, Pitch? O forse preferiresti usare la terza classe? >>
L’Uomo Nero inarcò un sopracciglio e fece per rispondere con una delle sue solite battute taglienti.
In quel momento, sentì cinque dita familiari intrecciarsi con quelle della mano destra e dovette fare appello a tutta la forza di volontà che aveva in corpo per non sussultare.
Abbassando appena lo sguardo, i suoi occhi dorati incontrarono quelli castani di Emily Jane, che lo fissava con un piccolo sorriso.
Pitch rimase in silenzio per circa una decina di secondi. Passato quel lasso di tempo, rilasciò un sospiro sconfitto.
<< Suppongo di potervi sopportare per qualche altro minuto >> rispose con un roteare degli occhi, come se l’intera situazione non lo riguardasse nemmeno.
Nord abbaiò una fragorosa risata e aprì l’ultimo portale.
Fu il primo ad entrare, presto seguito da Calmoniglio, Dentolina, Sandman e Madre Natura.
Mentre aspettava il suo turno, Pitch si rese conto che Jack aveva preso a fissarlo con un ghigno estremamente divertito.
L’Uomo Nero arricciò il volto in una smorfia stizzita.
<< Non guardarmi così. Sappi che, una volta tornati nella nostra realtà, tutto tornerà esattamente come prima >> borbottò con tono d’avvertimento.
Con sua grande irritazione, tuttavia, il Quinto Guardiano non perse il suo sorriso irriverente.
<< Continua a ripetertelo Pitch >> ribattè compiaciuto.
L’oscuro spirito sbuffò sprezzante e procedette ad attraversare il portale.
Jack ridacchiò e volse per l’ultima volta lo sguardo verso la Rift Valley, il luogo in cui avevano combattuto la battaglia per il destino del Multiverso.
<< Perché dubito che niente sarà mai più lo stesso >> sussurrò, mentre entrava nel vortice luminoso.
Il portale rimase sospeso a mezz’aria per qualche altro secondo. E poi, scomparve dalla pianura con un sonoro sibilo, segnando la fine di questa storia.
 
     



Presente…
 

<< E fu così che i vari guerrieri tornarono ai rispettivi mondi >> disse Inger, mentre il resto della famiglia ascoltava le ultime righe del racconto con sguardi rapiti e carichi di anticipazione << E lo stesso fecero Jack Frost e i Guardiani, giurando che se mai una minaccia del genere fosse sorta di nuovo…si sarebbero uniti ancora una volta per affrontarla, a discapito di ogni difficoltà. >>
Non appena ebbe pronunciato tali parole, i bambini raccolti davanti a lei scoppiarono in esclamazioni di gioia, accentuando il tutto con un forte applauso ed espressioni cariche di sollievo.
L’anziana sorrise loro dolcemente, per poi compiere un paio di colpi di tosse.
<< Bene, è stato divertente, ma penso che sia arrivato il momento che tutti voi andiate a dormire >> disse con tono di fatto, suscitando sguardi molto più custoditi ad opera dei nipoti.
<< Aspetta, non ci hai detto che cosa è successo a Elsa! >> esclamò Erik, incrociando ambe le braccia davanti al petto.
<< Giusto! >> concordò la sorella con un energico cenno del capo << Lei e Jack hanno davvero continuato a vedersi? >>
<< Si sono forse sposati? >> chiese l’altra, con occhi sognanti e un sorriso eccitato.
Suo malgrado, Inger si ritrovò incapace di trattenere una risata. La vitalità dei bambini non cessava mai di rincuorarla, malgrado le situazioni più difficili. Suppose fosse un tratto di famiglia.
<< Quante domande! >> commentò con un sonoro sbuffò << E c’è una risposta per ognuna di loro. Ma sfortunatamente per voi, dovrete aspettare domani mattina per sentirle >>
I bambini gemettero in segno di protesta, ma una rapida occhiata da parte della nonna fu sufficiente a spaventarli.
Corsero subito verso le loro camere, mentre Ingrid cominciava a cullare un Olav addormentata.
<< Tu non vieni? >> chiese rivolta verso la madre.
Inger si limitò ad agitare la mano destra.
<< Voglio rimanere ancora un po’ ad osservare la tempesta >> rispose con un piccolo sorriso, mentre volgeva lo sguardo oltre la finestra del salotto, ove la coltre di neve aveva iniziato a calare << Mi rende nostalgica. >>
Ingrid le rivolse un cenno comprensivo e la baciò sulla guancia, per poi incamminarsi dietro al resto dei suoi figli.
Inger la osservò allontanarsi, per poi dirigere gli occhi sul pallido panorama che si stagliava al di fuori dell’abitazione. I fiocchi di neve picchiettarono occasionalmente sui vetri della finestra, mentre i rami degli alberi scomparivano sotto una coltre bianca.
La donna si ritrovò a contemplare i giorni in cui giocava con gli altri bambini per i campi della contea, costruendo pupazzi e fortini. Oppure assieme ai suoi nonni, che più di qualunque altra persona al mondo amavano il gelo dell’inverno. Soprattutto perché non li aveva mai disturbati.
Il ricordo dei loro volti la spinse ad alzarsi dalla poltrona e ad arrancare fino all’unico credenza presente nel salotto. Una volta lì, aprì il cassetto superiore del mobilio e ne estrasse una foto incorniciata.
Era vecchia di quasi 100 anni, eppure non mostrava alcun segno di deterioramento.
Questo poiché era stata scattata con un marchingegno realizzato da un vecchio amico di famiglia, detentore di una magia che aveva permesso alla foto non solo di resistere allo scorrere del tempo…ma anche di catturare quelle cose che stavano al di là del mondo visibile conosciuto agli occhi dei mortali.
Raffigurava un ragazzo dai corti capelli bianchi e dagli occhi profondamente azzurri, affiancato da una giovane donna, pallida come la neve e con capelli biondi che sembravano fatti di cotone.
Poco sotto di loro spiccava una bambina altrettanto pallida, con capelli bianchi che le arrivavano fino alle spalle, occhi blu e un sorriso smagliante.
Inger sorrise all’immagine più giovane di sua madre e passò brevemente lo sguardo dal ragazzo alla giovane donna.
<< Spero che un giorno verrete a conoscere anche i vostri pronipoti >> sussurrò, mentre accarezzava la superficie della foto. Sapeva che il loro lavoro li rendeva molto impegnati, e gli spostamenti tra le dimensioni non erano esattamente una passeggiati.
Questo, unito al fatto che percepivano lo scorrere del tempo in maniera molto diversa rispetto agli umani, rendeva le loro visite piuttosto rare. Ma Inger era più che sicura che prima o poi si sarebbero fatti vivi, proprio come quando avevano conosciuto sua figlia.
Brevemente, si chiese se la ragione per cui Ingrid le aveva chiesto di raccontare questa storia fosse dovuta alla consapevolezza inconscia che presto anche i suoi figli avrebbero avuto a che fare con un mondo molto più vasto e magico di quanto avrebbero mai potuto immaginare nelle loro giovani menti.
“ Beh, l’Uomo della Luna opera in modi misteriosi.”
Con quel pensiero in mente, ripose nel cassetto e lanciò un’ultima occhiata in direzione della tempesta di neve.
<< Buona notte, nonno >> salutò dolcemente. 
E per qualche ragione, le sembrò quasi di vedere l’immagine di un sorriso prendere forma tra i fiocchi cadenti.
 
Credit Music:  https://www.youtube.com/watch?v=3SEhUVLRhIg
 
 
Scena Post Credit:
 

Nelle profondità della Rif Valley di un mondo ormai dimenticato, ove Pitch “Prime” Black aveva piantato i primi semi per la crescita del Crogiolo, sorgeva la tana in cui il Re degli Incubi aveva portato avanti i suoi esperimenti sulla magia Fearling.
Il puzzo della magia nera che permeava quel luogo avrebbe fatto desistere ogni creatura magica dall’entrare…tranne una.
Mr Cold camminò con passo disinvolto tra le varie formazioni rocciose della caverna, incurante di quella sensazione sgradevole e soffocante. Aveva vissuto qui dentro abbastanza a lungo da ignorarla. Ormai, era quasi una parte di lui, come la stessa magia Fearling che Pitch gli aveva donato anni orsono.
Una volta giunto nei recessi più profondi della tana, alzò il bastone e ne illuminò la punta con un intenso bagliore azzurro, rivelando gli interni della grotta.
Al di sopra di tre scaffali in legno nero, spiccavano decine di globi di neve, separati dall’esterno solo da un vetro. Gli stessi globi che Pitch e il suo alleato avevano utilizzato negli ultimi decenni per viaggiare tra i mondi.
Cold sorrise a quella vista.
<< Adesso si che si comincia a ragionare! >> esclamò gioviale, per poi avvicinarsi ad una delle teche.
Rimase lì a contemplare le varie sfere contenute al loro interno, e poi procedette ad aprirne una con un semplice tocco del bastone.
La porta in vetro si frantumo e i pezzi di ghiaccio cadente produssero una cacofonia di tintinni che riecheggiò per tutta la lunghezza della caverna.
Senza mai perdere il suo ghigno, Cold afferrò tutte le sfere che riuscì a trovare e le insersì all’interno del sacchetto rosso. E per quante ne mettesse dentro, il contenitore di stoffa non cambiò mai forma o dimensioni.
Quando ebbe afferrato l’ultimo globo, gli occhi dell’oscuro spirito osservarono i fiocchi di neve cadenti che volteggiavano al di là della sfera di vetro.
<< Pitch ha avuto il suo momento di gloria. È arrivata l’ora che Mr Cold abbia il proprio >> sussurro, per poi agitare l’oggetto.
Fatto questo, lo lanciò a terra…e un vortice di pallida luce si materializzò di fronte a lui, sollevando sbuffi di povere.
Cold inclinò la testa di lato e il suo sorriso sembrò allargarsi.
 << Un intero Multiverso con cui giocare. Così tante cose da fare…e così tanto tempo per provarle tutte >> commentò quasi a se stesso.
Infine, lanciò un’ultima occhiata alla caverna…e procedette ad attraversare il portale, che si chiuse appena un paio di secondi dopo.
Nella caverna tornò a regnare un cupo silenzio.
Poi…il buio.
 
 
 

Ed è finita!
Vi abbiamo fatto penare con questo bacio, ma speriamo che ne sia valsa la pena.
Dopo un anno di lavoro, “The War of Ice and Nightmares” è finalmente conclusa. Inutile dire che è sempre un sollievo quando si riesce a finire una fic, e sicuramente ci abbiamo messo del nostro, ma sappiate che è anche merito di coloro che hanno continuato a sostenerci se siamo riusciti ad arrivare a questo punto.
Spero che anche quei lettori che ci hanno seguito fino alla fine senza recensire troveranno il tempo per donarci un ultimo commento finale con cui riassumere i vostri pensieri sulla storia.
Abbiamo alcune domande per voi, ma prima un ringraziamento a:

AlekHiwatari14
Dozer 
furia buia 99 
inu_ka 
Longriffiths 
MiakaHongo 
NPC_Stories 
Rated R Dave 
Vicarious10 
 
che hanno inserito questa storia tra le preferite.
 
Harry Fine 
Kunoichi_BeastKnightress 
lagertha95  
MiakaHongo 
Stella cadente 
 
che hanno inserito questa storia tra le ricordate
 
 Barby_Ettelenie_91 
BeaCchan 
camillavaamare 
Cida 
Elgas 
Infected Heart 
KoreW 
Kunoichi_BeastKnightress 
LadyMoon89 
Miss Loki_Riddle Gold 
Nao Yoshikawa 
Ray46 
 SweetPaperella 
Teony 
 
che l’hanno inserita nelle seguite.
 
Inoltre, ringraziamento speciale a:


Elgas, Uptrand, Arya Dream e MiakaHongo per aver recensito ogni singolo capitolo di questa storia.
 
 
Infine, vorremmo chiedervi alcune cose.
Avete apprezzato questo finale? Siamo riusciti a mantenere i personaggi IC fino alla fine, senza intaccare la time-line dei film? Quali sono stati i vostri tre personaggi preferiti della storia? La lore dei romanzi de Le 5 leggende era comprensibile anche per chi non li aveva mai letti?
Non sappiamo ancora se faremo un sequel, ma abbiamo lasciato molte porte aperte.
In particolare, abbiamo in mente una possibile storia con Mr Cold e una versione molto più dark di Frozen. Sarebbe una fic molto diversa da questa, assolutamente R-Rated. Inoltre, abbiamo in programma anche qualche one shot su Jack ed Elsa ambientate dopo la fic.
Ma per ora non è nulla di confermato.
Concludiamo con il ringraziarvi un’ultima volta…e ricordarvi che non importa quanto una situazione può farsi disperata. C’è sempre una luce alla fine di ogni tunnel…e un raggio di sole dietro ad ogni nuvola. E che ora è stato pubblicato un seguito, intitolato "The War of Ice and Nightmare - Il ritorno di Mr Cold" !
Qui Evil 65 e Rory Drakon che vi salutano!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3876509