jack frusciante è tornato nel gruppo

di RuWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** settembre - slega la bici ***
Capitolo 2: *** ultimi di settembre ***



Capitolo 1
*** settembre - slega la bici ***


Carlotta ha appena diciassette anni. In questo momento preciso si compiace, bene o male, dell’inizio dell’autunno.

I "cumulo di rifiuti" provano da appena tre mesi invece:
lo spezzacorde porta un paio di cuffie e utilizza in maniera impropria un midi controller pagato decisamente più di quanto vale.
Il vecchio alex sa già del suo futuro. Non prende il basso in mano dall’ultima volta che hanno provato, ed ancora una volta lo spezzacorde insegna al vecchio alex una linea di basso.

C’erano ancora pochi CD, tutti dello spezzacorde, gli mp3 sono passati di moda ma gli anni 90 suscitano fascino su tutti e tre, nati almeno un anno dopo la loro fine.

Chi dei tre ascolta l’officina della camomilla nel tragitto da casa a scuola in bicicletta è l’unico che potrebbe vantare una dignità dal punto di vista di gusti musicali, ma è poco importante. La chitarra di un De Leo pochi anni più grande dello spezzacorde in quel momento - diciassettenne ma la cosa si avvicina alla fine - gli ricorda che il liceo sta per finire, e nel disprezzo per una scuola non così aperta, c’ha il terrore di essersi perso la sua intera adolescenza. Ci pensa spesso ma non adesso almeno. Non approfonditamente. Non in maniera analitica. La cosa peggiora di attimo in attimo ma il non voler schematizzare il suo terrore forse un po’ infondato - o forse no - rende la sensazione ancora più come pioggia autunnale e d’atmosfera: ti circonda, ti entra nei vestiti, ma non ci puoi fare molto. Carlotta tirerebbe fuori la storia di come possiamo descrivere i moti dei pianeti ma non possiamo prevedere che tempo ci sarà domani. Inevitabilmente, risulterebbe tremendamente fuori luogo, ma riscuoterebbe comunque il suo fascino. O almeno, così sosterrebbe Carlotta.

Lo spezzacorde arriva a scuola e affoga la sua assenza di ricordi e il panico conseguente solo dopo aver legato la bicicletta, poco prima di fermare la musica. L’ingombro delle cuffie sembrava non infastidire i professori, ma a lungo andare nel silenzio dell’aula si sente un brusio che costringe lo spezzacorde a staccare il cavo sgualcito delle cuffie dal suo mp3. Se fosse una questione di dettagli userebbe un mangiacassette. Lo spezzacorde la rende una questione d’estetica, ma fine a se stessa. E’ così che si salva da etichette troppo severe o orrori kitsch del terzo millennio, un po’ come sta cazzo di streetwear degli ultimi anni.

Due aule accanto il banco vuoto del vecchio alex è osservato con titubanza dai professori. Approfondirei la questione, ma la realtà è che nessuno sa cosa ci sia da dire sulla sua assenza, è solo una cosa frequente. Ma non dimentichiamoci: il vecchio alex sa cosa fare della sua vita.

Attraversando la porta dell’aula, scendendo le scale, salutando i due bidelli simpatici ed evitando invece quello che va a sgamare gli studenti che fumano le sigarette nel bagno, c’è la porta principale. Subito fuori i portici e poco più avanti il baretto.

Sul baretto non c’è molto da dire. Ha i tavolini fuori, il caffè fa schifo e la proprietaria è simpaticamente distaccata - da tutto, se ve lo steste chiedendo. Precisamente tutto il necessario. Carlotta siede su uno dei tavolini e fuma una sigaretta. Ripete a se stessa che il quarto giorno di scuola non è troppo presto per iniziare ad entrare alla seconda ora.

Lo spezzacorde sostiene fermamente che fumare “non ci sta”. Ed ha ragione in linea di massima. Carlotta fuma questa sigaretta con gli adeguati sensi di colpa della cosa, la soddisfazione della nicotina, il pensiero di quando si dovrà lavare le mani e la faccia per non farne sentire l’odore e la presa di coscienza del valore estetico del suo fumare una sigaretta al bar.

Ovviamente svalutato dal suo sguardo un po’ assente che scrolla sul cellulare e dal contesto un po’ blando, ma questo non scalfisce il denso significato di quella singola sigaretta - più o meno.

Sul quarto giorno di scuola non c’è mai nulla da dire: le sole quattro ore delle prime settimane passano in fretta, Carlotta ascolta l’inaspettatissima predica da parte della professoressa della seconda ora, Lo spezzacorde vegeta e la campanella, dopo ore di preghiere e sigarette fumate nei cessi, finalmente suona.

Il fascino della scuola risiede proprio nell’enorme intreccio di storie che avviene nella stessa. Ci sono letteralmente milleeottocento studenti - ovviamente troppi per la struttura ma il preside non è un tipo molto loquace al riguardo - che incrociano costantemente le loro vite, ed ogni singolo giorno brulica di storie, fatti, gossip, conversazioni su gruppi musicali mediocri, conversazioni su gruppi musicali un po’ meno mediocri, e tante tante tante altre parole più o meno dimenticabili pronunciate costantemente. La cosa accentua vagamente il senso di inadeguatezza dello spezzacorde nei confronti della sua scuola di merda, ma la cosa non lo mette a disagio. Non lo fa mai, ma è sempre qualcosa di più complesso. Lo spezzacorde e Carlotta slegano le loro biciclette e si avviano verso casa, entrambi con le cuffie alle orecchie, dal lato opposto dell’isolato. Non si sono ancora riconosciuti. Il giorno in cui si parleranno, legano entrambe le bici allo stesso palo, e uno dei due lascia le chiavi della catena nel cestino della bicicletta.

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Capitolo 2
*** ultimi di settembre ***


Piccolo flashback:

era estate, il vecchio alex stava consumando il suo acerbo amore con una gentil fanciulla conosciuta in campeggio. Allo spezzacorde la cosa risultava piuttosto indifferente, ma si accorse presto di esser stato sfrattato, e si ritrovò più coinvolto di quanto volesse nella situazione. Il fugace e poco descritto momento d’incontro tra Carlotta e lo spezzacorde avvenne dunque proprio in spiaggia, dove lo spezzacorde ascoltava la musica da una cassa e Carlotta, che era intenta a fallire nel ritrovare la sua tenda, riconosce la canzone e urla “Bello quell’album!”. Da sobria non l’avrebbe urlato così forte, probabilmente, ma lo spezzacorde ne fu positivamente colpito. Ed è qui che si apre la conversazione del giorno dopo.

«Cioè fammi capire lei ha commentato un album che conoscete solo tu e lei e tu non hai fatto niente?» 

«Uhm… Sì? Cioè l’ho salutata.» 

«E non le hai detto niente. Non hai attaccato bottone. Non le hai detto niente di niente, ti sei rimasto lì sulla spiaggia a fare il depresso con la musica» 

Lo spezzacorde si zittì un attimo

«Fottiti Alex», rispose. Lo spezzacorde la trovò efficace come risposta. Il vecchio Alex non la trovò sorprendente però; non aveva tutti i torti. Lo spezzacorde sapeva che non ci stava iniziare una conversazione in quel momento. Sapeva che il vecchio Alex invece l’avrebbe fatto, ed anche questo contribuiva alla sua riluttanza. Non sapeva invece che anche Carlotta l’avrebbe fatto, tuttavia Carlotta non trovò nello spezzacorde una figura utile per il ritrovamento del suo domicilio, quindi andò in buca qualsivoglia conversazione.

Quella sera Carlotta si addormentò sulla sabbia,

lo spezzacorde dormì su un’amaca palesemente non sua,

il vecchio Alex si svegliò con due succhiotti, un losco dolore alla gamba e un gigantesco brufolo in faccia. Lo spezzacorde non lo notò e il brufolo troneggiò sulla faccia del vecchio alex fino alla fine del campeggio; 

 

fine del flashback. 

   

Il vecchio Alex borbotta qualcosa a sua madre, la questione ha sicuramente a che fare con il suo banco vuoto di quella mattina. Fa un po’ il vago e sorvola un po’ sul fatto che si è addormentato in pullman ed ha deciso di tener compagnia all’autista per tre corse consecutive. Chiude dietro di sé la porta e rimane nella stanza in silenzio, e da fuori non si riesce a capire cosa stia facendo, cosa stia pensando, ma non è importante: il vecchio Alex sa sempre cosa fare. 

 

Lo spezzacorde è l’unico dei tre con un telefono fisso. Chiama alex e gli dice di venire a casa, erano approssimativamente le sei e mezza di pomeriggio.

 

Passano diciannove ore - esattamente il numero di ore di ritardo del vecchio alex - ed ora si ritrova nella casa in centro dello spezzacorde. Si avvicina la fine dei cumulo di rifiuti, imprevista a entrambi. Alex suona al citofono e lo spezzacorde gli apre la porta, con una chitarra classica in mano, che porta in giro per casa costantemente. La presenza di tutti quegli strumenti musicali per lui è come scontata, cammina per casa strimpellando la chitarra solo per andare da un divano all’altro, per poi poggiarla nuovamente, su un altro divano. 

Lo spezzacorde suona le tastiere, principalmente, ma non gli importa eccessivamente. Il vecchio alex canta e suona il basso, e suona gli accordi alla chitarra di canzoni indie sputtanate alle serate. Lo spezzacorde lo odia per questo, ma alex lo sa ed ormai nessuno ci fa più niente al riguardo. 

Entrano nella camera dello spezzacorde e Alex si siede sul letto. Appena prende il basso in mano prova a fare higher ground di Stevie Wonder - anche se per lui era dei red hot - senza riuscire ad andare a tempo. Mentre lo spezzacorde accende gli altri amplificatori e collega la tastiera, lo scrittore tira fuori dal suo zaino un agenda e la lascia aperta sul letto. 

 

Lo spezzacorde non riesce a sentire alex che urla al microfono, lascia gli accordi in loop e impigliandosi tra i cavi prende la chitarra in mano. Sfiora le corde e ci rinuncia, mentre il suono delle tastiere entra in feedback e tutto inizia ad essere rumoroso.

 

Quando si finisce di suonare ci sono sempre un po’ di litigi fra lo spezzacorde e i potenziometri del microkorg, ma sono delicati, poco decisi. Approssimativamente, ci si mette sempre dieci secondi per capire se sia arrivata la fine di un jam. Dieci secondi di note timide, fuori posto e un po’ fuori tempo. I dieci secondi finiscono, l’audio della voce era secco e si sente ancora la coda del riverbero delle tastiere.

 

E la cosa finisce lì in linea di massima. Cazzeggiano ancora un po’ ma non ne esce niente, spengono gli amplificatori e i microfoni e si arrendono alla televisione, sul divano. 

Il divano basso ed arancione del salotto dello spezzacorde è sempre troppo piccolo. I cuscini del divano finiscono per terra, e si sta con la schiena sul divano e il culo sul parquet. Di solito più una posizione è scomoda e più si rimane in silenzio.

 

Quando Alex se ne va, lo spezzacorde rimane in camera sua a suonare la chitarra classica con un vago disinteresse e guarda le pareti. Pensa a cosa disegnare al posto della copertina di blood sugar sex magik, e si sdraia sul suo letto che in verità è un divano. Si sentiva un po’ cresciuto per quella copertina, ma non si può crescere fuori da certe cose. Lo spezzacorde è nel pieno del suo periodo Nirvana. L’ha avuto identico a quindici anni, ma ora è diverso. Ora è tutto diverso, e su quella parete non ci va bene niente. Decide di osservare il soffitto fino a collassare e metterci momentaneamente una pietra sopra.

 

- Solo a carlotta piace il rumore del feedback delle chitarre, quando tutto entra in risonanza e il rumore è lancinante e tutto diventa sensibile. Le ricorda un live dei pixies. - potrebbe ricordarle ogni live dell’universo, ma lei ha scelto i pixies per i suoi sentimenti contrastanti nei confronti di Kim Deal, la bassista. -


Quindici giorni e venti ore dopo nella stessa stanza c’era Carlotta che osservava le stesse pareti. 

 

Carlotta ha una stanza scarna: c’è un poster di ritorno al futuro, una polaroid, due disegni appesi al muro. Proprio lì poggia la scrivania vecchia ed esageratamente kitsch di sua madre, un computer fisso ed una lampada dell’ikea. Il letto è nel mezzo di una stanza troppo grande e troppo illuminata per lei. Carlotta non si riflette nelle cose. Carlotta ha una bici, uno zaino, delle scarpe, dei pennarelli, un quadernetto. Ma le cose si sgualciscono solamente, i lacci diventano sporchi, i pennarelli si scaricano e le ruote forano, ma di Carlotta rimane poco, e la sua scrittura poco appariscente non bastava a riempire i suoi quaderni. Lei ne è consapevole ma ha sempre paura di approfondire la questione. Solitamente, risolve la cosa comprando nuovi pennarelli. Necessariamente quindi, la parete che guarda in quel momento le appare gigantesca, densissima, con sopra disegnata la copertina di blood sugar sex magik, grande due volte il letto dello spezzacorde. La luce è davvero tanto gialla e la stanza è piena di dettagli, disegnini sulle pareti, strumenti musicali negli angoli ed un disordine generale. 

 

Lo spezzacorde fruga in una cassetta della frutta piena di cavi alla ricerca di un cavo mono. Carlotta siede ancora sul letto dello spezzacorde e Il vecchio Alex accorda il basso. 

Descrivere una sala prova è poco efficace. Fa solitamente caldo, e non ci si guarda troppo negli occhi, ma bisognerebbe sempre farlo. C’è sempre un volume fuori posto - Carlotta, in questo momento - ed ognuno prova a non andare totalmente fuori tempo. 

 

Tutti e tre insieme sono la sala prove rivoltata, come un calzino. Le luci dei pedali, le custodie per terra, le pareti, il ronzio dell’amplificatore ma soprattutto i dettagli scemi dei loro strumenti, dei loro vestiti gettati a terra. Non è niente di intenzionalmente estetico ma è il loro riconoscersi in qualcosa in un certo senso, con più o meno successo.

 

Carlotta torna prima a casa del vecchio Alex. Lei quando mette piede in casa si ripromette di fare qualcosa al riguardo - riguardo a cosa? - e lo spezzacorde dopo aver chiuso la porta ed essersi gettato sul divano esordisce

«beh ci stava» 

«é brava a suonare» 

«sei tu che fai cacare e a te sembra brava, è diverso» 

«boh ma ci stava lo stesso» 

ed è vero. Lo spezzacorde è felice ed ora vive il suo dilemma: una strada gli sembra percorribile. Una strada di quelle “inizia un gruppo, fai delle cover, suona nei localetti, incidi qualcosa, spera per il meglio”. Non funzionano con lui le strade asfaltate. Non vuole sapere dove le cose vanno a parare, forse per potersi giustificare forse per qualcos’altro. Una trama lo spaventa e lo spezzacorde è convinto che le trame non escano dalla vita delle persone. Non gli sembra realistico, gli avvenimenti delle persone che lo circondano non hanno un filo conduttore, non sono fatte per stare in un libro. Non c’è né trama né estetica. Servono troppe belle parole o quantomeno qualche rapporto malsano e vivido con la droga. Facile indovinare che non è pratico di nessuna delle due cose. Ma si fa velocemente tardi, e i due rimangono silenziosi a guardare la tv finchè entrambi quasi non si addormentano. Alex saluta lo spezzacorde, che due minuti dopo si addormenta di nuovo vestito sul suo letto, e la cosa finisce lì.

 

La mattina dopo Carlotta guarda intensamente una pianta. Carlotta cerca un rimedio, ne parla spesso. Ora la pianta è il suo rimedio, ad una stanza troppo vuota e per riuscire ad avere cura di qualcosa o di qualcuno. Sarà il suo obiettivo per un po’, almeno fino a questo inverno. E’ il primo ottobre, Carlotta non è ancora guarita, ma tu porta pazienza.

 

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nota dell'autore! 
ci sono tanti - troppi - riferimenti a musica, dettagli e cultura pop non-così-pop in questa storiella superconfusa. non credo che si possa leggere mentre si ascolta musica, ma volevo consigliare a te, lettore, questo pezzo. un po' per entrare nella stanza dello spezzacorde, un po' per camminare nei corridoi in cui si è svolta//si svolge questa storia. buon ascolto!
https://www.youtube.com/watch?v=wFlykhpRfU4
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