Free and pure as a butterfly

di Prickles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Ricerca ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo






Il lago stava ghiacciando. Cho lo stava osservando attentamente dal ponte vicino alla riva. Quel giorno soffiava un vento freddo che non portava con sé altri odori se non quello spettrale del gelo. Penetrava fin sotto le sue vesti raggiungendo le sue piume. Accanto a sé il piccolo Ping osservava le nuvole nel cielo.
"Fa tanto freddo ultimamente, tu lo sai perché Cho?" disse lui rompendo improvvisamente il silenzio e continuando a fissare il cielo "Credi che oggi riusciranno a pescare qualcosa?"
"Non lo so piccolo. Song era parecchio sicuro di sé questa volta. Ha promesso di riuscire a portare a casa una bella pesca sai" rispose Cho sorridendo leggermente e voltandosi a guardarlo.
Il piccolo Ping era un adorabile piccolo pulcino di cigno, monello, volitivo e dolce. Era il figlio del capo del villaggio dei cigni e quelli che montavano di guardia all'ingresso del villaggio lo salutavano sempre con un piccolo inchino. Lui si fermava sempre a scambiare con loro qualche parola e nei loro sorrisi affettuosi Cho vedeva già quanto volessero bene al loro futuro capo. Un giorno a detta di tutti, sarebbe diventato un grande cigno bello e forte, purché il padre abbia ancora un villaggio da lasciargli. Le sue doti nel fare il capo del villaggio Tiān'é* erano alquanto discutibili secondo Cho.
Molti cigni stavano già morendo di fame e non si vedeva traccia di una buona pesca da settimane, le dispense cariche di pesci inoltre erano quasi vuote. Le razioni da mangiare sempre più ridotte e Lin non cucinava più pasti abbondanti da un bel pò.
Cho si voltò ad osservare un ultima volta il cielo. Le ricordava molto un ciocco bruciato al mattino nel focolare, freddo, consumato e cinereo..con l'arrivo di quel freddo inoltre tutte le verdure piantate, tutto il raccolto non faceva altro che ghiacciarsi.
In quel momento la sua mente vagò lontana, pensando a Fang, il quale aveva preso un pò dei soldi e della merce del villaggio partendo insieme ad altri cigni con la promessa di ritornare con un grande carico di cibo, abiti e coperte, ed invece il povero villaggio non aveva visto tornare niente.
Posò un ala sulla testa del piccolo Ping il quale si voltò a guardarla coi suoi grandi occhioni.
Cho gli sorrise facendogli un breve cenno. Era ora di tornare a casa.
Dopo una mezzoretta i due giunsero a casa, varcando il cancello in legno ed entrando nella casa di legno, che nonostante le sue ridotte dimensioni, era comunque un pò più grandicella rispetto alle altre casette del villaggio. All'interno dell'abitazione regnava un atmosfera molto cupa e silenziosa. Jiao, sua sorella, sedeva accanto al focolare al centro della stanza e quando sentì lei e Ping rientrare alzò lo sguardo all'istante sorridendo calorosamente al suo caro fratellino per poi distogliere lo sguardo come se non l'avesse vista.
Cho sospirò leggermente. Loro due non erano mai state molto legate anche se un tempo, questo doveva ammetterlo, aveva un indole più gentile e le parlava di più. Cho non sapeva come mai la sua gioia fosse svanita ma di certo la sua bellezza era rimasta, le sue piume erano molto più luminose e lisce rispetto a qualsiasi altro cigno femmina presente nel villaggio.
Cho desiderava tanto possedere la sua grazia, la sua bellezza, ed invece era soltanto un insignificante pavone, e gli occhi del suo cosiddetto "padre" non brillavano mai d'orgoglio  quando si posavano su di lei.
Ma d'altronde che cosa mai poteva aspettarsi, non era sua figlia legittima e doveva soltanto essere grata a lui per averla accolta nel suo villaggio e cresciuta quando era poco più di un pulcino.
Lui e sua moglie, la defunta Hui-yin, l'avevano trovata svenuta alle rive del lago e per pena o per chissà che cosa, avevano deciso di tenerla. Forse era stata più una scelta di Hui-yin che per quanto ricordava, era stata l'unica ad aver tentato di trattarla e di crescerla con almeno un minimo di amore. Dopo la sua morte Cho non vide più nessuna traccia di bontà da parte dei membri di quella famiglia, o almeno da nessuno di loro eccetto il piccolo Ping. Lui sembrava l'unico a vederla come un effettivo membro della famiglia considerandola come una sorella.
Una volta che Cho vide il piccolo Ping andare nell'altra stanza si rivolse a Jiao avanzando di qualche passo verso di lei.
"Fra quanto gelerà del tutto il lago secondo te?"
"Che cosa stai dicendo? E' ovvio che non gelerà mai tutto, è impossibile. E' una cosa passeggera e papà stesso, ha detto che risciremo a portare a casa una grossa pesca" affermò Jiao voltandosi a guardarla seccata "E' davvero seccante sentirti parlare, non nutri alcuna fiducia nelle capacità dei migliori pescatori del villaggio, quel villaggio che ormai esiste per generazioni e generazioni.
Credi che un banale cambiamento climatico ci farà morire di fame? Non è così. I nostri mercanti inoltre, arriveranno presto."
"Jiao, non arriveranno mai. Sono partiti da settimane, e noi resistiamo dal consumare le nostre ultime scorte da molto tempo ormai. Perché non convincere nostro padre a lasciare questo posto e andare altro.."
"MIO padre non lascerà mai questo posto, abbiamo prosperato qui per generazioni. Questo freddo così com'è arrivato..se ne andrà. E comunque smettila di passare così tanto tempo con Ping, chissà quali assurde idee gli metterai mai in testa"
L'altra in tutta risposta sospirò piano scegliendo di ignorarla.
Si voltò andando vero l'uscita dell'abitazione ed uscendo rapidamente. Una volta fuori corse, corse più veloce che poté fino a ritrovarsi verso le rive del lago. Non verso le rive dove i i cigni si ritrovavano per pescare no, era una zona un poco più sconosciuta dove Cho andava spesso quando si sentiva triste ed amareggiata per qualcosa.
Osservò il suo riflesso nell'acqua: la testa bianca, su cui spiccavano due occhi azzurri, e decorata da quell'insignificante ciuffetto di piume sulla nuca, il collo ed il petto di un verde metallico e bruno, il Shenyi* nero e giallo sotto cui si trovavano i fianchi ed il ventre sempre bruni, ed infine le ali, anch'esse brune e marezzate di nero, così come la coda.
Tutto qua. La giovane pavone si trovava brutta, insignificante e rifletteva spesso a come la sua vita sarebbe stata diversa se non avesse avuto quell'aspetto e fosse stata semplicemente un cigno come gli altri.
Di sicuro la sua vita sarebbe stata di gran lunga migliore e più felice rispetto a quella che conduceva ora. Dopo qualche istante chiuse gli occhi ed aprì il becco emmettendo un debole lamento. Sentiva il bisogno imperterrito di urlare, di esplodere e lasciar uscire tutto il dolore che avvertiva dentro di sé. E dopo qualche altro secondo finalmente urlò riaprendo gli occhi e cominciando a lanciare tanti sassi nell'acqua, a colpire un povero alberello lì vicino. Cho non seppe dire esattamente quanto durò questo suo sfogo ma senz'altro sarebbe durato ancora di più se non fosse stata per la voce proveniente dal lago ad interromperla con un semplice: "Interessante".
La pavone si voltò ad osservare l'animale con un espressione terrorizzata sul volto. Non si aspettava certo di ritrovarsi qualcuno ad assistere ad una delle sue scenate.
Un vecchio cane stava seduto sulla punta di un bastone in perfetto equilibrio sul lago ad osservarla con un leggero sorrisetto sul volto. Era molto piccolo rispetto a lei, il manto marroncino con alcune macchioline nere spiccavano dalle vesti color blu scuro, un colore alquanto insolito per chi viveva da quelle parti. Senz'altro non si trattava di un comune contadino.
"P..prego?" esclamò Cho non riuscendo a capire la ragione di quel suo commento "Chi è lei?" chiese infine osservandolo attentamente. Non era molto educato da parte di uno sconosciuto disturbarla in quel modo, e soprattutto osservare qualcuno che non conosceva come una sottospecie di guardone. Non dava l'idea di uno che era appena arrivato ma sembrava quasi che fosse stato tutto il tempo là, seduto ad osservarla.
La giovane trovava tutto molto inquietante.
"Un animo buono quando  viene offeso è normale che si irriti più di quelli degli altri. Tuttavia non bisogna esagerare, la continuazione della rabbia è l'odio, la continuazione dell'odio diventa cattiveria.”
Cho lo guardò lievemente confusa sgranando gli occhi. Non credeva che qualcuno avrebbe mai assistito ad una delle sue scenate. Era davvero imbarazzante.
"E..ecco..io.."
Improvvisamente il cane si alzò dal bastone facendo un grande salto e roteando fino ad atterrare in piedi vicino a lei. Cho sussultò, non si aspettava di certo un acrobazia del genere da parte di un vecchietto.
Il cane posò il suo lungo bastone a terra. Si infilò le zampe nelle tasche e le sorrise.
"Colpiscimi" le disse infine lasciando l'altra ancora più senza parole.
"C..come?"
"Colpiscimi ho detto. Sono un avversario di gran lunga migliore della pianta che stavi colpendo poco fa, te l'assicuro."
Cho ridacchiò lievemente, divertita dalla situazione.
"Ma cosa sta dicendo, non posso colpirla. Rischio di farle.." non fece in tempo a finire la frase che il cane partì all'attacco colpendo una delle sue zampe. La giovane perse subito l'equilibrio cadendo a terra ed osservando il piccoletto con grande stupore.
"Ho detto..colpiscimi"
Cho si rialzò dopo qualche attimo lievemente irritata e decidendo infine di attaccarlo. Non usò tutta la sua forza, era ancora incerta e nonostante tutto non voleva rischiare di ferire davvero quel vecchio cane.
L'animale schivò senza problemi il suo attacco rivolgendole un altro dei suoi sorrisi ed invitandola ad attaccarlo di nuovo. E così Cho fece, lo attaccò aumentando poco a poco sempre di più velocità e mettendoci più forza.
Il cane tuttavia, riuscì ad evitare ogni suo attacco senza problemi e senza mai perdere la sua compostezza. La pavone era davvero stupida della sua agilità e ben presto si trovò stremata, ansimando piano e sedendosi a terra continuando ad osservarlo.
Come. Com'era possibile che un piccolo e vecchio cane poteva avere una forza ed un agilità così fuori dal comune. Era davvero una cosa straordinaria. E ben presto..tutto le fu chiaro.
Era ovvio. La risposta ce l'aveva sempre avuta. Quel vecchio doveva essere sicuramente un maestro di Kung Fu. Uno di quei potenti e valorosi animali di cui, quando era piccola, si divertiva a leggere nei suoi libri sognando sempre di poter incontrarne uno un giorno.
Mai avrebbe immaginato che uno di loro sarebbe comparso magicamente di fronte a lei.
"Chi è lei?" ripeté la domanda, stavolta con voce più tranquilla e curiosa.
"Sono il Maestro Dog" rispose lui riprendendo da terra il suo bastone "E' da un pò che viaggio per la Cina, e mi ritrovo spesso a meditare sull'acqua dei laghi quando ne incontro. Il tuo gridare disperatamente e con rabbia è penetrato nella mia mente disturbando la mia meditazione."
Cho chinò lievemente la testa per la vergogna mentre il cane continuava a parlare.
"Ma beh...alla fine non importa. Ci saranno sicuramente altre occasioni. Ed ora mia cara, dimmi, che cosa turba il tuo animo?" le domandò voltandosi ad osservarla.
"I..Io.." si fermò per qualche istante pensando a cosa rispondere. Non era mai stata brava a mentire, normalmente quando le capitava di avere conversazioni di cui non voleva far parte se ne andava e basta, evitava le domande o cambiava semplicemente discorso.
Ma in quel momento era come se non se la sentisse proprio di fare una di queste cose. Le sembrava quasi che quel vecchio cane riuscisse in qualche modo a leggerle i pensieri, a capire anche senza che lei rispondesse quale fosse il problema.
Eppure, dopo qualche altro istante finalmente l'uccello si decise a dare una risposta.
"Io sono...infelice." disse infine abbassando lo sguardo a terra "Sono diversa da tutti gli altri. Non posso pescare come fanno i cigni del villaggio e questo perché...non sono un cigno. Non sono veloce quanto loro. Non sono bella, non sono brava a fare niente..non sono..." si bloccò sentendo un nodo alla gola e le lacrime agli occhi "Non so chi sono."
Non alzò lo sguardo per vedere l'espressione del maestro. Si vergognava terribilmente. Mai e poi mai si era esposta a qualcuno in quel modo. E non capiva, non capiva proprio come mai si era confidata in quel modo con uno sconosciuto.
Ed in quel momento non riusciva proprio ad alzare la testa..non osava..
D'un tratto sentì una piccola zampa posarsi sulla sua ala e Cho alzò piano la testa osservando con gli occhi sgranati e sorpresi il vecchio cane.
"Tu sei tu. Tu sei chi scegli di essere. Sono le cose che ci rendono diversi a renderci ciò che siamo. Non appena acquisterai più fiducia in te stessa saprai come vivere. Cara, tu sei come un bel fiore che aspetta solo di sbocciare. Devi ancora trovare la tua strada e un buon inizio per farlo è smettere di provare ad imitare gli altri. Non trasformare i tuoi pensieri nella tua prigione."
Cho rimase in silezio ad osservarlo. Il suo discorso l'aveva lasciata letteralmente, ed ancora una volta, senza parole. E mentre quel vecchio maestro le porgeva la zampa per aiutarla a rialzarsi sentì qualcosa farsi strada dentro di lei.
Qualcosa che era rimasto a lungo nascosto nella sua mente e nel suo animo.
La speranza.





 
*Shenyi: un abito diviso in due parti. La parte superiore dell'abito è cucito ad una gonna o dei pantaloni (nel caso di Cho i pantaloni), costituendo un unico indumento. E' un classico abbigliamento storico cinese.

*Tiān'é: vuol dire cigno in cinese. E nulla, volevo dare un nome figo al villaggio ma mi veniva poco o niente in mente xD. Accontentatevi UwU

Il maestro Dog è un personaggio realmente presente in Kung Fu Panda, citato in qualche occasione e presente nella Wiki inglese di Kung fu Panda. Secondo le mie ricerche non è mai apparso nei film o nella serie animata e di cui si sa poco e niente. Ho scelto di inserirlo nella storia dandogli un suo perché e lasciando il nome inglese visto che mi ispirava di più, ed anche perché "Maestro Cane" non mi piaceva per niente come suonava, eww.. xD


Note Autrice:
Dunque dunque...saluti popolo di EFP! UwU
Era da anni che non tornavo a scrivere su questo sito e ammetto che mi è mancato molto. Ho pubblicato tante tante, tantissime storie qua su EFP brutte o belle non sta a me dirlo. Molte di loro non le ho più continuate e gli impegni della vita reale mi hanno portato via anche quel poco tempo che mi ero ritagliata per continuare ad aggiornarle. Ora voglio ricominciare da capo e sono ritornata con molte idee nuove per la testa.
Avevo questa storia nel cassetto da un pò e non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla. Il mio timore è sempre stato quello di non riuscire a rendere bene i personaggi che tanto adoro, ma ora ho intenzione di fare questo piccolo tentativo. Spero andrà a buon fine ^^"
Se tutto va bene il primo capitolo uscirà la prossima settimana! Spero che a qualcuno possa piacere il mio lavoro!
Ringrazio tutti quelli che seguiranno la mia storia o lasceranno una piccola recensione :3
Alla prossima!

Prickles

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Ricerca ***


CAPITOLO 1
RICERCA






Cho stava facendo una passeggiata vicino al lago ricoperto di ghiaccio per poi finire per addentrarsi in un bosco, col solo martellare dei suoi pensieri come rumore in tutto quel silenzio. E man mano che Cho vi si addentrava si godeva il silenzio.
Non sembrava porsi domande sul perché quel bosco non sembrava quello vicino al lago, né perché avesse un aria tanto cupa. Con gli alberi tutti morti e secchi, avvizziti, con cespugli pieni di spine ovunque si guardasse.
Poi dopo un interminabile camminata l'uccello giunse infine davanti ad una maestosa pietra. Alta, imponente si potrebbe dire, e piena di muschio su gran parte della superficie che copriva delle scritte incise su di essa. Il tempo sembrava aver ereso anche quella piccola parte dell'iscrizione che si riusciva a vedere.
Cho fece qualche passo in avanti probabilmente nel vano tentativo di avvicinarsi meglio, prima di venir travolta da una folata di vento. Un breve battito di ciglia ed improvvisamente si ritrovò alle rive del suo lago, non più ghiacciato, ma rimasto comunque freddo..tanto freddo. Alla pavone sembrò per un momento di prendere il volo senza neanche aprire le sue ali, librandosi per qualche attimo sopra l'acqua..finché lo vide.
Qualcosa che usciva dalle profondità del lago. Un corpo, che galleggiava, seguito da un altro ed un altro ancora. Centinaia. No anzi migliaia di cadaveri che galleggiavano sull'acqua.
Poi uno di quei corpi si mosse agitandosi debolmente nell'acqua prima di voltarsi verso di lei.
Lei, che dopo qualche attimo afferrò la debole ala di quella misteriosa figura di cui non riusciva a distinguerne il volto.




Cho si alzò di scatto guardandosì attorno spaventata. Terrorizzata e senza fiato, ansimando nel buio della stanza, illuminata soltanto dalla debole luce della luna che proveniva dalla finestra.
Si trovava ancora lì, sdraiata su quel suo comodo lettino. Vicino a lei a pochi metri c'era quello del piccolo, ormai non così tanto, Ping. Aveva il respiro lento e profondo, segno che stava dormendo. Era un bene, almeno non l'avrebbe vista ridotta in quel modo.
La pavone si sentiva fradicia di sudore, lo sentiva fin sotto le sue piume la puzza, non solo del sudore ma anche dei cadaveri del suo incubo. Le sembrava di riuscire ancora a sentirli, a sentire soprattutto la fredda stretta che aveva dato a quell'uccello.
Cho sentì un venticello fresco entrare da uno spiraglio della finestra colpendole la testa. Sentiva quasi di essere un tuttuno col freddo, lei e il vento. Dopo essere rimasta al freddo per tutto quel tempo e quasi in stato di isolazione poteva dire che erano diventati intimi, il freddo e lei.
"Cho?" sentì lei trasalendo spaventata "Credevo che dormissi"
"Stavo dormendo, mi sono svegliata ora"
Sentì un debole frusciare di coperte ed anche se Cho non lo vedeva, sapeva bene che in quel momento Ping si era voltato dalla sua parte. Riusciva a percepire perfettamente il suo sguardo su di lei.
"Stai bene?" le domandò senza nascondere la sua preoccupazione. Cho si voltò a guardarlo.
In quegli anni Ping era cresciuto davvero tanto. Decisamente. Era diventato un grande forte e bellissimo cigno, proprio come desiderava tanto il padre.
Era un bene poi che la dolcezza che aveva quando era bambino fosse rimasta dentro di lui. La sua voce era così debole al buio, le sembrava quasi così irreale. Si sentiva intontita e tutti i suoi pensieri erano ancora rivolti a quello che aveva sognato.
"Si..si sto bene, io..fa freddo si. Questo vento mi ha svegliata" gli rispose accennado un lieve sorriso.
Il cigno non disse niente, limitandosi a guardarla preoccupato, e Cho aveva ben intuito che lui non si fosse bevuto la sua giustificazione.
Affatto. Ma forse aveva semplicemente capito dopo tutti gli anni passati insieme che lei non avrebbe mai rivelato facilmente ciò che le passava dentro quella testolina. Mai e poi mai. A nessuno.
"Sono contenta che...tu sia qui. Con me."gli disse infine Cho rompendo il silenzio che si era creato in quel momento. Ping la guardò per qualche istante con fare incuriosito prima di sorriderle dolcemente. "Non me ne vado da nessuna parte, Cho"
Lei ricambiò il suo sorriso prima di sdraiarsi di nuovo. Ping rimase per un pò con gli occhi aperti in silenzio per poi richiuderli dopo un paio di minuti. Cho aspettò per qualche minuto, rimanendo in ascolto, ma sembrava proprio che il cigno si fosse addormentato di nuovo.
La pavone dunque, si alzò lentamente dal letto senza fare rumore. Si vestì, indossando delle vesti più pesanti, ed uscì.
Il vento era estremamente gelido quella mattina e nonostante tutto riusciva benissimo ad oltrepassare i suoi abiti, raggiungendo le piume ormai già fredde di loro.
Camminò lentamente oltrepassando la capanna dove si era fermata per la notte col fratello fino a giungere vicino ad un vecchio e spoglio albero caduto da chissà quanto tempo. Cho si sedette sopra di esso alzando lo sguardo al cielo. ll sole non era ancora sorto e stava a malapena facendo capolino tra le nuvole, timido e piccolo, quasi insignificante rispetto alla maestosità delle nuvole grige e cupe in quel momento.
D'un tratto udì un debole fruscio. Fece un balzo all'indietro per poi scattare in avanti in attacco prima che il suo avversario parasse subito il colpo col bastone.
"Molto bene" disse il vecchio cane sorridendole. Cho si rilassò sorridendo a sua volta prima di tornare a sedersi sul vecchio tronco.
Ovviamente, sapeva già in anticipo che colui che l'aveva attaccata era il suo maestro.
Quel vecchio cane le tendeva un agguato ogni volta ed alla fin fine, Cho lo apprezzava. In questo modo aveva l'occasione di tenersi sempre pronta a difendersi se un giorno le si fosse presentato davanti un nemico vero e proprio.
Il maestro Dog si sedette accanto a lei alzando anche lui, come aveva fatto la pavone poco fa, lo sguardo al cielo. Rimasero in silenzio per molto tempo, semplicemente a guardare il sole sorgere.
"E' bellissimo non è vero?" disse infine il cane continuando a sorridere "L'alba, i colori così belli che fa vedere sono capaci di sciogliere e placare perfino l'animo più tormentato"
Cho rimase in silenzio riflettendo su ciò che aveva detto. Si, l'alba aveva sempre avuto un qualcosa di magico. Sembrava darle un pò di terpore, le dava pace appunto. Quella pace di cui Cho aveva tanto bisogno nella sua testa in quel momento.
"Maestro, posso farle una domanda?" gli domandò Cho voltandosi a guardare il vecchio cane con una strana espressione sul volto.
"Lo sai che puoi chiedermi tutto quello che vuoi mia cara" rispose lui lapidario continuando a fissare il sorgere del sole sorridendo.
"Maestro..sono sempre stata curiosa di chiederle il motivo di tutto ciò. Perché ha scelto di insegnarmi tutto quello che sa e..maestro lei da dove viene esattamente?"
Il cane continuò a sorridere senza staccare gli occhi dal panorama che aveva davanti.
"La tua giovane e pura anima era molto ma molto scossa, tormentata. Ho colto semplicemente del potenziale in te, Cho. Potenziale che non vedo il perché doveva andare sprecato" fece una pausa di qualche istante prima di voltarsi a guardarla ed aggiungere "Ho affrontato un ardua impresa ed avevo bisogno di un briciolo di pace. Sono stato per molto tempo a cercare di raggiungerla, allontanandomi il più possibile dal mondo che conoscevo."
Cho rimase in silenzio ad ascoltarlo attentamente.
"Ovviamente ben presto ho capito che scappare non mi avrebbe portato a nulla, anzi, lo sapevo già fin dal primo momento in cui ho deciso di intraprendere questa strada. Vagare da anima afflitta quale sono non mi sarebbe stato di aiuto. Tutto quello di cui ho bisogno è aspettare"
"Aspettare?"
La pavone si aspettava di tutto tranne quella parola. Credeva che quello che avrebbe detto alla fine fosse qualcosa tipo "Mai scappare dalle responsabilità, bisogna affrontare le difficoltà che ti si parano davanti con forza e coraggio". Quel vecchio la stupiva ogni giorno sempre di più.
"Esatto, aspettare. Continuare a vagare nel mio caso non serve a nulla, ciò di cui ho bisogno in quel momento è aspettare di trovare la pace, rimediando ai miei errori in un altro modo."
Cho lo fissò alzando un sopracciglio visibilmente accigliata.
Più tempo passava più faticava a comprenderlo. Non le sembrava per niente che le avesse rivelato completamente la verità. Non riusciva più a comprendere niente di lui.
La pavone era rimasta così tanto perplessa dal discorso del suo mentore strappandogli una grande e divertita risata. "Tutto il tuo interesse in questo momento non deve essere per me, ma per quello per cui sei giunta fino a questo piccolo posto sperduto."
Cho a quelle parole si rabbuiò lievemente annuendo. E il maestro era ben consapevole della forza che risiedeva nella sua allieva. La determinazione inoltre riusciva a scorgerla perfettamente in quei suoi bei occhi verdi. Brillava come non mai. Come delle radianti stelle lucenti.
"Ottimo, nel giro di qualche ora più o meno tu e Ping dovreste già riuscire a vedere uno dei villaggi che sottostanno alla città di Gong Men."
L'uccello annuì di nuovo.
"Da Gongmen prenderò una barca per raggiungere i territori della Valle della Pace" concluse lei al posto suo. Ovviamente sapeva bene come arrivarci, ciò che non comprendeva era altro.
"Maestro io tuttavia...non capisco perché passare proprio per quel territorio." disse assottigliando lo sguardo "Potevamo benissimo passare per i territori di Chang Chu e da là saremmo arrivati prima alla Valle. Perché..fare tutta questa strada e metterci il doppio del tempo. A quale scopo?"
"Tutte le risposte alle tue domande ti verranno fornite a tempo debito, le capirai da sola. Inoltre.." il maestro si alzò facendo qualche passo in avanti dando le spalle a Cho "..spesso intraprendere la via più difficile può produrre un risultato di gran lunga molto più soddisfacente"
Cho lo osservò con un espressione corrucciata stampata. Certo che quel vecchio cane era davvero ma davvero strano. Gli doveva molto davvero, ma se ci fosse stata la possibilità di levargli tutti quei discorsi strani dalla testa..beh lo avrebbe apprezzato ancora di più.
Lei odiava, detestava con tutta se stessa gli indovinelli. Non sapeva quali fossero le intenzioni del maestro, né perché voleva proprio farle prendere quella strada ma per quel che valeva, lei si fidava ciecamente di lui. Non riusciva a spiegarselo bene ma avvertiva una sorta di legame. Quel maestro le aveva insegnato molto, l'aveva aiutata tanto, ed il minimo che Cho potesse fare era ascoltare un pò delle sue dritte. Per quanto assurde fossero.
La pavone abbassò lo sguardo sospirando leggermente prima di rialzarlo e notare, con suo grande stupore, che il cane era scomparso.
Cho ridacchiò per qualche istante, scuotendo la testa mentre si alzava anche lei dal tronco. Forse a pensarci bene non doveva stupirsi così tanto delle sparizioni del suo caro e vecchio insegnante. Dopotutto, lo faceva sempre. Appariva e scompariva. Aveva smesso da tempo ormai di chiedersi la ragione. Poco le importava ed alla fin fine, lui riusciva comunque in qualche modo a trovarla. A starle vicina. Sempre.
Questo al di là del fatto che fosse anche estremamente inquietante, lo trovava oltre ogni modo rassicurante sotto un certo punto di vista. Aveva qualcuno che vegliava su di lei in qualsiasi momento, di fronte ad ogni difficoltà lui c'era sempre.
E sperava ci sarebbe sempre stato.
Dopo qualche istante Cho ritornò sui propri passi alla capanna dove aveva lasciato il fratello addormentato, che trovò sveglio e preoccupato, come sempre, della sua improvvisa sparizione. Era un bene, trovava la pavone, che ci fosse anche lui lì sempre presente con lei.
A sostenerla in ogni momento, proprio come faceva il maestro.




I due volatili ben presto e nel giro di qualche ora, come ben sapeva Cho,arrivarono alla piccola cittadinella di Chang Chu. Era un villaggio di aironi, un umile villaggio di pescatori proprio come lo era quello suo e di Ping, prima della tragedia. Non fu molto difficile trovare qualcuno che offrisse passaggi fino alla costa di Thuan, a pochi giorni dalla Valle della Pace. Quegli aironi non avrebbero di certo mai rifiutato un sacchetto di belle monete come ricompensa per il passaggio, ed anzi, erano stati in molti ad offrirsi come volontari per accompagnarli.
Cho scelse a caso, ovviamente, tra tutti non sapeva proprio chi scegliere e si era affidata semplicemente a quello che le diceva il suo istinto. Sembravano esserci dei festeggiamenti in corso, lì non molto lontano alla città di Gongmen e gran parte della popolazione del villaggio era andata a parteciparvi. Da quanto aveva capito si celebrava la grande sconfitta di un tiranno, uno descritto da tutti come un folle, che voleva conquistare tutta la Cina. Non che alla fine certe cose importassero molto a Cho, alla quale giungevano sempre tardi notizie del genere. Soprattuto dove vivevano prima lei e Ping, lì in quel posto sperduto della Cina chi mai andava ad informarli di cose del genere a tutti quei poveri contadini.
Cho inoltre si trovava lì per una ragione ben precisa e non aveva assolutamente tempo da perdere in chiacchere o altro, lei e Ping dovevano riuscire a portare a termine il compito assegnatoli.
I due fratelli non ci misero molto nemmeno a trovare un posto dove dormire. Con tutta la festività ancora in corso Ping non aveva fatto fatica a riuscire a trovare per entrambi un motel con ancora dei posti dispobili e poco caro.
Una volta dentro la loro stanza Ping si addormentò quasi subito e a Cho venne quasi un moto di tenerezza a guardarlo. Era stremato. E lei sperava davvero di riuscire ad arrivare il prima possibile alla Valle della Pace, al Palazzo di Giada.
Lì senz'altro, avrebbero saputo aiutarli come le aveva ben riferito il maestro.
Cho scostò una piuma che le era andata a finire sopra uno degli occhi per poi notare un poco sorpresa che si era staccata dalla sua testolina. Forse non se la doveva grattare così tanto per il nervosismo. Era abbastanza ovvio che le sue piume ne avrebbero risentito.
La pavone osservò attentamente la piuma che aveva sulla sua ala. Non si era mai fermata a guardare una delle sue piume così da vicino. Ammetteva che, col tempo la sua autostima era migliorata molto, ed ora non vedeva solo un insignificante piccola piuma come avrebbe visto la lei di quindici anni fa. Ma vide una piuma abbastanza bella, colorata e delicata. Il piccolo simbolo impresso su di essa inoltre ricordava vagamente quello di una farfalla e questo le piacque molto. Se ci pensava il suo nome in cinese significava per l'appunto farfalla, una farfalla libera e pura come il suo maestro non mancava di dirle ogni volta.
Forse questo era uno di quei bei motivi della lista dei pro, per cui vivere all'infuori del suo villaggio era una buona idea. Si sentiva meglio nonostante tutto, stare fuori dal suo villaggio e lontano da quei sgradevoli uccelli migliorava di gran lunga il suo stato d'animo. Decisamente.
Si avvicinò alla finestra aperta e la lasciò cadere, lentamente e piano piano la piuma fece una serie di volteggi in aria andando lentamente verso il basso.
Cho rimase a guardarla come se fosse incantata per un bel pò di tempo prima di notare qualcosa di strano vicino alle rive del lago. Non c'era nessuno vicino a quelle vecchie barche di pescatori, nessuno oltre a lei appoggiata con le sue ali alla finestra del primo piano del motel, ad osservare una cosa galleggiare sull'acqua fino ad arrivare alla riva.
Lei alzò lievemente un sopracciglio mentre assottigliava lo sguardo cercando di capire di che cosa si trattasse ma inutilmente. Eppure da lontano non sembrava essere nulla di buono, dava quasi l'idea di essere...
Cho rabbrividì, improvvisamente scossa da dei fugaci ricordi e moti di pensieri tutti riguardanti l'incubo che faceva spesso da più di un mese. Tanti cadaveri, uno solo che sembrava essere rimasto in vita mentre si voltava a guardarla.
L'uccello spalancò le sue ali alzandosi in volo e planando rapidamente proprio vicino alla misteriosa cosa.
Beh, più che cosa, qualcuno. Perché proprio lì, davanti alle zampe di Cho, si trovava un bellissimo pavone bianco.







 
Note dell'autrice:
Ma salve a tutti miei cari! Si avevo intenzione di pubblicare questo capito molto ma molto prima, ma ho avuto tanti tanti ripensamenti. In qualche modo cancellavo e riscrivevo, cancellavo e riscrivevo. Non mi convincevano varie cose ma alla fine credo che tutto sommato posso ritenermi soddisfatta per il capitolo. Mi ero promessa di farlo un pò più lungo e che posso dire...l'intenzione c'era xD mi dispiace.. ma concludendolo in questo modo creo anche molta più suspance, non trovate anche voi? xD
Non mi dilungherò oltre, non ho molto da dire se non ringraziare nuovamente chi segue questa storia e chi magari deciderà di lasciare una piccola recensioncina :3 mi farebbe davvero molto piacere sapere che ne pensate.
Intanto vi saluto, mi scuso per gli errori grammaticali che troverete e spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un pò.
A presto!

Prickles

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