Supplenze, 4

di SSJD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno ***
Capitolo 2: *** Il ritorno 2: Speciale 8 Marzo ***
Capitolo 3: *** 2024 ***
Capitolo 4: *** La Pazienza ***
Capitolo 5: *** La bastardaggine ***
Capitolo 6: *** Speciale S. Valentino (di confessioni, salvataggi e nuove supplenze) ***
Capitolo 7: *** MIA, TUA, SUA, NOSTRA, VOSTRA, LORO. ***



Capitolo 1
*** Il ritorno ***


 
IL RITORNO


 

4 anni dopo… circa… più o meno…
 
Ciao, sono Goten.
Sono qui per ricapitolarvi cos’è successo in questi quattro anni.
“Proprio tu?”, direte voi…
Già, sono l’unico che in quattro anni ha scritto post-it ogni giorno per ricordare cosa è successo e ora, per vostra soddisfazione, ve li leggerò tutti…
Scherzo!
Comunque qualcosina è successo, per cui è meglio che aggiorni anche chi non ha letto le altre storie di ‘sto autore.
Allora… da dove iniziare…
Ah! Sì…
Dunque…
 
Dall’ultima volta che siete capitate/i in questa raccolta, ne sono successe parecchie di cose interessanti.
Il mio fratello del futuro è tornato in vita grazie a me.
Sempre grazie a me, ha trovato un lavoro come allenatore di una squadra di calcetto per bambini, dopo che IO l’ho fatto appassionare a questo mirabolante sport, quando sono partito per il mio fantastico viaggio di nozze e ho pensato bene di mettere lui come mio supplente.
Ancora non mi spiego come abbiano fatto, in mia assenza, a vincere il campionato… Mah.
Comunque.
Speravo con tutto me stesso che potesse riabbracciare, con tutte e due le braccia (grazie a me), Mirai!Trunks e Mirai!Bulma, ma, al rientro da Neonamec, quei due se n’erano già andati… senza nemmeno salutare me e Bra…
Inutile dire che ci eravamo rimasti un po’ maluccio, ma tant’è…
In compenso, aver lasciato Trunks a sostituirmi negli allenamenti con Vegeta doveva avergli giovato non poco, visto che, al mio ritorno, era il doppio più forte di prima…
Ad ogni modo avevo anche pensato (non per salvarmi il cu**, sia chiaro, non faccio mai pensieri così egoistici) di aver fornito all’autore una coppia alternativa, alla solita che vede me come ‘passatempo’ per Trunks: Gohan e Trunks del futuro mi sembravano così affiatati…
E invece niente. Il lilla se n’era andato e così Gohan si ritrovava con due braccia e nessuno da abbracciare.
Che vita triste…
Fortuna che, pochi mesi dopo, ha conosciuto Marron (che in coppia con me o con Trunks non piace a nessuno, mentre con Gohan del futuro ci sta come la ciliegina su una torta di Videl) e hanno messo su famiglia.
Tutto idilliaco.
 
Qualche mese fa è pure capitato che Bra rimanesse incinta.
Questa è davvero buffa da raccontare.
Una sera abbiamo cenato e poi abbiamo fatto un po’ di controllo qualità della nuova raccolta di piantine ‘medicali’ della signora Brief.
Poi avevamo in programma di fare cose più o meno considerate normali (Nota per l’autore: come caz** c’è finito Trunks in una ‘Supplenze’ rossa e io sono ancora qui a giostrarmi come un deficiente per spiegare un caz** di accoppiamento non proprio convenzionale?), ma il giorno dopo mi ero ritrovato: ammanettato al letto, in un’atmosfera carica di un meraviglioso profumo fruttato, ad indicarmi che Bra aveva fumato molto più di me, e lei al mio fianco, cosparsa di yogurt rinsecchito.
Solo dopo un’analisi (organolettica) più approfondita, mi ero reso conto che non era propriamente yogurt…
Beh, insomma, per farla breve.
Credo che avesse miei liquidi un po’ ovunque, fuori e dentro… visto che poi abbiamo scoperto che era incinta.
Qualche mese dopo, mia nipote Pan doveva partire per uno stage per due mesi, a cui avrebbe partecipato anche CJ.
Ora, immagino che voi non possiate capire la mia frustrazione.
Passa Bra incinta… e trovale un supplente per gli allenamenti con Vegeta per nove mesi (IO).
Passa Pan che deve fare lo stage… e manda Mirai!Gohan a sostituirla negli allenamenti, per due mesi.
Passa anche CJ, anche se ho fatto salti mortali a trovare un attaccante che lo sostituisse degnamente.
Ma che Trunks decidesse di partire per una settimana, per andare a trovare Pan, senza pensare ad un supplente per gli allenamenti di calcio e con Vegeta, questo proprio era inaccettabile.
Dopo la sua telefonata dal campus ero nevrotico.
Ho bevuto quattro caffè decaffeinati per calmarmi e poi, senza pensarci troppo, sono uscito di casa e sono volato da Dende.
Il sostituto l’ho trovato e ora…
 
 
“Cosa diavolo ci fai tu qui? Oggi è mercoledì, idiota.” mi aggredisce con aria incazzosissima mio suocero.
“Buongiorno, Vegeta… dormito male?” chiedo con fare per nulla sarcastico.
“Come dormo io, non credo interessi a nessuno. Dov’è mio figlio?” chiede scocciato.
“Ehm… non c’è… È via… a trovare Pan, sai, al campus…” spiego imbarazzato.
“Mhmm… quindi? Non dirmi che lo sostituisci tu… Tre giorni alla settimana, non credo di reggerti…” afferma con un tono che non capisco se sarcastico o serio.
“EHEH! Non sono mica così forte…” commento.
“Intendevo psicologicamente.”
“Ah.” abbasso lo sguardo incupito. Non capisco perché, dopo tutti questi anni, ancora non riusciamo ad entrare in sintonia, io e lui…
“Dunque?” insiste.
“Ho trovato un sostituto.”
“Spero sia all’altez…
Si interrompe e sgrana gli occhi. Mi osserva per qualche secondo per capire se la sua sia solo una sensazione o la realtà. Osserva il mio sorrisetto malizioso dipinto in volto e si avvicina a me.
Mi punta l’indice sul petto, picchiettandolo un paio di volte e, fissando i suoi occhi luccicanti di una gioia infinita nei miei, altrettanto emozionati, mi sussurra:
“Goten, sei un fottutissimo genio.”
“Grazie, Vegeta. È un complimento?” gli chiedo per essere sicuro che non mi stia prendendo in giro.
Mi guarda storto per poi abbattermi nuovamente con un per niente ironico:
“A tratti.”
Inaspettatamente mi abbraccia e mi stringe forte a sé, quasi a volermi… stritolare?
“Ve…Vegeta? Mi… mi lasci? Guarda che altrimenti vai in OOC, sai?” gli dico cercando di convincerlo a non finire di spaccarmi tutte le ossa, già seriamente compromesse dall’allenamento di lunedì.
Si stacca finalmente dal mio corpo e, giurerei con tono emozionato, mi domanda:
“Dov’è?”
“Qui fuori. Gli ho spiegato già tutta la scaletta dei tuoi allenamenti. Chi sostituisce chi e tutto il resto. Ha fatto un po’ fatica a ricordarsi tutto, quindi gli ho scritto una decina di post-it, così è più facile anche per lui. Va bene se per questa settimana, al posto di Trunks vie… Ma… Vegeta? Mi stai ascoltando? Pronto?” niente. Sembra come incantato. Scopro che non lo è affatto quando, fissando la parete alle mie spalle, mi dice:
“Cancella tutti gli allenamenti della settimana. Anzi, chiama tutti e di’ loro che concedo a tutti due settimane di ferie. Ora sparisci che ho da fare. Ah! Prima di andare a lavoro da mia suocera, passa da mia moglie e dille che per due settimane io non ci sono. Visto che sei così bravo, trova tu un mio sostituto… per lei. Basta che non sia quell’idiota di Yamko, che l’ultima volta che ha girato per casa mia, la sua aurea mi ha fatto venire l’orticaria…” afferma andando verso la porta della GR.
“Mamamamamamama… Vegeta?! Qualcuno che ti sostituisce con Bulma? Non credo ci sia qualcuno che oserebbe tanto, non credi?” chiedo sconcertato.
Volta lo sguardo verso di me e mi fulmina con due occhi color tenebra prima di precisare:
“Questa è la raccolta giallino squallido o rosso fuoco?”
Volto lo sguardo verso l’alto per leggere sotto al titolo quanto io e tutte le lettrici dobbiamo odiare l’autore.
Sbuffo pesantemente e commento scocciato:
“Giallino paglia… e nemmeno quella da fumare…”
In tutta risposta lo vedo stamparsi un sorrisetto in volto prima di ordinarmi:
“Bene, allora mi sostituirai tu, con Bulma…” mi dice facendomi l’occhiolino, per poi concludere: “Per te il rating passa comunque da giallo a verdino, quando sei con lei. E se non fai il bravo, t’illumino sul significato letterale della parola yaoi… così poi la smetti di lamentarti di finire sempre a fare da giocattolino per mio figlio… Chiaro, sayan? Ora vattene, Bulma ti dirà quali sono i tuoi nuovi incarichi.”
Deglutisco il niente e mi sento mancare l’aria.
Come sono finito in questa situazione?
Volevo solo trovare un sostituto per Trunks e invece sono stato oberato di lavoro.
Era molto meglio allenarsi con Vegeta che stare dietro a Bulma… e non in senso letterale del termine…
Anche perché, a pensarci bene, molto meglio stare dietro a Bulma o davanti a Vegeta? Ai lettori l’ardua sentenza…
Meglio che vada.
“Ciao, Vegeta. Divertiti.” Lo saluto avviandomi mesto verso la porta della GR.
“Senz’altro.” afferma schioccandosi le dita.
Faccio per uscire e rimbalzo addosso ad un petto muscoloso e caldo.
Alzo lo sguardo e incrocio il suo che mi scruta con una dolcezza incredibile.
Gli occhi mi si appannano a causa delle lacrime di gioia che ho, nel poterlo abbracciare ancora, nonostante l’abbia già fatto parecchie volte, da ieri sera.
“Tutto bene?” mi domanda sottovoce.
“Sì… tutto bene” dico asciugandomi gli occhi nella manica della tuta.
“Perché piangi?” mi domanda incuriosito.
“Vuole… Vuole allenarsi solo con te, per le prossime due settimane, mentre io dovrò fare da baby sitter a Bulma…” affermo sconsolato.
“Capisco. Beh… è tanto che non mi vede, sai?” mi chiede come per cercare di consolarmi.
“Già… Promettimi che non te ne andrai di nuovo, ti prego! Anche io mi voglio allenare con te, e anche i due Gohan e Pan e…
“SSSSHHH… ok, ho capito. Lasciami sistemare Vegeta, prima di tutto. Poi al resto ci penseremo, va bene? Va’ adesso e salutami Bulma!” mi dice scompigliandomi i capelli in un gesto affettuosissimo.
“Hey, Kaaroth! Hai finito di sparare stronzate? Cosa vuol dire ‘Lasciami sistemare Vegeta’ e ‘salutami Bulma’? detto con quel fare malizioso vai in OOC pure tu. Avanti, vieni a combattere che me ne devi, di allenamenti…”
interviene Vegeta trasformatosi in ssj, tanto per far capire le sue intenzioni.
Mio padre mi rivolge un occhiolino rassicurante. Si trasforma in ssj di terzo livello e sull’”Interessante…” sussurrato da Vegeta, gli dico:
“Grazie, papà. Ti voglio bene.”
Esco e li osservo combattere per alcuni minuti attraverso l’oblò della GR.
Interessante lo è davvero.
Mi infilo le mani in tasca e vado ad avvisare Bulma che, per due settimane, sarò il suo ‘assistente personale’.
Sento la sua flebile aura provenire da dietro la porta del bagno a pian terreno.
Fico, penso.
Ora mi godo una delle migliori commedie degli equivoci di ‘sto autore.
“Bulma? Sei qui dentro?” sghignazzo.
“Certo! Come ogni mattina a quest’ora… Come mai non sei ad allenarti? Non è venuto Trunks?”
‘Perfetto, mi ha scambiato per Vegeta…’ penso trattenendo una risata.
“Ehm… No. Trunks è partito per andare da Pan. Più tardi viene un supplente trovato da Goten.” dico cercando di non scoppiare a ridere.
“Ah. Beh, meglio. Avevo proprio bisogno di te… “ mi dice con voce suadente.
Sento un leggero formicolio al basso ventre.
“Un bisogno davvero… Impellente…” continua con tono sempre più sensuale.
Certo che stare fuori dalla porta del bagno è davvero stimolante…
All’improvviso il desiderio di entrare diventa quasi incontrollabile.
Senza accorgermene, allungo le mani per stringermi Gotino.
Porca puzzola. Mi scappa in un modo assurdo la pipì.
“Dimmi, Bulma, di cosa hai bisogno?” chiedo gentilmente.
“Oh, tesoro. Ma quanto sei gentile… sei così cambiato da tanti anni fa. Ricordi quando sei arrivato sulla Terra? Accidenti quant’eri scontroso, orgoglioso, antipatico, supponente, egoista, nervoso, invidioso di Goku, geloso di Yamko e perennemente incazzoso. Certo che le persone cambiano… Trunks ti ha cambiato, anche se non lo vuoi ammettere, Bra ti ha sciolto il cuore, anche se non lo hai mai dato a vedere…
Inizio a sudare.
Bulma continua a parlare, parlare, parlare e io a stringere sempre di più Gotino, che inizia ad invocare pietà.
“…Una volta, Vegeta, non mi avresti mai chiesto di cosa avevo bisogno,
da dietro la porta del bagno…
Ma so perché sei così carino…
Dopo che ieri sera ti ho fatto quel…
“Bulma! Basta! Dimmi cosa vuoi, prima che entri e…
“Entri... e? Di nuovo sotto la doccia, Vegeta? Sai che le lettrici di Ssjd vorrebbero leggere qualcosa di originale? La doccia è un must have consumato, ormai…
“Bulma! No, non faremo nulla, sotto la doccia. A meno che tu abbia bisogno di qualcuno che ti lavi la schiena. Ora mi vuoi dire di cosa hai bisogno?” la supplico quasi.
Sospira e mi risponde acida:
“La carta igienica.”
Alzo gli occhi al cielo.
Perfetto, dove la trovo?
Ma soprattutto… Due settimane così?
Ma anche no.
“Ok, torno subito.” l’avviso.
Torno come un razzo alla GR.
Mi fa male la prostata, da quanta pipì mi scappa.
Mio padre e Vegeta si stanno letteralmente massacrando.
Apro la porta e li interrompo.
Mio padre mi guarda interrogativo e Vegeta incazzato.
Faccio spallucce quando mi minaccia: “Sparisci, terza classe.”
“Sennò?” domando indifferente.
“Sennò?! Ma come ti permetti?” chiede caricando un Big Bang Attack e puntandomelo addosso con sguardo truce.
Non lo cago e vado verso la porta del bagno della GR.
Entro e, finalmente, riesco a svuotare la mia vescica, provando quasi una specie di orgasmo.
Tiro lo sciacquone e prendo uno dei rotoli di carta al profumo di pesca sciroppata, che si trova nell’armadietto sotto al lavandino.
Ritorno nella sala di allenamento e, sempre sotto lo sguardo interrogativo di mio padre e quello ancora più incazzoso di Vegeta, la riattraverso per andare verso l’uscita e tornare da Bulma.
Faccio per uscire e mio padre mi richiama:
“Goten, tutto bene?”
Tiro un’occhiataccia a Vegeta che, in tutta risposta, mi domanda minaccioso:
“Quella carta è la mia preferita, non la puoi prendere.”
Mi avvicino a lui e, fissandolo negli occhi, mi trasformo in ssj.
“Ora porto questa carta a Bulma. Chiaro? Altrimenti, le dico che non l’ho trovata. Mi dirà che, visto che non si può pulire, deve farsi la doccia. A quel punto, del fottutissimo rating verdino che mi hai imposto quando sono con lei, non me ne fregherà più nulla, perché entrerò nel bagno e quel che succederà, succederà.”
Alza un angolo della bocca in un sorriso sarcastico.
“Ti diverte?” chiedo stupito.
“Bulma chiede la carta igienica perché deve sempre avere tre rotoli di riserva davanti a sé. Per motivi ornamentali del bagno, dice. Ora. Farò finta che la tua intraprendenza di questa mattina sia solo frutto della tua idiozia, che ha raggiunto uno strano picco demenziale. Sono disposto a scordare la tua sfacciataggine solo perché ho di meglio da fare che ucciderti, in questo momento.
Ma se ti azzardi solo un’altra volta a pensare di cambiare rating con Bulma, non basterà tuo padre a salvarti il culo. E questa volta non in senso letterario del termine. Chiaro, terza classe?”
Deglutisco il niente e torno normale.
“In effetti tre rotoli di carta danno quel tocco di classe in più al tuo bagno… meglio che lo porti subito a Bulma, prima che si svaluti il costo dell’immobile…”
Esco e sparisco.
Vorrei che fosse per sempre.
Magari in una rating rosso con Bra…
Ma perché nessuna delle lettrici chiede di spostarci anche a me e Bra, per una volta, nella rating rosso?
Mi soffio il naso nella carta igienica, per poi starnutire una trentina di volte consecutivamente.
Ah, già… era al profumo di pesca… e io sono allergico.
Perfetto.



 

NA: Dedico a MyManga, lei sa perchè.
Buon anno!


 
 

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Capitolo 2
*** Il ritorno 2: Speciale 8 Marzo ***


 
8 Marzo



“Scusate…”
“Ancora? Ma che palle, cos’hai adesso?”
“Niente è che… sarebbe tornato Trunks e, non appena ha sentito l’aura di mio papà, ha voluto subito venire a salutarlo. Perché non vi prendete una pausa?”
“Ok, va bene, facciamo una pausa. Che dici, Vegeta? Ci mangiamo qualcosina? Ho una fame!”
“Sì… va bene. Basta che duri poco. Va’ a dire a Trunks che arriviamo.”
“Ok”.
Facciamo una rapida doccia e, freschi come due mimose, passiamo dalla cucina, svaligiamo mezzo frigo e finalmente troviamo Trunks nel salotto.
Kaaroth lo osserva per qualche secondo, come se stesse cercando di mettere insieme un puzzle. Poi deglutisce il boccone di pollo al bambù che ha in bocca e si pulisce la mano sporca di pollo nella tuta.
Si avvicina a Trunks e gli gira attorno osservandolo attentamente da capo a piedi, per poi riposizionarsi davanti a lui e grattarsi la fronte con dipinto in volto uno sguardo perplesso.
Poi, dopo qualche secondo, esclama allegro:
“Ah-ah! Ci sono!”
Porge la mano a Trunks e gliela stringe forte prima di salutarlo con un allegro:
“Ciao Trunks e… Trunks… o sbaglio?”
Sgrano gli occhi e mi sbatto una mano in faccia.
Merda.
E ora chi glielo spiega al cretino di suo figlio?
“Hehe… papà… che intendi dire?” chiede Goten imbarazzato.
“Beh… ha due auree, no? Siete in due… giusto?” risponde Kaaroth guardando mio figlio dritto negli occhi.
Trunks li sgrana all’inverosimile e inizia a sudare freddo.
Non osa nemmeno guardare Goten che, sempre più confuso, inizia a chiamarlo per avere una sorta di spiegazione.
“Kaaroth, sei un cretino…” gli dico piatto.
“Perché? Ho sbagliato?” mi domanda con il suo solito fare innocentino.
“Come puoi percepire due auree? Da quando si sono fusi, io ne sento solo una! Com’è possibile che tu riesca a percepirne due?” chiedo visibilmente incazzato.
“Chi si è fuso con chi?” chiede Goten nel contempo.
“Trunks!” esclamo per richiamare mio figlio all’attenzione, per fare in modo che dia lui una spiegazione a Goten.
In realtà, Goten capisce che quella è la mia risposta alla sua domanda e, ovviamente, si sente in diritto di interrompere la mia molto più interessante discussione con Kaaroth sul percepire auree multiple con un:
“E con chi si è fuso Trunks?”
“Con Trunks, idiota!” gli rispondo scazzato.
“Tipo che è entrato nello specchio, come Alice nel paese delle Meraviglie e si è fuso con se stesso?” chiede di nuovo.
“Trunks! Ti decidi a spiegarglielo tu? Non vedi che sto discutendo con Kaaroth di questioni più importanti?” gli ordino.
“Trunks?” chiede allora Goten a mio figlio che, ovviamente, non lo caga di striscio:
“Goku, come hai fatto? Sul serio, ero convinto che la mia aura fosse unica, come il mio corpo…” afferma Trunks molto più incuriosito dalla mia discussione con Kaaroth che a dare la dovuta spiegazione a Goten il quale, ovviamente, si mette di nuovo in mezzo:
“Qualcuno mi spiega?”
Alzo gli occhi al cielo.
La discussione mi ha, in sequenza: uno, fatto venire il mal di testa; due, esasperato, tre, innervosito e quattro, fatto venire fame di nuovo.
Mi avvicino a Goten e gli metto una mano sulla spalla.
Fisso i miei occhi bui come la notte nei suoi sempre più perplessi e gli dico:
“Ascoltami bene. Se dici un’altra parola, ti disintegro. Chiaro? Ora voglio capire come fa tuo padre a sentire due auree che, a mio parere, non si riescono a distinguere. E credo di avere ragione, visto che in quattro anni, né tu, né nessun altro, a parte Mirai!Gohan, è riuscito a percepirle. Solo quando avrò avuto la mia spiegazione, tu avrai la tua. Ok?”
Fa cenno di sì con la testa e come un bravo bambino si mette ad ascoltare anche lui la spiegazione di Kaaroth che non tarda ad arrivare:
“Beh… loro due sono la stessa persona, ma si percepisce ugualmente la sfumatura dei due diversi caratteri presenti nella stessa aura. È come Gotenks. L’aura non era né quella di Goten, né quella di Trunks e il carattere irritante di Gotenks non apparteneva a nessuno dei due. Trunks tuo figlio e Trunks del futuro sono cresciuti in due mondi diversi. Uno con te e l’altro senza di te. Nonostante sia passato molto tempo dalla loro fusione, in tua presenza si percepisce lontano un miglio, quanto i due ragazzi ti vedano ancora con occhi differenti… E non sto dicendo che uno ti odia e l’altro ti vuole bene. No…”
“Non iniziare a parlarmi di sentimenti, altrimenti me ne vado…” lo interrompo bruscamente dicendo una mera bugia. Come faccio ad andarmene quando si parla dei sentimenti di mio figlio verso di me?
“No, ok. Non ti dico più nulla. Ma volevo che sapessi che probabilmente questo Trunks ti vuole più bene di quanto i miei tre figli, considerando che ora c’è anche il Gohan del futuro, ne vogliamo a me, tutti messi assieme…” conclude sconsolato.
Guardo Trunks.
Sguardo basso e guance arrossate dall’evidente imbarazzo.
Inutile negarlo.
E non me ne frega un cazzo se vado in OOC.
Io amo mio figlio.
Tutti e due.
È giusto che glielo dica:
“Trunks…”
“Trunksi, vorrai dire.”
È la voce di Goten che interrompe il momento più fluff dell’intera raccolta.
Ci voltiamo tutti verso di lui che, timidamente, mi chiede:
“Ho ascoltato la spiegazione delle auree. Ora posso parlare?”
“E ancora non hai capito?” gli chiedo scocciato.
“Certo che ho capito. Ho capito che per quattro anni mi è stata tenuta nascosta la verità. Tu sapevi, Mirai Gohan sapeva, ovviamente i Trunks sapevano… chi altro?”
“Ehm… Anche Gohan e Videl. Pan ha voluto dirglielo…” interviene finalmente Trunks.
“Cosa? Anche Pan lo sa? L’hai detto a Pan e non l’hai detto a tua sorella Bra e a… ME! Dici che sono tuo fratello e non me lo dici?”
“Scusa, ma Gohan, che è davvero tuo fratello, non mi sembra si sia scomodato a dirtelo. Cosa ti cambia?”
“Mi cambia che ero l’unico a non sapere nulla! Dieci a uno che anche tutte le lettrici lo sapevano… E Bulma? Scommetto che a lei non avete detto nulla!” gli grida in faccia innervosito.
“Goten, calmati. Bulma lo sa, non ti preoccupare…” lo informa Kaaroth con molta calma.
“Anche lei? E la Bulma del futuro? Anche lei lo ha saputo prima di ripartire?” chiede.
“Ehm… Goten… vedi… Bulma è… come posso dire… è a tutti gli effetti mia madre… ecco…”
“Non capisco.”
Ovvio.
“Noi siamo due Trunks…
“Trunksi, se siete in due, ci vuole il plurale…” lo interrompe.
“Ok, io sono Trunksi. Mia madre è la madre di Trunksi. Capito?”
“B-Bulme?” chiede stordito.
Scoppio a ridere.
Kaaroth pure.
Trunks anche.
Goten ci guarda severamente negli occhi uno per uno.
“Stronzi. Perché non ci avete detto nulla?”
“Hey, ragazzino, bada a come parli! E poi dimmelo tu, com’è finita l’ultima volta che hai saputo che mio figlio aveva una relazione con Pan?”
“Non è la stessa cosa!” esclama furioso.
“Sì, è uguale. Anche in quel caso tu eri l’unico a non saperne nulla…” affermo con tono ironico.
“Quindi, ho ragione, ci escludete…” insiste.
“No, semplicemente non sembrava una questione di così vitale importanza da renderti partecipe…”
“No? E dimmi un po’, si intitola Supplenze questa raccolta? Sono l’allenatore di una squadra di calcetto? Ti sistemo gli allenamenti quando manca qualcuno? Sì. Tutto Sì. Síutto, in pratica. E di grazia non avrei dovuto sapere che, prima di accettare di sostituirti due settimane con Bulma, avrei dovuto saperlo che devo chiamarla Bulme o Bulmas e che… NOOOOOO! Merda! Devo andare!” grida infine correndo verso l’uscita di casa.
“Hey! Goten! Ma che ti prende? Dove vai?” gli grida Trunks cercando di bloccare la sua fuga e ottenere una spiegazione che possa soddisfare anche le affascinanti lettrici che stanno leggendo.
(*NA: Vegeta, piantala di fare il marpione, guarda che ho messo il tuo PdV solo perché Sommer_Moon ha scelto te, quando mi ha lasciato la prima rece dell’anno… Quindi mettiti quieto che dobbiamo capire dove cavolo sta volando Goten).
“Vado a comprare le mimose per la festa della donna per la seconda Bulma, visto che devo sostituire tuo padre anche oggi… Sia mai che poi una delle due si lamenti con lui e lui sfoghi la ‘festa della DONNA’ su di me. Ciao!”





NA: Ma fare un apprezzamento sul fascino di una donna, il giorno della festa della donna, è più femminista o maschilista? Così, tanto per dare ragione o meno a Vegeta che tacchina le lettrici...
Un augurio a tutte le donne anche quest'anno. Grazie di esistere!
SSJD
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** 2024 ***



 
2024

 
Qualche anno dopo…
 
 
“O mio dio! CJ! Da quanto tempo!” lo saluto saltandogli letteralmente al collo e stringendolo forse un po’ troppo forte visto che, in pochi secondi, sento la sua aurea abbassarsi al limiti della morte cerebrale.
“P-pan… N-non respi-ro…” mi informa a fatica.
Lo lascio e mi affretto ad andare a recuperare un bicchiere d’acqua, per farlo riprendere.
Lo beve e me lo riporge con un sorriso e uno stentato ‘grazie’.
“Scusa… ma che ci fai qui? Non sai quanto sia felice di rivederti! Dimmi che non sei venuto a cercare Trunks… È a lavoro, torna fra un po’…” lo informo.
“No, avevo bisogno di parlare con te, veramente. Posso entrare?” mi chiede timidamente.
“Ma certo! Scusa! Prego, entra, scusa il casino, i gemelli sono leggermente disordinati…” dico raccattando oggetti vari, sparsi un po’ ovunque, che ingombrano il breve percorso che separa l’ingresso dal salotto.
“Figurati, non ci avrei fatto ca…
“Aaaaaahhh!” grido stramazzando al suolo.
In sequenza: mi sono chinata a raccogliere Spiderman da terra, alzandomi mi è venuta una sorta di colpo della strega, ho fatto un piccolo passo indietro per non perdere l’equilibrio, ma ho messo il piede sulla macchinina di Batman, che mi ha fatto finire al suolo. Cadendo ho sbattuto la spalla contro il dannato camion dei pompieri ed ora… eccomi qui, con un dolore non indifferente che dalla spalla mi percorre il corpo come una scossa elettrica.
Se mi vedesse Vegeta, credo mi disintegrerebbe, per la goffaggine che ho appena dimostrato di avere.
Riapro gli occhi e mi trovo quelli cristallini di CJ che mi fissano preoccupati.
“Tutto ok?” mi domanda serio.
“Sí… credo… spero…”
Faccio per rialzarmi, ma sento una fitta terribile alla scapola destra e sul viso mi si dipinge una smorfia di dolore.
“Ferma, ti aiuto io.” mi dice prendendomi in braccio.
“Dov’è la camera da letto?” mi domanda.
“Di sopra.” rispondo con non poca sofferenza.
Mi ci porta e mi adagia lentamente sul letto.
“Chiamo un medico, ok?” dice estraendo dalla tasca il suo cellulare.
“No! No, per favore… niente dottori… fanno… troppe… domande…” lo supplico.
“Come niente dottori? Ma scusa, in che ospedale hai partorito i gemelli?” mi domanda stupito.
“Trunks… Li ha fatti nascere lui…” riesco a dire a fatica.
“Oh… beh… Certo, tutto normale… Quindi? Cosa posso fare per te?” mi domanda quasi triste di vedermi così.
“Aiutami a voltarmi sul lato sinistro, per favore…”
Lo fa senza fare altre domande.
“Cazzo.” il suo unico commento.
“È così grave?” domando.
“Non sono un medico, ma a giudicare dal rigonfiamento direi che la tua spalla è uscita dalla sua sede usuale…”
“Beh, sei il massaggiatore della squadra di calcio, no? Pensi di farcela a sistemarla?” domando speranzosa.
“Cosa? Ma Pan, hai un idea di che male faccia? Hai bisogno di una anestesia!” afferma quasi terrorizzato.
Mi trasformo in ssj, sotto i suoi occhi più che perplessi e gli dico:
“Vai tranquillo, ora non potresti farmi male nemmeno se lo volessi…” lo informo spavalda.
“Ok, ma non è che se poi ti fa male te la prendi con me, vero?”  chiede intimorito.
“CJ, piantala. Avanti, non mi farai maaaaaaaaaaahhhh! Ma sei pazzo? Di’ almeno uno, due, tre o pronti, partenza, via! Cazzo!” urlo dopo aver sentito un netto sclock provenire dalla mia spalla, ora perfettamente funzionante.
“Scusa, va meglio? Prova a girare il braccio un paio di volte… lentamente…”
Lo faccio e sì, tutto è tornato normale.
Lo guardo negli occhi e gli faccio un sorriso di sincera gratitudine.
Mi mette una mano sulla spalla ancora leggermente dolorante e la massaggia dolcemente con le dita.
“Il tuo problema è che ti alleni molto, lavori troppo e il resto del tempo devi stare dietro a due piccole pesti e un marito. Senti come sei tesa? Hai i muscoli che sono un sasso! Ma Trunks non ti fa mai un massaggino?”
Cerco di levarmi dalla mente il più velocemente possibile il ricordo vivido, che la mia mente ha ancora impresso da ieri sera, delle dita di mio marito che si muovono  con maniacale cura (un secondo… che rating siamo? Giallino? Di nuovo? Che palle…) ed esperienza, sotto l’elastico delle mie mutandine e sospiro.
Guardo di nuovo CJ negli occhi e rispondo con un vago:
“Qualche volta… “
Mi fa un sorriso e continua a massaggiarmi la spalla che ora è completamente rilassata.
“Mi spiace… È un casino che non ci vediamo e guarda che bella accoglienza… di cosa volevi parlarmi?” chiedo incuriosita.
“Prima voglio che tu ti rilassi completamente, altrimenti finisce che se sei stressata poi mi dici di no senza nemmeno averci pensato un secondo. Ti leveresti la maglietta?” mi chiede a bruciapelo.
“Cosa? Ma perché?”
Non so se essere imbarazzata o arrabbiata. Sicuramente stupita lo sono.
“Voglio che ti rilassi. Avanti! Di cosa hai paura?” insiste.
Ora.
Paura, a me non lo si deve proprio dire. L’ultimo che me lo ha detto è stato Vegeta, in occasione della nascita dei gemelli, quando chiesi a Trunks perché non avevamo deciso di fare un parto cesareo, o qualcosa del genere:
‘Non avrai mica paura che poi non ti si stringa più, vero ragazzina?’
Ora, non me lo puoi dire quando già metà testa del primo dei miei due figli sta uscendo dalla mia vagina.
Lo avevo fulminato con gli occhi, invitandolo, con un cenno, ad avvicinarsi. Appena era stato sufficientemente vicino, lo avevo preso per il collo e gli avevo detto:
‘Sparisci, se non vuoi che ti disintegri…’.
Pochi secondi dopo la sua perfetta copia era venuta al mondo.
La notizia dell’episodio si era diffusa rapidamente e da quel giorno più nessuno aveva osato chiedermi se avessi paura di qualcosa.
Guardo CJ cupa e, senza fare tante storie, mi levo la maglietta.
“Sdraiati e fidati, per favore.”
Lo assecondo: voglio vedere dove vuole arrivare.
Appoggia le mani sulla mia schiena e sento un calore pazzesco invadermi il corpo.
Chiudo gli occhi e mi godo uno dei migliori massaggi della mia vita.
Senza nulla togliere a Trunks, che tutte le volte usa i massaggi come preliminari, con CJ è del tutto diverso.
Caldo.
Morbido.
Inebriante e assolutamente, indiscutibilmente, rilassante.
Qualche minuto di puro godimento, prima che mi irrigidisca di nuovo quando sento le sue mani armeggiare con il gancetto del mio reggiseno, con la chiara intenzione di aprirlo.
“Cos’hai in mente, CJ?” gli domando con tono duro.
“Niente di cui poi mi debba pentire. Rilassati, ti prego. Così è più facile per me… e tu respiri meglio…”
Rimango un po’ sul chi va là. Non capisco ancora le sue intenzioni e, per cercare di chiarirmi le idee dico:
“Ok, mi rilasso, ma se non mi va più, voglio che smetti subito, va bene?”
“Va bene… posso parlarti ora di quella cosa per cui sono venuto?” mi chiede come se tutto fosse naturale.
Accidenti quanto è bravo…
Come si fa a non rilassarsi?
“Sì, dimmi, ti ascolto (forse).” gli mormoro.
“Pan, sono qui per dirti che ti voglio.”
“Che?” domando sentendo avvampare le mie guance di un rosso acceso.
“Sì. Voglio che io e te facciamo coppia e non accetto un no come risposta.” continua imperterrito.
“CJ, ti ho detto che Trunks torna fra poco?” chiedo nel caso in cui la cosa gli sia sfuggita.
“È per questo che ti devo avere prima che lui torni…” afferma.
Sgrano gli occhi e faccio per girarmi, ma mi ricordo del reggiseno sganciato e mi blocco rimettendomi prona.
“CJ, ma sei impazzito forse? E… e… Trunks? Io sono sposata!” grido quasi.
In tutta risposta continua a massaggiarmi con la stessa delicatezza di prima, senza scomporsi minimamente, per poi continuare:
“Per quanto mi riguarda può cercarsi un altro partner, per fare coppia. Io voglio te. La notizia è ormai confermata e immagino che anche tu l’abbia sentita. Voglio che sia tu la mia partner, nessuno è e sarà mai in grado di essere brava come te…” insiste.
“Ah! Ho capito! La notizia, certo! Ma cosa vado a pensare? Sì, l’ho sentita la notizia… solo che non mi aspettavo che piombassi qui a chiedermi una cosa simile…”
Chiudo gli occhi e sospiro.
Se lo scopre Trunks mi ammazza, come minimo.
“Dunque?” mi sprona.
“CJ, non posso… Lo vorrei tanto, ma non posso! Trunks starebbe malissimo!” gli dico con il cuore in mano.
Mio dio, questo massaggio è quasi ipnotizzante.
Se continua così, difficile che riesca a dirgli ancora di no.
“Ti prego, Pan! Io voglio te!” dice approfondendo il tocco sui muscoli dorsali esposti alle sue dita magiche.
“Oh, síííííí!” mugugno godendo in un modo assurdo del piacere inspiegabile che mi sta donando.
“Ok, perfetto! Sapevo avresti accettato! Grazie!” afferma allegro.
“Accettato? No aspetta, CJ! Era un di soddisfazione! Non per accettare la tua proposta!” lo informo.
“Eddai, Pan! Cosa devo fare per farti accettare? Guarda che non le allungo le mani in altri posti per convincerti, sai?” mi dice scherzando.
Scherzare un paio di palle! Non oso nemmeno immaginare cosa saprebbe fare con quelle dita infilate nei posti giusti…
Se non la smette fra poco vengo…
“Lasciami qualche secondo per rifletterci… ma continua, ti prego, non smettere… sei un genio… dico sul serio…” lo supplico quasi.
Continua nel suo incarico con estrema calma e dolcezza.
Mi rilasso completamente e, senza accorgermene, mi trasformo in ssj.
Mi godo il momento solo per me e rifletto sulla proposta di CJ.
Chiudo gli occhi per qualche istante e li riapro solo qualche minuto dopo.
“CJ.” lo richiamo inumidendomi le labbra.
“Sì, Pan.”
“Mi riallacceresti il gancetto del reggiseno? Non riesco a concentrarmi su ciò che voglio dirti, se continui a massaggiarmi così.”
“Non ti piace?” mi domanda con tono innocente e dolcissimo.
“Sì, mi piace. Molto. Confesso che sei più bravo di Trunks!” dico arrossendo.
“Ma?” domanda incuriosito eseguendo nel contempo il mio ordine.
Mi alzo e mi infilo la mia maglietta.
Mi siedo sul letto a fianco a lui e gli prendo la mano nella mia.
“Difficile prendere una decisione ‘di testa’ se il cervello è occupato a tenere sotto controllo l’istinto del proprio corpo.” spiego.
“Sono così bravo?” mi domanda con fare falsamente innocentino.
“Oh, sì, ma credo lo sappia anche tu. Difficile che mi trasformi in ssj se sono completamente rilassata. Comunque, non sei venuto qui per scombussolarmi la vita, giusto? Sei venuto a farmi una proposta talmente allettante che ti avrei detto di sì anche senza tutto questo trattamento…” confesso abbassando lo sguardo pensierosa.
“Non l’ho fatto mica per convincerti… mi sembravi solo stanca… tutto qui. Allora è un sì? Sarà fantastico, Pan, vedrai!” afferma entusiasta.
“Sì, è un sì.” confermo voltandomi per dargli un bacio sulla guancia.
Mi mostra un sorriso a trentadue denti prima di alzarsi e porgermi la mano dicendo:
“Vedrai, Trunks capirà, non preocc…
“Trunks capirà cosa, esattamente?”
È la voce di mio marito appena entrato in camera da letto a interrompere l’intenso sguardo d’intesa che ci stavamo scambiando.
Salto in piedi e gli vado incontro con un sorrisone:
“Trunks! Sei già tornato?”
“Già? Ho interrotto qualcosa?” domanda spaesato.
CJ si avvicina a noi e punta due occhi di ghiaccio in quelli di mio marito che, al confronto, sembrano scuri come una pozzanghera d’acqua e gli sussurra:
“Diciamo che sei arrivato tardi… Bello…”
Trunks alza un sopracciglio perplesso e mi guarda sempre più confuso, come a chiedermi una spiegazione che non tardo a fornirgli:
“Ehm… Vedi, Trunks… ehm… CJ ha scelto me… per… sai… Facciamo coppia…”
Sgrana gli occhi e inizia a scuotere la testa con fare veramente sconvolto prima di aggredirci:
“Cosa? Come? E tu hai accettato? Cosa ti ha fatto per convincerti?”
“Veramente avrei accettato anche senza nulla in cambio, ma si è offerto di farmi un massaggio… vuoi che dica di no? Hai un’idea di quanto sia bravo?”
Lo vedo sbavare leggermente prima di riprendersi e dirmi:
“Oh, sì… sì che lo so… l’ultima volta ho avuto un’er… Ma lasciamo perdere… ma come hai potuto accettare? Ero entrato nel comitato giochi olimpici apposta per proporre i videogiochi come disciplina olimpica! Ora che sono stati accettati mi sono licenziato, perché era leggermente in conflitto d’interesse che da giudice fossi anche concorrente. Ho fatto tutto per partecipare con te e tu mi tradisci così?” mi domanda triste.
“Chi tardi arriva, male alloggia… Bello…” rincara la dose CJ.
Lo guardo male e cerco di rimediare:
“Trunks, ma puoi sempre partecipare, no? Era da anni che anche mio zio voleva prendere parte alle olimpiadi, ricordi? Si era iscritto al salto in lungo ed era stato squalificato perché non capiva la storia del piede sulla linea; nel salto con l’asta l’avevano squalificato perché pretendeva di saltare senz’asta. Il lancio del peso l’ha spedito fuori dallo stadio e devo ricordarti cos’è successo nei 100 metri piani?” gli domando ancora un po’ scossa dal ricordo della morte prematura dello starter fulminato da una partenza tipo razzo di Goten.
Gli rivolgo un leggero sorriso e continuo:
“Trunks, i videogames sono lo sport giusto per noi sayan!”
“E tu hai pensato bene di partecipare con CJ?” mi domanda innervosito.
“È figlio di un cyborg… sarà per questo che è più forte di te…” affermo per tenergli testa.
“E va bene, te la sei voluta…” conclude incazzoso.
Estrae il telefonino dalla tasca e, dopo aver premuto il tasto di chiamata, se lo porta vicino all’orecchio:
“Goten, tieniti libero per il 2024… Cosa? No, non c’è bisogno che scrivi adesso il post-it… vieni da me che ti spiego e porta il Packman e tutti gli altri che hai a casa, da domani iniziamo ad allenarci e dobbiamo farlo partendo dalle basi… Passa da Dende e prenota la stanza dello Spirito e del Tempo per domani. Cosa? No, non te la puoi portare Bra… Come chi ti coccola… Ma GOTEN! No, non siamo in una yaoi, contento? Vedrai che troveremo di meglio da fare, che pensare alle nostre donne… Traditrici…” aggiunge alla fine mormorandolo appena, in modo che solo io e CJ possiamo sentirlo.
“Muoviti! Vieni qua!” conclude chiudendo la chiamata. Mi guarda con aria di sfida e mi sussurra:
“Non mi fate paura…”
Riduco gli occhi a due fessure e lo squadro con cattiveria:
“Attento a non farti mangiare dai fantasmini… Brief…”
I nostri sguardi si scambiano saette.
“CJ, sparisci…” ordina perentoriamente.
Ci passa a fianco, ma, prima di andarsene, mi sussurra nell’orecchio:
“Pan: Assassin’s Creed: Origin. Quando vuoi, sai dove trovarmi…”
Sento un brivido percorrermi la schiena…
“CJ, vuoi che ti disintegri?” gli domanda Trunks con aria truce.
“Potrebbe essere l’unica soluzione per avere qualche chances di vincere… Brief.” lo provoca con un po' troppa malizia, per poi concludere: “Buon pomeriggio… socia…”
Infila la porta e se ne va.
Guardo Trunks sorridente e mi risponde con uno sguardo truce:
“Cambiati, ho voglia di allenarmi.” mi ordina.
“Ehm… non posso. Ho slogato la spalla ed è meglio che la tenga a riposo per oggi…” rispondo sinceramente.
“Ok, allora cambiati e scendi a video-giocare. Ho voglia di batterti.” insiste.
“Non è che tu abbia molte possibilità, sai?” lo sfotto.
Si avvicina.
Si slaccia la cravatta con fare fin troppo sexy.
Il suo corpo aderisce al mio.
Avvicina il viso al mio collo e lascia una scia con la lingua dalla clavicola all’orecchio.
Succhia il lobo per qualche istante e poi, molto sensualmente mi sussurra:
“Spogliati e sdraiati sul letto. Al resto, ci penso io…”
Questo sì che posso farlo…
E sicuro che vince lui… 
 
 




N.I.A: Per chi non lo sapesse, il Comitato Olimpico Internazionale ha inserito i videogames come disciplina sportiva nelle olimpiadi che si svolgeranno a Parigi nel 2024... Così, giusto per dovere di cronaca. Ah! Sempre per la cronaca, per chi stesse seguendo Princes of the universe, non vi preoccupate. Torno presto, non sono sparito...

Alla prox!

SSJD

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Capitolo 4
*** La Pazienza ***



LA PAZIENZA


 
Sento la coperta che mi viene posata delicatamente sulle spalle e le dita della sua mano accarezzarmi con una strana dolcezza i capelli.
Apro gli occhi e mugugno un incuriosito:
“Non dormi? Tutto ok?”
“Scusa, ti ho svegliato… mi dispiace… Volevo solo coprirti meglio.” mi dice con un tono triste.
Mi volto verso di lui e lo osservo con attenzione: se ne sta seduto sul letto con le gambe piegate al petto e le braccia a cingergli le ginocchia.
No, decisamente non va bene per niente.
“Goten, che hai?”
“Niente”
Tipico.
Il classico niente da uomo che in realtà contiene giusto quelle due, tremila cose che vorrebbe dirmi, ma che non mi dice.
“Certo, e io sono Shreck… avanti, dimmi che hai…” insisto sedendomi nella sua stessa posizione a fianco a lui.
Volta la testa dal lato opposto e se ne sta lì zitto e ingrugnito.
Odio quando fa così.
Ok, ci provo.
“Sei emozionato che domattina finalmente torneremo a casa?”
Schiocca la lingua sul palato, indicandomi che no, non ho azzeccato.
“Volevi restare di più? Possiamo, sai? Non è un grosso problema se rimaniamo, qui il tempo non passa mai!” chiedo.
“No…”
Goten, caz… parla! Come faccio a sapere in quale fase del ciclo sei?” domando esasperato.
Finalmente si volta verso di me e mi guarda perplesso prima di sottolineare l’ovvio, come suo solito:
“Trunksi, io sono un uomo, non ho il ciclo mestruale. Non lo sai?”
“Cosa? Ma certo che lo so! Ma ti comporti come se avessi gli svarioni ormonali che ha Pan di solito…” gli grido in faccia innervosito.
Volta di nuovo lo sguardo dalla parte opposta e si ammutolisce di nuovo.
Ora lo uccido, davvero!
Alzo gli occhi al cielo e raccolgo tutta la mia santa pazienza per scoprire cosa lo affligge.
Gli cingo le spalle con un braccio, per invitarlo a rivolgere il suo sguardo su di me, anziché approfondire ulteriormente il suo interesse verso le ciabatte infradito che giacciono ai piedi del letto.
“Dai, Goten, dimmi che hai, ti prego!”
Sospira un paio di volte per poi mugugnare qualcosa di incomprensibile.
“Cosa?” gli chiedo non avendo davvero capito le sue parole.
“Mi vuoi bene, Trunksi?”
Aggrotto le sopracciglia e lo guardo per qualche secondo stupito, ma prima che gli venga il dubbio sulla mia sincera risposta gli dico:
“Ma sei pazzo, Goten? Come ti salta in mente che io possa non volerti bene? Sei mio… fratello, il mio migliore amico, il marito di mia sorella! Scusa!”
“Prometti che mi vorrai bene anche dopo che ti avrò detto una cosa?” mi domanda come se fosse un bambino che ne ha combinata una un po’ troppo grossa.
“Ma certo! Cosa mai potrai dirmi di tanto grave da non volerti più bene? Spara!” lo incito incuriosito.
In tutta risposta si libera dal mio abbraccio.
Si posiziona davanti a me in ginocchio.
Alza le braccia e mi circonda il viso con entrambe le mani e, prima che me ne possa accorgere, mi trovo le mie labbra appiccicate alle sue.
Cerco di staccarmi e, dopo qualche secondo, ci riesco a fatica, allontanandomi dal suo viso, ora dall’espressione indecifrabile.
“Hey! Ma che ti prende? Non siamo in una yaoi e nemmeno in una shonen-ai… cosa significa?” gli domando cercando di mantenere la calma.
Non voglio arrabbiarmi senza sapere cosa gli sia passato per la testa.
In fondo non ha fatto nulla di male o irrimediabilmente stupido, non più del solito… voglio dire, ne ha fatte di peggio…
“Non ti è piaciuto?” mi domanda serio.
Sono confuso.
Dunque, se dico no, si offende perché sono quasi sicuro che, nella sua testa, questo sia un gesto d’affetto del tutto normale.
Se dico di sì temo per la mia incolumità fisica e mentale, perché non so dove voglia arrivare con questa sua iniziativa.
Decido di sbirciare un secondo in alto, giusto per controllare che non sia stata inserita nessuna dicitura particolare tra le coppie e che la storia sia selezionabile solo ed esclusivamente sotto le etero e tiro un sospiro di sollievo nel constatare che effettivamente è ancora così.
Ringrazio l’autore giusto quella trentina di volte e mi schiarisco la voce, per commentare con un sincero:
“Goten… non so cosa ti aspetti che ti dica. Vorrei dirti che non mi è dispiaciuto… ma sai, non vorrei essere frainteso… Capisci cosa intendo?”
“Ti è piaciuto essere baciato da un altro uomo?” mi domanda serissimo.
Ma che caz…rola gli prende stanotte?
“No! Innanzi tutto non ho detto che mi è piaciuto, ho detto che non mi è dispiaciuto, è diverso…”
“No, due negazioni fanno un’affermazione, quindi ti è piaciuto…” insiste.
“Ma la pianti? Allora mettiamola così: non mi sono arrabbiato che lo hai fatto, ok?”
“Non ti sei arrabbiato perché ti è piaciuto.”
“Non mi sono arrabbiato perché tu sei imprevedibile e se quello era il tuo modo per dimostrarmi affetto stasera, va bene. Meglio che prenderle da mio padre…”
“Va bene?”
“Sì, certo, mica mi hai pugnalato! Mi hai dato un bacio, non è così terribile!” gli dico per sminuire la questione.
“Da cosa nasce cosa…”
“Eh?”
“Potrei non volermi fermare ad un semplice bacio. Dopo un anno che siamo qui dentro ad allenarci forse un po’ di voglia mi è venuta, a te no?”
“Ma che cazzo dici, Goten? Tu hai bisogno davvero di uscire di qui, sai?”
“E fuori di qui cambieranno le cose fra noi due?”
Ok, time out.
Se qualcuna delle lettrici mi spiega cosa cavolo sta dicendo il pazzoide mi fa un favore.
Grazie…
“Goten, credo che tu non stia bene. Meglio che usciamo ora da questa stanza…” gli dico accarezzandogli la spalla per volergli dare conforto.
“Sì o no?” insiste guardandomi negli occhi.
“Non capisco se vuoi che cambino, se mi stai prendendo in giro o se vuoi che tutto sia come prima…”
“Tu cosa vuoi?”
“Che tutto sia come prima, ovviamente. Solo che ora mi sento ancora più legato a te. Ancora più di prima, per quanto sia possibile!”
“Perché ti ho baciato?”
“Ma no! Se passi un anno con una persona e dividi tutto: Letto, allenamenti, bagno, cibo, doccia, emozioni, fatica, gioie…  vita, ti rendi conto che il livello di… intimità è diverso da un Pincopallo qualsiasi?”
“Mhmm…”
“Mhmm, cosa, Goten?”
“Hai detto tutte le cose in ordine alfabetico, tranne letto che è con la L… perché l’hai messo per primo? Lapsus Freudiano?”
“Dubito tu sappia cosa sia e comunque no. L’ho detto per primo perché, forse, ma azzardo solo un’ipotesi, sono le quattro del mattino e vorrei forse… dormire?”
“Mhmm… sarà. Quindi nella tua vita ci siamo Pan, io, tua sorella e i tuoi genitori, giusto? Pincopallo lo lasciamo fuori da questo cerchio, vero?”
“Goten, dove vuoi arrivare? Cosa ti frulla nella testa? Sai, ho quasi paura a chiedertelo… chi sarebbe questo Pincopallo?”
“Sai chi è. Perché non lo vuoi ammettere? Ti avevo chiesto di venire qui, nella Stanza dello Spirito e del Tempo, perché così, forse, in un anno ti saresti scordato di lui. E invece vedo che, dopo un anno, gli uomini ti interessano ancora. Ma Trunksi, sei sposato, hai dei figli… ti prego, non farmi approfondire il discorso di prima per farti capire quanto sia una pessima, pessima idea, portare avanti una relazione con un altro uomo…”
“Ma che cazzo stai dicendo? Cosa c’entra Pan e i gemelli in tutto questo? E soprattutto, di chi mi dovrei scordare?”
Si alza e lo seguo con gli occhi mentre va verso lo sgabello su cui sono stati gettati malamente, ormai da un anno, i suoi abiti ‘giornalieri’, che credo (temo) voglia indossare di nuovo domattina, quando usciremo di qui.
Prende qualcosa dalla tasca dei pantaloni e torna a sedersi sul letto, di fronte a me.
Mi passa un post-it con un numero di telefono che non riconosco assolutamente.
Lo guardo con un sopracciglio perplesso e chiedo:
“Di chi sarebbe?”
“Pincopallo.” afferma serio facendo cenno di sì con la testa.
“Chi?”
“Otokowsky.”
“Chi?”
“Il tizio che hai sconfitto anni fa al torneo Tenkaichi. Quello che ti guardava il culo e ti faceva gli occhioni dolci, perché fai lo gnorri?”
“Scherzi?”
“No. Ha chiamato ieri… cioè ieri fuori di qui e ha detto che voleva confermare la cena con il sig. Brief, per domani sera, cioè il domani sera fuori da qui… Mi ha detto di richiamarlo per confermare.”
“Non ho assolutamente idea di chi tu stia parlando. Non hai capito male, per caso? Magari ha detto Sig.ra Brief…”
“No, ha detto Sig. Br… Noooooo… nooooo, no, nooo! Trunksi! Vieni, dobbiamo uscire subito, presto!”
“No, se non mi dici che cavolo ti frulla per la testa.”
“Neghi di avere una qualsivoglia relazione extraconiugale con Otokowsky?”
“Assolutamente sì, scusa, mi vengono i brividi solo a pensarci…”
“Quindi dobbiamo uscire da qui per salvare mio padre!”
“Tuo padre? Cosa c’entra tuo padre, ora?”
“Otokowsky cerca un Sig. Brief. Come fa tuo padre di cognome?”
“Brief…”
“Appunto, vedi che dobbiamo salvare il culo a mio padre? E non in senso lato del termine…”
“Goten… non capisco.”
“Perché sei tordo.”
“E tu sei un cretino.”
“Mio padre si allena con tuo padre e Otokowsky vuole un appuntamento con lui. Quindi tuo padre, Trunksi, mi duole dirtelo, ma è gay… quindi vado a salvare il culo a mio padre che ignora questa prerogativa di tuo padre… capisci ora? È questione di vita o di morte!”
“Di chi?”
“Di Otokowsky! Ma che domande! Avanti andiamo!”
Lo blocco prima che se ne possa uscire nudo, come mamma l’ha fatto, per andare a delirare ed interrompere qualsiasi cosa stiano facendo mio padre e Goku.
“Goten, fermo. So che il tuo cervello è come… in continua evoluzione, ma credo che stia forviando leggerissimamente la realtà. Mio padre non conosce Otokowsky. Non lo vuole conoscere e non credo lo conoscerà mai. Può darsi che cercasse mio nonno, anche lui è Brief… a meno che…”
Mi interrompo improvvisamente.
Un flash apocalittico mi passa per la mente.
“A meno che?” interrompe il flusso dei miei pensieri Goten.
Lo guardo e sgrano gli occhi ora terrorizzati.
“Trunksi? Mi fai paura… A meno che? Cosa?” insiste.
“Mia nonna… Come ti chiama sempre mia nonna?” gli chiedo retoricamente.
“Il mio ragazzo…” mi risponde quasi fiero.
Lo guardo.
Mi guarda.
Inclina la testa leggermente di lato come a cercare di capire se quest’ultima cosa c’entri qualcosa o meno.
Sgrana gli occhi all’inverosimile.
Ha capito… strano…
Inizia ad ansimare e prende fiato per chiedermi:
“Quindi lui pensa che… che… che… il Sig. Brief sia… sia… sai… io… E perché vuole uscire a cena con me?”
“Ma dai, non ti preoccupare! Sarà per affari, qualche vendita diretta delle coltivazioni di mia nonna!” gli dico sinceramente per cercare di calmarlo.
Tutto sommato gli affari, negli ultimi anni, sono sempre andati bene, forse anche Otokowsky è un compratore, utilizzatore usuale.
Ma non credo di averlo convinto.
È agitato, sudato e respira ancora a fatica.
“Goten…” gli mormoro dandogli una carezza per rassicurarlo per poi continuare: “Dai, non puoi aver paura di Otokowsky! Al torneo l’avevo steso con un colpo solo! E avevo 15 anni! Di cosa ti preoccupi? Vuoi che venga anche io con te? Tutto sommato forse sono più abituato di te alle cene d’affari…”
“Lo faresti sul serio? Guarda che se poi finisce in yaoi io non sto in mezzo, sai?”
“Cosa? Ma piantala con questa storia! Vengo anche io, se ti fa piacere… Ok? Ora possiamo riposare? Domattina dobbiamo sistemare tutto prima di uscire.” gli dico facendogli un sorriso sincero.
“Ok… Sì… Riposiamo… Ma stai dalla tua parte…”
Alzo gli occhi al cielo e mi sdraio ben lontano da lui.
Quanta pazienza, santo cielo…


 
 CONTINUA...

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Capitolo 5
*** La bastardaggine ***


La bastardaggine.
 
 
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“Jingle bell, jingle bell, jingle all the way…”
“Hey, mezza calzetta, si può sapere cosa stai combinando nella mia cucina? E smettila di canticchiare che mi fai saltare i nervi!” mi aggredisce col suo solito fare mio suocero.
Certo che con gli anni non è che in perspicacia si sia evoluto un gran ché.
Vedi uno in cucina con addosso un grembiulino rosa ricamato a mano, non è che sia così difficile capire che sta cucinando.
“Cucino,” gli rispondo paziente.
“Questo lo vedo da me, idiota, la mia domanda era perché te ne stai nella mia cucina e non, per esempio, in quella di casa tua o da tua madre,” insiste.
Alzo gli occhi al cielo e un cucchiaio ricolmo della pasta, che nel contempo sto mescolando in una ciotola, fino alle labbra, per assaggiarne il sapore.
“Mhm… manca un po’ di zucchero…” commento tra me e me e tutti quelli che stanno leggendo.
“E chi se ne frega! Mi vuoi rispondere?”
“Non posso stare a casa mia. Sto preparando una sorpresa per Bra, Bulma, Pan, Trunksi(*), papà e tutti i bambini… L’avrei fatta anche per te, ma ora che l’hai vista non è più una sorpresa…” lo informo.
“Non mi piacciono le sorprese, infatti mi aspetto che oggi ci sia ancora tuo padre ad allenarsi con me.”
“Mhm… no. Oggi cura i bambini. Cosa che dovresti fare anche tu, sono sempre tuoi nipoti, no? La camera gravitazionale è tutta per loro oggi!” esclamo entusiasta, leccandomi nel contempo due dita per assaporare di nuovo la pasta, che ora sembra perfetta.
“Cosa? No, questo è inaccettabile. Avanti vieni a dire loro che se ne devono andare,” mi dice con un’intonazione che sta tra una minaccia e una supplica.
Metto l’impasto nel forno, lo accendo, mi lavo le mani e mi levo il grembiule.
“Andiamo, ma dubito che mi ascolteranno. Tuo suocero ha montato dopo anni l’impianto audio Dolby Surround nella camera gravitazionale. Stanno tutti guardando il film del loro cartone animato preferito. Come pensi di schiodarli?” gli domando, giusto per non farlo arrivare impreparato a ciò che lo aspetta.
In tutta risposta mi si avvicina e mi blocca tra il suo corpo e il muro, appena fuori dall’uscio di casa.
Deglutisco il nulla: il suo sguardo è tetro e mi fa paura.
“C-cosa?” domando.
“Ora tu, sayan, fai la fusione con me, entriamo lì dentro e mandiamo via tutti, chiaro?”
???*°§§è**^è£%$?%£?$%?
Scusate, devo riavvolgere il nastro perché mi sa che mentre cucinavo qualche vapore del mio magnifico panettone, alle erbe della signora Brief, deve essermi arrivato al cervello.
Rileggiamo.
“C-cosa?” domando.
“Hai capito bene, mezza calzetta, avanti, fammi vedere che ci tieni alla pelle.”
‘Merda. Fare la fusione con Vegeta? E come cazzo gli nascondo tutte le simpatiche cosine che faccio con sua figlia? Che situazione di merda. Se faccio la fusione con lui mi uccide per cosa vede nel mio cervello. Se non la faccio mi uccide perché non l’ho fatta… Ho bisogno di un’idea, un’idea, un’idea... veloce… mhm… no, mi scappa la pipì… Ah! Sì, ci sono!’
“Ci tengo alla pelle, sì. Per questo motivo ho pensato che fare un tentativo, senza sciupare il tuo allenatissimo corpo con una frustrante fusione con una mezza calzetta come me, che nemmeno si ricorda, volendo, come si effettua correttamente la suddetta manovra, visto che sono quasi cinque anni, sette mesi, ventuno giorni, quattro ore e due, quasi tre minuti che non la fa più, sia la cosa migliore… Sì… Vedrai che li convinco a lasciarti la camera gravitazionale per il tuo allenamento giornaliero, per il quale, se non trovi nessuno, posso sempre prestarmi da supplente, giusto per restare in tema raccolta dell’autore.”
Mi guarda basito, mentre ancora cerco di riprendere fiato dopo aver espresso la mia proposta senza mai inspirare.
“Ok, affare fatto… Ma se non se ne vanno, pagherai tu le conseguenze.”
Ci avviamo alla camera gravitazionale e faccio per aprire la porta, quando sul display che funge da chiusura elettronica appare la scritta luminosa: “Parola d’ordine”
“Vegeta principe dei sayan.” esclama prontamente mio suocero.
“Parola d’ordine errata.”
“Ehm… no… Vegeta… siamo a Natale e Bulma l’ha cambiata. Quella di oggi è… aspetta che devo trovare il post-it giusto… vediamo…
“Cosa vuol dire ‘quella di oggi’?”
“Sì, sai… il calendario dell’avvento… apri ogni giorno una casellina con la parola d’ordine per la camera gravitazionale… Non te lo ha detto Bulma?” gli domando trovando, nel contempo, attaccato all’interno della cintura dei miei pantaloni, giusto appunto dove lo avevo lasciato, il post-it del giorno.
“Ti sembra un posto normale dove conservare i bigliettini?” mi chiede con fare più disgustato che incuriosito.
“Perché? È praticissimo invece. Vedi, qui c’è anche la password del pc, il codice del bancomat, il numero di previdenza sociale…
“Sì, ok, chi se ne frega, vuoi aprire questa dannata porta?” mi interrompe sbattendo un pugno sullo stipite.
Premo il pulsante per la registrazione della parola d’ordine ed esclamo, con voce altisonante, un convinto:
“OH-OH-OH!”
Vegeta si sbatte una mano in faccia. Sembra disperato.
“Sai che non pronuncerò mai una cosa del genere, vero?”
“Non devi, ormai l’ho aperta io, eh! Ma oggi ti sarebbe andata già bene: l’altro giorno c’era da dire tutti i nomi delle nove renne di Babbo Natale… Mio padre ci ha messo mezz’ora per aprire la porta, perché si ricordava i nomi di quelle che non conosce nessuno: Comet, Dancer, Dasher, Prancer, Vixen, Donder, Blitzen, Cupid e non la più importante…” dico sorridente.
Mi guarda interrogativo.
Lo guardo e sorrido.
“Rudolph! La renna con il naso rosso! Hai presente, no?”
Chiude gli occhi e sospira. Quando fa così significa che disapprova, ma a Natale non dovremmo essere tutti più buoni?
Entriamo nella camera gravitazionale. Trunksi, Pan, Bra, Bulma, mio padre e i bambini stanno tutti con gli occhi puntati verso lo schermo a guardare il film dei Teen Titans go, da sempre il loro cartone preferito.
“Allora? Com’è il film?” chiedo pimpante.
“SSSSSHHHH!” mi sgrida qualcuno, o tutti assieme…
Guardo Vegeta: non è contento.
Una gocciolina di sudore mi scende dalla fronte.
Mi avvicino a Bra e sottovoce le domando: “Amore? Quanto manca alla fine del film? Sai… tuo p-padre vorrebbe allenarsi e…
“Questa è la terza volta che lo vediamo… Forse i bambini, o tuo padre, lo vogliono vedere ancora una…” mi interrompe senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
“Ah… ehm… ok, glielo dico…”
Mi giro e cerco il suo sguardo severo vicino alla porta. Non lo trovo e provo a capire che fine abbia fatto.
La stanza è buia e non riesco proprio a vedere dove si possa essere cacciato. Ad un tratto lo intravedo, seduto a fianco ad uno dei gemelli di Trunksi. Mi avvicino e, senza disturbarlo, mi metto ad ascoltare cosa il piccoletto gli sta raccontando:
“…E quello è Dende, vedi che è verde? Poi c’è la ragazza, che deve essere una sayan di qualche universo parallelo, perché ha i capelli fuxia, ma spara Final Flash da paura…”
“E il bestione con l’occhio rosso? Lui è il nemico?” chiede Vegeta tutto preso da ‘sto stupidissimo cartone.
“No, lui è un cyborg, fa parte dei buoni,” lo informa il piccoletto.
“Mhm, capisco, dev’essere uno dei primi modelli del dottor Gelo… Poi li ha perfezionati col tempo per renderli più umani… E quella col vestito viola chi sarebbe?” commenta facendo dei piccoli accetti con la testa.
“Lei si chiama Corvina. È un demone, parente di Baba, ma combatte con loro contro i nemi…
“Hey! Ma quello sono io! Ma che razza di vestito mi hanno messo addosso?” lo interrompe sbraitando, non appena nota apparire sullo schermo il protagonista, nonché capo dei Teen Titans, Robin.
“SSSSHHHH! Abbassa la voce, nonno!” lo redarguisce il piccolo sayan.
“Sì, scusa… ma perché ha quella divisa rossa, verde e con mantello giallo oro? I sayan non hanno mai avuto mantelli oro, mi chiedo perchè!”
“Perché… ehm… è in missione, in incognito… non deve farsi scoprire dal cattivo…” arranca il bimbetto.
“Ah, giusto, non ci avevo pensato. Ma Kaaroth quando arriva?” chiede lanciando un’occhiataccia a mio padre che, tutto allegro, rilancia con sorrisone a 36 denti.
“Ehm, no, in questo film non c’è nonno Goku… È Rob… Voglio dire, sei tu, il protagonista.”
A quelle parole vedo Vegeta voltarsi verso di me e prendermi per la tuta, proprio sotto il mento. Mi avvicina a sé e mi chiede:
“Perché non mi hai detto che era un film su di me? Non volevi farmelo vedere, eh? Dopo facciamo i conti, mezza calzetta. Ora vai a controllare la tua torta, che quando finisce qui avremo tutti fame.”
“Ma veramen…”
“SSSSHHHH!” mi sgrida lui stesso facendo cenno di sloggiare, e in fretta anche.
 
Me ne torno in cucina, dove un profumino INCONFONDIBILE mi fa dimenticare persino come mi chiamo. Penso che il mio piano funzionerà perfettamente. Dopo una fetta di panettone crederanno che io sia davvero Babbo Natale, alla seconda si metteranno a parlare con le renne immaginarie.
Estraggo il panettone dal forno.
Ottimo, ha profumo davvero INVITANTE.
Lo stesso non posso dire per il colore. Verde melma non sembra essere molto genuino… Fa niente, preparerò il mascarpone al papavero…
Sistemo tutto, taglio il dolce, lo distribuisco sui piattini, ci spalmo una bella colata di mascarpone modificato e lascio su ogni piatto una forchettina, giusto per non far sembrare tutti, anche a Natale, delle vere scimmie ammaestrate.
Guardo l’orologio e mi rendo conto che ho solo dieci minuti per il mio travestimento; quindi corro di sopra, dove mi aspetta il mio ospite:
“Salve, Babbo Natale,” gli dico sorridente.
“Goten! Mi spieghi perché non posso scendere io a fare me stesso e a chiedere cosa tutti desiderino per Natale?” mi domanda incuriosito.
“Ti ho già spiegato perché: qui siamo abituati con il drago Shenron a chiedere cose che tu nemmeno puoi immaginare. Capisci che non sarebbe corretto domandare a te le stesse cose? Tanto quando si riprenderanno nemmeno si ricorderanno cosa mi hanno chiesto… Ma così saranno stati allegri e felici per un’oretta!” gli spiego per l’ennesima volta intanto che mi infilo i suoi stivaloni neri, sopra ai pantaloni rossi bordati di bianco.
“E va bene… ma mi devi riportare i vestiti in fretta, sai che in questo periodo sono molto impegnato…”
“Farò presto, non ti preoccupare. Vado bene?” chiedo sistemandomi sul viso la barba finta.
“Direi di sì, sbrigati che stanno già di sotto!” mi informa.
“E tu come lo sai? Senti le auree?” domando incuriosito.
“Sento i bambini che gridano…” mi risponde facendomi l’occhiolino.
Scendo le scale con un sonoro “OH-OH-OH!”, lo stesso usato per aprire la gravity room poco fa.
Tutti si azzittiscono e si voltano verso di me.
Papà sgrana gli occhi deluso, forse sperava in un nemico fresco fresco da battere in queste vacanze natalizie.
I bambini spalancano la bocca allibiti.
Bulma, Bra e Pan quasi si strozzano con l’ultimo boccone di panettone e sono costrette a beverci sopra un intero bicchiere di spumante. Meglio… si accentua l’effetto delle foglioline presenti nel panettone.
Solo Trunksi e Vegeta mi guardano un po’ con l’aria di chi si sta chiedendo come diavolo ho fatto ad entrare in casa loro e sta pensando al modo migliore per disintegrarmi senza lasciare tracce.
Mi ricompongo e inizio la mia sceneggiata:
“Buon Natale! Sono Babbo Natale e sono venuto a chiedere ad ognuno di voi cosa desiderate che vi porti fra qualche giorno…”
Scendo gli ultimi gradini e mi accomodo su una poltrona comodissima al centro del salotto.
“Avanti, bambini, cominciamo da voi. Tu, piccolina, come ti chiami?” chiedo a mia figlia invitandola a sedersi sulle mie ginocchia.
Lei si siede, mi guarda con quei suoi occhi blu come il mare in cui ogni volta mi perdo e di cui sono profondamente innamorato e, avvicinandosi al mio orecchio, mi sussurra:
“Sai come mi chiamo, papà… So che sei tu, ma se vuoi ti reggo il gioco, perché sei il papà migliore del mondo e io ti voglio tantissimo bene e hai organizzato tutto questo solo per fare tutti felici. Vero?”
Si stacca da me e mi guarda negli occhi.
Mi viene da piangere, ma le sorrido e le faccio cenno di sì con la testa.
“Allora? Cosa desideri per Natale, piccolina?” le chiedo facendo la voce grossa.
Lei si picchietta il dito indice sul mento con fare riflessivo e poi mi guarda e mi dice:
“Un unicorno, Elsa del cartone animato Frozen, una casa sulle nuvole di zucchero filato, un marsh mallow grande come la Casa Bianca e imparare il linguaggio degli animali…”
Scrivo tutto sul mio taccuino fatto di post-it e sorridente le dico:
“Va bene! Cercherò di accontentarti, ora dimmi un po’, chi vuoi che esprima il suo desiderio dopo di te?”
“I miei cuginetti!” mi informa allegra saltando giù dalle mie gambe.
I due bambini si posizionano sulle mie ginocchia. Quando sono comodi chiedo loro:
“E voi due cosa desiderate?”
“La pace nel mondo e la fine delle guerre,” mi dice serio il piccolo Kaaroth. “L’arrivo di alieni da sconfiggere,” aggiunge il piccolo Vegeta Jr.
Li guardo perplesso. Ma non si potevano mettere d’accordo prima?
È come quando marito e moglie vanno a votare e uno vota destra e l’altra sinistra… Cosa ci vanno a fare che tanto i voti si elidono a vicenda?
Vabbè. Li rassicuro che cercherò di assecondare anche i loro desideri, che ho già segnato prontamente su un nuovo post-it e passo al prossimo candidato.
Passano, Pan, Bra, Bulma… Inutile dire che il mio autocontrollo deve fare uno sforzo fuori dal comune per non smascherare il mio travestimento…
Esprimono tutte il loro desiderio, dopodiché è il turno di Trunksi che, guarda caso, mi chiede:
“Vorrei che le persone per Natale ritrovassero la speranza per vivere un felice anno nuovo. Per me vorrei che nulla cambiasse, perché ho una famiglia bellissima e mi sento fortunatissimo ad averli nella mia vita…”
Lo guardo di traverso, primo perché sta pesando sulle mie gambe in un modo indicibile e secondo per ciò che ha appena chiesto e gli dico:
“Ti rendi conto che metà delle lettrici se ne sarà bella che andata dopo questa pizza di desiderio che hai espresso?”
In tutta risposta lui alza gli occhi al cielo per poi fissarli nei miei e dirmi:
“Lo so, ma il rating è ancora giallino paglia… Con sfumature più… natalizie, diciamo che avrei fatto sicuramente di meglio…”
“Capisco… Avanti il prossimo,” dico scazzato stramaledicendo l’autore, ancora una volta…
Sulle mie gambe si posiziona mio padre, manco fosse un bambino di due anni e subito mi dice:
“Mi chiamo Goku e per Natale vorrei un nemico fortissimo da sconfiggere, più forte di quello che farai arrivare per Vegeta Jr. Va bene? Puoi?”
“Sì, vediamo cosa posso fare,” gli dico scrivendo con aria il più possibile professionale sul mio libretto dei desideri.
Per mostrarmi tutto il suo entusiasmo si mette a saltellare sulle mie ginocchia, procurandomi probabilmente la rottura di qualche legamento e lo stiramento del nervo sciatico.
Ultimo, ma non meno importante, arriva Vegeta. Braccia al petto incrociate, sguardo cazzuto.
“Esaudisci ogni desiderio?” mi domanda accomodandosi con molta poca grazia sulle mie ginocchia.
“Sì, ci provo…” mugugno dolorante.
“Ok, allora prima di tutto voglio un mantello giallo oro come quello del protagonista del film di oggi e secondo…
“Mantello giallo oro, ok, poi?” chiedo dopo aver scritto la prima cosa di quella che sembra sarà una lunga lista.
“Desidero che… cancelli tutti i desideri degli altri, anche quelli di chi legge! AHAHA!”
Scoppia a ridere e se ne va, lasciandomi totalmente allibito.
Ma come fa ad essere così bastardo dentro?
Tutti lo guardano andarsene, poi si girano verso di me.
“Qualcuno vuole un’altra fetta di panettone? Ho dell’ottimo spumante in fresco…”
 
 
***
 
 
(*): Per chi si fosse perso gli episodi precedenti, Trunksi è il risultato della fusione tra Mirai!Trunks e Trunks dell’universo 7.
NA: Sono mesi che non scrivo più nulla in questo fandom, ma la speranza è l’ultima a morire e chiacchierando con chi mi legge da sempre, mi è venuta in mente questa enorme boiata, che non ha alcuna pretesa, ma che vuole essere solo un pretesto per fare a tutti gli auguri di buon Natale e ispiratissimo anno nuovo.
Alla prox!
SSJD

 
 

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Capitolo 6
*** Speciale S. Valentino (di confessioni, salvataggi e nuove supplenze) ***


 
Speciale S. Valentino (di confessioni, salvataggi e nuove supplenze)
 
 
Le guance arrossate e le dita delle mani infilate tra i tuoi capelli, la sua lingua che sfiora le tue labbra socchiuse e le accarezza regalandoti un brivido. Le cingi la vita con le tue mani forti ma delicate e le accarezzi la pelle salendo lentamente a sfiorarle i seni sodi, sotto una camicetta bianca fin troppo attillata.
Vi baciate. Il tuo bacino preme desideroso contro il suo.
La vista mi si appanna e l’immagine di voi due che vi spogliate è sempre più sfuocata. Lacrime gelide scendono lungo il mio viso e sento il cuore creparsi nel mio petto, fino ad esplodere. Rimango imbambolata a spiarvi, mentre le sue gambe, vestite di un paio di autoreggenti, abbracciano la tua vita e tu, senza staccare lo sguardo malizioso dai suoi occhi neri, la accarezzi, proprio come fai sempre con me, poco prima di farmi tua.
Sposti le mani sotto le sue natiche e fai aderire la sua schiena al muro alle sue spalle.
Lo stai davvero per fare, amore mio?
La baci e ti posizioni meglio tra le sue gambe infinite.
Pochi istanti e…
“NOOOOO!”
Urlo tutta la mia disperazione mettendomi seduta sul letto.
Sono sudata, appiccicosa e gli occhi sono davvero pieni di lacrime.
“Hey… principessa, vieni qui, calmati…” mi sussurra Trunks svegliatosi di soprassalto e sedutosi a fianco a me.
Mi abbraccia e non riuscendo a trattenere le lacrime, scoppio a piangere sul suo petto.
Mi accarezza i capelli e mi bacia sulla fronte cercando di rassicurarmi.
“Ssshhh, va tutto bene. Respira… capita a volte di fare brutti sogni…”
Cerco di seguire il suo respiro calmo e la sua voce calda che mi inebria il cervello.
Ok, è passato.
Cazzo, che merda di sogno però, ma cosa mi dice il cervello?
Faccio un sospiro e tiro su il moccio nel naso, con una grazia che della principessa non ha proprio nulla.
“Passato? Tieni, bevi un po’ d’acqua,” dice allungandosi verso il comodino per prendere la bottiglietta, che tutte le sere si riempie per la notte.
Ingurgito un paio di sorsi e mi sembra di essere tornata sulla terra.
Mi accarezza la guancia e mi sorride.
“Mi dici chi ti ha fatto incazzare così tanto?” mi chiede sorridendo.
“Ehm… veramente… tu…” confesso abbassando lo sguardo.
Povero, non è di certo colpa sua se la mia mente è fulminata.
“Io?” chiede basito.
“Ehm… sì. Stavi con una. Io vi guardavo da fuori, da questo squallidissimo rating giallo che ‘sto autore ci ha imposto e tu te ne stavi in ufficio con questa moretta, a fare cose a rating rosso… È stato terribile…”
Mi rivolge uno sguardo tristissimo. Ecco, l’ho ferito. Che stronza che sono.
“Scusa. Era meglio dimenticarlo e basta. Lo so che non lo faresti mai…” affermo davvero risentita.
Cala il silenzio. Trunks è pensieroso, lo vedo.
Passano istanti che sembrano minuti e domando:
“Trunks… tutto bene?”
“Com’era?”
“Com’era, cosa?” chiedo non capendo a cosa si stia riferendo.
“La lei del tuo sogno.”
“Boh... Mi assomigliava. Capelli neri, occhi neri… perché? Sai di chi sto parlando? La conosci davvero?” chiedo sentendo nel contempo il mio cuore saltare qualche battito.
“Merda,” commenta Trunks alzandosi velocemente dal letto.
Si infila i pantaloni della tuta e corre al piano di sotto.
Torna poco dopo con in mano una cartellina di cartoncino color carta da zucchero. La apre, gira un paio di fogli contenuti al suo interno, per poi prendere un documento e consultarlo.
“Trunks?” richiamo la sua attenzione.
Mi consegna il foglio e mi chiede:
“È questa?”
Abbasso lo sguardo e osservo la foto graffettata sul pezzo di carta che ho in mano.
Immediatamente gli occhi mi si riempiono di nuovo di lacrime.
“NOOOO!” esclamo rimettendomi a piangere come una deficiente.
“Non è lei quella che hai sognato?” mi chiede un po’ stordito.
“SÌÌÌÌ!” e giù altro litro di lacrime.
“Pan, ascolta. È lei o non è lei? È importante che lo sappia, ti prego!” mi supplica cingendomi il viso tra le mani.
Faccio cenno di sì con la testa, poi mi faccio coraggio e chiedo:
“Chi… chi è? Come la conosci? Voglio dire… non come la conosci nel senso di “a che livello la conosci”, ma come la conosci nel senso di “da dove arriva la sua conoscenza”, ovviamente non su di te…”
Alza un sopracciglio perplesso e mi chiede:
“Hai fumato qualcosa da Goten, ieri sera?”
“Eh eh… un pochino, poco… Ma sul serio, Trunks, mi dici chi è?” insisto.
Sto impazzendo.
“È una della candidate a sostituire Miss Kari, la mia segretaria, che il mese prossimo andrà in maternità,” mormora, per poi proseguire: “Dovrebbe venire domani per un colloquio… si chiama Mai… Epoimai, se non sbaglio. Che razza di nome…”
Abbassa di nuovo lo sguardo pensieroso.
Qualcosa lo turba, lo sento.
“Trunks… devi dirmi qualcosa?” chiedo deglutendo il niente, con il cuore in gola.
“Non voglio stare male di nuovo…” mormora mestamente.
“Di nuovo?” chiedo supplicando una spiegazione.
“Sì, è già capitato… due volte.”
“Capitato cosa?”
Mi sembra di morire, ho bisogno di sapere! Dannazione, scrivi più veloce, benedetto autore!
(NA: ‘Oh! Calmina, Pan! Sto scrivendo più veloce che posso!’)
“Cosa, Trunks!” insisto di fronte al suo silenzio.
“Quando una donna ci prova con me, ecco… non riesco a controllarmi. A una, una volta, ho quasi rotto un braccio e mi sono fermato solo perché siamo in due a gestire questo corpo e una parte di me riesce a essere più razionale, quando ce n’è bisogno… Un'altra volta, non ero ancora unito a Mirai!Trunks, se non ci fosse stato Goten a fermarmi, stavo quasi per uccidere una…”
Spalanco la bocca e gli occhi allucinata. Perché non ho mai saputo nulla di tutto ciò? Gli dono una carezza sul viso e, come rassicurato dalla mia comprensione, prosegue:
“Poi però succede che sto malissimo, perché ovviamente pensare anche solo di far del male a delle terrestri innocenti mi fa accapponare la pelle. Per questo dico che non voglio stare male di nuovo e mi chiedo: se questa Mai ci provasse davvero con me, come faccio a gestire la cosa, senza provocarle seri danni? Senza contare che le due volte precedenti in cui sono stato ‘attaccato’, subito dopo sono dovuto venire da te e… sfogarmi,” confessa abbassando lo sguardo imbarazzato.
“E quando sarebbe successo, scusa?” domando incuriosita dal fatto di non essermene mai accorta.
“All’addio al celibato di Goten e… un’altra volta… anche.”
“Quando abbiamo fatto quasi tutto, la prima volta?”
“Ehm… sì…”
Sarò stata anche ubriaca, ma me lo ricordo bene, quel primo incontro. Trunks, nonostante il tasso alcolico probabilmente più alto del mio e l’incazzatura di cui mi ha appena parlato, era stato perfetto e aveva mantenuto un autocontrollo ineccepibile.
Ora sono ancora più curiosa di sapere a quale altra volta si stia riferendo.
“E la seconda?” domando tentando di mostrarmi indifferente.
“Ehm… preferisco non parlarne…”
Spalanco gli occhi, come sarebbe a dire?
Le lettrici sanno qualcosa su Trunks che io non so?
Non è accettabile.
“Alla festa della donna, un paio di anni fa, ho quasi fatto sesso con tuo papà.”
Le parole mi sono rotolare fuori dalla bocca, come se non potessero più essere conservate nella mia memoria.
“Siamo stati entrambi malissimo. Ci ha salvato Goten…”
Mi guarda stranito.
“Cosa è successo?” mi chiede con una voce tremante.
“Niente, era colpa della luna piena. Abbiamo risolto con una scazzottata memorabile. Poi sono tornata a casa e c’eravate voi due… il seguito non lo posso raccontare, sempre a causa del rating… maledetto autore. Ora mi dici quando è stata la seconda volta?”
“Quando abbiamo concepito i gemelli,” risponde.
Cala il silenzio.
Sapevo che quella volta c’era qualcosa di diverso dal solito. Pensavo che fosse a causa dell’episodio di gelosia verso CJ, ora capisco cosa ci fosse effettivamente sotto.
Passa qualche minuto, credo che entrambi stiamo cercando di assimilare quanto appena appreso. Dobbiamo ancora risolvere il problema principale: Miss Epoimai.
“Devi farli per forza tu i colloqui?” chiedo ingenuamente rompendo il silenzio.
“No, ma preferisco sceglierla da me la sostituta di Miss Kari, e non far decidere qualcun altro su chi deve lavorare con me…”
In effetti, non ha tutti i torti.
Rifletto qualche secondo.
Capisco la sua paura, a questo punto che il mio sogno sia premonitore o meno non ha molta importanza, Trunks sarebbe comunque a disagio in presenza di questa donna.
Qualche istante dopo, un flash mi attraversa il cervello.
“Trunks, ho la soluzione, ma ti devi fidare di me, ok?”
“Sì? E sarebbe?” domanda stupito.
“Lo vedrai. Ora non pensare più ai colloqui di domani, e risolviamo la faccenda di cui mi hai parlato.”
“Faccenda?”
“Non esiste voler uccidere chiunque ci provi con te, capisci? E non è nemmeno giusto starci così male!”
“Sì, ma se uno dice no, è no, ti pare?”
“Vero… ma ricordi quando eravamo su quel pianeta? La prima volta che ti ho baciato? Ricordi cos’altro volevo fare? Anche lì era un no, un no e basta… eppure non mi hai disintegrata!”
“Certo, tuo nonno mi avrebbe ucciso! E poi ti amavo, anche se eri una piccola impertinente…”
“OK, allora sfruttiamo questo MERAVIGLIOSO rating giallino per sistemare la tua paura di essere ‘attaccato’ sessualmente da delle indifese terrestri, che nulla possono davanti al tuo indiscutibile fascino…” dico avvicinandomi a lui e parlandogli praticamente attaccata alle labbra.
“Prendi per il culo? Guarda che sto davvero male per il fatto di non riuscire a controllarmi. Mi manca il respiro e sudo e…
“Ssshhh, lascia fare a me, Brief…” lo interrompo tappandogli la bocca appoggiandogli l’indice sulle labbra.
“Cos’hai in mente?”
“Fidati.di.me.”
“Dimmi solo che non chiamerai Goten, ti prego…” mi supplica.
Per amor del cielo, sarebbe l’ultima persona che interpellerei per risolvere questo problema.
“Non ne ho la minima intenzione,” lo rassicuro.
“Ok, cosa devo fare?” mi domanda più rilassato.
“La domanda giusta è cosa NON devi fare… Vestiti come se stessi andando a lavoro e aspettami nel tuo studio. Dammi un minuto.”
Prendo la cartellina di cartone e mi infilo nel bagno. Mi pettino e mi trucco esattamente come Miss Mai Epoimai. Non è così, difficile, ci assomigliamo molto. Mi infilo una camicetta bianca, simile a quella che le ho vista indossata nel sogno e una gonna che mi fascia i fianchi. Autoreggenti, tacco dodici… Ok, sono pronta.
Azzero la mia aura ed esco dal bagno. Scendo le scale e busso alla porta dello studio.
“Avanti!”
Entro.
Trunks mi guarda.
“Ma cazzo…” il suo unico commento.
“Buongiorno, signor Brief, sono venuta per il colloquio.”
“Scherzi, vero?”
“Per niente, sono Miss Epoimai, vedo che è passato subito a darmi del tu… effettivamente abbiamo la stessa età, per cui non ci vedo nulla di male…”
Dico porgendogli la mano.
Mi guarda perplesso per qualche secondo, ma poi, forse incuriosito dal mio metodo, decide di stare al gioco. Assume un’aria molto professionale e, dopo essersi aggiustato il nodo della cravatta, allunga la mano per stringere la mia.
“Prego, si accomodi, Miss Epoimai.”
Fa un sorriso e si siede a sua volta sulla sua poltrona al di là della scrivania.
“Questo è il mio curriculum,” dico consegnandogli la cartellina di cartone con il fascicolo relativo alla vera Miss Epoimai.
Mi schiarisco la voce e continuo:
“Ho sempre lavorato come segretaria per re Pilaf, fino alla sua misteriosa scomparsa. Sono molto qualificata, so usare il PC, parlo diverse lingue, preparo un ottimo caffè…
Sorride.
E poi si chiede perché gli vogliano saltare tutte addosso. Nemmeno si rende conto di quanto sia affascinante. Mi ricompongo e aspetto un commento che non tarda ad arrivare.
“Con questo curriculum potrebbe trovare un lavoro molto più stabile che una semplice sostituzione di maternità. Cosa l’ha spinta a presentarsi?”
“Penso che arricchire il mio curriculum con un’esperienza lavorativa con lei… voglio dire, alla Capsule C. sarebbe molto importante, per il mio futuro lavorativo,” affermo tenendo gli occhi fissi nei suoi.
“Perfetto, direi che può andare, c’è un contratto di riservatezza da firmare, lo sa? Spero non sia un problema…”
“Affatto, non direi niente comunque, anche senza contratto. Soprattutto su cosa potrebbe succedere qui dentro…”
commento con un tono estremamente sensuale.
Lo vedo irrigidire la mascella e percepisco un leggero incremento della sua aurea. Se dovessi definire il suo stato d’animo direi irritato.
Mi inumidisco le labbra e fisso i miei occhi nei suoi, dallo sguardo molto simile a quello di suo padre.
“Dunque? Le interes…
Alza una mano, per invitarmi a smettere di parlare.
Chiude gli occhi e sospira.
Ignorando l’aumento esponenziale della potenza della sua aurea, mi alzo, giro attorno alla scrivania e vado a sedermi sul bordo a fianco alla sua sedia.
Prendo la sua cravatta tra le dita e mi metto a giocherellare con i due lembi.
“No!” mi ordina allontanando elegantemente la mia mano dalla sua cravatta.
Alzo un angolo della bocca in un sorrido che non può vedere, visto che ancora tiene gli occhi chiusi.
La mia interpretazione sta funzionando alla grande e quindi anche il mio piano. Non poteva essere altrimenti, visto che l’ho elaborato io e non Goten…
Mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro un molto sensuale:
“Allora? Le piaccio, presidente?”
Ops, forse ho esagerato. In un attimo mi trovo con le spalle al muro e la sua mano a fasciarmi il collo. Due occhi verdi fissi nei miei e lo sguardo truce.
Non mi sta facendo male, e non perché sono una sayan. Con la quantità di forza che sta usando, non farebbe del male nemmeno a una terrestre.
“Ho detto di NO! È chiaro?” chiede con un tono davvero intimidatorio.
Ora, non penso affatto che la signorina Mai Epoimai sarebbe così stupida da insistere, ma voglio che Trunks arrivi al limite e riesca a controllarlo. Alzo un angolo della bocca in un sorriso malizioso e lo provoco di nuovo:
“Uh! Le piace comandare… non si faccia problemi, sono moooolto disponibile…”
Sento quasi lo scricchiolio dei suoi denti. Il suo respiro diventa irregolare.
Controllati, Trunks, so che lo puoi fare!
Allungò una mano e gli accarezzo il petto, in modo molto, molto sensuale.
In tutta risposta, lui si allontana dal mio corpo e, senza nemmeno guardarmi negli occhi, mi dice:
“Se ne vada, per favore. Ho bisogno di una segretaria, non di un’amante.”
Prendo la mia cartellina sulla scrivania ed esco dallo studio.
Sciolgo leggermente la coda perfetta che mi ero acconciata e parte dei capelli mi ricadono sulle spalle. Mi levo le scarpe, riaggiusto l’aura ad un livello molto zen e busso di nuovo alla porta.
“Che c’è?” chiede con una punta di nervosismo.
Entro.
Gli faccio un sorriso, per tentare di calmarlo.
Capisco di esserci riuscita quando vedo i suoi occhi tornare azzurri e la sua aura placarsi improvvisamente.
“Trunks… tutto bene?”
“Sì, credo di essere riuscito a controllarmi, questa volta. Non ti ho fatto male, vero?” domanda come per accertarsi di ricordare tutto a dovere.
“No, sei stato… grande! Come ti senti? Voglio dire… senti di volerti sfogare anche questa volta… su di me?”
Alza lo sguardo e fa un sorriso malizioso.
“Sto bene. Ho capito che l’unico modo per non disintegrarla era allontanarla da me. Ma sbaglio o la tua è più una supplica che un vero interesse a sapere come mi sento? Quante possibilità vuoi che abbiamo con ‘sto schifo di rating?”
Faccio spallucce, a S. Valentino a chi vuoi che freghi dello sforamento del rating?
Mi avvicino.
Lo raggiungo dietro alla scrivania.
Gli accarezzo il viso e poi il braccio fino giù alla mano, che prendo nella mia, invitandolo ad alzarsi.
Mi asseconda e mi appoggio con la schiena al muro. Lo tiro verso di me prendendolo per la cravatta, che poi iniziò a slacciare con molta, molta calma. I miei occhi sono fissi nei suoi e cerco d’intuire cosa abbia in mente.
Gli sfilo la cravatta e la getto a terra.
Gli slaccio la camicia, un bottone per volta.
Mi lascia fare, mantenendo le mani sui miei fianchi e facendomi piccole carezze coi pollici sulla pelle sotto la camicetta che indosso. Finisco di slacciare tutti i bottoni e gli levo la camicia, che lasciò cadere a terra, vicino alla cravatta.
Ora è il turno dei pantaloni. Una volta aperta la cintura e slacciato il bottone e la zip, cadono a terra senza ostacoli.
Abbasso lo sguardo e arrossisco:
“Brief, sei venuto a lavoro senza boxer…”
“Sarebbero stati inutili comunque, visto cosa mi stai facendo.”
“Non gradisci?” domando dipingendomi in faccia un finto broncio.
“Voglio vedere dove vuoi arrivare.”
Gli sorrido.
Mi slaccio la gonna e la lascio scivolare a terra.
Ora è lui ad abbassare lo sguardo, ma senza arrossire.
“Anche tu hai scordato di mettere gli slip, Pan.”
“Non li ho scordati…”affermo maliziosa.
Poi mi avvicino alle sue labbra e gli chiedo: “Posso baciarti, Trunks?”
“Puoi farmi tutto ciò che vuoi, sono solo tuo.”
Sposto le sue mani sotto le mie natiche e avvinghio le mie gambe alla sua vita.
Con la lingua lecco le sue labbra socchiuse e infilo le mie dita nei suoi capelli glicine.
Avvicino il mio bacino al suo e lascio che il resto del mio sogno premonitore venga da sé.
“Ti amo, Trunks.”
“Anche io, ti amo, Pan. Buon S. Valentino.”
Gli sorrido.
“Il mio regalo arriva domani.”
“Grazie, ma ho già avuto il mio regalo… Sono calmissimo e sto davvero bene.”
“Lo so, lo sento. Andiamo a letto a finire questo capolavoro?”
“Sì.”
Così come siamo mi riporta in camera da letto.
Domani andrà tutto bene, ne sono sicura.
 
***
 
“Heylà, ciao Pan! Grazie che mi hai fatto chiamare per questo lavoro! Ne sono entusiasta!”
“Mi scusi, ma io non mi chiamo Pan, sono Mai, Mai Epoimai.”
“Eh? Ma che razza di nome! Ti garantisco che assomigli davvero a Pan, certo più elegante e… donna, ma sembri una sua sosia! Ti hanno mandato da un’agenzia per fare da supplente a Pan per un periodo?”
“Veramente dovrei sostituire una certa Miss Kari, che fra poco prenderà un periodo di pausa per la maternità…”
“Ma dai… io sono qui per lo stesso identico motivo! Allora faremo il colloquio assieme! Che bello! Certo che più ti guardo e più ti vedo uguale e spiaccicata a Pan, sicura di non conoscerla?”
“No, affatto, chi sarebbe?”
“Come chi sarebbe, la moglie di Trunks!”
“Capisco, no, non la conosco.”
“Può entrare, Miss Epoimai, il presidente l’aspetta.” La informa Miss Kari, da dietro la sua scrivania che dà sulla piccola sala d’aspetto.
Mai bussa ed entra.
Non passano nemmeno cinque minuti, che la vedo uscire con la sua cartellina del curriculum tra le braccia e lo sguardo basso e incazzoso.
“Mi sa che tocca già a lei, prego, entri pure.”
“Ok.”
Entro nell’ufficio e trovo Trunks in piedi, davanti alla grande vetrata a guardare fuori.
Mi schiarisco la voce, per richiamare la sua attenzione.
“Prego, si segga pure.” dice senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Mi accomodo sulla poltroncina davanti alla sua scrivania.
Passa un po’ di tempo, istanti o forse minuti.
“Posso suggerire di bere un bicchiere d’acqua? Fa sempre bene per scacciare il nervosismo…” dico intuendo una sorta di malessere che aleggia nella stanza.
A quelle parole finalmente si volta e mi guarda.
Sul suo volto compare un sorriso raggiante e i lineamenti si rilassano immediatamente.
Mi alzo e vado verso il minibar che ho notato in un angolo sulla mia destra, dietro ad una pianta della felicità che avrebbe decisamente bisogno di cure.

Prendo una bottiglietta d’acqua dal frigorifero e gliela porto, accompagnata da un bicchiere.
“Grazie. Gradisci qualcosa anche tu?”
“No, sto bene, la signorina qui fuori mi ha offerto un tè, poco fa. Non ho fatto in tempo a finirlo perché la candidata prima di me ci ha messo pochissimo tempo per il colloquio…” dico leggermente curiosa di sapere cosa sia successo.
“Sì… ehm… diciamo che cercava un altro tipo di lavoro… vieni, sediamoci nel salottino, staremo più comodi.”
Mi siedo su una poltroncina con di fronte un tavolino in legno.
Trunks va alla porta e chiede alla sua segretaria di portarmi un tè, dopodiché richiude la porta e viene a sedersi sulla poltroncina a fianco alla mia.
“Ti prego, dimmi come hai saputo di questo posto! Sono molto curioso. È stata Pan, vero?” mi domanda sorridente.
“Credo di sì. Stamattina prestissimo mi ha telefonato Goten, ha detto che anche io avevo diritto di fare da supplente a qualcuno. Pan lo aveva chiamato per chiedere se poteva venire lui qui, ma ha detto che gli sarebbe piaciuto, ma fra poco c’è la raccolta, non può cambiare di nuovo i turni con gli allenamenti con Vegeta, poi c’è il calcetto e Bra… Insomma, ha detto a Pan che non aveva tempo, ma che avrebbe trovato una soluzione. Mi ha chiesto di venire a vedere se posso sostituire la tua segretaria per qualche mese… ne sarei estremamente felice. Spero di esserne all’altezza, anche se Goten ha aggiunto che, essendo di altezza inferiore a Miss Kari, non era sicuro che potessi andare bene… Tutto a posto? Mi sembri… non so… emozionato?” chiedo cercando d’intuire il suo stato d’animo indecifrabile.
Mi guarda per qualche secondo e poi con un tono speranzoso mi domanda:
“Oh, tu non puoi immaginare quanto io sia felice di averti qui. Sarebbe la cosa più bella del mondo se potessi prendere il posto di Miss Kari per qualche mese. Se il carico di lavoro fosse troppo, non devi fare altro che dirmelo, sono il presidente e posso decidere di ridurre gli orari a chi voglio, senza nessun problema. Te la senti di cominciare già da oggi? Potresti fare un periodo assieme a Miss Kari che può darti qualche dritta su come ottimizzare il lavoro e renderlo meno pesante. Cosa ne pensi? Mio dio, sono così felice che ho voglia di abbracciarti, posso?”
Gli sorrido e faccio cenno di sì con la testa.
Mi fa alzare e mi abbraccia forte.
Troppo forte.
“T-Trunks… non re-spiro…” riesco a dire per farmi liberare dalla sua presa.
“Scusa… è che non posso credere di aver trovato un supplente perfetto per Miss Kari!”
“Allora è confermato? Posso lavorare qui per qualche mese?” chiedo per avere conferma che tutto sia sistemato.
“Ma certo! Come ti ho detto, se vuoi, puoi iniziare già da oggi!”
“Ehm… se non ti dispiace, inizierei più volentieri settimana prossima. Oggi è S. Valentino e Goku mi ha promesso che, dopo gli allenamenti con tuo papà, mi porterà fuori a cena…”
 
 
***



N.A.: Buon S. Valentino a tutti!
Perdonate la lunghezza, ma quando ci sono di mezzo Pan e Trunks(i), non riesco ad accorciare, nemmeno volendo. Mi spiace per Mai Epoimai, che non ha avuto un S. Valentino felice. Ma è giusto che finisca in qualche rating rosso con qualcuno che sa davvero apprezzarla. Qui non c’è proprio trippa per gatte (morte).
Auguri a tutti gli innamorati e a tutte le persone che si vogliono bene! Peace and love!
Alla prox!
SSJD

 

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Capitolo 7
*** MIA, TUA, SUA, NOSTRA, VOSTRA, LORO. ***


Cara gente,
credo siano passati secoli dall’ultima volta che ho scritto in questo FD. Vi lascio questo nuovo episodio di questa saga infinita di Supplenze. Avverto che non c’è alcun bisogno di aver letto tutte le altre infinite vicende, ma se volete un quadro generale, vi lascio un piccolo riassunto, giusto per inquadrare meglio il tutto.
Dunque: Trunks, sposato con Pan, anni fa ha fatto la fusione con MiraiTrunks e da allora condividono felicemente lo stesso corpo.
Goten è sposato con Bra.
Da quando si sono sposati, Vegeta ha esatto (che merda di verbo, pp verbo esigere) che tutti a turno riempissero le sue giornate con regolari allenamenti...


 Le parti in viola sono il POW di Trunks, quelle in nero di Pan
 
 
MIA, TUA, SUA, NOSTRA, VOSTRA, LORO.
 
 
 
“Truuuunks? Si può sapere dove sei? Non sei a casa, né a lavoro…”
“Goten, ciao, sono da Dende, è successo qualcosa, per cercarmi con tanta insistenza?”, chiedo cercando di mantenermi il più tranquillo possibile.
“Mi prendi per il cucù? Tu sei da Dende e chiedi a me se è successo qualcosa? Aspettami che arrivo…”
Chiude la conversazione prima che lo possa supplicare di non venire. Vorrei proprio evitare di raccontare a Goten cosa ci faccio qui, ma temo sia troppo tardi.
 
“Trunks! Eccomi!”, esclama atterrando sulla piattaforma circolare.
“Goten”, lo saluto con un semplice cenno della mano.
“Sai, ti ho cercato ovunque. Primo volevo salutare Pan che è tornata dalla sua vacanza, secondo volevo chiederti se hai idea di cosa sia successo a tua madre: è da ieri pomeriggio che è insopportabile… e terzo… Che fine ha fatto Vegeta? Non si sente la sua aura da nessuna parte…”, chiede tutto agitato.
Sento una gocciolina di sudore colare sulla mia tempia. Come glielo spiego cos’è successo nelle ultime venti ore?
Ok, proviamoci. Con calma e con parole semplici.
“Goten, siediti, per favore…”
Si siede di fronte a me e inizia a fissarmi.
“Quindi?”, mi incita.
“Sì, beh, insomma… Pan è tornata ieri pomeriggio dal pianeta dei Kaio Shin…
“E…
“E, un attimo, fammi spiegare! Devi sapere che mentre qui sulla Terra sono passati tre giorni, su quel pianeta il tempo scorre mooooolto più lentamente. Per Pan sono in realtà passati tre mesi…
“E che c’è stata a fare tre mesi da Kaio Shin?”, mi interrompe di nuovo.
“Scambio interculturale”, spiego brevemente.
“Scambio che?”
“Lascia stare. Non è questo che importa. Ciò che devi sapere è che purtroppo il cambio di ambiente ha influito molto sul fisico di Pan…”,
Sì, lo so, ci sto girando attorno, ma non è facile parlare di cose serie con Goten…’
Mi guarda e sbatte le palpebre perplesso.
“E…”, mi incita a proseguire.
“Quando ieri è tornata, è stato da subito evidente che non stesse molto bene”.
“Quindi sta male?”, mi interrompe di nuovo.
“No, non è che sta male… diciamo che sul pianeta su cui è stata per tre mesi il suo corpo si è adattato a quelle condizioni ambientali, completamente diverse da quelle che ci sono qui sulla Terra..
“Quindi è tornata violetta, come Kaio Shin?”, mi chiede trattenendo a stento un sorriso.
“Ehm… no… in realtà… a causa della gravità, della durata delle giornate e della composizione dell’atmosfera… sì, insomma… diciamo che ha preso qualche chilo di troppo…”, confesso infine abbassando lo sguardo.
Goten rimane in silenzio per qualche secondo, poi domanda:
“Di quanti ‘qualche’ stiamo parlando, Trunks?”
Non dire che sono 40, non dire che sono 40, non dire che sono 40…’
“Sai, non è questa la cosa importante. Ciò che conta è che ieri abbiamo trovato una soluzione e fra poche ore potrai riabbracciare la tua nipote di sempre!”, affermo cercando di essere il più convincente possibile.
“E la soluzione sarebbe?”, chiede sospettoso.
“La Stanza dello Spirito e del Tempo…”, mugugno.
“Beh, ci sta… mi sembra un’ottima i… Ma, aspe’, se tu sei qui, con chi sta Pan lì dentro? Con mio fratello?”, chiede cambiando improvvisamente tono di voce.
“No, Gohan non poteva. Abbiamo dovuto trovare un supplente anche perché con lui, comunque, non avrebbe funzionato…”
Demente, sono un emerito demente, ora vorrà un’ulteriore spiegazione…’
“Funzionato, cosa? Non deve solo allenarsi per perdere peso e rimettersi in forma? Ci potevo andare anche io, se me lo aveste chiesto…” mormora un po’ triste.
“Ehm… c’è un altro problema, in realtà. Pan non riesce più a trasformarsi in supersayan…”, spiego.
“Hai provato a farci sesso? Decente, intendo. Tu l’hai fatta andare tre mesi dai Kaio Shin, magari si è come bloccata”, afferma con un fare da sapientone.
“Non credo che questi siano affari tuoi, ma comunque sì, prima che partisse e anche ieri, quando è tornata. Ma non ha funzion…
“O magari sei tu che non sei più capace”, mi interrompe.
Alzo gli occhi al cielo. Se mi incazzo lo ammazzo di botte, giuro. Già la situazione è frustrante di suo, se poi ci si mette pure lui..
“Quindi con chi è Pan là dentro?”, domanda come se nulla fosse.
“Con l’unica persona in grado di farla trasformare in supersayan, oltre a me e ai casi di estrema necessità…”, mormoro.
Mi guarda, apre dapprima un sorriso evidentemente trattenuto e poi mi scoppia letteralmente a ridere in faccia.
“Ahahah! Quindi stai dicendo che Pan è lì dentro con Vegeta? E tu te ne stai qui fuori tutto tranquillo ad aspettare che esca? E da quanto sono lì dentro?”, chiede trattenendo a stento le lacrime dal ridere.
“Idiota, non capisco che ci trovi di tanto divertente. Mio padre non ha esitato un secondo a offrirsi di allenare Pan, per far sì che tornasse in forma il più presto possibile, oltre che a farla trasformare di nuovo in supersayan. Fra poco, quando usciranno, vedrai tu stesso come entrambi avranno raggiunto i loro obiettivi!”, affermo convinto.
“Immagino che sforzo per Vegeta (e per l’autore, soprattutto)… ma ora capisco perché Bulma è da ieri che è così irascibile…”.
Colgo la non poca ironia della sua affermazione, ma non voglio dargli la soddisfazione di mettermi ansia addosso.
Mi fido di Pan.
Mi fido di mio padre.
Tanto basta.  
Certo, forse sono arrivato un po’ in anticipo rispetto all’orario previsto; in qualche modo speravo che terminassero prima. Ma l'attesa non era nemmeno così pesante, se non fosse arrivato ‘sto cretino di Goten.
Ora spero solo escano il più presto possibile.
 

Quattro ore terrestri prima…
 
“Pan, o spingi fuori questo bambino oppure giuro che ti apro in due con Final Flash e te lo tiro fuori io!”
Spingo più che posso, ma sembra che la testa sia grande come un’anguria o sia incastrata da qualche parte. Prendo un respiro e con tutta la forza che ho in corpo riesco a far passare l’anguria attraverso quel misero buco della serratura che mi ritrovo in mezzo alle gambe.
Vedo Vegeta afferrare la testolina di mio figlio e aiutarmi ad estrarre il resto del corpicino dal mio ventre.
Sento piangere, forse sono io.
Tutto nero.
Buio.
Il mio bambino.
Il mio ultimo pensiero.
 
Apro gli occhi.
Ho davvero sognato di avere un bambino?
Che sogno ‘reale’… sono addirittura sudata con tutti i capelli attaccati alla fronte.
Volto la testa dalla parte opposta, per vedere se Vegeta si è già alzato o sta ancora dormendo.
Per fortuna è sul suo letto, riposa con le braccia incrociate a sostenere la testa. Abbasso lo sguardo e al mio fianco vedo un fagotto di lenzuola.
Lo smuovo leggermente, per capire cos’è e, con mia enorme sorpresa, mi accorgo che è un neonato che dorme pacifico. Profuma di latte, ha le guance rosate e le sopracciglia di un buffo colore lavanda.
“È una bambina”.
Sento la voce di Vegeta che mi giunge alle orecchie come se provenisse da un altro pianeta.
“Sta bene, a parte il fatto che non ha nessuna aura. Deve aver preso la parte umana di Trunks e la tua. Tu? Come ti senti?”, mi domanda con un tono di voce che potrei dire ‘paterno’.
Sono frastornata.
Quanto tempo è passato da quando ho bagnato tutto il mio letto a causa della rottura delle acque? E da lì alle doglie che mi hanno fatto capire che ero incinta e che stavo per partorire?
Lo so che sembra assurdo, ma con tutti i cambiamenti temporali che ho subito negli ultimi mesi/giorni, ho perso del tutto la cognizione del tempo. Non ricordo nemmeno più quando ho avuto l’ultima mestruazione.
E ora sono qui, con questa bellissima bambina terrestre a condividere questo spazio/tempo con l’alieno che mi ha aiutata a farla nascere.
“Sto bene. Un po’ stordita, ma tutto ok”, mormoro. “Grazie, per avermi aiutata a farla venire al mondo e… mi dispiace…”
Inclina le sopracciglia in uno sguardo serio, in attesa di una spiegazione.
Mi inumidisco le labbra e spiego:
“Mi dispiace di essere entrata qui in questa stanza con te e finora non abbiamo raggiunto nessuno degli obiettivi che mi ero preposta. Ti ho fatto perdere un sacco di tempo. Se avessi saputo di essere incinta avrei aspettato di avere la bambina e solo in seguito ti avrei chiesto di allenarmi, per farmi tornare in forma…”
“Beh, quel che è fatto è fatto. A me non è dispiaciuto allenarmi per tutti questi mesi con te. Anche se dovevo capirlo, in qualche modo, che combattevi sempre in difesa e mai in attacco. Come se il tuo corpo sapesse che aveva qualcosa da proteggere. Ma ora abbiamo ancora parecchio tempo per recuperare e magari farti ritornare a trasformarti in supersayan. Ora riprenditi, per un paio di giorni mi allenerò da solo. Appena starai meglio ricominceremo”.
 
Due ore terrestri prima dell’arrivo di Goten…
 
Schivo un Final flash e gli piombo addosso. Ruzzoliamo a terra, rotolando sul pavimento, entrambi con l’intento di sovrastare l’altro.
Questa volta ho la meglio. Quando ci fermiamo sono a cavalcioni sopra di lui e gli blocco con forza i polsi sotto ai miei.
Alzo un angolo della bocca in un sorrisetto soddisfatto.
Non ho nemmeno il fiatone, a differenza sua che sembra essere esausto.
“Allora? Come la mettiamo, ora? Ti arrendi, Principe dei sayan?”, lo prendo in giro.
“Sai che non è possibile”, dice trasformandosi in supersayan e scaraventandomi lontano da lui.
Rotolo a terra e lo guardo seria.
“Non avevamo detto ‘niente trasformazioni’? Non è giusto, visto che non riesco ancora a farlo”, protesto.
Fa spallucce e torna normale.
Mi passa a fianco e mi dice: “Io, a differenza tua, odio perdere. Fattene una ragione. Finché sei disposta a non avere la meglio su di me, non raggiungerai mai il tuo scopo. Ma posso ammettere, che ora che sei tornata in perfetta forma, è davvero uno spasso allenarsi con te”.
Mi volta le spalle e va a farsi la doccia.
Fine dell’allenamento, per oggi.
 
La mia bambina dorme.
È tranquilla e ieri ha fatto un mese di vita.
Mi piace allattarla, mi fissa con gli occhioni azzurri e appoggia la sua manina sul mio seno. La guardo negli occhi e ci vedo Trunks.
Ogni volta cerco di dimenticare quanto mi manca.
 
Mezz’ora terrestre, prima dell’arrivo di Goten…
 
L’acqua bollente scende sul mio corpo scolpito, sciacquando via il dolore degli ultimi colpi ricevuti.
Nelle ultime due settimane Vegeta combatte sempre da supersayan e a me tocca subire, difendermi e sperare di arrivare viva alla fine della giornata.
Chiudo l’acqua e mi annodo un asciugamano appena sopra il seno, ancora prosperoso per merito dell’allattamento. Esco dalla doccia scostando la tenda e vado a sbattere letteralmente contro il petto nudo di Vegeta.
Alzo lo sguardo per andare ad incrociare il suo, serio.
“Che ho fatto? È successo qualcosa alla mia bambina?”, domando perplessa.
“No, sta bene. Dorme”, mi tranquillizza.
“Ok. Che c’è, allora?”, chiedo perplessa.
Mi scruta severamente.
È talmente pensieroso, che sto iniziando a preoccuparmi.
“Vegeta?”, cerco di uscire da questo scomodo salottino d’attesa per non so cosa.
Lo vedo mordersi il labbro superiore per poi sentirlo sbuffettare,  emettendo piccoli sospiri.
Stattene zitta, startene zitta, startene zit…
“Pan, vuoi diventare supersayan?”, mi domanda alla fine.
“Sì, certo! Sono ancora qui solo per questo!”, rispondo alzando forse un po’ troppo il tono di voce, “solo che non so più cosa fare, non ci riesco!”, concludo quasi disperata.
Mi dispiace deluderlo ogni giorno, ma tutte le volte che ci provo mi sembra mi manchi sempre un pochino, che però ha la parvenza di una montagna di energia insormontabile.
“Dobbiamo fare un ultimo tentativo, Pan, ma ti devi fidare di me”, mi dice serio.
“Ma certo che mi fido di te, Vegeta! Come non potrei, scusa! Dimmi cosa devo fare e lo farò!”
“Ok, mettiti questi”, dice porgendomi un top e un paio di pantaloncini aderenti, di quelli che uso spesso per gli allenamenti.
Lo faccio, il più velocemente possibile.
Quando sono pronta lo annuncio con un “Fatto”, in modo tale che si giri e torni a guardarmi.
Sospira leggermente e poi mi dice:
“Ora fai tutto ciò che ti dico io”.
Faccio cenno di sì con la testa.
Si avvicina a me e percepisco la sua aura sulla mia pelle.
Perché mi sembra così diverso dai consueti allenamenti?
Sì, ok, è praticamente nudo, con solo questo misero asciugamano che ha in vita, ma altre volte ci siamo allenati e lui era a torso nud…
O mio dio! I guanti! Non ha i guanti sulle mani!
‘Pan, calmati, che sarà mai? Sono semplici guanti da combattimento, che importa se non li ha?’
“Chiudi gli occhi e continua a respirare, il più normalmente possibile”, mi ordina.
Lo faccio, ma in pochi istanti sento le sue braccia circondare il mio corpo e le sue mani appoggiarsi delicatamente sulla pelle esposta della mia schiena.
Sento il cuore che mi si ferma e il respiro morirmi in gola.
Ma che cavolo succede? Dov’è finita l’aria?’
10 secondi,
20 secondi,
30…
40…
Soffoco!’
“Respira, Pan!”, mi ordina Vegeta sussurrandolo appena nel mio orecchio.
Come se mi avesse dato un calcio nel fondo schiena, inspiro quanta più aria possibile cercando di recuperare in un solo colpo tutta quella perduta.
Espiro e subito inspiro di nuovo e continuo così, come se avessi appena imparato a farlo.
Quando finalmente riesco a tornare a respirare normalmente, sento la voce calda di Vegeta che mi sussurra:
“Brava, ragazza. Ora viene la parte più difficile. Devi solo continuare a respirare, ma preparati, non sarà per niente semplice. Dovrai volerlo con tutte le tue forze. Dimmi quando sei pronta”.
Sto per piangere.
Se poco fa mi sono sentita soffocare, cosa può esserci di peggio?
“Sono pronta”, affermo non proprio convinta.
“Ok, prendi un bel respiro”.
Lo faccio prima di sentire la sua aura crescere esponenzialmente.
Si trasforma in supersayan e io mi sento affondare nell’abisso marino. Sento il mio corpo compresso da tonnellate di acqua che stanno sopra di me e mi separano dall’aria.
Per fortuna ne ho molta nei polmoni.
Mi decido a cercare di risalire in superficie, ma è così lontana che tutta la mia riserva di ossigeno viene espulsa dai miei polmoni, prima di arrivarci.
Come se la situazione non fosse già abbastanza grave, mi accorgo con orrore che uno spesso strato di ghiaccio mi separa dalla salvezza.
È l’aura da supersayan di Vegeta che brucia l’aria attorno a me.
Devo fare qualcosa.
Devo distruggere questo ghiaccio.
Devo raggiungere la superficie.
Sento che sto per soffocare di nuovo, impossibilitata a respirare per causa di questo stupido ghiaccio.
Basta!!’, urlo a me stessa per darmi una svegliata.
Ho bisogno di fuoco e luce. Raccolgo tutta l’energia che ho in corpo e la faccio esplodere tutt’attorno a me. Il ghiaccio si rompe e finalmente riesco ad emergere e tornare a respirare.
L’aria rarefatta entra nel mio corpo e il piacere che provo è simile a quello di un orgasmo perfetto.
Sento i pollici di Vegeta accarezzarmi la schiena sfiorandola appena prima di allontanarsi lentamente dal mio corpo.
“Brava, sayan. Ora puoi riaprire gli occhi”, mi ordina.
Lo faccio e i suoi occhi azzurri si specchiano nei miei, cristallini.
Ho i brividi.
Una sensazione di benessere mi riempie il corpo e mi inebria la mente.
Mi guardo le mani che brillano di luce propria e prendo una ciocca di capelli tra le dita, per vedere se la mia sensazione è la pura realtà.
“Sì, Pan. Ha funzionato. Esperienza molto interessante e decisamente piacevole. Facciamo che mi devi un favore?”, mi informa soddisfatto.
Piacevole a dir poco.
Gli ultimi istanti soprattutto.
Ma un piacere molto diverso rispetto a quello che provo quando mi trasformo con Trunks. L’energia di Vegeta è… pura, incontaminata. L’ho sentita invadere il mio corpo e convincere la mia mente che stavo per affogare o rinascere? O entrambi? Ha veramente ucciso la terrestre che era in me e fatto rinascere la mia parte sayan? Non mi importa, ciò che conta è che un favore sicuro glielo devo.
“Spara, tutto quello che vuoi”, gli dico allegra.
“Io voglio fare sesso da supersayan…
Sgrano gli occhi.
Ok, ti devo un favore.
Ok, ti sarò infinitamente grata per tutta la vita per aver in sequenza: fatto nascere mia figlia, avermi aiutato a tornare in perfetta forma e, infine, ma non meno importante, avermi fatto trasformare di nuovo in ssj.
Ma questo?
“Ehm… sì… immagino, posso garantire che è una sensazione che tutti i sayan dovrebbero provare, almeno una volta nella vita…”
Prendo tempo.
“Appunto, ma se lo faccio così con Bulma, non credo che possa sopravvivere”, constata seriamente.
“Eh, no. Non lo credo nemmeno io… ma… posso suggerire una soluzione?”, gli dico ripensando ai racconti di mio padre e di mio nonno.
Mi rivolge uno sguardo serio e mi dice:
“Continua”.
“Ti offro un allenamento speciale, per il prossimo mese. Dobbiamo mantenere la trasformazione in supersayan sempre, anche quando dormiamo, o mangiamo, o facciamo la doccia. Dovrai imparare a controllare la tua energia. Mio padre e mio nonno avevano fatto questo allenamento prima dello scontro con…
“Cell, sì lo so. Me lo ricordo bene. Aveva dato i suoi frutti, quell’allenamento…”, afferma pensieroso.
“E di sicuro mio nonno deve aver fatto sesso con mia nonna, visto che poi è nato mio zio Goten. Ok, mia nonna è un po’ più forte di Bulma, ma non credo conti molto. Che dici, vuoi provare?”, chiedo allegra.
 
 
Mezz'ora terrestre dopo l’arrivo di Goten.
 
“Pan, no! Questo no! Basta, raccatta la mocciosa e le tue cose e usciamo da qui, prima che…
“Che? Pensavo gradissi…
“Sì, gradisco, ma NO, non voglio più stare qui dentro con te. Ok? Questa raccolta ha rating giallo, fattene una ragione!”
“Ma smettila! Quanto ti lamenti per niente! Non riesci a controllare la tua aura durante un semplice massaggio? Come pretendi di farlo mentre fai l’amore con Bulma?”
“Questo non è un massaggio, questa è una tortura oltre che un’inutile provocazione. Se non l’hai notato, la mia aura non è aumentata nemmeno di un pochino, nonostante tu ti sia permessa di spingerti fino alla cicatrice della mia coda, quando ti avevo espressamente chiesto di non toccare. Ora basta, io devo tornare da Bulma e tu da Trunks. Punto.”
A quelle parole mi blocco completamente. Ha ragione. È ora di tornare a casa. Il piacere che mi dà il contatto fisico con Vegeta non può più sopperire la mancanza fisica di mio marito.
Entrambi abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi, non c’è più ragione di stare lontano dai nostri cari.
Mi siedo sul bordo del letto pensierosa.
Lui si infila una maglietta e si mette a sedere a fianco a me.
“Pan, dobbiamo uscire. Siamo pronti, tutti e due. Non c’è più nulla da fare, qui. Non in questa raccolta, non con questo rating…”, afferma con un mezzo sorriso.
Sospiro.
La realtà è che io amo troppo Trunks e lui ama troppo Bulma per immaginare di fare loro del male, anche con tutt’altro rating.
Eppure sento che manca qualcosa.
Qualcosa di importante, prima di uscire da qui.
“Vegeta, come potrò mai ringraziarti?”, gli chiedo con la voce tremante.
“Un modo ci sarebbe, veramente. Come hai chiamato la bambina?”, domanda serio.
“Eh? La bambina? Non ha ancora un nome, pensavo di sceglierlo insieme a Trunks…”, affermo imbarazzata. Chi ha mai pensato a come chiamarla? Che vergogna di madre che sono.
“Chiamala Mia. Da quando è nata che non fai altro che dire “la mia bambina”. Oramai si sarà abituata a questo nome”.
E Mia sia.
“Certo, mi piace molto questo nome. Grazie”, esclamo felice.
Non mi resta altro che presentarla al mondo là fuori.
Ci prepariamo in silenzio.
Vegeta indossa una tuta e una maglietta. Niente guanti. Oramai sono due settimane che non li indossa più.
Io mi tengo addosso i pantaloncini aderenti da allenamento e infilo una maglietta sopra al top.
Ci avviciniamo alla porta.
Sento le nostre auree crescere.
Credo siamo entrambi felici di rivedere i nostri cari.
Ci scambiamo un ultimo sguardo.
Un leggero sorriso.
Prendiamo un respiro.
“Mia, andiamo a conoscere papà, ok?”
Mi sorride.
La porta si apre.
Chiudo gli occhi per qualche breve istante.
Sento l’aura di Trunks nelle vicinanze e sono feli…
No, aspe’, sento veramente l’aura di Goten?
Noooo, ma perché?
Quasi quasi chiedo a Vegeta di rientrare.
Ma è troppo tardi, è già andato incontro a Bulma che è venuta a prenderlo.
Lei è bellissima, come sempre.
Mi volto e vedo Trunks venirmi incontro raggiante. Purtroppo non è solo.
“Pan! Amore mio!”
“Trunks!”, gli sorrido.
Ci scambiamo un bacio fugace, visto che veniamo subito interrotti da un gridolino di giubilo della piccola.
“Ma sì, hai ragione, amore mio. Ti presento il tuo papà”, dico rivolgendo la creatura verso Trunks che la guarda sorridente.
“Pan! Ma è bellissima! Ma quando hai scoperto di essere incinta?”, mi domanda prendendola in braccio e iniziando a fare buffe facce per farla ridere.
“Credo… Ehm… sì… diciamo… un paio d’ore prima di partorire…”, dico imbarazzata.
“Ma dai! Quindi non ti eri accorta? Ma quando sarà successo?”, mi chiede Trunks con indifferenza. In realtà sembra molto più interessato a far ridere la piccola che ad ascoltare la risposta.
“Beh, in pratica, per te sono passati esattamente quattro giorni”, rispondo facendo un breve calcolo sommario.
“Ah! Quindi la sera prima di partire per il pianeta di Kaioshin!”, conferma il mio calcolo.
“Sì, infatti. Forse è per questo che avevo preso un po’ di chili…”
“Ma ora stai benissimo! Questo biondo ti dona un sacco, ma tornerai normale o pensi di restare così a lungo?”
“In realtà posso comandare la trasformazione come voglio, ma se nei paraggi c’è tuo padre e lui è supersayan, come lo è ora, è un po’ difficile per me tornare allo stato normale”, spiego.
Lo vedo farsi serio e domandarmi:
“Hai unito la tua aura alla sua?”
“È stato necessario, altrimenti non sarei riuscita a trasformarmi di nuovo. Diciamo che è riuscito a far rinascere la sayan che era in me”, rispondo sinceramente.
 
Mi volto, vedo mio padre trasformato in ssj abbracciare e baciare mia madre, avvolta nella sua aura.
Come sia possibile che sia ancora viva, è un mistero che mi riservo di risolvere nei prossimi giorni. Ma per ora ho altro da capire.
Mi giro di nuovo per guardare Pan e le domando:
“Solo per curiosità. È stato come unire la tua aura alla mia?”
“No. Decisamente no. Anche se il risultato finale è di fatto lo stesso, il processo di trasformazione è stato completamente differente… Ti suggerisco, appena tuo padre sarà disposto a tornare ad allenarsi, di fare un bel combattimento con lui. Chiedigli di non mettersi i guanti, vedrai tu stesso cosa vuol dire”, concludo facendogli l’occhiolino.
Sicuro che ci proverò. Mi fa un po’ invidia che Pan abbia potuto condividere l’aura di mio padre e io no.
Ma ora pensiamo a noi.
“Come si chiama questa bellissima bambina?”, domando sorridente.
“Mia, si chiama Mia”.
“Mia, che bel no…
“Sua…
È la voce di Goten che interrompe il nostro idillio.
Si picchietta una matitina Ikea sul mento, come se aspettasse una conferma della sua intuizione.
“Scusa?”  domando perplesso.
“Se Pan la chiama Mia, tu la devi chiamare Sua. Mica è tua, scusa. Se Pan dice che è sua, non è che anche tu la puoi chiamare mia. O è di uno o è dell’altro”, asserisce convinto.
“Ma che dici, zio Goten? Mia è il nome della bambina, lo ha scelto Vegeta!”, interviene Pan.
Apriti cielo!
“Ah, quindi la bambina è di Vegeta. Quindi i miei sospetti erano fondati”.
“Ma che dici? Ma quali sospetti?”, chiede Pan a cui sta crescendo inesorabilmente l’aura.
Lui non fa altro che tornare indietro di qualche pagina sul taccuino su cui, fino a quel momento, aveva preso appunti ed inizia a blaterare cose assurde sulle tempistiche di concepimento, sull’unione delle auree, ma soprattutto sul nome della bambina.
Alla fine di un mostruoso calcolo matematico, che nemmeno John Nesh in persona avrebbe potuto risolvere, chiude soddisfatto il suo libricino, sentenziando che Mia non è mia, bensì di mio padre.
Scusate il gioco di parole, ma dopo la spiegazione di Goten sono esausto.
Pan cerca di rispondergli, ma è troppo arrabbiata per trovare le parole giuste.
Chiudo gli occhi per un istante. Cerco di calmarmi perché con la bambina in braccio non voglio trasformarmi in ssj, potrei ucciderla all’istante. Mi strofino la fronte, premendola tra pollice e indice. Sospiro e, con tutta la calma possibile, dico:
“Goten, apprezzo DAVVERO il tuo interesse verso le questioni della mia famiglia…”
“Grazie! Dici sul serio?”
“No, è solo per cercare di calmarmi con una frase di circostanza. Il tuo calcolo matematico è completamente sbagliato. Si basa sul presupposto che Pan e mio padre siano stati in questa stanza per 24 ore, un anno, per loro. In realtà sono usciti due mesi prima, circa. Questo per darti una dimostrazione matematica del fatto che il padre sia io. Altre spiegazioni sono che la bambina è la mia copia perfetta e in più non ha nessuna aura sayan. Pan è qui e ti può confermare che la bambina è nostra figlia. Ora. O accetti la cosa come dato di fatto, oppure puoi sanare i tuoi dubbi andando a chiedere direttamente a mio padre. Vediamo lui cosa ne pen…
“Pensare cosa?”
È la voce di mio padre che interrompe il mio discorso.
Sento Goten che deglutisce rumorosamente aria. Tutti ci voltiamo verso di lui che, facendo finta di guardare un orologio inesistente sul suo polso, se ne esce con un candido:
“Ooooooh, ma guarda come si è fatto tardi! Devo proprio proprio proprio scappare. Felice di avervi rivisto tutti in gran forma. Complimenti per Vostra e ci vediamo presto”.
“Vostra cosa?”, chiedo perplesso.
“La bambina, no? Se dici che è tua e di Pan, per includere tutti e due devo chiamarla Vostra. Ok, ora vado. Ciao!”, dice volando via e lasciando tutti allibiti.
Ma cosa non ha capito che Mia è un nome proprio di persona e non un aggettivo possessivo?
Pazienza, forse Bra glielo spiegherà.
Mia madre prende in braccio la bambina e ci gioca felice scambiando due parole con Pan.
Io ne approfitto per ringraziare mio padre, per tutto quello che ha fatto per noi e per chiedergli la cosa più importante.
“Papà, mi spieghi solo una cosa? Perché non siete stati lì dentro fino alla fine del tempo disponibile?”
“Vuoi la verità?”
“Se possibile, sì”, sorrido imbarazzato.
Si avvicina e mi sussurra nell’orecchio:
“Ci mancava fare sesso, quindi ora, se permetti, sparisco con tua madre per qualche giorno. Passa nel fine settimana, ci alleniamo un po’ insieme, se ti va. E chiama Goten per informarlo del cambio programma allenamenti, per questa settimana”.
Non aggiunge altro e, dopo aver raggiunto mia madre, lo vedo salutare Pan e andarsene via felice.
È ora di tornare a casa.
Stiamo per prendere il volo quando improvvisamente suona il telefono.
“Bra. Ciao”, rispondo forse col tono un po’ troppo freddo.
“Screanzato! Hai avuto una bambina e non mi chiami nemmeno per dirmelo? Mi ha raccontato tutto Goten!”, mi urla nell’orecchio.
“Ma sì che ti chiamavo, adesso che papà è andato via sono più tranquillo. Prima che mi dimentichi, avvisa Goten che questa settimana niente allenamenti per nessuno. Ok?”
“Ma cosa vuoi che mi interessino ora gli allenamenti? Io voglio sapere come si chiama la bambina!”, sbraita.
“Goten cosa ti ha detto?”, chiedo cercando di mantenermi serio.
“Loro. Dice che si chiama Loro. Dimmi che ha capito male, ti prego!”
Scoppio a ridere.
Domani glielo rispiego con calma che il nome è Mia.





 

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