I didn't know you were coming, or I would have picked you up

di Sia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Missing him was dark grey all alone. ***
Capitolo 2: *** Loving him is like trying to change your mind. ***
Capitolo 3: *** I can't pretend that I don't miss you. ***
Capitolo 4: *** Trying to take control, but I don't know how to. ***
Capitolo 5: *** But honey I'll be seein' you down every road. ***
Capitolo 6: *** Stop asking me to stay. ***
Capitolo 7: *** I'll make sure you never leave. ***
Capitolo 8: *** Can't take back the love that I gave you. ***
Capitolo 9: *** So far away. ***
Capitolo 10: *** Shit don't feel the same. ***
Capitolo 11: *** I'm missin' my same old us ***
Capitolo 12: *** Was there something I could've said to make it all stop hurting? ***
Capitolo 13: *** I am free to live, so I give you ***
Capitolo 14: *** I'll get over you. ***
Capitolo 15: *** I'm going back to the start. ***
Capitolo 16: *** Eating me up inside. ***
Capitolo 17: *** Yeah you, set them free. ***
Capitolo 18: *** Do you still care? ***
Capitolo 19: *** You had my heart a long, long time ago. ***



Capitolo 1
*** Missing him was dark grey all alone. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Missing him was dark grey all alone

 



Oh, losing him was blue like I'd never known

Missing him was dark grey all alone

Forgetting him was like trying to know somebody you never met

'Cause loving him was red

Ottobre 2004

La lettera del Ministero è caduta a terra, come se fosse dimenticata. 

Quello è l’intento per lo meno. Cancellarla, distruggerla, fare in modo che non sia mai esistita. 

Eppure esiste, è così chiara al contrasto con il parquet di mogano che non cessa di farsi sentire, di essere pressante. Come se stesse strillando, le impone di venirla a raccogliere, l’accusa di essere ancora una bambina. 

Hermione invece ha venticinque anni, una guerra alle spalle e bambina non ci si è mai sentita. Solo adulta, sempre adulta. Sposta gli occhi dalla pila di documenti che si è portata a casa da lavoro e ritorna a osservare la lettera lasciata aperta a terra. 

Lo sapevano tutti, che il Ministero l’avrebbe preteso: dopo la guerra nessuno aveva avuto tempo di pensarci, all’amore. Le nascite erano calate, era più la gente da seppellire che quella che si sentiva piangere per la prima volta. È l’imposizione assoluta, quella che l’ordine più alto dello stato chiede: sposarsi, il prima possibile. 

Lì, aperta a terra, la sua lettera ha impresso nella carta il nome del suo futuro sposo. L’ha letta  quante volte? Ha sperato non fosse vero, che fosse l’ennesimo scherzo dei suoi colleghi di lavoro, ma alla fine s’era decisa a credere alla realtà. L’avrebbe dovuto sposare.

Perché il Ministero urge nuove nascite, urge che Hermione Granger simbolo di una guerra vinta si sistemi, che sia una delle prime a dare l’esempio: ligia, sempre piegata alle regole, non si sarebbe ribellata a venticinque anni. 

Con una spinta allontana la sedia dalla scrivania e si accovaccia a terra. I capelli le ricadono sulle spalle scoperte, le mani si attorcigliano sulle rotule. Ha paura di toccarla, come se già non lo sapesse che c’è scritto quel nome. Deglutisce, mentre l’indice della mano destra ripercorre la scrittura, segue le lettere con minuzia, forse nella speranza di cancellarle. Non vanno via. Non andranno mai via. 

 



Sto scrivendo come una pazza in questo tempo di chiusura, ogni giorno è una nuova idea: Fred ed Hermione non usciranno mai dalla mia testa, neanche se ci provassi con un incantesimo di memoria. Sono fatti per me, come sono fatti l'uno per l'altra. Spero che la storia abbia interessato, nel caso un commentimo è sembre desiderato - costruttivo o positivo che sia. So che il primo capitolo è solo un preludio, non dice né tanto, né poco, ma prometto di farcire i prossimi come dei bignè alla crema. 
Grazie a tutti quelli che mi leggono sempre, prometto che aggionerò con più frequenza, 
Sia 

 

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Capitolo 2
*** Loving him is like trying to change your mind. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Loving him is like trying to change your mind
 


Loving him is like trying to change your mind

Once you're already flying through the free fall

Like the colors in autumn, so bright

Just before they lose it all

1996

Dei passi leggeri seguono i suoi con qualche secondo di ritardo: la sta rincorrendo per i corridoi da almeno due minuti, Hermione ne ha tenuto il conto con evidente soddisfazione. Nasconde il sorriso che vuole nascerle sulle sue labbra e rallenta la sua corsa, sicura che prima o poi sarebbe stata raggiunta. 

"Un uccellino mi ha detto una cosa." la voce di uno dei gemelli comincia a ronzarle nelle orecchie, ora che la sta affiancando. Le farfalle che ha nello stomaco spiccano il volo, ma Hermione riesce a riportare ordine nel suo corpo, imponendosi autocontrollo, "Mi ha detto, nel caso volessi saperlo anche tu, che ti sei innamorata."

"Cosa stai blaterando questa volta, Weasley?"

"Non c’è nulla di cui vergognarsi, l’amore è una cosa meravigliosa, Granger." Fred le sorride, incrociando le mani dietro il capo. 

"E sentiamo, di chi sarei innamorata?" chiede la giovane con aria di sfida, nella speranza di non arrossire come un peperone. 

"Del ragazzo più bello, intelligente, simpatico che conosci." il gemello scrolla le spalle, "Si parla di me alla fine, è difficile resistere al mio fascino."

 

"Mi stai evitando."

"Non ne ho motivo." Hermione stringe la tracolla nella mano, dirigendosi il più velocemente verso l’uscita della Signora Grassa. Non fa in tempo, Fred blocca il passaggio ancora prima che lei possa mettere un piede fuori dalla Sala Comune che, a quell’ora della mattina, fortunatamente è vuota.

"Granger, stai arrossendo, o mi sbaglio?" le chiede con un sorriso mascalzone, quel sorriso che la giovane silenzierebbe volentieri con un pugno, ma si blocca: il volto del gemello è così bello, sarebbe uno spreco rovinarlo. 

"Hai intenzione di toglierti?" chiede con un cipiglio arrabbiato, mandando giù, sempre più giù, l’idea di passargli una mano tra i capelli, di perdersi nel suo profumo di lenzuola pulite. 

"La minima, Granger." 

 

"È una follia." rompe il silenzio di quell'attimo con un sussurro velato: per quanto le sembri innaturale, non si scosta dal corpo che la sovrasta, non s’allontana. 

"Lo è?" la voce del gemello la raggiunge come in ritardo, perché è intenta a osservare il suo viso: sta studiando i lineamenti, la dolcezza della giovinezza, quei primi peli che spuntano sulle guance come fiori di campo. 

Hermione annuisce, alzandosi infine sulle punte dei piedi, unendo le loro labbra. È una follia, continua a sentire le sue stesse parole rimbombarle nella testa, è una follia baciare Fred Weasley in mezzo ai corridoi in pieno pomeriggio. Sarebbe una follia anche di notte, di mattina, all’alba e al tramonto. Fred è follia

 

"Dove sei stata tutto il giorno?" la voce di Ron è quasi accusatoria, come se già lo sapesse. Hermione si morde il labbro inferiore, fissando l’altro colpevole per un solo secondo. Per i corridoi era stata, schiacciata in una nicchia o dietro una colonna, tra le braccia di Fred era stata, in un posto felice era stata. 

"In Biblioteca." s’affreta poi a rispondere, servendosi il contorno nel piatto. 

Sembra bastare al Weasley, che più non indaga. Hermione è sempre in Biblioteca, si potrebbe trasferire in Biblioteca: i libri potrebbero essere i suoi cuscini, le sue coperte, persino i suoi stessi vestiti. Con un boccone manda giù la colpa di avergli mentito, con l’altra fa sparire anche il ricordo del respiro affannato di Fred sulla sua pelle. 

 

Le labbra di Fred indugiano sul suo volto: le baciano la fronte, l’angolo dell’occhio sinistro, la guancia destra, le labbra, il lato del mento. E poi tornano verso l'alto, dove non sono ancora state. La dipinge per tutta la superficie ed è pronto ad una seconda passata. 

"Fred, cosa stiamo facendo?" lo interrompe tuttavia, lanciandogli uno sguardo che contiene un oceano di dubbi. Perché me, perché te, perché adesso, perché qui. 

"Qualcosa di bello."

Hermione sorride lievemente, posandogli una mano sulla guancia, il suo pollice accarezza la sua pelle su e giù, giù e su: è un movimento che non sembra avere né inizio, né fine. 

 

Avevo promesso di aggiornare con un po' più di frequenza, infatti sono già qui. Mi dovrò tenere impegnata in qualche modo, no? 
È un piccolo salto nel passato, non sarà certamente l'ultimo: è un avanti e indietro continuo questa storia, mi piaceva l'idea di raccontare quello che c'è stato e quello che verrà. 
Ringrazio davvero per chi si è fatto sentire e per chi ha letto silenziosamente, spero di farvi compagnia durante questa chiusura, come voi la state facendo a me. 
Sia 

 

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Capitolo 3
*** I can't pretend that I don't miss you. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - I can't pretend that I don't miss you
 


 

I can't pretend that I don't miss you

Every now and then

But the hurt is for the better

2 Maggio 1998

L’aria che respira è pesante. 

La vista della Sala Grande distrutta è opprimente. 

Scorge Harry, che accarezza amorevole i capelli di Ginny, qualche metro più in là Ron cerca di tirare su di morale Percy. 

Neville e Luna sono in un angolo, schiacciati: si toccano le dita, per sentire l’esistenza di un altro essere umano. Guardarli è come leggere una poesia, sono così intenti e fitti nella loro conversazione che non si accorgono d’essere luminosi. Si sorridono, è il primo sorriso che Hermione vede quella notte. Le fanno strano i sorrisi. 

Il suo sguardo cade sulle macerie alla sua destra, sono piene di sangue: forse è per quello che l’aria è pesante, sta respirando anche morte. Si appoggia alla parete, facendo una conta spropositata di chi è rimasto, di chi è andato via. Una stretta al cuore le impone di non pensare a Lupin, nemmeno a Tonks.

Il numero è infinito, è come se fosse passata un’ora da quando ha cominciato a connettere i volti ai nomi: qualcuno lo ha intravisto nei corridoi negli anni passati, mai scambiato una parola. Immagina, scioccamente, il loro tono di voce, facendolo diventare il nuovo gioco. 

È al quinto quando la sua mente alla fine non ha più intenzione di rimandare l’argomento

Se Fred Weasley fosse morto quella notte, sa che si sarebbe dimenticata presto il suono della sua voce: non è mai stata brava con i rumori, sarebbe riuscita a ricordare solo il suo odore - sa di erba tagliata, sa di cannella, sa di polvere di fuochi d’artificio. Se Fred Weasley fosse morto quella notte, avrebbe passato tutto il resto della vita a provare a ricordare il tono della sua voce, l’avrebbe passato a mangiarsi le mani.

Nel momento in cui lo sguardo cade sul corpo del giovane, il suo cuore smette di battere: è così bianco, la pelle è talmente trasparente che potrebbe contargli le vene. Eppure Fred sorride, George gli tiene una mano e gliela bacia. Molly ha il volto sepolto nella spalla del marito, che la tiene stretta nelle braccia, come per reggerla. Ron li ha raggiunti, insieme a Percy. Harry e Ginny sono dietro di qualche centimetro, che parlano con Bill e Charlie di qualcosa, probabilmente di draghi, pensa Hermione. Vorrebbe avere il coraggio di raggiungerli, di sentirsi parte di quello che sta succedendo, ma rimane ancorata al muro. Scosta pure lo sguardo, stringendo la bacchetta tra le mani. Che senso avrebbe? Non hanno bisogno di lei adesso. 

Sospira, avvicinandosi ad una ragazza del sesto anno, con una ferita sulla fronte. Ha paura che rimanga il segno, che rimanga per sempre sfregiata. Le sorride, cancellandola con un movimento della bacchetta. Non rimarrà la cicatrice. 

Quella notte sarà incancellabile il volto di chi è morto, quella notte sarà incancellabile l’esserci stati, l’averla vissuta. Ed Hermione, specialmente, troverà incancellabile l’idea straziante di non aver avuto il coraggio di raggiungere Fred, a guerra finita, e di stringerlo a sé fino a rompere la paura.

 

Eccomi qui, forse un po' in ritardo. Ho tanto da scrivere e da dire, però alcuni giorni sono talmente pensanti da far passare persino la voglia di fare qualcosa di bello. 
La quarantena mi sta lentamente ingerendo, ma bisogna tenere duro: Fred ed Hermione sono un po' un modo per scappare via, sempre più lontano. Spero di tenervi impegnati in qualcosa, 
Sia ❤

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Capitolo 4
*** Trying to take control, but I don't know how to. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Trying to take control, but I don't know how to
 


 

'Cause lately, I've been in the backseat to my own life

Trying to take control, but I don't know how to

Ottobre 2004

La porta della Tana la sovrasta, fa quasi paura. 

Forse, a stare rannicchiata su tutti quei documenti da mattina a sera, si è abbassata di qualche centimetro. Morde il labbro inferiore, nascondendo le mani nelle tasche del giubbotto. 

Dentro, il suono delle voci, le fa un effetto innaturale: la felicità le è così poco familiare che non sa nemmeno come reagire al rumore dell’ennesima risata che raggiunge le sue orecchie. 

Indugia ancora qualche secondo, dondola sulle piante dei piedi come se ce li avesse quei cinque anni che si è attribuita giorni prima. Tuttavia, persino una bambina di cinque anni sarebbe già entrata in quella casa. Hermione scuote il capo, la miriade di ricci si muovono intorno a lei come una nuvola. 

Si tortura le mani, si gratta la pelle delle dita con le unghie, presa da un attacco d’ansia. Non torna alla Tana da un anno e cinque mesi, quando precisamente ha accettato un lavoro per il Ministero di Parigi. Ha fatto le valigie, un saluto veloce e se n’è andata con la sua cascata di capelli dall’altra parte del mare. 

Un brivido le sale lungo la schiena, come se si sentisse così fuori posto davanti a quella porta, che ad ogni secondo diventa più alta. Nemmeno Hagrid le ha mai fatto quell’effetto. Sorride improvvisamente, scaldata dal ricordo del vecchio amico, appuntandosi di doverlo andare a trovare prima o poi, anche solo per una tazza di tè. Si domanda se sia ancora a scuola, a compiere il suo lavoro di guardiacaccia, si domanda se abbia compagnia, se abbia fatto amicizia con qualche altro ragazzino spericolato. 

I ricordi della sua infanzia la sommergono e si sente di nuovo una venticinquenne, con tutti i problemi che l’età adulta si porta dietro. A venticinque anni non si sta ad aspettare davanti ad una porta che non si aprirà mai da sola. 

"Se non ti sbrighi ad entrare, mamma verrà a prenderti di peso." la risveglia dai suoi pensieri una testa rossa, quella di Ron, che si affaccia dalla finestra del primo piano con un sorriso amorevole. 

Quel volto è una visione dolce - amara, è felicità e risentimento tutta in una volta sola. Una espressione d’affetto le si dipinge sul volto, "Da quanto tempo sapete che sono qui fuori?"

La porta si apre, Ginny è sulla soglia a braccia aperte, "Da quando sei arrivata, non sai che papà ha modificato l’orologio per sapere sempre se stiamo tutti bene?"

Sono tanti i motivi per cui la Tana le è mancata: l’odore del salotto, i ferri di Molly che continuano a lavorare vicino al fuoco, i mobili tutti diversi l’uno dall’altro, il disordine organizzato. Soprattutto, sprofondando nelle braccia di Ginny, si è accorta che le è mancato l’amore di quella famiglia, di quella casa. 

"Hermione Jean Granger." la voce di Molly le scioglie il cuore parola per parola e la giovane diventa definitivamente creta nelle mani della donna, quando le stampa un bacio sulla guancia, "Fatti guardare! Come sei cresciuta." 

"Per forza è cresciuta, non la vediamo da un anno, cinque mesi e dodici giorni." Harry spunta dalla cucina con un sorriso sul volto per poi abbracciarla, "Pensavamo che non ti saresti più fatta vedere, con il tuo nuovo lavoro a Parigi."

Quello era il piano, è stato il piano per tanto tempo: allontanarsi e non farsi sentire mai più. 

"Ti fermi qui, cara? La camera di Ginny è libera, se avessi bisogno di un letto." le offre Molly, tornando ad accarezzarle la guancia. 

"Non vorrei approfittare, cercherò un alloggio a Londra…"

"Non essere sciocca Hermione, casa nostra è e sarà sempre casa tua."

 



Aggiorno aggiorno! 
Parto con il fare gli auguri di Pasqua un goccio in ritardo, sono stata impegnata a destra e a sinistra e non ho fatto in tempo a pubblicare ieri. 
Perdonate per il capitolo corto e spoglio, è solo di passaggio per quelli futuri, prometto che di Fremione arriverà a palate nei prossimi aggiornamenti: mi piaceva l'idea di un'Hermione che trova finalmente il coraggio di tornare indietro, ripercorrere i suoi passi e raggiungere la Tana. Lì l'hanno sempre trattata come una figlia, quindi mi piace pensare che l'abbiano accolta con amore anche a distanza di anni. 
Grazie ancora a tutte le persone che mi seguono, siete davvero importanti. 
A presto, 
Sia 

 

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Capitolo 5
*** But honey I'll be seein' you down every road. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - But honey I'll be seein' you down every road
 

 

But honey I'll be seein' you, ever, I go

But honey I'll be seein' you down every road

Dicembre 1996



Un sorriso è nascosto dalla sciarpa che le arriva proprio sotto il naso. Alza gli occhi al cielo, pensando allo sguardo sereno di Ron e Harry, quando li ha lasciati davanti ai Tre Manici di Scopa, con la scusa di dover andare a comprare un libro. L'ennesimo.

Che siano davvero così distratti? Pensano davvero che sia in grado di leggere così tanti libri? Ne ha già sei non iniziati sul comodino, sarebbe impensabile aggiungerne un altro.

I suoi pensieri vengono interrotti da Fred, che l'aspetta all'angolo della strada. Si sta scaldando le mani con il fiato, saltellando su un piede e poi sull'altro. Non la nota subito, gli occhi sono fissi sul castello, come se stesse ricordando il tempo passato.

"Ti ha colpito un bolide?" gli chiede, quando ormai l'ha raggiunto.

Fred si perde ad osservare quella nuvola di capelli ricci che gli è comparsa davanti, abbassandole con un dito la sciarpa e rubandole le labbra per un secondo.

"Nessun bolide, pensavo che arrivassi da quella direzione."

"Sarebbe stato troppo prevedibile."

Le sorride malandrino, prendendole la mano e incastrando le loro dita. S'incollano di colpo, per staccarle ora sarebbe servita una magia: sono mesi che non si vedono, mesi che Fred continua a mandarle tre lettere al giorno perché - come ci tiene a sottolineare il giovane - in qualche modo deve continuare ad importunarla. Hermione gli risponde solo la sera perché - vuole mettere le cose in chiaro - in qualche modo deve tenerlo sulle spine.

Fred è sempre follia, a volte le arrivano lettere persino nei corridoi, mentre Hermione è regola, le sue arrivano sempre alla stessa ora, rendendo quella del gemello una routine.

"Non pensavo sarebbe mai arrivato questo giorno." confessa uno anche per l'altro, allontanandosi dalle vie principali di Hogsmeade, "Ho cominciato a contare le ore."

La distanza li ha resi folli: un'estate insieme non è stato abbastanza, non con il resto della famiglia di Fred per tutta la casa. Così difficile tenerlo nascosto, così difficile cercarsi sotto un tetto pieno di gente.

"Coma va il negozio?"

"Tutto a gonfie vele, quel filtro d'amore su cui abbiamo lavorato quest'estate si vende come il pane."

"Lo credo bene, dopo tutte le ore perse a... "

Fred scuote il capo, sorridendo, "Non sono mai ore perse, credevo lo avessi capito."

"Parlavo di quelle in cui aspettavamo che gli effetti della pozione scemassero." le guance della giovane si colorano, al ricordo di tutti quei baci, di quelle battutine velate, nascosti nella soffitta della Tana, allo scuro persino di George.

"Specialmente quelle." ghigna lui, trascinandola dentro una caffetteria nascosta, "Non dire mai più che quelle ore sono ore perse."

"Se lo facessi?" si siedono in un angolo, nascondendosi agli occhi interessati di qualche Tassorosso del settimo anno.

Fred si piega su di lei, un bacio si infrange sulle labbra come una stampa indelebile. È più profondo del precedente, sa d'amore, - Non credo che tu sia pronta ad affrontare le conseguenze. - le sorride malandrino, cercando con gli occhi la cameriera.

È ancora imbarazzata quando le viene portato un té caldo, non tanto per il commento vivido del gemello - a quelli ci è abituata -, ma più per il fatto di aver pensato che con Fred sarebbe sempre stata pronta.
 



Aggiorno un po' prima del previsto!
Questa volta il capitolo è dolce e sa di tanto amore, quindi sono felice di lasciarlo qui: emanano felicità. 
Ringrazio ancora quelli che seguono questa piccola storia, che è davvero piccola e non so nemmeno quanto durerà. Ma la lascio qui, perché scriverla mi allieta le giornate in quarantena. 
Sia ❤

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Capitolo 6
*** Stop asking me to stay. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Stop asking me to stay
 

I can't face your breaking heart

I'm trying to be brave

Stop asking me to stay

Luglio 1997

I piedi affondano nell’erba della Tana, sta sprofondando. 

È solo una maledetta sensazione, lo sa che la terra non la sta risucchiando: però i suoi genitori sono in Australia e non hanno idea della sua esistenza, però la guerra è alle porte, però presto dovrà partire. 

"Resta." la voce di Fred la ridesta dai pensieri. 

"Non resterò."

Si guardando, è una preghiera quella del gemello, ma lei non è mai stata molto religiosa. Non sarebbe rimasta solo per lui, avrebbe seguito i suoi amici, sono mesi che si prepara. 

"Resta, diremo a tutti che siamo insieme e… " 

"Io non resterò." la voce di Hermione si incrina, mentre sparisce nel terreno - o almeno questa è l’impressione - di qualche centimetro ancora. 

Un breve sorriso increspa le labbra di Fred, che scuote il capo e lancia lo sguardo ai capi di grano intorno alla Tana, "Credevo che ti importasse."

"Tu sei importante." Hermione è l’unica che ha la forza di guardarlo, la sua voce è un sussurro al vento, ma è abbastanza alto da poter essere sentito almeno da lui.

"Ma… ?" Fred calcia un sasso, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. Sta aspettando la risposta dell’altra, quasi come se dovesse respirarci con le parole di Hermione. Gli sta stretto, quel rapporto segreto adesso gli sta addosso come il maglione che indossava il suo terzo anno. 

"Ma io non resterò."

 

Indugia ancora qualche secondo sulla soglia della porta. Ci si sente così piccola lì in mezzo, così giudicata dal legno, come se le stesse dicendo che mai ha sentito una bugia tale. 

Fred è seduto sul letto, non s’è mosso dà che è arrivata. 

"Dimmi qualcosa."

"Adesso vuoi la mia opinione? Sono settimane che fai quello che ti pare, che dici cose che non stanno né in cielo, né in terra e adesso vuoi sentire cosa penso? Già è insopportabile l’idea di te giro per il mondo senza sapere se stai bene, ora vieni qui e mi chiedi una pausa." si zittisce, alzandosi di scatto e posandole le mani sulle spalle esili, "Una pausa? Io non la voglio una pausa, io non voglio che tu te ne vada."

"Te l’ho già detto… "

"Non resterai, lo so."

Qualcosa si rompe, Hermione è da settimane che sente che l’amore questa volta non le basta, che una risata non potrà salvarli. Fred lo stesso, ha solo paura di dirlo. 

Gli occhi della giovane sono trasparenti, stanno parlando per lei che non ha voce e il gemello legge tutto, la stringe a sé come per respirare, "No, ti prego, no." la supplica, rompendola quasi nelle braccia.

Non servirebbe, Hermione sa che quella è la risposta, Fred pure: vogliono cose troppo diverse per andare avanti anche una sola ora, litigare richiede tante energie e fa eccessivamente male. Ma anche lasciarsi, impareranno nei mesi dopo, è un dolore oltre misura. 

 

 

Riesco finalmente ad aggiornare questa storia. Ho amato scrivere questo capitolo, anche se è triste e malinconico ha qualcosa che mi attira. 
Forse è Fred che proprio non riesce a lasciar andare o forse è Hermione che proprio non riesce a restare, uno perché è impulsivo, l'altra sempre ligia alle regole. Detto questo, spero che stiate tutti bene, 
Sia ❤

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Capitolo 7
*** I'll make sure you never leave. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - I'll make sure you never leave
 

I would wish you back to me

And next time that I see you, I'll make sure you never leave

Aprile 2003
 

Si passa la ciocca di capelli che le ricade sul volto dietro all’orecchio, guardando con soddisfazione le numerose scatole che riempiono il corridoio della casa. Ha preso tutto, è pronta a partire. 

Una strana morsa le attanaglia il cuore, è come se le mancasse l’aria. Per questo corre ad aprire la finestra della camera: il vento primaverile le scalfisce il viso, il sole stanco cerca ancora di scaldarla. Inspira l’odore della Tana, della sua stanza, dei fiori di ciliegio che sono appena nati. 

Sull’orlo della partenza fa tutto più paura, ma lei non la sente più sua quella casa: ci ha messo troppo tempo a capirlo, ancora inebriata al ricordo di qualcosa che è passato. All’inizio era rimasta per sé stessa, per ricucire le proprie ferite, poi era rimasta per lui, nell’attesa vana che qualcosa accadesse, ma Fred non ha mai fatto nulla e lei s’è stancata di attendere l’eternità. 

Indugia ancora qualche secondo davanti al tramonto e si ridesta quando qualcuno entra nella camera, evitando di inciampare nelle numerose scatole poste in corridoio. 

"Stai costruendo un fortino?"

"Una barricata." lo corregge, girandosi e appoggiando i gomiti al sostegno della finestra. 

"Da chi ti vuoi difendere?" Fred alza un sopracciglio, piuttosto colpito, mentre un ghigno gli colora il volto. 

"Tua madre." 

Il gemello ride, chiudendosi la porta alle spalle, "Puoi anche fare così, invece di intasare tutto il corridoio." 

"Come se una porta di legno possa essere in grado di fermare Molly."

Fred la raggiunge alla finestra, lancia lo sguardo verso i campi intorno alla Tana, inspirando l’odore del ciliegio. L’osserva: la luce del sole gli bagna il viso, lo rende ancora più bello di quanto non sia già. Le lentiggini cominciano a splendere sul suo naso, mentre quelle sulle guance e sulla fronte rimangono ancora assopite. Il venticello leggerlo gli smuove i ciuffi che ricadono sulla fronte. Glieli sposterebbe, farebbe scendere la mano verso il collo e poi lo bacerebbe: per questo scosta lo sguardo, arrossendo sulle guance come una ragazzina. 

"Quindi te ne vai." è un sussurro velato, ha un suono pesante nelle sue orecchie. La guarda, attratto da lei come un granello di polvere: ha così tante cose da dirle, da chiederle. Perché non sei rimasta? Mi amavi? Perché dopo l’anno scorso non… Sarebbe stupido, Hermione probabilmente non vuole più le stesse cose. 

Ha cercato di dimenticarla, è da tempo ormai che prova a non pensare a lei, ma ogni volta che ride, che parla, che si muove soltanto, la sua mente si accende e il ricordo del loro amore gli esplode dentro, tutto quanto. E Fred manda giù, non vuole imporle niente, sarebbe ridicolo. 

"Non c’è niente che mi trattenga."

"Sei tu che mi hai lasciato." le ricorda, osservando lo sguardo inequivocabile che Hermione gli lancia. 

"Non certo perché avessi… "

Fred ruota il corpo verso di lei, "Avessi cosa?" 

Hermione non ricomincia a parlare, Fred non avrebbe sentito una risposta. È troppo tardi quella volta, le scatole della ragazza sono sparse ovunque, è il segno inequivocabile che se ne sta andando davvero, per sempre. È troppo tardi. 

"Hermione, hai finito di ritirare tutto?" Molly apre la porta con uno spintone, portandosi dietro una scatola di vestiti che le si è incastrata sotto la lunga gonna. Si accorge, in quell'attimo, che il gemello e la giovane si allontanano solo di qualche centimetro, come se non volessero proprio aumentare la distanza che li divide: presto ci sarebbe stato un mare, lì in mezzo. Alla fine è lui il primo che si stacca: lascia quel gioco inutile e aiuta a la madre a liberarsi della scatola. 

"Ho finito, sì." 

 


Riesco ad aggiornare finalmente. Ho amato scrivere questo capitolo, pieno di amore nascosto e di dolore pressante: Fred ed Hermione sono così testardi, orgogliosi. E va bene, perchè se non fossero così non li amerei tanto. 
Prendo un piccolo spazio per fare un ringraziamento speciale a tutti quanti: questa storia è un po' uno sfogo, non so nemmeno come andrà a finire perchè una fine attualmente non ce l'ha - nemmeno nella mia testa. Ma scriverla mi fa bene, rende più leggere queste interminabili giornate. E voi che la leggete, che la commentate con parole così piene di amore mi rendete la persona pià felice del mondo, davvero. 
Spero che la quarantena non stia pensando troppo a nessuno di voi, nel caso sono sempre libera per fare un paio di chiacchiere qui
Sia 

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Capitolo 8
*** Can't take back the love that I gave you. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Can't take back the love that I gave you
 


 
Can't take back the love that I gave you

It's to the point where I love and I hate you

Agosto 1998


Fred si siede a terra nello stesso punto del giorno prima, del giorno prima ancora. La bottiglia da cui sta bevendo è ancorata alla mano, quasi a metà, ma tanto è Sabato sera.

Una stella cadente rompe l’armonia del cielo e impone alle labbra di Fred di incresparsi in un breve sorriso. Esprime un desiderio, così sciocco e fallace che sa che non si avvererà mai: è passato ormai più di un anno da quando si sono lasciati, trecentosettantanove giorni e sei ore. Ne ha tenuto un conto mentale, continua a segnarsi il tempo che avanza. Va lento, lo scorrere delle giornate ha una velocità talmente esigua che a volte gli sembra di essere finito in un sogno e non sa come uscirne. 

Porta la bottiglia di Whiskey Incendiario alle labbra e ne manda giù un sorso: la gola brucia, ma la sensazione presto passa, resta solo il pensiero fisso di… 

"È la terza sera di seguito che vieni." la voce di Hermione arriva come una doccia fredda. Si gira a guardarla: in punta di piedi, scalza, un leggero maglione la ricopre fino alle cosce segnate da qualche cicatrice.  Solo la terza?

"Mi aiuta a pensare." le dice in un sussurro, tanto lei ormai si è seduta al suo fianco e gli ha rubato la bottiglia dalle mani per berne un sorso. È la prima volta che parlano davvero, senza l’ombra della guerra che li sovrasta, senza la sua famiglia che gira intorno. Se non fosse per l’alcool che già gli circola in corpo sarebbe scappato via, probabilmente. 

"A cosa pensi?" 

"Al fatto che sono vivo."

L’osserva, con le guance arrossate per il Whiskey e le sorride. Hermione ne salva il ricordo, non lo vede da troppi mesi, o meglio, Fred non sorride solo a lei da troppi mesi. 

Non è come prima però, quell’espressione è spezzata dal dolore: l’ha ferito più di una guerra lei, gli ha spaccato il cuore a metà e se ne è portata via un pezzo. L’ha lasciato, se n'è andata e non è mai tornata. In ospedale, a trovarlo, non c’è mai venuta. Lo ha pizzicato nel profondo, distruggendolo dall’interno. Eppure Fred non riesce a staccarsi, non riesce a smettere di ricordare anche le cose belle: il suo ultimo anno, i loro baci, le loro mani che si intrecciano, gli appuntamenti segreti ad Hogsmeade. Hermione è un po’ una cosa bella e un po’ una cosa brutta, non riesce ancora a capire quale delle due metà prevalga. 

La giovane si avvicina di qualche centimetro, già confusa dall'alcool nel corpo. Vorrebbe baciarlo, quelle labbra le sono mancate così tanto che non potrebbe sopportare di vivere un altro minuto senza averle toccate. Si spinge in avanti e in avanti ancora, fino a che nota che Fred invece si sposta all’indietro. È abbastanza lucido per capire che quello non lo vuole, che un bacio senza spiegazioni non è quello che cerca, non più.

"Forse è il caso che torni in casa… "

"Hermione, Hermione aspetta." Fred prova a seguirla, ma alla fine è perfino stanco di correrle dietro.

 

È sabato e io aggiorno anche questa storia, che amo scrivere sempre e sempre di più. Ho circa un preciso di dove voglia andare finalmente, spero di non metterci troppo. 
In questo capitolo mi piaceva che ci fosse l'idea della ferita dopo la guerra, che non se ne va subito e Fred, dopo anni di relazione nascosta, di emozioni non dette, non lo vuole più, non così. Vorrebbe chiarire, parlare: dopo essere quasi morto ha bisogno di pensare, sforgarsi e un bacio notturno a causa dell'alcool è l'ultima cosa di cui necessita.
Detto questo, sono felicissima che la storia stia piacendo e spero che stiate tutti bene, 
Sia
 

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Capitolo 9
*** So far away. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - So far away
 


 

I know it's hard to feel so close to someone that's so far away

Ottobre 2004
 

"Io e Harry ci sposiamo tra un paio di mesi, meno male che sei tornata, così non mi serve nemmeno spedirti un gufo fino a Parigi!" Ginny sorride, raccogliendo i capelli in una coda alta, "Lo sai no, che i maghi che sono già in una relazione possono sposare i propri partner?"

Certo che lo sa, ha riletto quella legge sette volte. Annuisce tranquilla, sedendosi sul letto libero. 

"George si sposerà con Angelina subito dopo di me, a qualche settimana di distanza. Per quanto riguarda tutti gli altri, credo che sia Ron, Charlie, Percy e Fred stiano facendo le valige per andare a incontrare le loro future spose."

Lo stomaco di Hermione si rivolta: che faccia ha fatto il gemello, tenendo in mano la lettera con il suo nome? Reprime l'istinto di chiedere, cercando di non pensarci. 

"Sei tornata per questo? Abita in Inghilterra?" Ginny continua a fare domande, una dietro l’altra, ma poi si ferma, "Ha un che di romantico, viaggiare per incontrare la persona designata. Dicono che il Ministero abbia lavorato per mesi per cercare di accoppiare il maggior numero di anime gemelle possibili."

"Mi sono chiesta per anni se Harry fosse quello giusto, non ti nascondo che mi sarebbe piaciuto ricevere una lettera con il suo nome per confermarmelo." confessa Ginny arrossendo appena sulle guance, "Straparlo, so che Harry è quello giusto, lo capisco ogni volta che passo del tempo insieme a lui e Teddy."

Hermione continua ad ascoltarla, non ha voglia di dire niente. Ha la gola secca, ogni volta che sente una voce provenire dal piano di sotto, lo stomaco le si contrae fino quasi a rompersi a metà. Potrebbe arrivare da un momento all’altro, sempre che non sia partito per raggiungerla a Parigi. Scuote il capo, Fred Weasley l'avrebbe mai inseguita per il mondo. 

"Comunque Ron parte domani, Charlie credo arriverà qui alla Tana tra un paio di giorni, Percy crede di aver già incontrato la sua futura moglie al Ministero, ma non ne è così sicuro."

"E Fred?" ad Hermione fa male chiedere, dire quel nome ad alta voce. Ha di nuovo cinque anni, è di nuovo imbarazzata. È la prima volta che apre la bocca, sempre e solo per sapere di lui. 

"Quando è arrivata la lettera non l’ha fatta a leggere a nessuno, se ne è andato poco dopo, nemmeno George è riuscito a trattenerlo per parlare un attimo. Ho cercato di prendergliela dalle mani, ma mi ha fulminato con lo sguardo, mai visto così serio per qualcosa." le racconta Ginny con leggerezza, "Penso che fosse felice comunque, non sarebbe andato via così presto: potrebbe persino essere già partito."

Hermione sorride affranta, sicura ancora una volta che non Fred sarebbe venuto mai a prenderla in Francia. 

"Ma dimmi di te, chi dovrai sposare?"

"È stato un lungo viaggio." sussurra con uno sguardo stanco, "Ti dispiace se mi riposo un pochino prima?"

 
 

Aggiorno finalmente, sono in ritardo di un giorno, ma arrivo! 
Gli impegni universitari mi stanno ormai inondando, soffocherò sotto il peso atroce degli esami, tuttavia volevo provare ancora a scrivere qualcosa. Questo capitolo come al solito è un po' un ponte, è un ricongiungersi a quello di prima, all'estate in cui Fred ha smesso di inseguirla. Hermione forse se l'è stampato in fronte: se non la rincorre per il prato della Tana, non potrebbe mai decidere di venirla a prendere in Francia. 
E un po' la comprendo la convinzione di Hermione, perché sono sempre stati troppo orgogliosi entrambi, troppo spavaldi. 
Come al solito ringrazio tutte le bellissime persone che recensiscono, rendono questa storia ancora più speciale.
Sia 

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Capitolo 10
*** Shit don't feel the same. ***


 

I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Shit don't feel the same
 


 

Shit don't feel the same when you're out of town

Giugno 2003
 

"George Bilius Weasley." la voce di Molly rompe l’armonia della sera, persino Harry rabbrividisce. Alla chiamata, il gemello si gira con un ghigno sul volto, lasciando Angelina a guardare l’album di foto da sola. 

"Mamma?"

Si è appena conclusa l'ennesima cena di famiglia, la prima a cui Hermione Granger non si presenta: perché dovrebbe, ora che è a Parigi?

"Cosa diavolo hai fatto a tuo fratello?" chiede la donna con voce accusatoria, indicando l’altro gemello fuori dalla finestra. Se ne sta da solo, una birra sul tavolo e l’occhio puntato chissà dove. 

"Niente, non gli ho fatto niente." George alza le mani in alto, scrollando il volto. 

"Sicuro che non abbiate sperimentato ancora con i vostri dannatissimi filtri? È la prima volta dopo anni che trovo degli avanzi nel suo piatto." sembra che il tempo sia tornato indietro, ai primi mesi dopo la guerra: ad Agosto, tornato a casa dopo il ricovero, faceva fatica a mangiare, ridere, persino sorride.

Quella volta è stata Hermione a convincerlo a mangiare sempre un po’ di più, giorno per giorno: gli faceva compagnia silenziosa dall’altra parte del tavolo, leggendo un libro per prepararsi agli esami dell’ultimo anno. Aspettava diligentemente che finisse e poi scompariva in camera sua, quasi come se non fosse mai esistita. Però Fred era ben consapevole di quella presenza e mangiava per lei, a volte Molly lo beccava a guardarla con una strana luce negli occhi, come se implorasse di sentirla parlare, ma Hermione non avrebbe mai parlato, non una sola volta. 

"Ti posso giurare che non abbiamo fatto niente, questa volta." George si rigira verso Angelina, quando questa gli tira la manica della maglietta e lo costringe ad osservare una foto di Ron da bambino. 

Molly crede a quella confessione, lo sguardo ormai s’è addolcito. Osserva con un sorriso il gemello davanti a lei, poi sposta gli occhi verso il figlio seduto fuori e il cuore le si scioglie nel petto, consapevole di aver capito un po’ troppo: Fred, con Hermione a Parigi, non è più lo stesso Fred. 
 



Pubblico ora! Spero di avere anche il tempo di rispondere a tutte le recensioni: ho un sacco di arretrati e, sicuramente, molto da leggere e recensire a mia volta. Portate pazienza, la sessione d'esami è dietro l'angolo e mi fa ciao ciao con la manina. 
Comunque, tornando al capitolo: lo so, Fred è ancora triste. Oh meglio, non è ancora il solito Fred. Eppure ritengo che Fred non sia solo quel sorriso che fa splendere una stanza, ha anche lui delle emozioni e mi piace che sia un personaggio riflessivo. È adulto, anche il modo in cui gestisce i sentimenti è maturato. E Molly insomma, legge e vede molto più di tutte noi! 
Grazie ancora per tutto, grazie davvero. 
Sia 

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Capitolo 11
*** I'm missin' my same old us ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - I'm missin' my same old us
 


 
I'm waitin' up, savin' all my precious time

Losin' light, I'm missin' my same old us

Gennaio 2001

"Buon anno." la voce di Fred è un sussurro, si rompe contro le sua orecchie come l’onda su una scogliera. 

"Anche a te." riesce a rispondere solo dopo aver fermato il ritmo del suo cuore: sarebbe morta di tachicardia prima o poi. Il fuoco sta scoppiettando nel camino, Hermione si accomoda meglio sulla poltrona e si gira a guardarlo, "Propositi per questo anno nuovo?" chiede, recuperando il bicchiere di champagne lasciato sul tavolino. 

"Io e George vorremmo aprire un nuovo negozio, magari a Hogsmeade: sai, gli affari sarebbero sorprendenti."

"Comprerete Zonko, vero?"

Fred annuisce con un sorriso, "Tu?" si stupisce di come Hermione, nonostante sia passato tutto quel tempo, sia in grado di leggergli nella mente alla perfezione. 

"Ho appena concluso gli studi, penso che mi prenderò una pausa per qualche mese."

"Credevo aspirassi ad un prestigiosissimo lavoro al Ministero, miss Perfetto - Prefetto." il gemello, seduto sul divano, si slancia per passarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio, "Non avrai lavorato così tanto fino ad adesso, per bighellonare per tutto il resto della vita, vero?" non ci pensa troppo, gli viene così naturale quel movimento: a mente fredda, forse si sarebbe trattenuto, ma il fuoco del camino e l’ora tarda della serata l’ha riportato indietro di qualche anno. Si accorge troppo tardi che non sono nella Sala Comune di Grifondoro. 

Hermione si stringe nelle spalle, il tocco del gemello l’ha mandata su di giri: come può non averlo ancora superato? Sono anni ormai che è finita, mesi che non si parlano, ma non riesce a farne a meno. Fred Weasley non si scolla più. Tenta di non arrossire sulle guance mentre pensa che tutti gli altri potrebbero entrare da un momento all’altro e beccarli a parlare sui divani. È un momento intimo o forse lei desidera che sia così , non vuole che qualcuno spezzi quel contatto. 

Fred invece non riesce a smetterla di pensare che sarebbe potuto sempre essere così, che avrebbe potuto sempre amarla a quel modo, se qualche anno prima non avesse dato di matto. Fermare Hermione Granger è impossibile, equivarrebbe a mettersi davanti ad un drago inferocito, sarebbe partita, con o senza la sua volontà. E la ama anche per quello, per lo straziante fatto di avere la testa più dura di tutti quanti quando il momento lo richiede. 

"Non sapevo di essermi messa a parlare con tua madre." Hermione sogghigna, ritraendosi di qualche metro, perché Ron è entrato in salotto a cercare la scacchiera da portare in camera. 

Anche Fred ride, scrollando le spalle e rubandole il bicchiere ripieno di champagne dalla mano per raggiungere il gemello nell’altra stanza, lanciando un ultimo occhiolino prima di sparire dalla porta. 

 



Oggi ho un po' di tempo per respirare - se aggiornare alle 22 di domenica sera possa essere considerato un tempo per respirare. Seriamente, è un periodo un po' più leggero, almeno questa settimana. Quindi mi sono detta, perché non aggiornare questa storia a cui tengo con tutto il cuorE? Non riesco a finirla e continuarla, ho un mucchio di idee che corrono e corrono e faccio fatica ad afferrarle e metterle su carta. Forse, prima o poi sarà in grado di essere più metodica e finire in tempo ciò che inizio. 
Per il resto grazie, grazie a chi legge e che mi segue e che segue la storia con amore, significate sempre tantissimo, 
Sia 

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Capitolo 12
*** Was there something I could've said to make it all stop hurting? ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Was there something I could've said to make it all stop hurting?
 




Was there something I could've said to make your heart beat better?

If only I'd have known you had a storm to weather

So, before you go

Was there something I could've said to make it all stop hurting?

Agosto 1997
 

Hermione in quel vestito brilla, non servono altre luci a Fred per vederci bene quella notte. È bella, delicata e sulla pista, quando sorride tra le braccia di Krum, sembra illuminare tutta la valle. È l’unico che se ne accorge, che lei è accecante? 

Finisce di bere il bicchiere di champagne che ha tra le mani, continuando a guardarla da lontano. Si mangerebbe il fegato volentieri, pur di rimangiarsi le sue preghiere: Hermione gli è scivolata via dalle mani come acqua fra i sassi, è sparita come un pugno di sabbia nel vento. Si accosta ad una colonna, maledicendosi. Dovrebbe ballarci lui con Hermione su quella pista, dovrebbe essere lui a farla ridere.

I loro sguardi si incontrano per un secondo, dicono così tanto che tutti sembrano ascoltare. Non litigano più, non ci sono urla, non ci sono pretese: sia Hermione che Fred esprimono rimorso, condividono una ferita lacerante sul petto. 

Appoggia il bicchiere al tavolo e si scosta dalla colonna, cercando di raggiungerla. Sono a due metri di distanza quando i Mangiamorte arrivano, ci mettono un attimo a ribaltare le loro vite. 

"Vai, devi andare." le urla, proteggendola da un incantesimo, "Cerca Ron, cerca Harry, vai con loro." le mani sono appoggiate alle sue spalle esili: tremano, come una foglia al vento, tremano e sembra che si stiano per rompere sotto la pelle dei palmi del gemello. 

"Fred… " Hermione è incurante del pericolo questa volta, forse perché è consapevole che la sua vita da fuggitiva sarà molto peggio di così, perché dovunque sarà, dovunque camminerà, respirerà, vivrà o non vivrà, lui non sarà con lei. 

"Hermione, ascoltami bene, se non vai sarà stato tutto inutile: i tuoi genitori, i tuoi studiLi hai sacrificati per questo, quindi vai." nota bene di non sottolineare che anche lui stesso è stato sacrificato, che loro sono stati sacrificati.

La giovane non parla, le labbra rimangono socchiuse, non avrebbe fatto in tempo a dire quasi niente: gli sparisce presto davanti agli occhi in un secondo, Ron ed Harry sono venuti a prenderla.

Fred osserva quel punto ormai vuoto, quello che prima era pieno di vita, pululava di una luce insensata. Deglutisce, il suono delle grida degli invitati sembrano essere un ricordo lontano sia nel tempo che nello spazio: non ha voglia di combattere una guerra esterna, mentre dentro di sè la battaglia contro il suo cuore non proclama un vincitore da due settimane.  Così rimane a guardare, la mano con la bacchetta priva di vita contro i pantaloni e lo sguardo che indugia, cerca, sperando di trovare qualcosa che non c'è più. Ed è in quel preciso istante che si sente sconfitto, maledetto, marchiato: la sua anima si svuota, ha perso. L'ha persa, senza aver avuto la possibilità di dirlo almeno una volta, che l'ha amata davvero con ogni cellula del suo corpo. 

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Capitolo 13
*** I am free to live, so I give you ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - I am free to live, so I give you

 



'Cause your great love is healing me

Renewing me through and through

I am free to live, so I give you

Luglio 1997

 

Fred la stringe nelle braccia, un bacio le firma la fronte. Forse è per quello che Hermione finalmente smette di piangere e si rilassa. Ed è forse perchè è rilassata che Fred trova qualcosa da dire per farla ridere, ancora una volta. 

Come a ricucire le ferite, in quella soffitta stretta stretta della Tana, lontano da occhi e orecchie malvagie, Fred riesce a far ridere quell’Hermione che ha il cuore rotto a metà e non ha una famiglia. Silenzia quel suono rubandole le labbra, che sanno di lacrime e tristezza, che vengono presto lavate via. 

La maglietta di Hermione scivola dalla spalla, le scopre la pelle, che al colore dell’alba brilla di una luce tutta nuova: è come a colpire un cristallo, ogni volta che Fred la guarda è un colore diverso. Per questo l’accarezza con l’indice, come ad accertarsi che sia semplicemente Hermione, che sia semplicemente il colore di Hermione  quello che ha imparato a conoscere e non il colore che appartiene ai suoi sogni notturni. Perché la sogna, continua a sognarla. 

Però questa volta è vera, più vera anche solo dei baci che Molly gli lascia sulle guance la mattina, più vera dell’odore di esplosivo che riempie il magazzino del negozio: Hermione semplicemente è, ed è proprio per quello che è che… Alza gli occhi su di lei, come per cercare di trovare il coraggio di dirlo, ma la giovane lo ferma prima di sentire quelle parole. Lo bacia, lo bacia con un sorriso sulle labbra, come a sapere già cosa sta per dire. Fred sposta la mano dalla spalla, la incastra sul collo della strega per avvicinarla, mentre sente le sue dita che si insinuano sotto la sua maglietta per cercare di più, come per accertarsi lei stessa che quello è vero. Come se, sentendo il calore di quella pelle, capisse di essere davvero a casa, di essere davvero al sicuro. 

Si perde in quel tocco, che è tanto una carezza quanto una tortura: si imprime sulla carne, segna dei marchi invisibili che non potrà dimenticare tanto presto. Smette di baciarla e cerca il suo sguardo, quello sguardo da bambina che ha visto per tanto tempo e non lo trova, non lo trova più. Hermione l’ha mascherato quella notte, l’ha dimenticato nella stanza che divide con Ginny. 

"Her… "

"Non ho paura." quello della strega è un sussurro, spremuto contro l'orecchio del gemello, "Non ho più paura di... " si ferma, imbarazzata dalle sue stesse parole, ma la luce nei suoi occhi è inequivocabile. Deve essere stato il brutto sogno della notte, la terribile battuta del ragazzo di qualche minuto prima o dev'essere stato il fatto che sente che qualcosa è cambiato: non è più semplicemente Fred quello che ha davanti, è tutto un mondo che sta imparando a scoprire petalo per petalo. Come a giocare a M'ama, non m'ama: la risposta è sulla punta della sua lingua, solo che non vuole dirla, non davanti all'oblio di una guerra che bussa alle porte con insistenza; di quella ha paura, non di essere di Fred per sempre. Ogni attimo, ogni bacio, ogni parola, ogni gesto.

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Capitolo 14
*** I'll get over you. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - I'll get over you

 



Maybe if I tell myself enough

Maybe if I do

I'll get over you

Luglio 2001

La porta dietro di lei scricchiola impercettibilmente. Le mani del gemello l’hanno sfiorata per un secondo, accarezzata come se fosse stata un essere umano. 

"Disturbo?"

"Da quando ti prendi la briga di chiedere?" Fred le sorride, la fossetta sulla sua guancia l’acceca: quanto vorrebbe toccarla con un dito come qualche settimana prima, "Non disturbi, no."

S’avvicina e si siede sull’orlo della scrivania che la giovane sta utilizzando per scrivere una lettera, "È tutti il giorno che ci eviti." le fa notare, osservando con attenzione i movimenti ansiosi di Hermione. 

"Sono solo occupata." scuote l’ammasso di capelli ricchi, una ciocca le ricade sul volto. Non la sposta lei, sono le dita di Fred che la muovono dietro l’orecchio: quando alza il volto, quello del gemello è ad una ridicola distanza. Si specchia nei suoi occhi, si perde nel mare di lentiggini che gli colorano il volto. 

"Hermione, mi stai evitando."

Deglutisce, osservando quelle labbra che si muovono. Le toccherebbe, per sentire tutte le pieghe che le formano, ma resta immobile. Le bacerebbe, come qualche tempo prima, ma resta immobile. 

"Non essere sciocco, non ne ho motivo." si alza dalla sedia, allontanandosi da Fred con uno scatto. 

"Hermione… " è una supplica, quella. La voce del gemello è quasi rotta, non ne può più: un secondo prima le cose vanno a gonfie vele, quello dopo sprofondano in un baratro senza fondo. 

"Ieri Ron mi ha detto che mi ama, mi ha chiesto di diventare la sua ragazza." la stanza diventa muta, senza colore, senza emozione, senza odore. Perdono per un attimo la capacità di reagire entrambi, perché le loro anime si fermano in simultaneo, "Gli ho detto di no ma, se noi… Gli spezzeremmo il cuore."

"Non mi importa." Fred s’avvicina, prendendola il volto tra le mani. Sfiora la fronte di Hermione con la propria, i respiri si uniscono.

"È il mio migliore amico."

"Non mi importa."

"È tuo fratello."

"Hermione, io… " i suoi occhi sono un oceano di tristezza: cercano di implorarla di non farlo di nuovo, di non lasciarli andare alla deriva. 

"Non posso farlo, Fred." gli sussurra, posando le mani sui suoi polsi, stringendole fino a far diventare le nocche bianche. 

"Vorresti?" ci riprova per l’ultima volta, l’ultima supplica che esce da quella bocca. Si stacca per vederla meglio dall’alto, con quegli occhi tristi che lo osservano senza dire nulla. È riuscita a mascherare anche quelli, alla fine. Sospira la giovane, mentre nella mente è un susseguirsi di urla che dicono che lo ama, che ama l’uomo che ha davanti più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma oltre a quelle, c’è il ricordo dello sguardo triste di Ron, di quello atrocemente devastato di un amico da una vita. Non avrebbe osato ferirlo più di così. Nega con il capo, abbassando la vista. 

Le mani di Fred scivolano via dal suo corpo come il primo vento di primavera, la lasciano fredda, un brivido le scende lungo la schiena e la porta della stanza torna a chiudersi dietro di lei. 

 



Ringrazio ancora tutti quanti, sono feliccissima che la storia vi piaccia e che sia tanto seguita. Mi farò sentire più spesso, ora che ho finito la sessione, giuro che sarò viva davvero, 
Sia 

 

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Capitolo 15
*** I'm going back to the start. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - I'm going back to the start

 



Nobody said it was easy

No one ever said it would be so hard

I'm going back to the start

Settembre 1998
 

È da mesi che combatte con le cicatrici della guerra, con il ricordo delle torture in Casa Malfoy, con la paura pressante sul cuore di non essere al sicuro. Che Harry e Ron non siano al sicuro, che Fred sia morto. Cercando di guarire se stessa, le è stata accanto nei mesi precedenti: dall’altra parte del tavolo ha vegliato su di lui ad ogni pasto, nella speranza che mangiasse come un uomo adulto, nella speranza che tornasse in forma. 

Un modo per farsi perdonare, per non esserci stata in ospedale: s’è trovata così stupida per settimane, indecisa se andare o meno, incapace di capire se Fred la volesse o meno. L’ha compreso alla fine dell’estate, che non le avrebbe dato una nuova possibilità. 

Chiude il baule con un incantesimo, tornando in piedi in mezzo alla stanza: sarebbe tornata ad Hogwarts, nel tentativo di cancellare anche quello, Fred non l’avrebbe ancorata a terra. La porta della camera scricchiola dietro di lei e il gemello compare sulla soglia, tenendo la maniglia nella mano, "Mamma mi ha chiesto di controllare che fossi pronta, Ginny è già scesa."

Hermione annuisce, l’ombra di un sorriso si apre sul suo volto nel vederlo così vicino. 

Fred fa un passo nella sua direzione, superandola e prendendo il maglione che è rimasto sul letto, "Questo non lo porti?"

"Pensavo di metterlo, in verità." chiarisce, prendendoglielo dalle mani, "Dopotutto è stato un regalo."

Fred ghigna, mettendosi le mani in tasca, "Chiunque te lo abbia dato, deve davvero avere un ottimo gusto in fatto di moda."

 Hermione torna a guardarle il baule, per chiudere anche il secondo lucchetto sul lato, "Oh sì, è anche una persona molto modesta se lo vuoi sapere."

"Deve essere anche molto bella."

"Di una bellezza accecante, in verità."

"Simpatica?"

"E divertente." conclude Hermione, rispondendo al sorriso beffardo che il gemello ha stampato sul volto. 

"Sono felice che tu lo metta ancora." cambia discorso Fred, sinceramente colpito che la giovane abbia voglia di indossare un suo regalo, dopo tutto quello che è successo. 

"È un tentativo becero di chiederti scusa." arrossisce sulle guance, "Non ho mai trovato il coraggio di farlo." non sa perché lo dice, ma ha bisogno di dirlo: non può prendere un treno e sparire per quasi un anno senza avergli detto che è dispiaciuta dal profondo del cuore. 

"Nemmeno io sono stato un esempio di maturità." Fred si lascia scappare una risata soffocata, ma quando osserva il volto di Hermione capisce che non è il caso di usare quel tono. Il suo viso si riempie di un sorriso triste, si avvicina di qualche passo e le si ferma davanti: la guarda dall'alto e ha questo istinto di abbracciarla così forte, talmente forte da spaccarla. E dirle grazie, grazie di esserci stata tutta l'estate. 

"Avevo paura che non mi volessi all’ospedale, che mi cacciassi via… Credevo che saresti morto." la giovane stringe il maglione tra le mani, facendo diventare le nocche bianche. 

"Hermione, Hermione basta con tutto questo, è passato." Fred le prende il viso, facendo incontrare i loro sguardi, "Sono vivo e sono qui."

"Avrei dovuto esserci, mi dispiace." riesce a sussurrare lei, facendo cadere il maglione su un fianco. 

Il gemello le sorride appena, staccandosi e allontanandosi di qualche centimetro, "Ricominciamo da capo, che ne dici?"

"Ricominciamo da capo cosa?" il respiro di Hermione si ferma, quasi come se fosse stata incantata. Che il gemello voglia la stessa cosa?  

"Sono Fred Weasley, piacere di conoscerti." le dice, allungandole una mano, "E sono sia molto ricco, che molto bello."

"Hermione Granger." alla fine risponde alla stretta con un sorriso malandrino sul volto, reprimendo una risata.

"Mamma mi ha mandato a controllare che fossi pronta." Ginny li interrompe sulla soglia della porta, "È solo il primo avvertimento, ma mi sbrigherei comunque, sai come diventa quando siamo in ritardo."

"Credevo che Fred fosse il primo avvertimento." dice Hermione spaesata, tornando a guardare il gemello che ghiga e alza le spalle colpevole. 

"Ti porto giù il baule, mettiti pure il maglione con calma." si dilegua lui, lasciando le due giovani ragazze nella stanza. 

"Cos’era quello?" Ginny alza un sopracciglio, sorridendo malandrina. 

"Una sciocchezza." il tono è sincero, ma il cuore di Hermione non riesce a fermarmi nel petto, batte ad una velocità ridicola. 

 


Ricominciamo, mi sembra il modo più giusto per dimenticare e perdonare. 
Ricominciamo e basta: sono Sia, amo le Fremioni e non riesco a smettere di scrivere riguardo a questi due idioti. Ci sta una cura da qualche parte? Forse sì, forse no. Forse non la voglio. Al di là delle stupidaggini, mi è sembrato essenziale dare alla coppia una pausa: hanno tante ferite alla fine della guerra, è giusto cercare di ricucire anche il loro rapporto. 
Come al solito ringrazio tutti, che siete la mia gioia, 
Sia 

 

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Capitolo 16
*** Eating me up inside. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Eating me up inside

 




And I'm left there with my thoughts

And the image of you being with someone else

Well, that's eating me up inside

Marzo 2001
 

Hermione ci è nata con quelle mani con cui fa tutto e insieme sono arrivate due paia di orecchie, il naso, la bocca e quei grossi occhi che usa per vedere il mondo. A volte Hermione pensa che avrebbe potuto fare a meno di qualcosa, in particolare di quella sua vista portentosa, che nessuno si spiega dato che ha passato tutta la sua infanzia piegata sui libri. Preferirebbe non vederci – o vederci meno, piuttosto che osservare per l’ennesima volta come la mano di quella ragazza si appoggi al braccio di Fred affamata, richiamando attenzione. 

Il guaio più grande è che ad un certo punto il gemello si gira davvero, a guardarla quella strega e non la guarda e basta, lui la vede. La vede talmente bene che le sorride, quel sorriso che sarebbe dovuto essere solo di Hermione ed Hermione, che ha tutti i cinque sensi funzionanti, ora sente qualcos’altro. Lei, lei che è da quando si sono visti alla fine dell’anno passato e all’inizio di quello corrente non riesce a smetterla di pensarci, guardarlo con qualcun altra le fa mangiare anche il fegato. 

È questo che è, la gelosia? Ti fa sentire questo? Abbandona quella scena del crimine e abbassa lo sguardo nel suo bicchiere di vino: a quella stupida festa non sarebbe dovuta venire. 

Solo quando lei smette di vedere, Fred alza gli occhi su di lei: l’ha cercata tutta la sera, le lancia un’occhiata di tanto in tanto per accertarsi che sia ancora nella stessa stanza, che non se ne vada prima che abbia il coraggio di andare a parlarle. Non ci sarebbe andato, non con Ron che le si è seduto a fianco con una scusa stupida, non con la mano di Ron che le accarezza le punte dei capelli con un sorriso. Non mentre il suo cuore è stretto in una morsa mortale. 

 

Il mio è un ritardo mortale, ma siamo tutti in vacanza, giusto? 
Ho la storia pronta, finita e perfetta che verrà pubblicata il prima possibile, così da chiudere anche questo piccolo capitolo. Ho in programma qualcosa d'altro ovviamente, perché Fred ed Hermione sono insomma, sapete benissimo che sono per me ecco. E guardarli che si cercano, mentre hanno il cuore stretto nel petto mi fa un po' male, ma credo sia neccessario affinché aprano gli occhi. 
Grazia ancora a tutti quanti, farò il possibile per essere presente e finire di pubblicare la storia!
Sia 

 

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Capitolo 17
*** Yeah you, set them free. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Yeah you, set them free

 



And every minute gets easier

The more you talk to me

You rationalize my darkest thoughts

Yeah you, set them free

Ottobre 2004
 

Ron non lo sa perché ci è finito chiuso in quella stanza con Fred, non sa esattamente perché Fred non riesca nemmeno a guardalo negli occhi, non sa perché tiene stropicciata nella mano la lettera che è arrivata qualche ora prima dal Ministero. Dopo essere sparito per un po', il gemello è tornato e gli ha implorato di parlare in un posto che fosse solo per loro, seduti in una camera dei piani alti della Tana, adesso si stanno fissando senza dire niente: il silenzio, da imbarazzante s'è fatto estenuante e non sanno come dare vita a quella conversazione. 

"Io… " il gemello cerca di trovare delle parole sensate, perché ha bisogno di essere sincero almeno per una volta nella vita, perchè sa che suo fratello ha amato Hermione almeno tanto quanto l'ha fatto lui. Ron ci arriva prima che lo dica, dentro di sé l’ha sempre un po’ saputo che il cuore della strega non sarebbe mai stato suo. Guarda il gemello e sorride timidamente, perché si è accorto da tempo che non è nemmeno quello che avrebbe voluto, che non l’avrebbe potuta amare dopo tutti quegli anni di amicizia. 

Ron sorride timidamente come per dirgli che lo sa, che lo sa davvero. Dev’essere stato quando ha confessato i suoi sentimenti ad Hermione, che si è accorto di quella scintilla che le riempiva gli occhi come una fiamma, dev’essere stato in quel momento in cui s’è accorto che era troppo tardi. Che la strega era e sarebbe sempre stata di qualcun altro. È leggermente infastidito, perché a saper prima dei loro sentimenti avrebbe messo da parte i propri, a saperlo prima avrebbero evitato di perdere del tempo prezioso, "Da quanto?" gli chiede, grattandosi la spalla destra. 

Fred alza lo sguardo, un minuscolo sorriso malizioso gli colora quelle labbra che cercano ancora di essere censurate, "Dall’ultimo anno di scuola." taglia corto, "Che sia il mio o il suo non fa differenza, è come se l’avessi sempre saputo… È che lei è… " il gemello ha in mente tante cose: forse è l’assenza, forse è il fatto di averla dipinta come in quadro, così luminosa e lontana. Forse è il fatto è che può solo sognarla e non è più davvero davanti a lui, forse è il fatto che ha provato a superarla per qualche tempo, ma non ci è mai riuscito. Sono tante cause una sull’altra e non riesce a scacciare via l’idea che Hermione gli è entrata dentro per sempre. 

"Lo so, lo so che lei è." Ron scuote il capo, lasciandosi scappare una risata genuina, "Proprio perché lei è quello che è, mi viene da chiedere perché tu sia ancora qui a perdere tempo."

"Dovevo dirtelo, mi sono mangiato il fegato per non averlo fatto anni fa e non mi sembrava giusto… Non che poi lei voglia semplicemente tornare con me come se nulla fosse, è solo che… Nell’eventualità che… " Fred ci ha pensato, da quando ha preso quella stramaledetta lettera nella mano: l’avrebbe voluto ancora? Avrebbero provato per l’ennesima volta? Hermione sarebbe rimasta? Ci rimugina continuamente, anche solo l’idea di perderla per l'ennesima volta è straziante. Lui, lui che al suo terzo anno a scuola ha solennemente giurato di non innamorarsi mai, non riesce a scacciare l’idea che senza quell’amore non sarebbe mai stato niente. Che senza Hermione non sarebbe stata più la stessa vita, con tutti gli alti e bassi. 

Ron ride di pieno gusto a questo punto: non crede di averlo mai visto Fred in quello stato, pieno di dubbi e di pensieri senza senso e gli fa uno strano effetto, "Facci un piacere: valla a prendere e piantala di perdere tempo."

 



Mancano così pochi capitoli, ma mi fa piacere lasciarla andare. Mi fa piacere che tutto stia tornando al proprio posto, perché un mondo in cui Hermione e Fred sono distanti non è un mondo di cui mi piace scrivere, perdonatemi. E Ron, con lui ho un rapporto particolare e sempre lo avrò e mi piace l'idea, che da fratelli si parlino prima di muovere le pedine finali. E chissà, chissà se Hermione tornerà con lui...
Sia 

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Capitolo 18
*** Do you still care? ***


 

I didn't know you were coming, or I would have picked you up - Do you still care?

 





And a part of me keeps holding on

Just in case it hasn't gone

'Cause I still care

Do you still care?

Giugno 2001
 

Certe cose non devono essere fatte. Hermione lo sa, da brava ragazza che è sempre stata e anche Fred, in fondo a quel suo cuore un po’ duro da rompere, ne è conoscenza. Che non si fa, che non lo si doveva fare. Perché quel primo bacio ha richiesto un altro bacio e uno ancora. Perché le labbra di Hermione sono ancora come un tempo, sono ancora così dolci, così morbide, così giuste.

Fred si ferma, lascia andare un sospiro affannato nel tentativo di cercare aria, mentre si perde a fissarla e si accorge che la presa sulla spalla di lei è troppo forte, la sta soffocando. Ma tutto sta soffocando tutti in quella stanza, così chiusa, lontana e appartata dagli altri ospiti della casa. Quelle quattro pareti sembrano schiacciarli, invitarli ad essere sempre e solo più vicini, a fondersi in una sola persona come hanno già fatto in quella stessa casa, solo qualche piano più in alto. 

La mano del gemello scivola via dal corpo della strega, gli occhi sono così colpevoli di aver ceduto alla passione, di aver ceduto dopo tutto quel tempo e la stessa luce è accecante nello sguardo di quella che è appoggiata di schiena contro il muro fresco. 

Avrebbero semplicemente dovuto lasciarlo andare, tutto quello, ma è sempre più difficile, perché Hermione si è fatta ancora più bella e ha ricominciato a ridere di gusto ed è proprio Fred che continua a farla ridere, quando va a prenderla per portarla a pranzo in qualche ristorantino che ha trovato a caso aprendo la mappa della città: è diventato tradizione quel giovedì a mezzogiorno, è un po’ come settare la sveglia tutte le mattine per andare a lavoro, fa semplicemente parte di quello che sono. 

È Hermione che lo cerca ancora, le punta delle dita lo toccano con gentilezza, sono una carezza che gli racconta di quello che è stato senza di lui, che tutto senza di lui non è niente. Gli raccontano di come lo ha guardato da lontano per così tanto, gli raccontano che ha voluto davvero ogni dannatissimo bacio contro quella parete. Gli raccontano, insieme a quegli occhi che lo squadrano, che Hermione non ha mai dimenticato e che non ha mai smesso di sperare. 

Fred ci crede, si aggrappa a quel tocco e ci mette poco a prenderla tra le braccia per appoggiarla senza tanta difficoltà alla scrivania dietro di loro, tornando a baciarla con una impazienza mai provata. Le gambe di Hermione si incrociano dietro alla schiena del gemello, nel tentativo di avvicinarlo ancora un po’, solo un po’ per sentire che quello è davvero tutto vero. 

E per quanto una fetta del suo cuore stia prendendo il volo, un’altra minuscola parte continua a dirle che ci sono delle cose che non devono essere fatte: perché Ron è da qualche parte dietro quelle pareti e sa che la sta cercando, perché Ron sta provando a dirle che è innamorato di lei da non sa nemmeno quanto tempo. 

La mano di Fred che le accarezza la coscia elimina ogni pensiero, si perde sotto quel tocco che è penetrante quanto il freddo di un cubetto di ghiaccio. Le importerebbe, altrimenti, le importerebbe davvero di Ron, se non fosse appena tornata nelle braccia dell’unico uomo che è sempre stato in grado di farla sentire viva, da quello a cui sarebbe sempre tornata. 

 

Ci siamo quasi, ormai le carte sono tutte sul tavolo e il finale è proprio dietro l'angolo. Dire addio a questa storia fa uno strano effetto, ma allo stesso tempo ne sono felice: è stato un progetto campato un po' per aria, con una conclusione precisa fin dalla prima sera, ma senza niente con cui farcire il tutto. Credo di essermela cavata, tutto sommato: Hermione e Fred hanno sempre il diritto di meritarsi papiri.
Ringrazio ancora tutti, dal profondo del mio cuore, 
Sia 

 

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Capitolo 19
*** You had my heart a long, long time ago. ***


I didn't know you were coming, or I would have picked you up - You had my heart a long, long time ago

 





Even though I don't tell you all the time

You had my heart a long, long time ago

Ottobre 2004

Quella mattina la Tana è silenziosa: Molly è riuscita a trascinare Ginny e Harry a fare compere in vista del matrimonio, Ron è uscito per andare ad incontrare la sua futura moglie, Arthur è al lavoro. 

Hermione, sola in casa, comincia a sentirsi stranamente bene, come se si sentisse pronta a riprendere quello che ha lasciato indietro. Cammina per la cucina, accarezza tutti i mobili, segue con le dita gli intagli delle sedie di legno, poi continua questa sua danza in salotto. Osserva l’angolo del divano in cui era solita sedersi e in cui, rare volte, Fred la raggiungeva per parlare a notte tarda. Lo immagina lì, ci parla, lui le risponde. Vorrebbe questo, se ne rende conto con una tazza di tè tra le mani e il maglione che le ricade da una spalla, vorrebbe questo. Vorrebbe non aver mai lasciato Fred, vorrebbe che non fosse mai finita. Un flebile sorriso le increspa le labbra, è così stanca di pensarci, così stanca di far finta che non sia vero. 

Non ha mai smesso di amare Fred Weasley e non ha mai nemmeno avuto l’occasione per dirglielo, che l’ha fatto e che lo sta facendo anche adesso, anche ora che lui sta scappando. Ha sperato di vederlo alla Tana, magari di parlarne con razionalità, ma lui non si è presentato. Nemmeno George, si affretta a pensare: forse stanno solo lavorando e non hanno tempo. Forse, prima o poi, sarebbe venuto. 

Porta la tazza alle labbra, respingendo indietro le lacrime. Fa per appoggiarla al tavolino del salotto, quando un distinto rumore rompe il silenzio della Tana. Si osservano, immobili per qualche secondo. 

"C’è qualcuno in casa?"

Hermione nega con un movimento del capo, tenendo ben ferma la mano sulla tazza bollente: se sta scottando, allora è vero che Fred è lì in piedi, davanti a lei, "Ci sono… Ci sono io, la casa non è del tutto vuota."

"Ti credevo a Parigi."

"Sono tornata ieri." confessa, osservando il giovane coperto ancora dal giubbotto. Le guance sono arrossate, deve essere stato in strada prima di venire lì, "Pensavo che… " smette di parlare, perché non sa come dirglielo. È venuta lei a cercarlo, è venuta a prendere Fred. Il gemello si apre il giubbotto, lo appoggia ad uno dei divani della sala. 

Sono ore che gira per Parigi alla disperata ricerca di beccare Hermione per le strade, dopo che al Ministero gli hanno detto che a lavoro non si è presentata, che s’è presa delle ferie. Incassato il colpo si è diretto alla Senna, si è seduto su una panchina e ha aspettato. La lettera con il nome della giovane stropicciata in una tasca, quasi rotta, gli impone di essere uomo almeno una volta nella vita. Se l’è così immaginata seduta al suo fianco, a fargli vedere quello che sta dall’altra parte della riva e ha sorriso. C’è voluto il Ministero per fargli capire che si ha sempre tempo, si ha sempre un’altra possibilità: poco importa che Hermione fosse lontana, poco importa che non fosse mai tornata. Sarebbe andato lui a prenderla, è stanco di rimanere sul filo del rasoio: l’avrebbe conquistata di nuovo. 

"Pensavo che non saresti mai venuto." confessa infine lei, stringendo la presa sulla sua tazza. 

"Ti credevo a Parigi." Fred le ripete avvicinandosi e scaldandosi le mani contro la ceramica, sfiorando le dita di lei, "Quindi sono andato a Parigi."

 

Fine

 

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