Diario segreto di Berthold. Come ho conosciuto mia madre e poche altre terribili spiacevolezze.

di HermaMora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio nome è Berthold e mia madre è un Beholder ***
Capitolo 2: *** La Morte non muore ***
Capitolo 3: *** Cristo, Quanto è Grosso! ***
Capitolo 4: *** E quindi è così che ho conosciuto mia madre ***



Capitolo 1
*** Il mio nome è Berthold e mia madre è un Beholder ***


Mamma, posso giocare con lo schiavo?”

 

Non si gioca con il cibo, Berthold”

 

 

Ehm, ehm, ehm, salve a tutti. Il mio nome è Berthold, sono un ragazzo di costituzione fragile, con grossi problemi di stabilità mentale, qualche diottria in più e una madre che mi terrorizza.

Mentre scrivo questa storia lei sta chiaramente torturando qualcuno a furia di amputazioni e raggi della morte. Provo quasi invidia per quelle povere anime: almeno loro presto se andranno di qui.

Scrivo le memorie di quella matta di mia madre perchè qualcuno, quando sarò troppo morto per raccontare questa storia, possa denunciarla al tribunale dei minori per... tutto, direi.

Non ho molto tempo e non è di me che voglio scrivere. Prima di parlare di eventi recenti, occorre fare un piccolo flashback.

 

3665 anni prima dell'anno corrente.


Un Beholder autonominatosi "Lo Xanathar", a capo di un piccolo dominio criminale sotto una catena montuosa di confine tra il feudo di una città nota in futuro come "Ankh Morpork"  e l'Impero Nero Gnomico ebbe la grandiosa idea di farsi un sonnellino pomeridiano.

Ebbe incubi per tutta la pennichella, ultimo quello di essere divorato da un enorme Beholder zannuto, con tanto di rossetto. Una scena agghiacciante, in vero.
Quello che Xanathar aveva dimenticato, e che mi avrebbe cambiato per sempre la vita in peggio, è che i Beholder materializzano tutto ciò che sognano nel Piano Materiale.
Aperti gli occhi "Lo Xanathar" fece appena in tempo a proferire le parole "Yahahhh! Che cazz.." che due fila di denti affilati, sporchi di rossetto dosato male, si chiudessero su di lui. Per sempre.

Al Beholder con troppo rossetto piacquero le ultime parole dello sfortunato e decise di chiamarsi Yakasha: Ya come "Yahahhh!" “Ka” come "Che cazz" e “sha” come il sibilo dei suo denti mentre affondavano nella carne del malcapitato ex signore del crimine.

Piuttosto romantico, non credete?

La vita di Yakasha non fu facile all'inizio.

Un Beholder Beholdicida con dei modi e un aspetto assolutamente troppo melensi non è visto esattamente bene dalla società criminale. Alcuni la presero in giro, altri tentarono di vendicare la morte dell'antico padrone, i più saggi si fecero andare bene il trucco e cominciarono a servire quest'essere come se lo facessero da una vita. Furono gli unici a sopravvivere.

Venne definita, dai filosofi Mind Flayer che si aggiravano tra quelle antiche gallerie, come la Grande Epurazione Rossa.

"Grande" perchè morirono creature di taglia mini fino all'extra large, "epurazione" perchè morirono male e "Rossa" perchè Yakasha portava il rossetto.
E per il sangue, ovviamente.

I filosofi Mind Flayer non spiccano per originalità, poniamola così.
Una sfortunata serie di drow, coboldi, orchi e vampiri fini per assolvere al delicato compito di soprammobile (Raggio della Pietrificazione).
In questo momento sto scrivendo sulla schiena di un ogre, mentre siedo du un goblin, vedete voi. 

Il Beholder ormai noto come Yakasha riuscì a ottenere il controllo di una rete sotterranea sotto diverse montagne. Faceva da garante per spostamenti clandestini, scambi di informazioni, schiavi, droghe e armi fra i due stati confinanti.
In poco tempo accumulò molti tesori, asservi numerose creature e decise di crescere un figlio come  un topo di laboratorio con tutto l'amore del suo piccolo, raggrinzito e nero cuore di pietra.

Una specie di Padrino con il rossetto o una Madrina con il rossetto, da non confondere con quella di Cenerentola, perchè se c'è qualcosa che Yakasha proprio non sopporta, sono le fate, ma questa è un'altra storia...

 

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Capitolo 2
*** La Morte non muore ***


Mamma, perchè hai ucciso Karl? Mi hai sempre detto che gioco di mano è gioco di villano"


"Ma ti ho anche detto di guadare e non toccare"


Care memorie,

sto scrivendo sotto l'ogre pietrificato perchè se mia madre vede questo diario (Lei vede le cose abbastanza facilmente) mi ammazza.

Quest'oggi vorrei parlarvi di uno dei più grandi difetti di mia madre: La resistenza alla buona e giusta morte.

Circa duemilaquattrocentoventisette anni fa, un caldo pomeriggio primaverile, quella gran vacca donna di mia madre stava fluttuando tranquillamente sulle pendici della montagna di Otor, pensando alla sue cose: conquiste, omicidi, rossetto...

Presa com'era dai suoi affari, mamma non si accorse della nostra nuova vicina, insediatasi sul picco della montagna la sera precedente: una dragonessa bianca, vecchia di qualche millennio.

Vedete, i draghi bianchi sono potenti, grandi, ma sopratutto stupidi. Stupidi come il più grande idiota che vi sia mai capitato a tiro. Stupidi come Gastòn della Bella e la Bestia, ecco.

Invece di saltare addosso alla maledetta bastarda a mia madre e sgozzarla, la stupidella iniziò a prendere in giro Yakasha dal suo nido, credendosi al sicuro, per il suo rossetto portato male, per gli anelli che le strizzavano gli occhi e gli orecchini borchiati che la facevano sembrare la versione zannuta e bulbosa di Marilyn Manson

Se posso essere sincero concordo con ogni parola della lucertolona volante: mia madre sembra sempre sul punto di uscire per una sfilata a tema “Bigiotteria brutta”, ma c'è un motivo se io non la critico, oltre alla paura mescolata alla consapevolezza che criticarla sarebbe la mia ultima azione in generale: i suoi tremendi gioielli sono tutti oggetti magici.

Normalmente un drago antico dovrebbe uccidere un Beholder con la facilità con cui mia madre rende la mia vita un inferno. Estrema facilità.

Ma questo non vale per Yakasha.

L'enorme trono in sala grande a forma di cranio dragonico ne è testimone.

Mia madre chiama il teschio Sissy. Penso che ci sia affezionata.

A quanto pare a mia madre è bastato fingere di andarsene impassibile, diventare invisibile, bucare le ali della vicina con un raggio disintegratore e spingerla giù per la montagna.

Badate, la storia del drago è solo la prima di una lunghiiiiiiii...iiiiiiiiiiissima serie di aneddoti che vedono mia madre come vittima di morte violenta e meritata infausta e terribile, ma che si risolvono con un colpo di fortuna, un salvataggio all'ultimo o con solita vecchia superiorità del Beholder su ogni potenziale minaccia, come in questo caso.

 

Penso che domani ti parlerò di come un gruppo di eroi abbia provato a salvarmi, e di come, di conseguenza, io abbia ottenuto un nuovo paio di stivali in pelle.

 

Alla prossima!

 

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Capitolo 3
*** Cristo, Quanto è Grosso! ***


Memorie mie, oggi vi scrivo con il cuore in mano e il focus arcano nell'altra.
Ho confuso i coboldi con i lizardfolk in un tema ordinatomi da Yakasha e ora sta girando per tutta la sua Tana urlando a proposito di squartamenti, punizioni e incontri di lotta libera con golem di carne.

Giusto, voi non sapete di Cristo, Quanto e Grosso, i nostri golem di carne guardiani.

Gran bella storia, gran bella storia davvero.

18 anni prima dell'anno presente.

Me ne stavo pacificamente immobile nella culla (sognata e materializzata da mia madre) a godermi una placida mattina quando un simpatico trio di avventurieri, la classica compagnia composta da un elfo, un umano e un nano, si presentò davanti a me con il fiatone e tanta (troppa) puzza di sudore.

"Un bambino cosa ci fa nella tana di un Beholder?" si chiesero, "Sarà stato rapito?".

All'epoca, per quanto godessi di un udito fine e di una buona comprensione lessicale, ancora non sapevo parlare. Non potei fare altro che fissare questa maleodorante compagnia sottrarmi al giaciglio e correre verso le gallerie.

Mia madre non ne fu esattamente entusiasta.

Imparai nel giro di pochi minuti una vasta gamma di epiteti coloriti, imprecazioni generali e nomi di divinità, accostate all'immancabile nome comune di animale, che rimbombarono per le grotte quando lei scoprì la culla vuota..

I tre, raggiunti in poco tempo da mia madre, cercarono di affrontarla alla meglio, dividendosi e colpendo la povera mammina cercando di eludere il suo cono di Anti Magia.

Il nano, armato di ascia, attacco direttamente, mentre il mago umano e l'elfico arciere cercarono di ferire mia madre ai lati.

Una buona strategia.

Il nano venne decapitato con un morso deciso, l'arciere venne scagliato da un raggio telecinetico contro una parete rocciosa e il mago venne fritto da un raggio della morte. Ovviamente anche l'elfo venne ucciso, ma non prima di aver aspettato con calma il suo risveglio. Yakasha sarà malvagia, ma non è maleducata a tal punto dal disturbare le persone che dormono.

Mammina, recuperati i resti dei tre malcapitati, mi portò con cura in camera e iniziò ad insegnare al me stesso infante come si creano dei golem della carne dai cadaveri spappolati.

Ancora oggi ricordo quella simpatica giornata.

Stanco per la lunga serie di vicissitudini, mi addormentai sereno. Quando mia madre mi svegliò,il mattino seguente, pronunciai le mie prime parole: Cristo, quanto è grosso!". Yakasha insiste nell'affermare che indicassi Runcorn, il nostro ogre domestico, ma io penso tutt'ora che la frase fosse rivolta a lei.

Divertita, mia madre battezzò così i nostri nuovi golem guardiani. Per l'appunto: Cristo, Quanto e Grosso.

Ora devo rendermi invisibile, perchè temo che si stia avvicinando e che una penna fluttuante che si muove da sola sia abbastanza antisgamo.

A presto!


Sappiamo com'è finita.

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Capitolo 4
*** E quindi è così che ho conosciuto mia madre ***


Nota dell'ultimo minuto

HO CONVINTO MIA MADRE CHE A VENT'ANNI UN RAGAZZO POTREBBE ESSERE IN GRADO DI VIVERE DA SOLO IN SUPERFICE.

Assurdo.

Non ci posso ancora credere: mi ha dato il permesso.

Sono eccitatissimo.

Chissà quali meraviglie mi aspetteranno fuori da questo buco, chissà di quante mirabolanti avventure sarò la comparsa, o-al-massimo-un-personaggio-secondario?

Memorie, sono in brodo di giuggiole.

Mamma mi ha anche lasciato un oggetto magico: si tratta di un mantello stregato dai mirabolanti poteri elusivi e distruttivi. Voglio assolutamente provarlo sul cuoco.
Potrò incontrare persone normali, con occhi normali e bocche normali. Sto piangendo dall'emozione, giuro. 
Cristo Quanto e Grosso un po' mi mancheranno (I loro grugniti tenevano compagnia), ma quel figlio di puttana  di Morgan, lo chef zombie, nemmeno un pochetto.

Dato che questa sarà l'ultima nota scritta all'interno della Tana, penso sia giunto il momento di chiarire un punto chiave: come diavolo fa un Beholder ad avere un figlio mezzelfo? Lo so, care memorie, vi aspettavate un po' di suspance, ma in realtà si tratta di una stupidaggine, dico davvero.

Questa storia ha vent'anni, ma, fidatemi, a me sono parsi secoli interi.


 

Catena montuosa tra il feudo di Ankh Morpork e Impero Nero, Sottosuolo.

 

Il Beholder Yakasha, a.k.a. Mamma, infestava le gallerie inferiori al dominio dei giganti, nelle Montagne Fumose. Come sapete , creò un piccolo alveare, rapendo umanoidi e asservendoli a sè. Yakasha è un Beholder estremamente paranoico, iracondo, ma con un strana forma di affetto maniacale per i propri schiavi e i figli.

Suo attendente e primo schiavo è Yarron, un mezzelfo cieco che serveiva l'aberrazione per fedeltà e non per paura o controllo mentale.

Yakasha soffrì molto dopo averlo carbonizzato per errore, avendolo scambiato per un intruso. Sono cose che capitano per un Beholder, immagino.

Il fattaccio intristì un poco mamma, che stufa di sentirsi in colpa, si fece una bella dormita. Il Beholder fece un sogno bizzarro. Immaginò sè stesso, in miniatura, con gambe, busto, braccia e due soli occhi.

Immaginò della pallida carne che avvolgeva la sua. La creatura sembrava così piccola e indifesa che al Beholder ricordò proprio Yarron. Chissà, magari con le orecchie di Yarron il ragazzino avrebbe avuto un aria un po' più aggressiva. Vedere questo sè stesso mezzelfico divertì molto la creatura, che soddisfatta per il lavoro svolto ottimamente dalla sua immaginazione, decise di aprire qualche occhio. Oibò, il fattaccio era fatto.

Davanti all'aberrazione giaceva un bimbetto in lacrime, con due orecchie a punta e degli strani occhi che cambiavano colore, strabici e bizzarri.

Il Beholder ci pensò sù. Carbonizzare il frugoletto o crescerlo come avrebbe voluto essere cresciuto lui? Aveva già carbonizzato qualcuno quel giorno, quindi procedette per esclusione. Dopotutto nella sua lunga vita non era mai stata mamma.

Il giorno seguente ebbe la premura di sognare anche dei manuali di pedagogia, ma (Yakasha me lo confessò anni dopo) non ebbe mai la voglia di leggerli tutti.

 

E quindi è così che ho conosciuto mia madre. (Semicit)

Ora corro a farmi la valigia, prima che Yakasha ci ripensi.

Alla prossima,

 

Tuo Berthold.

Note 

Morgan lo chef

Morgan è uno zombie. Yakasha lo trova divertente. Persino buffo. Sapete cosa mangiano gli
zombie? Ecco, ora capite perchè Berthold lo odia. Nasconde segretamente un misteriosa scatola di
biscotti che dà a Berthold quando mangia tutto il patè di cervelli di pastore sfortunato. Berthold ha
cercato quella scatola per anni senza alcun risultato.

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