La camera dei segreti (Rivisitata)

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII. ***
Capitolo 9: *** Ultimo capitolo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo I. ***


Con il passare del tempo, i fratelli Potter si erano resi ancora di più conto di tutto quello che gli era successo.
Un gigante era venuto in casa loro e gli aveva detto che appartenevano al mondo della magia.
Che i loro genitori erano morti per mano di un potente mago malvagio che, non solo era scomparso lasciando ad Harry una cicatrice, ma poteva anche ritornare in chissà quale modo.
Quella notte, sua sorella, non era lì.
La ragazza ci aveva pensato e ripensato, facendo anche alcune teorie, però non sapeva quale fosse vera.
L’estate con i Dursley era stata una tortura come sempre: Jenny si era limitata a viaggiare con la fantasia, mentre Harry passava il tempo a disegnare.
Non avevano ricevuto nemmeno una lettera dai loro amici, nonostante Draco avesse garantito a Jenny che le avrebbe scritto.
Per tre mesi fu come se niente fosse successo.
Quella sera, Jenny se ne stava sul proprio letto ad accarezzare Blue: i Matagot, quando si trovano nel mondo normale, sono dei semplici gatti neri, quando sono nel mondo magico, invece, si trasformano.
Il povero Edvige, il gufo di Harry, se ne stava in gabbia agitandosi per essere liberato.
-Non posso farti uscire Edvige: non mi è permesso usare la magia fuori dalla scuola.- gli disse Harry.
Esisteva una regola: i maghi e le streghe minorenni non potevano usare la magia al di fuori di Hogwarts.
-Quale magia? Basta che apri la gabbia.- intervenne Jenny, scontrosamente.
-Certo, così zio Vernon non la fa più tornare.- continuò Harry, notando il suo tono.- Lo sai  che esistono altri ragazzi, oltre a Draco Malfoy, vero?-
Jenny ringhiò e si mise il cuscino in faccia.- Non nominare quel nome.-
-Magari ha avuto da fare.-
La ragazza si voltò verso di lui e lo guardò male.
-Va bene, sto zitto.-
Improvvisamente zio Vernon fece un urlo dal piano di sotto e così scesero entrambi.
I coniugi Mason, ovvero i clienti più importanti di Vernon, sarebbero venuti a cena quella sera: Dudley si era vestito giacca e cravatta, mentre la zia Petunia aveva fatto una gigantesca torta piena di panna e ciliegie.
-Se non lo fai star zitto, quel maledetto uccellaccio ci rimetterà le penne.- borbottò Vernon.
-Ma si annoia! Se potessi lasciarlo uscire…Un’ora o due.- rispose Harry.
-Così da spedire lettere ai tuoi strambi amici?-
-Non abbiamo ricevuto lettere.- intervenne Jenny, tristemente. -Neanche una.-
-Chi vorrebbe essere amico vostro?- commentò Dudley, dando una spallata ad Harry.
-I Mason arriveranno a momenti!- esclamò lo zio.- Ripassiamo brevemente cosa dovrete fare.-
-Io li accoglierò qui in soggiorno.- rispose Petunia.
-Io sarò pronto ad aprire la porta.- disse Dudley.
-Molto bene. Quanto a voi?- chiese ai fratelli, socchiudendo gli occhi in modo malvagio.
-Noi ce ne staremo in camera nostra, senza il minimo rumore, fingendo di non esistere.- affermò Harry.
Perciò, non poterono fare altro che tornarsene in stanza.
Quando Jenny aprì la porta però, trovò una strana creatura che saltellava sul proprio letto.
Era bassa, scalza, la sua pelle era sul roseo grigio e indossava un lenzuolo sporco.
In più, possedeva delle buffe orecchie e un naso lungo a punta.
Finì di ridacchiare quando notò Harry e Jenny.
-S-Salve.-
I due si guardarono non sapendo chi fosse, ma chiusero subito la porta prima che qualcuno lo vedesse.
-Tu chi saresti?- domandò Harry.
-Dobby signore, Dobby l’elfo domestico.- rispose lui, con una vocina simile a quello di bambino di 3 anni.
Harry pensò subito a cosa gli avrebbe fatto lo zio se avesse scoperto una creatura magica in camera sua.- Non per essere scortese, ma questo non è il momento migliore per ospitare un elfo domestico in camera mia.-
-Oh, certo signore.- balbettò egli.
A Jenny faceva un po' pena: era talmente magro che non si sapeva da quanto tempo non mangiasse.- Scusalo, è un po' scontroso ultimamente.- commentò Jenny, anche se quell’atteggiamento era più il suo, negli ultimi tempi. -Che cosa ci fai qui?-
-Dobby è venuto a dirvi che, ecco, è difficile. Dobby non sa da dove iniziare.-
-Perché non ti siedi?- gli disse Jenny, ridacchiando del fatto che utilizzasse la terza persona.
-S-Sedermi?- singhiozzò l’elfo, prima di scoppiare a piangere.
-Ma che gli hai detto?!- esclamò Harry, sospirando.
-Io?! Niente! Volevo solo essere gentile, mica volevo offenderlo!-
-Offendere Dobby?- continuò l’altro. -Dobby aveva sentito della vostra grandezza, ma mai una strega gli ha chiesto di accomodarsi come fosse un suo pari.-
-Beh, non avrai conosciuto molte streghe educate, allora.- commentò Jenny.
-No, infatti.- affermò Dobby, sorridendo. Successivamente però esso scomparve subito. -Che cosa orribile da dire.- mormorò tra se e se, per poi iniziare a battere la testa ripetutamente contro l’armadio.
Stava facendo fin troppo rumore e i fratelli avevano paura che si sentisse di sotto.
-Basta Dobby, ti prego, smettila!- esclamò Harry.
Allora l’elfo si destò e si sedette sul  letto.- Dobby doveva farlo signore, ha quasi parlato male della propria famiglia.-
-Famiglia?- chiese Jenny.
-La famiglia di maghi che Dobby è costretto a servire per tutta la vita. Se solo sapessero che Dobby è stato qui.- balbettò tremante. -Ma Dobby doveva venire, avvertirvi che non dovete tornare alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts quest’anno.-
Quell’elfo le stava molto simpatico, ma sembrava stesse delirando.- E perché mai?-
-C’è un complotto. Sì, un complotto, dovranno accadere le cose più terribili.-
-Che complotto? Chi sta complottando?- domandò Harry, iniziando a preoccuparsi.
-Non posso dirlo!- esclamò Dobby, afferrando la lampada su comodino e iniziando a darsela sulla fronte, facendo ancora più rumore di prima.- Non mi-faccia-parlare!-
Jenny sbuffò roteando gli occhi e con una mano sollevò l’elfo, realizzando che fosse leggerissimo per la sua magrezza e gli tolse la lampada dalla mano.- Va bene, va bene, non puoi dircelo!-
In quel momento si sentirono dei passi provenire dalle scale.
In fretta Jenny aprì l’armadio e ci infilò Dobby dentro.- Sta qui e non fiatare!-
Vernon entrò in camera piuttosto arrabbiato.- Ma che state facendo qui dentro?!- esclamò, puntando il suo dito su di loro. -Un altro rumore  e desidererete di non essere nati.- li minacciò, per poi chiudere la porta alle sue spalle.
Allora Jenny liberò Dobby.- Capisci perché devo andarmene di qui? Perché il mio posto è nel tuo mondo, a Hogwarts! Solo lì ho degli amici.-
-Amici che nemmeno scrivono a Jenny Potter?- replicò l’altro.
Jenny si ritrovò confusa.- Tu come fai a sapere che i miei amici non mi hanno mai scritto?-
Dobby affondò la testa nel lenzuolo, come dispiaciuto a morte.- Dobby s-sperava che se i fratelli Potter pensavano che gli amici li avevano dimenticati, non sarebbero più tornati a scuola.-
Il naso di Jenny fumò dalla rabbia: allora Draco le aveva sempre scritto, solo che lei non aveva mai ricevuto la busta.- Dammi le lettere, adesso.- gli comandò.
-No!-
Dobby saltellò fuori dalla camera e Jenny e Harry lo inseguirono: non potevano permettere che gli zii lo vedessero.
Scesero le scale, a due a due, ma non riuscirono ad acchiappare l’elfo, troppo piccolo e veloce per loro.
Egli si bloccò all’entrata del salone, dove c’erano gli ospiti e mise gli occhi sulla torta sul tavolo.
Con uno schiocco di dita, essa lievitò.
Harry sgranò gli occhi.- Dobby, ti prego, no.-
-I fratelli Potter devono promettere che non torneranno più a scuola.- ribatté Dobby.
-Ma certo Dobby, non ti dovrai più preoccupare.- gli rispose Jenny, fingendo un sorriso: si vedeva chiaramente che stava mentendo.
-Assolutamente no! Ora la mia casa è Hogwarts!- esclamò il fratello.
Jenny sbuffò e gli diede uno schiaffo sulla spalla.- E potevi reggermi il gioco, che cavolo!-
-Allora Dobby deve farlo signore e lo fa per il bene dei fratelli Potter.- continuò l’elfo e poi schioccò nuovamente le dita.
La torta lievitò in aria fino al salone e infine, cadde direttamente sulla testa della signora Mason.
Infine, Dobby scomparve.

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Capitolo 2
*** Capitolo II. ***


La cena era andata malissimo e lo zio Vernon, furioso, come punizione, montò delle sbarre alla finestra della loro camera e chiuse a chiave la porta.
Dobby era riuscito nel suo intento: Jenny ed Harry non sarebbero mai più tornati ad Hogwarts.
La sera successiva, uno strano rumore svegliò Harry.
Aprì gli occhi e si mise gli occhiali, notando che, accanto a se, la sorella stava stesa al letto fissando il soffitto.
-Stai bene?- le chiese.
-Lasciami morire in pace.- borbottò Jenny, mantenendo lo sguardo in aria. -Morirò da sola, di fame e di sete. Oh, la mia vita è stata così breve.-
Harry sospirò roteando gli occhi, quando vide una luce abbagliante provenire dalla finestra.
Ci guardò e sorrise.- Jenny, guarda!-
Jenny si alzò confusa e notò che alla finestra c’erano Ron e Fred, all’interno di una macchina che sembrava volare.
Precisamente, una Ford Anglia azzurra.
-Fred? Ron? Che ci fate qui?- gli domandò lei, entusiasta di vederli.
-Vi salviamo naturalmente. Forza, fate i bagagli!- rispose Ron.
Senza pensarci due volte, i fratelli Potter prepararono i loro bauli e si vestirono.
Qualsiasi posto era meglio che stare rinchiusi lì dentro.
Jenny si tolse finalmente le treccine, mentre Ron mise un gancio alle sbarre che, con una corda, era collegata al dietro della macchina.
Mentre chiudevano le valige, Fred, alla guida, fece manovra e andando in avanti, spezzò le grate, facendo però troppo rumore.
Tutto ciò svegliò lo zio Vernon, che armato di chiavi aprì la porta. -Non ci pensate nemmeno!- sbraitò, correndogli incontro.
Harry era già salito in auto e caricato i bagagli.
Jenny invece venne afferrata per la caviglia dallo zio.
-Non andrete da nessuna parte!- urlò l’uomo.
La ragazza cercò di dimenarsi.- Lasciami stare vecchia palla da bowling!-
Con un ultimo calcio, Jenny riuscì a liberarsi e la macchina volò via da Privet Drive.
Finalmente salvi.
***
Si fece giorno e i 4 arrivarono in una casa situata nel pieno verde.
Sembrava a più piani e intorno aveva anche una piccola fattoria.
Fred atterrò con dolcezza sul suolo e lasciarono la macchina dentro un garage.
Essendo molto presto, entrarono in casa silenziosamente.
Harry ne fu meravigliato: in salone c’era un lungo tavolo con 7 posti e sulla poltrona un ferro con del filo che animato si muoveva da solo, cucendo un maglione.
Jenny notò che su una parete c’era una costruzione tonda e in legno, varie iscrizioni tra cui Casa- Prigione- Scuola e delle lancette, con le foto di Fred e Ron, che si mossero verso Casa.
-Non è un gran che, ma è casa.- disse Ron.
-Io la trovo magnifica.- commentò Harry.
Improvvisamente, si presentò una donna che fece sobbalzare i ragazzi.
Non aveva proprio il sorriso sulla bocca.
-Dove siete stati?!- gridò col broncio, che poi si trasformò in un sorriso.- Harry, Jenny, che piacere vedervi cari.- esclamò entusiasta, per tornare di nuovo arrabbiata. -Letti vuoti, nessun biglietto, auto sparita! Potevate morire, potevate essere visti!-
Molly, la mamma di Ron.
-Li stavano facendo morire di fame: c’erano le sbarre alla finestra.- spiegò Ron.
-Beh, tu spera che non metta le sbarre alla tua finestra, Ronald Weasley.- replicò, puntandogli il dito contro. -Venite avanti, è ora di una bella colazione.-
Dato che non mangiava da un po', Jenny si sedette e si abbuffò, buttandosi sul succo e sulle uova.
Proprio mentre mangiavano, una bambina scese dal piano di sopra, in pantofole e vestaglia.- Mamma, hai visto il mio pullover?- domandò, ma poi notò che c’era qualcuno a tavola.
Sgranò gli occhi e divenne rossa come un peperone, accorgendosi di Harry.
-Ciao.- le disse proprio lui, sorridendole.
Lei balbettò qualcosa e scappò via, mentre i fratelli ridacchiavano.
Harry aggrottò le sopracciglia confuso.- Che cosa ho detto?-
-Ginny: è tutta l’estate che parla di te, una noia da morire.- rispose Ron.
-Anche Fred non fa altro che parlare di Jen- intervenne George, prima che il proprio gemello gli desse una gomitata.- Ahia!-
Jenny li guardò ridacchiando, li trovava divertenti insieme.
Proprio in quel momento, entrò un signore con un buffo cappello a punta e delle scartoffie in mano.- Buongiorno miei Weasley!- esclamò, sedendosi al centro tavola.
Arthur, il padre di Ron.
-9 ispezioni oggi, 9!-
-Ispezioni?- chiese Harry.
-Papà lavora al Ministero della magia: uso improprio dei manufatti dei babbani. Papà adora i babbani, li trova affascinanti.- spiegò Ron.
-I tuoi figlioli hanno preso la tua macchina volante per tutta la notte.- intervenne Molly, aspettando che Arthur li sgridasse.
-Ma davvero? E com’è andata?- continuò egli, osservando poi che la moglie lo guardava male.- Ehm, volevo dire, avete fatto molto male ragazzi, molto male.- balbettò.
In quel momento si accorse di Jenny, accanto a lui.- E tu chi sei?-
-Oh, mi scusi, signore. Sono Jenny Potter e lui è mio fratello Harry.- si presentò lei, pulendosi la bocca.
-Accidenti, siete proprio voi.- commentò entusiasta l’altro.- Voi dovreste sapere tutto suoi babbani: qual è, esattamente, la funzione di una paperella di gomma?-
Jenny cercò di non ridere per la strana domanda.- Beh, ecco, è un curioso oggetto che i babbani usano quando fanno il bagno. La mettono dentro l’acqua insieme a loro e quella galleggia.-
Arthur annuì curioso.- Interessante.-
In quel preciso istante, George notò, da fuori, l’arrivo di un gufo.- Questo dovrebbe essere Errol con la posta.-
Errol volò verso la finestra, con un’anta aperta e l’altra chiusa.
Irrimediabilmente andò dritto verso il vetro chiuso e ci sbatté.
-Fa sempre così.- commentò Ron.
George si avvicinò per prendere ciò che portava in bocca.- Sono le lettere da Hogwarts per noi.- disse, distribuendole.- Ci sono anche quelle per Jenny ed Harry.-
-Albus Silente saprà che siete qui, non gli sfugge niente a quello.- continuò Arthur.
La lettera riportava l’elenco dei libri scolastici da comprare.
-C’è un solo posto dove possiamo trovare tutto questo.- intervenne Molly. -Diagon Alley.-
Indossarono tutti dei mantelli e si avviarono ad un grande camino, alto quanto loro, situato in un’altra stanza.
Molly prese un vasetto con della polvere all’interno. -Forza Harry, prima tu.-
-Harry e Jenny non hanno mai utilizzato la polvere volante, mamma.- disse Ron.
Jenny non sapeva cosa fosse: sicuramente qualcosa che faceva andare da un posto all’altro.
-Oh, giusto, hai ragione. Allora va prima tu Ron, così vedono come si fa.-
Ron prese un mucchietto di polvere e la tenne in mano, mettendosi direttamente dentro il camino.
-Diagon Alley!- esclamò, per poi gettarla a terra.
Il suo corpo venne circondato da fiamme verde e infine scomparve.
Mentre Harry ne era spaventato, Jenny si divertiva.
-Coraggio vieni, sta tranquillo.- continuò Molly, invitando Harry ad entrare. -Ricordati di parlare molto molto chiaramente.-
Così, Harry prese la polvere e fece la stessa cosa di Ron.- Diagon Ally!-
Il suo corpo sparì tra le fiamme, ma qualcosa era andato storto.
-Cosa ha detto caro?- domandò Molly al marito.
-Diagon Ally.-
Harry aveva pronunciato male il nome.
-Oh Harry, una sola cosa dovevi fare e sei riuscito a sbagliare anche quella.- commentò Jenny.
***
Mentre Harry era finito chissà dove, Jenny e la famiglia Weasley, arrivarono a Diagon Alley.
In particolare, al Ghirigoro, una biblioteca in cui si stava svolgendo la presentazione del libro di un famoso scrittore.
Gilderoy Allock aveva raggiunto la fama grazie alla scrittura di vari libri avventurosi: per di più, avventure che aveva vissuto lui stesso.
Jenny uscì in cerca di suo fratello e lo trovò tutto impolverato che usciva da Notturn Alley.
-Ricordati di pronunciare molto molto chiaramente.- gli disse Jenny, imitando Molly.
Harry sospirò.- Sì, sì, molto divertente.-
-Dove sei finito?- gli domandò lei, ridendo.
-In un posto che si chiama Magia Sinister. Non so, non lo conosco. So solo che c’era una schifosa mano scheletrica che si muoveva ancora.-
Jenny la conosceva bene.- Oh, hai conosciuto la mano destra di Griffin.- continuò. -Beh, vieni dentro, ti stanno cercando tutti.-
Proprio mentre entravano, Gilderoy Allock aveva cominciato il suo discorso.
Era un uomo dal ciuffo biondo, abiti costosi e un sorriso affascinante, tant’è che Molly Weasley aveva una cotta per lui.
Però, poi, tra la folla di persone presenti, Allock riconobbe la cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry, il mago famoso quanto lui.- Per i folletti, Harry Potter!-
Un vecchio uomo gobbo, che stava facendo le foto, prese Harry per il mantello e lo mise accanto ad Allock.- Per la Gazzetta del Profeta.-
La Gazzetta del Profeta era il giornale più famoso nel mondo dei maghi.
-Signori e signore, che evento straordinario. Quando il signor Potter è entrato al Ghirigoro, stamattina, per acquistare la mia autobiografia, Magicamente io.- disse egli, mentre tutte le signore, tranne Jenny, gli applaudivano.- Non aveva idea che sarebbe andato via con la raccolta delle mie opere, gratuitamente.- continuò lo scrittore, facendo un altro sorriso per la fotocamera.
Molly ne era entusiasta, Jenny, invece, pensava che fosse solo un pallone gonfiato.
In quell’istante, Draco Malfoy fece la sua entrata nel negozio.
Allora sì che Jenny divenne rossa.
-Spero ti sia piaciuto Potter. Il famoso Harry Potter: anche se entri in una libreria finisci in prima pagina.- commentò acidamente il ragazzo con la chioma ingelatinata.
Però gli altri sapevano, ormai, che era sarcastico.
Draco storse la bocca.- Non funziona più, eh?-
Harry, Ron e Jenny scosse la testa ridendo.
-Allora, come state? Perché non avete risposto alle mie lettere?- chiese Draco.
-E’ una lunga storia, lascia stare.- rispose Harry, sospirando. -Qualcuno ci rubava la posta. E stato un sollievo per Jenny, credeva che l’avessi dimen-
Jenny diede un calcio sul piede del fratello prima che potesse dire altro e metterla in  imbarazzo.- Comunque, non era perché non volevamo risponderti.-
Come Jenny, anche Draco era maturato durante l’estate: si era alzato di qualche centimetro, ma i capelli biondo platino erano rimasti, come le labbra carnose e rosee.
Fu mentre la ragazza si mise a fissarlo, pensando che fosse ancora più carino dell’anno precedente, che dietro di lui si presentò un uomo.
Con il suo bastone che aveva la punta con la forma di un serpente d’acciaio, scansò Draco da un lato.- Suvvia Draco, perché non mi presenti i tuoi amici?-
Si trattava di Lucius Malfoy, il padre di Draco.
Un uomo pallido, vestito di nero, con una lunga chioma di capelli biondi, fin sotto la schiena.
Nella mano sinistra aveva dei libri scolastici, mentre con la destra usava il suo bastone di pelle.
-Tu devi essere Harry Potter.- disse ad Harry, attirandolo a se con uno scatto.- Perdonami.- sussurrò e con il bastone gli scansò la frangetta dalla saetta.- La tua cicatrice è leggenda: come il mago che te l’ha procurato, d’altronde.-
Jenny era pronta a scommettere che Lucius fosse un grande adulatore di Voldemort.
-Voldemort ha ucciso i miei genitori.- affermò Harry, scansandosi.- Non era altro che un assassino.-
Lucius lo guardò male quando sentì pronunciare il nome del mago oscuro.- Devi essere molto coraggioso per pronunciare il suo nome.- commentò egli.
-Non abbiamo paura di dirlo.- intervenne Jenny.
Malfoy alzò l’angolo della bocca in un ghigno quando vide Jenny.- E tu devi essere Jenny, la sorellina.- continuò, mentre lei annuì.- Sì, Draco mi ha parlato di te. Troppo, in effetti.- borbottò, spegnendo subito il sorriso.- Fatemi indovinare: espressioni vuoti, libri di seconda mano. Voi dovete essere Weasley.- disse, osservando gli altri ragazzi.
Fu in quel momento che arrivò Arthur.- Ragazzi, qui dentro è una bolgia, perché non usciamo?- domandò, tutto sporco di polvere magica e cenere.
-Bene bene, Weasley Senior. Molte spedizioni al Ministero, vero?-
Se Lucius sapeva i suoi movimenti, voleva dire che anche lui lavorava al Ministero della magia.
-Studiare babbani.- borbottò Lucius, come se quella cosa a lui non piacesse.- Lei non poteva cadere più in basso di così.- commentò, consegnando con un gesto brusco i libri a suo figlio.- I tuoi libri.-
Arthur non rispose alla sua provocazione, anzi, la ignorò.
Nel frattempo però, Jenny osservò che tra i libri di Draco ce ne era uno con la copertina nera che non sembrava proprio un libro.
-Ci vediamo al lavoro.- disse infine Lucius, per poi andarsene.
Draco roteò gli occhi, sospirando.- Mi dispiace, odio venire a Diagon Alley con lui.- disse, facendo un sorriso verso Jenny.- Ci vediamo a scuola.-
Jenny arrossì per la sua espressione e abbassò lo sguardo verso terra.
Era decisamente cotta.

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Capitolo 3
*** Capitolo III. ***


Una volta acquistati tutti i libri necessari, la mattina dopo, la famiglia Potter e la famiglia Weasley, si avviarono alla stazione di King’s Cross con la macchina volante.
Ginny avrebbe iniziato il primo anno e Molly era molto eccitata, specialmente perché lei era l’unica figlia femmina.
Si apprestarono ad attraversare il passaggio tra il binario 9 e 10, ma quando venne il turno di Harry e Ron, andarono a sbattere contro il muro di mattonelle.
Jenny storse la bocca mentre i due cadevano a terra come due sacchi di patate.- Uh, questo fa male.-
Harry si rialzò da terra confuso.- Che succede?-
Ron toccò la colonna, ma non ci passò attraverso. -Non lo so, per qualche motivo il passaggio si è chiuso.-
Fu in quel momento che l’orologio segnò le 11.
-Il treno parte alle 11 in punto, lo abbiamo perso!- esclamò Jenny, sbuffando.
-Ragazzi, se noi non possiamo entrare, forse mamma e papà non possono tornare.- commentò Ron.
In effetti, se il passaggio era bloccato dalla loro parte, significava che nessuno poteva tornare dall’altra.
-Ci conviene aspettare vicino alla macchina, allora.- continuò Harry.
Sentendo quelle parole, a Jenny si accese la lampadina.- La macchina?-
***
A Jenny venne l’idea di salire sulla macchina volante e raggiungere l’espresso per Hogwarts, dato che Ron sapeva guidarla.
Perciò lui si mise alla guida, Harry come passeggero, mentre Jenny stava dietro insieme alle gabbie di Crosta, Edvige e Blue.
Presero il volo e si misero in cerca del treno.
-Ron, devi sapere che molto babbani non sono abituati a vedere una macchina volante.-disse Harry.
L’amico premette un bottone posto sul cruscotto e la macchina divenne invisibile.
Raggiunsero in poco tempo i binari, ma del treno nessuna traccia e in più la macchina tornò visibile.
-Oh no, il turbine invisibile deve essere difettoso!- esclamò Ron.
-Forza allora abbassiamoci, dobbiamo trovare il treno.- consigliò Jenny.
La Ford si mise dritto sui binari e, in effetti, si udì lo sbuffo del treno.
-Ci stiamo avvicinando!-
Il rumore era molto chiaro e potente, solo che davanti a loro non c’era niente.
Allora Jenny si voltò indietro e sgranò gli occhi quando vide l’espresso viaggiare proprio verso di loro.- Gira, gira!- urlò.
Tutti e tre presero a gridare e Ron si tolse dai binari, prima che il treno li investisse, fortunatamente senza creare danni.
-Beh, lo abbiamo trovato.- commentò Harry, col fiatone.
-Sì, lo so, sono un genio.- continuò Jenny, vantandosi.
Finalmente, quando si fu fatta sera, arrivarono ad Hogwarts.
Era bellissima di notte: il castello era pieno di luci e rifletteva sul lago.
Nell’entusiasmo però, la macchina volante prese a tremare, come se avesse preso il comando.
Girò verso il giardino, dove si trovava il Platano Picchiatore, ovvero un enorme e vecchio albero, la quale i rami si muovevano da soli, con vita propria.
L’auto atterrò proprio su di essa: Ron tentò di fermarla, tirando fuori la bacchetta.- Ferma, ferma!- esclamò, ma nel caos gli si spezzò in due.
La corteccia dell’albero batté contro la carrozzeria, come se fosse un insetto ed esso lo stesse schiacciando ripetutamente.
Jenny si pentì allora di aver avuto quell’idea.
Infine, un lungo ramo li scansò, facendoli volare sul prato.
Ripresero fiato e fortunatamente non si erano fatti male.
Lo stesso non si poteva dire della bacchetta di Ron.
-La mia bacchetta! Guarda la mia bacchetta.- balbettò, singhiozzando impaurito.
-Ringrazia che non sia il tuo collo.- commentò Jenny.
Improvvisamente, subito dopo, gli sportelli si aprirono e i sedili li sputarono fuori.
Sia loro che le gabbie.
Infine, se ne andò  verso la foresta proibita.
-Ma che diamine gli hai fatto a quella povera macchina per offenderla così?!- esclamò Jenny.
-Mio padre mi ucciderà.- sospirò Ron, vedendo i guai andarsene via.
***
Ancora tutti interi, misero i bagagli insieme a quelli degli altri e poi salirono le scale per raggiungere la sala grande.
-Insomma, un elfo domestico si presenta in camera nostra, non riusciamo ad attraversare la barriera 9 e ¾ e quasi ci facciamo uccidere da un albero.- disse Harry. -E’ evidente che qualcuno non ci vuole più quest’anno.-
Prima che sua sorella potesse ribattere, si presentò Gazza davanti a loro, con in braccio la sua gatta e uno sguardo maligno.- Godetevela fin che dura, questa potrebbe essere l’ultima sera che passate in questo castello.- gli disse, con un ghigno divertito.- Ah, siete nei guai stavolta.-
Harry, Jenny e Ron vennero condotti nell’ufficio di Piton che sembrava furioso.
Jenny pensò sempre di più che Gazza venisse pagato da quel professore per i lavori extra: ovvero cogliere gli studenti a fare atti vietati, così da potergli togliere punti.
-Siete stati visti, da non meno di sette babbani!- gli disse Piton, mostrandogli la copertina della Gazzetta del Profeta.
Erano addirittura finiti sul giornale.
-Vi rendete conto della gravità della cosa? Avete rischiato di rivelare il nostro mondo!- esclamò poi, rosso in viso dalla rabbia. -Per non parlare dei danni contro il Platano Picchiatore, che è in questa scuola da prima che voi nasceste!-
-Sinceramente, credo che abbia fatto lui più male a noi.- commentò Ron, abbassando la testa.
-Silenzio!-
Jenny sbuffò.- Ascolti.- gli disse, volendo interrompere quella scenata.- E’ stata una mia idea, punisca me e basta.-
-Oh, se foste di Serpeverde sareste giù sul treno di ritorno, stanotte.- continuò Piton. -Sta di fatto…-
-Che non è così.-
I tre videro Silente e la McGranitt entrare nell’ufficio.
-Signore, questi ragazzi si sono fatti beffe delle regole per la magia minorile.- gli disse Piton, puntando il dito contro di loro.
-Lo so, professore, ho scritto alcune di quelle regole io stesso. Tuttavia, credo che spetti alla professoressa McGranitt decidere, in quanto capo della casa di Grifondoro.- rispose Albus.
Piton venne zittito, ma Minerva non era forse migliore di lui: era conosciuta per essere indulgente alcune volte e drastica in altre.
-Non verrete espulsi, questa volta, ma devo far capire a tutti e tre la gravità della cosa.- intervenne la donna. -Perciò, stasera scriverò alle vostre famiglie e riceverete un castigo.-
Jenny pensò che tuttavia non era andata poi così male: dovevano scontare una semplice punizione e in più non le importava che scrivessero alla famiglia Dursley.
Secondo lei, non importava nemmeno alla famiglia Dursley stessa.
***
Il mattino seguente iniziarono le lezioni.
Ron aveva deciso di riparare la sua bacchetta con del semplice scotch, non sapendo se avrebbe funzionato ancora.
La prima lezione, nella serra di Erbologia insieme alla professoressa Sprite.
Mentre Jenny raccontava ad Hermione la barbosa estate, raggiunsero insieme l’aula.
Quando arrivarono però, Jenny notò Draco insieme ad Harry e Ron e il cuore iniziò a palpitarle a mille.
-Ehm, ripensandoci, perché intanto non vai?- disse all’amica, che la guardò stranita.- Devo andare un attimo in bagno.-
Hermione annuì e si unì agli amici, però Draco aveva ormai visto Jenny e le fece un sorriso.
Senza sapere cosa fare, Jenny si nascose dietro una colonna, divenendo rossa sulle guance.
Prese un bel respiro e si accorse di come stava affrontando la situazione. -Oh andiamo Jenny, è solo un…Maschio!-
Si sistemò i capelli, la divisa e camminò verso l’entrata della  serra.
-Ciao.- le disse Draco, sorridendole.
-Buongiorno.- rispose lei.
-Stai molto bene stamattina.- commentò lui, riferendosi agli abiti che indossava.
-Oh, questo straccetto?- domandò Jenny. -Beh, te l’ho danno incorporato con guanti e sciarpa.-
Draco arrossì capendo di aver detto una cavolata.- Oh, giusto, certo.-
-Sai, io ce l’ho rossa, tu ce l’hai verde…-
-Sì sì, certo, lo so.-
Calò un imbarazzante silenzio per qualche secondo.
-Beh, dovremmo entrare, tra poco la lezione inizierà.- continuò il ragazzo.
Jenny annuì, ma quando fecero per entrare, lo fecero insieme: non c’entravano entrambi lungo la porta, perciò andarono a sbattere l’uno sull’altro.
-Oh, scusa, prima tu.- balbettò Draco.
-Grazie.- mormorò Jenny, andandosi a mettere vicino ad Hermione.
La serra di Erbologia aveva un lungo tavolo con una piantina per ciascuna, compresa una a capotavola per la professoressa Sprite.
-Buongiorno a tutti.- disse ella.- Oggi impareremo l’ invasamento delle Mandragole. Chi sa dirmi cos’è una Mandragola?-
Hermione alzò la mano.- La Mandragola o Mandragora, è una pianta che grazie alle sue radici fa tornare normali chi è stato pietrificato. Inoltre, il pianto della Mandragola è fatale per chiunque l’ascolti.-
-Eccellente! 10 punti per Grifondoro.- esclamò la donna. -Ora, le nostre piante sono ancora giovani, quindi il loro pianto non vi ucciderà, ma ho lasciato sul vostro banco un para-orecchi per tutti, come protezione acustica, dato che potrebbe farvi svenire per diverse ore. Indossateli.-
Jenny, accanto a Neville, prese le cuffie e se le mise sulle orecchie, come fece anche la Sprite.
La donna poi prese la pianta che aveva davanti a se.- Afferrate la Mandragola con fermezza.- spiegò, tirandola verso l’altro.- E bruscamente tiratela forte!-
Non appena la pianta fu fuori dal vaso, iniziò a piangere talmente forte, che Jenny ed altri furono costretti a stringersi il para-orecchi ancora di più.
Successivamente, la professoressa la mise dentro un altro vaso vuoto.- Poi, mettetela in un altro vaso e mischiatela con un po' di terra.- continuò, mentre dalla bocca della Mandragola non smettevano di uscire versi acuti.
Così fastidiosi che fecero svenire il povero Neville.
-Paciock ha messo male il para-orecchie.- commentò la Sprite.
Jenny notò invece che ce li aveva saldi sulla testa.- No signora, credo sia l’emozione.-
-Non fa niente, lasciamo lì.- continuò l’altra.- Ora, tocca a voi.-
Jenny, Draco, Hermione, Ron ed Harry fecero quanto indicato e nella serra iniziò a crearsi talmente tanto rumore che sembrava essere in un ospedale, al reparto neonati.
Draco ridacchiò e con l’indice accarezzò la bocca della pianta che, però, glielo morse.
Jenny scoppiò a ridere e rinvasò la sua Mandragola.
-Se anche i bambini piangono così, non voglio avere figli.- commentò Draco.
-Oh andiamo, nemmeno uno?- chiese Hermione, sistemando il terriccio nel vaso.
-D’accordo, uno solo però, maschio. Jenny, come lo chiameresti?-
Jenny ripensò ai nomi buffi che appartenevano alla famiglia Malfoy.- Scorpius.-
Il ragazzo annuì convinto e le fece un occhiolino.- Mi piace.-
***
Fu nel pomeriggio che Harry e Jenny raggiunsero la squadra di Quiddich per l’allenamento.
-Questa estate ho pensato ad un nuovo allenamento per incrementare le capacità di tutti: dovremmo essere più forti, più agili e più veloci.- spiegò Baston, mentre attraversavano il cortile per andare al campo.
-Cioè vuoi farci sudare.- commentò Jenny.
In quel momento, Oliver notò che sulla stessa loro strada, c’era anche la squadra di Serpeverde, con Marcus Flitt in prima fila.
-Dove credi di andare Flitt?- gli chiese Baston.
-Ad allenarmi al campo.- rispose lui, in modo prepotente. -Sta tranquillo, ho il permesso.- continuò, porgendogli una pergamena.
-Io Severus Piton, consento alla squadra di Serpeverde di occupare il campo di Quiddich per l’allenamento del nuovo cercatore.- lesse Oliver.
-Avete un nuovo cercatore? Chi è?- domandò Jenny, mentre anche Ron ed Hermione si avvicinarono curiosi.
Dal mucchio spuntò fuori Draco con la sua scopa luccicante.
-Draco? Perché non ci hai detto niente?- continuò Harry, sorpreso.
-Sentite, io ho solo detto a mio padre che mi sarebbe piaciuto e lui puff ha fatto tutto.- rispose Draco, alzando le spalle.
Ron, invece, notò le loro scope nuove.- Quelle sono le Nimbus 2001! Dove le avete prese?!-
-Un regalo del padre di Draco.- continuò Flitt. -Vedi Weasley, al contrario di altre, la famiglia di Draco può permettersi il meglio.-
-Nessuno dei Grifondoro si è comprato il posto.- commentò Hermione. -Sono stati scelti per il loro talento.-
-Nessuno ha chiesto il tuo parere.- continuò Flitt, guardandola male.- Sporca Mezzosangue.-
I fratelli Potter non sapevano cosa volesse dire, ma capirono che si trattava di un insulto e anche Ron.
-Questa la paghi, Marcus.- disse egli, tirando fuori la bacchetta e puntandogliela contro.- Mangia lumache!-
Purtroppo la bacchetta di non funzionava bene e l’incantesimo, invece di colpire Flitt, rimbalzò indietro e colpì Ron, facendolo cadere a terra.
I suoi amici vennero in suo soccorso: era molto pallido e la sua espressione non era delle migliori.
-Stai bene Ron? Dì qualcosa!- esclamò Hermione.
Quando il ragazzo aprì la bocca, ne uscì una lumaca lunga e viscida.
-Che dite, lo portiamo da Hagrid?- domandò Draco, con una smorfia di disgusto.
Ron ne vomitò un’altra.- Già, credo che sia meglio.-  continuò Harry, che, insieme a Draco, lo prese per le braccia, diretti alla capanna di Hagrid.
Spiegata la situazione, il gigante lo fece sedere e gli diede un grande secchio.- Possiamo solo aspettare che finisca, immagino.- disse egli, mentre dalla bocca di Ron continuavano ad uscire lumache.- Chi ha cercato di incantare?-
-Flitt: ha chiamato Hermione… Beh, in realtà non so cosa voglia dire.- rispose Harry.
-Mi ha chiamata Mezzosangue.- disse Hermione, abbassando lo sguardo.
Hagrid fece un verso sorpreso.- Non ci posso credere.-
-Cos’è un Mezzosangue?- chiese Jenny.
-Vuol dire qualcuno col sangue sporco.- spiegò Draco, evidentemente su tutte le furie.- E’ un insulto spregevole verso chi è nato babbano, uno che non ha i genitori maghi. Una come, beh, Hermione.-
Jenny notò come Draco era evidentemente contrariato e questa sua sensibilità la commosse. -E’ orribile.-
-Ci sono delle famiglie come quella di Marcus o, ecco, anche la mia, che si vantano di  essere i migliori perché sono quelli che la gente chiama Purosangue.- continuò Draco. -Ma ormai non esistono quasi più e in poi non conoscono un incantesimo che la nostra Hermione non sa fare.- commentò, piegandosi sulla ragazza che stava silenziosamente piangendo. Le prese la mano e le sorrise.- Non ci pensare Hermione, non ci pensare neanche per un minuto.-
***
Quella stessa sera, prima di andare a dormire, Hermione e Jenny, con i letti vicini, discussero dell’accaduto.
Fissarono entrambe il soffitto, non sapendo che stavano pensando alla medesima cosa: Draco Malfoy.
-Jenny, che ne pensi di Draco?- domandò Hermione.
-In che senso?- balbettò l’altra, avrebbe avuto molte cose da dire riguardo a lui.
-Insomma, credi che si interesserebbe ad una come me?-
Hermione era rimasta fulminata dallo charme gentile e affascinante di Draco, come Jenny.
Quest’ultima non sapeva esattamente cosa dire.- Beh, penso di sì: sei carina ed intelligente.-
Sul volto di Hermione si presentò un sorriso ingenuo.- E’ molto carino, in effetti, non credi?-
Per Jenny era già difficile ammettere con se stessa che Draco le piaceva, figurati dirlo a qualcun altro.- Ehm, credo di sì.-
-Ha dei capelli stupendi, per non parlare degli occhi.-
Hermione sembrava decisamente una di quelle fan sfegatate che Jenny aveva incontrato nelle scuole di Londra.
-C-certo, ha una bella pelle.- balbettò Jenny.
-Dici?-
-Dico.-
La ragazza sospirò pensierosa.- Ron ha una bella pelle.- commentò, accorgendosi poi di quello che aveva detto.- Voglio dire, nella scala delle pelli.-
Quella conversazione stava decisamente diventando imbarazzante, così, decise di mettersi a dormire. -Beh, buonanotte.-
***
La mattina dopo, mentre Harry, Ron, Hermione, Jenny e Draco facevano colazione, arrivò della posta.
Errol volò dall’entrata e si diresse direttamente da Ron, atterrando, come sempre, in modo brusco sul tavolo.
-E’ un pericolo pubblico questo uccello.- commentò Ron, prendendo la busta rossa che usciva dal suo becco.
-Ronald Weasley!- esclamò una voce che veniva proprio dalla busta.
Si trattava, allora, di una strilettera e Jenny riconobbe la voce di Molly Weasley.
Infatti, la lettera si incantò, prendendola forma di una bocca.
-Come hai osato rubare la macchina?! Sono veramente disgustata!- gridò, dritto in faccia al figlio.- Adesso tuo padre sarà sottoposto ad un inchiesta ed è tutta colpa tua! Se farai un altro passo falso, noi ti riporteremo subito a casa!- continuò, voltandosi poi verso la piccola Ginny.- Congratulazioni Ginny cara, sei una Grifondoro, io e tuo padre siamo molto fieri.- disse infine, per poi sgretolarsi in mille pezzettini.
-Dimmelo: sono spacciato.- sospirò Ron.
Draco invece rise.- Sei spacciato.-
-Ciao Harry!- esclamò un ragazzino, scattando una foto verso Harry.- Mi chiamo Colin, anche io sono di Grifondoro.-
Si trattava di un ragazzo del primo anno, faccia angelica e ricci biondi; andava sempre in giro con una fotocamera.
-Fai le foto?- chiese Jenny, curiosa.
Colin annuì ripetutamente con il capo.
-Faccene una, che ne dite?-
Gli altri furono tutti d’accordo.
Hermione, Harry e Ron si misero in posa vicini, mentre Draco appoggiò la testa contro quella di Jenny, guardando l’obiettivo con un sorriso.
-Perfetto, l’avrete entro fine anno.- disse Colin.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV. ***


Gilderoy Allock era stato assunto ad Hogwarts come professore in materia di Difesa contro le arti oscure.
L’aula era la preferita di Jenny: le pareti erano bianche accese ed oltretutto era la più grande di tutte.
Tuttavia, Allock le sembrava un ebete e non aveva idea di cosa avrebbe potuto insegnargli.
-Lasciate che vi presenti il vostro professore di Difesa contro le arti oscure.- si annunciò Allock, con il suo solito sorriso affascinante.- Io.-
Jenny si guardò intorno e vide come tutte le ragazze lo guardavano incantate.
-Ma ora, un avvertimento!- esclamò e di scatto tirò fuori la bacchetta. – Tenete i nervi saldi quando siete in questa stanza, soprattutto oggi, poiché potrebbe aizzarli!- continuò, togliendo un velo azzurro da una gabbietta che si muoveva.
All’interno c’erano una decina di creatura minuscole, ma con un inquietante sorriso maligno e due occhioni neri.
-Folletti della Cornvaglia?- intervenne Seamus, ridacchiando.
-Ridi pure signor Finnegan, ma i folletti possono essere molto fastidiosi.- continuò il professore.- Vediamo cosa siete capaci di fare!-
Improvvisamente, l’uomo aprì la gabbia e le creature volarono per tutta la stanza.
Mentre alcuni alunni addirittura fuggirono dall’aula, il povero Neville venne preso per le orecchie da un paio di folletti e appeso al lampadario.
Era il caos più totale.
Jenny cercò di schiacciarli e Harry fu costretto a usare il libro per liberarsi di un folletto che aveva preso Hermione per i capelli.
Uno di loro rubò perfino al bacchetta ad Allock: era evidente che nemmeno lui sapeva cosa fare.
A quel punto, Hermione estrasse la bacchetta e la puntò in alto.- Immobilus!-
Tutto d’un tratto il gruppo di creature si pietrificò, rimanendo immobili il tempo necessario per rimetterli in gabbia.
-Perché sempre a me?- piagnucolò Neville.
***
Harry, Ron e Jenny avrebbero scontato la loro punizione quella sera: mentre a Ron e Jenny toccava pulire i vetri delle finestre in corridoio, Harry aiutò Gilderoy Allock a rispondere alle lettere degli ammiratori.
Jenny aveva cominciato a pulire nel pomeriggio e fatto buio, ancora non aveva finito e oltretutto iniziava a fare freddo.
Armata di secchio, sapone e spazzola, fu costretta a pulire con forza dei vetri impolverati da chissà quanto.
-Non sapevo avessimo un inserviente così carina.- commentò Draco, venendo dal corridoio con la sciarpa, la toga e le mani in tasca.
Jenny arrossì sorridendo per il complimento ed evitò di guardarlo negli occhi per imbarazzarsi ancora di più.
-E’ la mia punizione.- le disse lei, alzando le spalle. -Non sei a cena?-
Draco arricciò il naso scuotendo la testa.- Non ho fame.-
Il suo sguardo era strano: Jenny notò che c’era qualcosa che lo preoccupava.- Tutto bene?-
Draco divenne serio e prese un respiro.- D-Devo dirti una cosa.-
Lei tirò la spazzola dentro il secchio.- Certo.- gli disse, ricordandosi poi di Hermione: avrebbe voluto sapere se l’interesse era reciproco.- Oh, ma prima, dovresti parlare con Hermione. Le piaci.-
Draco fece uno di quei sorrisi affascinanti.- Beh, allora le dovrei dire che mi interessa un’altra.-
Jenny non sapeva se si stesse riferendo a lei.- Dovresti, certo.- continuò, mettendosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio in maniera timida.- Tu cosa dovevi dirmi?-
Il ragazzo scosse appena la testa.- Non ha importanza. Ma non hai freddo?-
Jenny sentì la pelle d’oca e si strofinò il braccio.- C’era il sole quando ho iniziato.- rispose sarcasticamente.
Draco si tolse la sciarpa da Serpeverde e gliela legò al collo.
Si avvicinò talmente tanto che la ragazza poté sentire di nuovo il suo profumo alla lavanda e vaniglia.
-Hai un buon profumo.- gli sussurrò, senza accorgersene.- Dovrei chiudere la bocca.- continuò poi, coprendosi le labbra.
-Oh, io ci sono tante cose che vorrei fare.- mormorò lui, sfiorandole quasi il naso.
Si sarebbero baciati se non fossero intervenuti Ron ed Hermione.
-Ehi ragazzi!- esclamò Ron, vedendo successivamente che si scansarono l’uno dall’altro velocemente.- Ho interrotto qualcosa?-
-Oh, no, no, stavo andando al dormitorio.- balbettò Draco, grattandosi la testa.- Buonanotte ragazzi.- disse infine, dileguandosi.
Finito di pulire, Hermione, Ron e Jenny andarono in cerca di Harry.
Lo trovarono in corridoio al secondo piano, con una faccia confusa.
Jenny si domandò perché stesse poggiato con l’orecchio sul muro.
-Avete sentito?- gli domandò preoccupato.
-Sentito cosa?-
-Quella voce.-
Ad Hermione iniziò decisamente a spaventarla.- Voce, quale voce?-
Harry sembrava come impossessato.- Credo che ucciderà.- rispose, prima di iniziare a correre via.
Gli altri tre lo inseguirono, fino ad arrivare in un altro corridoio.
Il pavimento era bagnato, perciò camminarono piano per evitare di scivolare.
Oltretutto, notarono una fila di piccoli ragni che usciva dalla finestra.
-Strano: non ho mai visto i ragni comportarsi così.- commentò Harry.
-Non mi piacciono i ragni.- borbottò Ron, disgustato.
Fu quando Jenny guardò una pozzanghera che notò uno strano riflesso: sul muro, c’era una scritta in rosso, sembrava sangue.
La camera dei segreti è stata aperta, nemici dell’erede temete.
Nessuno sapeva cosa volesse dire, sapevano solo che c’era qualcosa a terra e non si muoveva.
-Oh no, è la gatta di Gazza.- notò Harry.
In quel momento arrivarono dei gruppi di alunni, Serpeverde e Grifondoro, probabilmente di ritorno dalla cena.
Tutti si fermarono a vedere quello che era successo, anche Gazza che, non appena vide la sua gatta, sgranò gli occhi e si mise a piagnucolare.
A quel punto intervenne Silente insieme ad altri insegnanti.
-Che tutti vadano ai loro dormitori immediatamente.- disse il preside.- Tutti tranne voi quattro.- continuò, indicando Harry, Ron, Hermione e Jenny. -Non è morta, è stata solo pietrificata, ma come non so dirlo.-
-Lo chieda a lui.- disse Gazza, indicando Harry. -Ha visto cosa ha scritto sul muro?-
-Glielo giuro professore, non ho fatto niente.- ribatté Harry.
-Se mi è concesso signor preside.- intervenne Piton. -Forse questi ragazzi erano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tuttavia, le circostanze sono sospette, io sono il primo a non aver visto i Potter, a cena.-
-Temo sia colpa mia, Severus.- continuò Allock. -Harry mi aiutava a risponderei agli ammiratori e Jenny era occupata con la sua punizione.-
-Per questo eravamo andati a cercarli, signore.- disse Hermione. -Lo avevamo appena trovato, quando ha detto..-
-Quando ho detto di non avere fame.- rispose Harry, parlandole sopra. -Andavamo alla sala comune quando abbiamo trovato Miss Spurr.-
Sembrava non voler dire agli insegnanti delle strane voci che aveva sentito.
-Innocente fino a prova contraria. A quanto so la professoressa Sprite ha una piantagione di Mandragola: verrà preparata una pozione che rivitalizzerà Miss Spurr.- continuò Albus. -Nel frattempo, consiglio cautela, a tutti.-
***
Nessuno aveva davvero appreso cosa fosse successo e in più né Jenny né Hermione capivano il perché Harry sentisse delle voci che solo lui poteva sentire.
Avevano deciso di tenerselo per se, fino a che non si sarebbero dati una spiegazione.
Quella mattina, raggiunsero l’aula di Trasfigurazione: la McGranitt voleva che ognuno portasse il proprio animale.
Jenny portò con se Blue nella gabbietta e si sedette al banco, ma di Draco ancora nessuna traccia.
-Quest’oggi impareremo come trasformare un animale in un calice d’acqua.- disse la professoressa, puntando la propria bacchetta su un pappagallo che stava poggiato alla scrivania.- 1,2,3 Feraverto.-
Al terzo ticchettio di bacchetta, l’uccello si trasformò in una coppa argentata.
-Ora tocca a voi. Signor Weasley, provi lei.-
Ron, ancora con la bacchetta unita grazie allo scotch, fece lo stesso incantesimo su Crosta.- Feraverto.-
Crosta però, più che divenire un calice, divenne un bicchiere peloso, con la coda.
-Quella bacchetta va cambiata signor Weasley.- commentò la donna, mentre gli alunni ridevano intorno.
Fu in quel momento che Draco entrò in aula, sedendosi accanto a Jenny.
-Ehi, tutto bene?- gli chiese lei, dato il suo ritardo.
Draco sembrava assente e stanco.- Sì, mi sono solo svegliato tardi.- rispose, freddamente.
Il suo comportamento era un po' strano, ma decise di non farci troppo caso.
-Mi scusi professoressa, volevo chiederle se può parlarci della camera dei segreti.- intervenne Hermione.
Minerva sospirò come se sapesse che qualcuno primo o poi glielo avrebbe chiesto.-Molto bene: Sapete tutti che Hogwarts è stata creata da 4 fondatori: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Cosetta Corvonero e Salazar Serpeverde. Ora, tre di loro vivevano in armonia, uno invece no.-
-Indovina quale.- intervenne Ron: la risposta ovvia.
-Salazar Serpeverde voleva essere più selettivo riguardo gli studenti da ammettere ad Hogwarts. Credeva che  si dovessero limitare ad avere i figli nati da soli maghi, i cosiddetti Purosangue, invece che comprendere anche gli altri.- continuò la donna.
-I figli di babbani.- disse Draco, con tono duro.
-La leggenda dice che, tanto tempo fa, Salazar Serpeverde creò una camera nota come la camera dei segreti. Poi, prima di andarsene, egli la sigillò, lasciandovi dentro qualcosa di terribile. Ovviamente la scuola è stata setacciata molte volte, nessuna camera del genere è mai stata trovata. Si dice solo che l’erede di Serpeverde sappia come aprirla.-
Nell’ascoltare quella storia, Jenny osservò che le dita di Draco si muovevano sul banco come se stesse scrivendo qualcosa e le sue labbra si toccavano, come se stesse sussurrando, ma lei non potesse sentire.
In più, il suo sguardo era fisso verso il vuoto.
Spaventata dal suo comportamento, Jenny gli afferrò la mano.- Sei sicuro di stare bene?-
Lo sguardo di Draco si postò su di lei.- Certo, sono solo un po' spaventato da questa storia.- rispose lui, stringendole la mano.
-Professoressa, secondo la leggenda, cosa racchiude la camera?- domandò sempre Hermione.
-Si dice che sia la dimora…Di un mostro.-
Tutti avevano notato che la professoressa avesse paura di qualcosa e ne parlarono dopo la lezione.
-Credete davvero che esista una camera dei segreti?- chiese Ron.
-Ma certo. Non lo hai notato? La McGranitt è preoccupata come il resto degli insegnanti.- rispose Hermione.- Questo vuol dire che l’erede di Serpeverde è arrivato ad Hogwarts,  la domanda è: chi è?-
Ron aveva una certa idea.- Riflettiamo: chi odia i nati babbani più di chiunque altro?-
-Se ti riferisci a Marcus.-
-Ma certo! La sua famiglia appartiene a Serpeverde da secoli.- continuò Ron, guardando Draco.- Potresti scoprire qualcosa.-
-E’ il mio capitano di Quiddich, non siamo così amici.- gli disse Draco.
-Possiamo sempre farcelo dire con un tranello.- intervenne Hermione, avendo un’idea.- Ma badate che sarà pericoloso, molto pericoloso.-
Gli amici si fidavano di Hermione e lei li condusse in biblioteca, prendendo un libro dalla pila.- Eccola qui: la pozione polisucco. Se preparata a puntino, la pozione polisucco consente a chi la beve di assumere le sembianze di un’altra persona.-
-Cavolo! Flitt ci direbbe tutto!- esclamò Ron, entusiasta.
-Ma sarà difficile, non ho mai visto una pozione tanto complicata.-
-Quanto ci vorrà?- le chiese Harry.
-Un mese.-
-Un mese?! Ma Hermione, se Marcus è l’erede di Serpeverde, potrebbe aggredire gli altri figli di babbani che sono a scuola, intanto.-
-Lo so, ma è l’unica idea che abbiamo.-

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Capitolo 5
*** Capitolo V. ***


Dopo la lezione della professoressa McGranitt, si sarebbe svolta un’importante partita di Serpeverde contro Grifondoro.
La prima di Draco come Cercatore.
Serpeverde, giocando sempre slealmente, era in vantaggio di 90 a 30.
Jenny non riusciva a fare molto: sembrava che per quella partita, il bolide non la lasciasse stare.
-Che seccatura, eh?- le chiese Draco ridacchiando, affiancandola sulla scopa.
-Potresti dire ai tuoi compagni di non gettare i miei dalla scopa?- replicò Jenny, sbuffando.
Fu in quel momento che il ragazzo vide il bolide venire dritto verso di lei.- Attenta!-
La palla quasi non le prese la testa e Jenny fu costretta a volare via, con il bolide ad inseguirla.
Perse perfino la mazza.
Hagrid, dagli spalti, osservò quello che stava succedendo a Jenny tramite il proprio cannocchiale.- Per dinci, Jenny si è beccata un bolide furfante! E’ stato manomesso!-
Ron tirò fuori la bacchetta.- Ci penso io.-
Però Hermione gliela fece abbassare subito.- No! Anche con una bacchetta sana sarebbe rischioso: potresti colpire Jenny.-
Mentre Harry e Draco si contendevano il boccino d’oro, Jenny cercava di liberarsi del bolide, volando a zig zag per le tribune, ma inutilmente.
Intanto, Draco aveva perso l’equilibrio sulla scopa ed aveva fatto una brutta caduta, atterrando direttamente di schiena sul prato.
La presa del boccino da parte di Harry mise fine alla partita, perciò Jenny volò verso Draco per aiutarlo a rialzarsi.
Fu in quel momento però, che il bolide la colpì dritta al braccio, spezzandole perfino il polsino.
Così perse la presa sulla scopa e cadde a terra.
Fu allora che intervennero i professori, seguiti da Hermione, Ron e Hagrid.
-Finite Incantatem!- esclamò Hermione, prima che il bolide colpisse di nuovo l’amica.
La palla si trasformò in mille pezzettini e Jenny fu salva.
Allock si piegò su di lei e analizzò le sue ferite.
-Credo di essermi rotta il braccio.- disse Jenny, dolorante al braccio destro.
-Non ti preoccupare, ci penso io.- intervenne Allock.
Lui era l’ultima persona che voleva vedere.- No, lei no.-
-Oh poverina, non sa quello che dice.- disse l’altro, tirando fuori la bacchetta e puntandola contro il suo braccio.-Brachium emendo.-
Dopo quell’incantesimo, Jenny iniziò decisamente a non sentire più il braccio: infatti, toccandolo, diventò un ammasso di gelatina.
Sgranò gli occhi e quasi non vomitò, vedendo che il suo braccio penzolava dalla sua spalla.
-Oh beh, meglio così no, almeno le ossa non sono rotte.- continuò il professore.
-Rotte?!- esclamò Hagrid. -Non ce n’è rimasta nemmeno una!-
***
Jenny venne subito portata in infermeria: Allock le aveva fatto più male che bene.
Lo stesso si poteva dire di Draco, che venne giusto messo al letto accanto al suo.
Madama Chips, l’infermiera di Hogwarts, giunse con un  bicchiere e una brocca.- Ti aspetta una nottataccia Potter.- le disse, versandole dello strano liquido arancione.
-Ma starà bene?- domandò Draco.
-Far ricrescere le ossa è una brutta faccenda.- rispose la donna.
Non appena Jenny bevve un sorso, le vene subito da sputarlo: aveva un sapore orribile.
-Che cosa ti aspettavi? Succo di zucca?- commentò l’infermiera, dirigendosi poi da Draco, esaminandolo.- Bene, abbiamo una tibia fratturata. Ci metterò un secondo.-
Il ragazzo spalancò gli occhi a quell’affermazione.- A fare cosa?-
-A rimetterti apposto l’osso, ovviamente.- rispose Madama Chips, afferrando energicamente la gamba sinistra.
Draco strinse gli occhi e prese la mano di Jenny.
-1…2…- esclamò l’infermiera, prima di girargli la gamba e sistemando la frattura.
Il ragazzo fece un urletto e riprese fiato.- Dov’è finito il 3?!-
Jenny ridacchiò mentre Madama Chips gli prendeva due stampelle.- Ecco qua, qualche ora di riposo e poi potrai tornare a camminare, almeno 24 ore con le stampelle.- gli disse, lasciandoli poi soli.
-Almeno tu non hai dovuto bere niente.- commentò Jenny, accorgendosi che le loro mani erano ancora unite.
Si guardarono e arrossirono entrambi; Jenny cercò di fare conversazione per non restare in imbarazzo.
-Sei più tranquillo ora? L’altra volta a lezione sembravi terrorizzato.-
-Sto bene, sì.- rispose lui: sembrava che quell’argomento lo innervosisse.- Beh, vado, ti lascio riposare. Devo ancora parlare con Hermione.- continuò, alzandosi e notando che camminava benissimo.- Le mani di quella donna sono magiche.- mormorò tra se e se.
Jenny sorrise: Draco era carino anche in quel caso, ma cercò di reprimere quel pensiero, in rispetto di Hermione.
Resistergli però, pareva impossibile, soprattutto perché Draco coglieva quasi qualsiasi occasione per filtrare con lei.
Tranne in quel caso.
Quindi Jenny capì che stava rispettando la sua promessa: l’avrebbe baciata solo se lei glielo avesse chiesto.
Allora, senza pensarci, si fece avanti.- A-Aspetta.-
Draco si voltò verso di lei.- Sì?-
Jenny non poté credere a quello che stava per dire.- Baciami.-
Anche Draco ne fu sorpreso, ma non si tirò indietro.
Si guardò attorno e vide che non c’era nessuno, poi, senza ulteriori indugi, si sedette sul letto vicino a lei.
Nessuno dei due ebbe paura, ne si imbarazzò, quella volta.
Draco poggiò le labbra sulle sue, delicatamente e sfiorandole la mano.
Successivamente, lasciò la propria fronte poggiata alla sua e sorrise.- Non sai da quanto volevo farlo.- sussurrò.
Jenny sorrise appena e gli accarezzò la guancia.- E adesso che succede?-
-Qualsiasi cosa tu voglia che succeda.- rispose lui, guardandola negli occhi. -Intanto riposati, ci vediamo domani.- continuò, baciandole la guancia.
-Buonanotte.- gli disse lei, sorridendogli mentre lo vedeva andar via.
Jenny fece un sospiro di sollievo e si lasciò andare sul cuscino.
E da quel momento in poi, tutto tragicamente cambiò.
***
Quella notte, Jenny fece uno strano sogno.
Si ritrovò in piedi, davanti allo specchio delle brame che, a quanto sapeva, era stato allontanato da Hogwarts dopo la storia con Raptor.
Questa volta però, quando si specchiò, Jenny vide il riflesso di Draco.
Non sapeva il perché, ma qualcosa non quadrava.
Poggiò la mano sinistra sul vetro e lo stesso fece il ragazzo, unendola alla sua.
Poi si guardarono negli occhi e quelli di Draco parevano diversi, come spenti.
Fin che egli non sussurrò una parola.- Aiutami.-
Jenny si svegliò di colpo, col fiatone, nel letto dell’infermeria.
Non capì cosa significasse quel sogno, seppe solo che sobbalzò di nuovo quando, sul letto con se, trovò Dobby.- Salve!-
-Oddio, Dobby, ma sei impazzito?!- esclamò lei, fortunatamente erano soli.
-I fratelli Potter avrebbero dovuto ascoltare Dobby. I fratelli Potter sarebbero dovuti tornare a casa quando hanno perso il treno.- disse l’elfo.
Jenny si domandò come facesse a saperlo e fu in quel momento che capì.- Sei stato tu?!- Il fatto che Dobby abbassasse la testa, era una chiara risposta.- Hai rischiato di farci espellere!-
-Almeno lei non sarebbe stata qui. Dobby credeva che il bolide avrebbe fatto capire a Jenny Potter che-
-Tu hai messo quel bolide a darmi la caccia?!- lo interruppe lei, sbuffando.- Cavolo Dobby, mi hai rotto il braccio!-
-Dobby è addoloratissimo signora.- commentò egli, mostrando che le sue ossute mani erano piene di cerotti.- Dobby ha dovuto stirarsi le mani.-
Jenny non capiva il perché si punisse da solo dopo aver fatto una brutta azione, ma era comunque arrabbiata con lui.- Ti conviene andartene prima che mi ricrescano le ossa o potrei strangolarti!-
Dobby deglutì nervosamente, saltando giù dal letto.- Dobby è abituato alle minacce di morte. Dobby ne riceve 5 volte al giorno a casa..- piagnucolò, soffiandosi il naso in quel lenzuolo che indossava.
Tuttavia, egli le faceva un po' pena.- Perché indossi quel coso?- gli chiese.
-Questo è la prova della schiavitù degli elfi domestici. Dobby può essere liberato solo se il suo padrone gli dona un indumento.- spiegò, quando si sentirono dei rumori provenire da fuori. -Ascolti!- esclamò l’elfo, saltando sul letto. -I fratelli Potter devono andare via di qui, accadranno cose orribili, ora che la storia sta per ripetersi.-
Jenny lo guardò confuso.- Ripetersi?-
Dobby si portò le mani alla bocca.- Non avrei dovuto dirlo!- continuò, prendendo la lampada sul comodino e iniziando a darsela sulla fronte.
La ragazza sbuffò e gliela tolse dalle mani.- Dobby deve anche smetterla di darsi le cose in testa!- replicò. -Dimmi Dobby, che sta succedendo? Chi c’è dietro?-
-Dobby non può dirlo signora, vuole solo che voi siate al sicuro.- rispose l’elfo, per poi scoccare le dita e scomparire.
Qualcuno stava entrando nell’infermeria, così Jenny fece finta di dormire, ma ascoltò.
Il corpo di Colin venne portato dentro e messo sul letto: era immobile e stringeva la sua fotocamera.
-Credo sia stato pietrificato.- disse la McGranitt, tremante. -Forse ha scattato una foto del suo aggressore.-
Silente prese la fotocamera, ma quando aprì lo sportello del rullino, esso scoppiò.
-Che cosa può significare Albus?-
-Significa che i nostri allievi sono in grande pericolo.- rispose il preside.- La camera dei segreti è stata veramente aperta di nuovo.-

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Capitolo 6
*** Capitolo VI. ***


Una volta che Jenny si fu sentita meglio, raccontò tutto agli altri, mentre preparavano la pozione polisucco nel bagno delle ragazze, al secondo piano.
Un bagno con 4 lavandini costruiti in circolo e 4 cubicoli.
-Di nuovo? Vuoi dire che qualcuno l’ha già aperta in passato?- domandò Hermione.
-Ma certo. Il padre di Marcus deve averla aperta quando studiava qui e adesso ha detto a lui come fare.- rispose Ron. -Illuminami: perché prepariamo questa pozione in pieno giorno e nel bagno delle ragazze? Non potrebbero scoprirci?-
-Nah, non viene mai nessuno qui.- disse Hermione, aggiungendo ingredienti nel calderone fumante.
-Perché?- chiese Harry.
-Mirtilla Malcontenta.-
-Chi è Mirtilla Malcontenta?-
Jenny notò a quel punto il fantasma di una giovane ragazza uscire  da un cubicolo.
-Io sono Mirtilla Malcontenta!- esclamò lei, facendo sobbalzare Ron.
Una ragazza di Corvonero, con degli occhiali tondi come quelli di Harry e i capelli legati in due ciucci.
-Oh ciao Draco, ci sei anche tu.- gli disse con un sorriso timido, agitando le dita per salutarlo.
Il ragazzo ridacchiò silenziosamente.- Ciao Mirtilla.-
Jenny dedusse che quel fantasma si aggirava in tutti i bagni di Hogwarts.
-Non mi aspetto che tu mi conosca.- continuò, parlando con Ron. -Chi parlerebbe mai della mediocre, malinconica, musona, Mirtilla Malcontenta?!- esclamò, per poi volare direttamente dentro un water, lasciando tutti di stucco.
-E’ un tantino suscettibile.- commentò Hermione. -Ricordiamoci che dobbiamo scegliere le persone di cui prendere le sembianze.-
-A proposito.- intervenne Draco.- Per Harry e Ron avevo pensato a Tiger e Goyle, si faranno mettere nel sacco con uno schiocco di dita. Per Jenny, Pansy Parkinson e per te Hermione, Millicent Bulstrode.-
-Affare fatto.-
-C’è qualcuno in questo castello che non ha una cotta per te?- esordì Ron, quasi geloso.
-Non è un problema mio se sono nato bello!-
***
In quella stessa mattinata, la lezione di Difesa con Allock si sarebbe svolta nella sala grande.
I tavoli erano stati uniti, formandone uno lungo che sopra aveva un tappeto viola.
-Avvicinatevi pure.- disse il professore, salendoci sopra. -Buongiorno a tutti, dati i recenti avvenimenti, il professor Silente ha acconsentito che mettesi su questo Club dei duellanti per insegnarvi come difendervi in caso di pericolo.- spiegò. -Permettetevi di presentarvi il mio assistente: il professor Piton.-
Severus venne accanto a lui con un’aria non proprio entusiasta di partecipare.
-Ha gentilmente voluto aiutarmi con una piccola dimostrazione. Non preoccupatevi, avrete ancora il vostro professore di Pozioni quando avrò finito.-
Jenny dubitava molto che Piton si facesse mettere sotto da uno come Allock.
Successivamente, si posizionarono l’uno di fronte all’altro.
All’unisono si misero la bacchetta davanti al volto e poi di scatto lungo il fianco.
Dopo, si allontanarono, mettendosi all’estremità del tavolo, puntandosi l’arma a vicenda.
-Expelliarmus!- esclamò Piton.
Quell’incantesimo atterrò Allock in men che non si dica, che poi si rialzò fingendo di non essersi fatto niente.- Ottima mossa professor Piton.-
-Forse sarebbe meglio se prima insegnasse come bloccare un incantesimo stile, professore.- commentò l’altro: era evidente che avrebbe da sempre voluto insegnare quella materia.
-Ottimo suggerimento. Allora ci vorrebbero dei volontari.- rispose Allock, timoroso che Piton lo colpisse di nuovo con qualche altro incantesimo.- Ehm, Potter, Weasley, venite voi?- continuò, indicando Ron e Jenny.
-La bacchetta di Weasley causa disastri anche con gli incantesimi più semplici.- intervenne Severus.- Potrei suggerire qualcuno della mia casa? Malfoy, magari?-
Piton fece segno a Draco di salire e lo stesso fece Jenny.
Come avevano precedentemente fatto i due professori, Draco e Jenny si posizionarono uno davanti all’altro.
-Bacchette in posizione!- esclamò Allock.
Entrambi si guardarono con un sorriso di sfida e si misero le bacchette lungo il naso.
-Paura, Potter?- le domandò Draco.
-Ti piacerebbe.- rispose lei, facendogli un occhiolino. -Cerca di non rispedirmi in infermeria.-
-Ci proverò.- continuò lui, mentre si allontanavano.
-Usate incantesimi per disarmare, solo per disarmare!- ordinò Allock.
Draco fece per primo la sua mossa.- Everte Statum!-
L’incantesimo andrò dritto nella pancia di Jenny e la lanciò all’indietro, facendola cadere.
La ragazza si alzò subito, divertita e pronta a rispondere.- Rictusempra!-
Successivamente, Draco volò dritto verso Piton, atterrando di sedere sul legno duro.
Piton capì che lo stava prendendo come fosse un gioco e lo prese per il mantello, rialzandolo da terra.
Allora si preparò a fare l’incantesimo successivo.- Serpensortia!-
Dalla sua bacchetta uscì un lungo serpente che strisciò lungo il tavolo verso Jenny, ma lei non sapeva cosa fare.
-Scansati Potter, ci penso io a mandarlo via.- intervenne Piton.
Però, prima che potesse fare qualcosa, Harry venne fuori dalla folla, con gli occhi dritti verso il boa che iniziò a strisciare nella direzione di Seamus.
Iniziò a parlare una  lingua diversa con esso, come se riuscisse a capirlo.
Non era la prima volta che Jenny vedeva suo fratello parlare con un serpente, ma quella volta fu diverso: Harry pronunciava strane parole.
-Vipera Ivanesca.- disse Severus, facendo sparire il boa.
Erano tutti confusi da quello che era successo ed Harry scappò via nel dormitorio, seguito dai suoi compagni Grifondoro.
Ron fermò Harry.- Sei un rettilofono, perché non ce lo hai detto?-
-Un cosa?-
-Puoi parlare con i serpenti.- rispose Hermione.
-Beh, è già successo, ricordi? Allo zoo, con Dudley.- esordì Jenny.
-Ma di che state parlando? Se non avessi detto al serpente di non attaccare Seamus…-
-Ah, quindi è questo che gli hai detto.-
-Mi hai sentito!-
Harry sembrava non essersi reso conto di nulla.
-Ti ho sentito parlare in serpentese, la lingua dei serpenti.- affermò Ron.
-Ho parlato una lingua diversa? Non me ne sono accorto.- balbettò il ragazzo.
-C’è un motivo per cui il simbolo dei Serpeverde è un serpente.- intervenne Hermione. -Salazar Serpeverde era un rettilofano, parlava con i serpenti anche lui.-
Harry non si spiegava quello che era appena successo, ma lui non aveva niente a che fare con Serpeverde.
***
Prima delle vacanze di Natale, la pozione polisucco fu pronta.
Hermione si sedette al tavolo con Harry, Ron, Draco e Jenny.- Allora, la pozione è pronta, dobbiamo solo prendere un pezzettino delle persone alla quale ruberemo l’identità: i capelli.- spiegò lei, tirando fuori tre muffin al cioccolato.- Dobbiamo anche assicurarci che le vere persone non saltino fuori mentre noi stiamo interrogando Marcus. Perciò, ho messo dentro questi una pozione soporifera: semplice, ma potente.- continuò.- Fate in modo che tutti li trovino.-
Mentre Harry e Ron pensavano a Tiger e Goyle, Draco e Jenny si avviarono in cortile, precisamente alla fontana, rifugio solito di Pansy Parkinson.
Si stava facendo sera e la ragazza leggeva seduta sul marmo della fontana principale.
-Bene, ora che si fa?- sussurrò Jenny, per non farsi sentire.
Draco si sistemò i capelli e schiarì la voce.- Ci penso io.- rispose, andando verso la compagna, mentre Jenny rimaneva nascosta.
-Ehi Pansy.- la salutò con il solito sorriso affascinate, sedendosi accanto a lei.
-Oh, b-buonasera Draco.- rispose la ragazza dai capelli a caschetto neri. -Come mai qui da solo? Di solito giri insieme a quella tipa di Grifondoro…-
-Beh, lei è la mia ragazza, ma io non dimentico mai gli amici.- spiegò Draco, tirando fuori il muffin.
Jenny sgranò gli occhi non appena sentì definirla come la sua ragazza e il cuore iniziò a battere forte.
-Per me?- domandò Pansy, sorpresa.- Wow, che carino.- commentò, per poi darci un morso.
Subito dopo, il dolce le cadde dalla mano, le si chiusero gli occhi e il suo busto andò a finire sulle gambe di Draco.
Hermione aveva ragione: quella pozione doveva essere molto potente.
Fu in quel momento che Jenny venne fuori, fulminando Draco con un sopracciglio alzato.-La tua ragazza?-
Il ragazzo arrossì grattandosi il capo.- Solo se tu avessi voluto.-
Jenny ridacchiò, trovandolo buffo e strappò un paio di capelli dalla testa di Pansy, mettendoli poi in un’apposita fialetta.
Gli ingredienti c’erano tutti, perciò i 5 si riunirono nel bagno delle ragazze ed Hermione versò la pozione polisucco in 4 bicchieri.
-Abbiamo circa un’ora prima che l’effetto svanisca.- disse la ragazza, consegnando i bicchieri.- Cin cin.-
Draco, vedendo il liquido melmoso, fece una smorfia di disgusto e anche Ron, dopo aver bevuto qualche sorso.- Credo che vomiterò.- singhiozzò, scappando in bagno.
-Anche io!- esclamò Hermione, occupando un altro cubicolo.
-Io di sicuro!- seguì Harry, facendo la stessa cosa.
Jenny riuscì a finirla tutta, ma se la sentì per un attimo ritornare su per lo stomaco e si resse al lavandino, notando l’incisione di un piccolo serpente sul rubinetto.
-Vuoi che ti tenga i capelli?- balbettò Draco, volendo aiutare.
Lei ridacchiò.- No grazie, sto bene.-
La ragazza si guardò allo specchio e osservò come pian piano il suo aspetto si tramutava in quello di Pansy Parkinson.
-Wow.- commentò il ragazzo, mentre Harry e Ron uscivano dal bagno.
Erano identici a Tiger e Goyle.
-Per la miseria!- disse Ron, sorpreso.
-Ma abbiamo ancora le nostre voci, devi parlare più come Tiger.- si accorse Harry.
Allora l’amico si schiarì la voce e la fece più rauca.- Per la miseria.-
-Perfetto.- continuò Draco. -Ma dov’è Hermione?-
I 4 si avvicinarono al bagno ed Harry bussò.- Hermione, stai bene?-
-Andate senza di me, non preoccupatevi, state perdendo tempo!- rispose lei.
Forse qualcosa era andato storto, ma la pozione durava solo un’ora, quindi si apprestarono ad andare verso la sala comune dei Serpeverde.
Avendo già rubato le divise, Harry, Ron, Jenny e Draco scesero nei sotterranei e per il corridoio, guarda caso, incontrarono Marcus.
-Draco, ma dove cavolo te ne vai in giro? Sono già due sere che ti becco a gironzolare. Non voglio perdere punti.- disse Flitt.
Draco fece il vago.- Mi piace fare le passeggiate.-
Marcus si mise ad osservare gli altri tre.- E questa sarebbe la tua combriccola.- continuò, notando che Goyle, quindi Harry, aveva gli occhiali.- Perché porti gli occhiali?-
Lui se ti tolse subito, dimenticando che li aveva ancora.- Ehm, leggevo.- improvvisò.
-Leggevi? Perché sai leggere?- gli chiese Marcus, pensando che in realtà Goyle fosse solo uno stupido.
Successivamente, arrivarono nella sala comune e Marcus si sedette sul divano.
Era leggermente più grande di quella dei Grifondoro e aveva due divani in pelle nera.
Tiger e Goyle vi si sedettero, mentre Draco e Pansy rimasero su un bracciolo.
-I Weasley non li diresti Purosangue da come si comportano. Mettono in imbarazzo il mondo dei maghi, tutti loro.- commentò Marcus, con sguardo schifato.
Ron strinse il pugno: voleva prenderlo dritto in faccia, ma non poteva e perciò si trattenne.
Marcus però se ne accorse. -Che ti prende?-
Harry gli diede una bottarella per farlo calmare.
-Mal di stomaco.- rispose l’altro.
-E per di più Silente li appoggia: mio padre dice che Silente è la più grande disgrazia che sia mai capitata a questo posto.- continuò il ragazzo più grande.
-Hai torto!- esclamò Harry, senza accorgersene.
Marcus lo guardò accigliato.- Cosa? Credi che ci sia qualcun peggiore di Albus Silente?!-
Jenny intervenne per salvare la situazione.- Harry Potter.-
Marcus ridacchiò.- Buona questa. San Potter. E c’è davvero chi crede che lui sia l’erede di Serpeverde.-
Parlando il serpentese, era ovvio che si pensasse a lui.
-Ma tu devi sapere chi c’è dietro.- continuò Pansy.
-In realtà no.- rispose Marcus. -Ma mio padre mi ha detto che 50 anni fa la camera è stata aperta. Non ha voluto dirmi chi l’ha aperta, solo che una mezzosangue è morta e c’è stata un’espulsione.- spiegò. -E’ inevitabile che risucceda di nuovo. Per me, spero sia la Granger.-
Di scatto Draco si alzò, intendo a dargli finalmente un pugno, ma Pansy lo bloccò, tenendolo fermo.
-Che vi prende stasera? Siete tutti così strani!- esclamò Marcus, confuso.
Fu mentre Draco veniva tenuto a bada, che si accorse di come i capelli rossi sul capo di Ron stavano ricomparendo.
-Ehm, perché non ci andate a prendere qualcosa da mangiare?- esordì lui, facendoli alzare con forza dal divano.
Ron notò che la cicatrice sulla fronte di Harry stava ricomparendo, così lui, Ron e Jenny fuggirono prima di essere scoperti.
Tornarono subito nel bagno delle ragazze, pronti a condividere le informazioni con Hermione, ma lei era ancora nel cubicolo.
-Hermione, esci, dobbiamo dirti tante cose!- le disse Harry.
-Andate via.- balbettò lei.
Fu in quel momento che arrivò il fantasma di Mirtilla.- Aspettate e vedrete, è spaventoso.- ridacchiò.
Jenny aprì lentamente la porta.- Hermione, stai bene?-
-No, sono un disastro: erano peli di gatto quelli che ho preso da Millicent.- rispose Hermione, mostrando a tutti che il suo viso si era trasformato in quello di un gatto.- Guardate la mia faccia.-
Mirtilla prese a ridere buffamente e anche Ron.- Guarda la tua coda!-
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII. ***


Jenny era rimasta con lei per un po' in infermeria e aggiornò Harry sulla sua situazione, mentre tornavano nella sala comune dopo la cena.
-Uscirà quando smetterà di sputare palle di pelo.- le disse Jenny, mentre attraversavano il corridoio del secondo piano.
Notarono che a terra c’erano grosse pozzanghere d’acqua.
-Mirtilla deve aver fatto allagare il bagno.- commentò Harry, mentre si dirigevano lì.
Trovarono il fantasma che piagnucolava, aggirandosi nel bagno come anima morta qual’era.
Avevano ragione: i rubinetti erano tutti aperti.
-Ciao Mirtilla, cosa è successo?- le chiese Jenny, chiudendo l’acqua.
-Qualcuno ha pensavo che fosse divertente lanciarmi addosso un libro.- singhiozzò lei.
-Ma a che servirebbe? Ti passerebbe solo attraverso, no?- commentò Harry.
-Ma certo!- esclamò Mirtilla, volandogli davanti.- Scaraventate libri su Mirtilla, tanto lei non sente niente! 50 punti se gli trapassi lo stomaco!- urlò, mettendo un braccio nella pancia di Harry.- 100 punti se gli trapassi la testa!-
Quella ragazza doveva decisamente essere morta in malo modo per avere tanta rabbia repressa.
-Chi è stato?- continuò Jenny.
-Non lo so, non l’ho visto.- rispose il fantasma. -Io me ne stavo qui, a pensare alla morte e qualcuno me lo ha tirato.- spiegò, indicando il pavimento.
Jenny si chinò e vide che in una pozzanghera c’era un diario dalla copertina nera e un nome inciso dietro: Tom Orvoloson Riddle.
Curiosi, una volta tornati nella sala comune, i fratelli Potter si sedettero alla scrivania e lo analizzarono.
Le pagine erano tutte bianche.
Harry intinse la sua penna dentro l’inchiostro e quando una goccia cadde sulla pagina, essa l’assorbì.
-Prova a scrivere qualcosa.- gli disse Jenny, curiosa.
Allora il fratello prese altro inchiostro e scrisse.
Ci chiamiamo Harry e Jenny Potter.
L’inchiostro venne assorbito di nuovo, ma non solo: comparve anche un’altra scritta.
Ciao Harry e Jenny, il mio nome è Tom Riddle.
Entrambi sgranarono gli occhi: stavano decisamente parlando con qualcuno.
Tu sai qualcosa riguardo la camera dei segreti?
Scrisse Harry.
Sì.
-Fantastico!- esclamò Jenny.
Allora puoi parlarcene?
No.
-Oh andiamo amico!- disse Jenny, contro il diario, sbuffando.
Ma posso mostrarvi. Lasciate che vi porti indietro di 50 anni.
-Oh, bene, grazie.- continuò lei, accorgendosi poi di star parlando con un semplice libricino.
D’improvviso, le pagine iniziarono a scorrere veloce, fino ad arrivare a metà del diario.
In alto a destra, una piccola scritta: 13 Giugno.
Subito dopo, una luce abbagliante uscì fuori dalla pagine.
Entrambi cercarono di allontanarsi impauriti, ma gli fu impossibile, perché vennero letteralmente risucchiati dal diario.
Si ritrovarono in un posto conosciuto, ancora  ad Hogwarts, all’entrata del castello.
Solo che era tutto in bianco e nero, come fossero tornati indietro nel tempo.
Sulla scale principali c’era un ragazzo con la divisa di Serpeverde, di bell’aspetto, un ciuffo riccio che gli cadeva lungo la fronte e uno sguardo serio.
-Ciao, sai cosa sta succedendo?- gli domandò Harry, ma lui non rispose.
Jenny gli passò una mano davanti agli occhi, sembrava non potesse vederli.
-Ehi! Sei carino, comunque!- esclamò lei, confermando che non li sentiva nemmeno. -Bene, non ci vede e non ci sente.-
Fu in quel momento, che da in cima alle scale, arrivarono tre uomini che portavano una barella coperta con un lenzuolo.
Un braccio pallido vi penzolava fuori: un cadavere.
Successivamente, il ragazzo si diresse nell’ufficio di un professore.
Seduto ad una scrivania, si presentò Albus Silente, leggermente ringiovanito.
-Buona sera Riddle.-
Quindi, quel ragazzo, doveva essere per forza Tom Riddle.
Accanto a Silente, c’era un bellissimo uccello dalle piume rosse accese, che squadrò Riddle da cima a fondo.
-Questa è una fenice, Tom. Fanny, è in grado di portare carichi molto pesanti e le sue lacrime hanno poteri curativi.- spiegò egli. -Non dovresti girare per la scuola a quest’ora.- gli disse Albus, ma sembrava non essere lui il preside, almeno 50 anni prima.
-Mi scusi professore, volevo accettarmi che le voci fossero vere. Non ho dove andare, non chiuderanno davvero la scuola, vero?- domandò Tom.
-Credo che il preside non abbia scelta, Tom.- rispose Silente, guardandolo dritto negli occhi.. -C’è qualcosa che devi dirmi?-
Il ragazzo scosse la testa, unendo le mani dietro la  schiena.- No signore, niente.-
Nonostante fosse di bell’aspetto, Jenny pensava che avesse qualcosa da nascondere.
Si mise davanti a lui e lo guardò negli occhi azzurri.- Sta mentendo.- intuì.
Di fatti, poi, Riddle si diresse nei sotterranei, seguito dai fratelli Potter.
Tirò fuori la bacchetta ed entrò in una piccola stanza.
Dentro di essa c’era una piccola scatola e un giovane gigante.
-Hagrid!- dedusse Jenny.
-Buonasera Hagrid, sono costretto a consegnarti.- gli disse Tom.
-Non puoi, tu non capisci.- replicò Hagrid.
-Domani arrivano i genitori della morta, il minimo che Hogwarts dovrebbe fare è assicurarsi che il mostro che ha ucciso la loro figlia sia eliminata.- ribatté Tom.
-Non è stato lui! Aragog non ha mai ucciso nessuno!- esclamò il gigante, mettendosi davanti alla scatola.
-Expelliarmius!-
Con quell’incantesimo, la botola si aprì e ne uscì un grosso ragno dalle zampette secche che scappò via.
-Aragna exumai!- Tom cercò di colpirlo, ma l’animale lo evitò, fuggendo.
Hagrid voleva inseguirlo, ma il ragazzo lo bloccò.- Non posso lasciarti andare Hagrid. Ti toglieranno la bacchetta, per questo, sarai espulso.-
Quella sera, Harry e Jenny, grazie a Tom Riddle, vennero a conoscenza di una terribile verità: Hagrid aveva aperto la camera dei segreti 50 anni prima.
***
La mattina seguente, mentre si ritrovarono insieme a Ron e Draco, i fratelli Potter condivisero con loro quello che avevano scoperto.
-E’ stato Hagrid, lui ha aperto la camera dei segreti 50 anni fa.- disse Jenny, mostrando a tutti il diario di Tom.
-Non è possibile, non ci credo!- esclamò Ron. -E poi chi dice che possiamo fidarci di questo Tom Riddle? A me sembra solo uno schifoso sporco spione.-
-Beh, aveva il suo fascino.- commentò lei, sarcasticamente.
-No.- borbottò Draco, digrignando i denti.
Tutti e 3 si voltarono verso di lui e videro che aveva un colorito strano, era pallido e aveva le occhiaie.
-Cosa?- gli domandò Jenny.
-Non dovresti dire queste cose.- rispose l’altro.
Sembrava stesse facendo una scenata di gelosia.- Sei geloso?-
L’altro sbuffò.- Non capisci niente.-
No, in effetti, Jenny non capiva, ma il suo comportamento iniziava ad infastidirla.- Se non capisco niente, perché siamo amici?-
-Non lo so.- borbottò lui, mettendosi a braccia conserte sul tavolo e guardando altrove.
Quella frase la ferì molto e c’erano davvero poche cose che ci riuscivano.- Bene, non mi importa.- continuò lei, alzandosi.- Andiamo da Hagrid, stasera.-
Ron ed Harry la seguirono, ma si dimenticarono il libricino sul tavolo.
Nel corridoio, incontrarono la professoressa McGranitt.
-Oh, proprio voi cercavo.- gli disse, con aria triste.- Seguitemi.-
Straniti nel vedere Minerva con quello sguardo, la seguirono fino ad arrivare in infermeria.
Jenny sgranò gli occhi, non appena entrò e corse verso un letto.
Hermione sdraiata su di essa, pietrificata.
-Che cosa le è successo?!-  domandò lei, preoccupata.
-L’abbiamo trovata in biblioteca.- rispose la donna, prendendo un piccolo specchio dal comodino.- Insieme a questo. Ha qualche significato per voi?-
Tutti e tre scossero la testa: era evidente che Hermione aveva fatto le sue ricerche da sola, ma era andata male.
Questo spinse gli altri a volerne sapere ancora di più.
Detto fatto: subito dopo la cena, Harry, Ron e Jenny, sotto il mantello dell’invisibilità, andarono alla capanna del gigante e bussarono alla porta.
-Chi va là?- domandò Hagrid, aprendo con in mano una balestra. Fece un sospiro di sollievo quando vide i tre uscire da sotto il mantello.
-A che serve quella?- chiese Harry.
-N-niente è che…Entrate.- balbettò l’altro, facendoli entrare. -Ho appena fatto il tè.-
Hagrid prese una delle sue grandi tazze e ci versò il tè, con le mani tremanti. -Ho saputo di Hermione, mi dispiace molto.- commentò, ma neanche lui sembrava stare tanto bene.
-Hagrid.- esordì Jenny, con sguardo serio. -Tu sai chi aperto la camera dei segreti 50 anni fa, vero?-
Prima che egli potesse rispondere, qualcun altro bussò alla porta.
Harry, Ron e Jenny tornarono sotto il mantello dell’invisibilità prima di essere scoperti.
In casa entrarono Silente e un altro uomo: era vestito elegante e aveva un parrucchino di capelli grigi.
-Quello è Cornelius Caramel, il capo di papà, il Ministro della magia.- sussurrò Ron.
-Brutta faccenda Hagrid, davvero una brutta faccenda. Sono dovuto correre per queste aggressioni ai figli di babbani.- disse egli. -Le cose sono precipitate e perciò il Ministero deve intervenire.-
-Sì, certo, ma lei sa che io, mai…- balbettò Hagrid, dichiarandosi innocente.
-Voglio che sia chiaro Cornelius: Hagrid ha la mia piena fiducia.- intervenne Silente.
-Mi dispiace tanto Hagrid, ma hai dei precedenti, purtroppo devo portarti via.- replicò il Ministro.
-Via dove?! Non nella prigione di Azkaban!- esclamò il gigante.
Azkaban era famosa per essere la prigione dove venivano rinchiusi i maghi più malvagi.
-Temo di non avere scelta, Hagrid.- gli rispose l’altro.
Fu in quel momento che la porta si aprì ed entrò un altro uomo: Lucius Malfoy.
-Già arrivato Caramel? Bene.- disse Lucius, entrando.
-Che ci fa lei qui? Fuori da casa mia!- ringhiò Hagrid.
-Credimi, non sono pervaso da alcun piacere di trovarmi in questa….La chiami casa?-
Malfoy doveva essere abituato a chissà quale lusso. -No, ero semplicemente venuto a scuola e mi hanno detto che il preside si trovava qui.- spiegò poi.
-E di preciso, cos’è che lei desidera da me?- gli domandò Silente.
-Io e gli altri 11 ministri abbiamo deciso che è l’ora che lei si faccia da parte.- rispose Lucius, porgendogli una pergamena.- Questo è un ordine di sospensione. Riteniamo che lei abbia perso la sua autorità. E con tutte queste aggressioni, immagino che nessun figlio di babbani vorrà più restare.-
Jenny notò come in quelle parole, in realtà, a Lucius piaceva quella situazione.
-Ma non potete farlo! Se cacciate il professor Silente, i figli di babbani non avranno più scampo. Credetemi, ci scapperà il morto!- commentò Hagrid.
-Se i consiglieri desiderano la mia rimozione, non posso fare altro che stare in disparte.- continuò il preside.- Tuttavia, si accorgerà che verrà sempre dato un aiuto, qui ad Hogwarts, a coloro che ne faranno richiesta.-
Fu a quel punto che Silente guardò verso di loro, come se sapesse che fossero sotto il mantello, in quella casa.
Come aveva detto Arthur Weasley: ad Albus Silente non sfugge mai niente.
Perciò, senza replicare, Malfoy e Silente uscirono, seguiti da Caramel e Hagrid.
-Se qualcuno ha bisogno di cercare qualcosa.- esordì il gigante, a voce alta.- La pista giusta è seguire i ragni.- disse, prima di andarsene.
Una volta chiusa la porta, Harry, Ron e Jenny vennero fuori.
Proprio in quel momento, notarono una piccola fila di ragni che usciva dalla finestra.
Perciò, Harry prese una lanterna e come detto da Hagrid, li seguirono.
-Perché i ragni? Non potevano essere seguite le farfalle?- balbettò Ron.
Ignorando il fatto che fosse buio e che la scia di ragni si dirigeva nella foresta proibita, si addentrarono in essa.
Mentre i ragni si facevano sempre più grandi, Ron si attaccò al braccio di Jenny, impaurito.
Ad un certo punto, arrivarono ad uno squarcio tra le radici, ma non riuscirono a vedere cosa ci fosse dentro, neanche con la lanterna.
-Chi è?- domandò una voce potente e rauca. -Hagrid, sei tu?-
-Siamo amici di Hagrid.- rispose Jenny.
Fu allora che la creatura nascosta venne fuori: un gigantesco ragno dagli enormi occhi neri.
-Amico mio, credo che tu gli abbia dato troppo da mangiare.- sussurrò Jenny, tra se e se, nel frattempo che la stretta di Ron si facesse più forte. -Ron, non riesco a respirare…-
Harry aveva da subito capito chi fosse quel ragno.- E tu sei Aragog, vero?-
-Sì, Hagrid non aveva mai mandato uomini nella nostra tana.- commentò esso, come se non si fidasse.
-E’ nei guai: a scuola ci sono state delle aggressioni, credono che Hagrid abbia aperto la camera dei segreti, come in passato.- continuò Harry.
-E’ una bugia! Hagrid non ha mai aperto la camera dei segreti!- esclamò il ragno.
-Quindi non sei tu il mostro.- intervenne Jenny.
-No, il mostro è nato nel castello, io sono giunto ad Hagrid molto tempo fa.-
-Ma allora, sei non sei tu il mostro, cosa ha ucciso quella ragazza 50 anni fa?- domandò la ragazza.
-Noi non ne parliamo: è una creatura antica che noi ragni temiamo più di ogni altra cosa. Quando la ragazza è stata trovata morta nel bagno e io sono stato accusato, Hagrid mi ha portato qui.-
Ron iniziò a ticchettare sulla spalla di Jenny.
-Che cosa c’è?!- gli domandò sbuffando.
Allora Ron le indicò in alto un gruppo di ragni, grossi più delle loro mani, che lentamente stava scendendo verso di loro attraverso le ragnatele.
Jenny non aveva paura, ma gli fece piuttosto schifo: diede una pacca al fratello e fece la stessa cosa che aveva fatto Ron.
-Ehm, beh, grazie, noi ce ne andiamo.- balbettò Harry.
-Ve ne andate? Non credo proprio.- continuò Aragog. -I miei figli e le mie figlie non toccano Hagrid sotto mio comando, ma non posso negare loro carne fresca, mentre essa gironzola così volontariamente intorno a noi.-
Improvvisamente, Harry, Ron e Jenny vennero circondati da almeno 60 tra ragni e ragnetti.
Si misero spalla a spalla, tirando fuori le bacchette.
-Conoscete qualche incantesimo?- domandò Ron.
-Uno: ma non è così potente per tutti loro.- rispose Harry, ripensando all’incantesimo di Riddle nel ricordo.
In quel preciso istante, da lontano si videro due luci: la macchina volante.
Nonostante fosse mezza rotta, essa venne in loro aiuto, facendosi spazio tra il gruppo di ragni.
I tre salirono subito e Ron si mise alla guida, uscendo dalla tana di Aragog il prima possibile.
Si fermarono in mezzo al nulla per riprendere fiato dallo spavento.
-Ce la siamo svignata!- commentò Ron.
Di scatto, un ragno entrò dal finestrino e circondò il collo di Ron con le sue pelose zampe.
Harry gli puntò subito la bacchetta contro.- Aragna exumai!-
Il ragno volò via seguito da un lampo di luce.
-Grazie.- sospirò il ragazzo.- Allora, come sto? E’ tutto apposto?-
Jenny sgranò gli occhi guardandolo.- Oh Mio Dio! Quella cos’è?!- esclamò.
Ron iniziò a tastarsi il viso spaventato.- C-cosa?!-
-Ah no, è la tua brutta faccia.- rispose Jenny, ridacchiando.
Mentre anche Harry prese a ridere, osservò, più in là, una fila di ragni della stessa stazza di quello che aveva attaccato Ron.
Erano di più di prima e stavano venendo verso di loro.
-Parti, parti!-
Il motore si accese e la macchina schizzò via.
Ron voleva sollevarsi da terra, volare, ma sembrava non riuscirci.- La leva del volo non funziona!-
Nel caos, Jenny prese ad accarezzare ed a baciare i sedili dietro.- Andiamo tesoro, fa la brava, sei bellissima, sei stupenda!- continuò a dire.
Proprio subito dopo, la Ford si sollevò in aria, dritta fuori dalla foresta proibita.
Atterrarono davanti alla capanna di Hagrid, sani e salvi.
-Seguite i ragni, seguite i ragni! Se Hagrid esce mai da Azkaban io lo ammazzo!- esclamò Ron. -Insomma, a che scopo mandarci lì dentro?!-
-Abbiamo scoperto una cosa.- rispose Harry. -Hagrid non ha mai aperto la camera dei segreti: era innocente.-
***
La mattina successiva, dopo il pranzo, Jenny decise di andare in infermeria a trovare Hermione.
Mentre attraversava il corridoio con la sua borsa, ripensò al sogno che aveva fatto riguardante Draco.
Se ne era completamente dimenticata poiché i due avevano litigato, apparentemente senza motivo.
Però ancora si chiedeva cosa significasse: che Draco fosse in pericolo?
Proprio mentre camminava, Jenny notò lui e Pansy Parkinson in cortile: parlavano e ridevano allegramente.
Fu allora che Jenny sperimentò la gelosia: vedere Draco insieme ad un’altra ragazza, le mise tristezza, soprattutto perché sembravano molto complici, insieme.
Prima che qualcuno la vedesse, scappò via e si nascose dietro una colonna, iniziando a piangere.
Voleva dire anche che Draco le piaceva davvero.
Quando si asciugò gli occhi, vide qualcosa di strano nel corridoio successivo.
Seamus, a terra, pietrificato e vicino a lui, Nick quasi senza testa, immobile.
Jenny si accasciò su di lui con rabbia: Hagrid aveva ragione, senza Silente, le aggressioni sarebbero aumentate.
In quel preciso istante, giunse la professoressa McGranitt.
La ragazza si rizzò in piedi.- L’ho trovato ora, professoressa.-
-Oh, che disastro.- commentò la donna.- Se il colpevole non sarà acciuffato, questa potrebbe essere la fine di Hogwarts.-
Quelle parole fecero preoccupare Jenny: forse avrebbe dovuto far vedere un adulto il diario di Tom, dirgli quello che sapevano.
Però, quando Jenny fece per aprire la borsa e prendere il libricino, non lo trovò.
Lo aveva perso.
Di certo non poteva dirlo agli altri, che le avrebbero subito fatto il terzo grado.
Arrivarono alcune infermiere per prendere Seamus e Jenny li seguì in infermeria.
Ron ed Harry erano già lì, vicino ad Hermione.
-Ne hanno trovato un altro: Seamus.- gli disse Jenny. -Accanto a Nick quasi senza testa.-
Harry sospirò e accarezzò la mano della sua amica.- Ti vorrei con noi Hermione, ora più che mai.- le disse.
Quando le strinse la mano però, osservò che stringeva qualcosa: un foglio stropicciato.
-Ragazzi! Ecco perché Hermione era in biblioteca quando l’hanno trovata!- esclamò il ragazzo, leggendo.
I due si diressero in corridoio e si avvicinarono ad una torcia per leggere quello che c’era scritto sul foglio.
-Il basilisco è il serpente più grande che si conosce nel mondo della magia. Morte istantanea attende chi incontra gli occhi di questa creatura. I ragni fuggono davanti a lui.- lesse Harry.
-Ecco perché riesci a sentire la sua voce.- intuì Jenny. -Il mostro è un serpente.-
Harry annuì.- I ragni fuggono davanti a lui: tutto combacia.- commentò, ricordando che Aragog aveva detto di aver paura di esso.
-Ma se questo basilisco uccide guardando negli occhi, perché nessuno è morto?- chiese Ron.
Jenny si ricordò di quando venne trovato il corpo della gatta, di quello che lei stava facendo prima dell’accaduto.- Perché hanno solo visto il suo riflesso.- rispose, pensando al vetro del corridoio.
-Hai ragione.- continuò Harry. – Colin deve aver visto il basilisco attraverso l’obiettivo della fotocamera. Seamus, beh, attraverso Nick quasi senza testa! Lui è un fantasma, non può morire di nuovo.-
-E credo che Hermione lo avesse capito prima di noi, ecco perché aveva lo specchio.- aggiunse Jenny.
-Invece Miss Spurr? Non c’erano specchi quando l’abbiamo trovata.- domandò Ron.
Jenny ci rifletté un momento, guardando a terra e capì.- Acqua. Il pavimento era bagnato quella sera, deve aver visto il suo riflesso così.-
-E questo orrendo serpentone come se ne va in giro? Qualcuno lo avrà visto.-
Non sapendo come rispondere, Harry guardò ancora una volta il foglio.- Hermione ha risposto.- disse, indicando una parola sull’angolo della pagina.
-Tubature?! E’ nell’impianto idraulico!- esclamò Ron, osservando il soffitto.
Grazie a quell’indizio, Harry intuì anche un’altra cosa.- Ti ricordi cosa ha detto Aragog, sulla ragazza morta 50 anni, in un bagno?-
Ron ne venne a capo subito. -Mirtilla Malcontenta!-
Avevano scoperto di che mostro si trattasse e come uccideva, ma non dove si trovasse questa camera dei segreti.
In quel momento, sentirono dei passi provenire da un altro corridoio: c’era la McGranitt, con Piton, Madama Chips e Pansy Parkinson.
Harry, Ron e Jenny si nascosero, stando ad ascoltare.
-L’erede di Serpeverde ha colpito ancora: un ragazzo è stato rapito dal mostro!- esclamò la professoressa, impaurita.
Giunse anche Allock, che camminava tutto tranquillo.- Mi sono appisolato, che cosa è successo?-
-Un allievo è stato portato via Allock, questo è il suo momento.- rispose Piton.
-Il m-mio, momento?-
-Non aveva detto di aver sempre saputo dove si trovasse l’entrata della camera? Lasceremo che lei affronti il mostro, Gilderoy. Dopotutto, il suo coraggio è leggenda.- continuò Minerva.
Allock annuì, anche se non molto convinto.- Bene, andrò a prepararmi.-
-Credevo che fosse andato solo in bagno.- balbettò tremante Pansy.
-Chi è che il mostro ha rapito, Minerva?- domandò l’infermiera alla professoressa.
-Draco Malfoy.-
Jenny sgranò gli occhi e fu quando tutti se ne andarono che vide la scritta sulla parete, fatta di nuovo col sangue.
Il suo scheletro giacerà nella camera per sempre.

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII. ***


Senza pensarci due volte, Jenny scansò i due e corse subito via.
Harry e Ron la rincorsero.- Dove stai andando?!-
-Allock sarà pure un’idiota, ma se sa qual è l’entrata della camera, dobbiamo farci portare lì.- rispose la ragazza, dirigendosi all’aula di Difesa contro le arti oscure salendo quindi nell’ufficio del professore.
Quando varcò la porta, però, vide l’uomo preparare velocemente le valige.
-Come? Se ne sta andando?- chiese Harry.
-Beh, ecco, un impegno urgente e improrogabile, purtroppo.- rispose l’altro.
-E non pensa a Draco?!- intervenne Jenny.
-Nessuno è più rammaricato di me, povero ragazzo.- continuò, riempiendo i bauli.
-Lei è l’insegnante di Difesa contro le arti oscure, non può andarsene ora!-
-Quando ho accettato l’incarico, non erano comprese queste mansioni da-
-Sta scappando!- esclamò la ragazza, incredula. -Dopo tutto quello che ha scritto nei suoi libri, così, come un codardo!-
Si trattava di Draco e Jenny era su tutte le furie.
-Cara ragazza, usa il tuo buon senso! Avrebbero venduto la metà delle copie se non avessero creduto che io avevo fatto tutte quelle cose.-
Allock si stava rivelando per quello che era veramente.
-Lei è un imbroglione. Si è preso il merito di quello che hanno fatto altri maghi.- commentò Harry, digrignando i denti.
-C’è qualcosa che lei sa fare?- chiese Ron.
-Sì, ora che mi ci fai pensare. Sono abile con gli incantesimi di memoria.- rispose egli, mettendo una mano dentro la toga. -Non potevo lasciare che quei maghi andassero in giro a piagnucolare. Stessa cosa che, ora, purtroppo, dovrò fare a voi.-
Ma quando Allock tirò fuori la bacchetta, Harry, Ron e Jenny l’avevano già puntata verso di lui: tre contro uno.
-Non ci pensi nemmeno.- borbottò Jenny, guardandolo male e facendogli abbassare l’arma.- Scommetto che non sa nemmeno dove sia l’entrata, vero?-
Quando Allock fece di no con la testa, Jenny lo costrinse a sedersi alla scrivania: con una sua camicia presa dal baule, gli legò le mani dietro la sedia.- Così resterai qui ed eviterai di fare altri danni.- gli disse, afferrando poi delle mutande e mettendogliele in bocca.- Adesso che facciamo?-
-Chiediamo a Mirtilla, forse lei sa qualcosa.- rispose Harry.
Perciò, i tre amici corsero al bagno delle ragazze al secondo piano.
Il fantasma stava, come sempre, gironzolando del bagno con aria disperata.
-Oh, salve ragazzi.-
-Mirtilla, vorrei chiederti, come sei morta.- le disse Harry.
-Oh, è stato orribile, è successo proprio qui, in questo cubicolo.- rispose lei, indicando un bagno.- Ero venuta a nascondermi qui perché mi prendevano in giro per via degli occhiali. Stavo piango. Poi, ho sentito la voce di un ragazzo. Ha iniziato a dire strane cose, una specie di lingua inventata. Così ho aperto la porta e ho gridato: vattene via. E poi, uhm, sono morta.- spiegò la ragazza.
-Chi era Mirtilla?-
-Non lo so, ero sconvolta! Mi ricordo solo di aver visto dei terribili occhi gialli, proprio lì, vicino al lavandino.-
Jenny si diresse verso la costruzione di lavandini che era stata montata in circolo per dare un occhiata.
Credeva di trovarci qualche bottone, una maniglia, ma niente.
In seguito però, osservò il lavandino: sul rubinetto, c’era un incisione a forma di serpente.
La stessa che aveva notato la sera dell’interrogatorio a Marcus.
-E’ questa Harry, questa è la camera dei segreti.- affermò sicura.
-Harry dì qualcosa in serpentese.- intervenne Ron: forse era la via più giusta per aprirla; dopotutto, Mirtilla aveva detto di aver sentito il ragazzo parlare una lingua strana.
Perciò, Harry disse una frase in serpentese, che nessuno ovviamente capì, però funzionò.
I lavandini si distanziarono e tutto ciò creò un buco della quale non si vedeva il fondo.
Jenny diede un’occhiata, ma osservando il vortice di pietra, le venne un capogiro e fu costretta a reggersi ad Harry per non cadere.
-Stai bene?- le chiese il fratello.
Anche se non si spiegava il perché, Jenny prese un bel respiro e annuì.- Sì, vado io per prima.-
-Oh, Jenny.- intervenne Mirtilla.- Se tu e Draco doveste morire, vi do il benvenuto nel mio gabinetto.- le disse sorridendo.
Nonostante fosse una proposta tetra e la ragazza non capì il motivo della sua frase, le sorrise.- Grazie Mirtilla.-
Successivamente, Jenny si lanciò nel vuoto.
Scivolò su un pavimento di pietra, circondata da un odore rivoltante, fino ad arrivare in una specie di caverna.
Sotto i suoi piedi c’erano delle ossa, resti di chissà quali animali.
Subito dopo di lei, Harry e Ron.
-Che schifo.- commentò Ron, disgustato, sentendo come le ossicine scricchiolavano sotto le scarpe.
-Ricordate: se sentite qualche rumore, chiudete gli occhi immediatamente.- disse Harry.
Si trattava decisamente di una caverna in pietra: quando proseguirono, notarono che poco più in là c’era qualcosa lungo più di 10 metri.
-E’ una pelle di serpente.- disse Jenny: dopotutto il basilisco era un serpente, ciò voleva dire che anche lui cambiava la muta, ma quel serpente doveva essere lungo e grande più del normale.
Improvvisamente, la terra prese a tremare: il soffitto crollò e delle macerie si sparsero sul terreno, dividendo i due fratelli con Ron.
Harry protesse sua sorella col proprio corpo, fin che la terra non si assestò.
Quella caverna doveva esistere da quasi un secolo.
Il ragazzo si sentì la terra nei polmoni e tossì, accorgendosi di non vedere l’amico.- Ron, stai bene?!- gridò.
-Sì, tutto bene. Voi andate, io cerco aiuto!- rispose Ron.
Jenny sentì il braccio bruciare e vide che si era tagliata il polso, probabilmente nel caos, ma fece finta di niente: dovevano proseguire.
Andando più avanti, i fratelli Potter giunsero ad una porta circolare.
Sembrava l’entrata di un caveau: al centro sette serpenti sempre in pietra.
-Dì qualcosa in serpentese.- gli disse Jenny.
Non appena Harry pronunciò qualche parola, i serpenti si mossero verso l’interno e uno iniziò a strisciare intorno agli altri.
Infine, la porta si aprì.
-Teatrale.- commentò Jenny, accorgendosi che suo fratello era un po' titubante. -Hai paura?-
-Un po'.- rispose lui, annuendo.
Allora lei gli prese la mano.- Insieme.-
Harry le fece un leggero sorriso.- Insieme.-
Con le mani strette e le bacchette pronte, Harry e Jenny entrarono nella camera dei segreti: di nuovo una grotta, ma questa volta, tutto intorno, aveva statue a forma di testa di serpente, altri tunnel sotterranei e alla fine, lo scalpo in pietra del volto di Salazar Serpeverde.
Il pavimento era bagnato e fatto in marmo, per non parlare dell’odore che veniva direttamente dalle tubature.
Jenny vide immediatamente il corpo di qualcuno al centro della caverna e ci corse incontro, accasciandosi su di esso e lasciando andare la bacchetta a terra.
Era Draco, svenuto e con il diario di Tom in mano.
-Draco, ti prego, svegliati.- gli disse Jenny, scuotendolo, ma non aprì gli occhi.
Fu in quel momento che dall’ombra apparse proprio Tom Riddle.- Non si sveglierà.- affermò.
Jenny lo riconobbe.- Tom? Che vuol dire non si sveglierà?- gli domandò, confusa e agitata.
-E’ ancora vivo, ma per poco.-
-Sei un fantasma?- gli chiese Harry.
-Un ricordo: conservato in un diario per 50 anni.- rispose il più grande, chinandosi per prendere la bacchetta di Jenny.
-Devi aiutarci Tom, c’è un basilisco.- continuò l’altro.
-Verrà solo se chiamato.-
Lo sguardo di Riddle non convinceva per niente Jenny.- Dammi la mia bacchetta.-
-Non ne avrai bisogno.-
Allora Jenny si alzò in piedi, anche se barcollando, si sentiva strana.- Dobbiamo andare a cercare aiuto, dobbiamo aiutare Draco!-
-Non posso farlo Jenny, vedi, più Draco si indebolisce, più io mi fortifico.- le disse, con tono tranquillo.
Da quelle parole, la ragazza capì che non stava affatto cercando di aiutarli.
Sentì poi la gamba destra intorpidirsi e ciò le fece perdere l’equilibrio e costretta ad inginocchiarsi a terra.
Riddle fece un sorrisetto soddisfatto.- Lo senti Jenny, vero?-
-Che cosa le succede?!- domandò Harry, preoccupato.
-E’ stato Draco ad aprire la camera dei segreti, a scrivere le incisioni sui muri.- rispose Tom.
-No, non avrebbe potuto, non avrebbe voluto.- commentò Jenny, sentendosi quasi mancare il fiato. -Perché?-
-Perché gliel’ho detto io: scoprirai che sono molto persuasivo.- spiegò. -Ma poi, ho scoperto qualcosa che non mi sarei mai aspettato: era stato maledetto.-
-Cosa?- sussurrò Jenny, sentendo che la pelle di Draco si faceva sempre più fredda.
-Tantissimo tempo fa, il figlio di Godric Grifondoro e la figlia di Salazar Serpeverde furono così ingenui da innamorarsi l’uno dell’altro. Non era mai successo e i genitori, solo per quella volta, decisero di allearsi e maledirli per l’eternità.- spiegò Riddle. – Come da loro desiderato, unirono i loro corpi e le loro anime, così che condividessero un solo spirito. Per sempre.-
-Te lo sei inventato!- esclamò Harry, rabbioso.
-Non credo proprio.- gli rispose Tom, guardando la ragazza.- Osserva il suo braccio, Jenny.-
Allora la ragazza controllò la ferita che aveva sul braccio, il graffio fatto in precedenza: prese il polso di Draco e notò che c’era la stessa identica ferita.
Tom aveva ragione.
-Curioso, vero? Tuttavia, il potere del diario iniziò a spaventarlo, così tentò di disfarsene nel bagno delle ragazze. E chi poteva trovarlo, se non tu.- continuò riferendosi ad Harry.
-E perché volevi che lo trovassi io?-
-Perché da molto tempo, il mio nuovo bersaglio, sei proprio tu. Come ha fatto, un neonato, con solo una cicatrice, a sconfiggere il mago più potente di tutti i tempi?!- esclamò Tom, evidentemente arrabbiato.
-Che ti importa? Voldemort è vissuto dopo di te.- commentò Harry.
-Voldemort è il mio passato, presente e futuro.-
Con la bacchetta, il ragazzo incise delle lettere per aria, il suo nome: Tom Orvoloson Riddle.
Con un gesto, le parole si scomposero, creando una frase: Io sono Lord Voldemort.
Fu allora che Jenny capì: non esisteva nessun erede di Serpeverde, o almeno, non ai loro tempi.- Tu sei l’erede di Serpeverde. Tu sei Voldemort.-
-Non credevi mica che mi sarei tenuto quello sporco nome da babbano di mio padre, vero? No. Mi sono creato un nuovo nome, un nome che un giorno, le persone avrebbero avuto paura di pronunciare, una volta diventato il più grande mago del mondo!-
-E io ho pure detto che eri carino.- borbottò Jenny, tra se e se, disgustata.
-Albus Silente è il più grande mago del mondo!- replicò Harry.
-Silente è stato cacciato da questa scuola!-
-Non se ne andrà mai, non fin che quelli che rimangono con lui saranno leali!- ribatté l’altro.
Si udì un verso, in quel momento.
Nella camera entrò Fanny, la fenice di Albus Silente, che dal suo becco fece cadere qualcosa nelle mani di Harry, per poi volare via.
Era il cappello parlante.
-Ecco cosa porta Silente al suo salvatore: un uccello canterino e un vecchio cappello.- borbottò Tom, per poi alzare la mano contro la statua di Serpeverde, parlando in serpentese. La bocca dell’incisione si rivelò essere un passaggio da cui uscì qualcosa di gigantesco.- Confrontiamo i poteri di Voldemort, erede di Salazar Serpeverde, con quelli del famoso Harry Potter!-
Proprio da lì, venne fuori un enorme e lungo serpente dagli occhi rossi e una bocca con una trentina di denti affilati.
-Harry, scappa!- urlò Jenny.
Allora il ragazzo lasciò il cappello e corse immediatamente nella direzione opposta, con il basilisco che lo inseguiva.
Improvvisamente inciampò e cadde a terra: vide l’ombra del serpente dritta dietro di se e gli sembrò la fine.
Però, a quel punto, Fanny tornò in volo e andò dritta verso gli occhi del mostro con le sue unghie, attaccandolo ripetutamente fino a renderlo cieco.
-No! La fenice ha accecato il basilisco, ma lui può ancora sentirti.- ringhiò Tom.
-Harry, rialzati avanti!- lo incitò Jenny, sentendo che l’energia la stava abbandonando.
Il fratello si rimise in piedi e si nascose dentro i tunnel, mentre il serpente gli andava dietro seguendo il suo odore con il muso squamoso.
Ad un certo punto, Harry capì che era inutile fuggire, perciò rimase fermo, con la testa del basilisco che lo cercava incessantemente.
Senza muoversi troppo, prese un sasso da terra e lo tirò in un’altra direzione.
Mentre il mostro seguì il rumore, Harry si diresse nella parte opposta e raggiunse sua sorella.
-Stai bene?- le domandò preoccupato.
Jenny non riuscì a rispondere, le calavano e palpebre.
-Tra poco non ci sarà più nessuno dei due e grazie a questo, Lord Voldemort tornerà veramente in vita.- gli disse Riddle.
Di scatto, il basilisco venne fuori dal tunnel, deciso ad attaccare Harry.
Jenny si accasciò sul pavimento, vicino al cappello parlante: fu in quel momento che notò qualcosa dentro di esso.
Era una spada, un’arma da poter usare contro il mostro.
-Harry!- gridò lei, sforzandosi per afferrare la spada e tirarla a suo fratello.
Harry la prese al volo e la usò contro il basilisco.
Esso cercò di attaccarlo col muso, ma il ragazzo lo evitò, scansandosi.
E mentre il serpente ci riprovava, ovvero apriva la bocca per tentare di ferirlo, Harry gli conficcò la spada della mascella.
Il basilisco urlò di dolore e nello sfilare l’arma, un dente aguzzo si ficcò nel braccio di Harry.
Infine, il mostro si lasciò andare a terra ed esalò l’ultimo respiro.
Harry lasciò cadere la spada e si tolse il dente dall’avanbraccio: per lui c’erano poche speranze e anche per sua sorella.
-Buffo vero? Come il veleno del basilisco arrivi dritto nelle vene in un attimo.- intervenne Tom.
Harry strinse la mano di sua sorella: stavano morendo, tutti e due.
-Vi rincontrerete molto presto insieme alla vostra madre babbana.-
Nel sentire Tom parlare della loro madre, a Jenny ribollì il sangue di rabbia.
In quel momento Harry pensò: se Riddle era in realtà un ricordo che aveva vissuto nel diario, voleva dire che niente diario, significava niente Voldemort.
Perciò, prese il libricino dalle mani di Draco e lo aprì, tenendo poi stretto il dente del basilisco, pieno di veleno.
-Che cosa fai?- gli domandò Tom, confuso.
Prima che potesse fermarlo, Harry pugnalò le pagine col dente, fino a far uscire l’inchiostro nero.
Funzionava: Tom iniziava a scomparire.
Però, dato il veleno in circolo, il braccio di Harry era troppo debole per continuare.
Così, Jenny usò le sue ultime forze: chiuse il diario e usò ripetutamente il dente sulla copertina.
Infine, allora, Tom Riddle scomparve.
Gli occhi di Draco si spalancarono e Jenny si sentì meglio.
Il ragazzo si alzò impaurito e si accorse dei due fratelli.
-Harry, Jenny, m-mi dispiace, io non volevo, mi ha costretto Riddle.- balbettò, notando poi che l’amico era ferito.- Oh, Harry..-
In quel preciso istante, Fanny entrò nella camera, dritta verso Harry, atterrando accanto a lui.
-Sei stata bravissima.- commentò egli, sorridendogli.
Subito dopo, una lacrima cadde dal suo occhio, dritto verso la ferita del ragazzo e in un attimo, essa scomparve.
-Ma certo! Le lacrime delle fenici hanno poteri curativi!- intervenne Jenny, sollevata.
-Grazie.- disse Harry all’animale. -Vado a cercare Ron.- continuò, alzandosi.
-Mi odierai, ora.- commentò Draco, abbassando la testa.
-Odiarti? Non è stata colpa tua.- gli disse Jenny, stringendogli la mano. -Perché non me lo hai detto?-
-Ci ho provato, davvero, ma poi, lui ha detto che ti avrebbe fatto del male e si è inventato di una maledizione.-
-Purtroppo non ha inventato niente.- sussurrò Jenny, mostrandogli le loro due ferite identiche.
Draco sgranò appena gli occhi.- E’ vero, allora…Adesso tutto cambierà, non è così?-
Jenny annuì prima di abbracciarlo.- Ma sono felice che tu stia bene.- continuò, per poi lasciargli un bacio leggero sulle labbra. -E’ tutto finito adesso: è solo un ricordo.-

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Capitolo 9
*** Ultimo capitolo. ***


Le fenici, oltre a curare le ferite con le loro lacrime, riescono a portare carichi pesanti: così, le zampette di Fanny presero Harry per il mantello, con Ron, Jenny e Draco dietro di lui.
Uscirono dalla camera dei segreti, diretti all’ufficio di Silente, che venne subito riammesso a scuola.
Esso aveva un piccolo atrio non appena si entrava, circondato da oggetti antichi messi in delle teche di vetro, poi, un paio di scalini che conducevano alla scrivania del preside.
-Spero vi rendiate conto che avete appena disubbidito ad almeno una dozzina di regole.- gli disse Silente, mentre aveva i 4 in fila davanti a lui.
-Sì, signore.- mormorarono insieme, con la testa bassa.
-Ed è per questo, che tutti e 4 meritiate dei punti per i servizi resi alla scuola.-
Il broncio si trasformò subito in sorriso. -Grazie signore.-
-Signor Weasley, mandi un gufo ad Azkaban con questa.- continuò, porgendogli una lettera.- Credo che tutti rivogliamo il nostro Hagrid.-
Mentre Ron usciva, Albus notò uno strano sguardo negli occhi di Harry.- Qualcosa ti turba, Harry?-
-Signore, non ho fatto a meno di osservare alcune somiglianze tra me e Tom Riddle.- rispose egli.
-Lord Voldemort sa parlare il serpentese, tu sai parlare il serpentese. Ci sono molte cose che vi accomunano, è vero, lui ha trasferito parte dei suoi poteri su di te, quando ti ha inflitto quella cicatrice.- spiegò il preside.
Questa era una cosa che i fratelli Potter non sapevano.
-Allora perché il cappello parlante mi ha messo in Grifondoro?- domandò Harry, confuso e sorpreso allo stesso tempo.
-Per rispondere a questa domanda, ti suggerisco di guardare questa.- rispose Silente, prendendogli la spada insanguinata.
Era una spada luccicante, con un diamante rosso incastrato sul manico.
Harry però notò una scritta incisa sulla lama.- Godric Grifondoro.-
-Esatto Harry, solo un vero Grifondoro avrebbe potuto tirarla fuori dal cappello.- continuò Silente.- Harry, non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo veramente, sono le nostre scelte.-
-E tu, mio caro fratello.- intervenne Jenny, mettendogli le mani sulle spalle.- Non saresti così intelligente da architettare tutta questa cosa.-
Risero insieme e poi lui l’abbracciò.- Avevo così tanta paura di perderti.-
-Non ti libererai così facilmente di me.- gli sussurrò, sorridendo.
-Ora, se non ti dispiace Harry, ho bisogno di parlare con Jenny e Draco.- continuò il preside, allora il ragazzo li lasciò soli. -E’ chiaro che quello che è successo nella camera, soprattutto riguardo voi due, deve rimanere segreto.-
Jenny e Draco intuirono che Silente sapesse qualcosa riguardo la loro maledizione.
-E’ vero signore? Condivideremo corpo e anima per sempre?- domandò Draco.
-Questo tipo di fattura è ancora a noi sconosciuta, ma vi assicuro che ne verremo a capo.-
Fu in quel momento che qualcuno entrò nell’ufficio di Silente: Lucius Malfoy e, con grande sorpresa di Jenny, Dobby dietro di lui.
Probabilmente l’uomo aveva saputo di quello che era successo al figlio.
-Dobby? Allora la famiglia che servi sono i Malfoy.- si accorse Jenny.
-Cosa? Lo conosci?- le chiese Draco, stranito.
-Certo, è lui che ci rubava la posta.- rispose, intuendo anche altro:- Allora le persone che lo trattano male siete voi.- continuò, parlando con Malfoy.
Lucius ignorò il suo commento e si voltò verso il preside.- Vedo che lei è tornato.-
-Dopo aver scoperto che suo figlio era stato rapito dal colpevole di tutte queste aggressioni, i consiglieri hanno deciso di reintegrarmi.- rispose Silente.
Lucius non sembrava affatto preoccupato per Draco, anzi, evitava anche il suo sguardo.
-E il colpevole è stato acciuffato? Di chi si trattava?-
Albus prese un bel respiro prima di dirlo, ma neanche lui aveva paura del nome.- Voldemort.-
-Ah.- balbettò Lucius.
-Ha deciso di servirsi di Draco e di questo.- continuò l’altro, facendogli vedere il diario.
Nell’osservare il diario di Tom e poi Lucius Malfoy, a Jenny venne come un deja-vu: egli aveva dato un quaderno simile a Draco, quella mattina, a Diagon Alley.
Si spiegarono molte cose, quindi.
-Deduco che i fratelli Potter abbiano salvato mio figlio, allora.- commentò Lucius, non proprio contento della cosa.- Speriamo che ci siano sempre, quando abbiamo bisogno di loro.- le disse, fulminando Jenny con lo sguardo.
La ragazza alzò un sopracciglio.- Stia tranquillo, ci saremo.- affermò.
Successivamente, Lucius prese il suo mantello che strusciava a terra e fece per andarsene, dando un calcio al povero Dobby, come se gli piacesse farlo.
Jenny non voleva lasciarlo andare senza far sapere a Draco la verità: ne era certa, Lucius centrava qualcosa.
-Mi scusi professore, non è che potrei averlo?- domandò a Silente, riferendosi al diario.
-Cosa vuoi fare?- intervenne Draco.
-Devo chiederti un favore.-
***
Col consenso di Draco, lui e Jenny seguirono Lucius fuori dal castello e lei lo chiamò fin che non si voltò.
-Credo che questo sia suo.- gli disse Jenny, mettendogli il diario in mano.
Malfoy fece uno sguardo vago.- E perché dovrebbe?- le domandò, lasciando il libricino a Dobby.
L’elfo era venuto a casa dei Potter parlando continuamente di un complotto, del fatto che lui fosse a conoscenza di qualcosa che stava per accadere.
-Penso che lei abbia dato questo diario a suo figlio apposta. E sono quasi sicura che lei sia un grande sostenitore di Tu sai chi.- continuò la ragazza.
Draco guardò suo padre piuttosto sorpreso.- E’ vero papà?-
Lucius socchiuse gli occhi e guardò male Jenny.- Perché allora non lo provi, mocciosetta?-
-La mociosetta è la mia ragazza.- intervenne Draco. -E io mi fido di lei. Come hai potuto?!-
Malfoy si tolse un ciuffo di capelli biondi dalla faccia e digrignò i denti.- Anche i tuoi genitori erano dei ficcanaso e stai pur certa che tu farai la stessa loro brutta fine.- le sussurrò, guardandola negli occhi. -Andiamo Dobby.-
Le minacce non la spaventarono; Jenny guardò Dobby e gli indicò il diario che aveva in mano.- Aprilo.-
Quando l’elfo schiuse il libricino, notò che fra le pagine c’era un calzino.- Il padrone ha donato a Dobby un indumento.-
Malfoy lo guardò confuso.- Cosa? Io non ti ho- rispose, osservando poi che aveva in mano un calzino.
-Dobby è libero!- esclamò l’elfo, con un grande sorriso.
Draco mostrò a suo padre che non indossava un calzino, alzando il pantalone.
Jenny e Draco avevano appena liberato Dobby da un’eternità di schiavitù.
-Mi hai fatto perdere il mio servo!- esclamò l’uomo e con rabbia tirò fuori la bacchetta, puntandola proprio mentre Jenny.
Draco mise una mano sul petto della ragazza, per proteggerla, ma Dobby si mise fra i due.- Lei non farà del male a Jenny Potter!-
Aizzò una mano contro il suo vecchio padrone e con un incantesimo lo scaraventò via, fino a farlo uscire dal castello.
Draco scoppiò a ridere.- Se l’è meritato.-
-Jenny Potter ha liberato Dobby, come può Dobby ripagarla?- le domandò, prendendole e mani.
Lei si chinò alla sua altezza.- Basta che mi prometti una cosa.-
-Qualsiasi cosa, signora.-
-Non provare a salvarci più la vita.-
Dobby ridacchiò annuendo e poi, con uno schiocco di dita, scomparve.
-Devo decisamente farmi un bagno.- sospirò Draco, accorgendosi dello stato della sua divisa.
-Anche io, ci vediamo stasera a cena.- gli disse Jenny sorridendo.- Non far attendere troppo la tua ragazza.-
Il ragazzo ridacchiò per come aveva sottolineato le ultime tre parole e le prese le mani, poggiando la fronte sulla sua.- Grazie per avermi salvato.-
-Tu mi hai salvato: hai cercato di impedire a Riddle di farmi del male.- gli mormorò, guardandolo negli occhi.
Draco le sorrise appena e poi la baciò dolcemente.
Jenny si accorse che baciarlo gli era mancato, ma che doveva farci ancora l’abitudine. -Devo abituarmi a questa cosa.- commentò arrossendo.
-Oh sì.- rispose lui, alzando le sopracciglia con un sorrisetto furbo.
Così, si lasciarono le mani, diretti al proprio dormitorio.
-Ah, Draco!-
Lui si voltò.- Sì?-
-Fammi un favore, però.-
-Tutto quello che vuoi.-
Jenny lo guardò con sguardo serio.- Non mentirmi più, ok?-
Draco abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole e annuì.- Ok.-
Lei lo guardò andare via e si chiese se avrebbe mai rispettato quella promessa.
***
Una volta sistemati i bagagli, Jenny si avviò alla sala grande per l’ultima cena dell’anno.
Quando arrivò all’entrata, insieme a Harry, Ron e Draco, vide Hermione: la professoressa Sprite, con le sue mandragole, era riuscita a rivitalizzare le persone pietrificate.
Senza pensarci troppo, Jenny le corse incontro e viceversa, le due si abbracciarono.
-Non posso credere di dirlo, ma mi sei mancata.- le disse Jenny.
-Non ci posso credere, avete risolto tutto!- esclamò lei, entusiasta.
-Grazie anche a te: sapevo che se eri andata in biblioteca c’era una ragione.-
Così, i 5 amici entrarono nella sala grande e si sedettero ai rispettivi tavoli.
Prima che iniziasse la cena, Silente ticchettò la forchetta sul bicchiere, per ottenere l’attenzione di tutti.
-Dati i recenti avvenimenti.- esordì, alzandosi.- Abbiamo convenuto, come premio, di annullare tutti gli esami!-
L’intera sala prese ad applaudire, contenta di non dover fare gli esami di fine anno.
Tutti, beh, tranne Hermione.
Fu subito dopo che la porta si spalancò.
Hagrid entrò goffamente nella sala grande, con tutti che lo fissavano.- Scusate il ritardo.- disse, dirigendosi verso il tavolo dei professori.- La mia lettera è arrivata solo poco tempo fa, il gufo ha fatto tardi. Un dannato gufo di nome Errol.-
Ron si strinse nella toga, imbarazzato.
Hagrid si fermò al tavolo dei Grifondoro.- Devo ringraziarvi, ragazzi. Se non fosse stato per voi…- disse a Ron, Hermione, Harry, Jenny e Draco.
Allora Harry si alzò e abbracciò il gigante.- Hogwarts non esiste senza di te.-
Così, istintivamente, Jenny iniziò ad applaudire: Hagrid era il gigante che aveva portato Harry al sicuro.
Senza di lui, il bambino non sarebbe stato in salvo e non ci sarebbe stata storia.
Pieni di nuove consapevolezze, ma anche di pericoli, i fratelli Potter partirono con l’espresso verso Londra.
Pronti, però, a qualsiasi cosa si aggirasse dietro l’angolo.
 
CONTINUA..
 
 

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