Till the day I die

di Myra11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome home ***
Capitolo 2: *** The drug in my veins ***
Capitolo 3: *** Stitches ***
Capitolo 4: *** Peace ***



Capitolo 1
*** Welcome home ***


Rey venne da lui alla sera.
Finn e Poe gliel’avevano praticamente strappata dalle braccia appena erano atterrati, ma andava bene così.
Ora comprendeva.
Comprendeva ciò che loro rappresentavano e avevano rappresentato in passato per lei, comprendeva quel meccanismo che il destino aveva messo insieme.
Perciò, per un po’, Ben si era lasciato strapazzare da un Chewbecca terrorizzato e- fu strano ma gli fece piacere – da Maz, che lo rimproverò bonariamente per le sue azioni.
Eppure, Ben non si pentiva di nulla.
Perché Rey era tornata, ricordava e accettava tutto ciò che era.
Che erano.
«Ti amo, Ben Solo.»
Il ricordo gli fece scorrere un brivido lungo la schiena.
L’aveva detto davvero?
Sì, l’aveva detto.
Ne ebbe la conferma quando lei entrò nella stanza, e lui sentì qualcosa  incastrarsi al posto giusto.
L’aveva percepita per tutto il pomeriggio, come un’ombra presente che non poteva vedere, ma averla davanti era una sensazione completamente differente, unica e preziosa.
«Volevo venire prima, ma…»
«Non importa.» La interruppe, incapace di staccare lo sguardo da lei.
Le tese una mano, esitante, e la vide sorridere.
Le si illuminò il viso e, notando come scintillavano i suoi occhi, Ben pensò che – nonostante fosse ancora macchiata di sangue, fango e sudore – non era mai stata più bella.
Appena Rey prese la sua mano ne approfittò per tirarsela vicino e stringerla in un abbraccio che, se ne rese conto in quel momento, aveva agognato tutto il giorno.
Rey era così piccola tra le sue braccia, eppure così solida, così reale, così…sua.
«Ben, stai bene?» Gli domandò allontanandosi quanto bastava per poterlo guardare negli occhi, confusa.
Lui annuì piano, alzando una mano a sfiorarle il viso. «Pensavo di averti persa.»
Una parte della sua mente registrò che Rey era vicina, terribilmente vicina e mentre si rendeva conto della sensazione che ciò gli scatenava, si rese conto che lei non lo stava guardando negli occhi.
Gli stava fissando le labbra. «Non mi perderai mai.»
«Meglio co…»
Ancora una volta fu lei ad iniziare il contatto, interrompendolo mentre parlava.
Fu come baciarla per la prima volta.
Non c’era la tensione di una morte evitata, non c’era il peso di un gesto tragico da compiere, nessuna minaccia.
C’erano solo Rey, le sue mani sul viso, le sue labbra che lo stavano divorando.
Le strinse i fianchi, e lei lo sorprese ancora una volta: con un piccolo salto gli avvolse le gambe intorno alla vita, e lui smise di ragionare lucidamente.
Aveva perso la cognizione del tempo quando si separarono per riprendere fiato, e l’unica cosa di cui era ancora consapevole era Rey addosso a lui.
C’era qualcosa, nello sguardo della ragazza, qualcosa di ferale e bisognoso, un desiderio silenzioso.
«Sei…sei sicura?»
Lei si limitò ad annuire, le mani affondate nei suoi capelli, e Ben fu quasi tentato di porre di nuovo la domanda.
Gli sembrava incredibile, eppure non disse una parola, portando letteralmente di peso Rey verso il letto.
Prima che potesse parlare lei lo baciò di nuovo, e lui decise che le parole erano inutili e superflue.
Gli bastò un cenno con la mano per sbarrare la porta, e poi si dedicò completamente a lei.
Si prese tutto il tempo per svestirla, lentamente, incapace di realizzare completamente cosa stava succedendo, eppure affascinato da quanto Rey sembrasse incapace di smettere di toccarlo, di quanto sembrasse volerlo vicino, e non averne mai abbastanza.
Accarezzò tutte le decine, centinaia di piccole cicatrici che le ornavano il corpo, ma si fermò all’unica che era opera sua.
Si piegò a baciare quel segno, e il suo gesto strappò una risatina involontaria a Rey.
Alzò lo sguardo verso di lei con un sorriso.
«Ti amo, Rey.»
Lei gli dedicò un sorriso maliziosamente divertito. «Lo so.»
La loro prima volta fu lenta, timida e adorante.
Impararono a conoscersi in un modo completamente nuovo, senza porre freni al loro legame, inondando l’altro con un mare di sensazioni e pensieri senza un filo logico, guidati dal puro istinto.
Per la prima volta in tutta la vita, Ben Solo sentì di essere nel posto giusto al momento giusto.
Si sentì giusto, e seppe che la sua vita aveva avuto, dopotutto, un senso.
Erano due, e uno.
Erano a casa.

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Capitolo 2
*** The drug in my veins ***


Avevano fatto il funerale, alla fine.
Poe aveva insistito e, con l’appoggio di Chewbecca, Ben non aveva potuto dire di no.
Era piena estate eppure quel giorno pioveva.
Era una lapide su una tomba vuota, eppure il nome di sua madre inciso sulla pietra gli fece un effetto che non avrebbe potuto immaginare.
Ricordava l’ultima volta in cui l’aveva percepita, così piena di speranza su una nave destinata alla distruzione, così trepidante.
E quell’ultimo, disperato sussurro.
Inspirò a fondo, ma faceva fatica a respirare.
Si sentiva come se un peso enorme gli stesse schiacciando il petto e il cuore.
C’erano i dadi dorati di Han Solo appesi attorno alla lapide, e per un folle istante sentì la carezza della mano di suo padre sul viso.
«Non ce la faccio.» Mormorò sotto la pioggia mentre si voltava, e sentì che Poe stava per trattenerlo, ma Chewbecca lo fermò.
Rey non lo seguì, e le fu grato: sentiva il suo turbamento, il desiderio di stare solo con i ricordi maledetti di una vita che avrebbe dovuto essere perfetta e felice, e seppe che lei percepiva la sua gratitudine.
«Stai bene, nipote?»
La voce lo colse impreparato nella foresta intorno all’accampamento, eppure avrebbe dovuto aspettarselo.
Anakin arrivava sempre quando era più turbato, e quando aveva più bisogno di lui.
«No. Li ho delusi tutti e due.» Ammise senza problemi, perché suo nonno era stato suo confidente ancora prima che si incontrassero, e gli veniva naturale.
Anakin ridacchiò per un attimo, poi il suo viso si oscurò. «E io ho deluso tutta la mia stirpe, come la mettiamo?»
Si strinse nelle spalle, e Ben non ribatté.
Se il Prescelto non fosse stato corrotto dal Lato Oscuro, gli ultimi sarebbero stati diversi, e la sua vita sarebbe stata diversa.
«Non importa, nonno. Non possiamo cambiare il passato, possiamo solo dimenticarlo e andare avanti.»
«Sagge parole nipote. A proposito di questo…Vieni.»
Ben lo seguì senza domande, ma all’improvviso si rese conto di dove stavano andando.
«Perché mi hai fatto tornare?» Gli chiese, osservando il gruppo di persone attorno alla tomba.
Anakin si era di nuovo incupito. «Era mia figlia. Sai…Non ci siamo mai incontrati veramente, ho saputo che era lei a condurre la Resistenza, eppure non l’ho mai guardata in faccia.»
«Nonno…»
«Ben, sei stato più bravo di me. Hai fatto la scelta giusta, e mi confermi che io ho fatto la scelta giusta a salvarti.»
Quella fu una doccia fredda.
Venne riportato su Exegol, alla sensazione del corpo inerme, sempre più freddo, di Rey, morente tra le sue braccia.
«Tu?»
Anakin sembrò cogliere il suo stato d’animo, e sogghignò. «Saresti morto per salvare lei, e non potevo permetterlo. La Diade non va separata.»
Ben sollevò lo sguardo in lontananza, verso Rey che stava parlando mestamente sotto la pioggia incessante, e vide le lacrime che le scintillavano negli occhi, l’angoscia che le stringeva il cuore.
«Devo andare, ho una cosa da fare.»
«Lo so.» Confermò Anakin prima che potesse allontanarsi, e la sua sicurezza lo incuriosì, così si voltò a guardarlo con una muta domanda in volto, un sopracciglio sollevato.
Il Fantasma sorrise. «Probabilmente l’unica cosa buona che ho fatto in tutta la mia vita è stata sposare tua nonna. Sospetto che la parte razionale della famiglia venga da lei.»
Quel commento strappò una risata ad entrambi, e poi Ben sospirò piano.
Non c’era più angoscia ora, solo una pacata accettazione di ciò che era stato, e la consapevolezza che non avrebbe mai perso coloro che amava.
«Grazie nonno.»
«Quando vuoi nipote.» Anakin si strinse nelle spalle, poi gli fece un cenno. «Ora muoviti, Rey se ne sta andando.»
Quella frase focalizzò tutta la sua attenzione, e voltandosi vide che effettivamente Rey stava tornando verso il Falcon, pinzata tra Chewbecca e Poe.
Scattò quasi di corsa verso di lei, inondando il loro legame con la ferrea consapevolezza che gli aveva invaso il cuore.
Lei si voltò poco prima che lui arrivasse di fronte al gruppo, un sorriso involontario sul volto, ed era così bella e così umana e così magnetica da fare male.
«Rey.» S’inginocchiò davanti a lei, incurante del fango, della pioggia, degli sguardi. «Ti ho inseguita a lungo, ti ho desiderato a lungo, e ora sei mia. Non ho un anello da darti ma…»
«Io si.» S’intromise Poe, e poi si tolse la collana che portava, rivelando il piccolo, scintillante anello dorato. «Scusate l’interruzione, ma penso che a mia madre non dispiacerebbe che il suo anello venisse usato così.»
A quelle parole Ben decise che poteva perdonare l’interruzione e, afferrando l’anello, sorrise al pilota. Poe era stato il primo ad accettarlo, e sempre avrebbe avuto un posto speciale nella sua vita.
«Grazie amico mio.»
Si schiarì la gola, tornando a concentrarsi sulla ragazza esterrefatta che lo stava fissando.
«Rey…tempo fa ti dissi che non eri nessuno, ma non per me, e non sono mai stato più sincero, e tu sarai sempre tutto per me.»
Sollevò una mano con il palmo verso l’alto, in attesa, come altre volte aveva fatto, e Rey sorrise.
Ben poteva vedere e percepire la sua commozione e, quando lei posò la mano sulla sua sentì che avrebbe potuto esplodergli il cuore.
«La mia risposta è sì, Ben.»
Le fece scivolare l’anello al dito mentre si alzava, e lei non gli diede tempo di parlare perché lo stritolò in un abbraccio emozionato.
«Ho una famiglia.» La sentì sorridere sul proprio collo mentre sussurrava.
Quando Chewbecca li avvolse entrambi con un grugnito contento tra le congratulazione di Poe e Finn, Ben alzò lo sguardo.
«Sempre.» Le confermò, stringendola a sé mentre alzava lo sguardo oltre di lei.
Appoggiato al Falcon, incorporeo e totalmente reale, Anakin gli sorrise
.

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Capitolo 3
*** Stitches ***


Si era instaurato una specie di equilibrio, dopo la loro performance contro lo Star Destroyer.
Aver rischiato di morire per proteggerli aveva convinto definitivamente i ribelli del suo cambio d’animo, e ora Ben si ritrovava coinvolto in quel piccolo formicaio.
Molti erano tornati a casa, ora che c’era una pace relativamente stabile, ma altri erano rimasti, desiderosi di aiutare a ripulire la galassia dai resti di quel regno distrutto che Rey aveva iniziato a ricostruire.
Tra loro – e la cosa non l’aveva sorpreso – c’erano Poe e Finn.
Ben aveva cercato di cementare quell’inizio di rapporto che si era creato tra lui e l’ex assaltatore, e fortunatamente aveva trovato una mente ben disposta dall’altra parte.
Era iniziato tutto casualmente, un pomeriggio come tanti.
Ben stava leggendo i volumi Jedi, godendo della calma assoluta che proveniva da Rey che meditava nella foresta quando l’aveva sentito.
Una piccola, all’apparenza insignificante increspatura nella Forza.
Una porta che si apriva lasciando entrare un nuovo ospite.
Aveva seguito quella sensazione, che l’aveva portato da…
«Finn?»
Aveva scoperto casualmente che il giovane uomo era sensibile alla Forza.
Quando gli aveva offerto una guida per esplorare questa capacità, sebbene fosse all’inizio riluttante, Finn aveva accettato.
Ben non aveva mai pensato che sarebbe diventato un maestro, un giorno, eppure scoprì che insegnare era gratificante.
Finn imparava in fretta, e durante i loro allenamenti si ammorbidiva, mostrando un lato più spensierato.
Ben inspirò a fondo, riprendendo fiato dopo la loro lotta.
Aveva sfidato Finn a strappargli la spada laser con la Forza – compito in cui ancora non riusciva – e ora lui lo stava guardando dal basso in alto, sul terreno dove l’aveva fatto finire.
«Finn. Non ti ho mai chiesto scusa.» Mormorò all’improvviso, ricordando un’altra sera, un’altra foresta, un’altra situazione.
L’odore del sangue, il dolore delle ferite, la rabbia e quel tormento che lo divorava dall’interno.
«Sei stato coraggioso ad andartene, e ad affrontarmi, e mi dispiace per cosa ti ho fatto.»
Gli tese una mano, e lo vide sorridere divertito mentre la afferrava, accettando l’aiuto per alzarsi.
«Siamo a posto…Ben.»
E fu nel sudore e nel fango che, per la prima volta in assoluto, Finn lo accolse nella propria strana, rattoppata famiglia, e Ben guadagnò un fratello.
 
Si stavano allenando come di consueto, e Ben dovette ammettere che gli faceva piacere avere un compagno di allenamenti che non fosse Rey.
Rey era…troppo.
Ogni movimento lo distraeva, ogni dettaglio del suo corpo che si tendeva, ogni minima variazione dei suoi pensieri.
Fluivano uno nell’altro come acqua, senza confini né restrizioni, e Ben non si era mai sentito meglio.
Avrebbe dovuto essere così da sempre.
Fu un secondo.
Un guizzo che gli fece stringere lo stomaco, e la spada laser gli scivolò via dalle mani.
«Finn, l’hai sentito?» Gli domandò accigliandosi.
L’ex assaltatore era ormai diventato bravo a percepire la Forza, eppure in quel momento scosse la testa.
«No…Ben, stai bene?»
Ignorò la domanda, allargando la propria percezione.
Quando trovò la fonte di quella sensazione fu come uno schiaffo in faccia.
Non era stato un disturbo nella Forza.
Era un disturbo nella Diade.
S’incrociarono a metà strada, quasi cadendosi addosso.
«Rey! Stai bene, ho sentito…»
«Anch’io.» Lo interruppe lei, e solo in quel momento Ben si rese conto di una cosa: la ragazza aveva una mano sul ventre, inconsciamente protettiva.
Il brivido gli scivolò lungo la schiena, tramutandosi in una sensazione di calda incredulità.
Gli tremavano le mani quando le fece scivolare sui fianchi di Rey.
«Tu sei…»
Eccole lì, due piccole pulsazioni nella Forza, due piccole luci che battevano al ritmo di un cuore che ancora non avevano.
Rey si limitò ad annuire, gli occhi lucidi e un sorriso represso che le fece contrarre le labbra.
Emanava così tanta gioia, così tanta aspettativa ed emozione che Ben se ne sentì quasi soffocato.
«Diventerò padre.» Mormorò incredulo. Come avrebbe potuto crescere non un figlio, ma due gemelli?
Rey si alzò a sfiorargli il naso con un bacio. «Diventerai un ottimo padre.»

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Capitolo 4
*** Peace ***


«Rilassati, Han.»
«Non ce la faccio, mamma.»
Gli posò una mano sulla spalla. «Invece si. Chiudi gli occhi.»
Obbedì, e sentì sua madre sussurrargli all’orecchio.
Gli raccontò di un pianeta deserto, di una vita complicata e pericolosa, di una casa trovata non in un luogo, ma in una persona.
Espirò profondamente riaprendo gli occhi.
«Allora, come va?» La voce che s’intromise era pacata e profonda, e Han si voltò.
«Ciao papà. Ho capito come fare grazie a mamma.»
«Immaginavo.»
Han osservò i suoi genitori.
Ben e Rey Solo si guardavano come se l’intero mondo si annullasse appena erano vicini, e i loro volti si distendevano, senza più preoccupazione.
Perché erano insieme.
Cercò di incanalare quella sensazione, abbeverandosene attraverso la Forza che li legava tutti.
Il cristallo nella spada vibrò in risonanza, ma nient’altro.
Aumentò la propria concentrazione, ma non riuscì a guarire il cristallo danneggiato.
Stava per rinunciare quando una mano delicata si posò sulla sua, e la Forza lo invase esplodendo come acqua da una diga rotta.
Spostando lo sguardò incrociò quello uguale identico della sua gemella.
Leia gli sorrise e, insieme, ripararono il cristallo sanguinante.
Rey, alle loro spalle, strinse le braccia intorno ai fianchi del marito.
«Hai visto, Ben?»
L’uomo annuì, posando un bacio tra i capelli della moglie.
Mai nella vita avrebbe immaginato di vivere un momento come quello.
Rey, la sua metà, la sua anima e il cuore, accanto a lui.
I suoi figli, i suoi gemelli, a lavorare insieme, la Forza perfettamente equilibrata intorno a loro.
E la sua spada a croce dal laser ora azzurro.

 
 
NOTE DELL’AUTORE:
Allora, scusate questo enorme salto temporale, ma sto pensando di far diventare questi missing moments una long fic, ed è per questo che questa mini raccolta termina qui.
Spero di avervi tenuto compagnia e che vi sia piaciuto, e, a presto si spera, con una long fic :D <3

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