Andrà tutto bene

di Star_of_vespers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Andrà tutto bene ***
Capitolo 2: *** Un vento tiepido d'amore ***



Capitolo 1
*** Andrà tutto bene ***


NDA: Andrà tutto bene. E’ una frase che ascoltiamo spesso. E’ una frase bella e colorata. Quando guardo quei cartelloni mi sento felice e mi emoziono tanto, perché percepisco tutto l’amore e la solidarietà. Io nel mio piccolo vi sono vicina e dedico questa raccolta a tutte voi, perché vorrei che in questo brutto momento anch’io possa collaborare e distrarvi con le mie idee, perché adesso che non ci possiamo abbracciare,  vorrei che ci toccassimo così.

Abbracciami con la scrittura

Se vorrete seguirmi, ed anche voi iniziare a scrivere per accompagnare queste giornate fatelo pure, perché non c’è cosa più bella di stare vicini tutti e farci forza così. Io non ho chissà quale pretese, voglio solo starvi vicino, e per ora è l’unico modo, spero vi piaccia la mia iniziativa.

Leggendo la storia di Wolstenholme    oggi mi sono sentita tanto in compagnia, ed anche se pensavo che il mio pomeriggio fosse uguale ad ogni altro mi sbagliavo, perché ho iniziato a scrivere, per poter riempire i vostri giorni e ringraziarvi.

Proprio così:

 

 

 

Andrà  tutto bene:

 


 

La dottoressa Altea Rossi in quel momento si trovava a Los Angeles, alle prese con un paziente decisamente fuori dalle righe, sotto ogni punto di vista.

La sera in cui Mihael Keehl arrivò in ospedale completamente insanguinato Altea era veramente stanca, poiché anche quella sera aveva trascorso tutto il tempo a curare i malati, ma nonostante ciò, accolse l’incarico di assistere quel paziente per alleviare i suoi dolori. Era veramente un bellissimo ragazzo: biondo, con un viso raffinato e dei lineamenti stupendi, quanto quei suoi capelli color dell’oro, completamente inzuppati di sangue.

Altea aiutò i suoi colleghi, quella sera erano tutti stanchi, la fatica non mancava in una città grande come quella, ma si lavorava con passione sempre, per soccorrere la gente e guarire i malati. Questo per un dottore era il massimo: vedere che le persone dopo aver superato un brutto periodo, grazie a loro, avessero ritrovato un sorriso e tanta speranza.

Il ragazzo presentava gravi ustioni su tutto il corpo, era giunto in quell'ospedale insieme ad un suo amico. Tra il panico e le urla senza senso, la dottoressa aveva stretto i denti, indossato i suoi guanti e dopo aver tirato un lungo sospiro, era corsa lungo il corridoio per accogliere quel paziente.

L’uomo dopo essere stato ricoverato e medicato  finalmente aveva ripreso conoscenza, ma i problemi erano giunti proprio da quel ben gradito risveglio.

Mihael lanciò uno sguardo ad Altea, era confuso. Quella ragazza lo stava assistendo e si era addormentata affianco il suo letto. Mihael la guardò, con quei suoi occhi luminosi ed indagatori, scrutando il camice verde e quelle mani che l’avevano guarito, quelle preziose mani che lo avevano salvato.

Si guardò intorno: si trovava in una camera bianca e fredda, con altre due persone sdraiate nel letto, proprio come lui.  Confuso cercò di alzarsi, ma dalla bocca gli uscì un gemito percependo dolore in tutto il suo corpo. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. La sua vista era annebbiata e fisicamente si sentiva a pezzi, non capiva cosa fosse accaduto, ricordava solo di aver azionato una bomba, dopodiché il nulla. Echeggiava unicamente nelle sue orecchie il rumore forte ed assordante del palazzo che aveva fatto saltare, ma il resto era una realtà nascosta, non capiva.

Aprì gli occhi lentamente, sbattendo più volte le palpebre,  poi con lo sguardo percorse tutto il suo corpo, soffermandosi su  quella verde e calda coperta, per poi salire ed osservare quelle bende bianche su tutto il suo addome, così candide e lattee, in forte contrasto a delle voluminose macchie rosse di sangue, rosse come una rosa bellissima.

Verde, bianco e rosso. Questi erano stati i primi colori che Mihael aveva visto dopo quell'assurda esplosione, dopo il dolore e le lesioni che aveva su tutto il viso. Quelli erano stati i colori che avevano salvato Mihael.

-Non dovresti affaticarti…- incrociò con stupore due caldissimi occhi color nocciola, grandi e profondi. Un sorriso gentile e il tocco soave di due mani calde e delicate, quelle stesse mani che l’avevano guarito.

-Sono in un ospedale!- asserì pacato, guardando ora quella donna in modo differente: osservò le sue occhiaie scure segno di profonda stanchezza, e quelle piccolissime goccioline di sudore che solcavano il suo volto.

-Esatto, e devi stare a riposo…-

-Io devo andare.- si alzò di poco dal suo letto, pareva disinteressato alle parole di quella dottoressa e alle sue condizioni. Lui doveva riprendersi, non aveva tempo. Decise di alzarsi da quel letto nonostante i dolori, ma ciò era veramente impossibile. Gridò poco quando una ferita al petto iniziò a bruciare, a causa di quel suo repentino movimento. Il suo viso indolenzito allarmò Altea che velocemente lo sostenne dalle spalle.

-Cerca di ragionare: hai delle ustioni su tutto il corpo e non riesci a muoverti- cercò di essere calma lei, sorridendogli. Non voleva farlo agitare anche se doveva assolutamente fermarlo.

-Io ho tante cose da fare ragazza…- osservò le sue mani calde, quel suo sorriso, quegli occhi pieni di forza ed energia. Quegli occhi così belli che lo avevano addirittura incantato.

-C’è tempo, ma adesso devi stare qui, poi uscirai!- passò la sua dolce mano sul suo viso e gli accarezzò amorevolmente la guancia, attirando completamente l’attenzione di Mihael.

-Se non vado ed iniziò a lavorare andrà tutto male!- il suo bel viso era divenuto spento, incupito da chissà quale pensiero. Altea lo notò, ed incantata esaminò la curva delle sue labbra, il suo naso perfetto e quei suoi bei occhi chiari. Lei sospirò, accarezzando nuovamente la guancia di lui.

-Andrà tutto bene!- istintivamente gli donò un piccolissimo bacio sulla fronte, nella parte priva di bende. Lui sgranò gli occhi dinanzi a quel gesto. Il flusso dei suoi pensieri si era completamente bloccato grazie a quelle dolci parole, dette da quella sconosciuta ragazza, a quelle labbra che lo avevano baciato, alle mani calde che lo avevano curato ed accarezzato, donandogli estremo conforto.

Allungò di poco la sua mano e l’appoggiò su quella della ragazza, era divenuto serio mentre la guardava. Altea non riuscì a comprendere, si lasciò stringere da quelle mani sussultando di poco.

-Sembri molto sicura di te!- Mihael sembrava ammaliato da quel viso deciso e da quei comportamenti rassicuranti, non riuscì a spiegarsi il perché, ma quella ragazza possedeva una luce dentro, una luce pura, bella, contagiosa, fiera, dolce, leale. Una musica speciale che lo aveva cullato ed accudito.

-Beh, forse perché sono italiana sai!- sorrise, un sorriso gioioso e fiero, bello come la terra che la donna aveva appena menzionato.

-Essere italiani significa essere così positivi?!- era incuriosito da quella deliziosa dottoressa. Continuava a stringerle le mani, osservando quei suoi bei occhioni.

-Si si… noi italiani vediamo sempre il bello nelle cose, sempre…- sorrise al ragazzo stringendo la sua mano, in modo da infondergli tutta la sua energia e quella forza battagliera che gli gonfiava dentro al cuore -Noi italiani non ci arrendiamo mai!-

Quelle parole lo stupirono e nel suo cuore avvertì la medesima forza di cui aveva parlato la ragazza. Una positività che andava ben oltre alla realtà, un coraggio, una luce e una bellezza affascinante.

Si trovò a pensare che le parole della ragazza fossero reali: gli italiani possedevano realmente qualcosa di speciale!

-Grazie di tutto dottoressa- Mihael sorrise debolmente, per poi baciare con profonda gratitudine le mani preziose di quella sconosciuta che quella sera lo aveva salvato.

 

 

 

Altea: Colei che cura

 

Abbracciami con la scrittura

Stai rerenno e te fai 'cchiù vicino
Me vase primmo tu
E allora sì, abbracciame cchiù forte.

testo di Andrea Sannino)

 

 

 

 

 

 

 

 


Angolo autrice:

Tutta l’Italia oggi si ritrova ad affrontare una situazione bruttissima, e tutti noi siamo protagonisti indiscussi ragazzi! Nel nostro piccolo possiamo aiutarci. Quei canti bellissimi che ho ascoltato dai balconi mi hanno fatta commuovere e mi hanno caricata di forza, come tutte le storie di questo sito, perché adesso che siamo tutti dentro casa un sorriso dobbiamo cercalo in ogni angolo: nella lettura, nella scrittura, disegnando, cantando, ballando. Dobbiamo vivere e sorridere, ma soprattutto far sorridere, perché se questo brutto virus è così contagioso, anche i nostri sorrisi devono diventare contagiosi, e noi ci dobbiamo aiutare gli uni con gli altri, per poter sorridere e vivere emozioni belle, per farci senti sentirci vivi e vicini, per distrarre quelle persone che proprio come me si trovano destabilizzati da questo brutto momento e cercano in tutti i modi di trovare un appiglio in queste lunghe giornate, quindi io voglio darvi il mio abbraccio così, attraverso la scrittura, attraverso queste mie idee, e farvi sentire speciali, perché noi italiani siamo tutti speciali, quindi questa raccolta onorerà ogni singolo cittadino: dal contadino, allo studente, al disoccupato, allo stilista, alla casalinga… cercherò di guardare tutti.

Non potevo non iniziare con il “personaggio” del dottore, ringraziando in questo modo, nel mio piccolo, tutti coloro che ogni giorno lì negli ospedali sono sempre pronti ad aiutare i pazienti non abbandonandoli mai nelle notti e nei giorni bui, persi in chissà quale pensiero, ma spinti da una forza ed una luce bella e luminosa. Queste persone adesso sono la forza e l’orgoglio  di noi italiani e noi li ringraziamo, ed anche se adesso non possiamo, li abbracciamo e stringiamo quelle preziosissime mani, che ci aiutano a sopravvivere e ci donano tanto conforto. Grazie di cuore

 

 

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Capitolo 2
*** Un vento tiepido d'amore ***


Un vento tiepido d'amore



 

Matt guardò l'orizzonte, incantato dalla bellissima vista del mare davanti ai suoi occhi e respirando a pieni polmoni il profumo del mare.

Si girò a guardare Mello. Anche lui guardava il mare, sorridendo rasserenato da quel meraviglioso panorama, nella sua solita posa composta ed elegante: gambe divaricate e gomiti poggiati sulla spalliera.

Erano seduti su una panchina sul lungomare di Trieste. Era quasi il tramonto e le nuvole cominciavano a tingersi di rosa.

“Perché hai insistito tanto per venire qui Mels?”

Mello allargò il suo sorriso e prese la mano di Matt.

“Per due motivi. Il primo è che tra poco, Matty, dovremo partire.”

Matt si girò a guardarlo di scatto.

“Partire?”

“Sì. Dobbiamo andare in America.”

Matt aprì leggermente la bocca per lo stupore.

“Ma...”

“Perché è solo lì che posso realizzare il mio piano, capisci? Non potevo farlo dopo.”

Matt arricciò le labbra e tornò a guardare il mare. Certo che capiva.

“E il secondo?”

“Il secondo è che mia madre era slovena e, quando vivevamo ancora in Germania, qualche estate mi ha portato qui in vacanza quando ero piccolo. Non ricordo bene, ma l'ultima volta che ci venni me la ricordo meglio. Era bellissimo. Mi portava qui perché lei veniva da un paese non molto lontano da qua, e a sua volta ci veniva da piccola.”

Matt strinse la mano di Mello forte. Non era facile che si aprissero parlare del loro passato, ma in quel momento Mello lo stava facendo con naturalezza e Matt si sentì fortunato ad essergli vicino.

“Per questo ti ho voluto portare qui. Volevo che vedessi almeno uno dei posti in cui sono stato da piccolo, oltre alla Wammy's. Un posto felice. Volevo starci un po' con te.”

Matt si sporse verso Mello e lo abbracciò stretto.

“Grazie.” gli sussurrò da dietro la spalla.

Si staccò dall'abbraccio per guardare Mello negli occhi. Il suo sguardo trasmetteva felicità, e Matt pensò che era così bello e contagioso che avrebbe trasmesso felicità a chiunque l'avesse guardato, non solo a lui. Ma intanto, era lui a goderne e a sentirsi felice.

Mello gli poggiò una mano sui capelli, si avvicinò e lo baciò dolcemente sulle labbra. Fu un instante intenso in cui entrambi si persero.

Quando le loro labbra si divisero, Matt inclinò la testa da un lato, guardò di nuovo Mello e poi di nuovo il mare. Si accarezzò il mento, e poi, sempre guardando il mare, si alzò e disse:

“Sai Mels, questo posto è una figata. Ma visto che tra poco dovremo andarcene e partire, ho avuto un'idea.”

Mello lo guardò incuriosito.

“Cioè?”

“Beh, siamo in uno dei paesi più belli del mondo, no? Quindi non mi lascerò sfuggire l'occasione. Non so se ci ricapiterà più di tornare qui. Voglio fare una cosa con te. ”

“Cosa?” chiese Mello alzandosi anche lui, sempre più impaziente di sapere.

Matt lo prese per mano e lo condusse verso la macchina che avevano noleggiato con i loro documenti falsi. Arrivati alla vettura Matt fece appoggiare Mello contro la portiera chiusa del guidatore e gli si mise davanti.

“Voglio scendere giù” disse Matt suadente, facendo camminare l'indice e il pollice sul petto di Mello verso la sua pancia, “giù...” le due dita arrivarono fino all'ombelico, “...e ancora giù.”

Mello seguì la sua mano con lo sguardo e la bloccò, poi alzò il viso, lo guardò estasiato e gli brillarono gli occhi.

“Vuoi fare un viaggio fino al sud?”

“Ovvio che sì.”

Mello lo baciò.

“Ti adoro. Con te andrei in capo al mondo.”

Matt gli posò le mani sui fianchi. “Sarà sempre tutto bene finchè restiamo uniti. Entriamo dai” gli disse, e aprì la portiera.

“No no, non se ne parla. Guido io!”

“Mels, non fare il coglione, guido io, l'idea è mia.”

Mello strinse gli occhi, come a sfidarlo.

“Tu devi solo rilassarti e goderti il viaggio. Se mi stancherò allora faremo cambio. Ok?”

Mello non poté resistere al sorriso che Matt gli rivolse, quel bastardo sapeva sempre come farlo cedere.

“E va bene.”

Entrarono in auto e Matt mise in moto a partì.

“Visto che tu mi hai raccontato quell'episodio di te, te ne racconto anch'io uno di me.”

Mello fece un lieve sorriso. Gli sembrò che l'abitacolo di quell'auto fosse il posto più bello del mondo, la sua casa. Lì con Matt, tutto era casa.

“Ti ho raccontato che quando ero piccolo vivevo in una roulotte e che c'era un signore che mi ha insegnato a leggere e a scrivere, ricordi?”

“Certo che ricordo Matty, che domande fai? È quello che ti ha trovato per strada a ti ha portato...da me...”

Matt sorrise a quel “da me”.

“Sì, esatto. Allora, questo tipo voleva che studiassi, e lui aveva un sacco di libri, mi insegnò l'alfabeto e poi ogni tanto mi faceva leggere qualcosa dai suoi libri. Ma nella sua roulotte c'era un poster, una cosa bellissima.”

Matt ingranò la quarta.

“Era l'immagine di una spiaggia stupenda, non come quelle che abbiamo in Inghilterra, una più bella. Gli chiesi che posto fosse e lui mi disse che era un posto nel sud Italia dove era stato anni prima e che il poster lo aveva preso lì. C'erano anche delle scritte sopra, ma erano in italiano e io non le capivo, e forse neanche lui.

“Quindi stiamo andando lì?”

“In realtà non ricordo come si chiamasse quel posto, ma sono sicuro che lì è tutto bello.”

Mello rise. “Ok, andiamo a vedere cosa troviamo.”

Matt mise la musica e continuò a fare strada. E guidò per diverse ore.

Arrivato al punto in cui non ce la faceva più poiché aveva guidato tutta la notte mentre Mello dormiva profondamente con la testa appoggiata allo sportello. Matt ripensò a quel “guido io!” che il suo ragazzo gli aveva detto con tanta convinzione e sbuffò.

“Guido io, come no. Guarda come se la dorme beato.

Si accostò a un marciapiede e si fermò. Non aveva idea di dove fosse. Il silenzio avvolgeva la notte, quieta e misteriosa. La strada era illuminata dalla luce arancione dei lampioni, l’aria era mite e dolce.

“Mels.”

Lo scosse leggermente da una spalla. Niente, Mello era completamente immerso nel mondo dei sogni. Lo scosse di nuovo, più forte stavolta.

“MELS!”

Mello sussultò e aprì gli occhi.

“Mnh, cosa c'è??” disse alzando la testa, confuso.

“Sono stanco.”

“Ok, bravo.”

“No Mels, non hai capito, ora tocca a me dormire. Devi guidare tu.”

“Eh? Ma io sto dormendo.”

Si appoggiò nuovamente allo sportello, per riabbandonarsi tra le braccia dell'unico a cui voleva concedersi quella notte: Morfeo.

Matt uscì dalla macchina, rapidamente andò ad aprire la portiera del lato passeggero e afferrò un braccio di Mello, tirandolo con forza.

 

“Matt! Sei un animale!”

“Non rompere e sta zitto. È notte, vuoi svegliare tutti?"

"Ma tutti chi?"

"Che ne so, quelli che vivono qui."

Mello scese dall'auto più scazzato che mai e si stiracchiò. Si guardò intorno e poi guardò Matt stropicciandosi un occhio.

"Va bene, fammi svegliare e guido, ok?"

"Ok, principessa."

E detto ciò, ebbe il tempo di schivare un calcio agli stinchi.

"Non ricominciare con la storia della principessa o giuro che ti possiedo qui, per strada."

"Si sì, ok." disse Matt scuotendo la testa.

"Almeno sai dove siamo?"

"No."

"Matt, ma come sarebbe no?"

"Ti giuro che non ne ho idea. Credo che siamo in una regione che si chiama Calabria."

Mello alzò gli occhi al cielo.

"Matt, avresti dovuto stare attento a lezione di geografia. Non so come hai fatto a guidare fin qua in un'unica tirata, ma siamo già al sud."

"Ah ok. Ma non siamo ancora arrivati. Io voglio andare in Sicilia."

"Ok." disse Mello scrollando le spalle. Diede un'altra occhiata in giro.

"Hey Matty, guarda c'è qualcuno. Voglio chiedere come si chiama questo posto."

Mello prese dall'interno del portaoggetti dell'auto la cartina dell'italia che aveva comprato qualche giorno prima, fece una piccola corsa e si avvicinò al signore stava passando, probabilmente per andare al lavoro molto presto. Dopo due-tre minuti tornò, con in viso un'espressione piuttosto contrariata.

"Allora? Hai scoperto dove siamo?"

"No, lui mi non capiva e io non capivo lui."

Matt fece un sorriso sghembo. "Bravo Mels. Complimenti."

"Cretino, guarda che so che siamo in paesino vicino a una città che si chiama Reggio Calabria e comunque ho capito dove dobbiamo andare. Gli ho detto 'Sicilia' e lui me lo ha indicato sulla cartina."

"Ah perfetto. Allora andiamo, non perdiamo tempo."

Entrarono nuovamente nella macchina stavolta a posti invertiti.

Matt si addormentò in meno di un minuto e Mello guidò fino al porto. Arrivò fino alla punta estrema della Calabria e imbarcò la nave sul traghetto. Matt aveva bisogno di dormire e non volle svegliarlo, ma lui era curioso e uscì, andò sul ponte della nave e si godette quel panorama magnifico: era l'alba, il cielo si era rischiarato e la punta della nave solcava le acque dello stretto rendendole di un intenso color smeraldo con sfumature più chiare che si fondevano con il bianco della schiuma che la nave produceva scontrandosi con l'acqua al suo passaggio. Mello, che non era mai stato su una nave prima di allora, comprese il significato delle parole “verde acqua” e restò a fissare l'acqua dai colori cangianti per un po'. I gabbiani volavano in cielo urlandosi chissà cosa e l'aria era così fresca e salutare che Mello si sentì rigenerato. Era un peccato che Matt se lo stesse perdendo, ma Mello si ripromise di farglielo vedere al ritorno. Sì, al ritorno se lo sarebbero goduto insieme, mano nella mano.

Quando la traversata finì, Mello tornò in macchina, si perse incantato a guardare i treni che come la loro auto volevano giungere sull'isola e, trovata la macchina, si rimise al posto di guida, diede una carezza con le mani salmastre ai capelli di Matt ancora addormentato, e appena uscito dal traghetto riprese a guidare.

Dopo un paio d'ore di guida, ringraziò il cielo per essere capitati in Sicilia in primavera e non in estate, dato che la temperatura, sotto il sole a picco, si era fatta rovente. Stremato dal caldo asfissiante, ben diverso dal fresco che avevano lasciato a Trieste, prese uno svincolo qualunque e seguì il mare. Da qualche parte sarebbe arrivato.

Si ritrovò in un bel paesino di mare, e presto lesse su un cartello che si chiamava Cefalù. Parcheggiò l'auto, si avvicinò a Matt e gli riempì il viso di baci.

“Ciao Matty, ben svegliato.”

Matt non rispose a voce, ma rispose ai suoi baci quando le labbra di Mello si posarono sulle sue. Non era male come risveglio. Il suo primo istinto fu afferrare Mello dai fianchi, com'era solito fare, e spupazzarlo. Mello rispose con una dolce risata.

“Siamo arrivati?”

“E chi lo sa? Ma credo che qui ti piacerà.”

Dopo qualche minuto passato a baciarsi in macchina, scesero e si avviarono verso la spiaggia. Tolsero le scarpe e si incamminarono sulla sabbia fino a riva.

Restarono a guardare la bellezza di quel posto, ad ascoltare il mare che si infrangeva contro le rocce, ad osservare le onde pigre che si dissolvevano lente sul bagnasciuga e poi si sorrisero di nuovo a vicenda.

“Allora, ne valeva la pena?” chiese Matt.

“Direi di sì.”

Trascorsero la giornata a giocare in spiaggia e in acqua, facendo il bagno in biancheria intima, mangiarono e quando calò la sera trovarono un angolino deserto, vicino al mare, in cui poter stare da soli.

“Matty...” sussurrò Mello facendo entrare la sua mano sotto la maglietta a righe del compagno, “...non credi che ci meritiamo una ricompensa?”

“Per cosa...” chiese piano, mordendogli lievemente la pelle candida della curva tra la spalla e il collo.

“Per...ah...” sospirò, mentre la mano di Matt si insinuava dentro i suoi pantaloni “...essere giunti fin qui...”

“Mi pare un'ottima scusa...” rispose Matt prima di baciarlo con ardore.

Non fu mai così bello come quella notte fare l'amore, fare l'amore in riva al mare sotto le stelle.




 

In un mondo che

Non ci vuole più

Il mio canto libero sei tu

E l'immensità

Si apre intorno a noi

Al di là del limite

Degli occhi tuoi

Nasce il sentimento

Nasce in mezzo al pianto

E s'innalza altissimo e va

E vola sulle accuse della gente

A tutti i suoi retaggi indifferente

Sorretto da un anelito d'amore

Di vero amore

In un mondo che

Prigioniero è

Respiriamo liberi, io e te

E la verità

Si offre nuda a noi

E limpida è l'immagine

Ormai

Nuove sensazioni

Giovani emozioni

Si esprimono purissime

In noi

La veste dei fantasmi del passato

Cadendo lascia il quadro immacolato

E s'alza un vento tiepido d'amore

Di vero amore

E riscopro te

Dolce compagna che

Non sai domandare ma sai

Che ovunque andrai

Al fianco tuo mi avrai

Se tu lo vuoi.

(Il mio canto libero, Battisti, Mogol)



 

Nota dell’autrice:

Ciao a tutti, sono Golden Locks!  ebbene sì, dall’account di Star of Vesper, sono anche qui eheheh

Questa one shot si ricollega all’infanzia di Mello e Matt narrate nella mia raccolta “Inter sidera versor” e vuole essere un omaggio senza pretese alla bellezza dell’Italia e vuole  ricordare che, finché si resta uniti, andrà tutto bene. Aspettiamo anche le vostre OS e i vostri commenti! 

 

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