Summer Love

di ItsClaire_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno - Il piano. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due - L'incontro. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre - Confusione. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno - Il piano. ***


CAPITOLO UNO – Il piano.

 

“Okay allora questo è il corridoio A, quello che abbiamo appena passato è quello D, però a noi serve quello F di figone” iniziò a ridere da sola per poi rendersi conto che l’altra non la stava né seguendo né ascoltando.
“Claire?” si girò e si guardò intorno in cerca dell’amica “Ma dov’è?” Tornò indietro sui suoi passi fino a ritornare all’inizio del corridoio D che aveva superato qualche minuto prima.
“Claire!” chiamò nuovamente alzando il tono di voce per farsi sentire dalla ragazza che si trovava quasi dall’altra parte del piano. L’altra ragazza era immobile, teneva la testa bassa e il telefono all’altezza del petto come se fosse rimasta risucchiata dallo schermo. Joey sbuffò rumorosamente quasi volesse farsi sentire da tutto il piano per poi dirigersi a passo spedito verso Claire che sembrava in trance. Una volta arrivata, le si schiarì la voce davanti “Allora?”
“Mh?” fece l’altra alzando lentamente lo sguardo “Mh cosa? Pensavo mi seguissi e invece ho attraversato mezzo edificio parlando e ridendo da sola come una pazza.”
Claire bloccò lo schermo e mise il telefono in tasca così lentamente che per un momento Joey pensò che il mondo fosse entrato in slow motion.
“Si può sapere cos’hai? Fino a dieci minuti fa sprizzavi gioia da tutti i pori e adesso sembra ti sia morto il gatto.” rise un po’ per poi tornare seria “Claire?”
“E’ tornato in città” rispose l’altra con tono flebile come se un peso le stesse schiacciando la gabbia toracica impedendole di respirare bene.
Joey non capì “Puoi ripetere? Non ho capito bene.”
Claire fece un respiro profondo e alzò la testa inclinandola leggermente verso sinistra per poi bagnarsi le labbra increspate e guardare l’amica negli occhi “E’ tornato in città.”
“Come scusa?”
“Ti prego non farmelo ripetere Joey.” quasi la supplicò.
Joey strabuzzò gli occhi “Dopo solo sei mesi??”
“A quanto pare..”
“Dopo tutto il casino che ha combinato?”
Claire alzò le spalle “Che vuoi che ti dica? Prima o poi sarebbe dovuto tornare no?”
"Sì okay ma, chi te l’ha detto?” si fece indagatoria.
L’amica sembrò in difficoltà nel rispondere “Claire, chi te lo ha detto?” insisté. 
Claire temporeggiò un po’ prima di rispondere farfugliando con un “L’ho visto-”
“Come?”
Abbassò nuovamente lo sguardo e iniziò a giocherellare con gli anelli che portava sull’anulare e sull’indice destro “L’ho-” iniziò per poi riprendere a farfugliare cose senza senso. Joey incrociò le braccia al petto “Sto aspettando” asserì poi alzando un sopracciglio e iniziando a fissare insistentemente l’amica che per la vergogna stava iniziando a diventare bordeaux. 
“L’ho visto” ripeté.
“Questo me l’hai già detto Claire-” sottolineò con tono infastidito “mi piacerebbe sapere come però, di grazia.” continuò come se stesse iniziando ad alterarsi.
“Beh ecco vedi-”
“Te l’ha detto Harry?” incalzò “No, sicuramente è stata quella testa di cazzo di Louis. Io gliel’avevo detto di non dirti nulla ma lui no, figuriamoci. Non riuscirebbe a tenere un segreto per sé nemmeno se gli strappassero la lingua e tutte le dita delle mani.” sbottò non riuscendo più a trattenersi.
“No, in realtà-” Claire realizzò quello che l’amica aveva appena finito di dire “Aspetta scusa, cosa stai dicendo?” la guardò incredula “Tu sapevi che sarebbe tornato?”
“Io?” Joey indietreggiò leggermente “No..-” rispose allungando l’ultima lettera come a cercare di non far finire la parola per sembrare il più credibile possibile “-cioè, Harry e Louis ne avevano parlato-” Claire si mise una mano sulla fronte “Non sembrava una cosa seria, l’aveva detto tanto per dire okay? Nessuno pensava sarebbe tornato davvero anche perché dopo tutto il casino che è scoppiato a causa sua, tutti pensavamo che se fosse stato intelligente sarebbe andato a vivere su Marte piuttosto che tornare qui, ti pare?” cercò di suonare convincete.
“Di certo nessuno si aspettava che sarebbe tornato dopo solo sei mesi...” continuò.
“Non ci posso credere. Voi lo sapevate e non mi avete detto niente?” disse con tono incredulo con una lieve sfumatura di rabbia “E hai anche avuto la faccia tosta di fingere di non saperlo fino a poco fa!”
“Se Louis non te l’avesse detto non lo avresti saputo!” asserì Joey convinta.
“Non me l’ha detto Louis!” rispose “L’ho visto su Instagram poco fa.” Joey spalancò gli occhi e aprì la bocca così tanto che a Claire sembrò volesse auto mangiarsi la faccia per la vergogna “Con Louis non ci parlo da settimane e-” le venne un’illuminazione “Da quanto tempo sapete che sarebbe tornato oggi?”
Joey si grattò la nuca facendo finta di star cercando di ricordare “C-credo che lo sappiano da qualche...s-s-settimana..”
“Da qualche settimana.” ripeté Claire “Quindi è per questo che per forza-” scandì bene le ultime due parole “dovevamo venire a vedere il campus oggi,-” rise “due mesi prima dell’inizio delle lezioni!”
“Mi dispiace” piagnucolò Joey aggrappandosi al braccio sinistro di Claire.
“Ti dispiace?” ripeté alterata “Mi sono dovuta svegliare alle quattro del mattino per venire qui, a quattro ore da casa, in piena estate e con meno di tre anime vive in giro perché tu e gli altri quattro deficienti avete pensato fosse una buona idea?!”
“Beh..-” fece una pausa “lo sembrava.”
Claire staccò la presa di Joey dal suo braccio “Non ci posso credere. E io che mi faccio pure convincere.” cominciò a fare avanti e indietro per il corridoio.
“Come può anche esservi solo sembrata una buona idea questa? In più, cosa pensavate avrei fatto una volta saputo che sarebbe tornato in città?” si girò verso l’amica “Pensavate che sarei corsa da lui? Mi fate davvero così stupida?” 
Joey sospirò “No.” si avvicinò all’amica “Abbiamo pensato fosse una buona idea perché, dopo tutto quello che è successo e, dopo come sei stata-”
Claire alzò l’indice sinistro “Non ci provare” la fermò.
“Dopo come sei stata abbiamo pensato che sapere che fosse nella tua stessa città, per di più nemmeno troppo lontano da casa tua, non sarebbe stato il massimo e che, forse-” sospirò “forse era meglio che tu lo scoprissi lontano da casa, così da poter metabolizzare meglio la cosa.”
Claire non rispose “Senti-” si accovacciò davanti a lei “so che sei arrabbiata-”
“Delusa” la corresse.
“Delusa-” ripeté Joey “e lo capisco. Forse avremmo fatto meglio a dirtelo quando lo abbiamo saputo, così forse avresti avuto più tempo per metabolizzare la cosa.”
“Tu dici?” rispose sarcastica.
Joey sospirò “Ma ricordi come stavi qualche mese fa?” Claire la guardò corrugando la fronte “No.” ammise poi.
“Ecco. Purtroppo noi lo ricordiamo bene.” si sedette a fianco a lei “Nonostante fossero passati tre mesi dall’accaduto, ogni volta che sentivi il suo nome cominciavi a piangere per ore e non la smettevi finché non crollavi.”
“Abbiamo dovuto iniziare a smettere di dire il suo nome o di parlare di lui per evitare che nel bel mezzo di una conversazione tu iniziassi a star male e, quando Harry e Louis lo hanno scoperto-”
“Come?”
“Glielo ha detto lui” fece spallucce “nonostante tutto, Niall è uno dei loro migliori amici e lo sai come funziona per Harry e Louis: se si è amici, lo si è nonostante tutto. A qualsiasi costo.
“Non l’hanno fatto per mancarti di rispetto, credimi. Volevano dirtelo che forse sarebbe tornato ma-” fece una pausa “avevamo tutti paura di come l’avresti presa. Abbiamo pensato che se lo avessi saputo quando ti fossi ripresa completamente, o quasi, sarebbe stato meglio soprattutto per te.”
“E no, forse non gli saresti corsa in contro ma, ti conosco troppo bene per non sapere che se fossimo state a casa, la tentazione di andare da lui sarebbe stata troppo forte da sopportare e che saresti tornata a stare male come prima.”
Claire poggiò la nuca contro il muro e cominciò a guardare il soffitto “So bene che una settimana di tempo non è abbastanza per metabolizzare la cosa-”
“Non lo è.”
“-ma è un inizio.”
“Tu davvero pensi che una settimana di tempo possa essere sufficiente per farmi metabolizzare il fatto che lui sia tornato a casa, dopo sei mesi in cui sono stata da cani mentre i miei migliori amici continuavano a sentirlo?”
“Davvero credi che in una settimana io possa sentirmi pronta nel tornare a casa e nell’avere la probabilità d’incontrarlo anche quando esco semplicemente per andare a buttare la spazzatura?”
“Inoltre, dovrei riuscire a metabolizzare il fatto che, sicuramente, Harry e Louis lo vorranno far integrare di nuovo nel gruppo perché, come hai detto tu-” fece una breve pausa “-se si è amici lo si è nonostante tutto, a qualsiasi costo. Anche se il costo sarebbe non avermi più in giro.”
“Questo non è detto” asserì Joey.
Claire sorrise sarcastica “Dai Joey, chi vogliamo prendere in giro? Pensi davvero che lo lasceranno in disparte solo per non ferire me?”
“Sono come fratelli quei cinque.” abbassò la testa “A proposito, hai parlato solo di Harry e Louis, perché?
Joey fece un respiro profondo “Liam e Zayn non sanno nulla del suo ritorno.”
“Perché?” girò la testa verso di lei “Non ricordi?” la guardò “Una delle ragazze messe in mezzo era la sorella di Liam.”
“Ah già...” corrugò la fronte “A pensarci bene, non li vedo entrambi da poco dopo l’accaduto. Non li ho nemmeno più sentiti… Non che io abbia sentito molta gente ultimamente.”
“Hanno preferito prendere le distanze un po’ da tutti. Nemmeno io li ho sentiti e, molto probabilmente, nemmeno Harry e Louis.”
“Non hanno torto.”
“No infatti.” incrociò le gambe “Penso che, con la fine dell’Estate e l’inizio dell’università, prenderanno sempre più le distanze dalla nostra città e da noi.”
“Beh noi cosa c’entriamo?”
Joey fece spallucce “Nulla in effetti, ma se avessero voluto mantenere i rapporti con noi, non pensi si sarebbero fatti sentire?”
Le due ragazze rimasero in silenzio per qualche minuto che sembrarono interminabili. Intanto fuori i pochi studenti rimasti nel campus stavano ritornando all’interno nei loro dormitori poiché le due ore dedicate alla pausa pranzo, ore che Joey e Claire dovevano sfruttare per iniziare ad orientarsi nell’edificio per avere già un minimo di dimestichezza una volta trasferitesi prima dell’inizio delle lezioni e che invece avevano sprecato girando a zonzo e discutendo per più di mezz’ora, volgevano al termine.
“Mi domando come sia stato possibile tutto questo.” disse Claire rompendo il silenzio.
“Come siamo finiti in questo buco nero?”
Joey guardò fuori dalla finestra che illuminava il pezzo di corridoio in cui si erano fermate “Se vuoi che sia onesta, non me lo ricordo nemmeno” ammise.
“Ricordo solo che il giorno prima era un giorno come tutti gli altri e che invece, il giorno dopo, mi sono ritrovata in questura a dover testimoniare per qualcosa che, ad oggi, continuo a pensare sia assurda.”
Claire si fermò a riflettere, effettivamente neanche lei ormai ricordava bene cosa fosse successo. Sapeva che lui l’aveva fatta stare da cani, parecchio, che non si meritava un trattamento del genere e che quasi sicuramente avrebbe dovuto odiarlo a morte come tutti si aspettavano da lei e che, per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto rivederlo - Louis, Harry e Joey non avrebbero escogitato tutto quel piano assurdo se non avessero pensato che le cose stessero in questo modo. Tuttavia però, Claire era sempre stata imprevedibile e parecchio volubile quando si trattava di lui.
Non ci poteva far niente: quando c’era Niall in ballo, tutta la razionalità che caratterizzava la sua persona svaniva nel nulla.
C’era infatti qualcosa dentro di lei che non vedeva l’ora di rincontrarlo, anche da lontano, per poter essere sicura che fosse davvero lui. Che fosse davvero tornato a casa. Per quanto negli ultimi mesi avesse cercato di auto convincersi del fatto che lo odiasse, nel profondo del suo cuore sapeva che non ci sarebbe mai riuscita. Nonostante lui le avesse dilaniato il cuore nel giro di poche ore per poi sparire nel nulla, come se nulla fosse, lasciandola lì inerme, senza alcuna spiegazione, senza nemmeno cercare di giustificarsi o di smentire. Niente. Niall le aveva lasciato il niente a cui aggrapparsi, il niente a cui credere o da odiare. 
E infatti lei non riusciva ad odiarlo. Non aveva avuto nulla su cui riversare il suo odio, solo voci. Eppure ci aveva quasi creduto. Aveva quasi creduto di essere riuscita a farlo, di averlo cancellato dalla sua testa e dal suo cuore ma nel momento in cui aveva visto quella storia su Instagram, invece di provare indifferenza o disgusto, aveva provato sollievo. Un sollievo doloroso che le aveva attorcigliato lo stomaco. 
Voleva vederlo, anche da lontano, ma lo voleva e non poteva dirlo a Joey perché temeva in una sua reazione negativa, la tipica reazione da migliore amica che non vuole che continui a soffrire per il tuo ex stronzo che si è comportato come tale con te ma che tu continui ad amare nonostante tutto. Ma Niall non era diventato un suo ex per sua scelta. Prima di quella sera non si era mai comportato da stronzo e, forse era proprio questa la ragione per cui lei non lo odiava, la ragione per cui voleva vederlo.
Voleva delle risposte. Voleva che tutte le domande e i “perché” che le erano venuti in testa e che non avevano avuto risposta finalmente l’avessero. Ed era per questo che mentre parlava con Joey continuava a mentire e mentire e mentire. Tutto quello che era uscito dalla sua bocca non era altro che una bugia. Lo stupore, l’essere delusa, il non volerlo vedere, l’aver paura di incontrarlo per strada, il negare che gli sarebbe corsa in contro, tutte balle. 
Erano mesi che aspettava questo momento e per quanto stesse cercando di far finta che non fosse vero, non poteva andare avanti così e l’unico motivo per cui aveva assecondato le idee e le opinioni dei suoi amici era solo perché non voleva sembrare debole ai loro occhi. Non voleva deluderli.

“Claire?” 
“Sì?” rispose distratta. 
“Che vuoi fare?” 
Claire ci pensò un po’ su. Non poteva cambiare la sua versione, non di botto almeno. Doveva continuare con la sua sceneggiata patetica “Non lo so.” 
“Non ha senso rimanere qui ormai che il piano è fallito” asserì Joey “però, non voglio nemmeno obbligarti a tornare a casa se non te la senti.”
Claire guardò l’amica negli occhi per una frazione di secondo, sapeva che se l’avesse guardata più a lungo, avrebbe capito che c’era qualcosa che non le stava dicendo. 
“Rimanere qui non ha senso” rispose “non abbiamo nemmeno il permesso di rimanere qui oltre l’orario di pausa pranzo.” 
“Già a questo non ci avevo pensato” ammise l’amica. 
Claire alzò un sopracciglio “In che senso?”
“Nel senso che-” Joey si grattò nervosamente la nuca con l’indice “non è che avessimo escogitato chissà che piano eh...”
“...” la lasciò continuare per vedere quanto in basso poteva scavare.
“Voglio dire, il piano iniziale era quello di portarti qui, poi però ci siamo dimenticati di definire bene i dettagli sul dove stare, ecco.” 
Claire scoppiò a ridere “Io non posso crederci, siete assurdi tutti e tre!” 
“Mi hai trascinato qui e non sapevi nemmeno dove ce ne saremmo andate a dormire?" 
“Già”
“Perciò saremmo comunque tornate a casa prima-”
“No, se non avessi scoperto del piano no” la interruppe convinta. 
“E tu pensi realmente che io mi sarei accollata di dormire chissà dove per una settimana?” 
Joey fece per rispondere ma non riuscì a trovare nessuna risposta sensata “Beh dai, rimanere qui non cambierà le cose” continuò l’altra.
“E cosa vuoi fare?”
“Tornare a casa.”
“Ne sei totalmente sicura?” 
“Sì” asserì convinta guardandola negli occhi. 
Joey la guardò a sua volta “Fino a poco fa non mi sembravi molto propensa. Cosa ti ha spinto a cambiare idea così in fretta?” assunse un’espressione perplessa. Claire distolse lo sguardo “Sono stata male sì, malissimo anzi. Non ho né dormito né mangiato e l’idea di vederlo mi causa una strana sensazione però-” sorrise lievemente alzando solo il lato destro della bocca per poi riguardarla “continuare a rimandare non serve a nulla. Non posso continuare a fuggire e, in più, lì c’è comunque casa mia e sono sicura che lui abbia pensato le stesse identiche cose prima di prendere la decisione di ritornare, non credi?” guardò fuori dalla finestra “In più voglio andarmene da qui adesso che so che non c’era un vero e proprio motivo per trascinarmici e farmi venire un’ansia bestiale mesi prima, quando potevo benissimo stare sdraiata in piscina a rilassarmi!” rise. Dopotutto non stava mentendo completamente. A casa sarebbero dovute tornare comunque, che fosse stato dopo una settimana o dopo due giorni e in più, non poteva davvero continuare a fuggire, fuggire da cosa poi?
Di certo non era la verità, poiché il motivo che la spingeva a voler tornare a casa era tutt’altro ma, non era nemmeno tutta una menzogna. 
“Beh allora che stiamo aspettando?” domandò Joey “Usciamo da qui e torniamo a casa che sto morendo di caldo e ho bisogno di un bel bagno-” fece una breve pausa “nella tua piscina ovviamente!” continuò per poi mettersi a ridere e avviarsi verso le scale che portavano al piano di sotto.
Claire scuoté leggermente la testa e sorrise “Ti pareva.”

 


Ciao a tutti! E' Claire che vi parla
E' da un bel po' di tempo che non pubblico una storia su efp e non sapevo se continuare a farlo finché non ho visto il numero di visualizzazioni del primo capitolo.
So che ci ho messo molto ad aggiornare ma lo scrivere fan fiction per me è sempre qualcosa che prima mi va di fare e poi non mi va più perciò, se questa storia dovesse cominciare a piacervi e a catturare la vostra attenzione beh, fatemelo sapere!
Grazie per le cento e passa visualizzazioni, davvero non ci speravo. Ricordo ancora quanta gente si era affezionata alla mia vecchia "Summer Love" e sono spiacente di averla eliminata così da un momento all'altro ma, ai tempi, ero molto più piccola e lo si poteva notare anche dal mio metodo di scrittura. 
Adesso però non ho più 12 anni ma 22 e quindi spero di essere un po' migliorata!
Grazie per aver letto anche questo capitolo, spero ci sarai anche per il prossimo che - prometto - non verrà pubblicato tra altri duecento mesi! 
Se vuoi seguirmi su twitter sono @sunrisiall se no spero di poter sapere la tua opinione in una delle recensioni.
Baci, Claire.

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Capitolo 2
*** Capitolo due - L'incontro. ***


CAPITOLO DUE – L’incontro.

 

Erano passati tre giorni dalla fatidica mattina in cui Claire aveva scoperto che Niall sarebbe tornato in città e che, soprattutto, tutti i suoi amici lo sapevano.Non era arrabbiata, non più, ma aveva deciso lo stesso di non volerli sentire per qualche giorno, giusto il tempo per poter far sì che qualsiasi sentimento negativo nei loro confronti potesse svanire.
“Quanto tempo ancora hai deciso di rimanere chiusa in questa stanza senza avere contatti con il mondo esterno?” domandò Vanessa, sua madre, da dietro la porta chiusa a chiave, con tono particolarmente preoccupato.
Aveva preso sotto gamba la questione quando questa storia dell’isolamento aveva preso piede in casa sua e persino quando tutti e tre gli amici di sua figlia erano venuti a cercarla aveva lasciato correre prendendo la cosa come un’ulteriore periodo passeggero come tanti.
Tuttavia, adesso che anche il terzo giorno stava per finire e che sua figlia non era nemmeno uscita per andare in bagno o per farsi una doccia, un briciolo di preoccupazione stava cominciando a depositarsi nel suo cervello.
“Posso sapere almeno il perché di questo isolamento?” Claire non rispose.
Vanessa sospirò “Posso almeno sapere se stai bene?”
Niente. Silenzio tombale.
“Come vuoi.” asserì rassegnata la donna lasciando la maniglia della porta lentamente, come se sperasse in una risposta, prima di scendere al piano di sotto e tornare a sbrigare le sue faccende.

Passarono altre due ore e ormai si era fatta l’ora di cena. Il cielo fuori dalla finestra della stanza di Claire aveva abbandonato le sfumature arancioni e rossastre   del tramonto e aveva lasciato spazio al buio più intenso dato dal fatto che, quella sera, si aspettava la Luna nuova.
Il cielo era completamente pulito, così limpido che quasi si potevano contare tutte le stelle presenti nel firmamento a quella data latitudine e a quell’orario.
Peccato però che Claire non fosse lì.
Anzi, non c’era mai stata. Aveva semplicemente fatto credere a sua madre di essere tornata e di essersi chiusa in camera per non farla preoccupare ma, una volta girata la chiave nella toppa, aveva riempito un vecchio borsone con giusto un paio di abiti e, furtivamente, era uscita dalla finestra senza farsi vedere.

Non era la prima volta che lo faceva.
Certo, non era una cosa di tutti i giorni ma, in passato, quando ancora era agli albori dell’adolescenza, in quel periodo che va dai tredici ai quindici anni, non poteva negare di aver passato più notti nella baita con i suoi amici che notti nel suo letto.

La sua fortuna era che da casa sua alla baita non c’era poi così tanta strada da fare anzi, lei era quella che, in linea d’aria, vi abitava più vicino.
Una volta lanciato il borsone sul giardino facendo ben attenzione dal lanciarlo difronte alla finestra, Claire aveva messo il telefono, il portatile e i caricabatterie di entrambi nello zaino e si era seduta sul davanzale della finestra ad osservare il panorama per qualche minuto ripensando a quella giornata.
Ancora non poteva credere che Niall stesse per tornare in città e che, probabilmente, in quell’esatto momento, era in viaggio per tornare lì.
Anzi, adesso che ci pensava meglio, molto tempo prima era proprio su quel davanzale che si scambiavano messaggi in codice tramite una torcia.
Sorrise al pensiero e, per una frazione di secondo, diede un’occhiata a casa di Niall ricordando i bei tempi passati insieme.
Poi però non le sembrò una buona idea e facendo un bel respiro si mise in piedi sul davanzale e allungò la gamba destra verso il grosso ramo del platano che cresceva dietro casa sua.
Una volta messa al sicuro, pensò a quante volte quand’era più piccola aveva fantasticato sulla possibile presenza di un sottopassaggio, all’altezza delle radici, che portasse dritta alla Stamberga Strillante e anzi, era sempre rimasta delusa dal non averlo mai visto scuotere le fronde per liberarsi da qualche uccello fastidioso.
Una volta arrivata a terra, come sempre in maniera goffa – aveva sempre invidiato la capacità di Harry di scendere in maniera aggraziata da qualsiasi albero – liberò la sua bicicletta dal catenaccio e la spinse fino a qualche metro di distanza da casa sua per non farsi sentire dai suoi genitori.
Pedalò per qualche minuto fino alla fine del suo quartiere, girò a sinistra e superò prima l’incrocio, poi la caffetteria dove ogni mattina, prima di andare a scuola, si fermava per fare colazione con gli altri e dove si era fermata anche quella mattina con Joey e dopo aver superato anche la stazione di servizio e il negozio di alimentari percorse la curva e subito dopo la sua fine, prima di un altro incrocio, girò a sinistra su quella che non sembrava nient’altro se non una stata sterrata e poco illuminata.
Era una stradina piccola, poco battuta dalle auto poiché, da anni nessuno ci andava più con un mezzo differente dalla bicicletta e soprattutto poco illuminata poiché da quando il nonno di Louis se n’era andato all’inizio degli anni duemila, i suoi parenti avevano abbandonato l’idea di andare alla baita tanto di frequente quanto prima e perciò avevano deciso di lasciare le chiavi a Louis per poterla rendere un punto di ritrovo per lui e i suoi amici di sempre.
Claire scese dalla bicicletta e prima di continuare con il tragitto tirò fuori dal borsone una delle felpe non troppo pesanti che si era portata – era pur sempre Estate ma la sera la temperatura scendeva parecchio e dato che la baita si trovava un po’ più su rispetto al suo quartiere, aveva ben pensato di non andare via di casa senza.
Una volta richiuso il borsone, riprese a camminare spingendo la bicicletta poiché il terreno era troppo accidentato per percorrerlo pedalando soprattutto perché si vedeva molto poco a causa della fitta vegetazione di rovi e alberi di Sicomoro, inoltre Claire sapeva che se avesse inserito la dinamo per accendere la luce posta sul parafango anteriore, pedalare sarebbe stato ancora più faticoso.
Cammino per un’abbondante decina di minuti sempre in salita e facendosi un po’ di luce con il telefono – purtroppo la vegetazione era così fitta lungo il percorso che nemmeno la luce arancione del tramonto riusciva a penetrarvi – e facendo attenzione a non cadere o a bucare le ruote della bicicletta.
Una volta arrivata in cima a quell’altura e uscita dal bosco mise il cavalletto alla bicicletta e si fermò per qualche minuto a guardare il paesaggio difronte a lei.
Era uno spettacolo meraviglioso: il sole era quasi del tutto tramontato e il cielo aveva una colorazione arancione con lievi sfumature di rosa che salendo cominciavano a diventare sul viola a causa del buio che stava per arrivare.
Guardando più in basso poi, si vedeva tutta la zona illuminata che comprendeva anche il quartiere in cui viveva infatti, da lì su, riusciva anche a scorgere casa sua e, in ordine da sinistra a destra, casa di Niall, di Joey, di Louis e Harry che abitavano di fronte e poi casa di Liam e di Zayn che chissà dov’erano e cosa stavano facendo in quel momento.
Non appena il sole fu completamente sparito e il cielo diventato buio Claire tolse il cavalletto alla bicicletta e si avviò verso la baita che era completamente al buio poiché, come sperava, non c’era nessuno.

 

L’hai sentita?
“No.”
Allora l’hai vista!
“No Louis, ti ho detto di no già dieci milioni di volte. E’ da quando siamo tornate che non la sento nè la vedo! Che cosa ti aspetti una volta che ti ho detto già di no?” domandò Joey ormai stremata.
Louis si grattò la fronte nervoso lasciandosi qualche segno rossastro data la pelle molto sensibile “Mi sta facendo impazzire!” esclamò poi esasperato “Si può sapere perché ci ignora?”
Ti stupisce?” domandò Harry entrando in salone con in mano un vassoio con sopra tre tazze vuote e una teiera “Abbiamo praticamente tramato alle sue spalle e non le abbiamo nemmeno detto che Niall sarebbe tornato quando lo sapevamo già da mesi.” posò il vassoio sul tavolino di vetro posto al centro fra due divani e una poltrona “E’ normalissima la sua reazione” continuò cominciando a versare il tè in una tazzina per volta “-e continuare a stare qui a chiederci perché non ci risponda non migliorerà le cose. L’unica cosa che possiamo fare, invece-” passò una delle tre tazzine a Joey “è stare qui ad aspettare che sia lei a cercarci.” concluse passando l’altra tazzina a Louis per poi prendere la sua e sedersi sulla poltrona allungando le lunghe gambe verso il camino spento.
Louis sorseggiò lentamente il tè “Certo che se Joey fosse stata zitta-
“Ti ho già detto che non l’ho fatto apposta!” rispose impetuosa lei rischiando di versarsi il tè bollente sulle gambe.
“Sì certo, e infatti ti abbiamo detto che non è stato un problema dato che prima o poi avremmo dovuto dirglielo” disse Harry con tono calmo per cercare di tranquillizzarla dato che, se provocata, tendeva ad essere un po’ irruenta.
“Si Harry, ma diciamo che Joey è un po’ la rana dalla bocca larga eh” fece un breve cenno con la testa per poi guardare l’amica continuando a sorseggiare.
Joey posò la sua tazzina sul tavolo “Spero ti ustioni” gli augurò alzandosi stizzita.
“Dai ragazzi, per favore” asserì Harry “in questo momento litigare anche tra di noi non è la cosa migliore. Abbiamo già dato troppi dispiaceri a Claire per permetterci di creare battibecchi inutili tra di noi.”
Louis guardò l’amico con far interrogativo “Battibecchi?”
Harry inclinò la tazzina verso di lui “Da dove ti viene questo termine?” continuò l’altro.
“Beh, mio caro amico-” bevve un sorso con far intellettuale “diciamo che ho deciso di ampliare il mio lessico prima dell’inizio delle lezioni all’università.”
“Lessico?” Louis bevve rumorosamente facendo ridere Joey.
“Sì certo, ora vuoi farci credere di essere il signor chi so io quando fino ad una settimana fa il tuo lessico non si distaccava molto da quello di un uomo di neanderthal” Louis scoppiò a ridere mentre Harry continuava a bere e anzi, alzò anche il mignolo della mano con la quale teneva la tazzina.
“Su avanti, continuate così” roteò gli occhi “intanto io sto cercando di acculturarmi un po’ in confronto a te -guardò Louis dritto negli occhi- che non hai mai aperto un vocabolario nemmeno per sbaglio!”
Louis fece come per stizzirsi ma poi si mise a ridere “Su questo amico mio non posso darti torto.”
“Esatto, non puoi dissentire!
“Tornando a noi-” l’interruppe Joey appoggiandosi con la schiena sul bordo più alto del caminetto facendo ben attenzione a non colpire nessuna delle palle con la neve che la madre di Harry era tanto felice di acquistare durante qualsiasi viaggio facesse “-voi dite di lasciarla in pace?”
Louis rigirò i fondi del tè più e più volte “Stai cercando il gramo per caso?” chiese Joey confusa “No – posò la tazzina sul tavolino – semmai quello dovresti trovarlo tu, non credi?” rispose guardando Harry che socchiuse gli occhi facendogli una smorfia – tra lui e Claire i riferimenti ad Harry Potter non finivano mai.
“Comunque sì, secondo me dobbiamo lasciarla in pace” Harry si lasciò cadere sul sedile della poltrona e poggiò il gomito sul bracciolo per poi ticchettarsi le labbra con l’indice e il medio “è l’unica cosa giusta da fare. Non potrà avercela con noi per sempre no?” concluse posando lo sguardo prima su Louis e poi su Joey che stava giocando con una delle palle che raffiguravano città famose innevate “Ma a Parigi nevica?” domandò poi lei.
“Penso di si..” rispose Louis in maniera poco convinta.
“Raramente ma sì” rispose sicuro l’altro “E tu come lo sai?” chiese Louis.
“Te l’ho detto, mi sto acculturando!” asserì per poi scoppiare a ridere seguito dagli altri due.
 

Erano ormai due giorni e mezzo che Claire non tornava a casa e all’alba del terzo giorno non ce la faceva più a sopravvivere senza le sue amate cuffie. Le vedeva benissimo, appoggiate tutte arrotolate sulla sua scrivania, al buio, nella sua stanza.
“Questo è perché devo sempre fare tutto di fretta!” si rimproverò mentre tirava fuori da uno degli armadi a muro un plaid rosso con gli abeti da mettersi addosso mentre stava distesa sul divano a guardare una serie tv.
Una volta chiuso l’armadio poi, prima di tornare nel soggiorno, fece una breve sosta nel bagno per controllare quanta carta igienica le fosse rimasta – solitamente la baita era sempre molto fornita dato l’assidua presenza di tutti loro ma dato che da un po’ nessuno ci andava più le scorte cominciavano a diminuire.
Per fortuna però c’era sempre tutto quello che serviva per delle fughe d’emergenza quando si litigava con i genitori o si era presa una nota a scuola e non si voleva tornare a casa – di solito erano Louis e Zayn a nascondersi lì per quel motivo.
“Tre rotoli” constatò “beh, se non mi viene la dissenteria tra oggi e domani dovrei farmeli bastare” asserì facendo spallucce mentre rideva per la sua battuta.
Prima di uscire dal bagno poi, si guardò allo specchio e si diede una leggera sistemata alla crocchia che aveva in testa e che adesso sembrava un nido d’uccelli dato che era stata spaparanzata con la testa sul bracciolo del divano per ore.
Una volta spenta la luce ed uscita dal bagno percorse il breve corridoio e tornò nel soggiorno che faceva stanza unica con la cucina. Claire adorava stare lì e adesso che era un po’ più adulta quella casa la percepiva in maniera diversa, molto più calda di quanto la ricordasse quando da piccola la vedeva solo come un posto in cui passare un paio d’ore al giorno.
Era molto luminosa e spaziosa per essere una semplice baita in montagna con cucina-soggiorno, bagno e camera da letto ma ogni cosa sembrava fatta su misura e messa in un posto specifico dove solo quella cosa sarebbe potuta stare. Le pareti erano di un color crema ormai sbiadito e tutto l’arredamento giocava sul trio di color legno, bianco e rosso con un po’ di nero in mezzo – la prima volta che c’era stata le aveva ricordato subito la casa di Babbo Natale e, in un certo senso, si poteva dire che il nonno di Louis, John, gli assomigliasse.
Una volta sistemato il plaid sul divano e sedutasi sotto al calduccio Claire si accorse che il suo computer stava per scaricarsi e, a suo malgrado, che il caricabatterie era in camera da letto attaccato alla presa del comodino.
“Che rottura di scatole” sbuffò sollevando annoiata il plaid e poggiando il computer sul tavolino color legno posizionato accanto al divano. Ripercorse il corridoio, superò il bagno e una volta girato a sinistra si ritrovò in camera da letto che a quell’ora, le cinque e mezza – lo aveva visto nell’orologio appoggiato alla scrivania posta sotto le due grandi finestre che davano sul quartiere dove abitava – era completamente illuminata di arancione, tanto da sembrare quasi incantata.
Una volta entrata girò attorno al letto e si chinò per staccare il caricabatterie dalla presa ma, nell’esatto momento in cui fece per prenderlo, sentì qualcuno aprire la porta della baita.Claire sgranò gli occhi e il cuore cominciò ad esploderle nel petto. Chi poteva essere?
Louis non veniva qua su da moltissimo tempo. Joey? Forse poteva essere lei che la stava cercando ma non aveva le chiavi perciò avrebbe dovuto bussare. L’unica altra persona che le venne in mente fu solo Harry. Sì, doveva per forza essere lui. Era l’unico oltre lei e Louis ad avere le chiavi e anche l’unico a sapere che molto probabilmente sarebbe andata lì.
Convinta che la persona ad aver varcato la soglia fosse proprio lui si tranquillizzò e una volta preso il caricabatterie uscì dalla stanza e fece per ritornare in soggiorno.
“Sapevo che saresti stato tu il primo a venire a cercarmi qui-” cominciò Claire mentre attraversava il corridoio “certo che ce ne hai messo di tempo per-” si bloccò. In una frazione di secondo il cuore di Claire prima perse un battito e poi cominciò a battere così in fretta che quasi le sembrò stesse per sfondarle la gabbia toracica e cadere a terra. Rimase impietrita lì, tra il corridoio e il soggiorno con gli occhi sgranati e la presa delle mani che cominciava a cedere fino a far cadere il caricabatterie che si schiantò al suolo facendo un rumore assordante.
Non era Harry ad essere entrato ma avrebbe voluto che lo fosse perché la persona che c’era al suo posto era proprio quella da cui stava scappando nonché, il motivo per cui lei se n’era andata da casa tre giorni prima. Lui era lì, immobile, seduto sul divano che guardava il computer sorpreso che potesse esserci qualcun altro. Sorpreso che qualcun altro potesse aver pensato di andare proprio alla baita in quello stesso lasso di tempo. 
“Claire?” disse lui tra lo stupito e il felice per poi mutare la sua espressione in amareggiata notando il panico e la tristezza negli occhi di lei.
Claire esitò un momento “..Niall- fece con un filo di voce – cosa ci fai tu qui?”



 

Ciao a tutti! E' Claire che vi parla

E' da un bel po' di tempo che non pubblico una storia su efp e non sapevo se continuare a farlo finché non ho visto il numero di visualizzazioni del primo capitolo.
So che ci ho messo molto ad aggiornare ma lo scrivere fan fiction per me è sempre qualcosa che prima mi va di fare e poi non mi va più perciò, se questa storia dovesse cominciare a piacervi e a catturare la vostra attenzione beh, fatemelo sapere!
Grazie per le cento e passa visualizzazioni, davvero non ci speravo. Ricordo ancora quanta gente si era affezionata alla mia vecchia "Summer Love" e sono spiacente di averla eliminata così da un momento all'altro ma, ai tempi, ero molto più piccola e lo si poteva notare anche dal mio metodo di scrittura. 
Adesso però non ho più 12 anni ma 22 e quindi spero di essere un po' migliorata!
Grazie per aver letto anche questo capitolo, spero ci sarai anche per il prossimo che - prometto - non verrà pubblicato tra altri duecento mesi! 
Se vuoi seguirmi su twitter sono @sunrisiall se no spero di poter sapere la tua opinione in una delle recensioni.
Baci, Claire.

 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre - Confusione. ***


CAPITOLO TRE – Confusione.

 

“Quindi non è ancora uscita dalla sua stanza?” domandò di nuovo Louis affranto.
“No,-” rispose Vanessa “mi dispiace tanto ragazzi. Purtroppo non risponde nemmeno a me anzi” si posò l’indice sinistro – era mancina – sul labbro inferiore “adesso che ci penso non proviene nessun suono da quella camera. Suppongo stia tutto il tempo con le cuffie.” fece spallucce.
“Ma almeno ha mangiato?” chiese Harry – era sempre quello più apprensivo e che si preoccupava della salute di tutti. Per gioco infatti, lo avevano salvato come “papà” sul telefono.
“Penso proprio di sì mio caro, in camera sua ha un mini frigo sempre pieno di cose da mangiare quando la notte le viene fame e non vuole scendere al piano di sotto per non fare rumore. Non preoccuparti” gli sorrise.
“Mh.. okay” asserì Harry non molto convinto aggrottando la fronte e immergendosi nei suoi pensieri per qualche secondo. Com’era possibile che in tre giorni Claire non avesse emesso neanche un suono? Okay, i suoi genitori lavoravano la mattina e quindi era molto probabile che uscisse mentre loro non ci fossero ma, non emettere nessun suono per tutto il resto della giornata non era possibile. Al piano di sotto avrebbero dovuto per forza sentire qualche rumore proveniente dal pavimento della sua stanza. Non era umanamente possibile rimanere seduti sul letto per così tanto tempo.. A meno che – ebbe un lampo di genio e guardò per un nano secondo la finestra della stanza di Claire: era aperta. “Aperta? Ma se la tiene perennemente chiusa poiché ha paura che possa entrarvi qualche insetto?” pensò e poi, ecco, il genio: Claire non era nella sua stanza.
E allora dove poteva essere?
“Beh ragazzi-” Harry ritornò alla realtà e si accorse che Joey lo stava guardando perplessa: probabilmente era rimasto tra le nuvole per un po’ troppo.
“-non so davvero cosa dirvi. Se ho novità vi faccio sapere, ve lo assicuro.”
“Grazie signora Stones e ci scusi ancora per il disturbo.” disse Joey scendendo dallo scalino davanti casa.
“Nessun disturbo, buona serata” li congedò lei sorridendo gentilmente prima di chiudere la porta lasciandoli tutti e tre lì davanti.
“Beh,- Louis fece spallucce – dato che non abbiamo nulla da fare qui possiamo anche andarcene.” si avviò “Vi va una cioccolata calda?”
“In piena estate?” domandò Joey alzando un sopracciglio.
“Ehi! - Louis si girò verso di lei – Non fa mai troppo caldo per la cioccolata calda” concluse continuando a camminare seguito dall’amica che roteava gli occhi.
Mentre gli altri due si erano già incamminati e si erano lasciati la casa di Claire alle spalle, Harry non si era mosso dal punto in cui lo avevano lasciato.
Stava ancora lì, con la mano destra fra i corti ricci castani cercando di capire dove fosse andata e come avesse fatto a scendere dalla sua stanza tramite il platano se non era mai riuscita a scendere senza cadere con il sedere per terra.
Rise al ricordo e poi tornò pensieroso “Harry!” la voce squillante di Joey dall’altro lato della strada lo fece spaventare “Che fai ancora lì?” chiedeva l’amica avvicinandosi.
Harry fece loro segno di seguirli dietro casa di Claire senza farsi vedere da Vanessa che stava comodamente seduta in cucina su uno degli sgabelli attorno all’isola a leggere una delle tante riviste di cucina in cerca di qualche nuova ricetta – adorava da impazzire cucinare e sperimentare cose nuove.
“Si può sapere che stai-” Harry lo zittì “Parla piano!” intimò poi.
Louis sgranò gli occhi e allontanò leggermente la parte superiore del busto “Scusa” rispose sarcastico “si può sapere che stai combinando?” ripeté a bassa voce.
Harry espirò rumorosamente “Non vi sembra strano che in tre giorni Claire non sia uscita dalla sua stanza e non abbia emesso nemmeno un suono?” aveva catturato l’attenzione degli amici “Nemmeno un rumore in giro per la stanza?” Joey incrociò le braccia “Che intendi?” domandò.
“Intendo dire che,-” fece un bel respiro mentre cercava le parole per rendere il suo ragionamento il più semplice possibile “le nostre case sono costruite nello stesso identico modo no?”
“Beh sì sono un lotto di case comprate tutte insieme da chi possiede tutto questo spazio che comprende il nostro quartiere-”
“Esatto.-” puntò l’indice verso Louis “e cosa succede quando sei al piano di sotto e tua sorella si mette a fare avanti e indietro per la sua stanza mentre parla al telefono?”
Louis si accarezzò il mento “Fa un casino enorme con quei suoi passi pesanti.”
“La mamma di Claire non sente rumori da tre giorni” asserì Joey sicura di essere arrivata dove voleva arrivare Harry.
“Ora, a meno che lei non sia rimasta perennemente seduta sul letto senza mai scendere nelle ore in cui i suoi genitori sono a casa,-” fece finta di fumare la pipa come Sherlock Holmes “Claire non è nella sua stanza e la cosa che lo prova è la finestra aperta della sua stanza.” 
Joey guardò al piano di sopra per poi rimanere a bocca aperta “Non la tiene mai così aperta-”
“Aspettate” s’intromise Louis “mi state dicendo che non è mai stata nella sua stanza? E come sarebbe scesa? Volando?”
“No, si sarà fatta scivolare giù dal lui” Harry indicò con il pollice il platano dietro di lui “anche se ancora mi meraviglia il fatto che sia riuscita a farlo senza spezzarsi una gamba.”
“Ora che me lo fai notare manca anche la sua bicicletta” disse Joey indicando il palo a cui solitamente era legata.
“Ma dove sarà andata?” domandò Louis confuso.
“Non ne ho la minima idea..” ammise Harry deluso dal non esserci arrivato.
 

Claire era nella stessa identica posizione da ben due ore. Stava lì, seduta sul punto più distante del divano con le gambe incrociate e senza dire una parola.Niall invece, era in piedi, in cucina, che preparava due tazze di tè nonostante Claire non avesse risposto al suo “tu lo vuoi?”
Aveva poi cercato di fare conversazione ma la ragazza era inamovibile e muta, muta come se la sua bocca si fosse sigillata d’un tratto come per magia – cosa che non accadeva molto spesso poiché era una chiacchierona. Quando la teiera poi cominciò a fischiare, Claire girò lo sguardo verso la cucina e per qualche frazione di secondo incrociò il suo sguardo con quello di Niall.
“Senti- sospirò – non mi va di discutere ancora-” quelle parole sembrarono come un ferro rovente nella sua gola. Discutere ancora? Perché avevano mai discusso? No. Lui aveva semplicemente preso e se n’era andato così, senza dirle nulla. Senza nemmeno mettere un punto alla loro relazione. Cos’erano adesso? Amici? Ancora fidanzati? Beh, quello no di certo e questa volta era lei a deciderlo.
Non voleva discutere più, ma tu sentilo – fece uno scatto di lato con la testa mentre la discussione tra sé e sé prendeva toni sempre più alti nella sua testa. E se io volessi discutere? Beh figuriamoci se il signorino ci pensa a me o al fatto che io mi meriti una discussione o almeno delle risposte, qualcosa che mi faccia capire che non sono pazza, che il motivo per cui continuo a volerlo non è sintomo della sindrome di Stoccolma ma perché effettivamente c’era qualcosa prima che adesso non c’è più solo a causa sua ma che io so, esserci ancora per me. No. Non posso dargliela vinta. Devo rimanere ferma nella mia finta convinzione che lui sia uno stronzo e che non voglio né vederlo né sentirlo. Ho sbagliato a venire qui, anzi, perché lui è qui? Ancora non ha dato una risposta nemmeno a questa di domanda.
“-il motivo per cui sono tornato” Claire rimase fissa a guardare il ciuffetto di polvere bloccato all’angolo tra la piantana e la libreria del nonno di Louis, tendendo però un orecchio poiché voleva ascoltare ma non voleva che lui capisse che stava effettivamente sentendo quello che aveva da dire.
Niall sospirò “Non avevo scelta okay? Andarmene sembrava l’unica soluzione.” versò il tè nelle due tazze e prima di continuare le portò entrambe davanti al divano, una alla volta facendo una pausa che sembrò lunghissima prima di continuare – Claire odiava quando i discorsi rimanevano bloccati a metà quindi cominciò a tamburellare nervosa con le dita della mano destra sul bracciolo del divano.
“Dopo quella sera non ho avuto nessuno accanto. Nessuno che si fosse preoccupato di chiedermi come effettivamente fossero andate le cose. Ero solo-”
“Avevi me” pensò lei digrignando i denti “Avevi me e non hai minimamente pensato a come sarei stata sapendo che dopo l’esserci a malapena visti in commissariato tu, la mattina dopo, saresti sparito senza nemmeno un ciao.”
“- i miei genitori non mi hanno parlato per settimane e mio fratello, dopo averlo saputo, non era molto contento all’idea che io andassi a stare da lui. Non in maniera definitiva almeno.” sospirò prendendo la tazza di tè blu con le renne e porgendola verso di lei “Sono stati i miei genitori a decidere di farmi ritornare.. - non ricevendo risposte da lei riposò la tazza sul tavolino – manca poco all’inizio del college in città e volevano che provassi a rimarginare le ferite che ho lasciato-” poggiò i gomiti sulle cosce e poggiò la fronte sui palmi delle mani “solo che Liam e Zayn non abitano più qui da quanto ho appreso sta mattina e – sospirò – una volta saputo questo avevo paura di incontrare anche tutti voi.” girò il capo verso Claire che non si era mossa di un millimetro “E’ per questo che sono venuto qui. Volevo, ecco, evitarvi ancora un po’.” ammise.
Claire smise di tamburellare con le dita. Tutte le parole che uscirono dalla sua bocca non fecero altro che alimentare il bruciore in gola che aveva cominciato a tormentarla da quando lo aveva visto lì, sulla soglia di casa, con la valigia in mano e la faccia da ebete. Davvero pensava di provocarle un senso di pena e di dispiacere nei suoi confronti? “Sono rimasto da solo” aveva detto. Beh, mi dispiace per te mio caro ma da me non avrai nessuna pacca sulla spalla né una parola di conforto – pensò quasi urlando nella sua testa e sperando che lui potesse sentirla – siamo rimasti tutti da soli a causa tua. Liam e Zayn se ne sono andati e per mesi nessuno ci ha rivolto la parola per causa tua. Quindi mi dispiace Niall ma se speri di farmi pena non ci sei riuscito.
Avrebbe tanto voluto dirglielo ma scelse il silenzio. Sapeva che quello lo avrebbe ferito più di qualsiasi altra cosa.
 

“Se non è nemmeno a casa dei suoi nonni allora non ho proprio la minima idea di dove possa essersi andata a cacciare!” Louis si buttò a sedere sul prato davanti casa dei nonni di Claire.
“Secondo te, se fosse stata qui, i suoi genitori non lo avrebbero saputo? Quelli pensano sia in camera sua!” sbraitò Joey. 
“Senti ma perché te la prendi con me?” domandò Louis guardandola dal basso verso l’altro “Perché ti avevo detto che sarebbe stato inutile venire fino a qui a piedi! Ci abbiamo messo tre quarti d’ora- si fermò per prendere fiato. Era ancora stremata dalla sfacchinata che Louis li aveva costretti a fare- e ti avevamo detto più volte che non sarebbe stata qui! Ma no, andiamoci per forza!” concluse con un filo di voce dato dalla mancanza di aria nei suoi polmoni.
“La tua faccia sembra una grossa zucca per quant’è diventata rossa e- rise- i tuoi capelli rossi non aiutano per niente a migliorare la situazione” Joey lo fulminò con lo sguardo.
“Harry!” urlò poi girandosi verso l’amico che si era seduto a terra pensieroso “Che stai facendo tu?!” non ne poteva più con quei due. 
“Ti prego, smettila di ragliare” si lamentò Louis distendendosi sul prato “non vedi che sta pensando a dove possa essere?” 
Joey guardò Louis incrociando le braccia “E perché non ci rende partecipe dei suoi ragionamenti invece di fare l’investigatore per conto suo?”
“Perché con te che continui ad urlare è già difficile concentrarsi da solo!” asserì Louis zittendola una volta per tutte. Effettivamente il suo tono di voce già di natura abbastanza squillante non era il massimo in una situazione delicata come quella.
“Abbiamo setacciato ogni posto a noi familiare eppure di lei nemmeno l’ombra” disse Harry sconsolato “si sta pure facendo buio” continuò alzando leggermente lo sguardo e notando il cielo che da arancio diventava viola tendente al nero.
“Forse ciò che ci resta da fare è davvero andare a casa..” asserì Joey mettendosi entrambe le mani nelle tasche anteriori dei jeans – erano jeans da uomo, figurarsi se quelli da donna avessero le tasche anteriori.
“Sì, hai ragione” fece Harry alzandosi “abbiamo anche parecchia strada da fare grazie a Louis” lo guardò.
“Voi ce l’avete sempre con me senza motivo!” si difese alzandosi mentre gli altri due cominciavano ad avviarsi verso casa.
 

Man mano che camminavano, Harry continuava a pensare a dove potesse essere la sua amica. Aveva davvero cercato da tutte le parti? Era sicuro di sì, eppure qualcosa continuava a sfuggirgli: sapeva che c’era ancora qualche parte in cui non aveva cercato ma, qual’era?
Continuava a pensare e a pensare mentre dietro di lui, Louis e Joey continuavano a stuzzicarsi perché lei era stanca e non ne poteva più di camminare mentre lui non ne voleva proprio sapere di portarla in braccio.
“Scordatelo!”
Joey piagnucolò “E’ colpa tua se stiamo facendo tutta questa strada di nuovo, me lo devi! Ho anche messo le converse che non sono esattamente il massimo come scarpe per una sfacchinata così!”
“Pesi quanto una betoniera, non ci penso assolutamente!” non era vero, ma Louis sapeva quanto questo la facesse adirare. E lo sapeva anche Harry che se la rideva sotto i baffi.
“Ma se tra i due sei tu ad avere il culo più grosso!” i tre scoppiarono a ridere.
“Senti, l’ultima volta che ti ho portato alla baita sulle spalle mi hai fatto uscire un’ernia!” - Harry si fermò. Cos’aveva detto?"
“Sei un bugiardo cronico!”
“Guarda che è vero! Anzi, se non era un’ernia era sicuramente il colpo della strega!” si piegò in avanti poggiandosi una mano sulla schiena “Sono rimasto così per due giorni.”
“Fermi.” disse Harry mentre i due continuavano a litigare “Fermi!” ripeté con tono un po’ più alto.
I due si bloccarono nella posizione in cui si trovavano in quell’istante. Harry girò la testa verso destra e quasi ebbe un fremito quando, dalla parte opposta, vide la stradina sterrata che portava alla baita di Louis “So dov’è Claire.”
“Possiamo muoverci ora?” domandò Louis ancora bloccato come se avesse il colpo della strega.
“E dove?” chiese Joey avvicinandosi ad Harry.
“Proprio sotto i nostri occhi” rispose indicando dove stava guardando.
 

“So cosa stai facendo” asserì Niall bevendo un sorso di tè che intanto si era raffreddato un po’ “usi il silenzio perché sai quanto questo mi ferisca. Lo capisco.” Claire alzò un sopracciglio “ah allora qualcosa la capisci” pensò.
“So benissimo quanto male ti ho fatto anche se, almeno secondo te, a me non importi nulla” bevve di nuovo e l’odore intenso di tè al limone arrivò anche alle narici di Claire che fece un respiro profondo – lo adorava.
“-ma quella sera sono successe così tante cose che, persino per me è difficile metterle in ordine cronologico. E’ tutto ancora così confuso. Per giorni non ho ricordato nulla.” guardò fisso quel po’ di fumo proveniente da tè “Per giorni la gente ha continuato a chiedermi delle spiegazioni e tutto quello che io riuscivo a dire era: non ricordo, mi dispiace.”
Claire abbassò lo sguardo staccandolo dal ciuffetto di polvere di cui ormai aveva memorizzato qualsiasi particolare.
“Sono stato per mesi chiuso in camera a casa di mio fratello e gli unici contatti con l’esterno erano i vicini che ogni tanto venivano per chiedere se il postino avesse portato la loro posta da me-” posò la tazza sul tavolino “un po’ deprimente” rise lievemente. Claire invece non rideva, era come in trance.
Sentiva la voce di Niall come ovattata, come se il suo cervello stesse cercando di proteggerla dal poter sentire qualsiasi altra cosa che potesse ferirla o farle provare anche un minimo di compassione.
Niall si alzò e prese le due tazze per portarle di nuovo sul ripiano della cucina “Comunque – si girò verso di lei – sei la prima faccia amica che vedo da mesi.” Claire fece un respiro profondo. La prima faccia amica che vedeva da mesi? Beh non aveva capito un bel niente allora se pensava che lei fosse sua “amica”. Quello che era sicura di essere in quel momento era tutt’altro che amica e, se doveva essere onesta con se stessa, aveva cominciato a rimpiangere il desiderio di vederlo che l’aveva tormentata per settimane. Quello stesso sentimento che aveva negato a Joey di avere. Adesso davvero provava solo odio perché aveva avuto il coraggio di presentarsi in quella baita come se nulla fosse per “evitarli ancora un po’” come se tutto il tempo in cui l’aveva fatto non fosse stato abbastanza. E si odiava, per essere andata lì e aver lasciato la sua stanza. Era sicura che se non l’avesse fatto, a quest’ora si sarebbe risparmiata tutto questo strazio.
 

Che sta succedendo qui?” domandò poi una voce che non apparteneva a Niall. I due si girarono contemporaneamente verso la porta: Harry, Louis e Joey, che li aveva spaventati, stavano sull’uscio della porta con le facce sconvolte come se avessero visto un fantasma.








 

Ciao a tutti! E' Claire che vi parla

E' da un bel po' di tempo che non pubblico una storia su efp e non sapevo se continuare a farlo finché non ho visto il numero di visualizzazioni del primo capitolo.
So che ci ho messo molto ad aggiornare ma lo scrivere fan fiction per me è sempre qualcosa che prima mi va di fare e poi non mi va più perciò, se questa storia dovesse cominciare a piacervi e a catturare la vostra attenzione beh, fatemelo sapere!
Grazie per le cento e passa visualizzazioni, davvero non ci speravo. Ricordo ancora quanta gente si era affezionata alla mia vecchia "Summer Love" e sono spiacente di averla eliminata così da un momento all'altro ma, ai tempi, ero molto più piccola e lo si poteva notare anche dal mio metodo di scrittura. 
Adesso però non ho più 12 anni ma 22 e quindi spero di essere un po' migliorata!
Grazie per aver letto anche questo capitolo, spero ci sarai anche per il prossimo che - prometto - non verrà pubblicato tra altri duecento mesi! 
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Baci, Claire.

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