Twist of Fate - Bonus.

di dreamlikeview
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** OS 1: Love at first sight. ***
Capitolo 2: *** OS 2: Endless love. ***



Capitolo 1
*** OS 1: Love at first sight. ***


Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC perché sono basati sui miei headcanon. La one shot è un missing moment della long Drarry: Twist of Fate. Ambientata tra i capitoli 1-2, a differenza della principale che racconta la storia di Draco e Harry, questa racconta com'è iniziata la relazione tra Neville e Blaise :) 

Enjoy the show! 

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Love at first sight


 

Era stata un’estate strana quella che Blaise aveva vissuto tra il quinto e il sesto anno scolastico. I suoi genitori non facevano che andare e venire da casa Malfoy, ma gli impedivano tutte le volte di andare con loro, per la tua sicurezza, dicevano. Sapeva che c’era qualcosa sotto, fin dal ritorno del Signore Oscuro, dopo il quarto anno, le cose erano diventate più cupe. Tanto che i suoi genitori, verso la fine di luglio, avevano insistito per farlo partire al più presto, per trascorrere l’ultimo mese di vacanze estive lontano da casa ma, attraverso la Gazzetta del Profeta, il ragazzo aveva letto delle notizie raccapriccianti, soprattutto riguardanti le sparizioni di molti babbani e nati babbani. Non osava immaginare come stesse Draco, adesso che suo padre era stato arrestato e, dalle indiscrezioni che aveva sentito, il suo Manor era diventato il quartier generale dei mangiamorte.
Per questo, quando il primo settembre arrivò alla stazione, si sentiva strano. I suoi genitori lo avevano appena lasciato fuori all’Hogwarts Express ed erano andati via, augurandogli buona fortuna. Non restavano mai lì ad attendere che il treno partisse. Aspettò per un po’ che i suoi amici arrivassero, ma di loro non c’era ancora alcuna traccia, in compenso c’erano un sacco di altre persone: studenti del primo anno che, emozionati, salutavano i propri genitori, promettendo che sarebbero finiti nella loro stessa casa, figli di babbani eccitati di fronte alla magia, studenti che rincontravano amici e conoscenti. Individuò persino Potter e il suo gruppetto di amici, fu in quel momento che i suoi occhi si soffermarono su una persona: Neville Paciock, che stava salutando affettuosamente Luna Lovegood, la quale era appena arrivata. Blaise si prese qualche minuto per osservarlo meglio, dall’anno precedente era cambiato molto. Non aveva più le fattezze del ragazzino cicciottello da cui si era sempre tenuto alla larga. Aveva qualcosa di affascinante e si soffermò per un istante a fissare il sorriso che stava rivolgendo ai suoi amici. Era ammaliante. Blaise non aveva mai visto niente di più bello e si chiese come avesse fatto a non accorgersi prima di lui.
«Ehi, ti sei incantato?» la voce stridula di Pansy lo fece sobbalzare e si voltò verso di lei immediatamente, distogliendo lo sguardo dal bel Grifondoro.
«Ehm no, ero sovrappensiero» mentì «Siete in ritardo» osservò lui, mentre anche Draco e Theo si avvicinavano a loro. Il biondo sembrava pallido, più del solito almeno e non rispose alla sua accusa. Aveva il viso contratto in una smorfia preoccupata, sembrava spaventato da qualcosa e si guardava intorno con aria circospetta.
«Non siamo noi in ritardo, sei tu in anticipo, Blaise, quante volte te lo devo dire?» scherzò Pansy, civettuola, mettendogli una mano sulla spalla. Blaise cercò di nuovo il gruppo dei Grifondoro per riprendere la sua analisi, ma, dopo pochi istanti, vide Draco salutare Potter e rivolgergli un cenno di saluto. Strano, di solito la prima cosa che faceva era insultarlo pesantemente o fare qualche battuta di pessimo gusto sul suo conto e credeva che ci sarebbe andato giù pesante, dopo l’arresto di Lucius. C’era qualcosa che non andava, Draco non sembrava se stesso. Potter non gli rispose, allora il biondo si diresse verso di lui.
«Come ci si sente ad essere un vero e proprio uccello del malaugurio, eh, Potter?» chiese «Tutti quelli che ti conoscono, finiscono per morire! Non vorrei essere nei panni di Weasley o di Granger quest’anno» sputò acidamente.
Blaise vide la scena al rallentatore. Potter che quasi gli saltava addosso per picchiarlo, Weasley che afferrava l’amico per le braccia per impedirgli di fare scemenze e il biondo aprire la bocca per sputare qualche altra sentenza. Blaise si affrettò a raggiungere Draco e ad allontanarlo da lì, mentre Potter gli urlava dietro «Stai lontano da me!»
«Ma sei impazzito?» chiese portando l’amico sul treno, seguito dagli altri Serpeverde «Perché vuoi provocarlo in quel modo?»
Draco si scrollò dalla sua presa, sbuffando sonoramente «Non sono affari tuoi e poi se lo meritava, quello stupido ingrato» sibilò tra i denti. Trovarono un vagone libero e si sedettero tutti e quattro lì. Si sentiva preoccupato per il biondo, non lo aveva mai visto così e, anche se lui credeva di celare bene le sue emozioni, esse erano impresse a fuoco sul suo viso. Per un momento, temette che lo avessero convinto a diventare un mangiamorte come Lucius, ma non era possibile, giusto?
Grazie a Pansy, che spezzò quella strana tensione che c’era nell’aria, iniziarono a parlare delle loro estati. Draco smozzicò qualcosa, dicendo che era stata pessima a causa dell’arresto di suo padre e di tutte le grane che ne erano conseguite. Osservò uno strano scambio di sguardi tra Theo (visibilmente geloso) e Pansy che parlava della sua perfetta vacanza in Francia, insieme a tantissimi ragazzi bellissimi, ma lui continuò a guardare Draco per capire cosa nascondesse; questi fece un’osservazione abbastanza acida su ciò che Pansy stava raccontando e lui non riuscì più a trattenersi.
«Che hai? Sei più odioso del solito» gli chiese immediatamente, riconoscendo che il suo tono fosse un po’ brusco.
«Ha ragione» intervenne Pansy «Sei anche pallido, sicuro di stare bene?»
«Niente, sto bene» rispose Draco con tono asciutto «Vado a fare un giro» disse alzandosi e sparendo dalla loro vista. Blaise restò sbigottito davanti al suo atteggiamento. Non riusciva a spiegarselo.
«Ma che ha?» chiese Pansy scioccata «Secondo voi è vero che ha preso il marchio?»
«No» rispose Theo «I miei sono piuttosto sicuri che il Signore Oscuro abbia qualche piano per Draco, ma non il marchio o meglio, non ancora» spiegò con un sospiro «Suppongo che prima o poi toccherà a tutti noi, no?» chiese retoricamente. Pansy annuì mestamente e Blaise si ritrovò a riflettere sulle parole di Theo, non poteva biasimare Draco, doveva aver vissuto un’estate terrificante. Sebbene i suoi fossero delle persone fredde, Blaise si sentiva fortunato: non avevano mai voluto che prendesse la loro via, o meglio, avrebbero voluto, ma non lo costringevano. Non come facevano i Malfoy con Draco, almeno, quest'ultimo aveva sempre detto che, un giorno, avrebbe dovuto seguire le orme di suo padre, perché era ciò che si aspettavano tutti da lui. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarlo, qualcosa di concreto, ma non sapeva cosa.
«Dovremmo aiutarlo» osservò la ragazza, guardando il punto in cui era sparito.
Blaise annuì e si alzò «Vado a cercarlo io». Gli altri due annuirono e lui uscì dallo scompartimento per andare a cercare l’amico e tentare di cavargli qualcosa dalla bocca. Volevano solo aiutarlo; immaginava cosa avesse passato, ma se si ostinava a tenersi tutto dentro, nessuno avrebbe potuto aiutarlo. Lo vide sparire in uno scompartimento, ma prima che potesse raggiungerlo, andò a sbattere contro qualcosa. O meglio, qualcuno.
«Scusa» disse in fretta, senza neanche guardare contro chi si era scontrato «Non ti avevo visto».
«Non preoccuparti, Zabini» Blaise spalancò gli occhi e si voltò nella direzione della persona che aveva investito e… no. Quella non poteva essere la voce di Neville Paciock, dov’era finita la sua vocetta fastidiosa e patetica? Cos’era quella voce profonda e sexy? Ma cosa gli stava succedendo? Blaise si schiarì la voce, cercando di riprendersi subito. Mai mostrarsi deboli davanti agli altri. Mai permettere a qualcuno di capire le proprie debolezze. Mai.
«Paciock» fece con tono asciutto «Spero tu non ti sia fatto male». L’altro scosse la testa e si appoggiò contro la porta chiusa di uno scompartimento vuoto, incrociando le braccia al petto. Blaise deglutì e i suoi occhi si spalancarono. Cos’era quella posa, adesso? Dov’era finito lo sfigato grassottello? Chi era quel tizio che aveva davanti?
«No, tutto okay» rispose l’altro «Dove andavi così di corsa?»
«Cercavo il carrello» mentì, mordendosi le labbra. Doveva ritornare in se stesso, Paciock non poteva rendere Blaise Zabini un tizio balbettante e tremolante, no. Lui era sicuro di sé, era questo che affascinava gli altri.
«Ah, lo cercavo anche io. Mi hanno detto che è dall’altro lato» disse il Grifondoro «Andiamo insieme, se ti va».
Devo cercare Draco – si disse mentalmente – ugh, ormai ho mentito.
«Perché no?» rispose, incamminandosi con il grifone nella direzione opposta a quella in cui aveva visto andare Draco. Non dissero molto, mentre raggiungevano il carrello dei dolci, ma Blaise sentì una strana sensazione allo stomaco; il Grifondoro era parecchio silenzioso, forse a disagio e quando raggiunsero il carrello che era alla fine del corridoio, entrambi presero qualcosa. Poi Blaise ebbe un’idea, a suo parere, brillante.
«Prendo anche una cioccorana» disse alla donna. Lei annuì e gliela passò dopo aver preso le monete dal giovane studente, poi riprese il suo giro in un altro vagone. Neville lo guardò inclinando la testa con uno sguardo confuso.
«Questa l’ho presa per noi» affermò il Serpeverde, il Grifondoro sussultò stupito dall’atteggiamento dell’altro e lo guardò senza capire «Beh, sai, non mi sono mai comportato bene con te e mi piacerebbe scusarmi. La cioccorana è solo un simbolo» affermò, sentendo le proprie gote diventare rosse come tizzoni ardenti.
«Oh, è carino da parte tua» disse l’altro, a disagio «Grazie» aggiunse, sorridendo timidamente. Blaise sentì il suo cuore andare su di giri solo per quello. Come poteva una persona essere tanto adorabile e affascinante al tempo stesso? Non aveva parole.
Sapeva solo che quel sorriso gli aveva scaldato il cuore e di volerlo rivedere sempre. Ma non solo, voleva essere lui l’artefice di quel sorriso, come in quel momento. Neville scartò la cioccorana e trovarono Merlino, entrambi si lamentarono di averne almeno ottocento di lui, ma Blaise vide lo stesso l’altro lasciar scivolare nella tasca la figurina della cioccorana con un timido sorriso sul volto e le gote tremendamente arrossate.
Che fosse l’inizio di qualcosa?
 
§§§
 
Quando ritornò nello scompartimento, di Draco non c’era ancora traccia. Dovette ammettere con Pansy di averlo perso e di aver incontrato qualcuno a cui non aveva potuto dire che cosa stava facendo. Malfoy li raggiunse dopo qualche minuto, aveva l’aria corrucciata ed era stranamente silenzioso e pensieroso, ma né lui né gli altri gli chiesero nulla, per evitare di farlo innervosire più di quanto non lo fosse già, si ritrovò a parlare a bassa voce con Pansy e anche se sapevano che non fosse esattamente corretto parlare così di lui, davanti a lui, dovevano trovare un modo per aiutarlo. Prima che potessero dire qualcosa, però, poco prima di entrare nella stazione di Hogwarts, lo videro alzarsi di nuovo e sparire nel corridoio.
«Vorrei davvero capire cosa gli prende» sospirò Pansy, scuotendo la testa.
«Lo scopriremo, vedrai» le rispose Theo, mentre Blaise rifletteva. Sarebbe stato un anno difficile, davvero. Era preoccupato per Draco, molti pensavano che loro fossero amici solo perché erano nella stessa casa e perché condividevano il dormitorio, ma non era così – anche se era convinto che lo stesso Draco la pensasse in quel modo – era davvero preoccupato per lui. Loro erano Serpeverde, era vero, ma lui e Draco si conoscevano fin da bambini, era davvero legato all'altro, anche se non lo dimostravano con gesti plateali ed eccessivamente sentimentali. Si aspettavano tutti che fossero freddi calcolatori malefici, che tramassero nell’oscurità, che seguissero le Arti Oscure e cose del genere. Per quanto ne sapeva, anche i membri delle altre case avrebbero potuto nascondere scheletri nell’armadio e genitori mangiamorte (bastava guardare ciò che Peter Minus aveva fatto ai suoi cosiddetti amici). Solo perché il fondatore della loro casa era un pazzo megalomane che aveva nascosto un maledettissimo serpente gigante nella scuola, non significava che tutti fossero megalomani come lui e il suo erede.  Anche loro erano in grado di stringere amicizia e di essere leali gli uni con gli altri, ma a volte anche gli stessi Serpeverde se ne dimenticavano e, condizionati dalla loro fama, si comportavano in modo pessimo; lui stesso, tra gli undici e i tredici anni, si era comportato male con gli altri studenti.
Le cose erano cambiate durante il quarto anno, quando si era accorto che le ragazze non gli interessavano e che preferiva i ragazzi; quando avevano dovuto invitare una ragazza al ballo, per lui era stato un vero strazio, perché se pensava a chi portare al ballo, guardava con aria sognante molti ragazzi di Durmstrang. Aveva avuto una piccola cotta per un ragazzo della scuola bulgara, ma non aveva mai rivelato a nessuno ciò che sentiva davvero. Temeva di essere giudicato e di essere preso in giro. Non volendo essere perseguitato dagli altri, aveva pian piano iniziato a smettere di tormentare gli altri e a chiedere scusa a coloro ai quali aveva fatto del male. Anche per questo sul treno, si era scusato con Neville Paciock. Il sorriso che gli aveva rivolto Neville, dopo le sue scuse sentite, lo aveva fatto andare su di giri. Quel ragazzo aveva un fascino particolare ed era lieto di essere stato il primo a notarlo (ed egoisticamente voleva restare l'unico).
Quando arrivarono nella stazione di Hogwarts, scesero dal treno e attesero che Draco tornasse. Strano, di solito era il primo a scendere dal treno, borbottando e lamentandosi della scarsa igiene del treno, del fatto che se suo padre avesse saputo delle condizioni in cui viaggiavano, avrebbe impedito a quel treno di partire e altre cose del genere. Invece, quel giorno, sembrava sparito. Il gruppo di Potter scese dal treno, Paciock gli fece un cenno con la mano e lui ricambiò sorridendogli, ma notò una cosa strana: Potter non era tra di loro. Oh no, e se quei due si erano incontrati e si stavano azzuffando? Doveva salire e ritrovare il biondo prima che lui e Potter si ammazzassero a vicenda? Cosa doveva fare?
Dopo poco, vide Potter scendere dal treno con uno strano sorrisetto sul viso e lo vide raggiungere gli altri, Draco scese pochi minuti dopo di lui con una strana espressione sul viso, di certo più distesa e meno contratta di prima.
«Tutto bene?» chiese all’amico, con aria preoccupata «Ho visto Potter, vi siete azzuffati?»
«No, tutto bene» rispose il biondo con tono sollevato «Magnificamente» sottolineò, mentre si avviavano verso le carrozze per raggiungere la scuola. Blaise si ritrovò a guardarlo per un attimo, cercando di capire cosa nascondesse. Draco Malfoy era un vero e proprio enigma da risolvere, sperava solo che non si fosse cacciato in un guaio più grande di lui e soprattutto, sperava di poterlo aiutare, qualunque cosa fosse successa.
Quando raggiunsero la Sala Grande per la cena, si ritrovò ad indugiare sul tavolo dei Grifondoro per qualche istante e Neville Paciock era lì, intento a parlare con Seamus Finnigan di qualcosa. Neville sorrideva, mentre parlava e Blaise era rapito da quel sorriso, non sapeva ancora cosa significasse, ma… era qualcosa. Era rimasto folgorato in qualche modo. Non sapeva ancora dove l’avrebbe portato quella cosa, ma sperava che fosse qualcosa di bello. Si prospettava un anno difficile, ma interessante, senza ombra di dubbio. Doveva solo evitare di fare la figura dell’idiota davanti a lui, come aveva fatto sul treno.
Theo gli diede una gomitata «Perché guardi i Grifondoro?» chiese.
«Niente» rispose con tono neutro, distogliendo lo sguardo da Paciock «Niente, solo curiosità».
Quello che Blaise non vide, fu Neville guardare nella sua direzione con un piccolo sorriso accennato sul volto.
 
§§§
 
Erbologia era la materia più noiosa che esistesse sulla faccia della terra, maledetto lui e il giorno in cui aveva deciso di frequentarla, solo per poter vedere Paciock, che aveva una strana passione per quella materia. Ed era davvero bravo, lo aveva osservato per tutto il tempo mentre si prodigava per aiutare chi ne aveva bisogno e a fare da assistente alla professoressa Sprite, che ogni tanto gli assegnava dei punti extra per le sue risposte brillanti. Durante la lezione avevano studiato il Frullobulbo, le sue particolarità e come piantarli e cose del genere. Blaise non era stato particolarmente attento, anzi aveva finto di sbagliare alcune cose, solo per attirare l’attenzione di Paciock su di lui, il Grifondoro non si era fatto scrupoli ad aiutarlo. Non si era mai accorto del carattere mite e gentile dell'altro, aveva sempre dato per scontato che si comportasse così per altri scopi, tipo farsi degli amici o non sentirsi troppo sfigato, invece aveva sempre un sorriso sincero – e ammaliante – sul viso ogni volta che aiutava qualcuno. Persino con lui.
«Stai attento» gli disse mentre lo aiutava a travasare la pianta «Le piante hanno bisogno di cura, delicatezza e attenzione».
«E tu?» chiese Blaise, con l’intento di flirtare «Anche tu hai bisogno di attenzione?»
Neville arrossì e ignorò la sua provocazione, raggiungendo un Tassorosso che stava addirittura maltrattando la pianta magica, perché non riusciva a rinvasarla. Blaise restò qualche istante a fissare la sua schiena allontanarsi da lui e schioccò le labbra. Iniziava a farsi interessante, lo aveva messo in imbarazzo?
Per il resto della lezione, non fece che guardare nella sua direzione e notò, ad un certo punto, che anche il Grifondoro alzasse lo sguardo verso di lui, di tanto in tanto. Beh, forse poteva approcciarsi a lui, chiedendogli qualcosa della strana cordialità nata tra Draco e Potter, forse lui poteva sapere qualcosa. Ancora non si spiegava perché durante la prima lezione di pozioni, il suo amico avesse deciso di aiutare Potter, invece di osservarlo fallire miseramente. Inoltre non si spiegava perché da qualche giorno a quella parte, spariva sempre e Potter spariva con lui. Forse Paciock poteva dargli una mano. Avrebbe unito l’utile al dilettevole, aveva stranamente voglia di flirtare con lui e vedere se l’interesse fosse reciproco. Aveva avvertito su di sé lo sguardo del Grifondoro e quelli erano segnali che non andavano ignorati affatto.
«Signor Zabini, hai finito di distrarti?» gli chiese la professoressa – le mani di Paciock che aiutavano una Grifondoro erano troppo seducenti per non essere osservate – lui alzò lo sguardo verso la donna e scrollò le spalle con sufficienza. «Bene, cinque punti in meno a Serpeverde e resterai qui con il signor Paciock a riordinare la serra» affermò la donna «Per oggi, la lezione è finita» dichiarò. Blaise sbuffò, rendendosi conto di essersi comportato da idiota, ma… ne era valsa la pena. Avrebbe potuto parlare con Paciock senza dover trovare scuse banali e patetiche. Si poteva dire che aveva agito per una nobile causa.
Tutti gli studenti uscirono e Neville subito si prodigò a mettere in ordine i vasi e le varie attrezzature. Blaise si appoggiò contro un ripiano, osservandolo. Non si accorse della pianta pericolosa e potenzialmente letale che giaceva nel vaso alle sue spalle.
«Ti dispiace aiutarmi?» chiese il Grifondoro «O vuoi stare lì a…» le parole gli morirono in gola. Blaise credette che fosse per la sua posizione sensuale, ma poi vide Neville fare uno scatto verso di lui, afferrarlo per le braccia e tirarlo via, prima che i tentacoli di una Tentacula Velenosa lo afferrassero per strangolarlo, il cuore fece un balzo nel suo petto e si ritrovò ad alzare lo sguardo sull’altro ragazzo, che lo guardava con il cipiglio alzato e un’espressione preoccupata dipinta sul viso «Ma sei pazzo, Zabini?» chiese «Vuoi farti uccidere da una pianta?»
Eroico, pensò il Serpeverde, ghignando. Neville gli stringeva ancora le spalle ed aveva una presa così forte, che per un momento, Blaise sentì le gambe tremare. C’era qualcosa in quel Grifondoro che lo attraeva. Non sapeva bene cosa fosse, ma era certo che non fosse solo una questione fisica. Aveva voglia di conoscerlo e non sapeva neanche lui perché.
«Wow, Paciock» fece lui «Sei diventato forte, oltre che sfacciatamente affascinante?» chiese alzando un sopracciglio. Neville fece un passo indietro e avvampò, lasciando immediatamente la presa su di lui. Blaise ghignò soddisfatto; l’altro ragazzo lo guardò sconcertato, aprì la bocca per ribattere, ma poi la richiuse e scosse la testa, borbottando qualcosa tra sé e sé, riprendendo a sistemare la serra. Neville non gli rivolse più la parola e Blaise si rese conto di aver esagerato, l’essere troppo diretto non era l’approccio giusto con lui; forse doveva fare come sul treno? Avvicinarsi a lui e parlare con calma, come quando avevano diviso la cioccorana e avevano parlato un po’; decise quindi di smettere di comportarsi da idiota. Lo raggiunse dopo un po’ e, senza dire nulla, si limitò ad aiutarlo a mettere in ordine la serra, così come la professoressa aveva ordinato. Neville gli passò accanto un paio di volte e Blaise si schiarì la voce, quando lo vide allungarsi per prendere un vaso in alto.
«Quindi… a te piace Erbologia?» chiese «Ti ho visto, sei piuttosto bravo».
Neville fece un mezzo sorriso, guardando verso di lui «Sì, vorrei diventare un professore, in futuro» rispose, guardando verso di lui «A te invece non interessa per niente, posso chiederti perché sei qui?» chiese.
Blaise rimase spiazzato, non si aspettava quella domanda, quindi improvvisò una risposta. Non poteva rispondere perché ci sei tu, si sarebbe esposto troppo e avrebbe fatto la figura dell’idiota. «Ho fatto una scommessa con Draco» azzardò e memore delle recenti scelte accademiche dell’amico disse «Lui segue Babbanologia e io… beh, Erbologia. Vogliamo vedere chi dei due resiste di più».
«Siete strani» rispose l’altro divertito «Non dovreste scherzare sulla scuola, lo sai? Ne va del vostro futuro» disse Neville.
«Futuro, certo» commentò sarcasticamente Blaise «Come puoi pensare al futuro, con tutto quello che succede?»
Neville si strinse nelle spalle «Proprio per quello che succede, bisogna pensare positivo» spiegò «Sai, penso sempre che quando tutto finirà, quando Tu-Sai-Chi sarà sconfitto, beh, tutti noi avremo il futuro che ci meritiamo» affermò con sicurezza.
«Grifondoro…» mormorò «Pensi davvero che Potter possa vincere? Che sia il prescelto?»
«Non lo so» sospirò Neville «Da solo non può farcela di certo, ma so che insieme possiamo sconfiggere Tu-Sai-Chi e possiamo essere liberi dal male, a te non piacerebbe?» chiese «Potremmo avere una possibilità, se unissimo le forze, ecco tutto».
«Mi piace il tuo ottimismo» disse sorridendo, le parole di Neville gli avevano insinuato una piccola speranza nella testa, la possibilità che tutto sarebbe finito davvero per il meglio, per tutti loro. Era questo il famoso coraggio dei Grifondoro? Dare speranza a tutti? Draco avrebbe riso del suo pensiero stupido, gli avrebbe detto che era da idioti pensare cose del genere. Eppure la conversazione con Neville era stata illuminante.
Il Grifondoro gli sorrise di rimando e poi gli fece strada fuori dalla serra, a quanto pareva avevano già finito, ma Blaise non voleva interrompere quel momento, voleva prolungarlo ancora e a lungo. Voleva poter restare ancora con lui e ascoltarlo, mentre gli infondeva tranquillità e speranza.
Ma cosa diavolo gli stava prendendo?
«Beh, immagino che ci vedremo in giro, Zabini» disse lui «Grazie per l’aiuto».
«Grazie a te, per avermi salvato dalla pianta assassina». L’altro ridacchiò, agitando la mano e sminuendo il suo gesto, prima di allontanarsi da lui. Blaise lo guardò allontanarsi e si rese conto di non aver smesso di sorridere un attimo. E aveva dimenticato di chiedere di Draco e Potter, fantastico. Era un completo idiota.
Tuttavia, era quasi ora di pranzo, così decise di raggiungere i suoi amici per poter andare tutti insieme in Sala Grande, sperava di trovarli in fretta, perché era affamato. Mentre tornava nei sotterranei, la sua attenzione fu catturata da un’animata discussione, proveniente da un corridoio. Avanzò verso il punto da cui sentiva le voci e scorse il profilo di Draco, davanti a lui c’era il professor Piton che lo guardava con aria minacciosa. E ciò che sentì, lo lasciò di stucco, Draco aveva accettato una missione da Voldemort e la missione riguardava Potter?
Adesso si spiegava lo strano interesse che il suo amico provava per Potter, perché fosse sempre insieme a lui e perché fosse così strano all’inizio dell’anno. Ma perché diamine non ne aveva parlato con lui? Perché lo aveva lasciato all’oscuro? Avrebbe potuto aiutarlo!
«Mi lasci in pace, avviserò io mia madre, quando avrò delle novità» disse seccato il biondo, andando via. Sembrò non notarlo, così Blaise lo seguì fino al dormitorio. Non sapeva come comportarsi, non sapeva cosa dirgli. Parlarne brutalmente con lui non era la migliore delle scelte, ma neanche ignorare la faccenda, Draco aveva bisogno di qualcuno, in quel momento e lui non poteva far finta di nulla. Vide l’amico entrare nella stanza del dormitorio ed entrò qualche istante dopo di lui.
«Dobbiamo parlare» disse con serietà, l’altro grugnì contrariato «Ti sei messo a fare il lavoro di tuo padre, adesso?»
Draco sbiancò e si voltò verso di lui «Co-Cosa? Di cosa parli?»
«Ti ho sentito con Piton» disse «Avresti dovuto dirmelo, Draco! A che diavolo serve avere degli amici, se non ti puoi far aiutare?» chiese, alzando appena il tono della voce «Potevi scrivermi! Potevo portarti via da casa tua!»
«Non sarebbe servito e… perché ti scaldi tanto? Devo solo conquistarmi l’amicizia di Potter e poi consegnarlo a Lui».
«Questa cosa è una pazzia, Draco» gli disse scioccato «Se ne accorgerà, Potter non è scemo, capirà ogni cosa!» esclamò «E poi ci sono Auror ovunque! Cosa pensavi di fare, genio?!»
«Cosa dovrei fare, Blaise? Eh? Andare da Tu-Sai-Chi, dargli la mia bacchetta e farmi uccidere?» chiese retoricamente il biondo, guardandolo. Lo sguardo che gli rivolse Draco gli fece stringere lo stomaco, era spaventato, terrorizzato dagli eventi. Come aveva fatto a tenersi tutto dentro, per tutto quel tempo? Come poteva aiutarlo, adesso?
«No, certo che no» rispose con un sospiro «Ma ascolta, tu sei sicuro di volerlo fare? Consegnare Potter e tutto il resto?»
«Devo farlo» disse rammaricato «E poi cosa conta ciò che voglio io?» chiese, era atterrito, sconfitto.
«Ascolta e se gli dicessi la verità e ti facessi aiutare da lui?»
«Piton lo scoprirebbe e…» Draco rabbrividì e scosse la testa «Non posso. È troppo pericoloso».
«Va bene, va bene» fu in quel momento che prese la sua decisione, forse mosso anche dalle parole di Paciock, insieme potevano vincere, potevano sconfiggerlo. Doveva solo convincere Draco a chiedere aiuto. «Ascolta, ti darò una mano per quanto mi è possibile, okay?» il biondo si accigliò «Ehi, siamo amici. Cercherò di aiutarti a non morire, non sono così insensibile».
Draco sospirò abbassando la testa e mormorando un sommesso: «Grazie».
«Ci vediamo a pranzo, okay?» fece Blaise, Draco annuì e lui uscì dal dormitorio. Non avrebbe tradito la fiducia di Draco, ma avrebbe coinvolto anche Pansy, dicendole che il biondo avesse bisogno del loro aiuto e per quello, dovevano il più possibile ai Grifondoro. Lo avrebbero spalleggiato e supportato, fino a che non avrebbe chiesto aiuto.
Sì, era un piano che poteva funzionare.
«Pansy?» le si avvicinò, mentre lei chiacchierava con due ragazze «Posso parlarti un attimo? Si tratta di Draco».
«Certo!» esclamò lei saltando in piedi «Voi due, smammate!» ordinò alle due ragazze. Quando loro andarono via, afferrò il braccio di Blaise e lo trascinò in un posto più appartato.
«Che succede?»
«Non posso dirti tutto, ma ha bisogno del nostro supporto» disse lui «Dobbiamo diventare amici dei Grifondoro» lei spalancò gli occhi, come oltraggiata «Tu assecondalo solo, okay? Se va a studiare con loro, vai anche tu, come faccio io. Ha bisogno di noi, anche se non vuole dirci ancora cosa sta succedendo».
«Va bene… farò questo sacrificio» disse lei «Per Draco, possiamo farlo, anche se… ugh, perché proprio i Grifondoro?»
Blaise ridacchiò e le diede ragione, anche se… beh, non gli dispiaceva avvicinarsi ai grifoni, soprattutto perché tra di loro ce ne era uno che aveva catturato la sua attenzione.
 
§§§
 
Studiare con i Grifondoro divenne presto una piacevole abitudine. Si sedevano sempre ad un tavolo abbastanza grande, in fondo alla biblioteca, che li ospitava tutti. Draco si sedeva sempre accanto a Potter – e anche se il biondo non voleva ammetterlo, aveva iniziato a provare un discreto interesse per lui, lontano dalla missione – lui prendeva posto accanto a Neville con il quale flirtava sempre, Pansy si sedeva accanto a Hermione Granger “per solidarietà femminile” e poi c’erano Theo e Ron che sembravano due pesci fuor d’acqua. Nessuno dei due si era ancora abituato alla nuova situazione, ma cercavano di farsela andare a genio per i rispettivi amici.
Parlare con Draco della sua cotta per Neville era stato liberatorio, non aveva mai ammesso che gli piacessero i ragazzi con qualcuno, ma si era ritrovato piacevolmente sorpreso dell’accettazione dell’amico. E si sentiva a suo agio con la sua omosessualità, quindi era sereno. Come aveva detto a Draco, i suoi genitori non dovevano saperlo per forza e di certo non lo avrebbero saputo da nessuno dei ragazzi che, pian piano, aveva iniziato a considerare amici. Alla fine, non era poi così male collaborare tra le case. Si punzecchiavano, facevano battutine stupide e ridevano tutti insieme, mentre studiavano, più di una volta Madame Pince aveva dovuto zittirli perché ridevano troppo forte e disturbavano la quiete della biblioteca – erano stati i momenti migliori, soprattutto quando Hermione ad ogni shhh della bibliotecaria, cercava di scivolare sotto al tavolo per l’imbarazzo. «Questo non è niente» disse sottovoce Ron, una volta «Pensate che quando eravamo al primo anno e fummo quasi uccisi da un cane a tre teste… lei pensava che essere espulsi fosse peggio che essere uccisi!»
L’aneddoto aveva imbarazzato a morte Hermione, ma aveva divertito metà del tavolo, anche se Weasley si era beccato un calcio sul ginocchio da parte di Pansy. Tutto sommato era divertente e lui non poteva dirsi insoddisfatto, dato che si era avvicinato molto a Neville. Proprio come aveva immaginato, il Grifondoro era dolce. E arrossiva un sacco, soprattutto quando Blaise gli faceva i complimenti, che l'altro non sapesse flirtare era ovvio, ma che lo facesse letteralmente impazzire quando cercava di rispondere alle provocazioni, non era previsto. In poco meno di un mese, Blaise aveva completamente perso la testa per lui. Si era ritrovato con un’enorme cotta per Neville Paciock e non sapeva gestirla.
Non gli era mai capitato con nessuno. Si diceva che voleva solo togliersi lo sfizio di sedurre un Grifondoro, ma non era affatto così. Neville non era solo un Grifondoro e lui non voleva togliersi alcuno sfizio. Neville gli piaceva davvero ed era nei guai fino al collo. In biblioteca si erano ritrovati spesso vicini, così vicini che avrebbe potuto baciarlo senza esitazione, ma non lo aveva mai fatto per timore di un rifiuto. Non era da lui essere insicuro, no. Ma il Grifondoro aveva il particolare dono di renderlo così, perché ogni volta che faceva un passo verso di lui, questi sembrava tirarsi indietro.
Lo aveva invitato ad Hogsmeade, ma lui aveva preferito andare con la sua combriccola, piuttosto che andare con lui, era frustrante e davvero, Blaise non capiva cosa sbagliasse con lui. Era convinto che il bel Grifondoro cedesse quasi subito al suo fascino da serpe… invece era più difficile di quanto immaginasse. A dispetto di qualunque logica, decise che, se entro la notte di Halloween non avesse ottenuto alcun progresso, durante la festa del 31 ottobre, avrebbe fatto la sua mossa. Aveva solo bisogno che il Grifondoro gli desse una possibilità.
«Ti sei incantato?» gli chiese Draco, osservandolo con attenzione «Fissi i Grifondoro più di me».
«Non è niente, è che…» si morse il labbro inferiore «Non riesco a capire se Paciock è interessato oppure no».
«Da quando ti fai tutti questi problemi?» chiese il biondo, mentre beveva un bicchiere di succo di zucca «Da quello che mi hai raccontato… beh, vai sempre dritto al punto».
Blaise arrossì fino alla punta delle orecchie, ma ciò che aveva detto Draco, era vero. In quei mesi si era aperto con il biondo riguardo la sua sessualità, gli aveva raccontato di alcuni partner che aveva avuto, soprattutto durante l’estate e si era vantato di averli sempre fatti cadere ai suoi piedi, ma Neville non era come gli altri, gli piaceva flirtare con lui e vederlo arrossire davanti alle sue battute, gli piaceva sfiorargli la spalla o una mano solo per avere contatto con lui – e anche in quelle occasioni, le guance del grifone diventavano purpuree – gli piaceva anche quando cedeva e lo chiamava per nome, invece che per cognome.
«Non lo so» sospirò «Non mi riconosco neanche, insomma guardami!»
«Sì, ti vedo» ridacchiò Draco «Non ti ci vedo in coppia con Paciock» affermò finendo il suo succo «Ma se a te piace, penso che tu debba buttarti e basta» gli suggerì «Tu che puoi…»
«Perché tu non puoi?» chiese «Andiamo, Draco! Non pensare sempre alla… tu sai cosa».
Draco scosse la testa e sospirò, senza dargli una risposta, poi si alzò dal suo posto e guardò l’amico «Beh, sì. Devo pensarci, se non voglio morire entro pochi mesi» disse con tono tagliente «Ti ringrazio, davvero, per il supporto che mi dai e per cercare di tirarmi su il morale con altri argomenti, ma non posso ignorare il mio dovere».
«Draco, cerca di ragionare, per favore…»
«Devo vedere Potter, ci vediamo dopo» tagliò corto, alzandosi e andando via dalla Sala Grande così in fretta che il primo a preoccuparsi fu proprio Potter, che si alzò e gli corse dietro. Ormai quei due passavano insieme ogni momento libero, se Draco voleva prenderlo in giro, ci stava riuscendo proprio bene, Potter ormai si fidava di lui. Eppure c’era qualcosa di strano nel suo amico, lo vedeva particolarmente preso dal Grifondoro. Se solo quel cocciuto avesse parlato con Potter, le cose sarebbero state più semplici, conoscendo la sindrome dell’eroe di cui soffriva il Grifondoro, avrebbe fatto di tutto per aiutare un amico in difficoltà… beh, il suo ragionamento non faceva una grinza eppure Draco non si fidava abbastanza dell’altro per parlargli o era ancora troppo spaventato. Ancora non si era sbilanciato su cosa fosse successo esattamente e le poche cose che Blaise era riuscito a fargli confessare erano insufficienti a capire bene la situazione. L’unica cosa di cui era sicuro era che non fosse diventato un mangiamorte, non aveva il marchio sul braccio – aveva controllato una notte, per pura sicurezza, mentre l’altro dormiva – e questo lo aveva rincuorato, c’era ancora una speranza per lui. Tuttavia non doveva essere stato semplice per lui vivere quell’estate.
Non sapeva bene cosa fosse accaduto, era difficile origliare mentre i suoi parlavano di certe cose, ma non doveva essere stato piacevole. Erano solo ragazzini di sedici anni, perché erano costretti a vivere in quell’incubo?
Vide l’amico sparire oltre la porta d'ingresso e sbuffò frustrato, avrebbe voluto fare di più per aiutarlo, ma se Draco non gli raccontava tutto, poteva fare ben poco.
Era sabato e sebbene fosse autunno, non faceva ancora troppo freddo, così uscì in cortile per fare una passeggiata e schiarirsi le idee, lì vide Pansy che ridacchiava con un paio delle sue amiche, la Granger che leggeva un libro e Weasley che la supplicava, inutilmente, di passarle qualche compito per il lunedì successivo, cosicché non avrebbe dovuto farli lui. E poco più in là, c’era Neville che discuteva amabilmente con Dean Thomas e Seamus Finnigan. Poteva passare a disturbare, no? Giusto per parlare un po’ con Neville. Quel ragazzo era una boccata d’aria fresca su quell’anno particolarmente difficile.
«Ehilà, disturbo?» chiese con un sorrisetto sfrontato sulle labbra.
«No, noi stavamo andando via» disse Seamus, guardando l’amico con complicità «Andiamo, Dean, lasciamoli soli» affermò e, senza aggiungere altro, afferrò il braccio di Dean e lo trascinò via, lasciando gli altri due da soli. Neville si grattò la nuca a disagio e si morse il labbro inferiore. Blaise lo fissò per un attimo e deglutì; com’era possibile che gli facesse un effetto così devastante?
«Ehm, scusali» borbottò «Non sono molto… ecco, a loro piace scherzare».
«Beh, mi hanno solo anticipato» affermò lui, sedendosi accanto al Grifondoro «Volevo restare da solo con te».
«Oh sì? Perché?»
«Per parlare un po’» rispose, anche lui un po’ imbarazzato «Hai già fatto il tema di Cura delle Creature?»
«Quello sugli Asticelli?» chiese Neville, Blaise annuì «Sì, l’ho finito ieri, hai bisogno di una mano?»
Dannazione «No, no, era solo una domanda» Blaise era nervoso e non capiva neanche lui il perché. Invece Neville sembrava particolarmente calmo, sereno. Il suo volto era disteso e se prestava abbastanza attenzione, c’era un accenno di barba sulle sue guance solitamente lisce. Per Salazar, sono patetico – pensò Blaise, senza riuscire a staccare lo sguardo dall’altro. Neville Paciock lo attirava come l’oro e i diamanti attiravano uno snaso.
«Sei strano oggi, Blaise, tutto okay?» gli chiese dolcemente l’altro, appoggiando una mano sul suo ginocchio. Il Serpeverde trasalì al tocco e annuì, poco convinto.
«Sì» sospirò «Sono solo preoccupato per un amico e cercavo, sai, un po’ di conforto» disse «Ma tu mi rendi nervoso».
«Io cosa…? In che senso?» chiese il Grifondoro, indietreggiando appena, ritraendo la mano con cui lo stava consolando. Blaise si sentì uno stupido, doveva aver preso le sue parole come un insulto o qualcosa di simile. Era così lontano dalla realtà…
Neville era così vicino a lui che Blaise poteva sentire il suo respiro contro la pelle, poteva sentire il suo cuore battere forte e vedere le sue gote rosse. Avrebbe così tanto voluto baciarlo…
«Beh, non posso dirtelo adesso» ammise, perdendosi nei suoi occhi profondi e luminosi «Ma mi piacerebbe se mi permettessi di essere il tuo accompagnatore alla festa di Halloween, la settimana prossima».
Neville arrossì ancora di più e un timido sorriso nacque sulle sue labbra «Sì, va bene. Mi farebbe piacere». Blaise dovette trattenersi dall’esultare, non sarebbe stato dignitoso per lui comportarsi da perfetto idiota. Si limitò a sorridergli e l’altro rispose con un sorriso così luminoso che per un attimo, il Serpeverde si sentì abbagliato. Senza neanche accorgersene, gli aveva preso la mano e gliela stava stringendo con dolcezza, come a suggellare quella promessa.
 

Neville si sentiva agitato. Fin dall’inizio dell’anno, aveva sentito una particolare attrazione nei confronti di Blaise Zabini, la cosa lo confondeva perché non aveva mai provato qualcosa del genere, mai prima di quel momento. Erano due ragazzi e non sapeva se fosse giusto o no, ma sapeva solo che insieme a lui si sentiva bene e sentiva di poter essere se stesso liberamente senza preoccuparsi di essere giudicato, anche se il Serpeverde era capace di renderlo nervoso e metterlo in imbarazzo con una facilità disarmante. Fin da quella volta sul treno, quando il Serpeverde si era scusato con lui e avevano diviso quella cioccorana… ne conservava ancora l’involucro. Avevano trovato la figura di Merlino e Neville l’aveva conservata tra le sue cose come un tesoro, nello stesso modo in cui conservava gli incarti di caramelle che sua madre gli regalava, ogni volta che andava a trovarla al San Mungo.
Lui e Zabini non erano mai stati particolarmente vicini, non fino a quell’anno; dopo essersi parlati sul treno, si erano rivisti ad Erbologia e poi, grazie anche alla strana e nuova amicizia nata fra Harry e Malfoy, si erano avvicinati di più, perché trascorrevano insieme il loro tempo libero. Erano già due mesi che si vedevano spesso, parlavano del più e del meno e il Serpeverde gli faceva un sacco di complimenti. All’inizio era convinto che lo facesse per prenderlo in giro, ma poi, scioccamente, aveva pensato che potesse essere realmente interessato e dopo l’invito, beh, la sua speranza era quasi diventata una certezza. Aveva detto che lo rendeva nervoso… ma in senso positivo o negativo? Blaise era stato vago, quando aveva risposto alla sua domanda di chiarificazione, anzi non aveva risposto, lo aveva solamente invitato ad andare alla festa di Halloween con lui. E la cosa lo aveva reso incerto, perché anche lui si sentiva particolarmente nervoso, quando era vicino a lui. Gli trasmetteva sensazioni positive, ma lo rendeva nervoso, soprattutto quando flirtava con lui. Non sapeva mai come reagire o come rispondere e di solito finiva per fare la figura dell’idiota. Quando una settimana prima lo aveva invitato alla festa, aveva sentito il suo cuore fare mille capriole e lo stomaco contorcersi. Si vergognava troppo per parlarne con qualcuno dei suoi compagni di dormitorio, sapeva come sarebbe finita, lo avrebbero preso in giro e gli avrebbero detto che non aveva alcuna chance. Temeva di fare la figura dell’idiota con Blaise, era vero che rispetto all’anno precedente era migliorato, ma… era ancora molto insicuro, soprattutto riguardo i suoi rapporti personali. Il modo in cui Blaise si era avvicinato a lui, lo aveva fatto sentire importante per una volta, era stato sempre lo sfigato, l’ultimo della lista e, anche se suonava un po’ egoista, gli piacevano le attenzioni che gli dava Blaise. Se solo fosse stato tutto vero…
Ed era agitato, perché non sapeva come doversi comportare con l’altro, ignorava cosa sarebbe successo quella sera e temeva di fare la figura dell’idiota. Non era mai uscito con qualcuno, se si escludeva l’essere andato al ballo del ceppo con una ragazza. Quella volta aveva davvero sfidato la sua timidezza, riuscendo persino ad ottenere un’accompagnatrice ben prima di Harry e di Ron. Ricordava ancora con affetto quella sera, era stata la prima volta che si era sentito davvero a suo agio e non così tanto sfigato con qualcuno, ma con il Serpeverde era diverso, le emozioni erano centuplicate. Sperava che con Blaise potesse ripetersi una serata ugualmente bella, da ricordare.
Uscì dal suo dormitorio, quando gli altri erano già andati via e quando raggiunse l’ingresso della Sala Grande, si guardò intorno alla ricerca di Blaise. Si morse le labbra a disagio, quando non lo vide arrivare e si sentì idiota ad essersi fidato di lui… cercò di non farsi prendere dalle solite paranoie circa il suo essere uno sfigato e la sua scarsa abilità sociale, cercò di non buttarsi giù e decise di entrare lo stesso in Sala Grande, dove alcuni studenti erano già arrivati. Poteva vedere le decorazioni, le zucche e…
«Ehi, Neville!» la voce di Blaise lo fece sobbalzare e arretrò, voltandosi verso di lui «Entri senza di me?» chiese «Dovevamo venire insieme o sbaglio?»
«Ehm» Neville si torturò le mani, cercando una risposta «Non ti vedevo e… ecco, pensavo…»
«Pensavi che ti avessi lasciato solo? Che mi fossi dimenticato?» lui annuì, incapace di fare altro «Solo un idiota si dimenticherebbe di te, Neville» gli disse, appoggiandogli una mano sulla spalla. Il Grifondoro sentì il proprio cuore battere all’impazzata; sperava solo che non fosse una frase di circostanza.
«B-Beh, allora andiamo» disse entrando nella sala, seguito dal Serpeverde. Era ancora agitato, ma l’altro riusciva a farlo sentire ugualmente a suo agio, mentre raggiungevano gli altri, Blaise gli sfiorò la mano, fu un gesto tenero che fece battere il cuore di Neville e arrossare le sue gote, sperava solo che l’altro non se ne accorgesse.
«Sei più carino quando arrossisci, lo sai?» chiese al suo orecchio. Neville sentì le orecchie andare in fumo e scostò lo sguardo dal suo, cercando i suoi amici. Erano intenti a chiacchierare e li raggiunse senza troppi complimenti, per evitare altre situazioni imbarazzanti con Blaise.
La festa di Halloween era divertente, i professori erano spariti per lasciare che gli studenti si divertissero, ma lui aveva perso Blaise, quando si era allontanato un momento. Poi lo vide parlare con Nott, sentì una strana morsa allo stomaco e una strana tristezza avvolgerlo. Era ovvio che preferisse passare la serata con qualcun altro, lui non era poi così interessante, forse si era accorto di non aver più voglia di passare la serata con lui e aveva cercato i suoi amici, decise che avrebbe fatto la stessa cosa. Harry si era isolato dagli altri e Malfoy lo aveva raggiunto, sembravano molto vicini, ancora non si spiegava come avessero fatto a diventare così amici, in poco più di due mesi. Tuttavia, Harry gli sembrava più sereno, forse era solo una sua impressione, ma lo vedeva meno teso e meno propenso alla rabbia rispetto a prima, non era come al quinto anno. Era particolarmente triste quella sera, forse a causa della ricorrenza dell’anniversario della morte dei suoi genitori, ma Malfoy era riuscito a strappargli un sorriso, strano, ma vero; a poca distanza da loro, Ron e Hermione battibeccavano come al solito, Neville aveva sempre visto del tenero tra di loro, fin da quando aveva visto il rosso difendere Hermione da un insulto di Malfoy (anche se poi l’incantesimo gli si era ritorto contro, il suo era stato un gesto carino) e si chiedeva come mai ci mettessero tanto a capire di essere fatti l’uno per l’altra. Un po’ come Seamus e Dean che chiacchieravano amabilmente seduti l’uno di fronte all’altro, mentre bevevano della Burrobirra e ridevano tra di loro.
«Ehi, mi eviti?» gli chiese il Serpeverde comparendo alle sue spalle, facendolo sobbalzare; sembrava che gli piacesse sorprenderlo o farlo spaventare in quel modo. «Siamo venuti insieme o sbaglio?»
«Sembrava che tu e Nott foste impegnati in un’importante conversazione…»
«Che c’è, sei geloso?» gli chiese avvicinandosi a lui; Neville sentì il suo cuore esplodere nel petto e scosse la testa impercettibilmente. Cercò di schiarirsi la gola, ma con scarso successo, la sentiva secca e il suo cuore batteva troppo forte, aveva il respiro accelerato e Blaise era troppo vicino. «Rilassati, Neville» sussurrò con dolcezza, accarezzandogli la guancia con delicatezza «Non ne hai motivo, non ho occhi che per te». Lui arrossì all’impazzata alla sua affermazione e provò a balbettare qualcosa in risposta, ma con scarsi risultati, perché quel dannato Serpeverde lo rendeva così nervoso? Lo faceva con una naturalezza disarmante ed era proprio questa a rendere nervoso Neville sulle sue intenzioni, perché tanta gentilezza, tanta dolcezza non potevano essere rivolte a lui, era un sogno, forse. Doveva essersi addormentato, una pozione gli era esplosa tra le mani ed era morto o qualcosa del genere. «Perché non ci spostiamo da qui?» domandò il Serpeverde vedendolo a disagio, chiedendosi per un attimo se avesse esagerato con il flirt.
Neville si ritrovò ad annuire in risposta e seguì Blaise fuori dalla Sala, fino al cortile.
Il cielo era stranamente limpido quella sera e tra i due ragazzi era calato un imbarazzo così denso da poter essere tagliato con un coltello. Il Grifondoro non sapeva assolutamente cosa fare, ma gli occhi del Serpeverde erano fissi su di lui e lo guardava quasi con adorazione. Dal suo punto di vista, Neville trovava particolarmente bello l’altro ragazzo sotto la luce della luna che gli illuminava il viso, mettendo in risalto i suoi occhi e i suoi lineamenti. Deglutì sonoramente, notando solo in quel momento l’atmosfera abbastanza romantica che c’era intorno a loro e cercò una via di fuga. Era una situazione fin troppo surreale per lui e poi non poteva essere vero, insomma, Blaise non faceva sul serio, vero? Non stava sul serio cercando di…corteggiarlo? Sedurlo?
«Sei silenzioso…» osservò il Serpeverde «Sei a disagio?» chiese titubante.
«I-Io non so…» deglutì «Non so cosa vuoi da me, ecco» confessò. La sincerità era fondamentale, così avrebbe evitato di farsi trovare impreparato in caso di sorprese. Blaise gli accarezzò una guancia con delicatezza e sorrise appena.
«Non è chiaro, Neville?»
«No, io…» deglutì «Ho capito che ci stai provando con me, ma…» Blaise non gli fece finire la frase, appoggiò le labbra sulle sue quasi con l’intento di farlo stare zitto. Neville chiuse gli occhi istintivamente e appoggiò entrambe le mani sulle spalle dell’altro per reggersi. Sentiva le gambe deboli, il cuore impazzito, le gote bruciavano per l’imbarazzo, ma le sue labbra, premute contro quelle dell’altro ragazzo, si tesero in un sorriso dolce.
«Mi piaci, Neville» sussurrò dolcemente «Mi piaci da impazzire, fin da quando ci siamo visti sul treno».
«Io…»
«Dammi una possibilità» lo interruppe «Prometto che non ti farò soffrire. Non lo meriti» gli accarezzò la guancia con una tale gentilezza, che il Grifondoro si sciolse come neve al sole e sorrise davvero, lasciando andare tutta la tensione e tutte le cattive sensazioni che aveva provato, lasciò andare ogni insicurezza. Blaise era così dolce con lui, era certo di non meritare tutte quelle attenzioni, ma… per una volta voleva cogliere l’occasione, per una volta voleva provare ad ascoltare il cuore e a gettarsi a capofitto in una cosa che poteva sembrare impossibile.
«Mi piaci anche tu» ricambiò sorridendo timidamente; poi prese l’iniziativa e accarezzò le braccia muscolose di Zabini, fino a raggiungere le sue mani. Gliele strinse in una presa delicata e avvicinò le labbra a quelle dell’altro, per baciarlo.
Blaise, senza pensarci due volte, guidò le mani di Neville sui propri fianchi e gli prese il volto tra le mani per baciarlo di nuovo, stavolta con più determinazione. Fu un lungo bacio, dolce e passionale, romantico e per entrambi fu come riuscire a toccare le stelle sotto le quali si trovavano. Erano ad un passo dalla felicità ed erano certi, che quello fosse solo l’inizio di tutto.



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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people!
Did you miss me?
Dopo una sessione invernale che mi ha tolto la voglia di vivere, torno a tormentare le vostre vite con le mie storie LOL e mi prendo una breve pausa, prima di studiare per i prossimi esami e iniziare a scrivere la tesi, brrr.
Sono qui come avevo promesso con due missing moments di Twist of Fate, su due coppie che non hanno avuto lo spazio che meritavano nella long. Confesso che non era davvero mia intenzione scriverle – infatti è stato difficile concentrarmici sopra – ma le promesse son promesse. Avevo promesso queste due shot (questa è la prima, la seconda arriverà la settimana prossima :D) a lilyy, che oltre ad essere una delle mie più fedeli lettrici, è anche una mia cara amica. Quindi questa e la prossima shot di questa raccolta sono dedicate a te, darling. Mi dispiace averti fatto aspettare tanto! In questa storia, scopriamo un po’ di più di Blaise e della sua cotta per Neville, che lo ha portato a prendere tante decisioni giuste, tra cui quella di aiutare i Grifondoro nella lotta contro Voldemort. In futuro, durante il settimo anno, Blaise e Neville organizzeranno la resistenza contro i mangiamorte e contro Voldemort e alla fine della guerra adotteranno un bambino rimasto orfano durante il conflitto. Ma queste info sono scritte nella storia principale LOL questa OS, nella fattispecie, è ambientata tra i capitoli 1 e 2 di Twist of Fate.
Bene, penso di aver detto tutto. Vi do ben due appuntamenti: giovedì sera con la nuova Drarry (short fic di tre capitoli così angst che vi consiglio di preparare già i fazzoletti) e domenica prossima con la seconda parte di questa breve raccolta di missing moments.
See you soon!
 

Fatto il misfatto!

 

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Capitolo 2
*** OS 2: Endless love. ***



Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC perché sono basati sui miei headcanon. La one shot è un missing moment della long Drarry: Twist of FateAmbientata tra i capitoli 18-19, a differenza della principale che racconta la storia di Draco e Harry, questa racconta com'è iniziata la storia tra Dean e Seamus :) 

Enjoy the show!


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Endless love.




La guerra era finita da tre anni. Voldemort non era più un problema per nessuno, fin da quando era stato sconfitto dalla coppia del secolo: Draco Malfoy e Harry Potter, i quali avevano salvato il mondo magico dalla terribile minaccia. Beh, buon per loro, si diceva Seamus Finnigan, che cosa ne sapevano i giornalisti di coloro che erano rimasti a Hogwarts e avevano avuto a che fare ogni giorno con i mangiamorte? Degli studenti che erano stati costretti a prendere il marchio? Di quelli che si erano opposti ai mangiamorte ed erano stati torturati?
Certo, le gesta del prescelto e del figlio di mangiamorte passato al lato buono erano molto più allettanti. Non doveva essere stato facile neanche per loro essere le prede di una caccia continua, ma allora perché sembrava che ciò che era accaduto a Hogwarts passasse in secondo piano? Perché era così difficile dimenticare i mangiamorte, le torture, l’incubo che avevano vissuto? Neville, Blaise e tutti gli altri l’avevano superata, si erano sostenuti l’un l’altro e anche lui era parte del gruppo, ma sapeva di non esserlo quanto gli altri. Non lo era mai stato.
In quel periodo, l’unica consolazione, l’unico supporto che aveva avuto era stato il suo migliore amico, Dean Thomas, il quale era ancora il suo punto di riferimento e, per il suo cuore, era diventato qualcosa di più importante.
Aveva solo sedici anni, quando si era reso conto di essere innamorato del suo migliore amico. Ed era stato difficile, perché quando erano al sesto anno, Dean aveva frequentato per un periodo Ginny Weasley (quello era stato il San Valentino peggiore per Seamus) e lui si era sentito messo da parte, escluso. Quando i due avevano rotto, perché lei sembrava aver preso una sbandata per Potter (che invece non aveva occhi che per Malfoy) le cose erano tornate più o meno come prima, ma tra loro sembrava come se si fosse rotto qualcosa.
Seamus sapeva che dipendeva esclusivamente da lui e dai suoi sentimenti, ma si era sforzato di non renderli troppo palesi, perché si vergognava. Non aveva mai ammesso i suoi sentimenti con nessuno, nessuno meritava la sua fiducia sull’argomento, aveva paura di rivelarlo perché lui non era Harry Potter, a lui non era concesso tutto: se Harry pomiciava in sala comune con Malfoy era tutto okay, ma quando lui posava per qualche istante in più lo sguardo su Dean, sentiva gli occhi di tutti addosso, come se lo stessero giudicando strambo o peggio, come aveva sempre fatto con sua madre. Le aveva raccontato tutto, durante le vacanze di Natale di quell’anno, e lei gli aveva detto di smetterla di essere strano, non poteva avere un figlio così, già era tanto che avesse accettato che frequentasse i figli dei mangiamorte e, quindi, potenziali assassini (Blaise, Theo e Draco) non poteva accettare anche che amasse un ragazzo. Il cuore di Seamus si era lentamente spezzato, così tanto che, con il passare del tempo, si era chiuso in se stesso. Aveva paura di rivelare i suoi sentimenti, aveva paura di rivelare agli altri che forse gli piacevano i ragazzi e con gli anni la sua paura non era diminuita, anche se Dean aveva mostrato interesse per ambo i sessi. Vivevano insieme fin dalla fine della guerra, avevano preso un appartamento insieme per dividere le spese, mentre entrambi cercavano di capire cosa fare della loro vita. Seamus non aveva affatto idea di cosa aspettarsi dalla propria vita, aveva preso i MAGO, ma non aveva mai avuto le idee chiare sul suo futuro; invece il suo amico le aveva sempre avute, infatti si era iscritto al corso per diventare Auror, insieme a Ron, Blaise e Theo e sicuramente sarebbe stato fantastico. Lui… era solo bravo a far esplodere le cose. Ci aveva messo quasi sei mesi a capire cosa volesse fare davvero, perché era convinto di non essere bravo a fare nulla, tranne che a far esplodere tutto: anche la McGranitt lo aveva sottolineato, quando durante la battaglia lo aveva incaricato di far esplodere il ponte. Era bravo solo in quello: esplosioni.
Si era sempre sentito quello strano, escluso per questa sua difficoltà, non era colpa sua, solo… succedeva. Lui faceva un incantesimo e questo invece di funzionare, gli esplodeva in faccia. Dean aveva sempre trovato molto divertente questo suo difetto; poi per caso, si era imbattuto in Fred e George Weasley e aveva trovato la sua vocazione: era diventato un inventore di scherzi esplosivi e, dopo un po’ di pratica, aveva iniziato a lavorare nella sede di Hogsmeade del negozio dei gemelli. Gli piaceva il suo lavoro, amava creare nuovi scherzi esplosivi, i gemelli erano molto fieri del loro nuovo acquisto. Gli studenti di Hogwarts andavano da lui al negozio, gli chiedevano come poter fare scherzi al professor Piton e lui semplicemente consigliava una delle sue migliori invenzioni. La piuma d’oca esplosiva era il suo scherzo preferito: l’idea gli era venuta in mente ripensando al suo primo anno e a quando, mentre imparava il Wingardium Leviosa, la sua piuma era esplosa come un petardo davanti ai suoi occhi (e a quelli di tutta la classe). Era soddisfatto di se stesso e di come stesse procedendo la sua vita, anche se quando pensava a Hogwarts si sentiva male. Non aveva mai affrontato davvero l’argomento, con Dean ne aveva parlato qualche volta, ma entrambi non amavano parlare di quel periodo.
Poi c’era una specie di detto/non detto tra di loro. Qualcosa che entrambi si portavano dietro da anni, qualcosa che nessuno dei due aveva il coraggio di rivelare, Seamus per la sua vergogna, Dean per qualche oscuro motivo che celava al suo migliore amico. Ma c’era da ammettere una cosa: Dean portava fin troppe persone a casa. Ragazze, ragazzi, non faceva alcuna differenza, non importavano genere o età, maghi o babbani. E ogni volta che sentiva quei rumori dalla stanza accanto alla sua, Seamus finiva per rannicchiarsi su se stesso a piangere silenziosamente, perché¸ diamine, quanto doveva essere sbagliato o disgustoso? Perché Dean non lo degnava neanche di uno sguardo? E le parole di Malfoy, pronunciate qualche anno prima, tornavano sempre nella sua mente, quelle riguardanti il fatto che la sua enorme cotta per Dean non fosse ricambiata. Ma il biondo aveva ragione, non aveva nessuna colpa, era certo che non avrebbe mai detto una cosa del genere, se avesse saputo davvero cosa provasse. Avere degli amici gay, in relazioni felici, non lo aiutava. Si vergognava di se stesso. Si sentiva sbagliato, si sentiva disgustoso e ignobile.
Aveva vent'anni, amava il suo migliore amico da quasi quattro, aveva vissuto un anno infernale a scuola e il suo inferno era proseguito a casa, perché non importava quanto si impegnasse, c’era sempre qualcuno che era migliore di lui. Oh, ma lui c’era stato per Dean, c’era stato quando Ginny lo aveva lasciato perché aveva una cotta per Harry, c’era stato quando l’amico aveva avuto bisogno di lui, quando durante la guerra gli aveva parato il culo con le sue esplosioni e anche quando gli aveva medicato le ferite. C’era sempre stato e… l’altro sembrava non essersene mai accorto. Lo aveva sempre messo da parte, lo aveva sempre dato per scontato. E la cosa gli spezzava il cuore.
C’erano i momenti in cui Dean lo faceva sentire importante, quando erano soli, davanti a una cioccolata calda e parlavano di tutto ciò che veniva loro in mente. Erano quelli che preferiva, quando erano solo loro due e nessun altro.
Quando erano andati a vivere insieme, inizialmente aveva creduto di potersi avvicinare a lui in quel senso, spinto dalla fortuna che aveva colpito i suoi amici, ma si era sbagliato enormemente. Lui non si chiamava Ron Weasley che era riuscito a mettersi con la ragazza che gli piaceva da anni, lui non era Harry Potter che aveva tutti ai suoi piedi e neanche Draco Malfoy, uno dei ragazzi più affascinanti che avesse mai incontrato. Lui era solo Seamus Finnigan, lo sfigato che, secondo tutti, aveva una cotta per tutti i bei ragazzi della scuola, ma che non avrebbe mai trovato nessuno che lo ricambiasse. Tutti erano bravi a parlare, ma nessuno si era mai soffermato a lungo sui suoi veri sentimenti.
L’unica volta in cui non si era sentito così sbagliato, era stata quando Luna lo aveva portato nel giardino di Hogwarts e gli aveva detto che fosse pieno di Nargilli. Lo so che soffri, lo sai? – aveva detto lei – Si vede, soffri per qualcuno che ti piace. Ti ho portato qui solo per non farti sentire in imbarazzo con gli altri – aveva continuato – Stai bene? – le aveva sorriso e aveva annuito – Sai? Non c’è niente di male se ti piacciono i ragazzi, è normale! Guarda i nostri amici!
Seamus non sapeva perché, ma le parole di Luna, lo avevano fatto stare meglio per un po’, anche se poi si era comunque sentito uno sfigato patentato quando Dean era tornato e lo aveva solo abbracciato, mentre intorno a loro i loro amici pomiciavano. Oh, quanto avrebbe voluto essere baciato da lui in quel momento… ma le sue speranze erano state infrante.
Aveva provato a dimenticarlo, a provare a farsi piacere qualcun altro, a smettere di amarlo, ma non ci riusciva. Ogni volta che sperava di provare interesse per qualcun altro, ecco che lui tornava nella sua mente.
Una lacrima sfuggì a quel pensiero. Sarebbe rimasto per sempre il migliore amico, il fratello, il coinquilino, doveva convivere con questa cosa? Doveva fare i conti con questo? A volte ci riusciva, ma altre… era così difficile respirare.
«Seamus, sono a casa!» urlò Dean, entrando in casa, il ragazzo si affrettò ad asciugarsi il viso e a guardare verso l’entrata, il nuovo arrivato gli sorrise – il sorriso più bello che avesse mai visto – aveva i capelli spettinati e un piccolo livido sulla guancia. Seamus si chiese come se lo fosse procurato, ma non ebbe il tempo di porgergli la domanda «Quell’idiota di Nott! Stavamo praticando l’autodifesa e mi ha dato un pugno, ti rendi conto?!»
«Ti prendo del ghiaccio» affermò in fretta, alzandosi e correndo verso la cucina, tutto pur di nascondere i suoi occhi rossi. Quel giorno l’aveva vissuta solo un po’ peggio, perché il negozio era stato chiuso per dei lavori di manutenzione e lui, rimasto a casa, aveva riordinato un po’e aveva trovato un bigliettino nei pantaloni di Dean, in cui c’era il numero di un ragazzo che lo invitava ad uscire per "approfondire la conoscenza". Ciò che c’era scritto su quel pezzetto di carta gli aveva spezzato il cuore.
Inoltre leggere l’ennesimo articolo su quanto Harry e Draco, gli eroi, fossero felicemente fidanzati e prossimi al matrimonio, lo aveva completamente devastato. Non era colpa loro, certo, non era neanche invidioso di loro o altro, solo che si chiedeva perché lui non dovesse provare la stessa felicità con la persona che amava. Cosa aveva di sbagliato?
Con la busta del ghiaccio tra le mani, raggiunse l'amico e gliela mise sul livido con delicatezza. Era strano, Dean nell’ultimo periodo rientrava sempre con qualche ferita o qualche livido e Seamus non ne capiva il motivo. Era sempre stato bravo nei duelli e nel combattimento corpo a corpo, soprattutto durante il corso per Auror. Che cosa gli era successo?
«Tu? Stai bene?» chiese l’altro, alzando lo sguardo su di lui «Seamus, hai pianto?» lo chiamò, notando i suoi occhi rossi.
«Non è niente» rispose piano, mentre premeva il ghiaccio sulla guancia dell’amico. La mano di Dean si chiuse attorno al suo polso e lo tirò verso di sé, Seamus sentì il proprio cuore rischiare di schizzare fuori dal petto e le sue guance si arrossarono: erano troppo vicini e la mano di Dean, lì, sul polso, era calda, sicura, rassicurante.
«Dimmi la verità» gli disse perentoriamente, guardandolo negli occhi «Non mi freghi, ti conosco troppo bene».
Sicuro – pensò lui sarcasticamente e scosse la testa. Non era in grado di parlare, sentiva che avrebbe pianto, se l’avesse fatto, Dean sicuramente si era accorto che il suo cuore battesse troppo veloce e che lui fosse arrossito. Aveva quell’effetto devastante su di lui, ogni volta che gli stava vicino che, davvero, se Dean l’avesse conosciuto bene, come affermava di sapere, beh, l’avrebbe capito diversi anni prima cosa aveva Seamus.
«Seamus» insisté quando vide che l’altro non rispose «Che ti prende? Con me puoi parlare di tutto, lo sai».
«Non è niente, Dean, davvero» rispose l’altro «Lascia che ti medichi, per favore».
«Poi ne parliamo?» chiese.
«Sì, promesso». Dean annuì e lasciò il polso di Seamus, il quale si prodigò a medicargli le ferite. Gli piaceva prendersi cura di lui, medicarlo e fargli capire che tenesse a lui in quel modo, ma avrebbe preferito che fosse più attento, era la terza volta, in una settimana, che tornava a casa con qualche livido: prima c’era stato l’incantesimo di Blaise alla sua gamba, poi quello di Ron al braccio, adesso il pugno di Theo sulla guancia. Cosa pensava di essere? Il sacco da boxe dei suoi amici? «Dovresti stare attento, sai?» domandò retoricamente «Non… puoi tornare a casa così, ogni volta».
«Ma qui ci sei tu che ti prendi cura di me» sussurrò il ragazzo, alzando lo sguardo su di lui. Seamus arrossì a dismisura e non riuscì a dissimulare il suo imbarazzo, mise un po’ di pomata sul livido e poi si allontanò da lui. Aveva bisogno di respirare, il suo cuore sembrava impazzito e il suo cervello si era spento. Dean aveva capito. Sapeva che fosse così, quella frase l’aveva sussurrata come per dire so che lo fai perché provi qualcosa per me, ma gli era sembrata detta in modo diverso, quasi con cattiveria. Aveva bisogno d’aria. E se lo avesse cacciato? Se avesse capito che era gay e lo avesse mandato via perché si vergognava ad avere un migliore amico strambo come lui? Se pensava di non poter vivere con un depravato come lui? Aveva paura, in quel momento, aveva paura del suo migliore amico. Non se ne accorse, un paio di lacrime sfuggirono al suo controllo e Dean se ne accorse.
«Seamus…» provò a dire, lui scosse la testa velocemente, zittendolo prima che potesse compatirlo.
«Non è niente, davvero» disse lui con fare sbrigativo, asciugandosi velocemente le guance e allontanandosi dall’altro il più possibile. Dean lo guardò scioccato, senza capire cosa prendesse al suo migliore amico.
Erano settimane che si comportava in modo strano e lui non capiva da cosa dipendesse questo suo atteggiamento. Lo guardò per un lungo istante, prima che lui se ne andasse in camera sua, chiudendosi dentro. Era convinto di aver sbagliato qualcosa con lui, negli ultimi giorni era più distaccato del solito, se si avvicinava troppo rischiava di farlo spaventare e farlo scappare, esattamente come un cerbiatto impaurito. Sbuffò e si sedette sul divano, guardando il soffitto, si massaggiò lo zigomo dolorante. Gli piaceva quando Seamus si prendeva cura di lui, gli piaceva l’attenzione che metteva nei suoi gesti quando lo medicava. Si era accorto di questa sua debolezza quando era tornato per la prima volta ferito dal corso di Auror, era successo per caso, uno dei suoi compagni di corso lo aveva schiantato con particolare violenza e lui aveva battuto la testa contro il muro, Ron lo aveva riaccompagnato a casa e Seamus era stato accanto a lui, si era preso cura di lui senza pretendere niente in cambio, le prime volte era successo per caso, poi si era ritrovato a ferirsi più spesso, affinché l’altro si prendesse cura di lui. Perché adesso non gli permetteva di fare lo stesso? Teneva a Seamus più che a chiunque altro e adesso era preoccupato per lui; lo vedeva ogni volta, il suo migliore amico aveva qualcosa che non andava, era spesso triste e non ne voleva parlare con lui, non capiva, si erano sempre detti tutto, soprattutto dalla fine della guerra. Lui e Seamus si erano avvicinati molto, avevano condiviso l’uno con l’altro le loro paure, le loro angosce e ansie, si erano confidati segreti che nessuno degli altri loro amici conosceva… e adesso? Cosa era successo di così brutto all’amico da non riuscire neanche a dirlo a lui? Era sempre più preoccupato per lui, soprattutto quando lo vedeva con quell’aria triste e afflitta.
Aveva bisogno di un secondo parere, per questo senza avvisare, uscì da casa e si smaterializzò.
Quando Seamus uscì dalla stanza e vide il salotto vuoto, sentì il proprio cuore spezzarsi: Dean se ne era andato.
Forse aveva davvero capito ciò che provava per lui ed era scappato, reputando i suoi sentimenti sbagliati. Non credeva di poter soffrire così tanto, davvero. Forse aveva ragione sua madre, forse era vero che quelli come lui non avrebbero mai trovato qualcuno che li amasse. Allora perché Harry aveva Draco? Perché Neville aveva Blaise? Perché solo a lui la vita aveva destinato quella sofferenza? Perché non riusciva ad essere meno imbarazzante, meno strano, meno sbagliato?
Non sapeva darsi risposte, ma sperava che prima o poi il dolore che sentiva dentro sparisse.
 
 
Dean si materializzò fuori dalla porta di casa Malfoy-Potter, suonò il campanello e aspettò con impazienza. Non gli andava di materializzarsi nel salotto di casa loro, avrebbe potuto trovarli in situazioni intime e davvero non ci teneva né all’imbarazzo né alla reazione di Malfoy. Pochi minuti dopo, Harry aprì la porta, aveva i capelli spettinati, la camicia semiaperta e… beh, ho fatto bene a non entrare direttamente in casa – pensò il ragazzo, dopo una breve occhiata ai pantaloni sbottonati dell’amico.
«Ehm, scusa se ti disturbo» disse all’amico cercando di mascherare un po’ il suo imbarazzo «Per caso Draco è in casa?»
«Certo, vieni pure!» esclamò Harry, spostandosi dall’uscio della porta per farlo entrare, Dean non se lo fece ripetere due volte, aveva davvero bisogno di capire cosa stesse accadendo e aveva bisogno della schiettezza di Malfoy.
«Tesoro! C’è Dean, ti vuole parlare!» urlò il moro dal piano di sotto, l’ospite arrossì leggermente, avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una relazione come la loro. C’era complicità tra di loro, si vedeva quanto fossero l’uno il supporto dell’altro, quanto il loro amore fosse vero… non ne era invidioso, era felice per loro, ma avrebbe voluto trovare qualcosa di simile. Aveva cercato a lungo, tra tante persone, uomini o donne (il sesso non importava) ma nessuno di loro era mai stato in grado di dargli ciò di cui aveva bisogno e aveva paura di aver sempre avuto la soluzione sotto ai suoi occhi e non essersene mai accorto, da un paio di mesi a quella parte si era arreso, pensando che prima o poi la persona giusta sarebbe arrivata nella sua vita.
Era stupido da pensare, ma a volte preferiva la compagnia di Seamus davanti ad un bel film, piuttosto che un bel ragazzo nel suo letto, non sapeva cosa significasse quella cosa ed era davvero frustrante a volte. Era confuso. Per questo aveva bisogno della schiettezza dell’ex Serpeverde, lui sicuramente gli avrebbe fatto capire cosa diavolo ci fosse di sbagliato in lui. Si sentì un mezzo sbuffo dalle scale, che lo riscosse dai suoi pensieri, poi il biondo apparve in tutta la sua bellezza in ciabatte e avvolto in una vestaglia verde. Harry, nel vederlo, ridacchiò e Dean vide i suoi occhi illuminarsi, significava questo, amare davvero una persona? Vederla anche con una vestaglia e delle ciabatte e continuare a pensare che fosse incredibilmente affascinante? Perché lui aveva lo stesso problema: gli capitava a volte, la mattina presto, di vedere Seamus in cucina mentre preparava la colazione, spesso indossava solo una maglietta e dei boxer e lui, da perfetto babbeo, restava quasi sempre senza fiato a fissarlo. Gli capitava anche quando rientrava di notte e lo trovava addormentato sul divano con quell’espressione adorabile sul viso, che avrebbe contemplato per sempre. Aveva un serio problema, vero? Era dalla fine della scuola, più o meno, che pensava a lui in quel modo, fin da quando avevano finito la scuola ed erano andati a vivere insieme, aveva cercato di dimenticare e di non pensare a lui continuamente, frequentando altre persone, ma il suo pensiero restava un tarlo fisso nel cervello, soprattutto nell’ultimo periodo. Era il suo migliore amico, il suo coinquilino, non poteva provare qualcosa per lui, non sarebbe stato corretto nei suoi confronti. Eppure quando Seamus lo medicava e sfiorava la sua pelle con le sue mani delicate, Dean si sentiva strano e aveva voglia che continuasse sempre. Ecco perché le sue ferite accidentali erano aumentate. Avrebbe potuto evitare l’incantesimo di Ron o il pugno di Theo ad occhi chiusi, ma non voleva perché adorava quando Seamus lo medicava. Era folle, vero?
«Qual buon vento ti porta nella nostra umile casa, Thomas?» chiese Draco, raggiungendolo «E perché hai bisogno di me?» domandò ancora, appoggiandosi con fare sensuale contro il mobile della cucina, Harry non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e l'ospite si sentì un po’ a disagio, ma non disse niente a riguardo, aveva un disperato bisogno dell’aiuto di Malfoy. Se era riuscito a far capitolare Harry, beh, chi meglio di lui poteva aiutarlo?
«Si tratta di Seamus» Draco si accigliò «Non riesco a capire cosa gli succede. Sono preoccupato».
«Potter lo conosce meglio di me, sicuramente» affermò il biondo indicando il proprio fidanzato che annuiva.
«Sì, ma tu sei più bravo di lui, ecco, insomma, a capire le persone» disse quasi sentendosi in imbarazzo.
«Che hai combinato?» chiese Draco, con tono indagatore, avvicinandosi a lui, per poi sederglisi accanto. Aveva bisogno di studiare il caso da vicino, era ovvio.
«Io? Niente! È che… ultimamente lui è… sfuggente. Mi evita ed è sempre triste» disse sospirando «Non riesco a capire cos’abbia» affermò, affranto. Harry alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa, incrociò le braccia al petto e sbuffò.
«Davvero? Sei serio?» gli chiese, l’interpellato si accigliò e gli rivolse uno sguardo puramente confuso «Dean, Seamus è innamorato di te» disse, rispondendo alla sua muta domanda «Non dirmi che non te ne sei mai accorto» lui scosse la testa confuso «Sei così ottuso. Non lo ha mai detto a nessuno, ma tu avresti potuto accorgertene, lo conosci meglio di chiunque altro! Penso che si vergogni di quello che prova o qualcosa del genere».
«E tu che ne sai?» chiese Draco interessato, non si aspettava un risvolto così interessante. Harry non gli aveva mai parlato di Finnigan e dei suoi sentimenti per Thomas.
«Uhm... beh, me ne ha parlato una sera, non credo che lo ricordi, era ubriaco» raccontò lui «A Hogwarts, dopo una festa, l’ho trovato nella stanza del dormitorio in lacrime mentre beveva, credo che tu avessi appena avuto un flirt con un Corvonero» spiegò Harry «È innamorato di te da anni» l’altro ragazzo spalancò gli occhi esterrefatto, cosa? Di cosa sta parlando Harry? – pensò, senza riuscire a dare voce ai suoi pensieri. Seamus era innamorato di lui? E perché diavolo non se ne era mai accorto? Era il suo migliore amico, lo conosceva meglio di chiunque altro, Harry aveva ragione, come aveva fatto a non accorgersene? «Dean, davvero, solo un cieco non se ne sarebbe accorto». Dean si morse le labbra e tacque, sentendosi un verme. Non osava immaginare come si fosse sentito Seamus, ogni volta che aveva portato qualcuno a casa, ogni volta che lo aveva sentito fare sesso con degli estranei nella stanza accanto. Come aveva fatto a non accorgersi di averlo ferito? Dannazione, sono uno stronzo – pensò sospirando, senza dare voce ai suoi pensieri. Era anche vero che avesse smesso da qualche mese, ma doveva essere stato un vero inferno per lui.
«Allora avevo ragione io» rifletté Draco, guardandolo «Finnigan ha una cotta non corrisposta per te? E io che lo prendevo in giro…» schioccò le labbra, pensieroso «Dovrei rimediare e presentargli qualcuno, suppongo».
«Chi dice che non sia corrisposta?» chiese Dean, guardando il biondo scioccato, il quale gli rivolse uno sguardo carico di domande «E non ti azzardare a presentargli altre persone!» esclamò in automatico, spalancando gli occhi. Vedere Seamus con un altro avrebbe fatto… male. Il solo pensiero dell’amico in compagnia di qualcun altro gli faceva male, non riusciva neanche ad immaginare il dolore che aveva provato Seamus. Doveva farsi perdonare, certo. Il Serpeverde ghignò soddisfatto, poi si sedette accanto a lui con un sorriso ferino sulle labbra e riprese a parlare.
«Allora provi qualcosa per lui?» chiese, cercando il suo sguardo.
«No… sì!» sbuffò, il padrone di casa lo guardò sconcertato «Non lo so, okay? È che… non lo so, mi sento confuso». Harry gli mise una mano sulla spalla e la strinse con gentilezza «Penso sempre a lui, soprattutto quando non sono a casa. E… beh, ultimamente mi capita spesso di ferirmi al corso per Auror, solo per tornare a casa e farmi curare da lui» spiegò imbarazzato «E poi… non lo so, appena Draco ha proposto di trovargli qualcun altro, io… mi sono sentito geloso».
«Per Salazar, che sfigato. Te lo dico io, Thomas, sei cotto a puntino di lui. Devi solo dirglielo» commentò Draco.
«No che non può» intervenne Harry, il biondo alzò lo sguardo sul fidanzato «Se va da lui e gli dice ciò che prova, beh, Seamus si chiuderà ancora di più. Lo ha nascosto fino ad oggi per un motivo, no?»
«Giusto…» sussurrò Dean «Quindi cosa dovrei fare?» chiese.
«Io proporrei di corteggiarlo» fece Harry «Smetti di vedere altre persone. Portagli qualcosa che gli piace, fagli capire che tieni a lui» disse «Cerca di essere romantico, ma non troppo appiccicoso e poi...»
«Poi lo porti a cena fuori, un bel ristorante romantico, un po’ di atmosfera e… il gioco è fatto».
«Tu ne sai qualcosa, vero, Malfoy?» chiese Dean, sentendosi un po’ rincuorato.
Draco ridacchiò, le sue gote si arrossarono «Beh, sposerò Potter, no?» domandò retoricamente, cercando di apparire sempre superiore anche se non poteva negare l’evidenza, ma quando il suo sguardo si volse verso Harry, era così intriso d’amore che a Dean quasi tremarono le gambe, avrebbe pagato oro per avere un amore come quello. E forse l’aveva sempre avuto sotto agli occhi, ma era stato troppo cieco per accorgersene.
«Dean, ma tu sei sicuro di quello che provi per lui?» chiese Harry «Non metto in dubbio che tu tenga a lui, insomma, vi conosco da anni e siete sempre stati un po’… equivoci» disse cercando di avere tatto «Ma… davvero, se non sei sicuro di ciò che provi, non giocare con il suo cuore».
«Non ho intenzione di farlo soffrire. Lo sai, tengo a Seamus più che a chiunque altro, io… non lo so cosa mi sta succedendo, ad essere onesto» confessò «Sono mesi che non vedo altre persone, se qualcuno mi invita ad uscire, preferisco restare a casa e guardare un film con lui» disse arrossendo leggermente «Poi oggi l’ho visto piangere. Mi si è stretto il cuore nel petto, avrei voluto solo cancellare quell’espressione dal suo viso» raccontò, riportando alla mente le immagini di poco prima «Non mi ha voluto dire il motivo per cui stava così. Ma dopo aver parlato con voi, insomma, credo di averlo capito» sospirò «Ed è tutta colpa mia».
«D’accordo, amico» fece Harry «Ti aiuteremo noi. Vuoi che vada a dare un’occhiata a casa tua?» chiese.
«No, vado io» rispose con sicurezza «Grazie ragazzi, avevo bisogno di parlare con voi» affermò con riconoscenza.
«Non siamo la coppia più chiacchierata del mondo magico per niente!» esclamò Draco, Harry lo abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla sua testa, e gli circondò i fianchi con le braccia, il biondo si rilassò in quell’abbraccio appoggiando la schiena contro il petto dell’altro. Dean li guardò con una strana luce negli occhi, erano così adorabili che neanche se ne accorgevano.
«No, infatti, beh… grazie» disse sorridendo «Vi terrò aggiornati».
«Non fare cazzate!» esclamò il biondo «Voi Grifondoro siete sempre pronti a farne» sottolineò. Harry alzò lo sguardo al cielo e rise. Lui voleva semplicemente rendere felice Seamus, non era così difficile.
«Grazie Malfoy».
«Ma ti pare» scherzò il biondo «In bocca al lupo».
Dean sorrise e annuì, ringraziandolo, sentendo una nuova speranza nascere nel suo cuore. Salutò i due piccioncini e si smaterializzò a casa, perché aveva un cuore infranto da riparare e non voleva più aspettare, voleva essere felice, ma soprattutto voleva che Seamus fosse felice. Dopo la guerra, aveva visto tanti dei suoi amici cercare di rimettere la propria vita insieme e riuscirci, come avevano fatto Harry e Draco, non sapeva come mai lui non si fosse mosso prima, aveva cercato la felicità ovunque, ignaro di averla sempre avuta davanti ai suoi occhi. Forse, inconsciamente, sapeva di non essere abbastanza per Seamus, ma sapere dai suoi amici quanto in realtà avesse sofferto il suo migliore amico a causa sua, lo faceva sentire, oltre che mortalmente in colpa, indegno del suo amore. Ma, disse a se stesso, se solo Seamus lo avesse voluto ancora, allora non lo avrebbe mai più lasciato andare. Sarebbe stato sempre al suo fianco e lo avrebbe reso felice, al meglio delle sue capacità.
 
§§§
 
Seamus era nella sua camera, stava sistemando le sue cose in una valigia; sapeva che quando Dean sarebbe tornato a casa, lo avrebbe cacciato, dopotutto essere gay era sbagliato, non era normale (sua madre gliel’aveva ripetuto più volte e di certo lei aveva ragione) anche se tutti i loro amici lo facevano passare come una cosa normale, inoltre, cosa peggiore, era innamorato di lui e Dean lo aveva capito, per questo non poteva restare più in quella casa.
Forse avrebbe chiesto ospitalità a Harry o a Ron o a Neville – ma davvero, andare a stare dai suoi amici che avevano delle relazioni perfette, lo faceva sentire peggio – non sapeva ancora cosa avrebbe fatto, ma conoscendo l’altro, sapeva che al suo ritorno avrebbero litigato e lui sarebbe stato costretto ad andare via, tanto valeva anticipare le sue mosse e andare via, prima di essere insultato o peggio.
Quando sentì il crack della materializzazione, non uscì dalla sua stanza; trattenendo le lacrime, Seamus continuò a raccogliere i suoi vestiti e le sue cose sparse sul letto e sul pavimento. Non voleva vedere Dean, non voleva sentire da lui ciò che più lo faceva stare male.
«Seam?» lo chiamò l’altro. Lui scosse la testa e non gli rispose, ripiegò un maglione per metterlo nella valigia e si rese conto che era uno di quelli che gli aveva regalato Dean per Natale. Scosse la testa e una lacrima sfuggì al suo controllo, aveva sempre immaginato che un giorno l’altro si sarebbe accorto di amarlo e che sarebbero stati felici insieme. Aveva supposto che la loro amicizia fosse importante, che nessuno li avrebbe mai separati, che sarebbero stati amici per molti anni, ma le cose belle erano destinate a finire, almeno per lui. «Ehi eccoti! Non mi avevi sentito?» gli chiese l’amico entrando nella stanza «Seam?» lo chiamò notando che non si fosse voltato verso di lui neanche quand’era entrato nella stanza. Seamus era rigido, immobile e c’era una valigia davanti a lui. La cosa non gli piaceva, davvero, era il segnale che qualcosa di veramente negativo stesse per accadere e ciò annullava tutte le sue buone intenzioni di chiedergli di uscire quella sera e parlare di ciò che sentivano.
«Lasciami solo» sussurrò Seamus.
«No, ehi» Dean si avvicinò a lui «Che sta succedendo? Perché riempi la valigia?» chiese Dean. L’altro non rispose, continuò a riempirla con i suoi effetti personali, senza prestargli attenzione «Seamus!»
«Lasciami in pace» sussurrò con la voce spezzata. Alcune lacrime sfuggirono dal suo controllo, ma cercò di ignorarle.
«Ma che diamine hai?» chiese afferrandogli il braccio per farlo voltare verso di sé. Seamus si immobilizzò nel momento in cui incontrò gli occhi scuri dell’amico fissarlo con preoccupazione. Cercò di sottrarsi alla sua presa e scosse la testa, ma dovette arrendersi, quando si rese conto che contro di lui non avrebbe mai avuto successo, dopotutto era un quasi Auror «Seamus?» la mano destra di Dean gli sfiorò la guancia e gliel’accarezzò con delicatezza, eliminando le lacrime che aveva versato «Che ti succede? A me puoi dirlo».
«No, non posso» sussurrò in risposta, abbassando la testa, cercando di sfuggire al suo tocco. Faceva più male adesso che i suoi occhi erano proiettati in quelli dell’altro, faceva più male adesso che Dean poteva vedere il suo dolore e compatirlo.
«Seamus, ti prego…»
«Smettila di recitare, smettila di fingere che ti importi di me» fece riuscendo a sottrarsi alla sua presa «Ti sto semplificando il lavoro, me ne vado».
«Co-Cosa?»
«Me ne vado. Ti risparmio la fatica di cacciarmi di casa» rispose ritornando alla sua valigia. Dean lo guardò senza riuscire a muovere un muscolo. Cosa significava quella messa in scena? Perché Seamus si stava comportando così? Forse aveva ragione Harry, lo aveva ferito troppo negli anni passati e lui era arrivato al punto di rottura. E forse, avrebbe dovuto fare come suggeriva Draco ed essere diretto. In quel momento, mentre osservava Seamus riempire la sua valigia, sentiva solo un dolore così forte al petto e una delusione verso se stesso che lo fecero sentire atterrito. Ma non c’era il tempo di compatirsi, doveva agire prima che Seamus andasse via, prima che lo lasciasse. Se lo avesse fatto uscire da quella camera da letto senza fare nulla, lo sapeva, lo avrebbe perso per sempre.
«Seamus, aspetta» disse, la sua voce uscì come un sussurro «Ti prego, aspetta solo un attimo».
«Cosa vuoi? Vuoi umiliarmi ancora? Vuoi dirmi quello che pensi di me?» chiese voltandosi verso di lui, i suoi occhi chiari erano colmi di lacrime, arrossati e Dean si sentiva così mortalmente in colpa che decise che avrebbe mandato tutti i consigli al diavolo e avrebbe agito di testa sua. Lo afferrò per le braccia e lo tirò a sé, sua complice era la forza che aveva sviluppato grazie agli allenamenti da Auror. Seamus tentò di sottrarsi alla sua presa, ma Dean lo inchiodò sul posto. L’altro provò a dire qualcosa, forse per insultarlo, ma lui non glielo permise. Appoggiò le proprie labbra sulle sue. Fu un contatto leggero, fugace, che nessuno dei due riuscì subito a metabolizzare.
Seamus restò spiazzato un momento, chiedendosi se fosse reale, poi si rese conto di cosa stesse accadendo e lo respinse con forza.
«Che diavolo ti salta in mente?» gli chiese stizzito, guardandolo con astio.
«Non voglio che tu vada via» confessò Dean guardandolo «Non ti avrei mai cacciato di casa, te lo giuro. Possiamo parlarne, per favore? Con calma?» il suo tono era un po’ disperato. Seamus era ad un passo dall’andare via, lo aveva respinto – anche per colpa sua che non aveva mai fatto capire all’amico quanto ci tenesse – e si sentiva un completo fallito.
«No, adesso no» disse Seamus, abbassando lo sguardo. Si sentiva scombussolato dalla faccenda, aveva un subbuglio d’emozioni dentro che non riusciva a capire e Dean lo aveva appena baciato dal nulla. Aveva bisogno di schiarirsi le idee e di cambiare aria, di non vederlo per un po’.
«Tornatene dal tuo amichetto che ti lascia bigliettini nei pantaloni» gli disse a denti stretti, afferrando la valigia e uscendo come una furia dalla stanza. Non pensò minimamente a nulla, raggiunse il salotto e si smaterializzò senza neanche indossare le scarpe. Aveva bisogno di stare lontano da Dean Thomas per un po’. Perché poi lo aveva baciato? Si divertiva a prendersi gioco di lui e del suo cuore spezzato? Era davvero così crudele?
«Seamus?» la voce di Neville lo fece ridestare, non si era neanche accorto di essersi materializzato nel salotto dell’amico, sperava di non averlo disturbato in un momento imbarazzante, ma aveva bisogno di allontanarsi da Dean e di riflettere. Non sapeva da chi altro andare, Neville era sempre stato un buon amico e… gli era sembrata la soluzione più ovvia in quel momento.
«Scusa se sono piombato qui così» biascicò lui, mordendosi le labbra «Non sapevo dove andare…»
«No, non preoccuparti, vieni» disse gentilmente l’amico, invitandolo a sedersi sul divano «Che cosa è successo?»
«Un disastro».
«Ne vuoi parlare?» Seamus scosse la testa e sospirò «D’accordo, ti preparo un tè, ne parlerai quando te la sentirai» concesse l’amico. Lui lo ringraziò mentalmente per l’aiuto che gli stava offrendo, pur non sapendo cosa fosse accaduto.
 
 
Dall’altra parte della città, Dean si dava dell’idiota da solo. Aveva fatto fuggire Seamus, il quale probabilmente aveva pensato che lo avesse baciato per pietà o per compassione, lo conosceva, sapeva come avrebbe potuto prendere quel gesto… ma cos’altro avrebbe dovuto fare? Come avrebbe potuto convincerlo a restare con lui?
Non aveva voluto tentare una confessione, perché non conosceva neanche lui i suoi reali sentimenti in quel momento. Si sentiva molto confuso e molto stanco. Non era mai stato un tipo da relazioni, non con le persone che aveva frequentato fino a quel momento, sentiva che per impegnarsi davvero, avrebbe dovuto trovare la persona adatta a lui. Non si era mai accorto di averla sempre avuta sotto al naso e di non averla mai considerata, anzi aveva fatto l’esatto contrario: aveva deluso Seamus e spezzato il suo cuore con quell’atteggiamento da ragazzino immaturo e confuso.
Aveva bisogno di riflettere su ciò che avrebbe dovuto fare da quel momento in poi e poi raggiungere Seamus e supplicarlo di perdonarlo prima per tutto ciò che aveva fatto, poi per essere stato così avventato da fare una stupidaggine. Avrebbe dovuto prestare più ascolto ai consigli di Harry, dannazione. Lo sapeva che Seamus avrebbe potuto reagire male e aveva fatto di testa sua e aveva complicato le cose. Dannazione.
Dov’era andato, adesso? E perché senza di lui, già sentiva che tutto iniziava a perdere di significato?
Non avrebbe mai dovuto dare Seamus per scontato. Non era stato giusto nei confronti dei suoi sentimenti e non avrebbe mai dovuto baciarlo, non senza avergli prima spiegato tutto. Era un vero idiota, aveva ragione Harry.
Senza rendersene conto tirò un pugno contro la porta oltre la quale l’amico era sparito e si diede di nuovo dello stupido. Avrebbe dovuto comportarsi in maniera diversa con lui, avrebbe dovuto capire prima il suo tormento interiore, avrebbe dovuto evitare di vedere altre persone sotto il suo naso, avrebbe dovuto essere migliore per lui. Se Seamus in quel momento era infelice, era solo colpa sua, perché era stato un pessimo amico e non aveva capito a fondo quanto l’altro stesse soffrendo. Aveva voglia di urlare la sua frustrazione, maledirsi per il male che aveva fatto al suo migliore amico e riprenderlo nella sua vita, prima che fosse troppo tardi. Promise a se stesso che da quel momento in poi, non avrebbe più fatto alcun errore e avrebbe fatto le cose nel modo giusto.
Doveva rimboccarsi le maniche, sgombrare la mente ed andare a riprendersi Seamus, ovunque egli fosse.
 
§§§
 
Una settimana. Era passata una settimana da quando si era rifugiato a casa di Neville e Blaise, in attesa che la situazione si calmasse. Non aveva notizie di Dean da una settimana e credeva che ormai considerasse la questione risolta, alla fine aveva avuto ragione lui, quello che aveva sempre considerato il suo migliore amico, aveva agito al fine di liberarsi di lui, perché si vergognava ad avere un amico come lui, sbagliato come lui. Aveva bisogno di parlare con qualcuno della situazione, aveva bisogno di un parere esterno alla faccenda. Sentiva una strana confusione dentro di sé, forse Dean non si sarebbe mai fatto vivo, allora avrebbe dovuto farsi coraggio e andare a casa, affrontarlo e prendere tutte le sue cose. Forse Fred e George gli avrebbero permesso di stare nel magazzino del negozio, fino a che non avesse trovato un’altra sistemazione. Neville e Blaise furono parecchio comprensivi con lui, non lo forzarono a parlare né gli imposero di dar loro spiegazioni. Avevano capito entrambi che la situazione fosse delicata e non erano stati insensibili da infilare il coltello nella piaga, tuttavia aveva bisogno di parlarne con qualcuno, altrimenti sarebbe impazzito.
«Ne vuoi parlare?» chiese Neville, porgendogli una tazza di tè «Blaise non tornerà prima dell’ora di pranzo dal corso per Auror» lo rassicurò con un sorriso. Seamus la accettò e annuì, aveva davvero bisogno di parlarne con qualcuno.
«Io… ho litigato con Dean» l’altro annuì, come se avesse già intuito qualcosa «Ma… non è tutto. Io…» deglutì e alzò lo sguardo verso Neville «Sono gay». Era la prima volta che lo diceva ad alta voce e si rese conto in quel momento che non ci fosse assolutamente niente di male in ciò che era. Era semplicemente lui, non aveva niente, assolutamente niente di sbagliato o di cui vergognarsi. Avrebbe dovuto capirlo già da tempo, le sue paranoie erano state semplicemente stupide.
«Anche io» rispose, infatti, l’amico, sorridendo comprensivo «Dov’è il problema? Dean non è omofobo».
«No, certo che no» le sue mani tremavano così tanto che dovette mettere la tazza sul tavolo e si ritrovò ad abbassare lo sguardo, per sfuggire a quello di pietà che l’altro gli avrebbe sicuramente rivolto «Ma sono innamorato di lui e credo che se ne sia accorto».
«Lo dici come se fosse un crimine» osservò Neville, bevendo il suo tè «Non c’è niente di male nell’amare qualcuno. Anche io all’inizio ero terrorizzato, ma questo non è un crimine».
«Mia madre non sarebbe d’accordo con te» disse a bassa voce, stringendosi nelle spalle «Ma non è questo, ho superato la questione di mia madre… il fatto è che Dean ha capito che sono innamorato di lui e voleva cacciarmi di casa, o almeno credevo che fosse così, così l’ho anticipato e stavo facendo i bagagli» disse velocemente «Poi è uscito, non so dove sia andato. Quando è tornato e ha visto che stavo per andarmene, mi ha baciato» Neville annuì pensieroso «E io gli ho detto di andare al diavolo e di tornare dal tizio che gli aveva lasciato un bigliettino nella tasca dei pantaloni» concluse il suo racconto. Adesso che aveva vuotato il sacco, si sentiva più leggero, condividere i suoi tormenti con qualcuno, lo aveva fatto sentire sollevato, meno solo per una volta. L’amico lo guardò a lungo, prima di sorridere e appoggiargli una mano sulla spalla.
«Vuoi un consiglio?» chiese.
«Sì, ti prego. Ne ho davvero bisogno» disse con un sospiro. Forse suonava un po’ patetico alle orecchie dell’altro, ma non sapeva neanche lui cosa fare. Era scappato da casa senza chiarire con lui, era sparito… beh, non che Dean avesse mosso un muscolo per fermarlo o cercarlo. Si sentiva come bloccato a metà tra il fare e il non fare una cavolata.
«Dovresti chiarire con lui, appena ne avrai l’occasione» disse Neville «So che tenete molto l’uno all’altro e siete sempre stati molto legati. A volte sembrate più voi due una coppia di me e Blaise» scherzò per stemperare la tensione nell’aria «Andrà tutto bene». Seamus lo guardò con riconoscenza e annuì. Gli aveva fatto bene parlarne, condividere con qualcuno i suoi tormenti era stato più utile di quanto avesse mai immaginato. Sperava solo che l’altro avesse ragione su tutto…
Forse avrebbe dovuto scrivere una lettera a Dean?
Provò ad abbozzarne una, ma la strappò subito, troppo sentimentale, troppo patetica. Una parte di sé gli suggeriva di smettere di essere così insicuro, così spaventato, di essere coraggioso per una volta (era o non era stato un dannatissimo Grifondoro?) e di andare a casa e dire a Dean tutto ciò che pensava, tutto ciò che provava. Ma l’altra parte di sé, quella più codarda e per niente coraggiosa gli suggeriva di non essere stupido o patetico, di non gettarsi in qualcosa di impossibile, perché tanto non sarebbe finita bene. Si lasciò cadere sul divano prendendosi la testa tra le mani. Che diavolo doveva fare? Non ne aveva idea.
Una volta ne avrebbe parlato con Dean... beh, peccato che il suo problema più grande fosse proprio lui. Dannazione, non so cosa fare.
Senza che se ne rendesse conto, arrivò l’ora di pranzo, significava che Blaise sarebbe arrivato da lì a pochi minuti e lui sarebbe stato di troppo, come al solito, sapeva di star diventando un peso per i due padroni di casa, anche se non lo ammettevano. Anche Dean doveva aver finito il corso a quell’ora. Se lui fosse stato a casa, probabilmente avrebbe fatto trovare il pranzo pronto all’amico e lo avrebbe dovuto medicare per l’ennesima volta da qualche ferita accidentale. Non riusciva a smettere di pensare agli ultimi mesi, a quando Dean tornava dal corso e passavano il pomeriggio insieme o quando la sera si ritrovavano sul divano a guardare un film insieme… aveva il batticuore se pensava al braccio dell’altro attorno alle sue spalle, ma aveva sognato, tra di loro non c’era e non ci sarebbe mai stato niente, nonostante il bacio di Dean. Era sicuro che il gesto dell’amico fosse dettato solo dalla confusione del momento o dalla pietà, era come se gli avesse dato una sorta di contentino con quel bacio.
Era un caso disperato, forse aveva sempre avuto ragione Malfoy a dirgli che era patetico. Avrebbe voluto essere più coraggioso, più forte, da andare lì e prendersi il suo lieto fine. Ma non lo era e probabilmente questo sarebbe stato il suo più grande rimpianto. Per distrarsi, aiutò Neville a preparare il pranzo, senza far esplodere nulla e quando Blaise suonò il campanello, andò lui ad aprire. E fu in quel momento che desiderò sprofondare. Accanto all’ex Serpeverde, c’era Dean.
«Che ci fai tu qui?» chiese subito.
«Colpa mia» rispose Blaise «Era troppo disperato e distratto, ha rischiato di farsi colpire da un idiota del corso. Non gli ho detto niente per una settimana, ma dannazione, voi due avete bisogno di risolvere le vostre questioni di cuore… e magari di farvi una sana scopata» disse con schiettezza «Thomas, mi raccomando. Sii sincero e tu, Finnigan, digli quello che provi e fatela finita!» esclamò entrando in casa, mentre Neville, da sotto alla porta, ridacchiava, di sicuro c’era anche il suo zampino. Seamus arrossì all’impazzata, mentre Dean lo guardava con i suoi occhi scuri e profondi. Si sentiva debole davanti a quello sguardo, si era sempre sentito così.
«Possiamo parlare?» chiese.
«C-Certo» rispose Seamus «Dopo la sfuriata di Blaise, come minimo dobbiamo parlare». Dean ridacchiò e gli porse la mano. Lui la osservò per un istante e poi decise di seguirlo. Prese un profondo respiro e gli afferrò la mano, sentendo una scarica elettrica lungo la schiena al contatto delle loro mani. Alzò lo sguardo su di lui e non riuscì a decifrare quello dell’altro. Senza dire nulla, iniziarono a camminare lungo il selciato, mano nella mano.
«Seam, ascolta» iniziò l’altro «Non volevo ferirti, sono stato uno stupido, okay? Non mi ero mai accorto di nulla, sono il tuo migliore amico, avrei dovuto accorgermi di ciò che stavi passando…» sospirò «Ti prego, perdonami. Questa settimana senza di te è stata… terribile. Sarò sincero, non so se… ecco, so che provo qualcosa per te. So che non è semplice amicizia, ma non so se… posso parlare già di amore, capisci?»
«Sì… comprendo» rispose l’altro. Sentiva il cuore battere nel petto con forza, come se volesse uscire dal suo petto «Dean, parlando in sincerità, io sono innamorato di te» confessò. Non fu terribile come aveva immaginato, fu solo liberatorio, non aveva niente da perdere, era consapevole che alla fine di quella giornata avrebbero chiarito tutto, ma gli mancava Dean, gli mancava passare il tempo libero con lui e voleva solo il suo migliore amico, se lui lo avesse voluto, avrebbe fatto scorta di coraggio e sarebbe tornato a casa con lui, non gli importava d'altro. «Non ti chiedo niente solo di…accettarlo e di non portare nessuno a casa per un po’».
«Non voglio nessun altro» disse con serietà guardandolo negli occhi «Possiamo vedere come va tra di noi? Mi piaci, Seamus, non conosco ancora bene i miei sentimenti, ma ti ho baciato perché lo volevo».
«Dean… non giocare, ti prego» lo supplicò guardandolo negli occhi «Non illudermi, ti prego».
Dean fece un passo verso di lui e gli mise una mano sulla guancia, guardandolo negli occhi «Non ti sto illudendo» disse con serietà «Sono certo di due cose: non voglio rinunciare a te e tu non sei uno dei tanti… mi piaci davvero e non desidero nessun altro nella mia vita».
«Sono quattro cose» osservò l’altro divertito. Man mano che l’altro parlava, sentiva la speranza nascere dentro di sé, poteva fidarsi di lui? Poteva fidarsi delle sue parole?
«Non essere sempre pignolo, tu…» non lo fece finire, in quel momento si rese conto che non gli importava nient’altro, voleva la sua occasione e l’avrebbe reclamata in quel momento. Sì, voleva fidarsi di lui e dare un'occasione ad entrambi. Si alzò sulle punte e unì le labbra alle sue, sentendo le proprie gote andare a fuoco. Dean non perse tempo, gli mise le mani sui fianchi e lo avvicinò a sé, stringendolo forte, cercando di approfondire il bacio.
«Ti prego, non spezzarmi il cuore» sussurrò Seamus contro le sue labbra.
«Mai» promise l’altro ad occhi chiusi, cercando di assaporare il momento «Te lo giuro, non ti farò mai più del male».
«Mi fido di te» sussurrò, prima di baciarlo ancora. E sì, in quel momento, tra le braccia di Dean, Seamus finalmente si sentì felice, a casa e al sicuro. Sapeva che da quel momento in poi le cose non potevano che migliorare.
 
 
§§§
 
«Ehi, Harry e Draco ci hanno invitato alla loro festa stasera» disse Seamus, uscendo dal bagno con un asciugamano stretto in vita «Che dici, ci andiamo?» chiese.
Dean sorrise e si avvicinò a lui, lo afferrò per i fianchi e lo baciò, prima di rispondere: «Certo che ci andiamo» rispose, finalmente «Non vedo l’ora di mostrare a Malfoy quanto si sbagliasse a dirti quelle cose».
Seamus gli mise le braccia attorno al collo e ridacchiò. Fin da quando avevano deciso di darsi una possibilità come coppia e avevano appianato le loro divergenze, due mesi prima, Dean non aveva smesso di baciarlo, toccarlo, accarezzarlo, di fargli capire quanto i suoi sentimenti fossero onesti e sinceri. Seamus voleva andarci piano, voleva tastare il terreno, ma l’altro riusciva a travolgerlo sempre. Non lo faceva sentire sbagliato, anzi, lo faceva sentire… amato. Anche se non lo aveva ancora ammesso, dentro di sé Seamus lo sentiva. Dean lo amava e un giorno gliel’avrebbe detto.
«Sei uno scemo. Con tante persone, proprio con Malfoy dovevi parlare?»
«Beh, se non l’avessi fatto, non saremmo qui, no?» chiese retoricamente, stringendolo tra le braccia «Anche se, beh, poi è stato Blaise a sbloccare la nostra situazione, se non mi avesse portato a casa sua, saremmo ancora al punto di partenza».
Seamus annuì contro la sua spalla, concordando con le sue parole e sospirò di felicità. Non credeva di poter realizzare qualcosa di lontanamente uguale a quello, non credeva che Dean potesse dichiararsi a lui e renderlo così felice. Non era cominciata nel modo più felice tra di loro, ma adesso… le cose erano migliorate molto e non poteva lamentarsi. Sperava solo che quella bolla di felicità in cui era finito, non scoppiasse.
«Giusto. Uhm, Dean?»
«Dimmi».
«Ma… è tutto vero?» chiese «È da quando mi sei venuto a prendere a casa di Neville, da quando siamo usciti per la prima volta che… insomma, non mi sembra reale, sembra quasi un sogno».
«Seam, ne abbiamo già parlato. È tutto vero, okay? Non so questo dove ci porterà, ma io sono sicuro di voler stare con te. Non sono mai stato più sicuro di qualcosa nella mia vita».
Seamus si allungò verso di lui e gli diede un leggero bacio a stampo, poi si divincolò dalla sua presa e andò a vestirsi, sentendo lo sguardo dell’altro su di sé. Si sentiva sempre lusingato dal ricevere quelle attenzioni.
«Uhm, dovremmo prepararci?» chiese Dean raggiungendolo in camera da letto «Pensi che abbiamo un po’ di tempo per noi…?» chiese abbracciandolo da dietro e baciandogli delicatamente il collo. Seamus inclinò la testa e annuì, lasciando che l’altro lo facesse distendere sul letto e lo baciasse, come faceva da due mesi a quella parte.
 
 
La festa di addio al celibato a casa di Harry e Draco fu uno spasso. Erano quasi tutti ubriachi da ore, Harry era salito sul tavolo e aveva iniziato a fare degli pseudo passi di danza, Malfoy l’aveva trascinato giù da lì a forza. Ron sonnecchiava su un divano, mentre Nott si lamentava di essere l’unico etero e dell’assenza di spogliarelliste. Neville e Blaise pomiciavano, ma erano sobri rispetto agli altri. L’atmosfera era rilassata e allegra, tutto sommato.
Così senza pensarci due volte, Dean afferrò Seamus per i fianchi e lo tirò sulle proprie gambe, prima di imitare i suoi amici e baciarlo appassionatamente. L’altro non se lo fece ripetere due volte e abbracciò il collo dell’altro, ricambiando il bacio con la stessa intensità. L’alcool aveva dato un po’ alla testa ad entrambi, Dean non si accorse di aver infilato le mani sotto la maglietta di Seamus, fino a che non lo sentì gemere contro le sue labbra e sentì le mani dell’altro esplorare la zona sotto la cintura dei suoi pantaloni. La situazione stava diventando sempre più piccante e…
«Ehi! Prendetevi una stanza!» esclamò Draco, notandoli e interrompendoli, mentre cercava di tenere fermo il suo futuro marito, che voleva ballare sul tavolo della cucina. Era comica come scena, ma nessuno sembrava farci caso «Il fatto che siate ubriachi, non vi autorizza a pomiciare in quel modo sul mio divano!» esclamò irritato.
Dean ghignò senza riuscire a smettere di toccare l’altro, gli mise le mani sotto ai glutei e si alzò dal divano, mentre Seamus allacciava le gambe attorno al suo busto.
«Hai ragione, perdonami, Draco» disse «Andiamo, Seamus, c’è una stanza degli ospiti al piano di sopra adatta alla situazione» disse con fare suadente. L’altro rispose baciandogli il collo. Draco non riuscì più a prestare attenzione a loro, perché il suo fidanzato iniziò ad esclamare ad alta voce «Sì! La stanza è tutta vostra! L’amore è bello! Vero, amore mio?» il tutto mentre cercava di trascinare anche il futuro sposo sul tavolo.
Dean approfittò del momento di distrazione dell’amico per trascinare il suo ragazzo al piano di sopra ed entrare nella stanza degli ospiti. Chiuse la porta a chiave e, sempre tenendo Seamus tra le braccia, lo portò verso il letto. Lo fece distendere sopra e lo sovrastò con il suo corpo guardandolo negli occhi. Gli sembrava irreale, aveva fatto sesso con un sacco di persone, ma prima di Seamus non si era mai sentito tanto coinvolto, non aveva mai fatto l’amore prima di lui. E realizzare che si trattava davvero d’amore, proprio con Seamus, gli riempì il cuore di gioia.
«Dean?» lo chiamò l’altro, mentre lui iniziava a spogliarlo lentamente, lasciandogli dei delicati baci sulla pelle.
«Mmh?»
«Sono tuo» sussurrò «Ti prego, non farmi male».
Dean gli prese una mano e la portò alle labbra, per lasciarvi un delicato bacio sul dorso. Poi intrecciò le loro dita e scosse la testa, guardandolo negli occhi «Non ti farei mai del male, io ti amo, Seamus». Per un attimo tutto svanì, i rumori esterni, le voci dei loro amici, le imprecazioni di Malfoy, il suono della musica… tutto svanì in quell’istante. C’erano solo loro due, c’era solo Dean davanti a lui e la sua dichiarazione. Lo aveva detto davvero? Una lacrima di gioia scappò dal suo controllo, mentre prendeva il viso del ragazzo che amava tra le mani e lo baciava con amore.
«Ti amo anch’io» sussurrò sulle sue labbra in risposta, sorridendo felice. Dean si abbassò di nuovo su di lui e lo baciò con una dolcezza tutta nuova, una dolcezza dettata dall’amore.
E fu in quel frangente che Seamus si rese conto che quello sarebbe stato solo l’inizio di una lunga vita felice al fianco dell’uomo che amava. E lo stesso fu per Dean che, mentre baciava Seamus, si rese conto di aver trovato la chiave per la felicità.
 



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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people!
Buona domenica notte/lunedì mattina a tutti!
Eccoci qui con la seconda e ultima parte dello spin-off. Confesso che TOF è stata una delle storie a cui mi sono affezionata. Ed è stato un piacere immergermi di nuovo nei meandri di quella storia per tirare fuori queste due OS. Come potete vedere qui compaiono un po’ anche i Drarry e vabeh ma i protagonisti sono Seamus e Dean LOL
Un Seamus che si strugge d’amore e un Dean che ci mette un po’ a capire ciò che vuole davvero, eh vabeh quando uno è scemo è scemo. Dopotutto Draco lo dice che i Grifondoro sono tutti idioti! (compreso Harry, ma Harry è il suo Grifondoro preferito, non fa testo) Questi due ci hanno messo solo sette anni di Hogwarts e due di convivenza, ma meglio tardi che mai! :D
By the way, un po’ d’aiuto da un esasperato Blaise, era ciò che ci voleva a questi due e li ha spinti nella giusta direzione. Tutto è bene quel che finisce bene.
Spero che la shot vi sia piaciuta e che sia stata all’altezza delle aspettative. Mi dispiace aver fatto tardi, ma ad un certo punto, mentre rileggevo ho storto il naso e quindi ne ho riscritta una parte, ugh.
Ringrazio le immancabili lilyy ed Eevaa che hanno recensito la prima shot e coloro che hanno visualizzato/aggiunto alle varie categorie la raccolta. Thank you so much!
Btw, vi do appuntamento a giovedì con il secondo capitolo di “The one that got away”.
Anyway, vi dico una cosa simpatica che in questo clima un po' teso, fa sempre bene: si vocifera che la prossima settimana faranno recuperare gli esami annullati a febbraio, online o via Skype, AAHHAHAHAH immaginate i professori che dalla webcam vedono la mia stanza incasinata, ugh, mi toccherà sistemare in vista di questa cosa. UUUUGH. Vabeh, io vi lascio e ci vediamo giovedì.
Con questa raccolta è tutto.
See you soon!
 
Fatto il misfatto!

 

 

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