Rivetra Week

di Luna d Inverno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - Whisper ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Parents ***
Capitolo 3: *** Day 3 - Storm ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Memory ***
Capitolo 5: *** Day 6 - Affair ***
Capitolo 6: *** Day 5 - Alone ***
Capitolo 7: *** Day 7 - Comfort/Sorrow ***



Capitolo 1
*** Day 1 - Whisper ***


 

La notte era calata da ore ormai, il flebile spiraglio di luce che penetrava dalle persiane socchiuse s'infrangeva sul pennino argentato posato sulla montagna di scartoffie che coprivano quasi interamente la massiccia scrivania in mogano, proiettandosi sul soffitto ricreando il cielo stellato presente all'esterno.

Petra seguiva con attenzione ogni minimo spostamento tremolante di quelle stelle improvvisate, tenendo la mente impegnata nel tentativo di non essere risucchiata nel vortice d'orrore passato negli ultimi giorni.

Ogni rientro nelle Mura era deleterio per lei: se durante la spedizione l'adrenalina le impediva di soffermarsi a pensare a coloro che erano morti nel corso della missione, ogni qual volta tornasse a “casa” i fantasmi dei caduti arrivavano in massa a farle visita.

Si lasciò sfuggire l'ennesimo sbadiglio, ma si fece pressione per non chiudere gli occhi.

«Dovresti dormire...- la voce roca del suo capitano la fece sussultare e, voltando i grandi occhi dorati alla sua sinistra, si perse a contemplare il viso rilassato del proprio compagno -... O quantomeno provarci...»

La ramata si mosse lentamente, avvolgendo le proprie braccia attorno al busto di Levi e stringendosi a lui.

«Ho paura, Levi...- sussurrò con voce tremante la ragazza -Ho paura che possano tornare...»

Non serviva specificare il soggetto della frase, entrambi sapevano perfettamente a cosa la ragazza si riferisse.

Lasciandosi sfuggire un sospiro, l'uomo, le posò una mano sul capo, accarezzandole lievemente i capelli, nel tentativo di confortarla.

Per tutta risposta la ragazza si lasciò sfuggire un mugolio sommesso che fece comparire un ghigno sul volto del corvino.

I loro sguardi s'incrociarono. Oro nell'argento, caldo nel gelo.

In una frazione di secondo i due si trovarono coinvolti in un tenero bacio che durò finché entrambi non furono a corto di fiato.

La ragazza si accoccolò meglio tra le pieghe del piumino e lasciò che le braccia dell'uomo la stringessero ancora di più a sé, poggiando la testa sul suo petto e socchiudendo appena le palpebre, continuando strenuamente a combattere contro la sonnolenza che tentava con tutte le sue forze di trascinarla nell'oblio.

«Dormi tranquilla, Petra» mormorò appena Levi, carezzandole delicatamente la schiena con le dita.

All'improvviso tutta l'ansia che aveva provato nel corso della serata era scomparsa, lasciando posto alla solita calma silenziosa che la avvolgeva ogni volta che si trovava tra le braccia del corvino.

Rilassò completamente i muscoli, sentendosi completamente al sicuro al suo fianco e lasciò che il torpore iniziasse ad assalirla.

Nello stato di dormiveglia un pensiero attraversò velocemente la sua mente e, senza che se ne accorgesse, affiorò come un mormorio sulle sue labbra

«Mi piace proprio quando Levi sussurra il mio nome...»

L'altro si lasciò sfuggire un sorrisino appena accennato e, prima di assopirsi anche lui, le lasciò un leggero bacio a stampo.

«Potrei dire lo stesso»

 

 

 

 

 

 

 

Eeeeeeee Finito!

Ecco la prima fic della mia prima Rivetra Week!!

Sono così emozionata! ^^

Spero di non essere uscita troppo dalla traccia, ma, hey, si sa, le mie storie si sviluppano di testa propria, quindi...

Ok, detto questo, spero vivamente di non aver stravolto completamente il personaggio di Levi, se così fosse chiedo infinitamente scusa, non era mia intenzione!! >.<

Stessa cosa per la mia piccola Petra!!

 

Basta, mi dileguo!

A domani!

 

Felice Rivetra Week e possa la ship essere sempre a vostro favore!

 

Luna

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Capitolo 2
*** Day 2 - Parents ***


 

 

ATTENZIONE!

Spoiler per chi non segue le scan!!

 

 

 

 

What if: se Petra non fosse morta e se la guerra contro Marley fosse stata vinta

Nota: accenni di Eremika
 

 

«Mamma! Mamma!»

Una piccola furia corvina in lacrime si fiondò tra le braccia della genitrice

«I-Isabel!- esclamò quella, presa alla sprovvista -che è successo, tesoro?»

La bimba, di non più di cinque anni, si sfregò i grandi occhioni color miele con le manine strette a pugno, per poi dire con voce tremante

«Farlan e Grisha non vogliono farmi giocare con loro! Dicono che sono troppo piccola e che non vogliono avere una palla al piede!»

La donna strinse maggiormente a sé la figlia, accarezzandole delicatamente la schiena per calmarla, incrociando poi lo sguardo plumbeo del marito.

«Ehi, moccioso- ringhiò lui incenerendo con un'occhiataccia un ragazzo castano seduto poco distante da lui sulla panchina in pietra posta in un angolo abbastanza appartato dell'enorme parco -Quel degenerato di tuo figlio sta maltrattando la mia principessa... Come la mettiamo?»

La vittima dell'ira dell'uomo si ritrasse istintivamente, accostandosi alla moglie e sfiorandole una mano

«Smettila Levi- sbottò questa incrociando le braccia al petto -il “degenerato” in questione è tuo nipote e vorrei farti notare che anche tuo figlio non ha voluto far giocare Isabel con loro»

«Dettagli assolutamente insignificanti!» sbottò il corvino per tutta risposta, suscitando una risatina sommessa da parte della ramata al suo fianco, seguita subito da quella più rumorosa della bambina.

«Dai, facciamo così: visto che gli altri non ti fanno giocare con loro, adesso io e papà ti accompagniamo a prendere un bel gelato. Che ne dici?»

«Sì sì sì!» la bimba scattò in piedi e agguantò le mani di entrambi i genitori tirando con tutte le sue forze, nel tentativo di farli alzare dalla panca.

«Mikasa, ti spiacerebbe dare un occhio a Farlan mentre noi andiamo?»

«Ma figurati Petra!- sorrise la ragazza -Nessun problema! E poi mio nipote ci adora

Levi digrignò i denti alla provocazione, ma lo sguardo ammonitore della moglie lo convinse a lasciar correre per quella volta.

Sospirando prese la corvina in braccio e avvolse un braccio attorno alle spalle della ramata, incamminandosi verso il chiosco poco lontano.

Avere una famiglia era davvero l'ultima cosa che si sarebbe mai immaginato: tra titani e spedizioni militari, avere dei figli non era assolutamente la sua priorità.

Ma poi avevano vinto quella maledetta guerra contro gli abitanti di Marley ed avevano eliminato ogni titano esistente, servendosi dei poteri di Eren.

Da quel momento i vari ordini militari erano stati sciolti e riorganizzati, così come tutto lo Stato, dalla regina Historia.

Lui e Petra si erano congedati dall'esercito, iniziando a vivere tranquillamente la loro nuova vita nel Continente, lasciandosi alle spalle l'isola su cui erano stati confinati per tutta la loro vita insieme agli orrori del passato.

A ridestarlo dai suoi pensieri ci pensò la piccola Isabel con la sua vocina preoccupata:

«Papà! Va tutto bene? Sei diventato tutto triste!»

L'uomo si specchiò negli occhioni da cerbiatta della figlia, accennando un sorriso.

La mise a terra e le scompigliò appena i capelli.

«Certo che va tutto bene! Allora, vogliamo prendere questo gelato o no?»

«Sì!!» la bimba prese a correre verso il chioschetto lontano pochi metri.

Levi si voltò verso la donna al suo fianco e le lasciò un leggero bacio sulle labbra.

«È incredibile, vero?- sorrise Petra guardando la piccola che rideva insieme a una bambina bionda con i capelli legati in due codini ordinati -Che possa vivere in un mondo privo di tutti i pericoli che abbiamo passato noi...»

L'uomo continuò ad accarezzare con le dita la spalla della compagna, volgendosi anche lui verso la figlia

«Decisamente»

 

 

 

Here I am! Once again!

(ok, no, la smetto)

Cooomunque! Ecco qui la seconda fic della Rivetra Week (yeeeee!!)

Allora, come ho già scritto, questo è la mia versione di un ipotetico (e abbastanza improbabile [ti odio Isayama]) happy ending

 

Che ne pensate?

Ho combinato qualche casino con i caratteri dei personaggi?

(Dio, spero di no! XD)

 

A domani

 

Un bacione

 

Luna

 

P.S. Un grazie enorme a Erza_Scarlet per aver lasciato una recensione al capitolo precedente!!

Prendete esempio da lei!!!!!!!!

 

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Capitolo 3
*** Day 3 - Storm ***



La pioggia cadeva incessantemente da quella mattina e l'atmosfera all'interno della sede della Legione Esplorativa era decisamente più cupa del solito: il chiacchiericcio sommesso che si disperdeva nell'aria del cortile interno della struttura era completamente sparito, lasciando spazio ad un silenzio quasi assoluto, interrotto solamente dal rombare dei tuoni.
Petra ripercorse l'intera giornata, quasi terminata, con la mente e si lasciò sfuggire un sospiro sconsolato: il capitano Levi si era comportato in un modo veramente strano, atteggiandosi ancor più rigidamente nei confronti dei suoi subordinati, arrivando a livelli tali da rasentare addirittura il limite di sopportazione della ragazza, che aveva saggiamente deciso di girargli alla larga dopo essersi beccata l'ennesimo e assurdo rimprovero.
Il leggero borbottio proveniente dalla sua sinistra la riscosse dai suoi pensieri e svelta tolse il pentolino dal fuoco, travasando poi l'acqua bollente in una semplice teiera di coccio, aggiungendovi in seguito un filtrino colmo di foglie di tè nero.
La posò delicatamente su un vassoio insieme a due tazze coordinate e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo oltre il vetro bagnato, si diresse rapidamente verso la camera da letto del capitano.
Entrò senza bussare, come era solita fare da quando condividevano quella stanza e ciò che vide la preoccupò decisamente: il corvino stava in piedi davanti alla finestra, con le spalle leggermente curve, come se vi stesse tenendo sopra un peso enorme, le braccia abbandonate mollemente lungo i fianchi e gli occhi vacui persi nel cielo cupo e plumbeo della sera.
Non si voltò nella sua direzione, forse nemmeno si accorse della sua presenza.
Appoggiò ciò che aveva in mano su in anfratto di scrivania miracolosamente libero dalle scartoffie che sovrastavano il povero mobile attenta a non fare movimenti troppo bruschi e rischiare così di rovesciare il liquido ambrato ovunque; una volta fatto si avvicinò all'uomo e gli posò delicatamente una mano sulla spalla destra, richiamando la sua attenzione.
«Levi, va tutto bene?»
La voce vellutata della ragazza e l'improvviso calore su di sé lo fecero voltare di scatto.
Il volto scavato dalla stanchezza era messo in risalto dai giochi di luci e ombre causati dalle candele disposte in giro per la stanza per illuminare l'ambiente, gli occhi cerchiati dal nero delle occhiaie erano spalancati e leggermente arrossati, tuttavia le guance erano perfettamente asciutte, ma talmente pallide da farlo assomigliare ad uno spettro; l'unico tocco di colore in quell'immagine quasi angosciante erano le labbra sottili dischiuse in una smorfia di sorpresa appena accennata
«Ah, Petra, sei tu...- mormorò rilassando appena i muscoli contratti dalla tensione, abbassando appena lo sguardo per non incrociare le iridi dorate che lo stavano squadrando da capo a piedi -Non pensavo saresti venuta, credevo volessi evitarmi...»
La ramata rimase scioccata: da dove veniva fuori tutta quella debolezza improvvisa?
Proprio non riusciva a capire cosa stesse turbando il suo animo tanto da spingerlo a cadere in una situazione simile: insomma, fino a poche ore prima le stava gridando contro per la sua negligenza nei riguardi di una ragnatela rimasta appesa in un angolo del soffitto! Com'era possibile che si fosse ridotto in quello stato?!
Fece appello a tutta la sua forza di volontà per fermare il vortice di pensieri che la stava assalendo: Levi in quel momento non aveva bisogno di una statua persa in se stessa, ma di un appiglio solido a cui aggrapparsi.
Senza più alcuna esitazione avvolse le proprie braccia attorno al corvino, stringendolo il più possibile, tentando di trasmettergli la stessa calma che era in grado di fornirle lui durante le sue crisi.
Non si stupì affatto quando lo sentì ricambiare la stretta con una forza tale da toglierle il fiato e prese a carezzargli dolcemente i morbidi capelli corvini.
Un tuono improvviso fece aumentare la presa delle mani dell'uomo sulle sue spalle.
«Tranquillo, è tutto a posto... Era solo un tuono...»
Si domandò quale trauma avesse potuto comportare una simile fobia.
Sì, perchè ormai era inutile negarlo.
Levi in quel momento aveva paura, una paura matta.
Dall'incidente in cui erano morti Isabel e Farlan ad ogni temporale non riusciva a non piombare nel panico.
Gli unici a sapere di questa sua debolezza erano Hanji ed Erwin, ma in quel momento i due erano alla Capitale, convocati per chissà quale assurda ragione, e lui si era ritrovato solo, completamente solo, abbandonato a se stesso.
Petra lo condusse lentamente verso il loro letto, facendolo sedere sul materasso e mettendogli la coperta sulle spalle; si allontanò da lui solo un attimo, per recuperare la bevanda, ormai tiepida, che aveva lasciato del tutto abbandonata.
Riempì una tazza del liquido ambrato e la mise tra le dita gelate del compagno, sedendoglisi accanto e avvolgendolo nuovamente in un abbraccio caldo e rassicurante, aiutata dal piumino avvolto attorno a loro.
Quando il corvino ebbe finito la sua bevanda si stesero l'uno tra le braccia dell'altra, nel tentativo di riuscire ad addormentarsi.
«Dormi pure, ci sono io con te»
Il caloroso sorriso che la ragazza gli rivolse lo rilassò ed approfittando dell'improvvisa assenza di rumori si assopì, cullato dal battito regolare del cuore di Petra.


 

The End
 

 

Heyy! Vi sono mancata? Chiedo scusa per non aver aggiornato ieri, ma la mia carissima prof di Greco ha pensato bene di riempirci di versioni per “iniziare al meglio il nuovo quadrimestre”... -.-” … e quindi mi ritrovo a dover scalare tutti gli altri giorni, spero non sia un problema!

Tralasciando i miei disagi personali, parliamo della storia.

Allora, premetto che sono veramente preoccupata perchè scambiando i soliti ruoli che i “miei” due personaggi ricoprono mi sono andata ad infilare in un bel guaio, soprattutto, ora più che mai, ho il terrore di aver distrutto Levi T.T

Se così fosse chiedo umilmente venia.

Spero di non aver deluso le vostre aspettative con questa fic

 

Un bacione

 

Luna

 

P.S. Un grazie di cuore a Erza_Scarlet e a le rose de versailles che mi stanno seguendo e supportando in questa impresa!

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Capitolo 4
*** Day 4 - Memory ***



 

What if: se Petra non fosse morta e avesse semplicemente perso la memoria



Era passato all'incirca un mese da quando aveva ripreso conoscenza, ma ancora brancolava nel buio: non riusciva a ricordare un singolo secondo della sua vita antecedente all'incidente, eccezion fatta per il suo nome.
Sospirò per l'ennesima volta, poggiando la schiena contro i ruvidi mattoni del muretto diroccato dietro al quale si era nascosta in cerca di un po'di pace: apprezzava che tutti i suoi compagni si stessero impegnando tanto per farle tornare la memoria, ma tutto si era rivelato inutile, e l'unico risultato che avevano ottenuto era stato quello di innervosire all'inverosimile la ragazza.
Socchiuse gli occhi, godendosi il fresco venticello che le scompigliava la corta chioma ramata, obbligandola a scostarsi dal viso le ciocche ribelli incessantemente.
Squadrò con lo sguardo dorato l'estesa campagna che le si parava dinnanzi, osservando ora due bambini di circa sette anni giocare a rincorrersi nel prato, ora le nuvole scivolare come navi nel blu del cielo, ora una farfalla alzatasi da un fiore poco distante.
L'unica cosa su cui evitava scrupolosamente di soffermarsi era l'imponente bosco che si stagliava poco lontano alla sua sinistra: era infatti da quando si era risvegliata che alla vista di una qualsiasi foresta cadeva in un violento attacco di panico e ci volevano ore per farla tornare alla realtà.
In quei frangenti la sua mente veniva pervasa dal cremisi del sangue e rivedeva in sequenza i visi contratti dal dolore di persone che non conosceva ma che tuttavia avevano un aspetto familiare poi, veloce come un fulmine, un'enorme figura femminile le spuntava davanti e avrebbe tanto voluto fuggire, ma rimaneva sempre paralizzata dagli occhi gelidi che la squadravano con una furia omicida.
L'ultimo flash che solitamente annunciava la fine di quella tortura straziante era la voce profonda di un uomo, completamente estranea dal contesto di morte in cui si trovava che le chiedeva di portargli del tè.
La cosa che le rincresceva era che non aveva ancora trovato nessuno con quel tono e stava iniziando a credere che fosse solo un personaggio ideato dalla sua mente per cercare un po'di sollievo nell'inferno in cui era costretta a restare.
Un tonfo alla sua destra le fece spalancare di scatto gli occhi e ciò che vide la confuse: un uomo non troppo alto, con i capelli corvini dal taglio militare e due profonde iridi plumbee si era seduto accanto a lei e ora la stava osservando senza lasciar trapelare la minima emozione.
«Mi scusi, ma lei chi è?» domandò ad un certo punto, sentendosi a disagio sotto lo sguardo penetrante dello sconosciuto, vedendo che non sembrava aver intenzione di proferire parola.
«Tch, e così la Quattrocchi aveva ragione...- sul suo volto si dipinse una velata espressione di dolore e Petra se ne domandò il motivo -Non ricordi proprio nulla? Nemmeno di me?»
Sentì una vampata di calore pervaderla nel sentire quella voce e scatenarsi nel suo cuore un qualcosa non ben definito, doloroso, ma al contempo confortante.
Nella sua mente i pensieri si fecero confusi e presero ad attorcigliarsi tra loro in un vortice talmente violento da farle quasi scoppiare la testa.
Senza che se ne accorgesse le lacrime iniziarono a rotolarle sulle guance mentre i singhiozzi tentavano prepotentemente di uscire dalle labbra orgogliosamente serrate.
All'improvviso percepì una stretta salda sulle spalle e si ritrovò tra le braccia del corvino, con il capo appoggiato al suo petto; inspirò profondamente nel tentativo di calmarsi e un torpore inaspettato l'avvolse, tranquillizzandola all'istante.
«Io... Ti conosco...- mormorò appena con voce rotta -Eppure non riesco a ricordarmi di te... Perchè?!»
Allo sguardo disperato della ramata il corvino non riuscì ad evitarsi di accarezzarle dolcemente il capo, come era solito fare quando, dopo ogni spedizione, la sua sottoposta si presentava in camera sua a notte fonda con gli occhi lucidi e terrorizzata dagli incubi che non volevano darle tregua.
«Ehi, va tutto bene, ok?» fece con fare rassicurante.
Si alzò, trascinando la giovane con sé, intrecciando le loro dita e incamminandosi verso la sede della Legione
«Si sta facendo tardi, è meglio che torniamo indietro prima di ammalarci. E poi ho proprio voglia di un bel tè caldo»
Nonostante quelle ultime parole fossero state solo un sussurro, furono udite distintamente dalla ragazza.
Un flash si fece velocemente spazio tra i suoi pensieri.
La voce!
Quella era la stessa voce che riusciva a trarla in salvo quando aveva una crisi!
Come poteva non essersene accorta prima?!
Un nome le balzò alle labbra.
«Levi...»
Il suo accompagnatore si fermò, voltandosi di scatto verso di lei.
«Come?!»
«Levi... È questo il tuo nome!- un enorme sorriso le distese le labbra -Tu sei Levi, non è vero?»
Prese a ridere da sola saltellandogli attorno, continuando a ripetere il suo nome.
L'uomo sorrise nel vederla tanto allegra: l'aveva evitata per un mese intero per paura di trovare una Petra completamente differente da come se la ricordava e di non riuscire più a provare gli stessi sentimenti per lei.
Solo in quel momento si rese conto di quanto stupido fosse stato il suo comportamento: anche se fosse diventata un'altra persona non sarebbe mai riuscito a smettere di amarla.
Bloccò repentinamente la corsa della ramata, avvolgendole braccio al fianco e lasciandole un bacio sulla fronte
«Piantala mocciosa, mi fai venire il mal di testa»
Come risposta ricevette un buffetto affettuoso sulla guancia
«E smettila di essere così freddo! Piuttosto muoviamoci, devo assolutamente parlare con Hanji!»
«Guarda che eri tu quella che saltellava per il prato come una bambina di quattro anni»
La giovane gonfiò le guance, avvalorando la tesi del capitano
«Dettagli!»
Fecero ancora un tratto di strada avvolti nel silenzio assoluto del crepuscolo, finchè che il corvino non parlò nuovamente:
«Comunque è bello riaverti tra noi, Petra»
«Sono felice di essere tornata»
E con l'ennesimo sorriso stampato in volto si addentrarono nella città, dirigendosi alla caserma nello stesso modo in cui avrebbe fatto ritorno a casa una coppia sposata, suscitando occhiate curiose e mormorii tra gli abitanti del posto.



 

E... nulla
Ci ho messo un pomeriggio intero a capire che “memory” poteva essere inteso sia come “ricordo” che come “memoria” (sono un genio -.-”) e così ho voluto tentare qualcosa di un po'diverso e questo è il risultato!
Spero che questo esperimento vi sia piaciuto!

A domani! ^^

Un bacione

Luna


P.S. Se notate degli errori non esitate a farmeli notare, anche perchè ho scritto questo capitolo di fretta senza averlo riletto!

P.P.S. Come al solito un grazie di cuore a Erza_Scarlet che mi lascia sempre i suoi pensieri a riguardo! ♥

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Capitolo 5
*** Day 6 - Affair ***


La mano gentile dell’uomo che le carezzava la schiena nuda la risvegliò dal leggero sonno in cui era caduta, le dita rese ruvide e callose dal duro allenamento a cui si sottoponeva ogni giorno tracciavano con un’incredibile delicatezza le linee irregolari e in rilievo che solcavano la pelle candida della ramata, provocandole caldi brividi in tutto il corpo. Un gemito lasciò le sue labbra sottili e rosate quando le attenzioni del corvino dietro di lei si spostarono su una cicatrice fresca e ancora dolorante posta sulla spalla, guadagnata nella spedizione avvenuta appena la settimana prima, insieme agli innumerevoli graffi rossastri che le deturpavano le braccia e il volto. La mano bloccò i propri movimenti e la ragazza percepì un soffio leggero prendere il suo posto, sostituito poco dopo da delle labbra sottili che conosceva fin troppo bene e che la fecero gemere nuovamente. L’uomo continuò a baciare la pelle candida e morbida della compagna, facendola girare su se stessa in modo che la schiena fosse a contatto con il materasso, fino a congiungere le loro labbra in un bacio leggero e delicato, carico delle proprie scuse per aver recato altro dolore a quel corpo già martoriato dalla vita militare. La ramata sorrise, portando la propria mano destra sulla guancia dell’uomo che amava carezzandola dolcemente e passando la sinistra sulle sue spalle larghe e forti, facendola risalire fino ad intrecciare le proprie dita con le corte ciocche corvine del soldato, approfondendo nel frattempo il bacio che si stavano scambiando.
In breve tempo si ritrovarono impegnati nella medesima danza che aveva tolto loro il sonno la notte precedente, i loro corpi perfettamente incastrati, i loro cuori palpitanti all’unisono, le loro anime indissolubilmente legate.
La mattina seguente l’alba sorprese i due amanti ancora abbracciati l’un l’altro, svegliati dal timido raggio di sole che si era intrufolato nella camera da letto. In silenzio si alzarono, lavarono e vestirono senza rivolgersi nemmeno uno sguardo, pronti ad affrontare quel mondo terrificante in cui si erano ritrovati a vivere.
Usciti da quella stanza l’uno svoltò verso destra e l’altra verso sinistra, non una parola di affetto o di saluto risuonò nella fredda aria mattutina.
Usciti da quella stanza loro erano il Capitano Levi e la soldatessa Petra Ral, nulla se non il rapporto di rispetto reciproco vigente tra un superiore e una sottoposta a legarli.
Gli ordini erano chiari: nessuna relazione amorosa tra compagni d’armi.



 

Nota autrice

Allora, nonostante il mio vergognoso ritardo rieccomi, più che intenzionata a non lasciare questa raccolta incompiuta!
Come avrete notato ho saltato il day 5 per la semplice ragione che per ora non mi vengono in mente idee che non siano troppo scontate e non voglio scrivere qualcosa di cui non sarei soddisfatta...
Comunque appena mi arriverà l'ispirazione divina state pur certi che sistemerò la storia aggiungendo il 'capitolo fantasma'! xD
Un grazie di cuore a chi è arrivato fin qui e a presto 
Luna

 

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Capitolo 6
*** Day 5 - Alone ***


Erano già passati due giorni da quando aveva perso la sua squadra, ma il tempo era parso congelarsi completamente per lui.
Li vedeva ancora, tutti e quattro, ma alle immagini di quotidianità si sovrapponevano quelle dei loro corpi privi di vita.
Erd era lì, sulla sedia accanto alla piccola libreria ricca di pesanti tomi raccolti dalla Legione nel corso di un secolo, ma in un attimo ecco che il suo mezzo busto steso sull’erba compariva al suo posto; Gunther era chino sul tavolo della mensa, intento a scrivere una lettera indirizzata ai suoi genitori e improvvisamente si ritrovava appeso ad un albero, con la collottola trinciata come se fosse un disgustoso titano; Auruo camminava per le varie stanze del piano terra, distribuendo chiacchiere indesiderate gratuitamente, intercalate da frequenti morsi alla lingua che strappavano una risata a tutti, ma a quella scena familiare si sovrapponeva il suo corpo contorto a terra in una posa innaturale.
E poi c’era lei.
Lei che lo tormentava tutte le notti, ancor più insistentemente degli altri.
Lei che gli provocava allo stesso tempo un moto di tristezza e di sollievo ogni qual volta scorgeva la sua figura, sebbene fosse solo una mera proiezione creata dalla sua mente.
Sospirò, quando la tanto familiare chioma ramata di Petra comparve dinnanzi a lui.
Indossava ancora la divisa della Legione, priva delle macchie di sangue che coprivano il candido tessuto della camicia l’ultima volta che l’aveva vista, un leggero sorriso le arricciava gli angoli delle labbra e lo sguardo dorato gli carezzava dolcemente il viso.
Come era solita fare da viva, la giovane si accomodò sulle linde lenzuola del suo letto e prese ad osservare attentamente l’operato dell’uomo, intento a compilare l’ennesimo rapporto dell’altrettanto ennesima e fallimentare spedizione oltre le mura.
Levi si passò una mano tra i corti capelli corvini, tirandoli appena e storcendo il naso, un vizio che, nonostante i molti anni di servizio, non era mai riuscito a togliersi e che si presentava ogniqualvolta l’impotenza per non essere riuscito a salvare le vite di tutti quei soldati decideva di palesarsi.
Disperato, si voltò verso l’esile figura della ramata, cercando in lei lo stesso conforto che, in vita, era sempre stata in grado di donargli, trovando ad attenderlo solo un corpo dai contorni indefiniti accasciato in una posa innaturale sul materasso, il volto e i vestiti incrostati di un rosso tendente al marroncino.
Distolse immediatamente lo sguardo, rifuggendo quell’obbrobrio che la sua mente ormai stanca di quella vita gli proponeva.
Una lacrima solitaria gli solcò il volto pallido e curato, tracciando un arco salato e perdendosi nel colletto della camicia bianca.
Era solo.
Completamente solo.
E la colpa era esclusivamente sua, perché lui aveva fatto la scelta sbagliata, lui li aveva abbandonati per seguire un ordine, lui li aveva lasciati morire, esattamente come tempo prima aveva lasciato morire Isabel e Farlan, la sua famiglia.
Era solo, e meritava la sua solitudine.



 

Nota autrice

Okay, ecco qui il fantomatico Day 5, è stato un parto! E ancora non mi convince, (più che sulla Rivetra temo sia troppo incentrato su Levi) ma temo che non mi verrà in mente un’idea migliore, quindi eccomi qua!
Spero possa piacervi
Un bacio
Luna

 

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Capitolo 7
*** Day 7 - Comfort/Sorrow ***


Liesl Weber era una ragazza come molte. Nata in un paesino interno al Wall Rose, all’età di diciassette anni si era ritrovata ad essere una recluta dell’esercito nella speranza di aiutare finanziariamente la propria famiglia e fu proprio nel campo d’addestramento che incontrò Petra Ral per la prima volta. La ragazzina minuta e dai capelli ramati si era fin da subito rivelata essere tanto gentile quanto ligia ai propri doveri e Liesel non aveva impiegato più di un paio di giorni a prenderla in simpatia, stringendoci un solido legame di amicizia.

Tempo di un anno e le due erano diventate praticamente inseparabili, tanto che talvolta gli istruttori si assicuravano della presenza di una sola di loro, certi che anche l’altra fosse presente, e così era stato finché il famoso Levi non aveva reclutato Petra come membro della sua squadra per le operazioni speciali. Liesl lo aveva odiato quel giorno: quello sconosciuto le stava portando via una parte fondamentale della sua vita, la sua migliore amica, destinandola ad una morte fin troppo precoce.

Non era mai stata una ragazza portata per il combattimento, Liesl: nelle valutazioni pratiche eseguite con il 3DMG prendeva sempre appena il sufficiente per non essere cacciata dal campo; al contrario era estremamente abile quando si trattava di dover riparare le attrezzature. Una mente da tecnico di supporto più che da combattente, ma nonostante ciò al momento della scelta non esitò ad entrare a far parte della Legione Esplorativa, nella speranza di riunirsi alla sua migliore amica.

Petra ricordava con un misto di felicità e afflizione quando aveva scorto la corvina nella schiera delle reclute ed era corsa ad abbracciarla, pregando silenziosamente che la prima missione non le fosse fatale. Se un dio esisteva, evidentemente le aveva prestato ascolto, dato che l’amica era stata addetta alla manutenzione e all’aggiornamento dell’equipaggiamento e quindi inserita in una squadra di supporto che tendeva a rimanere alla base.

Questo fino all’arrivo della seguente ondata di reclute: solo cinque ragazzi avevano coraggiosamente deciso di indossare le ali e affrontare direttamente i Titani, non abbastanza da rimpolpare le fila della Legione, perennemente soggetta a immani perdite. Le squadre di supporto furono allora armate e messe in prima linea, nonostante non avessero alcuna esperienza in campo, lasciando le retrovie ai cinque preziosi nuovi ed inesperti acquisti. Liesl non ce l’aveva fatta: sulla via del ritorno un Titano l’aveva afferrata mentre lei si accingeva a tagliargli la collottola e l’aveva divorata.

Petra ne era venuta a conoscenza solo una volta nuovamente all’interno delle mura, quando non era riuscita a scorgere l’amica da nessuna parte.

Quella notte la ramata non riuscì a chiudere occhio e, dopo essersi rivoltata per l’ennesima volta nel letto, decise che prendere una boccata d’aria fresca le avrebbe fatto bene. Facendo attenzione a non svegliare le sue compagne di stanza si infilò velocemente un paio di scarpe e un maglione di lana, incamminandosi poi a passo felpato per i corridoi deserti della base, una direzione ben precisa in mente.

Non appena mise piede sulla terrazza che costituiva il tetto dell’edificio una ventata gelida la investì in pieno, intrufolandosi tra le maglie larghe del golfino che indossava e sotto alla gonna della camicia da notte, facendole rimpiangere la decisione di non essersi vestita più pesantemente.

Rabbrividendo, si avvicinò al muretto che delimitava la fine del terrazzo e vi si sedette, lasciando le gambe a penzoloni nel vuoto, sollevando gli occhi verso il cielo notturno trapuntato di stelle, come infinite volte aveva fatto insieme a Liesl. Le lacrime non tardarono a rigarle il viso in un pianto silenzioso e la ragazza abbassò il capo prendendoselo tra le mani, volendo nascondere la propria debolezza sebbene non ci fosse nessun altro a guardarla.

«Voglio sperare che tu non abbia intenzione di buttarti di sotto, Ral. Sarebbe un modo stupido di morire. Vedi di scendere immediatamente di lì»

La voce profonda e leggermente roca arrivò come un fulmine a ciel sereno per la ragazza, facendola sobbalzare e quasi perdere l’equilibrio. Velocemente si asciugò le lacrime e si apprestò ad eseguire l’ordine appena impartitole, riappoggiando i piedi sulla roccia e facendo il saluto, trovandosi faccia a faccia con il temuto capitano Levi. L’uomo rispose al gesto con un cenno secco della mano, invitandola a sciogliere la posizione, e la fulminò con lo sguardo, in attesa di una risposta.

«Non stavo per buttarmi, Signore» borbottò Petra, la voce resa graffiante dal pianto.

Il corvino studiò il volto della ragazza per assicurarsi che non gli stesse mentendo, poi annuì e si avviò verso il muretto, sedendosi con un ginocchio raccolto al petto, perdendosi con lo sguardo nel cielo, non prestando più ulteriore attenzione alla sua sottoposta.

La ramata si trovò combattuta tra il lasciare silenziosamente la terrazza per non disturbarlo e il sederglisi accanto nella disperata speranza di ricevere del calore umano e non un secco rifiuto. Alla fine prevalse la seconda opzione e la soldatessa si accomodò a poca distanza dal suo capitano, rivolgendo anche lei la propria attenzione al manto della notte.

Rimasero lì ad osservare il firmamento per un tempo indefinito e nessuno proferì parola, finché una folata di vento più fredda delle precedenti non si abbatté sulla ragazza, facendola rabbrividire.

«Avresti dovuto metterti addosso qualcosa di più pesante. Non puoi uscire di notte a novembre in gonnella, ti ammalerai» fu lo stoico commento del corvino

Petra distolse lo sguardo dalle stelle per concentrarsi sul profilo dell’uomo al suo fianco, sorpresa dal commento che aveva appena fatto: nonostante il tono monocorde che aveva usato vi era un qualcosa che stonava, una nota affettuosa, come se avesse ripetuto per infinite volte quella stessa frase a qualcuno di caro. Un confortante calore le germogliò nel petto, all’altezza del cuore, che prese a batterle più velocemente, accompagnato dal leggero rossore che andò ad imporporarle le gote.

«Si, Signore… È solo che avevo molte cose per la testa e non ho realizzato che facesse già così freddo»

Il suo mormorio si disperse nell’aria gelata, portato lontano dal vento, ma Levi lo sentì ugualmente e ciò che chiese successivamente la colse del tutto di sorpresa.

«Che tipo di cose?»

Petra sgranò gli occhi, non sicura di aver capito bene: seriamente quell’uomo dal cuore di ghiaccio le aveva chiesto che cosa la tormentasse? Seriamente si era interessato di lei? Stava per caso sognando?

L’occhiata che le rivolse quando spostò la propria attenzione su di lei le fece capire che no, non si era immaginata nulla e lui aspettava una risposta.

«Si tratta di una delle vittime di oggi» iniziò sentendo gli occhi farsi nuovamente lucidi di pianto «Liesl Weber. Era una mia grande amica dai tempi dell’addestramento. Faceva parte dell’unità tecnica per la manutenzione degli equipaggiamenti, non aveva mai combattuto. S-stava rientrando quando un Titano l’ha divorata» man mano che andava avanti a parlare le lacrime ripresero a scorrere copiose e singhiozzi strozzati le si bloccarono in gola, rendendole impossibile continuare «C-ce l’aveva q-quasi fatta! E-e invece- a-alla fine-»

Due braccia si avvolsero intorno al suo busto, una mano andò ad accarezzarle la schiena mentre l’altra le mosse il capo finché non si ritrovò ad appoggiare la fronte su una spalla robusta. La sorpresa si impadronì di lei a quel gesto inaspettato da parte del capitano, ma non esitò a stringere la stoffa della giacca di lui in due pugni, raggomitolandosi contro il suo petto e lasciandosi andare ad un pianto disperato e liberatorio, cullata dal forte profumo di menta che l’uomo emanava.

Passarono forse una manciata di minuti, forse ore, Petra non avrebbe saputo dirlo con certezza, ma pian piano i forti singhiozzi si trasformarono in gemiti sommessi e gli occhi le si asciugarono, lasciandola immersa nel calore rassicurante di quell’inaspettato abbraccio. Le palpebre le si fecero pesanti e la ramata percepì la coscienza scivolarle tra le dita come sabbia, lasciando posto al sonno. Tentò di combattere l’intorpidimento che la stava avvolgendo con tutte le sue forze, volendo prolungare quel momento il più possibile, ma ciò risultò essere un’azione estremamente ardua resa impossibile quando il petto a cui era aggrappata rimbombò pacatamente accompagnando il «Dormi, ci sono io qua» che Levi le mormorò sui capelli.

Il suo ultimo pensiero, prima di abbandonarsi a Morfeo, fu rivolto a quell’uomo burbero ma dal cuore buono e a quanto avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita stretta al sicuro tra le sue braccia, dove era sicura non le sarebbe mai potuto accadere nulla di male.




 

Nota autrice

Ok, non mi giustificherò questa volta, temo proprio sia inutile a questo punto. Spero solo che, se qualcuno ancora legge questa raccolta, questa shot possa piacervi!  ^^

Fatemi sapere se notate degli errori nel testo!

Un bacione

Luna

 

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