NON È MAI LA FINE

di Feisty Pants
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 24 ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 25 ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO 26 ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO 27 ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO 28 ***
Capitolo 30: *** CAPITOLO 29 ***
Capitolo 31: *** CAPITOLO 30 ***
Capitolo 32: *** CAPITOLO 31 ***
Capitolo 33: *** CAPITOLO 32 ***
Capitolo 34: *** CAPITOLO 33 ***
Capitolo 35: *** CAPITOLO 34 ***
Capitolo 36: *** CAPITOLO 35 ***
Capitolo 37: *** CAPITOLO 36 ***
Capitolo 38: *** CAPITOLO 37 ***
Capitolo 39: *** CAPITOLO 38 ***
Capitolo 40: *** CAPITOLO 39 ***
Capitolo 41: *** CAPITOLO 40 ***
Capitolo 42: *** CAPITOLO 41 ***
Capitolo 43: *** CAPITOLO 42 ***
Capitolo 44: *** CAPITOLO 43 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO
 
“Oh oh! La principessa è sotto l’incantesimo del folletto di neve! Svelta Elsa, passami il principe!” esclama una bambina dai giocosi codini rossi mentre muove dei piccoli pupazzi giocattolo.

“Oh no anche il principe è intrappolato! Che importa del pericolo se c’è l’amore!” continua la piccina sognante di 5 anni, mentre unisce le bocche dei propri personaggi di plastica.

“Anna! L’amore non salverà la foresta!” si intromette una bambina dalla lunga treccia bionda, guardando sorridente e leggermente disgustata il gioco della sorellina.

“A che cosa giocate?” domanda la voce di un uomo alto e bello mentre inquadra, con una telecamera, l’operato delle due figlie.

“Foresta incantata!” rispondono in coro le due sorelle, per poi abbracciarsi e mostrare al padre tutti i nomi dei loro piccoli amici giocattolo.
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“Cavolooo! Il nonno era proprio simpatico!” esclama Lia, una bimba dai setosi capelli biondi raccolti in due simpatici codini, mentre è intenta a scrutare un vecchio filmato d’infanzia.

“Hai visto la mamma? È uguale a noi!” risponde un’altra piccina identica a Lia, spalancando gli occhioni azzurri e facendo leva sui gomiti per poter appoggiare meglio la testa e continuare ad osservare il filmato con occhi sognanti.

“Comunque zia Anna è pazza come me!” aggiunge Lia altezzosa, sollevando il mento e sorridendo sotto i baffi, pronta a bisticciare con la gemella.

“Non è vero Lia! Anche io sono una furia scatenata, non solo tu!” sbotta l’altra balzando seduta e guardando torva la sorella.

“Quando giochiamo sono io ad avere le idee migliori!” punzecchia ancora Lia cominciando ad alterarsi.

“Sei tu che prendi sempre i giochi più belli! È ovvio che così non mi vengono ispirazioni!” si difende Sofia prendendo un cuscino dal divano e scagliandolo contro la gemella.

Nella cucina accanto, con le mani sulle orecchie e gli occhi azzurri concentrati su diversi fogli sparsi sul tavolo, si trova una giovane ragazza di 24 anni.
Anna legge e rilegge le frasi dei libri cercando di imprimerle nella mente, ma il chiacchiericcio e il litigio delle due gemelle la obbliga a interrompere l’opera. La giovane socchiude gli occhi, sospira profondamente e, appurata l’impossibilità di studiare, decide di gettare la spugna e, dopo aver fatto cadere rumorosamente la penna sul legno del tavolo, si alza in piedi dirigendosi verso il soggiorno.

“Bambine? Che succede qui?” chiede lei a braccia conserte e picchiettando il piede per terra, vedendo le piccole biondine intente a lanciarsi cuscini e a rotolare sul tappeto della sala.

“Zia, perché devo sempre essere io quella più piccola qui?! Se siamo gemelle significa che siamo uguali e nessuna delle due è superiore all’altra!” spiega Sofia lamentandosi e allontanandosi dalla sorella, non prima di averle lanciato un’occhiataccia.

“Lia…” sbuffa Anna guardando con tono di rimprovero la nipotina che, proprio come lei, dimostrava di essere la più peperina.

Lia, delusa da quella situazione e consapevole del torto compiuto ma non ancora pronta a confessarlo, scoppia a piangere disperata cercando, nonostante tutto, di non demordere e mostrarsi dura come sempre.

“Dai cucciole, venite qui…” sospira la zia dai capelli rossi, invitando le due bambine a prendere posto sul divano. Le bambine non se lo fanno ripetere due volte e, desiderose di ricevere amore e contatto dall’amata parente, si stringono al suo petto assaporando il suo dolce profumo di rose.

“Stavate guardando i filmini della mia infanzia?” chiede Anna commossa, sorridendo di fronte allo schermo del televisore fermo sull’immagine di lei ed Elsa alle prese con i piccoli animaletti della loro foresta incantata.

“Sì, questo è uno dei nostri preferiti. Zia, ma…tu e la mamma litigavate quando eravate piccole?” chiede curiosa Sofia dopo essersi lasciata andare ad un respiro profondo, segno di essersi rilassata grazie all’affetto di Anna.

“Certo, come tutte le sorelle. La cosa bella, però, è che io e la mamma abbiamo sempre e comunque fatto pace. Magari ci mettevamo giorni, a volte anche mesi…ma non ci siamo mai tirate indietro. Per questo dovete farlo anche voi!” spiega Anna accarezzando i capelli setosi e biondissimi delle sue principessine.

“E sapete una cosa ancora più importante? Sofia ha sbagliato a dire che siete uguali. Certo, di fisionomia siete identiche e anche le vostre voci sono simili, ma il vostro cuore e la vostra essenza è diversa. Siete entrambe due furie scatenate ma, come vedete, il carattere non è lo stesso. Con il tempo imparerete a conoscervi meglio e a scoprire le differenze di ognuna di voi che vi rendono speciali” conclude poi la zia, obbligando Lia a guardarla negli occhi ed invitandola a deporre l’ascia di guerra.

“Hai ragione zia… scusami Sofi, non dovevo dirti quelle cose brutte. È che io faccio fatica a chiedere perdono subito. Ti voglio tanto bene e sei la mia migliore amica, facciamo pace?” domanda poi Lia, abbassando le barriere e mostrando il suo grande cuore da bambina di sette anni.

“Va bene dai” risponde Sofia alzando gli occhi al cielo, per poi mostrare un dolce sorriso e ricevere l’abbraccio della gemellina.
Anna guarda i piccoli tesori della sua vita abbracciarsi e ricorda l’infanzia trascorsa con la propria sorella. Lia e Sofia erano una vera gioia per gli occhi: bellissime, esili, simpatiche e vivaci. Entrambe erano due furie scatenate, somiglianti come due gocce d’acqua, ma con particolari differenze che i familiari notavano. Lia, proprio come Anna, era molto più impulsiva e agitata di Sofia che, invece, si dimostrava più riflessiva ma desiderosa del costante appoggio e affetto della gemella.

“Ancora davanti ai filmini state?” domanda una voce alle loro spalle.

“Ciao mamma! Certo, sono troppo belli!” risponde Sofia sorridente staccandosi dall’abbraccio con Lia.
Anna, dopo aver spento la televisione e invitato le bambine a giocare di nuovo, si alza in piedi e si dirige di nuovo in cucina dove Elsa stava sistemando le buste della spesa.

“Ti hanno fatta disperare?” chiede la bellissima donna di 27 anni, mentre ripone nel frigorifero le verdure appena comprate.

“No, non ti preoccupare! Sono state brave” la tranquillizza Anna, consapevole dell’ansia della sorella maggiore, sempre timorosa di disturbarla e di essere un peso.

“Non so cosa farei senza di te. Mi spiace chiederti di tenermele ogni tanto, so che stai studiando duramente per gli ultimi esami e di sicuro non sono d’aiuto!” si pente Elsa sciogliendo i lunghi capelli biondi e sospirando per liberarsi dalla tensione accumulata dopo un’intensa giornata di lavoro.

“Sei mia sorella e loro le mie nipoti. Non siete un peso e le tengo volentieri! Oggi a te e domani a me giusto?” sorride Anna mostrandosi serena e tranquilla e specchiando i propri occhi in quelli azzurri della maggiore.

“Ti va di restare per cena? Jack torna tardi e siamo sole” la invita Elsa sistemando l’ultimo acquisto nelle mensole della cucina.

“No grazie ma le ragazze mi aspettano in appartamento, poi forse usciamo” declina educatamente Anna, dispiaciuta di non poter condividere la serata con la sorella che tanto ama.

“Ok, sarà per la prossima. Grazie ancora Annie… ti voglio bene” conclude Elsa, avvicinandosi alla minore e stringendola tra le braccia. Le due erano solite abbracciarsi spesso anche senza motivo, non riuscendo a fare a meno dell’affetto reciproco.

“Comunque Lia su una cosa ha ragione: io ero proprio pazza da piccola ed ero molto più creativa di te!” la punzecchia Anna cominciando a ridere facendo riferimento al filmato osservato dalle due gemelle.

“Oh insomma! Volevi salvare la foresta incantata solo con l’amore! Almeno io cercavo l’avventura” si difende Elsa dandole una leggera spinta.

“Ti voglio bene, ora devo andare!” conclude la più piccola coprendosi con la giacca e mettendosi in spalla la borsa carica di libri.

“Grazie ancora…e scrivimi quando arrivi!” la congeda Elsa mostrandosi protettiva nei suoi confronti, mentre le apre la porta.

“Hai già quelle due pesti da tenere d’occhio! Quando la smetterai di preoccuparti per me?” sbuffa Anna uscendo dall’appartamento dopo aver salutato le gemelle con un gesto della mano.

“Rimani sempre la mia sorellina…starò perennemente in pensiero per te!” si difende Elsa facendo valere le sue ragioni, osservando con amore l’amata consanguinea.

“D’accordo, appena arrivo a casa ti scrivo. Buonanotte Elsa!” saluta definitivamente Anna allontanandosi dalla casa dei parenti e dirigendosi verso l’appartamento che condivideva con altre amiche universitarie.



nda
Ciao a tutti! Eccomi di ritorno...
Era da tanto che aspettavo l'ispirazione per tornare a scrivere e devo dire che, grazie a Ivy01 e alla situazione italiana che stiamo vivendo, sono finalmente riuscita a trovare qualche idea.
La storia presenterà molti argomenti delicati e spero di riuscire a trattarli nel modo corretto.
Ringrazio già tutti coloro che leggeranno e in modo particolare la mia amica Ivy. Spero di riuscire a stupirti!

A presto

Anna

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


CAPITOLO 1
 
Anna gira la chiave nella serratura della porta e, dopo un sospiro di sollievo per essere finalmente arrivata a casa, entra nell’appartamento attaccando la giacca all’appendiabiti.

“Ciao Anna! Giusto in tempo per la cena!” la saluta una ragazza dai lunghi capelli dorati e gli occhi verdi, intenta ad apparecchiare la tavola.

“Come è andata zietta?” chiede una giovane dalla folta chioma rossa sedendosi e afferrando un panino, ricevendo l’occhiataccia della bionda che preferisce aspettare tutte prima di mangiare qualsiasi cosa.

“Bene, matte come sempre!” risponde Anna dirigendosi verso la sua camera per appoggiare a terra la borsa con i libri e cambiarsi i vestiti.

“Io amo le tue nipotine…prima o poi le inviterò qui a vivere per sempre con me” dice la bionda di nome Rapunzel saltellando sognante su sé stessa.

“Mi fai paura quando parli così!” risponde Merida, alzando la chioma rossa dallo schermo del telefonino e guardandola turbata.

“Anna! Ti sei già messa in pigiama?!” chiede Rapunzel stravolta di fronte alla visione della coinquilina già pronta ad affrontare la notte.

“Sì…perché?” domanda Anna scrutandosi i pantaloni rosa e la sua morbida maglietta con ricamata una renna.

“Nono, ora mangiamo e poi si esce! Stasera disco!” si intromette Merida continuando a sgranocchiare il suo panino, impaziente di non poter ancora consumare il risotto preparato da Rapunzel.

“Mi sono dimenticata!” afferma Anna portandosi una mano sul volto ed innervosendosi.

“Ann…sei troppo stressata! Lo studio ti sta dando alla testa!” commenta Rapunzel avvicinandosi all’amica e cingendole il collo con il braccio.

“Lo so, ma voglio portare a termine questo maledetto anno e laurearmi, così potrò partecipare al concorso!” spiega Anna determinata, sedendosi di fronte alla rossa e dando così il via alla cena.

“Va bene, per questa volta ti concediamo di stare a casa. Cerca di tirarti un po’ su e dedicati del tempo per svagarti, capito?” continua premurosa la bionda versandosi dell’acqua.

“Magari fossimo tutti come te Ann! Ti laurei, probabilmente passerai il concorso di psicologia perché sei un genio, hai già un istituto che ti vuole a lavorare e prima o poi ti sposerai” dice sarcastica Merida, dirigendosi in cucina per fare il bis.

“Bella questa!” risponde Anna divertita, cercando di nascondere le sue gote rosse dovute all’imbarazzo e all’aver toccato un argomento molto doloroso per lei.

“Perché, pensi che non ti sposerai? Insomma Ann! Stai con Kristoff da quattro anni ormai! Sicuramente quando torna dal viaggio di lavoro ti farà la proposta, scommettiamo?” le propone Merida con tono di sfida, sedendosi di nuovo al tavolo.

“Sì, come no” sbiascica Anna a bassa voce, tentando di nascondere una tematica che la muoveva nel profondo e della quale preferiva non parlare.

“Bene, è ora Meri! Ann, è il tuo turno per pulire la cucina, quindi ti dispiace se andiamo a prepararci?” le chiede cordialmente Rapunzel ricevendo il sì della giovane amica.

Una volta salutato le amiche e aver lavato i piatti, Anna si dirige in camera sua. La giovane si siede comodamente sul letto e, dopo aver acceso il computer e attivato Skype, attende il momento più atteso di ogni giornata: la videochiamata con Kristoff.

“Ciao amore!” la saluta un ragazzo dalle braccia muscolose, gli occhi color nocciola e un affascinante ciuffo biondo sulla fronte.

Anna, come ogni sera, sorride alla vista del suo grande amore anche se, dentro di sé, avverte il cuore sanguinare per colpa della lunga lontananza da lui.

“Come mai non ti sei fatto la barba?” domanda lei avvicinandosi al computer e concentrando lo sguardo sul volto di lui.

“Non ti scappa proprio nulla eh? Ho deciso di non farmela per un po’…così le ragazze mi stanno alla larga!” scherza Kristoff accarezzandosi il mento ricoperto da un sottile strato di barba bionda.

“L’aglio! Lo stai mangiando vero?!” lo stuzzica lei puntando il dito contro lo schermo.

“Mi fai troppo ridere quando fai la gelosa!” risponde lui ridendo e guardando innamorato la propria donna, sempre bella anche in una videochiamata.

I due non si accorgono e, come ogni sera, parlano e si raccontano delle proprie attività giornaliere, permettendo al tempo di passare velocemente. Kristoff, un affascinante ragazzo di 27 anni dall’animo buono e il cuore grande, era fidanzato con la dolce Anna da quattro anni e, da due mesi, era dovuto partire per un viaggio di lavoro per potersi formare e conquistare una succulenta promozione. La distanza, però, aveva messo a dura prova la coppia che alternava momenti romantici nei quali si dichiarava amore reciproco e momenti di sconforto dove, per colpa del mancato contatto fisico, sentiva venir meno quel sentimento forte e magnifico che l’univa.

“Non ce la faccio più senza di te” sbotta a una certa la giovane Anna, tentando di scrutare gli occhi color nocciola di lui attraverso il computer.

“Amore…lo so, anche tu. Dobbiamo portare pazienza! Ancora un mese e tornerò da te” risponde Kristoff dispiaciuto dalla dichiarazione della fidanzata, vivendo le stesse identiche sensazioni di lei.

“Sì ma questo mese mi sta terrorizzando. Ho quei due maledetti esami e se non li passo addio laurea” spiega Anna preoccupata, mostrandosi spaventata e facendo intuire all’altro di desiderare tanto il suo supporto concreto per superare quel periodo di tensione.

“Amore! Guardami e ascoltami bene. Lo so, le mie possono sembrarti parole al vento ma il nostro amore è sempre resistito a tutto. Ti conosco benissimo e fidati se ti dico che questi esami li passerai! Studi con devozione e ami ciò che fai. Porta pazienza amore mio e stringi i denti, che il giorno della tua laurea sarò lì accanto a te per festeggiare questo traguardo” prova a motivarla Kristoff stringendo il pugno destro e mostrandolo a lei, come per darle forza e carica.

“Ora è meglio che io vada a dormire, domani dobbiamo svegliarci presto entrambi” conclude Anna tagliando corto sull’argomento e, dopo l’ennesimo scambio di dichiarazioni d’amore, i due chiudono la chiamata e si preparano a dormire.

Anna rimane avvolta dal silenzio del suo appartamento, spegne il computer sistemandolo sulla scrivania e si infila sotto le coperte guardando il telefonino.

La giovane osserva lo schermo ritraente la fotografia di sé stessa con in groppa Lia e con Sofia aggrappata alla sua gamba destra. In un attimo ogni tensione svanisce proprio perché la visione della gioia condivisa con le nipotine riesce a cancellare ogni aspetto negativo.

“Amore, lo so che è difficile ma io e te siamo forti. Scusami se mi vedi un po’ freddo, scusami se ho deciso di partire per questo viaggio, ma sono certo dei miei sentimenti. Ti ho sempre amata, anche quando eri più piccola e ho sempre sognato di potermi fidanzare con te. Io vedo questa lontananza come una prova d’amore… ancora un mese e torneremo insieme. Stringi i denti che sei forte…e bellissima”

Questo è il messaggio che compare sullo schermo del cellulare, accompagnato da una leggera vibrazione. Anna osserva quelle parole e, dopo aver scacciato la razionalità, si lascia andare e risponde al suo innamorato per poi accoccolarsi sotto le coperte.

“Non è facile” sussurra a sé stessa tenendo gli occhi spalancati al buio, mentre riflette sulla sua storia d’amore.

In quei due mesi aveva dubitato tanto dei suoi sentimenti e, spesso, si sentiva uno schifo per questo. La sua mente e il suo cuore erano immersi in una vera e propria tempesta emotiva che le faceva provare delle sensazioni paradossali. Alcuni giorni si sentiva impazzire e piangeva per colpa della distanza con Kristoff e, altri, si dimenticava addirittura di scrivergli e non avvertiva il bisogno di parlare con lui.

“E se non l’amassi più?” afferma a bassa voce, cercando di fare i conti con la propria coscienza. Quella domanda, così cruda e diretta, la scuote nel profondo e la sua mente le offre una miriade di ricordi che, in poco tempo, le fanno venire la pelle d’oca e pensare a quanto in realtà Kristoff significasse tanto per lei.

Se la mente le inviava il messaggio: “Kristoff è distante, non ti ha aiutata in questo ultimo anno così importante per te e pensa solo a sé stesso”, il suo cuore era subito pronto a rispondere elencando tutto ciò che Kristoff le ha sempre dimostrato.

In pochi minuti rivive tantissime scene della sua adolescenza che smentiscono quanto messo in dubbio.
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“Ma l’hai vista Kristoff? Non è una bella ragazza!” affermano dei giovani ragazzini di 15 anni, dopo aver additato Anna come la giovane più brutta e brufolosa della scuola.

“Pensate quello che volete, io non la vedo assolutamente così e un giorno vi pentirete di quello che avete appena detto!” li intimorisce Kristoff, allora ragazzo di 18 anni, alto, possente e migliore amico di Elsa.
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La mente di Anna ripensa poi al loro primo bacio e a quella sera in cui, per i suoi 20 anni, Kristoff si dichiarò dicendole:

“Ti ricordi i tuoi amici? Quando dicevano che eri brutta? Bene…avevo ragione io. Ti ho sempre amata e non mi importa del tuo corpo, ora magro e perfetto, io sapevo fin dall’inizio che eri una rosa tardiva. Dentro di me sentivo che saresti sbocciata, e sono arrivato io per primo sul posto”

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Anna ricorda poi la morte dei suoi genitori, dei singhiozzi tra le braccia di quel ragazzo, amico e fratello con cui era cresciuta.

La sua mente rivive anche i litigi, le risate, i baci romantici e interminabili, la prima volta che fecero l’amore, il supporto economico di lui, i regali, l’affetto, la libertà che le lasciava per poter continuare a vedere gli amici, la disponibilità ad aiutarla anche da lontano con la correzione della tesi e molto altro ancora.

“Sono proprio una scema… è che mi manchi da morire e devo smettere di vacillare” conclude poi lei, lasciando a una malinconica lacrima di scorrerle lungo la guancia, per poi addormentarsi tra le braccia di morfeo.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2
 
“Tenente Kristoff, vedo una nave proveniente dalle isole del Sud! Dobbiamo capire se sono alleati o nemici!” annuncia la voce di una bambina bionda di 10 anni, appollaiata sul ramo di una grande betulla, giocando con la propria fantasia in una giornata estiva.

“Grazie dell’informazione regina Elsa! Avverto immediatamente la principessa Anna, dobbiamo prepararci a difendere Arendelle dagli sconosciuti!” risponde un bambino dagli occhi marroni, gonfiando il petto e portandosi una mano alla fronte, pronto a ricevere gli ordini della sovrana.

“Tenente, davvero pensi che sia giusto mandare la principessa Anna in avanscoperta?!” chiede preoccupata la piccola dagli occhi azzurri avvertendo un brutto presentimento.

“Certo! È la più energica e la più veloce della squadra d’azione! Si arrampicherà su quell’albero e grazie al potere della sua super vista riuscirà ad identificare gli ignoti!” spiega il tenente facendo segno alla bambina di sette anni, seduta ai piedi della grande betulla, di prepararsi per la missione segreta.

Anna, intenta a disporre delle bacche rosse su delle grosse foglie di magnolia, balza in piedi e, ponendosi sull’attenti, si mostra pronta a ricevere l’ordine.

“Sono pronta a salire sull’albero e scoprire l’identità dei forestieri, intanto se volete, gustatevi il buonissimo pranzo che ho preparato per voi!” afferma la bambina dai codini rossi, indicando la sua succulenta creazione di foglie.

“No Anna, stop al gioco! Non voglio farti salire sull’albero, mamma ha detto che sei ancora troppo piccola!” dice seria la bambina di dieci anni, mostrandosi intimorita dalla situazione.

“Giusto, Anna era un gioco, meglio se non sali. Corriamo dietro a quel pino e cerchiamo di scovare gli estranei con i nostri cannocchiali!” si aggiunge Kristoff, il migliore amico di Elsa, dimostrando grande maturità e cercando di non deludere la piccola amica di sette anni.

“Io non sono piccola! Sono coraggiosa!” si lamenta Anna sbattendo il piede a terra con forza per poi, improvvisamente, correre verso l’albero vicino ed arrampicarsi su di esso senza ascoltare gli avvertimenti.

“No Anna, è pericoloso!” prova a fermarla Kristoff correndole incontro ma, in quell’esatto momento, Anna poggia il piede su un ramo debole e, in un microsecondo, cade giù e precipita nel vuoto accompagnata dalle urla strazianti di Elsa.

 
“Elsa? Svegliati Elsa!” afferma un uomo biondo in giacca e cravatta, mentre scuote il corpo della donna addormentata nel letto matrimoniale. Elsa spalanca gli occhi e, respirando affannosamente, si guarda attorno per riconoscere il luogo nel quale si trova.

“Jack! Ma, sono le 2.00, cosa ci fai in piedi?” domanda lei stranita osservando il marito intento a spogliarsi l’affascinante cravatta rossa.

“Sono tornato poco fa e ti ho svegliata perché stavi facendo un brutto sogno” risponde lui con tranquillità per poi indossare il pigiama e infilarsi sotto le coperte, non prima di aver acceso la lampada sul comodino.

“Alle 2.00?! Hai la promozione da una settimana e già ti chiedono di fare questi orari?!” esclama lei sconvolta e preoccupata per il marito che, a quei ritmi così stretti, rischiava di affaticarsi troppo nonostante la giovane età.

“Lo so, ma stasera c’è stato un consiglio di amministrazione urgente e mi hanno incaricato all’ultimo di controllare il lavoro in produzione per terminare gli arretrati. Tranquilla amore, sono carico! Vedrai che questa promozione ci migliorerà la vita!” le spiega lui accarezzandole il viso e guardandola negli occhi.

“Quanto sei bella!” sussurra lui innamorato, avvicinandosi al volto di lei e baciandola dolcemente sulle labbra. Elsa, sempre timida e composta, non disdegna il bacio ma, anzi, permette al marito di approfondire il contatto e avverte il proprio corpo fremere di desiderio.

“Ho voglia di sentirti sai?” sbotta lui improvvisamente staccandosi di scatto dalle sue labbra e specchiando gli azzurri in quelli dolci di lei.

“Non hai sonno? Sono le 2!” scherza la moglie felice di vedere il proprio marito ancora energico a quell’ora della notte.

“Almeno dopo dormiremo meglio non trovi?” afferma Jack languido, sistemandosi il ciuffo biondo e avvicinandosi di nuovo alla bocca della consorte, baciandola con passione. In pochi secondi entrambi rimangono senza indumenti, che finiscono accatastati disordinatamente sul letto o addirittura per terra, e consumano quell’amore che da 7 anni li univa e gli aveva regalato, seppur inaspettatamente, le piccole gemelle.

“Perché ti sei fermato?!” domanda Elsa dispiaciuta, vedendo il marito allontanarsi da lei ad un passo dal culmine del godimento.

“Non vorrai mica restare incinta!” ride lui accasciandosi di schiena sulla sua parte di letto e riprendendo fiato.

“Ah ok…” si limita a rispondere la donna, consapevole di aver sognato troppo e che, per colpa delle nuove circostanze, Jack aveva ragione nel non rischiare di avere un altro figlio.

“Le gemelle danno già un bel da fare non trovi? Se dovessimo averne altri due?” ipotizza lui sistemandosi di nuovo il ciuffo sudato.

“Jack! Le probabilità di avere di nuovo dei gemelli sono bassissime!” ironizza Elsa rivestendosi con calma.

“Chi te lo dice!” risponde Jack tirandola di nuovo a sé e invitandola a guardarlo negli occhi.

“Hai paura di svenire di nuovo se ti dicessi che sono due?” lo stuzzica la donna abbozzando un sorriso e ritornando con la mente al momento in cui, a soli vent’anni, scoprì di aspettare le gemelle.

“Qualsiasi uomo andrebbe in crisi di fronte all’ipotesi di una doppia gravidanza! Non puoi dire che sia stato semplice!” scherza lui sbiancando improvvisamente e rivivendo gli anni intensi della loro giovinezza.

“Ora dormiamo, alle 6.00 ho la sveglia” taglia corto lui sbadigliando dopo quel momento acceso e, dopo aver baciato sulle labbra la moglie, si addormenta insieme a lei.

All’ora di pranzo…

“Zia Anna! Sei venuta a prenderci tu oggi che bello!” esclama la piccola Sofia spalancando la bocca per la sorpresa, una volta uscite dalla scuola elementare.

“Certo! Vengo da voi a mangiare, contente?” domanda Anna sorridendo prendendo per mano le nipotine e accompagnandole alla macchina.

“Mmm…che strano, tu non ce la racconti giusta. Devi sempre studiare! Oggi doveva venirci a prendere la mamma, perché sei venuta tu?” chiede dubbiosa Lia assottigliando lo sguardo.

“Non esistono solo i turni, non posso venire da voi di mia volontà?” ringhia divertita Anna dando un leggero pizzicotto alla guancia della nipotina.

“Sì, ma…non è che vorrai passare tutto il pomeriggio a parlare da sola con mamma di cose strane vero?” continua la piccola detective rivolgendo lo sguardo alla parente e mettendosi la mano sulla fronte, in modo da ostacolare la luce del sole che infastidiva i suoi brillanti occhi celesti.

“Cose strane? Quali cose strane?” domanda divertita Anna con la coscienza pulita, consapevole di non aver mai trattato argomenti particolari in presenza delle vispe nipoti.

“Tipo i maschi, gli ingegneri, le fatture, le bollette…che poi cosa sono queste bollette? Il nome fa ridere, sembrano delle bolle piccole!” afferma la bambina logorroica accelerando la parlata.

“Oh Lia! Le bollette sono le spese da pagare per la casa, gli ingegneri sono quei tipi strani che costruiscono le cose con i disegni e i maschi, beh…anche noi ogni tanto parliamo dei ragazzi! A te mica piace Ryder di 2B?!” risponde seria e convinta Sofia, per poi tapparsi la bocca con le mani per colpa dell’ultima osservazione.

“Shhhh, Sofia! Ecco, così tutti ora lo sanno!” si arrabbia la gemella mettendosi a braccia conserte.

“Tutti chi? Ora hai paura anche di dire le cose a tua zia?” si intromette Anna non riuscendo a trattenere le risate di fronte alle comiche di quelle piccole pesti.

“Ok va bene, ma guai se lo dici alla mamma! Io mi sono innamorata di Ryder, lui ha risposto al mio biglietto e ha detto che gli piaccio, quindi siamo fidanzati, ci sposeremo e quando ci daremo il bacio del vero amore avremo tanti bambini!” spiega velocemente Lia mostrandosi sicura e decisa sul suo roseo futuro.

“Zia Anna, ma tu quando ti sposi con Kristoff?” interrompe Sofia una volta salita sulla vettura, desiderosa di porgere quella domanda da tanto tempo.

Anna focalizza lo sguardo sulla guida e avverte di nuovo una fitta al cuore, per colpa del dolore e della confusione che prova al momento a riguardo del rapporto con Kristoff.

“Non lo so…” si limita a rispondere Anna, alzando il volume della canzone per non affrontare il discorso.

“Alla tua età la mamma era già sposata e aveva noi! Va beh, secondo me ti sposerai presto e noi porteremo gli anelli, vero?” si impone Lia puntando il dito minacciosamente contro la zia.

“Ci penseremo…chissà quante me ne combinereste” conclude Anna ridendo di fronte alla leggerezza delle due nipotine. Anche lei avrebbe voluto tornare bambina e risolvere i problemi con la loro stessa spensieratezza, senza preoccuparsi troppo e ascoltando solo il cuore.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


 
CAPITOLO 3
 
Anna entra nell’abitazione della sorella e, pur non essendo casa sua, ne assapora subito l’atmosfera familiare. Anna amava l’appartamento della maggiore che prevedeva, all’ingresso, un grande soggiorno con cucina a ferro di cavallo e un comodissimo divano bianco, ormai rovinato dai pennarelli e da tutti i pasticci delle bambine.

Anna, ogni volta che metteva piede nella casa, riviveva l’emozione di essere stata partecipe, per volere della sorella, ad ogni sua realizzazione: era presente quando c’erano solo i muri, quando arrivarono i mobili per la camera delle bambine e quando Jack dovette mobilitare tutto il condominio per aggiustare il rubinetto del bagno che perdeva acqua. Elsa, affezionata alla sorella, aveva addirittura dedicato una stanza a lei, con un letto e tante fotografie della loro infanzia.

“Mamma, io sono piena posso andare ora?” chiede Sofia appoggiando la forchetta nel piatto, desiderosa di andare a giocare con Lia dopo il pasto.

“Ancora due forchettate e poi vai” risponde Elsa austera, insegnando così alla figlia a non sprecare il cibo. Sofia mangia velocemente gli ultimi bocconi per poi mettere a posto il piatto nel lavandino e correre nella propria stanzetta, così da poter giocare un po’ con la sorella prima dei compiti pomeridiani.

“Che sorpresa averti qui oggi! Grazie che sei venuta ma…va tutto bene Anna?” chiede Elsa guardando l’altra negli occhi e notandola turbata.

“Ma che avete tu e le tue figlie?! Va tutto bene certo!” cerca di mostrarsi sicura Anna per poi, una volta a contatto con lo sguardo dell’altra, abbassare le difese essendo incapace di mentire.

“Sono solo agitata. Gli esami, la laurea, Kristoff…” spiega lei versandosi dell’acqua in modo da non stare immobile in quel momento di tensione.

“Kristoff? Cosa succede con lui?” domanda turbata Elsa, corrugando la fronte e preoccupandosi per quella relazione che, alla fine, aveva favorito anche lei grazie alla forte amicizia con il coetaneo Kristoff.

“Lui niente, il problema sono io. Alterno momenti in cui mi manca ad altri in cui quasi mi dimentico, o mi arrabbio con lui. Sì, a volte sono arrabbiata! Sono consapevole di avergli detto di partire, ma non pensavo che sarebbe stato così difficile! Alla fine non vedersi per tanto tempo è dura e io mi arrabbio perché vorrei che fosse qua, ad aiutarmi con gli esami, ad abbracciarmi, ad uscire la sera e a sostenermi nelle mie crisi paranoiche” sbotta la minore accompagnando la descrizione del problema sbuffando e gesticolando con le mani.

“Anna, ti stai facendo troppi problemi! Spesso non bisogna farsi così tante domande ma semplicemente agire! Sei agitata per questi esami ma pensi che Kristoff non ci pensi ogni maledetto giorno? Non demordere ora che manca meno di un mese al vostro incontro e alla tua laurea! E poi…sorellina…lasciati un po’ andare!” la smuove Elsa appoggiando le braccia al tavolo.

“Che cosa intendi dire?” domanda Anna rivolgendole lo sguardo.

“Che devi darti una mossa! Hai 24 anni alla fine! Ok, hai gli esami, hai la laurea, hai un fidanzato…ma esci! Svagati, divertiti, passeggia e prenditi del tempo per te da trascorrere con gli amici e non solo con le tue nipoti” la incita Elsa ridendo sull’ultima affermazione e ricevendo l’occhiataccia di Anna che non riesce a fare a meno di vedere le parenti almeno ogni due giorni.

“Parli come Merida e Rapunzel…” sbuffa Anna facendo la voce da bambina, mostrando così un tratto che riempie Elsa di tenerezza e di ricordi infantili.

“Ascoltale di più! Vai in discoteca, vai a bere un po’, esci anche con i tuoi amici maschi! Non metterti in clausura da sola!”

“Chi sei tu? Che ne è stato della sorella precisina che si chiudeva in camera a 18 anni disgustando le discoteche?!” chiede sconvolta Anna facendo per allontanarsi ironicamente dall’altra.

“Ok, io sono diversa e il massimo del mio spasso era leggere libri e…” comincia a difendersi Elsa.

“…o rimane incinta a 20 anni” scherza Anna scoppiando in una fragorosa risata, ricevendo anche una gomitata dall’altra che ride divertita della battuta.

“Sorvolando questa tua ultima frase…volevo dire che tu sei sempre stata molto più attiva di me. Domani chiami le tue amiche e anche i tuoi compagni di corso, tipo Hans, Flynn e Hiccup ok?!” conclude la maggiore puntandole il dito contro e cercando di smuoverla.

“D’accordo, tento di darmi una svegliata” risponde convinta Anna alzandosi in piedi e aiutando l’altra a sparecchiare la tavola.

“Oh così ti voglio! Non preoccuparti per Kristoff, ti ama alla follia e lui è il primo a dirti di vivere la tua vita e divertirti. Da quant’è che ti dice di andare in discoteca ed uscire con dei ragazzi senza farsi prendere da gelosie insensate?” chiede Elsa riempiendo il lavandino di acqua per lavare i piatti.

“Ehm…da un bel po’…” afferma Anna imbarazzata, vergognandosi di tutte le volte in cui aveva mentito al fidanzato dicendo che era andata a destra e a sinistra divertendosi.

“Bene, allora direi che è il momento per rimediare” taglia corto Elsa per poi chiedere gentilmente alla minore di passarle il detersivo e condividere quel momento casalingo.

Passano pochi minuti e le due, velocemente, terminano l’opera. Entrambe, dopo la morte dei genitori, impararono a responsabilizzarsi, condividendo qualsiasi cosa senza darsi turni, regole o imposizioni.

“Vedo che il titolo di “Lavapiatti super speed” rimane ancora alto!” si complimenta Anna asciugando l’ultimo piatto con un panno da cucina.

“Sì, ti ricordi quella volta in cui mettemmo il timer? Ancora rido nel pensare alla tua caduta che ha fatto frantumare tre piatti insieme!” ride Elsa portandosi una mano sulla bocca e tornando, con occhi sognanti, a quei momenti fraterni.

“E quella in cui ti sporcasti di cioccolato?” continua Anna ricordando così una serie di episodi simpatici con la sorella.

“Spesso mi manca tutto questo. Mi mancano le storie di papà, le carezze di mamma…il dolore non se ne andrà mai. Noi, però, siamo state forte e abbiamo superato tutto costruendoci tanti nuovi ricordi insieme che ora cerco di non dimenticare” conclude Anna malinconica, stringendosi le braccia al petto ed avvertendo freddo nel parlare degli amati genitori.

“A proposito di ricordi…stanotte ho sognato uno dei nostri giochi d’infanzia: l’immaginario regno di Arendelle e le esplorazioni dei regni vicini” spiega Elsa rivivendo l’inquietante incubo notturno.

“Che belli quei momenti! Io amavo arrampicarmi sugli alberi con Kristoff!” enfatizza Anna spalancando la bocca di fronte a qualcosa che aveva dimenticato.

“Sì, peccato che il mio fosse un incubo…perché alla fine cadevi dall’albero” sbotta Elsa sincera, cercando di non dare troppo peso a un banale sogno.

“Ah, grazie eh! Mi hai allungato la vita…” sbuffa Anna facendo finta di essersela presa.

“No comunque in genere gli incubi si fanno se si è turbati o agitati per vari motivi…c’è qualcosa che non va Elsa?” chiede Anna sfoggiando le sue doti di psicologa.

“No, per questo non capisco! Forse è il cambiamento dello stile di vita. Le bambine in questo periodo mi hanno dato molto da fare, Jack lavora sodo per la promozione e io ho avuto una serie di imprevisti quotidiani” risponde Elsa con serietà, ragionando sulle parole della sorella.

“Allora stai tranquilla…tutto si sistemerà, è solo questione di abitudine. Ora vado a casa a studiare, così stasera esco sei contenta?” taglia corto Anna preparandosi per tornare in appartamento.

“Brava! Vedi anche tu di cambiare un po’ lo stile di vita e non preoccuparti per Kristoff!” la saluta poi Elsa accompagnandola all’uscita e ringraziandola per il pranzo trascorso insieme.

Il discorso intrattenuto con la sorella maggiore, dà modo ad Anna di ragionare sulla propria vita. La giovane gira e rigira la penna tra le dita ripensando a come era pochi mesi prima, quando Kristoff non era ancora partito. Anna aveva smesso di uscire con i ragazzi, concedendosi solo qualche aperitivo con le amiche e rintanandosi in casa a studiare.

Kristoff stesso, però, non era mai stato apprensivo o iperprotettivo nei suoi confronti invitandola ad uscire e non rinchiudersi.

“Amore, non me lo dovrai nemmeno chiedere. Quando vorrai uscire uscirai, se vorrai vederti con i ragazzi dell’università lo potrai fare! Sei libera e hai 24 anni. Meriti di goderti la tua età e la tua vita senza pensare che la cosa possa darmi fastidio. Il nostro amore esiste e non se ne andrà, quindi io non te lo impedirò mai chiaro?”

Le parole di Kristoff le rimbombano nella testa e così, desiderosa di rialzarsi e cancellare la monotonia, afferra il telefono e invita tutto il suo gruppo di amici a studiare nell’appartamento.

Merida e Rapunzel, a pochi passi dall’abitazione, ricevono il messaggio di Anna mentre trascorrono la giornata con altri compagni di corso: Flynn, Hiccup e Hans.

La piccola combriccola, colpita dall’inusuale invito di Anna, si dirige verso l’appartamento delle ragazze e viene accolta da Anna stessa che, in piena vena creativa, ha preparato addirittura una veloce merenda a base di spremuta d’arancia, biscotti e patatine.

“Wow! Ci diamo alla vita sociale finalmente?” annuncia Flynn, un giovane dai capelli castani e gli occhi verdi, compagno di flirt e di avventure notturne della cara amica Rapunzel.

“Grazie dell’invito Anna!” commenta Hans, un ragazzo dall’elegante chioma rossa e gli occhi color smeraldo, dimostrandosi il più educato e pacato della compagnia. Anna gli rivolge un dolce sorriso e, avvicinandosi a lui, lo abbraccia teneramente visto che non si vedevano da parecchio tempo. Hans era da sempre il suo migliore amico. I due avevano trascorso insieme i primi tre anni di università, studiavano, andavano al cinema e si sentivano regolarmente. Hans era stato presente per lei anche quando litigava con Kristoff, aveva asciugato i suoi pianti quando tornavano alla mente i ricordi dei genitori e anche quando aveva voglia di ridere e divertirsi.

Il pomeriggio trascorre velocemente e il gruppo, responsabile ed impegnato con tesi e grossi tomi da studiare per gli ultimi esami, si concentra e lavora produttivamente. Anna, finalmente, tira un sospiro di sollievo e sente il cuore alleggerirsi grazie alla compagnia dei suoi più cari amici e, mossa dal desiderio di riposarsi dalla grande fatica, azzarda una seconda proposta:

“Ma se vi fermaste anche a cena? È il mio turno per cucinare e abbiamo tutto l’occorrente!”

“Io mi fermo volentieri, grazie Anna!” risponde cordialmente Hiccup, il ragazzo magro dal ciuffo marrone.

“Io mi fermerei anche per la notte!” azzarda Flynn guardando languido Rapunzel che, imbarazzata, abbassa immediatamente lo sguardo sui libri, abbozzando un timido sorriso.

“Oh voi due! Solo per cena, io la mia camera per fare sesso non ve la lascio!” sbotta Merida schifata dall’eventualità di una notte di passione tra i due coetanei, portando così tutto il gruppo a ridere serenamente.

“Io propongo una pausa gioco, così lasciamo libera Anna di cucinare!” propone Hiccup liberando il tavolo del piccolo soggiorno dai propri libri e riponendoli nello zaino.

“Ti aiuto a cucinare!” prende iniziativa Hans alzandosi in piedi e dirigendosi in cucina con Anna, pronto ad aiutarla.

“Grazie che mi aiuti, ma puoi farlo a una condizione” scherza Anna nascondendo qualcosa dietro la schiena.

“E quale sarebbe?” domanda l’altro turbato dalla richiesta. Anna non risponde e, accompagnando il gesto con sontuoso “ta daaan”, sfodera un grembiule rosa da cucina.

“Per fare del pesce con patate serve un grembiule?! Rosa poi?!” si altera divertito lui ricevendo gli applausi di supporto del resto del gruppo, rimasto abbagliato in lontananza dal colore del grembiule.

“Assolutamente sì!” afferma convinta la ragazza dai capelli rossi, aiutando l’amico ad indossare l’indumento alquanto femminile.

“Come va Annie?” chiede poi lui iniziando a pelare le verdure, come richiesto dal suo capo chef.

“Bene, oggi sono più serena. Ho studiato nel modo giusto e finalmente ho accettato di vedervi un po’ di più” risponde convinta lei, aprendo e cercando diversi alimenti nel frigorifero.

“Ne sono davvero contento infatti! Io non insistevo, so come la pensi e so anche che ti manca tanto Kristoff però, se vuoi un mio parere, noi siamo qui per aiutarti e starti accanto. Sei la prima del gruppo a laurearsi e ce la stai mettendo tutta, non ti remeremo mai contro” le offre supporto Hans, da sempre molto affezionato e premuroso nei confronti della migliore amica.

“E tu come stai?” chiede Anna, dopo avergli rivolto un sorriso di ringraziamento per il bel pensiero espresso.

“Non ho passato l’ultimo esame…di conseguenza io mi laureo nella prossima sessione per forza” sbotta lui triste, abbassando il capo.

“Che cosa?! Perché non me l’hai detto subito? Potevi almeno scrivermelo!” lo rimprovera Anna, dispiaciuta dell’insuccesso dell’amico che l’aveva salvata in più situazioni durante gli esami universitari.

“Non volevo disturbarti e darti altro a cui pensare. Ora lo sai…da una parte preferivo tenerlo per me. Non importa, avrò più tempo per studiare e anche se non parteciperò al concorso quest’anno non succede niente” taglia corto lui mostrandosi sicuro e tranquillo, tornando a pulire gli ortaggi.

Anna si sente improvvisamente egoista. Per tutto quel tempo aveva solo pensato a sé stessa e la cosa era talmente evidente agli amici che, pur di non assillarla, avevano preferito tenerle all’oscuro ogni singola difficoltà individuale. È in quel preciso istante che realizza di non aver vissuto per mesi, di aver dato importanza solo ed esclusivamente allo studio, senza interessarsi ai suoi amici e a chi si preoccupava per lei.

“Hey ragazzi, stavamo pensando di andare in discoteca domani sera, che ne dite?” propone Flynn facendo capolino dalla porta della cucina, riportando il discorso tenuto dal gruppo.

“Io ci sono!” afferma Hans convinto, come sempre in prima fila quando si tratta di divertimento e svago con i migliori amici.

Anna in quello stesso istante è intenta a leggere un messaggio di Kristoff. La ragazza, infatti, gli aveva detto che le dispiaceva molto ma non riusciva a videochiamarlo avendo lì gli amici a casa. Lei si aspettava di litigare, sentiva il cuore in gola preoccupata della reazione del fidanzato che, invece, la spiazza scrivendole:

“Era ora amore mio! Vai e divertiti con i tuoi amici! Hai bisogno di non pensare agli esami e io più di tanto non posso fare essendo distante. Esci, divertiti, vai anche un po’ in discoteca. Noi ci sentiamo domani…ti amo”

Felice e sorridente della risposta, in parte consapevole di essere sempre stata più paranoica del dovuto, guarda negli occhi Flynn ed afferma:

“Ok, domani ci sono anche io!”

Nel soggiorno cade il silenzio per qualche secondo finché, ad un certo punto, Merida e Rapunzel si alzano in piedi battendo le mani.

“Era ora!” esclama la bionda contenta della novità.

“Domani nevica dopo questa tua notizia!” conclude poi Hans, rivolgendo un largo sorriso all’amica del cuore e continuando a seguire i suoi ordini culinari.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4
 
“Annie sei pronta?” chiede Rapunzel bussando alla porta del bagno, saltellando di gioia, pronta a vedere l’amica finalmente intenzionata a trascorrere una serata in discoteca.

“Sì, ci sono!” risponde convinta Anna uscendo dal bagno e mostrando il suo look. La giovane si era piastrata i capelli che, stranamente, ricadevano lisci e brillanti sulle sue spalle. Indossava una gonna non troppo corta, una giacchetta di pelle e aveva applicato rossetto e mascara per risaltare il volto.

“Mi mancavi Anna! Sei sempre bellissima, ma così almeno non sembri un topo da biblioteca!” commenta Rapunzel chiedendo all’altra di girare su sé stessa per appurarne la perfezione stilistica.

“Merida andiamo? I ragazzi saranno già giù ad aspettarci!” grida Anna, invitando l’amica in cucina a sbrigarsi. La giovane, impegnata a bisticciare segretamente in una conversazione telefonica, taglia corto e si avvicina alle amiche con fare alquanto preoccupato.

“Tutto bene? Non sembri tu!” chiede Rapunzel corrugando la fronte, non abituata a vedere la riccia turbata.

“Tutto ok, andiamo” risponde Merida scuotendo la testa e mostrando uno smagliante sorriso per non allarmare le altre su una questione che stava tenendo nascosta.

“Wow! Guardate chi è uscito dal letargo!” esclama Flynn, sobbalzando di fronte alla visione di Anna elegante.


“Dai andiamo o perdiamo l’ingresso gratis!” si lamenta Hiccup dalla macchina, facendo segno di accelerare i tempi.

Hans fa salire Anna sulla sua vettura e, in modo educato, le rivolge un tenero saluto complimentandosi per l’aspetto fisico.

“Vedrai che ti divertirai Anna! Ti ci vuole un po’ di svago!” le augura Hans, tenendo lo sguardo concentrato sulla guida, felice di notare, con la coda dell’occhio, il viso disteso e sereno della sua migliore amica.

Una volta nel locale tutti i ragazzi si lanciano in pista, trascinandosi dietro Anna ed invitandola a seguire i loro gesti. Le discoteche ad Anna non erano mai piaciute, ma frequentarle con gli amici le permetteva di sentirsi giovane a pieno.

Muoversi, sudare, scatenarsi, ridere imitando le pose strambe dei coetanei, il tutto condito da un abile deejay capace di miscelare molte canzoni: ecco un mix perfetto per rendere tutto divertente e stimolante. La discoteca rimaneva comunque un posto frequentato da soggetti ubriachi, da ragazzi intenzionati solo a trovare una ragazza con cui condividere la notte e da donne facili pronte a stuzzicare il desiderio sessuale di tanti, ma il bello di essere in un gruppo, soprattutto misto, permetteva a tutti di non venir disturbati.

Anna ride, scherza, si muove senza fermarsi riuscendo, per la prima volta, a non pensare alle sue difficoltà immaginando di vivere in un altro pianeta con i suoi migliori amici.

“Ma dov’è finita Merida?” domanda a una certa Anna stessa notando l’assenza della rossa, durante un momento di pausa del deejay.

“L’ho vista andare verso il bagno poco fa, ma non è ancora tornata” risponde Rapunzel, ancora intenzionata a strusciarsi su Flynn, ormai più di un semplice amico.

Anna decide di allontanarsi per cercare l’amica e approfittare, così, per prendere una boccata d’aria.

È ormai prossima ai divanetti posti vicini al lungo corridoio dei servizi quando, inaspettatamente, nota Merida parlare con un ragazzo dai capelli castani, le basette, gli occhiali e il pizzetto. Anna mette a fuoco il soggetto e, una volta riconosciuto, sente il cuore esploderle nel petto e le preoccupazioni farsi di nuovo strada dentro di sé. È quando vede i due baciarsi che Anna non capisce più niente. Il suo cervello ripercorre alcuni lampi della sua adolescenza dove rivede i genitori uscire per una passeggiata per poi non tornare più, vede il volto malefico del loro assassino insultarle per strada, rivive un bruttissimo processo, vinto dopo aver subìto un logorante intervento psicologico.

“Si baciano?! Si stanno seriamente baciando?!” dice tra sé e sé Anna appoggiandosi alle ginocchia per riprendere fiato. Merida come aveva potuto farle questo? Perché le aveva tenuto nascosta una cosa simile, facendo finta di nulla e comportandosi comunque come amica rispettosa e amorevole?

“Anna, va tutto bene?” chiede Merida stessa, una volta allontanatosi dallo sconosciuto, accorgendosi di Anna particolarmente frastornata vicino al bagno.

“Non mi toccare!” ringhia la giovane liberandosi con uno strattone dal gesto d’aiuto di lei.

“Che ti prende?!” domanda Merida deglutendo, in realtà preoccupata di essere stata vista insieme all’attuale fidanzato.

“Che mi prende?! Ti ho vista sai! Con Daniel Weselton! Sì, sono sicura che era lui…e non mi venire a dire che quello era un bacio da discoteca” l’attacca Anna collerica, puntandole il dito contro e respirando affannosamente.

“Lo so, avrei dovuto dirtelo, ma io e lui stiamo insieme e volevo solo un po’ di tempo per comprendere i miei sentimenti! Non volevo che venisse in discoteca stasera, ma come potevo evitarlo? So di quello che ti ha fatto la sua famiglia ma lui è diverso e…” comincia a dire Merida, prendendo le difese del giovane.

“E suo padre ha ucciso i miei genitori! Lui rimane il figlio di un criminale, di un uomo orribile che di fronte a due ragazze rimaste orfane ha saputo pensare a sé stesso e pagare un sacco di soldi per un avvocato che riuscisse a trovare qualsiasi causa per incriminarci comunque! Con tutti i ragazzi che ci sono Merida, proprio con lui?! Perché mi hai fatto questo?!” si altera Anna con voce spezzata, sentendo gli occhi lucidi.

“Perché ti ho fatto questo?! Mi sono innamorata Anna! Tu dovresti saperlo che capita e basta!” risponde la rossa alzando la voce e provando a difendersi.

“Me ne vado, sapevo che sarebbe stato uno sbaglio venire qui. Grazie, bell’amica!” chiude Anna guardando con amarezza e delusione la coinquilina e dirigendosi verso il resto del gruppo, non riuscendo a trattenere le lacrime. Tutti sono intenti a ballare in mezzo alla folla ma è proprio Hans a notare Anna appoggiata al muro scossa da un forte pianto.

“Hey, Annie che succede?!” domanda lui spaventato, avvicinandosi immediatamente a lei senza esitare. Anna gli si getta al collo e dà sfogo del suo dolore senza preoccuparsi di essere in un luogo affollato.

“Portami da Elsa ti prego, prometto che ti spiegherò, ma ora voglio solo mia sorella” lo supplica Anna cercando di parlare nonostante il groppo in gola. Hans, preoccupato per l’amica e rispettoso dei suoi desideri, si limita ad annuire ed accompagnarla a casa della parente.

Sono le due di notte quando, improvvisamente, Elsa si sveglia di soprassalto avvertendo la vibrazione del telefono sul comodino. La donna si alza dal letto, con i capelli scompigliati e gli occhi socchiusi, cercando di mettere a fuoco il contatto che la chiama in piena notte. Elsa trova difficoltoso rivolgere lo sguardo allo schermo e, appena mette a fuoco il numero telefonico, viene distratta da qualcuno che bussa violentemente alla sua porta. La donna si sistema frettolosamente la folta chioma bionda e corre alla porta aprendola velocemente, intenzionata a dire allo sconosciuto di fare più piano per non svegliare le bambine.

“Anna?!” esclama Elsa sbiancando, trovandosi di fronte alla sorella scossa da un violento pianto. Anna, con il viso paonazzo per colpa delle lacrime e mossa dai singhiozzi, non proferisce parola ma si getta a capofitto tra le braccia della maggiore cercando in lei riparo.

“Hey, che cosa succede?!” domanda spaventata Elsa stringendo a sé la più piccola e accarezzandole i capelli.

“Fa tutto schifo! Sono così confusa e non ci capisco più niente!” afferma la ragazza bagnando di lacrime il pigiama della sorella che non ha ancora allentato la presa.

“Anna, calma! Respira e spiegami l’accaduto!” la invita a tranquillizzarsi Elsa allontanandola da sé un attimo per fissarla profondamente negli occhi rossi di pianto, con l’intento di farle riprendere aria e non impazzire.

“Sono andata in discoteca con le altre…e ho scoperto che, Merida sta insieme a Daniel Weselton!” sbotta Anna riprendendo subito a singhiozzare.

“Aspetta, il figlio di…quel Weselton?!” chiede esterrefatta Elsa, sgranando gli occhi e sentendosi mancare il respiro.

“Sì, quello stronzo che ha ucciso mamma e papà! Con tutti i ragazzi che esistono lei sta insieme al figlio di questo capisci?!” grida Anna strozzando la voce in gola e portandosi una mano tremante sulla fronte.

“Shhh…ascolta, capisco che tu sia arrabbiata, ma alla fine Merida non c’entra nulla con questa storia. Aveva paura a dirtelo perché sa quanto la cosa ti faccia soffrire, ma qui non stiamo parlando di noi. Se lei è innamorata di Daniel non sono affari nostri! Cosa c’entra lui con suo padre?!” la stuzzica Elsa invitandola, con il gesto delle mani, ad abbassare la voce per non svegliare le bambine.

“Sono lo stesso sangue, io non ce la faccio! Mi sento tradita e sola…” ringhia Anna mostrandosi sempre più turbata da quanto accaduto. Elsa, intenerita dalla dolce sorellina distrutta dalla situazione, le prende la mano e la invita a seguirla nella sua camera matrimoniale.

“Anna, ti conosco e so che non ti fa bene agitarti a questo modo, soprattutto ora che devi essere fresca e pronta per gli ultimi esami. Dormi qui da me stanotte ok?” propone Elsa facendole cenno con la testa di entrare nella stanza.

“Sì grazie, vado in camera mia” risponde Anna sospirando profondamente e dirigendosi verso la fine del corridoio, troppo confusa per captare il messaggio.


“No ferma” la blocca Elsa riprendendola per mano.

“Intendevo che stanotte dormi con me” conclude poi, tirandola a sé.

“No aspetta, Jack?” domanda Anna felice, ma allo stesso tempo dubbiosa sull’assenza del cognato.

“Ha il turno notturno. Termina domani alle 7.00 e poi stasera hai bisogno di stare vicino a qualcuno” taglia corto Elsa, togliendo un asciugamano dall’armadio e ponendoglielo tra le mani. Anna la ringrazia con lo sguardo e, riscaldata dall’amore della sorella, entra in bagno dove rimuove il trucco ormai sbavato dal pianto e cancella definitivamente le tracce di quella brutta serata.

Elsa l’attende a letto, consapevole di dover riaprire l’argomento e rivivere con la sorella uno dei traumi più dolorosi del loro passato. La mente corre veloce a quei momenti, ancora incensurati e vivi nel suo cervello. Elsa rivede il processo a quell’uomo, Weselton che, ubriaco e maleducato, aveva investito i genitori e, grazie a un buon avvocato, era riuscito ad evitare molti anni di galera grazie a un concorso di colpa. Elsa sente ribollire dentro di sé la rabbia di quel giorno e le lacrime amare che lei e sua sorella avevano dovuto versare in tribunale. I suoi genitori erano morti investiti durante una romantica passeggiata serale ma, non avendo attraversato sulle strisce pedonali, erano stati travolti in pieno dal guidatore in stato di ebrezza alcolica lasciando le figlie nella scomoda condizione di dover prendere le loro parti, non troppo semplici da sostenere.

Anni scomodi, difficili, nei quali fu proprio Elsa a cedere tra le braccia di Anna che, appena quindicenne, dimostrava molta più sicurezza e forza d’animo di lei. Elsa aveva provato a chiudersi in sé stessa per affrontare il dolore e, dentro di sé, avvertiva il peso di una forte responsabilità che implicava un cambiamento nello stile di vita e il mantenimento della sorella più piccola, ancora minorenne.

Elsa guarda Anna rientrare in camera leggermente più serena di prima, ma ancora scossa e dispiaciuta per quanto successo. La distanza con Kristoff, la laurea e il concorso pubblico, l’amica che ha contatti con il figlio di Weselton la stavano logorando profondamente ed Elsa, ormai mamma a tutti gli effetti, aveva capito di dover essere lei, ora, a dare sostegno alla sorellina.

“Vieni qui, forza” la invita Elsa, aprendole le braccia una volta seduta nel letto.

Anna non se lo lascia ripetere due volte e, seppur timidamente, si siede accanto alla sorella.

“Più vicina…” puntualizza Elsa con una dolce cantilena ricordando, con quelle parole, l’affetto della loro mamma che era solita stringere le figlie al petto quando erano più piccole.

La rossa, con indosso uno dei pigiami lasciati appositamente a casa di Elsa per l’evenienza, appoggia la testa al petto della più grande e si rannicchia tra le sue braccia.

“Mi sento così vuota Elsa…che cosa mi sta succedendo?” domanda Anna triste sentendo di nuovo il bisogno di piangere.

“Sei solo stressata. Hai tante preoccupazioni e il tuo corpo non ce la fa più. Devi riposare e cercare di non preoccuparti troppo” consiglia la maggiore, con fare materno, mentre le accarezza una guancia con il pollice.

“Era da tanto che non mi capitava una crisi sulla questione di mamma e papà. È che mi mancano tanto! Quando ho visto Merida e Weselton ho rivissuto tutti quei brutti momenti e…sai qual è la cosa peggiore?! Ho pensato immediatamente a Kristoff, ma lui non c’era! È lontano e manco può leggere i messaggi perché starà dormendo. È bastato questo a farmi sentire abbandonata” spiega la giovane a terra, lasciando scivolare qualche lacrima.

“Anna, questa situazione ti ha insegnato ad imparare a reagire da sola, proprio come hai fatto a quindici anni. Mi sono sempre chiesta come tu abbia fatto ad alzarti con coraggio, evitando che io mi lasciassi sprofondare nell’abisso. Stai vivendo un periodo particolarmente intenso per una serie di motivi e questo è stato uno stress aggiuntivo che ha fatto traboccare il vaso. Non pensare che con Kristoff sarebbe stato meglio! Ricordati sempre che, nonostante l’amore, tu devi imparare a credere e contare solo sulle tue forze” afferma Elsa, cercando di motivare l’altra, asciugandole le silenziose lacrime che ancora le scorrono lungo le guance.

“Sono fiera di te Elsa…sembri così forte! Sembri proprio la mamma, mi sai calmare e tra le tue braccia mi sento al sicuro” conclude Anna appoggiando la testa al suo petto, ascoltandone il rassicurante battito cardiaco.

“Sono una mamma, l’istinto è lo stesso. Lo capirai anche tu, quando avrai dei figli” risponde grata Elsa, abbozzando un sorriso.

“Sono seria…nelle tue carezze risento mamma e mi calmo” afferma Anna, rilasciando definitivamente la tensione nervosa e colpita di conseguenza da uno sfiancante colpo di sonno.

“E io rivedo in te la stessa caparbietà di papà…loro vivono dentro di noi Anna, non dimenticarlo mai. Ora dormiamo sorellina” conclude Elsa posando un bacio sulla fronte della più piccola e tenendole la mano anche da sdraiate accompagnandosi insieme, così, nel regno dei sogni.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5
 
Anna si sveglia verso le 7.00 del mattino per colpa di qualcuno che pare discutere sottovoce in salotto. La ragazza si guarda attorno, ricordando così di essere nella camera della sorella e si accorge di essere da sola nel letto, senza Elsa accanto. Anna si alza in piedi e, dopo aver sbadigliato ed essersi stiracchiata, si avvicina alla porta dove ascolta l’ultima parte della conversazione tra la sorella e il cognato.

“Jack, vienimi incontro però! Capisco la tua promozione, ma non posso tutte le volte chiedere ad Anna di portarmi le bambine a scuola! Mi avevi detto che le avresti portate tu oggi!” si lamenta Elsa a bassa voce, guardando il marito in giacca e cravatta pronto a lasciare di nuovo l’appartamento, dopo una breve doccia e una colazione frettolosa.

“Lo so Elsa e hai ragione! Ti prometto che stasera le vado a prendere io. Questi orari fanno impazzire anche me! Oggi provo a parlarne al mio capo d’accordo?” spiega Jack controllando di continuo l’orologio da polso e rivolgendo una veloce occhiata alla consorte.

“Lo dico per loro più che altro, hanno bisogno del papà e presto si accorgeranno di questo cambio di stile di vita” puntualizza Elsa fermandolo alla porta per renderlo edotto della situazione domestica. L’uomo risponde con un sorriso e, sempre sfuggente, bacia a stampo la moglie per poi sparire inghiottito nelle scale del condominio.

“Elsa, tutto bene?” si intromette Anna, dubbiosa di fronte a quanto appena osservato e notando la sorella con la testa appoggiata alla porta.

“Anna! Ciao, sì va tutto bene!” risponde Elsa sobbalzando e mostrandosi sicura di sé.

“Mi stai nascondendo qualcosa anche tu. Tu e Jack litigate?” va al sodo Anna, con il preciso intento di estorcere la verità dalla bocca della maggiore.

“Ad averlo il tempo per litigare! Io e le bambine non lo vediamo mai. A volte capita che le bimbe non lo vedano addirittura per due giorni di fila, tutto per colpa di questa promozione nuova. È giusto che lui lavori, altrimenti la casa non riusciamo a portarla avanti, ma diciamo che è difficile fare tutto da sola” si libera Elsa, abbassando lo sguardo e mettendosi a braccia conserte.

“Tranquilla, per oggi non ti preoccupare. Le porto io a scuola e se vuoi le vado anche a riprendere!” propone Anna generosa, provando a venire incontro alla sorella.

“Per stamattina va bene, ma per il resto no. Tu oggi hai altro da fare. Vai a parlare con Merida e studia…manca veramente poco agli esami” taglia corto Elsa invitando la sorella più piccola a preoccuparsi dei suoi problemi.
È così che le sorelle, dopo quel veloce scambio, svegliano le gemelle e si preparano per affrontare una nuova giornata.

Dopo aver accompagnato le bambine a scuola, Anna si prepara ad affrontare quella nuova giornata quando, all’improvviso, sente il telefono squillare.

“Ciao Kris” saluta Anna rispondendo alla videochiamata, dopo aver preso le cuffie dalla tasca dei pantaloni.

“Ciao amore, che faccia! Va tutto bene?” domanda Kristoff notando, anche a distanza, l’espressione passiva e apatica della fidanzata.

“No, ieri sera è stato uno schifo!” sbotta subito Anna sedendosi su una panchina e guardandosi intorno per potersi sfogare liberamente. Una volta appurato di non avere persone accanto, Anna si libera del suo peso spiegando al fidanzato la vicenda di Merida e di Weselton.

“Daniel Weselton? Anna ascolta…” comincia a dire Kristoff dopo aver ascoltato attentamente.

“Quella è una storia ormai passata! Io conosco Daniel di vista e un mio amico mi ha sempre detto che non ha nulla a che vedere con suo padre. A prescindere tu non puoi incolpare Merida! In questo momento colei che non si sta comportando da amica sei proprio tu. Come credi che si possa sentire sapendo di poter perdere la sua migliore amica per colpa dell’amore? Non puoi chiederle di scegliere tra te o lui” consiglia Kristoff punzecchiando la fidanzata e invitandola ad affrontare la faccenda con fare più maturo.

“Weselton! Non me ne frega del grado di parentela, io posso anche perdonare Merida ma quel ragazzo non riesco a guardarlo in faccia! Averli visti mentre si baciavano è stata la cosa più brutta! Un tradimento vero e proprio!” sbotta Anna volendo aver ragione a tutti i costi, iniziando ad innervosirsi.

“Anna, ascoltami. Sei solo stressata ok? Devi fare gli esami, devi laurearti e manca veramente poco! Cerca di scacciare questi pensieri e focalizzarti sul tuo percorso, forza amore che…”

“Stressata?! Perché continuate a dire che sono stressata?! Forse se tu fossi qui sarebbe tutto più semplice! No, invece devi essere dall’altra parte del mondo!” si altera Anna alzandosi in piedi e digrignando i denti.

“Ancora con questa storia?! D’accordo senti! Quando ti sarai data una calmata richiamami ok? È impossibile parlare con te quando ti comporti così. Stavo solo cercando di aiutarti. Ciao Anna” conclude Kristoff dispiaciuto, chiudendo subito la chiamata senza nemmeno attendere la risposta di lei.

Anna rimane imbambolata di fronte allo schermo nero del cellulare e, dopo aver sbuffato, si strappa le cuffie dalle orecchie cacciandole di nuovo nei pantaloni. In quel preciso istante si sente ancora più confusa di prima e, dentro di sé, comincia a manifestarsi uno stato emotivo contraddittorio che la porta a non voler più sentire il fidanzato.

“Solo una persona può aiutarmi ora” pensa Anna, sbloccando di nuovo il cellulare e componendo il numero del suo migliore amico che, ovviamente, non tarda a rispondere. Bastano poche parole per convincerlo a prendersi cura dell’amica in crisi e, senza pensarci due volte, Hans le propone di venire a casa sua per poter ragionare sul da farsi e studiare senza distrazioni.

“Meno male che ci sei tu” commenta Anna più sollevata, una volta riattaccata la telefonata. La rossa lascia cadere il cellulare nella borsa e, assorta nei suoi angoscianti pensieri, si dirige verso la casa di Hans, sicura di potersi finalmente aprire.

“Grazie per avermi accolta” afferma Anna una volta arrivata presso l’appartamento di Hans che, con la sua solita galanteria, l’accoglie alla porta e le permette di sistemarsi ed accomodarsi.

“Mi vuoi dire che cosa ti prende?” chiede lui crucciato, invitandola a sedersi al tavolo in cucina e sorseggiare dell’acqua fresca.

“Sono arrabbiata, ho i nervi a fior di pelle, ho litigato con Kristoff e non ho per nulla voglia di vedere Merida perché si è messa con Weselton! I traumi sono troppi Hans, troppi!” sbotta Anna sbuffando e portandosi una mano sulla fronte.

“Ok, quando te la sentirai mi racconterai la storia di questo Weselton, intanto sappi che puoi stare qui quanto vuoi. Oggi pomeriggio studiamo insieme, visto che gli esami si avvicinano, e stasera puoi dormire qui da me. I miei coinquilini non ci sono stanotte e le camere sono libere” propone Hans cordialmente, cercando di aiutare l’amica nell’unico modo possibile. Lui non aveva mai conosciuto la storia del processo e della morte dei suoi genitori e preferiva non chiedere mai i dettagli. Quando conobbe Anna, al primo anno di università, capì che dietro alla sua simpatia ed energia si nascondeva un passato burrascoso del quale lei stessa non desiderava parlare. Il tempo favorì lo sbocciare della loro meravigliosa amicizia e, pur avendo trattato i temi più disparati, Hans continuò a lasciarla libera di esprimersi e parlare dei fantasmi del passato con i propri tempi.

“Tutto ebbe inizio quella sera…” esordisce Anna, senza nemmeno ascoltare la proposta di lui sentendo ardente il desiderio di esternare i suoi dolori e ricordi più difficili.

Nove anni prima…

“Ragazze, noi usciamo per la nostra solita passeggiata serale. Un’ora e saremo qui!” annuncia Agnarr, un uomo alto dai capelli rossicci, due baffi eleganti e curati e gli occhi color smeraldo.

“Dove andate stasera di bello?” domanda Elsa, alzando il volto dal suo grosso tomo e togliendosi gli occhiali neri, mostrando così i suoi giovani occhi celesti.

“Penso nel solito posto. Prendiamo un po’ d’aria, andiamo al bar dove ci siamo dati il primo appuntamento e ci rilassiamo un po’” risponde Idunn, una bellissima donna dai capelli scuri e gli occhi azzurri, lasciandosi coprire le spalle dalla giacca accuratamente sistemata dal marito.

“Siete proprio romantici! Elsa, l’amore salverà la foresta!” commenta una quindicenne dalla folta chioma rossa, sbucando da sotto il divano e sorridendo di gusto, mostrando un viso sereno e attivo segnato comunque dall’acne adolescenziale.

“Anna! Sempre con questa foresta incantata! È proprio il tuo ricordo d’infanzia preferito!” ride Elsa, portandosi una mano sulla bocca, leggermente imbarazzata dal gesto infantile della più piccola.

“È la verità…un giorno spero davvero di innamorarmi di un ragazzo e di vivere l’amore come lo vivete voi” conclude Anna sognante, per niente ribelle ai genitori ma anzi estremamente legata a loro.

Agnarr ed Idunn si scambiano un dolce sguardo d’amore nel quale confermano, ancora una volta, quel sì detto sull’altare tanti anni prima e che gridavano a gran voce ogni giorno.

“Dall’amore non può che nascere qualcosa di meraviglioso, e voi siete le figlie migliori del mondo” aggiunge il marito commosso, stringendo tra le braccia Anna che, affettuosa come sempre, è abituata ad abbracciare i genitori in ogni occasione.

“Vi vogliamo bene! Tu non leggere troppo hai capito?” aggiunge Idunn posando un inaspettato bacio sulla guancia di Elsa che, pur rimanendo timida e introversa, gode di quel contatto con la sua mamma nonostante la maggior età.

Le giovani trascorrono la serata tranquillamente continuando le loro mansioni abituali, ed è proprio quando Anna sta per coricarsi che il telefono comincia a squillare.

“Elsa, che hai?!” domanda Anna sgranando gli occhi ed immobilizzandosi di fronte alla sorella che, dopo aver alzato la cornetta, si porta una mano sul volto e fissa un punto nel vuoto.

“ELSA!?” continua a chiedere Anna, quando la maggiore riattacca la linea e cade a terra in ginocchio, con occhi spenti.

“Mamma e papà…sono…morti” riesce a biascicare Elsa non trovando aria per comunicare quelle aspre parole. Anna non vorrebbe sentire, pensa che sia un sogno ma il pianto della sorella la riporta alla realtà. L’abbraccio di due ore prima era stato l’ultimo. Le frasi di sua mamma erano l’ultima ninna nanna. Il sorriso e la serenità respirata fino a due ore prima, erano ormai un vago ricordo.

Anna lascia crollare il proprio corpo sul pavimento e, in ginocchio davanti alla sorella, dà vita ad un pianto irrefrenabile. Per le due viene naturale stringersi e non lasciarsi più andare, cercando l’una il conforto dell’altra. Entrambe sentono irrompere un senso di abbandono, di crisi profonda addirittura irreale e vedono spezzarsi i sogni e le bellezze della vita. Ora erano sole, senza nessuno, abbandonate alle loro forze con dei genitori defunti spazzati via in poche ore per un incidente stradale.

“Che ne sarà di noi?” chiede Anna continuando a versare lacrime, consapevole di voler continuare a farlo.

“Hanno detto che ci faranno sapere i dettagli. Sono stati investiti da un pirata della strada e adesso arriveranno degli addetti, non ho capito chi, a dirci come comportarci” spiega Elsa con un groppo in gola, non riuscendo a guardare negli occhi l’unico membro rimastole della sua famiglia.

I giorni passarono lenti e le due ragazze ricevettero molte visite di parenti e amici lontani che, ovviamente, offrirono supporto e aiuto soprattutto per la loro giovane età. Le due non venivano mai lasciate da sole in casa ma, fino al giorno del funerale, Elsa decise di non avere contatti con nessuno, ma di chiudersi in camera sua e non uscire per nessuna ragione. Anna, più forte e coraggiosa, riusciva a mostrarsi comunque serena e si occupava lei delle visite, versando lacrime in continuazione ad ogni abbraccio consolatorio.

Il funerale fu il vero colpo di grazia. Elsa non piangeva, rimaneva ferma, bianca e immobile, senza salutare o parlare con nessuno. Anna conosceva bene sua sorella e sapeva che, a differenza sua, lei preferiva tenersi tutto dentro per fronteggiare da sola le avversità. Anna, invece, era più espansiva e anche durante il funerale non si vergognò di inginocchiarsi, piangere, urlare il nome dei suoi genitori e singhiozzare senza ritegno. Non capiva il motivo per il quale avrebbe dovuto trattenersi. Alla fine lei era solo una quindicenne, una ragazzina di prima superiore appena affacciata alla vita, rimasta improvvisamente orfana delle due persone più importanti della sua esistenza. Anna sentiva come se le avessero tranciato in pieno il cordone ombelicale che la legava alla mamma, avvertiva una folata di vento che spazzava via ogni gesto di tenerezza, ogni carezza, ogni bacio e ogni rimprovero per i quali avrebbe rinunciato a tutto pur di riottenerli. Mamma e papà non c’erano più e lei aveva il cuore sanguinante, trafitto da un dolore atroce e da un senso di abbandono profondo che alla sua età non dovrebbe nemmeno immaginare di poter provare.

Elsa, una volta a casa, finisce per chiudersi di nuovo nella sua stanza senza parlare con Anna. È proprio quell’atteggiamento a smuovere la sorella minore che, lasciata sola al silenzio e alla sofferenza, non ha intenzione di farsi sopraffare dai sentimenti negativi e desidera ripartire insieme alla maggiore.

“Elsa, puoi lasciarmi entrare? Siamo sole ormai! Se fai così quale confronto avremo?! Lo capisci, siamo solo io e te! Apri questa maledetta porta o ti giuro che la sfondo!” urla Anna picchiando duramente sul legno della porta e graffiandolo con le unghie, come a voler riprendersi il rapporto con la sorella a qualsiasi costo.

Dopo alcuni attimi di silenzio Elsa apre titubante la porta e rimane di fronte alla sorella minore mostrando il suo viso pallido e smunto. Anna, mossa dalla sua forza interiore, si fionda su Elsa e la stringe forte a sé dando così il la al suo sfogo di pianto che aveva represso per quattro giorni.

“Mi sento inadatta Anna, scusami!” comincia a dire Elsa scossa da tremori, mentre si accascia al suolo custodita dalle braccia della più piccola.

“Ora io sono maggiorenne e mi devo prendere cura di te, ma non so come si faccia! Come posso occuparmi di te?! Non sono nemmeno capace di badare a me stessa!” spiega ancora Elsa esternando finalmente tutte le sue preoccupazioni.

“Ci dobbiamo prendere cura una dell’altra hai capito? Non solo tu! Io farò bene a te e tu a me…ormai sei tutta la mia famiglia e non ti lascio andare per nulla al mondo. Prendiamoci un po’ di tempo Elsa, ma non lasciamoci da sole e ripartiamo” commenta Anna riuscendo a non piangere, accarezzando i capelli biondi della maggiore e infondendole speranza e fiducia.

“Il conducente dell’auto che ha investito mamma e papà si chiama Jason Weselton. Era in stato di ebrezza alcolica, ma era perfettamente nei limiti di velocità. Questo stronzo ha richiesto un concorso di colpa per abbuonarsi diversi anni di carcere. Pare che mamma e papà non fossero sulle strisce pedonali” annuncia Elsa asciugandosi le lacrime e spiegando alla minore la brutta situazione.

“Questo cosa significa? Cosa dobbiamo fare?” chiede Anna confusa, ignara di tutti quei termini e questioni penali e legali.

“Significa che dobbiamo andare in tribunale e sostenere un processo insieme all’assassino. Questo ci obbliga a studiare il caso della morte di mamma e papà, contattare un perito e chiamare un avvocato. Ovviamente i soldi non sono un problema, il vero dramma sarà preservare la nostra salute mentale. Ci sottoporranno a interrogatori, a visite psicologiche e controlli anche per verificare che io possa effettivamente prendermi cura di te” puntualizza Elsa prendendo un fazzoletto di carta e asciugandosi il rimasuglio di lacrime sulle guance, pur avvertendo il continuo bisogno di riversarne ancora.

“Perché non può lasciarci stare?! Che uomo orrendo è?! Prima ci ammazza i genitori e poi ha il coraggio di farci vivere tutto questo solo per evitare di pagare troppo ed risparmiarsi qualche anno di galera? Una persona come lui merita l’ergastolo” risponde collerica Anna, sentendo il cuore esploderle nel petto.

“Mi mancano già Anna. Non sono mai stata brava con le parole, ma ora mi mancano. Tanto!” si pronuncia di nuovo Elsa ricominciando a piangere e lasciandosi di nuovo cingere dalle braccia della sorella minore.

“Saranno sempre con noi, in ogni momento. Ce la faremo Elsa” conclude poi Anna finendo per appoggiare il capo a quello della sorella, mescolando le proprie lacrime con le sue.

Fine del flashback…

“E poi come è finita? Il processo?” insiste Hans con il cuore spezzato di fronte al grande dolore dell’amica.

“Per mesi io ed Elsa siamo state valutate dai servizi sociali per capire se potessi restare sotto la sua custodia, il perito ha mostrato le dinamiche dell’incidente facendoci soffrire in modo disumano, ricevemmo consulti e analisi psicologiche, ma nulla è stato in grado di scioccarmi come quel giorno al processo. L’avvocato dell’uomo usò ogni argomento per discriminarci, per accusarci! Riuscì a trovare il pelo nell’uovo dimostrando che anche i miei genitori avevano colpa per non aver attraversato le strisce pedonali e per altre cavolate che ora non sto qui a raccontare. Il giudice ci fece ottenere la vittoria, ma quell’uomo scontò meno anni di carcere e meno danni da pagare. Io non lo dimenticherò mai Hans…non dimenticherò mai il suo sguardo malefico! La sua felicità, il modo con cui ci guardò senza nemmeno chiederci scusa, senza darci conforto o mostrare rammarico e disperazione per aver ucciso i genitori di due ragazze”

Hans rimane senza parole di fronte al racconto. Non riesce ad immaginare la sofferenza dell’amica ma comprende che, per lei, dev’essere stato uno shock vedere la migliore amica alle prese con il figlio di quel criminale.

“Capisco tutto il tuo dolore Anna, ma condivido il pensiero di tua sorella e di Kristoff. Alla fine Merida non voleva farti un torto e la cosa in realtà non ti riguarda. Conosco però un modo eccellente per farti passare il dolore” annuncia lui alzandosi in piedi ed afferrando due oggetti, per poi nasconderli dietro la schiena.

“Che cosa proponi?” chiede Anna incuriosita dalla sorpresa, asciugandosi le lacrime e sentendosi più serena.

“Oggi pomeriggio studiamo e…stasera beviamo un po’, così da domani ricominciamo tutto e tu ti rimetti in carreggiata ok?” conclude lui mostrando due bottiglie di superalcolici.

Anna risponde all’invito con una fragorosa risata e, finalmente, sente di aver trovato la soluzione migliore al suo problema.  

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6.
 
Il pomeriggio passa serenamente ed Anna, grazie all’aiuto di Hans, riesce a distrarsi e studiare intensamente per gli ultimi esami rimasti che la separavano alla laurea in psicologia.

“Vedi? Con il giusto incoraggiamento non è difficile studiare!” denota Hans chiudendo il quaderno di appunti dell’amica e complimentandosi per la sua bravura espositiva.

“Dici che li passerò gli esami?” chiede lei preoccupata, sentendosi comunque più serena e soddisfatta.

“Assolutamente sì! È il tuo campo e dimostri veramente molta competenza, vedrai che supererai anche il concorso pubblico e diventerai uno dei migliori in graduatoria” continua lui fiero della sua compagna di studi.

“Grazie Hans, se non fosse per te oggi mi sarei rinchiusa in camera senza studiare nulla per colpa delle paranoie” lo ringrazia Anna sorridendogli e fissandolo negli occhi verdi.

“Ci mancherebbe, è il minimo. Alla fine ci aiutiamo a vicenda e studiare insieme migliora il rendimento. Devi solo sistemare la parte di psicologia sociale e sei pronta. Ora direi che è il momento di preparare cena, ti va?” propone lui stiracchiandosi, per poi sistemare i libri.

Anna annuisce felice con il capo per poi ricevere gli ordini dell’amico che la invita ad apparecchiare la tavola.

I due consumano il pasto con calma e serenità, ridendo e condividendo diversi momenti e ricordi riguardanti la loro amicizia universitaria. La serata procede a gonfie vele quando Hans prepara diversi cocktails e propone all’amica di accomodarsi sul divano per bere in allegria, accompagnati da qualche film.

Basta una leggera goccia di alcool a risollevare Anna che, per cancellare i brutti pensieri, spegne il cellulare e continua a versarsi da bere, non conoscendo il proprio limite.

Anna avverte una magnifica sensazione di stordimento ed eccitazione che la porta ad alternare momenti tristi ad attimi di pura follia. La giovane ride, scherza, si alza e ricade sul divano traballando, vedendo tutto girare.

“Ancora, come si chiama quello? Martina? Voglio un po’ di Martina!” dichiara lei mezza ubriaca chiedendo all’amico, anche lui inebriato dall’alcool, di passargli la bottiglia.

“Si chiama Martini e non è il caso che tu ne beva ancora” constata lui, ancora cosciente e capace di intervenire.

“Dai Hans, solo un goccio! È buono!” si lamenta Anna biascicando le parole e buttandosi di peso sul corpo del ragazzo, cercando di afferrare la bottiglia che, in realtà, era distante di mezzo metro dalla sua direzione.

“Fidati, mi ringrazierai. Sarà pure buono ma se ne bevi ancora finisci per vomitare e stare male…meglio evitare, per stasera basta alcool visto che non sei abituata!” commenta Hans con lucidità, trovando le forze di mettersi in piedi ed allontanare definitivamente le bottiglie di alcolici.

“Non mi sentivo così bene da tantissimo tempo! Quasi quasi faccio gli esami da ubriaca!” annuncia Anna portando le mani verso l’alto e parlando con un accento a dir poco ridicolo.

“Sicuramente conquisteresti tutti con la tua simpatia” risponde Hans sbellicandosi dalle risate, imbambolato di fronte alle comiche della migliore amica.

“Meno male che ci sei tu. Ormai ho solo te e mia sorella, manco a Kristoff importo più!” annuncia poi lei dal nulla, tirando fuori, per colpa dell’alcool, le sue paranoie più nascoste.

Hans non risponde subito, non capendo le parole dell’amica. Anna era in crisi con Kristoff? Perché non gli aveva parlato anche di quello? Hans era stato uno dei primi a supportare la storia d’amore tra i due amici, ma non si era mai permesso di ostacolare o intromettersi nelle vicende personali dell’amica.

“Certo che importi a Kristoff! Che cosa stai dicendo?!” chiede lui serio sapendo che, in realtà, “in vino veritas” e che quindi Anna non stava semplicemente straparlando per colpa dell’alcool.

“Mi manca…ma a volte non mi manca più e non lo vorrei vedere. È lontano da troppo tempo e io non sento più le stesse cose che provavo prima” sbotta Anna trovando difficile esprimersi ma lasciando comunque scorrere qualche lacrima lungo il viso.

Hans rimane immobile, con il capo chino quando, improvvisamente, Anna si fionda su di lui sdraiandolo sotto di sé ed appoggiando le labbra alle sue. Quel contatto fa rabbrividire il giovane ed accende in lui delle sensazioni ormai spente da diverso tempo. L’alcool in circolo nelle vene e quel gesto così atteso quanto inaspettato, confondono il ragazzo che, inebriato dal momento, apre maggiormente la propria bocca approfondendo il contatto con Anna. Hans esplora la bocca della migliore amica con la lingua, le accarezza i fianchi snelli e avverte l’eccitazione prendere il sopravvento dentro di lui. Anna seduta su di sé, le sue carezze e quel bacio mandano in estasi il giovane che è sempre stato innamorato segretamente della ragazza. Anna sembra voler approfondire sempre di più ma Hans, anche se avrebbe voluto proseguire, avverte una sensazione strana. Il bacio di Anna non sapeva di amore, non era dolce e romantico, ma aveva il sapore dell’alcool, della delusione, della disperazione.

Anna si stacca un attimo dalle sue labbra per ansimare e, ormai al collasso per colpa della serata alcoolica, appoggia la testa al petto di lui mossa dai capogiri e dal desiderio di addormentarsi profondamente.

Hans, con il cuore in gola per quel bacio focoso, sente le labbra bruciare e scottare per il momento appena vissuto. Lui amava Anna, l’aveva amata fin dal primo sguardo ed ora lei era lì, pronta anche ad approfondire il contatto se necessario. Hans le accarezza i capelli, le osserva il seno che aveva avuto l’onore di sfiorare e la sensazione della presenza del corpo di lei adagiato sul suo, gli inviano una moltitudine di fremiti di piacere che vorrebbe solo estinguere.

Hans contempla le gote rosse di lei, le sue labbra ancora umide, gli occhi lucidi per le grosse bevute e i fianchi scoperti che mostravano un eccitante lembo di carne che avrebbe volentieri assaggiato.

Il suo sogno era lì, tra le sue braccia e lui avrebbe potuto farla sua in un secondo rispondendo così al suo istinto.

“Non posso!” afferma ad un tratto lui, reprimendo quell’intento sporco. Anna in quel momento non era cosciente di che cosa stesse facendo e, probabilmente, il mattino seguente la loro amicizia si sarebbe distrutta.

“Non voglio perdere l’amicizia con lei con una notte di sesso” pensa lui tra sé e sé ormai convinto, a malincuore, di non rispondere più agli atteggiamenti incontrollati di Anna e di pensare al bene dell’amica.

“Hans, gira tutto e mi viene da vomitare!” commenta a un tratto la ragazza, ancora adagiata al petto di lui con aria stravolta.

“Adesso devi dormire, forza” conclude lui, sollevando di peso Anna e adagiandola sul proprio letto coprendola amorevolmente con le coperte. Hans le si sdraia accanto e la osserva mentre si addormenta.

“Come sei bella” commenta lui guardandola assopita accanto a sé, finalmente serena e rilassata dopo quella serata. Hans sorride, le accarezza un ciuffo di capelli rossi e le osserva le labbra sottili che pochi minuti prima lo avevano fatto impazzire. Quanto avrebbe voluto essere il suo fidanzato, baciarla, viziarla e farci l’amore tutte le notti, ma Anna era innamorata di un altro anche se continuava ad affermare l’affievolirsi del sentimento. Kristoff era la persona giusta per lei, l’anima gemella che amava alla follia e lui, il migliore amico, benediceva e comprendeva quella stupenda unione.

“Tu ami Kristoff. L’ho capito dal bacio che mi hai dato, dove c’era solo affetto. Io ti amerò per sempre Anna, ma tu appartieni ad un altro uomo e pure io voglio che sia così” conclude poi Hans, lasciando scivolare le lacrime sulle guance mentre, con il cuore a pezzi, si gira dall’altra parte e cerca di prendere sonno, rinunciando ai suoi impulsi maschili che gli chiedevano di soddisfarsi.

Hans non era un uomo come gli altri. Hans era buono ed educato. Hans era un uomo che desiderava poter fare l’amore con una donna e non buttare via un’amicizia preziosa in una notte di sesso.

Anna si sveglia la mattina seguente dopo aver dormito di sasso per tutta la notte. La giovane si sente la testa pesante e una sensazione di indolenzimento che ricollega immediatamente alla serata precedente. Anna si stropiccia gli occhi e si guarda attorno, per poi sobbalzare nel trovarsi nel letto di Hans. In pochi secondi la ragazza realizza il fatto e, dopo essersi portata una mano sulla bocca, inizia ad autocommiserarsi ed odiarsi per il gesto compiuto la sera prima.

Scioccata e delusa di sé stessa, Anna si erge in piedi e cammina lentamente verso la cucina dove, con il cuore in gola, sa di dover trattare l’argomento con Hans. Quella camminata lenta nel corridoio di lui, l’aver dormito con un ragazzo che non era il suo, il ricordo offuscato di averlo baciato le fa comprendere finalmente la realtà e ciò che sente nel suo cuore.

“Ho tradito Kristoff” ammette tra sé e sé, mentre si sente uno schifo, una nullità e una traditrice. È necessario quel pensiero per risvegliare i sentimenti che sentiva spenti e di non possedere più. Ora ne era sicura: amava Kristoff e mai più avrebbe voluto dubitarne.

“Hans…” afferma lei con voce flebile, appoggiandosi alla porta della cucina e tremando per il discorso da trattare.

Hans continua imperterrito le sue mansioni, preparando il caffè ed evitando di guardarla negli occhi per paura di crollare.

“Ti prego, dimmi che non è così…” riesce a dire lei con le lacrime agli occhi, avvertendo una lama trafiggerle il petto.

“No, se è quello che credi no. Ci siamo solo baciati ma non abbiamo fatto sesso, ti ho solo dormito accanto” risponde lui triste, sperando di non distruggere l’amicizia con lei.

Quella constatazione risolleva leggermente Anna che, però, si rende conto di diverse cose. Hans aveva uno sguardo serio e deluso, ma allo stesso tempo amorevole. Come aveva fatto a non capirlo? Hans l’amava e quella notte, in cui avrebbe potuto finirci a letto, lui aveva preferito prendersi cura di lei senza rispondere all’istinto e all’ebrezza alcolica.

“Hans, io… scusami!” commenta lei portandosi le mani sul volto consapevole, quindi, di averlo illuso con il suo comportamento.

“Scusarti di cosa Anna? Sono io che ti chiedo scusa” inizia a confessarsi lui, pronto ad assumersi la sua parte di colpa “avrei potuto allontanarti, non permetterti di baciarmi e invece mi sono lasciato trascinare, desiderando addirittura di poter andare oltre al bacio. Ho avuto pensieri sporchi su di te perché sei estremamente bella e io sono da sempre innamorato di te”

“Hans…” prova a consolarlo lei, intromettendosi nel discorso e facendo un passo per avvicinarsi.

“Lasciami finire…voglio dire che nel bacio di ieri non c’era nulla. Tu non mi ami, tu stai semplicemente soffrendo di non poter stare con la persona più importante della tua vita. Non diamo la colpa all’alcool, anzi…ringraziamolo per avercelo fatto capire. Io non ti avrò mai Anna e me la farò passare, ma tu non puoi lasciare Kristoff è chiaro?! Lo ami e voi due siete meravigliosi. Penso che dopo questa notte tu te ne sia resa finalmente conto” termina lui incoraggiando l’altra a ricominciare. Quel consiglio, quell’augurio buono e dolce, porta Hans a sentirsi distrutto, come un vaso di porcellana che si sgretola in pochi secondi, dovendo dire addio al sogno della sua vita chiamato Anna.

“Sì…mi manca come l’aria e l’ho capito solo ora” annuisce Anna, sentendo le lacrime irrompere nei suoi occhi e non vedendo l’ora di potersi di nuovo unire a Kristoff, cancellando definitivamente i dubbi e le perplessità.

“Bene, allora reagisci. Questa situazione ti ha fatto veramente riscoprire i tuoi sentimenti. Ci hai sbattuto la testa e hai capito che non vuoi nessun altro a parte lui. Io sono contento così, io ti voglio felice. Per questo ti chiedo, per cortesia, di non considerarlo un tradimento, ma piuttosto un’occasione per capire che cosa vuoi veramente”

“Hans, io non ti sarò mai grata abbastanza per le parole e gli atteggiamenti nobili e meravigliosi che mi rivolgi. Ti prego, non pensare che io mi voglia allontanare da te! Sei essenziale per la mia vita!” lo supplica lei, fiera dell’amico stupendo e prezioso che si trova accanto.

“Io non ti abbandonerò mai Anna, ma ora devi prendere in mano la tua vita. Devi fare pace con Merida, devi chiamare Kristoff e dirgli che lo ami, devi dire addio al passato e accettare il tuo futuro e gli esami. Ti chiedo, perciò, di lasciarmi qualche giorno di tempo per riprendermi. Non vederla male Anna, ma ho bisogno di staccarmi un attimo da te” taglia corto lui cercando di non piangere, chiedendosi del tempo per accettare il bellissimo gesto compiuto per l’amica.

“Lo capisco…mi dispiace ancora Hans, io ti voglio bene e te ne vorrò sempre. Grazie per avermi aperto gli occhi” conclude poi lei commossa dal cuore grande del migliore amico che, ormai dichiaratosi, stava dicendo addio definitivamente alla possibilità di conquistarla e sostituirsi a Kristoff.

Basta uno sguardo per salutarsi e Anna, una volta raccolte le sue cose, esce di casa diretta verso il proprio appartamento. Ora l’aveva finalmente capito: il bacio con Hans le aveva fatto sentire la mancanza delle labbra di Kristoff, suo unico grande amore.

“Ora ho finalmente appreso la lezione” pensa tra sé e sé camminando lentamente per strada, con lo sguardo fisso sull’asfalto del marciapiede.

Anna voleva crescere, dire addio al passato e superare quella situazione utopica nella quale si trovava. Kristoff le mancava e mai nessuno avrebbe potuto dividerla di nuovo da lui. Kristoff le mancava come a Merida mancava Daniel e come ad Hans mancava la stessa Anna. Era l’occasione per risolvere tutte le questioni lasciate in sospeso.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7
 
Anna cammina spedita verso il proprio appartamento, decisa, ora più che mai, di chiarire con una delle sue più care amiche. La serata trascorsa con Hans le aveva letteralmente aperto gli occhi e fatto comprendere che, nonostante i suoi dubbi interiori, il cuore le batteva all’impazzata per Kristoff Bjorgmann. Il bacio con Hans l’aveva comunque scossa nel profondo e lei, dentro di sé, sentiva di aver comunque tradito il fidanzato.
Aveva baciato un altro durante un momento di incertezza disturbato dall’alcool, ma rimaneva il fatto di aver toccato ed esplorato delle labbra che non erano in suo possesso. Le labbra di Hans, però, non le avevano suscitato le stesse emozioni di quelle morbide e calde di Kristoff e il cuore ora le faceva male nel pensare di aver baciato il migliore amico e non l’amore della sua vita. Anna era felice, ma anche molto sofferente all’idea di non poter stare con il fidanzato ancora per molto tempo. Kristoff le mancava come l’aria, lo desiderava accanto a sé, non vedeva l’ora di sentirsi protetta dalle sue braccia possenti e la sua intimità fremeva al solo pensiero di potersi riunire a lui per fare l’amore nel modo più puro e sensuale possibile.

“Sono stata una scema” afferma lei tra sé e sé ormai arrivata all’appartamento. Anna avverte il cuore battere forte nel petto a causa del tentativo di riappacificazione al quale era ormai prossima.

La ragazza apre con decisione il portone del condominio e, dopo un lungo sospiro, entra nell’abitazione più sicura che mai.

Merida è seduta al tavolo in soggiorno intenta a studiare con Rapunzel. Quei giorni erano stati un inferno per lei che, a causa del litigio e del disgusto di Anna, aveva addirittura litigato con Daniel.

“Che cosa ci fai qui?” chiede subito la rossa una volta accortasi dell’arrivo della terza coinquilina. Anna si avvicina titubante e cerca di porgere le proprie scuse nonostante il groppo in gola, dovuto al crudo e arrabbiato sguardo dell’altra.

“Sono venuta a chiederti scusa” sussurra Anna guardando per terra come a pentirsi.

“Potevi evitarla tutta la scenata sai? Scappare dalla discoteca dopo avermi insultata senza ascoltarmi, per poi non farti vedere per due giorni senza dire nulla nemmeno a Rapunzel. Ti faccio così schifo Anna?” si libera la rossa desiderosa di tutelare la sua posizione ed esternare la sofferenza di quei giorni.

Anna trova difficile rispondere, agitata per l’aggressione verbale lecita e giusta alla quale deve controbattere.

“Sono qui a chiederti scusa infatti. Ho fatto delle cazzate in questi giorni e ho capito di aver sbagliato. Meri, appena ho visto Daniel sono impazzita. Mi sono tornati tutti i ricordi alla mente e non ci ho più visto nulla. Il mio è stato un puro comportamento istintivo che non ho saputo gestire. Sono stata da Elsa e perfino da Hans e da entrambi ho capito di dover crescere. Qui l’unica a meritare un rimprovero sono io, quindi lo accolgo ben volentieri” risponde seriamente Anna sentendosi esplodere il cuore.

“Cosa ti avrebbe fatto cambiare idea all’improvviso? Mi sembra un po’ assurdo che tu possa redimerti in così poco tempo!” continua ad attaccare Merida, con l’intenzione di smuovere l’altra da sempre ancorata ai fantasmi del passato.

“Ho baciato Hans” annuncia Anna tesa, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare a un profondo sospiro.

“Che cosa?!” domandano incredule le altre due in coro, non controllando più le matite tra le loro mani che cadono all’unisono sul pavimento.

“E da quel che ho capito ci ho anche dormito assieme. Ero ubriaca e a momenti stavo per farci sesso. Hans è stato più intelligente di me e si è fermato facendomi riposare”

“Non te l’abbiamo mai detto ma era evidente che lui fosse innamorato di te!” risponde Rapunzel sbigottita dal comportamento della dolce Anna che mai avrebbe tradito qualcuno.

“Esatto, quindi ora io mi sento uno schifo. Ho tradito il mio ragazzo dubitando del suo amore, ho baciato il mio migliore amico dandogli così delle false speranze, ho trascorso del tempo con mia sorella solo per fuggire dai miei problemi e ho giudicato il tuo amore, Merida, senza rendermi conto che la prima immatura nel campo sono io” si colpevolizza Anna fermandosi un attimo per riallacciare le fila del discorso e ricominciare:

“Mentre venivo qui da voi, mi sentivo un peso dentro. Mi sento uno schifo per tutto quello che ho combinato in soli due giorni, ma mi rendo conto di aver finalmente sbattuto la testa contro il muro ed essermi risvegliata. Ora è come se mi sentissi appesa a un filo, senza aria, con il cuore stretto e sofferente. Tutto questo perché ho capito di volere solo un uomo nella mia vita e si è risvegliato in me quel sentimento ormai assopito. Ho capito, quindi, che questa mia sensazione di amore è la stessa che Hans prova per me e che tu Meri, provi per Daniel. Chi diavolo sono io per privarti l’aria che ora ha ricominciato a far respirare anche me?”

Anna conclude la sua arringa con il cuore in mano e gli occhi umidi e lucidi al solo pensiero di aver nominato Kristoff. La giovane non riesce a guardare negli occhi le altre e, scossa da tutte quelle emozioni, si siede sul divano portandosi le mani sul capo. Merida, riflessiva e concentrata, lascia trascorrere qualche secondo per ragionare e, finalmente, si alza in piedi accennando un sorriso.

“Odio quando fai la toccante sai?” rompe il ghiaccio lei sedendole accanto e mettendole una mano sul ginocchio magro.

“Davvero, ti chiedo scusa. Voglio dare un taglio con il mio passato e pensare solo al mio futuro. Scusami se mi sono permessa di esplodere in quel modo” afferma Anna triste sentendosi pervasa da un brivido di freddo.

“Ti chiedo scusa anche io per non averti avvertita, forse avrei potuto evitare tutto questo. Da quel che mi hai detto, però, è stato un bene che sia successo perché ti sei risvegliata” la perdona Merida, stringendola nelle sue braccia forzute per poi darle un rude colpo sulla schiena come a sancire il ritorno alla normalità.

“Sì, decisamente. Anche se ora ho paura per Kristoff e mi dispiace troppo per Hans. Insomma, Hans è così un bravo ragazzo e io gli ho spezzato il cuore! E Kristoff…se dovesse venire a sapere che ho baciato un altro? Già la relazione a distanza è difficile, se gli dico una cosa del genere è la fine” continua Anna esternando le sue paranoie che, nonostante la pace con Merida, continuano a logorarla dentro.

“No, non credo proprio che sia la fine! Tu digli solo che è successa una cosa e quando tornerà gliela dirai. È segno di maturità che tu voglia risolvere la cosa Anna!” le consiglia Merida, ormai tranquilla e pronta ad aiutare l’amica.

“Anna, quello non è nemmeno un tradimento! Vi siete solo baciati, non ci hai fatto sesso!” si intromette Rapunzel sedendosi sul tavolino del piccolo soggiorno, in modo da poter guardare negli occhi le coinquiline.

“Esatto! Se te lo dice Rapunzel poi, che lo avrà fatto con mezzo mondo senza mai ripensamenti!” punzecchia Merida ricevendosi lo spintone della bionda.

“Hey! Non proprio con tutti, avrei schifo anche io! Solo con quelli sani, con un bel fisico e particolarmente dotati come Flynn” si difende Rapunzel, per poi chiudersi la bocca dopo l’ultima affermazione che non voleva dire.

“Oook…preferivamo non saperlo. Comunque, con Hans cosa mi dite di fare?” chiede Anna sorvolando l’imbarazzante argomento, dopo aver spalancato gli occhi per la battuta inaspettata.

“Lasciagli un po’ di tempo. È innamorato di te da secoli ormai, almeno ora sa di dover finalmente gettare la spugna ed accettare la lunga fila di spasimanti che ha sempre avuto” conclude Merida, cominciando poi a parlare del suo rapporto con Daniel, dimostrando alla stessa Anna di essersi fidanzata con un ragazzo responsabile che non ha nulla a che vedere con i connotati negativi del genitore.

Tutto sembra essere tornato alla solita quotidianità. Anna riprende possesso della sua camera, si mette a studiare, scambia qualche messaggio vocale con Elsa e le piccole disturbatrici e si prepara alla videochiamata con Kristoff che, questa volta, la preoccupa più del previsto. La giovane si siede a gambe incrociate sul morbido letto dalle coperte rosa, posiziona ed avvia il computer ed apre il collegamento aspettando solo di ricevere risposta dalla persona che si trova dall’altra parte del mondo.

“Come faccio a nascondergli la cosa per altre settimane?” si chiede a bassa voce mentre osserva il cerchio di connessione continuare a girare su sé stesso, in attesa.

La giovane non fa a tempo a rispondere che, dall’altra parte dello schermo, compare il faccione del suo uomo. Kristoff era sempre lo stesso, addirittura sgranato e grasso per colpa della risoluzione del video ma Anna, appena lo vede apparire, sente il cuore esplodere nel petto e un ardente desiderio di entrare nel computer, rompere il vetro, strappare i cavi e raggiungerlo immediatamente.

“Ciao Annie” saluta lui teneramente, pur mantenendo un atteggiamento composto e senza sorridere.

“Ciao Kris, scusami. Ieri non ti ho ascoltato e poi non ti ho più scritto. Mi sono comportata in modo infantile. Quello che volevo dirti è che, ho fatto pace con Merida. Ho capito di aver sbagliato su tante cose della mia vita e ora non voglio più scappare da niente o lasciarmi rincorrere dal passato” va al sodo Anna portandosi l’auricolare delle cuffie più vicino alla bocca, per darsi coraggio e poter essere ascoltata meglio.

“Era questo che volevo sentirti dire. Ti conosco furia scatenata e so che quando sei nei tuoi momenti no hai bisogno di rispondere al tuo fare impulsivo, senza interruzioni. Tu sei così: devi sempre toccare il fondo per poi rialzarti ed essere più forte di prima, e io ti amo il triplo quando fai questo salto per tornare a galla”

A sentirsi dire “ti amo”, lo stomaco di Anna viene percorso un fremito indescrivibile e sulla sua pelle compare un timido e silenzioso strato di pelle d’oca. Da quanto tempo il suo corpo non rispondeva così! La giovane si guarda le braccia e si gusta quella sensazione di “farfalle nello stomaco” che in genere provava solo quando baciava o era in intimità con Kristoff. Il fatto che il suo sistema nervoso le avesse inviato quei segnali per un semplice “ti amo”, dimostrava che lei era innamorata persa di lui e mai più ne avrebbe dubitato.

“Mi manchi e ti amo tantissimo. Io qui ho fatto un casino, ma non voglio dirtelo per telefono. Quando tornerai ne parleremo, va bene? Prometti che mi ascolterai?” chiede poi Anna agitata, sentendo di nuovo l’angoscia per dovergli confessare il fatto ma desiderosa e fiera, da una parte, di non volergli nascondere nulla.

“Sì amore, te lo prometto. Ora vai a riposarti, sono felice di trovarti così e non vedo l’ora di rivederti. Ti amo, buonanotte” conclude lui dolce, intuendo già il problema della fidanzata avendo qualche anno in più di lei e conoscendo le sue fragilità. I due si mandano un bacio a distanza, trovando difficoltà nel chiudere la telefonata ma, una volta riscontrata la fine del collegamento, Kristoff riapre una delle chat più recenti e, con il sorriso sulle labbra, digita il seguente messaggio:

“L’ho sentita adesso e sono finalmente certo di una cosa: è pronta”

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8
 
La vita sembra tornata finalmente alla normalità. Anna trascorre le giornate in università, con le amiche, con Elsa e le nipoti ma non ha ancora incontrato Hans. La ragazza comprende a pieno la sofferenza del migliore amico, costretto a dire addio alla possibilità di potersi fidanzare con lei e decide di lasciargli tutto il tempo necessario per rialzarsi.

L’ultimo esame si avvicina ed Anna, turbata e spaventata per la situazione, ricerca costantemente la vicinanza di Kristoff che, in realtà, dopo la loro ultima telefonata pareva parecchio agitato.

“Sono agitatissima amore!” recita il messaggio di Anna, appena inviato al fidanzato.

“Andrai benissimo! È il più difficile, poi sarà tutto in discesa!” afferma la risposta pronta di lui. Anna cammina avanti e indietro per il corridoio dell’università, attendendo di essere chiamata per l’ultimo esame orale del biennio.

“Ancora questo esame e la laurea è fatta. Hai studiato tanto, vedrai che lo passerai! Ti aspetto qui, ti amo” conclude poi Kristoff, non ricevendo la precedente risposta della fidanzata che, come sa, è intenta sicuramente a mangiarsi le unghie per il nervosismo.

Anna sente chiamare il proprio nome e il numero di matricola e, incoraggiata dalle amiche e dal messaggio di Kristoff, varca la soglia dove, seppur a fatica, riesce a strappare un 26 all’esame più difficile del suo corso di laurea.

“Bravissima! Non sei felice?!” esclamano le amiche in coro una volta sentito il risultato, abbracciando calorosamente Anna, uscita dalla stanza con il fiatone e il cuore a mille.

“Poteva andare meglio visto tutto quello che ho studiato, ma chi se ne importa! Mi laureo ragazze! Settimana prossima sarò finalmente proclamata dottoressa!” urla felice Anna alzando le braccia al cielo, non vedendo l’ora di poter arrivare in cima a quella estenuante scalata.

“Ora andiamo a bere qualcosa per festeggiare?” domanda Rapunzel felice e sollevata dalla bella notizia.

“Vi ringrazio ragazze ma oggi è il compleanno delle gemelle e ho promesso di correre da loro! Ci vediamo stasera! Vi voglio bene!” taglia corto Anna raccogliendo velocemente i libri, dopo aver appurato di essere già in ritardo per la festa delle nipotine e correndo via.

La giovane sale sul primo pullman che passa e, mentre aspetta, prova a fare una videochiamata a sorpresa a Kristoff per comunicargli l’ottimo esito.  Anna non vede l’ora di dargli la notizia e di dirgli quanto lo amasse e non vedesse l’ora di rivederlo la settimana prossima ma, stranamente, il telefono di Kristoff squilla a vuoto e non le risponde.

Il giovane, dall’altra parte del mondo, si trova in un negozio e decide di non rispondere ad Anna per paura di farsi scoprire. Il cuore gli batte all’impazzata e l’idea di deluderla e farla rimanere male lo divora motivo per cui decide, una volta fatto un respiro profondo, di ascoltare la parte più tenera e comprensiva di sé ed accettare la telefonata.

“Kristoff! Dove eri finito? Perché non rispondevi?” domanda Anna preoccupata scrutando al meglio il viso dell’altro che, nonostante i problemi di connessione, appare turbato e preoccupato per qualcosa.

“Amore! Hai già finito? Non avevo sentito la chiamata! Come è andato?” chiede lui, spintonando qualche persona nell’affollato negozio cercando di uscire in strada al più presto per non destare sospetti.

“Benissimo! Almeno…ho preso 26, anche se speravo di più ma era molto difficile e…” comincia a raccontare Anna scendendo anche nei dettagli per poi, improvvisamente, fermarsi per colpa di un’interruzione inappropriata.

“Kristoff! Anche tu qui? Chi va in questi negozi in genere vuole fare colpo su qualcuno!” afferma una vecchia conoscenza di Kristoff dandogli un colpo sulla spalla, facendo così muovere l’inquadratura che mostra chiaramente ad Anna un negozio di intimo sexy maschile e femminile.

Kristoff riesce a salutare velocemente l’amico per poi correre fuori sperando di non aver mostrato nulla ad Anna che, invece, ha proprio osservato quanto basta.

“Chi era quello? Che cosa voleva? Perché ti ha detto così? Tu che cosa ci fai nel negozio di intimo?” domanda furiosa Anna, iniziando a balenare in lei l’idea di essere all’oscuro di qualcosa di importante.

“Ma nulla stava scherzando, non è nemmeno mio amico e si permette di salutarmi come se fossimo fratelli! E il negozio? Insomma Anna ci stavo solo passando davanti! Sto andando in biblioteca, vedi?” cerca di difendersi lui, riuscendo a mentire inquadrando la libreria davanti a sé. Anna crede al fidanzato e, per colpa dei fraintendimenti telefonici, preferisce sorvolare l’argomento per poter parlare con lui dell’esame fino ad arrivare alla casa di Elsa.

Intanto da Elsa…

“Mamma, noi non vogliamo più festeggiare questo compleanno!” afferma Lia arrabbiata, nascondendosi dietro una sedia e facendo il broncio.

“Ma che cosa dici?! Perché parli così?” chiede Elsa sconvolta, invitandola con le buone ad uscire dal nascondiglio per non dare nell’occhio con tutti gli amici e i genitori invitati.

“Non costringermi! Io il compleanno non lo festeggio hai capito? Sofi! Se vuoi festeggialo tu!” urla arrabbiata la biondina sedendosi per terra e mettendosi a braccia conserte.

Elsa, presa dalla rabbia e dall’agitazione del momento, delusa per aver sgobbato tutto il pomeriggio per preparare tutto l’occorrente per le figlie, afferra il braccio di Lia e cerca di sollevarla di peso trovando comunque una difficile resistenza.

“Insomma smettila Lia! Sono tutti qui per te e se ti vedono con questo comportamento da bambina che cosa penseranno di te?!” la sgrida Elsa, guardandosi intorno e sperando di non attirare l’attenzione di nessuno.

“Lasciami!” grida poi Lia, noncurante della situazione strappando la mano della madre dal suo braccio e guardandola torva negli occhi.

“Prima di tutto io sono una bambina e io un compleanno senza papà non lo festeggio, è chiaro?!” urla la piccina stringendo i pugni, per poi correre nella propria camera lasciando Elsa e Sofia scioccate e consapevoli di non poter aggiungere nulla perché la piccola, in fondo, aveva ragione.

Madre e figlia rimangono immobili, mentre nessuno pare accorgersi del loro dramma ma, in quel preciso istante, Anna varca la soglia dell’abitazione risvegliando quello stato di catalessi nel quale entrambe erano cadute.

“Zia Anna!” annuncia di gioia la piccola Sofia, spalancando le braccia e saltando al collo dalla zia dai capelli rossi che, senza esitare, la riempie di auguri e di baci sulle guance paffute e morbide.

“Meno male che sei arrivata tu! Come è andato l’esame?” chiede Elsa, sollevata e alleggerita dall’arrivo della persona più importante della sua vita.

“Bene! Mi laureo finalmente! Ho preso 26 ed è finito tutto! Ma…aspettate un attimo, dov’è Lia? Non l’ho ancora vista!” chiede Anna scrutando l’ambiente circostante con i suoi occhi celesti per trovare la scatenata nipotina che, in genere, la accoglie calorosamente.

Ricevuta l’informazione del lecito capriccio precedente, Anna capisce di essere l’unica capace di farla ragionare e, dopo aver bussato alla porta ricevendo un “Vattene via!”, decide di varcare comunque l’uscio.

“Ho detto vattene via!” urla ancora Lia sollevando il volto dalle ginocchia e mostrando le innumerevoli lacrime.

“Sai, anche tua madre mi urlava contro così e nonostante tutto io tornavo ogni giorno alla sua porta, quindi non riuscirà un soldo di cacio come te a scacciarmi” ironizza Anna avvicinandosi a lei e sedendole accanto, senza paura.

“Io non sono un soldo di cacio! Sono abbastanza grande e matura per decidere della mia vita!” afferma la piccola sfidando la zia dal suo stesso identico carattere.

“Beh, allora per dimostrarlo dovresti uscire e festeggiare il tuo compleanno, altrimenti addio maturità. Perché ti sei comportata così Lia?” chiede allora Anna, facendosi più materna e riflessiva.

“Papà non c’è mai! Mai! Mi aveva promesso che almeno oggi sarebbe venuto e invece non è così! Perché festeggiare un compleanno allora? In più odio quando la mamma mi obbliga a fare qualcosa che non voglio fare! Perché nemmeno lei mi capisce?!” si sfoga la bambina, piangendo ancora e mostrando una prima gemma di un futuro problema interiore.

“Lilì…” sussurra Anna sorridendole commossa, utilizzando quel soprannome che la famiglia adoperava solo nei momenti di estrema tenerezza. Anna invita la bambina ad accoccolarsi al suo petto e, accarezzandole i setosi capelli biondi, cerca di rincuorarla.

“Papà non lo fa apposta! Se non è venuto è perché l’avranno costretto a non muoversi dal lavoro e se lui non va al lavoro, voi non potreste vivere in questa casa, andare a scuola e possedere tutti i bellissimi giocattoli che avete. Vedrai che stasera arriverà e si farà perdonare. Per quanto riguarda la mamma non ti preoccupare, era solo agitata! Sai, ha preparato la festa per voi, ha cucinato tutto il giorno e ti capisce più di chiunque altro”

“Allora perché non mi abbraccia mai?” sbotta ancora la piccola strofinandosi gli occhi con la mano e rilasciando leggermente il broncio. Quella domanda, pura e schietta, muove Anna nel profondo che, ignara dei dolori della piccola, comprende un malessere generale nella famiglia Frost del quale non è a conoscenza.

“Elsa è sempre stata una tipa “fredda”, ma non per questo non ti vuole bene! Quando vuoi un suo abbraccio chiediglielo ok? Non avere paura! Così anche lei capisce. Ora però pensa a tutti i tuoi amici che ti attendono, ai regali, a Sofia che non vede l’ora di soffiare le candeline e io che…” comincia a dire Anna per poi fermarsi ed annusare profondamente l’aria.

“Lo senti questo profumo?” domanda la zia facendo una faccia buffa.

La bambina imita il suo gesto e, dopo aver arricciato il piccolo naso, comincia a girare la testa a destra e a sinistra per annusare meglio ed affermare:

“Cioccolato!”

“Esatto, cioccolato! Una buona torta al cioccolato e mi sa che ci conviene andare a mangiarla!” conclude poi Anna leccandosi le labbra e scattando in piedi, per poi tendere la mano alla nipotina che, grazie alla zia dall’animo buono, ritrova il sorriso e dimentica quel momento buio godendosi a pieno la festa.

Le bambine soffiano le candeline, ricevono doni, affetto, canzoni e si distraggono nel giocare con gli ultimi invitati rimasti permettendo così ad Elsa e Anna di prendersi del tempo per sé stessi.

“Elsa… cosa c’è che non va?” chiede subito Anna, una volta da sola in cucina con la maggiore che, imbarazzata, aspetta un po’ prima di rivolgerle lo sguardo.

“Lia soffre per non vedere Jack e in più ha paura che tu non le voglia più bene” spiega subito Anna senza attendere una sua risposta.

“Che cosa?! Esclama stupefatta Elsa girandosi di scatto e sgranando gli occhi.

“Lei dice che non l’abbracci più e che non la capisci” afferma Anna notando di aver spezzato il cuore dell’altra con quelle parole taglienti.

“Ecco lo sapevo, stanno subendo anche loro il mio stesso stress. È vero Jack non c’è quasi mai e io mi agito a fare tutto da sola! Oltre al fatto che gestire due gemelle tutti i giorni mi riempie di responsabilità e io ho paura di qualsiasi cosa! Che possano farsi male, che facciano gli incubi, che si ammalino, che facciano indigestione con qualcosa! Essere da sola non è facile. La questione con Jack, però, è mia e personale mentre con loro non volevo apparire acida. Sai che non sono molto da abbracci, a parte con te. Ultimamente mi sento un po’ triste e probabilmente non riesco a comportarmi in modo naturale anche con le mie figlie” spiega Elsa sedendosi al tavolo della cucina e continuando a giocare con le mani per contenere il nervosismo.

“Si capisce Elsa, ma le bambine hanno bisogno di te! Tu e Jack, dovete ritrovare il vostro equilibrio e questo riguarda solo voi due, ma tu devi continuare a fare la mamma nel senso più materno del termine! Cerca di sforzarti anche se non ti viene naturale e con Jack, cerca di parlare a cuore aperto!...non come sto facendo io con Kristoff” sbuffa Anna ripensando improvvisamente allo strano atteggiamento del fidanzato.

“Che cosa c’entra Kristoff, è successo ancora qualcosa?!” domanda lei preoccupata, sperando di non sentirsi dire dalla sorella di aver baciato di nuovo Hans o chissà cos’altro.

“Oggi pomeriggio era in un negozio di intimo sexy, un suo amico parlava di conquistare qualcuno, Kristoff non mi ha scritto per tutto il giorno ed era molto sfuggente. Temo che mi stia nascondendo qualcosa!” confessa Anna guardando il piano della tavola, finalmente più riordinato di prima.

“Non ti preoccupare, Kristoff non combinerebbe nulla di brutto. È il mio migliore amico! Fidati di lui e ora pensa solo alla laurea che tra poco vi rivedrete e metterete a posto tutto” conclude Elsa mettendole una mano sulla spalla ed invitandola a non sovraccaricarsi di paranoie e preoccupazioni inutili.

“Ok, ora vado. Tu, però, parla con Jack…chiaro?” taglia corto Anna, stanca dalla lunghissima giornata trascorsa, per poi salutare le bambine e dirigersi verso il suo appartamento.

La sera…

“Sì te l’ho detto la mia idea è questa!” afferma sicuro Kristoff al telefono con una persona misteriosa, mostrandosi alquanto agitato.

“Io devo tornare prima del previsto e Anna non dovrà scoprire nulla!” continua lui camminando avanti e indietro nella sua dimora all’estero.

“Ok, però calmati! Da quando ti agiti con me? Alla fine io sono sempre stata qui per te!” risponde una voce femminile dall’altro capo del telefono.

“Ho solo paura che Anna lo scopra. Tutto qui, quindi per favore non mettiamo altra carne al fuoco. Scusami se sono nervoso con te, non te lo meriti cuc! È solo che è davvero difficile in questo momento” conclude lui con fare tenero salutando amorevolmente la strana persona con cui stava intrattenendo la chiamata.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9.
 
Elsa ha appena finito di pulire il soggiorno dopo la festa esplosiva delle due gemelle e, seppur contenta di vedere le figlie felici con i nuovi giochi, comincia a sentirsi mangiare dai sensi di colpa e da un senso profondo di inadeguatezza.

Elsa guarda le bambine, con i loro capelli biondi splendenti, simili a quelli di Jack e i loro occhi glaciali uguali ai suoi e a quelli di Anna. Per una donna fredda come lei non è facile sorridere ma, di fronte a quelle due meraviglie, non riesce a farne a meno. La donna, istintivamente, si porta una mano sul grembo ripercorrendo con la mente quella stessa serata di otto anni prima quando, dopo un travaglio stressante e un parto estenuante, osservava con il marito le proprie bambine nell’incubatrice.

La sua mente è ancora fissa su quei ricordi quando, inaspettatamente, avverte qualcuno aprire la porta ed entrare in salotto.

“Papà!” esclama felice Sofia correndo verso l’uomo di 30 anni che, seppur affaticato, la prende in braccio attendendo l’arrivo della gemella.

“Tanti auguri principesse! Guardate cosa ho qui per voi: una bella torta da mangiare tutti insieme e due bei regali!” annuncia lui mettendo a terra la figlia e mostrando dei pacchi, osservandosi intorno per cercare Lia.

“Lia, so che ti piace giocare a nascondino, ma non vieni a festeggiare?” chiede lui stupito dal comportamento della più attiva e turbolenta della casa che, ancora arrabbiata per il pomeriggio, rimane seduta davanti al camino. Elsa non aggiunge nulla e, dopo aver guardato torvo il marito, lascia che sia lui stesso a rendersi conto autonomamente della situazione.

“Hey, tutto bene?” domanda lui alla moglie recandosi in cucina e dimenticandosi di salutarla con il solito bacio a stampo, elemento che viene colto all’istante da Elsa, pronta a raggelare ancora di più il rapporto con lui.

“Si può sapere che cosa sta succedendo qui?” domanda allora lui irritato dall’atteggiamento delle sue tre donne di casa.

“Lia è arrabbiata con te…un po’ anche io, ma sai che me la prendo meno” bisbiglia Sofia invitando il padre ad ascoltare il suo messaggio segreto all’orecchio.

“Arrabbiati per cosa? Che cosa ho fatto?” chiede lui ad alta voce sentendosi in pace con sé stesso.

“Cosa hai fatto?! Ti sei dimenticato del mio compleanno!” urla improvvisamente Lia, girandosi di scatto e sbattendo le mani sulla poltrona azzurra del salotto.

“Cosa stai dicendo? Lia, sono qui con la torta e i regali!” si difende lui mostrandole i pacchi e mostrandosi austero.

“Non me ne frega niente! Io oggi ti avevo chiesto un regalo: che tu venissi alla mia festa e mi dedicassi del tempo, ma tu te ne sei dimenticato! Le promesse si devono mantenere papà, le promesse sono dei giuramenti!” spiega la bambina manifestando una profonda maturità che spiazza sia Elsa che Jack, ormai rosso di vergogna per il male arrecato alla piccola.

Jack si avvicina alla bambina lentamente e, scosso dalla precedente dichiarazione, le porge un piccolo peluche di un pupazzo di neve e la guarda intensamente negli occhi.

“Ho sbagliato, hai ragione. Mi sono dimenticato della promessa, ma ora sono pronto a fartene un’altra: ti prometto che il prossimo weekend ce ne andiamo in montagna ok? Te lo giuro Lia!” cerca di sdebitarsi lui facendole gli occhi dolci e riuscendo, in parte, a farsi perdonare.

Jack, dopo aver fatto pace con le figlie, trascorre la cena con loro alzandosi di tanto in tanto per rispondere a qualche telefonata lavorativa atteggiamento che, ovviamente, viene colto da Elsa sempre più nervosa.

Jack riesce finalmente a trascorrere la serata e la notte in casa motivo per cui, dopo aver dedicato del tempo alle figlie e aver rimboccato loro le coperte, si sdraia a letto attendendo la moglie.

“Anche tu ce l’hai con me?” domanda lui guardandola appoggiarsi al cuscino senza rivolgergli lo sguardo.

“Fai un po’ te” si limita a rispondere lei arrabbiata, mettendosi di fianco e porgendogli la schiena.

“Lo so ho sbagliato ma credi che mi piaccia comportarmi così? Ci resto male anche io sai! Ma cosa posso fare con tutto questo lavoro?!” cerca di scusarsi lui muovendo le braccia sperando di poter risolvere il danno creato.

“Quindi il prossimo weekend andiamo veramente in montagna? Me lo giuri?” taglia corto lei, girandosi di scatto e guardandolo negli occhi, cercando in lui la verità.

“Sì, te l’ho promesso. Ci sarò questo weekend e anche alla laurea di tua sorella!” conclude Jack, notando un leggero sorriso sul volto della moglie che non si aspettava di sentirlo pronunciare la parola “ferie” anche per dedicare del tempo ad Anna. Quell’ultima affermazione pare placare i loro animi e i due coniugi, dopo essersi riappacificati, si addormentano profondamente.

Qualche giorno dopo…

Anna è ormai pronta al suo grande giorno e non vede l’ora di poter festeggiare la tanto attesa laurea magistrale. Si prospettava per lei il weekend più lungo del secolo perché il lunedì seguente, oltre alla discussione e alla proclamazione, avrebbe incontrato il suo amato Kristoff che attendeva ardentemente da mesi. Il cuore le batteva all’impazzata e, da una parte, sperava di poterlo vedere prima di lunedì stesso per poter chiarire e parlare con lui delle varie faccende rimaste in sospeso. Anna, infatti, aveva chiamato il fidanzato più volte scovandolo in atteggiamenti strani, trovandolo agitato e tagliando corto le loro conversazioni perché troppo impegnato a fare qualcosa che lei non capiva. L’idea di essere stata tradita, avendo anche notato il particolare del negozio di intimo, cominciava ad attanagliarla ma, da una parte, sentiva di avergli recato lo stesso torto per colpa del bacio con Hans.

È ormai venerdì sera quando Anna, in pieno panico, si rende conto di non riuscire a contattare il fidanzato trovando il telefono costantemente staccato.

“Non ci posso credere!” esclama lei dopo aver rifiutato l’ennesima proposta della segreteria telefonica.

“Hey, stai calma!” afferma Merida accarezzando una spalla dell’amica, ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

“Ecco lo sapevo, mi sta nascondendo qualcosa! Io mi devo laureare e lui è sfuggente, va nei negozi di intimo, si nasconde nelle videochiamate, dice di fare shhh a qualcuno mentre parla con me, scrive a una tipa misteriosa! Mi ha tradita lo so e quando tornerà mi dirà che non vorrà stare più insieme a me e…”

Anna comincia a delirare, ipotizzando una serie di congetture, muovendo freneticamente le mani e faticando nel respirare correttamente, cosa che la obbliga a fermarsi per non soffocare con le sue stesse parole.

“Vuoi calmarti adesso? Avrà avuto qualche problema al cellulare, non ti devi preoccupare così tanto Anna!” continua a scuoterla Merida dandole un bicchiere d’acqua.

“Sta facendo venire ansia anche a me” si aggiunge Rapunzel sbucando dal divano.

“Stai zitta tu!” la ammonisce Merida, già impegnata nel tranquillizzare la rossa.

“Ascoltami: tu ora vai da tua sorella giusto? Ecco, ti sfoghi con lei e non ti devi preoccupare di nulla. Lunedì arriverà presto e troverai il tuo principe azzurro, ok?” cerca di convincerla Merida squadrandola da cima a fondo.

“Come fai ad essere così tranquilla?! Come… aspetta, che? Sì di sicuro! Mi state imbrogliando anche voi!” ricomincia ad urlare Anna parlando velocemente arrivando addirittura alle minacce.

“Scommetto che conoscete il nome della troietta con cui se la fa, vero?! Adesso me lo dite! Belle migliori amiche che ho, voi sapevate! Ecco perché…”

“Sì, ok. Vai da tua sorella che è meglio. Ciao Anna” conclude Merida, spingendo l’amica e la sua valigia fuori dall’abitazione, per poi richiudere la porta e sorridere a Rapunzel.

Anna sale in macchina dopo aver sbattuto violentemente la valigia sui sedili posteriori e si appresta ad avviare il motore con una certa irruenza.

“Ho un brutto presentimento, qualcosa non va” commenta ancora lei controllando per l’ennesima volta il telefono nella speranza di trovare un messaggio del fidanzato per poi sfrecciare verso la casa di Elsa.

Anna sale le scale e nel frattempo controlla l’ultimo accesso di Kristoff ai social.

“Ultimo accesso 5 minuti fa?! Ma allora è vivo! Che cosa mi sta nascondendo? Io lo ammazzo!” dice tra sé e sé rimanendo basita nel non aver trovato neppure una sua chiamata. La giovane di quasi venticinque anni sale le scale sbuffando e, una volta davanti alla porta, si stupisce di trovarla già aperta con una serie di borsoni sul pavimento.

“Ma che cosa sta succedendo qui?” chiede Anna scombussolata aprendo le braccia.

“Ciao zia Anna! Stiamo partendo per la montagna!” esclama Lia esaltata mettendo in una valigia il nuovo peluche regalatole dal padre.

“Partendo?! Ma io non posso e…” afferma Anna non molto convinta di fronte a quella sorpresa.

“Infatti tu non vieni” la zittisce subito la biondissima Sofia, comparendo dalla sua camera da letto.

“Molto carina grazie eh!” ribadisce Anna, sentendosi confusa e offesa allo stesso tempo.

“Ma quindi partite e..e quando tornate?! Io lunedì…” continua a dire lei accomodandosi in casa superando quel percorso a ostacoli formato dalle borse.

“Ti laurei, lo sappiamo e ci saremo tranquilla!” rispondono in coro le gemelle alzando gli occhi al cielo, avendo sentito quella notizia almeno un miliardo di volte.

Anna decide allora di non rispondere più e, turbata da tutta quella confusione, aspetta che sia Elsa a venirla a cercare per darle spiegazioni. La sua richiesta viene presto esaudita quando la giovane, girandosi di scatto, si trova di fronte alla sorella e al cognato pronti a lasciare l’appartamento.

“Mi vuoi dire che cosa sta succedendo?! Dove state andando? Potevi anche dirmelo prima così io me ne restavo in appartamento con le altre e non perdevo tempo!” le sbotta contro Anna incrociando le braccia e corrugando la fronte.

“Tranquilla Anna! Ti ho fatta venire perché mi serve un piacere. Jack ha avuto la bellissima idea di portarci in montagna questo weekend, per festeggiare il compleanno delle bambine e ho bisogno che qualcuno resti qui a casa per dare da mangiare alle tartarughe” afferma Elsa con tranquillità, indossando le scarpe e caricandosi in spalla uno dei borsoni.

“Le tartarughe? Tu mi hai fatto venire qui per dare da mangiare a Bruni e Pascal?! Ma stai bene?” chiede sconvolta Anna spalancando la bocca di fronte a quell’assurdità.

“Sì, sono sempre così affamate. Ci vediamo domenica sera, buon weekend sorellina!” si affretta a rispondere Elsa, per poi far segno a tutta la famiglia di uscire dall’appartamento chiudendolo a chiave.
Anna rimane da sola e, dopo quel momento turbolento, decide di sedersi sul divano fissando un punto nel vuoto. Si sentiva così strana, tradita, confusa, basita di fronte alle reazioni di Kristoff, degli amici e perfino di Elsa che aveva programmato una vacanza senza dirle niente.

Era presa dai suoi mille pensieri quando, in quell’assoluto silenzio, qualcuno si schiarì la voce. Di primo acchito Anna balzò in piedi, spaventata all’idea di trovarsi in casa con un ladro ma, quel semplice colpo di tosse, quella tonalità nella voce li conosceva meglio delle sue tasche.

La ragazza teme di essere in un sogno perché tutto questo non aveva alcun senso eppure, dopo alcuni secondi, un ragazzo alto, muscoloso e biondo compare di fronte a lei.

Anna si porta le mani alla bocca e con le lacrime agli occhi e una certa eccitazione in corpo esclama:

“Kristoff?”

Anna non attende una sua risposta e, con il cuore in gola, si getta tra le braccia possenti e sicure dell’uomo del quale attendeva il ritorno da mesi.

Fuori dalla porta l’allegra combriccola familiare non era ancora partita.

“Ahia mi hai pestato un piede!” si lamenta Lia guardando torva la sorella e cercando di incollare l’orecchio alla porta per sentire meglio.

“Sì, lei se ne è accorta! Ha esclamato il suo nome!” commenta a bassa voce Sofia, tutta emozionata per la riuscita della sorpresa che stavano organizzando da giorni.

“Bene, allora adesso possiamo partire” conclude Elsa con le lacrime agli occhi, sicura di aver fatto un bellissimo gesto nell’aiutare Kristoff a tornare in anticipo di qualche giorno.

“Ma voglio sentire se si baciano!” proferisce di nuovo Lia, sicura di sé.

“C’è una cosa chiamata privacy e anche se è casa nostra non possiamo intrometterci negli affari degli altri” aggiunge ancora Elsa tirando le bambine verso di sé per poi indurle ad andare in garage per salire in macchina.

“Sei…sì insomma…sei sicura di volerli lasciare da soli per tre giorni?” chiede poi Jack, titubante, una volta allontanate le bambine.

“Sì perché?” domanda Elsa scendendo le scale con fierezza.

“Tu lo sai che…insomma che... faranno quello…in casa nostra?” annuncia a bassa voce Jack, vergognandosi della dichiarazione.

Elsa si gira di scatto e, guardandolo negli occhi in tono di rimprovero, afferma:

“Ti devo ricordare il posto in cui abbiamo concepito le gemelle?”

“Ok andiamo…” cambia argomento Jack, diventando rosso nel ricordare di aver avuto rapporti con Elsa proprio sul letto di Anna molti anni prima.

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


CAPITOLO 10
 
“Che cosa ci fai tu qui?” chiede Anna portandosi le mani alla bocca mentre osserva il fidanzato di fronte a sé. Anna si sente il cuore esplodere di una gioia immensa, mai provata prima e, in un secondo, tutti quei mesi di incomprensioni e di bisticci si frantumano per terra, ormai impotenti. Dentro il suo corpo avverte una piccola fiamma cominciare a bruciare e irradiare lentamente ogni lembo della sua carne. Quella fiammella, ormai diventata un vero e proprio incendio, la spingeva a gettarsi tra le braccia di lui, troppo desiderosa di riassaporare il suo atteso contatto.

“Se vuoi vado a casa e torno indietro!” ride lui emozionato mangiandola con gli occhi ed allargando le braccia come ad indurla ad abbracciarlo. Anna non aggiunge parole e, con le lacrime agli occhi, si getta al suo petto lasciandosi avvolgere completamente. Anna dà vita ad un pianto di gioia alternandolo a un sorriso puro e dolce, di quelli che fanno invidia a coloro che non capiscono l’importanza dei veri valori della vita. Si accoccola al suo petto, stringe le mani nella sua felpa, incastra il volto perfettamente nell’incavo del collo respirando a pieni polmoni quel profumo che sapeva di casa, di famiglia, di tranquillità.

Poi, senza bisogno di parole, viene spontaneo ad entrambi permettere alle proprie labbra di incontrarsi. I due finiscono uno di fronte all’altra, occhi negli occhi, cuori che battono all’unisono e l’atmosfera sembra tornare indietro di quattro anni, permettendo di rivivere l’emozione del primo bacio.

Nonostante la calamita e l’attrazione che li spingeva ad unirsi il più velocemente possibile, Kristoff ed Anna preferiscono aspettare e opporsi a quella forza nascosta, in modo da avvicinarsi al rallentatore come a voler concretizzare il bellissimo fatto di potersi ribaciare dopo mesi di lontananza.

Le labbra sono sempre più vicine, gli occhi si chiudono dolcemente e, una volta sentito il calore del respiro dell’altro, è ormai impossibile allontanarsi ponendo fine a quella dolce tortura. Un bacio casto, a fior di labbra, leggero come se si stesse accarezzando un petalo di rosa. Anna avverte tutti i muscoli rilassarsi di fronte a quell’emozione meravigliosa che non ricordava più. La mente cancella improvvisamente tutti i suoi impegni e pensieri focalizzandosi sulle emozioni provate ed è quando le labbra finalmente si ammorbidiscono grazie alla saliva che il bacio diventa rovente, appassionato. Kristoff inizia a respirare a fatica, porta una mano sulla nuca di Anna spingendola verso di sé come invito a concedere alle proprie lingue di approfondire e migliorare quella loro danza, quel loro tango meraviglioso fatto di abbracci e intrecci nel teatro delle loro bocche.

Quel contatto manda in estasi Kristoff che, ormai mosso dagli ormoni, solleva inaspettatamente la fidanzata lasciandola cadere sul letto senza smettere di baciarla e di accarezzarla nemmeno per un secondo.

Anna è inebriata dalle sensazioni positive e anche lei avverte la propria intimità pulsare, desiderosa di ricongiungersi alla parte che più la completava, ma l’idea del bacio con Hans torna di nuovo a logorarla.

Anna vorrebbe prima chiarire, fermarsi e non ridursi a fare l’amore con il proprio fidanzato per poi litigare. Lei non era quel tipo di ragazze anche se pure Kristoff aveva qualcosa in sospeso da dirle.

“Kris, aspetta, prima dobbiamo parlare di quella cosa seria. Ho paura che poi ci potrai rimanere male!” preferisce svuotare il sacco lei, mentre lui è ormai rimasto con i boxer e l’ha privata dei jeans.

“Amore, ora abbiamo bisogno di noi. Qualsiasi cosa sia l’affronteremo dopo, perché ora questo è tutto ciò che serve per farci stare bene” risponde dolcemente lui, sollevando il viso già rosso e accaldato dal petto ormai scoperto di lei, rivolgendole uno sguardo dolce.

Gli occhi di Kristoff erano pieni di ardore, di emozione, ma anche di istintività che, inevitabilmente, si accende sempre nella maggior parte dei ragazzi. Anna non ne è del tutto convinta ma basta un bacio sul suo seno e la mano di lui ormai prossima alla sua intimità a farle venire i capogiri per via del piacere.

Kristoff si dedica a lei con accurata passione, accarezzando e preparando quella perla preziosa ad accogliere di nuovo il momento d’amore più importante per eccellenza. Kristoff sente di non poter resistere più e, ormai emozionato dall’atmosfera, entra in lei con calma per poi dare vita a un rapporto veloce e rapido che permette ad entrambi di ricordare che cosa significasse essere una cosa sola. Quel breve contatto, quella sensazione indescrivibile, fa incrociare gli occhi ad Anna che, anche solo attraverso due leggere spinte, sente di nuovo le farfalle nello stomaco risvegliarsi da un lunghissimo letargo.

“Scusami amore…ero troppo emozionato e sono durato poco” afferma lui ridendo, sdraiandosi dall’altra parte del letto, non preoccupandosi della pessima performance, causata dalla distanza che li separava e dall’estrema emozione.

Anna, comunque soddisfatta di averlo riavuto tra le sue braccia, risponde con un altro sorriso e gli rivolge uno sguardo complice. La bellezza della loro relazione stava proprio in quello: a nessuno dei due in quel momento importava del sesso, se non piuttosto del potersi sentire vicini, finalmente, dopo tutto quel tempo.

“Ora dobbiamo parlare” afferma subito Anna, decisa più che mai a confidargli il fatto. La giovane rindossa una maglietta e fa per alzarsi ma Kristoff la blocca con un braccio.

“Qualsiasi cosa sia, ce la diciamo da abbracciati” dice lui convinto, guardandola negli occhi e immaginando già il discorso in questione.

Anna si accoccola al suo petto, rimanendo comunque seria e composta per poi raccontare tutto.

“Non è stato facile per me starti lontana. Mi arrabbiavo costantemente, a volte sentivo di non amarti più, altre piangevo per la distanza e altre ancora mi sentivo pienamente privata dei miei sentimenti. Passavo le giornate a studiare e anche in quei momenti mi chiedevo dove fossi tu e perché quel lavoro ti ha fatto partire ed allontanare da me. Una sera, poi, sono crollata definitivamente. Il giorno in cui Merida mi confidò della sua relazione con Daniel, io sono stata invitata a casa di Hans e abbiamo bevuto” spiega dettagliatamente Anna per poi prendere fiato e concludere il discorso.

“Ho baciato Hans! Sono stata io, non so perché, forse per via dell’alcool o dell’infelicità ma sta di fatto che l’ho baciato. Lui è stato più intelligente di me e mi ha portata a letto addormentandosi accanto per tenermi d’occhio”

Kristoff rimane in silenzio, dispiaciuto e scheggiato dal discorso ma sa che Anna ha ancora qualcosa da dirgli.

“Io mi sono risvegliata la mattina dopo e…e…” inizia lei cominciando a piangere dal nulla “ho capito di averlo baciato e di averci dormito assieme. Mi sono sentita uno schifo ma, da quel momento, delle strane sensazioni mi hanno attraversato il corpo. Sentivo che le uniche braccia in grado di stringermi sono le tue, le labbra le tue, i gesti i tuoi e mai più mi sarei voluta privare di una notte trascorsa accanto a te!”

Kristoff ascolta quelle ultime parole e, dopo aver riflettuto attentamente, si limita ad abbozzarle un sorriso per poi girarsi di fianco e, senza dire nulla, farle segno di addormentarsi. Anna inizialmente non capisce il senso di quella reazione ma, consapevole di dovergli lasciare un po’ di tempo e di doversi lei stessa pentire amaramente per ciò che ha compiuto, si gira dall’altra parte e prova ad addormentarsi, sperando di non aver distrutto nulla.

Trascorrono alcune ore della notte e, verso le 4.00, qualcuno pare fare dei rumori strani accanto al corpo della donna assopita.

“Anna, svegliati” afferma dolcemente la voce di Kristoff.

Anna risponde mugugnando e, destandosi lentamente, si tira su con la schiena accendendo la luce della bajour e stropicciandosi gli occhi azzurri, sensibili alla luce.

“Che cosa ci fai lì inginocchiato per terra? Sono le 4.00 di notte, in genere non dovresti dormire? E poi non sei arrabbiato con me? Da quando dormi in ginocchio?! La gente normale dorme sdraiata, tu perché sei in ginocchio…in ginocchio…aspetta che?” balbetta lei confusa continuando a grattarsi gli occhi per poi svegliarsi di colpo una volta resasi conto della reale situazione.

Ai piedi del letto, infatti, il suo uomo muscoloso dai capelli biondi e il cuore grande, era inginocchiato di fronte a lei nascondendo qualcosa dietro la schiena.

“Kristoff, che cosa stai facendo?” domanda lei con il groppo in gola, portandosi le mani di fronte al volto, consapevole dentro di sé, di essere ormai giunta alla sognata proposta.

“Anna… ora lascia parlare me. Questa mia partenza improvvisa ti ha fatto soffrire molto e io ti devo delle scuse per aver accettato un viaggio così assurdo in un periodo critico e importante per te. Non ti nascondo di aver avuto anche io dei tentennamenti, delle indecisioni, dei dubbi ma, ogni sera, quando rientravo nel mio appartamento, mi sentivo solo…privato di te. Non mi importa quello che è successo con Hans! In parte lo sapevo già e volevo solo che ci ragionassi su, in più il tuo volermelo dire immediatamente e i tuoi occhi così innamorati di me, hanno cancellato ogni segno di gelosia o rabbia! Ringrazierò personalmente anche Hans, perché si è dimostrato un grande amico per te. Quello che voglio dire è che…anche io ti ho tenuto nascoste un po’ di cose. Questo viaggio per lavoro era del tutto sperimentale, anche se ti avevo detto che venivo pagato. Ho potuto provare a realizzare un progetto commerciale che ha dato i suoi frutti e, per fortuna, ora sono diventato il vice della società e il mio stipendio si alzerà. Lo so…avrei dovuto dirtelo, poteva essere un fiasco e te l’ho tenuto nascosto…” afferma il giovane con il cuore in mano, godendosi uno dei momenti più belli della sua vita poi, una volta ripreso coraggio, solleva il volto e con i suoi meravigliosi occhi color nocciola dai riflessi ambrati grazie alla tenue luce della lampada, chiede soavemente:

“Ho capito che ti voglio a casa tutti i giorni quando torno dal lavoro. Ho capito che questo lavoro sarà la nostra risorsa economica con cui ci compreremo una dimora. Ho capito che non voglio più essere solo. Ho capito che mi sei mancata come l’aria e non riesco a stare senza di te. Ho capito che sei la donna della mia vita…e ti desidero come moglie. Anna…”

“Oddio” sussurra lei tremante portandosi le mani sulla bocca e sentendo gli occhi colmi di lacrime di gioia, mentre osserva il suo uomo estrarre una scatoletta rossa.

“Vuoi sposarmi?” domanda poi lui scandendo bene le parole e mostrandole un meraviglioso anello scintillante con un piccolo diamante.

Anna esita per un istante, quell’istante interminabile che tutte le donne vivono prima di affermare la propria risposta.

“Sì, sì, sì!” dice lei non contenendo più l’emozione, prendendo il volto di lui tra le mani e baciandolo con foga, come a voler sigillare quel nuovo patto.

“Ma quindi il tipo con cui parlavi, la chat misteriosa, il negozio di intimo?! Cos’era tutta quella storia?” domanda poi lei curiosa, mentre si infila il gioiello all’anulare sinistro.

“Aspetta che? Hai frainteso tutto!” sbotta lui scuotendo la folta chioma bionda e ridendo di gusto, pronto a smentire tutte le congetture della futura moglie.

“La persona inattesa al telefono era il mio collega che mi stava firmando le carte per poter tornare prima e farti la sorpresa, l’atteggiamento strano era perché mi chiamavi sempre mentre stavo preparando la valigia o i dettagli per l’anello e…la persona misteriosa con cui scrivevo è tua sorella” spiega lui leggermente imbarazzato e al contempo divertito.

“Mia sorella? Tu chiami cuc mia sorella?!” chiede lei sbalordita, diventando rossa in faccia per la figura e sentendo il proprio cuore colmo d’amore e gratitudine verso quella donna che, ancora una volta, le aveva migliorato la vita.

“Ti ricordo che è la mia migliore amica!” afferma lui ilare, difendendo la coetanea che tanto stimava.

“E l’intimo?” chiede poi Anna, lanciandogli un’occhiataccia.

“Dici questo? Pensavi forse che durante la prima notte da fidanzati mi sarei limitato a far l’amore con te solo una volta? Quello di prima era una cavolata, ora si fa sul serio…dai mettitelo” conclude poi lui con occhi innamorati, lanciandole un completino alquanto sexy che lei squadra sconvolta.

“Ti amo, anche se sai che odio il rosa” commenta lei accarezzando il tessuto dell’indumento accattivante, donandogli un altro bacio per poi dirigersi in bagno per prepararsi a una nottata di fuoco.

“Ti amo anche io, con o senza rosa” risponde lui sognante mentre la osserva uscire, appoggiandosi allo schienale del letto con un largo sorriso, soddisfatto della nuova vita che avrebbero condiviso.

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 ***


CAPITOLO 11.
 
Anna si sveglia tardi, addirittura all’ora di pranzo per colpa della notte focosa appena trascorsa con il futuro marito. La giovane stropiccia gli occhi, si stira le braccia mugugnando e comincia ad accarezzare i capelli di Kristoff in dormi veglia accucciato accanto a lei.

“Amore, abbiamo dormito tantissimo sono le 13” sussurra Anna intrecciando profondamente le dita sulla sua testa e massaggiandola dolcemente per donargli un risveglio delicato.

“Abbiamo faticato abbastanza questa notte direi” risponde finalmente lui abbozzando un sorriso e guardando la donna negli occhi.

“Lo devo raccontare a tutti! Guarda com’è bello il mio anello!” gioisce la ragazza applaudendo entusiasta e ammirando il gioiello all’anulare sinistro.

“Oh no, sei una donna! Passerai il pomeriggio a parlare del fidanzamento” ironizza Kristoff alzando gli occhi al cielo, cosciente dell’importanza di quel gesto per qualsiasi ragazza.

“Ma quando ci sposiamo?” chiede poi Anna, tornando seria e allo stesso tempo eccitata per l’idea delle nozze.

“Direi che possiamo già iniziare ad organizzare tutto. Tu dopodomani ti laurei, il mio lavoro e lo stipendio sono sostanziosi per affrontare le spese e nel frattempo possiamo guardare le case e prepararci. Direi verso fine anno tu che dici?” propone lui felice, immaginando già il grande giorno.

“Davvero?! Così presto? Che bello Kristoff! È un sogno che si avvera!” si esalta Anna emettendo un gridolino di gioia.

“Se potessi ti sposerei anche subito. Ormai sono sicuro e non mi voglio tirare indietro. Voglio vivere e condividere tutto con te” aggiunge lui sollevandosi e baciandola teneramente.

“Ora chiamo gli amici e…” comincia a dire Anna incupendosi all’improvviso, subito dopo essersi alzata di scatto dal letto.

“Che cosa c’è che non va?” chiede Kristoff notando il suo cambiamento.

“Lo dirò a tutti, dopodomani mi laureo e in tutto questo non ho più sentito Hans. L’ho deluso, l’ho fatto soffrire ma, in questa situazione, è stato lui a farmi svegliare e tornare a vivere. Spero si presenti alla mia laurea” spiega Anna dispiaciuta di poter perdere l’amico dopo avergli spezzato il cuore.

Kristoff non risponde e riflette su quanto appena detto. Lui aveva sempre provato una sorta di rivalità nei confronti di Hans. Alla fine lui, giovane, bello, con i capelli rossi lucenti e gli occhi color smeraldo avrebbe sicuramente fatto breccia nel cuore di Anna. La ragazza, invece, aveva scelto il migliore amico della sorella, il suo fratellone, la persona più grande di lei che quattro anni prima trovò il coraggio di dichiararsi.

“Ti stai facendo venire i sensi di colpa amore, smettila. Io non sono interessata a Hans!” aggiunge immediatamente Anna trovando il fidanzato assorto e con un’espressione che conosceva molto bene.

“Lo so, ma sai a volte penso che, forse, mi sono intromesso troppo nella tua vita senza lasciarti la possibilità di aprirti e scoprirti da sola” spiega lui ragionando tranquillamente, senza vittimismo ma con il semplice intento di condividere un pensiero con la futura moglie.

“Non è vero amore, io mi sono riscoperta grazie a te ma tu non hai stabilito la mia crescita. Ricorda che il cambiamento dipende sempre da un’altra persona e io ho deciso di farmi aiutare da te. Certo, magari durante la tua assenza ero un po’ fissata ma solo perché mi mancavi. Tu mi hai sempre lasciata libera e io ho agito ascoltando la mia testa prima di tutto. Se sono così, però, è solo grazie a te” dice Anna sedendosi sul bordo del letto per dialogare.

“Grazie amore mio. Quel cedimento con Hans non significa nulla. Vedrai che lui capirà e, nonostante tutto, spero che possa continuare a fare parte della tua vita. Se non verrà alla tua laurea ti consiglio di andarlo a cercare e chiarire” riflette di nuovo Kristoff.

“Davvero mi lasceresti fare una cosa del genere? Come mai non sei geloso, perché non ti sei arrabbiato per la storia del bacio?” chiede Anna meravigliata di fronte alla pacata reazione del fidanzato.

“Perché mi fido di te. Vedo che mi ami ma, a parte questo, sei una persona responsabile e non hai idea degli enormi miglioramenti che hai fatto in questi anni. Hai ragione, io forse all’inizio mi sono un po’ imposto nella nostra relazione ma ora dimostri una maturità immensa. Promettimi, amore mio, che non ti farai mai mettere i piedi in testa da nessuno…nemmeno da me” conclude Kristoff appoggiando la fronte a quella di lei, donandole  una dolce carezza sul volto.

Anna, dopo quel momento intenso, si alza in piedi e, in preda alla gioia del fidanzamento, chiama tutta la sua rubrica per comunicare l’evento.

Intanto in montagna…

La famiglia Frost era in montagna da ormai un giorno e mezzo e, finalmente, pareva essere tornato il clima caldo e caratteristico di quella giovane unità familiare.

I quattro avevano passato la serata di fronte al camino, avevano visto un film insieme, per poi crollare tutti addormentati. Jack sollevò dolcemente le bambine dal divano per portarle nella loro piccola cameretta della baita affittata per il weekend e, dopo aver dato loro il bacio della buonanotte, destò anche Elsa per permetterle di spostarsi nel letto matrimoniale.

Tutto sembrava essere tornato alla normalità, Elsa ne era particolarmente felice in cuor suo ma, il giorno seguente, il cellulare di Jack ricominciò a suonare incessantemente.

“Quindi il peluche come hai deciso di chiamarlo?” domandò Jack inginocchiato davanti al caminetto acceso, intento a giocare con le bambine.

Lia stava per rispondere quando, di nuovo, Jack interruppe il gioco e corse a rispondere alla chiamata per poi allontanarsi per più di mezz’ora. La routine si stava ripetendo costantemente: lui giocava due minuti con le bambine, rispondeva al telefono, tornava dopo ore, giocava con le bambine, rispondeva di nuovo e intanto il tempo passava.

Elsa osservava tutto da una poltrona sulla quale cercava di rilassarsi leggendo un libro. Inizialmente vedere il marito pronto a divertirsi con le figlie le colmò il cuore freddo ma, quel continuo andirivieni, aveva iniziato a disturbare e infastidire pure lei.

“Sì, la riunione la possiamo fissare martedì” spiega Jack al telefono camminando avanti e indietro.

“Uhhhh il grande mostro di neve sta per attaccare i nostri pupazzi!” urla improvvisamente Lia, furba e con un piano predefinito in testa.

Jack si gira di scatto verso di lei facendole segno di fare silenzio ma la bambina, ora più che mai, è pronta ad interferire e farla pagare al genitore.

“Aiutttttoooo, presto signor Jack Frost! Il suo intervento è essenziale!” afferma la bambina ad alta voce, invitando anche Sofia a seguire le sue gesta.

“Sì! Ecco che arriva il mostro di neve pronto a rapire le nostre principesse! Serve l’aiuto del supereroe Frost e dei nuovi peluche!” si aggiunge anche Sofia alzando la voce.

La baita si riempie di urla e fastidiose grida capricciose delle bambine che, attraverso un gioco inventato, provano a catturare l’impassibile genitore, ipnotizzato da quelle telefonate. Elsa ha ormai chiuso il libro ed è pronta a fermare le bambine quando assiste a una scena che le fa raggelare il sangue.

“Volete stare zitte! Ora basta! Insomma ma lo capite o no che questa è la telefonata più importante della mia vita?! E tu Elsa, cosa stai lì così! Stanno urlando da ore, non puoi intervenire?” rimprovera Jack mettendo in attesa la chiamata e fulminando con sguardo vitreo i componenti della sua famiglia.

Sofia sospira spaventata e corre a rannicchiarsi vicino al caminetto mentre Lia, più matura e astuta, si limita a fare una linguaccia di nascosto al papà per poi raggiungere la gemella e invitarla a non prendere seriamente la questione. Elsa osserva tutto da lontano, arrabbiata per il tono utilizzato dal marito e in parte fiera delle proprie figlie per l’atteggiamento intrapreso nel quale sono riuscite a mostrare, in modo evidente, la mancanza delle cure paterne.

Jack rimane al telefono per altre ore arrivando così al momento del pranzo e sedendersi a tavola affamato, con lo stesso atteggiamento di sempre come se nulla fosse.

“Cos’è tutto questo silenzio? Che cosa è successo?” domanda lui stranito dal sentire solo il suono del ticchettio delle forchette sui piatti.

Le bambine non proferiscono parola e, ancora una volta, lasciano che siano i loro sguardi e i loro silenzi a rispondere.

“Siete arrabbiate per prima perché ho alzato la voce? Sapete che non mi dovete interrompere al lavoro e mi sono alterato, vi chiedo scusa e io…” comincia a giustificarsi l’uomo, visibilmente frustrato e dispiaciuto, come se, senza telefono, fosse tornato il padre premuroso di sempre.

“Il peluche, almeno il mio, si chiama Olaf comunque” spiega Lia interrompendo il genitore e alzandosi dal tavolo per dirigersi verso il suo pupazzo di neve giocattolo.

“E la mia renna si chiama Sven” replica Sofia, ripetendo lo stesso gesto della sorella, chiaro segnale al padre di non esserci rimaste male per il tono di rimprovero, ma per non essere stato presente nel loro universo di bambine.

Jack rimane in silenzio e, dopo aver riflettuto e averle contemplate da lontano, rivolge uno sguardo di aiuto a Elsa.

“Non capisco io, che cosa ho fatto?” chiede lui con il cuore in mano.

“Le hai sgridate troppo. Loro stavano solo attirando la tua attenzione” spiega Elsa senza guardarlo in volto.

“Ma se ho giocato con loro tutta mattina!” replica lui scioccato, come se fosse stato un peso giocare con le proprie figlie.

“Ti sarai alzato minimo 6 volte. Le bambine si sono stancate del tuo comportamento e te l’hanno fatta giustamente pagare” risponde ancora Elsa questa volta pronta a fissare negli occhi il marito, appoggiando rumorosamente le braccia conserte sul tavolo, dopo essersi inumidita le labbra con un goccio di vino rosso.

“6 volte? Dici davvero? Non me ne sono reso conto!” risponde lui chiaramente pentito, cadendo dalle nuvole e dimostrando di essere così su un altro pianeta quando lavora.

“Sì… guardale Jack” continua Elsa invitandolo ad osservare le loro due biondine sul tappeto della piccola sala, insieme ai loro peluche mossi dalla magnifica fantasia.

“Te le stai perdendo, e me le sto perdendo anche io. Io, però, non ho mai tempo di giocare con loro perché ho sempre qualcosa da fare. Tu sei sempre al lavoro e le trascuri, ma sappi che questo non durerà per sempre. Sono già grandi Jack! Tra un po’ non verranno più a chiederti di giocare, non busseranno più alla tua porta ma anzi, saranno loro a respingerci!” inizia a dire Elsa fissandolo negli occhi più intensamente.

“Abbiamo poco tempo per goderci le nostre bambine. Pochi anni ancora e le vedremo volare via, prede dell’adolescenza, delle mode e dei ragazzini. Se vai avanti così ti perderai tutto di loro…”

Conclude la donna, lanciando una stoccata al marito, incapace di rispondere. Il silenzio penetrante viene fortunatamente interrotto dallo squillo di un cellulare ed Elsa, dopo aver seguito il suono, risponde immediatamente.

“Ciao Elsa” afferma Anna dopo aver chiamato tutte le amiche, desiderosa di gustarsi la telefonata con la sorella per ultima.

“Anna! Come va?” domanda Elsa felice, pronta a sentirsi ringraziare per la preziosa sorpresa effettuata.

“So che tu vorresti che parlassimo di tutto lo scherzo e gli stratagemmi ma…volevo prima comunicarti un’altra cosa” afferma Anna esitando, portando Elsa ad agitarsi di fronte a una presunta notizia di cui non conosce ancora il contenuto.

“Kris mi ha chiesto di sposarlo” sbotta Anna emozionata che, anche se impossibile da constatare vista la distanza, aveva le lacrime agli occhi per la commozione.

Elsa rimane senza parole, non credendo a ciò che ha appena sentito e al gesto inaspettato di Kristoff che non aveva confidato nemmeno a lei. Elsa, come sorella maggiore e come qualsiasi primogenita nelle veci di madre, sente come una morsa al cuore. Una morsa in parte gradevole per la meravigliosa notizia, ma anche dolorosa per colpa del pensiero inconscio determinato dal fatto di vedere la sorellina come una donna ormai, capace di gestire la propria vita autonomamente. La mente poi si chiede se l’uomo al suo fianco sia quello giusto, ma su questo Elsa non ha neanche un dubbio trattandosi del suo migliore amico.

“Ti ho sconvolta, sei ancora lì?” chiede Anna ridendo, sentendo solo il vociferare delle nipotine in sottofondo.

“Sì ci sono, Anna! Sono così felice per te! È un sogno che si avvera” si limita a rispondere Elsa tremante di gioia e adrenalina.

“Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il tuo supporto e la tua vicinanza. Sei tu che mi hai sempre aiutata in questa relazione e ora si vedono i frutti. Tu e Jack mi avete dato testimonianza dell’amore vero e ora spero di poter imparare anche io la bellezza della vita matrimoniale. Tutto questo per dirti che apprezzo ciò che hai sempre fatto e che continui a fare per me…io ci sarò sempre per te Elsa. La nostra è una promessa” conclude Anna utilizzando parole sagge e cariche di significato.

“Saremo unite per sempre. Ora vai a ripetere la tesi, ci vediamo domani sposina. Sono così felice per te e ti voglio tanto bene” taglia Elsa, scossa dalla notizia e sorridente, per poi chiudere la telefonata tenendosi l’apparecchio stretto al petto, come a voler stringere a sé la sorellina e la news. Nelle loro vite si stava finalmente risolvendo tutto. Ora anche Anna avrebbe avuto una famiglia tutta sua, una laurea, un lavoro e una magnifica carriera. Tutto stava procedendo a gonfie vele o…forse no.

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***


CAPITOLO 12.
“Trucco? Cos’è quello? Il rossetto? No, no!”

“Oh ma insomma! Vuoi stare zitta?!” esclama Rapunzel infastidita dalle continue lamentele di Anna, seduta davanti allo specchio del bagno torturata dalle cure delle amiche.

“Sapete come la penso! Voglio essere professionale, non ci tengo ad apparire!” continua Anna facendo una smorfia alla sé stessa riflessa.

“Cavolo Anna, se è difficile vestirti e prepararti adesso per la tua laurea chissà come sarà alle tue nozze!” si aggiunge Merida appoggiata alla porta con le braccia incrociate, dopo aver alzato gli occhi al cielo.

Rapunzel è intenta ora a piastrare i capelli rossi della giovane amica quando, inaspettatamente, qualcuno citofona al loro appartamento.

“Ziaaaaa” esclamano due bambine piombando nella casa delle tre ragazze e correndo in ogni direzione, pur di trovare l’amata parente.

“Bambine! Dove sono finite le buone maniere?!” esclama Elsa sbuffando irritata, non capendo da chi possano aver preso quelle due visto il carattere serio e freddo di entrambi i genitori.

“Ciao Furie!” saluta Anna felice, mettendosi in ginocchio ed avvolgendo tra le braccia le due.

“Mamma ci ha detto che hai una novità da dirci prima di laurearti!” afferma Lia

“Sì, è due giorni che aspettiamo…cosa succede?” si aggiunge in modo più pacato Sofia.

Anna allora, intuendo il discorso in questione, rivolge uno sguardo alla sorella e alle amiche per poi, sorridente, mostrare la mano sinistra alle due nipotine che, da vere principesse, intuiscono subito la novità.

“Non ci credo! Ti sposi?!” afferma Sofia estasiata abbracciando la sorella e saltellando.

“Sì, a fine anno, mi farete da damigelle vero?” chiede Anna emozionata cercando di non farsi venire le lacrime agli occhi per colpa del trucco applicato perfettamente da Rapunzel, intenta a commentare la scena con Elsa e Merida sulla soglia del bagno.

“Conosci forse dei bambini più simpatici di noi? Hai forse altre nipoti gemelle? No, quindi è ovvio che ti faremo da damigelle” risponde sarcastica la piccola Lia che, con fare altezzoso, si scosta un ciuffo biondo ed effettua una giravolta su sé stessa, facendo risaltare il suo bellissimo vestitino verde.

“Siete felici quindi?” chiede poi Anna al settimo cielo, guardando le due nei profondi occhi azzurri.

“Sì! Ora abbiamo proprio tutto! Una super bella famiglia unita!” si aggiunge Sofia posando un dolce bacio sulla guancia di Anna, che sussulta a quel contatto.

“E presto diventerà ancora più grande! Arriverà un cuginetto di sicuro! Speriamo!” grida Lia strizzando gli occhi ed incrociando le dita.

“Aspetta che?” chiede Anna inclinando la testa incredula e diventando rossa in volto.

“Dai zia Anna! Alla tua età la mamma aveva già avuto due figlie ed avevano pure 5 anni!” continua l’instancabile Lia.

“Direi che per oggi può bastare bambine, lasciatemi un attimo con la zia e aspettatemi fuori” si intromette Elsa imbarazzata, sentendosi presa in causa.

È quella la meravigliosa occasione per permettere alle sorelle di restare un attimo da sole, visto che Rapunzel e Merida vengono trascinate in soggiorno per giocare con le due bambine.

“Sognano già in grande le ragazze” afferma Elsa riferendosi al discorso di prima portato a galla dalle figlie.

“Potrebbero non avere tutti i torti…” borbotta Anna a bassa voce, sentendo improvvisamente il cuore in gola, ma non preoccupandosi troppo dell’eventualità.

“Che cosa hai detto? Anna?” esclama Elsa captando le parole dell’altra.

“Elsa…non vedevo Kristoff da più di due mesi. Potrei aspettarmi di tutto dopo questi tre giorni” ride Anna girandosi verso di lei e ritrovando la tranquillità di sempre.

“Dovevo immaginarmelo…beh non sarò di certo io a farti prediche sull’argomento ma, vi consiglio di vivervi la vita matrimoniale da soli per un po’. I figli è meglio che arrivino dopo” afferma con aria vaga Elsa.

“Elsa, che cosa stai cercando di dirmi?” sbotta Anna titubante girandosi di scatto verso di lei e squadrandola da vicino.

“Io? Niente! È solo un consiglio! Ora dobbiamo andare” taglia corto la maggiore, rendendosi conto di aver parlato troppo.

“Sei bellissima Anna e sono fiera di te. Sei una donna meravigliosa…da oggi inizia la tua nuova vita” conclude poi Elsa, accarezzando i capelli lisci dell’altra e ammirandone il trucco e l’abito convinta, ora più che mai, di avere di fronte una sorella magnifica, matura e sicuramente molto più forte di lei.

 
Anna viene accompagnata in macchina da Elsa e dalle gemelle che, per fortuna, riuscivano a smorzare la tensione e rallegrare la laureanda eccitata e adrenalinica.

Una volta arrivati all’Università, molti erano gli invitati pronti ad accogliere Anna.

Merida e Rapunzel con abiti corti e tacchi alti che tenevano tra le mani vari sacchetti contenenti, probabilmente, tutti gli scherzi e i giochi da fare dopo la proclamazione. Dietro di loro c’erano altri numerosi compagni di corso, gli amici Flynn e Hiccup e il magnifico Kristoff. Kristoff, in genere abituato a vestirsi con camice a quadri e pantaloni larghi, aveva ora i capelli sistemati con il gel, il viso pulito senza un filo di barba, una camicia azzurra, pantaloni e scarpe eleganti. Il giovane, emozionato più che mai, stringeva tra le mani un mazzo di fiori con margherite e girasoli, pronto a donarlo alla futura dottoressa.

Anna scende dalla macchina stando attenta a non rovinare il vestito rosso attillato che risaltava ogni sua linea.

“Sei, sei bellissima!” sussurra Kristoff senza parole, scrutando Anna avvicinarsi guardando prima il suo volto allegro e brillante grazie al trucco applicato, poi i capelli lisci che in genere lei era solita raccogliere e le gambe slanciate grazie ai tacchi che non usava spesso.

“Guardala negli occhi, non fissare le gambe” afferma un uomo alle sue spalle con fare scherzoso.

“Papà!” esclama Lia sorridente vedendo il proprio genitore comparire dietro al futuro zio.

Elsa ammira la figlia dal vestitino verde correre tra le braccia del padre e, finalmente, abbozza un sorriso.

“Sei riuscito a venire quindi” afferma Elsa avvicinandosi a lui e prendendo per mano Sofia, avviandosi con il gruppo di invitati verso l’aula della discussione.

“Certo, te l’ho promesso. Anna è troppo importante per me” risponde lui serio, rivolgendole uno sguardo veloce per poi seguire la folla.

Anna si posiziona tra le prime file insieme agli altri candidati e, dopo aver rotto il ghiaccio e superato il momento di tensione iniziale, comincia ad illustrare il contenuto del suo accurato elaborato finale.

“Ma che sta dicendo?” bisbiglia Lia all’orecchio di Sofia.

“Non ne ho la più pallida idea, non ci capisco nulla!” risponde l’altra spalancando gli occhi azzurri e puntandoli sulla bocca della zia, ormai intenta a descrivere perfettamente molti argomenti psicologici.

“Serotonina, attaccamento, ormoni, sistema nervoso…ma che cosa sono?” chiede poi titubante Sofia condividendo quel momento noioso con la sua compagna di vita e di avventure.

“Per me è completamente pazza” aggiunge Lia portando la mano all’orecchio dell’altra per non farsi sentire.

“Anche secondo me” ribadisce Sofia per poi ricevere un’ammonizione da Elsa che, disturbata dai leggeri rumori di sottofondo, le fulmina con lo sguardo per farle tacere.

Le bambine colgono al volo il messaggio e sprofondano simmetricamente sulle loro sedie per poi, una volta nascoste, affermare in coro:

“Io e te non ci laureremo mai. Vediamo di finire le elementari e basta”

Kristoff ammira emozionato la giovane donna che parla spigliata e senza paura di fronte alla commissione. L’uomo la rivede da bambina, quando giocavano insieme in giardino e lei spesso si nascondeva dietro alle betulle piangendo con il desiderio di diventare regina e non solo principessa. La vede poi alle medie e alle superiori quando, in piena adolescenza, non era molto carina. Cosparsa di brufoli, con l’apparecchio e qualche chilo in più, tutti la criticavano e la bullizzavano.

“Non mi amerà mai nessuno! Mi odiano tutti, dicono che sono brutta, che non troverò mai un fidanzato!” afferma il ricordo di Anna, appoggiata al tronco di un albero mentre piange disperata a 13 anni.

“Cosa ti importa del fidanzato? Hai 13 anni, siamo ancora giovani! Ora per te è il momento di credere in te stessa e divertirti! Chi ti critica non ti merita” risponde un giovane Kristoff di 16 anni, mentre le accarezza una spalla.

La mente torna poi al giorno della morte dei genitori di Anna e di come, da quel momento, la piccola quindicenne cambiò radicalmente. Il trauma fu talmente forte da farle perdere parecchi chili, avere crisi di panico ma, nonostante tutto, riuscire a sostenere Elsa che, a differenza sua, non riusciva a superare quel brutto momento.

La morte dei genitori aveva fatto crescere Anna prima del previsto, insegnandole a badare a sé stessa, a cercarsi una casa, dei lavoretti per potersi mantenere e nel frattempo andare a scuola.

Kristoff aveva ammirato tutto il suo percorso arrivando a 23 anni e perdere completamente la testa per lei.

“La sorella della tua migliore amica? Sei serio?” gli dicevano i compagni di corso e i colleghi.

La loro relazione all’inizio non fu facile. Anna era una ragazza tosta, estremamente attaccata alla sorella e riuscire a conquistare un pezzettino del suo cuore completamente legato alla consanguinea non era stato per nulla semplice.

Ora, però, Anna era lì: sicura e matura di fronte a lui. Quella piccola ragazzina confusa e traballante, si era trasformata in una meravigliosa donna che, molto presto, avrebbe accettato come partner e compagna di vita per sempre.

“Anna Arendelle, la commissione ha ascoltato il contenuto della sua tesi e ha deciso di darle come votazione 110 su 110 con l’aggiunta della lode. Pertanto, con i poteri conferitemi dal Magnifico Rettore, la proclamo dottore in Psicologia Clinica. Congratulazioni” afferma il presidente alzandosi in piedi e stringendo la mano alla giovane che, emozionata, ricambia il gesto e si dirige fuori non credendo al proprio risultato.
Rapunzel, Merida, Flynn e Hiccup corrono fuori dall’Università dove, grazie a coriandoli e stelle filanti, si preparano a onorare trionfalmente la sua uscita.

“Zia!!” esclamano in coro le bambine piombando addosso ad Anna che, per un attimo, perde l’equilibrio.

“Sei stata bravissima! Anche se non abbiamo capito nulla!” spiega Lia stringendosi al suo collo, mentre Sofia afferra curiosa la sua laurea e comincia a sfogliarla.

“Sono contenta, davvero” riesce a rispondere Anna avvolgendo a sé le due piccoline alle quali ha addirittura dedicato l’elaborato.

“Posso congratularmi anche io?” si intromette Kristoff avvicinandosi alla laureata che gli si getta tra le braccia tremante.

“Sei stata bravissima amore, perché tremi?” domanda lui accarezzandole le braccia nude con l’evidente pelle d’oca.

“Perché ora ho raggiunto uno dei miei obiettivi, dei miei sogni. Ci sarà il concorso ma non mi spaventa più. Ora ci saremo solo io e te! Non vedo l’ora di sposarti” sussurra lei emozionata, guardandolo con gli occhi lucidi di pianto per poi baciarlo delicatamente, lasciando che gli amici e Jack scattassero miliardi di fotografie accompagnandosi con urla e fischi di gioia.

Kristoff conclude con il porgerle un mazzo di fiori e lasciare posto a Elsa che, come sempre, preferisce osservare in silenzio e irrompere nella vita della sorella solo sotto la sua richiesta.

“Sei una donna Annie” si limita a dire Elsa accarezzandole subito il volto, per poi avvolgerla tra le sue braccia. Pochi sguardi, un sorriso che va da un orecchio all’altro e, senza altre parole, le due sorelle condividono segretamente tutto quello che custodiscono nei propri cuori.  

Seguono momenti di divertimento, brindisi, scherzi, fotografie e risate quando Anna, che già aveva notato la mancanza di Hans, lo vede comparire in lontananza. Approfittando di un momento di distrazione della compagnia, Anna si dirige privatamente verso di lui, felice e onorata di averlo con sé anche se distaccato dalla folla.

“Sei venuto quindi!” afferma lei euforica, senza però avvicinarsi troppo.

“Non me lo sarei perso per nulla al mondo. Ho preferito guardare tutto da lontano e sorridere per il tuo magnifico risultato. Sei stata bravissima” risponde cordialmente lui, mostrandosi tranquillo e sereno.

“Hans io… mi dispiace tantissimo per quello che è successo tra noi ma io non ce la faccio senza la tua amicizia” sbotta Anna stringendosi le mani, come a supplicarlo di tornare al rapporto precedente.

“Chi ha mai detto che non voglio esserti amico?? Anna… ho vissuto con questa cotta per diversi anni e ora, dopo il tuo bacio, ho capito che dovevo prendermi un attimo di pausa per capire e amare di più me stesso. Tu non sei mia la donna della mia vita e non lo potresti mai essere. Finalmente l’ho capito e sono pronto a ricominciare” spiega lui tranquillamente, facendole segno con le mani di non pregarlo.

“Come fai a dirlo? Ti ho spezzato il cuore!” si colpevolizza Anna, maledicendo la propria bellezza e il proprio carattere che avevano attratto anche Hans oltre a Kristoff.

“Oh no, non osare dirlo. Alla fine l’amore ha diverse sfumature. Io so che tu mi ami Anna, ma mi ami come amico! Io voglio solo questo calore da te! Non mi hai mai spezzato il cuore perché non ti sei mai permessa di usarmi, di deludermi, di lasciarmi indietro. Sono sempre stato il primo per te, condividendo tutto e permettendomi di essere quello che in molti chiamano “l’amico per la pelle”. Io ho provato a trasformare questo amore in altro…ma ho capito da solo che quel tipo di amore non lo vivrò con te, perché quel tipo di amore appartiene a Kristoff” continua lui sicuro del proprio discorso toccante, sorridendo ad Anna e mostrandole un affetto smisurato.

“Hans io…devo dirti che io e Kristoff…” comincia a dire Anna abbassando lo sguardo con il cuore che le esplode nel petto.

“So già tutto. Vi sposate. L’ho capito quel giorno del nostro bacio. Tu alla fine non mi hai baciato. Le tue labbra appartenevano a un altro e l’ho sentito subito. Sapevo con certezza che Kristoff ti avrebbe chiesto di sposarlo e l’anello al tuo dito ne è la conferma. Sono così felice per te Anna, è la vita che ti meriti e sono qui per dirti che come amico ci sarò sempre” la interrompe Hans, spiazzandola per l’ennesima volta.

È in quel momento che Anna intuisce e decide di rispondere istintivamente al proprio cuore che, vero e scosso dalle parole del giovane, capisce di potersi completamente affidare a lui. La giovane muove freneticamente gli occhi, ragiona su un concetto molto importante, respira affannosamente e tutto d’un fiato esclama:

“Vuoi farmi da testimone di nozze?”

Hans rimane di sasso non riuscendo più a ribattere. Anna stessa è pronta ad un eventuale rifiuto ma, dopo tutto il discorso affrontato, ha finalmente capito che Hans non si sarebbe mai spinto oltre e, se non fosse per lui, lei non avrebbe mai capito di amare Kristoff con ogni parte di sé.

Il ragazzo dai capelli rossi rimane imbambolato dalla proposta e, dopo averci pensato, sorride contento ad Anna.

“Sì, e ti ringrazio per aver scelto me. Ti voglio bene Anna!” è questa la risposta di un ragazzo innamorato di un’amicizia che, grazie alla sua profonda maturità, è in grado di scindere la sottilissima differenza che sta tra amore e amicizia.

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13 ***


CAPITOLO 13.
 
Diversi mesi dopo…

La vita trascorreva tranquillamente e le nozze dei due giovani erano ormai imminenti. Anna, dopo essersi laureata, aveva fatto domanda per poter partecipare al concorso pubblico e, nel frattempo, aveva trovato lavoro come psicologa infantile in una clinica privata. Il suo era un lavoro part-time e a tempo determinato, ancora instabile, ma il suo cuore gioiva nel poter svolgere la mansione dei suoi sogni. I soldi in realtà non mancavano perché Kristoff aveva messo da parte un bel malloppo per affrontare le spese della futura nuova vita e anche Anna teneva dei risparmi importanti.

“Mi piace! È stupenda!” afferma Anna entrando nella nuova casa e sedendosi sul divano a L appena arrivato.

“Abbiamo proprio scelto bene. Certo, magari non sarà la nostra dimora definitiva ma per adesso c’è tutto” aggiunge soddisfatto Kristoff respirando a pieni polmoni l’aria ancora intrisa di vernice fresca.

Anna si guarda intorno: l’ingresso dalla porta in legno chiaro, il parquet scuro su tutta la cucina e il soggiorno comunicanti, il piccolo corridoio che dava sul bagno e altre tre camere da letto e il giardino anteriore che presto avrebbe accolto ogni sorta di fiore.

“Sì per me e te è perfetta. Sicuramente quando arriveranno i bambini forse staremo stretti” commenta Anna alzandosi in piedi e fantasticando sui quadri da appendere alle pareti.

“Prima pensiamo a me e a te. Quando arriveranno i bambini ci penseremo” si limita a rispondere Kristoff avvicinandosi a lei e baciandola dolcemente, per poi uscire dall’appartamento e tornare ognuno nella rispettiva abitazione.

Entrambi avevano la testa nella loro futura vita e non si rendevano conto delle piccole guerre che, in realtà, stavano scoppiando intorno.

Elsa è nella propria camera matrimoniale, intenta a ripiegare i vestiti appena stirati per poi metterli negli armadi. È ormai diventato tutto abituale: spolverare, pulire il pavimento, lucidare lo specchio della camera, lavare i vestiti, stirare, togliere le macchie dai vetri e molto altro. Elsa svolgeva ogni cosa meccanicamente, mossa da una sorta di robot interiore che non si fermava mai. La donna di 27 anni non si era mai permessa di alzare lo sguardo e ammirare anche solo per un secondo le fotografie che tappezzavano la camera, ma era impossibile non notarle! Una cornice ritraeva le gemelle che si tirano a vicenda i codini biondi, un quadretto le mostrava invece all’ultimo anno di asilo con il diploma e il sorrisone e tante altre foto presentavano la famiglia al completo in vacanza o vestita elegante per le occasioni. La foto preferita delle bambine era quella delle nozze dei genitori dove Elsa teneva Sofia e Jack stringeva Lia di pochissimi mesi tra le braccia. Quella fotografia, l’unica delle loro nozze, era la più impolverata di tutte proprio perché Elsa si era dimenticata di lei o, forse, non voleva guardarla intenzionalmente. In quei mesi la situazione non era cambiata: Jack lavorava come un matto tornando a casa tardi, le bambine erano sempre più irrequiete e lei ormai si stava abituando a fare tutto da sola arrivando, così, a ragionare spesso su sé stessa, sulla sua solitudine, sulla sua vita e sulle sue relazioni.

“Mamma, quando arriva papà?” chiede improvvisamente Sofia facendo capolino sulla porta della camera matrimoniale, titubante e preoccupata.

“Lo sai che non ne ho la più pallida idea. Anzi…quando torna chiediglielo tu ok?” sbotta immediatamente Elsa sbattendo a terra lo straccio delle polveri e rifiutandosi di guardare in volto la bambina.

Sofia, con il cuore distrutto da quell’affermazione, preferisce allontanarsi e tornare nella propria camera da letto nascondendo tutto anche a Lia che, più coraggiosa e forte, non esternava mai le proprie considerazioni sulla questione.

Elsa rimane lì, accovacciata a terra con il volto fisso sul pavimento, pentendosi per come si è rivolta alla figlia e riconoscendo di non essere in grado di andarci a parlare. Qualcosa in lei stava cambiando, non si sentiva a suo agio e voleva fare silenzio per poter ascoltare la voce che la chiamava, il suo destino, che aveva sempre nascosto per colpa di una vita costruita troppo in fretta.

La donna si alza in piedi e, scuotendo la testa per scacciare le ennesime paranoie, comincia a pulire i comodini della camera. Una volta aperto quello del marito rimane imbambolata di fronte a diversi preservativi sparpagliati disordinatamente sopra e in mezzo a delle carte.

Elsa si risiede sul letto e, immediatamente, si fa strada in lei una nuova sensazione. Lei e il marito non facevano l’amore da mesi, forse addirittura anni. Qualche notte Jack si svegliava e condivideva notti di fuoco con lei ma quello era solo sesso, veloce, impulsivo e che terminava sempre con un attimo di terrore in cui lui si tirava indietro per paura di rischiare una nuova gravidanza.

Troppe incognite, troppi punti interrogativi, troppe domande, troppi incubi e brutti ricordi. Presa da un momento di rabbia Elsa chiude il cassetto e, in cuor suo, promette di non farlo mai più con il marito, ormai schifata dall’idea di non vederlo mai e di doverci parlare poche volte solo per condividere la cena o per addormentarsi. La vita passava e soffocava l’innamoramento e quel fuoco interiore che un tempo solo Jack era riuscito ad accendere.

Nove anni prima…

Una giovane ragazza di 18 anni cammina per strada con la testa bassa, le cuffie nelle orecchie e un blocco di libri stretti tra le braccia. Elsa aveva i capelli biondi raccolti in una morbida treccia che le ricadeva sulla spalla sinistra, gli occhi celesti illuminati ogni tanto dai raggi del sole e dei lineamenti giovanili e delicati. L’unica pecca era il sorriso: assente da ormai qualche mese per colpa della morte improvvisa dei genitori che non riusciva a superare.

Ogni giorno nella sua mente si muovevano un’infinità di pensieri: quel notaio accetterà mai di farmi lavorare come impiegata? Cosa devo comprare? Anna avrà fatto i mestieri? Ho chiuso a chiave la casa prima di uscire?
La diciottenne viveva la sua vita immersa in una serie di enormi responsabilità, pur non essendo sola. Il suo migliore amico Kristoff, infatti, non la lasciava nemmeno per un momento e la madre di lui, Gerda, era talmente affezionata alle due sorelle da averle prese sotto la sua ala protettiva.

“Elsa, ogni tanto devi uscire e non preoccuparti troppo! Ricordati che hai comunque 18 anni!” le diceva sempre la dolce signora, dopo averle donato una torta per fare merenda tutti insieme.

Anche Anna e Kristoff cercavano di tirarla su di morale e di farla divertire ma un cuore di ghiaccio come il suo era veramente difficile da sciogliere.

Elsa cammina spedita verso la biblioteca, guardando per terra quando, improvvisamente, va a sbattere contro uno sconosciuto, facendo cadere tutti i libri.

“Accidenti, mi scusi!” afferma Elsa pensando a riprendere i libri da terra sperando di non averli rovinati.

“Mi scusi? Ma se avrò la tua età!” risponde la persona alta di fronte a lei che si dimostra essere un affascinante ragazzo dai capelli talmente biondi da sembrare bianchi e gli occhi di un azzurro glaciale.

“Ah, scusami non ti avevo visto in faccia” si limita a rispondere lei imbarazzata, abbassando subito lo sguardo da quegli occhi ipnotici che non aveva mai visto prima.

“Stai andando in biblioteca? Ci stavo andando anche io! Ti va di studiare insieme?” chiede lui pieno di spavalderia e allo stesso tempo di dolcezza, imbambolato di fronte alla bellezza della ragazza.

“Ma non ci conosciamo neanche!” risponde Elsa sulle sue, facendo un passo indietro.

“Piacere Jack Frost! Ho diciotto anni e faccio la tua stessa scuola, sono nell’altra classe, mi riconosci ora?” afferma lui parlando speditamente e porgendo una mano a Elsa che, da quel gesto, deve solo imparare a reagire.

“Scusami, sono una persona molto solitaria” risponde lei sistemandosi la treccia e stringendogli la mano velocemente per poi ritrarla subito.

“Ma va, non l’avevo capito sai!” ride lui sarcastico prendendola in giro. Quell’atteggiamento infastidisce Elsa, ma, da una parte, la obbliga a darsi una regolata, a muoversi, a fronteggiare quelle novità che avrebbero potuto risvegliarla dal perenne inverno nel quale si era rintanata da sola.

“Mi chiamo Elsa” risponde allora alzando la voce, con le gote rosse per aver provato ad esprimersi con più sicurezza del solito.

“Oh! Sono felice di conoscerti, allora adesso andiamo a studiare? Non sono un criminale! Stiamo andando in una biblioteca e se tu mi dicessi di no mi troveresti comunque lì perché è un luogo pubblico” tenta di sdrammatizzare lui, appoggiandole una mano sulla spalla e spingendola leggermente per indurla ad incamminarsi.

“Così almeno…ci facciamo compagnia a vicenda” aggiunge poi lui con un tono di voce diverso, più riflessivo e in parte triste e malinconico, che basta a far capire alla ghiacciata Elsa di avere accanto una persona che, proprio come lei, nascondeva qualcosa di doloroso.

Fine del flashback…

“Ciao mamma, ciao papà noi andiamo a scuola. È appena arrivato l’autobus!” saluta Lia con il suo zaino in spalla, aprendo il portone d’ingresso e salutando con la mano i genitori in cucina.

Sofia si limita ad abbozzare un sorriso e, senza guardare i genitori in volto, segue la sorella chiudendosi la porta alle spalle.

Entrambi i genitori, interrotti nel bel mezzo di una discussione animata, sembrano non fare caso alla brutta cera di Sofia e di come, quella mattina, lei apparisse più pallida e silenziosa del solito.

“Senti non ho voglia di parlare sempre delle stesse cose, non puoi aiutarmi? Ok bene ho capito, quindi ci rivediamo stasera giusto?” sbotta Elsa alzandosi in piedi e mettendo le tazze nel lavandino per poi andare in bagno e allontanarsi al più presto da lui che, ancora una volta, le aveva appena detto che non avrebbe rincasato prima delle 21.

In un attimo Jack si alza improvvisamente e insegue la donna. Le è praticamente accanto e, velocemente, le prende il polso girandola verso di sé e spingendola al muro. Gli occhi di ghiaccio di entrambi si incrociano per qualche istante finché le loro bocche non decidono di unirsi. Un bacio animalesco, violento e in parte anche sporco. Una sorta di attrazione repulsione alla quale la stessa contraddittoria Elsa non aveva saputo resistere.

“No, basta!” si stacca subito lei spingendolo via da sé.

“Elsa, ho bisogno di sentirti! Non ti riconosco più!” risponde Jack ansimando e corrugando le sopracciglia.

“Pure io non ti riconosco più” sbotta lei delusa, lasciandolo immobile nel corridoio per poi dirigersi in camera, cambiarsi e correre al lavoro.

Qualche ora dopo…

Elsa si trova al lavoro da diverse ore ormai e cerca di non ripensare al marito quando le squilla il telefono della scrivania.

“Pronto studio del dottor Becchi, sono la segretaria mi dica” risponde a macchinetta Elsa prendendo carta e penna per ricevere l’indicazione del cliente.

“Parlo con Elsa Arendelle? Abbiamo dovuto chiamarla qui perché al cellulare risultava occupata. Deve correre in ospedale al più presto, sua figlia Sofia è svenuta e l’hanno appena portata via in ambulanza”

Elsa rimane ferma, congelata di fronte all’informazione più brutta della sua vita. Le si presenta un tuffo al cuore e avverte come una pugnalata nello stomaco. Il respiro e il battito cardiaco aumentano asimmetrici ma non le rimane altro tempo da perdere: sentita la dichiarazione della preside della scuola, la donna corre fuori dall’ufficio per raggiungere la bambina al più presto.

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 14 ***


CAPITOLO 14.
 
Elsa raggiunge l’ospedale il più velocemente possibile senza preoccuparsi di telefonare a nessuno. In quel momento era comandata dall’istinto che, per quanto strano, si stava dimostrando più materno del previsto.

“Sono qui, dov’è mia figlia?!” chiede subito la donna sospirando affannosamente una volta entrata nell’ospedale.

“È la madre di Sofia Frost?” chiede un’infermiera con delle carte in mano.

“Sì sono io!” risponde subito Elsa cominciando a tremare di freddo e di terrore.

“La stiamo ancora visitando e per ora è tutto sotto controllo. Le premetto che la bambina rimarrà ricoverata fino a data da destinarsi” spiega l’infermiera facendole segno di seguirla in un lungo corridoio.

“Ok ma che cosa le è successo? Volete spiegarmelo?!” inizia ad infuriarsi Elsa in preda al panico, accelerando il passo sperando di raggiungere la stanza della piccola.

“Non lo sappiamo ancora con precisione. La maestra ha riferito di averla vista molto pallida stamattina in classe. All’improvviso è svenuta e non ha ripreso conoscenza per parecchio tempo. Pensiamo che sia stato sicuramente un calo di pressione. L’ipotesi però ci sembra riduttiva per uno svenimento del genere!”

“Che cosa occorre fare quindi?!” domanda Elsa con il cuore in gola, sempre più spaventata.

“Se lei ci dà il permesso noi vorremmo sedare la bambina e fare diverse analisi per vedere se si possa risalire ad altro” spiega l’infermiera consegnando ad Elsa un foglio da firmare riguardante la presa di responsabilità nei confronti del minore.

“Posso vederla ora?” chiede ovviamente Elsa immaginando la propria figlia terrorizzata senza il contatto materno.

“Sì, la faccio vestire e mi accompagnerà mentre sediamo la bambina. Dopodiché avrà circa un’ora di tempo nella quale le consiglio di andare a casa e di preparare tutto l’occorrente per il ricovero”

Elsa entra così in un camerino dove indossa tunica, guanti, cuffia e mascherina per poi seguire la gentile infermiera che le permette di entrare in terapia intensiva. All’ingresso, nella prima zona disponibile, era sdraiata Sofia che, circondata da diversi medici, mostrava il braccino bianco già ricoperto da flebo e dall’elettrocardiogramma.

“Oh eccoci Sofia! Guarda chi c’è? È arrivata la mamma hai visto?” gioisce il medico accarezzando la mano della bambina che, agitata, volge lo sguardo alla madre appena entrata, riconoscendola sotto quel buffo travestimento.

“Sembri un folletto” afferma la bambina sorridendo, mostrandosi calma di fronte alla donna.

Elsa le si avvicina velocemente prendendole la mano e accarezzandole delicatamente la fronte. In tutti quegli anni aveva raramente coccolato Sofia e, in quel momento, una morsa sembra divorarle il cuore e farle capire quanto fosse indegna ad essere madre di una creatura così bella.

“Tu invece sembri proprio un angioletto vestita tutta di bianco” risponde Elsa serenamente abbozzando un sorriso alla sua piccola goccia d’acqua.

“Bene, Sofia…ora dormirai un pochino, ok? Così noi ti controlliamo per bene. Non sentirai nulla capito? Anzi…poi ci racconterai che cosa hai sognato di bello!” le interrompe il dottore cercando di nascondere alla sua vista la lunga siringa di sedativo che presto l’avrebbero fatta dormire.

In quel momento Sofia, pur non vedendo nulla ed essendo avvolta dal calore dei medici, intuisce qualcosa di negativo e il suo cuoricino inizia a battere all’impazzata. Lei, così riflessiva e composta, si lascia andare al panico e alla paura, guardandosi a destra e a sinistra per poi sussurrare preoccupata senza filtri un sottile:

“Mamma…mamma…”

“Sofia, sono qui con te. Tranquilla” interviene Elsa tentando di celare il dolore e il terrore che covava dentro di sé in quella situazione. Tante erano le domande che la muovevano: “Cosa devo fare?” “Che cosa le succederà adesso?” “Devo fare altro?” “Che cosa devo dirle per aiutarla?”. Lei, donna dall’estrema razionalità e dalla metodicità, comprende che in quel momento le parole non servono, ma occorrono gesti caldi ai quali non è più abituata. Elsa si avvicina maggiormente alla figlia, accarezzandole i capelli biondi e fissandola negli occhi azzurri, abbozzando un sorriso che traspariva anche dalla mascherina. Incredibile come non si fosse accorta, in tutti quegli anni, della meraviglia di figlia che aveva innanzi, identica a lei ma dagli occhi molto più profondi e sinceri.

Sofia si addormenta immediatamente, tenendo il più possibile lo sguardo puntato negli occhi della sua mamma che, dopo aver ricevuto il via libera dei medici, corre fuori cercando di raggiungere la casa il prima possibile.

È durante il tragitto che si accorge delle innumerevoli chiamate perse di Anna e, presa dalla rabbia, nota subito di non trovarne da parte di Jack. Nella sua testa cominciano a turbinare una serie di pensieri negativi collegati al marito che, anche di fronte alla sofferenza della figlia, aveva sicuramente dato priorità al suo lavoro.

Una volta giunta nell’appartamento Elsa comincia ad arruffare giochi e vestiti della bambina riponendoli disordinatamente in un borsone quando, senza rendersene conto, si ritrova davanti Jack appena rincasato.

“Ah quindi ti sembra questo il momento di comparire?! Non mi chiami nemmeno?! Non te ne frega proprio niente della famiglia vedo! Tua figlia è in ospedale e tu non dici nulla?!” lo bombarda Elsa scattando in piedi e stringendo i pugni, esternando del tutto i suoi sentimenti contraddittori.

“Ti pare il caso di sbottare così?! Ti ricordo che abbiamo due figlie! La scuola ha provato a rintracciare sia me che Anna per avvertire dell’accaduto e io sono corso a prendere Lia!” si difende lui alzando i toni, irritato dal comportamento della moglie e mostrando Lia che, sconvolta dal litigio dei genitori, si sofferma a guardarli a bocca aperta.

“Corso?! Ah sì, sicuramente sei corso a scuola! Se hanno chiamato anche Anna significa che tu non hai risposto perché probabilmente eri troppo impegnato nel tuo fantastico lavoro, non è così?! Per una volta potresti fare il padre e occuparti della famiglia evitando che sia Anna a prendere il tuo posto in questa casa?!” sbotta Elsa completamente isterica, non reggendo più il potere negativo che soccombe in lei da troppo tempo. Parole aspre, forti che appaiono come coltellate anche per la piccola Lia che, seppur forte e positiva, non trova l’energia necessaria per intervenire e ribattere.

“E tu invece?! Ti credi una brava madre?! Non hai mai accarezzato le tue figlie, non le abbracci, sei sempre seria! E ora con Sofia non mi hai nemmeno telefonato per dirmi dell’accaduto! Io non ti biasimo, probabilmente non mi hai chiamato perché eri occupata in ospedale con lei, così come io ero intento a guidare la macchina per portare a casa Lia! Vediamo di raffreddare gli animi Elsa, datti una calmata che mi sembri un po’ esaurita!” aggiunge Jack facendo un passo verso di lei ed urlando a squarciagola, dando vita a un litigio molto più violento al quale Lia non resiste più, finendo per correre nella propria cameretta e nascondersi sotto le coperte tenendo bene le mani sulle orecchie per non sentire più nemmeno un grido.

“Ma che cazzo succede qui?! Vi si sente dal cancellino!” si inserisce una terza voce, piombata in casa grazie a delle chiavi di scorta.

“Anna, tranquilla. Tanto non abbiamo più niente da dirci, mi ha vomitato addosso tutto quello che doveva!” si pronuncia Jack afferrando la giacca e facendo per uscire.

“Non mi sembra il caso di litigare ora! Avete una figlia in ospedale per chissà quale motivo e dovete correre da lei! Non siate egoisti cazzo!” spiega Anna infuriata di fronte alla scena ma, da una parte, consapevole del terrore che entrambi i genitori stavano esternando attraverso il litigio.

Elsa non aggiunge altro e, dopo aver lanciato un’occhiata al marito, afferra le sue borse e si dirige fuori dall’appartamento, non prima di venir bloccata da Anna stessa.

“Adesso ricorda bene che esiste solo vostra figlia, qualsiasi cosa sia successa tra te e Jack non è il momento di affrontarla” la avvisa Anna fissandole gli occhi celesti in pieno volto, per poi lasciarla andare e correre nella camera delle gemelle.

Anna nota immediatamente un rigonfiamento sotto le coperte e, per la prima volta nella sua vita, avverte il suono di un pianto soffocato.

“Lilì” sussurra dolcemente Anna scostando le lenzuola e prendendo in braccio la bambina, cominciando a cullarla tra le sue braccia.

“Hey, tremi come una foglia! Ci sono qui io adesso” continua a tranquillizzarla Anna emettendo dei leggeri suoni rilassanti con la voce, utilizzandoli anche nel reparto in cui lavorava quando si trovava di fronte a bambini spaventati o troppo agitati.

In pochi secondi la bambina sembra acquietarsi lasciandosi andare a dei lunghi ma spezzati sospiri e rilassando i muscoli, adagiandosi maggiormente sulle braccia della zia.

“Non ci sto capendo nulla zia. Prima Sofi che sta male, poi quel litigio brutto tra mamma e papà! Non ho capito le loro parole ma sembrava che non mi volessero bene, perché hanno urlato così?!” chiede poi la piccola finalmente calma, godendo delle coccole della zia Anna che continua a cullarla con il mento appoggiato al suo capo biondo.

“Non ti devi preoccupare capito? Ai grandi spesso capita di comportarsi così. Mamma e papà sono spaventati per tua sorella e hanno litigato proprio perché non capivano che cosa dovessero fare esattamente, non per questo si vogliono meno bene! Vedrai che gli passerà. Anche tu spesso litighi con Sofia giusto?” chiede allora Anna sollevando un po’ la nipotina e asciugandole le guance arrossate di pianto.

“Sì, spesso” risponde Lia tirando su con il naso per poi sporgersi verso il comodino ed afferrare un fazzoletto.

“Le vuoi bene comunque però giusto?” domanda ancora la zia portando la nipote a comprendere interiormente il ragionamento.

“Sì tantissimo, anche se non glielo dico mai perché faccio la dura” confessa Lia abbassando lo sguardo, intuendo il profondo discorso.

“Ma zia Anna…Sofia starà bene vero?” domanda poi la piccina mostrando così la sua sincera paura per la gemella.

“Certo, vedrai che passerà presto e potrete tornare insieme” conclude poi Anna sicura, permettendo alla nipotina di rigettarsi tra le sue braccia e ricevere un caldo abbraccio. Qualcosa, però, sembra confondere la venticinquenne. Non aveva mai sentito Elsa urlare in quel modo, Jack esprimersi male e la piccola Lia, sempre forte e ottimista, piangere terrorizzata. Quella cattiveria e quelle crepe a quanto pare c’erano da diverso tempo e la condizione di Sofia rappresentava solo la goccia capace di far traboccare il vaso.
 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 15 ***


CAPITOLO 15.
 
Jack guida velocemente verso l’ospedale con lo sguardo fisso sulla strada, evitando qualsiasi possibile oscillazione della pupilla, per evitare di incrociare il volto della moglie. Elsa, dal canto suo, non ha alcuna voglia di guardarlo né di parlarci motivo per cui, completamente indifferente, fissa a vuoto fuori dal finestrino cercando di contenere la paura e i timori che celava nel cuore per la salute di Sofia.

“Come ci organizziamo adesso?” chiede poi lei tranquillamente consapevole di dover trattare l’argomento con l’altro architetto della sua vita.

“In che senso?” domanda Jack con un groppo in gola, per paura di dover litigare di nuovo.

“La bambina verrà ricoverata e non può restare da sola! È chiaro che io mi fermerò con lei giorno e notte” spiega ragionevolmente Elsa, mettendo sul piatto la nuda realtà.

“Io…non so, se chiedo al capo altre ore è un macello e…” comincia a dire Jack distrutto dal discorso, dispiaciuto nel sentirsi succube di un lavoro che lo obbliga a seguire orari indecenti.

“Vedi?! Torniamo sempre lì! Perché cazzo pensi solo a questo lavoro?! Ma mandalo a quel paese e per una volta aiutami! Ho sempre fatto tutto io! Ora c’è Lia da tenere a casa e mi rifiuto di elemosinare l’aiuto di mia sorella!” comincia ad alterarsi Elsa rivolgendogli lo sguardo.

“Ma lo capisci che senza questo lavoro siamo sulla strada?! Elsa, il nostro guadagno messo insieme non è abbastanza per mantenere la casa che abbiamo e le nostre figlie! Con questa promozione potrò riuscire a mettere una pietra sopra a tutti i nostri problemi economici!” cerca di farla ragionare lui, esternando così uno dei pesanti e intricati problemi di vita della famiglia Frost. Elsa è consapevole della difficoltà economica ma, in quel momento, prova solo rabbia e repulsione verso quell’uomo che si trova di fronte e che aveva scelto come compagno.

“Il problema qui non sono i soldi e nemmeno il lavoro. Il problema qui siamo noi…” chiude improvvisamente Elsa senza aggiungere altro, lasciando così Jack di stucco accanto a una donna che non riconosce più.

Poco dopo in ospedale…

“Siete i genitori di Sofia?” domanda di nuovo l’infermiera di prima facendo rivestire accuratamente i due adulti. Elsa e Jack ascoltano tutte le indicazioni e, con il cuore in gola, entrano nella terapia intensiva dove la piccola Sofia sta per essere risvegliata.

“Avete fatto tutte le analisi?” domanda Elsa sedendosi accanto alla piccola, nella stessa identica posizione in cui l’aveva lasciata un’ora prima.

“Sì, ora verranno analizzate, domani vi diremo il tutto. Ora però non parliamone che lei ascolta e si deve svegliare con calma” spiega il dottore a cui è affidata la piccina.

Sofia apre delicatamente gli occhi dopo essere stata smossa leggermente da un’infermiera e chiamata più volte.

“Eccoci qua, hai visto? Hai dormito un po’ e ora è tutto finito” spiega il medico sorridendole e verificando i suoi parametri per constatarne la piena ripresa.

“Ciao Sofì! Visto? Siamo qui sia io che la mamma!” annuncia Jack prendendo istintivamente per mano Elsa che, restia al contatto, si ritrae velocemente appoggiandosi di più al letto e sorridendo alla figlia.

“Mi gira tutta la testa, non capisco nulla. Ho solo ancora tanto sonno e fame!” risponde la bambina con la gola secca e gli occhi semi aperti.

“Ora riposa ancora un po’ piccola, poi ti daremo da mangiare” annuncia un’infermiera sistemandole una flebo di idratazione per poi allontanarsi.

“Amore, ora dovrai stare qui per qualche giorno finché non sapremo meglio cosa ti è accaduto a scuola. Ci sarà sempre la mamma con te, va bene?” aggiunge ancora Jack accarezzando le dita sottili della figlia.

“Sì, va bene. Lia? Quando la posso vedere?” chiede immediatamente la piccolina, non abituata a separarsi dalla gemella.

“Ora ascoltiamo quello che ci dicono, poi chiederemo se può venirti a trovare” si intromette finalmente Elsa, rimasta in silenzio fino a quel momento.

I tre trascorrono insieme ancora diversi minuti finché Jack, ancora scosso dal discorso intrattenuto in automobile, invita Elsa ad uscire per allontanarsi dalla bambina.

“Lo so, ho sbagliato Elsa. Ti prometto che cercherò di risolvere la questione lavorativa ed essere più presente. Stasera Lia dormirà con me. Anna starà a casa sua e io a casa mia. Ora vado a parlarne con il capo. Tienimi aggiornato per favore” spiega lui tenendo lo sguardo basso per poi allontanarsi al più presto.

Elsa lo guarda correre via sperando, nel proprio cuore, di poter risolvere tutti quei disastri della sua vita che non la stavano per niente entusiasmando.

Nove anni prima…

“Quindi questo Jack con cui esci spesso in biblioteca…ti piace?” chiede un giovane Kristoff mentre passeggia con la migliore amica, sgranocchiando una succosa mela rossa.

“È cordiale, ci sto bene insieme” risponde Elsa imbarazzata, sistemandosi un ciuffo biondo dietro l’orecchio.

“Elsa, insomma…di che cosa hai paura? Adesso me lo dici!” si impunta lui bloccandola sulla strada e facendola sedere sulla prima panchina disponibile. Elsa prende posto silenziosamente, cercando di guardare altrove per poi comprendere di doversi aprire con il ragazzo che la capiva di più al mondo.

“Ho paura di innamorarmi di lui” sbotta lei incrociando le braccia e mordicchiandosi le labbra.

“E perché mai dovresti temere questa cosa? Non capisci che sarebbe la tua grande occasione? Una bellissima esperienza per fidarti di qualcuno e appoggiarti a un altro per sostenere la tua vita che è già abbastanza faticosa così!” la conforta Kristoff con voce calma e profonda.

“Io sono una ragazza strana Kris! Non posso piacere ai ragazzi! Se Jack sapesse dei mille complessi che ho, dei traumi dovuti alla morte dei miei genitori, che non mi comporto come tutte le altre ragazze di 19 anni se ne andrebbe e mi spezzerebbe il cuore!” chiarisce Elsa esternando le sue preoccupazioni.

“Elsa…quando imparerai a vederti come io, Anna e mia madre ti vediamo? Sei una ragazza forte, con un po’ troppa armatura addosso. Devi imparare a fidarti ogni tanto! La vita non sarà sempre pronta a colpirti appena si accorgerà del tuo fianco scoperto. Devi vivere e farlo ora! È il momento di aprirti con Jack e lasciare che sia lui a decidere se starti accanto o meno…” rincalza Kristoff sicuro di sé per poi aggiungere:

“E sarebbe uno scemo a lasciarti andare”

Elsa abbozza un sorriso e comprende a pieno il messaggio dell’amico per il quale prova un affetto fraterno. In effetti Kristoff aveva ragione: lei era sempre stata timida, ma dopo la morte dei genitori si era trasformata in una statua di ghiaccio senza accettare aiuti per sciogliersi. Aveva 18 anni, la vita ora si stava rialzando ed era il momento di ributtarsi in pista e di conoscere qualcuno capace di farle battere il cuore, rimasto fermo troppo a lungo. Jack le piaceva molto. Quando era con lui il suo corpo le inviava delle vibrazioni mai sperimentate prima, le batteva il cuore all’impazzata e provava una sorta di eccitazione invaderle il corpo ricordandole, quindi, che per quanto tentasse di restare razionale, la sua umanità e istintività riusciva a fare comunque capolino. Jack era bello, uno dei giovani più affascinanti che avesse mai visto, la trattava bene, la faceva sentire a suo agio e non si era mai spinto oltre intuendo, probabilmente, di avere di fronte una ragazza diversa da tutte le altre.

“D’accordo, vedrò di sbrogliarmi un po’. Tu dove le hai imparate tutte queste cose? Sei forse un esperto in amore?” ironizza poi Elsa fissando lo sguardo sul viso di Kristoff, improvvisamente arrossato.

“Può darsi, no cioè…ho amici esperti in amore che stanno aiutando anche me” si limita a rispondere lui evitando di fissarla negli occhi.

“Io mi darò una mossa con Jack, ma tu che intenzioni hai con mia sorella?” chiede allora scherzosamente la bionda.

“Ha quasi 16 anni, deve farsi la sua vita e ora non è il momento. Io l’ammirerò sempre e per lei ci sarò, ora deve fare la sua strada” taglia corto lui serio, dimostrandosi saggio e rispettoso.

Elsa raggiunge la biblioteca dove, per l’ennesimo pomeriggio, aveva appuntamento con Jack. Una volta di fronte a lui, arrivato sul luogo con largo anticipo, Elsa inizia a deglutire e cercare di respirare per farsi coraggio. Jack era lì, che si guardava attorno tutto agitato come se aspettasse qualcuno di speciale e, in effetti, quel qualcuno era proprio Elsa, per la quale provava già dei sentimenti che temeva a dichiarare.

“Elsa, eccoti, ma va tutto bene?” domanda lui sorpreso, accorgendosi subito del volto pallido dell’altra.

“Sì, va tutto bene. Ti andrebbe di andare un attimo nel parco prima di studiare?” propone lei distogliendo lo sguardo ed indicandogli l’ingresso del grande giardino pubblico, nel quale si addentrano senza troppe domande.

I due camminano taciturni fino a raggiungere una panchina all’ombra di un grande faggio dove si accomodano con il cuore in gola.

“Elsa, vorrei dirti una cosa” afferma lui subito, approfittando del momento romantico.

“Io, penso di essermi innamorato di te” sbotta subito lui mostrandosi molto più fragile e serio del solito.

La dichiarazione, da quanto era dolce e quasi sussurrata, riuscì ad intenerire Elsa che, tramite quella frase, comprende ancora di più di avere di fronte una persona simile a lei.

“Jack io…” cerca di parlare lei non riuscendo più a continuare, sentendo un nodo in gola che le aveva silenziato ogni parola. È quello il momento per giocarsi il tutto per tutto motivo per cui Jack, trovando l’altra in difficoltà ma sentendo di piacerle, le cinge le spalle con un braccio per poi, con una mano, girarle il volto e avvicinarsi a lei. In pochi secondi i loro occhi si chiudono e le labbra si chiedono permesso a vicenda, per poi conoscersi ed esplorarsi molto lentamente. Elsa sente il cuore esplodere, la pelle d’oca comparirle su ogni parte del corpo e una meravigliosa sensazione di brontolio nella pancia. Erano anni che non baciava un ragazzo in modo serio ma, soprattutto, erano anni che non baciava qualcuno che sentiva di amare e per il quale provava una forte attrazione. Il bacio pare prolungarsi e, grazie alle nuove confidenze, anche le loro lingue si sfiorano dolcemente per poi iniziare una vera e propria danza. La mano di Jack, intanto, rimane ferma sul volto di Elsa accarezzandole le guance rosee con il pollice e solleticandole il mento con le altre dita. Un tocco, quello, che dà sicurezza alla diciottenne, completamente alla ricerca di tranquillità e di pace.

Tutto procede per il verso giusto quando, improvvisamente, Elsa si stacca e si nasconde le mani sul volto per cercare di non piangere. Per una come lei lasciarsi andare non era per nulla facile. Da una parte quando le succedeva provava addirittura dolore, perché diceva addio a un grosso pezzo di ghiaccio del suo chiuso carattere che si staccava violentemente allontanandosi alla velocità della luce.

“Io e te siamo uguali” dice Jack guardandola piangere e abbozzando un sorriso. Elsa si sarebbe aspettata tutto. Un: “Che cosa ho combinato!” “Ho sbagliato scusami Elsa” “Non dovevo farlo, ho esagerato”, tutte paranoie che invece vengono smontate da una domanda insolita, in grado di farle intuire la volontà e l’intenzionalità profonda di quel bacio.

“Come fai a dirlo?” chiede allora lei abbassando le mani e smettendo di piangere, guardandolo profondamente negli occhi celesti, molto più chiari dei suoi.

“Perché hai paura di questa nuova situazione, non sai se fidarti di me, non sai se io ci sarò sempre per te. Sono i comportamenti classici di una persona che ha perso qualcosa di importante e non sa come fare ad andare avanti” spiega lui con tranquillità appoggiando i gomiti alle ginocchia, sentendo il cuore sanguinare per qualche segreto nascosto.

“Io non sono una persona responsabile Jack! Sono incasinata, ho dei seri problemi, degli incubi! Non mi comporto come tutte le ragazze della mia età perché qualche mese fa ho perso i genitori. Sono morti in un incidente stradale e io da quel momento mi sento vuota, incompleta e incapace di gestire la mia vita e quella di mia sorella. Sì, ho paura di rimanerci male da una possibile storia” si apre definitivamente Elsa, dopo aver constatato il terreno fertile per piantare le sue paure.

“Per questo ho detto che siamo uguali” commenta lui deglutendo diverse volte per poi sospirare, chiudere gli occhi e confessare la sua vita.

“Qualche mese fa è morta mia sorella Emma”

Elsa rimane paralizzata di fronte a quella dichiarazione, spalanca gli occhi e avverte un tuffo al cuore.

“Aveva 12 anni, ed è morta in un fiume del nostro vecchio paese dove spesso giocavamo da bambini. È scivolata e ha picchiato la testa su un masso. Sono stato io a trovarla e a chiamare i soccorsi, ma era già troppo tardi” spiega Jack per poi scostarsi un ciuffo biondo dalla fronte sudata e continuare, con voce tremante.

“Da allora io e i miei ci siamo trasferiti ma nulla sarà mai come prima. Loro sono completamente impazziti, soprattutto mia mamma che mi urla addosso per qualsiasi cosa. Dice che sono stato io a mettere in testa ad Emma di andare a giocare al fiume quando, invece, sono stati proprio i nostri genitori a farcelo scoprire da piccoli. Io ho imparato a farci l’abitudine e ho capito che il modo migliore per far fronte alla paura è contrastarla con la pazzia” aggiunge lui nostalgico, guardando in alto e osservando la danza sinuosa delle foglie al vento.

“In che senso con la pazzia?” domanda Elsa curiosa, faticando a trovare delle parole sensate per quel racconto struggente che mai si sarebbe aspettata.

“Cerco di ridere, ridere, ridere. Spesso esagero, mi faccio quasi odiare, mi considerano un eterno bambino. Io lo faccio per non sentirmi morto, per ricordarmi che ho ancora tanto da fare su questa terra e che non posso invecchiare a 18 anni. Credo proprio che Emma mi vorrebbe vedere attivo e divertente, proprio come vorrebbero i tuoi genitori” spiega Jack ormai senza filtri, convinto di poter parlare apertamente delle ferite che condivide con la sua nuova ragazza.

“Siamo uguali, hai ragione” risponde Elsa determinata, prendendogli una mano e fissandolo in pieno volto sorridendogli.

“Bene, per questo Elsa ti dico che io ci sarò per te. Non ho intenzione di scappare o lasciarti indietro. Non mi interessa se avrai dei traumi da superare, li ho pure io perché condividiamo un dolore simile. Quello che ti chiedo, però, è di cominciare a vivere con me. Di essere uno spirito libero, proprio come lo sono io. Da oggi vivremo da diciottenni e ci godremo la vita. Proveremo ad andare in discoteca, a viaggiare, a ridere, a mangiare, a guardare film, senza preoccuparci troppo dei fantasmi del nostro passato. È l’unico modo che abbiamo per crescere e vivere” conclude poi il saggio ragazzo biondo, stringendole maggiormente la mano.

“Sì, ora mi fido di te ciecamente. Se tu vuoi esserci per me Jack, io ci sarò per te” afferma Elsa finalmente risvegliata dalla sua condizione egoistica, riconoscendo che, al mondo, esistono tante persone simili a lei con le quali condivide una battaglia interiore senza nemmeno saperlo. Ora aveva trovato Jack che si era dimostrato un guerriero straordinario senza ombra di dubbio.

Fine del flashback…

Elsa ha trascorso il pomeriggio con Sofia ascoltando le disposizioni dei medici, assistendola durante i pasti e gli ennesimi prelievi del sangue e ora, dopo quella giornata di terrore, può finalmente contemplare la bambina addormentata nel letto d’ospedale e sdraiarsi sulla brandina accanto.

La donna, prima di coricarsi, si siede vicino al letto della figlia osservandola dormire e ricordando quante volte, insieme a Jack, si era intromessa nella cameretta delle gemelle per constatare che fossero veramente nel mondo dei sogni.

Ora la sua bambina, la sua piccola guerriera che attendeva le analisi di qualcosa che avrebbe potuto spaventarli, stava mettendo a dura prova il cuore di una madre come Elsa che, da qualche tempo, si era chiusa a riccio proprio come quando aveva 18 anni.

Elsa si sente una madre imperfetta e si colpevolizza di non esserci mai stata abbastanza e di non aver mai donato alle figlie tutto l’affetto e l’amore che invece sua madre donava a lei e Anna.

La sua mente vaga tra quei mille pensieri logoranti quando, inaspettatamente, il cellulare vibra con un nuovo messaggio di Jack. Elsa si avvicina al comodino e lo afferra cercando di fare il minimo rumore per poi leggere:

“Sono a casa e stanotte Lia dorme con me nel lettone. Era agitata per Sofia e ho preferito tenerla qui con me. Ora dorme come un ghiro, domani non andrà a scuola. Scusami Elsa, non distruggiamo tutto quello che abbiamo creato. Tienimi aggiornato, buonanotte”

Elsa visualizza il messaggio e ci ragiona sopra, evitando però di rispondere. Appoggia il cellulare sul comodino e, accompagnata dai rumori ospedalieri, si sdraia sulla propria branda tenendo lo sguardo fisso su Sofia. Non capiva perché ma sentiva il cuore vuoto, sgombro da ogni singolo sentimento, soprattutto nei confronti di Jack che non la scaldava più come diversi anni prima. Due cose, però, erano giuste. Anna aveva detto di non pensare a lui, ma solo a Sofia e questa cosa si collegava al fatto che anche Jack aveva ragione: il loro rapporto rischiava di incrinarsi, ma quelle due piccole meraviglie le avevano fatte insieme nonostante i commenti di tutti.

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 16 ***


CAPITOLO 16.
 
“Mamma, mamma” sussurra la piccola Sofia nel cuore della notte cercando la vicinanza materna.

Elsa, grazie al suo sonno leggero e alla continua preoccupazione che la tiene in stato di allerta, balza giù dalla brandina e si avvicina al letto della bambina.

“Che cosa c’è Sofi, non stai bene?” chiede Elsa completamente in ansia non sapendo come comportarsi.

“Mi sento tutta la testa che gira, ti prego mamma…” comincia a dire la bambina mostrando il suo lato più fragile e dando vita a un leggero pianto.

“Shhh, Sofi così ti affatichi!” si intromette Elsa sedendole accanto ed afferrandole subito la manina.

“Ti prego mamma resta qui con me, ho tanta paura” piange Sofia esternando tutta la tensione accumulata.

“Amore mio, sono qui dove credi che vada?!” dice Elsa con estrema dolcezza, commuovendosi e sentendo il proprio cuore ferito davanti alla piccina. La donna non aveva mai chiamato così le figlie, preferiva riferirsi a loro con il nome completo mostrando la sua solita freddezza. La visione di Sofia distrutta e agitata, però, smuove il cuore ghiacciato della dura mamma che, finalmente, si lascia andare e non si vergogna del suo istinto materno.

Elsa si sdraia accanto alla figlia, le asciuga le lacrime per poi, inaspettatamente, posarle un bacio dolce sulla fronte.

“Andrà tutto bene capito? Te lo prometto” afferma l’adulta accarezzando i capelli biondi della figlia e guardandola attentamente negli occhi. Sofia, a contatto con la madre, si sente finalmente più calma e, indebolita dalla sua condizione, si riaddormenta facilmente.

Elsa, però, non riesce a prendere sonno e preferisce rimanere vicino alla bambina e instaurare con lei un nuovo rapporto. Elsa la osserva dormire e non riesce a fare a meno di accarezzarle le guance pallide e quei capelli setosi come i suoi.

“Ho vissuto una vita a metà, mi faccio schifo da sola” sussurra a denti stretti per poi scoppiare a piangere e cercare, il più silenziosamente possibile, di non svegliare la piccola in modo da restare sola con sé stessa e i suoi sentimenti.

Nel frattempo a casa Frost…

Anche Jack non riesce a prendere sonno, rimanendo con gli occhi puntati nel buio e continuando a tirarsi i capelli biondi in segno di nervosismo.

“No, no, no! Lasciami stare, vai via!” urla improvvisamente Lia, addormentata accanto a lui. Jack sobbalza per lo spavento e, istintivamente, accende la luce della camera vedendo così la figlia contorcersi su sé stessa tutta sudata e con gli occhi stretti.

“Lia! Hey svegliati!” interviene lui destando la piccola che, dopo aver sospirato, apre di scatto gli occhi respirando affannosamente.

“Da quando fai i brutti sogni?!” chiede lui preoccupato, non ricordandosi di nottate simili in precedenza.

“Da un po’…” riesce a rispondere lei sedendosi sul materasso e appoggiandosi al bordo del letto.

Jack la osserva sconvolto convinto, dentro di sé, che una reazione del genere sia strana e pericolosa per una bambina di quell’età.

“Ti abbiamo spaventato io e la mamma oggi? Quando abbiamo alzato la voce? È per quello?” domanda lui con il cuore in gola, sentendo crescere dentro di sé il senso di colpa per aver urlato di fronte alla figlia.

“Un po’ ma non è solo quello. Ultimamente mi sento agitata e non respiro bene, però penso che sia normale” risponde lei leggermente confusa, tentando di mostrarsi dura e forte come sempre.

“Non puoi non dirci le cose Lia, se senti qualcosa che non va devi comunicarcelo subito hai capito?” la rimprovera dolcemente Jack.

“Mi sembravate troppo occupati nell’ultimo periodo per ascoltarmi” sbotta Lia dispiaciuta, abbassando lo sguardo sulle lenzuola e riprendendo fiato per paura di ricevere un’ammonizione dal genitore dopo quelle parole.

Jack, però, si trova completamente disarmato di fronte alla sincerità della figlia e, con il cuore pugnalato, non ha la più pallida idea di come comportarsi e, soprattutto, di rimediare. Era stato assente per troppo tempo, pensando solo a un modo per risolvere i problemi economici e solo ora si rendeva conto di aver vissuto una vita a metà, estremamente frenetica e piena d’ansia.

“Scusami Lia… ti prometto che cercherò di essere più presente per te. Vieni qui ora…” si esprime lui, con parole tremanti e impastate, aprendo le braccia alla bambina che, contenta di aver colpito il bersaglio, è pronta riaddormentarsi con il suo papà.

Lia, tra quelle braccia sottili ma possenti e forti per lei, riesce a dormire sonni tranquilli mentre Jack, ancora scosso, si lascia sfuggire qualche silenziosa lacrima cristallizzando il fatto di non aver mai fatto il padre e, forse, di non esserne nemmeno capace.

Il giorno seguente…

“Pronto Jack, dimmi tutto!” dice Anna rispondendo al telefono appena svegliata.

“Che succede?” si intromette preoccupato Kristoff, facendo perno sui gomiti per sollevarsi sul materasso della loro nuova casa. I due, infatti, visti i lavori da fare in casa e l’arrivo in anticipo della maggior parte dei mobili, avevano dormito nella nuova dimora nei giorni precedenti.  

Anna fa segno al compagno di non intervenire e, concentrata, ascolta attentamente le parole del cognato. Jack, infatti, racconta alla donna della situazione di Lia, dei suoi atteggiamenti, del comportamento notturno e, confidando nelle sue competenze da psicologa, spera di ricevere qualche consiglio. Anna spiega che una diagnosi al telefono è difficile da fare ma, con gli elementi a disposizione, avrebbe sicuramente ragionato e comunicato il tutto.

“Ora vado in ospedale… sono riuscito a chiedere la malattia al lavoro e mi occuperò delle mie figlie. Porto Lia da te va bene? Così io corro da Sofia” conclude poi Jack, implorando l’aiuto della cognata.

“Non è un problema. Fammi sapere! Appena volete un cambio ditecelo che io e Kristoff siamo a disposizione” chiude poi Anna riagganciando la telefonata.

“Allora?!” chiede Kristoff rimasto in allerta per tutta la durata della conversazione.

“Lia ha avuto una crisi notturna e devo pensarci un po’ su. Lui ora va in ospedale e ci porterà qui Lia anche se penso di aver capito che cosa diavolo stia succedendo” risponde Anna convinta, corrugando la fronte e mostrandosi turbata e al contempo delusa dalla situazione.

In ospedale…

“Eccoci signori Frost” afferma il medico di Sofia facendo accomodare i due nel suo studio e chiudendo la porta. Il dottore si siede alla scrivania e, dopo aver messo gli occhiali e intrecciato le dita, spiega il quadro medico della piccola.

“Comincio subito con il tranquillizzarvi. La bambina è fuori pericolo ma le abbiamo trovato una patologia” annuncia lui facendo tirare un sospiro di sollievo ai due genitori che, però, si guardano terrorizzati una volta sentita la seconda parte della frase.

“Sofia soffre di una forma di Anemia. Questo spiega il suo pallore, la stanchezza, i capogiri e lo svenimento anomalo. Ora è molto debilitata e dovrà rimanere ricoverata per qualche giorno, almeno proviamo anche una terapia farmacologica” illustra dettagliatamente il dottore.

“Dottore, da dove arriva questa anemia?” chiede Jack curioso e dispiaciuto per la bambina.

“Non si sa. Sicuramente vedendo la carnagione della vostra famiglia devo affermare che siete piuttosto bianchi e una componente ereditaria è presente. La malattia, però, potrebbe essere nata da un calo improvviso delle difese immunitarie. La bambina era agitata in questo periodo? Sfiduciata, preoccupata o triste per qualsiasi motivo?” domanda il medico fissando i genitori negli occhi ed intuendo, nei loro silenzi e sguardi, una problematica a livello familiare.

“Sì, noi ultimamente non stiamo andando d’accordo e le nostre figlie potrebbero averne risentito” spiega Elsa fissando il pavimento vergognandosi di sé stessa.

“Ascoltate. Siete giovani e avere due gemelle così pimpanti alla vostra età non deve essere per nulla semplice. Vi consiglio, però, di pensare un po’ ai veri valori della vita e non preoccuparvi troppo. Qualunque cosa sia successa tra voi dovete provare ad aggiustarla, magari con l’aiuto di qualche psicologo, proprio perché vostra figlia non può subire altri shock in questo momento” consiglia il dottore a cuore aperto, rivolgendosi a loro con amore e cura come se stesse parlando ad un figlio.

“Con una cura farmacologica, una giusta alimentazione, relax e molto sole vedrete che la bambina si riprenderà presto ma…mi raccomando: collaborazione” conclude poi il dottore sorridendo ad entrambi e facendoli uscire dallo studio.

Elsa e Jack rimangono soli, paralizzati in un corridoio dove in realtà passano molti infermieri ma ai quali non danno importanza, troppo impegnati a pensare alla figlia.

“Cosa facciamo adesso?” chiede Elsa completamente nel panico, stringendosi le mani e appoggiando le labbra sulle nocche.

“Seguiamo quello che ha detto il dottore, hey Elsa tranquilla!” afferma lui cercando di calmarla accarezzandole un braccio. A quel contatto Elsa si ritrae velocemente come a volersi proteggere da lui.

“Ti prego non fare così. Hai sentito cosa ha detto anche il dottore… a me dispiace tantissimo per tutto e cercherò di rimediare. Ho preso il congedo e starò a casa finché la situazione non migliorerà. Riproviamoci ok?” tenta di convincerla Jack parlando alla schiena di lei che si era voltata per non guardarlo negli occhi.

“Dobbiamo farlo, per Sofia” si limita a rispondere Elsa con il groppo in gola, mandando giù l’ennesimo boccone amaro e lottando contro quella parte egoista di sé stessa che le diceva di pensarci da sola.

“Anche per Lia…e per noi” conclude poi Jack sollevandole il volto e sorridendole dolcemente, per poi andare a salutare la figlia in stanza.

Elsa si lascia cadere su una sedia del lungo corridoio e, dopo essersi nascosta il volto, dà vita a un pianto struggente nel quale riflette ogni sua frustrazione, delusione, confusione amorosa e tutte quelle cicatrici del suo passato che non si erano ancora rimarginate.

La sera a casa di Kristoff e Anna…

Anna cammina avanti e indietro per la camera da letto da diversi minuti ormai. Kristoff, stanco e desideroso di poter andare a dormire, la guarda e si chiede per quanto ancora abbia intenzione di andare avanti.

“Anna, ma solo per saperlo…questa tua tendenza a diventare iperattiva la sera te la porterai dietro tutta la vita?” chiede lui leggermente irritato alzando gli occhi al cielo.

“Ora ho capito tutto e non posso che esserne dispiaciuta!” sbotta lei continuando a fissare un punto del muro e disegnando strani simboli nell’aria.

“Dai, dimmi tutto” annuncia lui dopo aver sospirato, invitandola a venire a letto. Anna si siede e, una volta avvolta dalle coperte, appoggia la testa al cuscino per poi sbuffare amareggiata ed incrociare le braccia.

“La vita di Elsa e Jack si sta distruggendo e io ci sto male. Lia che ha il sonno disturbato da incubi in cui si vede rapita o si sente cadere nel vuoto o scene in cui piange disperata e non riesce a controllarsi. È piccola ma soffre già di attacchi di panico! Sono sicura…ha un disturbo d’ansia e gli attacchi di panico che sono sicuramente connessi a una situazione di instabilità. Nel frattempo Sofia finisce in ospedale per una malattia che si verifica improvvisamente per colpa di un abbassamento delle difese immunitarie. Io che assisto a quel bruttissimo litigio tra Elsa e Jack…” spiega accuratamente Anna elencando tutti i punti della sua diagnosi.

“Perché Elsa non me ne ha mai parlato?” si lamenta Kristoff, arrivato al nocciolo della questione e sentendosi in colpa per non essere stato presente abbastanza per la migliore amica.

“E nemmeno a me…che sono sua sorella. Tutto è collegato alla loro relazione che sta andando in frantumi e le bambine l’hanno compreso, arrivando a respirare negatività e angoscia a livelli estremi” commenta Anna con il cuore in mano.

“Ora la condizione di Sofia non li aiuterà. Sono sempre stati ansiosi, ma mai come ora. Non hanno mai vissuto con tranquillità, anche per quello che entrambi sappiamo” ragiona Kristoff sollevando il volto e facendo cenno di no con la testa.

“Sì, conosco mia sorella e conosco anche Jack. In tutti questi anni hanno cercato di sopravvivere, ma mai di vivere. Elsa vive costantemente nel terrore di tornare indietro ai suoi 20 anni…ma questo deve finire. Probabilmente lei pensa di poter vivere senza Jack ma non capisce che è con lui che ha costruito una vita intera. Lei ce l’ha fatta solo grazie a lui, devono rinnamorarsi” conclude poi Anna determinata, intenzionata a parlare chiaramente alla sorella che, come immagina, sta lottando contro i fantasmi del passato.

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 17 ***


CAPITOLO 17.
 
Il giorno dopo…

“Ciao Elsa!” saluta Anna una volta arrivata in ospedale dopo il lavoro, sicura di trovare la sorella con la nipotina.

“Ciao Anna” risponde l’altra con una leggera freddezza, consapevole di dover trattare argomenti scomodi.

“Sono venuta per dirti che…anticiperemo le nozze. È tutto pronto e la Chiesa ci ha proposto una nuova data tra circa un mese, deve solo darci conferma. Non avendo chissà quanti amici vogliamo affrettare la cosa. Noi siamo pronti” annuncia la rossa abbozzando un sorriso, nonostante la tensione.

“Davvero? Congratulazioni!” commenta Elsa felice per la sorella mostrando comunque una preoccupazione di fondo.

“Kristoff te lo comunicherà ma penso che tu in parte lo sappia già. Vuole chiederti di essere la sua testimone di nozze” si lascia sfuggire Anna sedendole accanto.

“Che cosa?!” chiede emozionata Elsa, non aspettandosi una così bella notizia.

“Sì, sei la sua migliore amica. Ci hai uniti e soprattutto tu e Jack siete sempre stati un esempio per noi” stuzzica Anna, colpendo il bersaglio.

Elsa non risponde e, triste dopo quell’affermazione, fissa lo sguardo sul pavimento.

“Elsa…lo so che le cose non stanno andando bene” commenta Anna mettendole una mano sulla spalla.

“Esatto. Sono chiusa in me stessa e automaticamente sto respingendo ciò che potrebbe farmi bene. È che non provo più quello che prima sentivo per Jack” confessa Elsa dispiaciuta.

“Questo l’ho capito ma l’amore è un continuo rigenerarsi! Avete passato dei brutti momenti, ma questa è l’occasione propizia per ricominciare da capo. Non mandate all’aria tutto quello che avete costruito solo per dei dubbi d’amore! In più…non per pressarti ma, se vuoi un consiglio da psicologa, le bambine non dovrebbero ricevere altre pugnalate. Hanno bisogno di potersi fidare dei propri genitori. Mi prometti che ci proverai?” spiega Anna in parole povere, sorridendo alla maggiore e infondendole coraggio.

Elsa si limita ad annuire e, dopo averle sussurrato un dolce grazie, si alza pronta a raggiungere la figlia e il marito nella stanza dell’ospedale.

Trascorsero alcune settimane dall’accaduto e la piccola Sofia, fortunatamente, tornò la solita bambina arzilla e pimpante di sempre, anche se all’inizio non fu facile ritornare alla normalità.

Elsa e Jack riuscirono stranamente ad andare d’accordo, merito anche della maggior presenza di lui in famiglia. I due si erano promessi di riprovarci, di imparare a vivere insieme e riscoprire i propri sentimenti ma, per entrambi, l’unica preoccupazione riguardava la salute delle figlie. I due non facevano più l’amore, non si baciavano, non si guardavano mai in faccia perché il loro nuovo tentativo consisteva nel vivere quotidianamente e affrontare insieme ogni giornata. Gli argomenti delle conversazioni, quindi, riguardavano la spesa, le medicine di Sofia, l’ansia di Lia e agli occhi delle figlie fingevano di essere due genitori perfetti ed innamorati anche se, una volta da soli nella propria stanza, era già bello se condividessero lo stesso medesimo letto.

“Elsa…forse dovremmo parlare. Sono passate delle settimane ormai e le cose…” inizia a parlare Jack chiudendosi in camera mentre le bambine erano a scuola.

“Non si sistemano, me ne sono accorta” lo interrompe subito Elsa mostrandosi indaffarata in faccende domestiche.

“Forse perché non ci stiamo provando abbastanza…” commenta Jack incrociando le braccia e guardando stranito fuori dalla finestra.

“Sì che ci stiamo provando, non funziona e basta” cerca di tagliare corto lei, afferrando un mucchio di panni da lavare e facendo per uscire dalla stanza.

“Vuoi fermarti un secondo?! È di noi che stiamo parlando! Del nostro Matrimonio! Della nostra vita insieme!” la blocca immediatamente Jack afferrandole le braccia ed obbligandola a guardarlo in faccia.

“Quale vita insieme Jack? Ti rendi conto, che non ne abbiamo mai avuta una?” afferma Elsa fissandolo intensamente negli occhi e parlando con voce tremante, lasciandosi scivolare i panni dalle mani.

“Ma cosa dici? Elsa! Ce l’abbiamo sempre fatta! Ci siamo innamorati, abbiamo avuto due meravigliose bambine e costruito una casa!” cerca di farle notare lui, non sapendo come fare a rimediare.

“Appunto! Ma io e te dove siamo?!” sgancia la bomba lei lasciando Jack di sasso, incapace di ribattere.

“Jack, abbiamo sempre vissuto per altri e mai per noi stessi! Ci siamo ritrovati genitori a 20 anni, senza soldi, senza casa, senza aiuti da parte di adulti! Abbiamo costruito tutto con l’ansia e ora…” comincia a sfogarsi lei non riuscendo a terminare la frase.

“E ora hai costantemente paura…” termina lui capendo finalmente il problema dell’altra.

“Ti capisco Elsa! Ricordi cosa ci siamo promessi a 18 anni? Di condividere insieme lo stesso dolore che sentiamo dentro! La vita non ci ha aiutati ma abbiamo sempre affrontato tutto senza lasciarci mai andare! Anche io ho paura! Ho paura per le nostre figlie, ho paura per il futuro, di non riuscire a mantenervi ma sono certo di voler trascorrere il resto della mia vita con voi!” si apre completamente Jack con il cuore in mano.

“Io invece non ne sono più certa…” aggiunge Elsa incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.

“Che cosa?!” domanda lui stravolto, spalancando la bocca e non aspettandosi una frase del genere.

“Non lo capisci Jack?! Io e te viviamo per gli altri e non per noi stessi! Ho 28 anni e sono già infelice di tutto! Non ci siamo mai goduti nulla! Nemmeno le nostre figlie! Guarda che cosa è successo infatti!” continua a dire Elsa, con un groppo in gola ed avvertendo l’arrivo delle lacrime.

“Io non ero pronta a diventare mamma Jack e non ne sono nemmeno capace. La situazione delle bambine me l’ha fatto capire. Non sono capace di abbracciarle, di dar loro affetto!” si libera definitivamente lei, sedendosi di colpo sul letto ed asciugandosi le lacrime con le dita.

“Questo è troppo e non voglio sentirtelo dire. Io ho visto come le stringevi a te appena nate! Ho visto come hai curato ogni loro raffreddore o come le hai allattate con amore! Sei una mamma eccellente!” la rimprovera dolcemente Jack, trovandosi di fronte ad un muro invalicabile. Lui conosceva fin troppo bene Elsa e quando qualcosa la turbava era difficile riuscire a darle appoggio e calore.

“Ma lo sono diventata troppo presto…e ora mi sento in trappola. Chiusa in una vita che non ho scelto del tutto. Una vita fatta di obblighi e di corse per far filare tutto liscio”

“Mi stai dicendo che le nostre figlie sono un peso per te?! Che non le vorresti?!” sbotta arrabbiato Jack, non accettando una simile dichiarazione.

“Ma cazzo Jack! Come fai a non capirlo?! Mi hai messa incinta a 20 anni, dopo una nottata di alcool della quale non ricordo niente, se non due giovani noi irresponsabili che si sono voluti solo divertire…trovandosi con due gemelle tra le braccia 9 mesi dopo” gli rinfaccia lei urlando e stringendo i pugni, balzando in piedi collerica e con voce distrutta e scossa dalla disperazione.

“Lo sapevo che saresti arrivata a questo punto. Non riesci a superare quel fatto vero?” sussurra Jack tramortito dall’ennesimo litigio, intuendo la fine della storia.

“Io…io penso di non amarti più Jack” lo pugnala lei tornando a braccia conserte, senza trovare il coraggio di rivolgergli lo sguardo.

“Elsa, io…” prova a parlare lui con il cuore a pezzi.

“Spesso anche io penso di non essere più innamorato di te, che eravamo troppo giovani ma dentro di me sento che esisti solo tu. Possiamo provare a rinnamorarci adesso! Non puoi dirmi che tu abbia solo convissuto con me per tutti questi anni!” tenta di riconquistarla lui, gesticolando abilmente.

“Ma abbiamo sempre fatto tutto con l’ansia! In più da quando hai iniziato quel maledetto lavoro io non ce la facevo più! All’inizio mi sentivo abbandonata da te, poi ho scoperto di farcela da sola e di non sentire la tua mancanza!” continua lei riversando ogni goccia rimasta di quel vaso colmo di segreti e di dolori.

“Ho capito…” si rassegna Jack chiudendo gli occhi e sbiancando improvvisamente, guardando attonito il pavimento.

“E ora cosa hai intenzione di fare?” si pronuncia poi il biondo capendo che, da quel momento in poi, non ci sarebbe più stato un “noi”.

“Vediamo come procedono le cose. Anna e Kristoff si sposano settimana prossima, essendo riusciti ad anticipare la data delle nozze. Non voglio rovinare nulla e in più non possiamo dare altri shock alle bambine” annuncia Elsa tremante, mostrandosi comunque forte e composta, impietrita e senza sentimenti.

“Quindi mi dai questa ultima possibilità? Questo periodo di tempo per provare a rinnamorarci?” biascica lui dolcemente, con le lacrime agli occhi e la speranza sotto i piedi, ma con il fervente desiderio di non distruggere quella vita per la quale stava lavorando sodo.

“Sì, te lo concedo e ci riprovo anche io, ma non penso che possa cambiare qualcosa” termina poi Elsa uscendo definitivamente dalla stanza e, una volta sola in bagno, dare vita all’ennesimo pianto soffocato.

Otto anni prima…

Elsa e Jack stavano insieme da ormai due anni e la loro vita era finalmente migliorata. I due vivevano in simbiosi trascorrendo la maggior parte del tempo insieme arrivando anche a comportarsi in modo assurdo.

Anna, infatti, era abituata a dormire da sola la notte consapevole che Elsa, insieme a Jack, si sarebbe fermata da qualche parte bizzarra. La sorella minore spesso temeva per la salute della maggiore ma, sinceramente, non vedeva Elsa così felice da diverso tempo. Jack era attivo, energico, ottimista e riusciva ad infondere queste caratteristiche alla stessa Elsa che, da vera giovane innamorata, era tornata a sorridere, scoprire il mondo e non rintanarsi più nella propria camera da letto.

“Annie, io esco con Jack ok? Uscite anche voi?” domanda Elsa vestita con minigonna e tacchi, pronta ad andare in discoteca con il fidanzato.

“Dove vai vestita così?” chiede Anna spalancando la bocca, rimanendo scioccata di fronte alla sorella sexy e accattivante.

“Troppo? Anna dimmelo! Se non va bene mi cambio subito!” afferma Elsa titubante, guardandosi e facendosi venire i sensi di colpa.

“No stai benissimo!” si aggiunge Kristoff, seduto accanto alla sorella minore con la quale aveva cominciato ad uscire. Il giovane, infatti, era parecchio agitato perché, proprio quella sera, avrebbe trascorso una serata da solo con Anna.

“No infatti va bene tranquilla. Divertiti e stai comunque attenta” si aggiunge Anna dopo aver squadrato Kristoff, non capendo il motivo di quel consiglio.

In realtà Anna non sapeva che i due migliori amici avevano stipulato un accordo. Elsa, infatti, sarebbe andata in discoteca con Jack mentre Kristoff avrebbe proposto una romantica serata di cinema all’aperto con Anna, anche se lei non ne sapeva ancora niente.

“Certo non preoccuparti. Mi raccomando anche tu Anna: mi fido! Non fare troppo tardi” comunica Elsa puntando il dito verso la minore e lanciando un’occhiataccia a Kristoff come a dirgli di cancellare qualsiasi intenzione sessuale nei confronti della sorella.

Quella serata risultò particolarmente importante per le due sorelle. Elsa e Jack, dopo aver raggiunto la discoteca, ballarono tutta sera arrivando ad avere i vestiti fradici di sudore ma un meraviglioso sorriso di libertà e divertimento sul volto.

Elsa ballava come non si era mai mossa prima. Non era per nulla volgare, estrema o fuori luogo ma anzi sembrava quasi una fata che, attraverso movimenti sinuosi e puliti, riscopriva parti di sé che teneva nascoste e distruggeva quella infinita freddezza che la contraddistingueva.

“Serata pazzesca, ci vorrebbe qualcosa da bere non trovi?” propone Jack urlando nell’orecchio della fidanzata, trascinandola verso il bancone ed ordinando immediatamente un cocktail.

Elsa gli corse dietro senza paura e trangugiò l’alcolico senza preoccuparsi, bevendolo come se fosse acqua non essendo troppo esperta con quel genere di bevande.

“Piano! Così ti ubriachi subito!” la rimprovera Jack spostandole il bicchiere e guardandola torva in viso. Per quanto lui la spingesse a vivere al 100% la propria esistenza, risultava comunque un giovane responsabile pronto ad intervenire quando si stava per raggiungere il limite.

“Tu non ti sei mai ubriacato…bevi un po’ amore!” afferma Elsa sorridente, facendo segno al barista di preparare una bevanda anche per il ragazzo.

“Io mi ubriaco solo quando sono incazzato” spiega lui alterato, sbattendo le braccia sul bancone.

“Amore, che c’è?” chiede allora la ragazza intuendo una problematica ed appoggiando la propria mano al braccio del ragazzo.

Jack esitò a rispondere e, dopo aver trangugiato anche lui il proprio alcolico, raccontò alla ragazza quello che era successo prima della loro serata.

“Ho deciso di trasferirmi, voglio una casa tutta mia!” urla lui arrabbiato, sfogandosi finalmente sulla sua condizione.

“I miei stanno impazzendo e io non ne posso più. Io non riesco ad andare avanti con dei genitori che non mi guardano in faccia, che mi reputano responsabile della morte di Emma e che, soprattutto, non condividono la mia relazione con te! Tu a loro non vai bene. Dicono che sei troppo semplice, che non hai nulla da parte e che sei troppo fragile” sbotta lui bevendo un altro bicchiere.

“Per questo non vogliono conoscermi?! Ma cosa gli ho fatto?!” chiede Elsa faticando a trovare le parole per colpa dell’alcool in circolo.

“Niente amore, tu sei perfetta. Sono loro che non capiscono. Non vogliono andare avanti con la propria vita, cosa che Emma invece vorrebbe! Io voglio andare a vivere da solo. Non so come, non so dove troverò i soldi ma ce la farò! Dimostrerò che si possono superare i traumi e che la vita è bellissima!” annuncia lui soddisfatto, sbattendo il bicchiere sul tavolo.

“Ti amo lo sai? Sei un ragazzo fortissimo e sono orgogliosa di te” aggiunge Elsa emozionata, vedendo tutto girare.

“Lo sai che dicono che sia ancora più bello fare l’amore da ubriachi?” sussurra poi Jack barcollando verso l’orecchio di lei per poi mordicchiarlo, segno di essere ormai preda dell’alcool.
Elsa gli rivolge un sorriso complice e, dopo aver pagato, corrono verso l’appartamento delle due sorelle.

Con molta difficoltà i due si ritrovano nudi sul letto di Anna, il primo trovato a loro disposizione, e consumano quell’amore che li univa con estrema passione. Un’unione più energica e violenta del solito, segnata dalla rabbia, dalla voglia di rinascere e redimersi dai giudizi altrui e carica di quel desiderio di non volersi lasciare più. Quando si è giovani, infatti, si pensa di avere tutto sotto controllo, di essere forti e onnipotenti soprattutto se si sono affrontati dei traumi del genere. Elsa e Jack stavano finalmente imparando a vivere ma, forse, avevano corso un po’ troppo e quel desiderio di costruire tutto da capo velocemente gli stava sfuggendo di mano. I due ragazzi pensavano di poter gestire tutto, di essere ormai liberi, con il potere e la felicità che tanto cercavano nelle loro mani ma, nessuno dei due aveva sicuramente nei propri piani, l’idea di concepire due bambine.

Due bambine non cercate, non in programma, nate da una serata di divertimento, di alcool e che da quel momento avrebbero stravolto le loro esistenze.
 

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 18 ***


CAPITOLO 18.

 
“Oh ma insomma papà ti vuoi sbrigare?” si lamenta Lia sbattendo i piedi per terra.

“Non riesco a farmi uscire decentemente il nodo della cravatta!” spiega Jack mentre si guarda allo specchio e riprova il procedimento altre mille volte.

“Sì, sì ok… te lo fa la mamma, vieni!” prende iniziativa Sofia afferrando la mano del genitore e trascinandolo verso la camera da letto delle bambine, dove Elsa si stava preparando.

“Ma bambine non è il caso davvero, ora ce la faccio e…” cerca di svignarsela Jack, non sapendo come uscire da quella situazione ma, una volta di fronte alla moglie, rimane senza parole. Elsa indossava un meraviglioso vestito lungo azzurro e un decolleté con cinturino argento, che rendevano la sua figura magra e snella, ancora più slanciata. I capelli biondi erano raccolti in una treccia adornata da piccole forcine a forma di fiocco di neve e, trucco e lucidalabbra le facevano risplendere il viso.

“Mamma sei wow!” afferma Lia non riuscendo a trattenersi di fronte alla madre, vestita da principessa.

“Grazie, anche voi siete bellissime! Sicure di non aver tirato troppo le vestine mentre le mettevate?” chiede Elsa chinandosi sulle bambine che indossavano due abitini bianchi dal fiocco rosa in vita.

“Saremo le damigelle migliori del mondo! Ora però aiuta papà!” aggiunge Sofia indicando l’uomo in difficoltà.

Le bambine erano riuscite ad incastrarli anche questa volta e ora si trovavano faccia a faccia, obbligati a incrociare gli sguardi. Elsa squadra il marito vestito nel suo smoking blu elegante e, anche se non vuole accettarlo, avverte una piccola fiamma accendersi nel suo cuore. Lei non lo vedeva vestito così dal giorno del loro faticoso matrimonio e non poté fare a meno di constatare che, seppur il sentimento non ci fosse quasi più, Jack era un gran bel uomo dai lineamenti marcati e gli occhi penetranti.

“Vieni, ti aiuto” sussurra Elsa abbassando lo sguardo, dopo aver adoperato la tattica del finto colpo di tosse per rompere i pensieri e il legame silenzioso creatosi.

Jack si avvicina a lei e si lascia annodare la cravatta. Elsa era abile e veloce, abituata da ormai diversi anni a sistemare camicie e cravatte al marito. Quel gesto, così quotidiano e romantico allo stesso tempo, risveglia anche il cuore di Jack che, in silenzio, non può fare a meno di constatare la bellezza della donna.  

Nell’appartamento delle ragazze…

“Io, io non ce la faccio penso che piangerò” esclama Rapunzel facendosi aria sul volto per trattenere le lacrime.

“Oh insomma sei la solita…non siamo ancora in Chiesa e già piangi?!” la schernisce scherzosamente Merida.

“Ragazze, non ho parole. Mi sento così…wow!” riesce a dire Anna emozionata portandosi le mani sul volto mentre si osserva allo specchio. La giovane indossava l’abito bianco con corpetto attillato ricamato in pizzo e un lungo strascico con impercettibili brillantini. Aveva le spalle scoperte, il collo adornato da una collana di perle abbinata agli orecchini, al dito lo scintillante anello di fidanzamento, smalto, un trucco leggero soprattutto attorno agli occhi azzurri e dei meravigliosi boccoli rossi che le cadevano su schiena e spalle.

“Oh! Hanno suonato, penso sia Hans…” afferma Rapunzel emozionata aprendo subito cancellino e porta dell’appartamento.

Hans è vestito nel suo smoking elegante con una cravatta rossa in tinta con i capelli, pronto ad accompagnare la migliore amica nel giorno più importante della sua vita.

“Anna, ma sei incredibile e…!” esclama lui una volta fuori dall’abitazione, ricevendosi però la porta in faccia da parte di Merida.

“Meri, ma che fai?!” chiede sconvolta Anna, guardandola attonita.

“Lui può aspettare un secondo. Anna…io e Rapunzel vogliamo dirti due cose ora prima di andare in Chiesa” enuncia Merida massaggiandosi nervosamente le mani e invitando la bionda a prendere la parola.

“Anna, noi abbiamo vissuto benissimo questi anni universitari con te e vederti andare via è doloroso per noi che ormai ti vediamo come una sorella. In questi anni abbiamo riso, scherzato, pianto e litigato come delle vere amiche. Tu per noi ci sei sempre stata e…” continua Rapunzel con la voce scossa dall’emozione, guardando di nuovo l’altra nella speranza che la aiuti nel discorso.

“Per questo abbiamo messo da parte un po’ di soldi e in questa busta trovi un bel contributo per la nuova casa” conclude Merida porgendo velocemente una busta sigillata ad Anna.

La sposa l’afferra con mani tremanti e, emozionata, non osa guardarne il contenuto. Non le importa la cifra all’interno, il solo pensiero di avere tra le mani alcuni risparmi delle sue migliori amiche le faceva battere il cuore di gioia e gratitudine. La giovane si limita ad accarezzare la busta per poi rivolgere uno sguardo colmo d’amore e un sorriso alle due ragazze.

“Da ragazza universitaria, da giovane incasinata senza mai un soldo in più in tasca, so quanto valga questo vostro regalo. Vi voglio bene ragazze e vi voglio per sempre nella mia vita” le ringrazia Anna avvicinandosi e cingendole entrambe in un abbraccio collettivo. Trascorrono alcuni secondi prima di staccarsi e, per fortuna, Rapunzel si ricorda di un elemento importante ed invita le altre a darsi una mossa:

“Ehm…ora riapriamo a Hans?”

“Giusto” concludono le altre in coro, imbarazzate e allo stesso tempo divertite per quanto avvenuto.


La Chiesa era parata e addobbata a festa con mazzi di fiori profumati, teli bianchi sui banchi e un lungo tappeto rosso. Kristoff, vestito con un abito nero elegante, con gemelli d’oro, camicia e capelli sfoltiti e laccati, attendeva all’altare, continuando a guardarsi l’orologio da polso.

“Ti vedo nervoso figlio mio” afferma Gerda, la dolce madre del ragazzo che aveva curato e supportato anche Elsa e Anna dopo la morte dei genitori.

“Aspetto questo momento da tanto tempo. Ho sempre saputo che Anna sarebbe stata la donna della mia vita, da oggi potrò coltivare questo mio sogno”

“Lei è la ragazza più dolce e meravigliosa del mondo. Non potrei essere più felice di così!” conclude Gerda accarezzando una guancia del figlio mentre, dietro di lei, compare Elsa rimasta immobile per colpa di quanto appena ascoltato.

Kristoff e Anna intraprendevano un nuovo cammino, si sarebbero sposati e avrebbero confermato quell’amore che lei, dopo 7 anni di matrimonio, stava già distruggendo. Tanta, però, è la rabbia che le ribolle nelle vene nel sentire Gerda parlare in modo così materno della sua amata sorellina. Elsa era felice per Anna che meritava, anche nella futura suocera, una figura adulta cordiale e amica, ma, dentro di sé, soffriva per non aver avuto la stessa fortuna. La mamma di Jack la detestava, la vedeva come una pessima ragazza, piena di complessi, di disturbi e aveva storto il naso già al loro primo incontro. Mai una parola positiva, ma solo tanti giudizi, allontanamenti e cattiverie, arrivando anche a non voler conoscere le bambine, viste come “figlie del peccato” concepite prima delle nozze.

“Elsa, ciao cara! Come sei bella!” sussurra Gerda accorgendosi di lei alle sue spalle. Elsa si avvicina lentamente e, dopo averle rivolto un dolce sorriso, si pone di fronte a Kristoff contemplandone la bellezza.

“E così…il mio migliore amico si sposa con mia sorella” ride lei, sistemandogli meglio il colletto della camicia.

“Se non fosse stato per te e Jack ora io e Anna non saremmo insieme” risponde lui guardandola negli occhi.

“Noi non abbiamo fatto nulla. È il vostro amore ad aver trionfato e da oggi dovrete giurare di preservarlo tale per tutta la vita. Kristoff…Anna come hai potuto vedere è cambiata e ora è una persona molto più tosta di prima. Vivrete sicuramente dei momenti difficili ma, almeno voi, promettetemi di non demordere mai” conclude poi la ragazza con il cuore lacerato, colpevolizzandosi da sola per non aver mantenuto quelle parole appena pronunciate.

“Ti voglio bene Elsa, non lasciarmi mai solo” afferma lui con il sorriso stampato sul volto, abbracciando la bionda per poi permetterle di allontanarsi per accompagnare Anna all’altare.
 
Elsa arriva sul sagrato della Chiesa giusto in tempo per vedere Anna sollevare aggraziatamente il vestito ed affrontare le temute scale. Elsa rimane imbambolata e rivede, ad ogni gradino, una Anna differente. La immagina di nuovo piccola intenta a giocare con lei a foresta incantata, adolescente mentre chiede supporto per far sparire i brufoli e finalmente donna capace di affrontare ogni sfida della vita.

“Sei…bellissima” sussurra Elsa una volta di fronte alla giovane sposa che si limita a sorridere e a prenderla a braccetto, pronta ad essere accompagnata in Chiesa.

“Anna io…” comincia a dire Elsa mentre si preparano alla porta della Chiesa, dopo aver fatto sistemare le gemelle davanti, pronte a sfilare con i loro mazzi di fiori.

“…mi sento così inadatta in questo momento. Al posto mio dovrebbe esserci Papà, a consigliarti e a darti forza e esempio collegandosi anche al suo amore per la mamma. Qui, invece, ci sono solo io che non sono la massima dimostrazione dell’amore come ben sai, anche se ci sto riprovando. Ecco Anna, sappi che non sarà facile la vita matrimoniale ma, oltre all’amore di Kristoff con il quale supererai tutto…volevo dirti che io ci sarò sempre per te” conclude Elsa con voce spezzata, abbracciando Anna e stringendola tra le sue braccia esili.

“Tu vivi in me, ti voglio bene Elsa” riesce a sussurrare Anna scossa dall’emozione, cercando di non piangere e tremare. Fortunatamente quel momento di tensione viene distrutto dalle gemelle che, sbagliando completamente l’attacco dell’organista, irrompono in Chiesa e, tra petali di fiori buttati qua e là e strani bisbigli, cominciano a percorrere la navata da sole senza rendersi conto di non aver dato l’ok anche alla sposa. Una volta di fronte a Kristoff, le gemelle comprendono di aver sbagliato e, sorridendo ironicamente al futuro zio, trovano il coraggio per girarsi ed osservare tutti gli invitati in piedi da circa cinque minuti senza la sposa.

“Ecco… quando farai dei figli, spero tu riesca ad averne uno alla volta. Come vedi quattro occhi non bastano mai a tenere sotto controllo quelle due” ride Elsa donando uno sguardo di conforto alle piccine, per far capire loro di non aver poi provocato un danno irreparabile.

La marcia nuziale, infatti, viene suonata di nuovo e, tra sospiri di meraviglia e commenti sottovoce, le due sorelle camminano verso l’altare dove Kristoff, ammaliato dalla bellezza della futura moglie, non può che spalancare la bocca.

Quei pochi passi emozionano Elsa che, dentro di sé, avverte di nuovo una stretta al cuore. La sua sorellina si stava sposando. Quella piccolina dai capelli rossi, così impulsiva e agitata che non la faceva mai dormire di notte, stava ora prendendo in mano la sua vita e dicendole addio. Sì, perché in parte con il matrimonio si aprono nuove porte, ma se ne chiudono altre. Le loro strade continuavano comunque a incrociarsi costantemente ma quel mondo passato fatto di giochi, di casa, di famiglia, si stava trasformando in un album fotografico colmo di ricordi d’infanzia e crescita.

Elsa stringe a sé il braccio di Anna, come a implorarla di non abbandonarla perché, per ogni sorella, è normale soffrire il distacco con una persona che, fino alla notte prima, dormiva nella tua camera da letto e in quell’inconfondibile stanza custodita nel proprio cuore.

Con le lacrime agli occhi e un sorriso orgoglioso, Elsa prende la mano di Anna per poi intrecciarla a quella di Kristoff, un gesto che in genere viene compiuto dal genitore.

“Ti affido la mia vita” afferma poi Elsa guardando Kristoff negli occhi, chiedendogli, da quel momento in poi, di prendersi cura totalmente della persona più importante della sua vita.

Kristoff le risponde con un cenno del capo e uno sguardo serio, facendole intendere di volersi assumere la completa responsabilità di Anna: quella giovane che meritava solo un po’ di serenità e una presenza sicura nella sua vita.

Il matrimonio procede speditamente, ricco di emozioni, di brani organistici finché la funzione non giunge al punto più importante.

“Che fanno adesso?” chiede Sofia agitata, bisbigliando all’orecchio di Lia.

“Oh penso si scambieranno gli anelli…” risponde con serenità Lia guardandosi le unghie, assonnata a causa delle tante parole del sacerdote, per poi balzare in piedi e guardare la sorella negli identici occhi celesti.

“Caspiterina tocca a noi!” sussurra innervosendosi la biondina cominciando, così, a muoversi rumorosamente con la sorella per cercare di prendere le fedi.

“Siamo ora…” inizia il prete, distogliendo poi lo sguardo dal libro, disturbato dal trambusto in Chiesa.

“Ehm, ehm…volevo dire…” continua lui cercando di riprendere il discorso, sbirciando tra i banchi e notando le due bambine intente a sistemarsi e raccogliere qualcosa.

“Siamo ora allo scambio degli anelli” comunica finalmente il parroco, vedendo le sorelle comparire sul lungo tappeto rosso con i capelli tutti scompigliati e il cuscino degli anelli leggermente stropicciato. Lia, infatti, si era completamente dimenticata dell’incarico e, senza accorgersene, aveva fatto cadere il cuscino sotto il banco non ritrovandolo più.

Elsa vede le proprie figlie camminare spedite, con un sorriso finto sul volto e il fiatone. La donna si limita a guardare Jack in lontananza, anche lui tutto agitato per aver cercato di intervenire e, leggermente imbarazzata, si mette una mano sul volto.

“Scusateci è che…” sussurra Sofia agli sposi sentendosi in colpa per averli fatti aspettare di nuovo.

“Va tutto bene cucciole, vi voglio bene” afferma Anna a bassa voce, chinandosi sulle bambine e accarezzando il loro viso per poi vederle tornare serene al proprio posto.
Anna osserva Kristoff negli occhi e ripercorre in un battibaleno tutta la loro relazione. Le labbra si sollevano automaticamente nel riconoscere di non avere ripensamenti, delusioni o brutti ricordi con l’uomo. Kristoff l’aveva capita fin da subito, trasformandosi da amico a fidanzato e prendendosi cura di lei come nessun altro. Kristoff le aveva colmato il cuore, guarito le ferite e dato un senso profondo alla sua esistenza.

“Con questo anello…ti sposo” annuncia Anna convinta e accettando il gesto ricambiato dello sposo. Ora le loro mani erano intrecciate e gli anulari presentavano delle meravigliose fedi in oro rosa, regalate dai testimoni di nozze che, in quel preciso istante, erano tutti scossi dalle lacrime di emozione.

“Io vi dichiaro, marito e moglie…” conclude allora il sacerdote e, tra applausi e fischi, Anna e Kristoff uniscono le labbra nel bacio più speciale della loro vita.

A quella visione tutti sorridono e si asciugano gli occhi umidi. Merida con la mano intrecciata a Daniel, Rapunzel, Flynn e Hiccup, osservano con orgoglio la propria amica, constatandone l’evoluzione.

Gerda si strizza il fazzoletto più volte, singhiozzando felice nel vedere il figlio sistemato con una donna così bella e responsabile.

Hans contempla sorridente il bacio senza avvertire nessun rimorso, nessuna nostalgia, nessuna ferita ma anzi rendendosi conto di sentirsi un giusto testimone di nozze che farà di tutto per tenere unita una coppia del genere.

Jack osserva in silenzio quel bacio così romantico, tenendo strette le mani delle figlie ma sentendo un dolore lancinante al cuore. Un dolore che gli ricorda di essere comunque un fallito, di non avere mai avuto la stessa fortuna di quei due giovani che tanto stimava e che si stavano giurando amore eterno.

Anche Elsa è percorsa dallo stesso identico pensiero e, dopo aver registrato la sua firma di testimone, promette a sé stessa di cercare di riscoprirsi. Osserva il marito in lontananza e, seppur distanti soprattutto con il cuore, si rende conto di condividere ancora una volta con lui un medesimo dolore.

“Ci riproverò” conferma poi lei a bassa voce per poi raggiungere la propria famiglia e sorridere di fronte al dialogo delle figlie:

“Si continuano a baciare…” afferma Sofia all’orecchio di Lia.

“L’ho notato. È allo stesso tempo meraviglioso e schifoso non trovi?” commenta l’altra sollevando il labbro.

“Ma…tu dici che arriverà presto un cuginetto?” continua curiosa la piccola Sofia.

“Femmina…cuginetta. Un bacio così lungo non può che darci una cuginetta. Per i maschi basta un bacio corto” conclude convinta la scienziata Lia, causando la risata e il sorriso della maggior parte dei presenti.

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 19 ***


CAPITOLO 19.


Passarono due mesi dalle nozze di Anna e Kristoff e qualcosa cambiò radicalmente nella vita di tutti. Merida e Rapunzel fecero fatica ad abituarsi all’assenza dell’amata coinquilina, le gemelline vedevano molto meno Anna e la stessa Elsa cadde in una sorta di sconforto e di tristezza.
Anna era l’unica in grado di rallegrarle le giornate, capace di aiutarla con le bambine, di farla sentire a suo agio e l’idea di vederla ormai sposata occupata a crearsi la sua nuova vita la sconvolgeva.
 
Domenica, il giorno del riposo lavorativo, Kristoff si sveglia alle 8.00 e, delicatamente e senza far rumore, apre le finestre lasciando filtrare qualche caldo raggio di sole estivo. L’uomo respira l’aria fresca a pieni polmoni, chiudendo gli occhi per godersela al meglio, ascoltando anche il melodioso canto degli uccellini per poi voltarsi verso la sua bella addormentata.

Anna era rannicchiata nella sua parte di letto, con le mani sotto la testa, le guance rosse e i capelli arruffati. La giovane indossava solo le mutandine e una sottile canottiera di cotone che lasciava leggermente intravedere il seno.

Quella visione suscita una profonda tenerezza in Kristoff che, innamorato dell’angelica visione, è già felice di conoscere a memoria ogni angolo del corpo di lei seppur nascosto da quei pochi indumenti. Anna era la giovane dei suoi sogni, la ragazza più bella del mondo e ora erano lì, legati insieme per sempre.

Preso da un attimo d’ispirazione, Kristoff si avvicina a lei mettendosi a gattoni sul letto avvicinandosi come un piccolo leoncino per poi, una volta sopra di lei, accostarsi al suo collo e cominciare a lasciare una piccola scia di baci fino a scendere sempre più in basso. Anna sorride nel sonno, scuotendo ogni tanto la testa per poi, finalmente, aprire gli occhi dolcemente e accorgersi di stare ricevendo veramente quel magnifico trattamento e di non esserselo sognata.

“Buongiorno, ma…che cosa stai facendo?” chiede lei guardando Kristoff intento a mangiarle le cosce.

“Ti sto salutando, non posso?” domanda lui languido togliendole senza permesso la canottiera.

“Sì puoi, cioè…non capisco” continua a dire lei inebriata dalla sensazione della bocca dell’uomo che le bacia il seno ormai nudo.

“Non capisci nemmeno questo?” chiede allora lui scostandole l’intimo per accarezzarla nel suo punto più prezioso.

“Kristoff!” esclama Anna ridendo per quella nuova situazione, ma avvertendo anche una meravigliosa sensazione di piacere.

“Non posso desiderare di fare l’amore con mia moglie questa mattina?!” domanda allora lui con fare altezzoso come a convincerla, continuando nella sua attività.

“Direi che mi hai convinta” conclude poi Anna, facendo fatica a trovare le parole giuste dopo quel risveglio così eccitante.

“Mi chiedo se sarà sempre così bello!” commenta Kristoff con il fiatone, dopo aver concluso quel meraviglioso attimo di condivisione.

“Amore ma… tu li vorresti dei figli?” domanda Anna sognante portandosi le mani dietro la nuca e fissando il soffitto in legno della loro camera da letto.

Kristoff, come qualsiasi uomo terrorizzato all’idea della paternità, sgrana improvvisamente gli occhi e sente divampare dentro di sé una strana sensazione di calore che si propaga in tutto il corpo. Dopo aver gestito quelle nuove emozioni, l’uomo inizia a ragionare per poter parlare seriamente dell’argomento.

“Io…non lo so” afferma lui pronto a continuare il discorso, ma ricevendo subito un’intromissione della moglie che, con uno scatto fulmineo, si sdraia sul fianco ed esclama:

“Cosa? Perché?”

“Calmati furia scatenata, lasciami spiegare” dice lui pacato, ormai a conoscenza delle paranoie e dell’impulsività della consorte.

“Viviamo insieme da diversi mesi e due di questi li abbiamo condivisi da giovani sposi. Io sto scoprendo un mondo nuovo Anna! Imparare a gestire il lavoro, la casa e il nostro amore…occuparsi di mansioni che prima facevo da solo e che ora vivo con te. Sto scoprendo tante cose ma penso che, purtroppo, non sarà sempre così. Sappiamo entrambi che la vita non è tutta rose e fiori e anche noi incontreremo i nostri momenti di crisi e di difficoltà” si sofferma lui facendo un grande sospiro per poi riprendere il discorso.

“Io penso che un bambino mi renderà la persona più felice del mondo ma prima vorrei godermi la nostra vita matrimoniale insieme, scoprendoci come coppia io e te”

“Forse capisco che cosa intendi… quello che sta succedendo tra Jack ed Elsa ha colpito entrambi” commenta Anna abbassando dispiaciuta la testa. Il rapporto tra i due coniugi Frost, infatti, era ancora altalenante. I due litigavano spesso ma, grazie alla minor pressione lavorativa di Jack e un maggior coinvolgimento nella vita familiare, la situazione era ancora sotto controllo.

“Non volevo dirlo in questo modo ma…sì. Alla fine loro si sono visti piombare addosso qualsiasi cosa e non hanno mai avuto il tempo per godersi la vita. Ora che potrebbero averlo finiscono per scannarsi uno con l’altro” aggiunge Kristoff appoggiando la testa al cuscino e muovendola leggermente in segno di negazione.

“Hai ragione amore. Ora dobbiamo pensare a noi, poi ci costruiremo la nostra famiglia” conclude Anna tagliando sull’argomento della sorella, che la fa tanto soffrire.

“Esatto. Anna…” la blocca con un braccio Kristoff accortosi della sua intenzione di alzarsi dal letto.

“Ti prometto che ci faremo la nostra famiglia e che avremo dei bambini. So quanto ci tieni, quanto desideri diventare mamma e, anche se sono un timido figlio unico, dentro di me sento di volerlo anche io. Non voglio programmare niente, ma il bambino che avremo lo voglio sognare con te, vivere e accogliere nel miglior modo possibile” spiega lui guardandola profondamente negli occhi azzurri. Anna si limita ad abbozzare un sorriso e, dopo avergli sfiorato le labbra con un bacio casto, si dirige in bagno per potersi preparare ad affrontare la giornata.


Quella mattina Elsa si sveglia con un gran mal di testa, ormai abituata a convivere con gli incubi e le ansie notturne. Accanto a lei c’è Jack ancora intento a russare e riposarsi dopo le intense giornate lavorative. Elsa lo osserva dormire beatamente e si chiede se anche lui, come lei, faccia a botte con dei demoni interiori che stavano distruggendo il loro amore.

“Insomma Elsa, lui è davvero bello” afferma tra sé e sé la ragazza guardando il marito addormentato. Quei capelli biondi leggermente spettinati, i lineamenti dolci, il fisico scolpito e ben allenato nonostante gli impegni e la fede all’anulare sinistro che, nonostante tutto questo ben di Dio, faceva tremare e bloccare Elsa.
È vero, lei aveva di fronte l’uomo più bello del mondo ma, da diverso tempo, non lo sentiva più suo. Elsa sentiva qualcosa esploderle dentro, una sorta di rabbia e frustrazione interna che celava e non mostrava. Con Jack aveva bruciato le tappe in tutti i sensi e, ora che potevano vivere serenamente, non riusciva a cancellare i fantasmi del passato.

“Sorpresa!” esclama la piccola Lia piombando nella stanza e svegliando Jack che, spaventato, si desta accompagnato da un lungo sospiro.

“Che cosa succede?” chiede allora Elsa guardando confusa la gemella dal pigiama arancione.

“È domenica e pensavamo di stare un po’ nel lettone con voi” spiega poi Lia entusiasta aprendo le braccia ed avvicinandosi al letto dei genitori.

“Non dicevi di essere troppo grande per dormire con noi?” commenta Jack strofinandosi gli occhi.

“Vero…mi avete scoperta…infatti è stata un’idea di Sofia” si giustifica immediatamente la gemella ricevendo un’occhiataccia dalla sorella comparsa alle sue spalle.

“Dai venite pure…” concede dolcemente Jack, facendo segno alle bambine di fiondarsi sotto le coperte più comode del mondo.

“Forse è meglio che io vada a preparare la colazione” propone Elsa facendo per alzarsi in piedi, improvvisamente a disagio di fronte a quell’insolita situazione.

“Resta qui” la blocca Jack afferrandole il polso istintivamente e guardandola negli occhi intensamente.

Elsa si sdraia di nuovo nel letto, obbligata a fare finalmente i conti con quella sua strana condizione. Ora aveva vicino la piccola Sofia e tutti e quattro si trovavano sotto le lenzuola di quel nido d’amore. Ogni donna sarebbe felice di poter vivere una scena di serenità familiare come quella, eppure Elsa si sentiva a disagio, imbarazzata di fronte alle sue stesse figlie: al sangue del suo sangue.

In poco tempo, però, Elsa riesce ad allontanare quella orribile sensazione e, grazie alle sollecitazioni delle bambine, ascolta attentamente i loro discorsi facendosi anche scappare qualche dolce sorriso.

“Mamma, papà…perché avete solo noi come figlie? Non vi piacerebbe avere un altro bambino?” chiede inaspettatamente Sofia facendo agitare entrambi i coniugi.

“Esatto! Un fratellino sarebbe davvero bello! E dovreste anche sbrigarvi… tra qualche anno io e Sofia andremo alle medie e non possiamo mica avere un fratellino poppante!” aggiunge Lia incrociando le braccia e squadrando il volto pallido del padre, congelato e immobilizzato accanto a sé.

Entrambi i genitori rimangono attoniti e sconvolti, tornando con la mente al momento della scoperta della gravidanza delle gemelle.

Alcuni anni prima…

La relazione tra Elsa e Jack procedeva a gonfie vele anche se, purtroppo, i due la vivevano in modo troppo libertino. Serate in discoteca, risate a più non posso e molte altre nottate di passione. Elsa, grazie a Jack, era finalmente riuscita a lasciarsi andare ed essere sé stessa. Da ragazza timida, impaurita e fragile, si era trasformata in una giovane donna coraggiosa, forte e libera da ogni rimorso e paura del passato.

Anche Anna era felice di vedere la sorella così diversa ma, una sera, una rivelazione cambiò radicalmente la loro vita.

Anna torna a casa da scuola più tardi del solito dopo aver condiviso un’intensa giornata con Kristoff e qualche amica. La ragazza accende la luce della cucina e saluta Elsa, seduta sul divano abbracciata a un cuscino. La diciassettenne non fa caso allo strano atteggiamento della sorella che, imbambolata davanti allo schermo della TV, non risponde al saluto.

Anna appoggia lo zaino in camera sua, felice di poterlo abbandonare sul pavimento e, stanca della giornata, prende un cambio pulito dall’armadio per poi dirigersi in bagno e rilassarsi sotto una bella doccia calda.

Tutto segue il suo normale rituale. Anna apre il rubinetto dell’acqua e, mentre attende che questa si riscaldi, procede con lo spogliarsi la maglietta e disfarsi la treccia che le legava i capelli. È proprio quando sta per togliersi il reggiseno che i suoi occhi si posano su un oggetto insolito, mai visto prima nel loro bagno.

Anna prende in mano quello che pare uno strano termometro, non capacitandosi il motivo che porta ad avere un test di gravidanza in casa. L’idea di una gravidanza è talmente assurda che la giovane non capisce fino all’ultimo quella strana situazione.

Due linee, Elsa che non l’aveva salutata, quell’estremo silenzio, le notti trascorse con Jack…Anna improvvisamente capisce tutto e, con il cuore in gola, si appoggia alla parete del bagno guardando sconvolta il test di gravidanza.

“Aspetta che?” riesce a dire a bassa voce mentre, con una mano, si asciuga la fronte che aveva iniziato a sudare. Nella sua testa cominciano a ruzzolare una serie di pensieri e paranoie ma, curiosa della situazione, decide di zittirli per chiedere chiarimenti direttamente a Elsa.

Anna cammina lentamente verso il soggiorno e, in completo silenzio, si posiziona davanti alla sorella con il test custodito tremante tra le mani.

“…Elsa?” riesce finalmente a dire con voce flebile Anna, spaventata all’idea di dover gestire anche un neonato in quella casa gestita da giovani donne.

“Non ho avuto la forza di controllare il risultato…” spiega Elsa non trovando il coraggio per guardarla in faccia.

“Elsa…sei incinta…” sbotta Anna con calma, non volendo preoccupare l’altra.

“Cazzo…” si limita a commentare Elsa, portandosi le mani sul volto e avvertendo una strana sensazione di freddo invaderle tutto il corpo.

“Tranquilla…ti va di raccontarmi?” domanda allora Anna, notando la sorella in difficoltà. Anche lei ha paura e non capisce, ma sa che il panico non può portare da nessuna parte motivo per cui, propositiva, le siede accanto invitandola a guardarla negli occhi ed aprirsi con lei.

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 20 ***


CAPITOLO 20
 
“Non so che cosa dire Anna, non ci voglio credere! Sono stata così stupida! Jack mi ha aiutata a liberarmi e a vivere di nuovo la mia vita superando il trauma della morte di mamma e papà, ma abbiamo esagerato” comincia a sfogarsi una giovane Elsa di 19 anni, pallida e smunta per colpa dello shock.

“Mi sono lasciata trascinare e ora che cosa faccio?! Non so nemmeno badare a me stessa, figuriamoci se riesco a crescere un bambino!” sbotta definitivamente la più grande coprendosi il volto con le mani.

Anna vorrebbe ribattere ma, in quello stesso momento, qualcuno bussa alla loro porta.

“Ecco, sarà Jack! Digli che non ci sono!” si nasconde Elsa facendo per alzarsi e sparire in camera sua.

“Stai scherzando spero! Il bambino l’avete fatto tutti e due e ora ne parlate!” prende le redini Anna bloccando fermamente la sorella ed alzandosi per aprire la porta.

“Ciao Anna” saluta Jack alquanto imbarazzato, non riuscendo a guardarla negli occhi cosa che, invece, viene naturale alla giovane di 17 anni.

“Elsa…io…” prova a parlare Jack schiarendosi la voce due volte sentendosi fin troppo accaldato e con il cuore in gola.

“Ciao Jack…” saluta scocciata Elsa, chiudendosi a riccio e permettendo alla sua solita freddezza di prendere il sopravvento.

“Sono giorni che sei strana e ne ho intuito il motivo…” prende parola lui, volgendo lo sguardo sul test di gravidanza posto sul tavolino del soggiorno.

“…e a quanto pare avevo intuito giusto” conclude poi lui dopo aver controllato il risultato del test, lasciandosi andare ad un profondo sospiro e mettendosi una mano sulla fronte.

Trascorrono interminabili secondi di silenzio in cui, una semplice e giovanissima famiglia, si ritrova improvvisamente obbligata a fare un salto in avanti nell’età adulta e nella responsabilità.

“Ok Elsa ascolta…” si sblocca lui, sfiorando la mano gelida di lei e sporgendosi in avanti in modo da guardarla negli occhi.

“Mi dispiace, siamo stati incoscienti, io per primo che ti ho messo in questa situazione… abbiamo sempre scherzato, ma io ti amo veramente e sono qui per dirti che non ti lascio sola. Crescerò con te questo bambino e non me ne vado, te lo prometto” le dice con il cuore in mano ed estrema serietà, con gli occhi puntati nei suoi.

“Anna, so bene della situazione in cui vivete e farò di tutto per non darvi problemi. Inizierò a lavorare e a guadagnare qualcosa per poter essere autosufficiente, trasferirmi con Elsa e crescere il bambino…”

“Ferma, ferma, ferma…”si intromette Elsa agitata.

“State facendo i conti senza l’oste! Io non ho ancora deciso niente e non so nemmeno che cosa fare! Non sono pronta a fare la madre e non so se sarà la mia strada nella vita” continua lei mostrando il lato più congelato e anaffettivo di sé stessa, capace di far rabbrividire i presenti.

“Che cosa?! Vuoi rinunciare al bambino?!” esclama Jack scioccato, non aspettandosi tali parole dalla propria ragazza.

“Elsa, ora sei confusa e non pensi razionalmente. Hai una vita dentro di te e prima o poi dovrai rendertene conto. Ora, restiamo tranquilli, prenotiamo una visita dalla ginecologa e poi ne riparliamo ok?” taglia corto Anna con il cuore a mille consapevole che, quella nuova realtà, avrebbe spaventato sua sorella.

Il giorno dell’ecografia…

Passarono alcuni giorni e la giovane coppia riuscì ad ottenere una visita privata da una ginecologa, in modo da poterci vedere chiaro nella faccenda. In quei giorni nessuno aveva parlato di nuovo della questione gravidanza. Solo Kristoff provò a parlare con Elsa ma nemmeno lui riuscì a scalfirla. Anna, ovviamente, sperava che l’ecografia potesse aprirle gli occhi e cancellare da lei l’idea di rinunciare al bambino per colpa della paura. Erano giovani, piccole, indifese, senza un futuro stabile…ma ne avevano affrontate tante e, sicuramente, una nuova vita avrebbe portato gioia nella loro esistenza. Rinunciare al bambino avrebbe portato a delle dolorose conseguenze future che tutti, a parte Elsa, volevano evitare.

“Ok Elsa, ti ho applicato il gel e ora vediamo un po’” afferma la ginecologa muovendo tutta l’attrezzatura sul grembo di Elsa.

Jack guarda agitato il piccolo visore grigiastro, aguzzando la vista per capirci qualcosa in tutte quelle immagini sfocate.

“Quindi? Sono proprio incinta?” chiede Elsa, ancora titubante sulla sua condizione.

“Eccome se lo sei Elsa…” risponde seria la ginecologa, intuendo già i dubbi e le perplessità di quella fresca coppia di genitori. La dottoressa ripone gli strumenti al loro posto e, sedendosi accanto a Elsa, abbassa la mascherina e si prepara a parlare a cuore aperto.

“Ragazzi… ve lo dico subito così poi ne potremo parlare insieme. Aspettate due gemelli omozigoti” sbotta con fermezza la ginecologa.

Jack sgrana immediatamente gli occhi, il battito di Elsa accelera vertiginosamente e nella stanza l’aria si fa ghiacciata. Il tempo pare fermarsi e nessuno è in grado di parlare. La bocca di entrambi era come impastata, le labbra intorpidite, la gola secca e bruciante.

“No, non possono essere due. Non posso tenerli!” riesce ad esprimersi Elsa scuotendo convinta la testa, divorata dal panico.

Jack, confuso e ammutolito, non riesce a fare altro che camminare freneticamente per la stanza, con una mano alla bocca e le gambe tremanti.

“Elsa… Jack… sedetevi qui” li richiama la ginecologa invitandoli a rilassarsi e ragionare.

“Siete giovani e avete paura, ma nemmeno vi immaginate il bene e la bellezza che vi potranno dare questi due bambini. Crescere dei figli alla vostra età non è facile, ma siete giovani e arzilli e sono sicura che ci riuscirete. Avete tra le mani la possibilità di crescere e di dare vita a due creature bellissime che, a differenza di tante ragazze che vedo passare qui, sono il frutto di due bei ragazzi come voi che si amano”

“No, dottoressa mi spiace…ma lei non mi conosce! Io non posso farcela! Io non so nemmeno badare a me stessa, ho perso i miei genitori, ho una sorella minore da aiutare anche se, a momenti, è lei che accudisce me! Io non sono in grado di essere una madre!” risponde Elsa sporgendosi leggermente in avanti con foga.

“Elsa…tu saresti davvero disposta ad abortire?” chiede a bruciapelo la ginecologa.

“Sì, sono ancora nel periodo consentito e questa cosa non dovrebbe farmi soffrire troppo” sbotta con freddezza e disumanità Elsa, preda delle sue estreme e forti emozioni.

“Ma che cosa stai dicendo?! E io chi sono scusa?!” si intromette Jack infuriato, ricevendo subito uno sguardo dalla ginecologa che lo invita a lasciarla fare.

“Quindi…Elsa, tu credi di non avere ancora una forma di vita dentro di te?” domanda con calma il medico.

“Sì, alla fine la scienza e la medicina stessa affermano questo” risponde sicura Elsa, cercando di trattenere le lacrime. Per quanto dura, dentro di sé sentiva di non voler abortire, ma la paura era troppo grande.

“E…se ti facessi sentire…questo?” continua la ginecologa azionando dei pulsanti particolari.

In poco tempo la stanza si riempie di un suono caldo, strano, accelerato. Due battiti cardiaci estremamente veloci, uno discostante dall’altro, rimbombavano sulle pareti. Jack ed Elsa rimangono in silenzio, estasiati, stupiti e con tre metri di pelle d’oca di fronte a quei suoni che, volenti o nolenti, rappresentavano i cuori pulsanti di vita dei due bambini.

Elsa, in modo particolare, cancella in un secondo tutti i cattivi pensieri. Quei suoni, provenienti dal suo grembo, le fanno cambiare idea in un millesimo di secondo e, per un attimo, la paura viene abbattuta dall’emozione e dalla felicità di vivere qualcosa di così sensazionale.

“Grazie dottoressa…grazie” si intromette Jack, guardando il volto di Elsa rigato dalle lacrime.

“Ragazzi…vi dico solo che in queste situazioni è meglio ascoltare i nostri consigli perché davvero, non sapete che cosa vi perdete. Non dico che sarà facile, anzi… essere genitore è la missione più faticosa della vita. Quei due fagiolini, però, li avete creati voi e da come potete sentire, i loro cuori chiedono solo di poter crescere e venire al mondo” dice la dottoressa con un sorriso e fare materno, sedendosi alla scrivania e cominciando a scrivere il referto.

Elsa rimane ancora imbambolata e preferisce non rispondere. Jack l’aiuta accuratamente a ripulirsi e, dopo averla guardata negli occhi, è felice di vedere più serenità.

“Elsa, prendi queste cose che ti ho prescritto e prenota gli esami del sangue. E…ci rivediamo tra qualche settimana, per vedere come crescono i vostri due tesori, ok? Niente colpi di testa giusto? Siamo intesi ormai?” conclude la dottoressa consegnando il foglio a Jack e stringendo la mano a Elsa che, timidamente, risponde fermamente a tutte le domande, desiderosa di assumersi le sue responsabilità.

Presente…

Elsa e Jack si ritrovano immobili, di fronte alla richiesta delle due sorelle di avere un fratellino.

“Non penso che avremo altri figli” risponde schietta Elsa chiudendosi di nuovo in sé stessa.

“Perché mamma?! Sei giovane e saremmo una bella famiglia!” insiste Lia balzando fuori dalle lenzuola e puntando gli occhi celesti in quelli della madre.

“Ho detto di no e basta! Ora andate di là a sistemarvi che arriviamo a preparare la colazione” risponde lei austera con un tono di voce brusco che fa tacere e ammutolire le sorelle, pronte ad uscire dal lettone con la testa china e il broncio.

“Perché reagisci così? Le bambine non hanno tutti i torti, dovremmo riprenderci! Non dico di fare un altro bambino ora, ma siamo giovani e abbiamo ancora tantissimo tempo!” la trattiene Jack, aprendo il discorso una volta allontanate le figlie.

“Tu pensi che un bambino possa risolvere i problemi che ci sono tra di noi?! Ricordi cosa abbiamo vissuto con loro?! Le notti insonni, i soldi che non c’erano, i debiti, gli sguardi della gente, la maturità, il lavoro e…ah sì, i tuoi meravigliosi genitori che mi hanno deliberatamente dato della poco di buono e della troia?! Io tutto questo non lo voglio rivivere” contesta la moglie mostrandosi burbera e severa.

“Cosa c’entrano i miei genitori?! Ci hanno abbandonato e ce l’abbiamo sempre fatta senza di loro! Perché continui a rivangare il passato Elsa?!”

“Perché io non ero pronta a fare la madre allora, non lo sono adesso e non lo sarò mai in futuro. Ora amo le mie bambine, ma non mi reputo nemmeno capace di essere un genitore!” si commisera Elsa, ribadendo ancora una volta la sua più grande fragilità.

“Sai perché non funziona più niente?! Lo vuoi sapere perché io e te non facciamo più l’amore, perché viviamo da separati in casa e perché hai paura di donare un abbraccio alle tue figlie?!” la provoca Jack con voce scura, alzandosi in piedi indispettito per poi rivolgerle un’ultima frase minatoria.

“Perché tu sei ancorata al passato Elsa…e finché vedrai solo le sofferenze e le cose brutte che hai vissuto, non riuscirai mai ad accettare il futuro e a vivere veramente. È inutile anche che te ne sto a parlare, tanto finché non farai questo passo, la situazione non cambierà mai”

Detto questo Jack si dirige verso il bagno, lasciando Elsa distesa nel letto con lo sguardo fisso nel vuoto e un cuore completamente di pietra, apatico e non curante delle emozioni proprie e altrui perché troppo abituato a costruirsi l’armatura capace di non farlo più soffrire e distruggerlo all’istante.

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 21 ***


CAPITOLO 21

“Che bello non vedo l’ora di andare allo zoo con gli zii!” esclama Lia entusiasta, afferrando il suo zainetto e trascinando la sorella verso la porta d’ingresso.

“Hey, ma che ti prende?” chiede la più scatenata guardando confusa la sorella taciturna.

“Non voglio più venire allo zoo… non mi sento tanto bene!” afferma la bambina abbassando lo sguardo e fissandolo sulle sue scarpe viola.

Lia non ha idea di come aiutarla, sa che la sorella ha dei problemi di salute e, come le hanno sempre insegnato, è a conoscenza del fatto di dover chiedere agli adulti per intervenire in momenti come quelli.

Lia si avvicina alla camera dei genitori e, appoggiando l’orecchio alla porta, li sente bisticciare nuovamente.

“Quanto tempo volevi aspettare ancora per dirmelo?! Torni a lavorare ininterrottamente quindi?!” si infuria a bassa voce Elsa muovendo le braccia verso il marito.

“Elsa! Ho sempre accantonato tutto per te! Ho anche riprovato in questi mesi a essere più presente, ma non è servito a nulla! Tanto vale che io mi ributti nel lavoro per avere un’occupazione sempre più solida in futuro e per poter mantenere questa famiglia” risponde arrabbiato Jack, ormai stufo di tutte quelle futili discussioni.

“Vai pure, tanto ormai questa famiglia manco esiste più” lo pugnala Elsa, girandosi di scatto e dandogli le spalle.

“Che cosa?!” esclama sorpreso Jack, sbiancato di fronte a quelle crude parole. In quel preciso istante, però, Lia bussa alla loro porta e, seppur segnata da ciò che ha appena sentito, entra nella camera matrimoniale cercando di mostrarsi serena.

“Lia, tranquilla va tutto bene! Io e la mamma risolviamo, ok?” cerca di giustificarsi l’uomo dai capelli biondi, mettendo le mani avanti.

“Sono venuta per dirvi che Sofia dice di non sentirsi tanto bene e che non vuole venire allo zoo” si limita a rispondere Lia, senza guardare i genitori negli occhi.

Elsa e Jack corrono fuori dalla camera matrimoniale diretti verso la stanzetta delle gemelle dove la piccola Sofia è seduta sul letto, bianca cadaverica.

“Sofi, che succede?” domanda subito Jack premuroso inginocchiandosi davanti a lei, facendo segno a Elsa di sederle accanto.

Sofia non risponde, ma rimane in silenzio con gli occhi fissi nel vuoto.

Lia, intanto, con gli occhi colmi di lacrime, si accinge ad aprire ad Anna e Kristoff appena giunti con l’intento di portare le bambine allo zoo per vivere un’entusiasmante domenica insieme.

“Lilì, che cosa c’è?!” chiede subito Anna notando la nipotina crucciata.

Lia non proferisce parola e, scossa da tutte quelle prepotenti emozioni, si getta al collo della zia dando vita ad un pianto spaventato. Uno di quei pianti di paura, veri e struggenti che colpiscono i bambini.

Anna accetta l’abbraccio della nipotina e le poggia una mano sul capo come a farle intuire di fidarsi e sentirsi protetta. Kristoff, colpito dalla strana situazione, decide di raggiunge gli altri membri della famiglia e si stupisce di trovare Jack ed Elsa alle prese con l’altra gemella, bianca, smunta e preoccupata proprio come Lia.

“Sofi, se non ci dici cosa hai non potremo mai aiutarti! Dobbiamo anche stare attenti con la tua malattia, non ti preoccupare se non te la senti non andiamo allo zoo” prova a sbrogliarla Elsa, posandole una fredda mano sulla spalla.

“Chi è che non vuole venire allo zoo?! Ho sentito bene?” si intromette Kristoff facendo una buffa voce da orso e accompagnandosi con dei gesti goffi.

Sofia, alla vista dello zio così bizzarro, abbozza immediatamente un sorriso e riprende colore, segno di essere vittima dello stress e della troppa tensione che vive in casa.

“Ho paura di stare male, c’è troppo sole e caldo e per la mia malattia non va bene!” parla finalmente la piccola Sofia, rivolgendo lo sguardo a Kristoff.

“E noi la paura la sconfiggiamo capito? Guarda qui abbiamo: crema solare, cappellino, tanta acqua, dei Sali minerali e… ma dove sono finite le vitamine? Ahhhh le ha rubate la scimmia!!” continua a recitare Kristoff, incamerando un piccolo sketch comico con una scimmia peluche.

Elsa e Jack rimangono impietriti e alquanto scossi nel vedere Sofia ridere e divertirsi di fronte a un momento così banale. Kristoff stava facendo lo stupido, ma almeno era riuscito a dare forza e coraggio per far dimenticare a Sofia la sua crisi d’ansia dovuta all’anemia che ormai la terrorizzava. In quel momento entrambi si resero conto che non funzionavano più, né come coppia né come genitori. Non conoscevano le proprie figlie e loro stesse stavano cercando supporto in altre figure, avvertendo i parenti come troppo immaturi magari.

“Ora andiamo di là, così ci prepariamo ok?” propone poi Kristoff prendendo la mano della nipotina e dirigendosi verso il salotto dando il cambio ad Anna che, parecchio infuriata, entra nella camera delle bambine chiudendosi la porta alle spalle.

“Lia ha avuto un attacco di panico perché vi ha sentiti litigare alla porta e dirvi delle cose brutte. Sofia non riesce a superare la sua malattia e per la miseria ragazzi, hanno solo 8 anni e voi le state rovinando! Sono psicologa e ne vedo tutti i giorni di bambini distrutti dalle situazioni genitoriali e fidatevi, questo lo potete considerare un esordio! Prestate più attenzione e parlate chiaro alle bambine, non ce la fanno più a vivere con l’illusione che vada tutto bene!” si sfoga Anna parlando piano anche se, nel breve scambio con Kristoff, gli aveva chiesto di portare le bambine in macchina.

“Ora andiamo allo zoo con le piccole e poi le portiamo a casa da noi per qualche giorno, vedete di usare questo tempo per chiarirvi…nel bene o nel male…” taglia corto poi Anna squadrandoli severamente, ma facendosi comunque notare disponibile e pronta ad aiutare se necessario.

Elsa e Jack finiscono così per essere lasciati soli, nella propria casa, avvolti da un silenzio assordante e doloroso che devono spezzare per decidere definitivamente il proprio destino.

La domenica allo zoo trascorre serenamente e, tra risate, versi di strani animali, leoni ruggenti e giraffe alte e imponenti, le bambine riprendono vigore e si divertono a più non posso.

“Ora da che parte andiamo?” chiede Lia curiosa, mettendosi il capellino al contrario imitando, così, una cantante di cui andava matta recentemente.

“Anna, hai tu la mappa…” commenta Kristoff, coinvolto nella ricerca della borraccia di Sofia. Anna non risponde e, in pochi secondi, l’allegra combriccola scoppia in una fragorosa risata, vedendo la zia imbranata alle prese con una cartina.

“Dimenticavo che l’orientamento non è il tuo forte” sbuffa Kristoff alzando gli occhi al cielo, facendo segno ad Anna di dargli la mappa per capire la prossima destinazione.

“Sono comunque brava a fare tante altre cose dai” si difende Anna, lasciando un dolce bacio sulla guancia del marito.

“Siete proprio belli insieme” si aggiunge Lia, sedutasi accanto alla gemella e contemplando gli zii.

“Aspetta che?” chiede Anna stupita dall’esclamazione.

“Lia ha ragione… noi non vediamo mai mamma e papà così. Non si baciano mai, non si tengono per mano, non parlano e si stanno lontano. Insomma, non sembrano voi” si confida Sofia abbassando lo sguardo, desiderosa di vivere il calore di una famiglia.

Anna e Kristoff si guardando per un momento, timorosi e spaventati da tutta quella maturità. Le bambine non erano ingenue e avevano già fiutato il possibile finale della famiglia Frost.

“Mamma e papà vi amano davvero tanto, solo che a volte non riescono a dimostrarvelo come dovrebbero. Stanno passando un brutto momento e devono imparare ad essere più felici. Vedrete che le cose si sistemeranno” prova a parlare Kristoff, speranzoso di poter rivedere presto la migliore amica Elsa gioiosa e serena con l’uomo della sua vita.

“Voi sareste dei genitori bellissimi… siete bravi, simpatici e premurosi, quando arriverà un cuginetto?” si intromette Lia, non riuscendo a frenare la lingua.

“Quando sarà il momento ve ne parleremo, ora continuiamo il giro per favore?” taglia corto Anna mettendosi una mano sul volto ed invitando il gruppo a rimettersi in marcia.

Kristoff, prima di ripartire alla scoperta del parco, sistema accuratamente lo zainetto di Sofia assicurandosi che abbia ancora sufficiente crema solare, che non sia sudata e che si sia idratata adeguatamente. Anna l’osserva innamorata, lieta e grata di avere al proprio fianco un uomo così premuroso che, dal primo istante, si era occupato delle figlie di Elsa come se fossero già delle nipotine. Anna, come ogni donna, sogna il momento in cui quell’uomo diventerà padre e terrà in braccio il frutto del loro amore.

“Perché sorridi?” le chiede Kristoff una volta rimessosi in marcia.

“Penso che saresti un papà perfetto” si lascia sfuggire Anna, sorridendogli e non pensando alle conseguenze, nonostante il duro discorso della mattina riguardante l’avere figli.

“E io penso che sarà una sensazione stupenda” commenta lui, guardandola profondamente negli occhi con tenerezza.


La sera a casa Frost…


Jack fissa il suo piccolo shot contenente un amaro e, a piccoli tristi sorsi, ripensa alla sua miserabile vita. L’uomo ha trascorso la giornata al lavoro e, ormai a casa da un’ora, aveva consumato la cena con la moglie senza scambiarsi una parola. Jack vede tutto nero, proprio come il liquore che gli brucia la gola.
L’alta gradazione alcolica non lo disturba permettendogli di riflettere accuratamente.

L’uomo di neanche 30 anni, rivede la sua vita e si sente vecchio e stanco. Una vita di stenti, di sofferenze, di delusioni, di morte e disperazione. Una vita di frenesia, di sacrifici, di tappe accorciate, di adolescenza rubata. Una vita fatta anche di sorrisi, di risate di bambine, di carezze, di amore, di piccole economiche vacanze ma che non sembrano bastare a sopprimere tutta la negatività. In effetti Elsa aveva ragione: la loro vita insieme non era stata per nulla semplice. Dal lutto familiare che li accumunava, ai genitori distruttivi di lui, dalla gravidanza inaspettata, alla malattia di Sofia, dalla crisi economica, ai pianti per capire come arrivare a fine mese. Elsa, in effetti, aveva proprio ragione. Jack era d’accordo con lei. Aveva sbagliato a lavorare troppo, a non preoccuparsi prima dei problemi evidenti, a non aiutarla mai con le bambine e a non darle attenzioni facendola così chiudere in sé stessa. Di una cosa, però, era assolutamente certo: amava Elsa e l’avrebbe amata per sempre.

“Io, penso di andare a dormire” afferma Elsa entrando in cucina, senza guardarlo in volto.

Jack si alza in piedi e le si avvicina lentamente. L’uomo mette a fuoco il volto bianco di lei e, grazie alla spinta e alla spavalderia offerta dall’alcool, sfiora il braccio della moglie per poi afferrarlo piano.

Elsa sobbalza a quel contatto e, spaventata, fa di tutto per allontanarsi finendo, però, con le spalle al muro.

Jack accarezza le braccia della giovane cercando di infonderle calore. Il suo cuore batte all’impazzata nel sentire di nuovo quella pelle morbida e delicata custodita dalle sue mani. I suoi occhi azzurri, arrossati dall’alcool, scrutano ora il viso di Elsa che, impietrita, rimane per un attimo imbambolata dal tocco leggero del proprio uomo.

Jack capisce di dover agire immediatamente e, con estrema calma, socchiude gli occhi. Jack ammorbidisce le labbra, continua ad accarezzare il braccio di Elsa, facendo per risalire con la mano fino a trovare la guancia di lei. Il ragazzo vede che lei non oppone resistenza e, dopo un lungo sospiro, avvicina le labbra alle sue, pronto a riassaporare quella bocca che aveva promesso di baciare tutti i giorni fino alla morte. Pochi secondi, pochi centimetri, qualche millimetro, le labbra stanno per toccarsi…ma Elsa si ritrae improvvisamente divincolandosi velocemente dalle braccia di Jack che, dispiaciuto, appoggia le mani al muro e china il capo.

“Jack io…” comincia a dire lei tremante, stringendo a sé la vestaglia.

“Lo so Elsa, non sei più sicura di nulla” afferma lui amareggiato, ormai conscio della loro sorte.

“Jack…io…voglio divorziare” sbotta lei con voce insicura e con un groppo in gola.

Jack non riesce a rispondere e permette al violento silenzio di distruggergli le orecchie. Una frase corta e già prevista ma che, appena pronunciata, gli procura dei dolori lancinanti al petto e al cuore. L’uomo non sa esattamente come comportarsi, non sa cosa rispondere. L’unica cosa che sa è quella di aver perso, di non aver mantenuto una promessa e di non essersi occupato di Elsa come aveva giurato di fare.

“Mi dispiace, io…”

“Non dire più nulla ti prego. Ti chiedo solo di darmi il tempo per preparare le mie cose e capire dove andare. La casa è comunque tua e avendo le bambine è giusto che ci stia tu…vedremo poi in tribunale che cosa si deciderà” risponde Jack interrompendola e dirigendosi verso la camera da letto per prendere il cuscino.

Elsa rimane immobile, stranita e dubbiosa di fronte alla reazione di lui che, come un cane bastonato, non aveva osato difendersi.

“Saremo collaborativi, io non voglio tagliare il rapporto con te! Magari torneremo amici… l’importante è cercare di non fare del male alle nostre figlie” prova a parlare Elsa, osservando Jack sdraiato sul divano.

“…e cercare di non fare stare male noi” taglia corto Jack spegnendo la luce del soggiorno, mandando così un chiaro segnale a Elsa che, sentendosi in colpa, si allontana silenziosamente.

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 22 ***


CAPITOLO 22

Qualche giorno dopo…

Elsa e Jack avevano ormai deciso. Il verdetto era ormai irremovibile. I due a malapena si parlavano più e Jack, in modo particolare, cercava di trascorrere la maggior parte del tempo possibile in ufficio per non incontrare Elsa.

I due avevano già aperto la pratica per il divorzio ed aspettavano il momento giusto per comunicarlo definitivamente alle figlie e al resto della famiglia.

Jack camminava per strada con il cellulare in mano, scrollando le foto di facebook in modo annoiato e con una certa invidia. Vedeva le foto dei suoi amici sposati con in braccio i propri figli, sorridenti e sollevati, reduci di qualche meraviglioso weekend in montagna o in altri luoghi.

“E pensare che io non ho più nulla di tutto questo…e forse non l’ho mai avuto” dice tra sé e sé l’uomo, consapevole di essere entrato nel periodo più nero della sua esistenza.

È immerso nei suoi tenebrosi pensieri quando, all’improvviso, si scontra con una persona inaspettata.

“Mi scusi non volevo…” comincia a scusarsi lui allontanandosi subito.

“Scusi ero distratta e…” dice contemporaneamente lo sconosciuto, per poi tacere e mettere a fuoco il volto dell’uomo.

“Jack?! Jaack, sei tu?!” chiede incredula la ragazza dai capelli castani e i profondi occhi scuri, vestita con una camicetta e dei pantaloni accollati.

“Stella?! Sei davvero tu?” risponde lui rimanendo a bocca aperta di fronte a quella che pare dimostrarsi la sua migliore amica d’infanzia, nonché vicina di casa.

“Quanto tempo è passato! Ma che fine hai fatto?” chiede lei felice, dopo essersi scambiati i consueti baci di saluto.

“Mi sono trasferito e ho iniziato una nuova vita. Non ci vediamo da secoli, hai ragione. Tu come stai?” domanda lui curioso, tagliando corto sulla questione.

“Io sto bene! Sono riuscita a diventare avvocato e ora lavoro in uno studio qui vicino!” comunica lei piena di soddisfazione.

“Fantastico! Il sogno della tua vita! Saranno fieri i tuoi genitori!” si congratula Jack, consapevole del sogno nel cassetto della cara amica.

“Sì, assolutamente! E tu Jack…con i tuoi genitori?” chiede lei conscia di mettere in atto una provocazione.

“Non li vedo da quasi dieci anni” afferma lui abbassando la testa e gracchiando con la voce, sensibile all’argomento.

“Jack…io li ho visti, ci abito ancora accanto. Non hanno mai smesso di cercarti e di provare a rimediare” afferma lei con dolcezza, cercando di smussare una questione fin troppo dolorosa.

“Non mi importa più di loro! Mi hanno rovinato la vita dandomi la colpa della morte di Emma e cacciandomi di casa quando hanno scoperto della gravidanza di Elsa. Ormai è troppo tardi” urla lui stringendo i pugni, senza fare caso alla rabbia e alla tristezza che ribolle nelle sue vene.

“Sarà tardi se tu deciderai di chiudere definitivamente. Loro ti cercano, ti vogliono sentire! Tu non avresti voglia di riprovare in qualcosa? Di darti una seconda possibilità?” lo stuzzica ancora lei, provando a farlo ragionare.

Quell’ultima domanda lo colpisce nel profondo proprio perché di occasioni ne vorrebbe altre mille. Quei pochi giorni vissuti da separati in casa con Elsa, lo avevano distrutto. Gli mancava tutto di lei e si sentiva un fallito per non essere riuscito a tenere unita una famiglia. Ormai era troppo tardi proprio perché Elsa era irremovibile. Lui avrebbe fatto di tutto pur di riconquistarla, ma era lei che aveva deciso di chiudere i battenti.

“Pensaci Jack…i tuoi ti aspettano ancora. Se vuoi potrò anche aiutarti” aggiunge l’amica posandogli una mano sulla spalla, vedendolo parecchio sconvolto.

“Ci penserò e ti farò sapere” chiude lui gentilmente, pronto a riconsiderare l’offerta. I due finiscono così per promettersi di rimanere in contatto e Jack ricomincia il suo percorso sentendosi maggiormente confortato.

Intanto, da Elsa…

“Ciao Elsa” saluta Anna entrando nell’appartamento dell’altra.

“Ciao Anna, accomodati” afferma la bionda spalancando la porta.

“Vi ringrazio per aver tenuto le bambine in questi giorni” rompe il ghiaccio Elsa sedendosi sul divano, parecchio distante da Anna.

“Che c’è? Ti faccio schifo adesso? Puoi avvicinarti a me sai…” commenta Anna con fare brusco, accortasi immediatamente dello spiacevole distacco. Elsa rimane ferma, pietrificata da un imbarazzo che aveva avuto poche volte con la sorella. In quel momento, anche solo per un gesto così banale, sentiva un combattimento interiore con il proprio ego che la spingeva a dirsi: “Sto bene da sola, sotto tutti i punti di vista”.

Elsa le si avvicina lentamente, dopo alcuni attimi di titubanza.

“Ora mi vuoi dire tutto quello che ti succede?” domanda Anna decisa, intenzionata a centrare immediatamente il bersaglio senza tergiversare.

“Le cose non vanno bene Anna. Con Jack non funziona, con le bambine non ho praticamente nessun rapporto e io stessa non sono più sicura di niente” spiega Elsa abbassando lo sguardo.

“Ma ti rendi conto che ti stai lamentando della tua vita, quando comunque tutte le cose vanno bene?! Hai una casa, una famiglia, un lavoro! Vuoi buttare via tutto?! Perché Elsa?!” la provoca Anna squadrandola.

“Io non ho mai voluto tutto questo Anna! Non volevo sposarmi per obbligo, non volevo iniziare a lavorare subito, ma soprattutto non volevo rimanere incinta! Io non ho scelto la mia vita, non ho scelto il mio matrimonio e non ho scelto la mia gravidanza!” risponde Elsa scottata dalla provocazione.

“Per la miseria Elsa! Pure io sono incinta e non l’avevo programmato ok?!” si sfoga Anna alzandosi in piedi e sfogandosi, senza rendersi conto di aver appena rivelato un dettaglio della sua vita che teneva ancora celato per sé stessa.

“Che cosa?!” sussurra Elsa esterrefatta, sollevando lo sguardo e fissandolo negli occhi cristallini della sorella minore.

“L’ho scoperto qualche giorno fa. Ho voluto chiedere a Kristoff che cosa ne pensasse delle gravidanze e ho notato che lui non si sente ancora pronto.

Nemmeno io mi sento adeguata e pronta, ma è successo!” spiega Anna con gli occhi lucidi, cominciando a muoversi la fede sull’anulare sinistro per colpa dell’agitazione.

“Congratulazioni Anna” afferma freddamente Elsa, cercando di nascondere una potente fitta al cuore e la pelle d’oca dovuti ai ricordi della propria gravidanza.

“Sapevo che non avresti fatto i salti di gioia…ormai non ti smuove più nulla” commenta Anna dispiaciuta, trattenendo le lacrime e notando la lontananza nata senza motivo con la sorella.

“Anna, io sono felice per te davvero! Tutto questo però mi distrugge. Ora io non so più come comportarmi!”

“Smettila di lamentarti ti prego! Che tu lo voglia o no, le bambine esistono e ti vogliono bene! Le hai cresciute benissimo, hai una casa e un uomo che ti ama alla follia e…”

“IO NON AMO JACK! IO E LUI STIAMO DIVORZIANDO!” esplode finalmente Elsa, alzando improvvisamente la voce e creando così un silenzio agghiacciante.

“Perché?! Jack ti ama alla follia! Anche tu lo ami! Lui ti ha sempre tirata su, è stato il punto fermo capace di farti rialzare dopo la morte di mamma e papà!” aggiunge Anna con le lacrime agli occhi e la voce spezzata a causa della sconvolgente notizia.

“Era un amore adolescenziale, terminato con una gravidanza. Io e lui abbiamo sempre vissuto cercando di rimediare ai nostri errori, ma non ci siamo mai dedicati del tempo per noi stessi e per la nostra relazione. Ora è troppo tardi. Io non provo nulla per lui”

“Sei proprio tu che sbagli Elsa. L’hai appena detto, la tua vita è un errore no? Quando imparerai a guardarti come ti vedo io?” prende coraggio Anna, intenzionata ad aiutare l’altra.

“Ascolta…” continua la più giovane sedendole accanto e prendendola per mano.

“Io ti starò vicina in tutto. Se ne sei sicura puoi divorziare, puoi trasferirti, puoi cambiare lavoro insomma, puoi fare tutto quello che vuoi! Una cosa, però, non te la permetto: non osare dire che la tua vita è un errore. Il tuo amore con Jack non è stato un errore e, soprattutto, le tue figlie non sono un errore. Ora Elsa è giunto il momento di prendere in mano la tua vita e ricominciare, smettendo di guardare al passato.”

“Come faccio? Le bambine sicuramente si accaniranno contro di me!” si preoccupa Elsa abbassando ancora lo sguardo.

“Ecco l’istinto materno che volevo vedere. Le bambine non sono ingenue, hanno già capito i vostri problemi. Sarà un trauma per loro, ma hanno bisogno di sapere la verità. Ditegliela al più presto. Elsa… promettimi che non taglierai del tutto con Jack” la prega Anna comportandosi da psicologa, senza però riuscire a soffocare quella fitta lacerante che la stava colpendo in pieno petto.

“Ma, stai piangendo? Perché non mi stai impedendo di divorziare?” chiede Elsa notando gli occhi lucidi e colmi di lacrime della sorella minore.

“Perché mi rendo conto che, finché non imparerai ad amare te stessa, non sarai mai in grado di amare gli altri. Lo so da molto tempo credo, ma ora tocca a te capire che cosa vuoi veramente dalla tua vita.”

“Quindi non sei arrabbiata con me?” domanda Elsa pensierosa.

“Sono a pezzi Elsa… vedo la mia famiglia sgretolarsi e ti vedo così insicura. Soffro, ma non posso mettermi contro di te. Mi chiedi se penso che tu stia facendo una cazzata?! Sì, per me la stai facendo, ma se è l’unico modo per farti risvegliare, allora sono disposta a starti accanto” ribadisce Anna socchiudendo gli occhi e voltando il volto di lato.

“Grazie Anna, mi dispiace per aver rovinato tutto. Riguardo a prima…io sono contenta che tu sia incinta. Essere mamma è sempre stato il tuo sogno e, forse, lo sei stata molto di più di me” cerca di rimediare Elsa, accarezzandole una mano e sentendosi male per aver fatto soffrire l’amata sorellina.

“Non so come andrà a finire questa storia Elsa, ma prima di andare voglio dirti che per questo bambino desidero una bella e grande famiglia. Tu e Jack potrete pure dividervi, ma lui per me sarà sempre mio cognato, mio amico e lo zio di mio figlio. Ti prego di fare in modo che la vostra separazione sia il meno indolore possibile. Riflettici bene… potete aver sbagliato tutto, ma ricorda che Jack ha permesso alla vera Elsa di emergere.” Conclude poi Anna alzandosi con gli occhi colmi di lacrime, tirando su con il naso e non guardando più la sorella maggiore.

Un saluto frettoloso, nessun abbraccio e Anna si accinge ad uscire dall’appartamento dando finalmente sfogo a quel pianto che aveva soppresso per tutta la discussione. Lacrime di dolore, di disperazione che le ricadono sui vestiti senza pietà, lasciando immediatamente una macchia scura difficile da eliminare.

Anna si asciuga costantemente le guance, sale in macchina ascoltando i propri singhiozzi, immersa in vortici di pensieri che si scaraventano uno contro l’altro nella sua mente. La sua famiglia non esisteva più. Quella famiglia così disastrosa che aveva ricucito con tanta fatica dopo la dipartita dei genitori, si stava ora sgretolando e trasformando in sabbia. La sofferenza e la freddezza di Elsa erano tornate ed avevano distrutto tutto.

Anna guida verso casa con lo sguardo dritto puntato sulla strada, lasciando scorrere le calde lacrime e cominciando a placarsi grazie a qualche sospiro di sollievo. Una luce, però, sembra comparire in fondo al tunnel. Una luce bella, tenue, capace di far passare il temporale. Una luce che porta il volto di un bambino ancora ignoto, ma che cresce silenziosamente nel grembo di Anna.

“Forse sarai proprio tu… a portare di nuovo Luce nelle nostre vite” sussurra Anna rasserenata, guardandosi velocemente il ventre ancora piatto, desiderosa di correre a casa e rendere edotto Kristoff del nuovo dono lucente che avrebbe rischiarato le loro esistenze.

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 23 ***


CAPITOLO 23

Anna rientra a casa scossa, abbandona la borsa sul pavimento e si massaggia le tempie con entrambe le mani, socchiudendo gli occhi per cercare di lenire l’improvvisa emicrania.

Anna guarda il suo soggiorno, frutto di tanto lavoro e sacrifici, scelto accuratamente con Kristoff e, immediatamente, osserva i quadri e le cornici che popolano le mensole. Fotografie del matrimonio, delle nipotine, delle due sorelle o di Elsa e Kristoff. Immagini serie, emozionanti, divertenti e la bellissima foto di famiglia con Jack. Quella famiglia, ormai, non esisteva più ed Anna non riusciva a figurarsi un futuro sereno.

“Amore, che succede? Hai pianto!” afferma Kristoff raggiungendola in salotto e notando subito il suo volto rosso.

“Si sta rompendo tutto Kris, tutto! Ho lottato a lungo per questa famiglia e ora non esiste più!” si sfoga subito lei gettandosi tra le sue braccia e ricominciando a piangere.

“Che intendi dire?!” chiede lui turbato, non capendo l’inaspettata reazione.

“Elsa e Jack divorziano!” rivela lei guardandolo dritto negli occhi, mossa dai singhiozzi.

“Non ci credo!” riesce a biascicare lui, spalancando gli occhi e avvertendo una fitta al cuore.

“E ora non so che cosa posso fare! Questo doveva essere l’inizio della nostra vita, di un po’ di serenità! Dovrei anche restare tranquilla e godermi il periodo in cui sto entrando, invece mi ritrovo solo sommersa dallo stress!”

“Di che periodo parli scusa?!” domanda Kristoff confuso, allontanando un attimo Anna da sé.

Anna sospira, socchiude gli occhi e finalmente rivela il suo grande segreto.

“Kris… sono incinta” annuncia, con un filo di voce, godendosi l’emozione positiva che la scuote ogni volta che pronuncia quelle parole.

Kris si porta immediatamente le mani alla bocca, per poi cominciare a camminare per il soggiorno grattandosi il capo, classico segno di quando si sente agitato o sorpreso.

“Da quanto lo sai?!” chiede lui con un groppo in gola.

“Da due settimane… più o meno da quella domenica in cui abbiamo parlato dell’avere una famiglia” risponde Anna, abbassando il capo.

“Perché non me l’hai detto subito Anna?! Avevi paura di me!? Abbiamo promesso di non tenerci nascosto nulla!” si altera leggermente lui portandosi le mani sui fianchi.

“Hai ragione, ti chiedo scusa. Ho voluto prima sapere che cosa pensassi a riguardo dell’avere una famiglia e…”

“E io sono felice Anna!” la interrompe lui avvicinandosi di nuovo, con le lacrime agli occhi.

“Ma, ma tu avevi detto che non ti sentivi pronto!” afferma stupita Anna, corrugando la fronte.

“Non mi sentirò mai pronto, ma questo non toglie la gioia che provo! Ok, forse questo bambino sta arrivando troppo presto, ma è nostro. Io non posso che esserne felice!” dice lui emozionato, avvolgendo subito la moglie nelle sue calde e robuste braccia.

“Ma adesso che cosa facciamo?” domanda Anna nascondendo il volto nel petto di lui, inebriandosi del suo profumo.

“Ora viviamo Anna. Abbiamo una vita da costruirci e ricostruirci con Jack ed Elsa. Per me c’è ancora speranza! Conosco Elsa, sta solo passando un orribile periodo! Bisogna spingere Jack a non farsela scappare!”

“Non si può fare più nulla Kris, il processo è già cominciato! A quanto pare si stanno muovendo da molto tempo. Con Elsa ho avuto la conversazione più triste e chiusa della mia vita. È come se avesse creato un palazzo di ghiaccio, impossibile da penetrare!” si demoralizza Anna, sedendosi pesantemente sul divano.

“Lei deve solo risvegliarsi Anna! Il ghiaccio può essere sciolto con l’amore. Vedrai che con il nostro affetto lo capirà. Noi stiamole accanto anche se non comprendiamo la sua scelta e prima o poi se ne renderà conto” cerca di rassicurarla Kristoff, sedendole vicino.

“E le bambine?” chiede Anna preoccupata.

“Sarà un duro colpo per loro, ma lo capiranno” si limita a rispondere Kristoff, consapevole di non poter aiutare le nipotine.

“Spero che il bambino possa portare luce e gioia in tutte le nostre vite” conclude poi Anna, rivolgendo lo sguardo al proprio ventre ancora piatto.

“Sono sicuro che migliorerà l’esistenza di tutti noi” termina emozionato Kristoff, appoggiando tremante la mano sul grembo della moglie.

Il giorno seguente a casa di Elsa e Jack…

“Ho ritirato alcune carte in tribunale. La separazione è già stata registrata. Per il divorzio dovranno aprire la pratica” comunica Elsa con freddezza, guardando Jack intento a svuotare l’armadio.

“Ho già letto tutto. Dovrò trovarmi una casa, dimostrare la mia solida occupazione lavorativa e verrò valutato da degli assistenti sociali per capire quanto tempo potrò trascorrere con le bambine, ti ringrazio per tutto questo!” risponde lui collerico, stringendo una cravatta senza preoccuparsi troppo di stropicciarla.

“Ora ti importa delle bambine?! Ti ricordo che hai passato gli ultimi anni a vivere per il lavoro! Le portavo a scuola io, le accudivo solo io! Tu tornavi a casa, mangiavi ed eri subito di nuovo al telefono, ignorando ogni loro gesto!” ribatte Elsa, mettendola troppo sul personale aprendo così una discussione.

“Io le ho sempre amate! Posso aver sbagliato con il lavoro, ma tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per le bambine e per costruire il loro futuro! Tu sei quella che si salva in questa situazione! Tu sei la madre, quindi sei a posto no?! Io invece verrò giudicato! Non potrò vederle sempre e per un periodo valuteranno il mio modo di essere padre!” alza la voce Jack, balzando in piedi furente e squadrando la ormai ex moglie che, impassibile, si limita a rimanere a braccia conserte con lo sguardo rivolto verso il muro.

“Perché continuate a litigare?” chiede Sofia entrando all’improvviso nella camera dei genitori.

“Papà, perché stai facendo la valigia?!” domanda subito Lia dubbiosa, indicando la borsa ai piedi del padre e gli armadi aperti.

Elsa e Jack si guardano negli occhi per un microsecondo, per poi capire di dover dare la travolgente notizia alle proprie figlie.

“Ecco…io, me ne andrò via per un po’” prova a rompere il ghiaccio lui, prendendo per mano le bambine.

“Parti per un viaggio di lavoro?” chiede la dolce Sofi, ingenua grazie alla sua tenera età.

“No… andrò in un’altra casa” comunica Jack chinando il capo e sentendo le piccole sobbalzare.

“Te ne vai?! Perché?! Cosa ti abbiamo fatto?!” domanda ancora Sofia, tirando fuori gli artigli.

“Assolutamente niente, il problema è solo tra me e la mamma” risponde con fermezza Jack accarezzandole una guancia.

“Io e vostro padre stiamo passando un periodo difficile. Ci vogliamo ancora bene, ma non riusciamo più ad andare d’accordo e…” prova ad intromettersi Elsa, distrutta da quella situazione.

“Non vi amate più?!” la interrompe ancora Sofia, togliendo subito la mano dalla presa di Jack. Entrambi i genitori rimangono in silenzio, non trovando il coraggio per rispondere.

“Io vi odio!” urla Lia con tutta la forza che ha in corpo, rimasta zitta fino a quel momento. La bambina comincia così a piangere disperata e corre verso la sua camera dopo aver chiuso con violenza tutte le porte rimaste aperte al suo passaggio.

“Lia ti prego, non fare così!” accorre subito Jack, bussando alla sua porta e provando ad entrare. I genitori hanno sempre proibito alle proprie figlie di chiudersi in camera ma, in quel momento, la reazione di Lia era più che lecita.

“Non vi voglio più vedere! Non vi volete più bene! Io voglio andare dalla zia Anna! Solo lei e lo zio si amano veramente!” riesce a rispondere lei, accucciata sul letto scossa dai singhiozzi.

“La nostra famiglia rimane comunque questa! Zia Anna ci sarà sempre, ma i vostri genitori rimaniamo comunque noi. Papà andrà a vivere da un’altra parte, ma non per questo non saremo più una famiglia! Ve lo prometto, non vi faremo mai stare male!” afferma Elsa dispiaciuta, sentendo di nuovo un fitto dolore travolgerla in pieno petto. Nonostante tutte le frasi che aveva detto, tutti i commenti affermati, tutti i giudizi sulla propria vita, quelle rimanevano le sue figlie e vederle piangere era una delle cose peggiori.

“Mi fa tanto male il cuore…” si limita a dire la piccola Sofia, con la sua solita dolcezza e tranquillità, per poi chiedere alla sorella di entrare.

Jack e Elsa capiscono di non poter più fare nulla. Amareggiati finiscono per allontanarsi e lasciare sole le due gemelline che, disperate per quella brutta notizia, non fanno altro che stringersi in un abbraccio e sperare di svegliarsi da quel brutto incubo.

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Capitolo 25
*** CAPITOLO 24 ***


CAPITOLO 24

Sono passati alcuni giorni dalla dichiarazione sconvolgente dei coniugi Frost. Jack si sveglia nel suo nuovo disordinato appartamento e, ancora confuso e depresso, si alza in piedi pronto a prepararsi un confortante caffè, unico amico e alleato. Tutto gli sembra così strano e assurdo. Da una casa accogliente che aveva costruito con le proprie mani era passato a un freddo bilocale in affitto. Un’abitazione triste, dalle pareti fin troppo bianche da riscrivere con nuovi quadri di vita, un divano da pochi posti, un letto sgangherato e cigolante, una cucina senza un tavolo e una casa privata del calore di una famiglia.

Jack sa che servirà del tempo e che solo questo potrà lenire le sue ferite, ma la solitudine lo disarma e lo divora voracemente. Non si era reso conto di quanto fosse importante e salutare circondarsi di dolci suoni domestici. Si pentiva amaramente di tutte le volte in cui aveva fatto zittire le figlie per poter guardare in santa pace la tv, o quando ignorava le bambine e si chiudeva a chiave in camera da letto pur di restare da solo al telefono. Ora pagherebbe per riavere tutta quella vitalità, quei rumori, quelle vocine che gli facevano spesso perdere la pazienza.

Jack non sa più a chi rivolgersi. Vorrebbe incontrare Anna, ma non si sente ancora pronto per farlo vista la ferita aperta della sua finita relazione. Al giovane uomo non rimane che prendere in considerazione la proposta offerta dall’amica Stella, incontrata di nuovo dopo tanti anni.

I genitori di Jack avevano cercato di rintracciarlo moltissime volte, ma lui aveva sempre evitato. Ora loro avevano smesso, ma Jack sentiva di desiderare una loro telefonata per poterci parlare anche solo un secondo, per sentire il loro cambiamento.

Dieci anni prima…

Elsa e Jack sapevano della gravidanza dei gemelli da diverso tempo ormai e non ne avevano ancora parlato con nessuno. Gli unici ad esserne a conoscenza erano Kristoff e Anna, capaci di supportarli e motivarli in questa nuova e strana situazione. Jack aveva iniziato a svolgere più lavori. Andava a scuola la mattina, studiava nel primo pomeriggio, riposava per neanche due ore per poi fare il cameriere in un ristorante e offrirsi anche di pulirlo fino alle 4.00 di mattina.

La sua vita diventava sempre più stressante ma, dentro di sé, provava un riconoscimento enorme e una grande soddisfazione che lo portava a sentirsi fiero e orgoglioso di spaccarsi la schiena per dare un futuro alle due creature che stava per mettere al mondo.

Tutto andava a gonfie vele finché, un giorno, non cominciò una discussione con i genitori.

“Jack, abbiamo controllato il libretto online e parlato con i professori. La tua media scolastica sta calando! Mi vuoi dire che diavolo sta succedendo?!” tuona il padre a braccia conserte, bloccando il figlio che stava uscendo di casa per andare a trovare Elsa.

“State scherzando spero! Siete andati seriamente a parlare con i professori?! Sto per finire la quinta superiore e voi ancora vi preoccupate della media?!” si lamenta lui incredulo, sentendosi trattato come un bambino delle elementari.

“Sai bene che la media ti serve per entrare all’università! Avevi la media del 9 e ora stai tornando all’8! Come pensi di fare a giurisprudenza se non ti impegni al massimo?!” aggiunge ancora il padre fulminandolo con lo sguardo.

“Esatto, sei sempre fuori casa, non studi mai, non dormi! Insomma, io sono sicura che ci sia lo zampino di quella Elsa” commenta la madre facendo una smorfia dopo aver nominato Elsa.

“Quella ragazza non va per niente bene! Ti sta deviando! Basta, da oggi non la vedrai più!” decide il padre puntandogli il dito contro e mostrandogli tutto il disprezzo per la giovane.

“Non osate toccarmi Elsa! Si può sapere che cosa vi ha fatto?! Me lo potete dire?!” si lamenta Jack, stringendo i pugni per la rabbia e digrignando i denti.

“Non è nessuno! Un’orfanella che non ha denaro, non ha futuro! Non è nemmeno brava a scuola e non gode di fama e rispetto. Non mi piace e non fa per te! Perché non ti accorgi di Stella?! Lei è innamorata di te da anni ormai!” giudica di nuovo il padre, riferendosi alla vicina di casa nonché amica d’infanzia del figlio.

“Siete voi che cercate di legarmi a Stella! Manco fossimo nel 1500! Ora devo andare” taglia corto il ragazzo dai capelli biondi, stanco di tutti quei discorsi.

Una volta prese le chiavi della macchina e sbattuto la porta, Jack sa che, una volta rientrato, dovrà sorbirsi altre paternali. Questo poco gli importa perché Elsa e i gemelli sono tutto ormai il fulcro dei suoi pensieri.

Il ragazzo guida concentrato e felice, dopo essersi fermato a prendere del gelato per la sua dolce metà che, quel giorno, era andata a fare l’ecografia da sola.

Jack parcheggia l’auto con estrema precisione e, una volta sceso, scorge subito Elsa seduta ad aspettarlo su una panchina di un parco dall’allegra erba verde. Il giovane afferra la vaschetta di gelato e, dopo aver sorriso, si avvicina alla ragazza che, dopo quei primi mesi, mostrava il grembo più grande e arrotondato.

“Scusami Elsa, ho avuto dei disguidi a casa ma ora sono qui e ti ho portato il gelato!” afferma lui felice porgendole la vaschetta e due coppette pulite.

“Grazie Jack, sai sempre come farti perdonare” commenta lei mostrandosi serena e stanca allo stesso tempo. Per Elsa, infatti, quei mesi non erano stati del tutto facili perché anche lei aveva iniziato un lavoro online da casa e si impegnava nello studio al 100%.

“Come è andata oggi? Cosa ti ha detto quindi?!” chiede Jack curioso della visita ginecologica alla quale non aveva potuto partecipare per via del lavoro.
Elsa abbassa lo sguardo sulla propria coppetta di gelato e, emozionata, risponde:

“Mi ha detto il sesso di entrambi lo vuoi sapere?”

“Certo!” esclama prontamente Jack sgranando gli occhi e avvertendo il cuore in gola per l’eccitazione.

“Sono due femmine…” dichiara Elsa abbozzando un sorriso con estrema timidezza.

“Wow…è meraviglioso!” riesce a biascicare Jack portandosi le mani alla bocca per lo stupore. Ha voglia di abbracciare Elsa e di baciarla per condividere la sua gioia ma, qualcuno alle sue spalle è pronto a rovinargli la festa.

“Jack?! Stai scherzando vero?!” urla il padre del ragazzo, rimasto dietro un albero dopo aver pedinato e spiato il figlio.

“Papà?! Cosa ci fai tu qui?!” domanda Jack spaventato scattando in piedi e stringendo i pugni.

“Quindi ti frequenti ancora con lei?! E quello cos’è?! È incinta?! L’ho sempre saputo che non sei una ragazza pulita!” accusa senza timore il padre di Jack indicando Elsa e divorandola con lo sguardo.

“Lasciala stare! Non ti permetto di parlarle così!” si altera Jack schermando Elsa con il proprio corpo, mettendosi davanti a lei.

“Vieni subito a casa Jack, hai un futuro a cui pensare e non sicuramente a una poco di buono povera come lei! Cosa vuoi fare, pensare a lei e al suo bambino per tutta la vita?!” ringhia di nuovo il genitore collerico, afferrando il braccio del figlio e tirandolo verso di sé.

“ADESSO BASTA!” si sgola Jack liberandosi dalla stretta con un violento strattone che fa vacillare anche il padre, sorpreso da quell’atteggiamento ribelle.

“Non abbandonerò mai Elsa! Quel bambino è il mio! E la vuoi sapere una cosa papà?! Sono due gemelle alle quali non rinuncerò!” confida finalmente Jack, liberandosi di quel fardello e sentendosi uomo.

Il padre di Jack non riesce a dire una parola, l’unica cosa di cui si accorge è la presenza della moglie, rimasta pietrificata dalla notizia dietro di lui.

“Cosa ti è saltato in testa?! Adesso addirittura metti incinta le ragazze!? Che razza di uomo sei!? Non mi importa…qualsiasi cosa tu abbia fatto non ti deve interessare. Non hai tempo di pensare ai bambini, ma devi occuparti della scuola e dell’università” continua di nuovo il genitore, cercando di afferrare di nuovo il figlio che, ancora una volta, si allontana.

“No, io non lo farò. Io non frequenterò l’università papà!” sbotta sicuro Jack, agitato e con il cuore in gola.

Quelle parole feriscono profondamente il padre che, troppo ossessionato dalla figura idealizzata che sogna di suo figlio, non si trattiene e lo schiaffeggia talmente forte da farlo piegare in due.

“Arthur! Ma che cosa fai?!” domanda la madre sconvolta, riuscendo finalmente a dire qualcosa. La donna si avvicina e cerca di soccorrere il figlio ma il marito la frena e, con uno spintone, le proibisce di toccare il primogenito.

“Da oggi tu non sei più mio figlio. Non ti voglio più! Non osare chiederci soldi, non venirci a cercare e non mettere mai più piede in casa. Sei un disonore per la nostra famiglia.” Annuncia il padre con autorità.

“No Arthur adesso basta!” ci riprova di nuovo la madre con le lacrime agli occhi, mostrando un lato tenero e umano di sé che nemmeno Jack conosceva.

“Andiamocene Giulia… guai a te se cercherai di metterti in contatto con lui!” ringhia Arthur minacciando la moglie che, ancora a terra, non viene nemmeno aiutata ad alzarsi.

Jack si rimette in piedi a fatica grazie all’aiuto di Elsa che, scossa da tutta quella situazione, non è riuscita a dire una parola.

“Siete voi che mi perdete. Io sono fiero di me stesso! Sono fiero di spaccarmi la schiena per dare un futuro a queste bambine! Io non voglio fare l’avvocato, non voglio uscire con il 100, non voglio sposarmi con una ragazza che avete scelto voi per me! Voglio solo fare il padre… e abbracciare tutte le responsabilità che ne derivano e che voi non avete mai preso nei miei confronti” riesce ad affermare Jack, dopo aver sputato del sangue dovuto al violento ceffone del padre che gli aveva spaccato in due il labbro inferiore.

A quelle parole il padre non osa rispondere, forse segnato e in parte colpito da quella lama affilata appena sguainata dal figlio. Arthur preferisce non replicare più. Si volta, afferra la mano della moglie trascinandola a sé e inizia ad allontanarsi.

Jack abbraccia forte Elsa a sé ed accoglie il suo pianto tra le braccia, osservando i genitori farsi sempre più piccoli, noncuranti di lui. Il ragazzo prova ribrezzo, rabbia e dolore che si mescolano al battito ruggente e potente che scoppia nelle sue vene e nella sua ferita al labbro. Ora, tenendo tra le braccia Elsa, è sicuro di non voler più avere niente a che fare con quei due individui anche se, prima di allontanarsi, nota il padre strattonare la moglie in lacrime e caricarla di forza sull’auto quando lei, forse, stava solo cercando di farlo ragionare e tornare indietro dal figlio che non ha potuto nemmeno salutare.

Presente…

Jack tiene il telefono stretto tra le mani. La rubrica aperta su un contatto telefonico che aveva ormai nascosto: Mamma.

Il giovane è pronto a chiamare ma, il ricordo di quella serata al parco, ossia l’esordio della sua sfortunata e dolorosa esistenza, lo fanno ricredere e arrabbiare di nuovo a distanza di quasi dieci anni.

Jack lancia così il cellulare sul divano da quattro soldi e decide di andare in bagno a risciacquarsi la faccia. Una vibrazione, però, lo tiene di nuovo ancorato in quel punto del soggiorno.

Il telefono squilla e Jack afferra velocemente il cellulare, convinto di ricevere notizie da Elsa o da Anna.

Tutto, però, sembra un boomerang perché, infatti, sullo schermo compare proprio il nome di quel contatto che aveva silenziato per tutti quegli anni: Mamma.

Quello era un vero e proprio segno del destino. Ormai Jack sa di non avere più niente da perdere e, convinto di voler mettere una pietra sopra al suo passato, decide di accettare la telefonata.

“Pronto?” risponde lui con un filo di voce, non riuscendo a trovare la forza per reagire.

“Jack, oddio Jack! Sei proprio tu?!” chiede la donna dall’altra parte del telefono, sospirando e tremando con le parole.

Jack non risponde, ancora chiuso a causa del rancore che serba nei confronti della donna.

“Lo so, è imperdonabile quello che è successo ma ti prego. Ora ho bisogno di te, non ce la faccio più a vivere così! Ti prego, vieni a farci visita o dicci dove abiti in modo da poterti trovare!” lo supplica la madre cominciando a piangere.

“Perché mai dovrei farlo, dopo tutto quello che mi avete fatto passare?” chiede Jack con freddezza, rimanendo in piedi con il cellulare appoggiato alla guancia e gli occhi azzurri fissi nel vuoto.

Una notizia sconvolgente, una rivelazione che non si aspettava e Jack, improvvisamente, decide di ripensare all’offerta della madre. In piena fibrillazione il giovane saluta velocemente il genitore e, dopo attimi di titubanza, afferra le chiavi della macchina e si precipita fuori diretto alla sua vecchia casa d’infanzia.

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Capitolo 26
*** CAPITOLO 25 ***


CAPITOLO 25

“Dici che posso entrare veramente? Ma fa male? Cosa ti fanno?” chiede agitato Kristoff dopo aver parcheggiato all’ospedale, pronto ad accompagnare la moglie alla sua prima ecografia.

“Amore…calmati. Non fa male, almeno questo…il resto farà male quando sarà il momento” risponde Anna alzando gli occhi al cielo e prendendo per mano il marito.

“Bene Anna, sdraiati pure sul lettino e solleva la maglietta” afferma la ginecologa accendendo il monitor per l’ecografia.

La ginecologa prepara tutti gli attrezzi del mestiere e, dopo aver applicato il gel sul grembo ancora piatto di Anna, comincia a scrutare lo schermo per analizzare la situazione.

“Si vede che è il primo figlio” commenta il dottore sorridendo, essendosi accorta di Kristoff impegnato a far tremare le gambe e mangiarsi freneticamente le unghie.

“Sì esatto” ride Anna dopo un lungo sospiro, anche lei emozionata e agitata.

“Va tutto benissimo. Il bambino per ora è sano, sta crescendo bene ed è nella giusta posizione. Vi faccio sentire il suo cuore adesso” annuncia la ginecologa togliendosi i guanti ed azionando un pulsante che permette ai neo genitori di assistere a una delle esperienze più significative della loro vita.

In pochi secondi, infatti, nelle loro orecchie rimbomba il battito accelerato di quella piccola creatura che stava nascendo. Anna, senza parole, si porta una mano alla bocca e avverte gli occhi riempirsi di lacrime. Kristoff, invece, rimane imbambolato di fronte allo schermo con un dolcissimo sorriso stampato sul viso, uno di quei sorrisi carichi di stupore e meraviglia.

“Pazzesco… un esserino così piccolo ha già un battito così forte” commenta il papà scrutando lo schermo grigio e chiedendo alla ginecologa di indicargli alcune parti del corpicino del piccolo.

“Sì, il suo cuore deve fare un lavoro enorme per permettere a tutto l’organismo di formarsi. Un battito così forte è un ottimo segnale. Significa che la mamma sta bene e che il bambino si sta sviluppando al meglio” commenta ancora la ginecologa dando ad Anna dei fazzoletti per togliersi il gel dalla pancia.

“La vita è davvero qualcosa di pazzesco amore” afferma ancora Kristoff incantato, prendendo un fazzoletto dalla mano di Anna e aiutandola a rimuovere il liquido.

“Grazie di essere venuto con me” dice Anna felice di fronte al marito premuroso, guardandolo intensamente negli occhi.

“Non voglio perdermi neanche un minuto di questa nuova vita” si limita a rispondere Kristoff rivolgendo lo sguardo ad Anna e mostrandole tutte le emozioni possibili grazie alle sfumature dorate presenti nelle sue iridi castane.

Anna abbozza un sorriso e riceve felice un dolce bacio sulle labbra da parte del marito. La ginecologa si ferma a guardare la giovane coppia e, di fronte a un amore così dolce e fresco, non può fare a meno di sorridere lieta.

Intanto…

Jack sfreccia in autostrada, diretto verso la sua vecchia abitazione. Non ha minimamente voglia di affrontare i fantasmi del suo passato, ma la notizia allarmante della madre lo aveva smosso nel profondo. Perché, dopo tutti quegli anni, lui era pronto a correre dai genitori? Perché non si stava tirando indietro nel prestare aiuto a quella che un tempo era la sua famiglia? Forse perché Jack era un ragazzo d’oro, un uomo maturo e gentile pronto a prestare soccorso in ogni situazione difficile.

Jack parcheggia la macchina lontano dalla vecchia casa, non volendo avvicinarsi troppo.

L’uomo scende dal veicolo e percorre il lungo viale alberato che costeggia la maggior parte delle villette del paese. Jack cammina spedito, con il cuore in gola, sperando di restare il meno coinvolto possibile dalla situazione. Capisce di essere quasi giunto a destinazione quando riconosce, sulla destra, la casa color rosa pastello di Stella. Jack sorride nel rivedere l’altalena in giardino, protagonista di molti pomeriggi estivi, o l’abete prontamente addobbato durante le feste natalizie, e gioisce nel rivivere quei ricordi ancora presenti in quei semplici oggetti. Accanto alla casa di Stella, si slanciava una villa bianca circondata da un giardino ben curato ma poco vissuto. Jack, infatti, ricordava il proprio prato molto più infestato e disordinato. Ora, invece, al posto della sua manodopera i genitori avranno sicuramente chiamato dei giardinieri.

Jack si presenta al portone della propria abitazione e, con il cuore in gola, suona al campanello. In pochissimo tempo una donna si presenta al suo cospetto.

“Jack! Sei venuto veramente!” afferma la donna facendo per abbracciarlo.

Jack, però, si allontana non ancora pronto a dare tutte quelle confidenze alla donna che l’aveva fatto soffrire per tutto quel tempo. L’unica cosa che cattura l’attenzione del ragazzo è lo stato fisico della donna. Erano passati dieci anni, ma la madre sembrava molto più vecchia della sua età. I capelli castani mostravano qualche capello bianco, il viso era smunto, il corpo fin troppo magro e scheletrico, la pelle bianca come il latte, il volto colmo di rughe, gli occhi appesantiti da occhiaie violacee e le iridi azzurre ormai spente da ogni vitalità.

“Sì, sono venuto. Lui dov’è?” riesce a dire finalmente Jack entrando in casa e avvertendo molte fitte al cuore nel rivedere le mura che l’avevano ospitato da più giovane.

“Nella camera da letto, ormai non esce più” afferma la donna risentita, abbassando lo sguardo.

Jack si precipita nella stanza matrimoniale dei genitori, pur avendo avuto poche volte il permesso di entrarci. Non vedeva suo padre da dieci anni e, ora, stava per rincontrarlo dopo aver chiuso il legame con lui ed aver ricevuto uno schiaffo.

Una volta entrato, Jack nota il genitore sdraiato sul letto, attaccato a una flebo strana che pareva fargli molto male. L’uomo era anche lui dimagrito, aveva le vene bene in vista e una serie di ematomi lungo le braccia. Sembrava invecchiato anche lui di parecchi anni.

“Jack?!” sussurra Arthur con un filo di voce, spalancando gli occhi di fronte alla sua visione.

Il ragazzo, dal canto suo, scosso dall’immagine del padre profondamente malato, non riesce comunque a replicare e si limita ad avvicinarsi leggermente.

“Da quanto tempo sei malato?” domanda Jack con un groppo in gola.

“Da quando ti ho scacciato” risponde il padre abbattuto, accompagnato da un altro colpo di tosse.

Jack rimane impietrito di fronte alla notizia e, in cuor suo, si sente in colpa per non aver mai accettato le innumerevoli chiamate dei genitori durante tutti quegli anni.

“Jack, lo so… io ti ho rovinato la vita” comincia a dire il padre prendendosi le sue responsabilità.

“Abbiamo rovinato…” si intromette la madre sedendosi accanto al consorte con le mani intrecciate.

“Giulia, sai già cosa ne penso. La colpa è solo mia. Tu hai sempre voluto fermarmi, ma la mia istintività ha preso il sopravvento. Jack, io vi ho fatto seriamente del male. Ti ho incolpato della morte di Emma e ti ho mandato via solo perché io non ero in grado di prendermi le mie responsabilità. Emma è morta per causa mia, non per colpa tua. Ora pagherò con la mia vita per tutti i torti che vi ho fatto” si confessa il genitore sdraiato nel letto, trovando a fatica il fiato per esprimersi.

“Non è colpa di nessuno se Emma è morta. È successo e basta” riesce a biascicare Jack, avvertendo costanti pugnalate al cuore. Da una parte vorrebbe gettarsi tra le braccia dei genitori che chiedono il suo perdono ma, dall’altra il rancore e il dolore provato in tutti quegli anni lo frenano.

“Io Jack volevo solo chiederti scusa. Ti ho cercato, volevo dirtelo molto prima ma tu, giustamente, hai sempre rifiutato il nostro incontro. Ora io sto pagando le conseguenze delle mie azioni, ma non volevo morire senza prima salutarti” continua di nuovo il padre, lasciando scivolare una lacrima sulla propria guancia.

“Morire? Che cosa dici?” commenta Jack confuso, pensando di aver di fronte una malattia curabile.

“Questa malattia al polmone mi sta divorando da troppo tempo ormai. Ora il mio corpo sta cedendo. Tieni, prendi questa” aggiunge di nuovo il padre facendo segno alla moglie di consegnare al figlio una busta.

“Lì trovi tutto. Ho lasciato in eredità a te tutto quello che possiedo. C’è anche una lettera per le mie nipotine e tutte le modalità per aiutarti a dare loro un futuro ricco di opportunità” spiega Arthur commosso, mentre osserva Jack accarezzare la busta.

“Papà, non serve darmi soldi. Non voglio che fai così” ribadisce Jack orgoglioso, facendo per riconsegnare la busta.

“Invece la devi tenere. A te non ho dato nulla, hai cresciuto le tue figlie da solo e non ti ho aiutato. Ora questo è l’unico modo che ho per rimediare” insiste il padre dopo l’ennesimo colpo di tosse.

“Ora dobbiamo farlo riposare” si intromette la madre, alzandosi in piedi distrutta dalla situazione.

Jack si limita a salutare il padre con un profondo sguardo di gratitudine e, dispiaciuto, esce dalla camera diretto verso la cucina, dove la madre stava preparando del thé.

“Mi dispiace non avervi mai risposto. Quanto gli rimane?” chiede immediatamente Jack sedendosi pesantemente sulla sedia e guardando a vuoto la tazza.

“Qualche mese al massimo…” risponde la donna sedendosi di fronte al figlio e massaggiandosi le braccia.

Jack osserva la madre distrutta e, dentro di sé, sente un dolore pungente nel vederla così deprivata.

“Perché tu sei così smunta?” domanda lui senza il minimo timore.

“Io sto bene, non devi preoccuparti per me” ribadisce Giulia, abbozzando un falso sorriso.

“No, non stai bene! Non ti ho mai vista così. Non dormi e non mangi nulla suppongo” continua serio Jack, preoccupato anche per l’instabilità della madre.

“Da quando te ne sei andato sono entrata in depressione. Tuo padre ha avuto un brutto periodo nel quale mi minacciava, tentava addirittura di picchiarmi ma fortunatamente si è sempre trattenuto. Cercavo di uscire di casa per ritrovarti, ma avevo paura. Poi abbiamo scoperto la malattia e io mi sono resa conto di aver definitivamente perso tutta la mia famiglia” spiega la donna con le lacrime agli occhi e la voce strozzata, mentre accarezza la tazza bollente tra le mani.

“Devi cercare di tirarti su, non hai perso la tua famiglia” cerca di consolarla Jack, rimanendo comunque molto freddo per colpa di tutta la sofferenza vissuta in passato.

“Invece sì! Ho perduto Emma perché non l’abbiamo tenuta d’occhio, ora perderò Arthur e ho perduto te. Mi sento una madre indegna e orribile. Forse non ne sono mai stata capace” afferma la donna scoppiando a piangere all’istante, non riuscendo più a trattenersi.

In quell’ultima frase, Jack rivede la stessa identica paura di Elsa. Sua madre aveva veramente perso tutto ma, nonostante la sofferenza, era riuscita ad andare avanti. Jack si sentiva, per la prima volta nella sua vita, simile a lei.

“Non mi hai perso. Ho solo bisogno di tempo per ricominciare” annuncia allora lui, prendendo per mano la madre.

“Ma come? Dopo quello che abbiamo fatto?! Non meritiamo il tuo perdono Jack… non ti siamo stati vicini, non sappiamo nemmeno che viso hanno le tue figlie! Che razza di persone siamo?” continua lei devastata, alzando il viso rosso e mostrando la disperazione di una madre che convive con i propri traumi.

“Solo io posso decidere se meritate il mio perdono. Ci vorrà solo un po’ di tempo, ma da questo momento ti rivoglio nella mia vita. Tieni, queste sono Lia e Sofia” afferma sicuro Jack, facendo largo alle emozioni e mostrando alla madre lo sfondo del telefono.

Giulia prende tra le mani il cellulare e sorride piangente mentre ammira la fotografia delle due piccoline in costume davanti a una piscina.

“Come hai fatto a far nascere delle meraviglie così?!” domanda la donna commossa. Finalmente nei suoi occhi brillava una nuova luce colma di gioia e di vita.

“Sono stupende e spesso mi rendo conto di non meritarle” risponde Jack riprendendosi il telefono e ammirandole anche lui.

“Mi dispiace per tutto quello che abbiamo detto su Elsa. In cuor nostro non lo pensavamo, volevamo solo una strada spianata per te in modo da non rischiare di farti perdere qualche occasione. Con Elsa, invece, hai cresciuto due bambine bellissime” si scusa ancora una volta la donna, richiedendo il cellulare a Jack per poter ammirare le gemelle.

“Se solo le cose andassero bene. Io ed Elsa non stiamo più insieme da una settimana circa” comunica Jack con rammarico, ancora scosso dalla situazione.

La madre rimane impietrita dall’affermazione e, dispiaciuta, afferra la mano al figlio.

“Tutto questo è avvenuto per colpa nostra, ma nulla è perduto. Elsa è una ragazza intelligente, bella ed è una madre stupenda sicuramente. Vedrai che tornerà sui suoi passi. Puoi contare su di me Jack, per qualsiasi cosa. Non ti lascio andare di nuovo” lo consola motivata la donna e Jack è contento di vederla grintosa, con un altro spirito rispetto a quello che aveva visto appena arrivato. Fa fatica a ripassare così facilmente sul passato, ma sapere di aver chiarito con i genitori lo rende felice e sollevato. Sua madre aveva ragione: non è mai tardi per rimediare. Ora Jack lo sapeva e, a modo suo, voleva riprendersi la sua famiglia e cucire gli errori commessi anche nei confronti dei genitori.

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Capitolo 27
*** CAPITOLO 26 ***


CAPITOLO 26

Quei primi giorni di separazione e cambiamento non erano stati semplici. Elsa si era chiusa molto di più in sé stessa per non sentire il dolore e il senso di colpa. Si sentiva confusa e disorientata ma, quella nuova forma di solitudine le faceva avvertire una sorta di autostima e autonomia. Jack lo vedeva poco, solo per portargli le bambine e lei riusciva comunque ad organizzarsi al meglio trascorrendo la mattina al lavoro e gestendo le figlie e casa nel pomeriggio.

L’unico problema era rappresentato dalle piccole. Sofia, già timida in partenza, non biascicava parola anche se, in cuor suo, cercava costantemente il calore materno. Lia, invece, vedeva la madre come origine della colpa e la evitava in tutti i modi possibili. Anna, fortunatamente, cercava di mediare nella situazione ma, ovviamente, ad entrambe serviva del tempo per potersi abituare all’assenza domestica del padre.

“Lia, hai finito i compiti?” chiede Anna mentre pulisce la cucina della propria casa, dopo un pomeriggio trascorso con le nipotine.

“Sì, che barba” commenta la biondina chiudendo la cartella e mettendola vicino alla porta.

“Zia Anna, per caso sai chi ci viene a prendere adesso?” chiede Sofia sollevando il viso dal libro di fumetti che stava leggendo.

“Ecco, che palle però! Una sera mamma e l’altra papà! Due notti da papà e il resto della settimana con la mamma… questi nuovi accordi di quel giudice cattivo non mi piacciono per niente” sbotta immediatamente Lia arrabbiata, dando un calcio alla cartella e stringendo i pugni con violenza.

“Lia, il giudice non c’entra nulla! Le cose purtroppo devono andare così!” prova a farla ragionare Anna avvicinandosi a lei e sperando di poterla aiutare.

“Certo… il problema è di mamma e papà! Anzi no, è di mamma! Lei non ci vuole bene e non ama più il papà, è per colpa sua se ora non siamo più una famiglia!” urla ancora la piccola Lia respirando affannosamente e assottigliando gli occhi azzurri furenti per l’ingiustizia.

“Lia, queste cose non ti permetto di dirle” la rimprovera Anna facendosi seria in volto e lanciando un’occhiataccia alla nipotina che non stava più rispettando i ruoli genitoriali.

“Ascolta… Elsa vi ama e anche Jack. Il problema della mamma è che non riesce a dimostrarvi quanto vi voglia bene. Anche io ho passato la mia vita a cercare le sue attenzioni. La mamma sta passando un periodo difficile e hanno sbagliato entrambi. Loro fanno tanti sacrifici per voi e vi assicuro che non vogliono farvi soffrire. In più…” comincia a spiegare Anna inginocchiandosi di fronte alla nipotina e fermandosi un secondo per colpa di un groppo in gola.

“…voi la mamma e il papà ce li avete ancora. Io purtroppo li ho persi a 15 anni, non per tutti è scontato avere una famiglia” conclude infine Anna prendendo per mano anche Sofia che si era avvicinata alle due.

“Inoltre, noi saremo sempre una famiglia! Sempre! Anche se mamma e papà non vivono con voi, lo saremo sempre!” continua sorridente Anna dando una forte motivazione alle sorelle che, seppur più serene, rimangono tristi ed imbronciate con la testa china.

“In più ora saremo una famiglia bellissima e io ho bisogno di voi…altrimenti al cuginetto chi ci bada?” getta l’indizio la zia, sperando di vedere abboccare le nipotine.

Lia e Sofia alzano di scatto la testa e si fissano negli occhi azzurri con una certa divertente simbiosi, per poi puntare lo sguardo su Anna che, emozionata, si gode la scena.

“Cuginetto?!” chiede Lia esterrefatta, non credendo alle parole di Anna.

“Sì, tra un po’ di mesi ci sarà lui o lei a darci un po’ da fare, mi aiuterete?” domanda Anna emozionata, posandosi una mano sul grembo, mai stanca di farlo.

“Sì, sì, sì!” urla Sofia felice, balzando al collo della zia e facendola vacillare. Anna cinge con un braccio la schiena magra della piccolina e, contenta di averle rasserenate, offre il braccio anche alla sua Lia che, ancora scossa, sorride e accetta l’abbraccio.

“Ti aiuteremo di certo. Che bello, un cuginetto con cui giocare! Grazie zia Anna!” continua emozionata Sofia appoggiando la testa sulla spalla di Anna. Lia, invece, preferisce rimanere in silenzio e, dopo aver osservato la zia, le dona un dolce bacio sulla guancia per poi rilassarsi tra le sue braccia.

Il giorno seguente Jack va a prendere le bambine a scuola, dopo aver mostrato la sua puntualità all’assistente sociale che aveva appena ispezionato la nuova casa per valutarla idonea o meno per le bambine.

Jack, però, si sente agitato e preoccupato, ma allo stesso tempo emozionato e fiero per il passo che sta per compiere.

“Dove ci porti papà?” domanda Sofia curiosa una volta allacciata la cintura della macchina.

“Da delle persone speciali” risponde Jack, desideroso di lasciare l’effetto sorpresa e di rivelare solo in seguito l’identità dei due sconosciuti.

Dopo circa mezz’ora di viaggio, la famigliola giunge a destinazione e parcheggia davanti a una grande villa bianca.

“Che bella casa! Qua sarebbe proprio divertente giocare!” afferma sempre Sofia guardando ogni angolo del giardino.

“Ah, io sicuramente mi arrampicherei su quell’albero enorme!” afferma Lia coraggiosa indicando una magnolia secolare.

“Bambine…” commenta Jack tremante, inginocchiandosi davanti alle figlie e guardandole profondamente negli occhi.

“Con queste persone ho litigato tante tante volte, ma ora ho fatto finalmente pace. Uno di loro due è gravemente malato e…”

“Papà, siamo dai nonni vero?” si intromette Lia avvertendo una strana vibrazione che le fa immaginare il genitore da piccolo in quei prati.

“Sì…” risponde subito Jack abbassando lo sguardo.

“Allora sono tornati dai loro viaggi in giro per il mondo! Che bello!” commenta Sofia ingenua, rimanendo ancorata all’idea di avere due nonni esploratori. Jack ed Elsa, infatti, si erano rifiutati di raccontare la verità alle figlie. Alle bambine mancavano già i nonni materni e non meritavano una pugnalata anche da quelli paterni.

“Sì…ma sai, il nonno è gravemente malato. Mi ha chiesto di potervi vedere perché gli siete mancate tantissimo” prova a spiegare Jack trovando a fatica le parole. Anche lui sa di fare una mossa azzardata mostrando un malato terminale a letto, ma è anche cosciente di non voler lasciare morire il padre senza avergli prima presentato le figlie.

Lia e Sofia rimangono in silenzio avendo afferrato il concetto e seguono il genitore che si accinge a suonare di nuovo il campanello.

Alla porta compare una donna sulla cinquantina che, alla vista delle due piccoline, si porta le mani sul volto e fatica a trattenere le lacrime.

“Jack, che sorpresa meravigliosa!” riesce a commentare Giulia chiedendo alle gemelle di avvicinarsi.

“Piacere io sono Lia” si presenta la più scalmanata afferrando la mano della parente.

“E io sono Sofia, lo so siamo uguali ma vedrai che ti abituerai” conclude l’altra mostrando un dolce sorriso alla nonnina.

“Siete proprio due fiori bellissimi! Questi capelli biondi lucenti, gli occhi azzurri come quelli di Jack! Siete solo un po’ bianche, state troppo chiuse in casa a fare i compiti?” ironizza la signora appoggiando le mani sui fianchi di Sofia che, già tenera e affettuosa, le si stringe al collo.

“In realtà penso sia colpa della pelle di mamma…anche lei non si abbronza mai, anzi…quando ci prova si scotta” ride Lia sentendosi finalmente a suo agio ed entrando in casa.

Jack rimane in disparte felice ed osserva le figlie fare conoscenza con la donna. Giulia chiacchiera con le bambine, offre loro la merenda, mostra l’intera casa e spiega la storia della zia Emma che, sicuramente, le protegge dal cielo insieme ai genitori di mamma Elsa.

Dopo questi momenti di serenità, Lia chiede di poter incontrare il nonno. Entrambe le bambine perdono il sorriso nel pensare di vedere una persona sofferente. Lia apre lentamente la stanza della camera da letto e, a primo impatto, rimane segnata dalla figura di un uomo debole sdraiato immobile sul materasso.

“Papà…ti ho portato le mie figlie. Lei è Lia, e lei è Sofia” rompe il ghiaccio Jack emozionato, appoggiando le mani sulle spalle delle bambine.

Arthur, all’improvviso, spalanca gli occhi e scruta nel dettaglio le due gemelline identiche davanti a sé. Gira la testa lentamente verso una e verso l’altra per poter memorizzare ogni minimo particolare e, commosso, solleva leggermente una mano.

Lia comprende al volo il segnale e, senza alcun timore, si avvicina al nonno afferrandogli la mano rugosa e ruvida.

“Ciao bambine, io sono nonno Arthur” spiega lui con un groppo in gola, dando una dolce carezza anche alla piccola Sofia.

Jack e Giulia ammirano la scena da lontano e sorridono nel vedere l’uomo a suo agio e finalmente ristorato dalla malattia grazie all’incontro con le due gioie.
Madre e figlio decidono così di lasciare le bambine da sole con Arthur, in modo da permettergli di conoscersi meglio. Trascorrono circa venti minuti e, dopo risate, chiacchiere, storie e avventure, le due piccole sorridono al signore e tornano in cucina dalla nonna.

Jack, invece, ne approfitta per parlare da solo con il padre.

“Mi hai fatto il regalo più bello del mondo. Grazie Jack” lo ringrazia Arthur piangendo commosso.

“Ho sempre sognato questo giorno dentro di me. Mi spiace che sia arrivato troppo tardi” commenta il ragazzo sedendosi accanto al padre che, propositivo, afferra senza paura la mano del figlio.

“Sei un uomo fantastico Jack. Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. Sei tu ad avermi insegnato il valore della vita, tu che hai avuto il coraggio di diventare e fare il padre. Hai due figlie bellissime, proprio come il tuo cuore e la tua persona. Grazie Jack” afferma grato il padre, accarezzando la mano di Jack ancora stretta tra le sue. I due condividono alcuni minuti di silenzio guardandosi negli occhi, finalmente in pace, per poi separarsi. Jack saluta calorosamente la madre convinto, ora più che mai, di riallacciare i rapporti e portarle spesso le bambine.

La separazione da Elsa lo stava facendo soffrire ma, il calore dei genitori gli stava finalmente dando grinta e voglia di ripartire.

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Capitolo 28
*** CAPITOLO 27 ***


CAPITOLO 27

Trascorsero circa due mesi dalla separazione e il divorzio era ormai alle porte. Elsa era finalmente sicura di sé, si era abituata alla nuova vita anche se il rapporto con le figlie non migliorava. Sofia era sempre gentile con lei, anche se Elsa non donava mai una carezza o un bacio, mentre Lia le stava a debita distanza. Anna aveva consigliato a Elsa di lasciare del tempo alle bambine e non pretendere nulla da loro proprio perché erano le più sconvolte dalla situazione. Elsa, però, non riusciva a comprendere tutto l’astio nei suoi confronti, motivo per cui litigava spesso con Lia.

La donna, inoltre, si rese conto che le figlie preferivano trascorrere del tempo con il padre e non vedevano l’ora che arrivassero i suoi turni. Spesso tornavano a casa con i vestiti sporchi, stanche e con un sorriso stampato sul volto. Loro le rispondevano di essere state al parco o di aver fatto qualche gita anche se a Elsa qualcosa non quadrava. La cosa che le faceva più male era vedere l’amore che le figlie provavano per il padre, da sempre assente per colpa del lavoro e ora stimato come un supereroe. Alla fine lui poteva pur avere capacità ricreative, inventive e divertenti ma quella che doveva pulire, cucinare e accudire i bisogni delle gemelle era lei. Di tutto questo ne era profondamente gelosa anche se, dentro di sé, era grata a Jack per l’incredibile cambiamento che, a quanto detto dalle figlie, stava avvenendo.

La realtà, però, era che da circa due mesi le bambine non andavano al parco, bensì presso i nonni paterni che, ormai, si erano affezionati alle nipotine.

Lia passava i pomeriggi ad arrampicarsi sugli alberi con Jack, seguendo i suoi accorgimenti e i consigli per capire dove ancorarsi per essere più sicura. Sofia, invece, si godeva delle dolci chiacchierate con nonna Giulia, o leggendo insieme qualche bella favola seduta su delle sedie di vimini.

Le giornate dai nonni passavano velocemente e, dopo aver giocato, le bambine mangiavano di gusto le abbondanti merende di Giulia per poi fare compagnia al nonno e regalargli qualche momento di serenità.

“Vieni Lia, metti un piede qui” dice Jack sulla grande magnolia indicando un ramo alla figlia.

Lia segue il consiglio del padre e si aggrappa al suo braccio per riuscire ad ancorarsi meglio. Una volta alla stessa altezza, i due si siedono su un grande tronco e osservano lo spettacolo del sole che filtra tra le foglie.

“Come è bella l’altezza papà! Amo stare in alto, non ho per nulla paura di cadere” afferma la piccola guardando in basso senza il minimo timore.

“Anche io adoro arrampicarmi. Mi fa sentire libero e felice. Mi permette di vedere tutto e mettere a posto ogni tassello della mia vita. È come se fossi invincibile!” spiega Jack godendosi le meravigliose sensazioni che gli ricordano l’infanzia.

“Sì, saremmo tutti molto più felici se tu fossi ancora insieme a mamma” si aggancia subito Lia abbassando lo sguardo dispiaciuta.

“Lia… lo so non è semplice. Un giorno saremo di nuovo tutti felici” riesce a biascicare lui dopo aver avvertito una fitta al cuore per colpa dell’argomento scomodo.

“No, non è vero. La colpa è tutta della mamma. È lei che non ti ama, tu non c’entri niente papà” tenta di convincerlo Lia, provando a ricevere la sua approvazione.

“Lia smettila, non ti permetto di dirlo. Tra me e la mamma ora è tutto risolto. Ci vogliamo bene e ora abbiamo finalmente un accordo, vedrai che presto raggiungeremo la nostra felicità” la rimprovera aspramente lui guardandola torva in viso.

“Ma non è la stessa cosa senza una mamma e un papà insieme! Anche Zia Anna e zio Kristoff si amano e sono uniti!...noi invece non lo siamo più!” si apre di più la piccina con gli occhi colmi di lacrime.

Vedere la figlia in quella condizione porta Jack a soffrire atrocemente. Lui era riuscito a distruggere il sogno più genuino di una bambina e ora non poteva fare nulla per rimediare. Il suo cuore, nonostante tutto, continuava a battere per Elsa e la fede al dito non era ancora stata rimossa. Elsa è l’unica donna tatuata nel proprio cuore e non voleva cancellarla. Jack sapeva che non avrebbe dovuto mollare, ma stava lasciando libera la ex consorte. Tutto questo, però, stava distruggendo le sue figlie e non aveva la più pallida idea di come comportarsi.

“Jack, vieni presto!” avverte all’improvviso Giulia accorrendo preoccupata. Jack, nonostante la voce apparentemente calma della madre, comprende al volo l’ipotetico problema e si accinge a scendere dall’albero.

“Voi due restate qui e non muovetevi, tra poco torniamo a casa che si sta già facendo tardi” ordina Jack aiutando Lia a scendere dall’albero. Il padre non se ne rende conto ma, con braccia tremanti, fa scontrare accidentalmente la figlia contro il tronco della pianta procurandole una ferita, poi si appresta a correre dentro all’abitazione. Le parole della madre sono lame affilate che obbligano l’uomo a portarsi la mano sul volto e, dopo tanti tanti anni, a cercare l’abbraccio caloroso del genitore altrettanto sconvolto.

“Papà, tutto bene?” domanda Sofia dispiaciuta vedendo tornare Jack parecchio scosso.

“Sì, il nonno non è stato tanto bene oggi. Adesso torniamo a casa” chiude il discorso lui abbozzando uno spento sorriso, porgendo poi le mani alle bambine.

“Più piano papà, mi fa un po’ male la gamba” si lamenta Lia rallentando il passo e cominciando a zoppicare.

“Lia, cosa è successo?! È colpa mia! Scusami, che cosa ho fatto?!” si preoccupa subito il giovane papà mettendosi in ginocchio e tamponando la sbucciatura e la ferita con un fazzoletto pulito.

“Non preoccuparti, è solo un graffio! Sono una guerriera io e arrampicarmi con te è stato stupendo!” lo tranquillizza la piccola sollevandogli il mento.

“Siete davvero dei tesori” conclude lui grato alla maturità delle bambine che, in cuor loro, avevano già intuito il motivo della profonda tristezza del padre.

Dopo aver disinfettato la ferita e salutato i nonni, Lia, Sofia e Jack si accingono a tornare a casa chiacchierando allegramente della bella giornata vissuta insieme. Jack sorride e scherza rimanendo concentrato sulla guida e cercando di non pensare al dialogo con la madre. Una volta vicino alla sua ex abitazione, Jack si accorge dell’ora e, arrabbiato, sbatte le mani sul volante, rimproverandosi di non aver rispettato i tempi e di aver riportato a casa le figlie troppo tardi.

“Ti sembra questa l’ora di riportarle a casa?!” tuona Elsa aprendo la porta dell’appartamento e squadrando Jack da cima a fondo.

“Non prendertela con lui mamma, ci siamo così divertite!” prova a difenderlo Sofia facendo il primo passo con la sua solita dolcezza.

“Ora siamo stanche, abbiamo bisogno di riposare” tenta di risolvere Lia, provando a camminare diritta senza zoppicare.

“Lia, perché zoppichi?! Cosa hai lì?” domanda Elsa preoccupata riuscendo a captare immediatamente il problema e afferrando la bambina con una mano.

“Adesso vorresti ancora farmi credere che le porti al parco tutti i pomeriggi?! Qua c’è qualcosa che non mi dici e che non mi piace! Basta Jack, o mi dici la verità o dovrò prendere altri provvedimenti!” si infuria Elsa osservando la ferita sulla gamba di Lia che aveva provato a divincolarsi.

“Abbiamo passato i pomeriggi dai nonni ed è stato bellissimo! Con loro finalmente ci sentiamo una famiglia e stiamo bene! Non devi prendertela con papà, la ferita guarirà! I nonni sono delle persone meravigliose e noi le amiamo!” sbotta inaspettatamente Sofia, non riuscendo più a trattenersi.

Elsa rimane pietrificata e non sa più come e cosa rispondere. All’improvviso la bocca le si secca, avverte il cuore accelerare il battito e una sensazione spiacevole di freddo la pervade. In quel momento l’unica emozione che prova è la rabbia. Rancore, rabbia, ingiustizia nei confronti di Jack che, nonostante tutto quello che i suoi genitori gli avevano fatto passare, ora era tornato tra le braccia della sua vera famiglia.

“Ora si spiega tutto! Mi hai mentito! Hai mentito agli assistenti sociali, alla pratica, a me! Io non ero per niente d’accordo nel fare conoscere i tuoi alle bambine e non voglio che si incontrino di nuovo!” riesce a biasciare Elsa con le lacrime agli occhi rossi di rabbia.

“Tu sei un mostro!” urla Lia a pieni polmoni, stringendo i pugni e correndo, seppur sofferente, verso la propria camera da letto.

Sofia, troppo sensibile per trattenersi ancora, segue a ruota la gemella, non prima di aver lanciato uno sguardo di tristezza e delusione alla madre.

Jack, rimasto impassibile fino a quel momento, trova finalmente la forza per parlare e difendersi.

“Bene, ora che le hai terrorizzate che cosa vuoi fare?! Proibire loro di vedere i nonni!?” si sfoga lui, furente più che mai.

“Le cose le dobbiamo accordare! Una cosa del genere poi! Abbiamo passato la vita a fuggire da loro e sono proprio loro, ad averci rovinato tutto! È per colpa loro se siamo in questa situazione e io ora dovrei accettare il fatto che possano crescere e vedere le mie figlie?!” prova a farsi valere Elsa, scossa e tremante di fronte al discorso.

“Nostre figlie! Sono nostre Elsa, cazzo! Adesso sono stanco di tutta questa situazione! Stai cercando di togliermele in ogni modo! Mi hai buttato fuori casa, sto lottando contro degli assistenti sociali, vedo le bambine molto meno di te e tu cerchi di togliermele?!” le rovescia addosso Jack, riuscendo finalmente a farla tacere.

“Io non ce la faccio più Elsa! Ho ritrovato la mia famiglia che ha avuto il coraggio di cercarmi, chiedermi scusa e rimediare! Ho riscoperto il rapporto con i miei genitori che farebbero di tutto per potersi redimere anche nei tuoi confronti! Loro a noi possono aver fatto qualsiasi cosa, ma sta di fatto che le bambine necessitano dei propri nonni che sono stati capaci di risollevarle da tutti i pasticci che stiamo combinando io e te” prova a farla ragionare lui, motivando la risposta.

“Loro non le hanno mai volute! Perché proprio adesso?! Loro non cambieranno mai!” afferma Elsa mettendosi a braccia conserte.

“Invece sono cambiati e vuoi sapere una cosa?! Loro, a differenza tua, sono riusciti a mettere una pietra sopra a tutto lottando per riguadagnarsi la mia fiducia. Io ora non rinuncerò mai a loro e non ti permetterò di negargli i momenti con le gemelle” conclude Jack sicuro di sé in grado, per la prima volta, di tenere a bada la cattiveria repressa di Elsa.

“Io odio i tuoi genitori, per me loro non esistono e non esisteranno mai! Le bambine non li vedranno mai più! Ne parlerò anche con i legali…così forse la capirai anche tu” becca di nuovo Elsa, usando le solite parole affilate come spade.

“Non ti riconosco più. Ti conviene cercare di capire chi sei Elsa…perché di certo non sei così” si limita a rispondere Jack, stufo di spendere altre parole per una donna che credeva di amare alla follia.

“E se vuoi sapere un’altra cosa… mio padre è morto appena abbiamo lasciato la casa e devo dire che, grazie al perdono e alle bambine, lui è riuscito ad andarsene con il sorriso. Lui ha saputo cambiare, mi auguro possa farlo anche tu” sussurra Jack affranto, non vergognandosi delle lacrime che scendono silenziose dal suo viso, per poi incamminarsi verso le scale e lasciare l’edificio, sotto lo sguardo attonito di Elsa che, forse, ha veramente capito i suoi commensurabili errori.

 

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Capitolo 29
*** CAPITOLO 28 ***


CAPITOLO 28

Trascorsero due giorni da quel momento di profonda tristezza vissuto con la famiglia Frost. Elsa viveva con la sua solita indole e non aveva più incontrato Jack anche se le figlie non le rivolgevano la parola. Elsa cercava di discutere, di cominciare un dialogo, ma le bambine si chiudevano nel mutismo o, la maggior parte delle volte, si allontanavano sbuffando e sbattendosi la porta alle spalle. Jack aveva chiesto qualche giorno di tempo e si era scusato con le piccole per non essere venuto a prenderle ma, visto il profondo dolore che gli lacerava il cuore, aveva preferito rinchiudersi per qualche giorno nella sua vecchia casa per fare compagnia alla dolce madre.

“Mi dispiace così tanto Jack” sospira la povera Giulia seduta in soggiorno, tenendosi stretto nelle mani un fazzoletto inzuppato di lacrime.

“Io capisco tutto. Non oso immaginare come ti sentirai ora che non c’è più” aggiunge Jack chinando il capo e ripensando al genitore ormai defunto del quale avrebbero celebrato il funerale l’indomani.

“No, a me non dispiace per tuo padre. Arthur è finalmente in un posto migliore, lontano dalla sofferenza e dalla disperazione. Io soffro, ma so che sarà sempre con me” commenta la madre abbozzando un dolce sorriso nostalgico.

“Allora cosa ti dispiace?” chiede Jack alzando il volto e mostrando gli occhi gonfi.

“Mi dispiace di non esserti stata accanto. Di non averti mai aiutato, di non aver condiviso con te gli anni più importanti della tua vita e di essere, molto probabilmente, anche la causa della rottura con Elsa” spiega la donna abbattuta dalla propria presa di coscienza.

“No… noi abbiamo sempre incolpato voi due, ma in realtà non abbiamo mai fatto fiorire il nostro amore. Ci siamo trovati da ragazzini e ci siamo scoperti simili nelle medesime cicatrici. Lei aveva perso i genitori e io avevo perso Emma. Questa cosa ci ha uniti ma ci siamo comportati istintivamente vivendo un’adolescenza al limite, senza farci mancare nulla e diventando dei pieni incoscienti” comincia a spiegare il giovane dai capelli biondi, prendendosi una pausa per poi continuare.

“Le bambine ci hanno riportati alla vita concreta, facendoci capire che cosa significasse stare con i piedi per terra e di questo abbiamo avuto tremendamente paura. In sostanza io ed Elsa non abbiamo avuto il tempo per imparare ad amarci, a capirci e a conoscerci” conclude l’arringa il ragazzo, congiungendo le mani e facendo segno di no con il capo.

“Jack…” sussurra con dolcezza la madre, appoggiando una mano su quelle intrecciate di lui. Un gesto caldo e amorevole che fa sobbalzare il giovane uomo, non più abituato a quell’affetto sopraffino e delicato che profuma di infanzia e di famiglia.

“Sei davvero saggio e sono orgogliosa della persona che sei diventato. Hai ragione, tu ed Elsa avete sbagliato tanto e io ho contribuito al vostro disagio, ma in quello che tu dici non c’è nulla di irrimediabile. Hai semplicemente scoperto il tuo limite e da quello puoi ripartire. Tu ami Elsa vero?” domanda poi la donna, con estrema trasparenza.

“Sì, io credo proprio di sì…altrimenti non starei così male. Non capisco però come posso fare a rimediare! Lei non mi vuole più, il matrimonio è ormai sfasciato e le bambine sono distrutte, non vedo nessun margine di miglioramento. Lei non vuole rinunciare al passato e questo provoca anche l’allontanamento delle bambine” si abbatte Jack non trovando una via d’uscita.

“Ora sei infangato nelle sabbie mobili, ma vedrai che qualcosa vi riuscirà a tirare fuori da questa situazione. Elsa si risveglierà…ne sono convinta” conclude la madre, riacquistando le sue doti materne e affettive, riuscendo a donare a Jack quella calma e serenità di cui aveva bisogno.

In un’altra casa…

Se da una parte una famiglia si stava sfasciando, dall’altra una giovane mamma e un giovane papà si stavano abituando all’idea di fare posto nel cuore e in casa a una nuova meravigliosa creatura.

“Ciao amore, scusami se ho fatto tardi stasera. Come ti senti? Agitata, preoccupata? Stai male per qualcosa?” domanda premuroso Kristoff abbandonando la borsa del computer per terra e cingendo i fianchi della moglie intenta a cucinare. L’uomo abbraccia delicatamente la donna, sentendo il grembo leggermente rigonfio. Poggia la testa sulla spalla di lei, sporgendo le labbra verso la sua guancia per lasciarle un dolce segno d’amore.

“Non mi abituerò mai ai tuoi abbracci da dietro, sai che soffro il solletico!” si lamenta dolcemente Anna, saltando in aria per un leggero spavento.

“Kris, comunque stai tranquillo! Sto bene, davvero! Non c’è nulla di cui preoccuparsi, domani andiamo anche dalla ginecologa che probabilmente valuterà i miei esami del sangue e altro” cerca di calmarlo Anna, alzando gli occhi al cielo e posando una mano su quella calda di lui adagiata sul grembo.

“Ok ok…ma…che cosa stai cucinando?” chiede poi lui affamato, inebriandosi di quel saporito profumo di cipolla abbrustolita.

“Una semplice pasta al pomodoro, che cosa credi?” afferma lei alzando la temperatura dell’acqua in ebollizione.

“Ma…se domani ti portassi a mangiare sushi?” chiede lui propositivo sperando in una risposta entusiasta.

“Nope… pesce crudo e cibo crudo non lo posso mangiare per il bambino” dissente Anna dispiaciuta e in parte divertita dai soliti discorsi.

“Mi dimentico sempre che barba. Va beh allora comprerò un pollo allo spiedo dopo il lavoro” si limita a rispondere lui imbarazzato per poi dirigersi verso il bagno con il perenne pensiero della sfortuna delle donne in gravidanza che non possono consumare una serie di alimenti.

A cena terminata la dolce coppia si accinge a sdraiarsi sul letto matrimoniale e gustarsi un bel film. Anna, nel frattempo, sistema alcune carte da portare alla ginecologa l’indomani e il suo volto appare lieto e colmo di gioia. Kristoff osserva la propria donna energica e felice e non può che essere fiero di lei. Quella gravidanza aveva stravolto le loro vite e, in parte, le stava già migliorando.

Anna desiderava con tutto il cuore una famiglia e, anche se si erano ripromessi di attendere un po’ di tempo per avere un figlio, si stava impegnando al massimo dimostrando di tenerci enormemente.

“Amore, mettiti di profilo che ti faccio la consueta foto” la interrompe Kristoff afferrando il telefonino e chiedendo all’altra di mettersi nella abituale posa serale che assumeva tutte le sere dall’inizio della gravidanza.

“Sono incinta da poco più di tre mesi e questa cosa mi sta stancando un sacco. Tu e le tue fisse” scherza Anna assecondando il marito e mettendosi di profilo.

“A me piace tantissimo, così vedo come ti cresce la pancia! Guarda già che differenza! Qui eri piatta e ora invece hai una piccola anguria…” spiega Kristoff mostrando le fotografie alla moglie che si emoziona di fronte a tanta tenerezza.

“Adesso è più un melone…l’anguria da 20 chili arriverà verso gli otto mesi” ironizza la madre gustandosi ancora il leggero rigonfiamento.

“Grazie amore” continua sorridente Anna, guardando l’altro nei profondi occhi castani grazie alla fioca luce della lampada.

“Per che cosa?” chiede lui rosso in volto, appoggiando il telefono sul comodino.

“Per tutto. Ti stai impegnando tantissimo e mi riempi d’amore…oltre a viziarmi un po’ troppo. Sarai sicuramente un papà fantastico” si complimenta Anna accarezzando il petto muscoloso di lui e abbassando ogni tanto lo sguardo.

“Questa è un’opportunità meravigliosa che la vita ci ha voluto donare e farò di tutto per proteggere e amare il nostro bambino” conclude poi lui grato alla moglie, sporgendosi verso di lei e donandole il bacio della buonanotte.

Nella notte…

Elsa si sveglia di soprassalto, sollevandosi di scatto dal cuscino e cercando di contestualizzare il luogo in cui si trova. La donna si mette una mano tremante sulla fronte e si accorge di sudare e di avere brividi di freddo.

“Non di nuovo…” afferma lei demoralizzata, riferendosi a quel brutto periodo della sua vita in cui, a causa dei disturbi del sonno, si svegliava in piena notte scossa da sogni e incubi orrendi. Il dottore le aveva sempre detto che, pur essendo una ragazza molto pacata ed equilibrata, tendeva a soffocare le emozioni rendendole così capaci di manifestarsi nei sogni e di tormentarla con attacchi d’ansia notturni.

Elsa si sente nel panico più totale, avvolta dal buio della stanza che le infonde ancor più inquietudine. Cerca di tranquillizzarsi ma avverte un attacco d’ansia farsi largo dentro di sé motivo per cui, istintivamente, compie un gesto che sicuramente la nuova Elsa non avrebbe tollerato. La donna si volta di scatto verso l’altra parte del letto matrimoniale convinta, erroneamente, di trovarvi Jack.

Le mani di Elsa entrano in contatto con l’aria e con il materasso freddo non più vissuto da diversi mesi.

Jack era la sua unica consolazione in quei momenti. La memoria viaggia tra i ricordi del passato dove, nel pieno della notte, lei si svegliava in preda agli incubi e, senza pensarci due volte, si fiondava tra le braccia di Jack. Spesso le bastava solo prendergli una mano cercando di non svegliarlo o appoggiare il volto sul suo cuscino in modo da potersi calmare grazie ai profondi sospiri notturni di lui. Altre volte, invece, era lui che la svegliava sentendola dimenare a causa degli incubi e, in quei casi, non mancavano mai le sue braccia rassicuranti, il bacio sulla fronte, qualche battuta per far ricomparire il sorriso e un movimento calmo e cullante che le faceva passare tutto.

Ora Elsa avverte un enorme vuoto dentro di sé e, fantasticando su quel momento, accarezza il lenzuolo dell’altra parte del letto cercando di afferrare e riprendere qualcosa che ormai non c’è più.
Stava quasi per intenerirsi e farsi un esame di coscienza quando, di nuovo razionale, allontana immediatamente la mano schermando la mente da qualsiasi tentativo di pensiero riguardante Jack.

Elsa, reattiva e veloce, accende la luce della stanza e, dopo essersi sfregata gli occhi più e più volte, tenta di calmare la sua ansia per poi provare ad alzarsi in piedi e dirigersi verso il bagno. È ormai alla porta di esso quando, senza farlo apposta, si scontra contro la piccola Lia.

“Lia, scusami ti ho fatto male?” domanda istintivamente la madre destandosi da quella condizione.

La figlia, pallida e triste, risponde con un veloce cenno della testa per poi dirigersi verso camera sua.

“Come mai sei sveglia a quest’ora? C’è qualcosa che non va?” chiede Elsa preoccupata afferrandola da una spalla e portandola così a guardarla in volto.

“No…va tutto bene…credo” ribatte Lia mostrandosi sicura di sé ma al contempo desiderosa di trovare riparo da ciò che la opprime.

“Credo? Cosa c’è? Dimmelo! Altrimenti mi preoccupo!” la incita Elsa inginocchiandosi in modo da risultare alla stessa altezza della figlia.

“Okay okay… non riesco a dormire perché mi sento tanto agitata e respiro male” sputa il rospo la piccola leggermente imbarazzata nel parlare di certi argomenti alla mamma. Spesso confidava delle sue crisi di panico al padre ma, nell’ultimo periodo, l’aveva nascosto ad entrambi e addirittura anche a zia Anna…nella speranza di non aggiungere ulteriori problemi a quella strana famiglia.

“Lo sai che quando ti senti così me lo devi dire!” le dice Elsa con un tono dolce, ma al contempo preoccupato e austero.

“Lo so…ma avete già tanto a cui pensare” afferma la piccola aprendosi con la madre per la prima volta.

“In che senso?” chiede Elsa stranita dalla dichiarazione della bambina.

“Tu sei sempre arrabbiata, papà è sempre triste…zia Anna e zio Kristoff hanno il loro bambino adesso e Sofi non sa come aiutarmi. Adesso sono anche molto giù per la morte di nonno Arthur! Lo so che a te non stava simpatico ma in questi mesi ci ha dato tanta gioia” spiega Lia convinta, abbassando il viso in segno di pentimento, dimostrandosi una bambina della sua età per una volta.

“Noi rimaniamo sempre una famiglia Lia! E dobbiamo dirci tutto. Nella vita imparerai che tutti, in ogni momento, hanno dei problemi, ma non per questo non possono aiutare gli altri ad affrontare i propri. Sai… anche io adesso non sto tanto bene e mi sento esattamente come te. Mi dispiace vedere tutto quello che state passando, ma ti prometto che farò di tutto per sistemare le cose” spiega Elsa sincera, faticando nel rivelarsi alla figlia, ma sentendo finalmente alleggerirsi il peso che grava sul proprio cuore.

“Allora perdona mamma… perdona il papà, perdona i nonni! Io ho imparato da loro che bisogna sempre dare delle seconde possibilità. Papà ha perdonato nonna Giulia e io ho capito che devo perdonare te, quindi tu…chi devi perdonare?” sbotta la piccina proponendo un quesito pungente che colpisce e affonda Elsa.

La donna non sa che cosa ribattere e, di per sé, quella domanda non richiede nemmeno risposta ma solo riflessione personale. Elsa non poteva immaginarsi di trovare di fronte una figlia così matura e preparata che, alla sua tenera età, riusciva a risolvere un problema d’amore molto più facilmente di come stesse facendo lei…tirando in ballo pratiche divorziste.
Forse Lia aveva pienamente ragione. Era arrivato il momento di cambiare, di capire come comportarsi. Non per forza doveva tornare con Jack, ma doveva migliorare la propria vita cominciando nell’imparare a valorizzare le due gemme che custodiva in casa.

“Hai ragione. La prima persona con cui voglio ripartire sei proprio tu. Io e te abbiamo sempre avuto un rapporto molto strano e ti chiedo perdono per tutto. Voglio solo dirti che, a prescindere da come andrà a finire, io e papà ci vorremo per sempre bene ed entrambi soffriamo in questa decisione che stiamo prendendo” aggiunge Elsa imbarazzata da quell’argomento, non sapendo come fare a sdebitarsi.

“Nel mio cuore ho il sogno che voi possiate fare pace, ma se non succederà mi auguro almeno che sappiate perdonarvi come io perdono sempre Sofia e come ora sto perdonando te mamma” conclude Lia con l’ennesima pugnalata, per poi entrare nella propria camera e infilarsi sotto le coperte, lasciando la madre basita nel corridoio, forse smossa da quel discorso puro e maturo che aveva trattato la figlia.

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Capitolo 30
*** CAPITOLO 29 ***


CAPITOLO 29

La mattina seguente Elsa si alza leggermente scombussolata dalla nottata infernale e, mentre attende squillare la sveglia delle bambine, prende in mano il cellulare e scrolla le notifiche dei social network.

È intenta a fare su e giù svogliatamente sulla home di Facebook quando, inaspettatamente, ritrova una notizia pubblicata da una persona che in genere non utilizzava mai il social.

“Abbiamo sbagliato, ci siamo allontanati, ci siamo trattati male a vicenda ma tu per me non hai mai perso la tua importanza e la tua autorità. Mi sono sempre chiesto se saremmo mai riusciti a rivederci e perdonarci, ad abbracciarci e a ridere come facevamo in precedenza. Caro papà, la vita ci ha tolto tanto e ora mi ha tolto anche te. Ti chiedo scusa per tutto. Per non esserti stato accanto durante la malattia e per essere comparso così all’improvviso, giusto il tempo per salutarti per sempre. Nel mio cuore, però, regna finalmente la pace perché questi nostri ultimi incontri ci hanno uniti e hanno messo fine a tutte le nostre incomprensioni. Caro papà, te ne sei andato con il sorriso e sono sicuro che ora ti trovi in un posto migliore, insieme a Emma. Arrivederci papà”

Questo la dicitura del messaggio scritto da Jack, lui che i social non li aveva quasi mai utilizzati. Quelle parole fanno riflettere Elsa e, da una parte, riprova dentro di sé l’orrenda sensazione di quando ha perso i genitori. Non bisogna mai paragonare i dolori per capirne la maggior entità, ma un abbraccio, un aiuto, un consiglio, sono sempre necessari. Jack stava vivendo quel dolore da solo e a Elsa spiaceva averlo abbandonato a quella brutta situazione.

Era immersa in tutti questi pensieri quando la suoneria del telefono la riporta alla realtà.

“Kristoff? Ciao, come stai?” domanda Elsa felice, sentendo la voce del cognato migliore amico.

“Ciao Elsa scusami per l’ora, ma ho bisogno di parlarti” sbotta subito il giovane con voce seria.

“Anna sta male? Cosa succede, che c’è?” chiede Elsa andando in panico e scattando seduta sul letto, corrugando la fronte.

“Nono, lei sta benissimo. Oggi abbiamo un’ecografia importante, ma non è quello il punto. Ho visto lo stato di Jack su facebook ieri sera… perché non mi hai detto niente?! Ha fatto pace con i genitori?!” domanda subito lui.

Elsa aspetta un attimo a rispondere, mettendosi una mano sulla fronte e sospirando piano per non farsi sentire.

“Perché… non è una cosa che mi deve toccare più. Lui ha fatto pace con la sua famiglia, ha portato le bambine dai suoi per quasi un mese tenendomi tutto all’oscuro! Avvertirò l’avvocato e…” comincia a spiegare lei sicura di sé, convinta di avere pienamente ragione.

“Ma ti senti cazzo?!” la interrompe subito l’uomo dall’altra parte del telefono, non vergognandosi delle sue maniere in quanto abituato a scuotere la migliore amica.

Quel tono fa ammutolire Elsa che, inerme, non sa cosa rispondere e attende delucidazioni.

“Elsa, che cosa ne stai facendo della tua vita?! Capisco che vuoi divorziare, capisco che non vi amate più, capisco che non vivete più insieme ma cazzo! Fino a qualche mese fa era tuo marito, la persona più importante della tua vita e ora lo stai trattando così, come uno straccio per i pavimenti!”

“Cosa dovrei fare scusa?! È tornato tra le braccia di quelle persone che mi hanno sempre odiata e che hanno causato la nostra rottura!” si difende lei alzando la voce.

“Sei sicura che siano stati loro?! Insomma ragiona Elsa… cosa c’è di male in quello che è successo? Jack ha avuto il coraggio di recuperare, di accettare le scuse della sua famiglia ed è stato un ottimo padre perché le tue figlie non possono vivere sapendo di avere dei nonni che non possono vedere! Cosa ha fatto di male me lo dici?! Ha solo reso contento le bambine e ha fatto pace…quindi tu dimmi che cosa ci sta di sbagliato nel fare pace!?” continua l’arringa lui, punzecchiandola senza pietà nella speranza di destarla da quella razionalizzazione sbagliata.

“Ma…ma… loro mi odiano! E io odio loro!” riesce a ribattere Elsa, tremante e con le lacrime agli occhi, per una volta messa a tappeto in un discorso.

“Svegliati Elsa. Qualsiasi cosa ti abbiano fatto siamo di fronte a una morte, a una persona che non c’è più e che, in quanto persona, è degna di rispetto. Sei convinta di far vincere il tuo egoismo anche questa volta? Di fronte a un dolore che tu conosci bene e che probabilmente ora stanno provando anche le tue figlie? Fai quello che vuoi Elsa… odia Jack quanto vuoi ma ricorda che rimane sempre il padre delle tue figlie”

“…hai ragione…” sussurra in un soffio Elsa, destabilizzata da quelle parole che, finalmente, le fanno riscoprire quel lato umano che doveva sempre avere.

“Poi trai tu le tue conclusioni. Ora ti saluto, devo accompagnare Anna. Ci sentiamo stasera così ti diciamo come è andata, buona giornata” conclude lui con fare più dolce, riattaccando il telefono.

Elsa abbassa il telefonino dall’orecchio e lo osserva senza sapere che cosa farsene. Guarda l’immagine sullo sfondo del cellulare, ritraente le due bambine intente a fare un pupazzo di neve qualche inverno passato e ripensa a tutte le scosse che stava ricevendo. Le crisi notturne senza Jack accanto, il rimprovero di Lia e ora anche quello di Kristoff. Che cosa ne stava facendo della sua vita? Kristoff e Lia avevano ragione: poteva non amare più Jack, ma rimaneva comunque un membro della famiglia che aveva fatto tanto per lei e per le bambine.

“Mamma, siamo in ritardo per la scuola! Non ci siamo svegliate!” afferma Sofia entrando nella camera matrimoniale con indosso già il completo scolastico e strofinandosi gli occhi azzurri ancora assonnati.

“Oggi non andiamo a scuola” afferma con convinzione la madre alzandosi in piedi con fermezza.

“E allora dove andiamo?” chiede Lia intromettendosi nel discorso.

“Al funerale di Arthur. È vostro nonno e non potete non prendervi parte” rivela così la mamma, agitata e preoccupata per quella scelta, ma in cuor suo felice di aver fatto la cosa più giusta.

Le bambine abbozzano un sorriso e, per quanto l’evento non fosse piacevole, rivolgono uno sguardo comprensivo alla madre che stava facendo quel passo importante per loro e per il papà.

“Tu dici che si stanno rinnamorando se mamma ci permette di andare da papà insieme?!” sussurra Sofia all’orecchio di Lia, mentre si dirigono verso la porta d’ingresso per mettersi le scarpe.

“No… ma sicuramente la mamma sta cambiando” risponde Lia fiduciosa e sicura, convinta che il suo discorso notturno abbia avuto i suoi effetti.

Qualche ora dopo…

Jack attendeva l’arrivo del carro funebre per portare la salma del padre in Chiesa per il rito funereo. Quel giorno si sente particolarmente triste e distrutto. La perdita di Emma era stata molto più dolorosa, ma trovarsi lì, di fronte a tutta quella disperazione lo fa deprimere. Sua madre, per quanto forte e sicura, aveva già pianto molte lacrime e Jack fu lieto di starle accanto con abbracci e sguardi comprensivi.

“Hey, Jack…tutto ok?” domanda l’amica Stella avvicinandosi a lui. La donna era vestita di nero e aveva già il segno sbavato del trucco, in quanto vicina di casa e quasi terza figlia dei coniugi Frost.

“Sto bene, sono solo un po’ spaesato. La mia vita sta cambiando troppo velocemente e non riesco a starle dietro” risponde lui portandosi le mani nelle tasche del vestito ed accendendosi una sigaretta.

“Da quando fumi?” chiede lei stupita, sorridendo al ricordo della loro prima adolescenza dove, una sera, lo aveva fatto cadere nel vizio.

“Avevo smesso, ma nell’ultimo periodo ho ricominciato. È l’unica cosa in grado di confortarmi e rilassarmi un po’” risponde lui secco, facendo un altro profondo tiro.

“Non dovresti ricaderci, a prescindere da cosa ti stia capitando il fumo non ti fa bene!” lo rimprovera dolcemente lei, avvicinandosi ed aggiustandogli il colletto della camicia. Quel gesto fa rabbrividire Jack, abituato a ricevere quell’attenzione solo ed esclusivamente da Elsa.

“Jack, io volevo dirti che ci sono…e ci sarò sempre per te! Oggi è una giornata brutta, ma da domani devi riprenderti!” consiglia l’amica posandogli una mano sulla spalla.

Jack non le risponde, ma si limita a sorriderle per poi buttare il mozzicone per terra e schiacciarlo con la scarpa. Stella era sempre stata un’amica meravigliosa e forse aveva ragione: era il momento di andare avanti e lasciarsi il passato alle spalle anche perché tutta quella solitudine lo faceva stare male.

Il rito cominciò e, una volta terminata la cerimonia, tutti gli amici e parenti si avvicinarono al cimitero per il momento della sepoltura. Jack rimase tutto il tempo con la madre, offrendole il suo braccio e ricevendo a sua volta il sostegno di Stella, che gli dava forza con carezze sulla schiena durante i momenti più toccanti.

La sua famiglia ormai sembrava essere solo quella. Lui si stava ormai convincendo di quell’idea quando, inaspettatamente, qualcuno gli si avvicina cingendolo delicatamente. Jack sobbalza nel vedere le due testoline bionde aggrappate alla sua vita e, emozionato, si inginocchia in modo da poterle abbracciare entrambe.

“Grazie di essere venute! Non lo credevo possibile, ma la scuola?!” chiede lui gioioso, per quanto possibile, permettendo alle bambine di abbracciare anche la nonna.

“Ha fatto tutto la mamma” risponde Lia sottovoce, indicando la donna vestita di nero, distaccata dal resto della folla.

Jack guarda nella stessa direzione e vede Elsa imbarazzata con le braccia conserte e lo sguardo chino. L’uomo si rende conto dell’immane fatica della donna nell’essere presente e, dentro di sé, avverte una piacevole sensazione che gli permette di vivere con serenità il rito della sepoltura.

Elsa, seppur in disparte, osserva tutto con sguardo attento e non può fare a meno di sorridere nel vedere le bambine contente nel poter accompagnare il padre in un momento simile. Solo una cosa la distrae e la turba: la presenza di quell’altra donna al fianco di Jack. Chi era quella ragazza? Perché gli stava così vicino?

“Grazie di cuore per essere venute” ringrazia Jack avvicinandosi alla donna dopo la chiusura del rito.

“Di niente, condoglianze Jack. Mi dispiace tanto, per tutto” risponde lei accarezzandosi le braccia, non riuscendo a guardarlo negli occhi per l’imbarazzo.

“Mia madre vorrebbe vederti che ne pensi se?” chiede lui con il cuore aperto, entusiasta della situazione creatasi.

“No, meglio di no… ora è meglio se andiamo. Anna ha un’ecografia importante oggi e vorrei saperne qualcosa in più” risponde lei schietta, rifiutando quell’invito poco consono del quale non si sente assolutamente pronta.

“Oh, certo. Scusami…allora fai gli auguri ad Anna” si limita a riferire lui schiarendosi la voce e tornando in sé.

“Senti Jack. Ti chiedo scusa per come mi sono comportata sulla questione dei tuoi genitori. Alla fine alle bambine ha fatto bene conoscere i nonni. Per questo volevo dirti che ho garantito io per te. Ho detto all’assistente del tribunale che ero consapevole delle visite e che ora queste continueranno senza problemi” spiega lei sempre austera.

“Dici davvero?!” domanda lui incredulo di fronte alla bella notizia.

“Sì… è giusto che le bambine stiano con tua madre. Puoi portarle qui tutte le volte che vuoi. Ora scusaci ma dobbiamo proprio andare” taglia corto lei allontanandosi velocemente dopo aver chiamato le bambine, lasciando Jack emozionato e felice da quel brevissimo incontro, convinto che, forse, qualcosa in Elsa stava finalmente cambiando.

Durante l’ecografia…

“Eccoci dottoressa… allora, come sto? Le analisi che cosa dicono?” domanda Anna agitata una volta dalla ginecologa, spogliandosi velocemente ed accomodandosi tremante sul lettino.

“Pare bene, anche se un valore dell’esame del sangue non mi convince molto” afferma il medico con una faccia alquanto strana e cupa, preparando tutto l’occorrente per fare un’ecografia alla giovane donna.

“Che cosa significa!?” chiede pietrificato Kristoff, completamente in panico da quella frase.

“Non lo so ancora, per questo ora guardiamo” risponde la ginecologa seria, osservando al meglio Anna attraverso ecografia sia interna che esterna.

“Rilassati Anna, se no non vedo bene” commenta il medico appoggiando una mano sulla gamba di Anna che tremava come una foglia. La ragazza, infatti, aveva una brutta sensazione. Non solo la notizia dell’esame del sangue sballato la spaventava, ma anche una convinzione interiore.

“Lo sapevo…” sussurra la ginecologa focalizzandosi su un punto preciso e sbiancando all’improvviso.

“Dottoressa che cosa c’è?!” chiede ancora Kristoff, stringendo forte la mano ad Anna che aveva ormai i battiti accelerati.

“Anna…dovremo fare più visite e capire come comportarci. Hai una massa insolita vicino all’utero che potrebbe trasformarsi in un tumore”

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Capitolo 31
*** CAPITOLO 30 ***


CAPITOLO 30

Anna rimane pietrificata. Quella notizia la sconvolge e non sa come reagirvi. Tumore? Massa indefinita? Utero? Che cosa le stava succedendo? Com’era possibile soffrire di una tale condizione proprio durante la gravidanza!? Anna non provava una sensazione tale da quando aveva perso i genitori e si era sentita persa e smarrita.

“Che cosa? No, non è possibile! Perché lei sta bene? Non ha mai avuto dolori o problemi!” rompe il ghiaccio Kristoff, con voce strozzata, anche lui terrorizzato da quella notizia.

“Non è detto che sia un tumore, ma sicuramente è qualcosa di anomalo che non va bene in quel punto. Ora è una massa piccola, controllabile e sarebbe della dimensione ottimale per essere operata. Non sempre le cose presentano dei sintomi, motivo per cui Anna è sempre stata bene” risponde la ginecologa sedendosi alla sua scrivania e intrecciando le mani.

“E che cosa dovremmo fare ora?” domanda ancora Kristoff con le lacrime agli occhi, appoggiandosi al muro e portandosi una mano sul volto.

“La cosa migliore sarebbe operarla e proporle una cura farmacologica adatta, ma c’è un problema. Non la possiamo operare perché questo comporterebbe la morte del bambino” spiega il dottore osservando il volto di Anna, ancora immobile e pallido.

“E quindi cosa sarebbe la cosa giusta da fare?” assilla Kristoff in pieno panico, trovando a fatica l’aria per respirare.

“La cosa migliore sarebbe l’operazione. Per farla però bisognerebbe procedere con l’aborto, per poi agire” comunica la dottoressa abbassando lo sguardo, sapendo di aver dato una notizia sconvolgente ai due giovanissimi genitori.

“Che cosa?!” esclama Anna improvvisamente, scattando in avanti ed irrigidendo tutti nervi del collo a causa di quella frase che mai avrebbe voluto sentire.

“Anna, sei incinta di tre mesi e l’aborto è concesso per i problemi di salute della madre. È l’unico modo per salvarti!” spiega la ginecologa guardandola profondamente negli occhi.

“No, no, no!” comincia a dire Anna fuori di sé, chinandosi sulle ginocchia e tenendosi la testa tra le mani.

“Il bambino sta benissimo vero?! Perché dovremmo ucciderlo?! Mi rifiuto…no non ce la faccio” riesce a biascicare a fatica lei, sentendosi girare la testa, deglutendo quantità notevoli di saliva per farsi passare il senso di nausea dovuto allo stress.

“Dottoressa, non ci sarebbe un altro modo?!” domanda Kristoff speranzoso, appoggiando una mano sulla spalla di Anna, sentendo il proprio cuore a pezzi.

“L’unico sarebbe quello di continuare la gravidanza, ma è rischiosissimo. La massa potrebbe crescere nei prossimi mesi e rendere quindi impossibile l’operazione. D’altra parte potresti portare a termine la gravidanza, partorire con un cesareo per poi subire immediatamente l’operazione, ma è pericoloso” prova ad ipotizzare la dottoressa, alzandosi in piedi ed avvicinandosi alla neo mamma.

“Entrambe le ipotesi sono molto gravi Anna. Al 90% non sopravviveresti…” conclude poi la ginecologa appoggiandosi al muro e accarezzando la spalla della donna.

Anna rimane ferma, immobile, non riuscendo a proferire parola. Era troppa scossa dall’idea di poter perdere tutto, la sua vita, la sua famiglia e la sua creaturina. Non le importava la morte, anche se la temeva, ma mai e poi mai avrebbe accettato di rinunciare al proprio bambino.

“Anna, ci puoi pensare. Ora è meglio se andate a casa, ne riparleremo” afferma ancora la ginecologa, offrendo un bicchier d’acqua ad Anna e guardando Kristoff, come a consigliargli di portare a casa la consorte per farla riposare.

Kristoff, impietrito e incredulo, alza a fatica Anna che si appoggia come peso morto alle sue spalle, lasciandosi trasportare fuori. Una volta in macchina i due non proferiscono parola. Mutismo, rumore delle ruote che scivolano sull’asfalto, qualche clacson in lontananza e puro silenzio all’interno della vettura. Entrambi non sanno che cosa dirsi, come confortarsi e confrontarsi su un argomento struggente e incerto come quello che avevano appena scoperto.

Arrivati a casa, Anna osserva la propria dimora impassibile, non rivedendoci più la stessa bellezza di prima. Tutto stava cambiando per quel bambino che portava in grembo e, ora, le sembrava tutto sparito e scomparso nel nulla. Eppure quel piccolo, anche se silenzioso, chiedeva di vivere ed esisteva ancora. Anna si siede di botto sul divano e, finalmente cosciente della situazione, si lascia andare ad un pianto liberatorio portandosi una mano sul petto per frenare i singhiozzi e una sulla bocca, come a voler urlare e al contempo trattenere quel dolore che la stava uccidendo prima del previsto.

“Amore…” sussurra Kristoff avvicinandosi a lei con le lacrime agli occhi, cingendola in un abbraccio al quale lei si abbandona perdutamente, scossa dall’irruenza del pianto.

“Stava andando tutto così bene! Perché è successo questo?! Non posso sopportare un fardello del genere!” piange Anna senza vergogna alcuna, spostandosi la mano sugli occhi e schiacciandosi le tempie con i polpastrelli.

“Lo so Anna, ma passeremo anche questa. Non ti succederà niente, te lo prometto! Sentiremo che cosa diranno i medici e vedrai che risolveremo tutto” prova a consolarla Kristoff, cercando di mostrarsi forte anche se, dentro di sé, avverte una fitta al cuore che lo pugnala ogni volta che pensa di poter rimanere senza Anna.

I due finiscono per piangere in silenzio, ascoltando l’uno il singhiozzo dell’altro, finché Anna non sprofonda in un sonno pesante causato dalla faticosa disperazione. Kristoff, ancora sveglio, solleva tra le braccia la propria donna e, con delicatezza, l’adagia sul loro meraviglioso letto matrimoniale coprendola con il piumone rosso.

Kristoff osserva la moglie dormiente, contemplandone i capelli rossi dalle sfumature bionde, le lentiggini sulle guance bollenti per il pianto e quei lineamenti così perfetti che lo facevano sempre impazzire.

Come poteva una bellezza del genere, un fiore così raro e prezioso, finire per dover combattere per un male ignoto? Perché Anna non poteva mai restare tranquilla e viversi la vita che si era sudata e guadagnata?

“Io non so cosa succederà, ma ti dico solo che senza di te mi rifiuto di vivere” sussurra lui sulle labbra di lei, per poi posarle un bacio leggero ed allontanarsi per chiamare Elsa.

Nel frattempo…

Elsa era tornata a casa da parecchio tempo e aveva lasciato le bambine a pattinaggio per poi prendersi un’intera giornata per sé stessa.
Nella sua idea di relax, però, era compresa la pulizia dell’appartamento, la preparazione della cena e, se avanzava tempo, la lettura di un libro.

Il funerale le aveva messo un particolare ottimismo ed era felice di aver intrapreso quel passo così importante. Era riuscita a superare un ostacolo del suo passato, arrivando a rivedersi faccia a faccia con la madre di Jack anche se non ci aveva dialogato. Il volto di Jack e quello delle bambine erano impossibili da cancellare dalla mente. Per la prima volta li aveva visti tutti sereni, dopo il bruttissimo periodo che avevano deciso di vivere.

Un solo pensiero, però, la preoccupava. Quella ragazza, la prima cotta di Jack, la sua migliore amica e vicina di casa Stella… stava forse prendendo il suo posto? Perché Stella era proprio comparsa così all’improvviso, in un momento così delicato per la loro relazione? Sicuramente si sarebbe attaccata a Jack come una sanguisuga e avrebbe così portato le bambine a chiamarle mamma, dimenticandosi dell’esistenza di Elsa e…

“Che cavolo sto dicendo?!” si chiede lei ad alta voce bloccando tutte le paranoie nate nella sua mente. Alla fine che cosa le importava di Stella, visto che non voleva più stare insieme a Jack!
Aveva detto di non amarlo più, quindi perché preoccuparsi della sua vita.

Era immersa in questi intrecci di pensieri quando, improvvisamente, il cellulare comincia a squillare. La comparsa del nome di Kristoff suscita una forte emozione in Elsa che, curiosa, risponde istintivamente per sapere novità sull’ecografia.

Il sorriso, però, si spezza in un secondo nel sentire il migliore amico disperarsi mentre prova a raccontarle l’accaduto. Elsa avverte le ginocchia piegarsi, come incapaci di sorreggere il suo esile corpo. La gola le si secca, una botta di calore le invade fastidiosamente il corpo e il cuore comincia ad esploderle nel petto, rimbombando in ogni suo lembo di carne.

Anna?! La sua Anna aveva qualcosa che non andava?! Questo sicuramente non lo poteva tollerare. Presa dal panico chiama istintivamente la prima persona che le viene in mente e, una volta ottenuta una risposta esclama:

“Jack, scusami se ti chiamo oggi in un momento così poco opportuno per te. Io dovrei correre da mia sorella per un’emergenza, non è che potresti andare a prendere le bambine a pattinaggio? Puoi portarle da tua mamma o se preferisci venire qui a dormire… cioè, io non ci sarò. Io penso di fermarmi a dormire da Anna, non lo so, boh…dipende… insomma ho bisogno di una mano!”

“Certo nessun problema, ma cosa è successo ad Anna?!” chiede lui preoccupato dall’altra parte del telefono.

Elsa sta per rivelargli tutto ma, ancora una volta, il suo estremo egoismo la porta a chiudersi a riccio rifiutando di rivelare altro.

“Non ti riguarda. Io ho solo bisogno che tu mi tenga le bambine almeno fino a domani” si limita così a sbottare, mostrandosi seccata dalle domande di lui.

“Ok, buona fortuna allora” risponde lui svogliato e anche parecchio arrabbiato, sentendosi trattato come l’ultimo arrivato quando, invece, rimaneva a tutti gli effetti un grande amico e parente di Anna e Kristoff.

A casa di Anna e Kristoff…

Kristoff aveva provato a cucinare un po’ di riso in bianco per entrambi e, senza voler disturbare Anna, si era seduto sul divano cambiando svogliato i canali della tv.

Anna, nel frattempo, si era svegliata e, immersa nel buio aveva deciso di alzarsi, pienamente cosciente di quello che le era successo. A tentoni si avvicina alla porta del bagno collegata alla loro camera e, dopo aver acceso la luce e stropicciato gli occhi, si avvicina al lavandino per sciacquarsi un po’.

Sperava che l’acqua potesse lenire il suo dolore, cancellare e trascinarsi via il male enorme che la opprimeva. Dopo essersi asciugata appoggia entrambe le braccia sul lavandino, per poi avere il coraggio di guardarsi allo specchio. Le occhiaie accentuate, il rossore delle guance, il segno delle lacrime e il colorito pallido erano tutti segnali del suo stress corporeo ed emotivo. Un piccolo particolare, però, fa capolino in fondo allo specchio ed è come se cercasse un po’ di considerazione. Anna abbassa lo sguardo sul suo pancino leggermente accennato e, finalmente calma, si rende conto che avevano pensato solo a lei quando, invece, quella vita chiedeva solo di vivere. Anna prova ad immaginarsi la vita senza quella creatura, il sangue del suo sangue, che le aveva stravolto l’esistenza in soli tre mesi. Anna aveva sempre sognato di diventare mamma, di avere una famiglia e, in realtà, quello era il momento giusto per concretizzarlo. Non tutte le famiglie sono perfette e non tutte le gravidanze cominciano e finiscono nel modo sperato. Quella era la sua vera occasione per essere mamma, attraverso il bellissimo gesto di donare la vita.

In un momento tutto le appare più chiaro e una vampata di coraggio prende il sopravvento in lei. Non voleva perdere la sua occasione e non aveva più paura della morte, messa in contrapposizione con la vita.

Presa da questa bellissima forza materna, la donna si accarezza il grembo con delicatezza e, in sussurro, afferma:

“Io a te non rinuncio, costi quel che costi”

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Capitolo 32
*** CAPITOLO 31 ***


CAPITOLO 31

Anna, dopo essersi rinfrescata in bagno, ritorna finalmente in soggiorno dove osserva il marito intento a cucinare del semplice riso in completo silenzio.

“Oh, Anna non mi ero accorto!” afferma lui stupito e in parte anche imbarazzato, timoroso di dover affrontare quel momento.

“Siediti, hai fame?” chiede lui deglutendo e spostando la sedia ad Anna che, però, non ha la minima intenzione di sedersi.

“Avevamo detto che stasera avremmo mangiato la pizza… perché hai preparato del riso in bianco?” chiede lei coraggiosa, con il sorriso stampato sul volto. Kristoff, forse per la prima volta in tutta la sua vita, non riesce a comprenderla. Come faceva ad essere così sicura e tranquilla dopo la notizia appena annunciata? Fino a tre ore prima si stavano disperando e ora lei parla addirittura di pizza e serenità?!

“Perché non mi sembra un’ottima giornata per festeggiare” sussurra lui agganciando le mani sullo schienale della sedia ed appoggiando il peso sulle braccia, socchiudendo gli occhi abbattuto.

“Il bambino sta bene, perché dovremmo preoccuparci?!” domanda Anna disinvolta e calma, realmente felice della sua maternità.

“No scusami…non ho capito” bofonchia Kristoff paralizzato dalla domanda. Lo stava prendendo in giro? Dove voleva arrivare? Quella della ginecologa era stata una notizia di morte e tristezza, non sicuramente di gioia e vita.

“Festeggeremo quando tu guarirai e passerà tutto” taglia corto il biondo sollevandosi dalla sedia e portandosi le mani sui fianchi, girandosi di scatto nella speranza di poter chiudere l’argomento.

“Kris…andrà tutto bene…” dice Anna sottovoce, con una certa dolcezza che, invece, lascia di stucco il giovane marito. Probabilmente i due si stavano fraintendendo e non pensavano alla stessa cosa o soluzione.

“Ma non hai sentito la dottoressa? Verrai operata e passerà tutto!” commenta Kristoff voltandosi e guardandola in faccia, con le mani spalancate per lo stupore.

“Sì, ma se vengo operata io…aspetta che?!” esclama la donna capendo solo adesso il punto di vista del consorte e rabbrividendo all’idea di quello che lui aveva intenzione di fare.

“Kris, mi vuoi dire che sei d’accordo con l’aborto?!” chiede Anna puntandogli lo sguardo dritto negli occhi e sentendosi la pelle d’oca solo all’ipotesi di poter rinunciare al bambino.

“No, adesso mi stai prendendo in giro” si altera subito Kristoff, non accettando l’ingenuità dell’altra su un argomento che riguardava la sua esistenza.

“Ovvio che devi abortire! È l’unico modo per salvarti!” sbotta lui alzando il tono di voce e facendo così spaventare l’altra che non si aspetta tali parole.

“Cosa?! Io non lo farò mai! Come puoi dire una cosa del genere?! È tuo figlio!” risponde lei curvandosi verso di lui con le lacrime agli occhi, facendo un passo indietro non sentendosi capita e sicura dal marito.

“Ma Anna cazzo! Te ne rendi conto?! Se tu dai alla vita questo bambino morirai, e per cosa poi?! Io mi rifiuto di affrontare una cosa del genere! Mettiti nei miei panni, che cosa dovrei fare?! Crescere un figlio da solo per sempre?! Ma sei pazza?!” sbotta lui sconvolto, accigliandosi e sgolandosi arrabbiato anche dall’ingiustizia che la vita gli aveva messo di fronte.

“No! No e no! Non accetto queste parole! Io qui dentro ho una persona! Che razza di egoista sarei per pensare di salvarmi ed ucciderlo?! L’abbiamo fatto noi Kris, io e te! E ne eravamo felici, perché ora lo odi?! Che cosa ti è successo?!” sclera Anna piangendo e portandosi una mano sul grembo, per poi osservarlo tra i singhiozzi e concretizzare la sua decisione.

“Anna, io non lo odio! Anche a me dispiace dover perdere il bambino ma che altre possibilità abbiamo?! Io non riesco a vivere senza di te! Alla fine di bambini ne potremo avere altri” cerca di farla ragionare lui con voce più dolce, inconsapevole di aver appena detto una delle frasi che nessuna madre riesce a tollerare.

“Ma si certo…tanto è come una macchina no?! Basta buttare quella che non va e poi farne un’altra più bella! Ma ti senti?! Non è detto che io muoia! Sono fiduciosa che andrà tutto bene e che riuscirò a partorire e rimanere in vita! Come puoi dire di no a questo bambino che tanto abbiamo sognato, a cui batte forte il cuoricino, che seppur piccolo ha già tutti gli organi vitali e del quale avremmo anche scoperto il sesso tra qualche settimana?! Ma come fai?!” si dispera Anna isterica, stuzzicando l’altro e sentendosi pienamente offesa.

“Non puoi giocare così con la tua di vita! Se tu muori io questo bambino non lo cresco! Il bambino mi porterebbe via te e io lo odierei per averlo fatto! Meglio farlo morire prima!!” le urla in faccia lui digrignando i denti e battendosi il petto.

Quelle parole feriscono Anna nel profondo che, ormai inerme, preferisce non ribattere. Kristoff non la stava supportando, Kristoff non si stava comportando da marito o da padre, Kristoff stava pensando a sé e alla sua rabbia senza capire la reale sofferenza di Anna.

La giovane fa cenno di no con la testa, guardandolo negli occhi con una forte delusione e, con il volto rosso a causa delle lacrime, corre in soggiorno dove afferra di fretta le chiavi della macchina e il giubbotto.

“Dove stai andando?! Ferma, oh, Anna!” cerca di fermarla lui con dolcezza, afferrandole il braccio proprio nel momento in cui lei spalanca la porta.

“LASCIAMI STARE!” urla lei con tutta l’aria che ha nei polmoni, per poi liberarsi dalla presa di lui con uno strattone.

I due si erano appena comportati in questo modo, senza rendersi conto che, proprio davanti alla porta, era presente Elsa.

“Anna!” sussurra la maggiore incredula nel vedere la sorella gridare a quel modo.

“Scusami Elsa, non ce la faccio” risponde demoralizzata Anna senza rivolgerle lo sguardo, per poi correre giù dalle scale senza badare alla voce di Kristoff che rimbombava nel condominio.

“Devo inseguirla! Dove cavolo va?!” chiede il marito in panico facendo per scattare e rincorrere la moglie.

“Lasciale un po’ di tempo, io so da chi va” risponde pacata Elsa bloccando con un braccio il migliore amico ed invitandolo a rientrare in casa.

Intanto da Jack…

Jack aveva accolto la proposta di Elsa con gioia e speranza, contento di poter rivedere le figlie, ma l’idea che era stato chiamato solo come mezzo di ripiego lo faceva imbestialire. Anna stava male, le era successo qualcosa e lui non poteva saperlo o aiutare perché, ormai, da quella famiglia era stato calciato fuori.

Elsa gli aveva addirittura proposto di restare a dormire nella loro vecchia casa, in quella dimora che si erano costruiti con fatica e sacrificio e dalla quale lui era stato costretto ad uscire a testa bassa. Jack si chiede come la ex moglie potesse fargli un tiro del genere, con una proposta così insensibile. Dopo mesi di separazione e sofferenza, lei gli chiedeva senza il minimo timore di tornare a dormire in quelle mura che custodivano la loro storia e i loro ricordi?!

Quella situazione lascia di stucco Jack che, finalmente, comincia a capire di essersi sempre illuso sulla condizione di Elsa e che questa non lo vorrà mai più amare.

Per questo motivo lui decise di andare a prendere le bambine e portarle a casa di sua madre, con l’intento di organizzare una serata tranquilla davanti al camino con una cioccolata calda, allietati da racconti, risate e anche dalla presenza di Stella.

In quel giorno così brutto per lui, nel quale si era motivato e rasserenato su Elsa per poi sentirsi messo da parte, Stella era stata una presenza confortante e di grande aiuto alla quale lui aveva capito di non voler rinunciare.

Una volta arrivati nell’abitazione Jack si appresta ad accendere il fuoco, lasciando le bambine libere di andare nella sua vecchia camera da letto per sistemarsi.
Quanto gli piaceva quella nuova vita! L’unione con sua madre che ora era diventata la figura più importante della sua esistenza, le piccole che amavano quella casa e ormai la conoscevano in ogni angolo e le voci gioiose che animavano quelle mura.

Stava pensando a tutte queste meravigliose sensazioni quando, senza accorgersene, si scotta con una piccola fiammella.

“Non sei mai stato bravo con il fuoco eh” ride Stella alle sue spalle, appena entrata nella villa.

“Sì, ho sempre preferito il freddo e la montagna” risponde lui imbarazzato, mettendo il dito in bocca per raffreddarlo con la saliva, gesto istintivo che, in realtà, non lo faceva stare molto meglio.

“Fermo, ci penso io” risponde lei con serenità, allontanandosi un attimo e tornando con una bacinella contenente qualche cubetto di ghiaccio. Stella conosceva quella casa perfettamente e anche questa situazione fa sentire molto meglio Jack, sicuro di appartenere a un posto finalmente.

“Grazie, ma non dovevi, mi passerà! Ne ho passate di peggio” afferma lui con sicurezza, mostrandosi un duro ma lasciandosi comunque immergere il dito nel ghiaccio.

“Si sa che voi uomini da soli non riuscite a sopravvivere, avete bisogno di noi, quindi tienila al fresco prima di peggiorare la situazione” lo etichetta lei divertita, guardandolo negli occhi azzurri con intensità, per poi andare in cucina ad aiutare Giulia con le cioccolate.

Jack rimane imbambolato di fronte alla situazione appena vissuta. Era da tanto che non stava così vicino a una ragazza e la dolcezza di Stella lo aveva quasi stregato.

“Ma che pensieri mi faccio…Elsa, io amo Elsa” lo assillano i pensieri riportandolo alla realtà e alla sua solita freddezza, cancellando ogni sensazione.

“Che bello! Il caminetto, la cioccolata e tutti qui insieme!” afferma Sofia euforica sprofondando sul divano davanti al camino e attendendo l’arrivo di Giulia.

“Fatti più in là cocco bello” la deride Lia, spintonandola leggermente per poter prendere spazio accanto alla sorella.

“Ecco qui le cioccolate!” annunciano in coro Stella e Giulia arrivando con delle belle tazze fumanti, colme fino all’orlo.

“Wow! Grazie mille!” risponde Sofia contenta accogliendo accuratamente la tazza tra le mani. Le due sorelle rimangono per un attimo inebriate dal profumo della bevanda e, dopo aver respirato la dolce essenza, esclamano in coro: “Cioccolato!”

Jack sorride nel notare la profonda simbiosi che le unisce ma, dentro di sé, avverte l’ennesima fitta al cuore dovuta a un ricordo di Elsa e Anna che, giovani e tranquille, affermano la stessa identica parola delle gemelle.

“Hey, la vuoi anche tu no?” chiede Stella destando Jack dal torpore dei ricordi.

“Oh, sì certo! Grazie mille Stella!” risponde lui cadendo dalle nuvole e rivolgendole uno sguardo di ringraziamento. Stella, senza farsi troppi problemi, si siede accanto a lui e Jack non può fare a meno di gioirne.

La serata trascorre piacevolmente tra racconti, barzellette, risate e anche discorsi seri ai quali pure le bambine riescono a contribuire con qualche riflessione personale. Arrivate le 23.00, per le piccole è ormai giunto il momento di coricarsi e, seppur controvoglia, seguono nonna Giulia che desidera con tutta sé stessa poter rimboccare le coperte alle nipotine.

“Buonanotte papà, ci vediamo domani” saluta Sofia, posando un dolce bacio sulla guancia del padre che rimane estasiato dal gesto.

“Grazie di tutto Stella, sei proprio forte! Speriamo tu possa raccontarci altre storie imbarazzanti su papà da piccolo!” ride Lia porgendo educatamente la mano a Stella.

“Fila a letto piccola peste!” ride Jack scherzoso, accarezzando la testa della biondina e spingendola delicatamente.

Jack e Stella rimangono soli in soggiorno, di fronte al caminetto con la brace ardente ricca di calore. Il silenzio circostante rende l’atmosfera imbarazzante e Jack sente un forte calore invaderlo.

“Hai due figlie meravigliose” rompe il ghiaccio Stella scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte e fissandola dietro l’orecchio.

“Sì, per fortuna che ci sono loro nella mia vita” risponde lui sorridente, grato di cuore per il dono delle due piccine che gli rallegravano l’esistenza.

“La donna che le ha accompagnate oggi era Elsa, giusto?” domanda lei sottovoce, cosciente di toccare un tasto dolente.

“Sì…so di averti tenuta all’oscuro, ma penso si noti da sé che le cose non vanno bene. Noi stiamo divorziando. Qualche mese ancora e non saremo più sposati, anche se è come se non lo fossimo già più” sussurra lui triste, fissando gli occhi azzurri sul camino e guardandolo passivamente, come annoiato.

“E…tu la ami ancora?” chiede ancora Stella, incuriosita e desiderosa di aiutare il caro amico.

“Non lo so più. Stamattina pensavo di sì, stasera credo di no… penso di aver solo bisogno di amare le mie figlie e mia madre in questo momento. Non l’ho fatto seriamente per tanto tempo ed è questa l’occasione per riscoprire il rapporto con loro” dice lui determinato, proseguendo con un colpo di tosse per non far calare la voce.

“Hai proprio ragione Jack, poi sai che per qualsiasi cosa io sono qui per te, come ti ho promesso stamattina. Ora vado a dormire, altrimenti domani lo senti il capo come si arrabbia!” chiude lei cordialmente, alzandosi in piedi e dirigendosi verso l’uscita.

“E comunque…Elsa è una donna fortunata ad avere te e se non lo capisce non sa proprio cosa si perde” conclude lei una volta alla porta, per poi sorridere all’amico e lasciare l’abitazione, lasciando Jack di stucco immobilizzato da quelle parole.

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Capitolo 33
*** CAPITOLO 32 ***


CAPITOLO 32

Kristoff ed Elsa si siedono sul divano del soggiorno e la donna, vedendo il volto stravolto del cognato, si appresta a preparagli una tazza di camomilla.

“Tieni, ne ho fatte due…penso che ne abbiamo bisogno entrambi” commenta lei porgendogli la tazza e dando un minuscolo sorso alla propria.

“Grazie” risponde Kristoff tirando su con il naso, per poi avvolgere il recipiente con le mani e guardarne il contenuto con occhi spenti e distrutti.

“Mi ha dato dell’egoista che la voglio solo per me, ma cosa dovrei fare Elsa?!” domanda lui con il magone rivolgendole lo sguardo offuscato dalle lacrime.

“Hai fatto presente la tua opinione che del resto condivido. Lei non può perdere la propria vita. Se dovesse morire non riuscirei a sopportarlo” risponde Elsa cercando di non mostrare la sua fragilità, portandosi però una mano sul cuore, sentendolo a pezzi a causa dell’ipotesi della morte della sorella.

“Io non capisco come faccia spesso ad essere così superficiale. Lei è una sognatrice! Pensa che le cose si possano sempre risolvere e che alla fine vivremo felici e contenti! Crede che guarirà e anche se dovesse morire non le importerebbe perché avrebbe fatto nascere il bambino” continua a sfogarsi lui facendo cenno di no con la testa, non capendo.

“Kris, sai bene che Anna è così e penso che sia uno dei motivi per cui ti sei innamorato di lei. Il suo essere sognatrice è ciò che ci ha salvate quando sono morti mamma e papà e anche ciò che la fa sperare adesso. Se non avesse questa fede, si ammalerebbe il triplo” denota Elsa mettendogli una mano sulla spalla e accarezzandola.

“Hai ragione… lei sta soffrendo sicuramente ma questa forza interiore che la contraddistingue le fa credere di poter superare ogni cosa. Il bambino però… anche a me dispiace tremendamente, ma hanno anche detto che è l’unica opzione di salvezza” tenta di convincersi l’uomo, portandosi le mani intrecciate sulla bocca.

“Sono d’accordo con te Kris e cercherò di farlo capire ad Anna, anche se sarà difficile. Il corpo rimane il suo e se questo è il desiderio che ha, noi dobbiamo accettarlo. Nemmeno tu, che sei sposato con lei, puoi obbligarla a fare un gesto del genere. Sono sicura che dentro stia morendo di terrore, ma non dobbiamo spegnere il suo coraggio che la porta sempre a fare ciò che è giusto” prova a confortarlo Elsa aumentando la velocità delle carezze incoraggianti sulla schiena.

“Ci proverò…” afferma lui dispiaciuto, sospirando profondamente e ricevendo un piccolo abbraccio da Elsa.

“Tu invece? Come è andata oggi?” chiede Kristoff provando a cambiare argomento.

“Sono andata al funerale, come mi avevi consigliato” risponde lei abbassando lo sguardo.

“Davvero?! E come è andata?!” sobbalza lui energico, scrutandola in volto per ottenere più informazioni.

“Le bambine sono state contente e anche lui. Io…non lo so… rivederlo mi ha fatto piacere, ma vedo che ormai si sta ricostruendo una vita. Aveva vicino la sua migliore amica d’infanzia, una certa Stella” spiega lei imbarazzata e con rammarico.

“Mi stai dicendo che sei gelosa?! Elsa, tu ci stai ripensando!” annuncia lui felice, facendo tornare il sorriso dopo quel brutto temporale di emozioni negative.

“No, cioè, no… boh” si limita a biascicare lei per poi portarsi le mani sul volto.

“Sono pienamente confusa. Ho cercato di chiudere il mio cuore in questi mesi e speravo di poter cambiare, ma a quanto pare l’unico che lo sta facendo è proprio Jack. Non so, sento costantemente una sorta di odio e attrazione, ma credo che siano ricordi. Ieri notte non sono stata bene e l’avrei voluto accanto, ma in altri momenti della giornata mi convinco di non aver bisogno di lui” descrive lei, seguendo con il dito il bordo della tazza.

“Questa è proprio una bella confusione, ma io ora ti chiedo. Sei davvero disposta a buttare via tutto con questo divorzio? Non credi di doverci pensare meglio e non istintivamente?” getta la bomba Kristoff sperando di farla ragionare.

“Lo so…infatti, volevo chiedere di annullare il divorzio e se proprio trasformarlo in una separazione. Io ho ancora bisogno di stare da sola e il dolore che mi ha recato Jack, dedicandosi al lavoro e allo stress piuttosto che a me e molto altro, non riesco a superarlo. Sono però consapevole che il mio cuore non ci capisca niente e Anna mi direbbe di non fargli fare cavolate”

“Mi sembra una soluzione ragionevole. Pensaci bene Elsa, non buttare via tutto tu che puoi” conclude Kristoff soddisfatto, felice di aver ritrovato anche lui una piacevole speranza nelle parole della cognata.

“Ora vado a riprendere tua moglie. Stai tranquillo, te la riporto a casa vedrai. Tu cerca di riposarti” taglia corto la bionda alzandosi in piedi e indossando il cappotto.

“Dove è andata secondo te? Da Hans probabilmente, in genere va da lui o dalle amiche del cuore quando c’è qualcosa che non va” ipotizza lui corrugando la fronte.

“No… è andata da mamma e papà” delucida Elsa malinconica, consapevole di conoscere pienamente la sorella.

Elsa aveva pienamente ragione. Anna, pur essendo tardi, si era fermata davanti alla lapide dei genitori, osservandola e riuscendo ad aprirsi completamente con loro.

“Vi vorrei vicino a me in questo momento” dice lei con il naso arrossato e le guance irritate dal pianto.

“Spesso penso che la mia vita sarebbe molto più semplice se vi avessi accanto. Mamma, papà… scommetto che dietro a questo bambino ci siete anche voi. Tu papà mi dicevi sempre che io, secondo te, sono nata per fare la mamma e ora, a pochi mesi dal mio matrimonio, mi ritrovo incinta al primo tentativo. Però…” si sofferma lei un attimo, abbassando lo sguardo sulla fede nuziale e sui suoi altri anelli rigirandoli tra i polpastrelli.

“Perché mi è successo questo?! Io non so che cosa ne sarà di me, non so se guarirò, se vivrò! Io so solo che voglio essere mamma e voglio questo bambino con tutta me stessa. Io ho paura di morire e il mio cuore è distrutto solo all’idea di lasciare il mondo alla mia età, ma non ce la faccio ad abortire. Quanto vorrei un vostro consiglio, un vostro abbraccio…” sussurra ancora lei per poi portarsi una mano sul viso e piangere di nuovo.

“Anna…” afferma delicatamente una voce alle sue spalle.

“Sei venuta qui anche tu per dirmi di abortire?!” chiede subito Anna non riuscendo a girarsi, desiderosa, però, di ricevere un abbraccio di conforto.

“Io non ti obbligherò mai, ma è una cosa troppo delicata! Tu sei sempre stata una persona d’oro, ma in questo caso non puoi buttare via la tua vita così!” dice con dolcezza Elsa, comparendole davanti e soffrendo nel vederle il viso completamente paonazzo.

“Io non sto buttando via la mia vita!” ringhia Anna stringendo i pugni e digrignando i denti, arrabbiata nel sentirsi sottovalutata.

“Lo so! La mia non è una critica! Tu hai sempre fatto del bene, hai sempre offerto tutto! In questo caso, però, non puoi non renderti conto della gravità della cosa! Io e Kristoff siamo distrutti quanto te e non vogliamo che ti capiti nulla di male! La sola idea di perderti ci fa disperare Anna…e questo non riusciremmo a sopportarlo” si sfoga Elsa, prendendole le mani e chiudendole tra le proprie.

“Forse è proprio questo che non capite. La mia vita, per quanto legata essa sia alla vostra, non appartiene a voi. Io non voglio fare l’eroina, io non voglio essere ricordata e io non sto facendo l’altruista buonista che si sacrifica. Io sto facendo la mamma Elsa! Io, dopo tre mesi di gravidanza, non riesco a dire addio a mio figlio perché ormai è parte di me! Se tu fossi al mio posto…che cosa faresti?” sbotta Anna tagliando il contatto con le mani dell’altra attraverso un forte strattone.

“Io…penso che avrei comunque accettato le conseguenze” risponde Elsa confusa, scossa dalla domanda e non del tutto convinta.

“Va bene, allora rettifico. Tu non volevi le tue figlie, ma adesso dimmi: se loro non esistessero? Ricordi cosa è successo a Lia appena nata? Cosa faresti se lei ora non ci fosse?” stuzzica ancora
Anna, conscia di aver toccato un tassello molto delicato della vita della sorella.

Elsa si blocca istintivamente, impallidisce e si sente mangiare da una morsa stretta che le chiude lo stomaco. La bocca le si secca e la voce le si soffoca in gola, come a testimoniare la necessità di non rispondere e di ragionare.

 
Alcuni anni prima…

“Ok, ci siamo! Forza Elsa spingi!” incita l’ostetrica davanti alla giovane che aveva ormai affrontato 8 ore di contrazioni. Il volto sudato, i nervi tesi, le occhiaie visibili, i capelli sporchi e disordinati e le vene bene in vista erano un chiaro segnale della sua fatica.

“Coraggio amore, ce la farai!” la incoraggia Jack ponendole una garza bagnata sulla fronte e stringendole forte la mano.

Elsa non risponde e, concentrata sul compito, strizza gli occhi e, con tutta l’energia che possiede in corpo, spinge al massimo delle proprie potenzialità, accompagnata da un urlo lacerante.

“Bravissima Elsa! Complimenti, una è nata! Congratulazioni! Ora bisogna pensare all’altra!” afferma l’ostetrica orgogliosa, sollevando la bambina piangente e affidandola a una collega.

“No, no, non riesco! Mi sento troppo male!” urla la giovane facendo segno di no con il capo, guardando la bambina appena nata e non riuscendo a distinguerla a causa della vista offuscata.

“Sì che ce la fai! Solo una spinta, la strada è già spianata ormai! Forza! È quasi finita te lo prometto!” incita la dottoressa guardandola negli occhi e infondendole coraggio, facendo segno a Jack di dire qualcosa e aiutarla.

Elsa concentra tutte le sue forze per dare alla vita il suo secondo figlio anche se, dentro di sé, avverte un dolore lancinante e una strana sensazione che la fa sentire debole. Comincia a vedere diversi puntini e la vista si fa offuscata, mentre i capogiri iniziano ad invaderla.

“Oh, Elsa?! Ci sei, stai sveglia!” si preoccupa Jack muovendole delicatamente il volto e stringendole molto forte la mano.

“Andiamo in sofferenza fetale tra un po’! Venite qui subito” grida l’ostetrica facendo segno a due infermieri di raggiungerla con degli strumenti appositi.

Elsa riesce ad utilizzare le proprie energie e, una volta emesso l’ennesimo urlo, avverte un pianto propagarsi per la stanza.

“Congratulazioni! Ecco la vostra seconda bambina!” comunica l’ostetrica, appoggiando la piccola sul ventre di Elsa che, ancora senza fiato e in mancanza di forze, riesce a stento a tenere gli occhi aperti.

“Dottoressa, venga subito!” annuncia all’improvviso un collega dal camice bianco entrando in sala parto.

“L’altra bambina, è il caso che venga messa nell’incubatrice e…” spiega l’infermiere uscendo dal luogo accompagnato dalla dottoressa, senza preoccuparsi di comunicare ai neo genitori tutte le novità del caso.

“Cosa, cosa? La bambina? Cosa c’è che non va?! Cosa succede?!” chiede all’improvviso Elsa scattando in avanti e sentendo un dolore straziante al basso ventre che la obbliga a strizzare gli occhi e ad appoggiarsi allo schienale del letto.

“State tranquilli, andrà tutto bene!” li rassicura un’infermiera prendendo l’altra gemella tra le braccia e consegnandola alle cure delle colleghe per tutti i controlli e la pulizia.

“Jack…” riesce a sussurrare Elsa, completamente a terra, sudata e paonazza.

“Non sarà nulla di grave vedrai, non ci sarà niente che non va!” cerca di rasserenarla lui, stringendole tremante la mano e baciandogliela.

“No, se qualcosa non va io…” continua a dire Elsa per poi venire interrotta dall’ostetrica stessa.

“Vostra figlia purtroppo sta avendo delle aritmie cardiache e stiamo cercando di risolverle. Scusateci per queste poche indicazioni, ma dobbiamo cercare di risolvere la situazione” rivela con freddezza la dottoressa, con quella calma professionale che però sembra cancellare qualsiasi traccia di emozione umana.

“Jack, no, Jack! No, no, che cosa succede?!” strilla improvvisamente Elsa, aggrappandosi alla maglietta di lui, trovando ancora forze per lottare e correre in difesa della propria creatura.

“Non lo so Elsa, non lo so! Stai tranquilla!” prova a tranquillizzarla lui, letteralmente sbiancato e in panico.

Visto il delirio della donna, le infermiere optarono per darle un sedativo che riuscì a farla cadere in un sonno profondo per diverse ore.

Elsa si risveglia in una camera di reparto, completamente diversa. Indossava una nuova vestaglia bianca, era stata medicata e pulita e aveva il braccio collegato a ben due flebo. Accanto a lei era presente un lettino con appeso un foglietto rosa, recante il nome Sofia, la data di nascita e il peso.

“Amore, ciao” saluta Jack tranquillo, spuntando da dietro la culla e avvicinandosi al letto della fidanzata.

Solo in quel momento Elsa ricollega tutto ciò che ha appena vissuto e, disperata, sente il cuore esploderle nel petto e una forte angoscia farsi strada dentro di sé.

“Cosa è successo!? Dov’è Lia?! Io non l’ho ancora vista, dov’è!?” si altera Elsa guardandosi in giro, sperando di non ricevere brutte notizie e di svegliarsi da quell’orribile incubo.

Jack non fa in tempo a rispondere che, da una porta laterale, avanzano un’infermiera e Anna con un altro lettino dal foglietto rosa.

“Frost, ecco l’altra gemella. Sta bene! Elsa, non ti preoccupare. L’anomalia è stata risolta e dopo un piccolo intervento dell’equipe la piccola ha ripreso colore e riacquistato tutti i parametri corretti. Anzi…dovrei dire che è una bella peperina e il suo cuore è forte come quello di un leone stando a vedere come batte ora” spiega dolcemente l’infermiera, sollevando il batuffolo dalla tutina bianca e la copertina rosa e adagiandola sul petto di Elsa.

La donna, per la prima volta a contatto con la sua bambina, non riesce a trattenere le lacrime e scoppia in un pianto struggente, nel quale miscela la profonda gioia e la paura vissuta nelle ore prima.

La donna si porta una mano sul volto per poi osservare, tra i singhiozzi, la piccola che dormiva tranquillamente appoggiata al suo seno. Era così piccola, con i pugni chiusi, le sopracciglia chiarissime, i pochi capelli in testa e la pelle morbida e rosea. Era semplicemente una meraviglia.

Jack, vista la scena, non può che lasciarsi andare all’emozione e, tra le lacrime, avvicina al letto anche l’altra piccina, in modo da tenere unita la propria famiglia.

“Sei stata bravissima Elsa” comunica la giovane Anna, sedendosi accanto a Elsa e osservando con occhi lucidi le sue nipotine.

“Ho avuto paura Anna, pensavo di perderla! Io non le volevo, non ho mai accettato questa gravidanza, ma ora che le vedo è cambiato tutto. Non so cosa avrei fatto se mi avessero detto che Lia stava male! Non voglio mai più vivere un momento del genere!” si sfoga la maggiore tra i singhiozzi, senza il minimo timore e vergogna.

“Adesso è tutto passato Elsa!” la calma Anna asciugandole le lacrime con un fazzoletto di carta, mentre rivolge un sorriso a Jack che continuava ad accarezzare la testa della bionda in modo da darle conforto.

“Sì ma ora che cosa devo fare? Se lei starà male ancora? Che cosa ha il suo cuore? E cosa devo fare io, manco so come si fa a prenderle in braccio!” esterna Elsa preoccupata, mostrando tutte le sue perplessità.

“Elsa, calma! Con il tempo imparerai tutto. Ti verrà naturale e noi saremo sempre con te” commenta Anna, stringendole forte una mano.

“Amore, adesso non ti devi più preoccupare. Lia sta bene, hanno detto che non ha nessun problema ed è stato risolto tutto! Ora guardale e godiamocele, almeno ora che ancora non piangono” conclude poi Jack, guardando profondamente la fidanzata negli occhi e riuscendo a baciarla con dolcezza, sancendo così un momento di serenità che permette alla neo mamma di rilassarsi e convincersi delle loro parole.

Fine del Flashback…

Elsa rimane impietrita di fronte alla domanda di Anna e i fotogrammi del parto delle gemelle scorrono velocemente nella sua mente. Una forte stretta al cuore pare divorarla dentro di sé, motivo per cui la sua mano si porta istintivamente sul petto, come a voler dire all’organo più importante del corpo di tranquillizzarsi. Lei cosa avrebbe fatto se il problema al cuore di Lia si fosse trasformato in una patologia, portandogliela via per sempre? Per quanto non accettasse la gravidanza, l’incontro con le bambine aveva alimentato il suo amore materno che le aveva permesso di legarsi profondamente al sangue del suo sangue.

“Per quanto io sia fredda e incompetente come madre, devo dire che la mia vita senza Lia non avrebbe senso. Sì Anna…quindi sì…ti capisco” riesce a dire, con il fiatone, abbassando lo sguardo distrutta da tali parole.

“Non voglio più farti cambiare idea perché qualsiasi cosa tu scelga io ti starò accanto. Non esiste un giusto o sbagliato, ma ammiro il tuo punto di vista e mi commuove vederti così donna…e così mamma. Ti voglio bene sorellina” conclude poi la maggiore con il groppo in gola, avvicinandosi alla minore e stringendola tra le braccia accogliendo il suo ennesimo pianto di disperazione, ma anche di serenità nel sentirsi finalmente capita e appoggiata.

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Capitolo 34
*** CAPITOLO 33 ***


CAPITOLO 33
Elsa riaccompagna Anna a casa. La ragazza ha finalmente smesso di piangere, anche se gli occhi contornati da delle macchie rosse e le labbra secche la rendono molto più vecchia di quello che appare.

“Vuoi che resti qui con te?” domanda Elsa con dolcezza, accarezzando il braccio della più piccola una volta di fronte alla porta.

“No, ci penso io. Magari se ho bisogno di qualcosa ti chiamo” risponde Anna tirando su con il naso e apprestandosi ad aprire la porta.

“Fammi sapere come va e stai tranquilla” conclude poi Elsa guardandola intensamente negli occhi e accarezzandole una guancia bollente.

Anna abbozza un timido sorriso per poi entrare nell’abitazione distrutta dall’idea di dover parlare con il marito.

“Dove sei stata?! Ti sembra il caso di fuggire?! Mi sono preoccupato!” sbraita Kristoff scattando in piedi una volta notata la ragazza entrare.

Anna si limita a non rispondere e, dopo aver sbuffato, si reca in bagno per darsi una rinfrescata.

“Oh, mi senti?! Che cosa hai intenzione di fare? Perché ti comporti così?!” continua a punzecchiarla lui, completamente confuso e in panico a causa della situazione.

“Mi lasci in pace per un secondo?!” ringhia Anna nervosa, con i tendini tesi in mostra e le mani spalancate.

“Ma cosa ti salta in testa?! Scappare così nella notte! Sei incinta e…” prova a dire lui per poi bloccarsi, sentendosi improvvisamente la bocca asciutta incapace di emettere suoni.

“E? Volevi dire malata forse?! Perché ormai tu mi vedi solo così vero?!... almeno ti sei ricordato che sono incinta, di questo ti ringrazio” risponde collerica Anna sbattendo la salvietta e appoggiandosi al lavandino con entrambe le braccia, chinando il capo rivolto verso l’acqua intenta a creare mulinelli nello scarico.

“Ma cosa stai dicendo?! Io cerco solo di aiutarti! Lo so che sei incinta perché non dovrei?!” chiede lui confuso, corrugando la fronte.

“Forse perché tu il bambino non lo vuoi più vero? Forse perché ti limiti a vedermi come una ragazza indifesa che ha necessariamente bisogno di un uomo per vivere? Non ho bisogno di soccorso Kris! E non ho bisogno che tu scelga cosa fare della mia vita!” continua lei senza sosta, buttando fuori la paura e la frustrazione che prova dentro di sé.

“Adesso basta Anna…stai esagerando…” dice lui con più calma, facendole gesto con la mano di placare gli animi.

“Ok io esagererò anche, ma sappi una cosa: io ho deciso di non abortire e di andare fino in fondo” comunica lei voltandosi di scatto verso di lui e piantandogli gli occhi in volto, accompagnata da un movimento sinuoso dei capelli rossi.

“Che cosa?! Ma perché?! No! No! Non posso permetterlo scusa! Mettiti nei miei panni Anna! Come puoi chiedermi di scegliere tra te e il bambino?!!” chiede ancora il biondo alterandosi di nuovo, pensando che la chiacchierata con Elsa avrebbe dovuto schiarito le idee della giovane.

“Io ti sto chiedendo di sceglierci entrambi!” risponde Anna con più dolcezza, piegandosi leggermente e sentendo di nuovo le lacrime riempirle gli occhi.

“Ma è impossibile! Perché vuoi giocare con la vita?! Hai sentito che cosa hanno detto i medici! Non te lo permetto! Non ti permetto di fare questa cazzata!” grida Kristoff di nuovo alterato, interessato a farle cambiare idea.

“Chi cazzo sei per decidere tu della mia vita?!” lo provoca Anna sfidandolo con lo sguardo per poi uscire dal bagno.

“Tuo marito!” la blocca lui di scatto, stringendole il braccio talmente forte da lasciarle il segno e scuotendola con forza, non accorgendosi di averla spaventata per quel gesto irruente.

“Ho promesso davanti a Dio di amarti, ma questo non fa di te il proprietario della mia vita. Io questo bambino lo tengo Kristoff… non puoi farmi cambiare idea. Se non mi vuoi più, se pensi di non poter sopportare questa sofferenza, se non sei più disposto a starmi accanto basta saperlo. So che soffri anche tu, lo capisco! Per questo capisco anche la tua scelta nel caso volessi trovarti un’altra… magari più sana… e meno incinta” risponde con tranquillità Anna, togliendo il braccio dalla presa di Kristoff e massaggiandosi il polso arrossato, mostrando al marito il segno della sua istintività.

“Anna io…” comincia a dire lui sempre arrabbiato, ma sconvolto per aver toccato la moglie in quel modo.

“Forse è meglio non vedersi per un po’. Non mi cercare ti prego…” annuncia lei con voce spezzata, prendendo di nuovo la borsa, le chiavi della macchina e la giacca.

“No cioè?! Dove via?!” chiede lui preso alla sprovvista, seguendola mentre la vede allontanarsi verso la porta.

“Vado da Elsa, starò da lei per un po’. Ti ripeto… lasciami stare, ti prego” taglia corto lei con le lacrime agli occhi per l’ennesima volta, correndo fuori senza voltarsi indietro, lasciando Kristoff distrutto e senza parole di fronte al suo comportamento.

Sono circa le 2.30 di notte quando Anna suona all’appartamento di Elsa, sperando di ricevere risposta.

“Ma chi sarà?!” chiede Elsa assonnata, alzandosi in piedi velocemente e avvicinandosi alla porta, aprendola senza farsi troppi problemi.

“Anna!” esclama la maggiore svegliandosi di colpo, vedendo la sorella di nuovo distrutta.

“Scusami, tienimi qui con te ti prego!” si sfoga Anna non riuscendo a parlare a causa dei singhiozzi.

“Sai che puoi stare qui tutto il tempo che vuoi! Vieni!” la invita Elsa accogliendola tra le braccia e accarezzandole i capelli appiccicati al collo a causa del sudore dovuto al nervosismo e quei fatti così ravvicinati.

“Cosa è successo?!” chiede sempre la maggiore sentendo già il tessuto della spalla imbevuto di lacrime.

Anna cerca di rispondere ma, nel frattempo, mostra il segno sul braccio facendo intuire a Elsa di aver affrontato una tempestosa discussione.

Elsa non sa cosa rispondere. Kristoff non aveva mai rivolto gesti duri nei confronti di Anna, ma l’aveva sempre ricoperta di carezze. Sicuramente l’uomo non aveva fatto apposta, ma quel segno impresso sul corpo della sorella era simbolo di una forte disperazione interiore. La situazione di entrambi non era rosea e lei stessa non avrebbe saputo come reagire nei loro panni.

“Non… vuole che… io…tenga il bambino…e…” prova a spiegare Anna interrotta dai singhiozzi.

“Shhh…Anna! Per oggi basta piangere. Adesso ti fai una doccia calda e vieni a dormire con me” prende posizione la maggiore, accompagnando la sorella in bagno e preparando tutto l’occorrente per la notte.

Elsa attende la sorella nella camera matrimoniale e, dopo averle sistemato il cuscino, si appresta ad estrarre un pigiama dall’armadio.

“Scusami ancora Elsa se sono piombata qui all’improvviso” dice Anna in accappatoio, entrando nella stanza e avvicinandosi al letto con un volto più tranquillo.

“Lo sai che non devi farti questi problemi. Tieni, prendi questo. Abbiamo sempre avuto la stessa taglia” dice Elsa porgendole gli indumenti.

Anna si spoglia dall’accappatoio e, una volta rimasta in intimo, prova ad indossare il pigiama della sorella sentendolo leggermente stretto.

“Mi è un po’ stretto, ma va benissimo comunque” afferma Anna emozionata, guardandosi il grembo che, grazie ai vestiti della sorella, appare molto più marcato.

“Perché qualcuno lì sta crescendo” risponde Elsa con dolcezza, abbozzando un sorriso di fronte alla sorellina in dolce attesa.

“Almeno tu ancora sorridi di fronte a questa vita…” afferma Anna apatica, accarezzandosi la pancia e sdraiandosi a letto, accanto a Elsa.

“Hey, vieni qui…più vicino” sussurra la maggiore, ripetendo una routine che avevano da piccole con la madre. Anna accetta l’affetto della consanguinea, accucciandosi tra le sue braccia ed appoggiando la testa sul suo petto.

“Anna, Kristoff ti ama! Non avere dubbi su questo. È la situazione a non essere semplice. Anche io ho tanta paura per te e non te lo nascondo. Ho paura di perderti, di dover affrontare ancora qualcosa di brutto e vorrei tanto che tutto questo non fosse successo” comincia a dire Elsa con voce spezzata, per poi fare un colpo di tosse e celare le sue incertezze sull’argomento.

“Io da mamma comprendo la tua scelta e anzi…ti ringrazio perché mi hai fatto ricordare dei momenti della mia vita che cercavo di dimenticare e che, invece, rappresentano i ricordi più importanti che mi legano a Lia, con cui come sai ho un rapporto più difficile. Kristoff, però, ha troppa paura. Non riesce ad accettarlo perché ha l’angoscia di dover vivere una situazione così e di dover crescere un figlio che gli ricorderebbe te. Anche gli strattoni e la morsa sul braccio sono simbolo della sua sofferenza, perché lui non avrebbe mai voluto agire in questo modo. Dagli tempo Anna! Comprendilo!” cerca di farla ragionare Elsa, coccolando la sorellina attraverso dei massaggi alla testa e delle micro carezze sulle guance.

“Lo so, ho paura anche io ma vorrei tanto che comprendesse la mia scelta. Lui non mi può controllare! Io ho deciso di tenere il bambino e niente mi potrà far cambiare idea” spiega con calma Anna, dopo aver fatto tesoro dei consigli della maggiore.

“Allora vedrai che con il tempo lui lo capirà. Non state troppo lontani, avete bisogno di affrontare insieme la situazione. Intanto voglio dirti che puoi restare qui per tutto il tempo che vuoi, così magari con le gemelle ti tiri anche un po’ fuori e…volevo anche riferirti che sono fiera di te” conclude Elsa abbozzando un altro sorriso contenuto, guardando negli occhi la più piccola.

“Sarai una mamma stupenda Anna. Mi stai insegnando molto! Se sei sicura tu allora cercherò di esserlo anche io. Vedrai che potrai stare con il tuo bambino” commenta Elsa leggermente imbarazzata nell’aprirsi totalmente alla più piccola.

Anna esita per un secondo a rispondere e, dopo aver fissato il vuoto per qualche secondo, sussurra:

“Bambina…”

“Cosa?” chiede Elsa sicura di non aver sentito bene, non aspettandosi di poter già conoscere il sesso.

“Me l’ha detto oggi quando ho fatto la prima parte di ecografia da sola, volevo che per Kristoff fosse una sorpresa…poi ci ha comunicato l’altra parte meno piacevole. Non voglio dirglielo, lo scoprirà quando nascerà” sorride finalmente Anna, appoggiata sulle gambe della sorella maggiore che continua ad accarezzarle la fronte.

“Sei contenta? Tu avevi delle preferenze?” chiede Elsa emozionata di fronte all’idea di avere un’altra femminuccia in famiglia.

“Sì… è una femmina… e ho sempre sognato di avere una bambina…” afferma con un delicato filo di voce Anna, lasciando scappare una lacrima solitaria dal suo occhio, che viene asciugata con cura da Elsa.

La nottata termina così, tra lacrime di gioia e di dolore, con l’affetto di due sorelle addormentate all’alba delle 4.00 dopo una delle giornate più brutte della loro vita, ma al contempo colme di positività e di insegnamenti.
 

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Capitolo 35
*** CAPITOLO 34 ***


CAPITOLO 34

Anna si risveglia la mattina dopo verso mezzogiorno a causa della lunga nottata appena trascorsa. La giovane si porta in posizione seduta e, stropicciandosi gli occhi, cerca di contestualizzare la situazione. Si trova nella camera da letto di sua sorella e, il letto disfatto dalla sua parte, il silenzio circostante disturbato solo da qualche clacson delle automobili, le fanno intuire di essere rimasta sola nell’abitazione.

Anna prende tra le mani il cellulare, sperando di trovare una chiamata o un messaggio di Kristoff.

“Ma perché non mi chiama?!” si chiede lei incredula sbattendo il dispositivo sulle coperte, per poi riprenderlo e rendersi conto di aver chiesto lei stessa di non essere contattata. È così che, svogliata, scorre le notifiche sullo schermo fino a leggere un messaggio di Elsa:

“Sono andata al lavoro, nel pomeriggio vado a riprendere le bambine così ti tireranno un po’ su. Tu cerca di riposarti e…magari scrivi un messaggio a Kris, è distrutto”

Anna risponde con un semplice ok, infastidita dalla richiesta della maggiore. La giovane si conosceva e sapeva di essere molto permalosa. Lei e Kristoff avevano bisogno di tempo e da una parte il fatto che Elsa fosse sia sorella che la migliore amica del marito, la urtava e la tranquillizzava. Forse però Elsa aveva ragione…entrambi stavano soffrendo e dovevano risolvere la questione!

“Ma come faccio?” si chiede la quasi mamma, mangiandosi freneticamente la pellicina di un’unghia. Kristoff le mancava, ma allo stesso tempo non sopportava le dure parole che aveva sentito. In più la gravidanza a rischio, la sua salute, il presunto tumore…

“Ok basta…io quando sono da sola impazzisco con i pensieri, meglio se mi alzo” propone poi scuotendo la testa e dirigendosi verso la cucina dove si appresta a preparare il caffè. Anche quella mattina si prospettava particolarmente triste perché, purtroppo, avrebbe dovuto chiamare l’ospedale e comunicare la maternità anticipata a causa della sua salute instabile.

Da Jack…

Jack aveva trascorso una piacevole serata con la famiglia e, la mattina seguente, fu per lui una vera e propria gioia poter svegliare le figlie, prepararle e accompagnarle a scuola. Con loro si era aggiunta di nuovo Stella che, dovendo recarsi in uno studio legale vicino all’istituto scolastico, ne aveva approfittato per restare in compagnia della piccola famigliola.

“Ciao Stella, ciao papà! Grazie di tutto!” comunica Sofia salutando i due con la mano, felice e orgogliosa di quella nuova vita.

“Ci si becca” aggiunge Lia facendo l’occhiolino a Stella per poi entrare con la sorella nella scuola elementare.

“Mi fanno morire dal ridere, soprattutto Lia” commenta la giovane donna sistemandosi la borsa di pelle sulla spalla.

“Sì con loro non ci si annoia mai, senti ma… che ne diresti di fare colazione insieme? Io ho già preso un caffè, ma il mio capo ha avuto un imprevisto e sono convocato in tarda mattinata” spiega Jack leggermente imbarazzato, sperando di non esagerare nell’invitare la donna con sé.

“Perché no? Anche io ho un’ora libera! Grazie!” risponde raggiante l’amica dai capelli scuri, rivolgendogli uno sguardo amorevole.

I due si siedono al tavolo di un bar e, dopo aver ordinato la abitudinale brioche, si scambiano risate e commenti riguardanti la loro infanzia.

“Ti ricordi quella volta alla festa di compleanno di Michele?” domanda la giovane pulendosi le mani con un tovagliolino.

“Aspetta, quella in cui hanno spento le luci per creare la scena horror?” aggiunge Jack rispolverando la lontana terza media.

“Sì…e tu mi avevi baciata perché eri parecchio timido e quando tornò la luce eri completamente rosso in volto!” conclude la ragazza scoppiando in una fragorosa risata.

“Non ero di certo un playboy a quell’età!” ride divertito Jack, portandosi una mano sul volto vergognandosi delle sue prime esperienze amorose.

“Quello lo sei diventato dopo…” rimbocca Stella per poi tacere all’improvviso, dimenticandosi del fatto che Jack diventò attivo e ribelle come difesa contro la morte della sorellina.

“Non preoccuparti, è la verità! Dopo ho iniziato a fare un po’ di cavolate, facendo il ragazzaccio e mettendo nei pasticci anche Elsa” si commisera da solo lui, abbassando lo sguardo e raschiando lo zucchero rimasto sul fondo della propria tazzina.

“Non direi, alla fine quello che avete fatto l’avete compiuto insieme! Ci saranno delle cose belle che avete vissuto durante questi anni!” commenta lei, andando in soccorso alla quasi ex moglie dell’amico.

“Questo periodo di separazione da lei mi sta facendo notare che, in effetti, a parte le bambine non abbiamo mai fatto nulla di sensato. Solo scappatelle, discoteche, after notturni, qualche bevuta… le bambine stesse sono nate per un errore, frutto di una serata incontrollata. Non parliamo di Elsa ti prego, perché sono sempre più deciso a pensare solo a me stesso in questo periodo” aggiunge lui sicuro di sé e anche leggermente alterato. Il fatto che Elsa, nello stesso giorno, gli avesse dato false speranze per poi trattarlo male la sera escludendolo dal problema di Anna, l’aveva distrutto. Avrebbe preferito non vivere nulla di quella giornata.

“Tu, invece? Non mi hai ancora detto nulla… sei single?” cambia argomento Jack accompagnandosi con un colpo di tosse ben piazzato per schiarirsi la voce tremante.

“Sì, da poco in realtà. Il ragazzo con cui stavo, è di queste parti e beh…sì ecco… non ha funzionato. Meglio essere single in effetti. Ora siamo in un periodo di pausa ma pure io sento di non provare più chissà che cosa” si confida Stella, ripassando con un dito il bordo del bicchiere d’acqua.

“Ma, se domani sera andassimo a cena? Come due vecchi amici?” domanda Jack preso dall’euforia, anche se pentito immediatamente per la bizzarra richiesta.

“Un’uscita tra amici quindi? Perché no! Ci sto!” accetta lei felice, mostrando la sua collezione di denti perfetti e particolarmente bianchi.

“Ottimo, ti passo a prendere io” taglia corto Jack alzandosi e consegnando il conto alla cameriera.

“Bene, allora a domani! E grazie per avermi offerto la colazione” lo saluta lei contenta, per poi prendere la propria borsa ed allontanarsi serena.

La giornata per Jack passa velocemente, impegnato in varie conversazioni telefoniche. Verso le 18.00, però, la sveglia presente sul suo telefono inizia a disturbarlo.

Da quando si era lasciato con Elsa, infatti, aveva imparato a gestire diversamente la sua vita. Quella che lui aveva per il lavoro era una vera e propria ossessione! L’idea di fare gli straordinari e tirare il triplo per ricevere maggiori incarichi come ragioniere e vice lo allettava molto. Il lavoro era sempre stato la sua scappatoia, la sua boccata d’aria fresca per non pensare ai problemi della vita. Spesso lo stressava molto inconsciamente, ma spaccarsi gli occhi davanti a un monitor, litigare al telefono con i clienti e i collaboratori, riempirsi di caffè e avere la testa occupata erano delle sensazioni che amava, ma che, ormai, gli avevano tolto la sua vera vita. Per questo aveva iniziato a impostare la sveglia! In questo modo scollegava il cervello e si autoconvinceva di doversi muovere per tornare a casa e riposarsi o prepararsi per andare a prendere le figlie.

Jack guarda la sveglia continuare imperterrita il suo motivetto e, preso da un raptus, la ferma all’istante per poi continuare a scrivere la sua relazione. Alle 18.05 un’altra sveglia prende il sopravvento e, a quel punto, Jack rimane immobile davanti alla tastiera. Quella sveglia delle 18.05 lo faceva sempre soffrire. Quella sveglia gli ricordava tutte le volte in cui, in quegli anni, aveva lasciato a Elsa l’arduo compito di gestire le bambine, di prenderle da scuola, farle studiare, lavare, giocare, quando pure lei lavorava part-time e doveva stare dietro alla casa. Quella sveglia delle 18.05 rappresentava i no che lui aveva detto alle bambine quando, una volta giunto a casa, si sedeva distrutto sul divano senza fare nulla per loro, senza giocare, o aiutare Elsa nelle faccende domestiche. Quella maledetta, sveglia…delle 18.05…era il riassunto di tutti gli sbagli, di tutto il tempo perduto dietro al lavoro, alle telefonate, agli impegni subdoli della vita che gli avrebbero solo arricchito il portafoglio, ma non il cuore.

Per questo Jack sospira e, caricato dalla voglia incessante di migliorare, salva il documento, spegne il computer e indossa la giacca per poter andare a prendere le bambine da Elsa.

Una volta giunto a quella che un tempo era la loro vecchia casa, il giovane biondo si limita a fare uno squillo alla donna, facendole intuire di non voler salire.

“Mi sta facendo lo squillo Jack…perché non sale a prendere le bambine?” domanda Elsa dubbiosa, non capendo il motivo della strana reazione dell’uomo.

“Magari è di fretta! Scendi tu intanto, io faccio preparare le gemelle” propone Anna dubbiosa, finalmente più serena e contenta di essere a casa della sorella.

Elsa afferra le chiavi della porta, si copre frettolosamente con un cappotto e scende le scale fino a raggiungere il pianerottolo del condominio.

“Jack, perché non sei salito?” domanda Elsa abbastanza tranquilla, tenendo comunque le distanze.

“Perché non mi va più di salire in qualcosa che non è più mio” risponde lui cercando di mantenere la calma, ancora profondamente deluso dall’atteggiamento di Elsa nei suoi confronti.

“Tutto bene?” chiede Elsa stranita, accigliandosi e stringendosi il cappotto.

“Sì, solo che sono abbastanza deluso dal tuo comportamento. È successo qualcosa ad Anna e tu non me lo vuoi dire perché tanto non sono più di famiglia giusto?! E, insensibile come sei, mi chiedi anche di venire qui a tenere le bambine! Come se questa casa non mi facesse già abbastanza male!” si sfoga lui mantenendo comunque un tono di voce pacato.

“Non volevo dirti queste cose per telefono!” cerca di difendersi lei arrabbiata come suo solito quando le si fa notare uno sbaglio o un limite.

“Allora dimmele qui! Perché non posso stare vicino ad Anna?!” cerca di farsi spiegare lui, realmente preoccupato per la cognata.

Elsa, allora, si gira verso le scale nella speranza di non incontrare le figlie, rimaste all’oscuro della malattia di Anna, e si appresta a raccontare tutto l’accaduto a Jack.

L’uomo non si sarebbe mai aspettato una notizia simile e, visibilmente preoccupato, abbassa ogni muraglia e torna sé stesso.

I due si siedono sui gradini delle scale, lui con le mani sulle ginocchia e lei con le proprie intrecciate e appoggiate alla fronte. Era da tempo che non stavano così vicini e, finalmente, quella notizia sconvolgente pare comunque legarli per impercettibili secondi.

“Mi dispiace Elsa! Anna è veramente coraggiosa…io magari vado a trovare Kristoff una di queste sere. Ora mi hai detto che è andato da sua madre, ma ha sicuramente bisogno di un amico.” Propone il giovane provando a rendersi utile.

“Grazie, penso che sia la cosa più giusta. Ammiro davvero Anna, ma non ti nascondo il fatto che…ho paura” si confida Elsa abbassando quella parete di ghiaccio che da sempre la contraddistingueva.

“Lo so, è una bruttissima situazione quella che stai vivendo! Tu senza Anna non puoi starci e per questo ti dico che non le succederà nulla. Sono convinto che troveranno il modo migliore per salvarla” prova a consolarla con naturalezza lui, accarezzandole una spalla senza pensare due volte agli effetti di quel gesto.

Il contatto inaspettato, infatti, provoca delle strane sensazioni in Elsa. Delle sensazioni di attrazione repulsione che da sempre la abitavano. Non sapeva quale delle due emozioni la colpisse di più ma, dentro di sé, sentiva il proprio cuore optare per l’attrazione e l’intenso desiderio di ricevere conforto dalla persona con cui condivideva la vita.

“Io…Jack, volevo dirti un’altra cosa…” prova a dire lei tirando su con il naso e sbattendo gli occhi più volte con la speranza di far sparire le lacrime trattenute. Oltre a questo la sua spalla si era allontanata dalla mano di Jack. Il suo cuore lo desiderava ancora, ma la sua solita freddezza la stava frenando.

“Io non vorrei più divorziare. Ci ho pensato e…alla fine siamo giovani! Perché rovinarci così… se per te va bene io opterei per una separazione” taglia corto Elsa provando a cambiare argomento, alzandosi in piedi di scatto e prendendo le distanze da lui e dai propri sentimenti.

La notizia non sembra smuovere Frost. Alla fine divorzio o separazione erano in parte la stessa cosa o, almeno, entrambe avevano la stessa fine: non stare più insieme.

L’uomo vorrebbe ribattere e spiegarle il suo rammarico per la situazione ma, in realtà, prova dei sentimenti così confusi nei confronti di Elsa che, forse, la separazione non avrebbe potuto fargli che bene.

Jack si limita così ad annuire e, una volta arrivate le gemelle, sale in macchina dubbioso e silenzioso, scosso dalle nuove rivelazioni e in subbuglio per tutte quelle paradossali sensazioni.

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Capitolo 36
*** CAPITOLO 35 ***


CAPITOLO 35

Il giorno seguente Jack, per la prima volta nella sua vita, non riesce a concentrarsi al lavoro. Nei suoi pensieri c’è solo Anna e la sua condizione di salute. Anna rappresentava una sorella, un’amica e una cognata meravigliosa alla quale non avrebbe mai rinunciato nonostante la possibile rottura con Elsa. Da una parte, però, la richiesta della separazione lo smuove nel profondo e, per l’ennesima volta, sente i propri sentimenti offuscati e traballanti. Elsa lo stava letteralmente facendo impazzire. Proprio quando si stava convincendo di andare oltre, eccola tornare capace di dargli un’altra speranza.

“Quindi ci vediamo stasera?” afferma il messaggio di Stella, appena comparso sul cellulare del grande lavoratore.

Jack prende in mano il telefono per poi sospirare e confermare la domanda dell’amica. Ora, ad aggiungere perplessità, era arrivata Stella con la quale stava cominciando una nuova avventura di amicizia.

Dopo quell’attimo di titubanza, il giovane silenzia il telefono e cerca di buttarsi di nuovo nelle proprie mansioni.

Elsa aveva trascorso la mattinata al lavoro e, dopo aver fatto una spesa veloce, si era indirizzata verso la casa di Anna e Kristoff con l’intenzione di stare accanto a quest’ultimo.

“Ciao Elsa entra” propone lui aprendole la porta, senza però guardarla negli occhi.

“Come stai?” domanda lei imbarazzata, sedendosi sul divano e accarezzandosi le gambe come a volerle scaldare.

“Come vuoi che stia?” chiede lui sbuffando, sedendosi su una poltrona e versandosi un amaro.

“Kris…dovete chiarire ora” afferma lei cercando di farlo ragionare.

“Penso sia impossibile. Lei ha scelto il bambino e la morte. Io ho scelto lei e la vita. Come vedi le due cose non combaciano” spiega lui chiaramente, assaporando l’amaro rimasto sulle sue labbra.

“Beh certo, quindi vuoi chiudere tutto per questo. Non ha senso Kris” si lamenta la bionda scuotendo la testa.

“Da che pulpito…” si altera lui appoggiando il bicchiere sul tavolo per poi rendersi conto di non essere stato educato con la migliore amica.

“Scusami, sono agitato e mi sento uno straccio… non dovevo, è che Anna mi manca e una vita senza di lei non riesco ad accettarla. So che il suo gesto è meraviglioso, ma ti assicuro che non riesco a vederci tutto il suo ottimismo!” si mortifica lui abbassando lo sguardo e intrecciando le dita delle mani, assumendo così una posizione di pentimento.

“Ricordi quando le mie figlie erano piccole che cosa avevi detto tu stesso?” aggiunge Elsa abbozzando un sorriso convinta fermamente di riuscire a far ragionare il migliore amico, riportando la memoria a qualche anno prima.

Qualche anno prima…

“Anna, è stato meraviglioso…” commenta sognante un giovane e tenero Kristoff, sdraiato a letto con la propria donna appoggiata al petto nudo e bollente, dopo una delle loro nottate di passione.

Anna, emozionata da quella dichiarazione, non può che arrossire e intrecciare la propria mano a quella del ragazzo che da qualche mese le aveva stregato il cuore.

I due si scambiano uno sguardo complice, socchiudono gli occhi e fanno in modo che i propri volti si avvicinino lentamente, ricercando quel bacio dolce e delicato del quale avevano bisogno per concludere quell’ora di puro amore.

Un pianto lacerante, però, pare disturbare quel magico momento e i due si ritrovano costretti a balzare in piedi, spaventati dalla reazione improvvisa.

La piccola Lia, infatti, aveva appena dato vita a una sua solita crisi notturna e la casa era già in subbuglio per cercare di placarla.

Kristoff vorrebbe restare lì con la propria ragazza, ma comprende il momento e, insieme ad Anna, balza fuori dal letto e si appresta a rivestirsi velocemente per andare in soccorso.

In soggiorno, infatti, Elsa cullava la piccola Lia scossa da profondi singhiozzi e Jack cercava di fare lo stesso con Sofia che, ovviamente, non poteva fare altro che svegliarsi e imitare la sorella.

Era da tempo che succedeva così e i due giovanissimi genitori avevano consigliato ad Anna di pernottare da Kristoff, in modo da non stancarla troppo e caricarla di impegni genitoriali che non le spettavano. Quella notte, però, Anna aveva deciso di rimanere a casa e aiutare la sorella che aveva trovato a pezzi e assonnata.

Elsa le stava provando tutte: aveva messo Lia sdraiata a pancia in giù, provando a scaldarle il pancino con la mano per calmare le coliche, le teneva il ciuccio in bocca e provava a cantare, ma nulla pareva funzionare.

“Jack, non so che cosa fare! Non dovremmo chiamare qualcuno?!” comincia ad andare in panico la neomamma, non sapendo come comportarsi e spaventandosi di fronte ai momenti di apnea che Lia alternava ai singhiozzi.

“Elsa, calma ce la facciamo” prova a spronarla Jack con gli occhi sbarrati e le accentuate borse sotto di essi, stringendo al petto Sofia che, finalmente, si stava addormentando di nuovo nonostante i pianti isterici della sorella.

“No, no, non ce la faccio più! Sono notti che fa così, che cosa devo fare?!” si agita Elsa, sentendosi un groppo in gola e i nervi a fior di pelle, causati dall’insonnia. La bionda prova a placare Lia con parole dolci, ma al contempo tremanti, e la reazione della bambina sembra peggiorare ancora di più, innescando un vero e proprio circolo vizioso al quale sembra impossibile trovare rimedio.

“Elsa, tranquilla!” la placa Anna avvicinandosi alla maggiore con estrema calma, riuscendo già con tale comportamento, a infonderle sicurezza e tranquillità.

“Senza farsi troppi problemi, Anna prende Lia dalle braccia di Elsa e, con dolcezza, inizia a cullarla camminando per la casa imitando una sorta di danza invisibile. La giovane si appresta anche a spegnere tutte le luci principali, privilegiando quelle del comodino e, seppur ricevendo ancora pianti, intona a labbra serrate delle canzoni leggere e rilassanti.

È così che Anna, in pochissimi minuti, riesce ad acquietare la piccola Lia e a riportare la calma.

“Non ci posso credere” sussurra Jack sbalordito, tenendo ancora Sofia tra le braccia.

“Sono sconvolta! Come è possibile?!” domanda Elsa sbalordita, rivolta al migliore amica stanco sedutosi accanto a lei.

“Non me lo so spiegare nemmeno io. Una cosa certa la so: Anna è nata per stare con i bambini. È un vero e proprio miracolo!” commenta Kristoff rimanendo a bocca aperta ed osservando innamorato la propria donna ancora intenta a cullare Lia, finalmente addormentata, e vedendo in lei una meravigliosa futura mamma.

Fine del flashback…

Anche nella mente di Kristoff compare quel ricordo, capace di illuminargli la mente e fargli battere forte il cuore.

“Avevo detto che Anna è nata per stare con i bambini” ripete lui abbassando il capo, distrutto dal macigno di quella dichiarazione.

“Esatto. Hai visto come la guardano le mie figlie? Come placava Lia durante le crisi, come la osservano tutti i bambini che incontra per strada? Non a caso ha scelto psicologia clinica e ora lavora in ospedale aiutando tutti i piccoli che non riescono a superare la paura per la loro malattia! Quanti medici hanno segnalato la bravura di Anna e, in così poco tempo dalla sua laurea, l’hanno assunta a tempo indeterminato? Ora capisci Kris?” enuncia Elsa emozionata al ricordo di tutto il bene realizzato dalla sorellina.

“Sì lo capisco ed è per questo che lei non riesce a rinunciare al bambino. Non è giusto però! Perché proprio a noi?! Perché non possiamo essere dei genitori normali?!” si infuria Kristoff sbattendo un pugno sul tavolino della sala e cominciando a piangere, senza vergognarsi delle proprie lacrime.

“Voi siete genitori Kris… il sogno di Anna è sempre stato quello di diventare mamma e lei lo diventerà…qualunque cosa succeda” conclude Elsa abbozzando un sorriso e appoggiando una mano su quella dell’amico cercando di confortarlo.

Una volta tornata a casa Elsa trova Anna intenta a giocare con le bambine che, divertite, le stavano pitturando il grembo con delle tempere apposite.

“Ma che cosa state facendo?” domanda Elsa sorridente, attaccando il cappotto all’appendiabiti posto all’ingresso dell’appartamento.

“Pitturiamo la casa del nostro futuro cuginetto o cuginetta!” risponde Sofia sorridente, rifinendo l’occhietto di un simpatico animaletto.

“Mamma, guarda! Ho perso un dente mentre eri via! Mi ha aiutata zia Anna e l’ho messo in un fazzolettino!” dichiara Lia alzandosi e raggiungendo la madre, sfoggiando il suo simpatico sorriso privo di un dentino.

“Wow! Era da tanto che ti dondolava! Allora stanotte lo metti sotto il cuscino?” aggiunge Elsa chinandosi sulla figlia e sollevandole il mento con la mano per poter guardare meglio.

“Ma, la fatina dei dentini passa anche da zia Anna?” si aggiunge Sofia curiosa.

“Aspetta, perché?” chiede Elsa dubbiosa, rivolta alla sorella.

“Ecco…Kris mi ha chiamata e, abbiamo deciso di parlarne con calma e di chiarirci. Ci manchiamo a vicenda e non possiamo andare avanti così. Allora, visto che avevo intuito ci fosse il tuo zampino, gli ho proposto di ospitare le bambine da noi in modo da lasciarti una serata libera” delucida Anna finalmente rilassata in volto, alzandosi e raggiungendo la sorella.

“Ne ho bisogno grazie! E… vedrai che si risolverà tutto. Sia tra di voi e per quanto riguarda la tua malattia” la ringrazia Elsa immergendo i propri occhi azzurri in quelli identici della sorellina e abbracciandola forte a sé. Dopo tanto tempo ecco un momento di pace e di tranquillità, un abbraccio sereno nel quale entrambe le sorelle si sentono cresciute e migliorate.

Le due socchiudono gli occhi per gustare la tenerezza di quella condivisione ma, qualche rumore scherzoso in sottofondo, pare disturbarle. Staccate dall’abbraccio, infatti, Sofia e Lia si stringevano divertite cercando di assumere le espressioni della madre e della zia.

“Ma vi pare?” sbotta Anna con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

“Se gli abbracci tra me e te possono essere il pretesto per intenerire Lia, allora propongo più abbracci” aggiunge Elsa altrettanto gioiosa, contenta di sentire quella forza e quel calore dopo tanto tempo di confusione.

La sera…

Jack giunge al ristorante con qualche minuto di ritardo, sorprendendosi di trovare Stella già seduta al tavolo.

La donna indossava un vestito lungo rosso, dei tacchi neri alti, portava i capelli scuri raccolti in una treccia e si era truccata accuratamente il volto, senza rinunciare a quel tocco di rossetto capace di rendere il tutto fin troppo accattivante.

La visione di una donna così bella ipnotizza Jack che, da buon ragazzo di quasi 30 anni, non può fare altro che sentirsi ardente di desiderio e di passione. Quella sensazione, però, pare svanire velocemente lasciando il posto alla razionalità che, invece, lo rende capace di sentirsi in imbarazzo di fronte a un abbigliamento non del tutto consono per una cena tra “amici”.

“Ciao Stella, ehm…stai bene” commenta lui al tavolo, allentandosi il colletto della camicia e biascicando le ultime parole della frase con un colpo di tosse.

“Grazie Jack, mi sono permessa di sedermi… conosco bene i tuoi ritmi” ironizza lei punzecchiandolo, facendogli segno di sedersi di fronte.

La serata trascorre in piena tranquillità e, dopo qualche bicchiere di vino rosso, anche Jack finisce per trovare piacevole la cena, mettendo da parte l’imbarazzo.

I due mangiano di buon gusto condividendo ricordi, risate e balzando dagli argomenti più disparati passando da quelli spiacevoli, a quelli scomodi fino a toccare i più seri. Terminata la cena, è la stessa Stella che spinge l’altro ad andare a bere qualcosa in un bar vicino, anche se Jack non approva pienamente.

“Cavolo, io faccio fatica a reggermi in piedi per colpa del vino! Tu invece non hai bevuto molto!” afferma lei camminando abbastanza storta per colpa dei tacchi, aggrappandosi al braccio dell’amico.

“Non mi piace più bere e ubriacarmi. Da quando ho fatto diversi sbagli” risponde lui apatico, ricordando le varie nottate di alcool trascorse con Elsa.

“Stai pensando a lei vero?” chiede la giovane all’improvviso, fermandosi di colpo vicino all’entrata del locale.

“A chi ti riferisci?” risponde Jack turbato, portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni ed appoggiando la schiena al muro, cercando di distogliere lo sguardo.

“A Elsa. L’ho notato che hai la testa occupata da pensieri. Anche durante la cena sembravi turbato” continua lei provando a mostrarsi seria nonostante il vino.

“Non ne voglio parlare scusami. È stata una bella serata Stella, ora però preferisco andare a casa. Non mi va di entrare nel locale” tenta di tagliare corto lui, staccandosi dal muro e facendo per allontanarsi.

In quell’esatto momento, però, è Stella a ribaltare le carte in tavola. Con un movimento fulmineo afferra il colletto della camicia di Jack e, dopo averlo sbattuto velocemente contro il muro, protende il proprio volto verso quello di lui, appoggiando le proprie labbra sulle sue.

I due rimangono così per pochi secondi. Stella tenta di approfondire il bacio ammorbidendo le labbra per permettere un migliore incastro, ma Jack, nonostante la confusione iniziale, si irrigidisce e si stacca velocemente, allontanando Stella da sé.

“Stella! Io non…” comincia a dire lui toccandosi le labbra, sconvolto da quanto appena vissuto.

Il giovane, però, non riesce a continuare la frase perché una figura intravista con la coda dell’occhio lo fa trasalire.

“Elsa!” esclama lui con il cuore a mille, imbarazzato e deluso dalla situazione.

A qualche passo da loro, infatti, si trovava Elsa che, felice per aver appena trascorso una serata in solitudine al locale, si stava dirigendo verso casa…non prima di osservare il proprio ex marito appiccicato alle labbra di un’altra.

Elsa non sa che cosa dire, non sa come comportarsi, ma sa solo che ciò a cui ha assistito la infastidisce molto. Per questo motivo, divorata dalla rabbia e dal dolore, lancia un’occhiataccia furiosa a Jack per poi correre via.

“No, fermati! Ciao Stella, ci sentiamo domani…ora devo andare” taglia corto Jack completamente in crisi, correndo dietro alla ex moglie interessato a chiarire.

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Capitolo 37
*** CAPITOLO 36 ***


CAPITOLO 36
 
“Elsa! Fermati!” urla Jack rincorrendo la ex moglie. Il ragazzo non sa perché desidera così tanto raggiungere la donna e pulirsi la coscienza da quel bacio non previsto con l’amica Stella. Il cuore gli esplodeva nel petto, in gola ed avvertiva delle fitte profonde al petto alle quali sentiva di potervi porre rimedio grazie a un chiarimento con Elsa.

La ragazza dai lunghi capelli biondi, però, pareva fin troppo presa a correre lontano da lui, delusa e arrabbiata da ciò che aveva appena visto. Nemmeno lei sapeva perché la cosa le interessasse così tanto ma, forse, era proprio quella l’occasione per farle capire di provare ancora qualcosa per l’ex.

“Fermati cazzo!” grida ancora Jack, raggiungendo finalmente la donna ed afferrandola per un braccio, ormai nei pressi della loro vecchia abitazione.

“Lasciami stare!” ringhia la bionda liberandosi dalla stretta e facendo per aprire la porta del condominio, ma trovandosi nuovamente bloccata dalle braccia del giovane.

“Ma fammi parlare!” prova a scuoterla lui, piantandole gli occhi azzurri in pieno volto.

“Meglio che sfrutti l’aria per sbaciucchiare Stella piuttosto che parlare con me!” denuncia la bionda squadrandolo da cima a fondo, trovandosi in difficoltà nel parlargli da così vicino dopo tanto tempo.

“Tra me e Stella non c’è nulla! È lei che a quanto pare prova qualcosa per me e io non me ne sono mai accorto!” spiega lui incredulo, gesticolando animatamente.

“Ma fammi il favore Jack! Ti mangia con gli occhi e addirittura le bambine continuano a parlare di lei! A quanto pare la tua famiglia te la stai ricostruendo bene!” lo accoltella lei attraverso parole affilate, girandogli il volto.

“Mi stai dicendo che sei gelosa di lei?! Ma poi perché ti interessa?! Mi lasci fuori dalla tua vita, mi tieni a distanza, mi tratti male, mi hai rovinato in questi mesi rischiandomi di vedere le bambine sotto una campana di vetro! Cosa te ne frega della mia vita?!” si sfoga lui furioso, scuotendola per le spalle e liberandosi di tutti i fardelli che lo affliggono.

“Infatti… scusami. Sei libero di fare ciò che vuoi. Non so perché io mi sia comportata così. Se vuoi farti una nuova vita con Stella vai pure. Io non so nemmeno badare a me stessa…” risponde Elsa demoralizzata, improvvisamente scalfita da quelle frasi pungenti che le fanno comprendere tutto il male arrecato all’altro. La ragazza si libera dalla presa di lui, venuta meno dopo la tregua mostrata dall’affermazione di Elsa, e spinge la maniglia della porta per entrare nel condominio.

È in quel momento che avviene l’impensabile.

Jack, infatti, preso da un istinto interiore, afferra il braccio di Elsa e, dopo averla obbligata a rivolgergli di nuovo lo sguardo, accorcia le distanze appoggiando la propria fronte alla sua.

I due si ritrovano immobili per qualche secondo. Occhi azzurri negli occhi azzurri, labbra vicine come mai prima, respiri affannati e irregolari, battiti cardiaci frenetici e inaspettati e corpo pulsante di desiderio. Tutte queste sensazioni intorpidite e congelate da mesi, sembrano sopprimere la razionalità che, ad entrambi, stava dicendo di fare un passo indietro e tornare alle giuste posizioni.

Dopo quegli attimi di esitazione, è lo stesso Jack a fiondarsi sulle labbra della ex moglie travolgendola con tutta la sua passione.

Elsa risponde al gesto, consenziente e stordita, ma sicuramente nostalgica e desiderosa di rivivere un momento simile.

Le loro labbra si incastrano, si mordono, le lingue si divorano voracemente e in poco tempo i due si ritrovano nell’ascensore, mossi dall’abitudine che li porta automaticamente a dirigersi verso l’appartamento.

Le braccia di Elsa rimangono avvinghiate a Jack, mentre le mani di lui passano dall’afferrarle i capelli con foga ad agganciarsi ad ogni parte del suo esile corpo.

Corpo contro corpo, labbra contro labbra, i loro piedi si muovono indipendenti e li accompagnano fino alla camera da letto matrimoniale, dopo aver aperto con destrezza la porta d’ingresso.

La pelle era ormai arrossata e accaldata, dalle fronti era addirittura visibile il sudore per quel momento senza pause che stava portando i due a vivere una sorta di lotta d’amore. Elsa leva la camicia a Jack con velocità, continuando a rispondere ai suoi baci, ritornando ad accarezzare quel petto che non rivedeva da troppo tempo.

Jack la spoglia in poco tempo, senza riassaporare il contatto e il ricordo con la pelle morbida e al contempo gelida di lei, ma limitandosi a spingerla sul letto, fiondandosi sul suo seno e su ogni parte ormai nuda.

Le loro bocche si separano solo per il tempo di sistemarsi e prepararsi all’atto. In poco tempo i propri corpi si appartengono di nuovo, uno nell’altro, ma senza sentimento. Le forti spinte e i gemiti di Jack accompagnati dalla foga di Elsa sembrano trasformarsi in una sorta di capoeira, in una guerra nella quale i due avversari si incontrano senza più riconoscersi.

Non più baci, niente carezze, occhi chiusi o fissi nel vuoto e mente concentrata solo sul piacere arrecato dai propri sessi. Tutto avviene così velocemente, con i corpi abbracciati tra loro, ma in parte divisi da un’invisibile muro di vetro, senza sentimento e senza emozione.

Una nottata di passione, di sesso in parte aggressivo e violento, nel quale i due sembravano rimproverarsi per i disastri commessi, scusarsi per gli errori reciproci, affermare di amarsi ancora ma, soprattutto, litigare su tutto… non riuscendo a trovare ancora un accordo per risolvere la questione tra loro.

Quella sera da Anna e Kristoff…

Anna si trovava fuori dal proprio appartamento insieme alle gemelle. Era estremamente felice di poter respirare profumo di casa ma, dentro di sé, provava una certa ansia nel dover vedere il marito e riappacificarsi. I due si erano sentiti durante il pomeriggio stringendo un accordo di tregua, con l’intento di affrontare insieme le divergenze, ma trovarsi ora lì era comunque difficile.

Kristoff apre la porta con tempestività ed accoglie le nipotine nella propria dimora, non prima di aver cercato lo sguardo di Anna, salutandola con un timido ciao e rimanendo pietrificato.
Anche Anna appare all’inizio imbarazzata e, per smorzare la tensione, varca la soglia e appoggia alcune borse a terra evitando di guardare Kristoff.

“Bambine vi andrebbe di…” comincia a dire Kristoff, desideroso di trovare solo un attimo per poter chiarire le posizioni con Anna.

“Sì non preoccuparti, sappiamo che dovete fare pace” lo interrompe subito Lia, facendogli il gesto dello “stop” con la mano.

“Ma come è possibile che voi sappiate sempre tutto?!” commenta Anna incredula, sorridendo e in parte ringraziando le due piccole pesti per riuscire a smorzare la tensione.

“Ce ne siamo accorte! Altrimenti perché saresti stata da noi questi giorni?!” continua Lia alzando gli occhi al cielo e prendendo per mano la gemella più timida, trascinandola verso la cameretta del futuro cuginetto.

“Lia vuole sempre avere ragione, in realtà è stata anche mamma a dirci di lasciarvi un attimo da soli” sussurra Sofia all’orecchio di Anna, liberandosi dalla stretta della sorella per poi correrle dietro.

Anna si pone a braccia conserte e osserva le nipotine allontanarsi, senza abbandonare il sorriso che le aveva appena colorato il viso.

“Non scappa mai nulla a quelle due…” aggiunge lei scuotendo la testa, senza togliere lo sguardo dal corridoio che le piccole avevano appena attraversato.

“Sicuramente nostro figlio sarà furbo come loro… me lo sento” si intromette Kristoff sicuro, facendo per avvicinarsi alla moglie.

“A che gioco stai giocando?” lo fredda subito Anna cancellando il sorriso e guardandolo torva in viso.

“Sono serio Anna, credimi” prova a recuperare lui, cosciente di dover trattare l’argomento con lei.

“Tu questo bambino non lo vuoi. Io ho capito Kris e non ti biasimo…” lo anticipa lei abbassando lo sguardo e sentendo gli occhi gonfiarsi di lacrime.

“Hai ragione in tutto. Io ho riflettuto e se a me dovessero dire che tu potresti ecco…sì…morire… per una malattia, io farei di tutto per far ciò che questo non avvenga” prova a spiegarsi lei tirando su con il naso ed esitando un secondo, rivolgendo finalmente il lucido e profondo sguardo all’uomo della sua vita.

“Dio, Kris… io sono stata male in questi giorni standoti lontana, non immagino il dolore che provi tu nel sapere che la mia salute è in pericolo. Io senza di te mi dispererei e solo mettendomi nei tuoi panni ho capito” chiede perdono Anna prendendo un altro respiro per poi far cenno al marito di non avvicinarsi ancora, avendo altro da aggiungere.

“Ti chiedo scusa per non averti capito ma… io questo bambino lo voglio con tutta me stessa. Non riesco a rinunciarvi e all’inizio vedervi tutti contro la mia idea mi ha destabilizzata e fatto sentire sola. Tu questo bambino ora lo vuoi, ma dentro di te non lo vorresti più…perché sai che lui potrebbe portarti via me” conclude Anna con frasi pungenti, dando libero sfogo alle lacrime che cominciano a rigarle lungo il viso.

Kristoff rimane ghiacciato dalla situazione e da una parte non sa come reagire, sentendosi realmente capito dalla consorte che non aveva fatto altro che illustrare correttamente la situazione. Quei giorni di lontananza e il dialogo con Elsa, però, gli avevano fatto ricordare il vero destino di Anna oltre ad averlo aiutato a maturare ricordandosi che le scelte di una persona non possono mai essere controllate da quelle di qualcun altro.

“Anna…” sussurra lui con un fil di voce, ammorbidendosi le labbra secche con la saliva ed avvicinandosi a lei non più timoroso. Kristoff le afferra le braccia con dolcezza e accarezza la morbida trama in tessuto rosso del maglione.

“Abbiamo sbagliato entrambi, ma io ho pensato solo a me e alla paura dimenticandomi dello squilibrio che probabilmente senti dentro di te. Mi sono messo a pensare al futuro, alle scelte, alle medicine, alle soluzioni…senza chiederti un banale ma profondo “come stai?”. È vero, questo bambino mi spaventa perché potrebbe portarmi via te, ma ho anche capito, grazie soprattutto a tua sorella, che la tua scelta è solo ed esclusivamente tua e io non posso che essere felice di ciò che decidi” continua a dire lui, esitando un attimo per sollevarle il viso con i polpastrelli e guardarla negli occhi.

“Anche se siamo sposati, la tua vita non appartiene alla mia. Tu devi essere libera e il mio dovere da marito è quello di starti accanto in ogni passo. Io ti starò vicino Anna, oltre al fatto che voglio imparare a guardare il mondo come lo vedi tu, ossia con estremo ottimismo. Il bambino mi preoccupa? Sì… ma è pur sempre mio figlio, nato dal nostro amore e farò di tutto per proteggerlo. Non ti nascondo che ho paura Anna, tanta… ma sono qui per restarti vicino” conclude lui con dolcezza, asciugando una lacrima dal viso di lei e permettendole di appoggiare la guancia al palmo caldo della propria mano, come a volersi avvolgere da un dolce tocco.

“Mi ero ripromessa di non dirtelo ma… è una bambina” sussurra Anna con tenerezza, guardandolo negli occhi, convinta di poterlo aiutare con una rivelazione simile.

“Sai che ho sempre sognato una bimba che, sicuramente, mi ricordasse te?” risponde lui sorridente con bocca e soprattutto occhi.

“Scusa ancora Kris” aggiunge lei in conclusione.

“Scusami tu” si aggrega lui dolcemente, per poi accorciare quelle torbide distanze attraverso un bacio casto, dapprima a fior di labbra e via via più intenso, come a volersi riassaporare e promettersi di tornare ad appartenersi al più presto.

È così che la loro serata si svolge magnificamente insieme alle gemelle. Una cena semplice, tante risate, un piccolo gioco di società, un cartone visto sul divano e poi tutti a dormire…tranne Anna e Kristoff, che trascorrono la nottata a recuperare il tempo perduto.

Carezze, scie di baci lasciate sulla pelle nuda al rallentatore, come a voler imprimere meglio la propria traccia. Respiri profondi, rilassati e regolari. Sguardi d’amore e sorrisi immotivati, talvolta sfocianti in vere e proprie risate. Il seno di lei appoggiato al petto di lui, movimenti leggeri e delicati, senza mai smettere di guardarsi negli occhi. Sono questi alcuni degli elementi del magnifico cocktail d’amore che caratterizza la notte di Anna e Kristoff, una coppia di neo sposi già obbligati a dover rispondere alle sassate della vita.

E se da una parte c’è una coppia capace di perdonarsi e fare l’amore, dall’altra c’è una coppia colma di incomprensioni, incapaci di trovare la soluzione a problemi più semplici ai quali rispondono con una nottata di sesso.

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Capitolo 38
*** CAPITOLO 37 ***


 
CAPITOLO 37

Elsa si risveglia la mattina seguente, dopo essere crollata in un sonno profondo, esausta dopo la nottata di passione vissuta con Jack.

La donna, ancora in dormiveglia, tiene gli occhi chiusi e avverte una sorta di pace interiore che non provava da tempo. Erano i suoi sentimenti e le sue emozioni a parlare motivo per cui, in pochissimo tempo, la sua razionalità sembra riprendere il sopravvento. La donna apre gli occhi azzurri di scatto, girandosi velocemente verso l’altra parte del letto dove, come pensava, le coperte erano accostate disordinatamente in fondo al materasso, segno che il suo ospite non aveva voluto rimanere a lungo.

Elsa si guarda il corpo: aveva dormito completamente nuda dopo aver fatto sesso con l’ex.

“Che cazzo ho fatto” afferma ad alta voce, ricadendo pesantemente sul cuscino e portandosi una mano sul volto, convinta e cosciente di aver fatto un bel casino.

In un’altra casa…

“Buongiorno amore” saluta Kristoff posando un dolce bacio sull’angolo della bocca della moglie, ancora assonnata.

“Ciao, che nottata” sbiascica lei ancora sognante per ciò che ha vissuto.

“Come stai?” domanda lui dolce, appoggiandosi allo schienale del letto e proponendo alla moglie di accoccolarsi tra le sue braccia. Anna non se lo lascia ripetere due volte e si solleva velocemente accucciandosi al petto di Kristoff, accarezzandone i pettorali e la pelle liscia e morbida.

“Sto bene. Ora che tra noi è tutto risolto sto benissimo” risponde lei sicura, lasciandosi andare ad un lungo sospiro.

“E lei come sta?” domanda poi lui con molta tenerezza, appoggiando la mano sul ventre rigonfio della moglie. Quel contatto riscalda Anna che, dopo giorni di insicurezze, sente finalmente il marito accanto alla sua scelta, innamorato della loro bambina.

“Penso bene…” riesce a rispondere Anna emozionata, unendo la propria mano a quella del marito. Quella situazione avrebbe voluto fotografarla: la mano di Kristoff e la mano di Anna una sull’altra, con le fedi nuziali in vista, appoggiate sul frutto del loro amore custodito nel grembo.

“Ma come potremmo chiamarla ora che sappiamo che è una femmina?” chiede Kristoff curioso, pensando a qualche nome da proporre.

“A me piace tantissimo Lucia” si esprime Anna sognante, ricordando la sua fissa infantile per quel nome con il quale chiamava tutte le bambole e le barbie.

“Ma no… a me non piace!” risponde lui storcendo il naso, mostrandosi contrario all’idea.

“La devo partorire io, quindi io decido” schernisce Anna sollevando il voto e rivolgendogli una linguaccia.

“Mmm… se sarà bella come te allora va bene” ironizza lui sottovoce, chiudendo gli occhi e avvicinando il proprio volto a quello della moglie, per poi scambiarsi un bacio dolce, lento e passionale… di quelli che ti fanno girare la testa.

“BUONGIORNO!” esclamano le gemelle entrando di scatto nella camera degli zii che sobbalzano e si sbrigano a riacchiappare gli indumenti vicino al letto per coprirsi il petto nudo.

“Ciao pazzerelle!” saluta Anna leggermente imbarazzata, riuscita a coprirsi il seno all’ultimo.

“Possiamo…” prova a chiedere subito Sofia, ricevendo una gomitata dalla gemella che pare divorarla con lo sguardo.

“Stai zitta!” esclama Lia arrabbiata, guardandola torva in viso.

“Hey, che succede? Potete cosa?” chiede Kristoff confuso provando a risolvere il problema.

“Io…ecco… volevo chiedervi se possiamo venire nel lettone con voi” domanda timidamente Sofia, abbassando lo sguardo, cercando di nascondere il volto rosso.

“Certo, venite!” risponde euforica Anna, aprendo le braccia alle gemelle e proponendo loro di lanciarsi nel caldo lettone dalla trapunta rossa.

Sofia non se lo lascia ripetere due volte e, incurante della reazione della sorella, si avvicina con cautela al letto degli zii, insinuandosi tra i due e godendosi quell’accogliente atmosfera.

“E tu?” sollecita Kristoff notando Lia ferma contro il muro con le braccia conserte. In poco tempo i due la sentono tirare su con il naso, sintomo che stava cominciando a piangere.

“Lia! Hey, che succede?!” chiede Anna preoccupata, alzandosi subito dal letto e inginocchiandosi davanti a lei, prendendole le mani in segno di conforto.

“Dai parlami! Sai che a noi puoi dire tutto!” incita la ragazza prendendo la manina della piccola, come a volerle lasciare i suoi spazi.

“Io vorrei venire nel lettone con voi, ma… sono tanto triste e arrabbiata e non è giusto!” sbotta Lia piangendo, liberandosi di un suo fardello.

“Perché voi due vi amate così tanto e mamma e papà no?! Noi non siamo quasi mai andate nel lettone con loro!” piange la piccola singhiozzando, non riuscendo a guardare la zia negli occhi.

“Io ci sto provando lo giuro! Ho capito che loro soffrono e non vogliono farci stare male! Ma a me manca tutto… manca papà che ci sveglia la mattina e la mamma…” afferma la piccina, mostrando sempre più lati oscuri della sua sofferenza.

“Ma amore… in che senso la mamma?” prova ad andare a fondo Anna, lanciando un’occhiata a Kristoff che osservava la situazione pronto ad intervenire.

“La mamma non mi abbraccia mai!” urla Lia, esternando quella parte di carattere che tiene repressa e nascosta a causa della profonda ironia e forza che la contraddistingue.

Anna rimane pietrificata dalla dichiarazione. Lia e Sofia stavano soffrendo troppo e quello che avevano dentro era un’enorme confusione. Non poter vivere con entrambi i genitori era per loro una questione incomprensibile. Non credere al fascino dell’amore alla loro età, poi, è un’arma alquanto distruttiva.

Anna conosce Elsa e la sua freddezza e sa che per lei non è mai stato facile dimostrare amore alle figlie. In genere i baci o gli abbracci sono sempre arrivati in situazioni sfavorevoli, come quando si ammalavano o quando Sofia è finita in ospedale.

“La mamma è timida. Ti faccio una promessa Lia: finché la mamma non ritrova sé stessa, tu potrai abbracciarmi e stare nel lettone con me tutto il tempo che vuoi. Ogni minuto che passerai con me sarà uguale a passarlo con l’amore che ti dà la mamma.”

Dopo circa un’ora…

La mattinata delle gemelle trascorre serenamente finché, improvvisamente, qualcuno suona al campanello.

“Penso sia Elsa…” avverte Kristoff invitando Anna ad aprire la porta.

Anna accoglie la sorella in casa sua ma, nel suo sguardo, si accorge immediatamente che qualcosa non va.

“Ciao Anna, sono in anticipo lo so, ma ho pensato di venire a prendere le bambine, non voglio disturbarvi” afferma Elsa senza guardarla negli occhi, accarezzando freneticamente i lacci della borsetta.

“Da quando in qua le bimbe mi disturbano? Che succede Elsa? Mi stai nascondendo qualcosa…” risponde velocemente Anna fissandola con occhio sospetto.

“Nono va tutto bene e…” comincia a dire la maggiore imbarazzata, interrotta subito dalla minore.

“Kris, se per te va bene io ed Elsa andiamo a fare un giro e a comprare il pane così mangiamo tutti insieme” annuncia Anna decisa, facendo intuire al marito di dover parlare con la sorella.

“Certo, nessun problema! Ci vediamo dopo!” risponde prontamente Kristoff giocando con le nipotine.

“Ciao mamma, dopo torni?” chiede stranamente Lia, guardando con ammirazione e allo stesso tempo timore la propria madre.

Elsa corruga la fronte davanti a quell’insolita richiesta e, osservando la figlia, risponde:

“C-certo che torno, ci mancherebbe!”

Lia le rivolge un dolce sorriso per poi tornare a giocare ed Elsa si allontana con la sorella minore, stranita di fronte a quell’atteggiamento della figlia.

“Perché Lia mi ha fatto quella domanda?” chiede Elsa dubbiosa, camminando per strada con Anna.

“Penso che ne dovrai parlare con lei quando sarà il momento. Ora piuttosto… cosa hai?” chiede Anna.

“Ieri sera ho visto Jack” afferma di botto Elsa dopo aver sospirato profondamente.

“E?” domanda Anna interessata.

“Si stava baciando con un’altra” sbotta Elsa abbassando lo sguardo, vergognandosi di dover raccontare anche quello che era avvenuto dopo.

“No, chi?! Stella?” si stupisce Anna bloccandosi in mezzo alla strada e puntando gli occhi in quelli della sorella.

“Sì, sono andati a cena insieme e io li ho visti subito dopo vicino a un bar. Jack mi ha poi inseguita per parlarmi e…” si ferma Elsa deglutendo imbarazzata.

“E?!” sollecita Anna non volendo restare sulle spine.

“E… abbiamo fatto sesso” si libera Elsa alzando gli occhi al cielo accompagnandosi con un battito di mani come a voler dire che, ormai, quel che era fatto era fatto.

“Aspetta, che?! Ma Elsa!” esclama Anna sconvolta, rimanendo a bocca aperta di fronte alla rivelazione.

“Lo so, lo so ho sbagliato… non so cosa mi sia preso, ma io ci sono stata in tutto e per tutto! Addirittura ci sono rimasta male stamattina nell’alzarmi e non trovarlo lì con me! Non ci sto capendo più niente!” sbuffa Elsa mettendosi una mano sul viso.

“Ok, calma… quindi non è stata una nottata speciale solo per me” sussurra a bassa voce Anna, dimenticandosi del suo vizio di parlare sempre da sola.

“L’avete fatto anche voi?! Con in casa le mie figlie?!” chiede Elsa piena di vergogna.

“Beh meno male che erano con noi scusa! Sempre meglio con gli zii piuttosto che rischiare di beccare i genitori separati nel letto!” si difende Anna facendo riflettere la sorella.

“Quello che volevo dirti Elsa è che secondo me tu ci sei ancora dentro in pieno. Sei ancora innamorata di lui ma non riesci a comprenderlo perché non sai accettare te stessa e il tuo passato!” dice con serietà Anna, finalmente seduta al bar con la maggiore.

“No, io non posso essere ancora innamorata di lui! Era solo sesso, niente di più…” prova per l’ennesima volta a negare.

“E allora perché mi hai detto che lo volevi ancora nel letto stamattina? Perché ti fa ingelosire Stella?” la punzecchia Anna intenzionata a farla ragionare.

“Perché… lei sta prendendo il mio posto. Sta prendendo il mio posto di madre e temo che le bambine cadano nelle sue braccia di persona affettuosa, rinunciando a me che sono stata capace solo di far loro del male. In più non so Anna, non ci capisco niente. Quando li ho visti baciarsi ho sentito il cuore spezzarsi, quindi sì… temo di essere ancora innamorata di lui” si confida finalmente la maggiore, abbassando inaspettatamente quel muro spesso e invalicabile. Anna rimane di stucco di fronte a quelle dichiarazioni e nota gli occhi della maggiore riempirsi di lacrime, prontamente nascoste ed evitate, ma comunque presenti. Sua sorella stava finalmente ritrovando sé stessa proprio attraverso la fragilità.

“Era ora Elsa! Hai buttato fuori la verità…” dice con dolcezza la minore, prendendo la mano della sorella tra le proprie.

“Stella non ti sostituirà mai. Le gemelle hanno una sola mamma e sei tu. Su questo non cambieranno mai opinione perché, anche se Stella è simpatica e gentile con loro, solo tu hai un rapporto di sangue e speciale. Per quanto riguarda Jack beh… ho sempre saputo che dentro di te c’era ancora acceso il sentimento e forse ti serviva proprio di sbattere la testa per capirlo! Non devi fare altro che parlarne con lui” consiglia Anna con il cuore in mano.

“Io non sono la tipa che parla di queste cose! In più se lui adesso è innamorato di Stella?! Che cosa faccio?!” chiede la maggiore spaventata, morsicandosi un labbro.

“Facciamo una cosa per volta. Non farti prendere dalle paranoie. Domani ci vai a parlare ok? Io domani ho la visita importante che mi illustrerà le prospettive e le operazioni che dovrò fare e tu metterai finalmente un punto a questa storia. Ok?” propone Anna, consapevole di dover sempre stimolare la sorella ad aprirsi al mondo e all’imprevisto.

“D’accordo” conclude Elsa con decisione, forse al termine di quel lungo travaglio che l’aveva divisa inutilmente dall’ex marito.
 

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Capitolo 39
*** CAPITOLO 38 ***


CAPITOLO 38


Il giorno seguente la coppia di giovani sposi, formata da Anna e Kristoff, si dirige verso l’ospedale.

“Tranquilla dai, vediamo cosa ci dirà” afferma Kristoff sospirando profondamente, togliendo la mano dalla marcia della macchina per porla sulla coscia della moglie, stringendogliela dolcemente.

“Sì…” si limita a rispondere Anna, intrecciando le sue dita alla mano di lui, ma senza guardarlo negli occhi a causa della tensione che la divora dentro.

“Buongiorno dottoressa” saluta Anna entrando nella stanza per la visita, trovando la ginecologa seduta alla scrivania.

“Bjorgmann! Avanti, venite pure. Anna, spogliati che controlliamo immediatamente come va” la invita la dottoressa, preparando tutto l’occorrente per il monitoraggio.

Anna si leva gli indumenti e si adagia sul lettino, non prima di aver deglutito e cercato di prendere aria per calmarsi.

La ginecologa si muove con destrezza sulla sua pancia, inquadrando diversi punti e soffermandosi ad osservare la relativa immagine riportata sullo schermo. Il battito di Anna accelera vertiginosamente nel vedere il volto teso e concentrato della ginecologa, puntato sul punto in cui era ora visibile una massa anomala. La paura comincia a farsi largo dentro di lei, sentendosi inerme e preoccupata per la sua vita ma, ad un certo punto, è un suono inaspettato a tranquillizzarla.

In pochi secondi, infatti, la stanza si riempie del veloce battito cardiaco della bambina e tutti e tre i presenti si godono la vitalità della piccola espressa da quei forti colpi.

“Lei come puoi sentire sta benissimo” afferma la ginecologa sorridendo, pulendo poi gli attrezzi del mestiere ed invitando i coniugi a seguirla e a sedersi alla scrivania.

Anna si pulisce accuratamente il grembo, non vergognandosi di prendere del tempo per accarezzarlo, come a voler ringraziare la sua creaturina per averle dimostrato di non lasciarla sola in questa situazione. Anche Kristoff appare visibilmente turbato ma, nonostante tutto, non smette di sorridere ad Anna e a darle forza nemmeno per un istante.

“Ho osservato per bene la situazione. La bambina per ora sta bene, mentre per quanto riguarda te Anna… la massa si espande a poco a poco” comunica la ginecologa scura in volto.

“Che cosa dobbiamo fare?” domanda Kristoff deglutendo e non riuscendo a trovare facilmente le parole.

“Se avete deciso di tenere la bambina la prospettiva che stiamo studiando è questa. Anna, tu dovresti partorire prematuramente tramite cesareo. In quel momento estrarremo la bambina nel minor tempo possibile e procederemo con l’asportazione della massa. La massa potrebbe essere benigna o maligna, anche se dagli esami effettuati non sembra essere un brutto male. In qualsiasi caso si tratta di un’operazione molto delicata e, molto probabilmente, dovrai sottoporti a diversi trattamenti successivi al parto” fa il sunto la dottoressa cercando di risultare il più concisa possibile.

“Da quel che ho capito è un’operazione difficile che non siete soliti fare…” dice tra sé e sé Anna, rigirandosi la fede nuziale tra le dita gonfie.

“Esatto… il rischio adesso è che la massa si ingrossi ulteriormente e per questo motivo ti comunico che dovrai restare a casa dal lavoro, per entrare in una sorta di gravidanza a rischio. Ti dico questo perché la massa, allargandosi, potrebbe schiacciare la bambina e dobbiamo evitare che questo accada. Ecco il motivo per cui resterai in osservazione e ti verrà effettuato il cesareo… un parto normale con tanto di contrazioni e quant’altro potrebbe aggravare la situazione. Ovviamente noi cercheremo di fare tutto il possibile, ma è una prova molto delicata” aggiunge dettagliatamente la dottoressa, intrecciando le dita e guardando i genitori di fronte a lei, terrorizzati da tutte quelle catastrofi.

“Quindi, mia moglie rischia di morire con questa operazione?” rompe il ghiaccio Kristoff, cercando conferma alla sua più grande paura.

“Come ho già detto è una situazione fragile. Tutto dipenderà dalla forza di Anna. Un parto cesareo e un’operazione del genere potrebbero portarla al peggio, non sappiamo come reagirà” dice schiettamente il medico, obbligato alla sincerità.

“Ok, quindi da oggi devo restare a casa?” riesce a dire Anna, cercando di non parlare troppo dell’argomento.

“Sì esatto. Ci teniamo in contatto e ti farò chiamare dalla segretaria per comunicarti il prossimo monitoraggio” conclude la ginecologa alzandosi in piedi e accompagnando i due alla porta.

“Anna…” la chiama ancora lei, una volta fuori dalla stanza.

“Volevo dirti che ti ammiro tantissimo e sono sicura che la tua forza ti aiuterà. Non perderti d’animo, hai fatto la scelta più bella e coraggiosa e probabilmente nemmeno io ci avrei creduto. Noi faremo di tutto per salvare te e tua figlia. Andrà bene vedrai…” le dice con tenerezza la ginecologa, accarezzandole un braccio per poi stringerle forte la mano, ricevendo in risposta il leggero sorriso di Anna.


 Jack, dopo la nottata di fuoco con la ex moglie, si era recato al lavoro immediatamente, cercando di non pensarci. Nella sua testa era presente una forte confusione dovuta alla serata precedente.

Da una parte aveva accettato di cominciare un nuovo capitolo della sua vita, nel quale dare una possibilità a Stella e, dall’altra, aveva completamente perso il senno concedendosi una nottata di passione con la donna che lo aveva condotto in quella situazione. Il suo cuore era diviso in due parti e nella sua testa non sapeva più che cosa pensare. Jack scriveva freneticamente al computer, cercava di rispondere a più telefonate possibili ma gli risultava comunque difficile non distrarsi a causa di quell’intricato disastro amoroso.

L’orologio segna le 13.00 in punto e tutto l’ufficio si propinqua ad uscire dall’edificio per godersi la pausa pranzo. Anche Jack non è da meno e, mentre apre il grande portone d’ingresso, intento a leggere una mail sul telefonino, si imbatte in Stella.

“Jack…” lo chiama lei leggermente intimidita, pronta ad aspettarlo da diversi minuti.

“Stella, ciao. Scusami è che…” prova a dire lui, rosso in volto per la visita inaspettata.

“Ti rubo solo due secondi. Volevo chiederti scusa per ieri sera. Ho sbagliato, non dovevo correre così e sicuramente non mi sarei mai aspettata di imbattermi in Elsa. Io non voglio creare problemi nella tua famiglia, non so cosa mi sia preso” afferma lei con il cuore in mano, abbassando lo sguardo e accarezzando il rivestimento della borsetta.

“Stella, io sono semplicemente un po’ confuso in questo periodo. Sto cercando di rimettere insieme i pezzi imparando a convivere con diverse realtà. Ti chiedo scusa pure io per essere scappato così. Io non ti voglio illudere proprio perché non capisco che cosa provo, mi sento un po’ spento non so se mi capisci” risponde lui cercando di risultare il più sincero possibile, seppur agitato a causa dell’argomento.

“Hai ragione… infatti è meglio che io mi faccia da parte visto il periodo delicato che stai passando. Scusami ancora Jack, non mi sarei mai dovuta intromettere nelle questioni riguardanti la tua famiglia” conclude Stella educatamente, sorridendo al ragazzo per poi fare per allontanarsi.

“Aspetta…” la ferma subito Jack, ora in colpa e preoccupato all’idea di perdere una cara amica come Stella.

“Io ho bisogno di te Stella. Sei l’unica che mi è stata accanto in questi mesi e non ti voglio perdere, come non ti voglio illudere. Se sei disposta, però, ti propongo di continuare a vederci e frequentarci… chi lo sa, magari potremmo anche fare una gita in montagna uno di questi weekend e condividere il tempo assieme come due amici. Niente cene fuori, niente programmi… se nascerà qualcosa lasciamo che sia la natura a farcelo scoprire” propone Jack a cuore aperto, ricevendo in risposta l’ampio sorriso di Stella che, emozionata dalla proposta, accetta tutte le clausole e persino la gita in montagna.

“Jack…” chiama una voce alle spalle dei due.

Elsa, infatti, era appena giunta nel luogo con lo stesso identico desiderio di Stella: chiarire la propria posizione con l’ex marito.

“Posso parlarti?” chiede la bionda con tono deciso, fulminando con lo sguardo Stella. Non sa perché ma sente dentro di sé una strana e dolorosa sensazione, capace di farla ribollire di rabbia.
Che cosa ci faceva Stella lì? Possibile che quella fosse ovunque? Che cosa diavolo voleva da Jack.

“Ciao Elsa…” saluta Jack imbarazzato doppiamente, non immaginandosi di dover far fronte contemporaneamente ai due suoi più grandi dilemmi amorosi.

“Volevo parlare di quello che è successo stanotte… ecco per me…” comincia a dire Elsa, con una certa tenerezza che non mostrava ormai da tempo, pronta ad affermare di aver sentito la mancanza di Jack.

“Non dobbiamo parlarne, è stato un errore. Ti chiedo scusa, non so cosa mi sia preso… probabilmente ricordi” taglia subito Jack, mostrandosi freddo e impassibile per la prima volta in tutta la sua vita, evitando il contatto visivo con Elsa, rimasta di stucco da quelle taglienti parole.

“Che cosa?” riesce a dire lei, non credendo di essersi risvegliata troppo tardi.

“Ho sbagliato Elsa. Non so cosa mi sia preso e stanotte abbiamo esagerato. Non volevo scendere a tanto, ma mi sono risvegliato ancora più arrabbiato. Sono stanco di questa situazione, sono sofferente per tutto quello che stiamo vivendo! Tu vuoi affrontare una separazione e non più un divorzio… ma che differenza c’è se tanto non riusciamo a comunicare?” butta la bomba lui, fermandosi un attimo per sospirare e mettersi le mani nelle tasche della giacca elegante.

“Questa notte per me non è stata come le tante altre che ho vissuto con te. O meglio… abbiamo sempre fatto sesso con la paura di ricadere nel bellissimo errore che ci ha portato le gemelle. È questa notte che mi ha fatto capire che, alla fine, avevi ragione” aggiunge ancora lui, riuscendo finalmente a rivolgerle lo sguardo.

“Ragione su cosa?” domanda Elsa distrutta dalla conversazione, cominciando a rendersi conto che ormai era tutto finito e irrimediabile.

“Che abbiamo vissuto tutto con ansia, ogni singolo momento della nostra storia… ed è forse per questo che non abbiamo mai imparato ad amarci veramente” l’accoltella lui, permettendo a lei di rialzare quel muro difensivo che, proprio grazie a quella notte, era riuscita ad abbassare.

“Io Elsa provo ancora qualcosa per te, ma non so se sia un riflesso, un’illusione o altro. Ho bisogno di tempo per capire, quindi questa volta sono io a chiederti una pausa per schiarirmi le idee” conclude poi lui brusco, non aspettandosi di poter scalfire così il cuore di ghiaccio della sua ex moglie.

Elsa non riesce a proferire parola e, affranta dalla situazione, si limita ad annuire, abbozzare un sorriso e allontanarsi dall’uomo che, finalmente, stava riscoprendo.

Nel tardo pomeriggio Elsa si appresta a ritirare le bambine da scuola, non riuscendo a farsi coinvolgere nei loro racconti e suscitando subito l’attenzione di Sofia che, premurosa come al solito, non si vergogna di domandare qualcosa alla madre.

“Mamma…” chiede la bambina una volta parcheggiata la macchina in garage.

“Dimmi” risponde fredda la madre, prendendo una borsa della spesa dal bagagliaio della vettura.

“Sei triste… non hai parlato tutto il tempo in macchina” afferma la bambina senza peli sulla lingua, cercando aiuto nella sorella.

Elsa rimane pietrificata dalla domanda, abbandonando la mano sulla portiera della macchina e fissando un punto indefinito di essa.

“No, sono solo un po’ stanca non ti preoccupare…” riesce a rispondere lei, nascondendo gli occhi lucidi e tergiversando, per poi chiedere alle figlie di aiutarle a portare su la spesa.

Una volta in casa, le bambine si preparano per svolgere le loro abituali mansioni pomeridiane. Sistemano la cartella, si cambiano e si siedono in silenzio alla scrivania per fare i compiti. È in quel silenzio di concentrazione che le due sentono la madre parlare a bassa voce al telefono e, come in qualsiasi situazione misteriosa, non possono fare altro che dirigersi verso la sua stanza, appoggiare l’orecchio alla porta ed origliare.

“Anna, lo vuoi capire? Lui ormai non è più interessato. Gliel’ho visto negli occhi! Sono stata stupida, non so che cosa ho combinato in questi mesi. Le crisi di panico che ho avuto e la scorsa notte mi hanno fatto capire che mi manca e che vorrei riprovarci, anche se sono sempre troppo orgogliosa per ammetterlo. Come immaginavo, però, è troppo tardi. Quando sono arrivata lì, lui stava ridendo con quella Stella che casualmente si è baciato ieri sera. Io ho paura… ho paura che Stella mi porti via lui… e le bambine”

Queste le parole dello sfogo telefonico di Elsa che le bambine comprendono parzialmente. Per due piccole di seconda elementare non è sicuramente semplice capire i problemi di cuore ma, vedere la madre probabilmente ancora innamorata, non fa altro che accendere in loro una speranza.

“Ora tocca a noi Sofi…” dichiara convinta Lia una volta tornate in camera in punta di piedi.

“Che cosa vuoi dire?” chiede Sofia confusa, aggrottando le sopracciglia.

“Mamma prova ancora qualcosa per papà e lui prova ancora qualcosa per la mamma. Non capisci? Loro sono ancora innamorati anche se non riescono a dirlo! Stella non potrà mai prendere il posto della mamma e noi dobbiamo farlo capire ad entrambi” spiega seria Lia, guardando intensamente la gemella nei profondi occhi azzurri dalle sfumature blu.

“Ok, ma quindi che cosa possiamo fare noi? Siamo troppo piccole, non ci ascolteranno mai!” chiede ancora più confusa la biondina, non capendo il ragionamento dell’altra.

“Oh sì che ci ascolteranno… preparati Sofi, perché è arrivato il momento di smettere di fare le brave bambine” sogghigna Lia strofinandosi le mani, pronta a descrivere dettagliatamente il suo piano.

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Capitolo 40
*** CAPITOLO 39 ***


Ciao a tutti! Chiedo perdono per la mia lunga assenza. Eccomi qui con un nuovo capitolo. Visto che è passato molto tempo dall'ultimo aggiornamento, vi lascio un breve riassunto delle "puntate precedenti" in modo da non perdere il segno.

La crisi tra Elsa e Jack si fa sempre più profonda e la loro scorsa notte d'amore, invece di riunirli, finisce per separarli del tutto. Elsa, ormai sicura dei propri sentimenti nei confronti di Jack, viene messa con le spalle al muro da lui stesso che, stanco e confuso da quei mesi di trambusto, decide di andare oltre ed iniziare una nuova vita. L'amica Stella, infatti, follemente innamorata di lui, sembra mandarlo in crisi più del previsto e l'uomo finisce così per lottare tra la ragione e l'attrazione che lo spinge verso le sue braccia. Anna e Kristoff, informati dai vari dottori sulla propria condizione, decidono di proseguire la gravidanza ed attendere il giorno del parto che, a causa della malattia di Anna, potrà anche toglierle la vita. Le gemelle, invece, sveglie e vivaci, decidono di agire per riparare il matrimonio dei propri genitori, motivo per cui iniziano a pianificare una serie di marachelle.

 

CAPITOLO 39

La settimana trascorre normalmente anche se, per Anna, tutto prende una piega diversa. L’obbligo di rimanere a casa la spaventa più del previsto e, da ottima psicologa, decide così di cominciare un percorso di psicoterapia oltre ad aderire a un progetto musicoterapeutico per permettere anche alla bambina di beneficiarne.

Kristoff, invece, comincia a lavorare di più in modo da poter dare maggior sostentamento alla famiglia anche se, nei momenti liberi, non esita a tempestare di chiamate la moglie e riempirla di piccoli doni al rientro a casa.

Elsa vive le giornate con pesantezza, rifiutando di incontrare l’ex marito che pare averla scartata una volta per tutte. La donna cerca di riempire il tempo a disposizione ma, ogni secondo, il pensiero delle parole dell’uomo le ritorna alla mente, imbambolandola e immergendola nella rabbia per diversi momenti.

“Mamma…” saluta Sofia entrando in bagno e trovando la madre intenta a buttare violentemente degli indumenti nella lavatrice.

“Dimmi” risponde Elsa con fermezza, cercando di mascherare il brusco gesto che, però, viene notato dalla figlia.

“Io e Lia abbiamo pensato una cosa. Questo weekend vogliamo andare anche noi in montagna con papà” comunica la piccola dondolando sui piedi per l’agitazione.

“Non si può! Questo weekend siamo rimasti d’accordo che dovete restare con me perché lui deve andare in montagna con…” comincia a dire Elsa, per poi fermarsi di colpo e serrare i denti al pensiero di lasciarlo vivere tre giorni nella loro casa in montagna in presenza di Stella.

“Con Stella… lo sappiamo. Noi vogliamo andare per giocare con la neve! Almeno in questo modo possiamo divertirci! Per favore mamma!” la supplica Sofia, sbirciando dietro la porta dove Lia continua a incitarla sottovoce, consigliandole di incarare la dose per convincere la madre.

Elsa ci riflette per un secondo. Lasciare andare le bambine significava concedere a tutti loro di vivere da bella famigliola felice e permettere così a Stella di avvicinarsi ancora di più alle sue figlie.
D’altro canto, però, la presenza delle gemelle avrebbe frenato i due piccioncini che avrebbero dovuto limitare la loro reciproca conoscenza.

“Ok, in effetti Anna mi ha chiesto di stare da lei. Lo dirò a vostro padre… potete pure confermarglielo!” comunica Elsa mostrando un ghigno e fantasticando.

Poco dopo…

“Ciao Elsa sono venuto a prendere le bambine” afferma Jack suonando al citofono della propria vecchia casa.

“Veramente stasera le bambine potrebbero stare con me, visto che domani verranno in montagna con te” risponde Elsa dopo avergli aperto la porta.

“Che cosa?! No! Gli accordi non erano questi! Lo sapevi dell’impegno della montagna! Immagino che è stata un’idea tua” si arrabbia lui immediatamente, scaldandosi e diventando rosso.

“Veramente l’idea è stata loro e visto che ho bisogno di una pausa è anche giusto così. Perché ti stressa tanto la cosa? Alla fine quella è soprattutto casa loro no?” lo colpisce Elsa sorridendo ironicamente, sicura di averlo messo con le spalle al muro.

Jack si limita a non rispondere e, scocciato, si allontana dall’appartamento pur sapendo che, in effetti, alle figlie avrebbe fatto bene un po’ di aria fresca.

Dietro al muro del corridoio, infatti, le due gemelle origliano la breve conversazione dei genitori e, felici dell’esito, non possono che sorridere soddisfatte.

“Si va in scena” sussurra Lia orgogliosa battendo il cinque alla gemella e dirigendosi verso la propria camera.

Il giorno seguente…

“Permesso? Posso?” chiede Elsa educatamente varcando la soglia della casa della sorella.

“Certo! Entra pure” risponde Anna da lontano, per poi fare cenno alla maggiore di avvicinarsi.

“Che stai facendo?” ride Elsa notando la minore seduta per terra circondata da candele profumate.

“In qualche modo devo tenere lontano lo stress non trovi? La meditazione fa benissimo, dovresti farla anche tu” risponde Anna in pace con sé stessa, senza aprire gli occhi.

“Ma che scherzi? Ho capito che sei una psicologa ma forse è meglio di no” nega subito la bionda, imbarazzata dalla situazione.

“Su, su, siediti e provaci” incita con calma Anna sospirando profondamente.

“Ma non ci penso nean…” prova a dire Elsa facendo per alzarsi dal divano.

“ELSA! Muoviti e vieni qui!” la obbliga Anna alzando la voce, riuscendo così ad attirare l’attenzione della sorella che, finalmente, abbassa le barriere e si siede di fronte alla consanguinea.

“Ok, ok, che devo fare? Su cosa devo meditare?” chiede Elsa rossa in volto per l’imbarazzo.

“Su niente” risponde Anna immobile senza aprire gli occhi.

“Si chiama meditazione e non bisogna meditare? Senti “ Miss pace interiore”, questo non fa per me” si altera la maggiore, sempre più a disagio trovandosi al di fuori della propria confort zone.

“L’obiettivo è quello di restare seduta, immobile per un tempo definito. Devi tenere la concentrazione sul respiro e cercare di non pensare a nulla. Quando ti accorgi che stai pensando a tante cose, recuperi l’attenzione e la fai tornare sul respiro” spiega accuratamente Anna, spalancando gli occhioni azzurri solo per dare più sicurezza all’esposizione.

“E a che cosa serve quindi?” chiede Elsa sempre più scettica.

“Lo scoprirai tu stessa alla fine. Ora basta domande e cominciamo, facciamo solo 10 minuti perché è un esercizio graduale” conclude Anna azionando una sveglia sul telefono per poi dare il via all’esperimento.

Elsa prova a concentrarsi sul respiro come consigliato dalla sorella e, a sua sorpresa, si accorge di star conducendo qualcosa di complesso. Il corpo comincia a prudere in molti punti e la richiesta di stare immobile diventa sempre più difficile. I primi minuti, interminabili, si trasformano in una cascata di pensieri. Elsa non riesce a soffermarsi sul proprio respiro per più di un minuto perché, subito dopo, Jack, le bambine, le paure, la vita, i genitori, Stella e le angosce sembrano invaderle la mente. Solo verso gli ultimi minuti le pare di riuscire a concentrarsi e, in parte, anche a rilassarsi.

“Com’è andata?” domanda Anna spegnendo la sveglia e allungando le gambe.

“Ho pensato tutto il tempo…è difficile” si arrende Elsa, colpevolizzandosi per aver sminuito un insegnamento importante della sorella minore.

“Lo so, per questo ti dico che ne hai bisogno. Vedi, si chiama meditazione proprio perché sono i nostri pensieri a comandarci e il controllo di noi stessi è l’unico modo per non farci comandare da essi. A che cosa stai pensando?” chiede Anna alzandosi in piedi per poi sedersi sul divano, invitando la sorella a fare lo stesso.

“Ho lasciato andare le bambine in montagna con Jack e Stella, solo perché così posso impedire ai due di stare insieme. Jack mi manca e finalmente l’ho capito, ma ormai è troppo tardi. Giustamente lui sta iniziando una nuova storia con lei… e magari le bambine la preferiranno a me” si confida Elsa abbassando lo sguardo.

“Quando ti metterai in testa che sei la loro unica mamma e loro questo lo sentono? Sofi e Lia non hanno bisogno di un’altra donna! Hanno bisogno di te e basta! Per quanto riguarda Jack non devi fasciarti la testa. Ne avete combinate delle belle in questi mesi e ancora non riuscite a comprendere voi stessi. Questo è il momento in cui lui deve capire chi è, anche se questo significa trascorrere del tempo con Stella” risponde con dolcezza e fermezza Anna, rivolgendo lo sguardo alla maggiore e mettendole una mano sul ginocchio.

“E tu? Non hai pensieri?” chiede Elsa cambiando argomento come suo solito.

“A volte, ma riesco a fare anche mezz’ora di meditazione senza troppi pensieri” risponde Anna sorridendole.

“Ma non hai paura? …io non riesco a nascondertelo Anna! Ovviamente siamo tutti preoccupati per questo parto, lo temiamo moltissimo. Come fai tu ad essere così serena?” domanda Elsa scioccata di fronte alla tranquillità della sorella.

“Sono spaventata, certo… ma non ho paura. Tu lo sai, io ho sempre sognato di essere una mamma e questa bimba me lo permetterà, qualsiasi cosa accada. È il mio sogno e non ci pensi? Io per questo sogno sono disposta a dare la vita. Far nascere mia figlia, anche se questo metterà a repentaglio la mia esistenza, mi permetterà di concretizzare il mio sogno” risponde Anna emozionata, guardando la sorella con occhi lucidi.

Elsa non sa che cosa risponderle. Quelle erano le parole più belle che avesse mai sentito e che la rendevano fiera della propria sorellina.

“Vuoi sentirla? Sta scalciando…”chiede Anna sorridente.

Elsa risponde annuendo leggermente e, lasciandosi guidare, posiziona la mano sul pancione rotondo della sorellina avvertendo, dopo qualche secondo, un leggero movimento.

Anna stava diventando una donna, una persona meravigliosa e, grazie a quella malattia, si stava dimostrando molto più mamma di quanto lei non fosse nei confronti delle gemelle.

Intanto in montagna…

“Wow! Siamo arrivati che meraviglia!” affermano le gemelle felici, entrando nella piccola baita in legno ed aprendo le braccia in segno di gioia.

“Non mi avevi detto che sarebbero venute anche le tue figlie” sussurra Stella scocciata, rimasta in silenzio per tutto il viaggio.

“Sì scusami è che c’è stato un cambiamento dell’ultimo minuto e, alla fine questa è anche casa loro…” risponde Jack imbarazzato, senza darle però troppo peso, contento di avere lì le proprie piccole pesti.

“Bambine, che ne dite di andare a giocare con la neve? Io e Jack intanto possiamo prepararvi la cena e accendere il camino che cosa ne dite??” domanda Stella con voce apparentemente dolce, cercando di mostrarsi affettuosa anche se in realtà intenzionata a trascorrere del tempo con l’uomo dei suoi sogni.

“Sì ok!” risponde felice Sofia, ricevendosi una gomitata dalla sorella che, attenta alla situazione, capisce l’imbroglio della donna.

Ormai il loro piano era andato in fumo e, per non dare troppo nell’occhio, conveniva ad entrambe uscire a giocare come richiesto dagli adulti.

“Sai, questa casa è proprio bella! Mi puoi far vedere la mia stanza così lascio giù la valigia?” chiede Stella con un ghigno, ovviamente indirizzata verso uno scopo ben preciso.

Jack, rosso in volto a causa del freddo, non esita a mostrare il piano superiore alla donna. Una volta nella stanza la ragazza non fa che complimentarsi per l’arredamento rustico e, attraverso una serie di trucchi, riesce a chiudere la porta alle sue spalle senza dare nell’occhio.

“Jack, che cosa c’è che non va?” domanda Stella dolce, avvicinandosi al ragazzo e mettendogli le braccia al collo.

“Niente, assolutamente niente!” nega lui imbarazzato dalla situazione, ma in parte anche elettrizzato nel trovarsi di fronte una ragazza così bella.

“Ma perché non dormiamo insieme stanotte? Mi sentirei sola qui in questa stanzetta” afferma lei languida, sempre più diretta al raggiungimento del proprio obiettivo. La ragazza, infatti, non dà tempo all’altro di rispondere e, con inaudita dolcezza, appoggia le proprie labbra a quelle di lui. Jack all’inizio cerca di opporsi al bacio, ancora reduce dello scorso inconveniente con la ex moglie.

Questa volta, però, la situazione è diversa e, covando rabbia e frustrazione nei confronti di Elsa, finisce per abbandonarsi alla passione e rispondere positivamente al bacio.

“Hey Lia ma cosa fai?!” afferma Sofia sconvolta dalle idee strampalate della gemella, intenta a correre verso un ruscello.

“Dobbiamo allontanarli e non permettergli di stare insieme. L’ho visto fare in un video su internet! Basta versare dell’acqua sui tubi e in pochi minuti la caldaia verrà bloccata!” risponde convinta la gemella più frenetica, riempiendo una bottiglietta di plastica a una sorgente lì vicina.

“Ma così congeleremo! Non ti sembra di esagerare?!” domanda Sofia sempre succube delle bravate della sorella.

“Ma no! Papà l’ha già fatto mille volte, dovrà solo venire qui e schiacciare due pulsanti… ma almeno in questo modo si distrarranno” spiega Lia sicura di sé, versando il contenuto sui tubi della caldaia.

Intanto la situazione in camera da letto si fa sempre più bollente e i due, ormai seminudi, sono pronti a condividere un momento intimo tutto per loro quando, improvvisamente, la voce delle sorelle distrugge la pace creatasi.

“Papà! Papà! L’acqua calda non funziona! Come mai?” urla Lia entrando in casa, seguita da Sofia che, da brava attrice, si dirige in cucina per aprire il rubinetto.

Jack, a disagio per l’imprevisto, si riveste velocemente e, senza badare a Stella, corre dalle proprie figlie per vedere l’origine del problema.

Le due bambine osservano il volto preoccupato del padre e, felici del proprio operato, si scambiano un sorriso complice, pronte a pianificare la prossima mossa.

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Capitolo 41
*** CAPITOLO 40 ***


CAPITOLO 40
 

La sera, dopo il disastro della caldaia che ci aveva messo parecchio a ripartire, Jack, Stella e le bambine decidono di sedersi davanti al camino e consumare una buona cioccolata calda.
L’atmosfera pare allegra e tranquilla ma le bambine hanno intenzione di dare il meglio di sé.

“Papà, vorrei altri biscotti” chiede Sofia con voce molto dolce.

“Sofi, alzati e vai a prenderli no?” risponde Jack leggermente infastidito.

“Non posso! I biscotti sono nella mensola in alto e non ci arrivo!” ribatte la piccola con il broncio.

“Ma come? Non li avevamo lasciati sul tavolo?” domanda lui confuso, senza sapere che, infatti, era stata Lia ad arrampicarsi e a rimettere i biscotti nella credenza.

“Li avrò rimessi a posto senza accorgermene, arrivo subito!” conclude lui sorridendo e alzandosi, lasciando così le tre donne da sole.

Stella, imbarazzata dallo strano silenzio creatosi, decide così di mostrarsi gentile con le due gemelline.

“Questa casa è proprio bella! Il vostro papà è stato proprio bravo a costruirla!” commenta lei guardandosi intorno compiaciuta.

“Non sei la prima che lo dice” riferisce Lia poco interessata, guardando dentro la tazza bollente.

“Perché, chi lo dice?” chiede lei curiosa.

“Ah, non credere mica di essere la prima ragazza che papà porta in questa casa!” continua a stuzzicare la gemella più furba e cinica.

“Ma, io non sapevo che vostro padre avesse tante conoscenze” dice Stella abbassando lo sguardo per non mostrare la sua rabbia e gelosia nei confronti di un’affermazione del genere.

“Di che cosa parlate?” si intromette Jack arrivato lì con i biscotti.

“Oh niente cose da femmine…” risponde Stella scocciata, prendendo le distanze da lui e ignorandolo.

La serata prosegue ancora tranquillamente quando, dopo un’altra decina di minuti, viene proposto di allontanarsi e coricarsi.

“Buonanotte bambine” afferma Jack baciando sulla fronte le piccole e invitandole ad andare in camera.

“Ma come? Tu non vieni con noi? La storia della buonanotte?” si lamenta subito la nostalgica Sofia, sentendo un groppo in gola al ricordo di quei meravigliosi momenti.

“Meglio di no, è tardi e oggi è stata una giornata molto dura” commenta Jack imbarazzato dalla situazione venutasi a creare.

“Eppure quando c’era mamma lo facevi sempre…” lo pugnala alle spalle Lia, delusa da quel comportamento da duro, per poi salire le scale e allontanarsi.

Jack rimane impietrito dalla frecciatina e, con il cuore infranto, non può che colpevolizzarsi per quella sua rude risposta.

“Jack…magari potremmo andare anche noi a letto non trovi?” propone Stella approfittando del momento senza il minimo tatto. La donna fa per avvicinarsi all’uomo, pronta a baciargli la guancia come preludio ai suoi desideri più intimi, ma è lo stesso Jack a fermarla.

“No, scusami. Non è rispettoso nei confronti delle bambine. Meglio se dormiamo nelle rispettive camere” risponde lui senza guardarla in volto e rendendosi finalmente conto di aver causato l’ennesimo dolore alle figlie. Portare un’altra donna nel luogo che aveva costruito con la loro mamma equivaleva a una vera e propria coltellata per loro.

Jack saluta Stella con un tenero bacio sulla guancia, per poi salire e chiudersi in camera senza avere il coraggio di raccontare la favola della buonanotte alle bambine. Stella rimane da sola, in silenzio, abbandonata sul divano in compagnia del crepitio delle fiamme nel camino. Arrabbiata e delusa prende di scatto il telefono e, senza pensarci due volte, scrive un messaggio al proprio migliore amico dicendo: “Le bambine hanno rovinato tutto. Domani torniamo a casa e io non ho combinato nulla con Jack… quelle due pesti stanno cercando di separarci, ma non la passeranno liscia”

Due settimane dopo…

Dopo il rientro dalla montagna le cose sembrano stabilizzarsi. Jack comincia a frequentare Stella separatamente senza portarsi dietro le figlie, ma il nuovo rapporto crea ancora più divisione tra lui e Elsa.

I due, infatti, non riescono più a parlarsi e finiscono per chiudersi in sé stessi evitando tutte le occasioni possibili per vedersi. Le bambine, addirittura, avevano imparato a uscire di casa da sole per raggiungere la macchina del genitore che le veniva a prendere e la situazione iniziava a irritarle.

“Hai notato come si evitano?” domanda Lia rivolta alla gemella mentre raggiungono il padre.

“Sì… io resto sempre calma ma questa volta sono arrabbiata! Perché fanno così!? Alla fine mamma è ancora innamorata di papà e lui che è sempre stato così dolce adesso la preferisce a Stella!”
si sfoga Sofia, incrociando le braccia e mettendo il broncio.

“Papà è ancora innamorato della mamma, solo che non ci crede più! Me lo ha detto lui stesso una volta dalla nonna” chiarisce Lia pensierosa.

“E ora che cosa facciamo? Io Stella non la voglio!” si lamenta Sofia con il magone, timorosa di poter rinunciare al sogno di riunire la propria famiglia.

“Smettila di piangere Sofi! È arrivato il momento di peggiorare le cose. Se papà e mamma non vogliono incontrarsi, allora adesso tocca a noi farlo! Dobbiamo trovare dei modi per far sì che si vedano!” dichiara Lia determinata.

“Ok capo, dimmi che cosa devo fare e io ti seguo!” comunica infine Sofia, porgendo la mano alla gemella e stringendo così il loro ennesimo piano malefico.

Qualche giorno dopo…

 “Ok è tutto pronto. Visto che tu sei già debole di natura e sei più pallida di me, fingerai di avere la febbre. Ecco qui il termometro e uno scaldino. Mettilo sulla fronte finché non te lo dico io” spiega dettagliatamente Lia, pronta per andare a scuola.

“Devo tossire?” chiede confusa Sofia, rimasta a letto per fingersi malata.

“No, tanto papà ci cascherà subito. Mostrati stanca e basta” conclude poi Lia mettendosi la cartella sulle spalle e chiamando il padre.

“Papà! Sofia non si sente bene! Non vuole alzarsi per andare a scuola!” urla la gemella aprendo la porta della camera.

“Cosa? Oddio Sofi! Che cosa hai?” chiede lui immediatamente correndo verso la stanza e sedendosi sul letto della bambina, avendo ancora mezza camicia da abbottonare.

“Non lo so, mi fanno un po’ male le ossa e ho tanto sonno” spiega la piccola socchiudendo gli occhi. Jack posa allora una mano sulla sua fronte sentendola calda.

“Oh no devi avere la febbre! Adesso cosa facciamo? Devo portare a scuola Lia e io devo andare al lavoro, come faccio?” si domanda da solo l’uomo agitato.

“Dovresti chiamare la mamma secondo me” propone allora Lia, contenta dell’andamento del trabocchetto.

“No, ci penso io! Poi lei deve lavorare, potrei portarla dalla nonna o da Anna!” risponde lui nervoso, non intenzionato a rivedere la ex moglie.

“La nonna oggi andava in montagna ricordi? Poi mamma ha detto che non bisogna disturbare troppo zia Anna perché deve stare a riposo per la cuginetta!” continua a influire Lia, consapevole anche di quelle domande.

“E va bene… non rimane che chiamare Elsa” conclude allora lui prendendo il cellulare tra le mani e componendo il numero della ex.

Elsa, pronta ad accendere la macchina per andare al lavoro, riceve l’inaspettata telefonata di Jack e lascia squillare per qualche secondo, impietrita di fronte al nome comparso sullo schermo.

“Pronto?” dice lei tremante trovando il coraggio per rispondere.

“Ehm… Elsa! Ciao, scusa se ti disturbo ma Sofia non sta bene” dice lui schiarendosi la voce, timido e imbarazzato nel parlare di fronte alle figlie.

“Cioè?! Non avrà mica una crisi dovuta all’anemia!” si preoccupa immediatamente lei, sentendo il cuore esploderle nel petto.

“Nono, ha solo un po’ di febbre ma io devo portare Lia a scuola e dovendo lavorare entrambi non so come ci possiamo organizzare” illustra Jack facendo avanti e indietro per la stanza.

“Ok, vengo io a casa tua e sto con Sofia…è un problema?” chiede allora Elsa con il cuore in gola, timorosa di aver chiesto troppo.

“Ehm…no no ok vieni pure qui. Io vado e porto Lia, ci sentiamo in giornata. Per qualsiasi cosa scrivimi” conclude l’affascinante uomo dagli occhi glaciali, per poi aspettare l’arrivo della donna e iniziare la giornata.

Prima di uscire, però, Lia si gira verso la sorella e, felice della riuscita del loro piano, le strizza l’occhio e rivolge un grande sorriso. Piano piano le loro marachelle stavano facendo riavvicinare i genitori.

Jack aspetta in salotto l’arrivo della moglie e, agitato dall’inaspettata visita, raddrizza i quadri, sprimiccia i cuscini del divano, sistema i libri su una mensola in modo da mostrarle una casa ordinata e pulita. Non sa per quale assurdo motivo, ma dentro di sé vuole che sia tutto perfetto per l’arrivo della donna che stava cercando di dimenticare in tutti i modi possibili.

“Ciao Jack…” saluta Elsa una volta entrata in casa, accolta da Lia che le apre calorosamente la porta.

“Ciao, vieni pure” aggiunge Jack mettendosi le mani nelle tasche del vestito e ciondolando instabilmente sui piedi per l’agitazione.

“Wow, che bella casa che ti sei fatto!” si congratula lei guardandosi intorno colpita, anche se distrutta nel pensare che tutto quello era avvenuto per causa sua.

“Sì, è piccola ma cerco di tenerla al meglio per le bambine” conclude lui sorridendo, felice di quell’apprezzamento che aspettava da tempo.

“A proposito… noi ora dobbiamo proprio andare. Sofia è in camera sua, mi pare che si sia già riaddormentata. Le ho portato lì dell’acqua e le ho messo un fazzoletto bagnato sulla fronte. Tu fai pure con comodo, se hai fame, sete, ehm… si insomma serviti per qualsiasi cosa” aggiunge poi lui imbarazzato, schiarendosi la voce più volte e guardando il pavimento per poi avvicinarsi alla porta e uscire di casa.

Elsa incrocia gli occhi azzurri del marito per qualche secondo e, subito, comincia a battere forte il cuore ad entrambi motivo per cui rompono il contatto e si separano.

La donna rimane imbambolata di fronte alla porta, ghiacciata dalla situazione vissuta per poi svegliarsi da quell’ipnosi e dirigersi verso la camera della bambina.
Sofia stava dormendo beatamente nel suo letto e la madre, preoccupata ma al contempo desiderosa di lasciarla riposare, le si avvicina lentamente togliendole la benda dalla fronte e toccandogliela delicatamente.

Una volta constatata la freddezza di essa, Elsa tira un sospiro di sollievo ed esce dalla stanza per non svegliare la piccola. Lei sa benissimo di non dover curiosare in giro ma quella nuova casa, così vissuta dal suo ex, non fa che stuzzicarla e invogliarla a sbirciare in ogni singolo angolo.

La camera da letto di lui si apre così di fronte a lei, con ancora alcuni vestiti abbandonati disordinatamente sul materasso, le lenzuola stropicciate e il comodino in disordine. Elsa entra lentamente nel luogo ignoto, sorridendo nel vedere che, alla fine, l’ex marito aveva mantenuto il solito disordine nella propria camera. La stanza appare relativamente spoglia, con al suo interno un armadio, il letto, un comodino e una scrivania con appoggiati alcuni documenti. La donna decide di avvicinarsi per guardare le carte sul tavolo sentendosi mancare nel vedere le dichiarazioni del tribunale che avevano rovinato la vita di entrambi.

Quanta sofferenza aveva arrecato a Jack per colpa della sua timidezza e chiusura. Per causa sua quell’uomo aveva dovuto rinunciare a tutta la sua normalità e quotidianità per costruirsi una realtà instabile.

“Devo lasciarlo andare… è giusto che lui si faccia una nuova vita” sospira lei con le lacrime agli occhi vedendo un selfie di lui e Stella sul comodino. A quanto pare i due si frequentavano e stavano iniziando a diventare molto più intimi e per lei, la disastrosa ex moglie, non c’erano più speranze.

Elsa, con il capo chino, fa per uscire dal luogo che le stava arrecando così tanto dolore ma, improvvisamente, qualcosa sembra attirare la sua attenzione. Un luccichio nascente da un oggetto appoggiato sulla scrivania Elsa decide di uscire dalla stanza ma, improvvisamente, un luccichio proveniente dalla scrivania sembra chiamarla a sé, per mostrarsi in tutta la sua bellezza. Elsa corruga la fronte e punta lo sguardo sulla fonte luminosa avvicinandosi ad essa. Sposta un po’ di fogli e, dietro di essi, scopre una cornice in argento. La fotografia contenuta, ritraeva due giovani dai capelli biondi di circa 20 anni, legati in un abbraccio, con gli occhi chiusi, intenti ad assaporare il bacio che si stavano scambiando. Elsa osserva quelle labbra a contatto, portandosi un dito sulle proprie come a voler imprimere e rivivere quel ricordo che rinasce istantaneamente dentro di sé.

Un ricordo, un pensiero felice, un momento d’amore che avevano condiviso molto tempo prima ma che risveglia ancora una volta i suoi sentimenti.

Jack poteva pur avere un selfie di lui e Stella, ma non aveva tolto fotografia così profonda e intrisa di significato dalla propria camera che lo legava all’ex.

“Non sono ancora sola” sussurra allora Elsa emozionata, accarezzando quel bacio stampato su carta che si era scambiata con l’uomo che aveva allontanato ma che amava ancora.

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Capitolo 42
*** CAPITOLO 41 ***


CAPITOLO 41

I giorni trascorrono velocemente ed Elsa non riesce a smettere di pensare a Jack. Gli incubi notturni, le ansie e i sensi di colpa sembrano riportare a galla i suoi confusi sentimenti che, però, lei ha finalmente accettato. La donna è intenta a camminare per strada, leggendo attentamente la lista della spesa quando, improvvisamente, si scontra con uno sconosciuto.

“Mi scusi! Non volevo e…TU!” annuncia Elsa puntando lo sguardo sulla donna di fronte a lei.

“Ciao Elsa!” risponde Stella, prontamente sempre in mezzo alle situazioni meno opportune.

“Ciao, come stai?” domanda la bionda estremamente imbarazzata, sistemandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie.

“Tutto bene, sto andando da Jack” risponde l’altra in tono di sfida, intenzionata a seminare zizzania. Quell’affermazione scuote Elsa nel profondo che sente la rabbia ribollire nelle vene e il calore propagarsi nelle proprie mani.

“Wow, sono contenta per te” si limita a rispondere la giovane mamma, sorridendo forzatamente e cercando di mostrarsi superiore alla provocazione subita.

“Tu invece? Vai a fare la spesa vedo…” cambia argomento la donna puntando gli occhi sul foglietto stropicciato tenuto a pinza dalle dita di Elsa.

“Oh sì, esatto” cerca di tagliare corto la bionda, mettendo a posto il foglietto nella borsa e facendo intendere di avere fretta e di volersi allontanare.

“Bene, ti auguro il meglio… arrivederci” conclude allora Elsa abbozzando un sorriso scarso all’altra e muovendo il primo passo.

“Mettiti il cuore in pace cara…” comincia a dire Stella afferrando il braccio dell’altra e parlandole all’orecchio.

“Jack non pensa più minimamente a te, gli hai spezzato il cuore e non ti vuole più nella sua vita… quindi vedi di non insistere, visto che lui ora appartiene a me” la accoltella Stella mostrando tutta la sua gelosia, ringhiando e stringendo i denti di fronte alla contendente.

Elsa rimane pietrificata da quelle parole. Non sa come sentirsi se non profondamente colpita e affondata. Il cuore le batte all’impazzata e pare anche dolere per la brutta situazione vissuta. Che cosa intendeva dire Stella? Era solo una provocazione o rispecchiava la realtà? Di qualsiasi ipotesi si tratti, quelle parole bastano a distruggere la flebile speranza di una donna incerta che, pentita, sogna di poter riavere l’uomo che le aveva salvato la vita.

“Io forse non sono nessuno per darti lezioni, ma ricorda che la prima regola per amare davvero è quella di non avere la presunzione di possedere una persona” si limita a ribeccare Elsa con estrema intelligenza, riuscendo a lasciare di stucco l’altra che, imbarazzata, allenta la presa dal suo braccio lasciandola andare via.

Elsa se ne va così distrutta. Silenziosa, una singola lacrima le sfugge dall’occhio percorrendole la guancia. Il dolore stava iniziando a diventare insostenibile.

Una volta tornata a casa con la spesa, la donna cerca di mostrarsi normale e le figlie, senza sapere dell’incontro spiacevole, ne approfittano per chiedere qualcosa di importante.

“Mamma… può venire papà qui a vedere la parete nuova che abbiamo dipinto in camera?” chiede con timidezza la dolce Sofia.

“No, direi che non è il caso Sofi… possiamo fargli una foto e mandargliela” taglia corto la donna sistemando delle verdure nel frigorifero, mostrandosi indaffarata per non dare nell’occhio.

“Ma tu sei venuta a casa di papà però!” si lamenta Lia parecchio turbata, prendendo la mano della sorella e allontanandosi dalla cucina, inconsapevole di aver spezzato doppiamente il cuore della povera mamma.

“Ora ne ho piene le scatole… ho un super piano per domani!” spiega Lia chiudendo la porta della stanzetta.

“Ossia?” chiede allora la gemella incuriosita.

“Mamma e papà non vogliono incontrarsi ancora? Ottimo… domani si incontreranno di sicuro. A noi due non piace farci vedere uguali, ma per la prima volta dobbiamo farlo!” continua esaltata la piccola furbetta dai lunghi capelli biondi.

“Fare cosa? Non capisco!” si lamenta la più calma delle due.

“Ci invertiamo il posto! Io vado nella tua classe e tu vai nella mia… prima o poi ci manderanno dal preside e chiameranno mamma e papà!” illustra il genietto del male gesticolando animatamente.

“Ma sei impazzita?! Questo forse è sbagliato Lilì!” cerca di farla ragionare Sofia che, con gli occhioni spalancati, non può che agitarsi di fronte a quella folle idea.

“Sofi, è l’unico modo! Fidati di me…” supplica di nuovo la più energica delle due riuscendo, finalmente, a convincerla.

Il giorno seguente…

“Come mai oggi vi siete vestite uguali? Sapete che non mi piace molto questa cosa…” commenta Elsa vedendo le figlie pronte per andare a scuola. In quell’istante anche il suo cervello va in crisi.
Davanti a sé, infatti, c’erano due gocce d’acqua dai capelli lisci che scorrevano lungo la schiena, dagli occhi celesti, la pelle chiara e il medesimo abbigliamento: jeans, felpe verdi della stessa marca e scarpe identiche.

“Non è colpa nostra se tu ci compri le stesse cose! Oggi ci va così” risponde a tono Sofia, cominciando ad allenarsi per assumere il ruolo di Lia.

“Va bene, scusate avete ragione… andiamo dai” risponde la donna parecchio confusa senza rifletterci troppo essendo già in ritardo.

“Quindi vi devo venire a prendere dalla nonna oggi giusto?” chiede la madre lungo la strada, ricevendo un caloroso sì in risposta per poi lasciare le bambine a scuola e salutarle con un cenno della mano.

“Ok… ricorda: io sono una tipa molto dura, chiacchiero spesso con Laura e quando lo faccio la maestra mi chiama alla cattedra per fare qualche esercizio di matematica che sbaglio sempre. Hai capito Sofi? Devi parlare tanto!” suggerisce Lia una volta di fronte alla porta della classe della sorella.

“Cosa?! Sei un mostro!” commenta Sofia scioccata dai comportamenti della gemella.

“Ok, ci proverò. Tu ricordati che sei l’opposto di me! Devi stare sempre attenta e zitta! Non esagerare Lilì ti prego… non ho voglia di prendere buono in comportamento!” aggiunge poi la timida biondina supplicando l’altra di non dare il meglio di sé.

“Ci metteranno in castigo e chissà quante sgridate… ma ricorda che lo stiamo facendo per mamma e papà” conclude poi Lia con estrema serietà, abbracciando calorosamente la gemellina come a volerla salutare prima di partire per una pericolosa missione. Le gemelle si scambiano un ultimo sguardo d’intesa per poi entrare nella rispettiva classe e dare inizio allo show.

Nonostante l’estrema bravura recitativa delle due piccole attrici, il loro carattere e i loro comportamenti tradiscono facilmente la fiducia delle rispettive maestre che comprendono subito il cambio di ruoli segnalandolo immediatamente al preside.

“Mi volete spiegare questo atteggiamento?” chiede il preside corso fuori dalle aule dove sono state convocate le bambine che, immobili, non proferiscono parola.

“Allora?!” continua infastidito il preside non capendo quella storia bizzarra.

“Sofia! Tu sei una bambina dolce e studiosa, perché hai deciso di fare una cosa del genere?” domanda la maestra della piccola sconvolta nel vedere una delle alunne più brillanti succube delle marachelle della sorella.

“Cosa ti fa pensare che sono io Sofia?” risponde a tono la piccola continuando a recitare la parte di Lia, per poi prendere per mano la gemella.

“Adesso basta! Ci state prendendo in giro!” si lamenta l’altra maestra non riuscendo già più a distinguere le due biondine.

“Dai bimbe, ci volete spiegare il motivo di questo scherzo?” chiede allora l’altra maestra provando un approccio più gentile, convinta di riuscire a smuovere due studentesse che, fino al giorno prima, si erano sempre comportate bene.

Le gemelle non rispondono e le loro risatine sotto i baffi fanno arrabbiare ulteriormente il preside che promette, così, di prendere provvedimenti.

“Care insegnanti, io non capisco! Forse sarebbe il caso di fare un colloquio con entrambi i genitori. Potrebbe andare bene verso le 18.00 di stasera? Così voi avete finito il collegio docenti e potete presenziare” propone allora il preside dirigendosi verso il proprio ufficio accompagnato dalle due maestre che, annuendo, confermano la propria presenza. Una volta in aula docenti le insegnanti telefonano a Jack ed Elsa ai quali, ignari di tutto, viene chiesto di partecipare all’incontro serale.

I due genitori, quindi, stanno di nuovo per vedersi pur non sapendo della reciproca presenza e di un ulteriore scherzo che le gemelle hanno pianificato dettagliatamente…e che li sconvolgerà nel profondo.
 

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Capitolo 43
*** CAPITOLO 42 ***


CAPITOLO 42

“Ciao Stella, scusami ma non posso venire all’aperitivo” comunica Jack uscendo di corsa dall’ufficio e dirigendosi verso la macchina per andare a scuola.

“Cosa? Perché? Io sono già qui!” risponde scioccata Stella vestita in modo accattivante davanti a una birra che si stava sorseggiando da sola in attesa del suo amato.

“Scusami ma devo andare a scuola per un incontro che riguarda le mie figlie” spiega lui una volta in macchina, mettendola in moto.

“Sbaglio o le tue figlie sono sempre in mezzo nei momenti meno opportuni?” sussurra tra sé e sé la donna riuscendo a farsi percepire leggermente dall’altro.

“Cosa?” chiede Jack comprendendo il tono scocciato dell’altra ma non le brutte parole che, se sentite, gli avrebbero forse fatto capire con che razza di persona si stava frequentando.

“Niente niente…quando avrai voglia sai dove trovarmi, ciao” chiude malamente lei mettendo giù la chiamata lasciando Jack perplesso ma nemmeno troppo preoccupato da quel maleducato comportamento.

L’uomo parcheggia l’auto fuori dalla scuola e, dopo essersi sistemato la cravatta, corre verso l’ufficio del preside senza pensare di trovarvi davanti Elsa.

“Elsa?” chiama lui colpito una volta dietro di lei.

“Jack? Perché sei qui?” chiede lei emozionata ma al contempo arrabbiata per le parole di Stella che ancora le rimbombavano nella mente.

“Mi hanno chiamato dicendo che era urgente, cosa cavolo hanno combinato per convocarci entrambi?” domanda lui sempre più confuso, guardando negli occhi la moglie che, dubbiosa come lui, non riesce a fare altro che alzare le spalle e attendere la chiamata del preside.

“Signori Frost, sedetevi pure” invita il docente facendo accomodare i due davanti alla grande scrivania in legno dell’ufficio.

Quell’appellativo fa tremare entrambi gli ex coniugi che, non più abituati ad essere chiamati Frost, si rivolgono uno sguardo timido per poi sedersi di fronte ai tre docenti.

“Vi abbiamo chiamati perché le vostre figlie questa mattina hanno messo in scena un vero e proprio teatrino. Le bambine sono sempre state bravissime ed educate ma il comportamento di oggi ci ha stupiti e in parte anche preoccupati” introduce così il preside, appoggiando i gomiti sulla scrivania.

“Che cosa hanno combinato?” domanda allora Jack sporgendosi in avanti.

“Si sono scambiate. Lia è andata nella classe di Sofia e Sofia in quella di Lia. La cosa ancora più grave è che non hanno voluto spiegarci il motivo di uno scherzo di così poco gusto…” illustra di nuovo il preside.

“Non ci posso credere” commenta Jack stupito dalla maleducazione delle bambine, portandosi poi una mano sul volto.

“Ecco perché stamattina si sono vestite uguali…” dice Elsa tra sé e sé per poi lasciarsi andare ad un profondo sospiro.

“Le hai lasciate libere di vestirsi nello stesso modo?! Quante volte abbiamo detto di non volerlo fare?!” si altera subito Jack, guardando torvo la ex moglie.

“Se te ne intendi tanto di moda perché non le vesti tu la prossima volta?!” ribatte Elsa arrabbiata, balzando in avanti sulla sedia senza rendersi conto di aver inscenato un piccolo battibecco spiacevole davanti ai tre professori che, dentro di sé, comprendono finalmente il motivo della scelta delle bambine.

“Scusateci se ci intromettiamo, ma possiamo chiedere come va la relazione tra voi?” domanda allora la maestra di Sofia, ricevendo l’approvazione dei restanti docenti nel porre una domanda così diretta ma importante per comprendere il benessere delle piccole.

Elsa e Jack rimangono di stucco e non riescono a rispondere. Elsa vorrebbe urlare a gran voce che desidera di nuovo l’uomo accanto a sé ma la sua timidezza la precede, permettendo così a Jack di rispondere e pugnalare alla schiena tutte le sue speranze.

“Stiamo divorziando” annuncia l’uomo schietto, senza cedimenti di voce.

Divorziando? Cosa? Elsa non riesce a comprendere quella parola che, in realtà, era stata lei ad inserire nel vocabolario della loro famiglia. La donna sperava che, dopo quella nottata di sesso, l’idea del divorzio venisse accantonata e revisionata da una proposta di separazione, come già si erano detti.

“Ci dispiace!” riesce a dire l’altra maestra dispiaciuta nel vedere una coppia così giovane alle prese con una situazione del genere.

“Se posso permettermi… penso che le bambine abbiano fatto così proprio per farsi notare da voi. È probabile che stiano soffrendo parecchio per le vostre scelte, motivo per cui vi invitiamo a farvi seguire psicologicamente in questo duro percorso e di non tentennare di fronte alle bambine” aggiunge il preside con professionalità aggiungendo che, a causa della situazione, le bambine non verranno penalizzate.

Una volta fuori dalla scuola i due ex si ritrovano finalmente soli per strada, immersi dal silenzio e dall’imbarazzo.

“Dovevamo capirlo subito…” commenta Elsa mangiandosi una pellicina del dito, per poi rendersi conto di aver addirittura imparato un vizio ansiogeno di Anna.

“Cosa?! Ripeto, non dovevi permettergli di vestirsi allo stesso modo! Abbiamo sempre detto di distinguerle, di non farle sentire uguali!” si lamenta ancora Jack, mostrandosi recidivo su quell’argomento.

“Forse lo fanno perché le stiamo percependo uguali ed è da mesi che non le guardiamo più” continua a ipotizzare Elsa sentendosi ulteriormente in colpa.

“Se non avessi iniziato tu con questa storia, ora loro starebbero meglio!” la accusa di nuovo Jack, vomitandole addosso tutto il dolore che prova dentro di sé.

“La smetti di incolparmi di tutto?! Io ho sbagliato e lo so, ma ora mi pento Jack! Mi stai dicendo che quella notte…quella notte non ha significato nulla per te?” urla Elsa distrutta, avvicinandosi a lui e picchiandogli un pugno sul petto.

“No…era solo sesso, una debolezza” si chiude Jack assumendo un’aria da menefreghista.

“Se non te ne frega più niente di me, allora perché continui a rinfacciarmi tutto? Perché sei così incazzato con me ed hai paura anche solo ad incrociarmi se hai la tua nuova fiamma con te?!” continua a difendersi Elsa, liberandosi come un fiume in piena.

“Che cosa c’entra Stella?! Che cosa ne sai di lei?! Sei gelosa quindi?!” chiede Jack furioso ma al contempo scosso da quella domanda provocatoria che aveva un filo logico.

“Sì! Te lo vuoi sentire dire ancora?! Sì Jack! Perché io ho capito di aver fatto una cavolata e ci sto male!” si dichiara apertamente Elsa allontanandosi leggermente da lui per nascondersi il viso tra le mani.

“Dovevi pensarci prima…” sbotta lui insicuro e tremante, dopo qualche istante di silenzio passato a meditare su quelle parole che lo smuovono nel profondo.

“Allora è vero che hai scelto lei…” sussurra lei con un filo di voce, trovando conferma alla provocazione di Stella. Elsa non sa più cosa dire e, distrutta, si dirige verso la propria macchina, non prima di aggiungere:

“Te lo dico non da gelosa ora, ma da persona che ti vuole bene. Stai attento alla persona che hai accanto e che è stata capace di aggredirmi verbalmente per strada. La conoscerai pure da una vita, così come conosci da tanto me. Su una cosa però io sono certa di non aver sbagliato: non ti ho mai detto che mi appartieni…e ora sono capace di lascarti libero e lasciarti andare”

Jack rimane scosso da quelle parole che lo colpiscono come lame affilate, perché portatrici di una verità che lui si rifiuta di riconoscere. Dentro di sé sapeva di amare ancora Elsa e ora aveva la conferma che Stella non sarebbe mai stata come lei. L’orgoglio, però, stava facendo in lui un bruttissimo e vizioso scherzo.

Confusi e sconvolti dal reciproco incontro, i due finiscono per dividersi e dirigersi a prendere le bambine senza mettersi d’accordo. Ed è così che il secondo scherzo delle gemelle sembra funzionare: Elsa, infatti, guida in direzione della casa della madre di Jack e lui verso l’abitazione di Anna convinti che le figlie si trovino in quelle dimore.

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Capitolo 44
*** CAPITOLO 43 ***


CAPITOLO 43

Elsa guida distratta verso la casa della suocera. Gli occhi fissi sulla strada, ipnotici e immobili come due palle di vetro. Il naso arricciato per il pianto, le guance rosse a causa delle poche lacrime che si è concessa di piangere in modo da non scalfire troppo il proprio orgoglio. Le labbra serrate, strette e incurvate verso il basso come a voler esprimere una continua sensazione di tristezza.
Quell’ennesimo incontro con Jack le aveva lacerato il cuore e non sapeva più che cosa fare per riconquistarsi la sua fiducia. Ora doveva imparare a bastarsi da sola e a cercare di non vedere le parti di lui nelle sue figlie.

Una volta di fronte all’abitazione della suocera, Elsa avverte la solita freddezza e timidezza causata dal dover parlare alla donna che aveva accusato e odiato per tanti anni.

“Chi è?” chiede Giulia dall’altra parte del citofono.

“Sono Elsa…sono venuta a prendere le bambine” risponde lei trovando il coraggio per parlare e non pensare.

“Le bambine? Qui c’è solo Sofia” risponde Giulia stupita, non capendo la strana domanda.

“Che cosa?! Com’è possibile?!” domanda allora Elsa spalancando gli occhi e svegliandosi da quel torpore infinito che la teneva prigioniera.

“Non capisco, lei mi ha detto che voi lo sapevate!” continua a dire la donna sempre più titubante.

“E dove sarebbe Lia?! Io non ne sapevo proprio nulla!” commenta spaventata Elsa abbassando il tono della voce in modo da non farsi notare dai passanti.

“Perché…non entri? Così ne possiamo parlare… a quanto pare c’è qualcosa che stanno nascondendo ad entrambe” propone allora Giulia, con molta tenerezza.

Elsa rimane pietrificata dall’invito. Che cosa fare? Abbattere le barriere e accettare di conoscere la donna che aveva incolpato per averle rovinato la vita? O erigere l’ennesimo muro, continuando a convivere con i propri fantasmi? Sicuramente la scelta è ardua ma, per la prima volta, Elsa sente il bisogno di parlare, di conoscere, di amare…

Forse Jack non la voleva più, ma quei tasselli del suo passato rimanevano ancora ferite aperte da risanare. È così che, dopo un profondo sospiro, la donna apre il cancellino e si accomoda nella casa dell’ex.

Jack è ormai giunto all’appartamento di Anna e Kristoff che non vedeva da parecchio tempo. L’idea di aver perso due persone come loro lo divora perché, a differenza di quello che lui aveva potuto offrire a Elsa, lei gli aveva donato due amici meravigliosi capaci di amarlo nel profondo. Era bastata la turbolenza con la ex moglie a cancellare anni di condivisioni e reciproca sintonia.
L’incontro con Elsa lo aveva scosso e ora si sentiva ulteriormente uno schifo. Perché continuava ad allontanarla se, dentro di sé, avvertiva ancora attrazione? Era sicuro dei sentimenti che nutriva per Stella?

A quelle domande non sapeva rispondere.

Con la testa pesante e le spalle incurvate in avanti, il biondo si avvicina al citofono della cognata.

Nessuno gli risponde ma, alla porta, compare una giovane donna in dolce attesa con accanto Lia.

“Ciao” saluta Jack timoroso, riuscendo a guardare Anna negli occhi rivivendo l’emozione di averla accanto.

“Ciao!” risponde Anna con un grande sorriso, per nulla rancorosa.

“Ma dov’è Sofia?” domanda allora Jack accortosi dell’assenza dell’altra.

“Ma…Lia ha detto che stava da tua madre oggi” spiega Anna incrociando le braccia stupita dalla richiesta.

“Che cosa?” chiede Jack cascando giù dalle nuvole.

“Lia, che cosa sta succedendo?” domanda allora Anna rivolgendosi alla bambina con il capo chino.

“Mi vuoi dire a che gioco stai giocando?! Ma che razza di comportamento è il vostro?! Prima la scuola, ora questo! Che cosa state facendo?!” si inalbera Jack alzando la voce, sfogando tutto il nervosismo per quell’assurda giornata.

“Noi ti abbiamo forse chiesto che cavolo stai facendo tu con la mamma?” risponde a tono Lia stringendo i pugni e fulminando il padre con lo sguardo, per poi correre di nuovo dentro la casa della zia e chiudersi nella cameretta della futura cugina.

Anna e Jack rimangono impietriti dalla schiettezza della bambina che, con la sua bocca della verità, non fa altro che girare il coltello nella piaga.

“Che ne dici di entrare? Magari parlare e fermarti un attimo ti può far bene…” lo invita allora Anna, spalancandogli la porta.

Jack esita per qualche istante, commosso dall’ospitalità della ex cognata che pare aver deposto l’ascia di guerra, o meglio: di non aver mai iniziato una battaglia contro di lui.

Timido, ma al contempo bisognoso di reciproco sostegno, l’uomo deposita la propria armatura fuori dalla soglia, entrando con il cuore aperto.

Il giovane si accomoda in casa e prende posto sul divano, osservando dettagliatamente l’arredamento rustico della dolce dimora che gli amici avevano costruito quell’anno.

“Wow, tutto questo legno…scommetto che è stata un’idea di Kris” commenta Jack, ritrovando per un attimo un velo di serenità.

“Sì, lui alla natura non può rinunciarvi. Fa molto baita di montagna questa casa” risponde Anna porgendogli un bicchier d’acqua.

“Dov’è lui ora?” chiede allora Jack curioso, ringraziandola per l’ospitalità.

“Al lavoro… da quando io sono in maternità anticipata, o per meglio dire obbligata, lui ha iniziato a fare gli straordinari” spiega Anna, sedendosi lentamente accanto a lui tenendosi una mano sulla pancia ormai verso gli ultimi mesi. L’espressione di dolore sul volto di Anna fa preoccupare Jack che, seppur non sentendosi più nessuno per lei, non riesce a fare a meno di spaventarsi.

“Tutto bene? Anna, non voglio sforzarti! So che devi riposare!” dice lui con dolcezza, mettendole un cuscino dietro la testa.

“Ormai è da un po’ che va così. La bambina cresce e anche la massa che dovrò operare. Per ora è tutto sotto controllo, ma dobbiamo stare attenti. Spero solo di riuscire a durare altri due mesi per poter partorire nei giusti tempi” risponde lei mostrandosi positiva come sempre, rivolgendogli uno sguardo per poi fissarlo sul proprio grembo che accarezzava amorevolmente.

La visione di una donna così radiosa, seppur portatrice di una sofferenza e di un destino ignoto, rasserena Jack che, in un attimo, si rende conto di essere sempre stato fortunato nella vita ad avere avuto la salute.

“Venendo a quello che è successo oggi…” introduce Anna schiarendosi la voce per parlare delle gemelle.

“Elsa e io siamo andati a scuola, chiamati dal preside perché le gemelle si sono vestite uguali e si sono scambiate il posto. In più una volta qui da te ho capito che hanno programmato anche questa sistemazione, andando una da te e una da mia mamma” spiega Jack massaggiandosi le nocche agitato.

Anna esita qualche istante per poi scoppiare in una fragorosa risata. Jack rimane scioccato dalla reazione della cognata che, di fronte al suo problema, rispondeva con il divertimento.

“Ma cosa ridi?!” chiede lui allora, in parte scocciato.

“Scusa è che fa ridere! Potete dire qualsiasi cosa, ma sono dei geni! Hanno deciso le sorti di tantissime persone scombussolandoci le giornate, è davvero degno di lode!” reclama Anna prendendo un profondo respiro e cercando di chiudere le labbra per smettere di ridere.

“A parte gli scherzi Jack… mi pare evidente che le bambine stiano facendo di tutto per attirare la vostra attenzione. Insomma, si vestono allo stesso modo, ti rispondono male, ti fanno venire qui da me e mandano Elsa da tua madre…è tutto collegato!” spiega con estrema chiarezza Anna, permettendo alla sua figura professionale di prendere il sopravvento.

“E che cosa dovremmo fare?” domanda lui confuso, rendendosi conto che, in effetti, la situazione era più grave del previsto.

“Chiarirvi. Devi trovare un accordo con Elsa e capire veramente in che rapporto volete essere. Oggi ne avete parlato?” domanda Anna con serietà.

“Ci siamo scannati… o meglio… io mi sono infuriato e l’ho allontanata” confida Jack abbassando lo sguardo e sentendosi in colpa.

“Jack, so che forse ora potrò sembrarti fuori luogo… ma sei sicuro di non amare più mia sorella?” chiede allora Anna, guardandolo con dolcezza per infondergli sicurezza.

“Anna, io sto uscendo con Stella!” sbotta allora Jack, con un filo di disperazione e frustrazione nella propria voce.

“Non mi sembri molto felice di questa nuova relazione però…” continua a punzecchiarlo Anna, desiderosa nell’essere il più schietta possibile.

“Non lo so Anna. All’inizio ho sofferto davvero tanto per questa separazione, poi qualcosa dentro di me si è risvegliato. È come se tutta la rabbia vissuta in questi anni fosse venuta a galla, riversandosi su Elsa. Ogni volta che la vedo sento il sangue ribollirmi nelle vene e mi incazzo” spiega lui aprendosi finalmente alla ex cognata.

“Emozione complessa la rabbia, ma anche altrettanto debole. Sai, spesso la rabbia compare quando vogliamo difendere qualcosa e non ha sempre una valenza negativa. Se ci fai caso noi ci arrabbiamo sempre quando vediamo traballare qualcosa a cui teniamo. La rabbia è anche protettiva e, forse, ti sta semplicemente dicendo che tu a Elsa sei ancora legato. Ricorda Jack che il vero problema avviene quando non si provano più emozioni. Per questo ti chiedo se oltre alla tua rabbia vedi qualcosa. Il tuo cuore vive per Elsa, o vive per Stella?” lo interroga con gentilezza Anna, sperando di risvegliarlo.

Jack non riesce a trovare risposta a quelle domande così profonde. L’unica cosa di cui è a conoscenza è che non può andare avanti in quel modo e che, per l’ennesima volta, stava sbagliando tutto.


Anche Elsa, nel frattempo, era seduta nel soggiorno della suocera e si sentiva tremare di paura. Quella donna, che l’aveva insultata da adolescente, era ora radiosa e accogliente con lei.

“Come mai le bambine ti hanno fatto questo scherzo?” chiede Giulia offrendole una tazza di tè.

“Oggi siamo stati a scuola perché le bambine si sono vestite nello stesso modo e hanno scambiato il posto. Penso che lo stiano facendo per farsi vedere da me e Jack” spiega Elsa timorosa, fissando la bevanda calda che teneva tra le mani pur di non rivolgere lo sguardo alla donna che aveva di fronte.

“Tu e Jack avete parlato di questo?” domanda allora Giulia con serietà.

Elsa, però, non riesce a rispondere a quella domanda perché il ricordo di Jack che le urla contro è ancora vivo in lei. La donna cerca di trattenere le lacrime, continuando a mangiarsi le labbra.

“Elsa…” inizia allora la donna, accorciando le distanze ed avvicinandosi a lei.

“Io penso di doverti delle scuse. Ho recuperato il rapporto con mio figlio, ma non l’ho mai avuto con te. Io so di aver commesso degli errori e di averti rovinato la vita. Sono consapevole di quello che avevo detto sulla tua gravidanza e sul fatto di averti sempre giudicata male. Anche se ero sotto la volontà di mio marito, sono qui ora a prendermi le mie responsabilità. Ho agito così a causa del dolore per la perdita della mia bambina, che mi ha tanto logorato l’anima. Sai anche tu cosa può fare la sofferenza per la morte di qualcuno e invece di restarvi accanto, ho preferito allontanarmi e giudicare” comunica l’anziana con il cuore in mano, pesando le giuste parole.

Elsa rimane scioccata da quella dichiarazione di scuse e, anche se sente ancora il rancore farsi strada in lei, qualcosa la invita a perdonare la donna e ricevere il suo sostegno.

“Sì è vero. Io l’ho tanto odiata e non mi vergogno a dirlo, ma ora è tutto passato e mi sono resa conto che il problema della relazione con suo figlio non si basava solo su questo” spiega Elsa riuscendo a trovare le parole.

“E su cosa allora?” chiede la donna curiosa, riuscendo finalmente a guardare in faccia la bellissima nuora.

“Jack mi ha salvata in un periodo in cui non trovavo più la luce, ma mi sono resa conto di aver sempre continuato a vivere nella paura e nell’oscurità. È vero, il dolore è cieco e non permette di vedere la realtà. Io mi sono sempre lasciata divorare da esso e non ho mai superato la perdita dei miei genitori. Per questo non ho mai del tutto accettato la mia maternità. Io che non sapevo badare a me stessa mi trovavo d’improvviso due bambine che mi chiamavano mamma e un compagno che loro chiamavano papà. Non sono riuscita a gestire questo grande dono detto “famiglia”… mi sono lasciata mangiare dalla paura e per causa sua ora ho perso tutto ciò che amo” riesce ad aprirsi Elsa, intrecciando le mani e chinando il capo.

“Elsa… tu pensi veramente questo di te? Una donna mangiata dalla paura avrebbe gettato la spugna subito! Tu invece ce l’hai sempre fatta! Hai partorito e cresciuto due bambine meravigliose, hai un lavoro e una forza interna che ti contraddistingue. Perché dici di aver perso tutto?” chiede allora la donna, commossa dalle parole della nuova parente.

“Perché…ho allontanato Jack per colpa del mio orgoglio, e ora che finalmente ho capito di non poter stare senza di lui, l’ho perduto per sempre” dichiara Elsa con assoluta sincerità.

“Sei ancora innamorata di lui!” ribadisce Giulia con un filo di voce, commossa nel sentire quelle parole.

“Sì…” conferma Elsa portandosi le mani sul volto, non sapendo nemmeno lei il motivo per il quale si stava aprendo con quella donna.

“Cara, tu non uscirai mai dal cuore di Jack. Anche se lui ora esce con Stella” dice Giulia.

Elsa toglie le mani dal proprio viso e guarda intensamente la suocera, non capendo il senso di quelle parole.

“Jack deve solo ritrovare sé stesso, ma non riuscirà mai a smettere di amarti. Tu ora non puoi più fare molto, se non rispettare le sue scelte. Quello da cui devi partire ora riguarda il frutto del vostro amore. Avete davanti a voi due bambine che, oggi, vi hanno salvato la vita. Grazie a loro finalmente io e te ci parliamo e probabilmente Jack si sarà trovato da tua sorella che, se condivide il tuo stesso grande cuore, deve averlo aiutato. Parti proprio dalle tue figlie Elsa! Lascia che siano loro a prendervi per mano e guidarvi” conclude allora la donna, allungando una mano per accarezzare il volto della giovane.

Elsa riesce finalmente a rilassare i nervi e, in quel dolce gesto, sente sparire il macigno che la opprimeva e, emozionata, sente in quel tocco la presenza dei propri genitori.

“Mamma, scusami…” si intromette Sofia, avvicinandosi alle due donne non riuscendo più a convivere con l’angoscia. La bambina, in lacrime e con i singhiozzi, si pente per la brutta giornata di guai che ha fatto passare ai genitori e non riesce più a restare in silenzio.

“No, Sofi…sono io che ti devo chiedere scusa” la frena Elsa, sorridendole con compassione alzandosi e inginocchiandosi davanti a lei.

“Io e Lia vi abbiamo fatto un brutto scherzo, scusami, scusami!” continua la gemella, non riuscendo a guardare la madre in volto. È lì che Elsa riesce ad aprirsi, dopo anni di freddezza. Elsa, presa da una tenerezza che raramente ha dedicato alle sue figlie, si sporge in avanti verso la bambina stringendola tra le sue braccia. Il contatto con il corpicino della piccola la scuote nel profondo e, dopo tanto tempo, Elsa si sente a casa.

“Sono io che ho pensato solo a me, senza accorgermi del bene che mi state regalando. Andiamo a casa Sofi” conclude poi Elsa, asciugando le lacrime della bambina che, senza parole, riabbraccia la mamma con estrema gioia, felice di poterlo fare senza più timore.

“Elsa, quando vuoi mi trovi qui” le dice Giulia mettendole una mano sulla spalla, emozionata di fronte alla scena. Elsa le rivolge un piccolo sorriso e, serena, esce dall’abitazione con il cuore contento.

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