La Seconda, Tragica Gita Aziendale della Future Foundation

di Walpurgisnacht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In quanti pezzi i nostri eroi arriveranno a destinazione? ***
Capitolo 2: *** Dite che l'onsen crolla, esplode o viene sparato nello spazio? ***



Capitolo 1
*** In quanti pezzi i nostri eroi arriveranno a destinazione? ***


Io non sono mai stato un fanatico degli orari, ma credo che la puntualità abbia abbastanza privilegi da non richiedere uno sforzo eccessivo. Ti fa stare pulito con la tua personale coscienza, per dirne una. Puoi sparlare di chi ancora non c’è, con gli altri che la pensano al tuo stesso modo. Per metterla in un modo poetico – e non sembrare cattivo – puoi perfino metterti comodo e osservare il luogo di ritrovo mentre prende vita pian piano. Sembra anche una cosa carina da dire, ma non adesso, con il sole che sta cercando di battere il suo Guinness dei Primati in arsura e io con la mia splendida idea di mettere il solito completo che alla Future Foundation è quasi obbligatorio... beh, a vederla così, un pochino questa puntualità la rimpiangi. Specie se sai che, tra le persone che devi attendere, c’è un certo Scion amante dei ritardi perché si adeguano meglio alla sua aria da primadonna del melodramma.
Ma è meglio andare con ordine.
La chiamano origine, principio, esordio. Io la chiamo semplicemente sfiga, e non me ne importa se come Super Fortunato la cosa suoni un po’ ridicola. Si chiama sfiga quella scelta disgraziata che potevi benissimo evitare quando il passato ti aveva insegnato altrimenti. Si chiama così la Seconda Tragica Gita Aziendale della Future Foundation. No, lettore, non disperarti nella fantomatica ricerca di un prequel a questa storia. Sì, c’è stata una Prima Gita Aziendale, ma non ne sentirai mai parlare. Non da me. Non finché avrò la facoltà dell’intelletto e qualcuno non metterà una qualche cimice sotto il letto ad ascoltare i miei borbottii mentre dormo. E ti basti sapere solo questo, ossia che è stato talmente traumatico da farmelo diventare un incubo costante.
Ma torniamo al presente, che ne dici? Innanzitutto, ti chiederai, dove sono? Dinanzi alla sede centrale della Future Foundation, per la precisione su uno scomoda panchina che mi sta uccidendo il fondoschiena. Pessima prospettiva visto quello che dovrò fare. 
Ti chiederai se sono solo. No, almeno questa grazia. Peccato che la compagnia non sia delle... più piacevoli, diciamolo.
Innanzitutto Kyouko non c’è – cosa si diceva sull’argomento sfiga? – perché con Togami ha in comune la mania di non essere mai puntuale, e ancora mi viene da chiederlo se lo fa apposta o se Madre Natura li sforna così, per scorno dei poveracci che li devono aspettare. Non c’è Asahina – e spero che arrivi tra poco – e perfino Hagakure – il che non è una novità, pure lui ammazza il tempo quando si tratta di rispettare l’orario. Per mia grande fortuna – si legga la frase con molto sarcasmo – la loro assenza è compensata con quel palestrato di Juzo Sakakura, che tra le tante cose... mi odia. E non chiedetemi il perché, dato che manco io l’ho capito. Poiché un quadro non è completo senza l’ultimo dettaglio, mi ritrovo con l’opportunità unica di osservare il viso di Munakata, con in faccia uno sguardo indecifrabile che dovrebbe comunicare... forse un interesse di tipo sentimentale, ma immagino che sia difficile quando hai una faccia monotona e inabile a cambiare espressione. E di certo sta tentando di contenersi perché ci sono io. Ah, ve l’ho detto che anche lui non mi sopporta? Me, Makoto Naegi, poi? 
La cosa più tragica è il fatto che la loro presenza non è nemmeno la peggiore da sopportare. Non quando quel caso da manicomio che fa di nome Komaeda è lì, a pochi passi da me, con gli occhi a stelline – e quando dico a stelline significa che la Via Lattea gli ha vomitato in faccia – mentre fissa un corrucciato Hajime, gli occhi fissi sullo smartphone – di ultima generazione, perché noi della Future Foundation siamo generosi – e le labbra che gli tremano come se stesse per scoppiare a piangere – no, ancora non ho scoperto il perché, ma mi auguro che il viaggio mi permetta di farlo.
Ora immagino che vi starete chiedendo che ci fanno loro qui. Non sono loro i recidivi della Disperazione di Junko Enoshima? Sì, e vi dirò di più, non sono nemmeno i soli. Tutta la 77 è al completo, qui, davanti a me, e sebbene non abbia molta confidenza con alcuni elementi – tipo Hanamura, per citarne uno – almeno non mi dispiaccio della loro vista. E se ti chiedi come mai loro sono qui... beh, sintetizzo tutto con la parola redenzione. Una nuova occasione che abbiamo dato loro, così come noi della Future Foundation abbiamo dato una seconda occasione alla fantomatica idea della gita aziendale.
Destinazione? Presto detto, signori miei. Beppu Onsen. Sì, è parecchio distante ma no, non andremo con un qualche jet privato. Siamo un’azienda, noi, e come ogni azienda che si rispetti andremo in gita come tutti i comuni mortali. Con il pullman.
Ma immagino di avervi annoiato, a questo punto... e di certo non voglio descrivervi gli ingressi in scena uno a uno, anche solo per togliere la soddisfazione a chi si mangia i secondi assieme alla colazione. Mandiamo la scena in fast forward, e sintetizziamo il tutto con i prossimi presenti, ossia Chisa, l’immancabile terzo elemento della OT3... ehm, della squadra di Munakata, gli altri miei colleghi della Future Foundation, e i restanti vivi della 78... meno Togami.
Sciamano tutti a brevi intervalli l’uno dall’altro. Arriva per prima Asahina, scusandosi a profusione del piccolo ritardo; è poi il turno di Hagakure, che usa come giustificazione una repentina sveglia alle tre e mezza dovuta a luci entrategli nella stanza, e a sentir lui erano gli alieni che venivano a finire il lavoro di qualche anno fa (non volete sapere gli insulti e gli sberleffi che si prende, specialmente da quell’ominide di Sakakura); e infine Kyouko-san, che da buona diva deve far sentire la propria assenza prima di palesarsi in tutto il suo splendore.
Ma continua a mancare Togami. E Fukawa con lui.
Munakata comincia a spazientirsi. E Kyousuke Munakata che si spazientisce non è decisamente un bello spettacolo. O meglio, ho di sicuro visto di peggio nella mia vita, ma un bellimbusto coi capelli argentati che fa avanti e indietro come un’anima in pena maneggiando pericolosamente una katana apparsa dal nulla mentre conta a voce alta i numeri primi e digrigna i denti… beh, ha la sua giusta carica di creepiness. E di ridicolezza, ma non diciamolo ad alta voce che al posto ci teniamo.
Poi, come un fulmine che squarcia la volta celeste (oh, mica solo Fukawa-san può usare le frasi pompose!)...
BRUUUUUUUUUUUUUUUUUM.
“Che… che cos’è quel robo?”.
“Ma stiamo scherzando?”.
“Io non ci credo, in realtà sono ancora a letto a dormire…”.
“Kami, ditemi che non è vero!”.
Lo stupore è generalizzato e un po’ tutti gli danno voce, tranne ovviamente Kyouko-san che pare aver già intuito tutto e si limita a uno sguardo da io non lo conosco, non lo voglio conoscere e se lo conoscessi lo strozzerei.
Che cosa starà mai succedendo per seminare tutta questa zizzania?
Nulla di serio.
È solo qualcuno che si sta appropinquando al luogo di ritrovo a bordo di un… non so cos’è, giuro che non so cos’è.
Un carro armato?
Un cingolato?
Un bidet con le ruote ridipinto di verde?
Qualcuno potrebbe dire “Ok, ma dev’essere per forza uno della vostra combriccola?”. E io risponderei a questo povero fesso “Mai fatta una gita aziendale? Non lo sai che si parte ad un orario compreso fra le cinque e le sei del mattino? Stai pur sicuro che se qualcuno è qui ora, con i gufi che gufano e i pipistrelli che pipistrellano, è perché deve partire con noi”.
E considerato che mancavano solo due persone all’appello…
Fatevi i vostri conti, ecco.
Fra l’altro il fatto che arrivino assieme non stupisce praticamente nessuno, se non Komaeda che strabuzza gli occhi e comincia a blaterare di amore, speranza, gradini, speranza, dischi rotti e speranza…
Ogni volta che apre bocca mi pento di aver accettato il titolo di Super Speranza durante l’epilogo del Killing Game. A parte che suona di un brutto potente, poi il suo berciare mi fa odiare quella parola.
Munakata, che come ho detto era già contrariato, non reagisce molto bene alla piazzata. Si avvia verso quell’affare a grandi falcate, comincia a scalarlo finché non arriva all’oblò da dove si entra e si mette a bussare furiosamente: “Togami, apri per favore. Vorrei scambiare due chiacchiere con te”. Non fatevi ingannare dalle parole educate, sembra la bambina de L’Esorcista mentre diceva al prete delle prodezze sessuali di sua madre all’inferno. Aspetto solo la rotazione a novanta gradi del collo.
Al che l’oblò si apre, quasi prendendolo in faccia, e ne esce il Togami più ridicolo nella storia dei Togami ridicoli. Ridicolo non perché non sia vestito impeccabilmente, non sia mai. Figuratevi se si azzarda solo a sfigurare nei confronti del vice capo, l’uomo capace di fare il bagno al mare in giacca e cravatta. Ridicolo semplicemente perché ha avuto il coraggio, la faccia tosta e la dissennatezza di presentarsi con quell’affare. E rivendicare il suo diritto ad andare a Beppu con quello invece che col pullman.
“Sissignore, Munakata. Ha capito benissimo. Io e Touko Fukawa copriremo la lunga strada che ci separa dal nostro luogo di villeggiatura a bordo di questo reperto storico. E porti rispetto al mezzo, è un modello El Alamein e ha un inestimabile valore”.
Un inopinato sesto senso mi dice di avvicinarmi, perché ho come la sensazione di perdermi qualcosa. Lo faccio e, una volta alla base del veicolo, giungono alle mie orecchie dei sommessi lamenti dal suo interno.
Oh. Povera Fukawa-san. Ti sono vicino.
Mentre i Bananaman continuano a bisticciare, i lamenti crescono d’intensità fino a quando arriva un chiaramente udibile “Io lo credevo intelligente, ma è così biondo…”.
Al che tutti i possessori di capelli di quel colore, sentendosi giustamente presi in causa, hanno le più disparate reazioni: Kizakura scrolla le spalle e ridacchia, borbottando che lui vale e ‘sticavoli se è stupido; Hiyoko Saionji diventa una belva e solo l’intervento di Mahiru Koizumi le impedisce di distruggere il blindato con la sola imposizione dello sguardo; Sonia Nevermind, evidentemente spaesata, si limita a uno stringato ma pregnante “Eh? Non ho capito”. Fuyuhiko Kuzuryuu ha la reazione decisamente più esplosiva e, se ci trovassimo in uno shonen di combattimento, probabilmente la sua aura avrebbe appena raso al suolo tutti i palazzi del circondario. Ma per fortuna dei presenti il Super Impostore, che avendo l’aspetto di Togami rientra nella categoria delle persone offese, riesce a ricondurlo alla ragione con poche parole: “Suvvia nano, non prendertela con Fukawa. Sai che si sta riferendo a un unico biondo e non sei tu”.
E apparentemente basta a quietare gli animi. Wow, questo sì che è avere un certo ascendente sugli altri. Togami-kun, dovresti davvero imparare da lui.
L’unico altro biondo potenzialmente pericoloso, ovvero Sonosuke Izayoi, è stato placcato per tempo dalla sua non esattamente simpaticissima fidanzata Ruruka Andou: “Zitto e mangia, Yoi-chan. Nessuno rovinerà la mia vacanza, anche se so già che sarà una vacanza di merda, ma è la prima da… ho perso il conto degli anni. Quindi ZITTO E MANGIA.”
“Hmm… delizioshi” è l’unica risposta di Izayoi, masticando quello che sembra un macaron.
Se prima non mi fidavo dei dolci di quella donna, ora mi fido ancora meno.
Intanto Munakata sembra essere sull’orlo di una crisi di nervi, e per motivi a me oscuri si rivolge al sottoscritto e al resto della classe 78: “Naegi” ringhia “digli qualcosa.”
Ah, quindi spera che uno di noi possa convincerlo a uscire da lì? Sul serio? E ho il sospetto di aver già sentito questa frase, ma non ricordo dove.
Mi volto verso l’altro lato del piazzale: “Io non lo conosco, anche se abbiamo le scrivanie vicine.”
“E quindi mi stavi dicendo degli alieni, Hagakure-kun?”
“Oh sì, Asahina-chi, ieri notte è stato DA PAURA!”
“Ci scusi, Munakata-san, stamattina ci siamo dimenticati di dargli i suoi psicofarmaci prima di uscire.”
La risposta al vetriolo di Kirigiri-san indispone Munakata ancora di più, e le regala una pessima imitazione con tanto di mano a bocca da parte di Togami.
E lui dice di essere quello adulto tra noi, eh…
Munakata ormai ha le narici dilatate come un toro e una vena in fronte che minaccia di scoppiare da un momento all’altro. Persino Yukizome e Sakakura sembrano preoccupati di vedere la sua testa esplodere come un palloncino.
“TOGAMI” ringhia nuovamente il nostro boss in seconda, alzando il tono di voce, “forse non mi sono spiegato bene. Ora TU ESCI DI QUI, PORTI FUKAWA CON TE e SALI SU QUEL… DANNATO PULLMAN.”
Chissà quanto si sta sforzando di non darsi al turpiloquio.
“Perché” è l’intelligente risposta del biondo che fa impazzire il mondo, e non in senso positivo.
“Perché SONO IL TUO CAPO, maledizione a te.”
“Beh, se vogliamo essere precisi io prendo ordini da Kirigiri” rincara la dose (non mancando di sottolineare il fastidio per la sua posizione di vice capo della sezione 14. Il quale capo, nel frattempo, sta facendo del suo meglio per far finta di non conoscerlo). Poi ghigna: “E in ogni caso… il grande capo della Future Foundation è Tengan.”
Ecco, lo sapevo.
È riuscito a far calare il gelo su tutto il piazzale.
Pure gli scarafaggi qui sanno che non si deve mai, MAI ricordare a Kyosuke Munakata che lui è “solo” il vice capo della Foundation. Che poi, a conti fatti, è lui a prendere le decisioni, urlare ordini e tirare le fila della baracca, ma sulla carta Tengan è ancora IL BIG BOSS.
Se Munakata fosse dotato di forza sovrumana, l’apertura di quel cingolato sarebbe già stata allargata di un metro abbondante, visto come sta stringendo quei bordi con le mani. Si volta verso un punto preciso alle sue spalle, con un’espressione che definire da maniaco omicida è riduttivo: “TENGAN. VEDA DI DIRGLI QUALCOSA.”
Il grande capo della Foundation però pare essere troppo impegnato a sorridere al nulla per ascoltare le lamentele del suo vice.
“TENGAN.”
Niente.
Qualcuno, forse Mitarai, fa notare a tutti che siamo in ritardo sulla tabella di marcia.
E lì Munakata ha un’epifania. 
“Bene, Togami. Se non vuoi collaborare con le buone” sorride, “userò un altro sistema.”
Il nostro ex Scion preferito sgrana gli occhi: “Non mi starà minacciando…”
“Per carità, sia mai” risponde il nostro vice, e fa un gesto con una mano.
“E allora cos-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!”
Vediamo Togami volare. O meglio, lo vediamo fare un arco per aria e atterrare di malagrazia fuori dal cingolato.
“Io sono un uomo d’azione. Che non sempre si sporca le mani” sorride ancora Munakata. Togami cerca di alzarsi, ma qualcosa di pesante lo ferma.
“Non azzardarti, diva bionda.”
Quel “qualcosa di pesante” è ovviamente Sakakura, fedele braccio destro di Munakata, che con una sola mano lo tiene inchiodato al terreno. 
L’altro intanto si volta di nuovo verso il cingolato: “Fukawa, vieni fuori da lì.”
“Voglio morire…”
Munakata si massaggia le tempie, visibilmente esasperato: “Per favore, Fukawa. Non avrai ripercussioni per questa sceneggiata, non è colpa tua se la tua dolce metà è un imbecille.”
La quale dolce metà ci prova ad esprimere il suo dissenso, ma la mano di Sakakura ancora sulla sua spalla è un ottimo deterrente ad azioni sconsiderate.
Poco dopo la testa di Fukawa fa capolino dal cingolato, e la sua espressione è davvero un programma. Se persino lei ha delle… remore su qualcosa fatto dal suo amato Byakuya-sama, potete rendervi conto di quale stronzata immane si stia parlando.
E mi si scusi il francesismo, ma sciocchezza proprio non rendeva.
“Bene, ora che ci siamo tutti direi che possiamo anche partire” annuncia Munakata, guardando l’orologio. “Se ci sbrighiamo possiamo recuperare il tempo perso ed arrivare per ora di pranzo. Togami, tu ovviamente siederai accanto a Sakakura, che non voglio altri scherzi.”
“COSA?!”
Non ha nemmeno tempo di replicare, perché l’ex Pugile lo afferra letteralmente per la collottola e lo trascina dentro al pullman: “Andiamo, biondo, sono sicuro sarà un bel viaggio di merda per entrambi.”
In quanto amici sinceri e fedeli, lo salutiamo come in una commemorazione funebre, con mani giunte e Hagakure che sussurra: “A volte mi sembra ancora di sentire la sua voce! Dio-chi è così crudele!”.
“Di’ un po’, Fukawa-chan, ma come hai fatto a dirgli di sì per una sceneggiata simile?” chiede Asahina per tutti, mentre carichiamo zaini e borsoni nel portabagagli e ci mettiamo in fila insieme agli altri. La nostra Super Scrittrice si stringe nelle spalle: “N-non lo sapevo, giuro! Mi aveva detto di aver preso a noleggio un mezzo… ma c-credevo fosse una macchina normale, non un m-maledetto panzer!”
Asahina sbuffa: “E figurati se quella regina del melodramma non deve farsi riconoscere!”
“Guardate che vi sento, TUTTI.”
La testa bionda e nervosa di Togami fa capolino dalla porta d’entrata, sporgendosi quanto più possibile visto che Sakakura pare averlo inchiodato al sedile senza possibilità di fuga. La sua furia ovviamente non ci tange. Siamo tutti abituati al suo splendido carattere.
Mentre prendiamo posto sento Munakata sbuffare: “E adesso CHE ALTRO C’È?”.
Mi sporgo un po’, abbastanza da vedere Gundam Tanaka, ex Super Allevatore-pardon, Supremo Signore Oscuro, fermarsi davanti al pullman con un’espressione preoccupata in volto.
“Cosa succede, Tanaka-san?” chiede Sonia, che sembra avere occhi soltanto per lui. “Qualcosa non va?”
Tanaka risponde con voce tetra: “Ho un brutto presentimento.”
“Che intendi?”
“Credo… credo che succederà qualcosa di irreparabile se saliamo su questo mezzo. Ho visioni nefaste e orribili dell’immediato futuro.”
Ma sì, tiracela, tanto mica stiamo facendo un viaggio già sfigato in partenza.
“Suvvia, Tanaka-kun! Non essere il solito guastafeste” interviene Hinata, “sono sicuro che sarà una vacanza divertente! Non è così, Munakata-san?”
“Sì… sì, indubbiamente” è la laconica risposta del nostro stimato vice. Nessun riferimento alla Prima, Tragica Gita Aziendale della Future Foundation.
Prima regola della Future Foundation: non parlare mai della Prima, Tragica Gita Aziendale della Future Foundation.
E... seconda regola della Future Foundation: mai chiedere il perchè non si può parlare della Tragica Gita Aziendale della Future Foundation.
A mio modesto pensiero, si venga ad aggiungere che spero nel miracoloso intervento dei kami per non far accadere le stesse disgrazie che hanno reso l'evento innominabile più innominabile dell'Innominato. Non che le premesse siano state delle migliori, con un Togami intenzionato a sfondare ogni limite zonale della demenza, Fukawa-san ancora scossa da un evento che, poverina, ha sicuramente minato l'immagine immancabile del principe azzurro che lei si era costruita - amica mia, non dire che però di indizi non ne avevi! - e Munakata che tenta invano di scacciare l'ombra di chissà quale terribile ricostruzione mentale che nessun psichiatra vorrebbe mai davvero analizzare. Non ce l'ho certamente con il pessimismo cosmico del negromante Tanaka, quel poverino nemmeno sapeva su cosa stava andando a scavare. D'altronde, lui nemmeno c'era - come tutta la 77 del resto - al momento del disastroso avvento, quindi chiedergli di tacere avrebbe solo aizzato sospetti che per nessuna ragione al mondo devono essere sollevati. Nessuno chieda e sarà salvo.
Non nego che una parte di me, una piccola e sadica parte di me, vorrebbe trovarsi davanti, in un posto abbastanza sicuro per non cogliere lo sguardo omicida di Sakakura mentre riveste di battute al vetriolo un disperato Scion che, ci scommetto l'ahoge, pagherebbe tutto il suo neonato patrimonio per sedersi verso l'unica che lo ami per quello che è... beh, forse non gli è nemmeno andata così male, visto che quella poverina sta ancora rivalutando i se e i contro di tutto quello che può passare dentro una testa bionda e troppo ben pettinata, ma quello che davvero volevo intendere era il senso di trionfo che prova chiunque metta a confronto il cingolato con cui si è presentato con i pullman che il sottoscritto ha prenotato, comodi al punto giusto, dotati di tutti i confort e con persino il wi-fi a bordo. Lussi che il residuato bellico di Togami nemmeno sa di non avere. E si, non lo nego che, se gli fossi stato più vicino, una pizzicata del genere gliel'avrei data volentieri. Magari se non fosse stato vicino a quel body builder che mi userebbe volentieri come sacco da boxe, o vicino a un Munakata incapace di fare una qualche espressione facciale vagamente simile a un sorriso. Accidenti a lui e ai suoi esistenzialismi da gran capo... spero davvero che non ci tiri i piedi perchè è davvero l'ultima cosa che ci serve.
"Naegi-kun, l'hai notato?"
La fortuna di essere me è di avere Kyouko Kirigiri interessata a me. Lasciando perdere del nostro rapporto all'interno di un mondo alieno e ostile come quello della Kibougamine, finalmente potevo considerarmi un uomo felice con la donna che più amavo senza sentirmi nella soggezione di dire qualche cavolata a sproposito che avrebbe per sempre minato quella che, un tempo, mi intestardivo a chiamare semplicemente amicizia. O meglio, quella che avrei voluto chiamare con un nome più altisonante prima di scoprire che perfino la Super Detective sapeva cosa fosse il turbamento di cuore. Ma è una questione che merita altri momenti per essere sviscerata, e che di certo mal si colloca in quel momento, mentre fisso l'oggetto che, credo, sia ciò che intende la mia donna. Parlo di quel disagio patologico di Komaeda mentre fissa con occhi... astiosi?! Bah, fatemi usare questo aggettivo... dicevo, mentre fissa con occhi astiosi Hajime Hinata. No, per essere più precisi, fissa con rabbia ciò che l'innamorato - che mai lo calcolerà di striscio - stringe tra le mani. Lo smartphone che trema impercettibilmente mentre ancora il ragazzo tenta di frenare le lacrime che invece già allegramente zampillano dagli occhi. 
"A quale dei due casi umani ti riferisci?"
"Non parlo di loro due" e mi prende il mento, Kyouko, come solo lei sa fare, per indirizzarlo verso un punto preciso dell'abitacolo "Mi spieghi che fine ha fatto l'autista?"
Cavolo. Maledetto cavolo fritto. Non esisterà mai un giorno in cui Kyouko Kirigiri verrà riconosciuta nel torto, ma almeno stavolta avrei preferito che le cantonate fossero più alla sua portata. Perchè no, l'autista ancora non c'è, non sembra minimamente intenzionato ad arrivare e, cosa peggiore, il chiasso sta diventando insopportabile.
"Si può sapere cosa aspettiamo? Ibuki vuole scatenarsi in luoghi sconosciuti!"
"Un pozzo isolato è un posto abbastanza sconosciuto?" 
Non devo voltarmi per capire che la voce è di quella simpatia umana incarnata di Saionji.
"Però la strimpellatrice ha ragione... si può sapere quando si parte? Ormai stiamo tutti qui! Perfino Togami" e Kuzuryuu deve addirittura salire sul sedile per rendere nota la sua presenza.
Logico, amico, che ci siamo tutti... ma al concetto di tutti ovviamente manca quello di un autista che, giuro, stava qui almeno due ore fa, mentre parcheggiava la ferraglia su cui stiamo sopra! Quindi davvero, in teoria ci siamo tutti. Ma bisogna vedere in quale area bisogna indagare per scoprire l'estensione di questo tutti...
'Visioni nefaste e orribili dell'immediato futuro'... Tanaka, se ti prendo...
"Forse è il caso che lo chiami al cellulare. Naegi, hai il suo numero?"
Vestita di una ragionevolezza che spesso e volentieri si dimentica, specie se sei della Future Foundation, arriva la gentilezza di Chisa a dirmi l'unica cosa sensata che non mi lancia al turpiloquio selvaggio.
Ma a cosa stavo pensando, quando ho davvero avuto l'idea di questa fantomatica gita? Forse quella cosa bianca che mettono nel mio caffè alle macchinette non è zucchero...
Il telefono squilla a vuoto, mentre ripenso alla vastità delle bestemmie che stanno uccidendo tutta la reputazione di Super Speranza che mi sono costruito, e riprovo almeno cinque volte, prima di rendermi conto che il disgraziato, ovunque sia, sta lasciando il suo telefono al più bieco e disperante disinteresse. 
"Naegi, tu l'hai visto arrivare?"
Si, mia cara Kyouko, l'ho vista quella brava persona, quella che consideravo una brava persona, mentre scendeva dal pullman per dirigersi verso l'edificio della Future Foundation con un'aria insolitamente trafelata. 
"Naegi, va’ a controllare, allora. Adesso" ordina Munakata, quando sente cosa ho detto.
Gentilezza saltami addosso, proprio...
Non che abbia tutta questa scelta. Con la sola compagnia della mia compagna, prendo la direzione per scendere da quel mezzo che, senza pilota, è sostanzialmente più inutile del cingolato di Togami e per sperare in un incontro fortuito che dia lustro a tutti i titoli da me conquistati all'interno della Kibougamine in un giorno che necessita di entrambe queste qualità.
"Naegi-kun, aspetta!" 
Non eravamo nemmeno vicini alla porta che Asahina, in tutta fretta, viene da noi con in mano un oggetto. Il telefono che, intelligentemente, avevo lasciato sul sedile con la vibrazione inserita.
"Finalmente ha risposto... il pilota!" e, senza ulteriori indugi, mi passa l'aggeggio elettrico.
"Pronto? Sono..."
Non posso e non voglio descrivere cosa sono stato costretto a sentire dall'altro capo del telefono. Cioè, in teoria dovrei, dato che scrivo proprio per dirvi cosa succede, ma... davvero volete sapere nei dettagli come si riconosce un palese disturbo gastrointestinale di un uomo? Vi assicuro che non è qualcosa di piacevole, e ve lo dice uno che ha visto crollare un bagno dopo l'intrusione di Nekomaru Nidai.
"Ehm... è tutto a posto?"
Kirigiri, non sollevare quel sopracciglio, non fare quell'espressione da "Mi spieghi perchè noi due stiamo ancora insieme?". Uno deve pur iniziare una conversazione, e non sono certo il migliore a gestire una situazione del cavolo come questa.
"Non... non ce la... faccio" rantola quello, dall'alto capo del telefono. Beh, almeno è vivo.
"In che senso non ce la fa?"
Dimmi che non vuole intendere quella cosa. Ti prego, dimmi che non vuole intendere il fatto che non riesce a fare quello che a Nidai esce meglio!
"Non posso... non posso farcela... fino a Beppu... macchè, manco fino al pullman arrivo!"
E lì altri suoni osceni che mi fanno allontanare l'apparecchio dal timpano. Ehi, chi mi dice che la puzza non viaggi con le onde radio?
"Ma... cosa le è successo?"
Ovvero, come si è ritrovato a diventare un apparato aggiuntivo e inseparabile del water?

"Mi stai dicendo che il nostro autista è... indisposto?"
Ma quanto è bravo Munakata a trovare i paroloni giusti! Io mi lambiccavo il cervello, per cercare un modo abbastanza sobrio per intendere la diarrea fulminante di quel tizio, e lui se ne esce con indisposto
No, ragazzi, non ricaricate la pagina nel dubbio che Internet vi abbia saltato un pezzo. Sono io che, nella mia bontà, vi risparmio un po' di quella che sembra davvero l'antipasto di una tragicommedia da due soldi. Tanto avete capito cosa è successo, no? Cibo avariato il giorno prima di un lavoro importante e l'impossibilità di lasciare il cesso senza avere la garanzia di non averne più bisogno. 
"Ma dai! Prima aspettiamo quel decerebrato di Togami e adesso mi dici che non abbiamo nemmeno il pilota? Tsk, e meno male che, con noi, ci sono ben due Super Fortunati!"
Sakakura nemmeno li dovrebbe avere, i torti... peccato che io non sia davvero la fortuna che dice, mentre Komaeda... lui si che è fortunato, ma il problema è che porta sfiga a chi lo circonda. 
Un momento... e se questo continuo scazzottamento col destino non fosse in realtà un modo anche molto gentile per farci desistere da questa marcia che, adesso, comincia a sembrarmi una grandissima minc...
"Il problema adesso non è quello che già sappiamo" interviene Togami, seduto in un modo composto che non ricorda a nessuno quanto invece lo terrorizzi Sakakura "Ma trovare qualcuno che lo sostituisca. Non possiamo davvero restare qui per sempre"
Davvero? Davvero non possiamo?
"Non dopo aver messo su la caparra per le varie prenotazioni"
E sta guardando me, lo Scion, ha capito cosa sto pensando. Però proprio tu mi fai i conti in tasca, tu che ti tiri via il moccio con le banconote da centomila yen?
"Che il cielo mi fulmini..." dice Asahina "Ma questo qui ha ragione"
"Io sarei questo qui?"
"Ringraziami perché sono stata tremendamente gentile. Gli epiteti peggiori me li sono tenuti per me"
"Smettetela" interviene Munakata "Soprattutto tu, Togami"
"Perché soprattutto io?"
"Lo stai davvero chiedendo?" chiosa Sakakura, col sorriso più perfido che gli abbia mai visto. Il che è tutto dire.
"Visto che non vedo alternative, guiderò io"
Silenzio di tomba. Munakata ha appena emesso il suo giudizio. 
"Ehm... Munakata-san, lei sai come si guida un pullman?"
"Più o meno" dice quello. E lo dice come se fosse una cosa da niente... c'è qualcosa che non sa fare, 'sto qui? "Se andremo ad una velocità controllata, sono sicuro che arriveremo..."
"All'inizio della Terza Gita" se ne esce candidamente Kizakura.
Che non ci sarà mai. Al costo di vivermi una seconda reclusione forzata con una rediviva Enoshima. Non. Ci. Sarà.
"Allora cosa suggerisci, Kizakura-san?" chiede Munakata, pacatamente. Non so dirvi se è veramente calmo o se sta studiando un modo abbastanza cruento per ucciderlo, però.
Kizakura, alla minaccia che rappresenta il suo interlocutore, nemmeno ci fa caso.
"Per vostra fortuna, il patentino per guidare questo gioiellino è nelle mie mani"
E vorrei sapere il cretino che te l'ha data, vorrei aggiungere io.
"Quindi... vorresti prendere il posto dell'autista?"
E Kyouko, colei che ha parlato, non sta guardando l'uomo. No, sta guardando la fiaschetta che quell'avanzo di galera manco si è sprecato di nascondere.
"Con me arriverete a destinazione e arriverete anche in fretta" dice quello, con un sorriso che sembra davvero di uno già sbronzo di prima mattina. O di uno che non ha mai smesso di esserlo.
Qualcuno, alle mie spalle, dice “Bello arrivare in fretta, ma sarebbe meglio non dentro una cassa da morto”.
Uhm. L’atmosfera che mi sta attorno mi suggerisce di fare una domanda intelligentissimissima: “Scusate, ma c’è qualche problema col fatto che Kizakura-san guidi?”.
Munakata mi guarda come si può guardare un povero mentecatto gettato a forza in un simposio di filosofia. Sakakura non fa neanche il passaggio intermedio e comincia a snocciolare una lunga lista di infrazioni di cui si è macchiato il nostro al volante: velocità estrema, completo disinteresse per la vita di vecchiette e cani randagi, un quasi strike di un gruppo di bonzi a cui i peli corporei dovrebbero essere ritti ancora adesso, un numero compreso fra dieci e infinito di pali della luce piegati e/o abbattuti, una quantità incalcolabile di gomme forate. E via discorrendo.
Il terrore serpeggia fra i presenti. Escluso… no, escluso nessuno. Tutti si stanno visibilmente cagando in mano, e mi si scusi di nuovo il francesismo ma una definizione edulcorata non rendeva l’idea.
“Oh suvvia Juzo, non dipingermi come una specie di pirata della strada. Non sono così tremendo” tenta di giustificarsi l’ometto col fedora, senza trascurare la sua fida bottiglietta piena di chissà quale pessimo alcolico. Kyouko continua ad osservargliela torva.
“No, hai ragione. Sei peggio di tremendo” interviene la seconda metà del duo comico più di successo della Foundation (soprannominati “Rocchio e Belli Capelli d’Argento”, per farvi capire).
“Ma dai, Munakata-san. Smettila di dire fandonie, io…”.
“Tu mi hai quasi ammazzato una volta, te lo ricordi sì?”.
“Di cosa stai parlando? Non ricordo niente del genere”. E, se come sospetto, lo stupore che sta esibendo in questo momento è finto… beh, sei un signor attore. Complimenti.
“Cucù, la vodka ti ha affogato la memoria? 4 maggio, io ero fresco fresco di invito alla Kibougamine. Arriva un emissario a caso dell’accademia a prendermi alla stazione, mi fa montare in macchina… gente, le montagne russe in confronto sono un passatempo per anziani paralitici. ‘Sto esagitato prendeva le curve come se fossero delle chicane di Formula Uno, avrà ammaccato almeno altre sette macchine e ha concluso la corsa infilandosi con la grazia di un missile terra-aria dentro un negozio di animali. Mi sono trovato un terrario pieno di iguane in grembo. Potete immaginarvi quanto ricordi con piacere l’episodio”.
Silenzio di tomba.
Io non metto la mia vita in mano a questo tizio. A Beppu ci vorrei arrivare vivo. Ci possiamo mettere anche sei mesi per quel che mi importa.
“Il solito esagerato. È stata una scampagnata divertente alla fine, dai”.
“Se per te rischiare un infarto è divertente…”.
Nota a margine mia: mi stupisce la confidenza con cui Kizakura dà del tu a tutti, anche ai suoi diretti superiori che potrebbero licenziarlo solo scuotendo la testa. Ma a dirla tutta non dovrei più di tanto, è una cosa che ci si può aspettare da uno come lui.
“Come prima precauzione” si inserisce Kyouko di soppiatto “si potrebbe sequestrargli la fiaschetta. Non crede, Munakata-san?”.
“Ma trovare un altro guidatore no? È così fuori dal mondo? Di questo ubriacone non mi fido per nulla” è la giusta rimostranza di Andou.
Purtroppo, dopo lunghi conciliaboli, salta fuori che è l’unica persona in grado di farlo. Il che, onestamente, mi stupisce non poco. Ma che ci volete fare? C’è quello che non può perché è rimasto traumatizzato da piccolo. C’è quello che ha l’alluce valgo e fa fatica a premere i pedali. C’è quello che è allergico (sì sì, ridete ma la scusa è stata proprio questa).
...non ho parole.
Alla fine siamo costretti ad arrenderci. Sarà Koichi Kizakura a farci finire tutti assieme appassionatamente in una scarpata a trecento all’ora, mentre intona uno yodel con quella sua fantastica voce da aggraziato usignolo.
Perché sia mai che la Seconda Tragica Gita Aziendale possa venire messa da parte per cause di forza maggiore.
Siamo la Future Foundation, per la miseria. Se dobbiamo suicidarci tutti assieme tanto vale farlo con stile, no?
Le varie proteste sono messe a tacere senza un briciolo di comprensione. Questa è l’ennesima conferma che per i piani alti siamo soltanto pedine sacrificabili e facilmente sostituibili.
Viene instaurato un improvvisato regime del terrore, dove le voci di dissenso sono azzittite da Sakakura che minaccia pestaggi gratuiti o da Munakata che vorrebbe farci finire in blocco a pulire i cessi. Con la lingua, se ho ben interpretato il tono con cui ha parlato.
È incredibile, però. Fedora ti ha quasi fatto la pelle perché si crede la reincarnazione malriuscita di Fangio e tu fai di tutto per metterlo nell’ultimo posto dove dovrebbe stare. Sei strano, Belli Capelli.
Ovviamente i soprannomi me li terrò per me, non si sa mai. Anche se, con la morte che incombe, potrei volermi togliere il sassolino dalla scarpa prima o poi.
Ci rimettiamo ai nostri posti con lentezza, evidente la poca voglia. Un particolare coglie la mia attenzione: Togami e Fukawa vengono messi lontani. Cornuti e pure mazziati, mi par di comprendere. Oh beh, visto che probabilmente finiremo con lo schiantarci da qualche parte questo è il minimo.
Ok, forse posso ricavare un po’ di divertimento dalle mie ultime ore di vita. Perché Togami, come punizione ulteriore per la scenata con l’autoblindo, viene marcato stretto da Sakakura che gli si siede vicino. Sembrano rispettivamente una carogna e l’avvoltoio che ci gira sopra in attesa di buttarsi in picchiata.
Naturalmente ha protestato con notevole forza. Naturalmente chi di dovere se n’è ampiamente fregato.
Invece a Fukawa va bene, perché la sua compagna di sedile è Kimura. Anzi, pare che le due si mettano a chiaccherare amorevolmente. Io e Kyouko ci siamo piazzati nella fila subito davanti, quindi sentiamo tutti i loro discorsi.
E credetemi, ne farei volentieri a meno.
“Kimura-san, già che ci siamo. Ho bisogno di un consulto per il mio libro e tu potresti essere la persona che fa al caso mio”.
“D-Dimmi”.
“Raccontami i sintomi peggiori che sapresti far venire a qualcuno dopo avergli fatto bere uno dei tuoi intrugli”.
“Uh? Perché m-mi chiedi una cosa simile?”.
“Te l’ho detto, mi serve per il mio libro”.
Apriti Sesamo. Rash cutanei, pruriti vaginali, bubboni in zone dove non batte il sole.
E io che speravo di passare in tranquillità quel poco che mi resta.
“Dite che ce la fate a parlare di argomenti che non facciano venire il voltastomaco, o no?”
Dal sedile accanto, Sakakura dà voce a quello che è il pensiero di noi tutti seduti nelle prime file. Mi duole ammettere che sono d’accordo con lui, però davvero, vorrei non dover pensare a pustole e arti in cancrena per tutta la vacanza. Non aggiungiamo altro orrore a quello che stiamo già vivendo.
Kimura sembra incassare il colpo in silenzio. Touko, invece…
“Dice che ce la fa a non interrompere i discorsi altrui in maniera così indelicata, o no?”
Tutti i passeggeri, ad esclusione di noi ex-78, osservano la scena sconvolti.
Rispondere a tono a Juzo Sakakura? Il fu Super Pugile? Il Rocky Joe de noartri?
“...ripetilo, se hai il coraggio.”
“Proprio non riesce a non interrompere i discorsi altrui in maniera così indelicata, Sakakura-san?” lo accontenta lei, calcando particolarmente sul suo nome. Tanto per fargli capire che lo sta prendendo in giro.
Ora, chiunque alla Future Foundation sa che rivolgersi in questo modo a Juzo Sakakura significa firmare la propria condanna a morte e diventare un sacco da boxe senziente. È una di quelle regole non scritte che tutti sanno e nessuno osa infrangere volutamente (ad esclusione di Munakata e Yukizome, chiaramente. Loro hanno il lasciapassare speciale, anche detto sospetto menage à trois).
Touko Fukawa però la ignora bellamente, perché ha un altro tipo di lasciapassare.
“Vuoi forse che ti spalmi su quel sedile a suon di pugni, quattrocchi?”
La nostra Super Scrittrice non risponde, né fa una piega.
Fa un semplice gesto con le dita.
Mima delle forbici.
“Ugh…”
E Sakakura sbianca. In silenzio, senza smettere di guardarla in cagnesco, torna a sedersi.
Slam dunk per la Super Scrittrice.
Ebbene sì, gentile pubblico.
Juzo Sakakura, il Tyrant Distruttore braccio destro di Kyosuke Munakata… ha il terrore di Genocider Syo.
Che sarebbe anche comprensibile per chiunque non sia uno di noi sei, ma da lui non te lo aspetteresti mai. E la cosa fa molto ridere, però nessuno osa farlo apertamente o ad alta voce. A parte la diretta interessata - e la di lei dolce metà, chiaramente.
“Ti cancello quel sorriso con un pugno, Togami.”
“Può farlo, ma ho idea che Syo non apprezzerebbe” risponde lui, pacato. “Non creda che non la farebbe a pezzi solo perché non rispecchia la sua tipologia di vittima. Se rompe qualcosa che le piace, poi paga. Salato.”
Uno a zero per la nostra diva bionda, dopo una mattinata iniziata in maniera poco consona al suo modo di fare sopra le righe.
E io dovrei davvero smetterla col gergo sportivo.
“Ok signori, perché non ci distraiamo con un bel gioco?”
Yukizome, evidentemente mossa a pietà, cerca di placare gli animi come meglio può.
Sbagliando.
Sebbene il resto della comitiva sembri entusiasta della proposta (le urla di Mioda e Oowari sono una prova abbastanza inconfutabile in proposito), io preferirei avesse proposto altro. Tipo il silenzio perenne fino a Beppu, per dire.
Scambio uno sguardo preoccupato con Kyouko, Aoi e Hagakure. Siamo tutti sulla stessa pagina.
Perché, vi chiederete, la prospettiva di un gioco ci terrorizza più della resurrezione di Enoshima?
“Ottimo! Che ne dite di un gioco con domande di cultura generale, tipo Trivial Pursuit?” chiede Yukizome. 
“Ci sto” risponde Touko, sfoderando un ghigno che non le vedevo dai tempi della Kibougamine, quando si perdeva nelle fantasie sul suo principe azzurro sbiadito.
“Concordo anche io” annuisce quest’ultimo, sfoderando un ghigno che non gli vedevo da… beh, dieci minuti circa.
Ecco, per questo l’idea del gioco non ci fa impazzire: perché Togami e Fukawa sono competitivi. Terribilmente competitivi. Ogni gioco diventa una sfida all’ultimo sangue, anche i più innocui. Abbiamo letteralmente bandito il poker dalle nostre serate di gruppo perché Togami non sa controllarsi con le scommesse (e in genere non puntiamo soldi ma caramelle…) e lei gli propone di pagare in… camera da letto. Liberissimi eh, ma non quando ci siamo noi.
Capite quindi che la prospettiva di una puntata di Jeopardy su quattro ruote ci alletta poco e nulla, ma i tentativi di far capire a Yukizome il pericolo a cui stiamo andando incontro vanno tutti a vuoto. Anzi, è più entusiasta che mai: “Bene, allora direi di suddividere le squadre in Sedili di Destra contro Sedili di Sinistra, giusto per semplificarci la vita.”
E qui cala il gelo.
Mentre il resto della 77 ride e punzecchia i propri amici dall’altro lato della barricata, qui la situazione è molto più seria.
“Quindi siamo l’uno contro l’altro, Byakuya-sama.”
“A quanto pare. Ma non vedo il problema, un po’ di sana competizione non può che far bene al nostro rapporto” sorride lui, “e ti prometto che ti lascerò azzeccare qualche risposta.”
Il ghigno di lei non viene minimamente intaccato: “Io invece non ho intenzione di renderti la vita facile solo perché sei il mio tesoruccio, tesoruccio.”
Entrambi si fissano intensamente e sorridono come iene.
È così che flirtano, spesso.

Un’ora e quattrocentoventi domande di cultura generale dopo…
“E la risposta esatta è quarantadue! Wow, Fukawa-chan, vai alla grande!”
Touko arrossisce, ma il sorriso soddisfatto non mente.
Come volevasi dimostrare, hanno praticamente risposto solamente lei e Togami, ad esclusione di sporadiche domande che potevano interessare altri di noi (quando Yukizome ha chiesto qual era il nome del fondatore del moderno occultismo, Tanaka e Nevermind si sono letteralmente lanciati sui sedili anteriori urlando in coro “ALEISTER CROWLEY!”).
“A quanto pare ho vinto ancora, Byakuya-sama” miagola lei verso Togami, il quale sembra un misto di irritazione e… eccitazione?
“Mi superi solo di un punto, la situazione può cambiare da un momento all’altro” replica lui, ripetendo la stessa giustificazione delle ultime centoventi sconfitte. “Ma… apprezzo la tua intelligenza. D’altronde un Togami non potrebbe mai scegliere una partner che non sia al suo stesso livello. Brava Touko, brava.”
“Non vorrei interrompere 50 sfumature di cervelli” interviene, interrompendo, Sakakura, “ma ho una domanda.”
“Sì, Sakakura-kun?” trilla Yukizome.
“È possibile arraparsi perché la tua dolce metà ti sta battendo giocando uno pseudo Trivial Pursuit? Altrimenti non mi spiego il suo alzabandiera.”
Togami si siede di scatto, paonazzo in volto, mentre sul pullman scoppia l’ilarità generale. L’ex Pugile sogghigna: “Questo è quello che succede a chi si prende gioco di me, diva bionda.”
La suddetta diva, però, è incosciente e incurante del pericolo: “Oh certo, molto corretto e maturo prendertela con quello che non può sventrarti con un paio di forbici, anche se lo vorrebbe tanto.”
“Togami, porta rispetto a uno dei tuoi superiori” ringhia Munakata, mentre la povera Yukizome si affretta a risolvere questa pagliacciata: “Ok ok ok, signori, vediamo di calmarci! Il viaggio è ancora lungo, e io temo di non aver portato abbastanza Lucky Gastro per tutti” aggiunge sottovoce. Donna previdente.
Ma visto che i disastri non vengono mai soli…
“Yukizome-san!”
“Non ora, Hinata-kun, non vedi che sono occupata?”
“Ma-”
“Davvero, ho già un asilo nido da gestire - sì Kyosuke-kun, anche tu ne fai parte.”
“Yukizome-san, per fav-”
“Insomma Hinata-kun, cosa c’è?!”
Un tonfo. Poi un altro. Passi pesanti come quelli di un Tyrant che si trascinano lungo lo spazio tra i sedili.
“Ecco…”
La gigantesca figura di Nekomaru Nidai appare alle nostre spalle, un’espressione di sofferenza in volto.
“DEVO. CAGARE.”
...oh.
"OH MIO DIO, MA DAVVERO?!"
La cosa più ovvia, in questo caso, è certamente mantenere la calma. O quantomeno il contegno, visto che parliamo comunque delle escrezioni di uomo, un uomo nerboruto capace di uccidere con uno dei suoi colpi di... sì, insomma, avete capito. In altre parole, nessuno aveva aperto bocca, perché davvero non si sapeva cosa dire, ma tra tutti Togami, per un motivo non ben precisato, ha deciso di andare contro il comune buon senso semplicemente... boh, per quale motivo X non mi va nemmeno di spiegarlo. Forse perché un motivo non esiste?
Fatto sta che bisogna fare qualcosa, e in fretta. Come ho già detto, parliamo di un uomo potenzialmente pericoloso. E no, non è potenzialmente pericoloso perché era uno degli ultimi sopravvissuti della disperazione di Enoshima, ma perché parliamo di una persona con un apparato escretore che è tutto un programma e che potrebbe uccidere un uomo, se lo volesse, con la forza di un suo peto.
Per questo Togami doveva starsi zitto, per questo tutti stavano zitti e per questo io sento il bisogno di urlare.
"Posso dire che la state facendo più tragica di quello che sembra?" domanda quietamente Kyouko.
No, bella mia. Non si scherza sulla cacca di Nekomaru, vuoi forse morire?
Ma lei ovviamente ha fatto quella domanda con la consapevolezza che non avrebbe mai ricevuto una risposta decente. Sta già smanettando con il suo cellulare, infatti, alla ricerca di un qualcosa che spero si avvicini alla nostra salvezza.
"Kizakura-san, adesso devi girare... Kizakura-san, ma stai ascoltando?"
Tra le mani della mia ragazza il cellulare segna le indicazioni per raggiungere una stazione di sosta, che già so dovrà piangere uno dei suoi cessi. Quello che adesso più mi preoccupa, però, addirittura più di Nekomaru, è la faccia totalmente sbronza che Kizakura ci mostra mentre, con la più totale forma di incoscienza, continua a guidare a tavoletta senza guardare la strada.
"Faccia attenzione, lì c'è una bicicletta!" urla una povera Aoi, già sbiancata per il disastro imminente.
Kizakura forse l'ha ascoltata e obbedisce, forse ha ascoltato Kirigiri... non so a chi delle due ha prestato orecchio, so solo che ha fatto la svolta peggiore nella storia dei guidatori di pullman, prendendo quella curva che Kirigiri avrebbe sì voluto imboccare, ma di certo con una guida più soft, e tutti quanti ci troviamo catapultati ad un angolo del mezzo di trasporto, alias nuova arma di disperazione. Vi immaginate la mia gioia quando mi sono ritrovato addosso, tra tutti, a Sakakura?
Sì, ragazzi, volevo morire. E sarei scattato a molla, se quel maniaco in possesso del volante non avesse fatto un'altra mossa del diavolo per riequilibrare lo sterzo e buttare a mare tutto quel poco che è rimasto del mio compianto stomaco.
Cioè, ma io come campo tredici ore di pullman in questo modo? Non so se odiare il destino per non avermi fatto fuori prima, o me stesso per non aver fatto leva su un mezzo più decente, o quantomeno guidato da un esperto.
Maledizione, e pensare che la Prima Tragica Gita Aziendale doveva insegnare tanto.
"Perfetto, adesso continua dritto per altri duecento metri" continua tranquilla Kirigiri, aggrappata con nonchalance ad una maniglia del sedile davanti.
No, tesoro, ma dove diavolo lo vedi il perfetto? Kizakura ti ha passato una fiaschetta di liquore senza che me ne accorgessi, per caso?
"Adesso dove giro?" chiosa tranquillamente il delinquente in questione.
"A destra, dopo di che continua di nuovo dritto"
Questa volta finisco sopra Nekomaru, e non so se la cosa sia peggiore o migliore della mia sventura precedente. Sento la povera Fukawa pregare un dio ormai dimenticato perché no, non vuole finire i suoi giorni con un Trivial Pursuit incompleto... e forse sta pure pensando a quello che ha detto Sakakura, chissà. Sento le urla della 77, che certamente tutto si aspettavano tranne quel tentativo di omicidio ai loro danni, sento Hinata smettere di piangere, quel sociopatico di Komaeda parlare della speranza che ci attende dopo questa mortale sfiga, Kuzuryuu maledire il pilota con un'ondata di yakuza che finanzierà lui stesso, l'ancor più inquietante Gundam parlare una lingua sconosciuta che, parole sue, salverà la pelle di tutti. Le uniche tranquille, a questo proposito, sono quella svampita di Sonia Nevermind, che crede davvero di poter contare sul potere malefico del demonio evocato da Gundam, e Ibuki, che invece vede in questa caciara la scusa perfetta per scatenare la sua folle idea di rock and roll.
Io? Io voglio solo che tutto abbia fine. Pure con la mia morte, basta che sia una fine.
"Adesso gira a sinistra, Kizakura"
"Ti prego, smettila di farlo girare" ulula la povera Kimura, ormai al colmo delle lacrime.
"Dobbiamo fermarci in un posto decente, prima di morire per esalazioni tossiche da deretano" è la pacata risposta di Kirigiri.
"Ma così... moriremo in un disastro stradale!" urla Fukawa, ormai vicina all'isteria - più che giustificata, ragazzi, più che giustificata.
"Lo sapevo che saremmo dovuti partire con il mio El Alamein!". E Togami, sbraitando in quel modo, dà prova di averla toccata per davvero, l'isteria.
Davvero, Togami?! Volevi davvero dare in mano un cingolato simile a Kizakura? Non hai un briciolo di coscienza per le vittime che avrebbe seminato fino a Beppu?
Forse avrebbe risposto - sicuramente lo avrebbe fatto, perché parliamo di Togami - ma… una serie di suoni inquietanti, di quelli che avevo già sentito per telefono con il dannato autista che ci ha cacciati in questo casino, e poi il più fetido, il più nauseabondo, il più abominevole tanfo della mia vita mi strangola le narici e mi uccide la gola. Forse mi uccide pure qualcos'altro, ma sta di fatto che fatico a trattenere la mia colazione nello stomaco.
"Scusate, ragazzi... ma non ce la faccio più... DEVO CAGARE!!!"
Va bene, il tempo delle mele è finito. Abbiamo… non lo so, dieci secondi? Venti? Poi sapete cosa succede con una bomba che non sei riuscito a disinnescare, vero?
Prendo in mano la situazione.
“Kizakura, si fermi!” urlo.
“Ma stiamo arrivando a destinazione…”.
“SI. FERMI. CAZZO”.
Kyouko mi guarda stralunata. Non è abituata a uno dei miei rari sfoggi di volgarità, e la capisco. Sono il primo a non esserlo. Ma ragazzi, qua ne va della nostra vita. E non in senso figurato. Probabilmente il resto dei presenti condivide la sua reazione, non lo so, non m’interessa.
Per fortuna il beone più veloce del West mi dà retta e accosta, dopo aver ovviamente fatto frenare con grazia il mezzo (e aver quasi causato un incontro ravvicinato del quarto tipo fra la testa di Togami e il parabrezza). Per fortuna siamo fuori da un qualunque centro abitato, non avremo sulla coscienza altri cadaveri se non i nostri.
“Ok, fate spazio e lasciatelo scendere” sbraito, spingendo via quelli non furbi abbastanza da scostarsi da soli. Mi spiace essere manesco, ma il gioco vale la candela.
L’odore si fa sempre più asfissiante. L’orologio ticchetta impietoso.
Poi, proprio mentre stiamo per scendere…
L’orrore. L’orrore.
Il portellone non si apre.
Mi volto verso il posto di guida: “Ci apre, per favore? Abbiamo pochissimo tempo!”.
“Sono due minuti che sto premendo il pulsante, ma non succede nulla…” è quanto mi dice Kizakura, con la voce di chi non ha colpe. Lo vedo fare il gesto e scuotere sconsolato la testa. Tu hai un sacco di colpe, vecchiaccio… anche se forse non questa nello specifico.
Oh santa polenta. E adesso che facciamo?
La pestilenza continua imperterrita a farsi sempre più velenosa.
Questo pullman si sta trasformando in una bara.
E no, credetemi. Non è un’iperbole per fare il drammatico.
Prendo a dare pugni al vetro, sperando che abbia pietà delle nostre anime che stanno per finire nel Valhalla. Lui non fa un plissè, fregandosene e continuando a rimanere bloccato.
Mi sale una crisi isterica. Mi metto a urlare come un codardo a cui stanno puntando la pistola alla fronte: “Apriti! Apriti! Apriti! Dannata puttana, apriti! Moriamo tutti!”.
Sono ancora lì a dare il peggio di me quando mi sento spinto all’indietro. Qualcuno, non so chi, mi scansa e prende il mio posto. Dati gli spazi stretti, capitombolo addosso a Kizakura. Ahio.
“Yaaaaaaaah!”.
Un pugno e lo sportello si frantuma.
“Avanti vecchio, vai a svuotarti” esclama Akane Oowari, saltando agilmente fuori e trascinando il Coach per la collottola.
...grazie, mia salvatrice. Ti voglio bene.
Mi rialzo, mi riassetto, metto un piede fuori da questo amore che è una camera a gas. Tempo sei passi all’aria aperta e all’improvviso, dal nulla, sento un’opprimente aura di morte alle mie spalle.
Perché mi sento come se fossi appena passato dalla prospettiva di decesso per asfissia a quella di decesso per strangolamento?
Perché, quando mi volto, ad accogliermi c’è la faccia a dir poco accigliata della mia dolce metà.
Ops.
Ho come la vaga, vaghissima sensazione di essermi lasciato sfuggire quel ringraziamento a voce alta.
Capitemi, ero felice di poter vivere ancora un po’. Dovete davvero farmene una colpa? E lei, deve davvero farmene una colpa? Non è forse contenta di poter sopravvivere a una bomba H emanata via ano?
No, non è contenta.
Sto per dire qualcosa quando Aoi, da dietro, le allunga un braccio su entrambe le spalle e, sorridendo con tutti i suoi ottantaquattro denti, le dice una sola parola: “Gelosona”.
Lo sguardo un poco omicida cambia per un attimo bersaglio, incontrando un’incontenibile gioia di vivere e perdendo una frazione della sua carica.
Salvami salvami, grande sovrano. Fammi fuggire, fuggire di qua!
Le mie preghiere cadono inascoltate. Si limita a continuare a sorridere e a interrompere il contatto fisico, lasciandomi nelle sue grinfie.
Nel frattempo, in lontananza, si sentono rumori di granate e bombardamenti a tappeto. A ben guardare ci sta andando ancora leggero.
“Naegi-kun…” sibila, ormai dimentica della distrazione made in Nuotatrice.
Va bene, è stato bello. Addio vita, addio amici, addio a tutti.
“Kyouko-san, non… non mangiarmi, ti… ti prego…”.
“Mangiarti? Cosa ti fa credere che voglia mangiarti?”. Pazzesco. Nonostante abbia l’aspetto di un oni, di quelli brutti, riesce comunque a parlare con tono compassato. ‘Sta ragazza è davvero incredibile.
“La… la bava… e i denti digrignanti… e l’atmosfera da apocalisse che… che ti sta circondando…”.
Avanti, chiudila in fretta. Non tenermi in sospeso così a lungo. Sbranami e facciamola finita.
E invece, contro ogni mia aspettativa, pare calmarsi. Prende un sospirone, chiude gli occhi, conta sottovoce… e quando torna a guardarmi è sì ancora arrabbiata, ma decisamente meno intenzionata ad appendere la mia carcassa sopra al caminetto.
“Bada solo a quello che dici, la prossima volta” è la minaccia finale. Mi lascia capire che per stavolta me la scavallo, ma alla prossima niente e nessuno si frapporrà fra me e l’aldilà.
“C-Certamente…” balbetto, fin troppo felice di essere scampato anche a questa. Insomma, sono sopravvissuto a un Killing Game… e poi devo morire perché la mia fidanzata ha un attacco di gelosia virulenta a causa di una frase innocente? 
E qua succede qualcosa che proprio non mi aspettavo, nossignore: copre la breve distanza che ci separa, mi prende, mi sbatte di forza contro la parete del pullman e mi bacia.
Oooooh. Dall’inferno al paradiso in meno di tre secondi e dodici. Manco con una fuoriserie di lusso prendi così tanta velocità in così poco tempo.
Ovviamente ricambio.
Dopo una trentina di secondi ci stacchiamo.
E ti pare? Tutti coloro scesi dal mezzo ci stanno osservando neanche avessimo appena finito le riprese di Gola Profonda.
Era un bacio. Alla francese e non breve, d’accordo. Ma un cavolo di bacio e nulla più.
D’altronde credo che lei volesse una conferma sul fatto che il mio fosse stato solo un lapsus e basta.
Io sono stato più che disposto nel dargliela, sai com’è.
“Beh, che avete da guardare? Non avete mai visto una coppia scambiarsi effusioni?”
“Non così focosamente e non in pubblico, Kirigiri-san” sorride sorniona Touko, affacciata dall’ingresso del bus e che conoscendola starà prendendo appunti mentali per la sua prossima novel. “Ma soprattutto, non abbiamo mai visto voi in certi atteggiamenti… intimi” conclude, senza balbettare.
“Oh dai, nemmeno stessimo girando il remake di Gola Profonda!” sbuffo.
Dimenticandomi di pensare prima di parlare.
E rovinandomi da solo.
Una serie di facce sconvolte e ghigni divertiti sono la ricompensa per aver lasciato il filtro cervello/bocca a casa.
“Naegi, Naegi… quindi conosci Gola Profonda?”
La frecciata arriva dalla nostra diva bionda preferita, che al contrario di me si rifiuta di filtrare cosa gli passa per la testa.
Ovviamente colgo la palla al balzo: “Beh sono maschio anche io, Togami-kun. Piuttosto, mi stupisce che tu conosca questo genere di film” sorrido innocente, anche se è ormai chiaro a tutti che di innocenza me ne è rimasta poca.
Il Togami nazionale arrossisce violentemente: “S-solo perché Touko lo ha visto.”
“Confermo” annuisce lei, senza fare una piega. “Byakuya-sama però preferisce quelli più raffinati, tipo Ecco l’Impero dei Sensi” sogghigna. Lui ha ormai il colore di un semaforo e vorrebbe sotterrarsi. Noto con la coda dell’occhio Yukizome sorridere alla stessa maniera. Hai capito Yukizome-san…
“Scusate la domanda a quanto pare ingenua” chiede Aoi, alzando la mano come a scuola, “ma… cos’è Gola Profonda?”
La miriade di facce divertite ora guarda sconvolta la nostra nuotatrice.
“Che? Non lo conosci?”
“No dai, non ci credo!”
“Ma hai vissuto sotto una roccia?”
E via così finché Aoi non li zittisce tutti: “Ok, ok, ho capito, HO CAPITO! Non hai vissuto davvero finché non hai visto Gola Profonda, chiaro!” sbuffa. “Neanche avessi detto di non aver mai ascoltato la Nona sinfonia di Beethoven…”
“A parte il fatto che il titolo corretto è La Vera Gola Profonda” si intromette Hanamura, che in quanto a perversione è sicuramente il massimo esperto, “Gola Profonda è solo il sequel non a luci rosse, non confondiamoli. E ancora non mi spiego come sia possibile fare un sequel non porno per un film porno, MA COMUNQUE. Non aver visto La Vera Gola Profonda è un po’ come non aver mai ascoltato la Nona di Beethoven, è una grave mancanza culturale che possiamo sicuramente risolv-”
Una mano gigantesca spunta dal nulla, acchiappa la microscopica (è più basso di me, posso bullarmene) figura del Super Chef e con poca delicatezza lo obbliga a tornare sul pullman. 
“Scusatelo, tende ad esagerare, alle volte” tuona Nidai, autore del placcaggio ai danni di Hanamura. “Mi scuso anche per la… chiamiamola interruzione di prima” arrossisce. Vorrei fargli notare che ha buttato giù almeno un paio d’alberi e un ripetitore telefonico con la sola imposizione del sedere, e che quindi interruzione non inizia nemmeno a descrivere la scena, ma ci tengo a vivere. Questa volta sono anche riuscito a non dirlo ad alta voce, bravissimo me.
“Ma sì, come dico sempre: MANGIA BENE, DORMI BENE, CAGA BENE!”
E ride.
Ci guardiamo tutti un po’ spaesati, non sapendo bene come reagire, ma per fortuna l’impasse viene rotto da Kizakura che, fiaschetta alla mano, prende di nuovo posto al volante: “Bene gente, direi che possiamo rimetterci in marcia. Con un po’ di fortuna riusciremo persino ad arrivare a destinazione.”
“Persino per ora di pranzo?” azzarda più di uno.
“No, intendevo arrivare in generale.”
Con questo sprazzo di positività riparte il nostro viaggio alla volta di Beppu.
Con il vetro dello sportello rattoppato col nastro adesivo per pacchi.

Un’ora e mezza dopo siamo di nuovo fermi, ma questa volta per fortuna non c’entra Nidai.
Semplicemente abbiamo fatto sosta in un autogrill. Vuoi per sgranchirci un po’ le gambe, vuoi perché molti avevano voglia di uno spuntino, vuoi perché altri necessitavano della toilette (senza farla esplodere, per fortuna).
E così ci ritroviamo fermi nella piazzola di sosta, con qualche altra auto a farci compagnia. Mi dedico al mio passatempo preferito, ovvero il people-watching: Touko e Togami ovviamente vicini vicini, lei persa a contemplare lui, lui perso a contemplare gli snack del bar e lamentarsene; Owari, Nidai e l’Impostore intenti a far fuori suddetti snack; Hagakure che dà il peggio di sé offrendo servizi di chiaroveggenza agli sfortunati avventori dell’autogrill; Tengan che… boh? Sorride al nulla, fondamentalmente. E continua a dire a tutti “Che bella giornata oggi, eh?”. Sento odore di demenza senile.
Oh, poi ci sono i coniugi Addams (ovvero Tanaka e Nevermind) intenti a fare i piccioncini goth, e Hinata che continua a singhiozzare guardando il suo telefono.
E Komaeda che ringhia.
Lo so che me ne pentirò, ma sono maledettamente curioso.
“Anche a te Hinata sembra strano, vero?”
Per fortuna non sono solo in questo.
Mi volto verso Togami, spuntato dal nulla di fianco a me con in mano un pacco di poraccissimi anpan. Quando si tratta di fare la portinaia è secondo solo a Kyouko.
“Stranissimo” annuisco. “Ammetto che odio farmi i fatti degli altri ma… d’altronde quel telefono è dell’azienda, gliel’abbiamo fornito noi…”
“...e sarebbe solo giusto appurare che non lo stia usando in maniera illecita.”
“Assolutamente sì.”
Giuro che solo Togami riesce a far uscire fuori il peggio di me.
Con finta noncuranza ci avviciniamo ai due, quando un’altra voce ci ferma di colpo.
“Vi ho visti.”
Occhio di Falco Kirigiri non perdona.
“E se state pensando di andare a ficcanasare senza di me, vi sbagliate di grosso.”
Sorridiamo.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo, a quando andavamo in giro ad indagare alla Kibougamine. Morti a parte.
"Voglio indagare anche io" fa qualcuno alle mie spalle.
E improvvisamente sento delle braccia che mi avvolgono da dietro, mi imprigionano, si ancorano al collo e rischiano quasi di soffocarmi.
"Ko-Komaeda-kun?!" Ho riconosciuto la voce, sì, e poi era l'unico che stava abbastanza vicino da appiccicarsi come un mollusco.
"Andiamo insieme ad indagare. Sono sicuro che insieme potremo distruggere quel telefono..." 
"Komaeda-kun, potr... mi stai sbavando addosso! Mi stai sbavando addosso!" 
Lo so che è poco virile urlarlo come una protagonista dei manga shojo in difficoltà ma... cavolo, fa schifo!
"Komaeda-kun, se vuoi indagare con noi va bene, ma non ostacolarci" dice Kirigiri, ignorando platealmente le mie umili richieste di soccorso. 
Cosa deve fare un povero super liceale, da queste parti, per essere compreso e aiutato?
"E non pensarci nemmeno a distruggere quel telefono, è praticamente pagato con i soldi miei!" aggiunge Togami, con un cipiglio che farebbe sentire Paperon de Paperoni uno spendaccione dalle mani bucate.
"I nostri soldi" devo quindi obiettare "Quelli della Future Foundation sono i nostri soldi".
Guadagnati col sudore della fronte, lavorando per quel sadico di un Munakata totalmente disinteressato dei diritti umani, aggiungerei.
"Si, vabbè" risponde lo Scion, non sforzandosi nemmeno di guardarmi mentre parla.
"Non liquidarmi così! E comunque ho ancora la bava di questo qui appiccicata al collo! Staccatemi Komaeda di dosso!"
"Ma non pensi che un abbraccio comunichi tanta speranza?" bercia Komaeda, dietro di me. E si mette a sprimacciarmi manco fossi un cuscino.
"Possiamo comunicare la speranza anche da lontano" obietto quindi, cercando di divincolarmi. Fatica inutile, poi, quello c'ha pure il braccio di acciaio.
"Di sicuro la sai lunga, visto che sei la Super Speranza... speranza..."
"No, ti prego, non sbavare di nuovo, non sbavare di nuovo!" 
Ho capito, qui mi sa che ci perdo la dignità.
"Komaeda-kun, lascia andare Naegi-kun, rischi di strozzarlo"
Panico generale. Il soggetto su cui avremmo dovuto indagare marcia a velocità sostenuta nella nostra direzione. Punta a noi, e... mannaggia alla pupazza, ha messo in tasca il telefono!
"Cavolo, ci ha scoperto!" bisbiglio alla squadra.
"Certo che ci ha scoperto, se avessi smesso di strillare come un'aquila!" obietta Togami.
"Se mi avessi aiutato invece di ignorarmi!"
Ma non ho il tempo per arrabbiarmi. Hajime Hinata è a portata d'orecchio e ora la cosa fondamentale è non parlare mai, e dico mai, del suo smartphone in sua presenza.
"Ti stavi divertendo a giocare col tuo smartphone, Hinata-kun?" chiede invece quel gran genio di Nagito Komaeda.
Ma che cavolo, almeno fatemele finire di pensare, le cose!
Vedo Hajime portare la mano alla tasca dove ha appena messo il telefono. Trema leggermente e sulla faccia ha un'espressione da cucciolo che sembra la mia quando ho paura di aver fatto arrabbiare la mia metà.
Leggo sul volto dei miei colleghi il desiderio di tramortirlo e di trafugargli ciò che tiene in tasca. Lo faremmo anche volentieri, se non fosse che quello che abbiamo davanti è comunque l'esperimento genetico per racchiudere tutti i talenti che esistono al mondo. Praticamente moriremmo ancor prima di aver fatto un tentativo; e moriremmo senza nemmeno scoprire ciò che ci interessa.
"Comunque sia, Komaeda-kun" continua Hinata, completamente ignaro dei nostri pensieri "Non pensi sia meglio lasciar in pace Naegi-kun? Non mi sembra molto a suo agio"
Stavo già eleggendo Hajime Hinata come il mio nuovo migliore amico quando la stretta triplica la sua forza.
"Cosa c'è, Hinata-kun, sei geloso?"
"Geloso? Perché dovrei esserlo, di grazia?"
"Soff..co... A...to... Soff.." 
Ormai la mia ora è vicina. Una morte indegna e per giunta tra le braccia di un uomo... mai una gioia nella vita, eh?
"Come dici, Naegi-kun?" si permette di chiedere quell'imbecille di Komaeda, stringendo se possibile ancora più forte.
"S... To... mor... ndo..."
"Lungi da me interessarmi della vita di un plebeo" interviene Togami "ma se non stacchi le braccia dal suo collo credo lo perderemo molto presto" e lo dice come se fosse cosa da niente, il caro Scion del menga.
Ma almeno quello che dice finalmente fa effetto: Komaeda riconosce i diritti della mia trachea e io riscopro il piacere di respirare dopo dieci minuti di apnea.
"Va bene, ragazzi, io ritorno sul pullman" dice Hinata, finito di guardare il patetico teatrino "vi aspetto sopra"
E se ne va, assieme alle informazioni che avremmo voluto carpirgli.
"Fantastico, un buco nell'acqua" fa Togami, una volta allontanatosi l'altro "Basta che tu sia soddisfatto, Naegi"
"Ma che ho fatto?!" Qui io sono solo la vittima! La vittima! Kyouko-san, diglielo anche tu!"
Ma lei non mi sta calcolando di striscio. Ha lo sguardo assassino di prima, e stavolta lo sta usando per friggere il fortunello della 77 a fuoco lento, o comunque a un fuoco abbastanza doloroso per augurare una dipartita che manco Junko Enoshima poteva progettare.
"Ehm... Kyouko-san?"
"Komaeda-kun" fa quella, lo sguardo glaciale "Ti rendi conto che ci hai fatto buttare l'occasione perfetta per capire cosa c'è nel cellulare di Hinata-kun?"
Il beota ci guarda con sguardo perplesso.
"Aspetta... era questo che volevate sapere?"
"E se no cosa, scusa?"
"Io pensavo voleste mettervi d'accordo per sequestrarglielo, e magari pure distruggerlo"
Cerco di camuffare il facepalm che sta nascendo dal profondo del mio cuore.
"Ehm.. no" risponde Kirigiri, sempre fredda come l'iceberg che distrusse il Titanic "anche perché, come ha detto Togami, quel telefono è pagato di tasca nostra. Noi volevamo solo sapere cosa ci fa tutto il tempo"
"Se è per questo io lo so" chiosa lui, la tranquillità in persona.
Ah, tu lo sai? Ma che sul serio?
Ora, ditemi voi cosa dovrei dire/fare/baciare/lettera/testamento con ‘sto qui. Prima tenta di annegarmi in un mare di bava, poi tenta di strangolarmi facendo passare il tutto per una manifestazione d’affetto… e ora se ne salta fuori con ‘sta novità che sa cosa c’è sul cellulare di Hinata.
Credo di imitare Munakata che imitava la bambina de L’Esorcista mentre mi giro verso di lui, che sfiga vuole sia alle mie spalle, e gli chiedo con estrema gentilezza di comunicarci il contenuto di quell’aggeggio. Il quale, mi preme ribadirlo, è stato comprato e viene mantenuto funzionante coi NOSTRI soldi.
La sua risposta mi lascia di stucco, me e i miei due soci: “No”.
“Come scusa?” mi sfugge, il tono di voce un pelo alterato “Cosa significa no?”.
“Te l’hanno insegnato all’asilo cosa significa no, vero?”.
“E a te hanno insegnato il significato del verbo squartare, vero? Perché è quello che ho intenzione di farti se non cambi idea nei prossimi quattro secondi, anche per vendicarmi del doppio tentativo di omicidio ai miei danni”.
Kirigiri e Togami mi guardano sconvolti, almeno per i loro standard. Quindi diciamo che lei inarca mezzo sopracciglio e a lui scivolano gli occhiali sul naso di quei due centimetri scarsi. Immagino di poter dire di aver colpito nel segno se ottengo reazioni tanto eclatanti.
Komaeda sogghigna nel rispondermi: “Beh Naegi, potrei anche ripensarci e acconsentire… ma a una condizione”.
Ecco, l’ha fatto. Ha fatto quel che temevo avrebbe fatto.
Il ricatto.
Mi sto facendo ricattare da Nagito Komaeda.
Ma sogna se spera che… uh?
Percepisco distintamente gli sguardi di Gianna e Pinotto su di me, uno alla mia destra e l’altra alla mia sinistra.
Non dicono nulla. Non ne hanno bisogno. Stanno facendo pressione solo guardandomi insistentemente.
“Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta! Accetta!”.
...da Togami non mi aspettavo nulla, ok. Ma speravo che almeno tu mi volessi un po’ di bene, Kyouko-san. E invece era tutta una truffa, la tua. Mi stavi usando. Ti stavi prendendo gioco di me.
Quindi devo dedurre che il tuo studiarti il Kamasutra come se fosse un dossier di lavoro facesse parte della bugia?
Maledizione. Che faccio?
“Allora, Naegi?”.
E stai zitto, mia copia malriuscita e con troppa demenza. Non farmi fretta. Potrò prendermi un minuto per decidere se devo fottermi vita natural durante con le mie stesse mani?
Alla fine, dopo luuuuuuuunghe insistenze (e Kyouko-san che mi ha sussurrato all’orecchio “Fallo o andrai in bianco per i prossimi dodici lustri”), mi fanno desistere.
Con la depressione ormai in pieno controllo, mi giro verso Komaeda e gli annuncio la mia resa.
“Molto bene. Sapevo che alla fine avresti ceduto”.
“Dimmi di che morte devo morire e chiudiamola qua”.
“Oh, non così in fretta. Penserò a qualcosa, ma tu nel frattempo sentiti pure in debito. E prima o poi verrò a riscuotere, quando meno te lo aspetti… e nel modo che meno ti aspetti”.
No, ma bene. Perché ho idea che, nel futuro prossimo venturo, mi sentirò costantemente come se avessi un cappio attorno al collo pronto per essere stretto? Devo tenere la vaselina sul comodino?
“Hai ottenuto quello che vuoi” riesco a dire in un impeto di smargiasseria “Ora devi rivelarci il contenuto di quel cellulare”.
“E sia” concede, abbassando lo sguardo quasi si sentisse colpevole di qualcosa.
La trepidazione prende a farla da padrona fra noi tre. Perché col cavolo che il bastardo lo dice subito, si prende pure la pausa drammatica.
Poi, finalmente, arriva: “Dovete sapere che Hajime Hinata tiene perennemente accesa un’applicazione che fa girare un’intelligenza artificiale. E questa intelligenza artificiale è rappresentata dalla persona di cui sono più geloso al mondo”.
Aspetta, non starà mica parlando di…
“Chiaki… Chiaki Nanami?”. E non lo dico io, ma è Kyouko-san. Tutti noi conosciamo i retroscena di quanto avvenuto ormai anni fa alla Kibougamine, nella fattispecie con la classe 77 di cui tutti loro facevano parte.
“Esatto. Proprio lei”.
Vorrei far notare che ci è bastato tirasse fuori la parola gelosia per far sì che tutti capissimo a chi si riferisse. Perché ‘sto idiota è innamorato cotto di Hinata, e si sapeva che lui e Nanami avevano una mezza tresca all’epoca. O forse definirla così è esagerato, ma non era comunque nulla che Celes-san si astenesse dal raccontare in giro come l’ultimo pettegolezzo.
“Ma quindi ha una… relazione con la Nanami AI?” mi sussurra Togami, mangiucchiando uno di quegli anpan che fino a dieci minuti fa considerava troppo plebei per il suo apparato digerente da ex riccone. Apparato digerente che non ha mai rifiutato le mie patatine piccanti, va detto. 
“Beh… probabilmente l’aveva con la vera Nanami, o era cotto di lei” ipotizzo. “Magari tiene l’AI sul telefono perché gliela ricorda.”
“Non è un po’... strano?”
“Forse lo faremmo anche noi, al posto suo” suggerisce Kyouko, “ma altre otto app simili ad Alter Ego sarebbero troppo per qualsiasi telefono.”
E anche se voleva essere una battuta, basta un po’ a smorzare la curiosità nei confronti di Hinata.
“Ma sì, lasciamolo stare. Ognuno affronta il lutto come preferisce. Allora, voi che prendete per pranzo?” cambio subito argomento, prima di deprimerci pensando a chi non c’è più. Lascio Togami intento ad osservare con perplessità una confezione di sushi e mi avvicino a Kyouko, che cerca di decifrare gli ingredienti nei sandwiches esposti al banco frigo: “Non vedo etichette… secondo te quello è tonno o pollo?” chiede, indicandone uno. Mi avvicino e strizzo gli occhi: “Sai, sembra più tacchino.”
E qui, signori, succede una cosa che mai nella mia vita avrei pensato di vedere. Di sicuro non a causa di una diatriba sul ripieno di un tramezzino.
“Fa la detective e non riesce a distinguere un panino dall’altro? Fossi in lei non avrei più il coraggio di andare in giro usando quel titolo!”
La vocina, acuta e fastidiosa, appartiene a Hiyoko Saionji, che se non fosse già la Super Ballerina Tradizionale meriterebbe il nuovo titolo di Super Pigna in Culo. Sì, sono stato di nuovo volgare, ma solo nella mia testa. E comunque anche io ho un limite alla sopportazione, cosa credete.
Per un attimo il tempo sembra fermarsi: tutti si voltano verso Saionji e Kyouko, noi superstiti a guardare quest’ultima e terrorizzati dalle conseguenze; la 77 verso la Ballerina, con l’espressione da “Notto disu shittu again” di chi ha sopportato il suo carattere amabile e cordiale in lungo e in largo; il resto della Future Foundation ci osserva per noia, suppongo.
La mia Super Detective con la Super Minigonna non fiata. Non una parola, non un verso.
Saionji ghigna incosciente. Se fosse un minimo più furba noterebbe come, nonostante la poker face, lo sguardo di Kyouko trasudi tutto il male che c’è nel mondo. Se avesse guardato così Enoshima il Killing Game sarebbe durato dieci minuti, nel migliore dei casi.
Dopo quella che sembra un’eternità, Kyouko si volta di nuovo verso di me e riprende a parlare di tramezzini come se nulla fosse. La Super Ballerina non deve aver apprezzato particolarmente il gesto dato che la sento ringhiare fin qui. Ma la mia (non troppo, al momento) dolce metà è di nuovo persa nel magico mondo dei pranzi da asporto, e chi sono io per distrarla. Soprattutto se posso evitare un’altra catastrofe, che già la Gita di per sé basta e avanza.
“Vado un attimo al bagno” comunica dopo un secondo, lasciando a me il compito di fare la fila e pagare. Sorrido e le faccio il saluto militare, avvicinandomi alla cassa e continuando la mia sessione di people-watching: Togami che continua a cercare qualcosa di “poco plebeo” in mezzo a tanti cibi plebei; Fukawa-san che, tra uno sguardo d’amore e l’altro, ha brevi momenti di lucidità in cui probabilmente si chiede chi gliel’ha fatto fare di innamorarsi della nostra Diva Bionda; Kizakura che paga il suo pranzo fatto di un paio di onigiri e sei birre più una bottiglia di saké; Munakata che gli urla di posare gli alcolici, Yukizome che urla a Munakata di non urlare, Sakakura che urla a tutti di smettere di urlare; coppiette che tubano, Tengan che borbotta tra sé e sé di essere Jeeg Robot d’Acciaio, Komaeda che è Komaeda, quindi classificabile come inquietante e che se per favore la smettessi di guardarmi e sorridere te ne sarei grato, grazie.
Una volta pagato esco dall’autogrill e attendo il ritorno della mia bella, distraendomi con giochini scemi installati sul telefono aziendale. Non ridete, so per certo che persino Munakata tiene Angry Birds sul suo. E la distrazione funziona egregiamente, perché a riportarmi nel mondo della gente attenta è un urlo. E poi una risatina che conosco fin troppo bene.
Mi avvicino al pullman, da cui arriva il casino e… scoppio a ridere.
Forse sotto sotto sono davvero una persona brutta. O forse sono gli effetti collaterali della mia amicizia con Togami.
La scena è la seguente: Hanamura, il Super Porco che fa lo chef nel tempo libero, stava risalendo sul nostro mezzo quando, apparentemente, si è trovato davanti un notevole sedere a cui non ha saputo (o più probabilmente non ha voluto) dire di no.
Peccato che l’oggetto della sua mano morta fosse Genocider Syo.
“E tu chi saresti, barattolino?!”
La nostra Super Serial Killer tiene Hanamura per la collottola senza apparente fatica, mentre quest’ultimo sembra osservarla in un misto di orrore e… eccitazione?
Davvero?
“C-che posso farci, Syo-san, avete un sederino da A+!!!”
“GYAHAHAHAHAHAHAHAH! È vero, io e Lagna siamo un po’ carenti sul davanti, ma abbiamo un culo e delle gambe da urlo!” se la ride, mettendo in mostra la gamba su cui ha inciso i nomi delle sue vittime. Poi torna seria e rotea la lingua verso lo Chef: “Sei fortunato che non sei il mio tipo nemmeno per errore, coso, o ti avrei già aperto in due come una cozza. Ma magari potrei fare un’eccezione” sussurra, notando come Hanamura rimanga arrapato nonostante il pericolo.
Ok, è il caso di tornare Naegi Cuor di Panna.
“Syo-san, ricordi che hai promesso di non uccidere più nessuno?”
La nostra Serial Killer preferita volge il suo sguardo verso di me e si illumina: “Makyutieeeeee! Quanto tempo!” 
Che dire, essere il suo preferito dopo Byakuya-sama ha i suoi vantaggi. E a proposito di quest’ultimo…
“Syo, da brava, metti giù il nano!”
Un balzo ed atterra dritta davanti a Togami, che la guarda come si guarderebbe un bambino che ha fatto una marachella: scocciato, nulla di più. La 77 invece noto essere terrorizzata. Mi sa che non avevano ancora visto Syo all’opera.
“Byakuya-samaaaaa!” cantilena lei, facendo le fusa al suo cavaliere bianco. “Questo gambero qui mi ha palpato il culo! Deve pagare! A meno che non voglia farlo anche tu, e allora potrei dimenticare tutt-”
“Punto primo, piantala di parlare di certe cose ad alta voce” la interrompe, sistemandosi gli occhiali sul naso. “Punto secondo, METTI GIÙ’ HANAMURA. Terzo” si volta verso Teruteru: “Coso, toccala di nuovo e di te non troveranno nemmeno il grembiule.”
“M-ma io stavo solo apprezzando la mercanzia, ho una passione smodata per i sederi come il su-”
“OK ADESSO BASTA, ABBIAMO CAPITO.”
A interrompere il delirio porno di Hanamura è l’ultima persona che mai mi sarei immaginato per quel ruolo: Sonia Nevermind.
Con la grazia e la pratica di chi sa come tenere a bada quel barattolo di libido, la Super Principessa lo caccia via per poi afferrare le mani di Genocider Syo: “Mi scuso, quel ragazzino può davvero essere molesto alle volte. Comunque, ci tenevo a presentarmi, sono Sonia e OMMIODDIO SONO UNA TUA GRANDISSIMA FAN, NON POSSO CREDERE DI AVERE GENOCIDER SYO QUI DAVANTI A ME, ODDIO ODDIO SONIA STAI CALMA, STAI CALMA E COMPORTATI BENE, OMMIODDIO NON CI POSSO CREDERE DESIDERAVO DA TANTO POTERTI CONOSCERE, POTRESTI FARMI UN AUTOGRAFO?”
Mi piacerebbe dirvi che mi sto inventando tutto di sana pianta, ma la mia immaginazione non è così fervida. Penso che nemmeno Touko ci riuscirebbe. La quale sarebbe il caso che rinvenisse prima che Nevermind decida di creare sul momento una convention dedicata ai serial killer con Syo come guest star. Lo faccio presente a Togami, che prontamente riesce a farla starnutire: “Oooh… c-che cosa è successo?”
“Niente, Touko. Hai starnutito mentre eravamo in cassa all’autogrill a causa di un panino troppo pepato, Hanamura ti ha palpato il sedere e Sonia Nevermind si è svelata per la fangirl di Syo che è.”
“E-eh?” è l’unica, sensata risposta che la Super Scrittrice riesce a dare, ma il suo Byakuya-sama la rassicura e la riporta sul pullman, mentre Sonia è ancora persa nei suoi deliri fangirlistici, Hanamura viene preso in custodia da Nidai e, alle spalle della Principessa, un corrucciato Gundam Tanaka borbotta: “Non guardavi nemmeno me con quegli occhi sbrilluccicanti…”
Mi chiedo sinceramente se tanta follia sia un effetto collaterale del Neo World Program o se fossero così già da prima.
Ma finalmente ci rimettiamo in viaggio, tra un urlo e l’altro di Munakata che ci minaccia di non fare briciole che l’affitto del pullman è già salato, gli extra non li vogliamo, Yukizome che gli urla di non urlare e che non siamo più bambini, vero bambini? E Sakakura che urla perché evidentemente ci ha preso gusto. Tengan continua a chiamare un gatto di nome Pittigghiu che apparentemente è morto da anni.
Ho bisogno di una vacanza da questa vacanza.
Siamo già in cammino da una mezz’ora quando a un certo punto Koizumi si avvicina al posto del conducente: “S-scusate, per caso qualcuno ha visto Saionji?”
Una marea di facce perplesse si scambia sguardi altrettanto perplessi.
“Ma siete sempre insieme, non dovresti saperlo tu?”
“Boh?”
“Non è una grave perdita, eh…”
“Non dirmi che ce la siamo dimenticata all’autogrill!”
“L’ultima volta credo di averla vista al bagno della stazione di servizio, c’era anche Kirigiri. Magari lei l’ha vista!”
...ossignore benedetto.
Mi volto verso Togami, che ricambia lo sguardo inquieto.
Entrambi ci voltiamo verso Kyouko, che indossa la sua solita maschera impassibile.
Non voglio crederci ma…
“K-Kyouko-san… tu sai mica dov’è Saionji?”
Un angolo della sua bocca si alza.
“...Kirigiri, cosa hai fatto a Saionji?” chiede Togami.
Anche l’altro angolo si alza in un sorrisetto beffardo.
Persino Munakata sembra inquieto: “Kirigiri, che fine ha fatto Saionji?”
Adesso Kyouko sorride.
Un sorriso inquietante, tipo quello di Mercoledì Addams durante la recita al campo scout.
“Io non so nulla. L’ho intravista mentre ero al bagno, ma poi sono uscita e…” fa spallucce. 
E ghigna di nuovo.
Un’ora e mezza dopo siamo di nuovo in marcia, stavolta con Saionji a bordo incazzata come una biscia. Era rimasta casualmente chiusa nel bagno dell’autogrill.
Casualmente.
Quando è salita a bordo ha rivolto uno sguardo verso Kyouko che, fosse stata una esper, l’avrebbe incenerita sul posto.
Kyouko l’ha guardata e ha sorriso. 
Ho ufficialmente paura della mia ragazza.

"Naegi-kun"
Sobbalzo in un modo molto poco virile, con un grido ancor meno virile.
"Naegi-kun?" 
Non mi piace lo sguardo di pura pietà che mi sta rivolgendo Kirigiri, come se fosse più impietosita per quello che sono, che non preoccupata o incuriosita per quello che mi ha portato a perdere almeno dieci punti nella scala della dignità.
"Nulla, la vibrazione del mio cellulare, ho ricevuto un messaggio" mi invento sul momento, aggiungendo che sicuramente si tratta di chissà quale offerta per chissà quale assurda compagnia telefonica.
In realtà ho capito benissimo cosa è successo. E conosco perfino l'identità del colpevole.
"Asahina-san?" 
La formosa nuotatrice è proprio dietro di me, il viso incastrato tra il finestrino e il mio sedile, in qualcosa che mi ricorda in modo inquietante la copertina di Shining.
"Naegi-kun, sono preoccupata" dice lei, con tono sottile e leggero.
"Per cosa?"
"Come per cosa? Per Saionji-san, mi pare ovvio!"
Capisco subito dove vuole arrivare.
"Temi che si possa vendicare?"
"Ne sono certa! Ha guardato Kirigiri-chan come se le avesse lanciato un anatema con lo sguardo"
Aggiungerei che è un bene non farsi sentire da Sonia, a questo proposito, ma immagino che la cosa non sia poi così influente. Piuttosto...
"Se ha un po' di intelligenza, credo che la finirà. D'altronde è stata lei a cominciare, Kyouko-san ha solo risposto al suo fuoco incrociato. O no?"
"Il problema è proprio che dubito della sua intelligenza"
"E fai bene"
Sobbalzo di nuovo, questa volta in modo più discreto, perchè mi sono reso conto che è stata proprio Kirigiri a intervenire nel discorso.
"Siete molto carini a preoccuparvi per me, ma non ce n'è bisogno. So tenerla a bada" e fa uno sguardo che mi ricorda chiaramente per quale motivo l'ho tanto temuta quando sono salito su questo trabiccolo.
Trabiccolo che, giusto per la cronaca, è tornato alle velocità folli a cui lo avevamo lasciato. Certo non si respira più il tanfo di morte, certo non abbiamo più un retto da svuotare, certo non abbiamo gare semi-erotiche di Trivial Pursuit in corso... ma abbiamo ancora Kizakura alla guida e ho come l'impressione che a Beppu noi non ci arriveremo mai.
"Kizakura, stai prendendo tutte e due le corsie! Vai di lato!" sibila Munakata.
Già, non ci arriveremo. Non ci arriveremo mai vivi.
Anche perchè, dopo una decina di chilometri vissuti come se fossi in una centrifuga, mi rendo conto di una triste verità.
"Naegi-kun, ti senti male?" 
Lo stomaco. E il mondo che gira. E io che giro attorno al mondo. E io che mi chiedo quale sostanza allucinogena stava nel mio panino, visto che il sole sta sotto i miei piedi.
Per lo meno ho dimostrato una resistenza maggiore di un certo qualcuno.
"Maledetto Scion bastardo! I miei pantaloni!"
Sakakura sta pagando tutta la sua ripicca di aver avuto Togami come vicino. Una chiazza verdastra e maleodorante che mi fa stare ancora peggio di come sto.
E vi assicuro che non sto una favola.
"Mi hai vomitato addosso!" urla ancora Sakakura
"Ti prego, non dircelo" ulula Hagakure, poco dietro di loro.
"Questo succede quando combini una cucina plebea alla guida di un plebeo ubriaco" bercia il biondo "Ma se sei preoccupato per quei ridicoli jeans consunti, non preoccuparti: ho abbastanza soldi per rifarti il guardaroba"
Devo dire che è sorprendente la sua faccia tosta anche in un momento simile, quando sta bianco come un cencio e col rutto rapido.Sakakura non sembra prenderla bene, né il vomito né l'arrogante proposta di risarcimento.
Sono abbastanza convinto che ci scapperà il morto.
"Munakata, posso ucciderlo?" chiede infatti il boxer. Non che mi senta di dargli tanto contro, in questo caso.
"Vorrei poterti dire di sì. Credimi, con tutto il cuore" gli risponde quello.
Sì, il morto ci scappa prima o poi.
E questo morto…
BLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH.
...mi sa che sarò io. Affogherò nel mio stesso vomito.
“Sant’Iddio Naegi che schifo!” mi urlano da davanti, da dietro, da sopra e pure da sotto. Sole, che cavolo vuoi da me?
“Va bene” sbraita Munakata dopo il mio pirotecnico parto orale (abbiate pazienza per la definizione, sto male) “Kizakura, fermati. ‘Sto pullman sta diventando una trappola”.
“Ma così a Beppu ci arriveremo fra una settimana!” si lamenta Sakakura. Uh? Da quando ce ne sono tre?
“Hai i pantaloni sporchi di bile giallognola, Juzo. Non lagnarti”.
“Cazzo…” sussurra quello, rendendosi conto di avere torto marcio.
E a proposito di marcio.
Ve l’ho detto che, per non so quale strano meccanismo del mio corpo, quando soffro di mal d’auto (o di mare, o di altitudine, o di vivere) mi sento come se fossi ubriaco?
Proprio ubriaco, dico. Il modo di parlare biascicante, la testa a scatafascio, San Pietro sopra la traversa della porta. Cosucce così.
Per questo sto cercando di evitare di aprir bocca. So che non reggerei all’onta, all’umiliazione e agli specchi.
“Allora, Kizakura? Fermati, ho detto! Porca p… aletta”.
Mannaggia all’autocontrollo di quell’uomo. Lasciati andare e dilla ‘sta benedetta parolaccia! Tanto siamo su una specie di tomba con le ruote e il motore di un missile interplanetario, il portellone è tenuto su con lo sputo e abbiamo rimesso in due.
Può andare davvero peggio di così? Io non credo, così come non credo alle coincidenze.
Per fortuna il beone gli dà retta e accosta, facendo il bis di Togami che quasi ci rimette l’osso del collo. Stavolta, al contrario di prima, siamo vicini a un centro abitato (che in realtà sono tipo quattro case ammassate una contro l’altra).
Va detto che oramai questo veicolo puzza di morte e sarebbe carino rimediare. Pertanto, mentre mi appoggio alla fiancata cercando di farmi passare la non-sbornia, faccio presente il problema.
“Cos’hai intenzione di fare per ovviare alla cosa, Naegi?”.
“Io non fashcio niente perché sciono ubriaco e shboccherei di nuovo addossho a uno di voi. Ma magari… chennesho, potreshte chiedere alla shgente se sc’hanno del detershivo per pulire per terra…”.
Munakata inizialmente pare avere l’intenzione di decapitarmi con lo sguardo laser, ma poi conclude che la mia iniziativa non è poi così nociva e scatena la truppa alla ricerca del Mister Brillio perduto. Anche se non si esenta dal rimproverarmi per la mia (finta) ubriachezza.
“Sì, ma chi guida? Di chi è la colpa?” mi difende Kyouko.
...l’ho già detto che la amo?
Quindi mi godo la scena. Me ne sto bel bello con la schiena appoggiata proprio sulla prima esse di Sfigus Trasporti, la scritta della ditta che fa bella mostra di sé da entrambi i lati del mezzo, e loro si sparpagliano e cominciano a turno a suonare insistentemente a tutte le porte.
Scenette divertenti, tipo che al quarto scampanellio una signora piuttosto anziana apre la porta e fa che innaffiare direttamente il malcapitato. Che ovviamente è Togami.
Non smettere mai di avere questo connubio di sfiga e arroganza, sei il mio pagliaccio preferito.
Finalmente uno dei locali è mosso a compassione e sbatte nelle mani di Asahina-san uno straccio e qualcosa che poteva essere sapone… sei ere geologiche fa, magari.
Risalgono sul pullman, mentre io resto fuori a prendere aria e a cercare di tornare presentabile.
Sento in successione gente che bestemmia, gente che si arrampica fino in paradiso per insultare personalmente ogni suo abitante, gente che stringe patti di sangue con demoni rigurgitati dalle profondità infernali, gente che ride e gente che piange neanche avesse visto la propria famiglia sterminata da un commando di terroristi libici di fronte ai propri occhi. E sì Doc, hanno preso il plutonio. Brutto da dire, me ne rendo conto, ma sono contento che non ci sia Oowada-san o avrebbe battuto tutti i record.
Passano quindici minuti. Io mi riprendo a sufficienza.
Quando risalgo, trovo il solito Togami che sta dando gli ultimi tocchi di olio di gomito.
“Uh? Perché?”. Non ho bisogno di chiedere altro, l’immagine è abbastanza surreale già di suo.
Kyouko-san mi si avvicina, si allunga e mi sussurra all’orecchio: “Che rimanga fra noi perché sennò il bambino ricco ma tutto speciale non ce la farà passare mai. È la sua punizione per aver perso a Trivial Pursuit con Fukawa”.
Rabbrividisco. La mia ragazza ha un modo di svelare i segreti tremendamente inquietante… e sexy.
Sentite, e se io e lei ci facessimo uccelli di bosco e ci infilassimo nel primo love hotel disponibile?
No, ovviamente è una pia illusione.
Riprendiamo posto.
Ci settiamo al meglio possibile.
La marcia ricomincia.
Non succede null’altro di particolarmente degno di nota. A parte Kizakura che allunga la sua fedina penale stradale di sette od otto pagine, ma ormai non fa più notizia.
E poi, finalmente, all’orizzonte…
Il cartello che ci accoglie a Beppu sfreccia a velocità supersonica sul nostro lato sinistro.
O almeno credo, non ho fatto in tempo a leggere. Per quel che ne so poteva pure essere il cartello di benvenuto per Wakkanai, praticamente al polo opposto di Beppu.
Il momento in cui scendiamo dal pullman ha un che di mistico: alcuni baciano il terreno non appena mettono piede per terra, altri ringraziano misteriose divinità dai nomi pittoreschi (Cthulhu, il Grande Demone Celeste, Atua, ecc), altri ancora maledicono Kizakura com’è giusto che sia. Io mi limito a sentirmi un mito perché riesco a non barcollare, fate voi.
Mi guardo attorno (senza attacchi di nausea, che figata).
Sono sorpreso: il posto sembra… decente? Conoscendo Munakata e il suo braccino corto mi aspettavo qualcosa di più simile a un capannone abbandonato con una pozza di fango spacciata per onsen, ma la struttura davanti ai miei occhi è persino bella a vedersi.
“Ok, dove sta la fregatura?” chiede ad alta voce la mia coscienza, che ha le fattezze bionde del Togami nazionale. E a giudicare dagli sguardi di più o meno tutti, era un pensiero condiviso.
“Pensi davvero che vi avrei fatti soggiornare in una catapecchia?” ringhia Munakata, tutto impettito e pronto alla rissa verbale (e fisica, a giudicare da quella katana che continua a spuntare dal maledetto nulla).
“Sì” è la glaciale risposta di Togami.
“Beh visto il barile su ruote che hai noleggiato…” rincara la dose Yukizome.
“E visto che abbiamo dovuto far guidare quell’ubriacone di Kizakura…” lo finisce Sakakura.
Il tic nervoso all’occhio destro di Munakata mi conferma che, non si trattasse dei suoi amici/amici con benefici/amanti/quello che è, li avrebbe già fatti fuori. Byakky spostati che ti vedo male.
“Nonostante quello che pensano alcuni di voi” si schiarisce la voce, lanciando un’occhiataccia ai tre malfidenti “io sono molto attento alle esigenze dei miei dipendenti. Voglio solo il meglio, per tutti.”
“Come quando ti sei rifiutato di comprare la carta igienica a due veli perché era fuori budget?”
“O come quando hai organizzato il party aziendale solo perché tutta la carne della mensa stava per scadere e andava smaltita prima di rischiare un’intossicazione alimentare di massa?”
“O come quando non ha voluto cambiare le macchinette del caffè perché ‘funzionavano benissimo’, e poi ne è esplosa una? Hongou porta ancora la benda all’occhio, sa?”
“È vero, ha ragione Togamicchi! E comunque io ve l’ho sempre detto che quelle macchinette difettose avrebbero rotto i maroni alla direzione, ma voi niente…”
Hagakure fa appena in tempo a spostarsi ed evitare la katana che il nostro boss in seconda gli lancia, preso da un attacco di nervosismo.
“Ok ok, basta tentativi di omicidio per oggi. L’assistenza sanitaria non li copre” lo ferma molto caritatevolmente Yukizome, mentre tiene in considerazione le nostre esistenze in maniera un po’ meno caritatevole. È bello sapere che l’azienda per cui lavori si prende cura di te.
Mentre scarichiamo i nostri bagagli capto per caso una conversazione tra i membri della fu classe 77. Non dovrei, lo so, ma è più forte di me…
“Era ora che arrivassimo! Non ci speravo più!”
“Il Grande Demone Celeste ha vegliato su di noi, nonostante il nefasto presagio che ci ha accompagnati per tutto il vi-”
“Sì sì, quello che ti pare, Tanaka. Rimane il fatto che non ce la contano giusta.”
“Intendi dire…”
“La famosa Prima Gita Aziendale, sì.”
Eccallà. E figurati se Saionji poteva esimersi dal fare la spina nel fianco. Evidentemente essere stata dimenticata in un autogrill disperso nel nulla non le è bastato.
“Ma va, secondo me se la sono inventata per fare nonnismo su di noi. Come se una cosa simile potesse farci paura! Tsè, eravamo i bracci destri di Enoshima noi!”
“Quanti bracci destri aveva?!”
“Era per dire, imbecille. E comunque voglio saperne di più.”
“Ma nessuno di loro vuole parlarne, neanche fosse una specie di leggenda urbana!”
“Qualcuno dovrebbe andare a chiedere…”
“Ma chi? Io no.”
“Nemmeno io!”
“Figurati io.”
Saggi ragazzi.
“CI VA IBUKI, PERCHÈ IBUKI NON È UNA MAMMOLETTA COME VOI!”
Ovviamente ho parlato troppo presto. E mentre penso questo la ex-Super Musicista mi corre letteralmente incontro e si ferma a due centimetri dalla mia faccia, sorridendo: “Naegi-kun! Naegi-kun! Senti un po’, Ibuki e gli altri si stavano chiedendo-”
“Cosa c’è dietro la storia della Prima Gita Aziendale, giusto?”
Mioda mi guarda sconvolta: “COME LO SAI?!”
“Non stavate parlando esattamente a bassa voce” rispondo, evitando di dire che ciò non mi ha fermato dall’ascoltare.
“Oooh… beh, allora risparmi a Ibuki una domanda fastidiosa! Dimmi tutto tuttissimo!” trilla. Qualche metro più in là, il resto della 77 ci osserva incuriositi come fossimo La Cosa più Interessante nella Storia delle Cose Interessanti.
“Mi spiace ma non posso.”
“Perchééééé?!”
“Perché no” spiega, senza realmente farlo, Togami. Che alle mie spalle sta scaricando le tre valigie che si è portato dietro definendole “l’essenziale”. E poi dicono delle donne quando viaggiano…
“Ma perché?!” insiste lei, ma la nostra Diva Bionda è irremovibile: “No. Nada. Nein. Niet” scuote il dito sfoggiando tutte le lingue che conosce, “la prima regola della Prima Gita Aziendale è-”
“Che non si parla della Prima Gita Aziendale, ce lo avete già detto, sì!” si intromette Hinata, visibilmente spazientito. L’occhietto rosso lo tradisce. “Ma penso sia semplicemente un modo di fare i fighi e divertirvi alle nostre spalle perché siamo l’ultima ruota del carro. Quindi avanti, sputate il rospo!”
Hinata è un bravo ragazzo. Lo so perché dimentica spesso di avere tutti i talenti del mondo e che quindi potenzialmente potrebbe farci parlare con la sola imposizione dello sguardo, ma non lo fa. Io di certo non glielo vado a ricordare. Ottimista sì, cretino no.
“Mi piacerebbe poterti dire che è tutto uno scherzo che facciamo ogni anno alle nuove leve, ma purtroppo…”
A parlare con voce solenne è Kyouko, che ci raggiunge insieme ad Aoi, Touko e Hagakure  (relegato a fattorino portaborse).
“E se io non ti credessi?”
Kyouko non si scompone. “Liberissimo di farlo, Hinata” replica, passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “ma rimane il fatto che noi non parleremo. Ne va del nostro posto di lavoro.”
Lui inarca un sopracciglio: “Addirittura?”
Kyouko annuisce. Alle sue spalle, Aoi sorride: “Ma sì, sono storie vecchie che è meglio dimenticare!”
“Non so se Klim sarebbe d’accordo…” sottolinea Togami, ma Aoi non demorde: “Oh ma dai, cammina ancora no?”
“Sì, ma le braccia…”
“Le braccia… cosa?” chiede in coro la 77.
“No dico, le braccia sono ancora lì” insiste Asahina.
“Beh… d-da un certo punto di vista hai ragione” interviene Touko. “Voglio dire, se non specifichiamo QUALI braccia…”
“Sì, messa così in effetti…” concorda Togami.
“A-aspetta, che intendete per…” prova a chiedere Hinata, che viene totalmente ignorato.
“Allora in questo caso sì, le braccia-”
“Le braccia di Klim sono lì dove devono essere. Giusto, Asahina?”
L’interpellata si affretta ad annuire, idem noialtri. Munakata è già sul piede di guerra, non vorrei tirasse fuori altre katane rotanti dal nulla.
“Bene.”
E con questa se ne va, lasciandoci nel silenzio più totale.
“Ma quindi… le braccia di questo Klim?”
Dio, dammi la forza.
"Googlalo da qualche parte se proprio non riesci a farne a meno" e Togami appare impettito e sicuro di sé.
Io un po' meno.
"In realtà spero non lo facciano" 
"Tsk, sta’ tranquillo. Ci ha pensato un Togami a nascondere le prove, non c'è modo che la storia venga fuori"
Io mi giro e vedo che il poco rimasto della 78 non mi pare tanto tranquillo. E chi ci dà torto?
"E se io invece provassi con la forza a farvi cavare pure l'ultimo giorno in cui avete pisciato nel letto come delle mammolette?" fa il gangster, con la mano pronta a scattare sulla fondina.
Ora che ci penso... ma perchè non sta disarmato, questo?
"Andiamo, ora non esageriamo" sempre io, voce della ragione "In fondo, perchè ricorrere alla violenza? Vuoi avere sei anime buone sulla coscienza?"
"Anime buone? Dove sono? Tu le vedi, sorellona?" chiosa Saionji, e io mi chiedo che bisogno c'era di andarla a riprendere da quel fottuto bagno, adesso.
"Con tutto quello che ho fatto, adesso mi vieni a dire che devo avere lo scrupolo per solo sei persone?" fa invece il boss in miniatura.
"Ma ti mancheremo se schiattiamo!" esclamo io, un filo spazientito.
"Di sicuro non mi mancherà Togami" 
... e chi gli dà torto?
"Su, su, ragazzi, ne state facendo una tragedia"
Il mondo si divide in due, Enoshima risorge a cavallo di una nuvola a forma di orso, le balene volano e ricompaiono i liocorni che Noè si era dimenticato eoni or sono. Solo così posso spiegare che lì, nuova voce della ragione, c'è Komaeda.
Sì, ragazzi, non avete sbagliato a leggere, nè io a scrivere. Komaeda. Nagito Komaeda.
Che ci sta aiutando.
Sì, roba dell'altro mondo.
"Cos'è, vuoi aiutarmi a legarli, imbavagliarli e..."
Il boss si ritrova una mano metallica sulle labbra.
"No, ragazzi. Dico sul serio. Se loro sono così sicuri che non si deve parlare della gita aziendale, allora non dobbiamo insistere"
Tutti noi della 78 ci guardiamo, come a dire "Ma chi lo ha lobotomizzato, che manco ce ne siamo accorti?"
"Chi sei tu, e che ne hai fatto di Nagito Komaeda?" chiede Kazuichi, sospettoso come noi.
"Che la regina degli spiriti ancestrali abbia compiuto un maleficio su di lui?"
"Oh, buon cielo! Lo abbiamo perso?" fa la principessina.
Tesoro, e te ne sei accorta solo adesso?
"Siete gentili a preoccuparvi per me, ma non ce n'è bisogno" chiosa il Maledettamente Fortunato, con un sorriso beota sulla faccia "E non pensiamo più a questa famosa prima gita aziendale. Concentriamoci sulla seconda, e diamo vita a ricordi pieni di gioia e di... speranza!"
Eccoti che ti ritrovo, Komaeda. 
Là, a vederlo con la bava alla bocca, siamo tutti convinti che quel fabbricato di problemi mentali non ce l'hanno mai portato via.
"Ok!" decido, giusto per non perdere il vantaggio "E visto che questa è andata... andiamo dentro?"
"Sì, sono curiosa di vederlo meglio, questo grande affare di Munakata" sghignazza Kirigiri, che ancora non va credendo alla generosità di uno che potrebbe rivaleggiare con Paperone in persona, ad avarizia.
E così, chi con speranza... sì, ovviamente Komaeda, e chi col desiderio di prendere per i fondelli il grande vicepresidente armato di spada, entriamo.
Incredibile.
Di nuovo, è… decente. Nonostante le rassicurazioni di Belli Capelli, mi aspettavo lo stesso una topaia con i muri scrostati, l’odore di stantio e qualche osso umano negli angoli.
Invece sembra carino. Ordinato, pulito, persino accogliente.
“Va bene, gente” dichiara Kyouko da dietro “Ora ci dobbiamo dare da fare”.
“Per far cosa?” mi permetto di chiedere.
“Come per far cosa? Per trovare la magagna”.
“Magagna?”.
“Conosci Munakata. Questo posto costa troppo per uno che risparmia anche sui peli delle ascelle”.
“...cosa intendi?”. Ehilà Disgusto, ciao. Quanto tempo che non ci si vedeva.
Non mi risponde, limitandosi a guardarlo mentre parla con una persona dietro al bancone.
Sai Kyouko, se hai ragione… ho come l’impressione che non ci sarà bisogno di cercare alcunché e che sarà la magagna a trovare noi.
Ci si fa sotto una (devo ammettere bella) cameriera dai capelli rossi, sorriso smagliante e modi di fare gentili, che prende i nostri bagagli e provvede a portarli nelle varie stanze. Lei e altre tre persone si smazzano il valigiame dell’intera combriccola.
Io sono disfatto dal viaggio, ma è ancora troppo presto per andare a coricarsi. Nonostante tutte le vicissitudini, gli ordigni anali e i Trivial Pursuit pseudo-sessuali, difatti, la guida sportiva di Kizakura ci ha permesso di arrivare a metà pomeriggio.
Pertanto, per dare un po’ di conforto a queste mie povere membra, mi stravacco lungo e disteso sulla prima cosa morbida che trovo. Mentre franavo mi pare di aver intravisto un tavolino nei pressi.
Alcuni mi imitano, altri forse vanno nelle proprie camere e altri ancora svaniscono andando a perdersi chissà dove.
Ho chiuso gli occhi da dieci secondi per concedermi un meritatissimo sonnellino quando…
“Ti dico che è così, Mahiru! Quella tizia coi capelli rossi non mi convince per nulla”.
Questa frase mi fa scattare un gigantesco campanello d’allarme.
“Ma dai Akane, sempre la solita esagerata. A me sembrava tranquillissima”.
“Sai che raramente mi sbaglio”.
Raramente non significa mai. Sei solo stanca per il viaggio, senza contare il contrattempo col coach Nidai…”.
“Ho annusato chiaramente pericolo nell’aria! Questa onsen non è quel che sembra!”.
...cosa dicevo sulla gramigna che si sarebbe palesata da sola, cara la mia scetticona di una fidanzata?
Ora. I dubbi legati alla reputazione di Munakata sul versante monetario, assommati al quasi infallibile intuito di quel segugio di Akane Oowari, mi mettono seriamente i brividi.
Gatta ci cova. Fortissima.
Tento di alzarmi, ma lo sforzo è al momento titanico. È stato un viaggio massacrante, come forse vi sarete accorti da voi.
Tira e molla, tira e molla, mi ci vogliono quasi cinque minuti per tirarmi in piedi.
Barcollo facendo un paio di passi in avanti, alla ricerca dell’equilibrio perduto. Poi, quando sono più stabile, mi metto alla ricerca di…
Di cosa, esattamente?
Non ho in mano molto, a ben guardare. Il fiuto di una ginnasta che fino a due mesi fa ammazzava la gente a calci volanti sui denti e i trascorsi del nostro adorabile vicecapo e della sua leggendaria taccagneria.
Dubito che l’esercizio abbia da qualche parte un cartello con su scritto “Sì, siamo un posto per morti di fame!”.
Più che altro mi chiedo cosa può aver odorato di strano quella lì. Sì, proprio odorato. Sembra un cane da tartufo quando fa quel suo movimento col naso.
Ha parlato espressamente della cameriera dai capelli color del fuoco (Fukawa-san mi perdonerà se le rubo le immagini poetiche).
Partiamo da lei, allora.
Decido di andare a recuperare Kyouko. Se Oowari-san ha ragione, è pericoloso avere a che fare con quella tizia senza un adeguato supporto. E poi, conoscendola, sarà già in giro a ficcanasare e origliare. Mi sembrava piuttosto agguerrita.
La trovo acquattata in un angolo che allunga le orecchie verso il corridoio antistante.
“Ehi!” mi faccio notare. Lei scatta come un furetto e mi copre la bocca con entrambe le mani.
“Sei pazzo, Makoto? Non farti sentire” bisbiglia.
Non appena mi lascia libero, le chiedo quale parassita alieno si sia impossessato di lei. Per tutta risposta mi dice di fare silenzio una buona volta, è nel bel mezzo di un pedinamento.
Oh già, scemo io che non ci sono arrivato.
E, come volevasi dimostrare, l’oggetto della sua attenzione è la famosa cameriera. La quale, di spalle, sta chiacchierando con qualcuno di cui non riusciamo a vedere il volto dalla nostra posizione.
Non smettere mai di essere paranoica, mia dolce metà. Per questo mi piaci.
Non riusciamo a sentire bene da qui. O meglio, io non ci riesco perché sono sicuro che lei ha le antenne rizzate in modalità di ricezione. Ma è troppo gelosa del suo lavoro per condividere con il suo povero, misero, piccolo fidanzato ingenuo.
Sto per ribellarmi a questo stato di schiavitù quando dall’altro lato del corridoio spunta l’inconfondibile figura di Fuyuhiko Kuzuryuu, che pare stia gironzolando senza meta (almeno giudicando dal modo in cui cammina e dall’aria svagata). Incredibilmente Pekoyama non lo marca strettissimo come suo solito. Ora che ci penso, la poveretta ha avuto qualche problema di stomaco grazie al prode Kizakura e alla sua guida sportiva.
Si avvede della cameriera, che fa altrettanto e molla il suo interlocutore per avvicinarsi a lui.
Per un breve istante i due si guardano negli occhi.
Poi Kuzuryuu le salta al collo, abbracciandola con tutta la forza che gli è stata donata dal suo metro e quattordici.
“Kyouko! Cazzo, è un’eternità che non ci si vede!”.
“Ueh nano, ma che piacere! Mi sei mancato, lo sai?”.

Probabilmente succede solo a me e non alla mia Kyouko, ma il mio sangue diventa una specie di ammasso di melma.
Perché se è pappa e ciccia col Super Yakuza, vuol dire una e una sola cosa: è della stessa pasta.
È o è stata una yakuza.
Il che, chiaramente, non preannuncia nulla di buono.
No dai, non può essere. Ci manca solo questo, come se tutta la situazione non fosse già abbastanza ridicola.
Mentre penso questo, la cameriera dai capelli rossi gesticola finendo con lo spostare la manica sinistra del suo kimono, abbastanza da rivelare parte di un ben più intricato tatuaggio. Tatuaggio tipico della yakuza, ovviamente.
“Nel caso fosse rimasto qualche dubbio…” sussurra Kyouko, senza staccare gli occhi dalla sua omonima. 
Stavo per commentare, ma una frase di Kuzuryuu attira la mia attenzione.
“Ma dai? Anche Harada è qui?”
“E certo! Tutti gli impiegati di questa struttura sono ex yakuza e malavitosi di ogni tipo che cercano di rigare dritto!”
Ho aperto la bocca così tanto che credo di avere la mascella dislocata adesso. 
Mi guardo attorno, osservando meglio tutti i camerieri ed inservienti a cui, appena arrivato, non avevo prestato attenzione: ed ecco che mi saltano subito all’occhio cicatrici di ogni tipo, dita mozzate, altri tatuaggi che ogni tanto fanno capolino da sotto lo yukata.
Vorrei darmi dell’idiota per non aver notato prima questi dettagli, ma darò la colpa alla guida di Kizakura. O a Munakata. O alla Gita nella sua interezza. 
“Hai… hai sentito…” sussurro.
“Ed ecco la magagna che ci ha nascosto il nostro rispettabilissimo vicecapo” annuisce Kyouko. La mia, non l’altra. So già che avere lo stesso nome causerà tanti di quei casini…
“Che state facendo qui dietro?”
Faccio appena in tempo a voltarmi, ma per fortuna Kyouko è più veloce di me e con uno scatto spinge via un perplesso Togami e una ancor più perplessa Fukawa. 
“Fai silenzio!”
“Perché?”
“Se abbassi la voce te lo spieghiamo” intervengo io, e spingendo il gruppo un po’ più in là. Uno sguardo alle mie spalle mi conferma che Kuzuryuu e la cameriera non si sono accorti di nulla. Meglio così.
“S-sì può sapere perché hai aggredito Byakuya-sama così?” chiede Fukawa, ma a bassa voce. Kyouko si schiarisce la voce: “Punto primo non l’ho aggredito, punto secondo” si guarda attorno, “continuate a parlare a bassa voce e mantenete la calma. Senza fare scene madri” aggiunge, e nel farlo guarda Togami dritto negli occhi. Quest’ultimo ringhia ma non controbatte. Lo chiamiamo Regina del Melodramma per un motivo, d’altronde, e lui ne è ben consapevole.
La suddetta Regina si sistema gli occhiali sul naso e poi bisbiglia: “Allora?”
Kyouko si guarda nuovamente attorno. “Gli impiegati di questa onsen sono tutti ex membri della yakuza.”
“COS-” sta per strillare Fukawa, ma subito si tappa la bocca. “Cosa?!” ritenta, stavolta parlando a voce così bassa che devo chinarmi verso di lei per sentirla.
“Ora sapete perché Munakata ci ha concesso una vacanza in un posto tanto lussuoso senza battere ciglio” aggiungo, e con un cenno della testa indico loro alcuni dei camerieri che abbiamo attorno. Gli occhi sgranati della Scrittrice mi confermano che anche a lei erano sfuggiti tutti quegli indizi. “C-come lo avete scoperto?” chiede, e stavolta sono io a spiegare: “Abbiamo sentito Kuzuryuu parlare con la cameriera dai capelli rossi, pare si conoscano da prima” spiego. “Tra l’altro anche lei si chiama Kyouko.”
Per qualche motivo questo dettaglio diverte Togami, a giudicare dal ghigno apparso sulla sua faccia.
“E o-ora che si fa?” balbetta Touko, ma il suo cavaliere bianco la interrompe: “Affrontiamo la situazione di petto, ecco cosa.”
“Sei scemo?”
Togami non è l’unico a cui manca il filtro cervello-bocca.
“Kirigiri, come osi-”
“Oso sì, perché stiamo parlando di ex yakuza” lo zittisce lei. “Che stanno cercando di redimersi, tra l’altro. Quindi se interveniamo rischiamo di rovinare il loro percorso verso una vita lontana dall’illegalità.”
“O ci faranno le scarpe di cemento e ci butteranno nel golfo di Tokyo” suggerisce Touko, giusto per rallegrare gli animi. Ma, va detto, è una cosa che abbiamo pensato tutti e quattro. Pure chi si vanta di avere una impenetrabile poker face.
“Sentite, voi fate quel che volete, ma io vado a parlare con Munakata” decide l’ex Super Erede. “È una situazione potenzialmente pericolosa che non possiamo accettare passivamente. Questo sì che romperà i maroni alla direzione!”
“Cosa romperà i… cosiddetti alla direzione, Togami?”
Munakata, alle sue spalle, continua a rifiutare con forza un po’ di sano turpiloquio. Eddai, su.
Con lui gli inseparabili Yukizome e Sakakura, e… la cameriera Kyouko?!
Ma era dietro di noi due secondi fa, come ha fatto a…
“Allora?”
Vedo Togami incrociare le braccia e capisco che dobbiamo fermarlo subito.
“Sono appena venuto a conoscenza di una situazione incresciosa che non può assolutamente essere ignorata.”
“Sarebbe?”
Togami è così preso dalla sceneggiata che probabilmente nemmeno lo nota, ma io sì.
Lo sguardo di Kyouko la cameriera.
Lei SA. Sa che abbiamo ascoltato, NON SO COME SIA POSSIBILE ma lo sa. E i suoi occhi stanno sputando ogni tipo di minaccia possibile e immaginabile. Non peggio di Enoshima, ma poco ci manca.
“Ho appena scoperto che-”
“C’è uno scarafaggio nella sua stanza e in quella di Fukawa!”
Per fortuna Kyouko, l’unica ed inimitabile Kirigiri, interviene subito. Diffidate dalle imitazioni.
“Che cos-”
“Scarafaggio, sì!” lo zittisco.
“Ma-”
“Enorme. Gigantesco. Mai vista una cosa simile” prosegue Fukawa.
“Uno… scarafaggio?” inarca un sopracciglio Munakata. “Non credevo se ne potessero trovare qui, lontani dalla città.”
“È raro ma capita. Alcune specie vivono in mezzo alla natura, e poi le tubature dei bagni sono vecchiotte, sa” interviene la cameriera, che ha evidentemente capito cosa stiamo cercando di fare. “Mi scuso per l’inconveniente, me ne occupo subito. E vi garantisco che non succederà più” aggiunge, guardandoci tutti e quattro dritti negli occhi e poi sparire dietro l’angolo.
Se mai avrò altre ferie, giuro che le passerò al circolo bocciofila dietro casa.

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Capitolo 2
*** Dite che l'onsen crolla, esplode o viene sparato nello spazio? ***


Un’oretta dopo, io e Kyouko ci stiamo dirigendo verso le terme. 
Siamo riusciti a sfuggire alla cameriera yakuza senza ripercussioni, messaggi minatori o teste di cavallo sul futon. Visto l’andazzo mi pare un successone.
Così dopo aver sistemato la nostra roba e indossato gli yukata, abbiamo deciso di concederci almeno un’oretta di relax in una delle vasche. Nello specifico, abbiamo scoperto che la struttura offre, oltre alle classiche vasche comuni, anche alcune vasche private da usare in famiglia o in coppia.
Potevamo mica non approfittarne? Chiaro che no.
E quindi siamo qui che cerchiamo la vasca che ci è stata assegnata, quando un suono attira la mia attenzione.
“Lo senti anche tu?”
Kyouko inclina leggermente la testa: “Sembra… qualcuno che canta.”
Siccome non riusciamo MAI a farci i fatti nostri, seguiamo la voce fino a trovarne la provenienza, una delle vasche in fondo che gli occupanti hanno dimenticato di chiudere. La voce è ora più forte, e decisamente conosciuta.
Io e la mia signora ci scambiamo uno sguardo complice.
Ci avviciniamo allo spiraglio per lanciare un’occhiata (sperando di non vedere cose che non voglio assolutamente vedere).
Vedo Togami e Fukawa. Fortunatamente avvolti nei rispettivi asciugamani, forse in procinto di uscire, o forse pronti a farsi la doccia e poi usufruire anche loro di una vasca privata. Niente fuori dall’ordinario, se non fosse che...
“Il cane della prateriiiah!”
“Ancoraaah!”
Sta cantando. In falsetto. E sculetta, battendo il piede per darsi il tempo.
“Ti prende e ti porta viiiah!”
“Lontanoooh!”
E Touko gli fa la controvoce.
Io e Kyouko ci guardiamo di nuovo, e persino lei sta facendo una fatica ENORME per non scoppiare a ridere. 
“È lui che lascia la sua sciaaaah!”
Ok, non posso farcela.
Mi allontano cercando di non ridere. O meglio, di non ridere troppo forte. Nel farlo vedo Kyouko riprendere la scena col telefonino per poi allontanarsi furtivamente e trascinarmi verso la vasca che abbiamo prenotato.
“Perché li hai ripresi?” chiedo, chiudendomi la porta alle spalle.
Lei sorride. Già, stupido io a pensare che non voglia usarlo in futuro come ricatto morale per qualcosa. Fa tanto quella matura e superiore, ma la sua rivalità con Togami è la cosa meno matura che io abbia mai visto in vita mia. Asilo Mariuccia levati.
Ma sapete che c'è? L'amo anche per questo.
Comunque sia, mi rendo conto di una cosa. Lasciando stare quella campana disastrata che è Togami, io sono solo con Kyouko. Solo con la mia donna e in una vasca prenotata solo per noi. Solo con una donna bellissima e che, tra le tante cose, mi ama.
"Perchè mi guardi con quello sguardo, Makoto-kun?"
Tesoro, te lo devo proprio dire che ho in mente?
"Pensavo che avremmo trascorso il tempo a prenderlo in giro..." e fa un cenno alle sue spalle, dove alcune note ancora giungono in sottotono.
"Ho in mente un modo migliore per trascorrere il tempo, sai?" 
E ragazzi, non giudicatemi male. Lo fareste anche voi. 
E poi lei mi sta anche facendo quello sguardo complice che mi manda in visibilio. 
Dio, quanto sono fortunato...
Poi la sento bloccarsi di botto, la magia svanire d'un tratto.
"Non hai sentito niente?" mi chiede.
No, dai, ti prego! Proprio adesso si doveva attivare il tuo radar da detective?!
"No, non ho sentito nulla..." e mi riavvicino a lei, nella speranza di riprendere quello che non abbiamo nemmeno incominciato.
Ma lei, che ormai è già entrata in modalità investigatrice, mi mette a bada con una mano sulle labbra.
E mi fa segno di tacere.
Vai a vedere che, miracolati un corno, adesso veniamo uccisi da impenitenti ex assassini solo perchè eravamo nel posto sbagliato al momento sbagliato? Vabbè, che poi in quel posto sbagliato ci siamo voluti andare è un pelo irrilevante, ma... davvero?
Kirigiri mi fa un cenno e mi indica un separè bianco dove, nonostante la tenue luce artificiale, si intravede un'ombra. Una piccola ombra che... ancheggia?
O è una donna che sta accovacciata nel modo più strano che abbia mai visto... 
"Che diavolo ci fai qui?" 
O è solo un puffo intento in qualcosa che... cielo, NON VOGLIO ASSOLUTAMENTE DESCRIVERE.
"Io? Assolutamente nulla... voi continuate... quello che stavate facendo..."
Teruteru Hanamura è l'ultima persona al mondo che mi aspettavo di trovare dietro ad un paravento vicino al mio ormai sfumato idillio romantico. Ma è anche la cosa più disgustosa. 
E qui Junko Enoshima non c'entra niente, questo è cresciuto storto e ancora più storto sta diventando.
"Noi non stavamo facendo nulla" ci tiene a sottolineare la mia dolce metà "... e non faremo nulla fino a quando non evaporerai da qui"
Wow, non mi ero accorto che fosse tanto incavolata! Quindi è dispiaciuta anche a lei quest'interruzione, eh?
"Ma...ma..."
Prende un lungo respiro, Kyouko, e le vedo una vena del collo pulsare eccessivamente,
"Vattene!" sibila "Adesso! Prima che chiami Nekomaru Nidai"
E ovvio che lei lo dice per intimorirlo, ma è anche ovvio che ha ottenuto l'intento opposto. Non ho intenzione di immaginare quello che l'hobbit della perversione sta immaginando, ma... da come si tiene il basso ventre, non ci vuole molto a fare due più due.
E visto che mi rendo conto che quello lì non solo non si schioderà di lì, ma la situazione potrà diventare solo più imbarazzante, mi viene un'idea.
Un'idea proprio bastarda.
"Hanamura-kun, che ne dici di un accordo?"
Quello mi guarda come a cascare da un albero, evidentemente non ci vede accordi in... in quel genere di cose, ecco.
"Se ci lascerai in pace, con l'ovvia promessa che non devi tornare indietro, ti indico esattamente dove l'integerrimo Togami fa cose non integerrime con Fukawa"
Vedo gli occhi di lui brillare, mentre la mia dolce metà si mette una mano sulla bocca per evitare di ridere.
Sì, tesoro, guardami e fammi sentire un genio bastardo. Ora lo sono.
"Allora?"
"Oh, sì, ti prego, sììììì"
E da come trema e traballa capisco che ce lo dobbiamo togliere dalle scatole immediatamente. 
"Quella parte. Quella" e gliela indico ben bene, e guai a lui se si azzarda a sbagliare "Vai... per l'amor del cielo, vai subito!"
Si rialza che sembra un budino sotto un terremoto. 
Per evitare di vederlo un secondo di più decido che è meglio prendere la mia metà e dileguarci. Nell'immediato istante di adesso.
Bella storia. Ora la mia vacanza è un po’ più degna di essere vissuta.
“Hai qualche idea su cosa possiamo fare?” mi chiede Kyouko. Eh? Cosa? Kyouko Kirigiri… è senza un piano?
Ok, è umana anche lei. Certe volte riesce a farmene dubitare.
“Mah, a dire il vero non saprei cosa…”.
E mi interrompo di scatto vedendo in lontananza Kuzuryuu che ancora vaga per i corridoi come un’anima in pena, ancora senza Pekoyama e ancora in compagnia della cameriera creepy.
“Sai che forse sì?” mi esce più malvagio di quanto volessi.
“E sarebbe?”.
“Ti va una caccia al tesoro per scoprire se il nostro gangster mignon ha i tatuaggi che in teoria gli competono, sotto quel gessato nero a righe?”.
“Come scusa?”. Per qualche motivo mi sembra scocciata, e non capisco il perché
“Oh su, non fare così. Mi hai chiesto un’idea e io te l’ho data. Se ti viene in mente qualcosa di meglio prego, sono tutto orecchi”.
“Perché mai hai tirato fuori una cosa tanto… stupida?”. Sì, va bene, potresti anche evitare di guardarmi come se fossi un ritardato.
Guardate come ci si riprende al volo.
“Mia bella signora, si dà il caso che quella delle trovate geniali sia tu. Io sono solo un umile e sfigato Fortunello che arranca cercando di stare al tuo passo”. Wow, non credevo che il tono untuoso mi sarebbe mai uscito così bene.
Lei pare apprezzare il tentativo di blandimento e adotta tutte le sue caratteristiche tattiche per camuffare l’imbarazzo, ma ormai sono troppo scafato sull’argomento per caderci e mi limito a un sorrisetto compiaciuto.
“Ok. Diciamo pure che accetti la tua proposta. Mi vorresti spiegare come intendi scoprirlo?”.
Mi gratto il mento, preso in contropiede. Me la sarei dovuta aspettare, questa domanda.
Decido di buttarla sull’improvvisazione, anche se so bene che non è decisamente ciò che predilige: “Non lo so. Cominciamo a seguirlo e vediamo, no?”.
Mi sovviene ora che in realtà noi avremmo dovuto scambiarci coccole ed effusioni, si vuol sperare via via sempre più spinte, in un bagno termale. Ma l’esibizione canora del duo Togami & Fukawa (pronti per il Festival della Canzone Popolare Enka di Sapporo, quello che tengono vicino al museo della birra) e lo sfortunato incontro col porco più tascabile del West… diciamo che i piani sono leggermente deragliati. E, cosa ancora più strana, persino la mia dolce metà sembra essersene dimenticata. Non è da lei, come potreste facilmente immaginarvi.
Va beh, chissenefrega. Ormai sono preso con la missione che mi sono autoassegnato, tempo per farci picci pucci a pelo d’acqua ce n’è in abbondanza.
Kyouko sbuffa, ma comunque acconsente. Meno male, che se ci si mette sa diventare davvero incontentabile.
Ci mettiamo a tallonarlo mentre cerchiamo di escogitare un modo per venire a capo del mistero. Purtroppo non ci si accende nessuna lampadina sopra la testa, né vera né metaforica.
L’inseguimento prosegue, ma resta infruttuoso.
Il capo ispettore dichiara il fallimento della cosa e decide di provare altre strade. Le quali altre strade si palesano nella forma di quello sciroccato di Gundam Tanaka.
“Tanaka-kun!” tento l’approccio morbido “Ascolta, avrei una domanda da farti”.
“Cosa può mai volere un misero mortale dal Signore Supremo del Ghiaccio? Non… non vorrai tentare di entrare in possesso della Chiave dell’Armageddon, spero! Persino io me ne tengo alla larga, è un faccia a faccia con il fato che non lascia scampo! Le fauci di Mxstrnzplof faranno di te un sol boccone!”.
“O santo cielo…” borbotta la metà migliore del nostro team investigativo. Le posso dare torto?
“No, tranquillo. Non ho interesse nel cimentarmi in duelli mistici con palle di fuoco, criceti mangiatori di anime umane, invocazioni allo zio di Lucifero fatte ruttando e quant’altro. Molto più semplicemente, volevo chiederti una cosa riguardo a Kuzuryuu”.
Lo sguardo dell’allevatore più pazzo del mondo si fa stranamente… timoroso. Uhm, ho come l’impressione che i rapporti fra lui e lo Yakuza non si possano esattamente definire idilliaci: “Lui è un sacco di carne strano, privo di particolari poteri ma comunque in grado di esercitare una notevole pressione spirituale. Il marchio che l’Antico Immondo ha impresso su di lui non sembra intenzionato a perdere il suo nefasto influsso tanto presto”.
“Oh, bravissimo. Proprio di marchi volevo parlare” ne approfitto, cogliendo al volo l’ennesimo sclero da chuuni “Che tu sappia, ha qualche tatuaggio? Magari un samurai con le katane o qualcosa di altrettanto sborone”.
“Non escluderei che il Drago di Kabukichō abbia qualcuno di quei bizzarri ammassi di inchiostro sulla propria pelle, no. Ma non è informazione in mio reale possesso”.
Addirittura il soprannome. Kiryu e Majima, spostatevi che arriva il gangster babyface.
“Dici che potremmo chiedere a qualcun altro della vostra classe, Tanaka-kun?”.
“Se ti senti in vena di affrontare il tuo miglio verde, sciocco temerario, non sarò io a ostacolarti. Anzi, berrò sangue di vergine mentre me ne sto sul lato del sentiero e ti vedo procedere spedito verso l’agonizzante morte che si avvicina”.
...è un modo contorto per farmi capire che non risponderebbero? Cavolo se serve un decodificatore di Morse quando si ha a che fare con te.
Visto che non ho più voglia di sentirlo delirare, lo ringrazio e ci allontaniamo.
“È stato un successone, direi” commenta sarcastica Kyouko.
“Una meraviglia, proprio. Senza contare il mal di testa provocato dalle vaccate di quello lì…”.
“Chiediti perché mi sono estraniata dalla conversazione, Makoto caro”.
“Perché sei più furba di me e non faccio fatica ad ammetterlo. D’altronde, in una coppia di sbirri, ci dev’essere quello intelligente come un comodino che si tuffa nell’azione senza manco guardare e quello che rimane indietro, osserva il collega fare una sequela di stupidaggini galattiche e scuote la testa sconsolato”.
“Chi tiene le manette?”.
“Che domande. Io”.
...non farmi quello sguardo allupato, ti prego. Finiamo in galera senza neanche ritirare i millecinquecento yen per essere passati dal Via.

Mezz’ora dopo ci accasciamo sui divanetti della hall.
Mai, MAI come in questo momento sento di aver sprecato tempo prezioso che potevo impiegare meglio. Tipo fare quel dannato bagno invece di inseguire mezza classe 77 per scoprire se Kuzuryuu è davvero tatuato dalla testa ai piedi.
Abbiamo evitato come la peste soggetti come Komaeda e Saionji (perché ok la curiosità, ma a discapito del mio fegato anche no) e puntato su gente apparentemente più disponibile nella speranza di carpire informazioni, ma è stato un fiasco clamoroso.
Nevermind ha proseguito la scenetta chuuni del suo degno compare/fidanzato/oscuro consorte/quello che è, Nidai e Oowari se le stavano dando di santa ragione (ma pare sia normale), e dalla saletta karaoke arrivavano versi agghiaccianti, segno che Mioda era troppo impegnata ad evocare Satana o chi per lui per rispondere alle nostre domande.
Pekoyama l’abbiamo scartata a priori, in quanto inseparabile guardia del corpo del Super Yakuza non avrebbe proferito parola né ora né mai.
Diciamo che in generale sembravano tutti cercare di sviare il discorso e non risponderci.
E ho il sospetto che non sia per riverenza nei confronti del loro compagno, ma piuttosto per un tacito accordo.
“È come se non volessero rivelarci la verità per pura ripicca.”
...Kyouko, esci dalla mia testa. Mi spaventi quando fai così. 
Ma…
“Pensavo esattamente la stessa cosa” annuisco. “Mi chiedo perché, però. Uno strano senso di cameratismo?”
“O come ho detto si stanno vendicando di noi.”
“Eh?”
“Le braccia di Klim. E la Prima Gita Aziendale.”
Sgrano gli occhi. Davvero se la sono presa per una cretinata del genere?
Nello stesso istante in cui penso questo, vedo un gruppetto della 77 arrivare da uno dei corridoi adiacenti, Hinata in prima fila e Kuzuryuu accanto a lui.
I nostri sguardi si incrociano.
Il Supremo Detentore di ogni Talento Possibile ed Immaginabile fa un sorrisetto soddisfatto, per poi proseguire la sua allegra passeggiata.
“Lo hai visto?” chiede Kyouko, pur conoscendo la risposta.
“Certo che l’ho visto.”
“E cosa ne pensi?”
“Penso che Hinata è tanto un bravo ragazzo. Ma a volte mi pento di non averlo lasciato su Jabberwock.”
Kyouko ride e si alza dalla sedia, porgendomi la mano: “Che ne dici se lasciamo perdere questa buffonata e torniamo al nostro piano originale?”
Improvvisamente il mio umore migliora.
“Ma sì, chissenefrega dei presunti tatuaggi di Kuzuryuu” dico, afferrandole la mano e alzandomi a mia volta. “Le onsen mi sembrano più invitanti.”
“Allora direi di andare a goderci un bel bagnetto, io e te da soli…”
“OH TE LO PUOI SCORDARE, KIRIGIRI.”
Alle nostre spalle… 
Cielo, in tanti anni che la conosco credo di non aver MAI visto Touko Fukawa COSÌ furiosa.
“Voi due” ringhia, avvicinandosi a noi. “Voi due me la pagherete cara, oh se me la pagherete. IO VI CI AFFOGO NELL’ONSEN!”
Giuro che in questo momento persino Syo mi farebbe meno paura.
“S-scusaci, era questione di sopravvivenza!” piagnucolo. “Eddai, Fukawa-chan…”
“Non usare il -chan sperando di uscirtene pulito, Naegi, sai? Credevo fossi il mio migliore amico!”
“M-ma lo sono” È s-solo che… non volevo Hanamura attorno, mi faceva senso ok?!”
“Ah beh invece noi non vedevamo l’ora di trovarcelo in vasca, non aspettavamo altro” commenta Togami, apparso dal nulla poco dietro la sua signora. Il fatto che siano entrambi avvolti negli asciugamani con i quali li abbiamo visti (pardon, sbirciati) mi fa pensare che il… contrattempo con il Super Cuoco Porco si sia risolto giusto qualche minuto fa.
“O noi o voi, Togami. Avresti fatto lo stesso.”
“Ma quanto sei stronza” si fa scappare il nostro ex Super Erede, che non cede mai al linguaggio scurrile. Questo la dice lunga su quanto sia incazzato.
Mi piazzo tra lui, Fukawa e la mia Detective poco incline alla diplomazia, nella speranza di arginare i danni (e, se i kami vogliono, uscirne vivo): “S-sentite, abbiamo agito d’impulso! Hanamura stava… trastullandosi nascosto in un angolo e dovevamo liberarcene! Ci dispiace averlo mandato da voi” e nel dirlo mi giro verso Kyouko, sperando finga di sentirsi almeno un po’ in colpa. 
Neanche per idea. 
Torno alla mia pantomima: “Mi dispiace molto, davvero. Come possiamo rimediare?”
I coniugi ToFu (ormai ribattezzati così da mia sorella Komaru, shipper impenitente di personaggi fittizi e non) si scambiano un lungo sguardo silenzioso, poi Togami parla: “Cedeteci la vostra prenotazione per l’onsen di coppia.”
“Cosa?!”
“La nostra è andata a farsi benedire, ma mi è parso di capire che voi non avete ancora usato la vostra” sorride, sistemandosi gli occhiali sul naso. “Lo trovo uno scambio equo.”
“Equo un corno” sussurra Kyouko, avvicinandosi a me. Touko fa altrettanto: “Abbiamo ancora altri quattro giorni davanti a noi in questo posto di merda e avrete sicuramente modo di rifarvi. Noi abbiamo perso la nostra prenotazione per colpa vostra e di quell’erotomane. Prendere o lasciare.”
Stavolta tocca a noi il lungo silenzio.
“...va bene.”
Alla fine, seppur controvoglia, accettiamo. Persino Kyouko non osa controbattere. In effetti l’abbiamo combinata grossa, e il senso di colpa ha probabilmente attecchito anche su di lei.
Osserviamo i coniugi ToFu allontanarsi beati.
“Siamo rimasti senza niente da fare, quindi.”
Mi volto verso di lei: “Beh, Kirigiri-san… abbiamo una camera.”
In fondo ad andare sul classico non si sbaglia mai.

“Voi due sembrate particolarmente rilassati.”
Asahina ci guarda con un sorrisetto malizioso, tipico di chi sospetta sconcezze sui suoi amici.
Ricambio.
Non vedo perché negare l’evidenza. Persino Kyouko si lascia andare a un mezzo sorrisetto, senza smettere di mangiare.
Inutile dire che rientrare in camera è stata un’ottima scelta, e le onsen non ci sono mancate poi troppo. Abbiamo persino avuto il tempo per un secondo round prima di prepararci per la cena.
“Anche voi due avete l’aria decisamente soddisfatta.”
Il secondo commento della nostra Nuotatrice è ovviamente rivolto a Togami e Fukawa, seduti all’altro capo del tavolo. La Super Scrittrice sfodera un sorriso sornione, imitato in maniera più moderata dalla sua dolce metà. La nostra prenotazione deve aver rinfrancato il suo spirito, e molto, perché durante la cena è stato persino piacevole e di compagnia - per i suoi standard, chiaramente.
Aoi annuisce e ghigna, pronta a tirar fuori qualche provocazione ai danni di Togami, quando cambia improvvisamente espressione: “Hagakure-kun, va tutto bene? Sembri… strano.”
Ci voltiamo tutti e quattro a guardare il nostro Ciarlatano preferito, e in effetti la sua solita aria scanzonata e bonaria ha lasciato il posto ad una faccia tesa e nervosa.
“Hagakure-kun… tutto ok?” insisto.
Lui mi risponde con una risatina che più falsa non si può: “Ma certo che va tutto bene, Naegicchi! Perché non dovrebbe?!”
“Spero che la cena sia di vostro gradimento.”
La cameriera Kyouko appare letteralmente dal nulla, silenziosa come un ninja.
Nello stesso istante il nostro Ciarlatano di fiducia sbianca completamente come se avesse visto un fantasma.
Hagakure-kun… che hai combinato?
Sto quasi per chiederglielo, per chiederglielo ad alta voce che nemmeno per un secondo si deve azzardare a pensare di non rispondere, quando un tocco leggero alla spalla mi fa sussultare.
“Ti conviene lasciare perdere” dice Asahina, e mi guarda con un’espressione… annoiata? La faccia di chi ti vuole bene ma ti trova un tantino rompiscatole.
E a proposito di facce...
“Ce l'ha scritto in fronte che ha combinato qualche casino” 
“È grande e vaccinato, imparasse a cavarsela da solo ogni tanto”
“E se muore di sicuro non ne sentiremo la mancanza” aggiunge quell'esempio di simpatia di Togami.
Per fortuna il nostro Nostradamus di quartiere non li sente.
“Mi spiegate perché, tra tutte le onsen, quel bastardo di Munakata ha scelto proprio questa?” biascica Hagakure, e crolla letteralmente sull'unica sedia libera del tavolo. 
Già lui è più vecchio di noi, così bianco come un cadavere e la faccia sconsolata sembra vicino a farsi pensionare. O a farsi pensionare dalla vita.
“Hagakure-kun… è successo qualcosa?” provo. Vedo quasi tutta la 78 guardarmi con un evidente sguardo di disapprovazione.
Ma non vi fa pena nemmeno un po’ 'sto disgraziato?
“Tranquillo Naegicchi” fa quello, e allunga la mano verso la bottiglia di vino che sta sul tavolo. Toh, vuoi darti all'alcolismo?
“Sei proprio sicuro che non ne vuoi parlare?”
“Te l'ho detto, va tutto bene” 
E il primo bicchiere vola giù in gola.
La strada per l'alcolismo è fatta di questi momenti, alla fine. Ho perso il conto delle bottiglie che ha ordinato, e adesso dorme con la faccia sul tavolo e la bava alla bocca. Per completare il quadretto, si sta pure abbracciando l'ultimo collo di vetro a cui si era attaccato direttamente, senza più il bicchiere a fare da intermediario. Davvero una scena e una cena patetica.
Senza contare che manco si sveglia, e Asahina lo sa perché ha avuto il grande piacere di riempirgli la testa di sberle e urla. 
Mi raccomando, ragazzi, seguite la retta via. Non diventate come Hagakure. Mai.
“Lasciamolo qui, così impara la prossima volta”
“Possiamo provare a picchiarlo un altro po’ per vedere se si sveglia? Tanto è comunque divertente”
Gente, avete l'immondizia al posto del cuore.
“Dai ragazzi, non ce la faccio a sollevarlo da solo” supplico, anche perché pure a volerlo trascinare non ci riesco a reggere tutta quella Tour Eiffel di rasta e barbetta
“Nessuno ti dice di farlo” chiosa Kyouko. Cara, anche tu?
“Non si preoccupi, Naegi-san! L'aiuterò io”
“YIKES!”
Di nuovo lei, maledizione! E quando dico maledizione intendo le bestemmie che sta lanciando il mio povero cuore per il quasi infarto che ha rischiato a causa della cameriera ninja conosciuta da tutti come Kyouko.
“Va tutto bene?”
Prima che arrivassi tu sì.
“Ecco… non c'è nessun problema, davvero”
“Mi era sembrato di capire che ha bisogno di aiuto per portare Hagakure-san nella sua stanza”
E lo dice con un sorriso che in un'altra circostanza, in qualsiasi altra circostanza, avrei trovato quasi adorabile.
Peccato che io so, e lei sa che io so, che lei fa parte della yakuza, e che per un motivo non ben precisato è diventata il primo gradino nella strada che farà di Hagakure un alcolizzato di prim'ordine.
“In realtà ho già deciso come… aggirare l'ostacolo, credo” sospiro, con un falsissimo sospiro innocente.
“Davvero?”
Ceeeeerto… potrei trascinarlo come un sacco di patate, a pensarci bene. O come un cadavere, ad usare un umorismo macabro.
“Davvero davvero”
Ah beh… spero solo che i pavimenti della onsen siano puliti.
Ma sai cosa? Anche chissenefrega dei pavimenti più o meno sporchi. Ho il buon cuore di non lasciarlo lì a dormire come un accattone, non posso anche preoccuparmi di non sporcarlo mentre me lo scarrozzo verso camera sua. Al peggio si farà una doccia.
Mi accomiato dalla cameriera più inquietante del West. Gli altri disapprovano, chi silenziosamente e chi facendo smorfie poco equivocabili.
Begli amici e bella fidanzata che mi ritrovo. Quando parte il prossimo tram per la Luna?
E così, mentre avanzo tipo bandolero stanco trascinandomi un sacco che non fa nulla per aiutarmi a portarlo, mi viene la malsana idea di chiedermi cosa lega Yasuhiro Hagakure alla signorina Kyouko Yakuza. Dove Yakuza sta come cognome fittizio, nel caso non si fosse capito.
La risposta sovviene da sé, tipo fulmine globulare nel cielo terso (...devo smetterla di leggere gli appunti di Fukawa-san, mi fanno male): è chiaro che questo tontolone ha provato a estorcere soldi a quella gente assai raccomandabile, ricavandone probabilmente un attacco di itterizia e la cagarella a spruzzo per una settimana abbondante.
Quindi mi vien facile pensare che Kyouko Yakuza facesse parte del clan sottoposto ai suoi maldestri tentativi di truffa. Che fossero i Kuzuryuu? D’altro canto lei e il boss tascabile sembrano conoscersi così bene.
Oh beh, informazione poco importante.
Ecco, sento arrivare quella sensazione. La sensazione che, in quanto autoproclamato martire della fu classe 78, sta a me farmi carico dei problemi dei miei compagni.
Chi me lo fa fare, si può sapere? Non sono fatti miei, Hagakure se l’è andata a cercare e quasi sicuramente se la merita, io ho già i miei crucci e non sento il bisogno di averne altri…
No, sono troppo buono per lasciarlo solo mentre cerca di farsi venire una cirrosi epatica con i fiocchi.
Mannaggia a me.

I don't care if Monday's blue
Tuesday's gray and Wednesday too
Thursday I don't care about you
It's Friday I'm in love

Suoneria del cellulare? Da Kyouko non Yakuza? Sono sorpreso, lo ammetto.
CLICK.
“Dimmi, cara”.
“Makoto-kun, scusa. Non avrei dovuto lasciarti da solo a pensare a quell’idiota di Hagakure. Mi spiace. Ti raggiungo in camera sua per aiutarti”.
E mette giù, lasciandomi qualche secondo a guardare istupidito il cellulare. Se c’è una cosa che posso dire di Kyouko Kirigiri è che preferirebbe farsi torturare a fuoco lentissimo e bassissimo per tre mesi consecutivi piuttosto di ammettere un errore in maniera così chiara. Ora, non sto dicendo che non sia capace di chiedere scusa in generale… solo che di solito c’è bisogno dell’ausilio di un vocabolario giapponese-Kyoukese per interpretare al meglio i suoi sorrisini sghembi e tutti i piccoli tic che manifesta in simili occasioni.
Essere tanto diretta e arrendevole non è da lei, nossignore.
Qui gatta ci cova.



Ok, piantala di essere paranoico. Stai parlando della tua ragazza, la persona che ami e che ti ama.
Vuole solo darti una mano a sistemare al meglio questo caso umano. Non vederci secondi fini dove non ce ne sono.

Sono. Un. Cretino.
Perché? Perché non mi fido mai del mio istinto? Ogni tanto il poveretto ci azzecca anche, poi arrivo io a maltrattarlo e a farlo pentire di esistere.
Una volta giunta in camera di Hagakure, Kyouko Kirigiri si è tolta la maschera della brava persona e ha assunto un sorriso che ancora un po’ neanche il marchese De Sade mentre tirava fuori il gatto a nove code.
E ahimè, ho imparato a riconoscerlo. È il sorriso che sfodera quando c’è un mistero da risolvere, mistero che la incuriosisce in quella maniera morbosa di cui non farebbe mai a meno.
Ha deciso di capire perché il nostro Ciarlatano preferito ha avuto un mezzo tracollo quando il suo sguardo si è incontrato con quello della cameriera.
“Avanti Hagakure, svegliati. Ho un sacco di domande da farti”.
Kami. Ha parlato col tono che potrebbe avere un boia poco prima di affilare la mannaia con la lingua.
Lo guarda mentre è ancora privo di sensi, sdraiato sul letto. Mi dà la chiarissima impressione di volerlo sbranare, e non solo a parole.
...vescica, lo so che in questo momento provi empatia per quella testa vuota ma nel contempo piena di rasta. Però trattieniti, per l’amor del cielo.
“Andiamo, Fattucchiere! Non è ora di dormire!”
“Veramente la sarebbe” borbotto, beccandomi un’occhiataccia.
“Makoto-kun, non mi sei d’aiuto.”
“E non voglio esserlo! Kyouko-chan, è quasi l’una di notte e dubito che Hagakure si riprenderà nei prossimi dieci minuti, se non per vomitare l’anima e il pranzo di Natale del ‘98. E ci terrei a ricordarti che non sono fatti tuoi.”
“Certo che lo sono!”
“Ah sì, e perché? A cena ha detto che va tutto bene.”
“Mentiva, e sono fatti miei perché sono ancora la Super Detective.”
“In questo momento mi sembri più la Super Portinaia.”
Lo sguardo d’orrore e sorpresa è la conferma che il mio colpo è andato a segno.
“...avevamo detto che la Super Portinaia era Togami, non puoi paragonarmi a lui” ringhia, ma non mi tange: “Già, peccato che quando si tratta di ficcanasare siete uguali in maniera quasi inquietante.”
Ha la decenza di non rispondere, nemmeno con un “anche tu non scherzi”. Perché sa che sono proprio lei e quell’altro a portarmi a malastrada. Rincaro la dose: “E comunque in questo momento sei tu ad essere nella stanza di Hagakure, in piena notte, nel tentativo di rianimarlo e interrogarlo come in un episodio di Law & Order. Togami invece è in camera sua a dedicarsi a ben più interessanti attività con Fukawa-chan. Cosa che potremmo fare anche noi, se non fossi così decisa a ficcare il naso nella vita privata di un tuo amico.”
Kyouko si morde il labbro e distoglie lo sguardo.
“...potresti aver ragione.”
“So di averla” annuisco.
“Ma… se chiedesse…”
“Se dovesse farlo gli darai una mano e io non te lo impedirò. Ma per stanotte ce ne torniamo in camera nostra come due persone vagamente normali” e detto questo mi alzo, la acchiappo per le spalle e la spingo fuori dalla stanza.
Ancora una volta Makoto Naegi ha salvato il suo piccolo mondo da un’altrettanto piccola catastrofe nucleare.

Il mattino dopo arriva senza intoppi o drammi: la colazione è abbondante e tranquilla, di Hagakure neanche l’ombra (quelle bottiglie di sakè dovevano essere davvero forti), e soprattutto nessuna cameriera yakuza appostata da qualche parte ad osservarci come una leonessa osserva la sua preda (ok, l’ultimo manoscritto di Fukawa-chan mi ha preso un sacco). 
L’unico incidente degno di nota è stato quando Nidai ha fatto quasi esplodere una delle vasche termali, ma non riguarda noi della ex 78 e non voglio saperne nulla.
È ormai ora di pranzo, e voglio solo pensare al delizioso katsudon e alla torta kasutera che mi attendono.

“Allora, hai qualcosa da dire?”
“Abbiamo tutto il giorno, possiamo aspettare.”
“Naegicchi, aiuto!”
Ogni tanto mi chiedo se non dovrei liberarmi del titolo di Super Fortunello, ormai suona come una presa in giro.

“Dai, sono stati carini a portarci il pranzo in camera!” trilla Aoi ingozzandosi di riso. Touko non solleva nemmeno lo sguardo dai suoi noodles quando risponde: “Aspetta che Munakata venga a sapere che il servizio in camera si paga a parte.”
Sospiro, masticando un pezzo di katsudon. Almeno sul pranzo ci avevo azzeccato.
Sapete quando dicevo che la giornata era iniziata bene e senza intoppi?
Ecco, non avevo tenuto conto del fatto che Kyouko avrebbe cercato in ogni modo di braccare Hagakure e proseguire col piano della sera precedente.
“Insomma, ciarlatano che non sei altro, ti decidi a vuotare il sacco?!”
E che avrebbe chiamato la comare Togami come rinforzo.
Così ora ci ritroviamo tutti e sei in camera di Hagakure, tre di noi intenti a pranzare come persone normali, due che coronano il loro sogno proibito di giocare alla santa inquisizione, e il legittimo proprietario della stanza che cerca di sfuggire loro provando a mimetizzarsi con il parquet.
“Naegicchi, ti prego! Ho paura di Kirigiricchi!”
“Vuol dire che io non ti faccio paura?”
“Al tuo brutto carattere sono ormai abituato, Togamicchi… no, NO! PIANO CON QUELL’ATTACCAPANNI!”
“Non dovremmo fermarli?” chiede Touko, senza troppa convinzione. Sospiro: “Ieri sera ci ho provato ed ecco dove ci troviamo ora.”
Evito per un pelo una ciabatta, che va a schiantarsi sulla parete dietro Aoi. Alle sue spalle noto anche Hagakure, che a quanto pare vuole usarla come scudo tra lei e un inviperito Togami.
“Se speri che ti difenda ti sbagli di grosso” conferma lei, addentando un mochi.
“Lasciami, Kirigiri. Non puoi impedirmi di picchiarlo!”
“Sì che posso, se no si rifiuterà di parlare.”
“Voi due siete terribili, non so come Naegicchi e Fukawa-chi possano stare con due persone crudeli come voi!”
Me lo chiedo anche io, in effetti.
“Passi Naegi, ma credi davvero che Touko abbia un carattere migliore del mio?”
“Ehi!”
“Beh non sta cercando di uccidermi col mobilio, quindi sì, ha guadagnato un posto molto alto nella mia classifica personale!”
Altra ciabatta.
“Spero che il lancio di scarpe ti stia allenando il polso, tesoruccio, perché stasera sarete solo tu e lui” è l’unico, stranamente pacato commento di Touko alla precedente uscita di Togami. Che comincia a tirar fuori scuse mentre noi ce la ridiamo alle sue spalle, com’è giusto che sia.
Forse si sono finalmente arresi.
“Ehi, EHI HAGAKURE DOVE SCAPPI!”
...scemo io che spero.
Approfittando della lite in casa Togami-Fukawa, Hagakure se l’è filata fuori dalla camera, riuscendo persino a trafugare il suo pranzo senza farsi vedere. Bisogna concederglielo, è un ciarlatano coi fiocchi.
Kyouko chiude con poca delicatezza la porta e sbuffa: “Complimenti, te lo sei lasciato scappare!”
“Io? Adesso è colpa mia?”
“Non sono io che ho involontariamente insultato la mia fidanzata” sorride lei, subito imitata da Touko. Finalmente si calma e prende posto accanto a noi, dando uno sguardo alle pietanze ormai fredde: “In ogni caso ormai è andata, e a noi rimane solo una cosa da fare.”
“Abbandonare la carriera da poliziotto cattivo e poliziotto più cattivo?” chiedo.
“No. Andare a parlare direttamente con la cameriera Kyouko.”
Togami ghigna.
Noialtri li guardiamo sconvolti.
E sì, dovrei veramente smetterla di sperare in… qualunque cosa. 
La sfortuna avrà sempre la meglio.
E ovviamente chi è stato scelto dalla vile sorte per portare avanti questa indagine?
“Andrai tu, Makoto” e sembra una condanna a morte, quella di Kirigiri.
“Perché io?”
“Perché hai l’aspetto più innocuo. Davanti alla tua faccia potrebbero persino sbottonarsi più facilmente”
Beh, se la metti così… vorrei ancora dirti di no, milady.
“Andiamo, poche storie” bercia Togami “Non ti ha ucciso Enoshima, perché dovrebbe farlo la yakuza?”
Perché la yakuza ha sempre una pistola carica, biondo platinato.
Oddio, non è che davvero mi aspetto di essere fucilato solo perché ho fatto una domanda di troppo. Se davvero fosse questa la politica della onsen dove ci troviamo, minimo minimo avrebbero fatto bancarotta a furia di perdere clienti. Magari mi va bene, mi dico, magari semplicemente mi mandano a quel paese.
“Vuoi che venga con te, Naegi-kun?”
Lo sta chiedendo colei che fin dall’inizio in questa storia c’è entrata solo perché nei pranzi di gruppo si ordinavano ciambelle alla Homer Simpson.
“Ehm… Asahina-san? Mi è sembrato di sentirti dire che…”
“Ah, non fare il salamelecco, Naegi-kun! Hai capito benissimo! Ma se davvero la mia collaborazione ti schifa non devi far altro che dirmelo”
“Piuttosto saresti inutile” commenta Togami, col suo solito tatto.
“Hai la perspicacia di un criceto sotto antibiotici” infierisce Touko.
“Ehi! Ora mi sto offendendo!”
“Se vuoi… a me sta bene” intervengo, giusto per spegnere la faida prima che degeneri “In fondo due occhi e due orecchie in più non possono che farmi bene”
Senza contare che, se davvero mi uccidono, non mi dispiacerebbe avere un bel testimone oculare in grado di smantellare questo posto dalle fondamenta.
“Ah, davvero?” chiede Aoi, ma è sospettosa. Giustamente, dopo quello che le hanno detto.
“Sì, davvero. Prima ero solo confuso… insomma, non è che tu ci tenga particolarmente, ad Hagakure-kun”
“E non ci tengo, infatti” esclama lei, candida “Solo mi dispiace vederti investigare quando dovremmo essere in vacanza. E poi mi sto infiacchendo: qui non sto facendo nulla, nuoto poco e dormo troppo. Sarà un bel modo per mantenermi attiva”
Quindi adesso sono diventato un tapis roulant per nuotatrici svogliate. La mia vita inizia davvero a fare schifo.
“D’accordo. Però almeno non sorprendetevi molto quando torneremo a mani vuote”
“Non essere disfattista, Naegi-kun” fa la mia diversamente gentile fidanzata “O comincio a pensare che tu non ci stia nemmeno provando”
E infatti non ci voglio provare. Mi sono forse perso la parte in cui mi lasciavate un po’ di scelta?
“Ci proverò, ci proverò. Quello che vorrei farvi notare è che stiamo parlando di un’organizzazione che… per citarti: non si sbottona facilmente”
“Sta a te fare in modo che accada, allora” fa Togami.
“Noi nel frattempo vediamo se riusciamo a trovare quel degenerato di Hagakure. Gli farò pentire di questa fuga”
Quasi quasi sono felice di andare in cerca di Kyouko Yakuza. Così non vedo lo squartamento che metterà in piedi Kyouko non Yakuza che sta per diventare peggio della Yakuza.
 E andiamo in giro a cercare, ma davvero di questa ragazza non c’è traccia.
Ci sono io, c’è Asahina e c’è una onsen che, pure mono piano, ha più stanze di quante ne può contare la reggia di Versailles. A quanto pare il non perdersi è tutta una questione di orientamento, e se quando non eravamo coinvolti in questo macello ancora sapevo indirizzarmi verso la mia stanza, adesso comincio a pensare che se vado avanti ancora tornerò inaspettatamente a casa mia. Quella mia vera, vicino alla Future Fondation. Il che mi porta a pensare: ma perché non ci sono rimasto, a casa?
“Dovremmo tornare indietro?” fa Asahina, delusa almeno quanto me.
“In realtà sono un po’ spaventato all’idea di quello che potrebbero farmi Kirigiri e Togami se scoprono che sono tornato a mani vuote”
“Non stai facendo una bella figura in questo momento, Naegi-kun”
“Dubito seriamente che tu mi creda un cuor di leone, Asahina-san”
Tra botta e risposta continuiamo a camminare, e anche se siamo stanchi proseguiamo oltre. Oltre cosa non lo so, ma immagino che prima o poi troverò qualcosa o qualcuno in grado di farmelo capire.
E a proposito di qualcuno… vedo davanti a me l’ultima persona a cui stavo pensando in quel momento.
Kuzuryuu, questa volta ben scortato dalla sua guardia/fidanzata Pekoyama.
“Li hai visti, vero?” chiede Asahina, che sta guardando nella mia stessa direzione.
Va detto che non c’è nulla di strano a vederli insieme. In questo momento siamo davanti a quella che non fatico a identificare come una semplice sala ristoro dove le persone normali si siedono e prendono qualcosa da bere o da mangiare mentre leggono un buon libro. È una bella camera che parla di una vita normale a cui credo ormai di aver rinunciato, e forse è proprio per questo che quei due, ex membri sanguinari sia della mafia che dei Remnants of Despair, sembrano ancora più fuori luogo di me. Parlano e si lanciano occhiate furtive attorno, la tipica espressione di chi sta aspettando qualcuno che sta facendo ritardo.
“Che ne pensi se andiamo a parlare con loro?” propone Asahina, pazza suicida.
“Con loro ho meno possibilità di farli parlare che non con Kyouko”
“Ma Kyouko non la conosci, e non sai come prenderla; quei due invece un po’ sì”
“Conosco Kuzuryuu? E da quando? L’unica cosa che so di lui è che ha un’altezza più imbarazzante della mia e che è bene non farglielo presente”
“Ecco, visto che lo sai vedi di chiudere quella fogna!” esclama chi fino a quel momento non ci aveva visti.
Dobbiamo aver fatto chiasso con il nostro battibecco, perché entrambi si sono alzati dalle poltrone in cui sedevano per raggiungerci. E ci stanno guardando proprio male.
“Ehm… non volevo offenderti”
“A me sembra proprio il contrario”
“Ma… ok, lasciamo perdere. Andiamo, Asahina”
“Cosa?!” fa lei “Senza nemmeno chiedere?”
“Chiedere cosa?” chiede giustamente il biondo
“Quella cosa che io non volevo chiedere. Non a lui, almeno”
“Vuoi dire che adesso non sei più spaventato da quello che ti faranno Togami e Kirigiri?”
Ehi, così giochi sul pesante!
“Insomma, smettetela di girarci intorno: si può sapere che cazzo è che volete?”
Scappare, tanto per cominciare. Magari su un altro pianeta.
“In realtà non volevamo disturbare te” dico invece “Ehm… per caso sai dov’è Kyouko? La cameriera dico, non la mia ragazza”
“Saresti molto cretino se avessi perso la tua donna, mezza cartuccia”
Da che pulpito.
“Beh, comunque… sai dov’è?”
“Perché diavolo dovrei saperlo? Non sono mica la sua fottuta baby sitter”
E dopo questo limpido linguaggio forbito posso almeno dire alla mia metà di averci provato.
“Ok, allora togliamo il disturbo e…”
“In realtà possiamo chiedere direttamente a te”
Questa volta a parlare è Asahina, e prima che possa fermarla mi ghiaccia con uno sguardo che dice chiaramente “Se ti azzardi a fermarmi, la prossima volta che vado in piscina ti ci affogo dentro”
“E allora spara, su!” fa Kuzuryuu, spazientito.
“Vedi…”
E gli spiega tutto. Dal dover far sbottonare gli altri, adesso siamo noi quelli che si sbottonano, e svuotiamo tutte le povere pene di un Hagakure alcolizzato che ha tanta paura di Kyouko Yakuza, ma non abbastanza da confessare a Kyouko non Yakuza cosa si nasconde sotto.
Sì, per chi se lo sta chiedendo: questa cosa dello stesso nome inizia a confondermi un po’.
“Quindi volete sapere cosa cazzo vuole da quel palo con le gambe Kyouko?” sintetizza Kuzuryuu, e si mette a rifletterci su. Si mette persino l’indice sul mento, in una posa da pensatore che viene però ridicolizzata da quella faccia da eterno bambino che si ritrova.
“Ehm… quindi ce lo dirai o non ce lo dirai?” chiede Asahina, a quanto pare proprio stufa di quella ricerca alla quale si è autoinvitata da sola.
“Beh, forse dovremmo chiedere prima: ne sai qualcosa oppure no?”
“Per saperlo lo so. So tutto” risponde lui, guardandomi fisso negli occhi. Poi mette su un sorriso che può solo essere definito da stronzo e fa “Sono anche disposto a dirtelo, ma a una condizione: che svuotiate il sacco sulla prima gita aziendale della Future Foundation”
Sto per dirgli qualcosa (nella mia testa il discorso si struttura in una sequela di “Ehm”, “Dunque”, “Forse”, “Sì, però…” e ruttini da nervoso) quando Aoi si frappone fra me e lui: “Non esiste”.
“Oh cazzo, ma dai!” prorompe il gangster più basso del cosmo “Si può sapere cosa minchia è successo? Sembra che si stia parlando dell’Olocausto tanto è un segreto terribile e inenarrabile!”.
“Esatto, è terribile e inenarrabile. E c’è un patto di sangue fra tutti coloro che vi hanno partecipato: mai parlarne con esterni. MAI. Sono terminate vite e carriere in quel frangente, non è giusto nei confronti delle vittime”.
“Mapperfavore! Un’organizzazione come la Future Foundation non si può permettere un bordello del genere, ne va della sua immagine pubblica!”.
“Pensala come vuoi, non è affar mio. La risposta resta no”.
“E allora voi vi attaccate al tram, correte e spero anche che vi si rompano le gambe per il troppo sforzo”.
Allegria. Tutto questo si sta risolvendo in un gigantesco buco nell’acqua, perché sono del tutto consapevole del fatto che parlare della Prima Gita Aziendale è off-limits (pena Kyouko non Yakuza che cerca di decapitarmi a mani nude e Togami che ha un’altra delle sue notorie reazioni pacate da gentleman). Ma con che faccia torno a mani vuote di fronte a quella satanassa della mia fidanzata e al suo degno compare biondo ammazza-Makotino-innocentino-tenerino?



Sapete cosa? Per una volta farò l’acculturato e prenderò come modello un mirabolante esempio di saggezza contenuto nella Bibbia.
Pilato, ti seguo.
Io me ne lavo le mani. Vedetevela fra di voi.
Esprimo questa mia presa di posizione ad alta voce, cercando di palesare il disinteresse che ho consciamente deciso di provare per tutta questa farsa. Gli altri partecipanti mi guardano chi stralunato (Aoi), chi vaghissimamente in collera (Kuzuryuu), chi con indifferenza (Pekoyama, che poveretta non ha spiccicato mezza parola e vincerà il premio Miglior Soprammobile Umano anche per quest’anno. Anche se forse, a guardar bene, ci sta prendendo tutti come una manica di idioti. Le posso dar torto?).
“Sei… serio, Naegi-kun?”.
“Mai stato più serio in vita mia, Asahina-san. Non intendo espormi a scapito della mia cotenna, che sai bene verrebbe fatta a pezzi da Kyouko”.
“Ma… ma…”.
“Non provare a convincermi, ormai mi sono deciso. Sbrigatevela per i fatti vostri. Io me ne tiro fuori. Anzi, penso che andrò a godermi il resto del pomeriggio da solo e in santa pace”.
“Tu sai che io andrò a fare rapporto al sergente Kirigiri e che lei verrà a cercarti armata di furiosissimo sdegno e, soprattutto, di una mannaia?”.
“Ne sono consapevole. È un problema mio e me la caverò in qualche modo”.
Mentre me ne vado, lasciandoli nel loro brodo, sento un elogio funebre per la mia anima.
Grazie Aoi, gentilissima.

Sono al bar dell’onsen. Incredibilmente ho optato per una birra, piccola perché non voglio fare la fine di quel derelitto di Veggente.
Ma sai che, quando si sta lontano dalla pazzia incipiente e dagli ex compagni di classe che si fissano sulle più infime delle stupidaggini, l’aria non è poi così irrespirabile?
Come non detto. Sento una potentissima aura omicida che si avvicina a grandi falcate alla mia sinistra.
Temo di sapere a chi appartiene.
Però dai, mi sento tranquillo. Penso, o meglio spero, che non voglia ricorrere alla tortura pur di farmi cambiare idea. Immagino, o meglio spero, che la mia piccola esistenza abbia un minimo di valore per lei.
“MAKOTO”.
Ciao, mio angelo azzurro.
Mi giro lento nella sua direzione e quasi sento l’impulso fisico di schivare i raggi laser che (non) mi sta sparando addosso dagli occhi.
“Qual buon vento, Kyouko-san. A cosa devo…”.
“AVEVI UNA COSA DA FARE. UNA SOLA. E INVECE SCOPRO CHE HAI DISERTATO LA CAUSA E TI SEI DATO ALLA MACCHIA COME IL PEGGIORE DEI VILI”.
Faccio per sistemarmi e fronteggiarla meglio. Non riesco neanche a iniziare il discorso che lei, fulminea, mi afferra per il colletto della maglia.
...ehi, non starai esagerando un pochetto? Ma giusto un tantinello, eh.
“Kyouko-san, addirittura le mani?”.
“ADDIRITTURA”.
“Per favore, smettila di parlare come una creatura dell’oltretomba”. Anche se, e mi duole ammetterlo, la trovo sexy anche in questa veste demonica.
“TU NON HAI IDEA DEL DANNO CHE HAI FATTO”.
“E allora dimmelo tu se sono troppo stupido per arrivarci!”. Sento un’inusuale voglia di ribellione, di quella tipica adolescenziale. In questo momento io sono il ragazzino impertinente e lei la vecchia incartapecorita che sta cercando di soffocare il mio modo di essere.
“HAI PERSO… ehm, hai perso l’unica possibile fonte di informazioni che avevamo per scoprire la causa dei problemi di Hagakure, ecco cosa”. Acciderbolina, ti si è sgonfiato il vocione?
“Asahina ti ha detto cosa Kuzuryuu aveva chiesto come contropartita per rivelarmelo?”.
“...”. So riconoscere i silenzi colpevoli della mia ragazza. Aspetta che segno un punticino sul mio tabellone mentale.
“Non l’ha fatto. Allora lascia che sia io a colmare questa tua grave lacuna. Voleva un resoconto completo della Cosa che non può Essere Nominata”.
Sì, certo che sì. La Prima Gita Aziendale è come Voldemort, solo un po’ più brutta e antipatica. Ma con più naso.
La debacle non dura più di qualche secondo. Rinvigorita da nuova isteria, riprende l’assalto: “Avresti dovuto inventarti qualcosa. O tornare al quartier generale, riferire la situazione e aiutarci a trovare una soluzione”.
Non faccio un plissè nello scostarle le mani, che cominciava a essere un po’ fastidiosa, e nel risponderle: “No, non avrei dovuto fare nulla. Mi sono lasciato trascinare sin troppo da tutta questa enorme idiozia. Hagakure ha gli incubi a occhi aperti perché si sente perseguitato dall’ombra di Kyouko Yakuza? Fatti suoi, che non ci riguardano realmente. Tu e Togami dovreste imparare a farveli ogni tanto, i fatti vostri intendo. Pare si campi cent’anni. E a comportarvi da persone vagamente normali”. Wow, allora anch’io ce l’ho nascosta da qualche parte una cisterna di sarcasmo. Non credevo.
Schiuma rabbia, quasi in senso letterale. Serve un fazzolettino, cara?
“Questo tuo tradimento non passerà impunito, sappilo. Prima di andarcene da Beppu un giretto turistico dei Nove Inferni te lo faccio fare” sibila nel girare i tacchi. Guardo la sua schiena che si allontana, chiedendomi di che cosa diavolo stava parlando.

Il giorno dopo.
Se c’è una dote che non si può negare a Kyouko Kirigiri, di professione superdetective, è la testardaggine.
Ha cercato di farmi tornare all’ovile almeno diciotto volte nell’arco dell’intera giornata. Cambiando persino tattica. Una volta è arrivata alla carica come un toro capace solo di vedere il colore rosso; la successiva è stata molto più morbida, imbastendo un discorso articolato e incredibilmente quasi sensato. Sono seguiti vari altri tentativi, tutti puntualmente falliti.
È sera.
Dopo essermi fatto uccel di bosco per il resto della giornata, apro la porta di camera nostra. Sono anche un po’ stanco di giocare a rimpiattino.
La trovo distesa sul letto, completamente nuda e decisamente ammiccante.
“Makoto, piccolo di mamma Kyouko, vieni. Vieni qui da me. Adesso io e te… parliamo, così potrò ricondurti a più miti consigli”. Stento a crederlo, ma l’oni cornuto che vomitava fiamme di ieri e la gatta morta sensuale come una succube che ho davanti ora sono la stessa persona.
La mia reazione è… conflittuale. Il cervello urla di non cedere, che di sicuro non bastano quelle gambe da urlo e quel sedere fantascientifico. Un’altra parte di me è di parere diametralmente opposto e mi implora con tutta la sua forza di saltarle addosso, di darci alla pazza gioia e poi di abbassare il capo come si confà a ogni fidanzato zerbino.
Non gliela do vinta. Manco per sbaglio.
Chiudo la porta, mostrando più sdegno per la scenata di quanto ne senta davvero. Indugio un attimo appoggiato al muro e i divisori di cartapesta di questo posto mi permettono di sentirla borbottare qualcosa sul fatto che non è riuscita a convincermi e sul fatto che non mi farebbe più alcun effetto sul lato sessuale.
Ragazza, un paio di dritte: a) di effetto me ne fai eccome, e se non te ne sei accorta vedi di toglierti le fette di salame dagli occhi; b) se ti stai davvero chiedendo quale delle due cose sia più importante, ti consiglio spassionatamente una visitina dallo strizzacervelli che ti serve. Ma tanto.
Stiamo montando a livelli parossistici. E la mia voglia di starmene nel mio e fregarmene aumenta a dismisura ogni secondo che passa.
Bar, stai diventando il mio nuovo migliore amico. Siine orgoglioso.
Ah, ho avuto occasione di informarmi sui Nove Inferni di Beppu. Sono nove fonte termali dove l’acqua è rossa e la temperatura sfiora gli ottanta gradi. Sostanzialmente la mia fidanzata mi ha augurato un bagno nella lava.
Poi mi chiedono perché mi sono ficcato le mani in tasca e mi sono messo a badare ai fatti miei.

Il giorno dopo.
Ok, sono al limite.
È tutto il giorno che mi perseguitano. Plurale, sì, perché a Kyouko si sono aggiunti Togami e Asahina. Non so se sia l’aria di questo posto, l’atmosfera pregna di yakuzità o che cosa, fatto sta che tutti loro parrebbero aver completamente perso la bussola.

Indovina? Sono al bar, Di fronte a me la sesta birra, ancora intonsa. Stai per fare la fine delle tue cinque cugine.
“HIC”.
Porca miseria, comincio ad accusarle. Beh, considerato che prima degli ultimi due giorni ero in pratica astemio non mi posso neanche lamentare più di tanto. Tirar su una tolleranza al’alcool sembra più facile di quanto dicono.
E poi succede.
Vedo i tre Cavalieri della Scemenza, perché chiamarli dell’Apocalisse è dar loro troppo onore, che si fanno sotto tutti assieme. Al loro seguito, una dubbiosa Fukawa e un preoccupato Hagakure. Loro non fanno parte dei Cavalieri della Scemenza, non se lo meritano.
Improvvisamente nella mia gola risale un torrente di male parole, corroborato dallo stato non proprio sobrio in cui mi trovo.
Fatevi sotto.
“Naegi! Mi pare un ottimo momento per offrirti un’altra birra!”
Giusto per aggiungere ulteriore follia e disagio, vedo Kuzuryuu e Hinata farsi avanti spavaldi, seguiti da più o meno tutta la 77 al completo. Gli altri clienti dell’onsen ci osservano giustamente divertiti, quasi fossimo alieni.
E con un gruppo di pazzi da un lato, uno dall’altro e me tapino in mezzo, il circo è completo.
Kyouko mi si avvicina, una mano appoggiata al bancone e l’altra sul fianco, da Vera Donna che non Deve Chiedere Mai ma le Tocca Farlo.
“Vedo che stai seguendo le orme di Kizakura, Naegi-kun.”
“Chiediti perché” borbotto. E il primo sorso della sesta birra è andato.
“Il tuo fegato sarebbe ancora integro, se solo ci avessi ascoltati” rincara la dose Togami.
“Il mio fegato sarebbe ancora integro se voi foste delle persone vagamente normali” ringhio, “o se mi fossi dato malato invece di partecipare a questa… chiamiamola vacanza.”
E via col secondo sorso.
“Magari dovresti smetterla di dar retta a quei due” suggerisce Kuzuryuu, “posso farti vantaggiosissime offerte che non potrai rifiutare.”
Lo guardo come se lo ritenessi lo scemo che effettivamente è. Wow, l’alcol mi rende un vulcano di sarcasmo.
Terzo sorso, eccomi.
“Avanti, Naegi-kun, ormai stai diventando ridicolo!”
Io? Io sto diventando ridicolo, Asahina-san?
A questo punto sono così furioso, nonché abbastanza obnubilato dall’alcol, da tracannare ciò che resta della mia birra in un colpo solo, e nel frattempo ordinarne un’altra.
La afferro con mano non proprio ferma (e biascico qualcosa sul “metterle tutte in conto a Togami”, perché se devi rovinarmi le ferie allora abbi almeno la decenza di sovvenzionare la mia nuova dipendenza da alcolici), e poi mi giro a guardarli tutti. Cioè, credo siano tutti. Tutti e quaranta. Testa, smettila di girare, grazie.
“Statemi bene a sentire. Tutti e quaranta” annuncio, indicandoli con un malfermo dito indice e girando su me stesso di quasi centottanta gradi, “mi avete shtufato. TUTTI QUANTI. Questhta gita era già partita sotto il peggiore degli ashu… auschu…”
“Auspici?” suggerisce, credo, Fukawa-san.
“Sì, ecco, grazie” la indico, annuendo e quasi facendomi venire un conato di vomito. “Questa gita era già partita sotto i peggiori aushpici, ma voi… voi, signori, state veramente dando tutto il peggio di cui siete capaci.”
Mi fermo un attimo per riprendere fiato e aprire l’altra birra. I presenti mi guardano sconvolti. Alcuni con più di due occhi.
Mi rivolgo al gruppo più numeroso: “Ex classe 77, potete chiedercelo tutte le volte che volete, ma non saprete MAI cos’è successo durante la prima Gita, M-A-I. E sapete perché? Perché Munakata ci ha fatto firmare UN CONTRATTO in cui giuravamo di non parlarne M-A-I” insisto, e dalle loro espressioni deduco che il mio alito non dev’essere freschissimo. Prossimo giro, vodka alla menta. “E potete stare certi che il shottoscritto non intende infrangerlo, dato che la conseguenza minore è il licenziamento. Conoscendo il nostro Shuper Vice Direttore Megagalattico e la sua passione per le spade, potete immaginare il resto.”
“Ma-”
“Ma NIENTE. Nada. Continuerete a vivere shenza sapere cos’è successo durante la prima Gita, cos’è successo alle braccia di Sigma Klim, cos’è il gadget numero 08 “Phonewave” (nome soggetto a modifica)” o chi è Johanna Titor, o chi shono i Myrmidons. A meno che non vogliate chiedere direttamente a Munakata-san, non sharò io ad impedirvelo. Auguri, in tal caso.”
Silenzio. Difficile dire se a disgustarli di più sia l’idea di venire affettati dal nostro Vice Direttore, o aver scoperto di lavorare per la succursale molto scrausa della SCP Foundation. 
Poi mi giro verso quei tre criminali, lentamente che non vogliamo mica benedirli con un getto di vomito.
“E voi tre” sorrido sarcastico. “Voi tre, che dovrei definire amici, che cosa CAZZO VI E’ PRESO” urlo, riuscendo sia a non biascicare che a far cambiare espressione a Kyouko e Togami. Aoi ha meno problemi di paresi facciale.
Oh, vorrei essere più sobrio per potermi godere quelle facce da pesce lesso.
“Da quando è saltata fuori la shtoria di Hagakure e la cameriera Kyouko voi siete completamente impazziti. Intendiamoci, non shiete MAI stati normali, ma vi ho voluto bene comunque” dico, e mi rendo conto di star lasciandomi andare un po’ troppo.
Voglio davvero dire loro tutto quello che non ho mai ammesso per puro quieto vivere?
“Naegi-kun, te la stai decisamente prendendo troppo” commenta la mia Super Detective con la Super Minigonna e la Mini Empatia.
“Stai davvero facendo una scenata per niente” interviene la Diva Bionda. La stessa che due giorni fa, per non fare scene, è arrivata alla Foundation su un panzer.
“E dire che non te la prendi mai per niente, Naegi-kun…” conclude la nostra Sirenetta.
Ha ragione.
È ora che il buon vecchio Makoto Naegi si tolga qualche sassolino dalle scarpe.
“Vero, non me la prendo mai per niente” ammetto, “ e forse è il momento di essere completamente sincero. Coshì magari tornerai in te, Asahina-san? Che da ieri non fai altro che essere acida come uno yogurt shcaduto?”
“N-non è vero!”
“Oh, shi che è vero! Mi hai trattato coshì male ieri, mentre cercavamo la cameriera Kyouko, che in confronto con Togami sei persino gentile!”
Quel faccino contrito mi conferma che ho colpito nel segno.
Uno a zero per il fu Naegi Cuor di Panna.
“Ok, adesso basta dare spettacolo.”
Togami-kun, ti aspettavo al varco.
“Tu non hai nemmeno il diritto di parlare” ringhio guardandolo dritto in faccia. In punta di piedi, perché i kami hanno senso dell’umorismo.
“Come osi-”
“Osho eccome, Scion di ‘Sta Grandissima Ceppa” e posso sentire Oowada, dall’aldilà, fare il tifo per me, “se io shto dando spettacolo, quella tua pagliacciata col panzer come vogliamo chiamarla? E aggiungerei anche qualunque cosa eshca dalla tua bocca, ma BUONGIORNO! Esshere un Togami non è più rilevante!”
Mi guarda disgustato, con tanto di mano al petto. Sì, so come pungerti sul vivo, mio caro. Non te l’aspettavi, eh?
Guardo Hagakure per un secondo, prima di cambiare idea. Sa di essere un cretino, e comunque ha già sopportato Poliziotto Cattivo e Poliziotto più Cattivo per due giorni di fila.
Mi giro verso quest’ultimo.
“E tu” guardo Kyouko, che si sta sforzando di rimanere impassibile, ma ti conosco mascherina e quella goccia di sudore sulla fronte non mente. “Tu che hai shempre fatto della freddezza e della compostezza le tue doti migliori, anche nelle shituazioni peggiori” barcollo verso di lei, spargendo birra qua è là. “Tu, che mi hai shedotto con quel fare austero e mishterioso… tu. COSA. CAZZO. TI. È. PRESO.”
I suoi occhi a momenti rotolano fuori dalle orbite.
“Lo sho che indagare è lo shcopo ultimo della tua vita, il tuo talento innato, e sho che shei ancora inviperita perché Shakakura-san ti ha buttata fuori dalla sua divishione perché continuavi ad assaggiare le prove e i cadaveri…”
Un coro di “EEEW!” mi interrompe. Un rigurgito di Togami mi ricorda che non ha ancora digerito (scusate il gioco di parole) l’essere stato declassato da capo della sezione 14 a vice di Kyouko Kirigiri.
“...dishevo. Lo sho che shei particolare, e ti amo anche per queshto, ma davvero, COSA. CAZZO. TI. PRENDE. Da quando shiamo qui ti sei trasformata in Jessica Fletcher, solo che invece di sheminare cadaveri shemini follia. Potresti, cortesemente, placarti e tornare te shtessa?”
Un “diglielo, Naegi!” urlato da qualcuno della 77 mi incita, e io non ho intenzione di fermarmi. Domani me ne pentirò amaramente, lo so già, ma è un problema per il me del futuro. Il me di questa timeline si è rotto di stare zitto.
“Io… cosa?” ringhia lei, gli occhi ridotti a fessure. Tutti e quattro.
“Adesso basta, hai davvero superato ogni limite!”
“Oh no no no no, VOI avete superato il limite, Togami-kun!” lo punzecchio con l’indice sul petto. “Hagakure-kun avrà anche fatto una cazzata, ma è shtato anni fa e non vi ha chieshto niente di niente. Voi due invece avete decisho di farvi i fatti suoi trashformandovi nella Shanta Inquishizione, al punto di rovinare a me e a lui questa gita del cacchio! Lo avete insheguito in lungo e in largo per l’albergo, e avete mandato ME a chiedere conferme ad una ex-yakuza, perché è bello fare la voce grossha e poi far fare il lavoro shporco ad altri, eh? Ma shapete cosa, io mi shono ROTTO. Shendete da quei piedishtalli e shfilatevi le shcope dal culo, che non shiete migliori di nessuno.”
L’aria si ferma.
La terra trema.
E poi silenzio.
Nessuno osa fiatare. Togami e Kyouko mi guardano come se mi vedessero per la prima volta, e non è del tutto sbagliato visto che una sbronza così colossale non l’ho mai avuta.
Noto Fukawa guardarmi a metà tra l’ansioso e il divertito. 
Ho qualcosa da dire anche a lei.
“E tu, Fukawa-san” mi avvicino, “...grazie per eschere ancora mia amica!” piagnucolo, azzardando un abbraccio. La sento irrigidirsi per un attimo, ma poi l’affetto ha la meglio e mi abbraccia a sua volta, sussurrando: “Lo so, lo so, sono dei disagiati.”
“Cosa sta succedendo qui? Le vostre voci si sentono da tre corridoi di distanza.”
Parli del diavolo, e spuntano i capelli argentati di Munakata.
Il mio corpo si muove in automatico, la bocca anche.
“Ho due paroline anche per lei, Munakata-san!”
Mentre barcollo verso di lui, sento distintamente le voci di Kyouko, Togami e Asahina commentare la scena.
“Ragazzi, sta andando dritto da Munakata. Ed è ubriaco fradicio.”
“Dovremmo fermarlo.”
“...dobbiamo?”
Grazie, begli amici che siete. Ricordatemi di nuovo di timbrarvi il cartellino quando siete in ritardo.
“Sapete che siete una bella manica di stronzi?”
E qui, l’impensabile.
Touko Fukawa alza la voce.
“Sì sì, voi tre. In questi giorni avete dato prova del vostro disagio mentale - sì, Byakuya, anche e soprattutto tu. Conosco il disagio, so di che parlo. Avete fatto i cretini in lungo e in largo portando Naegi a ubriacarsi per dimenticare quello che gli avete fatto passare, e avete pure il coraggio di fare gli offesi?”
Non sento le loro risposte, ma sento perfettamente dei passi avvicinarsi e due mani che fermano il mio avanzare verso il Vice Direttore Megagalattico. Anzi, quattro mani. Fukawa, cosa mi nascondi?
“Cosa vorresti dirmi, Naegi?” chiede Munakata, senza neanche un’inflessione nel tono di voce. Al suo fianco, inseparabili, Sakakura e Yukizome.
“Ecco quello che penso-”
“Naegi-kun pensa che lei sia stato davvero generoso a portarci in quest’onsen così bella!”  trilla Fukawa, tappandomi la bocca.
“Davvero davvero generoso, Munakata-chi! Non ce lo scorderemo mai!” la segue a ruota Hagakure. Ah, ecco di chi erano le altre mani.
Munakata fa un mezzo sorriso. Facciamo un quarto.
“Sono contento vi stia piacendo, ho ritenuto fosse il momento di ricompensarvi per il duro lavoro con un viaggio rilassante.”
Vorrei potergli dire che ero più rilassato quando Enoshima cercava di uccidermi, ma la presa di Fukawa è incredibilmente salda.
“E lui apprezza tantissimo, così come noialtri” miagola, “ora se permette, avevamo in programma di… fare una partita a Cluedo.”
“...Cluedo?” Munakata inarca un sopracciglio. “Credo vinca Kirigiri in ogni caso.”
“Ed è per questo che stavolta lei non gioca!” interviene Hagakure. “E neanche Togami. E Asahina. Insomma, anche noi vogliamo vincere ogni tanto!”
Detto questo vengo trascinato via da entrambi, con l’improvviso bisogno di vomitare la cena del Capodanno del 2010.
Domani mi dovranno scrostare dal water con la pala da neve.

Una piccola spruzzata di agrumi, una bella bistecca al sangue… sono dango quelli che vedo? Non ricordavo di averli mai mangiati…
BLEAH
Ed eccola, finalmente, la cena di Capodanno targata 2010. Stavo iniziando a preoccuparmi.
“Meglio fuori che dentro” bercia Hagakure, che crede di aiutare la situazione massacrandomi la schiena con colpi assassini. No, serio, ma che ha al posto delle mani, ferri da stiro?
“Mi dispiace davvero tanto, Naegi-kun” fa invece solidale Touko.
“Non devi, mica è colpa tua” biascico dal bordo della tazza.
Questa riunione di gabinetto è letteralmente una riunione di gabinetto: stiamo davanti al WC della camera di Fukawa ad aspettare che il mio apparato digerente rigetti fuori anche la torta al cioccolato che la mia cara nonnina preparò ai dieci anni di Komaru. Davvero, non mi aspettavo di fare questa fine miserabile; perché diavolo non posso essere come quelle persone che, quando alzano il gomito, semplicemente crollano di piatto su qualche superficie piana e si fanno centoventi ore di sonno? No, ovviamente no! Io sono il super sfigato non più liceale, e se devo farmi una bella sbornia devo soffrire come tutti quelli che sono vicini alla cirrosi epatica.
“Qualcuno mi spiega come siamo arrivati a questo punto?” fa Hagakure, che finalmente ha smesso di uccidermi la spina dorsale “Cioè, io ero rimasto ai miei casini. Come siamo finiti a soccorrere Naegi?”
“B-beh, perché è colpa tua, razza di cretino che non sei altro” fa Touko.
E vorrei darle ragione, credetemi, darle tutto l’appoggio che merita, ma in quel momento risale finalmente l’esofago quella benedetta torta e un altro BLEAH disgustoso invade quel bagno.
“Perché dovrebbe essere colpa mia?” 
“Forse perché sei la prima ragione per cui adesso Naegi è diventato di nuovo single?”
“Ehi!” faccio io, e finalmente trovo la forza di rialzarmi dalla tazza del water “Non siamo così disfattisti! Kirigiri non mi ha lasciato! Non ancora, almeno”
Ma davvero sono stato così stronzo con lei?
Come a rispondermi, lei mi guarda con uno sguardo mezzo seccato e mezzo rassegnato “Per caso la birra ti ha annebbiato i ricordi?”
Cavolo, allora sì?
“E comunque non cambia il fatto che” aggiunge, indicando lo spilungone “se tu ti fossi sbottonato prima, di sicuro non saremmo rimasti coinvolti in questo casino!” 
“Ma che diavolo!?” raglia il Veggente, e finalmente, dopo una settimana, gli vedo tirar fuori un po’ di attributi, anche se con la persona sbagliata “Sono io quello immerso nella merda, perché dovrei essere pure quello bastonato? Nessuno vi ha chiesto di mettere il naso nei miei affari! E tu” e indica me “Non sei stato tu il primo a fare il detective di ‘sta ceppa?! Se non ti fossi messo in mezzo io...”
“Chiariamo subito una cosa” faccio io, pulendomi la bocca con l’asciugamano che Fukawa mi porge “Io non volevo ficcare il naso nei tuoi affari: io volevo aiutarti! Voce del verbo aiutare, e sai cosa significa? Significa che se davvero non vuoi essere aiutato allora ti arrangi! O meglio, ti dovevi arrangiare: cosa vuoi da me se a Kyouko si è risvegliato lo spirito del detective errante nel momento sbagliato?”
“Senza contare” rincara Touko “che alla fine, se davvero non volevi che ci impicciassimo, avresti potuto usare una cosa banalissima chiamata discrezione
“Cos’è che dovevo usare?”
Vedo Touko mettersi le mani dei capelli. Povera anima da letterata.
“Dovevi fare in modo che noi non lo capissimo, no?”
“E CREDI CHE IO NON CI ABBIA PROVATO?!”
“T-taci...” e questa volta sono io a balbettare. Dio, quell’urlo mi si è conficcato nella testa. Ho come l’impressione di avere diversi trapani che iniziano a scavare nella mia calotta cranica e… perché sto immaginando gli operai di quei trapani con la faccia di Togami? Forse la birra è ancora in circolo, dopotutto.
“Vado a prenderti un’aspirina” fa comprensiva Touko, alzandosi. Io invece vado a darmi una sciacquata alla bocca che sa… di tante cose che un tempo dovevano essere state anche buone. Ma perché il pavimento dove si trova il lavandino ondeggia? Allora è proprio vero che la Terra gira, eh?
“Senti, non voglio sentirmi in colpa per i casini tuoi, eh?”
Hagakure è dietro di me, le mani incrociate sul petto e sul viso un’espressione che forse è mortificata, ma proprio non vuole darlo a vedere.
“Ma almeno potresti provarci” faccio io, la faccia premuta sull’asciugamano.
Mondo, per favore, smettila di girare.
“Ma perché? Siete voi che vi siete messi in testa di scoprire la verità! Io non vi ho chiesto niente!”
“Non. Urlare” raglio, cercando quella benedetta donna di Touko con in mano l’unica cosa che potrà riportarmi in vita. Non berrò mai più in vita mia. Lo giuro. Nemmeno l’aranciata.
“Ecco, Naegi” fa Fukawa. In mano un bicchiere d’acqua e nell’altra una piccola pillola bianca.
Ti adoro, ragazza mia.
“Senti, siamo amici, siamo compagni di classe, siamo anche compagni di bisbocce per quella cosa lì del Killing Game...” inizia il Veggente, mentre io scopro che bere quando tanti piccoli Togami iniziano a fracassarti il cervello è più arduo del previsto “Ma non è che tutto quello che facciamo lo dobbiamo fare insieme. E poi io stavo zitto per voi. Non volevo coinvolgervi per non mettervi nei guai”
“Quindi è una cosa seria” noto io, guardandolo in tralice.
“Beh...” tentenna lui “Diciamo di sì, và. Sai com’è… quando si è giovani si fanno le cose molto alla leggera… e in fondo sbagliare è umano, eh!”
“Sì, ma tu sbagli molto spesso”
“Ehi! Ma perché dovete sempre offendermi tutti?”
Non lo so, amico, ma fatti due domande. 
Toh, a quanto pare è vero che il dopo sbornia rende tutti più acidi.
“Giusto per capirci” faccio “Questo casino in cui sei… può ucciderti? O nuocerti gravemente alla salute?”
“O alla nostra, di salute” fa Fukawa, accanto a me.
Ecco, giusto, meglio chiarire.
Quello fa ondeggiare la testa, in un espressione leggermente pensosa che mi fa davvero temere il peggio. 
“Forse… o forse no. Dipende.”
“Da cosa?!” ringhio.
“Beh… non so. Quanto siete fortunati, di solito?”
Questa… è la peggior domanda che mi si possa fare.
“Insomma, sputa il rospo! Adesso basta!” fa Touko, che oggi vuole proprio fare la portavoce dei miei pensieri.
Lo vediamo che ci pensa, che nega, che sospira, che si stropiccia gli occhi, che si gratta il mento, che si scaccola il naso, che… sta per aprire la bocca, gente! Sta per parlare…
Ma ecco che bussano alla porta.

Andate. Tutti. A. Quel. Paese. E ringraziate che abbia ancora abbastanza autocontrollo da non scendere nel turpiloquio spinto, perché nel mio attuale stato psicologico ho idea che avrei dato del filo da torcere a Juzo Una Parolaccia ogni Tre Parole Sakakura.
Sapete cosa? No.
Mi fiondo come una saetta verso l’uscio e urlo: “Chiunque tu sia, non è il momento. Smamma”.
“Naegi-kun!” arriva una vocina disperata dall’altro lato “Ti prego, fammi entrare! Vorrei parlarti! O esci tu, è lo stesso!”.
Aoi…
O santi numi. Cos’è questo senso di colpa che mi pervade? Basta davvero così poco per farmi desistere?

Sì, nel suo caso sì. Sento che è davvero pentita, che sta tentando di farsi perdonare. Quel tono è inconfondibile, troppo emotivo per essere di facciata.
La conosci, dai. È Aoi Asahina, la ragazza più dolce e incapace di nascondere le proprie emozioni che ci sia. Se sta cercando di scusarsi, lo sta facendo sinceramente.
Magari si è solo fatta coinvolgere dal clima a dir poco pazzerello (per usare un grosso, grasso eufemismo greco) che pare aver preso possesso di questa onsen negli ultimi giorni.
Avanti. Lei non si merita tutto questo ostracismo da parte tua.
Apro.
Non appena i suoi occhi incrociano i miei, le nasce un bellissimo sorriso: “Naegi-kun! Grazie, grazie per avermi ascoltata!”.
Gnè. A volte mi dà quasi fastidio essere troppo cuor di panna, ma se la contropartita è questa ben venga.
“Volevo scusarmi. Ho davvero esagerato con la storia di Hagakure e tu avevi mille volte ragione nel prendertela come te la sei presa. Non so cosa mi sia venuto addosso, mi sentivo come travolta dall’atmosfera generale emanata soprattutto dai quei due. Il mio comportamento è stato…”.
“Shhhhh” le dico poggiandole un dito sulle labbra “Non serve andare oltre. Hai detto ciò che volevo sentirmi dire, basta così”.
“Ma quindi…”.
“Sì”.
L’abbraccio mi piega un paio di vertebre cervicali. Ahio, guarda che troppo entusiasmo fa male. A me ovviamente, a chi altri? Vedete altri punching ball nei paraggi? Fra i rimasugli della sbronza e questa manesca non so cosa sia peggio.
“E allora” riprende senza neanche mollare la presa “potresti perdonare anche loro”.
Uh? Cos’è questo prurito alle mani, questa insopprimibile voglia di menarle e questo stato d’animo che dev’essere stato tipico di Oowada-san?
“Non ci penso neanche”. Mi esce freddo come il ghiaccio, in un’eccellente imitazione di Kyouko quando vuole dare di sé l’immagine della Super Detective con la Super Minigonna che non Deve Chiedere Mai. Sarebbe fiera di me, se non fosse che al momento del suo orgoglio non mi importa nulla.
“Come non ci pensi neanche? E perché io sì?”. Suona quasi scandalizzata, e la parte di me che si è sfogata durante la furia alcolica trova questa cosa molto divertente.
“Perché tu non sei Kyouko Kirigiri e non sei Byakuya Togami. Avanti Aoi, sai di chi sto parlando. Fanno tanto i maturi, i sostenuti, quelli che non parlano mai a sproposito… e poi basta una vaccata come questa di Hagakure per fare in modo che tirino fuori il peggio di loro. Al momento sono molto poco propenso”. Spero non si sia offesa se mi sono preso la libertà di chiamarla per nome, che di solito cerco sempre di essere educato.
Ma insomma, sbottare anche da sobrio mi sarà concesso una volta ogni tanto. Con la fortuna che mi ritrovo, probabilmente mi è concesso solo se avviene un’eclissi lunare l’ultimo dell’anno.
La vedo frugarsi nelle tasche. Ne estrae il suo cellulare. Ci smanetta un po’ e mi mostra un video: ci sono Gianna e Pinotto seduti a un tavolo, a occhio direi nella hall. Si guardano e stanno discutendo.
Il dialogo, cascasse il mondo se sto mentendo, è il seguente: “Dovremmo scusarci. Ma ci ha trattati male. Però dovremmo scusarci. Sì, ma ci ha trattati coi piedi”. E no, non ho sbagliato il virgolettato, è sempre la stessa persona a parlarsi addosso. Inoltre non faccio distinzioni perché entrambi intonano la stessa nenia, a ripetizione.
Sembrano due droni con l’IA difettosa.
“Su Naegi-kun, non puoi lasciarli in quel limbo per sempre!”.
“Certo che posso. E credo che almeno per qualche giorno il loro posto sia quello”. Brrrrr, di nuovo quel freddo.
No, di questo non mi pento e non intendo retrocedere. Se lo meritano.
Io sono Makoto Naegi e, se posso essere poco modesto, mi reputo la persona più paziente, più comprensiva e meno litigiosa della galassia. Se mi hanno fatto arrivare a quel punto, pur col generoso aiuto della birra, vuol dire una e una sola cosa: il carico era troppo. Mi avrebbe schiacciato se non lo avessi violentemente scrollato via dalle mie spalle.
Pertanto ho deciso che per un po’ di tempo se ne possono stare nel loro brodo, che sarà diverso dal mio.
“TU! NON TI AZZARDARE NEANCHE A PENSARCI!” sento tuonante alle mie spalle. Mi volto e vedo una Touko a dir poco furibonda. Me ne chiedo il motivo, dato che si stava rivolgendo a me.
“Che… che cosa non mi devo neanche azzardare a pensare?”.
“Di perdonare Scema e Più Scemo, chiaramente! Non ne hanno il diritto, e poi lui mi ha detto che ho un cattivo carattere!”.
“Fukawa-san, tranquillizzati. Non ne avevo la minima intenzione” la placo sorridendo. Mi rendo conto che qualcuno potrebbe trovarlo antipatico da parte mia, ma chissenefrega. Il dado è tratto.
“Oh” si sgonfia quando sente la mia puntualizzazione “Meglio così, approvo. Allora, e mi rivolgo anche al rasta del cavolo, che ne dite di rendere reale la balla che abbiamo propinato a Munakata? Ce la facciamo ‘sta partita a Cluedo senza miss Scarlet che come al solito ci bagna il naso e indovina tutto al secondo turno di gioco?”.
Il Veggente più pauroso che esiste si dice subito d’accordo, facilmente per evitarsi di dover parlare a proposito della yakuza. Ma, di nuovo, chissenefrega. Se hai deciso di lavarti le mani di questa storia, Makoto, lavatele fino in fondo.
Sto per aggiungermi alle adesioni quando mi ricordo che qua siamo in quattro e lei intendeva tre persone, o almeno credo: “Fukawa-san, ma Asahina-san? Non la inviti?”.
“Eh? Perché dovrei? Non c’è anche il suo nome sulla tua lista nera?”.
“No, non più. Non riesco a tenerle il broncio per più di quindici secondi, è più forte di me”.
Le sto dando le spalle, ad Aoi intendo, ma con la codissima dell’occhio riesco a vederla mentre fa la faccia più felice che le abbia mai visto avere.
Oh, una nota lieta in questo mare di letame, vomito e schizzi d’isteria.
“Va bene, fai come vuoi. Non sono io la parte lesa, dopotutto” concede la nostra Scrittrice preferita. Forse non convintissima, ma comunque disposta a lasciare nelle mie mani la facoltà di scegliere.
E quindi recuperiamo una scatola del suddetto gioco e ci mettiamo nell’atrio, per caso allo stesso tavolo presso il quale il duo comico più involontario ma spassoso della Future Foundation si trastullava nel parlarsi senza stare ad ascoltare l’altro.
Sto per prendere in mano la miniatura che rappresenta il colonnello Mustard quando…
Ohibò. O stai invecchiando, o volevi che ti vedessi. Dimmi tu, cara.
Per l’ennesima volta: chissenefrega. Se tu e il tuo compagno di merende psicotrope siete comodi appostati dietro quella pianta, liberissimi. Io cercherò di dare il meglio di me come investigatore farlocco.
“Togami, ti stai dedicando al giardinaggio imitando un nano? Guarda che a stare raggomitolato in quell’angolo ti vengono le smagliature” dice un Sakakura di passaggio, ghignando come una iena.
Io non commenterò ad alta voce, ma dentro di me sento l’intera filarmonica del Vaffanculistan che ride senza ritegno. E non hanno la faccia della Diva Bionda, per fortuna.

La giornata prosegue esattamente allo stesso modo: noi ci spostiamo, loro ci seguono convinti di non farsi vedere. O segretamente desiderosi di farsi notare. Giuro che non l’ho ancora capito.
A pranzo erano seduti esattamente dietro di noi, e devo dire che mangiare con quattro occhi che ti perforano la schiena non aiuta la digestione; nel pomeriggio abbiamo fatto quattro passi fuori, a vedere i famosi Nove Inferni di Beppu, e l’unica cosa che ha quasi fermato la loro missione è stato il caldo mortale emanato da quelle terme (credo di aver visto più volte Kyouko essere costretta da Togami a fermarsi e sventolarlo come una damina del settecento sul punto di svenire). Nemmeno io stavo benissimo, ma non lo ammetterò mai davanti a lei.
A cena, che ve lo dico a fare.
Hanno preso posto direttamente al tavolo di fianco.
A voi due Metal Gear Solid non ha insegnato niente, vero? E so per certo che Komaru vi ha obbligati a giocare almeno al primo.
Ma noi siamo rimasti impassibili e li abbiamo ignorati. Come se non esistessero. Persino Hagakure, da cui non ti aspetteresti mai nulla di intelligente, ha seguito il piano alla lettera. 
Aoi di tanto in tanto lanciava loro uno sguardo e poi guardava me.
Oh no, non attacca, mia bella Sirenetta.
Makoto Naegi è buono e caro, ma anche i santi hanno un loro limite e quei due non solo lo hanno sorpassato, ma ci hanno ballato sopra la macarena.
...dio che orrore l’immagine di Togami che balla la macarena. Ew.
E ora?
Ora siamo in camera mia, impegnati in una partita del gioco preferito della nostra Diva Bionda preferita. No, non trattare male me.
Monopoli.
“E anche Boardwalk è mio!”
A gioire è Touko, che è riuscita ad accaparrarsi il lotto più costoso di tutto il gioco insieme a Park Place.
Aoi e Hagakure sbuffano all’unisono. 
“Ma che diamine, come hai fatto?” piagnucola la Nuotatrice, “Li hai praticamente comprati a colpo sicuro!”
“So come fare i miei investimenti” sorride, sventolando una mazzetta di soldi finti.
“Sei proprio la fidanzata di Togamicchi” osa il nostro ciarlatano di fiducia, beccandosi uno sguardo che, se potesse, lo incenerirebbe sul posto.
“A proposito di Togami… cosa pensate di fare?”
Mi volto a guardare Aoi. “Che intendi?”
“Beh è mezzanotte e mezza, e in una situazione normale voi sareste corsi in camera dalle vostre… metà” spiega, senza specificare dolci metà. Perché di dolce oggi non c’è proprio niente, a parte quel fantastico mochi gelato che…
“Naegi-kun?”
Eh? Scusa, il mochi era un pensiero più interessante. “Sì, dimmi?”
“Dicevo, vuoi che Fukawa-chan rimanga tutta la sera in camera tua?”
“N-no, non sarebbe appropriato!” arrossisco. “Però… non ho voglia di vedere Kirigiri-chan, al momento. Preferisco di gran lunga la compagnia di Fukawa-san.”
Quest’ultima fa un mezzo sorriso: “Per me è indifferente” interviene Touko, “nemmeno io ho voglia di vedere Byakuya.”
L’orrore dipinto sui volti degli altri due è qualcosa di impagabile.
“Tu… non puoi averlo detto!”
“Fukawa-chi, stai bene?!”
Lei quasi ringhia: “Certo che sto bene. Ma in questi giorni ha veramente dato il peggio di sé… e io sono più che abituata al suo peggio!”
“Ah quindi non è perché ti ha detto che hai un brutto carattere?” azzarda Hagakure, e a momenti scappa fuori dalla finestra per l’ennesima occhiataccia da parte della Scrittrice: “Ovvio che è ANCHE per quello! I-insomma, so di non essere una persona facile con cui trattare, m-ma ci sto lavorando, no? E lui di sicuro non può venire a farmi la morale, non è certo un buddha…”
Annuisco: “Concordo. Potrei riempirci un’enciclopedia con tutti i modi fantasiosi in cui mi ha mandato a quel paese durante il Killing Game, e probabilmente ne dimenticherei qualcuno per strada.”
“Beh se la metti così…” ridacchia Aoi, giocherellando con le pedine rimaste nella scatola del Monopoli. “Però a questo punto non sarebbe meglio parlarne con loro? Dai, sono due giorni che vi seguono come cagnolini con la coda tra le gambe!”
“Se vogliamo essere precisi ci hanno seguiti come spie alle prime armi! Insomma, capisco che Togamicchi possa scegliere di nascondersi dietro ad una pianta più bassa di lui convinto che funzioni, ma Kirigiri-chi? L’avete vista dietro a quella fiaccola in giardino? A momenti le prendevano fuoco i capelli!”
Hagakure dà voce a quello che ho tenuto dentro per tutto il giorno. Che spettacolo imbarazzante.
“Oh, sì che l’ho notato” annuisco solennemente, “e se non sapessi che è la Super Detective avrei creduto fosse una matricola per la prima volta sul campo. Insomma, sembrava quasi che avesse dimenticato come rendersi invisibile agli occhi del suo obiettivo!”
“O magari voleva proprio farsi vedere.”
Inarco un sopracciglio: “Che intendi, Fukawa-san?”
“S-sai com’è… è la Super Detective ma è anche una ragazza innamorata.”
“E quindi…?”
“Oh Naegi-kun, andiamo! È ovvio che una parte di lei - la suddetta ragazza innamorata - VUOLE che il suo bello la noti!”
“Beh era difficile non farlo…” ridacchia Aoi, e Hagakure la segue a ruota.
Touko sbuffa: “N-non è quello che intendevo! Voglio dire che… vuole farsi notare e soprattutto farsi perdonare. Sotto sotto.”
“Molto sotto” aggiungo.
“Sotto quanto? Sotto la gonna?”
“Hagakure, non farci pentire di averti salvato dalle grinfie di quei due” ringhia Touko, e Aoi sottolinea il tutto con uno scapaccione dietro la nuca.
“Ahia! Di’ loro qualcosa, Naegicchi!”
Sorrido: “Qualcosa.”
Il nostro ciarlatano è ancora lì che si lamenta di come viene trattato ingiustamente, quando qualcuno bussa alla porta.
Dato che non aspettavamo nessuno do per scontato si tratti dell’altra legittima proprietaria di questa camera, e del suo compagno di nascondino competitivo dietro ai sassi. Io e Touko ci scambiamo uno sguardo.
Ma sì, lasciamoli entrare e vediamo cosa vogliono.
“Ok ok, direi che avete finito con la vostra pessima imitazione di Solid Snake! Spero solo vi abbia schiarito le idee” trillo, aprendo la porta, ma il resto della frase mi muore in gola.
Tutto, tutto mi aspettavo di vedere su quell’uscio, pure Munakata fumato che sparge amore al prossimo.
“Mi spiace disturbarla, Naegi-san, ma ho necessità di parlarle. Posso entrare?”
Ma decisamente non mi aspettavo di vedere Kyouko la cameriera yakuza.
“O-ok?” balbetto facendomi da parte. 
Lei si fa avanti nella piccola anticamera: “La ringrazio molto. Vede, mi sono resa conto che per causa mia la vostra vacanza è diventata un inferno. E volevo spiegarle perché tutto questo è successo… insomma, mi sembrava il minimo darvi una spiegazione.”
“L-la ringrazio, prego si accomodi” annuisco e faccio strada… cioè circa tre passi e mezzo.
Lei si ferma al secondo.
Y… Yasuhiro.”
...cos’è questa voce arrapata?
...Kyouko.”
Oddio, anche Hagakure?!
Le ragazze mi guardano perplesse. Rispondo con uno sguardo altrettanto confuso. Mentre quei due sono intenti a fissarsi come bestie in calore, Aoi mi trascina tra lei e Touko per confabulare meglio: “Che cosa ci fa qui?!”
“N-non lo so, Asahina-san… ha detto che voleva spiegarmi perché ha trasformato la nostra gita in un incubo, ma poi ha visto Hagakure e si è piantata lì!”
“P-perché c’è tutta questa tensione sessuale? N-non posso averla notata solo io, vero?” sussurra Touko, e sia io che Aoi facciamo cenno di sì con la testa, entrambi assai disgustati. Diciamo che è davvero, DAVVERO difficile non accorgersene, mi sento quasi in dovere di lasciargli la mia camera e regalargli dei preservativi.
“Quanto tempo è passato, Kyouko?”
“Tanto, troppo, Yasuhiro…”
La scena si è appena trasformata in un brutto dramma romantico, ma con più ormoni nell’aria.
La cameriera Kyouko gli si avvicina e prende il viso di Hagakure tra le mani, l’espressione sognante di chi sta guardando la cosa più bella del mondo. Vorrei obiettare ma mi astengo.
“Avevo dimenticato il tuo fascino selvaggio…”
“Quando mai Hagakure ha avuto fascino?” chiede Touko, dando voce al pensiero di tutti.
“E tu sei sempre bellissima come una bambola di porcellana…”
“Una bambola un sacco tatuata” commenta Aoi, e ci manca poco che sentano le nostre risate. Anche se sono così presi l’uno dall’altra che potrebbero davvero darci dentro qui e ora, SUL MIO FUTON, dimenticandosi della nostra presenza.
...col senno di poi credo sia meglio ricordargli dell’involontario pubblico.
Mi schiarisco la voce, abbastanza forte da farli voltare verso di noi: “A-ehm, scusate, non vorrei interrompere il vostro idillio ma… insomma, io e le ragazze siamo ancora qui, e… quello è il mio futon...e la signorina Kyouko era venuta per dirmi qualcosa?” 
“G-giusto, che imbarazzo” arrossisce lei, con un candore che solo una quindicenne al primo amore (e meno tatuaggi) può avere. Prende posto al tavolo dove stavamo giocando a Monopoli e poi si volta a guardarci: “Vedete… io e Yasuhiro ci conosciamo da anni. Tanti anni. E ci conosciamo bene.
Grazie per aver sottolineato l’ovvio senza scendere in dettagli scabrosi, lo ricorderò.
“All’epoca lavoravo per un famoso clan yakuza, e lui era venuto ad offrire i suoi servigi di chiromante al nostro oyabun.”
“I suoi cosa…?” chiediamo, sconvolti. 
“Aveva dimostrato di saperci fare, azzeccando parecchie previsioni per la nostra famiglia” annuisce lei, serissima. “Il capo era così estasiato che lo aveva eletto a suo veggente personale. E per parecchio tempo riuscì a portare fortuna e prosperità al clan, indovinando scommesse o rivelandoci l’esito di un incontro con altri clan.”
“Quindi è davvero capace di dare previsioni corrette…?”
“Fukawa-chi! Mi ferisci!”
“Ok ok calmi!” li interrompo. “E poi? Cos’è successo?”
“Beh, nel frattempo Yasuhiro si era invaghito della wakagashira del capo, e lei ricambiava… ovviamente la wakagashira ero io.”
Ma dai, non l’avrei mai detto.
Lei improvvisamente sorride e arrossisce: “Oh, quante notti di fuoco passate nel ripostiglio, mentre i figli del capo si rincorrevano in corridoio rischiando di scoprirci!”
Per favore, l’ultima cosa che voglio è andare a dormire con l’immagine di Hagakure con le mutande abbassate.
“Erano bei tempi” si intromette il ciarlatano privato della yakuza, “chissà se Kuzuryuu-chi si ricorda di me!”
“Aspetta, chi dovrebbe ricordarsi di te?!”
“Ma sì, Naegicchi! Ero il veggente dei Kuzuryuu. Chi.”
Ora capisco perché Kyouko la cameriera e l’ex Super Yakuza si conoscevano già. Ora ha tutto senso. Cioè no, ma sì. Fingiamo sia così.
“E quindi cosa avresti combinato per… aver interrotto la relazione con la signorina qui presente?” chiede Touko, con quello sguardo assatanato che ha solo quando vede Byakuya o quando sta ideando un nuovo romanzo. E vista la scarsità di dive bionde in questa stanza, direi che sta prendendo appunti per il suo nuovo best seller.
Kyouko sospira: “Diciamo che la fortuna ha cominciato a voltare le spalle alla famiglia. Dico bene, Yasuhiro?”
“Che posso dirti, le ultime previsioni fatte avevano più del 70% di possibilità di fallimento!”
“E perché non lo hai detto al capo, invece di insistere a puntare su Tuono che Caca?!”
“Tuono che cosa?” chiediamo in coro, sempre più allibiti.
“Al capo piacevano le corse dei cavalli” spiega lei. “Ma onestamente, avrei potuto soprassedere su tutto, perfino cercare di farlo rientrare tra le grazie dell’oyabun se solo… se solo questo stronzo non mi avesse mollata in tronco.”
A questo punto siamo così presi da questa pessima soap opera cambogiana che non possiamo fare a meno di essere sconvolti per il plot twist più telefonato della storia.
“Nemmeno un addio, o un ‘mi faccio vivo io!’, niente! Abbandonata come la più infima delle oiran!” singhiozza lei, sbattendo il pugno sul tavolo e mandando all’aria soldi falsi e pedine. “Così, quando l’ho rivisto qui a Beppu… di tutti i posti… ho giurato che gli avrei reso la vita impossibile per quattro giorni.”
Beh, vorrei dire che c’è riuscita. Anche con me che non c’entravo niente.
“Poi però me lo sono ritrovato qui davanti e… i sentimenti sopiti sono tornati a galla. La passione, il bollore…”
“Per cortesia vada a sbollire altrove” sussurra Aoi, in un misto di terrore e orrore che tutti noi condividiamo.
Sto per dire qualcosa, QUALUNQUE cosa pur di mandare via ‘sti due animali arrapati, quando la porta si spalanca di botto.
“Adesso basta, sono stufa! Naegi-kun, adesso IO E TE PARLIAMO! Non puoi sfuggir… che sta succedendo in camera nostra…?”
La mia signora e il di lei compagno di nascondino da competizione ci fissano dall’uscio, giustamente sbigottiti.
Io mi limito a fare ciao con la mano.
“Venite, prendete pure posto, follia più follia meno…”
Sto vedendo uno spettacolo che non pensavo avrei mai visto: quello di una Kyouko confusa. Sì, signori, Kyouko è confusa. Sì, la Kyouko non Yakuza, perché quella Yakuza invece sta ancora guardando Hagakure come fosse l’ultimo uomo rimasto sulla terra.
“Cosa ci siamo persi?” fa Togami, mentre si siede vicino a Touko, e Touko che lo guarda malissimo. Va detto che almeno evita di alzarsi per sedersi da qualche altra parte, o di alzare direttamente le mani su quel bel faccino. Oddio, ho veramente detto bel faccino? Forse sto trascorrendo troppo tempo con Fukawa, neh?
“Naegi-kun, noi eravamo venuti qui per chiederti scusa...”
“No, TU sei venuta per chiedere scusa” specifica il biondo
“Quindi ci tieni tanto ad andare in bianco stasera” borbotta Touko, e mi godo l’espressione da ebete dello Scion.
“Comunque” fa Kirigiri, prima che la situazione degeneri “Io ti volevo chiedere scusa. Per… beh, per tutto?”
Kyoko Kirigiri sta chiedendo scusa. Sta usando la parola SCUSA ed è rivolta a me. 
“… chi sei tu, e che hai fatto della vera Kyouko?” 
Mi becco un calcio sullo stinco, ma va detto che almeno serve: adesso sono sicuro di non sognare.
Dio, quindi davvero Kyouko, la mia Kyouko, la Kyouko Kirigiri che quando sbaglia fa ricorso a termini non umanamente sperimentati pur di uscirsene… mi sta chiedendo scusa?
Mondo, mandami un segno: cosa devo fare adesso?
“Sentite, i vostri problemi di coppia risolveteli dopo” bercia il biondo più inopportuno di sempre “Io voglio capire cosa sta succedendo qua!” e indica la Kyouko Yakuza, che sta guardando… Hagakure? Ancora? Ma siamo sicuri che questa qui non ha subito un qualche lavaggio del cervello da Junko Enoshima? In fondo quella tipa voleva diffondere la disperazione, e cosa c’è di più disperante che innamorarsi di uno come Yasuhiro Hagakure?
… forse innamorarsi di Byakuya Togami.
“Togami...” prova a minacciarlo Kirigiri ma, a sorpresa, sono io che la interrompo.
“Ha ragione. Voglio proprio chiarirla questa storia. Prima finisce e meglio è” 
Soprattutto per me, va aggiunto. E va specificato che questo è un ottimo espediente per non prendere subito la fatidica decisione del perdono. Ehi, non sono un codardo: sono solo molto, MOLTO confuso, tutto qui.
Quindi ci mettiamo a fare una sintesi veloce di questa ragazza che prende una sbandata per la persona più sbandata del ventunesimo secolo, con annessi riferimenti alla famiglia Kuzuryuu, all’assurda posizione che aveva Hagakure dentro la famiglia e al finale col botto dove il nostro veggente di quartiere fa le tende come il peggiore dei fedifraghi.
Segue un minuto di silenzio, dove io prego per la mia povera sanità mentale che ormai si è esaurita.
“Dimmi solo una cosa” fa Kyouko, ormai tornata a pieno titolo nel suo ruolo “Se la verità è questa… perché diavolo non ce ne hai mai parlato? Insomma, perché dire tutto avrebbe dovuto danneggiarti o danneggiarci?”
“In realtà io avrei un’altra domanda” interviene Togami “Si può sapere che diavolo ti è passato per la testa, quando l’hai lasciata?” e indica Kyouko, che lo guarda in modo interrogativo.
Toh, ti sei dato a risolvere i problemi dei cuori solitari, Scion dai mille talenti? O stare con Touko ti ha reso più sensibile?
“Insomma, ti credi tanto intelligente, o tanto bello, o tanto simpatico, o tanto... qualcosa, qualsiasi cosa, per trovare un’altra idiota capace di innamorarsi di te?”
Ah, ecco dov’era il suo dilemma.
“Ehi, ora mi sto offendendo!”
“Tu parli senza sapere!” fa Kyouko Yakuza “Pensi di conoscerlo, ma non sai com’è davvero! Lui è così affascinante, e gentile...” arrossendo, aggiunge “… e come diventa quando...”
“TACI” ringhia Togami “NON LO VOGLIO SAPERE. PER L’AMOR DI DIO NON VOGLIO SAPERE!”
“Forse perché hai paura di scoprire che sotto le lenzuola è meglio di te?” maligna quella iena di una Yakuza in pensione.
“No, perché stasera ho mangiato bene e non ho voglia di vomitare fino a rivoltarmi lo stomaco”
Ah, come ti capisco. E ti prego, non parliamo più di vomito.
“Sicuramente questa è una bella domanda” faccio io “però è vero che quello che mi interessa sapere è: perché l’hai lasciata? Cioè, sei scappato, ma come mai? Non penso che sia per qualcosa che ha fatto lei, no?”
Hagakure sembra sul punto di piangere. Peggio, sembra sul punto di voler chiedere di nuovo l’aiuto dell’alcool. Lo vedo girare gli occhi per la stanza, ma per sua sfortuna non trova nulla che non sia acqua. Naturale.
“Yasuhiro… è davvero colpa mia?” fa la cameriera, anche lei con le lacrime agli occhi “Ho davvero fatto qualcosa che ti ha spinto a scappare da me?”
“No, tu non c’entri niente! Assolutamente! Anzi, sei fantastica e… non nel senso che intende Togami, ma non troverò mai al mondo un’altra come te”
Togami sbuffa, come a dire che non è d’accordo, e… Togami, perché stai rubando in sordina i soldi del Monopoli?
“Allora perché? Perché mi hai lasciata?” continua ancora Kyouko “Insomma… ti prego, dimmi la verità...”
E adesso fissa intensamente Hagakure. No, in realtà tutti fissiamo intensamente Hagakure, pure la diva bionda con nuove tendenze cleptomani.
“Andiamo, sbottonati!” fa Aoi. “Hai già rovinato le nostre vacanze con questa storia. Il minimo che puoi fare è dirci tutto!”
“Anche perché, se non lo fai, sai bene come andrà a finire” rincara Touko, e col mento indica i due Sherlock e Watson. 
Hagakure ci riflette su, ancora una volta. Spulciandosi i rasta, tanto per cambiare, ma almeno ci fa la grazia di non scaccolarsi davanti a noi. E poi…
“Non è colpa tua, Kyouko. Non lo è mai stata. Lasciarti è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto”. Wow, con queste parole sembra quasi un vero uomo “Però sono sopraggiunti dei casini… casini che ho fatto, e… non potevo più restare. Ecco perché me ne sono andato”
E adesso la domanda fatidica, e la pongo io perché sì.
“Hagakure-kun… quali casini?”
“Pocchan” fa lui, la testa bassa come si confà a ogni colpevole con un minimo di buon gusto.
“Po… Pocchan? Quindi… quindi sei stato tu?”.
“Eh…”.
Scusatemi voi due, vorrei capirci qualcosa anch’io.
“Perdonate, ma chi caspita è Pocchan?” mi esce naturale, perché adesso che abbiamo cominciato a scavare voglio proprio vedere quant’è profonda questa buca.
“Cazzo Yasuhiro, cazzo! Ecco perché sei evaporato in quel modo! Ora capisco!”. Sì Kyouko Yakuza, è commovente che tu capisca. Farci il piacere di farlo capire anche a noi no? Magari? Se vuoi?
“Cosa ti è saltato in testa di prendere Pocchan, si può sapere? Forse ti era sfuggito che l’oyabun era visceralmente affezionato a quel cucciolo di grizzly, porca di quella troia imputridita? Ti avrebbe fatto arrostire vivo se gli fossi capitato sotto mano!”.
“Eddai Kyouko, per quale motivo credi che non mi sia fatto più vedere neanche in foto? E poi sai bene che quella perfida ragazzina di Natsumi lo molestava tutto il tempo! La volta che l’ha usato come una palla da rugby, quella in cui l’ha usato come una boccia, quella in cui l’ha usato come…”.
“Smettila! Smettila! So cosa quella pazza gli faceva, povera bestiola”.
No, a quanto pare non vogliono farci il piacere di spiegarci rivolgendosi direttamente a noi. Ma tant’è, se anche ve la fate fra di voi l’importante è che le informazioni saltino fuori. E lo stanno decisamente facendo.
“Quindi vediamo se ho capito bene” si intromette Aoi “Il qui presente Hagakure si è fregato l’orsetto preferito del capomafia per salvarlo dalle sevizie di... sua figlia? Sbaglio o Natsumi era la sorella minore di Kuzuryuu?”.
“No Asahina-san, non sbagli”. Ricordo sin troppo bene gli interrogatori, successivi al recupero dei Remnants da Jabberwock, in cui sono saltati fuori particolari delle loro vite private scabrosi o di cui avrei fatto volentieri a meno. Tipo l’esatto numero di ragazze, ragazzi e animali su cui Hanamura ha allungato le sue tentacolari manine da pervertito mai sazio.
Caro il mio Chef, la satiriasi è curabile. Lo sapevi? Dovrò ricordarmi di farlo presente a Munakata, prima o poi.
“Sì, Pocchan… e otto milioni di yen in gioielli e altri oggetti di valore” confessa il Veggente, con la voce appropriata per chi si vergogna mortalmente di quanto ha combinato.
...io devo ancora decidere se il mio amico coi rasta è una brava persona (in quanto eroe di un innocente orsetto maltrattato) o un cialtrone irrecuperabile (in quanto ladro compulsivo che ruba ai ricchi per dare a se stesso, povero in canna perché semina debiti ovunque).
Kyouko Yakuza si incupisce: “I gioielli erano il meno, in realtà. Certo, la parure che aveva regalato a sua moglie per il loro matrimonio aveva per lui un grande valore affettivo oltre che monetario. Ma il vero nodo della questione era Pocchan”.
No, scusa. Con tutto che l’atto da paladino degli indifesi è una cosa bellissima che uno può onestamente non aspettarsi da Hagakure, a me interessano di più gli otto milioni in refurtiva. Oh, e va bene, va bene. Forse non sono poi così diverso da quei due. Però io almeno ho il buon gusto di ammetterlo, che comportarsi così è di cattivo gusto.
“Esattamente cosa ti eri rubato?” gli chiedo mimando il gesto di fischiettare. Sto passando per brutta persona, tutti i presenti me lo stanno dicendo mentalmente e ne sono consapevole. Ma dopo gli ultimi giorni di insanità penso di meritarmi un piccolo sfogo egocentrico.
“Ehm, vediamo. Non ricordo bene, è passato un po’ di tempo. Ma oltre alla già citata parure, c’era la pipa preferita dell’oyabun che ho infilato…”.
“Nei rasta”.
“Nei rasta”.
“Nei rasta”.
“Nei rasta”.
“Nei rasta”.
Tutti e cinque. Lo diciamo tutti e cinque all’unisono, manco fossimo cinque teste di un’idra che si sono coordinate apposta. E comunque era facilmente prevedibile, dato il soggetto e le sue idee geniali.
“No, non nei rasta!” squittisce offesissimo. Oh, scusi Vossignoria, abbiamo detto male. Potremo mai ottenere il suo magnanimo perdono?
“E allora cosa ci hai messo nei rasta? Su, perché non ci crede nessuno che non ti sia infilato nulla in quella specie di foresta pluviale che ti porti sulla testa” lo apostrofa Touko. Con la faccia che sta facendo, tutti noi capiamo che la Scrittrice ha colpito nel segno.
“Avanti, diccelo. Poi ti faremo avere la parcella dei sedici anni di terapia psicologica che la tua rivelazione ci provocherà, ma diccelo. È nostro diritto saperlo”. Kyouko non Yakuza.
“Abbiamo quasi rovinato le nostre relazioni per colpa delle tue ragazzate da sbandato, lo vogliamo sapere e ce lo meritiamo”. Togami il raggio di sole, come usava chiamarlo Enoshima prima di rivelarsi una psicopatica coi controfiocchi.
Io e Touko ci guardiamo, guardiamo loro e ci esce un’espressione a metà fra il divertito e l’inorridito. “Per colpa sua? Ne siete proprio sicuri? Sicuri sicuri? Non è che sentite l’improvvisa necessità di avere uno specchio sottomano?” dice lei.
“Quisquilie di poco conto” tenta di sciacquarla via la mia una volta dolce metà, ma lei insiste. Si mettono a discutere animatamente, mentre lo Scion di tutti gli Scion prosegue nell’opera di tampinamento di un Veggente sempre più imbarazzato e sempre più arrossito.


Ok, no. Per un attimo mi avete coinvolto, ma ora mi rendo conto (di nuovo) di non voler premere troppo sull’accelleratore. C’è già Kizakura per quello, non ci serve il secondo aspirante suicida.
Alla fine, nonostante i miei tentativi di rimanerne fuori, viene a galla la tremenda verità: nei rasta Hagakure ci aveva infilato una paio di bacchette intarsiate in oro, assolutamente inadatte per essere usate come strumento pratico ma che facevano il loro lavoro di ostentare in maniera sfacciata la ricchezza di chi le possedeva. Una cosina fine fine, per capirci.
Quando poi prosegue nell’inventario, citando nei dettagli tutto quello che si era infilato nelle tasche del giubbotto extralarge usato come metodo di trasporto della merce trafugata, dice la seguente frase: “...invece la statuetta dell’oyabun nudo che si teneva i testicoli era nella tasca sinistra, insieme alla pinzetta per i peli placcata d’argento. E per finire nelle mutande…”.
Cala il silenzio siderale e un freddo glaciale.
Hagakure ci osserva in silenzio, noi lo osserviamo di rimando trattenendo il fiato. Sì anche io, perché a ‘sto punto mi merito di capire per cosa sono stato trattato come l’ultimo degli zerbini dalla Signora in Viola ed Hercule Togamì.
“Nelle mutande… cosa?” incalza quest’ultimo.
Hagakure sorride. Un sorriso furbo, di quelli che ti aspetteresti dallo Scion biondo che fa impazzire il mondo, e non certo da quell’altro soggetto. E di cui invece fa sfoggio quando sa di avere il coltello dalla parte del manico, di avere la certezza di fregare chi gli sta davanti.
“Oh, niente…”
“Niente un corno, ora parli!”
“Meglio di no, Togamicchi, non credo che il tuo pedigree da persona ricca potrebbe reggere ad una rivelazione simile.”
“Il mio… pedigree” ringhia l’ex esemplare di Super Erede, ora apparentemente cucciolo di Labrador, “può reggere benissimo le tue gesta imbecilli. Se ho potuto sopportare la perdita del mio fondo fiduciario, figurati se non posso farlo con le tue cretinate!”
“Hagakure PARLA, o giuro su quanto ho di più caro che ti farò pentire di essere nato.”
Kyouko ovviamente non le manda a dire.
“E visto cosa mi ha fatto passare negli ultimi giorni, sai che non mente.”
Nemmeno io le mando più a dire.
“Ehi, ero venuta qui per scusarmi!”
“E io ci sto ancora riflettendo” sorrido. Una risatina di Touko mi conferma che approva questo mio essere infantile. Aoi un po’ meno, a giudicare dalla sua espressione.
“Oh avanti, diglielo! Tanto più in basso di così non puoi cadere!”
Kyouko (Yakuza) si massaggia le tempie dopo averlo detto, mentre Hagakure fa un sorrisetto imbecille.
“Beh” sorride ancora di più, e in maniera più ebete “diciamo che, col senno di poi, le mutande non erano proprio il posto adatto per lo schiaccianoci in vera giada a forma di gambe di geisha nuda…”
MIO. DIO.
Io e Togami ci portiamo le mani tra le gambe a coprire le nostre noci, con un’espressione di puro terrore in volto.
Non hai bisogno di provare determinate cose per sentirle.
“Pe… perché lì, di tutti i posti?!” chiede il nostro Scion, così sconvolto da fregarsene della stupidità di certe domande, evidentemente.
“Perché le tasche erano già tutte piene, nei calzini avevo messo le monete antiche, e dal retro delle mutande rischiava di cadere o infilarsi in-”
“OK OK BASTA, credo di aver scoperto fin troppe cose su di te nel giro di cinque minuti, e mi ci vorrà una vita per dimenticarle!”
Sempre melodrammatica la nostra Diva bionda, ma concordo anche io.
Siri, ricordami di prenotare una decina di sedute con Gekkogahara-san.
Le ragazze lo guardano con l’espressione di chi si sta rivolgendo al più idiota tra gli idioti. Come fanno normalmente, insomma.
“E io che non credevo potessi cadere più in basso di così” commenta Kyouko (Kirigiri).
“Vorrei potermi dire sorpresa ma non la sono per niente” la segue a ruota Touko.
“Sei veramente un imbecille” è la degna conclusione di Aoi.
“Ehi! Mi è toccato fare di necessità virtù!”
“Non era né una necessità e di sicuro non una virtù” è la sentenza del sommo Togami, mentre si aggiusta gli occhiali sul naso con fare solenne. “E mi pento di aver sprecato il mio prezioso tempo appresso a te e questa farsa.”
“Ah quindi non ti penti di avermi fatto travasare bile, trattato come il più infimo degli zerbini e di avermi quasi fatto diventare un alcolista?”
Lui non risponde, beccandosi così una gomitata dalla sua compagna di cretinate. “Stavamo per arrivarci, vero Togami?”
“...”
“VERO, TOGAMI?”
“Sì sì, ci stavamo arrivando” sbuffa. Grazie, è bello vedere che alla nostra amicizia ci tieni.
“Bene, direi che il… caso è chiuso. Hagakure, smamma.”
“Kirigiri-chi, sei cattiva! 
“Cattiva? Questa è la mia stanza… e di Naegi-kun” ribatte, ricordandosi della mia esistenza. “E non ho certo intenzione di lasciartela per riappacificarti con la tua ex fiamma, quella è prerogativa mia.”
Dopo averlo detto ad alta voce io vorrei solo trovare una buca e sotterrarmici dentro, Kyouko cara…
“Quindi prego, andate a fare i piccioncini altrove!”
E con un movimento fulmineo li afferra e li mette alla porta. Sentiamo ancora Hagakure piagnucolare, ma la cameriera Kyouko deve aver deciso che il suggerimento non proprio velato deve esserle piaciuto parecchio: “E piantala, dalle retta per una volta! Non hai mai brillato per intelligenza ma per fortuna compensi dentro le mutande!”
Siri, ricordami di raddoppiare le sedute con Gekkogahara-san.
“Bene, direi che anche noi possiamo togliere il disturbo” annuncia Togami, avvicinandosi anche lui alla porta. “Touko, andiamo.”
“No.”
“C-cosa?”
“Ho detto no.”
“Touko, cara… anche noi dobbiamo riappacificarci” spiega, tornando vicino a lei “e abbiamo tanto di cui discutere…”
Touko però non cede: “Vero, ma non ne ho assolutamente voglia. Anzi, in questo momento non ti voglio nemmeno tra i piedi.”
L’espressione del Divo dei Divi è IMPAGABILE, forse paragonabile solo a quando Junko gli annunciò orgogliosa il crollo della Zaibatsu.
“Non… non puoi dire sul serio.”
“Mai stata così seria.”
“Ma ma… sono il tuo Cavaliere Bianco, no?”
“Al momento sei più la mia Nerissima Nemesi.”
Cielo, credo di non averlo mai visto così sconvolto.
“TOUKO NON PUOI DIRE SUL SERIO!”
“Ah… forse ti sei dimenticato di ciò che le hai detto?” sottolinea la Super Detective Senza Super Tatto. “E non solo negli ultimi giorni, aggiungerei…”
“Tu non dovevi far pace con Naegi?”
“Lo farei volentieri, se solo tornassi nella tua camera.”
“Lo farei volentieri, se solo Touko non facesse i capricci!”
“Non sto facendo i capricci! Sto facendo valere i miei diritti!”
“Per cortesia, potreste calmarvi tutti e parlarne come degli adulti? O persone vagamente normali?”
Il mio appello viene ovviamente ignorato. Che ci provo a fare, mi chiedo.
“ADESSO BASTA! SMETTETELA DI FARE GLI IMBECILLI E FATE SILENZIO!”
“Asahina, come ti permetti-”
“Mi permetto eccome, Scion di ‘Staceppa” lo zittisce Aoi, rendendo nuovamente fiero Oowada. “Taci.”
“Aoi-”
“Taci anche tu, Kyouko-chan. TACETE TUTTI. SONO STATA CHIARA?”
Nessuno osa più fiatare.
La nostra Nuotatrice sorride come nulla fosse successo.
“Bene, ora che siete tutti zitti e buoni è il momento di starmi a sentire: vi state comportando come un branco di bambini delle elementari - sì Togami, anche e soprattutto tu” lo indica. “Anzi, partiamo proprio da te e Touko-chan.”
“Perché?”
“Perché ho voglia di massacrarti, biondo” continua a sorridere lei. “Ti rendi conto o no di quello che hai detto a Touko-chan?”
“No.”
“...me lo dovevo aspettare da uno emotivamente stitico come te. Ma non importa, cercherò di spiegartelo con parole semplici.”
Vorrei poter fotografare ogni singola espressione di Togami, ma rischierei di farmi notare con il cellulare in mano e peggiorare la situazione.
“Tu, Byakuya Togami, sei uno stronzo.”
Mi auguro che Koizumi sia appostata da qualche parte a riprendere la scena, giuro che le do tutto il mio stipendio del prossimo mese.
“Ma abbiamo imparato a volerti bene anche così, perché anche tu hai avuto i tuoi traumi e sei stato cresciuto in maniera barbara e questo non è colpa tua.”
“Non ho nessun tr-”
“Shhh fammi finire prima che ti lanci quel tavolino” prosegue lei, ormai presissima dal suo nuovo ruolo di terapista di coppia. “Dicevo, tu sei uno stronzone ma ti vogliamo bene lo stesso. E sappiamo che, rispetto a tanti anni fa, hai fatto enormi passi da gigante nella tua evoluzione in essere umano vagamente funzionante. Ma alle volte ti comporti ancora da Stronzo Patentato DoC, non so se perché ti diverte o solo per abitudine, però succede e finisci per ferire le persone che ti vogliono bene. Tutto chiaro fin qui?”
Lo Stronzone Patentato DoC fa un verso che sembra un grugnito: “Sì, chiarissimo. E cos’avrei detto di così inopportuno, questa volta?”
“Che Touko-chan ha un carattere terribile. E prima che tu possa anche solo pensare di aprire bocca: è vero, anche lei non era esattamente piacevolissima da avere attorno” spiega, causando un pigolio dimesso da parte della povera Fukawa-san, “ma sai anche meglio di noi tutti i motivi che l’hanno portata a rendersi tanto antipatica, e che ora è notevolmente migliorata! Anche lei ha i suoi incidenti di percorso, ma ci sta lavorando su! Quindi potresti, di grazia, sottolineare i suoi progressi invece di pungolarla dove fa male, e dimostrare anche quanto tu sia cresciuto?”
“...”
“E soprattutto, ti costerebbe tanto essere più gentile con tutti? Guarda come hai trattato il povero Naegi-kun in questi giorni! Non dicevi che era il tuo migliore amico?”
Ohibò, questa sì che è una News degna di una N maiuscola.
“N-NON L’HO MAI DETTO!”
“Oh sì che l’hai detto, non fare lo tsunderone adesso” interviene Fukawa-chan. “Pure tu hai un problema con l’alcol, e quando bevi chiacchieri a ruota libera!”
“Confermo, quel sakè di troppo durante la pausa pranzo è stato una benedizione!”
“Scusate, scusate” mi intrometto, “ma quando sarebbe successo? Ho forse perso la memoria? Un evento del genere dovrei ricordarmelo!”
Eh beh, se permettete ora voglio i dettagli.
“Oh, è stato un paio di settimane fa, quando eri a casa con l’influenza” specifica Kyouko. “Per la prima volta nella mia vita mi sono pentita di aver lasciato il cellulare nel cassetto in ufficio.”
“Non potevi raccontarmelo a voce?”
“Era mia intenzione. Ma avevi quasi 39 di febbre e deliravi dicendo di vedere Ishimaru e Oowada nella sauna, e ho dovuto improvvisarmi infermiera…”
“E ti è passato di mente. Grazie del dettaglio sull’allucinazione, non ci tengo mica alla mia autostima.”
La frase punge sul vivo la mia Detective preferita, che distoglie lo sguardo. Ok, forse questa potevo evitarmela.
“Buoni voi due, che appena finisco con loro ne ho anche per voi. Allora, Togami-kun” trilla Aoi, rivolgendosi allo Scion non Troppo di ‘Staceppa, “cos’hai da dire a tua discolpa?”
Lui sembra voler prendere tempo, e così mugugna, guarda qualunque cosa tranne lei o me, si sistema gli occhiali e se li pulisce anche, il tutto per almeno due volte di fila.
“Fai pure lo gnorri, io posso aspettare” continua a fischiettare la nostra Sirenetta.
Lui allarga le braccia e sbuffa: “Cosa vuoi che dica?!”
“Delle scuse sarebbero un buon inizio” borbotta Touko, meritandosi il consenso della consulente improvvisata: “Touko-chan ha ragione! Sia lei che Naegi-kun meritano le tue scuse.”
Tentennamenti e balbettii che fino a non molto tempo fa avrebbe reputato fastidiosi.
Ancora silenzio.
“Eddai, sei davvero così’ infantile?”
Così parlò Kyouko Kirigiri.
“Siamo venuti qui per questo, nonostante tu abbia fatto la sceneggiata di quello che non deve chiedere mai, soprattutto scusa. Sei davvero disposto a perdere due persone che ti vogliono davvero tanto bene pur di continuare la farsa del Togami che ritiene le amicizie e i sentimenti perdite di tempo?”
“Mi rode veramente tanto ammetterlo… ma hai ragione, Kirigiri.”
OH. MIO. DIO.
Io, Aoi e Touko ci scambiamo sguardi che definire sconvolti è un eufemismo. Se Hagakure non stesse facendo pace con la cameriera yakuza avrebbe accusato i grigi di aver rapito Togami e averci restituito un impostore. O di essere il Super Impostore della ex 77. O di essere un rettiliano.
Ok, devo smetterla di dare retta ad Hagakure e ai suoi sproloqui da complottista del fine settimana.
“Hai… hai appena dato ragione a qualcuno che non è te?” chiedo, cautamente.
“Sì, Naegi. L’ho appena fatto” ammette, alzando lo sguardo. “Mi costa più di quanto immagini, ma quando va detto va detto. Io… mi… mi dispiace” sputa fuori neanche fosse un calcolo renale. “Mi sono comportato da stronzo” lancia un’occhiataccia di fuoco ad una soddisfatta Aoi, “sia con te che con Touko e non ho scusanti. Mi spiace davvero, e spero riuscirete a perdonarmi.”
Il volto paonazzo dall’imbarazzo mi conferma che è sincero.
E io in fondo sono proprio un cuor di panna.
“Oh, vieni qui!” sorrido, e non resisto ad abbracciarlo. Sono un cuor di panna, l’ho già detto sì?
Lui, stranamente, non si ritrae. Non subito, almeno. “Ok ok, sono contento tu mi abbia perdonato, però ora PIANTALA” ringhia, ed io obbedisco. Fa nulla, mi accontento.
Tutto molto bello, ma…
“Fukawa-san?” azzardo.
“Tsk.”
“Oh, avanti! Per i suoi standard si sta praticamente prostrando ai tuoi piedi!”
“N-non mi convincerai, Asahina” insiste la Scrittrice. “Mi ha fatto male.”
Ancora preso dalla botta di umanità, il suo cavaliere bianco le prende le mani: “Touko, ti prego… non l’ho mai fatto per nessuno!”
“L’hai appena fatto per Naegi, devi fosse confessarmi qualcosa?”
“Non… non c’è bisogno di prendermi in giro, sai?”
“Fa male quando lo fanno gli altri a te, vero?”
“...forse. Mi sento trattato alla stregua di un clown.”
“Oh, Byakuya-kun” ghigna Fukawa, pizzicandogli le guance. “Tu non sei un clown… sei l’intero circo.”
“Questa era cattiva” bofonchia come può, le guance intrappolate ancora tra le dita di lei, e un coretto di risate in sottofondo.
Touko, finalmente, sorride: “Vero. Ho avuto la mia rivincita, direi che possiamo andare a far pace” miagola, trascinandolo verso la porta. “Buona riappacificazione anche a voi due!”
E con un ultimo occhiolino sparisce insieme a Togami in corridoio.
“Bene. L’avete sentita?” chiede Aoi, ma la fermo subito: “Ti risparmio la seduta di terapia di coppia, Asahina-san. Ho già perdonato Kirigiri-san.”
Quest’ultima mi guarda con degli occhioni da cucciolo che mai le ho visto da quando la conosco. Chi va col cuordipanna impara a cuordipannare, suppongo.
Aoi si alza e si stiracchia: “Oooh fantastico! Allora lascio a voi il resto della consulenza” fischietta, un piede già fuori dalla porta. “Accetto sia fiori che opere di bene, soprattutto sul mio conto bancario. Buonanotte!”
Soli, infine.
“Tu lo sai che dovremmo farle davvero una statua o qualcosa del genere?” mi si avvicina Kyouko, con un mezzo sorriso sulle labbra di chi aspettava solo questo momento. Annuisco, avvicinandomi a mia volta: “Concordo, ma visto il lavorone che ha fatto se la merita tutta. Dici che fanno statue di ciambelle?”
Ride, e io ricordo perché mi sono innamorato di lei.
“Scusa. Non so cosa mi sia preso, ma quel qualcosa mi ha portata a trattarti in maniera infima. Sono ingiustificabile.”
“Un po’. Ma almeno hai imparato” rispondo, piazzandomi strategicamente sul futon. “E poi meglio far pace che rimanere arroccati sulle proprie posizioni in eterno, giusto?”
Kyouko sorride e mi raggiunge.
“Oh sì. Meglio cambiare posizioni, decisamente.”
E non so se mi sono spiegato.

“Non ci credo, mi sono davvero perso Togamicchi che si scusava con Fukawachi e Naegicchi?!”
“Beh tu eri in altre faccende affaccendato…”
“Comunque, Kirigirichi, se ti serve ancora io ho la registrazione di Togamicchi ubriaco! Te la vendo a prezzo d’amicizia!”
Il Togamicchi ringhia da dietro il giornale.
Conclusa la parentesi Gita Aziendale, e sperando ardentemente non si riapra mai più, siamo tornati alla solita routine lavorativa tra le poco rassicuranti mura della Future Foundation. 
Il viaggio di ritorno è stato persino tranquillo, senza (troppi) conati di vomito, (troppe) “esplosioni” di Nidai e (troppe) dimenticanze di Danzatrici Tradizionali a caso in autogrill altrettanto a caso. Kizakura era persino sobrio. O meglio, solo alticcio. Ma non troppo da rischiare di schiantarci contro un guardrail.
Siamo intenti a goderci la nostra pausa pranzo, quando vediamo Aoi correre trafelata verso di noi.
“Finalmente, ti aspettavamo!” la accolgo, ma noto subito che qualcosa non va. “Asahina-san… tutto ok?”
“Uh, ecco… Hagakure-kun.”
“Sì, Asahina-chi?”
“Credo… credo ci sia qualcuno per te.”
“Uh? Per me?”
Ci voltiamo tutti a guardarlo, ma dall’espressione direi che non attendeva visite.
Yasuhiro.
...quel tono di voce arrapato. No dai, è uno scherzo.
“...Kyouko-chi?!”
“In carne, ossa e tatuaggi” avanza lei, la cameriera ed ex membro della yakuza che ha terrorizzato i nostri giorni di vacanza. Prende posto accanto ad Hagakure e lo afferra per la camicia: “Sono qui per te, gattone.”
...gattone?
“Pe… perché?!”
Lei ride beata: “Ma come, sciocchino, non ricordi? Mentre eravamo ancora aggrovigliati…”
“Per carità, no” quasi vomita Togami.
“Nel pieno dell’estasi…”
Kyouko, la mia, chiude gli occhi e quasi la vedo rabbrividire.
“Mentre urlavi il mio nome…”
Io e Fukawa la seguiamo a ruota.
“Hai detto che avresti voluto passare la tua vita con me, ora che ci siamo ritrovati!”
“D-davvero?”

“Davvero. E io sono qui per questo, mio caro. Per far funzionare le cose!”
Il gelo cala su tutti noi.
“E stavolta non ho intenzione di lasciarti scappare, Yasuhiro.”
“Che… che bello…”
Mentre Aoi cerca di trattenere Kyouko (la mia) e lo Scion dal pestare a sangue Hagakure, io mi pongo un importante e pressante quesito.
CHI E’ CHE LASSÙ CI ODIA TANTO?
EH?!

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