Un tranquillo weekend di paura

di _Atlas_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Parte prima ***



Parte prima
 
 



 
«Ftai ferma!»
«Ma mi fai male!»
«Fe fteffi ferma non ti farei male!»
Quando Tony Stark si ritrovò con due elastici tra i denti e le mani impegnate a sciogliere una matassa di capelli spettinati appartenenti a un corpicino sull’orlo dell’isteria, il suo pensiero corse a quando fu costretto a rubare sei sassi colorati dal guanto di un Titano col disordine ossessivo compulsivo e salvare le chiappe all’Universo intero. Ciò che non capiva – e la cosa lo irritava perché, dopotutto, lui era un genio – era il perché ritenesse quella spiacevole situazione almeno trecento volte meno stressante di quella stava vivendo adesso.
Certo era che, se Thanos avesse nascosto le Gemme dell’Infinito in un’ipotetica massa di capelli aggrovigliati, l’Universo sarebbe stato spacciato.
«Ci fiamo» disse quando la testa di sua figlia smise finalmente di avere le sembianze di un cespuglio malridotto. «Procediamo.»
Riflesse allo specchio, vide le sopracciglia di Morgan piegarsi in un’espressione disperata e le sue adorabili fossette nascondersi dietro un muso lungo fino al pavimento. Tony sospirò e pregò il dio in cui non credeva di riuscire almeno a fare due codine che sembrassero tali e non i ciuffi di qualche animale spuntato fuori da un libro di mitologia norrena.
Quindici minuti più tardi, durante i quali Morgan aveva più volte espresso la paura, il terrore, di rimanere pelata per sempre, riuscì a mettere fine a quella tortura medievale.
«Allora? Che ne dici? A me non sembrano tanto male» le chiese allegro e soprattutto sollevato dal fatto che la bambina non potesse notare quanto asimmetrica fosse, vista da dietro, la sua nuova acconciatura.
Morgan scrutò le sue codine allo specchio con molta attenzione e per molti minuti, alla fine facendo spallucce e guardando il padre con aria pensierosa.
«La mamma non le fa così,» disse semplicemente «queste sono un po’ strane, ma mi accontento» concluse smorfiosa, prima di correre verso il salotto come un prigioniero appena fuggito da Alcatraz.
Tony le rivolse un’occhiataccia e borbottò qualcosa a proposito di dottorati e fisica quantistica, ma la lasciò andare, lieto di aver concluso la sua carriera da parrucchiere almeno per le successive due ore e mezza.
«Attenta alle scale!» le raccomandò poi, ricordandosi quante cadute avesse rischiato sui gradini della Villa.
Per loro era ormai una tradizione passare le vacanze estive a Malibu, ma il primo weekend in California non era andato esattamente secondo i piani: Pepper era dovuta volare a San Francisco per occuparsi di alcune faccende familiari, tra cui un imprevisto degno di una fortunata partita a Monopoli, ovvero la divisione dell’eredità di un vecchio zio, o forse cugino di sesto o settimo grado che in vita sua aveva visto giusto un paio di volte. Così Tony era rimasto a Malibu con Morgan, cimentandosi nei mestieri più disparati e impensabili che di solito si divideva con Pepper, o al massimo con Peter.
Oltre a un discutibile parrucchiere, per lei era stato un estetista, un insegnante, uno psicologo, un comico, uno stilista e un cuoco. Le aveva infatti messo lo smalto – un colore diverso per unghia, ben inteso, perché “è così che dice la moda, papà”; le aveva insegnato che lavarsi i denti senza dentifricio equivaleva a non lavarli affatto; l’aveva consolata quando aveva visto sua mamma partire ed era scoppiata in un pianto disperato (aveva poi dovuto consolare anche Pepper, al telefono, per lo stesso motivo); aveva improvvisato un paio di imitazioni di Howard per farle tornare il sorriso; aveva evitato che passasse la giornata estiva più calda del mese con addosso la tuta felpata a forma di unicorno e, alla fine, era persino riuscito a cucinarle per cena un’omelette con le sembianze di una vera omelette.
Certo non era colpa sua se, come contorno, Pepper aveva espressamente detto che avrebbe dovuto mangiare i broccoli. E non era nemmeno colpa sua se i broccoli erano in assoluto il cibo più puzzolente esistente sulla faccia della Terra; no, la colpa era dell’unico genitore che in quel momento non si trovava a casa, lo stesso genitore che, per una curiosa coincidenza, era anche quello che più mancò a Morgan non appena si sedette per mangiare.
«Quando torna mamma?»
«Presto, Maguna. Che ne dici di farle un bel disegno, nel frattempo?» le propose, captando nell’aria l’allarme di un'altra scarica incontrollata di lacrime.
Ma Morgan lo sorprese, cambiando nettamente argomento: «Okay, però puoi mangiare tu i miei broccoli?» gli chiese con sguardo lucido, avvicinandogliene uno al viso e imboccandolo non appena lo vide socchiudere la bocca, che probabilmente aveva aperto per dirle “No, signorinella, conosci le regole”.
«No, signorinella, conosci le regole» riuscì comunque a dirle Tony, buttando giù a forza il boccone «Niente cartoni se prima non finisci tutto.»
«Ma puzzano!» si lamentò la bambina, mangiandone una forchettata controvoglia.
«Sì, puzzano tremendamente, non posso darti torto» convenne Tony, che odiava i broccoli almeno quanto lei. Non immaginava che ci sarebbero voluti altri trentacinque minuti per finire quella cena, ma alla fine andò proprio così.
«Dai, Mo’, te ne manca uno!» la esortò vagamente disperato, improvvisando un aeroplano con la forchetta. Morgan la allontanò con la mano e scosse la testa.
«Non lo voglio, è pietido» borbottò.
«Piet-» Tony strabuzzò gli occhi e mise in moto i suoi neuroni di genitore di un pargolo di quasi sei anni«Vuoi dire tiepido
«Voglio dire…» si intestardì lei «…quello che voglio dire» concluse stizzita, e Tony dovette di nuovo pregare quel dio in cui non credeva per evitare di scoppiare a riderle in faccia.
Normalmente un episodio del genere avrebbe obbligato Morgan a rimanere seduta a tavola fin quando non avrebbe finito i suoi puzzolentissimi broccoli, ma solo nel caso in cui Pepper fosse stata a tavola con loro. In questo caso specifico, beh…
«E va bene, stasera possiamo fare un’eccezione, » si arrese Tony «ma domani ti tocca il passato di verdure, ti avverto. E non si discute» disse giusto per darsi un tono, ma tanto sapeva che sarebbe finita ad hamburger e patatine fritte.
Morgan gli rivolse un sorriso furbetto e mormorò un “grazie, papi, però non dirlo alla mamma” prima di sgattaiolare in salotto e saltare sul divano.
 
 
Un’ora più tardi la puzza di broccoli venne sostituita con la puzza di patatine al formaggio, quelle tonde e spugnose con cui Morgan si riempiva le guance, dandole un aspetto decisamente poco grazioso che però la divertiva un mondo.
Di solito Pepper era contraria ai pasti fuori orario, soprattutto se si trattava di quelle terribili patatine dall’odore ripugnante e piene di chissà quanti conservanti; Tony era d’accordo con lei, ma era anche convinto che nei momenti di estrema necessità si dovesse ricorrere a soluzioni estreme e, senza ombra di dubbio, dover passare un intero weekend da solo con sua figlia richiedeva esattamente quel genere di soluzioni. Le patatine al formaggio e, ovviamente, l’ennesima visione de Le follie dell’imperatore.
«Ehi Mo’? Me ne dai una?» le chiese dopo essersi assuefatto a quell’odore, tanto da subirne il fascino.
Morgan lo guardò con la stessa espressione che gli rivolse Pepper quel giorno  lontano in cui le disse di volersi mettere a dieta: un frullato emotivo di ironia, scherno, sgomento e incredulità.
«Per favore?» le chiese ancora, supplichevole e sporgendo appena il labbro inferiore, tanto che a quel punto si chiese chi fosse il vero bambino tra lui e lei.
Entrambi, avrebbe risposto Pepper.
«E va bene» gli concesse Morgan, come se le avessero chiesto di dare in beneficienza tutti i giocattoli che possedeva.
Prese una pallina al formaggio tra le dita sottili e polverose e la avvicinò alla bocca del padre, poi, quando fu abbastanza vicina, la tirò indietro e mangiò lei la patatina.
Tony rimase interdetto per qualche istante, con la bocca semi aperta e con Morgan che lo guardava ridendo a crepapelle.
«Ti sembra divertente?»
«Fì!» rispose lei, sputacchiando ovunque e continuando a ridere.
« Bene, signorina,» la riprese allora, iniziando a meditare la sua vendetta «ridi pure, poi riderò io quando mamma saprà che non hai mangiato i tuoi broccoli e che ti stai rifocillando di schifezze.»
La bambina spalancò gli occhi, allarmata, e smise di ridere all’istante.
Per un momento la vide vacillare, ma poi recuperò la sua compostezza e passò all’azione.
«E allora io le dico che mi hai strappato tutti i capelli!»
«Cosa?!» esclamò lui con voce stridula «Allora io non ti farò mai più le codine. È una promessa.»
«Tanto me le fa la mamma, lei è molto più brava di te» replicò lei, riducendo in briciole ciò che rimaneva del suo orgoglio.
Tony assottigliò lo sguardo, imitato da sua figlia, e passarono così i successivi cinque secondi. Al sesto, Tony decise di passare all’attacco e di colpirla con il suo punto debole: il solletico.
La risata stridula di Morgan si sparse per tutto il salone della villa, ma la vendetta durò molto meno del previsto, infatti Tony dovette portarla di corsa in bagno prima che macchiasse il divano con le conseguenze del troppo ridere. E allora sì che Pepper lo avrebbe ucciso.
«Papi, facciamo pace, va bene?» propose Morgan una volta recuperata la calma. Tutta l’euforia della giornata l’aveva evidentemente – e finalmente - fatta stancare.
Tony si sedette accanto a lei sul divano e sospirò stremato.
«Saggia decisione, Maguna, affare fatto» concordò.
«Sei un po’ pazzerello, ma ti voglio bene» aggiunse poco dopo, lasciandolo per l’ennesima volta a corto di parole e con il cuore un po’ più caldo. Si limitò a sorridere e a posarle un bacio tra i capelli, ringraziando quel dio inesistente per aver placato le sue energie inesauribili e pregando di non renderle rinnovabili per il resto della serata.
Almeno fino a quando non avrebbe dovuto portarla a dormire.
 
*
 


[Prompt: fossette, tiepido, orgoglio]
 



 
 
NdA
Buonsalve!
Yep, sono tornata con una mini long – in realtà una storia di due capitoli – incentrata ancora una volta su Tony e Morgan. Abbiate pazienza, mi diverto troppo a ignorare il finale di Endgame scrivere di loro due :’)
Per questo piccolo progetto ci tengo a ringraziare tantissimo la signorina _Lightning_ , che mi ha fornito i prompts per entrambi i capitoli della storia e un breve filmato che ha ispirato la scenetta iniziale con Tony versione (pessimo) parrucchiere.
 
Spero come sempre che la storia vi sia piaciuta e che vi abbia strappato un sorriso, spero di pubblicare presto il capitolo finale!
 
_Atlas_

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Capitolo 2
*** Parte seconda ***


Parte seconda
 
 
 
 
 
 
Quando Tony Stark vide Sdentato prendere il decollo e volteggiare in aria con la padella di Rapunzel tra le zanne, capì perfettamente di essere entrato in uno stato di dormiveglia. E tollerava piuttosto bene il fatto che il suo inconscio gli stesse proponendo un frullato di lungometraggi Disney&Company, visto che per anni aveva trasmesso in loop un portale alieno dall’aspetto ripugnante.
Solo una cosa non gli era chiara però, ovvero il perché quel draghetto si ostinasse a chiamarlo «papi». Certo, nella sua vita ne aveva viste molte di cose strane – e sì, combattere al fianco di un soldato scongelato era tra queste – ma proprio non capiva perché mai le zone remote del suo cervello dovessero fargli credere di essere il genitore di un drago.
«Papi!»
A meno che…
Tony spalancò gli occhi nell’oscurità della sua stanza e per poco non gli venne un infarto quando vide avanzare verso di lui un pigiamino pallido col passo incerto.
A quel punto si rese conto che l’unica creatura che lo stesse chiamando era sua figlia e che, a quanto pareva, aveva deciso di proporgli in diretta un remake di The Ring.
«Papi…» lo chiamò di nuovo Morgan, intrufolandosi nel lettone e guardandolo con aria sconsolata «…posso dormire con te?»
L’uomo cercò di rivolgerle un’occhiata severa giusto per fare un po’ di scena, ma lo sbadiglio che seguì ebbe decisamente la meglio su quel tentativo di fermezza.
«Che succede?» le chiese comunque.
Morgan alzò le spalle fingendo indifferenza, dopodiché si chiuse nel silenzio e si accoccolò a pochi centimetri da lui.
Tony, che con l’insonnia era sempre andato a braccetto, preferì non indagare oltre sul perché sua figlia non riuscisse a dormire – farlo avrebbe inevitabilmente spostato l’attenzione sull’assenza di Pepper e non era sicuro di poter trovare un rimedio a un’emergenza notturna di tale portata, quindi le posò una carezza tra i capelli e le stampò un bacio affettuoso sulla fronte.
«Va bene, Maguna, ma cerca di non tirarmi troppi calci, d’accordo?»  le concesse, già sapendo come sarebbe andata a finire; dopotutto era una conseguenza che valeva la pena sopportare, pensò, se non altro per il sorriso radioso con cui Morgan reagì a quella concessione.


 
*
 
 
La mattina successiva passò abbastanza in fretta: non solo Morgan non aveva dimostrato interesse verso acconciature o manicure all’ultima – e discutibile – moda, ma aveva passato gran parte della mattinata a costruire un capolavoro architettonico con i lego alto almeno quanto lei. A un certo punto aveva persino deciso di attaccare sul tetto dell’edificio una targhetta col suo nome, il che aveva lasciato Tony completamente attonito di fronte al miracolo della genetica, più di quanto non lo fosse già.
E a proposito di genetica, quando quel pomeriggio vide sua figlia stravaccata sulla sedia a sdraio a bordo piscina, con i suoi occhiali da sole, un libro di astrofisica tra le mani – dove lo aveva preso, poi? -  e intenta a sorseggiare con la cannuccia un bicchiere colmo di tè, per poco non rischiò un infarto per la seconda volta in meno di ventiquattro ore.
«Uhm, Sua Eccellenza desidera qualcosa?» le domandò saltando da un’espressione all’altra, indeciso su quale potesse esprimere meglio il suo stato d’animo attuale.
«No, grazie» rispose Morgan, sistemandosi gli occhiali sul naso che puntualmente le  caddero di nuovo giù.
C’era qualcosa di surreale nel vederla leggere un libro di astrofisica con addosso un costume da bagno di Minnie Paperina, ma dopo che in piscina si era quasi strozzata a causa di un’onda anomala che lui stesso aveva provocato, aveva giurato solennemente con una croce sul cuore di non prenderla in giro mai più. Almeno fino a fine giornata.
«Che leggi?» le chiese quindi, mettendosi comodo sulla sdraio accanto a lei.
«La teoria dello stazio-tionario» scandì lentamente la bambina, col tono di chi conosceva già perfettamente a memoria l’argomento.
«Interessante,» le diede corda Tony «e di che parla la teoria dello stato stazionario
Morgan arricciò le labbra e bevve un altro sorso di tè.
«È troppo difficile, papi. Non lo capiresti» disse leccandosi un polpastrello e continuando a sfogliare il libro.
Ormai Tony aveva esaurito i pensieri negativi per evitare di scoppiare a riderle in faccia, ma decise comunque di stare al gioco.
«Perché non provi a spiegarmela? Alla fine si tratta solo di uno scenario cosmologico non standard basato sul principio cosmologico perfetto, giusto?» le chiese con un certo interesse.
Morgan si voltò a guardarlo sollevando entrambe le sopracciglia, facendo nel frattempo scivolare gli occhiali sul naso. Poi tornò a puntare gli occhi sul libro che, dopo una manciata di secondi, decise di chiudere e mettere da parte.
«Non posso parlare di queste cose con te, forse è meglio se leggiamo Le avventure di Winnie the Pooh» disse rivolgendosi a lui con tono melodrammatico.
Tony riuscì a sfogare la sua risata non appena Morgan corse in casa per recuperare il libro, chiedendosi se per caso quello non fosse un rimedio a cui avevano dovuto ricorrere anche Howard e Maria, in passato.
Sperò anche che Morgan avesse la grazia di non gocciolare per tutta casa mentre cercava il libro, e fu davvero una coincidenza allarmante sentire annunciare da F.R.I.D.A.Y., proprio in quel preciso momento, l’arrivo a casa della signorina Potts (la decisione di non convertire il nome in “signora Stark” era stata presa di comune accordo).
«Mamma!» sentì urlare Morgan dal piano di sopra, e Tony si precipitò all’istante dentro casa per evitare che Pepper venisse accolta da sua figlia che rotolava giù dalle scale.
«Tesoro!» le andò in contro Tony, chiedendosi perché mai stesse tenendo un enorme cactus tra le braccia. «Quello è...guarda che non ce n’è bisogno, siamo stati bravi!» mise subito le mani avanti, già immaginandosi legato alla pianta con le spine conficcate nella carne.
«Questa pianta ha vent’anni anni più di te, sarebbe un peccato servirsene per torturarti»  gli garantì la donna sistemandola per terra e andando ad abbracciarlo.
«Sono davvero contento che tu sia tornata» disse Tony abbracciandola e baciandola brevemente. «Quello da dove viene, a proposito?» chiese indicando il cactus.
«Zio Franklin ce l’ha lasciato in eredità, e qui dentro» disse pescando un plico di fogli dalla borsa «c’è scritto come prendersene cura.»
«Che pensiero gentile. Hai detto ai tuoi parenti che il nostro pollice verde non è esattamente...allenato?»
«Il tuo pollice verde, vuoi dire?» lo interruppe la donna « Sì, l’ho detto e ho rassicurato i presenti che sarò io l’unica ad avvicinarmi ad Arturo.»
«Arturo?» chiese Tony non capendo.
«È il nome del cactus» spiegò Pepper voltandosi poi verso Morgan che stava correndo verso di lei a braccia aperte. «Ciao, tesoro!»
Tony smise di osservare Arturo con occhio critico e si unì all’abbraccio con le sue ragazze, lieto che fossero finalmente tutti e tre insieme.
«Papà mi ha fatto mangiare le patatine al formaggio» rivelò poi Morgan ad alta voce, evidentemente volendo mettere un po’ di pepe a quel momento di dolcezza della famiglia.
Pepper guardò il marito sbattendo le palpebre con estrema lentezza e, all’improvviso, la tensione divenne palpabile.
«Morgan si è lavata i denti senza il dentifricio!» contrattaccò quindi Tony, a corto di giustificazioni. Pepper iniziò a guardare i due con sguardo molto intimidatorio.
«E papà mi ha strappato tutti i capelli e mi ha fatto bere l’acqua della piscina!» lo accusò Morgan giocandosi il tutto per tutto.
«Cosa?!» urlò Tony.
«Cosa?!» urlò anche Pepper.
«Tesoro, non è come sembra, posso assicurartelo. E tu!» disse poi indicando la figlia «Chi è che ti ha messo lo smalto, sentiamo? Un colore diverso per unghia, beninteso. E chi è che ti ha permesso di dormire nel mio letto, stanotte? Te lo sei dimenticata?»
Morgan, ormai incapace di ribattere, strinse Pepper in un abbraccio sperando che, con uno studiato attacco di ruffianeria, avrebbe ottenuto l’assoluzione dai suoi peccati.
«Peps, anch’io ti amo, tantissimo per giunta, ma…»
«Ma niente» lo bloccò la donna, rivolgendosi poi a entrambi «Avete trenta minuti di tempo per mettere a posto la villa, non pensate che non lo sappia che l’avete ridotta a un campo di battaglia.»
«Colpa sua» alzò le braccia Tony, indicando poi le gocce d’acqua sul pavimento.
«E questa, invece?» chiese la donna raccogliendo la sua maglietta dei Black Sabbath abbandonata sul divano «A chi appartiene?»
Tony l’afferrò con un gesto stizzito e borbottò qualcosa a Morgan, che adesso stava sghignazzando da dietro le spalle della madre.
«Poi facciamo i conti» le sillabò a bassa voce, ricevendo in risposta una simpatica linguaccia.
Non era certo della punizione che Pepper avrebbe dato entrambi – e, ben inteso, era sicuro che lo avrebbe fatto – ma Tony alla fine dovette ammettere di non avere il rimorso di quelle due giornate passate con sua figlia, anche se alla fine lei lo aveva incastrato in maniera del tutto ingrata (a proposito di genetica, in questo era uguale a Pepper).
Si chiese solo se la promessa di non prenderla più in giro fosse ancora valida, visto il risvolto della situazione: sapeva già perfettamente in che modo vendicarsi.
 
 
*
 
 
 

 
 
[Prompt: onda, decollo, tensione]
 

 
 
 
 
NdA
Sssalve! :D
Sono in ritardo, I know, colpa del mio umore ballerino.  
Ora che anche questo piccolo progetto si è concluso, posso assicurarvi che pubblicherò di tanto in tanto qualcosa, anche se non con la stessa frequenza di quest’ultimo mese.
Nel frattempo, ringrazio le persone che hanno messo le mie ultime storie nelle varie sezioni e chi ha speso un po’ di tempo per recensirle; come sempre è un piacere sapere di riuscire a trasmettervi qualcosa, soprattutto una risata, visto i tempi che corrono…
Mando quindi uno spupazzamento virtuale a ognuno di voi e spero a presto!
 
_Atlas_

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