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di lonelysunlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo.

 
Perché? Perché?

Il dolore pulsante nella sua mano era fastidioso, gli ricordava dell’odore acre e pungente del suo sangue che ora colava copioso dal taglio profondo sul suo palmo. Aveva le dita strette forte in un pugno, nella speranza che così avrebbe avvertito di meno il pizzicore fastidioso della ferita aperta. Invano. Tutto ciò che aveva ottenuto era che le goccioline scendessero ancora più velocemente dalla sua mano, su un libro ingiallito dal tempo e mangiucchiato dalle tarme.

Di fronte a lui, un uomo di mezza età con una folta barba nera recitava quello che a delle orecchie inesperte poteva sembrare un mantra in una lingua ormai morta, scomparsa dalla faccia della terra. Che quello fosse una qualche specie di rituale, però, era facile intuirlo. Suo padre era di fronte a lui, i baffi più fieri e pettinati che mai ed il capo lucido che spuntava sotto l’attaccatura dei capelli ormai radi.

Taehyung teneva la testa alta ed il petto gonfio per dimostrarsi pronto a ciò che stava per succedere, ma nella sua testa si chiedeva solo perché. Perché doveva farsi del male, autoinfliggersi un taglio profondo con un maledettissimo pugnale a lama curva, soltanto per rispettare le tradizioni? Lui non ne era mai stato particolarmente legato. Forse era perché prima di quel momento, prima del compimento dei suoi ventun anni e del raggiungimento della maturità, non era mai stato esposto a quel mondo. Prima di allora la sua maggiore preoccupazione era capire se l’ocra che stava usando fosse abbastanza scura per rappresentare la luce del sole sui fili d’erba che stava dipingendo.

Ora, invece, avrebbe dovuto capire e controllare i conflitti, regolare le entrate del regno, seguire suo padre nelle ispezioni settimanali e, soprattutto, avrebbe dovuto sposare una ragazza proveniente dal loro regno rivale, saldando così con la sua unione un tanto desiderato e sudato trattato di pace. Oh, quanto sarebbe voluto tornare alle sue lezioni di letteratura! Leggere di altre persone che svolgevano tutti quei compiti era decisamente più divertente che farli in prima persona. Ora, però, non poteva più tornare indietro. Non che in un altro momento avesse avuto la possibilità di farlo, attenzione. Erano ormai secoli che la dinastia veniva tirata avanti da loro, un po’ come una buona taverna a gestione familiare.

L’unica cosa che non gli dispiaceva poi così tanto era quella di dover sposare una ragazza. L’aveva sentita descrivere innumerevoli volte dai propri amici, dagli istitutori, dalle persone che lavoravano nel castello. Non sembrava tanto male. Sarebbe stato bello avere una moglie di cui prendersi cura e da mostrare agli eventi ufficiali – ormai la sua età era quella giusta e desiderava ardentemente avere qualcuno al proprio fianco.

Forse, se era per quello, poteva anche sopportare gli stupidi rituali di suo padre.

D’un tratto, l’irritante sussurrare dell’uomo dalla barba nera cessò, lasciando spazio ad un silenzio carico di parole.

“Fallo”, gli diceva suo padre.
“Fallo”, gli diceva il sacerdote.
“Fallo”, diceva lui a sé stesso.

E lo fece. La sua mano si abbassò con decisione verso la pagina del libro che aveva più vicina, dove già una piccola pozzanghera di sangue scuro aveva fatto casa. Il suo palmo premette sulla carta, sparse il sangue per tutto il contorno della mano, e lui sibilò, incapace di non emettere suoni a causa del dolore acuto che quel gesto gli aveva provocato. Strinse le labbra in una linea dura, ed inspirò bruscamente per farsi forza.

«Imperio officium iuro» provò a dire, ma la voce uscì strozzata e roca, a causa del suo silenzio prolungato che stava improvvisamente interrompendo. Se la schiarì velocemente, senza incontrare lo sguardo di nessuno dei due uomini che lo stavano osservando. «Imperio officium iuro» ripeté, e questa volta ciò che disse fu ben chiaro. La promessa era stata saldata.

Il principe lasciò andare un respiro che non sapeva di star trattenendo. Ciò che sapeva era quello che ora lo aspettava. Nei prossimi giorni, avrebbe dovuto tenersi in forma, atleticamente e mentalmente, per prepararsi al giorno del proprio matrimonio e della propria incoronazione.

Suo padre, infatti, pur non avendo ancora raggiunto un’età troppo avanzata, temeva che il suo tempo stesse scadendo. Una malattia misteriosa aveva preso possesso del suo corpo, facendolo deteriorare lentamente, giorno dopo giorno. I capelli, un tempo folti, scuri e rigogliosi si erano indeboliti, diventando sottili e, in molti casi, cadendo dal suo capo. Le guance erano diventate scavate, la pelle raggrinzita e le sue ossa deboli. Quell’uomo stava diventando solo l’ombra del sovrano che aveva sempre sorvegliato con saggezza ed onore il proprio regno. Persino la sua mente stava venendo meno – dimenticava spesso nomi, impegni, strategie. E Taehyung era rimasto il suo unico figlio, dopo che la madre era morta ed il re aveva rifiutato qualsiasi rapporto con altre concubine.

Era stato a lungo criticato per quello: un re che si oppone alla riproduzione, alla creazione di nuova prole, alla continuazione del nome? Era un errore quasi inammissibile. Quasi.
 

Le lezioni di letteratura di Taehyung vennero sostituite da quelle di storia: storia delle origini, storia politica, storia della dinastia. In addizione, avrebbe dovuto leggere e rileggere cinque testi fino a saperli a memoria, pena le bacchettate da parte dei suoi istitutori. Doveva essere in grado di recitarli, applicare i loro insegnamenti e controllare gli scritti degli aspiranti funzionari che svolgevano gli esami.

Le ore che prima dedicava alla lettura di poemi e alla pittura erano state sostituite dal duro esercizio fisico, scalate che duravano giornate intere lungo le pendici di un’altissima montagna, alla ricerca di erbe e frutti che avrebbe donato, sottoforma di infuso, alla propria amata. Un altro gesto simbolico, un’altra tradizione che lui avrebbe dovuto rispettare, e che avrebbe dovuto garantire “l’immortalità, una vita trascendentale” ai due consorti, una volta sigillata con l’unione dei loro corpi.

Tutti bei concetti, sì, ma che al giovane principe non dicevano niente. Per giorni e giorni la sua vita fu solo quello. Studio, lavoro, tempramento. Non aveva tempo per lo svago, anzi, esso era particolarmente sconsigliato.

In quei giorni, il taglio che aveva sulla mano si rimarginò alla perfezione, lasciando solo una cicatrice spessa circa mezzo centimetro che gli attraversava tutto il palmo. In modo esattamente contrario, le condizioni di suo padre si fecero ancora più gravi, mentre macchie scure gli sporcavano la pelle un tempo chiara come la neve.

Così, il giorno in cui Taehyung riuscì ad esporre il Libro dei Documenti nella sua interezza, venne vestito in abiti dai colori accesi, quasi sgargianti. L’abito da cerimonia preparato per lui era rosso, con decorazioni in filo dorato, ed arrivava a coprirgli i polpacci, lasciando scoperti solo i piedi. I suoi capelli vennero legati accuratamente in cima alla testa e coperti da un copricapo vistoso. Fili di perline colorate dondolavano davanti ai suoi occhi, disturbando la sua vista, poiché era un simbolo di umiltà. Era la tradizione.

Anche tutte quelle perline, però, non riuscirono ad impedirgli di vedere la figura che apparve dietro la porta quando, davanti all’altare, la cerimonia stava per iniziare.

 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** I ***


i.


Il copricapo della principessa, sorprendentemente, era ancora più vistoso di quello di Taehyung, tanto che il giovane si era ritrovato a chiedersi come una ragazza dall’aspetto tanto fragile potesse sorreggere un oggetto così pesante sulla testa. Lei però non sembrava esserne disturbata, mentre chinava tutto il proprio corpo minuto sulle ginocchia, nell’inchino che avrebbe dato il via alla cerimonia.

Il principe sarebbe dovuto rimanere a testa alta, almeno fino al momento in cui sarebbe toccato a lui inchinarsi davanti alla sposa. La curiosità di Taehyung, però, lo spinse a trasgredire questa tacita regola ed i suoi occhi rimasero così incollati alla figura della giovane ragazza.

Lei si chiamava Han Sun-Jung e non poteva avere più di diciassette anni. Occhi dolci e grandi le decoravano il viso dai lineamenti ancora morbidi dell’infanzia e dalla pelle chiara come l’avorio. Nonostante il suo aspetto così giovane, però, il suo portamento era quello regale di una principessa. Teneva il mento basso per mostrare rispetto, ma le spalle erano alte e dritte, le mani composte, unite davanti allo stomaco.

Qualche secondo più tardi, la ragazza poté tirarsi su e i due sposi ebbero l’occasione di potersi ben guardare in faccia per la prima volta. Un sorriso graziò le labbra di entrambi, in un silenzioso saluto che non avrebbero potuto condividere. Lei chinò la testa, e lui si piegò sulle ginocchia, in modo da portare il petto vicino al pavimento per il suo inchino. Sì, era sicuro che sarebbe piaciuta a tutti i suoi amici, che ora erano in piedi dietro di lui, assieme alla sua famiglia che lo guardava fiera.

Per qualche minuto Taehyung riuscì quasi a dimenticare il motivo che aveva portato a quel matrimonio. Dimenticò che non era stato lui a sceglierlo, e tutto perché quella ragazza era davvero carina.

Dimenticò che i loro due regni erano stati in conflitto per secoli, da prima ancora che lui, o suo padre, o suo nonno, fossero nati. Non era neanche sicuro che qualcuno ricordasse ancora le ragioni di quella guerra infinita.
 

Gli sembrò di avere un déjà-vu quando sentì il celebrante ricominciare con i suoi mantra, che Taehyung non ascoltò. Parlava di guerra, di pace, di unione dei regni, tutte baggianate del genere, e lui non aveva intenzione di guastare la bella immagine che si era fatto della ragazza accanto a sé.

Una volta completata la cerimonia, la corona del padre sarebbe stata trasferita sulla sua testa, e con essa ogni decisione riguardante il regno. Ovviamente, avrebbe sempre avuto la saggezza del vecchio re di fianco, assieme a tutti i suoi funzionari, ma formalmente avrebbe avuto tra le mani il destino, la vita del proprio popolo.

Assorto nei propri pensieri, si risvegliò da quei suoi sogni ad occhi aperti solo nel momento in cui un freddo calice dorato, pieno di un familiare liquido dall’odore forte e pungente, venne posto tra le sue mani affinché potesse berne un sorso.

Avrebbe voluto continuare a guardare la propria sposa, ma l’altare ricoperto di ogni tipo di cibarie offerte in dono per i due glielo impediva; così Taehyung avvicinò il calice al viso e lentamente, assicurandosi che tutti potessero vederlo, fece scivolare un sorso di liquore oltre le labbra, macchiandole del proprio patto eterno.

In seguito, quello stesso calice venne preso dalle mani esperte di una delle celebranti, che lo scambiò con quello da cui aveva bevuto la principessa. Il gesto si ripeté ancora una volta. Avvicina il bicchiere alle labbra, bevi lentamente, e questa volta lascialo vuoto.

Pochi secondi dopo, i due giovani erano nuovamente vicini, mentre univano in aria i due calici, un altro gesto simbolico che avrebbe dovuto rappresentare l’unione delle loro anime nel matrimonio. Gli occhi della ragazza non erano affatto timidi, ed anzi scavavano in quelli di Taehyung come se stessero cercando qualcosa, come se anche lei stesse provando a leggergli nel pensiero. Han Sun-Jung sapeva quanto il suo ruolo fosse importante, sapeva bene di essere l’anello che sorreggeva la pace dei due regni. Senza di lei, le battaglie sarebbero ricominciate, altro sangue sarebbe stato versato.

A lui piaceva, quella sua sicurezza. Gli piaceva sapere di aver accanto qualcuno che potesse tenergli testa.
Tuttavia, la ragazza riuscì anche a mostrare il proprio rispetto per la famiglia dello sposo quando, alla fine della cerimonia, entrambi si dovettero prostrare ai piedi del re.

Ancora una volta, Taehyung si mise sulle ginocchia e portò tutto il corpo a terra, nell’inchino più profondo che l’etichetta prevedesse.

 

«Questo è quello che mi piace vedere.»

Una voce profonda, che il principe non aveva mai sentito prima di allora, fece sussultare i presenti ed interrompere la musica che fino ad allora aveva accompagnato la cerimonia.

Se in un primo momento aveva pensato che si trattasse di uno dei soliti stupidi scherzi di Jimin-hyung, si dovette ben presto ricredere, quando fece per tirarsi su, confuso, e vide un giovane viso circondato dalle lance appuntite delle guardie.

«Oh, non c’è bisogno di farmi tutte queste feste. A cuccia, su.» quello che sembrava essere un ragazzo che poteva avere circa la stessa età di Taehyung parlò in tono calmo, come se non avesse le armi degli uomini più forti del regno puntate addosso. Con un gesto della mano, come se stesse scansando un fastidioso moscerino, agitò l’aria, che sembrò far volare via le quattro guardie, scagliandole contro il muro in un fracasso di corpi, armature e lance.
Il principe, nel vedere quel gesto, si lanciò eroicamente e senza paura sul corpo dell’estraneo per bloccarlo, così da difendere la propria famiglia e la sposa, che a pochi metri di distanza si stringeva le mani al petto, spaventata.

O almeno, questo era quello che Taehyung avrebbe voluto fare, se non fosse rimasto impietrito dalla paura nel momento in cui aveva visto quattro uomini enormi venir buttati in aria con un semplice gesto della mano. Se fosse stato lui quello a farsi avanti, esile com’era, quella sorta di mostro sarebbe stato capace di farlo volare dalla finestra.

Se fosse stato in piedi, avrebbe sentito le ginocchia cedere in preda al panico: cosa avrebbe dovuto fare? Osservò gli occhi scuri del ragazzo perlustrare la stanza, posarsi prima su suo padre, sui suoi amici, poi sulla ragazza.

Vuole prenderla, pensò, vuole prenderla per ricattare la mia famiglia. Per quale altro motivo si sarebbe dovuto intrufolare nella loro cerimonia, comportandosi in quel modo?

Per fortuna, la sicurezza della famiglia Kim non disponeva solo di quattro guardie e nel giro di pochi secondi un’altra decina di uomini armati entrò di soppiatto nell’atrio, le armi pronte per cogliere di sorpresa l’avversario e spedirlo all’altro mondo.

Il principe si sforzò di mantenere il proprio sguardo più stoico e severo fissato in quello dell’altro, e sfidando la propria paura si alzò in piedi, sicuro che nel giro di pochi istanti il ragazzo sarebbe stato immobilizzato e costretto a confessare il motivo del proprio attacco. Col proprio corpo e le braccia aperte, fece come per proteggere Sun-Jung, che era ancora piegata a terra e non osava muoversi.

Il silenzio nell’aria era teso e denso, rendeva il respiro del giovane principe più pesante. Fu per questo che decise di romperlo: «Chi siete? Cosa volete?» ringhiò.

Taehyung non si era mai distinto per coraggio o sangue freddo; aveva però un innato talento che gli permetteva continuamente di cacciarsi nei guai, da cui poi i suoi amici o servitori erano solito salvarlo. Il suo sguardo si spostò solo per un momento su Jimin-hyung.

Il suo sguardo pieno di rabbia, a differenza di quello del più piccolo, sembrava autentico, mentre brandiva la spada, pronto a buttarsi nella mischia e sacrificarsi per la salvezza del suo migliore amico. Non era un caso che Taehyung, insieme a suo padre, aveva deciso di nominarlo propria guardia personale.

«Ooh, aggressivo. Mi piace.» il ragazzino non sembrava essersi scomposto davanti all’ira del principe ed anzi sembrava quasi divertito. Come se si stesse trattenendo dal ridere. Con la stessa calma di cui era intrisa la sua voce, sollevò di nuovo la mano e questa volta la strinse in un pugno ben serrato.

Quel suo gesto intrappolò tutte le guardie, compreso Jimin, in una fiamma violacea che non sembrava far loro del male, ma che li immobilizzava come se fossero dentro un pezzo di ghiaccio, fermi nel momento immediatamente precedente all’attacco.

«Hyung-» la voce di Taehyung tremò nel chiamare il proprio amico, che lo osservava da quella fiamma violetta e che non avrebbe potuto aiutarlo.

«Saeros, smettila.»

Quella era la prima volta che Taehyung udiva la voce del padre, quel giorno. Fino a quel momento, aveva mantenuto la propria calma, rigido come un pezzo di legno e col petto alto, regale pur nel suo corpo anziano e debole.

Quindi si chiama Saeros.

Aspetta, mio padre lo conosce? Perché lo conosce? Perché è capace di fare queste cose strane? Non sarà mica stregoneria?

Troppi interrogativi affollavano la testa del giovane principe. Non fece in tempo a chiedere spiegazioni al padre, che sembrava saperne più di tutti in quella stanza, che Saeros allungò l’altra mano e con un altro breve gesto riuscì a far cadere il re sulle ginocchia.

«No, padre!» fece per avvicinarsi al vecchio re, così da aiutarlo ad alzarsi, ma vide con la coda dell’occhio Saeros rivolgere la mano verso di lui, e subito si fermò. Non poteva rischiare che immobilizzasse anche lui.

Lo sguardo compiaciuto di quel ragazzino non gli piaceva. «Cosa vuoi?» chiese, questa volta a voce più alta e lasciando da parte le formalità, nella speranza che gli potesse rispondere. «Non te la lascerò.» sibilò, minaccioso, indietreggiando ancora di più verso la principessa, che aveva iniziato a singhiozzare silenziosamente. Per quanta paura potesse avere, non poteva permettere che quella specie di mostro facesse del male ad una ragazza indifesa.

«Non te la lascerò, ma sentilo.» lo imitò Saeros, ingrossando la voce quando ripeté le parole del principe. Sembrava davvero che stesse per scoppiare a ridere. «Da quando è di tua proprietà, eh? Ti senti onnipotente perché sei il suo promesso?»

«Sono il r-»

«Non ho finito di parlare.» lo interruppe lui, alzando l’indice in aria come un severo insegnante. Quell’atteggiamento infuriava il giovane principe, che però si trovava costretto ad obbedire per non rischiare di essere vittima di un altro dei suoi malvagi incantesimi. «Molto meglio.» continuò, dopo qualche istante di silenzio. Il suo pugno era ancora ben stretto, e teneva legate tutte le guardie di Taehyung.

«Vediamo, cosa stavo dicendo prima che mi interrompessi tanto sgarbatamente… ah, sì! Parlavo di come voi uomini vi sentite superiori. Così forti, così valorosi, così intelligenti. Evidentemente tu non lo sei abbastanza.»

Il principe si sentì colpito nell’orgoglio. Da tempo ormai era stato costretto a comportarsi da uomo, quando lui stesso temeva di non esserlo affatto. Ed ora, sentire uno sconosciuto toccare proprio quei tasti dolenti faceva ancora più male. Strinse i denti, per resistere ed arrivare alla fine di quel discorso che riteneva incredibilmente inutile.

«Altrimenti avresti capito che non è affatto lei che voglio. Vedi, caro principino, è un ragionamento molto semplice. Se io sono qui, ho fermato i tuoi soldatini e fatto inginocchiare tuo padre, è perché voglio porre fine al vostro disgustoso regno.» sputò, ed ora tutto il divertimento che si poteva leggere sul suo volto era sparito, sostituito da un’espressione sprezzante, che si vede solo sul viso di chi sta per schiacciare uno scarafaggio.

«Ora fai funzionare la tua testolina. Come mai potrei farlo?»

Taehyung si sforzò di seguirlo, per quanto avrebbe solo voluto lanciarsi su di lui ed ucciderlo con le proprie mani per aver mancato di rispetto alla sua famiglia ed a suo padre in quel modo.

Come si fa crollare una dinastia? Come, come, come…
 

Si eliminano tutti gli eredi.

Ovviamente. La donna, in una linea genealogica, era facilmente sostituibile. Rapirne una non avrebbe creato grossi problemi, perché se ne sarebbe potuta trovare un'altra che potesse portare in grembo i figli del principe.

Gli occhi di Taehyung si fecero sempre più grandi a mano a mano che realizzava cosa stesse succedendo.

«Ora l’hai capito, principino? Io voglio te

Tutto sparì in una nuvola di fumo nero.

 

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