Beyonde eternity...forever I and You

di pamagra
(/viewuser.php?uid=8672)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Suicide ***
Capitolo 2: *** Carlisle ***
Capitolo 3: *** Trasformazione ***
Capitolo 4: *** Risveglio ***
Capitolo 5: *** Caccia ***
Capitolo 6: *** Incomprensioni e chiacchiere ***
Capitolo 7: *** Decisoni ***
Capitolo 8: *** Padre e figlio ***
Capitolo 9: *** Bolle di pensiero e di sapone ***
Capitolo 10: *** Una storia davanti al fuoco ***
Capitolo 11: *** Bloody twilight ***
Capitolo 12: *** Apatia ***
Capitolo 13: *** Ciò che serviva ***
Capitolo 14: *** Kiss ***
Capitolo 15: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 16: *** Natale ***
Capitolo 17: *** Lost memories...lost innocence ***
Capitolo 18: *** Il curioso caso di Charles Evensone ***



Capitolo 1
*** Suicide ***


"Sei un angelo?”

Sentì il vento frustarle il viso,un toccasana sulle guance accaldate e solcate da lacrime salate. L’abito bianco lungo fino ai piedi ondeggiava per via delle raffiche di vento,il pallore del volto,gli occhi arrossati di pianto,i lunghi capelli color caramello lasciati in balia del vento furioso,la fragilità che quel corpo bello e tuttavia sofferente emanava contribuivano a renderla simile ad una creatura eterea, perché pur nella disperazione la bellezza del suo incarnato non cessava di esistere e di abbagliare coloro che la osservavano.Ma no c’era nessuno sulla scogliera in quel momento. Sentì il mare,oscuro e minaccioso come il cielo sopra di lei, abbattersi furioso sugli scogli sottostanti,

la spuma bianca appena visibile in quel lembo di stoffa blu e nero,che con i suoi colori e la sua forza sembrava chiamarla a sé, sentiva il richiamo del mare che come una dolce nenia tentava di incantarla,eccolo di nuovo:l’onda si abbatte e il suo nome sussurrato dalle creature marine…

Pazzia…perché non è il richiamo del mare,bambina,è la morte…Ascoltala,senti il sussurro sul tuo collo,la sua lama si avvicina alla tua pelle,ascoltala bambina,abbandonati ad essa,è così dolce,così suadente,abbandonati e cesserai di soffrire…Solo l’oblio ti darà la pace che cerchi…Ascoltala…

Un sospiro le sfuggi dalle labbra secche e screpolate,rese pallide dal freddo che le scuoteva il corpo e l’anima,un freddo che penetrava dentro e risucchiava ogni cosa,lasciando al suo posto una landa gelida e desolata,arida,impossibile da risanare. Voleva solo trovare pace,nient’altro,solo pace e riposo,perché il dolore che sentiva dentro non cessava di darle tregua,come una lama ad ogni respiro,ad ogni ansito del suo corpo,si conficcava nel cuore,facendolo sanguinare copiosamente.La certezza che era successo l’assalì nuovamente e un singhiozzo le sfuggì dalle labbra,mentre lacrime di fuoco le solcavano le guance,le sfiorò…credeva di aver pianto tutte le sue lacrime invece scopriva che erano ancora lì,infide…brucianti…a ricordarle quanto orribile fosse stata la sua vita

Non c’è più…è morto…il mio bambino è morto…il mio Thomas…non tornerà…morto…non tornerà…Thomas…

Sentì un tuffo al cuore,suo figlio era morto, un’infezione…così avevano detto i medici,qualcosa era andato storto durante il parto e quando i medici se ne erano accorti era troppo tardi…

Ricordava ancora quando l’aveva visto la prima volta:tutto rosso,grinzoso,urlante,eppure le era parsa la creatura più bella che Dio avesse creato..così piccolo,fragile,così bisognoso di cure,di amore,con gli occhi annebbiati ancora dal dolore,aveva sussurrato il suo nome e poi lo aveva accarezzato…che pelle morbida,così delicata,tenera…appena lo aveva sfiorato,il piccolo aveva smesso di piangere,si era calmato al tocco della sua mamma… Era rimasta giorni e guardarlo nella sua culletta,la copertina azzurra che lo copriva e che lasciava scoperte solo le mani,dalle dita lunghe e sottili,mani che lei aveva stretto per giorni,trasmettendogli tutto l’amore di cui era capace..

Poi una mattina,i medici,le sue urla e poi…il silenzio,così lacerante da distruggere la sua anima…desiderava porre fine a tutto quel dolore,straziante,devastante,assassino. Avanzò sulla scogliera,fino a sentire il vuoto a pochi cm di distanza…non le importava del dolore…non era nulla a confronto a ciò che stava provando ora…Si lasciò cadere,senza rumore,silenziosa come un fantasma,abbracciando il richiamo del mare

Sentì il vento sul viso,tra i capelli e sorrise…basta sofferenza…solo quello…Sentì qualcosa di duro perforarle i polmoni,,poco sotto il cuore,il respiro le si spezzò , sentì il sangue fuoriuscire da ogni ferita,l’aria mancarle e poi il contatto con l’acqua salata…faceva male…ma poteva sopportare…bruciava…ma voleva farcela perché così avrebbe rivisto il suo Thomas…Poi mentre quell’oscurità di acqua nera le si chiudeva sopra rivide un ricordo che credeva fosse ormai sepolto da tempo…

                                                                                                 “Sei un angelo?”

                                                                                             Il suo sorriso…bello da mozzare il fiato…

                                                                                              La sua voce…coro angelico…

                                                                                              I suoi capelli…oro colato…

                                                                                           I suoi occhi…caldo miele…

                                                                                            “No…non sono un angelo”

                                                                                          Come poteva non esserlo…

                                                                                          “Qual è il tuo nome”

                                                                                          “Esme…mi chiamo Esme”

                                                                                           “Io sono Carlisle”

                                                                                            Angelo dagli occhi  di miele…

Carlisle,Carlisle,Carlisle…occhi color miele…il suo sorriso…poi l’oblio…

Wow…ecco allora…non vi chiedo di essere clementi,ditemi sinceramente cosa ne pensate,commentate,commentate,commentate…è la mia prima fanfiction,quindi NON abbiate pietà

Che dire spero vi piaccia!! Adoro il personaggio di Esme e ancor di più quello di Carlisle,ditemi  cosa ne pensate!! Baci Maria!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Carlisle ***


Ashland- Ospedale 

 

“Apra bene la bocca…ecco…così…si…ah…direi che ha le tonsille un po’ gonfie…e la gola arrossata,ma non c’è da sorprendersi,con questo tempaccio è naturale prendersi un malanno,ma non è nulla di grave,le prescrivo subito qualcosa e per qualunque problema,non esiti a ritornare, signora O’Connell”l’affascinante quanto estremamente giovane dottore,era la persone più gentile e amabile che la signora O’Connell avesse mai incontrato sei suoi 50 anni,e dire che  ne aveva incontrati di dottori ma nessuno così bello come il dottor Carlisle Cullen. Lo osservò ancora una volta,cercando di non farsi vedere:si era alzato dalle sedia posta davanti al lettino,su cui l’aveva visitata e piegatosi in avanti stava scrivendo qualcosa su un blocco posto sulla scrivania di legno chiaro,alla destra del lettino e lei poteva così ammirare il fisico slanciato e muscoloso,celato leggermente dal camice bianco che il dottore indossava e che contribuiva a renderlo ancora più simile ad un angelo sceso dal cielo;i capelli color oro erano accuratamente pettinati e qualche ciocca scendeva ad accarezzare la fronte alta e nobile, e a sfiorare leggermente gli splendidi occhi color miele,caldi quasi quanto la sua voce,il colore era insolito eppure non stonava affatto con tutto il resto,le labbra sottili,la pelle marmorea,di una bellezza irreale e splendente,così struggente da far male al cuore. Quando il dottore si girò e la fissò con un sorriso dolce,la signora O’Connell si ritrovò ad arrossire come una quindicenne e distolse lo sguardo puntandolo sulle sue scarpe che mai prima di allora le erano parse tanto interessanti.

“Ecco a lei,signora e si ricordi tre volte al giorno per una decina di giorni…Buona giornata” Carlisle accompagnò la signora fuori dalla porta non appena la donna svoltò l’angolo chiuse con un sospiro la porta dell’ambulatorio,poi guardò l’orologio attaccato alla parete bianca e iniziò a togliersi il camice, ma non riuscì a sfilarsi neanche una delle maniche che qualcuno bussò.Accigliato lo indossò,forse era uno dei casi dell’ultimo momento

“Avanti”,la porta si aprì ed entrò una giovane infermiera,una delle ultime assunte dall’ospedale,aveva lunghi capelli castani raccolti in una coda e dolci occhi nocciola,reggeva una cartella clinica che teneva appoggiata al petto e con la quale si copriva parte del viso,probabilmente perché arrossato,Carlisle sospirò e si passò una mano fra i capelli,gesto che mandò la ragazza in iperventilazione,con i capelli leggermente spettinati somigliava tantissimo a quella star del cinema che aveva visto sul giornale l’altro ieri,sospirò estasiata e fissò gli occhi dorati del dottore con aria sognante

“Allora…ehm…Eveline c’è qualcosa che non va?”

“Si…si ricorda il mio nome???!!!” la voce della ragazza salì di un’ottava,Carlisle annuì

“Certo…ce l’hai scritto sul cartellino” e annuì comprensivo.

La ragazza arrossì ancora di più  e rispose in un sussurro  

“Il dottor Worren mi ha detto di dirle se lei può…recarsi all’obitorio-e un brivido le percorse la schiena- hanno portato il corpo di una donna che sembra si sia suicidata” parlò in fretta per dimenticare la figuraccia fatta e poi chinato il capo senza aspettare una risposta uscì dalla stanza chiudendola un po’ troppo rumorosamente.

Carlisle guardò nuovamente l’orologio e poi si diresse a grandi passi fuori dalla stanza,attraversò il corridoio cercando di ignorare le occhiatine maliziose,delle infermiere,delle vecchiette e di tutti gli esseri di sesso femminile che incontrava. Scivolò silenzioso per diverse rampe di scale,salutando qualche collega che incontrava,ad ogni scalino,l’aria sembrava raffreddarsi e le persone diminuivano;svoltato l’ultimo angolo si trovò davanti la porta dell’obitorio,con un gesto la spinse e si trovò in un corridoio illuminato da lampade a gas,che gettavano ombre sulle pareti,si diresse verso una porta alla fine del corridoio e mentre la spingeva lo sentì:intenso,dolce,delizioso,odore di sangue. Arricciò il naso e scosse la testa,era da tanto che non sentiva un profumo così…dissetante, si passò una mano sul viso e fece dei respiri profondi…pessima idea,l’odore lo colpì ancora di più.

Lo seguì fino ad una piccola stanza,dove sopra un tavolo di metallo era stato sistemato il corpo di una donna:la veste imbrattata di sangue,il volto esanime,i lunghi capelli color caramello sparsi sul tavolo,l’odore proveniva da lì. Le si avvicinò cercando di essere cauto,quell’odore gli era familiare,molto familiare,si avvicinò ancora e allungò una mano per prendere tra le dita una ciocca di capelli della donna,erano morbidi e segosi,anche se leggermente umidi,li accarezzò e poi passò al viso:fu come ricevere una pugnalata…Dio…quel viso lo ricordava…era il suo viso…anche se imbrattato di sangue,anche se con un’espressione di pura sofferenza,quel viso l’avrebbe riconosciuto ovunque,l’avevo avuto negli occhi per più di 8 anni,nell’attesa di incontrarla,non aveva fatto altro che riguardarlo,temendo che la sua memoria potesse cancellarlo,cercandolo in ogni donna che potesse solo vagamente somigliarle,custodendolo come il più prezioso dei suoi ricordi.

“Esme…”sussurrò il suo nome e per un attimo gli sembrò di notare un’impercettibile movimento nelle sue palpebre,ma pensò che fosse solo un gioco di luce,causato dalla presenza delle lampade nella stanza. Avvicinò le labbra alla sua fronte e depose un bacio sulla pelle gelata e inspirò il suo profumo,leggermente alterato dalla presenza di acqua salata,accarezzò con una mano il suo volto,lì dove il sangue non c’era e si sorprese a pensare che anche così pallida e fredda,era sempre bella,poi un permisero attraversò la sua mente: Esme era pallida,fredda e distesa su quel tavolo,nell’obitorio…

“O mio Dio…Esme…Apri gli occhi, Dio,no…non ora,l’ho ritrovata,non portamela via,ti prego…” Continuava a muovere le mani  sul suo viso,tentando di rianimarla,ma sembrava inutile…

Tum…tum…

Carlisle alzò lo sguardo dal suo volto e si fermò ad ascoltare…

Tum…tum…

Lo sentiva,debole,fioco, ma lo sentiva..il suo cuore…Esme era viva…come fosse possibile,non lo sapeva…ma era viva…riprese a respirare e il suo  profumo lo invase,inspirò come per prendere coraggio,c’era un solo modo per salvarla e il solo pensiero lo riempiva di disgusto…non poteva…

Non poteva[ Ma si che puoi]

È sbagliato[Non lo è]

Soffrirà[Ma poi sarà tua]

Mi odierà[No…ti ringrazierà per ciò che hai fatto]

Non sarà mai mia, non posso condannarla[Le insegnerai e sarà sempre tua]

Si passò una man tra i capelli, avrebbe voluto salvarla,ma questo implicava la sua trasformazione in vampiro,non poteva…però c’era qualcosa in lui che desiderava vederla viva…anche se non con lui,gli sembrò che il cuore sanguinasse a quel pensiero,ma voleva vederla sorridere,voleva sentirla ridere…come tanto tempo fa…le sfiorò il viso,le scostò i capelli dal collo e poi la prese in braccio,baciandole lievemente la fronte,sussurrandole parole dolci,per farla resistere

“Ti prego…resisti…devo salvarti…ma tu resisti…Ti prego”. Si diresse velocemente all’esterno dell’edificio,nascondendosi nelle ombre della sera quando vedeva arrivare qualcuno,confondendosi nel buio,arrivò,correndo ad una velocità inumana fino ad una casa leggermente fuori città,a due piani,una villetta con giardino circondata dal verde della foresta che cresceva a sud di Ashland. Aprì la porta tenendo Esme ancora tra le braccia e si trovò davanti il viso di un ragazzo bellissimo e sorpreso

“Carlisle…cosa hai fatto?”

“Edward…a dopo le spiegazioni…devo salvarla” il tono disperato di suo padre lo costrinse a mettere a tacere i suoi dubbi,non pensò di leggere la sua mente,perché il dottore non faceva che ripetere un nome:Esme e persino nei suoi pensieri c’era un tono di voce disperato e angosciato. Edward lo vide salire di corsa le scale e dirigersi verso la sua camera da letto.Lo sentì trafficare con qualcosa e poi chiaro e distinto,sentì i denti di Carlisle affondare nel collo della donna sconosciuta…

Allora,ecco il secondo capitolo:volevo ringraziare:

Wind

Alice brendon cullen: certo che puoi chiamarmi mary ^__^

Princesselisil

Per i loro commenti,grazie infinite!!spero che questo cap vi piaccia!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Trasformazione ***


Sentì qualcosa di affilato reciderle la pelle e subito un liquido caldo le colò sul collo,bagnandole i capelli e la pelle,anche nel delirio del dolore avrebbe riconosciuto quell’odore così particolare…ruggine e sale…,era sangue e cosa peggiore era il suo…Non ebbe il tempo di rendersene conto che un fuoco cominciò a sprigionarsi nel punto in cui aveva sentito la pelle strapparsi…devastante,disgustosamente cocente…quel fuoco le fece perdere ala testa e preda del dolore più lancinante lanciò un grido disperato…le corde vocali protestarono ed Esme sentì che stavano per rompersi…decisamente l’acqua di mare non le aveva fatto bene…il fuoco si propagò,lo sentiva scorrere al posto del sangue,bollente, le incendiava i sensi e le ottenebrava la mente e il dolore si andava a sommare a quello provocato dalla caduta in mare…sentì il respiro spezzarsi e le ossa sembrarono scricchiolare,sentì i tendini di ogni singolo muscolo chiedere pietà e un altro urlo squarciò l’aria intorno a lei…le sembrava di aver sentito qualcuno muoversi alla sua destra e cerco di voltare il capo…pessima idea…i muscoli del collo sembravano essersi atrofizzati e il movimento le costò l’ennesimo urlo…una voce le sussurrava di calmarsi,che tutto sarebbe passato..ma come poteva l’inferno cessare di esistere?…Avvertì qualcosa di freddo scivolare lungo il suo braccio e poi posarsi delicatamente sulla sua mano stretta a pugno…le dava sollievo,era fredda e dura,sembrava pietra viva…sentì una voce,dolce e familiare…l’aveva già sentita,ma non ricordava dove,il dolore le annebbiava la mente…

“Fallo…fallo smettere…” la voce le uscì fioca…dominata dal dolore

“Passerà…ti prego resisti…passerà…” era così dolce,somigliava al coro degli angeli,voleva aiutarla,le aveva detto di resistere, che tutto sarebbe passato…ma come poteva l’inferno avere fine?…l’ennesimo urlo la portò ad inarcare la schiena e le ossa rotte dalla caduta protestarono,provocandole una nuova ondata di dolore e un altro urlo…

“Fallo smettere…fal-lo smettere…ti prego…ahhhhhhhhhhh!!!” le parole si persero e il fuoco le divorò la mente,sentiva il dolore in ogni fibra del suo cervello,in ogni nervo che disperato implorava pietà…erano passate solo delle ore, ma a lei sembrava un’eternità…Quando riuscì a socchiudere gli occhi…si specchiò in due laghi color oro,profondi e dolci,illuminati dal dolore e dalla preoccupazione e la sentì di nuovo…la voce dell’angelo

“Starai bene…te lo prometto,passerà…ma resisti…resisti Esme” l’angelo conosceva il suo nome…era triste per lei…ma lei non voleva vederlo soffrire…allungò una mano..voleva sfiorarlo…il movimento le costò un gemito e nuove ondate di fuoco…ma sentì la mano dell’angelo stringere la sua…era così bello…avrebbe voluto accarezzarlo…era dolce…le stringeva al mano…e il gelo provocato dalla stretta le dava sollievo…il fuoco continuò a divorarle la mente,ma pian piano,lo sentì sempre più debole,chiuse gli occhi,non ce la faceva  a tenerli aperti,però così non avrebbe visto l’angelo…non voleva…voleva guardarlo…era così perfetto..così dolce…il fuoco bruciava e l’oblio era così invitante …sentì l’angelo baciarle la fronte e accarezzarle i capelli madidi di sudore,poi un pizzicore al braccio…ed infine …il nulla ad accoglierla…

Un ringraziamento speciale a Sefiri e a Yuyutiamo per i loro commenti e a Wind,summer718,Yuyutiamo per aver inserito la loro fanfic tra i loro preferiti:GRAZIEEEEEEEEE

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Risveglio ***


Bianco. Nulla. Non credeva che la morte fosse così,sentiva solo il vuoto intorno a se,sentiva di avere gli occhi chiusi,ma vedeva solo bianco e poi c’era quel piccolo particolare che proprio non riusciva a capire:il suo cuore non batteva…ed era strano,perché aveva sempre creduto che anche da morta,ovunque fosse andata avrebbe sentito il battito rassicurante del suo cuore e invece riusciva solo a sentire quell’opprimente silenzio bianco…aveva davvero creduto che fosse diverso…ma in fondo che ne poteva sapere lei?Si muore una sola volta nella vita…Però c’era qualcosa di ancora più strano,riusciva ad avvertire qualcosa di solido sotto di se,un’altra delle sue convinzioni,credeva che con la morte avrebbe fluttuato per l’eterno in una nebbia senza alcun appiglio fino a raggiungere un posto nel quale riposare per l’eternità,magari con il suo Thomas,sarebbe stato così bello…

“Ehm…secondo te si è svegliata?”

“Perché?Noti qualcosa di strano?”

“Mi sembra di aver notato le dita della sua mano muoversi e anche le palpebre..dovrebbe essersi svegliata,i tre giorni sono passati” .Era la voce più bella che avesse mai sentito,pura musica, però non era bella quanto la sua…quanto la voce del suo angelo…e ricordò tutto…il vento sferzarle il viso,l’odore dell’acqua salmastra,l’impatto con gli scogli.il sapore del mare,il freddo e poi qualcuno che la tirava fuori dall’acqua,la sensazione dell’aria,qualcosa di affilato reciderle la pelle,proprio lì…al centro esatto del collo,l’odore disgustoso del sangue che le colava sui capelli e il fuoco,bruciante,che le divorava ogni cm di pelle e di sangue e un tocco di mani fredde,gelide,ma in qualche modo rassicurante,il tocco delle sua labbra-e qui il suo cuore avrebbe dovuto iniziare a battere,ma non sentì nulla-e poi la quiete alternata a momenti nei quali il dolore ricompariva e più forte che mai la faceva urlare a pieni polmoni…si rese conto che non poteva essere morta,non sapeva perché,forse…lo sapeva e basta… non era morta.Però non era neanche viva,perché avvertiva la presenza del suo cuore,sapeva che era sempre lì,ma non lo sentiva battere,che strano, e in qualche modo avvertiva anche la presenza di tutti gli  altri organi del suo corpo,ma era come se non ci fossero e ciò non le causava dolore,solo un lieve fastidio…Si decise ad alzare le palpebre e fu come se un pesante velo di nebbia le fosse stato tolto dagli occhi,così, portato via dal vento…ci mise un po’ a distinguere ogni cosa…stava guardando il soffitto di una stanza…riusciva a distinguere ogni venatura del legno di cui erano fatte le travi…da quando la sua vista era così acuta? Sentì dei piccoli passi…sembravano quelli di un topolino…alla sua destra…si voltò lentamente…ma vide solo un enorme finestra leggermente aperta,dalla quale entrava la luce del sole,un lieve venticello faceva ondeggiare una tenda bianca…si sentiva leggermente intorpidita,mosse le dita della mano e poi lentamente tutto il corpo,si tirò su a sedere e lasciò vagare il suo guardo lungo tutta la stanza:la stanza era rivestita da pannelli di legno scuro,lucidi e spessi;alla sua sinistra un comodino,con su una lampada e un tomo rilegato in pelle nera,una Bibbia.

Davanti a se,la più grande libreria che avesse mai visto:centinaia e centinaia di volumi,tutti sistemati ordinatamente sui grandi scaffali di legno che raggiungevano il soffitto,vicino alla libreria una scrivania,una grande poltrona di pelle nera e alla parete di sinistra, una specchiera e poi una serie di quadri di varie dimensioni e con soggetti diversi,poi un armadio e infine la finestra.

“Finalmente…è da un po’ che aspettavamo che ti svegliassi”

Esme si girò verso la voce e si ritrovò a fissare un ragazzo poco più che diciassettenne dai capelli bronzei e gli occhi d’oro,la carnagione pallida e ombre violacee sotto gli occhi,ma a stupirlo fu l’intensa bellezza del suo incarnato e del suo essere,sembrava una statua di marmo,bellissima e fredda.Il ragazzo sorrise,una fila di denti bianchi e perfetti,un sorriso ammaliante e tremendamente seducente,un sorriso…sghembo, e poi le sia avvicinò,cauto,quasi avesse paura che potesse spaventarsi.

“Ciao,io sono Edward…stai tranquilla,tra un po’ arriverà mio padre e ti spiegherà tutto,è un po’ difficile da accettare come cosa,ma ti ci abituerai,anche il sapore…non è così…si insomma,uno poi si abitua,anche prima…sai quando…eravamo…sto dicendo un mucchio di scemenze..vero?” il sorriso era sparito e ora sul volto gli si leggeva un’espressione dubbiosa e imbarazzata.Assolutamente adorabile. Si sentì un po’ rincuorata nel notare che non era l’unica ad essere un po’ confusa e un piccolo sorriso le spuntò sul volto,era il massimo che potesse fare,era ancora un po’ intontita.Stava per chiedergli chi fosse suo padre quando un rumore di passi la bloccò:un uomo biondo e alto era appena entrato…il respiro le si spezzò in gola,in tanti anni non aveva mai dimenticato un particolare del suo aspetto e lui era lì.identico a come se lo ricordava,perché il suo  cuore non batteva? Perché non lo sentiva rimbombare al centro del petto?

Si portò una mano al petto e sentì il vuoto…che tristezza…

“Sarà per sempre così…mi dispiace” la voce di Carlisle le fece alzare gli occhi  su di lui e su Edward;avevano entrambi uno sguardo un po’ triste,soprattutto Carlisle,e la cosa le dispiaceva,non voleva che lui fosse triste,Edward inarcò un sopracciglio e la fissò in modo strano…sembrava curioso. Esme continuò a fissare la bellezza struggente di Carlisle e quando fu sicura delle sue facoltà mentali parlò

“Perché non sono morta?” e sorpresa si portò le mani alla gola, era la sua voce,eppure le sembrava così diversa,era più melodiosa,più dolce. Carlisle sorrise nel vedere il suo gesto. Sembrava una bambina. Il sopracciglio di Edward si inarcò ancor di più.

“Ti abbiamo salvata”

“Come mi avete…salvata?Perché il cuore non batte?”

“Perché sei morta…per salvarti ho dovuto ucciderti,ho dovuto uccidere la tua umanità…è per questo che il tuo cuore non batte…anche il mio,non batte più da duecentocinquantotto anni…per salvarti ti ho trasformata in un vampiro”Carlisle parlò lentamente e la vide impallidire ancor di più e spalancare gli occhi,neri per la sete.

“I vampiri non esistono” rispose Esme immediatamente,quasi per riflesso incondizionato. I vampiri non esistevano,erano solo leggenda,ma allora che motivo c’era di dire una cosa del genere?

“Invece i vampiri esistono,Esme,noi siamo vampiri-e prima che potesse interromperlo Carlisle proseguì- mi trovi cambiato rispetto a dieci anni fa? Prendi la mia mano,la sentirai fredda,tocca la tua…sentirai lo stesso gelo,siamo come rocce fredde,eternamente gelate,se vuoi un’altra prova,vieni guardati allo specchio…sei identica a come eri prima?”Carlisle le porse la mano e le sentì una che il suo  tocco le lasciva tracce bollenti sulla pelle,fu solo un attimo e lei si rese conto che effettivamente la mano di Carlisle era gelida,come baciata dal tocco della morte;anche la sua pelle emanava lo stesso gelo e guardandola la vide pallida come non  mai,come quella di Carlisle e del ragazzo dai capelli bronzei.Si alzò lentamente e non appena poggiò i piedi sul pavimento di legno, avvertì i suoi sensi risvegliarsi dal torpore in cui erano caduti e si sentì girare la testa…era come se riuscisse a percepire ogni forma di vita,anche la più piccola,come se fosse accanto a lei:i passi dei topolini, nelle fondamenta della casa,lo squittio degli scoiattoli in quella che doveva essere una foresta,il volo degli uccelli…ogni sensazione,perfettamente amplificata,veniva captata dal suo orecchio,portò una mano a sfiorarle e chiuse per un attimo gli occhi,cercando di trovare…un qualcosa che le dicesse che era un sogno…il respiro di Carlisle le solleticò il volto,leggermente e la fece rabbrividire…aprì gli occhi e li fissò in quelli del dottore…non era cambiato per niente,era sempre bellissimo…come dieci anni prima…sempre così irraggiungibile…i suoi occhi però erano strani,credeva fossero del colore del miele,invece ora sembravano specchi  d’ambra screziati di rosso e nero,le diedero i brividi. Carlisle la guardò fisso negli occhi e con la mano destra arrivò a sfiorarle il volto,in una carezza leggera come ali di farfalla,tremendamente inconsistente,ma che lasciò una traccia cocente sulla pelle di Esme,che si  strinse a lui cercando un appiglio…le gambe le erano diventata di burro…si sentiva scossa nell’anima…solo per  una carezza. L’incanto fu spezzato da una risatina alle loro spalle:Edward; Carlisle le sorrise incoraggiante e la guidò davanti allo specchio,quello che vide la lasciò basita:una giovane donna,pallida,con occhi neri e lunghi e ricci capelli color caramello la osservava nello specchio,si riconosceva,era lei eppure al tempo stesso non lo era…c’era un che di perfetto nei suoi lineamenti,una perfezione molto simile a quella dei due uomini lì presenti,una bellezza inumana

“Come è possibile? Vampiri…i vampiri non esistono…dottor Cullen…o santo cielo”

“Carlisle…chiamami Carlisle” voleva sentire il suo nome dalle sue labbra

“Come è possibile…cosa è successo?”

“Ti ho morsa-e le fece portare una mano al collo e Esme sentì una lieve cicatrice,più fredda del resto del corpo,una lieve onda sulla pelle gelida.

“La trasformazione è durata tre giorni…tre giorni durante i quali,il tuo corpo è mutato,ogni tuo singolo organo vitale si è…arrestato,come il tuo cuore,perché ora,non ti servono per vivere…il cibo umano,non è più di tuo gradimento,l’unica cosa che ti aiuterà a vivere è…il sangue”

“Non voglio uccidere nessuno..piuttosto muoio!” balbettò Esme impaurita…va bene era una vampira,ma neanche lontanamente avrebbe ucciso per sopravvivere,piuttosto sarebbe morta di fame..o di sete.

“Non ucciderai nessuno…noi non beviamo sangue umano,ma solo quello animale..siamo vegetariani” e Carlisle vide il volto di Esme rasserenarsi un po’ ,sarebbe stato difficile da accettare,ma con il tempo ci sarebbe riuscita

“Ora..rilassati con un bagno e poi ti portiamo a caccia…senti un fastidio alla gola?”

“Prima no,però ora,mi sembra di cominciare a sentirlo” si toccò la gola con le mani pallide..era appena accennato,ma il bruciore si stava intensificando

“Non abbiamo abiti femminili,per cui dovrai accontentarti di questa” e Edward le porse una camicia bianca…completamente pregna del profumo di Carlisle,Esme si trattenne dall’aspirarne la fragranza dolce,ma la tempo stesso estremamente virile…Edward la guardò con un sorriso malizioso sulle labbra. Carlisle la accompagnò fuori dalla stanza e lungo un corridoio,con una seria di porte sulla sinistra;l’ultima fu aperta da Carlisle e Esme guardò meravigliata l’immensa stanza da bagno,con mattonelle così bianche e lucide da brillare,immensi specchi alle pareti e un’enorme vasca da bagno,estremamente invitante,accanto ad essa un mobiletto con asciugamani e piccoli contenitori ovali pieni di sali da bagno;la fragranza giungeva al suo naso super sviluppato,inebriandola

“Ecco…quando hai finito…ci vediamo,al piano di sotto,basta scendere le scale “Esme si affacciò scorgendo una rampa dall’altro lato del corridoio e annuì. Poi Carlisle le sorrise e chiuse la porta.

Esme sospirò,un bel bagno ci voleva proprio.

Bene! Ora che ho completato il quinto cap mi sento più tranquilla!Uff..spero possa piacervi,secondo me non è il massimo e quindi vi chiedo di essere sincere!! Grazie mille a:

Alice brendon Cullen

Yuyutiamo

Per i loro commenti e a tutte a 5 le persone che hanno inserito la fanfic tra i preferiti

Raga vi adoro!!!!Grazie per il sostegno,Baci alla prox Maria!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Caccia ***


Per prima cosa…scusate per il ritardo!!Ho avuto un po’ di problemi con il computer e un leggero blocco dello scrittore =.=’ sono mortificata

Secondo: volevo ringraziare coloro che commentano la mia fanfic e quelli che l’hanno messa tra i preferiti!!!Grazie,mille volte grazie per il sostegno che mi dimostrate!!Baciotti Maria

Appoggiò il capo al freddo bordo della vasca di marmo e sospirò:era stanca,avvertiva ogni fibra del suo corpo teso e affaticato distendersi al contatto con l’acqua calda della vasca,la schiuma che ricopriva tutto il corpo lasciando scoperto il collo dalla curva morbida e le spalle bianche. Esme alzò una mano e la portò davanti al viso,osservando con interesse le goccioline che si rincorrevano sul dorso della mano per poi andare morire sul polso sottile sul quale spiccavano lievi le vene di un tenue color azzurro…nonostante la spossatezza,riusciva a percepire negli angoli più oscuri e nascosti del suo corpo,una forza nuova,brutale e potente,un qualcosa che la rendeva forte come mai lo era stata; sospirò…quali conseguenze aveva portato la sua metamorfosi in vampiro? Cercò di non pensarci e chiuse per un attimo gli occhi…forse poteva concedersi di sonnecchiare per un po’,  giusto il tempo di riprendere le forze…solo per riprendersi totalmente…ecco…così…lentamente scivolare nell’oblio,piano e sentire i muscoli rilassarsi e rivedere nella sua mente le immagini di Carlisle…piano,piano,magari l’avrebbe aiutata il contare le goccioline d’acqua che lente scivolavano lungo il bordo della vasca…tanto con i sensi che si ritrovava…1…2…3…4…5 e via così fino a rendersi conto che per quanti sforzi facesse,per quanto nella sua mente fosse sempre presente l’idea del sonno,il suo corpo sembrava non risponderle,il suo corpo si rifiutava di cedere al sonno…si alzò di scatto dalla vasca,avvertendo l’aria fredda sulla pelle ma non percependola completamente,perché non riusciva a scivolare nel sonno?Era una delle conseguenze dell’essere vampiro?Non capiva…avrebbe chiesto a Carlisle…sospirò e uscì completamente dall’acqua  e si massaggiò la gola, un bruciore sempre più insistente la stava divorando dentro e lei sapeva che l’unico modo per placarlo era soddisfarlo…con il sangue…sentì uno spasmo alla bocca dello stomaco, ma lo ignorò,aveva accettato la sua nuova natura…doveva accettarla. Si avvolse un asciugamano intorno al corpo e si avvicinò alla grande specchiera passando una mano sulla superficie fredda e liscia e si sistemò i riccioli ribelli dietro l’orecchio e aggiustandoli con uno sbuffo,questa era una cosa che non sarebbe mai cambiata…neanche con la sua non-morte:i suoi capelli eternamente indomabili…chissà se a Carlisle piacciono così…e con un sorriso iniziò ad asciugarsi.

“Bambina…eh?” il tono di Edward aveva qualcosa che non gli piaceva per niente e quando si girò a fronteggiare gli occhi d’orati di quello che considerava suo figlio,represse un gemito di terrore:Edward lo stava fissando con uno sguardo così malizioso e inquisitore che chiunque al suo posto sarebbe arrossito,ma Carlisle era un uomo-pardon vampiro-tutto d’un pezzo e si limitò a restituire al ragazzo un occhiata incuriosita

“Di che parli?” Bravo Carlisle…fai lo gnorri

“Quando guardavi la signorina Esme - e Carlisle represse un risolino alla parola signorina-non facevi altro che pensare che per come si comportava era adorabile come una bambina” nel pronunciare le ultime parole Edward sbatté le ciglia folte con occhi languidi e con le labbra mimò un bacio,sghignazzando

“Non so di cosa parli” Carlisle cercò di ignorarlo  cercò di nascondere i suoi pensieri

Edward stava per aggiungere qualcosa quando il suo sguardo si adombrò e guardò contrariato Carlisle.

“Non sono una vecchia comare”sbottò stringendo le belle labbra.

 “Si che lo sei…una vecchia comare impicciona,te l’ho detto tante volte Edward devi imparare a controllare il tuo potere,devi cercare di non invadere la privacy altrui…”
”La verità brucia eh!” la voce di Edward era gongolante

“Non è questo !!” Carlisle stava cominciando a pentirsi di averlo trasformato

“Mi avresti lasciato morire?Lì…tutto solo…povero piccolo indifeso diciassettenne?” e Edward gli mostrò due occhi  da cucciolo bastonato

“L’hai fatto ancora!Ma allora è un vizio!” Carlisle sospirò decisamente stanco di quella discussione

“Comunque è una bambina con un bel paio di gambe…ed è sempre un pensiero tuo”

“Edward!!” l’urlo di Carlisle fece sobbalzare Esme che stava scendendo le scale.

“Va tutto bene?” chiese con voce sottile e timida

“Ma certo, scusa Esme è che noi…” Carlisle si era girato a guardarla e le parole gli morirono in gola:era bellissima,la camicia le arrivava appena sopra il ginocchio ma ad ogni minimo movimento si alzava e lasciava intravedere le cosce sode e bianche, la camicia le andava larga e nonostante lei avesse chiuso tutti i bottoni,spesso le pendeva da una spalla,lasciando scoperta la clavicola e il collo;i lunghi capelli ricci e soffici le ricadevano sulle spalle in morbide onde. Carlisle si conficcò le unghie nel palmo della mano per evitare di allungare una mano e trattenere tra le dita una ciocca soffice e profumata.

Esme scese le scale timorosa,ma con una grazia che non le era familiare,le ci sarebbe voluto un po’ per accettare i suoi cambiamenti.Si fermò a pochi passi da Carlisle e gli sorrise timidamente,mentre con una mano si aggiustava la camicia che le penzolava dalla spalla. Carlisle avvertì un dolce calore diffondersi in tutto il suo corpo,un profumo dolce e persistente gli incendiò i sensi:era il profumo di Esme…chiuse gli occhi e ne inspirò il più possibile,poi alzò una mano e con la punta delle dita le sfiorò una guancia,la pelle era morbida la tatto e maledettamente profumata,irresistibile. Esme chiuse gli occhi per un attimo e sospirò,averlo così vicino,tanto da poterlo toccare,era troppo…sentì le gambe molli e il respiro accelerò,riaprì gli occhi e si ritrovò in un mare di caldo miele screziato di onice…era così caldo…così bello…un solo gesto e avrebbe potuto incontrare le sue labbra…però qualcosa la spinse a indietreggiare,per un attimo quegli occhi dolci si erano trasformati in un lago di freddo piombo e si era dovuta allontanare. Carlisle la fissò confuso e irritato:perché si era allontanata?

Avrebbe voluto sentirla ancora vicina,voleva sfiorale la pelle perdersi nei suoi occhi…un colpo di tosse li riportò alla realtà e lui si schiarì la gola

“Andiamo a caccia” e la prese per mano per condurla fuori dalla porta. L’aria del pomeriggio era frizzante e fresca,un toccasana per chi poteva avvertirla sul viso,Esme si guardò intorno.la casa enorme per solo due persone era immersa nel verde,circondata da una foresta di alberi alti e antichi,il sentiero davanti alla casa era ricoperto da foglie secche che alla luce del sole morente luccicavano come se fossero pietre preziose. I tre vampiri rimasero per un secondo a fissare il tramonto che filtrava tra i fitti rami degli alberi poi Carlisle si rivolse ad Esme

“Dobbiamo raggiungere il centro del bosco,lì la selvaggina abbonda e potrai nutrirti a volontà,per arrivarci dobbiamo correre,arriveremo in pochi minuti,la velocità è una delle caratteristiche derivanti dalla trasformazione,credi di farcela?”la guardò preoccupato. Esme lo fissò e poi annuì,Carlisle  le tese una mano che lei afferrò corrucciando le sopracciglia

“ Meglio se ti appoggi a me,non si sa mai,anche se essendo una neonata la tua forza e velocità sono maggiori delle mie,quindi potrei rallentarti,meglio non rischiare,tienimi la mano per sicurezza”ù

Esme annuì e gliela strinse,un’espressione decisa sul volto,poi prese un bel respiro e cominciò a camminare seguendo Edward che tutto contento saltava da un punto all’altro della strada,poi come se ci fosse stato un tacito accordo i tre aumentarono l’andatura e Esme si ritrovò a correre senza rendersene conto tenendo il passo di Edward  e di Carlisle…sentiva una forza incredibile scorrerle nelle gambe una forza che lei stava usando poco,cercò di aumentare la velocità e si ritrovò al fianco di Edward che le lanciò un’occhiata divertita e un sorriso,Carlisle le si affiancò,le loro mani sempre strette…Esme si sentì libera,il vento tra i capelli,la camicia che le svolazzava intorno…a questo pensiero rallentò un po’ nel cercare di aggiustarsela e sentì le risatine di Edward. Gli alberi sfrecciavano loro intorno in una macchia indistinta di verde e marrone,mentre i raggi del sole sembravano scomparire,sovrastai dalle tenebre del crepuscolo e da grossi nuvolosi neri all’orizzonte.Rallentarono all’improvviso e si ritrovarono in uno spiazzo erboso,cespugli bassi che lo delimitavano,gli alberi intorno proteggevano quel posto da occhi indiscreti.

Esme si guardò intorno incuriosita,il bruciore alla gola tanto intenso da farla star male, stava per chiedere come avrebbe potuto fare per catturare una preda quando un odore intenso colpì le sue narici e la portò a girarsi verso sinistra…odore di sangue,si inumidì le labbra e come se non avesse fatto altro si avvicinò cautamente alla fonte dell’odore…non sapeva dire che animale fosse…sapeva solo che aveva l’odore più buono e squisito che avesse mai sentito,le sembrava di sentire sulla lingua il sapore del sangue…sentì in bocca un liquido amarognolo che sembrava essere prodotto dalle zanne affilate che aveva. Si piegò leggermente sulle gambe e spiccò un salto al di là dei cespugli arrivando  a pochi metri di distanza dalla preda:una giovane cerva. Fissò con desiderio l’animale,completamente dimentica dei vampiri che guardinghi la osservavano, riusciva quasi a sentire il lento scorrere del sangue sotto la pelle dell’animale…con un balzo le fu addosso, la povera bestia non ebbe neanche il tempo di spostarsi che le braccia di Esme si chiusero in una morsa intorno al suo corpo;tenendola ferma la vampira e non Esme,perché sembrava che di Esme fosse rimasto ben poco, affondò i denti nel collo dell’animale che iniziò a dibattersi inutilmente…il sangue le arrivò in gola dissetandola e diminuendo il bruciore che aveva sentito…senza rendersene conto prosciugò l’animale e quando non rimase più neanche una goccia un gemito di protesta le sfuggì dalle labbra…ne aveva ancora bisogno…ne voleva altro…si voltò in cerca di una prossima preda e quando un nuovo odore le arrivò al naso cominciò a correre nelle direzione della scia,seguita a distanza dallo sguardo vigile dei due vampiri

Quando si fu saziata,si appoggiò stancamente ad un albero,scivolando per terra e portandosi le ginocchia al petto,una mano salì ad asciugare un rivolo di sangue che le era colato da un angolo della bocca…la sensazione alla gola si era placata,ma ora ce ne era un'altra che sembrava divorala dentro,un bisogno che riguardava la sua  anima,se ancora l’aveva. Avvertì i passi dei due vampiri avvicinarsi e alzò lo sguardo ad incontrare quello tranquillo di Carlisle che la scrutava preoccupato,Edward invece la guardava con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“Come ti senti?Hai decimato la foresta,credo che ora ti sia passata la fame…”ma si zittì,perché si era accorto che Esme stava fissando Carlisle e nei suoi occhi c’era qualcosa di molto simile alla tristezza,al dolore,alla rabbia anche,uno sguardo d’accusa…si sentì gelare il sangue,perché riconobbe se stesso quando Carlisle lo aveva trasformato.

Esme si sentiva strana,provava un vago senso di disgusto al sapore del sangue ora che l’aveva assaggiato,cosa impossibile per un vampiro…lo sentì all’improvviso…un conato di vomito la piegò in due e riversò sul terreno una buona parte del sangue che aveva bevuto,sentì l’esclamazione sorpresa di Edward,lo scattò repentino che aveva compiuto Carlisle nel sorreggerla e sentì anche la sua mente che si ribellava alla sua nuova condizione…aveva mentito a se stessa…mentre i conati la sconquassavano sentì che non poteva accettare la sua nuova natura,non ci riusciva,sentiva il sangue scivolarle via dalla bocca e sentiva il suo essere gridare contro il mostro che c’era in lei. Continuò a vomitare fino a sentirsi vuota,si appoggiò alle spalle di Carlisle e singhiozzò…nessuna lacrima scese a confortarla…e questo la rese ancora più infuriata con se stessa…non poteva piangere…non poteva morire,perché sapeva che quella forza latente in lei l’avrebbe protetta…batté i pugni per terra nel tentativo di procurarsi dolore,ma riuscì solo a spaccare il terreno…mentre le sue mani rimanevano intatte…si odiò…per ciò che era…per ciò che non era più…per ciò che aveva fatto…due braccia solide l’avvolsero e lei si ritrovò a fissare il volto di Carlisle solcato da lacrime,sbatté gli occhi confusa prima di rendersi conto che pioveva…grosse gocce di pioggia scivolavano sul volto del vampiro,contribuendo ad accentuare l’espressione di sofferenza sul suo volto…

“Perdonami” il sussurro del vampiro arrivò come un urlo e lei si odiò ancora…perché lo stava facendo soffrire…si appoggiò a lui e strinse tra le dita il maglione che indossava il dottore.

“Portami via…portami via da tutto questo” un sussurro tremante nel buio e i tre vampiri scomparvero tra le ombre della notte verso casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Incomprensioni e chiacchiere ***


Le gocce di pioggia che si infrangevano sul vetro erano così rassicuranti che avrebbe potuto addormentarsi…se solo avesse potuto…strinse forte tra le dita il lenzuolo e sentì il tessuto lacerarsi leggermente,si fermò e portò una mano al viso,era bianca,delicata,sottile…mortale,la strinse conficcandosi le unghie nel palmo della mano,aspettando di sentire il dolore, di vedere i solchi provocati dalle sue unghie,ma la mano era sempre lì,pallida e indistruttibile,si morse il labbro inferiore e represse un singhiozzo…non poteva piangere,poteva solo singhiozzare,il suo era un pianto privo di lacrime,arido come un deserto che mai vedrà l’acqua…per sempre…il pensiero dell’eternità la spaventò…non era quello che voleva,come poteva…non…sospirò,i suoi pensieri erano confusi, si sentiva disorientata…il suo corpo non le apparteneva…Dio…sospirò di nuovo e represse l’ennesimo singulto…l’idea di non poter sfogare il dolore attraverso le lacrime la rendeva ancor più confusa e arrabbiata…con se stessa,con il destino che sembrava aver deciso di giocarle brutti scherzi,uno dopo l’altro…però sapeva,la sua unica certezza era che non avrebbe mai potuto odiare colui che l’aveva resa ciò che era diventata…mai avrebbe potuto provare per quegli occhi un sentimento che non fosse gratitudine e qualcos’altro,un qualcosa che le scaldava il cuore,che le faceva sentire il bisogno di averlo accanto,anche fisicamente,solo per poter respirare la sua stessa aria,solo per poter guardare i suoi occhi,per ascoltare la sua voce…si poggiò una mano sul cuore e al pensiero di Carlisle le sembrò che cantasse il suo nome,come una nenia,ebbe l’impressione di sentire il suo cuore battere…ma quello rimaneva muto,a ricordarle l’eterna non-vita nella quale era precipitata…un’ombra oscurò il suo sguardo ed Esme si rigirò nel letto, guardando il soffitto.

Carlisle l’aveva presa in braccio e l’aveva portata in una stanza al primo piano,vicina alla sua.Le pareti erano ricoperte da una carta da parati rosa antico abbellita con piccoli motivi floreali d’orati,il letto era sistemato al centro ed era un enorme baldacchino con tende che creavano un piacevole effetto di vedo-non vedo e racchiudevano tutti i colori dell’alba,le lenzuola erano di seta e scivolavano sul suo corpo come una carezza. Alla destra del letto una finestra con un piccolo balconcino che affacciava sul cespuglio di rose bianche che si trovava nel lato nord del giardino,Esme si sarebbe potuta affacciare e cogliere le rose che si attorcigliavano sul suo balcone in un caleidoscopio di spine e petali bianchi;accanto alla finestra una specchiera e un mobile in legno chiaro nel quale avrebbe potuto riporre i suoi abiti…se ne avesse avuti. Sulla parete di fronte al letto c’erano delle mensole sulle quali erano posati alcuni libri,sotto queste una cassapanca e poi alla sinistra del letto la porta. Esme si era lasciata trasportare come una bambola tra le braccia di Carlisle fino alla sua stanza,senza fare una piega.Solo qualche ora prima quel contato tra lei e il bel vampiro l’avrebbe resa felice come non mai,invece riusciva solo  pensare a quello che aveva fatto,si portò una mano alla bocca,non credeva che uccidere un animale le avrebbe provocato tanto disgusto,però non era il fatto di cibarsi di un animale,anche quando era viva li mangiava,ma era il modo in cui lo faceva…succhiare la vita in quel modo orrendo,scosse la testa e cercò di non pensarci,quella era la sua nuova condizione e doveva accettarla,strinse le labbra e chiuse gli occhi…doveva farcela,in fondo anche Carlisle viveva così da quasi 258 anni e sembrava conviverci benissimo…no…che bugiarda sei Esme!Lo sai benissimo che non è vero…lui soffre ogni giorno per ciò che è diventato…il disgusto per se stesso l’ha portato a cercare un modo alternativo per nutrirsi…Forse con il suo aiuto avrebbe potuto farcela…chiuse gli occhi e il suo volto le apparve nella mente,chiaro e nitido come se l’avesse avuto davanti…un sorriso spuntò sulle sue labbra…era davvero bellissimo e anche molto paziente e dolce…soprattutto con lei….sorrise e scosse la testa,strava diventando qualcosa di importante,troppo importante,tremendamente stupendamente troppo importante…

Carlisle sedeva sul divano del salotto dinanzi al caminetto acceso,poteva sembrare inutile quel fuoco eppure dava al dottore e al giovane Edward seduto sul tappeto,posto anch’esso dinanzi al camino,una parvenza di normalità e calore familiare.

“Come è successo?” la voce di Edward fu un sussurro appena percettibile.

“Non lo so…però ho una teoria…probabilmente il corpo di Esme non è riuscito ad accettare l’idea di doversi nutrire di sangue e quindi non appena l’organismo di Esme ha iniziato ad assimilare il sangue bevuto,il corpo si è ribellato facendole espellere tutto il nutrimento,o almeno una parte di esso…per quanto forte,la mente deve sottostare alle esigenze del corpo e quindi ha tenuto nell’organismo la parte necessaria affinché Esme potesse sopravvivere…il resto lo ha espulso…ci sono delle probabilità che tra poche ore sentirà di nuovo sete e allora dovrà tornare a caccia e di nuovo il suo corpo se non accetterà la sua nuova natura…rigetterà il nutrimento e Esme dovrà nutrirsi continuamente a distanza di poche ore tra un pasto e l’altro e comunque non basterà…perché il corpo trattiene al suo interno il minimo indispensabile e con questo Esme non potrà mai imparare a convivere con gli umani,perché la sete si risveglierà,continuamente provocata dall’odore del sangue umano e lei non riuscirà a resistere non avendo a disposizione scorte all’interno del suo corpo che le permettano di non cedere e alle quali può ricorrere in caso di necessità…l’unica possibilità è che accetti la sua nuova natura il più presto possibile…però per come stando andando le cose mi sembra molto difficile…è colpa mia” Carlisle pronunciò le ultime parole con una nota dolente nella voce. Aveva pensato solo a come salvarla,perché voleva averla al suo fianco,perché voleva vederla vivere…vivere un’eterna morte,strinse i pugni e si poggiò allo schienale del divano,guardando le lingue di fuoco che si rincorrevano sulla superficie rovente del camino,divorando il legno in una miriade di scintille incandescenti.

“Non è colpa tua”

“Si che lo è…Edward,l’ho salvata,credendo che anche se con delle difficoltà lei si sarebbe adattata…”

“Carlisle è presto per giungere a delle conclusioni,ci vuole del tempo…anche io non mi sono abituato subito all’idea…”

“Tu non hai vomitato sangue alla tua prima battuta di caccia Edward!”

“No…io non ti ho parlato per quasi un mese,costringendo me stesso a non mangiare e usando i tuoi sensi di colpa come arma di offesa…io ho fatto di peggio…lei no..dico davvero Carlisle,ho ascoltato i suoi pensieri…non ti odia,non ti ritiene responsabile della situazione…odia se stessa…”

“Preferirei sapere che odia me….lei non ha colpe”

“Neanche tu!! Maledizione perché ti ostini a prenderti tutte le responsabilità,sei odioso a volte…no ti capisco” Edward era balzato in piedi e guardava furente il padre,gli occhi topazio scintillanti di rabbia e dolore. Poi vedendo che Carlisle non rispondeva e leggendo nei suoi pensieri che si sentiva ancora in colpa,lanciò un urlo e con due balzi superò la scala che portava al piano di sopra e si chiuse violentemente nella sua stanza sbattendo la porta. Carlisle sentì poi che uno dei quadri appesi alla parete dopo lo scossone provocato da Edward,cadde a terra con un tonfo sordo.

Quando sentì la porta aprirsi,Edward avrebbe voluto prendere qualcosa e lanciarla a Carlisle,di solito quando lui aveva i suoi momenti il dottore non lo disturbava,ma ora sembrava essere leggermente cambiato,si voltò con un espressione furiosa sul viso…che scemò completamente quando si trovò davanti la figura decisamente femminile di Esme.

“Oh..ciao!” si era accorto troppo tardi che i pensieri un po’ turbolenti erano quelli della vampira e non quelli di suo padre. Esme gli sorrise intimidita e si avvicinò a passi leggeri nella stanza, avvicinandosi al letto sul quale Edward era seduto,incerta se sedersi o no .

“Certo che puoi” Edward la scrutò in volto inarcando leggermente un sopracciglio

“Poso cosa?”

“Puoi sederti”

“Come facevi a sapere che ero indecisa?” Esme lo guardò confusa; Edward sorrise leggermente

“Carlisle non te l’ha detto?Io leggo nel pensiero” e con un sorrisetto irritante sulle belle labbra aspettò la sua reazione. Esme ci mise un po’ a capire,poi quando il suo cervello riuscì a comprendere ciò che Edward aveva detto,il suo unico pensiero fu……..l’assoluto silenzio

“Meglio di quando pensassi… Carlisle è quasi svenuto” Edward la guardò di sottecchi e vide nella mente di Esme formarsi il volto di Carlisle ancor prima che finisse la frase. Ridacchiò,fra lei e suo padre non sapeva chi fosse più strambo.

“Leggi davvero nel pensiero?…o no! Quindi hai sentito tutti i miei pensieri…o no…o no…o no!” Esme si prese la testa fra le mani e sospirò poi si lasciò cadere sul letto di fianco a Edward che le batté una mano sulla spalla.

“Dai,non preoccuparti…Carlisle l’ha presa peggio e poi non gli ho neanche riferito i tuoi pensieri,quindi…non vedo il problema signorina Esme”

Esme lo guardò con gli occhi color oro spalancati

“Ci mancava solo che tu dicessi al dottor Cullen quello che avevi origliato e…mi hai chiamata signorina?!” e strabuzzò ancor di più gli occhi. Edward parve imbarazzato

“Ehm…come dovrei chiamarti?” la sua voce era incerta

“Solo Esme, oh Edward,non preoccuparti,non bado alle formalità…solo Esme” e gli sorrise tenera

Edward annuì e non poté fare a meno di pensare che il sorriso di Esme era proprio bello,era dolce e materno…gli ricordò per un attimo quello di sua madre e la malinconia oscurò i suoi  occhi.

“Tutto bene?” Esme gli si fece vicino e gli accarezzò con una mano i capelli,il suo  tocco così inesistente da sembrare un battito d’ali di farfalla. Edward la guardò e avrebbe voluto dirle che andava tutto bene…però guardandola in viso si sentì strano, Esme era realmente preoccupata per lui…non erano parole di cortesia le sue,era preoccupata…voleva che lui stesse bene e poi il tocco delle sue dita tra i capelli lo rilassava…il tocco di una madre.

“No…mi manca mia madre,sono tre anni che vivo con Carlisle e nonostante lui sia come un padre per me…sento che un po’ mi manca”

“L’hai dovuta abbandonare?”Esme sorrise tristemente,sua madre era morta da molti anni e anche se non pensava a lei spesso,il suo ricordo non l’abbandonava mai.

“No…lei è morta di peste spagnola,tre anni fa come mio padre…se Carlisle non mi avesse salvato, sarei morto anche io”. Esme lo guardò stupita.

“Quindi Carlisle ha salvato te in punto di morte,come ha fatto con me?”

“Si…non è una condizione necessaria,Carlisle ha salvato me perché si sentiva solo e aveva bisogno di un compagno e poi perché da quello che mi ha detto fu mia madre a chiedergli di salvarmi…non so come ma lei aveva scoperto la sua natura…ma non mi dovrei sorprendere,è sempre stata brava a capire le persone,a guardare nei loro cuori…ha visto la bontà negli occhi  di Carlisle e nonostante la sua natura si è fidata…sono grato a Carlisle di avermi salvato però delle volte,vorrei che lei fosse con me,mi manca terribilmente e sembra che il mio cuore sanguini…anche se non può battere” Edward sorrise tristemente e si appoggiò ai cuscini, Esme stava per ritirare la mano ma Edward la trattenne.

“Non,mi piace se mi accarezzi i capelli…la mamma a volte faceva così” e imbarazzato chinò lo sguardo…temeva di sembrare troppo sdolcinato o piagnucolone…però sentì la mano di Esme di nuovo  tra i suoi capelli e si rilassò con un sospirò beato. Poi come ricordandosi di una cosa fissò Esme e le chiese

“Come mai sei venuta qui?”

“Ti ho sentito urlare contro il dottor Cullen e ho pensato che fosse successo qualcosa,così ho pensato di controllare…mi dispiace,avete litigato per colpa mia”

“Non dirlo…non anche tu,uffa Esme…perché non capisci,è normale sentirsi così fuori posto…sei una vampira da neanche 24 ore…ma Carlisle è convinto che sia colpa sua,che se lui non ti avesse trasformata,tu non avresti questi problemi…però non è che si è pentito di averti salvata…no lo pensare,lui non ha ripensamenti,però…ha paura…teme che tu lo possa odiare…si si….lo so che non potresti mai,però è convinto di questo” concluse con uno sbuffo e sistemandosi più vicino ad Esme.

“Sto creando davvero tanti problemi…credi che questo fatto di non voler bere sangue sia un potere supplementare,come quello che hai tu?”

“No…secondo Carlisle,non è altro che la reazione del tuo corpo al rifiuto della tua mente di bere sangue,se accetterai  il tuo cambiamento…allora i problemi spariranno.”

“Ho paura che sarà difficile…non so quanto tempo ci vorrà”, Edward ridacchiò,

“Di che ti preoccupi,abbiamo l’eternità davanti” Esme sorrise con lui. Si era rasserenata però la paura di non abituarsi mai alla sua condizione vampiresca pendeva sulla sua testa come una spada di Damocle.

“Non pensarci,vedrai che troveremo una soluzione” Edward avvertì la malinconia lasciare il posto ad un senso di pace e tranquillità. Esme era brava nel rassicurare la gente.

“Tutti i vampiri hanno poteri come i tuoi?” Esme lo fissò curiosa

“No…finora io sono il terzo o quarto vampiro che Carlisle incontra che ha ereditato con la trasformazione dei poteri in più?”

“Terzo o quarto?”

“Si,nella sua lunga vita,Carlisle ha conosciuto un gruppo di vampiri italiani,i Volturi…una specie di famiglia reale dei vampiri,che hanno il compito di proteggere la nostra esistenza,eliminando coloro che la mettono in pericolo…”

“Sono anche loro vegetariani?”. Edward scisse la testa.

“Loro si nutrono di sangue umano…abitano a Volterra,una cittadina italiana e sono definiti protettori delle arti notturne,Carlisle per un certo periodo di tempo ha vissuto con loro e ha scoperto che alcuni di essi posseggono poteri come i miei:ad esempio c’è Aro,che è grande amico di Carlisle,che può leggere nel pensiero ma solo se la persona di cui ascolta i pensieri lo sta toccando, poi c’è Marcus,l’altro”fratello” di Aro,che sente che tipo di legame c’è tra due persone…poi c’è Caius,ma di lui Carlisle non mi ha parlato…e poi ci sono le guardie del corpo del tre Volturi, anche loro hanno poteri supplementari…Jane,una vampira dall’aspetto di bambina che agendo sulla sfera fisica delle persone genera la sensazione di dolore e non credo si tratti di sensazione e basta…è qualcosa di più profondo!” Esme rabbrividì al pensiero…lei il dolore l’aveva provato molte volte…scosse la testa…non voleva pensarci.

“Carlisle ha ereditato qualcosa della sua vita umana?”

“La compassione…lui è l’essere più compassionevole che io abbia mai conosciuto”

“E…io…ho anche io qualche cosa della mia vita passata?”

Edward la guardò…era ancora presto per sapere se lei avesse portato qualcosa della sua vita umana.

“Non saprei…magari lo scopriremo più in là”. Esme annuì,non riuscendo a celare un piccola punta di delusione,però magari avrebbe scoperto qualcosa.

Si alzò dal letto e sentì lo sbuffo di protesta di Edward,perché aveva smesso di accarezzargli i capelli, rise felice.

“Parlare con te me fa bene Edward…grazie” Gli occhi del ragazzo si illuminarono e il suo viso assunse la bellezza di un angelo. Esme sorrise contenta e si diresse verso la porta. Edward la chiamò

“Anche a me fa piacere chiacchierare con te…finalmente non sarò solo per tutta la giornata…Carlisle ha i turni in ospedale e io non ho nessuno con cui giocare…magari qualche volta vieni da me,così ascoltiamo un po’ di musica e poi andiamo in giro a fare compere…ah già,dobbiamo andare a prenderti qualche vestito…non puoi andare in giro così” e annuì vigorosamente, poi aggiunse vado da Carlisle a dirglielo…vieni con me” con un balzo fu giù dal letto e trascinò Esme giù per le scale,sul volto un sorriso felice ,l’animo rasserenato. Esme lo guardò e sorrise felce…forse con Carlisle e Edward, sarebbe stato più facile accettare la sua natura.

L'angolo dell'Autrice Pazza

Grazie a tutti per i commenti…siete la mia forza ragazzi!!!Non smetterò mai di dirvi grazie per il solo fatto che commentate Beyonde eternity !!Grazie a voi trovo al forza di scrivere la storia di questi due personaggi che sono secondo me una delle più belle coppie del libro!    Grazie ancora,vi adoro…Baciotti Maria

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Decisoni ***


Carlisle si appoggiò stancamente allo schienale della poltrona,fissando con sguardo assorto il fuoco nel camino,Edward si era chiuso in camera e sembrava intenzionato a non voler uscire per un paio d’ore,sospirò e si rese conto che il rapporto padre figlio non era affatto facile,nonostante convivessero insieme da ormai tre anni delle volte sembrava difficile comunicare,Edward era spesso impulsivo, irrequieto e anche se faticava ad ammetterlo,non riusciva ad abituarsi alla sua condizione di vampiro vegetariano.Aveva avuto contatti con il mondo esterno già da un annetto e spesso aveva smesso di respirare in presenza di un odore particolarmente forte e attraente,anche per lui il sangue aveva un certo richiamo…eppure,c’era qualcosa dentro di lui che lo portava a non cedere,era una presenza forte nel suo animo e nel suo corpo…disgusto…per ciò che era e per aver costretto altri alla sua stessa condizione,il disgusto per se stesso gli impediva di far del male a persone innocenti….provava ribrezzo per il sangue umano ma al tempo stesso c’era quella parte miserevole e maledetta del suo animo, che nell’oscurità della sua stanza sussurrava al suo orecchio, che bramava quel liquido come un qualunque essere vivente bramava l’aria. Carlisle si passò una mano tra i capelli biondi spettinandoli e lasciando che alcune ciocche gli cadessero sulla fronte e socchiuse le labbra: era maledettamente difficile alle volte mettere a tacere quella parte del suo animo…eppure lui doveva riuscirci…per amore di Edward e di tutti quegli innocenti che avrebbe potuto uccidere se non si fosse controllato a sufficienza e anche…per lei…che non lo odiava e anzi colpevolizzava se stessa per ciò che era…splendida creatura…come aveva potuto rendere Esme uguale a lui…come aveva potuto dannare la sua anima e strappare quell’angelo dalle braccia di Dio…che diritto aveva lui di impedirle di raggiungere la pace del Signore…la sua parte oscura aveva esultato quando lei si era risvegliata e nei suoi occhi  aveva visto per un attimo lo sguardo del demone…così simile a quello di Edward e al suo…quando si guadava allo specchio ogni mattina,quando cacciava…il demone in lui la bramava ma quella poca umanità che doveva esserci in lui avrebbe tenuto  a freno questo desiderio di averla sempre al suo fianco…per l’ eternità. Avrebbe protetto Esme da se stesso,lei non si sarebbe dovuta avvicinare a lui…avrebbe cercato di tenerla a distanza e avrebbe cercato di non toccarla…di non guardarla…di ignorarla…anche se il suo cuore muto avrebbe sanguinato per questo.

Fu distratto dai passi di Edward che scendeva dalle scale seguito da Esme che sorrideva tranquilla,ogni traccia del dolore di poco prima scomparsa, grazie a Edward. Quel sorriso gli fece male, perché memore della promessa di non poterla mai avere,di non poterla toccare. Edward dovette percepire qualcosa,perché il suo sorriso si attenuò,come se una nuvola avesse per un attimo oscurato il sole; rivolse un impercettibile sguardo a Carlisle che altrettanto impercettibilmente scosse il capo.

“Stavo dicendo a Esme che ha proprio bisogno di vestiti…dovremmo comprarglieli”, il giovane vampiro aveva preferito ignorare la questione.

“Non possiamo andare noi di persona Edward…cosa penserebbero se ci vedessero entrare in un negozio di abiti da donna?O peggio in un negozio di…intimo?” e l’ultima parola gli si strozzò in gola,tra le risatine di Edward che subito rispose

“Penserebbero che tra un paziente e l’altro e tra un turno e l’altro tu vada in giro con i tacchi a spillo e i cappellini alla francese…Lo sai che c’è in giro gente strana no?” e sbatté le palpebre con aria innocente mentre Esme al suo fianco si mordeva le labbra  cercando di non ridere ma poi vedendo l’espressione sconvolta di Carlisle scoppiò a ridere senza ritegno e quando le gambe non la ressero più si accasciò sul tappeto seguita da Edward che la guardava con espressione soddisfatta;Carlisle deglutì…come poteva allontanarla se la sua risata sembrava attirarlo, se i suoi capelli alla luce del camino acceso sembravano fiamme rosse, se il suo volto con il riso aveva assunto un’espressione che lo rendeva succube di ogni suo gesto? Si impose di calmarsi e Edward lo guardò di nuovo non riuscendo a capire dove i suoi pensieri lo stessero portando e Carlisle non poteva aiutarlo.

“Allora…come facciamo,voglio dire…noi non possiamo recarci di persona, ma Esme non può rimanere per sempre vestita così” e Edward indicò la camicia che la vampira indossava come se fosse uno straccetto. Esme annuì anche se a malincuore: circondata dal profumo di Carlisle si sentiva protetta, le emozioni provate poco prima si erano attenuate, però non poteva assolutamente presentarsi vestita in quel modo,dovevano trovare una soluzione.

“Potremmo ordinarli…attraverso quei cataloghi che sponsorizzano i grandi atelier….nella sala d’aspetto dell’ospedale ce ne sono alcuni,potrei prenderli non appena termino il turno” Carlisle concluse il suo discorso alzandosi e gettando uno sguardo all’orologio a pendolo posto davanti al camino:segnava le tre del mattino,la notte era ancora lunga. Edward approvò l’idea e si rivolse a Esme:

“Che ne dici?Finora è l’unica soluzione trovata!”. Esme li fissò dubbiosa: conosceva quei cataloghi per fama, sponsorizzavano le creazioni di stilisti emergenti e dei grandi atelier della moda a cui solo pochi privilegiati potevano accedere…erano tremendamente costosi! Non voleva che Carlisle spendesse tutti quei soldi per lei che,arrivata da poche ore, aveva creato solo problemi.

“Non pensarci nemmeno!!Come puoi pensare questo Esme! Credevo di avertelo detto,non devi fartene una colpa…e poi i soldi!” Edward sbuffò e Carlisle lo fissò interrogativo; Edward si affrettò a spiegare:

“Si preoccupa dei soldi…non vuole che tu spenda troppo per lei…è convinta di procurare solo guai!Diglielo anche tu…che non deve preoccuparsi dei soldi…Carlisle ne ha accumulati molti in questi anni…diglielo!”Edward aveva il fiatone e il viso acceso dalla rabbia:Esme era così cocciuta!Era un’impresa convincerla a non essere un peso per loro… a lui piaceva tanto…per non parlare di Carlisle.

“Non preoccuparti Esme,i soldi non sono un problema,sentiti libera di ordinare tutto ciò che vuoi,senza preoccuparti…Scusatemi ora,devo andare nello studio…ho delle faccende da sbrigare” Carlisle si volatilizzò su per le scale,sotto lo sguardo sbigottito di Edward e quello triste di Esme: la parole di Carlisle erano state fredde,professionali,come se stesse parlando con un collega di lavoro anziché con…con lei!Esme si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo cominciando a giocherellare con un lembo della camicia…sembrava che il profumo di Carlisle fosse scomparso all’improvviso e il fuoco del camino le era apparso freddo come non mai,mentre prima le sembrava di avvertire un delizioso tepore e un brivido lungo la schiena,anche se sapeva che quello forse era dovuto alla presenza del dottore…dottore che a stento l’aveva guardata mentre pronunciava quelle fredde parole. Forse Carlisle si era già stancato di lei…una morsa le prese lo stomaco e si sentì male:non voleva far arrabbiare Carlisle,non voleva che lui si stancasse di lei…voleva restare con lui il tempo necessario per imparare a controllare la sua condizione…poi se lui non l’avesse voluta lei avrebbe anche potuto decidere di…e al pensiero di allontanarsi da lui,la morsa allo stomaco divenne così dolorosa che lei dovette mordersi le labbra,per non scoppiare a piangere nel suo pianto silenzioso…sentì il vuoto intorno a sé…il nulla più assoluto…non voleva e soprattutto non poteva  allontanarsi da lui…il solo pensiero faceva così male!…

Avvertì la mano di Edward poggiarsi sulla sua spalla e alzò lo sguardo a fissarlo:rimase a bocca aperta… gli occhi  di Edward solitamente così caldi  e di quel bel color oro,erano neri e bruciavano di qualcosa che somigliava al rancore. Ma gli occhi d i Edward erano puntati sulle scale ,dove suo padre era appena fuggito e non poteva immaginare l’espressione di Esme. O forse si.

“Vado su e torno subito…non preoccuparti,sarà ancora integro…non gli farò del male”

“Edward! Che dici?Non parlare ti azzardare a parlare in questo modo a tuo padre”Esme si sorprese nel sentire la sua voce così decisa e questo dovette sorprendere anche Edward dato che il giovane vampiro si girò a guardarla,un’espressione stupita nello sguardo di brace.

“Non essere crudele con lui…forse ha altro a cui pensare…cerca di essere comprensivo”

“Ci proverò” ma la voce di Edward era pregna di stupore e poco convinta. Si chinò e diede un leggero bacio sulla guancia di Esme che sorrise felice di quel piccolo gesto. Edward salì di corsa le scale e quando Esme sentì una porta aprirsi e poi chiudersi con un rumore secco,sopirò e si avvicinò alla finestra del soggiorno: fuori era ancora buio. Sarebbe stata una notte molto lunga.

Angolo dell’Autrice Pazza

Wow!Allora vi ringrazio per tutto i complimenti che mi fate!!Vi adoro,uno per uno e grazie per aver messo la mia fanfic tra i preferiti:siamo a 8!!Wowwwwww!!Cosa ne dite di questo cap? Esme,Carlisle e Edward vi piacciono o stanno diventando noiosi? Ditemelo se c’è qualcosa che non vi piace…io mi prostro ai vostri piedi pronta ad ascoltare i vostri suggerimenti!Mi sento tutta elettrizzata da quando ho visto il trailer di Twilight in italiano!!La voce di Edward(sbav…sbav…sbav!!)  è la cosa più bella che abbia mai sentito finora!!Comunque …dovrei aggiornare anche stasera o al più tardi domani…mi sento ispirata!Baciotti Maria!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Padre e figlio ***


Edward richiuse la porta dello studio di Carlisle stancamente e si appoggiò ad essa scrutando con lo sguardo lo studio di suo padre: sulla parete di sinistra l’enorme libreria occupava tutto lo spazio, fino al soffitto, tutti i volumi che Carlisle aveva letto nel corso degli anni erano stipati su quegli scaffali polverosi e di legno pregiato: più di duecento anni di conoscenze. Alla parete di destra erano appesi alcuni riquadri nei quali erano state sistemate le numerose lauree che suo padre aveva preso,quasi tutte in campo medico. Poco più sopra- e ad Edward scappò un sorriso per l’ironia della cosa- una croce di legno lustra e splendente,come nuova. Il giovane vampiro sapeva che era appartenuta al padre di Carlisle,che era l’unico ricordo che suo padre aveva della sua vita umana l’unico insieme a qualche frammento di ricordi su ciò che era. Carlisle gli aveva raccontato la sua storia per grandi linee,senza soffermarsi sui  particolari, raccontando solo l’essenziale,come ad esempio la presenza dei Volturi,ma questo glielo aveva detto non appena Edward aveva scoperto quale fosse la sua condizione:per proteggerlo e per fargli capire che non poteva mettere in pericolo la loro esistenza e la loro copertura. Edward spostò lo sguardo sull’elegante scrivania di mogano e sulla sedia in pelle vuota, guardò davanti a sé e vide l’enorme vetrata alla quale stava Carlisle intento a fissare il panorama,peccato che le pesanti tende fossero tirate e impedissero qualunque visone del mondo esterno. Edward si mordicchiò le labbra e resistette alla tentazione di sbirciare nei pensieri di suo padre…voleva che fosse lui stesso a dirgli cosa gli passava per la testa.

“Carlisle?” ma il vampiro non si girò. Edward inarcò un sopracciglio visibilmente infastidito,sia per essere stato ignorato sia per ciò che era successo poco prima, e decise di provare con la parolina magica.

“Papà?” a quella parola Carlisle si girò e fissò Edward negli occhi,il vampiro nascose un sorriso soddisfatto,quando qualcosa non andava lui faceva semplicemente presa sul senso paterno insito nel dottore….semplicemente meschino…semplicemente efficace.

“Cosa vuoi Edward?” la voce del dottore suonò stanca e irritata. Edward esitò,indeciso se non sapesse se essere diretto o girare intorno alla questione…decise di andare dritto al sodo,era la tattica migliore…

“Perché  hai trattato Esme in quel modo?”Grande Edward,dritto al sodo…grande tattica .Ma l’espressione furiosa che comparve sul viso di Carlisle gli fece dubitare che fosse una così grande idea…Pessima idea Edward…dritto la sodo…sicuro come no!

“Non l’ho trattata in nessun modo Edward,mi sono comportato nello stesso modo di sempre” Eppure quelle parole suonarono false persino a lui. Aveva ignorato lo sguardo ferito della vampira di proposito,per non sentirsi in colpa,per ignorare quel senso di vuoto che aveva provato nel sentire il respiro di Esme arrestarsi alle sue parole e poi riprendere a respirare solo quando aveva cominciato  a salire le scale…come se non volesse disturbarlo con la sua presenza.Gli venne da ridere: Esme non era inopportuna,lei era così…maledettamente…bella e lui l’aveva spettata per tanto tempo…credeva che il ricordo di lei potesse bastargli per sempre,in fondo in quei dieci anni non aveva fatto altro…si era sempre fatto bastare il ricordo del loro incontro,del suo sorriso,della sua voce e semplicemente di lei…però,ora, era maledettamente difficile starle accanto senza poterla toccare,guardare…amare

“Perché ti freni? Cosa ti impedisce di farlo?” la voce di Edward era dolce,Carlisle lo guardò negli occhi e vide che suo figlio sorrideva,un sorriso dolce e triste.

“Non è il momento adatto…ha bisogno di tempo per controllare la sua condizione…io potrei solo darle altri problemi,prima deve imparare a controllarsi…”

“Non è solo questo…Carlisle, tu hai paura” al voce di Edward suonò sicura,doveva aver letto la sua decisione di stare lontano da Esme.

“Edward…sono stato egoista…ho pensato solo al fatto che avrei potuto tenerla con me…per sempre…quando invece il suo destino sarebbe stato più facile…se l’avessi lasciata alla morte…l’ho condannata Edward…questo è il mio peccato più grande…”

“Ti penti di aver salvato anche me?” la voce di Edward era un sussurro roco…temeva che suo padre si fosse pentito anche di aver salvato la sua di vita…e non voleva…voleva che Carlisle avesse un motivo valido per avergli salvato la vita…voleva che suo padre fosse orgoglioso di lui…Carlisle lo guardò,indeciso se credere o meno a ciò che aveva detto.

“Edward - e si avvicinò al vampiro posandogli le mani sulle spalle,fissandolo negli occhi d’orati,così simili ai suoi- non pensare neanche per un istante che io mi penta di averti salvato…non è solo perché me lo chiese tua madre…io sapevo…avevo la certezza assoluta che salvandoti avrei fatto la cosa giusta…perché meritavi una seconda possibilità…ti guardo,guardo la tua luce,la bellezza della tua anima e so di aver fatto la cosa giusta…tu sei mio figlio e sei la parte migliore di me” e sorrise vedendo lo stupore nei suoi occhi.

“Mi dispiace…sono irrequieto,impulsivo,totalmente privo di giudizio e ho paura di deluderti…e non voglio farlo!” la voce di Edward suonò decisa e forte nel silenzio della sua stanza.

“Ognuno di noi commette degli errori e ne io ne tu siamo esorti da ciò…però…tu non mi deludi mai…figlio mio” .

“Grazie…papà…però questo non cambia che non dovresti trattare in questo modo Esme…lei deve aver sofferto tanto…altrimenti non si sarebbe gettata dal dirupo”. Carlisle annuì ma rimaneva dell’idea che meno contatti aveva con Esme…più lei sarebbe stata al sicuro.

“Durante la trasformazione…quando mi pregava di ucciderla…sussurrava sempre un nome:Thomas…diceva che presto l’avrebbe  raggiunto  e poi mi pregava di ucciderla…Thomas deve essere il motivo per cui si è suicidata” Carlisle parlò con una voce fredda e incolore…gli aveva fatto male sentire quel nome pronunciato dalle sue labbra…c’era amore nel modo in cui Esme chiamava quel nome e lui…per un istante…si era sentito…geloso e tradito…assurdo…però avrebbe voluto sentire il suo nome sussurrato dalle sua labbra e non quello di un altro uomo.

“Sei geloso?” al voce di Edward era divertita

“No!Che dici…come ti viene in mente!” e abbassò lo sguardo come un bimbo colto con le mani nel vaso della marmellata. Edward ridacchiò.

“Comunque resta il fatto che non puoi continuare ad ignorarla…se non vuoi confessarle ciò che provi…almeno parlale,sei il suo punto di riferimento…il tuo atteggiamento l’ha ferita molto Carlisle”

“Cercherò di comportarmi con naturalezza,però non pretendere grandi sforzi…devo allontanarla da me Edward..io sono pericoloso per lei”. Edward preferì annuire e dargli ragione…discutere sarebbe stato inutile…inoltre avevano altro a cui pensare.

“Dovremmo allenarla…come hai fatto con me…anche per il problema dell’alimentazione,magari potremmo portarla ora a caccia…mancano alcune ore all’alba…potremmo farla mangiare,però in maniera meno vorace…con più prudenza e vedere se con un numero minore di sangue,il suo organismo resiste”. Il ragionamento di Edward non faceva una piega,Carlisle si trovò d’accordo con lui e annuì.

“Andiamo giù e portiamola a caccia…chissà che al tua idea funzioni”. Si girarono entrambi verso al porta e silenziosamente uscirono.

Angolo dell’Autrice Pazza:

Grazie a Red Robin che ha commentato!!Un bacione grande grande^_^

Il capitolo è un po’ cortino ma spero che vi spiccia lo stesso…ho sempre voluto scrivere di un confronto tra Edward e Carlisle(non credo sarà l’ultimo) mi sentivo ispirata,anche perché ho visto il trailer di Twilight in ITALIANO e ho perso la testa per al voce di Edward ( credo sia la voce di Lucas di One Three hill…credo!^_^’’)…Spero vi piaccia…mi raccomando ditemi sempre al verità: se fa schifo voglio saperlo!!Baciotti Maria!!

                       

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Bolle di pensiero e di sapone ***


                                                                                                                                                               A Daniele,il mio cuginetto                                                                                                                                                          Che è il mio Midnight Sun

Esme si spostò nervosa,cambiando posizione per l’ennesima volta. Edward era appena andato via,seguendo Carlisle all’interno del suo studio e lei non sapeva che fare. Il fuoco dietro di lei continuava a scoppiettare allegro,incurante della giovane vampira che aveva un’aria tutt’altro che allegra. Esme sbuffò curvò all’ingiù le labbra e prese a tormentare la camicia con le dita bianche.

Non voleva che Carlisle si arrabbiasse con lei…non voleva essere un peso,voleva che lui la considerasse un’amica…o una conoscente al limite…era incredibile…stavano convivendo da neanche 24 ore e già non si sopportavano!Un record! Però c’era Edward che sembrava essere felice della sua presenza…le aveva anche detto che somigliava alla sua mamma…al ricordo della conversazione avuta con il vampiro Esme si sentì felice: se le cose fossero andate diversamente,le sarebbe piaciuto vedere il suo Thomas comportarsi come Edward una volta cresciuto…sorrise:un bel ragazzo,alto e dolce e identico a lei…solo e unicamente a lei…non avrebbe sopportato che il suo bambino assomigliasse solo vagamente a lui…mai…perché Thomas era solo suo figlio e tanto bastava,però… il suo bambino era morto e non sarebbe tornato più…un nodo le strinse lo stomaco e pensò di morire…quelle ore sembravano essere appartenute alla vita di un’altra persona,in un attimo si ricordò il motivo che l’aveva spinta  a gettarsi dal dirupo e si portò una mano alla fronte:come aveva potuto anche solo dimenticarsi di suo figlio…si sentì male…suo figlio era morto….Thomas non c’era più…e lei era una vampira…perché tutto sembrava così irreale…cercò di respirare con calma…era una vampira…e per nutrirsi doveva bere…sangue…al ricordo del liquido caldo che le scivolava in gola provò una sensazione di bruciore alla gola…possibile che avesse fame dopo solo poche ore? Doveva nutrirsi…una sensazione di nausea le prese la bocca dello stomaco…non voleva nutrirsi…sentiva dentro di lei il desiderio di bere e il disgusto verso se stessa…sentimenti così contrastanti che l’avrebbero portata alla pazzia. Avrebbe dovuto trovare alla svelta una soluzione,ma in quel momento la porta di una stanza al piano di sopra si aprì tanto silenziosamente che se non avesse avuto un udito così sviluppato non se ne sarebbe neanche accorta. Vide Edward,seguito da Carlisle, scendere le scale con passo leggero e sicuro e umano,non alla velocità con cui prima era salito. Sorrideva quindi la situazione doveva essere stata chiarita;sospirò di sollievo ora non avrebbe dovuto far altro che parlare lei stessa con Carlisle e trovare un accordo:apprezzava il fatto che Edward avesse deciso di fare da intermediario,perché doveva in qualche modo aver rasserenato Carlisle però avrebbero dovuto chiarire tra di loro o lei non si chiamava più Esme Ann Platt. Incrociò lo sguardo di Carlisle e il fiato le si spezzò in gola…c’era qualcosa in quegli occhi stupendi che la faceva sentire debole e bisognosa di appoggio,del suo appoggio….quello sguardo era caldo,quasi bollente…a quel pensiero si sentì in imbarazzo e chinò la testa sottraendosi agli occhi del dottore che la guardava con un intensità tale da farle sentire brividi lungo la pelle…cercò di deglutire e spostò lo sguardo verso Edward che all’ultimo scalino si era bloccato con gli occhi sgranati e un’espressione di stupore dipinta sul bel viso…probabilmente aveva ascoltato i suoi pensieri…impiccione! A quella parola quasi Esme l’avesse detta ad alta voce Edward si riscosse e le fece la linguaccia,Esme ridacchiò e ricambiò sotto lo sguardo stupito di Carlisle. Il dottore non avrebbe ami voluto incontrare gli occhi della dolce Esme e quando ciò era successo si era imposto di distogliere lo sguardo…però gli occhi di Esme avevano una meravigliosa sfumatura ambrata…che sembrava accoglierlo nelle profondità di un abisso pieno di un sentimento che non riusciva o forse non voleva decifrare…si sorprese a desiderare di sedersi accanto a lei e sfiorare con le dita quella guancia morbida e pallida,di un pallore simile alla luna…così delicato e invitante…e le sua labbra,morbidi petali di rosa…come doveva essere accarezzarle,sfiorarle…baciarle…vide Edward irrigidirsi di fronte a lui e in quello stesso momento anche Esme distolse lo sguardo,un’espressione inquieta negli occhi. Sospirò perché sicuramente Edward aveva percepito i suoi pensieri,gli chiese scusa con il pensiero,ma suo figli era concentrato nel fare al linguaccia a Esme che rispose ridacchiando. Si schiarì la voce e i due gli rivolsero uno sguardo interrogativo; poi Edward si ricordò del perché erano scesi e si rivolse ad Esme.

“Esme,ora dovremmo andare a caccia…hai bisogno di nutrirti e devi esercitarti nel controllare il disgusto che il sangue ti provoca”,l’espressione di Esme era di orrore e di paura,Carlisle sentì una stretta al cuore e cercò di parlarle.

“Ti prego Esme…devi provare…altrimenti non sari mai in grado di controllare la tua condizione,so che è difficile,ma devi provarci…non riuscirai mai a convivere con gli umani,non puoi restare qui per sempre…ti prego…provaci,esercitati,mangerai sotto il nostro controllo….magari sceglieremo degli animali come cerbiatti, e cercheremo di controllarti…così ti abituerai al sangue a cercherai anche di controllarti,sei una neonata e ora come ora sei molto pericolosa…però possiamo aiutarti…ti prego fidati di me” e le allungò la mano. Esme lo fissò con gli occhi spalancati…le sue parole…il tono della sua voce,inizialmente così calmo e poi quasi disperato,poteva fidarsi? Guardò Edward che le sorrise incoraggiante,fissò nuovamente la mano di Carlisle e poi i suoi occhi…non c’era inganno nel suo sguardo…solo la promessa che se avesse potuto avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per aiutarla, si rese conto il quel momento che se lui le avesse proposto una passeggiata all’inferno…lei avrebbe accettato,perché se lui era al suo fianco allora non avrebbe dovuto temere nulla. Allungò la mano e la intrecciò saldamente a quella del dottore. Combaciavano alla perfezione. Sia alzò aiutata da lui e sorrise leggermente.

“Andiamo a caccia”

 Percorsero velocemente la distanza tra al casa e lo spiazzo dell’altra volta. Esme respirò cercando di imporsi la calma…era una vampira ed era nella sua natura bere sangue…sentì uno spasmo alla bocca dello stomaco…doveva cercare di nutrirsi o non sarebbe sopravvissuta. Edward le appoggiò una mano sulla spalla e le sorrise incoraggiante.

“Forza Esme vediamo chi è più veloce”

“Cacci anche tu?” il vampiro annuì e disse

“Si…però cercherò di tenerti d’occhio e così anche Carlisle…poi dopo che ti sarai nutrita sarà lui ad andare a caccia…domani deve tornare in ospedale e ha bisogno di tutto il nutrimento necessario” un altro sorriso e lo vide scomparire nella boscaglia,si voltò verso Carlisle che le fece un cenno con la testa.gli sorrise e seguì Edward nel bosco.

Gli alberi frusciavano al suo passaggio in una danza di foglie e rovi,ma lei li ignorava concentrandosi sulla corsa e sul brivido che le trasmetteva il vento tra i capelli,sentiva ogni singola forma di vita che si muoveva intorno a lei…le formiche che ordinate entravano e uscivano dal loro formicaio…gli uccelli che covavano le loro uova…era una strana sensazione,un po’ insolita…ma non sgradevole…il su olfatto sviluppato registrò ogni singola fragranza floreale…rose selvatiche,margheritine,lavanda e anche impercettibilmente del muschio…poi ad un trattò si fermò ed inspirò profondamente:dolciastro e vagamente salato,l’odore del sangue le inebriò i sensi e si sentì sprofondare in un abisso di oscurità e istinto…Esme si era annullata lasciando il posto al demone che era in lei. Si fermò e Edward con lei,si avvicinarono entrambi ad un cespuglio,Edward leggermente distante per lasciarle campo libero:c’era una figuretta accucciata tra i cespugli,un cerbiatto dalla pelliccia color miele,con macchioline color caffè,le zampe sottili piegate all’ingiù,il cerbiatto dormiva profondamente,ignaro del pericolo corso…il demone dentro di lei ululò di gioia e di piacere…ogni singola goccia di sangue che scorreva in quel piccolo corpo era un richiamo irresistibile,qualcosa che l’attraeva come una calamita…si gettò sull’animale,con voracità e straziò la carne prima di affondare i denti nel collo,un gemito e uno strillo acuto,poi la bestiolina le sia accasciò in grembo,mentre Esme,non più il demone,prese coscienza dell’accaduto e si staccò dall’animale con un gemito di sorpresa….fu come riemergere dall’acqua dopo essere rimasta senza respiro per un tempo indefinito…Esme sentì il demone che era in lei acquietarsi e lo stomaco le si strinse, si appoggiò ad un albero e scivolò al suolo,mentre Edward le si avvicinava e con gli occhi brucianti per la sete le offriva il cerbiatto perché continuasse a bere.

“Ora sarà un po’ più facile…non devi lasciare che il demone che è in te prenda il sopravvento…devi mantenere la tua personalità o diventerai un belva…ricorda il tu nome…qualcosa che ti è caro e aggrappati ad esso,per restare te stessa…così facendo riuscirai a far coesistere la parte dannata di te e ciò che non ti permette di accettare al tua condizione,devi restare Esme mentre ti nutri…non lasciare che il demone prenda il sopravvento…ora ti prego mangia perché…questo sangue mi sta tentando…avanti bevi…io sarò qua intorno” e lasciando il cerbiatto ai suoi piedi si allontanò correndo. Esme fissò il sangue scorrere e sentì l’essere che c’era in lei scalpitare per venire fuori….cercò di reprimerlo…Esme…Esme…Esme…doveva ripetere il suo nome,ricordarsi chi era…un ricordo caro…Thomas…suo padre…la fattoria…la mamma…Carlisle…Edward…Charles…no…lui no!Il demone prese il sopravvento e si ritrovò a succhiare il sangue  così avidamente che terminò in pochi secondi…Cercò di risalire il baratro…Carlisle…Edward…urlò e batté i pugni per terra…Esme…chi era Esme?…Io…Sono Esme! Esme…i suoi ricordi…Thomas…Avvertì che qualcosa in lei cambiava…un legame spezzato si risanò e lei si ritrovò a guardare il mondo con i suoi occhi…il demone era scomparso….sorrise,per ora ce l’aveva fatta …però la sete si faceva ancora sentire…un crampo allo stomaco la costrinse  a sedersi….Respirò profondamente,una,due,tre volte…le veniva d vomitare…però per qualche ragione,riusciva a controllare il disgusto per il sangue…però era una cosa che non sarebbe mai scomparsa…si passò una mano tra i riccioli,erano un po’ sudati…avrebbe dovuto fare un altro bagno non appena tornata a casa…l’odore del sangue la colpì di nuovo e i  suoi sensi si riaccesero…doveva esserci una preda da qualche parte…il  demone si agitò ma lei riuscì a tenerlo sotto controllo,anche se con un grande sforzo.Si diresse verso l’odore e prese a cacciare.

Si ritirarono due ore più tardi,l’alba ormai vicina.Nonostante Esme fosse riuscita  a cacciare non lasciandosi sopraffare dal demone che c’era in lei,aveva comunque vomitato una parte del sangue bevuto,il problema non era ancora stato risolto,però c’erano stati dei passi avanti. Esme,aveva rigurgitato solo una parte del sangue…poteva sopravvivere per qualche giorno senza andare a caccia. Carlisle era felice,la situazione stava migliorando,nel giro di tre - quattro mesi,tutto si sarebbe risolto,anche se per avere dei contatti con gli umani Esme avrebbe dovuto aspettare ancora.

Correvano veloci verso casa,tutti sazi e rilassati.La giornata era cominciata bene.

Carlisle si diresse al lavoro,molto presto,il tempo di cambiare al camicia sporca di sangue,di darsi una sistemata ed eccolo pronto per tornare al lavoro. Promise  ad Edward che avrebbe recuperato le riviste che servivano ad Esme quel giorno stesso,così la ragazza avrebbe potuto facilmente vestirsi.

Quando si volse verso Esme accoccolata sul divano davanti al camino,rimase a guardarla incantato. Era soprappensiero e si mordicchiava il labbro inferiore con i denti bianchi. I riccioli color caramello le ricadevano sulle spalle e risplendevano come fiamme alla luce del fuoco,la camicia le lasciava scoperta una spalla di un cremoso bianco e lasciava scoperte anche le lunghe e belle gambe,snelle e flessuose,che risplendevano di una luce fioca così come tutto il suo corpo. Esme si girò,sentendosi osservata e si perse negli occhi di Carlisle,si sentì fluttuare mentre una sensazione di calore la invadeva;il dottore indossava un completo scuro,che fasciava il corpo snello e tonico,non portava la giacca e la camicia si tendeva sui muscoli sodi delle braccia ad ogni minimo movimento. I capelli biondi erano accuratamente pettinati anche se qualche ciocca ribelle scivolava sulla bella fronte e sugli occhi dolci e dallo sguardo intenso. Esme non stentava a credere che ogni singola infermiera dell’ospedale gli facesse gli occhi dolci…si sentì infastidita,se le avesse avute davanti avrebbe cavato gli occhi ad ognuna,si ricordava l’effetto che Carlisle faceva alle donne,giovani e anziane,anche sua madre era rimasta sorpresa quando l’aveva incontrato per la prima volta. Distolse lo sguardo ma Carlisle continuò a fissarla incantato fin quando Edward non gli porse la giacca e lo spinse verso la porta,sbuffando sonoramente e borbottando qualcosa a proposito di un espressione da pesce lesso. Esme si girò per salutarlo,la voce un po’ incerta e imbarazzata.

“Carlisle…buona giornata” e lui spalancò gli occhi sorpreso per poi rispondere,un sorriso che la fece scogliere.

“Buona giornata anche a te Esme - il suo nome sussurrato dal bel dottore fu come una carezza sulla pelle nuda-ci vediamo questa sera…e tu- si rivolse ad Edward - cerca di non combinare niente”

“Chi? Io?” Edward aveva sul viso l’espressione più innocente del mondo. Carlisle lo fissò con un sopracciglio inarcato.

“Si…tu! Non provare a fare nulla…hai il pianoforte nell’altra stanza…suonalo!Non ti azzardare a fare le faccende domestiche,l’ultima volta hai incendiato la cucina, le tende del soggiorno, rovesciato il servizio di porcellana, e con chissà quale intruglio hai il pavimento della MIA stanza è stato ridotto ad un ammasso di legno bruciacchiato…Non fare niente Edward…Niente!Chiaro?”

“Si…mammina”e il vampiro sbatté le palpebre angelicamente. Carlisle alzò gli occhi al cielo e dopo un ultimo sorriso ad Esme indossò la giacca,aprì la porta e si diresse al lavoro. Edward sospirò e si diresse in cucina fischiettando,un espressione strana negli occhi, Esme lo seguì preoccupata.

La cucina era in legno di ciliegio,lucida e lustra,la stanza era grande,troppo per due persone, ma non era solo la stanza,anche la casa era troppo grande per due persone,era triste come considerazione però era vera.

“Deve essersi sentito molto solo in tutti questi anni…prima di conoscerti” la voce di Esme era poco più di un sussurro.

“Credo di si,non ho mai provato a chiederglielo…ne a invadere i suoi pensieri,ha sempre cercato di tenerlo nascosto,credo per non rattristarmi,però a volte durante la notte…quando i pensieri fluiscono liberamente,sentivo la sua tristezza,mitigata dalla mia presenza,e il suo senso di colpa per avermi costretto ad una esistenza dannata. All’inizio non andavamo molto d’accordo,io non volevo abituarmi all’idea di bere sangue umano- e si fermò per vedere la reazione di Esme,rimase sorpreso quando vide che lo fissava con un sorriso dolce sul volto- e non potevo andare contro Carlisle,perché vedevo la sua innocenza,il suo animo puro e candido,la sua convinzione in ciò che faceva…e il suo dolore per al mia sorte,che egli stesso aveva deciso.” Edward si interruppe e si volto verso una porta alla sua sinistra, Esme non l’aveva notata prima,troppo presa ad ascoltare ciò che Edward diceva. Il vampiro si avvicinò alla porta e l’aprì:dentro c’erano scope di tutte le misure,flaconi con scritte colorate,secchi di plastica…tutto l’occorrente per far splendere la casa.

“Edward –Esme gli si avvicinò preoccupata- che stai facendo?Carlisle ha detto che non devi assolutamente avvicinarti a quegli oggetti…e dopo tutto quello che hai fatto…capisco il perché”

Edward la fissò con un sorrisino sulle labbra

“Andiamo Esme! Papà non lo saprà mai…e se non vuoi che combini guai perché non mi aiuti?Sei una donna…qualche volta avrai fatto le faccende domestiche…o forse- e le lanciò uno sguardo da sopra la spalla,senza neanche girarsi – vivevi nella bambagia…senza fare neanche uno sforzo!” e sorrise maliziosamente: avrebbe fatto leva sull’orgoglio femminile insito in ogni essere di quel genere,di solito aveva ragione ,aggrottò le sopracciglia preoccupato,però poteva anche sbagliare. Un movimento alla sua destra lo portò a ghignare:Esme era entrata nello stanzino e aveva tirato fuori tutto ciò che poteva servire,poi la vampira guardò Edward e con un tono furioso e ferito gli disse.

“Ascolta…ragazzino- Edward inarcò un sopracciglio continuando a ghignare- IO…ha sempre aiutato mia madre nelle faccende domestiche e credo di saperle fare molto meglio di te!Quindi per evitare che Carlisle trovi la casa distrutta la suo arrivo,ti suggerisco di lasciare il campo a chi è più esperto di te…comunque ti consentirò di aiutarmi…perché anche se brava questa casa è troppo grande per pulirla da sola!Forza Edward cominciamo…e direi dalla cucina visto che ci siamo,perché è vero che non la usate,però potreste tenerla almeno in ordine…ci sarà un dito di polvere perfino sul pavimento- e guardò i suoi piedini che da bianchi stavano diventando neri- allora Edward…riempi quel secchio d’acqua e versaci due bicchieri di…questo…è ottimo per lavare i pavimenti…lo usavo anche io!” poi tutta soddisfatta cominciò a cercare qualcosa per pulire i vetri di quelle dannate ed enormi vetrate!. Rovistò in cerca di un flaconcino blu con una sgargiante scritta viola che aveva visto da qualche parte…però nel caos di bottiglie e flaconi non ricordava dove.

“Hei…Esme guarda un po’ qua” la voce di Edward le giunse da dietro.

“Dimmi Edward…ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!” non fece in tempo a girarsi che si ritrovò completamente fradicia:Edward le aveva gettato addosso l’intero secchio colmo di acqua gelata e di sapone per pavimenti. Esme si ritrovò a sputare bolle di sapone e con un gesto deciso,gettò i capelli bagnati all’indietro e incurante del pavimento scivoloso si avvicinò a Edward,afferrando il secchio che aveva ancora all’interno una discreta quantità d’acqua.

“Edward!” cantilenò con voce dolce”Vieni…è l’ora di fare il bagno!” ma prima che potesse fare qualcosa…Edward cominciò a scappare per la cucina…cercando di fuggire da lei…e cadendo rovinosamente per terra. Esme scoppiò in una fragorosa risata e gli gettò addosso l’acqua rimasta,infradiciandolo tutto. Edward scoppiò a ridere…i vestiti e i capelli bagnati scintillanti, era da molto che non si divertiva così,Carlisle era spesso al lavoro e lui restava tutto solo a casa,anche fare le faccende non lo divertiva…perché era sempre da solo. Esme gli accarezzò il braccio e lo fissò con un sorriso dolce e molto materno.

“Non preoccuparti…ora ci sono io” Edward la guardò stupito…che sapesse leggere nel pensiero? Sorrise anche lui e prendendo una saponetta spuntata da chissà dove,gliela strofinò sul viso,alzandosi in piedi e correndo fuori dalla cucina,in una scia di bolle di sapone.

“Ora dovrai sopportarmi Esme…e ti assicuro che non sarà affatto facile!” .Ridendo Esme lo seguì con una scopa in mano,pronta alla guerra.

La giornata era cominciata bene e in quella casa sperduta nella foresta le risate risuonavano fragorose.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Una storia davanti al fuoco ***


Finirono di pulire ogni cm di quella enorme casa solo quando il sole stava per tramontare:Esme era rimasta sorpresa della quantità di stanze che l’edificio conteneva e ancora di più quando Edward gli aveva mostrato la porta della cantina.

“Avete una cantina?” era sbigottita.

Abbiamo una cantina” la corresse lui con un sorriso sghembo.

“Ma…perché?Non dirmi che i vampiri devono vino?Carlisle se lo è portato direttamente dal suo secolo?” da quando era così ironica?!…

“La risposta è no ad entrambe le domande e…decisamente stai passando troppo tempo con me,ti sto traviando…Comunque abbiamo una cantina che in realtà non è una cantina- Esme lo guardò aspettando che continuasse- in realtà è un tunnel sotterraneo che conduce ad una baita che si trova fuori città…tra i monti,il tunnel c’era già quando abbiamo comprato la casa,ma puntava in un’altra direzione,noi abbiamo semplicemente spostato di poco il percorso” non spiegò come ma Esme suppose che avessero usato forza bruta e vampiresca. Edward le disse che poteva scendere a visitarla,ma la donna scosse energicamente la testa:odiava i posti bui,erano così opprimenti,desolanti,tristi e incredibilmente…bui! Quando era piccola sia avventurava nelle grotte che stavano sotto la scogliera,poco lontano dalla fattoria in cui abitava e mai aveva avuto paura,le cose erano cambiate un paio di anni fa,ma nel profondo del suo cuore aveva sempre saputo che non erano i luoghi bui a farle terrore,ma chi l’aveva gettata dentro,Soprappensiero si toccò il braccio mentre Edward la guardava stranito.Per il giovane vampiro era difficile leggere i suoi pensieri,perché la donna passava da uno all’altro senza dargli il tempo di soffermarcisi abbastanza,tutto ciò che era riuscito a capire era che quei pensieri riguardavano il suo passato,la vita che Esme conduceva prima di essere trasformata da Carlisle.Vide lo sguardo della vampira soffermarsi sull’entrata buia della cantina,l’odore di chiuso e di stantio che aleggiava intorno a loro come un profumo persistente, ciò che lesse nei suoi occhi lo spiazzò:perché c’era il nulla più assoluto,gli occhi di Esme erano vuoti e scuri esattamente come l’entrata dinanzi a loro.Era la prima volta che le vedeva negli occhi quello sguardo.Represse un brivido e la scosse leggermente,cercando di non invadere la sua mente e i suoi pensieri;nonostante questo fallì e per tutto il giorno gli rimase nella mente un nome e un paio di occhi:

Charles Evensone e i suoi occhi grigio scuro.

Quando Carlisle varcò la porta di casa quella sera,sentì distintamente un odore di pulito aleggiare nell’aria:a quanto pareva Edward aveva deciso di non dargli retta,tuttavia sembrava che non ci fossero danni alla casa…almeno apparentemente.Si tolse il cappotto che indossava:ormai era Novembre inoltrato e l’aria era divenuta gelida,non che la cosa contasse molto per un vampiro,però sarebbe parso strano se un avvenente dottore,piuttosto famoso in quella piccola cittadina,fosse andato in giro senza un’adeguata protezione contro il gelido vento invernale. Sospirò e si diresse verso il soggiorno dove il fuoco scoppiettante e allegro brillava illuminando brevemente la sala.su uno dei divanetti,Edward era comodamente acciambellato,con un libro dalla copertina scura tra le mani e visti i bordi leggermente sbucciati non poteva trattarsi che di “Romeo e Giulietta “. La tragedia di Shakespeare sembrava essere la preferita di suo figlio,nonostante Edward non facesse che criticare Romeo,in continuazione;quando poi Carlisle gli aveva spiegato che se mai si fosse innamorato lui si sarebbe comportato nello stesso modo,Edward era scoppiato in una risata amara,dicendo che nessuno avrebbe potuto amare un mostro come lui e che poteva quindi continuare a criticare Romeo fino alla nausea. Carlisle aveva preferito tacere,consapevole del fatto che un’eventuale risposta da parte sua avrebbe portato Edward ad arrabbiarsi.Eppure ai suoi occhi Edward non  era affatto un mostro,anzi…possibile che solo lui riuscisse a vedere la  luce e lo splendore che l’anima di suo figlio emanava? Edward meritava di vivere felice,con qualcuno da amare al suo fianco. Sentì i passi di Esme avvicinarsi ed ebbe l’impulso di guardarsi allo specchio per controllare di essere in ordine,vide Edward lanciargli uno sguardo malizioso ed esasperato e ridacchiare nascondendosi dietro la copertina del libro. Si girò e si  ritrovò a fissare gli occhi caramello di Esme,che lo fissava con un sorriso timido sulle labbra;sentì le proprie aprirsi spontaneamente e un sorriso gli nacque sul volto,gli occhi di Esme si spalancarono leggermente ,ma subito si abbassarono,imbarazzati e con le dita la donna iniziò a giocare lentamente con una ciocca dei suoi capelli,arrotolandoselo intorno alle dita affusolate. Carlisle ebbe l’impulso di prendere quella mano e baciarne le dita una ad una…però voleva rivedere i suoi occhi puntati di nuovo nei suoi

Ti prego…guardami…lasciami scivolare nei tuoi occhi…guardami…

E come se avesse detto ad alta voce queste parole,gli occhi di Esme ritornarono nei suoi e lui allungò una mano a sfiorare la sua,quella che la vampira aveva lasciato inerme lungo il fianco. Esme avvertì il tocco delle sue dita lungo il dorso e poi all’interno,lungo il polo;Carlisle sollevò la mano e se la portò lentamente alle labbra…Esme credette di morire, le ginocchia stavano per cederle e deglutì,mentre cercava di distogliere lo sguardo da quello del dottore,inutilmente.

Carlisle poggiò le labbra sul dorso seguendo il percorso che aveva fatto prima la sua mano,la sua pelle aveva un profumo delizioso,sapeva di rose ed era morbida come una pesca,quando poggiò le labbra sulle vene azzurre che spiccavano sulla pelle bianca,inspirò forte il suo profumo e si avvicinò ad Esme,provocandole un leggero brivido lungo tutto il corpo. La mano con cui Esme stava torturando i suoi capelli ora era stretta a pugno ed era scivolata lungo i fianchi. Carlisle intrecciò la mano con questa e continuò a posare baci leggeri su tutto il dorso dell’altra mano.

“Hai passato una buona giornata?”, da quando la sua voce era così roca…Esme distolse lo sguardo da quello nero del dottore e lo puntò sul pavimento.Si sentiva andare a fuoco e non era la sensazione che provava quando aveva sete…sembrava che qualcuno avesse acceso un fuoco dentro il suo corpo e ora il calore sembrava diffondersi dappertutto e le impediva di ragionare. Annuì e finalmente trovò la forza di parlare.

“Si…abbiamo pulito un po’ tutta la casa,io e Edward…ci siamo divertiti…”

“Ah ecco perché c’è questo buon profumo…” ma nel dirlo Carlisle baciò le dita della mano di Esme e respirò forte il suo profumo…non era al profumo del sapone che si riferiva. Esme riportò lo sguardo nel suo e tremò perché nessuno l’aveva mai guardata così…quasi con venerazione…avrebbe voluto gettarsi tra le braccia di Carlisle e accarezzare quelle morbide ciocche di capelli che sembravano pennellate d’oro,voleva baciare quelle labbra e restare abbracciata a lui per l’eternità…dopotutto l’aveva a disposizione,no?.

Il tossicchiare di Edward li interruppe bruscamente e la fece sobbalzare,Carlisle le lascio la mano sinistra,quella che stava baciando,ma non quella destra,che usò per trascinarla fino al divano dove si accoccolarono entrambi,visibilmente imbarazzati. Carlisle si passò una mano tra i capelli e sospirò:non riusciva a capire dove avesse preso il coraggio per fare una cosa del genere,sapeva solo che quando Esme gli si era avvicinata, il suo profumo l’aveva inebriato e aveva voluto verificare se anche il suo sapore fosse così buono e le aveva preso la mano…forse aveva esagerato,però vedere che Esme non l’aveva allontanato come se fosse stato un mostro,aveva scaldato il suo cuore muto…certo anche lei era un vampiro,ma avrebbe potuto respingerlo intimandogli di non toccarla. Edward guardò entrambi,poi scosse la testa esasperato…quanto sarebbe passato prima che i due adulti che gli sedevano di fronte potessero comprendere ciò che provavano?Sperava non troppo,non voleva sprecare l’eternità badando a tutti e due. Stava per riprendere a leggere,quando gli venne un’idea.

“Carlisle,perché non racconti a Esme come sei diventato un vampiro?Non ha sentito tutta la storia e in verità neanche io”,suo padre lo guardò incerto

“Non so se Esme ha voglia” la guadò con la coda dell’occhio e la vide sorridere felice

“No…mi andrebbe molto invece” e gli strinse la mano guardandolo supplichevole. Carlisle deglutì mentre sentiva l’irrefrenabile impulso di baciarla.

“Se ti va...allora...sono nato nella Londra del1620,poco prima dell’arrivo di Cromwell,ero figlio di un pastore anglicano- sorrise leggermente all’espressione di Esme - mio padre era un uomo molto severo ed era convinto che dovessimo scacciare dalla terra tutte le creature considerate maligne…demoni,vampiri,streghe e tutto ciò che aveva a che fare con la magia oscura. Le sue intenzioni mi sembravano buone a  quei tempi,ma non approvavo i suoi metodi…fin da bambino vidi donne che conoscevano le proprietà di alcune erbe curative essere additate come streghe e bruciate sul rogo,zingari e atei,benché ce ne fossero pochi a quei tempi erano torturati,certo non era mio padre a farlo,le punizioni venivano da alcuni tribunali speciali che si occupavano di quei casi.Quando divenni abbastanza consapevole di ciò che faceva mio padre,gli chiesi di affidarmi il controllo di tutte le future spedizioni,lui era troppo vecchio e stanco per continuare la caccia. Così avrei potuto studiare bene tutti i dati che avevamo raccolto e scovare un vero sito dove i vampiri si nascondevano,eliminarli ed evitare di mandare al luogo degli innocenti. Le notizie erano pochissime,potevo basarmi solo  su antiche leggende popolari e su qualche avvistamento ,ma niente di più.Parlai con coloro che avevano affermato di aver visto dei vampiri nutrirsi in uno dei vicoli di Londra…una notte ci recammo lì e li trovammo,o per meglio dire…furono loro trovare noi.sbucarono all’improvviso da un tombino e lì sentì parlare in latino…erano molto antichi e molto stanchi…non si nutrivano da parecchio,fu quello il nostro errore,sottovalutammo la loro fame e ci attaccarono…uno degli uomini che stava con me fu ucciso,io fui morso,il vampiro fuggì e la folla lo inseguì per tutta la città…non seppi mai se fossero riusciti  a prenderlo.Sapevo solo che doveva fuggire,mio padre non mi avrebbe mai voluto…avrebbe fatto bruciare tutto ciò che i demoni avevano contaminato.Mi nascosi in una cantina,sotto dei sacchi di patate…ricordo il dolore,il fuoco che mi bruciava le vene e…quell’orribile puzza di patate marce- sorrise leggermente schifato- quando mi risvegliai,era notte…uscì e sentì l’aria sul viso,però mi sentivo diverso…c’era stato qualche cambiamento,avvertivo ogni singolo essere vivente nel raggio di chilometri,ogni dettaglio mi sembrava perfetto e nitido,cose che prima non potevo vedere…ora mi erano chiare…e poi…la fame,violenta,soffocante…dentro di me sentivo il bisogno di nutrirmi,sapevo cosa bevevano i vampiri e giurai a me stesso che mai e poi mai,avrei ucciso un essere umano per cibarmi di lui…passai notti e giorni d’inferno,vagando fuori da Londra,vagabondando per le strade senza una meta,fuggendo l’odore degli esseri umani che mi attirava in maniera violenta…cercai di porre fine alla mia vita tante volte- sorrise leggermente all’espressione di Esme – tuttavia la mia forza era al culmine durante il primo periodo…una notte ormai stremato dalla fatica,senza poter dormire mi nascosi nel bosco e vidi passare un branco di cervi…la fame mi prese e li attaccai,li uccisi tutti e compresi che avrei potuto cibarmi senza dover uccidere persone innocenti…quando ero in vita,mi ero cibato di animali,solo di altre parti…feci mio questo nuovo metodo di caccia e di sopravvivenza e lascia la mia Inghilterra,superai a nuoto la Manica e…”

“Aspetta!Hai superato a nuoto la manica!?Ma come hai fato?” l’espressione di Esme era buffissima.

“Si,Edward non te l’ha detto?Possiamo trattenere il respiro senza subirne conseguenze…è solo leggermente fastidioso…”

“Leggermente fastidioso” Esme sorrise e lo invitò a continuare.

“Arrivai in Francia e dato che avevo davanti l’eternità,decisi di impiegare il mio tempo studiando- gli occhi gli si accesero di gioia- avrei potuto imparare tutto quello che non mi era stato possibile apprendere fino ad allora,avrei potuto diventare un medico,come avevo sempre sognato,avrei potuto aiutare la gente se avessi imparato a resistere al sangue umano.Studiavo di notte,non potendo andare in giro di giorno,avrei attirato troppo l’attenzione…oh…a proposito Edward ti ha detto che non ci sciogliamo ma brilliamo alla luce solare?” e davanti all’espressione sbigottita di Esme capì che Edward non le aveva detto un accidente. Fece un gesto noncurante e le disse:

“Un girono ti farò vedere…comunque studiai di notte e frequentai,anche dopo essermi spostato da Parigi e dalla Francia,in alcune delle più famose università europee.Lasciai la Francia 5 anni dopo esservi arrivato…non ho mai avuto notizie di mio padre…nessuno mi cercò mai,quindi ero libero di fare ciò che volevo…mi recai in Italia,magnifica terra,e arrivai a Volterra e li incontri per la prima volta:i Volturi…Edward almeno questo te l’ha detto vero?” Esme annuì con un sorriso dolce sulle labbra.

“Aro,Marcus e Caius.Potentissimi e molto antichi,erano  i protettori delle arti notturni…la loro esistenza è sempre stata un misto tra realtà e leggenda e ha ispirato molti artisti. Erano diversi dai vampiri che avevo visto in Inghilterra…erano colti,studiosi…ma non “vegetariani”,cercarono più volte di cambiare la mia dieta,ma io non desideravo uccidere nessuno…rinunciarono e dopo quasi 10 anni lasciai Volterra e mi diressi al sud Italia,visitai,naturalmente di notte tutte le più belle città italiane,oppure andando in giro durante le giornate nuvolose,quando nessuno avrebbe potuto capire la mia vera natura…stare tra gli umani mi risultava ancora difficile,tuttavia sembrava che potessi sopportarne la vicinanza,soprattutto se smettevo di respirare.Continuai a studiare in Itali e poi andai in Romania:lì incontrai altri vampiri,meno antichi dei Volturi,ma ugualmente colti e non vegetariani…stava cominciando a stancarmi di non trovare nessuno che fosse come me,nessuno con cui parlare,continuai a viaggiare e tornai in Francia,dove diventai medico e dove iniziai ad esercitare la professione,sempre con dovute precauzioni…il sangue umano dava problemi e io non volevo rischiare di contagiare nessuno. Passò un secolo prima che mi decidessi a lasciare l’Europa e a imbarcarmi per l’America:vissi nei paesi più freddi e privi di sole che abbia mai conosciuto e continua a lavorare negli ospedali che cominciavano ad essere costruiti,amavo il mio lavoro e continuavo a studiare per poter apprendere sempre altre cose che mi potessero aiutare- gli si illuminarono gli occhi, Esme non l’aveva ami visto così felice- i testi di medicina erano cambiati molto e c’erano continuamente nuove scoperte…per molto tempo mi tenni in contatto,tramite corrispondenza,con alcuni luminari del campo medico. Ma mi sentivo sempre molto solo…era difficile non poter avere nessuno…e così pensai che avrei potuto crearmi un compagno..qualcuno come me,che potesse seguire la mia “dieta”,qualcuno con cui dividere l’eternità.Era il 1918…sette anni dopo il nostro primo incontro- Esme sorrise al ricordo e per un attimo i loro occhi si incrociarono,incatenandosi…oro nell’oro- c’era la febbre spagnola…io mi trovavo a Chicago…fu in quel periodo che conobbi Edward,sua madre Elizabeth e suo padre Edward senior.Questi era già stato ucciso dal morbo..mentre Elizabeth e Edward erano in gravi condizioni:Edward soprattutto era incosciente per la maggior parte del tempo e non faceva che lamentarsi,me lo ricordo bene…sua madre invece restò cosciente e lucida fino alla fine…le stavo sempre vicino e non so come ma lei comprese la mia vera natura..era una donna dalla forte volontà e amava Edward più di qualunque altra cosa- e fissò il figlio con occhi pieni di affetto,Edward lo guardò,gli occhi brillanti alla luce del camino,il libro completamente dimenticato- prima di morire mi chiese di salvarlo..di fare qualunque cosa per salvarlo…spirò il giorno stesso in cui mi disse quelle parole,serena…nonostante la malattia.Quando mi disse di salvare Edward,sentì che c’era qualcosa in me che mi avrebbe spinto a farlo…lui poteva diventare il mio compagno,poteva essere il figlio che non avrei mai avuto.Il giorno stesso della morte di Elizabeth lo portai via…l’ospedale doveva occuparsi di troppe persone per accorgersi di un paziente scomparso…lo portai nella mia abitazione,poco fuori città e lo trasformai…Dio…quando sentì le sue grida e le sue suppliche,mi sentì un mostro…avevo condannato un innocente alla mia stessa maledizione…pensai le stesse cose quando trasformai te- e le accarezzò una guancia con la punta delle dita,una carezza lieve ma che fece rabbrividire Esme -  quando Edward si svegliò fu difficile spiegare ciò che avevo fatto…per quasi quattro mesi non si fidò di me,non accettava l’alimentazione a cui ci sottoponevamo,provava dolore e disgusto per se stesso e per me,tanto che- e qui sorrise maliziosamente,mentre Edward sbuffò imbarazzato- mi morse”

“Lo hai morso?” Esme era sbalordita. Edward la guardò imbronciando le labbra.

“Guarda che lui non la finiva di chiedermi scusa e io ho leggermente perso le staffe e ho dato un morsicino…non è rimasta neanche la cicatrice” ma dallo sguardo di Carlisle non era andata proprio così.

“Comunque dopo quell’episodio,tutte le nostre divergenze si appianarono,cominciammo a comprenderci e ora ho il figlio migliore che si possa desiderare…comunque un anno dopo la trasformazione di Edward andammo a Denali e lì conoscemmo una famiglia di vampiri vegetariani,per la prima volta scoprimmo di non essere soli…era una bella consolazione,erano in cinque:Tanya,Kate,Boris,Eleazar e Irina,la sorella di Tanya,che ha una cotta per Edward dalla prima  volta che lo ha visto- e ridacchiò fissando il figlio- comunque – continuò prima che Edward potesse protestare e rispondendo al sorriso di Esme – rimanemmo con loro per qualche tempo…”

“Troppo tempo” borbottò Edward facendo ridere Esme.

“Ma ci spostammo perché eravamo in troppi e attiravamo l’attenzione,ci spostammo e venimmo ad abitare qui ad Ashland…poi ti abbiamo incontrata e il resto lo sai” concluse il discorso con un sorriso sulle labbra. Esme gli sorrise in risposta.Prima che potesse dire qualcosa Carlisle si alzò di scatto  e prese in mano la sua valigetta da lavoro;tirò fuori alcune riviste dalla copertina patinata e con alcune donne dall’eterea bellezza che sfoggiavano abiti eleganti e costosi. Le porse a Esme  che le prese con mano tremante.la copertina era liscia al tatto e un lieve odore di carta proveniva dalla pagine colorate.Avrebbe scelto tutti gli abiti più belli che avesse trovato,perché se Carlisle doveva spendere soldi a palate,tanto valeva che fosse per qualcosa di bello,veramente molto bello.Si alzò sotto lo sguardo dei due vampiri e in un attimo fu davanti al dottore,si alzò sulle punte dei piedi e gli posò un delicato bacio all’angolo della bocca,sorridendo allo sguardo scioccato del vampiro.

“Grazie mille Carlisle,ora vado di sopra…a più tardi” e con un cenno della mano a Edward che rispose ghignando maliziosamente. Esme salì nella sua stanza con passo leggero e fu solo quando ebbe richiuso la porta che Carlisle riprese a respirare.

“Wow” fu tutto quello che riuscì a dire. Edward scosse la testa.suo padre era una schiappa con le donne e di questo passo ci sarebbe voluto molto più tempo di quello che aveva previsto per farlo render conto dell’amore di Esme. Ma tanto.si disse,scrollando le spalle e riprendendo a leggere, ho tutta l’eternità davanti.

< :p>

Angolo dell’autrice :

 Prima di tutto:scusate per la lunga attesa,ma ho avuto un po’ di problemi…Sorry!! Sono dispiaciuta!!! Cmq ora riprenderò ad aggiornare…quindi preparatevi che la storia non sarà tutta rose e fiori. Cmq volevo anche ringraziare:

Wind, Francy16,Red Robin e Helen Cullen per i loro commenti.Grazie mille raga!!!

Ora vi lascio,vado a scrivere un nuovo cap!Baciotti Maria^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Bloody twilight ***


                                                                                                 Ghiacciata dentro, senza il tuo tocco, 
                                                                                                 senza il tuo amore, caro.
                                                                                                 Solo tu sei la vita in mezzo alla morte.

                                                                                                 

                                                                                                                       §Bring me to life §

                                                                                                                                  § Evanescense§

Sfogliò con delicatezza ogni singola pagina di quei cataloghi,aspirando il profumo della carta patinata e osservando con occhi felici i completi che facevano bella mostra sulle pagine dei cataloghi che Carlisle le aveva portato.Aveva deciso di non badare al prezzo di ogni capo di abbigliamento:Carlisle e Edward l’avevano rassicurata più volte dicendole che i soldi erano l’ultimo dei loro(le piacque quel “loro”) problemi e che poteva scegliere tutto ciò che desiderava.Al ricordo di ciò che era successo nel salotto sentì un nodo stringerle piacevolmente lo stomaco,mentre l’immagine degli occhi profondi e scuri di Carlisle le ritornavano alla mente mozzandole il respiro.Si accarezzò il dorso della mano,nel punto dove lui l’aveva accarezzata…poteva quasi sentire il suo tocco,così leggero e rilassante,ma al tempo stesso caldo,quasi bruciante.Si mise le mani sugli occhi e cominciò a ridacchiare,rotolandosi sull’enorme letto della sua stanza.Si sentiva come una quindicenne alla sa prima cotta e non avrebbe dovuto,perché suo figlio era morto da poco più di un mese e lei avrebbe dovuto stare chiusa nella sua stanza a piangere disperata o almeno a provare a piangere,data che la sua condizione glielo impedisce, non dovrebbe sentirsi felice per le poche attenzioni ricevute dall’unica persona che le abbia fatto battere il cuore da quando aveva 16 anni…no,è tutto meravigliosamente sbagliato,dovrebbe disperarsi per il suo Thomas…smette di rotolarsi a quel pensiero e un dolore atroce le squarcia il petto e gli occhi le pizzicano come se ci fossero davvero delle lacrime,le viene da ridere…lei non ha dimenticato  quello che le è successo,altrimenti non sentirebbe questo odioso senso di oppressione al petto che le impedisce di respirare,quel senso di nausea che sale ogni volta che pensa a suo figlio,però come ha detto qualche idiota “ la vita va avanti”…l’idiota in questione non aveva mai perso un figlio evidentemente. Sospirò e si passò una mano sugli occhi…le era passata la voglia di sfogliare quelle stupide riviste.Le strinse con rabbia ,e quando sentì che la carta stava per lacerarsi le lasciò cadere sul letto con un tonfo sordo.Rimase a fissarle con sguardo vacuo,come se non esistessero.La finestra è aperta.Il vento della sera fa svolazzare le tende.Fa freddo,ma lei non lo sente. C’è un uccellino sul davanzale. Piccolo,troppo piccolo. Non sa volare bene e chiede aiuto alla mamma. La mamma non c’è.Cinguetta…continua a cinguettare piccolo uccellino,nessuno ti sente…sei solo. Il nido si trova sopra uno dei rami più alti dell’albero.Non può raggiungerlo.Perché la mamma non  mi aiuta? Sei solo…la mamma non c’è. Ed Esme si sentì come quell’uccellino,sperduto e solo. Nessuno aveva colto il dolore che aveva provato nel veder morire suo figlio,a nessuno era importato .Sospirò e si passò una mano  tra i capelli.Troppi pensieri tristi,doveva schiarirsi la mente,un bel bagno…ma dopo tutta l’acqua che lei e Edward si sono gettati addosso durante le pulizie di casa,non ne ha voglia.Le scappò un sorriso al pensiero dei guai combinati con il vampiro…forse sarebbe stata più appropriata una passeggiata,e poi avrebbe potuto cacciare..sentiva già un fastidioso prurito alla gola. Però voleva essere sola,senza Carlisle o Edward,sola così avrebbe potuto schiarirsi le idee e scacciare la malinconia. Andò alla porta e uscì velocemente.

Trovò i due vampiri seduti davanti al caminetto,esattamente come li aveva lasciati:Edward intento a leggere Romeo & Giulietta, Carlisle a fissare con sguardo assorto le fiamme. Esme si chiese come facesse il vampiro biondo a celare i suoi pensieri,con il potere di Edward sempre attivo, ma forse il ragazzo frenava la sua curiosità e lasciava a tutti la necessaria privacy. Quando si fermò vicino alla poltroncina sulla quale era seduto Edward,il giovane vampiro alzò lo sguardo e le rivolse un’occhiata così preoccupata, che Esme temette di non stare bene.Il vampiro si soffermò sui suoi occhi e lei comprese che la parola privacy non faceva parte del dizionario del ragazzo. Sospirò e gli accarezzò la testa,sorridendo rassicurante,poi annunciò a nessuno in particolare

“Vado a fare una passeggiata”. Carlisle a quelle parole alzò lo sguardo dal fuoco: “Vuoi che veniamo con te?” e corrugò la fronte come se l’idea che lei andasse da sola non fosse stata minimamente contemplata e lui l’avesse detto solo per avere una risposta negativa. Esme sorrise anche a lui,in maniera ancora più dolce e scosse la testa.

“Preferirei andare da sola…vorrei schiarirmi le idee e provare anche a cacciare senza aiuto…vi prometto che se succederà qualcosa vi avvertirò…o meglio,avvertirò Edward…per favore” supplicò notando lo sguardo di disapprovazione di Carlisle, che sospirò e poco convinto annuì.

“Però ricorda che per qualsiasi cosa avverti Edward e fa attenzione” e si alzò e non appena le fu vicino le prese la mano,stringendogliela e fissandola con uno sguardo così intenso da farla rabbrividire;quando poi l’altra mano salì in una lenta carezza lungo il braccio e si soffermò sulla guancia,Esme chiuse gli occhi e un sospiro tremulo le sfuggì dalle labbra andando a morire su quelle di Carlisle pericolosamente vicino tanto da baciarla. Carlisle sentì un calore nascergli dal petto quando vide il volto di Esme inclinarsi verso la sua mano e sentì le labbra di lei,stranamente calde e morbide,come petali di rosa, sfiorarne il palmo in un bacio appena accennato ma che lo portò ad avvicinarsi così tanto che ormai solo il respiro divideva i due vampiri. Con il pollice della mano ,sulla quale era poggiato leggermente il volto della donna,Carlisle accarezzò lievemente le labbra di Esme,soffermandosi su quello inferiore,rosso e carnoso,desiderabile e tentatore,e quando il respiro di Esme gli solleticò i polpastrelli, lui serrò la presa intorno al suo volto e poggiò violentemente la fronte contro quella della bella vampira.Occhi negli occhi. Respiro dell’uno nell’altra. Esme sorrise dolcemente e si strinse di più a lui,smaniosa di averlo vicino,quasi volesse fondersi con lui. Carlisle le baciò la fronte con tenerezza, cospargendola di piccoli baci tanto delicati da sembrare ali di farfalla, sentì il suo cuore muto battere per quella donna che desiderava da così tanto tempo e quando lei si staccò dall’abbraccio,sentì il freddo pervaderlo e desiderò di stringerla ancora. Esme continuò a fissarlo negli occhi per un tempo che parve infinito,poi si costrinse a voltare lo sguardo e ha portarlo sul pavimento o in qualunque altra direzione che non fosse collegata al dottore. Sarebbe rimasta così per sempre,ma doveva schiarirsi le idee e scacciare al malinconia che lontano da Carlisle la assaliva ancor più violentemente. Rialzò lo sguardo e gli sorrise un’ultima volta,poi si avvicinò a Edward,gli accarezzò lievemente la testa e con passo svelto si avviò verso la porta.Quando fu sull’uscio,si girò e con uno sguardo luminoso salutò le due persone che le stavano restituendo la vita.

La sua nuova famiglia…

                                                        How can you see into my eyes like open doors
                                                                  leading you down into my core
                                     where I’ve become so numb without a soul my spirit sleeping somewhere cold
                                                               until you find it there and lead it back home

Cominciò a correre senza rendersene conto inebriata dal soffio del vento e dagli odori della sera che scendeva. A ovest il sole era ormai uno spicchio di luce rosso sangue contro l’oscurità della notte incombente, caleidoscopio di colori,nato dalla mano abile di un pittore. Ogni fibra del suo corpo era in perfetta sintonia con la natura:sentiva le formiche affaccendarsi mentre laboriose ritornavano nelle loro case, le fronde degli alberi che la sfioravano senza mai ferirla erano gentili e carezzevoli,la invitavano a sedersi alla loro ombra, gli uccelli notturni intonavano il loro canto e nell’aria si spandeva il profumo dei gelsomini che circondavano la casa e gran parte del bosco. Non capiva come Carlisle potesse scombussolarla con un solo sguardo,guardare dentro di lei come se i suoi occhi fossero porte aperte,ogni suo gesto arrivava a toccare in profondità la sua anima da tempo divenuta una landa desolata e senz’anima. Solo lui sembrava riportarla alla vita,restituirle ciò che aveva perso,quello spirito che sembrava essere stato annientato da troppo tempo.

                                                                           Wake me up
                                                                        Wake me up inside
                                                                       I can’t wake up
                                                                       Wake me up inside
                                                                     Save me
                                            call my name and save me from the dark
                                                                    Wake me up
                                                               bid my blood to run
                                                                  I can’t wake up
                                                             before I come undone
                                                                     Save me
                                                 save me from the nothing I’ve become

 Si addentrò nella foresta,mentre gli alberi si infittivano e il sole moriva all’orizzonte e il crepuscolo prendeva il sopravvento. Il crepuscolo,pensò, la fine di ogni giorno,anche di quello più perfetto.

Si sentiva felice,il suo corpo sognava quell’agognata libertà da molto, voleva sentire il profumo della libertà in bocca,assaporarlo,gustarlo lentamente…non che Carlisle e Edward non le dessero abbastanza spazio ma quando la malinconia ti prendeva era meglio trovare un pretesto per sfogare quella tensione. Si rammaricò di non essersi fatta accompagnare da qualcuno,dopotutto l’avevano salvata,doveva essere riconoscente nei loro confronti…Carlisle con il suo bacio mortale l’aveva riportata alla vita,l’aveva svegliata e salvata dalle braccia della morte…per donarle l’immortalità…certo,il prezzo era stato quello di doversi nutrire di sangue,ma finché si fosse trattato di sangue animale sarebbe andato tutto bene,perché mai avrebbe bevuto sangue umano,a costo di autodistruggersi,mai avrebbe annientato la vita di qualcuno…perché sapeva come ci si sentiva…sentire la propria vita defluire lentamente e senza che nessuno ti tendesse una mano..o Dio…sapeva come ci si doveva sentire e mai avrebbe bevuto sangue…

                                                               Wake me up
                                                           Wake me up inside
                                                                I can’t wake up
                                                             Wake me up inside

Si bloccò mentre un odore dolciastro le invadeva le narici  e la costringeva a bloccarsi bruscamente. Si piegò sulle ginocchia boccheggiante…cercando di riprender fiato…perché …in nome di Dio…quell’odore lo riconosceva…era sangue,sangue umano.

                                                                           Save me
                                            call my name and save me from the dark
                                                                    Wake me up
                                                               bid my blood to run
                                                                  I can’t wake up
                                                             before I come undone
                                                                     Save me
                                                 save me from the nothing I’ve become

  Cominciò a fiutare l’aria alla ricerca della fonte di quel nettare prezioso…no…non doveva…uccidere…non doveva…cadde carponi sul terreno e ringhiò ferocemente…come una belva…mentre il demone che era in lei si ribellava e prendeva possesso del suo corpo obbligandola ad avanzare verso quella fonte. Percorse correndo almeno altri duecento metri e poi si fermò di botto, cominciando a scuotere la testa,i capelli come fiamme rosse che danzavano nell’aria,batté i pugni a terra…il dolore l’avrebbe aiutata,mentre grida di impotenza,le scuotevano il petto…non poteva bere sangue umano…batté ancora più violentemente,tanto da aprire crepe nel terreno…si gettò sotto l’ombra di un albero,agitandosi convulsamente…solo l’odore del sangue bastava a inebriarla…no…no…aiuto…Edward ,Carlisle…aiuto…

                                                        frozen inside without your touch

                             without your love darling only you are the life among the dead
                                              all this time I can't believe I couldn't see
                                        kept in the dark but you were there in front of me
                                          I’ve been sleeping a thousand years it seems
                                               got to open my eyes to everything
                                     without a thought without a voice without a soul
                                                         don't let me die here
                                                    there must be something more
                                                              bring me to life

Scoppiò in un pianto silenzioso e muto,continuando a ringhiare e a premere i pugni conto  la corteccia,fino a  farsi male…poco lontane le voci di alcuni essere umani le giungevano indistinte,come se fossero in realtà lontane mille miglia.

“State attenti con quei rami,potreste farvi male…ragazzi!” una voce severa e dolce al tempo stesso.

“Tranquillo papà…staremo..ahia!”un ragazzino e forte come se ce l’avesse avuto sotto il naso…il sangue…poteva quasi sentire il sapore dolce e intenso scenderle in gola,deliziarla…la bestia ululò di gioia e lei si ritrovò a ringhiare e a premere sempre più forte le mani lungo l’albero…no…per favore…non voglio…dio fa che non succeda niente…aiuto…Carlisle…Carlisle…

E la bestia ululò…

                                                            Wake me up
                                                       Wake me up inside
                                                           I can’t wake up
                                                         Wake me up inside

                                                                            Save me
                                                        call my name and save me from the dark
                                                                           Wake me up
                                                                   bid my blood to run
                                                                     I can’t wake up
                                                               before I come undone
                                                                     Save me
                                                 save me from the nothing I’ve become…

Angolo dell’Autrice Pazza:

 Per prima cosa mi scuso per il ritardo mostruoso di questo aggiornamento,ma come avrete potuto immaginare,le vacanze si sono protratte per due settimane,sono tornata mercoledì,ma ricominciare a scrivere,con la spada di Damocle (che in realtà sono i compiti di mate da terminare) non mi hanno permesso di aggiornare,ora però aggiornerò quasi tutti  i giorni,(compiti permettendo)

 Secondo…non so davvero come ringraziare tutti coloro che hanno recensito la mia storia e l’hanno messa tra i preferiti,quindi un caloroso grazie e tanti baci a :

Wind

Sabry_Cullen

Hellen Cullen

Bella4

Ma anche :

Alessa

Mies

 Per aver messo la storia tra i preferiti…Grazie ancora!!!Bacioni Maria^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Apatia ***


< Abiamo fatto bene a lasciarla andare da sola?  .La voce di Carlisle suonò fastidiosamente stridula alle orecchie di Edward, che con un sopiro chiuse il libro e guardò annoiato il padre che camminava su e giù  per la stanza. Ed ecco a voi signori e signore la versione Carlisle Mamma-Chioccia pensò stanco. All'inizio della sua nuova vita ,suo padre si era comportato così anche con lui. Forse doveva sentirsi geloso nel vedere le attenzioni di Carlisle passare ad un'alra persona? E osservò il padre borbottare qualcosa tra i denti con voce appena udibile,l'espressione più concentrata che gli avesse mai visto...No,non si sentiva geloso,ma solo tremendamente sollevato.
Riaprì il libro mentre Carlisle continuava a cammminare come un leone in gabbia. In realtà non vedeva realmente le parole,che erano solo macchioline nere stampate sul bianco della carta,no, stava proiettando la sua mente verso quella di Esme,per sondare il suo stato d'animo,per percepire un miglioramento,uno squarcio nell'oscura malinconia che l'avvolgeva e nel tentativo di capire chi fosse il misterioso Thomas...sapeva solo che ra stato fonte di grande dolre epr lei,che era per quel nome,per lui senza volto,che Esme aveva chiesto quel momento di libertà,lontana da tutti. Si concentrò e fu come se una mano invisibile si allungasse attraverso la stanza e via,verso l'esterno,oltrepassando i sentieri del bosco e infine raggiungendo la  mente di Esme. Si stupì piacevolmente nel constatare che la ragazza era in apce,un pò di luce nel suo animo,si accorse checercava l'odore di qualche preda,probabilmente voleva cacciare,doveva essere molto affamata e poi improvviso. Sangue.Umano.Vide rosso,letteralmente...sentì la brama di sangue affiorare come viva e fervida,desiderosa di essere ascoltata e soddisfatta. Vacillò e il libro gli cadde dalle mani. Esme.Sentì il suo urlo di disperazione e percepì i suoi pensieri
Carlisle...Edward...aiutatemi...per favore...
Balzò in piedi e Calrsle gli rivolse un'occhiata interrogativa,stava epr dire qualcosa,ma Edward lo precedette.
< Esme...dobbiamo aiutarla...ci sono degli umani in giro...dobbiamo aiutarla... > e non ebbe neanche il tempo di finire la frase che suo padre ad una velocità inaudita si era precipitato fuori dalla porta seguito da lui.
Il battente si richiuse su una casa silenziosa e stranamente sinistra.


Sentì il demone graffiarle l'anima,e tentare di uscire...affondò fino al dorso le dita nel terreno,aprendo crepe nel terreno e graffiandosi le mani,graffi profondi ma che tuttavia non sanguinavano.Gettò la testa indietro e urlò...un urlo disumano e grottesco,che non le appartenava.Sentiva come una forza che la tirava e la spingeva verso gli umani.Si erano allontanati da neanche qualche minuto.Una famigliola felice epr un picnic felice.Erano però ancora troppo vicini.Poteva sentire l'odore dels angue di alcuni imani adulti,adolescenti e infine quello giovane e docle di una bambina.La bestia le mostrò quanto potesse essere piacevole affondare i denti in quella tenera carne e sentire il sangue che fresco e liberatorio che le scivolava in gola..Urlò più forte e strinse id enti,le dolevano per lo sforzo di non mordere.Battè più forte le amni nel terreno aprendo latre crepe,si portò le mani alle tempie e nella sua emnte i ricordi della sua infanzia e della sua vita vorticavano incessantemente in una giostra che le annebbiava il cervello e le impediva di pensare...
Aiuto...Carlisle...Edward...Aiuto...Per favore...non ce la faccio più....salvatemi...

Corsero come mai avevan ofatt in vita loro,Carlisle la faccia stravolta dalla preoccuapzione e dal dolore,Edward intento a percepire ogni nuovo movimento della vampira
Colpa mia...è solo cola mia...
Carlisle non poteva pensare ad altro,perchè l'aveva lasciata andare? Perchè  non l'aveva trattenuta?Dannazione...se Esme avesse commesso l'irreparabile,allora sarebbe stata la definitiva condanna per i suoi errori..perchè aveva sporcato un angelo,l'aveva strappato all'eternità degli angeli...l'aveva macchaito con la sua stessa maledizione e mai se lo sarebbe perdonato.Corse fino al luogo nel quale Edward l'aveva condotto e ciò che vide gli spezzò il cuore.
Esme.Esme.Esme.
Sdraiata sul terreno coperto di foglie,la camicia ridotta a brandelli,i capelli scrmaigliati,il volto segnato da porfondi graffi,così come le mani e le gambe e intorno a lei,la desolazione più totale,ma la cosa peggiore erano gli occhi:neri come al epce,sembravano vuoti e tristi,desolati come l'ambiente intorno a lei. Respirava affannosamente e ogni respiro sembrava le arrivasse una pugnalata al eptto.Come aveva potuto lasciarla andare?Sentì le ginocchia epsanti e si odiò per quello che aveva fatto.on la coda dell'occhio vide Edward muovere qualche passo nella direzione di Esme.Vide Esme sussultare,alzarsi e fissarli con uno sguardo terrorizzato.Si sentirono stringere il cuore a quello sguardo.Poi Esme fece qualcosa di assolutamente inaspetato:lentamente quasi con timore,allargò le braccia e sia vvicinò leggermente ad entrambi.Carlisle non si fece pregare e l'avvolse in un caldo abbraccio,baciandolele mani,e il volto solcato da lacriem invisibili,le sfiorò i capellie le accarezzò la schiena mentre Esme sia bbandonava sul suo petto con un sospiro felice.Appena li aveva visti,una strana calma si era impossessata di lei....gli artigli della bestia l'avevano abbandonata e aveva sentito il bisogno di essere abbracciata...voleva risentire il calore di Carlisle,il tocco delle sue labbra,il profumo buono e rassicurante della sua pelle...quando poi si era ritrovata tra le sue braccia,aveva avvertito un calore piacevole in tutto il corpo e quando Carlisle aveva iniziato a deporre dolci baci e carezze su lsuo viso,si era sentita sciogliere.L'orrore di poco prima assopito nel su animo.


Passarono il resto del poemriggio ad aiutare Esme a nutrirsi,ma non fu una vera e prorpia caccia:la vampira rifiutava di nutrirsi e aveva rigettato il sangue delle poche prede uccise.La rabbia e l'orrore per ciò che aveva fatto riemersi improvvisamente.Edward aveva tentato di convincerla,ma a nulla erano valse le richieste dei due vampiri:Esme era stato irremovibile,voleva tornare a casa. E a casa tornarono.Speravano che quell'episodio non minasse la tranquillità della casa.
Si sbagliavano.

Fu come se tra i tre fosse sces un velo spesso come un muro.Una barriera separava Esme da Carlisle ma anche da Edward.I pensieri della vampira andavano continuamente a quella notte,al terrore provato,la calma e il calore provato tra le braccia di Carlisle scomparsi,non erano che ricordi sbiaditi nella suamente.Esme era caduta in uno stato di apatia,rifiutava di  nutrirsi,aveva paura di non riuscire a controllarsi,di far del amle alle perone,il terrore cieco provato quella notte,l'avevano distrutta...credeva di aver accettato la sua nuova condizione di vampira,ma con quella notte tutto si era capovolto. Edward e Carlisle non sapevano che fare,il rpimo totalmente preso dall'analizzare i pensieri di Esme,nel tentativo di scoprire come aiutarla,l'altro distrutto dai sensi di colpa,cercava in tutti i modi di convincere Esme a nutrirsi.Era una situazione disperata e durò per tutto Novembre.
Fu solo all'inizio di Dicembre che le cose  cominciarono a cmabiare e grazie all'aiuto di qualcuno di inaspettato.


  

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ciò che serviva ***


A Babi:per le sue interminabili e sopratutto indimenticabili chiacchierate:grazie,perché in te sto trovando un’amica preziosissima e una dolce e attenta confidente. Grazie                                                                                                                               

                                                                                                                                                                                                           5 Dicembre 1921

Caro Carlisle,

Sono felice di ricevere tue notizie,il tuo invito è ben accolto,dato che un po’ tutti in famiglia abbiamo bisogno di cambiare aria, soprattutto la nostra Kate,poverina.aveva perso la testa per un vagabondo vegetariano che si è fermato per qualche tempo da noi,tale Cole. Non era ricambiata e da quando lui è partito vaga per la casa come un’anima in pana. Eleazar è molto preoccupato, dice che la vede più pallida del solito(come se fosse possibile!)e ho constatato anche io che non mangia più come prima. Credo inoltre che anche alla mia cara sorellina,faccia piacere soggiornare da voi per il Natale,sai il fascino dei Cullen colpisce sempre e soprattutto quello dei più giovani,ma da quello che mi hai scritto nella tua ultima lettera,sembra che neanche tu perda colpi.Mi fermo qui,sperando di non aver provocato la mia ira come sono solita fare,ma appena arriverò,pretenderò da te tutti i particolari e se non vorrai aiutarmi,credo che invece al caro Edward non dispiacerà affatto.Comunque sappi Carlisle che cercherò di aiutarti in ogni modo possibile,con ogni mezzo a mia disposizione! Parleremo presto faccia a faccia.

                                                                                                                                                                                               Con affetto

                                                                              Irina

 Carlisle si rigirò la lettera tra le mani per l’ennesima volta,sgualcendola completamente.Aveva scritto ad Irina chiedendole consiglio su come comportarsi con Esme e su come fare per aiutarla,evitando però di citare l’episodio successo solo poche settimane prima e per invitare tutta la sua famiglia a passare il Natale con loro,come ogni anno… “Sarebbe ora di cambiar tradizione” aveva borbottato Edward quando gli aveva comunicato le sue intenzioni. Esme invece si era limitata ad un cenno del capo e con lo sguardo assente di sempre,era ritornata nella sua stanza,sotto i suoi occhi e quelli di Edward.Quello stato di apatia durava da molto,troppo tempo, sembrava che ogni oggetto nella casa riportasse alla mante di Esme l’orribile ricordo di quella sera. Così la donna passava la maggior parte del tempo rinchiusa nella sua stanza,sdraiata sul letto e con gli occhi persi nel vuoto. Nei primi giorni si era rifiutata di mangiare,ma poi vinta dalla fame e dal terrore che potesse attaccare qualche essere umano,aveva iniziato a cacciare,anche se la maggior parte del sangue ingerito veniva poi rigurgitato e la vampira  era sempre più debole. Edward sembrava capire cosa l’assillasse,ma non ne aveva fatto parola con nessuno e questo aveva portato a delle furiose litigate con suo padre.Una volta,stanco delle continue domande e della poca fiducia che il padre gli dimostrava,Edward era scappato di casa e non era tornato se non il giorno dopo. Quando aveva varcato la soglia di casa,uno schiaffo in pieno viso era stato il suo benvenuto,però la sorpresa era stata grande,quando aveva scoperto che a colpirlo era stata Esme,che con gli occhi lucidi e i capelli scarmigliati,l’aveva abbracciato e lo aveva supplicato di non farle più prendere simili spaventi. Quell’episodio aveva rafforzato ancora di più il legame tra Edward e Esme,ma anche quello con suo padre,tuttavia,sembrava che tra gli adulti della famiglia si fosse creata una barriera invalicabile, spessa come un muro,impenetrabile. E Carlisle non poteva non ammettere quanto odiasse quel distacco,il non poterla più avvicinare,vedere il vuoto nei suoi occhi,non poterle più stare vicino,sfiorare la sua pelle come aveva fatto tante volte nell’ultimo mese. Il suo profumo lo inebriava,ma non poteva avvicinarsi abbastanza da sentirlo chiaramente. Edward aveva cercato più volte di far ragionare Esme,ma la donna si era chiusa in un mutismo assoluto. Carlisle sperava tanto che l’aiuto di Irina servisse a qualcosa.

                                  §Il Tempo raffredda,il tempo chiarifica;

                                nessuno stato d’animo si può mantenere

                              del tutto inalterato nello scorrere delle ore

                                                                     Thomas Mann§

Sentiva solo un grande vuoto intorno a se, i pensieri vagavano nella sua mente,senza alcuna logica,sciolti ,liberi,senza vincoli…Esme si passò una mano sulla fronte e scostò i capelli dal viso,gli occhi  che avidi scrutavano il paesaggio fuori dalla finestra alla ricerca di qualcosa,qualunque cosa che risvegliasse la sua attenzione. Si sentiva sperduta,sola,senza vita…improvvisamente le sembrò di essere davvero morta. Sospirò per l’ennesima volta, chiuse la tenda con un gesto infastidito. Si odiava, questa era la verità, odiava se stessa e ciò che stava per fare quella schifosa e dannata notte!Non riusciva a sopportare lo sguardo pietoso di Carlisle,quello perennemente afflitto di Edward ogni volta che la fissavano e cosa peggiore non poteva in alcun modo avvicinarsi  Carlisle…non poteva toccarlo,respirare il suo profumo, sfiorare i suoi capelli…proprio non poteva…perché era dannata,era sporca e Carlisle non poteva minimamente pensare di poter stare con lei,un’assassina…riportò le mani nei capelli e strinse forte fino a sentirsele dolere. Aveva quasi ucciso,quasi ucciso…quasi…ma se non fosse stato per loro,l’avrebbe fatto…avrebbe rincorso quella famiglia e avrebbe straziato le loro carni a morsi,per poi cibarsi del nettare della morte…era un mostro assetato di sangue…si detestava…per un attimo un pensiero cattivo le attraversò la mente: Perché non mi ha lasciata morire… Scosse la testa e i riccioli le danzarono intorno al volto,ricadendole sulle spalle esili e coperte da una camicetta azzurra a sottili righe blu,che le avvolgeva le braccia come una seconda pelle per poi scivolare in modo più morbido fino al polso sottile. Accarezzò il tessuto dalla gonna blu che indossava,stretta in vita da una cintura blu con motivi geometrici,si alzò e iniziò a passeggiare a piedi nudi per la stanza,le scarpette in raso blu con il cinturino e quei dannati tacchi  erano insopportabili da portare e quasi rimpiangeva i giorni in cui camminava scalza e come indumento,la camicia di Carlisle. Ora le sembrava dia vere anche troppi vestiti,troppe collane,troppe scarpe,troppo tutto…le sembrava di essere tornata ad un anno fa,quando era ancora sposata  con Charles Evensone,quando era l’elegante Mrs Evensone,ammirata da tutti, mostrata in pubblico come una bambola, la sua vita doveva essere un sogno…ecco quello che sussurrava la gente,abiti,gioielli,un marito che l’amava…si un marito che l’amava!Come no! Sorrise amaramente,mentre un dolore sordo le nasceva nel cuore…un marito che l’amava e che nel buio della loro casa…

Un bussare deciso alla porta la fece sobbalzare: “Avanti” e al porta si aprì rivelando la figura di Carlisle;Esme sentì un tuffo la cuore e una voglia matta di baciarlo,sorrise leggermente e vide i suoi occhi illuminarsi.

“Perché non scendi?Sono arrivati gli ospiti” e sorrise dolcemente e le tese la mano…avrebbe dato l’eternità per sfiorare di nuovo la  sua mano. Esme si sentì in balia del suo sguardo e della sua voce…avrebbe voluto allungare la mano e prendere la sua,ma si sentiva come bloccata,deglutì e rimase immobile,tentando di vincere la strana debolezza che l’aveva presa,il senso di vertigine che le pesava sul capo.Il sorriso di Carlisle scomparve lentamente mentre la luce che aveva animato i suoi occhi si spegneva rapidamente;abbassò la mano e si schiarì la gola:  “Vieni,ci sono delle persone che ti vorrei presentare”. La voce era però rimasta la stessa:calda e dolce e gentile,non compassionevole o irritata o peggio,infuriata…ma morbida e carezzevole…solo per lei. Cercò di ignorare il senso di colpa che come un macigno le pesava sul cuore.Avrebbe preferito mille volte la sua ira,piuttosto che la sua comprensione.Sarebbe stata più facile da sopportare.

Irina camminava da qualche minuto nel salotto di casa Cullen,l’aria vagamente assorta,le belle labbra piene e delicatamente rosate atteggiate in un broncio adorabile,la pelliccia bianca e soffice gettata con noncuranza sulle spalle,la gonna al ginocchio i uno splendido argento frusciava intorno alle gambe snelle e belle;i guanti bianchi con i bottoni in madreperla in un mano dalle dita lunghe e delicate;i lunghi capelli biondi le scivolavano in morbidi boccoli lungo tutta la schiena,coperta dalla giacca che era la perfetta controparte di quella gonna che lei adorava.Camminava e i tacchi risuonavano forti sul pavimento del salotto. Sbuffò spazientita e spostò lo sguardo su Kate che seduta sul divano,fissava assorta le fiamme del camino e sospirava malinconica. Irina scosse la testa:avere 16 anni per l’eternità era davvero orribile:Kate si innamorava di ogni bel vampiro che vedeva ed essendo un tipo con pochi peli sulla lingua,iniziava un asfissiante corteggiamento fino a che il disgraziato non scappava dalla finestra della camera che gli avevano assegnato,lasciando un biglietto di scuse nel quel ringraziava per la gentile ospitalità e una Kate distrutta. Che situazione! Le scappò un risolino,ma subito si riprese lasciando ancora vagare lo sguardo:su un altro lato del divanetto sedevano compostamente, Edward e Tanya,quest’ultima avvolta in un delizioso abito rosa pesca,i capelli dorati e ramati acconciati in piccole onde che le scivolavano intorno al viso delicato e dolce,gli occhi ambrati illuminati dalla luce del camino e da un qualcosa di molto più intenso,Irina sospirò:neanche avere 17 anni per sempre aiutava; era da quando si erano conosciuti,che Tanya non faceva che decantare l’eleganza,la bellezza,il fascino e la dolcezza di Edward Anthony Masen Cullen, dalle cui labbra pendeva in quel momento. Irina scosse la testa e volse lo sguardo verso suo fratello Eleazar,appoggiato con il braccio destro al camino,le dava leggermente le spalle e metteva in vista il fisico slanciato e muscoloso,il braccio sinistro posato sul fianco, i riccioli neri che incorniciavano un volto dai tratti delicati e sensuali,dalle labbra piene, dagli occhi dorati e profondi dalle ciglia arcuate e lunghe. Irina sospirò nuovamente: se Kate non faceva che innamorarsi di tutti,se Tanya bramava l’amore di Edward,bhè…Eleazar era un appassionato e romantico seduttore. La sua voglia di conquiste era conosciuta probabilmente in tutta Denali e non faceva che attirare attenzioni sulla loro strana famiglia. Lei invece sembrava immune al fascino dell’amore e non perché non volesse,ma semplicemente perché…no! Non c’era un perché,era così e basta.

Sentì un rumore di passi sulle scale,si voltò e un sorriso aperto e sincero apparve sulle sue labbra:l’unico vampiro ,al di fuori di suo fratello, per il quale provava affetto e ammirazione stava scendendo le scale con passo sicuro,seguito da una figura femminile vestita di blu. Si concentrò su quest’ultima e il sorriso le si congelò sul volto:c’era qualcosa di triste in quella giovane donna,come un’ombra che le velava lo sguardo e rendeva il suo aspetto misterioso,ma in maniera inquietante…era come se la morte avesse allungato una mano su di lei…Irina rabbrividì,nonostante il camino e la pelliccia e incrociò lo sguardo di Edward:vi scorse comprensione una profonda tristezza…Che cosa sai Edward Cullen?Conosci il segreto che cela questa donna?

Ma fu un attimo e Irina riportò lo sguardo su Carlisle che le veniva incontro con un sorriso dolce e le braccia spalancate. Si abbracciarono e Irina si sentì a casa. Avvertì su di se lo sguardo della donna,curioso ma anche un tantino irritato…Ridacchiò:forse aveva toccato una proprietà privata! Si staccò  da Carlisle e fissò la vampira:lunghi,splendidi capelli rossicci,ovale dolce e delicato,da bambola di porcellana, labbra piene e sguardo dolce,materno. Niente di speciale,bella,certo,come ogni altro appartenete alla loro specie,ma nulla di che. Eppure, quando vide lo sguardo di Carlisle posarsi su di lei,si rese conto che il bel dottore non la pensava così,rimase piacevolmente stupita: Carlisle guardava la giovane donna come se fosse un qualcosa di fragile e prezioso,un qualcosa da proteggere,da amare incondizionatamente,vide come bramava il suo tocco,il suo sguardo e la sua voce…niente a che vedere con le cottarelle di Kate. In quel momento Irina capì che avrebbe fatto qualunque cosa pur di aiutare Carlisle,la vampira che le stava di fronte e il loro amore. Non seppe cosa l’avesse spinta,seppe solo che era giusto così. Ma li avrebbe aiutati a modo suo…Tanto per cominciare vediamo se sotto l’agnellino c’è una splendida leonessa.Un sorrisetto le spuntò sulle labbra: “Carina,niente di speciale…speravo in qualcosa di meglio,Carlisle…però,almeno ha buon gusto” e fissò divertita la vampira alzare uno sguardo furioso su di lei,i pugni stretti dalla rabbia.

Sorrise ancor di più lasciando intravedere le zanne…Sarebbe stata una vacanza divertente,molto,molto divertente.

Note dell’autrice:volevo ringraziare ancora un volta tutti coloro che recensiscono la mia storia e anche coloro che l’hanno messa tra i preferiti:Grazie!! Un bacione,Maria^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Kiss ***


Erano passati due giorni da quando il clan di Denali si era unito alla famiglia Cullen ed erano stati due giorni d’inferno:tutto era cominciato la mattina del giorno dopo l’arrivo di Irina e degli altri;Carlisle doveva lavorare e si era defilato appena poco dopo le sete;Eleazar e Kate avevano tanto insistito affinché Edward li portasse a fare un giro turistico per la cittadina e Tanya si era unita non appena era venuta a conoscenza della presenza di Edward. Così verso le 10,Esme si era ritrovata su portico della casa a salutare il gruppo. Quando non furono più in vista, si chiuse la porta alle spalle e sospirò stancamente.In casa c’erano solo lei e Irina e la cosa non le faceva per niente piacere.Strinse le labbra e aggrottò le sopracciglia.Le maniere affettate di Irina le davano il voltastomaco…o forse era la vicinanza che la bella vampira bionda aveva con Carlisle ad irritarla …o forse il modo in cui le si rivolgeva…o forse il modo in cui trattava gli altri,come una regina…e al vicinanza con Carlisle…e la vicinanza con Carlisle!Non l’aveva già detto?

La vampira aveva declinato l’invito adducendo la stanchezza per il viaggio e una terribile emicrania. Esme sbuffò:da quando i vampiri avevano l’emicrania?Era tutto così assurdo,eppure nessuno aveva obbiettato quando Irina si era ritirata nella sua stanza dopo la caccia mattutina. Si massaggiò la gola infastidita;non aveva vomitato il sangue bevuto solo per non dare soddisfazione alla vampira bionda,eppure il bisogno di cacciar via dal suo corpo tutto quel sangue la stava opprimendo.Decise di dare una rassettata alla casa,così avrebbe avuto la mente occupata e avrebbe evitato la presenza di Irina. Prese il secchio e aprì il rubinetto…Mentre l’acqua scorreva pensò a quanto sarebbe stato bello se quella stessa acqua si fosse portata via anche i brutti pensieri.

Irina gettò l’ennesima gonna nell’armadio con aria scocciata;non aveva nulla da mettere! Cosa assurda, dato che il suo guardaroba presentava le collezioni dei più famosi stilisti,senza contare i completi realizzati per lei da sarte specializzate con disegni creati da lei stessa e per non parlare della miriade di accessori che aveva:borse,cappellini,braccialetti,orecchini e soprattutto scarpe,scarpe di ogni tipo;prese una gonna bianca leggermente svasata e la indossò,poi infilò la camicetta dalle maniche a sbuffo e dopo essersi data una sistemata ai capelli si voltò decisa verso la porta. Al piano di sotto un’altra porta si era appena chiusa. Diamo inizio al piano.

In uno svolazzare di stoffa bianca e capelli biondi scivolò silenziosamente fuori dalla porta.

Si era bagnata i pantaloni beige che indossava e anche la camicetta ocra non era nelle migliori condizioni,tuttavia il contatto con l’acqua l’aveva aiutata:i ragazzi erano usciti da una mezz’oretta e aveva appena finito di lavare il pavimento dell’ampio salone,aveva fatto prendere aria ai tappeti che ora penzolavano allegramente fuori dalle ampie finestre. Il cielo era nuvoloso ma non prometteva temporali,piuttosto una leggera nevicata nel pomeriggio. Esme sospirò rasserenata:si sentiva in pace con se stessa,una luce era stata accesa nel suo animo,il groppo che da quella notte le aveva spesso bloccato la gola,era come scomparso e tutto sembrava più chiaro,più luminoso,più semplice. Non aveva superato del tutto il disgusto verso se stessa,no…era molto lontana dal poter guarire da quell’assurda malinconia che provava nei confronti della sua precedente natura,una natura umana…non assassina.

Quando sentì dei passi sulle scale si voltò stupita:si era del tutto dimenticata della presenza di Irina all’interno della casa. Sentì uno strano calore invaderla e incendiarle le vene,strinse le labbra e i denti tanto forte da digrignarli.Il groppo si stava riformando ma la rabbia,perché si trattava di questo, non le permetteva di pensarci. Per una frazione di secondo fu felice della presenza di Irina. Ma solo per un secondo.

“Sei tu” suonava quasi come un’accusa.

Irina ghignò felice di averla irritata.

“Ti disturba la mia presenza?” e inclinò la testa lasciando che i suoi luminosi capelli biondi ricadessero su un lato. Esme la fissò vacua. La risposta più logica sarebbe stata si! Si,dannazione,Ovvio che mi infastidisci. Ma preferì tacere;dopotutto Irina era amica di Carlisle e non voleva essere scortese con lei. Abbassò la testa e prese a muovere la scopa meccanicamente,l’allegria di poco prima evaporata come neve al sole.

“Chi tace acconsente” la voce di Irina le lacerò le orecchie,benché la vampira non avesse urlato. Sentì la rabbia aumentare…Non mi conosci! Perché si ostinava a provocarla?Voleva essere lasciata in pace,con la sua rabbia,il suo disgusto e il suo dolore…Thomas…Non avrebbe mai pianto,neanche se avesse voluto,mai…però voleva stare da sola! Ma no,vero?Perché sua altezza,a regina di Denali doveva irritarla a morte…ma non si sarebbe fatta mettere sotto da un’irritante vampira platinata!

“Ti sbagli…Non sempre chi tace acconsente! A volte non si ha scelta e a volte si tace per non ferire lo stupido orgoglio di una persona!” la sua voce le suonava estranea,come se a pronunciarla fosse un’altra. Irina al guardò sgranando leggermente gli occhi,forse si cominciava a vedere qualcosa dietro quello sguardo tormentato;scoppiò a ridere divertita.

“Credevo che non avessi fegato,ma invece mi sbagliavo”

“Tu non mi conosci!”le parole rimbombarono chiare nel silenzio della casa. Irina scese le scale lentamente e si portò di fronte alla vampira,sorrise sgradevolmente.

“orse è vero1Non ti conosco,e forse neanche mi interessa…io sono venuta qui per rivedere Carlisle,tu non eri prevista nel pacchetto,ma a quanto pare…dovrò accontentarmi!” sarebbe scoppiata ridere se una secchiata di acqua gelida non l’avesse colpita in pieno viso,cogliendola di sorpresa .Aprì  che aveva chiuso per un attimo e osservò il volto furioso di Esme.Aveva deciso di andarci paino con la bambina!Però quella era una delle sue gonne preferite e non poteva tollerare che una vampira,qualsiasi vampira gliela rovinasse!Prese la spugna grondante d’acqua che era caduta dal secchio e la tirò a Esme. La prese in pieno petto.

“Così impari a sfidare la grande Irina e”la spugna le arrivò in testa.

La battaglia ebbe inizio.

Quando molte ora più tardi Edward,Eleazar,Tanya e Kate arrivarono alla casa,videro le luci accese ma percepirono anche il silenzio assoluto che regnava in casa.

“Si saranno uccise?” la voce di Kate li fece sobbalzare.

“Kate santo cielo,non esser ridicola”la voce di Tanya era irritante,davvero irritate.

Edward li ignorò e salì gli scalini del portico,aprì la porta e vide l’intera casa pulita da cima a fondo.

Forse la collaborazione tra quelle due poteva portare a qualcosa,almeno finché non le vide seminascoste dal divano,fradice e scarmigliate,con espressioni furiose e pensieri altrettanto furiosi che cambiò subito opinione.Quella convivenza sarebbe stata davvero difficile.

Arrivò il 22 Dicembre tra battibecchi e dispetti e l’intera famiglia si riunì per fare l’albero di Natale. Era stata più dura del previsto,dato che sia Irina,sia Esme non avevano fatto latro che rovinarsi a vicenda. Era cominciata con i vestiti di Irina,alcuni stropicciati,altri inservibili,poi Esme e le sue misteriose cadute dalle scale, e altri dispetti vari. L’unico che sembrava non accorgersene era Carlisle,il quale tra un turno e l’altro non aveva molto tempo per stare a casa e gli unici momenti li passava nel suo studio.Il rapporto con Esme si era raffreddato,tanto che i due non si salutavano più e nella casa quel cambiamento si avvertiva fin troppo chiaramente. Ci sarebbe voluto un miracolo per aggiustare le cose e di solito a Natale,i miracoli accadono.

Fu durante la preparazione dell’albero:grazie a Irina,cosa alquanto strana ma vera,Carlisle ed Esme si ritrovarono soli in casa a sistemare palline e decorazioni varie.

Esme era salita sulla scala per metter sulla punta dell’albero l’angelo bianco che Irina aveva comprato,indossava un maglioncino bianco e una gonna dello steso colore,i lunghi boccoli ramati lasciati sciolti.Quando l’aveva vista,Carlisle aveva avuto l’impressione di vedere un angelo. Si erano rivolti poche parole,imbarazzati e confusi e avevano iniziato a lavorare.

Esme stava sistemando l’angelo,ammirandone le fattezze delicate e ignara di essere a sua volta l’oggetto dell’ammirazione di Carlisle. Si sporse e cercò di appoggiare la figuretta vestita di bianco sulla punta dell’albero,fallendo miseramente. Sentì il vuoto sotto di se e la paura le chiuse la gola. L’impatto con il pavimento non venne. Sentì due braccia delicate e forti,al tempo stesso cingerla e si ritrovò a fissare a pochi cm di distanza gli occhi chiari di Carlisle,le sue labbra a un passo dalle sue e il su respiro mescolato al suo. Avvertì il suo corpo debole,inspirò il profumo di Carlisle e si sentì girare al testa,poi sentì qualcosa di duro dietro di se e aprendo gli occhi vide che Carlisle l’aveva appoggiata allo stipite della porta e ora aveva le braccia ai lati del suo viso,impedendole di scappare. Era in trappola .

Carlsiel avvicinò il suo vis al suo,piano e poggiò la fronte contro quella di Esme,la vide irrequieta.

“Ti prego non andare via…Restiamo così ancora un po’” e il corpo di Esme si rilassò.Avrebbe voluto baciarla fino a sentirsi male,fino a stordirsi con il suo profumo,ma come?

Alzò per un attimo gli occhi e vide un ramoscello di agrifoglio penzolare sopra le loro teste.le foglie di uno squillante verde,le bacche rosse,come il sangue. Sorrise e si abbassò verso Esme,cercando di catturare le sue labbra,ma la mano della vampira lo fermò. Carlisle la guardò iterrogativamente. Esme deglutì e disse:

“Non posso…ti prego,lasciami andare” una debole protesta. Carlisle sospirò,scosse la testa e indicò l’agrifoglio sopra di loro. Esme sgranò gli occhi stupita.

“Dobbiamo onorare la tradizione” e Carlisle si avvicinò pino,accarezzando con le labbra prima gli zigomi,per poi scivolare sulle sopracciglia e sulle palpebre abbassate,sfiorò le ciglia e tornò sulle guance,mentre le mani di Esme erano salite tra i suoi capelli e sfioravano con delicatezza la nuca.

“Solo un bacio”il sussurro di lui era rovente. Esme si sentì morire e si sporse verso le labbra del vampiro. Carlsiel le accarezzò pian,come se avesse paura che lei cambiasse idea,piano prese tra e sue il suo labbro inferiore e lo accarezzò con la lingua,Esme gemette piano e si abbandonò tra le sue braccia,inerme e piena d’amore per lui. Carlisle morse delicatamente le sue labbra e con una lieve pressione le fece dischiudere.Le lingue si incontrarono in una danza lenta e sensuale,passionale e dolce al tempo stesso; Esme sospirò e si strinse a lui,mentre le man di Carlisle si chiudevano intorno ai suoi capelli e la portavano più vicino. Esme accarezzò con la lingua i canini più affilati e sentì il gemito del  vampiro morirle in gola.Rimasero a baciarsi per un tempo che parve infinito.Quando si staccarono,lui poggiò la fronte contro la sua e sorrise.

“Ti ho aspettata per così tanto tempo,Esme”.

Lei sorrise,felice,ogni traccia di dolore svanita dal suo animo;gli accarezzò il volto con una mano.

Fuori la neve cadeva lenta.

Volevo ringraziare Sabry_Cullen,Hellen Cullen,Wind e Red Robin per i commenti e scusarmi per il ritardo dell’aggiornamento:purtroppo con la scuola ho molto(troppo!!) da studiare,ma cercherò di postare con regolarità i prossimi capitoli!!Grazie e ancora e sempre Baciotti!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Il giorno dopo ***


ATTENZIONE: No non è un capitolo a luci rosse…quelli devono ancora venire..XDXDXDXDXDXD!!!!!!!!!!

Volevo solo dirvi che la scena del bacio è ambientata il 12 Dicembre e non il 22; inoltre mi sono ricordata che era il vischio e non l’agrifoglio quello sotto cui ci si bacia: perdonate la mia sbadataggine…sono una vera schiappa…Comunque vi lascio al capitolo…Buon lettura!

“Orribile!”

“Disgustoso”

“Stomachevole”

“Come è romantico!”.

Tre paia di occhi dorati si voltarono stupiti verso la più piccola di casa Cullen: Kate guardava la scena con occhi sognanti e un sorriso a trentadue denti,canini compresi. Edward, Tanya e Eleazar avevano smorfie lievemente disgustate sui volti perfetti e scuotevano la testa. Erano accoccolati sul divano,davanti il caminetto acceso,due giorni dopo aver trovato Carlisle e Esme abbracciati sul quello stesso divano intenti a scambiarsi effusioni. Ora i due vampiri erano intenti a giocare a palle di neve nell’enorme cortile di casa Cullen come due bambini e Irina era sulla poltroncina a leggere un libro. L’albero era stato completato e ora luccicante di palline di cristallo e di scintillanti addobbi riempiva,con la sua mole,il raffinato ed elegante salotto di Casa Cullen. Irina quando l’aveva visto,l’aveva giudicato passabile,definendo il lavoro di Esme ma non quello di Carlisle un lavoro da due soldi! Esme l’avrebbe probabilmente aggredita se nono fosse stata attaccata alla bocca perfetta di un certo dottore.

“E io che credevo che non ci  sapesse fare con le donne!” Edward aveva commentato così la scena,nello stupore generale. Erano stati due giorni molto lunghi soprattutto per i componenti della famiglia Cullen non affetti da “attacchi di passionalità improvvisa” come li aveva definiti Eleazar, tra l’ilarità generale. Sembravano aver accettato tutti la cosa,persino Irina che si era rassegnata a vedere il suo divertimento quotidiano tra le braccia di Carlisle.

“Sembra di vedere uno di quei musical che vanno tanto di moda in questi tempi,tutto sdolcinato e sbaciucchiamenti!” la voce di Tanya era un sussurro disgustato.

“Non dovresti fare al predica sorellina…Sappiamo che vorresti che un certo vampiro si comportasse così con te!Non c’è bisogno del tuo finto disgusto!” Eleazar si stava togliendo immaginari pilucchi di un altrettanto immaginario materiale dalla giacca nera. Poi ad un tratto si alzò e iniziò a correre. Tanya sospirò,mentre una vena le compariva sulla bella fronte bianca. Si rassettò il vestito e con uno sguardo omicida al fratello in corsa lo imitò. Ringhi a parte nella casa scese il silenzio,mentre fuori le risate dei due innamorati risuonavano alte.

Quando una palla di neve lo colpì in pieno viso,Carlisle non poté fare a meno di ridere e di inseguire Esme che tentando di sfuggirgli si era nascosta tra gli alberi. Si sentiva leggero,felice per la prima volta dopo secoli di solitudine e di sofferenza. Esme aveva preso con le sue mani delicate il suo cuore muto e lo aveva custodito nella dolcezza del suo amore senza che lui se ne rendesse conto. Era stato improvviso e bellissimo come il sole che sorge ad est,splendente e accecante,la consapevolezza del suo amore lo aveva spiazzato e stordito fino a renderlo succube di quella vampira il cui cuore aveva cantato per lui e aveva illuminato la notte buia e senza luna nella quale era precipitato da più di duecento anni.

La raggiunse,l’afferrò per le spalle e la trascinò con se sulla neve gelata,ridendo e baciandole il collo profumato. Quando alzò lo sguardo rimase estasiato dallo spettacolo del volto di Esme splendete d felicità: i lunghi ricci color caramello erano sparsi come petali rossi sul suolo coperto di candida neve e il volto perfetto e dolce della vampira gli sorrideva, le labbra rosse e piene fatte per i baci di un uomo,i suoi baci, erano distese e lo invitavano con tenera voluttà a precipitare in esse; le lunghe ciglia ombreggiavano quegli occhi stupendi e di una tonalità poco più chiara dell’ambra,spalancati e ridenti lo fissavano pieni d’amore. Il respiro gli si fermò e anche Esme smise di ridere,fissandolo seria in viso. Lui le accarezzò il volto e scivolò con dolcezza a pochi cm di distanza dalle sue labbra: si arrestò lì,incerto,quasi timoroso che lei potesse respingerlo,che i baci che si erano dati in quei giorni fossero stati solo un sogno. Lei appoggiò la fronte contro la sua e rimasero a respirarsi dolcemente, nel silenzio ovattato del bosco. Sul volto di Esme spuntò un sorriso tremulo e gli occhi le brillarono di felicità trattenuta.

“Non farmi del male” sussurrò e Carlisle che aveva chiuso gli occhi godendo della sua vicinanza li riaprì di scatto. Sorrise ironicamente.

“Come se potessi fartene!” ma il viso di Esme si spense e un’ombra le annebbiò lo sguardo;parlò con voce rotta

“Me ne puoi fare invece…se mi abbandoni!” e fissò il suo sguardo in quello del vampiro. Carlisle la guardava stupito,poi le accarezzò il volto con una mano e le parlò

“Non potrei mai,mai lasciarti…come puoi pensarlo! Ti amo- Esme sgranò gli occhi- sei la cosa più bella che mi sia mai capitata,sarei un pazzo se solo provassi a lasciarti andare…Ti amo,ora,qui…”

“ E domani…mi amerai?” Esme si sentì sull’orlo del precipizio,ad un passo dal sentirsi morire,perché ora che l’aveva trovato non avrebbe mai potuto lasciarlo andare.

Carlisle rise e le accarezzò ancora una volta il volto soffermandosi sul labbro inferiore,tormentandolo con carezze dolci e seducenti. Esme sospirò e chiuse gli occhi.

“Domani,il giorno successivo e quello dopo ancora e così per tutta l’eternità io ti amerò sempre e sempre ti vorrò!” e poi sia avventò sulle sue labbra come un disperato che avesse finalmente trovato l’acqua nel deserto.

Esme alzò il busto per sentirlo più vicino e le mani di Carlisle si chiusero sui suoi ricci per attirarla più vicina,quasi a fondersi con lei. Accarezzò le sue labbra come poco prima aveva fatto con le dita e tormentò in modo squisito il labbro inferiore di lei,lambendolo con la lingua e con le zanne dure,succhiandolo e sentendo i gemiti di Esme in risposta. La vampira accarezzò le labbra di lui e le mordicchiò con voracità,Carlisle la strinse ancora di più e piano le labbra di entrambi si dischiusero e con un sospiro di piacere le lingue si incontrarono:piano e delicatamente la lingue di Carlisle andò a sfiorare i canini di Esme e sentì in bocca il sapore amaro del veleno,con un ringhiò la prese violentemente in braccio e la premette contro la corteccia di un albero a pochi cm da loro. Si staccò per un attimo e fissò il suo volto:le labbra rosse e gonfie,spiccavano sulla pelle candida,desiderabili,gli occhi ormai neri,specchio riflesso dei suoi, lo guardavano rapiti e supplichevoli. Sentì le mai di Esme salire verso il suo collo,in una carezza lenta e sensuale,e rabbrividì di piacere. Desiderava sentirla ancora più stretta,più vicina,stretta se tanto da diventare un tutt’uno. Le mani di Esme salirono sul collo e accarezzarono dolcemente le nuca del bel dottore,Carlisle gemette e si stinse a Esme,sfregando il su bacino contro il suo involontariamente;quel gesto strappò un gemito e un rantolo a entrambi. Esme boccheggiò e le sue mani corsero al bordo del maglione che Carlisle indossava e si infilarono sotto,trovandosi a contatto con gli addominali scolpiti del vampiro,rimase senza fiato ma vedendo l’abbandono totale di Carlisle proseguì e le sue mani si soffermarono sui pettorali del dottore. Prima che potesse fare alcunché due ceppi freddi le inchiodarono i polsi contro la dura corteccia dell’albero e sentì la bocca del suo dottore accarezzarle il lobo dell’orecchio sinistro. Sentì la testa girarle e un gemito involontario le sfuggì dalle labbra. Carlisle proseguì e ritornò sulle sue labbra e finalmente la baciò,sfiorando con la lingua il palato della donna e lasciando incontrare le lingue in una danza conosciuta,familiare e tremendamente dolce. Si staccò improvvisamente e rise del gemito di protesta di Esme. Le baciò dolcemente il collo,leccando e mordicchiando,mentre con un mano le accarezzava i fianchi,alzando leggermente il maglioncino bianco che indossava. Con le labbra scese giù e si fermò poco sopra il cuore. Per un attimo ebbe l’impressione di sentirlo battere,appoggiò la fronte e sentì le mani di Esme accarezzargli dolcemente i capelli. Alzò lo sguardo e incontrò il suo,ancora annebbiato dalle emozioni appena provate. Si rialzò lentamente e la baciò dolcemente,accarezzandola,poi la rese tra le braccia e scivolò a sedere cullandola dolcemente.

“Ti amo” sussurrò Carlisle. Esme sorrise:

“Senza di te io non esisto” e continuarono a coccolarsi fino a quando non scese al notte.

                                                                

“Devi!” la voce di Irina suonò insopportabilmente fastidiosa. Esme scese di corsa le scale proprio mentre l’orologio a pendolo del salone suonava le due del mattino del 15 Dicembre. Irina la seguì di corsa nel tentativo di bloccargli la strada. Si fronteggiarono come due leonesse.

Esme assottigliò le labbra e scoprì le zanne.

“Fammi passare!” e ringhiò. Irina non si scompose,anzi rispose allo stesso modo.

“Stupida neonata! Vuoi capire che se non cerchi di abituarti all’odore del sangue umano non potrai mai uscire di casa?”.

“L’ultima volta stavo per uccidere una famiglia! Capisci Irina…una famiglia intera!” e la voce le si incrinò. Irina la fissò con uno sguardo greve:

“Stavi per uccidere Esme…volevi ma non l’hai fatto…tu hai resistito!” e vide la sorpresa dipingersi sul suo viso.

“Cerca di addestrarti…ti prego,non provare quello che sto provando ora io!Ti prego!” e per la prima volta Esme vide la glaciale e impassibile Irina spezzarsi come un vaso di pregiato cristallo. Non ebbe il tempo di dire nulla che la vampira bionda scomparve per le scale,nella sua stanza.

Esme si morse le labbra e si voltò verso il pian terreno:Edward la fissava con un sorriso triste sulle labbra.

“A te…?” Ma lui scosse al testa.

“Non,non ho mai avuto occasione- ghignò della sua faccia sconvolta- ma credo che sia insito nella nostra natura…proviamo a sopportare insieme l’addestramento! Ti aiuteremo tutti…persino…anzi soprattutto Irina!” e le tese la mano. Esme lo fissò come se lo vedesse per la prima volta. Il pensiero di dover di nuovo tentare di sopraffare il demone che si portava dentro le faceva accapponare la pelle,quella notte era impressa a fuoco nella sua mente,come un solco terribile e il doverla ripetere la faceva stare male. Era come se una serie di nuvole le stessero oscurando la vista…

…E poi,rapido come il fulmine,vide il volto sorridente di Carlisle,i suoi baci,il suo amore e il disgusto che avrebbe provato nei suoi confronti se lei nono fosse riuscita a controllarsi e insieme a quello dell’uomo che amava un volto più piccolo,tenero,fragile e simile al suo:Thomas...fu come se il so le avesse squarciato quella fitta rete di nubi che aveva sugli occhi,come l’alba che irrompe,ciò che doveva fare le fu chiaro come non mai,come quando aveva scelto dia mare Carlisle,come quando aveva scelto di tenere il suo bambino. Guardo Edward negli occhi e lo vide sorridere. La decisione era già stata presa,prima ancora che lei se ne rendesse conto:per non diventare un’assassina,per non odiarsi,per Carlisle,per Thomas e per Edward. Avrebbe combattuto.

Scese le scale e prese la mano di suo figlio. Avrebbe combattuto.

“Coraggio!! La voce di Edward le giunse da lontano…remota mentre la sete di sangue la prendeva e si ritrovava a ringhiare come un animale,smaniando di poter assaggiare il liquido vitale di quegli umani che si erano avventurati nella foresta a caccia di orsi. L’odore l’aveva colpita come un pugno allo stomaco,mozzandole il fiato,e tutto il suo autocontrollo era svanito,come neve a sole. L’immagine delle persone che amava si era macchiata di sangue e si era ritrovata a mordere il braccio di Eleazar con tanta violenza da rischiare di staccarglielo. Irina e Edward le si erano avvicinati ma lei aveva attaccato anche loro.

“Perché fa così?L’atra volta era quasi più controllata…che le succede?”

Di chi era quella voce?Perché era così preoccupata?Cosa stava facendo per far soffrire questa persona? E di nuovo il sangue…lo voleva…con tutta se stessa…Ringhiò e puntò i piedi preparandosi a balzare incontro alla preda,ma una presa d’acciaio la strinse e lei si ritrovò con la faccia premuta contro una corteccia d’albero.

“Calmati,ti prego Esme! Siamo noi…non ci riconosce! Edward cosa facciamo?!”

Un’altra voce…più dolce…fanciullesca…il cervello le diede l’immagine sfocata di un volto molto bello e un nome…Kate…e poi di nuovo la voce di prima…e un nuovo nome…Edward!

“Aspettate…sta arrivando Carlisle…” il silenzio e un nuovo odore seguito dal fruscio degli alberi…un odore mille volte meglio del sangue…afrodisiaco e una voce…

“Esme!” e fu certa che il suo cuore riprendesse a battere…un nome,così amato e desiderato….

“Carlisle!” e la foschia che l’avvolgeva si dissolse…come se non ci fosse mai stata…il demone ritirò gli artigli e la sete di sangue divenne sopportabile..quasi nulla in confronto al desiderio di abbracciarlo… E la sentì,la sua stretta…calda avvolgente,generosa…come lui…e sospirò di felicità trattenuta.

“Non lasciarmi!” e poggiò le sue labbra contro quelle di lui.

“Mai…amore mio…mai!” e si perse in lei.

NOTE DELL’AUTRICE PAZZA:

Volevo ringraziare tutti per l’enorme pazienza che avete dimostrato nell’aspettare il mio aggiornamento!!Vi adoro!Grazie!!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Natale ***


…E quando ti sembrerà di averlo seminato,eccolo spuntare dietro l’angolo più oscuro e tenebroso della tua mente,quando ti sembrerà di non udire più il suo strisciare lungo le pareti della tua memoria allora udirai lo scricchiolio dei suoi passi sul selciato dei tuoi ricordi e quando lo sentirai bussare alla tua porta saprai che il passato non è più tale…

 Dal diario di Esme,narrato in terza persona-15 Dicembre

“ Credi che tornerà presto?” la domanda di Esme rimase sospesa nell’aria come uno dei tanti granelli di polvere che si libravano nell’atmosfera. Carlisle sospirò e le strinse il braccio mentre la donna continuava a raccogliere le schegge di ciò che rimaneva del bellissimo pianoforte a coda di Edward. L’ennesima lite tra Eleazar a Tanya era degenerata in uno scontro tra titani e il pianoforte di Edward si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Si era sentito un tonfo e poi qualcosa che andava orribilmente in pezzi. Edward che era nell’enorme e inutilizzata cucina con Esme si era irrigidito e sul suo viso era apparsa un’espressione di così acuto dolore che Esme aveva pensato di vederlo morire.Poi Edward si era diretto ad una velocità spaventosa,anche per un vampiro (ma d’altronde Edward era la velocità incarnata), verso il soggiorno e Esme aveva sentito solo un gemito di dolore,poi la porta di casa che andava in frantumi e quando si era sporta per vedere cosa fosse successo,era rimasta sbalordita e confusa:al centro della stanza,dove un tempo ci sarebbe dovuto essere il pianoforte a coda di Edward c’erano solo dei frammenti di legno lucido e scuro e qualche tasto bianco. Tanya era in un angolo,gli occhi color miele  sbarrati dal terrore e dalla consapevolezza di ciò che aveva fatto. Eleazar era corso dietro Edward cercando di calmarlo ma aveva fato ritorno dopo poche ore con i vestiti a brandelli e una aria di sconfitta sul volto. Irina aveva continuato a blaterare su quanto fossero idioti suo fratello e sua sorella e aveva chiesto di ripagare il danno,ma sia Carlisle sia Esme si erano rifiutato.Era passato solo un giorno da quando Edward era scappato,sulle montagne a detta di Carlisle,eppure ne sembravano passati mille,la sua assenza era presente come un’ombra tra di loro. Tanya aveva conservato l’espressione da martire per tutta la giornata seguente e solo verso sera Kate e Esme erano riuscite a convincerla ad uscire e andare a caccia con loro. Esme continuava l’addestramento,senza però ottenere grandi risultati:non inseguiva gli umani che capitavano nella foresta,ma aveva una postura così rigida e così inumana che sarebbe stata subito notata se si fosse trovata tra la gente.

Intanto nel paese si era sparsa la voce che dei misteriosi ospiti fossero appena giunti a casa Cullen, quando qualcuno aveva aggiunto che dovevano essere i misteriosi,diafani e bellissimi cugini del dottor Cullen,puntualmente arrivati per trascorrere il Natale con loro,la curiosità era scemata,poi qualcuno aveva ricevuto notizia del misterioso pacco pieno zeppo di abiti femminili che il dottor Cullen aveva ricevuto molto tempo prima che i suoi ospiti giungessero e subito la curiosità era rinata:tutti erano impazienti di conoscere la futura signora Cullen(perché solo di questo poteva trattarsi,parola delle pettegole del paese);le infermiere dell’Ashland Hospital erano scoppiate in un pianto dirotto alla notizia e per giorni Carlisle era stato accompagnato da occhiate omicide ed esasperate.Tutti speravano ormai  di poter vedere la dolce metà del dottore al tradizionale ballo della Vigilia di Natale che il sindaco avrebbe dato nella lussuosa villa poco fuori città,ballo al quale il Dottor Cullen e i suoi cugini avevano sempre partecipato,con l’eccezione del giovane fratello del dottore,particolarmente cagionevole di salute. Ovviamente il dottore doveva partecipare a tale evento,altrimenti nessuno avrebbe avuto di che parlare durante il pranzo di Natale.

Le voci erano giunte a Carlisle che aveva preferito tacere,confermando ancora di più i sospetti sulla sua futura moglie(“Chi tace acconsente!” avevano bisbigliato le pettegole del paese). Sarebbe stato un Natale molto lungo…Davvero molto lungo!.

16 Dicembre

“Non ho nulla da mettermi!” la voce di Irina suonava drasticamente infelice,troppo per una che vantava la bellezza di 25 abiti da sera(solo abiti da sera).

“Non essere ridicola!Irina guarda quanti vestiti,hai solo l’imbarazzo della scelta!Prendi questo…dorato,lungo con lo strascico,con il manicotto di volpe bianca faresti un figurone!” Kate aveva sollevato l’abito con tale delicatezza da far pensare che fosse di cristallo. Irina l’aveva guardata come se avesse appena detto che i vampiri non esistevano.

“Non essere sciocca tu!L’ho già indossato! Se non ti ricordi è perché la tua memoria fa più cilecca di un colabrodo!”

“Quand’ è che l’avresti indossato?” Kate poggiò le mani sui fianchi,l’aria scocciata per le continue stranezze della sorella. Prima che Irina potesse rispondere Tanya entrò nella stanza,sguardo basso,spento,capelli scarmigliati e vestiti di quasi due giorni prima. Irina alzò gli occhi esasperata,mentre Kate sospirava comprensiva. Tanya si sedette sul letto di Irina e cominciò ad accarezzare i vestiti della sorella come se fossero dei cagnolini. Poi alzò sulle sorella uno sguardo assente e vacuo(Irina alzò un sopracciglio visibilmente irritata della mancanza di attenzione per il suo problema) e disse:

“Non prestatemi attenzione…sono solo un po’ stanca:sono esattamente quattro giorni 7 ore e un numero imprecisato di minuti che Edward è andato via” e chinò la testa sulla morbida stoffa dell’abito bianco e singhiozzò disperate(ovviamente senza versare una lacrima).

“Si…allora ti stavo dicendo Kate - e Irina fu interrotta da un nuovo scoppio di singhiozzi di Tanya – nono posso mettere l’abito dorato,l’ho già indossato per il ballo che ci fu nel 1880 a Washington,l’unico a cui abbiamo partecipato!”  .

“Irina era 1880,nessuno se ne ricorderà stai tranquilla!”

“Non mi interessa se nessuno se ne ricorderà,io non indosso abiti già usati!” e in uno svolazzo di lucenti capelli biondi si voltò con aria sdegnata.

“Dobbiamo andare in città a fare compere,c’è quella deliziosa boutique…La reggia di Versailles! Domani andremo a dare un’occhiata,anche perché dovremmo trovare qualcosa anche per Esme! Non è ancora pronta e credo che se si presentasse domani nono riuscirebbe a resistere,inoltre se si presentasse prima del ballo,rovinerebbe la sorpresa.” E rise sonoramente mentre Kate inarcava il sopracciglio destro e si dirigeva fuori dalla stanza,ormai certa che la sorella avesse definitivamente perso la testa. Scivolò con grazia fino al salotto e trovò davanti al camino acceso,Carlisle ed Esme abbracciati,lei appoggiata al petto di lui,mentre la voce melodiosa dell’uomo recitava un sonetto.

Kate riconobbe Shakespeare;consapevole che i due avessero avvertito la sua presenza,si avviò fuori raggiungendo Eleazar che era andato a caccia qualche ora fa. Riuscì a cogliere nono solo la bellezza di quei versi ma anche l’amore di Carlisle per Esme,quando poi alla voce dell’uomo si unì quella della vampira,Kate ascoltò meravigliata l’armonia delle loro voci,come queste si completassero e creassero una melodia di incantevole bellezza. Uscì silenziosa nel giardino e corse poi nella foresta lasciando dietro di se una scia di turbinanti fiocchi di neve.

Esme sentiva le mani di Carlisle accarezzarle le braccia e la schiena,in una lenta carezza che le dava i brividi. Si strinse a lui e respirò il suo odore:miele e pesca,le faceva girare la testa. Affondò il viso nel suo collo e sentì il sussurro di Carlisle che le baciava teneramente la clavicola.

“Mi fa impazzire…il tuo odore mi da alla testa…mm…rosa e la tua essenza, qualcosa che non riesco a identificare ma so che riconoscerei ovunque.” E le morse scherzosamente la pelle bianca e profumata. Esme rise, un trillo di campane, e alzò lo sguardo fino a incontrare il suo. Sfiorò con l’indice il mento dell’uomo e risalì lentamente fino alla tempia destra. Carlisle chiuse gli occhi reprimendo la voglia di prenderla e di baciarla;ogni volta che Esme lo sfiorava,ogni volta che lo guardava,sentiva un calore piacevolmente doloroso attraversarlo e si ritrovava a desiderare di andare oltre quei baci e quelle carezze,oltre tutto quello che già aveva; poi però la ragione dominava sugli istinti e si limitava a tenerla stretta tra le braccia,ringraziando che Edward fosse momentaneamente assente.

Il pensiero di Edward lo riportò alla realtà. Esme lasciò scivolare la mano dal suo volto fino a poggiarla sul suo cuore. Sapeva dove i pensieri del vampiro si fossero soffermati, era preoccupato,Edward si era rifiutato di parlare persino con lui e questo gli aveva spezzato il cuore.

“Starà bene?” la voce di Carlisle era pregna di preoccupazione e di una lieve ma percettibile traccia di dolore.

Esme lo accarezzò con lo sguardo.

“Spero di si. Edward è in grado di badare a se stesso,vedrai che non gli succederà nulla di male. Deve smaltire la rabbia per quello che è successo e preferisce non farlo davanti agli altri. Era molto importante quel pianoforte per lui.Chi glielo ha regalato?”

“Sua madre. Pochi mesi prima che la Spagnola si abbattesse sulle loro vite,credo sia stato il suo ultimo regalo di compleanno.Era l’unica cosa che gli rammentasse sua madre.Le era molto affezionato.”

“Come ogni figlio alla sua mamma.Anche a me manca molto. M è morta da molto tempo e sembra che il suo volto stia sbiadendo tra i miei ricordi.Succede spesso a quelli della nostra specie?”

“A volte può capitare che un ricordo,sbiadisca,però forse è solo questione di tempo. Purtroppo con il passare degli anni,molte cose la nostra mente le dimentica”

“Ma io non voglio perdere il ricordo del suo viso!” ed Esme si rese conto di sembrare una bambina.

“Se anche lo perdessi ti resterebbe qualcosa che te la riporterebbe sempre alla mente.Una carezza,un bacio,un colore,una forma.Chi ci ama non ci lascia mai,il suo ricordo rimane per sempre e anche se sbiadisce quello,il cuore non dimentica.”

“Ma il mio ora è fermo,cambia qualcosa?”, Carlisle rise e Esme ascoltò meravigliata ancora una volta il suono della sua voce quasi fosse quello di un angelo.

“Anche il mio era fermo quando ti ho conosciuta,eppure non mi sono mai dimenticato di te”

“Però dal nostro primo incontro a oggi sono passati 10 anni i forse qualcosa in più,scommetto che un po’ ti eri dimenticato di me!”

“Hai ragione-e Esme ammutolì,non sopportando l’idea che il suo ricordo scomparisse dalla mente di Carlisle - avevo dimenticato quanto fossi bella,ma Esme credimi se ti dico,che se anche fossero passati un migliaio di anni,io non ti avrei mai dimenticata.Il tuo volto,il tuo sorriso,ogni singolo tratto della tua persona è eternamente inciso nel mio cuore.” E le posò un bacio lieve e dolce sulle labbra rosse per poi appoggiare teneramente la fronte sulla sua.

 Esme sorrise,e riappoggiò il capo sul suo petto.

“Domani andiamo a trovare Edward? Cerchiamo di convincerlo a tornare!Per favore!” e Carlisle annuì,perché non avrebbe mai potuto negarle nulla.

17 Dicembre- Foresta nelle vicinanze di casa Cullen

L’enorme orso bruno,che avrebbe dovuto essere in letargo ma per chissà quale strano caso aveva deciso di ritardare il suo sonno,era accucciato sulla riva del ruscello,bevendo avidamente l’acqua che in alcuni punti si presentava ghiacciata. Il predatore poteva sentire distintamente il suono della lingua che lappava,il battito del suo  cuore,che pompava il sangue denso e caldo sotto l’ammasso di muscoli e pelliccia soffice e scura. Gli alberi erano una protezione ideale ed era dai rami più alti di uno di questi che il predatore osservava l’animale. L’odore della sua pelliccia,mischiato a quello della terra dormiente,delle foglie secche,della resina degli alberi,della neve che ricopriva tutto il terreno,nulla sfuggiva al suo olfatto perfetto.Si acquattò quando vide l’animale alzare il muso,come s avesse percepito la sua presenza. L’orso bruno alzò il muso al cielo e inspirò una curiosa fragranza,qualcosa di dolce e letale,come di miele e qualcos’altro. L’animale avvertì il pericolo e irrequieto si mosse,allontanandosi a balzi dal ruscello per cercare al via della sua tana. La caccia era stata infruttuosa,cacciare quei minuscoli tesserini non gli aveva dato il minimo piacere,e ora era costretto a tornare alla sua tana con lo stomaco vuoto.

Improvvisamente,il misterioso odore che l’aveva tanto preoccupato e infastidito si fece più vicino;l’animale ringhiò e si mise in posizione d’attacco,mentre un secondo ringhio più acuto e vagamente umano lo raggiunse dalle spalle. L ‘orso si girò e si ritrovò faccia a faccia con uno di quegli strani esseri a due gambe,che parlavano e che come aveva scoperto in passato erano deliziosi. Sentì la fame aumentare,ringhiò ancora più forte mentre fili di bava scivolavano sul terreno sotto di lui. Al contrario delle altre creature a due zampe,questa stava immobile e silenziosa,le fauci atteggiate in uno strano sorriso,le gambe e le braccia sembravano imitare una posizione d’attacco.La bestia indietreggiò di un passo,badando bene a non perdere il contatto visivo con la strana creatura...fu un lampo e l’orso se la ritrovò sul dorso;cercò di scrollarsela di dosso,ma quella affondò i denti nella gola,tagliando pelliccia,muscoli,tendini,l’orso emise un lungo gemito di dolore,mentre sentiva le energie abbandonarlo e la vista gli si annebbiava. Cadde al suolo tentando di girare l’enorme capo e l’ultima cosa che vide furono gli intensi occhi color oro della creatura,del predatore e i suoi capelli di uno strano color bronzeo.

 

Edward si ripulì il viso sporco di sangue nel ruscello dove la belva aveva bevuto poco prima e fissò con sguardo assorto l’acqua che portava via i rimasugli di sangue. Erano ormai tre giorni che era andato via di casa e non credeva che sarebbe tornato tanto presto:l’irritazione e anche la rabbia per quello che era successo al pianoforte di sua madre era ancora tanta,chissà forse ci sarebbero voluti tre o quattro secoli prima che decidesse di ritornare,o forse anche di più,o magari avrebbe aspettato che Irina e il clan andassero via,così la casa sarebbe rimasta vuota,con solo Carlisle ed Esme. Al pensiero di suo padre e di quella che ormai considerava sua madre,aggrottò le sopracciglia e distolse lo sguardo dall’acqua che portando via le tracce di sangue da rossa era ritornata limpida,pura e fredda. Si alzò dalla posizione accovacciata in cui era rimasto e decise che una bella corsa gli avrebbe sicuramente schiarito le idee. Si piegò sulle ginocchia,spiccò un lungo salto e atterrò con grazia nel folto della foresta,appoggiò appena il piede sulla morbida terra e via veloce,attraverso la foresta,mentre gli alberi leggeri come piume gli accarezzavano il volto e la camicia sbrindellata. Era sempre stato il più veloce e se all’inizio Carlisle aveva creduto che fosse unicamente perché era un neonato,quando dopo un anno si era ridotta al sua forza,ma non la sua velocità,il dottore si era reso conto che quello doveva essere uno dei doni di su o figlio,uno dei tanti come diceva sempre Carlisle. Perché ogni padre era convinto che suo figlio dovesse essere speciale e in virtù di ciò,Carlisle lo considerava migliore di lui e di ogni creatura che egli avesse mai conosciuto nella sua lunga vita e quando lui ribatteva che non era così,Carlisle ribatteva che allora lo sarebbe diventato,che aveva visto il grande uomo che sarebbe diventato e che era dentro di lui. Eppure Edward sapeva che suo padre si sbagliava,non era buono,non era migliore di nessuno,soprattutto non di Carlisle. Suo padre credeva che anche se erano vampiri,avevano ancora un’anima e che Dio non si era dimenticato di loro,però Edward non era d’accordo,possibile che non ci fosse nessuna delle leggende che gli umani avevano creato sulla loro specie che fosse vera? Non dormivano nelle bare,non erano respinti dall’aglio o dall’acqua santa o dalla croce,non si scioglievano al sole,sembravano essere invincibili…possibile che fosse falsa anche la leggenda sulla perdita della loro anima? Non sapeva come fosse non avere un’anima:nei suoi diciassette anni di vita umana,non vi aveva mai fatto molto caso…poi quando Carlisle gli aveva rivelato cosa era diventato dopo la trasformazione,si era sentito defraudato di una parte di se stesso,una parte importante,qualcosa di inestimabile valore. Credeva che la sua natura fosse quella di un demonio, ma Carlisle gli aveva mostrato un altro modo di vivere…la possibilità di non sentirsi un mostro,di non odiare se stesso e gli altri. Edward aveva afferrato questa possibilità come se fosse al sola ancora di salvezza ed ora,dopo tre anni,riusciva a resistere all’odore del sangue umano…anche se non poteva negare che questa decisione spesso gli stese stretta…nel profondo del suo cuore c’era un qualcosa,qualcosa di oscuro che premeva e gli chiedeva di soddisfare quella sete quella brama di sangue umano..un demone,come quello di Esme,lo stesso che Carlisle riusciva a tenere sotto controllo. Non poteva negare che alle volte gli sarebbe piaciuto uccidere e assaggiare qualche umano,qualcuno che avesse un’anima più nera e perversa della sua,qualcuno di cui il mondo non avrebbe sentito la mancanza…provava disgusto e vergogna per i suoi pensieri,Carlisle l’avrebbe ripudiato se avesse saputo che il suo adorato figlio non era così buono e perfetto…l’avrebbe odiato e anche Esme,perché anche senza bisogno del suo potere,sapeva che il loro rifiuto di bere sangue umano,era dettato dalla nobiltà di spirito che li distingueva,non solo tra i vampiri ma anche tra gli esseri umani.

Spiccò l’ennesimo salto e si ritrovò sul sentiero che portava alla grotta che si era scelto come rifugio;rallentò e mentre stava per superare con un agile balzo un masso e un tronco d’albero caduto,avvertì i pensieri di Esme. Era venuta a trovarlo…si sentì felice e affrettò il passo.

Esme era comodamente seduta su una sporgenza della grotta,un masso ricoperto di neve e dondolava i piedi tranquilla.

Quando lo vide,sorrise dolcemente e scivolo con grazia giù dal masso,posando i piedi nudi per terra e allargando le braccia. Edward sentì un fremito di gioia e ridendo si gettò tra le braccia di Esme. La donna lo strinse e gli accarezzò i capelli,inspirando il suo buon profumo di miele,lillà e sole,un profumo diverso da quello di Carlisle ma altrettanto buono e caro.

“Complimenti per la tua casa…è adorabile,puro stile “vampiro” –e mimò la parola con le dita- ovviamente niente a che vedere con casa Cullen, ma è già qualcosa…io credevo che stessi all’addiaccio,mi ha tolto un peso dal cuore” e gli diede un dolce bacio sulla guancia sinistra.

Edward rise,la sua visita l’aveva messo di buon umore,i pensieri di poco prima solo un lontano ricordo.

“Come mai qui?” le chiese e lo fece accomodare nuovamente sulla pietra;Esme si sedette usando il soprabito beige che aveva porto per non sporcare la preziosa gonna che aveva indossato,e dondolò i piedini nudi come una bimba.

“Mi mancavi,bhe veramente manchi a tutti…comunque volevo vederti e speravo di convincerti a tornare,ma credo che ti serva tempo…Carlisle mi ha spiegato,mi ha detto quanto fosse importante per te quel pianoforte,ma Tanya e Eleazar non l’hanno fatto di proposito…Irina li ha già rimproverati e Tanya…immagina quanto deve stare male…tiene molto a te,lo sai…si nota…e Carlisle vorrebbe riaverti a casa e anche io…Ti prego Edward…ci manchi tanto…però capisco che ci voglia tempo…te ne daremo ,però non troppo perché ci manchi!”. Edward rise a quelle parole e poggiò il capo sulla spalla di Esme,non sapeva che dire…voleva avere ancora qualche giorno…sarebbe tornato,questo era certo…però tra un po’.

“Come va tra te e Carlisle?” e subito avvertì i pensieri di Esme,la sua felicità e immagini che avrebbe preferito non vedere.

“Accidenti…” commentò e sulle labbra comparve il suo solito sorriso sghembo. Esme in risposta gli diede uno schiaffo sul braccio.

“Non fare il ragazzaccio Edward,o credimi scoprirai quanto so essere vampira!” e subito si morse le labbra,perché il suo lato vampiresco sembrava prendere il sopravvento soprattutto quando c’erano umani nei paraggi.

“Non fai progressi?Spesso ci vuole del tempo…so come ci si sente…anche a me capita”

“Si però devo essere pronta per la festa della vigilia…o non potrò parteciparvi,è come se qualcun altro prendesse il mio posto…come se fossi presente però non avessi abbastanza energia per controllare il mio corpo, le mia azioni…potrei uccidere qualcuno e non me ne renderei conto”

“So come ci si sente…lo so fin troppo bene” e per qualche minuto rimasero entrambi in silenzio.

“Mi dispiace per come mi sono comportato con Carlisle…sono stato scortese e crudele…ho visto come il mio atteggiamento l’abbia ferito…mi dispiace.”

“Lui ha capito…Carlisle è più comprensivo di quanto dovrebbe essere con noi due…”

“Tu sei la donna che ama…”

“E tu suo figlio…siamo entrambi importanti per lui…ora scusa Edward ma ho promesso a Irina che sarei andata da lei,devo provare l’abito per la festa”

“Allora ci vediamo presto…Esme di a papà che mi dispiace e che mi manca”. Esme e annuì e con un abbracciò si congedò da Edward,prendendo la strada verso casa.

18-19-20-21 Dicembre

Nessun avvenimento di particolare rilievo

22 Dicembre- dal diario di Irina,narrato in prima persona

Come faremo ad andare al ballo…1 non ho un vestito decente,e badate bene parlo di me,gli altri potranno anche mettersi degli stracci,l’importante è che IO faccia bella figura, 2 Esme,povera vampirella ,non ha ancora imparato a controllare la sua sete…non le do torto,è difficile,per secoli anche io ho bevuto il delizioso nettare degli uomini,dopo averli indubbiamente sedotti con il mio fascino,e so quanto può essere difficile smettere…temo che se non si controllerà,non potrà venire e se lei non verrà…gli abitanti di Aslhand  non vedranno neanche il loro stimato dottor Cullen,sarà una vera delusione…3 credo che ucciderò Tanya e se la uccido è ovvio che non potremmo andare da nessuna parte,partecipare ad una festa dopo che la propria sorella è stata uccisa(ovviamente il colpevole non si troverà mai) sarebbe davvero orribile,mi sta facendo impazzire “Edward…Edward…Edward…” un vero tormento..però forse non credo che lo farò…sarebbe come perdere un’altra parte di me stessa,Loro mi hanno già portato via mia madre,perdere anche Tanya sarebbe troppo * .

23 Dicembre- Il Ritorno dell’angelo

Quando il sole sorse quella mattina,Esme che aveva osservato la luna e le stelle fino alla loro scomparsa,il tutto tra le braccia di Carlisle,avvertì nell’aria un cambiamento,come un qualcosa che sarebbe dovuto accadere. Erano passati quasi dieci giorni da quando Edward se ne era andato e sembrava che non avesse ancora deciso di tornare. La mattinata passò tranquilla ma nel pomeriggio,quando Eleazar e Carlisle tornarono dalla loro gita quotidiana alla grotta di Edward,questi portarono la notizia che la grotta era vuota e che le tracce di Edward che avevano seguito,avevano attraversato i confini nazionali. L’indomani avrebbero continuato le ricerche,anche perché le tracce erano fresche e non c’era ragione di preoccuparsi. La notizia gettò Tanya nella crisi depressiva più forte che si fosse mai avuta nella storia dei mortali e non,Esme si chiuse in un mutismo assoluto e Carlisle andò nel suo studio e vi rimase fino alla caccia serale e alla seduta d’addestramento che Esme avrebbe fatto. I progressi ottenuti in quei giorni, non erano stati molti,ma significativi. Esme,dopo la chiacchierata con Edward, aveva resistito con successo all’odore umano ed eccezion fatta per la posizione che era ancora molto rigida, l’addestramento aveva avuto successo. Riusciva persino a parlare nonostante il fiato corto e anche a sorridere. Carlisle l’aveva aiutata e anche il ricordo di Edward sembrava incoraggiarla.

Ora sembrava che la notizia avesse mandato all’aria tutti i progressi fatti. Esme aveva addirittura rincorso i bracconieri della foresta,fino a quando Carlisle ed Eleazar non l’avevano fermata. Non aveva opposto resistenza,anzi si era fermata da sola e era ritornata indietro, sotto lo sguardo stupito di tutti,eccetto Irina che sembrava aver capito cosa le passasse per la testa. Le aveva proposto una corsa  e la donna aveva accettato. Sembrava essere l’unico modo per svagarsi un po’. Dopo qualche ora erano ritornati,mentre il cielo si tingeva di blu e le prime stelle comparivano in cielo. Sulla via del ritorno l’odore di Edward li aveva colpiti e tutti avevano affrettato il passo;si erano trovati davanti alla porta di casa,l’avevano spalancata(anche se erano state Esme e Tanya a farlo) e avevano trovato Edward seduto comodamente in poltrona,con un libro fra le mani e gli abiti lindi e puliti. La catena di abbracci,baci,pianti(ovviamente senza lacrime e singhiozzi) aveva convito Edward a non andarsene più,perlomeno non andandosene non sarebbe stato costretto a baciare Tanya e ad abbracciarla,consolandola e rassicurandola su quanto era successo.

Carlisle ed Eleazar si erano limitati ad una stretta di mano,mentre Irina gli aveva fatto un cenno di saluto con la testa.Quando poi Tanya aveva detto che in tutti quei giorni per sentirlo vicino aveva preso una delle sue camice  l’aveva sempre tenuta sul cuscino e annusata almeno una volta al giorno,Edward aveva ripreso in considerazione l’idea di andarsene nuovamente.

 24 Dicembre – Grazie al cielo è arrivata finalmente la festa- 19.30 p.m.

Esme si guardò per l’ennesima volta allo specchio decidendo che poteva andare,era accettabile.

Diede le spalle allo specchio e osservò,poggiando il mento sulla spalla,la profonda scollatura dell’abito in seta,decorato con minuscoli diamanti( “Diamanti veri…non comprerei mai un abito con falsi gioielli!” aveva detto Irina quando lei aveva espresso la sua perplessità) che le lasciava scoperta tutta la schiena. Era di uno splendido blu notte,le maniche velate,le lasciavano scoperte le spalle e avevano il colore del cielo notturno e delle stelle,con polvere d’argento sparsa per tutta la lunghezza. I diamanti erano posti lungo il corpetto che faceva tutt’uno con l’abito e che stretto in vita,scivolava morbido sulla sua graziosa figura,aprendosi in una lunga gonna,con un piccolo strascico,che Esme si divertiva a far frusciare. I suoi lunghi capelli erano raccolti in un grazioso chignon dal quale scivolavano,ad incorniciarle il viso,riccioli color caramello. Non era truccata,solo un po’ di rossetto sulle labbra e una spruzzata di polvere argentate sulle gote.

Esme sospirò e prese la pelliccia bianca,che Irina le aveva comprato e la pochette dello stesso tessuto,modello e colore dell’abito. Stava per indossare al pelliccia quando la porta si aprì e Carlisle varcò la soglia,perfetto nel suo smoking nero e i capelli color oro leggermente scompigliati. Le si seccò la gola:non poteva essere così bello e così reale,ma la cosa più sconvolgente era che quell’angelo biondo era suo e non per una sola serata,passata a danzare con lui,no per tutta l’eternità:splendidamente e magnificamente suo.

Carlisle la scrutò attentamente e lei si sentì le gambe molli;il suo sguardo la accarezzava,a volte con dolcezza,altre volte con desiderio e passione. Appoggiò la mano allo specchio e chiuse per un attimo gli occhi e espirò. Lo sentì avvicinarsi e poi lui poggiò una mano sorprendentemente calda alla basa della schiena nuda e Esme sospirò.

“Sei bellissima” la sua voce poco più di un sospiro era sorprendentemente dolce e questo nonostante la vergogna e l’imbarazzo la portò ad aprire gli occhi per incrociarli con i suoi,caldi e avvolgenti. Un sorriso tremulo le apparve sul volto e stava per girarsi e baciarlo,ma lui la trattenne.

“Vorrei provare una cosa…ti prego se non vuoi fermami,ma ti giuro che non  ti farò del male” la sua voce,roca e profonda le diede i brividi. Annuì,incapace di parlare,completamente abbandonata a lui. Carlisle sorrise e con delicatezza le baciò i capelli,indugiando sulle ciocche che scivolavano via dallo chignon e sfiorando così lembi di pelle candida e profumata. Scivolò poi sull’orecchio destro e le succhiò dolcemente il lobo. Sentì Esme stringere i bordi dello specchio e uno strano calore lo invase. Esme respirò affannosamente e sentì le sue labbra scivolare sulla nuca. Se questo è un sogno vi prego non svegliatemi…Carlisle trasceso e le sue labbra toccavano la parte centrale della schiena,mentre entrambe le mani le accarezzavano la vita,indugiando sulla pelle scoperta.

“Fa male qui?” e lui posò le labbra sulla spina dorsale,nel centro esatto.,Esme si inarcò e sospirò un “No” insicuro e malfermo.Strinse più forte le mani sullo specchi o e sentì il legno incrinarsi. Carlisle scivolò ancora di più: “Qui fa male?” chiese la voce diventata quasi rauca,mentre le mani si erano infilate sotto il vestito e accarezzavano la pelle ricoperta da biancheria di seta. Esme negò con il capo incapace di parlare,mentre uno strano dolore le si diffondeva dal suo bassoventre e la portava a sospirare. Carlisle continuò la sua tortura arrivando alla base della schiena.Le sua mani avevano lentamente sollevato la gonna dell’abito e ora indugiavano sulle cosce ricoperte dalla giarrettiera bianca. Poi con un movimento fluido si alzò e girandola verso di se la baciò,premendola contro lo specchio,mentre una potente scossa li faceva inarcare entrambi e li portava sospirare. Le labbra di Esme erano fuoco sulle sue,eppure non avrebbe smesso mai di baciarla, accarezzò la pelle accaldata della spalle e della schiena,movendo le mani in lente carezze,che portarono Esme e stringersi a lui. L’improvviso bussare alla porta li portò a staccarsi ma non a sciogliere l’abbraccio

“Piccioncini sbrigatevi…non siamo venuti fin da Denali per sentirvi tubare” Irina era stata gentile come suo solito.

Carlisle sorrise ad Esme e la baciò dolcemente sulle labbra gonfie. Lei gli accarezzò i capelli  tenendosi per mano uscirono dalla stanza.

 

Autrice pazza chiede umilmente scusa per il mostruoso ritardo nell’aggiornare:2 mesi e 19 giorni!!!

Ragazzi sono davvero mortificata,ma la scuola mi prende molto,in più ho avuto una specie di Blocco dello scrittore,per non parlare del tempo che ci ho messo per Breaking Dawn e Twilight the film(neanche avessi fatto io la premiere!!XDXDXD).

Buon Natale anche se in ritardo mostruoso e un grazie e un abbraccio a tutte le 28(*_*) persone che hanno aggiunto questa fanfic tra i preferiti! E grazie ovviamente per le recensioni!!. Il prossimo aggiornamento tra domani e dopodomani!Baci e grazie ancoraaaaaaaaaa!!!

1 - Alasse
2 - AlessandraMalfoy
3 - alice brendon cullen
4 - amimy
5 - Bella4
6 - bella5
7 - clod88
8 - Cocon90
9 - Djibril88
10 - eilinn
11 - Francy16
12 - giagiotta
13 - Honey Evans
14 - IceVampire
15 - Jacky_chan
16 - Jinevra
17 - kirara88
18 - Mies
19 - My angel
20 - ninfea_82
21 - NocturneViolin
22 - Rave
23 - Red Robin
24 - ROBERTMIO
25 - Sabry_Cullen
26 - summer718
27 - Wind
28 - yuyutiamo

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Lost memories...lost innocence ***


La casa del sindaco era grande, lussuosa ed elegante. Si ergeva isolata tra le montagne e le foreste e illuminata a festa,era un faro nell’oscurità. Esme si guardò intono e scorse sulla scalinata i servitori che perfettamente allineati parevano soldatini di una scatola di giocattoli. Il tappeto rosso e oro copriva la scalinata di marmo che portava all’ingresso della casa,da dove poteva udire le risate,la musica e il chiacchiericcio delle persone. Irina procedeva sicura davanti a lei,Kate al fianco di Eleazar e Tanya saldamente ancorata al braccio di un Edward teso e recalcitrante. Sospirò mentre l’invitante odore del sangue umano le riempiva le narici. Ma quella era si una festa,ma gli invitati non erano il suo spuntino. Trasse un profondo respiro e prese tremante il braccio che Carlisle le offriva.Lui le sorrise ed Esme dimenticò ancora una volta dove si trovava,per concentrarsi sulle mille sfumature dei suoi occhi color oro. Distolse lo sguardo dagli occhi di Carlisle e si morse il labbro inferiore, i dubbi a tormentarla.

“E se non riuscissi a controllarmi?” la sua voce era un sussurro strozzato,ben udibile ai sensi dei suoi compagni. Lui le accarezzò il volto bianco e splendente alla luce delle torce e della luna.

“Ci riuscirai,io mi fido di te”

“E se non ce la facessi?”. Prima che Carlisle potesse rispondere intervenne Irina,pungente e ironica come suo solito.

“Li ammazzerai tutti e poi fuggiremo in Texas,cercando di far perdere le nostre tracce…o i Volturi ci troveranno prima e ci stermineranno,quindi-concluse fissandola da sopra la spalla- controllati perché non ho intenzione di correre fino in Texas,hai una vaga idea di in che stato arriverei?!” e si incamminò con uno svolazzo di capelli biondi.

“Perché proprio in Texas?” sussurrò Esme a Carlisle,ma il dottore scosse la testa, le baciò la mano e la spalla lasciata lievemente scoperta e la tirò dietro. Esme si mosse sotto lo sguardo vigile di  Edward.

 

Era già stata ad un ballo,ma era stato tanto tempo fa,quando ancora credeva che potesse decidere da sola del suo destino,quando ancora credeva che Carlisle sarebbe ritornato e l’avrebbe portata con se,quando ancora credeva che Charles Evenson fosse una brava persona. Rabbrividì e si avvicinò ulteriormente alla finestra;credeva sarebbe stato più difficile resistere,tutta la sala era impregnata dell’odore degli umani,ma quegli odori erano alterati dai costosi profumi francesi,dalla puzza di fumo e di liquori e vino. Individuò Eleazar e Kate che volteggiavano sulla pista a tempo di un valzer sotto lo sguardo ammirato di tutti,abbastanza vicini in caso lei avesse avuto bisogno di aiuto. Edward era nelle vicinanze,nascosto nell’ombra,ma Esme poteva avvertirne la presenza,dolce  e rassicurante. Carlisle era stato trattenuto dai suoi colleghi e cercava di liberarsi di loro per poterla raggiungere(il suo atteggiamento era così inusuale che tutte le comari del paese bisbigliavano,tra un bignè alla crema e un bicchiere di champagne,di quanto fosse bella la futura Mrs Cullen, di come era bello il vestito della cugina del dottore e di come fosse affascinante suo fratello minore. Quando una di loro tentò di presentare alla sua graziosa nipotina il giovane e distinto Edward una misteriosa furia bionda gli si gettò tra le braccia con così tante violenza da lasciare tutti sbigottiti).

Esme ridacchiò divertita mentre anche Edward si ritrovava a ballare sul lucido pavimento di marmo,un’espressione infastidita sul volto.

Le luci e i colori vivaci degli abiti le riportarono alla mente qualcosa,come un ricordo che riemergeva lentamente dalle nebbie della memoria,ricordi della sua vita umana,di una vita passata.

 

Esme si guarda intorno stupita,la bellezza di quella sala da ballo le toglie il fiato,tutto è un turbinio di luci e di colori; suo padre chiacchiera con i suoi colleghi,c’è anche sua zia comodamente seduta davanti all’enorme caminetto ricoperto di agrifoglio.Una tavola imbandita corre lungo tutta la parete di fronte,con ogni sorta di ben di Dio sopra. Non ha fame,l’ansia le ha chiuso lo stomaco.Quella non è solo una festa natalizia,il Natale non c’entra nulla…suo padre l’ha costretta a partecipare,dicendole di essere elegante. Esme non aveva capito il motivo,a suo padre non le era mai importato di come si fosse vestita…in realtà a suo padre non importava nulla di lei,almeno da quando era morta la mamma. Porta distratta un amano al collo e sfiora la collanina che le ha lasciato e si dirige svelta alla porta finestra…deve assolutamente prendere una boccata d’aria. Ha pura,non lo dice apertamente,ma ne ha molta,da quando ha udito la conversazione che suo padre e sua zia hanno avuto. Dicevano che questa sera un certo Charles Evensone desiderava conoscerla. Sua zia ciarlava contenta della cosa,progettando per lei un meraviglioso avvenire,senza chiederle nulla. Non desiderava essere corteggiata da questo Evensone,ne tanto meno sposarlo.

C’era una sola persona che avrebbe voluto e non era presente,era andata via quasi 5 anni fa. Si morse le labbra mentre le lacrime premevano dispettose agli angoli dei suoi begli occhi da cerbiatta. Sente che sta per scoppiare,quando un fazzoletto compare nella sua visuale. Spaventata si scosta dal balcone dove si era appoggiata,le guance in fiamme e il cuore in tumulto. Guarda il giovane uomo che con garbo le sta porgendo un fazzoletto bianco,un sorriso gentile  e comprensivo a illuminarle il volto.Lo osserva curiosa e ancora intimorita: ha folti capelli castano chiaro,leggermente ondulati,il volto è imberbe due fossette ai lati della bocca sorridente e due profondi occhi grigi che al chiarore della luna sembrano d’argento.

Quelli di Carlisle erano dorati.

Deglutisce e si sistema un ricciolo,poi prende il fazzoletto,sussurrando un timido grazie. Il sorriso del giovane si allarga,mentre le loro mani si sfiorano,Esme sente una scossa percorrerla dalla testa ai piedi,la stessa che aveva provato quando Carlisle l’aveva guardata la prima volta.

“Mi scusi…non intendevo importunarla…è solo che…so come si sente…e”

Esme vorrebbe ribattere che non sa niente di come si sente lei,nessuno lo sa,ma tace perché la voce dell’uomo è bella e profonda e per un motivo che ignora vuole continuare ad ascoltarla.

“Quando la persona che ami è lontana è naturale sentirsi così,specialmente quando si sa che non tornerà più,la tristezza prende lo sconforto e piangere fa bene” lo sconosciuto da le spalle alla vetrata e osserva pensieroso il cielo scuro punteggiato da stelle fredde. Esme sente una lacrima scorrerle sul viso perché quelle,le sembrano parole che lei stessa avrebbe potuto pronunciare. L’uomo si volta e le sorride e Esme si sente meglio,non bene come quando c’era Carlisle ma forse la serata non è del tutto rovinata. Si asciuga le lacrime con il fazzoletto dell’uomo e quando lui la invita a ballare accetta. Se avesse prestato attenzione avrebbe notato le iniziali sul fazzoletto ricamate in blu.

C. E.

 

Esme si portò una mano alla testa. Edward la fissò dall’altro lato della sala,negli occhi le immagini del suo ricordo sono mescolate alla confusione e allo sconcerto. Esme non comprese il perché di quello sguardo,poi ancora altre immagini le riempirono la mente e lei si diresse traballante verso il balcone,mentre l’aria fredda le accarezzava le gote.

 

L’abito le sta d’incanto.Sua madre sarebbe felice per lei. Suo padre e sua zia sono felici.Ma Esme non sa se per lei o per la fortuna che avrà. Sposare Charles Evensone è vantaggioso dal punto di vista economico,perché Charles è molto ricco. Ma a lei questo non importa,le importa solo che Charles la ami come le ha dimostrato nel breve e intenso periodo in cui sono stati fidanzati.Eppure Esme vorrebbe essere sicura che Charles la ami.Perché non lo è…confusa come non lo è mai stata in vita sua. Charles è una brava persona. In fondo a tutti possono capitare sbalzi d’umore,accessi di rabbia,scoppi di ira. A tutti. E questo non vuol dire che lui sia cattivo o che non la ami. Solo…è stressato dal troppo lavoro e poi…non ha mai alzato le mani su di lei.Mai…anzi è sempre stato perfetto. E poco import se lei non lo ama come dovrebbe. Se ha ancora nella mente il ricordo di quegli occhi dorati. Quelli di Charles sono grigi. Sono più belli.

Esme sospira e si prende la testa tra le mani. Suo padre la chiama.La chiesa l’aspetta e così il suo nuovo marito.

 

C’è tanta gente in chiesa:la sua famiglia,le sua amiche e tutta la cittadinanza. Charles è all’altare e l’aspetta sorridendo. Esme si chiede come abbia potuto avere dei ripensamenti. Charles è l’uomo giusto e perfetto per lei.Si ameranno e vivranno felici,non per sempre ma abbastanza a lungo. Il prete parla,la sua voce è così monotona. Esme cerca più volte lo sguardo di suo marito ma lui non la guarda,come se non esistesse e i dubbi ritornano.

Ma è tardi.Ha detto si e si pente.Non vuole sposarlo.Vuole qualcun altro al suo fianco.Per un attimo c’è Carlisle accanto a lei. E lei si gira sorridente verso di lui. Così è perfetto,ma poi l’incanto svanisce e lei si ritrova a fissare gli occhi di Charles e la luce che hanno dentro la spaventa. Possessività…gelosia…furia… Un attimo e lui è quello di sempre. Distinto e gentile. Innamorato di lei.

La sua nuova vita è cominciata.

 

 

Edward le fu accanto in un momento e le mise una mano sulla spalla. Esme si riscosse e lo fissò come se l’avesse visto per la prima volta.

“Sposata…ero sposata!”

“Non te lo ricordavi? Nella tua mente compariva il nome di tuo marito…ma c’era nebbia intorno,l’unica cosa che riuscivo a distinguere erano i suoi occhi,però non credevo che fosse tuo marito.”

“Non lo so. Edward mi sento così stanca,era tutto così reale.Avevo paura di confondere la realtà con i ricordi.”

“Ora lui dov’è? Sai cos’è successo dopo il matrimonio?Riesci a ricordare?Esme è importante…Carlisle lo deve sapere..”

“NO!!!” Esme gli prese la mano e gliela strinse così forte che Edward sentì le ossa scricchiolare.

“Perché no Esme… lui non ti odierebbe mai. Ricordi come sei rinata vero?Ti sei suicidata…Esme perché?C’entra lui?Dimmelo ti prego…altrimenti non posso aiutarti!” Edward  si liberò dalla sua stretta e le prese le spalle,scotendola. Esme aveva lo sguardo fisso nel suo. Terrore e angoscia.

Mai si sarebbe dimenticata del motivo per cui si era gettata da quello scoglio. Perchè il dolore della caduta non aveva cancellato la perdita che il suo cuore aveva sofferto.

Thomas…

 

L’ennesimo calcio al ventre la fa sussultare. Sente il sapore metallico del sangue tra le labbra. Charles le lancia uno sguardo sprezzante e beve un altro sorso,l’ennesimo dalla bottiglia di vino che tiene tra le ruvide mani. Quelle mani che ogni sera la toccano contro la sua volontà,prendono,esigono. Esme chiude gli occhi e cerca di respirare ma un conato di vomito l’assale,non riesce a trattenersi ed ora sul pavimento si allarga una pozza di sangue…Esme sente la testa girare,le parole di Charles le ronzano nelle orecchie. Chiude gli occhi,non ha più forze,ma sa che almeno nei sogni è al sicuro…Charles la vuole sveglia quando ha voglia di giocare,nei sogni è al sicuro perché c’è lui che la protegge.

Gli occhi di Charles sono freddi e grigi.

Quelli di Carlisle erano dorati e tanto caldi.

Esme non ha dubbi su chi preferisce.

 

Edward la fissò terrorizzato,quelle immagini di tutte quelle notti,gli danzarono nella mente e un sordo ringhio gli sfuggì dalle labbra. Esme si prese la testa tra le manie iniziò a singhiozzare sommessamente. Quel senso di inadeguatezza che di tanto in tanto provava ora aveva una sua spiegazione. Il disgusto per la sua nuova condizione era lo specchio di quello che aveva provato quando era ancora in balia di Charles.

Quelle mani…

Edward ringhiò più forte e la strinse tra le braccia. Esme poggiò il capo sulla sua spalla e singhiozzò più forte. I ricordi la sommergevano come era accaduto quando si era gettata dallo scoglio.

 

Si accarezza con dolcezza il ventre rotondo. Suo figlio nascerà fra pochi mesi e lei spera tanto che quando Charles tornerà dalla guerra questo miracolo li riavvicinerà.

I lividi sono spariti,l’ultima volta che Charles è tornato era arrabbiato e l’ha picchiata però poi dopo è stato tanto gentile. Così gentile che Esme sa che è stata quella notte che è stato concepito il suo piccolo. Questo un bimbo è un miracolo. Un vero miracolo…è lei gli vuole già tanto bene. Così tanto che gli ha già preparato una stanzetta tutta per lui e gli ha comprato tanti vestitini. Tutti azzurri. Perché Esme sa che è un maschio. Lo sente,il suo cuore di madre lo sente.

Finalmente il suo sogno si avvererà…sarà una madre bravissima e soprattutto non lascerà suo figlio…mai e poi mai…non farà come sua madre,lei sarà accanto al suo piccolo finché ne avrà bisogno. Charles tornerà fra un mese ed Esme sa che ne sarà tanto contento. Contento. Contento. Contento.

 

 

Charles si è arrabbiato tanto. Esme non l’ha mai visto così furioso e sconvolto.

“Sei solo una puttana!!” e le ha tirato uno schiaffo così forte da farla cadere pesantemente per terra. Esme ha avuto paura per  il suo bambino. E Charles non era contento. Carlisle sarebbe stato felice di questo. Carlisle non l’avrebbe mai chiamata in quel modo,Carlisle non l’avrebbe ami picchiata…Carlisle l’avrebbe amata…Carlisle…

 

                                             Il velo davanti ai suoi occhi si è infranto.

 

 

Esme non ha mai visto così chiaramente. Come ha potuto sopportare per tanti anni…quell’essere disgustoso che dormiva sul suo divano. Che l’accusava di essere una puttana…Il bambino nella sua pancia sussulta. Esme sente il profumo della libertà,un profumo che sa di miele e di fresia non di vino e fumo, vede l’oro degli occhi di Carlisle non la voce roca e gli occhi grigi di Charles,sente al sua voce…

“Ora mi prenderò cura io di te Esme”

Una promessa Eterna…come l’amore che lei si era illusa di cancellare. Il suo cuore è libero e batte al ritmo con quello del suo bambino.

 

 

“Thomas è tuo figlio!” la voce di Edward le giunse ovattata.

“Dove si trova Esme?Cerca di ricordare…lo andremo a prendere. Sforzati…ti prego…”

Edward era felice all’idea di avere un fratellino,Esme aveva un figlio…era perfetto così,avrebbe avuto un fratello…

Thomas è morto…

Edward sentì il sangue gelarsi nelle vene…il sorriso si cancellò dal suo volto…morto…un sogno infranto come cristallo…c’era una pecca nel suo piano…in fondo avrebbe dovuto saperlo…Ai mostri non era concessa la felicità…

Esme intuì i suoi pensieri e lo abbracciò stretto.

“Era così piccolo…avrei voluto che lo vedessi Edward…ti sarebbe piaciuto…è morto poco dopo la nascita. Infezione polmonare…lo amavo così tanto,mi è stato portato via ancora prima che mi rendessi conto della sua esistenza nella mia vita…ma ora ho te Edward e Carlisle…siete voi la mia famiglia.”

Edward nascose il viso sul suo petto e annuì. Restarono così a lungo mentre la neve cadeva e il paesaggio risplendeva sotto la luce lunare.

 

Vino e fumo…

 

Esme si irrigidì…

“O mio dio…è qui…Edward” ma anche lui si era impietrito.

Esme si voltò verso la sala e per poco non cadde.

Vestito di tutto punto,un completo blu scuro,occhi indagatori e sorriso da indagatore,Charles Evensone aveva appena varcato la soglia della villa.

Esme sentì il veleno invaderle la bocca. I denti si serrarono e un ringhio disumano risuonò nell’aria fredda di dicembre. Alcune persone che si trovavano nei pressi dell’enorme vetrata si voltarono impauriti,ma non rilavarono la presenza dei due vampiri. Esme avrebbe attaccato se non fosse

stata fermata dall’immagine di Carlisle. Carlisle che in quel momento stava parlando con il sindaco…Carlisle e poi…lui…teneramente abbracciato ad una bellissima donna fasciata in un elegante abito rosso scuro. Esme riconobbe i segni della sua stessa violenza sulla giovane donna. Possibile che quel cane…si mise in posizione d’attacco…i denti affilati brillavano nella luce lunare…i capelli sciolti e ribelli sembravano fiamme rosse brillanti nella notte.

Esme avrebbe voluto staccargli la testa e bere il suo sangue,vedere il suo corpo dilaniato e morto…avrebbe sopportato gli sguardi dei presenti…l’orrore degli occhi di tutti…lo stupore e al rabbia di Irina e del clan di Denali…l’orrore degli occhi di Carlisle…Il fiato le si bloccò in gola…e la mente si svuotò…

“Esiste un modo per poter essere buoni”

Carlisle glielo aveva detto una volta,mentre le cambiava la fasciatura alla gamba, la prima volta che si conobbero…

Esiste…

Charles doveva pagare

Un modo…

Per quello che aveva fatto a lei

Per poter essere…

Per quello che continuava a fare

Buoni…

Ma non spettava a lei fargliela pagare…Carlisle l’aveva resa immortale per amarla non per renderla un’assassina…

Edward non cercò di fermarla,se quella era una sua decisione lui non poteva interferire…

Esme si voltò e saltò giù sull’erba splendente…poi si volse un’ultima volta mentre

nella notte risuonavano i rintocchi delle campane.

Era passata al mezzanotte. Buon Natale a tutti e che Dio ci benedica.

 

“Se ne andata?” Irina avanzò nella luce lunare affiancando Edward,l’abito che frusciava sul pavimento in marmo.

Edward annuì e non disse altro.

“Tornerà domani…ci vuole solo un po’ di tempo…ma domani tornerà,non può restare lontana da Carlisle troppo a lungo e anche lui appena si accorgerà della sua assenza correrà a cercarla”

Edward annuì di nuovo,ne era convinto anche lui…però aveva paura che fosse solo un’altra speranza destinata ad infrangersi come cristallo puro.

 

Esme correva nella foresta,incurante dell’abito che si strappava. Irina l’avrebbe picchiata.

I rami e l’erba si piegavano al suo passaggio…il vento che sussurrava era il suo unico amico. Esme lo pregò di portare a Carlisle il suo amore,tutto ciò che non aveva il coraggio di dirgli. Arrivò su uno sprone di roccia e osservò Alshand che si estendeva piena di luci e colori fino alle pendici delle montagne. Osservò la foresta e poi vide la villa del sindaco,luminoso faro contro le tenebre.

Il suo cuore era lì,tra le mani di un angelo. Doveva aver corso molto.

Il vento le sussurrò che l’avrebbe aiutata e Esme rimase ad osservare il paesaggio sottostante,il cuore in subbuglio,nella mente l’immagine di Edward e di Carlisle.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Il curioso caso di Charles Evensone ***


Il curioso caso di Charles Evensone

Camera 71 di un Hotel di lusso ai confini della città di Ashland – ore 8:30 a.m.

Charles Evensone non era mai stato un uomo paziente. Mai. Non lo era stato quando a soli 4 anni non aveva voluto aspettare che le mele su uno degli alberi che si trovavano nella sua immensa proprietà maturassero,come gli aveva detto suo padre e aveva deciso che voleva prendersele da solo.Quando il ramo su cui era salito si era spezzato, lui era precipitato urlando e rompendosi un braccio e alle sue grida era accorsa tutta la servitù Charles aveva incolpato il giardiniere Frank Chestnut di averlo spinto a salire con l’inganno sull’albero convincendolo che ormai le mele erano matura.Che il signor Chestnut non fosse neanche presente alla tenuta quel giorno non era di alcuna importanza, sta di fatto che il povero uomo fu licenziato in tronco e costretto a lasciare la città. Charles non era stato paziente neanche quando a 8 anni non aveva voluto aspettare il Natale per ricevere la stessa bicicletta di Billy Stomphson ma aveva deciso che il ragazzino poteva farne a meno. Quando sua madre l’aveva visto giocare con il suo nuovo giocattolo e gli aveva chiesto dove l’avesse preso,Charles aveva risposto che il suo amico Billy era stato tanto gentile da prestargliela e aveva sorriso continuando a giocare, mentre dall’altro lato del quartiere Billy correva da sua madre in lacrime e con il naso rotto dichiarando che Charles Evensone gli aveva rubato la bicicletta.Non era stato paziente la prima volta che aveva tenuto tra le braccia una donna,una prostituta dei bassifondi, regalo di compleanno dei suoi amici; era stato durante quella notte che aveva scoperto quanto fosse piacevole malmenare una donna,quanto la pelle delle sua membra fosse tenera sotto le sue mani e i suoi schiaffi,quanto fosse bello il rossore che deturpava il candore delle gote dopo un manrovescio sul viso - donava colore alle guance – aveva pensato in un attimo di lucidità, e poi aveva visto il sangue che scorreva lento da quelle lievi ferite e ne era rimasto affascinato,il suo profumo l’aveva stordito,il colore intenso l’aveva affascinato e aveva provato il desiderio smanioso di vederne scorrere dell’altro, ma il sole aveva iniziato a fare capolino tra gli infissi delle finestre e lui si era alzato del letto che odorava di sesso,fumo di sigarette,sangue e violenza e si era rivestito fischiettando, mentre la sua compagna si rannicchiava in un angolo della stanza,singhiozzando paino cercando di non farsi udire,aveva imparato durante l’inferno appena trascorso che lui non sopportava i piagnistei. Charles si era rivestito e dopo un ultima occhiata alla donna e un sorriso crudele sul volto era scivolato fuori dalla stanza silenzioso come un fantasma. Da quella notte le sue compagne di letto avevano imparato cosa fosse realmente il dolore e che parlare sarebbe costato loro molto caro e così mai nulla era arrivato alle orecchie della rispettabile comunità della cittadina in cui viveva,gli uomini per strada lo salutavano con rispetto levandosi il cappello,le signore di mezza età arrossivano come giovinette di fronte alle sue attenzioni e le signorine in età da marito sospiravano ogni qualvolta lui passasse e desideravano ardentemente sposarlo e diventare così la signore Evensone.

Ci fu un solo momento nella vita di Charles Evensone in cui egli si dimostrò paziente. Quando stava per prendere moglie. Non sarebbe stata una scelta difficile: desiderava una donna bella,di classe,con un ottima posizione economica, devota al proprio marito e sottomessa. Ne abbondavano nella cittadina di Columbia. Avrebbe scelto quella che più gli piaceva.

Poi però in un giorno di sole l’aveva vista: i capelli color fiamma le danzavano liberi sulle spalle illuminati dalla luce del sole di giugno, gli occhi scuri pieni di riflessi dorati,le ciglia lunghe e folte, la pelle bianca e luminosa avrebbe oscurato il candore della neve e i petali dei gigli, era bella e così splendida mentre camminava per la strada rivolgendo sorrisi a chiunque che ne rimase incantato e subito desiderò che fosse lei a diventare sua moglie, che fosse sua. La seguì e la vide entrare in una casa poco fuori città una villetta a due paini di un bel verde chiaro con un grosso melo a cui era legata un’ altalena. La casa apparteneva al vecchio August Platt,che aveva perso la moglie due anni prima e da allora non si era ripreso completamente, estraniandosi dalla vita cittadina, sua sorella,vedova di un ricco signore,eccentrica,un po’ svampita e devota al Dio Denaro,si era trasferita in quella casa per aiutarlo con a figlia adolescente e aveva iniziato ad occuparsi della casa. Se la giovane era entrata lì non poteva che essere Esme,l’unica figlia di Platt. Sarebbe stata sua.

Charles l’aveva spiata altre volte,seguita di nascosto,totalmente preso da lei,ma nonostante il nuovo sentimento che sembrava aver preso possesso del suo cuore le sue pessime abitudini non erano cambiate,si recava ancora nei bassifondi e ancora giaceva con prostitute e ancora faceva loro del male, ora semplicemente prediligeva le rosse. Ebbe l’occasione di pararle e di avvicinarsi a lei ad una festa:le parlò con gentilezza,le chiese di ballare e aspirò il profumo dei suoi capelli,pregustando il loro prossimo incontro. Lei era abbastanza docile e malleabile tra le sue braccia,era tutto perfetto. Parlò con il padre della ragazza e con la zia,quest’ultima appariva entusiasta del matrimonio,eccitata anche dalle prospettiva della grande somma di denaro che Charles avrebbe versato nel loro conto in banca poiché a detta di lui “In famiglia si condivide tutto”. Il padre non sembrava così felice,ma pazienza, se ne sarebbe fatto una ragione.La zia di Esme avrebbe poi parlato con la ragazza e l’avrebbe convinta a d accettare questa proposta vantaggiosa. Il fidanzamento fu breve,il matrimonio venne celebrato nella chiesa di Columbia in un giorno di fine estate,alla presenza del sindaco e di tutta la giunta comunale e delle personalità più influenti della città. Aveva però notato quanto spesso sua moglie fosse assente durante la cerimonia e il pensiero che pensasse ancora all’uomo per cui aveva pianto la prima volta che l’aveva vista gli aveva fatto ribollire il sangue nelle vene. Perché lei doveva pensare solo ed unicamente a lui.Solo a lui,perché lui era l’unico che l’aveva voluta,perché nonostante fosse bella non aveva alcuna dote ne posizione sociale,nulla che avrebbe potuto interessare un uomo…anzi quasi si chiese mentre il prete li dichiarava marito e moglie,perché la stesse sposando proprio lui. Sentì l’ira invaderlo,quella sgualdrina lo aveva raggirato e lui ci era cascato come uno stupido…aveva sbattuto i suoi occhioni da cerbiatta,gli aveva sorriso dolcemente e ora lui non avrebbe potuto contrarre un matrimonio rispettabile con una signorina dell’alta società…in quel momento decise che l’avrebbe Pagata cara, perché lui era in trappola e la colpa era solo ed unicamente di Esme Ann Platt Evensone. I sentimenti di presunto amore che diceva di aver provato per lei totalmente scomparsi dal suo animo,solo la voglia di farle del male,di farla soffrire. Le sorrise crudelmente quando vide i suoi occhi fissarlo leggermente spaventati.Dovrai guardarmi sempre così d’ora in poi bambina,sempre così.

La loro prima notte di nozze fu come tutte le ragazze l’avevano sempre sognata,dolce e romantica. Fu mentre la luna era ancora alta nel cielo che Charles iniziò a picchiarla. Il primo colpo fu uno schiaffo e la parola “Puttana” pronunciata con tanto odio e disgusto che lasciarono Esme come intontita e poi fino all’alba i colpi si susseguirono alternati alle carezze e alla passione di una mente malata.Le ripeteva ogni giorno quanto fosse disgustato all’idea di dover condividere il tetto con una puttana,quanto fosse pentito di averla sposata.

“Perché non mi lasci andare allora?” aveva urlato lei un anno dopo,stanca di tutto quello che aveva subito. Lui l’aveva colpita talmente forte da mandarla contro un mobile ed Esme era scivolata priva di coscienza sul pavimento di marmo. Era stata portata di corsa dal medico e nonostante le perplessità del dottor Moore,circa le lievi ferite che deturpavano le braccia e il volto della paziente,nulla era trapelato,tutto occultato dalla donazione che il signor Evensone aveva fatto all’ospedale di Columbia e dal denaro dato in gran segreto al medico per le cure date alla signora Evensone.Nel riportare Esme a casa Charles aveva capito quanto occorresse essere prudenti.

Aveva quindi deciso che i segni della giustizia impressi sul corpo di sua moglie dovevano essere posti in luoghi in cui difficilmente sarebbero stati visibili per gli altri,servitù in primis anche se aveva imparato da tempo che i servi facevano tutto ciò che dicevano loro i padroni e se il signor Evensone comandava il silenzio,il silenzio avrebbe ottenuto.Trascorsero così i primi anni di matrimonio,tra percosse e violenze,poi giunse come un fulmine a ciel sereno la guerra,immotivata,sanguinosa,uno dei più grandi conflitti mai visti ,si vociferava e anche l’America e i suoi soldati furono chiamati a dare il loro contributo,tutti,persino lui. Così lasciò sua moglie e la sua città e andò a combattere,un vigliacco tra i coraggiosi, un topo tra i leoni e fu rispedito a casa dopo solo due mesi,per una lieve ferita alla testa.

Quando tornò- ta-dan, sorpresa!!- la sua puttana era incinta…rimase disgustato all’idea di un marmocchio che gironzolava per casa,soprattutto se non era figlio suo. La vide urlare e piangere,supplicandolo di crederle che era suo figlio, che il bambino avrebbe sistemato le cose tra loro. Lui aveva riso,di quella risata spietata e orribile che lei odiava, e aveva ripreso a picchiarla con ferocia,mentre le si proteggeva il mentre leggermente gonfio e urlava ,urlava di lasciar stare il suo bambino,gli avrebbe fatto male,ma lui era andato avanti per tutta la notte e per quasi un mese continuò così finché un mattina,mentre fuori diluviava,lei non c’era più,scomparsa come la rugiada del mattino,ne un biglietto,ne i suoi vestiti nell’armadio,il vuoto. Charles alzò le spalle e bevve una generosa sorsata di Whisky “Alla tua morte…puttanaaaa!!!Ahahahah” e aveva iniziato a canticchiare canzoni oscene per tutta la mattina e così il girono seguente,fino a quando il padre di sua moglie aveva bussato alla sua porta e l’aveva trovato in quelle condizioni; Charles in preda all’alcool gli aveva raccontato della fuga di sua moglie e del bambino e del fatto che non fosse figlio suo e che lui non voleva come moglie una donnaccia. Il padre di Esme era rimasto senza fiato ed era corso a cercarla  ma lui non aveva mosso un muscolo e aveva ripreso a canticchiare e a bere. Mesi più tardi ,dopo che l’avevano quasi rintracciata da una cugina.avevano appreso della sua morte  e della morte di suo figlio. Ci  aveva bevuto su…poi si era ricomposto e aveva partecipato al funerale,ovviamente senza i corpi della donna e del bambino che era già stato sepolto mentre quello della madre non era mai stato trovato. Aveva continuato con la  sua vita sgretolata e quando le prime chiacchiere su chi fosse realmente e quali fossero i suoi passatempi preferiti erano giunte in paese aveva fatto armi e bagagli ed era andato via,girando di città in città,fino a quando non era arrivato a Nuova York dove aveva sedotto e sposato una giovane e bella biondina con cui amava divertirsi esattamente come con Esme. Poi era giunto ad Aslhand ed era stato accolto con tutti gli onori dalla cittadinanza e dal sindaco.Questa in sostanza la vita di un farabutto,criminale,stupratore,alcolizzato e giocatore d’azzardo.Questa in sostanza la vita di Charles Evensone.

Angolo dell’autrice pazza e ritardataria…

OK!Ora potete cominciare a tirarmi i pomodori,cavoli,verdura marcia,frutta marcia,ogni cosa marcia che avete a disposizione!!Davvero…me lo merito davvero tanto!!6 mesi senza aggiornare…sono una vera carogna ma dovete credermi che non è facile quando all’improvviso fissi la pagina bianca,inizi a scrivere e ti sembra che la cosa (non può essere chiamata in altro modo) che hai appena prodotto faccia più schifo degli escrementi di Crosta,il topo di Ron Weasley!!Mettici poi il blocco dello scrittore e una serie di sfortunati eventi che costellano la tua vita(niente di grave o di spaventoso!) e si arriva a quota 6!! Spero solo che mi perdonerete e mi diciate la vostra opinione sul personaggio di Charles Evensone(il Bastardo,come lo chiamo affettuosamente).Grazie a tutti coloro che l’hanno inserita tra i preferiti e coloro che la seguono e anche grazie  chi legge semplicemente e a chi commenta!!Grazie vi adoro!!

Al prossimo aggiornamento!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=244291