Tra testa e cuore

di ballerina 89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


                                                        

POV KEVIN PEARSON

Seduto in maniera sciatta e disordinata, sul divanetto della roulotte messa a disposizione dalla produzione del film che sto girando, mi ritrovo a pensare a questi due mesi appena trascorsi. 

Non volevo ammetterlo neanche a me stesso agli inizi ma avevo seriamente bisogno di staccare per un po’ la spina e allontanarmi da quella che era la mia vita... mio zio Nicky fu un po’ come una manna dal cielo in questo, se non fosse stato per la sua chiamata di aiuto dubito fortemente che avrei fatto le valigie e lasciato la città.

 Partii con il solo e unico scopo di dare una mano a lui il quale stava per essere processato per aver scagliato, da ubriaco, una sedia  contro una finestra durante una riunione degli alcolisti anonimi, ma presto mi resi conto che attraverso quell’esperienza avrei potuto trarre anche io dei benefici. Stavo attraversando un periodo un po’ buio: avevo lasciato il lavoro, ero dubbioso su cosa voler fare della mia vita, non avevo una relazione da sei mesi all’incirca e come se non bastasse continuavo a lottare con il costante desiderio di bere. Ormai ero quasi fuori dal giro, mancava poco per essere considerato guarito a tutti gli effetti eppure ogni tanto, specie nelle ultime settimane, ancora sentivo il bisogno dell’aiuto della bottiglia. Riuscii ad essere forte e a resistere alla tentazione ma non fu solo per merito della mia buona volontà, in mio soccorso arrivò lei... quella che credevo essere un’amica ma che invece si rivelò tutt’altro.

Cassidy Sharp, è questo il suo nome, un veterano di guerra affetta da stress post traumatico ma al tempo stesso una mamma amorevole. Ci conoscemmo all’interno del centro per veterani ma non fu subito simpatia tra di noi anzi... lei mi considerava uno sbruffone superficiale, io la ritenevo una persona presuntuosa,  troppo seria e a tratti anche pesante. Con il passare del tempo, facendo anche delle sedute presso gli alcolisti anonimi insieme, imparammo a conoscerci meglio a vicenda  e tra di noi nacque una bellissima amicizia. Anche lei come me non se la passava tanto bene ma a differenza mia, che avevo imparato a convivere con quella sensazione, soffriva... soffriva terribilmente e così decisi  di darle una mano. Come? Aiutandola a riprendersi suo marito il quale l’aveva egoisticamente allontanata per aver commesso un errore. 

Lo ammetto, inizialmente non vedevo possibile l’idea di una rappacificazione tra i due, lui sembrava davvero molto duro e scontroso nei suoi confronti, ma poi ebbi modo di parlargli in privato e capii che la sua era solamente una corazza. Anche lui come lei stava soffrendo e forse quei suoi modi di porsi verso di lei, per quanto sbagliati potessero essere, erano dovuti ad un’autodifesa personale e ad una difesa nei confronti di Matty, loro figlio. Lui l'amava ancora ma non riusciva ad accettare che qualcosa dentro di lei si fosse rotto per sempre. La guerra l’aveva cambiata e a lui questo non andava giù.

Feci l’errore di rivelare a Cassidy che forse una possibilità di salvare il suo matrimonio ci fosse ancora ma questo portò solamente ad incasinare ancora di più le cose. La spinsi ad incontrarlo, a parlare con lui... la incentivai dicendole che se avesse continuato a rimandare prima o poi lui sarebbe andato avanti con la sua vita trovandosi una nuova donna ma gli esiti di quell’incontro non furono quelli che speravo... litigarono, litigarono di brutto. Corse da me per un sostegno morale, avevo davanti una donna completamente distrutta dal dolore e in quel momento cercando di darle sostegno commisi un errore che mi avrebbe segnato per sempre:  Le aprii il mio cuore dicendole ciò che realmente pensavo di lei. Si riteneva una persona incasinata e in effetti un pochino era vero ma quel suo essere non era altro che il risultato di tutte le cose orrende viste in Vietnam. Aveva vissuto la guerra cavolo, sfido chiunque ad affrontare quello che ha affrontato lei e uscirne illeso. Ricordo con precisione le parole che usai “questo non ti rende sbagliata... ti rende umana” le dissi e lei, sentendosi finalmente compresa e non riuscendo a fare altro corse da me e senza pensare alle conseguenze mi baciò. Un bacio casto, delicato ma allo stesso tempo carico di emozioni. Durò pochissimo, quattro secondi al massimo dopodiché mi chiese scusa per quel gesto secondo lei fuori luogo e provò a scappare via. Avrei dovuto lasciarla andare, sarebbe stata la cosa più sensata da fare e invece la fermai. Eh già... la fermai e non solo ripresi da dove aveva bruscamente interrotto ma la condussi, bacio dopo bacio, al punto di non ritorno. Fu una notte indimenticabile, ci donammo l’un l’altra completamente, senza riserva alcuna... in quelle ore dimenticammo entrambi i problemi che ci affliggevano al di fuori di quelle quattro mura di alluminio della mia roulotte, eravamo all’interno di una gigantesca bolla di sapone, non esistevamo altro che noi. Il mattino seguente come facilmente prevedibile quella bolla scoppiò facendoci prendere atto di cosa avevamo appena fatto. Avrei dovuto fare l’uomo e prendermi le mie responsabilità fin da subito ma non lo feci... innalzai un muro che la fece allontanare da me. Ricordo che prima di uscire dalla roulotte tentò di dirmi qualcosa,  di sicuro voleva sdrammatizzare l’accaduto, ma non gli diedi modo di dire nulla... mi pento ogni singolo giorno per questa cosa, forse se l’avessi lasciata parlare  non ci ritroveremmo dove siamo adesso. 

Non ebbi sue notizie per un’intera settimana ma anche io non feci nulla per mettermi in contatto con lei. Molto probabilmente avevo rovinato definitivamente il suo matrimonio e questo mi rendeva un vero schifo. Mi chiusi nella mia roulotte per sette lunghissimi giorni poi, stanco di autocommiserarmi decisi di uscire per svagarmi un po’. Vagai senza meta per non so quante ore poi, senza volerlo, mi ritrovai in un bar. In quel momento non ero psicologicamente stabile per capire cosa fosse giusto o sbagliato ma riuscii ugualmente a tenermi a debita distanza dall’alcol nonostante inizialmente ne fui tentato. Come ci riuscii? Beh... non ne vado molto fiero, diciamo solo che sfogare la rabbia istigando qualcuno tanto da farlo arrivare a picchiarti è un buon compromesso. Incontrai Cassidy quello stesso giorno grazie a mio zio Nicky che aveva chiesto aiuto a lei per trovarmi e come se sapesse leggermi nella mente, in un momento in cui eravamo da soli mi disse l’unica cosa che poteva risollevare il mio morale. “Non sei stato tu a rovinare il mio matrimonio Kevin... l’ho fatto da sola, molto prima di incontrarti”. Solo in quel momento mi resi conto del vero motivo per cui stavo male: non soffrivo per me, perché mi ero pentito di quello che avevo fatto... soffrivo per lei, perché avevo paura che mi vedesse come colui che le aveva volutamente distrutto il matrimonio.  L’opinione di Cassidy nei miei riguardi era importante per me e sapere che non mi considerasse uno sfascia famiglie fu un vero sollievo. Senza rendermene conto tornai ad incoraggiarla a tornare con suo marito, le dissi che non era ancora troppo tardi per rimediare e che se avesse voluto avrebbe potuto ancora fare qualcosa. Era scettica agli inizi, aveva firmato addirittura i documenti del divorzio tanto credeva che la situazione fosse ormai irrisolvibile, ma poi si convinse a fare un ultimo tentativo: sarebbe entrata nella tavola calda dove il marito era solito portare a cena loro figlio dopo la lezione di nuoto e avrebbe atteso una reazione da parte sua. Se l’avesse respinta gli avrebbe consegnato i documenti del divorzio e sarebbe tornata a casa, se al contrario invece l’avrebbe fatta accomodare con loro per la cena allora avrebbe strappato quei tanto odiati documenti per ricominciare una nuova vita insieme. La lasciai andare augurandole un in bocca al lupo e mi misi ad osservarli da lontano.  Non la respinse... 

Non appena la vidi sedersi al tavolo con loro una fitta di gelosia invase tutto il mio corpo: dopo tutto quel tempo lei era riuscita a sistemare le sue cose ottenendo finalmente ciò che più desiderava mentre io ero ancora da punto a capo. Anche io desideravo trovare pace nella mia vita, era parecchio ormai che ero alla ricerca di una stabilità, con lei accanto questo senso di vuoto era svanito, forse perché mi stavo dedicando a darle una mano, ma ora che l’avevo riportata a casa quel senso di malessere e vuoto tornò ad incombere su di me più forte che mai. Provai a far finta di nulla e partii, insieme a mio zio, per Philadelphia dove il restante della nostra famiglia ci stava aspettando per festeggiare il ringraziamento. Cercai in ogni modo e maniera di rilassarmi e distrarmi ma la mente tornava sempre lì.. la scena di lei che si sedeva a quel tavolo accanto a suo marito e a suo figlio era impressa in maniera indelebile nella mia mente tanto che quando mio fratello Randall mi chiese quale fossero i miei programmi per il futuro risposi senza pensare che entro il nostro quarantesimo compleanno avrei avuto finalmente la mia famiglia. Una moglie e un figlio.... questo desideravo più di ogni altra cosa ma mancavano solamente nove mesi al mio compleanno e se volevo seriamente portare a termine i miei progetti dovevo iniziare a darmi da fare. Decisi di iscrivermi ad un sito per incontri e così iniziai a conoscere parecchie donne. Una al giorno in media ma alle volte anche più di una. Erano incontri a tempo, non c’era tempo per perdersi in chiacchiere, sembravano quasi dei colloqui di lavoro, mi  limitavo a fare domande basilari basate su ciò che stavo cercando nella speranza di trovare qualcuna con parecchi punti in comune. Alcune erano davvero delle gran belle ragazze devo ammetterlo ma nessuna di loro  suscitò il mio interesse  a tal punto da chiedere loro qualcosa di più oltre alla semplice “intervista” e presto, molto presto abbandonai l’idea di trovare l’anima gemella in quel modo. Continuai comunque ad uscire con altre ragazze conosciute in palestra o semplicemente andando a fare la spesa, con alcune finiva la stessa sera, con altre riuscivamo ad incontrarci anche per un paio di volte... c’era solo un problema, non riuscivo ad andare oltre una semplice chiacchierata con nessuna di loro, ogni volta che si presentava l’occasione di spingersi in qualcosa di più ecco che nella mia mente tornava la solita scena: Cass che si siede a tavola con suo marito. Quell’immagine mi perseguitò ad ogni uscita e solo dopo l’ennesimo rifiuto verso la donna che avevo davanti mi resi conto del vero significato di quel ricordo. Quel giorno, nel vederla entrare in quella tavola calda per ricongiungersi con suo marito, provai una fitta di gelosia...ho sempre creduto fosse dovuta ad un fatto di invidia, che lei avesse riavuto ciò per cui stava lottando da tempo ma invece sbagliavo, non ero geloso della sua felicità ritrovata, ero geloso di lei... di lei come donna. Non ho mai pensato che Cass potesse essere il mio tipo, non l’avrei mai  spinta tra le braccia di un altro uomo altrimenti, non provavo nessun interesse amoroso nei suoi confronti, quello che successe tra di  noi fu un semplice errore dettato dalla debolezza credevo, eppure con quei suoi modi di fare piano  piano ha fatto breccia nel mio cuore tanto da non farmi provare più interesse per nessuna. Ero un donnaiolo, lo sono sempre stato, ma da quando ho conosciuto lei non riesco più ad incontrare nessun’altra donna. Ogni volta che lo faccio mi ritrovo a pensare a lei ed ecco che improvvisamente non capisco più nulla. In quei due mesi in sua compagnia non ho mai avuto la necessità di avere una donna accanto come adesso, non ho mai sentito il bisogno di crearmi necessariamente una famiglia ma solo ora capisco il perché: la donna che desidero al mio fianco, a quei tempi, era esattamente accanto a me, non potevo desiderare niente altro dalla vita ma non perché ero impegnato a renderla felice ma solo perché tutto quello che volevo era già  accanto a me: volevo lei, il mio corpo e il mio cuore lo sapevano già, ero io che ancora non riuscivo a vederlo. Da quando sono tornato in città Cass è il mio pensiero costante, non passa giorno che non pensi a lei. è il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo alla sera,  il suo viso mi accompagna per tutta la giornata facendomi dimenticare addirittura la bottiglia e la voglia di bere. “Cassidy Sharp mi hai stregato... non so come tu te la stia passando adesso ma una cosa è certa: ti voglio nella mia vita sono disposto a fare carte farse pur di averti.”

POV CASSIDY SHARP

Non potevo credere che lo avesse fatto sul serio eppure era andata esattamente così: mi aveva invitata a sedermi con loro. Quando pochi secondi prima misi piede in quella tavola calda ero più che convinta che le cose si sarebbero evolute in maniera differente, ero sicura che mi avrebbe rifiutata e infatti ero già pronta con i documenti del divorzio tra le mani pronta a consegnarglieli per poi scappare via a gambe levate. Rimasi piacevolmente sorpresa del suo gesto ma allo stesso tempo mi pietrificai sul posto quando mi chiede di accomodarmi tanto che fu costretto a rinnovarmi ancora una volta l’invito. Fu una cena semplice, tranquilla ma a tratti anche imbarazzante. Ad eccezione delle nostre discussioni riguardanti il divorzio erano mesi che non ci trovavamo così a stretto contatto, eravamo entrambi imbarazzati di trovarci l’uno di faccia all’altro come ai vecchi tempi ma fortunatamente Matty con le sue chiacchiere, più felice che mai di rivederci insieme, riuscì a metterci a proprio agio. Ero consapevole che quel piccolo aiuto da parte di mio figlio non sarebbe durato in eterno e infatti subito dopo cena, dopo aver messo Matty in macchina il quale si era addormentato, ecco che mi ritrovai a tu per tu con quello che era sempre stato l’amore della mia vita ma che da un po’ di tempo a questa parte non sapevo più cosa fosse.  Mi aveva invitata a sedermi con loro  è vero, ma chi mi diceva che il suo non fosse solamente un atto di gentilezza dovuta al fatto che nostro figlio fosse presente? Se per un breve momento durante quella cena mi ero rilassata credendo che avremmo finalmente potuto risolvere tutto ecco che improvvisamente l’ansia tornò ad impossessarsi di me. Mi fissava... mi scrutava attentamente ma non proferiva parola... avrei dovuto iniziare io a parlare? E cosa avrei dovuto dirgli? Fortunatamente non dovetti pensare a nessun discorso di senso compiuto in quanto fu lui, vedendomi bloccata,  a prendere parola. 

  • Finalmente hai preso coraggio! - esclamò accennando un sorriso.
  • Co... cosa?!?! - risposi non capendo a cosa si stesse riferendo.
  • Hai preso coraggio vedo... non è di certo la prima volta che vieni qui non è forse così? - non risposi - Guarda che lo so che ci raggiungi ogni mercoledì sera... - mi sentii come una ragazzina colta in fragrante per aver commesso qualche pasticcio. - Mi chiedevo se saresti mai entrata sai?  - sorvolai dal chiedere come fosse a conoscenza di quel mio piccolo segreto, ero sempre stata molto attenta a non farmi notare e mi concentrai quindi sulla seconda parte delle frase.
  • Avresti voluto che lo facessi? - con quella domanda andai dritta al sodo: avevo bisogno di sapere se la mia improvvisata di quella sera lo avesse infastidito, avevo bisogno di sapere se poteva esserci ancora un noi. 
  • Beh... ci speravo in realtà! 
  • Davvero?!?!? - sarò onesta, non me lo aspettavo. 
  • Eh già... strano da credere dopo tutto quello che è successo tra di noi in questo periodo ma è proprio così.  -  si soffermò per un momento a notare la mia faccia sbigottita dopodiché continuò - Non sono uno stronzo privo di sentimenti Cassidy... io non ho mai smesso di amarti...
  • Scusa la franchezza ma a me è sembrato tutto il contrario - gli feci notare - Ho provato in tutti i modi a farti capire che ero pentita e che desideravo tornare alla normalità ma tu in ogni occasione non hai fatto altro che respingermi attaccandomi e criticandomi su tutto. Se come hai appena detto non hai mai smesso di amarmi mi spieghi come mai non hai provato anche tu ad aggiustare le cose? -  non lo stavo criticando, non era un tono polemico il mio, stavo semplicemente cercando di capire. 
  • Ho le mie colpe lo so, avrei dovuto relazionarmi in modo differente ma non sono riuscito a fare altrimenti purtroppo... sei sempre venuta da me per cercare di spiegarmi il motivo che ti ha spinta a colpire Matty quel giorno ma non sei mai venuta a parlare di noi due come coppia. Pensi che io ti abbia lasciata per aver colpito nostro figlio? Beh sbagli... non è assolutamente così. Lo so che è stato un semplice incidente, non ho neanche per un secondo dubitato della cosa o altrimenti non te lo avrei fatto più vedere se non in mia presenza non credi? 
  • E allora perch...
  • Quella è stata semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, non ti ho di certo mandata via per questo. 
  • Allora spiegami il perché! Credo di avere tutto il diritto di saperlo non credi?
  • Il fatto è che da quando sei tornata dall’ultima missione qualcosa in te si è spezzato rendendoti diversa. Sei sempre stata una persona solare Cass, una mamma fantastica e una moglie passionale. Nelle nostre ultime settimane di convivenza però io non ho visto nulla di tutto questo anzi... mi è sembrato quasi di non vivere più con mia moglie ma bensì con un’esterna. Ti sei chiusa in te stessa, ti sei licenziata, hai smesso di interagire con noi  e non per ultimo abbiamo smesso anche di avere rapporti. L’ultima volta è stata la sera prima della tua partenza.. ricordi quanto tempo fa è stato? 
  • Ryan...
  • Aspetta lasciami finire, non è solo questo... il punto è che poi ad un tratto hai iniziato ad avere degli strani comportamenti. Stavamo parlando e improvvisamente ti assentavi pensando chissà a che cosa oppure un minuto prima eri tranquilla e serena poi, senza alcun motivo logico, diventavi improvvisamente aggressiva. Forse tu neanche te me sei mai resa conto ma un giorno hai spaventato nostro figlio con il semplice fissare terrorizzata una bottiglietta di ketchup... Hai una vaga idea di quante volte Matty si sia svegliato in piena notte chiedendomi il perché di quei tuoi strani stati di “incoscienza”? Ma cosa potevo rispondergli per farlo stare tranquillo quando neanche io stesso sapevo cosa ti stesse succedendo? Non c’era più comunicazione fra di noi Cassidy è questa la verità, io stavo male... Matty stava male. Quando quel giorno  ti ho mandata via inizialmente non volevo che fosse definitivo, passata la rabbia iniziale ti avrei chiesto di tornare da noi ma poi... beh poi ho ragionato su tutto quello che stava accadendo tra di noi e ho pensato che forse quello, insieme alla richiesta di divorzio,  sarebbe stato un incentivo a farti reagire e a farti tornare quella di prima. Sbagliavo...  ti ho fatta solamente cadere ancora più nel baratro. 
  • Quindi la storia del divorzio era tutta una farsa? 
  • Si.. cioè no... insomma... inizialmente volevo vedere quale fosse la tua reazione ma poi ho pensato che forse era davvero la soluzione migliore per noi. 
  • E lo pensi ancora? - lo sapevo che un semplice invito a sedermi a tavola con loro non avrebbe cambiato le cose... 
  • Non lo penso da un bel po ormai... ho capito che allontanarti è stato un grosso errore ma ho avuto paura a ricercarti nonostante lo volessi con tutte le mie forze perché avevo paura di un tuo rifiuto. Quando ho iniziato a notare la tua auto nei parcheggi sul retro della locanda ho riiniziato a sperare. Stavo aspettando solamente un tuo gesto... sono felice che tu oggi sia entrata. 
  • Non ti ho chiesto io il divorzio, non mi sembra di essere mai stata d’accordo con questa tua iniziativa, cosa ti ha fatto pensare che avrei potuto rifiutarti? Se non tenessi a te non sarei passata tutte quelle volte a casa cercando di farti ragionare non credi? - c’era qualcosa che non mi diceva potevo chiaramente leggerlo nei suoi occhi. - Senti Ryan non so se tu mi abbia invitata a sedermi con voi solo per carineria o per far felice Matty o perché speri sul serio di ricominciare qualcosa ma se hai davvero intenzione di ricominciare voglio che tu sia sincero con me. Ti conosco da una vita si può dire, sei stato il mio unico uomo - escluso Kevin ma non mi sembrava certo il momento più adatto per dirglielo - e so per certo che quando prendi una decisione è difficile che tu cambi idea. Se hai rivalutato l’idea del divorzio significa che qualcosa di importante ti ha spinto a farlo. 
  • Non qualcosa... qualcuno! - mi corresse - Quel tuo amico... quel tizio che ho incontrato alla partita di Hockey. Quando ti ha accompagnata a portare Matty a casa ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con lui.  Mi ha criticato per il mio modo di comportarmi verso di te senza conoscermi o conoscere i veri motivi che mi avevano spinto a prendere quegli atteggiamenti... un vero cafone insomma. Inizialmente l’ho volutamente ignorato, non è nessuno per dover necessariamente conoscere i dettagli della mia vita ma poi ho iniziato a raccontargli di noi: di come ci siamo conosciuti, delle sensazioni provate accanto a te e i veri motivi che mi hanno spinto ad allontanarti... - ah si? Kevin non mi ha mai detto nulla se non il fatto che riteneva che Ryan fosse ancora innamorato di me. - Non l’ho fatto per carineria, per il semplice rispondere ad una sua domanda... come ti ho già detto non lo considero proprio, l’ho fatto per quello che trasmettevano i suoi occhi. Non ti stava difendendo con quelle parole,  stava marcando il territorio. - rimasi a guardarlo sorpresa e incredula, cosa gli faceva credere che Kevin avesse un interesse per me? - Non guardarmi così, è la verità! Non ho preso parte a tutta la cerimonia quel giorno ma ho visto gran parte della cosa e questo mi è bastato. Ho visto come ti guardava e la cosa non mi è piaciuta per niente. Potrai anche non credermi ma sono un uomo e conosco determinati atteggiamenti: quel bel faccino stava marcando il territorio e scusa se te lo dico ma l’unica persona che può marcare il territorio con te  sono io: sei mia moglie, lui non è nessuno. - Non potevo credere alle mie orecchie, era una scena di gelosia quella? Era geloso di Kevin? - Non vado molto fiero di quello che sto per dirti ma se serve a spiegarti come sono andate le cose è giusto che tu sappia.  Dopo quella sera un pensiero costante invase la mia mente tanto da non farmi più dormire la notte: “e se quell’attore da strapazzo facesse breccia nel suo cuore?” Non potevo permetterlo Cass e così, senza pensare a quanto fosse sbagliato qualche volta vi ho spiati..
  • Co... cosaaaa?????? 
  • Non sono giustificabile lo so ma la gelosia ha preso il sopravvento su di me. - non mi sarei mai aspettata una confessione del genere.  
  • Pensi sul serio che mi sarei buttata a capofitto su una nuova relazione senza elaborare a pieno il divorzio? Mi fai così superficiale? - non aveva capito proprio nulla di me se la pensava così allora. Tra me e Kevin c’è sempre stata solo una buona amicizia, nulla di più. Lui mi ha raccolta in un momento di buio totale e mi è stato vicino facendomi tornare a sorridere, tutto qua.  non c’è ma i stato altro tra di noi. Quello che successe quella sera, cosa che a quanto pare dovrò portarmi nella tomba onde evitare discussioni infinite, non fu altro che un momento di debolezza. 
  • Cosa avrei dovuto fare è? Quello aveva gli occhi puntati su di te come se fossi sempre stata sua e come se non bastasse Matty ha iniziato ad avere una simpatia spiccata per lui. Non potevo permettere che rovinasse la nostra famiglia...
  • E sentiamo Sherlock: a cosa ha portato la tua ricerca? - sapevo per certo che non mi avesse beccata o non saremmo stati lì a parlare civilmente ma ero comunque curiosa di scoprire cosa avesse notato in noi. 
  • Vi ho visti andare numerose volte in palestra insieme oltre che alle sedute. 
  • E cosa c’è di male nell’andare in palestra con un amico? - stavamo seriamente parlando di questo? 
  • Nulla, ma lui non ti considera un’amica. Non mi piace il modo in cui ti guarda Cass e gradirei, sia se dovessimo ricominciare che non, che ti stesse il più possibile lontano. L’ho già messo in guardia io stesso una volta, non mi ripeterò una seconda. 
  • Tra me e Kevin non c’è nulla Ryan posso garantirtelo o non starei qui adesso. Lui è solo un amico che mi ha aiutato in un momento di difficoltà.  Se non fosse per lui non sarei qui adesso. - gli consegnai tra le mani i moduli del divorzio - li vedi questi? fino a questo pomeriggio l’idea era quella di portarti i documenti a casa e andarmene poi però ho avuto modo di parlarne con lui e a detta sua avrei dovuto tentare ancora una volta. Se avesse una cotta per me non credo che mi avrebbe proposto una cosa del genere e se io avessi una cotta per lui non avrei sperato fino all’inverosimile che tu mi facessi accomodare con voi stasera. Entrambi abbiamo colpe per come sono andate le cose tra di noi, chi in un modo chi in un altro ma Kevin in tutto questo non centra nulla.  Lo ammetto, so di essere cambiata nell’ultimo periodo e di non essermi aperta con te ma credimi non sono cose belle quelle che ho vissuto. Volevo semplicemente  dimenticare e coinvolgerti il meno possibile in tutto quello schifo e invece tu? Tu non hai provato minimamente a metterti nei miei panni e comprendermi, hai saputo solo criticare i miei modi di fare. Avevo bisogno di aiuto e tu, la persona per me più importante dopo nostro figlio, non eri presente. - lo vidi abbassare la testa colpevole per la prima volta in tutti quei mesi. - Credo sia giunto il momento della resa dei conti Ryan, sono stufa di rincorrerti e sperare, non fa bene a me, a te ma sopratutto non fa bene a Matty. - gli indicai i sedili posteriori dell’auto dove stava dormendo beatamente. - Lui ha bisogno di stabilità e non può averla di certo con due genitori che non sanno, o non vogliono, ammettere quello che vogliono dalla vita. Dobbiamo prendere una decisione e comunicargliela, qualunque essa sia. Non può vederci cenare insieme una sera e poi ignorarci per due intere settimane, non voglio che passi le sue giornate, non sapendo cosa succede tra di noi,  a sperare che noi fosse un giorno torneremo insieme. Dobbiamo essere sinceri con lui, sopratutto se stabiliremo che finisce qui. Non sarà facile per lui accettare, per nessun figlio lo è, ma  imparerà a conviverci in caso. - non era semplice per me affrontare quel discorso ma era giunto il momento di farlo; l’unica cosa che volevo era separarmi da lui ma se questo avrebbe portato Matty ad essere sereno ero disposta a intraprendere quel cammino. - Preferisco prendere una decisione che distrugga me ma renda sereno lui piuttosto che scegliere in base alle mie necessita e renderlo infelice.  
  • Hai perfettamente ragione, il bene di Matty sopra ogni cosa ma credo che potremmo essere felici tutti senza necessariamente far soffrire qualcuno. - il mio cuore stava esplodendo - Lui ci vorrebbe insieme, io ti ho appena dichiarato di essere stato un cafone a lasciarti andare e tu... beh se hai sperato fino ad ora per una rappacificazione significa che sei disposta a ricominciare... - rimanemmo in silenzio a fissarci occhi dentro occhi per una manciata di secondi dopodiché lui strappò  con convinzione i fogli del divorzio e senza aspettare un secondo di più mi strinse tra le sue braccia e mi baciò con foga suggellando quel trattato di pace. Ero felice che tutto si fosse finalmente risolto ma decisi di rimanere con i piedi per terra ancora per un po’. Non volevo brutte sorprese. Mi propose di tornare a vivere con loro già da quella stessa sera ma preferii declinare l’invito. Non volevo affrettare le cose facendo finta che nulla fosse accaduto tra di noi, non sarebbe stata una buona mossa per nessuno di noi tre. Capì la mia motivazione e non insistì oltre, mi riaccompagnò alla macchina e dopo un secondo bacio e avermi sussurrato nell’orecchio “bentornata moglie” mi lasciò tornare a casa mia. Per le successive due settimane non passò giorno senza che ci vedessimo o ci sentissimo per telefono, sembrava di essere tornati ai tempi in cui mi corteggiava e la cosa non mi dispiaceva affatto. Ci incontravamo sempre in mattinata quando Matty era a scuola o nei pomeriggi dove era impegnato con il nuoto, non volevamo ancora che si illudesse, volevamo essere sicuri che tutto funzionasse prima di comunicargli la notizia, poi una sera mi arrivò un invito che non mi aspettavo: ero appena tornata da una delle mie solite sedute, eh già continuavo ancora a vedere il gruppo degli alcolisti anonimi, quando mi arrivò un messaggio da parte sua dicendomi di farmi trovare pronta per le ore 21 che mi sarebbe passato a prendere. Aveva lasciato Matty dai suoi genitori e aveva prenotato nel ristorante del nostro primo appuntamento. Beh che dire... non so se fossero i ricordi di un tempo, la felicità che fossimo finalmente tornati insieme o cosa, so solo che non finimmo neanche di cenare che tornammo a casa, nostra, a recuperare tutto il tempo perduto. Ero più che convinta che il mattino seguente mi sarei svegliata pentita per aver affrettato le tappe e invece ero tutto fuorché pentita: Ryan era mio marito e io non stavo facendo altro che la brava moglie. Dopo aver parlato a lungo concordammo che il nostro periodo di prova era ufficialmente terminato pertanto ci vestimmo e andammo a prendere Matty insieme come ai vecchi tempi. Inizialmente rimase sorpreso di vederci entrambi li, ma poi vedendoci mano nella mano fece due più due e correndoci incontro ci manifestò tutto il suo entusiasmo. 

Tornammo a vivere sotto lo stesso tetto quello stesso giorno, Matty era felicissimo e noi lo eravamo altrettanto. Sembravamo due innamorati alle prime armi piuttosto che una coppia sposata da anni e questo mi faceva sorridere: non ero certo il tipo da effusioni eppure iniziai a diventare sdolcinata anche io. Per i primi tre mesi tutto sembrò procedere a gonfie vele, mi sembrava di vivere una luna di miele da sogno: weekend fuori porta, cenette romantiche, passeggiate di famiglia al lago... non avrei potuto chiedere di meglio ma poi come spesso accade nella mia vita, qualcosa cambiò. Iniziai a sentirmi strana... vuota. Strano vero? Avevo nuovamente un lavoro, avevo ripreso a lavorare per l’esercito solo che questa volta ero stata collocata in ufficio, un marito che mi stava dimostrando amore e solidarietà per tutto quello che avevo passato e un figlio adorabile... avrei dovuto camminare a tre metri da terra e invece sentivo come se mi mancasse qualcosa per essere davvero felice... ma cosa? Provai a concedermi più tempo per me, forse avevo bisogno di ritagliarmi degli spazi, ma la cosa non cambiò, anzi. se stavo da sola quel senso di vuoto aumentava a dismisura. Che accidenti mi stava succedendo? Non lo capii subito ma poi un pomeriggio la veritá si mostrò ai miei occhi. Avevo accompagnato Matty a nuoto e come di consueto mi misi ad attenderlo insieme alle altre mamme nei salottini della reception. Parlavo con loro mentre svogliatamente sfogliavo le pagine di una rivista ma poi di colpo smisi di prestare loro attenzione per dedicarmi ad un articolo in particolare. 

Futura promessa di Hollywood presenzia alla premiere del film a cui prenderà parte con la sua nuova fiamma”
 

Questa era la notizia che mi colpì a tal punto da estraniarmi dal resto del mondo. Mi correggo.. quel titolo  scritto in grassetto nero su bianco mi aveva catturata, è vero, ma non quando la foto  che ne seguì...

Kevin stava frequentando una donna? A giudicare da quello che riportavano i giornali e dai loro sguardi complici avrei detto proprio di sì. Era una bella notizia giusto? Si, avrebbe dovuto esserla ma allora perché sentivo il mio stomaco ribellarsi e il nervosismo salirmi alle stelle? Provai, per assurdo, ad associare il suo volto a quel periodo di vuoto che stavo vivendo e provai a formulare a me stessa una domanda: che mi mancasse Kevin?!?! No, escluso! Lui era solo un amico, un carissimo amico che mi aveva aiutata nel periodo peggiore della mia vita. Certo eravamo stati a letto insieme ma quello non contava giusto? Era stato solamente l’errore di una volta no? “Senza ombra di dubbio” mi risposi cercando di scacciare dalla mente quei pensieri. Provai a concentrarmi su altro, ci misi tutto l’impegno possibile ma questo non cambiò il fatto che più guardavo quella foto più mi veniva da dar di stomaco per il nervoso. Fortunatamente qualche minuto dopo Matty finì la sua lezione costringendomi a chiudere quella maledetta rivista per occuparmi di lui. 

Come di consueto quella sera andammo a cena fuori tutti e tre insieme ma se con il corpo ero presente con la mente ero proprio da tutt’altra parte. Ryan se ne accorse immediatamente e credendo che qualche altro effetto collaterale dovuto allo stress post traumatico si stesse manifestando mi fu subito vicino cercando di capire cosa potesse fare per aiutarmi. 

  • sta tranquillo - gli dissi - Ho solo un forte mal di testa. - Non avevo mai utilizzato quella scusa in tutti i nostri anni di matrimonio ma in quel momento fu l’unica cosa sensata che la mia mente riuscì a partorire per non allarmarlo. Cercai di godermi almeno il dessert e il restante della serata dopodiché una volta tornati a casa e controllato che Matty fosse nel suo letto andai a dormire anche io. Credetemi, non vedevo l’ora che quella giornata finisse per potermela buttare alle spalle ma con mia grande delusione il mattino seguente constatai che quel senso di nervosismo e quei pensieri rivolti a Kevin e alla sua nuova fiamma non mi avevano minimamente abbandonato. Forse ero semplicemente sconvolta perchè da “amica” non volevo che iniziasse relazioni così dal nulla: dove l’aveva conosciuta quella? Da quanto tempo si frequentavano? Che intenzioni avevano? Non volevo che soffrisse, tutto qua, ecco perché mi sentivo così... tze.. ma a chi volevo darla a bere, il mio cuore stava cercando di darmi segnali che il mio cervello non voleva assolutamente captare. Mi ero da poco ripresa la mia famiglia, avevo fatto carte false per averla.. potevo mandare tutto all’aria per un’infatuazione passeggera? Assolutamente no, questo non rientrava nei miei piani. Cercai di dimenticare quel maledetto articolo e provai ad andare avanti con la mia vita: un giorno... due...una settimana...un mese... niente da fare quella sensazione di malessere e vuoto non andò via. Giravo per casa facendo finta che nulla di strano stesse accadendo ma mi sentivo sporca nei confronti di Ryan... non stavo facendo nulla di male, non lo stavo tradendo, eppure non riuscivo più a guardarlo negli occhi. Avevo bisogno di distrarmi da tutto, dovevo staccare la spina per un po’ e l’unica soluzione che mi venne in mente per far sì che questo accadesse fu quella di arruolarmi di nuovo. Una missione, un ultimo viaggio per staccare la spina provando a dedicarmi ad altro, Non sarei stata via molto, niente missioni di otto o dodici mesi... tre mesi al massimo, non avevo bisogno di stare lontana per così troppo tempo, mi serviva solamente del tempo per provare a schiarirmi le idee. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

POV RYAN SHARP

Credo di essermi comportato davvero in malo modo con lei, non lo meritava... non lo meritava affatto... sopratutto dopo tutto quello che aveva avuto modo di vedere durante la sua permanenza in Vietnam. Sono stato un’insensibile lo ammetto ma se ho fatto quel che ho fatto è stato solamente per cercare di proteggere mio figlio.  No, non voglio giustificarmi dicendo questo, non c’è modo per giustificarmi in realtà, la verità è che avrei potuto benissimo proteggere Matty anche restando accanto a sua madre, ma in quel momento non ebbi la forza di farlo. Non era la prima missione a cui prendeva parte, ce ne erano state molte altre nel corso degli anni ma mai nessuna  l’aveva segnata come quest’ultima. Di solito, subito dopo il suo ritorno, partivamo sempre  per qualche vacanza tutti e tre insieme, era un modo per ricongiungerci e stare in famiglia ma allo stesso tempo era un modo per farla rilassare e staccare la spina. Anche dopo quell’ultimo viaggio le proposi di allontanarci per qualche giorno ma lei declinò l’invito. Non diedi molta importanza alla cosa, pensavo semplicemente che non le andasse, ma poi di giorno in giorno iniziai a notare dei seri cambiamenti in lei. Era diventata fredda, distante, poco presente nelle attività famigliari... Anche questa volta non mi sentii di dirle nulla immaginando che il suo stato d’animo riguardasse il lavoro, ma poi iniziò a rientrare tardi la sera e ad uscire il mattino ad un orario fin troppo insolito.  Mi disse che era il lavoro a tenerla così impegnata ma capii subito che era una bugia: dopo la missione le spettava di regola un periodo di licenza pertanto nessun lavoro, tantomeno quello d’ufficio, poteva esserle assegnato. Non le feci capire che avevo scoperto la sua bugia, volevo scoprire il perché mi avesse mentito prima di parlargliene ma ahimè la verità si presentò ai miei occhi più dura di quanto potessi immaginare. Era una mattina come tante altre, ero solo in casa: Matty era a scuola e lei a “lavoro” come voleva farmi credere, quando arrivò il postino è mi consegnò la posta odierna. Tra le varie bollette e annunci pubblicitari mi capitò tra le mani una lettera indirizzata a lei da parte dei suoi superiori: che volessero mandarla in missione ancora una volta? Non potevano farlo... era in congedo. Che fossero cambiate le leggi? Che il tempo di licenza forse diminuito? Allora forse non mi stava mentendo, forse era davvero a lavoro. Avrei dovuto aspettare che rincasasse per sapere cosa contenesse quella lettera ma non ci riuscii, la curiosità era troppa e così decisi di aprirla da solo. Beh credetemi...mi sarei aspettato di leggere tutto tranne quello che effettivamente lessi. Non era una convocazione quella che avevo davanti ma bensì una lettera di risposta alla sua domanda di dimissioni. Per anni e anni le ho chiesto di smetterla con queste missioni suicida ma la sua risposta è sempre stata negativa: “tu non capisci... tu di qua... tu di la....” Non ero in collera con lei per aver abbandonato il corpo militare, anzi... a dirla tutta ero sollevato dalla cosa, il problema stava nel fatto che mi stesse mentendo ancora e ancora. Uscii di casa per prendere una boccata d’aria e rilassare i nervi ma il caso volle che mi imbattei nella sua auto: era parcheggiata davanti l’entrata di un bar... interessante, molto interessante: perché mettere la scusa del lavoro quando la realtà era semplicemente che fosse uscita con qualche sua amica? Che non fosse un’amica? Che avesse un amante? Mmmh... non lo credevo, non era  da Cass. Decisi di non indagare per quel giorno e di affrontare l’argomento al suo rientro ma quando capii che non le avrei tirato fuori mezza parola neanche con le tenaglie decisi di intervenire a modo mio. Come? Pedinandola. La segui, stando bene attento a non farmi notare, per due settimane ma già alla fine della prima capii il vero problema. Avevo ragione a dire che non avesse nessun amante, il suo problema era di gran lunga più grave... si stava autocommiserando nell’alcol. Cercai di mantenere la calma e affrontare il problema con la diretta interessata nella maniera più tranquilla possibile ma fu un vero fiasco... finimmo per litigare neanche cinque minuti dopo. Il nostro rapporto da quel giorno ebbe un grosso calo, non mi andava giù il fatto che bevesse e la cosa peggiorò di gran lunga quando agli stati alticci in cui ogni tanto versava si associarono i primi sintomi di quello che poi le venne diagnosticato come stress post traumatico. In pratica durante la giornata le capitava più volte di estraniarsi dalla realtà perdendo la concessione di dove fosse o cosa stesse facendo. Raccontata in questo modo non sembrerebbe nulla di cui preoccuparsi ma se si aggiunge che durante queste crisi il suo atteggiamento diventava aggressivo verso chiunque le stesse accanto la cosa cambia. Il suo cervello in poche parole riviveva qualche momento traumatico vissuto e chiunque le stesse accanto in quel momento diventava parte di quel ricordo. Alcuni giorni le crisi erano poche e gestibili, altre erano di gran lunga numerose e più impegnative... tutto dipendeva dall’alcol.  Lei chiesi più volte di smetterla, che non era necessario ridursi in quello stato ma non sembrava darmi ascolto, continuava a bere come se nulla fosse. Finimmo per litigare un giorno sì e l’altro pure, con o senza presenza di Matty in casa, ogni scusa era buona per inveirci contro. Non ne potevo più, dovevo trovare una soluzione per mettere la parola fine a tutto quello schifo. Matty anche se non lo diceva soffriva per quel clima di tensione che stava vivendo e in quanto padre spettava a me il compito di proteggerlo se sua madre al momento non era in grado di farlo. Come? Non lo sapevo all’inizio ma di una cosa ero sicuro: avrei fatto qualsiasi cosa pur di salvaguardarlo e così feci. Non avrei mai voluto arrivare a tanto credetemi ma non riuscii a fare altrimenti: quando la vidi, dopo l’ennesima crisi, colpire “accidentalmente” nostro figlio non ci vidi più e presi un provvedimento drastico: l’allontanai da casa per poi chiederle il divorzio neanche tre giorni dopo. Mi pentii l’istante seguente per la scelta presa ma poi ragionandoci a mente fredda capii che forse non era stato proprio un male quel gesto... L'amavo ancora, non avevo nessuna intenzione di lasciarla, ma chissà forse farle credere che io volessi sul serio divorziare da lei l’avrebbe aiutata a reagire e a rimettersi in carreggiata. Sperai vivamente che questo accadesse e in un primo momento, quando mi comunicò che aveva preso la decisione di chiedere aiuto presso un centro per ex veterani, credetti addirittura di aver fatto centro: chi meglio di una persona che ha vissuto bene o male le sue stesse esperienze avrebbe potuto aiutarla? Era il posto giusto... già... peccato che poi un bellimbusto da strapazzo decise improvvisamente di mettersi alle sue calcagna arrivando addirittura ad ottenere la simpatia di mio figlio. Un amico, diceva di voler essere suo amico... voleva “aiutarla a tornare con me”... tze, ma a chi voleva darla a bere; forse Cass poteva anche credergli in quanto annebbiata da tutta la sua situazione ma io avevo visto lungo: quello voleva altro che una semplice amicizia da lei... Il suo tenderle la mano per riportarla da noi era in realtá un finto interesse amichevole che nascondeva dietro di se qualcosa del tipo: “faccio vedere che sono una persona sensibile per poi infilarmi nei tuoi pantaloni”. Non vi erano altri significati credetemi ma per mia fortuna si giocò talmente male le sue carte, venendo addirittura da me a farmi pietosamente la morale, che nel giro di due mesi lei tornò seriamente da me e senza aver mai dubitato un solo istante di noi due. Tornammo a vivere la nostra vita come se nulla fosse accaduto, eravamo nuovamente felici come agli inizi e la cosa sarebbe andata sempre a migliorare visto che ormai l’alcol non era più un problema e che aveva rinunciato addirittura alle missioni. Tutto stava andando meravigliosamente bene ma poi, dal giorno alla notte, qualcosa in lei  cambiò.  il suo essere solare svanì di colpo lasciando spazio ad una Cassidy decisamente più cupa e silenziosa. Non le dissi nulla nel il primo, ne il secondo, ne il terzo giorno ma poi a distanza di una settimana quando la vidi preferire le quattro mura della nostra stanza, o del suo ufficio, piuttosto che la nostra compagnia decisi di affrontare l’argomento con di petto... non volevo di certo tornare a quei lunghi silenzi che ci avevamo quasi portato alla distruzione. Non sembrava molto intenzionata ad aprirsi ma poi a forza di insistere riuscii ad ottenere una mezza risposta. 

  • Mi sento... mi sento vuota! - mi confessò dopo essersi fatta un bel pianto liberatorio. Cass non è di certo una persona che piange spesso, sopratutto in pubblico, se era arrivata a quel punto significava davvero che qualcosa la stava mandando in paranoia. Ma cosa? In che senso si sentiva vuota? Provai a non forzarla facendole domande su domande e attesi che fosse lei a riprendere il discorso. - non so come spiegartelo in realtà...
  • Ho forse fatto qualcosa io che ti ha fatta sentire così? 

La vidi abbozzare un mezzo sorriso di rassicurazione - Ma no, certo che no Ryan... non centri nulla davvero , sono io che... boh non lo so.... mi sento incompleta. Già, incompleta è il termine più adatto credo, non... - sbuffò -  ho come la sensazione che mi mancasse ancora qualcosa per essere davvero felice. - forse avrei dovuto contare fino a dieci prima di risponderle ma non lo feci e senza ragionare sul serio su cosa stessi davvero facendo le feci una proposta.

  • Facciamo un altro figlio allora! - dissi di getto facendole sgranare gli occhi. Si sentiva incompleta aveva detto... cos’altro può rendere una donna completa se non un figlio? - completiamo la nostra famiglia Cass!!! Manca una femminuccia ancora se non sbaglio... tentiamo. 

Non rispose subito, l’avevo sorpresa con quella proposta e ci volle un minutino buono prima di riuscire ad emettere una frase di senso compiuto.

- Ryan... ecco io.... si insomma... così su due piedi... non... non credo che... - stava forse rifiutando? 

  • Andiamo Cass, ne abbiamo parlato centinaia di volte in passato e anche tu sei sempre stata d’accordo... 
  • ehm.. si... si è vero però...
  • Sbaglio o avevamo detto di non far crescere Matty figlio unico? Abbiamo sempre voluto un secondo figlio Cass, tu lo hai sempre voluto ma abbiamo sempre rimandato o per via del tuo lavoro o perché Matty era ancora troppo piccolo per poter capire, ma adesso... adesso il momento è perfetto:   Lui ha 9 anni, è grande abbastanza e inoltre tu hai un lavoro decisamente meno rischioso del precedente... per non parlare poi  del fatto che mi hai appena confessato di sentirti incompleta quindi.... che cosa stiamo aspettando Cass? - Avere più di un figlio faceva parte dei nostri progetti ancor prima di sposarci, lei era la prima a dire che ne voleva come minimo due.. cos’era cambiato da allora? Perché il suo sguardo gridava terrore? - Andiamo amore, sarebbe una cosa meravigliosa non trovi? 
  • Non fraintendermi ti prego, non pensare che io non voglia allargare la nostra famiglia o che non mi piacerebbe l’idea di un nuovo bambino solo che... te l’ho già detto Ryan, non è un buon momento per me adesso.
  • Ma Cass hai detto tu stessa che...
  • Lo so cosa ho detto ed è vero, mi sento come se mi mancasse qualcosa ma non è di certo un nuovo figlio che migliorerebbe le cose... non adesso almeno. 
  • Non riesco a seguirti amore... 
  • Non ti biasimo di certo... non riesco a capirmi neanche io ultimamente. - prese un respiro - Ho riavuto la mia vita indietro e ne sono davvero felice credimi, mi è mancato da morire stare con voi, ma ci sono dei momenti nella giornata, sopratutto quando sono da sola, dove di punto in bianco mi sento triste... malinconica. Non riesco a comprendere a cosa sia dovuto questo senso di malessere ma so che nessuno riesce a mandarlo via completamente. Non guardarmi così, non sto dicendo che sia colpa vostra, anzi.. se non ci foste voi molto probabilmente sarei già ricaduta in basso. - volevo replicare ma lei mi anticipò continuando a parlare. - Non preoccuparti per me, molto probabilmente è solamente una cosa passeggera... passerá.
  • Lo spero vivamente tesoro ma se così non fosse? 
  • Abbi fede, passerà. Quello che mi serve è staccare un po’ la spina e per farlo avrei pensato ad una piccola cosa in realtà se per te non ci sono problemi... 
  • tutto quello che vuoi tesoro mio. - risposi non sapendo a cosa stavo per andare in contro. 
  • vorrei partire. 
  • Ottima scelta amore, sono d’accordo con te!
  • Sei... sei d’accordo? - mi fissava come se avessi detto chissà quale assurdità. Era così strano per lei che io avessi accettato di fare un piccolo viaggio?  
  • Certo, perché non dovrei! Staccare la spina è proprio quello che serve in questi casi. - mi sorrise - Hai già in mente dove ti piacerebbe che ti portassi? Mare o montagna? Io direi mare, tu adori il mare e anche Matty. Potremmo prenotare in quel residence dove passavamo l’estate tre o quattro anni fa, che ne pensi? 
  • Beh... ecco io...
  • Preferisci la montagna? Ok, va bene... possiamo andare a sciare o al campeggio. Qualsiasi cosa tesoro, hai carta bianca e chissà... magari è proprio nel pieno della nostra vacanza che un nuovo Sharp arriverà. 
  • Non stavo parlando di una vacanza... il tipo di viaggio che ho in mente di fare è... come dire.... particolare?? Vedi Ryan stavo pensando di arruolarmi un’ultima volta. - cosa? Avevo capito bene? Voleva arruolarsi? Di nuovo? Ma era forse impazzita? 
  • Stai scherzando vero? - ironizzai sperando stesse sul serio prendendomi in giro, non poteva pensare seriamente di farlo, non dopo  l’ultima volta. Purtroppo il suo sguardo si fece ancora più serio e questo mi fece capire che il suo non era affatto uno scherzo, stava prendendo seriamente in considerazione l’idea di partire. - No mia cara, non ti permetterò di farlo. 
  • Ma Rya....
  • No no no no no, non mi interessa nulla, non puoi partire!
  • Non ho intenzione di stare via molto... due o tre mesi al massimo! Ho bisogno di staccare te l’ho detto. 
  • hai detto bene, staccare! Devi staccare la spina non farti ammazzare o farti deprimere ancora di più. Ma non hai imparato nulla dalle esperienze passate? - scossi la testa incredulo e alterato allo stesso tempo...non poteva dire sul serio. -  No Cass... mi dispiace, odiami pure se questo ti farà sentire meglio ma non partirai. 
  • Non puoi decidere per me!!! - mi rispose a tono alterato anche lei da quel mio rifiuto. Quella era la prima volta che discutevamo da quando eravamo tornati insieme. - Sono una donna adulta e vaccinata Ryan e ho tutto il diritto di prendere decisioni che riguardano la mia persona. Non puoi impedirmelo. 
  • Non posso impedirtelo... wow mi dipingi quasi come un burbero marito che impedisce alla propria moglie di avere la propria libertà.
  • Beh... mi stai...
  • Cassidy ragiona per favore, sei più intelligente di così. Ti sei arruolata un milione di volte e non ho mai detto nulla nonostante l’idea non mi piacesse mi sembra, ho vissuto con la paura di non rivederti più per ogni singolo giorno di ogni tuo viaggio... credevo di essermi abituato a questa vita ma non è così.. se te lo sto impedendo c’è un motivo. L’ultimo viaggio ti ha cambiata parecchio ed è evidente che sia successo qualcosa di brutto che ti ha segnata. Io non so cosa sia accaduto veramente laggiù, non hai mai voluto parlarne e non so neanche se sarei pronto ad ascoltare l’intera storia, ma so per certo che non voglio che ti accada nulla di brutto. Voglio alzarmi ogni singolo giorno della mia vita con te al mio fianco, non voglio più aprire gli occhi e sperare che nessuno dei tuoi superiori bussi alla nostra porta con una sentenza di morte nei tuoi confronti... credimi Cass, non sto esagerando, non sto dicendo questo per impietosirti e farti cambiare idea... ho vissuto davvero queste paure. Non sei partita per un viaggio di piacere, sei andata in guerra e la guerra porta morti. Ogni giorno pregavo affinché non arrivassero notizie devastanti, ogni giorno speravo di non dover andare a prendere Matty a scuola per comunicargli la notizia che sua madre se ne fosse andata per sempre..non voglio più rivivere quei momenti, non voglio che Matty li riviva... è stato straziante vederlo piangere in piena notte perché le mancava la sua mamma o perché a scuola ha capito il vero significato della guerra. 
  • Io....
  • Trova altro che ti faccia stare bene, non so... la palestra magari, o un corso di cucina... qualcosa che ti tenga impegnata insomma. se vuoi ti aiuterò io a  trovare qualcosa ma togliti dalla testa l’idea  partire perché dovrai passare sopra il mio cadavere per farlo. Chiamami bastardo, stronzo o come meglio preferisci ma non cambierò idea: voglio tutelare la nostra famiglia costi quel che costi e sono pronto a tutto pur di farlo. 
  • Pensi che basti questo per convincermi? 
  • No ma lo spero davvero perché nel caso non riuscissi a tenerti qui con noi significherebbe solo una cosa.... 
  • cosa?
  • Che al tuo ritorno ci sarà una nuova causa giudiziale per divorzio da affrontare. Definitiva questa volta.

 

POV KEVIN PEARSON 

Per quanto cerchi di auto convincermi che non sia vero la realtà dei fatti è che lei è diventata il mio chiodo fisso. A lavoro, a casa, al supermercato... mattino, giorno e sera... non c’è un  momento o luogo in cui non penso a lei.  Mi manca, mi manca terribilmente e la cosa preoccupante è che di lei mi mancano anche tutte quelle cose e modi di fare che in un primo momento ho etichettato come difetti. Ho provato di tutto per dimenticarla credetemi ma a quanto pare il suo ricordo si è insidiato nel mio cuore e non ha alcuna intenzione di fare le valige e andare via. “Un’amica.. è solamente un amica” “ è questo che continuo a ripetermi tra me e me per autoconvincermi  e evitare al contempo di rimanere scottato ma la verità è che non ci credo neanche io . Tra di noi c’è stato qualcosa, non si può negare e quel qualcosa va ben oltre il sentimento dell’amicizia. L’essere andati a letto insieme è solamente una conferma, se non ci fossimo spinti così oltre le cose non sarebbero comunque differenti da quelle che sono adesso. Vorrei chiamarla, sentire la sua voce, la sua risata contagiosa e perché no... magari invitarla a L.A. per trascorrere un paio di giorni insieme come hai vecchi tempi. Mi piacerebbe davvero poterlo fare ma non posso non pensare alle conseguenze che porterebbero queste mie azioni. Non è più una donna libera ormai, l’ho vista io stesso entrare in quella tavola calda e ricongiungersi con suo marito... non posso di certo chiamarla, invitala qui  e far finta che lui non esista... non sarebbe corretto. 

Non lo faccio per lui sia chiaro, lo faccio più che altro per lei... di Ryan non me ne importa un fico secco anzi... a dirla tutta mi sta anche parecchio antipatico. Eh già, è proprio così ma sia chiaro... non è l’interesse per Cass a farmi dire questo di lui, no... la verità è che dalla prima volta che l’ho visto mi ha sempre dato una sola e unica impressione, quella di essere un presuntuoso di prima categoria. “Stai lontano da mia moglie!” Mi disse una sera dopo aver riaccompagnato lei s suo figlio a casa.. ma chi si credeva di essere è? Non solo la trattava da schifo ma si riservava anche il diritto di metterle un cartello al collo con su scritto “proprietà privata”? Roba da pazzi.. sarebbe stato da fargli capire fin da subito cosa significasse perderla per sempre... in fondo non ci sarebbe voluto poi molto, ma il bene di Cass in quel momento era la mia priorità pertanto farmi da parte e spingerla tra le sue braccia, nonostante fossi totalmente contrario, mi sembrò l’unica cosa sensata da fare. A ripensarci adesso mi prenderei a schiaffi da solo, che razza di idiota che sono stato a lasciarmela scappare. Potevo combattere per lei e averla... ma no, ho preferito regalarla al nemico. Piangersi addosso purtroppo non serve a nulla adesso, non posso far più nulla per rimediare. Cioè, mi spiego, potrei ancora provare a farle capire i miei veri sentimenti togliendo definitivamente quell’orrenda  maschera dell’amicizia che ho messo su ma così facendo, se lei ricambiasse, rischierei di distruggere la sua famiglia e per quanto non me ne importi nulla del suo uomo c’è un’altra persona che oltre a lei non vorrei mai ferire: Matty, suo figlio. Se avessi agito tempestivamente quando ne ho avuto la possibilità sicuramente le cose sarebbero state più semplici e decisamente più fattibili: Matty era a conoscenza che in quel periodo le cose tra i suoi genitori non andassero a gonfie vele, ma adesso... adesso in famiglia è tornata pace e armonia pertanto agire adesso significherebbe spezzare un’equilibrio ritrovato e non voglio che me ne si venga attribuita la causa. Voglio bene a Matty, non voglio che mi consideri uno sfascia famiglie. 

Lo so, lo so... mi sono rammollito, in altri casi non avrei esitato un solo istante a prendermi ciò che consideravo mio ma in questo caso ci sono troppe cose in gioco e io ho paura. Di cosa? Beh... di tante cose in realtà ma la più grande, che supera addirittura il non voler ferire Matty, è quella di essere respinto da lei. Tengo troppo a lei, non riuscirei mai ad accettare un suo rifiuto pertanto forse è meglio che mi faccia da parte e la lasci vivere la sua vita con suo marito. Già..l forse è la cosa migliore è chissá magari un giorno mi passerà. Certo! come no... mi passerà senz’altro... ma chi voglio prendere in giro?!?!? Non credo che mi passerà mai. 

Una chiamata rompe improvvisamente i miei pensieri: “grande, momento perfetto” esclamò tra me e me, forse per questa sera riuscirò per almeno dieci minuti a non pensare a lei. Guardò l’ora prima di notare che il numero che mi sta chiamando non è segnato in rubrica... sono le 22:36, chi diavolo può essere a quest’ora? 

-Pronto?!? 

  • si pronto... parlo con Kevin Pearson? - è la voce di un uomo quella dall’altro capo del telefono pertanto escudo a priori che siano le ragazze della famosa app di incontri a cui avevo preso parte tempo addietro. Un gran sollievo sarò sincero, erano davvero insopportabili, ma resta ancora il fatto che non abbia capito chi mi sta cercando. Che sia una questione di lavoro? 
  • Si sono io, con chi ho il piacere di parlare? 
  • Sono Ryan... Ryan Sharp! - lupus in fabula... proprio l’ultima persona al mondo che desideravo stare ad ascoltare. - Non so se ti ricordi di me, sono il marito di...
  • So chi sei! - forse ho risposto in maniera un po’ troppo brusca ma bastava che dicesse il suo nome per farmi capire chi fosse, al massimo il suo cognome...non c’era mica bisogno di elencarmi tutto l’albero genealogico!!! Reazione un po’ esagerata? Mmmh... si lo ammetto ma il sentirlo etichettarsi come suo marito mi ha mandato completamente in panne il cervello. - Cosa vuoi? - Accidenti Kevin datti una regolata o potrebbe insospettirsi! 
  • So che è tardi, mi dispiace disturbarti a quest’ora ma c’è una cosa urgente di cui avrei necessariamente bisogno di parlarti. Non è che potresti raggiungermi domani in mattinata? - cosa? È serio? Abitiamo a km di distanza come può anche solo pensare di chiedermi una cosa del genere. Fosse un mio amico pure pure ma lui proprio no. Di cosa deve parlarmi poi? Una questione urgente. sì certo, talmente urgente che può aspettare domani mattina per dirmela. Tze.. c’è sotto qualcosa, starà di sicuro architettando un piano per sbattermi tutta la sua felicità addosso. No grazie non ci casco. 
  • Qualsiasi cosa tu debba dirmi puoi farlo anche adesso. - rispondo senza dargli tanta importanza 
  • È una questione un po’ delicata in realtà... vorrei evitare di parlartene per telefono e poi... beh mi servi qui perché mi occorrerebbe il tuo aiuto. - ah si??? Sono indeciso se riagganciare o scoppiarli a ridere in faccia. 
  • Sai che c’è? Non riesco proprio a trovare nessun filo logico che mi spieghi il perché, di tante persone esistenti sulla faccia della terra, tu stia cercando proprio me per farti aiutare. Avrei un piccolo sospetto al riguardo ma se così foss...
  • Riguarda Cassidy - dice interrompendomi. Come sospettavo... Accidenti però! Il solo sentire pronunciare il suo nome mi manda in tachicardia il cuore. 
  • E cosa centro io? - domando freddamente come se non me ne importasse nulla  nonostante la verità sia tutt’altra.
  • Non immagini neanche quanto mi infastidisca chiederti questo, credimi, ma non posso fare altrimenti... è una cosa che la riguarda e se non ricordo male voi siete molto amici giusto? 
  • Non vorrai mica immischiarmi in qualche sorpresa sdolcinata che hai intenzione di farle vero? Non sono assolutamente intenzionato alla cosa!  - se credeva che ero sul serio disposto a farmi umiliare così davanti a tutti si sbagliava di grosso. - Perché non ti fai aiutare da quel genio del tuo amico che in passato ti ha aiutato a farle la proposta di matrimonio? Sono sicuro che gradirá! - forse ho un tantino esagerato... che abbia capito che sono geloso? Sicuro.
  • Non hai la vaga idea di quanto mi farebbe piacere farti assistere ad una cosa del genere - ride prendendosi gioco di me - Ma no, non è questo il momento. Non sto organizzando nulla di speciale per lei, non oggi almeno, ma visto che ci tieni tanto sarò ben felice di informarti quando questo accadrà. - mi stava forse sfidando?
  • Senti Ryan non...
  • Ti sto chiamando per una questione seria che la riguarda! - il suo tono di voce è tutt’altro che divertito adesso. Sembra quasi preoccupato...
  • Cass sta bene??? - è la prima cosa che mi viene in mente di chiedergli. Quel suo cambio di voce repentino mi ha insospettito parecchio... sembra preoccupato e poi parliamoci chiaro.. Ryan mi chiamerebbe solo due casi: o se dovesse sbandierarmi in faccia la sua felicità o se fosse successo qualcosa. Se ha escluso la prima ipotesi vuol dire che... no, non voglio neanche pensarlo.
  • Wow.. vedo che ho suscitato finalmente il tuo interesse. - mi dice tornando a sogghignare - beh...Saprai come sta Cass solamente se accetterai di incontrarmi. - ok, mi sta prendendo in giro, non c’è altra spiegazione. Se le fosse successo davvero qualcosa non avrebbe esitato un solo secondo a dirmelo non trovate? La mia prima impressione era giusta a quanto pare: il suo intento  era quello di farmi  preoccupare per poi farmi la “festa” facendomi assistere a qualche iniziativa romantica nei suoi confronti. No grazie.. non ci sono cascato e non ci cascherò.
  • Peccato! Vorrà dire che tutto quello che hai da dirmi rimarrà un mistero! Stammi bene Ryan e cortesemente non cercarmi più! 
  • No Kevin asp... - non ho assolutamente intenzione di continuare a farmi prendere in giro da lui così riaggancio il telefono e vado a farmi una bella doccia rilassante. Incredibile, avevo sperato di poter staccare la spina da quello che ormai era il mio pensiero fisso con quella chiamata e invece mi ritrovo ancora una volta a pensare a lei e forse in maniera ancora più intensa delle altre volte. Ma cosa sperava di ottenere Ryan con quella chiamata? Pensava sul serio che mi sarei precipitato da lui pur di sapere cosa volesse da me? Si lo pensava e a quanto pare aveva visto giusto perché dopo essermi rigirato più e più volte tra le lenzuola del mio letto eccomi qui a  preparare in fretta e furia una minuscola valigia per mettermi poi in viaggio verso Bradford County. Sono tante ore di viaggio in aereo.. sembrano poche ma è un’infinità di tempo quando il tuo cervello decide di metterti in testa strani pensieri. Non riesco a smettere di pensare a quella maledetta chiamata.. perché mi ha chiamato? Cosa accidenti doveva dirmi? mi viene in mente di tutto: che sia incinta, che vogliano rinnovare le promesse, che abbia deciso di tornare a intraprendere missioni in Vietnam e chi più ne ha ne metta. Cerco di non pensare al peggio, che possa magari esserle successo qualcosa di brutto, ma nonostante mi sforzi di non pensarci la mente ogni tanto elabora anche questi spiacevoli scenari. sto cercando di auto convincermi che non sia questo il motivo reale di quella chiamata, sarebbe davvero uno stronzo se me lo avesse taciuto solo per aver intuito un po’ di gelosia, ma per quanto provi a distrarmi quel senso di preoccupazione continua a non darmi pace. Sono le dieci e diciassette minuti primi quando finalmente atterriamo. Vorrei prendere il primo taxi disponibile e recarmi a casa loro  nel minor tempo possibile ma ahimè... non ho coraggio. Con molta probabilità se mi recassi a casa loro adesso me la ritroverai davanti e credetemi se vi dico che non sono ancora pronto per questo. Forse dopotutto non è stata per nulla una buona idea quella di venire fino a qui... no, non lo è stata assolutamente. il solo mettere piede in questa cittadina mi sta mandando ai matti per via dei troppi ricordi... figuriamoci rivederla. Nei miei pensieri il desiderio di riabbracciarla, di incrociare nuovamente il suo sguardo è sempre vivo ma ora che sono ad un passo dal poter avverare questo desiderio mi rendo conto di non essere ancora pronto. Non è lei che mi mette ansia.. è il fatto di saperla impegnata con un altro uomo.... già... questo mi crea davvero disagio. Ho bisogno di un drink per scacciare via quest’orribile sensazione ma so già che me ne pentirei se mi lasciassi andare. È lei che mi ha aiutato definitivamente ad uscirne, da quando la conosco non sento più neanche il desiderio di bere, non voglio che il ricordo della stessa persona che mi ha aiutato possa essere la causa della mia ricaduta. Decido di incamminarmi comunque verso il primo bar della città, mi siedo ad un tavolo proprio accanto al bancone e ordino una cedrata. Di certo non mi aiuterà a mandare via i miei pensieri ma almeno mi permetterà di temporeggiare prima di incontrarli.  Sorseggio la bevanda ma continuò a pensarla. questa volta i pensieri non sono per nulla fastidiosi, anzi... penso ai suoi occhioni verdi, ai suoi lunghi capelli castani, al profumo che emana la sua pelle... la mia mente corre a ruota libera ispezionando ogni centimetro del suo corpo, incredibile  come sia ancora vivo il ricordo di lei. Devo smetterla di pensarla in questo modo o presto mi occorrerà una doccia gelata per placare i miei istinti. Fortunatamente in mio soccorso arrivò qualcuno che con quella sua vocetta vivace mi riportò alla realtà 
  • KEVIN!  KEVIN SEI TORNATOOOOOOOO! 
  • Matty!!!! - dico ritrovandomelo in braccio. - Campione che cosa ci fai qui è? Non dovresti essere a scuola? 
  • Non mi hanno mandato oggi, non lo so il perché ma a me va bene così! - sorride contento. A nove anni non ha certo il permesso di andarsene in giro da solo quindi se non è con la scuola significa che.... no no no ti prego, fa che non siano tutti e tre qui.  - Perché non vieni a sederti con noi al nostro tavolo? - e ti pareva? - Ti prego Kev! Ti prego ti prego ti pregoooooo!!!! - potevo seriamente deludere quel bambino che mi stava dimostrando tutto quell’affetto dicendogli freddamente di no? No, non potevo così anche se controvoglia ecco che decisi di alzarmi per farmi scortare da lui fino al loro tavolo. Il mio cuore batteva all’ impazzita al solo pensiero di trovarmeli davanti tutti e tre come una perfetta famigliola felice ma fortunatamente, proprio quando credevo di essere fritto, ecco che  un uomo a me del tutto sconosciuto si avvicina al mio tavolo. 
  • Ecco dove ti eri cacciato! Ti ho cercato dappertutto! - esclamò a mo di rimprovero verso Matty per poi rivolgersi a me - Mi scusi, spero che questo terremoto non l’abbia importunata. - si conoscevano?
  • Kevin lui è mio nonno, nonno lui è Kevin, un mio amico e un caro amico della mamma. Fa l’attore lo sai? Ed è anche molto bravo con i videogame. 
  • Ah si? quindi vi conoscete già? - gli sorride scompigliandogli i capelli per poi allungare la mano verso di me e presentarsi - Piacere di conoscerti Kevin, mi chiamo Richard... Richard Sharp.
  • Kevin Pearson, piacere mio. - dico a mia volta per poi fargli cenno di sedersi. Che sollievo sapere che non sono qui, non so se avrei avuto il coraggio di sostenere il suo sguardo. Ma se non sono qui con Matty, il quale non è a scuola, dove accidenti sono?  - Allora Matty che mi racconti è? Come mai con il nonno oggi? - chiedo sperando di ottenere indizi. 
  • Mamma e papá sono parti da tre giorni, sono andati a fare una vacanza... una seconda luna di miele mi ha detto papá.  Mamma era molto triste ultimamente e lui era sempre nervoso. Una sera hanno litigato e mi sono spaventato che potessero separarsi ancora ma lui mi ha tranquillizzato dicendomi che se le persone litigano è perché si vogliono bene. Sono partiti il giorno dopo. - wow.. prima litigano e poi fanno anche una seconda luna di miele. Davvero patetico ma qualcosa non torna. Se sono partiti e non sono in città perché Ryan mi avrebbe chiamato per incontrarmi? Nel mentre penso a questo non posso far altro che notare la faccia corrugata e  preoccupata di Richard, guarda Matty con compassione e la cosa non mi piace affatto. La storia della seconda luna di miele è una balla me lo sento. forse Ryan voleva dirmi qualcosa riguardante questo? Non lo so ma adesso la mia curiosità ha raggiunto un certo limite, non posso più continuare a fare deduzioni... devo sapere. Metto mano al portafoglio e invito Matty ad andare al bancone a comprarsi una coca cola, ho assolutamente bisogno di rimanere da solo con suo nonno. 
  • È una bugia vero? Il fatto che Cassidy e Ryan siano andati in vacanza vero? - dico in tutta onestà adesso che Mary non può sentirci. Annuisce. Lo sapevo... 
  • Vedi... Ryan e io non volevamo far preoccupare Matty più del dovuto, credevamo entrambi fosse una cosa passeggera ma la verità è che si sta rivelando più difficile e complicato del previsto. 
  • Cosa è complicato? - chiedo non capendo cosa volesse dire. Che i litigi di cui mi ha accennato Matty abbiamo portato alla loro rottura? Per questo mi aveva chiamato? Per aiutarlo a farla ragionare? Un ghigno esce incontrollato dalla mia bocca ma fortunatamente Richard sembra non averlo notato. 
  • Cassidy è scomparsa da tre giorni ormai. - Dice lasciandomi di stucco. Cosa? Cassidy è scomparsa? Ma che... - abbiamo provato a contattarla telefonicamente, l’abbiamo cercata, abbiamo chiamato i suoi amici e familiari... niente ha portato a dei risultati: sembra essersi dissolta nel nulla. 
  • Cos.. no non... lei non farebbe mai una cosa del genere! Non andrebbe via senza lasciare traccia - dico con convinzione - a meno che... - oddio no, non poteva essere quello che stavo pensando...
  • Abbiamo pensato ad un allontanamento volontario agli inizi, sai qualche discussione in casa o qualcosa di simile, ma come hai detto anche tu non è assolutamente da cassidy sparire in questo modo. Non si separerebbe mai da a Matty, tiene troppo a lui  e così pensiamo che possa entrarci qualcosa inerente al lavoro. - proprio come stavo immaginando - Non che sia partita senza avvisare mah.... non so se hai capito cosa intendo... - l’ho capito benissimo purtroppo ma non voglio credere che sia sul serio così.  - abbiamo modo di credere che possa essere stata presa in ostaggio. - ecco appunto. - Si stava recando a lavoro quella mattina ma a quanto pare non ha mai raggiunto l’edificio. La sua macchina è stata trovata qualche metro prima dei parcheggi riservati ai veterani ma nessuna traccia di lei. Si vocifera che sia entrata in zona parte della popolazione che lei ha contribuito ad aiutare ma i controlli su di loro, non so per quale assurdo motivo, non  ancora stati fatti. I suoi superiori sospettano che forse qualcuno della truppa nemica possa essersi imboscato per una vendetta personale. 
  • Una vendetta personale? - ripeto a pappagallo. Ormai è l’unica cosa che riesco a fare. Non posso credere alle mie orecchie, non può star succedendo sul serio. Cass. la mia Cass... no! Deve esserci un’altra spiegazione. 
  • Non sappiamo bene le dinamiche dei fatti, non hanno voluto dirci nulla nello specifico di cosa sia accaduto laggiù in quel periodo, la stessa cassidy non ne ha mai parlato,  ma pare che sia stata indispensabile per liberare il popolo dal regime in cui si trovava pertanto si è fatta parecchi nemici. 
  • Ti prego non continuare... - chiedo sperando mi dia ascolto. Una parola... un’altra  parola ancora e potrei esplodere.Sento la rabbia ribollirmi dentro: vorrei piangere, urlare, buttare all’aria l’intero locale ma allo stesso tempo mi sento come paralizzato. Non riesco a muovere un solo muscolo del corpo. l’unica cosa che riesco a fare è pensare a lei... a che possa esserle successo qualcosa di brutto. Come diavolo fa a restare calmo quest’uomo mentre mi racconta tutto ciò?  perché è in un bar con suo nipote a giocare al bravo nonnino quando l’unica cosa che dovrebbe fare è lasciarlo a scuola, al sicuro, lontano da tutto questo schifo e mettersi alla ricerca della moglie di suo figlio? E a proposito di suo figlio.... dove accidenti è quel gran figlio di puttana adesso? Mi alzo di scatto dalla sedia dove sono seduto e senza rendermene conto mi ritrovo in bagno a vomitare. Mi sento uno schifo e la testa mi gira come se fossi appena sceso dalle montagne russe... credo che stia per venirmi un attacco di panico. Mi siedo a terra  e poggio la schiena contro la parete più vicina. Il freddo delle mattonelle mi regala un piccolissimo sollievo ma è solo questione di secondi perché il mio cuore non ha intenzione di darmi tregua. Prende a battere in maniera incredibilmente accelerata, il respiro si fa sempre più corto e la vista si annebbia. Non posso sentirmi male proprio adesso, lei ha bisogno di me, devo trovarla e metterla in salvo. Cerco mettermi in piedi ma è inutile...le gambe non vogliono collaborare... tremano e mi fanno ricadere a terra. “Cazzo Kevin riprenditi” mi rimprovero da solo non accettando la reazione che sta avendo il mio corpo. Dovrei scalare l’Everest per tutta la rabbia che ho in corpo non atteggiarmi da moribondo. 
  • Signore... signore si sente bene? Ha bisogno di aiuto? - mi sento chiedere da un uomo appena entrato in bagno - Correte ho bisogno di una mano! C’è un uomo che si sta sentendo male!!! - lo stento strillare in direzione della sala facendo accorrere metà delle persone che sono all’interno del locale. Perfetto ci mancano solamente gli spettatori. Cerco di ignorarli pensando solamente a riprendermi il prima possibile ma una vocina a me fin troppo familiare arriva alle mie orecchie facendomi voltare immediatamente nella sua direzione. 
  • Ke... Kevin... Kevin che ti succede? - è Matty... ha la voce tremante lo sguardo spaventato e gli occhi quasi carichi di lacrime. Perché quell’idiota di suo nonno non lo porta fuori da qui, perché gli ha dato il permesso di entrare! Vorrei dirgli qualcosa ma lui anticipa ogni mio tentativo e me lo ritrovo difronte che mi abbraccia. Ora o mai più Kevin... respira e rilassati. Ce la puoi fare. Stringo Matty a mia volta tra le mie braccia e ascoltando il ritmo del suono cuore, che anche se spaventato batte a minore velocità del mio e riesco finalmente a riacquistare un po’ di lucidità. Mi metto in piedi, ritrovo il mio equilibrio e come se non fosse mai accaduto nulla accompagno Matty vicino a suo nonno e senza dire una parola tento di uscire dal locale. Non faccio in tempo neanche ad arrivare alla porta che eccolo corrermi dietro. 
  • Kevin dove vai? Resta qui. non stai bene! - è ancora molto scosso per avermi visto in quelle condizioni. 
  • È tutto ok campione, sto bene. - rispondo sorridendogli.
  • No stai bene, sei agitato... non puoi andare via.
  • Sto molto meglio tesoro credimi. 
  • Resta qui ti prego! - mi supplica
  • Vorrei tesoro, vorrei davvero credimi ma non posso. - mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia e scompigliargli i capelli. - devo fare una cosa importante. 
  • Cosa??? - guardo suo nonno come a fargli capire di bloccarlo se tentasse di raggiungermi e dopo avergli dato un ultimo abbraccio gli rivolgo le spalle e mi allontano. - No ti prego Kevin resta qui... noooooo!!!! - lo sento piangere e mi si spezza il cuore.  vorrei stringerlo a me per rassicurarlo, ha capito che qualcosa non va, ma non posso. Perderei solo tempo e in questo momento il tempo è prezioso.  Devo cercare Cass... devo trovarla ad ogni costo ma da dove posso iniziare? Non lo so. non so nulla in realtà: c’è qualcuno che segue il caso? Hanno messo un investigatore privato per non destare sospetti o se ne stanno occupando i militari? La polizia sa qualcosa? Richard non mi ha detto nulla di questo ma se voglio trovarla devo quantomeno sapere da dove iniziare. Non mi resta altro che chiedere aiuto a lui.... a quel poco di buono che non ha saputo proteggerla. Devo incontrare Ryan e farmi raccontare quello che sa... 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

POV KEVIN PEARSON

Prendo il primo taxi a disposizione e senza pensarci due volte raggiungo casa di Ryan... casa loro mi correggo, c’è anche il suo nome scritto sulla cassetta della posta. Dovrei suonare e annunciarmi ma non riesco ad avvicinarmi alla porta. Ho paura... una paura fottuta e come poco fa mi sento le gambe  paralizzate. Non ho paura di Ryan sia chiaro, anzi... sono arrabbiatissimo con lui per avermi taciuto una cosa così importante.... ho paura perché so già che parlando con lui la cosa diventerà reale e se il solo pensare a lei in pericolo mi manda il cuore e il corpo in subbuglio pensa cosa mi succederà quando sarò a conoscenza di tutti fatti. Vorrei fuggire a gambe levate ma tengo troppo a lei per lasciarla sola in un momento come questo, mi devo fare forza e affrontare la realtà. Suono il campanello dell’abitazione e aspetto che qualcuno risponda. Non so se ci sia qualcuno in casa, forse Ryan è in giro a cercarla come giusto che sia. Si certo.... come no. Neanche ho finito il mio pensiero che eccolo venire ad aprirmi la porta. Rimane a fissarmi sorpreso, non si aspettava di vedermi qui ma allo stesso tempo sembra anche divertito... posso giurare di aver visto sulle sue labbra formarsi una sottospecie di ghigno. Se era la paura il sentimento predominante in me fino ad un attimo prima adesso l’unico sentimento che riuscivo a provare nel mio cuore era rabbia, odio e disprezzo. Sua moglie è sparsa chissà dove per il mondo, in mano a chissá quale pazzo e lui che fa? Se ne sta comodamente a casa sua, in canotta, a mangiare un sandwich? Ogni buon proposito di non insultarlo pensato durante il tragitto verso casa sua andò a farsi benedire e in meno di un secondo eccomi sfogare su di lui tutta la mia rabbia repressa.  

  • TUUUUUUUU!!!!! TU BRUTTO SCREANZATO! Dovevi dirmelo subito che cosa stava succedendo, non dovevi prendermi in giro! - gli dico spintonandolo ripetutamente.
  • Ehi ehi ehi!!!! Datti una calmata! - mi risponde a tono - Ma che diavolo dici è? Hai bevuto per caso? Io non ho preso in giro proprio nessuno! 
  • Ah no? - Grrr... che gran voglia di prenderlo a pugni. - Ieri sera.... non ti dice nulla questa frase? 
  • Ieri sera??? - riecco quel ghigno maledetto - È per questo che sei qui? Che c’è prima mi riattacchi il telefono in faccia e ora corri qui perché curioso di sapere? 
  • Ero curioso contento? Ero!!!! Al passato. Ma ora non lo sono più e sai perché? Perché ho incontrato tuo figlio e tuo padre durante il mio viaggio e indovina un po’? So tutto! - prendo un respiro onde evitare di sentirmi nuovamente male. - DOVEVI DIRMELO IERI SERA RAZZA DI IDIOTA, CASS SCOMPARE E TU NON MI DICI NULLAAAAA???? MA DOVE CAZZO HAI IL CERVELLO È? DOVEVI AVVISARMI IMMEDIAT... - non riesco a finire la frase che un destro ben lanciato si scaglia contro il mio viso con un forza tale da farmi rimbalzare a terra neanche fossi una pallina da Ping pong. Accidenti che male. 
  • PERCHÉ È? PERCHÉ AVREI DOVUTO AVVISARTI? CHI SEI TU?? NON SEI NESSUNO KEVIN PEARSON... NON HAI NIENTE DA SPARTIRTI CON LEI... CON NOI. CASSIDY È MIA MOGLIE!!!! MIIIIIA.... NON TUA. METTITELO BENE IN TESTA QUESTO. - continua il suo show prendendomi per la giacca e scaraventandomi contro il muro. Tutta questa rabbia repressa da dove esce fuori? Si comporta così perché è preoccupato per sua moglie o perché c’è dell’altro sotto? Non mi importa adesso ma se pensa di spaventarmi facendo così si sbaglia di grosso. 
  • Si ok sei suo marito, non ti tolgo questa etichetta di dosso se proprio ci tieni tanto ma rispondimi a una domanda....  chi è che ha raccolto i pezzi quando tu l’hai pietosamente scaricata? 
  • Non c’entra null...
  • Io! Sono stato io che l’ha rimessa in piedi Ryan! IO le ho asciugato le lacrime che tu le hai fatto versare, IO le dicevo parole di conforto quanto tu decidevi di asfaltarla trattandola come la peggiore dei criminali. IOOOOOO! quindi era il minimo che tu mi avvisassi di quanto sta accadendo. 
  • Ti vanti un po’ troppo per i miei gusti biondino, ma va bene così, contento tu contenti tutti. - vuole farmi perdere la pazienza? Ci sta riuscendo alla grande. - Comunque ho cercato di informarti, sei tu che non hai recepito. Ieri, durante la nostra conversazione, ti ho detto esplicitamente che avevo bisogno del tuo aiuto ma tu eri più preoccupato che io volessi deridere il tuo bel faccino a suon di gelosia per capire che ero serio. 
  • “Devo dirti una cosa ma non posso dirtela adesso”, questo mi hai detto! - gli rinfresco la memoria- Giri di parole.... Come potevo intuire che si trattasse di una cosa di grave é? 
  • Non ho fatto nessun giro di parole, sei tu che hai capito fischi per fiaschi. Ti ho detto che era una questione delicata, che non potevo parlartene per telefono e che riguardava lei... che altro avrei dovuto dirti di più?
  • CHE ERA SCOMPARSA CAZZOOOOO!!!!! 
  • NON POTEVO OK? MI AVEVANO DATO IL DIVIETO DI PARLARE DI QUESTA COSA PER TELEFONO. I SUOI SUPERIORI CREDEVANO CHE IL TELEFONO POTESSE ESSERE INTERCETTATO. - dice con quanto più fiato ha in corpo. A questo non ho minimamente pensato e per la prima volta da quando sono qui mi sento una vera merda. Una sensazione che dura solo cinque secondi però perchè Ryan è pronto ad un nuovo match. - Credevo di fare la cosa giusta chiamandoti ma ho sbagliato. Ho fatto l’unica cosa che avrei dovuto evitare in realtà e mi domando ancora adesso come io abbia fatto ad essere così cieco da non capirlo. - che diamine vuole dire con questo? 
  • Sei arrivato a questa stupida conclusione perché....
  • Perché fai il geloso quando non devi, perché la ritieni di tua proprietà... perché.... perché...... - sta per dire qualcosa ma si trattiene, al tempo stesso però lo vedo serrare i pugni talmente forte da farsi diventare le nocche bianche. C’è qualcosa che lo infastidisce particolarmente e sará stupido pensarlo adesso ma sono curioso di sapere di cosa si tratti. - lasciamo stare dai, - dice dopo aver preso un bel respiro - non mi va di discutere con te, ho altro a cui pensare adesso. - non ha poi tutti i torti, ci siamo inveiti contro, ci siamo presi a spintoni e botte e accusati a vicenda quando in realtà tutto quello che dovevamo fare era interessarci a lei. Due idioti ecco cosa siamo stati ma adesso basta, bisogna rimboccarsi le maniche. 
  • Hai ragione, discutere non serve, dobbiamo collaborare per trovarla.. ecco perché sono qui. - dico cercando di mettere pace.
  • Non voglio nessun aiuto da te! Posso trovarla benissimo da solo. 
  • Ah si? E come sentiamo? Standotene in casa a sorseggiare birra e a mangiare sandwich? - non voglio continuare a battibeccare con lui ma certe cose me le toglie proprio dalla bocca. Come pensa di trovarla standosene seduto a mangiare e a guardare la tv? 
  • Tu parli sempre a sproposito non è vero? - chiede
  • Espongo solo ciò che vedo. - rispondo. 
  • Beh... quello che si vede molte volte non corrisponde alla realtà! - dice con disprezzo. - fidati io lo so bene. 
  • Senti... mettiamo momentaneamente da parte le nostre divergenze e riprendiamole solamente quando questa storia sará finita. - propongo. - non ti piaccio lo so, non ci vuole un genio per capirlo ma fidati che la cosa è reciproca. Non sei assolutamente il tipo di persona che chiamerei “amico” ma dobbiamo cercare di andare d’accordo per lei. Tua moglie forse è stata rapita,  a quest’ora potrebbe essere tra le mani di un pazzo che la vuole farla fuori.  dobbiamo trovarla e per farlo dobbiamo impiegare tutte le nostre forze e collaborare. 
  • Pensi che me ne sia stato qui a crogiolarmi senza fare nulla tutto questo tempo?
  • Io non...
  • L’ho cercata  per tre giorni di fila, ininterrottamente... h24... senza nessun risultato. Ho vissuto con la paura costante  che potesse essere finita in mani nemiche, che le potessero aver fatto del male. Ho allontanato Matty da scuola per paura che qualcuno potesse prendere anche lui... per tre giorni ho vissuto a stretto contatto con il mio cellulare sperando che qualcuno mi chiamasse per dirmi che stesse bene o per chiedermi un maledetto riscatto. Ho avuto la polizia in casa per ben 48 ore che non ha fatto altro che farmi domande per escludere che potessi essere stato io a farle qualcosa. Non immagini neanche che cosa ho passato.  Mi hai trovato con un sandwich in mano e con solo un pantalone da tuta e una canotta indosso e non hai pensato ad altro che a criticarmi dicendo di starmene ad infischiare di lei...
  • Io...
  • il sandwich che mi hai visto mangiare è il primo pasto che faccio da tre giorni se non consideri tutti i caffè che mi sono sparato e sai perché mi sono preso il lusso di fare un mezzo pranzo e una doccia? Perché ho l’ufficialità che non sia stata rapita. Si è allontanata da sola e prima di rimettermi a cercarla, insieme alla polizia che continua imperterrita a cercare indizi su dove possa essersi diretta, volevo quantomeno rimettermi in forze. - forse e dico forse ha ragione lui, l’ho giudicato prematuramente senza prima conoscere i fatti ma che ne potevo sapere io? Ero preoccupato per lei e non ho guardato in faccia a nessuno. Ripenso a ciò che mi ha appena detto e realizzo solo adesso il significato delle ultime parole. Non è stata rapita? Si è allontanata di sua spontanea volontà? Ma come.... perché? Se prima ero solamente preoccupato adesso sono preoccupato e confuso. 
  • Sei.. sei sicuro che si sia allontanata da sola e che non sia un trucco? Magari ti hanno depistato in qualche modo. - in fondo tutto è possibile.
  • Sono più che sicuro... la risposta è sempre stata sotto i nostri occhi solo che gli agenti non conoscendo bene la sua storia e di conseguenza non ha capito. Hanno ispezionato casa da cima a fondo per due interi giorni alla ricerca di indizi ma a detta loro vi era nulla di particolarmente rilevante, poi sono arrivato io e... beh... ho trovato le prove necessarie per stabilire che si sia allontanata da sola in meno di due ore. 
  • Hai trovato qualcosa? Cosaaaa???? 
  • Vieni con me! - lo seguo al piano di sopra e arriviamo in quello che sembra essere a tutti gli effetti uno studio. È lo studio di Cass, ci sono targhe e quadri con i riconoscimenti per il suo servizio ovunque. Il Pc è acceso, Ryan si siede proprio davanti ad esso. Sta cercando qualcosa? 
  • Sono lì dentro gli indizi che cerchi? - chiedo riportandolo alla realtà, si è distratto una volta aver poggiato lo sguardo sul monitor. - ehi ci sei? Mi stai ascoltando? RYAN! 
  • Ehm... sì sì, ci sono. Dicevi? 
  • Sono lì gli indici? - ci pensa su...
  • No... no affatto... volevo vedere se... no lascia stare - si alza dalla sedia per raggiungere il divanetto in fondo alla stanza e spostarlo per poi prendere qualcosa da dietro di esso. - ecco il primo indizio... - mi mostra una bottiglia purtroppo a me molto familiare. No... non è possibile... non può essere che... mi rifiuto di credere che possa essere questo il motivo del suo allontanamento. 
  • Pensi che... si insomma pensi che sia davvero questo il problema? - chiedo a Ryan il quale rimane a fissare quella bottiglia con rabbia e dispiacere - Io sinceramente non credo. Cioè mi sembra surreale capisci? Ha  lavorato tanto per uscirne, l’ho visto con i miei stessi occhi,  si è rimboccata le maniche per poter tornare da voi e adesso..... no non posso credere che sia ricaduta così in basso. 
  • Che c’è, non mi credi? - domanda alterato. 
  • Non è che non ti credo, è solo che... non potrebbe essere una cosa vecchia questa? Che ne so... magari è rimasta lì da prima che andasse in terapia, forse ha dimenticato che fosse nascosta lì e non ha provveduto a buttarla. 
  • Fosse solo questa sarei d’accordo con te ma  Il punto però è che ma non è l’unica che ho trovato e.... beh, guarda tu stesso. - si mette a mostrarmi tutte le altre bottiglie che ha trovato e per concludere si avvicina ad una libreria e da uno dei cassettoni che la compongono tira fuori l’ennesima bottiglia, mezza piena questa volta e una foto ritraente loro tre. - Tu magari non ci vedi nulla di strano in questa foto ma il fatto è che è stata scattata all’incirca un mese fa, subito dopo essere tornati insieme per capirci e non è di certo il posto in cui di solito teniamo le foto... - vista da quella prospettiva non posso fare altro che pensare la stessa cosa: Cass si è lasciata sopraffare ancora una volta  dall’alcol... ma perché? Fisso la bottiglia e la foto nella ricerca di una risposta ma non trovo nulla che possa spiegare l’accaduto. Sorridono tutti e tre, sembrano davvero molto felici... cosa può esserci allora dietro questa foto? Guardo Ryan e lo vedo più turbato di prima, non è il caso di fare domande. Rimetto la foto e la bottiglia esattamente dove erano poco prima ma mi accorgo che nel cassetto c’è altro: una rivista. La prendo e la mostro a Ryan. - No non c’è nulla lì dentro, ho controllato più di una volta. Nessun indizio. - Peccato, un vero peccato... ci sarebbe stato di sicuro d’aiuto un elemento in più. 
  • Hai avvisato gli agenti? Sanno di questa cosa? 
  • Si.. hanno smesso di indagare sui possibili responsabili e stanno cercando direttamente lei. Da quello che ho capito hanno esteso le ricerche anche nei paesi limitrofi e hanno messo posti di blocco ovunque. Anche gli aeroporti sono sorvegliati. 
  • Molto bene... - dico per poi avviarmi verso la porta, non mi segue... - Forza andiamo? 
  • Dove! - risponde con voce piatta.
  • Ma come dove? A cercarla no? - lo vedo accennare un sorrisetto sarcastico. 
  • A cercarla... - ripete - come se non lo avessi fatto per oltre tre giorni. Tze.. è inutile, Non vuole farsi trovare.
  • E quindi ti arrendi? - alzo il tono della voce nella speranza di spronarlo. - non dire stronzate, alza quel maledetto culo e andiamo.
  • Non servirà a nulla...
  • Tentar non nuoce però  quindi andiamo! ORA! 
  • Senti...
  • Hai chiesto il mio aiuto no? Beh eccomi qui, quindi adesso, volente o nolente, farai quello che ti dico. 
  • Mah... tanto lei...
  • AAALT! Parlo io.  - lo blocco prima che possa dire qualche altra stronzata. -  Non mi sono scomodato da Los Angeles solo per scaldare una stupidissima sedia nella speranza di una possibile chiamata.  Noi daremo il nostro contributo alle ricerche e la troveremo ok? Costi quel che costi. 

Ho impiegato buoni venti minuti ma c’è l’ho fatta, l’ho convinto ed eccoci finalmente in auto a setacciare la città. Faccio decidere a lui i primi luoghi di ricerca, non me ne importa nulla se li ha già ispezionati da cima a fondo, voglio controllare con i miei stessi occhi che non gli sia sfuggito nulla. Supermercato, bar vicino casa, pista ciclabile dove di solito va a corre... niente, non c’è da nessuna parte e nessuno sembra averla notata. Proviamo a lavoro, magari è  passata da queste parti o forse scopriremo che si è arruolata ancora una volta come Ryan mi ha accennato che volesse fare, ma anche qui non troviamo i indizi di alcun genere. Cassidy non si fa viva da giorni neanche con loro. 

  • Ora che hai visto con i tuoi occhi che è inutile possiamo tornare a casa per favore? Vorrei poter rispondere agli agenti se mai dovessero chiamare. -  dice spazientito una volta essere tornati in auto. Per quanto mi sforzi non riesco proprio a capire cosa passi per la sua testa in questo momento, dovrebbe voler smuovere mari e monti per cercarla, visto lo stato psicologico in cui si trova e invece sembra essersi già  rassegnato all’idea che se ne sia andata. Qualcosa non torna, non è normale una reazione del genere... sopratutto non è normale che voglia tornarsene a casa sapendo che Cass potrebbe essere ovunque a distruggersi con l’alcol. 
  • Non andremo a casa, toglietelo proprio dalla testa. Chi di dovere ha il tuo numero di cellulare per contattarti in caso di necessità. 
  • Non abbiamo trovato nulla fino ad ora, le cose non cambieranno.
  • Non è comunque un buon motivo per arrendersi. - non mi degna neanche di uno sguardo. - senti  Ryan, forse tu non riesci a capire in questo momento lo stato di Cass ma io si. - finalmente si volta a guardarmi - Non so se ne sei a conoscenza ma anche io come lei ho avuto problemi di alcolismo in passato e so per certo che è davvero molto semplice ricadere nel baratro se chi ci è accanto non...
  • Che vorresti insinuare con queste parole è? Che è colpa mia quello che è successo? Che non sono stato in grado di prendermi cura di leiii? E QUESTO CHE STAI CERCANDO DI DIRMI? - non volevo farlo alterare ma se questo è l’unico modo di farlo reagire e spingerlo a cercare Cass allora ben venga. - TU NON SAI PROPRIO UN BEL NIENTE DI ME, DI NOI.
  • Io volevo solamente dire che...
  • TI RITIENI SUO AMICO E PENSI DI PORER FARE IL MAESTRINO SOLO PERCHÉ HAI VISSUTO QUALCHE SETTIMANA IN SUA COMPAGNIA?  NON SEI NESSUNO PAERSON ... NESSUNO. - prende un respiro e cerca di moderare i suoi toni. - Da quando è tornata a casa non c’è stata una sola volta in cui ha menzionato il tuo nome - mi fissa - già, non l’ha mai fatto: cosa ti spinge quindi a credere che siate amici? Lei si è già dimenticata di te. - non so cosa vuole ottenere con quelle parole ma una cosa era certa: mi sta provocando. - smettila di voler psicanalizzare lei, me... il nostro rapporto. Non è colpa mia se è successo tutto questo casino.
  • Non lo metto in dubbio questo e non ti stavo di certo accusando di qualcosa prima. Quello che intendevo dire con quelle parole è che spesso chi ci è più vicino non riesce ad intuire che c’è un problema... non è  colpa vostra: la paura di ferire qualcuno che amiamo è sempre dietro l’angolo e questo ci porta la maggior parte delle volte ad innalzare muri e nascondere i problemi dietro l’alcol. Io magari non saprò nulla di Cassidy come ci tieni a sottolineare ma una cosa credo di averla intuita: ha un gran cuore e se si è allontanata senza dire nulla è perché non voleva farsi vedere da te e Matty in queste condizioni. Lo ha fatto perché vi ama ed è per questo che ti chiedo di non arrenderti e di continuare a cercarla. In questo preciso istante potrebbe essere lucida e quindi pienamente consapevole delle proprie azioni ma potrebbe anche non essere in se e questo non è  assolutamente un bene: potrebbe mettere in pericolo se stessa e gli altri ... noi non vogliamo che accada vero?- non risponde - Lei non merita di essere lasciata sola ad affrontare questo e tu lo sai.
  • Non è  come pensi, io non voglio arrendermi... ma non posso fare altro... 
  • Puoi dire quello che ti pare e giustificarti in ogni modo possibile immaginabile se questo ti fa tenere la coscienza apposto ma non cambia i fatti: ti stai arrendendo, è  palese!
  • Non è vero! 
  • A casa mia questo significa arrendersi.... - continuo a sottolineare mentre lui volutamente alza gli occhi per aria scocciato dalle mie lamentele. - Comunque non mi interessa, non sono venuto qui a importi di fare qualcosa che non ti va di fare. Il mio è solamente un consiglio, nulla di più. Non vuoi darmi retta? Fa pure - dico scendendo dalla macchina - Tornatene pure a casa ad aspettare chissá che cosa, io continuo a cercarla da solo! - dico deciso guardandolo negli occhi - Non mi considererà più suo amico ma per me lei rimane una carissima amica e un amico non si tira mai indietro. Le ho giurato di starle accanto qualora ne avesse avuto bisogno e non intendo assolutamente venire meno alla mia promessa. - Provo a chiudere lo sportello della sua auto ma lui mi anticipa facendomi una domanda. 
  • E dove pensi di andare? Credi sul serio di riuscirla a trovare? È un’assurdità. 
  • Forse, non lo so, ma ci voglio provare ugualmente. - questa volta senza lasciarlo replicare chiudo lo sportello dell’auto e inizio ad incamminarmi senza meta alcuna. Dieci metri... riesco a fare solamente dieci metri da solo dopodiché eccolo affiancarmi nuovamente con la sua auto.
  • Ok va bene hai vinto: salta su! - mi invita e io non posso che sogghignare. 
  • Che c’è! Hai paura che te la rubi? - questa potevo anche risparmiarmela. Volevo essere ironico ma alla fine credo di aver detto involontariamente ciò che desidero fare... rubargliela. Eh già, quando tutto questo sarà finito passerò all’attacco. Non merita di stare con uno come lui e io gliene darò la prova. 
  • Zitto e sali! - risponde arrogante come al suo solito e io, senza replicare ancora o finiremo per  discutere, faccio ciò che mi dice e ci mettiamo nuovamente in viaggio solo che questa volta sarò io ad indicargli i posti da perlustrare. Lo trascino in entrambi i centri di recupero per alcolisti anonimi che abbiamo frequentato in quei mesi, nella palestra dove eravamo soliti andare, nel parchetto difronte quest’ultima dove facevamo il nostro consueto riscaldamento pre-allenamento ed infine,verso sera e non per ordine di importanza, lo porto al lago. Un piccolo angolo di paradiso dimenticato da tutto e da tutti scoperto un paio di giorni prima di conoscerla dove la portavo ogni qual volta aveva una giornata no. Eravamo soliti prenderci un caffè seduti a bordo lago o addirittura la cena e restare lì per ore a fissare l’orizzonte senza dire nulla. Ha sempre detto che quel luogo, scoperto grazie a me, la rilassava, le faceva dimenticare i cattivi pensieri e le permetteva di non pensare.” Chissà forse è proprio qui che è corsa a rifugiarsi” penso tra me e me mentre ispezioniamo il posto ma ahimè oltre ad un paio di coppiette intente ad amoreggiare al chiaro di luna non vi era altro. Peccato, davvero un gran peccato... ci speravo di trovarla li. Sarebbe stato un segnale che... 
  • Dimmi un po’... - è di nuovo Ryan a rompere i miei pensieri - Come conosci questo posto? E sopratutto... - si schiarisce la voce con un colpo di tosse - Come fa a conoscerlo Cass? 
  • L’ho scoperto grazie a mio zio, è la prima cosa che mi ha fatto vedere della città non appena sono arrivato. Lui non ama stare a contatto con la gente e questo è il posto perfetto se si vuole stare un po’ in pace. 
  • Vedo vedo.... ma non ho ancora capito cosa ne sa mia moglie di tutto questo. Non mi ha mai parlato di questo posto. Non credo lo conosca.
  • Gliel’ho fatto conoscere io. - ammetto gustandomi la sua faccia - venivamo qui ogni volta che si sentiva triste o che lo ero io. Ci aiutava a calmare la tensione...
  • E se non sono indiscreto chiedo.. in che modo alleviavate la tensione? - domanda indicandomi le due coppiette poco distanti da noi. 
  • Cosa???? Pensi che.... noi.... NO! - rispondo secco - Non è assolutamente come pensi. Toglietelo proprio dalla testa. Non la portavo di certo qui per sedurla, ma per chi mi hai preso? - continua imperterrito a mostrarmi quelle due coppiette -  Tu non mi conosci affatto! - rispondo alterato. si ok lo ammetto, Cass mi piace e anche tanto ma i miei sentimenti per lei sono emersi in maniera chiara e coincisa solamente dopo il nostro allontanamento, non prima. Non ho mai provato a sedurla, volevo sul serio solamente aiutarla a venire fuori da quel brutto periodo che viveva. 
  • Sì certo! - risponde borbottando per poi sbuffare e sdraiarsi sull’erba. Rimango in silenzio e non dico nulla, aspetto che sia lui a continuare a parlare. Sento che non è finita qua, che ha ancora altro da dirmi ma non si accenna a farlo e così anche questa volta sono io a cercare di spronarlo. 
  • Se hai qualcosa da dirmi chiedi pure. - non risponde, si limita ad alternare stadi in cui ha gli occhi chiusi ad altri in cui fissa l’orizzonte. Fino a due secondi fa sembrava in preda ad un attacco di gelosia, era livido in volto all’idea che tra me e Cass potesse esserci stato qualcosa e era quasi sul punto di volermi prendere a pugni...  adesso invece sembra essere diventato tutto d’un tratto triste, malinconico... sta pensando a qualcosa, lo capisco da come involontariamente si sta tormentando le mani, ma a Cosa?  No è che muoio dalla voglia di scoprirlo, anzi..sinceramente dei suoi pensieri mi importa ben poco ma scoprire cos’ha è l’unico modo per rimettersi in marcia. In queste condizioni non concluderemmo nulla, non ho bisogno in squadra di uno che si piange addosso. - senti io lo so che non ti sto simpatico e non mi interessa neanche esserlo sinceramente. Siamo qui, costretti ad interagire l’uno con l’altro perché teniamo entrambi alla stessa persona e vogliamo aiutarla, tutto qua.  Possiamo gentilmente mettere da parte l’astio e pensare solo ed esclusivamente a lei? 
  • Se prima pensavo di non poter far più niente per trovarla adesso ne ho l’assoluta certezza... - risponde tirandosi su. - io e te non stiamo cercando la stessa persona...io non conosco la persona che stai cercando tu...
  • Ryan...
  • No, è la verità. La Cass che conosci tu io non so neanche chi sia. La mia Cass non conosce questo posto, non frequenta quella palestra e soprattutto non corre al parco e non va in terapia. La mia Cass è una donna solare, moglie passionale e mamma straordinaria che pensa in primis al benessere della sua famiglia e non al suo o a quello dei suoi amici. La mattina presto, prima di andare a lavoro non va in palestra, non corre al parco.... prepara la colazione, sveglia Matty per portarlo a scuola... questo fa. E la sera? La sera non la passa di certo in luoghi appartati e isolati con un suo amico a fare chissà che cosa... no, aiuta Matty con i compiti, lo accompagna a nuoto e poi.. beh poi fa l’amore con me. - quest’ultima affermazione mi fa venire il voltastomaco. Il solo pensiero di loro due a.... no non voglio neanche pensarci... che schifo! - come vedi non conosco questa Cass che mi hai fatto vedere oggi e sinceramente non so se mi fa più male sapere di non conoscerla a fondo come invece vorrei o sapere che tu la conosca meglio di me.... forse più la seconda. - e ora cosa devo dirgli? Che se non la conosce bene è perché è sostanzialmente un idiota? Ha detto che è una buona madre e su questo non ci piove ma poi??? Non ha detto altro su di lei se non che prepara la colazione, si prende cura della casa e che lo soddisfa sessualmente. Non ha parlato di cosa le piace fare nel tempo libero, delle sue passioni, di cosa fanno insieme oltre al fatto ovvio. Il massimo dove l’ha cercata da quel che ho potuto vedere è  stato a lavoro, in qualche bar o al supermercato dove è solita fare spesa. Se non conosce questi altri punti fondamentali di lei allora non è di certo colpa mia se non la conosce come vorrebbe... non devo sentirmi in colpa di sapere più cose io di lui. Vorrei farglielo capire, ma lui mi spiazza con una domanda che non mi sarei di certo aspettato.
  • Ci sei stato a letto?!?!?
  • Cos... cosa??? Ehm... - cacchio e ora cosa gli rispondo? Gli dico la verità? Mento spudoratamente? E se non fosse una domanda la sua ma una semplice affermazione? In quel caso se gli rispondessi di no sarebbe la fine, mi considererebbe un cretino incapace di assumersi le proprie responsabilità. Devo dirgli di si!  Mmmh... no no no Kevin ragiona: se poi fosse davvero una semplice domanda? Se gli dicessi di sì e lui non sapesse nulla come minimo finiremo a darcele di santa ragione dimenticando il punto fondamentale del nostro incontro  ovvero trovare Cass. 
  • Allora??? Vuoi rispondermi o no? Non mi sembra una domanda così difficile... - verità o bugia...  cosa dovrei fare? Chiudi gli occhi Pearson e rispondi. 
  • No! Certo che no - dico senza pensarci ulteriormente. Sono preoccupato per il mio viso, temo possa picchiarmi da un momento all’altro ma fortunatamente non succede. Grande Kevin, se l’è  bevuta. - Ti pare che avrei fatto una cosa del genere sapendo quanto stava soffrendo in quel momento? Non sono un’idiota Ryan. - ok ok forse è meglio se la smetto qui. 
  • Non ci sarai andato a letto ma ti piace! Ammettilo.... l’ho visto come la guardavi. - solo piacere??? Ne sono totalmente innamorato!!!! 
  • Beh.. è una bella donna, non lo si può certo negare mah...
  • Vedi che ti dico bene! Sei qui perché mi serve una mano a trovare mia moglie, non per farti bello davanti a lei, quindi una volta che l’avremo trovata le cose torneranno come sono sempre state ovvero tu da una parte e noi dall’altra. Nel momento esatto in cui ci ricongiungeremo la nostra collaborazione finirà: io e Cass torneremo ad essere una famiglia e riprenderemo il nostro piano originale di allargare la famiglia mentre tu... beh tu farai finta di non essere mai esistito e sparirai ancora una volta dalla sua vita. - che accidenti ha detto? Allargheranno la famiglia? Questo se lo può anche scordare, non gli permetterò di rimanere al suo fianco. - ti vedo un po’ sorpreso Pearson... che c’è? Ti ho scioccato forse? - ride. Vorrei prenderlo a pugni io stesso adesso ma forse è meglio non dargli importanza e lasciar correre. Riderà bene chi riderà per ultimo. 

Risaliamo in macchina e senza rivolgerci la parola per tutto il viaggio torniamo a casa sua. È tardi ormai, cercarla adesso sarebbe totalmente inutile. 

  • c’è un bed and breakfast proprio dietro l’isolato - mi dice una volta parcheggiato - sono dei miei amici, digli che ti mando io. 
  • No grazie! Camminerò un po’ e poi passerò da mio zio, dovrebbe esserci ancora la mia roulotte da quelle parti.
  • Come vuoi! 
  • Riprendiamo le ricerche domani mattina ok? Passo qui per le sette va bene? 
  • Domani lavoro fino alle 14. - lavori in una situazione del genere? Non sai prenderti un giorno di permesso straordinario? Ma che cafone.
  • Ah! Ok... la cercherò da solo e poi ci aggiorneremo nel pomeriggio allora. - rispondo cercando di trattenermi dall’insultarlo. 
  • Ok ma se la dovessi trovare chiamami! Voglio essere messo al corrente di tutto. - mi limito ad annuire dopodichè mi incammino verso quella che per un paio di mesi è stata casa. 

Eccola lì, proprio davanti a me, perfetta come l’avevo lasciata. Sapevo che era giusto non portarla a Los Angeles, prima o poi mi sarebbe ritornata utile ed avevo ragione. Non posso far a meno di notare che le luci della roulotte di zio nicky sono ancora accese. Dovrei andare a salutarlo? Mmmh.. mi piacerebbe ma è tardi e sono stremato. Passerò domani mattina prima di riprendere le ricerche e con la scusa  di farmi aiutare passeremo un po’ di tempo insieme come ai vecchi tempi. Mentre ripenso a che bel trio formavamo io Cass e zio mi avvicino alla roulotte e inaspettatamente inizio ad udire degli strani rumori. Mi guardo attorno, non c’è nessuno nelle vicinanze ma più mi avvicino e più questi rumori si fanno chiari… provengono dalla mia roulotte. Che zio l’abbia affittata? Lo escludo, me lo avrebbe detto... che l’abbiano occupata abusivamente? Alzò il tappetino che da sulla porta d’ingresso e noto che la chiave di riserva è scomparsa. Non vi è più alcun dubbio: qualche poco di buono si è intrufolato abusivamente nella mia proprietà. Sto per chiamare la polizia e nel mentre, cercando non farmi scoprire, origlio all’interno tramite una piccola finestrella. C’è un casino all’interno ma quello che più mi fa rabbia è vedere un corpo accasciato al suo interno. Quella è casa mia, è  la mia proprietà...  nessuno può permettersi di invaderla. Tengo il cellulare all’orecchio nell’attesa che il centralino mi passi alla svelta le autorità di competenza quando quel corpo sdraiato a terra comincia a muoversi in maniera scoordinata rivelandomi la sua identità: per mille diavoli.... È CASS!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

POV KEVIN PEARSON 

Chiudo immediatamente la chiamata e mi affretto a raggiungere la porta d’ingresso del mio camper. Cass è lì dentro, forse è sempre stata lì e a giudicare da quel poco che ho visto non sembrerebbe passarmela tanto bene. Come accidenti ho potuto non pensarci prima! L’ho cercata ovunque tranne che nel posto più sensato. È sempre corsa qui quando qualcosa più grande di lei la schiacciava, perché questa volta sarebbe dovuto essere diverso? Vorrei prendermi a pugni da solo per essere stato così superficiale e per non aver capito... dovevo immaginarlo che non si fosse dimenticata sul serio di me, dovevo immaginare che Ryan volesse semplicemente depistarmi per riaverla con se senza dover combattere... maledetto! Dovrei ripagarlo con la sua stessa moneta e non dirgli nulla di ciò che ho appena scoperto, se lo meriterebbe davvero ma questo non è di certo il momento migliore per farsi sopraffare dalla vendetta e dal rancore. Cassidy è lì dentro Dio solo sa in che condizioni e se voglio aiutarla nel migliore dei modi devo chiedere aiuto a qualcuno. Riprendo il cellulare che avevo accidentalmente lasciato cadere a terra e chiamo proprio lui...

  • l’ho trovata! - esordisco, senza neanche aspettare una sua risposta, non appena sento che ha accettato la chiamata - L’ho trovata!!!!! È da me, a casa mia, chiusa nella mia roulotte!!! 
  • Mandami l’indirizzo e aspetta che arrivo prima di fare qualsiasi cosa!!!! 
  • Mah... non credi sia il ca...
  • FA COME TI HO DETTO PEARSON!!! - inizia ad inveirmi contro. Forse non ha tutti i torti, in fondo sono stato io il primo a pensare che fosse poco prudente agire da solo. 
  • Ti mando la posizione, sbrigati! - riaggancio, gli invio il mio indirizzo e senza poter fare nulla aspetto il suo arrivo. Non abitiamo molto distanti fortunatamente ma quei cinque minuti di auto che ci dividono in quel momento mi sembrano un’eternità. “Muoviti sharp” dico tra me e me ogni mezzo secondo incapace di elaborare altro e poi eccolo finalmente arrivare. “Era ora!!!” Scende dall’auto, mi chiede quale delle due roulotte sia la mia dopodiché senza aspettare che io dica o faccia qualcosa eccolo agire da solo arrivando a grandi falcate davanti la porta d’ingresso e iniziando a spintonare la porta nella speranza di aprirla gridando ripetutamente a Cass di aprire. 
  • Ehi ehi ehiiiiii!!!!! - lo raggiungo per poi cercare di fermarlo - che accidenti stai facendo????
  • Cosa credi stia facendo è? Tento di raggiungere mia moglie ma questa scatoletta di latta non si apre. - Sarà anche una scatoletta di latta ma non è di certo così semplice da aprire. 
  • Fermati, è tutto inutile, non otterrai nulla facendo così. - provo a farlo ragionare ma sembra inutile. Continua a gridare il nome di sua moglie per farsi sentire e non contento inizia a spintonarmi cercando di allontanarmi da lì. 
  • Vattene person, non mi servi più adesso!!!! - mi dice con occhi carichi di odio. Scommetto che il fatto di saperla qui, a casa mia, lo sta mandando ai matti.
  • Andarmene??? Non ci pensare nemmeno, non ho Nessuna intenzione di andarmene e dovresti esserne contento sai perché? Perché è casa mia questa e di conseguenza conosco un modo molto efficace di aprire quella porta senza che tu ti renda ridicolo ancora per molto. - gli faccio notare. 
  • Hai le chiavi??????  Hai le chiavi e non dici nulla? Che accidenti stai aspettando ad aprire si può sapere? 
  • Vado a prenderle, le ha mio zio, tu aspettami qui, ce la fai a non combinare casini per un minuto vero? - mi guarda male ma non replica, si siede sulle scale del mio camper e aspetta nervosamente il mio ritorno. Non appena zio Nicky mi vede si mette subito in allarme e la cosa peggiora non appena gli parlo brevemente di Cass e di cosa sta succedendo. “ non avresti mai dovuto aiutarla a tornare con quel cretino” mi dice consegnandomi le chiavi “ tu e lei siete fatti per stare insieme”. Cosa??? Ma se il giorno che aveva saputo del nostro piccolo incontro ravvicinato mi fece sentire un schifo... che cos’era cambiato? Evitai di indagare, ce ne sarebbe stato di tempo per riprendere in mano l’argomento è quello non era di certo il momento migliore. Ringrazio mio zio per le chiavi, lo rassicurò dicendo che non c’è bisogno che venga anche lui ad aiutarci, che lo terremo informato e con la promessa di incontrarci domani mattina per la colazione mi congedo e torno da Ryan che se possibile è ancora più spazientito di prima.  - Mi raccomando. niente scenate! - dico guardandolo dritto negli occhi mentre inserisco la chiave nella serratura, fortunatamente Cass non ha pensato a lasciare quelle di scorta attaccate dall’altro lato o sarebbe stato sul serio necessario buttare giù la porta. 
  • Mi stai dando ordini? Non sei tu biondino che devi dirmi come comportarmi con “MIA” moglie! - ho capito che è sua moglie, c’è davvero bisogno che continui a ripeterlo ogni tre secondi?
  • No certo che no, ma so come va trattata la gente in questi casi - sottolineo - Non lo sai se è lucida in questo momento o meno. Può aver bevuto poco e quindi stare bene o tanto e non sapere neanche chi ha davanti... potrebbe non aver bevuto affatto ma essere comunque emotivamente e psicologicamente  instabile. Quello che voglio dirti è che ogni cosa potrebbe farle perdere il controllo e cadere nel baratro, anche una cosa minuscola quindi ti prego. sii ragionevole. 
  • Hai paura che possa trattarla male? Ma mi fai così cretino? NON SONO UN MOSTRO! E’ LA MADRE DI MIO FIGLIO LA DONNA CHE È LÌ DENTRO MALEDIZIONE, RIESCI A CAPIRLO SI OPPURE NO? 
  • Abbassa i toni! Comunque si... ho paura che tu possa fare una cazzata e non puoi di certo biasimarmi dopo quello che le hai fatto passare in passato a causa del lavoro. 
  • Vaffanculo Pearson! - mi spintona ancora una volta. Non so cosa mi stia trattenendo dal prenderlo seriamente a calci nel sedere - Comunque sai che ti dico? Che mi sono rotto il cazzo quindi, visto che sei tanto bravo entra tu! Vediamo cosa riesci a fare. - mi guarda con disgusto dopodiché  si allontana dalla roulotte e prova a raggiunge la sua auto. Ha problemi, è palese ormai. 
  • Fermati, dove credi di andare.... Ryan.... - non sembra volermi ascoltare - RYANNNN!!!! - urlo e questa volta ottengo finalmente attenzione - Non è il momento del vittimismo! Tua moglie... - è la prima volta che utilizzo questo appellativo, di solito evito di farlo... fa troppo male.
  • Ah.... adesso è mia moglie? - lo ignoro o sul serio finirà male.
  • Tua moglie ha bisogno di aiuto! 
  • Con te a quanto ho capito ha tutto l’aiuto che le serve no? Non ti servo a nulla io! - si è capovolta la situazione, adesso è lui che sta facendo il geloso. 
  • Non fare il ragazzino, non è proprio il momento! Riesci per un secondo a mettere da parte tutto l’odio che provi per me è provi a collaborare per il bene di cassidy? Se tieni a lei come dici non dovrebbe risultarti così difficile. - sbuffa, sbuffa sonoramente, mi guarda nuovamente in malo modo ma sembra convincersi e finalmente riusciamo ad entrare. 

Non è affatto bello lo spettacolo che ci ritroviamo davanti. Come minimo ci saranno trenta o quaranta bottiglie sparse su tutto il pavimento: alcune sono mezze piene, altre completamente vuote, altre ancora sono in frantumi. Poi c’è carta, cartoni di cibo da asporto, per essere precisi, con ancora gran parte di cibo al loro interno. C’è ne sono in quantità industriali tanto da ricoprire l’intera pavimentazione della roulotte. Non per ultimo c’è lei, sdraiata a terra e piegata in malo modo su un fianco. Non si muove, nonostante tutto il baccano fatto per entrare e per farci spazio in quel caos non si muove e non emette mezzo suono.. il suo torace si alza e abbassa debolmente e quello al momento mi basta perché significa che si può far ancora qualcosa. Ci precipitiamo entrambi verso di lei e la giriamo, mettendola supina, in modo tale che, se sveglia, possa vederci. Ha gli occhi aperti ma non sembra essere cosciente, sembra quasi si trovi in un altra dimensione.

  • Amore... amore mio ma che accidenti hai fatto? - il primo di noi a cercare un approccio diretto è Ryan il quale le prende il volto tra le sue mani e prova a catturare il suo sguardo. - mi hai spaventato, mi hai spaventato a morte... ho temuto il peggio. - confessa anche se lei non credo riesca ascoltarlo, ha lo sguardo in trance. Ryan non sembra capire la gravità della cosa, a lui vederla con gli occhi aperti basta per considerarla tra noi e imperterrito continua a parlarle. Gli fa il nome di Matty non so quante volte ma lei niente, non replica. Sta quasi per arrendersi, posso vederlo dallo sguardo sconfitto, ma proprio in quel preciso istante ecco che magicamente sembra riprendersi.. o meglio… le sue pupille diventano reattive, smette di fissare il pavimento e volta lo sguardo verso di me. 
  • K... kev... - è quasi un sussurro il suo ma il mio nome è il primo suono sensato che esce dalla sua bocca. Il mio cuore inizia a fare le capriole al suono della sua voce ma non posso di certo farmi sopraffare dal sentimentalismo proprio ora. 
  • Ehi... - mi limito a sorriderle - non sforzarti ok? Adesso io e Ryan ci prenderemo cura di te ok? Va tutto bene... - sposta il suo sguardo verso Ryan e sgrana gli occhi impaurita, credo si sia accorta solo adesso della sua presenza, poi torna a guardarmi.
  • Oh oh... so... sono all’inferno vero? - dice con un filo di voce - tu... tutti e du... due qui… pe...perché siete qui? An...andatevene! Lasciatemi in pace. 
  • Cass ma che ca...
  • RYAN NO! - lo blocco prima che possa pentirsene - Non è il momento.
  • Mah lei... lei...
  • Shhhhh.... lascia fare a me! So quello che faccio. - è palesemente irritato dalla mia risposta ma non ribatte e anche se contro voglia mi lascia campo libero. - sciocchina ma che dici è? No che non ce ne andiamo. - sorrido cercando di trasmetterle meno ansia possibile ma in meno di un secondo tutto cambia: la vedo che cerca di dire qualcosa ma non ci riesce, dalla sua bocca esce solamente un mezzo lamento strozzato. I suoi occhi tornano a fissare il vuoto, non sono più reattivi e come se non bastasse eccola improvvisamente girarli all’indietro; merda, non ci voleva! Mi affretto a prendere il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e mentre compongo il 911 impartisco a Ryan ordini precisi.  - Cerca di farla tornare tra noi! Io intanto chiedo aiuto. 
  • Come... che.... che accidenti devo fare? - sbraita non sapendo da dove iniziare. 
  • Girala su un fianco e falle buttare fuori tutto ciò che ha ingurgitato. -la mia è solo supposizione ma se sta andando in coma etilico è l’unica cosa che possiamo fare per aiutarla. 
  • Si mah...co... come faccio? Che devo fare? 
  • Mettile due dita in gola non mi sembra così difficile!!! - Sto per perdere la pazienza. 
  • Io... ehm... - lo vedo nel panico, non riesce neanche a toccarla. Nel mentre il centralino del 911 accetta la mia chiama passandomi l’operatore di turno: “911 come posso aiutarla?” - allora si.. ecco.... - Ryan continua a balbettare non in grado di fare qualsiasi cosa. Perdo definitivamente quel poco di pazienza che mi è rimasta nei suoi confronti e con grazia pari a zero gli lancio il cellulare. 
  • SAI ALMENO RISPONDERE AL TELEFONO? tze..parla con i soccorsi, spiega loro la situazione e digli di raggiungerci al più presto, a lei ci penso io! - l’avevo affidata ad un imbecille ma adesso ci penso io. La prendo di peso tra le mie braccia e la porto in bagno… è un po’ strettino ma ce lo faremo andare bene. - Andiamo Cass vedi di non fare scherzi! - dico cercando più che altro di convincere me stesso - È  tutto sotto controllo. - racchiudo in una mano, con una sottospecie di coda, i suoi capelli e con l’altra tento di farle rimettere anche l’inverosimile. Passano buoni 10 minuti e nonostante abbia rimesso anche l’anima ancora non accenna a dare segni di vita. Non so cos’altro fare sinceramente se non sedermi sul piatto doccia, mettermela in braccio e aprire l’acqua fredda. “ Andiamo Cass reagisci” le dico mentre con una mano provo a darle dei leggeri colpetti sul viso per farla riprendere, “Non puoi farmi questo”. Sto improvvisando lo ammetto ma nell’attesa dei soccorsi è l’unica cosa che posso fare. 
  • Io.. io... kev... - quel piccolo filo di voce proveniente dalla sua bocca è vera musica per le mie orecchie. È coscente. - non volev... 
  • Shhhh.... non dire nulla va tutto bene, rilassati.
  • No... io so... sono... inn.. io vogl...
  • Ehi, cominci a fare di testa tua? allora non stai così male! - dico ironizzando un po’ la situazione per poi tornare serio - stanno arrivando i soccorsi,  presto starai bene. - le accarezzo la testa.
  • L’...l’acqua! L’acqua è... è ....fredda. - si lamenta iniziando anche un po’ a tremare. Vorrei chiuderla all’istante visto che sto congelando anche io ma ho paura che così facendo lei possa riperdere i sensi. 
  • Dici? No perché io non sto congelando affatto! - ok sono un pessimo clown lo so ma fortunatamente non devo intrattenerla a lungo che ecco arrivare i soccorsi. La mettono su una barella e le prestano i primi soccorsi li, nel bagnato della mia roulotte e nel mentre mi chiedono di raccontare loro in che modo ho agito prima del loro arrivo. Interrompiamo la conversazione a metà in quanto perde ancora una volta i sensi. Iniziano a parlare fitti fitti tra di loro, non capisco nulla se non la parola coma etilico e codice rosso ma non ho tempo di avere reazioni o chiedere delucidazioni che la trascinano in ambulanza e a sirene spiegate la portano in ospedale. Avrei voluto essere io ad accompagnarla, tenerle la mano e sussurrarle nell’orecchio che tutto sarebbe finito nel migliore dei modi ma sono costretto a raggiungerli in auto, l’auto di Ryan per giunta, perché è lui che ha avuto il privilegio di accompagnarla. “Sono suo marito” ha iniziato a gridare ai soccorritori quando ha visto che stavo salendo con lei, “è mio diritto starle accanto!” Ma che presuntuoso.... come si può fare il gradasso anche in un momento del genere... I soccorritori naturalmente non conoscendo tutta la storia e dovendo intervenire tempestivamente non hanno potuto non accontentarlo ed ecco come mai sono in questa macchina da quattro soldi. Parcheggio proprio davanti l’entrata del pronto soccorso, al diavolo se chiameranno il carro attrezzi, devo raggiungerla immediatamente. Vago per i corridoi senza nessuna meta, non so dove l’abbiano portata ma poi vedo Ryan, a qualche metro di distanza da me, seduto su una panchina con lo sguardo basso e le mani fra i capelli. Provo a chiedergli se gli hanno detto qualcosa ma lui non mi risponde, non alza neanche lo sguardo verso di me ad essere onesto. 
  • Ok... Questo sarebbe il tuo ringraziamento per aver aiutato tua moglie? - dico alzando i toni e attirando l’attenzione di tutti i presenti in sala. - Vergognati Ryan, dovresti baciare il terreno su dove cammini per aver trovato qualcuno disposto ad aiutarti, non fare l’idiota. - riesco a fargli alzare lo sguardo su di me. 
  • Taci... - si limita a dire
  • Non sto zitto solo perché me lo dici tu chiaro? - ma guarda tu che modi. si alza dalla sedia e viene dritto verso di me, le sue intenzioni non sono affatto buone ma un infermiere interviene tempestivamente prima che possa fare qualsiasi cosa. 
  • Signori contegno per favore o sarò costretto a chiedervi di uscire - ordina in toni gentili mettendosi in mezzo. Chiedo scusa per il mio comportamento poco consono ma non appena lui volta le spalle ecco ancora una volta Ryan fare il gradasso. 
  • Sei patetico... basta un inserviente per farti mettere la coda tra le gambe. - provo a non rispondere ma lui continua imperterrito - abbi le palle di dire quello che pensi. Cos’è che ti infastidisce Pearson? 
  • Ti stai rendendo ridicolo ma non te ne accorgi? Ti ho solo chiesto come sta Cass, non vedo il motivo per essere così scontroso. 
  • Come sta Cass? - ripete - tu non meriti proprio di saperlo. 
  • Ah no?  E perché mai?  Perché le ho salvato la vita? 
  • PERCHÉ GLIE L’HAI ROVINATA LA VITA!!!! L’HAI ROVINATA A TUTTI NOI! - abbassa lo sguardo per qualche secondo pentito di quello che ha appena detto. Non voleva punzecchiarmi come fino ad un attimo prima con quell’affermazione, pensava sul serio quello che aveva detto solo che non aveva in programma di farmelo sapere... mmmh strano non trovate? Non so perché ma questo mi fa sospettare che mi stia tenendo nascosto qualcosa. Le sto rovinando la vita? Ma se neanche ci sentiamo più!  -  Vattene per favore Kevin. - Kevin. .. mi ha chiamato per nome. Beh... questo più il fatto che improvvisamente è gentile con me non fa altro che avvalere la mia ipotesi. Vorrei indagare, fargli domande, capire perché gli sto così antipatico ma sono costretto a rimandare il tutto in quanto finalmente un medico esce dalla sala visite per darci le prime informazioni. 
  • Lei è il marito della signora Sharp suppongo - stringe la mano a Ryan - Kevin giusto? - cosa Kevin? Ha fatto il mio nome? Come conosce il mio nome? 
  • Sono io Kevin - mi intrometto.
  • Ah mi scusi. è lei quindi suo marito? - oh mio Dio che situazione imbarazzante.
  • - Ehm... io...
  • No, sono io suo marito, lui non è nessuno. Mi chiamo Ryan Sharp piacere di conoscerla, come sta mia moglie? 
  • La prego di scusarmi signor Sharp - dice totalmente in imbarazzo per la figuraccia appena commessa - è che la signora si è svegliata nel mezzo dell’esame di valutazione e ha pronunciato il nome Kevin come prima cosa. Non ha fatto altro che ripeterlo, ecco perché ho pensato che.... - sta peggiorando la sua posizione, Ryan è nero in volto, dubito resisti ancora per molto. - Comunque parlando della signora le supposizioni iniziali erano esatte purtroppo: si è  trattato di coma etilico. Le sue condizioni per il momento sono in fase di miglioramento, abbiamo dovuto procedere con una lavanda gastrica d’urgenza per ripulirle l’organismo dalle tossine in eccesso accumulate ma bisognerà fare altre indagini più approfondite prima di sapervi dire di più. 
  • Che genere di indagini? - la mia domanda sorge spontanea, il dottore mi guarda non sapendo se poter rispondere o meno, poi guarda Ryan il quale mi fulmina ma non ostacola la domanda.
  • In questi casi il paziente viene di routine sottoposto a dei test psicologici per capire meglio cosa l’abbia spinto a tale gesto e con questo tentiamo di  escludere l’ipotesi della dipendenza da alcol o nel peggiore dei casi del suicidio. Voi siete a corrente se in passato ha provat...
  • È un sergente dell’esercito tornato da meno di sei mesi in patria affetto da stress post traumatico. Ha avuto in passato una dipendenza da alcol, ha frequentato centri di recupero assiduamente per un lungo periodo di tempo... Era guarita! Non capisco quindi come... - perché mi guardano come se fossi un intruso?!?! Non sono suo marito, non sono della famiglia ma è pur sempre mia amica no? Ho tutto il diritto di stare qui a preoccuparmi per lei... e poi scommetto che sono l’unico a sapere nel dettaglio queste cose.  - escluso l’ipotesi del suicidio comunque. - concludo il mio monologo.
  • i test e gli incontri con lo specialista spero riusciranno a confermare la sua ipotesi. Ottimo lavoro comunque, il suo intervento tempestivo è stato di fondamentale importanza.
  • Avrei voluto fare di più! - dico con onestà maledicendomi ancora una volta per non aver pensato che potesse essersi rifugiata da me. Era già capitato in passato dopo i suoi litigi con Ryan, perché avrebbe dovuto essere diverso?
  • Ha fatto molto mi creda.
  • Non ne sono sicuro... non  le ho risparmiato neanche la lavanda gastrica.
  • Non è  dipeso da te però. L’alcol che abbiamo provveduto ad eliminare noi tramite lavanda gastrica era già stato metabolizzato dall’organismo. Non avresti potuto fare nulla per questo ma   Sei stato comunque indispensabile: eliminando dal suo corpo  l’alcol ancora non digerito le hai regalato minuti preziosi. Se non lo avessi fatto dubito che all’arrivo dei soccorritori ci sarebbe stato qualcosa da fare... - mi si gela il sangue al solo pensiero. - credimi... le hai salvato la vita. 
  • Emh... mi scusi dottore.... - prende parola Ryan che fino a quel momento è stato in silenzio - è cosciente adesso mia moglie? Posso vederla? - ottimo modo per interrompere la conversazione.... complimenti. 
  • Sta dormendo, le abbiamo somministrato un sedativo ma può entrare se vuole. - Non se lo fa ripetere due volte, stringe la mano all’uomo che ha davanti e si avvia verso la sua stanza. Lo seguo ma il medico prontamente mi blocca facendo voltare incuriosito anche Ryan.
  • Mi dispiace signore ma per il momento solo i membri della famiglia possono entrare, mi dispiace. 
  • Non esiste più il detto massimo due persone alla volta? Adesso mettiamo la scusa della famiglia? Io devo entrare. 
  • Non insista la prego, la situazione della signora è abbastanza delicata è meglio se per il momento entri solamente il marito. 
  • Ma io sono Kevin!!!! - mi lascio scappare in termini un po’ troppo saccenti. Il medico mi guarda come a dire “e allora?” Non ha capito cosa intendo. - Quel Kevin.... - gli rammendo ritornando alla gaffe di pochi minuti prima. L’uomo davanti a me cambia subito espressione ancora più imbarazzato di prima se si può dire, guarda Ryan in attesa di conferma ma lui senza dire nulla, alzando solo gli occhi per aria, entra nella stanza di sua moglie lasciando al medico la decisione. 
  • E va bene... per questa volta chiuderò un occhio - mi dice - Ma solo perché la signora l’ha cercata incessantemente. - sorrido vittorioso. - Che non si venga a sapere in giro però, rischio il posto. 
  • Può star tranquillo, sarò muto come un pesce. - gli stringo la mano in segno di riconoscenza e mi avvio anche io verso la sua camera. Eccola lì la mia dolce Cass, inerme su quel letto d’ospedale, bianca in volto e piena di aghi su entrambe le braccia. Dell’espressione del suo viso non sembra stia soffrendo ma  nonostante ciò non riesco a smettere di preoccuparmi per lei. Vorrei capire cosa sia successo per ridursi così, chi o cosa l’abbia fatta soffrire... mi rifiuto di credere che abbia semplicemente ripreso a bere senza un motivo apparente. 
  • Ricordami.. non avevamo fatto un patto noi due? - è Ryan a riportarmi con i piedi per terra. 
  • Cosa?!?! 
  • Non avevamo concordato che saresti sparito dalle nostre vite non appena le cose si fossero sistemate? Lei sta bene adesso, è in buone mani, non vedo il motivo per cui tu debba restare qui.- “ respira Kevin, respira... é semplicemente un idiota, non sa quello che dice.” 
  • TI SEM... - forse è meglio pacare i toni - Ti sembra forse che stia bene? - gli indico tutti quei monitor attaccati al corpo della “sua” donna - A me non sembra proprio. - faccio una pausa e cerco di calmarmi prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi. - Senti Ryan... io non ti vado a genio lo so, l’ho capito ormai e ad essere sinceri la cosa è  reciproca. Tu sarai anche suo marito, e fidati che lo rispetto, ma io sono un suo amico.  Non potremmo che so.... far finta di andare d’accordo giusto per il tempo che non si sarà ripresa del tutto? Te lo chiedo per favore, ti prometto che poi sparirò dalla tua vita per sempre. - dalla “sua” vita ho detto, non da quella di lei. Lo vedo fissarmi con insistenza, non è  molto entusiasta della mia proposta, ma decide ugualmente di accettarla mettendo finalmente fine all’ennesimo battibecco. 
  • Va bene ma non farmene pentire... te ne tornerai nella tua metropoli non appena stará meglio, non un giorno più tardi. 
  • Affare fatto! - rispondo. andrò via da questo posto, è sicuro questo, ma non da solo! 

Mi metto a sedere e guardo fuori dalla finestra, lui cammina avanti e indietro per la stanza con fare nervoso... l’attesa ci sta uccidendo ma entrambi non abbiamo intenzione di andarcene da qui fin quando non avrà aperto di nuovo gli occhi. I medici passano a visitarla ogni ora e ogni volta le loro parole sono sempre le stesse: “ tornate a casa, è molto debilitata, non si sveglierà prima di domani”, ma noi non ci perdiamo d’animo e restiamo qui... dovessero volerci anche dieci giorni. 

La giornata passa più o meno velocemente, è la notte che sembra non terminare più. Il sole sembra non voler sorgere oggi e le lancette dell’orologio sembrano essersi fermate alle tre del mattino. 3:01... 3:13... 3:17... un’attesa che sembra un’agonia. Gioco con il telefono, scrivo ai miei fratelli, i quali non sento da due giorni, informandoli sulla mia gita fuori programma e non per ultimo, pur di ingannare il tempo, mi metto a chiacchierare con Ryan. È già, avete capito bene, strano vero? Fino a due secondi fa stavamo litigando animatamente per i corridoi dell’ospedale e adesso eccoci qui a chiacchierare come se nulla fosse. Non siamo matti, non io almeno, è solo che la situazione è snervante e quindi pur di ingannare il tempo sono disposto a fare qualunque cosa... anche parlare con il marito della donna che desidero.  Gli argomenti di conversazione naturalmente non sono complessi, gli argomenti scomodi sono decisamente fuori discussione in questo momento. Parliamo del clima, dei nostri rispettivi lavori e di Matty, forse l’unico argomento dove Cass indirettamente potrebbe entrarci che per ora non porta a nessuno scontro verbale. 

  • Non posso proprio lamentarmi - sorride nel parlare di suo figlio - va molto bene anche a scuola, ma una particolare repulsione per la matematica. In questo è proprio l’opposto di Cassidy - ride. - dovresti vederli quelle poche volte che  lei è a casa: cerca di spiegargli dei trucchetti per raggirare le sue difficoltà e lui sbadiglia annoiato... - nel ripensare a quei momenti si incupisce. - dice che non è proprio portato ma non è così e due giorni fa ne ha avuto la dimostrazione. Mi ha chiamato elettrizzato come poche volte nella sua vita comunicandomi di aver preso 8. Voleva che gli passassi la sua mamma, voleva renderla felice ma.... 
  • glielo dirà di persona molto presto non preoccup... non riesco a terminare la frase che qualcuno si intromette nel nostro discorso. 
  • O... otto? È... è  un mi... miracolo! - la voce è troppo famigliare ad entrambi per non riconoscerla all’istante: è Cassidy! Si è svegliata. Lancio un’occhiata veloce a Ryan  come a voler chiedere conferma che non sto sognando dopodiché ci avviciniamo al suo letto entrambi. È stordita ma sembra tranquilla, si beh... tranquilla fino a quando non mette a fuoco il fatto che siamo entrambi li  a pochi menti di distanza da lei. La sua espressione cambia di colpo, sembra improvvisamente tesa e il suo sguardo inizia a vagare ininterrottamente da me a lui.  - Non... non stavo so... sognando pri..prima - esordisce anche se con fatica - siete... siete tutti e due qui?!?!? P...perché siete tu...tutti e due qui?!?!?! 
  • Shhhh... non ti sforzare - le dice Ryan - Come ti senti è? - ignora volutamente la sua domanda ponendogliene un’altra. 
  • Mmmh... ho mal di te... testa. - dice massaggiandosi le tempie. 
  • Lo credo bene, con tutto quello che ti sei bevuta! - cerca di essere sarcastico con quella risposta ma a me risulta solo un perfetto idiota.  poteva davvero risparmiarsela quella battuta da quattro soldi. - Ma come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere è? A cosa stavi pensando? - Non è un rimprovero o almeno a me non sembra tale ma forse sarebbe stato meglio farle quella domanda in un secondo momento. Credo si senta sotto esame e poverina, non riesce a sostenere il suo sguardo indagatore. Involontariamente volta il suo sguardo verso di me... una, due, tre vote e il suo stato d’animo non migliora affatto anzi... dal linguaggio del suo corpo vedo che è  ancora più tesa do prima. Si sente in imbarazzo ad averci  entrambi nella stessa stanza ma non ne capisco il motivo; che sia a causa di quella piccola scappatella, avvenuta tra di noi, mai raccontata? Non lo so ma una cosa è certa: non mi piace vederla così impacciata cosi, pur di farla rilassare un po’, mi invento la scusa di dover andare a chiamare il medico per avvisarlo che si è svegliata e provo ad uscire dalla stanza. Non voglio assolutamente lasciarla lì, da sola, con lui.... non mi fido di Ryan, ho paura che possa rimproverarla, ma è suo marito purtroppo e tra i due è giusto che vada via io. Faccio in tempo ad allontanarmi dalla stanza giusto di due metri poi una voce, quella di Ryan, mi costringe a fermarmi. 
  • Kevin aspetta - mi volto - Dovrei chiamare mio padre per tranquillizzarlo sulla situazione e chiedergli se magari in serata o domani può portare qui Matty... mi ha già chiesto di lui. - si riferisce a Cass. - Ci penso io a chiamare il medico tu... tu resta qui a farle compagnia. - che cosa. Ma è serio?!?! Vuole lasciarmi qui, in stanza con sua moglie, senza la sua supervisione? Ha bevuto e non me ne sono accorto... non c’è altra soluzione altrimenti. - Non guardarmi come se avessi appena detto chissà quale assurdità! - beh.... - lasciarla da sola con te è l’ultima cosa che voglio ma devo farlo purtroppo. Con la scusa però potresti farle tirar fuori la verità facendole confessare cosa l’ha realmente spinta quasi ad ammazzarsi. 
  • Lei non voleva ammazzarsi!!!! - alzo la voce contrariato 
  • Non lo sai per certo e questa purtroppo è una possibilità. - mi risponde a tono - Che ci piaccia o no bisogna scoprire la verità. Dobbiamo capire chi sia il vero responsabile di tutto o cosa sia ed eliminare il problema alla radice. - perché sembra avercela con me mentre lo dice? Che centro io? Non ero neanche presente... - A me non lo direbbe mai... non adesso almeno.
  • E a me si? - domando sempre più stranito di quel suo voler comandare. 
  • Tu facevi parte del suo gruppo nel club degli alcolisti anonimi, è abituata a parlare di queste cose con te mentre io... beh io sono suo marito. - ancora con questa storia del marito? “Lo hanno capito anche i muri Ryan! Cambia musica per favore!!!!” - Quello che intendo dire è che con me potrebbe sentirsi in imbarazzo. - A me sembra tutta una stronzata il suo finto perbenismo ma conoscendo un pochino Cass forse il fatto di non voler confidarsi con  Ryan non è proprio sbagliato. Non c’entra nulla il fatto che sia suo marito secondo me. Il punto è che non trasmette per nulla fiducia quell’uomo. 

Accetto di rimanere con lei, non che mi dispiaccia ci mancherebbe altro, anzi... ma proprio mentre sto per varcare la soglia e raggiungerla ecco che Ryan mi ferma di nuovo. 

  • Non un passo falso Kevin! Lei è mia!!!! Ricordatelo questo! - e per rimarcare il concetto mi mostra in lontananza la fede nuziale. “Sai dove dovresti mettertelo quell’anello?” Penso... “te lo farò ingoiare prima o poi!”

Mi da un’ultima occhiata dopodiché si volta per raggiungere le scale di servizio. Bene, via libera... posso finalmente raggiungere la mia dolce Cass e starle vicino a modo mio senza dovermi sentire le occhiatacce di quel babbeo addosso. Sono un po’ in ansia in realtà ma non è di certo questo il momento di farsi sopraffare dalle emozioni. No no.. ora è il mio momento, posso starle accanto nel modo che voglio e dirle quello che voglio. Potrei anche confessarle i miei sentimenti quindi ora o mai più! Prendo un profondo respiro ed entro, cavolo che silenzio... c’è una tensione a dir poco surreale in questa stanza. Ha lo sguardo fisso verso la finestra ma lo so che i suoi occhi hanno catturato prima la mia figura che le foglie mosse dal vento. Sa che sono qui ma a quanto pare non riesce a sostenere neanche il mio di sguardo. Le lascio un po’ di tempo per rielaborare i pensieri, non voglio forzarla in alcun modo a parlare, ma poi penso che Ryan potrebbe rientrare da un momento all’altro in stanza e ogni buon proposito di prendere un eventuale discorso alla larga va a farsi benedire. Non mi capiterà più di ritrovarmi solo con lei, Ryan con molta probabilità si piantonerà qui, giorno e notte, come una sentinella.

  • perché sei stata così stupida! - Le parole escono da sole dalla mia bocca, sembra quasi un’affermazione ma è una domanda la mia. Una domanda alla quale non vuole rispondere. Deglutisce visibilmente ma non accenna a voler parlare. - Dimmelo!!! - insisto. So come è fatta, quando si chiude è dura farle tirar fuori qualcosa ma non posso arrendermi adesso, voglio andare fino in fondo. Anche questa volta non risponde ma le lacrime che sta cercando con tutta se stessa di non far scendere sono la prova vivente che dentro di lei si sta consumando una battaglia non indifferente: il suo cervello le sta dicendo di non parlare mentre il suo cuore al contrario  vorrebbe far uscire tutto ciò che sente. Non resisto un secondo di più: mi siedo sul suo letto facendo attenzione a non farle male, le prendo il viso con entrambe le mani e la costringo a ad incrociare il mio sguardo. - Per favore Cassidy, ti supplico.... dimmi che accidenti  è  successo!!! Parlami ti prego, io posso aiutarti! - non riesce più a trattenere le lacrime e in meno di un secondo eccola scoppiare in un pianto liberatorio. Mi piange il cuore nel vederla così ma non posso limitarmi ad abbracciarla e dirle che tutto si risolverà nel migliore dei modi, non adesso e non dopo il gesto che ha commesso. Per ritornare in carreggiata ci vorrà un duro lavoro e nuove sedute, dovrà iniziare da zero con il programma di recupero e molto probabilmente vedere in contemporanea uno specialista. Sarà una strada in salita la sua, io lo so e in fondo anche lei lo sa, ma se riuscirà a dirmi ciò che la turba le potrò stare vicino e la situazione le sembrerà di sicuro più semplice da sopportare. - Abbiamo sempre parlato di tutto... lo sai che non ti giudicherò! - niente da fare... non riesco a convincerla. Forse.. forse potrei provare un metodo d’approccio differente. Se non riesce a buttare fuori il problema da sola forse sono io che devo arrivare a capirlo. Come? Beh facendole delle piccole domande per escludere determinate cose forse potrei arrivare alla soluzione finale. Mmmh... non so se funzionerà ma provare non costa nulla. Prendo un respiro e formulo la domanda che più mi fa paura. - Guardami fisso negli occhi e rispondimi solo a questo ti prego: qualcuno ti ha fatto del male? - era un comportamento troppo strano il suo, non si era mai comportata così, è una persona che odia farsi vedere in questo stato quindi la domanda purtroppo sorge spontanea. Ho il cuore che vorrebbe uscire dal petto in questo momento, ho paura di sentire la sua risposta, se mai me ne darà una.  Non so cosa sarei in grado di fare in caso di risposta affermativa, molto probabilmente riuscirei a farmi mettere in galera ma non voglio pensarci ora, voglio solo che mi risponda. Prova a distogliere lo sguardo da me e puntarlo altrove ma prontamente la richiamo all’ordine… non può scappare, resteremo così, occhi dentro occhi fin quando non mi risponderà. Rimaniamo a fissarci per un tempo indefinito, a me sembra un’eternità poi d’un tratto eccola scuotere la testa in senso di negazione. Il mio cuore si rilassa all’istante e per la gioia vorrei quasi baciarla. Frena Kevin, non è il momento. - visto che non ci voleva tanto? - le dico sorridendo per poi porle una seconda domanda - me la concedi un’altra domanda vero? Lo so, sono un rompiscatole ma voglio aiutarti. Ti prego, dammene modo ok? - accenna mezzo sorriso... bene, forse abbiamo trovato il modo di comunicare, non è il massimo ma per ora mi posso accontentare. - non sai quanto mi renda felice sapere che nessuno ti abbia importunata ma non riesco a togliermi dalla testa che sia un qualcuno ad averti ridotta così e non un qualcosa. Sei una persona che ha visto il peggio schifo stando in guerra e questo avvale la mia idea. Qualcuno ti ha fatto soffrire in qualche modo Cass? - non occorre risposta, i suoi occhi lucidi in preda ad una nuova crisi di pianto mi danno la conferma di ciò che ho appena chiesto. Ryan... penso subito a lui, ma che brutto bastando. L’avrà di sicuro fatta sentire uno schifo criticandola come al suo solito e lei pur di non ripetere quelli che considera “errori”, ovvero ribattere e difendersi, si sarà tenuta tutto dentro fino a scoppiare. Le persone non cambiano è inutile crederlo... “se nasci tondo non puoi morire quadrato” detto più che veritiero. Si può provare a modificare qualche piccola cosa, si può smussare qualche angolo ma la sostanza non cambia: un idiota resta un idiota. - Io lo distruggo quel babbeo! - esclamò scattando in piedi e provando ad uscire ma lei, nonostante sia confinata in un letto, è più veloce di me e mi blocca prima che possa fare scenate. - Non l’ho preso a schiaffi la prima volta solo perché tu desideravi tornare ad avere un rapporto con lui ma adesso basta. È una persona tossica per te Cass! Non puoi continuare a giustificare e a proteggere un idiota, non dopo questo! - riesco a liberarmi dalla sua presa e mi dirigo verso  la porta.
  • Non.. Ryan non.... lui non c’entra nulla in questa storia. - mi fermo di colpo ma non so se sia per la notizia o per il fatto che si sia finalmente decisa a parlarmi. Mi volto e la guardo stupito di entrambe le cose. - È la verità...
  • Anche l’altra volta, nonostante non lo meritasse affatto, lo hai difeso... chi mi dice che tu non lo stia facendo di nuovo? 
  • Non sei dovuto a credermi! - risponde leggermente offesa facendomi sentire un cretino. L’ultima cosa di cui ha bisogno adesso è non essere creduta e io sto facendo l’esatto opposto. Dico di Ryan che sia un idiota ma io lo sono quanto lui certe volte. Tornò sui miei passi e vado a sedermi come proprio prima accanto al suo letto. 
  • Scusami ok? Ti prego non avercela con me! Non è che non voglia crederti Cass ma capiscimi... dopo tutto quello che ti ha fatto io... beh io.... non voglio che la cosa si ripeta. Ci tengo a te... - sono innamorato di te sarebbe più corretto ma non è questo il momento migliore per confessarglielo.— se non è stato lui chi è stato allora? Lo conosco? - e riecco la tornare nel suo silenzio stampa. Non è che non vuole dirmelo, vorrebbe farlo ma qualcosa la blocca. Lo so perché si sta tormentando le mani e lo fa solo quando è nervosa. - perché non vuoi parlarmene è? Perché non mi hai chiamato subito quando hai capito di stare per cedere. Ce lo siamo promesso ricordi? “Anche separati saremo sempre l’ancora di salvataggio l’uno dell’altro”… - che cosa è cambiato? Non ti fidi più di  me per caso? 
  • Non dire assurdità... 
  • e allora perché non mi hai cercato! Perché ha dovuto chiamarmi tuo marito dicendomi che eri dispersa nel nulla?!?! 
  • Ti ha.. ti ha chiamato Ryan??? - sgrana gli occhi incredula della cosa.
  • Perché pensi sia qui! Se non sei stata tu chi pensi sia stato ad informarmi... - dopo questa notizia è ancora più turbata di prima, allora vedi che faccio bene a pensare che sia a causa di lui se sta così. - senti Cass, lo so che non è un bel momento, che non ti va di parlare e che molto probabilmente  non ti senti a tuo agio ma è molto importante che tu ti apra con qualcuno. Sai già che con molta probabilità ti verrà a far visita uno psicologo per verificare la tua stabilità emotiva. Con lui dovrai parlare necessariamente se vorrai uscire da qui in tempi brevi quindi perché non iniziare a confidarti con qualcuno che conosci un po’ di più? Non è meglio aprirsi con un amico che con un perfetto estraneo? 
  • Credono che io sia fuori di testa? - domanda preoccupata - pensano che io.... io non... io non avevo nessuna intenzione di togliermi la vita Kevin!!!!! Non lo penserai anche tu???? Io n.... oddio Matty!!!! Non... non me lo faranno più vedere vero???? - e eccola rientrare in panico. 
  • Ehi ehi ehi frena! Nessuno pensa nulla, tantomeno io, anzi... io escludo categoricamente questa possibilità. È solo routine, sono obbligati a farlo ma tranquilla, nessuno ti terra lontana da Matty, posso giurartelo questo. 
  • G..grazie… - è solo un movimento di labbra ma riesco a capire perfettamente cosa mi abbia detto. 
  • Grazie? E per cosa? - domando curioso. So perché mi sta ringraziando ma voglio che sia lei ad  ammetterlo, solo in questo modo potrò farle altre domande. - Non ho fatto nulla io. 
  • Credi in me a prescindere da tutto e poi sai sempre come non farmi cadere nello sconforto. - bingo, proprio quello che le volevo sentirmi dire. Devo agire adesso. 
  • Ah si?!?! E perché allora non mi hai chiamato quando hai iniziato a traballare? - torno ad essere serio, non riesco ancora a capacitarmi che non mi abbia contattato. - non un sms, non una chiamata.. niente di niente Cass. Perché? Voglio sapere perché. 
  • Io... io l’ho fatto, ti ho scritto....
  • Non dire assurdità, non è vero, non mi hai mai scritto. Non saresti qui se lo avessi fatto, puoi credermi.
  • Aspetta!!! Non ti sto mentendo, è la verità. Sul serio ti ho scritto, solo che ogni volta che stavo lì lì  per inviarti il messaggio mi prendeva il panico e cancellavo tutto. Mi sono auto convinta di potercela fare da sola e ho provato ad andare  avanti, ma come puoi vedere...
  • Avevi paura di scrivermi??? - questa si che è nuova. - e perché mai??? 
  • Io non volevo coinvolgerti in tutto questo. Avevo paura delle conseguenze. - ci vorrebbe un decodificatore per capirla. Che vuole dire con questo: aveva forse paura che mi arrabbiarsi??? Non aveva senso.
  • Spiegati meglio per cortesia. 
  • Ci siamo lasciati nel migliore dei modi, ho riavuto la mia famiglia indietro e stavamo finalmente vivendo una vita da sogno... io non... io non volevo che questo equilibrio ritrovato con tanti sacrifici si spezzasse. 
  • E credi sul serio che chiamarmi avrebbe influenzato in qualche modo il tuo rapporto con Ryan? Sei seria? - scuoto la testa più contrariato che mai. Ma che motivazione è mai questa. -è  un assurdità Cass! 
  • No che non lo è!
  • io e Ryan non siamo proprio quelli che si definiscono amici è vero ma dubito che ti avrebbe fatto storie se mi avessi chiamata. Al massimo avrebbe fatto a me la paternale. 
  • Non è Ryan il problema principale... il problema è che... no senti, lascia stare per favore, non è importante. - lasciare stare? Mai!
  • Non è importante Cass???? Ma ti rendi conto che sei finita in ospedale?!?! Se non fossi intervenuto tempestivamente saresti in obitorio adesso! - dico senza troppi giri di parole. Forse non si rende ancora conto di quanto ha rischiato. - Non è un gioco, hai rischiato grosso e in quanto ti ho salvato la vita voglio quantomeno sapere come sono andate le cose. Non scherzo, non me ne andrò di qui se non mi avrai raccontato tutto. Me lo devi. - non sono di certo parole amichevoli, sembra più un ricatto ma non so cos’altro fare per spronarla. - allora????? 
  • VATTENE PEARSON!!!! NON CAPIRESTI OK?!?!?! - sbotta non sopportando più quella tensione - s...scusami, non volevo....  È vero comunque... non capiresti quindi per favore lascia stare. Lasciami stare.
  • Io non capirei??? Mmmh è da vedere questo, non credo sia così però anzi.. il contrario forse. sei tu che non hai capito nulla. Tengo a te in maniera smisurata e fidati che avrei fatto di tutto pur di impedirti di fare cazzate. Avrei anche rischiato la mia stessa vita se fosse servito a qualcosa.
  • Ah si??? E perché lo faresti è? 
  • Perché? Non l’hai ancora capito? - scuoto la testa e senza pensarci ulteriormente provo ad aprire il mio cuore. - Perché sono inna....
  • Eccomi qui!!!! - Maledizione! ti pareva che proprio mentre stavo per confessarle i miei sentimenti Ryan non doveva entrare? Pessimo tempismo sharp... davvero pessimo tempismo. - Tutto bene qui? C’è una tensione che si taglia con il coltello. - fissa me in malo modo come se le avessi fatto chissà che cosa per poi spostare lo sguardo su di lei e sorriderle. - Tu stai bene? - lei annuisce. - Bene, il medico comunque sarà qui a momenti. - Le comunica andando a sedersi dall’altro lato del letto rispetto a dove sono io per darle un leggero bacio a fior di labbra.  Nulla di particolarmente eclatante ma a me basta per intossicarmi fegato e stomaco. Maledetto. Lo fai a posta vero? Lo guardo contrariato e guardo lei, sembra mortificata, in imbarazzo... non so se siamo noi a farle questo effetto o cosa ma una cosa è  certa non riesco a resistere in quella stanza neanche un secondo di più. Se ci provassi come minimo finirei per picchiare Ryan. Non escludo ancora che sia lui la causa dei malesseri di Cass e di conseguenza un buon motivo per prenderlo a pugni sarebbe questo, l’altro lo immaginate già no? Vederli amoreggiare non mi va per nulla a genio. Mi alzo senza dire nulla, prendo la giacca che avevo lasciato sul tavolinetto di fronte a letto, la borsa e mi sistemo per uscire.
  • vado a prendere una boccata d’aria... - dico - mi trovate qui fuori se avete bisogno di qualcosa. - Devo uscire da questa stanza quanto prima ma non me ne vado di certo, non prima di aver sentito il medico e non prima di averle confessato i miei veri sentimenti. Non me ne importa nulla che Ryan ci abbia interrotto o che lei sia un po’ arrabbiata e delusa da me per aver insistito troppo per conoscere la verità, voglio che sappia cosa provo per lei anche se questo dovesse ritorcermisi contro. 
  • Ti raggiungo subito - dice Ryan lasciandomi perplesso. - il medico sarà qui a momenti, dubito che la visiterà con me presente.  Le faccio compagnia fino al suo arrivo e poi vengo a cercarti, possiamo pranzare insieme se ti va. - non so come riesco a non ridergli in faccia. Ma mi sta prendendo in giro? Vuole pranzare con me? Questa si che è bella. Vorrei rispondergli ma già so che creerei casini così mi limito ad annuire e dopo aver replicato il saluto esco dalla stanza lasciando a moglie e marito la loro dannatissima privacy. 
     

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



POV RYAN SHARP.


Ho scelto di mia spontanea volontà di chiedere aiuto a Kevin quando Cassidy è misteriosamente scomparsa ma ora che è nuovamente qui, al sicuro, accanto a me non sopporto più la presenza di quell’uomo. Lo so che è egoistico pensarlo, mi ha dato una grande mano e non posso di certo negarlo, ma sta invadendo il mio campo, si sta prendendo troppe libertà e questo non mi sta affatto bene. Sospettavo che nutrisse dei sentimenti verso di lei, ne ero convintissimo, ma non pensavo che avrebbe avuto il coraggio di dimostrarmelo così apertamente. Credevo che avrebbe fatto finta di nulla in rispetto a me che sono il marito e invece no: ha fatto e sta facendo di tutto per rendersi odioso ai miei occhi e bello ai suoi. Devo dargli atto che se non fosse stato per lui, per il suo sangue freddo nel padroneggiare la situazione, molto probabilmente Cass non sarebbe qui adesso ma questo non significa che tutto gli sia dovuto. Lo ringrazio ci mancherebbe altro, molto probabilmente non smetterò mai di farlo, ma finisce qui. L’entrare in stanza subito dopo di me ad esempio... non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe proprio dovuto chiederlo! “Sono Kevin... quel Kevin!”ha esordito davanti al medico... tze... e con questo? Cass lo avrà anche cercato una volta ripreso conoscenza ma non deve necessariamente significare che per lei sia indispensabile! Magari ha ricordato il momento in cui le ha prestato soccorso e voleva semplicemente ringraziarlo. Ma no, certo che no, per lui deve esserci per forza di cose qualcosa sotto, non è possibile secondo la sua testa che lei lo consideri semplicemente un amico. 
Lo guardo osservarla mentre dorme e il mio solo e unico pensiero è quello di scaraventarlo contro il muro e spaccargli la faccia. Purtroppo non posso farlo, passerei dalla parte del torto e non voglio che succeda; posso solo sperare di riuscire a convincerlo a lasciare la città quanto prima. Provo a dirglielo, nel farlo parte della mia gelosia viene fuori, lui risponde di sì, mi assicura che una volta che Cass si sarà rimessa in sesto se ne andrà. Dovrei esserne felice no? Sto per ottenere quello che voglio... e invece no, non posso esserlo perché quella sua affermazione altro non è che una squallida bugia. Non ha nessuna intenzione di andarsene, posso leggerlo chiaramente nei suoi occhi, vuole solo tenermi buono per poter continuare a stare accanto a Cass ora che lei non è ancora cosciente. 
In teoria non dovrei sentirmi minacciato dalla sua presenza, io e Cass agli occhi di tutti siamo tornati ad essere una coppia invidiabile, ma in pratica le cose sono un tantino differenti. Non sempre quello che appare al di fuori corrisponde alla realtà...
Cosa succede? Beh.. diciamo solo che stiamo vivendo una piccola crisi coniugale! È già... una piccola crisi di cui io fino a qualche giorno fa non ne sapevo neanche l’esistenza. Com’è possibile vi chiederete... beh me lo sto chiedendo anche io, non faccio altro che chiedermi in realtà come abbia  fatto ad essere così cieco eppure è  così... non mi sono accorto di nulla quello che mi stava accadendo attorno. Ora finalmente conosco la verità, quella verità che l’ha confinata in questo maledettissimo letto d’ospedale.
Potrei aiutarla ora che conosco la realtà dei fatti ma c’è un’ulteriore ostacolo: per quanto io voglia vederla nuovamente felice non sono in grado di darle quello che vuole. Farlo mi costerebbe troppo e purtroppo non sono pronto a questo. Temporeggio, è l’unica cosa che posso fare, approfitto del fatto che ancora non sia cosciente per elaborare un piano che possa risolvere le cose ma purtroppo il tempo non è dalla mia parte... una sola notte non basta e quando lei riapre gli occhi mi rendo conto che forse è troppo tardi.
Prova a guardarmi negli occhi ma prontamente abbassa lo sguardo. Non sa che sono a conoscenza del suo piccolo segreto ma si vergogna ugualmente per il gesto commesso. Sa di aver commesso un errore e adesso a paura che io possa farle una scenata delle mie. Non lo farò però, non questa volta. Ha sbagliato a lasciarsi andare in quel modo, chi meglio di lei sa che l’alcol non è la soluzione ai problemi, ma so che non lo ha fatto a posta. È stato un momento di debolezza il suo e non ho assolutamente intenzione di condannarla per questo. Posso condannarla invece di non essersi aperta con me, di non avermi reso partecipe di quello che stava succedendo. su quello posso condannarla eccome ma date le circostanze e le sue condizioni di salute non del tutto chiare ancora forse è meglio aspettare. Mi lascio comunque andare a qualche parolina di troppo mentre le parlo, niente di particolarmente pesante ma Kevin mi guarda contrariato comunque. Che accidenti vuole ancora? Non posso più neanche parlare con mia moglie in santa pace? Che nervoso. vorrei uscire da questa stanza e prendere una boccata d’aria... ho bisogno di stare un po’ per conto mio ma non riesco a trovare una buona scusa per uscire. 
  • Vado a chiamare il medico per informarlo che ti sei svegliata! - è Kevin con queste parole a darmi un buon pretesto per uscire e non solo... involontariamente riesce a darmi anche l’idea per un piccolo piano. Per cosa? Beh... per capire quanto sia in realtà irrecuperabile la questione tra me e Cass. 
Propongo a Kevin di fare uno scambio, chiedo a lui di rimanere in stanza con Cassidy mentre io vado ad informare il medico con  la scusa che vorrei anche chiamare mio padre per informarlo della situazione e stabilire un giorno in cui far venire Matty a trovare la sua mamma. Mi guarda un po’ scettico inizialmente, pensa che lo stia prendendo in giro, ma alla parola Matty si convince e accetta di restare in stanza con lei... come se gli dispiacesse poi.  mi allontano di qualche metro, aspetto che si richiuda la porta alle spalle dopodiché inverto la marcia e torno in prossimità della stanza. Andrò più tardi a chiamare il medico, prima voglio ascoltare cosa hanno da dirsi quei due. Voglio proprio vedere se lui avrà le palle per confessarle i suoi sentimenti per lei ma sopratutto voglio conoscere i pensieri di lei in caso lui lo faccia. È umiliante lo so ma ho bisogno di sapere se il gesto commesso l’ha portata ad una decisione. 
Parlano a lungo, o meglio... lui parla a lungo, lei sembra intenzionata a non parlare affatto. È bloccata, piange... non si sente a proprio agio e lui che fa? Continua imperterrito come se nulla fosse andando addirittura a sedersi sul suo letto? Vorrei entrare e interrompere lì la questione ma mi costringo a non farlo. Se qualcuno può farla parlare quel qualcuno è lui lo so... devo pertanto pazientare ancora un po’. Passano buoni dieci minuti ma niente da fare, anche se lei ha iniziato a dire qualcosina sembra non volersi sbilanciare. Dice cose del tipo “ non voglio rovinare gli equilibri che si sono creati” “ho paura di rovinare tutto” e cose bene o male simili. Kevin non capisce a cosa si riferisce Cass, è molto criptica al riguardo ma io so esattamente a cosa si sta riferendo. Spero vivamente di no ma forse sono io che dovrò spiegare a Kevin cosa sta realmente succedendo, ma per scoprirlo non posso continuare a stare qui, dietro una porta, ad origliare come un ladro. Devo affrontare la questione di petto, parlare con mia moglie e farle confessare tutto. Solo in questo modo la situazione, nonché il suo stato mentale, potrà trarre benefici. 
Fermo un’ infermiera lungo il corridoio chiedendole gentilmente di chiamare il medico che ha in cura mia moglie e torno davanti la porta che mi separa dalla verità. Ho un po’ d’ansia sono onesto ma non appena sento Kevin pronunciare quasi un ti amo a Cass irrompo in stanza senza esitazione alcuna. Ora sta decisamente esagerando. Lo guardo ed esprimo solo attraverso il mio sguardo tutta la mia disapprovazione. Gli scoccia il fatto che io sia entrato proprio in quel momento ma pur di non fare sceneggiate, fuori luogo aggiungerei, decide volontariamente di allontanarsi per un po’! Miracolo! A saperlo lì avrei lasciati da soli fin fa subito. 
Osservo mia moglie guardarlo uscire e provo una gelosia assurda, lo so di essere esagerato ma credetemi: i suoi occhi trasmettono tutto quello che la sua bocca al momento non vuole dire. La conosco da più di venti anni ormai, ho imparato a decifrare ogni suo sguardo, gesto e movimento e di conseguenza, sapendo quanto odia i giri di parole, decido di andare dritto al sodo. 
  • Perché non l’hai fermato! - è una domanda retorica la mia ma lei non sembra capirne davvero il senso e rimane a guardarmi perplessa in attesa di delucidazioni. - Se ci tenevi che restasse in stanza perché non glielo hai detto? 
  • Ryan ma... ma cos... cosa....
  • Vorresti dirmi che non è così? - le sorrido per poi andarmi a sedere a pochi metri di distanza da lei - Da quando ci conosciamo io e te è? Si può dire da una vita; va bene che sono un uomo e che ci metto un’eternità per fare o capire le cose ma credi sul serio che non abbia ancora imparato a memoria il tuo vocabolario non verbale? 
  • Stai sbagliando... non... non volevo che rimanesse, al contrario... abbiamo avuto una piccola divergenza di opinioni poco fa. - dice con sincerità - perché pensi che io lo voglia qui? - ignoro questa domanda per il momento ma le confesso di essere a conoscenza del loro piccolo battibecco. 
  • So della vostra piccola divergenza
  • Ah si??? 
  • Ho intrasentito qualcosina da fuori prima di rientrare. - rispondo scrollando le spalle 
  • Hai origliato quindi! 
  • Se ti piace di più come terminologia... si! Ho origliato! - ammetto senza vergogna. Non ero obbligato a confessarglielo ma ho deciso che non voglio più mentire. Farlo non porta mai a nulla di buono e lei ne è la prova vivente. Se non lo avesse fatto ora non sarebbe di certo qui. 
  • E perché lo avresti fatto? cosa pensavi di ottenere? Credevi forse che gli avrei confessato come ho fatto a ridurmi così? 
  • Beh...
  • Pensi sul serio che io preferisca parlare con lui piuttosto che con te? Ryan, Ryan, Ryan... ma come devo fare con te è?  non dirmi sei ancora geloso di lui? - alzo un sopracciglio come a dirle:”non dovrei?” Scuote la testa -  Quante volte devo ripetertelo è?! Non c’è proprio nulla tra di noi, neanche ci vediamo più! 
  • Me lo diresti se ci fosse qualcosa??? Se provassi qualcosa... - vado più nello specifico.
  • Che... cosa.... - non si aspettava di certo quella domanda - pensi che io provi qualcosa per lui? - ride nervosamente - si, riconoscenza! Provo riconoscenza per lui e sai perché? Perché mi ha riportata da te. Mi ha dato il coraggio che mi mancava per affrontare la situazione. Se non fosse stato per lui a quest’ora non saremmo di certo sposati. Dovresti ringraziarlo anche tu non essere geloso e imbruttirlo ogni volta. 
  • Tu sei mia! Non voglio perderti... 
  • e non mi perderai... ora se non ti dispiace vorrei riposare un po’... ho un tremendo cerchio alla testa. - annuisco e dopo averle dato un bacio mi alzo dal letto per permetterle di stare più comoda. Che idiota che sono, dovevo prendere la palla al balzo e confessarle la verità no chiudere l’argomento. Riprenderlo adesso sarà di sicuro più difficile è mi costerà di sicuro anche una discussione.
Inizio a camminare con fare nevrotico per tutta la stanza pensando a come poter rimediare all’errore appena commesso ma non mi viene in mente nulla fin quando non sento delle voci in corridoio e penso al fatto che a momenti arriverà il dottore. Non può mettersi a dormire adesso, deve quantomeno aspettare il suo arrivo e io non posso uscire da questa stanza se prima non le ho confessato la verità. Devo farlo adesso.. ora o mai più. 
  • So quello che è successo! - le dico senza giri di parole avvicinandomi nuovamente al suo letto.
  • Mmmh?!?
  • So cosa ti ha spinto a fare... beh lo sai!! - continuo attirando finalmente la sua attenzione. Si desta dal suo stato di dormiveglia ma non si muove, resta girata su un fianco in attesa di altro. - Perché non me ne hai parlato, perché ti sei tenuta tutto dentro? Capisco che non era affatto un tema facile da affrontare ma... beh sono abbastanza convinto che se ti fossi confidata con me non saresti arrivata fino a questo punto. - niente, ancora nessuna risposta... - Cass, ti prego parlami! Non sono arrabb...
  • Io credo che tu non sappia proprio nulla Ryan e sinceramente il fatto che tu voglia far finta di aver capito chissá quale arcano solo ed esclusivamente per convincermi a parlare di qualcosa che mi fa davvero stare male mi fa solo che incazzare. Non ci vuole una scienza per capire che ho un problema ma un conto è presumere cosa possa esserci dietro e un conto è sapere. Tu non sai nulla di quello che mi succede e sai perché lo so? Perché se così fosse non staresti così tranquillo quindi per favore non venirmi a dire che insieme avremmo potuto risolvere tutto perché non è assolutamente così. Se non te ne ho parlato c’è un motivo: punto primo non volevo allarmarti e punto secondo.... beh.. scusa la franchezza ma non sei riuscito a comprendere il mio stato d’animo dopo l’ultima missione in Vietnam pensa se saresti riuscito a comprendere questo.
  • Tu mi sottovaluti certe volte... - dico per poi prendere una pausa - in teoria non avrei mai creduto neanche io di  riuscire a gestire la situazione nel modo in cui sto facendo, conoscendo il mio carattere e i trascorsi poi... ma ho capito che nella vita c’è di peggio e questo mi ha aiutato e mi sta aiutando ancora tuttora ad elaborare la cosa in maniera differente. Quando gli agenti mi hanno dato conferma che fossi scomparsa ho avuto paura... tanta paura. Paura per me, per Matty, per la nostra splendida famiglia ma sopratutto per te... per l’amore della mia vita. - sembra una sviolinata in perfetto stile ma altro non è che la verità. - Ad incrementare queste paure è stata la comunicazione di un possibile rapimento da parte di truppe nemiche, io...
  • Aspetta.. sospettavate che mi avessero rapita? - sembrava sorpresa dalla cosa.
  • E ti stupisci? Sei un sergente dell’esercito che ha fatto arrabbiare molte persone portando a termine con successo le tue missioni, ti sembra così difficile che qualcuno possa avercela con te? Non sapevo più cosa pensare, siamo arrivati addirittura a mettere i telefoni sotto sorveglianza per un possibile riscatto. 
  • E Matty?!?!?! - come mamma non poteva non preoccuparsi per suo figlio. 
  • A Matty ho pensato io, l’ho mandato qualche giorno da mio padre dicendogli che avevo organizzato una piccola gita romantica per la sua mamma. Ha fatto un po’ di storie agli inizi, voleva venire anche lui, ma poi ha accettato la cosa in cambio di una sorellina o di un fratellino. - ecco questo magari potevo anche evitarlo di dire. - comunque quello che sto cercando di dirti è che ho vissuto giorni di puro terrore, ho temuto di non rivederti più ed è questo mi ha aperto le vedute. 
  • In.. in che senso? -  cambia posizione e si mette seduta sul letto in attesa che continui. Ho finalmente catturato il suo interesse. 
  • Nel senso che non c’è rimedio solo alla morte Cass, tutto il resto si può affrontare, anche la cosa che più ci fa paura. 
  • Stai cercando di convincermi a parlare usando questa scusante? Ho fatto un errore, un grandissimo errore lo so da me ma questo, ma non c’è bisogno che tu venga coinvolto. Come hai detto tu poco fa tutto si supera... lo supererò. 
  • Non ho dubbi che lo supererai, il problema è come lo farai. comunque non volevo convincerti a fare nulla con quelle parole, stavo semplicemente parlando per me... Dopo il primo sopralluogo fatto dagli agenti in casa nostra mi è stato chiesto di dare un’occhiata io stesso per assicurarsi che non mancasse nulla o che non ci fosse qualcosa di anomalo. L’ho fatto, ho iniziato ad ispezionare  casa da cima a fondo tralasciando una sola camera: il tuo ufficio. Non so perché mi sono tenuto a debita distanza, forse perché sapevo che entrando li avrei trovato qualcosa... non lo so, so solo che non trovando nulla ho dovuto farmi forza ed entrare ugualmente e...
  • E hai trovato le bottiglie! - mi anticipa in tutta tranquillità. È arrivato il momento Ryan... digli tutta la verità.
  • Si, ho trovato le bottiglie... 
  • lo sospett...
  • E le mail.... - aggiungo facendola sbiancare. 
  • Che... che mail??? - domanda cercando con tutta se stessa di tenere un certo contengo. L’ho beccata e lei lo sa. 
  • Dai... sai di che mail sto parlando! 
  • Mmmh.. no, ti sbagli, non lo so. - continua a negare. 
  • Ok, te lo dirò io ma ti anticipo che non volevo in alcun modo curiosare tra le tue cose. Sono stato costretto a farlo per via del sospetto di rapimento. Mi hanno messo la pulce nell’orecchio che forse qualcuno sotto mentite spoglie ti avesse raggirata sul web con la scusa del lavoro. Non potevo non controllare questa pista così mi sono imbattuto nella tua posta elettronica personale e... beh... ho letto le mail indirizzate a chi sai tu. - il suo sguardo continuava a far finta di non capire è così decisi di non girarci più attorno. - Ho trovato le mail scritte a Kevin Pearson e mai inviate! - eh si... è questo il grande mistero che mi portò dentro da giorni ed ora agli occhi di tutti voi forse è anche più semplice capire come mai, nonostante io non lo vedessi da mesi, nutro un odio particolarmente profondo nei confronti del signor Pearson. Ho trovato delle mail indirizzate a lui scritte da Cass e fidatevi se vi dico che non sono affatto lettere innocue. C’è di tutto lì sopra, tutti i suoi segreti più profondi e mai confessati. Per giorni mi sono tormentato sul dirglielo o meno, sul decidere se portarmi questo segreto nella tomba o se essere onesto e dirle che sapevo. È stata una scelta difficile e sofferta ma ritengo che un matrimonio non può reggersi su bugie  e di conseguenza gliel’ho detto! Naturalmente lei non si aspettava minimamente una confessione del genere e rimane a fissarmi a bocca aperta non sapendo cos’altro dire... è sconvolta. 
  • io.. ehm.. ecco.. non.. non è che io.... insomma... - non riesce a formulare una frase di senso compiuto, ci prova e ci riprova ma niente... non riesce, l’unica cosa che riesce a fare è scoppiare in lacrime colpevole. - s...sc..scusa.... io.. io...
  • Ehi.... ehi ehi ehi ascoltami - le prendo il viso tra le mani cercando di catturare inutilmente il suo sguardo... non ha il coraggio di guardarmi negli occhi -  non sono qui per farti la paternale Cass! - non mi crede, chi mi crederebbe in realtà conoscendomi? Eppure è la verità, non sono in collera con lei. Sono deluso, dispiaciuto ma non arrabbiato. Non più. Quello che le ho detto prima del grande colpo di scena era vero: l’aver temuto di non rivederla più mi ha fatto rivalutare le mie priorità. La amo, è la mia donna ma non posso essere in collera con lei se non ricambia a piano i miei sentimenti. L’abbraccio, non so cos’altro fare... l’abbraccio e la tengo stretta a me cercando di dimostrarle a gesti quello che non sembra voler capire a parole. - shhhhh è  tutto ok! Calmati adesso... respira... non ti fa bene star così. - la rassicurò disegnandole con la mano dei cerchi lungo la schiena.
  • Io... io.... 
  • Non devi dire nulla adesso, va bene così... voglio solo che tu ti calmi. 
  • N... non... non volevo rov... rovinare la... la nostra fa... famiglia. - riesce a dire tra un singhiozzo e l’altro convinta di aver rovinato tutto. Ve lo giuro, nonostante tutto, nonostante il dolore che provo sia insopportabile, non riesco a vederla così. 
  • Non hai rovinato nulla tesoro, la nostra famiglia resterà in piedi nonostante questo. - sarà vero? Non lo so ma farò tutto ciò che è  in mio potere per far sì che questo sia così. 
  • Mah... 
  • Niente mah... non appena ti sarai ripresa voglio conoscere la risposta di una sola e unica domanda: “perché non me lo hai detto!” - continua a piangere rumorosamente e quando il medico entra in stanza la cosa non si accenna a cambiare. Visitarla è inutile e di conseguenza chiedo al dottore se può concederci ancora un altro paio di minuti. Non è molto convinto, pensa sia io la causa per cui stia così, ma non fa obiezioni e ci concede ancora qualche minuto. 
  • Non... non so come sia successo - esordisce dopo essersi calmata un pochino - è  successo e basta ma non... non è importante. Io non te l’ho detto non perché volessi tenertelo nascosto ma perché... perché ero convinta di sistemare tutto da sola, non volevo allarmarti e farti preoccupare inutilmente.
  • Avresti dovuto condividere questo peso con qualcuno invece... con me in primis... tuo marito. Mi sarei infuriato molto probabilmente ma poi avrei capito... o meglio... me ne sarei fatto una ragione. - dico con onestà - stavi per dirlo a lui ma non a me...
  • Sfogarmi con lui era più semplice o meglio.... scrivere era più semplice ma poi come sai alla fine non ho avuto neanche le palle di inviarle quelle mail.
  • Perché? E Perché dopo la prima mail non inviata hai continuato a scriverne altre anche sapendo che non sarebbero mai giunte a destinazione. 
  • Perché scrivere mi aiutava a liberare la mente. sapevo dentro di me che nessuno avrebbe mai letto quindi ne ho approfittato per liberarmi un po’. Ho creato una sorta di diario in pratica e se hai letto attentamente tutto sai perché non le ho mai inviate. 
  • Vorrei che me lo ricordassi! 
  • Perché sapevo che era sbagliato. Tutto era sbagliato: il sentimento, il momento.... tutto. Se me ne fossi accorta nel nostro periodo di “pausa” allora sarebbe stato differente ma così proprio no. Ho scelto di stare con te, di ricongiungere la nostra famiglia.... non tornerò indietro. Non lo meriti e non lo merita di certo Matty. 
  • Nel nostro periodo di pausa come lo hai chiamato mi sembra che qualcosa tra di voi sia successa.... - eh si. sapevo anche che erano stati a letto insieme. - non hai pensato che forse...
  • Pensavo fosse un errore, ero disperata Ryan,io e te non facevamo altro che litigare e lui.... lui sapeva sempre cosa dire per farmi stare meglio. Non sai quante volte ho sperato che quelle parole venissero pronunciate anche una sola volta da te. - sospira - ma ormai non ha più importanza, te l’ho detto: non tornerò indietro... non regalerò l’ennesima delusione a nostro figlio. È felicissimo da quando sa che siamo tornati insieme, io non voglio...
  • Fare la martire però non lo aiuterà di certo. A lungo andare non pensi che si accorgerà di qualcosa? È piccoletto ma è sveglio e poi...lui è felice se entrambi i suoi genitori lo sono. Se tu non lo sei, io non lo sono e di conseguenza non lo sarà neanche lui. - mi stupisco sempre di più di me stesso. 
  • E cosa dobbiamo fare allora? 
  • Insieme nulla, sei tu che devi fare qualcosa e sai cosa? Devi seguire il tuo cuore. Mi sento un idiota a dirtelo, fosse per me ti terrei per sempre al mio fianco, ma sarei un pessima persona oltre che ad un pessimo esempio per Matty se ignorassi i tuoi sentimenti e ti tenessi legata a me con la forza. Commetterei lo stesso errore che stai commettendo tu ora  facendo finta di nulla e non va bene. Uno di noi deve essere lucido  e capire cosa sia meglio per tutti noi e far finta di nulla non è affatto un bene. - le sorrido per cercare di darle un po’ di coraggio - fidati di me, segui il tuo cuore. 
  • Io non... io non lo so cosa voglio Ryan... sono onestà. Ti amo, ti amo da più di venticinque anni...
  • Però provi qualcosa anche per lui... - abbassa lo sguardo ancora una volta in imbarazzo per la cosa. - Io ormai ti conosco da una vita e penso di conoscerti meglio di quanto tu conosca te stessa. Sai cosa penso? Io credo che tu sappia esattamente cosa vuoi solo che non hai il coraggio di ammetterlo a te stessa...
  • Io...
  • Prenditi del tempo per pensare, parla con lo psicologo che ti metteranno a disposizione se ne senti la necessità.... fai tutto ciò che ti serve per ritrovare te stessa e la tua serenità. Io sarò al tuo fianco sempre e comunque, non ti lascerò mai sola e potrai chiedermi aiuto ogni qual volta vorrai... giorno e notte... 24h no stop. Verrò qui in ospedale ad ogni orario di visita e quando sarai dimessa ti aspetterò a casa a braccia aperte. Sarai tu a prendere la decisione finale e ti prometto che anche se vivremo insieme io resterò al mio posto senza pretendere nulla da te e senza fare nulla che possa confonderti. 
  • Ryan io...
  • Fammi solo un favore: non scegliere la strada più facile solo perché può sembrare la cosa giusta, non scegliere per gratitudine... scegli seguendo il tuo cuore. Preferisco di gran lunga continuare a viverti in assoluta sincerità piuttosto che nella menzogna. - ed ecco che riprende a piangere... è più tranquillo il pianto questa volta ma non appena il medico fa ritorno in stanza e mi chiede gentilmente di uscire ecco che torna ad agitarsi. Non vuole lasciarmi andare, vuole che resti con lei ma il medico non vuole sentire ragioni “tutti fuori”.
  • Devo andare ma non preoccuparti resterò qui in corridoio - le dico baciandole una guancia - torno non appena la visita sarà finita te lo prometto. 
  • Non dire nulla a lui! A Kevin... non voglio che sappia. 
  • Cass...
  • Promettimelo!!!! 
  • Te lo prometto! - la bacio ancora come a volerla rassicurare ed esco. Il peggio è andato ora non mi resta altro che affrontare lui ma credo che rimanderò per il momento. Mi ha fatto promettere di non dire nulla, “ lui non deve sapere” mi ha detto.... chissá, magari per me c’è ancora qualche speranza. 
Come da accordi è proprio fuori la porta ad aspettarmi ma non appena lo raggiungo eccolo che inizia a sparare a zero su di me. Ha intravisto Cass piangere quando sono uscito e naturalmente per lui la colpa del suo pianto non può che essere mia. 
  • Che accidenti le hai detto??? - mi guarda con aria minacciosa - sei idiota o cosa? Sta passando una fase assai delicata, ogni frase sbagliata potrebbe portarla a commettere gesti indicibili e tu che fai? La fai sentire uno schifo? Ma ce l’hai un cervello? 
  • Modera i termini Pearson, non sai quello che dici. 
  • L’ho lasciata che stava bene e ora la trovo così! Di chi pensi che sia la colpa è???? 
  • Tua lurido bastardo! È tua la colpa! - senza esitare un solo secondo di più tirò via dalla tasca posteriore dei pantaloni alcuni fogli che avevo portato con me e glieli sbatto in faccia senza delicatezza alcuna mettendolo davanti alla verità. Sono le mail di Cass quelle che gli ho appena lanciato e lo so che le ho promesso neanche due secondi fa di non dire nulla ma è stato un gesto più forte di me. - Ecco per chi si è quasi ammazzata!!!! 




POV KEVIN PEARSON 
Mi spintona e se ne va lasciandomi in corridoio con numerosi fogli a terra da raccogliere. Me li ha sbattuti in faccia con una cattiveria assurda ma che accidenti sono? “Ecco per chi si è quasi ammazzata” ma chi Cass? Mi affretto a raccogliere ogni singolo foglio e sedendomi sulla prima panchina a disposizione mi metto a leggere. Sono delle mail... delle mai di Cass mai inviate. Leggo il destinatario e per poco non mi prende un colpo: Kevin Pearson! Per mille diavoli... sono per me! 


“Ehi divo di Hollywood, non ci si sente da un po’ non trovi? Come stai? Com’è stato il rientro nella grande metropoli? Ammettilo!!! Ti manca il silenzio della Pennsylvania non è forse così? Beh... posso capirlo 😂
Immagino che ti starai chiedendo il motivo per cui sto scrivendo... beh, non ci crederai ma me lo sto chiedendo anche io! Non lo so in realtà, forse è perché ormai ero abituata alla tua presenza al gruppo di sostegno del giovedì e fa strano non vederti presenziare. 🙄🙄 Non iniziare a vantarti come al tuo solito adesso... lo so che ti stai già pavoneggiando! Parlando di cose serie: Ho risolto tutto con Ryan 😍 siamo tornati ufficialmente insieme e non posso essere più felice di così. Sto continuando comunque ad andare agli incontri e indovina un po’? Dicono che posso iniziare a diminuire le sedute! Sono quasi guarita Kevin! Tutto sta andando nel migliore dei modi.
Ps. Stai continuando ancora a fare colloqui per la potenziale madre di tuo figlio?😅” 



Beh...una mail senza ombra di dubbio positiva. Perché non me l’ha mai inviata? E sopratutto... perché Ryan sembra avercela a morte con me? Non che gli sia mai stato simpatico ma qualcosa mi dice che a causa di queste mail il suo odio nei miei confronti sia un tantino aumentato. Bah... perdersi in chiacchiere non mi aiuterà di certo a capire pertanto giro il foglio e continuo a leggere. 




Ciao Pearson! Lo so che ti stai meravigliando di questa mail inaspettata ma ho bisogno di parlarti. In realtà ho già provato a scriverti giorni fa, niente di particolarmente rilevante: dicevo che tutto stava andando a gonfie vele, che avevo quasi terminato le sedute al gruppo di sostegno e cose di questo genere, ma come avrai capito, visto che non ti è arrivato nulla, non ho avuto il coraggio di premere invio. Immagino tu ti stia chiedendo il perché... beh è semplice: era tutta una menzogna!!! Cioè mi spiego. va tutto bene, non posso di certo lamentarmi: Ryan è fantastico, stiamo ripartendo alla grande e Matty è felicissimo di riaverci tutti sotto lo stesso tetto, il problema è che da qualche giorno a questa parte mi sento strana, malinconica. Non so spiegare la sensazione ma è come se mi mancasse qualcosa e la cosa mi mette giù di morale (no non ci pensare minimamente non sei tu che mi manchi 😝). In più il programma di recupero non è per nulla finito, altra piccola bugia 🤥, anzi l’altro giorno ho quasi litigato con quel cretino dello psicologo: “signora sharp capisco che ha ritrovato la gioia nella sua vita ma non credo sia ancora il tempo di concludere con i nostri incontri. È ancora troppo presto e potrebbe avere una ricaduta.” Una ricaduta? Ma quale ricaduta e ricaduta. io sto benissimo! 
A parte questo, tu come te la passi a Hollywood? Il tato più famoso della tv continua a far strage di cuori?”



Neanche qui nulla di particolarmente rilevante. Dice che si sentiva un po’ giù ma da qui a pensare che sia colpa mia... e poi ha specificato nero su bianco che Ryan andava tutto alla grande quindi perché prendersela con me? Andiamo con la terza mail... ma quante ne ha scritte? 


Ho bisogno di parlare seriamente con qualcuno che mi capisca o potrei esplodere. Ho un problema Kevin... un problema che non credo possa risolversi senza creare casini su casini. Credevo fosse solo una semplice sensazione ma poi... beh poi ho avuto la conferma che avevo ragione. Oggi mi sono imbattuta in qualcosa che mi ha letteralmente fatto battere il cuore. Non in senso positivo...al contrario. il mio cuore ha tremato. Ha tremato per paura e per gelosia. Sono entrata in una consapevolezza tutta nuova, una consapevolezza scomoda... scomodissima, una consapevolezza che mi sta distruggendo dentro. Forse dovrei affidarmi alla riservatezza degli incontri al gruppo di sostegno e confessare... forse devo solo ignorare la cosa. Forse... non lo so, al dire il vero non so neanche perché ti sto scrivendo.” 


Mmm… la cosa inizia a farsi interessante. 


Ero decisa ad entrare e confessare questo macigno che da giorni mi portò dentro ma poi... beh non ho avuto il coraggio e non solo non ho detto nulla ma non sono neanche entrata. Eh già oggi per la prima volta ho saltato un incontro. So già quello che stai pensano: “ ma sei impazzita, hai perso completamente il lume della ragione? Potresti entrare in un circolo vizioso ecc ecc ecc....” stai tranquillo, non succederà nulla di tutto questo. Mi sono semplicemente fatta prendere dall’ansia. Può succedere no? E comunque posso sempre recuperare domani. Hanno messo un gruppo anche il venerdì. Inventerò qualche scuca per cui non sono potuta andare oggi e recupererò domani ma non ti prometto che riuscirò ad aprire completamente e il mio cuore e confessare cosa mi turba. Mi vergogno è questo il problema, in fondo non è nulla che io non possa risolvere da sola. 


Questa cosa non mi piace affatto... prima descrive questo problema come un grande macigno sul cuore e poi lo etichetta considerandolo nulla di grave. È contraddittoria, a tratti molto criptica... la cosa non è affatto positiva. Per non parlare che ha saltato una seduta... no no no non ci siamo! Questo non mi fa star per nulla tranquillo. Saltare una seduta, per vergogna o altro è il primo segno di recessione. La vergogna non dovrebbe proprio esistere arrivati a questo punto, avrebbe dovuto già averla superata da un pezzo. Che ti succede Cass! Cos’é che ti ha sconvolta a tal punto?  Ho paura di continuare a leggere sinceramente ma non posso di certo fermarmi ora... ad un passo dalla verità. 


Stanotte mi sono svegliata in preda ad un attacco di panico. Avevo il cuore che mi batteva all’impazzata, tremavo, avevo caldo mal al tempo stesso sudavo freddo. Volevo chiedere aiuto a Ryan ma poi ho cambiato idea. mi avrebbe chiesto cos’è che mi turba e non voglio dirglielo. Sono scesa in cucina senza svegliarlo, ho aperto il frigorifero per prendere una bottiglia d’acqua e il mio sguardo ha incontrato una bottiglia di birra. Ho lottato contro ogni istinto per non toccarla e alla fine ho vinto io. Ho chiuso il frigo e sono tornata a letto... per circa un’ora, poi sono tornata al piano di sotto ho aperto la bottiglia incriminata e ne ho preso un sorso. Solo un sorso, nulla di più. Che c’è di male a bere un sorso di birra una volta ogni tanto? Credo nulla ma un po’ in colpa mi ci sento lo stesso. Prometto di non farlo più. te lo giuro. 
Ps. Ho lasciato il gruppo di sostegno.



Cass, Cass,Cass.. ma che cazzo hai combinato! Perché? Perché non mi hai chiamato, perché non mi hai inviato prima le altre mail... avrei potuto fermarti, farti ragionare... perché! So già cosa diranno le prossime mail,  no c’è bisogno di un genio o di un ex alcolista per capirlo. Dirá che si è lasciata andare, che ha ripreso a bere e chi più ne ha ne metta. Non può essere altrimenti visto le condizioni in cui l’ho trovata ma il punto principale rimane lo stesso: perché???? Che diavolo è successo di così catastrofico da farla cedere cosi in basso? Sto per scoprirlo a quanto pare, in mano ho gli ultimi duefogli...


Ryan ha espresso il desiderio di volere un altro figlio e ogni giorno non fa altro che propormi nuovamente la cosa. Ho provato a dirgli che non me la sento in questo momento ma lui crede che sia la soluzione a tutti i miei problemi. Sa che mi sento un po’ triste, malinconica... pensa che un figlio mi colmerebbe questo vuoto interiore, ma se solo conoscesse la veritá altro che figlio.... come minimo mi caccerebbe di casa. L’ha fatto in passato no? non vedo perché non dovrebbe farlo adesso quando la situazione è di gran lunga peggiore. Ero bloccata emotivamente la prima volta, l’orrore della guerra mi aveva completamente paralizzata mentre adesso... adesso la guerra non c’entra nulla, i miei problemi sono di natura personale e posso garantirti che per un marito sono anche alquanto difficili da giustificare. So a cosa è dovuto il mio vuoto, sono settimane ormai che faccio i conti con questa nuova realtà ma sto cercando in ogni modo e maniera di reprimere la cosa perché altrimenti so già che sarebbe la fine. Proprio l’altro giorno ho espresso a Ryan il mio desiderio di voler tornare in missione per qualche mese, avrei davvero bisogno di staccare la spina dai miei problemi personali, ma lui non sembra per nulla essere d’accordo. Abbiamo avuto piccolo battibecco proprio per questo ma anche se adesso la situazione si è risolta lui non demorde: non posso partire, quello che posso fare per liberare la mente secondo il suo parere è trovare un hobby. L’ho fatto, ci ho provato, ho ripreso ad andare in palestra ma non ha funzionato e  senza volerlo mi sono ritrovata a praticare il mio vecchio hobby distruttivo.... bere. Sono partita con quel gnocchetto di birra che ti scrissi giorni fa e da lì la cosa è andata sempre a peggiorare: un bicchiere, due, tre... l’intera bottiglia. Ho paura Kevin... una paura fottuta. Non riesco più a fermarmi.”


E ha provato addirittura a darmi la colpa di quanto successo quell’imbecille? Ma le ha lette o no queste mail ? Non c’è una sola parola in queste righe che può essere riconducibile a me, anzi... fa più volte il suo di nome...non il mio quindi perché accusarmi di qualcosa che non ho commesso? Manca ancora un’ultima mail è  vero ma non credo, arrivati a questo punto, che sia risolutiva. Mi affretto a prendere l’ultimo foglio e, al contrario di quello che mi aspettavo, ecco finalmente la verità. 


sono innamorata di te Kevin Pearson! No non sono ubriaca... non ancora almeno, sono lucidissima e pur di rimanerlo, almeno per la durata di questa mail, mi sono chiusa di proposito nel bagno buttando la chiave dalla finestra. Non so ancora cosa mi inventerò con Ryan per spiegargli come ho fatto a restare chiusa dentro se la chiave è misteriosamente scomparsa ma adesso non mi interessa.  Ci penserò a tempo debito. Come ti stavo dicendo, caro il mio Pearson, sono innamorata di te e se dopo tanto ho avuto finalmente il coraggio di confessarti questa atroce e sconvolgente verità è solo perché sono consapevole di essere una gran codarda e di conseguenza so già che non avrò mai le palle di premere invio. Non immagini neanche quante mail ho provato ad inviarti in questo travagliato periodo ma mai fino ad oggi sono riuscita a dirti la verità. Mi sono sempre limitata solo a scrivere le conseguenze a cui ha portato questa cosa ma ora che ho finalmente trovato le parole credo sia il caso di partire dall’inizio. Era solo un sospetto il mio, credo di non essermi mai ripresa del tutto dalla nostra notte trascorsa insieme, ma ho avuto la certezza di quanto detto solo quando mi sono imbattuta in un articolo di giornale che ti ritraeva con quella che è la tua nuova fiamma. Lì la verità è venuta a galla senza grazia alcuna e da allora la mia vita è diventata un inferno. Penso a te ad ogni ora del giorno e della notte, ripenso a tutto quello che abbiamo passato insieme e molte volte mi ritrovo a fantasticare a come sarebbe adesso la mia vita se solo tu non mi avessi lasciata andare. Mi maledico ogni volta che mi ritrovo a pensarti e mentalmente non faccio altro che darmi dell’idiota da sola. Sono sposata cazzo, ho un figlio e un marito a cui pensare e invece mi ritrovo a pensare a te. Pur di rimettere la testa a posto o preso in considerazione l’idea di Ryan di provare a mettere in cantiere un altro bambino ma niente da fare: riesco a pensare a te anche mentre sono in intimità con mio marito e la cosa mi fa paura. È il mio uomo cavolo dovrei desiderare di fare l’amore con lui ad ogni singola ore della giornata e invece mi ritrovo a pensare a te e a quando sarebbe bello se al suo posto a darmi piacere ci fossi tu. Bevo per questo Kevin... bevo per dimenticare, o meglio... bevo per dimenticarti perché dimenticarti è l’unica cosa che posso fare per salvaguardare il mio matrimonio... la mia famiglia. Ryan non si merita affatto tutto questo, sta cercando di rimediare a tutti i suoi errori passati e questo gli fa onore, non voglio deluderlo.  Matty poi... beh lui  ha sofferto tantissimo con la separazione mia e di Ryan in passato e ora che siamo tornati insieme e ha riacquisito la sua spensieratezza non voglio che ritorni a vivere l’incubo già vissuto. L’ho ferito una volta, non voglio farlo ancora. Questa probabilmente sará l’ultima mail che scriverò, anche se non te le invio non posso più continuare a scriverle perché così facendo significherebbe continuare a pensarti e a desiderarti e non posso più farlo. Ho preso la mia decisione ormai, ho fatto la mia scelta e ho scelto la mia famiglia."  


O mio Dio!!!  Questo non me lo aspettavo proprio. È innamorata di me? Cassidy Sharp ha ammesso apertamente di essere innamorata di me?!?! Un sorriso a pieni denti si impossessa del mio viso senza alcun comando ma scompare alla velocità della luce in quanto apprendo che Ryan non aveva poi tutti i torni. È per me che sta così, è per me che è caduta nel baratro ed è per me che si è quasi ammazzata. Certo togliersi la vita non era sua intenzione ma questo non cambia le cose... in parte è colpa mia. Rileggo la mail più è più volte fino quasi ad impararla a memoria. È  come una droga ormai, non posso fare a meno di rileggerla ancora e ancora ma questo non fa altro che accrescere la mia rabbia. Ma perché  diavolo le ho dato ascolto quel giorno?!?! “Vuoi tornare con tuo marito?” le chiesi. “Si!” rispose convinta. “Cacchio ma anche  no! No che non devi tornare con quel pezzente di tuo marito” avrei dovuto gridarle. Avrei dovuto combattere per lei fin da subito, corteggiarla e farla mia. Ne sono sempre stato innamorato ma prima per rispetto ai suoi desideri e poi per coscienza personale non ho mai avuto mai le palle di ammetterlo. Potrei farlo adesso, nessuno me lo impedirebbe visto che lei ricambia i miei stessi sentimenti e chissà potremmo avere finalmente una vita felice insieme... ma no, lei ha scelto la sua famiglia, ha scelto la felicità di Matty e questo significa che rimarrà per sempre nella vita di Ryan e lontano dalla mia. A proposito di Ryan... da quanto accidenti sa tutto questo? Non mi ha più visto da quel giorno della partita di hockey e a quanto pare Cass non gli ha mai fatto il mio nome quindi... come è possibile che ce l’abbia così a morte con me? E perché chiamarmi se nutriva tutto questo rancore? Che sapesse già tutto? Senza neanche accorgermene mi ritrovo giù in cortile dove lo avevo visto scendere. È seduto su una panchina, fissa il vuoto. Lo raggiungo con aria minacciosa più convinto che mai a conoscere la verità. 
  • Da quanto lo sai?!?!? - chiedo senza girarci attorno sventolando quei maledettissimi fogli all’aria.
  • Cosa? Che è tutta colpa tua? - risponde con un’altra domanda evitando di rispondere alla mia.
  • Da quanto lo sai!!!!!!!  - ribadisco alzando il tono della voce e avvicinandomi quando basta da farlo indietreggiare.
  • Da quando ti ho chiamato... - avevo ragione allora... lo ha sempre saputo.
  • SEI UN BASTARDO!!!!! - lo prendo per il bavero della giacca e non contento inizio a spintonarlo più arrabbiato che mai - PERCHÉ NON ME L’HAI DETTO  SUBITO? PERCHÈ MI HAI PRIVATO DELLA VERITÀ?!?!? 
  • A cosa sarebbe servito?  Ti saresti solamente pavoneggiato fino all’inverosimile. - ma guarda che gran faccia tosta.
  • A trovarla per tempo cretino! Ecco a cosa sarebbe servito. Abbiamo perso un giorno intero ad ispezionare posti che se solo avessi saputo non li avrei neanche presi in considerazione. Il lavoro, la palestra, i vari supermercati che mi hai costretto a visitare... sono stati tutti buchi nell’acqua  te ne rendi conto o no? Siamo arrivati per il rotto della cuffia lo sai cosa significa questo? Che ha rischiato di morire perché tu, brutto deficiente, mi hai tenuta nascosta la verità!!!! 
  • Non ha rischiato di morire a causa mia... è colpa tua! - annuisce -  Ha rischiato di morire perché ti conosce!  - Non lo avesse mai detto. Tutta la rabbia repressa in quei giorni e mai manifestata per rispetto a Cassidy viene fuori con un sonoro pugno che colpisce Ryan in pieno viso facendolo cadere a terra. Si alza senza dire una parola, non può di certo darmela vinta, ma inizia a ricambiare il favore. Nel giro di qualche secondo ci  ritroviamo a prenderci a pugni incuranti degli spettatori che ci stanno guardano fino a quando un medico, lo stesso che ha in cura Cass, viene a dividerci rimproverandoci di starci comportando come dei bambini.
  • Ancora voi due? È da questo pomeriggio che vi osservo battibeccare. Ancora una parola fuori posto e potete dire addio alla possibilità di vedere la vostra amica, moglie o chi che sia per tutto il tempo che sarà ricoverata qui. È tutto chiaro? - va via senza aggiungere altro ma non ce ne sarebbe stato comunque bisogno, ha ragione, siamo stati due idioti. Rimaniamo entrambi lì,  seduti sulla panchina, a contemplare il vuoto. Sono solamente le due del pomeriggio, non è  ancora orario di visita. Ognuno di noi è immerso nei suoi pensieri e posso scommettere che come i miei anche quelli di Ryan riguardano Cass. 
  • Che si fa adesso?!? - mi ritrovo a dire ad alta voce senza neanche rendermene conto.
  • Tze... dopo la scenata che hai messo su pretendi anche di avere un dialogo con me? - mmmh... ma perché deve sempre provocarmi.
  • Penso che le nostre divergenze possano passare in secondo piano adesso. Dobbiamo pensare al bene di Cassidy, tua moglie... non so se hai presente. - mi prendo il lusso di sfotterlo. 
  • Non meriteresti neanche di pronunciarlo il suo nome, mah... chissà  che accidenti avrà visto in un soggettone come te. - in me è? E in te? Dovrò chiederle se soffriva di problemi di vista da adolescente. - comunque per la cronaca sono giorni che  sto pensando al suo bene e prima che venissi qui con l’intento di spaccarmi la faccia avevo anche trovato una sottospecie di soluzione. Sono sicuro che ti sarebbe piaciuta ma non lo so più se adesso mi va ancora di portare avanti la mia idea. 
  • Che c’è, ti metti a fare la vittima adesso?  Non credi sia stata una reazione giustificata la mia visto che mi hai tenuto all’oscuro di una cosa del genere? Di che cosa avevi paura? Temevi forse che te l’avrei portata via? 
  • Non ti rispondo neanche guarda. - Torniamo ad ignorarci per un po’ ma poi la mia curiosità cresce a tal punto che non posso più trattenerla.  Voglio capire a che accidenti si riferiva prima quando ha parlato di avere un’idea su come aiutarla.  
  • Senti, siamo partiti entrambi con il piede sbagliato e per quanto mi riguarda ammetto di non averti reso la vita facile. Solo adesso che so che eri già a conoscenza dei fatti capisco che la mia presenza deve essere stata abbastanza  dura da accettare... io al tuo posto non so non so se sarei riuscito a trattenermi. 
  • Non mi sono trattenuto infatti... se ben ti ricordi ti ho dato un pugno in pieno viso non appena ti ho visto. Non era a causa della discussione che stavamo avendo in quel momento, a dire il vero non ricordo neanche di cosa stavamo parlando, il pugno era dovuto al fatto che te la fossi portata al letto. Ti sei portato a letto una donna sposata... la mia donna. - sottolinea ancora piccato. 
  • Non stavate insieme e di sicuro non l’ho voluto solo io. 
  • Stava passando una situazione particolarmente difficile... non era lucida, non avresti dovuto approfittarne. 
  • Guarda che....
  • Alt! Basta! Non  voglio più tornare su questo argomento. - mi fissa con aria minacciosa - Non mi stai affatto simpatico Kevin e mai lo sarai ma hai ragione su una cosa: il bene di Cass sopra ogni cosa. 
  • Quindi vuoi dirmi a cosa hai pensato? - non volevo più girarci attorno, volevo conoscere la sua idea. 
  • Quando prima sono andato via con la scusa di chiamare il medico e vi ho lasciato da soli non sono andato dal medico.  Sono rimasto dietro la porta e... beh... non ne vado fiero ma vi ho spiati. Ero curioso di capire se sarebbe riuscita a confessarti tutto guardandoti negli occhi.  
  • Beh... Non l’ha fatto.
  • Già ma tu non hai di certo perso tempo... stavi per farlo al suo posto. - e l’avrei fatto se solo non mi avesse interrotto. 
  • Credo che il tuo fosse pessimo tempismo invece lo hai fatto di proposito ad interrompermi... - sorrido  ironico - non posso di certo biasimarti però, avrei fatto lo stesso.
  • Non ti ho interrotto perché mi andava di farlo o perché volevo farti un torto. In altre occasioni lo avrei anche fatto, ma non oggi. Ti ho interrotto per un motivo in particolare ed è quello per cui combatto da giorni. Amo Cassidy più di ogni altra cosa al mondo dopo mio figlio e non ho di certo smesso di amarla a causa di quelle mail o di quel maledetto articolo di giornale che l’ha riportata a te. No affatto... semmai il contrario. È lei che non mi ama più come prima, si è invaghita di te Dio solo sa come  ma nonostante tutto sarebbe disposta a passare sopra i suoi sentimenti e restare con me per tenere unita la la nostra famiglia. Lo ha scritto nero su bianco e per questo potrei benissimo dormire su sette cuscini, ma non ci riesco... sapere che sta facendo qualcosa che rende lei in primis infelice non mi va giù . Ti ho interrotto perché volevo avere un colloquio con lei prima che tu le confessassi qualsiasi cosa. Volevo guardarla negli occhi e dirle che sapevo tutto. Volevo che mi guardasse e mi confessasse la realtà.- cavolo questo non me lo aspettavo. Non commento, non so proprio cosa dire in realtà, mi limito a lasciarlo continuare  - Abbiamo avuto una bella chiacchierata, si è finalmente sfogata ed è per questo che l’hai vista in lacrime. Non si sente a suo agio con questa situazione e non sa bene come comportarsi. - sospira e prende una pausa. - Le ho suggerito di prendersi del tempo per pensare, di scegliere in base al suo cuore e non in base a me o a Matty. Nostro figlio stará bene in ogni caso anzi.. stará bene solo se lei starà bene. - caro Ryan ,mi stupisci sempre di più.
  • È un ragionamento che non fa una piega il tuo. Mi stupisc...
  • Aspetta però, non fraintendermi, con questo sappi che non te la sto cedendo! Continuerò a combattere per lei ma sopratutto  continuerò ad essere suo marito fin  quando non sarà lei a cambiare opinione. Fino ad allora vorrei che restassi al tuo posto. In rispetto a quella che per il momento è la sua famiglia e in rispetto a lei. - mmmh...su  questo non sono d’accordo e non aspetto neanche un secondo a farglielo presente.
  • Ti fa davvero onore tutto quello che hai detto ma sull’ultimo punto... beh... vorrei quantomeno parlarle anche io e dirle cosa ne penso. Voglio come te che pensi in tutta autonomia ma voglio che sappia comunque i miei sentimenti. Non voglio che li reprima  solo per paura di non essere ricambiata.
  • Mi dispiace ma devo insistere... non voglio che tu gli dica nulla ma non per quello che pensi tu. Non ho paura che tu le confessi i tuoi sentimenti: anche le pareti della stanza in cui si trova lo avranno capito ormai... no, non è per questo. La verità è che mi ha supplicato di non dirti nulla e me l’ha fatto promettere. Non sono riuscito a mantenere la promessa fatta purtroppo, ero troppo agitato e tu continuavi ad incolparmi, ma ora che lo sai spero che ti schiererai dalla mia parte e manterrai la più assoluta riservatezza in rispetto a quello che è  il suo desiderio. - continua a non piacermi la cosa ma se è la sua volontà , la volontà di Cass intendo, non posso di certo oppormi. A quanto pare dovrò farmi  da parte ancora una volta ma questo non vuol dire nulla, anzi... i giochi iniziano ora... la sfiga inizia ora.  In  questo lungo periodo di convalescenza Cass si troverà a fare i conti con l’ennesima  battaglia della sua vita  ma questa volta sarà una battaglia differente...  in campo non ci saranno le consuete truppe nemiche ma bensì testa e cuore.  Sarà dura per lei, lo sarà per tutti noi ma sono convinto che sceglierà la cosa giusta e alla fine l’amore come sempre trionferà . 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 Epilogo. ***


 

Un anno e mezzo dopo...

 

POV CASSIDY SHARP

 

È passato più di un anno da quel giorno... un anno, sette mesi e quattordici giorni per la precisione. Non è stato assolutamente semplice fare i conti con tutto quello che mi sono inflitta ma grazie a mio figlio, i medici che mi hanno seguita e tutte le persone che mi sono state accanto non facendomi mai mancare nulla c’è l’ho fatta. Credo sia stato il primo mese e mezzo il più duro in assoluto, sono stata costretta a rimanere in ospedale per ben 48 giorni e per quattro ore al giorno, compresi sabati e domeniche  sono stata seguita, o meglio perseguitata, da uno psicologo il quale non so come, visto la mia iniziale scarsa collaborazione,  è riuscito a farmi tirare fuori tutte le mie insicurezze più nascoste rendendomi così una donna nuova. Terminata la mia convalescenza in ospedale sono stata inserita in un nuovo centro di riabilitazione per alcolisti anonimi, totalmente estraneo al gruppo che ero solita frequentare prima. A differenza della mia prima esperienza  sono stata decisamente  molto più costante e collaborativa, almeno due sedute al giorno, tanto che nel giro di 395 giorni, sedici mesi, sono stata dichiarata ufficialmente guarita. È un mese che sono fuori dal giro e neanche mezza volta ho avuto la tentazione di cedere alla bottiglia... di momenti difficili sia in questo ultimo mese che in quelli precedenti ce ne sono stati, ma il bisogno di bere per allontanarmi dai miei problemi non esiste più ormai. Forse perché ho al mio fianco persone che mi fanno sentire importante, indispensabile... o forse sono diventata semplicemente astemia ehehe...

La mia situazione sentimentale anche ha subito parecchi alti e bassi nel giro di questo ultimo anno ma anche qui posso dire felicemente di essere arrivata ad un punto di svolta. Ryan si è rivelata una persona a dir poco straordinaria, mi è stato accanto per tutta la mia convalescenza, sia in ospedale che in casa, senza mai alludere a noi due come coppia. Ha sempre sostenuto che avessi bisogno di un po’ di tempo per me per pensare e fare chiarezza e aveva perfettamente ragione: senza pressioni di alcun genere, e di questo devo vivamente ringraziarlo, sono arrivata alla mia conclusione. Quale? Beh... non è stato facile neanche per me prendere atto della cosa sarò sincera, ma alla fine sono giunta alla conclusione che tentare di far andare avanti un matrimonio quando ormai qualcosa all’interno di esso si è rotto per sempre sarebbe stato completamente inutile se non addirittura distruttivo; per non parlare di far crescere Matty in una famiglia dove mamma e papà si sentono più amici che innamorati... no non è esattamente quello che io e a Ryan avremmo voluto per lui. Abbiamo sempre desiderato crescerlo con l’idea che seguire il cuore e agire in base all’amore sia di fondamentale importanza... se fossimo stati noi i primi ad ignorare questo principio allora non credo che lui avrebbe mai capito l’importanza di tale sentimento e a lungo andare, crescendo, si sarebbe reso conto  da solo che l’amore tra di noi si fosse spento da un pezzo  e di conseguenza si sarebbe sentito triste se non addirittura in colpa. Non vorrei mai che pensasse sia colpa sua, che siamo rimasti assieme solamente per non deluderlo...

Ryan la pensa esattamente come me  in questo e di conseguenza anche se non propriamente felice della cosa ha accettato la mia decisione di separarci senza controbattere. Attenzione però! L’aver lasciato Ryan non a in alcun modo dato il via ad  una nuova relazione per me, con Kevin magari....no assolutamente no, anzi...ho preso la decisone  di restare da sola con mio figlio per un po’, ci siamo trasferiti in una piccola casetta poco distante dalla nostra vecchia casa e abbiano dato inizio alla la nostra nuova vita. Devo ammettere che crescere un figlio da soli è  decisamente più complicato che quando si è in coppia ma per mia fortuna nonostante fossi tornata single non sono mai stata sola. Sia Ryan che Kevin mi sono rimasti sempre accanto e si sono dimostrati entrambi molto attenti alle esigenze di Matty. Da Ryan me lo aspettavo... è suo padre dopotutto ma da Kevin... mmmh da Kevin sono rimasta alquanto stupita. Non gli avevo confessato i miei sentimenti nascosti,  non gli avevo neanche mai accennato a quelle mail  pertanto non mi aspettavo che sarebbe rimasto in città anche dopo le mie dimissioni dall’ospedale. Credevo sarebbe ripartito subito dopo avermi rivista in piedi e invece sbagliavo. Come fece in passato tornò a vivere nella sua super accessoriata roulotte e per tutto il tempo della mia ripresa, ancora adesso continua  a farlo, ha collaborato con Ryan sulla gestione degli impegni di Matty. Si sono organizzati in tutto e per tutto per non fargli mancare nulla e per alleggerire i miei compiti viste le mie premature condizioni.  Incredibile vero? Due nemici che provano ad andare d’accordo... sembra un film eppure è così che sono andate le cose. Se abbiano mai litigato questo per me rimane ancora un mistero, loro dicono di no ma chissà... magari lo hanno fatto lontano dai miei occhi... mmmh... si di sicuro questa è la soluzione più probabile, non riesco proprio ad immaginarmeli mentre vanno d’amore e d'accordo. 

A parte questo piccolo dettaglio posso dire di avuto al mio fianco due grandi uomini e se  con Ryan a lungo andare la nostra amicizia si è andata sempre di più a consolidare, con Kevin la cosa non ha avuto lo stesso esito. Non ci siamo frequentati molto una volta usciti dall’ospedale, o per un motivo o per un altro aveva sempre da fare ma non appena mi sono trasferita nella nuova casa ecco che improvvisamente le cose sono decisamente cambiate. Una volta per prendere Matty, una volta perché “passava da queste parti” e un’alta per prendere un caffè ecco che il signor Pearson ha iniziato a frequentare casa mia quotidianamente. Una bellissima amicizia la nostra, lo è sempre stata a dire il vero, un’amicizia che presto si è trasformata in qualcosa di più! È già... io e Kevin abbiamo iniziato una relazione che con mia grande gioia posso dire a gran voce che dura ancora oggi. 

Ci siamo andati molto cauti, dopo la fine della mia relazione con Ryan non volevo subito intraprendere una nuova relazione e forse è per questo che la cosa tra di noi ha funzionato. Non abbiamo corso, non abbiamo affrettato tappe... ce la siamo presa davvero con molta colma.. forse anche troppo. 

Ammetto che sono sempre stata molto indecisa sul rivelargli o meno l’esistenza di quelle famose mail, mi vergognavo terribilmente a mostrargliele, dentro di me avevo paura che potesse pensare che non fossi una donna affidabile... una donna che cerca relazioni con altri anche mentre è sposata, ma un giorno per puro caso, mentre eravamo stesi sul letto e stavamo giocherellando prendendoci in giro a vicenda mi ha detto una frase del tipo “non sei mai stata immune al mio fascino tesoro”... “ non pavoneggiarti, non è affatto vero”  risposi e lui a quel punto... “beh mia cara lo hai scritto nero su bianco  proprio pochi mesi fa, non puoi di certo negarlo” è da lì ho capito che fosse già  conoscenza di tutto. 

Ero più propensa a tenerlo per me sarò onesta ma ad oggi posso dire che non mi dispiace affatto che lo sappia, anzi sono contenta... non voglio che ci siano segreti tra di noi e poi questo suo sapere e non farmi notare mai nulla gli ha fatto davvero onore, sarebbe potuto  venire da me fin da subito e provare un approccio diverso che andasse dritto al sodo ma no, ha fatto finta di nulla e mi ha corteggiato, sudando davvero tanto anche per ricevere un semplice “si ok possiamo andarci a prendere un caffè.” 

Non è solo per me o per Matty se ho voluto attendere un pochino prima di intraprendere una nuova relazione, ma l’ho fatto anche per Ryan, in rispetto a lui che si è rivelato davvero un santo e nei rispetti del nostro matrimonio. Avevo deciso dentro di me che sarei rimasta single fino al divorzio, glielo dovevo in fondo no? Ero decisa più che mai ma poi Kevin con i suoi modi mi ha fatto traballare un pochino e di conseguenza ho ceduto un po’ prima del previsto... un po’ tanto prima... sono riuscita a resistere solamente quattro mesi ovvero fino alla sentenza ufficiale di separazione. Per il divorzio ci sarebbe voluto un anno più o meno, resistere tutto quel tempo non credevo sarebbe stato possibile. Avevo ragione in effetti, la sentenza definitiva per il divorzio è esattamente oggi, non sarei riuscita a restare senza Kevin al mio fianco per tutto questo tempo, lo escludo categoricamente. 

  • Sei sicura allora? Davvero, davvero, davvero sicura? Non vuoi proprio che ti faccia compagnia??? - ed eccolo, bello come il sole entrare nel bagno di casa mia, ha passato qui la notte, per darmi il buon giorno e per organizzarci per la giornata. 
  • Sicurissima te l’ho già detto! - gli sorrido per poi avvicinarmi e baciarlo. È irresistibile di prima mattina a dorso nudo e con i capelli tutti scompigliati - È la fine di un capitolo e voglio concluderlo solamente con la persona con cui è iniziato. Ormai siete amici voi due no? Non sarai mica geloso? - lo prendo in giro. Non ne ha assolutamente motivo, ho occhi solo che per lui, anche un cieco se ne accorgerebbe. 
  • A lui continui a piacere e anche parecchio, è evidente questo, ma no! Non sono geloso, volevo solo essere sicuro che non avessi cambiato idea. So che non è facile, non è mai semplice divorziare sono il primo a dirlo, quindi se mai volessi compagnia io....
  • Sei un tesoro ma davvero: è tutto ok, posso farcela benissimo da sola! Grazie per la comprensione comunque. - è lui questa volta a baciarmi. - l’unica cosa che mi dispiace è lasciarti qui... da solo. - fa la faccia da bimbo triste ma non riesce a tenerla a lungo perché gli viene da sorridere.
  • Posso farcela e poi non sono solo! Io e Matty ce la spasseremo anche senza di te!  
  • Uhhhh matty! - esclamo portandomi entrambe le mani sul volto - accidenti, avevo dimenticato di dirtelo! Devi solamente accompagnarlo a scuola, lo prenderà suo nonno oggi all’uscita. 
  • Ah si??? Ma non spetta a Ryan tenerlo questo week?  
  • Si ma per per qualche giorno si trasferirà da suo padre pertanto senza far fare a Matty troppi spostamenti lo prenderá direttamente il nonno così sará già lì quando Ryan andrà!  
  • Mmmh... quindi sarò propio solo soletto... beh vorrà dire che mi ingegnerò per farti trovare una bella sorpresa al tuo ritorno. - mi guarda maliziosamente. 
  • Una sorpresa è?!? Ma lo sai che se me lo dici in anteprima non è più una sorpresa vero? - lo prendo in giro 
  • Non ti ho mica detto cos’è però... ti sto solamente preparando psicologicamente amore! - ammicca  mettendosi una curiosità assurda.
  • Odio le sorprese! - mi lamento. 
  • Non è vero, le ami, solo che non sopporti le attese. - mi prende in giro rispecchiando esattamente ciò che penso. 
  • Appunto!!! Un piccolo indizio? - scuote la testa. - e daiiiiiiiiii... - piagnucolo cercando di impietosirlo ma nulla. - e se non mi piacesse???? 
  • Sono sicuro che che ti piacerà vedrai. - faccio finta di imbronciarmi. - è  un giorno speciale questo, è l’inizio della tua nuova vita. Da oggi sarai una donna libera da ogni vincolo matrimoniale, bisogna festeggiare no? Non ti lascerò un brutto ricordo di questa giornata, fidati di me, non te ne pentirai! - si ferma un secondino a ragionare su quanto detto. - beh... almeno penso che non te ne pentirai. 
  • Allora fa in modo che sia davvero una bella sorpresa Pearson e se come dici tu sarà di mio gradimento... beh... potrei darti anche io una sorpresina! - dico prendendolo alla sprovvista.
  • Hai una sorpresa per me? - chiede stupito
  • Non ho detto che ho una sorpresa per te già pronta... ho detto che per questa sera forse l’avrò.
  • Mi piace la cosa ma ti avverto tesorino: qualsiasi cosa mi comprerai sappi che non mi batterai mai! - mi guarda con aria di sfida.
  • Dici? 
  • Dico! - annuisce convinto. 
  • Quindi mi stai sfidando.... molto bene Pearson... staremo a vedere. 

 

POV KEVIN PEARSON

 

La bacio ancora e ancora non volendo in alcun modo separarmi da lei, staremo distanti solamente per mezza giornata ma a me sembra ugualmente un’eternità. Ormai sono più le volte che passiamo le notti e le giornate insieme piuttosto che separati quindi allontanarmi da lei anche se per solo poche ore mi risulta ogni volta incredibilmente difficile.  Provo ad approfondire i baci andando alla ricerca dei suoi punti più sensibili nella speranza di ricevere almeno qualche coccola in più ma lei sembra essere irremovibile. 

  • Kev, tesoro per favore... farò tardi! - prova a dirmi nella speranza che io ceda ma non ha ancora capito con chi ha a che fare: so essere davvero irremovibile quando voglio. 
  • Shhhh.... venti minuti! - le propongo continuando a baciarla mentre butto un occhio all’orologio - Dammi solamente venti minuti! Devi essere lì alle 7:30 per definire le ultime cose con l’avvocato giusto? Sono solamente le sei e mezza e per arrivare lì ti ci vogliono solamente trenta minuti! Hai tutto il tempo per concedermi qualche coccola non trovi? Non vuoi farmi felice? - non la lascio rispondere, chiacchierare ci porterebbe solamente a perdere altro tempo prezioso e imperterrito torno a baciarla chiudendomi la porta alle spalle e spingendola dolcemente verso la parete opposta dove vado ad intrappolarla con il mio corpo. 
  • K...kev.... kev aspetta! Sono già vestita e truccata, non mi va di dover riniziare da capo poi...
  • Shhh.... che ti importa! sei bellissima anche da struccata! - prova a rettificare ancora ma non ci riesce, le mie avance si fanno sempre più insistenti e soprattutto stanno facendo effetto: sta  per cedere me lo sento, sta per darmi  il via libera ma ahimè qualcuno prontamente le viene in soccorso reclamando il bagno! 
  • Uffaaa, ma si può sapere che ci fate sempre lì dentro???? Devo prepararmi per la scuola io! - Matty... Matty e il suo perfetto tempismo! È un amore di bambino credetemi, amo passare del tempo con lui ma credo che in queste occasioni si attivi in lui una sorta di antifurto   che lo porta inevitabilmente ad interromperci. Non capita spesso, raramente ci lasciamo trasportare al romanticismo  quando c’è lui, ma quelle poche volte in cui è capitato, proprio come in questo momento, ci ha sempre interrotto. Secondo me è un sistema di sicurezza che gli ha inserito Ryan per farmi stare lontano dalla sua ormai quasi ex moglie... scherzo Naturalmente! - Allora???? Farò tardi!!!! - ci richiama nuovamente all’ordine e Cass prende la palla al balzo per liberarsi  dalla mia presa. Approfitta di un mio attimo di esitazione e riesce a raggiungere la porta.   Saluta suo figlio dandogli un sonoro bacio sulla guancia e dopo essersi raccomandata non so quante volte di fare  il bravo sia con me che con il nonno si dirige verso la porta di ingresso e se ne va lasciandomi completamente insoddisfatto. Non mi resta che aspettare questa sera a quanto pare ma forse da un lato è meglio così: l’attesa creerà l’atmosfera giusta per rendere la mia sorpresa ancora più speciale. Mi attivo dunque per iniziare la giornata: accompagno  Matty a scuola, chiamo suo nonno per ricordargli che deve andare a prenderlo alle ore 14:00 e mi mettono finalmente all’opera  per ultimare le ultime cosucce per la mia super fantastica sorpresa. È più di un mese che lavoro a questa cosa, voglio stupirla ma sopratutto voglio iniziare nel migliore dei modi questo suo nuovo capitolo. Sarò sincero forse ho esagerato un pochino ma in fondo se nella vita non si rischia un pochino non si può dire di aver vissuto no? E poi in questi mesi varie volte abbiamo fantasticato su questa cosa e molte volte proprio in riferimento a ciò ha esordito con un: “magari dopo il divorzio”. Se stesse scherzando o meno non lo so ma non posso più tirarmi indietro adesso, non dopo tutto quello che ho fatto in questo ultimo mese. Chiamo mia sorella Kate, la mia complice, chiedendole se tutto procede nel verso giusto e dopo avermi rassicurato  di avere la situazione  sotto controllo corro a casa a preparare l’ultima cosa che mi serve. Mia sorella non ha ancora avuto modo di conoscere  Cassidy di persona ma la conosce tramite le mie storie e i miei racconti su di lei e non vede l’ora di incontrarla personalmente. Pensa che sia perfetta per me e non fa altro che ripetermi che non devo fare l’idiota e farmela scappare perché è l’unica che in trentanove anni è riuscita nell’eroica impresa di farmi mettere la testa a posto.

A pensarci  bene è vero, con sophie e Zoey non ho mai vissuto tutte queste emozioni, ma può star tranquilla perché non ho alcuna intenzione di farmela scappare, non ci penso minimamente, spero solo che non mi pianti in asso lei dopo che avrá scoperto cosa ho realizzato per lei. 

Finisco di raccimolare velocemente tutto ciò che mi occorre e nella solitudine della mia roulotte attendo una sua chiamata. Non siamo rimasti d’accordo che lo avrebbe fatto ma ci spero ugualmente. Mi farebbe davvero piacere se  mi coinvolgesse in questa cosa che sta vivendo. So esattamente cosa si provi a divorziare, per quanto ero giovane e immaturo divorziare da sophie non è stato affatto facile.. tutt’altro, non posso quindi  non essere in pensiero per la mia dolce cass.  Ha scelto lei di arrivare fino in fondo alla cosa è vero ma lei ha una cosa che io quando ho divorziato non avevo... un figlio. Chiudere il capitolo con Ryan automaticamente porterà anche a dei cambiamenti per quanto riguarda Matty e anche se non lo dice apertamente so per certo che questo la preoccupa. Dovranno  parlare di custodia, visite e un’infinità di altre cose burocratiche... molto probabilmente ci saranno altre sentenze rivolte solo ed esclusivamente a lui e se la conosco anche solo un pochino questo la destabilizzerà un mondo. Non vorrebbe che Matty vivesse tutto questo ma sopprimere l’amore e smettere di vivere è fuori discussione, siamo tutti e due.. no, tutti e tre, Ryan compreso, a pensarla in questo modo. 

Immerso nei miei pensieri non mi rendo conto che mi ha appena inviato un sms su whatsapp.

“ siamo in attesa che il giudice  rientri per la sentenza ufficiale... ci siamo quasi 🤞🏻ti chiamo dopo”  

Sorrido come un cretino mentre leggo l’sms: mi sta pensando... nonostante il vortice di emozioni che sta vivendo mi sta pensando.

“Ti amo ❤️

 Le rispondo di getto e lei mi risponde a sua volta con un altro cuore e un Ci sentiamo dopo, ora non posso parlare.”

Non capisco più nulla, l’attesa mi sta letteralmente uccidendo e se non trovo qualcosa da fare per ingannare l’attesa potrei impazzire. Mi ritrovo a camminare avanti e indietro per la roulotte ma non funziona, stuzzico qualcosa dal frigorifero, provo a dare una sistemata qua e là ma niente... stesso risultato. Deciso di andare da zio Nicky, magari con lui riesco a far trascorrere un po’ il tempo. Parliamo di quando ero piccolo, dei ricordi dei miei genitori e del fatto che finalmente sono riuscito a costruire qualcosa di simile al loro amore con la mia donna. Mi confido un po’ con lui su cosa ho intenzione di fare questa sera, ottenendo tutto il suo appoggio,  ed ecco che il tempo sembra volare. Finalmente Cass mi chiama.

 Accetto la chiamata credo al primo squillo ma  non dico nulla, lascio che sia lei a parlare per prima.

 

  • È ufficiale! sono una donna libera! - esclama  allegramente e io nell’ascoltarla ho un colpo al cuore... di felicità naturalmente.
  • beh... libera adesso... dipende dai punti di vista! - scherzo facendole notare che sta parlando con il suo attuale fidanzato. - Non mi risulta tesoro che tu sia tanto libera....
  • Per la legge lo sono però quindi chissà... magari potrei addirittura decidere di... - continua a sfottermi. 
  • No no no, non ci provare neanche a finirla neanche la frase! - la stoppo subito. - Piuttosto sbrigati a tornare a casa che mi manchi. 
  • Agli ordini sergente!! - ride e io faccio di conseguenza. - Ci vediamo tra poco tesoro, cia... - Sta per riagganciare ma la fermo, ho bisogno di dirle ancora una cosa. 
  • Ehi aspetta... - il mio tono di voce cambia e da scherzoso divento improvvisamente serio - A parte gli scherzi... come stai? Come è andata? - non mi va di aspettare che torni per chiederglielo. 
  • Mi sto giusto ora mettendo in macchina, a casa ti racconto tutto! - e ti pareva? 
  • no.... metti l’auricolare e raccontami! Non voglio aspettare. - non controbatte, non dice nulla in realtà,  ma posso immaginarmela mentre esasperata sta alzando gli occhi al cielo.
  • È andata bene ma questo era scontato, siamo sempre stati d’accordo su tutto non mi aspettavo di certo sorprese. - fa una pausa - A dire il vero una me l’ha fatta... abbiamo iniziato a parlare di Matty e... è d’accordo a darmi l’affidamento! Vuole che cresca con me visto che a causa del mio lavoro in passato è  stato difficile farlo ma a patto che lui possa vederlo almeno due volte a settimana più a weekend alterni. 
  • È una buona cosa no? Non... non sei contenta? 
  • Sono contentissima non fraintendermi solo che sono un po’ sorpresa di questo.  Non avrei mai pensato che lo facesse. 
  • Ah no? E perché? 
  • Si beh vedi... un po’ per via dell’alcol e poi perché... beh perché ho qualcuno al mio fianco adesso... - parla di me? E questo che centra con Matty? Non devo chiederle nulla, è lei a darmi delucidazioni sulla cosa - non credo Ryan veda di buon occhio il fatto che Matty possa trovarsi in casa  con un’altra figura maschile che non sia lui stesso... - mmmh... - nella nostra situazione non capita spesso ma qualche volta è capitato, lui lo sa bene  e non escludo che capiterà ancora quindi... niente lascia stare... mi stupisce solo il fatto che me lo abbia lasciato senza stabilire regole o alto. 
  • Ha fatto la cosa migliore per Matty... e per te naturalmente, non farti tormentare da questi inutili pensieri. 
  • Hai ragione, in fondo io e te non  conviviamo mica... - già... 
  • per il resto come ti senti? Sicura di star bene? - cambio immediatamente argomento. 
  • Sono un po’ triste, non me lo aspettavo in realtà ma so anche che mi farai dimenticare tutto non appena ci vedremo. - fa una piccola pausa - non è forse così? 
  • Esattamente mia cara. Ci penso io a te quindi sbrigati a tornare... ho intenzione di lasciarti a bocca aperta. 
  • Mmmh... - dice maliziosa - non vedo l’ora. - e senza aggiungere altro riaggancia.

Mi affretto a prendere le mie cose e raggiungo casa sua. Non era in programma che mi fermassi da lei, mi avrebbe raggiunto lei dopo essersi fermata a casa sua a prendere credo il necessario per dormire da me, ma avevo bisogno di questo spostamento speciale per far sì che la mia sorpresa funzionasse e di conseguenza ecco che mi presento a casa sua e attendo il suo arrivo mettendomi seduto  sui gradini del suo porticato.

La faccia che fa non appena mi vede è memorabile, non sa se essere stupita o rassegnata all’idea che io ami improvvisare e cambiare le carte in tavola. 

  • che c’è Pearson... ti mancavo forse???- sogghigna mentre scende dall’auto e si avvicina per regalarmi un dolce bacio.
  • Mah... un pochino forse, non più di tanto però - la prendo in giro ricambiando il bacio e catturandola tra le mie braccia senza darle modo di potersi liberare. 
  • Non si direbbe sai? - ride... mamma mia quanto è bella. Vorrei farla mia in questo preciso istante ma non posso, devo attenermi al piano originale. La libero dalla morsa ma non smetto di guardarla incantato, mi sento un imbecille... sono come stregato. 
  • Allora? - mi riporta alla realtà -  non avevi una sorpresa per me? - ammicca credendo di sapere  esattamente in cosa consista la sorpresa. Lei crede che non sia altro che un pomeriggio di pura e sana passione ma non immagina neanche di quanto stia sbagliando. Di solito ha fiuto, non riesco mai a stupirla con niente, ma questa volta... beh questa volta la lascerò senza fiato. 
  • Se non ricordo male anche te ne avevi una per me, o sbaglio? - prendo tempo. 
  • Forse... ma dipende dalla tua non ricordi? Se mi stupirai avrai la tua sorpresa altrimenti...
  • Non è una sorpresa questa, è un premio di merito! Non è giusto! - faccio finta di essere contrario ma la verità è che mi diverto un mondo a stuzzicarla. 
  • Prendere o lasciare mio caro. - mi da un altro bacio. Piccola ruffiana. 
  • E va bene, inizio io... aspettami qui. - mi dirigo verso la mia auto da dove estraggo un pacco regalo e in meno di un minuto sono nuovamente da lei. - tieni, questo è per te: aprilo. - le porgo il dono. È titubante nel farlo, non si aspettava di certo un regalo. Quello che non sa è che nel pacco c’è solo il kit di benvenuto della sorpresa, per la sorpresa vera e propria ci vorrà ancora un po’. - Avanti che stai aspettando? - la incito e finalmente si decide a scartare il pacco. È una piccola scatola di legno dove al suo interno trova un iPod, cuffiette, un semplicissimo foulard rosso e una busta del medesimo colore. Mi guarda cercando di decifrare dal mio sguardo una possibile soluzione ma non ci riesce così d’istinto porta alle mani la busta.  Mi guarda ancora e io annuendo leggermente le faccio capire che deve partire da lì. La apre e al suo interno trova un bigliettino con un’unica, semplice frase:

“fidarti di me...❤️

  • Kev... cosa... che...
  • Non è forse chiaro il messaggio? - le dico sorridendo.
  • S.. si ma... 
  • non ti fidi di me forse? - mi avvicino prendendole la scatola dalle mani 
  • Certo che mi fido di te è che... non ho cap..
  • shhhhh.... allora lasciami fare. - estraggo dalla scatola il foulard che vi è all’interno e dopo averla fatta girare lo poso delicatamente sui suoi occhi bendandola.
  • Kev cosa...
  • Te l’ho detto, è una sorpresa e per far sì che funzioni devi fidarti di me. Non posso dirti dove stiamo andando, rovinerebbe tutta la magia e non voglio neanche che tu lo scopra o lo intuisca guardandoti attorno o ascoltando voci quindi adesso oltre a bendarti ti darò questo iPod - glielo porgo tra le mani - e queste cuffiette - faccio lo stesso. - ho preparato una playlist con tutte le canzoni che raccontano la nostra storia spero che ti renderanno l’attesa meno snervante. - l’aiuto a mettere gli auricolari nelle orecchie e noto una lacrima scenderle lungo la benda. Si è commossa! Bene, molto bene. un punto per me. Le do un bacio a fior di labbra dopodiché la stringo a me e piano piano la conduco in macchina pronti a raggiungere la prossima tappa di questa pazzia d’amore… l’aeroporto. Già avete capito bene, l’aeroporto... a quanto pare non sarà in questo piccolo paesino che scoprirà cosa ho in serbo per lei. No... ho scelto di gran lunga un posticino decisamente più d’impatto, magico e con un’atmosfera a dir poco surreale. C’è solo un piccolo problema: dista qualche ora da qui e ho paura che possa annoiarsi o addirittura stranissi. Per mia fortuna va tutto bene, solo un leggero sussulto in fase di decollo. Ha percepito vista l’inclinazione del corpo che stessimo volando, mi ha stretto la mano impaurita, non avere i sensi attivati in queste circostanze non è sempre un bene, ma non appena ho ricambiato la stretta si è immediatamente rilassata. Per rassicurarla ancora le tolgo un auricolare giusto il tempo di sussurrarle nell’orecchio che l’attesa ne varrà la pena dopodiché torno a farle ascoltare musica fino all’atterraggio. Una volta aver rimesso i piedi a terra prenoto un taxi e finalmente arriviamo a destinazione. Non le tolgo subito la benda, aspetto ancora un pochino per farlo ma vado a toglierle gli auricolari riponendo l’iPod in una delle due valigie che ho portato con  me.
  • Ascolta attentamente - le dico. - cosa senti? 

Ci pensa un po’ - nulla... non sento nulla, solo gli uccellini che cinguettano. 

  • bene... e se cammini cosa senti sotto i piedi? 
  • Mmmh... lo scrocchiettio delle foglie secche? - domanda non essendone pienamente sicura. 
  • Bravissima... pensaci bene: dove credi che ti abbia portata? 
  • Mmmh... vediamo... in un posto dimenticato da tutto e da tutti per uccidermi? - ride da sola. 
  • Spiritosa! No... cioè si.... cioè NO!!! oddio! - andiamo Kevin. Non è il momento questo per farsi prendere dal panico. - non voglio ucciderti sta tranquilla ma sì, ti ho portata in un posto sperduto... un posto a me molto caro, un posto che nei giorni tristi vorrei ampiamente dimenticare ma allo stesso tempo è un posto che mi ha regalato momenti indimenticabili. - le sciolgo la benda restituendole il dono della vista di cui l’avevo privata fino a quel momento. - Benvenuta nella baita dei pearson! Benvenuta a casa mia. - è  scioccata, non può credere ai suoi occhi.. mi fissa incredula con quelle pietre verdi smeraldo e  non riesce ad emettere nessun tipo di suono. L’ho lasciata senza parole proprio come calcolato. In quell’ultimo anno spesse volte è capitato di raccontarle della baita, delle vacanze estive che eravamo soliti fare in famiglia, che i ricordi più belli che ho di mio padre appartengono proprio a questo posto... tutto, le ho raccontato tutto...sa che per me è un posto speciale e se l’ho portata fin qui è perché ho qualcosa di serio da dirle. “Nessuna mia conquista è mai stata qui... solo la mia ex moglie ma ero un adolescente cretino quindi non conta. Le dissi una sera, quando ancora eravamo solo amici, mentre ero in vena di confidenze “ non ho mai portato nessuna delle mie fidanzare alla baita, lo considero un posto troppo speciale. C’è la vera essenza dell’amore lì dentro, i miei genitori erano l’amore fatto persona e si sono battuti con tutte le loro forze per ottenere quel  piccolo angolo di paradiso... non sopporterei l’idea di aver ridicolizzato con storielle di poco conto o con scappatelle da una notte e via un posto così importante per loro. Semmai ci porterò qualcuna, e non è  detto che succederà, sarà senza ombra di dubbio colei che avrò scelto di avere accanto per tutta la vita. Sogno un amore come quello dei miei genitori da sempre.... non so se esista, ma se lo troverò, nel momento esatto in cui lo capirò, sarà il primo posto in cui la porterò.” 

 Non so dire di preciso se  ricordi ancora questa nostra piccola conversazione ma a giudicare dalle lacrime agli occhi e il suo sguardo tra lo spaventato e l’emozionato direi proprio di sì. La prendo per mano e insieme ci rechiamo all’interno. Ad accoglierci vi è un tavolinetto rotondo apparecchiato per due, con un enorme mazzo di rose rosse sul tavolo e una candela, come centro tavola, che galleggia in acqua all’interno di una boccia di vetro.  A terra ci sono petali di rose sparsi in ogni dove e sui vari mobili vi sono candele profumate. Un'atmosfera a dir poco meravigliosa resa ancora più speciale grazie alle note di musica classa che il giradischi sta riproducendo. Mia sorella ha fatto un lavorone, dovrò assolutamente chiamarla per ringraziarla.

Mi avvicino al tavolo e prendo il mazzo di rose. 

  • Questo è un piccolo omaggio floreale per la signora... ops scusa, signorina! - rettifico ribadendo ancora una volta  il fatto che non sia più sposata. Prende i fiori e il suo sguardo passa da quest’ultimi, a me, alla stanza... non sa dove guardare, non sa cosa fare ma sopratutto non sa cosa dire. - allora che mi dici? ti piace? Ho fatto o no un bel lavoro? Ho pensato che farti passare un week in tranquillità fosse la cosa migliore per festeggiare.
  • Un... un weekend? - se possibile sbarra ancora di più gli occhi! - Un weekend kev? Scherzi vero?Non... non ho nulla per poter restare qui tutti questi giorni! Io.... - wow ha riacquisito la facoltà di parlare. Rido
  • Ehi... calmati! Ti ho preparato una valigia io tranquilla. Ho messo dentro qualche cambio e... beh tanta attrezzatura da camera da letto! - intendo i completi intimi - quelli sì che ci serviranno! - riesco a farle alzare gli occhi per aria nonostante sia in ansia e questo è  un buon segno: pian piano si sta sciogliendo. - Dai inizia a sederti, vado a prendere la cena di la e torno.  Sto morendo di fame tu no?
  • La.. la cena? Hai anche.... ma come?
  • Non io... mia sorella mi ha dato una grande mano! - le spiego. - Dai, aspettami qui, torno tra due secondi. - Le faccio l’occhiolino dopodiché mi allontano dirigendomi in cucina. Sistemo la cena su un vassoio per fare un unico viaggio e non fare troppi avanti e indietro  dopodiché  torno a farle compagnia. Mangiamo in tranquillità, forse un po’ troppa visto che devo estrapolarle ogni parola dalla bocca in quanto non si è ancora ripresa, ma passiamo comunque un piacevole inizio serata. Le parlo della della baita, di come passavano il tempo quando eravamo qui e le mostro le foto di come era e di come invece è adesso.
  • Ci ho lavorato nei week in cui avevi Matty a casa e non potevamo vederci. Non volevo sentire la tua mancanza e così mi sono tenuto impegnato. Non trovi sia un po’ più moderna adesso? 
  • È a dir poco meravigliosa Kevin! Hai fatto tutto questo da solo? 
  • Si ma i miei progetti non sono ancora terminati in realtà: Il mio sogno è quello di costruirne una proprio sulla montagnetta qui di fronte. Cioè... in realtà era mio padre che voleva costruirne una per la mamma ma non ne ha avuto modo purtroppo... - mi rattristo leggermente e lei se ne accorge all’istante. Non parlo molto spesso di mio padre, è una ferita ancora aperta. 
  • Kevin non devi parlarne per forza se non....
  • Ho pensato di costruirla io al suo posto... - la interrompo - forse è una pazzia mah... non lo so, mi sento di farlo! Voglio portare a termine il sogno di mio padre e fare a mia madre un regalo indimenticabile. E poi chissà, così facendo questa baita sarà a tutti gli effetti mia! - sarebbe stato da dire nostra ma non era ancora il momento. 
  • È una cosa bellissima quella che stai facendo! - mi strinse la mano tra le sue - ne sarà davvero entusiasta tua madre vedrai. 
  • Lo spero davvero ma non sono qui per rattristarti con i miei aneddoti malinconici o con le mie folli idee. Sono qui per festeggiare insieme a te la tua nuova vita! - prendo un flûte e la invito a fare la stessa cosa. - propongo un Brindisi: alla mia Cassidy, alla sua nuova vita da nubile e alla fantastica sorpresa che riceverò io tra poco! - non avevo dimenticato la mia sorpresa.... ero curioso di sapere cosa avesse preparato per l’occasione. 
  • Credimi... amo tutto ciò che hai organizzato per me Kevin ma vedi... credo proprio che ti batterò! 
  • Ma sul serio???? - le dico con giocosa aria di sfida - ma io non ho mica finito... c’è altro che ho preparato ma voglio ricevere la mia dose di dolcezza prima di continuare.
  • No no no... non ci siamo! Gli accordi erano altri... tu mi fai vedere la tua sorpresa e io in cambio ti darò la mia. 
  • Mah.... uffa lo sai che sono curioso! 
  • Lo hai detto tu no? Premio di merito lo hai chiamato se non sbaglio quindi... - se la sta ridendo un po’ troppo - prendere o lasciare tesoruccio! 
  • Uff ... e va bene.... - mi avvicino ad una delle valigie che ho portato e ne estrapolo un pacco regalo. - ecco qua... spero ti piaccia. - avete presente un bambino il giorno di Natale? Beh la medesima espressione di gioia in questo momento è sul volto della mia cass. Non so cosa si aspetti in realtà: una borsa magari, un vestito.... non so cosa passi nella mente di una donna in questi casi ma spero che ciò che le ho preparato sia di suo gradimento. Apre la scatola e all’interno vi trova un album, un semplicissimo album di foto. Ci sono foto mie e sue scattate prima ancora che ci conoscessimo e poi foto di noi due e alcune di noi tre : io lei e matty.... all’interno di quell’album, escluso Ryan, c’è tutta la nostra storia. 
  • È .... è meraviglioso kev.... - dice tutta emozionata correndo a baciarmi! - è il regalo più bello, insieme alla splendida serata, che tu potessi farmi. - sono felice che gli piaccia ciò che ho organizzato ma non è ancora finita, la vera sorpresa è proprio lì ma lei ancora non sa. 
  • Sono felicissimo di questo ma mi piacerebbe che tu continuassi a sfogliare - le dico indicandole l’album. Rimane a fissarmi non capendo il motivo della mia richiesta ma torna ugualmente a sedersi e a sfogliare il mio regalo. Sembra piacerle sul serio, ride e commenta ogni foto ricordando dove è stata scattata ma quello che più la colpisce è una pagina dove non vi è alcuna foto ma bensì una scritta. 

 

 

“ to be... continue.... da oggi inizia, spero, la nostra vita insieme” 

 

 

  • Speri? Che c’è hai paura che la libertà mi piaccia talmente tanto che ti lascerò per godermi la vita????
  • Beh.... - scoppio a ridere - no il significato della frase non è esattamente quello mah.... gira ancora pagina e ne parleremo. - sono serio mentre le dico queste cose e lei sembra accorgersene. Toglie il sorriso dal suo volto e curiosa di sapere a cosa io mi riferisca torna a concentrarsi sull’album che ha in meno e volta ancora pagina. Legge la frase che si trova sulla nuova pagina e posso giurare di averla vista sbiancare. 

 

“Vieni a vivere con me!!!”
 

  • È già... la vera sorpresa è questa ecco perché dicevo di avere ansia e paura che potesse essere troppo.  Dopotutto ora che ci penso forse ho esagerato sul serio... in fondo ha appena divorziato.... forse vuole veramente, come giusto che sia,  passare del tempo da sola.... non vorrà lasciarmi ok, ma vorrà la sua privacy. Non lo so... non so cosa devo pensare e il fatto che lei non dica ancora nulla mi da la conferma che forse ho esagerato sul serio.
  • Cass, tesoro ecco io... non intendo subito.... è presto forse ma vedi.... io... beh volevo solo farti capire che ho dei progetti importanti per noi! - provo a recuperare la situazione ma non è affatto semplice con lei che continua a non dire nulla. Rimaniamo a fissarci per un tempo a me indefinito, sono nel panico più totale ma poi noto che i suoi occhi si stanno inumidendo e inizio nuovamente a sperare.... è un buon segno no? Cavolo ho il cuore che sta esplodendo. - se è troppo presto tranquilla sentiti libera di dirmi di no io.... io.... - ecco non so neanche più cosa dirle.... sono stato un idiota, ma come mi è venuto in mente? 
  • Kev... io non... non....
  • Lascia stare ok? Fai finta che io non ti abbia detto nulla! Ho esag....
  • Non so cosa dire.... è una cosa inaspettata  mah....
  • Cass davvero non....
  • Mi piacerebbe molto venire a vivere con te!!!
  • Lo avevo immaginato, sapevo che avresti potuto rispondere così quindi non.... Cosa???? Cos’è che hai detto????? - Credo di essere rimasto  la bocca spalancata tanto lo stupore e la mia espressione deve essere davvero buffa visto che scoppia a ridere. 
  • Ho detto che mi piacerebbe davvero venire a vivere con te mah.... beh ecco non credo che casa mia sia abbastanza grande per tutti e la tua roulotte.... beh....
  • Non avevo in mente nessuno di questi due posti a dire il vero... 
  • a no? E dove vorresti vivere? - sorrido senza pensarci ma lei fraintende - Qui???? Vorresti vivere qui???? Kev io.... ecco... Matty.... c’è Matty da prendere in considerazione, non posso prenderlo e portarlo qui impedendo a suo padre di vederlo no.... non ....
  • Ehi...ehi ehi... calmati non hai capito... non voglio portarvi a vivere qui,  magari per le vacanze si ma per il resto... beh guarda - corro a prendere l’album che ha lasciato sulla poltroncina dove era seduta e sfoglio un’altra pagina: c’è una nuova foto, una foto che non riguarda ne me ne lei.. è la foto di una casa. 
  • E questa? - mi chiede
  • La riconosci? - l’avevamo vista un paio di volte mentre l’accompagnavo dall’avvocato e un giorno così, tanto per fare qualcosa, chiamammo l’agenzia immobiliare per chiedergli di farcela vedere. Eravamo curiosi di scoprire se gli interni erano paragonabili alla maestositá degli esterni e il risultato fu che se ne è innamorò seduta stante.
  • Se la riconosco mi chiedi???? Io amo questa casa ma ha un prezzo esorbitante lo sai, lo abbiamo sempre detto no? Non possia...
  • Potrei averla acquistata ugualmente! - sbarra gli occhi! - si lo so è una pazzia ma è meravigliosa e a te piace parecchio. Volevo che piacesse ad entrambi e con questa ero sicuro di non sbagliare. Non devi dirmi di sì per forza se non vuoi, avevo comunque bisogno di una casa, non posso di certo vivere in una roulotte per sempre. 
  • Mi trovi impreparata Kevin io... non so cosa dire... - sembra ancora più commossa di prima e questo mi rincuora assai. 
  • Beh, di sì! 
  • Vorrei, lo vorrei davvero ma prima... - ecco... ti pareva? che altro c’è adesso???? - Prima devo chiederti una cosa. 
  • Tutto quello che vuoi! 
  • Non sarà come una luna di miele questa... non saremo soli....
  • Lo so, ne sono consapevole e a dire il vero sono felice che ci sia anche lui! Mi sta simpatico quel ragazzino quindi se la domanda riguarda qualcosa tipo: sei disposto a condividermi con Matty? La risposta è sì.
  • Sei fuori strada... non volevo dire questo. 
  • A no?
  • No. È che non ci sarà solo lui...
  • So anche questo è non preoccuparti: gli amici di Matty saranno sempre i benvenuti! Sarà anche casa sua dopotutto, avrá tutto il diritto di invitare chi vuole! Anche la fidanzatina - le dico sapendo quando sia gelosa del suo bambino.
  • Spiritoso ma no... non parlavo neanche di loro...  la cosa che sto cercando di dirti è che se verrò a stare da te potremmo avere un coinquilino in più in casa.... - un coinquilino???? Ah già il cane! Aveva promesso a Matty che al più presto, se avesse riportato ottimi voti in matematica, gli avrebbe concesso di prendere un cagnolino. Era il suo sogno da una vita e con il fatto del divorzio imminente Cassidy pensava fosse una buona idea per aiutarlo a superare la cosa. 
  • Ho capito! Hai preso il cane vero?!?! Sapevo che ti saresti lasciata intenerire! - rido, Matty quando si mette in testa una cosa sa come farsi ascoltare. - comunque nessun problema, mi piacciono le palle di pelo di poi nella nuova casa ci sarà un’enorme giar....

 - Sono incinta Kevin! - me lo dice senza girarci attorno e per poco non mi prende un accidenti. Mi muoiono le parole di bocca, la salivazione è completamente azzerata e credo di non riuscire neanche più a formulare una frase di senso compiuto nella mia testa. È incinta???

  • ... sei cosa????
  • Aspetto un bambino Kevin... aspettiamo un bambino!- specifica per poi fare una piccola pausa - sorpresaaaa!!!! - era questa la sorpresa? W...wowwww! Mi ritrovo a grattarmi  la testa non sapendo cosa dire, non che non sono felice... anzi, è  solo che mi ha spiazzato...  mi sarei aspettato di tutto da lei... tutto  tranne questo. - Non lo avevamo previsto lo so, forse è  un po’ Presto e se non te la senti lo capisco... basta che me lo dica e....- la bacio! La bacio come forse non ho mai fatto, aspetta un bambino... il mio bambino.... sto per diventare padre, io Kevin Pearson sta per diventare padre. Rido come un ebete adesso! Non posso credere alle mie orecchie 
  • È fantastico amore mio! È la coronazione di un sogno questa!!!! un bambino... wow... sto per avere un bambino con la donna che più amo al mondo.... è..... è.... non lo so ma so che devo dirlo a tuttiiiii!!!! Ti amo ti amo ti amo!!!!! È la miglior sorpresa che potessi farmi! 

Chiamo i miei fratelli, mia madre, mio zio... tutti! Non sto più  nella pelle e già inizio ad immaginarmi il mio nuovo splendido futuro. La trascuro per qualche minuto ma poi corro nuovamente da lei per festeggiare. 

Doveva essere l’inizio della sua nuova vita quello di oggi ma a quanto pare è anche il mio nuovo inizio... il nostro nuovo inizio. 

Ho dubitato molto in questo ultimo anno su cosa fare e come lei anche io ho avuto una battaglia interiore tra testa e cuore da dover combattere. Lo abbiamo fatto entrambi e con orgoglio ad oggi posso dire solo una cosa: non importa quanto sia  difficile il cammino, quante sofferenze e rinunce esso comporti:  scegliere il cuore è la soluzione migliore... sempre! e io Kevin Pearson l’ho fatto! Ho scelto il cuore e adesso posso dire a gran voce di stare finalmente vivendo.

FINE

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