Darkness never dies

di AngelCruelty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il re fasullo d'Inghilterra ***
Capitolo 2: *** Povero, vecchio, Capitano ***
Capitolo 3: *** La Non Regina del Paese delle Meraviglie ***
Capitolo 4: *** Le Signore del Male ***
Capitolo 5: *** Una fuggitiva londinese e un pacco da Parigi ***
Capitolo 6: *** Nessun cuore per la Regina ***
Capitolo 7: *** Il prezzo della vendetta ***
Capitolo 8: *** Non è la fine ***
Capitolo 9: *** Mother knows best ***
Capitolo 10: *** Una fuggitiva londinese e un pacco da Parigi pt. 2 ***
Capitolo 11: *** Essere un Dio ***
Capitolo 12: *** Vodoo ***
Capitolo 13: *** Cosa sarà mai? ***
Capitolo 14: *** Un finale dolcemente tragico ***
Capitolo 15: *** Povera piccola anima ***
Capitolo 16: *** Notti magiche ***
Capitolo 17: *** 2020 ***
Capitolo 18: *** Il sole della Savana ***
Capitolo 19: *** The end ***
Capitolo 20: *** The end ***



Capitolo 1
*** Il re fasullo d'Inghilterra ***


Promt di (Ile_W): “Io così simile a te, liberi e prigionieri della stessa gabbia”
Personaggio: Re Giovanni - Robin Hood

Il re fasullo d'Inghilterra
 
"Oh! Ho sentito parlare di due ladruncoli da quattro soldi che si aggirano lungo le stradine inglesi!
Bracconieri! Urlano i compaesani.
Mercenari! Dicono le donnine spaventate, mentre intrecciano fili per vestire i loro bambini. 
Ma io conosco la verità, Robin.
Siete tu e quel pezzente di Little John a compiere quei crimini. O non sarebbero state deturpate solo le carrozze più sfarzose, mi sbaglio? 
Mentre io mi appresto a terminare i lavori forzati, ho già in mente un piano per tornare al potere. 
Perché, si, mio caro Robin Hood, hai capito benissimo. 
Te, me... che differenza c'è? 
Infondo siamo solo due uomini ossessionati da tutto ciò che luccica e non possiamo modificare la nostra natura. 
E forse sarà vero, tu sei più furbo, volpe. 
Ma mentre tu ti accontenti di qualche spicciolo io penso più in grande: stavolta conquisteró l'intera Inghilterra!"

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Capitolo 2
*** Povero, vecchio, Capitano ***


Promt di (Ile_W): A vuole correre fuori di casa per un'emergenza, ma essendo in pericolo B deve fermarlo/a
Personaggio: Capitan Uncino – Peter Pan

Povero, vecchio, Capitano

Uncino si chinò per indossare le sue scarpe, madido di sudore: era così da mesi, ormai.
Sempre nervoso, sempre chiuso in quella baracca costruita in fretta e furia da Spugna con qualche chiodo di fortuna e assi di legno fissate storte. A malapena si reggeva in piedi, con quelle palafitte mezze marce e piene di alghe appiccicose. E soprattutto: faceva caldo.
Non avrebbero potuto trovare un luogo peggiore di quella palude puzzolente e asfissiante come rifugio sicuro. L’aria stagnante sapeva di chiuso, anche all’aperto. Ma dopo essere scappati per giorni dal coccodrillo erano riusciti a seminarlo proprio lì, in quel posto dimenticato dalle fate. E proprio questo dettaglio poteva tornar loro utile.
Se ne stavano lì, a tramare per ottenere vendetta, silenziosi e pazienti come mai prima.
Peter pan e i bambini sperduti si sarebbero dimenticati di loro, li avrebbero dati per morti. E invece, quando loro avrebbero finalmente abbassato la guardia, Uncino e il suo fedele compagno Spugna avrebbero colpito più forte di prima!
Una mosca ronzò nell’orecchio del Capitano senza nave, e improvvisamente scattò in piedi e gridò come un ossesso: “Spugnaaaaaaaaa!”
“Cosa c’è, Capitano?” domandò l’altro, arrivando dall’angolo che era stato adibito come ‘sua camera’.
“Basta! Pronti o no, colpiremo stanotte!” sentenziò l’uomo, fuori di sé dalla rabbia.
I suoi occhi spiritati immobilizzarono il povero mozzo, che iniziò a balbettare: “Ma… Signore, non abbiamo ancora trovato il resto della ciurma, e… ecco…”
“Nessun ma! Non passerò in questa palude un solo istante in più!” decise Uncino, stanco del fetore e dei capelli crespi.
“Si, Signore. D’accordo Signore.” Annuì Spugna, che fino a quel momento aveva subito da solo l’ira del Capitano. Magari in quel modo, l’avrebbe focalizzata sui suoi veri nemici e lui sarebbe stato lasciato un po’ in pace.
Uncino scostò la tenda che fungeva da portone della casa-zattera, e fece per gettarsi con urgenza dentro la barchetta che li aveva condotti fin lì.
Ma il suo amico vide qualcosa che lo mise in allarme: “No! Fermo!” lo avvertì, per poi indicare tremante qualcosa in lontananza.
Uncino cercò di aguzzare lo sguardo invano, ma tutto in quel posto era disgustosamente verde: verdi gli alberi e la vegetazione, verde il lago, verde il coccodrillo che avanzava lentamente verso di loro… Uncino non lo vide subito, ma sentì quell’odioso ticchettio e capì che poteva provenire solo da lui: l’unico essere che odiava quanto Peter Pan.
L’uomo richiuse di scatto la tenda, come se potesse proteggerli davvero, e d’impulso abbracciò Spugna. Entrambi presero a tremare come foglie: “Resteremo in questa palude per sempre!” piagnucolò il povero, vecchio, Capitano.

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Capitolo 3
*** La Non Regina del Paese delle Meraviglie ***


Promt di (Ile_W): “Se il tempo vola, tu mettilo in gabbia”
Personaggio: Regina di Cuori – Alice nel paese delle meraviglie
 
La non-Regina del Paese delle meraviglie
 
Il Bianconiglio tremava, in preda al panico. Tremava così forte che la gabbia che lo rinchiudeva emetteva piccoli stridii, fin troppo fastidiosi per poter essere sopportati dalla più feroce e impaziente Regina di tutti i Paesi.
“Sileeeeeenzio!” urlò la Regina di Cuori, alzandosi dal proprio trono e agitando il pugno: “Tuuuu…” Disse strascicando la ‘u’ e indicando il coniglietto spaventato come fosse un pericoloso assassino rinchiuso per il bene del Paese delle meraviglie: “Tu non hai fatto altro che ricordarmi che il tempo vola via in fretta, caro Bianconiglio! Mi hai ricordato il tempo che ho perso come Non Regina del Paese delle meraviglie!” Sbraitò, impossessata da una rabbia unica che colorò il suo volto di un rosso molto simile a quello del suo vestito. In effetti, con quei capelli neri, sembrò quasi fondersi con esso, e il Bianconiglio non avrebbe mai capito che l’enorme e mostruosa testa fosse ancora lì presente, se non fosse stato per la corona che continuava a fluttuare in quello che sembrava essere vuoto.
“Mi avete spodestata! Dimenticata! Abbandonata!” rinfacciò la donna, sempre più agitata. Intorno a lei, le sue fedeli guardie di picche, fiori, quadri e cuori si agitavano. Correvano qua e là, iniziando sempre più a temere l’ira della loro padrona.
“Ma adesso io e i miei cari compagni abbiamo ripreso il comando…” disse, calmandosi improvvisamente. Tutte le guardie si immobilizzarono, il sudore sgusciava fuori dai loro volti in gocce grandi come quelle di un acquazzone. La Regina si avvicinò a una di loro, facendola tremare visibilmente. Ma lei non vi badò, e accarezzò il suo mento. La tensione della carta calò, e il due di picche arrossì tanto da sembrare un asso di cuori. Quando meno se l’aspettava, la Regina riprese ad urlare: “Ma è tardi! Non è così? Coniglio!?” sputò fuori le parole come fossero orripilanti: “Ma se il tempo vola… basta metterlo in gabbia! E lì rimarrai fino al resto dei tuoi giorni, e da adesso in poi io sarò l’eterna Regina del Paese delle Meraviglie! E ora, mie care guardie, portatemi Alice!”
“Alice?”
“Alice!”
“Come Alice?”
Un enorme confusione esplose nella stanza. C’erano guardie che correvano ovunque, imprecando, invocando e pregando il nome di Alice. Disperazione, paura, determinazione, rabbia ognuna di queste emozioni assalì le povere carte affannate.
Ma la Regina riportò la calma con un urlo: “Esatto, Alice! Portatela qui… e poi… Tagliatele la teeeeeeeeeeeeeesta!”

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Capitolo 4
*** Le Signore del Male ***


Promt di (Ile_W): A e B sono in quarantena e discutono nel tentativo di scegliere un gioco di società da fare insieme.

Note: OS, crossover

Personaggi:
Malefica – La bella addormenta nel bosco
Grimilde – Biancaneve
Crudelia – La carica dei 101
Ursula – La sirenetta

 
Inspired by this fanart, found on Pinterest
 
Le Signore del male
 
Un forte odore di pesce marcio riempì le narici delle tre Signore del male.
“Bleah, peggio della pipì di quei maledetti cagnacci!” esclamò Crudelia, scartando una carta.
Grimilde, con la stessa espressione di disgusto sul volto, pescò la sua con un gesto regale: “Avevi detto che la quarta di noi ad arrivare sarebbe stato il tassello mancante, non il marcio del mondo.”
Malefica, la mente e il cuore di quel tentativo disperato di sopravvivere agli eroi delle loro storie, alzò gli occhi al cielo: “Vi consiglio di annodarvi la lingua. Ursula non è tra le streghe più pazienti dei reami” le avvertì.
Le altre due, che non potevano far altro che sottostare alla loro salvatrice, continuarono a giocare indisturbate mentre quel cattivo odore si trasformava in una coltre di fumo viola. La nube si spase per tutto l’antro, creando una patina di opacità sulle numerose boccette piene di zampe di rana, occhi di cavalli e altri ingredienti preziosi. Al centro della stanza si materializzò una sorta di cuore di tutta quell’oscurità, più nero del buio stesso. Fu proprio da quel punto che pian piano apparve la maestosa figura tentacolare della Dea del mare.
La creatura si guardò intorno. La caverna era cosparsa di lanterne in cui brillavano deboli fiammelle verdi, chiaramente opera di Malefica.
“Bene, bene. Devo ammettere che quando sei venuta da me a dirmi che, nel caso avessi fallito nella mia impresa, tu mi avresti garantito una seconda possibilità… non ti avrei dato un soldo bucato” ammise Ursula, avvicinandosi al tavolo in cui le altre due donne stavano giocando a carte: “E sentiamo, streghette che giocano a pinnacolo dovrebbero essere la soluzione a questo scempio?”
“Streghetta io?” fece di rimando Crudelia, alzandosi in piedi e mostrando il suo fisico tremendamente scheletrico: “Io sono una stilista. Sti-li-sta. Prendi nota!”
Ursula esplose in una sonora risata: “E che design potresti mai inventare per quel cumulo di ossicine. Hai bisogno di carne per poterci cucire stoffa!” disse accarezzando con fierezza il suo corpo tondo.
“Vorrei ricordare ad entrambe che se siete qui è solo perché avete fallito. Entrambe siete state battute dagli eroi delle vostre storie!” esordì Malefica, cercando di riportare l’ordine.
Ma Crudelia non demordeva, mai.
“Grimilde è stata la prima ad essere uscita sconfitta, tu la seconda, possiamo anche assumere che io e questa polipetta qui abbiamo resistito maggiormente perché siamo più furbe e forti!”
La regina del reame di Biancaneve replicò all’istante: “Almeno, io, non sceglievo questi giochi da casinò fallito! Prima del tuo arrivo io e Malefica ci dilettavamo con gli scacchi, gioco molto più nobile.”
Allora Malefica, con un semplice gesto della mano, portò il buio nell’antro.
“Basta parlare. E basta giocare a scacchi o a pinnacolo. Adesso è il momento di un nuovo gioco da tavolo…” disse, non riuscendo a trattenere una risata maligna.
All’improvviso le lanterne ripresero a far luce, molto più che in precedenza. Una luce sinistra e tetra, che gettava riflessi verdognoli sui loro volti. Al posto delle carte da gioco, sul tavolo era apparso un enorme tabellone con delle pedine. Ognuna di questa rappresentava chiaramente gli eroi che le avevano portate alla rovina e a quell’isolamento forzato.
Adesso Malefica aveva tutta l’attenzione per sé.

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Capitolo 5
*** Una fuggitiva londinese e un pacco da Parigi ***


Promt di (Ile_W): L'ansia di un pericolo esterno raddoppia le insicurezze, le ingigantisce e A si ritrova preda di una tensione che non riesce a gestire. B lo/la conforterà, ricordando che il sole torna sempre.


Note: crossover
Personaggi:
Crudelia – La carica dei 101
Edgar – Gli aristogatti
 
Una fuggitiva londinese e un pacco da Parigi
 
Crudelia guardò al di là dello spioncino.
“Arriveranno, me lo sento!” esclamò ricolma d’ira.
Dietro di lei c’era Edgar, il francesino impettito arrivato a lei chiuso in un baule. Se ne stava lì a lucidare l’argenteria come niente fosse: “Madame, credo che lei si stia facendo prendere dall’isteria” disse, cercando di calmarla.
La donna gettò le braccia ossute al vento e le agitò animosamente: “Isteria?! Isteria!? Se avessi ancora la mia pistola ti sparerei in faccia! Di tutti i posti in cui potevi spedire quegli odiosi gatti pulciosi dovevi scegliere Timbuctu? Sono fuggita in questo posto odioso solo per sfuggire all’incarcerazione a vita, idiota! Ti ho contattato per ricevere dei dalmata di contrabbando! E tu cosa mi invii?! Gattini!” la donna era fuori di sé.
Pian piano i suoi occhi spiritati avrebbero preso il posto del suo intero viso.
“Tecnicamente ho spedito me stesso a Timbuctu!” precisò l’uomo, cercando ancora una volta di reprimere il pensiero di quel che gli era accaduto.
“Solo perché sei così idiota da esserti messo nel sacco da solo! Sei proprio come Orazio e Gaspare! Solo un altro imbecille buono a nulla!” lo accusò.
L’uomo represse lo scatto di rabbia acuta che le sue parole gli provocavano e scosse l’indice, da bravo uomo di servitù: “Mi permetto di dissentire! Se Lei continuerà a urlare così forte ci troveremo la polizia alle calcagna in men che non si dica! Vedrà, cara Crudelia, che ci vendicheremo di quelle bestiacce!”
La donna si guardò intorno come se gli sbirri si trovassero già all’interno della sua casa-rifugio: “Ne faremo delle pellicce!” assentì, ancora ossessionata dall’idea di poter indossare la sua amata pelle di dalmata.
L’uomo annuì pazientemente: “E poi spediremo i primissimi esemplari a Madame Adelaide!” ridacchiò compiaciuto.
“E ad Anita!” squittì Crudelia, sprofondando nella sua pelliccia bianca e abbandonandosi sul divano in una posa tutt’altro che signorile.
Dopotutto forse Edgar aveva qualche pregio in più di Orazio e Gaspare. Con quei due imbecilli a suo seguito era sempre stata in allerta, con il timore di perdere tutto da un momento all’altro, come in effetti era accaduto. Edgar invece era riuscito a placare la sua crescente paura di essere scoperta dalle autorità nonostante i mesi di segregazione volontaria.
“Ad Anita…” ripeté con un ghigno perverso.

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Capitolo 6
*** Nessun cuore per la Regina ***


Promt di (Ile_W): “Cuore, letto”
Note: Non è necessario leggere tutte le flash per comprenderle, ma se vi va di leggere l’intero filo narrativo questo capitolo della raccolta è un prequel del capitolo ‘Le Signore del male’. Il prossimo capitolo sarà ancora precedente a questo: diversi personaggi, ma un filo logico che unisce il tutto.
Personaggio: Grimilde

Nessun cuore per la Regina

Boom. Boom. Boom.
Il suono del battito di un cuore. Un cuore ancora pulsante ma strappato via dal suo petto…
Boom. Boom. Boom.
La Regina cattiva non si mosse. Rimase al buio in quello che era il suo giaciglio, uno di quelli che poteva tenerla inghiottita per sempre.
Biancaneve non era morta. Il suo cuore non sarebbe rimasto chiuso in quella scatola per sempre: ma forse lei sì.
Quando si era trovata nel proprio antro per creare la mela avvelenata, non poteva credere ai suoi occhi: il corvo di Malefica la osservava torvo.
Sopra il suo tavolo da laboratorio aveva rinvenuto un messaggio da parte della strega cornuta: “Forse sarai vittoriosa, Grimilde. Ma in caso tu fallissi…”
Insieme a quel foglietto c’era una pergamena. La Regina cattiva la srotolò lentamente e trovò un curioso incantesimo. Se le cose si sarebbero messe male per lei, sarebbe bastato pronunciare due semplici parole per essere confinata in un antro magico, salva ma in trappola. Se le altre Signore del Male avessero fallito come lei, allora avrebbe avuto speranza, altrimenti… Ma prima doveva crearlo. E così aveva fatto: aveva recitato l’incantesimo, mischiato ingredienti, e aveva scelto proprio quel maledetto scrigno rosso e oro per legare il luogo a un oggetto.
Mai avrebbe pensato che quella trovata per rimanere in vita sarebbe poi diventata la sua condanna. Lei era l’unica, lì dentro. Le altre erano ancora in gioco… e se non avessero fallito? E se il suo destino sarebbe stato quello di rimanere lì dentro per sempre?
Doveva essere il cuore della principessina quello rinchiuso. Non il suo! Non lei!
Boom. Boom. Boom.
Il suono del battito di un cuore che lei non possedeva, continuava ad assillarla.
La Regina era incerta. A chi apparteneva quel battito che la tormentava?
Era forse quello di Biancaneve, che le ricordava ciò in cui aveva fallito?
Era forse il proprio, che le diceva che aveva ormai perso ogni briciolo di umanità?

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Capitolo 7
*** Il prezzo della vendetta ***


Promt di (Ile_W): A ha la febbre alta e B accorre in suo aiuto senza pensare alle conseguenze del gesto.

Note: Questa flash dà inizio al filo narrativo che ho elaborato. Se volete leggere in ordine cronologico quindi questa va letta per prima, poi tra quelle precedenti vi sono, in ordine, ‘Nessun cuore per la Regina’ e ‘Le signore del male’. In ogni caso non è necessario né leggerle tutte, né seguire la cronologia, in quanto è facile comprendere la storia ugualmente grazie ai riferimenti interni.
In questa ff Malefica ha sempre saputo dove si trovava in realtà Aurora, ma non poteva intervenire magicamente sulla zona perché incantata e protetta da un incantesimo delle fate.
 
Personaggio: Malefica
 
Il prezzo della vendetta

La magia ha sempre un prezzo.
Ogni maledizione ha qualche controindicazione.
E Malefica conosceva bene l’arte oscura della magia nera.
Aveva compiuto il suo maleficio recitando solo una parte della storia, del patto che aveva stretto con le forze primordiali per piegare la realtà al suo volere.
Sicuramente la dolce Aurora sarebbe caduta in un sogno dannato al compimento del suo sedicesimo compleanno… ma non era tutto, c’era sempre un ma…
In quel caso, il ‘ma’ era: ma se la Strega che ha lanciato la maledizione dovesse toccare la ragazza prima del compimento del maleficio, allora ella verrà risparmiata.
Eppure, quando la piccola Aurora tremava nel suo letto di campagna, Malefica non era riuscita a rimanere a guardare. La febbre stava salendo, il suo corvo la teneva ben informata: di quel passo sarebbe di certo morta prima di toccare un arcolaio.
Gelosia. Invidia. Rabbia.
Ecco quali furono i sentimenti di Malefica.
La bambina sarebbe morta, ma non per mano sua. La sua vendetta su Re Stefano le sarebbe stata tolta, così come ogni possibilità di vero divertimento. E per cosa? Perché lui aveva inutilmente cercato di proteggere sua figlia? Perché lo aveva fatto affidandola a tre fatine incapaci?
Malefica non poteva sopportarlo. Incurante di ciò che avrebbe significato per lei, si addentrò nel bosco con una pozione. Sapeva che non poteva utilizzare alcun incantesimo nella casetta delle fate: era protetta da un incantesimo. Ma la sua magia era abbastanza forte da permetterle di entrarvi. La donna arrivò in silenzio, nell’ombra. Le tre fatine discutevano animatamente nella cucina, mentre la povera Aurora era madida di sudore, distesa sul suo giaciglio. Malefica entrò dalla finestra e si mise ad accarezzare amorevolmente la bambina, facendo scivolare un goccio di liquido verde nella sua gola.
“Starai bene, adesso” sussurrò prima di andare via.
Adesso però, era consapevole che il suo piano originale avrebbe fallito, e doveva assolutamente escogitarne uno nuovo. Non era facile raggirare la magia stessa, ma Malefica era una donna paziente, e contava sul fatto che Grimilde, Ursula e Crudelia non lo fossero affatto. E se proprio si fossero trovate vicine alla vittoria contro i loro eroi, lei avrebbe dato una spinta alle cose: solo in questo modo tutte e quattro, sconfitte, si sarebbero ritrovate nell’antro magico della Resurrezione. E solo in quel modo ne sarebbero potute uscire sconfiggendo una volta per tutte i loro nemici.
 

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Capitolo 8
*** Non è la fine ***


Promt (di Ile_W): “Più stretta è la gabbia e più bella è la libertà”.

Personaggio: Jafar

Non è la fine

Me? Hanno pensato bene di imprigionare… me?
Non hanno chiara una cosa: la nostra storia non è ancora finita!
Credono di avere avuto un lieto fine, uno di quelli sdolcinati da favola d’amore e riscatto. Ma io non sono stato eliminato, sono più potente di sempre!
Mi hanno solo rinchiuso… certo, questa gabbia è stretta, il mio ego e la mia forza riescono a malapena ad essere contenuti in questo ‘minuscolo spazio vitale’…
Ma questo è quanto. Qualcuno prima o poi mi troverà. Oh, sì!
E quando ciò avverrà sarò pronto… pronto per ricevere la libertà che mi spetta, senza perdere la grandiosità della mia magia.
La sento scorrere dentro di me, mi pervade!
Questa non è la fine.

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Capitolo 9
*** Mother knows best ***


Prompt (Di Ile_W): “Non puoi chiamarla gabbia quando le chiavi per fuggire via sono tra le tue mani”.
Note: Questa ff non è ambientata alla fine del film come le altre, ma durante una delle visite di Madre Gothel alla torre di Rapunzel.
Personaggio: Gothel
 
Mother knows best

Gothel salutò la bionda fanciulla e iniziò a scendere le scale dell’alta torre.
Rapunzel l’aveva supplicata di farla uscire in giardino… che insolente!
Madre Gothel sapeva che, se gliel’avesse lasciato fare, avrebbe iniziato a chiedere sempre maggiori libertà: prima il giardino, poi al fiume, poi più in là, più in là, fino a quando qualcuno non l’avesse vista e portata via.
NO! La donna non poteva assolutamente permetterlo.
Eppure… le parole disperate della sua bambina la assillavano.
‘Gabbia’.
Aveva chiamato ‘gabbia’ quella bellissima torre che aveva costruito per lei!
Gothel arrivò in fondo alla scalinata, uscì dalla torre e richiuse la porta alle sue spalle. Dopodiché strinse tra le mani la chiave, gettò un’occhiata preoccupata alla ragazza che guardava tristemente il paesaggio che la circondava… si sentiva sola, in trappola…
Ma la smorfia di apprensione della donna presto si trasformò in un ghigno malefico.
Iniziò a parlare a bassa voce, tra sé e sé: “Ma quale gabbia e gabbia! È fortunata che nessuno venga a sapere dei suoi poteri! Se la gente lo sapesse la rinchiuderebbero in un circo, la utilizzerebbero per i loro scopi. Tutte quelle persone avide… almeno io le faccio anche da mamma! Una brava mamma… visto che possiedo le chiavi della torre e la proteggo. Non è una gabbia, se io ho le chiavi, no?”

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Capitolo 10
*** Una fuggitiva londinese e un pacco da Parigi pt. 2 ***


Prompt (di Ile_W): A e B non possono uscire di casa per X motivo e, pian piano, realizzano i sentimenti che provano per l'altro/a... finché non arriva C all'improvviso che sconvolge tutto.
Note: OS, Crossover
Personaggi: Crudelia, Edgar, Malefica
 
Una fuggitiva londinese e un pacco da Parigi, parte 2

Il rifugio di Crudelia non era mai stato così pulito.
Per tranquillizzarsi, Edgar aveva questa mania di spolverare casa fino a farla brillare.
E la famigerata criminale londinese godeva tantissimo nel fumare per ore e ore lasciando cadere mucchietti di cenere qua e là in modo che Edgar le corresse dietro con la scopa ad ogni suo passo.
E quando si lamentava per ‘la nebbia puzzolente’ che riempiva la stanza?
Ah, quelli erano i momenti in cui riprendevano a battibeccarsi.
Lui apriva la finestra per far uscire il fumo. Lei la richiudeva all’istante nel timore di essere vista da qualche ficcanaso del vicinato.
E ricominciavano ad urlare.
Lei che tirava i cucchiai d’argento contro di lui e l’uomo che li raccoglieva e li lucidava daccapo.
Crudelia se ne stava stesa sul divano, le magrissime gambe poggiate sul bracciolo e una rivista tra le dita ossute. Edgar, invece, leggeva di squisite riviste di haute cuisine ma di tanto in tanto gettava un’occhiata bramosa alla donna che le stava di fronte. Forse non sembrava, ma credeva che si fosse stabilito un certo legame tra di loro. Non erano soltanto due fuggitivi, non erano solo una criminale con il suo compare: erano compagni di cattività e complici del futuro delitto che stavano tramando.
Ad un certo punto, mentre entrambi avevano lo sguardo basso verso le loro letture, un fumo verde iniziò a riempire la stanza.
“Avevi detto che oggi diminuivi le sigarette! Non ho intenzione di mascherarmi di nuovo per andare a comprartele!” sbottò immediatamente Edgar.
Ma Crudelia, stranamente, non rispose. Era troppo sorpresa nel fissare la figura che le si parava di fronte: una forma snella, flessuosa, cornuta, elegante come non mai e… verde.
Quando l’uomo vide la creatura sovrannaturale che era apparsa nel loro salotto, iniziò a tremare di parola: “C-ch- che diam-“ balbettò.
Ma la donna lo ignorò: “Ciao Crudelia DeMon. Non mi conosci, ma io conosco te. Io mi chiamo Malefica, e sono una fata cattiva. Sto aiutando alcune mie colleghe del mondo degli antagonisti a riscattarsi e ricevere la loro vendetta. Perché purtroppo, come te, anche io potrei fallire nel mio intento. Semmai la polizia dovesse trovarti, dì tre volte il mio nome e recita queste parole. Non finirai in galera e ti donerò la possibilità di ricominciare daccapo.” Così dicendo le porse un rotolino di carta anticata, o forse… era davvero antica? E poi sparì nel nulla.
Crudelia era esterrefatta, mentre Edgar continuava a tremare.
Non avevano mai visto una cosa così, era forse la loro mente a giocargli brutti scherzi?
Dopo ore di dibattito, i due chiarirono che dovevano aver bevuto e fumato troppo. La loro fervida immaginazione aveva galoppato e… qualche giorno dopo, però, nel cuore della notte qualcuno buttò giù la porta del rifugio.
“Polizia!” urlò un uomo.
Gli sbirri si intrufolarono come scarafaggi nella loro casa e Crudelia, con i bigodini in testa e gli occhi fuori dalle orbite si chiuse a chiave nella sua camera, indecisa sul da farsi. Sotto la sua finestra era pieno di uomini armati.
Nel panico, non ebbe altra scelta: “Malefica. Malefica. Malefica.” Disse.
E poi estrasse il foglietto che la fata le aveva dato: “Nell’antro della Resurrezione, una Regina senza cuore, una fata senza amore, una bara senza pudore.”
Quando i poliziotti riuscirono a sfondare anche quella porta era troppo tardi, Crudelia era svanita.
Edgar, ammanettato, guardò la stanza vuota con una fitta al cuore.

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Capitolo 11
*** Essere un Dio ***


Prompt (di Ile_W): Pensiero, luce
Personaggio: Ade

Essere un Dio

Per un attimo, smetto di lottare.
Sono stanco. Non ricordo da quanto tempo sono qui sotto, immerso nelle acque della morte con anime dannate, io! Un Dio!
Io sono Ade! Ade!
Io traghetto le anime, non sono un’anima… non ne ho una!
Io voglio solo che il mio nemico perisca, e che io possa finalmente giovare di tutti i vantaggi dell’essere un Dio.
Non uno. Non due. Tutti.
Non voglio vivere vicino queste anime, figuriamoci insieme! La loro disperazione mi pervade, mi intrappola.
Questo pensiero mi atterrisce. Vorrei abbandonarmi al baratro.
Ma non posso. Questa dannata luce verde è tutto ciò che mi è stato concesso, e perché?
Non è giusto.
Piangevano perché trucidare un neonato è spregevole. Perché uccidere una bella dama come Megara è spregevole.
E quello che invece hanno fatto a me? No. Non mi arrendo. Risalirò questo turbine di morte e putrefazione e giuro che mi vendicherò di Hercules.

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Capitolo 12
*** Vodoo ***


 
Prompt (di Ile_W): A e B sono in quarantena, ognuno nella propria abitazione adiacente/vicina a quella dell'altro/a. Troveranno il modo di guardarsi e parlarsi a distanza.
Note: Crossover
Personaggi: Le signore del male (Crudelia, Malefica, Ursula e Grimilde)
Dr Facilier – La principessa e il Ranocchio

Vodoo

Crudelia, Ursula e Grimilde fissarono il tabellone da gioco del loro antro: le pedine rappresentavano i loro ‘antagonisti’, i cosiddetti eroi.
La donna pesce si sfregò le mani, impaziente.
“Un attimo solo… perché la magia del gioco funzioni, abbiamo bisogno di un altro tassello che le nostre magie da sole non sono in grado di utilizzare.” Disse Malefica.
“Un altro?!” gemette Crudelia, agitando il pugno.
Malefica continuava a rimandare il momento della loro gloria, e lei non ne poteva più. Forse sarebbe stato meglio finire in prigione, che in quel antro buio e puzzolente!
La fata corvina spiegò: “Un altro. Ma non temete… lui è sempre stato con noi. Beh, non esattamente qui, ma... è come se fosse il nostro vicino di casa.”
“Voi l’avete capita? Perché io non l’ho capita.” Rispose malignamente Crudelia, sempre pronta a prendere in giro le sue colleghe che, per la cronaca, erano del tutto prive di stile.
Ma Ursula era ben più esperta delle altre e comprese i riferimenti di Malefica: “Fammi indovinare… magia vodoo.”
La donna verde annuì, mentre Grimilde assunse un’aria sorpresa e interessata: “Ne ho sentito parlare… un uomo che giocava con le bambole…”
Queste parole non fecero che aggravare il tono sprezzante della stilista di moda, che però fu interrotta da Malefica. La donna fece apparire con una magia una sfera di cristallo, e poi chiese alle donne di unire le mani per recitare un incantesimo.
“Oh tu, uomo che vivi nelle tenebre. Oh tu, che vivi tra noi ma casa tua è diversa dalla nostra. Oh tu, che dimori nell’ombra tenue. Oh tu, che scambi spilli per ossa. Rivelati!” urlò.
Una specie di fuoco verde divampò nella palla di vetro, e poi apparve il volto di un uomo dal cappello a cilindro e la pelle ambrata.
“Ciao, mie signore” disse con un sorriso maligno.
“Ciao, vicino.” Salutò Malefica: “Sai di cosa abbiamo bisogno. La tua magia nera deve attivare le pedine, farle diventare bambole vodoo. Il patto è che se noi vinciamo contro i nostri eroi, saremo vincolate a te fino a quando non riusciremo a liberarti dalla tua miseria.”
Grimilde sussultò, quasi come se avesse cambiato idea. Prima la schiavitù verso il suo stesso specchio e la sua bellezza, poi nell’antro magico e poi… sarebbe stata prigioniera di Dr Facilier? La donna cercò di sciogliere il cerchio, ma le sue mani erano come appiccicate a quelle di Crudelia e Ursula, non potevano più interrompere l’incantesimo.
Il mago annuì e recitò qualche parola in una lingua a loro incomprensibile, dopodiché un fumo nero fuoriuscì dalla palla di vetro e raggiunse le pedine degli eroi… erano irrimediabilmente corrotte. Ora potevano funzionare. Subito dopo Facilier sparì così com’era apparso e le loro mani non erano più magicamente unite.
“Dovevi informarci!” sbottò immediatamente Grimilde.
Prima che anche Crudelia potesse ribattere, Ursula si intromise: “Calma, calma, piccole povere anime. Abbiamo fatto un patto, ma qui c’è solo una Regina dei patti. Me!” esclamò entusiasta: “Siete al sicuro finché ci sarò io a gestire i vostri affari.”
Sì, Malefica aveva pensato davvero a tutto.
Che lo volessero o no, era giunto il momento.

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Capitolo 13
*** Cosa sarà mai? ***


Prompt (di Ile_W): “Ma che cos'è la libertà e che significato ha? È il sole che non sorge mai? È il buio addosso a noi?”
Personaggio: Lady Tremaine

Cosa sarà mai?

Lo conosco, il motivo per cui sono finita qui, a fare la biancheria per i reali e pulire le scarpe a chi entra nel castello.
Cenerentola è convinta che io, la sua adorata matrigna, le abbia portato via la libertà e la giovinezza per anni.
Per questo mi ha punita.
Ma che cosa sarà mai la libertà?
Io non le ho proibito di fare la sua vita! Mi bastava che tenesse pulita la casa, e le doti nella pulizia sicuramente le avrebbero fatto trovare un buon marito. Uno di quelli con cui non ci si annoia mai… un contadino a cui cucinare, un signorotto per cui lucidare l’argenteria o un allevatore per cui mungere mucche!
Ma no, lei non poteva avere una bella vita sotto i riflettori! Lei doveva rubare l’unico uomo adatto per una delle mie figlie!
Lo ha fatto apposta! E adesso siamo noi a non avere alcuna libertà.
Nemmeno quella di tenere a lungo accese le candele alla sera, perché abbiamo troppa poca cera nelle stanze della servitù. Ecco, la nostra libertà adesso: è il buio che si cala addosso a noi, ci inghiotte e ci divora.
Chi è la strega, ora?

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Capitolo 14
*** Un finale dolcemente tragico ***


Prompt (Di Ile_W): Neonato, protezione
Note: Questa flash non si colloca alla fine di Mulan ma nel mezzo. Si tratta di uno degli attacchi degli Unni nei paesi cinesi, quando Shan Yu aveva la famosa bambolina ancora con sé.
Personaggio: Shan Yu - Mulan
 
Un finale dolcemente tragico

Shan Yu strinse la bambolina tra le sue mani.
Intorno a lui tutto era caos.
Urla di donne e bambini. Uomini martoriati ovunque, che ancora tentavano disperati di opporre resistenza. Cavalli impazziti che impennavano alla vista delle fiamme.
L’uomo scoppiò a ridere.
Entrò dentro una delle tante capanne e dentro vi trovò una donna accucciata.
Stava per ucciderla, ma vide che non era sola: nascosto tra le sue vesti vi era un neonato.
La donna cercò di nasconderlo alla sua vista, tentando inutilmente di proteggerlo.
Lui sorrise, si inginocchiò accanto a loro, mentre lei tremava sempre più. Allungò la mano e mostrò la bambola al suo interno.
La donna lo guardò con diffidenza, ma lui gliela porse, insistente.
Lei, indecisa e in preda alle lacrime, obbedì mansueta e prese la bambolina tra le mani. La portò delicatamente verso il suo grembo, per darla al piccolo nonostante fosse troppo piccolo per capire.
Continuando a sorridere gentilmente, Shan Yu prese la vita di quella madre.
Poi si riprese la bambolina dalle manine paffute del neonato e uscì dalla capanna mettendogli fuoco.

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Capitolo 15
*** Povera piccola anima ***


Prompt (di Ile_W): “E tu smetti di piangere, bambina. Non è finita finché non è finita se ti dico che andrà tutto bene. Se ti dico: non ti preoccupare”.
Note: FF non ambientata al termine del film, ma all’inizio, quando Ariel piange perché suo padre le proibisce di ‘vedere’ l’umano.
Personaggio: Ursula – La sirenetta
 
Povera piccola anima

I tentacoli di Ursula strisciavano impazienti nel suo antro.
Chiusa in quella grotta, la Dea del Mare continuava a mietere anime.
Il suo potere era immenso, anche quando intrappolato in spazi così angusti per la sua figura imperiosa.
Dentro di lei si mosse un ardore, una sensazione, che la spinse a consultare la sua palla di vetro.
Maestra dei contratti, strega degli abissi, il suo istinto non l’avrebbe mai tradita: stavolta non era un pesciolino da quattro soldi ad aver bisogno d’aiuto.
Scossa dai singulti, animata dal pianto, vi era Ariel: la figlia preferita di Tritone.
“Oh, piccola bambina. Non piangere per il tuo amore. Non è perduto ancora… non è finita.” Disse con aria delicata e dolce, quasi apprensiva, unendo le labbra quasi stesse per inviarle un bacio.
E invece il suo sorriso confortante si trasformò in un ghigno: “Non è finita fino a che non sarò io a dire che è finita!” e la donna esplose in una risata, facendo ritirare negli angoli più nascosti e angusti le tante piccole anime che aveva attirato nel suo antro con la forza durante gli anni di prigionia…

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Capitolo 16
*** Notti magiche ***


Prompt (di Ile_W): A e B sono costretti a casa per X motivo, sul divano e sotto una coperta, mentre il temporale imperversa fuori. Si crea quindi un clima di confidenze e inquietudini, complice la particolare atmosfera che li circonda.
Note: Finale alternativo al film
Personaggio: Izma e Kronk – Le follie dell’Imperatore

Notti magiche

Izma si sedette sul divano che Kronk aveva ‘gentilmente raccattato da una pattumiera’, con un volto chiaramente disgustato e le braccia incrociate.
La porta della casa era aperta e un tuono rimbombò con un eco per le pareti. Improvvisamente Kronk comparve sull’uscio, completamente fradicio per via del temporale. Tra le sue mani figurava un piatto dorato pieno di broccoli: “Ho portato i broccoletti!” disse asciugandosi il viso con un asciugamano spuntato chissà da dove.
L’uomo chiuse la porta, fermando a malapena il corso d’acqua che si stava formando a terra, e andò a sedersi accanto ad Izma, che gettò gli occhi al cielo.
“Dai, Izma! Non è così male essere banditi da Cuzco, abbiamo ancora i broccoletti!” insistette, offrendogliene uno.
La donna afferrò una verdurina e gli staccò la testa con un morso bruto: “Non proferire un’altra parola.” Disse con serietà: “E poi mi spieghi dove hai trovato un piatto d’oro!?” chiese con voce stridula.
Kronk gettò un’occhiata languida alla sua amica: “Oh Izma, l’hai notato!” disse, quasi in lacrime dalla commozione: “In realtà è di argilla, ma l’ho fatto colorare dai figli dei vicini. Credevo che così di avrebbe messo meno nostalgia di casa.”
La donna strinse i denti e il pugno contemporaneamente, cercando di trattenersi e non urlare. Tanto erano bloccati in quel luogo.
Cuzco li aveva messi agli arresti domiciliari e ogni volta che provava ad uscire di casa uno dei lama di guardia iniziava a ragliare avvertendo quelli a guardia del paese, che a loro volta avvertivano quelli nella foresta e poi quelli dell’Impero fino al lama reale, che avrebbe riferito tutto all’Imperatore stesso.
“Oh, guarda! Una coperta!” esclamò Kronk, tirando fuori da quel orribile divano un lembo di stoffa lercia. L’uomo la aggiustò sulle loro gambe e offrì un nuovo broccoletto alla sua compagna di sventura: “Confessa Izma, dopotutto ti piace vivere qui.”
L’urlo della donna fu più potente del verso di tutti i lama del mondo, e risuonò ben oltre le stanze dell’Imperatore Cuzco.

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Capitolo 17
*** 2020 ***


Prompt (di Ile_W): “Sono grande ormai e conosco la realtà, ma non mi arrenderò mai e non voglio piangere”.
Personaggi: Randall – Monster &Co
 
2020

Tutti conoscono e temono un 2319.
Ma in realtà, c’è un codice molto più grave. Una regola che, se infranta, potrebbe far crollare ogni certezza.
Nessuno la nomina mai, chi perché ne è troppo spaventato, chi perché ritiene che una tale eventualità sia pura fantasia: un incubo che mai potrebbe avverarsi.
Ma io voglio vendetta di Mike e Sully, e c’è solo un modo per gettare fango sull’esperienza che li ha resi i mostri più famosi del pianeta.
È per questo che ora Boo sta cercando di trattenere le lacrime. Lei, che continua a tenere delle code in testa, ma non più alte e buffe, bensì soffici e dolci in maniera che le ricadano lungo le spalle. Lei, che adesso non è più una bambina, ma quasi una donna.
È lì, mentre i suoi ricordi di ciò che ha vissuto con Sully e Mike le tornano alla mente, mentre cerca di comportarsi da grande, perché è quello che ci si aspetta da una tredicenne. È quasi adulta, adesso. Non vuole piangere per i suoi amici perduti. Ma non vuole nemmeno arrendersi, vuole attraversare la porta e ritrovare i suoi mostri preferiti, vuole gridare al mondo che quelli di cui parlava da bambina non erano amici immaginari, ma reali. E tutti sanno che quando gli umani vengono a conoscenza di qualcosa che non sanno spiegare la distruggono.
Io, Randall, le ho dato prova di tutto ciò. Ho commesso un 2020: raccontare a un ‘grande’ dell’esistenza del nostro mondo. Ma nessuno lo scoprirà. Tutti crederanno che siano stati Mike e Sully, disperati e nostalgici verso una bambina che aveva regalato loro tanto.
E allora io salterò fuori e salverò la situazione, tornando a essere un eroe.
 
Nota: No, 2020 non è casuale, è proprio ironico per via del brutto anno che ci sta travolgendo.
 

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Capitolo 18
*** Il sole della Savana ***


Prompt (Ile_W): “Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti che il sole esiste per tutti”.
Note: Non è collocata alla fine, bensì prima della storia che conosciamo, quando Scar viveva nell’ombra, dimenticato
Personaggi: Scar – Il Re Leone

Il sole della Savana

L’oscurità a cui mi sono abituato attenua i miei sensi.
Dovrei essere lì fuori, a combattere contro i nemici, a farmi venerare dal mio popolo… e invece sono qui dentro, nascosto come feccia e dimenticato dal mondo.
Ma non sarà così per sempre.
Anche se non arriva nemmeno uno spiraglio di luce in questa caverna… lì fuori il sole continua a splendere sull’intera Savana.
E non esiste solo per loro. I suoi raggi sono ancora vivi anche per me, soprattutto, per me!
Ed è solo questione di tempo, prima che io diventi Re.

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Capitolo 19
*** The end ***


Prompt (di Ile_W): Dopo quasi un mese chiusi in casa senza poter uscire, A e B apprendono di poterlo finalmente fare tornando alla vita di sempre. Tuttavia, la nostalgia per la complicità e per i momenti creati durante il periodo della loro convivenza inizia a farsi sentire
Personaggi: un po’ tutti quelli dei precedenti crossover
 
The end

Grimilde guardò fuori dalla finestra del suo castello. Finalmente aveva recuperato il suo regno, la sua vita, il suo potere! Si voltò, chiudendo le tende dietro di sé e facendo entrare l’oscurità nella stanza. Per un attimo, un’ombra le sembrò avere la forma di un uomo con il cappello a cilindro, e sorrise. Portò lo sguardo sul tavolino da thè, quasi a potervi trovare Crudelia con il suo stupido mazzo di carte, o Ursula con i suoi puzzolenti tentacoli. Ma non fu così: era sola adesso.
*
Ursula guardò la nuova Atlantica, la SUA Atlantica. Le pareti dorate erano diventate di platino, i pesci che vi nuotavano non erano più nauseabondi e colorati ma eleganti, letali e monocromatici. La sua aura di potere nero incombeva su tutto il regno. Si, ce l’aveva proprio fatta. Chissà perché, ogni tanto, continuava ancora ad alzare lo sguardo verso il cielo. Verso quei posti in cui, sapeva, bruciava un verde fuoco scintillante.
*
Crudelia mise piede nella stazione di polizia con addosso la sua amata pelliccia a macchie. Nessuno osò contraddirla quando chiese di liberare Edgar su cauzione. Quando la vide, l’uomo rimase a bocca aperta.
“Ma… allora sei viva! E sei… quelli sono dalmata?!” il maggiordomo non credeva ai suoi occhi.
Crudelia lanciò una risata maligna: “Oh, caro! Ci sono tante cose che devo raccontarti, ma prima dobbiamo raggiungere una cucciolata di gattacci a Parigi!”
*
Malefica si sedette sulla sedia a dondolo della camera che aveva allestito per la ragazza.
La bionda e immacolata Aurora giaceva nel suo letto, addormentata per sempre… sorrise, finalmente sentiva il cuore e l’anima a riposo, ora che aveva ottenuto la sua vendetta. Certe volte però, guardare la bella addormentata incantata dal maleficio non le bastava: doveva far apparire la palla di vetro e consultarla non per vedere il futuro, né per verificare cosa stesse accadendo in quel momento nel mondo… ma per rivangare il passato, quello in cui quattro megere era rinchiuse in un putrido antro magico all’interno di uno scrigno.
 

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Capitolo 20
*** The end ***


Prompt (di Ile_W): Dopo quasi un mese chiusi in casa senza poter uscire, A e B apprendono di poterlo finalmente fare tornando alla vita di sempre. Tuttavia, la nostalgia per la complicità e per i momenti creati durante il periodo della loro convivenza inizia a farsi sentire
Personaggi: un po’ tutti quelli dei precedenti crossover
 
The end

Grimilde guardò fuori dalla finestra del suo castello. Finalmente aveva recuperato il suo regno, la sua vita, il suo potere! Si voltò, chiudendo le tende dietro di sé e facendo entrare l’oscurità nella stanza. Per un attimo, un’ombra le sembrò avere la forma di un uomo con il cappello a cilindro, e sorrise. Portò lo sguardo sul tavolino da thè, quasi a potervi trovare Crudelia con il suo stupido mazzo di carte, o Ursula con i suoi puzzolenti tentacoli. Ma non fu così: era sola adesso.
*
Ursula guardò la nuova Atlantica, la SUA Atlantica. Le pareti dorate erano diventate di platino, i pesci che vi nuotavano non erano più nauseabondi e colorati ma eleganti, letali e monocromatici. La sua aura di potere nero incombeva su tutto il regno. Si, ce l’aveva proprio fatta. Chissà perché, ogni tanto, continuava ancora ad alzare lo sguardo verso il cielo. Verso quei posti in cui, sapeva, bruciava un verde fuoco scintillante.
*
Crudelia mise piede nella stazione di polizia con addosso la sua amata pelliccia a macchie. Nessuno osò contraddirla quando chiese di liberare Edgar su cauzione. Quando la vide, l’uomo rimase a bocca aperta.
“Ma… allora sei viva! E sei… quelli sono dalmata?!” il maggiordomo non credeva ai suoi occhi.
Crudelia lanciò una risata maligna: “Oh, caro! Ci sono tante cose che devo raccontarti, ma prima dobbiamo raggiungere una cucciolata di gattacci a Parigi!”
*
Malefica si sedette sulla sedia a dondolo della camera che aveva allestito per la ragazza.
La bionda e immacolata Aurora giaceva nel suo letto, addormentata per sempre… sorrise, finalmente sentiva il cuore e l’anima a riposo, ora che aveva ottenuto la sua vendetta. Certe volte però, guardare la bella addormentata incantata dal maleficio non le bastava: doveva far apparire la palla di vetro e consultarla non per vedere il futuro, né per verificare cosa stesse accadendo in quel momento nel mondo… ma per rivangare il passato, quello in cui quattro megere era rinchiuse in un putrido antro magico all’interno di uno scrigno.
 

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