Code Lyoko-The age of ANAX

di Blue_Wander
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due sospetti personaggi ***
Capitolo 2: *** Il nuovo nemico ***
Capitolo 3: *** Entrata in scena ***
Capitolo 4: *** Lo Sconosciuto ***
Capitolo 5: *** Una nuova proposta ***
Capitolo 6: *** Possibilità ***
Capitolo 7: *** Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio ***
Capitolo 8: *** Alla scoperta dei propri sentimenti ***
Capitolo 9: *** Solo più domande ***
Capitolo 10: *** Deve essere una trappola ***
Capitolo 11: *** Il sogno dell'elfo ***
Capitolo 12: *** Brutte soprese ***
Capitolo 13: *** Finalmente la verità ***
Capitolo 14: *** Dubbi pericolosi ***
Capitolo 15: *** Questioni familiari ***
Capitolo 16: *** Una nuova compagna di stanza ***
Capitolo 17: *** Vulcanizzazione sotto la pioggia ***
Capitolo 18: *** La realtà nel comodino ***
Capitolo 19: *** ANAX ***
Capitolo 20: *** Il nemico dai mille volti ***
Capitolo 21: *** L'ora di ritornare ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Due sospetti personaggi ***


Il sole aveva deciso di picchiare forte, in quel Lunedì mattina, già caldo di suo. Jeremy pensò che fosse anche un po’ merito proprio e della sua squadra, dato che, finalmente, il loro più grande nemico era stato sconfitto.
Tutti si stavano dirigendo nelle proprie aule, mentre Jeremy e una minuta ragazzina dai capelli rosa si presero per mano, arrossendo un po’. Come diceva sempre Odd, il loro leader era riuscito finalmente ad invitarla ad uscire e, per la prima volta, non per andare nelle fogne a salvare il mondo.
Eppure, quella che sembrava una calda mattinata di fine Settembre si trasformò in una giornata movimentata.
Yumi era intenta ad entrare nella palestra dal nauseante pavimento rosso in linoleum, fermandosi all’istante, vedendo Jim con due ragazzi al suo fianco, una femmina ed un maschio.
La ragazza era più bassa del ragazzo, ma probabilmente era più grande dato il suo sguardo strafottente e il trucco sul viso. Non era magra, ma era comunque pallida, aveva delle belle forme, ma non si poteva dire che le nascondesse, non con quel top bianco da cui si vedeva il reggiseno e con quella minigonna a quadri a vita alta. Yumi osservò come si spostò i lunghi capelli corvini, notando un orecchino con una scritta in coreano, a lei ovviamente indecifrabile.
Quando si rese conto di starla fissando spostò lo sguardo sul ragazzo. Era molto alto, forse come William, con un fisico apparentemente asciutto, coperto da una felpa grigia con le maniche lunghe, forse un po’ troppo calda, ma lui non sembrava presentare problemi. Il ragazzo si passò la mano sulla coscia fasciata da un paio di jeans strappati sulle ginocchia, forse per il nervoso. Subito dopo si sistemò gli occhiali scuri, passando poi ai capelli castani.
Yumi pensò, guardandoli entrambi, che dovevano essere parenti, ma data la loro poca –o forse nulla- somiglianza, puntò sul fatto che fossero cugini o forse fratellastri.
-Beh, non mi piace fare queste cose, quindi andrò dritto al punto.- cominciò Jim, passandosi una mano sulla nuca. –Loro sono Emily e Matteo. Emily sarà la vostra nuova compagna di classe.
La ragazza sorrise, arrossendo di poco e perdendo l’atteggiamento scocciato di poco prima, come quasi stesse fingendo.
-Buongiorno a tutti, potete chiamarmi Emy. Mi sono trasferita qui dall’Italia solo pochi giorni fa, spero diventeremo amici.
-Lo sperano anche loro signorina Stairs. Sa, tempo fa anche io mi sono trasferito lontano da casa e…
L’insegnante venne interrotto dal resto della classe che lo liquidò, accerchiando la nuova studentessa.
-Tu non saluti tua cugina?- chiese Jim al ragazzo.
-Preferisco non intromettermi, ma grazie.- rispose lui, seguendo l’insegnante che lo avrebbe dovuto portare nella sua nuova classe.
 
Per tutte le sei ore di lezione, Jeremy non staccò gli occhi di dosso al nuovo arrivato. Vedeva qualcosa di strano in lui, qualcosa di quasi familiare, anche se sapeva benissimo di non conoscerlo. Il suo istinto gli diceva che lui aveva qualcosa, qualcosa che di sicuro ad uno scienziato come lui sarebbe interessato.
-Puoi smetterla di seguirmi?- chiese il castano, arrivato ormai nello spogliatoio della piscina, accortosi del biondo che lo seguiva, cercando di rimanere furtivo.
Lentamente Jeremy uscì da dietro un armadietto, leggermente rosso per l’imbarazzo.
-Che c’è?- chiese nuovamente il ragazzo, Jeremy aveva capito che si chiamasse Matteo Jills.
E adesso? Che gli diceva? Che sentiva di doverlo seguire? Doveva dire qualcosa però, non poteva rimanere muto. –Chi era la ragazza che stava mangiando con te prima?
Lui alzò un sopracciglio, pensando che fosse un pazzo che voleva il numero della cugina. –E mi hai seguito per questo? Lei si chiama Emily ed è mia cug…
-Sono sua cugina, mi chiamo Emy.- rispose una ragazza, seduta su una panchina. Entrambi non l’avevano notata prima di allora. Jeremy guardò il ragazzo alzare gli occhi al cielo: tra i due non doveva esserci un buon rapporto.
-Cugina solo sulla carta perché della mia famiglia tu non hai proprio niente.
-Vedi di portarmi rispetto.- cominciò la ragazza, alzandosi e parlando in un francese dall’accento italiano. –Non sono più la marmocchia che conoscevi.
-Ma sei comunque alta come una volta. È inutile che provi a nasconderti dietro questa maschera, io so chi sei veramente.
-Non provarci, Jills.- rispose la maggiore, andando via e lasciando i due ragazzi da soli.         
Matteo strinse i pugni, facendo diventare bianche le nocche. Perché era così antipatico con la cugina? Non voleva nemmeno, ma le parole uscivano da sole dalla sua bocca.
Intanto Jeremy non capiva un bel niente, anche perché il castano affianco a lui aveva cominciato a parlare in italiano e perciò era abbastanza confuso. Attirò l’attenzione del ragazzo con alcuni colpi di tosse. –Non scorre buon sangue, eh?
Matteo sospirò, sedendosi su una panchina. Per qualche motivo sentiva di poterne parlare con quello sconosciuto che si stava sedendo al suo fianco. Chissà che forse, un giorno, potessero diventare buoni amici. Prese un bel respiro, per poi aprire la bocca per parlare. –Io ed Emily vivevamo in un piccolo paese di provincia e abbiamo sempre fatto parte di due famiglie molto diverse tra loro. I suoi genitori sono dei famosi musicisti e per questo sono spesso in giro per il mondo, mentre i miei genitori lavorano nel cinema e nella televisione; quindi diciamo che entrambi abitavamo in un posto sperduto per vivere una vita normale, al di fuori di quello che è il lavoro dei nostri genitori. Io e lei frequentavamo lo stesso anno di scuola dato che io avevo saltato la prima elementare, finendo direttamente con la classe dell’anno di mia cugina. Andavamo d’accordo, poi quando abbiamo scoperto di essere cugini…
-Aspetta!- lo interruppe Jeremy. –Scoperto? Non lo sapevate?
Matteo sospirò. –Già. Quando aveva tredici anni, mia madre, la sorella del padre di Emily, è stata costretta a vivere con una famiglia che non era la sua, venne data in affidamento, non mi hanno mai detto perché. So solo che Spirit, mio zio, l’ha ritrovata e riportata in famiglia. Mia madre, però, è molto arrabbiata con Spirit e così entrambi, per non essere più costretti ad essere legati a livello familiare, ci hanno spedito in qui, in collegio.
-Wow- commentò stupito Jeremy. –E come ha fatto il padre di Emily a ritrovare tua madre?
Matteo si strinse nelle spalle. –Non ne ho proprio idea, so solo che la mamma ha un tatuaggio di cui non ricorda nulla. C’è, ed è lì, sulla sua spalla, ma per qualche motivo lei non sa come se lo sia fatto e la cosa strana è che la famiglia da cui era in affidamento dice di non averlo mai visto. Però sembra esserci un collegamento…- Matteo fermò il suo racconto, vista la rumorosa suoneria del cellulare del biondo.
-Scusa, mi è arrivato un messaggio.- si scusò, aprendo il messaggio di Ulrich con il disegno dell’occhio di XANA. Non aveva ancora disabilitato quell’opzione dai cellulare dei suoi amici e molto probabilmente il messaggio era partito da solo.
Gli occhi del castano si spalancarono e di colpo strappò dalle mani di Jeremy il cellulare, guardandolo bene.
-Ehi! Si può sapere che ti prende?!
-Okay, questo è strano…
-Cosa?- chiese Jeremy, ancora leggermente arrabbiato per il gesto del suo nuovo compagno di classe.
-Perché hai un messaggio con disegnato il tatuaggio di mia madre?
 
Alle otto di sera in punto Emy sentì qualcuno bussare alla porta della sua nuova camera che, per sua futura sfortuna, divideva con Sissi, l’odiosa figlia del preside. Quando chiese chi fosse, nessuno gli rispose e, aprendo la porta, non vide nulla se non solo uno strano fumo verso la fine del corridoio. Sicuramente qualcuna aveva fumato ed era partita con la testa, anche se non aveva sentito nessun rumore di passi o di voci.
Pensò che forse fosse solo la sua immaginazione che, aggiunta alla stanchezza di quella giornata e al nervosismo per le parole del cugino, le stava tirando un brutto scherzo.
Prese il suo cellulare, scrivendo alla sua migliore amica, finalmente nella sua lingua d’origine, sorridendo senza nemmeno accorgersene. Lei sì che sapeva come farle tornare il buon umore.
Mentre leggeva uno dei messaggi più divertenti della ragazza, sentì nuovamente bussare alla porta e, scocciata, andò ad aprire.
Quando aprì la porta vide un ragazzo alto, con i capelli castani. La ragazza pensò che fosse carino ma che forse aveva esagerato con il verde, dato che il suo intero outfit era basato su quel colore.
-Umh…ciao?- disse la mora, incerta.
-Sì, emh, ciao. Io sono Ulrich…- balbettò il ragazzo
-Io sono Emy. Hai bisogno di qualcosa?
-Beh, in realtà sono stato incaricato da un professore di farti fare il giro della scuola, ma purtroppo oggi pomeriggio non ho potuto, quindi volevo chiederti se ti andava di farlo adesso…sì, beh, almeno io non finirò nel guai.- Ulrich si passò una mano sulla nuca, guardando la ragazza speranzoso.
Emy alzò le spalle. –Per me va bene, tanto non stavo facendo nulla in ogni caso. Prendo il cellulare e possiamo andare.
Una volta arrivati al cortile del Kadic, Ulrich finse di far vedere ad Emy tutte le stradine, anche per farle capire dove portassero. La ragazza si guardava intorno, un po’ annoiata: in realtà le sembrava una normalissima scuola a cui doveva ancora abituarsi, questo giro che il ragazzo le stava facendo fare sembrava solo una perdita di tempo.
-Ah, cazzo!- esclamò il ragazzo, guardando verso uno dei professori che teneva in mano una torcia. Alle nove, tutti i giorni, Jim faceva il giro per controllare che nessuno fosse nei paraggi e sembrava che lui se ne fosse dimenticato, visto che Emy lo vide incamminarsi verso un punto indefinito.
-Emh, è successo qualcosa?
-Lo vedi quel tipo laggiù?- le chiese, nascondendosi dietro un albero spesso, guardando la ragazza annuire. –Beh, lui è lo svitato che mandano a controllare che non ci sia nessuno.
-Quindi?
-Quindi dobbiamo andarcene principessa.- rispose un’altra voce, più acuta di quella di Ulrich.
Infatti quando i due si girarono verso chi aveva pronunciato quelle parole, videro un ragazzino bassino –ma comunque più alto di Emy- con un’irritante cresta bionda, accompagnata da un ciuffo viola, in tinta con i vestiti.
-Odd! Che ci fai qui avevamo concor…emh…dovresti essere in camera adesso.- Ulrich gli tirò una manata sul braccio.
-Rilassati, amico, sono qui per portare entrambi in salvo.- sorrise, alzando il pollice verso la ragazza.
Ulirch alzò gli occhi al cielo. –Va bene, ma facciamo in fretta.
-Allora principessa, ti piacciono le fogne?- chiese Odd, rivolgendosi ad Emy, alzando la voce nonostante la presenza dell’insegnante.
-Cosa?- la giovane alzò un sopracciglio, confusa.
-Bene, perfetto, allora aspetta, tra poco ti faremo fare un viaggio in Fognaland, completamente gratuito.
Ulrich si portò un dito alla tempia, impaziente. –Va bene, adesso però muoviti Odd e dammi una mano.
Il biondo si mise subito al servizio dell’amico, aiutandolo a spostare il coperchio di un tombino.
Emy si guardò intorno. No, non sarebbe scesa nelle fogne, mai e poi mai. Perché avrebbe dovuto? Piuttosto si faceva cacciare dal collegio il primo giorno ma di sicuro non avrebbe accettato di scendere lì sotto.
-Prima le donne.- sussurrò Odd, facendosi da parte.
-Scordatevelo. Io me ne vado.- rispose la ragazza, spostando una ciocca di capelli all’indietro e cominciando a camminare per tornare al dormitorio.
I due giovani si scambiarono uno sguardo complice, poi Odd corse davanti ad Emy, bloccandola, mentre Ulrich le mise un braccio attorno alla vita e posizionò l’altra mano sulla nuca di lei, addormentandola con un veloce gesto delle dita.
-Sai- cominciò Odd. –Non pensavo che Jeremy intendesse questo quando ha detto “misure drastiche”.
-Davvero?- commentò divertito Ulrich mentre prendeva la ragazza sulle spalle. –E cosa?
-Non lo so, pensavo più a tirare fuori una pistola alla 007 e minacciarla se non fosse venuta con noi.
Il castano lo guardò per qualche secondo, per poi aprire bocca. –Devo bruciare tutti i tuoi DVD polizieschi.
 
-MA SEI IMPAZZITO?!- fu la prima cosa che Emy sentì, svegliandosi con un leggero mal di testa. –Hai una vaga idea di cosa hai fatto?! Questo è sequestro di persona, cretino!
-Ascolta Yumi, non potevo fare altrimenti: Jeremy ha detto di “prendere misure drastiche” se lei non avesse acconsentito… Che dovevo fare? Starmene lì e aspettare che Jim ci vedesse?
-Jeremy intendeva dire che nel sicuro caso in cui lei si fosse rifiutata, voi dovevate dirle che era un passaggio per arrivare dall’altra parte della scuola, come ho fatto io con il cugino!- il discorso si concluse con un sonoro schiocco, sicuramente uno schiaffo, e dei passi che si facevano sempre più vicini. –Spero si svegli presto.
Lentamente Emy aprì gli occhi, richiudendoli nuovamente per la forte luce gialla della stanza. Una volta abituata si guardò intorno, notando tre colonne da cui proveniva gran parte dell’illuminazione del luogo in cui si trovava. Cercò di fare mente locale: era nella sua stanza, poi un tizio ha bussato e sono andati in giro per la scuola, lui l’ha portata in un parco e poi…Poi? Ah già, quell’insegnante stava per scoprirli ed è arrivato il biondo. Lei voleva andare via e il tizio vestito di verde l’aveva addormentata. E a quanto pare anche rapita.
Si guardò lentamente intorno, ancora un po’ intontita, notando una ragazza familiare. Strizzò appena gli occhi, riconoscendo Yumi -la sua nuova compagna di classe e anche di banco- dormiente, appoggiata alla parete della stanza. Mosse lo sguardo per cercare una via di fuga, trovando una specie di enorme portone -che probabilmente nascondeva un ascensore- sorvegliato.
Dal tizio vestito di verde, ovviamente.
La cosa positiva era che quel ragazzino stava giocando con il suo cellulare e per fortuna Emy non fu vista quando si svegliò e si mise seduta. O almeno lo credeva.
-Hai dormito bene?- chiese il ragazzo, di cui non ricordava il nome. Continuava a giocare con il cellulare ma comunque l’aveva notata.
-Perché mi hai portata qui?
-Per lo stesso motivo per cui abbiamo portato qui tuo cugino.- disse la ragazza, che teneva ancora gli occhi chiusi. –Il nostro nemico si è risvegliato e non è una cosa normale.
-Nemico?- ripeté Emy, spalancando gli occhi e alzandosi in piedi. –Voi siete tutti matti. Me ne vado.- disse poi, guardando Ulrich. –Questa volta, sul serio.
-Emily, so che non ci credi, ma davvero, dacci una possibilità di capire che succede. Jeremy non è uno che si fida facilmente, se vi ha portati qui è perché abbiamo bisogno di voi. E fidati, Jeremy ammette raramente di non poter farcela da solo.- rispose Yumi, ormai in piedi e vicino alla mora, guardandola.
Ulrich pensò che le due si somigliassero molto in fatto di temperamento. Anche Yumi non si fidò molto la prima volta, se lo ricordava bene.
Emy fece un respiro profondo, forse si stava rammollendo, ma il discorso della ragazza aveva aperto qualcosa nel suo cervello e, per di più, sentiva che poteva fidarsi.
–So che me ne pentirò.- disse, portandosi due dita alla fronte. –Portatemi da questo tizio. Ma ad una sola condizione: non voglio avere nulla a che fare con mio cugino.
-Andata.- risposero in coro gli altri due, incrociando le dita di nascosto.
Yumi richiamò l’ascensore, guardando Emy, decidendo di metterla in guardia da vari pericoli. –Nel posto in cui stai per andare potresti trovare dei pericoli. In teoria non dovresti, più che altro perché dobbiamo solo testare se davvero c’entri qualcosa in tutto questo, ma non possiamo saperlo. Devi essere pronta: ci saremo anche noi, quindi in caso tu chiamaci e nasconditi.
L’ascensore arrivò ed Emy annuì, poco convinta. Pericoli? Di che genere? E perché?
Ulrich le mise una mano sulla spalla. –Non fare quella faccia preoccupata. Non sono veri pericoli. Non posso dirti altro, ma presto te ne accorgerai tu stessa.
 
Gli occhi di Teo si piantarono in quelli verdi e grandi della cugina, per girarsi poi verso Jeremy, protestando. -Avevi detto che lei non ci sarebbe stata.
-Finiscila piattola, nemmeno a me fa piacere dover lavorare con te. Infatti dovrò sopportare la tua presenza solo per poco, poi ognuno per la sua strada.- rispose la ragazza.
Jeremy annuì. –Sì, è esatto. Ora, credo di dovervi delle spiegazioni.- fece una piccola pausa in cui prese fiato, rilasciandolo in un sonoro sbuffo. -Questo è un supercomputer. Da qui si controlla Lyoko, il mondo virtuale che vedete proiettato come ologramma alla mia attuale destra. Lyoko era dominato da un programma artificiale che attaccava le torri situate nei diversi settori per attaccare automaticamente anche la Terra.- schiacciò un tasto sulla tastiera, facendo comparire sullo schermo un disegno -Questo è il suo marchio, chiamato “Occhio di XANA”.
-XANA?- chiese Teo, sicuro di aver già sentito quel nome da qualche parte, riconoscendo anche il tatuaggio misterioso della madre.
-Sì, è il nome del nostro nemico. E loro sono i ragazzi che ogni giorno, o quasi, rischiavano la vita per salvare il mondo.- allungò la mano verso i suoi compagni.
-E lui è il nostro leader.- rispose Aelita, sorridendo. –È per merito suo che potete vedermi in carne ed ossa, ma a questo ci arriveremo poi.
Jeremy arrossì lievemente. –Stavo dicendo…Se siete qui è perché mi sono preso il permesso di fare alcune ricerche su di voi. Per ora non posso dirvi nulla ma sono certo di una cosa: voi due siete collegati.
-Sì, ma quindi? Noi che dobbiamo fare?- chiese Emy, spazientita.
-Sembra che qualcosa abbia preso possesso di Lyoko, ancora. Ma questa volta non parliamo di XANA, anche se chiunque sia utilizza il suo stesso simbolo. Io sono sceso qui per la prima volta dopo tanto ormai e ho avuto la conferma di ciò che già pensavo dopo il messaggio di Ulrich.
-Cosa?- chiese il ragazzo preso il causa. –Quale messaggio?
-Mi è arrivato un messaggio da te con l’allarme XANA e pensavo avessi sbagliato, quando poi mi sono ricordato che tu non porti mai dietro il cellulare quando vai ad allenarti, quindi non potevi essere stato tu. Certo, ho pensato anche al caso in cui fosse stato qualcun altro, ma ho comunque voluto dare una controllatina qui sotto e ho fatto bene: Lyoko era già stato attivato.
-Aspetta.- lo interruppe Yumi. –Vuoi dire che qualcuno ha attivato il supercomputer? Pensavo fossi stato tu!
Il ragazzo scosse la testa. –No, io non c’entro. Infatti sono subito corso in questa stanza per controllare che nessuno avesse rubato niente e con mia sorpresa…hanno copiato solo un file corrotto.
-Un file corrotto? Che roba è?- chiese Odd
-Beh è un dato danneggiato o persino sbagliato. Ricordo di averlo incontrato solo tre volte su Lyoko.- rispose Aelita. –E tutte e tre le volte non me la stavo passando bene, era come se questo dato volesse aiutarmi.
-Forse era solo una coincidenza.- si strinse nelle spalle il leader, non sapeva nemmeno lui che dire. Anche perché Jeremy era uno scienziato, lui non credeva alle coincidenze.
Ci furono strani minuti di silenzio, in cui Emy si guardò intorno, affascinata segretamente da quel mondo e forse, sentendo tutta quella storia sarebbe stata felice di farne parte. C’era solo un problema e in quel momento si trovava al suo fianco.
Dal canto suo, Teo, pensava che non solo il nome del vecchio nemico di quegli strambi gli sembrava familiare, ma anche la ragazzina dai capelli rosa: era sicuro di averla già vista, anche se non ricordava dove e non capiva perché non l’avesse notato subito quella mattina, in classe.
-Beh…-cominciò Odd. –Cosa avete deciso?
Teo guardò Emy, notando il suo sguardo serio diventare un sorriso. –Io ci sto.
Ora toccava a lui. Ma non aveva proprio idea di cosa fare, era tutto fin troppo familiare per lui e soprattutto sapeva che nelle “ricerche” di Jeremy centrava sua madre. Ma pensandoci bene, era vero che sua madre non gli aveva mai detto molto del suo passato e che era, anche solo di poco, curioso.
Fece un grosso respiro, prima di aprire bocca. –Anche io.
 
Una volta mandati su Lyoko Ulrich, Yumi ed Odd, fu il turno di Aelita, Emy e Teo.
-Mi raccomando però: ricordatevi che siete qui solo per vedere se loro due sono effettivamente Lyoko Warriors.- disse Jeremy
-Sì, Jeremy, non preoccuparti.- alzò gli occhi al cielo Ulrich.
-Bene. Emy, Teo, come vi sentite?- chiese il ragazzo una volta aver premuto il tasto per la virtualizzazione.
Purtroppo, però, nessuna risposta arrivò. Infatti l’unica a raggiungere i primi tre virtualizzati fu Aelita che, triste, scosse la testa.
-J-Jeremy, loro non ci son…- Odd venne interrotto da un frastuono e da un lamento.
I quattro si girarono e, con loro grande sorpresa, videro che, sul suolo freddo del settore ghiaccio c’erano una ragazza ed un ragazzo alquanto familiari.
-Potevi evitare di cadermi addosso, idiota.- sputò acida lei, guardando male il cugino, seduto sopra la sua schiena.
-Ovviamente adesso è colpa mia, eh!
Teo si zittì subito, osservando come i quattro si stessero avvicinando a loro e Ulrich tese la mano alla cugina corvina.
-Bevenuti a Lyoko, nuovi Warriors.- esclamò Jeremy, contento.
Quando Emy si alzò con l’aiuto di Ulrich, il ragazzo guardò come fosse vestita: la giovane portava una lunga tunica nera in pelle con una scollatura a cuore, tenuta su da delle maniche che terminavano ampie. La veste lasciava scollata la schiena, ma non troppo e al centro, sul davanti, aveva una grossa cerniera grigia, che iniziava dal seno e terminava al ginocchio. Ai piedi si vedevano solo degli stivali neri, probabilmente in pelle anche quelli.
Ma la cosa che lasciò tutti a bocca aperta fu che una ciocca della giovane si era colorata di azzurro.
Stessa sorte era toccata a Teo, ma il colore che aveva occupato una piccola parte dei suoi capelli fu il rosso.
Anche a lui andò l’attenzione dei paladini, soprattutto per Aelita viste le orecchie a punta del ragazzo. Portava una magliettina bianca leggera e dei pantaloncini leggermente rovinati dello stesso colore. La differenza è che con lui era caduto anche un bastone in legno con un cristallo cremisi incastonato all’interno. Sembrava molto antico ma il ragazzo sentiva di saperlo già usare.
-Okay ragazzi, è da un po’ che non venite su Lyoko e penso sia arrivato il momento di allenarsi un po’ con le vostre armi. Poi vi faccio uscire, lo prometto.- chiarì Jeremy
-Armi? Io non ne ho.- ripose Emy, scuotendo la testa leggeremente.
Odd si avvicinò a lei, posandole una mano sulla spalla, cercando forse di confortarla. –Forse sei come Aelita.
-No.- rispose Jeremy, digitando sui tasti del supercomputer –È da escludere. Faccio una piccola ricerca, va bene?
Emy gonfiò appena le guance, nascondendo l’imbarazzo e fingendosi arrabbiata. –Ahhh, stupido mondo virtuale!- esclamò, agitando la mano. A quel gesto però, un bellissimo arco di platino apparve tra le sue mani. –Ma cosa…?
-Cosa? Cos’è successo?- chiese Jeremy, allarmato.
-Nulla, Jer, ma puoi mettere fine alle tue ricerche. Sembra che la sua arma possa venire evocata solo da ferme convinzioni.- rise Ulrich.
 
-Ed è per questo che io rimarrò qui questa notte.- concluse Jeremy, finendo il discorso sui due file non identificati che aveva trovato nelle cartelle di Emy e Teo.
-Ma quindi…- cominciò Teo. –Siamo dentro?
-Sì.- rispose Aelita. –Avete dimostrato molto più di quanto crediate, oggi. Io rimarrò qui con Jeremy, voi potente andare tutti.
-Va bene piccioncini, vi lasciamo soli.- rise Odd, prendendoli in giro.
Emy però fece un passo verso il leader. –Penso che mio cugino volesse chiedere se siamo dentro entrambi.
I cinque si guardarono perplessi, senza una vera risposta da dare.
-Emh…quello che prima vi abbiamo detto era solo una bugia per convincervi. Mi dispiace, purtroppo abbiamo bisogno di tutti e due. Ma vedetela come un buon modo di fare pace e di chiarire i vostri problemi.- rispose Yumi, tirando un sorriso.
-Quindi…dovrò lavorare con questo impiastro?- chiese Teo, guardando l’orientale nei suoi occhi a mandorla, indicando la ragazza a cui si riferiva.
-EHI! BADA A COME PARLI TU!- Si imbronciò Emy, sentitasi chiamata in causa.
-Beh, dovete lavorare insieme e fare gioco di squadra.- rispose nuovamente la maggiore del gruppo.
-COSA?!- riposero in coro i due nuovi arrivati, spaventati dal dover anche solo provare ad andare d’accordo.
 

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Capitolo 2
*** Il nuovo nemico ***


La lunga tunica nera svolazzava ad ogni passo che la ragazza compiva, velocemente, correndo per il settore ghiaccio. Superò con un salto una piccola lastra di ghiaccio incastrata nel terreno, in quel momento non serviva a nulla essere eleganti. Alzò di poco la testa, osservando come si fosse avvicinata ad una delle torri di cui Jeremy le aveva parlato. Ricominciò a correre, ma subito dovette fermarsi nuovamente: davanti a lei era comparso un ragazzo.
Era molto alto, lei gli arrivava appena sotto le spalle. Mentalmente dannò la sua bassa statura e cercò di oltrepassarlo, camminando lentamente, ma lui la fermò, prendendola per il braccio, avvicinandosi ulteriormente. La ragazza guardò nei suoi occhi neri come la pece, non riusciva a distogliere lo sguardo.
-Cosa vuoi?- ebbe il coraggio di chiedere. –E soprattutto chi sei.
Il misterioso ragazzo sorrise, beffardo, mostrando i denti, muniti due splendidi canini appuntiti. La mora cominciò ad avvertire il pericolo.
-Non è semplice?- chiese lui con sguardo fiero, allontanandosi di poco e lasciandole il braccio. Era vestito in modo elegante, ma era comunque troppo normale per stare su Lyoko e questo le sembrò abbastanza strano. Era tutto vestito di nero, come lei. Portava una camicia e dei pantaloni stretti, insieme ad una giacca e delle scarpe da cerimonia.
-Ti ho fatto una domanda: chi sei? E perché sei qui?
Lui allungò una mano verso di lei, sfiorandole la guancia. –Dovrei essere io a chiederlo a te.
Emy si alzò di scatto dal letto, ancora un po’ spaventata per il sogno appena fatto. Fece dei respiri profondi, allungando un braccio per prendere il cellulare, ancora in carica. L’orologio segnava le cinque e venti e la mora si mise una mano sugli occhi. Il giorno prima era stato parecchio movimentato per lei, per questo aveva fatto quel sogno. Era l’unica spiegazione plausibile: non ne trovava nessun’altra.
Guardò verso la compagna di stanza, Yumi l’aveva messa in guardia su di lei: era una pettegola antipatica che avrebbe fatto di tutto per sminuirla. Emy però non si spaventava tanto facilmente, se la ragazzina viziata cercava guai, avrebbe trovato pane per i suoi denti. Ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Seguendo il filo dei suoi ricordi si addormentò nuovamente, questa volta indisturbata.
 
Teo si sfregò leggermente gli occhi, percependo il fastidio della luce che filtrava dalle tende. Con un mugolio si alzò dal letto, notando la mancanza di Jeremy, suo compagno di stanza.
Fece qualche passo verso la scrivania disordinata e piena di computer e dispositivi di ogni tipo, trovando un semplice post-it giallo con una scritta fatta con un pennarello nero, poggiato lì a fianco:
 
Avevo delle cose da fare per questo sono uscito prima,
avvisa anche gli altri di non aspettarmi per colazione,
la lezione inizia alle 8:30,
ci vediamo lì.
 
Il ragazzo sbuffò, non era troppo entusiasta di andare in classe da solo. Si strinse nelle spalle e prese dallo schienale della sedia la felpa che aveva buttato lì la notte precedente e dei jeans scuri dall’armadio, facendo attenzione a non far cadere il suo bomber verde dalla gruccia vicino.
Dopo essersi cambiato, uscì dalla stanza, chiudendo la porta e infilando le chiavi nella tasca della felpa, dirigendosi in bagno e poi, successivamente, alla mensa per la colazione. Appena entrato cercò Emy con lo sguardo, trovandola ad un tavolo con il resto dei ragazzi presenti la sera precedente. Stava sorridendo, guardando il ragazzo biondo con quello strano ciuffo viola che aveva fatto cadere il cucchiaino sul pavimento.
-Posso?- chiese, mentre Yumi gli facevo cenno di sedersi.
-Buongiorno, dormito bene?- chiese la ragazza, facendolo arrossire ed annuire solamente.
-Ah- cominciò Ulrich, un po’ geloso. –Jeremy ed Aelita?
-Non verranno, Jeremy mi ha lasciato un post-it questa mattina che diceva di non aspettarlo.- rispose Teo, bevendo poi un sorso dalla sua tazza di caffè.
-Mh, Aelita mi ha detto la stessa cosa per telefono poco fa.- annuì Yumi. -Speriamo che almeno oggi sia una giornata tranquilla…
-Pff, giornata tranquilla?- ripeté Odd.
-Perché? Pensi che succederà altro?- ribatté la mora, sorridendo appena.
Il più basso si strinse nelle spalle. –Non so, ho un brutto presentimento.
Ulrich rise di gusto. –Beh Odd, se dovessimo fidarci sempre dei tuoi presentimenti…
L’amico alzò gli occhi al cielo. –Ehi! Dico solo la verità!
Yumi sorrise, quando, improvvisamente, le squillò il cellulare. Si sporse appena, arrivando almeno a guardare il mittente del messaggio appena arrivato. La giovane sbancò, alzando subito dopo gli occhi verso Emy.
-Cosa?- chiese lei, deglutendo a fatica il the che stava bevendo.
L’amica guardò automaticamente gli altri seduti al tavolo, per poi riabbassare gli occhi sul suo cellulare, incapace di spiegarsi come mai quel messaggio fosse arrivato soltanto a lei.
-Yumi? Che succede?- chiese Ulrich, ormai preoccupato.
La mora piantò i suoi occhi in quelli del castano, per poi schiudere leggermente le labbra. –È un allarme XANA.
 
-Fatemi capire bene.- cominciò Jeremy, mentre il supplente ronfava, sistemandosi bene gli occhiali sul naso. –Avete avuto un allarme XANA mentre io ed Aelita eravamo via?
-Proprio così, ma in momenti diversi, prima Yumi, poi io e poi Odd.- rispose Ulrich.
Il biondo sospirò, arrendendosi alla triste realtà: stava succedendo qualcosa di strano e sicuramente Lyoko centrava qualcosa.
-Pensi che possa esserci un collegamento con…- Aelita abbassò la voce, evitando eventuali curiosi –…XANA?
Jeremy si strinse nelle spalle. –È l’unica cosa plausibile…
-Pensavo di averlo preso a calci, sei sicuro che sia davvero lui?- chiese Odd.
-Beh, non ci rimane che andare a controllare.- rispose Aelita
-Aspetta, voi non eravate alla fabbrica questa mattina?- domandò Ulrich, guardando come Aelita e Jeremy si scambiarono uno sguardo complice. –Ce lo hanno detto Teo e Yumi.
-Beh, non proprio, siamo usciti presto per andare a lavorare in biblioteca.- rispose la rosea. –Abbiamo trovato qualcosa di interessante nei file di Emy e Teo.
-Pensavo lo aveste fatto ieri.- rispose il diretto interessato, che ancora non aveva parlato.
-Anche, ma non avevamo tempo a sufficienza.- rispose Jeremy, frettoloso, arrossendo un po’.
-In ogni caso vi mostreremo tutto più tardi.- continuò Aelita.
-Dobbiamo avvisare le ragazze?- chiese subito dopo Odd.
Ulrich alzò le spalle -Glielo posso dire io.
 
Nella sala computer risuonava solo la voce di Jeremy che, digitando velocemente vari codici sui tasti, veniva osservato attentamente da Teo.
-Che roba è?- chiese il castano, sporgendosi leggermente verso lo schermo.
Jeremy lo guardò per un attimo, per poi tornare a lavoro. –Cosa?
-Qui, nell’angolo. I caratteri formano qualcosa.
L’attenzione del biondo andò automaticamente dove l’amico stava indicando, trovando effettivamente una cosa che prima non aveva notato. E Jeremy notava sempre tutto. –Sembrerebbe una scritta, ma è così piccola.
Teo cercò di leggere, tenendo gli occhiali ben saldi ed avvicinandosi ulteriormente. –A..na…x? Anax? Possibile?- chiese, guardando Jeremy.
-È il suo anagramma.- rispose il leader, ricominciando a pigiare velocemente i piccoli tasti. –Lui è ancora vivo.
-Ma sei sicuro? Fino a qualche giorno fa eravate certi di averlo distrutto definitivamente.
Il biondo lo guardò. –Hai alternativ…- non riuscì a terminare la frase, che un piccolo rumore attirò l’attenzione di entrambi. Una finestra si era appena aperta davanti a tutte le altre, oscurandole. Ci si poteva leggere solo una sequenza di parole senza senso, ripetute e non. I due amici si guardarono.
-Era mai successo prima di ora?- chiese Teo
Jeremy scosse la testa, confuso. –Mai.- il ragazzo premette alcuni tasti, per poi aprire una finestra virtuale in grado di far vede ad entrambi quello che stava succedendo su Lyoko. Le tre ragazze erano sedute sul prato digitale del settore foresta, mentre i due ragazzi erano appoggiati contro due alberi, attendendo, tutti e cinque, che il leader gli dicesse qualcosa.
Quando erano stati virtualizzati non avevano riscontrato mostri o torri attive, proprio come se XANA non fosse mai esistito.
-Che cosa ti piace Emy?- chiese dolcemente la piccola elfa.
-Beh, a me piace la moda…- rispose la ragazza, un po’ in imbarazzo.
-Davvero? Ma quindi tu disegni?- chiese Yumi
Emy annuì, non molto convinta. –Beh, sì. Però, ho ancora molto da imparare. Mi piace molto disegnare abiti, ma sono ancora ben lontana dal realizzarli.
Aelita si sfiorò il mento con le dita. –Penso sia normale. Dopotutto è ancora presto, no?
La mora sorrise e aprì la bocca per ringraziare l’amica, ma non ne uscì nulla. Una voce maschile incorporea risuonò nelle orecchie dei giovani paladini, allarmandoli un poco. –Scusate se rovino questo momento d’amicizia, ma abbiamo un problema.- li avvisò Jeremy, attirando la loro attenzione. –Da questo momento in poi potreste incontrare dei nemici, state un guardia.
-Perché?- chiese Ulrich –È successo qualcosa?
-Si è aperto un file.- rispose Teo –Stiamo cercando di capire che vuol dire ciò che c’è scritto.
-Jeremy, puoi passarmelo se entro in una torre?- chiese Aelita, alzandosi in piedi, seguita dalle altre due.
Il leader annuì, nonostante sapesse che la ragazza non poteva vederlo. –Certo.
 
-Sei pronto Jeremy? Sono nella torre.- l’avvisò la rosea, quasi impaziente.
-Te lo sto inviando, dimmi quando lo ricevi.- rispose il ragazzo.
Aelita si guardò un po’ introno nell’attesa. Era da tanto che non entrava in una torre, pensava le sarebbero mancate e si stupì quando scoprì che non era affatto così. Una nuova casella con piccole scritte bianche comparve sul suo schermo digitale posto a mezz’aria. –Hai provato a cambiare qualche lettera nelle parole?- chiese, anche se sapeva già la risposta.
-Ovviamente e ho anche provato a collegare ogni iniziale, ma zero. Non c’è nulla che possa farmi capire che significa.- ripose. Aelita sembrò pensarci su, le sembrò parecchio strano il fatto che nemmeno Jeremy riuscisse a decifrarlo. Continuò a guardare quell’ammasso di lettere e parole prive di senso compiuto, quando poi, una voce diversa da quella di Jeremy la fece trasalire.
-HO CAPITO!- esclamò Teo. –Guardate bene la disposizione delle parole: ognuna è composta da sette lettere e ci sono degli spazi posizionati tra di esse in verticale.
 
Code-Lyoko-2
 
-Già, è vero, ha ragione.- confermò Aelita, sfiorando le due colonne di parole ripetute.
-Proviamo a prendere ogni lettera da una singola parola, forse uscirà qualcosa.- rifletté Jeremy, mettendosi al lavoro.
Teo sentiva dentro di se un senso di felicità, rendendosi utile in una situazione in cui era appena entrato e di cui sapeva molto poco. Pensò che forse, quello, era davvero il suo mondo.
 
Chiusi nella loro stanza, quella sera, Jeremy e Teo, stavano ancora cercando di decifrare quelle strane parole, fino a che il cellulare del castano suonò per una notifica di un’applicazione.
–Oh, scusa.- cominciò il ragazzo, tirando fuori il dispositivo dalla tasca. –È la mia app dei fumetti.
-Leggi fumetti?- chiese il biondo. –Non me lo aspettavo.
L’amico annuì. –Sì, anche se in questi giorni ho avuto poco tempo. Che strano…- si interruppe, guardando il display luminoso sui cui era apparsa un’immagine e una scritta in giapponese.
-Cosa?- Jeremy si sporse un po’ per vedere che stava succedendo al cellulare del ragazzo. –Che succede?
Teo scosse la testa. –Niente, ma è strano che sia scritto in giapponese, tutto qui. Di solito c’è la traduzione in inglese.
-Se vuoi abbiamo Yumi, lei saprà decifrarlo.- rise il biondo, ma l’altro rimase serio.
-Credo di avere capito.- disse flebilmente.
Jeremy inclinò la testa di lato. –Capito? Capito cosa?
-Non lo vedi? È come per il giapponese: ogni ideogramma equivale ad una sillaba e, nel nostro caso, ogni parola equivale a una lettera.- Teo indicò con il dito sullo schermo ogni lettera centrale delle parole, facendo formare nelle menti di entrambi due frasi che, come se si fossero teletrasportate, finirono sullo schermo, in cui si aprì una nuova finestra.
 
“Io sono sua figlia. Io sono ANAX”
 
I due si guardarono, perplessi. Figlia? Di chi poi? Di XANA? Ma come poteva avere una figlia? E soprattutto perché compariva solo ora?
-Figlia? Ma è possibile?- chiese il moro.
Jeremy non rispose, scosse solo un po’ il capo. Avrebbe dovuto indagare e lo avrebbe fatto il più in fretta possibile. Si alzò dalla sedia e guardò dentro il suo armadio, tirando fuori il suo pigiama. –Ora andiamo a dormire, ci penseremo domani.
Ma nessuno dei due sapeva che il loro nuovo nemico era già più vicino del previsto.
 

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Capitolo 3
*** Entrata in scena ***


Emy entrò nell’aula di inglese con la testa bassa, lo sguardo puntato sul pavimento, un po’ imbarazzata per il suo strano abbigliamento di quella mattina, avvertendo su di se lo sguardo di tutti i presenti in aula. Il più velocemente possibile si diresse verso il suo banco, condiviso con Yumi, la sua nuova amica, sedendosi e poggiando la borsa sul banco, nascondendosi e sbuffando appena.
-Buongiorno…?- Yumi la squadrò, chiedendosi internamente il motivo dell’abbigliamento fin troppo elegante e provocante dell’amica.
Emy sospirò di nuovo, portandosi una mano sulla fronte. –Non mi sembra tanto buona come giornata.
La mora abbozzò un sorriso, posando una mano chiara sul braccio della compagna di banco. –Che succede, vuoi parlarne?
-Ce ne è bisogno? Guarda come mi sono dovuta vestire oggi!- rispose la ragazza a voce bassa, esasperata.
-Dovuta?- Yumi alzò un sopracciglio, confusa.
-Già…Qualcuno ha rubato tutti i miei vestiti tranne questo troppo corto, il paio di calze che indosso e un completo intimo nero.- rispose, provando a tirare giù la gonna. –Vorrei solo che la smettessero di guardarmi, non hanno mai visto un paio di parigine?
L’amica alzò gli occhi al cielo, ridendo un pochino. –Lasciali stare, sono maschi. Piuttosto, hai un’idea su chi possa averteli rubati, vero?
-So a che cosa stai pensando, ma non credo sia stata Sissi: non abbiamo esattamente la stessa taglia. E poi perché dover rubare i miei quando ne ha il doppio? Il suo armadio è pieno zeppo di roba firmata da supermodella. Potrei essere invidiosa…
Yumi alzò le spalle. –Dopo chiederemo a Jeremy di fare una piccola ricerca, magari potrà darci una mano.- sorrise, tirando un po’ su il morale ad Emy.
Immediatamente l’attenzione dell’intera classe si posò sulla porta, da cui, silenziosamente, stava entrando un giovane uomo. Capelli scuri e occhi neri come pece, contrastanti con la pelle lattea e lo sguardo quasi minaccioso, pronto a incutere timore a chiunque lo incontrasse. Eppure, era una di quelle bellezze spaventose, risaltanti all’occhio. Emy lo studiò: portava una larga camicia cremisi infilata dentro i jeans, abbinati a delle Timberland nere. Non sapeva perché, ma le sembrava di averlo già visto da qualche parte.
-Buongiorno.- cominciò, lasciando che in tutta l’aula riecheggiasse il tono profondo e severo della sua voce. –Sono il professor Werner Lukas. Da ora in poi sarò io a sostituire il vostro vecchio insegnante, questo è tutto. Ci sono domande?
La classe rimase in uno straziante silenzio; ognuno sperava che qualcuno dicesse qualcosa, ma, ovviamente, non accadde mai. La maggior parte delle ragazze erano incantate dal fascino del giovane insegnante, scatenando così nei ragazzi una palpitante gelosia, mista a invidia e odio.
Solo Emy e Yumi si erano rese conto che, effettivamente, c’era qualcosa di anomalo in tutta quella situazione, eppure entrambe, distratte dalla tensione, lasciarono perdere l’istinto.
-Bene, cominciamo con l’appello.- cominciò l’insegnante, sbuffando e sedendosi, appoggiando il viso sulla sua mano, mentre con l’altra scorreva i nomi sul registro, chiamando ogni alunno, senza soffermarsi troppo sul cognome di Yumi, cosa che la ragazza trovò davvero molto strana per un uomo che non sembrava avere nessun tipo di familiarità con il mondo orientale.
Nonostante fosse la prima lezione, il professore cominciò comunque a spiegare un argomento di grammatica inglese, facendo alcuni esempi alla lavagna. Emy guardò attentamente le dita dell’insegnate, intento a scrivere con movimenti veloci ma comunque precisi, quasi inumani. Fissò le spalle larghe e le gambe lunghe, chiedendosi come mai un professore che sembrava così esperto fosse anche così giovane. Poteva avere si e no vent’anni e questo, la ragazzina non se lo fece scappare.
-…Ina Stairs, signorina Stairs, mi sta ascoltando?- chiese il professore, non poco scocciato, notando che comunque la ragazza non gli prestava attenzione, intenta a fissare un punto indefinito della lavagna.
Piano e senza farsi notare, Yumi la scosse, cercando di svegliarla da quello stato di trance in cui si trovava.
-Eh? Cosa?- sussurrò la giovane all’amica, arrossendo.
-Emily, giusto?- chiese l’insegnante, ottenendo un accenno positivo da parte dell’interpellata. –Ti pare forse il momento di sognare ad occhi aperti?
-M-mi dispiace, io…- Emy venne interrotta.
-Non servono a niente le scuse. Riceverai una punizione questo pomeriggio, ti aspetto in quest’aula alle tre.
Subito dopo suonò la campanella.
 
L’uomo era intento a disegnare qualcosa sul suo blocco dalla copertina scura, probabilmente molto agitato, anche se non lo sembrava per niente. Abbassò lentamente lo sguardo sull’orologio da polso, notando con piacere che l’alunna che stava aspettando per la punizione era in ritardo di ormai ben dieci minuti, esaltandosi al pensiero di poter incrementare il castigo della fanciulla. Nello stesso istante la porta si aprì, rivelando la ragazza tanto attesa -sempre in abito bianco troppo corto e in parigine scure.
-Buongiorno, scusi il ritardo.- disse la ragazza, guardandolo alzarsi dalla sedia e chiudere quel piccolo quaderno. –Emh, devo entrare?
-Però, sei perspicace.- lui la guardò, alzando di poco un sopracciglio. –Forza, entra.
La giovane obbedì, chiudendo la porta dietro di lei e raggiungendo la cattedra. –Quindi? Cosa dovrei fare?
L’insegnate la affiancò, sfiorandola, quasi. Indicò verso un angolo dell’aula con delle scope, dei secchi d’acqua e degli stracci. –Li vedi quelli?- chiese, guardando l’alunna deglutire rumorosamente e annuire. Lentamente si abbassò al suo orecchio. –Quella è la tua punizione.
Emy arrossì di botto, allontanandosi. –Q-quindi dovrei pulire? In sostanza è questa la punizione?
Il professore annuì. –Sì. Dato che non hai fatto niente di grave dovrai pulire solo la lavagna e gli scaffali in fondo. Ritieniti fortunata che non aggiungo altro, meriteresti di pulire anche il pavimento per i dieci minuti di ritardo, lo sai?
La mora non disse niente, sospirando appena e dirigendosi verso l’angolo indicatole poco prima, afferrando un secchio pesante e portandolo vicino alla lavagna, per poi tornare indietro e prendere due stracci asciutti.
-Io starò seduto qui, ricordati che ti controllo.- l’uomo si sedette sul bordo della cattedra, osservando i movimenti lenti e quasi meccanici di Emy.
La ragazza si piegò per un solo attimo, cercando di essere il più discreta possibile, immergendo uno dei due panni nel secchio pieno d’acqua, per poi strizzarlo e passarlo delicatamente sulla superficie scura della lavagna, osservando la leggera polverina colorata lasciata dai gessetti, sparire come se non ci fosse mai stata prima. C’era solo un problema in tutta quella apparente e innocua situazione: ­­­­la bassa statura della ragazza le impediva di arrivare nella parte alta della lavagna. Provò ad arrivarci mettendosi in punta di piedi e allungando le braccia il più possibile, senza successo. Si girò verso il professore, intento a leggere qualcosa sullo stesso quadernino in cui stava disegnando poco prima.
-Emh…- cominciò Emy, arrossendo appena. –Non ci arrivo.
Lui sospirò rumorosamente, chiudendo il blocco e poggiandolo sulla cattedra. –Prendi una sedia.
Il rossore sulle gote della ragazza non fece altro che crescere. –Non posso.
Lukas alzò un sopracciglio. –Non puoi? Forse non hai capito, questa è una punizione, non lo stai facendo per divertimento. Forza, prendi questa maledetta sedia e finisci il tuo lavoro.- la ragazzina abbassò il volto, mordendosi la lingua per non piangere dall’imbarazzo. –E di sicuro non guarderei una come te, quindi non farti tanti problemi inutili.
E con l’ultima frase, uscì anche qualche lacrima che la giovane cercò subito di asciugare, trascinando la sedia e, finalmente, pulendo tutta la lavagna, facendo sì che tornasse a splendere, come doveva essere da appena acquistata. Lentamente scese dalla sedia, per poi rimetterla a posto, non notando che in realtà il bel professore aveva guardato più volte.
 
Teo camminava velocemente in cerca della cugina, non riuscendo a trovarla da nessuna parte. Si stava ancora interrogando sul motivo per il quale fosse lui a dover girare continuamente per cercarla, ma da un lato non gli dispiaceva, era comunque un modo per provare a recuperare il rapporto familiare di un tempo. Scosse il capo: aveva cose più importanti a cui pensare perché, come predetto da Jeremy, ANAX, la loro nuova nemica, aveva attivato una torre, esattamente come aveva fatto tempo prima, per l’ultima volta, il padre.
Girò l’angolo, pronto a salire le scale, un po’ infastidito dal fatto che Emy non rispondesse nemmeno al cellulare. Ma non appena si avvicinò alla scalinata udì il pianto familiare di qualcuno e, girandosi, vide una figura seduta sul pavimento con la testa sulle ginocchia alzate che singhiozzava, il viso nascosto dai capelli corvini.
Teo avrebbe dovuto prendere la cugina dal braccio e trascinarla da Jeremy come gli era stato ordinato, ma nonostante fosse sempre stato dedito alle regole, si avvicinò lentamente, inginocchiandosi al suo fianco. Piano e con un estrema lentezza Emy alzò la testa, guardando il minore negli occhi, per poi abbracciarlo, continuando a piangere. Inizialmente il ragazzo non ricambiò il gesto della mora, stupito ed incredulo, ma con cautela circondò la vita della maggiore, notando che i vestiti della ragazza erano bagnati e che emanavano odore di detersivo.
-Emy, che è successo?- chiese il ragazzo, abbastanza in imbarazzo per tutta la situazione. Non ottenne subito una risposta, la cugina si limitò a continuare a piangere, un po’ perché si vergognava, un po’ perché non riusciva a parlare.
-L-lui mi ha…mi ha m-messa in punizione.- fece una piccola pausa, riprendendo fiato, tra le lacrime e i singhiozzi –E ha detto che avrei do-dovuto pulire l’aula. Ma io non a-avevo fatto niente di male!
-Lui chi?- chiese il minore, slegando l’abbraccio e spostando alcune ciocche scure dal viso della ragazza.
-È il nuovo professore di inglese. E mi ha f-fatto pulire la lavagna e gli sca-scaffali. Ma poi..mentre sistemavo di nuovo i libri sopra l’ultima mensola…mi ha buttato tutto il secchio dell’acqua addosso, insultandomi.- Emy sembrò infervorasi per un attimo -Come se non fosse abbastanza, no? Sono scappata e sono venuta qui.- abbassò lo sguardo, guardando come la leggera stoffa dell’abito faceva intravedere il nero del reggiseno. Teo seguì lo sguardo di Emy, intuendo la situazione. –Capisci? Non potevo andare in giro in questo modo.
Il minore le fece un sorriso rassicurante. –Vieni, ti presto una felpa.
Lentamente si incamminarono verso la stanza di Teo, camminando uno a fianco all’altra, mentre l’insistente odore di candeggina non voleva saperne di andare via. Il castano aprì la porta della camera che divideva con Jeremy, facendo entrare la cugina. Si diresse verso l’armadio, tirando fuori il suo fidato bomber verde militare, lanciandolo alla mora. –Tieni.
-Teo- cominciò lei, asciugando qualche lacrima e infilandosi una manica dell’indumento. –Come mi hai trovata? Non dovevi essere con i ragazzi?
Lui annuì. –Mi hanno detto di cercarti. ANAX ha attaccato.
-COSA?- esclamò lei. –E me lo dici in questo modo? Dobbiamo andare assolutamente da loro!
-Tu stai bene?- le chiese, poggiando una mano sulla sua spalla.
Emy sospirò, chiudendo gli occhi appena. –Questo è più importante di uno stupido professore. Andiamo.
Entrambi si recarono alla fabbrica abbandonata, nella speranza di non essere arrivati troppo tardi.
 
-Fai attenzione Odd!- esclamò Jeremy, sporgendosi verso lo schermo, allarmato. –Un atro colpo e puoi considerarti fuori!
Il diretto interessato strinse con la mano il proprio gomito colpito, sparando alcuni colpi laser a raffica, pensando che ormai non aveva niente da perdere.
-Mi dispiace ragazzi, non ho ancora capito come usare il cristallo…vorrei essere d’aiuto in qualche modo…- spiegò Teo, fermo in un angolo, osservando la scena.
Yumi si piazzò davanti a lui in uno scatto, parando un colpo letale con uno dei suoi ventagli, per poi lanciarlo verso uno degli innumerevoli Crab. –Ragionaci su e non stressarti, ti copriamo noi.- il minore annuì, arrossendo appena, poi Yumi affiancò Ulrich, continuando a combattere.
-Merda!- esclamò Odd. –Ehi, Jeremy, ho finito i colpi.-
-Finirai anche i punti vita se non stai più attento! Ti ricarico, dammi due minuti.- rispose il leader, digitando velocemente sui tasti ingialliti del supercomputer.
Emy affiancò il biondo, schivando appena il raggio di un Kankrelat. –Non preoccuparti, nel mentre ti copro io.- Odd fece un mezzo sorriso, per poi vedere con la coda dell’occhio uno dei Crab puntare Aelita, concentrata su alcuni Block. Con un balzo la raggiunse, spostandola dal raggio del mostro, firmando così la sua condanna, non più in tempo per schivare il colpo destinato all’amica elfa.
Per Teo tutto si fermò in un istante, osservando così Odd, mettere le mani davanti al viso come per proteggersi. Il ragazzo strinse tra le mani l’antico bastone, la cui gemma scarlatta aveva cominciato a brillare e il tempo aveva come ricominciato a scorrere.
Odd cadde a terra, subendo il colpo al braccio, pronto alla devirtualizzazione, che però non avvenne mai. –Aspettate.- cominciò, mentre Emy infilzava il malefico simbolo sulla testa del mostro con una freccia. –Che diavolo è successo?
Jeremy spalancò la bocca. –Teo, per caso sei stato colpito?
Il ragazzo scosse la testa. –No, Yumi ed Ulrich mi stavano coprendo, perché?
-Ti sono rimasti quaranta punti vita, mentre Odd sembra averne recuperati sessanta…- il biondo fece una pausa. –Credo di aver capito come funziona il tuo cristallo, amico.
Una volta che Aelita disattivò la torre attiva, tutti tornarono nelle loro camere, tranne Yumi ed Emy che avevano chiesto a Jeremy –qualche ora prima- di fare una ricerca sulla scomparsa dei vestiti della minore tra le due. –Non penso ci sia molto da dire, quando ANAX ha attaccato ha fatto sparire i tuoi vestiti, probabilmente prendendo il controllo su Sissi o su un insegnante, non saprei, davvero.
-C’è un modo per recuperarli?- chiese Yumi.
-Un ritorno al passato…- Jeremy sospirò. –Ma non credo sia una buona idea.
-Io ho bisogno dei miei vestiti.- rispose Emy, seriamente disperata. –Ti prego. Sei sicuro che non ci sia un altro modo?
Il leader sembrò pensarci, aggrottando le sopracciglia. –Di notte vengono accese le telecamere di sorveglianza, vero?
-Sì, ma non possiamo sapere quando sono stati rubati.- constatò la maggiore del gruppo.
Jeremy si strinse nelle spalle. –Vale la pena tentare; mi basta entrare nel sistema della scuola e poi avremo il via libera. Le telecamere hanno una memoria di ventiquattro ore, quindi dovremmo mandare avanti fino all’ultima notte registrata.
Nonostante quella di Jeremy fosse una buona idea, non ci fu nulla di utile nelle registrazioni, perciò, dopo l’ennesimo fallimento, i tre tornarono nelle loro stanze.
Emy chiuse la porta dietro di se, notando che Sissi la stava guardando insistentemente. –Che c’è?- chiese, sedendosi sul letto.
-Non mi ringrazi?- fece l’altra, mentre la maggiore inarcava un sopracciglio, visibilmente confusa.
-Per?
-Tsk, apri il tuo stupido armadio e poi vediamo se hai qualcosa da dirmi.
La ragazza fece come detto dalla sua compagna di stanza e, finalmente, ritrovò tutti i suoi vestiti. –Come hai fatto? Dove li hai trovati?- esclamò, avvicinandosi alla minore.
-Erano tutti ammassati in un’aula che non usiamo più, mio padre mi aveva chiesto di chiuderla definitivamente e ho trovato questi scarti della moda. Ho sentito subito la puzza di povertà e ho capito che era roba tua.
-Umh, grazie? Immagino…- Emy si passò una mano dietro la nuca. –Io devo uscire di nuovo, devo ridare questo a mio cugino.– disse, indicando il bomber prestatole qualche ora prima. –Ci vediamo dopo, Sissi, grazie per aver ritrovato i miei vestiti.- e così uscì dalla stanza, con ancora quel vestito maledetto addosso; si sarebbe fatta una doccia prima di cambiarsi.
Alla fine Sissi non era poi così cattiva.
 
Jeremy aprì la porta della stanza che divideva con Teo, ormai suo amico, trovandosi Emy che, nonostante fosse -insieme a Yumi- la più grande, rimaneva comunque la più bassa del gruppo. 
-Ciao, c’è mio cugino? Dovrei parlargli.- chiese la ragazza, sorridendo. Il biondo annuì senza dire una parola, facendo gesto al castano di avvicinarsi, mentre lui tornava ai suoi dispositivi.
-Emy? Che ci fai ancora con questo vestito?- chiese, piegando leggermente la testa di lato.
-Volevo farmi una doccia prima di cambiarmi.- rise leggermente, bramando davvero quel getto d’acqua bollente –E volevo anche ridarti la giacca: grazie mille, davvero. Scusa se ti ho abbracciato in quel modo, non avrei dovuto, so di averti messo in imbarazzo, hahaha.
Il castano sorrise appena. –Non fa niente, dopotutto siamo cugini. Mi dispiace di essere stato antipatico con te in questi ultimi anni.
Lei alzò le spalle. –Anche io ho la mia parte di colpa. Diciamo che potevamo giocarcela meglio entrambi. Ho sempre tenuto alla tua amicizia e il fatto che siamo cugini non cambia nulla; o almeno non avrebbe dovuto.- Emy porse l’indumento al proprietario che, prontamente, lo prese.
-Pensi che potremmo mai tornare come prima?- chiese, rigirandosi il capo d’abbigliamento tra le mani. –Amici?
La maggiore sorrise, socchiudendo appena gli occhi verdi. –Forse, chissà.

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Capitolo 4
*** Lo Sconosciuto ***


 
Il giorno seguente si riunirono tutti in mensa per il pranzo e soprattutto per parlare dell’accaduto del giorno precedente: Emy aveva raccontato ai suoi amici come Sissi fosse riuscita a ritrovare i suoi vestiti perduti e subito Jeremy aveva storto il naso, pensando ai video di sorveglianza dove non avevano trovato nulla. Teo sembrava il più sospettoso tra tutti: non riusciva a capacitarsi del fatto che ANAX fosse già così tanto accurata nei suoi attacchi. Alcuni giorni prima, Jeremy aveva spiegato che quando si attivava una torre su Lyoko, automaticamente, veniva attaccato anche un oggetto meccanico o elettrico sulla terra. Ma quindi cosa aveva provocato l’attacco di ANAX? I vestiti di Emy non potevano di certo essere spariti per quel motivo, no? Effettivamente, Jeremy, chiarì che doveva per forza essere stato qualcuno a rubare gli indumenti della mora e che molto probabilmente l’oggetto sotto attacco erano proprio le telecamere di sorveglianza del Kadic. Ma era davvero così semplice?
-Io escluderei le telecamere di sorveglianza.- cominciò Ulrich, che, vista la situazione, aveva cominciato a pensarla come Teo. –Chiunque abbia commesso il furto conosce bene la scuola, quindi avrebbe evitato le telecamere a prescindere.
-Allora cosa proponi?- chiese Odd, stranamente curioso, tenendo la forchetta a mezz’aria
-Penso più che qualcuno sia stato impossessato, come ai vecchi tempi, magari Jim oppure il nuovo professore di inglese. Ho sentito dire da alcune ragazze che sia uno stronzo.- concluse l’amico, mettendosi in bocca un pezzo di carne.
All’ultima osservazione di Ulrich, Emy rischiò di mandare di traverso l’acqua, mentre Yumi riservò un’occhiataccia al ragazzo, curiosa di sapere quali fossero le ragazze di cui il moro parlava.
-L’idea di Ulrich non è totalmente sbagliata.- rispose Aelita. –Ma non capisco, per quale motivo ANAX cercherebbe i vestiti di Emy?
Odd sembrò pensarci davvero su, grattandosi la testa. –Avevi cose di valore tra i vestiti?
Emy scosse il capo. –No: le ho lasciate tutte a casa mia, non mi servono qui.
Jeremy si toccò il mento con due dita. –Anche se le avessi avute qui ANAX non darebbe mai così nell’occhio, ruberebbe ciò di cui ha bisogno e basta.
-E se non fosse stata ANAX?- chiese Teo, catturando l’attenzione e lo sguardo di tutti. –E se fosse stato qualcuno che voleva solo metterla in imbarazzo? Quel professore nuovo ad esempio: Ulrich, prima hai detto che è terribile, giusto?
-Sì.- rispose il ragazzo, annuendo. –Ma come puoi esserne sicuro?
Teo fece cenno ad Emy di farsi coraggio e di dire anche agli altri quello che sapevano solo lui e Yumi. La mora fece un bel respiro.
 
-Mi dispiace…- concluse la giovane. –Avrei dovuto dirvelo prima.
Aelita le mise una mano sulla spalla. –Non preoccuparti, l’importante è che tu l’abbia fatto.
-Questo cambia tutto.- disse Jeremy, sistemandosi meglio gli occhiali, come suo solito. –Effettivamente potrebbe essere stato posseduto, non è di certo un comportamento normale, il suo. Ma comunque non capisco come abbia evitato la sorveglianza.- aprì il suo portatile per fare qualche ricerca, spalancando gli occhi dalla sorpresa poco dopo: una torre attiva nel settore deserto, di nuovo.
-Cosa? Ma fa sul serio?!- chiese retoricamente Odd quando il leader comunicò la notizia, stravaccandosi sulla sedia.
-Non abbiamo tempo.- rispose Yumi. –Dobbiamo assolutamente andare alla fabbrica.
Teo spalancò gli occhi. –Ora? Ma abbiamo la lezione di inglese, con Werner poi: non la prenderà bene.
Jeremy ci pensò per qualche secondo, poi si alzò in piedi. –Tu e Ulrich andate a lezione, gli altri verranno con noi. Puoi dire al prof che siamo stati male con il cibo della mensa o qualcosa di simile.
-E se non se la bevesse?- chiese il ragazzo, alzando un sopracciglio.
-Sono sicuro che ve la caverete. Ora forza, andiamo.- rispose, incamminandosi, seguito da tutti gli altri.
Appena si separarono si diressero al tombino che conduceva alla fabbrica abbandonata che ospitava il supercomputer per accedere a Lyoko. Una volta scesi percorsero quelle puzzolenti gallerie, per poi accedere alla sala computer grazie all’ascensore situato all’interno dell’edificio in cui erano giunti.
-Diventa sempre più difficile utilizzare le fogne.- constatò Aelita, appoggiandosi contro la parete fredda.
-Dobbiamo trovare un modo alternativo sia a questo che alla strada diretta al ponte.- Jeremy si grattò la testa, come se fosse infastidito da qualcosa.
-Cosa pensate che possa aver scaturito l’attacco questa volta?- chiese Odd, guardando Emy.
-Forse preferisco non saperlo.
L’ascensore si aprì, lasciando i cinque ragazzi entrare nella stanza. Jeremy si sedette subito, prendendo il controllo del supercomputer.
-Hai un piano?- chiese Yumi
Il leder annuì. –Voi andate ora, ci penso io.
 
Odd schivò il raggio mortale di un Crab, mentre Aelita correva verso la torre, ancora lontana dal punto in cui Jeremy li aveva virtualizzati poco prima. Una freccia di Emy deviò l’attenzione di un Block che puntava Yumi, la quale, velocemente, eliminò le due Tarantule che seguivano l’amica rosea. Emy fece apparire un’altra freccia, ma in quell’esatto momento una mano le coprì la bocca, impedendole di urlare, mentre un’altra gettò l’arma della ragazzina abbastanza lontana da renderla irraggiungibile.
Prese a camminare trascinando la mora con se, mentre lei guardava con occhi impauriti l’orrenda maschera bianca che copriva il volto del suo rapitore. -Bene bene, ma guarda un po’ chi abbiamo qui. Una nuova eh.
La maggiore si girò di scatto, tirando fuori immediatamente uno dei suoi ventagli, pronta a difendere l’amica. -Chi sei?- chiese, mentre Odd continuava a tenere occupati i mostri rimanenti.
-Jeremy- chiamò il biondo. –Abbiamo un problema. E anche bello grosso.
-Cosa? Che succede?- esclamò il leader, preso a fare delle ricerche.
-C’è qualcuno qui, oltre noi.- chiarì la ragazza, guardando fallire il tentativo di Emy, ancora con la bocca coperta, di materializzare una freccia, nonostante stesse tremando.
-Oh, sembra quasi che io stia invadendo il vostro territorio, quando invece è evidentemente il contrario. Che dici bambolina, devo presentarmi?- chiese a Yumi, per poi spostare il viso di nuovo verso Emy che gli aveva morso il palmo della mano. –Che c’è piccola, sei gelosa? Non ci sono problemi, allora la risposta puoi darmela tu.
Yumi lanciò il ventaglio verso lo sconosciuto, che lasciò Emy, come previsto dalla maggiore, allontanandosi con uno scatto.
La minore poté guardarlo bene, finalmente. Indossava solo dei pantaloni corti alle ginocchia con, alla parte centrale del cinturino, l’occhio del famigerato XANA, vecchio nemico. La cosa più strana era che l’essere davanti a loro era un uomo a tutti gli effetti, in carne ed ossa, distinto da pesanti catene sulle spalle e persino sul collo, ma anche da una sfera in ferro legata al piede sinistro con inciso lo stesso simbolo precedente. Tutto ciò sembrava essere insopportabilmente pesante anche se lui riusciva a muoversi tranquillamente, ma la cosa più strana era quella maschera, da cui sembrava vederci estremamente bene.
-Però, abbiamo tirato fuori gli artigli, vedo.
Odd si avvicinò a lui. –Non ci interessa il tuo nome, cosa vuoi da noi?
Lui emise un sonoro sbuffo divertito, si burlava di tutta quella situazione a suo favore. –Non è semplice?- Emy sentì quelle parole strettamente familiari
-Ti ha fatto una domanda!- esclamò Yumi. –Cosa vuoi, rispondi!
-Dovrei essere io a chiederlo a voi.- questa volta Emy non ebbe dubbi. Era come il ragazzo del suo sogno di qualche giorno prima, un segno, un messaggio, qualcosa di sicuramente più grande di lei.
Lo sconosciuto si avvicinò alle ragazze, passandosi una mano tra i capelli, un po’ deluso data la sua originale idea di presentazione personale. Puntò Yumi, avvicinandosi al suo orecchio, ma prima di poter dire o fare qualsiasi cosa, un colpo laser di Odd gli sfregiò la maschera, graffiandola un poco. L’uomo rise, come se qualcuno avesse appena fatto la più sbellicante delle battute, per poi tornare immediatamente serio, passando un dito sul graffio della maschera, riuscendo a farla tornare come prima.
-Non lo farei una seconda volta se fossi in te. Sapete bene chi controlla Lyoko e tutto ciò che ci gira intorno e vorrei ricordavi che la vostra amica è sola e spaventata, che corre verso la torre inutilmente.- fece una pausa sospirando leggermente, accarezzando la testa della maggiore in modo quasi amorevole, che, schifata, si ritrasse, sfuggendo ad altri possibili contatti con quello strano individuo. –Allora, vi è piaciuta la mia entrata in scena?
-Ragazzi! Ragazzi!- Gridò Jeremy, mentre cercava di sbloccare il dispositivo, ormai quasi interamente bloccato dalla presenza di quello sconosciuto. –Ho perso la connessione, accidenti! Ragazzi! Mi sentite?
-Forte e chiaro Jer.- disse semplicemente Odd, entrando nella sala computer in compagnia delle altre tre ragazze.
-C-che è successo?- chiese, sistemandosi gli occhiali sul naso, confuso. –Il supercomputer si è come impallato, non era mai successo prima d’ora, almeno non in modo così strano. Vedevo ancora le vostre schede con i vostri punti vita e poi il nulla, tutti azzerati.
-È stato quel tipo.- rispose Emy, portandosi due dita a massaggiare una tempia. –Ha schioccato le dita e ci siamo tutti azzerati.
-È troppo forte Jeremy. E sapeva che saremmo venuti qui, era tutta una trappola per uscire dall’ombra. Immagino che sia lui ANAX.- continuò Yumi, guardando Aelita che, rapidamente scosse la testa.
-Non può essere: ANAX ha detto di essere la figlia di XANA, perché parlare al femminile se è in realtà un uomo?- chiarì, guardando poi Jeremy, il quale, lentamente, cercava di collegare tutti i pezzi e arrivare ad una conclusione effettiva.
Il leader ci pensò ancora per alcuni minuti in cui tutti rimasero in silenzio, quando ad un certo punto il cellulare di Emy squillò improvvisamente. –Scusate, devo rispondere.- disse, sorridendo leggermente e allontanandosi di poco, cominciando a parlare con un accento confuso dopo solo pochi secondi, per poi utilizzare direttamente l’italiano. –Era Teo.- disse, terminando la telefonata e guardando i suoi amici con un’espressione confusa. –Hanno degli indizi.

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Capitolo 5
*** Una nuova proposta ***


Teo si svegliò di soprassalto, alzando il busto dallo scomodo materasso a cui, nonostante il mese passato, doveva ancora abituarsi. Si guardò lentamente intorno e tastò la superficie fredda del comodino alla ricerca dei suoi occhiali, trovandoli solo dopo aver sporcato con i polpastrelli entrambe le lenti. Con un leggero sbuffo li ripulì in fretta con le lenzuola che gli stavano infondendo un po’ di calore: i primi giorni di ottobre cominciavano a farsi sentire.
-Neanche tu riesci a dormire, Teo?- chiese Jeremy, dando modo al suo amico di intuire che anche lui fosse sveglio.
L’altro scosse la testa. –Sono giorni che non riesco a chiudere occhio. È come se avessi una terribile sensazione riguardo…- abbassò la voce per un attimo -…Ehtan.
Jeremy abbassò leggermente la testa: era passato poco meno di un mese da quando avevano incontrato per la prima volta quel soggetto alquanto pericoloso. Solo pochi giorni dopo aveva rivelato loro la propria identità insieme ai propri poteri, spaventosi quanto lui. –Posso capire quanto tu sia preoccupato, lo sono anche io.- rispose, alzandosi e andandosi a sedere vicino all’amico, sulla sedia della scrivania, poggiandosi allo schienale.
-E tu?- chiese il moro –Perché non dormi?
-Pensieri…- tagliò corto. Ma se pensava di poter tenere a freno la curiosità del ragazzo si sbagliava di grosso.
-Riguarda Aelita, vero?
Il biondo annuì, abbassando lo sguardo e torturandosi le mani. –Ieri mi ha chiesto se ci stiamo ancora frequentando o se stiamo insieme.
-E? Che hai risposto?- chiese Teo, attento alle parole dell’amico e pronto a rimproverarlo.
Jeremy si portò una mano alla fronte, sconsolato. –Che potevo fare? Ho detto che è meglio non correre troppo perché questo è un periodo delicato.
Teo spalancò la bocca, esterrefatto e incredulo. Non ci credeva di avere un amico tanto intelligente quanto imbranato. –Okay amico, adesso ascoltami.
 
Emy e Yumi salutarono Aelita, sconsolata per ciò che Jeremy le aveva detto la notte precedente, prima di dormire. Incamminandosi verso la classe per la lezione di inglese, Yumi ruppe il filo dei pensieri di Emy, tutti rivolti alla loro povera amica. –Non preoccuparti per loro due: fanno sempre così, ma poi riescono a chiarirsi e torna tutto come prima.
-Sarà, ma questa storia non mi piace per nulla.
-È normale, ma davvero non devi farti troppi problemi, okay?- le sorrise, ed Emy annuì, incerta.
Quando le due entrarono in classe, quest’ultima era vuota, ad eccezione del professore che era seduto alla cattedra, preso a fare qualche schizzo sullo stesso quadernino nero che ormai si portava ovunque da quando era arrivato. Yumi si chiese come faceva a non essere ancora finito, viste le innumerevoli volte in cui lo utilizzava, mentre Emy cominciò a sentirsi estremamente a disagio, visto che Werner avrebbe restituito il compito in classe svolto qualche giorno prima –anche se lei stessa sapeva fosse solo una scusa. Mano a mano iniziarono a entrare i loro compagni di classe, chi consenziente di aver preso il minimo voto e chi entrava a passo fiero, conoscendo già la valutazione presa.
Quando tutti furono in classe, l’insegnante si alzò, mettendo via il suo blocco e tirando fuori i compiti svolti dagli studenti, cominciando a distribuirli in maniera nervosa, parlando con un tono seccato, come, in realtà, accadeva spesso. –Sono molto deluso da voi, alla simulazione siete riusciti tutti a fare del vostro meglio, ora invece sembra quasi che siate tornati in terza elementare.- si fermò davanti al banco di Yumi, distribuendo un compito dal punteggio massimo, mentre quello di Emy sembrava quasi una luce psichedelica, con tutte quelle correzioni in rosso, blu e verde.
-Eppure me la sono sempre cavata in inglese.- bisbigliò la ragazzina verso la sua amica, sentita dal professore e diventando subito rossa, abbassando lo sguardo sul suo foglio, ormai colorato dalle correzioni.
-Ha qualcosa da dire signorina Stairs?- chiese, fermandosi davanti a lei.
-N-no.-balbettò, piano.
Werner sbattè la mano sul banco facendo spaventare la mora e quasi tutto il resto della classe. –Non bisbigliare e guardami quando ti parlo.- non aspettò il minimo movimento della ragazza che subito riprese a distribuire i compiti agli altri alunni. –Vi ricordo che questo trimestre finirà tra un mese e che tra poco sarò costretto a mettere dei voti orali, se farete così anche nelle interrogazioni dovrò punirvi severamente e potete essere sicuri che non vi piacerà per nulla.
Emy si coprì gli occhi con una mano, girando il foglio per, finalmente, vedere il punteggio, scoprendo che in realtà non le era andato così male. “Ottanta su cento?” pensò, guardando tutte le correzioni e notando una piccola scritta sotto alla valutazione.
 
“80/100
Dobbiamo parlare”
 
Parlare? E di cosa? E poi perché tutte quelle correzioni se in realtà aveva preso ottanta? Proprio non riusciva a capire che passasse per la testa del bel professore. Le era capitato spesso di ricevere punizioni da lui, infatti cominciava a diventare sempre più difficile per lei andare su Lyoko, ma ormai sembrava abituata e, rassegnata, si preparava a pulire la biblioteca, la palestra e le aule. Per questo scosse la testa e si auto convinse che fosse solo un nuovo incarico da sguattera.
“Che palle.” Pensò, facendo penzolare i piedi. “Anche questa volta devo fare la bidella per questo tizio. Che gli ho fatto per farmi odiare così tanto?”
Yumi la vide poggiare la testa sul banco e rise un po’, sporgendosi furtivamente verso l’amica. –Certo che devi sempre metterti nei casini, eh?- sussurrò.
-Per te è facile parlare: hai preso cento. Voglio piangere, perché punisce solo me? Vorrei anche uscire con voi ogni tanto.
La mora ridacchiò per poi tornare a guardare il suo compito immacolato e privo di ogni segno rosso, notando però alcuni palesi errori, non capacitandosi di come un insegnante così puntiglioso potesse esserseli fatti scappare.
-Trascorreremo la lezione a correggere il compito, ovviamente. Signorina Ishiyama, lei è stata la migliore dell’intera classe, ha diritto all’ora libera, può andare.- informò Werner, evitando il contatto visivo con gli studenti e continuando a scrivere compulsivamente su quel quadernino. Yumi si girò verso Emy, che le fece cenno di andare –e di salvarsi. La ragazza, incerta si alzò dal banco e, prendendo le sue cose e consegnando il compito immacolato al professore, uscì dalla classe.
A lezione finita, Lukas chiuse la porta della sua aula, girandosi verso la ragazza che aveva praticamente obbligato a rimanere con lui, questa volta (come quelle successive alla prima) senza vestitino corto, però.
-Aveva chiesto di parlarmi?- chiese la giovane, tenendo con entrambe le mani la borsa scura. –Il compito non è andato così ma…
-Pensi davvero che riguardi il compito?- incrociò le braccia, rendendo le vene ben visibili sulla pelle chiara -È per il tuo pessimo comportamento durante le mie lezioni che vieni punita ogni volta.
Emy non rispose nonostante questo la stesse ferendo nell’orgoglio. Nei giorni passati aveva provato a difendersi e rispondergli a tono, ma con lui non serviva a nulla, riusciva sempre a trovare il modo per punirla in modi peggiori, tipo quella volta in cui era stata obbligata a lavare lo stanzino delle scope, pieno di topi e ragni o quella volta in cui le aveva fatto girare della colla del colore del catrame in una pentola della mensa, solo per attaccare le decorazioni alle lanterne ai bambini del primo anno.
-Bene, vedo che finalmente hai imparato qual è il tuo posto. Ci rivediamo qui alle quattro e un quarto, sai cosa succederà se arrivi tardi.
 
Le quattro erano appena scattate quando Emy, ricevette un messaggio, seduta sulla scomoda cattedra in legno di un’aula vuota. Tirò la tendina superiore del dispositivo, il numero era sconosciuto e ciò le era sembrato molto strano. Nessuno aveva il suo numero oltre ai suoi amici, che di sicuro non lo avrebbero mai dato in giro. Selezionò il messaggio, sbiancando alla vista di quelle parole.
“Vieni nella mia classe, adesso.”
Werner, ancora lui. Non sapeva nemmeno come diavolo avesse fatto a trovare il suo numero di cellulare ma di sicuro quello non era il problema peggiore. Per quale indispensabile motivo il professore dovrebbe finire prima una lezione solo per vedere lei? Era davvero così importante la sua punizione?
Si alzò, uscendo dall’aula vuota e chiudendo la porta, solo per intrufolarsi in quella a fianco, osservando l’uomo ancora con quel quadernino. “Ma che è, una fissa? Peggio di me con i coreani.”  Pensò Emy, ricordando i bei tempi con la sua migliore amica.
-Ben arrivata.- disse lui, chiudendo finalmente quel taccuino nero.
-Voleva parlarmi di qualcosa, giusto?- chiese, avvicinandosi di un passo.
L’uomo annuì, alzandosi dalla sedia per appoggiarsi al muro, incrociando le braccia. –Questa volta non si tratta di una punizione, in realtà.- si schiarì la voce, rimanendo comunque impassibile e con i soliti occhi vuoti. –È più come una proposta, una confessione.
Emy si accigliò per un attimo, proprio non capiva dove potesse andare a parare soprattutto perché quella mattina le aveva parlato di punizioni e tutte quelle cose negative che faceva, anche se in realtà non aveva espressamente confermato che sarebbe stato di quello che avrebbe voluto parlarle.
Lukas la svegliò dal suo stato di trance cominciando a parlare, staccandosi dalla superficie granulosa del muro e avanzando verso di lei, fermandosi solo a pochi passi di distanza. –Ormai è da un mese che ti osservo.
“Inquietante” pensò la giovane.
-Ho visto i tuoi comportamenti con i compagni di classe, verso gli insegnanti e i tuoi amici, vedo che hai molti interessi e che ti sforzi per portarli avanti. Sei gentile e non vuoi che gli altri soffrano.
Emy cominciava a chiedersi che tipo di stupefacente avesse assunto per vedere Werner farle dei complimenti. Lui la odiava a morte, non lo avrebbe mai fatto, nemmeno se l’avessero minacciato con una spa-
-Dammi una possibilità. Non sono come tu credi e se continuavo a punirti era per averti vicino anche dopo la scuola.
-Cosa?- questa volta il pensiero della mora si trasformò automaticamente in parola. Senza alcun dubbio Werner le piaceva, aveva sempre avuto una specie di attrazione per i guai, ma non era possibile che uno come lui notasse una come lei. Ma, probabilmente, era proprio per la loro diversità che lui aveva cominciato a provare qualcosa per lei. “O forse mi sta solo prendendo in giro, forse, in realtà, ha delle telecamere nascoste in quello stupido quadernino. Aspetta ma si possono installare telecamere in un quadern-“
-Emy, mi stai ascoltando?- chiese, sventolando una mano davanti ai suoi occhi, mentre lei si riprendeva, guardandolo sorridere per la prima volta in assoluto. –Credo proprio di no.- rise.
E la ragazza non riuscì più a sentire nulla. Non sapeva se stava andando in panne di nuovo perché lui le aveva sorriso, se perché l’avesse chiamata per nome o perché lui aveva appena riso in sua presenza.
-So che ancora non ti fidi e lo capisco, ma ti prego, lascia che io ti dimostri che ciò che sto dicendo è la verità.
-Non è che non mi fido- rispose lei con la testa bassa e un tono di voce percettibile solo per il silenzio della stanza. –È che..
Lukas sorrise di nuovo, poggiando una mano sulla spalla di lei, mentre con l’altra le alzava il volto così da poterla guardare negli occhi. –Non devi rispondere per forza ora, okay? Non c’è nessun problema se ci pensi, capisco la tua titubanza: alla fine non ci consociamo affatto. Puoi prendere la tua decisione anche con calma, tanto ci vediamo spesso noi, vero?- concluse, facendole l’occhiolino, sorridendo.
 
Teo si toccò il mento, esausto dal pomeriggio passato al computer. Si stravaccò sulla sedia, approfittando di quei momenti senza Jeremy che, solitamente, lavorava al supercomputer sull’unica grande scrivania presente nella stanza. Non che il biondino desse fastidio al ragazzo, ma sicuramente, quando lui non c’era, poteva avere il controllo della scrivania e avere il tempo necessario per le sue ricerche.
Già, le sue ricerche…iniziava sempre con il cercare qualcosa riguardante Lyoko o Franz Hopper, ma tutti i riferimenti erano rivolti ad un programma antivirus e uno scienziato morto anni prima. Eppure, per Teo, qualcosa non quadrava.
Hopper aveva messo sua figlia, Aelita, dentro Lyoko per proteggerla da qualcosa che, vista la situazione, era ben peggiore di XANA. Ma se l’obbiettivo di XANA era quello di conquistare il mondo, come pensava di farlo semplicemente dando la caccia ad Aelita? Il suo potere di disattivare le torri virtuali poteva essere un ottimo movente ma comunque non stava in piedi. Aelita era solo una ragazzina e nemmeno ricordava il suo nome la prima volta che XANA attaccò, quando Jeremy attivò il supercomputer. Voleva forse dire che il nemico di sempre non sapeva del potere di Aelita ed era semplicemente andato alla cieca? Beh, era una delle ipotesi, forse quella più semplice. Eppure non lo convinceva, anche perché fino a quel momento gli attacchi di ANAX, la figlia di XANA, erano stati rivolti solo verso di loro, non miravano di certo alla rete elettrica o ai satelliti dell’esercito, come in passato. E poi la stessa esistenza di ANAX era un mistero: come poteva essere possibile che un virus informatico avesse una figlia? Teo si passò una mano sugli occhi stanchi, aveva dormito molto poco quella notte e ciò sicuramente non aiutava le sue ricerche.
-Ma chi voglio prendere in giro?- si chiese, chiudendo il computer con aperte le diverse pagine in cui aveva cercato di svelare i misteri di Lyoko.
-Già, chi vuoi prendere in giro, Teo?- chiese una voce femminile alle sue spalle, che lo fece saltare sul posto e girarsi di scatto, notando la testolina mora della cugina maggiore fare capolino dalla porta, per poi entrare e chiudere la porta dietro di lei.
-Ah, sei tu. Mi hai spaventato…- disse, mettendosi una mano tra i capelli.
-Già.- sorrise lei, porgendogli un joystick dal colore scuro. –Vieni da me per una partita? Sissi è uscita e io ho bisogno di riflettere.
-Riflettere?- chiese lui, ridendo appena, sedendosi sul letto. –Riguardo a cosa?
La mora scosse la spalle. –Tu invece? Che cos’è quell’aria stanca?- lui ebbe la stessa reazione della cugina, che intanto si sedette a fianco a lui, mettendogli in mano il joystick che lui guardò quasi come se fosse la prima volta che lo vedesse. –Su, prima mi racconti che succede e prima giocheremo a Tekken.
-Ecco…riguarda mia madre. Sto facendo alcune ricerche riguardanti Lyoko visto il palese legame con il suo tatuaggio.
-E hai trovato qualcosa?
Teo scosse la testa, sospirando rumorosamente. –Zero, anche se ci sono alcune cose che non mi convincono del tutto. Ad esempio il fatto che ANAX sia la figlia di XANA.
Emy annuì, guardando verso l’inquietante poster di Einstein. –Jeremy dice che non è proprio sua figlia, ma dei frammenti di XANA che si sono reincarnati, se possiamo dire così, in ANAX.
-Sì, ma non ti sei mai chiesta perché un’intelligenza artificiale dovrebbe considerarsi una “figlia” se in realtà non lo è? Sembra più una cosa da…umani, i virus informatici non dovrebbero mentire, no?
La maggiore si toccò il mento, corrucciando le sopracciglia  –Beh, effettivamente non hai torto, ma allora cosa pensi che sia?
Il cugino scosse le spalle, alzandosi in piedi. –Ancora non lo so, ma ti prometto che ci lavorerò. Allora, ci facciamo questa partita?
 
-A-Aelita, i-io…mi dispiace così tanto…- singhiozzò Jeremy, poggiando la testa sul petto di Aelita, che prese ad accarezzargli la testa bionda, togliendogli gli occhiali, posandoli vicino al proiettore della sala computer della fabbica e baciandogli la fronte per calmarlo.
-Shh, non piangere, forza. Non importa.
-M-ma io volevo che tu t-ti ricordassi per sempre di questo regalo e invece è finito tutto male.
-Jeremy…- cominciò lei, alzandogli la testa, nonostante lui la vedesse sfocata senza occhiali. –Ci sono cose più importanti e sicuramente non mi importa di cosa dice Sissi su di te e su ciò che fai. Vorrei solo che tu mi dicessi cosa provi davvero per me, invece che dire che non ne hai idea quando entrambi sappiamo bene che non è così.
Inaspettatamente il ragazzo smise di piangere. –Aelita…- disse solo, tastando il pavimento per trovare gli occhiali e infilandoseli. –Non posso stare senza di te. Quando non ci sei io mi sento morire e tutto questo è perché ti…
TING TING TING
Jeremy si alzò immediatamente dal pavimento gelido. –Cazzo!
-Jeremy!- lo rimproverò Aelita, sospirando rumorosamente. –Che è successo?
-Una torre attiva e ANAX ha preso Emy e Teo.

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Capitolo 6
*** Possibilità ***


-Vinto.- Teo alzò le spalle, come se si aspettasse la vittoria, mentre sul televisore compariva la scritta in verde “Hai Vinto” sulla sua parte del campo e partiva il filmato finale di vittoria del personaggio per la quarta volta consecutiva.
-L’ultima volta.- esclamò la mora, con il joystick lucido stretto tra le mani e, inconsciamente, pronta a perdere per la quinta partita.
-Ma davvero?- chiese lui, lasciando il controller sul pavimento e sistemandosi meglio sul cuscino dove era seduto. –Accetta le quattro sconfitte.
-…No.- ribatté lei, mettendo il broncio e avviando una nuova partita. –Giocheremo fino a che non otterrò la vittoria.
Teo si alzò, stiracchiandosi appena. –Dai Emy sono stanco, sono stato al computer tutto il giorno e…Emy, ma mi stai ascoltando?- chiese, guardandola assorta nel fissare lo schermo.
-Non trovi che abbia qualcosa di strano?- chiese la ragazza, sporgendosi per guardare più da vicino. Sul monitor erano comparsi degli strani cerchi, come se qualcuno avesse lanciato un sassolino in uno specchio d’acqua. Teo si avvicinò al televisore, guardando quello strano fenomeno, sentendosi soffocare tutto a un tratto, provando ad allontanarsi, poggiando le mani ai lati dello schermo per fare leva, invano. Una mano aveva afferrato la gola del ragazzo, stringendo e cercando di portarlo dentro alla TV; Emy si alzò immediatamente, prendendo la mano uscita dal monitor e cercando di spostarla dal cugino, mentre una seconda le afferrava a sua volta la gola, tirandola all’interno, per poi riservare lo stesso trattamento a Teo, ormai quasi del tutto senz’aria.
 
Aelita aspettò Jeremy davanti alla macchinetta del caffè, arrivata con qualche minuto di anticipo, forse proprio per gustare una delle bevande calde e scacciare via l’ansia che la perseguitava. Combatteva contro mostri virtuali ma aveva paura di Jeremy e di un appuntamento. Beh, un appuntamento che avrebbe cambiato la sua vita. Si era innamorata di Jeremy fin da subito e nonostante sapesse che anche lui era dello stesso avviso, non avevano mai preso una decisione degna di questo appellativo. Era spesso successo che fosse lei quella che tra i due prendesse il controllo, ma pensava che per lei, il biondo che tanto amava, avrebbe fatto qualche sforzo. Sperava di non sbagliarsi e che l’unico motivo per il quale lui l’avesse liquidata in quel modo fosse per la sua timidezza, anche se in fondo al suo cuore sapeva bene che non era così. Mise i soldi nella macchinetta, selezionando la maggiore quantità di zucchero possibile e, in seguito, la cioccolata calda.
-Posso?- chiese una voce familiare alle sue spalle che la fece girare e diventare leggermente rossa. Jeremy si era vestito bene solo per l’occasione, sicuramente aiutato da uno dei ragazzi.
-Ciao.- rispose, prendendo la sua cioccolata ormai pronta, soffiandoci sopra leggermente. –Allora, perché mi hai invitata ad uscire?
Il ragazzo si sistemò gli occhiali sul naso, guardandola negli occhi, leggermente indeciso. –Beh, ecco, vedi…i-io credo di averlo fatto perché meriti una spiegazione. Non sono stato chiaro e…h-ho sbagliato.- ammise titubante, abbassando poi lo sguardo verso le scarpe, ormai diventate causa d’attenzione per il biondo.
Aelita incrociò le braccia, appoggiandosi al muro con la schiena, chiudendo gli occhi. –Sì, hai sbagliato.- “E sinceramente mi sono sentita una stupida ad averti fatto quella domanda” pensò, senza trovare il coraggio di dirlo davvero. Seguirono alcuni minuti silenziosi dove Jeremy cercò il coraggio per dare alla rosea lo splendido regalo che le aveva fatto, mettendo una mano nella tasca della felpa.
-Aelita, io ho qualcosa per…- Jeremy si fermò all’istante, trovando impossibile continuare il suo discorso, visto che, con la coda dell’occhio, aveva notato Sissi ferma a guardarli con il sorriso stampato.
-Ma guarda un po’ chi abbiamo qui…- disse solo, uscendo allo scoperto, mettendo una mano su un fianco.
 
Teo si alzò in piedi leggermente frastornato per la botta presa, ricordando solo in un secondo momento di essere stato aggredito da una mano gigantesca uscita dal televisore, il che era forse una delle cose più normali che gli era successa nelle ultime settimane. Guardò la cugina stesa a terra poco distante da lui, rendendosi conto di essere a Lyoko e non più nella stanza di Emy, la quale si stava lentamente alzando, capendo a sua volta di essersi ritrovata nel mondo virtuale a cui ormai era quasi abituata. Teo la raggiunse mentre lei gli sorrideva, chiedendogli se ricordasse come fossero arrivati su Lyoko. Il ragazzo aprì la bocca per parlare ma si trovò battuto sul tempo da qualcuno che temeva e dal quale voleva tenersi il più alla larga possibile: proprio dietro Emy si era palesata la figura mascherata del loro nemico, Ehtan. –Vi ci ho portati io, dopotutto questo è uno dei miei innumerevoli poteri.- la ragazza davanti a lui notò la sua presenza e si allontanò, incerta e spaventata. Teo odiava quel tono canzonatore che usava Ehtan, l’avrebbe volentieri messo alle strette se solo la gemma rossa sul suo bastone non si spingesse oltre la magia curativa. –Ma ammetto che è stato semplice.- cominciò nuovamente l’uomo, avanzando tra la sabbia virtuale del settore deserto. –Con due pivelli come voi era scontato.
In uno scatto e con le lacrime agli occhi per la paura, la maggiore tra i due evocò l’arco insieme ad una freccia argentea, puntandola verso la maschera del nemico davanti a loro che si liberò nella risata malata e sadica di chi sa di avere la vittoria tra le mani. –Dai, avanti, stai per piangere. Come speri di potermi colpire?
Aveva ragione, maledettamente ragione. Era la prima volta che Emy si trovava sola su Lyoko con Teo e lui non aveva la possibilità di aiutarla nel combattimento se non ridandole dei punti vita extra; nonostante l’utilità in difesa, in quel momento le serviva qualcuno che potesse darle una mano perché, da sola, avrebbe sicuramente fatto un danno. Ehtan sbuffò e per un attimo alla ragazza sembrò che stesse provando compassione. –Non voglio combattere con te, vincerei e non sarebbe divertente.- finì, dandole un buffetto sulla fronte che le fece strizzare gli occhi umidi dalla paura, riaprendoli dolcemente, per poi scoprire che non c’era più.
-È andato via…- sussurrò mentre le armi tra le sue mani si dissolvevano in tante piccole scintille, sentendo nella sua testa un pensiero diverso da tutti quelli avuti prima. Era come l’ago nel pagliaio o le uova nel paniere. “Sono qui solo per Aelita” diceva. Ma come ci era arrivato quel pensiero dentro la sua testa? E soprattutto cosa significava?
-Ti ha fatto male?- chiese il minore avvicinandosi e toccandole la spalla, come per risvegliarla. Lei scosse la testa, negando che in realtà sentire nella sua mente il nome di Aelita dopo essere stata toccata da Ehtan le faceva un brutto effetto, come se mille marinai le stessero legando lo stomaco, facendole salire una spiacevole sensazione di vomito, mista a rabbia improvvisa e voglia di calciare quella strana sabbia, frutto di complicati algoritmi che non avrebbe mai voluto nemmeno provare a decifrare. –Non so perché sia andato via.- continuò Teo, iniziando a camminare insieme alla maggiore. –Ma spero che Jeremy si accorga presto della nostra assenza, non ho voglia di starmene qui a non fare niente, soprattutto con lui in giro.- Emy non rispose, si limitò a continuare a guardare verso la sabbia dorata, calciandola lievemente con gli stivali. Pensava a quella frase e a come potesse essere entrata nella sua testa; era così strano per lei che quasi pensò che fosse stato proprio l’uomo a parlargli tramite il pensiero, dopotutto non conosceva granché i suoi poteri: sapeva solo che lui poteva avere il controllo di tutto Lyoko e che possedeva l’abilità di rigenerarsi. Niente di più. Non poteva essere a conoscenza di tutto ciò che accadeva dentro il corpo del nemico, anche perché non sapeva nemmeno se fosse un uomo a tutti gli effetti o solo, proprio come la sabbia fittizia, una serie di zero e uno. Ma poteva essere davvero così? Lui sembrava in grado di provare sentimenti umani tanto quando lei, anche perché aveva notato la paura incontrollabile e le lacrime nonostante la maschera.
-A che pensi?- chiese il cugino, nonché amico, della ragazza, notandola immersa nei suoi pensieri, come sempre. Lei gli sorrise, scuotendo il capo in senso di negazione, indicandogli di non preoccuparsi perché stava bene, continuando a camminare verso la torre attiva per aspettare di essere notati da Jeremy e farsi aiutare.
 
TING TING TING.
Fece nuovamente il supercomputer, così insistente da far preoccupare forse più del dovuto Jeremy ed Aelita, che osservavano impressionati la video-finestra che si era aperta da sola. Emy e Teo camminavano verso la torre attiva -che ormai non sembrava più così lontana- nel settore deserto, la maggiore qualche passo indietro del moro.
-Ma come è possibile?- chiese Aelita sporgendosi leggermente, guardando poi verso il biondo che non rispose, rimanendo con la bocca spalancata. –Allora?- riprovò lei, incrociando le braccia.
Jeremy scosse la testa leggermente, riprendendosi. –T-tu vai. Io chiamo gli altri, devono venire assolutamente: Emy non ce la farà da sola.- la ragazza obbedì, correndo all’ascensore, ritrovandosi subito nella sala scanner, pronta alla virtualizzazione ed entrando in uno di quegli aggeggi tecnologici che facevano da teletrasporto per Lyoko. In un attimo si sentì pervasa da un aurea rosea e da un vento forte che, in un soffio, la trasportò nel cielo di Lyoko, atterrando poi sulla sabbia virtuale, proprio davanti a Teo, che sconvolto, fece qualche passo indietro, non aspettandosi di trovare la ragazza proprio davanti ai suoi piedi.
-A-Aelita? Mi hai spaventato, scusa.
-Scusami tu Teo, è stata colpa di Jeremy che mi ha virtualizzato troppo vicina.- rise, ricevendo un verso di disappunto da parte del ragazzo che aveva gonfiato le guance, arrossendo appena, blaterando qualcosa sul fatto che riuscisse a sentire anche se non era con loro.
Dal canto suo, Emy, si era letteralmente pietrificata, ricordando la frase su Aelita che era entrata nella sua testa. Quel sentimento strano di rabbia mista a tristezza era andato via, lasciando posto a una sensazione di ansia e pericolo. –A…- provò a chiamarla la maggiore, ma un vento forte si palesò fra i tre ragazzi, mentre la figura di Ehtan stringeva la vita della giovane elfa con un braccio, sollevandola di poco.
-È così facile fregare voi bambini. Anche se forse sta diventando un po’ monotono, vero? Ci voleva proprio questo incarico, mi sbaglio?- domandò folle, come se stesse guardando verso Emy che, nel mentre, aveva nuovamente evocato la sua arma, puntandola verso di lui, per la seconda volta nel giro di un’ora.
-Lasciala!- ordinò, mentre Jeremy sudava freddo seduto davanti allo schermo, impotente.
-E se non lo facessi?- rispose, beffardo. –Mi colpirai?- rise, ancora, fermato però da una delle frecce della ragazza che, con la presa salda sull’impugnatura del suo arco, respirava a fatica per la paura. Aveva fatto centro nel petto dell’uomo, arrecando solo poco danno ad Aelita che venne lasciata andare per il dolore, permettendole di allontanarsi.
-Aelita va alla torre, Ulrich e Yumi stanno arrivando ad aiutare Emy e Teo!- strillò Jeremy dal microfono, guardandola annuire e correre verso la torre attiva, per far finire tutto quel trambusto.
Ehtan, lentamente, si riprese dal danno inferto dalla ragazzina, recuperando i suoi punti vita, sparendo dal punto in cui si trovava e ricomparendo davanti alla mora, prendendola per il collo, cercando di soffocarla, mentre Teo veniva circondato da una serie di Block. –Le stronze impiccione come te devono solo morire, inutile umana.- lentamente prese a camminare verso il mare digitale, strisciando Emy al suolo, prendendola dai capelli, come un bambino che trascina un peluche. Gli occhi di lei si riempirono di lacrime per il dolore, visto che i suoi punti vita si abbassavano velocemente. La ragazza sentì cedere la presa dell’uomo, fino a lasciarla sul terreno, con le lacrime, i capelli arruffati e meno di venti punti vita. Alzò lentamente lo sguardo incontrando quello di Yumi, corsa in suo aiuto, ora presa a colpire a raffica il nemico con i suoi ventagli, mentre Ulrich aiutava Teo, eliminando l’ultimo mostro che puntava il suo amico con una delle sue lame.
-Arrenditi Ehtan, è finita, Aelita sta già disattivando la torre.- esclamò Yumi, guardandolo. Lui strinse i pugni, facendo tentennare le sue catene per i leggeri movimenti compiuti per arretrare.
-Un giorno gliela porterò! E a quel punto voi non potrete fare più niente per fermarmi.- rispose, sparendo esattamente come era arrivato.
Teo corse da Emy, asciugandole le lacrime con l’aiuto di Yumi. –M-mi dispiace. N-non sono riuscita a fare di p-più.- continuò a piangere, mentre Ulrich avvisava Jeremy di riportarli indietro.
 
Il giorno seguente le nuvole scure e cariche delle prime piogge d’autunno, minacciarono il sole che cominciava a farsi pallido, segno di un noto sbalzo di temperatura: per molti, colpa del riscaldamento globale; per pochi altri, colpa di una pericolosa intelligenza artificiale; per Jeremy, colpa di entrambi.
Emy aspettava Yumi come ogni mattina, perché nonostante la puntualità della maggiore, la mora doveva sempre arrivare con largo anticipo, colpa del suo essere lenta nel prepararsi e dell’esserne consapevole, finendo per uscire dalla stanza comunque troppo presto. Era appoggiata ad una delle colonne del corridoio esterno, intenta a guardare qualcosa sul cellulare, nervosa per via della risposta che avrebbe dovuto dare all’affascinante professore di inglese. Ovviamente ne era attratta, ma chi non lo era tra quelle studentesse del Kadic? Forse solo Yumi, la quale non sembrava avere nessun tipo di interesse in un tipo come lui, probabilmente per ciò che Emy le riferiva. Però lei aveva solo quattordici anni, non poteva pensare di uscire con il suo insegnante: come faceva a sapere che non la stesse solo prendendo in giro, visto che lo aveva fatto fin da quando si erano conosciuti? Lei, poi, che aveva paura anche solo di essere guardata negli occhi; come faceva a prendere una decisione su una cosa di cui nemmeno lei era a conoscenza? Voleva smettere di pensarci, doveva. Non poteva andare avanti in quel modo, anche perché, in ogni caso, non avrebbe avuto una risposta da dare al moro, quindi che senso avrebbe avuto? Avrebbe dovuto assolutamente parlarne con Yumi e…
-Emy!- la salutò da lontano, avanzando verso di lei. –Aspetti da molto?
L’amica scosse la testa, sorridente. –No, sono arrivata da cinque minuti.
Insieme varcarono la soglia del laboratorio di chimica, sedendosi ai loro soliti posti. Una volta poggiata la borsa sul banco, la minore si decise a parlare con quella che, ormai, considerava una migliore amica, visto che, in poco tempo, erano già arrivate a raccontarsi tutto. Eppure la mora la batté sul tempo, leggermente contrariata. –Scusami se ho fatto così tardi, non puoi immaginare che cosa è successo oggi.
-Perché? Sembri sconvolta.- notò Emy, preoccupandosi appena.
-In realtà è una storia quasi divertente, anche se imbarazzante allo stesso tempo.- fece una pausa per ridere un po’ e tirare fuori il libro. –Ho visto Werner rifiutare Sissi: lei si è dichiarata e ha detto che avrebbe anche parlato con suo padre per fargli avere un aumento, ma lui ha detto che è già impegnato con qualcuna della scuola.
Il cuore della più giovane si fermò un attimo. Voleva davvero parlare con Yumi del suo problema, ma come poteva dopo quello che le stava dicendo? Non era certa nemmeno lei e dopo ciò lo era ancora meno. Cosa avrà voluto dire Werner rifiutando Sissi in quel modo? “Impegnato con qualcuna della scuola”? Era impossibile che si riferisse a lei, no? Alla fine non gli aveva nemmeno dato una risposta. “Che stupida” pensò “Non avrei nemmeno dovuto pormi il problema.”
Con il cuore infranto, smise di pensare al giovane professore, mentre Yumi le chiese se, nel pomeriggio, avesse avuto voglia di allenarsi su Lyoko con lei, così da potersela cavare da sola anche nel caso in cui fosse l’unica, durante una missione, ad accompagnare Aelita, anche perché, a detta di Jeremy, il file corrotto di Emy era sparito senza lasciare traccia e solo quello di Teo era rimasto, quasi sembrasse stato vittima di un virus o molto peggio ancora.
 
-Puoi aspettarmi un attimo qui?- chiese la mora alla minore. –Devo solo posare delle cose che Aelita mi ha chiesto di mettere nella sua stanza.
Emy annuì. –Non preoccuparti, non mi muoverò di qui.- rispose, guardandola andare via subito dopo, sedendosi su una panchina e chiudendo appena gli occhi, beandosi di quell’aria fresca che si stava facendo sentire davvero troppo tardi. Aprì nuovamente gli occhi poco dopo, trovandosi di fianco Werner che, silenzioso, l’aveva raggiunta senza farsi notare, appoggiando i gomiti al di sopra dello schienale e con gli occhi chiusi, come se stesse dormendo, indisturbato dal mondo esterno. La giovane fissò il suo profilo perfetto, soffermandosi sui piccoli nei del viso, mentre i capelli scuri di entrambi si spostavano lentamente per via del leggero vento.
-È molto bello qui, non credi?- chiese. –È così rilassante…potrei quasi abituarmi, ma non ti nascondo che sarebbe noioso dopo un po’ di tempo. Piuttosto…- cominciò, aprendo gli occhi e sporgendosi verso di lei, guardandola con un sorriso perfetto, anche se, per certi versi, inquietante. -Aspetti qualcuno?-
Emy divenne rossa, pensando che fosse troppo vicino. Subito lei si alzò, seguita da lui che, continuando a sorriderle in modo strano, la prese per il braccio, tirandola verso la prima delle stanze ormai vuote e spingendola all’interno, chiudendo la porta con una delle tante chiavi del suo mazzo. –Allora, ci hai pensato?
-A-a cosa?- chiese lei, visibilmente in imbarazzo, fingendo di non sapere di cosa parlasse.
Lui la guardò fisso e le sembrò quasi un bambino innocente, anche se dai suoi comportamenti era chiaro che non lo fosse affatto. –Di quello di cui abbiamo parlato ieri, no?
-Quello di cui abbiamo parlato ieri…- ripeté, senza dare una risposta effettiva. Lukas non distoglieva lo sguardo dalla ragazzina che, imperterrita, guardava verso il pavimento impolverato dell’aula. –Io…
-La tua amica ti ha detto quello che è successo con Elisabeth, vero?- chiese, cambiando espressione. Era così serio e aveva perso l’innocenza che sembrava aver acquisito solo qualche istante prima. A Emy sembrò di parlare nuovamente con l’uomo manipolatore e pieno di fissazioni che aveva conosciuto solo qualche tempo prima. –L’avevo notata e per questo motivo ho alzato la voce, speravo che lei venisse a riferirti l’accaduto, così che tu possa capire che ormai ti considero mia.
Gli occhi della ragazza si spalancarono, non credendo di essere sveglia in quel momento e pensando ad una presa in giro. Sospirò, arrossendo, continuando a guardare il pavimento, notando una macchia di cioccolata calda che non era stata ben pulita; rispetto che guardare Lukas, le sembrava un’ottima alternativa. “Queste cose succedono solo nei film e nei K-drama”.
-Effettivamente…- iniziò, ridendo. –Non credo di aver davvero bisogno di una tua risposta.- ammise, facendo alzare la testa alla giovane, attirando la sua attenzione avvicinandosi lentamente, posandole un braccio intorno alla vita, guardandola negli occhi spalancati e, in un certo senso, terrorizzati. –Non ho bisogno proprio del tuo consenso, sai?- le sorrise, avvicinando il proprio viso a quello di lei, sussurrando sulle sue labbra. –Perché, come ho detto, sei già la mia persona.
Guardò un’ultima volta il viso della ragazzina che aveva davanti, per poi chiudere gli occhi, poggiando delicatamente le labbra rosee su quelle pallide di lei.
Quindi, questo è un bacio vero

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Capitolo 7
*** Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio ***


SPOILER ALLERT!!! 
Sono presenti spoiler del drama Moon Lovers verso la fine del capitolo.
Mi sembrava giusto avvisarvi.
Godetevi il capitolo <3
 

Il sole sarebbe tramontato di lì a poco, lasciando il posto alla luna che si stava già facendo spazio nel cielo ancora sereno. Teo era sdraiato sul letto e, stanco, si portò una mano sugli occhi. Quella notte, come le altre, non era riuscito a prendere sonno; sapeva che qualcosa in quel tale, Ethan, non andava. Era come se avesse una doppia personalità, i suoi comportamenti erano contraddittori e confusi: non lo aveva ancora inquadrato. Senza contare che fin dalla prima volta che lo aveva incontrato aveva sentito la stessa sensazione che aveva avvertito con Aelita e con tutto Lyoko in generale. Che avesse a che fare con sua madre? Proprio mentre ricominciava a pensare ai misteri che circondavano la sua famiglia, il computer posto al bordo del letto si illuminò, catturando la sua attenzione. Si era aperto su una delle schede che stava guardando per la sua ricerca su ANAX. Non ricordava nemmeno di aver lasciato aperta quella pagina internet.
Si alzò, sedendosi alla scrivania con il portatile tra la mani e facendo un po’ di spazio tra la roba di Jeremy per farcelo stare. Il sito era stato aggiornato ed erano state inserite delle informazioni in più sull’argomento Franz Hopper. Cominciò a leggere le nuove notizie, anche se non sembravano aver nessun collegamento con quel che cercava e gli parevano solo informazioni messe lì a casaccio. Si arrese, portandosi una mano ai capelli, scompigliandoli appena e poggiando l’altra sulla tastiera, schiacciando erroneamente la barra spaziatrice, facendo scendere la pagina. Il castano sgranò gli occhi quando vide, finalmente, quello che stava cercando: la risposta alle domande che lo tormentavano da sempre racchiusa in una piccola fotografia proveniente da un probabile giornale, ma non poteva esserne sicuro poiché le scritte che circondavano l’immagine erano state oscurate e rovinate dal tempo. Sua madre, nel fiore dei suoi anni, abbracciata a quello che doveva essere il padre di Aelita. C’era anche una didascalia sotto la foto che diceva che l’immagine risaliva al 1983, ovvero quando sua madre aveva circa tredici anni e se la memoria non lo ingannava, era proprio quello l’anno in cui era stata costretta all’affidamento. Risalì velocemente all’inizio della pagina web con il cuore che minacciava di uscirgli dal petto, leggendo velocemente i vari collegamenti diretti, scegliendo, sotto la dicitura “Biografia”, di interessarsi della sua condizione familiare, soffermandosi su un sottotitolo seguito da poche righe: “Figli”.
 
Il signor Hopper e la sua sposa ebbero due figli gemelli, Candy e Ethan Hopper. Il secondo morì all’età di 21 anni a causa di un incidente stradale, mentre la sorella, pochi anni dopo, si trasferì in Italia con il marito. Non ha voluto proseguire il lavoro del padre vista la sorte dei suoi genitori. Adesso ha una figlia di tredici anni, Aelita Stones.”
 
Con gli occhi sbarrati e allontanandosi dalla scrivania, Teo guardava sbigottito quelle righe continuando a rileggerle, forse inquietato dalla situazione. I brividi continuavano a percorrergli tutto il corpo, non riuscendo più a sentirsi sicuro nemmeno tra le mura della sua stanza. Ciò che aveva davanti non poteva essere la verità, anche perché Aelita aveva più o meno vent’anni, visto il tempo passato su Lyoko. Fece qualche calcolo veloce, avendo un’intuizione che, anche se poteva essere avventata, non doveva essere per forza sbagliata. Si annotò delle cose in uno dei post-it di Jeremy e uscì dalla stanza, deciso a trovare Emy.
Ma Teo non si sbagliava mai: non aveva lasciato la pagina aperta, ne tantomeno il computer acceso.
 
 
Yumi era ritornata nel posto in cui aveva lasciato Emy, non trovandola più e preoccupandosi immediatamente, pensando ad un attacco di ANAX, ma subito dopo la ragazza apparve  da dietro al portone in vetro, lasciando calmare la maggiore, guardandola contrariata. –Ma dov’eri finita?- chiese, mentre, più l’amica si avvicinava, più Yumi notava il pallore e gli occhi sgranati. –Emy, stai bene?
La mora annuì quasi subito con la testa, guardando la ragazza e prendendola per la mano. –Vogliamo andare?
-Sì…- rispose lei, leggermente accigliata. Emy era come un libro aperto per lei, le stava nascondendo qualcosa.
Appena arrivate al passaggio segreto per arrivare alla fabbrica tramite le fognature, entrambe tirarono su il tombino scuro -fin troppo facile ormai da spostare- ed entrarono all’interno, stando attente a non farsi beccare da nessuno: andare su Lyoko appena dopo scuola e passando dal cortile non era di certo sicuro. Emy trattenne un conato e Yumi le porse una molletta per stendere i panni da mettersi sul naso che la giovane rifiutò perché, secondo lei, meglio respirarla con il naso quella puzza straziante, altrimenti avrebbe rischiato di vomitare: anche solo parlare le faceva venire la nausea. Giusto il tempo di abituarsi e Yumi cercò di estrapolare delle informazioni da Emy, che, nel mentre, cercava di aprire la bocca il meno possibile. -Quindi…il problema è solo questo?- chiese, guardando l’amica annuire. –Ma non devi preoccuparti, potevi dirmelo prima.
-Non volevo sembrarti una scocciatura, tutto qui.- ribatté lei, quasi abituandosi a quel tanfo micidiale con cui gli altri sembravano aver già preso familiarità. –Le prossime volte non possiamo passare per il passaggio segreto che c’è all’interno della scuola?
Yumi ignorò la seconda domanda, decisa nel non cambiare discorso -Su Lyoko bisogna combattere, quindi che tu non sia brava negli sport non importa più di tanto. Basta avere una buona mira nel tuo caso, ma in quello sei già brava, giusto?- Emy annuì ancora. –Oggi ti insegnerò a difenderti, così non avrai problemi in futuro.
-Ma sei sicura che basti questo per sconfiggere Ethan?- chiese l’altra, piegando di lato la testa.
Yumi si fermò a guardarla per un attimo. –Sconfiggere?- la vide annuire di nuovo. –No Emy, non si può sconfiggere uno come lui, sarebbe come…sconfiggere ANAX. Semplicemente non si può.
La ragazzina si toccò il mento. –Eppure ci deve essere un modo. Avrà pure un punto debole.
-Può rigenerarsi completamente e ha il controllo di Lyoko...- Yumi fece una pausa, salendo dalla scala a pioli attaccata alla parete, ritrovandosi sul ponte collegato alla fabbrica e tendendo una mano ad Emy per aiutarla ad uscire, respirando finalmente aria pulita. –…Comincio a pensare che sia davvero lui ANAX.
L’amica scosse la testa, in chiaro disappunto. –No, non è lui. Sta compiendo queste azioni per conto di qualcuno, ma non sono sicura che questo qualcuno sia ANAX.
-Cosa vuoi dire?- chiese, avviandosi all’ascensore per accedere al supercomputer e attivare il conto alla rovescia.
-Mi sembra troppo semplice, tutto qui. Probabilmente è solo un’impressione, ma credo ci sia qualcosa di molto più losco sotto. Anche ANAX stessa rimane un mistero: non ti sembra troppo scontata la spiegazione di Jeremy? Penso che dovremmo scavare più a fondo.
Intanto la saracinesca dell’ascensore si aprì davanti alle due ragazze.
 
-Ragazzi, sapete dov’è Emy? La sto cercando ovunque ma non la trovo e non risponde al cellulare.- Teo entrò nella stanza di Ulrich ed Odd, proprio nel mezzo di una partita a tris, svolta sulle pagine del libro di fisica.
Ulrich girò la testa per guardare l’amico e Odd ne approfittò per barare e mettersi in piedi con le braccia alzate, eccitandosi per la vittoria. –Accidenti Odd, ma sai vincere senza barare per una volta?- esclamò Ulrich leggermente nervoso, per poi guardare nuovamente Teo ed alzarsi in piedi, mettendogli una mano sulla spalla. –È successo qualcosa, amico? Sembra che tu abbia visto un fantasma.
-Peggio.- rispose il castano, torturandosi le dita. –Ho trovato delle informazioni importanti su internet riguardanti mia madre, ma non è nulla di buono: sapevo già che lei era stata costretta all’affidamento, ma non avrei mai creduto che la famiglia che l’aveva presa a carico fosse quella di Franz Hopper, il padre di Aelita.
-Tua madre è una grande attrice: qualcuno della scuola potrebbe aver inserito informazioni false su di lei. Aelita si ricorderebbe se questa cosa fosse vera, no?- chiese Odd, accarezzando Kiwi che, intanto, stava mangiucchiando la pagina aperta del libro scolastico che era stato usato per giocare.
Teo guardò verso il basso; forse aveva dato troppa importanza ad una cosa che era davvero impossibile, senza contare che sua madre gli avrebbe parlato di tutte le stranezze della famiglia Hopper. Eppure…
-Sì, ma a quale scopo farlo? Non sanno che Teo cerca informazioni su sua madre.- ribatté Ulirch, toccandosi il mento per poi rivolgersi a Teo. –Ti ricordi cosa c’era scritto nel sito da cui hai preso questa informazione?
-Cose assurde: diceva che mia madre era la figlia biologica del padre di Aelita e che aveva un gemello, Ethan.- rispose, guardando Odd alzarsi di scatto, facendo cadere il povero Kiwi che, con un piccolo mugolio, si allontanò dal suo padrone, sconsolato.
Ulrich sgranò gli occhi. –Vuoi dire l’Ethan che affrontiamo su Lyoko?!
Teo si strinse nelle spalle. –Penso di sì. È un problema?- fece una pausa. –Voglio dire, è ovvio che non è vero ciò che c’è scritto: per loro Aelita è la figlia di mia madre. Non è un chiaro senso di finzione?
-Devi parlarne con Jeremy.- rispose Odd. –Io pensavo che la storia di Hopper si fermasse al fatto che lui fosse tuo nonno, ma questa roba cambia tutto.
-Nessuno sa che Aelita è la figlia di Hopper, ne tantomeno sanno dell’esistenza di Ethan.- aggiunse Ulrich
-Almeno non in questa scuola.- insisté Odd, attirando su di se l’attenzione dei suoi due amici. –Cosa, perché mi guardate?
Teo si guardò un po’ in giro, mentre Ulrich spiegava ad Odd che nessuno, tranne loro, sapeva di Lyoko e di tutto ciò che questo comportava. Teo sapeva che Emy aveva delle risposte e che, questa faccenda, girava intorno all’astio delle due famiglie e, di conseguenza, dei due ragazzi. Il problema era che Ethan continuava ad intromettersi e conosceva bene la cugina per sapere quanto lei fosse riuscita ad inquadrarlo. Ma, ancora una volta, Teo sperava di sbagliarsi e, come gli altri, desiderava che Emy si tenesse lontano dai guai. Invano.
 
Teo si trattenne dal bussare. Guardò l’ora sul cellulare e notò che ormai erano le nove e mezza passate, ora in cui Sissi usciva con i suoi due tirapiedi, Nicolas ed Hervé, per evitare Emy principalmente, la quale, a pelle, non riusciva a sopportare. Ormai era sera inoltrata e non sarebbe potuto uscire dalla sua stanza, ma Jim era solito controllare i corridoi dei dormitori alle otto in punto, dopo la cena, quindi non sarebbe stato un problema per lui intrufolarsi nella stanza della cugina e parlare con lei. Eppure ci ripensò. Sapeva che Emy avrebbe avuto delle risposte: il forte legame che la legava a suo padre, Spirit, avrebbe portato il ragazzo –che mai avrebbe ficcato il naso negli affari della famiglia Stairs- a scoprire qualcosa di più su sua madre, riportata indietro proprio dallo zio. Si fece coraggio e bussò, senza ottenere nessun tipo di risultato. Poggiò l’orecchio alla porta e tutto quello che poteva sentire era un mucchio di suoni incomprensibili. Riprovò a bussare, questa volta più forte. –Chi è?- chiese una voce scocciata dall’altra parte della porta. Ormai Teo non riusciva più a sentire gli strani rumori precedenti.
-Sono Teo.- rispose il ragazzo, cercando di non farsi sentire, mentre lei apriva velocemente la porta e lo tirava dentro per una manica, richiudendola solo dopo aver controllato che nessuno fosse nei paraggi.
-Sei impazzito? Che ci fai qui?- chiese lei tirandogli un piccolo colpo sul braccio.
Lui si mise comodo davanti al televisore in cui era stato messo in pausa un K-Drama che Emy aveva già visto. –Ma questo non lo hai già guardato due volte?
La mora arrossì di colpo. –N-no.- balbettò, in cerca di una scusa. –E poi guarda, i sottotitoli sono in francese, così posso imparare meglio la lingua.- il ragazzo alzò gli occhi al cielo e lei si arrese all’evidenza. –Okay, hai vinto, è che Hae Soo deve scegliere il quarto principe, ma lei è stupida ed è convinta che sia l’Ottavo quello giusto per lei, ma non è così: lui la userà come scusa per arrivare al trono, cosa che non riuscirà a fare, perché tanto sarà il Quarto a regnare, insieme a Soo. Anche se poi non…- Teo la interruppe, scoppiando a ridere. -…Ehi, guarda che la trama di Moon Lovers è una cosa molto seria.
Ad un tratto, il ragazzo divenne subito serio, rispondendole in maniera tale da far tornare seria anche lei. –Anche quello che devo dirti lo è.
-Che è successo? Sembri sconvolto…- gli fece notare, guardandolo dall’alto in basso. –Ma da quanto non dormi?
Teo le porse il post-it su cui aveva appuntato un piccolo schema. –Questo di sicuro ti farà capire meglio ciò che ho visto oggi.

Post-it

Emy lo guardò lentamente, per poi riporgerglielo, più confusa di prima. Il ragazzo alzò un sopracciglio. –Ma non capisci? Qualcuno sta chiaramente mettendo i bastoni tra le ruote alla mia ricerca.- chiarì, sistemandosi i capelli con una mano.
La ragazza prese nuovamente fra le mani il pezzo di carta verde, volenterosa di saperne di più. –Allora mi vuoi spiegare? Non si capisce niente da ‘sto coso.- Teo sbuffò, chiudendo gli occhi e cominciando a spiegare alla mora che, attenta, ascoltava l’accaduto, sconvolta. Quando il ragazzo aprì gli occhi, troppo stanco per andare avanti, Emy si alzò in piedi. –Non è possibile tutto questo…- fece una pausa, avvicinandosi al ragazzo e scuotendolo leggermente per le braccia, nervosa. -Dobbiamo fermare ANAX prima che questa follia diventi realtà!
Lui si liberò della stretta della maggiore, allontanandola di poco. –Lo so, sono molto preoccupato anche io. Ho una pessima sensazione riguardo Ethan e non ti nascondo che ho paura.- sospirò, mentre lei lo guardava sbigottita ed incredula: anche lei aveva la stessa identica sensazione quando guardava Ethan. E non solo lui.
 
 
 
Angolo Autrice
Non sono solita fare questo spazio e mi scuso in anticipo per averlo messo oggi.
Innanzitutto ringrazio il mio amico Federico per avermi prestato la sua mano e aver scritto il post-it che vedete nella foto. Ne approfitto per sponsorizzarlo su Instagram, troverete il suo profilo (e anche il mio, approfitto di Fede per farmi pubblicità, sorryyyyy) sotto.
Passando alle cose più serie: questo capitolo e i due che usciranno di seguito saranno più concentrati sulla storia di Teo e sono più corti rispetto ai soliti solo per mantenere alta la curiosità del lettore. Ovviamente ce ne saranno altri per esigenze di trama, so che mi capirete.
Direi che per oggi ho finito <
3
Blue Wander
 
 
Federico ---> palm3.fede
Blue Wander --->  _pcem_
 

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Capitolo 8
*** Alla scoperta dei propri sentimenti ***


Sei in punizione” aveva detto, come ormai era solito dire. Era passata più di una settimana dal bacio che Lukas aveva strappato ad Emy e da quella volta, entrambi, avevano un gran casino nella testa. Ogni pomeriggio lui le faceva pulire le aule, riordinare la biblioteca o lavare i piatti della mensa e si divertiva così tanto vedendola infervorarsi quando sbagliava qualcosa, ma quando cercava di aiutarla lei ricominciava subito, togliendosi da sola dal guaio combinato, forse nemmeno accorgendosi della presenza dell’uomo. Questa volta, però, sarebbe stata diversa. Voleva solo passare del tempo con lei, semplicemente non aveva idea di come farlo, per questo quelle punizioni arrivavano anche se Emy non avesse fatto nulla di male. Ma quella volta non voleva farle fare nulla di troppo faticoso: aveva trovato la scusa perfetta, di cui nessuno avrebbe sospettato, poiché era all’ordine del giorno. Nessuno tranne una persona, ovviamente.
-Non ti punisce un po’ troppo spesso?- le sussurrò Yumi mentre la accompagnava nell’aula di Lukas, prima di andare da Ulrich per gli allenamenti.
L’amica alzò le spalle, arrossendo appena. –Sarà una tua impressione…
-Sarà.- cominciò la maggiore, sorridendole. –Ti auguro buona fortuna, ci vediamo dopo.- Yumi la salutò con la mano, avviandosi verso la palestra.
Emy sospirò ripensando al bacio, bussando poi alla porta, entrando nella stanza ancor prima di ricevere la risposta. Ormai la conosceva a memoria e soprattutto le era familiare la figura di Lukas, intento a scrivere sul solito taccuino nero. La mora si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò a lui, notando due piccole cuffiette scure infilate nelle sue orecchie, mentre lui, velocemente, scriveva la melodia che, flebile, usciva dagli auricolari.
-Ehm…- cercò di richiamare la sua attenzione la ragazzina, guardandolo alzare leggermente lo sguardo e riposarlo successivamente sul taccuino. Emy lo guardò meglio: non era quello che usava solitamente, questo era diverso. Non ci diede peso e sorrise all’insegnante che era tornato a guardarla, togliendo le cuffie.
-Sei in ritardo, come al solito.
Emy si inchinò leggermente, scusandosi, diventando rossa. –Sono dovuta rimanere di più in aula perché William mi ha chiesto gli appunti di francese, mi dispiace professore…
Lui sospirò. –Fuori dalla classe per te io sono solo Lukas. Ricordalo o mi arrabbierò sul serio.- ribatté, incurante della spiegazione della ragazza che, ormai, stava evaporando a quelle parole. –Oggi ho intenzione di lasciar perdere la punizione. Voglio portarti in un posto.
-In un posto?- ripeté lei, confusa. –Ma io non posso uscire dal collegio senza permesso.
Lukas si alzò dalla sedia, poggiando tutte le sue cose nel cassetto della cattedra, chiudendolo a chiave e mettendosela in tasca; si avvicinò a lei fino a far sfiorare nuovamente i loro visi, guardandola strizzare gli occhi, poggiandole poi una mano sulla testa, scompigliando leggermente i capelli lunghi. –Non hai bisogno del permesso di nessuno se non del mio. Devo forse ricordarti che sei la mia persona?
 
Si lasciò cadere sul materassino, inerme. Yumi era così stanca che non riusciva quasi a respirare: Ulrich era stato cattivo con lei continuando a sferrare tutti quegli attacchi.
-S-si può sapere che ti è preso?- chiese, con il fiatone, cerando di regolarizzare il respiro, sentendo alcune goccioline di sudore scivolarle sulle tempie; il materasso fresco fece appiccicare il suo dobok alla plastica azzurrina.
-Che vuoi farci?- chiese lui, con fare ovvio. –Sono solo più bravo di te.- rise, sdraiandosi al suo fianco.
Lei lo guardò male. –Ti piacerebbe, tonchiki.
-Ehi, non usare il giapponese contro di me, sai?- rispose lui ridendo più forte, contagiando anche lei che, con un gesto repentino compiuto con le sue ultime forze, si catapultò sopra di lui, lasciandosi poi cadere sul corpo di Ulrich. Il ragazzo le accarezzò lentamente i capelli e la schiena, guardandola con la coda dell’occhio. Yumi si stava appisolando sopra di lui e di sicuro i movimenti lenti e meccanici del castano non la aiutavano a rimanere sveglia, anzi: sarebbe stata così per tutta la vita. Era così felice di aver vinto, finalmente, il cuore dell’amato, ignara del fatto che in realtà era già suo da tempo.
A pochi passi di distanza c’era Teo seduto su una panca in legno dall’aria scomoda. Era leggermente scrostata e il ragazzo aveva poggiato un blocco da disegno insieme ad una matita ed una gomma per cancellare. Era rimasto a secco quando aveva finito le idee per disegnare e quindi aveva chiesto a Ulrich e Yumi di aggregarsi; loro ovviamente avevano accettato, almeno potevano dare prova a qualcuno che non fosse Jim dei loro miglioramenti.
Eppure, una cosa che solo Teo sapeva, era che di Ulrich gli importava ben poco perché era Yumi quello che gli interessava: infatti il suo blocco era pieno di schizzi della ragazza in azione e non. Era proprio per quello che Teo aveva chiesto ai due di poter andare con loro, ma cominciava a pentirsene: non avrebbe mai creduto che i suoi amici, così freddi e distaccati tra loro davanti al resto dei warriors, potevano essere così sdolcinati da soli. Il ragazzo sbuffò, annoiato e infastidito dalla coppia a pochi metri da lui; si alzò in piedi e cominciò a mettere via le sue cose nello zaino, uscendo dalla palestra senza farsi vedere. Cominciava a pentirsi della sua scelta. Non si sarebbe dovuto innamorare di qualcuno che non avrebbe mai potuto avere: Ulrich era suo amico e non era giusto. Jeremy gli aveva raccontato –sotto la discreta richiesta di Teo- di come quei due si erano cercati e di quanto felici fossero ora, nonostante la testardaggine di entrambi non lasciava in pace neanche i loro momenti romantici. Il desiderio di Yumi era stato realizzato ed entrambi erano felici, lui non avrebbe potuto mettersi in mezzo.
-Ti sei perso?- chiese una voce familiare alle sue spalle che gli fece rizzare i capelli. Quando si girò notò solo i capelli rosa di Aelita che, con un sorriso stampato in faccia, stava portando qualcosa tra le mani.
Teo scosse la testa, sorridendo a sua volta. –Tu piuttosto? Che ci fai qui?
-Portavo questi biscotti a Yumi ed Ulrich.- rispose, gentile come sempre, indicando il sacchetto nero chiuso con un nastrino verde. –Dopo gli allenamenti hanno sempre una gran fame, lo sai?- continuò, assottigliando gli occhi e avvicinandosi all’amico. –Vuoi sapere quali sono i preferiti di Yumi, non è vero?- Teo arrossì di colpo, facendo sorridere la ragazzina. –Non devi fingere, sai? Ma non preoccuparti, non credo che gli altri se ne siano accorti e con me il tuo segreto è al sicuro.
Il ragazzo sospirò; stava diventando una cattiva abitudine: a lui non piaceva affatto sospirare. –Mi dispiace.
-Nah, non devi.- rispose lei, mettendogli una mano sulla spalla. –Noi siamo tuoi amici, su di noi puoi contare. L’importante è che sia un amore disinteressato, capisci che intendo, no?- l’amico annuì, osservando Aelita sussultare e aprire il pacchettino che sembrava essere stato chiuso con parecchia cura. Solo in quel momento Teo si chiese dove mai Aelita avesse preso quei biscotti. –Ecco a te.- esclamò, porgendogliene uno al cioccolato. –Sono molto buoni, soprattutto se si è tristi. Ora però devo andare, altrimenti finisce che Yumi si mangia una gamba di Ulrich.- rise la ragazza, chiudendo nuovamente il pacchettino e scappando verso la palestra, salutando Teo, lasciandolo lì con il biscotto in mano e una faccia scioccata.
-Grazie.- sussurrò, trasformando quell’espressione incredula in un sorriso, addentando infine quel dolce che, finalmente, sembrava aver portato una speranza nel suo cuore.
 
Jeremy si stava finalmente prendendo una pausa. ANAX era diventata un problema più grosso del previsto, anche se i suoi attacchi erano diversi rispetto a quelli di XANA: quelli attuali parevano privi di scopo e ciò che accadeva sulla terra ogni volta che veniva attivata una torre non era mai pericoloso. O almeno non lo sembrava: era per questo che non capiva il suo piano, gli sembrava tutto così strano ed illogico; non agiva secondo uno schema preimpostato come il suo predecessore. La mente di Jeremy per un secondo fu assalita dalla malsana idea che, forse, ANAX, fosse davvero la figlia di XANA. E che quindi fosse, almeno in parte, umana. –Ma che dico…- scosse la testa, massaggiandosi la tempia e buttandosi contro lo schienale della sedia.
La porta della stanza di aprì, facendo entrare un Teo un po’ sconsolato, ma, grazie alle confortanti parole della sua amica rosea, anche un po’ più felice di quanto si sarebbe aspettato.
-Va tutto bene?- chiese il biondo, ricevendo un cenno positivo con il capo.
-Voglio farmi una doccia e dimenticare tutto, ma sto bene. Tu invece, che stai facendo?- ribatté, guardando più da vicino il computer del suo amico.
-Mi stavo prendendo una pausa, in verità. In questo periodo, io e Aelita, stiamo lavorando ad un programma che ci permetterà di scoprire delle informazioni su Ethan; così capiremo finalmente se quello che hai letto qualche tempo fa su tua madre sia vero, anche se solo in parte.
-Pensi che riusciremo davvero a scoprirlo? Io devo sapere perché mia mamma ha il tatuaggio dell’occhio di XANA.- sospirò Teo, chiudendo gli occhi. Cominciava a sospettare che sua madre fosse parte di tutta quella faccenda.
Jeremy si portò una mano al mento, facendosi venire un’idea. –Innanzitutto dobbiamo trovare il suo tatuatore.
Teo lo guardò, leggermente contrariato. –Nemmeno lei ricorda di averlo fatto e in più l’unica volta in cui i miei veri nonni hanno parlato con i genitori adottivi di mia madre, loro hanno detto di non sapere nulla di nessun tatuaggio e poi sono spariti nel nulla.
Quindi potrebbe essere davvero andata a stare da Franz ed Anthea…” pensò Jeremy, non rendendo partecipe Teo per non confondergli le idee. –Lo so, ma almeno chi gliel’ha fatto ne dovrebbe avere memoria; comincio a pensare che tua madre ed Ethan siano davvero collegati, forse il programma che sto studiando con Aelita potrà aiutarti, almeno lo spero.
-Non lo so, ma oggi non ho davvero voglia di cercare niente.- fece una pausa, buttandosi sulla sua brandina scomoda a cui, però, cominciava ad abituarsi. –Che ne dici, ti va di fare una partita a Tekken?
 
La sala giochi era strapiena di gente e Lukas faceva fatica a seguire Emy che non la smetteva di trascinarlo da una parte all’altra, entrambi sorseggiando ogni tanto un enorme bicchiere di bubble tea al mango. –Proviamo questo!- indicò la ragazza con il dito, mentre lui lo seguiva con lo sguardo, guardando lo stand di un gioco con in palio dei peluches a forma di coniglio di diversi colori. L’espressione della ragazza si fece più malinconica, mantenendo però il solito sorriso che aveva avuto fin da quando erano entrati nella sala giochi. –Non ne ho mai preso uno e quindi da piccola odiavo questo tipo di gioco.
Lukas si mise le mani nelle tasche dei pantaloni. –Che stupidaggine.- disse solo, andandosene via, sotto lo sguardo della minore che, con gli occhi lucidi, cominciò a camminare nella sua direzione per raggiungerlo. Dal canto suo, il ragazzo, non riusciva ad essere gentile con Emy nemmeno per un secondo. Continuava a trattarla in modo freddo e distaccato, senza saperne il motivo. Avrebbe dovuto cambiare il suo atteggiamento, altrimenti la mora se ne sarebbe voluta andare e questo lui non lo voleva. Non poteva.
-Cosa vuoi provare?- chiese nuovamente lei, cercando di stargli dietro visto il passo spedito del giovane.
-Lo vedrai.- rispose solo, regalandole un sorriso. Il primo che le aveva fatto, forse anche in modo spontaneo e la ragazza doveva proprio ammetterlo: era bello. Si fermò davanti alla console di un videogioco picchia-duro, inserendo i soldi per una partita. –Scegli il tuo personaggio. Faremo dieci partite: chi perde più della metà delle partite farà una penitenza, ci stai?
Emy annuì all’istante, prendendo il joystick collegato alla console da un cavo spesso; selezionò il suo personaggio preferito –quello che sapeva usare meglio- per poi vedere sullo schermo il caricamento del luogo di battaglia. Quello che il professore non sapeva era che si allenava su quel videogioco da quando aveva soli sette anni, quindi non aveva chance contro di lei: tutto quello che doveva fare era giocare come aveva sempre giocato. Appena la partita si avviò, Lukas cominciò a giocare sporco, piazzando trappole e usando i tasti per attivare i trucchi, segno che anche lui conosceva il gioco. La piccola differenza era che Emy era diventata brava senza l’uso di trucchi di alcun genere, contando solo sulle proprie forze e sulla sua strategia di battaglia, mentre il ragazzo, evidentemente, aveva imparato solo ad usare i trucchi, visto che tutto ciò che faceva era difendersi fino a che l’avversario non si azzerasse completamente. La giovane pensò che, per certi versi, era quello che faceva anche Ethan.
Quando perse la prima partita, Emy s’infervorò. –Sai che non è corretto, vero?
-Che cosa?- chiese lui ridendo. –L’importante è vincere, non importa come.
Lei si meravigliò a quelle parole. “Vediamo se…” pensò, facendosi venire un’idea. –Non devi essere molto bravo a questo gioco, eh?
Lukas rise, di nuovo. –Ma se ti ho battuto.
-Hai avuto bisogno dei trucchi per farlo: sono sicura che senza non ce la faresti mai.- rispose, altezzosa.
Lui aggrottò le sopracciglia. –Facciamolo.- disse, tornando serio, prendendola come una sfida, facendo il gioco della ragazzina.
Alla fine delle restanti nove partite fu Emy ad avere la meglio, esultando la vittoria. –So bene quale sarà la tua penitenza!- esclamò, puntando il dito verso il suo avversario, sconfitto.
La mora tornò al Kadic con un coniglietto viola di peluches.

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Capitolo 9
*** Solo più domande ***


-Respira, avanti.- le disse la ragazza al suo fianco, facendole aria con un piccolo quaderno. –Ti ricordi tutto?
-No.- rispose l’amica. –Ora mi fingo malata e…- non fece in tempo a finire la frase che la professoressa Hertz entrò nell’aula con i soliti capelli grigi e vaporosi. –Non voglio un’insufficienza.- sussurrò Emy.
-Buongiorno ragazzi, spero che oggi i volontari per l’interrogazione siano tutti presenti. Vorrei evitare spiacevoli incidenti come quello creato da William la settimana scorsa.- fece una pausa, guardando il banco vuoto dell’alunno in questione. –Ancora non c’è…- sospirò, ormai non sapeva che fare, avrebbe dovuto davvero bocciarlo? Sembrava l’unica soluzione, anche se, forse, un po’ drastica. –Allora, chi abbiamo oggi?
 
Emy si pentì amaramente di non aver chiesto di scambiare il giorno dell’interrogazione con qualcuno. Quel 5- disegnato in un cerchio rosso stava splendendo sul display del suo cellulare, anche se di sicuro aveva pensato molto peggio. Eppure non aveva tempo per pensarci: si era fermata un attimo solo per posare la sua borsa, fin troppo pesante per correre fino alla fabbrica. Lei e Yumi avevano ricevuto un allarme ANAX poco dopo la fine dell’interrogazione della minore ed erano dovute correre via con una scusa –una di quelle poco credibili già usate in passato. Guardò fuori dalla finestra: sembrava tutto così calmo visto da lì, ma la realtà era che c’era un clone di Yumi che cercava di catturare Aelita, che, accortasi della situazione, era scappata alla fabbrica, avvertendo gli altri.
Ulrich ed Odd stavano già tenendo a bada lo spettro polimorfo, mentre la vera Yumi aveva raggiunto Teo e Jeremy al passaggio segreto per il tombino. Emy aveva rifiutato due cose: la prima era di portarsi dietro una borsa piena di libri, la seconda –e la più importante- era quella di passare dalle fogne. Sistemò meglio il coniglio di peluche sul letto, ormai poggiato lì da poco più di una settimana, nascondendo dentro alla fodera del cuscino la chiave che aveva fatto mettere al suo armadio dopo “quella volta” da Ulrich.
Arriverò senza problemi alla fabbrica, mi basterà prendere un’altra strada.” Pensò, chiudendo la porta della sua stanza. Mise le chiavi nella tasca della giacca, girandosi per incamminarsi verso l’uscita, venendo subito interrotta da qualcuno. Storse il naso nell’impatto con il torace del ragazzo, imponente davanti a lei.
-Ahi ahi ahi, che male…- si lamentò, toccandosi ripetutamente la punta del naso. –Non mi ricordavo che ci fosse un muro qui.
Lukas alzò un sopracciglio, sentendosi anche offeso, ma non tanto da farlo arrabbiare. –Che fai, parli da sola?
Emy alzò la testa. –Lukas! Che ci fai qui?- chiese con il sorriso, felice di vederlo. L’ espressione seria dell’uomo la riportò alla realtà, ricordando quel brutto voto appena preso e che lui aveva la password del suo registro elettronico. -Emh, m-mi dispiace, ci ve-vediamo dopo, okay, o-ora devo andare.- balbettò tutto d’un fiato, cominciando a correre verso le scale, scendendo velocemente.
Lukas, con gli occhi sbarrati, seguì con lo sguardo la ragazzina, per poi scuotere la testa, leggermente contrariato. Quando faceva così era davvero una bambina; doveva impedirle di andarsene, altrimenti per lui sarebbe stato un problema.
Emy arrivò con il fiatone davanti alla porta dell’edificio del dormitorio, piegandosi sulle ginocchia. Doveva assolutamente usare quel tunnel dietro alla palestra, anche se sapeva che era pericoloso. Il campus era lontano poco più di due ore dal ponte di ferro e dalla fabbrica e di sicuro non aveva intenzione di passare dalle fogne di Parigi, per questo era costretta a passare per un’altra strada. Avrebbe comunque dovuto passare per un pezzo sottoterra, collegato alle fognature, ma comunque si trattava di pochi secondi.
 
Teo si guardò i piedi, annoiato di stare seduto sul pavimento freddo della stanza ad aspettare Emy che, per dei semplici capricci, gli stava facendo perdere tempo. Avrebbe di gran lunga preferito andare su Lyoko con la bella Yumi, ma sapeva che c’era bisogno di Aelita per disattivare presto la torre. –Non posso aiutarti in alcun modo?- provò a chiedere il castano, sperando in una risposta positiva da parte di Jeremy.
Il biondo si girò, sistemandosi meglio gli occhiali. –Se vuoi renderti utile, chiama Emy. Ethan potrebbe apparire da un momento all’altro e non posso lasciare che Aelita…emh, cioè, che Ulrich ed Odd rischino qualcosa.
L’amico alzò le mani in segno di resa. –Okay, okay, ho capito.- lentamente cercò il numero di Emy nella rubrica. Non aveva alcuna voglia di combattere, per qualche motivo si sentiva demoralizzato, eppure si annoiava a morte a stare seduto lì come un manichino. –Mah, Jeremy, come fai a startene qui tutto il giorno senza fare niente?
Questa volta il leader neanche si girò. –Io faccio qualcosa. Ad esempio lavoro ai tuoi file corrotti.
-Davvero?- chiese il ragazzo, alzandosi per raggiungere l’amico, poggiando un braccio sullo schienale della postazione di Jeremy. –Pensavo fossero spariti anche i miei.
-No, solo quelli di Emy. Credo sia legato al fatto che, entrambi, la prima volta che siete entrati a Lyoko ci avete messo molto a virtualizzarvi.- si girò per guardare Teo. –Non so se questo dipenda anche da lei, ma è come se i vostri dati fossero arrivati leggermente in ritardo rispetto a quelli degli altri.
-Ti ho già detto che ho sempre trovato Lyoko parecchio familiare: credi che possa centrare con mia madre? Insomma lei sembra così…presa dal suo lavoro che non ha tempo nemmeno di chiamarmi. La stessa cosa vale per mio zio: Emy dice che non lo sente da più di un mese.- chiarì Teo, non riuscendo ad andare avanti con il discorso, udendo le porte dell’ascensore aprirsi. Ne uscì Emy, i capelli disordinati e il pallore non sembravano essere un buon segno. –Ciao Emy. –cominciò il minore, andando verso di lei. –Che è successo? Sembra che tu abbia appena affrontato lo spettro.
Lei scosse la testa, con gli occhi ancora carichi di paura. –Peggio. Insetti.
Jeremy ridacchio. –Vedi, alla fine è meglio passare dal tombino.- interruppe di colpo la sua risata. Sul display si aprì una finestra d’allarme. –Fareste meglio ad andare: credo che Ethan stia per arrivare.
Teo annuì, prendendo per il polso Emy, trascinandola dentro l’ascensore. –A dopo, Jer.- disse solo, guardando le porte dell’ascensore chiudersi davanti ai suoi occhi. Nel silenzio si udì solo il flebile rumore che Teo produceva, tamburellando il dito sulla parete.
-La smetti? Diventa fastidioso.- chiese lei, nervosa, incrociando le braccia.
-Che mi dici, perché ci hai messo tanto? Con chi eri?- rispose lui, assecondando la richiesta della maggiore.
Lei distolse lo sguardo. –Con nessuno.
Teo si avvicinò a lei. –Ti conosco da quando avevo sei anni Emily, conosco il significato di ogni tuo gesto. Quando guardi in alto a sinistra menti.- ribatté, sbuffando, arrendendosi appena vide le porte aprirsi nuovamente: sapeva che Emy sarebbe scappata da quella conversazione.
La mora sorrise, triste, uscendo dall’ascensore. –Già, sei anni.
Lui la seguì fuori, incamminandosi verso gli scanner. –Cosa vuoi dire?
-Siamo cugini, dovremmo conoscerci da sempre, tutto qui.- sospirò. –Per una volta vorrei che vivessimo una vita normale.
Il ragazzo aprì la bocca per parlare, ma ci ripensò dopo pochi secondi. Emy aveva ragione: non avrebbero dovuto scoprire di essere cugini. Ed effettivamente, ora che ci pensava, c’era qualcosa che non quadrava anche in quella storia. Forse era solo stanco, non avrebbe dovuto farsi tutte quelle domande.
-Emy, Teo.- cominciò la voce incorporea di Jeremy. –Siete pronti?
-Sì.- rispose lui, entrando dentro ad uno degli scanner. –Siamo entrambi dentro.
 
Si spostò di lato, cercando di schivare uno dei raggi mortali di una Tarantula che non voleva lasciarla in pace. Aelita cercava di volare il più velocemente possibile verso la torre, le erano rimasti pochi punti vita e Yumi era stata devirtualizzata qualche istante prima. In più Ethan le stava alle calcagna. –Questa non ci voleva.- sussurrò, notandolo avvicinarsi sempre di più, usando il teletrasporto. Aelita si fermò davanti ad una lastra di ghiaccio del settore, ma di sicuro non per l’impossibilità di passare.
-Che male, si può sapere perché mi atterri sempre sulla schiena?- sbuffò una voce familiare. La rosea si fermò facendo alzare Teo, liberando Emy, in modo che si alzasse dal terreno, fingendo di pulirsi la tunica nera.
-Scusate ragazzi, io devo andare.- disse flebilmente, riprendendo il volo, facendo intendere ai due che c’era un bel problema da affrontare. Emy cominciava a chiedersi perché dovesse sempre affrontarlo lei, cos’era uno scherzo del destino? Perché era evidente che qualcuno si stava altamente burlando di lei e di Teo, visto che sembrava essere più di una coincidenza.
Ethan si fermò a pochi centimetri dalla ragazzina, in piedi davanti a Teo che, con il suo bastone tra le mani, arretrò di poco. Impiantò le unghie nel legno antico: anche se era solo il frutto di una serie di algoritmi sembrava così reale che le dita gli stavano facendo male. Si fece un po’ di coraggio, cercando di puntare la gemma scarlatta verso il nemico, fermo davanti alla maggiore, ma fu costretto a fermarsi all’improvviso: Emy gli aveva impedito ogni movimento, alzando di poco un braccio per evitare di farlo andare oltre. –No.- disse. –Tu stanne fuori.- Teo spalancò gli occhi dalla sorpresa, guardando stupito la ragazza evocare una freccia e impiantarla al suolo davanti ai suoi piedi, incrinando il ghiaccio. La ragazza fece qualche passo indietro, cercando di proteggere anche Teo, oltre che se stessa.
-Perché no?- chiese Ethan, quasi burlandosi di quella situazione. –Hai paura che lui possa farmi fuori al posto tuo? Puoi stare tranquilla.- rise, scrocchiando il collo, facendo muovere e tentennare le catene che, in realtà, non lo vincolavano per niente. –Tanto non ci riuscirà nessuno.
Emy evocò due frecce, saltando, appoggiandosi ad una delle spalle di Ethan per superarlo, esattamente come le aveva insegnato Yumi, scivolando sul ghiaccio, accumulandolo dietro al tacco dei suoi stivali, usandolo poi come spinta per arrivare dietro al nemico. Posizionò una delle frecce nella mano destra, usata per circondargli il collo, mentre l’altra nella mano sinistra, pronta ad essere impiantata in mezzo alla schiena. L’uomo assottigliò gli occhi, per poi, in uno scatto, strattonare la giovane guerriera per liberarsi della freccia dietro alle sue spalle, prendendo il braccio che Emy aveva posto attorno al suo collo, allontanandolo e effettuando una leggera pressione, facendo leva, portando la ragazza a schiantarsi a suolo. Teo cercò di muoversi, fermato, come in precedenza, dalla ragazza che, alzandosi evocò l’arco, saltando sulla lastra di ghiaccio che poco prima aveva fermato la corsa di Aelita, puntando una freccia verso il nemico. –È ora di finirla con questa storia ridicola.- sussurrò, prima di colpire. Eppure, una volta scoccata, Ethan sparì, ricomparendo dietro di lei, prendendola per il collo. –Hai ragione, sai? Forse dovrei davvero finirti una volta per tutte, cominci ad essere un giocattolo usato.
Questa volta però Teo, non aveva nessuna voglia di stare a guardare: fu in quel momento che si mise in mezzo ai due, permettendo nuovamente ad Emy di respirare. Con il retro del bastone colpì Ethan alla testa, che cadde rovinosamente a terra. Si rimise velocemente in piedi, tastandosi la maschera con fare ossessivo, controllando che non fosse rotta o che non avesse subito alcun danno. Intanto, il minore, aiutava la cugina ad alzarsi e a riprendere fiato.
–Vi ucciderò, voi persone inutili.- sussurrò a denti stretti, guardando Teo sparire, avendo dato tutti i suoi punti vita ad Emy che, nell’impatto di poco prima e nella stretta rude, ne aveva persi 80. –Tanto sarà tutto inutile, lo sai? Ti farò a pezzi.
Emy avanzò verso il nemico lentamente, evocando una sola freccia. Cercò di concentrarsi, non poteva sbagliare, chiuse gli occhi, cercando di scacciare l’ansia, ma una volta riaperti, ciò che vide davanti a lei fu il ragazzo con i denti affilati del suo sogno, vestito con abiti scuri ed eleganti. Si fermò di scatto, lasciando cadere la freccia sul pavimento di ghiaccio, sentendo una grande mano sconosciuta appena sotto il seno, venendo in seguito scagliata al suolo da un potente laser.
Uscì dallo scanner, cadendo in ginocchio per lo sfinimento e riprendendo fiato. “Mi dispiace” pensò, sconsolata. “Nemmeno questa volta sono stata in grado di combattere contro di lui”
Alzò gli occhi, sentendo di non essere l’unica nella stanza. Si guardò in giro alla ricerca di quella presenza che la disturbava, notando Aelita uscire da un altro scanner, sorridente per aver disattivato la torre. Eppure, c’era qualcun altro nell’ombra.
-Grazie Emy.- cominciò la rosea, porgendole una mano per aiutarla. –Tu e Teo avete reso possibile lo svolgimento della missione. Ora: sei pronta per un ritorno al passato?- sorrise genuinamente.
L’altra sorrise a sua volta. –Sì.
 
-È andata meglio questa volta?- chiese Yumi sottovoce, mentre si incamminava verso la mensa dove Teo stava scontando la sua prima punizione da parte di Werner. –Voglio dire, il ritorno al passato ti avrà pur fatto comodo, no?
Emy sospirò. –Affatto: mi è andata peggio di prima.
L’amica la guardo, sorpresa. –Davvero? Che strano…- concluse, aggrottando le sopracciglia, guardando la minore aprire la porta della mensa, intravedendo Teo dietro a tutte le stoviglie sporche.
Le due si avvicinarono al ragazzo che, indaffarato, preparava la cena sotto ordine del severo professore d’inglese. –Hai bisogno di una mano?- chiese Yumi, facendo spalancare gli occhi del castano, regalandogli un sorriso dolce e sincero.
-Lo vorrei, ma sono costretto a rifiutare.- confessò, contorcendo il viso in un’espressione stanca. –E comunque quel professore è davvero strano, sapete?
-Ah sì?- chiese la maggiore, interessata. –Ne siamo convinte anche noi, vero Emy?
L’amica divenne leggermente rossa. –S-sì, certo.- rispose incerta, guardando verso il basso quando l’attenzione di Yumi tornò su Teo.
-Stavo per tagliare la carne con uno dei coltelli appoggiati nel portaposate, ma appena prima di toccarlo, Werner ha alzato la voce e mi ha dato questo.- rispose, mostrando alle ragazze la grossa lama tra le sue mani. –In più ha detto di non farmi aiutare da nessuno. Per lui è un lavoro che solo io posso fare e pensa che se ne accorgerebbe se barassi.
-Ed è vero?- chiese Yumi, guardando il minore alzare le spalle e girarsi verso Emy che, a sua volta, scosse la testa, negando di sapere anche solo la minima intenzione del giovane insegnante.
Ed in realtà era davvero così, infatti cominciava a sentire una strana sensazione di fastidio dentro di se: pensava di essere l’unica a cui Werner dedicasse le sue punizioni, mentre invece ne aveva appena data una a Teo e a chissà quanti altri. Forse lei non era la sua unica ragazza, forse lui si comportava come con lei anche con le altre studentesse. Eppure non riusciva a vederne una davvero felice quanto lei. Non riusciva a vederne una con lui, tranne lei. Anche perché, probabilmente, se lo avesse scoperto, la ragazza in questione non sarebbe arrivata alla fine della giornata.
Scosse la testa in modo teatrale, attirando l’attenzione della sua migliore amica su di lei, mentre suo cugino era tornato a tagliare alcune verdure con lo stesso coltello con cui aveva tagliato la carne. –Secondo me state solo straparlando: è un professore molto autoritario e pretenzioso, è vero, ma ce ne sono a migliaia come lui. Non preoccuparti Teo.- cominciò, rivolgendosi al castano, poggiandogli una mano sulla spalla. –Sicuramente ti ha dato questo coltello perché, in questo modo, saprà capire se qualcuno ti ha aiutato: due coltelli diversi non posso tagliare allo stesso modo, no?
 
Teo spense le luci della mensa poco dopo aver riordinato la cucina. Fece per incamminarsi verso il forno a microonde per prendere la grossa lama prestata dal professore, eppure non c’era più.

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Capitolo 10
*** Deve essere una trappola ***


Emy stropicciò gli occhi, aprendoli a fatica per via della luce che non voleva lasciarla in pace. Tutto quel frastuono l’aveva svegliata, portandola a sedersi a gambe incrociate sul materasso, sbadigliando e tirando più in giù la maglietta azzurra del suo pigiama, stringendo a se il tenero e morbido regalo di Lukas. Elizabeth, sua compagna di stanza, era in piedi sul proprio letto che strillava parole incomprensibili alle orecchie della maggiore, ancora troppo scossa dal turbolento risveglio. Fece un attimo mente locale: era sabato e non aveva alcun bisogno di svegliarsi presto. Guardò male l’altra ragazza, facendo per rimettersi sotto le coperte, alzandole per tornare a dormire, notando che, in realtà, i bordi, erano completamente fradici. Guardò il pavimento notando le sue pantofole galleggiare nel bel mezzo della stanza, mentre altra acqua continuava a sgorgare dal tubo del termosifone, incessante. La porta della stanza si aprì, facendo zampillare ancora più acqua di quella che già stava uscendo. Il preside Delmas entrò, seguito da Jim; Emy notò Aelita comparire da dietro ai due uomini, facendole segno di rimanere in silenzio, sgattaiolando subito via, probabilmente da Jeremy, per avvisarlo della cosa. Effettivamente anche la mora pensava che si trattasse di ANAX, ma non poteva esserne sicura, dopotutto lei aveva visto solo un incipit dei poteri del’entità virtuale che minacciava lei e i suoi amici.
Il signor Delmas prese sua figlia sulle spalle, portandola fuori, mentre Jim provava a chiudere il buco da cui, fortunatamente, aveva smetto di uscire acqua; purtroppo il tubo era davvero rotto: l’acqua lo aveva sbriciolato nell’impatto. –Accidenti.- esclamò il preside, le scarpe eleganti che lo etichettavano come un personaggio benestante erano zuppe d’acqua che cominciava a bagnargli sempre di più i pantaloni. –Ci vorrebbe il professor Werner, lui saprebbe cosa fare.
Il cuore di Emy perse un colpo: Lukas era arrivato per davvero. –Sono qui signor preside.- disse, dal fondo del corridoio, già senza scarpe e con i jeans neri alzati fino a metà polpaccio.
-Oh, ragazzo! Per favore, dimmi che sai come sistemare questo casino, abbiamo davvero bisogno del tuo genio.- lo pregò il preside, ancora con la figlia sulla schiena che imprecava, preoccupata che l’acqua potesse distruggere i suoi preziosi oggetti personali, come ad esempio il suo cellulare o la sua piastra per capelli.
Il professore entrò finalmente nella stanza, guardando Emy nuovamente seduta sul suo letto, con la schiena contro il muro, le gambe trattenute al petto e il coniglietto color lavanda penzolante da una delle piccole mani della padrona. Jim, nella stessa stanza, si era bagnato completamente e si arrese, uscendo dispiaciuto di non aver risolto il problema. –Innanzitutto portiamo in salvo gli studenti.- disse il giovane insegnante, guardando male il collega che stava cercando di portare fuori Emy. –Per favore Jim, cerca qualcosa che tenga momentaneamente chiuso il buco; può essere che si rompa un’altra tubatura e fino a che non arriveranno gli idraulici è meglio non correre rischi. Mi occuperò io della signorina Emily.
-Ah, Lukas.- il preside camminò verso di lui, un po’ infastidito dalla presenza della sua stessa figlia capricciosa. –Hai davvero mille risorse. Ora dovremmo trovare un’altra sistemazione alla signorina.- sospirò. –Sarà questo il vero problema, sai?
-Non si preoccupi.- disse solo. –Il mio appartamento non è molto lontano da qui ed è abbastanza spazioso per ospitarla. In più è una ragazzina molto sveglia e intelligente, sono sicuro che non mi annoierà la sua presenza.
Il signor Delmas sembrava sul punto di rifiutare categoricamente: insomma, una minorenne a casa in un professore? Per il collegio sarebbe stato un problema se qualcuno lo avesse scoperto. Eppure, solo guadando negli occhi il suo giovane dipendente, cambiò idea. –Certamente, non credo che ci sia soluzione migliore.- annuì, sorridente. –Ora è meglio che io vada, ho del lavoro da sbrigare. Elizabeth, tu andrai a casa per oggi.- avvertì, facendola scendere dalle sue spalle, indignata.
-Ma papà, come puoi permettere una cosa del genere?- strillò la minore, mentre Lukas portava via Emy, prendendola in braccio e facendole poggiare la testa sulla sua spalla. Ciò che Sissi non sapeva era che nemmeno suo padre stesso non si capacitava di quel che aveva appena concesso.
 
-Quindi sarai game over per tutta la giornata, giusto?- chiese Odd con la bocca piena di caramelle gommose.
-Già- Emy scosse le spalle, rubando anche lei qualche caramella, posta in una confezione sopra il letto di Jeremy, dove si trovavano seduti Teo, Yumi ed Aelita. –Ho messo qualche vestito nella sacchetta, insieme allo spazzolino e qualcosa per sopravvivere. Aspetto un suo messaggio e poi andrò da lui.
Il biondo si pulì le lenti degli occhiali. –Non ho rilevato torri attive, almeno per questo saremo tranquilli.- sospirò, guardando Teo che subito prese parola.
-Non sarò per niente calmo, per voi non è un po’ strano? Il preside ha davvero lasciato che tu dorma da un insegnante senza chiedere ai tuoi genitori?- chiese Teo, sospettoso.
-Mhh, lo penso anche io, sicura di voler proprio andare? Puoi stare da me se vuoi- chiese Yumi, scettica riguardo la faccenda. Emy ed Aelita erano le sue migliori amiche, non avrebbe mai voluto abbandonarle al pericolo. E sì, il professor Werner era pericoloso: ne era certa, al massimo delle sue convinzioni.
Aelita rise sotto i baffi. –Vi fate troppi problemi. Secondo me il preside non voleva spargere la voce di questo guasto, quindi ha accettato.- alzò le spalle, sotto lo sguardo contrariato di Yumi, la quale non era ancora convinta. –Piuttosto, Emy, spiegaci la scelta del tuo outfit.- rise, indicando la minigonna a vita alta color rosa pastello che indossava la sua amica.
-Cosa?- rispose lei, arrossendo. –Non c’è niente di strano; mi piacciono questi vestiti, è semplice.- terminò, guardando verso il basso, prendendo un’altra caramella, facendo ridere la rosea che, anche senza avere la conferma, aveva capito benissimo che quando si parlava dell’aitante Werner, la sua amica andava nel pallone. Un flebile ticchettio attirò l’attenzione di Emy che prese il suo cellulare, fissandosi su quel nuovo messaggio di Lukas.
 
“Sono in macchina, scendi subito.”
 
Certo, poteva essere un po’ più delicato, ma ormai la giovane ci aveva fatto l’abitudine. Aprì di poco la sacchetta, guardando il tenero peluche viola che faceva volume all’interno. Ci buttò dentro il cellulare e salutò i suoi amici con un cenno della mano, promettendogli di vedersi presto e di scrivergli appena sarebbe arrivata.
Scese le scale di corsa, non voleva che Lukas l’aspettasse per troppo tempo, dopotutto lui era pur sempre il suo insegnante e da un lato era anche obbligata ad assecondarlo. Aprì il portone in vetro e camminò verso quella che doveva essere l’auto del ragazzo. Emy la scrutò: era una macchina sportiva e non sembrava essere molto economica, i vetri erano oscurati e di sicuro si faceva notare nonostante il nero lucido della vernice; sembrava essere nuova di zecca. Lukas abbassò il finestrino, dicendole di aprire lo sportello posteriore e di metterci la sua roba, per poi salire. La giovane obbedì, entrando poi in macchina, salutando il ragazzo. –Scusa se ti ho fatto aspettare, pensavo di aver dimenticato una cosa in camera.
Lui alzò le spalle, allungando una mano verso le gambe della ragazzina che, confusa dal gesto, spalancò gli occhi, per poi tornare tranquilla, osservandolo prendere un pacchetto di sigarette dal cruscotto, estraendo l’accendino e una sigaretta. –Vuoi?- chiese alla minore, allungandole il pacchetto.
-Non dovresti far fumare i tuoi studenti.- gli disse, scuotendo la testa, sentendo solo un verso divertito di lui come risposta. –Non dovresti fumare a prescindere, sai?- continuò, esasperata.
-Sicura di non voler nemmeno fare un tiro?- riprovò lui.
Lei lo guardò male. –Mi stai ignorando per caso?
Lukas non rispose, rise e mise in moto, partendo verso l’appartamento che, per quella sera, avrebbe ospitato la sua giovane allieva.
 
L’auto si fermò davanti ad un alto grattacielo poco lontano dal collegio, nell’attesa di scendere nel parcheggio sotterraneo. Lukas lasciò la macchina nel posto assegnato e, con l’ascensore, i due arrivarono ad uno degli ultimi piani, entrando nell’ultima porta sulla destra.
Un odore intenso inebriò le narici della ragazza: non vedeva fiori di alcun tipo, solo un grosso divano chiaro circondato da pareti scure. La TV era spenta e il telecomando era stato lasciato su una delle mensole ricolme di libri sulla storia della tecnologia, sulla guerra e qualche autobiografia di persone famose.
-Non è tutta roba mia.- disse lui, notando Emy curiosare. –Fino a poco tempo fa non vivevo da solo.- terminò, osservando la giovane subito irrigidirsi, pensando alla malsana idea di una possibile ex. Il ragazzo si sentì in dovere di continuare: odiava quello sguardo innocente addosso a lui. –Mia sorella è andata via qualche anno fa.
Emy tirò un sospiro di sollievo, ma poi tornò subito seria. –Non sapevo avessi una sorella.- Lukas tagliò corto, facendole segno di seguirlo.
La casa aveva le pareti completamente nere, facendola risultare buia, ma tutto il mobilio era di varie tonalità di bianco. Ogni tanto la ragazza si fermava ad osservare le varie foto sparse per la casa, mentre lui cercava di farle vedere cosa c’era dietro ogni porta di quell’appartamento spazioso. -Cosa c’è qui dietro?- chiese, una volta finito il tour della casa.
-La lavanderia.- rispose, senza nemmeno girarsi.
Emy abbassò la maniglia, notando che non si apriva. –E perché è chiusa a chiave?
-Perché ti interessa tanto la lavanderia? Di un po’.- cominciò lui. –Ti pace giocare alla schiava, non è vero principessa?- La mora arrossì di botto, smettendo di fare domande e seguendo il ragazzo a testa bassa. –Tu dormirai sul letto, questa notte io starò sul divano.
-Non ce n’è bisogno, davvero, posso stare io sul divano. Anzi, ti ringrazio per ciò che stai facendo per me.- disse, facendo un piccolo inchino.
Lukas distolse lo sguardo. –Non ringraziarmi prima del tempo.- ribatté, lasciando Emy in una nuvola di confusione.
 
Ormai le nove e mezza di sera erano passate, la cena era stata consumata in fretta: Emy aveva scoperto che Lukas, il ragazzo perfetto, era una frana in cucina e che, addirittura, in passato, aveva fatto attaccare al piatto alcune verdure, dovendo toglierle con la spatola, per la paura di farle diventare parte integrante del piatto. Fu così la mora a cucinare e il ragazzo finì in fretta il cibo preparatogli, trovandolo delizioso, abituato ormai a ramen precotto e tonno in scatola. Dopo aver sparecchiato e lavato tutte le stoviglie, la ragazzina andò a farsi una doccia e si mise il pigiama, mettendosi nel letto. In qualche modo aveva convinto il ragazzo a dormire con lei e non poteva sentirsi più felice in quel momento.
Lukas guardò nuovamente l’orologio, erano quasi le dieci meno un quarto. Si diresse verso il soggiorno, prendendo dal suo borsone da palestra, posto vicino al divano, una busta trasparente, portandola in cucina e poggiandola sul marmo, vicino ai fornelli. Fece qualche passo verso uno dei cassetti più lontani, prendendo due guanti bianchi in stoffa. Erano un po’ logori, ma pensò che, in fondo, non sarebbe stato un problema: avrebbe solo dovuto disfarsene prima che qualcuno scoprisse il piano che, grazie a lui, sarebbe stato portato a termine quella notte stessa.
Tornò davanti al sacchetto trasparente, aprendolo dopo aver fatto un lungo sospiro. Chiuse gli occhi, sentendo qualche goccia di sudore fare la sua comparsa sulla fronte, l’ansia lo stava divorando. “Ma cosa mi prende?” si chiese. Non si sarebbe mai fatto problemi di alcun tipo, ma con lei cambiava tutto e non capiva perché. Scosse la testa, tirando fuori, finalmente, il contenuto già intuibile per quel particolare involucro. Il coltello tra le sue mani era talmente grande che la lama riusciva a specchiare il suo intero volto e, con passo incerto, si diresse verso la sua stanza. I passi lenti furono l’unica cosa udibile in quella notte stranamente silenziosa, lontana dal rumore delle auto e di quello delle grida degli alcolizzati che erano soliti animare la zona di notte. Gli occhi spalancati riflettevano il chiarore dei fiochi lampioni, la cui luce filtrava dalla persiana non completamente abbassata. Si avvicinò al letto, facendo il giro per guardare in faccia un’ultima volta la sua vittima, in modo da ricordare per sempre il suo viso tranquillo. Stava per farlo, ma non lo fece.
Emy dormiva in posizione fetale, abbracciata all’unico regalo che lui le aveva fatto -anche un po’ controvoglia, da quel che ricordava. Quel coniglietto viola dalle morbide orecchie e dagli occhi inespressivi proteggeva la ragazza come se sapesse il pericolo che stava per correre. Lukas chiuse nuovamente gli occhi: non poteva farlo, non voleva. Sospirò, cercando di non fare il minimo rumore, inginocchiandosi al bordo del letto, appoggiando un braccio e la testa sulle coperte, tenendo la mano con il coltello sul pavimento.
-Lukas…- lo chiamò lei, aprendo lentamente i grandi occhi verdi che sembravano risplendere, esattamente come i suoi. –Che ci fai seduto per terra, se non ti alzi avrai freddo.- disse lentamente, con la voce già impastata dal sonno.
Lui sorrise genuinamente, per la prima volta senza dover fingere. –Hai ragione, volevo solo assicurarmi che il nostro amico stesse bene.- rispose, baciandole la fronte e accarezzandole una guancia tiepida. Lei ricambiò il sorriso, chiudendo gli occhi e tornando a dormire, stringendo più a se il peluche. Il moro si tirò su, nascondendo il coltello e uscendo dalla stanza: se ne sarebbe sbarazzato il prima possibile, nessuno doveva sapere. Soprattutto avrebbe dovuto proteggere la ragazza, anche se prima o poi sapeva anche lui che avrebbe scoperto tutto. Fino ad allora l’avrebbe difesa da ogni male e forse anche dopo, anche quando si sarebbe fatta una vita sua avrebbe continuato a vegliare su di lei da lontano.
Prese le chiavi dalla tasca, aprendo la stanza di cui, qualche ora prima, Emy, era tanto curiosa, lanciando alla cieca il coltello, per poi dirigersi verso il bagno, indossando il pigiama senza nemmeno lavarsi, sciacquandosi solo il viso, trovandosi diverso, migliore forse. Rientrò in camera sua, trovando la ragazzina girata dalla parte opposta a quella dove l’aveva lasciata, ancora abbracciata al piccolo amico di stoffa. Lukas si avvicinò alla sua parte di letto, sorridendo di nuovo ed entrando sotto le coperte, avvicinandosi alla ragazza, prendendola tra le braccia, stringendola a se, ripromettendosi di non lasciarla andare mai.
 
Quando Emy si svegliò al caldo fra le coperte, il suo fidato amico violetto non c’era più, di sicuro era finito sul pavimento e la giovane cercò di riprenderlo, fermata però da due braccia forti intrecciate alla sua vita. Solo in un secondo momento ricordò di non essere affatto al Kadic, ma nel grande appartamento del suo professore, anche se ormai era chiaro che era molto più di un semplice insegnante per lei.
-Sei sveglia finalmente.- sussurrò lui con voce roca all’orecchio di lei, facendole sentire i brividi. –Hai notato che Cookie è caduto?
-Cookie?- ripeté lei. –Ah, intendi il coniglio?
-Non ti piace questo nome?- rise lui, dolcemente, contagiando anche lei.
-No, anzi, credo che gli stia a pennello.- Emy si girò, guardando Lukas negli occhi. –Perché fai tutto questo per me?- chiese.
Lui abbassò lo sguardo, per poi riposarlo negli occhi di lei. –Non ho ancora fatto abbastanza.
-Lo sai.- iniziò lei, mentre lui la stringeva di più a se. –Oggi hai qualcosa di diverso.- il ragazzo rise, ripensando agli avvenimenti della notte precedente, lasciando poi la sua ragazza libera di uscire dalle sue grinfie e di prendere Cookie dal pavimento, stringendolo forte e riposandolo nel letto. –Vado a preparare la colazione, non vogliamo che i biscotti si attacchino alla tazza, giusto?- rise.
Lui assottigliò gli occhi. –Tu, piccola…- non finì, buttando all’aria le coperte, alzandosi di scatto, rincorrendola fino alla cucina, facendo ridere entrambi, finendo comunque per preparare la colazione insieme: mentre Emy preparava i pancake, Lukas aveva messo a fare il caffè per se stesso e il the per lei.
-Posso chiederti una cosa importante?- chiese lei, portandosi una mano al mento subito dopo aver poggiato i dolci appena preparati nel piatto.
-Tutto quello che vuoi.
-Le tue punizioni, ecco, sono solo per me, vero?- arrossì, imbarazzandosi, guardandolo annuire. –Allora perché hai punito Teo qualche giorno fa?- finì, notandolo sedersi e facendo lo stesso.
Lukas sospirò. –Sono giorni che non è attento alle mie lezioni, ultimamente anche i suoi voti eccellenti stanno calando.- fece una pausa per bere un po’ –A proposito di questo, qualcuno ha preso un’insufficienza con la professoressa Hetrz, eh?
Emy divenne ancora più rossa, cercando di giustificarsi, finendo per far scoppiare a ridere il ragazzo. Non poteva dirle che aveva dato apposta quel coltello a Teo, non avrebbe capito, almeno non subito. Doveva ancora proteggere quel tesoro che sarebbe potuto scivolargli via da un momento all’altro.

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Capitolo 11
*** Il sogno dell'elfo ***


-Accidenti!- esclamò Yumi, cercando di tenere a bada il falso Jeremy. –Non ci voleva proprio!- imprecò a bassa voce, per poi rivolgersi a Teo, poco distante da lei. –Si può sapere dove diavolo è finita Emy? Hanno bisogno di lei su Lyoko!- gridò, allontanando lo spettro dalle sembianze del leader della loro squadra.
Teo, dal canto suo, non se la stava passando molto bene. Aveva provato a difendere la ragazza, ma lo spettro gli aveva arrecato parecchie lesioni, per non parlare delle innumerevoli ferite da cui sgorgava qualche rivolo di sangue. –Sapevo che Werner l’aveva messa di nuovo in punizione.- fece una pausa, cercando di respirare mentre lo spettro, con una mano carica di energia elettrica, provò a colpire Yumi che, più veloce, scivolò di lato, rialzandosi dietro al nemico e colpendolo, invano, con un calcio. Come ricordava gli spettri non potevano essere colpiti fisicamente. –Eppure l’ho chiamata così tante volte…ho paura che le sia successo qualcosa.
La mora schivò nuovamente l’attacco dello spettro, posizionandosi davanti a Teo, dandogli le spalle. –Puoi andare a cercarla? Gli altri hanno bisogno di lei.
Teo annuì, alzandosi a fatica e tenendosi con la mano sinistra una ferita all’addome. Yumi si girò leggermente, sorridendogli e Teo non poté far altro che arrossire lievemente, trovandola bellissima anche se un po’ sporca di terra. Anzi, forse le era sembrata anche più bella del solito.
 
Un gemito strozzato fu l’unico suono udibile da dietro quella porta scura in legno e quelle pareti fin troppo vecchie per essere insonorizzate. L’uomo pensò che forse sarebbe stato meglio andare nel suo ufficio, ma dopotutto non c’era nessuno nelle aule a quell’ora e forse sarebbe stato anche più elettrizzante. Emy era seduta su uno dei banchi vicino alla porta e Lukas era in piedi davanti a lei, chinato sul suo viso, con le loro labbra intrecciate a formare la più splendida tra le danze, mentre disperati, si chiamavano con il pensiero. Un flebile rumore distolse il giovane professore da quel momento meraviglioso, lasciando interdetta la ragazzina. Lui le fece segno di non fiatare, poteva davvero essere quello che pensava? Era di nuovo venuta a prendersi la sua felicità? Non poteva accettarlo, questa volta l’avrebbe difesa ad ogni costo. Ancora quel rumore leggero ma, allo stesso tempo assordante: lo aveva riconosciuto, era lo stesso di quando era piccolo.
Toc toc toc. Qualcuno aveva bussato tre volte. Lukas prese Emy per un braccio, facendola scendere dal banco su cui era seduta, provando a proteggerla. “Eppure, non avrebbe mai bussato” pensò il ragazzo, accigliandosi.
-Emy…-si sentì a malapena. –Sei qui dentro?
La ragazza uscì dal nascondiglio che Lukas le aveva creato con il suo corpo, aprendo la porta leggermente rossa per il poco fiato e con i capelli in disordine. –Teo!- lo chiamò, quando lui le cadde praticamente tra le braccia, svenuto. –Si può sapere che cavolo è successo?
L’uomo stese Teo sul pavimento, fingendo di cercare di capire chi avesse commesso una simile azione. Era chiaro, in realtà.
-Lo porto in infermeria.- disse immediatamente Emy. Non voleva che Lukas scoprisse il loro segreto da Lyoko Warriors.
Il moro le accarezzò una guancia, sorridendole candidamente, sapendo bene che cosa avrebbe dovuto fare. -Sembra che i tuoi amici abbiano bisogno di te, sarò io a portarcelo: in questo modo eviterò anche le domande dell’infermiera.- sorrise di nuovo, baciandole la fronte. –Stai attenta.- le sorrise, giurando a se stesso che se anche solo avessero provato a spezzarle un unghia si sarebbe più che vendicato.
Emy si mise sulle punte, aggrappandosi alla camicia di Lukas, che capì le sue intenzioni e le stampò un leggero bacio, per poi vederla allontanarsi da lui con un sorriso e salutarlo con un gesto della mano, sparendo dietro alla porta. L’uomo abbassò lo sguardo su Teo, non era facile voler vincere proteggendo il tuo nemico, ma un modo lo avrebbe dovuto trovare ugualmente. Sospirò, come era solito fare nelle situazioni che lo scocciavano, muovendosi verso la cattedra dove, poco lontano, era situato il suo zaino. Ne tirò fuori il taccuino nero, aprendolo. Non poteva crederci che stava per farlo davvero, ma dovette almeno provare. Sul foglio candido comparve lentamente una scritta e il volto di Lukas si fece più cupo; prese una penna e cominciò a scrivere sotto alla domanda che gli era stata posta. “Non preoccuparti, è tutto sotto controllo
Lentamente mise apposto tutte le sue cose e si avvicinò nuovamente al corpo del suo allievo. –Sei davvero una seccatura, sai?- disse, anche se sapeva benissimo che il ragazzo non aveva nessuna colpa. Se lo caricò in spalla, deciso a portarlo in infermeria nonostante l’idea non lo garbasse più di tanto.
 
Teo aprì gli occhi, richiudendoli subito dopo per la forte luce che percepiva sul viso. Lentamente provò a riaprirli, sbadigliando, ma ciò che vide non gli piacque affatto. Una ragazzina dai capelli rossi era stata legata ad una sedia, alcuni lividi e alcune ferite si stagliavano sulla pelle candida. Un uomo dal volto familiare faceva avanti e indietro davanti a lei, mentre Teo cercava di attirare l’attenzione di quella bambina, invano. Sembrava quasi che lui fosse un fantasma, invisibile.
-Sì.- disse l’uomo, al telefono con una donna, vista la voce femminile che emanava quell’enorme dispositivo degli anni ottanta. –Sì.- ripeté soltanto. La ragazzina dai capelli rossi cominciò a singhiozzare e l’uomo, che le dava le spalle, si girò di scatto, andando da lei con passo spedito, dandole uno schiaffo, facendo aumentare le lacrime sul suo volto e lasciandole la forma della sua mano, fin troppo grossa rispetto alla guancia della bambina.
-Io…voglio solo andare a casa.- sussurrò, ignorata palesemente da quell’essere. Teo cercò di muoversi per fare qualcosa, invano. Non riusciva in alcun modo.
-Agente Stairs.- esclamò il suo nome quel mostro dai capelli brizzolati. –Cerco l’agente…- Teo non riuscì a sentire le ultime parole di quell’uomo; per qualche ragione le labbra si erano mosse, ma la voce non era uscita. –Candy è qui, Spirit è scappato giorni fa.- ora la voce dall’altra parte era quella di un uomo. –Mi dispiace signore: ci ho messo molto per trovare un cellulare, con i pochi soldi che avevo ho dovuto affidarmi a quelli dell’agenzia.
Teo trattenne il fiato. Ora sapeva perché quell’uomo era così familiare, doveva essere il suo vero nonno. Effettivamente aveva anche lo stesso cognome di sua madre e di suo zio, nonché di Emy. Ma quindi quella bambina dai capelli rossi…doveva per forza essere sua madre, Candy.
Un rumore lo destò dai suoi pensieri, si girò per capire da dove provenisse quel suono, notando l’agente Stairs poggiare l’antico cellulare su un ripiano vuoto della libreria. Dietro ad una delle porte semiaperte si nascondeva un giovane ragazzo che si stava mettendo dei guanti scuri, avrà avuto più o meno l’età di Teo, doveva essere il padre di Emy. Sua madre lo vide e accennò un sorriso stanco: era al limite della sua energia. Spirit le fece segno di non fiatare, mentre l’uomo si buttò sul divano, poggiando due dita sulla tempia sinistra. –Questa è solo colpa tua Candy, lo sai?- cominciò. –Se solo mi avessi detto dov’era tuo fratello non ti sarebbe mai successo nulla. Sai bene quanto io ti abbia amata, trattarti così mi spezza il cuore.
Stronzate.” Pensò Teo, avendo visto chiaramente la crudeltà dell’uomo verso sua madre.
-Spirit avrebbe fatto la stessa cosa per me.- rispose la bambina.
Lo sguardo di suo nonno si fece teso. –Tuo fratello si è solo salvato la pelle per rovinare la tua.- rispose, prendendo una sigaretta, accendendola subito dopo. –Lui è stato la disfatta di tua madre.- Candy ricominciò a piangere, guardando con la coda dell’occhio il fratello, il viso contorto in una espressione infastidita. –Sai, credo che in fondo sia meglio così. Sono sicuro che Spirit prenderà il mio posto nell’azienda e favorirà alla crescita dei miei nipoti, dopotutto é nel DNA di questa famiglia.- il ragazzo fece qualche passo verso la sorella minore, approfittando della distrazione del padre. –Ma per avere lui, dobbiamo prima marcare te, signorina.
-M-marcare?- ripeté, cercando di non distogliere il padre dal discorso, così da poter rendere più semplice il piano del fratello.
Il padre fece un cenno positivo con il capo. –Sarai parte dell’esperimento per una delle nuove tecnologie. Diventeremo ricchi e farai felice il tuo papà.
-E dopo? Cosa mi faranno?- chiese Candy, trattenendo le lacrime.
L’uomo fece l’ultimo tiro, alzandosi e spegnendo la sigaretta sul collo della figlia. –Quello che si fa con i giocattoli vecchi.
La bambina urlò per il dolore e fu lì che Spirit non ci vide più. Silenziosamente, scattò verso il padre con un grosso coltello da cucina trovato in casa, si gettò alle sue spalle, tenendosi ben saldo alla schiena dell’uomo che, prima di poter anche solo capire chi fosse, si ritrovò con la gola tagliata a metà, inzuppando di sangue la povera figlia davanti a lui, mentre la testa penzolava all’indietro, ancora salda al corpo per un soffio. Il corpo, ormai esangue, cadde in modo disordinato, mentre Spirit, infilzava sempre di più la carne del crudele uomo morto, ormai steso a terra.
-Spirit.- lo chiamò Candy, tra le lacrime di dolore.
Il fratello si alzò poggiando le mani sporche di sangue sulle ginocchia scoperte dalla gonna della sorellina. –Ora va tutto bene: la polizia sta arrivando.
-Davvero? Cosa ci succederà?
-Io me ne andrò lontano, in Italia; starò da un amico che vive già da solo.- sospirò, accarezzando il volto della piccola Candy. –Tu dovrai aspettare i poliziotti: loro decideranno un affidamento per te.
-A-affidamento? Non posso venire con te?
Spirit scosse la testa. –Saremmo costretti a cambiare identità e non potremmo mantenere le cure della mamma. Mi troverò un lavoro e invierò parte dei soldi a entrambi.
La bambina guardò verso il cadavere steso a terra. –Che dico ai poliziotti riguardo lui?
-Che non lo sai.
Gli occhi di Teo, improvvisamente, si fecero stanchi. Le palpebre diventarono pesanti e il suo corpo, privo di ogni tipo di energia. Sbadigliò leggermente e si rimise a dormire contro il suo volere, anche se, comunque, era tutto parte dello stesso sogno.
 
-Sei sveglio?- chiese una ragazza dai lunghi capelli rossi e dalla voce familiare. Teo aprì gli occhi, ancora fuori dalla sua realtà; non riusciva a capacitarsi della veridicità di tutti quei ricordi e soprattutto non era pronto per uno nuovo.
Questo ti piacerà” disse una voce maschile nel suo cervello. “E risponderà a tante domande
-Eddai Arthur, so che sei sveglio.- lo chiamò la donna, scuotendolo per un braccio.
Il ragazzo emise qualche verso infastidito. –Che vuoi, Candy?
-È l’alba.- rispose lei, guardando, con occhi innamorati, verso la finestra. -Mi hai promesso che l’avremmo vista insieme.
Arthur tornò a dormire e Candy si accigliò, uscendo da sotto le coperte e indossando una vestaglia leggera, più per pudore che per il freddo, vista la bella stagione. Si guardò allo specchio, sistemando un po’ i capelli spettinati.
Arthur…mio padre…” pensò Teo, mentre seguiva sua madre sul terrazzo. “Mamma sembra felice
La giovane donna prese il cellulare, componendo il numero del fratello che, come sempre, non la fece aspettare molto. –Ciao Spirit.- lo salutò. –Come sta tua moglie? Anna, giusto?- aspettò la risposta del fratello per poi ridere leggermente. –Sono contenta che vada tutto bene. Volevo parlarti di una cosa…- Teo vide la preoccupazione crescere negli occhi della madre. –Sai che Arthur sta lavorando come assistente di un famoso regista, no? Vedi, una delle attrici del film che stanno girando è stata uccisa.- fece una pausa, probabilmente Spirit stava dicendo che gli dispiaceva. –Già…beh, in ogni caso, Arthur ha fatto presente il mio nome e sono stata presa.
-Che cosa?- riuscì a sentire Teo: Spirit aveva alzato la voce e ciò fece in modo di rendere al ragazzo più chiara la conversazione. –Hai una vaga idea di quanto sia pericoloso per te? Soprattutto dopo quel…marchio che ti ostini a spacciare per tatuaggio.
Candy alzò gli occhi al cielo. –Lo coprirò! Avanti, Spirit, anche tu dopo che hai conosciuto Anna hai cominciato a suonare il piano per lei, perché io non posso accettare quel ruolo?- A Teo fu inudibile ciò che suo zio rispose a sua madre, la quale si accigliò, ribattendo. –Non ho più undici anni.- fece per continuare la frase, prendendo fiato per non lasciar parlare Spirit in alcun modo, ma non fece in tempo. Divenne rossa di rabbia e, con un verso frustrato, lanciò il cellulare verso il muro dietro di lei.
Teo la affiancò, anche se sapeva benissimo che non poteva vederlo. Si guardò in giro, notando che il sole era ormai sorto quasi completamente e che la vista era spettacolare. Girò il viso verso destra e guardò il mare, poco lontano dalla lussureggiante villa in cui si trovavano. “Chissà dove siamo” pensò, chiedendosi perché sua madre non lo avesse mai portato in un simile paradiso.
Con la coda dell’occhio vide la madre accasciarsi a terra, disegnando con il dito delle linee invisibili. -Lui non capisce.- sussurrò.
Teo, dal canto suo, notò finalmente il tatuaggio della madre. L’occhio del perfido XANA si stagliava sulla sua spalla sinistra. Lo aveva visto parecchie volte, ma ora che sapeva che era il marchio a cui sarebbe stata sottoposta da piccola, lo destabilizzava. Il ragazzo spalancò gli occhi, arretrando appena. Perché sua madre e suo zio lo avevano mandato al Kadic con Emy? Era davvero per separarsi definitivamente o volevano che scoprissero il loro segreto? Senza contare che da quello che aveva appena visto sapevano entrambi di essere fratelli, quindi perché quella messa in scena di ritrovarsi e di non sopportarsi? Non riusciva a capire, non aveva alcun senso da come la vedeva lui. Doveva assolutamente parlarne con Emy, lei di sicuro lo avrebbe aiutato a riflettere, dopotutto era raro che lei litigasse con Spirit visto il loro legame. Di sicuro lei sapeva qualcosa in più. Provò a sforzarsi di ricordare, ma l’unica cosa che sua madre gli ripeteva da piccolo era che aveva un fratello che era morto in un incidente stradale. Di nuovo, si sorprese di se stesso: quando aveva provato a cercare delle informazioni su sua madre ed era finito su una pagina web dedicata a Franz Hopper, sotto la voce “figli” c’era scritto che Candy aveva un fratello e che era morto esattamente come nel racconto di sua madre. “Ma Spirit non può essere Ethan” pensò, agitato. “Lui cerca sempre di uccidere Emy, perché dovrebbe? È sua figlia!
Ma non ebbe tempo di pensare ad altro: Teo si era svegliato sul lettino dell’infermeria.

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Capitolo 12
*** Brutte soprese ***


Corse a perdifiato, spalancando la porta che dava al dormitorio femminile, quasi scivolando sul pavimento lucido del corridoio. Corse ancora di più, ringraziando mentalmente il suo essere veloce, raggiungendo la stanza che, una volta entrato, gli avrebbe reso più chiari i dubbi.
Fa che non ci sia Sissi.” Pensò, incrociando le dita dietro la schiena, per poi bussare con l’altra mano.
-Chi è?- chiese la voce dall’altra parte, Teo si guardò la mano che aveva nascosto in precedenza, maledicendo chiunque avesse inventato quel simbolo che, in realtà portava solo più sfiga di quanta già se ne avesse.
-Sono Teo, dov’è mia cugina?- chiese, guardando subito dopo la porta aprirsi, facendo spuntare il volto di Emy, infuriata.  –Devo parlarti, è urgente…- sussurrò il ragazzo, non dando peso all’espressione buia della maggiore e ottenendo un sbuffo come risposta.
La ragazza spalancò la porta e prese il polso di Teo, girandosi a guardare la sua compagna di stanza. –Sissi, se arriva qualcuno, sono sotto la doccia.
-E perché mai dovrei mentire per aiutarti?- chiese, antipatica come sempre, ma i due ragazzi se ne erano già andati.
Emy non sapeva con precisione dove portare Teo, ma di sicuro aveva intenzione di andare via dalla zona dei dormitori e in quel momento il luogo migliore sarebbe stato il cortile. Si fermò davanti ad una panchina, mentre il minore non smetteva di lamentarsi. –Che male che fai, non stringere!
La mora lasciò la presa, guardandolo negli occhi. –Visto che sono le dieci di sera non credo che tu abbia capito che hai dormito per quasi sette ore. Eravamo tutti preoccupati per te, noi…
-Facevate bene ad esserlo.- la interruppe, lasciandole sgranare gli occhi. –Ho fatto degli strani sogni: erano veri e propri ricordi di mia madre. Ho scoperto tantissime cose che i nostri genitori non ci hanno mai raccontato, ma ora ho più domande di prima.- fece una pausa, sedendosi sulla panchina davanti a loro, indicando a Emy di fare lo stesso. –Prima di tutto, ricordi quando ti ho portato quel post-it che diceva delle strane cose riguardo a Franz Hopper? Nel sito web c’era scritto che Ethan, gemello di Candy, era morto in incidente stradale; da piccolo mia mamma mi diceva che avevo uno zio e che era morto nello stesso esatto modo in cui era stata descritta la morte di Ethan. Non può essere una coincidenza, lo capisci?
Emy sfregò le mani per non sentire troppo freddo, l’inverno stava per arrivare e di certo non era stata una buona idea uscire senza pensare di mettere una giacca. –Mio padre mi ha sempre detto che era figlio unico e che i suoi genitori erano morti ancora prima che io nascessi. Per questo, quando lui ha ritrovato la zia, abbiamo litigato: non pensavo potesse mentirmi così. Il litigio con lui mi ha fatto, in seguito, odiare te; ero piccola, non capivo che era un motivo davvero stupido per detestare una persona. Da quella volta ho comunque rispettato mio padre, ma non è mai più stata la stessa cosa tra noi.- guardò Teo negli occhi, toccandogli leggermente una spalla. –Sai Teo, sono molto felice di essere al Kadic. Come musicisti i miei hanno sempre viaggiato, soprattutto mio padre, ma io ero sempre costretta a rimanere a casa… Qui invece è tutto diverso, finalmente siamo parte di qualcosa.
-Emy aspetta.- disse lui, prendendola per le spalle, scuotendola appena. –Fammi prima finire di spiegare i ricordi che ho visto.
La ragazza scosse la testa, cercando di liberarsi dalla stretta del minore. –Ma come fai a sapere che siano davvero ricordi? Magari hai solo battuto forte la testa!- alzò la voce.
-Ho sentito la voce del professor Werner.- affermò, guardandola calmarsi velocemente. –Mi diceva che sarebbe stato piacevole rivivere quel ricordo. Non so cosa centri lui in questa storia, ma sono sicuro che fossero veri.
Emy sembrò pensarci un attimo. –E va bene, spiega.
 
-Sicura che non ci sia nessuno?- chiese Teo, in piedi davanti all’entrata dell’ufficio del giovane insegnante di inglese.
-Shhh- lo rimproverò Emy. –Abbassa la voce.- la mora si piegò appena, prendendo una forcina incastrata nel suo chignon, lasciando così una ciocca di capelli pendere da dietro l’orecchio. Sperando di non essere vista la aprì leggermente, per poi inserirla dentro alla vecchia serratura, trovando però la porta già aperta.
-Chi diavolo ti ha insegnato a farlo?- domandò il ragazzo, sbalordito.
-Non sono stata io…la porta era aperta.- sussurrò, rimettendo al suo posto quella forcina ed entrando, seguita dal minore che, una volta dentro, richiuse la porta, notando però qualcuno che li spiava con la coda dell’occhio. “Sarà stata la mia immaginazione” pensò, per poi scuotere la testa leggermente e raggiungere Emy.
La ragazza stava cercando dentro i cassetti della scrivania di Lukas. Non poteva credere che il suo ragazzo avesse qualcosa a che fare con tutta quella storia; ora alcune domande le sorgevano spontanee: perché lui non le aveva mai detto nulla? Erano passati poco meno di due mesi di relazione, negli ultimi tempi lui era sempre meno freddo e burbero nei suoi confronti e aveva cominciato a farle piacere le punizioni che la costringevano sempre a rimanere in classe con lui, da sola. Lui sapeva molto su di lei, anche se Emy non ricordava affatto di avergli detto tutte le cose che Lukas conosceva sul suo conto. Lei, al contrario, sentiva quasi di non sapere nemmeno il suo vero nome.
-Ehi, hai trovato qualcosa di interessante?- chiese il ragazzo, preso a controllare sugli scaffali ricolmi di libri dagli argomenti più disparati.
-Mi manca solo un cassetto, ma per ora ci sono solo articoli di cancelleria e varie scartoffie. E tu?
Il ragazzo fece una piccola pausa. –Credo di sì…- fece qualche passo verso la scrivania in legno, poggiando un foglio di giornale, risalente agli inizi degli anni novanta, di fianco ad una lampada colorata. Emy si sedette sulla poltrona del professore, mentre Teo si appoggiava allo schienale dietro di lei.
 
ARRESTATA INTERA ASSOCIAZIONE PER RAPIMENTO DI BAMBINI
 
“La terribile notizia arriva da un testimone: egli diceva di aver visto degli uomini prendere i loro figli e immergerli dentro uno strano miscuglio rosso, colorandogli il cuoio capelluto in modo permanete. Poi diceva di aver visto gli stessi bambini, circa una settimana dopo, con i capelli tagliati a zero e con uno strano tatuaggio, sempre uguale per tutti. L’uomo aveva notato che anche i genitori dei bambini avevano quello strano simbolo sul braccio. Così capì che c’era qualcosa di davvero strano e provò a chiamare la polizia, invano: la sua chiamata era stata deviata. L’uomo fu trovato morto pochi giorni dopo, ma la moglie, più furba di chi lo aveva ucciso, prima di scappare con il bambino di soli tre mesi, mise il proprio diario tra le mani del marito, convinta che la polizia lo avrebbe letto e usato come pista per arrestare i colpevoli, avendo appuntato ogni cosa che l’amato gli raccontava. Un’associazione posta in un paese della provincia di Berlino che marchiava i bambini per usarli come esperimenti non soltanto chirurgici, arrivata in Francia, nei pressi di Parigi. La polizia sta ancora lavorando al motivo per la quale colorare la testa dei bambini e poi tagliare loro i capelli.”
 
Emy fece cadere il foglio di giornale, impedendo a Teo di andare avanti nella lettura. –Tua madre…la zia Candy, lei ha…
Il ragazzo la interruppe. –Già. Sapevo che il colore dei suoi capelli centrava qualcosa, come ben sai mia madre si fa molte tinte per mantenere quel rosso da tanti anni: credo lo faccia per nascondere il colore sulla sua testa.
-Ma come fai a non essere scioccato dalla situazione?! Io...credo di non voler più andare avanti a leggere il resto…non ce la faccio…
Teo sospirò. –Te l’ho detto: ho visto tutto nei ricordi di mia madre.- fece una piccola pausa, prendendo in mano il giornale, rimettendolo al suo posto appena dopo aver scattato una fotografia con il cellulare. –In ogni caso, ora sappiamo che Werner sa qualcosa. Quel professore non me l’ha mai contata giusta, voglio dire ti sembra normale un insegnante che porta a casa sua una studentessa minorenne? Per di più sotto approvazione del preside.
Emy sbuffò. –Guarda che non mi ha fatto nulla, non mi ha nemmeno sfiorata! Sei troppo paranoico, molto probabilmente i libri che sono su queste mensole non sono nemmeno suoi.- indicò un libro di favole su uno scaffale di fronte a lei. –Andiamo, ti pare che uno come lui legga “Biancaneve e i sette nani”
-Si può sapere perché ti fidi tanto?- chiese lui, guardandola negli occhi, mentre lei distoglieva lo sguardo, aprendo l’ultimo cassetto che avrebbe dovuto controllare. La ragazza si bloccò sul posto, il cassetto era pieno di foto sue con gli altri. Teo si abbassò e le spostò tutte, fino a trovarne anche un paio di Yumi. Per un attimo, nella testa del ragazzo, passò la malsana idea di prenderle. Alzò la testa su Emy che aveva preso dal cassetto un foglio che, nascosto sotto tutto, descriveva alla perfezione la sua vita, i suoi passatempi, i suoi progetti futuri e tutto ciò che la riguardava, trovando appena sotto il suo, quello della sua migliore amica.
-Ma che cavolo vuol dire?- chiese, più a se stessa che a Teo, in realtà. Lei amava Lukas con tutta se stessa ed era convinta che anche lui fosse dello stesso avviso, ma perché allora aveva tutte quelle cose che riguardavano lei e Yumi?
Teo rimise tutto in ordine e chiuse il cassetto, alzandosi e aiutando la maggiore a fare lo stesso. –Andiamo via, per oggi abbiamo scoperto abbastanza.
-Sì.
 
La porta della camera di Jeremy si aprì di scatto, ma nessuno prestò comunque attenzione ad Ulrich che era appena entrato nella stanza, seguito da Odd, il quale, velocemente, abbassò la testa di lato, vedendo che solo Emy mancava nella stanza.
-Siete mattinieri, oggi.- disse solo Jeremy, senza nemmeno alzare lo sguardo. –Sedetevi, io e Aelita dobbiamo dirvi una cosa, stiamo solo aspettando…- il biondo non riuscì a finire la frase che la porta si aprì un’altra volta.
-S-scusate. Sono stata trattenuta da un problema.- Emy fece un piccolo inchino, poi si sedette tra Teo e Yumi sul pavimento, ottenendo uno sguardo severo dal minore.
Yumi la guardò, attirando la sua attenzione. –Non hai avuto il tempo ti pettinarti? E perché la tua camicia è sbottonata?
Aelita rise appena, guardando Emy cercare di ricomporsi in fretta, mentre trovava una scusa per tutto quel disordine e, soprattutto, per il ritardo. –Già, la sveglia…- rispose, ridendo sotto i baffi. –Ora che siete tutti qui direi che possiamo cominciare, vero Jeremy?- il ragazzo annuì, mentre gli altri non capivano nulla di ciò che stava succedendo. –Come sapete, all’inizio di quest’anno Lyoko era già stato attivato e, alla prima virtualizzazione di Emy e Teo, erano presenti dei file corrotti, poi spariti e ricomparsi solo sulle cartelle riguardanti Teo.
Aelita fece una pausa, permettendo a Jeremy di continuare. –Ora sappiamo che chiunque abbia riattivato il supercomputer ha anche compromesso la virtualizzazione di Teo e, soprattutto, sappiamo che cosa significano quei file.
-Davvero?!- chiese Emy, alzandosi in piedi. –Ma è fantastico!
-No, non lo è.- ribatté Jeremy, guardando il pavimento.
-Cosa? Perché?- chiese Yumi, alzandosi a sua volta
-Perché quel file dice che ANAX sia la zia di Teo, ma non di Emy.- spiegò, guardando Teo negli occhi.
L’aria nella stanza si fece tesa, nessuno aveva il coraggio di parlare. I due diretti interessati si guardarono intensamente, indecisi se spiegare agli altri i ricordi della madre del minore. Teo aveva chiesto alla mora di tenere nascosta la scoperta della sera prima, ma lei era sicura che se lo avessero detto si sarebbero risolti molti dubbi. Loro sapevano bene che Candy era stata costretta ad andare in adozione e probabilmente ANAX aveva mentito a tutti per confonderli, spacciandosi per una possibile bambina nella stessa condizione della madre di Teo. Ma ovviamente i loro amici non potevano dare importanza a quel dettaglio, anche se così si erano preoccupati tutti inutilmente. O almeno era quello che i due cugini credevano.
Improvvisamente Odd prese parola, subito dopo aver bevuto un sorso dalla sua lattina di cola. –Ehi Teo, posso farti una domanda?- l’interessato annuì, guardando Odd che spostò lo sguardo su Emy. –Che ci facevate tu e lei nello studio del professor Werner?- i due si guardarono, arrossendo. –Stavo per salutarvi, ma poi siete scomparsi dietro alla porta. Pensavo che steste cercando qualcosa che aveva confiscato ad Emy, ma quando siete usciti eravate così sconvolti che non mi avete nemmeno sentito salutare.
Quindi era lui quell’ombra che vedevo” pensò il castano. Di nuovo i due cugini si guardarono negli occhi e Teo, finalmente, annuì alla maggiore, iniziando a parlare. –Sentite, Werner sa più di quanto pensiamo. Ieri io ed Emy abbiamo trovato un sacco di foto sue, insieme ad alcune di Yumi.- sospirò guardando la ragazza, per poi continuare, con gli occhi bassi. -In più c’erano dei fogli pieni zeppi di informazioni su loro due e…un articolo di giornale.
-Perché dovrebbe interessarci un articolo dopo quello che ci hai detto su Yumi?- chiese Ulrich, stringendo la mano della sua fidanzata, che gli sorrise.
-Guardate- rispose, tirando fuori il suo cellulare. –Ho fatto una foto.- concluse, passando il dispositivo nelle mani di Odd. –Non vi sembra un marchio familiare quello nell’immagine in basso a sinistra? Beh, ecco, è lo stesso che ha mia madre sul suo braccio.
-Perché mai Lukas dovrebbe avere questa prima pagina tra i suoi libri?- chiese Jeremy, guardando Aelita, la quale, però, era impegnata ad osservare l’espressione rammaricata di Emy che nessuno era stato in grado di notare prima.

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Capitolo 13
*** Finalmente la verità ***


Quel pomeriggio i Lyoko Warriors avrebbero teso una trappola al professore di lingua inglese. Era già stato tutto pianificato: Teo sarebbe dovuto andare dall’insegnante a chiedere se Emy si fosse comportata male, in modo tale da dirlo ai genitori, nel mentre, Odd gli avrebbe rubato la chiavetta dalla tasca del giubbotto, passandola a Jeremy senza farsi notare che, a sua volta, avrebbe dovuto installare le fotografie dei due fascicoli su Emy e Yumi -che Werner nascondeva dentro uno dei suoi cassetti- nella presentazione che aveva fatto per spiegare il nuovo argomento di letteratura e lo avrebbero sicuramente incastrato. Il problema era che la presentazione era il giorno stesso e serviva qualcuno disposto ad intrufolarsi nello studio del professore di nascosto per fare le foto necessarie.
-Beh…-cominciò Ulrich. –Potremmo mandare Emy, lei è stata milioni di volte nel suo ufficio.
Aelita guardò la maggiore senza farsi notare, sapeva perfettamente che quel piano non le andava a genio, perciò non potevano mandare lei, ma comunque avrebbero dovuto incastrare Werner con le mani nel sacco, anche se Emy era visibilmente contraria. –E se andassi io?- chiese, stringendo la mano dell’amica, facendole intuire la situazione.
-Scordatelo.- rispose severo Jeremy. –Sei troppo preziosa, non possiamo perderti in questo modo.
-Guarda che qui stiamo tutti rischiando la pelle, Einstein.- esclamò Odd. –Sarò sincero: dovrebbe andare Yumi.
Ulrich si alzò in piedi, afferrando l’amico per i capelli. –Ma cosa dici, ti è andato di volta il cervello?
-Già, non possiamo mandare Yumi, è fuori discussione!- continuò Teo, sotto lo sguardo stranito dei ragazzi presenti, facendolo arrossire leggermente.
-Ha ragione Odd.- rispose la ragazza, assistendo alla patetica scena del suo ragazzo che mollava la cresta bionda del suo migliore amico per risedersi al suo fianco. –Nessuno sospetterà di me, inoltre riesco a passare inosservata. Potrei farlo mentre lui è nella nostra classe, con noi ha la seconda ora.
Emy si alzò di scatto, attirando l’attenzione di tutti. –Io…ho dimenticato una cosa. Vado a prenderla; non aspettatemi, andate pure in classe. Y-Yumi ti raggiungo quando ho finito.- concluse, incerta, aprendo la porta e chiudendosela alle spalle appena fuori.
-Si comporta in modo molto strano, ultimamente.- riuscì a sentire la voce di Teo.
Si allontanò di poco, respirando a fatica per l’ansia. Doveva assolutamente avvertire Lukas, ma non poteva dirgli che si era infiltrata nel suo studio. Poteva inventare una scusa ma, lui la conosceva bene, sapeva letteralmente ogni cosa sul suo conto. “Ci penserò strada facendo” pensò “Devo avvisarlo!” Prese a camminare velocemente, per poi fermarsi prima delle scale. “Anche se questo significa tradire la loro fiducia?” si chiese. “Sì.”
Scese le scale più veloce che poté, fiondandosi nei pressi dell’edificio dedicato ai professori e alle aule, fermandosi poco prima dell’ufficio di Lukas, trovando la porta spalancata. Ad Emy si gelò il sangue nelle vene; e se avesse scoperto la loro intrusione della sera prima?
-Grazie signor Delmas, la ricontatterò quando avrò nuovamente bisogno di lei.- Emy riuscì a sentire la voce di Lukas, sembrava stesse parlando al telefono, ma non capiva perché la porta fosse aperta. Scosse le spalle, correndo i pochi metri che la dividevano dall’ufficio del suo insegnante, tenendo la borsa ferma sulla spalla. Lo vide seduto sulla sedia in pelle, mentre, con occhi bassi, leggeva qualcosa su quel suo solito quadernino con la copertina nera.
Bussò leggermente, sorridendo quando i suoi occhi incontrarono quelli scuri di Lukas. –Posso entrare?
Lui sorrise a sua volta, riabbassando gli occhi sul taccuino, chiudendolo e poggiandolo in uno dei cassetti, prendendo un foglio bianco ed una penna. –Beh, preferisci stare lì impalata?
Emy mise il broncio, entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle. –Sei cattivo.- sussurrò, scuotendo subito dopo la testa, ricordando perché era dovuta correre da lui. –P-puoi farmi un favore oggi?- Lukas alzò gli occhi su di lei, intimandole di continuare. –Staresti con me questa mattina? M-mi sento poco bene a causa dei miei sbalzi di pressione molto frequenti; ultimamente sono anche più forti del solito.
Il ragazzo poggiò la penna che stava tenendo in mano sulla scrivania dall’aria antica, per poi unire le mani sotto al mento. –Qualche interrogazione?- chiese, alzando lievemente un sopracciglio, guardandola scuotere la testa in segno di negazione. Aveva capito benissimo che stava mentendo, conosceva ogni minimo dettaglio su di lei, anche quando stava male per colpa delle sue frequenti emicranie. Ma, se Lukas aveva imparato qualcosa standole a fianco, era che Emy non riusciva bene a dire le bugie e arrivava davanti a lui con aria colpevole, come un bambino che aveva appena rotto qualcosa di importante per i grandi, inventando una scusa per auto scagionarsi dal danno commesso. Eppure quella volta non sembrava malata, ma non sembrava nemmeno voler saltare la scuola. Che avesse solo voglia di stare con lui? Il battito del ragazzo accelerò per qualche secondo, per poi tornare normale, costretto da lui stesso che, facendo un respiro profondo, lo obbligò a calmarsi. –Vuoi che andiamo a casa mia? Il preside mi adora: mi basterà una parola e potrò portarti via, per oggi.
Emy scosse lentamente la testa. –Non potremmo rimare qui? Non voglio farti perdere tutta la giornata, so quanto sia importante per te questo lavoro, ma…- si interruppe da sola, ignara del fatto che in realtà, se c’era lei di mezzo, a Lukas non importava minimamente del lavoro. Se solo lei glielo avesse chiesto, lui l’avrebbe presa e portata via. Per sempre, forse.
Il moro le fece segno di avvicinarsi e lei, con le lacrime agli occhi, fece cadere la borsa vicino alla scrivania e si piegò davanti alla sedia su cui era seduto, abbracciandolo più forte che poteva –Lukas sentì solo una debole stretta e pensò che Emy si fosse trattenuta.
-Grazie.- sussurrò lei, mentre lui, con un sorriso, finalmente sincero, le accarezzava i capelli e, piano, Morfeo accolse entrambi tra le sue braccia.
 
-Quella stupida!- esclamò Yumi, marciando avanti e indietro davanti alla mensa, così nervosa da arrivare quasi a lanciare il cellulare, Aelita le rivolgeva occhiate divertite.
-Stai esagerando, Yumi. Non ti vedo così preoccupata da quando Ulrich aveva deciso di uscire con Sissi.- la rimbeccò Aelita, divertita, guardando l’amica arrossire.
-Tu ed Emy siete le mie migliori amiche.- ribatté, alzando gli occhi con sufficienza. –Perché non dovrei essere preoccupata per voi?
Si sentirono dei passi e, subito dopo, una voce tranquilla. –Ehi, ragazze, che succede?- chiese Ulrich, ricevendo uno sguardo infastidito da Yumi, mentre Aelita ridacchiava qualcosa sul fatto che ci avevano messo troppo per andare in bagno e che Emy era sparita.
Odd si accigliò. –In che senso?
-Quanti sensi può avere?- rispose severa la maggiore. –Emy non è venuta a lezione e in camera non c’è.
-Non hai guardato in infermeria, però.- ribatté una terza voce, a cui Yumi stava per rispondere, quando poi scoprì che proveniva proprio dalla sua migliore amica. –Mi dispiace non avervi avvisati, l’infermiera mi ha consigliato di riposare visto che non stavo bene e mi sono addormentata subito.
Jeremy prese parola, schiarendosi la voce. –Yumi perché non sei andata a fare le fotografie che ti avevamo chiesto?
La ragazza sembrò pensarci leggermente su. –Per qualche motivo, Werner era nel suo studio.- fece una pausa, sentendo lo sguardo stranito di tutti puntato su di lei, soprattutto quello di Emy che, però, non era di certo meravigliata dalla notizia, bensì da come Yumi era riuscita a scoprirlo. –Stavo cercando Emy e sono passata davanti al suo studio; ho sbirciato leggermente dalla finestra e l’ho visto con gli occhi chiusi, ma non potevo sapere se stesse effettivamente dormendo o meno, quindi non sono entrata.
-Quindi ha saltato la lezione per dormire? E poi perché nello studio?- chiese Odd. –E noi che pensavamo che sarebbe stato più facile agire se lui fosse stato assente.
-Yumi…- iniziò Teo, che fino a quel momento era rimasto zitto. –Con Werner c’era qualcuno?- si portò due dita sotto al mento. –Una donna forse?
Emy cominciò a sudare freddo: che Teo sapesse tutto? Li aveva forse visti insieme? Il suo cervello continuava a fare domande a raffica, osservando con il cuore in mano Yumi, attendendo la sua risposta. –Non credo, ma era talmente buio! Ho visto il professore solo perché il suo cellulare si è illuminato per un messaggio; le finestre al pian terreno non fanno mai tanta luce. Ma perché me lo chiedi?
Teo non rispose subito, ma Emy ebbe modo di capire che non parlava di lei, bensì di sua madre. Dopo qualche secondo di silenzio, il ragazzo ebbe il coraggio di parlare. –Tra Werner e mia madre c’è un collegamento e di questo io sono sicuro. Ho pensato che forse, potesse esserci stata lei con lui…
Emy gli si avvicinò, toccandogli leggermente una spalla. –Capiremo cos’è successo ai nostri genitori.
Ma Teo non la stava ascoltando. In lontananza scorse un ombra che li osservava e che, lentamente, spariva nel nulla. Non era di certo la prima volta, ma in quel momento non aveva più dubbi sull’identità di quella sagoma.
 
Jeremy strabuzzò gli occhi dalla sorpresa, togliendosi gli occhiali e pulendoli con l’orlo del maglione. Non si capacitava di come avesse fatto Teo ad indovinare l’allarme di una torre attiva, quando, in realtà, si era attivata solo dopo aver acceso il suo portatile. Dal canto suo Teo, sapeva bene che non aveva nessunissima capacità sovrannaturale, ma grazie a ciò che aveva visto nel cortile davanti alla mensa, persino un imbranato sarebbe stato in grado di capire che, di lì a breve, ci sarebbe stato un allarme ANAX. Eppure il castano non aveva detto nulla riguardo all’ombra che spariva: anche se aveva visto bene il suo viso, non poteva sapere se era solo uno spettro polimorfo mandato per una trappola e, in quel caso, lui ci sarebbe caduto senza ombra di dubbio. Non dicendolo a nessuno poteva prendersi il suo tempo per studiare la situazione; era meglio giocare a fare l’eroe e poi essere sconfitto subito dopo o fare le cose con calma e prendersi la gloria alla fine? Senza dubbio la seconda, ripeté nella sua mente il ragazzo.
Odd fermò la forchetta a mezz’aria, ascoltando quello che Ulrich aveva da dire. –Visto che oggi Werner non c’era mi sono preso un po’ di tempo, durante supplenza, per andare a curiosare nelle altre classi.- cominciò, interrotto da Aelita che, effettivamente, non si spiegava come mai ci avesse messo tanto tempo per andare in bagno e poi ci era dovuto ritornare. –Ma nulla. Ricordate quando Jim era rimasto assente all’improvviso? Il preside ha dato di matto, le classi erano fuori controllo. Stiamo parlando di Jim Morales! Werner, che è molto più importante di lui nella scuola, sembra non debba nemmeno insegnare qui.
-Oltre che non vi sembra un po’ troppo giovane?- chiese Yumi, attirando l’attenzione di tutti, facendo finalmente ingoiare a Odd quel pezzo di carne ormai freddo. –Insomma, avrà sì e no cinque anni in più di noi, come fa ad aver già viaggiato in America, in Inghilterra, in Corea, in Giappone… Quando Jim racconta dei suoi viaggi siamo scettici, quindi perché con lui dovrebbe essere diverso?
Jeremy batté le mani sul tavolo piano, in modo che solo loro potessero sentirlo. –Non pensiamoci ora. Abbiamo cose più importanti su cui riflettere, come ad esempio Ethan. Se davvero ANAX ha attivato una torre, di sicuro lo incontrerete. Mangiate velocemente: attaccheremo e Aelita disattiverà la torre.
Odd quasi si strozzò con un boccone di bistecca, per il poveretto non era proprio giornata per mangiare. –Non vi sembra curioso il fatto che non ci siano più attacchi al mondo reale? Le poche volte, ci sono solo spettri polimorfi o qualche blackout improvviso.
-Vero, anche io ho notato che non sembra che ANAX voglia farci del male fisicamente.- Jeremy si portò un dito alla tempia, osservando lo schermo del portatile, appoggiato sulle gambe per non farlo vedere a nessuno. -Anche su Lyoko, sembra sempre evitare le guardie davanti alle torri e Ethan è spesso accompagnato da una ridicola quantità di Crab o Block. Eppure, da solo, riesce sempre a sconfiggerci.
-Non prima di avermi lasciato disattivare la torre.- ricordò Aelita, bevendo un sorso d’acqua e lasciando interdetto il leader. –Sembra quasi che aspetti me. A volte ho persino la sensazione che ANAX mi protegga.
Teo si schiarì la voce. –Beh, non abbiamo nessuna prova che lei sia cattiva. Forse non è ANAX a piazzarci Ethan davanti ad ogni missione.
-Già, ricordo che Emy aveva azzardato un’ipotesi simile su questo.- ricordò Yumi, guardando l’amica annuire.
-Tempo fa anche io pensavo la stessa cosa. Ethan sferrava degli attacchi diversi a seconda di chi avesse davanti: non sembrava un programma per evitare la pace all’interno di Lyoko, ma un umano che aveva scelto di schierarsi con il nemico, chiunque esso fosse.- Emy fece un respiro profondo. –Ma, come ha detto Odd, ANAX non ci ha mai attaccati direttamente. Anche quella volta che ha fatto svenire Teo per colpa dello spettro, che lo avesse fatto solo per fargli avere quelle visioni su sua madre?
Teo sbuffò appena. –Avrebbe potuto farlo in modo meno brutale.- concluse, mettendo il broncio, ma Emy lo ignorò palesemente.
-È come se lei sapesse che noi vogliamo la pace. È come se lei volesse aiutarci.- Emy giocò con la forchetta, tocchicciando le verdure che stavano a lato del piatto. –Il vero problema è che non sappiamo se sia davvero così.
-Ma se ANAX ha voluto far vedere a Teo quelle cose su sua madre, vuol dire che si conoscono?- chiese Odd, grattandosi la testa, ormai confuso, lasciando tutti di sasso. Effettivamente, nessuno ci aveva pensato. Perché il possibile nemico aveva mostrato a Teo parte del passato di sua madre? E soprattutto, perché proprio quelle due parti? Cosa c’entrava il professor Werner in tutta la faccenda? –Ho detto qualcosa che non va?- chiese nuovamente il ragazzo, sentendosi in colpa per quel silenzio straziante.
Jeremy si alzò, poggiando il computer dentro alla borsa a tracolla. –Andiamo alla fabbrica.                
 
Non poteva di certo dire che quella in cui si trovava era una bella situazione. Yumi era circondata da una serie di Block insieme a Ulrich e non importa quanti riuscissero ad ucciderne, subito altri mostriciattoli spuntavano fuori, segno che, chiunque pilotasse le creature di Lyoko, voleva che, almeno loro due, rimanessero fuori gioco. Ulrich aveva anche provato a raggirarli e superarli con un balzo, venendo colpito da due Hornet e rispedito sul pavimento, subendo anche qualche altro piccolo danno dai Block che sembravano quasi ridere di lui. Non c’erano molti mostri su Lyoko, eh? Perché a Yumi sembrava un vero e proprio campo di battaglia. Doveva ammettere che, però, non gli arrecavano danni mortali e, soprattutto, non attaccavano a meno che non si sentissero minacciati.
Odd, dal canto suo, non se la stava passando meglio. Era riuscito, insieme a Teo, almeno a scortare Aelita fino alla torre attiva, sorvegliata solo da due Mante che di certo non li avrebbero lasciati passare così facilmente. Il biondo alzò il braccio destro verso uno dei due mostri per piantargli un colpo laser proprio nel mezzo dell’occhio di XANA, che venne però prontamente evitato, portando la freccia a conficcarsi nel pavimento, per poi sparire, disintegrandosi. Nel frattempo Teo aveva fatto vedere ad Aelita un comodo nascondiglio da cui, pian piano, avvicinarsi alla torre, entrandoci senza farsi vedere. Il poveretto voleva rendersi utile, di certo non poteva rimanere a guardare mente un suo amico si faceva ammazzare anche per lui. Quando Odd veniva colpito, il castano gli ridonava un po’ di vita, sottraendo un po’ dei propri Life Points.
Tutti erano così presi dalle loro battaglie individuali che non avevano notato Emy, nascosta dietro ad un alto tronco biancastro del settore foresta, scoccare frecce di platino per colpire i mostri che facevano capolino da dietro ad un angolo circondato da alberi e foglie digitali, sempre frutto di algoritmi complicati eppure così maledettamente reali.
-È passato un po’ di tempo da quando non ci affrontavamo noi due da soli, non è vero?- domandò una voce dietro di lei, facendola sussultare e girare di scatto per scoprire la maschera di Ethan a pochi centimetri dal suo viso. –Ti sono mancato?- continuò, ridendo appena e allontanandosi di poco, schioccando le dita ed eliminando tutti i mostri presenti in tutto l’intero settore.
-Neanche un po’.- rispose lei, imbronciata.
-Oh, no. Ho deluso la principessina!- esclamò, colpendosi sulla testa. –Che stupido! Sono proprio uno stupido!- terminò, ridendo, burlandosi completamente della mora, l’arco puntato a pochi millimetri dalla maschera del nemico, quasi sfiorandola.
-Si può sapere che cosa vuoi da noi?
Lui sospirò. –Ma come, non è ovvio? Il nostro obiettivo è Aelita e ormai è chiaro, non fare finta di nulla: la tua innocenza è fastidiosa.
-Il vostro obiettivo? – ripeté lei. –Quindi è vero che lavori per qualcuno! Chi è? Dimmelo se non vuoi essere infilzato.
Ethan scosse appena la mano davanti a lui, dissolvendo l’arco nell’aria, lasciando Emy interdetta. Come diavolo ci era riuscito? –Non hai possibilità contro di me. Ma sei un giocattolo divertente, sai?- la ragazza impallidì. –Vediamo, come te la caverai da sola, senza la tua arma? Penso che mi divertirò un mondo vedendoti implorare per il dolore.
Emy si guardò attorno, anche volendo cercare un legnetto Lyoko era un perfetto mondo virtuale: non avrebbe trovato niente se non alberi per decine di chilometri. Ma cosa avrebbe mai potuto fare sola contro Ethan? Anche se Yumi le aveva insegnato qualche acrobazia e tecnica di difesa, non sempre andavano a segno e poi comunque si era sempre aiutata con il suo arco. A giudicare dalle sue parole, l’uomo avrebbe voluto distruggerla e quindi avrebbe dovuto trovare un modo per prendere tempo e lasciare che Aelita disattivasse la torre. “Aspetta però” pensò, aggrottando le sopracciglia, stringendo i pugni. “Se prima Ethan ha eliminato i mostri da tutto il settore, perché Aelita ci mette così tanto?
La risposta era evidente, l’uomo mascherato non aveva eliminato solo gli innumerevoli mostri, ma anche tutti i suoi amici. In più il collegamento con Jeremy era saltato. Non sapeva come ci riusciva, ma poteva anche avere effetti sul mondo reale, quasi ne facesse parte anche lui. E, forse, era proprio così. Emy era sola, disarmata, in un mondo a lei ancora sconosciuto e, soprattutto, con un pericolo alle calcagna. Non fece nemmeno in tempo a pensare come poteva risolvere la situazione che con un balzo il suo avversario si allontanò da lei, poggiando il tallone del piede legato alla pesante sfera in ferro ad uno dei tronchi dietro di lui, dandosi la spinta per arrivare verso di lei che, cercando di essere il più veloce possibile, si abbassò, facendolo aggrappare all’albero più vicino, rimanendo fermo. Emy si era allontanata, ricordando che, anche senza l’arco, poteva evocare le frecce e che, almeno quelle, le sarebbero servite. La mora ne piantò una sul pavimento erboso ma duro, usandola per alzarsi in piedi, mentre Ethan rimaneva fermo sul posto.
-Cominci a sentire la stanchezza?- chiese lui, ridendo debolmente.
-Dovrei?- si accigliò.
Ethan si lanciò nuovamente verso di lei, facendola muovere avanti e indietro per schivarlo. Il suo piano era quello di stancarla, in modo tale da devirtualizzarla con un solo colpo effettivo, ma non aveva fatto i conti con una cosa: non era un caso che l’arma della ragazza fosse l’arco. Velocemente Emy evocò una freccia, lanciandola verso il nemico, mancandolo. -Beh?- rise lui. –Hai scordato come si prende la mira?- terminò. Ma Emy stava ridendo a sua volta: la freccia si era impiantata dentro alla corteccia, finendo però per incastrarsi dentro a uno degli anelli della catena sopra la spalla del ragazzo, impedendogli di muoversi. Di colpo Ethan non rise più.
Emy corse verso di lui, lanciando altre due frecce per tenerlo fermo meglio, ma in uno scatto riuscì a liberarsi, avventandosi contro la ragazzina, ponendole entrambe le mani attorno al collo, cadendo entrambi a terra, poco lontano dal mare digitale. Lei cercò di divincolarsi, afferrando i polsi del suo aggressore per spingerli lontano, invano. Senza nemmeno accorgersene, alzò le gambe, poggiando i tacchi degli stivali sugli addominali dell’uomo, spingendolo sempre di più verso l’alto, riuscendo a liberarsene, scaraventandolo a pochissimi centimetri dal bordo. Emy si alzò con l’aiuto di una freccia, correndo verso di lui, prendendolo dalle spalle e spingendo giù entrambi, buttandosi nel mare numerico. –Cadi, bastardo!
La maschera di Ethan si staccò dal suo viso, cadendo più velocemente e sparendo nella foschia che avvolgeva quell’oceano pericoloso, rivelando degli occhi scuri e delle labbra rosee che per la giovane guerriera erano fin troppo familiari.
-Stupida!- esclamò, ponendo un braccio attorno alla vita di Emy, staccando una delle sue catene che cominciò ad allungarsi verso l’alto, attorcigliandosi al tronco sottile dell’albero chiaro.
-Lukas…?- sussurrò, mentre lui riportava su entrambi, tenendo salda la ragazza contro il suo petto scoperto. –Perché sei…
Lui la zittì con un’occhiataccia, facendo toccare a entrambi il terreno, rimettendo la sua catena al posto originale. Liberò Emy dalla sua stretta, non riuscendo nemmeno a guardarla in faccia; e come poteva? Per lei ora tutto era più chiaro, tutto cominciava a prendere forma dentro alla sua testa, annebbiata fino a quel momento da un’ossessione per il giovane Lukas che, mano a mano, stava sparendo senza lasciare traccia.
 
-Che cosa?!- esclamò Yumi, scuotendo appena l’amica che, con la coda dell’occhio, vide Aelita guardarla con occhi spaventati. –Hai visto il volto di Ethan e ce lo dici così?
Emy annuì flebilmente posando entrambe le mani sugli occhi stanchi. Aveva un fortissimo mal di testa e sentiva che avrebbe vomitato da un momento all’altro. E lo sapeva bene, non era di certo per lo stupore. –Aspettate di sentire chi c’è dietro quella maschera.- chiuse gli occhi ancora. –Il professor Werner.
Non poteva esserne sicura, visto che aveva aperto solo di poco gli occhi per via della stanchezza, ma vide Teo annuire, quasi soddisfatto. Il resto del gruppo aveva espressioni stupefatte sul volto e Yumi aveva affievolito la presa sulle braccia della minore. Anche se lo avevano tutti immaginato, non potevano crederci.
-Ma quindi…- cominciò Odd, rompendo il silenzio e guardando Ulrich. –Tutte le volte che eri da sola con il professore rischiavi la vita?
-Già, perché non ha mai provato ad ucciderti?- chiese Jeremy
-Sembri deluso, ti dispiace forse?- ribatté Aelita, visibilmente nervosa, mentre il biondo alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa sul fatto che le sue domande avevano solo scopo scientifico.
La mora sospirò, incrociando lo sguardo disperato di Yumi e quello preoccupato di Teo. Era arrivato il momento di essere onesta, sarebbe successo comunque prima o poi. –In realtà, avevo un motivo. Io e il professor Werner ci frequentavamo. Ma solo quando l’ho visto nei panni di Ethan ho capito di essere vittima di un incantesimo e che quello che credevo fosse amore, in realtà era una straziante ossessione: nella mia testa c’era solo lui, qualsiasi cosa io facessi lui era al primo posto. La mia mente era sempre annebbiata.
-Effettivamente eri strana negli ultimi tempi.- ricordò Jeremy. –Eri sempre per conto tuo, uscivi prima dalle riunioni e arrivavi dopo se c’era un allarme ANAX.
Emy spostò lo sguardo su Yumi. Era convinta che la maggiore fosse arrabbiata con lei e che le avrebbe fatto una di quelle ramanzine che anche Teo era solito farle, ma invece, con suo grande stupore, Yumi l’abbracciò. –Grazie per avercelo detto.- le sussurrò, facendola sorridere.
Ora c’era solo una cosa che mancava all’appello: doveva parlare con Lukas e mettere la parola fine a quell’assurda situazione.

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Capitolo 14
*** Dubbi pericolosi ***


Era passata una settimana dalla scoperta dell’identità di Ethan. Nessuno al Kadic aveva più visto Emily Stairs in giro e avevano notato che l’atteggiamento pacato acquisito da poco dal professor Werner era mutato nuovamente nel solito vecchio e gelido sguardo assassino da dittatore. Eppure nessuno avrebbe mai pensato che le due cose fossero effettivamente collegate.
Anche quel giorno, Emy, si era data malata e aveva preferito starsene in stanza a leggere libri e ad ascoltare musica, accompagnando le sue giornate con qualche lacrima e alcune visite da parte dei suoi amici più fidati e da Teo che, ogni giorno, arrivava con qualche buon film –ovviamente evitando le romanticherie- da proporle, evitando di farla annoiare.
Emy guardò l’orologio sul display del suo cellulare, notando che la seconda ora era ormai finita da un pezzo e le lancette stavano per segnare le dieci e mezza. Poggiò il cellulare sulla sedia, ormai più utilizzata come comodino, sentendo qualcuno bussare alla porta.
-Avanti- rispose, riluttante e con un po’ di paura. Aelita fece capolino dentro la stanza, sorridendo in maniera affettuosa, salutandola e lasciandole un pacchettino sulle coperte.
-Anche oggi hai preferito startene chiusa qui?- chiese la rosea, sedendosi sul letto, stringendo la mano dell’amica che, con lo sguardo basso, sospirò.
-Non mi sento a mio agio ultimamente. Soprattutto non saprei come evitare Lukas…cioè, il professor Werner.
-Credi di provare ancora qualcosa per lui?
-No.- ripose la mora, arrossendo appena. –Sono abbastanza sicura che i miei sentimenti per lui fossero solo frutto di un incantesimo. Ho sempre pensato fosse un bel ragazzo, come tutte le studentesse di questa scuola, ma sicuramente non ero innamorata di lui.
-Scusa se ti faccio questa domanda.- cominciò Aelita, toccandosi il mento in maniera pensierosa. –Ma quando hai cominciato a capire di essere innamorata di lui?
Emy sembrò pensarci su un attimo. –Credo dopo avermi baciata per la prima volta, anche se non ne sono per nulla sicura. È come se fosse stata una cosa graduale, come se fosse un sentimento vero.
-Sai, io avevo capito che tu provavi qualcosa per lui; esattamente come ho capito che Teo ha una cotta per Yumi.- ridacchiò appena, accarezzando in modo quasi materno la mano dell’amica. –Ma di certo non avrei mai creduto che Werner fosse Ethan. Credo che per queste cose Yumi sia migliore: lei guarda molto più in faccia la realtà rispetto a me.
-La ammiri molto, non è vero?- Aelita annuì, per poi lasciare che Emy andasse avanti. –Quello che mi sembra davvero strano è che Lukas non mi avrebbe mai fatto del male. Lui mi aveva sempre protetta, anche quando non ce ne era bisogno; quindi perché farmi un incantesimo? Perché fare il doppio gioco?
Aelita indicò il pacchettino lasciato da lei stessa in precedenza. –Anche se lui è dalla parte dei cattivi, non penso che non ti ami. Hai detto di aver provato a gettarlo nel mare digitale sacrificando te stessa e lui ha trovato un modo per portare entrambi in salvo.
L’amica prese il regalo, aprendolo e trovando un piccolo collare rosa con una medaglietta grigia con inciso “Cookie” in un carattere elegante. –Dove hai trovato questa scatola?
-Lukas è dispiaciuto.- rispose, alzandosi dal letto. –Ha detto di averlo preso e che voleva regalartelo quella sera. Emy, dovresti parlargli…- Aelita sospirò, guardando la mora trattenere le lacrime. –So benissimo che anche tu ti senti legata a lui in qualche modo.
-Tu non capisci, io mi sento usata e stupida. Ho creduto alle parole di qualcuno che in realtà voleva farmi del male e ci è riuscito.- rispose l’altra, portandosi le ginocchia al petto.
-Hai ragione, sai? Ma sono tua amica, credimi quando ti dico di dargli una possibilità.- ammise, poggiandole una mano sulla testa, pronta ad asciugare le lacrime che probabilmente sarebbero uscite da lì a poco. -Forse adesso lo disprezzi e senti di non provare nulla, ma sei sicura che tutte le cose che provavi quando lo guardavi negli occhi fossero false?
Emy guardò Aelita, senza piangere. –Gli parlerò.
 
-Il controllo mentale Monarch?!- esclamò la giornalista con gli occhi sbarrati, mentre Odd scoppiava a ridere. –Ma non si sente niente del genere dalla fine della seconda guerra mondiale.
Odd rise ancora più forte, venendo interrotto da uno degli sguardi infastiditi di Ulrich, intento a leggere un libro da una copertina violacea. Il biondo abbassò il volume del computer, il film fantascientifico ancora in svolgimento. –Che stai leggendo?
-Sto aiutando Teo con la sua ricerca.- rispose l’amico, senza nemmeno alzare gli occhi dal piccolo volume.
-Leggendo uno stupido libro?- chiese, tirando fuori da un sacchetto mezzo vuoto qualche patatina fritta, porgendole ad Ulrich, che rifiutò. –Secondo me sta esagerando con tutto questo mistero. Non potrebbe semplicemente chiamare sua madre e chiedere a lei?
-Scemo.- rispose l’altro, chiudendo il libro, mantenendo il segno con il dito infilato tra le pagine. –Anche se Teo lo facesse sua madre non glielo direbbe mai.- Odd sbuffò, mettendo il broncio e alzando nuovamente il volume del film. Una ragazza dai capelli lunghi e biondi, legati in due code da degli elastici scintillanti, apparve sullo schermo insieme ad altre quattro ragazze.
-Aspetta Odd.- lo fermò Ulrich. –Manda un secondo indietro il film.
-Eh? Proprio adesso che stava comparendo Amber?
L’amico si accigliò per qualche instante. –Amber?- scosse la testa. –Manda indietro! Nel punto in cui c’era la giornalista.
Il ragazzo obbedì e Ulrich si sedette a fianco a lui, focalizzando la sua attenzione su quanto la giornalista avesse da dire. -Il controllo mentale Monarch?! Ma non si sente niente del genere dalla fine della seconda guerra mondiale. Può parlarcene meglio, signor Park?
-Certo.- rispose un uomo dal lineamenti orientali. -La programmazione Monarch è un metodo per il controllo mentale che in passato era utilizzato da numerose organizzazioni per scopi segreti. Si tratta di un programma di controllo mentale sviluppato dalla CIA e testato su militari e civili. I metodi sono incredibilmente sadici e lo scopo principale è quello di traumatizzare la vittima. I risultati sono raccapriccianti: la creazione di uno schiavo mentalmente controllato, che può essere attivato in qualsiasi momento per eseguire qualsiasi azione richiesta dal gestore.
Ulrich mise in pausa il film, aprendo un’altra scheda di internet per cercare la patologia descritta, trovando, solo dopo aver saltato dei pezzi, quello che stava cercando, lasciandolo leggere al ragazzo al suo fianco. –Odd, non capisci? Questo è quello che Teo stava cercando! Dobbiamo dirglielo immediatamente.
L’amico annuì, togliendo il DVD dal computer e salutando Kiwi, raccomandandogli di stare buono e di non fare rumore. Il castano chiuse la porta a chiave una volta visto Odd uscire fuori, bussando poi a qualche porta più avanti della loro, trovando proprio Teo ad accoglierli.
-Ragazzi, tutto bene? Avete due facce…
Ulrich annuì. –Abbiamo scoperto una cosa che dovresti sapere anche tu.- fece una pausa per cercare sul cellulare quello che aveva appena sentito nel film di Odd, porgendo poi il dispositivo all’amico. –Ecco, leggi.
Teo si schiarì la voce. -La programmazione Monarch è una tecnica di controllo mentale che comprende una combinazione di psicologia, neuroscienze e rituali occulti per creare all’interno degli schiavi un alter ego che può essere attivato ​​e programmato dai gestori.- il ragazzo si fermò per qualche secondo, guardando Ulrich e Odd con occhi interrogativi, ma entrambi gli intimarono di continuare. -Gli schiavi della programmazione Monarch vengono utilizzati da varie organizzazioni collegate con l’elite mondiale in settori come: l’esercito, la schiavitù sessuale e l’industria dell’intrattenimento.- questa volta Teo si fermò, meno convinto di prima. –Scusate ma questo cosa c’entra con mia madre?
Ulrich alzò gli occhi al cielo, strappandogli il cellulare dalle mani. –Dammi qua.- con calma si mise a cercare quello che avrebbe interessato Teo, per poi ridargli il telefonino. –Sarai più contento ora?
Teo sbuffò. –Verso gli anni cinquanta e sessanta è stata sviluppata una strana forma di questo tipo di controllo mentale. Ci sono stati, trent’anni fa, dei test per il funzionamento di una macchina da utilizzare negli ospedali, resa illegale dopo aver scoperto gli effetti collaterali che aveva sulle persone, facendole diventare aggressive e pericolose. Alcuni volontari avevano, però, cominciato a comportarsi come se stessero vivendo in un mondo parallelo, diverso da quello che era in realtà, senza far del male a nessuno. Tramite degli esami celebrali, si erano riscontrati dei segni di tentato lavaggio del cervello che, all’epoca della pratica, non era riuscito a completarsi, mentre, con le onde elettromagnetiche della macchina, era stato attivato. Tutte le persone afflitte da questo problema, avevano il cuoio capelluto colorato di rosso e uno strano tatuaggio sull’avambraccio.- il ragazzo smise di leggere. –Quindi…è questo quello che è successo.
-Già.- rispose Ulrich. –Ma non credo che tua madre abbia avuto questo tipo di trattamento, altrimenti il padre di Emy le sarebbe stato accanto oppure gli sarebbe capitata la stessa sorte.
-Di sicuro però lei sa qualcosa.- ribatté il diretto interessato
Odd si strinse nelle spalle. –E di sicuro ha qualcosa a che fare con Lyoko.- gli altri due annuirono. –Ma dov’è Jeremy? Pensavamo che fosse con te.
Teo divenne leggermente rosso. –È con Aelita.
Ulrich alzò un sopracciglio. –Perché? Oggi non ci sono riunioni e, in più, non hanno nulla su cui lavorare.
Nel silenzio della stanza, ormai calato da un po’ troppo tempo, si sentì solo la suoneria di un cellulare che, però, non apparteneva a nessuno dei tre.
 
A lezioni finite Yumi si sedette su una panchina del parco godendosi il pallido sole in quella giornata mite, pensando a come si fosse ridotta la sua migliore amica. Eppure lei l’aveva avvisata che Lukas fosse strano, era scontato che fosse un tipo pericoloso e farla rimanere con lui tutta sola per così tanto tempo era molto sospetto. La speranza di Yumi era il pensiero che Lukas non aveva mai ferito Emy, almeno non fisicamente. La mora guardò il cellulare, ma l’amica non le aveva ancora mandato nemmeno un messaggio. E se le fosse successo qualcosa? La ragazza scattò in piedi. “No, Emy sa cavarsela. Se mi precipitassi lì penserebbe che non mi fido di lei.” Pensò, sconsolata, risedendosi nuovamente. Provò a chiamarla al cellulare, senza ricevere risposta. “Forse vuole solo stare da sola…” sbuffò leggermente al pensiero. Aveva assolutamente bisogno di stare un po’ con Ulrich, anche se odiava ammetterlo -e di conseguenza non glielo avrebbe mai detto- lui la calmava e sapeva aiutarla a gestire ogni situazione. Si alzò nuovamente, incamminandosi verso il dormitorio. Anche se non poteva girare nel piano maschile liberamente, non era chissà quale grande problema per lei e gli altri. Dopotutto uscivano quasi ogni giorno dalle proprie aule con scuse ridicole per andare a combattere mostri virtuali. Yumi ci pensò su; avevano vissuto le avventure più strane eppure si facevano condizionare più dai sentimenti che da Lyoko stesso. Lei, ad esempio, era in costante guerra con la figlia del preside, anche se ormai Ulrich aveva scelto definitivamente lei e, insieme, erano felici. Ma probabilmente se XANA non avesse fatto la sua comparsa insieme a Lyoko e ad Aelita, Ulrich sarebbe rimasto il suo fidato compagno di Karate e, magari lui, avrebbe scelto di stare con Sissi. Non avrebbe mai conosciuto Odd e Jeremy, Aelita non avrebbe mai scoperto di essere umana e di avere dei genitori che l’amavano. Per non parlare del cambiamento che Lyoko aveva portato alle vite di Emy e Teo: la ragazza che prima sembrava distaccata e diffidente con tutti, la mattina regalava dei dolci sorrisi e si era lasciata soggiogare dal nemico; il minore, dal canto suo, era sempre un po’ strano se Yumi era nei paraggi e la ragazza pensava di non stargli particolarmente simpatica. Voleva davvero avvicinarsi un po’ a Teo, ma sembrava quasi impossibile visto che ogni volta che lei si metteva al suo fianco lui cambiava posto. Per dire la verità Yumi credette di averlo visto arrossire violentemente una delle ultime volte, ma pensò che fosse solo la sua immaginazione.
Seguendo il filo dei suoi pensieri si ritrovò proprio davanti alla porta della stanza di Teo e Jeremy. “Ma che ci faccio qui? Io devo andare da Ulrich.” Pensò, chiudendo gli occhi per qualche secondo, dando a se stessa la possibilità di tranquillizzarsi. Ad un certo punto però, il suo cellulare cominciò a squillare. La ragazza spalancò gli occhi, capendo che non poteva affatto rimanere lì se non voleva essere scoperta. Senza pensarci un attimo in più aprì la porta della stanza di Teo, entrandoci e richiudendola velocemente. Quando si girò vide il proprietario della stanza insieme ad Odd e Ulrich. Gli occhi dei tre si puntarono tutti su di lei, mentre la giovane li osservava a sua volta, il cellulare aveva ormai smesso di suonare.
-Yumi? Che ci fai qui?- chiese Ulrich, andando verso di lei, salutandola con un bacio e sorridendole.
-Stavo cercando te, ma quando sono passata davanti alla porta di Teo il mio cellulare ha cominciato a suonare e per non essere scoperta sono dovuta entrare subito.- la ragazza guardò Teo che, con la testa bassa stava trafficando dentro ad un cassetto. –Ma voi che ci facevate qui.- fece in tempo a dire, prima che Teo gli lanciasse tra le mani un foglio di carta appallottolato.
-Se vuoi puoi rimanere, ma dovrai aiutare.- le disse, guardandola annuire.
La mora cercò di aprire e di rendere leggibile quel foglio stropicciato. Le scritte erano state fatte con la matita e sembrava quasi una lista della spesa. –Cos’è?- chiese, curiosa.
-Sono tutte le cose che mi sono sembrate familiari da quando sono qui.- rispose lui, mentre Ulrich e Odd affiancavano Yumi per leggere. –Avevo smesso di annotarle, pensavo che forse fossi solo paranoico. Invece, potrebbe esserci una ragione.
-E sapresti illuminarci?- chiese Odd
-Esiste una cosa chiamata assenza di amnesia infantile ovvero quando alcuni adulti ricordano quasi alla perfezione dei ricordi che risalgono a prima dei due o dei quattro anni. Forse io sono stato su Lyoko da piccolo e me lo ricordo.
Yumi guardò meglio le scritte sul foglio. –Io non credo sia così, sai? Tu non ricordi esattamente se quello che dici è vero o meno, quindi io escluderei questa opzione. Piuttosto dovremmo capire che cosa è successo a tua madre: perché l’hanno marchiata dopo tutto quel tempo? Chi era il mandante e perché non si sono mai arresi prima di trovarla? L’associazione dopo si è liberamente fatta arrestare tutta, come c’era scritto nell’articolo di Werner.- Yumi fu fermata dallo squillare del suo cellulare, di nuovo. Quando vide il nome di Emy illuminarsi sul display si precipitò a rispondere alla telefonata che, per sua sfortuna, non avrebbe portato buone notizie.
 
-Capito.- rispose Yumi, sconsolata, ormai stesa sul letto di Ulrich, il quale, assonnato, appoggiò il braccio sul fianco della ragazza. –Ci vediamo dopo allora, alla fabbrica per consegnare il rapporto di questa settimana.- ci fu una pausa di silenzio straziante. –Verrai vero?
-Sì certamente.- riuscì a sentire Ulrich, la voce di Emy usciva dalle casse del cellulare come se ci fosse stato il vivavoce attivo. –Anche se sono stata imbrogliata, io sono pur sempre una Lyoko Warrior, giusto?
Yumi rise leggermente e la salutò, per poi riattaccare e girarsi verso Ulrich, guardandolo negli occhi.
-Che ti ha detto?- chiese il ragazzo, facendo finta di non aver sentito nulla. –Non vai da lei?- Yumi scosse la testa, accoccolandosi di più ad Ulrich, mentre lui le circondava la vita con entrambe le braccia. –Vuoi parlarne?
-Mi fido di Emy, però ho paura che le possa succede qualcosa di brutto.- la giovane sembrò indecisa, come se non sapesse se dire o meno quello che stava per confessare. -A volte ho persino la sensazione che lei non sia davvero stata vittima di un incantesimo.- sospirò, chiudendo gli occhi. –Se lo fosse stata perché nasconderlo? Werner avrebbe avuto molta più convenienza a farglielo dire: la sua copertura non sarebbe mai saltata se noi ci fossimo fidati di lui.
Il ragazzo annuì, leggermente sorpreso. –Hai ragione. Eppure, come hai detto tu, ho fiducia in Emy e so che lei farà la scelta giusta.
-È la mia migliore amica, sono preoccupata per lei. Non voglio che le succeda qualcosa di male e non voglio che segua Ethan dalla parte di ANAX.- rispose, aprendo nuovamente gli occhi.
Ulrich strinse più Yumi contro il suo petto, rimanendo zitto. Avrebbe voluto dirle che sarebbe andato tutto alla grande, ma la verità è che non lo sapeva e sicuramente non poteva mentirle. La ragazza respirava lentamente e con un ritmo regolare, non avrebbe mai voluto muoversi di lì. Il profumo che emanavano i vestiti di Ulrich la facevano impazzire e amava quanto le braccia forti di lui fossero attorno alla sua vita sottile dalla pelle pallida, come per proteggerla da tutti i mali del mondo. Era sempre stata una ragazza molto forte e il ragazzo lo sapeva molto bene, ma sotto quell’atteggiamento da dura, c’era un cuore tenero che soffriva quando vedeva gli amici in pericolo. Ulrich le lasciò un bacio delicato sulla fronte, accarezzandole di tanto in tanto la schiena. –Yumi, scusa se interrompo questo momento.- disse ad un certo punto, attirando l’attenzione della maggiore. –Prima hai nominato l’articolo che Werner aveva nel suo ufficio. Secondo te come ha fatto a procurarselo?
La mora si strinse nel corpo di Ulrich. –Non lo so, perché?
-Ormai abbiamo capito che la madre di Teo ha un collegamento con Lyoko, giusto?- chiese, continuando ad accarezzare mellifluamente i capelli della ragazza. -E se fosse lei ANAX? Qualche giorno fa avevamo preso in considerazione l’ipotesi che forse lei potesse non essere il nemico a cui stiamo dando la caccia.
Yumi alzò lo sguardo. –Sei impazzito? Non può essere.
-E allora cosa importerebbe al prof di avere quell’articolo? Per lui è stato solo pericoloso e si è fatto scoprire.- constatò il giovane, suscitando un dubbio nella mente della ragazza. Effettivamente non aveva pensato a questo. Werner aveva sempre pensato a tutti i dettagli e molto probabilmente non avrebbero mai scoperto la sua identità se Emy non gli avesse tolto la maschera, quindi perché lasciare una tale prova nel suo ufficio?
Yumi chiuse gli occhi. –Lo chiederemo a Jeremy questa sera, ci stai?
 
Il collegio docenti che si sarebbe tenuto quel giorno era appena finito ed Emy sbirciò dalla finestra, assicurandosi che Lukas fosse, come sempre, l’ultimo ad uscire dalla classe prescelta per l’assemblea. Il preside strinse la mano al giovane professore, uscendo persino prima di lui dall’aula. Mentre il giovane uomo sistemava le sue cose dentro alla valigetta scura, Emy, una volta certa di essere l’unica nella stanza, chiuse la porta. La ragazza si schiarì la voce, attirando la sua attenzione, senza però farlo girare. –Professore, dobbiamo parlare.
Sentì il giovane uomo ridere appena, ancora evitando il contato visivo con lei. –Da quando mi chiami così?
Emy assottigliò gli occhi, incrociando le braccia. –Da quando non sei nient’altro per me.- quelle parole furono abbastanza per Lukas da farlo girare verso la giovane che lo guardava arrabbiata. –E ora dimmi la verità, me lo devi!- lui annuì, facendole segno di continuare. –Perché?- chiese, stringendo i pugni. –Ti sei divertito prendendomi in giro per tutto questo tempo con i tuoi trucchetti magici? Su Lyoko hai cercato di uccidermi tantissime volte e poi solo qualche minuto dopo venivi da me nel mondo reale per dire che mi amavi. Perché? Cosa c’entro io con ANAX?
Il ragazzo sospirò. –Non posso dirtelo.
-Cosa? Perché?!
-Perché no.- rispose solamente, prendendo una sigaretta, portandosela alla bocca e accendendola con l’accendino tirato fuori dalla tasca della giacca grigia. Lentamente, poggiò una mano sulla testa della minore. –Emy, guardami.- le ordinò. –So che tu pensi di essere stata vittima di un incantesimo, ma ti assicuro che è come dici tu solo in parte. Anche se non posso dirti altro, ti concederò almeno di sapere questo.- fece una pausa per fare un tiro. -Ho avuto bisogno di tempo per capirlo, ma io mi sono veramente innamorato di te. Al di fuori di ciò che è sempre stato il mio legame con ANAX e Lyoko. Ormai mi conosci, credi che mi importi davvero di loro se ci sei di mezzo tu?
-Ti sbagli.- lo corresse, guardandolo aspirare. –Io non ti conosco affatto. Tu mi hai ingannata, Lukas. Anche se volessi fidarmi, come pensi che possa fare?
Emy non ricevette risposta per un bel po’ e, nervosa, sistemò meglio la borsa sulla spalla e si girò, cercando di uscire. Con un gesto veloce, l’uomo gettò a terra la sigaretta, tirando Emy a se per baciarla. Ma lei si allontanò, tossicchiando per il sapore di tabacco lasciatole in bocca dal ragazzo. Lukas imprecò. –Cosa vuoi che faccia per far si che tu mi creda?
-Niente. Dammi solo del tempo per pensarci.- rispose.
-Perché sei venuta?
-Perché speravo di sentire quello che ho sempre sentito quando ti guardavo negli occhi.- gli disse, sospirando e cercando di trattenere le lacrime. –Sai, Lukas, hai ragione. Forse c’era di più oltre all’incantesimo, forse ti ho amato anche io veramente. Ma adesso è tutto finito.- terminò, uscendo dall’aula, questa volta indisturbata.
Lukas raccolse la sigaretta da terra per poi gettarla nel cestino. –Merda.

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Capitolo 15
*** Questioni familiari ***


Il silenzio cadde nella stanza dove, il supercomputer che dava agio a chi lo usava di poter, in qualche modo, controllare gli avvenimenti di Lyoko si stagliava in tutta la sua imponenza. Avevano organizzato di vedersi tutti lì per scrivere il rapporto della settimana, come ogni venerdì, ma quel giorno si sarebbero riuniti anche per parlare e nessuno aveva ben capito di che cosa, nemmeno Jeremy ed Aelita. Infatti non erano stati loro ad avere l’idea, bensì Teo che, impaziente, doveva comunicare a tutti delle scoperte importanti riguardo ANAX. In realtà aspettava di dirlo ai suoi amici da qualche giorno, ma, come sempre, succedeva qualcosa che gli impediva di farlo, come quella volta in cui Sissi si era seduta senza alcun preavviso al loro tavolo della mensa solo per passare del tempo con Ulrich: ancora non aveva capito che il ragazzo non aveva occhi solo che per Yumi. Certo, da un lato a Teo farebbe comodo una rottura tra i suoi due amici, ma questo era solo un pensiero egoista che coltivava nella parte più oscura e profonda di lui, tenuta a bada dal sorriso gentile e dalle sue idee spesso razionali e altruiste.
-Quindi?- cominciò Odd. –Siamo qui per…?
-ANAX.- rispose Teo, tirando fuori un foglietto stropicciato, cercando di stenderlo il meglio possibile con i polpastrelli. –Ho delle notizie importanti.
-Davvero? Era la ricerca di cui mi hai parlato ieri sera?- chiese Jeremy. –Potevi dirmelo, ti avrei dato una mano.
-Preferivo fare da solo.- sorrise, spiegando che facendo da se, il biondo poteva avere un po’ di tempo libero con Aelita. –In ogni caso, tutto quello che ho scoperto è solo una mia ipotesi che va ancora confermata.- continuò, portandosi una mano al mento, pensieroso. –Ci tenevo a dirvelo prima di iniziare.- fece un bel respiro. –Credo che ANAX sia un’umana o almeno pensa di esserlo. Ci ho pensato bene in questi giorni e soprattutto ho riflettuto sulla frase che Ethan ha detto ad Emy poco prima di essere scoperto.
-Che il loro obiettivo era Aelita?- chiese Yumi, cercando di ricordare le parole dell’amica.
-Esatto. Come avevamo già pensato da un po’ di tempo, gli attacchi di ANAX non sono mirati alla conquista della rete, come quelli di suo padre; bensì siamo sempre noi i suoi obiettivi e, spesso, ci lascia andare senza nemmeno provare a fermarci- Teo guardò Jeremy negli occhi.
-Effettivamente, non mi crea tanti problemi quando cerco di disattivare la torre.- rispose la diretta interessata. –Sembra come se volesse che vinciamo.
Il leader scosse la testa. –Non so come non sia riuscito a notarlo prima, ma quello che dici potrebbe essere vero.- si portò due dita al mento, chiudendo gli occhi e continuando a parlare. –C’è solo un problema: se il suo obiettivo è davvero uccidere Aelita, perché non ci combatte?
Teo sospirò. –Perché ha una cotta per lei.- l’intera sala cominciò a ridere, tanto che Ulrich dovette aggrapparsi alla spalla di Odd per non cadere per terra dalla foga. Teo arrossì appena. –So che non mi credete, ma provate a pensarci un secondo. Come potrebbe ANAX voler Aelita morta, senza nemmeno mai rappresentare una minaccia per lei? Inoltre, Ethan non ha accennato ad alcun tipo di violenza, almeno non contro di lei.- concluse, guardando Emy.
Yumi mise una mano sulla spalla di Teo. –A pensarci bene potrebbe avere senso. XANA ci odiava a morte perché sventavamo i suoi piani e volevamo portare Aelita sulla terra, ma questo nemico non ha nessun motivo per prendersela con noi.- la ragazza gli sorrise, scorgendo un imporporamento delle guance del minore, che si riprese in fretta.
-Come dice Yumi, anche se ANAX fosse come suo padre, noi non abbiamo mai “sventato” nessuno dei suoi piani espansionistici, semplicemente perché lei non ne ha mai avuto uno.- il ragazzo scosse le spalle, come se quello che stava dicendo fosse una cosa normale.
-Quindi stai dicendo che un programma antivirus con le crisi d’identità ha una cotta sulla nostra principessa?- chiese Odd, ricevendo un’occhiataccia da Jeremy.
Teo si sistemò meglio gli occhiali. –È questo quello che non capisco. Potrebbe essere che durante la creazione del file di ANAX, lei abbia in qualche modo percepito il calore dell’amore che Franz Hopper provava per la figlia.- il ragazzo fece una pausa, guardando tutti i presenti pendere dalle sue labbra. -Ma siamo sempre lì, perché definirsi la figlia di XANA? Lui non era umano, quindi non può aver procreato.
-Pensavo di avertelo detto.- lo interruppe Jeremy. –XANA, sparendo, si è diviso in più file che poi si sono uniti in ANAX che si identifica come figlia perché è quello che c’è di umanamente più vicino in quello che è successo.
-Lo so, me lo hai già detto.- rispose l’altro, con tono seccato. –Ma stai sbagliando e posso facilmente mostrarti il perché. Se fosse come dici tu, ANAX avrebbe ereditato gli stessi scopi del padre e, per di più, non avrebbe mai convinto un umano a stare dalla sua parte. Lukas ha sempre saputo per chi stava compiendo quelle azioni ed era deciso in quello che faceva. Lui ha scelto di stare dalla parte di ANAX.
Jeremy aprì la bocca per parlare, ma il suo cervello non formulò niente per poter ribattere.
Ulrich si accigliò, cercando di stare dietro al discorso del ragazzo con gli occhiali. –Quindi ci stai dicendo che lei è buona?
-In realtà no.- sospirò, guardando negli occhi il suo interlocutore. –Però è proprio questo il punto. Lei è umana, almeno secondo me, quindi il fatto che lei compia azioni cattive e che menta dicendo che è la figlia di XANA è una cosa assolutamente normale. Gli umani sbagliano e noi lo sappiamo bene.- concluse, guardando uno ad uno tutti i suoi amici.
Un momento di assoluto silenzio calò nella stanza: tutti si stavano pentendo di aver preso in giro l’opinione più che fondata di Teo, così da provare anche un immenso senso di colpa. Solo Aelita sembrava non molto sconvolta dalla notizia, anche se ovviamente non si aspettava niente di tutto ciò, tutte quelle informazioni non sembravano così nuove per lei. Era come quando entrava nelle torri o vedeva il professor Werner in giro per la scuola: era familiare.
Fu Odd, come la maggior parte delle volte, a rompere il silenzio. –Ma quindi, se ANAX è umana, come ci è finita dentro Lyoko?
 
Il giorno dopo, durante l’intervallo, Aelita e Yumi stavano cercando disperatamente Emy, visto che ANAX aveva attaccato e avevano bisogno di lei, anche se, come accadeva spesso, sulla terra non era successo nulla di strano se non forse che qualche elettrodomestico, come il forno della mensa, non funzionava più e Odd non aveva potuto avere il suo adorato croissant a colazione.
-Ti ho detto di no, papà!- sentirono dal parco del Kadic. –Cioè non ti sei fatto vivo per tutto questo tempo e poi mi richiami perché il preside Delmas ha un’arpia come figlia? Mi devi calcolare solo quando ne va della tua reputazione?- le due amiche videro Emy battere un piede nervosamente, aspettando il suo turno per parlare. –Ha avuto quel che si merita.- sussurrò, per poi andare avanti subito dopo, alzando la voce. –Non lo faccio per me, perché dovrei? Mi ha scambiata per una ragazzina e io le ho dato una lezione, così smetterà di infastidire anche gli altri.- altra pausa, suo padre sembrava davvero arrabbiato. –Tu non sai niente di me, non te ne sei mai preoccupato e ora pretendi di parlare come se nulla fosse. Ma che cosa ne sai tu della mia vita qui, che cosa ne sai di quello che sta succedendo al Kadic? Parli di ultima possibilità prima dell’espulsione ma tu non sai niente.- Emy fece una pausa, calmandosi all’improvviso. –Mentre invece io so molte cose.
Spirit le attaccò il cellulare, probabilmente molto arrabbiato, ma anche la ragazza non era da meno. Non che le due avessero capito qualcosa: Emy stava parlando in italiano con suo padre, vista la sua origine. Effettivamente però solo sua madre, Anna, era italiana, mentre Spirit aveva origini tedesche anche se era da sempre vissuto in Francia con la famiglia. O almeno solo fino alla morte di suo padre, quindi il nonno di Emy, Yanneck Stairs. O almeno così suo padre le aveva detto che si chiamava: ormai non poteva più fidarsi completamente. Su sua nonna invece…
-Emy, sei qui.- la chiamò Yumi, mentre la ragazzina si asciugava qualche lacrima scappata al suo controllo.
-Ciao ragazze, che è successo?- rispose con la gola che faceva male. Aveva parlato ad alta voce e si era sforzata di sovrastare la voce possente del padre.
-ANAX ha attaccato, abbiamo bisogno di te su Lyoko.- chiarì Aelita, mentre Yumi annuiva.
Lo sguardo di Emy tornò triste, guardando l’espressione mortificata delle sue amiche. –Avete sentito tutto, vero?
-Non volevamo, davvero. E poi non abbiamo capito granché.- ribatté Yumi, un po’ in imbarazzo.
Le tre si incamminarono a passo deciso verso la fabbrica, ormai persino Emy si era arresa a passare dalle fogne. –Vedete, c’è una cosa che mio padre non mi ha mai detto. Riguarda mia nonna; ho sempre creduto che fosse morta ma, da quello che Teo ha visto nel suo…emh…sogno…lei è viva e mio padre e mia zia gli mandano ancora dei soldi per pagare le sue medicine. Ma la domanda sorge spontanea, dov’è adesso?
-Io mi chiederei perché non ha mai voluto conoscere i suoi nipoti.- ammise Yumi.
-Magari lo voleva.- ribatté Aelita, confondendo la povera Emy, ormai sconsolata sempre di più da tutto quello stress. –A volte non possiamo fare tutto quello che vogliamo, alcune cose non possono essere fatte e basta.
Emy era sotto pressione, non era mai stata più stressata di così. Le cose da fare erano tantissime e il tempo a disposizione troppo poco. E ovviamente non solo quello: più cercava di fare una cosa e meno ci riusciva, era come se tutto quello per cui voleva fare progressi si stesse rivoltando contro di lei. Lo stress accumulato cominciava ad essere troppo ed era sull’orlo di una crisi di nervi. La litigata con suo padre poi l’aveva fatta infuriare. Era già difficile gestire una relazione normale con Lukas che, Ethan o no, non era mai stato un personaggio semplice, figuriamoci con Lyoko in mezzo e, in più, le questioni familiari che suo padre e sua sorella Candy avevano tenuto nascoste ai figli. “Proprio un ottimo genitore.” Pensò una volta scesa nelle fogne che portavano alla fabbrica, trasportata dai suoi pensieri ostili e tristi. Ma Emy si sbagliava di grosso. E, in verità, lei lo sapeva bene, anzi, benissimo. Sapeva che il suo era un padre meraviglioso e che ogni cosa che faceva era per lei e per sua mamma; sapeva bene che fare il genitore non era facile ma che i suoi fossero così bravi da farlo sembrare. Emy aveva imparato a sue spese che nascondere qualcosa alle persone che ami, non vuol dire non volergli più bene, ma proteggerle.
-Stavo pensando…- Yumi interruppe il silenzio. –Tua madre cosa sa di questa storia?
 
-Ulrich, vuoi stare più attento?- strillò Jeremy. –Se non ti muovi più velocemente, lascerai Aelita da sola!
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. –Perché non vieni al mio posto invece che stare seduto su quella poltrona?
L’amico biondo deglutì a fatica, borbottando sottovoce parole stanche, inutilmente in realtà, visto che Aelita era molto vicina alla torre e le mancavo solo pochi metri per disattivarla. Il samurai stava scortando la principessa, mentre tutti gli altri si stavano annoiando da qualche parte, non lontani da dove si erano virtualizzati, avendo a che fare con una quantità imbarazzante di mostri. Solo qualche Crab e un paio di Hornet. Sulla strada verso la torre invece Ulrich aveva trovato moltissime Mante, il che era parecchio strano, visto che solo William, quando era ancora posseduto da XANA, riusciva ad evocarne così tante. Pensò ci fosse Ethan –o Lukas, ormai non sapevano nemmeno loro come chiamarlo- ma del professore nemmeno l’ombra. Era come se si fosse rifiutato di combattere. Ma quindi aveva davvero una sua coscienza? Tra i pensieri, Ulrich, dovette abbassarsi, cercando di scivolare di lato per proteggere Aelita e di farle scudo con il suo corpo. Fu lì che si accorse che quella Manta stava mirando solo ed esclusivamente a lui. A quel mostro non importava minimamente della rosea, bensì di Ulrich che continuava a sposarsi per evitare i colpi delle mille creature virtuali che, ormai l’avevano circondato. –Merda- esclamò, intuendo di non poter nemmeno provare a difendere Aelita, visto che non era lei il loro bersaglio. In quel modo l’avrebbero solo ferita inutilmente, ma, una delle Mante girò il muso verso l’elfa, che, distratta, non si accorse in tempo di essere stata colpita. Immediatamente si portò una mano sulla parte lesa, cercando un po’ di sollievo che, con suo grande stupore arrivò: il mostro che l’aveva colpita era stato polverizzato dagli altri e, improvvisamente, i venti punti vita persi, sparirono, facendo tornare completamente verde la barra dei Life Points di Aelita.
-Teo?- chiese Jeremy al ragazzo che, sorpreso, rispose con un verso interrogativo. –Sei stato tu?
-A fare cosa?- chiese, alzando un sopracciglio.
-Dai, non scherzare! Hai ridonato tu i punti vita ad Aelita?
-Non credo, io ho li ho ancora tutti.- il ragazzo scosse le spalle, confuso. –Ma è successo qualcosa?
Jeremy si asciugò delle goccioline di sudore dalla fronte con la manica del maglione carta da zucchero. –Spero che la missione si concluda presto.
E anche Ulrich lo sperava. Ancora non si capacitava di quello che era successo. Tutte le Mante avevano colpito quella che aveva ferito Aelita. Quindi era vero: ANAX non aveva nessuna intenzione di fargli del male, lei voleva solo che loro gli lasciassero Aelita. In quel momento fu tutto più chiaro nella testa del ragazzo. Effettivamente tutti gli attacchi non erano mai mirati ad Aelita, ma sempre a loro. La versione di Teo aveva, finalmente, convinto anche lui, il più scettico tra tutti, dopo Jeremy, ovviamente.
Il castano vide l’amica correre verso la torre ed entrarci, così smise di schivare gli attacchi delle Mante, lasciandosi colpire e devirtualizzare. Era sicuro che Aelita avrebbe disattivato la torre senza problemi, ma si sbagliava di grosso.
Non appena entrata, la ragazza, si guardò intorno con aria confusa. C’era qualcosa di strano nella torre. Più che qualcosa, qualcuno.
-Finalmente sei arrivata.- Aelita si girò, osservando la figura che si era palesata davanti ai suoi occhi che, battendo le mani, disattivò la torre. –Ti ho aspettata per così tanto tempo…
-Va bene Aelita, ottimo lavoro.- esclamò Jeremy, tutto contento, portando fuori da Lyoko tutti gli altri. –Ti riporto indietro adesso.- provò, invano. Aelita non poteva devirtualizzarsi e, ormai, non riusciva nemmeno più a sentire la voce del suo ragazzo.
-Chi sei?- chiese l’elfa, trovando un briciolo di coraggio.
L’essere davanti a lei contorse il viso in un’espressione corrucciata. –Ma come, ti sei dimenticata di tua sorella?
È una trappola.” Pensò la giovane, sapendo perfettamente di essere figlia unica, anche perché i suoi genitori non avrebbero potuto concepire nemmeno volendo una secondogenita. –Io non ho nessuna sorella. Te lo richiederò una seconda volta: chi sei?
-Non è ovvio?- rispose.
Aelita cominciava ad odiare quella voce. E soprattutto cominciava ad odiare quella persona davanti a lei. Perché ANAX doveva avere l’aspetto di una bambina? Una dolce bambina vestita di bianco con dei lunghi capelli neri come le piume di un corvo. E purtroppo era davvero familiare.
-Bentornata Aelita, adesso giocheremo insieme per sempre.
Aelita aprì gli occhi di scatto: cercando di non urlare dalla paura. Gli incubi diventavano sempre più frequenti e reali. Aveva sognato quello che era successo a Lyoko, con la piccola aggiunta inquietante di quella bambina che, in teoria, secondo il suo subconscio, doveva essere ANAX.
“Ma perché una bambina?” si chiese, prendendo il cellulare per guardare l’orologio che, inaspettatamente, segnava le sei del mattino. Nonostante l’incubo aveva dormito parecchio, ma non poteva dire di essere felice.
 
La mattina seguente era domenica e non ci sarebbero state lezioni, ma Werner Lukas, professore di inglese da ormai quasi quattro mesi al Kadic, doveva essere al collegio molto presto, visto che era stato richiamato dal preside per un’alunna che, il giorno precedente, aveva accusato Elizabeth Delmas di furto davanti a tutta la scuola. O almeno questo era l’accaduto raccontato dal signor Delmas, che non aveva la minima voglia di dire che la figlia aveva incolpato precedentemente un’altra ragazza ancora. Lukas, in realtà, non aveva la intenzione di prendere parte a quel teatrino di fatiscenti bugie colossali, tant’è che cercò di darsi impegnato. Il suo sforzo, però, risultò inutile, visto che, quando aveva sentito Emy litigare con il padre, aveva subito intuito chi fosse l’altra ragazza sfacciata.
E, a quel punto, non poteva non prendere le sue difese. Anche se, a dire la verità, non avrebbe dovuto farlo in ogni caso.
Aprì il suo taccuino nero, scrivendo qualcosa con una penna diversa da quelle usate solitamente per scrivere sui normali fogli, ricevendo, come sempre, una risposta secca alla domanda posta, per poi, nuovamente, vedere comparire in modo lento ma deciso le scritte che componevano ciò che voleva sapere.
Dopo aver ascoltato il monologo del preside su come il signor Stairs fosse arrabbiato con la figlia e dispiaciuto per il danno causato alla quiete del collegio, Lukas tirò un sospirò stremato, prima di guardare fisso il preside negli occhi e far diventare i propri color cremisi, per poi cominciare a parlare. –Questo non è quello che è successo: in realtà, ieri, all’ora di pranzo, la signorina Millicent Solovieff parlava con la sua amica Tamiya Diop riguardo alcuni oggetti scomparsi dalla loro stanza: una piastra per capelli, un paio di cuffiette e qualche DVD di classici film d’animazione. La signorina Elizabeth ha sentito il loro dialogo e, probabilmente per fare una battuta, ha deciso di dare la colpa a qualcun altro, scegliendo però la persona sbagliata. Infatti la colpa era ricaduta su Yumi Ishiyama, la quale, era improbabile avesse commesso il furto, visto che è una studentessa del Kadic, ma non usufruisce di una stanza nei dormitori, quindi lei non è nemmeno presente il sabato. Perciò la signorina Stairs, si è alzata in piedi, difendendo l’amica e provando a tutti i presenti che era stata sua figlia, preside Delmas, a commettere il furto alle altre due ragazzine, visto che lei stessa aveva visto oggetti nuovi all’interno della stanza che, infatti, condividono.
Appena finì di parlare i suoi occhi tornarono neri e, tra i vari borbottii dei colleghi che si chiedevano come faceva a sapere tutte quelle cose se nemmeno c’era, il preside annuì con la testa, pronunciando due semplici frasi, impassibile, come ipnotizzato. –Hai ragione. La riunione straordinaria è finita, potete andare a casa.
Lukas sopirò nuovamente, uscendo, per una volta, per primo dalla classe, dirigendosi verso il suo studio. Già che c’era sarebbe voluto passare a prendere alcune cose che aveva dimenticato il venerdì pomeriggio. Peccato che, avvicinandosi sempre di più alla porta chiusa della stanza, distinse una figura femminile appoggiata ad essa. Il professore sorrise, vedendo la ragazza indossare lo stesso vestito bianco che le aveva fatto mettere la prima volta che si erano incontrati. E pensare che, inizialmente, non era nemmeno lei il suo target. Aveva semplicemente sbagliato ragazza: aveva osservato Emy e Yumi, dovendo prendere in considerazione la seconda delle due, ma, per un semplice errore, le aveva scambiate, pensando che fosse Yumi la ragazza con i lunghi capelli scuri e con le magliette con le scritte dai caratteri orientali. Solo quando era entrato in classe a aveva fatto l’appello aveva capito di aver sbagliato. All’inizio ci aveva davvero provato a prendere le informazioni necessarie su Yumi, ma la ragazza dalla bellezza orientale, non ne voleva proprio sapere, così si buttò su qualcosa di più semplice, non pensando minimamente all’idea di potersene innamorare sul serio.
-Ciao.
Emy si girò di scatto, non sentendolo arrivare -…Lukas...- mormorò, guardandolo negli occhi. –Devo parlarti.
Il ragazzo poté notare l’attenzione nel sistemarsi i capelli e il trucco, che, solitamente, c’era sempre, ma in quel momento era applicato con molta più cura; forse lo aveva fatto perché le infondeva sicurezza o forse perché voleva sentirsi più grande, non poteva dirlo con certezza. Guardò verso il cielo grigiastro per l’arrivo del periodo natalizio, che voleva dire solo una cosa per quanto riguardava le condizioni atmosferiche: il gelo. –Andiamo dentro a parlarne, altrimenti ti prenderai un forte raffreddore.- rispose, guardandola negli occhi, per poi sorriderle, facendola accomodare nel suo ufficio, sulla sedia davanti alla scrivania, mentre lui era seduto sulla comoda poltrona girevole. –Su, dimmi.
Emy sospirò. –Mi dispiace.- Lukas si accigliò, cercando di rispondere, ma venendo preceduto da lei. –L’altra sera ti ho trattato male, ma, in questi due giorni ho avuto modo di pensare a quanto, ormai, ogni cosa sia basata su di te, con o senza incantesimi.- arrossì violentemente, guardando verso il basso. –Vorrei solo chiederti una cosa.
-Certo, dimmi.
-Perché proprio me?
-Mi hai già fatto questa domanda.- rispose lui, guardandola.
-No.- ribatté. –Io ti ho chiesto cosa c’entrassi con ANAX. Questa domanda è diversa: perché hai scelto me? Che cosa ti ha fatto pensare che fossi un bersaglio facile?
Lukas esitò: non sapeva se dirglielo o meno, di certo non sapeva nulla su di lei inizialmente, quindi, da un lato era solo andato ad intuito. Era una ragazzina innocente, glielo si leggeva negli occhi. Eppure, dopo poco, le rispose. –Ti conoscevo già.- la giovane si accigliò. –Beh, non direttamente, in realtà conoscevo piuttosto bene Matteo, tuo cugino, ma, soprattutto, conoscevo alla perfezione sua madre, Candy.- il professore fece una lunga pausa, aspettando che lei riprendesse la parola, cosa che, però, non successe. –Inizialmente non avevo capito che fossi sua nipote e il mio bersaglio originale era Yumi, ma poi, quando ho visto che lei non mi avrebbe mai calcolato per via di quel ragazzo, Ulrich, ho pensato di cambiare target e, una volta capito che tu eri l’adorata figlia di Spirit, l’iperprotettivo fratello di Candy, ho cominciato a fare ricerche sul tuo conto. Non eri facile, perché avevo trovato informazioni su di te che parlavano di una persona chiusa, che non mostrava i suoi sentimenti e che aveva paura di mostrare agli altri la propria vera personalità. Eppure, eri meno complicata, perché, in parte, conosco la tua storia.
-A quanto pare la conosci meglio di me…- ripose, con gli occhi lucidi.
-L’ho notato anche io.- confermò, facendole segno di avvicinarsi a lui. Lei obbedì, alzandosi e trascinando i piedi verso la sedia confortevole di Lukas, che le fece segno di dargli le spalle e, prontamente, le prese la vita con entrambe le mani, sollevandola dal pavimento e portandola a sedersi sulle proprie gambe, cercando di farla stare comoda. –Non so perché vi abbiano mandati qui, ma nemmeno mi importa. Sono solo felice di averti qui e che tu mi abbia perdonato.
-Io non ho detto di averti perdonato.- ribatté lei, imbarazzata e tutta rossa.
-Ma hai ammesso di amarmi.
-No, nemmeno quello.
-Beh?- lui la guardò, girandole la faccia verso di se, per farle vedere il proprio volto contrariato. –Quindi vuoi dirmi che preferisci passare la mattinata da sola?
Lei mise il broncio, aggrottando le sopracciglia e incrociando le braccia, come fanno i bambini quando capiscono di non poter avere ragione. –Eh va bene, hai ragione tu.
-Su tutto?- chiese, alzando entrambe le sopracciglia.
-Su tutto.

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Capitolo 16
*** Una nuova compagna di stanza ***


La mattinata, per Lukas, andò avanti con Emy seduta sulle sue gambe. Effettivamente a nessuno dei due andava di fare altro e il ragazzo non aveva alcuna voglia di dirle quanto noiosa era stata la convocazione straordinaria che aveva avuto solo qualche ora prima. Soprattutto perché sapeva benissimo che lei si sarebbe sentita in colpa, anche perché il giorno prima aveva litigato con suo padre. Contro ogni sua previsione, fu lei a cominciare quel discorso che lui pensava fosse noiosissimo. –Secondo te, in quale stanza mi metteranno? Insomma, so che mi sposteranno da quella di Sissi.
-Beh, almeno sai che peggio di lei non può capitarti nessuno.- ridacchiò lui.
Lei lo guardò. –Ma puoi davvero dire queste cose degli alunni a cui insegni?
-Non è che quando sono stato preso come professore mi hanno impiantato una scheda madre con un file che mi impedisce di giudicare.- si accigliò.
-Ma lei è comunque la figlia del preside.- pensò la mora, guardandosi le scarpe, leggermente in imbarazzo. –Comunque, spero che non mi capiti nessuna smorfiosetta.- avrebbe aggiunto un’imprecazione e un commento sul fatto che vedeva spesso diversi gruppi di ragazze che fantasticavano sul professore che, in quel momento, si trovava esattamente sotto di lei.
L’uomo le mise una mano sulla testa, cominciando ad accarezzarle in modo tranquillo i capelli lisci. –Se hai qualche preferenza, sai che basta chiedere a me. Con i miei poteri psichici posso…- si fermò nel bel mezzo della frase, guardando lo sguardo contrariato di Emy.
-Lukas…- lo richiamò. –Non puoi vivere dipendendo dal tuo essere Ethan: quello non sei davvero tu e poi non è giusto.
Il moro sospirò, passandosi una mano sugli occhi. –A proposito di questo, penso di doverti spiegare qualcosa del mio passato.- concluse, sentendo subito dopo una leggera musica proveniente dal suo cellulare.
-Non rispondi?- chiese lei, scendendo dalle gambe dell’amato.
Lukas sbuffò, alzandosi e prendendo il suo cellulare dalla tasca, rispondendo alla chiamata con tono scocciato, senza nemmeno guardare il mittente, visto che c’era solo una persona in grado di chiamarlo a quell’ora. Rispose a monosillabi per tutta la conversazione con quello che, per Emy, era uno sconosciuto, per poi salutare in modo freddo e chiudere la chiamata senza nemmeno dare il tempo all’altra persona di ricambiare. Alla domanda curiosa sull’interlocutore della ragazza, Lukas rispose dopo averci pensato attentamente. Non voleva mentirgli, ma di certo sapeva che la verità le avrebbe fatto male; decise comunque di dirle quello che voleva sapere, senza soffermarsi sui dettagli. –Devo andare su Lyoko.
-Adesso?!- esclamò la giovane, mentre lui la guardava negli occhi, indeciso ancora sul da farsi. –Ma ci siamo appena ritrovati, vuoi davvero andare già via?
Lui le mise entrambe le mani sulle guance. –Parlerò con il preside Delmas per la stanza e ti prometto che non userò i miei poteri, ma ora devo andare. Un giorno, ti prometto, ti racconterò tutto, ma fino ad allora, ti prego, fidati di me.
Emy sospirò un verso di assenso, tirando un sorriso e ricevendo un bacio sulla fronte.
La ragazza imprecò appena Lukas mise piede fuori dalla stanza, tornandosene in camera sua –ancora per poco. Prese lo struccante e un dischetto di cotone, passandolo lentamente sul viso, con movimenti meccanici. Per un attimo pensò di aver perso la sua umanità e la sua sanità mentale.
Non aveva capito subito di essere innamorata di Lukas, c’era voluto del tempo: prima provava solo una forte ripulsione per quel giovane uomo che l’aveva ingannata, poi lo compassionava e, infine, gli era mancato più di qualsiasi altra cosa. Sapeva che quello che stava facendo non era giusto: si stava innamorando del male, trovandolo estremamente affascinate e odiava il fatto di essersi lasciata corrompere solo dalla bella faccia di Lukas. Ma era stato davvero solo quello? No, Emy sapeva che c’era qualcosa in lui che l’aveva colpita, con o senza l’inganno di ANAX. Quegli occhi scuri e grossi, illuminati da una luce diversa da quella che illuminava i propri, sicuramente molto più chiari e cromati.
Eppure, anche se l’amore che la ragazza provava per lui era forte, le sembrava di fare dieci passi indietro ogni volta che ne compiva uno avanti.
Gettò i dischetti nel cestino e si buttò sul letto, stringendo a se Cookie, facendo tentennare il piccolo collare. Sopirò, chiudendo gli occhi, addormentandosi.
 
Si gettò sul letto, lanciando gli occhiali chissà dove sulla scrivania. Non aveva assolutamente voglia di studiare per la verifica di matematica del giorno seguente; dopotutto anche se lui era sempre stato il migliore aveva bisogno di prepararsi a quell’imminente prova scritta. In quel momento aveva solo voglia di dormire, senza però riuscirci. Si girò su un fianco, osservando il colore candido delle coperte azzurre e bianche, uguali per tutti. Le pieghe, in qualche modo, gli ricordavano le onde del mare. Pensò che doveva avere davvero una fervida immaginazione per credere che delle semplici coperte fossero l’increspatura marina.
Lui stava sprecando dei preziosi attimi della sua vita, mentre, quella di un’altra persona era appena finita. Teo teneva stretto tra le mani una fotografia accartocciata, ritagliata da un giornale: ritraeva una donna sorridente con dei lunghi capelli rossi e un tatuaggio sul braccio. Il problema era che non era la sola. Sapeva che, in quel momento, avrebbe dovuto, più che mai, avvisare i suoi amici, ma pensava anche che, anche se lo avesse fatto, nessuno avrebbe fermato la furia di quell’antico male che lui stesso pensava di aver risvegliato.
Come mai tutte le vittime sottoposte al marchio di XANA stavano venendo eliminate? Anche quelle giovanissime, probabilmente marchiate a soli due o tre anni. E perché proprio ora? Come avevano fatto a sapere che loro stavano indagando sul controllo mentale Monarch e sulle conseguenze dei test celebrali? Non aveva alcun senso, no? Non avrebbero potuto saperlo, nemmeno se ci fosse stata una spia nella scuo-
Teo si alzò di scatto dalla propria brandina. Effettivamente una spia nella scuola c’era. Stirò con le dita esili la piccola fotografia che aveva tra le mani, avvicinandola agli occhi per vederla meglio, visto che la miopia gli impediva di vedere qualcosa senza i suoi fidati occhiali. Analizzò la donna: avrà avuto circa quarant’anni, forse qualcosa in meno. Aveva dei lineamenti molto dolci e le labbra, stirate in un sorriso, erano sottili e pallide. I capelli rossi ricadevano selvaggiamente sulle spalle, mentre gli occhi erano di un color nocciola misto al verde.
Gli occhi di sua madre.
Si affrettò ad andare verso la scrivania, rimettendo gli occhiali. Aprì il portatile che, ormai, era rimasto sul tavolo di Jeremy da qualche tempo, senza che all’amico biondo desse alcun fastidio. Aveva salvato su una cartella segreta tutte le foto delle persone che erano rimaste uccise negli ultimi tempi e mai come in quel momento era stato felice di averlo fatto. La somiglianza tra le vittime l’aveva sempre notata, ma mai tanto fino a quel momento e, soprattutto, non aveva mai avuto molto tempo per pensarci. Tutte le ragazze avevano le stesse caratteristiche e circa tutte la stessa età, probabilmente perché volevano eliminare le ultime sopravvissute. Per i ragazzi questi dettagli ricorrenti non c’erano e Teo non poté fare altro che chiedersi il motivo. L’unica motivazione plausibile sembrava essere la teoria sulla quale faceva affidamento più spesso: hanno sempre e solo voluto marchiare sua madre, quando era bambina, ma lei, essendo scappata, non era stata sottoposta a quella tortura. Quindi, questo lo spingeva a pensare che il marchio fosse una specie di “scarto” come per indicare che non era la bambina giusta. Ma allora perché marchiare anche i ragazzi?
Ridusse ad icona la cartella con le fotografie, cercando su internet una foto di sua madre. Fortunatamente, essendo un’attrice, gli era bastato solo scrivere il suo cognome –che aveva cambiato in Staier.
Trovò una fotografia fatta sul set, appena si era tolta la giacca pesante che solitamente usava per coprire il tatuaggio di inverno. D’estate ci pensavano le esperte truccatrici. Fortunatamente, aggiunse Teo.
Il simbolo di XANA spiccava sulla pelle lattea che caratterizzava sua madre, anche se si vedeva solo per metà. Sorrise leggermente alla vista degli occhi carichi di voglia di fare che la contraddistinguevano.
Peccato che quel sorriso sparì presto dalle sue labbra.
Si avvicinò ulteriormente allo schermo, focalizzandosi sul disegno scuro, per poi ritrarsi solo poco dopo. Prese un respiro profondo e, lentamente, riaprì la cartella che poco tempo prima aveva accantonato. Visualizzò in più grandi dimensioni una delle prime recenti vittime a cui, per fortuna, si vedeva il marchio, nella penombra.
Mancava un pezzo.
Il disegno malefico di XANA era formato da tre strati fondamentali: uno più esterno, quello intermedio e, infine, il cerchio centrale. Ma, sulle braccia delle altre ragazze, mancava il secondo anello.
Quindi aveva ragione? Era davvero un segno distintivo per chi non si fosse rivelata sua madre? Ma, gli uomini dell’associazione, come facevano a sapere che le bambine, crescendo, si sarebbero tutte assomigliate? E poi, se l’obiettivo era davvero solo sua madre, perché marchiare anche dei bambini maschi?
Più Teo scopriva e meno capiva, ma quella era una delle cose che si era ripromesso di portare a termine da solo. Non poteva chiedere ad Emy e nemmeno a Jeremy, il suo migliore amico.
Fece per ritornare alle sue ricerche per approfondire ciò che aveva scoperto, ma un messaggio di Ulrich lo bloccò, facendolo sbuffare.
 
Erano da poco scattate le tre ed Aelita e gli altri erano tornati dalla mensa, per andare ciascuno nella propria stanza. Tutti tranne la ragazza che decise di passare il resto della giornata in biblioteca dove, almeno, avrebbe trovato la pace necessaria per studiare per il compito del giorno dopo per cui, anche Teo, si era preoccupato tanto. Anche se ad Aelita la scuola risultava semplice, non riusciva a concentrarsi quando Odd e Ulrich facevano casino.
-Stai cercando qualcosa?- le chiese una voce maschile alle sue spalle, mentre guardava i titoli di alcuni libri su uno scaffale in legno dall’aria sporca.
-Un po’ di pace per la verifica di matematica.- rispose la rosea, facendo ridere leggermente il suo interlocutore. –E tu?- continuò, senza girarsi. –Che ci fai oggi a scuola?
Il ragazzo sembrò pensarci. –Il preside mi ha convocato per un’assemblea straordinaria. Ma sei sicura di potermi parlare liberamente?
Aelita sorrise, voltandosi subito dopo aver preso un libro dalla mensola. –Tranquillo, a quest’ora della domenica non c’è mai nessuno.- fece una piccola pausa per sedersi e invitare Lukas a fare lo stesso. –Sei venuto per parlare di lei? Ha preso una decisione?
Il professore annuì, sedendosi a fianco alla giovane, in realtà sua coetanea, visti gli anni passati da Aelita dentro Lyoko. -Alla fine mi ha perdonato.
-Beh, è una cosa buona, no?
Lui aprì uno dei libri che si trovavano sull’ampio tavolo in mezzo alla stanza, lasciato probabilmente da uno degli studenti qualche ora prima. Era un libro illustrato, ma parlava di scarpe e accessori, quindi il giovane uomo lo richiuse subito. –Non sono qui per parlare di questo.- tagliò corto, allungando una fotografia alla ragazza. –La conosci?
Aelita la prese tra le mani delicatamente, guardando attentamente il volto grazioso della persona in questione. –L’ho vista qui a scuola qualche volta: credo sia la mamma di Milly.
Il moro annuì. –È morta.- la ragazza impallidì, capendo dove voleva andare a parare. –Sono stati gli Intagliatori ad ucciderla. Sono tornati e vogliono eliminare tutte le prove viventi delle loro malefatte. E Lei mi ha anche detto chi sarà la prossima vittima.- l’uomo deglutì, sospirando, guardando Aelita sul punto di svenire. –Tranquilla, non è nessuno in particolare.
-Ma perché? Chi è che ha dato di nuovo vita a tutto questo?- chiese, portandosi una mano al mento con fare sospetto.
-Aelita.- la chiamò. –Devo dirti una cosa molto importante. Tu non sei stata l’unica a riconoscermi: la professoressa Hertz ha, da subito, capito chi fossi. E non mi riferisco ad Ethan, ma a quella cosa importante che solo tu ed io sappiamo.
La giovane si accigliò. –Perché non me lo hai mai detto?- Lukas alzò le spalle e Aelita continuò. –Perciò pensi che lei sia una di loro?
La porta della biblioteca sbatté violentemente e una voce attraversò la stanza, facendo alzare la testa ai due, già seduti. –Emh, che ci fate voi qui?
Lukas si alzò di scatto, pronto a giustificarsi, ma non disse niente, bloccato da Aelita. –Ciao, Emy. Stavamo per venire a cercarti, abbiamo un ottima notizia!
-Davvero?- la mora fece qualche passo avanti, sedendosi a fianco al professore che, d’istinto, le strinse la mano, sorridendo.
-Indovina chi sarà la tua nuova compagna di stanza.- le disse, posando il mento sulla mano aperta, il gomito poggiato sul tavolo. –Io. Ed è tutto merito del professor Werner. Era venuto a dirmi la notizia perché adesso deve andare a casa e non riusciva a trovarti.
Emy si girò verso Lukas, sorridente. –Hai davvero fatto questo per me?
-Te lo avevo promesso. In più, senza poteri.
La giovane, arrossendo, si sporse verso di lui, stampandogli un bacio sulla guancia, per poi alzarsi e correre fuori della stanza, dimenticando anche il motivo per cui era entrata.
-Si può sapere come diavolo facevi a saperlo? Te lo avrei detto solo dopo questo discorso!- sgranò gli occhi lui.
-Vorrei risponderti “intuito femminile”, ma sarebbe una bugia. La verità è che sono passata dall’ufficio del preside per chiedere all’infermiera degli antidolorifici e ti ho sentito.- fece una breve pausa, riguardando la fotografia della donna scomparsa. –Comunque penso che tu debba dirglielo. Lei è una delle mie migliori amiche.
-Io voglio proteggerla da tutta questa situazione…- sospirò, arreso. –È troppo innocente per questa storia.
-Lukas…- lo rimproverò lei. –Anche se hai ragione, se non glielo dici in fretta rischi di metterla in pericolo il doppio. Almeno non abbasserà la guardia e posso assicurarti che lei è molto brava a non farsi trovare.- sogghignò, ricordando tutte le volte che si nascondeva con Lukas e riusciva a non venire scoperta.

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Capitolo 17
*** Vulcanizzazione sotto la pioggia ***


La pioggia aveva cominciato a scendere copiosa, ma era già un traguardo il fatto che non nevicasse.
Non era mai successo, ad Emy, di dormire con un’amica: i suoi genitori non glielo avevano mai permesso in passato. Però, quando quel lunedì mattina si svegliò, trovò il volto della sua amica dai morbidi e voluminosi capelli rosa su un letto poco distante dal suo.
Era, effettivamente, la prima notte che Emy passava nella stanza di Aelita, la quale sarebbe rimasta una fedele compagna di stanza per tutto il suo alloggio al Kadic. Tutto quello grazie al suo ragazzo. Non poté fare altro che ritenersi la ragazzina più felice di tutta la scuola.
La giovane scese dal letto, regalando un tenero bacio a Cookie, per poi infilare le pantofole bianche, avvicinandosi all’armadio, aprendolo e guardando il suo riflesso nello specchio attaccato all’interno dell’anta. Fortunatamente era riuscita, in una sola serata, con l’aiuto di Odd e di Ulrich, a trasferire tutte le sue cose nella stanza nuova ed era stata una fortuna, perché non avrebbe sopportato di sentire la voce Sissi per un altro minuto ancora. Sospirò, cercando di sistemare al meglio i capelli, legati in due trecce dopo la doccia della sera prima, togliendo gli elastici stretti e passando le mani sulla cute per creare volume, dando un effetto mosso quasi naturale. Invidiava Yumi: lei aveva i capelli così lisci e morbidi che non aveva nemmeno il bisogno di passare la piastra. “Eppure, bisogna prendersi tanta cura dei capelli corti.” Pensò la mora, scegliendo un paio di jeans dall’armadio che divideva con Aelita.
In ogni caso, una volta pronta, cercando di non svegliare l'amica, uscì dalla stanza, sapendo bene che Lukas sarebbe stato in aula prima degli studenti. Voleva andare a salutarlo e poi, dopo, avrebbe aspettato la sua migliore amica Yumi come tutti gli altri giorni.
Attraversò il corridoio e scese le scale velocemente, sistemando di continuo sulla spalla la borsa preparata la sera precedente. Aprì la porta che dava sul cortile interno, collegando l’edificio dei dormitori a quello delle aule. Pioveva.
-Ma davvero?- sussurrò, pensando all’attenzione che aveva impiegato nel curarsi dei suoi capelli
-Non hai davvero perso l’abitudine di parlare da sola.- rispose qualcuno alla sua destra.
Emy stirò le labbra nell’udire quelle parole da quella voce così calma e profonda. –Buongiorno anche a te.- arrossì, cercando di mantenere lo sguardo fisso sull’uomo che si era posizionato davanti a lei con un ombrello in mano, riparandosi dalla pioggia incessante.
-Ma come fai a non accorgerti che piove?- alzò un sopracciglio, lasciando l’imbarazzo della minore aumentare a dismisura. Il ragazzo sbuffò, sentendosi in colpa quel minimo per cambiare argomento. –Sono venuto solo per salutarti: questa mattina la classe ha una verifica e io non posso dilungarmi.
La giovane strinse nella mano piccola la manica della giacca –fin troppo leggera- dell’uomo, mantenendo lo sguardo basso. –Quindi neanche oggi puoi dedicarmi del tempo?
Il moro sospirò. –Emy.- la chiamò, alzandole la testa, piano. –Devo dirti una cosa e vorrei che mi ascoltassi. Ma ora non posso farlo, ho poco tempo e non capiresti.- le accarezzò la guancia destra, coinvolgendo nel gesto anche qualche ciocca di capelli, presi dentro per goffaggine. –Il lavoro è sempre venuto dopo di te, sempre. Ma se non faccio questo genere di cose, mi butteranno fuori.
-Troveresti un altro lavoro in un batter d’occhio.- rispose lei sottovoce, venendo comunque sentita.
-Non basterebbe.- ribatté lui, sorridendo e poggiandole un dolce bacio sulla fronte. –Questo lavoro lo tengo solo per te, amore mio.

-Bene ragazzi.- cominciò la professoressa, mostrando su una lavagna luminosa il volto di un uomo. -Qualcuno sa chi è questa persona?- concluse, sorridendo.
Emy e Yumi si scambiarono un'occhiata sospetta. Chi diavolo doveva essere quel tipo? E perché centrava con il programma sui polimeri artificiali che stavano studiando?
Tutta la classe si guardò intorno, imbarazzata. Nessuno sapeva, ovviamente, la risposta.
-Classe, vi presento Charles Goodyear. L'inventore ufficiale della vulcanizzazione della gomma.- la Hertz sorrise ancora di più. -Un imbroglione.- la classe cominciò veramente a prestare attenzione. -Questo è un piccolo extra del programma. Ovviamente non lo avrei affatto aggiunto se la verifica fosse andata bene.- l'insegnante prese un respiro profondo. -Immagino che così imparerete l'importanza di prepararsi per i compiti in classe senza imbrogliare.- continuò, guardando verso alcuni alunni. -Prima di continuare la storia del protagonista di oggi, voglio rammentarvi che non importa se prendere zero oppure il massimo, l'importante è che avete imbrogliato. La scuola non vi insegna solo a preparare la vostra conoscenza per il futuro, ma anche ad essere onesti e a prendere le vostre responsabilità.- fece una piccola pausa. -In ogni caso, voglio una presentazione a coppie su Goodyear per la prossima settimana.
Emy guardò immediatamente verso Yumi, scoprendo che anche la ragazzina la stava guardando. Ovviamente avrebbero esposto il lavoro insieme.
-Goodyear rese difficile la vita a chiunque gli stesse intorno. I primi furono, certamente, i familiari. Pensate che i suoi figli, che avevano circa la vostra età o anche meno, erano costretti a lavorare per lui in pessime condizioni igieniche. In casa di quello sbruffone c'era gomma ovunque, persino nel cibo.- la Hertz fece una piccola pausa, guardando i suoi studenti pendere dalle sue labbra e abbozzando un sorriso sghembo. -Rubava persino le idee ai suoi dipendenti, promettendo pagamenti a chiunque. Indovinate quante persone ricevettero soldi da lui. Zero.- fece un bel respiro profondo, sottolineando il suo disappunto. Nel frattempo cambiò fotografia, mostrando sempre un volto, ma diverso dal precedente. -In realtà questo scialacquatore è famoso solo perché, trentotto anni dopo la sua morte, Seiberling, quest'altro signore, aprì un'azienda con il suo nome. Questa persona non conobbe mai Goodyear e fu questo il motivo della sua ammirazione, credetemi.
Quella volta fu Yumi a guardare Emy. Non capiva perché la Hertz stava spiegando loro la storia di quel tipo se lo odiava così tanto. L'amica scosse le spalle, quasi le leggesse nel pensiero.
-Durante gli anni trenta dell'ottocento, la frenesia della gomma era diventato un punto cardine: il primo in grado di modellarla sarebbe diventato milionario. Indovinate a chi toccò questa sorte.
-Goodyear?-domandò qualcuno dal fondo della classe, suscitando un brusio generale.
La professoressa rise. -Ve l'ho detto. Goodyear era un imbroglione. Gli imbroglioni non ottengono nulla, alla fine.- la classe si ammutolì nuovamente. -In ogni caso quell'uomo riuscì, in parte, ad avere ciò che voleva. Rubando progetti a destra e a sinistra ed avendo parecchi problemi legali, è finalmente riuscito ad avere il brevetto per il progetto a cui aveva dedicato la sua intera esistenza. Sapete cosa lo ha fregato? La vulcanizzazione della gomma è estremamente facile da realizzare, una volta capita.
La classe, sconvolta, si scambiò sguardi sorpresi. Per una volta, il vero bene aveva vinto.
In realtà, per Yumi ed Emy non era una novità: sapevano entrambe da tempo che l'oscurità, prima o poi viene sconfitta dalla luce. Il problema era che, in quel momento, quello che per una era il bene, per l'altra era il male. A nessuna delle due era chiara la vera situazione.
Dal canto suo, la professoressa Hertz, era consapevole del fatto che una linea definita tra ciò che è buono o cattivo non c'era davvero e che sono i fatti come ci vengono raccontati che ci fanno prendere una posizione, facendoci etichettare subito le due parti; come se fosse tutto basato su una scacchiera, dove le parti nere delimitano quelle bianche e viceversa.

Lukas non avrebbe potuto vedere Emy nemmeno volendo per tutti quegli stramaledetti impegni che lo bloccavano. E la giovane lo sapeva, per questo si era rifugiata in biblioteca, così da cercare qualcosa in più su quel tipo di cui la Hertz aveva parlato, Goodyear. L'aveva subito colpita: per una volta un personaggio storico non era stato lodato come se fosse una divinità, ma, al contrario, deriso per come aveva vissuto. Voleva approfondire quel che riguardava quel bizzarro uomo che, per la sua insegnante, non era nulla di più che un sempliciotto imbroglione, che si vantava di meriti non propri e che truffava i suoi dipendenti.
Emy guardò senza attenzione tra gli scaffali della biblioteca, intenta a pensare a quanto potessero affascinarla quel genere di cose, quando, mentre camminava, rischiò di cadere, inciampando su un libro appariscente, con una copertina rossa e un'automobile disegnata sopra, che, al posto delle ruote, aveva delle strutture chimiche. “C'era una volta un polimero” diceva il titolo.
La mora, una volta raccolto dal pavimento, lo sfogliò leggermente. Quel libro parlava indubbiamente di gomme visto che erano proprio quelle che mancavano nella figura sul davanti. Quello voleva dire solo una cosa: un capitolo dedicato a Charles Goodyear.
Emy aveva ragione: ce n'era uno lunghissimo su di lui.
La giovane guardò fuori dalla finestra e notò che pioveva ancora. Si avvicinò ad uno dei piccoli tavoli nascosti dietro le librerie e si mise, un po' per volta, a leggere le pagine di quel piccolo libro, fino ad una delle ultime che, con sua grande sorpresa, parlavano di un personaggio che la professoressa Hertz non aveva nemmeno nominato: Clarissa Beecher, la moglie di Charles.
Finché Goodyear visse, la moglie Clarissa gli fece da assistente e lo accudì, sostenendolo e affrontando qualsiasi privazione a cui era costretta a sottoporsi per via delle fissazioni di Charles. Clarissa era di nobili origini e, purtroppo, morì precocemente a 49 anni, in condizioni ben differenti da quelle in cui aveva sempre imparato a vivere.” raccontava il volume, facendo trasparire la compassione adatta a quel personaggio. “A Goodyear, però, non importò. Lui voleva raggiungere uno scopo, ma di certo non poteva farlo senza nessuno al suo fianco pronto a credere in lui, così, senza indagare sulle cause di morte di Clarissa, si risposò con una ragazza molto più giovane di lui, con un corpo sano e morbido per appagarlo, in modo da poter anche contare sul fatto che non si sarebbe ammalata facilmente. Fanny Wandell, conosciuta a Londra, prese il posto di Clarissa senza che Goodyear notasse la differenza visto che gli rimase accanto anche lei fino alla morte, prendendosene cura amorevolmente. Goodyear non fu fortunato negli affari, ma lo era stato con le donne. Il perché rimane ancora un misero per tutti i biografi.” concluse il paragrafo.
Emy chiuse il libro, allontanandolo leggermene, alzandosi dalla sua postazione e, come ipnotizzata, si incamminò verso la scrivania dove, solitamente, la bibliotecaria, in quel momento assente, stava seduta con quella sua fastidiosa gomma da masticare. Prese la lista con i titoli dei libri dal cassettino posto sotto al tavolo, portandoselo davanti agli occhi, cercando tra i libri autobiografici che iniziassero con la lettera C e, poco più sotto uno di Goodyear, ne trovò proprio uno che raccontava di Clarissa. “Perfetto” pensò, affrettandosi a mettere via quel foglio e a prendere quel libro. Dopo aver dato una rapida occhiata a tutti i volumi dello scaffale della categoria “Autobiografie” trovò quello su Clarissa e, senza perdere altro tempo si diresse nuovamente al suo tavolino nascosto parzialmente dai libri e si mise a leggere, saltando però tutta la parte che raccontava della sua relazione con Charles. Emy voleva sapere quello che l'aveva spinta tra le braccia di quell'uomo che, in realtà non sembrava nemmeno calcolarla più di tanto.
Clarissa era sempre stata brava a nascondersi e rendersi trasparente. Ecco perché Goodyear non la trovava un peso o un fastidio.” diceva il libro. “Questa era una delle cose che aveva imparato a fare da piccola, quando aveva paura di qualcosa ed era costretta a fingere di non esistere. La sua vita non era mica come quella di un normale ragazzino di oggi. Chi non risolve i propri problemi adesso ha paura, ma prima, chi scappava, voleva solo sopravvivere. Ed era quello che Clarissa aveva imparato a fare.” Emy fece una piccola pausa dalla lettura, alzando leggermente gli occhi per guardare se stesse ancora piovendo. Pioveva ancora. “La vita della giovane di casa Beecher, inizialmente, era minacciata da una serie di uomini apparentemente nobili, visti gli abiti costosi che solo le persone altolocate potevano permettersi. Questi signori venivano chiamati Faragok da chi li conosceva, ma, il loro nome, appunto, non prometteva nulla di buono. Infatti, tradotto, vuol dire 'Colui che intaglia' e, questo, perché, prelevavano i bambini nobili e li sottoponevano a torture con l'utilizzo di piccoli pugnali, tagliandogli dei pezzi di pelle ogni volta che non gli davano le risposte che pretendevano.” Emy si ritrasse, quasi scottata, e il libro si richiuse da solo. Quella faccenda le ricordava quello che stava vivendo lei stessa.
Prese il cellulare per guardare l'ora, quando, in un momento, lo schermo divenne morbido e umido, facendo tornare la mora a sorridere. -Lukas...- sussurrò. Si alzò di scatto e cercò un posto appartato dove nascondere il cellulare così da andare a riprenderlo subito dopo essere uscita da Lyoko, sapendo bene che sarebbe comunque tornata sulla terra passando dagli scanner della fabbrica abbandonata.
Dopo aver posizionato il cellulare su uno scaffale ricolmo di libri sulla matematica e sulla fisica -impolverato e sporco visto che nessuno li consultava mai- mise un dito sullo schermo ancora fluido, per poi immetterne altre due e, infine, tutta la mano, venendo tirata dentro da una forza che, ormai aveva iniziato a conoscere.
Chiuse gli occhi per la sensazione nauseante che aveva sempre provato quando passava tra i due mondi, ritrovandosi stretta tra le braccia del ragazzo che l'aveva richiamata lì, ormai, senza la maschera a coprirgli il viso che, però, a differenza del mondo reale, mostrava una piccola cicatrice sulla guancia sinistra. “Strano” pensò la ragazzina “Jeremy ha detto chiaramente che ogni segno di Lyoko scompare per sempre appena devirtualizzati.
-Emy, tutto bene?- chiese il ragazzo, destandola dai suoi pensieri, osservandola stranito. -Cosa stai guardando?
La ragazzina ci pensò un attimo: non voleva dirglielo e magari poi farlo rimanere male. In realtà, quel piccolo sfregio le piaceva, conferiva all'uomo un senso di umanità nel volto che Emy aveva sempre reputato senza macchia, senza imperfezioni. Con quel segno si sentiva più simile a lui. Alla fine optò per raccontargli la verità. -Quella.- rispose solo, sfiorandola, non sentendo un vero e proprio solco, ma solo una piccola irregolarità.
Il moro abbassò lo sguardo, sospirando appena e facendosi sfuggire un verso sorpreso. -Non farci troppo caso, è la punizione di ANAX per essermi fatto scoprire.
-Lukas, ma è terribile! Non è nemmeno stata colpa tua, sono stata io a...
Il ragazzo la interruppe. -Ethan. Devi chiamarmi Ethan qui, ricordi?- le sorrise, guardandola fare un'espressione incredula. -Vieni.- continuò, prendendole la mano. -Troviamo un posto dove sederci; devo parlarti di una cosa importante.
Emy lo seguì in silenzio. Il Settore Deserto cominciava a infastidirla, soprattutto per tutta quella sabbia che veniva alzata dalle mante che, tranquille, sorvolavano la torre a cui Lukas la stava portando. Era così strano che non la stessero combattendo: era come se il giovane uomo la stesse proteggendo solo con la sua stessa presenza. Però Emy notò che, in realtà, il moro non stava affatto prestando attenzione ai mostri sopra le loro teste e, di conseguenza, non era lui a proteggerla. Per un attimo le sembrò come se fossero le mante stesse a volerli proteggere entrambi.
Lukas si fermò poco prima della torre, su un piccolo cumulo di sabbia che la ragazza, in realtà, non aveva mai notato. -Emy, c'è una cosa che penso tu debba sapere ed è da un bel po' che cerco di dirtela senza mai riuscirci.- prese un bel respiro, ma, durante la sua pausa, fu la ragazza a prendere parola.
-Per caso ha a che fare con ANAX e con la misteriosa chiamata dell'ultima volta?
Il ragazzo sgranò gli occhi. -N-no. Perché questa domanda?
-Questo mi basta.- rispose lei, lasciandogli un veloce bacio sulla guancia. -Almeno per ora, credo. Quindi, cosa volevi dirmi?
Lukas si passò una mano tra i capelli. -Riguarda il mio passato.- rispose, guardando la pensante costrizione legata alla sua caviglia, come se fosse uno schiavo costretto ai lavori forzati.
Emy posò una mano su quella più grossa di lui. -Lyoko non è un buon posto per parlarne, vero?
-Ma che dici?- le chiese, guardandola leggermente irritato.
-Te lo leggo negli occhi: per te è difficile spiegare che legame hai con questo mondo.- la giovane fece una piccola pausa in cui non ottenne risposta. -Non preoccuparti, lo capisco. Me lo dirai quando lo vorrai davvero.
L'uomo guardò la giovane al suo fianco, così innocente e buona. Si era deciso, doveva dirglielo. Aprì la bocca per parlare con lei, ma ne uscì solo un respiro strozzato. Le mante che prima sorvolavano tranquille l'eterno tramonto fittizio, avevano emesso degli stridii fastidiosi e, contemporaneamente, avevano cominciato a puntare la giovane seduta al suo fianco che, d'impulso, aveva stretto in modo più forte e spaventato la mano del moro.
Lukas si alzò in piedi, copiato da Emy. Le prese entrambe le mani, chiedendole di chiudere gli occhi e di fidarsi di lui, ottenendo un semplice gesto del capo come approvazione. -Ana tablur lak- sussurrò, facendo subito alzare la sabbia attorno alla ragazza, che formò una specie di gabbia invisibile, mentre delle pareti di cristallo uscivano dal pavimento, imprigionando la mora all'interno.
Lukas proprio non capiva: non c'era nessuna torre attiva, quindi come poteva ANAX attaccare gli umani? Anche se, effettivamente, non poteva avere la certezza che sulla terra stesse succedendo qualcosa. Lui aveva portato Emy su Lyoko e ANAX ne aveva il controllo. Ma qualcosa non quadrava: perché proprio in quel momento? Perché ANAX non voleva che Emy sapesse? Di certo non era intervenuta quando lo aveva saputo Aelita.
Il giovane salì su uno dei mostri volanti con un balzo, toccandogli l'occhio di XANA nel terzo anello, quello più centrale, facendolo dissolvere come se non fosse mai esistito. Nel mentre, altre due Mante cercarono di colpire la gabbia di cristallo che proteggeva la loro preda, ma vennero polverizzate istantaneamente allo stesso modo della loro gemella precedente.
Lukas si guardò le spalle, sentendo i colpi di almeno tre Crab puntati addosso. -Ci mancavano solo questi qui.- sussurrò, quando constatò che i vari mostri erano molti più di tre. Materializzò una lama incantata con il potere di riuscire dove aveva precedentemente fallito, impugnandola con la mano destra, facendola roteare per parare i colpi dei quattro Block che si erano palesati insieme ai tre Crab. Le catene attaccate ai pesanti gioielli tintinnarono, ormai era abituato a quel rumore fastidioso. Eppure, se c'era qualcosa in cui Lukas era bravo quando vestiva i panni di Ethan, era dimostrare di essere il più forte di Lyoko.
Si avvicinò con uno scatto al primo dei mostri quadrati e ci saltò sopra, saltando nuovamente più in alto per atterrare sul guscio di uno dei Crab. Schioccò le dita, sperando che funzionasse, ma, con suo disappunto, ANAX lo aveva privato anche di quel potere. Ora non aveva più il controllo di Lyoko.
Infilzò il mostro su cui era appoggiato, raggiungendo gli altri due con un balzo, devirtualizzandoli rispettivamente con una delle formule che aveva imparato e un fendente della lama evocata poco prima. Il Block su cui era saltato all'inizio era ancora stordito e non capiva bene dove colpire, finendo per colpire uno dei suoi compagni che, a sua volta, lo eliminò. Erano rimasti solo gli ultimi due mostri.
Ed Emy guardava tutto dalle pareti cristalline, talmente sottili da sembrare ghiaccio.
Ethan era così agile, in confronto lei si sentiva una nullità. Non sarebbe mai riuscita ad affrontare da sola sette mostri di Lyoko controllati da ANAX. Lei era così potente e sotto questo aspetto la spaventava. Come poteva punire il suo unico alleato senza alcuno scrupolo? Lukas aveva scelto il male perché gli stava a cuore la causa di quell'arpia digitale. Causa che la giovane non aveva ancora capito. Eppure, chi aveva stabilito che i Lyoko Warriors fossero effettivamente il bene? Da quando credeva nella linea netta tra luce e oscurità? Sapeva meglio di chiunque che anche chi sbaglia, a modo suo, è nel giusto.
Dopo aver eliminato gli ultimi due mostri rimasti, Lukas, si incamminò verso la gabbia della mora, dissolvendola subito dopo averla toccata leggermente. Le quattro pareti sparirono, lasciando Emy tra le braccia del suo demone con le ali piumate. -L'importante è che sono riuscito a proteggerti.- le sussurrò all'orecchio, stringendola a se. Emy non rispose anche se aveva davvero troppe cose da dire. Forse, però, fu proprio per quello.
In ogni caso, Ethan, guardò il cielo. Ancora non capiva.

Emy entrò in camera sua e di Aelita subito dopo essere passata a prendere il suo cellulare in biblioteca. La prima cosa che fece fu buttarsi sul letto, sospirando leggermente. Era così stanca, sentiva le palpebre chiudersi e cercò di assecondare quel desiderio. Il cuscino era morbidissimo e le coperte fin troppo calde per resistere alla necessità di dormire. Appena chiuse gli occhi l'immagine della bambina, Clarissa Beecher, le tornò in testa. Si alzò di scatto, prendendo il cellulare e cercando tra i contatti recenti il numero di Teo. Emy pregò che rispondesse in fretta. In realtà il ragazzo non rispose affatto.
La ragazza sbuffò e si infilò nuovamente sotto alle coperte, per poi venire disturbata da una voce che chiedeva di entrare. -Entra.- rispose lei.

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Capitolo 18
*** La realtà nel comodino ***


Ulrich non voleva assolutamente farlo, ma probabilmente Jeremy lo avrebbe ucciso se non avesse portato a termine la missione. “Per gli amici, Ulrich” si disse come incoraggiamento, anche se faceva davvero poco effetto. Stava giusto per raggiungere la stanza di Sissi, quando vide Emy, con un faccino triste e bianco come un lenzuolo, entrare nella stanza di Aelita (il giovane non aveva ancora fatto l'abitudine al fatto che, ormai, condividessero la stanza).
Certo, non erano affari suoi.
Ma Ulrich non era mai stato bravo a lasciare perdere.
Ripensò a quello che si era detto per trovare il coraggio di compiere la sua missione super segreta. Emy era un'amica, no? Quindi aveva il dovere di andare a controllare perché avesse quel muso lungo. Dopo un pesante respiro, fatto più per se stesso che per qualcos'altro, si incamminò verso la porta della camera della mora, bussando leggermente. -Ciao Emy, sono Ulrich, posso...?
-Entra.- rispose la voce flebile della ragazzina dopo qualche secondo. La porta si aprì, rivelando il ragazzo castano che, come se fosse stato a casa sua, prese una sedia, mettendosi davanti all'amica.
-Che è successo? Hai una faccia sconvolta.- le sorrise.
Emy lo guardò scioccata. Da quando Ulrich era invadente? Solitamente era sempre stato riservato e, sotto sotto, anche un po' cinico. In ogni caso la mora decise di non darci troppo peso. -Tranquillo, sono solo stravolta dallo studio e dalla ricerca che ci ha assegnato la Hertz.- fece una piccola pausa, sorridendo leggermente, quando si rese conto che aveva qualcosa di molto importante da dire. -Oh, sì, giusto.- si agitò. -Devo assolutamente dirvi una cosa, ragazzi!- esclamò, con gli occhi spalancati, calmandosi di botto un secondo dopo e accigliandosi. -Ma tu che cosa ci facevi nel dormitorio femminile?
Lui sospirò pesantemente, decidendo di dirle la verità visto che, per come la vedeva lui, non c'era nulla di male nel farlo. -Jeremy mi ha chiesto di controllare in camera di Sissi se ci fosse uno dei suoi hard disk dove dentro c'è un programma da stramboide o qualcosa del genere.
Emy sembrò pensarci un po'. -Perché lo cerca lì?
-Visto che lei ha rubato diverse cose e Jeremy non lo trova più, pensa che lei si sia messa a spulciare nella sua borsa.- Ulrich scosse le spalle. -In ogni caso, grazie a te, ho un motivo per non farlo.

Quando Emy entrò nella stanza di Jeremy, scortata da Ulrich e da Aelita, incontrata durante il tragitto tra le due stanze, trovò lì tutti i suoi amici tranne Yumi che, vista la tarda ora, era tornata a casa.
-Finalmente!- esclamò Jeremy. -Il mio hard-disk?
-Non l'ho preso, Emy ha detto che aveva un annuncio importante da fare.- rispose l'amico, mentre Teo guardava la chiamata persa della cugina che compariva solo in quel momento sul suo dispositivo. La ragazza in questione si sedette vicino a lui, mettendogli una mano sulla spalla, come se fosse dispiaciuta per quello che stava per dirgli. Il ragazzo la guardò con occhi stanchi: anche lui aveva lavorato ad alcune ricerche, purtroppo però non aveva avuto successo e, una pista che credeva lo avrebbe reso quasi onnisciente, si era rivelata un totale fiasco.
Emy fece un respiro profondo, quello che stava per dire avrebbe cambiato tutto. -Oggi, mentre facevo qualche ricerca per conto della Hertz, mi sono imbattuta in Clarissa Beecher.
-Studia qui?- la interruppe Odd, pensando ad una nuova possibile fiamma.
Jeremy gli riservò un'occhiataccia raggelante. -No, idiota. Era la compagna di un famoso chimico.- dopo si rivolse ad Emy. -Non capisco, che cos'ha a che fare la moglie di Charles Goodyear con i nostri problemi? Lei è morta più o meno due secoli fa.
Emy si massaggiò le palpebre con l'indice e il pollice, sbavando leggermente l'eyeliner. -Nulla, appunto.- rispose, confondendo ulteriormente il suo pubblico. -Quando ho fatto una ricerca su di lei era solo per pura ammirazione, ma poi ho trovato uno stano paragrafo: descriveva una piccola Clarissa che era obbligata a nascondersi da questi Faragok.- mimò le virgolette. -Degli uomini di un gruppo segreto che, in seguito, si era scoperto essere un'organizzazione criminale che rapiva i bambini a cui incidevano la carne per avere riposte alle loro domande.- in quel momento Teo aveva già capito dove Emy volesse andare a parare. -Il problema è che Faragok vuol dire “Colui che intaglia” che, in altre parole, corrisponde al nome dei criminali che ci girano intorno adesso, gli Intagliatori.
-Ma sei sicura?- chiese Jeremy, senza scomporsi. -Siamo sempre stati convinti che loro fossero alleati di ANAX, ma questi Faragok avranno vissuto nell'ottocento, quando non esisteva nemmeno la tecnologia in cui oggi alberga la nostra nemica.
-Quindi se quelli attuali sono collegati a loro, vuol dire che non possono essere in combutta con ANAX.- ribadì Aelita, toccandosi il mento.
Emy però riprese parola. -Questo è il vero problema: non lo so. Ma una cosa è certa, i nostri Intagliatori conoscono il passato e ciò che successe anni fa. C'è solo da capire perché hanno usato il marchio di XANA sulla pelle delle vittime. Se non sono alleati, come conoscono Lyoko?
-E soprattutto cosa centra mia madre con loro?- ribatté Teo, sconsolato.
L'orologio batté le sette, segno che dopo mezz'ora sarebbe stata servita la cena.
-In ogni caso.- iniziò il biondo. -Niente panico e, soprattutto, non facciamoci condizionare dalla cosa. Sicuramente non è una coincidenza, ma è altrettanto chiaro che non troveremo facilmente informazioni su questi Faragok. Dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo, temo.
-Ma Jeremy! Abbiamo bisogno di più informazioni; ci sarà in quel tuo computer qualcosa che...- Emy non terminò la frase.
Il leader si schiarì la voce, interrompendola. -Emy, noi non siamo guerrieri sulla terra. Siamo mortali, vulnerabili e senza una singola speranza contro degli uomini che esistono da due secoli. Sono sempre stato il primo a volermela cavare da solo e continuerò a pensarla così, solo non oltrepassare il limite.- Emy abbassò la testa, ascoltando le parole dell'amico. -Non credo che nessuno qui dentro abbia voglia di perderti solo per il tuo essere troppo curiosa. Certe cose sono off-limits, anche per te.
Jeremy avrebbe senza problemi aggiunto che Lukas li avrebbe uccisi tutti pur di vendicarla, ma stette in silenzio.
Dopo una battuta di Odd per smorzare la tensione e un colpo di Ulrich sulla spalla della mora, tutti andarono nelle proprie stanze per prepararsi alla cena e, finalmente, mettere la parola fine a quella giornata tutt'altro che tranquilla.

-Arrivederci, professore.- cantilenò Cher, uscendo dalla classe di Lukas, lanciandogli un'occhiata languida.
Cielo, ma questa non è una delle classi prime?” si chiese Emy, guardando da fuori quella smorfiosetta di undici anni provarci con il suo uomo. Se la loro relazione non fosse stata segreta, sarebbe entrata nella classe senza alcun problema e lo avrebbe baciato davanti a quell'antipatica. O forse, le avrebbe dato una piccola lezione che non avrebbe mai dimenticato, aprendole i palmi delle mani e cucendole le labbra, cavandole gli occhi e tranciandole le dita dei piedi.
-Emy, sei arrivata, finalmente.- le sorrise lui, scacciando ogni pensiero diabolico dalla mente dell'amata. -Forza, entra.- continuò, facendole segno di accomodarsi, per poi chiudersi la porta alla spalle. -Questa sera andiamo a casa mia.
-Non è una domanda, vero?- si accigliò Emy, per poi realizzare interamente. -Aspetta, come farai con il preside. Ti ho proibito di usare la tua magia.
Lukas evitò il suo sguardo, stringendosi leggermente nelle spalle. -Volevo solo passare un po' di tempo insieme, come una coppia normale. E...poi vorrei parlarti del mio passato.
La giovane si avvicinò, accarezzandogli una guancia. -Mi fido di te, amore mio.
Lukas stampò un bacio delicato sulle labbra della mora, piegandosi appena. Lei appoggiò le braccia sulle spalle larghe di lui, affondando le mani nei suoi capelli folti e morbidi, leggermente ispidi, ricambiando il bacio, quando, timidamente, chiese il permesso di approfondire quel contatto che mancava ad entrambi da così tanto tempo. Una volta accontentata la sua richiesta, il giovane prese il controllo sulla situazione, sentendo il corpo della ragazzina sciogliersi sotto al suo tocco bisognoso e romantico.
Anche se controvoglia, Emy mise fine a quel magico momento che stava coinvolgendo entrambi, un po' per riprendere fiato, un po' perché se non lo avesse fatto probabilmente non sarebbe riuscita a fermarsi.
-Quindi, andiamo?- chiese Lukas una volta ricompostosi, ricevendo un accenno positivo dall'amata che gli prese la mano, dirigendosi con lui verso il parcheggio riservato agli insegnati fuori dalle mura del collegio.
Il ragazzo era convinto che con lei sarebbe dovuto andare piano. Non solo perché era più piccola di lui, avrebbe dovuto anche sistemare le cose con ANAX e dirle la verità su di se. Lukas sapeva che i sentimenti che provava per lei erano condivisi anche da Ethan e che, di conseguenza, dovevano per forza essere veri e duraturi, ma sapeva anche che sarebbe stato davvero difficile convivere con quella assurda situazione. Perché lui ed Ethan amavano ANAX allo stesso modo.
-Va tutto bene?- chiese la giovane. -Stai diventando pallido.- andò avanti, poggiando il palmo della mano destra sulla fronte dell'uomo che, a quel contatto, sorrise, prendendole il polso senza forzare la presa, portandosi la mano della mora alle labbra, lasciando un tenero bacio sulle nocche.
-Come potrei stare male con te al mio fianco?

Emy sentì Lukas aprire la porta del bagno mente lei si faceva la doccia, benedicendo il vetro e il vapore che impedivano ad entrambi di vedersi. Era entrato per metterle su un ripiano vuoto del mobile in legno laccato bianco degli asciugamani una maglietta grigia che solitamente usava per stare comodo. Le disse anche che poteva tenerla visto che ne aveva diverse e, poi, così come era entrato, se ne andò, chiudendo la porta e facendosi strada verso la camera da letto, tirando fuori un vecchio libro impolverato e rovinato. Si sedette sul letto, cercando di togliere il grosso dello sporco con la mano, soffiandoci sopra, facendo cadere tutti grumi per terra. Sorrise, accarezzando lentamente la copertina.
Emy, uscita ormai dalla doccia con due trecce fatte con i capelli ancora bagnati, lo raggiunse, accoccolandosi al suo petto, osservando anche lei l'enorme libro tra le sue mani, ancora chiuso. La giovane ragazzina lo guardò meglio, scoprendo che non era affatto un semplice volume, bensì, un album di fotografie che, sulla copertina, aveva scritto in un carattere corsivo “Ethan Werner”.
Lukas, una volta accorto che, nonostante le parole rovinate, Emy era riuscita a leggere, le riservò uno dei suoi migliori sorrisi, poggiando quello che aveva tra le mani sul comodino, sdraiandosi sulla sua parte di letto e invitando la mora ad accomodarsi tra le sue gambe, poggiando la schiena al petto di lui. L'uomo riprese in mano l'album, saltando solo le primissime pagine, finendo su una dove una donna giovanissima stringeva a se un bambino avvolto in un panno rosso con un nome ricamato sopra: Ethan. Nella pagina accanto un uomo visibilmente più grande rispetto alla donna, piangeva e stringeva tra le braccia la sua famiglia.
-Questi sono i tuoi genitori?- chiese Emy, anche se la risposta era evidente. Lukas, infatti, annuì, sorridendo, anche se sapeva che la ragazzina non poteva vederlo e, quindi, mormorò un verso di assenso.
-Promettimi che, prima di fare qualsiasi domanda, aspetterai la fine.- lei fece un cenno positivo con il capo. -Cominciamo dal principio.- sospirò. -Il mio vero nome è Ethan Werner. Mio padre era a capo di un'importante azienda tedesca e per questo aveva molti anni di differenza con mia madre. Non si erano sposati per amore, ma con il tempo avevano imparato a volersi un gran bene.- il moro girò una pagina a ritroso, mostrando una foto molto vecchia dei suoi genitori il giorno del matrimonio. Era fin troppo vecchia per i gusti di Emy, ma non disse niente. Le pagine ingiallite dagli anni continuarono a scorrere, mostrando alcuni momenti dell'infanzia dell'uomo che amava. -Fino al giorno in cui mia madre diede alla luce una bambina. Io avevo appena cinque anni e...- fece una piccola pausa, cercando di trovare la forza per andare avanti, mostrando una bimba di circa tre anni, con lunghi capelli scuri ed occhi neri come pece. -Scoprii solo poco dopo che non era figlia di mio padre. Ero molto piccolo e non potevo capire queste cose, ovviamente. Non sapevo nemmeno cos'era una gravidanza, quindi non mi ero reso conto della stranezza: la mia dolce sorellina era nata senza che mia madre rimanesse incinta di lei.- il ragazzo scorse sul volto di Emy la più totale confusione. Non avrebbe voluto dirglielo così in fretta, ma, tanto, prima o poi, avrebbe dovuto farlo. -Vedi, in quel periodo mio padre era all'estero per lavoro e mia madre aveva conosciuto un certo signor Hopper, un nome in codice che, in realtà serviva a nascondere quello di Waldo Schaeffer. Lei aveva bisogno di qualcuno che la difendesse, perché un pericoloso criminale dell'epoca l'aveva presa di mira per via della reputazione di papà. Così, quest'uomo la nascose su un mondo nuovo creato da egli stesso, un mondo dove il tempo non esiste. Mia madre incontrò un essere più grande di lei solo di qualche anno e con interessi simili ai suoi. Inutile dire che se ne innamorò.- sospirò, accarezzando con il dito la guancia stampata della sorellina, cercando di non piangere. -Quest'uomo si presentò con il nome di XANA. Come avrai già capito, lui aveva ingannato mia madre, ma sarebbe stata una sciocchezza se si fosse fermato a questo. Il giorno in cui lei gli confessò il suo amore, l'aitante creatura si trasformò in un mostro di fumo e si inoltrò nel ventre di mia madre, formando velocemente una bambina che nacque solo dopo pochi secondi.
-Quindi...la sorella di cui parli è...- lo interruppe Emy, allarmata, venendo meno alla promessa fatta solo poco prima, guardando l'uomo negli occhi scuri.
Lukas si portò un dito alle labbra, indicandole di fare silenzio fino a che lui non le avesse dato il permesso di parlare. -Erano passati solo dieci giorni terrestri in cui mia madre era stata portata su Lyoko e solo pochi istanti dopo la nascita della mia sorellina, Waldo la riportò indietro, giurando che avrebbe trovato un modo per devirtualizzare anche la nuova creatura. Nel frattempo però, fu XANA, a questo punto il padre della bimba, a crescerla. E le diede anche un nome, ma essendo uno stupido programma digitale non aveva fantasia. Optò per un anagramma del nome che gli aveva dato il suo creatore: ANAX.- Emy si chiese per quale diavolo di motivo XANA volesse fare il padre e il moro se ne accorse, ridacchiando per quanto trovasse la giovane esplicita come un libro aperto. -Il vostro vecchio avversario aveva scoperto dalla rete che c'era solo una cosa in grado di distruggere per sempre il bene: l'amore del male. E quale migliore simbolo d'amore se non un figlio? Il problema era che XANA non sapeva amare, lui non poteva nemmeno provare sentimenti. Questo gli ha sempre impedito di vincere, nonostante la mia giovane sorella che, quasi un anno dopo, venne portata, finalmente sulla terra. Però, per lei, il tempo era passato e questo andava contro ogni regola del mondo virtuale.- il moro fece notare ad Emy che, in quell'album c'era effettivamente solo un'unica foto della bambina.

-Ora però, vorrei parlarti davvero di me.- continuò, dopo aver fatto una piccola pausa, riempiendo la sua piccola di baci e coccole, poggiando per un po' il vecchio album sulle coperte scure. -Apri l'ultimo cassetto del mio comodino, ci sarà solo una cosa dentro e voglio che tu la prenda.
Emy si sporse fin troppo dal letto per arrivare al terzo e ultimo cassetto, rischiando di cadere, sentendo le mani forti dell'uomo prenderle i fianchi, evitando di farle sbattere la testa. -Grazie- mormorò, seguendo finalmente le indicazioni dell'amato. Dentro al comodino c'era una fotografia delle dimensioni di quelle dell'album: probabilmente Lukas l'aveva staccata perché guardarla lo faceva stare male.
Emy si ricompose, ma rischiò di svenire alla vista di quella foto se non ci fosse stato lui dietro di lei. -Ecco perché indosso sempre le maniche lunghe. Per quanto riguarda il cranio, beh, essendo stato il primo a venire marchiato non avevano ancora messo appunto un colorante così indelebile da rimanere per sempre, quindi la mia era solo una semplice tinta rossa, scolorita nel tempo.
La fotografia ritraeva un giovanissimo Werner Ethan con i capelli rossi e con l'occhio di XANA inciso nella carne appena sotto la spalla sinistra, la manica della camicia strappata proprio per rendere possibile la creazione del marchio, ancora non impresso con il ferro bollente.
L'espressione del ragazzino di appena dieci anni, era fredda, priva di qualsiasi emozione, compresa la paura.
-Lo vedi? Vedi il gelo nei miei occhi? È quello che ci sarebbe ancora adesso se non ci fossi tu al mio fianco, è quello che mi ha spinto a fare tutte le crudeltà che ho fatto.- Lukas sospirò per l'ennesima volta, quella serata. -E, soprattutto, è il motivo per cui, quando su Lyoko indossavo quella maschera, il mio alter-ego, prendeva il sopravvento. Io e l'Ethan che conosci tu, anche se siamo essenzialmente la stessa persona, non riusciamo a controllare le azioni che compie l'altro e, in più, l'Ethan mascherato non aveva memoria di quello che facevo io, fino a che tu non l'hai distrutto, gettando la maschera nel mare digitale. Oltre ad avermi salvato, sei riuscita a farmi ritornare semplicemente me stesso. So che lui è parte di me ed è rimasto qui, lo sento. Dorme adesso.- sorrise, stringendo Emy come non aveva mai fatto. -Mio padre mi ha marchiato, sai? Lui è il capo degli “Intagliatori” o qualsiasi sia il nome che usate per descrivere la sua organizzazione. Beh, era. È morto in galera, quando lo hanno arrestato. Ma tu lo sai già, visto che tu e tuo cugino avete fatto la foto all'articolo di giornale che tenevo nel mio studio al Kadic.- il moro guardò la ragazza girarsi verso di lui, con uno sguardo che chiedeva come facesse a sapere tutte quelle cose. -Sono un buon osservatore.- sorrise, baciandola teneramente, staccandosi subito dopo. -Ora viene la parte difficile.- sussurrò. -Tu sai bene che ho compiuto da poco ventun'anni, no?- la guardò annuire, anche se non poteva vedere il suo volto. -In realtà sono rimasto su Lyoko tre anni, quindi ne ho ventiquattro.- si accarezzò lentamente il marchio, ormai ridotto ad una cicatrice, per poi tornare a stringere entrambe le mani della ragazza. -Inizialmente, mio padre, non marchiava le persone con il segno del ferro ustionante perché non aveva nessuno scopo per farlo. Egli si rivolse ad una specie di mago, un ciarlatano, che diceva di vedere qualcosa di diverso in lui, qualcosa che lo avrebbe portato ad essere un capo. Come di certo avrai inteso, quello che quell'imbroglione voleva erano solo i soldi di mio padre e, quando capì che invece lui l'aveva preso fin troppo alla lettera, gli rivelò che tutto ciò che aveva detto era solo una delle storie di terrore per bambini che aveva sentito. Eppure, mio padre, non gli diede retta.- Lukas fece un respiro profondo, quasi vergognato. -Il mago gli aveva detto di prendere una delle persone a lui più care, imponendogli un sigillo, un simbolo che lo aveva portato alla deriva. E sai cos'era successo poco prima? Mio padre scoprì dell'esistenza di ANAX e, la prima volta che la vide, negli occhi della bambina si rifletteva l'occhio di XANA. Per questo scelse me: ero l'unico che lui amava, nemmeno mia madre poteva considerarsi più sua moglie. Quando mi...beh...fece questo, il suo scopo era quello di racchiudere tutto il male dentro alla persona marchiata, per liberarsene egli stesso.- continuò, indicando il disegno intagliato poco più sotto della sua spalla sinistra. -Ma, come disse quella sottospecie di indovino, questo non successe mai. Sorprendentemente, però, qualcosa accade comunque: dopo pochi attimi silenziosi che seguirono questa fotografia ci fu un violento terremoto e scoppiò un incendio in cui tutti riuscirono a mettersi in salvo, tutti tranne me. Stavo perdendo troppo sangue e la testa mi girava, non potevo continuare in quello stato e avevo solo dieci anni, non avevo nessuna forza.- il giovane percepì l'ansia nel corpo dell'amata. -Eppure, non sono morto: nessuna delle due catastrofi naturali ce l'aveva con me. Ma, comunque, ho salvato tutti dalle fiamme, racchiudendoli dentro a prigioni provvisorie di cristallo e facendo scendere una leggera pioggerellina che, immediatamente fece spegnere il fuoco che aveva scelto di risparmiarmi. Quelle due sono state le uniche due formule magiche che ho imparato da solo, sentendole nella mia testa, come se ci fosse qualcuno che continuava a ripeterle all'infinito.
-Perciò la tua magia non ha niente a che fare con Lyoko...- sussurrò la ragazzina, in modo dolce e comprensibile. -È stato tuo padre a...- non terminò volontariamente, sapeva che per Lukas sarebbe stato doloroso.
-Il resto dei miei poteri si è sviluppato con il tempo, ma mio padre ha cominciato ad avere paura di me da quella volta. Pensava che sarei diventato più forte di lui e questo lo spaventava.
-Tu sei più forte di lui, Lukas.- bisbigliò Emy al suo orecchio, girandosi per stare più comoda, accarezzandogli una guancia e appoggiando la testa alla sua spalla. -Il solo parlarne con me, il solo fidarti di me ti rendono più forte di lui. Con o senza poteri tu sei e sarai sempre meglio di lui.
-Lukas.- ripeté l'uomo, sorridendo. -Non è il mio vero nome, ricordi?
La mora scosse la testa in segno di negazione. -Per me tu rimarrai Lukas, perché è di lui che mi sono innamorata. Questo è l'uomo che sei adesso e che sarai per il resto della tua vita. E di certo non starò qui ad elencarti quel che hai di positivo anche senza essere Ethan. Lui sarà anche parte di te e ora che lo so vi amo entrambi, ma non è lui che ho conosciuto senza maschere e senza guerre. Quello da cui andavo e da cui sono sempre andata perché mi sentivo protetta e amata come mai prima d'ora era sempre stato Lukas, anche se so bene che pure Ethan darebbe la vita per me.
Lukas si asciugò una sola lacrima sfuggita al suo controllo. -Era il nome di mio padre, Lukas Werner. Vuol dire “Illuminato dalla luce” e si riserva per chi è destinato a fare grandi cose.
-Ecco perché ti sta a pennello.- gli rispose, sorridendogli appena.
-Perché mi ami ancora dopo tutte le bugie che ti ho detto all'inizio? Ti ho persino ingannata facendoti credere in un amore senza sentimento. Ho cercato di ucciderti diverse volte e ti ho soggiogata con la mia magia per farti innamorare di me. All'inizio per me non eri niente se non un target che mia sorella voleva morto.
Emy si accigliò. -Effettivamente hai fatto tante cose terribili e una volta scoperte ti odiavo.- ridacchiò. -Eppure, hai fatto di tutto per farmi innamorare un'altra volta di te e ci sei riuscito. Senza magia e incantesimi, mi auguro.- rise di nuovo.
-Emy, c'è un ultima cosa che devo confessarti: Aelita conosce la mia storia. Mentre avevi il cuore spezzato per aver appena scoperto della mia vera identità, lei è venuta a parlarmi, affrontandomi e dicendo che non le importava di quanto potente potesse essere la mia magia. Voleva che io venissi a parlare con te per scusarmi, perché aveva capito subito che tra noi due ci fosse qualcosa. Però, appena mi guardò per bene, mi riconobbe. Io conosco Aelita da tantissimi anni, Emy, ma non ho mai voluto che lei te lo dicesse perché sono sempre stato convinto di dover essere io a farlo.- si grattò in testa, chiudendo per qualche istante gli occhi e facendo capire alla minore che non aveva finito. -Aelita non è l'unica ad avermi riconosciuto. La professoressa Hertz mi guarda sempre dall'altro in basso, spesso la intravedo davanti al mio ufficio e una volta ho visto che stava leggendo un libro sui Faragok, un'organizzazione criminale simile a quella di mio padre.
La ragazzina spalancò le labbra, sgranando gli occhi. -C'è un libro che parla dei Faragok?
Il moro annuì. -So che ne sei a conoscenza, ma adesso ascolta. Lei potrebbe fare parte delle persone malvagie che stanno uccidendo tutti quelli marchiati.
-Mi dispiace.- rispose lei. -Non ce la vedo la Hertz vestita da mercenaria, brandendo pistole o coltelli.
-In ogni caso voglio che tu faccia attenzione a scuola. Se solo potessi potarti qui ogni notte...
Emy sorrise. -Questo sa un po' di molestatore.
-Sto solo cercando di proteggerti!
L'affermazione amplificò la risata della minore. -Grazie per avermi raccontato la tua storia.- concluse, baciandogli le labbra leggermente imbronciate.

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Capitolo 19
*** ANAX ***


Appena chiuse gli occhi, stanca di quella giornata così intensa, si ricordò di quando lei ed Aelita si rincorrevano nel giardino dell'Hermitage e sorrise al cielo azzurrognolo e finto del settore foresta, il suo preferito proprio perché le ricordava la sua amica di un tempo, con cui aveva passato la sua infanzia.
Rise leggermente al pensiero. Perché effettivamente non aveva mai avuto un vero e proprio tempo da passare come bambina sulla terra, visto che il suo crudele padre aveva messo un timer nel suo corpo che, allo scadere, l'avrebbe uccisa. L'unico antidoto era tornare da lui, su Lyoko, nel mondo a cui apparteneva.
-Non si è scomodato nemmeno a darmi un vero aspetto dopo quello che mi ha combinato- borbottò, anche se non c'era nessuno pronto ad ascoltarla. Come sempre. Non poteva di certo lamentarsi di tutto: almeno aveva trovato un modo per fermare il tempo anche per lei.
Un rumore forte attirò la sua attenzione, facendola alzare e poggiare i piedi scalzi sul suolo erboso. Si riteneva fortunata, visto che non riusciva a distinguere gli steli veri da quelli finti, era passato fin troppo tempo da quando era stata su un effettivo campo terrestre.
-Ethan?- lo chiamò, incerta. La malsana idea di un ficcanaso dei guerrieri Lyoko si fece spazio tra la sua mente. -Ethan?- riprovò, più forte.
-Sono io, sono io.- rispose l'uomo, uscendo con il fiatone da dietro un albero.
-Perché sei qui?- chiese, sorridendo, avviandosi con le braccia aperte verso il fratello. -Non ti aspettavo.
Il moro riprese fiato e le rispose, ridendo leggermente. -Ho una buona notizia.- il suo volto si incupì. -E una domanda. Me lo devi, sorellina, anche per scusarti di questo.- aggiunse, indicando la cicatrice che ANAX gli aveva provocato. La minore gli fece segno di andare avanti. -Partirò dalla buona notizia: ieri mattina sono riuscito a trovare l'assassino della madre di Millicent Solovieff.
-L'hai ucciso?- domandò la rossa, accigliandosi. Ethan annuì, mantenendo il sangue freddo. -Bene. Dobbiamo cercare di eliminare quegli impiastri prima che arrivino ad Aelita. Lei va protetta.- rispose, facendo sparire definitivamente il sorriso dalle sue labbra. -Ora fa la tua domanda.
-Perché volevi che uccidessi Emy?- mantenne lo sguardo, mentre la minore lo abbassò.
-Ti ricordi di Candy, no?- chiese, nonostante sapesse già la risposta. -Lei aveva un fratello davvero bellissimo, non credi?
Ethan sospirò. -Non è un motivo per uccidere la figlia.
-Non ho finito. Se non vuoi un'altra di quelle, fa silenzio.- lo minacciò, facendogli abbassare lo sguardo. Lui era sempre così con lei. Desiderava proteggerla e riuscire a colmare il vuoto che i suoi genitori le avevano lasciato. -Lei non faceva parte dei piani.- si strinse nelle spalle. -È di troppo.- sospirò. -Lo ha dimostrato il fatto che ti ha portato via da me, la tua unica famiglia, visto che i tuoi genitori sono entrambi...umh...andati.- si portò due dita al mento, calcando quella parola con cattiveria e follia.
Il moro sorrise, genuinamente, inchinandosi alla ragazza di fronte a lui, appoggiando un ginocchio al suolo fittizio. -E ne sono felice. Il mio scopo nella vita è proteggere la mia sorellina e rimanere al suo fianco, fino alla fine.
La giovane sorella fece una giravolta, mostrando i denti bianchissimi e facendo roteare la gonna del vestito nero che le arrivava fino alle ginocchia, mostrando leggermente le mutandine rosa. Piroettando in modo elegante verso l'uomo gli poggiò le mani sulle guance, guardandolo negli occhi e poggiando un bacio delicato sulla sua fronte. -Per questo sei il mio cavaliere.
Il moro sorrise ancora di più e si alzò di scatto, prendendo la minore dalla vita e alzandola dal pavimento, facendole fare un'altra piccola giravolta, mentre, entrambi, ridevano felici.

ANAX tornò a guardare il cielo finto di Lyoko, sdraiata. Quando Ethan se ne andava lasciava sempre un grosso vuoto nel suo cuore, ma per quella volta decise di non darci peso.
Le venne in mente la prima volta che lo conobbe. Lui era finito a casa di Hopper in quanto il padre lo aveva buttato fuori di casa. Un po' come lei.
Hopper si era offerto di aiutare sua madre perché la considerava un amica lontana visto che loro vivevano in Francia, mentre la famiglia di Lukas in Germania. Ma egli si offrì di aiutare anche un'altra famiglia tedesca: gli Stairs.
Quella fu la più grande fortuna di ANAX. Anche se era tutto merito suo, alla fine, se quei due erano ancora vivi. Si strinse nelle spalle e pensò a Teo. Ne era passato di tempo, l'ultima volta che lo aveva visto non era nemmeno nato.
La ragazza si strinse nel suo abitino sottile: un brivido le attraversò il corpo. Eppure su Lyoko non poteva fare freddo. Si tirò su, notando che era solo una manta invadente che si era avvicinata troppo. Le sembro strano comunque ma non ci diede tanta importanza.
In realtà ANAX sapeva bene che quella sensazione di freddo non era per niente naturale, ma faceva parte del suo rimorso. Lei aveva fatto un errore molti anni prima ed era per quello che ora ne pagava le conseguenze.
A sue spese aveva capito che non poteva cambiare le cose come stavano. Ma, se non avesse tardato il corso degli eventi, suo padre sarebbe stato così potente da venire sconfitto fin troppo tardi e lei avrebbe perso la sua occasione con Aelita. ANAX, quando possibile, aveva provato a difenderla dal padre e sapeva che lei per tre volte l'aveva vista. Non molto, ma meglio di niente.
Quando il suo timer era scaduto, Hopper fu costretto a portarla su Lyoko e a cederla a XANA, di nuovo. E quando ANAX tornò, il padre le fece pentire di essere stata così a lungo lontano da casa, lontano da lui, riducendola in un mucchietto di dati corrotti e mal ridotti. Però i suoi poteri del controllo di Lyoko erano rimasti; poteva fare tutto ciò che faceva anche lui: mandare mostri, attivare torri e attaccare la terra. In più però, essendo per metà umana, poteva anche controllare il super computer dall'interno e effettuare ritorni al passato.
Era stato Ethan a ridonarle un aspetto, anche se non vero e proprio. Copiando i file corrotti della sua scheda inserita da Franz Hopper era riuscito a riportare i dati allo stato originale. Però, ovviamente, non poteva riportare la sorella a quando aveva quattro anni e non poteva nemmeno improvvisare qualcosa. Per questo lei non aveva più un vero aspetto. “Quell'idiota.” pensò, riflettendo su quanto il fratello avesse fatto cilecca, ma sapendo che in realtà non era per niente colpa sua.
Ethan l'aveva sempre difesa, facendole da genitore quando nessun altro poteva -e sapeva- farlo. Lui si era sempre preso cura di lei, nel bene e nel male, appoggiandola in ogni suo capriccio, assecondandola come un vero padre con la sua piccola bambina. “Eppure” pensò “Ethan non ha mai avuto un vero papà, proprio come me.”
Ripensò a cosa sarebbe successo se non avesse agito secondo i suoi interessi e sorrise: involontariamente aveva migliorato anche la vita del fratello. Gli aveva dato una persona, una ragazza da amare, una che riuscisse a guardare sotto la maschera, letteralmente.
Ethan era finalmente felice e mancava solo lei all'appello dei “lieto fine”. Non poteva nemmeno prendersi il lusso di sbagliare -come il resto degli umani, dopotutto- perché non era affatto sicura di cosa sarebbe successo se fosse stata sconfitta anche una sola volta. Non sapeva se, sparendo, sarebbe sparita anche la sua magia e tutto ciò che la riguardasse. Del resto, anche se si sforzava di essere umana, lei non era mai esistita davvero.
Ancora una volta, guardò il cielo, ma sorrise, felice. -Ethan sarà così fiero di me.

La notte era calata sulla terra e, come ogni venerdì, si erano riuniti tutti alla fabbrica per il resoconto della settimana.
-Emy, devi essere più svelta durante i tuoi attacchi. Anche se normalmente ti usiamo per la difesa, hai bisogno di essere più veloce.- concluse Jeremy, mentre Aelita alzava gli occhi al cielo. La ragazza sapeva quanto pignolo fosse il suo leader e questo la faceva ridere ogni volta.
-Ultimamente ho raccolto dei dati di alcune ricerche.- iniziò Teo, cercando i fogli stampati nel suo zaino.
-Riguarda tua madre?- chiese Yumi, mettendogli una mano sulla spalla, in modo comprensivo, ma ottenendo un gesto negativo con il capo da parte del ragazzo. -E allora cosa?
-ANAX.- disse, attirando subito l'attenzione dei suoi compagni. Consultò i suoi fogli pieni di scritte ordinate, poi cominciò a spiegare. -Ci ho pensato attentamente e sono arrivato alla conclusione che lei sia molto più di quello che sembra e questo da valore alla mia teoria: lei è umana.- Emy voleva intervenire, ma stette in silenzio. Sarebbe arrivato un momento in cui Lukas avrebbe spiegato loro tutto, ma non in quell'istante. -E ha una cotta per Aelita.- continuò, quasi esausto. -Inizialmente mi sfuggiva come avesse fatto ad entrare su Lyoko, poi però ci sono arrivato. È così ovvio: lei non ci è mai andata, lei ci è nata.
Jeremy notò lo sguardo sconvolto dei suoi compagni e subito prese la parola, avendo collaborato alle ricerche di Teo. -E non è tutto, abbiamo anche scoperto come.- fece una pausa, sorridendo con superiorità. -Con il controllo mentale Monarch. XANA deve aver, in qualche modo, usato questo lavaggio del cervello per costringere una donna a portare il feto per nove mesi e poi deve essersi sbarazzato della vittima. Ovviamene tutto questo ha un legame con gli Intagliatori...
Emy aggrottò le sopracciglia. Effettivamente aveva senso vista in quel modo: la madre di Lukas non avrebbe mai tradito il marito, anche se lui era lontano e più vecchio. Lo aveva capito da quelle fotografie, da come si guardassero. Lei era fin troppo buona per aver anche solo ferito qualcuno di sua spontanea volontà. E, soprattutto, la madre di Lukas non aveva bisogno di altro amore. Non lo cercava e di sicuro non avrebbe mai ceduto su un mondo virtuale in cui sapeva non scorrere il tempo. Perciò era quello che era successo: XANA le aveva fatto cambiare idea in un modo subdolo e spietato. Quindi era lui ad aver fatto a pezzi la famiglia di Lukas, era sempre stato lui.
Ma c'era un ultimo tassello mancante: il padre di Lukas aveva fondato gli Intagliatori solo quando Lukas ebbe compiuto dieci anni, perché allora Teo aveva avuto la visione in cui suo padre, Spirit, uccideva suo nonno, parte anche lui della stessa organizzazione? Come era possibile? Aveva solo tredici anni e Lukas non era nemmeno nato, non poteva essere la stessa cosa, no?
Emy alzò la testa, fino a quel momento tenuta bassa per cercare di non destare sospetti. -Mi dispiace interrompere la riunione, ma credo che sia arrivato il momento per voi di sapere una cosa importante.
Si sentì gli occhi di tutti puntati addosso, sperando solo di aver fatto la scelta giusta.

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Capitolo 20
*** Il nemico dai mille volti ***


Yumi salutò Emy per ultima come aveva sempre fatto, posandole un leggero bacio sulla guancia, dato senza nemmeno troppo peso all'azione in se. -Vorrei tanto poter rimanere con voi...- disse, guardando la minore che, preoccupata, la implorava di restare. -Ma sono sicurissima che il professor Werner ti infonderà il coraggio che ti serve.- sorrise, per poi rivolgersi a tutti, seduti in modo disordinato nella stanza di Emy ed Aelita. -Mandatemi un messaggio dopo, così sarà come se ci fossi stata anche io, d'accordo?
Una volta chiusa la porta alle sue spalle, i ragazzi si guardarono tra loro e, subito dopo, spostarono lo sguardo su Lukas, finendo poi per osservare Emy che, timidamente, si stava sedendo sul proprio letto di fianco al professore. -Bene.- disse la giovane, sentendo l'uomo prenderle la mano, intrecciando le proprie dita con quelle della mora. -Abbiamo qualcosa di importante da dirvi: riguarda gli intagliatori e la loro storia.- continuò, leggendo sui volti dei compagni la più totale confusione. -Lukas la conosce e potrebbe non essere l'unico.
-Ma come fai ancora a fidarti?- chiese Jeremy, visibilmente irritato dalla presenza del professore. -Potrebbe averti mentito di nuovo.- prima che dicesse altro Aelita lo fermò, scuotendo la testa in segno di negazione, sussurrandogli nell'orecchio qualcosa che, ai presenti, non fu riferito. Jeremy arrossì senza controllo, rischiando persino di far appannare le lenti degli occhiali, appena lucidate dal maglione azzurrognolo del ragazzo.
Aelita annuì nella direzione di Lukas e, il giovane uomo, cominciò il suo discorso, prendendo fiato ed evitando lo sguardo di Teo, concentrandosi nell'oscillare da Ulrich a Odd che, al contrario del leader, sembravano felici di avere dalla loro parte uno con la sua esperienza. Prima di parlare guardò Emy, sorridendole mentre le accarezzava una guancia, intenerito dal nervosismo della mora. Si tolse la felpa, rimanendo a petto nudo, mostrando ai ragazzi la sua cicatrice, ormai raggrinzita dal tempo e ridotta semplicemente ad un segno bianco disordinato. -È stato mio padre, il capo degli Intagliatori. Io sono stato il primo a venire marchiato da lui e...- venne interrotto, ma non guardò negli occhi il suo interlocutore.
Teo si alzò in piedi, stringendo i pugni al punto da far sbiancare le nocche. -Sai che non è vero. Tu mi hai mostrato quelle visioni, non è così? I ricordi di mia madre, erano opera tua!- fece una pausa, avvicinandosi a lui. -Tu la conosci, vero? Sai perché è stata marchiata, giusto?
Emy cercò di fermarlo, ma lui non le diede retta e Lukas alzò piano gli occhi, incrociando lo sguardo del minore. -Sì.- rispose solamente. -Sì, io so perché. Ma la ragione non ti piacerà.- si girò verso Emy che lo guardava, visibilmente confusa. -Non te l'ho detto prima perché non mi riguarda e, in realtà, non riguarda neanche voi. O almeno, non vi riguarda più.
-Spiegati.- sibilò il minore.
-Mio padre ha fondato gli Intagliatori, ma non ha fatto tutto da solo, ovviamente. Aveva un numero elevatissimo di alleati, chi potrebbe mai gestirli senza un appoggio? C'era un'impresa da cui dipendevano tutti i suoi scagnozzi e vostro nonno ne faceva parte, esattamente come il mio: se mio padre era a capo di un'azienda, sicuramente non era per i suoi meriti di imprenditore, ma per una semplice questione ereditaria.- prese fiato, rivestendosi. -Mio nonno ne era il fondatore e il suo scopo era quello di vendere al pubblico prodotti che venivano descritti come medicinali miracolosi per ricavarne denaro, usato poi nelle sue ricerche. Ricerche che trattavano dati personali di cittadini che, teoricamente, non dovrebbero esistere ma che, al contrario, sono registrati e vivi.- Lukas guardò Emy. -Ad esempio Spirit e Candy, di cui solo la minore dei due è stata marchiata, poiché Spirt è sempre stato inafferrabile e, soprattutto, conosciuto per il sangue freddo con cui ha ucciso la maggior parte dei dipendenti di mio nonno, tra cui il suo stesso padre.
-Non avrei mai creduto che mio padre fosse capace di questo.- rispose Emy, interrompendolo.
-Dovresti essergli grata, sai?- le sorrise, riprendendole la mano. -È merito suo se adesso siamo qui. Se adesso sei qui.- notò lo sguardo stralunato di tutti i presenti, decidendo di andare avanti. -Non posso dirvi di più, ma non perché non voglia.- continuò, precedendo le perplessità di Jeremy e Teo. -ANAX mi ha proibito di farlo e non posso disobbedirle.
-Perché?- chiese Odd, ingenuamente, ricevendo uno sguardo assassino da parte di Aelita, ma facendo anche sorridere Lukas, mentre i due ragazzi più scettici del gruppo gli riservavano un occhiata raggelante.
-Perché è mia sorella, anche se solo da parte di madre.- disse solamente, mentre Emy gli strinse di più la mano, ricevendo uno sguardo sereno dall'uomo al suo fianco. -E non voglio tradirla. Sono l'unica famiglia che ha realmente avuto e non posso voltarle le spalle, nemmeno se lo volessi.
D'altro canto, i ragazzi presenti erano esterrefatti dalla notizia. Lukas non solo aveva ammesso che la loro nemica era sua sorella, ma aveva anche reso chiara la sua idea sulla faccenda. Non era dalla loro parte e non lo sarebbe stato. Ma perché? Non sapeva che ANAX li stava mettendo in pericolo?E perché stava dicendo loro tutte quelle informazioni preziose se non aveva intenzione di aiutarli nella distruzione di Lyoko e dell'entità che lo abita?
Ovviamente, però, Aelita ed Emy conoscevano molto bene la situazione e sapevano quanti sacrifici l'uomo avesse fatto per la sorellina e, al contempo, per i genitori, riuscendo a fare parte del vero bene, anche se, per gli altri, non era così.
-Quindi prima le persone venivano marchiate perché teoricamente non dovrebbero esistere, giusto?- chiese Ulrich, cercando di smorzare la tensione, facendo domande. -Ma perché la tua testa non è tutta rossa come quella degli altri?
-Mio nonno era l'unico a conoscenza della ricetta dell'intruglio cremisi indelebile a contatto con la pelle, insieme ad alcuni scienziati uccisi da Spirit in persona. Quando morì, il modo di creare quella strana tinta scomparve con lui e mio padre non ebbe mai modo di riprodurla, anche se passò mesi a cercare.- Lukas respirò profondamente un paio di volte. -Candy, quando è stata ritrovata dagli Intagliatori e da mio padre, era già stata tinta da qualcun altro. Credo che sia stato Spirit: il resto dell'intruglio era stato rubato dai laboratori e l'ultimo ad essere riuscito a introdursi fu lui. Mio padre credeva che lo avesse fatto per ingannarli e far pensare ai suoi dipendenti di averla già marchiata, ma la sua teoria non mi convinse mai, anche perché poi l'avevano trovata comunque e questo significherebbe una grave sconfitta per Spirit. Eppure se c'è una cosa che ho imparato è che lui non perde mai.

Teo si stava annoiando aspettando Emy, sempre in ritardo di sabato mattina, decidendo che l'ora di andarsi a prendere una buona cioccolata calda alle macchinette era arrivata. Il freddo non aiutava la sua mente a focalizzarsi su altro, perciò mise la mano nella tasca dei jeans grigi e ne tirò fuori qualche spicciolo rimasto dentro dal giorno precedente. Contò i centesimi e, per sua fortuna, arrivava ad avere abbastanza soldi per due bicchieri.
Si avvicinò al distributore, trovando davanti a lui solo una ragazza. Non l'aveva mai vista al Kadic, probabilmente era una studentessa trasferita come lui, ma pensandoci poteva anche essere una che non amava molto uscire dalla propria camera. Non poteva saperlo visto che non era al collegio da così tanto tempo da conoscere tutti. Da dietro sembrava abbastanza femminile e Teo si incantò a guardare i suoi capelli biondi che terminavano con piccole onde provocate dalla piastra per i boccoli. Lo sguardo del ragazzo scese fino alle gambe magre della giovane, fasciate da un paio di collant color carne, probabilmente per il freddo insopportabile.
-Accidenti, dovrebbero sostituirlo questo rottame.- sentì il ragazzo, mentre lei si infervorava.
-C'è qualcosa che non va?- chiese, spontaneamente, arrossendo appena, guardandola girarsi.
Lei lo guardò per qualche secondo, poi annuì. -Mi ha mangiato i soldi. Non ti consiglio di prendere qualcosa se non vuoi fare la mia stessa fine.
Teo rimase incantato per un istante: la ragazza era davvero bella. Scosse la testa appena, giusto per evitare di farle pensare che fosse un tipo strano, sistemandosi gli occhiali sul naso. -Non potrò ridarti i soldi, ma so come farlo funzionare di nuovo, posso?- chiese, visto che lei era rimasta tra lui e la macchinetta.
La giovane si spostò di lato. -Prego.
Teo tirò fuori dallo zaino il suo portatile, collegandolo tramite un cavo spesso ad una delle prese della macchinetta, smanettando un po' con un programma passato da Jeremy. Sul piccolo schermo blu del distributore apparve la scritta “In funzione” dove, una manciata di secondi prima, c'era scritto “Fuori servizio”. La giovane bionda schiuse la bocca e sgranò gli occhi, esterrefatta.
-Ecco fatto, non ci voleva molto.- concluse, mettendo via tutto il materiale usato per aggiustare l'erogatore di bevande calde.
Lei fece una smorfia triste, per poi sorridere in modo leggermente imbarazzato al ragazzo. -In ogni caso non ho più un soldo, ma grazie comunque. Chiamerò te quando avrò un problema con questi aggeggi elettronici. Io li odio, si rompono sempre quando mi avvicino a loro!- rise e Teo trovò la sua risata la più bella e cristallina tra tutte le ragazze. -Io sono Thalia.- si presentò, allungandogli la mano in modo che lui potesse stringerla.
-Matteo.- rispose lui sorridendo. -Non ti ho mai vista qui, sei nuova?
Thalia rise leggermente. -Non proprio, ma non ho molti amici, per questo non mi conosce nessuno qui.- scosse le spalle, quasi come se la cosa non la disturbasse affatto. -Ora devo proprio andare, è stato un piacere conoscerti.
La bionda cominciò a camminare verso l'entrata della scuola, ma fu in grado di fare solo un paio di passi, perché Teo la fermò, ricordandosi immediatamente di avere abbastanza soldi per pagare anche la sua bevanda. Le toccò una spalla, chiamandola per nome. Quel nome che già lo ossessionava, riempiendogli la testa per quanto bene suonasse pronunciato da lui. -Non eri in fila per prendere da bere?
Thalia si coprì le labbra con una mano per placare la sua risata. -Mi ha mangiato i soldi, ricordi?
-Ho abbastanza moneta per prendere qualcosa ad entrambi.- spiegò il castano, guardando la ragazza avvicinarsi. -Allora che cosa vuoi?

Lyoko non era mai stato un posto divertente, soprattutto perché quando i Warriors dovevano andarci significava sempre che c'erano guai in vista. Anche se, solitamente, i loro problemi non erano più grossi come un tempo e sapevano bene che, in confronto al passato, tutto quello sembrava essere solo un estenuante allenamento routinario.
Eppure, quella volta, lo era ancora meno poiché il portatile di Jeremy rilevava una torre attiva, ma appena ne comparivano sul display le coordinate, queste ultime sparivano, cambiando subito dopo, per poi dissolversi nuovamente e così via. I ragazzi avevano ipotizzato che il programma del leader si fosse rotto, ma egli sapeva che non poteva essere così semplice: aveva spiegato agli altri che probabilmente ANAX voleva confonderli, attivando e disattivando da sola tutte le torri di Lyoko in modo fortuito.
Jeremy, seduto sulla polverosa poltroncina in pelle giallognola, ancora non si capacitava di come ANAX attaccasse, visto che, in realtà, lo faceva in modo totalmente casuale, senza nemmeno scomodarsi di farlo ogni singolo giorno. Che fosse questa la prova che cercavano della sua umanità?
-Odd, hai finito di fare l'esibizionista? Il tuo giochetto ci sta solo facendo perdere tempo.- si lamentò Ulrich, adirato, attirando l'attenzione del leader con gli occhiali che si sentiva estremamente solo. Le poche volte che ANAX attaccava c'era quasi sempre Teo con lui e, se doveva essere sincero, non era più abituato alla solitudine a cui si sottoponeva quando c'era ancora XANA. Per qualche motivo il laboratorio gli faceva più paura ora, rispetto a quanto gliene facesse già in passato.
-Effettivamente non è stato molto intelligente...- rifletté Odd, atterrando di fianco all'amico castano. -Ma non puoi negare che ho stile.- concluse, facendogli l'occhiolino, prendendolo in giro.
Yumi si avvicinò ai due con un salto mortale, lanciando nel mentre uno dei suoi ventagli, facendoli abbassare di scatto, spaventati. Colpì il mostro impiccione che si stava avvicinando alle loro spalle, riprendendosi poi la sua arma, rimettendola al suo posto originale. -E questo era l'ultimo: Jeremy, anche questa zona è pulita.- comunicò, rivolgendosi poi ai suoi amici di fronte a lei in tono scherzoso. -Avete finito di fare i bambini? Guardate che se volete vi metto a letto.
-Ma ha cominciato lui!- esclamarono i due in coro, indicandosi reciprocamente e cominciando un altro bisticcio inutile.
Jeremy si avvicinò allo schermo, scontrando per sbaglio il naso contro lo stesso. Ripensò a quello che aveva detto Yumi e si lasciò andare indietro sullo schienale, buttando fuori un sospiro nervoso. -Non avete trovato nessuna torre attiva nemmeno nel settore deserto?
-Negativo.- sentì rispondere da Emy, mentre lui si poggiava due dita ai lati del ponte del naso. -Rimane solo il settore ghiaccio. Che facciamo, ci andiamo?
-Il super computer rileva ancora la torre attiva e il ricettore che fa parte dell'avatar di Aelita non funziona.- rifletté Jeremy ad alta voce. -Deve essere una trappola.
Ulrich alzò gli occhi al cielo. -Certo che lo è.- rispose, zittendo Odd con una manata sulla faccia. -Perché dovrebbe sbattersi a fare tutto questo, altrimenti?
-Effettivamente me lo chiedo anche io.- rispose una voce alle sue spalle, facendolo girare improvvisamente, vedendo Ethan finalmente senza maschera, ma con una piccola cicatrice sulla guancia dalla forma allungata. -Onestamente non sapevo nemmeno che lei sapesse farlo, visto che si è sempre limitata al minimo indispensabile per attirare la vostra attenzione.
Teo gli chiese da dove fosse spuntato, nemmeno irritato più di tanto. L'uomo gli rispose stringendosi nelle spalle, tagliando corto.
-Quindi non sai niente neanche tu.- Aelita alzò gli occhi al cielo, disperata.
Ethan si portò due dita al mento, pensando ai movimenti recenti della sorella. Improvvisamente alzò il capo verso l'alto, aprendo la bocca per dire qualcosa, capendo però che non avrebbe fatto in tempo. Scattò versò Emy, sollevandola di soli pochi centimetri, sentendola emettere un verso strozzato dalla paura, quando sentì la terra mancare da sotto i piedi. La sabbia del settore deserto cominciò a sparire in modo estremamente veloce, costringendo Ethan ad usare i suoi poteri per trasferire tutti in quello più vicino.
Jeremy emise un urlo disperato, ma nessuno riuscì a sentirlo.
Emy aprì gli occhi lentamente subito dopo l'impatto, ritrovandosi tra le braccia di Ethan, sdraiato sul terreno del settore ghiaccio come il resto dei presenti. Lo scosse leggermente, cercando di svegliarlo, guardandolo muoversi sotto di lei, come se stesse cercando di riprendere la sensibilità degli arti.
-Jeremy, come abbiamo fatto ad arrivare qui?- chiese la giovane, non ottenendo risposta, osservando come Teo aiutava Ulrich ad alzarsi in piedi, mentre Yumi faceva lo stesso con Aelita. -Jeremy?
-Vi ci ho portati io.- rispose Ethan, ormai sveglio. -Penso che il vostro amico sia KO, almeno per il momento.
Aelita, appoggiata ad una spalla di Yumi per placare il suo giramento di testa, si avvicinò ai due. -Devo andare da lui.- dichiarò, per poi rivolgersi alla sua migliore amica. -Devirtualizzami.
-Sei impazzita, abbiamo bisogno di te.
-Anche lui ha bisogno di me! Potrebbe essergli successa qualsiasi cosa
Ethan le interruppe. -Aelita, Yumi ha ragione. Jeremy se la caverà; credo sia semplicemente svenuto: ANAX non vuole che intervenga, anche se ancora non capisco bene in che cosa.
Il silenzio dopo le parole del ragazzo durò poco: una voce non per tutti familiare riecheggiò nelle loro orecchie. -Non è ovvio?

Odd e Ulrich si misero in posizione d'attacco, pronti a colpire. L'individuo incappucciato in quella mantella purpurea non poteva essere che la loro nemica che, finalmente, si mostrava. Beh, non che vedessero il suo viso, in ogni caso.
-Mamma?-chiamò Teo, facendo un passo in avanti, guardando quella figura tanto familiare. Il marchio di XANA si stagliava imponente sotto la spalla sinistra e i capelli rossi richiamavano la tinta dell'abito lungo di velluto. Vedendola sorridere mestamente, quasi come se si stesse burlando dell'intera situazione, Teo capì che non era davvero sua madre.
Ethan guardava la scena dall'esterno, impotente. Lui vedeva solo la sua dolce sorella con lunghi capelli rossi e un adorabile vestitino nero accollato, ma sapeva che ognuno la vedeva in modo diverso, quindi non si meravigliò quando Teo la scambiò per sua madre. Bensì abbassò lo sguardo quando Aelita cadde a terra, in lacrime ma senza singhiozzi, con lo sguardo fisso su ANAX.
Ricordava.
Aelita, ora ricordava di quando, molti anni prima, giocava con la dolce bimba dai capelli scuri come piume di un corvo, dagli occhi neri come il catrame e un vestito bianco come la neve. E quel ricordo, riaffiorato solo in quel momento, le portò alla mente un sogno fatto non poco tempo prima dove, la bimba, le imponeva di rimanere con lei.
Yumi si chinò immediatamente verso l'elfa dai voluminosi capelli rosa, cercando di aiutarla, asciugandole le lacrime, inutilmente visto che Aelita sembrava non dare minimamente peso alla presenza della mora. Si girò verso ANAX e tutto ciò che vide fu una giovane della loro età molto simile a Ethan, avvolta in una tunica nera uguale a quella di Emy. Al pensiero cercò l'amica con lo sguardo, trovando anche lei imbambolata a guardare il nemico. Ma era fin troppo spaventata per vedere quello che vedeva Yumi. -Emy, che diavolo fai? Vieni a darmi una mano con Aelita, presto!
Nemmeno lei le diede ascolto. Al contrario cominciò ad arretrare lentamente. Perché la giovane vedeva ANAX come se stessa, piena di graffi e tagli di ogni tipo, cicatrici e punti di sutura in diverse parti del corpo. In più, la manica sinistra era stata strappata e brillava, sotto una luce spettrale, il marchio di XANA. La ciocca blu, che faceva la sua comparsa solo su Lyoko, era sparita, come il resto dei colori: era un fantasma che la raffigurava appena dopo una morte prematura.
Ma non era quello che la spaventava di più, la sua paura era un'altra
-Non sono qui per farvi del male.- esclamò, cercando di placare gli animi dei presenti. -E non lo farò, se non per difendermi.
-Perché mai dovremmo crederti?- chiese Ulrich, continuando a puntare la propria lama contro quella figura incappucciata.
-L'alternativa è la morte.- ribatté. Il moro deglutì a fatica, abbassando la spada e indicando a Odd di fare lo stesso con i suoi colpi laser. L'entità camminò verso Aelita e Yumi si spostò dall'amica sotto consiglio di Ethan, senza però abbassare la guardia. ANAX si chinò sull'elfa, accarezzandole le guance con le sue manine da bimba di quattro anni. -Sono felice che tu ora ti sia ricordata di me. Mi mancavi così tanto...- sorrise, mentre Aelita la guardava negli occhi. -Mi sono sempre chiesta come avessi fatto a dimenticarmi, ma poi mi sono ricordata di quell'impiastro di mio padre. Anche se, da quando sono tornata indietro nel tempo, lui è stato più buono con me: ha cercato di rapirti tutte quelle volte solo per farci tornare insieme.
Ethan le poggiò una mano sulla spalla. -Adesso basta.- le ordinò, allontanandola leggermente da Aelita. -Li stai spaventando.
-Affari loro.- rispose lei, scostandosi.
Il maggiore la riprese dallo stesso punto, affondando le dita nella carne, anche se sapeva che non era in quel modo che lei avrebbe provato dolore. -ANAX, ho detto che li stai spaventando; anche Aelita ha paura di te.
La giovane si convinse, allontanandosi abbastanza per parlare a tutti, piroettando su se stessa, mostrando i denti bianchi. -È arrivato il momento per voi di conoscere la mia storia.- disse solamente, per poi cominciare a ballare sulle note di una canzone che sentiva solo nella sua testa, risultando anche poco aggraziata nei movimenti, ma nessuno si prese la libertà di farglielo notare. -Ora voi tutti dovreste avere più di vent'anni. Tranne Aelita ovviamente, per lei il discorso è diverso. Ma non li avete e sapete perché? Per merito mio.- fece una piccola pausa per riprendere fiato dalla sua danza scoordinata. -Oh, come dimenticare: gli Stairs e i Jills si sarebbero estinti se non ci fossi stata io.- ricominciò a ballare per qualche secondo, ponendo fine a quel delirio solo quando fu vicina a schiantarsi contro una lastra di ghiaccio. -Decenni fa, nessuno sapeva della mia esistenza: mio padre, XANA, mi nascose talmente bene che persino io dubitai sulla veridicitudine della mia vita. Poi, un giorno, dopo che i Warriors originari lo distrussero, scoprii un file rimasto sul super computer, ormai spento: trattava di come effettuare i ritorni al passato.- prese fiato ancora una volta. Intuirono che non era molto abituata a parlare. -Sapete, ogni individuo, umano o no, può effettuare solo un totale prestabilito di viaggi nel tempo e, dopo aver chiesto a Ethan, già nei panni di Lukas, di accendere nuovamente Lyoko, misi insieme tutte le mie possibilità di effettuarne, riuscendo ad arrivare nel momento esatto in cui Spirit Stairs si introdusse in casa sua per aiutare la sorellina, Candy Stairs. Avevo qualche secondo di tempo, prima di sparire, per cambiare le cose, per far vivere la minore tra i due così a lungo da avere un figlio e portarlo qui. Creai Matteo, ispirandomi ad un ragazzo inglese famoso degli anni che avevo appena lasciato e lo misi lì, a guardare la scena come uno spettro.- lei si rivolse a lui. -Ed effettivamente lo hai fatto, no?- non ottenne risposta e andò avanti. -Creandolo, riuscii ad evitare che il padre dei due fratelli scoprisse il piano di Spirit e feci in modo che quest'ultimo lo uccidesse. Evitando la morte del ragazzo, riuscii ad evitare anche quella di Candy che, altrimenti, si sarebbe suicidata dal troppo dolore, in seguito ad una malattia psicologica molto grave che l'avrebbe fatta rinchiudere in un manicomio. Per qualche motivo, l'esistenza di Teo tardò tutti gli avvenimenti passati di circa dieci anni, riuscendo a far sconfiggere mio padre in pochissimo tempo, senza però modificare il fondamentale corso degli eventi. Ma, ogni azione positiva ne porta dietro una negativa e viceversa. Per far nascere Teo, nacque anche Emy, la mia rovina, in quanto ha preso tutto ciò che mi era rimasto.- guardò Ethan che, nel mentre, prese la mano della mora. -Ordinai al mio caro fratellino di ucciderla, conquistando il cuore di Yumi che sapevo sarebbe diventata sua amica. Ma, a causa di un suo errore, firmò la mia condanna, continuando per la sua strada senza darmi ascolto.- il maggiore cercò di parlare, ma ANAX lo zittì. -Il resto lo conoscete.
-Perché hai avuto bisogno di me? Cosa c'entro io?- le chiese Teo, facendola sussultare.
-Ma come, Candy non te l'ha detto?- ribatté ridacchiando. -Beh, non dovrei essere così meravigliata: non è mai stata brava a spiegare le situazioni difficili.- guardò il ragazzo negli occhi, decisa a dirgli la verità, che lui la accettasse o meno. -Tua madre mi conosce e anche molto bene, direi. Mentre era incinta di te è venuta su Lyoko e, tramite i suoi occhi, hai visto anche tu ciò che vedeva lei.- fece un inquietante e goffo inchino teatrale, poi continuò. -E io ho visto te. Questo è il motivo per cui Lyoko ed Aelita ti sembrano familiari; è stato il suo marchio ad avertelo concesso. Il fatto che tu, ancora nel grembo di tua madre, vedessi Lyoko per merito di un marchio incantato, ha permesso di aprire un collegamento ultraterreno tra le nostre entità. Perciò, in qualche modo, ti avrei richiamato qui, risvegliandomi sentendoti arrivare. Tu hai sempre avuto il compito di riportarmi Aelita.
Ethan strinse di più la mano di Emy. -Dì loro perchè.
La giovane non se lo fece ripetere due volte. -Io amo Aelita.- disse, facendo una giravolta. -Voglio giocare con lei per il resto della mia vita.- continuò, girandosi di spalle, avvicinandosi alla lastra di ghiaccio su cui stava andando a sbattere in precedenza. -Per questo ve la porterò via.
Ulrich e Odd si guardarono, scambiandosi un gesto d'intesa. Velocemente il castano si posizionò alle spalle del nemico, mentre l'altro arrivò con un balzo dietro al compagno di battaglia, urlando a Yumi di procedere. La mora, infatti, mentre nessuno la guardava aveva trasportato un enorme lastra di ghiaccio sopra le loro teste. Con un veloce movimento delle dita la fece cadere perpendicolarmente al suolo, andando a creare un muro temporaneo tra i due ragazzi e gli altri Warriors.
Ulrich tenne ferma la figura misteriosa incappucciata schiacciandola contro il ghiacciaio opposto a quello messo da Yumi, mentre Odd colpiva con le sue frecce laser, lentamente e in modo accurato per stare attento a non colpire il castano, andando avanti fino a finire i colpi, mentre lei, inerme, si lasciava colpire.
Aelita cercò di correre in soccorso della bambina raggirando la lastra invalicabile, ma venne trattenuta da Yumi, la quale chiamò Teo in suo soccorso. Il ragazzo, senza aspettare oltre, diede un'ultima occhiata ai due amici al di là del muro, poi corse ad aiutare la mora, trattenendo Aelita che, invano, urlava a Odd di fermarsi.
Emy chiuse gli occhi. Preferì non guardare nonostante sapesse che quella era la decisione giusta. Lei era una novellina su Lyoko e non aveva ancora imparato ad avere lo stesso sangue freddo che avevano i Warriors originali. Forse il vero motivo per cui evitava di guardare era perché non voleva vedere Ethan soffrire ancora, per un ulteriore perdita di un caro.
L'uomo infatti trattenne le lacrime dagli occhi bagnati e spenti, facendo leggermente tremare la mano incrociata a quella di Emy. Aveva notato i tre giovani mettersi d'accordo per farlo durante il monologo della sorellina e scelse di non agire, anche se dovette trattenersi con tutte le sue forze. Fermare quei mocciosi di tredici anni sarebbe stato un gioco da ragazzi per lui, ma se lo avesse fatto avrebbe indirettamente ucciso la persona che amava di più. Si trovava nel mezzo di una scelta: salvare la sorella che non aveva mai vissuto veramente o salvare l'amore della sua vita che aveva una famiglia e che avrebbe potuto dargliene una. In ogni caso, una delle persone che più amava, sarebbe morta. -Scusami.- bisbigliò, sperando di non venir sentito da nessuno. Ormai aveva preso la sua decisione.
ANAX, delicata come un fiore sbocciato tra le avversità della neve e del ghiaccio, sorrise in modo triste e malinconico, prima di sparire priva di punti vita, mostrando un'ultima volta la perfetta dentatura.
Nonostante avesse il controllo di Lyoko, scelse anche lei di non reagire: dopotutto, quale bambina vuole essere ricordata come “la cattiva”?
-Il Male attacca.- sussurrò, allungando un braccio verso il cielo, dissolvendosi in una serie di dati.
E con ciò, Jeremy, nella sala scanner, vide, inerme dentro uno di questi, una bambina di pochi anni, dai lunghi capelli neri, dagli occhi color catrame e dal vestito candido come le piume di un angelo.

Senza che nessuno si accorgesse di niente, Ulrich e Odd avevano scavato una buca in un cimitero che distava venti minuti in autobus dalla scuola. Lukas, Emy ed Aelita avevano portato il corpo in macchina fino al campo santo e l'uomo aveva ipnotizzato le guardie, in modo tale che non gli dessero fastidio durante l'operazione. Prese in braccio il piccolo corpo inerme della sorellina, ormai ingrigito, condannata a morte dal suo stesso padre, crudele. Fredda e ormai priva di qualsiasi tipo di vita, giaceva tra le braccia dell'unica famiglia che aveva mai avuto davvero.
-Addio.- le disse, baciandole la fronte e facendo cadere qualche lacrima sulle sue labbra leggermente schiuse, stringendone il corpo minuto, avvolto ancora da quell'unico indumento concessole. Il resto dei Warriors presenti, stavano in silenzio attorno alla buca scavata appositamente da suoi assassini. Chi piangeva e chi, dispiaciuto, abbassava la testa; tutti aspettavano che Lukas parlasse. -Addio, sorellina.- continuò. -Anche se è troppo tardi, mi dispiace. La prima volta che mi avevano parlato di te, ti odiavo: avevi fatto sciogliere la mia famiglia e ti consideravo egoista. Quando ti incontrai su Lyoko volevo farti del male e vederti soffrire...ma non l'ho fatto. Scoprii che eri come me, vittima delle azioni egoistiche degli adulti, senza scrupoli e pronti a tutto pur di ottenere i loro scopi spesso infimi. Con i miei poteri potevo difenderti ed ero convinto che sarei stato in grado di farti io da genitore, portandoti con me sulla terra. In quel momento, XANA, mi disse di averti uccisa e che il tuo unico modo di vivere sarebbe stato Lyoko.- si asciugò le lacrime. -Ma che razza di vita è?
Lukas non andò avanti, si fermò a quelle parole, probabilmente per il dolore. Accarezzò un'ultima volta il viso di porcellana della bimba senza vita, poggiandole un bacio sulla guancia. Lentamente la posò all'interno del buco dalle pareti di terra bagnata e fece un gesto in direzione di Odd, il quale richiamò l'attenzione di Ulrich, imbambolato. I due, con le pale rubate dallo stanzino del giardiniere del Kadic, presero a ricoprire il buco con la terra tolta in precedenza, oscurando il corpo piccolo di ANAX.
Teo, con in mano dei fiori comprati in un supermercato nei dintorni, si avvicinò al cumulo di terriccio, poggiandoceli. -Purtroppo è l'unica cosa che abbiamo per indicare la sua tomba.- aggiunse, nell'oscurità della notte si sentiva solo la sua voce e qualche insetto volare. -Grazie di aver capito l'importanza di questo.- continuò, rivolgendosi a Lukas.
Odd e Ulrich chiesero scusa, mentre Yumi si asciugò una lacrima, rimanendo in silenzio.
L'uomo sospirò. -Non è colpa vostra, avete fatto il vostro dovere. ANAX era impazzita, sempre chiusa e cosciente dentro Lyoko, sapendo di poter uscire devirtualizzandosi ma anche di morire nel farlo. L'unico colpevole è XANA.- concluse, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, decidendo che, a causa del freddo, era arrivato il momento di andare a casa.

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Capitolo 21
*** L'ora di ritornare ***


Un paio di scarpe con il tacco argentate che fasciavano i piedi ricoperti dalle collant scure abbinate ad un tubino nero anni cinquanta, uscirono, più vistose che mai, da un'auto sportiva dai vetri oscurati, mentre la proprietaria si scioglieva i capelli rossicci, passando all'interno una mano, tastandone la morbidezza e il volume.
L'intero collegio si era riunito in giardino, dove una signora, in piedi tra due giovani guardie del corpo, stava sorridendo agli studenti che, uno ad uno, le chiedevano autografi.
Lukas uscì dalla sua auto, seguito da Emy che non fu vista data la confusione generale che regnava nel giardino del Kadic. -Ma che gli prende a tutti quanti?- chiese la giovane, non riuscendo a vedere oltre il muro di persone accalcate.
-Non mi importa molto.- tagliò corto l'uomo, prendendole la mano, trascinandola nel suo ufficio, chiudendosi la porta alle spalle, senza però notare che la causa di tanta folla li stava osservando da lontano.
Con un gesto veloce, la donna, tirò indietro i capelli, chiamando per nome i due giovani al suo fianco, chiedendo loro di poter gestire la situazione mentre lei sbrigava delle faccende importantissime che non poteva non risolvere. Poco prima si era recata dal preside Delmas, il quale, le aveva rivelato il numero della stanza in cui alloggiava Jeremy Belpois, lo studente migliore dell'intero Kadic, così da permetterle di infiltrarsi nei dormitori degli studenti, raggiungendo il piano maschile e bussando alla porta contrassegnata.
La voce dall'altro lato ci mise un po' a rispondere. -Chi è?
-Oh, dear! Sono io, la mamma!- esclamò, sorridendo e congiungendo entrambe le mani sotto al mento.
Teo aprì la porta con gli occhi sbarrati, che diavolo ci faceva sua madre al Kadic? Soprattutto, come faceva a sapere che era proprio quella la sua stanza?
-Finally!- continuò, usando nuovamente l'inglese, come se si fosse dimenticata che, con lui, non aveva bisogno di usarlo. -Come stai?- chiese abbracciandolo, portandogli la testa al proprio petto.
Il figlio non rispose, al contrario, nella sua mente cercava una sola ragione per non porre alcuna domanda. Perché effettivamente ne aveva fin troppe. Innanzitutto perché prima di arrivare lì non lo aveva informato? Che fosse successo qualcosa? No, altrimenti non avrebbe avuto quel viso sorridente. Forse cominciava a capire...
-Capisco che tu sia confuso, non è normale che io sia qui.- sorrise, lasciandolo andare ed entrando dentro, incontrando lo sguardo basito di Jeremy che, di quel piccolo monologo, era riuscito a capire solo le parti in inglese. -Uh, non mi ero accorta che ci fossi anche tu. Devi essere il migliore amico di mio figlio, non è vero?- il ragazzo annuì, notando che il francese della donna era mal pronunciato ma molto corretto grammaticalmente. Lei gli strinse le mani tra lei sue, morbidissime e curate, come ci si aspetterebbe da un'attrice del suo calibro. -Grazie.- mormorò
-Mamma, che cosa vuoi? Perché sei qui?- chiese il castano, sistemandosi meglio le lenti sul naso, alzando gli occhi al cielo.
-Non è questo il modo per salutare tua madre che non vedi da quattro mesi!
Teo ripeté il gesto. -Quindi? Perché sei qui?- rimarcò.
La donna dai lunghi capelli rossi aprì la bocca per parlare, ma venne interrotta. Qualcuno bussava alla porta, visibilmente irritato, fino al punto che, non ricevendo risposta, la aprì da solo, trovandoci dentro i due ragazzi e la ragione dell'ammasso di persone di poco prima.
-Emy?- chiesero in coro i due, guardandola con la mano intrecciata a quella di Lukas. Ma lo sguardo della giovane era fisso su Candy, la quale la osservava sorridendole in maniera gentile.
-Sapevo che la calca di prima era dovuta a te, zia.

-E così avete scoperto tutto.- sospirò Candy, portandosi due dita nel mezzo della fronte, guardando in faccia Lukas e tutti i Lyoko Warriors, chiamati nella stanza di Teo da Jeremy. -Avevo detto a Spirit che non era una buona idea mandarvi qui, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Qui i ragazzi diventano scaltri e ficcano il naso in questioni che non li riguardano. Inoltre, sono aiutati dai loro insegnanti, che razza di reputazione!
-Mamma, smettila di recitare e spiega. Abbiamo bisogno di risposte alle nostre domande.- ribatté Teo, leggermente deluso.
-Beh, ponetemele.-rispose semplicemente la donna, continuando a sorridere.
Il figlio fu in procinto di risponderle, quando Odd fece la sua domanda. -Perché ti hanno marchiata?
-Odd!- lo riprese Yumi. -Porta rispetto a chi è più grande di te! E poi che razza di domanda è? Lo sappiamo già.
-Invece è una domanda interessante.- rispose la signora dai capelli rossi. -Come avete detto sono stata marchiata perché non avrei dovuto continuare a vivere, ma ero a conoscenza dell'esistenza di ANAX e del suo ritorno al passato, esattamente come lo ero di Lyoko. Nessuno di voi si è chiesto perché volessero marchiarci prima che questo viaggio nel tempo accadesse?- non ottenne risposta, anzi, vide i visi sconvolti di tutti pendere dalle sue labbra. Straordinariamente, per Lukas valeva la stessa cosa: anche lui non ne era a conoscenza. -Il denaro muove il mondo, miei cari. E l'associazione di Alban Werner commercializzava, oltre a droghe, bambini. Chiunque avesse problemi economici veniva preso sotto l'ala protettiva di Alban. Ma in cambio dovevano vendere i propri figli, obbligandoli, in futuro, a continuare a lavorare per loro, in un circolo che non avrebbe mai trovato sconfitta. Oh e chiaramente, dietro alla scusa del marchio e della tinta c'era qualcosa di molto più grosso e pericoloso: chi veniva preso andava a delle altre aziende che producevano prodotti tossici o altre droghe.- fece una piccola pausa, leggendo l'orrore negli occhi dei presenti. -Quindi, permettetemi di correggermi: chi sopravviveva, in futuro, avrebbe fatto parte dell'organizzazione.
-Ma perché?- chiese Aelita, inorridita.
-Perché Alban odiava i bambini.- si intromise Lukas. -E fu sempre ossessionato dal fatto che mio padre non fosse davvero suo figlio. E se lui non aveva una vera prole, perché gli altri dovevano averla?
Candy gli rivolse una risata genuina ma fuori luogo. -Sei bravo a spiegare le cose, lo sai? Qual è la seconda domanda? Spero sia interessante come questa. Accidenti, mi sembra di recitare un ruolo per un poliziesco.- si posò l'indice sulle labbra piene. -Effettivamente non ci ho mai recitato, devo chiamare il mio agente più tardi e dirgli di rimediare assolutamente.
Ulrich si toccò il mento. -Prima lei ha detto che siamo aiutati dai nostri insegnanti, ma non si stava riferendo al professor Werner, vero?
-Tu devi essere Ulrich Stern, non è così?- chiese la donna, ricevendo un accenno del capo come risposta. -Devo ammettere che si molto sveglio.- completò, finendo la frase. -Effettivamente, mi riferivo a Suzanne Hertz, la vostra insegnante.- con un veloce gesto della mano Teo le indicò di andare avanti. -Pensavate davvero di aver fatto tutto da soli? Siete intelligenti, ma non fate parte del NCIS. Lei, miei cari ragazzi, è stata una dei bambini marchiati: ora capite perché ha scelto di dedicare la sua esistenza alla chimica? Lo ha fatto per trovare un modo per far finire quelle tragedie senza senso, riportando ogni singolo bimbo ai propri genitori.
-E ci è riuscita?- chiese Emy.
-All'inizio. Poi scoprì che il padre di Ethan aveva cominciato a marchiare persone per altri scopi. Egli pensava che la magia fosse una cosa comune, invocabile da tutti. Sciocco insolente: la magia non ha un padrone e decide da sola da chi andare.- fece una pausa, chiedendo a Lukas una sigaretta, sentendosi rispondere che aveva smesso di fumare. Assorto nei suoi pensieri, Odd, tirò fuori un pacchetto chiuso dalla tasca dei pantaloni viola, porgendolo alla signora, giustificandosi dicendo che Samantha gli aveva chiesto di comprarlo per lei. Candy ne prese una e la accese, mentre Jeremy apriva la finestra. -Comunque lui continuò a provare, ma non per forza su bambini: cercava me e chi mi assomigliava. Voleva eliminarmi, insieme a chiunque gli ricordasse la sottoscritta. Dopo avermi marchiata ci provò anche, ma fallì.- fece uscire il fumo dalla bocca e riprese. -Qui, miei cari, entra in gioco ANAX, colei che mi raccontò la mia vera storia.- aspirò e riprese parola. -Ditemi in che cimitero l'avete seppellita. Prima di tornare vorrei farle visita.
Lukas guardò Emy. -Come lo sai?
-Il marchio ha brillato e il legame che avevo con Lyoko si è spezzato definitivamente.
-Perché vuoi andare?- chiese Teo. -Lei ci ha creato un sacco di problemi e...
Candy lo interruppe. -Ah sì? E quali, se posso chiedere.- Teo non rispose. -Appunto.- lo zittì. -Ragazzi, non sto dicendo che avete sbagliato. ANAX non viveva davvero, in realtà il suo corpo era già morto anni fa. Lyoko la teneva in vita e lei stava cercando un modo per sbarazzarsi di quel posto una volta per tutte. Voleva rivedere il mondo, non essere più sola e anche se cresceva, rimaneva una bimba di quattro anni che desiderava solo una cosa dalla vita: l'amore. Lo stesso sentimento che i genitori non furono mai capaci di darle.- fece l'ennesimo tiro, quasi finendo la sigaretta. -Gli adulti non sono egoisti, sono solo stati delusi così tante volte nella vita che hanno semplicemente dimenticato cosa vuol dire ricevere affetto e, di conseguenza, non sanno come darlo.
-Quindi, ora possiamo spegnere Lyoko, giusto?- chiese Yumi, anche se la domanda non era rivolta a Candy.
Jeremy piegò la testa di lato, non sapendo bene cosa dire. -Vorrei dirti di si, ma la verità e che non sappiamo cosa succederà a Teo. Dopo quello che ANAX vi ha detto e dopo la sua morte, abbiamo avuto sempre di più la conferma che Teo ed Emy non dovrebbero davvero esistere e ci sarebbe la possibilità che...- non andò avanti, guardando Aelita che abbassò lo sguardo. Yumi lo costrinse a continuare. -...che tutto ritorni come prima.
-Scusatemi, credo di essermi perso.- annunciò Odd. -Qualcuno potrebbe rispiegarlo?
La donna si toccò i capelli, un po' nervosa, spegnendo la sigaretta su un posacenere improvvisato. -In pratica hanno paura che, da quando ANAX è uscita da Lyoko, chi non dovrebbe esistere possa morire, una volta spento il supercomputer. E, ragazzi miei, questa è una domanda a cui io non posso rispondere. Non è da escludere che, ora che ANAX è scomparsa, sia solo Lyoko a tenerci in vita, ma onestamente non posso dirlo con certezza.
-Quindi è un modo carino per dirci che ANAX non era cattiva? Che lei non era il nostro nemico?- chiese Jeremy, scattando in piedi e chiudendo la finestra per il troppo freddo.
-Non è esatto.- rispose, notando lo sguardo imbambolato del biondo. -Mi spiego meglio: io non l'ho mai considerata un nemico, anzi, per me è sempre stata la sorellina di un anno che era arrivata a casa di Hopper quando anche io ero da lui, ma, per esempio, Spirit non ha mai pensato nulla a riguardo. E, pensate, il padre di Ethan la odiava a tal punto da considerarla la causa del suo male.
-E questo lo chiama spiegarsi meglio?- ribatté Ulrich, ma Jeremy lo zittì con un'occhiataccia.
-Quello che voglio dire è che il male, il bene e l'indifferenza sono soggettivi e vanno in base alle nostre esperienze e alla nostra storia. Qui, in questa stanza, quanti pensano che Alban Werner sia cattivo?- tutti i presenti, inclusa Candy stessa, alzarono un braccio. -E quanti pensano che Ethan Werner lo sia?- nessuno alzò la mano, nemmeno Jeremy. -Ve lo dico io chi: Lukas Werner, il padre. Eppure, Ethan, rispondi alla mia domanda: tu ami tuo padre?- qualche attimo dopo il ragazzo annuì con la testa. -Ed io invece lo odio. Vedete, è tutta questione di punti di vista.- rispose, sghignazzando appena.

Quando Candy se ne andò, diede ai ragazzi un piccolo fogliettino ripiegato tante volte su se stesso, scritto al momento. All'interno aveva appuntato la via e il nome del hotel in cui avrebbe soggiornato per quella notte.
Ulrich e Yumi erano usciti insieme dalla stanza appena dopo la donna, insieme a Jeremy. Egli aveva deciso di accompagnare Aelita a prendere una boccata d'aria, lasciando così Teo, Emy, Lukas e Odd. I ragazzi si guardarono in faccia, fin quando Emy non si gettò sul letto del cugino, rimasto in piedi. Anche il professore si sedette, occupando la sedia girevole di Jeremy, mentre Odd si accomodò a fianco alla mora.
-Quindi Suzanne è dalla nostra parte.- cominciò l'uomo. -È una buona cosa.
Teo sbuffò. -In realtà era lei a passarmi tutte le informazioni su mia madre, non ero io ad essere bravo. Avrei dovuto notarlo...
Emy zittì Odd che stava per rispondere, prendendo parola. -Forse è così, ma sei tu ad aver messo insieme tutti i pezzi. La professoressa si è solo limitata a passarti informazioni, non te le ha spiegate.- tagliò corto, lasciando Teo pensieroso e leggermente triste. -In ogni caso, abbiamo cose più importanti a cui pensare.
Lukas le riservò un'occhiata confusa, ma il biondo capì all'istante, continuando la frase della giovane che gli aveva impedito di parlare in precedenza. -Ad esempio, come facciamo a mettere fuori gioco gli Intagliatori?
-A quello ho già pensato io.- rispose il professore, senza nemmeno pensarci troppo. -Ho reso fuori uso gli ultimi scagnozzi in libertà, quelli che quando l'organizzazione è stata arrestata erano fin troppo giovani e che ora cercavano di portare avanti gli scopi di mio padre, insomma.
Non ci fu bisogno di fare domande, avevano tutti inteso molto bene le parole dell'uomo. Anche se effettivamente era stata ANAX a dargli l'ordine, lui non aveva fatto molte domande e, comunque, non gli dispiaceva più di tanto. La sorellina gli aveva permesso, in qualche modo, di rimediare agli errori dei genitori e, soprattutto, una ragione per farlo senza battere ciglio. E quella si trovava proprio davanti ai suoi occhi.
-Quindi se gli intagliatori non sono un problema, perché gli indizi hanno sempre portato a loro?- chiese Teo, interrogando se stesso più che gli altri.
-Forse lo erano, prima di venire eliminati.- propose Odd
Lukas scosse la testa. -Da quando l'azienda di mio padre è fallita, tutti loro non hanno avuto mai nemmeno più una vera vita. Uccidevano a loro volta chi era stato marchiato solo per cancellare le prove del loro passato peccaminoso. Erano spettri, spettri che vagavano nell'oscurità di un inferno che si trovava solo nella loro testa.
Emy lo bloccò con una mano, aggrottando le sopracciglia. -Hai detto spettri?- l'uomo annuì e la ragazza si sbatté la mano sulla fronte. -Ma certo, avremmo dovuto pensarci prima!
-Beh, potresti far arrivare anche noi alle tue stesse conclusioni?- chiese Teo, sbuffando.
-ANAX, lei era già morta, quindi in realtà non è mai esistita davvero.- esclamò, mentre il castano si accigliava.
-E con ciò? Grazie per essere arrivata ad un qualcosa che già sapevamo.
Emy sgranò gli occhi. -Come fai a non aver capito?- gesticolò. -ANAX è sempre stata uno spettro.- scandì l'ultima parola come se il suo intero discorso dipendesse da quella. -Lukas, hai detto che ANAX non aveva un vero aspetto, giusto?
Il professore annuì. -Non dopo che XANA l'aveva ridotta ad un cumulo di dati corrotti.
-Ti ha mentito.- rispose di getto la mora, prendendogli la mano. -Jeremy ci ha detto che il super-computer legge nel nostro inconscio e sa quello che vorremmo essere davvero. Ma lei, su Lyoko, ci è nata. Per questo il programma non ha potuto ridonarle il suo vero aspetto quando è entrata per ritornare a vivere: una volta morto, il tuo cervello non funziona e, di conseguenza, nemmeno l'inconscio. Credo che lei si fosse creata una specie di universo parallelo per non accettare di essere morta, mente nel profondo del suo cuore sapeva la verità.- Emy guardò Lukas negli occhi. -Dopotutto ti ha sempre detto che era bloccata su Lyoko, ma non ha mai avuto nessuno che potesse confermare le sue bugie.
-Aveva comunque quattro anni, è normale che menta, giusto?- concluse Odd
La ragazza annuì e si alzò in piedi. -È così ovvio, ANAX prendeva l'aspetto della nostra paura più nascosta. Perché se non poteva avere un vero aspetto per conto suo, avrebbe lasciato che fosse l'inconscio di qualcun altro a darglielo.
-E ANAX, in fondo, ci ha sempre spaventati, quindi l'abbiamo associata a quello che ci faceva più paura.- concluse Teo, finalmente intuendo il discorso della maggiore.
In realtà era davvero ovvio e non capì come non fosse stato in grado di scoprirlo prima. Certo, non che avesse tempo di pensarci effettivamente, ma riflettendoci sarebbe stato un buon modo per evitare di rovinarsi la giornata. Dopotutto egli aveva visto ANAX come la propria madre, visto che aveva sempre avuto paura del passato che ella nascondeva. La scusa di mandarli in collegio perché lei e Spirit volevano smettere di avere a che fare l'una con l'altro non reggeva più, bensì, aiutava il giovane a capire come i suoi genitori e quelli di Emy avessero mentito loro tanto spudoratamente da persino far cambiare le loro vite basandosi su questo.
Nella stanza, però, regnò il silenzio e Teo decise di non interromperlo con altre domande. Semplicemente rimase fermo nell'esatto punto precedente, guardando la giovane mora coccolata dalle braccia di Lukas, entrambi con un'aria pensierosa. Nel guardare quella scena non poté immaginare se stesso con Yumi, ormai la sua cotta dalla prima volta in cui l'aveva vista. La pelle color caramello, i capelli biondi, gli occhi color nocciola e...
Si rese conto troppo tardi che la ragazza a cui stava pensando non era affatto Yumi, ma Thalia. Teo fece un respiro profondo, abbastanza incerto e confuso su come comportarsi in quella situazione. A lui piaceva Yumi, la bellezza orientale che ammirava ogni giorno, la giovane di cui sentiva il profumo di fiori che contrastava assai con i vestiti scuri, la guerriera elegante e fiera che aveva imparato a conoscere. Era con lei che diventava geloso nel vederla con Ulrich, mentre Thalia l'aveva appena conosciuta e non sapeva nulla di lei se non il suo nome e quanto morbidi sembrassero i suoi capelli e di quanto avrebbe voluto incontrarla ancora. Scosse leggermente la testa. Per qualche motivo ancora a lui ignaro pensare a Yumi era meno doloroso.

Aelita si guardò attorno per la milionesima volta quel giorno, visto che era sempre stata emotivamente legata a Lyoko -nel bene e nel male- e a XANA e ad ANAX, le due entità che da sempre l’avevano abitato con lei. E poteva dire che quella stanza della fabbrica abbandonata era un po’ come una porta d’ingresso per una casa maledetta che l’aveva tenuta prigioniera per dieci anni, un tempo lungo e oscuro in cui era rimasta sola.
O almeno, era quello che credeva. Anax era sempre rimasta con lei, proteggendola dal suo stesso padre.
Il male attacca” ripensò la giovane rosea “E lei non ci ha mai attaccati, al contrario, noi l’abbiamo uccisa” ricapitolò nella sua testa, annuendo a una domanda di Jeremy a cui non prestò particolarmente ascolto. “Ma se il male attacca, il bene difende e lei non si è difesa. Perché?” si chiese, cercando di non far notare agli amici di essere stata sovrappensiero per troppo tempo. “Se lei era convinta di essere parte del bene perché non difendersi? Ci avrebbe stesi tutti con un solo schiocco delle dita, se lo avesse voluto”.
Jeremy ed Emy si scambiarono uno sguardo complice e il ragazzo inserì il codice per evocare la torre di controllo di Lyoko, ripensando a quando, uno dei primi giorni di scuola l’avevano già trovato accesso. Ora sapeva con certezza che era stato Lukas a farlo. -Quindi?- chiese -Che si fa?
Yumi strinse la mano delle due amiche. -Vuoi davvero farlo?- Jeremy si strinse nelle spalle. -Io credo che siano Emy e Teo a dover decidere. Alla fine sono loro che rischiano di sparire, insieme ai loro genitori, ovviamente.
-Spegnetelo- dichiarò Emy senza aspettare altro tempo. Yumi la guardò e la mora le riservò una occhiata gentile. -E’ la cosa migliore per tutti. Questo universo è bello, regna la pace e l’armonia, ma è fittizio. È stato modellato da qualcuno e se noi non dovremmo esistere allora, forse, è meglio così.- i suoi occhi si riempirono di lacrime e guardò verso Lukas che l’abbracciò, cominciando ad accarezzarle piano la testa.
-In realtà c'è un altro modo, almeno credo.- spiegò l'uomo dopo qualche attimo di silenzio. -Ma non credo sia una buona idea.- concluse subito, venendo però spronato ad andare avanti da tutti i presenti. -Beh, grazie ai miei poteri sarei l'unico a poter tornare nel vecchio mondo. Potrei portare Emy e Teo con me usando un incantesimo e loro potrebbero prendere il posto di Candy e Spirit, visto che dovrebbero essere morti.- finì, senza aspettare che qualcuno gli dicesse altro. -In ogni caso non voglio farlo. Quell'universo, nonostante sia quello reale, non è dominato dal bene. Il male ha vinto e gli Intagliatori hanno il controllo sulla popolazione europea. Non è sicuramente un posto adatto a te.- finì con un tono di voce più basso, riferendosi ad Emy che avvampò, ancora stretta a lui, con il viso schiacciato contro la camicia dell'uomo, in modo che nessuno potesse vederla.
Teo mise una mano sulla spalla di Jeremy, avvicinandosi al pannello di controllo. -Succeda quel che succeda, è più giusto così.- alzò la leva, portando i neon della torre a spegnersi, mentre un grigiore aleggiava la stanza. Il castano si allontanò leggermente, chiudendo gli occhi, sentendo una strana sensazione all'interno del suo corpo come se qualcuno lo stesse divorando partendo dal petto. Emy sentiva esattamente la stessa cosa e guardò Lukas con il viso pieno di lacrime, senza sbattere le palpebre, volendo ricordare ogni minimo dettaglio del suo volto prima di sparire. L'uomo cercava di asciugarle gli occhi e fermare i singhiozzi, dicendole che sarebbe andato tutto bene e che non l'avrebbe mai dimenticata.
Tutti i presenti cercarono di non guardare, oscurandosi la vista in qualsiasi modo, in attesa del giudizio di Lyoko.
E con loro grande sorpresa, non successe un bel niente.

-Mamma!- esclamò Teo, abbracciandola poco dopo aver corso verso di lei. La donna lo salutò in modo gentile, per poi staccarlo da se. -È successo qualcosa? Perché ci hai fatti venire qui?
-Dovrei essere io a chiederlo a voi: qualche ora fa mi trattavi come se non mi conoscessi e ora tutte queste smancerie.- sorrise, per poi baciare le guance del figlio in modo amorevole, mentre lui cercava di divincolarsi.
-Abbiamo spento Lyoko, ma non siamo spariti.- spiegò Emy, mentre Teo cercava di riprendersi. -Il ritorno al passato di ANAX era permanente: il vecchio mondo non esiste più.
Candy annuì. -Quando tornò indietro nel tempo fece in modo che il suo incantesimo fosse duraturo anche con Lyoko spento, almeno fino a quando lei era in vita; sempre se possiamo considerarla tale. Il problema era che anche ANAX stessa non aveva idea di cosa sarebbe successo se fosse stata distrutta.- i ragazzi la stavano a sentire, mentre Lukas annuiva, già al corrente della situazione. -Comunque se vi ho fatti correre qui un motivo c'è: perché pensate che io sia qui?
-Io ho provato a chiedertelo, ma...- Teo non riuscì a terminare la frase.
-O forse la domanda giusta è: perché voi siete qui?- finì, sorridendo, catturando l'attenzione di tutti, ammutoliti.
I Lyoko Warriors, insieme al loro insegnante di inglese, erano all'interno della camera lussuosa d'Hotel di Candy che li era andati a prendere nella hall dell'hotel per evitare guai con il personale. La stanza era spaziosa e con delle grosse finestre da cui entrava la fioca luce invernale di metà dicembre. Un gigantesco letto occupava gran parte della superficie e delle coperte bianche con inserti dorati se ne stavano appoggiate sopra, insieme ai cuscini e ad alcuni asciugamani. Lo sfarzo era più che evidente, ma per un'attrice di successo come Candy questa era la pura normalità.
-Ricordo che il primo giorno di scuola, Teo, mi disse che lo avevate mandato qui per non avere legami familiari con Spirit, visto che lui è suo zio.- disse Jeremy, interrompendo il silenzio dopo essersi guardato bene intorno.
-Già, questo è quello che mi ha sempre detto.- ribatté Teo, riferitosi alla madre.
-Ma la risposta è errata.- spiegò la donna. -Certo non potevo sicuramente dirti che una pericolosa organizzazione criminale era sulle vostre tracce e che nel Kadic c'era qualcuno pronto a proteggervi in ogni momento. Per Emy è stato Ethan, per Teo era la professoressa Hertz. Ammetto però che solo quest'ultima era al corrente della situazione: doveva un favore a Spirit e così ha saldato il suo debito proteggendo entrambi, prima che a Ethan cominciasse a piacere Emy davvero.- continuò, facendo leggermente arrossire il ragazzo e avvampare la minore. -Ah, ti avverto, non sarà facile spiegarlo a tuo padre. Non ama i ragazzi che girano intorno alla sua bambina.- si rivolse alla nipote, che si nascose dietro i palmi delle mani.
-Quindi gli Intagliatori ci cercavano?- chiese Teo, allarmato. -Come hanno fatto a scoprire la vostra copertura? Zio Spirit ha cambiato nome e anche tu lo hai fatto, quindi come?
-Avrai sicuramente notato che il mio marchio è diverso da quelli delle altre ragazze marchiate e vuoi sapere perché lo è?- ricevette un accenno come risposta. -Perché Lukas Werner era un idiota. Lui aveva inciso il segno della sua condanna sul braccio di Ethan, ma non aveva capito che fosse lo stesso di quello che suo padre imprimeva: sbagliò e per questo la maledizione su suo figlio non andò a segno.- chiese gentilmente all'uomo di alzare la manica della camicia, mentre lei faceva lo stesso. La cicatrice di lui era diversa dal tatuaggio di lei: mancava l'anello centrale dell'occhio. -Così, una volto accortosi, mantenne quello come suo marchio, cominciando a imprimerlo su persone adulte che mi somigliassero, in modo da scartarle. Una volta trovata, mi impresse il sigillo giusto, quello originale, così da facilitargli la ricerca in mezzo a tutte le altre “me” se in futuro gli sarebbe servito.
-Questo lo ha portato a noi, giusto?- chiese Emy, ricevendo un gesto positivo con il capo, mentre Lukas le stringeva la mano. -Ma ora gli intagliatori sono tutti morti, giusto? Il pericolo è scampato.
La donna dai lunghi capelli rossastri sorrise, avvicinandosi a lei. -Per questo sono venuta qui.- la giovane le riservò un'occhiata confusa. -Per riportarvi a casa.

 

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Nonostante quella mattinata invernale, il sole aveva deciso di picchiare forte e, un'altra volta, Jeremy pensò che fosse, da un lato, merito proprio e della sua squadra, dato che, finalmente, i loro problemi erano stati risolti e l'antico male che opprimeva il mondo da ancora prima che loro nascessero era stato sconfitto, lasciando posto ad un lieto fine che dava vita a una delle migliori giornate. Peccato che, in realtà, quella che sembrava una calda mattinata di metà dicembre si trasformò in una giornata in preda alle emozioni, una di quelle che, nonostante la bellezza, sarebbe stata vissuta in maniera terribile.
Due ragazzi, con le valigie pronte a fianco a loro si recarono ai cancelli d'entrata del collegio Kadic, il loro alloggio per quel breve periodo di tempo, nonostante sembrasse un'eternità. Gli amici di sempre gli si strinsero attorno, ripromettendosi di vedersi.
-Questo non è un addio.- spiegò Aelita. -Perché presto ci vedremo di nuovo, giusto?
Emy annuì, cercando di trattenere le lacrime. -A giugno torneremo. Non vi libererete facilmente di noi, okay?- abbracciò sia la rosea che Yumi, le quali ricambiarono il gesto, stringendosi sempre di più, con gli occhi bagnati di commozione.
Ulrich e Odd diedero il cinque a Teo. -Non ce l'avremmo mai fatta senza di te, amico.- cominciò il biondo.
-Già, chi avrebbe mai detto che dietro quell'aria da nerd ci fosse un temperamento coraggioso? Sei stato davvero grande.- Ulrich sorrise, mettendo una mano sulla spalla dell'amico.
Jeremy salutò Teo dopo Emy, mentre si scambiavano tutti dei leggeri baci sulle guance per ripromettersi di vedersi effettivamente. -Mi mancherai...- iniziò. -Non credo troverò mai un amico come te, sai?
Teo l'abbracciò, scoppiando poi a ridere. -E non devi trovarlo. Torneremo quest'estate e prometto che non vi dimenticheremo mai.
-Non potremmo farlo nemmeno volendo.- sorrise Emy. -Dopo tutte le cose pazze che ci avete fatto fare.- i presenti risero, ma l'aria gioiosa si spense in un attimo.
Lukas catturò l'attenzione di tutti schiarendosi la voce leggermente. -Potremo parlare un secondo?- si rivolse ad Emy, prendendole le mani, mentre Aelita cercava di allontanare tutti. La giovane mora, intanto, sentì Teo dire che anche lui aveva qualcosa da fare di importante e subito dopo l'uomo le accarezzò la guancia e lei spinse il viso di più verso la sua mano. -Tornerò a prenderti, lo giuro.
-Non hai bisogno di giurare, Lukas.- ribatté, stringendogli la mano che prima era poggiata sul proprio volto. -So che farai di tutto per tornare da me. Ma voglio prometterti anche io una cosa a pensarci bene: un giorno, quando saremo di nuovo insieme, ti farò un regalo bellissimo.- lui aprì la bocca per contraddirla, ma lei non gli lasciò il tempo, sorridendo. -Non potrai fare o dire nulla per impedirmelo.
Lukas si arrese e rise a sua volta, avvicinando la giovane per la vita, intrappolandola tra le sue braccia forti, scambiandosi l'un l'altra sguardi felici e innamorati, suggellando le loro promesse con il più dolce e delicato dei baci.
Dall'altro lato dell'entrata del Kadic, Teo, guardava, appesi su una bacheca di legno, i fogli con i nomi degli studenti e la classe a cui appartenevano. Non se la sentiva di andare via senza salutare Thalia, la giovane che aveva incontrato solo pochi giorni prima, nonostante, appunto, non la conoscesse quasi per niente. Eppure, con sua grande sorpresa, fu lei a trovare lui.
-Ciao.- sentì, leggero e soave.
Ricambiò il saluto, leggermente rosso in viso. -Oggi torno a casa: sono venuti a prendermi per riportarmi in Italia.
Thalia si stupì, non conoscendo le sue origini. -Menomale che allora ti ho trovato.- ridacchiò, nascondendo le labbra dietro alla propria mano.
-Mi stavi cercando?- chiese, curioso e la giovane annuì, facendo rimanere entrambi in silenzio per un poco, fino a quando Teo, sorridendo in modo malinconico, cercò di salutarla, schiudendo leggermente le labbra. Ma la bionda glielo impedì, gettandosi tra le braccia del castano, facendo volare via la pelliccia giovanile e leggermente stravagante che aveva appoggiato sulle spalle, così da rendere visibile, sotto ad una maglia bianca leggermente trasparente a maniche lunghe, una macchia scura all'altezza della spalla sinistra.



[Cinque anni dopo, 22 Gennaio 2020, Italia]

Lo scricchiolio della sedia si fece leggermente più forte, quando, finalmente, Lukas, rientrò in casa, osservando la sua futura moglie che sistemava sopra una mensola troppo alta per lei. Da lì a poco sarebbero arrivati ospiti e, entrambi, morivano dalla voglia di far vedere loro come, dopo la grande notizia, erano riusciti a trasformare quella casa comprata da qualche mese -che avevano trovato ovviamente spoglia, triste e monotona- in un'abitazione elegante e piena di vita, pur mantenendo uno stile particolarmente raffinato e che rispecchiasse l'idea esteta del bello. L'uomo si fermò un momento a guardare la giovane donna, intenta nel posizionare sul ripiano vuoto del salone alcuni oggettini graziosi, a fianco a diversi libri dei nomi che sembravano essere vecchi di anni. Lukas ricordò che Emy li aveva sfogliati per ore il giorno prima, ma nessuno l'aveva particolarmente colpita.
-Hai trovato qualcosa di interessante, alla fine?- chiese, cercando di prenderne uno, ricevendo un piccolo schiaffo sul dorso della mano.
-Non mi sono serviti a niente, ma lo sapevo già.- rispose, senza distogliere l'attenzione dal suo compito che, in quel momento, era diventato sistemare un mazzo di tulipani su un basso tavolo da caffè davanti al divano morbido e bianco. Sparì per un attimo in una stanza lontana, tornando poi con un vaso cristallino e incolore, con leggere decorazioni incise sopra. -Quelli faranno scena.
-Allora perché prenderne così tanti?- chiese il moro, assottigliando gli occhi. -E poi scusa, avrai pur in mente un modo in cui chiamarlo.
-Chiamarla.- lo corresse lei, mettendo i tulipani nel vaso con l'acqua, girandosi verso di lui. -Ed avrà un nome che non potrei mai trovare in uno stupido libro.
L'uomo cercò di ribattere, curioso, ma il campanello cominciò a suonare insistentemente, facendolo sbuffale leggermente. Emy gli soffiò un bacio, obbligandolo ad andare ad aprire la porta. Lukas alzò gli occhi al cielo, dirigendosi all'ingresso, non scomodandosi nemmeno a chiedere chi fosse, visto che avrebbe riconosciuto la voce odiosa di Odd e quella rauca di Ulrich ovunque. Una volta aperto, man mano, tutti gli ex-Lyoko warriors si intrufolarono nella casa del loro vecchio professore di inglese, condivisa ormai con una delle loro amiche.
-Allora.- cominciò Odd, sedendosi al fianco di Ulrich. -Qual è la grande notizia che volete darci?- guardò Lukas, il quale alzò le mani al cielo e lo sguardo di tutti si posò sulla figura di Emy, seduta composta sulla poltrona abbinata al divano, al fianco dei fiori a cui stava dando le proprie cure in precedenza.
Dopo aver regalato un sorriso ai presenti -tra cui anche Samantha e Thalia, accompagnatrici di Odd e Teo, ormai al corrente degli avvenimenti passati- cercò di prendere un po' di tempo, cominciando a spiegare ogni singola scelta di design della nuova casa che lei e il futuro marito avevano adottato. -Come potete notare, abbiamo scelto di riempire la casa di oggetti belli esteticamente, soprattutto in quell'angolo.- esclamò, tranquilla, invitando i presenti a guardare la mensola di cui si stava occupando prima. -Dove i ripiani sono colmi di cose carine. Ovviamente la casa dovrà essere bellissima, visto che sono incinta.- Yumi si alzò in piedi con gli occhi sgranati, mentre Aelita trattenne le lacrime di gioia ed entrambe abbracciarono l'amica, felici.
-Ma non è questa la vera notizia, vero?- chiese Teo, accigliandosi e vedendola annuire.
-Io ho...visto la bambina in sogno e subito dopo, con mia sorpresa, è apparsa ANAX.- Emy non fu sicura da chi provenisse, ma sentì chiaramente un sussurro. -Non mi ha detto molto, solo un nome: Alya.
Quella volta lo sentì chiaramente: Lukas sussultò e lei lo guardò, stringendogli la mano. -Era il nome che mia madre avrebbe voluto darle.- Emy sorrise, per poi passare lo sguardo su tutti i presenti e guardare verso l'alto.
-Vorrei che tutti voi salutaste Alya Werner.- proclamò, toccandosi il ventre.

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