Revolving asters - Melting masks

di Harira
(/viewuser.php?uid=56036)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sleeping beat ***
Capitolo 2: *** Loved Ilness ***
Capitolo 3: *** Sessshomaru-sama and the sleeping beauty ***
Capitolo 4: *** Tears of flower ***
Capitolo 5: *** Woke up this morning and... OMG! ***
Capitolo 6: *** I maschi... ***
Capitolo 7: *** Togeter we stand ***
Capitolo 8: *** Trumpet of Life ***
Capitolo 9: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Sleeping beat ***


La necessità di essere sempre fedele ad un codice di comportamento autoimposto rendeva Sesshomaru nervoso e intrattabile.
Possibile che fosse arrivato al punto di sottostare forzatamente a regole che lui stesso si era dato? Era possibile arrivare ad un simile grado di inettitudine? Sicuramente alcuni lo avrebbero definito incredibilmente maturo e responsabile per essersi dato delle regole quando di fatto nessuno era abbastanza forte o significativo per potergliele imporre, tuttavia Sesshomaru sentiva che quelle erano solo sciocchezze e che la verità era una soltanto: solo uno scemo può illudersi di fare la cosa giusta mentre si incatena con le proprie mani.
E lui, incredibilmente, era stato quello scemo.
Aveva creduto, sin da piccolo, che cose come la forza fisica, l'intelligenza, la razza, le capacità fossero determinanti nello stabilire il ruolo di una persona.
Per questo, per diventare il guerriero più potente del mondo, più potente persino di suo padre, aveva fatto di tutto e di più per essere il più forte, il più abile, il più astuto ed il più distaccato, cosicchè nessuna debolezza lo avrebbe trascinato verso l'inettitudine nella quale aveva visto il proprio fratellastro navigare sin dalla nascita.
Non sarebbe mai stato come Inuyasha. Mai.
E nemmeno mai come suo padre che era stato sì forte e intelligente, ma debole. Aveva lasciato che un sentimento come l'amore, per di più l'amore per una sciocca umana , lo intrappolasse, lo legasse e gli impedisse di essere solo e soltanto il guerriero invicibile e libero che avrebbe potuto essere.
Questi erano stati i pensieri di Sesshomaru da quando era stato in grado di pensare al momento in cui, per la prima volta, si era reso conto che, contrariamente a tutti i suoi piani, una persona si era affezzionata a lui.

Semplice no? Essere intrattabile con tutti, altero e insondabile. Gli era riuscito perfettamente bene per tutti quegli anni, e per tutto quel tempo era riuscito a preservarsi nella sua solitudine.
Certo, c'era Jaken a seguirlo, ma Jaken era per lui l'incrocio tra un servo e un cane, che senso aveva occuparsene? Jaken era il suo servo, perciò era logico che si dimostrasse fedele ed umile nei suoi confronti, desideroso di compiacerlo e leccapiedi. La loro non si poteva definire una relazione, di nessun genere.
Era tutto ridotto a Sesshomaru che dava ordini, Jaken che tentava di eseguirli entro i limiti delle sue capacità.
Se Jaken fosse morto, Sesshomaru si sarebbe forse dispiaciuto?
Avrebbe, Sesshomaru-sama, versato una lacrima anche solo metaforica per il suo servo defunto?
Il glaciale signore non ne era affatto convinto. Probabilmente, non si sarebbe dispiaciuto per la morte di quel servo, fedele sì, ma nulla di più.
Sesshomaru non aveva bisogno di amici, lui si bastava. Dopotutto, chiunque non fosse stato lui stesso avrebbe potuto tradirlo, no? Ma come può un uomo, anzi, un demone come lui, eccelso per intelligenza, grazia, bellezza e potenza, arrivare a commettere una stupidaggine di proporzioni epiche come tradire sè stesso?
Di certo, non sarebbe mai accaduto.

Perciò, nessuna falla nel piano perfetto per il raggiungimento dei suoi scopi. Certo, c'era stata quella piccola pecca nella distribuzioni dell'eredità paterna, una quisquiglia che lo aveva privato della Zanna che lo avrebbe reso giusto erede della potenza paterna, ma Sesshomaru non era il genere di persona che si lascia sconfiggere da un simile qui pro quo.
Non era forse sempre stato potente anche senza quella spada? Non aveva forse ottenuto Tokijin, la Zanna che aveva spezzato quella di suo padre, confermando, se ce ne fosse stato bisogno, che l'allievo aveva superato ampiamente il maestro.
Infondo, aveva riflettuto Sesshomaru, di spade che portano devastazione ce ne sono a milioni, ed a milioni ne verrano forgiate. Ma quanti possono vantare il possesso di una Zanna che ridona la vita anzichè toglierla? Di certo, la rarità di quell'oggetto, valeva il sacrificio fatto per ottenerlo.

Facendo questo bilancio del suo passato, Sesshomaru si passò una mano nei capelli argentati e osservò le figure addormentate a pochi metri da lui, pallide sotto la luce fioca della luna.
Certo il suo piano era stato perfetto fino al momento in cui l'aveva incontrata.
Da quel momento in poi, qualcosa si era fatto strada lentamente all'interno della sua integra persona, qualcosa di stranamente tiepido, quasi irradiante un piacevole tepore.
Era colpa di quel qualcosa se si trovava in quel grosso guaio, ne era certo. Colpa di quel qualcosa se si era pentito, per la prima volta in vita sua, delle sue scelte e se non sopportava più le regole che si era imposto.
Il muro di ghiaccio che separava il rigido cuore del principe dal resto del mondo non si era sciolto, no, resisteva ad ogni colpo.
Ma una manina, piccola, tiepida, gentile, appoggiandosi ad esso lo aveva lentamente ammorbidito ed i raggi di un pallido sole ora in qualche modo trapelavano fino all'animo assopito della creatura spaventandolo.
Possibile che il suo cuore, dopo centinaia d'anni di silenzio, avesse improvvisamente fatto sentire chiaramente l'eco di un battito?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Loved Ilness ***


Appena il sole posò delicatamente il primo raggio sulle palpebre chiuse della bimba, Rin si svegliò deliziata dall’inizio di una nuova giornata assieme al suo Signor Sesshomaru. Jaken stava già brontolando qualcosa di inutile e lei gli sorrise tutta contenta.
Sesshomaru era come di consueto già in piedi, elegante nella sua posa solitaria, stabile e rassicurante per lei come una casa costruita sopra un solido terreno.
-Signor Sesshomaru, dove andiamo oggi?- domandò avvicinandosi al suo eroe.
Sesshomaru la guardò dall’alto delle sue guance perlacee.
-Hai fame, Rin?- domandò, senza darle nessuna risposta alla domanda che lei gli aveva posto.
-Il pancino di Rin brontola un pochino- confermò la bambina tenedosi le mani sulla pancia.
-Jaken, vai a prenderle da mangiare- ordinò Sesshomaru senza neppure rivolgere uno sguardo al suo servo.
Jaken sgranò gli enormi occhi vitrei.
-Ma... ma Signor Sesshomaru... Rin non dovrebbe andare da sola a prendere da mangiare?- si azzardò a dire.
Per tutta risposta, il grande demone lo ignorò.
-Padron Sesshomaru, Rin non si sente tanto bene- mormorò la bambina strattonando appena il vestito del suo signore.
Prima che Sesshomaru potesse voltarsi a controllare, la bimba era stesa a terra, priva di sensi.

-Povera piccina, ha la febbre alta- commentò Kagome estraendo con attenzione il termometro dalla bocca di Rin.
Sesshomaru la fissò con crescente irritazione. Non si sarebbe potuto dire con certezza se fosse preoccupato per la malattia di Rin, che lo aveva colto così alla sprovvista, oppure se fosse arrabbiato con Kagome per averle dato voce, rendendola così in qualche modo più reale.
Sango si affiancò all’amica.
-Kagome-chan, non puoi guarirla con le tue medicine del futuro?- domandò condividendo la preoccupazione dell’altra.
-Sì, ma ha comunque bisogno di riposare e stare al caldo. Non so quale tipo di vita conduca, ma è decisamente troppo per lei. Guarda quanto è mingherlina, ma le dai almeno da mangiare?- protestò un’agguerrita Kagome rivolgendosi a sorpresa verso Sesshomaru.
Il demone la fissò altezzosamente irritato, con un’espressione che diceva allo stesso tempo che lui non doveva certo giustificarsi con lei e, inoltre, che se avesse osato rivolgergli di nuovo una domanda con quel tono l’avrebbe fatta a pezzettini.
Inuyasha e Jaken, seduti in un angolo, sbuffarono in stereofonia.
-Possibile che dobbiamo sempre fermarci per quella sciocca mocciosa!- protestò Jaken irritatissimo perchè il suo padrone aveva totalmente distolto la sua attenzione da lui.
Inuyasha, dal canto suo, non sopportava niente di quella situazione, a cominciare dalla presenza di suo fratello, per finire con il ritardo nella ricerca di Naraku e dei frammenti, passando ovviamente per il fatto che Sesshomaru e Kagome fossero a meno di dieci centimetri l’uno dall’altra.
Non che ci fossero rischi concreti, giusto? Giusto?
-Secondo me basteranno le tue medicine, Kagome- si affrettò a commentare prima che la situazione gli sfuggisse di mano.
-Inuyasha, accendi un fuoco per favore- replicò la ragazza tutta indaffarata a cercare nello zaino qualcosa per tenere Rin al caldo, nutrirla e guarirla.
Sesshomaru pugnalò il fratello con lo sguardo e Inuyasha ringhiò. Possibile che lo trattasse pure come un servo? Non se lo poteva accendere da sola quel benedetto fuoco?
-Inuyasha, accendi il fuoco- ripetè Sesshomaru fissandolo con odio.
-Accenditelo da solo- replicò Inuyasha rovistando tuttavia anche lui nelle cose di Kagome per tirare fuori quello strano aggeggio noto come “accendino”.
Sesshomaru fissò Kagome come ordinandole silenziosamente di guarire Rin.
-E’ inutile che mi guardi così!- replicò la ragazza dimenticando con chi stava parlando in favore del senso pratico necessario al momento –E’ colpa della tua negligenza se lei si è ammalata!-. Sesshomaru si sentì messo al tappeto. Avrebbe voluto replicare, ma dopotutto la vita di Rin era nelle mani di quella spocchiosa umana, non poteva rischiare di indispettirla.
Sconfitto dagli eventi, il principe dei demoni si limitò a guardarla con astio e si rititò in un angolo, con dignitoso silenzio.
Finalmente, il fuoco era acceso e Inuyasha lo fece sapere a tutti sbuffando per l’ennesima volta.
Kagome mise velocemente a scaldare un pentolino e fissò il mezzo demone con rimprovero.
-Non si tratta di un capriccio, quella bambina sta veramente male- sussurrò in direzione delle orecchie canine dell’hanyou.
-Come ti pare- replicò lui andandosi a mettere, suo malgrado, vicino a Sesshomaru.
Miroku li indicò con un sorrisetto sulle labbra.
-Quei due non ci sanno proprio fare con le donne, eh Shippo?-
-Sono senza speranza- commentò la piccola volpe voltandosi a guardare Rin, ancora stesa a terra senza sensi.

____________________________________________________________
So che questo capitolo è corto, ma sto ancora lavorando su questa situazione, prometto di svilupparla meglio e presto.
Nel frattempo ringrazio tutte quante per letture e recensioni, spero di non avervi deluso con questa piccola evoluzione delle cose e che non vi deluderà qualunque cosa mi inventerò in futuro.
Colgo inoltre l'occasione per ricordare che ovviamente questi magnifici personaggi non sono mieie (sigh) ma della fantastica Rumiko-sama!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sessshomaru-sama and the sleeping beauty ***


Scesa la sera, la situazione di Rin era lievemente migliorata. Per lo meno aveva ripreso i sensi, la febbre era scesa un pochino e Kagome, improvvisatasi mammina infermiera, era riuscita a farla mangiare.
Sango aveva affiancato l’amica nelle cure alla bambina, in balia di un istinto materno che non sapeva di aver mai posseduto e che ora invece la stava totalmente avvolgendo, come un involtino primavera, nella volontà di prendersi massima cura di quella piccola e di avere un giorno figli suoi di cui occuparsi per giornate intere.
Miroku, al contrario, si era tenuto ben a distanza dall’angolo in cui le donne si stavano occupando di Rin, adducendo a scuse quali la necessità di controllare che non vi fossero demoni in giro (a parte ovviamente quelli “addetti ai lavori”, ovvero Inuyasha, Sesshomaru, Shippo e Jaken) e si era portato dietro pure Shippo, infastidito che una bambina avesse preso il suo posto nelle attenzioni di Sango e Kagome.

Diverso era in mervosismo di Sesshomaru. Era vero, la bambina si era ripresa un pochino, cosa che gli aveva sicuramente permesso di tirare un sospiro di sollievo. Tuttavia non era ancora guarita, no? E Kagome, quella sciocca ragazzina umana, non faceva che rimproverargli il modo in cui aveva trattato Rin fino a quel momento.
Inizialmente, Sesshomaru aveva risolto la questione dicendosi che come gestiva la sua vita e quella di chi era con lui non erano certo affati di quell’umana, e che avrebbe fatto meglio a starsene la sua posto. Tuttavia, quando quell’inutile umana era riuscita a far sentire meglio Rin, Sesshomaru si era sentito costretto a rivalutare la sua posizione in merito a quella questione e ne era rimasto incredibilmente colpito.
Rin era solo una bambina! Anzi, la sua bambina! Come aveva potuto essere così cieco di fronte al fatto che, mentre lui era un grande demone, lei era solo un cucciolo umano?
Mentre era impegnato in questo esame di coscienza, Inuyasha, a qualche metro da lui, sbuffò per quella che avrebbe potuto essere la duecentesima volta.
-Piantala Inuyasha- lo lapidò il fratello maggiore con astio.
-Piantala tu! Sei venuto a cercarmi, no? Adesso ti sorbisci quello che hai tanto cercato!- protestò Inuyasha sempre più irritato dalla presenza di suo fratello.
-Non sono venuto a cercare te, ma la tua femmina umana. Sapevo che lei avrebbe avuto le medicine per curare Rin. In ogni caso, se anche fossi in fin di vita, mai verrei a cercare te, smettila di illuderti di essere rilevante nella mia vita.-
-Se proprio vuoi saperlo senza di me quella femm... insomma, Kagome non sarebbe mai venuta qui, nell’Era Sengoku, e non sapresti dove trovarla se non fosse per me, anzi, non sarebbe nemmeno ancora viva, senza di me-
-Ti faccio notare che anche tu non saresti ancora vivo se non fosse per lei- replicò Sesshomaru aspramente, mimando la forma di una freccia con le dita.
Inuyasha sbuffò ancora e si richiuse in sè stesso, senza sapere come replicare.
Il fratello maggiore, a sua volta, ritornò ai propri pensieri.

-Il Signor Sesshomaru sta bene?- domandò Rin bevendo un sorso del thè che Kagome le aveva preparato.
-Ma certo piccolina, è solo molto preoccupato per te- rispose la ningen dolcemente.
Gli occhi di Rin brillarono di gioia.
Kagome avrebbe voluti farsi gli affari propri, davvero, ma era talmente curiosa di sapere come fosse successo che una bambina umana avesse incominciato a vivere con Sesshomaru e come fosse stato possibile che lui si preoccupasse per lei, che non seppe affatto trattenersi.
-Piccola, ti chiami Rin, giusto?- domandò.
La bambina annuì con un debole sorriso.
-Ecco, Rin, come hai conosciuto il Signor Sesshomaru?-
-Io ero morta e Sesshomaru-sama mi ha fatta ritornare in vita-
Kagome, esterrefatta, si voltò a fissare Sesshomaru, quindi guardò di nuovo Rin.
-Capisco, è una bella storia, a parte quando sei morta, ovviamente-
Rin le sorrise.
-Sesshomaru-sama è il padrone più buono del mondo. Lui e Jaken permettono che io li segua sempre anche se non sono forte come loro e sono solo una bambina- aggiunse, estasiata.
Kagome le sorrise.
-Sono sicura che Sesshomaru è... molto... che Sesshomaru è... autoritario- commentò, senza sapere che altro dire di positivo sul demone, sempre che l’essere autoritario, specie riguardo a Sesshomaru, potesse considerarsi una cosa positiva.
-Il Signor Sesshomaru lascia sempre che Rin lo segue e questo rende Rin tanto felice- ci tenne a precisare la bambina, tentando di alzarsi per andare dal suo signore.
Kagome, sorpresa che si potesse essere tanto devoti ad un uomo così gelido, la lasciò fare, si limitò a non perderla di vista, pronta ad intervenire se la febbre si fosse alzata di nuovo.

Rin, tutta contenta di potersi muovere di nuovo, fece una corsetta fino a raggiungere Sesshomaru che, sentendola arrivare, si voltò stupefatto in quella direzione.
-Rin, sei sicura di stare bene?- domandò, un po’ in imbarazzo.
Per tutta risposta, la bambina gli si buttò addosso afferrando con quanta forza aveva la stoffa dell’ampio vestito del demone.
-Adesso sto bene, sono contenta che il Signor Sesshomaru non si sia ammalato- commentò affondando il viso nel tessuto.
Sesshomaru, intenerito, si chinò per fissarla negli occhi.
-Non devi preoccuparti di questo, io sono un demone, non posso ammalarmi.- le disse, senza sapere bene nemmeno lui con che tono gli fosse uscita quella frase.
La piccola Rin, per tutta risposta, fece un saltello di gioia, che si rivelò essere troppo per le sue ancora precarie condizioni, quindi impallidì totalmente e Sesshomaru, preoccupato che la bibma svenisse ancora una volta, la soresse con la mano, regalandole un sorrisino tiratissimo.
-E’ ora di dormire, Rin. Vai a prendere la medicina dalla ragazza e poi riposati.-
Rin sorrise e tornò da Kagome per prendere lo sciroppo e ringraziarla delle sue cure.
Quindi, a sorpresa, ritornò da Sesshomaru, che nel frattempo si era seduto a terra, appoggiando la schiena contro il tronco di un albero, e si mise a dormire proprio sopra alle sue lunghe gambe, facendolo, per un istante, arrossire.
Inuyasha ed il fratello si scambiarono uno sguardo indecifrabile, mentre, con dolcezza, Sesshomaru incominciava ad accarezzare piano il capo della bimba.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Tears of flower ***


La mattina seguente, Sesshomaru si svegliò con la spiacevole sensazione di essersi lasciato un po’ troppo andare, di aver fatto un po’ troppo il sentimentale.
Effettivamente lui, un demone, non aveva mai dovuto sopportare malattie di nessun genere, per cui si poteva anche perdonare per essersi preoccupato tanto per Rin; tuttavia, aveva la netta impressione che quella cosa chiamata febbre non fosse poi così grave, e che non ci fosse alcun bisogno di chiamare in causa la femmina di suo fratello, per non parlare poi del fatto che aveva permesso alla bambina di dormre sulle sue gambe, per di più accarezzandole la testa.
Insomma, quel mattino Sesshomaru si sentiva meno espansivo che mai e più deciso di quanto non fosse mai stato a dimostrare al mondo quanto fosse glaciale e facile all’omicidio, tanto per smentire quell’apparente debolezza che era stato così sciocco da mostrare di fronte al suo fratello mezzosangue.
Per sua fortuna, Rin sembrava completamente ristabilita, come se non fosse mai stata male, e di certo era ritornata al suo normale contengo, perchè si limitò a salutarlo con un “buongiorno” evitando accuratamente di fare menzione alcuna al fatto di aver dormito addosso al suo signore.
Kagome, al contrario, lo fissava con una nuova, fastidiosissima espressione di compiacimento, come se un sospetto che lei nutriva da molto tempo si fosse finalmente confermato.
Non sarà, pensò Sesshomaru, io lo impedirò.
-Che hai da guardare, umana?- domandò sprezzante ad una sognante Kagome.
-Niente, riflettevo- replicò lei semplicemente con un sorriso complice che a Sesshomaru non piaque per nulla.
-Rifletti su ciò che ti riguarda, se poprio non puoi fare a meno di tenere in moto il tuo cervello limitato- la lapidò il demone con astio.
Con grande sorpresa e disappunto dello youkai, Kagome si limtò a fare spallucce.
-Potrei pensare a qualunque cosa senza che tu lo sappia, non puoi leggere del pensiero-
Sesshomaru era indeciso: provava più fastidio perchè quella piccola, sudicia, inutile umana osava dargli tutta quella confidenza oppure perchè aveva detto un’insostenibile verità? Certo, lui era un demone potente, per non parlare della sua intelligenza e del suo carisma, tuttavia non poteva impedire che quella piccola ningen si impicciasse degli affari suoi, a meno che non l’avesse uccisa.
Quella mattina, Sesshomaru non avrebbe potuto provare maggior piacere di quello che avrebbe sentito uccidendo Kagome, ma non gli andava affatto di litigare ancora con quel mentecatto del fratellastro e, inoltre, si sentiva fastidiosamente in debito con lei. Dopotutto, quella sciocca ragazzina aveva guarito Rin e, qualunque fosse l’effettiva gravità della malattia che la bimba aveva contratto, un vero demone come lui non poteva certo lasciar correre.
Riflettuto su questo ed infastidito per questa disgustosa situazione, Sesshomaru voltò le spalle a Kagome e si incamminò nel folto della foresta, seguito a ruota da Rin e Jaken.



-Sesshomaru-sama!-
-Si?-
-Rin è triste-
Sesshomaru si voltò a fissare la bambina. Rin, con grossi lacrimoni agli occhi scuri, lo seguiva aggrappata alla sua veste. Perchè non si era accorto che la piccola stava piangendo? Si stava chiedendo se era già diventato più potente di suo padre.
-Perchè?- domandò semplicemente, ragionando in fretta su come risolvere quel problema.
Da qualche parte più indietro, Jaken sbuffò.
-Rin ha fame, Rin è triste, Rin è stanca! Non dovrebbe infastidire Padron Sesshomaru con queste lagne!- protestò apparentemente senza nessun preciso destinatario di quel messaggio.
Sesshomaru lo lacerò con lo sguardo.
Che Rin fosse triste perchè Jaken la trattava così? Dopotutto era solo una bambina...
-Jaken ti disturba?- domandò, chinandosi all’altezza degli occhi della piccola.
Rin scosse la testa.
-Jaken-sama è molto buono con me. Ma Rin è triste per i suoi genitori.-
Sesshomaru non seppe cosa dirle. Si era aspettato che prima o poi Rin avrebbe parlato dei suoi genitori, che evidentemente dovevano essere morti prima che lui la trovasse, altrimenti lei non lo avrebbe seguito tanto facilmente. Tuttavia cosa poteva dire per tirarla su di morale? Lui era un demone, non un babysitter. Di sicuro non sapeva come comportarsi con una bambina, la prova era che la trattava come se fosse uno strano incrocio tra un cane ed un qualche essere non meglio identificato ma comunque autosufficiente, con il quale non c’era bisogno nè di parlare nè di entrare in alcun contatto.
Questa, almeno, era la linea di condotta che il demone aveva scelto, dalla quale si discostava sempre più spesso per regalare a Rin, ma soprattutto a sè stesso, qualche piccolo momento di riposo da quel finto gioco di ruolo.
Sesshomaru oramai era giunto a riconoscerlo. Inizialmente si era detto che ogni tanto doveva pur darle ascolto, perchè era piccola e fragile e aveva bisogno anche di sentire che a qualcuno importasse la sua esistenza. Andando avanti, tuttavia, si era accorto che era lui ad aver bisogno di parlare con Rin. Anche di cose semplici, stupide, anche solo dirle di andarsi a prendere da mangiare.
Sesshomaru scosse impercettibilmente il capo, come per rimescolare le idee.
-Jaken, vai a prendere da mangiare. E non voglio vederti tornare con la solita brodaglia, vedi di trovare qualcosa di decente per il pranzo, altrimenti rimpiangerai di essere nato. Sono stato chiaro?-
-Ma... Padron Sesshomaru forse Rin...-
Sesshomaru si alzò in piedi.
-Hai sentito il mio ordine, Jaken. Non costringermi a ripetermi, Jaken.- sillabò con un incendio negli occhi.
Il povero Jaken, terrorizzato a morte, scappò in mezzo agli alberi alla ricerca di un pasto, lasciando il suo padrone e Rin soli, per qualche ora, del tutto soli.



Al suo ritorno, Jaken tremava per il timore di quello che Sesshomaru gli avrebbe fatto se solo gli fosse sembrato che qualcosa in quello che aveva portato non fosse perfetto, tuttavia il suo signore non badò minimamente al bottino del servo e lo liquidò con un “io e Rin abbiamo già mangiato”.
Sembrava tuttavia di ottimo umore, mentre Jaken si sarebbe aspettato di essere ucciso all’istante per averci messo tanto tempo che il suo padrone aveva deciso di mangiare da solo, procurandosi il cibo con le sue stesse nobili mani. Anche Rin sembrava contenta, come se non avesse più nessun ricordo di una vita che non fosse starsene assieme a Sesshomaru.
Jaken era sicuro che la bambina non poteva aver dimenticato i genitori morti, ma se non ne fosse stato così certo, avrebbe dubitato seriamente che fosse accaduto proprio quel fatto.
Rin sembrava completamente rinata. Camminava al fianco di Sesshomaru, si fermava a raccogliere fiori e il demone l’aspettava pazientemente. I fiori, è ovvio, erano immancabilmente un dono per lui, e Sesshomaru li accoglieva ringraziandola e facendo un laconico commento sulla loro bellezza, anche se erano soltanto grezzi fiori di campo, nulla che si sarebbe detto potesse essere di buon gusto per il raffinato parere del demone.
Jaken notò che, qualunque cosa facesse, Rin non mancava di sfiorarsi continuamente la guancia con la punta delle dita, come se sopra vi fosse appoggiato qualcosa che la bambina non voleva abbandonare.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Woke up this morning and... OMG! ***


Sesshomaru trovava che dormire, la notte, fosse quanto di più faticoso si potesse fare nella vita.
In quanto grande demone, ovviamente, il sonno era per lui nulla di quello che è per noi umani. Si trattava piuttosto di un’attività ricreativa, qualcosa che andava fatto ogni tanto, ma nemmeno troppo spesso. In pratica, se anche non avesse dormito per tre notti di seguito, i suoi sensi non ne sarebbero stati indeboliti e la sua mente sarebbe rimasta lucida e fredda, perfetta come lui la conosceva da oramai 450 anni di fedele compagnia.
Tuttavia, dormire aveva i suoi lati positivi. Quando il demone riusciva ad assopirsi poteva perdersi nell’ammirazione dei suoi stessi sogni, talmente grandi e coinvolgenti che a mente lucida non li avrebbe mai potuti costruire con tale abilità come quando si lasciava andare ad un sonno ristoratore. Spesso, le idee più brillanti gli erano venute in sogno, cosa che lo rendeva particolarmente fiero di quella sua attività e propenso ad esercitarla con una certa regolarità, nonostante, come detto, non ne avesse un bisogno così ingente.
Ovviamente, da quando Rin era al suo seguito non poteva permettersi di passare anche una settimana intera a camminare senza fermarsi un istante. Quei ritmi non si addicevano ad un bambina, per di più umana. Rin aveva bisogno di tre pasti al giorno e di dormire ogni notte almeno otto ore, per poter tenere il passo di Sesshomaru durante il resto della giornata. Inizialmente il demone si era completamente disinteressato a questa necessità ed aveva deciso di andare avanti per la sua strada; se Rin avesse avuto sonno avrebbe potuto dormire sulla schiena di Ah-Un. Nonostante questi inziali propositi, il cuore rigido di Sesshomaru aveva lentamente ceduto allo scorrere intenso degli sguardi incantati di Rin, come una pietra viene levigata inevitabilmente dall’acqua se questa viene lasciata scorrere sopra ad essa incessantemente per molto tempo.
Non era passato così tanto tempo, eppure Sesshomaru si era intenerito, non si poteva più nascondere, neppure a Jaken, che di solito era noto per essere, di tutti, quello che capiva di meno il suo padrone.
Anche quella notte, per cui, quando il sole oramai era calato dietro al crinale dei monti da qualche ora, Sesshomaru si fermò ben volentieri in una piccola radura protetta dal folto degli alberi e dichiarò semplicemente che avrebbero passato la notte in quel luogo. Jaken prese subito l’iniziativa di andare a cercare un ruscello o un fiume in cui potersi fare un bagno e Sesshomaru si ritrovò a stupirsi che al suo servo potesse interessare qualcosa come l’igene personale. Poi, però, si disse che Jaken doveva essere un mezzo rospo, e quindi forse la sua intenzione non era così salutare come lui aveva supposto.
Rin, già piuttosto stanca, sbadigliò rumorosamente e si accucciò accanto ad Ah-Un osservando il suo signore, come sempre, con i suoi profondi occhi scuri.
-Tutto bene?- le domandò Sesshomaru, scoprendosi impacciato nel farle quella semplice domanda.
-Rin è felice- sussurrò la bimba –Perchè Sesshomaru-sama è con lei-.
Sesshomaru si rese conto che sarebbe stato carino se le avesse risposto a tono, dopotutto anche lui si sentiva felice di starle vicino, no?
-Anch’io sono contento- disse tutto d’un fiato, non credendo lui stesso di essere riuscito a dire qualcosa del genere.
Rin, evidentemente non notando quello strano colore che aveva tinto leggermente le guance del suo signore, sorrise semplicemente.
-Sesshomaru-sama sogna quando dorme?- domandò la bimba .
Il demone le si sedette accanto.
-Sempre- rispose a bassa voce. Non gli andava di disturbare quell’atmosfera tranquilla, e poi Rin doveva addormentarsi.
-Che cosa?-
-Tante cose-
-Rin sogna sempre Sesshomaru-sama!- si affrettò a far presente la bambina, sempre sorridendo.
Il demone le fece una piccola carezza sulla testa e le soffiò in viso la buonanotte, al che Rin si sentì con le carte in regola per addromentarsi, finalmente, e sognare di nuovo il suo signore.



La prima cosa di cui Rin si rese conto appena sveglia fu che qualcuno, e più precisamente delle zampette squamose la stavano scuotendo per le braccia.
-Rin! Rin svegliati! Un disastro! Un disastro, povero me!- gracchiava la voce da ranocchia di Jaken, tanto che la bimba spalancò gli occhi e lo fissò spaventatissima.
-Che succede, Jaken-sama?- domandò spaesata.
-Sesshomaru-sama è sparito!- strillò quello, palesemente in preda ad una crisi di nervi.
Emesso quel grido, Jaken stramazzò al suolo come un sacco di terra e, con tutta l’aria di uno sul procinto di entrare in coma, lasciò uscire una pessima striscia di bava dalla bocca.
Rin, atterrita, si guardò attorno. Ed effettivamente... di Sesshomaru, il suo Sesshomaru-sama, nessunissima traccia.
____________________________________________________________
Capitolo un po' corto, e' vero, ma mi piace tenervi sulle spine! (ovviamente a voi non frega nulla... quindi EPIC FAIL!)
Attenzione, piccola chicca finale: discussione tra me ed il mio ragazzo su che fine deve aver fatto Sesshomaru->

IO: c'è un problema: che plot twist ci inventiamo per la storia di Sesshomaru e Rin?
LUI: mmm
IO: non mi dire che rin viene rapita perchè vomito!
LUI: che la rapiscano è scontato... rapiscono Jaken no perchè nessuno lo calcola... per esclusione...
IO: rapiscono Sesshomaru? Siamo pazzi! Ok, ammettendo che lo rapiscano... chi lo rapisce? Naraku? E che vuole? Cambiare doppiatore? (sono fissata coi doppiatori dell’anime NdA)
LUI: sembra che l’abbiano rapito, ma in realtà è lui che si è allontanato per comprendere meglio i suoi sentimenti IO: che emo! A questo punto partirebe il crossover obbligatorio con la mia storia di Bleach, che tra l’altro è finita... non si può! E poi non me li vedo Sesshomaru ed Hinamori a pensare ai loro sentimenti assieme... brr!
LUI: Allora?
IO: Allora... a questo punto tanto vale dire che sembra che l’abbiamo rapito, in realtà si è allontanato per farsi gli affaracci suoi (è l’unico che se li fa a questo punto) ma poi ha incontraro Seph (Sephiroth di Final Fantasy VII NdA) e Shin (Shin Natsume di Tenjou Tenge NdA) che gli hanno detto qualcosa tipo: “Ehi, Sessh, andiamo a farci un puttan tour” per cui la storia ha preso pieghe inaspettate e cose che non si possono spiegare come!
LUI: Ok, approvato!
IO: Scemo xD
LUI: E se invece è un demone che rapisce lui perchè è innamorato di lei? O una che rapisce lui e lei perchè è innamorata di Jaken? O Seph (sempre Sephiroth NdA) durante un combattimento con Cloud (sempre FFVII NdA) ha mosso troppo la spada e tagliato l’altro braccio di Sesshomaru da un’altra dimensione (ricordiamo la lunghezza della spada...)?
IO: Che trip! xD
LUI: Ci sono! In realtà Sesshomaru ha un errore durante il pageload perchè non è stata settata la proprietà ispostback e va in crash il sistema? (si sta laureando in ing. Informatica NdA)

A questo punto la follia ha preso ancora di più il sopravvento, quindi tanto vale lasciar perdere. xD
Alla prossima per ulteriori follie... grazie per la lettura e spero che abbiate gradito questo mini capitoletto forse un po' troppo shojo xD

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I maschi... ***


Con Jaken ancora pesantemente sotto shock e Sesshomaru sparito chissà dove, Rin si vide costretta a prendere in mano le redini della faccenda.
Ma dove poteva essersene andato il suo Signore? Sesshomaru mai l’aveva lasciata sola, se non quando andava a combattere. Possibile che se ne fosse andato a combattere contro qualcuno senza dirle nulla?
Rin non riusciva a farsene una ragione. Il fatto che Sesshomaru si fosse allontanato da loro non era così paradossale, aveva comunque i suoi affari di cui occuparsi senza dover sempre badare a loro due, questo era sicuro. Tuttavia, perché non aveva detto nulla ed era sparito di notte come un ladro?
Più Rin ci pensava e meno era convinta che le cose fossero normali. Ci doveva essere qualcosa di strano, per forza, altrimenti avrebbe dovuto accettare l’idea che per Sesshomaru lei non fosse abbastanza importante anche solo per informarla del fatto che se n’era andato.
Fissò Jaken ancora steso a terra ed Ah-Un al suo fianco, tranquillo. Ora che Sesshomaru-sama se n’era andato avrebbe dovuto decidere lei per loro?
-Ah-Un- disse, ad un tratto –Dobbiamo andare in un posto, ti va di accompagnarci?-
Entrambe le teste del demone emisero un fischio che Rin sapeva essere di approvazione. Caricò Jaken sulla sella di Ah-Un e si issò a sua volta.
La piccola Rin, trattenendo a fatica le lacrime, si guardò attorno come per immortalare quello che forse sarebbe stato l’ultimo luogo in qui avrebbe avuto un ricordo di lei e Sesshomaru assieme, quindi mosse le redini ed Ah-Un si alzò in volo.

Quella mattina Inuyasha era di cattivissimo umore. Proprio dell’umore più nero possibile. Non bastava che Naraku avesse quasi tutti i frammenti della Sfera, non bastava che non si fosse ancora riusciti a capire come ammazzarlo, non bastava che lui fosse un mezzo demone e si stesse avvicinando la Luna Nuova. Tutto questo, evidentemente, non bastava affatto. Per cui ci si mettevano anche stupide questioni di cuore a rovinargli l’umore.
Nella fattispecie, quella mattina era apparso Koga, con la sua solita aria spavalda a fare la oramai arcisolita corte a Kagome. Possibile che Inuyasha se la prendesse ancora nonostante la ragazza era evidentemente innamorata di lui e non certo di Koga?
Inuyasha se la prendeva eccome. Ed ecco che il suo umore era stato completamente stravolto da quei dieci minuti di visita di Koga tanto che, a metà giornata, non si era ancora deciso a dire nulla che non fossero degli sbuffi.
Kagome cominciava anche un po’ a stancarsi di quella storia, ed era esattamente sul punto di fargli una bella ramanzina ma, prima che la prima parola potesse rotolarle fuori dalla bocca, avvistò in cielo qualcosa di grosso che si dirigeva verso di loro.
-Un demone!- esclamò Miroku indicando il corpo scuro che stonava nel cielo terso di quella mattina.
-Aspetta, Houshi-sama- fece Sango trattenendo il braccio di Miroku –Non sembra che ci sia pericolo-
Kagome si schermò gli occhi dal sole con la mano destra e fissò lo strano animale in cielo che, nel frattempo, si era avvicinato tanto da farsi identificare.
-Kagome-sama!- gridò Rin scendendo con un salto da Ah-Un non appena ebbe toccato terra –Avete visto Sesshomaru-sama?-
Kagome scosse la testa.
-L’ultima volta che abbiamo visto Sesshomaru era con voi. E’ sparito?-
-Sparito!- ripete la bimba quasi in lacrime.
Adesso che si trovava di nuovo con degli adulti i suoi nervi stavano cedendo. Dopotutto era una bambina!
Kagome, commossa come sempre dai bambini, la abbracciò forte, anche più del dovuto.
-Coraggio, Rin, raccontami com’è andata- le sussurrò cercando nel suo zaino una caramella da dare alla piccola.

Rin raccontò tutto quel poco che sapeva e, alla fine, riuscì anche a smettere di piangere. Inutile dire che Kagome e Sango le si incollarono addosso come la glassa sui bignè, mentre Miroku, Shippo e sopratutto Inuyasha se ne stavano in un angolino con Jaken ed Ah-Un guardandoli storti.
Possibile che le donne dovessero sempre piangere? Per qualsiasi minima cosa!
Sesshomaru era il genere di persona che se ne andava in giro per conto suo, senza dire nulla a nessuno, e Inuyasha proprio non capiva perché secondo Rin questo dovesse essere un'eccezione al solito comportamento di suo fratello. Dopotutto era da Sesshomaru, no? Darsi un sacco di arie, non rendere mai conto a nessuno delle sue azioni, soltanto perché era nato per primo, soltanto perché era un demone completo si credeva il re del mondo.
All’improvviso fu costretto a scuotersi dai suoi pensieri e togliersi il broncio dalla faccia perché Kagome gli si era piazzata davanti, con il naso a due centimetri scarsi dal suo, e lo stava osservando diritto negli occhi.
-Ka...Kagome ma... ma cosa...?- farfugliò il mezzo demone arrossendo vistosamente per quell’improvvisa vicinanza della ragazza che gli piaceva più di tutte-
-Inuyasha, sono dieci minuti che ti sto chiamando. Ti sei lavato le orecchie stamattina?- fece lei stizzita.
Inuyasha sbuffò.
-Guarda che ci sentirei meglio di tutti voi messi assieme anche se dovessi avere le orecchie piene d’acqua! Stavo semplicemente pensando ai fatti miei-
-Ok, allora adesso ascoltami per un istante-
Kagome si rimise in piedi ed Inuyasha poté sentire il suo cuore rallentare la frenetica corsa che aveva intrapreso dal momento in cui si era accorto di averla così vicina.
-Dobbiamo andare a cercare Sesshomaru- sentenziò la ragazza mettendosi lo zaino sulle spalle.
-Che cosa?! Io non vengo!- protestò immediatamente lui recuperando in pochi secondi il broncio che era stato costretto ad abbandonare.
-Invece tu verrai, perché abbiamo bisogno di te! Come ci tieni sempre a ricordare, i tuoi sensi sono molto più sviluppati dei nostri. Come credi che possiamo trovare Sesshomaru senza sapere dov’è andato? Basterà che tu annusi un po’ in giro-
Inuyasha, vedendosi incastrato, si innervosì. E, come sempre quando si innervosiva, si mise a sbraitare.
-La volete piantare di considerarmi tutti un cane da tartufo?! Hai passato troppo tempo con quel rognoso cucciolo di Koga? Te le ha messe in testa lui queste idee? Ecco! Perchè non lo chiedi a Koga di aiutarti a trovare Sesshomaru!- le urlò contro.
Kagome, decisamente offesa, lo fulminò con lo sguardo.
-Se volessi l’aiuto di Koga glielo avrei già domandato, ma io lo sto chiedendo a te e non è possibile che ogni volta che ti si chiede un favore tu debba sempre rispondere così, Inuyasha!-
-Lo faccio perché mi bistrattate! Se io fossi Koga non mi chiederesti una cosa simile!-
-Ah no? E perché?-
-Perchè con Koga sei buona e gli dici sempre e solo cose stupide da civetta mentre mi tratti sempre come se fossi il tuo cane!-
A quel punto, dopo quell’ultimo azzeccatissimo paragone, Kagome non riuscì affatto a continuare con la rabbia e scoppiò a ridere buttandogli le braccia al collo.
Inuyasha, assolutamente sconvolto, rimase impalato.
-Ka... Kagome ma... ma cosa... ma... ma Kagome...?-
-Scusa Inuyasha- mugolò lei quasi piangendo dal ridere –E’ che sei stato così adorabile!-
L’uso del termine “adorabile” aveva dirottato la mente dell’hanyou impedendogli di capire che il succo della questione era che si stava ridendo di lui. Al contrario, in quel momento, si sentiva piuttosto su di giri per avere Kagome addosso, anzi, forse anche un po’ troppo, motivo per cui l’allontanò dolcemente da sé prima di rischiare qualche incidente diplomatico.
-Ad ogni modo- riprese Kagome asciugandosi le lacrime –Rin è davvero sconvolta per la sparizione improvvisa di Sesshomaru. Per favore, Inuyasha, andiamolo a cercare-
Il mezzo demone, confuso dagli ultimi dieci minuti di litigi e risate apparentemente senza nessuna connessione logica, si vide costretto ad accettare, anche perché Kagome, per il troppo ridere, aveva le guance velate di un rossore che lui trovava così insostituibilmente carino. Insomma, accettò.

Contenti per un po’ di immergersi in una ricerca che non fosse quella dei frammenti della Sfera, Sango, Miroku e tutti quanti si dedicavano, lungo la strada, ad allegri passatempi. Mentre Inuyasha, davanti al gruppo, annusava alberi, rocce, terreno e quant’altro per trovare la pista che lo avrebbe portato al suo detestabile fratellone, Kagome e Rin si acconciavano i capelli in groppa ad Ah-Un mentre Miroku e Sango, sul dorso di Kirara, bisticciavano come al solito con il loro fare da innamorati. L’unico che non si divertiva affatto era il povero Jaken che, in coda al gruppo assieme a Shippo, non poteva soffrire di dover passare del tempo con il fratello del suo padrone e la sua allegra combriccola di umani. Nemmeno il pensiero che stessero andando a cercare Sesshomaru lo rincuorava, povero Jaken. E poi, bisogna ammetterlo, Shippo non era una grande compagnia.
Kagome e Rin, in particolare, stavano legando sempre più, trovando tante di quelle affinità nei loro due “ragazzi” che non la smettevano di ridere.
-Anche Sesshomaru fa quella cosa buffa con il naso quando è nervoso?- domandò Kagome ridendo.
-Oh, sì, Sesshomaru-sama arriccia sempre il naso quando qualcosa gli da fastidio! Rin pensa che sia stupendo in qualunque espressione-
Inuyasha ascoltava questi discorso piuttosto sconcertato. Quanti anni aveva suo fratello? Più di 400 sicuro! Quando lui era nato Sesshomaru era già adulto no? E quanti anni aveva Rin? Al massimo una decina. Pazzesco! Beh... effettivamente anche lui aveva quasi 200 anni in più di Kagome, però era diverso, loro erano entrambi degli adolescenti. Invece Rin era senza dubbio una bambina, piuttosto piccola per di più, e Sesshomaru era già un... beh... un uomo no?
-E poi adoro quando si arrabbia! E’ così buffo- stava dicendo intanto Kagome.
-Quando Sesshomaru-sama si arrabbia mi fa paura- replicò Rin abbassando lo sguardo –Però lui non si arrabbia mai con Rin-
-Rin-chan, scusa se te lo chiedo ma, come mai parli di te in terza persona?- domandò ad un certo punto Sango, esplicitando una domanda che tutti si stavano ponendo.
Rin le sorrise.
-Rin non lo sa, a volte però dice anche “io”-
Kagome si mise a ridere.
-Sesshomaru mi fa ridere quando comincia le frasi parlando di se stesso! Sembra che tutte le volte debba sottolineare con chi si sta parlando e dice una cosa tipo “Io, Sesshomaru, non permetterò a te di fare questa o quella cosa!”-
Il lato divertente di quest’affermazione di Kagome era, non soltanto il fatto che effettivamente Sesshomaru parlasse così, ma che la ragazza si era messa ad imitarlo anche nella postura e nel tono di voce e l’immagine era risultata davvero ben riuscita.
-Insomma!- protestò Inuyasha da davanti –La volete piantare? Come pretendete che possa concentrarmi con questo casino?-
Kagome si mise a ridere di nuovo, ed aveva smesso soltanto da un secondo.
-Scusa, Inuyasha, però è vero che tuo fratello parla così!-
Il mezzo demone scosse la testa. Quando Kagome faceva così non sapeva mai se baciarla o darle una botta in testa.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Togeter we stand ***


Sesshomaru non si sentiva affatto soddisfatto di se stesso.
E come avrebbe potuto esserlo quando era scappato come un codardo con la coda tra le gambe?
Il problema é che continuava ad essere convinto di aver fatto la cosa migliore per Rin. Lui, di certo, non si sarebbe mai voluto seprare da lei; ma proprio la consapevolezza di questo legame lo gettava nella più nera confusione e lo faceva dubitare di star diventando qualcosa di terribile.
Era arrivato a rendersi conto che non gli interessava niente che Rin fosse un essere umano ed aveva scavalcato senza nessuna esitazione tutti i pregiudizi dei quali era sempre stato armato nei confronti delle donne. Questo andava bene, era cresciuto.
Ma il fatto che lei fosse così piccola e lui così adulto non andava bene e non si poteva scavalcare.
Non capiva i sentimenti che provava e non voleva accettare la possibilità che stesse provando qualcosa di simile all’amore per una bimba. Sarebbe stato un abominio, un’aberrazione!
Anche lasciando perdere il fatto che lui era pericoloso per lei, che la sua vita era disseminata di combattimenti e che Rin era già stata rapita una volta ed era stata quasi uccisa per causa sua, comunque restava quel problema enorme: che cosa provava lui per la bambina?
-Sesshomaru- sbuffò la voce di suo fratello alle sue spalle.
-Che vuoi, Inuyasha?-
-Parlare-
-E di cosa?-
Inuyasha inspirò profondamente.
-Kagome e Rin stanno facendo amicizia- esordì.
Sesshomaro voltò di scatto il viso e lo fulminò con lo sguardo.
-Mi stai dicendo che Rin è con te ora?- domandò con un tono da minaccia allo stato puro, come se gli stesse già puntando la spada alla gola.
-Le ho lasciate indietro. E’ notte ora, nel caso tu non te ne sia accorto.-
Sesshomaru si guardò attorno e fu sorpreso nel vedere che, effettivamente, era proprio buio. Possibile che fosse stato tanto assorto nei suoi pensieri da dimenticarsi del resto fino a quel punto?
-Dove vuoi arrivare?-
-Dicevo che le ho lasciate dormire assieme agli altri. Loro volevano che ti trovassi perché Rin è abbastanza disperata senza di te. Lei e Kagome hanno passato tutto il giorno a parlare di noi due.-
Sesshomaru non sapeva se essere più irritato perché si parlasse di lui in sua assenza o perché suo fratello si fosse immischiato in quella faccenda.
-Sei venuto a farmi la predica per averla lasciata, fratellino?-
-Quello che fai non sono affari miei, però evidentemente non hai fatto bene i conti. Anch’io una volta ho cercato di sbarazzarmi di Kagome ma è evidente che non ci sono riuscito affatto.-
-La tua vita sentimentale non è rilevante per me-
-Non te lo sto dicendo perché voglio che tu ti faccia gli affari miei. Lo dico perché tu non ti rendi conto che non ti sei liberato affatto di lei-
-Lo avrei fatto se tu non ti fossi intromesso-
-No, non ce l’avresti fatta comunque. Loro sono fatte così, non ti lasciano andare.- smentì Inuyasha con un insolito tono trasognato. Non sembrava troppo dispiaciuto di essere al giunzaglio, per così dire.
Sesshomaru, piuttosto adirato invece, si avvicinò al fratello.
-Tu non conosci Rin e non hai idea di come sia lei.-
-Ci ho passato tutto il giorno, Sesshomaru. Un’idea me la sono fatta. Lei somiglia a Kagome in questo, se non è lei a volerti lasciare andare non te ne libererai mai.-
-Quindi tu mi stai suggerendo di far credere a Rin che non la voglio più?-
Inuyasha sospirò.
-Se davvero non la vuoi più vedere, ti conviene.-
Sesshomaru trovò che quel suggerimento fosse sensato ma che non facesse per lui. Non voleva far soffrire Rin, no? Era per quello che se n’era andato, adesso non poteva fare qualcosa che l’avrebbe fatta soffrire ancora di più.
In quel momento, Sesshomaru comprese che anche il solo fatto di andarsene aveva già fatto soffrire la bambina e si rese conto di sentirti terribilmente in colpa. Lui voleva che Rin fosse felice, dopotutto aveva già sofferto di più lei in dieci anni che lui in quattrocento. Possibile che fosse stao tanto idiota? Per quanto fosse un forte demone autoritario, in campo di relazioni sociali era un novellino, forse anche più inesperto di suo fratello (e fu davvero terribile per la mente del demone formulare il pensiero che potesse essere peggiore di Inuyasha in qualcosa).
-Inuyasha- disse, pieno di convinzione –Portami da Rin-
L’hanyou fece segno al fratello di seguirlo e nascose un sorriso nell’ombra della notte.
Per fortuna Sesshomaru era stato ragionevole, almeno quella volta.

La mattina seguente, quando i raggi del sole si insinuarono nel sonno di Rin e la bambina si svegliò, si ritrovò cullata dai passi di qualcuno che, evidentemente, la stava portando in braccio.
Inutile anche solo cercare di esprimere la felicità con cui la bimba vide che si trovava tra le braccia del suo signore.
-Sesshomaru-sama! Dove eravate finito? Rin era tanto spaventata!-
Il demone le regalò un piccolo sorriso.
-Avevo bisogno di starmene un po’ da solo, ma adesso sono tornato.-
La bimba lo guardò estasiata e Sesshomaru evitò di fissarla con un certo nervosismo.
Ancora una volta, si ritrovò a pensare che stava decisamente esagerando con lei. Se era solo una bambina umana, e non c’erano dubbi che lo fosse, perché si sentiva in quel modo nei suoi confronti? Non era mai stato tanto protettivo con qualcuno, era una sensazione stana. Verso se stesso aveva provato istinto di conservazione, ma non certo volontà di proteggersi. Era diverso nei confronti di una persona esterna alla propria, Sesshomaru ne era conscio.
Era stato decisamente soddisfatto di essersi liberato del fratello così in fretta, Inuyasha aveva cominciato a darsi delle certe arie da esperto di donne. Come se Rin avesse potuto essere come la sua femmina! Innanzitutto, Rin era ancora una bambina, per cui la sua innocenza era intatta come solo in un bambino può esserlo ancora. Inoltre, Kagome era maledettamente impicciona, mentre quella di Rin era curiosità pura, non certo volontà di farsi gli affari altrui.
C’era di sicuro dell’altro, Sesshomaru avrebbe potuto discorrere tra sé e sé per ore intere di questo dolce argomento, tuttavia sentiva che sarebbe stato inutile. Tutto quello che avrebbe dovuto sapere, lo sapeva già perfettamente in un colpo solo, la sua mente ne era piena fino all’orlo, di più non avrebbe potuto.
Era pienamente consapevole che Rin per lui sarebbe stata sempre diversa, migliore rispetto a chiunque altro.
Chissà se erano le stesse cose che suo padre aveva provato nei confronti della madre di Inuyasha.
Ovviamente i sentimenti non potevano essere identici, non solo perché lui e suo padre erano persone differenti, ma anche perché Rin non era una donna, ma un cucciolo d’uomo. Un essere fragile, indifeso, dolce, ma in tutt’altro modo rispetto alla principessa Izayoi.
Osservò Rin starsene calma tra le sue braccia. Dormiva di nuovo, Sesshomaru davvero non riusciva a capire come potesse essere così stanca. Era tanto tenera però, piccolina. Stringeva in mano un lembo del vestito del suo signore come a voler rimarcare che quell’abito, assieme a colui che lo indossava, non dovessero mai staccarsi da lei.
Sesshomaru non aveva il cuore di svegliarla e la lasciò dormire continuando a camminare nel folto della foresta con Jaken e le sue pacate lamentele come unico sottofondo sfocato dei suoi pensieri.

____________________________________________________________
Mi scuso per la brevità di questo capitolo ma, mentre scrivevo, ho ricevuto una recensione piena di insulti (patetica) e mi è un po' passata la voglia di scrivere. Quindi, l'ho piantato così. Non mi andava di tornarci su.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Trumpet of Life ***


Autoconsapevolezza. Una parola lunga, eppure non abbastanza per rendere una giusta idea dello smisurato concetto che si trascinava dietro. Spesso le parole lo fanno. Si mascherano, ti ingannano, è difficile rendersi conto di una cosa solo dicendone il nome. Eppure, così pensava Sesshomaru, in mezzo a tante parole false, il termine “Rin” gli sembrava il più vero che si potesse dire. Non solo perché amava quel suono o quel pensiero, ma gli sembrava che in nessun altro caso suono e pensiero associati da poche lettere potessero incontrarsi e combaciare con tanta armonia.
Quando guardava Rin sentiva chiaramente che nessun’altra parola avrebbe potuto rendere altrettanto bene il concetto di quella creatura. Non umana. Non bambina. Nessuna parola sembrava calzarle bene, nessuna essere abbastanza lei. Quasi che fosse fuori da qualunque tipo di categoria, non fosse riconoscibile in nulla se non il suo nome. Come se, incredibile anche solo pensarlo, l’unico aggettivo, nome, verbo e avverbio che si potessero applicare a lei fosse: Rin. Nulla di più, e di certo nulla di meno.
Ritornando all’autoconsapevolezza, Sesshomaru oramai si era convinto di non averne quasi per nulla. Inoltre, con suo stupore, aveva capito che questo non gli importava quasi per nulla. Dopotutto, per quale movito avrebbe avuto bisogno di darsi delle etichette, dei titoli? Perché avrebbe dovuto imporre a se stesso ed agli altri nomi e aggettivi? Non bastava forse che vivesse, senza preoccuparsi di chiamarsi o essere chiamato? Rin era troppo piccola per rispondere a domande di quel genere e, se lui le avesse chiesto consiglio, probabilmente lei non avrebbe capito il problema. Eppure, ne era sicuro, se anche non si fosse chiamato Sesshomaru, se non fosse stato figlio di suo padre, se avesse avuto tutte e due le braccia o nessuna, se fosse stato una donna, un mezzo demone, un umano, persino se fosse stato una specie di rettile come Jaken, per la sua piccola Rin non avrebbe fatto differenza.
Perché avrebbe dovuto farla per lui?
-A cosa pensa Sesshomaru-sama?- domandò proprio Rin, in quel momento.
Sesshomaru scosse la testa.
-A nulla- rispose, sorridendo appena -E Rin-chan a cosa stava pensando?-
Rin riempì il suo viso con un sorriso enorme.
-Rin pensava ad una favola che le ha raccontato Kagome-
-Quale favola?- chiese Sesshomaru, dolcemente incuriosito dalle piccole preoccupazioni della sua bambina.
-Una favola bellissima! C’è una ragazza povera che si innamora di un bellissimo principe e vivono felici e contenti-
Sesshomaru, da seduto che era, si coricò nell’erba fresca del mattino ignorando le lamentele incredule di Jaken. Improvvisamente, il mondo sembrava più libero. Toltosi di dosso i suoi titoli come fossero stati vestiti troppo pesanti, il demone respirò pronfondamente l’aria limpida.
-Rin pensa che Sesshomaru-sama sia un principe più bello di quello della favola- fece la bimba coricandoglisi vicino.
Sesshomaru la osservò sentendosi così pieno d’affetto da poter scoppiare. Era tanto strano quanto incomprensibilmente piacevole potersi lasciar andare ai suoi stessi sentimenti in quel modo. In quel momento gli sembrava impossibile aver passato tutto quel tempo a reprimerli e non capiva come aveva potuto pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato nel voler bene a qualcuno.
Dopotutto si trattava di assecondare un bisogno naturale, no? Come mangiare e bere, anche starsene con Rin era diventato per lui essenziale. Vegliare su di lei non era che un dolce peso, difenderla il suo piacere e parlare con lei affacciarsi su di un mondo di meraviglie sconosciute. Come un’opera d’arte, Rin si presentava fonte di pace e tranquillità eppure racchiudeva in sé tutta la fresca potenza della nuova vita. Proprio grazie al suo essere una bambina, Sesshomaru poteva accostarsi a lei privo di malizia e di desiderio, senza temere qualcosa che lo avrebbe impensierito se fosse stata adulta.
Passare tanto tempo con una creatura così piccola lo aveva riportato alla sua remota infanzia, quando anche lui, incredibilmente, si era sentito libero di correre, saltare, fare capricci e piangere anche a squarciagola. Come non si era accorto di star perdendo i ricordi di quei momenti in cui non aveva dovuto mettere freni alla sua voglia di vivere?
In quel momento, coricato vicino a Rin che gli intrecciava i capelli, si sarebbe sentito anche di voler bene al suo fratellino, forse. Forse, in quel momento, avrebbe saputo voler bene al mondo intero, o forse no, ma in ogni caso si sarebbe trattato di uno scorrere spontaneo dei sentimenti dal suo cuore che ora batteva chiaramente, come a tempo di musica, si faceva sentire potente, limpido e distinto all’interno del suo corpo.
____________________________________________________________
Ok, mi rendo conto delle scarsissime dimensioni di questo capitolo, eppure mi sembrava che non ci fosse altro da dire.
Se mai ho tralasciato qualcosa, è stato per lasciare ad ognuno di voi la libertà di dedurre, supporre ed inventare quello che più gli piace.
Ringrazio tutti quanti per avermi sostenuta, consigliata e accompagnata nella stesura di questa che alla fine risulta essere una piccolissima ff su Sesshomaru e la nostra... ehm, sua piccola Rin (ho sempre voluto scrivere qualcosa che parlasse di loro perchè li trovo così teneri e, devo dirlo, teneramente repressi).
E' stato un piacere mettere in fila queste parole sapendo che qualcuno le avrebbe lette e, perchè no?, magari apprezzate.
Un bacio a tutti :*

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Epilogo. ***


Sesshomaru si svegliò nel suo letto, dolcemente abbagliato dai raggi di un prepotente sole mattutino.
Come ogni giorno, per prima cosa, automatiamente, controllò che Rin fosse stesa al suo fianco, avvolta dal lenzuolo candido. Da quante notti dormivano assieme? Da quanto tempo lei aveva smesso di essere una bambina ed era diventata una donna, la sua donna?
Rin, come si aspettava il demone, dormiva pacificamente al suo fianco, i lunghi capelli neri sciolti sulla schiena nuda.
Sesshomaru, ancora nel dormiveglia, la circondò con un braccio con fare protettivo e lei si mosse nel sonno, mormorando qualcosa il cui significato restò ignoto.
Il demone non aveva ancora voglia di alzarsi, anzi, desiderava aspettare che anche Rin fosse sveglia per darle il buongiorno e fare colazione assieme.
Pensò alla sua vita. Era stata parecchil lunga, eppure era ancora un giovane demone. E quanto sarebbe stata lunga ancora, la sua vita? Decadi, forse centinaia di anni si sarebbero susseguite una dopo l’altra, eppure quelle significative erano state e sarebbero state quelle trascorse con Rin. Era cresciuta molto in fretta e così sarebbe invecchiata, eppure il suo presente aspetto sembrava incorruttibile, instancabilmente giovane.
Che favola era la loro? Quella di un demone che si innamora di un umana. Così doveva essere stato per suo padre, così era la favola più antica del mondo.
Eppure, quella era la sua relatà. Non lo avrebbe mai creduto possibile, ma eccolo lì, in un letto con lei, tenendola stretta emntre dormiva, con delicatezza, con attenzione, come un fiore, un oggetto prezioso ma facile da rompere.
Com’era strano che tra due persone ci potessero essere momenti di passione sconvolgente e momenti come quelli, dove tutto sembrava riposare tranquillamente, tranne il loro sentimento.
Sesshomaru respirò il profumo dei capelli della ragazza, sentendolo suo, vicino, affabile.
Svegliandosi, Rin pronunciò il suo nome.
-Sono qui- replicò lui istintivamente.
-Ho voglia di andare al mare, Sesshomaru-
Il demone sorrise tra sé e sé.
-Ho voglia di fare il bagno e di correre e stare con te sulla spiaggia. Lo vuoi, Sesshomaru?-
-Certo, Rin, possiamo andare dovunque desideri e fare qualunque cosa tu voglia.-
Rin rotolò nel letto e lo fissò negli occhi intensamente.
-Qualunque cosa?- domandò con un sorriso furbo.
-Qualunque- rispose Sesshomaru, dolcemente.
-Allora voglio che andiamo a trovare tuo fratello e Kagome, prima di andare al mare.-
Il demone socchiuse gli occhi nella luce del mattino.
-Mi hai incastrato anche questa volta.- commentò.
-Come sempre- replicò lei sorridendo sempre di più.
Rin lo baciò velocemente sulle labbra e si alzò dal letto quasi saltando. Sesshomaru si mise seduto e la fissò mentre si accingeva a prepararsi per la gita al mare, tutta contenta, canticchiando una canzone d’amore.
Il suo cuore aveva battuto più forte di quel momento, eppure mai come allora Sesshomaru fu consapevole di avere un cuore in mezzo al petto, un cuore vivo e deciso, un cuore pieno di lei.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Sorpresa!
Un capitoletto super-piccolo alla fine. Rileggendo l’ultimo che avevo scritto, ho sentito il bisogno di un epilogo a questa storia.
Essì, è ancora più corto dell’ultimo cortissimo capitolo, non sono brava con la lunghezza.
Però stamattina c’è troppo sole per essere tristi, e questi due meritavano un “happily ever after”.
Spero che lo abbiate gradito, ringrazio tutti quanti.
:*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=388547