Kuroyasha la nascita del demone corvo

di Elgul1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo Un bambino sperduto ***
Capitolo 2: *** 2 La prova ***
Capitolo 3: *** 3 tre giovani falchi ***
Capitolo 4: *** 4 Incarichi e spade ***
Capitolo 5: *** 5 La prima missione da spada ***
Capitolo 6: *** 6 Punizione e ritrovo ***
Capitolo 7: *** 7 Infiltrazione e combattere insieme ***
Capitolo 8: *** 8 L uccisore d'innocenti ***
Capitolo 9: *** 9 Un ragazzo diverso ***
Capitolo 10: *** 10 La caduta del giusto ***
Capitolo 11: *** 11 Raggiungere la vetta ***
Capitolo 12: *** 12 La strada di tutti ***



Capitolo 1
*** Prologo Un bambino sperduto ***


Il bambino vagava per la campagna desolata. Intorno a lui non c'era traccia di vita umana solo il gracidare dei corvi, nel mezzo dei campi brulli e pieni di erbacce, lo accompagnava nel suo camminare incessante alla ricerca di cibo. 
 
 
Era stanco. Sentiva che le forze lentamente lo stavano abbandonando; con calma si tastò i lunghi capelli argentati finché, di fronte a lui, non vide una sorta di tempio.
 
 L'ingresso sembrava essere stato abbattuto con violenza. Il muro, attorno ad esso, era crepato in più punti facendo così crescere vari rampicanti che, lentamente, lo stavano inglobando. A passo forzato cominciò ad avvicinarsi al luogo, noncurante delle risate che sentiva provenire da lì dentro. Con calma si mise davanti al portone distrutto e lo colpì con la piccola manina come per bussare.
Dopo alcuni istanti si palesò un uomo: era alto e molto robusto, con una folta peluria sul viso e indossava una specie di armatura che aveva visto giorni migliori, piena di sangue rappreso in più punti, e una spada che stava nella sua cintola posta al fianco sinistro. 
 
 
" Ti sei perso piccolo?" Chiese con voce roca il tizio e un alito che sapeva di alcool. Lui annuì. " Mi spiace, purtroppo non possiamo aiutarti piccolino..." Mormorò costernato. Con la guerra in corso era impossibile sistemare tutti gli orfani che si trovavano nei paraggi. Ne aveva visti ridotti a pelle e ossa e altri, così malandati, che si erano accasciati al suolo ormai privi di vita. A un certo punto il piccolo sbarello e cadde al suolo. L’uomo, allarmato, si inginocchiò per avvertire il battito, ma, non appena fu a portata, la lama di una daga sbucata dalla manica del piccolo gli perforò il collo da parte a parte. Lui si alzò rantolando, col sangue che sgorgava dalla sua gola, cercando di chiamare aiuto e di tamponare nel contempo la ferita.
Il bambino, intanto, si era rialzato mostrando un volto che raggelò quello del samurai che, per la prima volta da quando solcava i campi di battaglia, avvertiva una strana paura. " Perdonami..." Sussurrò il piccolo con un tono quasi dispiaciuto avvicinandosi al portone tenendo stretto il coltello nella mano destra come se fosse un giocattolo innocuo con cui aveva una dimestichezza simile a quella del samurai per la sua spada. " Ho l'ordine di uccidervi tutti..." Spiegò brevemente con una semplicità che sconvolse il samurai che, lentamente, stava morendo vedendo il bambino oltrepassarlo diretto dai suoi compagni. 
 
 
https://www.youtube.com/watch?v=Pmw4VfJMD-M
 
 
 "Jinmei, che sta succedendo là fuori?" Gridò un  uomo con un pizzetto nero sul mento. " Forse sarà andato a pisciare." Disse un altro illuminando l'area circostante per far luce con la fiaccola. " No, non credo magar..." Prima che finisse di parlare un pugnale volante finì nella sua gola aprendo uno squarcio e facendo fioccare il sangue. I tre joi, confusi, estrassero le armi per proteggersi e gettarono le fiaccole a terra per illuminare l'intera area. " Chi cazzo sei?" -Gridò l’uomo di prima all' ombra che sembrava correre qua e là per confonderli. A un certo punto una zazzera bianca prese alle spalle l’uomo sulla sinistra: la spada si conficcò nella sua schiena facendolo urlare dal dolore. - Mentre il compagno cercava di togliersi l’avversario dalla schiena, i due samurai rimasti corsero verso l'edificio del tempio. Il buio sembrava avvicinarsi sempre di più a loro come se, la notte stessa, li stesse inseguendo. Arrivati alla porta la chiusero di botto sigillandola con una trave di legno.
" Che cazzo sta succedendo?" Domandò il più giovane dei due  con l'affanno per lo scatto appena fatto.
" Non lo so..." Ammise il più vecchio dei due preoccupato quanto lui. " Chiunque sia mi sta facendo venire i brividi..." Aggiunse allontandosi dalla porta.
" Anche a me, per nostra fortuna qui siamo al sicuro." Disse il più giovane cercando di darsi una sicurezza che, sentendo alcuni passi dietro di loro, iniziò a vacillare.
" Non si può sfuggire al destino..." Disse la voce di un fanciullo che sembrava rimbombare per l'intera stanza. I due si misero schiena contro schiena allarmati. " Il vostro destino è quello di morire qui, oggi e io farò la sua volontà..." Continuò a dire stavolta uscendo dell'ombra.  I due fissarono il bambino stupefatti: era stato davvero quel moccioso che non dimostrava nemmeno dieci anni a uccidere i loro compagni?
" Ti sei messo contro le persone sbagliate bimbetto..."  Lo minacciò il più anziano mettendo la spada di fronte a sé. Avvertiva in quel bambino qualcosa di pericoloso il suo istinto gli diceva di prendere e andarsene  alla svelta. 
 
 
Quello scattò verso di loro senza alcuna paura. L’uomo scoccò un fendente diretto verso la sua testa che il piccolo scansò portandosi sulla sua sinistra per poi affondare la lama nella gamba sinistra del samurai. Il Joi gridò dal dolore mettendosi in ginocchio.  Il più giovane cercò di prenderlo con una serie di stoccate, ma il bambino, più agile di lui, con un balzo lo scavalcò portandosi sopra di lui e, con un movimento semplice ed elegante, tranciò di netto la testa che rotolò ai piedi del compagno più anziano.
" Chi cazzo sei tu?!?" Gridò ancora lui impossibilitato a muoversi per via della gamba malmessa. Il piccolo fece volteggiare la lama per togliere il sangue, poi, con delicatezza, la mise accanto alla testa dell’ultimo joi rimasto.
" Io non sono nessuno..." Mentre diceva questo abbasso la lama verso il suo collo. " Sono solo un misero e piccolo corvo che passava da queste parti." Rispose in breve per poi tagliare la testa all’uomo.
 
 
 Non appena il corpo del suo avversario cadde al suolo il bambino si diresse a passo svelto verso il portone. Con forza tolse la pesante trave di legno e spalancò la porta trovandosi lì in attesa un uomo alto, dal fisico massiccio e con un grande cappello di paglia sulla testa e una maschera di corvo che ne nascondeva le fattezze del viso.
Il piccolo chino la testa in segno di rispetto. " Gran bel lavoro..." Disse quello scompigliando i capelli del suo protetto con un sorriso allegro sul volto.
" Non è stato niente di che maestro..." Mormorò lui imbarazzato.
 
         
  " Continua così e presto, sarai un degno membro dei Naraku, non sei contento?" Gli domandò facendogli cenno di seguirlo.
 " Si, ne sarò davvero onorato maestro solo però..." Disse lui con lo sguardo rivolto verso il maestro. " Solo che cosa?" Chiese l adulto confuso.
" Sperò che, per la prossima volta, scelga avversari più difficili." Disse il bambino con fare innocente.
 L’uomo mascherato si mise a ridere a quell'affermazione, poi, indicandogli il cielo, disse:" Ma certo: Gintoki ogni giorno avrai sempre avversari più difficili sul tuo cammino finché non sarai alla cima e sarai tu il più forte che sia mai esistito." A quelle parole il volto di Gintoki si schiuse rivelando un sorriso sincero: questa era la nascita del Kuroyasha.






Angolo dell'autore: Eccomi con questo esperimento :) volevo rendere la mia storia più originale. Molti sono i personaggi del mio what if e tante le cose da dire e ho così deciso di mostrarvi anche i retroscena.

Grazie a chi leggerà alla prossima.
 

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Capitolo 2
*** 2 La prova ***


Cinque anni dopo da qualche parte della foresta nera



" Non era necessario che voi veniste con me..." Brontolò il ragazzo alto dai corti capelli bianchi ai suoi due accompagnatori mentre, con calma, attraversavano il lungo sentiero verso il pendio della montagna sacra. 
" Io sono venuta solo per vederti perdere." Replicò stizzita una ragazza molto più bassa di lui e dai lunghi capelli verdi e una vestina azzurrina. 
" No, sei venuta perché sei solo una dodicenne e ancora non ti è permesso sostenere la prova." Replicò Gintoki piccato e beccandosi un calcio negli stinchi dalla giovane. 
" Non ti vantare solo perché hai quindici anni!" Sbraitò lei offesa pronta a colpirlo nuovamente ma venendo sollevata dal colosso che si trovava dietro di loro un uomo alto e dal fisico massiccio. 
" Su, su Ureka calmati." La avvisò lui prendendola sulla schiena e beccandosi i piccoli pugni della sua protetta. " E tu non fare come tuo solito Gintoki..." Lo ammonì severo conoscendo l'impusilvita di quel ragazzo prodigio. 
Il giovane sbuffò contrariato. " Nonostante la tua giovane età sei stato reputato degno di questa sfida. Ma non è detto che riuscirai al primo tentativo." Gli ricordo l'uomo.
 Gintoki annuì. " Shin, me lo hai detto da quando siamo partiti.... soltanto una persona su cento riesce a ottenere il seggio di una spada al primo tentativo." Rispose il giovane piuttosto scocciato di tutti quegli avvertimenti inutili. 
" Esatto quindi vedi di fallire subito!" Rincarò la dose la ragazzina ancora in spalla a Shin. 
Gintoki la guardò strafottente e mormorò:" Ma, almeno io, posso fare un tentativo a te toccherà aspettare altri tre anni."
 La ragazzina ringhiò e rispose:" Quandò avrò quindici anni sfiderò una spada più alta della tua e sarò io a comandare fra noi due."

Shin sospirò amareggiato ormai completamente esausto. 
Quei due erano davvero come cane e gatto, ormai era circa da tre anni che addestrava Ureka e Gintoki. La piccola era figlia di uno dei suoi migliori amici all'interno dell'ordine. Quando seppe della sua morte volle prendere subito la piccola rampolla come allieva per farla diventare, un giorno, degna del nome di suo padre. Gintoki gli era stato affidato da Utsuro in persona. La cosa, all'inizio, lo aveva scioccato ma il giovane si era dimostrato un vero genio del combattimento. Entrambi si erano dimostrati degni per essere riconosciuti come elitè tra gli stessi membri di Naraku e, toccava a lui, come terza spada, educare due possibili candidati a quel ruolo tanto ambito.

" Adesso, per favore, fate silenzio. Questo è un luogo sacro." Gli rimproverò entrambi mettendo a terra la ragazzina che si ammutolì. 
Il trio si bloccò di fronte a un cerchio delimitato da pietre e circondato da una folta vegetazione. Dopo alcuni istanti, dalle fronde degli alberi, uscirono sei individui. 
Ognuno di essi indossava una maschera raffigurante un animale diverso con un arma al proprio fianco poi si misero a semicerchio di fronte a loro tre. 

" Chi giunge oggi per affrontare la prova?" Chiese l'uomo posto più  a destra con la maschera di un toro sul volto e una lunga lancia tra le mani guantate. I due giovani chinarono la testa e misero la mano a pugno. 
" Il qui presente Gintoki. Addestrato da Utsuro nostro padrone intende affrontare la prova qua oggi. Io Shin, terza spada, sono qua come suo accompagnatore." Spiegò in breve serio. 
L uomo mascherato annuì e, voltandosi verso Gintoki, disse:" Chi fra noi vuoi sfidare giovanotto?" Il bianco si guardò attorno con aria quasi annoiata. " Ma dalla quinta spada in su non c'e nessuno?"  Chiese incuriosito e quasi deluso dal tono di voce. 
" Per una simile cerimonia loro non sono richiesti solo coloro che entrano tra le dodici hanno il permesso di vederli oppure sfidarli." Spiegò l'uomo piuttosto irritato dal comportamento privo di rispetto di quel bamboccio. - Ci sta trattando come se fossimo delle nullita? Ma chi si crede di essere?- Pensò piuttosto innervosito. Gintoki sbuffò portandosi le mani dietro la testa.         
   " D'accordo... che palle però va be sfiderò lui." Mormorò Gintoki annoiato indicando il secondo tizio più a sinistra con la maschera da scimmia e due corte lame attacate alla cintola.
" Molto bene... Gintoki affronterà Nobo delle due lame e undicesima spada." Annunciò il toro battendo la lancia a terra.     
" Undicesima?!?" Esclamò Gintoki stupefatto interrompendo il discorso. " Credevo di aver beccato almeno l'ottava o la settima posso cambiare?" Domandò ancora speranzoso.

Nessuna delle spade li presenti emise un fiato. Ureka cercò di soffocare una risata Shin scosse la testa pensando al disastro che sarebbe successo a breve.
" Fammi capire bene... credi sul serio di potermi battere così facilmente?!?" Gridò paonazzo il diretto interessato facendo un passo avanti ma venendo bloccato dal compagno vicino.
" Mi dai l'aria di essere una mezzasega..." Spiegò per indicare l'uomo posto dopo di lui a sinistra. " Lui sembra decisamente molto ma molto più forte di te." Aggiunse tranquillamente il giovane. Nobo non ci vide più. Con forza scosto la spada al suo fianco per poi togliersi il mantello mostrando un abito rosso come il sangue con sopra una sorta di corazza rudimentale fatta di pelliccia d'orso.  

" Ti insegnerò cosa sia il rispetto ragazzino." Disse colmo di rabbia estraendo le lame e mettendosi nel mezzo del cerchio.  
Gintoki si tolse l'imbraccatura protettiva e lanciò la spada a Shin che ne rimase stupito. " Non mi servirà. Tienila tu per favore." Disse mettendosi nel mezzo dell'arena suscitando stupore nelle altre spade.
 " Ma stiamo scherzando? Pensi davvero di affrontarmi senza armi e ne armatura?" Domandò totalmente confuso Nobo di fronte a tanta arroganza. Gintoki annuì mettendosi in posizione.
" Con te mi basteranno due attacchi per farti fuori." Annunciò serio in volto. 
L' assassino ringhiò stringendo con forza le armi tra le mani. - Ti ucciderò. Dannato piccolo bastardo sappilo.- Pensò fra sè e sè. Si sentiva umiliato come mai era successo prima d'ora.
  " Non appena il sole sarà sul promontorio la lotta comincerà preparatevi." Disse l'uomo toro.


-


Dalla cima della montagna, poco sopra il circolo di pietra, un uomo, dai lunghi capelli grigi, assisteva a quello spettacolo con ilarita. 
" La situazione la diverte maestro Utsuro?" Domandò un uomo alto ma dal fisico longineo e dalla maschera da corvo sul volto. Utsuro annuì.
" Il mio allievo è sempre il solito strafottente... Nonostante le botte che gli ho dato, in questi anni, continua a fare sempre così." Disse scuotendo la testa rassegnato.
 " Il suo avversario è Nobo. E' un ottimo sicario con molti elogi alle spalle. Credo che dovrà ripresentarsi l'anno prossimo." Disse l'uomo corvo sapendo che quel tizio, furioso, non era un avversario facile. Di lui si raccontava infatti di come, una volta, avesse sterminato una compagnia di più di cinquanta uomini da solo preso dalla foga e dalla rabbia. 
Utsuro si girò verso il suo Kuroyasha e, sorridendo, disse: " Vedi devi sapere una cosa su quel piccolo demonio laggiù..." Lo indicò mentre Gintoki respirava come per concentrarsi. " Quando lo presi con me era spaurito ma, al tempo stesso, era già capace di uccidere un uomo con la propria spada..." Il sole ormai stava per scendere. " Tutto quello che io ho fatto..." Sorrise quasi compiaciuto. " E' stato tirare fuori la bestia che dormiva sopita nel suo animo." Concluse mentre, sotto di se, la lotta cominciava.


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https://www.youtube.com/watch?v=-P2lmyBC9x8

Non appena il sole fù in posizione Nobo scatto come un razzo verso Gintoki. Provò con un affondo a colpirlo ma, quello, evitò l'attacco scartando a destra. L'assassino lo inseguì con una serie di stoccate ma, il giovane, continuava a eludere ogni suo attacco con una facilità che stupì lo stesso assassino. Nobo, con un salto, si portò alle spalle del giovane che, con calma, scansò l'attacco alle sue spalle roteando su se stesso per poi evitare un secondo attacco dal basso spostandosi di lato.

- Come può evitare una simile combinazione? Che razza di mostro è?- Pensò stupefatta la spada mentre attaccava incrociato con entrambe le lame per poi notare Gintoki eseguire un balzo all'indietro per distanziarsi. 
" Allora è tutto qui quello che sai fare?" Domandò il giovane piuttosto annoiato. Nobo strinse i denti e la presa sulle sue lame facendo diventare le nocche bianche. 
" Ti uccido!" Urlò con quanto fiato aveva in gola scagliandosi come una furia su di lui. Gintoki deviò l'attacco col braccio sinistro ed entrò nella sua guardia. Concentrò la sua forza nel pugno destro e lo sferrò contro l'addome dell'avversario. Si senti un crack l'armatura e le costole dell uomo si rupperò sotto quel pugno micidiale. Nobo sputò sangue tenendosi il punto colpito con la mano destra. 
" Un attacco eseguito ne resta un altro." Disse Gintoki come monito.
 " E' stato solo un colpo fortunato." Replicò l'assassino.
 " Se fosse stato un colpo fortunato ti avrei ucciso con questo colpo Nobo finendo questo spettacolo pietoso." Replicò il giovane serio e deluso dallo scontro a cui stava partecipando. Nobo si gettò di nuovo su di lui senza replicare. Gintoki afferrò la mano sinistra del suo avversario prendendogli il pugnale e, avvicinandosi al suo orecchio sinistro. " E siamo a due." Sussurrò mentre affondava il pugnale nella giugulare dell'uomo facendo così sgorgare fiotti di sangue.


Mentre il corpo di Nobo cadeva al suolo riempiendo di schizzi  l'interno del cerchio. Gli spettatori erano totalmente ammutolitì, le spade non sapevano cosa dire.
" Fai meno lo spavaldo!" Gridò una voce femminile appartenente a Ureka che fu prontalmente zittita da Shin che le bloccò la bocca con la mano destra.

L'uomo, con la maschera del toro, si riscosse dalla visione che aveva appena visto e annunciò:" Nobo, undicesima spada, è stato sconfitto..." Una delle spade prese il mantello e la maschera che appartenevano al morto e le porse a Gintoki con solennita. " Da oggi una nuova spada è sorta e il suo nome è Gintoki Sakata..." Le spade chinarono la testa in segno di rispetto e unirono il palmo della mano sinistra col pugno destro mentre il bianco prese e indosso il mantello sopra la schiena e, sul volto, indosso la maschera del suo predecessore.
" Quali sono le tue prime parole come spada compagno?" Domandò l'uomo toro curioso. Gintoki non rispose subito ma, con calma, guardò il corpo ormai morto del suo avversario per poi osservare il cielo illuminato sopra di se e rispose:" Per me questo ruolo è solo un trampolino di lancio..." Si tolse la maschera che gettò al suolo scioccando gli uomini di fronte a lui. " Quello a cui punto è lassu in alto..." Disse facendo voltare le spade e indicando con l'indice della mano destra la figura accanto a Utsuro. " Quello è il posto che voglio e che avrò un giorno... Perciò preparati Kuroyasha perché arriverò e ti strapperò quella posizione che detieni ormai da oltre trent'anni con le mie sole forze." Concluse Gintoki gettando al suolo anche la mantella e dirigendosi senza aggiungere altro verso le basi della montagna. 
" Gin aspettami!" Gridò Ureka tallonandolo e raggiungendolo mentre uno sgomento Shin si mise una mano sulla testa scuotendola. - Non ha capito in che razza di situazione si è cacciato.- Pensò lui sapendo che, sfidando così apertamente il Kuroyasha, si era fatto contro un nemico davvero potente.


-


Utsuro aveva sentito ogni singola parola detta dal suo pupillo e ne era orgoglioso. Lo aveva allevato e cresciuto per questo, migliorare e scalare la vetta e lui stava facendo quello per cui era nato. 
" Sei spaventato mio fedele Raido?" Chiese all'uomo al suo fianco. Quello scosse la testa. " Al contrario maestro. Era da anni che qualcuno non mi sfidava così apertamente e devo dirle che la cosa non mi dispiace affatto." Rispose tranquillamente. " La sua forza è sicuramente notevole per la sua giovane età però, al momento, non sarebbe in grado nemmeno di essere un degno partner di allenamento per me." Aggiunse con una nota di spavalderia nella voce.
" Non dovresti sottovalutarlo te l'ho già detto." Lo rimbeccò Utsuro. " La sua forza va oltre ogni mia più rosea aspettativa. Forse, al momento, è lontano dal raggiungerti però..." Si girò dirigendosi verso la sua dimora. " La scalata è solo all'inizio e lui presto arriverà alla vetta, devi prepararti mio caro Raido." Concluse allontandosi e diventando lentamente parte della stessa oscurita della notte.


-


" Mi spieghi dove stai andando razza di testone?" Domandò per la decima volta Ureka affiancandolo. Aveva seguito l amico lungo tutta la scarpinata e, quello, non si era mai fermato. 
" Sto andando a riposare mi pare ovvio." Replicò lui accelerando il passo. Aveva perso un'intera giornata dietro una posizione inutile. Era furioso! Non era abbastanza forte per le altre spade? Lo ritenevano così debole? Questo continuava a pensare.
 " Sei appena diventato una spada a soli quindici anni potresti anche esserne un'pò più contento." Disse la ragazzina seria in viso e a mo di rimprovero cercando di essere la voce della ragione. 
" Sai benissimo che per me, essere una spada, è solo una cosa temporanea. Punto a molto più in alto." Le ricordo lui fermandosi al limitare del bosco a pochi metri dai fuochi dell'accampamento. 
" Si, lo so benissimo però potresti mostrare anche un'pò di gioia per la posizione che hai ottenuto." Le disse ancora lei con più calma e cercando di essere dolce e premurosa col compagno. 
" Sono felice va bene?!?" Sbottò lui esasperato quasi gridando. " E' una gioia per me aver ottenuto un misero undicesimo posto e sapere che ancora ne mancano dieci prima di arrivare alla vetta!" Sbraitò ancora quasi furioso più con se stesso che con lei. Ureka non si lasciò intimidire. Se c'era qualcosa che aveva imparato in tutti quegli anni da quando lo aveva conosciuto è che, nonostante si mostrasse sempre freddo e strafottente, quel tipo nascondeva qualcosa dentro di se. 
" Non fai che nasconderti dietro tutta questa rabbia e irruenza. Non ti stanchi mai di essere così con tutti? Anche con me che sono la tua unica amica in questo dannato posto?" Disse lei rattristata di vederlo così furioso e così glaciale di fronte a tutto quello che lo circondava.
 Lui, di rimando, sbuffò quasi esasperato da lei." Meglio che vada a letto. Notte Ureka..." Rispose accomiatandosi diretto verso la sua tenda.








Angolo dell'autore: Eccomi tornato col secondo capitolo dello spin off :) a breve posterò anche un capitolo nella storia principale ^^ ciao grazie a chiunque legga.


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Capitolo 3
*** 3 tre giovani falchi ***


Nel folto della boscaglia i joi si erano appostati. Nessuno fiatava, nessuno emetteva il minimo rumore.
Un ragazzo, dai corti capelli neri, stringeva con forza la sua katana. Si avvertirono dei passi lungo il sentiero di fronte a loro.
Lui alzò la mano destra a pugno i quaranta joi attorno a lui iniziarono a confluire verso i punti predisposti per l'imboscata. Non appena i passi furono a portata di spada il ragazzo aprì la mano.

I samurai uscirono allo scoperto urlando attaccando con un  impeto mostruoso la compagnia amanto, grande circa tre volte il loro numero, fu sorpresa da quell'arrivo così repentino.
Il ragazzo si fece largo in mezzo a quella bolgia. Evitò la lama di un avversario per poi tagliargli la testa. Un secondo, più grosso, lo attacco dal fianco sinistro lui si abbasso in tempo per evitarlo per poi tranciare di netto le giunture delle gambe per farlo cadere a terra. " Coraggio non abbiate timore!" Gridò ai suoi che, lentamente, stavano prendendo il sopravvento dei nemici ancora sorpresi e costretti a difendersi nel fitto della boscaglia che gli svantaggiava vista la loro formazione. Il ragazzo continuò a farsi largo seguito dai suoi di quei mostri non se ne sarebbe salvato neanche uno.

Dopo una decina di minuti lo scontro ormai era finito, il giovane stava seduto sotto un albero in completo silenzio mentre, attorno a lui, i suoi uomini portavano via i feriti, i compagni caduti e depredevano dei loro averi quegli sporchi mostri. Appoggiò la testa all'albero e penso a quanto tempo era passato da quando era entrato anche lui in quella guerra così violenta. L'intero Giappone invaso da quei mostri alieni ormai era un teatro di guerra e violenza sempre di più.

" Ohi Takasugi." Disse la voce di un altro ragazzo della sua età alto e dai lunghi capelli neri con addosso una divisa da samurai completa distogliendolo dai suoi pensieri. 
" Che c'e Katsura?" Chiese lui sempre stando seduto. 
" Com'è andata alla vostra unita?" Domandò facendo notare all'amico molte chiazze di sangue non suo lungo tutta la corazza e sul volto. L altro si guardò attorno. I feriti erano più di una dozzina e, dei quaranta uomini oltre dieci erano caduti.
 " Siamo riusciti a far fuori un'intera compagnia ma, abbiamo perso un terzo degli effettivi a te?" Rispose prendendo dell'acqua dalla sua borraccia.  
" Da me un'po meglio ma abbiamo subito perdite anche noi. Per il momento conviene ritirarci in una zona distaccata." Suggerì lui. 
Takasugi sputo l'acqua appena bevuta. " Dovremmo ancora ripiegare? Perchè?" Chiese stufo ormai di continuare con attacchi mordi e fuggi alle truppe degli invasori. 
" Perché siamo in inferiorità numerica in questa regione..." Gli iniziò a spiegare nuovamente Katsura serio.
" Inoltre abbiamo dato una bell'arrestata alla loro avanzata per il momento." Concluse mentre l altro si alzava prendendo la sua spada per seguirlo. " E poi il maestro vuole vederci." Aggiunse stavolta facendo mostrare al volto di Takasugi vero interesse. 

"Vuole vederci? Dopo quasi un anno da quando siamo entrati in questa guerra, vuole incontrarci? Perchè?" Domandò confuso ma, al tempo stesso, lieto che volesse ritrovarsi con loro. Ormai si sentivano solo tramite le lettere che si spedivano in maniera sporadica era stato lui a ispirare loro e tanti altri giovani a scendere in campo per proteggere il proprio paese.
 " Ha indotto una specie di concilio di gruppi armati, sta cercando di unificarne più che può." Rispose Katsura spiegando in breve. 
" Dove si terrà l'incontro?" Chiese incuriosito.         
 " A uno dei vecchi possedimenti di Oda Nobunaga se ci sbrighiamo in tre giorni saremmo là." Disse l altro giovane.
 " Molto bene, raduna tutti i nostri gruppi armati partiremo oggi stesso." Annunciò Takasugi dirigendosi per dare istruzioni al suo gruppo. 
" Ti vedo molto carico..." Commentò Katsura affiancandolo e restandone visibilmente felice. Il suo amico era sempre nervoso e teso quasi più di lui. 
" Perché lo sono è da anni che desidero rivedere il maestro e lottare al suo fianco." Spiegò brevemente il moro dirigendosi sempre più spedito verso i propri compagni.


-


L uomo osservava attento gli ideogrammi che stava leggendo poi brontolo qualcosa di incomprensibile e gettò via la lettera. 
" Cattive notizie maestro Maoto?" Chiese un giovane ragazzino dai corti capelli castani arruffati.
Il vecchio si girò. Aveva una folta barba bianca riunita in una specie di piccola coda che gli arrivava sul mento, i capelli bianchi erano raccolti in alcune trecce che cadevano lungo le spalle ossute ricoperte da una spessa armatura nera come la notte.

" Purtroppo si, il gruppo di Kodai non intende unirsi a noi, sono già duecento joi in meno nelle nostre fila, intendono restare arroccati al passo a sud e cercare di respingere inultimente l'avanzata amanto." Spiegò stizzito da una simile tattica.
" Sapeva bene signore che non tutti i gruppi si sarebbero uniti." Commentò però il giovane.
Il vecchio annuì. " Purtroppo gli ideali che ci hanno condotto a guidare la guerra variano per ogn persona. Ma si dovrebbe essere tutti comunque fedeli alla propria patria." Disse lui severo notando, tra le mani del suo attendente, una dozzina di pergamene. " Altre risposte?" Domandò ormai abituato a leggerne dozzine ogni giorno.
Il giovane annuì. " Si, altri cinque gruppi ci hanno dato il loro responso anche quello di Katsura e Takasugi sono diretti qui." Rispose il giovane.
L'uomo sorrise compiaciuto. " Questa è una splendida notizia." Ammise sia a se stesso che al suo allievo. " I due piccoli pulcini che ho allevato sono diventati due giovani falchi...." Si avvicino alla grande balaustra in legno pregiato delle sue stanze da cui intravedeva l'immensa magione di cui aveva fatto il suo quartier generale. " Chissà se saranno pronti a spiccare il volo e diventare così come ho sempre sperato due maestosi falchi adulti." Mormorò più a se stesso che al ragazzo mentre, da lassù, ammirava il sole che, lentamente, stava solcando l'orizzonte.


-


Il ragazzo castano guardava il mare di fronte a se estasiato da quella vista. Il rumore dei gabbiani gli fece alzare la testa notando lo stupendo cielo costellato dalle nuvole bianche come lo zucchero.
La piccola nave a vela andava spediva col vento in poppa e la spingeva sempre di più verso la sua metà. " Bamboccio, ci stiamo avvicinando alla costa." Annunciò un marinaio facendosi largo tra le vele spiegate che ostruivano il cammino. 
" D'accordo." Rispose lui sorridendo iniziando ad ammainarle.
 " Mi domando cosa andrai a fare laggiù." Borbottò abbastanza perplesso un altro marinaio con un fiasco di sake in mano. " Là si combatte veramente non è come a Tosa dove non si fa nulla se non mercanteggiare. Ci si uccide là." Continuò serio in volto. 
Lui, continuò a guardare di fronte a se, poi rispose: " E' vero, da dove provengo, non si sta così male però..." Si girò verso il suo interlocutore. " Qualcuno mi chiamato e mi ha detto di venire qui e io come potevo essimiermi dall'accettare il richiamo?" 
Quello lo guardò confuso poi disse:" E chi ti avrebbe chiamato?" 
Il giovane sorrise tornando a guardare le coste frastagliate del Giappone che si mostravano di fronte a lui irte e piene di pericoli. " Il destino..." Rispose mentre le onde si infrangevano contro la loro piccola nave. 







ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi col terzo capitolo dello spin off a breve posterò anche il capitolo successivo nella serie principale grazie a chi legge alla prossima.

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Capitolo 4
*** 4 Incarichi e spade ***


Shin osservava il fuoco crepitare all'interno della sua capanna nel folto del bosco. In lontananza vedeva i fuochi accessi del loro campo e le urla dei propri compagni e scosse la testa. 

" Eccomi Shin!" Urlò Ureka tornata dalla mensa con due scodelle di riso e due piatti di minestra. Il colosso guardò male quel poco di cibo. 
" Hanno di nuovo finito le scorte?" Chiese prendendo schifato quella brodaglia e quel riso vecchio. 
La giovane annuì. " Gli amanto ancora non ci hanno portato le provvigioni, stanno subendo molti attacchi nel Kanto occidentale e orientale. Da come mi hanno detto." Mormorò la giovane.
 " Pazienza, ci accontenteremo di questo." Borbottò seccato Shin mangiando con foga. 
" Ti volevo chiedere una cosa maestro se posso..." Disse all'improvviso la giovane. 
La spada sussulto. Da quando conosceva Ureka erano poche le volte che usava quell appellativo solo, in certi casi, si permetteva. 
" Cosa vuoi chiedermi?" Domandò posando le ciotole per terra. 
" Si tratta di Gintoki..." Mormorò la giovane pensierosa. " Perché si comporta sempre così?" Domandò infine. 
" Così come?" Le rispose lui confuso.
" Così seccato da tutto quello che riesce a ottenere..." Disse lei. " E' diventato una spada a quindici anni, è stato allievo prima di Utsuro e adesso è tuo allievo perché non è mai felice di quello che riesce a ottenere..." Chiese confusa. " Da quando lo conosco non l'ho mai visto ridere o sorridere se non quando trova qualcuno alla sua altezza tu sai perché è così?" Domandò infine la giovane. Shin osservo il fuoco davanti a lui danzare con le sue fiamme.
 " Perché ti interessa saperlo Ureka?" Mormorò lui serio. 
" Perché lo conosco da più di tre anni e non capisco mai cosa gli frulla in testa!" Replicò lei convinta.
Shin sospirò.  " Ureka, non tutti puntano alle stesse cose..." Gli spiegò lui. " C'e chi punta a una cosa piccola come un semplice pasto decente, chi punta a diventare una spada e c'e chi punta a qualcosa di così alto che è quasi impossibile da vedere..." Rispose lui enigmatico. " Quello a cui punta Gintoki è qualcosa a cui io non ho mai ambito perché sapevo di non esserne in grado lui invece ci vuole arrivare. E, se sarà una strada lunga, la affronterà comunque." Concluse. 

" E a cosa sta puntando?" Domandò ancora la ragazzina che non capiva dove volesse andare a parare il suo maestro.
Shin stava per replicare quando, un cracchiare continuò, lo fece voltare.

Su un ramo di un albero un corvo si era appollaito. Shin si alzò prendendo il piccolo messaggio legato alla sua zampa. Lo aprì delicatamente e, letto il contenuto, disse:" Va subito a chiamare Gintoki digli che hanno un primo lavoro per lui." Ureka si alzò sbuffando. Avrebbe preferito ricevere quella dannata risposta. 


-


Gintoki se ne stava solo al locale ai piedi della montagna. La notte era discesa nuovamente e lui si sentiva veramente svuotato. Bevve dal bicchiere di liquore che aveva davanti. Le risate sguaiate dei suoi commilitoni lo urtavano come al solito ma non gli importava loro erano solo feccia. 

" Anche stasera tutto solo soletto?" Chiese una voce che conosceva fin troppo bene.                                  
" Oboro che spiacevole sopresa averti qui..." Mormorò ironico voltandosi e trovandosi davanti il viso della ormai decantata quinta spada.                           
" Ho saputo che l'altro giorno hai sostenuto la prova. Complimenti ora sei solo dieci gradini dietro a me." Disse ancora sarcastico mettendosi a sedere di fronte a lui.                                                                                                                " Risparmia il fiato. Sei solo più vecchio di una decina d'anni perciò sta zitto." Replicò freddamente il più giovane prendendo il bicchiere ma venendo bloccato dal grigio.                                                                                                     
 " Occhio a quello che dici ragazzino..." Sussurrò quello stringendo la presa sul polso di Gintoki che fu tentato di estrarre la spada. " Gli incidenti capitano anche ai migliori...." Disse ancora Oboro serio in volto con uno strano luccichio negli occhi chiari. Gintoki mise la mano libera sull'impugnatura della spada.
" Sai Oboro... Qualcuno dovrebbe davvero staccarti la testa da quel tuo inutile collo..." Sibillò quello dai capelli bianchi.   
" Invece qualcuno dovrebbe farvi entrare un'po di sale in zucca in quelle vostre fottute teste bacate!" Gli rimproverò una terza voce femminile seguita da due rapidi pugni sulla testa di entrambi i giovani.
I due alzarono la testa trovandosi davanti una donna di mezz' eta alta dai lunghi capelli corvini. La divisa, slacciata sul davanti, evidenziava la scollatura della donna e, una maschera di volpe, gli ricadeva lungo la cintura nera allla vita su cui si intravedeva una lunga katana verde.

" Oboro dovresti smetterla di importunare i più giovani." Rimarcò la donna severa rivolta a lui.
" E tu che ci fai qua?!?" Sbottò lui evidentemente spazientito.
" Sono venuta a bere un goccio che c'e non posso?" Chiese con lo stesso tono  osservando attenta il giovane. Oboro la guardò male poi, dando una spallata a Gintoki se ne ando in silenzio.
" E tu, avrai fatto un'ottima prova ma non hai il diritto di comportarti così con un tuo superiore." Disse a Gintoki sempre severa.                                                               
 " E tu chi diavolo saresti per parlami così?" Chiese il bianco massaggiandosi la testa ancora dolorante.
La donna lo guardò ghignando e rispose:" Io sono Kurenay quarta spada." Gintoki la osservo non percepiva alcun istinto omicida in lei come poteva avere un simile livello e non farlo percepire? Notò, a un certo punto, al fianco della donna una ragazzina di qualche anno più piccola di lui dai lunghi capelli neri e gli occhi rossi intenta a mangiare una ciambella voracemente. 

" Quella chi sarebbe?" Chiese indicando la piccoletta. 
La donna si giro schioccando le dita. La bambina si voltò come un cane e si mise sull'attenti sempre con la ciambella in bocca. " Lei si chiama Nobume..." Disse scompigliandogli i capelli alla piccola ancora in tenta a mangiare.
" L'ho trovata su un campo di battaglia era tutta sola con una spada tra le mani." Spiegò brevemente la donna. A Gintoki tornò in mente come aveva conosciuto Utsuro proprio in quel modo. Affamato e stremato andava a giro per i campi di battaglia raccogliendo quello che poteva. 
" Ho deciso così di prenderla con me e farne mia allieva..." La guardò sorridendo. " Lei sarà la futura quarta spada un giorno. Ne sono sicura." Concluse con un tono quasi materno.
Gintoki le si avvicinò abbassandosi e disse:" Piacere, io sono Gintoki Sakata e sono la...." Prima che finisse di parlare Nobume lo morse alla mano che lui gli stava tendendo per poi nascondersi dietro la donna. " Ma che le prende? Volevo solo salutarla!" Sbottò Gintoki muovendo la mano avanti e indietro per il dolore.
" Perdonala." Disse subito Kurenai. " Non si fida molto degli altri. E' piuttosto diffidente. Forse gli anni da sola l'hanno resa così..." Rispose ancora.                 
 " E' per questo motivo che non parla proprio?" Domandò Gintoki serio. La donna annuì. " Da quando la conosco non ha mai detto una parola. Sa sia leggere che scrivere per fortuna almeno quello però, non spiccica una parola." Rispose lei con la piccola attaccata alla veste che fissava storto Gintoki.
Il giovane stava per dire qualcosa quando sentì qualcuno piombargli sulla schiena con forza dandogli uno scappellotto. " Ecco dov'eri! Shin ti stava cercando." Disse Ureka severa. 
" Ahia mi spieghi perché devi sempre fare così?" Sbottò Gintoki stufo di doversi sempre sobbarcare la schiena con quella mocciosa. 
 " Perché te lo meriti screanzato..." Borbottò la ragazzina facendo ridere Kurenai. 
Ureka la fisso per qualche istante notando anche Nobume e sussurrò:" Ehi non credi che siano una troppo grande e un'altra troppo piccola per te?" A sentire quelle parole Gintoki avvampo. " Ma che cazzo di discorsi fai sottospecie di mocciosa!" Urlò lui. Senza dire niente fece un cenno alle due donne e poi si diresse con la peste verde sulla schiena da Shin. " Ti giuro Ureka, prima o poi ti ucciderò." Borbottò mentre la ragazzina se la rideva.               
" Dovresti vedere la tua faccia." Disse lei ridendo ancora. Lui sbuffò incamminandosi per il bosco a passo veloce verso la tenda di Shin.               
" Sai per caso cosa vuole quel colosso da me?" Domandò serio Gintoki cercando di cambiare discorso. La ragazza dai capelli verdi smise di ridere e rispose:" Da quanto ho capito hanno una prima missione come undicesima spada da darti. Vogliono vedere di che pasta sei fatto."  Lui annuì eccitato. Strinse con forza i pugni e aumento il passo non vedeva l'ora finalmente sarebbe sceso in campo. 

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Capitolo 5
*** 5 La prima missione da spada ***


 
" Eccomi Shin allora cosa devo fare?" Domandò eccitato Gintoki alla terza spada che era seduta su un masso.
Shin aveva letto la lettera due o tre volte per essere sicuro su quale fosse l'incarico e rispose:" Come primo incarico il sommo Utsuro ti ordina di sterminare dei gruppi Joi che passeranno a queste coordinate tra due giorni."
Il sorriso di Gintoki scomparve mostrando una faccia seccata.
 " Tutto qui? Uccidere dei miseri joi?" Disse con un tono opposto al precedente. 
" Si, questi sono gli ordini del sommo Utsuro. Ti sarà concesso di portarti qualcuno con te come supporto." Aggiunse Shin. 
" Io mi aggrego volentieri!" Esclamò Ureka alzando la mano destra per essere contata. Era stufa di stare in panchina. 
 
" E' assurdo!" Urlò Gintoki contrariato. " Perché devo occuparmi di un simile compito? Non ci sono i gregari per questo?" Sbottò ancora furioso.   " Non sempre possono essere usati, si vede che, in questo caso, gli avversari sono più forti del normale..." Gli rispose Shin con tono pacato. Gintoki sospirò afflitto. Avrebbe preferito qualcosa di meglio. 
" Bhe, speriamo che tu non ti sbagli..." Borbottò stizzito ancora il giovane a bassa voce. 
" Quanti membri posso portarmi dietro?" Domandò il giovane con un tono più alto. 
" Ti sarà permesso di avere due dozzine di gregari, una spada a diritto ad avere una scorta armata se sola." Rispose Shin. Lieto che, il giovane, si fosse calmato.
 " Molto bene, darò disposizioni per averli subito a disposizione ho intenzione di partire immediatamente." Annunciò serio in volto per poi girarsi di schiena e dirigersi verso il campo base.
 " Ehi! Ho detto che voglio venire anche io!" Gli gridò dietro Ureka che fu bloccata da Shin.
" Tu devi restare qui e lo sai bene..." La rimproverò l omone severo. La ragazza lo guardò per poi sbuffare.
" Volevo aiutarlo..." Borbottò indispettita. 
" Lo so ma, in questo momento, Gintoki deve affrontare da solo questo cammino. Se vuoi fare qualcosa per lui allenati per camminare un giorno al suo fianco." Gli disse con tono più dolce la terza spada.
Ureka rivolse il suo sguardo alla schiena del ragazzino dai capelli bianchi. - Camminare al suo fianco...- Pensò fra sè e sè totalmente rapita da quell'idea che non gli sembrava affatto male.
 
 
-
 
 
Si erano accampati nel folto della boscaglia. Evitavano il più possibile le strade nonostante l'appoggio di molti villaggi amici non potevano rischiare di essere attaccati in territori scoperti e neppure di provocare la morte dei poveri cittadini di quei territori.
 
Takasugi osservò il fuoco di fronte a lui bivaccare tranquillo se non qualche scoppio sporadico. " Sei pensieroso?" Gli chiese Katsura sedendosi accanto a lui e porgendogli una ciotola di riso. Takasugi annuì e rispose: " Tra meno di due giorni saremmo a destinazione. Abbiamo evitato gli scontri il più possibile però..." 
" Però cosa?" Chiese l'altro perplesso. 
" Mi sembra tutto troppo facile. Nessuna compagnia di amanto che tenti di bloccarci? Oppure che controlli la zona?Niente di niente. Tutto questo è sospetto." Spiegò la cosa che gli frullava in testa da ormai qualche giorno.                  " Forse gli scontri nel Kanto li stanno tenendo più impegnati del previsto. Oppure si stanno riorganizzando." Mormorò Katsura proponendo entrambe le idee.
" Potrebbe essere ma, al momento, la nostra priorità è congiungerci con i restanti gruppi al castello. A costo di fare una marcia serrata aumenteremo il ritmo non voglio correre rischi." Propose Takasugi serio in volto e visibilmente preoccupato. 
" Come vuoi tu, informerò i miei uomini e manderò alcuni esploratori più avanti stasera stessa se hai timori di imboscate." Disse il castano.                       
    Takasugi scosse la testa. " No, meglio che riposino il più possibile, almeno per oggi." Rispose il moro alzandosi da terra e posando la ciotola ormai vuota. " Vado a riposare pensaci tu a informare gli uomini." Gli ordinò facendogli un cenno con la mano e dirigendosi al suo giaciglio.
 
 
-
 
 
Gintoki continuava a correre senza fermarsi. Dietro di lui, i suoi uomini, faticavano a stargli dietro ma non gli importava. Avevano corso interrotamente per quasi due giorni e lui non si sentiva esausto che razza di pappamolle aveva alle calcagna?

 " Mio signore." Disse uno dei gregari avvicinandolo sulla sinistra. 
" Che c'e?" Domandò seccato il giovane senza voltarsi ma continuando per la strada. 
" Gli uomini avrebbero bisogno di una pausa. E' da più di un giorno che non facciamo che correre per questo bosco, sono sfiniti." Spiegò anche lui con l'affanno piuttosto evidente.
 Il bianco sospirò. " Non vi preoccupate, tra cinque minuti ci fermeremo le coordinate sono vicini ci apposteremo e faremo scattare la trappola avrete qualche attimo di pausa." Spiegò brevemente. 
" Ma signore, se dovessimo trovare i nemici prima di quel momento li affronteremo totalmente esausti." Rispose sconvolto dal piano il sottoposto.
La spada si fermò e, con lui, l'intera colonna. Agguantò l'uomo sulla sinistra con forza per il collo." Sono io che do gli ordini è chiaro!" Ruggì Gintoki spaventandolo. " Se dico che faremo così. Faremo in questo modo voi dovete solo ubbidire!" Gridò ancora scagliandolo al suolo con forza. " E adesso coraggio. Muovetevi." Disse ancora riprendendo la marcia.
 
 
-
 
 
I joi continuavano a marciare a ritmo sostenuto Takasugi si era messo alla testa del gruppo coaudivato da altri quattro uomini con cui stava aprendo la strada.
A un certo punto, un rumore di passi veloci, attirò la sua attenzione. Alzò la mano destra e la colonna si bloccò. " Mettetevi in formazione!" Ordinò perentorio al gruppo che, subito, si piazzò pronto a difendersi. " Tu, va ad avvisare Katsura digli di tenersi pronto." Disse a un sottoposto che corse subito nelle retrovie.

 
Da di fronte a loro una bolgia di uomini in nero fuoriscì. I Joi frapposero le spade  e gli scudi ma, i Naraku, cozzarono  contro la loro difesa riuscendo a forzarla e iniziando a lottare disseminati per il bosco. Takasugi si fece largo fino a che, una lama, non lo costrinse a retrocedere di qualche passo. 
" Non so chi sei ma hai sbagliato avversario..." Mormorò Takasugi estraendo la spada sicuro di se. 
Gintoki di rimando attacco con rabbia con una stoccata dritta al fianco del suo avversario. Takasugi si sposto di lato contrattaccando rapidamente mirando alla spalla dell uomo mascherato. Gintoki si abbassò evitando la lama per poi mettersi in posizione e cercando con un fendente laterale di prendere il braccio del giovane joi che si distanzio per evitare il colpo.
Il Naraku gli ando addosso cercando di abbattere la difesa solida del moro che fù costretto ad attaccare con varie stoccate per allontanare l'aggressore. L'assassino non si tirò indietro e si avventò nuovamente su di lui mirando al petto con una sciabolata ma, prima che arrivasse al bersaglio, una terza lama si frappose bloccando il suo attacco.

" Stai perdendo colpi eh Takasugi?" Gli domandò Katsura col fiatone per la corsa appena fatta.
 " Lo avevo in pugno!" Sbottò seccato l'altro giovane attaccando da dietro il compagno con un fendente che Gintoki fu costretto a evitare per non venirne colpito.
" Che ne dici di un'po di lavoro di squadra?" Domandò Katsura mettendosi al suo fianco.
                
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" Potete essere quanti volete sarete solo spazzatura..." Mormorò Gintoki seccato da tutte quelle intromissioni. Una rabbia incontrollata prese il soppravento quei due l'avrebbero pagata cara.

 Il duo partì alla carico da entrambi i lati Takasugi scagliò un fendente all'altezza del petto del bianco che, però, parò l'attacco con la lama. Katsura attacco in quel preciso istante costringendolo così a roteare la lama per evitare un colpo pulito sul suo fianco sinistro. Gintoki cercò di decapitare Katsura con un fendente rapido ma, la spada del moro, bloccò l'attacco consentendo all'amico di attaccare e costringere così il naraku a spostarsi all'indietro, I due samurai si muovevano in maniera coordinata conoscendo a menadito le abilità e le capacità dell'altro e riuscendo così a chiudere tutti gli spazi del loro avversario che, nonostante fosse nettamente superiore a loro come forza e velocità, non riusciva a scalfire la loro tattica. Gintoki ne era stupito non credeva ci fosse qualcuno di così forte da costringerlo a impegnarsi più del necessario. Si bloccò nel suo retrocedere e poi cambiò posizione di guardia.
 I due, notata la cosa, si misero sull'attenti. " Devo ammetterlo sono stato costretto solo da poche persone dei nostri ranghi a usare questa tecnica, lieto che voi siate i primi vermi su cui la userò..." Annunciò stringendo con forza la spada e mandandola all'indietro.
Ispiro piano poi, focalizzati i due obiettivi, partì come un treno verso di loro. Takasugi sferrò un rapido fendente all'altezza del petto. Il bianco lo vide a rallentatore eseguendo una giravolta per poi colpire in pieno la spalla del suo avversario facendo uscire dei fiotti di sangue. Katsura, provo a prenderlo di spalle, Gintoki roteo su se stesso bloccando l'attacco inclinando la spada per poi eseguire un lungo arco che prese in pieno il braccio sinistro aprendo una ferita su esso. Il tempo sembrò tornare normale i due joi finirono in ginocchio tenendosi con la mano sano i punti feriti. Attorno a loro, i compagni, erano caduti oppure erano stati resi impotenti avevano perso.
 
 " Bene, bene a quanto pare il lavoro è quasi finito..." Annunciò Gintoki ghignante di fronte ai due ragazzi. " Devo ammetterlo, questo vostro gruppetto si è rivelato molto ostico. Avete ucciso ben dieci dei miei venti uomini e siete riusciti perfino a costringermi a fare sul serio vi ammiro..." Ammise camminando di fronte a loro con la spada sempre puntata alla loro gola. 
" Chi siete voi?" Domandò Takasugi invenelito e colmo di rabbia. Sotto la sua maschera Gintoki sorrise divertito.
 " Noi siamo i Naraku, uccidiamo su ordine chi intralcia il giusto cammino e voi..." Disse indicandolo con la spada. " Lo avete fatto e oggi morirete." Concluse sollevando la spada pronto a colpirlo. 
 
A un certo punto, una selva di proiettili, erutto da dentro la boscaglia in punti non ben definiti iniziando a colpire i Naraku delle retrovie. Gintoki si girò confuso e, dal folto degli alberi, dozzine di samurai iniziarono a sciamare come api verso di loro. Gli uomini in nero gli andarono incontro cercando di opporre resistenza ma, il numero, non era più dalla loro parte.       
" Coraggio andiamo!" Gridò la voce di un ragazzino che, con una stoccata, aveva ucciso a sorpresa un naraku e stava guidando la carica.
 Il bianco ringhiò sommesso la situazione si era ribaltata doveva andarsene. Strinse con forza i pugni per la rabbia. " Ritirata!" Ruggì perentorio la spada. I sottoposti lo guardarono confusi per poi, seguirlo nel fitto del bosco.
 
I joi urlarono di gioia mentre vedevano gli avversari fuggire. Alcuni aiutarono i due capitani a rimettersi in piedi. 
" State bene?" Chiese il giovane di fronte a loro con ancora la spada tra le mani sporca di sangue. 
" Stavamo meglio prima..." Rispose stringendo i denti Takasugi tenendosi la spalla ferita da cui usciva ancora rivoli di sangue.
 " Non vi preoccupate, abbiamo un medico nel nostro gruppo vi rimetterà in sesto." Lo rassicurò facendo cenno a un uomo dalla folta barba bianca. 
" Tu chi sei?" Domandò Katsura meno ferito del compagno e più preoccupato su chi avessero incontrato. Quello sorrise sinceramente e, mentre riponeva la spada, disse:" Il mio nome è Sakamoto Tatsuma..." Chinò la testa in segno di rispetto. " Sono giunto fin qui da molto lontano insieme a svariati compagni e vorremmo unirci a voi nella vostra lotta." Spiegò in breve sicuro di quello che diceva.
 
 
-
 
 
Mentre si ritiravano Gintoki sentì una stretta al petto e una strana sensanzione che era nuova per lui. Sconfitta. - Sono stato battuto.- Pensò fra sè e sè totalmente allibito. Lui che non aveva mai fallito una missione lui che aveva fatto sempre il suo dovere aveva compiuto un fallimento? Digrignò i denti dalla rabbia quei dannati joi gliela avrebbero pagata cara.

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Capitolo 6
*** 6 Punizione e ritrovo ***


 
Ureka era appostata su quell'albero ormai da ore. Sbuffò piano.
- Ma quando torna? - Pensò afflitta e delusa.  Sperava che quel testone la portasse con se, sperava che, una volta ritornato, le avrebbe raccontato com'era andata la missione e scherzasse come faceva sempre. 
" Dannato capelli bianchi..." Borbottò tra lo stizzito e la delusione.                       
   " Qualcosa non va piccola pulcina?" Chiese una voce femminile sotto l'albero. Ureka abbassò lo sguardo trovandosi davanti il volto sorridente e radioso di Kurenai tallonata dalla piccoletta che ormai la seguiva come una zecca. 
" Kurenai-san!" Esclamò buttandosi di sotto per la sorpresa e cercando di fare l'inchino.
" Non importa che tu sia così formale con me." Le disse ridendo la donna e facendola alzare da terra. 
" Ma tu sei una spada. Sei molti gradi sopra di me..." Le rispose la giovane confusa da quell'atteggiamento.
" Non ti credevo così zelante visto l'atteggiamento che hai con quel ragazzo." Replicò lei stupita.
" Con lui diverso, è uno zuccone di prima categoria..." Sbottò incrociando le braccia al piccolo petto dal nervoso. 
" E sotto sotto ci tieni a lui." Disse sorniona la donna ridacchiando mentre dava un'altra ciambella a Nobume che la prese voracemente. 
" No che non ci tengo a lui!" Urlò di rimando la ragazzina. " E' solo un mio compagno di addestramento e, inoltre, non fa che farmi stupidi scherzi e a prendermi in giro perché sono più piccola di lui..." Aggiunse dando la schiena alla spada. " Lo detesto." Concluse.
Kurenai sorrise divertita. Quella piccoletta, nonostante tutto, provava qualcosa per quel Gintoki, lo aveva capito sin da quando l'aveva vista la prima volta. - Beata gioventù.- Pensò fra sè e sè.

A un certo punto le due sentirono un grande rumore di voci. Si voltarono vedendo che all'accampamento era tornato Gintoki seguito da alcuni Naraku malridotti.
" Cosa è successo?" Domandò Ureka piuttosto confusa e con un cattivo presentimento. Kurenai non rispose. Era una spada da anni, sapeva benissimo che tornare in simili condizioni non era un buon auspicio, soprattutto per qualcuno a cui era stata data la sua prima missione. 
Ureka stava per dirigersi laggiù ma la donna la bloccò. " Ureka, lascia che vada io, tu va a chiamare Shin per favore." Le mormorò avviandosi verso tutto quel trambusto.
 
 
-
 
 
Mentre camminava in mezzo ai compagni sentiva i loro occhi su di lui. Non ci voleva far caso e continuava lungo la strada. I mormorii, però, erano sempre più vicini. " Ha fallito la missione?" Domandò uno a un compagno.
" Proprio lui che si vantava così tanto di essere il migliore?" Domandava un altro tra lo stupore e la meraviglia. Gintoki accelerò il passo, non voleva sentirli, non voleva essere lo zimbello di nessuno. " Qualcosa non va undicesimo?" Chiese una voce che conosceva fin troppo bene. Si girò notando la figura di Oboro insieme ad alcuni suoi sottoposti.  
" Va tutto benissimo..." Replicò piccato senza aggiungere altro e incamminandosi. 
" Ne sei sicuro? Dal tuo atteggiamento non si direbbe proprio." Rispose il grigio avvicinandosi a lui senza alcun timore. Gintoki si fermò. " Eppure ti vantavi di essere il migliore, che è successo è prodigi..." Prima che Oboro finisse di parlare il bianco sferrò un destro che prese in pieno la mascella del giovane sbattendolo al suolo con violenza.
" Ti ho detto di stare zitto..." Sibilò Gintoki con una strana luce negli occhi. Oboro, da terra, si pulì il sangue che colava dal labbro inferiore e sorrise divertito.
" Era da tanto che speravo che lo facessi, sai?" Gli disse speronandolo e gettando a terra anche il bianco con violenza.
Attorno a loro i Naraku iniziarono a ridere divertiti da quello spettacolo. Gintoki sferrò un gancio dritto sul naso di Oboro facendolo finire di lato. Però il grigio reagì colpendo con una gomitata il petto di Gintoki smorzandogli il fiato e impedendogli di rialzarsi.
"Che c'è, spadina da due soldi, sei già stanco?" Domandò sarcastico dandogli un calcio sulla schiena. " Non fai più tanto il gradasso, sporc..." Prima che finisse di parlare si sentì una spada puntata alla schiena e si bloccò. 
" Di un'altra sola parola, fai solo un'altra azione e giuro che ti infilzo, Oboro." Mormorò Shin duro che si era fatto largo e, alla cui vista, molti si erano allontanati. 
" Lo difendi? Sei impazzito o cosa?" Chiese il grigio girandosi e affrontando il terzo. 
" Non lo sto difendendo, sto applicando il codice..." Replicò severo. " Tra le spade non ci devono essere lotte, non ci si deve affrontare per simili cazzate." Recitò alla bell e meglio sovrastando con la sua mole il più giovane.
Oboro ghignò divertito. " Goditi finché puoi la tua misera posizione, Shin..." Mormorò dandogli una spallata per farsi largo. " Non appena sarò il tuo capo avrai molto  a cui pensare." Aggiunse andandosene seguito a ruota da alcuni compari. 
" Stai bene ragazzo?" Chiese Kurenai accorsa anche lei che stava aiutando il bianco ad alzarsi. Lui si scostò in modo brusco.
" Non ho bisogno di aiuto!" Ringhiò a denti stretti rimettendosi in piedi e distanziando la donna. 
" Ragazzo, si che ne hai bisogno." Ribattè convinto Shin serio.                       
   " Ho bisogno di stare solo..." Rispose sicuro allontanandosi barcollante.           
" Non hai tempo per leccarti le ferite, ragazzo..." Gli gridò dietro Shin facendolo fermare. " Utsuro ti vuole parlare immediatamente." Aggiunse severo con una faccia che non prometteva nulla di buono.
 
 
-
 
 
" Toglimi una curiosità Sakamoto..." Disse all'improvviso Katsura mentre la compagnia continuava a marciare diretta verso il castello sempre più vicino. " Perché sei venuto fin qui dalla tua terra natia?" Domandò piuttosto incuriosito. Il castano sorrise a quella domanda.     " Ve l'ho detto in questi altri tre giorni: il destino mi ha guidato fin qui." Rispose come al solito convinto di quello che diceva.
" Tu devi essere proprio scemo..." Borbottò serio Takasugi ancora di umore nero. Quella sconfitta, di tre giorni fa, bruciava ancora e la ferita, ogni volta che la vedeva o gli prudeva, gli ricordava come era stato battuto in maniera quasi vergognosa.
" Sei troppo duro con lui." Lo rimproverò Katsura serio. " Se non fosse stato per il suo intervento saremmo stati tutti uccisi." Aggiunse. 
" Non ti preoccupare Katsura, non me la prendo per simili sciocchezze." Disse con tranquillità il ragazzo sorridendo. " Quanto manca al castello comunque?" Domandò cercando di cambiare discorso. 
" Entro mezzogiorno dovremmo esserci." Gli rispose brevemente Takasugi fermando ogni possibile discorso e continuando la marcia in religioso silenzio.
 
 
-
 
 
Ureka era nascosta dietro l'albero. Aveva scongiurato Shin di portarla nella grande sala del tempio ma lui era stato irremovibile: non era permesso a tutti d'entrare, soprattutto in quel caso. Voleva provare ad avvicinarsi di più ma Nobume anticipava ogni suo movimento e la bloccava.
 
" Ma ti vuoi togliere dai piedi?" Disse alla ragazzina di poco più piccola di lei che scosse la testa e rimase piantata lì. " Ma guarda te se devo farmi sorvegliare da una ragazzina di tre anni più piccola di me!" Sbotto inviperita lei mandando delle ingiurie verso Kurenai che aveva ordinato alla sottoposta di sorvegliare ogni movimento della ragazzina.
 Prese un profondo respiro per calmarsi poi, sorridendo, si avvicinò alla ragazzina alta quasi quanto lei.
 " Senti piccola Nobume..." Disse con una voce dolce. " Se mi lasci passare ti darò delle buonissime ciambelle, che ne dici, eh?" Domandò lei notando come gli occhi della ragazzina si erano allargati a dismisura.
Ureka sorrise trionfante e, dalla casacca, estrasse due ciambelle alla cui vista a Nobume le si illuminarono gli occhi.
 " Coraggio, vai a prenderle!" Disse lanciandole e notando come la più piccola le correva dietro. Rapida si avvicino al portone e, con un balzo, si portò sopra la finestra posta in cima e da lì osservò attenta il processo al suo amico.
 
 
-
 
 
Non era mai stato, da quanto ne aveva memoria, nella grande sala. Attorno a lui dozzine di candelabri stavano spenti come se colui al suo interno non volesse la luce, anche le finestre, nonostante la loro ampiezza enorme, facevano entrare poca luce. Gintoki spostò il suo sguardo di fronte a se dove, su un enorme trono, sedeva il suo maestro Utsuro.
- E' da oltre dieci minuti che siamo qui e non ha fatto altro che fissarmi.- Pensò terrorizzato Gintoki al cui fianco sia Shin che Kurenai stavano in religioso silenzio.
" Dunque Gintoki." Disse all'improvviso l uomo sul trono scuotendo la figura del giovane e dei due che lo accompagnavano. " Mi è giunta voce che hai fallito la missione da me affidata, è vero?" Chiese con voce pacata e calma. Lui deglutì a fatica. 
" Si. Purtroppo ho fallito mio signore..." Rispose mettendosi in ginocchio in segno di scuse e rispetto. 
" Come hai potuto fallire una missione così banale, mia giovane undicesima, spada?" Domandò ancora con lo stesso tono. 
" Ho sottovalutato la forza dei miei nemici, inoltre alcuni dei loro compagni...." 
" Non ti ho chiesto di accapparare scuse, ti ho chiesto come hai potuto fallire la missione." Rispose con voce più fredda e severa il maestro.     " Cosa vuole che le dica?" Domandò Gintoki con un tono di voce che allarmò i due alle sue spalle.
 " Non voglio che tu mi dica niente..." Replicò Utsuro alzandosi dal trono. " Hai fallito la tua missione, sai qual'è la punizione per chi sbaglia?" Domandò severo Utsuro. 
Gintoki annuì abbassando la testa rassegnato.
" La morte..." Sussurrò.
Utsuro annuì con la testa. " Esattamente, dovrei ucciderti qui sedutastante, ma non lo farò..." Mormorò serio. " Una spada ha diritto tre sbagli prima di essere radiata e uccisa, tu hai commesso il tuo primo errore, perciò..." Gli si avvicinò con una tale rapidità che, il giovane, cadde a terra per la sorpresa. " Avrai salva la vita. Ho deciso che ti verrà data una nuova missione  che ti terrà lontano da qui e che ti servirà da lezione..." Spiegò brevemente. 
" Di che missione si tratta maestro?" Chiese Shin al posto di Gintoki ancora scosso dalla cosa e a terra. 
" La missione verrà data stanotte a mezzanotte e solo Gintoki sarà presente nessun altro dovrà assistergli." Disse secco il maestro dirigendosi verso il suo trono. "Adesso andatevene, devo stare solo." Ordinò lasciando che il trio uscisse dalla sala.
 
 
-
 
 
Maoto osservava attento il continuo arrivo dei joi. In molti si stavano presentando per la sua gioia. 
" Come procede per i rifornimenti e la sistemazione degli alloggi?" Domandò al suo sottoposto di sinistra. 
" Per il momento possiamo contare su quello che stiamo prendendo dai depositi amanto saccheggiati. Per i posto letto non c'e problema: la fortezza ha moltissimi posti dove poter fare accampare coloro che stanno giungendo." Rispose in maniera esauriente quello. 
" Riguardo alla sicurezza?" Chiese a quello di destra senza distogliere lo sguardo dal portone. 
" Attualmente stiamo sistemando al meglio le mura del castello che erano franate in più, i nostri esploratori, si sono spinti più avanti possibile e ci tengono informati degli spostamenti nemici." Mormorò quello chinando la testa. Maoto stava per rispondere quando, due figure, attirarono la sua attenzione. Un sorriso si formò sulle sue labbra e scese le scale molto rapidamente per un uomo della sua età andando incontro ai due giovani  che si stavano avvicinando a lui insieme a un altro ragazzo che continuava a parlare a ruota libera.
" Takasugi, Katsura, quanto tempo che non ci vediamo." Disse ad alta voce attirando l'attenzione dei due giovani che, alla vista del loro maestro, sorrisero e gli andarono incontro. " Sono tre anni che non ci vediamo. Come state ragazzi miei?" Chiese loro l uomo con un sorriso sincero sul volto. 
" Stiamo bene maestro." Rispose rapido Takasugi distaccandosi e chinando la testa in segno di rispetto.
 " Mentre venivamo qui altri gruppi si sono aggiunti a noi. Nonostante avessimo subito un attacco da parte di forze sconosciute siamo giunti qui pronti a seguire i suoi ordini maestro, Maoto." Aggiunse in risposta Katsura facendo la stessa cosa dell amico. 
" Su, su, non importa tutti questi formalismi." Disse il vecchio facendoli alzare. " Parleremo dopo del vostro viaggio, adesso andate a riposare e dite ai vostri uomini di mettersi dove vogliono, la fortezza da oggi sarà casa loro." Spiegò brevemente. 
" Molto bene, signore, prima che se ne vada lasci che le presenti Sakamoto Tatsuma, l'uomo  che ci ha salvati dall'imboscata."  Disse Katsura indicando il giovane castano che chinò la testa. 
" E' un piacere conoscerla, signore. Ho condotto con me molti volontari provenienti dalla mia terra e sarò lieto di metterli al vostro servizio!" Esclamò tutto d'un fiato. Maoto annuì. " Sarà un piacere cenare con voi più tardi e discutere delle ultime novita e anche dei nostri piani futuri. Adesso riposatevi perché molte cose sono in preparazione e tutti devono essere pronti a quello che sta per accadere." Rispose in maniera enigmatica congedandosi da loro.
 
 
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Gintoki era nervoso più che mai. Continuava a camminare avanti e indietro con le altre due spade che lo fissavano attente e anche stanche di quel modo di fare. 
" Ti vuoi calmare?" Gli disse con tono materno Kurenai seduta sotto le fronde di un albero con vicino Nobume che stava dormendo sulle sue gambe. 
" Come faccio a calmarmi?!?" Sbottò lui con rabbia fermandosi di fronte alla donna e svegliando la più piccola. " Sarò punito in chissà quale modo! La cosa non mi allieta per niente." Aggiunse dando un calcio a una pietra e facendola rotolare. 
" Considerati fortunato però..." Gli ricordò anche Shin. " Non a tutti è stato concesso la possibilità di restare in vita dopo un fallimento." Spiegò ancora serio la terza spada. 
" Per caso avete idea di cosa potrebbe chiedermi?" Domandò speranzoso il più giovane ai due più anziani.
" Purtroppo no..." Ammise sconsolato Shin. 
" I pensieri del sommo Utsuro sono sempre distorti e difficili da interpretare." Aggiunse Kurenai severa. Il giovane sospirò rassegnato e si incamminò verso la boscaglia.                                    
" Dove te ne vai adesso?!?" Esclamò Shin alzando un pò la voce.                 
    " Ho bisogno di stare solo. Adesso che so che mi toccherà sgobbare mi sento più sereno." Borbottò sparendo nella boscaglia.
Mentre camminava nel mezzo delle frasche sentì un fruscio vicino a se. Sospirò rassegnato. - Che impicciona.- Pensò fra sè e e sè voltandosi e trovando davanti Ureka che cercava di nascondersi dietro un cespuglio troppo piccolo per lei. 
" Cosa ci fai qui?" Le chiese lui seccato.
" Ti tengo d'occhio ovvio. Magari ti prepari a fuggire da qualsiasi punizione voglia darti il nostro signore." Mentì la ragazzina cercando di dissimulare la preoccupazione che in quel momento si era impossessata di lei.                              " E tu come fai a sapere della punizione se manco eri nella sala?" Le chiese stavolta più severo il giovane. La ragazza mugugnò qualcosa maledicendo lei e la sua boccaccia. " Diciamo che ho origliato dalla finestra..." Borbottò a bassa voce. Gintoki la colpì con uno scappellotto in testa. 
" Scema." disse. " Se ti avessero vista o altro? Avresti rischiato più di  me." Aggiunse quasi sul punto di arrabbiarsi. 
" Lo so, scusami..." Rispose borbottando afflitta la ragazzina. Lui la guardò per qualche istante. Sentì una strana sensazione: senso di colpa? - Non posso sfogarmi su di lei.- Pensò fra sè e sè.
" Dai vieni, facciamo due passi piccola rompiscatole." Borbottò lui prendendola per il braccio e portandola con se. Ureka rimase di sasso. Da quando era così gentile con lei?
" Sei sicuro di stare bene? Non è che hai una malattia incurabile?" Domandò la ragazzina ritraendo la mano e affiancandolo.                          " E perché mai dovrei essere malato..." Rispose confuso il bianco. 
" Mi stai trattando gentilmente... Nemmeno per il mio compleanno sei così visto che ogni anno mi fai trovare qualcosa di schifoso sul giaciglio..." Replicò la ragazzina a cui vennero i brividi pensando all'ultimo regalo del bianco. Gintoki rise. 
" Eddai qualche volta può succedere anche a me di voler essere buono con te infondo..." Mormorò rassegnato. " Non so che punizione dovrò affrontare. Almeno, per questa volta, voglio trattarti per bene e non come una rompiscatole." Concluse con un sorriso sincero il giovane mentre camminavano lungo il sentiero del bosco.
 
 
-
 
 
Tanti fuochi erano stati accessi lungo tutto il perimetro della fortezza. Mentre i tre si dirigevano verso la sala grande notarono che, in ogni luogo, dozzine di samurai continuavano a lavorare senza sosta. 
" Sembra che qui nessuno si fermi neanche per riposare cinque minuti." Mormorò Katsura visibilmente ammirato. 
" Io sono più curioso di sapere cosa ci dirà stasera." Ammise Takasugi mentre salivano le gradinate di pietra diretti verso l'ingresso principale. 
" Sarà solo una mia idea ma non vedo l'ora di cenare." Borbottò Sakamoto fuori dal coro rispetto agli altri due che scossero la testa vistosamente a tale affermazione.
Mentre superavano il portone della grande sala rimasero stupiti dall'enorme quantità di gente presente li dentro. Vari tavoloni erano stati disposti e, attorno ad essi, molte persone già sedevano a gambe incrociate sul tatami in attesa di qualcosa.
" Benvenuti a tutti voi." Disse a voce alta Maoto uscendo da un'altra stanza. Tutti si alzarono in piedi in segno di rispetto. " Sedetevi prego." Li rassicurò lui facendo cenno con la mano destra. Tutti tornarono ai propri posti. " Prima di iniziare il banchetto, voglio ringraziarvi..." Disse con voce calma e alta. "  Voi tutti siete venuti fin qui coi vostri uomini, con le vostre esperienze e coi vostri spiriti perché, come me, avete capito che questa guerra la perderemo se continueremo a essere divisi..." Mormorò sconsolato. " Molti sono coloro che hanno deciso di proseguire questa guerra da soli e che, proprio per questo, sono destinati a morire. Sono stanco di vedere un'intera generazione soccombere. Stanco di non poter fare nulla." Ammise rattristato. Tutta la sala, compreso il trio, ascoltava rapito e in completo silenzio il discorso del vecchio. " Per questo vi ho radunato qui. Uniamoci fratelli, combattiamo questa guerra insieme con un obiettivo comune, come un solo gruppo, senza alcuna differenza di status ma solo come veri giapponesi." Gridò a pieni polmoni. La sala rimase muta fino a che, a un certo punto, una selva di applausi e grida di giubilo non si alzò dall'intera tavolata. Dozzine di uomini si alzarono in piedi sbraitando convinti di quelle parole, altri si colpivano il petto fiduciosi. " Da domani la fortezza sarà ultimata. Una volta ricostruita essa sarà il nostro punto d'inizio per la nostra controffensiva a quei mostri perciò mangiate e riposate perché il lavoro che ci spetta è il più arduo che si sia mai visto." Concluse mentre, lungo i tavoli, venivano posti bevande e cibi di ogni genere.
 
Mentre il cibo gli veniva servito i due giovani guardarono con occhi attenti il loro maestro che sembrò ricambiare il loro sguardo. 
" Dobbiamo parlargli di quell'imboscata." Sussurrò Takasugi. Katsura annuì. " Lo faremo quando tutti se ne saranno andati a dormire." Rispose l'altro sapendo bene che il nemico appena affrontato avrebbe potuto minacciare quella loro alleanza.
 
 
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La notte era scesa ormai. Il bianco si avviò da solo verso la grande sala. Shin e Kurenai se ne erano andati da tempo dato che solo a lui era stato detto di andare all'incontro. Tirò un lungo sospiro carico di tensione mentre aprì con forza le enormi porte della sala. Tutto era buio, nemmeno una luce illuminava il suo cammino. Con calma entrò e, in quel momento, le fiaccole si accesero tremolanti mostrando sul trono la figura alta e scura del suo maestro.
" Gintoki..." Disse Utsuro all'ombra delle fiaccole della sala che, smosse dal vento, lo illuminavano appena rendendolo quasi una figura spettrale. 
" Per il tuo fallimento dovrai scontare una missione di un anno al di fuori del nostro campo..." Spiegò. " Non ti saranno permessi contatti con altri membri dei naraku, non ti sarà permesso tornare fino a che non sarò io a decidere che sarai pronto. Raccoglierai informazioni per noi e, una volta che avrai finito, potrai tornare qui." Concluse l'uomo serio in volto. Gintoki annuì con la testa bassa. Si aspettava qualcosa di peggio ma, in ogni caso, essere lontano dalla sua casa in un luogo sconosciuto senza contatti con nessuno gli sembrava una giusta punizione. " D'accordo maestro. Mi dica quando partire e per dove e lo farò." Rispose ligio al dovere il giovane. " Domani mattina presentati ai piedi della montagna, uno dei nostri uomini ti condurrà laggiù." Annunciò brevemente lui alzandosi dal trono. " Adesso va mio allievo e compi questa missione. Che il tempo che passi laggiù ti sia proficuo e ti faccia riflettere sui tuoi errori." Concluse mentre le luci si spensero e il buio tornò ad inglobare il giovane.
 
 
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" E così dunque questi strani tizi in nero vi hanno attaccato lungo la strada?" Chiese Maoto dopo aver ascoltato in silenzio il racconto dei tre giovani.               
 " Esattamente, se non fosse stato per Sakamoto saremmo stati tutti uccisi." Rispose Takasugi. Maoto annuì. 
" E ditemi, vi hanno detto di che gruppo appartenevano?" Domandò incuriosito e serio in volto. 
" Naraku." Rispose Katsura immediatamente. Il trio notò lo sguardo del vecchio cambiare all'improvviso e anche gli occhi si sbarrarono.
 " Hai detto Naraku Katsura..." Mormorò con uno strano tono di voce. 
" Si maestro. E' così che ha detto il ragazzo mascherato che li guidava." Maoto stette in silenzio qualche istante rigirandosi sulla poltrona. 
" Questo sarà un serio problema..." Sussurrò serio e preoccupato. 
" Chi è questa gente, maestro? Li abbiamo combattuti e sembrano avere abilità che vanno al di la della mera forza fisica e tattica." Disse Takasugi ripensando a quanta forza e abilità avesse quel giovane della loro stessa età. 
Il vecchio sospirò. " Dovete sapere che, nella nostra nazione, ci sono cose che sarebbe meglio non scoprire e, voi vi siete imbattuti in uno dei più oscuri e tremendi dei gruppi." Cominciò a dire. " Sono uomini spietati, capaci di compiere qualunque tipo di crimine se ben pagati e, inoltre, da quanto so per il momento lavorano per un gruppo di amanto molto potenti..."
 " Per questo allora ci hanno attaccato. Teme che potrebbero rifarsi vivi?" Chiese Katsura interrompendolo. 
Maoto annuì grave. " E' molto probabile. Già che siete riusciti a sopravvivere è  un miracolo. Per il momento ci lasceranno in pace, ma state attenti, potrebbero tornare, non sono persone che lasciano a metà qualcosa." Li mise in guardia lui con tono serio. 
" Ma come fa a conoscerli?" Domandò Takasugi. Maoto non rispose.                 
  " Per il momento meglio che non vi dica altro. Adesso per favore, andate domani vi darò le disposizioni che dovrete eseguire." Disse cambiando completamente discorso. Sapeva che poteva fidarsi dei suoi allievi ma, in quel caso, non poteva dire loro quella verità, non poteva.
 " D'accordo, buonanotte maestro Maoto." Dissero in coro i tre uscendo dalla stanza.

Una volta che la porta si chiuse il vecchio aprì il cassetto della scrivania in esso vide il suo più grande sbaglio: la maschera a forma di leone che per anni aveva portato sul volto. - Non vi permetterò di distruggere quello che ho creato.- Pensò fra sè e sè mentre con disgusto richiuse il cassetto.
 
 
-
 
 
Una volta fuori, ad attenderlo, notò le figure di quattro persone per lui fin troppo riconoscibili ormai. " Me ne andrò per un anno." Rispose semplicemente con un sorriso triste in volto.                                                 
" Non potrai mandare ne messaggi o altro, giusto?" Domandò Shin. Lui fece no con la testa.     " Non mi sarà permesso." Disse con rammarico. " Adesso, meglio che vada, la guida mi sta aspettando ai piedi della montagna." Annunciò incamminandosi verso il sentiero. 
Il quartetto lo guardò dirigersi a passo deciso senza fiatare. Nessuno di loro sapeva cosa dire, nessuno di loro sapeva cosa fare. Gintoki stava per prendere il primo scalino ma una mano lo bloccò per la manica.
 " Promettimi che tornerai..." Sussurrò una voce bassa che riconobbe come quella di Ureka. Gintoki rimase di sasso e si girò verso la sua amica. Vedeva lacrime cadere dai suoi occhi, perché? Si chiese confuso da quella strana manifestazione d'affetto. Le sorrise scompigliandogli i capelli verdi.
" Ma certo che tornerò, e tu per allora, vedi di essere degna per essere una spada. Ciao Ureka." Concluse scendendo i gradini sotto lo sguardo della ragazzina che cominciò a piangere.
 
Mentre i due ragazzini si salutavano Kurenai spostò il suo sguardo verso Shin seria in volto.
 " Quindi è stato deciso?" Domandò a bassa voce.
 L uomo annuì.
" E' giunto il battesimo anche per lui, a quanto pare." Rispose con lo stesso tono di voce.
Kurenai scosse la testa. " Secondo me è troppo presto un simile compito..." 
" Un simile compito è quello che occorre a quel ragazzo." Rimarcò severo Shin. " Anche io fui colmo di dubbi, ma feci la scelta giusta. " Spostò lo sguardo verso le gradinate. " Chissà se anche tu, Gin, farai la mia stessa scelta." Concluse mentre la luna illuminava e irradiava il cielo di fronte a loro.

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Capitolo 7
*** 7 Infiltrazione e combattere insieme ***


 
 
 Viaggiarono per quattro settimane prima di arrivare alla metà. 
Lungo il suo cammino Gintoki osservò attento il paesaggio cambiare attorno a se: dalle colline brulle piene di boschi e spesso a volte dalla nebbia dove si era addestrato passò a una pianura affrescata da vari villaggi variopinti e pittoreschi alcuni di essi se li ricordava per le sue prime imprese come derubare oppure uccidere qualche bandito e, infine arrivò a destinazione.
 
Di fronte a se si estendeva una vallata sterminata composta da campi semi incolti tranne quei pochi dove, alcuni vecchi uomini e donne stavano arando il terreno in vista della stagione calda.
 
" Eccoci arrivati." Annunciò la sua guida sistemandosi il cappello di paglia sulla testa coprendosi così dal sole. 
" Hai qualche suggerimento da darmi?" Chiese Gintoki speranzoso fissando il piccolo villaggio davanti a se.
" Nessuno. Sei una spada perciò cavatela da solo." Replicò schiettamente l altro girandosi di spalle. " Ci si vede. Ogni tanto passerò di qui per chiederti come sta procedendo addio." Aggiunse congedandosi e lasciandolo solo con le sue domande.
 
 
Mentre si avvicinava alle piccole casupole di legno e i campi coltivati non pote non notare la strana calma e spensieratezza che si percepiva da quel luogo: Non c'erano terreni distrutti, ne carcasse di animali morti per via di malattie oppure di criminali appesi sopra gli alberi colti in fragrante a rubare. Ovunque vedeva bambini giocare, le madri che li rimproveravano con durezza e uomini che ridevano mentre lavorano duramente per portare i propri frutti del loro lavoro a casa. 
 
- Mi sembra così assurdo un posto così calmo.- Pensò fra sè e sè il giovane mentre, con occhio attento, controllava la zona. 
" Ehi ragazzo attento!" Sentì gridare verso di lui da una voce di donna. Rapido si voltò e, in pieno volto, una sfera gli piombo addosso facendolo finire a terra.
 - Sembrava tutto troppo bello per essere vero.- Pensò maledicendo chiunque gli avesse lanciato addosso quella palla. 
" Scusami tanto." Mormorò una voce squillante e suadente di donna. Gintoki alzò lo sguardo trovando davanti due stupendi occhi verdi come smeraldi. Dei lunghi capelli castani scendevano sulle spalle minute della donna che, dai tratti gioviali, non dimostrava più di trent'anni.
" Si figuri, signora..." Rispose lui mettendosi seduto e tastando la testa in cerca del bernoccolo che, sicuramente, gli era venuto per via della botta.
" Mio figlio ha lanciato troppo forte e non sono riuscito a prenderla. Lo perdoni." Disse ancora mentre, si notava, la figura di un bambino piccolo alla sua sinistra che ne tirava il fondo del kimono bianco come la neve come a volersi nascondere dallo sguardo austero di Gintoki.
 " Come si dice al signore?" Domandò al piccolo severa scostandosi e mostrando il piccolo che, ancora, teneva la testa bassa come un cane bastonato. Gintoki osservò il bambino e, sorridendo gli si avvicinò. 
" Non importa, dico davvero. Può succedere infondo." Disse senza far parlare il piccolo. 
" Come ti chiami?" Gli domandò la donna.
" Mi sembri nuovo di queste parti, visto che, la nostra comunità, è molto piccola." Aggiunse studiandolo attenta.
 " Si, sono un giovane viaggiatore. Sa, con questa guerra, sto vagando dove mi porta il vento. Detesto quello che sta accadendo e, perciò, ho cercato un posto il più lontano possibile dal conflitto." Spiegò in breve sperando che la bugia funzionasse.
 Lei lo fissò in silenzio poi mormorò:" Myamato va a giocare mentre parlo un'attimo con questo signore." Il piccolo annuì e, salutando con la manina si diresse da altri bambini che, da lontano, lo stavano aspettando. Una volta che si fù allontanato a sufficienza la donna si girò verso il bianco. " Comprendo il perché tu sia arrivato fino a questo villaggio. Però sta attento con chi ne parli..." Lo avvertì la donna sussurrando. " Molti hanno mandato i propri figli, o mariti in battaglia sperando in un buon avvenire. Ovviamente siamo lontani dalla guerra perciò siamo al sicuro." Lo rassicurò sorridendo tristemente come se, qualcosa, in quelle sue parole, la facesse star male. 
" Si, comprendo perfettamente. Terrò questa cosa per me." Confermò Gintoki annuendo con la testa.
 La donna sorrise e disse:" Il mio nome è Shinobu Kai. Il tuo?"
 " Gintoki Sakata. Sa se ecco qualcuno ha posto per ospitarmi? Non ho molti soldi purtroppo perciò ripagherei con lavoretti almeno per un'po vorrei stabilirmi qui." Mormorò lui con finto imbarazzo.
 La donna sorrise e, facendogli cenno, mormorò:" Da me c'e posto, almeno per il momento. Dai vieni sarà il mio modo per sdebitarmi per il danno di mio figlio." Gintoki annuì convinto e, mentre la seguiva, i suoi pensieri turbinavano sarebbe riuscito a scoprire la verità?
 
 
-
 
 
Davanti a loro la fortezza stava andando alle fiamme. Katsura tranciò di netto l'ennesimo amanto che ando in mezzo al mucchio di nemici che si erano opposti a loro.
" Coraggio, avanzate!" Ruggì il giovane guidando la carica seguito dalla sua compagnia. Alcuni amanto iniziarono a sparare verso di loro da alcuni nascondigli. Lui, rapido, si sposto dietro un riparo. Sentì i rantoli dei feriti dalla selva dei colpi e aumento la presa sulla spada. Con un balzo uscì fuori dal nascondiglio e si abbatte con furia cieca verso quei mostri che, di fronte alla sua ferocia, furono abbattuti uno a uno. 

 
" Dati una calmata. Siamo qui da dieci minuti e già dai di matto?" Sbraitò Takasugi seguito dal suo gruppo a cui ordinò di proseguire verso la strada principale della città. 
" Si hai ragione, è che sono incazzato." Borbottò seccato facendo mulinare la spada in aria per pulirla per poi rimetterla nel fodero. 
" Per cosa sei arrabbiato?" Gli domandò Takasugi sfruttando quel momento di tregua per parlargli. Da quando erano arrivati aveva visto che, il suo amico, era mogio oltre che tremendamente stressato. 
" Il maestro ci ha spediti a prendere questa città dimenticata da dio mentre lui si occupa del passo a ovest è un ingiustizia bella e buona questa." Rispose inviperito sfogandosi.
 " Ci stiamo assicurando il controllo delle retrovie con questa città. E' di vitale importanza per questo ci ha spediti qui." Replicò l altro giovane mentre, attenti, camminavano lungo il viale con intorno rumori di scontri ancora accesi sparsi qua e là per la zona circostante. Katsura sbuffo ancora. Avrebbe preferito essere al centro degli scontri non in quella stupida cittadina dimenticata da dio. Un rombo gli riscosse dai loro pensieri. Di fronte a loro dozzine di amanto fuoriuscivano da una palazzina armati di tutto punto. I due joi sospirarono e, decisi, si gettarono nuovamente nella mischia.
 
 
-
 
 
Maoto osservava attento lo svolgersi degli scontri di fronte a lui. Dalla piccola collina aveva una vista totale di quello a cui stava assistendo. 
Le forze joi, in assetto da battaglia, stavano dando filo da torcere agli amanto totalmente imprepatati dall'organizzazione dei loro avversari per quel giorno.
 
 " Date ordine all'ala destra di sfoltire i ranghi nemici. L'unita di Yoshi è riuscita ad aprire un varco in città?" Chiese senza distogliere lo sguardo.               
" Per il momento no mio signore, sono bloccati al cancello sud." Rispose uno dei messaggeri con ancora l'affanno per la corsa. 
Maoto, si girò di scatto, facendo segno alle sue milizie personali. " Andremo noi allora, il passaggio dev'essere aperto a ogni costo. Non possiamo aspettare oltre muovetevi." Ordinò perentorio stringendo la spada che aveva alla sua destra e dirigendosi verso gli scontri.
I suoni di corno che preannunciavano la carica generale destarono l animo dei samurai che, alla vista del loro condottiero, iniziarono a combattere con ancora maggiore forza spingendo le orde nemiche.
 
Maoto si gettò nella mischia come una furia. Nonostante l'eta avanzata, in quello scontro, non vedeva avversari alla sua altezza. Sfondo la difesa di un amanto con una stoccata altri due si gettarono su di lui dai fianchi roteando si difese da entrambi per poi decapitarli e si buttò su coloro che aveva davanti. L'ebbrezza della lotta, la consapevolezza del sangue nemico che cadeva queste sensazioni gli erano mancate si sentiva vivo li nel mezzo di quegli scontri. Mentre stava uccidendo l'ennesimo amanto, un ombra nera, attirò la sua attenzione.
 Riconobbe la maschera e il vestito indossato da quel colosso che gli stava davanti con aria tronfia e colmo di baldanza.
" Quindi hanno deciso di mandarne un altro a fare il lavoro sporco eh?" Domandò Maoto mentre i rumori della battaglia si facevano sempre più pressanti attorno a lui. 
" Dannato traditore muori!" Ruggì la spada di risposta sollevando lo spadone e cercando di decapitarlo.
Il vecchio si piegò evitando per un soffio la lama e contrattacco subito con una stoccata. Il colosso deviò l'attacco con la sua spada per poi eseguire un nuovo affondo. Maoto salto di lato sfruttando il masso vicino come perno e cercando di attaccare dall'alto. Quello scosto la testa ed evitò la spada a pochi centimetri dal suo volto e direzionò un colpo verso lo spadaccino che, di risposta, rotolò a terra evitando la lama che perforò da parte a parte la pietra come se fosse burro.
 " Devi essere di bassa lega per non riuscire minimamente a sfiorarmi..." Mormorò il vecchio continuando ad evitare gli assalti del suo avversario senza alcun problema. 
" Taci!" Replicò l altro con un nuovo attacco dal basso che, il vecchio, scanso per poi attaccare e colpire in pieno la gamba destra del suo nemico. " Non solo hai finto la tua morte ma, adesso, dopo anni, ritorni e lotti contro di noi?" Gli disse quello attaccando ancora ma venendo respinto con forza. " Inamissibile sarai punito!" Gridò ancora aumentando la sua forza e spingendo così verso il fondo della strada il vecchio. 
Maoto ghignò divertito. " Io dovrei essere punito?" Domandò scostandosi all'improvviso e facendo disimpegnare così la prova di forza." E voi che avete trucidato e ucciso non so quante persone che cosa dovreste avere eh?" Chiese ancora eseguendo una potente stoccata che fece indietreggiare la spada.
 " Me ne sono andato proprio per questo. Voi: le vostre regole, i vostri credi sono solo bufale create da un pazzo megalomane..." Ringhiò a denti stretti sfrecciando rapido verso l'avversario e scambiando una serie di stoccate contro di lui.        " Questo paese deve cambiare e voi dovete essere estinti!" Esclamò ancora evitando per un soffio la lama sulla sua guancia e colpendo in pieno la spalla destra del suo avversario che sussulto. " Spedire tu, una spada di infimo livello, è un insulto a me. Che ricoprivo l'incarico di prima delle dodici.." Aggiunse infilzando la lama sempre di più nel Naraku e facendo gemere l'avversario dal dolore.            
 " Se tu mi uccidi sai che non ci fermeremo. Qualcun altro verrà non avrai tregua e lo sai." Proruppè l'avversario in ginocchio.
 Maoto lo fissò con due occhi colmi di determinazione e consapevolezza. Estrasse la spada dalla spalla del nemico e, sollevandola sopra la sua testa. " Che vengano pure." Mormorò prima di decapitarlo ponendo così fine alla sua vita. 
 
Mentre il corpo cadeva al suolo privo di vita le urla di giubilio, per l'apertura della porta e la ritirata del nemico, fecero rasserenare l'animo del vecchio che, rivolto al vento, mormorò:" Manda pure quanti uomini e spade vuoi Utsuro niente mi fermerà dalla mia crociata. " Con queste parole ripose la spada e, a passo solenne, si avviò verso la città.










ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi col capitolo sette dello spin off. La conclusione, purtroppo, è sempre più vicina e i capitoli sono stati quasi tutti ultimati. Vi aspetto col prossimo capitolo che, vi assicuro, mi odierete a morte ahahaa.
Grazie a chi legge alla prossima.

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Capitolo 8
*** 8 L uccisore d'innocenti ***


I giorni ormai erano diventate settimane e le settimane mesi. Gintoki continuò a spalare quel fieno con questa consapevolezza e si asciugo il sudore dalla fronte con la mano destra. 
 
Ormai era quasi un anno che era stato spedito in quel villaggio sperduto tra le montagne ma, di ribelli e simili, nemmeno l'ombra. 
- Che il maestro si sia sbagliato?- Pensò fra sè e sè per poi scuotere la testa Utsuro non si sbagliava mai forse non aveva ancora indagato abbastanza a fondo.
" Stai battendo la fiacca per caso?" Gli domandò una voce di donna alle sue spalle che riconobbe subito. 
Lui scosse la testa.  " No Shinobu, tranquilla, mi sto impegnando per finire prima di pranzo." Borbottò il giovane seccato da tutta quella preoccupazione e quegli ordini. Erano più severi di Shin se era possibile!
 " Ti fermerai da noi anche oggi Gin?" Chiese la voce di un bambino sui cinque anni dalla corta zazzera nera e i brillanti occhi verdi.
 " Non, non credo proprio." Rispose il ragazzo sorridendo. 
Nel corso di quell'anno aveva stretto una sorta di legame con quella madre e quel figlio così vivace da ricordagli una persona di sua conoscenza. 
" Che hai Gin?" Chiese la donna all'improvviso notando come, il sorriso sul suo volto, si fosse affievolito. 
Lui si riscosse. " No, niente figurati. Vado a finire di spalare questa roba prima che quel vecchiaccio torni. Ci si vede." Disse andandosene a passo veloce.

In quel breve istante la sua mente era andata a Ureka e ai suoi compagni che, ormai non vedeva da quasi un anno. Che stavano facendo? Cosa stara succedendo in sua assenza? Queste e altre domande, ormai affollavano continuamente la sua mente. - Vorrei che questa missione finisse.- Pensò fra sè e sè anche se, ammetteva, che quella vita gli stava piacendo. Lavorava duramente ma c'era abituato con i duri allenamenti da Naraku. Li aveva persone di cui si fidava e, inoltre, anche la compagnia di quella madre e figlio era davvero un toccasana lo faceva sentire come parte della famiglia che non aveva mai avuto. 
 
Il tempo, intanto, si stava rannuvolando portando con se grandi nuvoloni neri e un forte vento scosse gli alberi vicini. - Sarà il caso che rientri.- Pensò fra se e se voltandosi e rimanendo di stucco. 
Davanti a se vide una figura che non aveva più visto da più d'un anno e che, lo stava guardando con un sorriso radioso.

 " Benritrovato Gintoki...." Disse Utsuro sorridendo. Lui si chinò subito in segno di rispetto. " Ti prego, alzati. Non siamo tra Naraku qui." Mormorò facendolo alzare.
 " Cosa è venuto a fare fin qui maestro?" Domandò subito mentre si rimetteva in piedi. 
" Sono venuto qui per riportarti a casa. L'anno ormai è finito." Disse brevemente lui pacato. 
" Ma, non sono riuscito a trovare niente credo di aver sprecato il mio tempo signore." Ammise il giovane a malincuore. Utsuro sorrise e, davanti al suo giovane protetto, mostrò una spada che lui riconobbe e una maschera che era sua di diritto. " Se non hai trovato niente allora dovrai ucciderli tutti. Forse così avrai compiuto il tuo dovere." Annunciò con tono solenne lui.
Gintoki guardò ammutolito il suo maestro. Non poteva credere che dicesse sul serio non poteva essere. 
" Maestro. So che lei è molto lungimerante e vede dove io non posso ma, sono sicuro. In quel piccolo villaggio non c'e niente." Disse ancora il giovane con la testa china. 
" E se ti sbagliassi mio giovane apprendista?" Gli chiese lui. " Se ti avessero ingannato? Se sapessero chi sei? Sei davvero sicuro di quello che dici?" Domandò ancora. Il giovane non rispose contornato dai dubbi. " Vedi Gintoki, tu sei ancora così giovane..." Raccolse la spada che il giovane aveva lasciato cadere a terra. " La tua inesperienza è forte in molti campi..." Aprì le sue mani e pose la spada in esse con delicatezza. " Alcuni sacrifici è necessario farli a volte. Questa è la strada che deve compiere chi mira alla grandezza come te..." Mormorò ancora richiudendo le mani all'allievo con fermezza sulla spada. " Se vuoi essere il mio Kuroyasha dovrai fare cose che ti macchieranno l'anima. Dovrai essere pronto a uccidere chiunque io ti ordini sei pronto quindi mio allievo?" Concluse infine porgendo la maschera a Gintoki.
 
 Il giovane guardò la spada tra le sue mani. Era pronto a compiere quel passo? Davvero doveva fare questo a chi lo aveva accolto anche se per poco tempo? I dubbi lo stavano tormentando lui che non ne aveva mai avuti lui che aveva ucciso dozzine e dozzine di nemici adesso aveva dubbi?                       
" Qual'è la tua decisione quindi?" Mormorò Utsuro interrompendo i suoi dissidi interiori. Gintoki afferrò la maschera che gli veniva offerta. La indossò si alzò in piedi e si girò con la spada in pugno verso il villaggio.
 Utsuro lo guardò in silenzio. " Così è questa la tua scelta... Molto bene la sofferenza ti farà crescere e ti farà comprendere che, in questo mondo, non tutto è come appare..." Sussurrò mentre dei fulmini annunciavano una tempesta in arrivo.
 
 
-
 
 
" Non avere pietà." Questo ripeteva mentre affondava la spada nella carne del primo contadino che lo aveva individuato. 
"Chi sei tu?" Domandò un uomo terrorizzato col forcone davanti tremolante. Senza rispondere tranciò di netto la testa anche al secondo uomo. Gli altri si diedero alla fuga per avvisare gli abitanti ma lui, più veloce, piombo su di loro con violenza seminando la morte.
Osservò per un istante i loro volti riconoscendo alcuni di loro. Le loro facce sgomente erano così diverse rispetto a quando scherzavano con lui oppure bevevano il loro sake scadente attorno al fuoco raccontando i momenti della loro vità. Si riscosse non aveva tempo per i sentimentalismi aveva un compito da portare a termine guardò le case in lontanananza e, stringendo la spada, si diresse in quella direzione. 
 
 
-
 
 
Le urla e le grida che sentivano fuori dalla casa non erano rassicuranti. 
" Mamma che sta succedendo?" Domandò Myamato alzatosi per il frastuono che stava sentendo. 
" Dobbiamo andarcene piccolo mio e in fretta." Rispose la madre prendendolo per mano e uscendo dalla porta sul retro. Il villaggio era sotto attacco ma chi avrebbe mai potuto attaccarli? Loro che erano ai limiti della valle e senza alcuna ricchezza? Cominciò a correre disperata mentre il vento, la pioggia e le grida degli uomini gli giungevano ovattate per via dello scrosciare forte dell'acqua che cadeva. 
A un certo, avvertì una strana sensazione dietro di se. Non volle girarsi per nessun motivo l'avrebbe fatto. Aumento l'andatura ma l aggressore, più veloce, la trafisse la spalla destra da parte a parte. La donna gridò dal dolore bloccandosi ma, prima di rendere il figlio visibile lo mise sotto di se. Girò la testa per vedere chi fosse quel mostro che aveva ucciso tutta la loro gente e, quando vide quegli occhi vuoti. Capì.
 
https://www.youtube.com/watch?v=iz8a53VSoN0 ( mettete questa canzone come sottofondo)
 
" Tu, tu sei quel ragazzo non è vero?" Domandò Shinobu agonizzante col bambino tremante stretto tra le braccia che piangeva e strepitava per quello che stava accadendo in quel momento. Gintoki non rispose.                             
" Ti ho riconosciuto i tuoi occhi sono gli stessi di quel giovane...." Mormorò con un sorriso mesto sul volto mentre la pioggia aumentava d'intesita. " Gli stessi occhi tristi. Gli stessi occhi vuoti..." Spiegò tristemente mentre aumentava la stretta attorno al piccolo come per proteggerlo.
" Ti supplicò Gintoki uccidimi. Finiscimi ma risparmia mio figlio. Lui non merita questa fine e lo sai anche tu..." Disse ancora con le lacrime agli occhi mentre il sangue continuava a sgorgare dalla sua ferita sulla spalla destra. Gintoki non rispose.          
 La mano che impugnava la spada gli tremava colma di esitazione come mai aveva fatto.                 
 " Non so il motivo per cui ci hai fatto questo..." Continuò la donna. " Forse sono circolate voci sul nostro coinvolgimento coi joi ma sono menzogne..." Aggiunse cercando di farlo desistere. " Noi volevamo solo vivere in pace. Lontano da questa guerra lontano da quel mondo che ha rifiutato sia me che mio figlio..." Gli strepiti del figlio aumentarono d'intensita.
 - State zitti.- Pensò Gintoki fremente di rabbia e qualcos altro che cercava d'uscire mentre la stretta sulla spada si faceva meno salda.
 
 " In questi ultimi cinque giorni mi hai fatto una domanda. Se fossi felice di quel poco che avevo. Io non ti ho mai risposto perché non capivo come un giovane, come te, potesse avere una simile domanda in testa... Tu sei felice di quello che sei al momento? Sei felice di aver ucciso più di sessanta persone che ti avevano accolto come uno di loro? Sei contento di aver ucciso in maniera così brutale un villaggio di sessanta innocenti?" Domandò la donna. Gintoki non rispose.
" Ognuno traccia il proprio destino e tu..." Gli occhi della donna fissarono quelli di Gintoki per una frazione di secondo che parve infinita. " Stai segnando il tuo su una marea di cadaveri." Concluse.                     
  Il giovane digrignò i denti sotto la maschera e alzò la spada con entrambe le mani. La sentiva pesante come un macigno. Mai la sua arma era stata così pesante. " Coraggio poni fine alla nostra esistenza. Non esitare questa è la strada che hai scelto..." Lo incoraggiò la donna.

 Gintoki gridò come mai aveva fatto in vita sua e  abbassò la spada che si conficcò nel petto della donna perforando anche quello del piccolo dandogli così una morte immediata. Tolse le mani da sopra la spada disgustato da quello che aveva fatto e continuò a gridare all'impazzata la pioggia continuava a scendere e lui sbattè i pugni al suolo fino a far diventare le sue mani sporche di fango e sangue. Voleva lavare quel tanfo voleva togliersi di dosso quel sudicio sangue che sentiva impregnare ogni fibra del suo essere.  Si tolse la maschera gettandola via con foga poi osservò il suo stesso volto e lo vide, per la prima volta, colmo di lacrime. " Io sono un mostro..." Mormorò fra se e se in quella desolazione che lui stesso aveva provocato. 









ANGOLO DELL AUTORE: Dopo questa lettura non so quanta gente mi vorrà morto ahahah lo so. Come capitolo è piuttosto pesante me ne rendo ben conto però andava fatto :).
Grazie a chiunque leggerà o recensirà il capitolo e grazie mille alla mia betatester che, sempre, si rende disponibile per darmi pareri.
Alla prossima

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Capitolo 9
*** 9 Un ragazzo diverso ***


Ureka correva all'impazzata lungo il sentiero verso la valle. " Permesso!" Gridò colpendo alcuni dei Naraku che trasportavano alcuni sacchi pieni di cibo e facendoli cadere a terra.
" Scusate!" Gridò ancora alle ingiurie degli uomini. Appena aveva saputo della cosa avrebbe fatto i salti di gioia se non fosse stato vietato.
 - E' tornato finalmente.- Pensò fra sè e sè entuasiasta. Shin, quella mattina, aveva ricevuto un corvo e lei, senza farsi beccare, l'aveva letto. Gintoki stava tornando. Questo era il messaggio.
 
La giovane riprese  fiato scostandosi i capelli verdi ormai lunghi rispetto a due anni fa anche la divisa ormai gli stava stretta sul petto prosperoso e sui  fianchi. - Chissà se mi riconoscerà.- Pensò fra se e se compiaciuta di com'era cambiata rispetto a due anni prima quando lui, per una punizione, se n'era andato. - Non mi darai più della piccoletta razza di sbruffone.- Pensò ancora fra sè e sè. A un certo punto un rumore di passi attirò la sua attenzione Ureka alzò lo sguardo sorridendo pronta ad accoglierlo ma, prima che potesse dire qualsiasi cosa rimase in silenzio. 
 
Gintoki era lì di fronte a lei. L'aria truce, più del solito, gli solcava il volto che sembrava più incavato. Il corpo, più alto, sembrava più magro di quanto non fosse stato due anni fa. 
 
" Ciao Ureka." Disse freddamente con un sorriso stanco sul volto. 
" Ciao... ciaooo Gin." Mormorò lei balbettando alla vista di quei due occhi che sembravano glaciali. 
" Ti vedo cambiata." Ammise il ragazzo sorridendo e scompigliandogli i capelli. La ragazza si riscosse e si distacco. 
" Uffa! Sai quanto ci metto a sistemarli?!?" Sbottò inviperita lei fissandolo torva. 
" Dai andiamo, sono abbastanza di fretta." Rispose lui senza prestare molta attenzione allo sguardo della ragazza che lo seguì. 
" Com'è stata la missione?" Chiese Ureka curiosa. Il ragazzo non rispose e continuò ad andare avanti lungo le scalinate. 
" Che hai fatto in questo periodo? Sei diventata una spada?" Domandò a sua volta Gintoki cambiando così discorso. 
Ureka lo guardò stranita da quel modo di cambiare argomento ma stette al gioco. " Ancora no..." Brontolo rattristata sbuffando. " Shin non mi ritiene ancora all'altezza per prendere seriamente quell'impegno." Spiegò.
 Il giovane la guardò di traverso e con un ghigno. " Com'è che dicevi? Saresti diventata una spada più alta di me di grado? Non mi pare proprio." Mormorò iniziando a ridere. Ureka lo guardò maligna stava per dargli un calcio quando una figura gigantesca si paleso di fronte a loro. 
" Gintoki!" Esclamò lieto Shin stringendo in un abbraccio il più giovane che si sentì stritotale. " Come stai?" Domandò. 
" Stavo bene prima che mi stritolassi." Sbottò il giovane.                                         
" Oh scusa..." Replicò la spada scostandosi. " Ho saputo che farai una nuova prova oggi. Ne sei sicuro?" Gli chiese ancora lui. Ureka rimase basita.
 " Perché non mi hai detto niente?" Domandò rivolta a Gintoki.
Il bianco sospiro. " Si Shin, oggi sosterrò la prova. Ureka ci siamo visti due secondi fa non avevo il tempo per dirtelo." Spiegò seccato ad entrambi continuando a salire le scalinate tallonato dai due. " C'e stato qualcun'altro che ha fatto la prova?" Domandò a un certo punto il giovane a Shin dietro di lui di qualche gradino. 
" Si. Oboro." Rispose brevemente seccato. " Dimmi che è morto ti prego." Borbottò Gintoki alzando gli occhi al cielo per la frustrazione. " Purtroppo per te e me no. E' diventata la prima spada e quindi sai cosa vuol dire vero?" Gli rispose di rimando la terza. 
 
Gintoki annuì. Chi diventava prima spada aveva diritto a sfidare direttamente il capo di esse e poterne diventare il leader. - Devo sbrigarmi a diventare Kuroyasha prima che quel bastardo possa bloccarmi.- Pensò Gintoki. Il capo delle spade aveva la possibilità di eliminare qualunque delle dodici se non ritenuta idonea. Mentre ricordava questo, di fronte a lui, la piccola arena circolare si mostrava con già delle spade disposte.
 
 
" Benvenuto undicesimo..." Mormorò Oboro seccato dalla presenza del bianco di fronte a loro. 
" Salve a tutti." Rispose Gintoki alzando la mano per salutare senza ricevere niente di rimando. 
" Sei giunto qui per elevare il tuo status giusto?" Domandò la quarta figura con al suo fianco una ragazzina dai lunghi capelli neri. Lui annuì di rimando.
  " E chi sfiderai oggi giovane Gintoki Sakata?" Chiese ancora la donna. Lui chiuse gli occhi e riflettè. Ci aveva pensato molto in quei due anni ed era giunto a una conclusione. 
Sospirò piano poi mormorò:" Sfido la quarta spada..." Tutti gli occhi fissarono la donna con la ragazzina al fianco che sorrise sotto la maschera. Shin rimase di sasso. - Perché non ha sfidato Oboro? Non crede di essere capace di ucciderlo? O forse c'e dell altro?- Pensò fra sè e sè. Era convinto che avrebbe puntato al secondo posto oppure al primo perché proprio a lei? Questa domanda non gli dava pace in quell'istante. Fu Ureka a tirarlo per la manica facendogli notare che, i due, si stavano dirigendo al centro dell'arena.
 
 
" E così sarò io la tua avversaria Gintoki?" Chiese con garbo Kurenai togliendosi la maschera dal volto. Il bianco non rispose ma fece un passo avanti con la spada sguainata. " Sei stato in isolamento per due anni interi. Cosa ti è successo ragazzo?" Domandò la donna avvicinandosi al centro dell'arena sicura di se e con la katana ancora nel fodero. Lui non rispose ma avanzò deciso con uno strano sguardo indirizzato alla sua avversaria. 
 
 
https://www.youtube.com/watch?v=TJzxpmOogqg
 
 
" Quello che hai fatto ti ha reso muto per caso?" Chiese ancora lei convinta mettendosi in posizione di guardia.
 Senza rispondere lui attaccò la donna con un fendente frontale. Kurenai frappose la lama bloccando l'assalto facilmente e cercando di penetrare nella guardia del giovane infilando la sua spada. Gintoki fece un salto all'indietro per evitare la punta a pochi millimetri dalla sua faccia ma, Kurenai, gli ando dietro veloce eseguendo una stoccata diagonale che, il bianco, evitò scartando di lato e contrattaccando con un colpo al fianco sinistro dell'avversaria. Lei sposto la spada in una frazione di secondo riuscendo così a parare l'attacco e incrociando di nuovo la spada con lui in una prova di forza.  
      
" Sei cresciuto molto dall'ultima tua lotta. Lo ammetto..." Disse la donna sferrando un calcio per distanziare il più giovane. " Ma, anche così, ti manca qualcosa per essere una degna spada..." Aggiunse mirando alla gola del giovane che, con la parte piatta della katama, deviò il colpo per poi di slancio sferrare una stoccata al volto della donna che indietreggio vistosamente per evitare la lama. 
 
" Cosa puoi sapere tu cosa mi occorre per essere una spada?" Domandò Gintoki con voce fredda. 
" Non sai cosa ho passato in questo periodo tu nemmeno lo immagini..." Disse ancora attaccando con una serie di fendenti mirati al petto della donna che, con maestria, si difendeva senza alcun problema.                                 
  " Credi che non lo sappia..." Rispose la donna sarcastica infiltrandosi nella sua guardia a pochi millimetri dal suo collo. " Sono una spada da oltre dieci anni. So bene cosa significhi." Disse ancora cercando di tagliare la gola al giovane che, retrocedendo subì solo un piccolo taglio alla gola.      " Uccidere o essere uccisi. Portare morte dovunque ci sia la vita. Questa è la missione che ci viene data come spade obbedire fino alla morte questo è quello in cui crediamo." Spiegò brevemente mentre continuava a incalzare il giovane costretto a difendersi dagli attacchi feroci e rapidi della sua avversaria.                                                                                                                      " Chi credi di essere per poter avere una coscienza? Chi pensi di essere per avere rimpianti?" Domandò stavolta seria in volto eseguendo un fendente verso la testa del giovane che si abbasso per schivare e contrattacco con una stoccata dal basso che prese in pieno la spalla destra della donna aprendo una ferita. 
" Tu parli troppo..." Le mormorò Gintoki freddamemte mirando al fianco della ferita con una stoccata. La donna deviò il colpo a fatica emettendo un ringhio soffocato. " E' il momento, di porre fine alla tua vita Kurenai quarta spada..." Annunciò il ragazzo sollevando la spada e poi indirizzarla verso la donna. Kurenai sorrise mesta. Il giovane ormai era diventato quello che tutte le spade accettano di essere dopo la missione un freddo blocco di marmo. Strinse la spada per poi sfrecciare verso Gintoki. La spada di Kurenai fece un arco breve mirando alla testa del bianco. Gintoki eseguì una giravolta portandosi al fianco destro della donna lei, con un sorriso triste guardò la piccola che, da fuori il cerchio, la guardava fissa e poi il buio la sommerse per sempre.
Gintoki aveva infilzato il fianco. La spada spuntava dall'altra parte dello sterno in perfetto equilibrio. Kurenai si accascio al suolo con un sonoro tonfo. Silenzio. Nessuno parlava o emetteva un fiato se non quelli emessi da Kurenai sempre più affannosi. Gli occhi della donna erano concentrati solo sulla figura minuta di Nobume che, senza timore, aveva varcato il cerchio e si era diretta verso di lei.
 
 
 https://www.youtube.com/watch?v=zBp_Wa9rwrg
 
 
" Che stai facendo..." Le sussurrò la donna con un filo di voce. La bambina le si avvicino iniziando a tamponare la ferita come gli aveva insegnato tempo addietro la donna. Gintoki osservò in silenzio senza dire nulla. 
" Non puoi salvarmi piccola mia, non puoi..." Le disse ancora cercando di allontanarla da lei.
 La piccola continuava mentre, delle lacrime, cadevano dal suo volto. 
" Non voglio..." Sussurrò con un filo di voce. Kurenai rimase basita. Era la prima volta che sentiva la voce della bambina. " Se tu morirai sarò di nuovo sola. Se tu te ne andrai rimarrò sola in questo posto..." Disse ancora singhiozzando sforzandosi ancora per fermare il sangue che continuava inesorabilmente a uscire. Kurenai la guardò con un sorriso triste e le bloccò le piccole mani con le sue e, mettendo la sua testa di fronte a quella della ragazzina, disse:" Ma tu non sarai mai sola piccola mia..." Posò la sua mano sul viso della piccola e la girò verso il punto in cui si trovava Ureka e le altre spade. " Loro sono con te. Se c'e qualcuno che ti terra a se saranno loro..." Le mormorò tristemente. Nobume cominciò a piangere stringendo a se la donna che, alla stregua di una madre, si era preso cura di lei per tutti quegli anni. " Avrei voluto vederti crescere e diventare forte come me... avrei voluto tanto ma, purtroppo, il fato mi ha riservato questo destino..." Le disse ancora ricambiando l'abbraccio e, girandosi verso Gintoki, disse:" Gin, una volta che sarai promosso nuovamente, fa che sia lei a diventare la quarta spada è l'ultima richiesta che ho..." Il giovane annuì con la testa. " Te lo prometto..." Le rispose mentre riponeva la spada e si allontava da quella scena strappalacrime con le grida di Nobume che piangeva sul corpo ormai morente della donna. 
 
 
-
 
 
Lo aveva cercato ovunque senza trovarlo da nessuna parte. Ureka correva di qua e di la ma niente di quello scemo non c'era traccia. - Ma dove ti sei cacciato Gin?- Pensò fra sè e sè. Lo aveva visto andarsene non appena aveva ucciso Kurenai senza neanche prendere le vestigia o altro.                                       
  " Stai cercando qualcuno per caso?" Chiese una voce inconfondibile dietro di lei. Lei si girò trovandosi davanti il volto truce e freddo del giovane.
" Ma dove ti eri cacciato?" Le chiese la giovane avvicinandosi a lui. " Ti stanno aspettando tutti per la nomina." Gli disse ancora notando che, il giovane, non rispondeva.
 " Mi spieghi cos'hai?" Domandò ancora la ragazzina avvicinandosi ancora a lui. " E' da quando sei tornato da quella missione che sei... strano." Mormorò visibilmente preoccupata cercando di toccargli il viso su cui c'era un graffio. Lui gli bloccò la mano con una presa ferrea. 
" Non ho niente Ureka..." Gli rispose seccato da tutte quelle domande e mollando la presa.                                                                                               " Tu non hai niente..." Sussurrò la ragazza dolcemente. " Hai qualcosa ne sono convinta. Potrai imbrogliare Shin, potrai mentire a chi vuoi ma non a me." Disse ancora sicura.                         " Cosa ne puoi sapere tu di me Ureka?!?" Esclamò lui alzando la voce. " Cosa puoi sapere di quello che ho passato in quel fottuto anno in quel dannato villaggio eh?!?" Gridò ancora afferrandola per le spalle e sbattendola contro un albero con violenza. " Cosa puoi sapere tu di cosa si prova a togliere la vita a sessanta persone disarmate. Sessanta persone che da mesi ti tormentano nei sogni!" Urlò ancora digrignando i denti e facendo uscire sangue dalle sue labbra.
" Mi sono sentito un mostro..." Disse ancora severo con se stesso mentre la giovane ascoltava in silenzio. " Un mostro privo di cuore, un mostro a cui non importa più nulla della vita degli altri ma solo della sua... " Mormorò ancora mollando la presa e allontandosi di qualche passo.  " Io credo ancora nella missione. Ho fiducia  ancora nel mio sommo maestro ma, quello che ho fatto, mi è rimasto nel petto come mai è successo..." Aggiunse gettandosi a terra sotto le fronde di un albero illuminato dalla luna. " Vorrei solo dormire in pace senza che quei dannati incubi arrivino. Vorrei svegliarmi e affrontare dozzine di avversari armati piuttosto che un uomo armato di forcone che so non mi darà alcuna soddisfazione." Disse ancora con un sorriso triste. " Vorrei solo..." Ma, prima che finisse di parlare, la giovane gli si gettò addosso stringendolo a se. Il bianco, a quella manifestazione d'affetto, rimase allibito. 
 
" Hai ragione." Disse, stringendolo a se e avvicinando il suo petto a quello del ragazzo. " Io non potrò mai capire cosa si prova a fare un simile atto, non ho mai compiuto simili atrocita infondo, ancora, nemmeno sono una spada..." Mormorò con un sorriso triste fissandolo negli occhi. " Ma so una cosa. Se tu avrai mai bisogno di qualcuno che ti stia vicino per ascoltarti..." Sussurrò mettendo la testa sulla sua spalla destra. " Allora io sarò sempre pronta ad ascoltarti." Concluse stringendo il compagno in un profondo abbraccio. Gintoki non sapeva cosa dire. Non era abituato a simili manifestazioni d'affetto non da lei, non da Ureka. La sentì vicina come non mai. La strinse a sua volta. La sua piccola peste era cresciuta e non solo come aspetto ma anche come testa. Sorrise e, stringendola, la bacio sulla fronte. " Grazie Ureka." Sussurrò lui mentre, la ragazza diventò rossa in volto per poi staccarsi d'impeto da lui. 
" Che sono queste smancerie!" Esclamò lei balbettando e alzandosi in piedi. " Ti sei rammollito per caso." Disse ancora distanziandosi da lui circospetta. " Volevo essere gentile tutto qui..." Borbottò lui guardandola  e sorridendo. " Comunque Gin..." Cominciò a dire lei cercando di riprendere il controllo di se stessa. " Perché hai voluto sfidare Kurenai? E non Oboro o la seconda spada?" Gli chiese la giovane. Il giovane alzò la testa fissando le stelle sopra di se " Avrei voluto sfidarli ma..." 
" Ma cosa? " Domandò ancora la ragazza. 
" Anche se mi ritengo in grado di eliminare quella pulce di Oboro quando voglio. So che Utsuro non avrebbe voluto che lo eliminassi." Mormorò sicuro. " Oboro in futuro sarà di sicuro la guida delle spade e io non voglio un ruolo simile. Sfidare la seconda avrebbe messo in allarme Oboro che avrebbe fatto di tutto per spedirmi fuori a calci. La scelta era fra Shin e Kurenai e ho scelto lei..." Spiegò amaramente. Ureka annuì e mormorò:" Quindi la tua prossima sfida sarà..." 
" Si, il prossimo sarà  Kuroyasha anche se, al momento, non sono in grado di affrontarlo. Lo so da solo." La interruppe il giovane convinto. Ureka lo guardò sgomenta e allibita. Da quando lo conosceva non aveva mai avuto remore ad affrontare un avversario per quanto fosse forte. 
" Cosa ti fa dubitare?" Chiese lei ancora allibita dalla dichiarazione. Gintoki sospiro. " Kurenai aveva ragione. Anche se le mie abilità sono migliorate non sono ancora al livello di uno come lui. E' rimasto Kuroyasha per oltre trent'anni perciò avrà avuto vari sfidanti e nessuno è mai riuscito nemmeno a impensierirlo? Come potrei farlo io che, attualmente, ho una forza pari alla prima spada? Non posso." Spiegò brevemente lui. " E quindi quando pensi di sfidarlo?" Chiese lei mettendosi a sedere accanto a lui. Lui alzò le spalle disinteressato e si distese sotto l'albero. " Non lo so. La sola cosa che voglio adesso è riposare un'po sono davvero stanco." Annunciò lui chiudendo gli occhi. La ragazza lo guardò per qualche istante abbozzando un sorriso e si accoccolo li accanto. Si, nonostante tutto, aveva capito che lui non era cambiato era sempre il solito e vecchio brontolone.


ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo :) lo so ultimamente sono più sanguinario del solito ma è il periodo dell anno in cui siamo tutti più cattivi giusto? ahahaha.
Grazie a chi legge e recensisce ^_^ alla prossima.

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Capitolo 10
*** 10 La caduta del giusto ***


Utsuro lesse il messaggio di sangue che gli era stato riportato dopo la sconfitta dell'ennesima spada. Lo accartocciò e lo gettò nel fuoco acceso accanto al suo trono con una certa stizza.

" Maoto si sta dimostrando più difficile del previsto da eliminare..." Mormorò seriamente preoccupato. Aveva già eliminato ben due spade da quando aveva iniziato quella crociata contro gli amanto e, inoltre, i joi stavano prendendo sempre più piede tanto che, i suoi contatti, lo stavano tormentando per intervenire in prima persona.
" Mio signore, le avevo detto sin dall'inizio di mandare me." Mormorò con un tono rispettoso il Kuroyasha seduto a terra di fronte a lui.
" Voi due appartenete alla stessa generazione come Shin..." Cominciò a dire il grigio. " Le vostre abilità sono quasi identiche potreste  uccidervi a vicenda e non posso perderti al momento." Disse lui sicuro.
" Ma come? Non sta già facendo crescere il mio sostituto?" Mormorò stranito da quell'affermazione e con tono sarcastico. Aveva visto combattere quel ragazzino era forte senza alcun dubbio ma, al momento, non era in grado di batterlo e tutti e due lo sapevano bene.
" Sebbene ritenga Gintoki capace di elevarsi e raggiungere la tua forza. Al momento non sarebbe in grado di essere al tuo livello. Questo l'ho capito nella sua lotta contro Kurenai." Spiegò brevemente Utsuro con un sorriso sulle labbra sapendo quanto ciò avrebbe elevato la fiducia del proprio servitore.
Il Kuroyasha rimase, come al solito, stupito dalle facoltà del suo signore. Non aveva mai visto qualcuno capace di comprendere a tal punto le doti di una persona e prevederne la crescita.
" Perché allora non ci manda entrambi." Propose infine il Kuroyasha senza pensarci più d'un solo istante.
" Intendi tu e Gintoki?" Domandò Utsuro abbastanza colpito dall'idea.
Lui annuì. " Ormai ha raggiunto un rango elevato mio signore. Sarà il momento che veda i livelli del Corvo per farsi un'idea di quello che occorre per esserlo." Mormorò brevemente.
 L uomo sul trono fissò per qualche istante quello inginocchio.
" Non è un idea così brutta..." Ammise riflettendo su quell'evenienza.
" Quindi, dobbiamo partire subito?" Chiese infine il Kuroyasha molto sbrigativo e pronto a tornare in azione dopotutto quel tempo fermo.
Utsuro annuì. " Manderò un messaggio ai comandanti amanto per dire loro di darvi, in consegna, numerose truppe e voi, insieme ad altri cento Naraku, attaccherete la fortezza in cui il traditore si nasconde." Annunciò serio in viso.
L'assassino, portandosi una mano sul cuore, rispose:" Sarà fatto mio signore."


-


Gintoki se ne stava tranquillo sotto un albero a meditare. Senza Ureka tra i piedi, essendo in missione, poteva finalmente avere un minuto di pace da quando era tornato aveva cercato più modi per riuscire, in qualche modo, a incanalare tutto quello stress e, inoltre, aveva bisogno di qualcosa per tenere a bada quella bestia che dimorava in se.
 - Sta diventando sempre più difficile.- Pensò fra sè e sè un rumore di passi, alle sue spalle, lo riscosse da quei pensieri.

 " Cosa c'e?" Chiese alla figura dietro di se senza nemmeno voltarsi a vedere chi fosse.
" Mi manda il sommo Utsuro..." Mormorò la voce del Kuroyasha facendo rabbrividire Gintoki.  Lui si alzò in piedi voltandosi e mettendosi di fronte al vecchio fissandolo alla stessa altezza i loro occhi, così opposti come colore, sembravano sfidarsi.
" E cosa vuole da me il mio signore?" Domandò senza distogliere o abbassare lo sguardo. Ormai, lo scontro per la successione, si stava aprendo e non si sarebbe mai dimostrato debole o inferiore a quel tipo.
 " Una missione ci attende..." Cominciò a dirgli senza abbassare lo sguardo di fronte al più giovane. " Abbiamo un ex membro da far fuori." Disse schiettamente lui dandogli le spalle come se, Gintoki, non fosse nient altro che un ragazzino.
" Molto bene, quando partiamo?" Chiese il più giovane raggiungendolo rapidamente e mettendosi a suo pari.
" Oggi stesso..." Replicò lui con tono freddo. " Ho già predisposto una compagnia di Naraku e, lungo la strada, un esercito amanto si unirà a noi. Come avrà dato istruzioni il sommo." Spiegò brevemente superandolo con una falcata. " E, per favore, sta dietro di me..." Lo ammonì. " Sarò io a guidare il gruppo tu sarai solo il supporto." Aggiunse con scherno.
 Il bianco digrigno i denti e fece una smorfia ingoiando il rospo che gli stava salendo in gola.
" Ma certo, ovviamente." Rispose sperando, con tutto il cuore, che quel dannato vecchio morisse il prima possibile.


-


Takasugi era sulle mura della fortezza come in attesa di qualcosa. Dalle sue spalle, all'interno della magione, avvertiva il suono delle risate e della musica che veniva suonata un'po ovunque quella sera e che non dava proprio l'idea di essere in un campo base di joi.

 La guerra stava procedendo per il verso giusto nonostante le perdite e, sotto la guida di Maoto, il loro gruppo stava aumentando sempre più di numero e di vittorie a discapito degli amanto e degli uomini ancora fedeli allo shogunato. - Sta andando tutto fin troppo bene.- Riflettè fra sè e sè come preso da mille dubbi.

" Tutto ok, Takasugi?" Domandò la voce di Katsura giunto dietro di lui con le mani dentro le maniche del suo kimono azzurro.
Quello annuì. " Stavo solo pensando che, in questo momento, le cose stanno andando fin troppo bene." Ammise sapendo benissimo di essere un disfattista con simili pensieri.
" Non hai torto..." Disse l altro giovane lasciandolo di stucco per quella risposta. " Ultimamente gli amanto si sono fatti meno numerosi  e, nei loro attacchi, dopo poche perdite indietreggiano..." Cominciò a dire dubbioso.          
" Stanno organizzando qualcosa ne sono convinto." Continuò a dire mettendo le mani sopra il freddo e gelido parapetto delle mura.
" Lo hai già detto a Maoto sensei?" Chiese Takasugi. Tra loro due era stato fin da sempre il più tattico e quello che si occupava più della logistica e della strategia tanto da venire soppranominato il generale.
Katsura annuì. " Il maestro  mi ha detto di non preoccuparmi e pensare ai prossimi scontri. E' davvero fiducioso sull'esito con cui sta andando la guerra." Replicò con un tono di voce piuttosto dubbioso. Era nella sua mente non credere mai in una vittoria certa e, quello, ne era il caso visto lo strapotere ancora in mano agli amanto. Takasugi sospirò afflitto.
" Spero vivamente che lui abbia ragione." Dichiarò mentre, con gli occhi, scrutava nell'oscurita che era calata. Un qualcosa in cielo attirò la sua attenzione, dei globi sembrarono apparire dal nulla cominciando a ingrandirsi più si avvicinavano e, prima che Takasugi potesse dire qualcosa, Katsura lo scostò di peso proprio nell'esatto momento in cui, il colpo di cannone, sfondo quel pezzo delle mura.
 " Che cavolo sta succedendo?!" Sbottò Katsura vedendo altri proiettili prendere in pieno le mura su più punti sgretolandole come se fossero burro. " A quanto pare il presentimento che avevamo sta accadendo." Gli rispose Takasugi estraendo la spada e cominciando a scendere rapidamente dalle mura con, in sottofondo, grida di terrore, allarmi e urli di battaglia provenienti dall esterno ancora ricoperto dall'oscurità della notte.


-


Gintoki guardava quello spettacolo con occhi attenti. L idea di usare i cannoni amanto era stata del corvo che, senza tradire alcuna emozione osservava lo spettacolo con vero disinteresse. Se fosse stato per Gintoki avrebbero attaccato in una maniera più silenziosa e non con un simile dispiegamento di forze.
"Avanti." Senti dire dal Kuroyasha  con una semplice parola che bastò per fare avanzare la massa di amanto e sottoposti che, come un fiume in piena , si riversarono dentro la fortezza che, nonostante tutto, si apprestava a rispondere all attacco.


-


" Serrate i ranghi blocchiamoli nei punti delle mura distrutti e radunate i feriti verso le uscite programmate!" Urlò Maoto con foga e rabbia. Non credeva che sarebbe potuto accadere così tanto presto. Non appena vide i primi uomini in nero si gettò su di loro come una furia spezzando quella breve formazione e, con un cenno, fece avanzare i suoi sottoposti che, subito, cominciarono a sigillare quella breccia cercando d'arginare la marea di nemici che stavano arrivando.

- Dove diavolo saranno andati a finire quei tre?- Pensò fra sè e sè preoccupato per i suoi pupilli mentre, con agilità, evitava la lancia di un amanto cornuto per poi decapitarlo. Con i naraku a giro sicuramente ci sarebbe stata qualche spada e, al momento, nessuno dei tre era al livello per affrontarne una. - Devo trovarli e metterli in salvo. Non possono morire qui.- Riflettè ancora lasciando il combattimento dirigendosi più verso l'interno dove, i rumori della battaglia, sembravano essere aumentati rispetto a qualche istante fa.

A un certo punto, un rumore di passi pesanti, lo fece voltare e reagire con una rapida sferzata che, il suo avversario mascherato, riuscì ad evitare con una giravolta per poi contrattaccare ma venendo parato col piatto della spada.
" Una nuova giovane spada eh..." Mormorò la voce del vecchio che, con un'abilità sorprendente, aveva appena bloccato il fendente di Gintoki.
Il bianco, subito, eseguì una nuova stoccata ma, l uomo, bloccò di nuovo la sua arma per poi spingerlo via.
Gintoki rimase allibito. - Così è lui il bersaglio?- Pensò stupefatto mentre si rigettava di nuovo contro Maoto ma venendo nuovamente fermato.
 " Sei molto forte. Che razza di ruolo avevi eh?!" Esclamò Gintoki con una sferzata diagonale che Maoto scansò per attaccare subito con un fendente al fianco sinistro del più giovane.
" Ai miei tempi i giovani come te non erano degni neanche di pulirmi le scarpe e ora ti pari di fronte a me? Che razza di mostro sei." Replicò lui di rimando e colpendo l'addome di Gintoki con un calcio e distanziandolo di qualche metro. L assassino stava per gettarsi di nuovo contro di lui. Avvertiva un eccitazione che non provava davvero da tanto ma, un rumore di passi, lo fece rimanere immobile e imprecare.
 " Quarta spada. Lascialo a me." Disse il Kuroyasha mentre puliva la lama della sua spada dall'ennesima vittima caduta poco prima sotto i suoi colpi. " Non credi che sia abbastanza forte per lui?" Sbraitò Gintoki stizzito da
quella frase.
Lui scosse la testa. " Hai una possibilita su dieci di vincere ma..." Indicò il trio che si stava avvicinando a tutta velocità. " Preferirei ti occupassi di quei miseri insetti." Concluse gettandosi lui contro Maoto senza alcun timore.


-


Takasugi, Katsura e Sakamoto stavano correndo a perdifiato verso il punto in cui Maoto stava lottando.
" Dobbiamo muoverci!" Urlò Katsura mentre evitava una stoccata di un amanto per poi tagliargli la testa per proseguire. Vedere il proprio maestro lottare contro quel tizio dai capelli bianchi quasi alla pari rendeva la cosa abbastanza spaventosa.

- Forse in tre riusciremo a sconfiggerlo.- Pensò fiducioso Takasugi stringendo con forza la mano sull'elsa della spada e aumentando l'andatura. Quando giunsero a pochi metri dallo scontro videro una seconda figura mascherata più minacciosa di quello dai capelli bianchi.
 " E quello chi diavolo è?" Sbottò Takasugi abbastanza stupito che c'e ne fosse più di uno.
 " Non so chi sia ma, la sola cosa che voglio è staccare la testa a tutti e due!" Urlò Katsura lanciandosi verso quei due seguito dai compagni.


-


" Tu devi essere il famoso maestro di spada che mi hanno mandato a uccidere..." Disse il Kuroyasha  sorridendo e fingendo così di non conoscere il compagno di mille battaglie. Maoto annuì mentre cercava di forare la guardia alzata del suo nemico.                                                                        
" Tu devi essere uno di quei dannati Naraku e, a giudicare dalla tua forza, devi essere al di sopra della media per essere in grado di mantenere la tua posizione di fronte a me." Rispose il vecchio lasciando l'assalto per poi spostarsi e mettersi in posizione di guardia. Il corvo osservò mentre Gintoki continuava a lottare con quei tre inutili vermi.
" E' inutile che tu li guardi sarò io da ora in poi il tuo avversario." Gli rispose Maoto severo.                                                                                          
  L uomo dietro la maschera sorrise sorrise. " Mi sinceravo che nessuno disturbasse il nostro duello..." Ribeccò notando come le fiamme ormai li avessero del tutto circondati. " Il tempo stringe direi di dare una sveltina a questo combattimento." Aggiunse ancora togliendosi la corazza semi distrutta.
Maoto annuì togliendo anche lui la sua corazza e sorridendo. " Che sia il più forte a vincere oggi." Annunciò scagliandosi verso il più alto che gli ando incontro a spada sguainata.


-


" Togliti di mezzo!" Gridò Takasugi a Gintoki cercando di farsi largo con la propria arma ma venendo bloccato. Doveva correre, doveva aiutare il suo maestro.
" Spiacente..." Rispose l assassino contrattacando con un rapido fendente al fianco sinistro che il moro evitò a stento. Katsura sfrecciò come un fulmine verso il fianco destro di Gintoki che, senza alcun problema, deviò la lama dell'avversario per poi doversi difendere dall'attacco dall'alto di Takasugi.
" Voi due..." Disse distanziandosi sempre senza lasciarli passare. " Siete davvero fastidiosi. Due insetti che mi sono costati molta fatica..." Strinse con forza la spada nella mano destra. " Vi eliminerò sedutastante." Concluse gettandosi verso di loro per travolgerli.


-


Maoto attacco con una stoccata portandosi di fronte al corvo dritta al suo petto lui, di rimando, scartò a destra mirando alla testa del più vecchio. Quello si flesse per evitare la lama a pochi millimetri dal suo collo poi, posizionata la spada, cercò un affondo cercando di tranciare le gambe del suo avversario che, con un balzo, evitò l'attacco per poi buttarsi di nuovo contro il samurai con una sferzata dall'alto. Maoto fermò l'attacco e cercò di oltrepassare la difesa del suo nemico ma senza successo.
" Sei molto rapido nonostante siano passati così tanti anni..." Si complimentò il corvo eseguendo una serie di attacchi rapidi che Maoto evitava con facilità.
" Neanche tu te la cavi affatto male..." Ammise a sua volta deviando un attacco e provando una stoccata alla spalla del Kuroyasha.
" Se non fossi un mostro privo di cuore e corrotto da quel viscido di Utsuro saresti stato un elemento più che valido dei joi..." Aggiunse sferrando un calcio e distanziando il suo avversario che, senza alcun problema si rifece sotto costringendolo a tornare in difesa.


-


" Non ne avete avute abbastanza?!" Ruggì Gintoki scagliando Sakamoto al suolo e aprendo uno squarcio sulla sua armatura all'altezza della spalla destra.
" Siete deboli non lo capite?!" Urlò ancora mentre scansava l'attacco di Katsura sul suo fianco sinistro e perforava il suo di fianco  aprendo una ferita.
" Nonostante siate in tre non riuscite minimamente a scalfirmi che razza di samurai siete?" Gli chiese mentre, Takasugi, piombo su di lui costringendolo a difendersi per la prima volta.
" Tu parli troppo..." Gli sibillò mentre, una piccola frattura, si formò sulla guancia sinistra della maschera di Gintoki che sorrise compiaciuto.


-


Maoto cercava di riprendere fiato. Non aveva più l'eta per scontri così lunghi e duri. Attorno a se vide che, ormai, le fiamme stavano divorando tutto quello che rimaneva del castello. Sentiva ancora le grida dei suoi uomini in cerca d'aiuto oppure che continuavano a lottare strenuamente contro una fine che pareva inesorabile.
- Non posso permettere che le nostre forze vengano distrutte così.- Riflettè fra se e se notando la figura dell uomo mascherato farsi largo senza timore in mezzo alle fiamme. Si rimise in posizione sapeva che la fine sarebbe giunta un giorno. Il suo sguardo ando ai suoi due giovani allievi. Li vide lottare come non mai contro quel giovane mascherato. Sorrise tristemente poi, stringendo con forza l'elsa della katana si gettò verso il Kuroyasha. Attacco con un fendente obliquo che fu parato senza alcun problema. Il corvo contrattacco subito con una stoccata diretta al petto. Maoto la deviò con forza aprendosi la via verso la guardia del suo avversario che, d'un tratto, estrasse una seconda lama dal fianco sinistro bloccando l'attacco all 'ultimo secondo. Un sorriso maligno si formò sul suo volto.
" Sorpresa..." Mormorò attaccando con  entrambe le spade e aprendo una voragine di sangue nel petto del vecchio.


-


Quando vide la spada dell uomo mascherato trapassare il petto del suo maestro Takasugi gridò a vita tagliata. Katsura si bloccò all'improvviso e anche Gintoki si fermo come in trance.
" A quanto pare stavolta avete perso..." Annunciò con un sorriso maligno. Takasugi strinse con forza l'elsa della spada e gridando, nonostante cercassero di fermarlo, si gettò verso il Corvo.
" Maledetto mostro!" Urlò eseguendo una rapida stoccata che, nonostante l'elemento sorpresa fu evitata dal suo avversario che, senza alcun problema, sfrecciò di fronte al giovane trafiggendogli l'occhio destro. Takasugi urlò dal dolore accasciandosi al suolo immerso nel suo stesso sangue.
" Che ti serva da lezione..." Lo ammonì il Kuroyasha riponendo la spada nel fodero.
" Quarta spada andiamo, abbiamo finito qui." Disse rivolto a Gintoki che, subito, ripose la propria spada. Vedeva gli occhi del giovane castano di fronte a lui persi ormai non aveva più voglia di lottare. Con calma diede la schiena al suo nemico. Mentre se ne andavano, e la disperazione prendeva piede tra i ranghi dei nemici, sentì sempre più forte i lamenti e le lacrime di quel giovane moro che gridava contro di loro.








ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi tornato con questo nuovo capitolo di Kuroyasha scusate il ritardo ^_^ a breve lo spin off sarà concluso e si torna alla principale alla prossima.

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Capitolo 11
*** 11 Raggiungere la vetta ***




Ormai si sentiva pronto. Gintoki fissò il cielo azzurro sopra di lui in quel freddo giorno di dicembre.
 - Oggi raggiungerò la vetta.- Pensò convinto mentre, con attenzione, faceva mulinare la spada negli ennesimi esercizi di riscaldamento. Ormai erano passati tre anni dall'assalto al castello e la guerra ormai era finita dando la vittoria agli amanto come aveva voluto il suo maestro. Aveva migliorato le sue capacità e compiuto missioni massacranti. Sferzò il vento con un fendente diagonale. Adesso solo una cosa mancava per raggiungere il suo obiettivo.

Un rumore di passi lo riscosse dal suo allenamento.
" Allora, sei pronto?" Chiese Ureka con un sorriso triste sul viso.
 Lui annuì convinto. " Ormai è giunta l'ora." Rispose.
Lei sospiro quasi rassegnata. Fece tre passi avanti e si strinse al compagno più grande con forza. " Ti prego, non morire ok?" Gli disse.
 Gintoki restitui l'abbraccio come pote. Non era avvezzo a quei gesti nonostante tutto si sentiva ancora freddo come il marmo. Gli incubi, anche se erano passati, tornavano alla mente e lui non sapeva come fare.
" Tranquilla, non morirò." Rispose con un sorriso sul volto
" Sarà meglio, altrimenti poi non potrò essere io quella che ti ucciderà." Disse ridendo lei.
Lui sorrise. " Prima che una piccoletta come te possa solo sperare di uccidermi ci vorranno mille anni." Replicò staccandosi da lei e evitando così un calcio basso della ragazza.


Lo spazio della sfida era completamente circondato. Le spade si erano messe attorno al loro signore il quale, sedeva sul suo trono portato all'esterno della sua dimora. Sotto dozzine di Naraku si erano radunati per assistere alla lotta.
Gintoki guardò sbalordito tutta quella folla. Mai, nei precendenti scontri, aveva visto così tanti membri del loro ordine.
" Sei nervoso figliolo?" Chiese Shin con una gomitata riscuotendolo dai suoi pensieri.
" Per niente, solo non mi aspettavo che a tutti importasse di vedere un vecchio venire accoppato." Rispose sicuro di se.
" Sta attento, non è il Kuroyasha da trent'anni per niente." Disse Shin a bassa voce.
Gintoki annuì. " Abbi fiducia in me Shin. Lo sconfiggerò." Replicò togliendosi il mantello e, a passo marziali, si diresse al centro dell'arena.
" E così sei giunto." Disse il Kuroyasha in tuta da battaglia e senza alcuna corazza addosso.
" Dubitavi?" Domandò Gintoki mettendosi di fronte a lui senza alcun timore.
 Lui sorrise dietro la maschera.
" Neanche per un secondo." Rispose estraendo la spada.  " Vedi di creare un grande spettacolo per il nostro signore..." Si mise in posizione. " Se durassi troppo poco sarebbe un vero spreco." Concluse il Kuroyasha.
Gintoki lo guardò senza tradire alcun emozione. " Tranquillo, sarà una lotta. Che non potrà scordare." Annunciò gettandosi contro di lui.

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Le due spade cozzarono l'una contro l'altra. Gintoki sferrò una stoccata al ventre del vecchio che, di rimando, si scansò all'ultimo secondo eseguendo una sciabolata verso il volto dell'assassino più giovane che, subito, deviò l'attacco con la propria lama per poi eseguire un fendente diagonale che, il Corvo, evito portandosi sulla sua destra per attaccare nuovamente. Gintoki, preso in contropiede, fu costretto a indietreggiare tallonato dal suo avversario che, sempre più velocemente e senza dargli tregua, continuava a incalzare con fendenti e assalti sempre più rapidi ogni secondo che passava.

" Devo ammetterlo la tua forza è notevole, nonostante l'età..." Ammise Gintoki parando per un soffio la lama a pochi centimetri dal suo collo con la lama per poi calciare via il vecchio che, al suo contrattacco, rispose con una giravolta e poi una nuova offensiva che costrinse il bianco a spostarsi sulla sinistra per evitarlo.
" E tu, nonostante la tua giovane età, ti stai dimostrando all'altezza di un uomo che ha lottato cento volte più di te..." Ammise di ricambio il più vecchio visibilmente stupito. Gintoki sorrise spavaldo mentre il fuoco illuminava i suoi occhi dandogli un aspetto quasi demoniaco.
" Ancora non hai visto niente..." Annunciò eseguendo un balzo con la spada in pugno. Il Kuroyasha bloccò l'offensiva dall'alto con estrema facilità per poi sferrare un attacco dal basso col fodero della lama. Gintoki sentì premere sul fianco sinistro e fu sbalzato all'indietro.
" E' passato molto tempo da quando ho usato entrambe le mie lame..." Disse con una voce strana il vecchio e togliendo dal secondo fodero una seconda lama più corta di qualche centimetro della prima. " Coraggio, mostrami la tua forza!" Gridò attaccando lui.
Gintoki eseguì una stoccata che il vecchio parò con la lama di destra e portando avanti quella di sinistra. Gintoki, veloce, uso il piatto della spada per difendersi dall'attacco il Kuroyasha sferrò un fendente frontale con l'altra che prese di striscio il braccio del più giovane costringendolo a indietreggiare ancora.
- I suoi attacchi si fanno via via sempre più rapidi ma quanto si stava trattenendo?- Pensò l'assassino visibilmente confuso dalla forza di quel vecchio e continuando a difendersi e a contrattacare con forza di volonta irremovibile.

" Perché non stai facendo sul serio ragazzo?" Domandò il Kuroyasha severo distogliendolo dai suoi pensieri. " Credi che, se usassi tutta la tua forza, non sarei in grado di rivaleggiare con te?" Chiese eseguendo un balzo e attaccando con entrambe le lame e perforando la guardia del più giovane sulle cui spalle iniziarono a vedersi schizzi di sangue.
" Coraggio. Mostrami la forza di colui che vuole raggiungere la vetta!" Gridò ancora attaccando ancora e facendo volare schizzi di sangue dai punti colpiti di Gintoki.
Il bianco si rialzò da terra raccogliendo la spada che era caduta. Attorno a lui notò gli sguardi attenti di tutte le spade e anche di Utsuro impassibile come sempre. Solo Ureka e Shin parevano preoccupati di quello che stava accadendo. Il suo sguardo torno sul Kuroyasha di fronte a lui che si era fermato come per farlo riprendere.

" Io non mi sto affatto trattenendo..." Annunciò il bianco col fiatone. " E' solo che, questa lotta, è tra le più soddisfacenti che abbia mai fatto..." Ammise ancora facendo volteggiare la spada e mettendosi in posizione. " Sei formidabile. Ora mi spiego perché hai mantenuto il ruolo per così tanto tempo." Fece un passo avanti sicuro con la guardia alzata il suo avversario fece altrettanto. " Ma, purtroppo, è giunto il momento di farti andare nella tua fottuta fossa, vecchio rottame!" Concluse attaccando nuovamente.

Come un fulmine si porto di fronte al suo avversario che, subito, frappose le spade bloccando il suo attacco. Gintoki fece scorrere la lama tra le spade del suo avversario che fu costretto a indietreggiare avvantaggiando il giovane che sferrò una serie di stoccate e fendenti che costringenvano il vecchio a stare sulla difensiva. Il Kuroyasha portò in avanti la lama di destra. Gintoki sfruttò l'occasione e sferrò il suo attacco aprendo una ferita lungo il braccio del suo avversario che, per niente preoccupato, inclino la spada di sinistra aprendo una ferita sul fianco sinistro del giovane.

" Per ogni ferita che mi infliggerai io farò altrettanto con te ricorda..." Gli sussurrò il vecchio con un ghigno malevolo mentre il giovane attaccava ancora venendo bloccato dalla difesa ferrea del suo avversario.
" Non mi spaventa affatto perdere qualche goccia di sangue..." Replicò lui dando un calcio in pieno petto al vecchio e mandandolo al suolo. " Anzi mi fai solo incazzare di più!" Esclamò sferrando un nuovo fendente ma venendo schivato dal vecchio che, rimessosi in piedi, incalzo di nuovo il giovane con una nuova combinazione.
" Perché non ti arrendi? Non ne hai abbastanza eh." Disse il Kuroyasha intaccando la spalla sinistra del giovane da cui uscì altro sangue. Il giovane ansimava. Nonostante avesse una resistenza inumana al dolore e un'alta sopportazione alla  perdita di sangue la ferita al fianco si faceva sentire.
 " Io non posso arrendermi..." Mormorò guardando negli occhi il suo avversario. " Non ora che sono così vicino alla mia metà..." Alzò la guardia un'ultima volta. " Sono passato sopra i cadaveri di tanti innocenti, ho ucciso compagni che ritenevo come parenti per me..." Si gettò a capofitto verso il nemico. " Non posso permettere che tutti questi sacrifici vadano sprecati!" Concluse.

La spada di Gintoki fece un lungo arco cercando di abbattersi sulla testa del vecchio assassino. Lui, di rimando, frappose la lama di destra e, la sinistra la diresse al cuore del più giovane. In quel momento, il bianco, bloccò l'attacco all'ultimo istante poi, eseguendo una rotazione, evitò l'affondo di sinistra e, cambiando l'impugnatura trafisse in pieno petto il suo avversario. Il Kuroyasha lo guardò mentre sputò un rivolo di sangue che gli colava dalle labbra.
" I miei complimenti..." Prese a dire col poco fiato che gli rimaneva. " Era da trent'anni che tenevo la carica e, adesso, finalmente potrò riposare..." Continuò a dire mettendosi seduto a terra mentre il più giovane ascoltava. " Voglio dirti un'ultima cosa mio successore.." Aggiunse mentre tossì. " La carica che hai preso ti erge non solo a mano destra del nostro divino padrone ma anche in colui che dovrà uccidere ed eliminare qualsiasi minaccia e non avere alcuna esitazione nemmeno di fronte a donne e bambini ma, nei tuoi occhi, non vedo questa determinazione. Quello che osservo sono gli occhi di un uomo giovane che, in cuor suo, non sa cosa vuole davvero." Concluse prima che, la vita lo lasciasse e cadesse a terra.
" Un nuovo Kuroyasha è sorto!" Dichiarò con una voce altisonante Utsuro lasciando che, quei dubbi e quelle parole, sparissero dalla testa di Gin che si girò verso il suo maestro. " Adesso prendi la sua maschera e la sua spada da oggi, sarai il corvo implacabile e mio emissario." Concluse mentre, tutti, si inginocchiarono dinnanzi a Gintoki. Lui osservò la maschera e la spada a terra e poi, senza dire niente, prese entrambe ed indosso la maschera finalmente era completo.




ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi giunto al penultimo capitolo di questo spin off ^_^ grazie a chi ha letto e recensito ci vediamo col finale che posterò sempre in settimana.

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Capitolo 12
*** 12 La strada di tutti ***


Il castello ormai era un cumulo di macerie. La maggior parte delle truppe joi superstiti si erano disperse ai quattro venti ponendo così fine alla più grande resistenza del Giappone. Li, ai piedi dei rimasugli della fortezza caposaldo per quasi due anni della resistenza joi non c'era più niente se non cadaveri e uomini in lacrime sui corpi dei loro amici e parenti.
Katsura guardava dalla finestra dell studio lo spettacolo pietoso che aveva davanti ormai, li, rimanevano solo loro tre e pochi altri che avevano scelto di seguirli.

" Sarà il caso di andarcene..." Mormorò Sakamoto più rivolto alla figura di Takasugi che, nonostante tutto si stava addentrando nella stanza del loro defunto maestro che a Katsura già pronto da prima per andarsene.
" Devo prendere una cosa prima." Disse quello seccato da quelle interruzioni e andando a passo spedito verso la stanza.
" Che dovresti prendere?" Domandò Sakamoto confuso. Il castello ormai era stato completamente ripulito di qualsiasi cosa.
" Maoto teneva sempre con se una spada particolare ma, durante questa lotta, non l'ha usata Takasugi la sta cercando." Gli spiegò in breve il moro cercando di evitare che, l amico, si agitasse più di quanto già non fosse.
La ferita, la sconfitta subita e la morte del loro maestro lo avevano reso freddo e disorientato in quegli ultimi tre anni. Perfino lui, in quel momento non si sentiva completamente in se. Mentre Takasugi si diresse verso la cassapanca posta sotto il letto Katsura guardò per un attimo la scrivania del suo maestro un ricordo lo invase in quel momento. A passo svelto si diresse li e, con semplicità aprì il piccolo cassetto e rimase allibito. Una maschera, simile a quella dei due aggressori era posata li dentro.

 " Che hai trovato?" Domandò Takasugi  con in mano un fodero nero ricamato con alcune scritte in oro.  Katsura non rispose. Non sapeva cosa dire. Takasugi lo scosto e, vedendo la maschera rabbrividi. Cosa voleva dire questo? La prese tra le mani con la mano tremante.
 " Era uno di loro..." Sussurrò con una strana nota nella voce che lasciò disorientati anche gli altri due. " No, questo è impossibile." Mormorò Takasugi stranito da tutto questo. " Maoto non era un assassino non lo è mai stato." Disse cercando di autoconvincersi di quello.
" C'e una lettera qui." Lo informò Sakamoto arrivato anche lui e stringendo con la mano fasciata un foglio di carta.
 " Fa vedere." Disse Katsura prendendo il foglio e leggendolo:


Cari allievi.
Se leggete questo messaggio vuol dire che avete aperto il mio cassetto e che io sono morto. Mi spiace di non averti detto la verità ma, tra tutte le cose sbagliate che ho fatto, questa forse è stata la più giusta. So che adesso proverete emozioni contrastanti scoprire che il vostro ex maestro era un pluriomicida non sarà certo facile. Non so neanche se avrete intenzione di ascoltare le mie ragioni. Ho fatto parte dei Naraku per più di trent'anni compiendo atrocita su atrocita mi sono sempre sentito un mostro ma non sono riuscito mai ad andarmene soprattutto per il legame che avevo con mia figlia  Ureka ma poi non c'e l'ho più fatta. Volevo portarla con me però sapevo che se mi avessero scoperto l'avrei messa in pericolo. Così ho finto la mia morte e mi sono redendo prendendo con me vari allievi come voi cercando di istruire le giovani menti al futuro nero che sapevo ci aspettava. All'inizio della guerra sapevo bene che i Naraku sarebbero tornati e con essi la guerra avrebbe preso una piega ancora peggiore dovevo fermarli in qualunque modo questa era la mia missione.
Non so cosa penserete dopo tutto questo mio discorso lasciatemi solo dire che.... mi dispiace di averti mentito, mi dispiace di dare a voi un tale peso sulle spalle ma, sono sicuro, che insieme arriverete più lontano di quanto io abbia mai fatto.


Dopo aver letto quelle ultime righe nessuno dei tre emise un solo fiato. Non sapevano cosa pensare.
" Io... non ci sto capendo più nulla." Mormorò Takasugi per tutti accasciandosi a terra. " Per cosa abbiamo lottato fino ad oggi? In cosa diavolo stavamo credendo? In tante e misere fandonie?" Disse ancora con le lacrime agli occhi.
" Ti sbagli Takasugi..." Prese a dire l amico e compagno d'allenamento. " Il maestro voleva che noi andassimo avanti, voleva che continuassimo la sua opera." Aggiunse di rimando Katsura stringendo la lettera tra le mani con forza cercando di appigliarsi alla memoria che gli era stata data.
" Vuoi forse disonorare la sua memoria? Vuoi forse non prendere su di te il peso che portava?" Chiese stavolta serio in volto rivolto all'amico.
" Si, se questo è quello che mi chiede allora lo farò." Rispose fiducioso lo stratega.
" Noi non siamo lui Katsura..." Mormorò di rimando Takasugi. " A noi mancano informazioni, manca tutto quello che può servire per affrontare questa minaccia." Aggiunse per rincarare la dose.
" Questo non sarà un problema." Rispose prima del castano Sakamoto fiducioso.
" Che intendi dire?" Domandò confuso Takasugi. L altro giovane sospiro amareggiato.
" Ormai non posso più combattere..." Indicò la mano ferita. " Perciò ho deciso di andarmene ma, tranquilli, quello che intendo fare gioverà a voi qui e a me." Li tranquillizzo sorridendo. " Viaggerò per il cosmo, raccoglierò informazioni e ci terremo in contatto. Il vostro posto è qui a guidare la resistenza contro quei dannati amanto e questi dannati assassini." Concluse allungando il pugno in avanti. I due, sospirando per quella pazza idea, unirò i pugni al suo. Si avrebbero lottato non solo per vendicare il proprio maestro ma anche per liberare il loro paese.


-


" Stai ancora aspettando che torni?" Domandò una voce dietro di lei. Ureka annuì convinta rimanendo a fissare le ampie scalinate che portavano a valle.
" Sai che non tornerà..." Le disse ancora Shin con pazienza.
" E cosa dovrei fare allora?" Domandò lei afflitta. Da quando lui se ne era andato sembrava aver perso la sua voglia di vivere e, nonostante la moltitudine di missioni, non riusciva a dormire senza di lui al suo fianco. Si sentiva persa.
Lui sorrise e rispose:" Dovresti fare quello che ti prefissi da tempo ma, per la troppa paura, non hai mai fatto..." Lei si fece cadere dall'albero atterrando in piedi. " Sei pronta da anni perché ancora non hai fatto la prova?" Le domandò ancora Shin.                                                                                              
  " Perché so che non lo raggiungerò più ormai..." Rispose lei convinta e sfiduciata. " Lui ormai è a un livello diverso da me io..." Riprese fiato. " Sarei solo un peso per lui." Concluse delusa.                                                                                        
" Da quando in qua sei così depressa tu?" Domandò il vecchio severo.
" Lui non ti ha mai considerato un peso anzi..." La rassicuro convinto. " Ti ha sempre ritenuto una delle persone più vicine che avesse mai avuto." Le disse ancora mettendogli una mano sulla testa con fare paterno mentre il sole cominciava a salire in cielo.


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Gintoki guardava la grande città che stava apparendo sempre più enorme ogni passo che si avvicinava. - E' qui dunque dove servirò il maestro.- Pensò fra sè e sè notando le grandissime costruzioni che andavano verso l'alto. Con la guerra ormai conclusa e i joi in fuga tutto poteva far presagire per una pace duratura e meno lavoro per lui. Ripenso ai tre giovani contro cui aveva lottato. Ormai erano passati altri quattro anni dal loro ultimo scontro e, se li conosceva bene, sapeva che erano ancora vivi e vegeti forse pronti alla loro vendetta. Sorrise soddisfatto se loro volevano lottare lui era pronto. Un cartello con su scritto affittasi attirò la sua attenzione con calma bussò alla porta del negozio sotto la casa.

" Chi è?" Domandò una vecchia con una toga marrone e i capelli neri riuniti in una crocchia rivolta verso l alto.
 " Salve, ho visto che l'appartamento sopra è in cercasi sarei interessato." Disse chinando la testa. La donna fissò il giovane per qualche istante. Una strana aura sembrava circondare la sua figura come se, dentro di lui, covasse qualcosa.
" Sei sicuro di avere i soldi? Guarda che qua si deve essere puntuali coi pagamenti." Mormorò la donna piccata accendendo una sigaretta.
Lui, di rimando, disse:" Sarò sempre in orario parola d'onore."
 La donna sorrise divertita. " Molto bene, seguimi ti faccio vedere l'appartamento ah come ti chiami?" Domandò mentre salivano le scale verso il secondo piano. " Il mio nome è Gintoki Sakata." Annunciò salendo il primo gradino.
" Bhe, Gintoki..." Cominciò lei mentre apriva la porta della casa. " Benvenuto nel quartiere di Kabuchi Cho. E' un posto un'po strano ti avviso ma..." Spalancò la porta facendo entrare la luce del sole che illumino il pavimento di legno impolverato. " Per cominciare una nuova vita è il posto ideale." Concluse con un largo sorriso.


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L uomo, in divisa bianca, fissava con due occhi demoniaci la ragazzina che aveva di fronte a se con ancora la spada zuppa di sangue. Strinse con forza la spada che aveva tra le mani e attacco con un fendente la giovane che, subito, si difese bloccando l'attacco con facilità.

" Come hai potuto uccidere una donna e sua madre in questo modo non ti vergogni?" Domandò l uomo con una voce fredda come il ghiaccio.
La ragazzina non rispose ma attaccò a sua volta. Il vecchio evitò la stoccata e, subito, colpì la spada della giovane spezzandola in due. Puntò la spada alla gola della giovane.
" Perché hai dovuto ucciderli dimmi solo perchè?!?" Gridò l uomo che sentiva dell'acqua scendergli lungo le guance incavate. Lei non rispose ma stette in ginocchio con la spada a pochi millimetri dalla sua gola. " Ti sembra giusto, privare così della loro vita le persone innocenti? Ti sembra giusto disseminare morte in mezzo a persone che non c'entrano nulla?" Domandò ancora abbassando la spada sorprendendo la giovane.  " Potevi uccidere me... potevi affrontarmi e farmi fuori perché eliminare la mia famiglia? Hai provato gusto a uccidere una madre e sua figlia? Rispondi" Gridò infine con quanto fiato aveva in gola.
" Erano gli ordini..." Sussurrò lei come se fosse la cosa più sensata da dire.
" Ti sembrano ordini giusti quelli che ti danno? Ti sembra corretto uccidere coloro che non hanno alcuna colpa." Le chiese lui ancora. Lei non rispose. Per lei, come le aveva insegnato sua madre, gli ordini del sommo andavano sopra ogni altro comando.
  " Dal tuo sguardo capisco molto bene che, nonostante tutto, hai ancora un barlume di umanita se possiamo chiamarlo così." Ripose la spada nel fodero. " Per le vite che hai tolto, quelle di mia moglie e mia figlia. Io ti risparmio ma ha una condizione." Aggiunse guardandola dritto negli occhi. " Tu da oggi, lavori per me. Sakata comandante degli elite." Annunciò con un volto serio e completamente folle. Avrebbe avuto la sua vendetta a qualunque costo.


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Utsuro fissò il giovane di fronte al suo trono. I suoi capelli bianchi e la sua corporatura assomigliavano a una persona che, ormai se ne era andata da qualche mese.
" Ho saputo che ti sei fatto largo in mezzo ai miei stessi uomini pur di giungere fino a me..." Mormorò l uomo ammirato. Lui annuì con la testa ancora grondante di sangue. " Chi sei?" Chiese Utsuro curioso.
Il giovane alzò lo sguardo sollevando due profondi occhi rossi come il sangue  verso il trono e mormorò:" Il mio nome è Shiro. Giungo qui in cerca di Gintoki Sakata."
" E perché lo stai cercando?" Domandò Utsuro serio.
" Vendetta." Rispose lui semplicemente senza aggiungere altro alla spiegazione.
Il Naraku rimase basito da tutta quella semplicità di risposta e anche dal tono carico di odio e risentimento. Sorrise " Bhe, se starai al mio fianco credo che lo troverai molto presto..." Disse con una voce enigmatica.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi qui a chiudere il mio secondo progetto di fila anche se è solo uno spin off :) questa è la conclusione della gioventu di Gintoki e, adesso, ci resta da raccontare quello che accade nel presente. Grazie a chi legge e recensisce alla prossima.

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