The curse of Black Pearl

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The king and his man stole the queen from her bed ***
Capitolo 2: *** The sees'll be ours ***
Capitolo 3: *** Yo-oh, all hands ***
Capitolo 4: *** And bound her in her bones ***
Capitolo 5: *** Where we will we roam ***
Capitolo 6: *** Hoist the colors high ***



Capitolo 1
*** The king and his man stole the queen from her bed ***


Port Royal, molto tempo prima.
 
Schiamazzi, urla, risate, profumo del maialino appena cotto e di birra continuamente versata a terra.
Gli uomini erano fin troppo ubriachi per reggere il bicchiere o anche per camminare.
Quella era una delle solite serate che aspettavano gli osti della principale taverna di Port Royal.
I coniugi Garcia e la dolce Alice possedevano quella taverna da antiche generazioni.
Da ormai 5 anni, anche la bambina li aiutava spesso a servire i tavoli.
Nel suo piccolo vestitino sporco e povero nascondeva parte delle mance dei clienti, senza farlo sapere ai proprietari.
Quella sera in particolare, sulle rive di Port Royal si aggirava una tremenda tempesta, proprio mentre quella che, si diceva essere la nave più veloce dei Caraibi, attraccò al porto con il primo ufficiale Norrington e il governatore della città, il signor Swan.
Alcuni ufficiali britannici fecero irruzione nel tugurio e posarono sul tavolo un bambino, quasi dell’età di Alice, forse più grande, che non respirava.
-Serve aiuto qui!- disse un mozzo, vestito comunque della divisa britannica.
Ma prima che qualcuno potesse fare qualcosa, un cannone distrusse quasi metà della taverna.
Alice si accucciò sotto il tavolo, troppo impaurita, ma dal buco vide chiaramente cosa avesse sparato.
Era una nave, dalla quale stavano scendendo una ventina di uomini armati di spada e pistola che crearono caos.
Da sotto il legno, poté anche percepire che il bambino non era morto.
Allora si alzò e lo analizzò: sembrava un ragazzino del tutto normale, tranne che al collo aveva un curioso ciondolo.
Era una moneta d’oro con un teschio disegnato al suo interno.
Alice sapeva benissimo a cosa, anzi, a chi, era associato quel simbolo: i pirati.
Improvvisamente, egli si svegliò e le afferrò il polso. -Dove sono?-
La bambina sobbalzò, ma non ebbe paura di lui.- Sei a Port Royal, io mi chiamo Alice.-
Ancora debole, il ragazzo si riaccasciò sul tavolo.- Will Turner.-
Nonostante Alice avrebbe voluto stare lì a vegliare su di lui, fuori le cose si stavano mettendo male.
Non aveva idea di dove fossero i suoi genitori, ma qualcuno spalancò la porta: un uomo dalla pelle scura e con lunghe treccine nere.
Puntò il suo sguardo verso Alice e ridacchiando malvagiamente, l’afferrò come un maialino prima dello sgozzamento.
Lei tentò di dimenarsi, ma le fu impossibile.
Neanche riuscì ad urlare, poiché l’uomo le coprì la bocca e per farla stare zitta, la colpì alla nuca con il manico della pistola.
L’ultima cosa che Alice vide prima di svenire, fu la bandiera di quella nave, con sopra un teschio.
Aveva ragione: pirati.
***
 
 
 
Port Royal, oggi.
 
Erano passati svariati anni dall’ultima volta che Alice era stata a Port Royal.
Di certo non indossava più il corsetto, ma una camicia bianca che le andava larga, dei pantaloncini di stoffa di seconda mano, un paio di stivali che le arrivavano fino alle ginocchia e qualche anello d’oro al dito.
Vivere con i pirati, l’aveva fatta diventare un pirata.
Aveva ormai raggiunto la maggiore età, sviluppando una folta chioma di capelli biondi, chiari come il sole e un paio di occhi azzurri quanto l’oceano.
Non era tornata a Port Royal su una nave di corsari, ma su una piccola zattera rubata ad una donna che, oltretutto, stava affondando.
Non era neanche da sola.
Il suo compagno era uno dei pirati più famosi e famigerati dei Caraibi, il capitan Jack Sparrow.
La barbetta nera e i capelli legati in treccine, i baffi prorompenti, numerosi tatuaggi, una bandana rossa dentro la quale c’era incastonata una particolare moneta arrugginita.
Attorno alla vita, la cintura con dentro la spada, una bussola e una pistola armata di un solo colpo.
Alice la città non se la ricordava affatto, era fin troppo piccola quando venne portata via: non si ricordava nè dei coniugi Garcia né tanto meno della sua vita precedente lì.
Mentre la loro zattera affondava, si arrampicarono sull’albero maestro, così da riuscire ad arrivare al porto senza bagnarsi.
-Madame.- le disse Jack, porgendole la mano per farla salire sul pontile.
Alice lo ringraziò con un sorriso, mentre tutti intorno a loro li fissavano.
Giunti sul pontile, un vecchietto occhialuto con un quaderno in mano li fermò.- Dove credete di andare? Uno scellino per ormeggiare la barca al porto e mi dovete dire i vostri nomi.-
Jack estrasse tre monete e gliele porse.- Facciamo 3 scellini? E lasciamo perdere il nome?-
L’anziano, più che soddisfatto, fece finta di niente.- Benvenuti a Port Royal, signor e signora Smith.-
Alice e Jack avevano un’importante missione da svolgere, ma gli occorreva una nave come si deva.
Attraccate al porto ce ne erano due che facevano al caso loro.
-Che ne dici, stellina?- le chiese Jack.
Le navi erano molto simili, però si vedeva che una era più possente dell’altra.
Alice indicò quella più alta e lunga.- Direi quella.-
Allora i due si diressero al vascello, quando vennero bloccati da due guardie armate di fucile.
All’apparenza, sia quello grassottello, che quello magrolino, avevano due facce da pesci lessi.
-Dove state andando?! Il pontile è zona vietata ai civili.- esordì lo smilzo, mentre dalle parti delle città si udivano delle trombe.
-Bene, se ne vedo uno, ve lo farò sapere.- disse Jack, avanzando, venendo però braccato di nuovo. -Sembra ci sia un solenne qualcosa in città e due abili guardie come voi non sono state invitate?-
-Noi dobbiamo restare sul pontile, perché è zona vietata ai civili.- spiegò il magro.
-Di sicuro una barca come quella ha bisogno di più soldati a proteggerla, non credete?- intervenne Alice, per cercare di distrarli.
-Beh, certo, l’Interceptor è la nave più veloce dei Caraibi, ma anche la Dontless ha i suoi record.-
-Io so di una che le batte tutte: la Perla Nera.- continuò Jack.
-Tsk, quella nave non esiste.-
-Sì che esiste, io l’ho vista.-
-No, ti dico di no.-
-Invece sì!-
-Tu hai visto una nave, con le vele nere, capitanata da un uomo così malvagio che anche l’inferno lo ha risputato?-
-No…-
-Ecco, quindi ho ragione io.-
Lasciando che i due discutessero fra di loro, Alice e Jack sgattaiolarono sull’Interceptor.
Era da tanto tempo che non salivano su una vera nave: di solito, Jack stava al timone ed Alice sdraiata al sole sulla piattaforma di legno davanti ad esso.
-E’ perfetta.- commentò lei, accarezzando il legno.
A quel punto, le due guardie intervennero e gli puntarono i fucili contro.- Cosa credete di fare?! Perché siete a Port Royal? E niente fandonie!-
-Oh, beh, è mia intenzione requisire una nave, trovare una ciurma a Tortuga, rubare, spendere e saccheggiare fin che le mie subdole membra cadranno!- spiegò Jack.
-Ho detto niente fandonie!-
-Credo sia la verità.- aggiunse il compagno.
-Se fosse la verità, non l’avrebbe detta a noi!-
-Oppure sapevo che non mi avreste creduto.- ribatté Jack.
Proprio in quel momento, durante la conversazione, da dietro le loro spalle si udì un tonfo sull’acqua.
Guardando meglio, tutti e 4 notarono una donna che stava affondando.
-Adesso l’andate a salvare?- domandò Jack ai due.
-Non so nuotare!-
Jack sospirò e si tolse il cappello e la cintura, tuffandosi in acqua.
Afferrò la donna prima che toccasse il fondale, ma capì che era fin troppo pesante, come se indossasse tre vestiti in uno, così le strappò il corsetto e la portò sul pontile, dove ella sputò acqua e si riprese.
In quell’istante, mentre tossiva, Jack notò un curioso ciondolo al suo collo: una moneta d’oro con disegnato sopra un teschio.
Sapeva benissimo da dove veniva.
Alice scese dalla nave insieme alle guardie, bloccandosi quando ne vide arrivare altre, seguito dal signor James Norrington, ormai divenuto Commodoro e il governatore Swan.
Perciò, decise di nascondersi dietro un muro, aspettando di vedere cosa accadesse.
Il commodoro puntò la propria spada contro Jack, nel frattempo che gli venissero messe le manette.
-Commodoro, davvero volete uccidere il mio salvatore?- intervenne la ragazza, che si rivelò essere Elizabeth Swan, la figlia del governatore.
Gli altri soldati ritirarono le armi e Norrington gli porse la mano.- Credo che un grazie sia dovuto.-
Anche se titubante, Jack gliela strinse e non appena lo fece, l’uomo approfittò per alzargli la manica della camicia: sul polso del pirata c’era il marchio di una P e il tatuaggio di una rondine.
-Abbiamo avuto a che fare con la compagnia delle indie orientali, vero, Jack Sparrow?-
-Capitan…Sarei Capitan Jack Sparrow.-
Successivamente, Norrington si apprestò a controllare i suoi effetti.- Una pistola con un colpo solo, una bussola che non funziona…- vide, estraendo poi la spada.- Questa quasi speravo fosse di legno. Siete di sicuro il peggior pirata di cui si ricordi.-
-Ma di me si ricordano almeno.- commentò Jack che, poi, di scatto, afferrò la ragazza, circondandole il collo con le manette, tenendola in ostaggio.- I miei effetti, prego!-
Il commodoro fu costretto a porgere ad Elizabeth le sue cose.
-Miss Elizabeth, se non vi spiace.-
La ragazza gli mise il cappello sulla testa e disgustata legò la cintura al suo bacino.- Siete spregevole.-
-Ferisce più la spada, mia cara. Io ho salvato la vostra vita, voi la mia, siamo pari.- commentò Jack, con un sorrisetto soddisfatto.- Cari miei, ricorderete questo giorno come il giorno in cui avete quasi catturato Capitan Jack Sparrow!- esclamò, lanciandogli contro la ragazza per poi scappare via.
-Adesso potete sparargli!- ordinò il governatore.
Correndo, Jack raggiunse Alice.- Si va?!-
-Direi di si!-
Con pallottole che li evitarono per un pelo, Alice e Jack corsero via verso la città e si rifugiarono nella locanda di un fabbro, per nascondersi dalle guardie.

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Capitolo 2
*** The sees'll be ours ***


-Hai scelto il posto giusto.- commentò Alice, prendendo un martello, così da tagliargli le manette di netto.
Il luogo era deserto, senza contare il proprietario ubriaco e puzzolente che stava dormendo su una sedia.
Quel momento, la porta si aprì e nessuno dei due fece in tempo a nascondersi.
Si trattava di un ragazzo con i capelli mori elegantemente legati in un codino e con le vesti altrettanto rispettabili.
Con uno scatto, sia lui che Jack estrassero la spada.
-Siete quelli che tutti stanno cercando…I pirati.- disse egli, puntandogli l’arma.
Jack lo guardò bene in faccia.- Hai un aspetto familiare, ti ho già minacciato altre volte?-
L’altro digrignò i denti.- Vado molto famoso per la mia poca familiarità con i pirati e non ho intenzione di lasciarvi andare.-
Allora i due iniziarono a prendersi a sciabolate, mentre Alice si sedette vicino al camino, trovando un piatto pieno di uva che iniziò a mangiucchiare, godendosi lo spettacolo.
-Hai intenzione di restare a guardare?!- le chiese Jack, evitando un colpo.
-Mi insegni come usare la spada, ma non vuoi mai darmene una!- esclamò lei, alzando le spalle.
Il ragazzo diede un pugno a Jack, che cadde su una cassa piena di spade appena fatte.-Chi le forgia queste?-
-Io! E ci faccio esercizio 3 ore al giorno!- rispose egli, pestandogli un piede.
-Devi trovarti una ragazza, amico!- replicò Jack, zoppicando.- Oppure ti eserciti 3 ore al giorno perché ne ha già trovata una, ma non sei stato capace di conquistarla.-
-Io mi esercito perché semmai vedessi un pirata, lo ucciderei!- spiegò, prima che Jack gli tirasse sul volto un cumolo di cenere dal camino.
Il ragazzo perse tempo a pulirsi la faccia e venne disarmato. -Giochi sporco!-
Jack ridacchiò.- Pirata.-
Ma l’attimo prima che Jack potesse davvero ucciderlo, Alice si mise tra i due.- Aspetta!- esclamò, squadrando bene il volto di quel tipo. Guardandolo negli occhi color nocciola, lo riconobbe.- Oh Mio Dio, Will!-
Toccandole i capelli biondi, anche lui la riconobbe.- Alice!-
I due presero a ridere e schiamazzare, mentre Jack li guardava con la testa piegata di lato, confuso.
-Non ci posso credere, quanto tempo è passato da quella notte?!- continuò Will.
-13 anni.- rispose Alice, sorridendogli.- Sei cresciuto, sei cambiato tantissimo.-
A quel punto, Will divenne serio.- Anche tu, perché ti aggiri con questo pirata?-
Proprio mentre ne stavano parlando, l’uomo ubriaco si alzò e ruppe la bottiglia che aveva in mano sulla testa di Jack, stordendolo.
In quell’istante, entrarono nella locanda anche Norrington con le sue guardie.
-A quanto pare ricorderemo questo giorno come il giorno in cui Capitan Jack Sparrow è QUASI scappato.- commentò il commodoro.
-Che ne facciamo della ragazza?- gli chiese una guardia.
Norrington la guardò, pensando che fosse solo una ragazzina piccola ed innocente, ma dopotutto era stata sua complice.- Non possiamo fare sconti.-
***
Entro sera, Jack ed Alice si ritrovarono in cella, nella stessa prigione dove un gruppo di uomini cercava di corrompere il cane che in bocca aveva le chiavi, con un pezzo d’osso.
-E’ inutile, tanto quel cane non si muove.- borbottò Alice, arrampicandosi su una mattonella per vedere fuori dalla piccola grata che era l’unica fonte di aria.
-E’ da un po' di tempo che io e te non ci ritroviamo in uno spazio così piccolo.- aggiunse Jack, con lo sguardo malizioso che guardava i glutei esposti della ragazza che si stava allungando.
Alice strizzò gli occhi sul porto e vide arrivare una nave da lontano.
Da quando la signorina Swan era caduta in acqua, il mare e il clima si erano come risvegliati: le nuvole si erano accumulate e le onde si erano alzate.
Improvvisamente, quello stesso veliero iniziò a colpire la città.
-Questi cannoni…- esclamò Jack, alzandosi di scatto.- E’ lei?!-
Alice vide la nave avvicinarsi e riconobbe le vele nere. -Sì, è lei.-
-Lei chi?- domandò uno dei prigioniero.
-La perla nera.-
Tutti rabbrividirono a sentire quel nome.- Si raccontano storie: dicono che nessuno sopravvive al suo passo.-
Jack ridacchiò.- E chi diamine racconta queste storie?-
Proprio come l’ultima volta, la ciurma della Perla Nera scese a terra, saccheggiando e uccidendo per passione.
E proprio come l’ultima volta, rapirono una donna, miss Elizabeth.
La mattina dopo, mentre ancora Alice e Jack dormicchiavano in cella, Will giunse da loro.
-Sparrow, tu conosci bene quella nave, la Perla Nera, dove fa porto?- gli chiese, con tono preoccupato.
-Non hai sentito i racconti?- sospirò Jack, stendendosi sulla paglia.- Capitan Barbossa e la sua ciurma di manigoldi si accampano all’Isla de Murte, isola che nessuno sa dove si trovi, tranne per chi c’è già stato.- spiegò il pirata.
-E tu sai dov’è?-
Jack iniziò a guardarlo in modo curioso.- Perché vuoi saperlo? Si parla di pirati, vuoi essere un pirata anche tu?-
Will digrignò i denti.- Mai…Hanno rapito Miss Elizabeth.-
-Oh, si tratta di una fanciulla allora!- esclamò Jack, alzando il busto.- Dimmi, qual è il tuo nome?-
-Will Turner.-
Non appena sentì quel nome, Jack si voltò verso Alice con un sopracciglio alzato.- Ci scusi un momento? Dobbiamo, sai, discuterne.- disse a Will che, confuso voltò le spalle.- Perché non mi hai detto subito chi era?- mormorò ad Alice.
-Perché sapevo che cosa avresti fatto non appena lo avresti saputo, impicciarti, come fai sempre.- rispose lei, sospirando.
Allora Jack diede un colpetto alla spalla del ragazzo.- Comunque, non vedo profitto per me.-
-Posso liberarti da qui.- replicò Will.
-E come? Le chiavi ce le ha il cane.-
Egli si guardò intorno e prese una panchetta di legno.- Ho costruito io queste grate, con la giusta leva, si sfileranno.-
-Molto bene William, affare fatto!- continuò Jack, stringendogli la mano.- E tirami fuori!-
Non appena furono fuori dalla prigione, di nascosto si avviarono al porto.
-Ruberemo una nave?- chiese William, accucciato per non farsi vedere dalle guardie.
-Requisiamo, termine nautico. Stellina, lascio scegliere a te.- rispose Jack.
-Mmmh…Il mio preferito, fingi e fuggi.-
-E fingi e fuggi sia.-
Will li guardò stranito.- Che significa?-
Di soppiatto, i tre salirono a bordo della Dontless, dove Jack e Will puntarono spada e pistola verso i pochi mozzi che c’erano.- Fermi, siete presi!- esclamò il ragazzo, facendoli scoppiare a ridere.
-Come credete di comandare questa nave solo in tre?- commentò uno di loro.
-Sono il Capitan Jack Sparrow.- continuò Jack, con un sorrisetto sul volto e il mirino sulla sua fronte.- Comprendi?-
Mentre Alice, Jack e Will si apprestavano a far partire la nave, il gruppetto di mozzi avvisò il Commodoro e le altre guardie del furto che, a bordo dell’Interceptor, li inseguirono prima che fosse troppo tardi.
Si affiancarono al veliero e corsero all’arrembaggio per catturarli.
Però, mentre li cercavano all’interno della nave, silenziosamente i tre si arrampicarono alle corde dell’albero maestro e si intrufolarono sull’Interceptor.
Will si occupò di tagliare le cime che legarono le due navi e così, partirono.
Seccato, il signor Norrington li guardò fuggire via.
-Mi dispiace Commodoro, non facciamo sconti a nessuno!- gli urlò Alice, ridendo, seduta al suo solito posto.- Non ci seguiranno?-
-Nah, ho messo fuori uso il timone.- rispose Jack, soddisfatto.
Quando erano ormai già in mare, Will si occupò di ammainare le vele.- Fingi e fuggi, eh?- esordì, capendone solo allora il significato.- Siete proprio una coppia bizzarra.-
-Non ho più saputo niente di te, Will, cosa ti è successo?- domandò Alice.
-Ricordo solo te di quel nostro primo incontro, successivamente sono cresciuto con il signor Brown, il fabbro. Ma mi ricordo di mio padre, Bill Turner.- spiegò il ragazzo. -A proposito, è stato solo dove aver saputo il mio cognome che avete accettato di aiutarmi. Conoscevate mio padre?-
-Lo conoscevo, sì.- rispose Jack.- Ero uno dei pochi a conoscerlo come William Turner o Sputafuoco Bill Turner. Brav’uomo, bravo pirata, ti giuro che sei uguale.-
Will lo guardò male.- Ma di che stai parlando?! Mio padre era un uomo rispettabile che lavorava a bordo di un mercantile!-
-Era un pirata della peggior specie!- replicò, guardando poi Alice come se si fosse pentito delle proprie parole.
Lei notò il suo sguardo.- Che c’è?-
-N-niente…-
A quel punto, Will estrasse la spada.- Mio padre non era un pirata!-
Jack roteò gli occhi.- Metti via la spada, ragazzo, non farti battere di nuovo.-
-Non mi hai mai battuto! Hai barato. In un combattimento leale, ti ucciderei.-
Il pirata sospirò e girò di scatto il timone, facendo sì che l’albero di poppa gli finisse dritto sulla pancia e lui a dondolo sull’acqua profonda.
-Ascolta ragazzino, ci sono due regole: quello che un uomo può e quello che un uomo non può. Tu puoi accettare che nel tuo sangue ci sia sangue pirata, cosa che è assolutamente vera, oppure non puoi.- continuò Jack, prendendo la sua spada.- Per esempio, io potrei lasciarti affogare, ma non posso portare la nave a Tortuga da solo. Perciò…- proseguì, girando il timone dall’altra parte per farlo tornare sulla poppa.- Tu puoi accettare di stare sotto il comando di un pirata o non puoi.-
William sbuffò e si riprese la spada, arrendendosi.- Tortuga?-
Alice fece un ghigno divertito.- Tortuga.-

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Capitolo 3
*** Yo-oh, all hands ***


Su una delle più grandi e visitate isole dei Caraibi, ergeva la piccola cittadina di Tortuga, il luogo della lussuria e dei peccati mortali.
-Se il resto del mondo fosse come Tortuga, credimi, non ci sarebbe uomo che soffrirebbe per amore.- commentò Jack, mentre si avviavano alla taverna principale.
In quel momento, tra la folla di uomini ubriachi e donne con corsetti che stavano per scoppiare, una donzella bionda si avvicinò a Jack.
-Scarlet!- la riconobbe lui, ma lei, senza dirgli niente, gli diede un forte schiaffo.- Questo non me lo meritavo!-
Alice lo guardò male.- Chi era quella?-
-Tranquilla, stellina, risale a prima di te.-
Successivamente, si avviarono nel retro della locanda con un secchio d’acqua, dove insieme a un paio di maiali, giaceva addormentato un uomo grassottello dalla barbetta bianca.
Jack gli lanciò addosso l’acqua per svegliarlo.
Egli era il Mastro Gibbs, antico amico di Jack.
Non appena aprì gli occhi, riconobbe sia lui che Alice.- Alice! Jack! Quanto tempo!- esclamò sorridendo.- Sapete che svegliare un uomo che dorme porta male.-
-Per fortuna che so fare gli adeguati scongiuri: l’uomo che dormiva offre da bere all’uomo che lo ha svegliato e l’uomo che lo ha svegliato fa una proposta all’uomo che dormiva.- gli disse Jack.
L’altro annuì alzandosi.- Ci sto.- rispose, prima che Alice gli tirasse il resto dell’acqua.- Basta, sono sveglio!-
-Era per l’odore.- spiegò lei.
All’interno della taverna che puzzava di sudore e alcool, i quatto presero un tavolo e Will andò al bancone per prendere da bere.
Tra i marinai che si contendevano le donne, prendendosi a pugni, Alice rubò un cappello simile a quello di Jack che si mise sul capo prima di sedersi accanto ai due uomini.
-Allora, qual è la natura dell’impresa stavolta?- chiese Gibbs.
-Sono sulle tracce della Perla Nera: so come trovarla e come conquistarla.- rispose Jack.
-Ma sei impazzito? Barbossa non fa affari con gli scemi.-
-Sta tranquillo, ho trovato la giusta leva.- gli sussurrò il pirata, facendogli cenno con il capo verso Will.
-Il ragazzo?-
-E’ il figlio di Sputafuoco Bill Turner, sangue del suo sangue.-
Allora Gibbs annuì, capendo già il suo piano.- Molto bene, sento che il vento è dalla nostra!-
Quando William tornò con i boccali di birra, i due alzarono i calici, con degli sguardi già vincenti.
-Dritti alla meta.-
-E conquista la preda!-
***
La mattina dopo, Gibbs riuscì a reclutare almeno una decina di mozzi per lavorare sulla nave.
Dato che erano stati presi a Tortuga, non avevano di certo tutti una bella faccia.
Jack prese ad analizzarli, notando che un vecchio uomo aveva sulla spalla un pappagallo.
-Lui è Cotton, signore.- gli disse Gibbs.
-Marinaio signor Cotton! E’ disposto a dare la sua vita e il suo sudore in questa impresa?- gli chiese Jack, ma egli non rispose.
-E’ muto, signore, al poveraccio hanno tagliato la lingua e non si sa come ha imparato al pappagallo a parlare.- spiegò il primo ufficiale.
-Pappagallo Cotton! Stessa domanda!-
-Vento alle vele.- rispose l’animale.
-Comunemente lo interpretiamo come un sì.-
-E quale sarà la nostra parte?- domandò una voce femminile alla fine della fila.
Alice sapeva benissimo di chi fosse: sotto al cappello, c’era una donna dai capelli neri e la pelle scura.- Anna Maria!-
Come risposta, la ragazza le diede uno schiaffo.
-Scommetto che non lo meritavi.- intervenne Will.
L’altra storse la bocca.- No, lo meritavo.-
-Mi hai rubato la barca, bastarda!-
-Era un prestito, con l’intenzione di ridartela.- replicò Alice, cercando in fretta una scusa prima di ricevere un altro schiaffo.- Quella.- le disse, indicando l’Interceptor.
Jack sgranò gli occhi.- Quella?!- Alice gli pestò un piede per fargli capire di stare al gioco.- O-ok, quella….-
Così, l’intera ciurma iniziò il viaggio verso l’Isla de Murte, affrontando mareggiate e tempeste per diversi giorni.
Quando il tempo si calmò, Alice e Will cucirono le vele per riparare ai danni.
-Perché la gente è tanto spaventata dalla ciurma della Perla Nera?- le chiese Will.
-Beh, vedi Will, è una lunga storia: Barbossa e i suoi corsari hanno scoperto l’Isla de Muerte senza sapere che il tesoro che vi era nascosto era stato maledetto dal pirata Cortez. Chiunque tocchi anche una sola moneta del tesoro è condannato ad una vita immortale. La maledizione della prima luna.- spiegò Alice, usando ago e filo.- Ogni notte, con i raggi della luna, Barbossa e la ciurma diventano nient’altro che scheletri: il vino non li disseta, il cibo non li riempie e di certo, non possono morire.-
-E’ spaventoso.- commentò Will.- E anche Jack ne è stato vittima?-
-No, lui era l’unico a sapere dove si trovasse il tesoro e dirlo al suo primo ufficiale, a quei tempi, è stata una brutta mossa.-
-Il suo primo ufficiale?-
-Barbossa.-
-Aspetta, vuoi dirmi che Jack è il capitano della Perla Nera?-
-Esatto: Barbossa e il resto dei mozzi gli si ammutinò e lo lasciò a marcire su un’isola deserta insieme ad una pistola contenente un solo colpo.- continuò Alice, sedendosi davanti al timone con Jack. -Credimi, non serviva per cacciare, ma beh, dopo tre settimane che sei bloccato da solo su un’isola, quella pistola raggiunge un’area accattivante.- raccontò, facendo finta di puntarsi una pistola alla tempia.
-E dall’isola come sei scappato?-
Alice e Jack si guardarono sorridendo.- La notte del 28esimo giorno, quando ero ormai diventato pelle  ed ossa e aveva finito quasi tutto il legname per il fuoco, dall’acqua appare questa bellissima sirena a bordo di una zattera.- rispose Jack, accarezzando dolcemente la coscia della ragazza.- Credetti fosse una stella.-
Alice si avvicinò col viso al suo.- Di nascosto rubai una delle scialuppe della Perla, attraccai in un porto e rubai la prima zattera che vidi per venire a salvarlo.- proseguì, baciandolo dolcemente.
Will abbassò lo sguardo timidamente e li lasciò da soli, dopotutto, era una bella storia.

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Capitolo 4
*** And bound her in her bones ***


Pochi attimi dopo, giunsero all’Isla de Muerte.
Tirarono giù la scialuppa e Alice, Jack e Will scesero a terra.
-Capitano, se le cose di dovessero mettere male?- gli domandò Gibbs.
-Rispettate il codice.-
I due uomini tirarono i remi fino a giungere all’interno della grotta, dove scheletri ed oro gli facevano da padroni.
-Che codice deve rispettare Gibbs se non torniamo?- chiese Will, disgustato dal primo cadavere marcio che vide.
-Quello dei pirati: uomo che indietro resta, indietro viene lasciato.- rispose Alice. -Ma, prima di tutto, quanto sei pronto a spingerti per questa donna?-
-Morirei per lei.- disse Will, deciso.
Alice guardò Jack.- Ah, tutto apposto allora.-
Scesi dalla barca, si intrufolarono in un buco dalla quale si poteva vedere la grotta piena di gioielli, la ciurma di Barbossa, il capitano e anche Elizabeth piegata sul tesoro maledetto.
Hector Barbossa aveva degli agghiaccianti occhi, denti marci e un cappello nero con due piume incastonate all’interno.
Il rito per togliere la maledizione consisteva nel riunire tutte le monete d’oro e versare il sangue di chi aveva toccato l’oro per primo.
-Credo che sia il momento che glielo diciamo.- sussurrò Alice a Jack che gli fece un cenno con la mano.
-Dirmi cosa?- chiese l’altro.
-Vedi, Will, fu tuo padre che maledì la ciurma di Barbossa, tempo fa e poi…-
-Venne ucciso per le sue azioni.- intervenne Jack.
In quel momento, Will capì tutto.- Allora serve il mio sangue per spezzare la maledizione, ecco perché mi avete portato con voi!- esclamò, mentre Alice cercava di zittirlo.- Ed Elizabeth che centra?!-
-E io che ne so, è amica tua!- replicò Alice, fermandolo prima che potesse uscire dal buco.- Aspetta! Prima Barbossa deve capire che il suo sangue non funzionerà.-
In quello stesso momento, Barbossa fece un taglio sulla mano della ragazza e mischiato all’ultimo pezzo d’oro rimasto, lo gettò nel forziere.
-Come capiamo se ha funzionato?- chiese Pintel, il mezzo stempiato della ciurma.
Il capitano prese la propria pistola e gli sparò in pieno petto, ma egli non morì.
-Su di noi c’è ancora la maledizione!- esclamò Ragetti, suo secco compagno, con un occhio di vetro.
Barbossa strinse il polso della ragazza.- Sei o non sei l’erede di Bill Turner?!-
-No.- rispose l’altra, prima che lui le potesse dare un potente schiaffo che la fece cadere assieme al ciondolo.
-Okay, vai.- disse Alice a Will, mentre lei e Jack si mostrarono. -Che brutta cosa quando il marchingegno fa cilecca, eh?-
Nel guardare Jack ed Alice, tutti furono molto sorpresi, soprattutto il capitano. -Alice.-
-Papà.-
Nel frattempo che di soppiatto Will aiutasse Elizabeth a scappare, sentì tutto.- Papà?!-
-Tu morto dovresti essere!- intervenne Pintel, indicando Jack.
-Sapevo che questo giorno prima o poi sarebbe arrivato, come sapevo che eri scappata per andare a salvarlo.- continuò, sospirando.- Credevo di averti cresciuta diversamente.-
-No, tu mi hai cresciuto con un animale, ci mancava solo che mi chiedessi di pulire il ponte con la lingua.- ribatté Alice, guardandolo in modo disgustato.
-Tutto ciò è molto toccante.- commentò Jack.
Barbossa roteò gli occhi.- Uccideteli.-
-Non ha funzionato il sangue della ragazza, vero?- replicò il capitano della Perla.
Proprio in quel momento, Barbossa capì che c’era qualcosa di strano e si guardò intorno, capendo che la ragazza era scappata.- Il medaglione, se l’è ripreso!- urlò alla ciurma.
-Troppo tardi.- disse Alice, stringendo le spalle.
Barbossa le camminò in contro con fare minaccioso.- Voi sapete chi serve a noi.-
Alice e Jack si guardarono con un ghigno soddisfatto.- Sì, lo sappiamo.-
***
Mentre Elizabeth e Will viaggiavano sull’Interceptor, Jack ed Alice, dopo tanto tempo, risalirono a bordo della Perla Nera per cercare di contrattare con Barbossa, ma, ovviamente, fu tutto inutile e il primo ufficiale li segregò nelle prigioni sotto la stiva.
-La prossima volta che ti viene in mente di fare affari con mio padre a parole, ti prego, sparami in testa, prima.- commentò Alice, guardando fuori da un piccolo buco che c’era nel legno. Proprio in quel momento, da lì vide l’Interceptor in lontananza.- Li stiamo raggiungendo.-
-Non ce la faranno mai.-
Successivamente, nell’acqua si intravidero barili di rum, polvere da sparo e vecchie padelle.- Cercano di alleggerire la nave per andare più veloci.-
Jack ridacchiò.- E credono che questo basterà?-
Improvvisamente, Alice si ritrovò davanti agli occhi la murata della nave con i cannoni pronti.- Hanno gettato tutto, con cosa intendono sparare?-
D’un tratto, ci fu uno sparò e il foro si allargò ancora di più, colpendo le grate della prigione con forchette e coltelli.
-No così no, mi bucate la nave!- gridò Jack, ringhiando.
Alice notò che grazie a quello sparò, la serratura della gabbia si era frantumata, così poterono uscire.
Uscendo dalla stiva, trovarono il caos: la ciurma di Barbossa volava all’arrembaggio sull’altra nave in cerca del medaglione.
Alice si arrampicò su una cima e, tra gli spari, saltò a bordo dell’Interceptor.
La scimmietta compagna di Barbossa, l’animaletto che le aveva sempre fatto da balia da piccola, saltellava qua e là con il ciondolo in mano.
Correndogli dietro, Alice riuscì ad afferrarla e glielo tolse dalle manine, anche se con difficoltà, mettendoselo al collo.
In quell’istante, sentì delle grida provenire da sotto il ponte.
Will era rimasto bloccato nella stiva da un ammasso di legname caduto per via dei continui cannoni della Perla.
Alice cercò in tutti i modi di aiutarlo, ma mentre l’albero maestro dell’Interceptor veniva distrutto, la scimmia tentò di rubarle il medaglione, quasi strozzandola con la catenina.
Fu allora che intervenne Jack, inseguendo l’animale fin che non raggiunse il suo padrone.
-Grazie Jack.- sorrise Barbossa, non appena ebbe la collana in mano.
-Prego.- rispose Jack, con altrettanto sorriso.
-Non tu, abbiamo chiamato la scimmia Jack.-
Il resto della ciurma venne legato con Elizabeth all’albero maestro della Perla mentre, da lontano, videro l’Interceptor esplodere, con il povero Will al suo interno.
-E’ l’ultima volta che ti permetto di ferire le persone a cui voglio bene!- gridò Alice, cercando di prendere a pugni suo padre, ma egli la bloccò.- Giuro su Dio, ti pianterò una pallottola in fronte!-
L’altro ridacchiò spingendola via.- Ah, ma che paura!-
Nonostante non si conoscessero così bene, Alice si era legata a Will: non era come suo padre, aveva dei sentimenti.
Ma non tutto fu perduto, un ragazzo si arrampicò sulla nave, tutto bagnato e di scatto rubò una pistola che puntò contro Barbossa.- Lasciatela stare!- esclamò Will.
Sia Elizabeth che Alice furono sorprese nel vederlo vivo.
-Che cosa intendi fare, ragazzino, noi non possiamo morire.- disse Barbossa.
-Ti prego, non fare niente di stupido.- sussurrò Jack, con le mani giunte.
-Voi no.- continuò Will, puntandosi la pistola alla gola.- Ma io sì.-
-Tipo questo…- borbottò Jack, sospirando.
-Chi diamine saresti tu?- domandò Hector, confuso.
-Nessuno!- intervenne Jack, mettendosi tra i due.- Un vecchio cugino di un mio lontano parente, rinchiuso in un manicomio, ma sapessi come canta!-
-Sono William Turner! Figlio di Bill Turner e suo unico erede!- rispose Will.
Barbossa aveva un disperato bisogno del suo sangue, perciò dovette stare al gioco.- Che cosa vuoi?-
-Che Alice, Elizabeth e la ciurma vengano liberati.-
Il capitano fece un ghigno divertito.- Accordato.-
***
Purtroppo, neanche Will ebbe successo a fare affari con Barbossa, dato che Alice si ritrovò a spasso sull’asse in mezzo al mare.
-Barbossa sporco bugiardo!- esclamò Will, mentre veniva tenuto fermo dalla ciurma.- E’ tua figlia, avevi promesso di liberarla!-
Barbossa estrasse la spada con rabbia.- Non osare toccarmi sull’onore! Ho giurato di liberarla, certo, ma dovevi essere tu a specificare quando e dove.- ridacchiò poi.
Alice guardò Will con un mezzo sorriso.- Ci hai provato.-
-A spasso!- Il primo ufficiale diede una piedata al legno ed Alice dondolò fino a cadere in mare.
Il prossimo, fu Jack. -Speravo che questo si potesse evitare.- commentò lui.
-Jack, mio caro Jack, neanche te ne sei accorto: quella è la stessa isola di cui ti abbiamo fatto governatore tempo fa.- gli disse Barbossa, indicando un’isola sperduta poco più in là. -E io imparo dai miei errori, perciò, la signorina viene con te.- continuò, spingendolo poi in mare insieme alla sua cintura con la solita pistola con un colpo e la spada.
-E’ la seconda volta che lo vedo allontanarsi con la mia nave.- borbottò Jack, una volta che arrivarono a nuoto fino alla spiaggia.
-Perfetto e adesso che si fa?- chiese Alice, sbuffando.
-Deve essere ancora qui.- mormorò Jack fra se e se, cercando qualcosa sulle cortecce degli alberi di palma.
-E’ questo.- gli disse Alice, sospirando, indicando un albero con una x disegnata sopra.
Proprio da quella palma, il capitano contò 5 passi e sotto i piedi si ritrovò una botola nascosta sotto la sabbia bianca dentro cui c’erano bottiglie piene di rum. -Eccoti qui, tesoro, mi sei mancato.-
Mentre Jack iniziava a scolarsi la prima bottiglia, Alice si guardò intorno: c’era tutto quello che si poteva desiderare.
Il mare trasparente, il sole alto, talmente tante noci di cocco da poter bere e mangiare per tanto tempo.- Magari potremmo rimanere qui, Jack. Vivere, invecchiare, solo io e te.- gli disse Alice, sedendosi sulla sabbia accanto a lui, fantasticando in modo romantico. In effetti, nonostante le moltitudini di volte in cui Alice gli aveva rivelato il proprio amore, Jack non aveva mai ricambiato.- Che ne dici?-
Jack la fissò arricciando il naso.- Che il sole ti ha già dato alla testa.- rispose lui, passandole una bottiglia.- Tieni, fatti un goccetto.-
Alice alzò gli occhi al cielo, capendo che non c’erano speranza di fargli dire qualcosa di carino.
Dovevano assolutamente andare via di lì.

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Capitolo 5
*** Where we will we roam ***


Durante la notte, mentre Jack era ormai svenuto per aver bevuto litri e litri di rum, Alice aveva preso qualche ramo d’albero e mischiato ai barili di rum, aveva creato un grande fuoco il cui fumo si vedeva lontano chilometri.
Quando Jack iniziò a sentirne l’odore, spalancò gli occhi e si alzò.- No! Non bene!- urlò, scuotendo la braccia.- Ma che diamine hai fatto?! Hai bruciato il rum!-
Alice sospirò, aggiungendo altra palma al fuoco.- Sì, ho bruciato il rum.-
-Perché hai bruciato il rum?!- le chiese, mangiandosi le mani.
-Uno: perché è la bevanda più ripugnante che esista, capace di trasformare anche un uomo rispettabilissimo in un corsaro spregevole!- rispose lei, seccata.
Lui la guardò male.- Ma credevo ti piacesse!-
-No Jack, a te piace, il rum mi fa schifo!-
Jack digrignò i denti e con istinto tirò fuori la sua pistola.- Bestemmia! Idiozia!- esclamò, ma sapevano entrambi che non aveva coraggio a spararle.
Alice scosse la testa e gliela prese tra le mani, incastrandola nei propri pantaloni, prima di sedersi sulla spiaggia.- E due: l’intera marina britannica è in cerca della figlia del governatore Swan, perciò, aguzza la vista e in massimo un’ora vedrai una nave.-
Jack ringhiò e le voltò le spalle.- 3 settimane bloccato da solo qui.- borbottò.- Beh sempre meglio di ora!- gridò, raggiungendo una collinetta di sabbia da cui vide poi una nave con le vele britanniche venire verso di loro.- E dopo questa chi la sopporta più.-
***
La nave si rivelò essere la Dontless, con a bordo il commodoro Norirngtorn e il governatore Swan.
Non appena capirono che non si trattava di Elizabeth, li misero entrambi ai ferri.
-Signor commodoro, mi perdoni, non vi conviene ucciderci, perché sappiamo dove sia la signorina Elizabeth.- esordì Alice.
-E perché dovrei fidarmi della vostra parola?- domandò egli.
-Quali affari avete con miss Swan, se posso chiedere?-
-Avevo intenzione di sposarla.-
-Che bello! Adoro i matrimoni! Da bere per tutti!- esclamò Jack.
Allora Alice cercò di inventarsi qualcosa per ottenere la sua fiducia.- Come immaginavo, lei non vede l’ora di sposarvi. Sempre che abbia finito di fare gli occhi dolci al buon Will, ma d’altronde a quest’ora potrebbe già essere bello che morto.-
Norrington arrossì.- Davvero, a-accetterebbe?-
-Assolutamente sì.-
II commodoro teneva ad Elizabeth, perciò non ebbe scelta.- Signor Sparrow, affiancherete i miei uomini per la rotta, poi passerete il resto del viaggio a rimuginare sul significato di: Muto come una tomba. Sono stato abbastanza chiaro?-
Jack gli sorrise.- Qui non ci piove a chiarezza.- commentò.- Ma se posso dire la mia, una volta che saremo lì, dato che Barbossa e la sua ciurma saranno impegnati in tagliuzzamenti e sgozzamenti vari, vi consiglio di attaccare la Perla Nera. Se me lo permettete, scenderemo a terra e li convinceremo ad esporsi.-
-E perché mai dovrei farlo?-
-Beh, ve lo immaginate? Distruggere l’ultima minaccia dei Caraibi.-
Jack teneva alla Perla e inizialmente Alice non capì affatto il suo piano.
***
Entro sera giunsero all’Isla de Murte e come accordato con Norrington, Alice e Jack scesero a terra con una scialuppa, mentre il commodoro e gli altri soldati rimasero appostati sulle barche, pronti al combattimento.
-Vuoi per favore spiegarmi qual è il tuo piano?- gli chiese Alice, scendendo dalla scialuppa.
Jack le prese i fianchi.- Stellina, dopo questa notte, dopo che tuo padre e il commodoro si saranno ammazzati a vicenda, ti prometto che saremo solo io, te e la Perla.-
Alice sorrise, credendo che finalmente stesse facendo una scelta giusta.- Me lo prometti?-
-Te lo prometto.- annuì, baciandole la mano.
Proprio mentre Barbossa stava per tagliare la gola a Will e spargerlo sull’intero tesoro, Alice e Jack si mostrarono.
-Ma com’è possibile?!- borbottò Hector.
-Conflitti d’interesse.- rispose Alice, sorridendogli con le mani unite dietro la schiena. -Oh e, Elizabeth, ho fatto sapere al commodoro che ti attingerai a sposarlo, come da te promesso.-
-Cosa?! Io non voglio sposarlo!- ribatté la donna, con le mani legate, accorgendosi che Alice le faceva cenno di stare al gioco.- Oh, okay.-
-Ormai è troppo tardi!- continuò Barbossa, posando il coltello sulla gola del ragazzo.
-Dimmi che non stai per fare quello che credo.- intervenne Jack.
-Invece credo che lo farò.- replicò Barbossa.
Jack annuì, stringendosi nelle spalle.- Buon funerale.-
Sentendogli dire quelle parole, Barbossa sbuffò e mise via il coltello.- Perché non dovrei farlo?-
-Beh, perché qui fuori ci sono appostati Norrington e i suoi uomini pronti ad assalirvi non appena varcherete l’uscita.- rispose Jack, avvicinandosi con Alice.- Senti cosa ti propongo: tu adesso fermi il macello del ragazzo e con la tua ciurma ti appresti ad uccidere Norrington e i suoi uomini, così da ritrovarti con ben due navi. La Dontless e la Perla, finalmente avrai una flotta tutta tua, navigherò sotto i tuoi comandi con il 10% dei tuoi bottini.-
-E sicuramente in cambio vorrai che io non uccida il ragazzo.-
-Oh, no, uccidilo pure.- continuò Jack, prendendo in mano tre monete del tesoro.- Ma al momento opportuno spezzerai la maledizione, solo dopo aver ucciso la ciurma britannica.- spiegò, gettando poi nello scrigno due pezzi d’oro.- Fino..A…L’ultimo..- sussurrò, tenendosi una moneta per se, nascondendola nel polsino della camicia.
Non appena Alice glielo vide fare, allora, capì tutto: lui aveva sì intenzione di prendere la Perla, ma anche rimanere immortale, servendosi di quella maledizione.
-Era il tuo piano fin dall’inizio, vero?!- gli domandò Alice, alzando un sopracciglio, come indignata.- Non appena hai saputo il cognome di Will.-
Jack le sorrise.- Sì, direi di sì.-
-Molto bene.- annuì Barbossa.
-Orsù gente, alle barche!- ordinò Jack alla ciurma, quando Barbossa lo guardò male.- Ops, scusa.-
-Gente…In marcia.- dispose il capitano.
Jack fu confuso.- Non alle barche?-
***
Gran parte della ciurma della Perla Nera si acquattò sul basso fondale per cogliere di sorpresa l’esercito di Norrington.
Nel caos, Gibbs e gli altri riuscirono a scappare dalle prigioni e riconquistare la Perla.
Intanto, nella grotta erano rimasti Jack, Alice, Barbossa con alcuni uomini ed Elizabeth con Will, ben legati.
-Devo ammetterlo Jack, non ti facevo così disonesto.- commentò Barbossa.
-E’ proprio dai disonesti che devi guardarti.- aggiunse Jack, dando una pacca ad un uomo della ciurma di Barbossa.- Perché non ti aspetti mai che facciano qualcosa di...Stupido.- aggiunse, rubandogli la spada che tirò ad Alice.
Sorpresa, la ragazza l’afferrò.
-Non farmene pentire, stellina!-
Con un entusiasmante sorriso, mentre Jack si apprestava a tirare fuori la sua e a sfidare Barbossa, Alice diede un calcio sul viso al mozzo che teneva Will ed Elizabeth e gli slegò le mani.
Dal tipo mezzo stordito, i due presero due pugnali ed insieme ad Alice e Jack, iniziarono a combattere col resto della ciurma, mentre i raggi della luna piena entravano dalle fessure del soffitto.
-Sei arrivato al confine della mappa, mio caro, qui ci sono i mostri!- esclamò Barbossa, dando a Jack una gomitata sul viso.
Alice si ritrovò un uomo alto e possente come sfidante, con la passione per le bombe.
Debole contro di lui, la ragazza venne disarmata e in pochi attimi, la spada la trafisse da parte a parte.
-Alice!- gridò Jack, sgranando gli occhi.
Tossendo, Alice cadde su un cumolo di oggetti d’oro, proprio sotto un raggio di luna.
E in quel momento, tutti notarono che la sua pelle era sparita, solo scheletri e capelli.
Ridacchiando, giocherellò con una moneta del tesoro.- Forte.- commentò sorridendo.
Stupefatto, Jack continuò a prendersi a sciabolate con Barbossa.
-Non posso morire, Jack! Vuoi combattere tutta la notte?!- domandò quest’ultimo.
-Ti puoi sempre arrendere.-
Seccato, Hector prese un vaso d’oro e gli colpì la bocca, stordendolo temporaneamente.
Vedendo la scena, Alice si tolse la spada dal corpo e mentre il suo sfidante cercò di tirarle una mina, gliela tolse di mano e gliela inserì tra le costole, per poi spingerlo nell’ombra.
-Così non vale!-
Con la bomba dentro lo stomaco, egli esplose.
Allora Alice corse per mettersi tra Barbossa e Jack, iniziando a combattere contro il proprio padre.
Intanto, armato di pugnale, Will tornò verso lo scrigno.
Quindi, in un attimo, Alice e Jack si fecero un taglio sulla mano con la moneta, versandoci sopra rispettivamente del sangue, per poi lanciarlo a Will.
Infine, ci fu uno sparo.
Barbossa sentì una brezza fredda sulla fronte: sua figlia gli aveva sparato.- Anni e anni che tieni quel colpo e sei riuscita a sprecarlo.-
-Non l’ha sprecato.- ribatté Will, che, con la mano sanguinante, restituì al vecchio Cortez tutte le monete e il sangue da ripagare, così da spezzare la maledizione.
Hector si toccò la fronte, vedendo che usciva sangue.
Ancora con la pistola calda, Alice lo guardò mentre moriva.- Te lo avevo detto che l’avrei fatto.-
Infine, con gli occhi spalancati, Barbossa esalò l’ultimo respiro.

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Capitolo 6
*** Hoist the colors high ***


Di conseguenza, anche il resto della ciurma cadde a terra per le ferite riportate dagli uomini del commodoro, tranne Pintel e Ragetti che, fino a quel momento, si erano solo nascosti.
Rispettando il codice, intanto, Gibbs e il resto degli uomini se l’erano filata a bordo della Perla Nera.
Prima di andar via, Alice e Jack pensarono bene di prendere qualcosa dal resto dell’oro che c’era dentro la caverna.
-Perché lo hai fatto?- le chiese Jack, mettendosi al dito vari gioielli.
-Perché volevo vedere se veramente tenessi a me, Jack.- rispose lei, indossando tre collane di perle al collo.
-Non scherzavo quando parlavo di me, di te e della Perla…- mormorò Jack, prendendole il mento con due dita.
Alice gli sorrise, più che soddisfatta.- Lo so.- sussurrò, baciandolo dolcemente.- A proposito, non posso credere che tu mi abbia dato una spada.-
Jack le afferrò i fianchi da dietro, sorridendo.- Già, è stato abbastanza eccitante, magari ne riparliamo più tardi.- mugugnò, strofinandole le labbra sull’orecchio.
Alice scoppiò a ridere, notando più in là, Elizabeth e Will che parlavano molto vicini tra loro, ma nient’altro.
-Dobbiamo tornare alla Dontless.- disse lei.
Will annuì, abbassando lo sguardo.- Il tuo fidanzato si starà chiedendo dove sei.-
Così, a bordo di una scialuppa, i 4 uscirono dall’isola, scoprendo però che la Perla Nera non c’era e questo significava che Norrington avrebbe presto fatto di lui cibo per avvoltoi, dato che non aveva via di fuga.
-Mi dispiace, Jack.- gli disse Elizabeth.
-Hanno fatto i loro interessi, che cos’altro potevo aspettarmi?- commentò lui, mentre salivano a bordo della Dontless e il primo ufficiale gli metteva le manette.
-Gillette, il signor Sparrow è atteso all’alba sul patibolo.- esordì il commodoro.
-E la ragazza, signore?-
Ancora una volta, sembrò che la faccia angelica di Alice fece effetto su di lui.- Marcirà in prigione.-
-Ma signore, le dovrebbe aspettare lo stesso fato!- replicò il soldato.
-Eseguite i miei ordini!-
***
Così, la mattina dopo, mentre a Jack venne messo un cappio al collo, Alice si ritrovò nella prigione di Port Royal, a fare avanti e indietro nella cella, in attesa che i tamburi cessassero di suonare.
Perché quello significava che Jack era stato impiccato.
Ad un certo punto però, un’ombra passò davanti alla fessura che c’era tra le mattonelle, lasciando vicino alle grate qualcosa.
Alice si arrampicò, vedendo una piccola chiave: scrutò poi una persona andarsene via velocemente ed indossava la divisa della marina britannica.
Per via della grazia che il commodoro Norrington le aveva dedicato, Alice inserì la chiave nella fessura ed uscì dalla prigione.
Quando arrivò in città, i tamburi erano fermi, ma Jack non era morto.
Will aveva appena lanciato la sua spada sotto i suoi piedi, così che il pirata potesse reggersi e la corda attorno al suo collo, non ucciderlo.
Alice si unì ai due, tentando di fuggire verso la stessa piattaforma da dove era caduta Elizabeth.
Purtroppo, alla fine, si ritrovarono circondati dalle guardie che gli puntarono contro i fucili.
-Avventato Turner, troppo avventato.- commentò Norrington.- Non me lo sarei mai aspettato da voi, ricordatevi qual è il vostro posto.-
-Il mio posto è tra voi e Jack.- affermò Will.
-E anche il mio.- aggiunse Elizabeth, unendosi al gruppo.
James la guardò deluso.- E quindi…Anche quello del vostro cuore?-
Tutti avevano capito che la ragazza tenesse a Will.
-Beh, a quanto vedo, si è sistemato tutto!- intervenne Jack, scrutando sulla costa il pappagallo Cotton che svolazzava.
Quello voleva dire una sola cosa.
-Bene, mi sono divertito cari ragazzi, ma è il momento di andare.- continuò Jack, arrampicandosi sul precipizio insieme ad Alice.- Amici miei, ricorderete tutti questo giorno come il giorno in cui avete qua-
Alice sbuffò e lo spinse, fino a farlo cadere in acqua.
Sorrise poi al commodoro.- Capitano Norrington.- sorrise.- A buon rendere.- gli disse, prima di tuffarsi in mare.
-Qual è il piano di azione, signore?- domandò Gillette.
James fece un leggero sorriso, come divertito.- Possiamo lasciargli un giorno di vantaggio.-
E proprio come avevano intuito, ecco apparire all’orizzonte la Perla Nera.
Gibbs gli lanciò una cima per consentire ai due di salire a bordo.
-Non avreste dovuto rispettare il codice?- gli chiese Jack.
-Abbiamo pensato che fosse più una sorta di traccia.- rispose Gibbs, che alla fin fine voleva bene a Jack.
Finalmente, Alice poté accomodarsi davanti al timone, il posto che le apparteneva.- Capitan Sparrow, la nave è vostra.-
Jack le sorrise, prendendo il timone tra le mani.- Te lo avevo promesso.-
Alice gli prese la guancia e lo baciò con passione.
-Ora canta per me, stellina.- le sussurrò poi.
Alice mise gli occhi verso l’orizzonte.- Siamo pecore nere, gente spietata!-
Allo stesso tempo, Jack prese la propria bussola che girò fino ad indicargli la direzione da prendere.
-Yo-ho, beviamoci su!-
 
CONTINUA…
Spero che questa prima storia vi sia piaciuta, fatemelo sapere con un commento! Troverete il continuo sul mio profilo 😊

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