Perché sono pazzo

di ImperioMagicum
(/viewuser.php?uid=946013)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Abbiamo smesso di essere umani? ***
Capitolo 3: *** Datemi un copione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


Mi spiace questa non è una fanfiction. E nemmeno una storia, anche se penso che tra una riga e l'altra potrei scrivere piccole storie. Se volete quello cercate sul mio account, oppure tornate alla lista dei racconti. Troverete senz'altro qualcosa, il sito è immenso. 
Se siete troppo piccoli forse vi annoierete, ma forse mi sbaglio. Del resto, ricordo ancora i miei sproloqui antigovernativi di quando avevo 8 anni. Sì, mio padre non avrebbe dovuto parlarmi di politica. Poi uno finisce come me, a ** anni (tranquilli scoprirete la mia età facilmente, ma per ora voglio vedere chi si incuriosisce) a scrivere una specie di blog filosofico-politico su EFP. Ma sapete cosa ho pensato? Se io mi devo sorbire Terabytes di materiale online, ore di video, tonnellate di carta stampata di assoluta semplificazione stupida di temi giganteschi e complessi beh, significa che li fuori ci sono tante persone che non si faranno problemi a sorbirsi materiale prodotto da una persona qualunque di italica nazionalità, con residenza in un oscuro regno nordico governato dalle Cravatte Verdi (ed anche vi potreste dilettare a scoprire la mia residenza).
Da un bel po' di tempo, credo ormai da un paio di anni o forse più, mi sono interessato con più fervore alla politica ed alle meccaniche del mondo. Sono curioso ed interessato alla storia, alla filosofia ed a come le persone ragionano e reagiscono. Lo trovo assolutamente affascinante. Ma non sono un rivoluzionario, per motivazioni che spiegherò in seguito, e non dedico il mio tempo a partecipare a cortei contro o a sostegno di nulla. Per questo ho creato questo spazio che riempirò, mano a mano che mi sentirò di scrivere, con argomenti, idee, ragionamenti, sproloqui su ciò che penso e mi piace. Magari qualcuno leggerà e vorrà parlare con me di questi argomenti.
Intanto vi saluto e spero che vi incuriosirete e leggerete i prossimi pezzi di pensiero.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Abbiamo smesso di essere umani? ***


ABBIAMO SMESSO DI ESSERE UMANI?

 

Di per se noi umani siamo degli stronzi menefreghisti. Posso tranquillamente affermare due cose: che in questo momento mentre io sto scrivendo al computer il pianeta Terra sia pieno di persone che potremmo definire sfortunate e che di questo sia a me che alla maggior parte di voi non interessi nulla.

Specifichiamo meglio: le terribili vicende che coinvolgono il genere umano possono essere tra le più disparate. Sette miliardi di persone in questo momento vengono colpite da malattie, depressioni, mutilazioni, fame, sete, torture, incarcerazioni, attacchi parassitari, aggressioni, stupri, omicidi, suicidi, bollette del gas e visite casalinghe di enti religiosi. E, con il semplice obbiettivo di non portarci alla pazzia ed alla veloce auto-impiccagione, il nostro cervello ci permette di ignorare tutte queste realtà. Tutte cose che, singolarmente (e spesso nemmeno collettivamente) possiamo fermare o risolvere e che delle quali non possiamo, e non ha senso, psicologicamente affrontare. Ma questo meccanismo può diventare pericoloso.

La nostra capacità di essere bastardi non è di per se cinismo o mancanza di empatia: la persona più indicata a consolarci ed a comprenderci durante un momento difficile pensa esattamente allo stesso modo ma non può essere definita cinica o non empatica. Semplicemente non può tenersi carico del dolore umano e deve forzatamente ignorarne la maggior parte. È quando qualcuno possiede la capacità di alleviare un dolore e non lo fa, per motivi che spaziano dal vantaggio personale alla semplice noia, che diventa veramente cinico.

Essere cinici verso il dolore altrui è un atto che può avere diverse radici. Non è un atto esattamente naturale quello di offrire soccorso a qualcuno, ma è qualcosa che esiste in parte in noi e che l'educazione che riceviamo può accrescere, levigare o indirizzare solo verso alcuni dolori e non altri. Io stesso per offrire aiuto o appoggio a qualcuno devo a volte sforzarmi ed altre volte no a seconda di chi aiuto e perché aiuto. Di certo non erano cattivi i nostri nonni quando non aiutavano la moglie nelle faccende di casa, semplicemente non erano culturalmente abituati ad aiutare nelle faccende “da donna” e non potevano possedere quella sensibilità.

I modi in cui nel quotidiano possiamo utilizzare la nostra capacità di provare empatia sono davvero tanti. Possiamo cominciare non giudicando duramente gli altri, cercando di comprendere le loro azioni e capire perché in quel momento ed in quel luogo hanno fatto qualcosa di terribile o semplicemente qualcosa che crediamo essere cattivo. Non ho fatto differenze tra quei 7 miliardi, tra i quali ci sono molti carnefici ma sicuramente tutti sono vittime.

Noi uomini dobbiamo per necessità vivere assieme, è un nostro bisogno primario che ci permette di sopravvivere sia alla natura sia psicologicamente. La nostra abilità nell'essere cinici, nel levigare la nostra empatia è alla base di gran parte delle sofferenze umane, è uno dei fattori che scatena le ombre ed i mostri che ognuno di noi porta con se da sempre. E non esiste un muro abbastanza alto e massiccio che riesca a proteggerci da ciò che abbiamo dentro.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Datemi un copione ***


DATEMI UN COPIONE

Datemi un copione, vi prego. Da troppe settimane non recito più e rischio di morire. Voglio di nuovo delle prove per far spettacoli, monologhi, dialoghi, anche pantomime. Il mio corpo si irrigidisce senza il passo sul legno della scena, il mio viso si fossilizza nello sguardo del semplice spettatore. Voglio di nuovo utilizzare la mia voce alla sua massima potenza, voglio ancora sentirmi correggere la pronuncia, voglio di nuovo qualcuno che mi chieda di leggere la frase lentamente, con ritmo e passione. Voglio di nuovo il brivido del pubblico, voglio ancora le risate dietro alle quinte, voglio di nuovo le bestemmie sottovoce che si lanciano per zittire i giovani attori rumorosi. Voglio di nuovo le prove da otto ore la domenica, capaci di far arrivare il regista allegro a sera senza fargli percepire uno stipendio. Voglio di nuovo le ore di montaggio, sentire l'odore del legno di scenografia sulle mie mani sudate e doloranti, le bestemmie ed i calci alle porte sghembe che non vogliono entrare nei cardini. Voglio di nuovo le canzoni, ignote a voi lettori, che cantavamo in spogliatoio fino a pochi mesi fa prima dell'entrata in scena. Voglio ancora un girotondo e gridare "Merda merda!" sculacciando il sedere di colleghi registi e colleghe. voglio un solo regalo: poter terminare gli spettacoli di quest'anno prima di ritrovarmi in università, voglio fare Tito in "Centocinquanta la gallina canta", recitare assieme alla ragazza con cui posso condividere una canzone partigiana, rendere fiero di noi il vecchio regista che ha appena perso la vista ad un occhio e merita di poterci vedere, un'ultima volta, ed essere fiero di noi e del suo laboratorio che dura da ormai 34 anni.

"Ma che aspettate a batterci le mani?
A metter le bandiere sul balcone?
Sono arrivati i re dei ciarlatani,
i veri guitti sopra il carrozzone
venite tutti in piazza tra due ore
vi riempirete gli occhi di parole
la gola di sospiri per amore
ed il cuor farà seimila capriole...

e non temete se la notte è scura
abbiamo trenta lune di cartone
con dentro le lanterne col carburo
da far sembrar la luna un solleone..."

( Ma che aspettate a batterci le mani, Dario Fo ) 








 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3767129