Dietro la facciata

di Dileeee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sotto la pioggia ***
Capitolo 2: *** Paure ***
Capitolo 3: *** E’ la verità ***
Capitolo 4: *** Bisogno ***
Capitolo 5: *** Non posso più aspettare ***
Capitolo 6: *** Quello che vuoi ***
Capitolo 7: *** Sapori e Dissapori ***
Capitolo 8: *** Niente più lacrime ***
Capitolo 9: *** Chiarimenti ***
Capitolo 10: *** Bambina ***
Capitolo 11: *** La vera forza ***
Capitolo 12: *** Sarò la tua sabbia ***



Capitolo 1
*** Sotto la pioggia ***


DIETRO LA FACCIATA 


La pioggia non aveva smesso nemmeno per un attimo da quando era iniziato il match e Yukari, ingenuamente, si domandava come facevano quei venti giocatori a continuare a giocare, instancabili e determinati, quasi come se non la sentissero. 
Gli occhi di Yukari percorsero tutto il campo fino all’area di rigore, per poi soffermarsi sulla porta, dove si ergeva la figura possente del S.G.G.K . 
Troneggiava in mezzo ai pali, assumendo di tanto in tanto posizioni feline, come se da un momento all’altro potesse lanciarsi in una delle sue formidabili parate. 
Sempre impassibile, imperturbabile, a volte gelido e tutto d’un pezzo con il cappellino ben saldo in testa, a nascondere ogni reazione e ogni pensiero sotto quella visiera. 
Eppure Yukari lo sapeva che c’era molto di più dietro quella facciata, in quegli occhi che non faceva vedere se non a pochissimi fortunati, perché avrebbero scorto troppo di lui. 
Le sue sofferenze e i momenti d’incertezza, la tristezza ma anche lo stupore e la gioia dopo una vittoria. 
Lei lo conosceva perché l’aveva visto nella sua casa, con le persone che amava.
Aveva visto quegli occhi prima rattristarsi e indurirsi per la malattia di sua madre e poi, riempirsi di gioia dopo aver vinto il campionato. 
O ancora il giorno della laurea di lei, mentre le andava incontro per poi stringerla forte dicendole quanto fosse orgoglioso della sua prima tifosa. 
Yukari abbassò il volto e sorrise, sentì le guance infiammarsi al ricordo di quell’abbraccio, dei loro visi che si sfioravano e quasi si toccavano… “Un po’ di più” pensava “E sarebbe stato perfetto.” 
Lo guardava mentre si rialzava dopo aver parato l’ennesimo tentativo di sfondare la sua porta, i loro sguardi s’incontrano. 
Aveva quasi smesso di piovere, il portiere la fissava aprendosi in un leggero sorriso e aveva alzato il braccio in segno di saluto. 
Yukari ricambiò sorridendo a sua volta e dentro di sé pensò … “Forse un giorno, chissà!” 

Salve a tutti !!! 
Mi scuso in anticipo, non sono una scrittrice e probabilmente troverete errori, cose che non vanno, ma ho talmente tanto amore per il S.G.G.K che una oneshot gliela dovevo. 
Lui e Yukari sono la mia coppia favorita dell’universo di Tsubasa.
 Grazie a Kiku per avermeli fatti scoprire!!!

N.B. Ho deciso di ripostare questa one perché da questa è nata una raccolta, nel frattempo ho rivisto anche questa.

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Capitolo 2
*** Paure ***


Prendo la borsa, chiudo l’armadietto a chiave e mi avvio verso l’uscita “Anche oggi è finita” penso “Un'altra giornata a fingere che va tutto bene” 
Esco, il sole sta tramontando, per un attimo mi fermo beandomi di quella fantastica luce e del suo tepore. 
“Yukari !!” una voce alle mie spalle, è Sanae.
E’ stata proprio lei a convincermi ad iscrivermi in piscina (per scaricare la tensione, per non pensare dice) “Yukari lo so che è difficile, ma per esperienza personale, se ogni tanto non ti sfoghi prima o poi impazzirai” sospiro rassegnata probabilmente ha ragione.
Lei e il capitano stanno insieme da anni, nessuno può saperlo meglio come mi sento. 
“Hai ragione” ammetto sospirando e ammirando l’ultimo raggio di luce all’orizzonte “E’ che mi manca così tanto, inoltre a volte mi sento in colpa per questo. So quanto impegno ci stia mettendo e tutti i sacrifici che sta facendo, ma la sua assenza è insopportabile certi giorni, tanto da farmi mancare il respiro, mi sembra di affogare lentamente; è logorante!” 
“Lo so” afferma Sanae mettendomi una mano sulla spalla “Lo so che è dura, ma ne sarà valsa la pena aspettare quando tornerà da te! Ti stringerà fra le sue forti braccia e ti dirà quanto gli sei mancata” afferma con decisione. 
Cerco di immaginare Genzo ammettere di aver sentito la mia mancanza, scoppio in una risata fragorosa che non è proprio da me.
Sanae mi guarda stupita e con fare interrogativo. 
Le spiego “Scusami è solo che non è tipo da questo genere di dichiarazione, non ammetterebbe mai una cosa del genere, nemmeno a me” 
Ride a sua volta “Effettivamente no, non ce lo vedo” esita un istante “Però sono convita che te lo dimostra, no?” e mi guarda allusiva.
Sento le guance in fiamme abbasso lo sguardo “Sì, eccome se lo fa” ammetto con un sorriso imbarazzato. Dalla tasca, la vibrazione del cellulare, attira la mia attenzione.
Il cuore comincia a battere all’impazzata mentre con una mano tremante lo tiro fuori. 
Non ho il coraggio di guardare, noto Sanae allontanarsi di qualche passo per lasciarmi un po’ di privacy.
Guardo il display, è lui!
“Pronto” la mia voce trema. 
“Yukari” la sua mi arriva come un balsamo che tutto lenisce.
E’ il salvagente che mi permette di non affogare, che mi salva!
“Yukari ci sei?” 
“Sì, eccomi Genzo, sono qui!”
“Siamo in pausa pranzo così ho pensato di telefonarti prima di riprendere, ci alleneremo fino a tardi e non so dopo quanto tempo avrò...”
Già il tempo, quello che scandisce la nostra vita: le nostre giornate, le ore e i minuti che non sono accanto a lui, penso ma domando “Il mister vi sta facendo penare eh?” cerco di sdrammatizzare. 
“Non hai idea quanto, sono talmente stanco da non riuscire ad alzare la forchetta per mangiare” 
“Oh avanti, non dirmi che il grande SGGK non ce la fa a reggere questi allenamenti?” rido 
“Mai!” afferma deciso “Lo sai bene, non mi risparmio mai” 
“Non ho dubbi su questo, ti conosco caro il mio portiere” un attimo di silenzio, forse la connessione è caduta. 
“Genzo ci sei?” ancora silenzio, poi la sua voce arriva come se provenisse dall’aldilà “Mi manchi Yukari ” e tutto sembra fermarsi: il tempo, il sole che tramonta, le foglie mosse dal vento e soprattutto il mio respiro. “ Mi manchi anche tu “

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Capitolo 3
*** E’ la verità ***


-Mai perdere di vista l’obiettivo- ripeto a me stesso mentre sto correndo, non devo farlo anche quando mi sembra di essere sull’orlo del precipizio. 
Non devo!
Non posso farlo, per il me stesso ragazzino che ha lottato duramente per arrivare fino a qui, per la mia famiglia, ma soprattutto per lei.
Lei che invade i miei pensieri e le mie notti. 
Il fatto di non poterla vedere e né toccare mi logora. Sento ancora il suo profumo, il suo respiro sul mio collo, i suoi baci mentre sussurra il mio nome. 
Faccio un ultimo scatto, mi fermo controllo le mie pulsazioni e la strada macinata sul mio Apple Watch , quasi 20 km, posso ritenermi soddisfatto! 
Mi asciugo il sudore della fronte e faccio un paio di affondi, distendo le braccia mentre trattengo il respiro e poi butto fuori l’aria.
Vedo Taro venirmi incontro allegro “Ehi mattiniero, ti sei alzato prestissimo! Perché non sei venuto a chiamarmi come fai di solito?” mi fa un sorrisetto come se sapesse perfettamente quali sono i miei pensieri “Sei teso per domani?” mi chiede.
Faccio un sospiro di sollievo, non sembra aver capito “Sì, lo sai che correre mi fa sfogare! Era davvero troppo presto stamattina sarei stato crudele a svegliarti” aggiungo.
“Domani è il giorno della grande partita, è normale avere i nervi a fior di pelle” si avvicina e mi invita a sedermi su una panchina nelle vicinanze. 
“Anch’io sono preoccupato, tutta quest’ansia di riuscire a fare l’assist perfetto a Tsubasa per farlo segnare, riuscire a scardinare la difesa perfetta dell’Arsenal… Ho paura di non esserne in grado, ma questo è anche il bello della sfida no?” 
“Ma come?  Tu non eri il grande saggio, quello che prende tutto con filosofia e sa incoraggiare con buoni consigli?” dico ridendo.
“Genzo, a volte, anche i saggi si fanno prendere dai dubbi e dall’agitazione! Non è per questo che anche tu sei qui a quest’ora? Per scaricare i nervi o c’è qualcos’altro che ti tiene sveglio di notte? Non è che per caso ha dei lunghi capelli neri, carnagione chiara, belle gambe e un dolce sorriso?” conclude senza pietà. 
“E io che pensavo di riuscire a mascherare bene le mie emozioni” ammetto sconfitto.
“In quello nessuno ti batte amico mio, ma io ti conosco meglio di quanto pensi e sono un ottimo osservatore” se ne compiace e continua “O pensi che non abbia notato la tua assenza durante l’ora di pausa?” 
“Accidenti non sapevo che il grande Sherlock Holmes si nascondesse tra noi!” rido.
“Sei preoccupato per lei?” chiede.
“Sì, so che Yukari è una ragazza affidabile, ma non posso fare a meno di pensare che meriti di meglio” ammetto sconsolato “Non può passare gli anni, che dovrebbero essere i più belli della sua vita, ad aspettare me! Dovrebbe uscire, divertirsi! Dovrebbe avere un ragazzo presente che possa vedere regolarmente, con il quale andare al cinema, a mangiare una piazza… Insomma una relazione normale!” 
“Ma lei ha scelto te! Sa perfettamente come sei e la vita che fai, se avesse voluto una relazione normale non starebbe con te da due anni ormai!” 
“Lo so, ma andiamo l’hai guardata bene? Quando entra in una stanza…” 
“Si nota” conclude Taro al posto mio.
“Sai l’altra sera ho sentito Ryo, è proprio nel suo elemento. Il Tokyo ha acquisito un grande giocatore! Mi ha detto che l’ha incontrata qualche giorno fa. Se quello che pensi fossi vero, potrebbe mettersi con uno come Ryo, sempre reperibile! Lo vedrebbe spesso e non passerebbe il tempo ad angustiarsi per te, ma lei vuole te Genzo non un altro, non uno a portata di mano, vuole te! Quindi smettila di dispiacerti e preoccuparti che stia sacrificando la sua vita, ma impegnati per essere presente anche quando non ci sei e… Quando vi vedrete, fai in modo che sia indimenticabile anche se breve. Non vedi come ti guarda?  I suoi occhi si illuminano, Yukari ti ama, non ti lascerebbe mai!” 
Non posso fare a meno di sentirmi più rilassato dopo questa chiacchierata con Taro, ha la capacità di affrontare argomenti delicati in modo naturale e leggero, è il mio opposto. 
Mi suona il telefono, è un messaggio “In bocca al lupo per domani portiere, mi raccomando stendili tutti!!! Buonanotte. La tua più grande tifosa.” 
“Ah L’Amour” esclama una voce alle nostre spalle “Problemi con Yukari?” chiede Tsubasa.
Anche lui in tuta e con le cuffie per ascoltare la musica “Sì, questo gran testardo non vuole capire che Yukari non ha occhi che per lui” gli risponde Taro.
“Ah amico mio, mi ricordi me i primi tempi con Sanae! Era tutto uno struggersi e angosciarsi, pensavo a lei tra le braccia di un altro uomo. Credimi non serve a nulla, devi darti una calmata e avere più fiducia nella vostra relazione! Concordo con quello che dice il nostro poeta qui, non ha occhi che per te!” 
“Ahhhh” sbuffo esasperato “Ma vi siete messi d’accordo vuoi due? Dite le stesse cose!” si mettono a ridere “Solo perché è la verità!” afferma Taro convinto.

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Capitolo 4
*** Bisogno ***


Scendiamo dall’aereo e non posso fare a meno di sentirmi estremamente sollevata.
L’ho preso poche volte in vita mia, non sono abituata e ne ho una gran paura, ma questo era l’unico modo per riuscire a vedere Genzo, quindi non c’era altra scelta. 
Ci avviamo verso l’uscita dopo aver preso i bagagli, un van ci aspetta appena fuori dal gate “Sicuramente opera di Genzo” penso “Il solito megalomane” sorrido tra me e me “Avremmo potuto benissimo prendere i mezzi”.
“Solo il meglio per la sua donna eh?!” dice Sanae strizzandomi l’occhio .
Chiudiamo la portiera e io mi rilasso sul sedile, comincio a guardare il panorama dal finestrino, appaiono enormi grattacieli, fabbriche e cantieri, decisamente non siamo più a Nankatsu.
E’ una bella giornata anche piuttosto calda.
Arriviamo in albergo, la nostra stanza è molto luminosa e c’è una splendida vista.
Mi sdraio sul letto, ormai l’agitazione e la paura che provocate dall’aereo sono sparite, lasciando spazio a qualcos’altro.
Al pensiero che tra poche ore lo rivedrò dopo mesi, mi va il cuore in gola, sono totalmente vittima delle emozioni, come sempre quando si tratta di lui del resto.
Ripenso alla sua telefonata per chiedermi di raggiungerlo : 

“Non posso credere che stavolta ci abbiano sconfitto davvero, non eravamo abbastanza concentrati e non ci hanno lasciato spazio, hanno dominato il campo per tutti i novanta minuti! Mi sono anche fatto segnare da Kaltz, la palla è arrivata come un bolide, non mi sono potuto muovere non l’ho quasi vista” ammette rabbioso, sento un rumore sordo probabilmente un pugno contro una porta, è fuori di se.
Se fosse stato in condizioni normali, non avrebbe mai ammesso una cosa del genere, nemmeno con me.
“Genzo cosa mi dici sempre? Che fa parte del gioco, a volte si vince e altre si perde! Per quanto uno si alleni, per quanto uno prepari schemi e tattiche, ci vuole anche una buona dose di fortuna. Stavolta hanno vinto loro e voi siete gli sconfitti, domani sarete voi a trionfare! Lo so io e lo sai anche tu, non lasciarti abbattere così ti prego. non quando non posso essere lì con te!” 
“Allora vieni qui” afferma deciso “Qui? Cioè lì? Ad Amburgo?” non riesco più ad articolare le parole, escono dalla bocca senza ragionarci “Vieni qui!” ripete.
Sento il suo desiderio, la voglia di avermi accanto, come la mia “Sì!” mi lascio scappare, senza riflettere, senza mettere in conto l’università, i corsi e la mia vita a Nankatsu “Se mi vuoi lì, verrò da te!” affermo sicura. 
“Ho bisogno di toccarti di stringerti di sentirti mia” e aggiunge “E’ passato troppo tempo” 
“Già troppo tempo!” e sospiro anch’io.


Nel prossimo capitolo i due si rivedranno, speriamo vada tutto bene

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Capitolo 5
*** Non posso più aspettare ***


Guardo il sole che tramonta dal balcone nella mia stanza d’albergo, mi perdo fissando quella luce rossa e arancione e penso che non esiste niente di più bello, anche se la persona che vorrei accanto non c’è in questo momento. 
Improvvisamente il bisogno fisico di averlo con me mi assale, devo vederlo non ce la faccio ad aspettare stasera. 
Rientro in camera, comincio a vestirmi in fretta; prendo un paio di jeans e la camicetta bianca di pizzo che mi ha regalato lui qualche mese prima, corro in bagno, mi passo un po’ di phard sulle guance, un tocco di mascara e due gocciale di profumo. 
Guardo l’orologio, sono le 18:30, dovrebbe essere ancora al campo ad allenarsi.
Scendo nella hall e mi faccio chiamare un taxi. 
Quando arrivo il mio cuore sta facendo le capriole, mi rimbomba nelle orecchie, per un attimo penso di aver fatto male a venire, avrei dovuto aspettare ma la voglia di essere stretta da lui è troppo forte ed è inutile combatterla. 
Il taxi mi lascia proprio davanti alle porte degli spogliatoi, mi siedo su un muretto lì vicino e aspetto.
Mi rialzo, non riesco a stare ferma, comincio a camminare in preda ai miei pensieri quando sento delle voci. Il mio cuore impazzisce improvvisamente, ho voglia di nascondermi, la tensione è troppa.
“Wakabayashi dai, sei sempre in splendida forma, non brontolare come al solito” sembra la voce di Schneider e infatti dopo poco lo vedo uscire con la tuta del Bayern e il borsone, pochi secondi e Genzo appare nella mia visuale “Finalmente” penso.
Mi tremano le gambe, com’è bello anche lui nella tuta della squadra, sembra una statua, sempre con l’immancabile cappellino. 
“Dico solo che non era un goal difficile da parare!!! Dovevi farmelo da un’altra angolazione” risponde e si avviano verso la macchina di Karl. 
Genzo mi è di spalle, ancora non mi vede. 
Schneider si accorge di me e sorride “Io mi avvio intanto, tu fai pure con comodo!” afferma tranquillo, lasciando Genzo basito in mezzo al parcheggio. 
Mi allontano dal muretto per rendermi visibile, “Genzo” il suo nome mi muore in gola, ma è a un volume abbastanza alto perché possa sentirlo.
Anche se è di spalle lo vedo irrigidirsi, si gira lentamente, quasi come se non credesse alle sue orecchie.
Appena mi vede il suo sguardo si illumina e tutte le mie paure, le mie incertezze svaniscono: sento solo l’amore e il desiderio di stringerlo a me. 
Si muove senza mai perdere il contatto visivo “Sei tu? Sei davvero qui? Sei venuta davvero?” continua a ripetere come in una specie di trance.
Di colpo è su di me e mi stringe come mai prima; è un bisogno primordiale!
Mi bacia prima sulla fronte e poi sull’orecchio provocandomi un brivido lungo tutta la schiena, finalmente arriva alle labbra e le bacia con tutta la passione possibile.
Le bocche s’incontrano e lottano nel tepore, si mordono appoggiando appena la lingua tra i denti
-Come mi è mancato il suo profumo!- penso.
I baci non si fermano, siamo implacabili, le nostre mani toccano, sfiorano e stringono, riacquistando la familiarità di sempre, finalmente ci stacchiamo “Siamo in un luogo pubblico, immagini i paparazzi ci dovessero beccare?” gli dico arrossendo.
Sorride un po’ imbarazzato a sua volta, poi mi prende la mano e ci incamminiamo in silenzio verso l’auto.

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Capitolo 6
*** Quello che vuoi ***


Nel letto, nel tepore sotto le coperte con lui che mi avvolge in un abbraccio e la mia testa poggiata sul suo petto, potrei rimanere così per sempre e sarei soddisfatta. 
Mi metto seduta e lo guardo mentre dorme, i capelli scompigliati gli ricadono disordinatamente sulla fronte, il viso sereno, i pettorali ben definiti, poi il suo addome, fino ad arrivare al ventre e più giù.
Arrossisco involontariamente pensando a quanto è stato bello la notte scorsa. 
Tanta fatica per apparire belle, quando l’unica cosa che ci fa sentire così è sentirci desiderate. 
Una mano mi scuote dai pensieri “Che fai sveglia? torna qui a dormire, è ancora presto” ha un occhio mezzo aperto e uno chiuso, è girato su un fianco e mi sta guardando, lo trovo assolutamente irresistibile. 
Torno vicino a lui, mi stringe ancora a sé e mi copre con la coperta, il suo odore è la cosa che mi è mancata di più: il profumo di casa per me! 
Riapro gli occhi dopo quelli che mi sembrano pochi minuti,  invece sono passate quasi due ore, Genzo non è nel letto ma c’è il vassoio della colazione sul comodino e sento l’acqua della doccia. 
C’è di tutto: caffè, cornetti caldi alla marmellata, ma anche riso e pesce, senza troppi complimenti comincio a mangiare.
Mentre sto addentando un cornetto la porta del bagno si apre, Genzo è lì, comperto solo da un asciugamano in vita, con un altro si sta tamponando i capelli bagnati.
Resto a bocca aperta, non mi abituerò mai! 
Delle goccioline gli scendono sul collo, arrivano agli addominali e poi … non posso fare a meno di accendermi, sento il desiderio pulsarmi nelle vene nonostante l’abbia avuto la notte appena trascorsa, avverto il bisogno di farlo mio di nuovo. 
Le emozioni devono avermi tradito perché sfodera il suo sorrisetto beffardo e sexy da morire “Desidera altro assieme alla colazione signorina Yukari?” ride di gusto vorrei poterglielo togliere, ma è talmente bello che rimango imbambolata davanti a quella visione. 
Mi alzo ancora avvolta per metà dalla coperta e piano, lascio che cada per terra, mi accarezzo la pancia e poi le gambe guardandolo -Dio spero di essere seducente anche solo la metà di lui!-
 “Yukari” dice annullando la distanza che c’è tra noi, i suoi occhi diventano scuri come la pece e le pupille si dilatano.
Mi vuole, lo sento quando mi stringe a lui! 
Gli tolgo l’asciugamano, mi prende in braccio e le mie gambe si avvinghiano alla sua vita, mi porta sul letto e quando siamo sdraiati fronte contro fronte “Mi sei mancata! Non ce la facevo più!” sfiorandomi appena e mordendomi una spalla, inizia una scia di baci che mi eccitano ancora più.
Prosegue “Più tardi, dopo gli allenamenti, vorrei portati a fare un giro per la città. Cosa ne pensi?” 
Il respiro affannato e il fiato corto mi impediscono di rispondere subito, dopo qualche istante riesco a dirgli “Sì, quello che vuoi Genzo, ma ora non posso più aspettare… Ti prego!” 
“Neanche io Yukari … Neanche io!” con uno di quei baci che ti tolgono il respiro, ricominciamo a fare l’amore.

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Capitolo 7
*** Sapori e Dissapori ***


Siamo in giro per Amburgo, dopo aver fatto visita ad una famosa galleria d’arte e una passeggiata nel corso principale, ci siamo fermati in un piccolo bar a prendere un thè per me e un caffè amaro per lui. 
“E’ davvero una bella città, mi piace moltissimo! C’ è arte, la cucina è internazionale, i palazzi sono bellissimi   e così diversi da quelli di Tokyo, mi piace!” 
Si limita a sorridermi e mi prende la mano, mentre io penso –Sì, potrei davvero abituarmi a questa quotidianità.- 
La cameriera arriva con ciò che abbiamo ordinato, la camicia bianca lascia intravedere il seno prosperoso e le sue labbra rosse si aprono in un sorriso ammiccante, quando chiede a Genzo “Serve altro?” 
“No” e ringrazia con cortesia. 
“Come al solito” mi lascio scappare  
“Come?” 
“La cameriera ti fissa da quando ci siamo seduti e sembra voglia spogliarti!”  
“Ma io voglio farmi spogliare solo da te!” mi bacia la mano che teneva stretta e mi fissa con quello sguardo intenso, che ha solo quando siamo al letto insieme “Yukari… io voglio solo te, non m’interessano le altre donne, il sesso occasionale, passare da un letto all’altro, l’ho già fatto! Per quanto divertente non sarà mai come quello che ho con te!” 
Mi sporgo in avanti e lo bacio con tutto l’amore che posso. 
“Attento potrei svenire dopo questa dichiarazione e ti toccherebbe portarmi a casa in braccio.”
“Non sarebbe un problema, non so se te l’hanno detto, ma sono uno dei portieri più forti del mondo e i muscoli non mi mancano” sorride e io con lui. 
“Mi sembra impossibile che tra un paio di giorni dovrai partire, come farò senza di te?”
“Neanche io lo so … Vivere una relazione sempre distanti l’uno dall’altra è terribile!” 
“Lo so… Lo so che ti sto chiedendo tanto Yukari, anche per me non è facile … Ma è solo un altro anno e mezzo, dobbiamo resistere ancora per poco.” 
“Beato te che sei così tranquillo … A volte … A volte mi sembra di non riuscire a respirare quando non ci vediamo per tanto tempo… E se venissi qui?” dico tutto d’un fiato quasi senza rendermene conto. 
“Adesso? Yukari ma scherzi? Hai l’università da finire e poi non hai mai vissuto in una grande città … E la tua famiglia…”  
“E’ solo un anno di università, l’hai detto tu stesso e comunque potrei finirlo qui. È vero non ho mai vissuto in città ma mi trovo bene, mi sembra accogliente e poi ci sei tu! Per quello che riguarda la mia famiglia, non credo ci sarebbero dei problemi!”  
“Come fai a dirlo? Non abbiamo mai vissuto insieme, non sappiamo come sarebbe, se andrebbe bene …” 
“Intendi dire che non resisteremmo se vivessimo insieme? Che non ci sopporteremmo?”  
“No! Non ho detto questo!” con un’espressione addolorata sul volto, cerca la mia mano ma io la scosto 
“Voglio solo dire che non ne abbiamo mai parlato prima, non voglio che tu decida con l’entusiasmo del momento, è una scelta che va ponderata bene, non si può decidere in cinque minuti Yukari, non fare la bambina.”
La mia mascella si serra ulteriormente, tanto da non riuscire più a parlare e né a guardarlo, non vuole vivere con me, perché? Non mi ama abbastanza? A lui sta bene così? Sempre lontani mai nello stesso posto? L’ansia mi assale e inevitabilmente mi rattristo. 
Restiamo zitti per qualche minuto, poi dopo aver pagato il conto ci incamminiamo verso il suo appartamento.
Cammina poco avanti a me con le mani in tasca, il Genzo freddo e distaccato che ho conosciuto anni prima è tornato.
Non sono per niente felice di rivederlo!

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Capitolo 8
*** Niente più lacrime ***


Siamo a casa da circa un’ora e nessuno dei due ha più parlato, lui si sta allenando in terrazza ed io sto pulendo.
In realtà è tutto lindo ma lo faccio ugualmente, mi aiuta a scaricare la tensione, non è che non ho compreso quello che mi ha detto: è vero, stiamo insieme da anni e non abbiamo mai abitato insieme, inoltre devo ancora finire gli studi, non pensavo però sarebbe stato così categorico! 
Ci sono rimasta male! 
Avrebbe anche potuto dirlo in maniera più dolce, ripensandoci non sarebbe stato da lui. 
“E lo ami anche per questo” dice una vocina nella mia testa. 
Sono due ore che è lì “Ci è affogato lì fuori per caso?” esco dalla cucina ed entro nel soggiorno che dà sul terrazzo, faccio capolino attenta a non farmi vedere, è di profilo seduto su una sedia con lo sguardo fisso nel vuoto.
Chissà a cosa sta pensando? Se a me o a quello che gli ho detto, alle partite che dovrà affrontare, che frustrazione!!! Se ogni tanto si sfogasse, non dovrei tirare ad indovinare.
Basta, devo chiedere consiglio ad una persona esterna, qualcuno che può giudicare in modo imparziale questa situazione, e magari che mi dia anche qualche buon consiglio.
Torno in cucina, tolgo il grembiule, vado a prendere il cellulare in camera da letto e lo stacco dalla carica.
Indosso la giacca, lo raggiungo in terrazzo e affermo “Esco un attimo a chiamare mia madre!”
Si gira verso di me e fa un cenno di assenso con la testa. 
Scendo giù e digito il numero senza pensarci due volte “Eccola!!! Allora sei viva!!! Come va nella tana del lupo?”  
“Oh Ryo mi mancano le tue battute…” prima che riesca a dire altro i miei occhi si riempiono di lacrime e inizio a piangere disperata “Yukari cosa succede? Ti è successo qualcosa? Dov’è Genzo?” il tono preoccupato della sua voce mi fa capire che devo cercare di calmarmi, così comincio a raccontagli tutto. 
“Lo so che mi ama, ma allora perché non vuole neanche parlarne? Capisco i dubbi e le incertezze ma con la persona che ami dovresti poterne parlare, no?”  
“Yukari è chiaro che ha anche paura, non devi dubitare del suo amore ma mettiti per un secondo nei suoi panni! E’ stato cresciuto solo ed esclusivamente da governanti, i suoi genitore erano sempre in viaggio, i suoi fratelli più grandi studiavano all’estero. Per forza ti crei una corazza e ti chiudi in te stesso se non hai nessuno con cui confidarti” prende un lungo respiro e prosegue “Gli devi dare tempo, ci arriverà da solo non lo forzare! Parlaci, digli come ti senti, ma non forzarlo, il resto verrà da sé! Conosco Genzo è un maledetto presuntuoso testardo, ma ha un gran cuore, che batte per te… beh un po’ per te e un po’ per il pallone.” 
Scoppia a ride e neanche io riesco a trattenermi “Lo sapevo che chiamarti mi avrebbe fatto bene, sei prezioso Ryo. Grazie!” 
“Tutte le volte che vuoi, sono sempre a disposizione… ora però devo tornare ad allenarmi, fammi sapere come va, ok? E niente più lacrime capito?” 
“Capito! A presto Ishizaki!” devo ammettere che mi sento un po’ meglio. 
Torno in casa e appendo la giacca, faccio un bel respiro profondo perché odio questa tensione, ma ho bisogno che mi dia delle spiegazioni. 
Sta leggendo in soggiorno, mi fermo a guardarlo, quando si accorge di me a sua volta mi fissa.
Non è più arrabbiato, richiude il libro ma rimane seduto divaricando le gambe, come se aspettasse che sia io a iniziare la conversazione, poi mi sorprende “Come sta Ryo?” beccata, mi conosce benissimo ed è inutile negare. 
“Sta bene!” 
“E cos’altro dice?” 
“Che non devo sentimi messa da parte anche se non vuoi vivere con me!” 
“Messa da parte??? Messa da parte? E’ così che ti senti?”
Si è arrabbiato nuovamente, lo noto dalle mani strette a pugno, dalla postura rigida e dallo sguardo serio. 
“Sì, messa da parte Genzo! Perché io sono quella che chiami quando hai bisogno, basta una telefonata ed io arrivo, poi quando non ti servo più riparto ed è tutto un videochiamarsi per mesi.” 
“Dio Yukari, ma come fai anche solo a pensare una cosa simile?!” lancia il libro sul tavolo e si alza in piedi, si avvicina e mi prende per le spalle “Yukari io ti amo! Sei la mia ragazza, la prima e unica che io abbia mia avuto. Non ti ho mai data per scontata, se lo credi non mi conosci affatto! Però non siamo pronti per un passo del genere, è troppo presto e non voglio prendere una decisione che poi potrei rimpiangere!”
Come rimpiangere? Dà già per scontato che andrebbe male se andassimo a convivere? Questa non è fiducia, sono solo un mucchio di scuse.
“Dai andiamo a mangiare” e mi bacia sulla fronte “E poi a letto, domani mi devo alzare presto!” così dicendo si allontana, mi lascia lì inebetita e ancora sconfortata dalle sue parole. 
Dopo cena mi infilo sotto la doccia, l’acqua calda mi rilassa, quando termino intorno a me è tutto una nuvola di vapore, mi pettino i capelli e li tampono, poso la spazzola sul lavandino e indosso il pigiama.
Quando entro in camera lui è già a letto c’è solo la luce del mio comodino accesa, è girato di spalle.
Mette sempre delle barriere tra noi due, non importa quanto mi ama, non saprò mai tutto di lui. 
Mi infilo nel letto anche io e mi giro dall’altra parte, spengo la luce e mi lascio scivolare nel sonno.

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Capitolo 9
*** Chiarimenti ***


Stiamo facendo colazione in silenzio, ci siamo dati a malapena il buongiorno.
Stamattina quando ho aperto gli occhi, il posto accanto a me era freddo… Che non abbia chiuso occhio neanche lui? 
Mi sono rigirata per ore prima di addormentarmi, è come se la felicità nel rivederlo e gli attimi passati insieme, fossero stati cancellati. 
Provo solo una grande ansia adesso e non so come affrontarlo.
“Devo andare, gli altri mi aspettano al campo sono già in ritardo, ci vediamo dopo” si alza e mi bacia sulla fronte, senza aspettare una risposta infila le scarpe prende il borsone ed esce. 
Ho la nausea mi sento svuotata, non so cosa fare e come comportarmi, come gestire questa situazione, ho paura che tutto possa finire, che lui possa tornare sui suoi passi, che rimpianga di avermi chiesto di raggiungerlo, che abbia capito che io qui, con lui, non c’entro niente. 
Corro il bagno alzo la tavoletta e do di stomaco. 

Genzo 
“Ok adesso mi dici che diamine hai? E’ da stamattina che non dici una parola e sbraiti contro i difensori, cosa ti prende?” sbotta Schneider appena usciti dalla doccia. 
“Avrà litigato con la sua bella” ride sotto i baffi Kaltz. 
“Non ho niente, la volete piantare !!!” e chiudo il mio armadietto sbattendolo con rabbia. 
“E’ Yukari?” 
“E’ sempre Yukari!” affermo rassegnato, mi conoscono troppo bene, è inutile nascondermi. 
Mi siedo sulla panca di legno e inizio a raccontare loro cos’ è accaduto.
“E’ normale che voglia di più, dopo tre anni che state insieme è più che comprensibile” mi dice Karl sedendosi di fronte a me e aggiungendo “Ma è anche vero che la convivenza è un passo importante, considerando poi che dovrebbe lasciare il Giappone e venire a vivere in una grande città come questa, senza la sua famiglia e i suoi amici.” 
“Esatto” dico stringendo i pugni “E’ un enorme cambiamento, e se un giorno dovesse finire per rimpiangere questa scelta?” sospiro e proseguo “Senza contare che forse per noi è ancora troppo presto, non voglio fare il passo più lungo della gamba, non voglio rovinare tutto” mi prendo la testa tra le mani e appoggio i gomiti sulle ginocchia “Non so davvero cosa fare, stamattina a colazione quasi non ci siamo rivolti la parola.” 
“Allora devi cercare di sbloccare questa situazione, non vorrai farla partire senza aver messo a posto le cose? Ci attendono mesi difficili e ti voglio concentrato SGGK, le devi parlare, so che non è il tuo forte ed un grande sforzo per te, ma tu la ami giusto?” 
Il mio sguardo truce lo trafigge da parte a parte per l’ovvietà che ha detto. 
“Allora dimostraglielo, dille apertamente cosa pensi, però devi anche confortarla. Dille che per te è l’unica e che non la vuoi perdere, ma che non sei ancora sicuro di poter compiere un passo del genere.” 
“Amico te lo devo dire, tu con le donne proprio non ci sai fare! Come puoi pretendere di avere una relazione duratura se non ti apri almeno un po’ con lei? Se l’ami devi sforzarti, smettila di trincerarti nei tuoi silenzi” afferma Kaltz dandomi una pacca sulla spalla e sorridendomi. 
Prendo il borsone, saluto i miei amici e a passo spedito mi avvio verso il parcheggio.
Giunto alla macchina metto in moto e guido cercando di non infrangere i limiti di velocità, ma il mio piede quasi inconsciamente pigia ancora di più sull’acceleratore.
Devo andare da lei, devo parlarci, devo spiegarle tutto, in modo che non ci siano altri fraintendimenti. 
Esco dall’auto correndo, infilo le chiavi nella serratura e la chiudo con un calcio, mi tolgo le scarpe e mi fiondo in camera da letto.
Yukari è lì! 
Tiro un sospiro di sollievo, la paura irrazionale che se ne fosse andata svanisce.
Ha i capelli sciolti, indossa un paio di leggins e una semplice maglietta… Non potrebbe essere più bella! 
Sta cambiano le lenzuola, quando entro, forse per lo spavento, le cadono per terra. Non le do tempo di dire niente, l’abbraccio “Scusami io non sono bravo … le parole non sono mai stare il mio forte … però tu non devi dubitare nemmeno per un secondo dei miei sentimenti. Tu sei la mia donna, io ti amo e farò qualsiasi cosa per tenerti con me, ho solo paura che non siamo pronti ad affrontare un passo del genere, siamo ancora giovani e non voglio affrettate troppo le cose, non voglio che un giorno tu possa pentirtene non avendoci riflettuto abbastanza. Io sono qui Yukari, io ci sono per te sempre, non dubitarne mai!” e la stringo ancora di più a me. 
Appoggia la testa al mio petto, mi sembra sollevata “Dispiace anche a me, è vero mi sono fatta prendere dal momento, ma io mi sento veramente pronta a compiere questo grande passo insieme a te, ci ho riflettuto tanto in questi mesi, questi anni di lontananza, ma se a te serve ancora tempo io posso aspettare. Aspetterò Genzo, vale la pena aspettare per te!”

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Capitolo 10
*** Bambina ***


Apro la porta dell’appartamento e mi dirigo  in cucina, c’è ancora l’odore del the verde che Yukari si è preparata stamattina. 
La casa è silenziosa, si sente solo il rumore dei miei passi mentre mi dirigo in camera da letto. 
Mi tolgo la giacca e mi sdraio sul letto, l’ansia mi assale. 
L’immagine di lei che con la valigia sparisce dietro ai controlli mi provoca una strana agitazione, la paura immotivata di non poterla rivedere più, di non sentirla più canticchiare in cucina mentre prepara da mangiare, o la sensazione che provo quando ci baciamo. 
Non c’è niente di meglio di una doccia per scacciare via i cattivi pensieri dalla testa.
Il getto d’acqua calda è un tocca sana, mi permette di rilassarmi e di tornare ad avere la mente lucida. 
La paura di non rivederla è assurda, perché non dovrei più rivederla? 
Stiamo insieme, ci amiamo e non mi abbandonerebbe mai, non dopo quello che ci siamo detti ieri.
Mi tampono i capelli con un asciugamano, l’estate è finita, non fa abbastanza caldo per farli asciugare da soli, c’è bisogno del phon. 
Quando apro il cassetto per prenderlo, qualcosa attira la mia attenzione, vicino al lavandino c’è l’elastico di Yukari. 
Quello rosa con i pupazzetti per il quale la prendo sempre e in giro.
“Sei una donna di venticinque ormai, non è ora di diventare adulte?” le dissi una mattina sorridendo “L’età è solo un numero, ho intenzione di rimanere una bambina ancora a lungo” rispose facendomi anche una linguaccia.
Senza rendermene conto sorrido e prima di prendere il phon, infilo l’elastico al mio polso. 
Le 03:00 e non riesco ad addormentarmi; non riesco più a dormire da solo!
Mi rigiro senza sosta tra le lenzuola che non hanno più il suo profumo visto che le ha cambiate prima di partire, sentendolo sicuramente mi sarei sentito rassicurato e sarei riuscito ad addormentarmi.
Non mi ha lasciato neanche questo!  

“Come hai potuto Genzo!!! Contavamo su di te, invece ad un minuto dalla fine ti sei fatto segnare!!!” mi urla Karlz.
In lontananza vedo la squadra avversaria che festeggia e i loro tifosi esplodere di gioia. 
“Ah il SGGK è caduto in disgrazia, finalmente ce l’ho fatta a segnarti da fuori area!” 
“Hyuga? Cosa ci fai qui?” 
“Ti ho appena battuto e la tua Yukari se n’è andata. Ha detto che non vuole restare con un perdente come te…” mi sveglio di soprassalto, il mio viso è madido di sudore e non riesco a respirare. 
Faccio un profondo respiro e comincio a prendermi le pulsazioni, piano piano mi calmo, l’orologio accanto al letto segna le 07:30… Ho bisogno di andare a correre!

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Capitolo 11
*** La vera forza ***


Correre la mattina presto è una delle cose che amo di più, mi permette di non pensare a nulla, ma anche di fare chiarezza se ho dei dubbi e non so che pesci prendere.
In genere correndo decido come impostare una difesa vincente per una partita importante, se accettare l’offerta dell’Arsenal o rimanere ad Amburgo con i miei compagni.
Stavolta è tutta un’altra storia, più mi sforzo di capire come gestire questa situazione, più non riesco a venirne a capo. 
Appena mi ha detto della convivenza, la vocina nella mia testa urlava un categorico NO, seguito da una marea di se.
Se poi finisse che non ci sopportiamo? 
Se litigassimo tutto il tempo? 
E il se peggiore di tutti: SE arrivassimo a lasciarci? 
Sono sempre stato una persona sicura di sé, delle proprie possibilità, delle proprie capacità, ma senza mai fare il passo più lungo della gamba.
Sono sempre stato molto razionale, sono abituato a riflettere su ogni probabile conseguenza delle mie azioni e su tutti i pro e I contro prima di decidere. 
Raziocino a disciplina sono sempre stati la mia guida. 
Certo decidere a soli dieci anni di diventare il portiere migliore del mondo, non è stata affatto razionale, eppure ce l’ho fatta, e con grandi risultati direi.
E’ stato un salto nel vuoto, non sapere come sarebbe andata a finire mi agitava, nonostante mostrassi agli altri una certa spavalderia.
E’ così che mi hanno insegnato a casa fin da piccolo, non far vedere mai i punti deboli, la gente se ne potrebbe approfittare, e poi io sono Genzo Wakabayashi erede di una delle famiglie più facoltose del Giappone. 
Ma quando è arrivata lei, tutta quella bella facciata che mi sono costruito è crollata nel corso del tempo, più la conoscevo, più riusciva a scorgere ogni mio malessere, il peso del mio cognome, l’essere cresciuto da solo.
Mi ha accettato per quello che sono e mi ha saputo ascoltare, mi ha capito come solo Tsubasa era riuscito a fare. 
Avere Yukari con me sempre, significherebbe che nessuna difficoltà, nessun peso, nessuna sconfitta sarebbero insormontabili, perché mi spalleggerebbe e mi aiuterebbe a superare tutto. 
La voglio con me la mattina a darmi il buongiorno dopo una notte d’amore e la sera al ritorno dagli allenamenti. 
La voglio come mia fidanzata, amica, confidente e madre dei miei figli. 
Questa consapevolezza mi investe come un treno, non ho dubbi su di lei o sulla nostra relazione, ho solo paura! Paura di affidarmi a qualcuno, di non essere più il solo a prendere decisioni importanti, paura di espormi. Ma Yukari vale il rischio, me l’ha dimostrato aspettandomi, rimanendomi sempre fedele, ascoltandomi, amandomi e sostenendomi.
Mentre esco dal parco per tornare a casa, sapere di dover aspettare giorni prima di poterle dire tutte queste cose, è doloroso come un pugno in pieno stomaco.

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Capitolo 12
*** Sarò la tua sabbia ***


Appena tornata ho subito ripreso il ritmo della mia quotidianità, tra studio, università e allenamento. 
E’ stato un bene perché mi ha permesso di distrarmi, ma quando di notte tutto tace e dalla mia finestra riesco a scorgere la luna, ecco che le preoccupazioni e le mie angosce tornano.
Non riesco a stare tranquilla, ci siamo sentiti spesso i primi giorni dopo la mia partenza, ma ogni volta che l’ho chiamato, ho sentito qualcosa di diverso nella sua voce.
E’ da ieri mattina che non riesco a parlargli, ho provato ma il telefono è sempre staccato.
Mi sento in un equilibrio precario, come se da un momento all’altro le cose dovessero cambiare e ho paura di come potrei reagire. 
Sto andando in piscina ad allenarmi, ho davvero troppi pensieri per la testa, se almeno rispondesse alle mie chiamate. 
Arrivata mi infilo il costume e la cuffia, entro in vasca e bracciata dopo bracciata mi rendo conto di non riuscire comunque a rilassarmi, quando alla fine decido di essermi stremata abbastanza, mi fermo per riprendere fiato. 
E’ inutile, neanche il nuoto riesce a liberarmi la testa, è troppo piena di Genzo. 
Dopo aver fatto la doccia, mi vesto e asciugo i capelli velocemente e contro voglia, prendo la borsa ed esco.
Il sole sta calando, mi perdo a fissare il tramonto.
Come l’ultima volta ne resto ipnotizzata, dopo una lunga giornata di corse, compiti, problemi, preoccupazioni è arrivato il momento che adoro di più.
Il cielo diventa di un bel rosso caldo, creando un'atmosfera che rassicura, mi fa sentire protetta, mi rilasso beandomi di quella luce. 
Non noto l’ombra che mi sovrasta, in un attimo mi giro e lui è qui, bello come il sole che lo sta illuminando.
Penso sia un miraggio, un’illusione data del mio cervello, ho alimentato troppo la fantasia forse. 
“Yukari ...” 
Sento un brivido lungo la schiena e finalmente riesco a convincermi che è lui veramente. 
“Ti ho chiamato tante volte …” dico irrazionalmente invece di domandargli perché si trova qui. 
Sorride prendendomi la mano “Beh vediamo, prima ho giocato la partita che abbiamo vinto, poi sono salito su un aereo per venire dalla mia ragazza che mi mancava troppo.” 
“Genzo … ma che ci fai qui?” la mia voce trema per l’emozione, non riesco ancora a crederci. 
“Ho capito Yukari … ho finalmente capito” fa un profondo respiro, lo guardo e sono io a non comprendere ma prosegue “Ho capito che ti voglio con me sempre, sei la prima cosa che voglio vedere la mattina e l’ultima da poter stringere la sera. Ho capito che non possiamo stare separati, ho capito quello che mi volevi dire ad Amburgo soltanto quando te ne sei andata. Mi sono sentito solo come un cane senza di te, d’ora in poi il massimo della lontananza tra noi, sarà dal campo di calcio a casa nostra, se lo vorrai. Sono pronto, sono qui, mi dispiace di averci messo tanto” stringe di più la mia mano “Vuoi ancora Yukari? Vuoi fare parte della mia vita di tutti i giorni? Sopportare i miei silenzi, le mie giornate storte …” 
Non gli lascio il tempo di terminare la frase e lo bacio stringendolo forte a me.
Ci abbracciamo, ci tocchiamo, ci stringiamo l’un l’altro. 
Continuiamo a baciarci con passione e quando mi accorgo di non avergli ancora risposto, allontano il mio viso dal suo, da quelle labbra che tanto mi sono mancate e sussurro “Io sarò la tua sabbia, la tua erba, il tuo cielo, la tua felicità. Sarò tutto ciò che tu vorrai che io sia per sempre, io sarò sempre con te.” 
“Eh da quant’è che ti piace Neruda?” 
“Da sempre, solo che non te l’ho mai detto. Avevo paura di sembrare troppo sdolcinata.” 
“Allora lo siamo in due” sorride e riprendendomi la mano, usciamo dai cancelli del centro sportivo e ci incamminiamo verso un futuro sconosciuto, incentro, ma insieme.
Sempre insieme.

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