Single Parents. Also known as: Idiots in love.

di Little Redbird
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parents ***
Capitolo 2: *** Idiots ***



Capitolo 1
*** Parents ***


1.
 
“Lewis,” lo salutò Raphael, freddo e inespressivo come sempre.
“Santiago,” ricambiò Simon, le spalle dritte e la pancia tirata dentro per nascondere i chili accumulati dopo il divorzio.
“Samuel ha insistito perché venissi.”
“Rami ne sarà felice,” rispose Simon.
Non si erano ancora guardati in faccia. Era dai tempi del liceo che non si guardavano negli occhi, si accontentavano di scrutarsi di nascosto per capire quali fossero le intenzioni dell’altro. Nessuno dei due aveva alcuna intenzione particolare, ma a loro piaceva essere melodrammatici. Erano nemici, dopotutto. Lo erano dai tempi del liceo, dall’ultimo anno, da quando avevano mandato tutto a quel paese senza nemmeno capire bene perché.
A dirla tutta, Simon odiava anche tutti gli altri genitori presenti al barbecue per il diciassettesimo compleanno di suo figlio, per questo restava in piedi di fianco a Raphael, ognuno perso nei suoi pensieri, gli occhi su qualunque cosa tranne l’altro.
“Dobbiamo sopportarci solo per un altro anno, poi andranno a college diversi e si perderanno di vista,” lo rassicurò Raphael all’improvviso.
Simon piegò la testa e si concesse di sbirciare la sua espressione. Era serena, sicura. Qualcuno, evidentemente, non parlava della scuola con il proprio figlio. Rami aveva detto a Simon che Samuel pensava di andare nel suo stesso college, una volta finito il liceo. Simon si morse la lingua e tornò a guardare i loro figli che confabulavano con due ragazze in un angolo del giardino. Erano entrambi la fotocopia dei loro padri alla loro età. Rami alto e dinoccolato, Samuel più basso ma più muscoloso, uno pallido come un vampiro e l’altro del colore del miele d’acacia.
“Avremmo potuto essere come loro,” sussurrò Simon tra sé, dimenticandosi di come Raphael sembrasse capace di captare ogni suo singolo sospiro, quasi come se avesse un udito soprannaturale.
“Non è certo colpa mia se non lo siamo,” rispose infatti l’altro, le spalle ancora più squadrate, in una posa minacciosa che Simon sapeva essere un riflesso difensivo.
“Stai dicendo che è colpa mia?” domandò incredulo.
Raphael si voltò a guardarlo, un sopracciglio sollevato sopra gli occhi marroni. “Sei tu quello che mi ha tradito con Camille.”
Simon lo fissò a bocca aperta. “Tu hai baciato Izzy!”
Raphael roteò gli occhi, per l’accusa e perché lo avevano sentito tutti gli invitati. “Trent’anni e ancora non sai sussurrare.”
Simon sbuffò e lo spinse dentro, lontano da orecchie e occhi indiscreti, sebbene fosse ormai troppo tardi per essere discreti.
“Non ti ho tradito con Camille.”
Raphael fece una risata di scherno, entrambe le sopracciglia sollevate. “Ci hai fatto un figlio.”
Simon aprì la bocca, ma non ne uscì nulla. Riprovò. “Ero ubriaco e soprattutto ero ferito dopo averti visto baciare Izzy.”
“Lei era ubriaca e non sapeva che noi due stavamo insieme. Nessuno lo sapeva.”
Si resero entrambi conto di non essersi mai spiegati con così tanta calma. Dopo quella tragica sera, si erano sempre urlati in faccia, arrabbiati, delusi, feriti e ancora innamorati.
Simon si morse il labbro. “È successo tutto troppo in fretta. Ti giuro che non ricordo niente di quella sera. Io credo- credo che Camille mi avesse messo qualcosa nel bicchiere,” sussurrò, sentendo in gola il sapore di quella notte – amaro, triste. Non aveva mai detto a nessuno dei suoi sospetti.
Le sopracciglia di Raphael si aggrottarono e per un attimo sembrò tornare il diciassettenne di cui Simon si era innamorato.
“Qualche settimana dopo, Camille era incinta,” continuò Simon. “Ho cercato di convincerla ad abortire o a dare in adozione il bambino. Sapevo che non mi avresti mai perdonato. Lei non ha voluto e io mi sono preso le mie responsabilità. E appena si è saputo della gravidanza, tu ti sei messo con Izzy. Proprio lei, tra tutti. Una dei miei pochi amici. Ha fatto male, sai?”
“Avresti dovuto dirci della droga,” mormora Raphael. Quanto tempo era che non usava quel tono con lui? “Almeno a me.”
“Ero ancora chiuso nel mio armadio dorato, Rafi,” sussurrò di rimando. Il nomignolo gli scappò dalla bocca senza che potesse farci nulla. “Pensavo mi avrebbero preso in giro se avessi detto di essere stato stuprato da Camille. Lei era la più popolare della scuola. Tutti i maschi la volevano.”
“Io non la volevo.”
“Nemmeno io.” Simon sorrise. “Io volevo te.”
Le ciglia di Raphael si mossero incontrollate per un secondo. “Sta’ zitto,” gli disse allora, spingendolo con le mani sul petto.
Simon rise. Non era cambiato di una virgola.
Sospirarono entrambi, le spalle alleggerite dai pesi che si portavano dietro dal liceo e gli occhi negli occhi.
“Perché non venite a cena, tu e Samuel, domani? Ho imparato a cucinare.”
Raphael sembrò dubbioso. “No, grazie.”
Le spalle di Simon si afflosciarono e si scordò perfino di trattenere la pancia.
“Perché non venite voi a casa? Almeno non moriremo avvelenati.”
Simon pensò di offendersi, ma non ce la fece. Sorrise e annuì entusiasta. “Sai,” cominciò, facendo un passo verso di lui, le dita che si allungavano verso il bavero della sua giacca blu.
Raphael non si mosse, i suoi occhi si fecero concentrati, la bocca piegata in un sorriso intrigante.
Prima che Simon potesse continuare, però, la porta si spalancò per rivelare due figure avvinghiate, troppo impegnate a baciarsi per accorgersi della loro presenza.
Simon e Raphael si guardarono increduli. I loro figli si stavano mangiando la faccia a vicenda sotto i loro occhi.
“Samuel!” chiamò Raphael, nello stesso momento in cui Simon diceva, “Rami!”.
I ragazzi si staccarono uno dall’altro, terrorizzati.
Questo è quello di cui volevi parlarmi?” domandò confuso Raphael a suo figlio.
Samuel arrossì sotto le guance ambrate. “Sì… no… voglio dire… anche.”
Raphael lo guardò ancora più confuso.
Simon gli strinse un braccio, nello stesso modo in cui Rami stringeva quello di Samuel. “Parliamone domani a cena, che ne dici?”
Raphael chiuse gli occhi e sospirò. “Se tuo figlio mette incinta qualcuna, vi ammazzo entrambi.”
Simon rise e lo tirò per condurlo di nuovo fuori. “Perché non tornate alla tua festa, Rami?”
Entrambi i ragazzi annuirono e sgusciarono in giardino, le guance accaldate.
Simon si rese conto che entrambi avevano chiamato i loro figli con un nome simile a quello dell’altro. Strano, si disse.

 
AN:
Fic scritta per l'event del WAOFP con il prompt di Chara: 
Shadowhunters, Simon/Raphael -- (Single Parents!AU) Noi a scuola ci odiavamo ma i nostri figli sono migliori amici, e finché sono così piccoli non possiamo spiegargli perché dovrebbero starsi alla larga.

Purtroppo Chara è una brutta persona e io sono peggio di lei, quindi questa storia avrà un seguito. Mi scuso in anticipo.

Red.

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Capitolo 2
*** Idiots ***


2.

Simon fissò il sofisticato piatto di salmone davanti a sé. Sì, era stato decisamente meglio che cenassero da Raphael. Lanciò uno sguardo d’intesa con Rami, che sorrideva al suo piatto come se fosse innamorato. Ecco perché resti sempre a cena qui, realizzò Simon. E non mi porti mai nemmeno una briciola di ciò che avanza. Figlio ingrato.
Raphael stava pregando, i gomiti sulla tovaglia immacolata e la fronte posata contro le dita unite. Samuel, suo figlio, teneva le mani strette a preghiera, ma guardava la tv.
Quando furono pronti per mangiare, Raphael sembrò finalmente rilassarsi. La religione lo aveva sempre aiutato a schiarirsi le idee, perfino da ragazzo.
“Forse dovremmo… che dici?” chiese Raphael, cogliendo Simon con una fetta di squisito salmone a riempirgli la bocca.
Simon guardò i loro ragazzi, seduti vicini, i quali avevano già cominciato a sghignazzare tra loro, ma che alle parole di Raphael si irrigidirono.
“B-beh, io pensavo dopo cena...” rispose imbarazzato Simon.
Rami aveva le guance dello stesso colore del salmone. “N-noi...” Uguale a suo padre.
“Sì, ci stavamo baciando,” intervenne Samuel. “Non pensavamo avreste avuto da ridire.”
Simon e Raphael si guardarono per un attimo prima di riportare lo sguardo sui loro figli, le guance rosse quasi quanto le loro.
“Non abbiamo nulla in contrario,” li rassicurò Raphael, la voce incredibilmente calma e rassicurante.
Simon gli sorrise senza nemmeno rendersene conto.
“In realtà, siamo noi a voler sapere cosa ne pensereste se… se noi due...”
Così tanti anni dopo e Raphael ancora non riusciva a dire ad altri che voleva stare con lui. Il cuore di Simon si strinse per il dolore. Quanto tempo avevano sprecato.
“Vi darebbe fastidio se anche noi ci frequentassimo?” domandò alla fine Raphael. “Nel senso romantico del termine, intendo.”
Rami diede uno schiaffo sul bicipite di Samuel. “Te l’avevo detto che andavano a letto insieme!”
Simon si strozzò con il salmone – che non aveva smesso di mangiare. Raphael riuscì a mandare di traverso perfino l’aria che stava respirando.
“Noi non-!”
“È passato un sacco di tempo!”
“Simon!”
“Scusa!”
Raphael prese un respiro profondo e guardò di traverso suo figlio. Sia lui che Rami smisero di ridacchiare all’istante. Simon roteò gli occhi, quel trucchetto a lui non riusciva mai.
“Noi due abbiamo un passato alle spalle,” cominciò Raphael, ma suo figlio lo interruppe.
“Zio Magnus ci ha raccontato tutto,” disse Samuel e Rami annuì.
Raphael si portò una mano al viso per stringere la radice del naso tra pollice e indice. “Quella vecchia megera,” borbottò, perfettamente udibile. “Finite di mangiare. Sono certo che abbiate avuto tutte le spiegazioni del caso.”
I due sghignazzarono e Raphael cercò Simon con lo sguardo. Si sorrisero, consapevoli che stavolta, anche se le cose non fossero andate secondo i piani, non avrebbero mollato.


Samuel chiuse la porta alle spalle di Simon e Rami. Suo padre stava sparecchiando la tavola, insisteva per fare tutto da solo e Rami si limitava a fargli compagnia, ma prima che potesse sedersi a chiacchierare con lui della serata, il campanello suonò di nuovo.
Raphael guardò la porta con un sorriso. “Deve aver dimenticato qualcosa, quello sbadato.” Nella sua voce c’era solo affetto.
Samuel aprì la porta per rivelare gli occhi dorati di suo “zio”.
Magnus si era dato da solo quel titolo e aveva insegnato a Samuel a chiamarlo così fin da bambino.
“Sbaglio o ho appena visto Simon Lewis e prole lasciare questo appartamento?” domandò, come se avesse potuto davvero sbagliarsi. Sapevano tutti che aveva il vizio di spiare dallo spioncino. ‘Lo hanno fatto apposta! Lo dice anche il nome!’
“Lui e papà stanno insieme,” annunciò Samuel, il traditore.
“Non mi dire!”
“Noi non-”
“E bravo Rafi! Dopo vent’anni di pene, finalmente godi dell’altro significato della parola!”
“Cosa?” chiese Raphael, capendo la battuta solo quando suo figlio disse: “Ew, zio!”
Raphael cacciò Magnus di casa a colpi di strofinaccio.


 
AN:
Prompt di Chara: 

"Shadowhunters, Simon/Raphael -- Quella volta in cui i loro figli credevano di dover spiegare perché si stessero infilando la lingua in gola e invece i loro padri li hanno battuti sul tempo.
SCENA BONUS: Magnus & Samuel prendono in giro Raphael perché ci ha messo vent'anni per chiarire le cose con Simon."

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