I Difensori di Corona Planet.

di Eltoro
(/viewuser.php?uid=1131410)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La lezione del Maestro Azeluth. ***
Capitolo 2: *** Incontro nella Grande Biblioteca. ***
Capitolo 3: *** La famiglia 908 ***
Capitolo 4: *** Bisogna accettare la realtà. ***



Capitolo 1
*** Prologo: La lezione del Maestro Azeluth. ***


PROLOGO.
Terra 3024.
-Come siamo arrivati al 3024? Oh, è una lunga storia, ma credo dovrò raccontarvela nella maniera più spicciola possibile. Non immaginereste mai il calvario dietro tutta questa pace, se così la possiamo chiamare. Facciamo un passo indietro, anzi, un enorme passo indietro. Adesso siamo nel 2020, forse ricorderete bene quest'anno, fu un anno di cambiamenti, quello che gli storici nominarono “Anno Corona”. Possiamo dire che quel 2020 fu un punto di svolta per la vita terrestre e non solo. Era Gennaio 2020 quando una strana epidemia si diffuse lungo il fianco orientale del mondo così come lo conoscevano i terrestri, gli scienziati diedero un nome a quest'epidemia, ed era “Corona Virus”. Tutt'ora gli scienziati non sono riusciti ad identificare la fonte di tale epidemia, ma una cosa è sicura, che chiunque abbia dato vita a tutto questo, ha fatto un miracolo. Era Febbraio 2020 quando l'epidemia decise di invadere tutto il fianco occidentale del mondo così come lo conoscevano i terrestri e non ci mise mesi ad arrivare lungo le Americhe, eh no! Insomma, era già Marzo 2020 quando i tre quarti della popolazione terrestre venne presa di mira da questa epidemia. Le strade delle città erano vuote, vennero abbandonate a loro stesse, la gente iniziò a non uscire più quando si sparse la voce che fosse contagiosa. Camminando per le vie più frequentate dalle casalinghe che facevano la spesa, passando dinanzi alle piazze dove i bambini risiedevano per giocare e osservando gli edifici pubblici completamente privi di ogni essere vivente ci si poteva notare del muschio crescere intorno ai palazzi, come se avesse preso il sopravvento in quella situazione. Non appena la gente si chiuse in casa, non ci fu tempo di produrre beni alimentari, ormai nessuno più avrebbe voluto imbattersi in quella misteriosa epidemia, eppure i terrestri vennero travolti da essa. Presidenti, personaggi famosi, barboni, bambini, anziani e chi più ne ha, più ne metta, divennero bersaglio facile di una tragedia che sembrava non avere fine. Gli ospedali sembravano gli unichi luoghi pieni di gente, gente dilaniata dalle escorazioni sulla pelle, di un rosso acceso e che portavano prurito. C'era gente che aveva deciso di scavare dentro la propria pelle per far cessare il prurito, ma inutile dirvi che fu tutto scioccamente...inutile! Quando persino i dottori iniziarono ad ammalarsi, fu a quel punto che la Terra decise di cambiare strategia. Dovete sapere che c'era un'agenzia che aveva nascosto la propria identità sino a quel momento e che nessun essere terrestre, neanche le massime autorità politche, aveva l'onore di conoscere. Quest'agenzia era formata da ben 117 membri, ognuno di essi era un “qualcuno”, era così che si chiamavano tra loro. Ogni “qualcuno” aveva la conoscenza approfondita di diverse materie: dal campo scientifico a quello umanistico, dal campo politico a quello religioso, dal campo elettronico a quello artigianale. Il loro capo era conosciuto come “Ido”, “un tizio incappucciato con delle lunghe dita color rosa, abbastanza scolorito, con la pelle ormai putrida e le scarpe che parevano essere mocassini color quercia.”, era questo quello che dicevano di lui i “qualcuno”. Ido diede l'ordine a tutti di radunarsi nella sua dimora in Antartide, dove l'epidemia parve non arrivare proprio. I “qualcuno” prepararono valigie, chiusero a chiave le proprie abitazioni e partirono verso l'Antartide. Ad aiutarli vi erano gli agenti che controllavano ogni “qualcuno”, ciascuno creato dalla mente di Ido, il quale, a suo dire, aveva raccolto i cervelli più illumananti che conosceva e li aveva inseriti dentro questi automi dall'aspetto naturale. Una volta radunati sotto la calotta glaciale che faceva da tetto al rifugio segreto di Ido, i “qualcuno” chiesero come mai fossero proprio lì, e come mai proprio in quel momento storico. Ido non degnò i suoi agenti di una singola parola, rimase in silenzio, guardandola dall'alto della sua poltrona di ghiaccio, ghiaccio scavato personalmente da lui per poter sembrare una poltrona. I “qualcuno” erano tutti seduti lungo questa tavola di ghiaccio lunga parecchi metri, anch'essi incappucciati, ma tutti facenti parte della razza umana. Ci fu il silenzio totale, furono attimi di gelo in quella stanza dall'aspetto freddo e senza nessun tratto soggettivo. Nella parte opposta ad Ido, di fronte all'estremo di questa enorme tavola, comparì una sorta di omologramma raffigurante una creatura dall'aspetto rettiliano. La creatura si presentò con il nome di Ikonor, aveva le sembianze si un coccodrillo, una pelle squamosa color verde militare, occhi grandi e toni don le pupille tirate nel verso verticale, denti del tutto irregolari con la forma di un triangolo, una coda lunga circa un metro e indossava una sorta di elmetto con sopra una zanna, semprava proprio una zanna di uno strano animale, un animale difficile da riconoscere ad occhio nudo. Ikonor disse che era l'ora che la Terra si potenziasse, che vivesse il suo periodo di prosperità, lasciando tutti leggermente confusi. Ikonor era il capitano dei “Difensori del Pianeta Gadio”, un pianeta abitato soltanto da rettiliani con le sue stesse fattezze, e le sue intenzioni era quelle di portare il messaggio riferitogli dal Re del pianeta: “E' un piacere avere a che fare nuovamente con te, Ido. Ora, sappiamo bene che tempi addietro hai rifiutato il mio aiuto e questo, come abbiamo visto, ti è costato caro. Come mai adesso voglio parlarti? Beh, diciamo che voglio darti una terza opportunità per avere il mio aiuto e non far estinguere il tuo insulso pianeta, un pianeta dove la potenza viene sfruttata per far ridere il proprio popolo e dove l'unico pericolo è quello di capitare nelle mani delle persone sbagliate. Lascia che i nostri pianeti si uniscano e formino un'unica popolazione, un unico posto dove vivere. Noi abbiamo l'antidoto a quell'epidemia che sta decimando la tua popolazione, se non accetti adesso, sarà costretto ad attaccare il tuo debole pianeta e farlo mio con la forza”. Ikonor era giunto a parlare con Ido solo per avere una risposta e decidere le sorti di un pianeta che ormai aveva il destino scritto sulla propria superficie: doveva sottomettersi al pianeta Gadio. Ido aveva il potere di entrare nelle menti dei suoi “qualcuno”, decidendo insieme quale fosse il destino del proprio pianeta e lasciando che Ikonor non capisse nulla. Dopo venti minuti terrestri di conversazione mentale, Ido e i suoi “qualcuno” decisero di accettare il patto del Re di Gadio, ma ad una condizione. Ikonor aprì bene le sue orecchie, anche se non si capiva bene dove fossero ubicate, e ascoltò per bene le parole di Ido: “Accetteremo la tua proposta, grande Re di Gadio, ma ad una condizione. Noi apriremo il nostro pianeta alla tua popolazione, lasciando che diventino un'unica massa di abitanti, in cambio, tu dovrai lasciare il tuo pianeta in mano alle Asariane.” Dinanzi a tale proposta, Ikonor spalancò gli occhi, dipingendo il suo volto con uno sguardo sorpreso e, allo stesso tempo, offeso per aver udito tale discorso. Ikonor iniziò a ridere come se avesse sempre avuto il controllo della situazione: “Ma cosa dici Ido?! Credi davvero di essere nella posizione di poter contrattare con noi?! Pensaci, il tuo pianeta aspetta solo che qualcuno lo sfiori prima di cadere in ginocchio e sottomettersi al primo che passi dinanzi e voi non avete il potere necessario per controbatterci”. Ido, a quel punto, rimase in silenzio, iniziando a picchiettare le due lunghe e scarnate dita sul bracciolo della sua poltrona di ghiaccio. Ikonor rimase a guardare la scena in silenzio, venendo poi chiamato dal suo Re. Un altro ologramma apparve al fianco di quello di Ikonor, ed era quello del Re di Gadio: Re Imodis. “Allora Ido, ho saputo che sei in venza di scherzi oggi.” disse Re Imodis dopo essersi presentato sottoforma di ologramma davanti a tutta la platea dei “qualcuno”. “Sono appena sceso dal mio letto, non volevo arrivare a questo, ma mi costringi a dover razziare il tuo insulso e ridicolo pianeta. Trasformerò gli abitanti in miei piccoli schiavi, magari conosci una presenza che possa alletiare i miei ormoni ormai in balia.” disse il Re, cercando di spaventare l'impassibile Ido. Altri minuti di silenzio seguirono la fine di questa frase e poi Ido pronunziò “Conoscendovi, avreste già raso al suolo ogni singolo abitante della Terra se aveste voluto, solo che a voi serve la nostra collaborazione, quindi state cercando di convincermi che voi siate più sicuro di me in questo momento. Re Imodis, so bene che ti serve il nostro aiuto per fuggire dal tuo pianeta ormai putrido e privo di un senso, siete una popolazione incapace di costruire, solo di abbattere, al contrario, noi siamo capaci di costruire. Adesso, accettate la mia offerta e fate accedere le Asariane al vostro pianeta”. Re Imodis rimase silente per un istante, per poi ricominciare a parlare, anche se, questa volta, il suo tono sembrava sottomesso, quasi intimorito da quelle parole: “Ho sempre capito tutto. Sei uno astuto Ido, ora capisco come mai sei fuggito sulla Terra. Ad ogni modo, non posso ammettere di aver sentito delle parole di pura ragione, non posso dire che hai proprio azzeccato, ma devo ammettere che quelle Asariane ti servono e che, servendo a te, servano anche a me”. Eh si ragazzi, le Asariane sono diventate parte della nostra popolazione quando Re Gadio e Ido s'incontrarono, decidendo di accontentare ognuno la richiesta dell'altro. Le Asariane, proprio come oggi, erano una razza fondamentale per l'equilibrio dell'Universo. Erano questi ibridi donna-pesce dalla pelle liscia e scivolosa, ricoperte da uno strano strato di melma viscida, avevano sembianze simili alle donne terrestri, avevano anche loro i capelli, avevano gli occhi più schiacciati ma con le iridi color azzurro, in contrasto con la pelle violacea che la natura aveva donato. Ido le voleva per una semplice ragione: “Pensi davvero che i genitali della tua razza possano penetrare le parti intime degli abitanti del mio pianeta? Non credo proprio, le grossi dimensioni dei vostri genitali spezzerebbero in due i miei abitanti e, a quel punto, non esisterebbe neanche più un terrestre. So bene che vuoi far riprodurre la tua popolazione e io voglio far riprodurre la mia, ma sembra che le due popolazioni non possano incontrarsi.” disse Ido, spiegando quali fossero le sue intenzioni: “Le Asariane invece sono perfette, fanno al caso nostro. Loro sono conosciute per la loro bellezza, la loro dolcezza, ma soprattutto per la loro intelligienza spropositata, peccato che tutti siamo muniti di ormoni e quindi vengono sempre trattate come le più becere prostitute del pianeta. Questa loro caratteristica le porta a non avere una fissa dimora e noi possiamo offrirgliela, dando loro l'opportunità di procreare e dividersi in due diverse specie. A quel punto avremo un nascituro dalle Asariane e dai Terrestri, sarà intelligiente e saprà costruire e, dall'altra parte, avremo il nascituro dalle Asariane e dai Godiani, sarà intelligiente e distruttivo a livello di spirito combattivo. Sappiamo bene che le Asariane accetteranno e non avranno problemi a farsi penetrare dalla tua razza, dal momento che la loro pelle è facilmente mallealibile e quindi adattabile ad ogni sorta di forma”. Re Imodis sembrava aver capito che l'unica sua opzione fosse quella di accettare, concedendo a Ido di farsi strada tra le sue idee iniziali. Il seguito fu tutto scritto dal “qualcuno numero 49”, il quale nel suo manoscritto “Storia della Terra, volume 12, capitolo 3”, ci dice che queste tre popolazioni iniziarono a convivere in armonia. I Godiani portarono sulla Terra l'antidoto per curare quest'epidemia e tutti ne usufruirono, anche se, ci fu un risvolto alquanto patriottico. Una buona parte dei terrestri decise di non aderire alla proposta avanzata da Ido, decidendo di rimanere terrestri fino alla fine. Purtroppo l'antidoto era troppo forte e mezza popolazione infetta morì per cause secondarie, riuscendo solo a salvare una metà, una metà che ormai aveva perso tutti i suoi spermatozoi e che non ne avrebbe prodotti più. Solo 200 uomini erano ancora in grado di riprodursi e decisero di riprodursi con una metà terrestre. E' per questo che oggi abbiamo i “Terrasariani”, venuti fuori da coloro che non potevano più produrre spermatozoi e le Asariane, che creavano loro un liquido adatto alla procreazione, mescolandolo con il sudore terrestre potevano dar vita a questi ultimi. Poi ci sono i “Godasariani”, venuti fuori dall'accoppiamento dei Godiani e delle Asariane e, infine, abbiamo i semplici “Terrestri”, venuti fuori dall'accoppiamento tra terrestri. Da quando queste tre popolazioni hanno iniziato a convivere, la Terra divenne un unico pianeta popolato da delle razze che univano le loro menti in difesa e in battaglia, riuscendo a sconfiggere tutti quei pianeti che volevano distruggerla, arrivando a surclassare molte potenze universali e divenendo il quinto pianeta più forte dell'intero Universo. Ecco come siamo arrivati al 3024.-
Raccontò il Maestro Azeluth agli alunni della sua classe sulla Terra. “Potete uscire e andare a divertirvi, le lezioni sono finite, penso abbiate imparato parecchio per oggi”. Tutti i bambini scapparono dalla classe, urlando di gioia e festeggiando la fine di quella storia che raccontava le origini del pianeta che precedente veniva chiamato “Pianeta Terra” e che adesso viene chiamato “Pianeta Corona(Corona Planet)”. I bambini uscirono dall'edificio scolastico, spalancando le porte dell'uscita e sparpagliandosi per le strade del nuovo pianeta, diffondendo la conoscenza di quella storia dappertutto, vantandosi di aver conosciuto e di poter studiare le proprie origini. Era una giornata radiosa quella, il Sole continuava ad ergere alto nel cielo e nessuno osava contraddire quei bambini. Le tre diverse razze convivevano in un unico pianeta, non facendo distinzioni tra di loro, non vi era neanche una distinzione tra ricchi e poveri, anziani e giovani, abili e disabili,nulla di nulla. Mentre i bambini correvano spargendo la voce di quanto bravo fosse stato il Maestro Azeluth, il Re di Corona parve sottoforma di ologramma su tutti i lampioni che contornavano le strade, su tutti i media e ovunque fosse possibile che qualcuno lo ascoltasse, persino i barboni doveva sentirlo. Il Re di Corona fu scelto da Ido, Imodis e l'ex regina delle Asariane, Melanie, per la sua intelligienza, per la padronanza nei mestieri artigianali e per la sua forza spropositata: “Re Equazio”. Re Equazio non voleva che la sua popolazione lo vedesse, idolatrandolo e riferendosi a lui come una persona importante, così decise di non farsi mai vedere, apparendo soltanto come una semplice sagoma ombrata. “Spero che sia una buona giornata per voi Coroniani. E' mio dispiacere dover interrompere le vostre faccende mattutine con una notizia proveniente dallo “Stretto di Ubon”. Come sapete i “Difensori di Corona” si erano recati lì per risolvere una faccenda di stampo politico, purtroppo ci è appena giunta notizia che sono stati massacrati, dissanguati, privati dei propri bulbi oculari, divorati superficialmente e del tutto messi a tacere della propria vita da un essere ancora sconosciuto alla nostra popolazione. Pertanto, vi chiedo di avere pazienza e di recarvi tutti al “Centro Impiego dei Difensori”, dove alcuni di voi verranno selezionati per diventare i nuovi Difensori di Corona.”

Ed è così che ha inizio la lunga storia dei “DIFENSORI DI CORONA”.

||Salve, sono Eltoro, spero che possiate apprezzare la perversa idea che mi è venuta in mente sentendo parlare di questo famoso “Coronavirus”. Qusto è solo l'inizio di una serie di capitoli che leggerete e che sto attualmente scrivendo. In questo capitolo ho voluto raccontare il contesto storico nel quale vivranno i nostri protagonisti, di cui ancora non vi è stato cenno. Fatemi sapere cosa ne pensate perchè ritengo importante i vostri consigli e le vostre opinioni sulla mia storia.
Al prossimo capitolo, Eltoro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Incontro nella Grande Biblioteca. ***


Quella notizia riempì quella giornata radiosa sul Pianeta Corona, tutta la popolazione rimase inerme nell'ascoltare tale annuncio, come se fosse una notizia negativa. I bambini si fermarono, cessando la loro corsa vanitosa e ascoltando le parole del loro re, i lavoratori interruppero il loro lavoro pur di far arrivare al loro orecchio la notizia e poi ci furono i Godasariani, all'udire della notizia, essi inarcarono un sopracciglio, venendo dipinti in faccia da una smorfia di rabbia e disapprovazione. Ikertin, nipote dell'ex Capo dei Difensori di Gadio ormai deceduto, era nel suo palazzo a godersi la giornata con delle Asariane, rilassandosi nella piscina che possedeva all'interno del suo ufficio. Occhiali da sole, un sigaro fumante in bocca e tanto divertimento contornavano quel che doveva rappresentare un essere di estrema importanza tra la popolazione, divenendo l'esatto opposto di suo nonno Ikonor, il quale si battagliò ardemente per far guadagnare il rispetto del suo popolo. “Ci risiamo. Sapevo che sarebbe andata a finire così!” disse Ikertin quando venne a conoscenza dell'accaduto, stringendo talmente tanto i suoi denti affilati da spezzare il sigaro che aveva in bocca, facendolo ricadere nell'acqua di quella piscina. “Ido crede di poter giocare nuovamente con le mie truppe. Non ha capito nulla questa volta!” disse infuriato, alzandosi subito un piedi, portando con se tutta l'acqua che ancora scivolava dal suo coriacero corpo. Con un passo assordante, raggiunse la porta della stanza, aprendola con furia e sbattendola subito dopo, uscendo dalla stanza con intenzioni non pure. Persino il Maestro Azeluth apprese la notizia, camminando con il suo passo moscio e inoperoso, tenendo le braccia unite verso la parte posteriore del suo corpo. Il Maestro Azeluth faceva parte di quella schiera di Maestri che avevano deciso di risiedere nella parte vecchia del pianeta, lasciando che le diavolerie moderne prendessero il possesso dell'altra metà e che potesse far sempre rimando alla sua perenne mente. Lui era parecchio alto, con i capelli grigi cinerio e molto lisci, come se fossero seta, legati da un cordoncino di nylon,formando una crocchia di treccie avvolte in se stesse. L'aspetto era quello di un classico anziano, con la pelle crespa e il volto che veniva schiacciato da essa. Nei suoi occhi potevi intendere quanto eccelso fosse, trasudava saggezza e conoscenza da tutti i pori, un uomo che aveva vissuto la vita raccogliendo ogni singolo e probabile insegnamento da ogni sua avventura, eroica o meno che fosse. La sua razza era quella di un Terresariano, anche se la sua età era dubbia a causa del precoce invecchiamento terrestre e del lento invecchiamento asariano.Aprì lentamente la porta di legno massello, spingendola di poco in avanti e ritrovandosi all'interno della “Grande Biblioteca”, un posto sacro per i Maestri e di vitale importanza per gli alunni che frequentavano le istituzioni della parte vecchia del pianeta. La Grande Biblioteca risiedeva all'interno della maggiore istituzione del pianeta, l'istituzione che rappresentava le più grandi menti di quel periodo che era il “Retro Gimnasio”, una scuola frequentata da tutti gli studenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni terrestri, i 33.3 e i 54.3 anni Godariani e i 100 anni Asariani, un complesso che poteva permettersi una biblioteca così vasta e così maestosa da mantenere al suo interno le più illustri scritture del pianeta Corona. Il Maestro passò tra le esime librerie in quercio di Salasside, un legno con la particolarità di resistere alle forti umidità, un legno che resisteva nelle paludi e che potevi trovarlo soltanto dentro esse, sperando di non incappare nelle Cranoidi Sublius, animali simili alle rane, ma da un aspetto selvaggio. Di solito la Grande Biblioteca era silenziosa, al suo interno “potevi solo respirare quell'odore stantio di anziano”, come dicevano gli alunni della scuola. La luce del sole penetrava attraverso delle piccole finestrelle che trasmettevano quei fasci luminosi sul pavimento, decorato con un semplice motivo a scacchi in marmo, lasciando intravedere la polvere che volava in libertà nell'aria. Peccato che quel giorno non si poteva sentire il silenzio, si poteva udire un rumore estraneo, c'era qualcuno dentro la grande stanza. Il Maestro si affrettò a scoprire chi avesse avuto il piacere di entrare nella stanza, divertendosi a passeggiare frettolosamente tra le librerie e percependo una voce che bisbigliava nell'ombra sempre più vicina. Non appena arrivò a tre passi prima dell'ultima libreria, si affacciò per assicurarsi che non vi fosse nessun malintenzionato, scorgendo una figura giovanile, esile e di sesso femminile. “Chi diamine ha osato mettere i libri in questo modo? Si vede che nessuno ha rispetto per loro.” bisbigliava la voce, cercando di mantenere il silenzio nella biblioteca. Il Maestro si fece coraggio e si avvicinò ad essa con una camminata certa e imperturbabile, mostrando che il coraggio non mancava di sicuro: “Posso sapere con chi ho il piacere di imbattermi?” chiese il Maestro con un tono di voce spiccato e sicuro di se stesso, temendo che dall'altra parte non riuscisse a ricevere la risposta adeguata dalla figura ombrata. Più i due diventavano vicini, più la risposta tardava da arrivare, preoccupando l'anziano uomo. “Oh, Maestro Azeluth! Un piacere vederla! Vedi cosa hanno combinato alcuni dei suoi alunni?” rispose la figura ombrata al Maestro con un atteggiamento di condivisione empatica e di leggera cortesia, per poi riuscire a farsi notare in tutta la sua bellezza dall'anziano. “Sei tu, Eliza! Pensavo fossi un Godasariano intento a voler rubare alcune delle mie letture.” disse rassenerato il Maestro, lasciandosi sfuggire un sorriso dinanzi allo sguardo dolce e innocente della fanciulla. Eliza era una terrestre, una delle poche rimaste sul pianeta. Era anch'essa alta, quasi a raggiungere la vetta elevata del maestro, indossava degli occhiali color oro a forma di grossi cerchi, molto più grossi rispetto ai suoi occhi che spiccavano per quel colore verde terreo che molti le invidiavano. Aveva un viso tondo ma gentile nei lineamenti, i capelli erano di un castano caramello e con il taglio “alla Cleopatra”, inoltre poteva vantarsi di avere un fisico gracile, le si potevano intravedere le costole se solo fosse stata a corpo nudo, e delle forme ben pronunciate, il suo seno era quello che tutti i terrestri chiamavano “seno perfetto”, era tondo e sodo al punto giusto, così come il suo fianco. Indossava spesso abiti non usuali, spesso colorati con fantasie abbastanza vivaci e accese, spesso lasciando che tutti vedessero le sue provocanti forme. “No, ero venuta per leggere qualcosa sulla psicoanalisi, ma vedo che non ci sono.” ammise Eliza, spiegando le sue curiose intenzioni. “Non le troverai di certo qui. Dovresti vedere più infondo, hai sbagliato libreria.” le consigliò il Maestro, lasciando che il suo braccio si allungasse per indicare dove potesse trovare quel che desiderava. “La ringrazio Maestro. Devo affrettarmi a leggere, ho sentito il richiamo del re, quindi dovrò presentarmi per essere una delle candidate per i difensori.” si lasciò scappare Eliza: “Non credete che stia capitando troppo spesso ultimamente, Maestro?”. Il Maestro, a quella domanda, alzò lo sguardo e divenne serio, cambiando l'espressione sul suo volto: “Pensi che non l'abbia notato, piccola? Questa è la decima volta che accade in questo mese terrestre. I nostri difensori sono stati del tutto eliminati in quello Stretto di Ubon, non lasciando nessuna traccia di loro e lasciandoci soltanto immaginare quale sia stata la loro fine.” confessò allarmato, lasciando che la sua espressione diventasse accigliata, sembrava come se avesse intuito qualcosa che non tutti avevano colto, ma non pareva accennare nulla a nessuno. “Si, mi sono fatta visitare ben 10 volte da quel team di selezionatori e la cosa inizia a diventare scocciante. Penso che i prossimi che andranno saranno i prossimi a fare una brutta fine. Non vorrei essere al posto loro.” scherzò la ragazza, accennando ad una risata leggermente soffocata, notando, con il suo sguardo curioso il Maestro. “Maestro, tutto bene?” chiese con un po' di timore, vedendo il volto del Maestro diventare ancora più cupo. Portò una mano sulla spalla di lui, posandola con fare leggero e delicato e cambiando il suo atteggiamento, mostrandosi austera nei suoi confronti. “Maestro, non prendiamoci in giro. Sappiamo che sta accadendo qualcosa in quello stretto e sappiamo bene entrambi che lei è a conoscenza di un misfatto che sarebbe meglio lasciare nei meandri della mente. C'è qualcosa che devo sapere?” disse Eliza, spezzando il momento di sicurezza avuto poco prima dal Maestro e lasciando che i loro umori fossero accompagnati dai loro sguardi seri e preoccupati. Il Maestro guardò bene negli occhi la fanciulla e si lasciò alletiare da una risata divertita. “Vedo che le mie intuizioni sulla tua persona non erano del tutto errate. Sei una terrestre curiosa, osservi sempre tutto e non lasci sfuggire neanche un dettaglio. Il tuo leggere nella mente delle persone tramite le espressioni facciali è un dono che vorrei aver avuto anche io.” ammise il Maestro, sorridendo alla ragazza e ormai consapevole del fatto che non poteva sfuggire dal raccontarle la verità dei fatti. “Parli, Maestro. Se c'è qualcosa che devo sapere, voglio saperlo adesso.” continuò a battagliare per venir a conoscenza della verità la ragazza. “E va bene, Eliza.” disse arrendendosi il Maestro, “Ti dirò quel che vuoi sapere, ma preferisco che questa conversazione avvenga nel mio ufficio. Uditi intransigenti potrebbero essere celati dietro le mura di questo edificio e non vorrei divenire il pasto di una qualsiasi bestia.” ordinò l'eccelso, sperando che il suo invito venisse accettato dalla curiosa fanciulla, in caso contrario, avrebbero dovuto piatire sul come e quando far avvenire quel discorso. “Certo, la seguo.” pronunciò Eliza, lasciandosi guidare dal Maestro verso il suo ufficio. I due camminarono l'uno al fianco dell'altro lungo le librerie della biblioteca, per poi imbattersi in una libreria alla quale mancavano tre letture. Eliza si dedicò subito a capire quali letture potessero mancare alla fila, scoprendo che si trattava del così citato manoscritto del “qualcuno numero 49”. I volumi mancanti erano il numero 11, 12 e 13. Come mai mancassero proprio quelli non era dato saperlo a lei, per poi vedere il Maestro portare alla luce il manoscritto, tenendolo in mano e inserendo il volume 12, che aveva letto alla sua classe qualche minuto prima, nell'apposito spazio in libreria. “Come mai mancano i volumi dattorno, Maestro?” chiese curiosa e anche un po' diffidente Eliza, iniziando a pensare che, in quel momento, qualcosa sarebbe cambiato nei suoi ideali. “La verità?” accennò il Maestro “Vuoi la verità?” continuò, portando il suo sguardo impenetrabile verso di lei, aspettando anche un minimo cenno da parte sua. Eliza si limitò a rispondere con un scuotendo il capo in verticale, concedendogli di avere la risposta. “Non sono mai stati trovati. Nè io, né il Maestro Serdon della “Giga Biblioteca” abbiamo mai avuto l'onore di poter deliziare i nostri bulbi oculari con quei volumi del manoscritto. E' tutt'oggi un mistero la posizione di essi e di sicuro, tu saprai che qualcosa non quadra.” recitò il sommo Azeluth, vedendo, dinanzi ai loro occhi, la libreria che sembrava decomporsi, come se fosse cenere, scomparendo del tutto e rilevando una sorta di spazio nel muro nel quale vi erano delle scale che portavano verso il piano inferiore di quella stanza. “Pronta?” chiese l'anziano, facendo il primo passo verso quell'oscura discesa e lasciando che lei facesse lo stesso, avvolti entrambi da un alone di mistero.

||Angolo autore: Spero che vi stia piacendo questa storia e spero che possiate lasciare una recensione a riguardo.
Saluti, Eltoro.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La famiglia 908 ***


Eliza si fece coraggio e decise che la sua natura curiosa avrebbe avuto la meglio sulla sua codardia, poggiando il piede sul primo scalino e scendendo con il Maestro Azeluth verso il suo ufficio locato nei sotterranei della biblioteca. Durante la discesa, Eliza vedeva i muri fatti con un materiale grezzo, puntiglioso e quasi decadente, rendendosi conto del buio che iniziava a diventare sempre più imponente nella stanza. Se fosse stato buio, la fanciulla avrebbe dovuto preoccuparsi, ma il Maestro, con un veloce battito di mani, che riecheggiò in tutta la stanza creando l'eco, si assicurò che le torce ai lati della discesa si accendessero, illuminando il cammino dei due. L'odore che le narici sentivano era quello di muffa, in effetti l'umidità non aveva giovato quel posto, rendendolo ricco di muffa agli angoli delle pareti e non rendendo la vista e l'olfatto gratificati. Camminando ci si poteva anche imbattere in alcune ragnatele, ben tessute dai ragni che risiedevano in quel sottopassaggio. Dopo un minuto di discesa, le due figure arrivarono dinanzi ad una scrivania in legno massiccio, adornata da piccoli ghirigori di bronzo, lasciando che quell'unica scrivania e due sedie mal costruite decorassero il suo ufficio. “Accomodati pure. Le nostre labbra avranno tanto da faticare oggi.” pronunziò Azeluth, avvicinandosi ad una delle due sedie e accomodandosi con estrema cautela, avrebbero potuto rompersi se gestite in modo brusco. “Quel che le tue orecchie udiranno oggi, non dovranno sentirlo orecchie di figure non presenti in questa stanza. Spero sia ben chiaro il messaggio, Eliza.” predicò l'anziano, guardando Eliza negli occhi e lasciando che il suo racconto iniziasse. Al dì fuori di quelle mura antiche, la vita continuava e quel messaggio dettato dal re venne udito da tutta la popolazione del pianeta Corona, persino nel “Giga Corona”. Dovete sapere che il pianeta venne diviso in due parti dopo che le varie razze viventi si unirono, creando un unico ambiente dove vivere. Ci fu una metà che divenne “Vecchia Corona” nella quale vivevano coloro che ripudiavano le modernità, lasciando che il tempo rimanesse invariato nel 2020. La Vecchia Corona era differenziata dall'essere priva di nuovi materiali, priva di conoscenze ricercate nel campo tecnologico e dedicandosi ancora all'artigianato, conoscendo ancora l'arte dell'agricoltura, ottenendo terreni fertili con sacrifici e dolori. Conservando tutte le vecchie conoscenze apprese dai loro avi secoli or sono, la popolazione della Vecchia Corona poteva vantarsi di vivere senza richiedere troppi fondi al Re, a differenza della “Giga Corona”, dove la vita era l'esatto opposto della Vecchia Corona. Nella Giga Corona sembrava di essere avanti nel futuro, tutto era automatizzato, non vi era nulla che non funzionasse senza una fonte elettrica, la vita era molto più spedita ed espressa, non vi era tempo di fermarsi per pensare, i pensieri venivano elaborati dalle macchine. Gli abitanti di Giga Corona erano molto viziati,ma anche essi avevano faticato per ottenere quel che adesso possono godere, anche se ora possono avere tutto con un semplice schiocco delle dita. Una delle famiglie più agiate e più grate di vivere in quella parte di pianeta era proprio la famiglia 908. La famiglia 908 era una famiglia che abitava in una maestosa abitazione composta da stanze che sarebbero state inutili persino al Re e riuscendo a permettersi uno stile di vita pressoché simile a quello di un funzionario di quest'ultimo. I 908 erano composti da una figura paterna, Phino, terrestre dall'altezza mancante, di altezza medio-bassa, capelli brizzolati di un nero ai lati, rimanendo senza nessuna forma di pelo al centro della testa,grande imprenditore di una delle più rinomate aziende che produceva accessori tecnologici per i combattimenti. Non era addetto alla costruzioni delle armi, ma a qualcosa che implementasse le armi, come dei visori che riuscivano a captare la forza dei nemici, un raggio luminoso che avrebbe penetrato persino il ferro più impenetrabile e, l'invenzione più famosa era l' “Oro-Scudo”, una sorta di orologio che bastava mettere attorno al braccio e creare degli scudi in tutte le forme, usandoli sia come difesa che come attacco. Vi era anche la figura materna, Habia, donna terrestre dall'altezza simile a quella del marito, anch'essa con i capelli color nero tenebra e dalla pelle molto scolorita, che si dedicava alla famiglia, non ritenendo necessario un lavoro grazie alla fortuna del marito. Habia era accompagnata da un'altra figura femminile, rappresentata dalla figlia minore Aurel, anch'essa obbligatoriamente terrestre, dai capelli color neri anch'essa, dalla pelle olivastra e ambrata, dal naso “a forma di patata” come amava prenderla in giro sua madre, e dall'altezza superiore a quella dei suoi genitori. Infine vi era Farx, fratello maggiore di Aurel, molto più basso di lei, dagli occhiali scuri con una montatura abbastanza spessa, i suoi capelli a malapena venivano percepiti dall'occhio terrestre, dato il suo taglio che lasciava a malapena un centimetro di pelo, a compensare vi erano i suoi baffi scuri e rifiniti, rendendo omaggio al suo viso tondeggiante. I quattro membri della famiglia erano appena rincasati quando il re diede lo spiacevole annuncio alla popolazione. Habia era dedita al taglio delle verdure, usando il coltello per creare dei piccoli cubetti di due coste di sedano, due carote e due cipolle, preparando la base del soffritto per il suo spezzatino di carne, subito dopo Aurel raggiunge la cucina, avvicinandosi alla madre e rubando, sotto i suoi occhi attenti, una carota, portandola alla bocca e tirandone subito un morso. “Hey, quella mi serve per lo spezzatino!” rimproverò Habia alla figlia. “Tranquilla mamma, una carota in meno non farà di certo male.” ribatté la figlia, dirigendosi verso la tavola, coperta soltanto da una tovaglia in tessuto rosso, poggiandoci sopra forchette e coltelli, preparandosi per il pranzo imminente. Farx entrò in cucina, guardando la sorella apparecchiare la tavola e prendendola in giro, battibeccandosi come facevano sempre:“Mh, penso che ai difensori serva una che sappia apparecchiare la tavola.”disse provocando la sorella, la quale rispose:“Io so che hanno bisogno anche di un cervellone come te”. Dopo quella risposta, Farx prese la carota, soffiandogliela di mano proprio come lei aveva fatto a sua madre, tirandone subito un morso e guardando la sorella negli occhi con aria di sfida: “Io non ci scherzerei troppo se fossi in te” ribadì Farx, venendo poi interrotti dalla madre: “Smettetela voi due! Tra poco vostro padre sarà qua e secondo me sarà molto affamato”. Habia non ebbe tempo di scandire le ultime parole che dinanzi all'ingresso dell'abitazione si materializzò Phino, il quale si diresse poi in cucina con una grande velocità e avendo già l'acquolina in bocca. “Allora, come siamo messi qua?” disse preparandosi a gustare il suo solito pranzo. “Chiedilo ai tuoi figli” la madre disse scherzando e divertendosi con una risata leggera. “Penso che qualcuno non mangerà oggi.” rispose il padre, indirizzando il suo sguardo ai propri figli, per poi raggiungere la tavola e sedersi proprio a capo di essa. “Avete sentito l'annuncio del Re?” chiese curioso il padre, essendo sempre lui ad avviare l'argomento principale che avrebbe unito la famiglia durante il pasto. I due fratelli si guardarono negli occhi e con aria sincera, ma anche abbastanza quieta fecero un cenno per indicare una risposta positiva al padre. Il padre vide che i due erano a conoscenza della notizia, invitandoli a sedersi accanto a lui a tavola “Mettetevi qui vicino. Forse è l'ultima volta che pranziamo tutti insieme.” ammise guardando negli occhi due, assumendo un tono più che paterno e poggiando le sue mani sulla spalla destra di Farx e sulla spalla sinistra di Aurel, venendo subito seguito da un momento di silenzio. Habia lasciò il coltello, facendolo prontamente ricadere sul tagliere della cucina. La donna si voltò guardando il marito con uno sguardo misto tra il confuso e l'interdetto, come se quel che avesse detto non avrebbe dovuto esistere né in cielo né in terra. I figli osservarono i gesti del loro padre, impensieriti da come si fosse rivolto nei loro confronti, non era solito riversare i loro argomenti su qualcosa di triste, lui era sempre un uomo positivo e con la mente rimasta all'età di cinque anni, non poteva intraprendere un discorso così serio e con fare agognato. Secondi di silenzio riempirono quello strano momento, lasciando che i figli guardassero i genitori negli occhi per la prima volta, mai vi era stato momento più crudele di quello, fin quando il padre non alzò lo sguardo e scoppiò in una fragorosa e sbellicata risata divertita. “Credete veramente che potrei lasciarvi andare incontro alla morte così facilmente?!” sbellicò mentre cercava di trattenere la sua risata, poggiando una mano sulla sua pancia e l'altra sulla sua bocca, anche se questo suo tentativo fu infecondo. “Se venissero a toccare i figli di colui che gli produce il materiale necessario per scontrarsi contro gli altri pianeti, dubito avrebbero poi così tanto successo.” continuò ridendo ancora con una spiccata voglia di scherzare, coinvolgendo i figli e portandoli a ridere sulla situazione. Habia si tranquillizzò, riprendendo a cucinare il piatto che suo marito adorava così tanto, lasciando che il trito di verdure cucinasse all'interno della pentola insieme all'olio e venendo contagiata da quella beffarda risata. “Ci hai fatto spaventare.”ammise Aurel mentre cessava la sua risata, seguita subito dopo dal fratello che continuò:“Oggi sei in vena di scherzi”. “Ah, ragazzi! Comunque, domani devi venire prima in laboratorio, a quanto pare alcuni dei miei dipendenti sono a prepararsi per l'imminente selezione per diventare difensori. Se solo sapessero a quel che vanno incontro.” disse riferendosi al suo primogenito. “Non pensi che il Re si stia muovendo in modo strano?” chiese curioso Farx, aspettandosi una risposta abbastanza adulta da parte della figura paterna. “Cosa?! Il Re?! Quello non sa neanche cosa siano i difensori.” rispose il padre prendendo la forchetta poggiata sulla tavola e iniziando a giocarci, poggiando il palmo della sua mano sul tavolo e aprendola per bene, lasciando che ci fosse spazio tra le dita. Il suo gioco era quello di pungere con la forchetta gli spazi vuoti tra le dita, colpendo il nulla ed evitando le due dita. “Vedi le mie dita?” chiese al ragazzo, continuando a giocare con la forchetta. “Se solo fossi difensore, non potrei neanche avere il lusso di averle ancora attaccate alle mie mani.” continuò guardando il figlio con un pizzico di saccenteria e di strafottenza innocua. “Aspetta, cosa vorresti dire?” chiese un ingenuo Farx quando vide che suo padre iniziava a divenire criptico, non voleva dire troppo al figlio. Non appena il padre fu un procinto di rispondere al figlio, ecco che i sensori all'estero della loro abitazione, individuarono una presenza, scannerizzandola e avvisando i coniugi che si trattava di Taunus, il fidanzato di Aurel e migliore amico di Farx. “Oh, è Taunus!” esclamò Aurel, contenta di vederlo e volendo subito correre ad accoglierlo all'ingresso come avrebbe fatto ogni ragazza alla vista del proprio partner. “Mh...” mugolò il padre, senza proferire alcuna parola e rimanendo in silenzio, abbassando lo sguardo e mettendosi subito a braccia conserte. Taunus si materializzò subito dinanzi all'ingresso di casa 908, entrando subito in cucina. Taunus era un ragazzo terrestre abbastanza alto, con i capelli color nero lucente, quel lucente che riusciva a fare riflessi dinanzi agli specchi, gli occhi molto più piccoli rispetto al resto degli altri terrestri, i suoi denti erano particolari, erano di un colore giallastro, dovuto alla sua tendenza nel fumare sigarette almeno due volte al giorno ed erano parecchio appuntiti, mostrando un'irregolarità nella sua bocca che non aveva eguali, alcuni Godariani possedevano denti migliori dei suoi, anche se il resto del corpo era opposto alla descrizione dei suoi denti, un fisico marmoreo aiutato da una pelle bronzina, molto scura. Era, da sempre, il miglior amico di Farx, avendo passato tutta la sua vita insieme a lui, anche se poi riuscì a fare breccia nel cuore di Aurel, divenendone il fidanzato e formando un trio insolito quanto inaspettato. “Amore!” disse Aurel quando lo vide, correndo da lui e saltandogli addosso come scimmia quando vede la sua banana, venendo ben accolta da lui, il quale la tenne stretta, per poi mollare la presa. “Buongiorno” proferì educatamente Taunus, salutando la famiglia della sua ragazza, caratterizzato da una tipica “R moscia”, ormai riconosciuta da tutti coloro che avevano a che fare con lui. “Ragazzo...”chiamò a voce alta Phino, rimanendo con lo sguardo abbassato e le braccia conserte, ancora seduto a quella sedia dalla quale non si era spostato.”....uno come te, non se lo lascerebbero mai scappare, vero?” continuò l'uomo, conoscendo bene i requisiti che chiedevano per divenire difensore e sapendo bene che il ragazzo li aveva tutti. “Ecco...!Aurel, sono qui perchè devo parlarti.” confessò il giovane ragazzo, prendendo le mani della sua amata e guardandola negli occhi con uno sguardo tutt'altro che tranquillo, attirando l'attenzione di tutti i membri della famiglia, che ormai avevano ben capito che fine avrebbe fatto il ragazzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Bisogna accettare la realtà. ***


Il signor Phino e la signora Habia rimasero silenti nel percepire la preoccupazione del fidanzato della figlia, sapendo bene che, prima o poi, quel momento sarebbe arrivato. Phino non era uno che amava rimanere inerme dinanzi a situazioni delicate, proprio come quella che si era creata nella stanza, intimando la propria figlia a spostare quel discorso in un'altra stanza: “Credo che dovreste andare a parlare in camera”. Taunus, dinanzi a tale richiesta del suocero, fece un cenno taciturno per convincere la sua ragazza a continuare quel discorso in intimità, venendo subito inteso da ella. Mentre i due si dirigevano con preoccupazione nella designata camera, Farx rimase dissestato dalla situazione creatasi in quell'istante. “Volete dirmi che Taunus diventerà un difensore?” chiese, ancora incredulo, ai suoi occupati genitori, continuando: “Ma lo manderanno a morire in quello stretto!”. Phino non proferì parola, non capendo bene come una mente intelligente come quella del suo primogenito potesse ancora avere dubbi sulla veridicità di quel fatto: “Prima o poi sarebbe arrivato. E' già la terza volta che arriva tra coloro che potrebbero essere selezionati, dubito che questa volta possa scamparla.” ammise il padre, riferendosi al figlio, con un tono ormai consapevole che non avrebbe avuto un'altra possibilità per scamparla. Tutti, purtroppo, sapevano quanto Farx e Taunus fossero amici, il loro legame era simile a quello di due fratelli. I due avevano trascorso l'infanzia insieme e creavano un ottimo duo dal momento che uno era bassino ed intelligente e l'altro era alto, magro e forzuto; un'accoppiata che vinceva in ogni ambito possibile. Sentire che la persona con cui aveva condiviso una parte della sua vita stava per andare via, impensierì il giovane, essendo anche a conoscenza di non poterlo impedire. I pensieri di Farx continuavano a girare come un tornado che assorbiva tutto quel che incontrava davanti, mentre quelli di Aurel erano ancora in mezzo ad una confusione, forse dovuta alla lenta accettazione di quella notizia, forse dovuta ad una seria difficoltà di comprensione; infatti i due innamorati erano nella stanza dove lei dormiva, parlando faccia a faccia e affrontando con chiarezza la situazione. “Come sarebbe a dire che diventerai un difensore?” chiese sconcertata Aurel, ricevendo una presta risposta dal suo innamorato: “Si, non possiamo prenderci in giro. So bene che questa volta verrò scelto e non ho dubbi a riguardo.” proferì Taunus, certo di quello che usciva dalla sua bocca, conscio anche della sua mente. Aurel ancora era incredula e non poteva credere a tutto ciò, il suo ragazzo sarebbe morto nel giro di poco tempo e non avrebbe avuto l'occasione di godersi gli ultimi momenti con lui. Tutto questo ammasso di emozioni ricaddero sulla fanciulla, la quale, presa da un momento di debolezza, si sedette sul letto dove usava riposare, poggiando una mano dinanzi la sua bocca e iniziando ad avere la vista sempre più sfocata. “Calma, amore, non è di certo la fine.” disse Taunus quando vide la sua amata in lacrime, conoscendo bene la sua reazione e avendola già anticipata. “Non è detto che muoia! D'altronde, penso che dopo 10 cambi di difensori, abbiamo aumentato la difesa e credo che abbiano anche attuato una strategia! Non sappiamo cosa stia accadendo nello stretto di Ubon, ma sono sicuro che possa cavarmela.” rassicurò il ragazzo, cercando di convincere se stesso che non avrebbe fatto la stessa fine dei poveri malcapitati, anche se era più che probabile che il suo corpo sarebbe stato, in qualche modo, disintegrato da quel che quel posto misterioso nascondeva. “IMPOSSIBILE!” urlò Aurel, tentando di trattenere le sue lacrime, ma iniziando a piangere come una fontana, accompagnata da indesiderati singhiozzi e presentandosi con una scena di disperazione agli occhi del suo povero amore. I tre membri della famiglia, ancora in sosta nella cucina dell'abitazione, udirono l'urlo disperato della ragazza, rimanendo immobili sulle loro sedie e proseguendo nelle loro attività di quotidianità, attendendo la fine di quella discussione. “Non ti rivedrò mai più,amore!” continuò Aurel in un pianto disperato e lasciando che tutto quel che aveva nello stomaco uscisse, doveva sfogarsi, far capire a colui che aveva sempre amato come ci si sentiva. “Adesso basta! Affronteremo questa situazione da gente responsabile! Non ci faremo prendere dal panico!” affermò con un tono ben distinto Taurus, chiudendo gli occhi, gli si poteva scorgere un'espressione di rammarico sul volto, sapendo bene che non era tutto così semplice, ma volendo del tutto tranquillizzare la ragazza in lacrime. “E se anche dovessi morire?!” si voltò guardando la ragazza, divenendo più serio che mai e trasformando in qualcosa di positivo quella conversazione ormai dall'esito negativo. “Morirei proteggendo te, la tua famiglia e anche la mia. Salverei il pianeta da una sconfitta certa. Se prenderò il nome di difensore, significa che avrò un compito da portare a termine e non mi perderò d'animo nel farlo. So che è difficile accettarlo, non pretendo che tu possa farlo, ma almeno sarai consapevole che il tuo ragazzo morirà per difendere tutti quelli a cui tieni!” riferì con una voce più acuta, ma molto più rancorosa. Taunus non aveva in mente di essere un difensore, ma il destino voleva questo per lui e non poteva sottrarsi in alcun modo, decidendo di accettare la situazione in quella maniera e convincendosi che sarebbe andata bene. Le sue mani si chiusero in un pugno tremolante, mostrando alla ragazza tutta l'enfasi che stava mettendo in quel momento e dimostrandole che, con i nervi saldi, avrebbe potuto incitare persino i suoi nemici a cedere. Le lacrime della ragazza non cessarono, ma diminuirono, lasciando che quel fiume di acqua salata scorresse lungo il suo dolce e innocuo viso. Taunus allungò il braccio verso il volto, ormai impoverito dalle lacrime, aprendo il palmo della sua mano tremolante e poggiandoglielo sulla sua morbida e vellutata guancia. I loro sguardi s'incontrarono, i loro occhi dai colori contrastanti divennero un tutt'uno e la sicurezza che riusciva a trasmettergli, non avrebbe lasciato penetrare la paura e la preoccupazione. Aurel deglutì lentamente, continuando a guardare la sua metà e avvicinando il suo viso ad essa, incontrandosi in un caldo e appassionato bacio. Le loro labbra iniziarono a scambiarsi quel contatto, che ben presto venne legato dalla saliva che, le loro lingue, mescolavano, ma fermandosi al punto giusto, proprio prima che la tentazione aumentasse. “Ora o mai più.” pronunciò Taurus, concedendosi alla loro ultima volta avvolti dalla passione. Aurel si fece convincere da quelle semplici e schiette parole, concedendo il suo corpo al suo amato e iniziando a privarsi dei loro indumenti, ormai con un animo deliberato da quel che stava accadendo. Taunurs, però, non era l'unico consapevole di quel che il suo destino aveva premeditato per lui, vi era un'altra terrestre, nel Giga Corona, che ormai aveva deciso di accettare la realtà dei fatti. In un vicolo cieco, adiacente ad una delle discariche di vecchi rottami metallici, ferrosi e di ogni genere scartato dall'industria del pianeta; avvolto dal buio, un godasariano indietreggiava, strisciando con la schiena rivolta verso il manto stradale, e il viso leggermente in rialzo, dipinto da un'espressione di puro spavento, terrorizzato da qualcosa che aveva proprio di fronte e dal quale cercava di fuggire. “Ti prego, non farmi nulla! Non era mia intenzione!” disperò la creatura, provando a ricevere la pietà dalla persona che sembrava volergli fare del male. A quella disperata richiesta, una voce femminile rispose con sicurezza e determinazione, lasciando ben intendere che non ci sarebbe stato perdono a colui che aveva commesso un atto impuro. “Mi dispiace, ma ti ho scovato. E' troppo facile chiedere perdono quando ormai si è rovinata la vita di altra gente.” dichiarò questa figura femminile, coperta in testa da un borsalino color beige, caratterizzato da una striscia di tessuto nera; un sobrio impermeabile accompagnato da una giacca a doppio petto dello stesso colore del copricapo, una camicia bianca senza bottoncini al colletto e una cravatta stretta in tinta unita. Chiunque vivesse nel distretto che faceva da confine tra Giga Corona e Vecchia Corona conosceva la persona che indossava quello specifico capo, chiunque avesse commesso un'illazione nella propria vita poteva conoscerla, era lei, la “Detective Meghan”, l'unica che giustiziava colui che era stato identificato, con certezza, come colpevole. “Sei pronto a redimerti una volta dissanguato?” chiese con voce minacciosa la figura, facendo spuntare un coltellino dalla sua tasca inferiore dell'impermeabile, usando anche dei guanti in lattice per proteggere le sue mani.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3883782