Le leggi dello spazio e del tempo

di GladiaDelmarre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Equazione di curvatura ***
Capitolo 2: *** Costante di Plank ***
Capitolo 3: *** Equazione di Dirac ***



Capitolo 1
*** Equazione di curvatura ***


 

(il tempo è relativo)



 

Cos'è il tempo se non il susseguirsi di ore e giorni e poi anni, ed ere intere?

L'angelo, seduto nella penombra, circondato dai suoi ricordi, se ne cura appena. E' tutto lento, fluido, gli scorre sopra lieve lasciandolo immutato.

Le piccole rughe attorno agli occhi sono sempre state lì, a dare profondità e mutevolezza al suo sguardo. Le guance che denotano un accenno di mollezza non hanno mai vissuto periodi più floridi e mai sfioriranno. Le labbra piene e definite si curvano in sorrisi di una bellezza abbacinante o solo vaghi e accennati da millenni allo stesso modo.

Forse solo la profondità delle iridi, pozzi grigio azzurro di mare e di cielo, possono far presagire la sua età.

 

Un essere senza tempo, che scivola lieve tra le epoche, che corre sulla neve appena caduta quasi senza lasciare alcuna impronta.

 

Perchè Aziraphale è così. Delicato. Leggero e piumoso come le ali che tiene ben nascoste sotto la pelle.

Ha conservato in sé la purezza del paradiso e l'ha lentamente impastata con le esperienze terrene, che lo meravigliano e lo fanno innamorare ancora ed ancora. Perchè il giardino creato da Dio era splendido e perfetto, ma lui ritrova in quel mondo plasmato dagli Uomini altrettanta bellezza, anche se di diversa natura.

 

Per Aziraphale il tempo è un fiume lento, che scorre placido intorno a lui.

Aziraphale è una roccia che si erge nel mezzo, solida e fiera, attorno a cui il fiume è costretto a girare creando piccoli vortici e gorghi che si perdono poi solo qualche metro più avanti. Ma come il fiume è composto di milioni di milardi di molecole d'acqua di cui noi siamo a conoscenza solo in grazia della scienza, così il tempo è formato da altrettanti piccoli eventi, che Aziraphale sapientemente modifica secondo il piano divino.

Le molecole di idrogeno e ossigeno strettamente legate si spostano cambiando la loro traiettoria, scivolano via le une sulle altre, vanno ad incontrarne di nuove, e infine trascinandosi sul letto del fiume portano via, in sospensione, particelle di altra natura.

E quella pagliuzza d'oro che si era adagiata, negletta in mezzo alla sabbia di quarzo, viene di nuovo ripresa via nel flusso dell'acqua verso altri lidi, altri luoghi per nascondersi e poi essere ritrovata.

 

Immaginate un grande fiume in inverno.

Non può gelare, perchè è troppo imponente ed è impossibile che si blocchi il suo eterno scorrere verso il mare. Sulle sue sponde però piccole croste di ghiaccio si formano laddove il flusso viene rallentato o interrotto dai detriti. I piccoli rivi che vi si riversano dentro invece sono fermi, immobili, in attesa degli eventi. Quando arriva, lento, il disgelo, questi si animano di nuova vita e cantano delle gocce che prima solitarie e poi più numerose vanno ad inondarli.

La primavera arriva prima serpeggiando, poi sempre più prepotente. E il grande fiume ne viene totalmente soverchiato, tanta è l'acqua che arriva dalle alture. Si gonfia, si innalza, ruggisce e trascina via alberi, piccole rocce, terra e detriti. Diventa rabbioso e crudele.

 

Così sono le guerre degli Uomini, devastanti e stagionali, perchè fanno parte di un ciclo di cui sembrano non poter fare a meno.

 

Così, per Aziraphale, è Crowley. Perchè ogni volta che gli si avvicina, per lui è come la piena di un fiume, che spazza via i muschi e le alghe che gli sono cresciuti intorno, strappa via parti di sé con la sola presenza, e poi lo lascia lucido, nuovo e luccicante.

 

Ogni volta, gli toglie qualcosa e altrettanto gli dona.

 

Aziraphale senza Crowley vive in un sistema inerziale: è immoto e quasi nulla lo sfiora. Prosegue la sua vita e le sue occupazioni senza farsi intaccare da nulla. A volte tutto si ferma, come al centro di un buco nero. E' Crowley che lo rimette in moto e lo porta ad essere cosciente delle quattro dimensioni: il punto dello spazio in cui entrambi si trovano e l'istante del loro incontro.

Quelli sono i momenti in cui il suo tempo si dilata, e nelle poche ore che passano insieme accadono più cose che negli anni (o decenni) di lontananza. Le gocce diventano oceani, e lui torna ad guardare e vedere davvero le cose.

Prima ancora che fossero formulate le equazioni che tentano di spiegare la curvatura dello spazio-tempo, Aziraphale si rende conto di quanto questo sia relativo. Possono passare secoli di silenzio e noia, lasciando poche tracce e pochi ricordi in lui che non siano lo sbocciare di un dente di leone o gli occhi di una bambina che lo ha salutato per strada agitando la mano paffuta. Ma quando il demone è con lui è il momento in cui bere di ogni avvenimento, di riempirsi occhi e cuore, di godere della presenza dell'altro, così diverso eppur così simile a lui.

Semplicemente, ci sono momenti in cui lo spazio e il tempo si curvano, si uniscono, creano le condizioni perfette in quel punto dell'universo e in quell'attimo sospeso in un decennio di bonaccia, e loro due si trovano insieme. E' una sorta di forza di gravità che li tira e li spinge, li porta a perdersi e a trovarsi di nuovo, ancora ed ancora, in ogni angolo di di mondo. E' il legame tra due corpi celesti, tra due stelle che si girano intorno, seguendo traiettorie ellittiche che si intersecano nello stesso quadrante di cielo.

 

Si ritrova a pensare spesso a quanto sia paradossale che loro, unici esseri immortali a dimorare sulla terra, possano vivere tutto quel tempo e vederlo agire così attorno a loro. E se tutto questo sia parte del Piano.

 

Aziraphale scuote la testa lentamente. Guarda fuori dai vetri della libreria e osserva quella gente, poco più di un soffio di vento nel tempo, poco più di un battito di ciglia. Si domanda se di loro rimarrà qualcosa o se semplicemente verranno lentamente ricoperti dalla polvere pesante dell'oblio.

 

Si stringe le braccia al corpo per un attimo, chiudendo gli occhi e andando col pensiero ad arenarsi involontariamente tra le ciocche scombinate dei capelli rossi di Crowley, che tanto si accordano al suo essere spigoloso.

 

Chissà quanto mancherà al prossimo incontro.

 

Note:

La fisica mi ha sempre affascinato e nei miei corsi universitari ho studiato principalmente la meccanica e l'elettromagnetismo, ma la mia impostazione da geologa mi trascina fin troppo spesso verso la terra e le leggi che la dominano. Per scrivere questa raccolta ho dato fondo a tutte le mie (scarse) nozioni di meccanica quantistica, tirate fuori da ricordi, letture di articoli che mi sono capitati sottomano e che mi hanno affascinata, chiacchierate con chi di fisica “elevata” ne sa più di me. Ho fatto un po' di ricerche per evitare di scrivere bestialità, e tra gli altri articoli e la sacra Wikipedia mi sono imbattuta in questa raccolta online, che ho trovato semplice e lineare e abbastanza divulgativa. Non me ne vogliate se mi permetto di scrivere di qualcosa di tanto complesso in modo così romanzato e impreciso. Ad ogni modo, se avete voglia di approfondire, provate a leggere qui.

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Capitolo 2
*** Costante di Plank ***


(il tempo è quantizzato)

 



 

Il nervosismo fa parte dell'essenza di quel demone alto e allampanato. Tutto in lui è spigoloso: dalle spalle aguzze, alle ciocche impossibili dei capelli, alla personalità stessa. Angoli acuti in un labirinto di specchi.

Crowley si sposta da una gamba all'altra ondeggiando, non riuscendo a tenere ferme le sue lunge membra.

 

Ha il grande pregio di una mente rapida e mutevole. Crowley ha la forza di cambiare ciò che non gli piace, che sia nella realtà o solo nella sua mente non importa: quando sei stato in grado di creare le stelle immaginare nuovi mondi è solo un mero esercizio.

 

Il tempo per lui ha meno senso che per qualsiasi altro essere.
Vive di attimi, arde per secoli e poi si spegne quasi fino a morire, lasciando braci fredde ad attendere sotto la cenere. Crowley, che sia quello il suo nome o uno degli altri che ha portato nel tempo, beve la vita a larghi sorsi, si affoga di emozioni e dolore e passione, perchè senza non vivrebbe.

 

Dove vanno quei buchi di memoria, quegli stralci di esistenza che perde, addormentato o ubriaco o perso chissà dove? Quei vuoti sono nulla, non possono essere riempiti e non gli interessa farlo. A cosa servirebbe poi, quando è il caos a dominare il suo mondo? Ed egli né è succube e artefice allo stesso tempo, quando le sue ali nere incombono sugli occhi ambrati e affamati di bellezza.

 

Il tempo di Crowley è quantizzato, diviso in unità. Lo fraziona fino ad arrivare all'istante più piccolo che possa esistere, e poi salta in avanti. Lo stesso vale per l'energia che lo fa muovere: egli ha bisogno di stasi e movimento in egual misura. E' un essere di fuoco, guizzante e pieno di contraddizioni. Come la fiamma libera di un incendio Crowley si sposta fluido e nervoso allo stesso tempo, brucia in traiettorie casuali.

 

Crowley dalle mille domande.

Crowley il Caduto.

Crowley il serpente sinuoso e costrittore.

Crowley che si piega nella sofferenza.

Crowley sardonico e beffardo.

 

Crowley si rende conto che il tempo stesso è un concetto inutile: tutto sta nel comprendere come le cose si muovano le une rispetto alle altre, come lui si rapporti alla vita, come si leghi agli altri esseri partecipi della sua esistenza. Dimenticando il tempo tutto diventa più semplice e capire il mondo gli risulta meno doloroso.

 

Ci penserà Aziraphale a dare equilibrio al cosmo dominato da esplosioni di supernove e collisioni di galassie del demone. E' per questo che non si preoccupa di rimanere desto tutto il tempo. Aziraphale è la sua stella fissa, il punto fermo che gli permette di mettere ordine, quando ne sente la necessità. Che gli da la possibilità di riempire quei vuoti che si lascia dilagare dentro, che lo scuotono, che lo straziano.

 

L'angelo scioglie lentamente e con infinita pazienza il groviglio che è l'anima di Crowley, non sapendo che il loro interagire li ha portati a creare un legame indissolubile che si tende e si raccorcia, ma si intreccia più strettamente ad ogni incontro.

Perchè nessuno dei due è a conoscenza di quello che si trova all'interno dello spazio e del tempo minimi che possano essere misurati. Nè Crowley né Aziraphale sanno che qualcosa di sconosciuto regola il salto quantico tra un punto e l'altro, tra un attimo e quello successivo.

Perchè esiste un'energia alla base di ogni cosa, che nasce dal piano divino e prosegue implacabile, indistruttibile, inalterabile dalla notte dei tempi, ed è quella che permette il salto: è il desiderio di raggiungere l'altro, l'amore che domina la paura, l'impossibilità di mantenere una distanza. E' frutto di attrazione a livello molecolare, atomico, quantico.

 

Crowley sbatte le palpebre e si rende conto di essere sdraiato sul divano nella libreria di Aziraphale, con un the ormai freddo sul tavolo e l'angelo assorto nella lettura nella poltrona di fronte a lui. Si chiede da quanto si sia assentato, perso nel vuoto. Forse ore. Forse solo attimi.

Anche se in cuor suo, sa che è non si è mai mosso da lì.

 

Note:

Anche in questo caso, vi lascio un link di approfondimento. Il tempo quantico è un concetto difficile, così come quello di entanglement. Siamo più avvezzi alla teoria della relatività perchè se ne parla da molto più tempo... sempre che il tempo esista.

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Capitolo 3
*** Equazione di Dirac ***


(i sistemi si attraggono)



 

Non c'è cosa che non possa essere spiegata con la fisica e la chimica, caposaldi delle leggi dell'universo. Basta solo studiare.

Basta solo spingersi oltre.

 

Il salto loro lo hanno fatto.

Aziraphale e Crowley hanno fatto il loro salto nel vuoto: hanno iniziato nel momento in cui si sono incontrati la prima volta. Forse ancor prima.

 

Entrambi sono caduti, per forza o per destino.

L'uno è stato scaraventato giù, scacciato dal Paradiso, e ha trovato il suo posto non nell'Inferno insieme ad altri demoni, ma incarnato in Terra inseme agli umani. L'altro è disceso più leggero e in punta di piedi: non ha sollevato polvere, ha lasciato che la bellezza del Creato passasse attraverso di lui e ne ha raccolto la luce negli occhi.

 

Hanno continuato a cadere, a volte fluttuando e a volte precipitando, trovando nuovi modi per conoscere questa Terra incredibile e affascinante, comprendendo le ragioni dell'amore. Hanno scoperto l'umanità, con le sue mostrusità e i suoi contrasti, con i suoi palpiti di bontà e di generosità.

 

Il legame che si è creato dalla loro interazione è forte, indissolubile.

Essi sono materia e antimateria, si girano intorno con spin opposti, uno la nemesi dell'altro. Entrambi provengono da un singolo inizio, da un singolo atto d'amore e come emanazione di Dio. Un demone e un angelo che si legano insieme nel tempo e nello spazio, trovandosi in epoche diverse, in luoghi diversi. Si guardano solo a volte. Altre si ascoltano. Tessono via via una tela più ricca.

 

Le loro esistenze coesistono su di un nastro di Moebius: entrambi vanno avanti per il loro sentiero, seguendo le strade imposte dalle loro nature. Eppure, presto o tardi l'uno correrà sulla via dove l'altro lo ha preceduto, e viceversa. Un eterno rincorrersi, un eterno seguirsi e trovarsi e lasciarsi ed incontrarsi ancora, per poi capire infine che la strada è la stessa. Così un angelo potrà trovarsi a fare la cosa sbagliata, cosciente o meno, mentre un demone farà del bene senza pensare, senza nemmeno sceglierlo.

 

Non c'è altro modo che non quello di accettarsi e comprendersi, ed imparare a vedere quanto ci sia di meraviglioso in loro, intorno a loro.

 

In quel momento, il groviglio che li stringe si serra ancor più strettamente.

Sono stati insieme su questa Terra troppo a lungo.

Una separazione di qualche giorno o qualche secolo non basta più a spezzare un legame che nemmeno dovrebbe esistere. Non sono più due sistemi distinti ad interagire, ma diventano un unico sistema, più grande, più forte. Indistinto. E così, non c'è più una fazione o l'altra, ma la loro, inevitabile conclusione della loro caduta.

 

Mani che si stringono a sugellare la scelta, come in un rito non officiato da nessuno, ma allo stesso tempo sacro, sotto agli occhi di Dio. Una sfida diversa dalla ribellione, non dettata dall'orgoglio, ma dal sottomettersi al sentimento che li unisce.

 

La caduta, per Crowley e Aziraphale, è dettata dalle leggi della gravitazione: sono uno il sole dell'altro, il polo attrattivo, la luce e la fonte di calore. Come due stelle binarie in una traiettoria a spirale, l'attrazione è intrinseca nella loro essenza. Un unico pozzo gravitazionale li stringe e li schiaccia su se stessi, a formare infine un unico ammasso fatto delle perle in fila delle loro esperienze e dell'amore che hanno imparato, dolorosamente, ad accettare come parte della vita.

 

Crowley e Aziraphale hanno atteso per secoli, fino all'unica conclusione possibile.

 

L'amore è il senso dell'esistenza.

 

 

“To the world”.

 

To the world”.

 

 

 

Note:

In questo terzo ed ultimo capitolo mi sono presa numerose licenze poetiche, tra cui appunto la scelta del titolo. L'equazione di Dirac, spesso erroneamente chiamata equazione dell'amore, postula: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continuare ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”.

In realtà vale solo per una particella, non per sistemi complessi, ma visto che teoricamente angeli e demoni sono incorporei nella loro essenza ultraterrena...

Per chi volesse, un piccolo excursus nella fisica, quella vera.

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