III. Echo of Rain

di Elgas
(/viewuser.php?uid=354389)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Silent Farewell ***
Capitolo 2: *** 2. Little Fellowships into the Starships ***
Capitolo 3: *** 3. In the Grimm Shadow, I'll Stand by You ***
Capitolo 4: *** 4. Invisible Pains ***
Capitolo 5: *** 5. Muddy Ink ***
Capitolo 6: *** 6. Keep Calling You ***
Capitolo 7: *** 7. Lone Wolves ***
Capitolo 8: *** 8. Take it out on me ***
Capitolo 9: *** 9. Divided Existences ***
Capitolo 10: *** 10. Web, Weave, Wire ***
Capitolo 11: *** 11. A Light in the Present ***
Capitolo 12: *** 12. The essential is invisible ***
Capitolo 13: *** 13. Gory Heart, Sad Truth ***
Capitolo 14: *** 14. Crash to Reality ***
Capitolo 15: *** 15. Don't Leave Me ***
Capitolo 16: *** 16. Addicted to the Feeling ***
Capitolo 17: *** 17. Bitter Awareness, Bitter Awakening ***
Capitolo 18: *** 18. Black Inside Me ***
Capitolo 19: *** 19. Enter the Void ***
Capitolo 20: *** 20. Nothing Changed ***
Capitolo 21: *** 21. Shadows Die Twice ***
Capitolo 22: *** 22. beLIEve ***
Capitolo 23: *** 23. A Quite Place ***
Capitolo 24: *** 24. Darkness in the Heart ***
Capitolo 25: *** 25. Prelude to ruin ***
Capitolo 26: *** 26. Artificial Vacuum ***
Capitolo 27: *** 27. Ascent and Oblivion ***
Capitolo 28: *** 28. Always ***
Capitolo 29: *** 29. Prepare for Battles ***



Capitolo 1
*** 1. Silent Farewell ***


Ai nuovi arrivati, ecco i link ai precedenti due Atti; partendo da KH3 ( eventi/finale modificati,
lievi collegamenti con Union X, no Re:Mind), fino a giungere a un Crossover molto personale;

I.Fragments from Beyond
II. Awake and Alive

Passate, lasciate like, fatemi sapere la vostra e se la Saga vi aggrada, ricordate le magiche
categorie così da tenervi sempre aggiornati e… far felice una piccola scrittrice.
Ps. Nell’angolo autrice in fondo trovate la cronologia aggiornata (leggetela concluso il capitolo).
Ora… diamo nuovamente inizio alle danze.



1. Silent Farewell



« Alla fine hai deciso dunque... »
« Ah! Restare a leccarmi le ferite? Rivedere tra cento, mille anni l'Oscurità? Ricominciare a salvare
Mondi al di scapito di altri? No, grazie! Meglio l’Oracolo... la prima profezia, o come l’ho soprannominata,
l'alleante caccia al tesoro! »
« Ti sei portato avanti. Amaimon è entusiasta. »
« Certo! Ho già scelto il nostro party d’avventura! »
« I più resistenti e meno bacchettoni? Deduco non sia semplice curiosità. »
« Acuta osservazione Lucifer, del resto sei bravo a infilare il coltello nella piaga. »
« Non intendevo... »
« Era l'unica cosa da fare... sarà sempre l'unica cosa da fare. »
« ...Lo so. »
« Non erano pronti… e le mie mani sono abbastanza sporche. Se qualcuno invocherà la morte non
sarò il suo boia. Allontanarmi da una gabbia dorata… sì, ecco cosa voglio! L'ho detto, contento?! » (0)

« Ne hai parlato con Shura? »
« Il livido cosa suggerisce? »
« E? »
« Resterà… come biasimarla? Con Yoruichi e Kukaku… di certo non le mancherà la compagnia. »
« Capisco… verrò anch'io. Starei in pensiero sapendovi lontani. »
« Tsk! E sarei io a prender decisioni affrettate? »
« Ti sbagli. Su certe cose prendi sempre decisioni affrettate, Mephisto. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Gli uomini erano nati anche lì, nell’universo gelosamente custodito, lontano dai Hwergh e gli abomini
apparsi con la Seconda Venuta, i Døkkafirar. Nel tempo in essi scaturirono gelosia, paura, odio; nel tempo
molti Cuori vennero divorati, i corpi corrotti. Gli Heartless bramavano Cuori puri e soprattutto la Luce di
quell'unico, grande Mondo. Così, agli albori della civiltà, ecco un nuovo ordine crearsi, una Guerra tra
Luce e Ombra, ecco ogni speranza morire... ed egli nascere, crescere, sconfiggere il terrore là dove interi
eserciti avevano fallito. Così, in una landa senza vita, al limitar di un brullo orizzonte, l'Oscurità si ritirò;
le stelle ricominciarono a brillare e con esse la luna; brillò il rinato cielo notturno, illuminando la Chiave e
il creatore.
« Gli Heartless sono esiliati… finalmente la verità si mostra. Sei lì? »
Parlò, avvolgendo ogni sillaba in un celeste velo mistico. Il Celatum si mosse. Stupore? Forse. In ogni caso,
considerati gli ultimi eventi, rimandare la presentazione sarebbe stato inutile se non dannoso.
« Sono qui. Volevo congratularmi... sei riuscito a compier l'impossibile. »
Lo cercarono quegli occhi; sfumature blu e viola, simili a nebulose perse nell'infinità dello spazio.
« Visioni mi tormentano da quando ho memoria. Il luogo ove risiedono i Cuori dei morti, alcuni lo
chiamano Paradiso, altri Kingdom Hearts, e la Chiave posta a proteggerlo…. l'X-Blade », sollevando
l'arma annunciò, « plasmando tali visioni… ecco il primo Keyblade. Uhm... sì, una cosa forgiata da me
non merita un nome. No Name… è perfetto. »
Da vicino la Chiave si rivelò ancora più magnifica; metallo nero delineava la complessa impugnatura,
la guardia a testa di capra, le doppie lame si congiungevano nella punta solcata da quattro spuntoni a
creare un profilo simile a un'ascia.
« Bellissimo... »
Lo vide puntare lo sguardo avanti, sicuro ormai di dove si trovasse nonostante l'invisibilità.
« Voi... lo stavate cercando? »
« Ti osserviamo da tempo. Ora l'attesa è stata ripagata...in parte. Là fuori… un'Oscurità più temibile
divora i Mondi. Fuoriesce da una Porta, una grande Porta che dobbiamo richiudere. Per farlo occorrono
le giuste Chiavi, i giusti Cuori. Cuori Forti. »
« Capisco… vedrò cosa posso fare... »
Lo disse senza esitare, viso e mano alzati al cielo, dando forma a un desiderio, il suo desiderio.
« Ai miei occhi... l’universo appare più intenso e banale al tempo stesso, però... ho percepito un velo
lassù... un velo posto a proteggerci. L'avete creato voi, non è così? »
« Quanto sei perspicace...! »
« Allora… potrei insegnare ad altri… come evocare i Keyblade. Ottenendo quelli giusti, mi permetterete di
vedere… la verità oltre le stelle?! »
Risuonò la voce, nuova, traboccante di curiosità e speranza; risuonò divertita, come se il peso di mille
battaglie, di un'esistenza rovinata da una natura incomprensibile, fossero scivolati via e l'io fosse
emerso dalle pieghe dell'anima. Pochi, strani istanti... e Mephisto si tolse il mantello.
« Non dovremo intervenire nel Destino... forse saresti giunto alla stessa conclusione, ma come si dice quel
che fatto è fatto! L’offerta è allettante, ne parlerò coi miei compagni. »
« Accidenti! Sei altissimo..! »
Una frase improvvisa, fuori contesto... eppure qualcosa cambiò.
La prima di tante decisioni affrettate, come in seguito le avrebbe definite Lucifer.


-.-.-.-.-.-.-.-.-

Ricordare... prima dell'ultimo viaggio; ricordare... non per se stesso; un demone, colui che in
un'altra vita era stato Re del Tempo, non aveva bisogno di certe sottigliezze. Ricordare in un
sonno durato un’ora esatta. Aguzzò i sensi… lui non c’era. Lo individuò una ventina di metri più
in basso e raggiunse nella sala di allenamento, costante replicata con perizia in ogni edificio
della Fen.ce; una semisfera perfetta, la cupola bianca e liscia a far da soffitto.
Eccolo Luxu, teso e silenzioso come un ragazzo, un ragazzo cristallizzato nel corpo di un uomo,
perso in un fiume di dubbi. Eppure Mephisto non aveva fatto nulla e anche quella mattina
cominciò in una fragile quiete, osservandolo muoversi assieme a No Name.
Fu un’occhiata a farlo avvicinare, cosicché la tempesta divenne viva come se, sbucando da un
ripido sentiero, si udisse l’infrangersi delle onde. Luxu lo vide, quasi l'unico occhio lo scrutasse
dal fondo del mare, e la calma tornò dopo lunghi attimi, abbastanza da permettergli di riversare
cupi pensieri.
« Mi chiedo se sia tutto qui... »
« Tutto qui? »
« Braig... Xigbar... sono morti al Cimitero. Non rimane più nulla... nessun ricordo, nessun
potere. In questo corpo semi-immortale... » (1)
« Vive solo Luxu. »
« L'avevo deciso da tempo. »
« Scelta saggia. Trascinarsi poteri inutili non è salutare. »
Una pausa e una parola a rompere il silenzio.
« Il Maestro... mi ha rivelato ogni verità. Nient'altro. Tradire, uccidere... trascinare e seppellire
una scatola... separarmi e unirmi al suo Keyblade. Eppure... nemmeno ora... No Name si rivela a
me. Dopo tutto questo tempo… posso solo afferrarla... » (2)
« Il cristallo... non pensavo ti turbasse a tal punto », constatò fiutando un dubbio più pressante.
Luxu sospirò, la Chiave... quella Chiave stretta nervosamente tra le mani.
« Possa il Cuore mostrarti la Via. Lui è sempre stato lì… luce in una strada priva di ombre.
Adesso, per la prima volta... tutto mi appare nebuloso. I Døkkafirar... riescono a uccidervi? » (3)
« Ti confesso, a parte Shura... nessuno tra noi sette li ha incontrati, impegnati come siamo
a vegliare e osservare. Posso risponderti per... racconti? Immagina contorte rinascite, immagina
angeli e demoni danzare tra sangue e carne. Ma siamo sempre noi a decretare la fine, nel
sacrificio… o nella follia », eccoli riecheggiare... il tanfo delle viscere, i grazie sussurrati ogni
dannata volta, « comunque non rimuginarci, proteggerti è uno dei miei compiti. »
Nel silenzio Luxu rimase immobile, come se i pensieri fossero persi in sentieri lontani.
La posizione, lo sguardo... per un attimo così simili a...
« Hai ragione », si mosse, vibrante di un desiderio, il suo desiderio, « quando lo rivedrò...
desidero sentirmi forte, desidero sia fiero di me... e intanto ammirare meraviglie, ripagare te e
Lucifer. Per questo ti chiedo se... se davvero mi basti questo nulla. »
Nel dubbio macchiato di rabbia, il ricordo riaffiorò; parole tornarono, rinnovate in uno strano
presente.
« Non servono cuori avidi, nell’Oltre si può far appello solo a se stessi... e al proprio pastore. Una
volta… ti disse qualcosa del genere. »
« Sì… come fai a »
« Mi parlò molto di te... », ed ecco riemergere, il grazie più doloroso di tutti, « …ti ha preparato
affinché fossi qui. Come lui, riuscirai a compire l'impossibile, più di quanto non hai già fatto. »
« L'impossibile... un nuovo impossibile. Ah! Dovrò ingenerarmi di più…! »
Sollievo e ingenua leggerezza, tipici di un ragazzo; in fondo era... solo un ragazzo.

- ...stai mantenendo quella promessa, la sua promessa… -

I ricordi... li avrebbe tirati fuori e ricacciati ogni volta fosse stato necessario.

« Sei contento? »
« Sì... grazie. »

- Con un corpo perfetto cosa rimane, fratello? Se vogliamo dar un senso a questa vita...non dovremo forse
avvicinarci ai sentimenti, prima della fine? - (4)


Un bacio, improvviso, delicato. Luxu era così, stava diventando così. In quella constatazione, si
chiese quante volte avrebbe dovuto ripescare il passato? Se l’amore sarebbe tornato, prima...
« Strano… non eri tu a decidere come e quando assaporare i piaceri? Sto cambiando un demone
o cosa? »
« Ah! Non so di che parli, ragazzino. »
Lo baciò Mephisto, ricercandone ogni calore.
Lo baciò assaporandone ogni sospiro.
Lo baciò seppellendo ogni domanda.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Era stato un sogno fin dal principio, quando insieme a Ed, il Seiðr si era tessuto fra le loro dita,
componendo gli ancora senza nome Confini Imperituri e Fen.ce.

« Un giardino? »
« Con Roy nell’Hlif immagino sarà più semplice... creare una copia dell’Archivio. Così avremo tutto... semi,
DNA... carne e pesce all'occorrenza| »
« Uhm... perché no? »
« Conosco quell’espressione… non sei convinto. »
« Beh... mangiare non è più necessario, quindi... »
« Una volta finito, Kugo e gli altri si risveglieranno... sarebbe carino festeggiare? »


Sogno infranto tra le lacrime di Shura, parole sporche di tristezza e paura; l'Oscurità era tornata,
uomini l'avevano accolta, portando la rovina nell’Hlif, gettando il seme della discordia.
Cent'anni dopo, aveva percepito la pace in Askin e Kugo, la calma di Shura nonostante gli occhi
lucidi. Eppure il dubbio aveva covato a lungo; come avrebbe reagito se Edward fosse morto?

Come loro... avrei rischiato di cadere… di perdere me stessa; Mephisto mi avrebbe tirato uno schiaffo
“ Non vi ho seguito per vedervi crollare! ” … e così nel tempo, scrutando nel Cuore, avrei visto
le loro ultime volontà, avrei rivisto la Luce.


Allora l’aveva raggiunto, trovandolo sotto ciliegi in fiore. Per un attimo lo sguardo era caduto
sulle mani... rovinate, simili alla corteccia di un albero morto.

« L'ho ultimato. Laggiù... troverai serre, vasche per i pesci e un piccolo allevamento. Ti piace? »
« È… è magnifico! »


Tra le sue braccia aveva pianto, lasciando scivolare ogni tristezza, ogni dolore.
Da quel giorno il guardino non era cambiato. La primavera era giunta come di consueto;
nell’immensa serra circolare, un tappeto di fiori baciava l'erba, petali si alternavo in mezzo ad
alberi millenari… in lontananza giunse l’unica, dolce differenza; le voci dei Prescelti. Tornato,
Sora non aveva perso tempo a mostrarlo al resto della compagnia, tra cui pure il restio Cloud.
Un ristoro, soprattutto per loro; poiché in lei il sollievo derivava dalla cura con cui, assieme
a Edward, faceva crescere piccole meraviglie. Sorrise e uscì, un cesto di frutta tra le mani,
lasciandoli a godersi la frescura dei ciliegi.
Era un giorno importante; ci sarebbe stata una cena, l'ultima prima della partenza.
Più tardi, quando i Prescelti si ritirano a dormire, tutto si svolse come di consueto.
Nelle ampie cucine ritrovò Kugo intento a cucinare yakisoba; lo aiutò finché non le sussurrò di
sgraffignare qualche biscotto. Askin stava finendo gli uiro, così senza farsi notare, prese alcuni
frollini al cioccolato. Tornando, Mephisto riuscì ad acchiapparne uno e inghiottirlo in un sol
boccone, per poi tornare sul ramen istantaneo. Nella sala, Amaimon e Shura apparecchiavano
mentre Lucifer lucidava posate e bicchieri. Edward invece era lì, nelle profondità della Fen.ce.
Rivide la bianca colonna luminosa Winry, Cuore dei Confini, il cristallo a deturparne la purezza
e al tempo stesso fondamentale per difenderli; rivide l’amato chino sulla console in fondo
all'abside, la treccia a delineare la schiena. Lo attese e insieme riemersero, mano nella mano.
Non occorreva altro e così si svolse la cena, leggera come poteva esserlo tra vecchi amici;
il futuro già delineato, i ultimi dettagli discussi, specie dopo il ritorno di Shura.

Andare avanti…

Lo sguardo ricadde su Ed, ora in piedi a richiamare l’attenzione. Sulla tavola rimanevano pochi
dolci, tre mele; l’orologio segnava le due del “mattino”.
« Ehi! Spero non sia un tedioso discorso d’addio! »
« Tranquillo Mephisto, in queste circostanze amo essere sintetico. Quindi mi limito a dire…
grazie. Grazie per aver riempito questo tempo. »
« Siamo noi a dover ringraziare te e Winry », fece eco Askin levando il bicchiere, « questa casa è
stata salvifica in più di un’occasione. »
« Ehi! Avevo detto niente robe stucchevoli! »
« Mi riferivo anche a te, testa di ravanello. »
« Aspetta…! Capisco Ed... ma tu! Davvero? Nonostante la nostra divergenza di idee? »
« Rispettata nel bene e nel male… quindi sì, grazie… sopratutto per lo schiaffo. »
« Quello?! Ah! Sappiate lo rifarei non una, non due, ma cento volte! »
« Quando si chiude un capitolo, meglio farlo senza rimpianti... », sottolineò Kugo fissando il
sakè rimasto nel guinomi, « … grazie, testa di ravanello. »
« Il Lupo gentile?! Miracolo! Avanti Lucifer, dì qualcosa! »
« Uhm… non voglio essere ripetitivo », puntualizzò l’altro con l’inconfondibile calma, « dunque
mi rivolgo ad Amaimon. Ne abbiamo già parlato al tuo arrivo, ma… »
« Lo so...! », interruppe lui con un gesto, la mano coperta da bende e toppe di cuoio, « Rimanere
nel Sotto, abbattere i residui dei Hwergh… col Frammento del Cuore instabile è l’unica cosa che
posso fare. Se ti riferisci al resto… noi tre siamo sempre stati insieme, quindi sì… all’inizio ci
rimasi male. Ma ultimamente… riflettendoci, restare non mi dispiace... ci sono Winry, Edward,
il resto dei Prescelti. »
« Caspita! », esclamò Mephisto, « In effetti sei apparso poco, una battuta lunga era doverosa.
Tornando al copione… tu sei forte. Ricorda le parole del tuo fratellone più piccolo. »
« Lo farò. »
« E.. Ops! Cosa vedo…! Una Shura taciturna, o meglio alticcia. »
« Cosa ti aspettavi? Col suo vino preferito poi », sottolineò Askin.
« Vi sento bastardi! », ribadì lei scolandosi gli ultimi sorsi, « Ah…! Devo dire qualcosa? Uhm…
siete stati bravi… tutti... a sopportare quest’ubriacona! Grazie! »
Una risata riecheggiò e Winry sorrise rinnovando la preghiera;

Che possiate vincere ogni battaglia, che i Cuori trovino pace nel legame coi Prescelti. Prego affinché chi
giungerà dall’Oltre trovi qui serenità... fino alla fine.


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- Quando si chiude un capitolo, meglio farlo senza rimpianti. -

Il vino invase la gola; ancora una volta, lontano da ogni sguardo, nel corridoio antistante la
camera; ancora, nel voler cancellare parole rivolte a tutti, ma in particolare a lei. Del resto
Kugo era così, diretto e sintetico.
Un altro sorso, la bottiglia stava finendo.

« … ti conviene abbandonare questo patetico senso di colpa. Non sono le tue le mani sporche... »

Eppure non riusciva a lasciarli… quei se macchiati di sangue e vergogna. Ironia della sorte; se
era ancora lì, se aveva deciso di legarsi a Sora, Cloud, agli strambi Donald e Goofy, lo doveva al
sacrificio delle persone care, alla fermezza di Askin e Kugo, al tempo salvifico trascorso nei
Confini. Lunga vacanza… prima della fine del viaggio.

- Ti ricordano Rin e Yukio, credi nessuno l’abbia notato?! -

Benedizione e maledizione; giacché i se rimanevano lì, marcendo, infettando il futuro e quel
desiderio.
« L’alcool ti fa rimuginare, eh Shura? »
Arrivare di soppiatto; abilità in cui Mephisto eccelleva, al pari dell’umorismo tagliente.
« Fottiti…! »
« Concludere la serata così. Vuoi partire ubriaca? Cosa penseranno domani i tuoi pupilli? »
« Posso farmela passare quando voglio…! »
« Ma non sembri averne intenzione… ti accompagno su. »
Un’irritante abitudine, una delle poche a non essersi scalfite. Ritrovò il materasso, i rimasugli
della sbronza a solleticare il collo. La bottiglia giaceva lontano, sopra la scrivania. Mephisto era
lì, a darle le spalle seduto a bordo del letto, la debole fiamma del kiseru a illuminare il volto.
« L'ennesima predica? »
« Chissà... »
« Okay… l’ennesima predica… »
Un aroma di cioccolato invase la penombra. Sembrava una barzelletta; Mephisto adorava i cibi
precotti e le peggiori schifezze, ma quando si concedeva di fumare, spesso in concomitanza con
le prediche, lo faceva con una raffinatezza senza pari.
« Hai consegnato un biglietto a Kugo, da parte di Ichigo. Chi altri potrebbe invocare Gram? » (5)
« Tsk! Hai origliato come al solito? »
« No… da quando siete tornati, è più taciturno del solito. Dopo ere posso affermare di conoscerli,
gli esterni al nostro Mondo. Piccola premessa prima di arrivare al nocciolo. »
« E quale sarebbe, sentiamo. »
« Ti sei trattenuta, specie durante la cena. Volevi... renderci di nuovo partecipi del tuo desiderio.
Salvare i caduti, riunire chi si è smarrito... tornare a essere una splendida famiglia felice. E avrai
pensato che... sì, grazie ai Keyblade, grazie a Sora… sarà semplice far breccia in Cuori consumati. »
« Ti sembra una roba stupida? »
« E impossibile. »
Perentorie arrivarono le parole. Sì… era un desiderio sciocco, eppure…
« Rimproveri gli altri di vivere nel passato, quando sei la prima a esserci immersa fino al collo.
Quei due te l’avranno ripetuto fino alla nausea ed eccoti… desiderosa di onorare i “tuoi” morti.
Rin, Yukio, Shiemi… erano bravi ragazzi, ma non avrebbero retto… la rovina dell'Hlif, la discordia
che ne seguì… pur sapendolo continui a rimproverati! »

- Non sono le tue le mani sporche di sangue . -

Ma quelle di Mephisto…


« Almeno giungesti qui. Invece io le vidi... le conseguenze dello Scisma. Ombre, eccoli i nuovi
Immortali, pronti a cadere, a strascinarsi in una lucida follia torturando poveri mortali; eccoli,
araldi di corrotta superbia. Ah! Dovrei essere io l’egoista, uno stupido demone egoista… »
« Quel viaggio nell’Oltre… lo raccontasti solo a Lucifer », sperò di farlo tacere, ma lui tornò,
incalzante mentre il lume della pipa andava spegnendosi.
« Perché allietarvi con una cronaca agrodolce? L’Hlif cadde... e chi giunse? Tu... poi Soi-fon,
Toshiro… il trio di piloti a vegliare i confini dei Confini! Nessun altro. La realtà fu lampante ben
prima della mia partenza. Ora… quanti arriveranno, retti a salvaguardare questo universo? Due! »
si volse allora, la quiete nello sguardo ferino, « Non commettere gli errori della vecchia
Shura, non farti sommergere né da te stessa né dagli altri. Noi cinque… dobbiamo essere il loro
baluardo, proteggerli… anche dai Fyrir stessi se sarà necessario. » (6)
Era vero. Kugo e Askin l’avevano ripetuto più volte; “ non c’è tempo, non possiamo pensarci,
rischieremo di metterli in pericolo”
, eppure…
« Ricordi tutto del nostro Mondo… compresa me. Eppure... ho la sensazione che il vecchio Mephisto
non parlasse così. Lui... è davvero riuscito a cambiarti. »
« Non dir sciocchezze… non accadde nulla, non è mai accaduto nulla », lo vide alzarsi,
scomparendo alla vista.
« Eppure sei qui... legato a Luxu. Lo proteggerai? »
« Ah…! Certo, fino alla fine. »
Nell’immediatezza delle parole, nell’eco del discorso, ecco le torri dell’Hlif tingersi di nero e in
mezzo a sangue, in mezzo alla disperazione… ecco i fiori… la Luce;

- Frammenti… custodi dei nostri ultimi desideri… -
- Portali a quei due idioti, Shura! E fatevi una bella bevuta, promesso? -


Kukaku, Yoruichi... Hime… avevano guardato al futuro, al futuro di tutti. Ed eccola, a trascinarsi
in un sentiero di fango e veleno, come tanti altri nell’Oltre.

- Rin, Yukio, Shiemi… erano bravi ragazzi... -
- Non sono le tue le mani sporche di sangue . -

Ma quelle di Mephisto…


Se, se, se… dissiparli non sarebbe stato facile.
Assieme a Sora e Cloud forse…
« Sarebbe egoista? Caricarli di questo sciocco desiderio? »
Sollevò il capo. Era rimasta sola, sola e senza il vino.
« Tsk! Su certe cose, rimani il solito demone dispettoso! »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- Ogni cosa da te creata è connessa al Seiðr
e a esso farà ritorno.
Chiudi di occhi, tessi la ragnatela.
Starà a te decidere quando lasciarla. -


Sul Codice, retaggio di tradizioni alchemiche, si basava il pensiero Smiða. Codice atto a custodire
l’equilibrio, l’ordine in cui si celava la retta via. Regole formulate in un’era remota, quando l'Hlif
appariva un santuario inviolabile e i ricordi del suo Mondo vividi, tra orrore e nostalgia. Edward
poteva rievocar quel tempo con disarmante chiarezza; la torre ottagonale sormontata da
un’ampia vetrata; Roy dirigere le discussioni assieme a Riza, Winry stretta a lui, Alphonse distarsi
nel testare nuovi poteri, i rimproveri della Maestra Izumi. Studiare, analizzare... là dove altri
avevano scelto l'applicazione più diretta; il cozzare d’armi ed esplosioni arcane erano stati la
costante comune, tanto da interrompere un giorno le ligie esistenze dei Forgiatori. Una parete
crollata, la nuvola di polvere, pezzi di marmo sparsi qua e là.

« L'essessimo errore… scusa! »
« Tranquillo.. coff! Coff! Però come ti ripeto… il problema sta nell’apertura. Graffi troppo il Seiðr creando
disequilibrio nella magia. Ecco! Guarda cosa hai combinato! »


Una coppia di uomini, pelle e abiti bruciacchiati, uno con la coda, l’altro senza.

« Ops! Abbiamo disturbato gli eruditi …! Da un lato non dispiace, si vedono così poco in giro. »
« Salve a tutti! Scusate… ehm… prometto ripareremo tutto! Vero Kugo? »


Altre persone erano entrate, facendosi strada tra le macerie, in testa un terzo uomo e due donne
d’ineguagliabile fascino.

« Vero un corno…! Sbrigatevela da soli ‘sta volta...! »
« Yoruichi…! Aiutami…! »
« Niente occhi teneri, Askin…! Ha ragione e lo sai. »


Solo allora Edward si era fatto avanti, le braccia conserte.

« Askin qualcosa… e tu devi essere Mephisto Pheles, se la memoria non m’inganna. Ci avete fatto un
favore. Applicare il nostro potere su scala più grande sarà... interessante. Ciò non toglie il danno. Potreste...
pulire la torre per una settimana? »
« Sono allergico! Askin, ti affido l’orrido compito. Mi sdebiterò con un po’ di caramelle, okay? »
« Aspetta…! Ah… troppo tardi. Okay, okay… mi avete incontrastato…! Edward Elric, giusto? »


« Ancora davanti allo schermo Ed? Fa male alla vista, spegni, spegni…! »
Strappato dal ricordo, ritrovò l’aria ovattata, la luce soffusa a illuminare la stanzetta, il ronzio
dei macchinari ammassati lungo la parete. Su tutti risaltava lo schermo quadrato. Fece scorrere
la rotella del mouse visionando una serie di tabelle; pressione del liquido nelle celle, battito del
cuore, attività celebrale, efficacia dei sigilli magici. Ogni giorno le visionava da lì, le camere di
stasi nelle rovine di Auropoli, custodi di Lauriam, Eldera e Emdy.
« Mi hai sentito? Spegni…!»
Una mano ad arruffargli i capelli, il sorriso di Askin a far capolino.
« Non dire cavolate! Male agli occhi?! Dovresti ringraziami piuttosto…! Lo sto facendo per te! »
« E Luxord. »
Gli sovvenne con una punta d’irritazione, uno dei più anziani fra i Prescelti, il Dente di Leone
che aveva tenuto testa a un branco di Ripers, seppur indeboliti; legato ad Askin ora più che mai.
Ricordò sollievo e gratitudine a illuminarne il viso dopo una spiegazione sbrigativa.

- Askin… riesce sempre a impressionarmi. Da questa sala veglierai su di loro. Grazie… grazie infinite. - (7)

« Ti sbagli…! »
« Ed… è come se mi dicessi che non so cucinare una torta. »
Paragone azzeccatissimo.
« Zitto e lasciami finire! »
In queste sottigliezze venivano fuori i lati della medaglia. Da un lato tener i fili del Seiðr, preservare
l’equilibrio, celare ai mortali, mostrare ove consentito.

- L’Oracolo ha parlato. Annuncio la separazione degli Smiða…! Con gli altri inizierete la ricerca delle chiavi.
Io rimarrò… a prendermi cura di lei. Ed, Alphonse, Winry… tutti voi… perseguite il Codice e nulla cadrà. -


Dall’altro l’amore di Winry, l’affetto di Alphonse, della Maestra, la fermezza di Roy, la dolcezza di
Riza… erano nel Cuore, saldi nonostante tutto; assieme a legami nati da una scintilla nell'Hlif,
a lungo accennati, consolidati infine lì, in una nuova casa.

Domani partiranno. Io e Winry… lo sapevamo, consapevoli che i nostri fili sono e saranno baluardo di
quest’universo… eppure...


Una seconda mano, più grande, più forte, a premergli la nuca.
« Hai sentito? Chiudi ‘sto affare… ho preparato la cioccolata calda. »
Si sedette accanto, Kugo; una gamba poggiata sul ginocchio, il gomito sopra il tavolo mentre la
mano scivolava nel vuoto. Indossava una maglia nera a maniche corte e pantaloni del medesimo
colore. Con un cenno gli indicò la tazza fumante vicino alla tastiera.
Sospirando, mise in standby il computer.
« Niente panna? », protestò Askin prendendo posto a sua volta.
« L’hai usata tutta per i cavolini. »
« Già! Che sbadato! Ehi, qualcuno vuole zucchero? »
« No… perché ti ostini ad aggiungere zucchero a una cosa già dolce? »
« Occorre dolcezza nella vita, anche nelle piccole cose. »
L’aroma di cioccolato, parole leggere. Quante volte si erano trovati così? E al pensiero, quei
momenti apparvero come isole in mezzo alla tempesta.
« Preferisco come la fa Kugo. »
« Ed! Così mi spezzi il cuore…! Sto per morire…! »
« Non dico la tua sia cattiva, semplicemente la preferisco bella densa. »
Isole destinate a rimanere in loro, naufragi circondati da sangue e discordia. Sangue e discordia…
ecco cosa si celava là fuori. Neppure il segnale, scaturito con l’apertura della Black Box, era
servito; dall’Oltre, solo in due avevano risposto alla chiamata. (8)

Era prevedibile, eppure… mi chiedo se non sia semplice diletto. La presenza, vitale per difendere e istruire il
resto dei Prescelti, minerà l’equilibrio? Senza contare Sephiroth... il legame coi Døkkafirar avrà conseguenze
nefaste. Mi chiedo se io e Winry riusciremo a cavarcela sen-


Un tepore a recidere il pensiero.
Calore a sfiorar la fronte, i capelli... la carezza di un padre. La voce di Kugo a riportare Luce.
« Rilassati ogni tanto... mi raccomando, Edward. »
« Va bene! Va bene…! Non c’è bisogno di ripeterlo! »
Era passata mezz’ora, le tazze giacevano vuote su un vassoio. L’uomo lo salutò lasciandosi
dietro il profumo del cioccolato, come in una notte qualsiasi.
« Perché fa così?! Non l’ho mai capito…! Non sono più un moccioso! »
Una frase stupida, nel tentativo di scacciare l’improvvisa malinconia. Gli sarebbe
mancato quel calore e lo stesso valeva per il Lupo, giacché rare volte il suo fardello si
attenuava.
Askin sorrise, un sorriso leggero, come delicato fu il modo in cui accese la sigaretta. Osservando
il fumo parlò;
« Rammenti i pilastri del tuo Mondo, Ed? I tre, quattro concetti, immagini… atti a non smarrire
te stesso, a far vivere residui del tuo vecchio io? »
« Il viso di mia madre. Il giorno in cui io e Alphonse bruciammo la nostra casa. Ricordo… che i
morti non possono tornare. Perché me lo chiedi? »
« Kugo e Kukaku... avevano due figli. Due gemelli, un maschio e una femmina. » (9)
« Oh… capisco… e com’erano? Siete migliori amici immagino »
« Non ho memoria di loro », interruppe lasciando cadere la cenere, « come non l’ebbe Yoruichi.
Quei bambini vivono nel padre e chissà… crescendo sarebbero diventati come te e Winry. »
Parole… e ogni gesto si rivelò in una Luce più intensa. Specie quando l'Hlif era caduto e altro
non aveva potuto fare se non ritirarsi e meditare; giorni di buio, in cui persino il Cuore dei
Confini era parso ottenebrato; poi… lui era giunto, trascinandolo via, palesando la realtà; un
rosso vermiglio a infettare i Tools, la carne spezzata e il cristallo, incompleto a sussurrare una
parola… Døkkafirar...

« Adesso basta Ed! Smettila…! »
« Io… cos’altro posso fare?! Non permetterò… non permetterò che…! »
« Guardami…! Guardarmi! »


… mani strette al viso, iridi a scrutarlo... mare profondo e all’orizzonte la silente tempesta.

« Kugo… voi… »
« Resteremo. Resteremo. Ottenere le Chiavi… è questo lo scopo del viaggio… per questo siamo qui... »
« Io… ah… grazie… grazie… »
« Riposati , guarda come sei ridotto. Il giardino… potresti finirlo…Winry ne sarebbe felice... » (10)


« Saremo rinati nello stesso istante, ma su certe cose rimani un ragazzino, Ed. »
La stanza, Askin a gettar l’ultima boccata di fumo e sorridere... fino all’ultimo, come in un
giorno qualsiasi. Ritrovò lacrime nascenti… e infinite certezze nel Cuore.
« Le celle ad Auropoli… quando Luxord restituirà le memorie. Solo allora... »
« Lo so… grazie, Edward. Grazie. Per tutto. »


- Ogni cosa da te creata è connessa al Seiðr
e a esso farà ritorno.
Chiudi di occhi, tessi la ragnatela.
Starà a te decidere quando lasciarla. -






(0) Discorso sottolineato da Kugo nei riguardi di Shura (Capitolo 8 di AAA).
(1) Come rivelato nel Capitolo 5 di FFB (e nel finale di KH3); Luxu ha cambiato molte carcasse.
Nel capitolo 4 di AAA, viene mostrato il procedimento attraverso cui le ottiene; uccidendo
l'ospite, egli sostituisce anima e cuore coi propri, mentendo i ricordi e parte di quelli dell'ospite
con annessi poteri. Il procedimento si affinò fino a Braig/Xigbar. Ricordo che già nel Capitolo 2
di AAA, quando beve l’elisir dell’immortalità, non è più in grado di usare i poteri di Braig.

(2) Mi permetto di ribadire alcuni cambiamenti rispetto al KH3/DLC Re:Mind e mettiamoci
anche Union X, concetti a cui (per fortuna?) ho già dato risposta;

• La Black Box fu costruita da Edward, data al Maestro che la affidò a Luxu.
All'interno erano custoditi gli Shrapenls, ovvero i frammenti d'anima con cui Fyrir si
sono legati ai giusti Prescelti (percorso del Secondo Atto AAA.)
• Luxu, poco dopo la Guerra del Keyblade, la seppellì nel Cimitero e, soprattutto, si è
sempre ricordato dove fosse.
• In seguito lasciò No Name a Scala ad Caelum. In seguito divenne il Keyblade di Xehanort.
Scala ad Caelum;
Mondo nato sulle ceneri della Seconda Auropoli; in essa risiedeva l'Unione dei Denti di
Leoni, sfuggita alla Guerra grazie all’intervento della Veggente Ava. La Seconda Auropoli
fu distrutta dalle azioni di Ephemer, corrotto da Luxu, e dall’Oscurità provata per
un’istante da Ven. Grazie a esse i Hwergh riuscirono ad aprirsi un varco oltre la Fen.ce.
Al disastro sopravvissero Rulod (Luxord), Lauriam (Marluxia), Elrena (Laxene), Emdy
(Demxy) e Ventus grazie successivo all'intervento dei Fyrir. Ephemer morì; gli ultimi
residui di coscienza, pentiti nei confronti del migliore amico Ventus, si legarono al
Cimitero dei Keyblade (Capitoli 3 e 4 di AAA).
• Fu sempre Xehanort a ordinare la ricerca della Black Box. Certo, non era fondamentale
per la riuscita del suo piano, ma sia lui che Malefica speravano di trovarvi il Libro delle
Profezie e, conseguentemente, risposte sull'antica Guerra (Capitolo 5 di FFB). Motivo per
cui, intuendo la natura di Marluxia, Luxord, Demyx e Larxene quali antichi del Keyblade
(simili a Ventus risvegliato per primo in BBS), sperava che potessero rivelarne la posizione.

(3) Il cristallo appare nel Capitolo 8 di AAA, costruito da Edward. Impedisce ai Døkkafirar
di percepire e penetrare i Confini. Nel processo di costruzione, le mani si sono logorate
irrimediabilmente.

(4) Ricordo che nel Manga Blue Exorcist, la ricerca di un corpo perfetto è uno dei desideri
perseguiti di Re di Gehenna. I corpi sono esseri umani, ma a causa del potere di tali entità
demoniache (di base non fisiche) destinati a... diventar inutilizzabili. Con la rinascita come
Fyrir questo sogno si è avverato.

(5) Altro discorso ricollegato alla scena presente del Capitolo 8 di AAA. Gram inoltre lo spadone
di Kugo.

(6) Demoni macchinati di superbia era un dettaglio preannunciato da Mephisto nei Capitoli 4 e 5 di
FFB. Tutto si ricollega.

(7) Frase tratta da… Impressionante, vero?
Luxord la pronuncia in due occasioni: in Kingdom Hearts II, nel Mondo dei Caraibi; DLC
Re:Mind. Anche se… trovo che qui acquisti uno spessore più interessante.

(8) Nel Capitolo 7 di AAA si specifica che altri Fyrir sarebbero giunti a sostituire Kugo e Co.

(9) Dettaglio relativo alla mia Serie Another End, finale alternativo del Manga Bleach.

(10) Scena ricollegata al racconto di Edward presente nel Capitolo 8 di AAA





Angolo Autrice:

The Story so Far (dettagli rilevati nei due atti precedenti e messi in ordine cronologico), per
rispolverare un po’ di cosucce e avere un quadro più generale.

In un tempo remoto;

La Porta dell’Oscurità si apre, i Mondi dei futuri Fyrir sono i primi a essere divorati.
Prima di cadere, frammenti dei loro Mondo si legano a essi, permettendogli di rinascere come
nell’Hlif, un Mondo fuori da ogni tempo e spazio.
In questo periodo acquisiscono nuovi poteri e dimenticano molto dei loro Mondi d'origine.
Dopo duri allenamenti e battaglie riescono a respingere l’Oscurità e le creature da essa
generata i Hwergh. Ma la Porta è destinata a riaprirsi.
L’Oracolo predice che la salvezza arriverà dal Mondo dove spende più Luce, gruppi di Fyrir si
dividono e partono. Dopo un lungo viaggio, la Campana dell’Oracolo risuona e il gruppo designato
si ritrova tessere i fili a difesa di quell’allora neonato universo, quando il Kingdom Hearts era
un miraggio e l’Xblade un frammento in attesa di essere modellato (il gruppo comprendeva
Edward, Winry, Kugo, Askin, Mephisto, Lucifer e Amaimon)
Si creano i Confini Imperituri e la Fen.ce, poco dopo la Porta si riapre portando alla distruzione
dell’Hlif, che ora vaga come relitto nel Seiðr.
Avviene lo Scisma.
Shura raggiunge i Confini e li informa della tragedia.
Edward forgia il cristallo.
Giungono anche Toshiro e Soi-fon (Bleach), assieme a Shura formeranno il trio di piloti.


A partire da Union X

I Fryir si rivelano al Maestro dei Maestri, l’uomo che forgiò No Name, il primo Keyblade,
su immagine dell’X-Blade, la Chiave suprema posta a protezione del Kingdom Hearts.
Il Maestro conosce la verità (i Fyrir stanno cercando le giuste Chiavi e i giusti Prescelti) e, sia
nel desiderio di ovviare alla Missione sia nella personale sete di conoscenza circa
la Vera Oscurità e l’Oltre, crea le Unioni guidate dai suoi apprendisti, i Veggenti. Avendo la
conferma che la Guerra scoppierà grazie a Luxu e No Name parte per l’Oltre, non prima di aver
affidato a Luxu sia il Keyblade sia la Black Box, costruita da Edward e contenete gli Shrapenls.
ovvero frammenti dell’anima dei Fyrir.
La Guerra dei Keyblade è la Prima Selezione. I Veggenti e le Unioni muoiono, tranne i Denti di
Leone. L’Universo rischia di collassare e i Fyrir ne aiutano la ricostruzione. L’unico Mondo si
divide in tanti Mondi. La distruzione dei Denti di Leone, l’Unione di Ava rimasta in disparte dal
Conflitto, è invece la Seconda Selezione.

Nei 3000 anni successivi fino a Kingdom Hearts 3 + Eventi FFB e AAA in sintesi;
I possessori dei Keyblade rimangono un numero esiguo.
Luxu passa di “carcassa” in “carcassa” per perpetrare l’esistenza. Lascia la Black Box nel
Cimitero dei Keyblade e in seguito No name a Scala ad Caelum.
1000 anni prima Ukoku (Saiyuki), l'Architetto raggiunge l’Oltre esterno ai Confini, ma
ovviamente non riesce a penetrarvi.
Le minacce per la Terza Selezione si manifestano con Xehanort, Malefica ecc ecc.
Solo allora, conclusa la Seconda Guerra dei Keyblade, la Black Box si apre. I Fyrir (Shura, Kugo,
Askin, Mephisto) si legano ai Prescelti (Sora, Cloud, Donald, Goofy, Aqua, Luxord, Luxu,)
donandogli gli Shrapenls. Luxord ricorda il suo passato.
Dopo l’ultimo scontro, Cloud finisce nei Confini e Sephiroth nel Sotto. L’angelo raggiunge infine
l’Oltre, rubando le sfere contenenti le memorie di Lauriam, Elrena e Emdy, i cui corpi in stasi
sono custoditi nelle rovine di Auropoli. Viene accolto da Ukoku e conforma che lì vi sono armi
chiamate Keyblade. Malefica è invece in contato con l’Incantatrice, tramite piume dello
stesso Sephiroth.

In FFB sono contenute le principali differenze tra il mio finale alternativo e quello KH3 ( No Re Mind). Inoltre di seguito trovate un recap dei misteri a cui ho dato risposta nei precedenti atti;
L’origine del Maestro. Lo scopo suo e di Luxu. Contenuto della Black Box. Come scoppiò la Prima Guerra del Keyblade (unendo le mie informazioni a Back Cover e info di Union X, poca roba in questo caso). Origini di Luxord, Marluxia, Demxy, Larxene e Ventus come membri dei Denti di Leone. La distruzione dei Denti di Leone e della Seconda Auropoli. Nascita di Scala ad Caelum sopra le rovine sommerse della stessa. Il motivo per cui Ephemer compare al Cimitero dei Keyblade. Ho mostrato da vicino come Luxu passa di carcassa in carcassa. Perché Xehanort e Malefica cercavano la Black Box. Come Lea e Isa sono stati trasformati in Nobody. Come Sora riesce a salvare Kairi grazie alla Wild Card di Luxord. Dettagli minimi sull’origine del conflitto tra Cloud e Sephiroth.

Altri personaggi nominati;
Rin, Yukio, Shiemi (da Ao no Exorcist)
Roy, Riza, Alphonse, Izumi (da Full Metal Alchemist)
Kukaku, Yoruichi, Orihime, Soi-Fon, Toshiro (da Bleach)


Ammetto che questo inizio sia stato più intenso, ma immagino che dopo una pausa così lunga fosse doveroso. Detto questo, mancava all’appello un capitolo dove venisse approfondito il reale rapporto tra i Fyrir che conosciamo, un rapporto che li ha salvati da molte molte sventure, sul modo di pensare, desideri e speranze... cosa gli riserberà il futuro ora? Ah… si è visto anche un accenno sull’origine del Maestro dei Maestri... speculate nelle recensioni mi raccomando!

Questo… sì, è un Crossover, complesso… ma come avete avuto modo di leggere se siete giunti fin qui, l’introduzione degli altri “Fandom” è avvenuta lentamente;
poteri, lore, storia sono totalmente cambiate rispetto alle opere da cui sono tratti; la maggior parte di essi (a parte al momento i fratelli Demoni) non rammentano nulla del Mondo d'origine (se alcuni frammenti per… non smarrire il proprio io); al lettore occorre aver presente solo l’aspetto: soltanto per Bleach vi sono riferimenti al mio finale alternativo presente su EFP (ma anche in questo caso le cose da sapere sono due… se avete capito a cosa mi riferisco).


Un saluto carissimi e al prossimo capitolo. <3
Grazie a tutti i miei lettori, grazie per le splendide recensioni. Mi avete permesso di arrivare fin qui. Grazie.

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Little Fellowships into the Starships ***


2. Little Fellowships into the Starships



Ancora una volta si stupì di quanto piccolo fosse il bagaglio. Aveva radunato l’essenziale, nella
camera dove l’infanzia e l’adolescenza si erano susseguite; sotto lo sguardo di Terra e Ven, il
regalo delle tre fate, si era riempito di pozioni, eteri, cambi per la sera, il necessario per l’igiene
personale, qualche snack. Adesso pareva minuscolo, quasi banale, nella stanza in cui avrebbe
alloggiato da lì in poi. Dall’angolo dove si trovava, dov’erano collocati i mobili principali, Aqua
osservò la cassapanca e la porta del bagno sul lato opposto. Tutto era in ordine, pulito, complice
il materiale, simile ai gummi blocks, baciato dal soffice bagliore della bajour. Sul materasso la
valigia proiettava una sottile ombra. Inevitabilmente il pensiero andò a lui, a come l’aveva
condotta sulla Fenris per dopo sparire come un lupo nella foresta.

« Nell’Oltre imparerete a forgiare prima la mente. La mente è tutto. »

Concetto ribadito più volte da Askin e Edward, sintetizzato da lui con;

« Se la Mente è salda, il Cuore è protetto. »

Poche parole, pochi sguardi. Domande essenziali, se la camera le piaceva, se il cibo era di suo
gradimento; risposte essenziali. Dell’apertura intravista alle Destiny Islands con la consegna dello
Shrapenls, non rimaneva nulla; lo sguardo di Kugo si rivolgeva lontano, verso un futuro a lei
imperscrutabile.

Può essere diverso? La mia vita racchiusa in una valigetta… un’altra, infinita, racchiusa in
un’aeronave.

Più volte aveva invidiato la franchezza tra i restanti Prescelti e Fyrir (escluso Cloud); eppure
una certezza lentamente aveva preso forma; forse andava bene così, forse nei silenzi si celava la
strada per definire il legame, comprendere i pericoli, e perché no… gettare uno sguardo dentro
di se, verso dubbi a cui non riusciva a dare un nome.

Chiudere la Porta dell’Oscurità… eppure, al pari di Sora e Luxord, mi chiedo cosa indichi esattamente
il frammento dentro di noi… forse…

Il pensiero si smarrì nel corridoio. A destra ritrovò la sala comando, illuminata dalle luci del
garage. Le aeronavi erano state portate lì, nella struttura principale della Fen.ce; l’uovo più
grosso, ribattezzato sarcasticamente da Cloud; il primo a essere forgiato, aveva specificato Winry,
in base al quale venne replicato il resto; forme simili erano più facili da tener insieme, e in effetti
non aveva notato grandi differenze tra le costruzioni, se non per unicità come l’Archivio o il
Giardino. Si portò in fondo alla sala, ammirando la Kelpie e la Lindwurm, più in basso il via vai
tra i portelloni d’ingresso. Esclusi i fratelli demoni assenti, gli altri stavano finendo di caricare
le scorte e riparare eventuali guasti. Al contrario la Fenris era già in ordine, escluso il perenne
groviglio di fili e macchinari ai piani inferiori.
« Tra poco avranno finito… almeno smetterai di vedere questo paesaggio monotono. »
Si volse Aqua, aspettandosi di trovarlo di spalle o intento in qualche mansione.
Sedeva il Lupo, occupando la postazione principale vicino all’entrata. L’insieme ricordava una
sdraio, le linee fluide e confortevoli in contrasto con la base metallica fissata al pavimento; sotto
il poggiatesta, cavi confluivano verso l’alto, scomparendo in un’apertura nel soffitto; i lunghi
braccioli terminavano con tasti e levette, tanto da rendere i comandi simili alla tastiera di un
computer. Sedava Kugo, intendo a riparare uno bracciolo; questa volta tramite arti magiche, a
giudicar dal bagliore scaturito dalla mano destra.
« I viaggi nell’Oltre sono piuttosto burrascosi, così mi ha detto Askin », commentò scrutando lo
spazio nero appena visibile all’esterno.
« Viaggiare nei corridoi del Seiðr non è piacevole all’inizio. Gli strati fra i vostri Mondi e i Confini
sono… più leggeri, là fuori invece è un altro paio di maniche. »
« Capisco... e quanto ci vorrà? Per raggiungere il primo Mondo… »
« Procedendo spediti, nel nostro caso un mese circa. »
Per un primo periodo infatti, i gruppi avrebbero operato in Mondi differenti, ove la Vera Oscurità
rischiava di penetrare. I Fyrir non avevano rivelato altro, ne c’erano state troppe domande da
parte loro. Sora conosceva gli Heartless quando avevano invaso le Destiny Islands? Quanto si
sapeva di un Mondo prima d'attraccarvi? Nuovi legami, il senso di scoperta, la Missione… questo
più di altro teneva a bada il timore.

Nonostante le tante battaglie viste e gli allenamenti… la paura non ci abbandona completamente.
Però... è inutile rimuginarci, solo nell’Oltre, insieme a loro potremo...

Lo sguardo ricadde sul Lupo, il lume a illuminarne il palmo.
« Vieni… ti mostro cosa sto facendo. »
Lo disse come a voler accantonare il discorso; lo disse distaccato, gli occhi rivolti in basso.
Aqua s’avvicinò, trattenendo l'ennesimo sospiro; poi... ecco la meraviglia a riempire il Cuore,
a cancellare schegge di paura. Fili d’energia magica si diramavano dalle dita, inserendosi con
precisione chirurgica tra tasti e levette. Inginocchiandosi captò un ronzio elettrico, vide
microscopiche scintille nascere e morire mentre lui iniziava a spiegare.
« Diverse specializzazioni, diversi approcci al Seiðr e… differenti debolezze. Gli Smiða creano
oggetti, barriere, dimensioni. Più una creazione è estesa, più non possono allontanarsi da essa.
I Vitki, ovvero gli Stregoni… le tre pesti e Shura per intenderci, ne squarciano lembi ricavando
incantesimi e magie… ma lanciandone troppi di fila, si rallentano le capacità rigenerative. »
« Magie… come le fiamme che distrussero i mille Heartless? », chiese, rammentando l’evento
che più di altri aveva messo in luce forza e debolezza degli Immortali; estirpare l’Oscurità,
senza sconti, senza salvare Cuori.
« Esatto. Infine vi sono gli Eri, Guaritori, e i Drengr. I primi possono lenire le ferite di un
Mondo, guarirne il Cuore se la causa è collegata all’Oscurità. Io e Askin incantiamo armi,
siamo più resistenti e adatti a combattere, motivo per cui la rigenerazione è maggiore.
Per il resto ci limitiamo a competenze base; cure, pezzi di ricambio principalmente. Io li creo
solo in caso d’emergenza. Adesso sto riparando i circuiti… quell’idiota ha la mano pesante quando
guida. »
« Si diverte a combinare pasticci o sbaglio? »
« Già, specie se ci sono di mezzo io. » (0)
Accennò un sorriso, fugace… inghiottito da una silente tempesta; tumulto a riempire il presente e
decretare il futuro; mentre lei viveva facendo tesero di ogni parola, crescendo nell'ascolto, nella
deduzione di ogni discorso.
« Quindi... il Seiðr definisce i vostri poteri. Anche noi potremo attingervi? »
« Col tempo… col tempo forse sì. In misura estremamente minore, sia chiaro. »
« Capisco… nel caso come saranno? »
« Beh... spetterà a voi deciderlo, Aqua. »
Raramente pronunciava il suo nome; eppure ogni volta… un desiderio la pungeva nonostante
tutto, nonostante le mille riflessioni; continuare a parlare, semplicemente parlare.
E ogni volta finiva così… con un nuovo silenzio e il Cuore a batterle più forte.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Vi era un tempo per le domande e un tempo per le risposte.
Nella breve esistenza, le risposte erano arrivate senza ostacoli; la natura di Heartless, Nobodies,
Nesciens, Dream Eaters; gli scopi di Malefica, dell’Organizzazione, di Xehanort. Nella breve
esistenza, ogni domanda era giunta leggera, senza freni, persino nei momenti più disperati.
I Fyirir si premuravano di spiegare, eppure mai prima d’ora si era trovato a riflettere su come
e quando porre una domanda. La rara solitudine non aveva portato conforto e stringendo il
Portafortuna di Kairi le parole continuavo a vagar confuse. Non ne aveva parlato a nessuno,
valutando le altrui reazioni Aqua l’avrebbe spronato a farsi avanti. Luxord insistito fino a cavargli
frasi sconnesse e, scrollando le spalle, sentenziar che no, certe cose non erano importanti.
Senza sbocchi, il dubbio divenne pressante con l’avvicinarsi della partenza… così nella stiva
della Lindwurm, si celava dietro casse sigillate, tenendosi occupato come meglio poteva.
Oltre il portellone Donald e Goofy discutevano, Cloud in disparte, poggiato contro un pilone
d'atterraggio. Un fischiettare ricordò la presenza di Shura. La vide far capolino da una pila poco
distante. Shura, i capelli rossi risaltati da shorts e giacca di jeans scuro, top azzurro e stivali in
pelle; una persona allegra, la sua guida, sempre pronta a dispensar consigli, benché spesso
farfugliati tra i postumi dell’alcool.
Solo lì, solo ora le risposte potevano giungere, oltre il dubbio si sarebbe trasformato, un virus in
grado di infettare la mente. Così parlò Sora, udendo le parole acquistare ordine, la voce risuonar
sicura e profonda.
« Shura… perché noi? Altri sono venuti… altri sono morti. Perché vi siete palesati ora? »
Nel frattempo lei non smise di gonfiare e far scoppiare il chewingum, facendo cenno di seguirla,
così che la domanda si concludesse lì, al limitar del corridoio interno.
« Hai mai desiderato il Kingdom Hearts, Sora? »
« No... mai », affermò mentre le pareti li inghiottivano.
« Ecco. Tu, Aqua, Luxord… eccetera… nessuno l’hai mai invocato, nemmeno nei momenti più
disperati. Errore commesso invece dai primi Custodi e che portò alla Guerra dei Keyblade. Come
si dice? Più ti avvicini alla Luce, più grande diventa la tua Ombra. Il resto è venuto da se. Avete
compiuto atti prodigiosi... compierete atti prodigiosi. » (1)
Parole dirette, sincere, in cui si celava l’unica verità. Ogni dettaglio, ogni gesto presente e passato
s’illuminò di luce nuova. Perfino Shura apparve più nitida… come la voce, la voce del Cuore;
« Abbiamo sempre lottato per i nostri amici… per le persone amate. Io… noi… non chiuderemo
solo la Porta dell’Oscurità…! Vi salveremo! Salveremo tutti i Fyrir! »
La sorpresa balenò in quegli occhi scarlatti, prima che la mano arruffasse i capelli.
« Non ti smentisci mai. Salvarci? Lo state già facendo… ogni giorno. Siate voi stessi, okay? »
Parole in grado di riempire il Cuore, far nascere lacrime, subito celate con gesto nervoso.
« Ah! Tutti uguali gli uomini…! Coraggio, torniamo dagli altri, la partenza è imminente », lo
superò, porgendogli una lattina di coca.
La partenza. Aveva passato notti intere a fantasticarci con Donald e Goofy; mille versioni si erano
accavallate, ma conoscendo i Fyrir, aveva sempre optato per la sobrietà. La previsione si rivelò
corretta; non vi furono cerimonie, né discorsi; ogni consiglio era stato dato, ogni cosa vista.
Osservando la serenità di Edward e Winry, capì quanto i giorni passati insieme fossero incisi nei
loro Cuori. Osservò i gesti tra Kugo e Aqua, tra Askin e Luxord, le lievi emozioni scaturite da essi;
Cloud… leggermente più propenso a tollerare la compagnia, nonostante il pensiero rivolto a
Sephiroth lo rendesse il più delle volte silenzioso.
Infine, scrutando il cielo senza stelle, le montagne brulle e senza vita oltre la piana, un pensiero
vibrò, in lui come nel resto dei Prescelti.

Kairi… Riku… Ven… tutti sono al sicuro. Senza questa sicurezza, non riuscirei ad assaporare
il presente, né a riflettere sul futuro…

Pieni di speranze, si salutarono al centro dell’hangar. Sora strinse la mano a Edward e Winry,
augurò buona fortuna a Luxord e Aqua. Gesti semplici, ricambiati con affetto.
Infine s'imbarcarono, chi sulla Fenris, chi sulla Kelpie e sulla Lindwurm.
« Allacciate le cinture! Si parte! », esultò Shura sedendosi alla postazione di comando.
« Non c’è nessuna cintura! Vuoi trasformarci in palline da ping-pong? »
Donald, tagliente come sempre.
« Ops! È vero! Scusate… », e schioccando le dita apparvero una serie di fasce incrociate a X,
« Avanti! L’iniziò sarà turbolento... vedete di non insozzarmi il pavimento! »
« Ci mancava anche la guida spericolata », commentò Cloud prendendo posto.
« Preferivo il ping-pong a questo punto...! », aggiunse Goofy.
Accompagnata dal rombo dei motori, la Lindwurm si sollevò. Un brivido lo percorse mentre
tornava indietro, a quando la Gummiship aveva sorvolato la Città di Mezzo diretta verso altri
Mondi, assieme a Donald e Goofy. Allora come adesso...

Grazie per esserci, ragazzi.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Superate le montagne, i Confini divennero visibili nella loro non vita; una striscia di roccia
verdastra apparentemente infinita, ferma nello spazio, atollo perso in un mare d’inchiostro.
Eppure qualcosa si mosse, risuonando come l’incresparsi delle acque di un lago. Era successo
altre volte; quando, tornato dal Monte Olimpo, aveva salutato Aerith, Cid e gli altri a Radiant
Garden; con Tifa, soprattutto con Tifa, a Midgar.
Istintivamente la mano si chiuse lì, sul ciondolo ricavato dal suo orecchino. Circondato da quel
nero, il monile parve risplendere. Nostalgia… sentimento raro in un’esistenza lastricata di sangue.
Coi Fyrir l’aveva percepito subito, il tanfo metallico del sangue. Gli Immortali ne erano logori,
ma solo le bestie potevano fiutare altre bestie, nascondersi ai profani, celare, come lui, fantasmi
e fardelli.

« Non puoi negarlo Kugo! Si tratta di un’eccezionalità… il Destino ha voluto così. »
« Lo definirei più una spina nel fianco… uhm… ora la priorità è individuare Sephiroth. Shura è
ottimista come al solito, ma sarà come cercare un ago in un pagliaio. »

« Tu devi essere Cloud, giusto? Shura Kirigakure piacere! »

« Avete fatto il possibile e per questo vi ringrazio. »
« Accidenti! Non sembri stupito! »
« Sentivo sarebbe finita così,lui è sempre stato... particolare. Sarai tu a guidarmi nell’Oltre? »
« Mi hai tolto le parole di bocca! »


Tra gli Immortali c’era chi lo allontanava, bramava, chi lo considerava una nera costante
dell’esistenza. Per questo non c’erano mai state domande; le verità erano contenute lì, nell’acre
odore del sangue.
« Ehi Cloud! Guarda! »
Ma Sora… Sora aveva cambiato tutto; così oltre il marcio, ecco scaturire una stupida nostalgia. Un
po’ gli sarebbero mancati; Winry a chiamarlo, il sarcasmo di Edward e Askin, le rare spiegazioni di
Kugo davanti a uno degli ologrammi ritraenti Hwergh.
All’esterno due veicoli fendevano il nero, molto più piccoli e agili rispetto alla Lindwurm.
« Ehi! Appena in tempo ragazzi! » esultò Shura aprendo la comunicazione.
- Dovevamo pur salutarvi! -
- E vedere i Prescelti da vicino…! -

Due ragazzi, poco più grandi di Sora, almeno all’apparenza considerandone la natura immortale.
Soi-fon e Toshiro, se non ricordava male. In ogni caso prevedendo l’andazzo generale chiuse gli
occhi, ignorando il perenne entusiasmo del vicino, lo stupore dei compagni antropomorfi; l’unico
dettaglio curioso fu un'interruzione per parlare in privato con Kugo e Askin. Dopo dieci minuti e
ulteriori saluti tra Sora, Luxord e Aqua, l’aeronave riprese a muoversi; pochi minuti e un rombo
sordo invase l’aria.
« Bene ragazzi! A breve entreremo nel Seiðr…! L’ho già ripetuto altre volte… ora più che mai
dovete prestar attenzione alla mia voce! »
Il nero si tinse d’azzurro; piccoli fulmini divennero una vera tempesta magnetica. Così com’era
giunta velocemente si dissolse; nell’eco dei tuoni apparve… il Seiðr, fonte di potere dei Fyrir e
attraverso cui le aeronavi viaggiavano tra un Mondo e l’altro, anche se Cloud era più propenso
a credere tra una Dimensione e l’altra. In ogni caso, il Seiðr si rivelò diverso da ogni cosa vista
finora; a confronti corridoi tra i Mondi apparivano placidi ruscelli; una matassa semi-organica,
dove fori ora più piccoli, ora abbastanza grandi da permettere il passaggio della Lindwurm,
s’alternavano a fitte nubi. Il Seiðr era dominato da colori nefasti; il rosso vermiglio, il viola scuro
del veleno… e dopo poco, lontano, la strana matassa si tinse di nero… il nero della Vera Oscurità.
« Shura! Possiamo aiutarti?! »,
Il tono di Sora… tradiva un timore sommerso; il trovarsi così vicino a essa. Ma lui non poteva
permetterselo; solo seguendo gli Immortali, sopravvivendo a ogni orrore Sephiroth…
« Siediti! Ci penso io! Focalizzatevi sulla mia voce, tutti quanti! »
… una piuma… nell'improvviso caos scaturito dai cannoni, riuscì a distinguerla; una piuma
volteggiare dinnanzi a lui. Tutto si distorse, senza dar tempo ad alcuna emozione di scaturire;
fu un dolore ad avvolgerlo come fiamme attorno a un albero; fu un sussurro a uccidere ogni
pensiero, sibilo di spettri, centinaia di spettri. La piuma scese, vicina, sempre più vicina. Piume
nere… lo spadone di Zack conficcato nella brulla terra, fuori le mura di Radiant Garden, la lama
sporca di sangue… tangibili come la neve sporca, l’aria pungente di un lontano giorno d’inverno e
il pianto, il suo pianto, mischiato a sussurri… ma non furono le mani di Cid a comparire. Arti, arti
di cadaveri. Pallida era la carne, marcia e costellata di pustole. Decine di mani… a trascinarlo verso
il basso...
« Cloud! Cloud! Sono qui! »
Shura…
Fu come risvegliarsi da un incubo, o riemergere da un mare oscuro.
La realtà tornò, trascinando il peso del fallimento. Gravido di sudore, il respiro mozzato, si volse.
Lei era lì, china su Sora, a richiamarlo da chissà quale ricordo deformato dall’Oscurità. Fu l’ultima
cosa che vide assieme al viso di Tifa...

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Era strano come l’aria apparisse più limpida nonostante la penombra, la pareti pulsanti di carne
e ossa, le sacche di liquido a emanare una fioca luce verdastra. Nel corridoio alleggiava un eco
viscido, come se la Muten stesse assestando o modificando parti interne. Era curioso come la
bionave apparisse un giardino radioso dove trovare la pace. Per ora vi era una sottile quiete, e
mai essa l’aveva pervaso così a lungo; nei recessi di Gaia, percorrendo i sentieri del Lifesteam fino
al Cuore, nelle profondità del Reame Oscuro… ogni volta era sfumata lasciando posto a vuoto e
banalità. Era insolito come ora si mischiasse l’attesa, l’attesa per qualcosa di nuovo.
Erano passati giorni da quando Ukoku si era ritirato nella stanza; nulla aveva visto se non fiamme
a fendere il buio prima che la porta si richiudesse. Da allora, al rumore organico si mischiavano
frammenti di dialogo, come se il padrone scegliesse i bocconi più gustosi a un banchetto.

« Finalmente hai trovato qualcosa d’interessante, Priscilla. »
« Devo ringraziare alcune fortunate coincidenze… inclusa la tua mania, per una volta. »
« Almeno ti sazierai. »

« Non paragonarmi a te o al Ragno, Ukoku. Non ho seguito, ne intendo inseguire basse pulsioni. »
« Chiamala come ti pare cara… ma sempre di fame si tratta, mia cara Incantatrice. »

« Col tempo troverò il modo… superata la barriera, divorerò tutti quei Mondi… uno dopo l’altro…
mentre tu e il Ragno… inizierete la caccia finalmente. »
« Già! Non vedo l’ora… carini comunque i tuoi nuovi alleati! Una strega e un gattone obeso. »
« Pedine… me ne libererò al momento opportuno. L’unico rammarico riguarda l’angioletto,
ancora un po’ di piume mi sarebbero tornate utili… »

« … del resto ha fatto tanta fatica, sarebbe un peccato relegarlo qui. »

Risuonavano le voci, come nell’antro di caverna, a destreggiare piani in cui sarebbe entrato a
poco a poco; prima occorreva rispondere ad altre domande, le domande di una vita.

« Sei nato per questo…! Compirai il Miracolo… salverai il pianeta! »
« Non toccarmi! Non toccarmi! Mostro…! Mostro! »


Riemerse... il Presidente, la sua risata, le luci di Midgard sotto la sede della Shinra.
Riemerse il corpo di una donna, una delle tante… gli occhi solcati dalla paura.
Il messia? Un abominio? Nessuno dei due. Solo lì le risposte...
« Quindi saresti tu… uhm… adesso si capiscono molte cose. »
Una voce, un’ombra a recidere ricordi lontani.
Se non fosse stato per le luci, non sarebbe riuscito a distinguere nulla. Una donna s’ergeva, quasi
a sovrastarlo, il corpo celato da una lunga cappa; le mani, il viso appena visibile sotto il cappuccio,
forse l’intero corpo... era un groviglio di muscoli, pezzi di pelle color cenere; a spiccare nella quasi
monocromia, iridi ambrate e un corno immacolato al centro della fronte.
Una bellezza particolare… l’odore di una bestia famelica...
Istintivamente serrò le dita su Masamune… poi giunse...
« Chi ti ha dato il permesso di avvicinarti? »
… la voce divertita di Ukoku, macchiata di sottile minaccia.
« Hai già allungato gli artigli, Corvo… non avevo dubbi. Torno alla mia nave… riferisci il piano
agli altri mi raccomando. »
La seguì con lo sguardo, senza lasciare l’elsa, fin quando non scomparve nel buio in lontananza.
Buio che si fece più vicino, più accogliente, appena le sei ali tornarono a sfiorarlo.
« Ignorarla… è parecchio supponente, Priscilla l’Unicorno. » (3)
Si volse, le dita non più sulla katana, ma a sfiorare quelle piume; si volse, incrociando iridi più
nere della notte. Una domanda emerse, sintesi di quei giorni passati a osservare ogni dettaglio
della Muten e lui, soprattutto lui…
« Non importa. Piuttosto… una cosa mi sfugge. Come sei arrivato ai margini del “mio” universo?
Esattamente, intendo. »
« Oltre che affascinante sei anche molto intelligente. Vediamo se... hai raccolto tutti i pezzi. »
Si mosse, proseguendo in direzione opposta all'Incantatrice. Una decina di passi li condussero a
una piccola sala circolare e solo lì, lontano dall’odore di Priscilla, Sephiroth parlò;
« Sei qui da mille anni, ma esso non è stato percepito se all’arrivo… nella concreta impossibilità
di raggiungerlo. Come allora? Priscilla ha menzionato… una tua mania. »
Attorno a loro, un numero imprecisato di ampolle, grandi e piccole, dove liquidi delle più
variegate luminescenze creavano un sinistro gioco di sfumature sopra le ali, quasi le piume
dell’Architetto potessero d’assorbire ogni cosa…
« Sei giunto da me inseguendo un richiamo, un filo… ecco… io seguo un’eco particolare. »
« Particolare? »
Rise allora Ukoku e le ali fremettero, ebbre di contorta eccitazione.
« Già… non mi abbandona mai. Li sento sempre… il dolore, la sua sete di sangue. Sono legato a
lui… indissolubilmente. Ah! Non vedo l’ora d’incontrarlo… e saziarmi, come allora. »
Zack… Cloud… Luce opposta alle Tenebre, Luce che ormai aveva esaurito il suo compito, ma che
mai… mai avrebbe smesso d’inseguirlo.
« Capisco. Un uomo brama la mia morte, però... non ho mai avvertito nulla in questo senso. »
« A ognuno il suo e forse è un bene, per te. Uhm… a proposito, avrei anch’io una curiosità. »
La frase finì lì, a sfiorargli il collo, a infrangere la consueta calma forgiata sulla quasi dimenticata
Gaia, in giorni gloriosi, uguali, e infine liberatori di un'esistenza da SOLDIER.
« Questa roba… puzza. È un peccato tenerla addosso, non credi? »
Un calore s’insinuò sotto la giacca, lento rubò l’oggetto di tale morbosa curiosità, indugiando
sul fianco scoperto, appena sopra il busto in cuoio. Tre sfere, tre colori; viola, blu, giallo vivo…
in perfetto contrasto con la mano pallida. Le osservò deliziato Ukoku, un bambino di fronte a un
nuovo giocattolo.
« Memorie… ci sarà da divertirsi. Lasciatelo dire Sephiroth…. è stata davvero una fortuna
incontrarti. Hai portato liete notizie e… chissà... »
Tornò in fondo alla sala il Corvo, lasciando un’improvviso senso di vuoto. Vuoto... diverso da ogni
altro; scavava nel petto, fremeva nel Cuore… tanto che desiderò cancellarlo all’istante, finendo
per l'ennesima volta lì, vicino a lui, a osservarne le mani, la schiena, i gesti celati.
« Ukoku… »
« Sì? »
« Posso vedere cosa stai facendo? »
« Cos’hai fatto finora se non osservarmi? Uhm… forse la Chiave sta proprio in questo… »
« Chiave? »
« Per capire. »
Un verbo a riempire il vuoto, a macchiare il Cuore di una sensazione indefinita. Scivolò accanto,
scrutandolo mentre armeggiava con le sfere. Collocate in vasetti trasparenti, vennero sommerse
da un liquido trasparente che, mischiato a strane polveri, assunse una nuova consistenza,
tramutandosi in una melma verdastra.
« Se tratto, un Doppelgander può nascere più intelligente… per dirlo in termini semplici. Tra
qualche settimana, raggiunto lo stadio embrionale, potrò trasferirle. » (4)
Aveva mai osservato qualcuno così? Osservato per puro diletto mentre il tempo scorreva,
semplicemente scorreva? Forse era quello… il filo per conoscere la Vera Oscurità? Per farla sua?
Capire…
La risata di Ukoku giunse inaspettata, concordata da un sorriso famelico.
« L’eco…! È più nitido! Ah…! Sbrighiamoci! La nostra meta ci aspetta! Andremo a far visita al mio
adorato fratello, il Ragno. » »
Eppure fu una tempesta meravigliosa, idilliaca...

Sì… posso esistere solo qui… dinnanzi alla Perfezione.



(0) Nel Capitolo 9 di AAA fu Askin a guidare la Fenris fino ai Confini, mentre Kugo aiutò Shura a
modificare la Lindwurm in vista dei numerosi passeggeri.

(1) Più ti avvicini alla Luce, più grande diventa la tua Ombra.
Frase iconica fin dal primo KH, frase che qui, ben ricorcando gli eventi della Guerra e distruzione
Denti di Leone narrati in AAA, acquistano un significato più… concreto. Inoltre il discorso di Shira
sintetizza in maniera più dolce il discorso della Selezione.

(3) Priscilla l’Unicorno è l’antagonista principale del manga Claymore. L’aspetto non differisce
molto dall’opera originale. In ogni caso vi basti sapere il suo aspetto e non la storia ovviamente.

(4) Che le memorie portate da Sephiroth portassero a Doppelgander viene già intuito da Askin nel
Capitolo 4 di AAA.







Angolo Autrice:

Eccoci eccoci… vi erano mancati Cloud e Sephiroth lo so, a chi non mancherebbero insomma? Finalmente si è visto il famoso Seiðr! Spero che la rivisitazione sia di vostro gradimento ( ps. si rifarà in parte al Warp di Warhammer40k, così come alcuni dettagli relativi alla Vera Oscurità). Inoltre viene mostrato un po’ di più il sistema di classi e poteri dei Fyrir e fidatevi… rendere coerente una roba tua (per quanto contaminata da personaggi tratti da altre opere) non è impresa semplice. Spero di aver fatto un buon lavoro finora. In ogni caso se avete dubbi, chiedete pure nelle recensioni. <3
L’Incantatrice si è finalmente mostrata, cosa ne pensate della scelta di Priscilla (Claymore)? Colei che si è “alleata” con Malefica e Pete. <3
Ukoku palesa poteri e non solo... chi sarà il Ragno? <3
Un piccolo capitolo ricco di novità! <3
Ringrazio tutti i lettori e recensori, vecchi e nuovi <3 Grazie per il vostro supporto <3

Un saluto e alla prossima

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. In the Grimm Shadow, I'll Stand by You ***


3. In the Grimm Shadow, I’ll Stand by You



Era una scia di suoni, era aria rarefatta, cenere a mutare la realtà in illusione. La Vera Oscurità
si muoveva così; vorace a confondere presente e passato, un passato che odorava di ruggine e
sangue. Luxu si mosse fatica nel corridoio, dove ogni passo tingeva il pavimento di scie scarlatte.
Riaffiorarono, le maschere dei Veggenti condannate all’oblio; spettri divorati dalla cupidigia verso
un potere irraggiungibile. Li superò tutti... Ira, Aced, Gula, Invi, ignorando le voci mute, i volti folli
negli ultimi istanti di vita.
Era questa dunque…
« ...prima meraviglia nel Caos. »
Infine apparve, quella a forma di volpe; lei piegata sul Keyblade, il volto celato in parte dall’elsa,
un bagliore di lacrime sotto i capelli ambrati.
« Finiscila. Se fossi rimasta con loro... invece d’inseguire una vana speranza! Salvare tutti…
implorando il Kingdom Hearts! Se fossi rimasta con loro… ti avrei rivelato la verità! » (0)
La vide sollevare il capo… eppure non vi fu terrore dinnanzi alla “vera” Ava; la fissò scrutandone
le ordite vuote, la pelle lacerata, assaporandone il respiro gelido. La fissò e sorrise.
« Sei morta…vattene… sparisci! »
Parole a irrompere nel Cuore, a risuonar come anatemi. I fantasmi svanirono in una lenta agonia;
la meraviglia si affievolì, simile a un canto perso nel silenzio. Sì... il tempo era giunto; doveva
emergere Luxu, far calare il sipario su uno spettacolo che rischiava d’inghiottirlo.
« Sapevo ce l’avresti fatta. »
Eppure poté solo voltarsi al suono della sua voce; non importava fosse un’illusione, un brutale
artificio messo in atto per farlo cadere. Come Orfeo di fronte a Euridice, lui era lì, perfetto come
lo ricordava.
« Maestro... sono in viaggio... »
« E io sono lieto di sentirtelo dire... »
Il tono irriverente, le mani a sfiorargli il mento, l’occhio… nebulosa persa nello spazio.
« ... ma se fosse troppo tardi, mio piccolo Luxu? »
Ed ecco... l’orrore di Orfeo quando l’amata venne trascinata negli Inferi; ecco… sangue a
deturparne il viso, il sorriso… un terrore senza nome a sfiorare il Cuore, a far tornare quei
sussurri… i sussurri della Vera Oscurità. (1)
« Eri quasi arrivato in fondo! Peccato…! »
Mephisto… la voce a risuonare e in essa l’incubo venne annientato. La realtà tornò, funesta come
non mai. Affannato era il respiro, agitato il Cuore, logorante il gelo nelle ossa mentre i pensieri
vagavano confusi.
« Più a lungo guardi l’Abisso, più l’Abisso guarderà dentro di te…! Ma per essere la prima volta
ha funzionato a dovere…. il nostro legame… il frammento della mia anima dentro di te... » (2)
Allora giunse… freddo metallo a circondarlo, lì, in un angolo della Satariel (3); il bruciore sulla
guancia… traccia di un violento schiaffo.

Il Maestro non può essere… ah… che idiota…

« Nonostante la conclusione sia stata un pochino brutale. »
« Oh! Perché tu cosa avresti fatto, Lucifer? »
Le intravvide appena… le luci del corridoio, iridi dorate a incastonarsi nelle proprie… poi fu
un bacio, semplicemente un bacio; piacere a scacciare l’angoscia. Chiuse gli occhi, desiderandone
di più. Chiuse gli occhi mentre il corpo si muoveva guadagnando spazio, ricercando un calore
che a lungo l’aveva accompagnato nelle ultime notti.
« Una cosa del genere fratello… »
« Non male… adesso.. potremo andare avanti. Giusto Luxu? »
Più intenso appena Mephisto azzannò il collo, le vertebre, e Lucifer scese a sfiorargli la schiena.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Camminare nei sentieri della memoria; il Seiðr lo rendeva possibile, specie quando la coscienza
si smarriva per sfuggire da incubi oscuri. In ogni caso, Kugo mal digeriva tale pratica, persino
quando si era rivelata necessaria; l’aveva fatto con Luxord solo perché Askin l’aveva pregato in
ginocchio; con Sora catapultandolo nei Confini, poiché di vitale importanza. (4)
Camminare nella memoria, ricacciando la coscienza indietro, sempre più indietro; uno dei tanti
modi per preservare se stessi. Da quel punto di vista Aqua aveva fatto la scelta giusta; isolarsi così
e al primo tentativo… merito degli anni passati nel Reame Oscuro? Forse… in ogni caso il miracolo
non aveva sottratto il Lupo dall’essere lì, a sbirciare in una vita altrui, ricercando il frammento in
cui si era rifugiata.
Camminare... nel buio; a lungo vi fu soltanto il soffice buio del Regno dell’Oscurità. Intravvide
frammenti di Mondi emergere qua e là, rammentando con lieve irritazione quanto concedessero
gli Heartless. Camminò... finché le tenebre lasciarono spazio al Cimitero dei Keyblade. Tra migliaia
di Chiavi e il falso Kingdom Hearts a svettare in un cielo cupo... la vide, china sul freddo corpo di
Ventus, il viso confuso nella disperazione.

Non è qui…

Buio, battaglie, ricordi, soprattutto ricordi; la consegna dei Portafortuna, l’esame per diventare
Maestra, l’incontro con Ven, i momenti spensierati con Terra, gli allenamenti sotto la guida di
Eraqus… infine fu il mare, il profumo di salsedine, lo stridio dei gabbiani.
Un paesaggio identico a tanti altri; un paesaggio sfumato di sangue. Risalì, lasciandosi dietro
sabbia fine, scogli a emergere da placide onde, un’orizzonte che andava tingendosi dei colori
dell’alba. Risalì; sul crinale una decina di canoe, superata una pineta… radi fili d’erba in mezzo a
un manto di cenere, legno talmente contorto da rendere le capanne simili a carcasse. Al centro
del villaggio, il fetore di carne bruciata divenne più forte; poi lo udì… un pianto sommesso...

- Mi chiamo Aqua. Aqua Shinju. - (5)

… una bambina; la chiama blu sporca di fuliggine, la veste in juta lacerata, lì nella penombra.
Due voci irruppero al limitare della boscaglia.
« Questa faccenda non ci riguarda Maestro! »
« Avventato come sempre, giovane allievo. »
« Sono stati banditi! Non Heartless! »
« Di nuovo... lasci che il passato offuschi il tuo giudizio. »
« Io… vedo la realtà! Uomini hanno distrutto il villaggio… e un padre è stato ben felice di liberarsi
del figlio bastardo. A volte mi chiedo se siano peggio »

« Ho avvertito un Cuore forte… e ti portato qui per farti capire una cosa. Esisteranno sempre dolori
più grandi del tuo. »
Ma la piccola rimase immobile, come se la cenere avesse creato un muro invisibile.
Il Lupo attese e osservò, il ricordo divenne più nitido appena Eraqus lo superò, seguito da un
giovanissimo Terra. Altre parole giunsero mentre lei veniva tratta in salvo tra le braccia del
Maestro. Infine fu Calore, Limpidezza;
« I tuoi capelli ricordano il mare, la pelle invece una perla preziosa. Ti chiamerai Aqua, Aqua Shinju. »
Luce…
« Aqua… vieni. »
Lentamente il paesaggio si dissolse; finché rimase un’infinita distesa bianca e lei… soltanto lei, a
sorridergli.
« Sì… »
Un bagliore… lo Shrapenl… e come immersa in una dolce corrente, la realtà tornò.
Aqua era lì, come l’aveva lasciata; adagiata sul materasso, il respiro ora calmo, il Cuore leggero,
la mente rilassata nel dormiveglia.
Kugo sospirò, ma almeno ne ebbe la conferma; grazie alla forte volontà, la ragazza gli avrebbe
dato meno problemi in futuro. Si sedette a terra, la schiena poggiata a bordo del letto. La osservò
ancora prima di accendersi la sigaretta. Un lieve aroma di tabacco, fumo a dissolversi nel silenzio;
quiete vuota, eppure per un attimo gli sovvenne… il sorriso di Aqua.

No… che idiozia..

Non esisteva niente… solo il passato, lei… a cui guardare senza rimpianti o risentimenti; i legami,
i momenti preziosi; il futuro lastricato di sangue; e il presente in cui tracciare la via... verso la fine.

Abbiamo percorso strade diverse Askin, io… cosa potrei condividere? Perché dovrei se…

Chiuse gli occhi e nell’infinita distesa di nebbia ecco... quel ricordo simile a polvere di cristallo,
caldo come una carezza...

« Quando mi vedrai… non ci sarò più… » -
Era bella, in piedi sul balcone, stella circondata dalle bianche torre dell’Hlif…
« Shura ti avrà raccontato tutto…
Neppure l’Oracolo poteva prevederlo… dove le ombre diventano più scure, il futuro è invisibile…
… almeno posso dire… ecco, lascio quest’esistenza con onore.
Ricordi quel giorno? La notte ci aveva accompagnato attraverso la pineta, fuori le mura, poi... la betulla
solitaria in cima al crinale… e tu a sederti facendomi cenno di seguirti. Restammo così, abbracciati
osservando l’alba.
“ Lo faremo… se lo vuoi anche tu ”… risposi sì...
Dimenticammo i nomi dei nostri figli… …e il sole sorse…
…in questi ultimi istanti… mi torna alla mente il tuo sorriso... le tue parole...
“ Il Cuore non dimenticata. Nell’immoralità… il Cuore fa risuonare l’eco dei sentimenti. ”
Promettimi Kugo… promettimi... » (6)
Un sorriso… prima che il nero tingesse ogni cosa, il viso diventasse il ritratto della paura.

Fili… ragnatele tessute con cura… fili velenosi, letali.
Un suono… qualcosa si celava nell’ombra…
Un ragno...


Riemerse, circondato da un presente silente e vuoto; la camera, la sottile schiena di Aqua.
Tra le onde di un eco lontano rimase soltanto il suo nome;

Kukaku…

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Per la prima volta dopo tanto, il tempo era volato nel sollievo, il sollievo di averli salvati, tutti.
Certo, scacciarne l’Oscurità dalle menti, abbattere la minaccia esterna e trascinarli in camera
aveva richiesto attenzione. Cloud era stato il primo a riprendersi; sedeva sul divano, le iridi
azzurre a fissare il vuoto. Il the andava raffreddandosi quando gli ricordò;
« Non vorrai berlo ghiacciato? »
Come trafitto da un ordine, il ragazzo lo fini in poche sorsate, ma passarono minuti prima che
si decidesse ad aprir bocca.
« Cosa sarebbe successo? Senza lo Shrapenl io… »
Domanda legittima, ma che ben sottolineava la propensione a farsi carico dei “fallimenti”, a cui
si aggiungeva una totale indifferenza verso i compagni. Shura sorvolò, vi sarebbero stati altre
occasioni per rimproverare quei difetti, e rispose schietta.
« La Vera Oscurità rimane in una dimensione separata. Attraverso il Seiðr fa breccia nei Mondi.
In caso vi sia resistenza da parte del Cuore, inizia un lento assedio, portando alla follia gli abitanti,
facendo dilagare epidemie e altri metodi simpatici. Qui non c’è nulla… solo noi due… », Cloud la
fissò in attesa di una risposta o semplicemente di udire verità già consolidate « … senza lo Shrapenl,
il Hwergh avrebbe aperto un varco… saresti morto senza accorgertene. »
Egli soppesò le sue parole, ma infine il pensiero tornò lì; al fallimento, alla certezza che
quell’incubo non aveva minimamente sfiorato Sephiroth.
Perché l’angelo era Oscurità… Cloud Luce… destinati a scontrarsi nell’Oltre…

Come loro...

« Ma ora non pensarci. Riposa, ne avete tutti bisogno… »
« Sì… vado in camera mia. »
Rimasta sola, Shura sospirò, sistemò le coperte a Sora, Donald e Goofy; dirigendosi infine alla
sala comando, una birra aperta. Tra luci soffuse e il Seiðr a estendersi all’infinito, il collegamento
si aprì; la Fenris, la Kelpie e la Satariel, ancora sufficientemente vicine da renderlo possibile.
- Ehi Mephisto, non eri tu a odiare le robe tediose? -, chiese Askin a bruciapelo.
- Nulla lo è dopo coccole intense. Luxu dorme come un bambino. -
- Bell’immagine per iniziare la conversazione -, commentò Kugo sospirando.
- Eravamo in tre… -
- Grazie Lucifer. -
Parole leggere, tra loro che nel bene e nel male avevano condiviso un’esistenza immortale.
Così pure quell’ultimo tempo passò, risuonando malinconico, ora pieno di speranza. Una quiete
irreale, consapevoli che in futuro sarebbe stato difficile se non impossibile. Mephisto e Lucifer
li salutarono per primi, finché... parole giunsero inaspettate;
- Shura… grazie. -
Lo dissero all’unisono quei due, e altro non vi fu se non commozione; la stessa provata alla fine
di un viaggio logorante, scandito da giorni vuoti e freddi, visioni d’orrore, ma dove era brillata
la Luce di una promessa; arrivare ai Confini, messaggera dei loro ultimi istanti… per non farli
cadere, guidarli allora come nel presente.
Trattenne un singhiozzo mentre le voce di Kugo tornava ad avvolgerla.
- Scusami. Non dovevo parlarti così. Se… se noi tre siamo qui lo dobbiamo a loro, al tempo passato
ai Confini. Una strana catena di eventi. Edward citerebbe lo scambio equivalente, tu, Askin, il Destino… -
- E l’inguaribile romanticismo… però sì… non ci siamo smarriti. -
« Così mi fate piangere, brutti idioti... », allora ricordò; le notti passate a dormire insieme e
quando, nel freddo spazio oltre i Confini, aveva raccolto il biglietto di Ichigo.
« Noi… non ci siamo smarriti… salvalo Kugo…. Hime… Hime non... »
- Lo farò. E tu… prometti di guardare avanti... -
- Per Rin, Yukio e tutti gli altri… -, concluse Askin.
« Ah… Buona fortuna ragazzi. Al prossimo incontro. Nell’Hlif. »
Ultime parole e un silenzio crebbe, improvviso portatore di pace.
Contemplò il Seiðr; da qualche parte in quell’immensità vagava un santuario in rovina.
L’Hlif... casa in ere antiche, ora relitto, da cui erano scaturiti caos e discordia.

- La vendetta non ha albergato nei miei pensieri, non come lui. Del resto il Fato gioca brutti
scherzi… queste battaglie vennero decise tempo fa; quando l’Hlìf cadde, quando giungesti qui
portandone il fardello ed Edward incise il loro nome nel cuore dei Confini… forse il Lupo ucciderà
un Ragno, io con un Corvo… ironico non trovi? -
- Ti prego…! Io… non potrei sopportare di perdere anche voi…! -

Quanto sono stata egoista… ma... non ti sei arrabbiato Askin… semplicemente, hai ribadito l’inevitabile.

- Se dovessi cedere, ci sarà una Luce a riportarmi indietro. Confido… confido anche Kugo possa
trovare… una Luce più… tangibile. - (7)

Liberatevi… trovate la Luce…
Ichigo è caduto… pochi giungeranno ai Confini. Mephisto ha ragione… anime corrette… non c’è tempo…

cercarli potrebbe rivelarsi pericoloso, specie per i Prescelti… come se non bastassero...
Eppure… non posso fermarmi, voltarmi senza non fare abbastanza… ancora una volta….

- Vi salveremo! Salveremo tutti i Fyrir! -

Uhm… invidio la tua ingenuità, Sora.
Ma spero tu abbia ragione.
Lo spero con tutta me stessa.


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Odorava di ruggine e sangue l’aria di Auropoli, così nitida in un presente illusorio.
Rovine s'estendevano ora bloccando la vista, ora aprendo squarci su una distesa di nebbia, nebbia
malata; giacché nel silenzio sorgeva la certezza della morte, del nulla; essenze di Vera Oscurità.
L’aveva attraversata tante volte, ultima visione di una città morta, per tornare indietro, sempre
più indietro, GoldSaber a guidarlo. Ma ogni volta il cerchio si chiudeva lì, al giorno in cui i Hwergh
avevano divorato il Mondo... tranne il Cuore, tranne Loro. Li vide come sempre, fugaci ombre in
una città spettrale, ultimi superstiti dei Denti di Leone. Lo superarono, Lauriam, Elrena, Emdy…
attese, finché l’eco dei passi venne inghiottito dall’oblio. Amici… famiglia… confine labile, come
frammentario era l'equilibrio tra realtà e illusione, ora… lì… dove tutto rischiava di tramutarsi nel
peggiore degli orrori. Tra le macerie giunsero... latrati, ringhi di bestie e abomini; scivolarono
nell’ombra... iridi desiderose di carne e Cuori, lontane, relegate a una vita passata.
Camminò ponderando ogni passo, mente salda, Cuore forte; il Keyblade a guidarlo... verso un
epilogo impossibile da superare. Eccolo… nella casa dove avevano trovato rifugio…

… prima che Ventus sparisse… prima che mi precipitassi a salvarlo… prima che Askin...

… pallido riflesso di se stesso; Rulod accanto alle ultime braci del falò; cerea la pelle, sangue e
lividi a decorarla in un triste mosaico, gli occhi segnati; le vesti rovinate; sul pavimento un
secondo GoldSaber… vuoto, freddo, scheggiato in più punti.
« Non dovresti essere qui… »
« Neanche tu », la udì, voce risuonare in un sibilo indefinito, corrotto dall’Oscurità.
Eppure non si ritrasse, avvicinandosi, fissando quegli occhi vuoti, ora consumati da un potere
grande e antico.
« Non fa bene parlare coi morti, quante volte devo ripetertelo? »
« Tu sei me. »
Un ghigno, una sottile risata; sbuffi di scintille risposero, guizzando a colmare la distanza che li
separava.
« Tuttavia eccoti al mio cospetto… a inseguire qualcosa che temi e al tempo stesso ti è oltremodo
necessaria. Tu…vile Nobody… »
« Smettila. »
« Ah già… come dimenticarlo? Adori sfidare il Destino… anche Rulod lo faceva. Forse... mi sono
espresso male, perdonami. Diciamo che ti manca il coraggio... il coraggio di gettarti nell’abisso. »
Ogni volta stesso copione, stesse parole…
« “Chi ero prima di giungere qui? Un pirata?” Sì, questo lo rammenti… ma è solo un frammento.
Ti sei promesso di ricordare il necessario… ma questa è la vita di Rulod Morgan, non la tua. »
« Tu sei me. »
« Guarda le nostre mani... sono sporche… »
Lo avvertì in mezzo alle dita… sangue, carne… viscere…
La prima differenza… al che il dubbio lo punse, più forte di quanto immaginasse.
Lui fu lì, svuotato di qualsivoglia umanità, ad afferrargli le mani, a premerle contro il proprio
petto; a inchinarsi fino a sfiorarlo… un respiro nell’Oscurità… una bestia affamata…
No… non il dubbio...
« Avanti, scava piccolo nessuno. Vuoi scoprire… come ottenni questo Keyblade? »
Sconfitta...
Paura…
Terrore…
L’orrore aprì le fauci…
« Luxord… ora dovresti svegliarti. »
Lo vide, sulla soglia; gli abiti sporchi, Gàe Gulg logora di sangue. Era lì, identico a quel giorno, a
salvarlo, a bandire l’Oscurità. Li udì appena, sussurri fuggire nel buio… sentì la Luce…

La sua Luce…

Sollievo e in esso la realtà tornò, quieta come il lento scorrere di un fiume.
Percepì il materasso, il viso infossato quasi a metà nel cuscino, e lui. Lo intravvide appena,
sdraiato accanto; perché la stanchezza giunse, quasi fosse rimasta sopita nelle pieghe dell’anima.
Le dita furono lì, ad sfiorare la schiena, a ricercarne il calore… desideroso di cancellare le ultime
schegge di paura.
« Sei stato bravo… resistere così a lungo », sussurrò Askin, piegandosi quel tanto da creare un
lieve penombra.
« Un giorno ci riuscirò... andare... oltre... »
« Ne sono sicuro… ne sono sicuro Luxord. »
Il presente era lì; nella voce a pronunciare il suo nome; nel buio di occhi troppo stanchi, nel
mondo definito da un tepore, un respiro. Lo strinse e per un attimo tornò indietro, al primo
abbraccio in mezzo alle rovine di Auropoli. Askin… non necessitava di acqua, cibo, sonno…
viveva in un corpo divenuto immortale, fuso col frammento di Cuore del Mondo; corpo in
grado di rigenerarsi, di non patire dolore… eppure così normale in quel calore.
Calore, pace… e pensieri a susseguirsi ancora una volta, indifferenti a tutto;

Oltre Rulod si cela… GoldSaber… il reale potenziale...
Cosa temo?
Trovare Sephiroth e… no, sconfiggerlo spetta a... Cloud… Cloud deve…
Io... ho promesso di salvarli... Lauriam, Elrena, Emdy…

- Se devo giocare una carta, se devo sfidare il Destino allora scelgo di seguirti...!
Io voglio seguirti Askin! -

Uhm… con quanta fermezza ti dissi quelle parole. Forse è stato allora che...
Presente… futuro… tu sei questo...
Anch’io… anch’io…
Cosa temo?
Sfiderò il Destino…

- L’Hif cadde… -
- A volte i legami si spezzano. È inevitabile. -
- Là fuori non devi assolutamente allontanarti da me. Per nessuna ragione. -

Askin... chi devi...

« Ehi…! Basta rimuginare. »
Ironia a rinnovare il tepore… così da perdersi...
« Cos’è? Mi leggi nella mente? »
« No… quando rifletti, i respiri si fanno… più intensi. Ecco svelato il mistero misterioso. »
« Uhm… riesci a impressionarmi… sempre... »
...e in esso riposare, semplicemente riposare.





(0) In riferimento alla scena presente in AAA Capitolo 5, quando Luxu dice ad Ava:
« ...L’hai detto prima; vi abbiamo ingannato. Non aggrapparti a illusioni. Inoltre tu, assieme a Ira, Aced, Invi,
Gula, avete distrutto l’amicizia, ma guarda il lato positivo; vi siete liberati di una bugia, rompendo il velo
che celava la vostra natura. Ora… dovresti salvare i Denti di Leone. »


(1) Ho citato il mito di Orfeo e Euridice supponendo che Luxu/Xigbar, essendo sempre stato
affamato di conoscenze, sia stato ben curioso di approfondire i miti nel Mondo di Hercules.

(2) La celebre frase di Nietzsche viene citata da Mephisto anche nel Manga Blue Exorcist.
(3) Se vi ricordate... è… l'aeronave di Luficer. Nome tratto dagli omonimi demoni della falsità,
guidati secondo la cabala dal “vero” Lucifero.

(4) Eventi narrati in AAA Capitolo 1 e Capitolo 4 (parte finale tra Mephisto e Lucifer)

(5) Aqua lo rivela a Kugo nel Capitolo 6 di AAA. Shinju significa perla in giapponese.

(6) I figli di Kugo e Kukaku... accennati nel Capitolo. Dettaglio relativo al mio finale alternativo di
Bleach. Ah! Inoltre nei Capitoli finali di AAA e all’inizio del terzo Atto… era stato sparso… il ruolo
di Shura. Ecco ci siamo capiti.

(7) Dialogo nel Capitolo 8 di AAA. La scuse di Kugo si riferiscono allo stesso.





Angolo Autrice;

Inizio riepilogando alcuni dettagli fisici dei personaggi che d’ora in avanti vedremo più spesso:

Sora; 16, 165 cm ( in Kh2 Nomura confermò che l’altezza di Sora era 160 cm ), 56 kg
Aqua: 18 (biologica), età reale 28/30? (considerato il decennio? nel Reame Oscuro) 176 cm, 63 kg
Luxord: 34 (biologica), età reale 3000+ , 202 cm, 90 kg
Luxu : 18 (età riferita a quando egli ha cristallizzato la propria Anima/Cuore, si veda Atto II,
continuando in seguito a cambiare carcassa), 199 cm (corpo attuale di Braig/Xigbar ), 79 kg
Cloud: 26, 185 cm, 77 kg

FYRIR (anche se qui si deve parlare di età “esteriore”, essendo immortali ^^” )

Askin: 32 ( relativa alla mia Long Ikiru Riyu ), 226 cm 119 kg
Kugo: 38 ( relativa alla stessa Long ), 232 cm, 136 kg
Mephisto: 31, 239 cm, 117 kg
Lucifer: 29, 228 cm, 124 kg
Shura: 27, 204 cm, 85 kg

Un capitolo molto inside,,,se dobbiamo descrivere la Vera Oscurità facciamolo bene. Piccole tracce di lore qua e là, e abbiamo avuto introspezioni significative. Spero che gli accenni lasciati nei precedenti capitoli/atti siano ora più chiari. Una cosa a cui tengo particolarmente è rendere i rapporti tra i pg di KH e quelli Crossover più forti e veri che mai. Tutti i Fyrir i loro pregi e difetti, anzi forse alcuni hanno più difetti.
Un saluto cari lettori e alla prossima <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Invisible Pains ***


4. Invisible Pains



Un Mondo infetto…

Una definizione calzante. Nonostante la Vera Oscurità lambisse l’ultimo strato del Seiðr, più Aqua
scrutava il paesaggio, più comprendeva quanto essa differisse da Heartless e Nobodies. Dal rilievo,
tutto appariva malato; la nebbia avvolgeva la foresta, stritolandola come una massa di serpi; oltre
le cime di alberi avvizziti si stagliava un cielo plumbeo; l’aria era spenta, poiché da tempo ormai
il sole non baciava la terra. Eppure lui si era mosso con disinvoltura, indifferente a tale rovina,
senza darle altra indicazione se non osservare.

Infetto…

Rammentò le battaglie ai Confini. Nessuna stanchezza, nessuna ferita; sia si trattasse di orde
infinite o di abomini alti come palazzi, Gram si era mossa implacabile. (1) Allo stesso modo,
gli occhi non potevano stupirsi dinnanzi a uno scenario declinato infinite volte, in altrettanti
modi diversi.
Sedeva poco più in là Kugo, intento ad armeggiare con un pad e una piccola antenna. L’unico
suono a frapporsi tra loro era il bip emesso da quest’ultima; suono che adesso parve fuori posto,
come la Fenris ormeggiata a ridosso della parete, i piloni d’atterraggio infilati tra rocce ricoperte
di muschio. Un bip acuto e digitando rapido sulla tastiera, il Fyrir volse l’attenzione all’aeronave.
Sotto l’azione di pannelli olografici l’esterno si dissolse; lo scheletro fluttuò in un vuoto illusorio…
poi, tassello dopo tassello, la magia celò la realtà; un baluardo prese forma, arroccato sopra un
basamento in pietra lavorata. Dove c’era il portellone ecco una spessa porta in legno; strette
finestre in corrispondenza delle stanze; un tetto con merlature quadrate a completare il quadro.
Si trattava di un camuffamento in grado di resistere anni, là dove la Kelpie era stata per due
decenni un veliero nei Caraibi. (2)
« Così dovrebbe andare… », borbottò avvicinandosi, pad in mano, « ora tocca a te, poggia il polso
destro sul display. »
Vi fu un altro bip, questa volta proveniente dalla tuta, nonostante avesse le sembianze dei suoi
abiti originali.
« Un chip? »
« Gli abiti di Winry non si limitano a proteggervi da ogni clima. Ho inserito le principali
informazioni sulla zona. Il segnale del Nuntius è perfetto, ma c’era parecchia roba da scaricare.
Anticipando la prossima domanda... il Nuntius fu la prima invenzione degli Smiða. A fronte di
un numero imprecisato di Mondi, occorre un collegamento diretto, in primis con le aeronavi.
Come satelliti, forniscono le coordinate più vicine per uscire dal Seiðr, raccolgono dati su popoli,
lingua compresa, nel colletto un secondo chip funge da traduttore, e sulle forme di vita
organica. Infine, cosa più importante, sono sensibili all’Oscurità. Ne installammo cinque qui. »
« Capisco e... devono essere semplici… così se il Forgiatore si allontana la struttura
rimane... e voi intervenite solo ove necessario », concluse senza frenare l'ammirazione.
« Esatto… premi il chip dentro la manica. »
Al tocco ogni accessorio, ogni filo divenne candido come neve. Nuovi colori, nuovi forme
andarono delineandosi; fu seta di un blu cobalto, furono ricami in linee dorate a creare una
tunica; le “parti metalliche” ora brillavano in successioni di anelli bronzei dalle spalle fino
ai gomiti; ai piedi eleganti stivali in cuoio. Si guardò e alla sorpresa sopraggiunse leggero
l’imbarazzo; non rammentava di aver mai indossato abiti simili, decisamente troppo regali.
« Ku-Kugo…! Ricordami co-come si chiama questo Mondo. »
« F75- 0952… perché? », rispose lanciando un’occhiata allo schermo. (3)
« Ah… semplice curiosità. »
« Se non ti soddisfa puoi cambiarne alcuni dettagli. »
« No… no, mi piace. »
« Uhm… bene. Vado a mettere queste cose a posto. »
Rimasta sola, Aqua rivolse lo sguardo all’orizzonte. Nella nuova veste, il Mondo apparve meno
distante, meno freddo nell’essere contaminato da un male superiore a ogni altro; male che al
momento lo lambiva, in attesa, pronto a divorarlo appena una crepa si fosse aperta nel Seiðr.

Il Cuore del Mondo è forte… così come le sue genti… ma paura e disperazione avanzano silenziose… presto o
tardi i Hwergh riusciranno a penetrare. Troveremo la causa, il catalizzatore di queste energie negative. Noi
siamo… la loro unica Speranza, eppure…


...poteva una Speranza temere il buio? Poteva un’altra scrutare la realtà con freddezza?
Il primo viaggio era durato trentasei giorni e come sempre Kugo limitava all’essenziale; ogni
gesto, ogni parola volti a istruirla, affinché potesse imparare, forgiare la Mente e render il Cuore
ancora più saldo. Da quel punto di vista sentiva di aver compiuto passi in avanti; le masse oscure
nel Seiðr non erano più un pericolo; riusciva a isolarsi, a mantenere una percezione con l’esterno,
pur rivivendo sovente lo stesso ricordo; il villaggio distrutto, l’incontro con Eraqus e Terra; la fine,
l’inizio di una nuova vita… no... l’inizio di tutto.

Chissà perché? Chissà… cosa vedrei in lui...

Lo ritrovò fuori dal portone, in forma animale, a scrutare quel cielo senza vita. Lo seguì senza
però notare alcunché, o forse nella speranza di avvicinarsi a un Cuore eternamente lontano.
« Ci dirigeremo al Nuntius più vicino », le fu accanto, l’uomo dalle sembianze di lupo, le possenti
spalle a sovrastarla di qualche centimetro, « dopo aver preso contato con gli abitanti, andremo a
Est. Sali », concluse abbassandosi sulle quattro zampe.
Fu un gesto istintivo; al pari del lieve disagio quando, una volta sopra, Kugo s’alzò. Un’istante. Di
nuovo alzò lo sguardo, come se la parola potesse rivelare qualcosa nell’imperscrutabile orizzonte.
« Est. L’Oscurità… dunque è lì che... »
« Andrò veloce… reggiti »
Il mondo precipitò verso il basso.
Era balzato giù il Lupo, incurante del centinaio di metri a separarli dal suolo. Serrò gli occhi,
si chinò, braccia e gambe strette intorno alla pelliccia… infine fu meraviglia, semplicemente
meraviglia. Tra le ombre, a emergere dalla nebbia, scorse alberi floridi e sentieri rigogliosi;
schegge di Luce verdastra; sentì l’aria a scivolar sul viso, unico suono in un altrimenti tetro
silenzio; sentì il tepore di lui…
Infine fu leggerezza…
La stessa provata allora, quando varcando le porte del Castello aveva salutato Terra e Ven.
La stessa… così intensa… così sbagliata? Il dubbio l’attanagliava da allora, frammento oscuro
nell’impossibilità di trovar risposta.
« Aqua… arriveremo fra sei ore. Faresti bene a riposare. »
« Ma così…! »
« Tranquilla… non ti faccio cadere. »
Infine fu sollievo… vicino e distante al tempo stesso.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

All’arrivo il sole volgeva al tramonto. L’astro, pallido chiarore nel cielo via via più scuro, morì
oltre le montagne. Nelle ombre della sera si allungò quella del Nuntius, attualmente un menhir
posto in una piccola raduna; scie luminose ne solcavano la superficie con motivi concentrici.
Poco oltre, a ridosso di un sentiero segnato da un braciere, una guardia attendeva scrutando
ora la pietra ora il buio crescente della foresta; un giovane indebolito nello spirito e nel corpo.
Nell’attesa, Kugo si soffermerò sovente a Est, là dove le ombre crescevano più fitte.
« Ho finito… »
Lei era lì, la luce dell’ologramma a illuminarne il viso; sorgente cristallina in un mare d’inchiostro.
Un bip; scritte e immagini svanirono, tornando dati all’interno del chip.
« Perfetto. Ora rispondi alla domanda iniziale », chiese telepaticamente, « saremo ciò che essi
credono… quel è il modo più efficace? »
« Ah… leggendo mi sono tornate in mente le prime lezioni di Eraqus. Non rivelare l’esistenza di
altri Mondi. Viaggiatori provenienti da terre lontane... bastava questo a cancellare ogni sospetto…
ma qui… qui è diverso », a lungo fissò la guardia, appena visibile al di là del fogliame, « bisogna
conoscere affinché non vi sia dubbio. Mai. Solo Speranza. Saremo... gli eroi benedetti da Brigid. »
« Perfetto, ma ti sei scordata un dettaglio », disse accucciandosi accanto, « qui gli animali non
parlano. Tu sarai l’eroina... in sella a un possente lupo. »
« Ah! Sì… ha più senso in effetti », sussurrò, lo sguardo basso.
Un movimento, un istante in cui tornò una ragazza, semplicemente una ragazza; e tanto bastò a
rammentargli quanto tutto dovesse rimaner distante; tra loro, come in quel Mondo. Cosa c’era lì,
se non gli stessi mali, gli stessi dolori a travagliare brevi esistenze? Aqua... avrebbe agito in modo
diverso? Provato sensazioni differenti? Intense, come era a volte il battito del Cuore? Come
avrebbe reagito a un epilogo già deciso? A un primo epilogo già deciso…
Non ha importanza, sentenziò mentre lei risaliva.
Era leggera… le dita indugiarono prima d'immergersi nella pelliccia. Delicato fu il tocco…
Sensazioni futili... ecco riaffiorare il biglietto di Ichigo, le dure certezze che l’avevano condotto fin
lì, ricordi, un futuro sporco di sangue…

Non occorre altro...

E in quel pensiero, il Lupo emerse dal buio.
La decadenza lasciò spazio al fresco della sera, all’erba tra le zampe; fu come entrare in santuario
benedetto. Limpida sorpresa travolse il giovane appena comparvero da dietro il Nuntius;
nonostante l’ossequio gli fu impossibile celare il pallore, la fatica di notti passate insonni, la
magrezza derivante dalla fame, la tristezza di affetti perduti. Alla vista il Cuore di Aqua s’agitò,
ma la voce giunse quieta, simile a brezza marina. Dopo poco Huw, questo era il nome del ragazzo,
prese a guidarli giù per il sentiero, torcia ben salda in mano mentre la destra reggeva una lancia.
« Siete giunta, Prescelta di Brigid! Re Fergus è ansioso d’incontravi! Assieme ai suoi figli,
la Principessa Merida e i Principi Hamish, Hubert e Harris! », esultò ancora al settimo cielo.
Kugo li aveva individuati da tempo; trentasette persone radunate a duecento metri in linea d’aria.
A metà il percorso si fece ripido, scendendo a zig-zag lungo una parete spoglia. Infine, via via più
vicino, si delineò l’accampamento; dodici tende tra cui spiccavano due più maestose e decorate;
il tessuto risultò però logoro, fasto ormai sbiadito. In mezzo s'aggiravano uomini; nei visi, un
tempo di prodi guerrieri, di ragazzi pieni di vita e donne amorevoli, aleggiava il timore… eppure
in essi risiedevano Cuori forti, Cuori che avevo riposto fede, rinnovati ora nella Speranza.
L’attesa era finita, le preghiere esaudite; voci s’elevarono commosse, adoranti.
« Lode alla Prescelta di Brigid! »
« Guardate le vesti! Paiono scintillare! »
« Quel lupo! Sarà grosso quanto Angus! » (4)
Il clamore s'attenuò appena entrarono nella tenda principale.
Un fuoco scoppiettava al centro, sopra un blocco di pietra rettangolare; il fumo saliva rapido
scomparendo in un’apertura circolare; luce calda definiva le persone sedute al tavolo in quercia,
abbellito con calici e caraffe, ultimi resti di una cena spartana. Sorpresa e meraviglia saettavano
nella famiglia reale, diventando più vivide quando Huw li annunciò.
« Per gli Dei! Chi si aspettava una giovane così bella! Grazie Huw, puoi andare… ho fatto tenere
un pasto nelle cucine! Avvisali di preparare qualcosa per la nostra ospite, sarà affannata dopo
il lungo viaggio! »
Re Fergus, un uomo imponente considerati gli standard del Mondo. Ma non fu la stazza a
impressionare il Lupo; né la chioma o la barba, dove il rosso si velava di bianco, segno di una
vecchiaia giunta improvvisa a minarne lo spirito; né la cotta di maglia memore di numerose
battaglie; tanto meno la tunica a quadri o la gamba di legno. Una verità si celava nel portamento
fiero; un Cuore attanagliato dal dolore più grande di tutti… un dolore ben conosciuto.
« Bestia magnifica la tua! », continuò mentre lui, raggiunto il falò con passo felpato, faceva
scendere Aqua, « Non riesco a sentirne l’odore! Deve esserci qualche diavoleria magica dietro! »
« Padre! Datele un po’ di respiro! », s’intromise uno dei gemelli.
« Hai ragione Hubert! Perdona la mia irruenza ragazza...! »
I principi apparivano quasi identici se non fosse stato per il modo in cui sedevano, chi
sprofondando nello schienale, chi picchettando il calice e, come Hubert, in modo composto.
Si affacciavano verso l’adolescenza; nei tratti ancora fanciulleschi, capelli cortissimi, accenni
di barba, chi attorno alle basette, alla bocca, chi sul mento. La Principessa Merida si dimostrò
bizzarra; la cascata di ricchi raccolti in una coda, l’abito verde scuro, l’assenza di monili, l’arco e
faretra poggiati a lato della sedia; l’impazienza a tempestarne lo sguardo deciso.
Aqua si fece avanti, ignorando l’occhiata della Principessa, concentrandosi sul tepore del focolare,
sull’affetto di una famiglia riunita. Vi erano ombre persino lì, dettaglio che nella vicinanza si palesò
persino a lei; ignorarle fu una scelta saggia.
Si sta muovendo bene, pensò accucciandosi da bravo lupo vicino al fuoco, a scrutarla mentre
raccontava le “origini” e l’investitura di “Brigid”. Narrò di provenire da Kildare, nell’Hibernia,
dov'era custodita la sacra fiamma; la Dea le era apparsa in sogno, indicandola come colei che
avrebbe sconfitto il male che si stava abbattendo nella Caledonia; il lupo suo messaggero era
comparso la notte dell’Imbolc facendole dono di straordinari poteri e tanto era durato il viaggio,
poiché alle normali difficoltà si era aggiunto l’addestramento. A rompere un silenzio colmo
d’ammirazione furono Rainfell, il lancio controllato di un Fire. (5)
« E anche lui può combattere! », esultò indicandolo solenne.
Un lieve sospiro, ma del resto, com’era solito ripetere Askin, perfezionare la recita era doveroso.
Gram apparve, levitando qualche centimetro sopra la schiena. L’evento accese come non mai la
curiosità dei gemelli, già rapiti nell'immaginarsi a cavallo di un enorme lupo.
Poco dopo la cena venne servita; zuppa, cosce di lepri, mele accompagnate da un calice di birra.
Aqua prese posto di fronte al sovrano.
« Perdonate la richiesta, ma nebulose sono spesso le parole degli Dei », domandò finita la zuppa,
« poco conosco circa il male che dovrò affrontare. Se non vi arreca danno, vi prego di narrarmi
il più possibile. »
Kugo si sporse, il muso sopra le zampe anteriori. Scrutò Re Fergus, quel dolore allungarsi come
un’ombra sul volto; udì le voci dei Principi spegnersi, Merida richiudersi nel consueto silenzio.
« Sì… è giusto tu sappia », rispose grave il Sovrano, « tutto iniziò l’autunno scorso… quando
l’acqua... divenne maledetta. Nessuno se ne accorse... era limpida, proveniente dai fiumi dove
eravamo soliti raccoglierla. La sera… molti vennero colti da una febbre violenta e morirono nel
giro di pochi giorni. Tra loro vi era mia moglie, la Regina Elinor », scosse il capo, gettando via la
tristezza crescente, emozione che non poteva esternare, non ora, non di fronte ai figli, « le piaghe
si abbatterono una dietro l’altra; i fiumi divennero neri come la pece, una nebbia avvolse le terre
dei quattro Clan, gli alberi avvizzirono, cervi, cinghiali, alci scomparvero. Nel caos generale
uomini valorosi risalirono i fiumi, desiderosi di uccidere la causa di tanto male. Nessuno fece
ritorno. Altri, disperati, salparono nonostante l’inverno alle porte… io stesso vidi le navi
affondare, travolte da tempeste mai viste. Raramente… raramente mi sono rivolto agli dei, la mia
forza è per loro fonte d’orgoglio, eppure mai come vita mia li pregai affinché questo male avesse
fine. Essi hanno ascoltato… le preghiere mie, dei miei figli e di tutti i clan; sentieri sicuri e pascoli
sono sorti nella foresta… e ora tu sei giunta, come predetto dai druidi. Risali i fiumi verso Est…
salvaci. Siamo nelle tue mani, Aqua. »
« Lo farò… lo farò Re Fegurs. Era mia intenzione partire domani stesso. »
Una lieve inflessione; segno di quanto il resoconto l’avesse impressionata.
« E io andrò con lei, padre! »
Poche le parole di Merida, caotiche, pungenti e fredde come un coltello nel buio.
La fissò Aqua e tanto si mosse l’inquietudine.
« Ancora con questa storia, sorella?! », esclamò Hubert alzandosi di scatto, le mani premute sul
tavolo.
« Ho atteso fin troppo, Hubert! »
« Perché rischiare la vita così?! Dobbiamo rimanere vicino al popolo Merida! Frena il tuo egoismo
per una volta! »
« Egoismo?! Lo faccio per nostra madre! Andrò, che lo vogliate o meno! », e prese le armi si
precipitò fuori.
L’aria notturna invase la tenda come ospite indesiderato. Un brivido scosse Aqua.
« Stupida… », farfugliò il ragazzo sfrondando nella sedia.
« Lasciala stare Hub... non possiamo farci nulla ormai », fece Hamish con tono distaccato.
« Purtroppo il suo cuore trabocca di rabbia » confessò Harris, « mi spiace, Padre. »
« Ho sperato fino all’ultimo », ammise il Sovrano e dopo un lungo sospiro passò in rassegna i figli
rimasti, posando il viso mesto su Aqua, « ascolta… nessuno sa cosa si annidi nella foresta, mi affido
alla tua lungimiranza. Se Merida possa assisterti nel viaggio, spetta a te deciderlo. So di chiederti
molto… »
Nell’improvviso silenzio Aqua fece appello a tutta la sua volontà per rispondere.
« Comprendo Vostra Maestà. Domani all’alba avrete la mia risposta. »
« Certamente. Avevamo già allestito una tenda... appena vorrai ti accompagnerò. »
« Vi grazio. »
Kugo lo vide; un tremito a scuoterle le fragili spalle; a riversare il peso di tutte quelle parole; una
miccia da cui divampò una controllata confusione.
Sospirò. Sarebbe stata una notte lunga.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Filo di ragnatela; ecco a cosa somigliava quella sensazione malsana, indefinita, a tendersi come
una solitaria corda di violino. Si mosse agitata, rigirandosi per l’ennesima volta nel letto.
Fuori il soffice bagliore della torcia sfiorava la tenda, ma perfino lì, il nero si faceva strada dagli
angoli del tessuto, disegnando spirali invisibili. Serpenti pronti a divorare un piccolo sole.
Si perse a fissarle, quelle serpi illusorie, finché un respiro, il suo respiro, giunse più forte.
Si girò e lo sguardo vagò nella penombra; la cassapanca, la bacinella in rame piena d’acqua,
i panni; in basso, fieno e pelli a coprire il terreno erboso; vagò finché non incrociò la sua schiena.
Lo chiamò, sicura che non stesse dormendo; i Fyrir non ne avevano bisogno. Un sonno meditativo,
le aveva spiegato una sera.
« Kugo… cosa pensi di… di tutto questo? »
Le parole risalirono come gocce gelide nella gola.
« Ho visto scenari peggiori. In ogni caso… non avverto nulla di particolare. »
Le parole invasero la mente, la coda si mosse agitando un’ombra nella notte.
Forse aveva ragione, forse era inutile lasciarsi coinvolgere; eppure non riusciva a dimenticarli…
lo sguardo di Merida, il racconto di Re Fergus. Tirò la coperta fin sopra la bocca, com’era solita
fare fin da bambina.
« Kugo… »
« Sì? »
« I Cuori… dove vanno i Cuori? Qui... non esiste il Kingdom Hearts… la madre di Merida... »
« Si ricongiungono al Cuore del Mondo. È la regola universale. »
« U… universale? »
« Indipendente da leggi, poteri, divinità. Questi fattori regolano le anime e aldilà. Da questo punto
di vista… il tuo Universo è singolare. Il Kingdom Hearts… l’ho sempre trovato una Luce fin troppo
abbagliante. In ogni caso... non è questo dubbio a tormentarti. »
Sgranò gli occhi. Kugo sembrava più vicino, ma non capì se fosse reale o un’illusione creata dai
lievi riflessi sopra la pelliccia scura.
« Come fai a dirlo? »
« Nonostante le mie parole, il tuo Cuore è agitato. »
Quale amara verità. Quale tumulto a scuoterla. Un sibilo nel buio, come decine di serpi pronte a
morderla. Ma l’uomo era lì, un frammento dell’anima custodito in lei. Sottile certezza a gettar via
un fardello dal Cuore.
« Io… Sora, Terra, Ven, Mickey… no… tutti... tutti ci siamo prodigati per proteggere le persone
care. E sempre… dopo tante avventure e sofferenze, loro erano lì. Ma qui… qui è diverso…
non… non riesco a concepirlo. Perdere… perdere la propria madre… vederla morire così…
il Cuore… cosa prova? Come può il Cuore… bramare vendetta? Cos’è la vendetta? »
Lo disse piano, in un fievole sussurro, come se la parola potesse trascinarla in un buio senza fine.
Risuonò il filo in una stridente melodia...
« Aqua... »
… così il nome nella sua voce; nel respiro a sfiorarle la fronte. Lo ritrovò proteso sopra di lei;
un braccio poggiato a bordo del letto, le iridi intense come quelle del Lupo. Mai, mai quel mare
era stato così vicino, così malinconico nella lontananza.
« Certe cose non si possono spiegare, ma... nella vendetta coesistano due vie. Alcuni ne vengono
accecati; ossessionati dal passato, dagli affetti perduti… in loro rimane solo odio. Altri riescono…
ad andare avanti, a conviverci… perché la vendetta è un piatto che va servito freddo », una pausa,
un sospiro, « sì… c’è tanta rabbia nella figlia di Re Fergus, intende vedere coi propri occhi... cosa
abbia ucciso la madre. Ma tu… tu cosa temi, Aqua? »
Si tese allora il filo. Si tese fino a rompersi.
« Il rancore. Nel caso rifiutassi… mi odierà, mi odierà finché avrà vita. Ah… ti prego Kugo…
Merida… Merida può? »
Lui alzò il capo, abbastanza da non spezzare il legame col respiro. Nel silenzio, il mare volse a Est.
A lungo rimasero così, mentre riflessioni attente si accavallavano, sedimentandosi infine in poche,
semplici parole.
« Resisterà... rimanendo accanto a noi. »
« Sì… ho capito. Grazie… grazie… », e il sollievo germogliò, fiore in mezzo alla neve.
« Ora cerca di dormire. Domani sarà una lunga giornata. »
Si allontanò e nulla rimase se non un lieve tepore sopra la pelle.
L’osservò tornare Lupo, sdraiarsi accanto al letto, accanto a lei.
L’osservò, chiuse gli occhi e pian piano, dolcemente, si addormentò.






(1) Lo spadone di Kugo. Nome tratto dalla leggendaria spada dell’eroe Sigurðr, con uccise
il drago Fáfnir ( Saga dei Völsungar, Il canto dei Nibelunghi ). Gram si può leggere anche come
Wrath, Ira.

(2) L'aeronave di Askin. Si veda l’inizio di tutto in FFB, Capitolo 1 e 3. <3

(3) Nel capitolo 3 di AAA, viene citato il file E00- 0002Mt… che di fatto indica come i Fyrir
classifichino i vari Mondi. Ora lo sapete eh eh.

(4) Googleando ho trovato che l’altezza di Merida in Brave è di 152,4 cm; il suo cavallo la supera di
trentina di centimetri. L’altezza di Aqua è 176 cm, per questo Kugo in forma animale la supera di
qualche centimetro.

(5) Pur essendo Brave ambientato nel V secolo, le informazioni seguenti non tengono conto al 100 %
della veridicità storica/culturale/religiosa (nel lungometraggio vengono nominati sia Romani che
Vichinghi quindi…);
Caledonia: nome romano della Scozia.
Brigid; una delle divinità principali del variegato e nebuloso panteon celtico, non so gli Scozzesi
che dei venerassero, ma quelli Celtici mi parevano i più consoni.
Hibernia; nome romano dell’Irlanda.
Kildare; città vicino a Dublino, vi è custodita una delle ultime fiamme perpetue d’Europa, prima in
onore della Dea e poi di Santa Brigida con la successiva cristianizzazione tra il IV e V sec.
Imbolc: antica festa irlandese del culmine dell'inverno, cadeva tradizionalmente il 1º febbraio.

Visto quante info passano i Nuntius? E quanto è brava Aqua a ricordarle tutte XD





Angolo Autrice:

E quindi eccoci giunti nel Mondo di Brave! Così all’improvviso immagino sia stata una sorpresa per tutti.
In verità avevo previsto anche un capitolo viaggio nel Seiðr, ma visto che sarebbe successo nulla d’importante sia per Aqua, sia per i tre Mondi successivi dove opereranno i nostri Fyrir e Prescelti, lo scenario sarà direttamente su tali Mondi. Visto che la trama saranno “dense” ho deciso di completare uno scenario alla volta, quindi per un po' vedrete solo Aqua e Kugo.
Spero che in questo capitolo di aver fatto trasparire bene i differenti approcci tra gli Immortali e i Prescelti; anche attraverso piccoli dettagli come i Nomi dei Mondi; per i Fyrir ridotti a semplici codici di numeri e lettere.
Gli effetti della Vera Oscurità sono molto più gravi rispetto a Heartless ecc… perché come abbiamo già visto… se essa arriva i danni posso essere irreparabili, e nel caso in cui i Fyrir non riescano a intervenire… il Mondo viene divorato e tanti saluti.
Ma ma….! Immagino la sorpresa più grande siano stati i personaggi di Brave! Non ve li aspettavate così cresciuti. Far trasparire i differenti caratteri in poche battute non è stato semplice, ma spero siano stati di vostro gradimento.
Infine… Aqua devi fare i conti con sensazioni nuove… e chissà che Kugo verso la fine non si sia un pochino aperto?
Un saluto e alla prossima
Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Muddy Ink ***


5. Muddy Ink



Lasciarsi alle spalle ogni via sicura fu come addentrarsi in una palude.
Aqua ammirò un’ultima volta l’erba, i germogli stretti nell’ombra di una foresta maledetta.
Attorno, l’onnipresente nebbia gremiva le montagne; mare in tempesta, le cui onde giacevano
cristallizzate nei rilievi. Solo percorrendo la strada a ritroso, il panorama si sarebbe aperto
sul mare scuro e la fortezza di DunBroch avrebbe svettato ancora una volta in cima al
promontorio; smeraldo gettato nella cenere.
In dieci giorni Merida non si era mai voltata. Giunti a quel punto però, in sella al possente
destriero, ne avvertì il bisogno, come se il gesto potesse riportarla indietro, al freddo saluto
rivolto al padre e ai fratelli, circondati da poche guardie e la rugiada del mattino. Poi, con
gesto rapido, i suoi occhi tornarono a fissarla.
« Aqua… fai strada. »
Era di poche parole la Principessa, e Kugo, nelle perenni sembianze di Lupo, si limitava a
dare indicazioni, rendendo più solida la storia circa “ La Prescelta da Brigid”. Un viaggio
silenzioso, rotto da passi felpati e lo scalpitio di Angus. Procedevano cauti; ai sentieri si
erano intervallate ampie radure; in esse avevano riposato; Merida cacciando piccola
selvaggina e far durare le scorte di Re Fergus; lei allestendo il fuoco e l’accampamento.
Kugo l’aiutava; le guidava sicuro verso Est, dove l’Oscurità si stava addensando per
irrompere infine attraverso il Seiðr. Finora non avevano incontrato grandi difficoltà; eppure
ricordava le volte in cui, insieme a lui, si era inoltrata tra la fitta e decadente boscaglia.
Giorno dopo giorno l’Oscurità somigliava sempre più a un serpente; stritolava l’aria,
infettandola, avvelenandola; sotto alberi avvizziti e un cielo spento, i pochi animali
sopravvissuti si erano insediati presso le radure; quaglie, lepri, fagiani. Lambiva l’aria
l’Oscurità… al che li rivide; cadaveri, coloro che avventati si erano addentrati nelle ombre;
guerrieri di Re Fergus, degli altri Clan, morti senza onore, lontano da tutti.

« Resisterà... rimanendo accanto a noi. » (0)

« Merida… d’ora in poi non allontanarti da me... per nessun motivo. »
« Sì… lo farò. »
Le ultime tracce del sentiero scomparvero, come fiori preziosi inghiottiti dai rovi.
Superato un groviglio di radici e aghi secchi, la foschia si diradò. Apparve, dunque,
la cima più bassa del rilievo, dove i prati avevano lasciato posto a un passaggio brullo,
sporco, reso ancora più straniante da un cielo via via scuro, dove le nubi s’addensavano
minacciose.

Oltre le cime… a Est…

Al pensiero, la minaccia divenne più nitida; presenza intangibile a soffocare il Mondo.
Al pensiero, essa si palesò, vorace. A ogni passo di Kugo, l’aria divenne più densa, velenosa;
era come nuotare in un oceano di insetti putrescenti.
« Ehi! Tutto bene?! »
Nella voce di Merida si ritrovò così; la schiena ricurva, a premersi le labbra tentando di
rigettare la nausea, la mano sinistra stretta alla spalla del Lupo. Si destò incrociando lo
sguardo ceruleo della ragazza. Si destò, accecata da un solo pensiero; duro, lucido di fronte
a una realtà palesata in tutta la propria rudezza.

Senza di noi morirebbe. L’accortezza l’avrebbe spinta a evitare la foresta, ma qui... senza di noi…
l’Oscurità... devo resistere… il primo passo è...


« Respira. »
La voce di Kugo.
« Respira. Tempra la Mente. »
Certezza a sedimentarsi in lei.
« Proteggi il Cuore. »
Lo disse guardando avanti, mentre con un piccolo salto raggiungeva il terreno rialzato.
Dietro, Angus esitò. Con un colpo di talloni Merida lo spronò, riportandosi in poche falciate
accanto al Lupo.
« Stai bene? »
« Sì… sto bene… »
Uno, due; schiena dritta, testa alta. Tre, quattro… un respiro profondo… fu come ingoiare un
pugno di mosche, letteralmente. Dopo poco giunsero alla sommità della cresta; in basso, una
stretta vallata e il fiume duramente risalito a incidere il terreno, simile a una frastagliata linea
d’inchiostro.
« Ah… il destino sa essere ironico », mormorò la Principessa quasi tra se.
« Il destino? »
« La foresta è cambiata… solo adesso capisco dove ci troviamo. Con mia madre viaggiavo
spesso in lungo e in largo… ai confini del regno, fino a villaggi remoti. Queste montagne
furono le ultime prima di… », trattenendo un sospiro indicò il versante opposto, « laggiù c’è
una torre di guardia. Dubito troveremo sopravvissuti, ma potrebbe essere un buon riparo? »
In un altra circostanza, se quel Mondo fosse stato minacciato dagli Heartless, Aqua si
sarebbe soffermata sul peso di tale confessione, avrebbe indagato sul dolore di una donna
poco più grande di lei, sulla rabbia che tanto ne attanagliava il Cuore. Ma lì, di fronte a una
domanda tanto semplice quanto cruciale, si rese conto di non poterla confortare; pur
trovando le giuste parole, avrebbe rischiato di ferirne il Cuore. No… dovevano guidarla in
zone sicure, d’ora in avanti simili a oasi nel deserto; dovevano proteggerla, placarne l’odio
estinguendo l’Oscurità. Attese, lo sguardo rivolto verso il massiccio edificio; anche da quella
distanza ne percepì la rovina, la morte aleggiare spettrale in sale fredde e vuote.
Nel silenzio, le parole di Kugo arrivarono puntuali e precise.
« Dalla torre ci dirigeremo a nord-ovest, a circa tre chilometri si trova un laghetto, lì riposeremo per la
notte.
»

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Ancora una volta, il vento s’infranse contro le montagne, solcò strette gole, disperdendosi
infine nel cielo. Giunse violento da Est, agitando il fiume in un’onda scura. Per Aqua
risuonava come portatore d’Oscurità; per la Principessa, l’ulteriore prova del male che
colpiva il Regno. Solo lui poteva fiutarne la disperazione, la rabbia... la vera natura.
Verità che l’aveva accompagnato dall’inizio di quell’ultimo viaggio, o forse da molto prima.
Una folata li investì a ridosso della torre, scuotendogli la pelliccia assieme alla grigia criniera
del cavallo. Angus sbuffò nervoso; veloce Merida lo calmò con parole dolci.
La costruzione svettava in un cielo cupo; solo un inverno, eppure sulla roccia parevano
gravare cent’anni tanto era rovinata; una parte era crollata; in mezzo alle macerie, lance,
spade arrugginite; infine, tra le pieghe del buio, giunsero versi, versi abominevoli.
Anime, imprigionate per una fine giudicata indegna; nessuna battaglia, nessuna pira a
onorarne i corpi. Fame, risentimento, odio a corrompere le menti, a mutarli in wraith.
Non-morti, contaminati da un potere estraneo al Mondo.
Prontamente, Aqua evocò Rainfell, Merida tese l’arco, una freccia incoccata. A emergere dal
buio, quattro guerrieri, uomini, cadaveri; metà carne, metà evanescenza, dove il marcio aveva
staccato un braccio, una mascella, un piede. A completare il quadro, cumuli di pustole, uniche
manifestazioni di un male diverso.

Di una follia…

Vide il dardo centrarne uno alla spalla, un Fire investirne un secondo rovesciandolo a terra;
sentì Angus impennarsi disarcionando Merida; il grido di lei nel tentativo di richiamarlo.
Uno, due… ventidue metri, tanto durò la fuga dell’animale prima di ruzzolare al suolo,
i polmoni collassati su se stessi. Tre… la Principessa dimenticò ogni monito, precipitandosi
verso il destriero, il Cuore a un passo dal terrore. Quattro… un brivido scosse Aqua, freno
al terrore crescente. Cinque… agì il Lupo, calcolando tempi e priorità. Ordinò ad Aqua di
raggiungerla. Sei… i wraith si trovavano a metà strada; lui era lì, esattamente dove doveva
essere; a cercar risposte, a difendere colei che aveva giurato di proteggere. Sette… balzò e
Gram apparve sopra la schiena vibrando fiamme. Un fendente risuonò, poi gli artigli
graffiarono il pavimento, frenandosi a pochi metri dal buio. Si voltò, osservando il fuoco
bruciare le pustole lasciando lievi bruciature. Gli spettri emisero un mugolio straziante, infine
tornarono alla propria tomba, indeboliti, ma liberi dall’Oscurità… la sua Oscurità.

Nulla riesce a raggiungerti, nemmeno io… a pochi passi da te?
Negli ultimi istanti... mi odierai?


« Kugo! »
Lo chiamò Aqua, l’agitazione a fenderne il Cuore.
Era lì, inginocchiata a reggere il capo di Merida. Vitree erano le iridi, lacrime solcavano il viso
mentre il nome di Angus s’agitava in un mormorio strozzato. Il cavallo giaceva morente, le
zampe spezzate, sangue a fuoriuscire copioso dalla bocca.

Ormai la tua rabbia, la tua follia travolgono ogni cosa, indistintamente.
Questa è in fondo... la natura di un caduto.


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

La morte.
La vita in bilico, stretta fra le lame di un rasoio, filo in procinto di spezzarsi. Ma la paura non
l’aveva sfiorata, neppure per un’istante. Perché la morte in fondo aveva sempre lo stesso
odore; puzzava di marcio e dolore. Perché una volta assaporata, restava incastrata in qualche
angolo del Cuore. L’aveva assaggiata Aqua; celata appena la Luce era apparsa, tra le ceneri
di un villaggio distrutto, nei visi di Maestro Eraqus e Terra; ed essa aveva giaciuto immobile,
poiché fino a quel momento non si era più palesata, una fine così dura, cruda, impregnata
di sangue e ruggine.
Immagini, frammenti… ancora inaspettata; così la Mente era rimasta salda, il Cuore non
aveva ceduto alla disperazione. Avvolta da una strana quieta, poteva solo osservare Merida.
Dormiva la Principessa, distesa nel giaciglio; il corpo stremato, purificato dal male che,
seppur per poco, l’aveva attagliato portandola a un passo dalla fine. Ha retto grazie al Cuore
forte e alla nostra vicinanza, aveva spiegato Kugo.
Il Lupo era tornato uomo per salvarla; per un attimo rivide le dita poggiarsi sicure
sopra la schiena di Merida, il fumo nero nascere e dissolversi tra esse. Era rimasto uomo;
intendo poco più in là, a preparare la cena con quanto recuperato dalle borse da sella.
Indossava vesti più consone al Mondo; pantaloni, tunica in lino stretta da una cintola,
stivali di cuoio, cappa di lana attorno alle spalle. Tessuti e colori nettamente più spenti
rispetto all’abito di seta; ma Kugo pareva prediligere la sobrietà in ogni sua forma.
Aqua l’osservò, l’aria pervasa da un leggero aroma ; uno stufato di coniglio bolliva nella
piccola pentola, sotto il falò scoppiettava vivace. Oltre, un limpido specchio d’acqua scura
inghiottiva il bagliore delle fiamme quasi volesse imprigionare l’unica luce; un manto d’erba
lussureggiante s’estendeva per una ventina di metri. Oasi di vita in mezzo al nulla.
« Vieni… è pronto. »
Quante volte l’aveva sentito pronunciare quelle parole? Quante volte ne aveva scorto la
schiena? A breve sarebbero passati due mesi dall’inizio del viaggio...
Prese la ciotola. Lo stufato era caldo, ci soffiò sedendosi accanto a lui. Notò il coltello,
la borraccia, l’acciarino, la pietra focaia, l’arco e le frecce di Merida; soffermandosi infine
sulle restanti ciotole in legno.
« Assaggiane un pochino », propose.
« Uhm? Prendine ancora se hai fame, ti ricordo »
« Lo so… qui però non siamo sulla Fenris, a conservare le scorte per me. Sarebbe un peccato
non sapere com’è venuto, no? »
Risuonò dolce la voce, risuonò d’inaspettata leggerezza, lì, dove ogni differenza sembrò
annullarsi; ora, dopo parole, ricordi racchiusi nel recente passato.
« Ah.. proprio questo dovevi… »
Lo disse con una vena d’ironia, il riflesso del fuoco spiccava nelle iridi blu. Pochi attimi e una
mestolata fumava in una seconda coppa. Un piccolo gesto, spiraglio nella perenne tempesta.
« Ho detto qualcosa di sbagliato? », chiese gustando la prima cucchiaiata; il coniglio era
delizioso, insaporito da un denso brodo, cipolla, carote e carne essiccata spezzettata.
« No… è solo che… »
Vi fu un silenzio, diverso da ogni altro; rinnovato nell’essere lì, semplicemente lì a cenare,
insieme per la prima volta; un silenzio in grado di vivere, perdurare...
« Oggi hai superato una prova difficile, Aqua. »

… avvicinarci.

Unico pensiero a scaturire da una frase tanto sincera. Così parlò, desiderosa d’esternare la
strana quiete; così parlò il Cuore.
« Sai ripensandoci... fin dal nostro arrivo mi preoccupai per Merida, non per la rovina,
non per l’Oscurità. Una parte di me sapeva… c’era un ricordo, sepolto ma impossibile da
cancellare. La morte… ricordando la morte… sono qui. Grazie Kugo. Per tutto. »
Il silenzio tornò e in esso poté solo osservarlo, mentre volgeva lo sguardo a Est… posandosi
infine su di lei.
« Uhm… ho fatto la scelta giusta. »
Lo ritrovò in piedi, a sussurrare parole il cui significato le sfuggì, veloce come un guizzo
nel buio.
« Segui questa strada. Di fronte alla morte… sii forte, sempre. Ora… faccio un giro di
perlustrazione. Ravviva il fuoco tra un po’ e se la Principessa si sveglia, cerca di farla
mangiare. »
Quattro passi e l’uomo tornò Lupo, scomparendo con un balzo nell’Oscurità.
Eppure qualcosa rimase, Aqua l’avvertì, indefinita a guidarla. La luna, ridotta a un tenue
lume, spiccava oltre le nubi; l’erba rifletteva bagliori argentei disegnando onde, onde di un
mare immaginario. Paesaggio simile a tanti altri e al tempo stesso così differente.
Per un’istante ogni ombra, ogni dubbio si dissipò…

« Oggi hai superato una prova difficile, Aqua. »
« Segui questa strada. Di fronte alla morte… sii forte, sempre. »


Fu felicità, semplicemente Felicità.
Semplicemente Leggerezza.
« Spero sia lo stesso per te… fosse solo un istante. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Lasciarsi alle spalle il marcio, la decadenza insiti nella realtà.
Così rimase il freddo e in esso un vuoto silenzio.
Il mondo si era ridotto, passo dopo passo, fino all’essenza dell’acqua, densa, nera, sporca;
si era ridotto il mondo, all’essenza di una follia. L’inchiostro lo avvolgeva; placido, torbido
sfiorava la pelle, trascinava sussurri confusi. Un preludio all’inevitabile presente. Si mosse
Kugo; gomiti a sfiorare le ginocchia, gli occhi chiusi a cancellare le ultime tracce di luce.
Il freddo si fece strada nella carne. Ricordi riemersero, tra le nebbie dell’immortalità.

Sangue, carne, metallo…
Si destò, quegli odori a invaderlo, di nuovo, di nuovo. Si destò, il respiro mozzato.
Oltre i vetri della Fenris, l’Oscurità s’estendeva infinita nel cielo, era il cielo. Serpeggiava tra cime
scure, il profilo più netto in corrispondenza della colonna di luce vermiglia, altissima a fendere in
due il nero. Laggiù, la Porta era stata chiusa...

“ Ma i sigilli non dureranno... presto o tardi… ”

Il pensiero si spezzò. Lei… lei era lì. Se avesse la forza di alzarsi e raggiungere la camera, avrebbe
scorto lenzuola tinte di rosso; si sarebbero soffermato ad ammirarne ogni dettaglio; il corpo, il sorriso,
la Luce. Riposava nel loro letto Kukaku, il respiro rilassato; cosicché felicità e sollievo scaturirono nel
Cuore in egual misura.
Tra il silenzio rotto da un eco meccanico, la sala comando giaceva nella penombra; solo pochi segnali
luminosi osavano palesarsi qua e là. Li ritrovò esattamente come li aveva lasciati; sui sedili inferiori,
stretti in un abbraccio, Askin e Yoruichi, Ichigo e Orihime. Sangue a mischiarsi nelle battaglie; nel
riposo, lungo, ristoratore. Eppure... un peso attanagliava il ragazzo, persino ora, dove il calore
dell’amata avrebbe dovuto dissiparlo.
« Dov’è, Kugo? Il nostro Mondo… perché non torna? » (1)
« Ehi…non pensarci… siamo qui… insieme... »
« Insieme? », Ichigo aveva sempre una buona parola e si prodigava per tutti; ma in quei momenti si
chiedeva se stesse mentendo, se la bontà non fosse altro che una maschera ben costruita, « sì… Hime
è qui… ma… avrei tanto voluto che… tutto questo finisse. Abbiamo dimenticato… allora perché?
Perché la malinconia continua a tormentarmi? »
Non trovò altre parole Kugo, specie con un grumo di sangue a risalire la gola.
Il pavimento s’imbrattò, poi... un tocco sfiorò la guancia. Apparve Kukaku, simile a una stupenda
visione. Si sdraiò su di lui, tra abiti impregnati di sangue e ferite ancora aperte. Tepore, carezze…
per un’istante deriderò essere lì, a far l’amore abbracciati nel loro letto.
« Ehi… ti sei ripresa in fretta... »
« Avevi qualche dubbio, stupidotto? »
« No… nessuno. Nessuno. »
Kukaku sorrise, le iridi a risplendere di un verde-acqua. Sorrise e dolcemente gli cinse il collo.

Perché non sei arrivato?

« Vieni con me. »
Le parole erano uscite di getto, dando forma a un pensiero, una speranza. Ma Ichigo non si volse;
lassù, sulla cima di una torre, continuò a scrutare l’infinito cielo azzurro.
« Partire e cercare le chiavi? Seguire la profezia? No... Hime ha deciso di restare, non posso lasciarla.
Anche voi dovreste… altrimenti... chi veglierà su mia cugina e Yoruichi? »
Vi era astio nella voce; lo stesso a palesarsi con sempre maggior frequenza. Allora la vide; quella gabbia
dorata costruita nell’ipocrisia, abbellita con buoni sentimenti.
« Abbiamo sposato donne forti », ma subito l’ironia si dissolse lasciando posto a una severa
sicurezza,
« non c’è timore nel mio Cuore, né in quello di Askin. Pure Orihime vorrebbe… no...
scusa, non ho alcun diritto d’insistere. Soltanto… promettimi una cosa. »
« Uhm... sarebbe? »
« Il ricordo di vostro figlio, di tua madre… bastano a definire l’Ichigo che sento di conoscere. Guarda al
presente. Non spingerti oltre. » (2)
Aveva allungato la mano ancora una volta, eppure lui non la vide, non tentò nemmeno di afferrala,
cieco nel desiderio, nell’ossessione di proteggere.


Ti ho atteso...
Uccidere…
L’Hlif cadde… loro… Hime...
Abbiamo fallito…
Quei mostri…
Perché non sei qui? Noi, insieme, dovevamo… è troppo tardi..
Ti prego...
Ti prego uccidimi…

Riemerse, il corpo sporco, come le piume di un gabbiano nel petrolio.
Attorno, il silenzio si era fatto più intenso; profonda la consapevolezza dell’imminente
futuro. Nella torbido fiume aveva percepito tutto: malinconia, odio, salvezza, sconfitta,
follia… e un solo desiderio. Camminò, l’aria a lambirne la pelle nuda, le vesti strette in mano.
Camminò, rivolgendo sovente lo sguardo lì, dove persino la notte sembrava più fitta.
Consapevolezza… verità.

« C’era da aspettarselo, anzi mi sorprende abbia resistito così a lungo dopo aver... ricordato. »

«.. salvalo…. Hime… Hime non… » (3)

In fondo era così, era sempre stato così.

Solo quando Gram trafiggerà il tuo Cuore... solo allora...

Il pensiero giunse lento, simile a una bolla fangosa. Ritrovò l’erba soffice, il laghetto con le
acque cristalline; destandosi come da un sogno. Le ultime braci crepitavano deboli nella
notte; rivide la Principessa e lei, sdraiata su un fianco, la schiena rivolta verso i resti del falò.
Dormiva Aqua, leggeri brividi a scuoterla dove l’abito lasciava scoperte mani e polsi.
Sospirò e prese la giacca, ora con le sembianze di tunica; l’agitò e tessendo il Seiðr, la tramutò
in un mantello. Così la coprì e silenzioso si diresse verso nuove acque; fredde, ma salvifiche.

« Il loro sacrificio, la caduta dell’Hlif… agli occhi di molti furono scintille; da lì bastò poco... per divorare un bosco ormai secco. »

Sfregò mentre i Confini riemersero ancora una volta, assieme ad Askin, alle ultime parole
prima della partenza.
Sfregò, là dove presto ci sarebbero state tinte cremisi.
Sfregò, le unghie a conficcarsi nella carne, finché l’inchiostro si dissolse. Nulla rimase se non
acque scure a lambire i muscoli, le cicatrici lungo la schiena, lascito di ferite troppo gravi
dove la pelle si era rigenerata malamente. Cicatrici, presto sporche di sangue.

« Se chi ha smarrito la via sarà un pericolo... »
« Lo uccideremo. »
« E ai Caduti che invocheranno le nostre armi… »
« ...Daremo pace. »
« Proteggere i Prescelti… la Luce, fino alla fine. »


Risalì la riva, il lieve pendio. Risalì, le gocce a mischiarsi al tessuto dei pantaloni, a scivolare
lungo la schiena, le braccia; i capelli umidi a lambire il collo. Seduto, scrutò a lungo il buio.

Askin... Shura, Mephisto, Lucifer... come potete vederla?

In quel pensiero, lo sguardo finì lì. Avvolta nel mantello, lei riposava; sereno era il respiro,
il viso, le labbra risaltate da chiocce blu leggermente scompigliate. Aqua Shinju somigliava
proprio a una piccola perla, circondata da un mare d’inchiostro.

« Grazie Kugo. Per tutto. »

Può esistere di nuovo? Nell’Immortalità… nel Sangue… una Luce?






(0) Frase Kugo Capitolo precedente.

(1) I Fyrir sono nati a seguito della fusione con un frammento del Cuore del Mondo. Questo
gli permette di fare... l’80% delle robine viste finora derivanti dal Seiðr.

(2) Informazioni riguardo il manga Bleach.

Verso la fine si scopre che Kukaku è imparentata con Ichigo.
Le coppie Kukaku x Kugo e Yoruichi x Askin sono sviluppate nella mia Long Ikiru Riyu.
Orihime e Ichigo sono canon e alla fine del manga hanno un figlio.
La madre di Ichigo riveste un ruolo importante nella crescita del personaggio.

Ricordo che gli eventi qui narrati non hanno alcun rifermento con le vicende di Bleach, né
con la mia Long, se non per quanto citato sopra. In Till The End of Time, per tutti i pg
Crossover, si fa semplicemente riferimento a Tizio era legato a lei, Tizia all’altro ecc ecc.

Informazioni in più mi sono sempre premurata di farle dire ai personaggi; ad esempio
Edward, Winry e i pg di Fma… ricordano il vago retaggio alchemico e lo scambio equivalente
del loro Mondo eccetera, eccetera.

Nel Capitolo 3 di EOR, Kugo ricorda il momento in cui, assieme a Kukaku, dimenticò il nome
dei rispettivi figli. Dettaglio presente anche nel Capitolo 1, scena con Askin e Edward.

(3) Frase Askin Capitolo 8 AAA. Frase di Shura Capitolo 3.





Angolo Autrice;

Mi rendo conto che i personaggi parlano tanto... tanto. Qui forse un po’ meno, ma se devo...sviluppare CERTI rapporti, occorre vi sia un susseguirsi dialoghi importanti, eventi importanti, cose, robe. Altrimenti tutto questo CrossCrack si reggerebbe su basi spesse come un foglio di carta! E io voglio evitare i fogli di carta.

Ah qui si sono finalmente scoperte cose! Spero sia stato un bel colpo di scena, sapere da cosa derivi la rovina del Regno di Merida. Il tuffo nel passato di Kugo spero abbia aperto nuove strade sul come fossero e come sia ora i nostri Fyrir, sulle strade diverse che ognuno di loro sta percorrendo.

Un saluto e alla prossima,

Un grazie a tutti coloro che mi hanno letto la storia fin qui, a coloro che hanno recensito e inserito questa complessitudine nelle categorie. . Grazie di <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Keep Calling You ***


6. Keep Calling You



« Anche nell’Oscurità più fitta, troverai la Luce. »

Ne aveva avuto conferma molte volte Aqua; vagando undici anni nel Reame Oscuro e
trovando infine la mano di Sora; Terra, sopravvissuto grazie al suo sacrificio e tornato
nel momento più disperato, salvando lei e Ventus nella battaglia contro Xehanort. (0)
Gli insegnamenti di Eraqus si erano sempre dimostrati veritieri; ma dinnanzi a tal visione,
comprese quanto potessero sedimentarsi, creando meraviglie in una lontana realtà.
Tre giorni, affinché ogni traccia di vita abbandonasse le montagne, affinché cielo e terra si
tingessero di nero; il Mondo come Oscurità. Solo vento e terreno a indicare la direzione;
strette al Lupo, lei e Merida avevano osservato il paesaggio soffocante, mortale; persino
nelle rare oasi, Kugo era sempre rimasto accanto a loro. Infine, superata una stretta
gola tra ripidi picchi, era apparso... Luce, salvezza, rifugio.
Un santuario. Fitti abeti, muschio, felici, fiori simili a pietre preziose; parevano cristallizzati
nella vasta grotta; raggi oscuri fendevano l’aria attraverso squarci nella volta, creando un
contrasto perfetto. Uccelli, lepri, persino alci e cinghiali, popolavano il lembo di fore
sta. A spiccare su tutto un complesso di pietre in cima al pendio. Antico luogo di culto agli
occhi di Merida. ma per Aqua, in grado scindere realtà e illusione, l'aeronave, arricchita con
decorazioni ritraenti foglie e rami, scintillava in tutto il suo splendore; la forma ovale la
rendeva non dissimile da un gioiello, come tanti osservati durante i viaggi d’apprendistato
in Regni sfarzosi e fiabeschi.
Realtà concessa in quanto Prescelta da lei, Neliel Tu Odelschwanck. (1)
Si era presentata con le fattezze di lupo; il manto verde scuro, le iridi nocciola chiaro sfumate
di grigio, la rendevano quasi un tutt’uno col santuario abilmente costruito.
Una Eri; i Guaritori, rari tra i Fyrir stessi, erano gli unici a poter lenire le ferite di un Mondo.
Proteggendo sentieri, radure, alcuni fiumi e ruscelli, Neliel aveva permesso agli uomini di
resistere, a molti Cuori di rimanere saldi; reclusa nei limiti del ruolo, non poteva porre
fine all’influenza oscura.
Eppure... qualcosa non tornava.

« Nella vendetta coesistano due vie. Alcuni ne vengono accecati; ossessionati dal passato, dagli affetti
perduti… in loro rimane solo odio. »

« Segui questa strada. Di fronte alla morte… sii forte, sempre. » (2)

Erano state queste parole a emergere, improvvise, appena l’aveva visto allontanarsi assieme
a Neliel. Come dimenticare inoltre la voce della Guaritrice? Solare, lieta nel rivedere Kugo,
accompagnato da uno dei Prescelti tanto attesi, e al tempo stesso colma di malinconia e
stanchezza. Nell’eco di emozioni risuonava... uno dei fardelli dell’Immortalità?

Qualcosa non torna…

Così, Aqua sedeva e aspettava, posando di tanto in tanto lo sguardo verso la Principessa,
sperando di attenuare quel vago senso d’inquietudine.
Benché l’ultima tappa l’avesse provata, l’erede del Clan Dunbroch si era ripresa in fretta; un
Cuore forte unito al potere salvifico del santuario. All’ombra di un albero, levigava la punta
di una freccia; della rabbia dei primi giorni, quando avevano intrapreso il viaggio, non vi
era più traccia.
« Grazie ancora, Aqua. Senza di te... »
« Di nulla, Merida. Se fossi affogata nel risentimento non me lo sarei perdonato. »
« Sì… comprendo. »
Poco durò il sollievo. L’aveva strappata dall’orlo del baratro; assolto ai propri doveri di
Maestra del Keyblade. Eppure il Cuore era turbato; la felicità provata quella sera vicino a
lui, già lontana; miraggio perso nelle tenebre.
Nuovamente la figlia di Re Fergus si fece avanti, portandosi lentamente al suo fianco.
« Sai… a lungo mi chiesi cosa sarei riuscita a fare. Avrei scagliato una freccia contro un
mostro? Elevato la voce contro una maledizione? Avevo liberato mia madre da un maleficio
e affrontato Mor'du… sarei riuscita a vendicare mia madre? A onorare la mia famiglia e
il mio popolo? Poi… sei arrivata tu, Prescelta, come predetto dai druidi... unica chiave per
attraversare una desolazione altrimenti impossibile. Sì, fui avventata, ma... lentamente
compresi. In realtà odiavo me stessa... per non essere riuscita a proteggerla, per essere
rimasta impotente. Poi... la dipartita di Angus, l’essermi trovata a un passo dalla morte…
la tua forza… ne sono state la conferma. Io non posso far nulla, nemmeno urlare o scoccare
un dardo. Il male, ora così vicino, spetta a te sconfiggerlo, aiutata dai messi di Brigid (3) »,
sorrise, persa in un dolce ricordo, « tali certezze, per quanto amare, mi sono di conforto.
Non rischierò la vita... tornerò da mio padre, dai miei fratelli. »

Tu non puoi fare nulla… ma io… io invece…!

Nell’iniziale vergogna si stagliò la fermezza. Doveva raggiungerli, comprendere la reale
natura del male, un male così potente da attirare l’Oscurità e gettar rovina nel Mondo.
Gentilmente congedò Merida, digerendosi lungo il sentiero percorso poco prima dai Fyrir.
Superata l'aeronave giunse al limitare della grotta, dove ogni traccia di vita finiva lasciando
posto a pareti sconnesse, fredde, nere come solo il Reame Oscuro sapeva essere.
Poco più in là, le orme proseguivano infilandosi in un stretto corridoio.
Non vi fu timore… proprio come allora, quando aveva messo piede sulla Fenris.

- Un richiamo? -
- Per me lo furono al tempo le Tenebre offerte da Xehanort, ma… credo si possa vivere una sensazione
simile anche nella Luce. -
(4)

Come allora, accompagnata dall’augurio di Terra, dal sorriso di Ven; in grado di spingerla
verso un viaggio inaspettato, sancire un nuovo inizio e…
Un lamento giunse sottile, straziante, perso negli abissi materici della montagna. Un uomo?
Una bestia? Un demone? Una scheggia di confusione la trapassò; affrettò il passo mentre
RainFell si materializzava salda tra le mani. Il bagliore del santuario andava attenuandosi;
l’ombra si confuse con altre ben più intense e minacciose; infine l’aria si distese… e la vide,
non appena gli occhi si abituarono alla penombra.
Sembrava incastonata nella roccia, fusa con le tenebre stesse; solo deboli riflessi, nei punti
dove il metallo riusciva a catturare riminiscenze di luce, facevano intuire la forma.
Ma anche così esso trasudava sporco, ruggine… rovina.

« Nella vendetta coesistano due vie. Alcuni ne vengono accecati; ossessionati dal passato, dagli affetti
perduti… in loro rimane solo odio. »


Un'aeronave… no, una tomba.
Inquietudine, paura…
Il Cuore vacillò...
Tutto… l’Oscurità, la morte, i dolori patiti da un popolo intero, le sofferenze su cui aveva
camminato Merida, assieme ai fratelli e al padre... tutto scaturito da una follia immortale.
Kugo lo sapeva...

« Segui questa strada. Di fronte alla morte… sii forte, sempre. »

No, l’aveva sempre saputo.
Il lamento riecheggiò, perso nel buio oltre il relitto.

« Anche nell’oscurità più fitta, troverai... »

« Maestro… qui… come può esistere, la Luce? »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Polvere si sollevava a ogni passo, densa a permeare l’aria; le unghie grattavano il metallo;
rumore intervallato appena le zampe calpestavano grovigli di fili ossidati. Infine Kugo
si fermò; l’Adnexio giaceva sospeso a mezz’aria, pallido, svuotato di ogni essenza.
Nel silenzio l’osservò, fin quando il respiro di Neliel lo portò a voltarsi.
La donna manteneva sembianze di lupo, così da nascondere lacrime amare, attenuare
sussurri colmi di rammarico. Del resto il luogo parlava da se; una lenta discesa nell’abisso;
discesa a cui ella aveva assistito, tentando di portar sollievo a un’anima e un Cuore caduti
infine nella follia. Neliel era buona, lo era sempre stata; Kugo rammentò giorni lontani
nell’Hlif, quando assieme a Hime e a Kukaku, aveva scoperto i propri poteri prodigandosi
subito a curare Mondi, a lenirne le ferite provocate dai Hwergh, viaggiando in lungo e in
largo. Allo stesso modo ora….
« Perdonami, Kugo. Tutto questo tempo… io... »
« Non biasimarti. Non è stata colpa tua… non è colpa di nessuno. »
Neliel si mosse come destandosi, scacciando un pensiero che avrebbe rischiato di minarne
l’integrità. Allora il Lupo pose la domanda; l’unica, forse, in grado di svuotarla dai fardelli.
« Hai inviato tu il biglietto a Shura? »
Lasciandosi dietro l’odore stantio e viscido dei motori, risalì lo stretto passaggio.
Scale anguste, pochi corridoi, infine la sala comando. L'aeronave era piccola, costruita per
due passeggeri. Giunti lì, la Eri parlò, il respiro sommesso, lo sguardo rivolto ai vetri bui
dove l’oscurità veniva riflessa.
« Gli ultimi viaggi danneggiarono entrambi i registri e i sistemi di comunicazioni, ma fortunata
mente i dati della Lindwurm non si persero. Ricordavo bene Shura. Dopo la distruzione dell’Hlif…
dopo…ah… lei partì per raggiungervi. Senza assistere... oh, perdonami sto divagando. »

« Tranquilla… nessun problema. »
« Ichigo voleva avvicinarsi a te. Pian piano, Mondo dopo Mondo, ci stabilimmo qui. Cinque secoli...
eppure solo questi dieci anni appaiono nitidi... da quando vi comunicai la sua decisione. Ricordare…
ha solo aggiunto altri dolori, altri rimorsi. Lui… iniziò a raccontarmi eventi, nomi… cose che non
riesco e non voglio ricordare… poi… un giorno mi implorò di prenderlo. “ All’ultimo potrei ripen
sarci. Sai a chi consegnarlo. “ Fu poco prima di... »
(5)
Kugo non aggiunse altro; aveva deciso da tempo come agire, lui, come ogni altro prodigato
verso i Prescelti, tranne Shura, troppo legata a un’immagine idilliaca. Si chiese se la risposta,
unita ai pensieri captati nel fiume, lasciasse spazio a una Luce; Luce che si sarebbe spenta
nel Nulla...
Tornò su Neliel; nelle iridi scrutò una domanda trattenuta, fin quando…
« Ti ha atteso... ma come potevi? Come potevi, Kugo? »
… anche quella verità non prese forma.
« Vendicarci insieme… lo voleva più di ogni altra cosa, ma… avevo fatto una tacita promessa... a
me stesso, a Kukaku… Askin e coloro riuniti nei neonati Confini. Sarei partito proteggendo una
Chiave, un Prescelto, anche se questo... significava rimandare l’inevitabile. E tu… gli sei rimasta
accanto fino alla fine. Grazie, Neliel. »

Una dolcezza finale; l’unica in grado di palesarsi e rendere il momento ricordo prezioso.
Un bagliore in mezzo al sangue... l'ennesimo? Neliel scosse la testa e lo sciocco dubbio sparì
com’era apparso.
« Lasciarlo? Come avrei potuto? La rovina, lo Scisma furono terribili. Lui stesso non si trattene
dal… »
, una pausa, un dolore a strisciare maligno, « non rimase più nessuno, le strade si divisero
o forse lo erano sempre state tra noi Immortali? Ichigo e io, “schierata” al suo fianco, eravamo… poco
graditi »
, s’interruppe, conscia di un astio inatteso, si mosse ricercando pensieri, parole atte
a riportar pace, « sai... a volte lui... mi ha raccontato della vecchia Neliel. Un Arracar, o qualcosa
del genere. Kugo… ricordi cosa fosse? »

« No… no, non lo rammento. »
« Beh, la Neliel Arracar aveva salvato il vecchio Ichigo… e anche tu... però, benché fosse un evento
lieto, non avverto il bisogno di ricordarlo. Un legame sussurrato dal Cuore, sincero affetto, non mi
occorre altro. »
(6)
Il Lupo ne osservò la figura ora ferma; si avvicinò sedendosi infine accanto a lei.
« Quando tutto sarà finito, risana questo Mondo e parti. Raggiungi i Confini… un animo gentile
sarà ben accetto. »

Vide la sorpresa scuoterla e lacrime di Speranza, di Liberazione. Pianse a lungo Neliel,
il muso poggiato contro la spalla.
« Grazie. Lo farò… lo farò… »
Nuove parole, Luce a cancellare ogni affanno e portar serenità. Così, Kugo osservò ancora
una volta la sala, soffermandosi su un punto preciso. A sinistra della postazione principale,
uno schermo rotto; un bagliore lo illuminava a intervalli regolari, lasciando intravvedere
una scritta sfocata. Non ebbe bisogno di leggere, conosceva le parole a memoria.
« Ogni aeronave, ogni Fyrir l’ha ricevuto... il messaggio. Persino qui. Ah! Ringrazia Ed, ci tiene
parecchio. Non l’ha mai ammesso, ma la Black Box era il suo piccolo orgoglio. »
(7)
« Ricordo poco Edward… tranne il suo entusiasmo. Nell’Hlif, appena costruiva qualcosa assieme al
fratello, era al settimo cielo. E dimmi... i Prescelti... sono tutti come quella ragazza? »

Domanda innocente, prima dell’inevitabile sangue.
La cena, il sorriso, ogni suo sorriso… quanto cozzavano con la dedizione, la via perseguita;
sentimenti rilegati nel passato; camminare nel sangue... no, Aqua non doveva essere toccata,
ne avrebbe compreso la deriva degli Immortali. Il legame sarebbe rimasto così, rilegato a un
binario prestabilito. Eppure si ritrovò a sorrise; pensò ad Askin, a quanto il migliore amico
avrebbe trovato il gesto oltremodo ironico.
« Circa… circa... »
Poi… il lamento riecheggiò, spazzando via la quiete scomparve. Lei, via via più vicina,
apparve in fondo al corridoio. Affannato il respiro, provato il corpo; dolore mitigato da due
poli, il santuario e lui, l’Immortale a cui si era legata. Negli occhi, la certezza di un futuro
incombente.
« Neliel… restale vicino… »
« Non temere. »
Sembrava una sorgente cristallina, Aqua; il Keyblade, l’arma della Salvezza, un giocattolo
inutile. La superò, non avvertendo ne disperazione ne risentimento. Del resto bugie, verità
celate… apparivano banalità per un Cuore forte.

E ingenuo al tempo stesso.

« Kugo! È tuo amico! Deve… deve esserci un altro modo! »
« Per i caduti… è l’unica cosa da fare, sarà sempre l’unica cosa da fare. »
Lo disse senza girarsi, di certo non sarebbe bastato a fermarla. Passi leggeri, rapidi e
la ragazza si frappose, perla circondata dalla rovina.
« No! N-Non è vero… non può essere vero! »
La guardò, non con occhi di Lupo, ma di uomo.
La guardò, scrutando l’esile figura bloccarsi, la determinazione spezzettarsi.
« Solo l’idea di vedermi uccidere un amico, ti sconvolge a tal punto? », non frenò lo sdegno,
né le dita tese e Gram a materializzarsi; la punta trapassò il metallo come fosse carta; il pomo
scomparve rivelando due biglietti, un bianco, il suo, e uno nero ormai consumato, « la follia
di noi Immortali non concede sconti o clemenza. Quando prende il sopravento e si è prossimi
alla caduta, il Fyrir decide a chi inviarlo. Un Cuore ottenebrato può essere purificato… o
dovrei dire distrutto? Del resto… noi siamo nati per questo. » (8)
La superò, la claymore ben salda. Un passo barcollante, mani sottili a stringergli il braccio,
lacrime a sfiorare la pelle appena sopra il gomito.

Sciocca...

Di fronte a una verità così grande, distante, riusciva solo piangere; lei... che aveva salvato
tutti, lì, dove una debole Oscurità concedeva troppo. Fu tentato di sottrarsi, di rompere quel
futile tocco. Eppure... rimase fermo, lo sguardo puntato verso il buio; non si voltò, nemmeno
quando la sua voce giunse, fievole in un silenzio troppo grande.
« Il tuo Cuore… il tuo Cuore non può raggiungerlo? Con RainFell io… io... »
Nessuna Luce sarebbe nata, nessuna; lei… lei non...
« Per salvarlo, per salvare questo Mondo, devo ucciderlo, Aqua. Forse… alla fine lo rivedrò. »








(0) In FFB; Ansem e Aqua incontrano Amaimon, il Saggio ritorna a Radiant Garden; mentre
Aqua viene trasformata in “Aquanort”. Il salvataggio prima da parte di Riku e Mickey e i
nfine di Sora rimane invariato. Il ritorno di Terra non è stato modificato.

(1) Lo stesso accade per la prima volta con Luxord durante la visita nelle rovine sommerse
di Auropoli. Capitolo 3 di AAA.

(2) Frasi Kugo Capitolo 4 e 5.

(3) Merida scambia anche Neliel per una messaggera della Dea. Com’è logico.

(4) Presenti nel Capitolo 7 di AAA, auando Aqua sale per la prima volta sulla Fenris.

(5) Collegamenti importanti coi precedenti atti/Capitoli:

Nel Capitolo 8 di AAA.
Kugo parlando con Shura dice.
« Del resto… porti sempre cattive notizie. »
Riferendosi;
1) sia a quell’evento passato, relativo a quando Shura giunse dopo la distruzione dell’Hlif,
portando con se le ultime volontà di Kukaku e…. (si veda successivamente Capitolo 3 EOR,
parte finale tra Kugo e Aqua. )
2) sia alla notizia riguardo Ichigo; infatti è sempre Shura a consegnare il biglietto a Kugo.
Nel medesimo Capitolo Askin commenta;
« C’era da aspettarselo, anzi mi sorprende abbia resistito così a lungo dopo aver ricordato. »
3) sia ora, riferendosi al fatto che il “ragazzo” avesse ricordato 10 anni prima.

Nel Capitolo 1 di EOR.
Mephisto parlando con Shura dice;
« Hai consegnato un biglietto a Kugo, da parte di Ichigo. Chi altri potrebbe invocare Gram? »
« Ti sei trattenuta, specie durante la cena. Volevi... renderci di nuovo partecipi del tuo desiderio.
Salvare i caduti, riunire chi si è smarrito... tornare a essere una splendida famiglia felice. E avrai
pensato che... sì, grazie ai Keyblade, grazie a Sora… sarà semplice far breccia in Cuori consumati. »

Nel Capitolo 3 di EOR;
Shura rivolgendosi a Kugo e Askin:
« Noi… non ci siamo smarriti… salvalo Kugo…. Hime… Hime non... »

Questa subquest poteva perdersi nei meandri delle molte cose dette; occorreva un recap.

(6) Lievi collegamenti a Bleach e alla mia Long Ikiru Riyu (finale alternativo del Manga),
accentanti e non occorre aver letto le opere, come già detto in altre note. Ho fatto sbagliare
di proposito a Neleil la pronuncia di Arrancar in Arracar.

(7) Nel Capitolo 1 di ECR;

Neppure il segnale, scaturito con l’apertura della Black Box, era servito; dall’Oltre, solo due avevano
risposto alla chiamata.
La Black Box, oltre a contenere gli Shrapenl, aveva questa duplice funzione; avvisare gli
altri Fyrir che i Giusti Prescelti erano stati trovati, di conseguenza di recarsi ai Confini per
mantenere l’equilibrio coi Fyrir partiti.

(8) Nel Capitolo 6 di AAA, Mephisto annienta mille Heartless distruggendo Cuori annessi.





Angolo Autrice:

Okay ci siamo. Due scene ma belle intense… insomma dovevo mettere un po’ di climax prima di questo piccolo epilogo. La verità è venuta a galla… il Cuore di Aqua ha reagito in un certo modo, Kugo prosegue per l’unica via che ritiene giusta.
Appunto per quanto riguarda il ruolo di Merida e Neliel. Avevo già pensato a Merida con una sotto-trama molto semplice e risolvibile, nessun ruolo attivo contro “Oscurità”, anche perché obiettivamente lei non può far nulla; anche fosse un’entità superiore con poteri magici annessi. Solo i Fyrir posso abbattere la Vera Oscurità… e se stessi. Neleil… spero vi sia piaciuta, far trasparire il suo dolore ma anche la sua dolcezza è stata una sfida interessante.
Ma ulteriori rivelazioni vi attendono nel prossimo Capitolo.
Ricordare che far felice una piccola scrittrice avere tre modi;
1) Lasciare un like
2) Un commento
3) Inserire la Serie nelle magiche categorie!
Ogni piccolo gesto è ben accetto. Grazie a tutti coloro che hanno seguito la storia fin qui. <3 Un saluto e alla prossima <3
Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Lone Wolves ***


7. Lone Wolves



Freddo. Buio.
Oltre la realtà, tutto appariva sfumato; vaghi erano il calore del sole, il sorriso di Neliel,
perché negli abissi esistevano solo buio e freddo. Aveva scavato, fin quando le unghie si
erano rotte a furia di rigenerarsi, come una bestia nella tana; mentre la follia logorava
il corpo, contorceva i pensieri; sentendo l’Oscurità, la sua Oscurità, estendersi, infettare
la terra, maledizione per un Mondo traboccante di vita.
Freddo. Buio. Solitudine.
Era finita. No… era finita da tempo, da sempre, poiché la malinconia non aveva mai smesso
di attanagliarlo, nemmeno quando la Luce aveva illuminato quell’esistenza immortale.

Se fossi riuscito a proteggerti… io! Dovevo morire io…!

Un lamento si spense nel buio.
Un sussurro trapassò la Mente, logorò il Cuore, trascinando frammenti di un tempo perduto;
una vita ricordata nell’interezza, nel dolore, nella felicità distrutta.

Colui che protegge. La Speranza in grado di sconfiggere ogni nemico... impotente contro
l’Oscurità. Kazui, le tue sorelle, tuo padre, gli amici di una vita… morti! Divorati!

Ah…ricordare… volevo solo farti rivivere Hime…

Ingenuo! Stupido!

Si mosse. Le zampe, il corpo corrotti come il Cuore; ossa e vene mutate, sovrapposte, unite da
grovigli, viticci di carne marcia.

Proteggere l’unica Luce rimasta! Fallito! Fallito!

Osservò la caverna brulla e senza vita; laggiù… la sorgente del fiume, dove prima sgorgava
acqua cristallina, una scia simile al petrolio. Osservò il proprio riflesso; gli occhi ridotti a
pozze di sangue, l’ombra a riflettersi scura nel piccolo bacino. Eppure... lei riemerse, visione
tra le nebbie della memoria. Orihime; i capelli ramati risplendevano sotto il sole, fra le torri
dell’Hlif e paesaggi di Mondi lontani; Hime, gentile con tutti... veramente gentile; Principessa,
un sorriso regalato solo a lui... nei momenti sereni, dopo aver fatto l’amore; l’ultimo prima di
andarsene, senza esitazioni, senza rimpianti… per salvarlo, per salvare tutti.
Le vide appena... dolci labbra a sussurrar parole mute.
Se solo fosse riuscito a sentirle il Cuore… il Cuore...

Uccidi! Uccidi il Ragno! Uccidi il Corvo! Insieme a Kugo e Askin…!
NO! Dovevano precipitarsi da te e invece?! Dietro sciocche Chiavi! Bastardi! ODIALI!


Trascinato, aggrappato alla vendetta… no... ormai non rimane più nulla… solo un’ombra.

« Sono qui, Ichigo. »
Si voltò, quel tanto da scrutarli; iridi blu a fendere la sua Oscurità, la lama di Gram baciata da
riflessi vermigli.
« Ah… ti stavo aspettando, Kugo… »

Più volte hai teso la mano verso di me… (0)
Anche se la tua Luce si è spenta insieme a Hime… ora sei qui. Senza esitazioni. Senza rimpianti.
Solo tu, amico mio…


« …solo tu puoi uccidermi. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Non osava alzare lo sguardo. Tutto era distante, offuscato; non ricordava nemmeno come
fosse giunta all’esterno del relitto. Kugo… lo aveva visto sparire tra le ombre, verso altre più
fitte. Poi aveva urlato, pianto? Percepito le parole di Neliel, senza udirle? Nel presente saturo
d’angoscia, il Cuore era in subbuglio, la Mentre stritolata in un unico pensiero;

Non è vero… non può essere vero…

Avvertiva l’aria, solo l’aria vibrare satura d’attesa; preludio a timori e verità rimaste lì, celate,
invisibili; preludio di morte e sangue. Infine... il limbo si spezzò; lo scontro risuonò tra gli
abissi della montagna; riecheggiarono il cozzare di lame, ringhi, latrati, carne e ossa distrutte
e rigenerate a un ritmo malato. Per un’istante il male si amplificò; per un’istante fu come
trovarsi lì; Kugo, l’amico, sagome confuse nell’Oscurità, riflessi di spade a rincorrersi frenetici.
Chiuse gli occhi Aqua, tremante, inginocchio, tessendo parole in un mormorio soffocato.
« Come siete giunti a questo? Io… io non capisco… »
Neliel fissò a lungo il buio e quando posò l’attenzione su di lei, il Cuore era rimasto laggiù,
vicino ai compagni e amici di sempre.
La voce si fece strada nella Mente, come una malinconica melodia.
« È una storia antica, Aqua… il nostro capitolo oscuro… ciò che siamo diventati. »
Ecco un bivio, invisibile a prender forma oltre il pensiero; proseguire o vivere nel dubbio, nel
timore di una distanza insormontabile? No, non poteva, non poteva permetterlo.
« Ti… ti ascolto … »
« Immagino certi eventi ti siano noti », riprese la Eri dopo un po’, « ere or sono sigillammo la Porta
dell’Oscurità. Per molti, tra cui Ichigo, non rivedere il Mondo d’origine nonostante i pochi ricordi, fu...
un duro colpo. I sigilli erano destinati a spezzarsi, l’Oscurità a tornare. Di lì a poco nacque l’Oracolo,
esso profetizzò l’avvento delle Chiavi. Molti partirono e le Campane risuonarono infine nel tuo neonato
Universo. Mentre Kugo, Askin, Edward e gli altri costruivano i Confini, accadde qualcosa che l’Oracolo
non aveva previsto… dove le ombre sono più fitte, il futuro è invisibile.
»
Sì, lo rammentava… più volte i Fyrir l’avevano menzionato alle Destiny Islands, ribadito
durante la permanenza ai Confini; i loro Mondi, primi a essere divorati; l’Hlif distrutto con
la Seconda Venuta dell'Oscurità. Ma nelle parole di Neliel vi era altro, preludio alla verità.
I suoni risalirono… ecco il sangue scorrere... la Guaritrice non si scompose.
« L'Oscurità tornò, divorò Mondi. In alcuni vi erano uomini in grado di non temerla, di accoglierla
dentro di se. Nacquero i primi Døkkafirar, in seguito conosciuti come il Ragno e il Corvo.
»
Una parola, Døkkafirar. Tanto bastò a far serpeggiare la paura, profonda, viscerale.
Circondata da nuovi abissi, una sensazione riemerse; quando Amaimon si era divertito
facendola precipitare in un mare scuro, freddo, pieno di solitudine. Come allora, una Luce
avrebbe brillato alla fine? No… ora come ora non poteva dar agito al dubbio; l’incertezza era
in agguato. La Eri proseguì, faro in una notte senza stelle.
« Il male riuscì a penetrare nell’Hlif. Tre giorni e tre notti li combattemmo, tre giorni
e tre notti… così uguali, così diversi da noi . Fummo costretti a ripiegare nella fortezza... e
quando ogni speranza sembrava perduta... due si fecero avanti insieme a Hime, la moglie di Ichigo.
Durò pochi istanti... fuori dalle mura… si sacrificarono permettendo al resto di noi, in un piccolo lembo
di terra, di salvarci. Allo stremo, nulla poterono contro …
», parlò piano, quasi ogni parola fosse stata
scelta per attenuare quei momenti, impressi nell’esistenza immortale; parlò trattenendo lacrime,
« eravamo molto unite. Dopo... iniziò lo Scisma. Per Ichigo che tanto si era prodigato per proteggerla…
ah… vennero dette tante cose... quel giorno capì quanto deboli fossero i legami tra gli Immortali. Molti
lasciarono la fortezza per non farvi più ritorno. Ichigo voleva raggiungerli... Kugo e Askin... e
infine ha ricordato… ha ricordato ogni cosa... in fondo lo sapevo, sapevo sarebbe finita così.
» (1)
Un fragore più forte…
Il Lupo pronto a uccidere.
Ichigo, nell’ultimo barlume di lucidità, a desiderare la morte.
La terra tremò; ora li udiva distintamente, i suoni del tragico duello; le pareti crollare
fendente dopo fendente, la carne aprirsi e rigenerarsi, il sangue sporcare la nuda pietra.
« Te lo chiederò una sola volta Aqua, intendi restare? »
« Io devo… devo rimanere… »
Lontano il buio si agitò sotto venti invisibili.

Maestro… Terra... in questa Oscurità...

Emersero, la roccia a sgretolarsi come carta bruciata. Kugo e Gram muoversi con forza sopra
le spalle; logoro di sangue erano il manto, la schiena più volte stretta in quei giorni.
Ichigo…
Il Cuore vacillò.
Spettro, abominio; zampe, muso... ogni cosa era marchia, putrida. La spada, mangiata da
ruggine e polvere, un miraggio di magnificenza. Così diventavano i Caduti? Non dissimili
dai Hwergh, condannavano i Mondi alla rovina? In quel Cuore non rimaneva nulla, nessun
legame; solo odio, tristezza; la vendetta... miraggio a cui aggrapparsi, lasciandosi divorare.
Salvare un amico…. quanto era stata sciocca anche solo a sperarlo. Eppure doveva esistere...

In questa solitudine…in questa disperazione potrà risplendere? Una Luce, prima della fine?

Li vide.
Fievole chiarore nel Cuore nero... il viso di una ragazza, la voce limpida come il cielo estivo.
Fu un lungo, lunghissimo istante. Ritrovò Neliel a sovrastarla; una barriera le aveva protette
dai detriti assieme all'aeronave. Vide un lato del monte crollato; vide uno squarcio immenso,
ferita di una bestia morente, e nel cielo tempestoso, fulmini danzare a ritmo delle spade.
Una Luce… no, non poteva essersi sbagliata. Stretta fra le mani, RainFell brillò.

- La morte… ricordando la morte… sono qui. -
- Segui questa strada. Di fronte alla morte… sii forte, sempre. -

- Anche nell’Oscurità più fitta, troverai la Luce. -
(2)

« Neliel portami da loro, ti prego! »
Stupore balenò negli occhi grigi, ma la risposta della Guaritrice non si fece attendere.
« Sali. »
La lupa discese rapida il rilievo; laggiù, verso una gola, latrati e morsi s'alternavo via via più
rapidi; lì, dove sangue e acqua bagnavano la terra morente.
Ma non vi era più timore in lei; Speranza riempiva il Cuore, rinnovata...

Ucciderà senza esitazioni. Ucciderà un amico.
Tu… avresti la stessa determinazione di fronte a Ven, a Terra?


…insieme a qualcos’altro... viscido, strisciante.

Trovare un coraggio ugualmente forte… Lui rimarrà lontano... donar Pace a un Cuore
distrutto… ecco le tue preoccupazioni! AH! Egoista! Da quando la Guerra è finita… hai
pensato solo a come fuggire… a come scappare da un’irritante normalità...


Fu come ritrovarsi davanti a uno specchio; riflesso contaminato dalle Tenebre degli Heartless;
cerea la pelle, iridi giallastre, pozze di malvagità, e sulle labbra un sorriso compiaciuto.
Ecco… al limitare di tutto, le ombre emergevano voraci; eppure mai come ora Mente e Cuore
erano saldi.

Un giorno… un giorno farò Luce dentro di me. Ora… posso solo rivelarne una! Vattene! Sparisci!

Ricorda… io ci sarò... sempre.

In una bieca risata, l’altra se stessa scomparve.
Ora i rilievi incombevano, oscurando ancor più il breve orizzonte. Li vide lungo una parete
verticale; vide la Luce nel Caduto, stella in un cielo maledetto.

« Ichi… questa volta sono stata io a proteggerti… »

La voce, il viso di Hime.
Giunse improvviso, violento, un ricordo a invaderla…. quasi l’Oscurità potesse far emergere
quel dolore in un macabro, folle teatro.

Vuoto, cocente e infinito.
Era reale? Era un’illusione a stritolare il petto?
La cercò, la cercò ancora e ancora; coi sensi, col Cuore… percepì il Seiðr agitarsi, i venti cosmici
sussurrare tra i marmi della fortezza. L’Hlif, ridotto a un relitto, lontano da tutto… lontano da lei.
Orihime aveva sorriso, prima di raggiungere l’esterno della mura; sorriso al suo grido disperato, prima
che un'esplosione di Luce li dividesse. Pochi istanti, un sorriso… prima di…
Hime era… nel sacrificio, uccisa da uomini, da mostri che…
Frammenti di certezza, affilati a scuotere il Vuoto, a ferire il Cuore spezzato.
Se solo... fosse stato abbastanza forte, se avesse saputo… se soltanto l’Oracolo... se soltanto l’Oracolo...
« Ichigo… tu cosa ne pensi? »
Fra tutti, ritrovò proprio Roy. Era lì, inginocchiato; il volto sporco; sangue, fango, le ferite a rigenerarsi
lentamente; nello sguardo… Speranza, il desiderio di aiutarlo.
Pietà. Irritante. Semplicemente irritante.
« Ascoltami… l’ideale sarebbe cominciare a ricostruire l’esterno, con le aeronavi potreste »
« Cazzo stai dicendo? »
Il silenzio si estese, morbo a infettare l’aria; si estese in ogni Mente, in ogni Cuore. Qualcuno rise.
Al che vide la determinazione incresparsi, paure rigettate fino allo stremo farsi strada negli occhi neri.
Eppure Roy aveva una volontà forte, l’aveva sempre avuta.Irritante.
« Ichigo… ascoltami »
« Smettila... smettila di parlami… ah… del resto voi Smiða siete così, e tu più di tutti... credi di avere
la verità in tasca… », alle spalle udì Neliel, la mano sforarlo; troppo tardi, in piedi, fissò imperterrito
l’altro; Roy scosse il capo, tentando ancora una volta di rigettare l’inevitabile.
« So come ti senti, ma lei… Orihime non »
« No… tu non sai niente, niente. Hai ancora qualcuno, Roy Mustang. Uhm... però ammettilo, ormai
deve essere un patimento... vederla così, ogni giorno », rapido lo superò, guizzando come una serpe.
Attraversò sale spente; dove poco prima c’era luce, il Seiðr gettava lame scarlatte oltre le poche vetrate
intatte, come stendardi sporchi di sangue. Qualcuno emerse dal buio, qualcuno parlò, molti risero.
Infine giunse il freddo. Si guardò attorno; pareti lisce, divise in grossi pannelli, formavano un
dodecaedro; luce inondava ancora la stanza, gelida e innaturale. Cornice perfetta per quell’involucro,
bara come la chiamavano alcuni. Di un materiale cristallino, Roy l’aveva creato, levigato con cura
maniacale ogni filo, ogni viticcio; così da preservarla, proteggerla… nella forma l’ombra di un sogno,
di un risveglio che mai sarebbe avvenuto. Lo scorse appena, il viso della donna diventata l’Oracolo.
Un tocco lo frenò, gelo a irrompere nel freddo, sottile a sfiorar la gola. La spada di Roy, Nandaka,
nascosta ai più come da usanza tra i Forgiatori. (3)
« Non osare fare un altro passo. »
« Altrimenti? »
« Stai attento, Kurosaki Ichigo. »
« Fallo… fallo e basta. »
Così accadde. Rapido scorreva il sangue; stridente il cozzare del metallo; viscida la carne a lacerarsi e
rigenerarsi. Suono acuti, disturbanti, risuonarono fuori dalla Camera dell’Oracolo, tra sale buie e
riflessi scarlatti; in mezzo a rovina, a verità celate e ora inesorabili.
Così... ogni legame si spezzò, lì dove nessuna Luce avrebbe mai più brillato.
« Nessuna profezia… perché? Perché?! Chiavi, delle stupide Chiavi e non quei mostri…! Se avessimo
saputo… se avessimo saputo Orihime…Orihime...! »
Ma vuoto era lo sguardo di Roy, perché non esistevano risposte; nel Cuore restava la paura più grande;
il fallimento. Incerta la presa sull’arma, la punta conficcata nel suo fianco; affannato il respiro mentre
lo teneva bloccato contro una collana.
« Capisco… », una sola parola, scandita dopo un tempo indefinito; altre rimasero sospese a lungo
nell’irreale silenzio, « nonostante tutto... nonostante tutto questo tempo, non t’importa nulla di noi.
Fingevi, fingevi e basta. Lei… gli affetti perduti… cieco… se continui così… no… è inutile, ormai non…
ah… e io che volevo solo aiutarti... idiota... »
Fallimento. Rassegnazione. Pentimento. Roy sapeva essere irritante anche nella sconfitta.
« Bravo, finalmente hai capito. Egoisti…! Ecco l’essenza degli Immortali! A nessuno frega più un
cazzo! Salvare i Mondi? La Missione? Quanti sono disposti a continuare secondo te? Guardarti
attorno, Roy! Guarda come scorre la nostra Superbia! »
Un sottofondo improvviso; nelle risate, nei commenti bisbigliati; nell'indifferenza, ceneri di Speranza
risorsero come Discordia; o forse no, forse essa era sempre stata lì, a sussurrare ai poveri Cuori
immortali. Inevitabile Discordia, come la voce di Roy a riecheggiare in parole dure, inflessibili.
« Ah… siamo tutti ciechi… eppure ora… mi è tutto chiaro. Se è questo il tuo desiderio… vattene...
se è questo il vostro desiderio, andatevene... andatevene e non tornate mai più. »
Si allontanò senza voltarsi, la punta di Nandaka a sfiorare il pavimento, indifferente ai pochi che si
avvicendavano, implorandolo di ripensarci. Ichigo rise, osservandone la figura sparire tra le ombre.
Una carezza sfiorò la spalla… Neliel, solo Neliel.
« Ichi… che cosa hai fatto? »
« Meglio io che qualcun altro… ah… e poi chi se frega… chi vuole restare qui? »
Fredda la colonna; fredda l’aria; gelido il sangue a sfiorare le ferite; gelido il Cuore.
Hime era...
« Andate tutti al diavolo… io devo uccidere… devo... raggiungere Kugo e Askin… sì, loro capiranno…
sicuramente capiranno... »
Hime era morta.
Solo allora pianse.


Lacrime.
Lacrime bagnarono il viso, facendo scorrere nel Cuore una tristezza sconosciuta.
Aqua Sollevò lo sguardo. La Luna risplendeva, pallido astro a farsi strada nelle tenebre;
i raggi baciavano la nuda terra; rosso e nero, un gioco perfetto di sangue e fango.
Rammentò le Destiny Island; il breve duello tra Kugo e Riku; parole a cui all’epoca non
aveva dato troppo peso;

- Sofferenza? Concetto troppo grande in bocca a un moccioso... -

Lacrime nel Cuore. Parole a perdersi negli ultimi fragori della battaglia.
« Ora… ora capisco… mi dispiace… mi dispiace tanto… »
Si asciugò il viso, rigettò la tristezza, una tristezza che non le apparteneva.
Nello stesso istante Neliel balzò nell’ombra; la Luce era vicina, pronta a essere rilevata.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Fuori rumore, dentro silenzio.
Fuori la battaglia, dentro la quiete.
Non proferiva parola, nemmeno ora, a pochi passi dalla fine. Farlo sarebbe stato superfluo,
al limite del banale. Ichigo era lì, a vomitare frasi sconnesse, folli, malinconiche, colme di se e
ma, di cosa poteva essere e non era stato. Attorno, rovina soverchiava altra rovina; sangue si
mischiava, risplendendo scuro sotto i raggi della Luna, brillando sotto lampi violenti.
Fuori battaglia. Dentro quiete.
Kugo non ne aveva bisogno; ascoltarlo avrebbe trascinato altre parole, allungato un tormento.
Scattò indietro schivando un fendente, le zampe s’immersero nella fanghiglia. Un balzo,
Gram a tendersi avanti; attingendo dal Seiðr, fiamme avvolsero la lama. Un affondo preciso,
contro il petto. Un rumore sordo, simile a ossa spezzate, nonostante avesse reciso la carne...
ancora e ancora… verso un Cuore perduto.
La fine era vicina; lo avvertiva nel suo sguardo, nell’ultimo barlume di lucidità, lo stesso che
desiderava una morte onorevole; una morte in battaglia.
« …e in questo Mondo… infine i ricordi, i ricordi di Ichigo Kurosaki, Sostituto Shinigami. Se fossi
giunto ai Confini, da te e Askin, avrei rovinato… distrutto legami ancora una volta… legami preziosi
che vi hanno aiutato a esser qui. Potevo solo avvicinarmi… aspettarti… in attesa della fine.
»
Il Lupo ancora una volta non disse nulla; pochi colpi e il Cuore…
Ma un pensiero giunse, a fronte a parole tanto sincere.

Le nostre strade si sono divise tempo fa, io... scelsi di lasciare dall’Hlif, ricercando le Chiavi…
tu rimanendo accanto a Hime. Nella disperazione… avevi una possibilità di salvarti. Se solo avessi
ascoltato la sua Luce, come me, come Askin… se solo non avessi ricordato...
(4)

Un sorriso, amaro, si dipinse sulla labbra ferine.
Un fendente; Gram ruppe l’Oscurità; lingue ardenti dissiparono le Tenebre.
Parole sorsero dal Cuore, unica verità a poter essere pronunciata lì, a un passo dalla fine,
infrangendo il tacito silenzio.
« Noi… camminiamo su sentieri sporchi di sangue. Se ti avessi raggiunto prima del tempo, sarei
diventato come te, Ichigo.
»
Forse… aveva già udito parole simili, in un altro tempo, in un’altra vita.
Ichigo sorrise e chiuse gli occhi.
« Lo so… lo so, Kugo. Grazie… ringrazia anche Neliel. »
« Lo farò… amico mio. »
Scintille. Tyrfing si spezzò; Gram aprì l’ultimo varco. (5)
Lo vide cadere sotto il peso della lama; accasciarsi a terra; vide il sangue estendersi,
mischiarsi al fango. Ritirò la claymore. Il Cuore era lì, nero come la pece tra le pieghe del
petto, il battito via via più lento. Vide lacrime brillare negli occhi, baciate dalla luna che
ora risplendeva alta in cielo; in esse non vi era Pace, né mai ci sarebbe stata.
Poi… un filo di Luce si legò al Cuore.
Kugo si voltò appena; Aqua, RainFell… immagine bellissima e temibile; miracolo dal sapore
di maledizione.





(0) Si veda scena nel fiume Capitolo 5.

(1) « accadde qualcosa che l’Oracolo non aveva previsto… dove le ombre sono più fitte, il futuro è
invisibile.
»
Si collega al Capitolo 6 di AAA; Shura, per persuadere Askin ad accettare Donald e Goofy,
menziona in maniera velata lo stesso evento, ovvero la nascita dei Døkkafirar e alle sue
conseguenze;
« sapete bene quanto i cammini possano mutare, nel bene e nel male. Esistono eventi che neppure
l’Oracolo può prevedere.
»

Tutti gli eventi raccontati, tra cui lo Scisma ( menzionato già nel Capitolo 1 EOR, Scena Shura/
Mephisto), sono menzionati qua e là anche nei precedenti Atti/Capitoli (es. Capitolo 9 AAA,
Scena Luxord/Askin, quest’ultimo menziona la caduta dell’Hlif; nel Capitolo 8 AAA Edward
nomina per la prima volta i Døkkafirar ecc, ecc).
La risposta di Neliel serve anche a riepilogare nuovamente gli eventi principali della storia
dei Fyrir.

(2) « La morte… ricordando la morte… sono qui. » [Frase Aqua. Capitolo 6]
« Segui questa strada. Di fronte alla morte… sii forte, sempre. » [ Frase Kugo, Capitolo 6]
« Anche nell’Oscurità più fitta, troverai la Luce. » [Frase di Maestro Eraqus ricordata da Aqua, Capitolo 7]

(3) Nandaka: nome originale della spada del Dio Vishnu; "la spada pura" rappresenta jnana
(conoscenza), e creata dal vidya (tradotto saggezza, scienza, apprendimento, erudizione,
filosofia) (fonte Wikipedia).

(4)Le nostre strade si sono divise tempo fa. Io scelsi di lasciare dall’Hlif, ricercando le Chiavi...tu
rimanendo accanto a Hime.

In riferimento al flashback presente nel Capitolo 5; quando Kugo s’immerge nel fiume.

(5) Tyrfing; importante spada della mitologia norrena, che appare in un poema chiamato
Hervararkviða, oltre che nella Saga di Hervör e nella saga di Oddr l'arciere.
Spada maledetta; avrebbe ucciso un uomo ogni volta fosse stata impugnata, sarebbe stata
la causa inoltre di tre grandi mali. (Fonte Wikipedia)





Angolo Autrice;

Ammetto che questo capitolo sia più lungo e intenso del normale… ma finalmente altre risposte sono giunte per voi cari lettori. Tutto chiaro? Viste le spiegazioni nelle note, vi delizio con alcuni aneddoti più o meno importanti.

0) Circa l’inizio del Capitolo;

Colui che protegge. La Speranza in grado di sconfiggere ogni nemico... impotente contro
l’Oscurità. Kazui, le tue sorelle, tuo padre, gli amici di una vita… morti! Divorati!


Colui che protegge... è la traduzione degli ideogrammi di Ichigo.
Kazui è invece il figlio che lui e Orihime hanno a fine Manga (dettaglio non cambiato nel mio Finale Alternativo). L’Ichigo e l’Hime che vediamo qui, sono cristallizzati all’età di 28/30 anni. Mentre Kugo ne ha 38 (dettaglio inventato a me e ampliato nel Finale Alternativo).

1) Far combattere Kugo e Ichigo in formato Lupetto.
La scena ricalca una simile (mai scritta a dir la verità) di un mio vecchissimo progetto (risalente al primo account su EFP, più 10 anni fa ormai); AUFantasy (magia molta magia) su Bleach; la scena avrebbe visto protagonisti Ukitake e Kugo combattere in mezzo alla neve: visivamente avrebbe spiccato la contrapposizione tra Lupo Bianco e Nero.
Piccolo tributo che mi scalda il cuore.
2) Inerente a Bleach; sul finale di questo Capitolo Kugo dice;

« Se ti avessi raggiunto varcando i Confini prima del tempo... sarei diventato come te… Forse… aveva già udito una frase simile, in un altro tempo, in un’altra vita.

Ho voluto omaggiare lo scontro che li vede protagonisti nel manga/anime, dove invece è Kugo, di fronte alla “morte” per mano del ragazzo, a chiedersi;
Se i nostri ruoli si fossero scambiati, saresti diventato come me? (traduzione non ufficiale a opera di Team Revolution).
Anche le ultime battute omaggiano lo scontro originale.

Per quanto riguarda i nomi delle armi; fa strano non vedere Ichigo brandire Zangetsu… però ehi…il materiale Fyrir attinge della nostra mitologia/religione/lingue antiche; per le armi traggo spunto da quelle leggendarie di varie mitologie; per gli oggetti uso parole latine; per le classi Fyrir e controparti Oscure il norreno antico; per costruzioni l’italiano ecc ecc .
Ora ho parlato fin troppo, è giunto il momento di salutarci. Come sempre ringrazio tutti i miei recensori, coloro che hanno inserito la Saga nelle varie categorie e come sempre… se questo capitolo vi è piaciuto lasciate un like (come non farlo? Ho strappato qualche lacrima right?).
Un saluto e alla prossima... con la conclusione di questo miniarc.

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Take it out on me ***


8. Take it out on me



Aqua aveva lasciato Dun Broch sei giorni addietro; partenza, addio; sullo sfondo nebbia a
scivolare sopra montagne e spazzi di foresta, mentre il sole, timido, aveva sfiorato il cielo,
baciando il mare e fiumi tornati limpidi. Aveva salutato, la Prescelta, gentile, i Messaggeri
a guidarla nel vasto mondo, verso nuovi mali e minacce.
Ora, Merida ammirava il paesaggio colorarsi nella tiepida luce dell’alba; in basso le possenti
mura delineate dai rigidi riflessi della pietra, creavano un contrasto perfetto.
Panorama caldo, famigliare, dove vivere...

Continuare a vivere…

« Tesoro, di nuovo mattiniera?! Da giovane dovevamo trascinarti giù dal letto e guardati
ora…! »
Il padre entrò e subito corse ad abbracciarlo. Un gesto caloroso, sempre, ogni giorno, così
si era promessa di fare; dissipate le ombre, guardare avanti, essere Luce, donare Luce.
« Piuttosto… voi dovreste riposare di più al mattino », lo rimproverò dolcemente.
« Tranquilla. Queste gambe sono ancora solide come una quercia! »
« Beh… una è di quercia! »
« Come sempre la prontezza di spirito non ti manca. Conservane un po’ per Lord MacGuffin,
mi raccomando! »
« Cosa?! Gawen sta arrivando?! »
« È giunto ieri notte e ha preferito non disturbati. Dovevo dirtelo subito? », chiese ironico.
Neanche a farlo apposta le voci dei fratelli risuonarono all’esterno, accompagnate da quella
pacata e sicura di Gawen. Veloce finì di prepararsi; un mantello leggero, i capelli raccolti in
una coda. Sbuffò sotto l’espressione divertita del padre, precipitandosi fuori. Le scale, la sala
del trono, le cucine; guardie e servitori a rivolgerle brevi inchini, i Cuori rinnovati verso
un futuro di abbondanza e prosperità. Speranza. La rivide in Hubert, Hamish, Harris; negli
occhi del giovane Lord. Un legame fraterno il loro, creato negli anni, da quando le visite si
susseguivano ogni primavera e autunno.
« Oh! Buon-dì Merida! », salutò prima di ricevere un fendente di Hubert, armato di spada in
legno.
« Così non vale! Sorellona! Non distrarre Gaw ogni volta! »
« Un taglietto non basta! Sono ancora vivo! », e di rimando agitò l’ascia, anch’essa in legno.
« Lord MacGuffin », rispose trattenendo una risata.
« Ehi Hub! Fra poco tocca a noi! », protestò Harris conoscendo la testardaggine del maggiore.
Sorrise Merida, avvicinandosi a lui e Hamish. Li strinse ignorandone le proteste; nulla in
quei
giorni appariva più meraviglioso, gratificante di un abbraccio.
I duelli si conclusero di lì a poco; un abbondante colazione risanò le energie dei Principi,
dopo di che due destrieri vennero sellati. Cavalcarono a lungo, Merida in sella a una bianca
giumenta, Gawen al suo stallone grigio come i cieli d’inverno, giungendo infine alle Cascate
di Fuoco, luogo che tanto le era caro, tornato come altri all’antico splendore. Sedettero vicino
alla riva, i cavalli lasciati liberi, mentre lui seguitava a concludere il discorso.
« Messaggeri di Re Fergus portarono notizia circa la Prescelta e la vostra partenza. Ammetto
la mia preoccupazione non fosse poca a riguardo. Avrei voluto farvi visita quest’inverno,
purtroppo ad aggravare il subbuglio seguito alla maledizione, si aggiunse la salute di mio
padre… è stato un periodo buio per tutti. »
« Vi ringrazio… e vostro padre? »
Un’ombra si palesò nel suo sguardo, ma come sempre non vi fu pesantezza mentre volgeva
il capo avanti, riflessivo e calmo.
« La pazzia lo perseguiterà fino alla fine…e questa sciagura non ha aiutato. Prima mi accusa
di essere un codardo. Rafforzare le conquiste a Sud era fondamentale per il Clan MacGuffin,
ma come potevo restare indifferente e lasciare tanti guerrieri così distanti? L’attimo dopo mi
sprona a riunire i più valorosi, partire e distruggere il male. No... lasciare che tanti morissero
invano… era giusto farli rimanere coi propri cari, specie con l’inverno alle porte e l’oscurità a
infettare i Regni. »
« Siete stato ragionevole e… mi dispiace, non pensavo fosse peggiorato a tal punto. »
« Non siate in troppo in pena. Ora... parliamo di voi. Ricordo attendavate con ansia l’arrivo
della Prescelta. Deve essere stato un’onore viaggiare insieme a lei, assisterla nell’impresa.
Speravo d’incontrarla, ma un nuovo cammino l’attende... così mi ha raccontato vostro padre.
Il resto vi prego, desidero saperlo da voi. »
Quante volte aveva udito tale richiesta, quante volte rievocando sensazioni contrastanti.
L’epilogo appariva incerto, confuso, stritolato da una magia oscura e potente; la protezione
del santuario, il fragore della montagna, latrati nel buio, un silenzio carico d’angoscia; infine
Luce... Aqua, i Lupi, un nuovo orizzonte baciato alla luna. Paura, Terrore, Speranza.
Indugiò, non voleva riferirgli questo; l’essenza di un viaggio destinato a diventar leggenda,
era racchiuso in lei.
« In verità non ho molto da raccontarvi. Angus morì prima che giungessimo a destinazione.
Il male era potente… e se non ci fosse stata Aqua anch’io... », una pausa a scacciare la lieve
inflessione, « non so cosa si celasse in quegli abissi. Riconobbi i miei limiti… solo gli eroi
possono uccidere i demoni, reggere i doni degli dei. Mentre la battaglia infuriava lontana,
invisibile, capii che nulla contava più di vivere… vivere e tornare a casa. Quando tutto finì,
lei era illesa, solo il Lupo nero aveva profonde ferite sulla schiena. Non raccontò nulla… né
allora né durante la breve permanenza a Dun Broch. Non importa, così compresi osservando
la foresta rifiorire, l’importante è essere vivi. »
Dolci risuonarono le ultime parole, al che tutto divenne vivo e luminoso come non mai:
il fiume, le Cascate, i bianchi tronchi delle betulle, e Gawen, soprattutto Gawen.
Si era fatto ancora più alto, le spalle ampie, la muscolatura massiccia; del ragazzo timido e
impacciato di otto anni prima rimaneva poco sia nel corpo, sia nello spirito. Non aveva
avanzato proposte nel desiderio di conoscerla, lasciando scorrere sincerità, senza barriere
o dogmi. Così rifletté a lungo il giovane Lord, dettaglio che aveva imparato ad apprezzare.
« Siete cambiata molto Merida. Le vostre sono parole profonde e sagge. »
« Anche voi. Una sciocchezza, ma... da tempo avete smesso di parlare in quel modo strano. »
« Uhm... avevo le mie insicurezze. Curiosamente è stata la follia di mio padre a… beh, come
dico sempre dopo le sventure si susseguono lieti eventi. »
« Come essere qui con voi… ah! Scusate! Prima avete espresso preoccupazione e... »
Ecco l’imbarazzo a coglierla; ecco Gawen sorridere, un sorriso riservato solo a lei.
« Sì… ero molto in pensiero a dir la verità », sussurrò, la mano sopra la sua.
Dolce tepore, Speranza nel Cuore.
Sorrise a sua volta… mentre un dolce pensiero si rincorreva in lei.

Dissipare le Ombre, vivere nella Luce, nell’Amore.
Grazie Aqua. Ovunque tu sia… spero troverai la felicità.


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Melodia antica a intrecciarsi col tessuto del Mondo; fili del Seiðr plasmati come note di uno
spartito. Neliel cantava, ancora e ancora, come in una ballata intonata da un bardo, quasi
volesse suggerire al Mondo l’impresa destinata a diventar leggenda. Motivetto appena
sussurrato e solo lì, a ridosso della Fenris, trasformato in un canto curativo; gesto ripetuto
ogni giorno all’imbrunire, il manto baciato dai tiepidi raggi nel sole, ammirando all’alba un
frammento di terra purificata.
Aqua sedeva, la malinconia a mischiarsi all’attesa; quella sarebbe stata l’ultima volta; eppure
tornò a domandarsi quali scenari avrebbe rievocato concluso il rituale. Le parole arrivarono
di lì a poco, puntuali mentre la Guaritrice scrutava il canto diffondersi lontano.
« Ho risanato terre baciate da cieli dorati, orizzonti solcati da tre lune, altri da due soli. Su Mondi vidi
foreste di cristallo, in altri immensi regni sotterranei, città fluttuare tra le nuvole.
»
Così ascoltò queste e altre parole, un’ultima volta, immaginandosi paesaggi sconosciuti
mentre un lieve tepore scaldava il Cuore.
« Mi mancheranno questi momenti », confessò infine.
« Anche a me Aqua. È stato un onore assistere al potere dei Keyblade. Negli ultimi istanti ho avvertito
la pace nel suo Cuore. L’ho ripetuto parecchie volte ma… grazie, davvero.
»
« Io… di nulla », si corresse rammentato quanto la Eri si era prodigata verso l’amico,
rimanendo vicino nella disperazione e nella follia.
Sedeva accanto a lei, come allora negli abissi della montagna, come ora nella quiete.
Nonostante le sembianze di lupo accennò un sorriso, poi... accadde; meraviglia nella
meraviglia. Un suono simile a uno scintillio ed ella tornò all’antico splendore. Come molti
Fyrir, Neliel possedeva una bellezza ammaliante; alta, le forme abbondanti racchiuse in una
camicia bianca e shorts di jeans; alti stivali in pelle donavano slancio alle gambe; la chiama
verde smeraldo raccolta in una treccia; una cicatrice, unico dettaglio a deturparne il viso
altrimenti perfetto, dritta a percorre la fronte sfiorando la guancia destra; nelle iridi grigiastre
una serenità a lungo attesa.
« Avevo promesso di farlo appena tutto fosse finito. Ora... devo guardare avanti. Curato
questo Mondo, andrò ai Confini », annunciò, lo sguardo rivolto al cielo, « ringrazia ancora
Kugo e… non angustiarti… non è sempre stato così. » (0)
« Capisco », scosse il capo, scacciando la punta di malessere, « co-comunque sono certa ti
troverei bene. Edward e Winry sono gentili, Amaimon è un po’ dispettoso e... Terra, Ven,
Kairi, Mickey… legherai molto con loro. »
« Non ne dubito. Buona fortuna, Aqua. Per tutto. »
« Grazie... buon viaggio anche a te, Neliel. »
Un dolce saluto prima di vederla saltare, leggiadra nella brezza, prima che la foresta in basso
la inghiottisse. In breve il sole tramontò lasciando spazio alle ombre; ombre a distendersi
su un’orizzonte diverso, traboccante di vita; stelle iniziavano a puntellare la volta celeste,
il vento trasportava l’odore pungente dei pini, qua e là riecheggiavano bramiti di cervi e
canti di fagiani. Immersa in quel paesaggio, volse un ultimo pensiero a Merida, Re Fergus,
e i Principi; riuniti, pronti a guidare il popolo verso un nuovo futuro. Chinò il capo, un tacito
addio, prima di tornare sulla Fenris.
Ritrovò le cucine ancora, come il resto dell'aeronave, nelle fattezze di antico maniero.
Accese il falò, una volta ridotto in brace mise la pentola a bollire; tagliò due patate, mezza
carota, un sedano, un pezzo di carne. Un’oretta e lo stufato era pronto, fumante nel piatto,
sopra la tavola apparecchiata solo per lei.
Senza Neliel tutto era vuoto, più vuoto di quanto già non fosse.
Lui… non le più aveva rivolto la parola, ne si era fatto medicare le ferite, rifiutando persino le
cure della Eri; da quando erano tornati all'aeronave poi, lo vedeva di rado, ombra sfuggente,
chiuso il più delle volte nella propria camera.
Silenzio, distanza, muro... quanto avrebbe voluto infrangerli, dar voce a pensieri, dubbi,
certezze che traboccavano nel Cuore. Forse… forse…

Il filo si spense in un Cuore morente, si spense nel sangue.
Nel cielo la Luna era tornata a splendere, tanto da far apparire la notte giorno; brillava su di loro,
sul corpo di Ichigo… infine ecco, l’Oscurità abbandonarlo come sabbia mossa dal vento, lì, alla fine
di tutto, alla fine di un’esistenza immortale. Un manto color ambra si rivelò ai suoi occhi, sfumature
dorate pizzicate dalla luce argentea; solo le ferite a deturparne la perfezione.
Istanti sospesi… un bagliore sbocciò dalle Tenebre, come un fiore dal sale.
Una voce risuonò, la voce di Hime, dolce e carica di Speranza.

« Ichi… questa volta sono stata io a proteggerti. Non disperarti… lascio questa esistenza felice,
sapendo di averti salvato… di aver salvato tutti. Ricorda… sarò con te. Sempre. »

Ichigo sollevò il capo.
Istanti sospesi... stupore, meraviglia, pace dentro lacrime sporche di sangue.
« Come ho fatto a non...? Eri nel mio Cuore Hime… ah… aveva ragione Roy, siamo tutti ciechi.
Se in quell’istante... se solo… ah… però ora sono felice… felice di averti rivisto, amore mio. » (1)
Si accasciò. Lo sguardo vagò su di loro, soffermandosi infine su lei, sul Keyblade.
« Dunque sono queste... le Chiavi. Capisco… grazie… grazie, Prescelta. »
Così morì.
Aqua si accasciò, fra le mani vide RainFell brillare un’ultima volta; pianse mentre Neliel invocava un
canto, mentre il silenzio avvolgeva Kugo.
Ecco... le spoglie, il Cuore di Ichigo a dissolversi, polvere nella notte.
Così moriva un Immortale.


Da allora era tornato distante, incredibilmente distante.
Davanti ecco un piatto vuoto, attorno un silenzio irreale a stritolarla.
No, non poteva continuare così; non dopo giorni, parole, una vicinanza sfiorata e
perennemente in bilico; non dopo traguardi e nuove oscure consapevolezze.

- Sei forte Aqua, la più forte. Non arrenderti, promettimelo. - (2)

« Mi hai donato un frammento della tua anima... per salvarmi quando le tenebre si fanno più
fitte. Eppure continuo a chiedermi perché, perché non sento nulla? Kugo, fin dal primo istante
ti ho paragonato a una tempesta. Se sei una tempesta... io sarò l’onda che l'attraverserà. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Dolore a scandire il tempo, a delimitare lo spazio in un infinito vuoto nero. Dolore a rivoltare il corpo,
distruggere ogni pensiero, soffocare ogni lacrima, ancora e ancora. Soffriva la carne, pulsavano le ossa,
lamenti riempivano il silenzio. Strisciava, il Cuore resisteva. Filo di volontà a guidarlo…

Raggiungila.

Voce, Certezza nel Cuore.
Lei era lì. Era viva.
Era lì, come lui; il corpo nudo, gravido di sudore, a rigettare ogni fluido possibile.

Raggiungila.

Kukaku apparve magnifica, pure nella disperazione che bussava al Cuore, ai loro Cuori.
La strinse forte, la strinse rammentando l’istante in cui, piombato in quel calmo inferno, aveva temuto
il peggio. Un tepore... al che le avvertì, lacrime sfiorargli il petto, la disperazione emergere dagli abissi
del Cuore.
Rivide la Soul Society in fiamme… mostri, abomini mai visti…
…., ….
Non avevano fatto in tempo.
Erano morti. I loro figli erano morti.
Il Mondo era stato divorato divorato.
Pianse… lacrime sul viso sporco, lacrime a bagnare di capelli di Kukaku.
Amore, unica Luce nell’oscura rinascita.


« Piangemmo… finché per loro non rimasero più lacrime... »

Quel Mondo aveva sempre esercitato un fascino particolare. Incanto risaltato da una fragile calma,
poiché un giorno i sigilli si sarebbero spezzati, l’Oscurità avrebbe fatto ritorno. Un nuovo capitolo era
alle porte; deliziarsi ammirando tali paesaggi risuonava in un dolce e amaro preludio.
Runeterra traboccava di panorami mozzafiato, ribollenti di forze antiche e magia; fra tutti, l’arcipelago
di Ionia regalava gli scorci più variopinti; lì, ogni palazzo e casa seguiva le linee naturali, incastonandosi
nella roccia o seguendo la sinuosità di alberi millenari.
Kukaku era lì. La guardò e quel pensiero sovvenne ancora. Era bella, tutto in lei si fondeva col bosco e
le foglie rosse; lo tsukesage di seta scarlatta, i fiori di ciliegio ricamati a risaltarne la curva della schiena;
i capelli corvini si confondevano con le linee dei tronchi, le iridi turchese parevano schegge recise dal
tramonto.
« Non mi stancherò di dirtelo. Hai preso la decisione giusta, Kugo. Cercare le Chiavi… partire con
Edward, Winry, Mephisto e i fratelli...! Forse... è l’unica occasione per legare veramente con loro.
Ne sono felice, tanto felice. »
Lo disse sicura e in un attimo la ritrovò stretta a se; i capelli persi nella brezza.
« Uhm… ora posso dirtelo? », domandò lui quasi a bruciapelo.
« Cosa? »
« Beh… un po’ invidio la naturalezza con cui tu e Yoruichi avete creato un gruppo coeso. Tra voi
si percepisce amicizia, sincera amicizia. Mi trovo bene però… è giusto sia io a creare nuovi fili. »
« Uhm… qualche giorno fa Yoruichi mi ha raccontato qualcosa di molto simile. Ah! Per certe cose siete
due gocce d’acqua tu e Askin, non per niente »
« Siamo migliori amici? », concluse mentre l’ironia lasciava il passo ad altre sensazioni, « Se soltanto
non fossimo pochi a pensarla così… specie Ichigo… io... »
« Ehi… sei stato gentile a proporgli di partire. »
« Forse avrei dovuto insistere », il tono duro come ad ammettere la peggiore delle colpe.
« Kugo… è andata come è andata. Non preoccuparti, baderò io al mio cuginetto. Fate buon viaggio tu e
Askin, promesso zuccone? » (3)
Parole sincere, carezza a scaldare il Cuore, un sollievo nell’anima come fiore appena sbocciato.
Si ritrovò a sorridere, a specchiarsi nei suoi occhi, a baciarla assaporando labbra bagnate, quasi si
fossero posate lacrime sottili. Era quello il sapore della lontananza?
« Promesso... mi mancherai, Kukaku. »
« Anche tu… anche tu... »
Nessuno conosceva la durata, né dove esattamente avrebbero risuonato le Campane dell’Oracolo.
Eppure doveva partire. Si concesse quell’ultimo pensiero mentre le sfiorava il collo, mentre le dita
scivolavano sotto il tessuto scoprendo le spalle e il seno prosperoso. Doveva partire... forse era questo a
rendere tutto così intenso? A far muovere corpi bisognosi l’uno dell’altro? Intensi ogni gesto, tocco,
ogni respiro, dove delicatezza e urgenza si mescolavano come in un’antica ballata, quando gli amati si
uniscono in una notte di passione. Più volte ne ammirò la schiena muoversi sotto di lui; la udì soffocare
i gemiti contro la sua bocca; si deliziò contemplandone il viso, il corpo pervaso dal piacere mentre
l’apice giungeva lento, ancora e ancora. Doveva partire… e mai alba fu infine più sublime, tingendo
le foglie di sfumature ambrate, la loro pelle di frammenti dorati. Sopra gli abiti, Kukaku giaceva al suo
fianco, bella, bellissima. Era lì, a sussurrargli parole delicate; soffice ora il profumo sopra le labbra, eco
della notte appena trascorsa.
« Sai… anche se il buio avesse cancellato ogni ricordo, mi sarei innamorata di te ancora una volta. »
« E io di te. »


Una scia, il ricordo si dissipò tornando un lume in mezzo alla distesa di nebbia.
Afferrò l’ultimo, sottile e prezioso, dolorosamente prezioso.
La Lindwurm era giunta ai Confini; un giorno come altri, un giorno lieto… un vacuo
miraggio; fra le lacrime di Shura ogni cosa… ogni cosa…

« Quando mi vedrai… non ci sarò più… »
Era bella, in piedi sul balcone, stella circondata dalle bianche torre dell’Hlif…
« Shura ti avrà raccontato tutto…
Neppure l’Oracolo poteva prevederlo… dove le ombre diventano più scure, il futuro è invisibile…
… almeno posso dire… ecco, lascio quest’esistenza con onore.
Ricordi quel giorno? La notte ci aveva accompagnato attraverso la pineta, fuori le mura, poi... la betulla
solitaria in cima al crinale… e tu a sederti facendomi cenno di seguirti. Restammo così, abbracciati
osservando l’alba.
“ Lo faremo… se lo vuoi anche tu ”… risposi sì...
Dimenticammo i nomi dei nostri figli… …e il sole sorse…
…in questi ultimi istanti… mi torna alla mente il tuo sorriso... le tue parole...
“ Il Cuore non dimenticata. Nell’immoralità… il Cuore fa risuonare l’eco dei sentimenti. ”
Promettimi Kugo… promettimi... »
Un sorriso… prima che il nero tingesse ogni cosa, prima che il viso diventasse il ritratto della
paura.

Fili… ragnatele tessute con cura… fili velenosi, letali.
Un suono… qualcosa si celava nell’ombra…
Un ragno…
(4)

Le dita si serrarono, celando l’ultima immagine, facendo scaturire un guizzo dorato. Scintille.
Quel giorno... sarebbe stato il fuoco a divampare, a illuminare un sentiero sporco di sangue.
« Quel giorno… ti ammazzerò… »
Ricordi, immagini a sedimentare il rancore, estirpare ogni incertezza.
Ricordi per non dimenticare, per non smarrire se stesso.
Ora…
La percepì, fuori nel corridoio. Era lì Aqua, pronta a bussare.
Riemerse… ritrovandosi steso in un letto diventato troppo grande, troppo freddo. L’aria
lambì il torso nudo, la schiena dove nuove cicatrici si mischiavano alla pelle, al sangue
quando una si riapriva. Solo il tempo guariva le ferite inferte da un Caduto. Pure contro di
lui, un Døkkafirar, avrebbe subito lo stesso supplizio. Doveva guarire, più in fretta, da solo…
Lei bussò.
Raggiunse l’entrata, la carne si mosse in un suono sordo. Aprì e la luce, sotto forma di
fiaccole, tagliò le ombre, faro nella tempesta. Nonostante i consueti abiti scuri, Aqua brillava;
nella ricostruzione aveva lasciato da parte le lunghe maniche e i nastri bianchi attorno alla
vita. Ora la pelle brillava, brillavano i riflessi sopra il cuoio e i tessuti risaltandone le piccole
forme e curve. Nel mare dei suoi occhi consapevolezze, certezze cresciute troppo in fretta, e lì,
sul fondo, timori a bussare silenziosi.
Brillava come allora, quando RainFell era arrivata al Cuore di Ichigo.

Miracolo dal sapore di maledizione.
Uhm… fin dove arriverà il potere dei Keyblade?


« Kugo… co-come vanno le ferite? »

Fin dove arriverai, Aqua?

« A breve guariranno, tranquilla. »
Pochi istanti e tutto il silenzio, la distanza vennero meno.
La vide chinare il capo; un gesto innocente, ma carico di silenti verità.
« Senti io... ho riflettuto e… desidero parlarti, prima di ripartire. »
Non poteva essere diversamente. Si scostò lasciando la porta aperta; superata la penombra,
si sedette sul materasso. Lei entrò, passi soffici e cristallini si rincorsero fin quando si poggiò
al mobile di fronte a lui; le caviglie incrociate, le mani strette ai gomiti. Una tensione, fremito
impercettibile, simile a spine sferzate dal vento. Poi tutto cessò, la voce, soffice e decisa, si fece
strada fra loro cancellando ogni sforzo, ogni distanza, ancora una volta.
« Ricordi la sera in cui salvasti Merida? Mi dissi... di fronte alla morte sii forte, sempre.
Eppure all’inizio non capii, non capii quale fermezza ti avesse spinto fin lì, a uccidere Ichigo.
Riuscirei a fare lo stesso se Terra e Ven...? Questo tornai a chiedermi nei giorni seguenti. »
« E...? Hai trovato la risposta? »
Lo chiese di getto, senza darle tempo, osservandone lo sguardo muoversi agitato per un
lungo istante.
« Solo vivendo certi conflitti, si capisce fin dove siamo pronti a spingerci. Io… non lo so, ma
ho compreso altre cose. Esistono dolori distanti, dolori che non mi appartengono. Vidi un suo
ricordo e piansi, piansi quando morì… e in breve tutto tornò calmo. Fin ora la morte mi ha
sfiorato... da quel giorno, in mezzo alle ceneri di un villaggio quando il Maestro e Terra mi
salvarono. E ancora... quando Eraqus svanì, congiungendosi insieme a Xehanort al Kingdom
Hearts. Fu qualcosa di lieto. Ero felice... felice. Ma qui è diverso. Perdere le persone care così…
quali sentimenti agitarono Merida al capezzale della madre? E Ichigo, tanto tempo fa, quando
Hime scomparì e… no, non posso comprendere, non fino in fondo. Vedendo cosa era
diventato, capì quanto la vendetta, il fallimento l’avesse corrotto. Capì... solo tu potevi
salvarlo e con lui, questo Mondo, Merida, la sua famiglia. Gli volevi bene, hai agito... e
anch’io, nel rivelare la Luce di Hime. Però non voglio, non posso più esitare… per me... per
noi… perché noi siamo soli. È così, Kugo? »
Poche parole per una triste verità. Quella ragazza... era riuscita a percepirla nelle parole di
Neliel, e ora era lì, in attesa di una conferma che già sussurrava al Cuore, amara e crudele.
« Sì », rispose senza mezzi termini, « dopo lo Scisma, molti Fyrir peccano di Superbia. Senza
più freni, si divertono, rompono, calpestano vite come fossero insetti. Meglio cadere, piuttosto
che seguitare una lucida follia. Quindi sì... dovremo stare attenti… essere ancora più forti. »
Il pensiero andò a Shura, al cieco desiderio di riunirli. Ancora una volta si augurò lo mettesse
da parte; presto o tardi si sarebbe tramutato in un pericolo, per lei, per Sora. Eppure passò,
veloce come mai era capitato, e mentre la sorpresa andava sfumando si ritrovò a fissarla.
Era cambiata più di quanto volesse ammettere; l’aveva percepito lì, quando RainFell si era
fatto strada nel Cuore di Ichigo. Eppure... dubbi continuavano a rincorrersi, irritanti.

Vuoi spingerti lontano...

« Più forti… ascolta Kugo… volevo parlarti anche di questo, soprattutto di questo. Ci sono...
ombre nel mio Cuore. Devo sconfiggerle… solo così non vacillerò, solo così… »

… arriverai a me?

Sì avvicinò, indifferente quegli occhi che saettavano su di lui, confusi e imbarazzati; al Cuore
agitato mentre si chinava sovrastandola, mentre le mani scivolavano ai lati del mobile e il
respiro finiva lì, vicino all’orecchio, celandosi al suo sguardo. Così parlò, la voce sporca, un
lieve tepore a macchiare le labbra, lo stesso che aveva imparato a conoscere in giorni e notti
corrotti dalla follia di un caro amico.
« Uhm… mi chiedo come sia possibile. Riesci a passare sopra tutto, Aqua. Ti avrei parlato a
tempo debito dello Scisma… eppure non ti arrabbi, nonostante ti abbia nascosto informazioni
cruciali. Non chiedi nulla, non ti stupisci… circa la deriva di noi Fyrir? I salvatori... divisi,
folli… salvare i Mondi come condannarli, piegarli ai nostri vizi… questa è verità. Ah… non
provi terrore verso i Døkkafirar? Nati dall’Oscurità al solo scopo di gettarci ancora più nel
caos. Vagano celati a ogni vista, loro… loro appariranno prima o poi, consci del Potere dei
Keyblade. » (5)

Sei legato a me… ti sento… un giorno arriverai…

Le parole scivolarono come una massa fangosa. Vide un tremito scuoterne il corpo delicato,
in una distanza che andava riducendosi. Istanti sospesi, come allora. Ma non fu il sollievo di
Ichigo, né un sentiero scarlatto ad avvolgerlo. Mare. Aqua profumava di mare, un mare caldo
baciato dall’alba; così... la sentì, dopo un tempo indefinito, la voce s’infrangersi su di lui,
piccole onde, agitate e sicure.
« Io… immagino proverò paura, forse il terrore mi assalirà… ma tu sarai lì, a proteggermi. »
In fondo era vero. Lo era stato fin dal primo istante, quando le aveva donato lo Shrapenl fra
i recessi della Fenris, quando ne aveva incrociato lo sguardo in mezzo a un campo di fiori.
La pura verità risuonò ora ironica, terribilmente ironica.
« Sì… come sempre… »

Proteggerla da tutti… proteggerla dal Ragno...
Kukaku io... non ho mai avuto dubbi, preservando ogni legame, non rendendo vano il tuo… il vostro
sacrificio. Perché qui, ora… io non posso vacillare.
Così ho salvato Ichigo. Così ucciderò il Ragno… anche cento volte...


I capelli, gli occhi… erano forse il mare?
La pelle… perla preziosa?

Se soltanto ti arrabbiassi, se mostrassi un po’ di astio... non mi troverei ad ammirare e temere.
Ah… come diamine fai Askin? Anche tu prima o poi…
Io... no… non posso permettermi… non posso permetterle di…


Era vicino. Sarebbe bastato poco, pochissimo per annullare ogni distanza... così da percepirne
il respiro sul petto, il tepore lungo il corpo. Forse quelle mani si sarebbero mosse, lente e
impacciate, sfiorandogli la schiena, accarezzando quel dedalo di cicatrici vecchie e nuove?
Forse il sollievo...
« Ku-Kugo…! »
Sciocchezze, eppure...

…ultimamente mi chiedo se questa Luce… questa Luce...
È davvero forte…
Aqua…


« ...vieni. Dobbiamo fare un’ultima cosa prima di partire. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Aveva ancora il suo odore addosso quando raggiunsero l’esterno. L’aria della notte, le stelle
infinite baciavano la terra con la loro luce, eppure Aqua poté solo guardarlo. Kugo… lo
sentiva ancora, odore violento a sfiorarle la pelle, diverso da quello che lo contraddistingueva
in forma di Lupo; inchiostro, non avrebbe saputo definirlo in altri modi. Odorava d’inchiostro;
viveva in un mare d’inchiostro. Lo percepiva Aqua, riversando su esso ogni l’attenzione,
impedendo ad altre sensazioni di travolgerla. Poteva solo scrutarlo, l’odore d’inchiostro a
tessersi attorno a lei.
Sedevano vicini, in silenzio. Lo sguardo dell’uomo volgeva al cielo, come nel desiderio di
ricordare; risaltava il corpo sotto il bagliore delle stelle, i muscoli definiti, i capelli scuri.
Ecco.. ora riusciva a vedere; la spiaggia lontana e lei, piccola onda pura, circondata da
acque limacciose, agitate; ecco il contrasto mutarsi nella realtà, ferite vecchie e nuove
s’intrecciavano lì, sulla schiena, petto e addome integri.

Cicatrici… anche quelle inferte da Ichigo…

Pensiero improvviso, malinconico. Al che Kugo tese il braccio; Gram apparve, un lieve suono
a sferzare l’aria, un riflesso percorse la lama. La posò dandole le spalle, lasciando che gli occhi
vagassero qualche istante sul dedalo di cicatrici. Poi apparve, il biglietto di Ichigo: così Aqua
comprese come ogni cosa, anche la più piccola, legata ai Fyrir mutasse con essi; lui era morto,
l’oggetto aveva assunto una consistenza simile alla carta e ora, nella mano di Kugo, giaceva
rovinato, le lettere ferme, sbiadite. Riconobbe la sigla F75-002BC, a indicare il Mondo di
Merida. Lo fissò incrociando gli occhi del suo protettore; brillavano, come se egli avesse
concesso alla serenità di sporcare il mare d’inchiostro.
« Dopo aver dato pace a un Caduto, lo si brucia... », una pausa, un sorriso amaro, « l’abbiamo
fatto insieme... in maniera inaspettata da un lato. Concludiamolo insieme, Aqua. »

- ...non è sempre stato così. -

Rammentò le parole di Neliel immaginando lo stesso gesto ripetuto in altri tempi, Mondi,
da lui e altri Immortali. Gesto a cui Kugo la stava invitavano a partecipare; insieme, per
chiudere un cerchio, per non dimenticare. Così il biglietto venne diviso; le metà vennero
poggiate sopra la brulla terra, qualche sassolino a proteggerle dal vento. Fra le loro dita ecco
scaturire piccole fiammelle; istanti dal sapore d’eternità; scintille divamparono, frammenti
dorati si persero nel buio; nessun discorso, solo sguardi a contemplare il piccolo rito.
« Kugo… dov’è il suo Cuore? Si è... ricongiunto a questo Mondo? »
La domanda sorse spontanea, dolce nella sera via via più fitta. Avvertì la serenità vibrare,
eppure l’uomo attese un po’ prima di rispondere.
« No… come ricorderai, noi siamo nati dall’unione con un frammento del Cuore del Mondo
d’origine. Tre Mondi... i primi a essere divorati, tanto tempo fa. Per quanto rimaniamo in un
luogo e infine osservarlo, non esiste casa per i nostri Cuori. Quando moriamo resta solo
polvere… solo polvere », concluse alzando il capo, « ma osservando questo panorama, mi
piace pensare che sia qui, da qualche parte. Nonostante gli errori era… era un caro amico. »
Col Cuore… aveva parlato col Cuore, mostrando per la prima volta una sfumatura così
intima. Al che Aqua parlò, sicura; un tepore a cancellare la malinconia.
« Ichigo continuerà a vivere… nei nostri Cuori. »
Vide stupore incresparne lo sguardo, quasi fosse indeciso se accogliere o meno tali parole.
« Sì… è così. Grazie. »
Lo disse sorridendo. Un sorriso sincero, bello. Si chiese se il Kugo di un tempo sorridesse più
spesso; se fosse normale perdersi in esso, ritornare con la mente indietro, quando si era fatto
vicino, troppo vicino… quel respiro… gli occhi…
« Ehi… tutto okay? »
« S-Sì! Solo… è la prima volta che... ti vedo sorridere così », balbettò, lo sguardo puntato in
basso.

Egoista...

Eccola… serpe nel buio, l’Oscurità… riflesso.
Pensava di averla sconfitta, da sola nel Reame Oscuro, con l’aiuto di Sora, invece...
Un seme era rimasto, radicandosi di nuovo in dubbi e timori; aveva riposato a lungo,
invisibile, emergendo infine durante il duello fra i due Immortali. Eccola, in attesa di
prendere il sopravvento, libera da ogni vincolo, dalle catene che governavano una blanda
Oscurità. La voce di Kugo la raggiunse, quasi avesse percepito la fugace e cupa riflessione.
« Aqua… prima hai accennato a un’ombra, un’ombra dentro di te. »
Era lì, il debole bagliore della sigaretta a tingere il viso di una sfumatura calda; i pensieri a
vagare su di lei, sul futuro, su cose imperscrutabili… onde limacciose, vortice celato nella
tempesta; eppure... vi era ancora serenità.
La seguì, e non vi fu timore nel rievocare quei momenti; il salvataggio di Terra; la caduta nel
Reame Oscuro; la discesa in abissi sempre più profondi, sentieri attraverso Mondi contorti,
divorati dagli Heartless; infinite battaglie mentre giorni diventavano mesi, i mesi anni; poi,
superato un labirinto, tra corridoi di cristalli sospesi nel nero assoluto, ecco uno specchio,
un bellissimo specchio. Riflesso di dubbi, paure… così aveva preso forma
l’Oscurità; riflesso, così era riuscita a tornare nell’Oltre. (6)
Kugo ascoltò, attento alla più piccola inflessione, lo sguardo perso nella notte, come se
una parte di lui fosse indissolubilmente legata a essa, a ombre imperscrutabili. La voce morì,
improvvisa; troppo caotici i sussurri dell’Oscurità, bisbigli celati nella nebbia; futile ogni
tentativo di definire dubbi e paure. Solo allora l’Immortale parlò, vicino, sicuro.
« È la tua battaglia. Io... posso solo darti gli strumenti per affrontarla. Nei prossimi mesi
inizieremo l’addestramento. »
Ecco nuove consapevolezze, sentieri a sedimentarsi in lei, in loro.
Al pensiero la felicità l’avvolse, rinnovata quando egli riprese il discorso.
« Sei forte Aqua… il discorso di prima, in camera, ne è stata l’ulteriore conferma. In poco
tempo hai temprato la Mente, protetto il Cuore, sei…. riuscita a farti strada nel Cuore di
Ichigo, rivelare la Luce di Hime. Ora... eccoti, conscia delle tue Ombre. Addestrarvi... il passo
successivo mentre procediamo verso le rovine dell’Hlif. Addestravi in modo da tener testa
ai Hwergh. Il poter contare sulle vostre forze, plasmarle in questa realtà, senza dipendere
totalmente dalla nostra protezione, in modo non vacillare quando ci dirigeremo infine verso
la Porta dell'Oscurità. Al di là di tutto... è un dovere e un rispetto nei vostri confronti.
Noi...aggiungeremo un'addestramento più introspettivo. »
Sì, non c’era altro modo; una via semplice, giusta. Le tornarono in mente i giorni passati
insieme a Eraqus e Terra, nel Castello, in Regni fantastici; come allora fu gioia, travolgente
entusiasmo.
« Quindi... è possibile entri in contatto col Seiðr, come avevi accennato? » (7)
« Sì… quanto e come dipenderà da te e RainFell. »
Un futuro improvviso, speranze brillare in uno strano presente; il come l’Immortale mostrava
parti di se; inaspettato il modo in cui era riuscita a farsi strada nella tempesta. Cosa si celava
in messo a quelle onde limacciose? Eppure il presente appariva più vicino. Parole... quante
parole si erano susseguite in così poco tempo.
« Ho capito. Grazie, Kugo. »
« Di nulla… ehm… cambiando discorso... hai cenato? »
« Sì! Ho cucinato un po’ di stufato. Buono… forse leggermente salato. »
« Beh... direi manca il dolce. Uhm… ti mostro come fare i budini? Come lo preferisci? »
Parole leggere, a plasmare piccole cose come mai prima d’allora.
« Budini? Fra tutti... cioccolato bianco e caramello. Accidenti… ora che ci penso esiste un
Heartless a forma di budino. »
« Davvero? Quando lo sconfiggi cosa succede? Si scioglie? »
« Più o meno, più o meno…! »
In esse camminarono, una accanto all’altro, verso la Fenris, verso la prossima meta.
Eppure non poté far a meno di fermarsi; un passo per subito proseguire, così da
contemplarne ancora una volta la schiena e le cicatrici.

In quegli frangenti... ho avvertito rabbia in te… poi calma... per un’istante mi è parso volessi
abbracciarmi. Se solo… se solo quella strana confusione non mi avesse travolto… forse io...

Kugo, riuscirò a vedere dentro il tuo mare? Vedere il frammento che giace in me?
Sconfiggere le ombre… insieme a te, sicuramente io…


Pensieri dove tenebra e luce s’intrecciavano, come fili di seta preziosa.
Infine lo vide, il suo sguardo posarsi su di lei.
Un’istante e un altro pensiero giunse, carico di Speranza.

Vederti sorridere più spesso… essere una piccola Luce per te…
Al dì la tutto... che sia questo lo scopo del nostro viaggio, del nostro Legame?






(0) Tra le altre cose, fu Kugo nel Capitolo 6 a suggerirle di andare ai Confini.
L'aeronave di Neliel compare nello stesso capitolo, quello che agli occhi di Merida appariva
come un antico luogo sacro.

(1) Si riferisce al flashback presente nello scorso Capitolo.

(2) Frase Terra. Capitolo 7 di AAA.

(3) In riferimento al flashback presente nel Capitolo 5; dove Kugo propone a Ichigo di
seguirlo nel viaggio dall’Hlif alla ricerca delle Chiavi predette dall’Oracolo.

(4) Il primo pezzo mostra la rinascita di Kugo e Kukaku come Fyrir, vi è infatti un accenno
all’universo di Bleach nel menzionare la Soul Society; stessa modalità vale per TUTTI gli altri
Immortali e riprende il processo visto con Luxu nel Capitolo 5 di AAA, quando beve l’elisir
creato da Edward.
I punti di sospensione dopo "La Soul Society bruciare, mostri, abomini divorare ogni cosa" sarebbero
i nomi dei loro figli (compaiono nella mia Serie Another End, finale alternativo del Manga).
Kugo e Kukaku hanno scelto di dimenticarne i nomi come accennato:
a) nel Capitolo 1 scena finale tra Askin e Edward.
b) nel Capitolo 3 quando egli rammenta le ultime volontà dell’amata… che vengono riprese
qui e ovviamente in futuro, perché sì, saranno importanti sappiatelo.
Il Secondo si svolge prima che lui partisse dall’Hlif per cercar le Chiavi predette dall’Oracolo.
Il Terzo le ultime volontà di Kukaku, presenti nel Capitolo 3 con un dettaglio in più… che in
ogni caso ho aggiunto al suddetto, poiché in corso d’opera il dubbio è stato;
Come fanno Kugo e Askin a essere certi che…! Ecco…!
Un Flashback tra Kugo e Kukaku si era già visto nel Capitolo 5, quando l'uomo esce dal fiume.

(5) Sephiroth ne ha dato la conferma a Ukoku (Saiyuki), il Corvo (Capitolo 9 AAA), che ha sua
volta ne ha discusso con Priscilla (Claymore), l’Incantatrice (Capitolo 2 di EOR).
Piccolo Recap AAA/Inizio EOR
Poiché Sephiroth non è ancora in grado di occultare la sua presenza nel Seior, i Fyirir rimasti
allora ai Confini (Kugo e Askin compresi), deducono che la causa sia da reputare alle loro
nemesi; di conseguenza deve averli informati anche sui Keyblade.


(6) In riferimento agli eventi visti in Kingdom Hearts 0.2: Birth by Sleep – A Fragmentary
Passage; dove la storyline di Aqua si conclude con l’arrivo al Meridiano Oscuro e l’incontro
con Ansem il Saggio; da lì la trasformazione oscura in KH3 e il salvataggio da parte di Sora e
Riku (nel mio caso essa è avvenuta per mano di Amaimon, FFB Capitolo 2).

(7) Dettaglio presente nel Capitolo 2, prima della partenza dai Confini.





Angolo Autrice:

Salve a tutti ed eccoci finalmente alla conclusione del primo Mini-arc!
Arc durato due mesi e mezzo; sì, tanto tempo è passato da quanto i nostri due eroi sono giunti nel Mondo di Brave e ora si apprestano a ripartire.
Prima del grande annuncio vi delizio con piccole curiosità,

1) Nel concept originale era proprio il Giovane MacGuffin a essere scelto da Merida, ma alla fine i creatori di Brave optarono per farla rimanere single. Perché non fruttare questo dettaglio? Come accennare alla relazione senza andar contro lo spirito del film, ma anzi tracciandone un filo conduttore? Quindi… eccovi servito, spero che anche Gawen nel suo piccolo vi sia piaciuto. Il pezzo serviva sia a dare un scatto da Aqua e Kugo, sia a mostrare come la ragazza fosse cambiata rispetto all’inizio.

ps. Gawen l’ho inventato io… sia dei padri che dei figli non vengono detti i nomi nel film.

2) La scena sensuale tra Kugo e Kukaku è ambientata a Runeterra. Mi sono avvicinata da poco a LoL, ho comprato la Guida Ufficiale/Artbook I Reami di Runeterra (consiglio l’acquisto anche ai non fan)… e poi, perché non mostrare un Mondo 100% videloludico?

In questo ultimo capitolo ci tenevo a mostrare i cambiamenti di tutti, soprattutto l’evoluzione del rapporto tra Kugo e Aqua; i loro dubbi, difetti, cosa inizia a legarli e a continuare a tenerli lontani, oltre a forti motivazioni personali… su cui spero non ci siano più dubbi.

Infine vi annuncio che la Serie andrà in pausa fino all’anno prossimo.
In questi mesi ordinerò la linea generale degli eventi futuri (li ho in mente ma devo stenderli per bene). Sappiate i prossimi saranno due Capitoli di transizione: in uno compariranno Priscilla, Sephiroth, Ukoku e si scoprirà l’identità del Ragno; nell’altro la situazione nell’Universo di KH, vedremo chi sono altri Due Fyrir giunti ai Confini per proteggere i Prescelti. Dopo inizierà il nuovo MiniArc, Askin e Luxord nel Mondo di…! No Spoiler <3 Vi aspetto. <3

Un abbraccio cari, a chi mi ha seguito fin qui e chi ha appena cominciato questo viaggio. Non dimenticate di supportare la serie; facendomi sapere la vostra, inserendo le storie nelle categorie, lasciando tanti like ai capitoli. <3


Grazie per tutto il vostro supporto <3
Ci vediamo l’anno prossimo. <3

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. Divided Existences ***


9. Divided Existences



Il cambiamento si mostrava sotto diverse forme; veloce, inaspettato, lento, statico; difficile
comprenderlo e adattarsi di conseguenza; ma Kairi non si faceva sopraffare, anche di fronte
a sfide o nemici a prima vista insormontabili. Si era alzata presto e i passi già calpestavano
la sabbia delle Destiny Islands. Dietro Lea la seguiva, lievi sospiri a tradirne l’inquietudine.
« Sicura di volerlo fare? »
Il dubbio arrivò repentino, lì, sotto il ponte che conduceva all’isolotto del paopu.
« Sarebbe meglio seguire il consiglio di Mickey... aspettare siano loro a farsi avanti. »
« Tentar non nuoce e poi cosa abbiamo da perdere? », protestò, il tono leggero, le mani
intrecciate dietro la schiena.
Lea soppesò la domanda, più di quanto avrebbe fatto normalmente.
Un legame sempre più saldo il loro, in quella strana fase della vita; Lea c’era sempre, quando
il lavoro alla Biblioteca di Radiant Garden lo permetteva, si precipitava a trovarla; i giorni
passavano tra allenamenti, pomeriggi a gustarsi gelato al sale marino, cene in ristoranti
esotici, da soli o insieme a Riku e Isa. Parole, tante parole; ora più che mai Lea appariva come
una scintilla, un fuoco prezioso a illuminare giorni altrimenti grigi e solitari.
« Tentar non nuoce... immagino di sì. »
« Dal tono non sembri convinto. »
Un sospiro, le mani nelle tasche, un timore mentre lo sguardo scivolava rapido alle onde e
tornava su di lei.
« Da quando sono arrivati se ne stanno tappati nelle loro aeronavi. Io… finora ho provato
timore e ammirazione per gli Immortali, ma questi mi sembrano davvero irresponsabili. »
Critiche comprensibili, eppure Kairi sentiva di dover infrangere il velo dell’apparenza.
Incrociò ancora una volta i suoi occhi, prima che quel pensiero diventasse voce; aveva
riflettuto a lungo dopo la partenza di Sora, forse come mai in vita sua, fra notti insonni e
passeggiate notturne. Ora... tutto si rivelò a Lea, a Lea per primo. Un gesto sempre più
naturale, confessargli forze e debolezze, desideri e speranze.
« Sora vi ha riposto fiducia, ha deciso di aiutarli, di aiutare tutti noi. L’ultimo viaggio... per
chiudere la Porta dell’Oscurità. L’ha fatto senza esitare, come Aqua e Luxord. Nonostante
questo, io e Riku dobbiamo ancora… accettare un po’ di cose. Abbiamo scelto modi diversi…
a un certo punto credo sia normale allontanarsi. Riku viaggia con Mickey, si addestra con
Terra e Ven, torna a salutarmi, a trasmettermi quanto appreso... già... anche lui si preoccupa »,
il Keyblade apparve, un mazzo di fiori in procinto di appassire, « l’odio verso gli Immortali
ha gettato ombre nel mio Cuore, più forti di quanto immaginassi. Non bastano i sentimenti
verso Sora, nuove tecniche e magie apprese da te o Riku. Desidero... devo conoscerli meglio...
e voglio farlo insieme, Lea. » (1)
Lo ritrovò a scrutare Destiny’s Embrace; una sottile preoccupazione a incresparne le iridi.
La rigettò, improvvisa, quasi il discorso l’avesse raggiunto solo adesso, destandolo.
« Beh… sei stata convincente. Permettimi dunque di accompagnarti, Principessa. »
« Ne sono lieta. Dopo di lei, Cavaliere. »
Sorrise Kairi; fra tutti, questo era stato il cambiamento più dolce e sentito; piccole parole a
rendere unica la loro amicizia. Così proseguirono, i Cuori saldi, risalendo la spiaggia fino
al lato est dell’isola.
La tardiva alba tropicale si rivelò in tutto il suo splendore; intensi riflessi baciavano il mare
finché le onde non iniziavano a infrangersi lente sulla riva; il sole lambiva le palme,
trapassavano i pochi spiragli e mutando in sfumati raggi dorati. Un turista non avrebbe
notato nulla di strano, il paesaggio sarebbe apparso perfetto, armonioso, persino in ciò che
non esisteva fino a nove giorni prima; al lato opposto del litorale infatti, dove la boscaglia
lasciava posto ad arbusti e scogli, due alberi si ergevano maestosi lungo la parete, le radici
gremivano la roccia tuffandosi in un’ampia insenatura. Su entrambe le mangrovie, una casa
incastonata fra i rami. Bambù finemente lavorato, luci soffuse semplici ed eleganti; l’insieme
ricordava gli alloggi lussuosi ritratti nelle riviste di viaggio; nulla all’apparenza poteva
rivelarne il reale aspetto, aeronavi di uomini immortali. Le ricordava a malapena, tanto
in fretta erano state modellate; da allora nessun contatto, escluso il breve saluto iniziale.
Negli ultimi giorni aveva riflettuto anche su come approcciarsi ai proprietari; i Fyrir li
proteggevano da tempo immemore, lottando contro una minaccia più temibile degli
Heartless; se due si erano giunti lì, un motivo doveva esserci.
Lea recise il pensiero sfiorandole la spalla, al limitare di perfette illusioni.
« Ehi… quelli sono vestiti o sbaglio? »
Li vide appena, jeans buttati sopra le rocce; una voce costrinse entrambi a voltarsi.
« Ehi! Non vi facevo così mattinieri, mocciosetti. »
Gradassa, eppure mai non si sarebbe aspettata un tale imbarazzo; abbassò il capo prima di
scendere troppo in basso. Una visione fugace; chioma azzurra, fisico statuario e… senza veli.
Inizio decisamente sopra le righe, fortuna Lea era con lei, a spezzare l’iniziale confusione.
« Ma…! Cosa fai? Presentarti così di fronte a una ragazza?! »
« Ritorno da un bel bagno, con un mare del genere sarebbe un spreco non approfittarne »,
rispose spezzante, « e poi… mi presento come mi pare, chiaro Lin? Ehi… non vi facevo così
pudici, davvero voi due non… va beh... sentiamo, che siete venuti a fare. »
Lo sentì avvicinarsi, ma qualcosa suggerì che no… non aveva alcuna intenzione di rivestirsi.
Pure l’amico giunse alla stessa conclusione, più irritato che mai.
« Questo dovremo essere noi a dirlo! Vuoi... davvero continuare la conversazione così,
Grimmow?! »
« Grimmjow », lo corresse l’uomo, « Lin e Kiara giusto? »
« Lea e Kairi…! »
« Quel che è. Comunque sì... continuerò la chiacchierata bello nudo, ti piaccia o no. Ora...
rispondendo alla vostra domanda... pure noi Immortali avremo diritto a una vacanza, no?
Uffa… ehi ragazzina, alza i tuoi occhietti da cerbiatto, mi sono seduto di spalle. »
A volte il cambiamento sapeva essere inaspettato, brutale. Nonostante l’imbarazzo, aveva
respirato un’atmosfera rilassata, buffa; nulla poteva far presagire una visione simile, così
nefasta da farla raggelare; cicatrici, quella schiena era piena di cicatrici, un mosaico contorto
inciso nei muscoli. Poi Grimmjow parlò;
« Tranquilli… tutti si riducono così, chi più di meno. A furia di rigenerarsi si incorre in
qualche... effetto collaterale. Avete altre domande? »
Kairi incrociò lo sguardo di Lea, percependo il medesimo turbamento, come se un vento
impetuoso avesse preso a scuoterli. Nella cupa vicinanza ritrovò il filo del discorso; quale
motivo li aveva condotti lì, motivo a cui l’uomo aveva dato solo mezza risposta.
« Grimmjow… noi vorremmo sapere di più. »
« Uhm… continua… »
« Ecco… poco dopo la partenza di Sora, Edward venne a farci visita. Fu molto coinciso, ribadì
di non preoccuparci, di continuare a vivere come sempre. Mantenere l’equilibrio… insistette
molto su questo punto. Solo i Custodi del Keyblade possono sconfiggere Heartless facendo
tornare i Cuori al Kingdom Hearts, così come solo i Fyrir possono abbattere la Vera Oscurità.
Ora… seguendo questo ragionamento… non dovreste essere ai Confini, ad aiutare lui, Winry
e Amaimon? » (2)
L’uomo sorrise, quasi la domanda avesse stuzzicato strane corde in lui; sorriso macchiato di
involontaria follia, tanto lacerata era la guancia destra, come se la pelle fosse stata strappata
via; unico dettaglio a rovinare un viso intrigante, dove iridi azzurre spiccavano in mezzo a
ciuffi umidi e scompigliati.
« Acuta Kairi… in effetti…. intendiamo osservarvi. Alt! So cosa state per dire, ma vedete Ed e
gli altri sono qui da un casino di tempo, dal principio di questo Universo o giù di lì. Scrutare
i Mondi è facile per loro. Io e Arthur siamo appena arrivati, siamo ciechi, per dirlo in parole
povere, ma anche curiosi. Osservare le famose Chiavi predette dall’Oracolo e coloro che le
brandiscono, per cui tanto si è prodigata una sana e ristretta cerchia di Immortali, lo trovo...
appagante. » (3)
« Una cerchia sana? Aspetta… cosa intendi dire? »
Le parole di Lea giunsero lente, un sussurro mozzato; parole che mai sarebbe riuscita a
pronunciare. Vi era uno spettro in esse; un’ombra ad allungarsi veloce, a tendere l’aria
in una calma apparente. Era come premere il dito sopra un filo invisibile aspettando che
il sangue lo tingesse di cremisi.
« Beh… il divertimento assume forme diverse e... per quanto mi riguarda, credo sarà questo
lo scenario più interessante di tutti. »
Divertimento, possibile concetto così innocente potesse rivoltare lo stomaco a tal punto?
Possibile nell’Oltre molti Fyrir…
Nausea, paura… le ultime tracce di dolcezza spazzate via.
Allontanarsi, desiderò solo allontanarsi, incurante di tutto, persino di Lea.
L’uomo aveva parlato con una superficialità che rasentava l’insolenza, ma quella parola,
divertimento, risuonava viscida, sporca. Si ritrovò così, fragile, la sabbia a premere ruvida
sulle gambe. Lea era rimasto indietro, poteva udirlo inveire contro il Fyrir; poteva sentire
l’odio allungarsi in lei, veloce come una serpe fra le sterpaglie. Un guizzo luminoso, Destiny’s
Embrance giaceva debole accanto a lei.
« Sora… vorrei essere come te… riuscire a veder la Luce… sempre. Se fossi qui basterebbe un
tuo sorriso a cancellare ogni dubbio. Tu ignori le ombre… io… forse è proprio quest’odio a
renderlo nitido ai miei occhi … il buio dentro gli Immortali. Come stiamo cambiando… io…
saprò accettare tutto questo? »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

La spontaneità era divertente; la spontaneità non figurava maschere, al limite celava
all'interessato i reali sentimenti; Lea inveiva, ma sotto tutte quelle parole la realtà era fin
troppo palese, perfino un cieco l’avrebbe capito.
« Lei ti piace? »
Lo vide sobbalzare, sorpreso da una schiettezza e un cambio di discorso così repentini.
Mezze frasi, guance ridotte alla stessa tonalità dei capelli; una discussione divenuta bizzarra,
il pensiero rivolto alla sua principessa… di a poco il ragazzo decise di ritirarsi.
« Vado! Ma non è come pensi, chiaro?! È solo un’amica! In ogni caso n-non è finita qui! Voglio
vederci chiaro in questa faccenda! »
« Certo Lin. Corri, Kiara ti aspetta », trattenne una risata mentre l’osservava allontanarsi.
I Custodi... si stavano rivelando interessanti; semplici, ma interessanti. Lui stesso non amava
definirsi un tipo complesso; ne un tempo da Espada, ne da Immortale.
Allacciati i jeans, superò il breve tratto di scogliera, risalendo le ripide scale lungo il tronco.
Un’illusione perfetta, specie lì, nel grande attico con terrazza adiacente; le pareti, il piccolo
tavolo, il frigo, la cucina, rivestiti di legno e bambù; solo l’amaca a ridosso dell’esterno non
cambiava mai, qualunque fosse l’aspetto della Pantera. Prese una birra, una delle tante
comprate in un supermercato della piccola cittadina; i soldi presi dalle native e bizzarre forme
oscure, nonostante rimasse un mistero il perché cagassero soldi. Si gettò sull’amaca, stappò la
bottiglia coi denti; una piacevole sensazione, il corpo ristorato, un sapore amaro a rinfrescare
la gola. Gesti emblema di una vita semplice, dove ricercare duelli, mostrare forza e valore;
tale era il proprio sentiero… un sentiero di salvezza e ombre. Ombre… ricordò Edward,
l’arrivo ai Confini; a nulla erano valsi i complimenti per quanto costruito, lo sguardo del
ragazzo non aveva smesso di scrutarlo, perentorio e carico di domande.

- Ah! Sai bene cosa è successo dopo lo Scisma, Ed! Non vorrai sprecare tempo spero. -
-Infatti… io voglio sapere di te, Grimmjow. Cosa hai fatto fin ora? -

Irritante, eppure non vi era stato giudizio nel giovane Forgiatore, solo una voglia disperata di
capire, per se e Winry, per difendere quel luogo, i preziosi legami e ricordi in esso contenuti.
L’invidia l’aveva punto, Kugo e Askin erano stati fortunati, incredibilmente fortunati; aveva
fumato due sigarette prima di rispondere, osservando le cime verdastre svettare oltre la vetrata.

- Sai… di salvare i Mondi non mi è mai fregato molto, tranne quand’ero con Neliel, perché lì si
scopava. Abbattere Hwergh, sfidare altri Immortali. Il vecchio Grimm ambiva a robe simili. Sangue,
lame, rumori di battaglie… questo ho scelto di ricordare. Per molti non è così… non è mai stato così.
Molti “morirono” quando il mio Mondo venne divorato, quando rinascemmo come Immortali.
In questa condizione nulla ha avuto più senso... per loro. Fingere amicizia, lealtà, timore… riavere gli
affetti perduti... una cazzata per giustificare se stessi. E poi… quando sigillammo la Porta e nulla
accadde e poco dopo l’Oracolo rivelò la Profezia, le maschere cominciarono a spezzarsi… infine ecco…
la distruzione dell’Hlif, tre femmine morte con onore contro il Ragno e il Corvo… lo Scisma… uhm…
il capolinea… non c’era più bisogno di mentire. -

Eppure li aveva seguiti, nell’eco quell’unico desiderio…

- … cosa mi sarebbe rimasto se no? Però... a loro non fregava un cazzo di me. Lo capii tardi. Delusione,
noia… provai i loro passatempi, se proprio ti interessa saperlo, ma non ne trassi alcun piacere. -


Solo ribrezzo.
Sangue, viscere… violare quei corpi inermi, mortali… uccidere… uccidere…

Fai schifo.
Loro hanno tradito tutto, perfino l’ombra di se stessi.
Sei come loro.
Bugiardo.

Li sentì ancora; disgusto, odio… un vuoto per cui tutto appariva fragile, insignificante…
tutto... persino i Custodi…

Fai schifo.

- Ah! Meglio cadere piuttosto che vivere in una lucida follia. Cadere. Ichigo poteva farcela se Hime
non… beh… spero Kugo gli abbia dato una fine onorevole. Tornando a noi… fu allora che mi ricordai
di voi, qui ai Confini. E proprio mentre mi stavo dirigendo qui... ecco arrivare il tuo messaggio.
“La Selezione è finita, le giuste Chiavi… i Prescelti partiranno a breve con cinque di noi. Altri sono
chiamati a proteggere i Confini.” Siete stati molto… come si dice? Lungimiranti. Del resto per quanto
occultato sia questo Universo, o potente il tuo cristallino, i Døkkafirar sanno. Il Cacciatore vide il
Maestro, l’odio di Kugo e Askin ha creato qualcosa di potente e terribile, senza contare la fuga di…
Sephiroth hai detto? Dunque eccoci... uno o più stronzi freme nell’ombra, invisibile, e ha fame, tanta
fame. Non preoccuparti, terrò gli occhi aperti, veglierò sui Custodi… in attesa… - (4)

Un futuro macchiato di sangue.
In esso ritrovò sollievo, un dolce sollievo come la brezza di quelle isole tropicali.
Si ritrovò sulla terrazza; il sole brillava nel cielo terso, in basso, sul tratto di spiaggia oltre
le palme, vide Kairi e Lea intenti al allenarsi.
« Non li avrai spaventati, spero. »
Non vi era rimprovero nella voce di Arthur Angel, solo una nota di sarcasmo. Lo ritrovò
poggiato sulla balaustra, al limitare della sua terrazza.
« Tsk! Figurati. »
Non avevano mai avuto molte occasioni di parlarsi; all’epoca Arthur tornava poche volte
all’Hlif e, dopo lo Scisma, aveva continuato a salvare e conoscere nuovi Mondi. Il Destino
li aveva avvicinati a fronte degli ultimi eventi; un curioso incontro poco prima di giungere
ai Confini; sconfiggere orde di Hwergh, salvare vite... due scopi nettamente agli antipodi.
« Ehi biondino… », e scolatosi l’ultimo sorso di birra proseguì, « in effetti non te l’ho mai
chiesto ma… perché sei qui? »
Athur non si scompose nonostante l’irruenza. La risposta però si fece attendere, stretta in
un silenzio malinconico. I lunghi capelli bacianti da riflessi dorati, lo sguardo a contemplare
i Prescelti; eppure Grimmjow capì… quegli occhi volgevano indietro, verso ombre scure.
« Edward ci ha posto il medesimo quesito… capisco. Io… credevo che proteggere i Mondi mi
bastasse. Sono buono, devo... perseguire questa strada. Così continuai, continuai…ma… a un
tratto ogni cosa apparve scontata e... »
« Hai avuto strani pensieri… anche se eri buono. »
« Sì… sì. »
Grimmjow sorrise.
Era strano ritrovarsi nelle tenebre.
Forse i Custodi si sarebbero rilevati più interessanti del previsto.

Se esiste ancora qualcosa di autentico, se esiste una battaglia oltre ogni limite… è qui.
Riempirò il vuoto... in attesa che il Caos di manifesti...


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Pazienza, la maggior virtù dei forti; solo la pazienza ricompensava, solo con la pazienza si
poteva ottenere molto col minimo sforzo.
Divorare Mondi, gustarne i Cuori…
Fame…
La fame non aveva mai fine per Priscilla. Guidava ogni azione, ogni pensiero.
Fame… prima essenza, oscura purezza dei Døkkafirar.
Solo lei poteva esserne l’incarnazione; una fame infinita, retaggio di un Mondo morto;
carne umana e ora Cuori, Cuori, Cuori. E ora... eccola, vicino al più succoso dei banchetti.
Mosse le dita, incontrando una resistenza ormai famigliare; l’aria s’increspò, scintille
scaturono intorno alla mano. Muovendo la bionave poco più avanti, il Seiðr si sarebbe
compattato fino a diventare un muro impenetrabile. Potente e selettivo era l’artefatto dei
Fyrir, solo i Hwergh passavano, sudice bestie, finendo uccisi nella dimensione posta a difesa
di quell’Universo.
Ma Priscilla era paziente; lo sentiva... purezza, fame... solo lei poteva penetrare in esso.
Mille anni e Ukoku non era riuscito a ricavarne nulla; infetto… sì, infetto era il suo pensiero,
corrotto da desideri malati; provare certi appetiti verso l’uomo che bramava di ucciderlo?
Sbagliato… e dire che lui e il Ragno erano i più forti, i primi nati, gli unici ad aver portato
il vero caos tra i Fyrir. Eppure era stata tale morbosità a guidarlo fin lì, e il Corvo aveva avuto
infine la gentilezza di chiamarla, ben conscio del suo appetito. (5)
Rammentò il piccolo angelo; Ukoku era sempre rimasto nei paraggi, pronto a strapparle la
gola se avesse allungato un dito più del dovuto. Qualche piuma in più non sarebbe gustata,
in ogni caso le ceneri si stavano rivelando un collante altrettanto sottile e duraturo.
Immagini sfocate… divenute nitide dinnanzi all’animo di Malefica.
Da allora i giorni passavano, le fiamme mostravano porzioni di Mondi sempre diverse;
Mondi in cui i Hwergh erano riusciti a penetrare una volta… un Cuore Puro caduto nella
disperazione; lo avvertiva nell’aria, fetore di un buio passato.
Trovando un Cuore simile, anche lei… (6)
Sorrise contemplando il braciere davanti a se; la fiamma verdastra danzava, lenta circondata
da un vortice di cenere. La sala comando giaceva immobile, sormontata dal trono dove
sedeva; tutto era costituito da viticci e ogni ambiente appariva come una scura massa di
radici; a rompere quella stasi… l’eco di lamento…
Fame… Priscilla aveva sempre fame...

Un bisogno primordiale…

… si premurava di avere sempre scorte con se; pezzi di Mondo, la bionave li inglobava
creando un immenso e contorto alveare; pezzi non più collegati al Cuore Originario, morto da
tempo; corpi tenuti in vita, esistenze avvolte da un perenne tormento, intrappolati, circondati
da rovine irriconoscibili.
Sussurri strozzati… quale squisito antipasto...
Schioccò le dite; i viticci sotto il braciere presero a muoversi congiungendosi ora al pavimento
ora al metallo; il braciere la seguì lungo stetti corridoi, come un fedele servitore.
Le fiamme mostravano una baia, al centro sorgeva una città protetta da mura e sopra essa
un maestoso castello; la voce di Malefica giungeva soave in contrapposizione al silenzio di
Pete.

Una strega accecata dal potere, malleabile… un sottoposto fedele, acuto nella sua paura…

Rivolse lo sguardo avanti.
Il silenzio cadde nella porzione di dispensa; perfino il cibo capiva quando la morte era
prossima. Li spezzò pian piano… il suono delle ossa… il sapore della carne… l'estasi di
Cuori strappati… delizioso, assolutamente delizioso.
« Continuate così… mostratemi altri Mondi… celate la fiamma ai miei nemici…
avvicinatemi ai Keyblade… »

E quando arriverò… Malefica e Pete… state certi vi mangerò per primi…





(1) Per la situazione di Kairi e gli altri pg di KH rimasti nell’Universo d’origine: Capitolo 6 e 7
di AAA; in sintesi Kairi e Riku non avevano preso troppo bene l’agire degli Immortali, pur
accentando la partenza di Sora e degli altri.


(2) Nel Capitolo 6 di AAA, Mephisto incenerisce 1000 Heartless con annessi Cuori.
Per i Fyrir non esiste altro modo di sconfiggere l’Oscurità se non distruggendola
completamente. Kairi nomina solo i Fyrir rimasti a lei noti; ovvero a Ed, Winry e Amaimon.
Vengono esclusi i piloti a pattugliare il Seiðr oltre i Confini, Toshiro e Soi-fon (Bleach) apparsi
brevemente nel Capitolo 2 di EoR. Shura faceva parte di questo gruppo.

(3) Che altri sarebbero giunti a sostituire Kugo, Askin, Shura, Mephisto e Lucifer, viene detto
nel Capitolo 7 di AAA e ribadito nel Capitolo 1 di EOR, dove Edward mostra le sue
preoccupazioni riguardo coloro che sarebbero giunti dall’Oltre; tutte legate al già citato Scisma.

(4) Il messaggio generale partì dopo l’apertura della Black Box, Edward Capitolo 1 EOR.

(5) Di Sephiroth, Ukoku e Priscilla, vedere Capitolo 2 di EOR.
Viene sottinteso come Priscilla sarebbe rimasta nei pressi dell’universo di KH. Impossibilitata
a entrare in quanto Døkkafirar, a causa del cristallo costruito da Edward nel Cuore dei
Confini (visto nel Capitolo 8 di AAA). Sephi e Ukoku sono diretti dal Ragno.

(6) Mondi in cui i Hwergh erano riusciti a penetrare una volta… un Cuore Puro caduto nella
disperazione; lo avvertiva nell’aria, fetore di un buio passato.
Trovando un Cuore simile… anche lei…

La frase si riferisce alla distruzione della Seconda Auropoli vista nel passato di Luxord
(Capitolo 3 e 4 di AAA); i Hwergh vennero attirati dall’Oscurità del Cuore di Ventus a seguito
del tradimento di Ephemer. Da essa Xehanort ricavò successivamente Vanitas.






Angolo Autrice:

Buonasera a tutti,
finalmente ritorno dopo mesi di pausa, dopo aver messo insieme un po’ di pezzi per la continuazione di questo lungo viaggio.
Ho deciso di intervallare la conclusione del Miniarc con due capitoli d’intermezzo prima di cominciare il prossimo. Si ritorna alle Destiny’s Island, si ritorna per vedere Kairi e Lea; con nuove e importanti novità, tra cui due nuovi Fyrir (Grimmjow, da Bleach, e Arthur, da Ao no Exorcist); alcuni personaggi compaiono poco, o vengono soltanto nominati; ad esempio Edward manifesta sempre la sua protezione verso ciò che ha creato assieme Winry, Kugo e gli altri; Riku si preoccupa per Kairi e l’aiuta, così come Lea; Mickey dà consigli eccetera eccetera. Tutti in un modo o nell’altro continuano ad agire, evolvono nel loro piccolo.

Ho inserito note intense... è sempre cosa giusta fare un recap; dove ci eravamo lasciati, questa cosa era già apparsa, era già stata detta. Ogni tanto, quanto la narrazione lo richiede, riprendo gli eventi principali della storia dei Fyrir (come nel dialogo di Grimmjow).
Sono pochi, sempre gli stessi, ma è bene ricordarli.

Cronologia simile presente nel Capitolo 1 (qui ho volontariamente omesso molti nomi)

- I Mondi d’origine dei futuri Fyrir sono i primi a esser divorati dall’Oscurità; fusi con un
frammento dei Cuori, i personaggi rinascono come Immorali nell’Hlif.
- Dopo tanto tempo, allenamenti e battaglie, in cui imparano in vari modi a modellare il Seiðr,
riescono a sigillare la Porta, ma nulla cambia, l’Oscurità è destinata a tornare.
- L’Oracolo rivela la Profezia della Chiavi, molti partono e le Campane risuonano infine nel
neonato Universo di Kingdom Hearts.
- I Fyrir che l’hanno scoperto costruiscono i Confini, per impedire ai Hwergh di giungervi
nell’immediato futuro.
- L’Oscurità torna, nascono i primi Døkkafirar che raggiunto nell’Hlif lo distruggono, parte
di esso si salva grazie al sacrificio di tre Fyrir (avete intuito di chi sto parlando.)
- Subito dopo avviene lo Scisma (in parte visto nel flashback del Capitolo 7 di EOR)
- Saputa la notizia, ai Confini viene costruito il cristallo per impedire ai nuovi nemici
di penetravi; artefatto potente, poiché è lì che i Døkkafirar trovarono nome.
- Tantissimo tempo dopo il Keyblade si manifesta col Maestro dei Maestri (Capitolo 1 EOR,
parte Mephisto), patti con lui e Luxu, creazione della Black Box e avvio della Selezione.
Circa 3000 anni prima gli eventi di KH1, Prima Guerra del Keyblade, di tutte le Unioni si salvano
solo i Denti di Leoni. Il Maestro parte per l’Oltre assieme a un Fyrir, come promesso da questi ultimi.
- I Hwergh portando alla distruzione della Seconda Auropoli e dei Denti di Leone.
I Fyrir salvano Luxord, Ven, Lauriam, Elrena e Emdy (ved. Nota 6).
- 1000 anni prima il Corvo giunge e rimane nascosto nell’Oscurità.

Passando a cose più spicce; che ne pensate di Grimm, Arthur, e Priscilla? Sono riuscita a caratterizzarli bene?

Per concludere… bentornati cari, questo lungo viaggio riprende. <3
Grazie a chi mi ha seguito fin qui, grazie a chi lo inizierà. <3
Lasciate tanti like, inserite la Saga nelle categorie e fatemi sapere la vostra con preziose recensioni.

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. Web, Weave, Wire ***


10. Web, Waeve, Wire



Il silenzio era un amico fedele; solo una sinistra brezza osava infrangerlo, specie lì,
attraverso fili tesi con cura. Fili, ragnatele occupavano da tempo ogni corridoio,
ogni stanza, in un semplice quanto fitto labirinto all’interno della bionave. Tessere,
incessantemente; tessere infinite ragnatele, attuare quel rumore. Risuonava nell’anima,
antico, logorante; anatema che troppo in fretta aveva marchiato un’esistenza altrimenti
perfetta. Quell’uomo... lo pensava, costantemente, lo incatenava a se, proteso in una
banale vendetta. Tale bramosia lo stritolava, imprigionandolo in una stridente melodia.
Non finiva mai, ne mai sarebbe finita. Quell’uomo... lo chiama, lo voleva, voleva il suo
sangue.
La consapevolezza lo colpì ancora una volta, gelida come un fiume d’inverno; il buio
lasciò spazio alla penombra. Nemmeno nel “sonno” esisteva quiete, ma la pace era lì,
vicina; pochi attimi e avrebbe donato anima e corpo all’amato, unica ragion d’essere.
« Sbaglio o sono aumentate? »
Le rivide e il Cuore si riempì di sollievo come allora, in quel primo istante di vita; ali
tingere di nero il buio. Si issò, le zampe a pizzicare i fili, a sfiorare infine le piume.
Ecco... otto zampe, sei ali, intrecciate in un grottesco quanto sublime mosaico.
« Ah… sei tornato… »
Poche parole e il respiro di Ukoku era lì, a lambirgli le labbra, mentre lui faceva scorrere
le dita sul collo, intrecciandole infine dietro la schiena. Mille anni lontani, divisi, un
soffio di vento nell’Immortalità; eppure mai distacco era stato più sofferto, poiché
grande sarebbe stato d’ora in avanti il peso degli eventi, di legami dal sapore di
maledizione; un distacco che fremeva nel bisogno di essere colmato. L’avvertiva,
l’avvertiva in Ukoku; nelle mani intente ad accarezzare i corpi, liberandosi di ogni
ostacolo per sfiorare la pelle; nelle labbra a mordere le gole, a ritrovarsi voraci. Sei bello
così sussurravano gli sguardi contemplando ogni linea, ogni muscolo, ogni oscuro
dettaglio. Ti voglio… ti voglio come nessun altro… così gridava il calore via via più intenso,
i respiri rotti, le eccitazioni a sfiorarsi, a godere di ogni spinta. Ti amo... urla silenti
all’apice del piacere, echi a cullare un lungo abbraccio.
Ti amo... lo pensò ancora, dolcemente, perdendosi ancora in quelle ali, nel modo in cui
s’intersecavano in mezzo alla schiena, nelle piume a circondare la spina dorsale, una
linea diafana che saliva fino al collo.
Lo torturò quel lembo di pelle, facendo godere entrambi di un piccolo e reciproco
piacere. Eppure il Corvo non smise di fissare la camera, percependone il tormento
nascosto in ogni filo.
« Hai continuato a tessere. Le nostre prede hanno abbandonato la tana, immagino sia
diventato più forte… il suo richiamo. Giusto, Naraku? »
Sorrise il Ragno, ristorato da un pensiero rivolto a lui, a loro due, al reciproco futuro.
« Sì, è così », poche parole e il bisogno di liberarsi divenne impellente, tale era il fardello
sul Cuore, « hai visto cos’è accaduto ai margini di quell’Universo. Se per te... è sempre
stato sopportabile, io… io sarei impazzito. Allontanarmi, non potevo fare altro. Ora sì,
il suo è più forte... e io... lo odio ancora di più. Parassita… un lurido parassita. »
« Oh! Come sei cattivo. »
Aveva sempre ammirato Ukoku per questo; rivestire di leggerezza perfino i momenti
più seri e cruciali. Lo strinse, afferrandone l’eco della voce, mentre le parole uscivano
pesanti, impastate.
« In ogni caso… dovremo superarlo prima o poi... il caos dei loro richiami. Ora abbiamo
più di un motivo per farlo. »
Rammentò il messaggio ricevuto mesi addietro; la conferma di cosa nascondeva
l’Universo sapientemente occultato; Keyblade, armi in grado di chiudere la Porta
dell’Oscurità; i mortali in grado di brandirli, ora in viaggio protetti da alcuni Fyrir,
fra cui loro.
Ukoku si girò, quasi avesse percepito la riflessione, cingendogli la vita; un gesto ripetuto
infinite volte, dal primo istante di quell’oscura rinascita...

Riemergendo dal Caos, eccoci insieme… sporchi... il sangue, le viscere delle loro femmine...

« Naraku… so bene quanto sia dura per te… mi fa piacere sentirtelo dire. Quei due…
ci chiamano, ci desiderano… sarebbe scortese farli aspettare ancora. Nonostante il mio...
non mi pensi, non come dovrebbe. Questo dettaglio m’incuriosisce. »
« E ti eccita ancora di più. »
« Già. Pure tu proverai un piacere simile, ne sono certo. »
Rise Naraku, celando il peso che l’atto di avvicinarsi avrebbe comportato. Ritrovò lo
sguardo di Ukoku; in iridi nere come i corvi, il riflesso dei propri, occhi rossi di ragno.
Sollievo e in esso ogni verità si riversò, dolce e malinconica.
« Invidio il tuo ottimismo, però... no, ne abbiamo discusso tanto, ma alla fine… io provo
odio. Soltanto odio. Aspetterò il momento migliore... soffrirà lentamente… lentamente
lo annienterò. Deve capire… nulla può scalfire la mia, la nostra esistenza. »
Il pensiero a lungo covato risuonò in un’eco corrotto, una profezia sedimentata nel
tempo. Poi Ukoku si porse in avanti. Respiri, carezze… e il presente tornò, magnifico,
unico presente.
« Attendere ai margini della tela, vuoi fare proprio il ragno. In ogni caso mai dire mai,
io la penso così. Inoltre... anche i Custodi potrebbero rilevarsi appetitosi. »
« Uhm... umani legati ai Fyrir. Questo non cambia le cose… insetti sono e insetti
rimarranno. Sarà facile schiacciarli. Dovremo... ringraziare il tuo angioletto. »
« Avremo scoperto in ogni caso la natura delle Chiavi, ma… le informazioni hanno
permesso di muoverci in fretta su due fronti. Priscilla divorerà l’Universo, da brava
fogna quel è, mentre noi... finalmente andremo a caccia. Uhm! Tornando a Sephiroth,
ti piacerà vedrai. »
Giunsero improvvisi, baci delicati, respiri a tradire un bisogno tornato urgente. Provare
piacere, donare piacere, in ogni modo possibile. Si ritrovò in piedi accanto al letto. La
forma ricordava un uovo di ragno, scuro, spezzato; solo i riflessi lucidi ne rivelavano
la reale durezza; all’interno, fili compattati formavano una matassa soffice. Lì, quasi
incastonato in esso, stava Ukoku, ora seduto. Le ali, la pelle, nero, bianco, petrolio a
sporcare una perla; vene color inchiostro a risaltare come gioielli mani, spalle, collo.
Visione meravigliosa, tesero prezioso.
« Piacermi? Uhm… tu l’hai già addocciato… il suo odore è piuttosto forte. »
« Mi sta sempre appiccato, che vuoi farci? Però è carino, fidati. »
Lo disse lì, la bocca a stuzzicargli il bacino mentre le dita sfioravano zone proibite.
Il piacere tornò, lento, intenso; lo avvertì nel corpo teso, nelle dita immerse in quei
capelli, nel ritmo dettato da Ukoku. Godere con tutto, soprattutto con gli occhi,
godere osservando quel viso sporcarsi, ancora e ancora.
Erano istanti così, erano parole riversate nell’eternità, pensieri silenti, uniti, a far rivivere
quell’assoluta certezza.

In questo Caos... posso solo amarti.
Ecco... ora sono completo.

La sentì risuonare in Ukoku, in un bacio sporco e rubato. Gustò il sapore del proprio
seme; un dono a stuzzicare nuove corde; fame, fame di carne e Cuori.
« Sai che ti dico Naraku… »
« A forza di farlo è venuta fame anche te? »
« Dopo mille anni fermo, permettimi di avere un certo languorino! »
« Permesso accordato. Allora… c’è un Mondo qua vicino… forse è un po’ primitivo, ma
ci sazierà fidati. »
« Una cenetta romantica, nulla di meglio per festeggiare! Uhm… potremo... mostrare a
Sephiroth come mangiamo, così lo conoscerai. Ti va? »
Naraku sorrise e pensò che sì, ogni istante andava gustato fino in fondo, nonostante
il richiamo fosse lì, pronto a tornare, a rovinare ogni cosa.

Ti farò strisciare nel fango... lurido parassita.

« Certo, perché no? »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Camminare al limitare della realtà, immersi nell’ultimo strato del Seiðr.
Passeggiare ammirando, sfiorando il Mondo oltre esso.
Non vi era stato nessun effetto collaterale; di questo Ukoku aveva gioito, un sorriso
condito una punta di sagacia.

« Eri già abituato. Beh... altrimenti non saresti giunto da me, sfuggendo ai miei nemici. » (0)

Dopo la visita al Ragno, l’uomo era tornato sulla Muten. Le bionavi avevano viaggiato
per un breve tratto, giungendo in un Mondo ricco e florido. Invisibili, erano attraccate
su due isole distanti un centinaio di chilometri.
Giorno e notte erano passati; il paesaggio sfumato dai raggi del sole e della luna;
gradazioni a tingere la flora tropicale, l’oceano limpido, il villaggio racchiuso nella baia
a fondovalle. Ma fu allora, quando buio e luce si fusero nell’alba, in un’armonia perfetta
e fragile, che Sephiroth ne ebbe l’assoluta certezza; la fine sarebbe arrivata, meravigliosa
e famelica.
Un passo nell’Oscurità, un passo accanto a Ukoku. Vivere malgrado i fardelli rimasti lì,
a infettare il Cuore, a graffiare l’Anima; messia, abominio… aveva tradito tutti, ucciso
Zack, Cloud continuava a inseguirlo, irritante... semplicemente irritante. Esistere...
« Ecco… ci siamo, Sephiroth… »
… se esistere voleva dire esser lì, al suo fianco, se bastava questo per accantonare quei
dubbi; esistere… esistere in quanto cosa?
« Guarda… laggiù… »
La sua voce… Luce buia, calda.
Lontano, le fiaccole andavano spegnendosi, i tetti delle capanne velate dai tiepidi raggi
del sole. Un Mondo prossimo alla morte; così, in quel pensiero, Ukoku parlò, facendo
scaturire nuove immagini.
« L’Oscurità è attratta dal Cuore dei Mondi, dalla loro Luce. Per irrompere nella realtà,
deve superare tutto il Seiðr, più si avvicina più il Mondo muta. Carestie, guerre,
maledizioni, epidemie, pestilenze e altre cose carine. Infine quando i Cuori degli uomini,
o in generale di esseri dotati di coscienza, cedono a follia, disperazione, dolore, paura...
l’ultimo strato si rompe ed essa si materializza nelle bestie chiamate Hwergh. Il processo
può richiedere anni o secoli, dipende da quanto forti sono i Cuori dei “popoli”. Noi, in
quanto Døkkafirar, siamo… come dire... più diretti. » (1)
Aveva parlato, il tono leggero, quasi divertito; qualunque fosse l’argomento, Ukoku lo
esponeva come fosse un gioco, un gioco da bambini dove l’unico scopo era divertirsi.
Quel Mondo, le persone laggiù, dovevano apparirgli insetti, cibo. Solo un dettaglio
risultò strano e Sephiroth non perse tempo a esporlo.
« Capisco… ma se è tutto così immediato, perché aspettare? »
Il Corvo era lì, al limitare della foresta, rise, le ali baciate dall’ultima alba.
« Io e mio fratello preferiamo mangiare con calma. Inoltre... ci tengo a regalarti un
spettacolo degno di questo nome. »
Regalarti…
Brivido, piacere inaspettato, piacere che ormai lo coglieva sempre più spesso.
Forse... anche solo per questo valeva la pena essere lì, esistere lì.
Pensiero, verità, e in essi tutto divenne magnifico, ancora più magnifico.
Quando Ukoku irruppe nella realtà, la cima della collina morì; gli alberi, l’erba
marcirono; gli animali esalarono un breve rantolo prima di cadere e decomporsi a
loro volta; l’aria stessa divenne scura. Le tenebre però non avanzarono oltre, sfiorando
la radura sottostante. Ora il rilievo appariva alieno, maledetto agli occhi degli ingrani
abitanti.
Così Sephiroth lo raggiunse e insieme attesero. Il sole era alto quando un fruscio mosse
alcuni alberi, laggiù, in mezzo alla foresta ancora intatta. Uno sguardo del Corvo e
il buio si mosse famelico. Un urlo strozzato, la carne stritolata mentre l’eco terrorizzato
del secondo uomo moriva nel silenzio. Attesero. La sera era appena calata quando una
canoa, piccola e veloce, partì solcando le onde. Attesero, i giorni passarono lenti e quieti;
il terreno divenire brullo, sterile, nessun tronco marcio, nessuno scheletro, solo una terra
silente e senza vita. All’alba del quinto giorno la canoa tornò, un’entità giunse solcando
il cielo, potente e guardiana. Un raggio di sole irruppe, divorato subito dalla cenere.
A mezz’aria l’enorme falco mutò, ergendosi davanti a loro con le fattezze di un uomo
massiccio; pelle scura interamente ricoperta da tatuaggi, folta chioma scura, indosso
un gonnellino ricavato da foglie, dettaglio che Ukoku non avrebbe esitato a definire
imbarazzante, e compensato in parte dall’enorme falcetto d’osso. Li scrutava furente,
eppure... anche l’ira divina sarebbe stata distrutta, schiacciata, resa banale.
« Messaggeri oscuri... scopi malvagi vi hanno portato qui, avete deturpato Motunui,
ucciso uno degli esploratori del saggio Capo Tui. Adesso io, Maui, semidio protettore di
queste terra, vi rispedirò nel Lua-o-Milu e »
« Oh! Hai detto semidio? Molto bene », il Corvo sorrise e l’istante dopo tutto finì.
Persino la carne divina risultò fragile; il semidio tramutato in una scultura contorta; il
corpo trapassato da sottili e ora immobili lame di buio; il sangue sgorgava a malapena
tanto le ferite erano precise; la voce ridotta a un rantolo terrorizzato.
« Molto bene… vorrà dire ti mangerò per ultimo. »
Banale… anche quel Maui era cibo, nient’altro che cibo.
Immaginò le ali del Corvo tinte di sangue… belle... sì, sarebbero state ancora più belle.
Il pensiero lo sorvolò appena, la voce a catturarlo nuovamente.
« Sai... anche nel mio Mondo esistevano gli dei e robe simili. Non erano simpatici e
paffuti come questo, sembra uscito da una fiaba non trovi? In ogni caso erano lì... e
quando l’Oscurità giunse tutti tremarono, indistintamente, urlarono mentre venivano
divorati. Io… un semplice uomo... fui l’unico a restarne incantato, a volerla far mia.
Uhm… riserviamoci questo racconto per un’altra volta. Andiamo, l’antipasto ci aspetta. »
Parole a immergerlo in un sogno, reale e magnifico; assaporare disperazione, agonia,
gustarle nel Caos.
Un battito d’ali e il villaggio fu attorno a loro. Morirono tutti, morirono in fretta, Cuori e
Menti lacerate dal terrore; i cadaveri dilaniati, ammassati in una pila al cui vertice prese
posto Ukoku, masticando un braccio come fosse burro, le ali ora tinte di cremisi.
Era bello.
Sentì il pensiero consolidarsi, scrutando un paesaggio ora irriconoscibile; l’isola era
morta, le tenebre volgevano all’oceano riducendolo a melma, al cielo riversandosi
come inchiostro sopra un foglio bianco.
« Ti piace? »
Che strano… nessuno finora gli aveva posto la domanda in quel modo.

« Ecco Masamune… con essa ucciderai demoni e mostri. Non la trovi magnifica? »
« Questa donna è di tuo gradimento? »
« Stasera potresti provare un uomo. Abbiamo fatto una bella selezione. »

Nessuno… con tale, pura sincerità.
« Sì, mi piace. »
Parole nate dal Cuore. Parole nate da un sogno.
« Sephiroth, tempo fa mi facesti un regalo. Ora… credo sia giusto ricambiare. »
Emerse dal terreno, nella stessa contorta posizione Maui, il semidio morente, dilaniato
dal terrore, dalla consapevolezza della morte; la fine incombeva, eppure vi fu un ultimo,
inaspettato lampo di rammarico appena lo sguardo volse alla pila.
« Moana… mi dispiace… mi »
Le dita di Ukoku saettarono, voraci, precise, come il becco di un corvo.
« È raro restino uniti. Volendo possiamo trattenerli, i Cuori, ma fidati, è una rottura.
Meglio mangiarli dal Cuore del Mondo. Ecco dunque… un cuore con dentro un Cuore,
una vera prelibatezza. »
Lo vide morderlo, ancora pulsante, la Luce nel Cuore spezzarsi.
Lo vide, ne percepì il respiro sporco di sangue, vicino, vicinissimo...
« Mangialo. È buono. »
Era bello, eccitante… immergersi nell’Oscurità… o in lui? Qual era il confine? C’era
mai stato un confine? Morse il Cuore Sephiroth, ancora e ancora, ne inghiottì la Luce.
Mangiare un Cuore… era già accaduto, all’epilogo di un’esistenza così vuota, così
programmata; si rivide di fronte al Cuore maledetto di Gaia, al Cuore che andava
purificato; un Cuore nero, putrescente; si rivide... in quel gesto così profano, sacrilego.
« Sai Ukoku… io feci lo stesso col Cuore del mio Mondo… ne strappai un pezzo, un
piccolo pezzo e lo mangiai… lo mangiai. »
Non l’aveva mai confessato a nessuno, e non nulla vi fu se non leggerezza, gioia
nell’aver condiviso, nel sentire il Corvo sussurrare una verità ineluttabile, palese solo
ora, in quel gesto rinnovato, in un’inebriante vicinanza.
« Capisco... questo ci rendere simili e spiega... molte tue particolarità. L’avevo intuito,
ma sentirtelo dire... fa decisamente un altro effetto. »
Immergersi ancora di più… in un torbido e ammaliante Caos.
« Grazie. »
« Nahh… e di cosa? Non ho fatto nulla… »
Lo mangiò, il cuore con dentro il Cuore… e per un attimo fu tentato di dirgli che no,
quei gesti erano preziosi, più preziosi di ogni altra cosa. Nella leggerezza, la tensione
penetrò, sottile, primordiale; Masamune, stretta nella mano sinistra; la zampa pronta
a trafiggergli il braccio se avesse osato estrarla. Una zampa, due, tre... otto... infine
il Ragno apparve.
Era bello, più affascinante rispetto al Corvo; la carnagione pallida e lucida, le vene
trasparenti come ali d’insetto; la lunga, folta chioma risaltava occhi rossi, completamente
rossi. Era elegante; una tunica ne avvolgeva il fisico asciutto; viola, dal taglio orientale,
fili dorati disegnavano complesse ragnatele nel rigido tessuto delle spalle.
A tessere le vere ragnatele dovevano essere le otto, grosse zampe; come le ali di Ukoku,
si diramavano dalla schiena; lucide, rivestite di un carapace analogo a quello degli
scarabei, terminavano in vistose escrescenze, sormontate da una punta.
« Dunque sarebbe questo l’angioletto. Sì… non è male. »
Era bello, la voce profonda…
Che strani, curiosi pensieri, specie lì, con la sensazione di essere trafitto, azzannato da
un momento all’altro; eppure la tensione scemò, annullandosi quando Ukoku ruppe
il breve silenzio.
« Visto? Ops! Le presentazioni! Sephiroth… Naraku. Naraku, Sephiroth » e rivoltò al
Ragno, « hai già finito? »
« Era un villaggio piccolo. »
« Peccato… hai ancora fame? », chiese indicando la pila.
« Uhm… ci siamo estesi abbastanza, metà del Mondo, presto le bestie arriveranno… che
seccatura. Gustiamoci la portata principale. »
« Perfetto…! »
Poche frasi e già l’attenzione dei Døkkafirar volgeva altrove.
Eppure li trovò bellissimi. No... non era solo questo.
Li osservò, i passi lievi, i sensi a fiutare le vene del Mondo. S'incrocicchiarono quasi
all’unisono, una mano premuta a terra. Radici, viticci, s’estesero in una circonferenza
contorta, arrestandosi di colpo e procedendo in basso, sempre più in basso, verso il
Cuore del Mondo.
Estasi nel Caos, sublime visione, l’apoteosi di un sogno.
« Aspetta… stavo dimenticando la ciliegina sulla torta », si guardò attorno Ukoku,
soffermandosi sulla carcassa di un maiale, « ecco, lì va bene. »
Emersero lentamente; tre uova trasparenti. S’agitavano frenetiche come dovessero
schiudersi da un momento all’altro, producendo un rumore simile a sassi in balia di
un terremoto. Solo osservandoli meglio, Sephiroth riuscì a distinguerli; tre feti. A
separali dal guscio un denso liquido amitotico, ora blu, ora violaceo, ora giallo elettrico.
« Potresti portarmi il blu, Sephiroth? »
Una richiesta semplice e al tempo stesso così decisiva, magnifica; aiutare per il piacere di
farlo, aiutare avendo la forza di farlo. Certezza di cui era conscio anche Ukoku, tale era
la leggerezza nelle sue parole. L’uovo era pesante, più di quando si aspettasse; fremeva
in preda a una muta follia; avvolto da un’eco sottile, un lamento abissale carico di rabbia
e solitudine.
Sì… se non fosse stato pronto, tutto sarebbe stato più difficile o addirittura impossibile
da sopportare.

Immergersi ancora di più…

« Queste sono… »
Lo sussurrò lì, accanto a Ukoku, poggiando l’uovo a terra. Lui sorrise, quel sorriso
eccitato che stava imparando a conoscere; un sorriso che sperò un giorno di ricevere a
propria volta.
« Esatto… le memorie racchiuse nelle sfere. Stanno crescendo, ma credo sia opportuno
nutrirle... all'occorrenza. Come avrai capito, adoro fare regali. Un Doppelgänger
per lui e il suo Custode. Andremo a trovarli… del resto come Naraku, io so sempre
dove si trova la mia preda. Finalmente lo vedrò... e insieme a mio fratello, assaggerò
il potere di questi Keyblade. » (3)



(0) Parti/accenni del passato di Sephiroth, Cloud e Zack vengono detti;
Nei Capitoli 6 e 9 di AAA.
Nei Capitoli 2 e 3 di EOR.
---
Recap di quanto detto finora (alcuni dettagli e nomi presi in prestito da FFVII, 1997);

Da sempre il Mondo di Gaia è afflitto dall’Oscurità, il Cuore pervaso da essa,
un’Oscurità propria, differente da Heartless eccetera eccetera.
Sephiroth era il SOLDIER migliore al servizio della Shinra, il guerriero perfetto,
il messia che avrebbe dovuto purificare il Cuore di Gaia e porre fine alla maledizione.
Ma all’ultimo, di fronte a quel Cuore, sparì; a seguito del tradimento, violenti cataclismi
sconvolsero Gaia. Cid, già al tempo amico di Mickey, fuggì con una Gummiship
trovando rifugio a Radiant Garden, portando con se Zack, diventato da poco SOLDIER,
e dei giovanissimi Cloud e Tifa. L’obiettivo di Zack divenne trovare e uccidere colui che
tanta sofferenza aveva portato a Gaia tradendo la fiducia di tutti. Qualche anno dopo
partì, lo cercò a lungo, ma nel duello finale venne ucciso. Sephiroth ne riportò la spada
insanguinata fuori le mura di Radiant Garden (prima che Malefica lo conquistasse).
Giurando vendetta, fu allora Cloud a braccarlo, giacché Zack era per lui come un
fratello maggiore. Sephiroth e Cloud si scontrarono immeritevoli volte; il cambiamento
si vide a partire dallo scontro visto in KH2. Da allora scontro dopo scontro, i due si
ritrovarono teletrasportati in “Mondi” via via più sterili o alieni (le dimensioni create
dai Fyrir poste a cuscinetto fra i Confini e l’Universo di KH); infine si divisero.
Sephiroth finì nel Sotto, rubò le memorie di Lauriam, Elrena, Emdy, sfuggendo a
Amaimon e raggiungendo infine il Seiðr e l’Oscurità oltre i Confini; venne trovato
da Ukoku; Cloud ai Confini dove venne accolto dai Fyrir; dopo un ultimo saluto a Tifa
su Gaia, ora viaggia assieme a Sora, Donald e Goffy, sotto la guida di Shura.

Nota 1;
Sephiroth è sempre stato... particolare; non ha mai risentito dell’influenza degli
Heartless né ora della Vera Oscurità. Pure Cloud e Zack sono… particolari.

Nota 2 (info prese da vari punti di AAA e i primi di Capitoli EOR);
I Fyrir ai Confini non intervenirono, poiché una delle regole è non interferire
direttamente negli affari di X Universo; solo verso la fine, allo scopo di trovare e
riportare Sephiroth nell’Universo di KH, ma fallirono.

(1) Il processo viene accennato per la prima volta da Shura nel Capitolo 3 e in seguito
da Kugo nel mini-arc nel Mondo di Brave, nonostante in quel caso la causa fosse
da ricercarsi nella Caduta di Ichigo.

(2) Ukoku aveva già iniziato a maneggiare le memorie nel Capitolo 2 di EOR.





Angolo Autrice;

Okay……..
Non so se la sorpresa più grande sia stata scoprire l’identità del Ragno (anche se era facile da un lato, Ragno, Ragno, Ragno… chi vuoi che sia sto’ Ragno?); o scoprire che Naraku e Ukoku ci danno dentro tanto… tanto.
MA! MA! MA! Non è solo sesso… è amore, soprattutto amore.
Tranquilli, per chi non conosce le opere di riferimento (Inuysha e Saiyuki) alcuni elementi più introspettivi verranno spiegati dagli stessi in opportuna sede e momento. Però, spoiler, non erano esattamente degli stinchi di santo, per capirci.

Ora passando a cose serie; da alcune frasi di Ukoku, veniamo a scoprire/intuire che:
1) i Døkkafirar sono gli unici sopravvissuti dei relativi Mondi; Naraku per Inuyasha, Ukoku per Saiyuki, Priscilla per Claymore e… (NO SPOILER! Al di là di come ho strutturato i Døkkafirar, credo sia più easy non avere troppi pg di X Fandom).
2) Ricordano bene chi e cosa erano prima, in opposizione ai Fyrir. I Fyrir dimenticano, se non per rare immagini e ricordi fugaci; se ricordano, il peso di ciò che hanno perduto li porta alla Caduta, come visto con Ichigo nel primo mini-arc.
3) I richiami… ! I richiami che affliggono Naraku e Ukoku.

Passando a commenti randomici;
Se state immaginando cose a tre… fate pure, fate pure <3
Sephiroth… sta crescendo il nostro piccolo angelo <3 Il rapporto con Ukoku si sta evolvendo sempre di più e anche la vista di Naraku ha lasciato il segno. <3
Il Mondo di Oceania ci ha lasciato… brutalmente, ma ehi… va così. Ora sapete cosa riescono a fare i Døkkafirar, di come Naraku, Ukoku e Priscilla si differenzino.

Prossimo Mese si dà il via al nuovo miniarc!
Protagonisti Askin e Luxord nel Mondo di… Ah! Niente spoiler <3

Grazie mille ai nuovi e vecchi lettori <3 Come sempre commentate, lasciate un bel like e inserite la Saga nelle Categorie per far felice una piccola scrittrice.

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. A Light in the Present ***


11. A Light in the Present




Ogni realtà si componeva di visibile e invisibile; gli uomini, le specie senzienti,
potevano vedere determinati fenomeni; altri rimanevano celati fra pericolo e mistero,
o racchiusi nell’intimità di Cuore e Anima.
In quella riflessione, Luxord contemplò ancora una volta il vasto e luminoso Spazioporto.
Grazie all’ampia vetrata circolare, la visuale dal Palazzo del Governatore dominava il resto
degli edifici. Nonostante fosse sera, vie e attracchi fremano incessanti: merci, navi, vascelli,
diretti ora verso lo spazio, ora verso il pianeta sottostante, Montressor.
F53-1801... Universo non dissimile dai Caraibi, seppur in scala più vasta; le bettole
puzzavano allo stesso modo; esotici giardini adornavano le ville di ricchi mercanti e
aristocratici; nelle persone (e alieni dalle forme più svariate) vi era molto del piccolo
arcipelago, dall’indole, agli abiti, all’accento. Le differenze si riscontravano in una bizzarra
tecnologia, definita da Askin col termine steampunk; oggetti, decorazione in ottone e rame,
protesi meccaniche, robot, stazioni spaziali e navi, magnifiche navi in grado di solcare la
vastità del cosmo.
Era stato bello ritrovarsi in luoghi per certi versi famigliari, il sollievo però era durato
poco. Rammentò i primi giorni e volse l’attenzione al pianeta, lasciando che la musica,
i brindisi e risate frivole si ovattassero.
Montressor… l’Oscurità ne incideva la superficie, una cicatrice all’altezza dell’equatore;
profondi, scuri canyon scendevano in basso, sempre più in basso. Come appreso dal
Governatore, tale mutamento risaliva a due anni prima; una nube di meteore era precipitata
attraverso scuri passaggi, solcando il cielo, ferendo la terra, uccidendo migliaia di persone.
Presto però, lutto e terrore avevano lasciato spazio all’avarizia; fra le meteore e sparso ora
nel labirinto, si nascondeva l’immenso tesoro di Nathaniel Flith, creduto fino ad allora
distrutto a seguito della spedizione del Dottor Doppler.
Montressor, un pacifico mondo minerario divenuto all'improvviso il centro di ogni cosa.
Nobili, ricchi mercanti, disposti a pagare immense somme pur di accaparrarsi una fetta di
torta; pirati diventati corsari, mercenari, esploratori, persino compagnie di Marina, uomini
e donne disposti a morire pur di ottenere gloria e un pezzetto della torta.
Pochi infatti facevano ritorno, tanti erano i pericoli in agguato nel dedalo oscuro; bestie
orribilmente mutate, ambienti tossici. Bestie infette… ecco dove si inserivano lui ed Askin,
come se ruoli ed esistenze fossero sempre stati tutt’uno con l’Universo F53-1801.
Così recitava l’ultimo rapporto del Nunctius (0);

- Okay, sapete cosa succede quando gli idioti cominciano a viaggiare nello Spazio? Esatto, casini.
Troppi Mondi colonizzati, troppi Cuori, troppi appigli per l’Oscurità. Negli ultimi 300 anni, già
4 volte abbiamo avuto problemi! Ma per farla breve:
1) Qui solitamente sono artefatti a far da perno, da iniziale calamita tra Seiðr e realtà.
2) La costante con cui si manifesta nella fase preliminare, è infestione di animali e piante.
3) E a questo punto entriamo in gioco noi, i “Monster Slayer”. Figo, eh?
La nostra “civiltà” viene dal misterioso pianeta Fenris nel sistema di Andromeda, una palla
ghiacciata circondata da una barriera di asteroidi impenetrabile se non per i nostri vascelli (negli
allegati troverete le modifiche d’aspetto per aeronavi, abiti, oggetti. Cit. Arthur).
Solo noi possiamo abbattere la misteriosa nebbia nera e la follia che porta, la nostra cultura si basa
su cacce rituali, purificazioni e robe simili, tiratevela un po’ mi raccomando. In generale agli altri
non frega un cazzo di noi, ci ammirano e ci temono, l’importante è liberarli dai “mostri corrotti”
(negli appunti trovate un riassunto più dettagliato sulla nostra cultura. Cit. Arthur).
Saluto tutti i bastardi che leggeranno!
Grimmjow -


Luxord strinse il manico del coltello rituale.
Ecco l’Oscurità, a cibarsi della cupidigia di quanti erano lì, ad attendere come squali un
pezzo del tesoro; a cibarsi della bramosia di chi s’addentrava nei recessi di Montressor.
Lentamente la frattura si assottigliava, si estendeva, a breve... tutto sarebbe precipito.
Eppure un simile scenario non lo preoccupava; la minaccia più grande e concreta risultava
la più gestibile. Anche nel Caos esitavano costanti, l’Oscurità seguiva regole precise; regole
con cui metteva radici, infettava i Mondi, cresceva avvelenando Cuori e Menti.
Conoscendo le regole si poteva giocare la carta giusta; aveva già combattuto i Hwergh,
seppur indeboliti; ora al fianco di Askin, quella partita appariva semplice, incredibilmente
semplice. (1)
Certezza in cui giacevano ombre.

- Luxord… il tuo Cuore, la tua Mente, sono già saldi. Avverto bene cosa ti tormenta, cosa si agita
in te. Io… posso solo addestrati cosicché tu riesca a contenere quel male. -

Sfidare il Destino non era più così semplice.
Sfidare il proprio Destino… l’invisibile dentro di se.

Cosa temo?

Sfidare il passato, il futuro.
Un futuro lontano, incerto, a strisciare inesorabile verso di loro, verso un legame sempre
più intenso e prezioso. Askin non parlava mai del futuro, del suo futuro. Anche lui temeva
qualcosa? Eppure Luxord ne era sicuro; GoldSaber… solo il Keyblade poteva dargli forza,
la vera forza… se soltanto…
« Mi odi? »
L’ombra giunse, sussurro funesto a spirare in lui.
Rulod era lì, come sempre, visibile e invisibile; lo fissava oltre la vetrata, più scuro della
notte, più scuro delle tenebre incise su Montressor. Parlò Rulod, come tante altre volte;
« Mi odi sempre di più? »
Perché? Perché sei così ostinato?
« Oh… non l’hai ancora capito? Tu non sei nulla, non meriti nulla. Non pensi più a loro. »
Non potrei mai dimenticarli, lo sai! Lauriam, Elrena, Emdy… li salverò!
« E credi ti concederò qualcosa allora? No… illuso, sporco egoista. Non meriti nulla.
Temi qualcosa…! Lo so, lo so, lo sento, codardo ! Ti annegherò nel nostro errore. Ricorda
le nostre mani sono sporche. »

Se la rabbia avesse avuto un suono sarebbe stato quello, un pugno infranto contro
la vetrata; il colore del sangue, fra schegge conficcate nella pelle e gocce a sporcare
il pavimento; l’eco di un Cuore in tumulto e bisbigli inorriditi.
« Bene… posso considerarmi una sfida interessante. »
Giochiamo. Giochiamo questa partita fino alla fine, Rulod.
« Non chiedevo di meglio. Ti aspetto… Luxord. »
Lo vide sorridere, dissolversi, polvere spettrale a sciamare verso di lui. Poi il dolore arrivò,
le schegge parevano aghi freddi; i suoni tornarono, il valzer dell’orchestra accompagnata
da commenti atterriti. Suoni vuoti...
« Ehi… tutto a posto? »
La voce… la sua voce, il suo calore... solo allora lo vide.
L’aveva fatto sedere Askin, incurante del bon ton che luogo e occasione esigevano.
Era lì, chino su di lui, la mano a sfiorar la sua mentre sottili fili del Seiðr lo liberavano
dal vetro richiudendo i tagli. Quel tepore bastò. Calma… la calma giungeva sempre così e
fra le tenebre che gremivano il presente, riusciva sempre ad afferralo... un filo per andare
avanti, non perdersi e vivere, semplicemente vivere. Quando il futuro si fosse palesato,
quel filo… quel filo...
No… doveva ricordare, ricordare ciò che Rulod proteggeva con tal fermezza.

Come ottenni GoldSaber?
Prima di Auropoli… il mio Cuore... cosa spinse il Cuore a sprofondare… sprofondare…

- Le nostre mani sono sporche. -

Nell’eco di quel sussurro ritrovò Askin intento a fasciarlo, così da rendere naturale
la cura al resto dei presenti. Gli occhi risplendevano, avvolti da una luce soffusa, calda,
scaturita da candele elettrice e riflessi nei lampadari di cristallo. Solo allora parlò,
liberando un dubbio stretto al Cuore; aveva bisogno di lui, ancora una volta...
« Askin… posso farti una domanda? »
« Ehi… lo sai, non devi neanche chiederlo », e lui era lì, come sempre.
« Sì… hai ragione. Ecco… è una richiesta un po’ strana ma… potrebbe aiutarmi a
ricordare. Tu… cosa hai pensato? Cosa hai pensato la prima volta che mi hai visto? »
La notò appena, la sorpresa incresparne lo sguardo; al che esso volse lontano, al tempo
trascorso all’Hlif, un tempo idilliaco, lieto... spezzato; un tempo le cui ombre si riversavano
nel presente, addensandosi in un futuro ineluttabile.
Il silenzio, seppur breve, fu logorante.
Infine le parole giunsero, annullando per un’istante ogni altro suono.
« Che il Destino sapeva essere davvero beffardo », una pausa, amara, sentita; strinse la
fasciatura, solo allora tornò a fissarlo, « strana considerazione… ti incontrai in un mercato,
eri in viaggio verso Auropoli, naturalmente non potevi vedermi nascosto com’ero dal
Celatum. Strana considerazione penserai, ma... la verità è che rimasi abbagliato. » (2)
« A-Abbagliato? Da me? »
« Tu… tu hai i suoi stessi occhi, Luxord... gli occhi di Yoruichi. »

- L’Hlif cadde… -
- A volte i legami si spezzano. È inevitabile. -
- Là fuori non devi assolutamente allontanarti da me. Per nessuna ragione. -

Ecco… ecco chi devi… (3)

Poteva tremare il Cuore? Poteva il Cuore sprofondare in una fredda verità, sussurrata da
tempo? Era all’amata, alla sposa che Askin pensava a volte con sguardo triste? Nei silenzi,
lontano da lui, il Cuore volgeva alla vendetta? Temuta, inevitabile vendetta.
Mi dispiace… parole che rimasero lì, cristallizzate in pensieri.
« Ah… perfino Kugo mi rimproverò. Se ti salvai, se ti cercai fra le rovine di Auropoli… in
parte fu per questo. Ammetto l’inizio fu... un pochino difficile, ma ora… ora vedo solo te.
Ciò mi rincuora, mi rincuora più di quando tu possa mai immaginare. Co-comunque...
tornando alla domanda… anche allora eri determinato Luxord, ma in fondo ai tuoi occhi
vidi una profonda tristezza. »
Tristezza. Raccolse l’ultima parola Luxord, quasi temesse di perderla, di vederla trascinata
via, inghiottita da una corrente; la raccolse sigillandola in un angolo del Cuore.
« Ca-Capisco… grazie. »

- Ora vedo solo te. -

Quale imbarazzo, quale strana sensazione a riempire una vicinanza sempre più sentita,
dolce e a tratti tesa. Pensò a lui, al peso di tale confessione; avrebbe voluto chiedere,
chiedergli di un’intimità altrettanto preziosa... strappata, distrutta. No, sarebbe apparso
pretenzioso, scortese.
« Ehi… non farti problemi. Quando vorrai, chiedimi pure di Yoruichi. »
Un pensiero, una dolce promessa a scaldare il Cuore, a scacciare ogni esitazione.
« Sì… lo farò. Grazie. »
Sorrise Askin. Poteva un sorriso incantarlo fino a quel punto?
« Viene. Andiamo a goderci la fine del banchetto, a breve Blake ci convocherà per gli
ultimi dettagli. »
Eccoli… insieme nel presente, a giocare una partita per il destino di un Mondo, di
un Universo. Lo seguì, cullato da pace e leggerezza; sensazione che si consolidò lì,
osservandolo farsi strada nell’ampio salone.
Askin era lì; gli abiti in pelle simili ai suoi, giacca, stilavi, pantaloni consumati; protezioni
in cuoio, cinture adornate da bisacce, coltelli, rampini; una maglia rossa di cotone, l’unica
differenza con la propria, bianca.
Era lì, bello, bellissimo…

- Hai i suoi stessi occhi… -

Provò a immaginarlo, il viso di Yoruichi… il colore, il profumo della pelle.
Un giorno l’avrebbe vista, conosciuta attraverso i suoi ricordi…

- Ora vedo solo te. -

Un giorno...

Askin… quando la vendetta busserà, spero di essere al tuo fianco.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Imbarazzo, non banale, non romantico… ma logorante, così penoso da stritolare il Cuore.
Si era destato, riemergendo da un incubo piatto come un lago di petrolio.
Imbarazzo.
Eppure Yoruichi era lì, “dormiva” accanto a lui, nuda, la dita sottili a sfiorargli il fianco; perfetta
nonostante la pelle sporca di sangue, un lenzuolo a coprirla; bellissima, sensualità rifiorita da carne
strappata e ossa rotte. Del resto lei era sempre stata più brava a rigenerarsi.
Imbarazzo.
Puzzava ancora lui; la pelle dello stomaco non si era richiusa del tutto; il viso, le guance ridotti a un
pezzo di formaggio.
Imbarazzo.
No… lei non poteva, non poteva vederlo così. Lentamente si alzò, riconoscendo l’interno della
Fenris; vide Kugo e Kukaku abbandonati sopra il posto di comando, stretti in un abbraccio leggero
quanto intenso. Ringraziò di essersi svegliato lì, circondato da persone care.

Dove si stavano dirigendo le Menti?
« Abbiamo sigillato la Porta… ma non è bastato! Non è bastato! »
Vomitavano parole vuote.
« I nostri Mondi… i nostri Mondi non sono rinati. »
Dove stavano sprofondando i Cuori?
« Ehi Askin… ti sei ripreso. Tutto okay? »
Ah! Quale ipocrisia. Per un attimo ebbe la tentazione di vomitare.
Molti non avevano costruito nulla, non avevano afferrato nulla del presente. Sì… era così.
Perduti… erano perduti; prima o poi tutto gli sarebbe apparso banale.
« Sì, bene... grazie. »
Seduto contro un pilone, scrutò le aeronavi sparse nella piana; giacevano lì, come enormi insetti
dormienti; scrutò le montagne e, oltre esse, l’alta colonna di luce vermiglia… la Porta dell’Oscurità;
Oscurità... abisso… ecco dove stavano sprofondando. Presto o tardi non sarebbe rimasto nulla,
solo... una lucida follia?Poteva salvarli? Era giusto salvarli? No, non aveva parole per raggiungere
i loro Cuori. Forse... si stava crogiolando in un tacito egoismo? No, lui era salvo, le persone a cui
teneva di più erano salve.

- Grazie a te… -

« Ecco dove ti eri cacciato! »
La sua voce, il suo profumo, il suo corpo… di nuovo così vicini, così salvifici.
La strinse ancora, sfiorandone delicato schiena. Aveva lavato via il sangue Yoruichi; la pelle profumava
scura e morbida, risplendeva di un bagliore lontano e oscuro, i capelli corvini ricadevano lunghi e
sensuali. Quante volte li aveva ammirati muoversi nell’attesa, nell’estasi del piacere? Occhi dorati
lo scrutavano allegri come sempre, indifferenti a tutto, persino a un viso ancora rovinato.
« Sarei perso senza di te. »
Lo sussurrò, affinché soltanto lei potesse udirlo.
Giunse improvviso... un silenzio rumoroso, un baratro fra loro e gli altri. Tremò Yoruichi, quasi
potesse solo tendersi di fronte alla deriva in cui stavano precipitando. Poi la vide, quella solida
fermezza; sentì un sonoro pugno battergli la spalla.
« Non cambiare Askin. Qualsiasi cosa accada, non cambiare mai. »



« Partirò anch’io. La ricerca di queste Chiavi mi sembra… sì, piuttosto interessante. »
« Tsk! Ancora poco e ti avrei cacciato via a calci nel sedere! Mi raccomando, fai amicizia anche con
gli altri! Sono stata chiara?! »
« Ahi…! Perché mi picchi ogni volta? »
« Così te lo ricorderai meglio, stupido! »



« Mi dispiace… mi dispiace… »
Shura, la voce ridotta a un sussurro, le lacrime, il corpo rotto. Sola. Sola.
Dietro, la Lindwurm pareva un uccello ferito, il cielo dei Confini giaceva vuoto e immobile.
Nessuno… nessuno sarebbe più giunto.
L’Oscurità era tornata, uomini l’avevano accolta dentro di se, l’Hlif era caduto...
Kukaku, Hime… Yoruichi… Yoruichi…
« Uno scherzo. È uno scherzo vero? »
Strinse il frammento.
Ormai non restava nient’altro… nient’altro...
Urlò. Tutto parve spezzarsi. Urlò. Eccola la Caduta... vicina, estremamente vicina.
Kugo era lì, accanto a lui? Lontano? Anche lui… anche lui stava cadendo.

« Ehi! Non vi ho seguito per vedervi crollare! Voi due… voi due siete più forti di così! »
Uno schiaffo. Mephisto gli aveva appena tirato uno schiaffo.
Imbarazzo, vergogna, schifo… poi... tutto divenne chiaro.
Yoruichi... era lì, era lì, nonostante tutto… erano ancora insieme. (4)

Ciao Askin…
Uhm… che inizio orribile… in effetti non sono mai stata brava coi discorsi, ma del resto…
apprezzavi anche questo lato così buffo di me.
Mi conosci... meglio di chiunque altro… quindi…
Credo fosse prevedibile, sì insomma… che sarebbe finita così.
Ricordi cosa ti dissi allora?
Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato.




Bastava poco per rievocare quei ricordi; chiudere gli occhi, afferrali dalle nebbie della
memoria. Lo fece ancora, osservando Luxord raggiungere un tavolo imbastito di dolci.
Lo osservò mentre le ultime parole, il frammento di lei, fluivano delicate e forti.

- Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato. -

Attorno una realtà già vista, declinata in centinaia di Mondi; in ogni epoca, Universo,
di fronte a una ricchezza “infinita”, i Cuori si riempivano di bramosia e avarizia.
Il Destino sapeva esser monotono, oppure poteva donare certezze, minare il futuro.
Le prime erano un filo; un filo di Arianna per non perdersi, restare ancorati al presente.
Yoruichi l’aveva salvato, attorno a lei si era tessuta ogni cosa, ogni vecchio e nuovo legame.
Eppure da quel terribile istante, un miasma aveva iniziato a spirare, dubbi si erano
addensatati, protratti verso un futuro ineluttabile, verso battaglie già decise.
Luxord stava tornando, due fette di torta e calici di bianco; una degna conclusione per
un sontuoso banchetto. Lo sentì commentare con squisita leggerezza la bontà del dolce,
la freschezza del vino; rispose Askin e la voce riecheggiò lontana, terribilmente lontana.

Me stesso… volevi dire anche questo, Yoruichi? Innamorarsi di nuovo?

Luxord era lì, i capelli leggermente più lunghi, il pizzetto lasciato incolto.
Era lì, come ogni risveglio, ogni giorno, ogni sera...

Amarlo? Sì, lo amo.
Era inevitabile? Amarlo nonostante tutto? Nonostante... la fine di questo viaggio?

Amarlo, amarsi, non sentirsi perduti fra ombre e dubbi. C’erano quegli abbracci, quella
vicinanza dove troppo in fretta si erano persa ogni tensione e imbarazzo? I dubbi però
non smettevano di strisciare, vicini, sempre più vicini.
Delicato si avvicinò, assaporando il suo odore, il suo calore. Troppo tardi. I pensieri
riemersero, ancora e ancora, mordendolo come lupi famelici.

Me stesso… riuscirò ad esserlo anche di fronte a lui, Yoruichi? Anche di fronte al tuo assassino?
Nel Cuore non ho smesso di sussurrar vendetta… e così, prima o poi, il Corvo giungerà.
Potrò solo odiarlo? Solo annegare nell’odio, perdermi pur di vendicarti, pur di proteggere Luxord?
Basterà la sua Luce? Basterà? Questo non smetto di chiedermi…


Lontano, nella Mente, udì il gracchiare di un corvo, pressante, feroce.
Ogni tanto provava a immaginare il viso di un uomo votato, mutato nell’Oscurità;
ogni volta finiva per rigettare, come se persino un’immagine sfuocata potesse infettarlo.

Forse avevi ragione Kugo, forse avrei dovuto…
Ma non finirei per tradire me stesso così?
In un sentiero sporco di sangue… il presente è bello quanto fragile.
Ah… che stupido che sono…

Poteva il Cuore tremare, affogare?
Lui era lì, era lì…
Lo strinse; il petto contro la schiena, il viso nascosto fra l’incavo del collo mentre le dita
sfioravano il bacino. Non doveva veder nulla Luxord, nulla. Lo sentì irrigidirsi; sorpresa,
il lieve imbarazzo che ancora non smetteva di coglierlo, accentuato ora da sguardi delusi e
irritati. Infine eccolo... rilassato, a regalare una risata leggera, riservata a loro due soltanto.
« Abbiamo appena infranto un po’ di cuori. »
Bastò.
« Già… dame e cavalieri che bramavano una notte focosa, prima della nostra partenza. »
« E rotto altrettante scommesse…! »
« Accidenti… non ci avevo pensato in effetti. »
Bastò a far risplendere la sua Luce.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il tepore del suo respiro solleticava ancora il collo quando lasciarono il salone ricevimenti.
Piacevole, terribilmente piacevole; dolce e amaro ricordo del presente e affanni.
A rammentare la partita contro l'Oscurità, era invece Viceammiraglio Alexander Smollet,
amico fidato e braccio destro del Governatore.
« Spero il banchetto sia stato di vostro gradimento »
« Era tutto molto squisito, grazie mille. »
« Ne sono lieto. Mi permetto già di avvisarvi che, finita la riunione, Blake annuncerà
pubblicamente l’impresa. »
« E noi dovremo essere accanto a Sua Signoria? Così da rimarcarne la determinazione? »,
chiese Askin a bruciapelo, domanda semplice quanto acuta, atta a sondare la reale
posizione di Smollet.
« Confesso che il vostro arrivo è stato… provvidenziale. Grazie a voi, è indubbio che la
spedizione avrà margini di successo ancora più ampi. In ogni caso basterà una distanza
ragionevole, il vostro amico non è certo passato inosservato. »
Parlava senza voltarsi, Luxord ne immaginò l’espressione stizzita nel viso felino e un
nuovo tassello si aggiunse al puzzle. Il Viceammiraglio dimostrava cautela e fredda
analisi; la deriva in cui la società era precipitata lo disgustava, lui che si era fatto nome e
posizione cacciando pirati, scoprendo pianeti, spingendosi fino ai margini della Galassia.
Ma si tratteneva dall’esprimere il proprio giudizio, complice soprattutto l’amicizia con
Blake, nata anni or sono tra le file dell’Accademia Reale.
« Mi dispiace per quando accaduto, pagherò il dovuto per la riparazione della vetrata. »
Smollet diede ulteriore prova di contegno; l’irritazione di dissipò in un guizzo delle
orecchie appuntite.
« Non occorre. Limitatevi a ciò che vi compete. »
Già… Alexander odiava tutto, persino loro; l’arrivo dei Monter Slayers, agognato da molti,
aveva alimentato giochetti da salotto e, soprattutto, fomentato ancor di più la presunzione
di Blake; voleva di più il Governatore, deciso ad accaparrarsi la fetta più grossa di tutte.
« Ognuno dovrebbe limitarsi a ciò che gli concerne. »
In cuor suo sperava la spedizione fallisse, o ancor meglio che non ci fosse nulla nelle
profondità di Montressor; dissipata ogni avidità, avrebbe dato anima e corpo affinché
Blake tornasse quello di un tempo.
Questo percepì Luxord, mentre l’eco dell'orchestra andava perdendosi.
Ne lui ne Askin aggiunsero altro, del resto recitare una parte significata interessarsi
alle questioni giuste al momento giusto, non destar sospetti, così da placare i Cuori o
fomentarne i sentimenti quando necessario.
Alenxander continuò a guidarli, il passo rapido e deciso ben si adattava alle fattezze feline;
il corpo alto e snello racchiuso nell’impeccabile divisa, il viso antropomorfo ricordava
un ghepardo. In effetti non si sarebbe stupito nel vederlo accanto a Sora, Donald e Goffy,
nonostante in quel momento lui e Askin apparissero con tratti simili, seppur umani.
Una recita perfetta del resto necessitava di illusioni altrettanto perfette.
« Eccoci. »
Due piani di scale e, ad attenderli, una porta verde scuro decorata con foglie d’oro.
Il Viceammiraglio superò la soglia e li fece accomodare.
Uno studio privato, piccolo e combatto. Librerie alte fino al soffitto colme di romanzi,
enciclopedie, volumi pregiati riguardanti filosofia, botanica, anatomia, come si confaceva a
nobiltà e ranghi elevati. Ravvivavano il tutto, qua e là, rari animali impagliati provenienti
dai pianeti più selvaggi e inesplorati, ma a dominare la scena era il grande tavolo centrale
in marmo; sopra decine di mappe, appunti, disegni. Il Governatore li aveva già mostrati
durante il primo incontro e, come allora, Arthur Blake li accolse con sorriso raggiante.
Sorriso che ostentava sicurezza; una sicurezza scaturita dall’invidia, indivia verso i pochi
che finora erano riusciti ad ottenere un pezzo del tesoro di Nathaniel Flith; nobili che non
si scomodavano a esibirlo con vanità. E Blake non voleva passere alla storia solo per aver
ospitato una marmaglia di aristocratici; la sua sarebbe stata la più grande e intrepida delle
spedizioni; aveva riunito i migliori e l’arrivo dei Monster Slayers era stata la ciliegina sulla
torta, un’ulteriore conferma a sedimentarsi nell’ego.
Un ego che impregnava l’aria, la rendeva gonfia, pesante, con un retrogusto stantio.
Accostamento perfetto con la figura del Governatore; alto, massiccio, nel viso lineamenti
leonini incorniciati in una fluente chioma rossiccia. Rossa era pure la divisa, su cui
spiccavano medaglie assieme al bianco di panciotto e pantaloni.
Blake… sempre in contrasto col silenzio e la rigidità di Smollet.
Il Vice Ammiraglio si posizionò a lato del tavolo, lanciò un occhiata distratta alle mappe,
poi lasciò che la voce dell’amico continuasse a scorrere, imprigionandolo in una gabbia di
non detto.
Blake parlò invitandoli ad accomodarsi, esponendo via via le tappe della spedizione,
l’equipaggiamento, le scorte, il numero di uomini e relative mansioni. Confidava in se
stesso, così lui e Askin seguirono quella linea, ora compiacendolo, ora rimarcando il loro
agire come Monster Slayers.
« Ci occuperemo di abbattere le bestie corrotte. Nessuna intromissione, per quanto gli
uomini da Voi selezionati siano coraggiosi, non vogliamo fargli correre inutili rischi. »
« Luxord deve completare l’ultimo rituale di passaggio, abbattere dieci bestie e berne
il sangue. Compenso? Apprezziamo la Vostra generosità, ma ci accontenteremo solo
dell’anticipo da voi versato.
Accumulare ricchezze va contro i nostri principi. »
Blake acconsentì senza troppe remore all’ultima richiesta; accanto, Smollet si limitava
a brevi commenti o a rammentagli il filo del discorso quando, sovente, si perdeva in
sproloqui. Luxord li immaginò allora, studenti, giovani Capitani uniti nella stessa
complicità; qualcosa in grado di resistere nonostante tutto. Poi un bussare fuori al
corridoio attirò l’attenzione generale.
Blake, riconoscendo il timbro, diede il permesso di entrare.
Una donna, dai tratti simili ad Alexander, si fece avanti risoluta, in perfetta simbiosi
con la divisa blu scuro. A seguirla un giovane uomo sulla ventina, ma qualcosa nell’aria
distaccata lo faceva apparire molto più vecchio.
« Perdonate il ritardo, Governatore. »
Stranamente fu Smollet a rispondere, una delusione a pizzicarne lo sguardo.
« Quindi hai deciso… alla fine partirai anche tu, Amelia. »
« In presenza dei nostri ospiti gradirei mi chiamassi Capitano, fratello. »
Tranne un sospiro Alexander, ma non aggiunse altro, come se il Cuore fosse sprofondato
nell’amarezza, nella delusione verso se stesso, verso l’incapacità di cambiare le cose;
salvare il migliore amico, impedire alla sorella di unirsi a una folle spedizione. Cercò
fugace l’aiuto di Arthur, ma Blake non vide nulla, calpestò tutto facendosi avanti,
portandosi al fianco dei nuovi arrivati, le braccia aperte e un sorriso soddisfatto.
«Bene, Signori… lasciate vi presenti il Capitano Amelia Smollet, sorella minore del qui
presente Vice Ammiraglio, e il Sottotenente Jim Hawkins. »
« Ex-Sottotenente, Governatore », corresse il ragazzo con tono piatto.
« Ex-Sottotenente », rimarcò Blake dandogli una pacca sulla spalla, « vedete Signori, Jim
accompagnò Amelia e il Dottor Doppler nella spedizione di sette anni fa. Ora è una
piccola leggenda. Sei sempre stato un ragazzo curioso, vero Jim? È grazie alla curiosità
se ti sei costruito una fama in questo strambo Mondo. Avete davanti il migliore degli
esploratori del Labirinto, ben quattro spedizioni sono tornate grazie a lui. Una vera
fortuna averlo con noi, non trovate Signor Le Vaar, Signor Morgan? »
Aveva parlato con tronfio appagamento Blake, ma non fu quel dettaglio ad attirare la loro
attenzione, attenzione a cui Askin diede subito forma;
« Sì, Governatore. Davvero una gran fortuna. Piacere di conoscervi… Jim Hawkins,
Capitano Smollet. Come si dice… siamo tutti l’uno nelle mani nell’altro. »
Perché la realtà si componeva di visibile e invisibile; là dove anime colme d’avarizia si
mostravano noncuranti e beate, là dove chi riservava affetto, era costretto a celarsi sotto
una maschera fredda, ecco un imprevisto curioso quanto fortunato.
Vi era in Jim Hawkins una pesantezza straniante; nello sguardo, nella barba sciupata, nella
pelle consumata da vividi e tagli, in abiti rattoppati in più punti. Negli occhi azzurri
nessuna traccia di bramosia. Già… qualunque fosse l’ombra dietro quel “successo”, in
Jim si nascondeva una chiave decisamente inaspettata.





(0) Nuntius; fu la prima invenzione degli Smiða. A fronte di un numero imprecisato di
Mondi, occorre un collegamento diretto, in primis con le aeronavi. Come satelliti,
forniscono le coordinate più vicine per uscire dal Seiðr, raccolgono dati sulle forme di vita
organica e sui popoli, lingua compresa, nel colletto dei vestiti (Immortali e non), un
secondo chip funge da traduttore simultaneo. Infine, cosa più importante, sono sensibili
all’Oscurità.
Li vediamo per la prima volta nel Capitolo 4 all’inizio del Miniarc nel Mondo di Brave.

(1) Si riferisce ovviamente alla distruzione della Seconda Auropoli.

(2) Celatum: dal latino celare. Mantello con cui i Fyrir celano totalmente la loro presenza.

(3) Per riprendere al 100% DOVE ci eravamo lasciati con Luxord e Askin
. Frasi prese dal Capitolo 3 di EOR e per vedere anche la scorsa scena con Rulod.

(6) Il flashback che mostra i Fyrir poco dopo aver sigillato la Porta dell’Oscurità, appare
già nel Capitolo 5, visto della parte di Kugo assieme a Kukaku.

La frase di Mephisto compare per la prima volta nel Capitolo 1, nei ricordi di Winry.
Alla cena, presente nello stesso Capitolo, Askin e Kugo lo ringraziano per QUELLO
schiaffo. Come faccio a ricordare certi dettagli, non lo so manco io a volte.







Angolo Autrice:

Capitolo lungo… sì, lo so, ma era da un po’ che non vedevamo Askin e Luxord; si dovevano dire un po’ di cose; su di loro, sulle loro ombre e paure, sia vedendoli calati nell’Universo de Il Pianeta del Tesoro.

Ovviamente essendo alcune dinamiche uguali a quelle viste all’inizio del Mini-Arc precedente, le ho saltate o riassunte, come la funzione del Nuntius e di come i Fyrir entrino nelle dinamiche di X Universo senza dare nell’occhio. Sul rapporto tra i nostri due cari, ero indecisa se far ammettere ad Askin i propri sentimenti ora o più avanti. Poi mi sono detta perché rinviare? Ormai si era capito insomma. Si sto parlando con voi, voi che li shippavate dal Capitolo Tre di FFB. Ma! Volevo evitare di farglielo dire a voce, lo trovo molto più incisivo e romantico così.

Infine... entriamo nella mente di Askin, nel suo timore più grande, vediamo Yoruichi! Si chiudono altri piccoli cerchi. <3

Per quanto riguarda i personaggi de Il Pianeta del Tesoro, ecco piccole e tenere perle:
1) Il Governatore Blake trae spunto dall’Ammiraglio Blake (personaggio del sequel mai realizzato)
2) Alexander Smollet prende il nome dall’omonimo personaggio del romanzo (il fatto che sia il fratello di Amelia è un ulteriore citazione).

Ci vediamo il mese prossimo,
Un saluto a tutti voi, lettori silenziosi (soprattutto voi, lasciate un bel like mi raccomando) e i cari, carissimi recensori. A tutti mando un forte abbraccio <3

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. The essential is invisible ***


12. The essential is invisible



Lo stridere metallico riecheggiava nel tunnel, la lama incideva il sentiero roccioso
lasciando una sottile quanto vitale linea di luce. Passo dopo passo, si ritrovarono in
un’ampia spianata, oltre il buio s’addensava soffocando la grotta, un buio pregno
d’Oscurità.
Fece segno di fermarsi lanciando un’occhiata al resto della spedizione. Ventuno giorni
passati in quel dedalo oscuro, diretti in basso, sempre più in basso. Finora solo quattro
dei trentuno uomini erano morti, chi scivolando in un baratro, chi dimenticando la regola
basilare di non allontanarsi dalla linea tracciata per proteggerli, celarli a bestie corrotte e
gas venefici, là dove questi ultimi potevano annidarsi in ogni angolo.
Spiegazione, questa, che aveva messo a tacere molte domante domanda, non potessero
essercene chissà quante da parte di uomini simili, specie se riguardanti i Monster Slayers.
L’obiettivo era giungere alle ultime, immense sacche del tesoro di Nathaniel Flint, in palio
il restante compenso del Governatore, fama e parte del bottino; se i leggendari cacciatori
potevano abbattere pericoli mortali, il come e il perché non avevano importanza.
Askin mosse la lancia: un fendente incise l’aria, cristallizzandosi in una linea lungo
il perimetro dello strapiombo. Si sarebbero accampati, lì avrebbero atteso il ritorno degli
sterminatori; laggiù, sul fondo della grotta, un grumo d’Oscurità strisciava, avvolto da
un fetore di morte. Vi era un’attesa egoista, disinteressata negli sguardi di mercenari e
filibustieri, tranne in Jim e Amelia.
Insieme a Luxord, aveva imparato a conoscerlo Jim; negli spostamenti restava sempre
dietro al Custode, seguiva mappe precise tagliando per scorciatoie note solo a lui, lui...
riemerso da quell’inferno così tante volte. Una luce ombrosa attanagliava Jim Hawkins,
tesa, colma di domande. In ogni caso, non era il momento di soffermarsi sul ragazzo, non
ancora; una conferma mancava all’appello.
Volse lo sguardo a Luxord. Come sempre egli si muoveva disinvolto in quella recita;
resisteva senza affanni nel preludio d’Oscurità, giacché Cuore e Mente erano già saldi,
il legame e lo Shrapenls altrettanto. Aveva bruciato le tappe Luxord, ma proprio lui si
ritrovava a un punto morto, bloccato contro la propria ombra, Rulod… forte del retaggio
di Nobody. Avrebbe voluto consolarlo, ma rigettò l’idea; troppe orecchie, troppi sguardi.
Veloci si mossero, i paletti vennero piantati nel terreno, le corde strette alla vita.
Jim si fece avanti mentre il resto degli uomini cominciò ad allestire il campo.
« Quando tornerete? », parole a trascinarne altre invisibili.
Intuiva molto, forse troppo, eppure ogni volta le domande rimanevano lì, bloccate.
Askin scrutò in basso; un calcolo rapido e preciso; il tempo passato ai Confini non aveva
intaccato nulla, né la percezione, né il modo di muoversi in un Mondo corrotto; tempo,
natura, addestramenti, avevano forgiato ogni Immortale affinché l’Oscurità venisse
sempre distrutta. Sempre.
« Fra circa due ore. »
« Allora… metterò da parte le vostre porzioni per la cena. »
« Lo gradiremo molto Jim. Grazie », assentì Luxord posizionandosi per la discesa.
« No… grazie a voi. Buona fortuna, Signor Le Vaar, Signor Mogan. »
Lentamente iniziarono a calarsi, il bagliore di Gáe Bulg a guidarli. Il ragazzo restò a lungo
a osservarli; mentre l’Oscurità si addensava, Askin poté solo ricorrere quella domanda;

Quale legame ti ha incatenato qui, Jim Hawkins?

In fondo era una partita semplice; una pausa, una magra distrazione dal un futuro certo.
Ma almeno Luxord sarebbe stato messo di fronte a una scelta.



Le zampe si mossero nel fango; muoversi in forma di lupo aveva sempre un che di
stuzzicante, specie dove l’Oscurità si manifestava possedendo animali o piante.
Nonostante il buio rotto da Gáe Bulg, percepiva il grumo strisciare poco distante.
Dietro, Luxord camminava silenzioso, senza risentire della pressione oscura; l’aveva già
respirata, leggera, fra le rovine di Auropoli. Resisteva Luxord, purché non si allontanasse
troppo. Seguirlo, osservarlo, non gli occorreva altro; ogni cosa si sedimentava nello
sguardo sempre più conscio, affinché vi fosse spazio per una dolce e fragile quiete.
Fragile. Anche Luxord aveva concentrato l’attenzione su Jim, l’ultimo tassello del puzzle;
intuiva cosa li avrebbe attesi in fondo al Labirinto, presagio a cui poteva rivolgersi solo con
un’ombra d’inquietudine. Del resto Askin respirava rancore costantemente, un abisso di
rancore; sapeva bene cosa avrebbe svelato l’imminente caccia.

Come reagirai, Luxord?

Nell’eco del pensiero, i muscoli si tesero appena lo strisciare si fece pressante, viscido.
Poi lo videro, nitido nell’Oscurità, un verme gigante o quel che ne rimaneva; un cadavere
corrotto, putrescente, pregno di larve e mosche.
« Cuori avidi, terrore… il confine fra la realtà e il Seiðr si assottiglia sempre di più… grazie anche
alla cupidigia di chi si gode il bottino…
»
« Semplice ed efficace… ma… », sussurrò l’uomo al suo fianco.
« Esatto... tenendo conto di tutti i fattori, la crepa dovrebbe essere molto più estesa. Qualcosa ha
modificato il processo, concentrandola in un punto. Ora siamo scesi molto… finalmente capiremo.
»
« Sì… »
Si mossero ancora, silenziosi, invisibili, finché rivelandosi, il verme non saettò contro di
loro. Nel buio rotto da potenti Firaga, Gáe Bulg trapassò la carne debole e marcia. Bastò
il tocco della lama e l’Oscurità venne distrutta. Un rantolo innaturale attraversò la bestia
che infine collassò, tornando semplice carne, morta e immobile. Un tonfo sovrastato una
voce… la voce di una donna, urlo spettrale corrotto da rimpianti e odio.
Una donna… ecco a chi apparteneva il Cuore.
Così si voltò.
Luxord era lì, in piedi a pochi passi dalla massa putrescente; una dura consapevolezza
ne incideva lo sguardo, un brivido rigido lo scosse e il silenzio parve stritolarlo; un tempo
indefinito prima che il pensiero mutasse in parole.
« È davvero un Cuore. Capisco… immagino sia un evento raro. »
« Un’irritante anomalia. Spesso i Cuori dei morti sono attanagliati da astio e rancore. Se
rimangono incollati alla realtà l’Oscurità li impregna, ma non riesce a divorarli, non in
questo stadio iniziale. »
Lo vide portare l’attenzione avanti, oltre lui, oltre il verme, oltre il buio sempre più fitto.
« Una parte di me aveva sperato... », una pausa secca, un sorriso amaro come le ultime
parole, « … sperato in qualcosa di più semplice. »
« Io posso solo distruggerlo. »
« L’hai fatto altre volte? »
« Alla fine ti abitui. Ascolta… i Fyrir non possono interferire nella morte, persino i Guaritori non
riescono a purificare il Cuore di un defunto. Luxord…
»
« Lo so…! », tremò, gli occhi puntati su GoldSaber, freddo metallo in grado di lanciare
potenti magia, nulla di più, nulla di più, « Lo so… ma non… posso darti la certezza di
riuscirci. Solo quando saremo lì, con Jim… e anche allora Rulod… Rulod farà di tutto
pur di ostacolarmi… ah… merda… che schifo. Che schifo. »
« Luxord… »
« Però... però in fondo è bello... avere alternative, tentare di salvarla. Salvarla... come
Lauriam, Elrena, Emdy. »
Sicurezza e timore lo solcarono, freddo mare in tempesta.
In un attimo Askin fu lì, il muso a sfiorargli la mano destra.
« Stanotte riprenderemo l’addestramento… promesso. »
« Sì… grazie. »
Sollievo, scintille in una notte stregata.
L’afferrò Askin, più forte di quanto immaginasse; le dita sporche a regalar una carezza,
a sfiorarlo lì, appena sotto iridi così preziose. Lo cercarono, tese in un bisogno urgente,
cullate da un respiro che ora era lì, rotto a galleggiar sopra le labbra. Si era chinato Askin?
Quel tanto da…

No… non così...

« O-Ora meglio se torniamo indietro », e già aveva abbassato il capo Luxord, una lieve
tensione a pervaderlo.

Uhm… è lo stesso anche per te…

L’osservò e una parola riemerse logorante.

Alternative… io ne avrò col Corvo? Potrò solo odiarlo? Potrò solo perdermi... allontanarti, Luxord?

- Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato. -

E tradirti, Yoruichi?

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- Le ombre devono dissiparsi. Solo allora potrò instradarti alle vie del Seiðr, così sarai in grado di
fronteggiare i Hwergh. -
- Vinci questa partita. Vinci. -

Parola ripetute ogni volta, attraverso la voce di Askin, nei riflessi della mente, di fronte a
paesaggi famigliari, conosciuti persino nelle mutazioni sempre più repentine.
Da tempo le rovine di Auropoli avevano lasciato posto a luoghi diversi, sempre più scuri
e vuoti. Attorno ritrovò masse oscure, rocce piantate nella sabbia, come megaliti in una
piana morta e profanata. Un tanfo di salsedine riempiva l’aria, stanca e pesante, ricordo
di un mare senza vita. Anche quello faceva parte del passato, del passato di Rulod.
Passato… parola sempre più in bilico tra dubbi e certezze.
Respirò, assaporando concretezza e illusione.
« Tanto è inutile, piccolo Nessuno. »
Stridente risuonò la voce di Rulod, contorta in un eco sordo. Lo vide emergere poco
distante, fra viticci e miasma, infettando la sabbia. Perfino lì, l’uomo aveva lasciato posto
all’ombra; un’ombra che non concedeva nulla, che difendeva la propria esistenza, una
bestia lucida; gli occhi simili ai suoi e al tempo stesso corrotti. (0)
« Inutile… non ti concederò nulla. »
« Eppure mi stai portando sempre più in basso. »
« Dove infine ti affogherò. Affogarti nel nostro errore… nel sangue... sarà delizioso! »
Sibilo, veleno a cui resistette ancora una volta, il tepore sul palmo leggermente più intenso.
« Rincorrerti… è questa la partita », un mantra mentre scrutava il paesaggio, « immagino...
un tempo ci fosse un bellissimo mare qui. »
Lui si avvicinò, un lieve irritazione nello sguardo. Irritazione o tristezza?
« Un tempo. Ora non c’è più nulla… nulla che ti riguardi. »
Tristezza… sussurro nella voce di Askin, ora... scintillio in occhi ferali.
Tristezza… la vedeva, la sentiva nelle dita strette a graffargli la gola, quasi volessero
scavare nella carne.
« Rulod… cosa ti manca? »
Riusciva a vederli, vicini; tristezza, rabbia odio; fremevano nella presa via via più serrata.
Sembrava davvero di essere lì, circondarti, soffocati da un abisso sporco.

È vero... la tua vita non mi appartiene…

Ancora, ancora…

Eppure io devo esser qui… non ad Auropoli… indietro… non con Ventus, Lauriam, Elrena,
Emdy… loro appartengono a entrambi… indietro... indietro...
Essere qui… con te…

Tristezza...
« Chi ti manca... Rulod? »
Soffocare. Ancora… ancora…
« Ah! Che irritanti suggerimenti ti dà quell’uomo! Cosa saresti senza di lui, Luxord?!
Niente! Tu… tu non meriti nulla, né GoldSaber, né questa felicità, né questo amore! Ah!
Avanti! Provaci pure a salvare quella donna! »
« Rispondimi… ! »
Ma Rulod non disse nulla; lo spinse via, sparendo insieme al tetro paesaggio.
Galleggiare in un vuoto, sommersi in mezzo a un’assenza violenta e angosciante, gettata
addosso senza alcun ritegno, braci gelide a violarlo.
Poi ecco… il tepore a strapparlo dall’incubo, ancora una volta.



Respiri irregolari, stritolati nell’aria che sapeva d’acciaio. Lentamente la realtà si completò,
il tepore divenne più nitido. Gli stringeva la mano Askin, come se l’avesse appena salvato
da un fiume impetuoso. Poteva vederla, sentirla contro il suo petto. Si tese, nonostante
il respiro più quieto; si tese aggrappandosi a lui, la fronte premuta contro la spalla.

Sono qui...

Il calore freddo si dissipò.
Un altro giunse, dolce; il respiro di Askin, il frammento dell’anima a risuonare.

Sei qui… con me, in me.

Erano rimasti nella stessa posizione; seduti, le gambe incrociate. Attorno un cerchio di luce
incideva il terreno, mischiandosi al tenue riverbero delle lanterne elettriche. La maggior
parte degli uomini dormiva; i pochi svegli preferivano rimaner distanti, chi leggendo, chi
scommettendo a dadi o a carte; lontani dai Monster Slayers e da chissà quali rituali.
Un silenzio illusorio e intimo, dove lasciarsi cullare, dove non perdere i fili del presente,
i suoi, i loro… dove poter guardare al passato.

A vite che non sono la mia. Entrarci… è possibile… sì… un giorno conoscerò anche te, Rulod.
Io… salverò quel Cuore a ogni costo…

« Ti ha cacciato… comincia a essere un pochino ripetitivo. Giusto un pochino. »
Delicato tese il filo Askin, e lui lo seguì, sicurezza e timore a mischiarsi nel Cuore.
« Già… che strana partita. Non vinco, non perdo, ma riesco a stargli dietro… sì, a stargli
dietro. Sono... riuscito a vedere altro. Devo solo insistere, avvicinarmi, avvicinarmi… »
« Ne sono felice. Riposati ora. »
Sorrise Askin, invisibile agli occhi, stringendosi in maniera impercettibile se non per la
mano premuta a metà schiena, e il respiro a sfiorargli la guancia.

Questo presente… questo amore...

Eccoli… immersi nel medesimo tumulto, nella medesima tensione. La sentiva agitarsi nel
Corpo, nella Mente, sentiva pungergli il Cuore. Sarebbe bastato poco… veramente poco
per superare quel confine...

No… non voglio sia un rifugio dai nostri tormenti…
Assaporarlo nella felicità, nella felicità…

Volse un’occhiata al pentolino, ai resti della zuppa portata da Jim.
« Askin… tornati alla Kelpie cuciniamo una torta. »
« Al cioccolato? », e nelle parole, Luxord ne percepì tutta la gratitudine.
« Certo… al cioccolato. Una bella torta al cioccolato. »
I respiri a mischiarsi… per il momento bastava. Bastava.
Il presente, la missione tornarono come un ospite indesiderato; passi risuonarono via via
più vicini, infine Jim apparve. Aveva intuito molto Jim Hawkins, e nel gesto, nello sguardo,
capì; anch’egli si apprestava a svelare ogni carta.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Jim era stato cauto fin subito, da quando Blake li aveva presentarti e, soprattutto, da
quando avevano messo piede nel Labirinto. Camminava, li osservava; in ogni frase una
muta richiesta; in ogni sguardo una tristezza soffocata, un fardello che l’aveva reso l’ombra
di se stesso. Ombra riflessa in ogni gesto, nell’aspetto trasandato, nel silenzio ad avvolgerlo
appena fissava il buio, buio a cui troppe volte aveva fatto ritorno.

Il Cuore di una donna… cosa ti lega a esso Jim?

L’ex-Sottotenente fu ancora una volta accorto; li salutò con tono affabile, si sedette
commentando quanto la zuppa fosse pessima; normale con le razioni istantanee, ma fra
tutte quelle erano le più commestibili. Leggera divagazione, dopodiché come ogni sera
distese le mappe tracciate dal Dottor Doppler, contornandole con bussole e altri strumenti.
Negli ultimi giorni studiare il percorso era più difficile; presto sarebbero giunti al limitare
di ogni sentiero conosciuto, perfino Jim non si era mai spinto più in basso. Discussero a
lungo, ma fu solo allora, quando l’accampamento si quietò, esclusi rumori corporei di
varia natura, che il ragazzo s’interruppe. Altri pensieri bussavano, insistenti e inevitabili;
ora o mai più, gridavano gli occhi azzurri.
« In effetti ho sempre trovato affascinante il modo in cui vi siete palesati... nel corso della
storia. Durante gli anni accademici, lessi i rari resoconti circa le vostre imprese. Una volta
entrato nella Marina, ebbi l’onore di ammirare il pianeta Fenris, ovviamente da molto
molto lontano », parole a incastrarsi con quanto detto finora, infine ecco, preludio di verità,
« a ripensarci, pochi storici si sono interessati ai Monster Slayers, e poco si dibatte oggi
circa le vostre origini. Finora sono ipotesi, ma una cosa è certa… appena questo male,
questa corruzione si manifesta, voi accorrete sempre… prima o poi. Dopo due anni…
eccovi finalmente... »
Jim intuiva molto, troppo; eppure l’uso di termini quali male e corruzione, lasciava vivo
un margine fondamentale; mascherar la verità, rivelare senza mostrare. Conclusione a cui
giunsero nel medesimo istante, tanto fu Luxord a portare avanti la discussione.
« Dunque ci stavi davvero aspettando. Capisco, del resto... perché tornare qui? Perché
rifiutare ogni volta la tua parte di tesoro? Ah… me l’ha raccontato Amelia. In ogni caso,
dubito tu sia guidato soltanto da buoni principi. »
Jim strinse le spalle, lo sguardo lontano verso tenebre via via più fitta, verso un’Oscurità
che mai sarebbe riuscito a superare.
« Il tesero di Flint... lo cercavo un tempo, ora provo ribrezzo solo a sfiorarlo », una pausa
secca e il dolore emerse, duro e controllato, « mia madre era sempre stata cagionevole.
Quando si ammalò di tisi, lei stessa comprese quanto poco le rimanesse da vivere. Mi fece
un’ultima richiesta... non… non potevo rifiutare, così mi imbarcai sulla prima nave
disponibile. Sei mesi dopo, la pioggia di meteore colpì Montressor… lei morì… morì
col rimpianto di non sapere. Cominciai a esplorare il Labirinto sperando… sì, insomma…
di trovare una traccia, un oggetto, anche se rovinato... in modo da non lasciare la tomba
vuota. Eppure… fin da subito capii… ah… non prendetemi per pazzo… »
« Non lo stiamo facendo Jim… non lo stiamo facendo », eppure nonostante le parole di
conforto, Askin si sentì un pensiero rincorrerlo, freddo, distaccato;

Anche se Luxord riuscisse a collegarlo al Cuore… non è detto la verità possa placare un rancore
tanto profondo… se così sarà, potrò soltanto…

Eppure fu ancora una volta la vicinanza di Luxord a rendere il tutto meno distante.

Distante… quando il Corvo apparirà… potrò solo allontanarti? Precipitare…
Ah… quanto mi stai logorando… mi tormenti anche così?

Poi Jim si porse in avanti, una mano premuta sul petto; il Cuore doleva e nel dolore riversò
tutto se stesso, tutto ciò che era diventato.
« Non è mai riuscita a dimenticarlo e anch’io… lei è qui, una parte di lei… anima? È qui...
corrotta da tutto questo… ogni tanto sento l’eco delle sue urla. Lei sa… mi percepisce…
se sono sopravvissuto, sì… lo devo a questo… solo a questo. Solo voi potete
aiutarmi… vi prego… vi supplico… portatemi da mia madre… »
Concluse il discorso Jim; le ultime parole ridotte a un sussurro, mentre la figura si
riduceva a un inchino disperato, in cui rigettare qualsivoglia lacrima o singhiozzo.
Rivolse uno sguardo al compagno Askin, gesto che ogni occhi del ragazzo doveva apparire
come la semplice e silente intesa fra Monsters Slayers. Infine la recita continuò, nell’unica
maniera possibile.
« Rientra nei nostri doveri, Jim. Ti avviso… a breve dovremo proseguire noi quattro. Beh...
Amelia farebbe di tutto pur di non perderti di vista, è molto legata a te. »
Il giovane tornò a guardarli, un lieve sorriso sulle labbra.
« Lo so… lo so. »





(0) Persino lì…
Poiché nel Capitolo precedente, Rulod si è palesato “all’esterno” della Mente di Luxord.





Angolo Autrice:

Questa volta sono stata brava; una nota… miracolo, non riesco quasi a crederci. Spero certi meccanismi siano stati ingranati; ripetere cose nelle note (a meno che non si riferiscano a dettagli specifici o per riprendere il filo di personaggio X o Y), mi sembrava superfluo e tedioso. In caso di dubbi comunque, non esitate a chiedere nelle recensioni. Ci tengo solo a fare un appunto, questo sì, circa la situazione di Luxord/Aqua, e di come abbiamo deciso di agire Askin e Kugo di conseguenza, questo al dì là dei reciproci legami;

Kugo ha “iniziato” ad addestrare Aqua in entrambe le vie, ovvero sia nell’utilizzo parziale del Seiðr, sia nel tener a bada e sconfiggere la propria ombra, poiché essa non è così formata come nel caso di Luxord. Al contrario Askin preferisce che prima il Custode riesca a dissiparla.

Ah… già... ci sono stati due baci sfiorati. Potete odiarmi per questo? Certo. Vi farò penare ancora un po’ sappiate. Ehi…! Calmi con torce e forconi. Tornando seri; si è scoperto molto del retroscena di Jim, che ha una parte più attiva rispetto a Merida. Però la costante della madre morta… uhm… scusate ma è uscita così XD

Un saluto e alla prossima Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13. Gory Heart, Sad Truth ***


13. Gory Heart, Sad Truth



L’aria sapeva di ferro, carica di una pesantezza acre; lo spazio ridotto a uno stretto canyon,
reso ancor più claustrofobico dal buio, rotto dal solo bagliore di Gáe Bulg. Procedevano
cauti, il silenzio mosso dai passi, come si stessero addentrando nella tana di un demone.
Un demone, un Cuore imprigionato al limiti della realtà, una madre annegata nell’astio e
nel rancore. Lo percepivano tutti ora, il Cuore; nessuno osava fiatare per un motivo o per
l’altro. Solo Askin, di questo ne era certo, riusciva a scinderne ogni parola. Luxord restò in
ascolto, ma nulla, solo poche parole, sconnesse e pressanti.

Ti Odio… tI odiO…
AbbaNDonaTA…

Ancora una volta non disse nulla; in fondo Jim sapeva anche quello.
Lo scrutò, così come Amelia, pronta a mettersi al fianco del ragazzo appena il sentiero
lo consentiva. Amelia Smollet condivideva la stessa risolutezza del fratello Alexander;
in un mese aveva rivelato lo stretto necessario, sia di se, sia del legame con Jim, iniziato
sette anni prima con la spedizione sul Pianeta del Tesoro. Una frase però gli era rimasta
impressa e, ora più che mai, risuonò emblematica.

- Doveri mi hanno tenuta lontano da Montressor negli ultimi anni. Il poterlo accompagnare… mi
solleva molto... Jim… a Jim non è rimasto nessuno. Spero sia l’ultima spedizione… forse lo sarà
grazie a voi. -

Il Capitano suscitava obbedienza e rispetto; grazie a lei, il resto degli uomini stava
attendendo buono buono il loro ritorno. Una piccola fortuna, almeno non avevano
sprecato troppo tempo.
Non avevano sprecato troppo tempo…
Pensieri freddi, necessari. Non c’era tempo, spazio per altro; connettere Jim al Cuore; tener
lontano Rulod, non preoccuparsi del suo silenzio gelido e sinistro. Connettere Jim, eccolo...
proteso verso quell’unico scopo; connetterlo al Cuore… da ciò ne sarebbe dipeso il destino,
destino che ora appariva cruciale più del Mondo stesso. La madre avrebbe ritrovato la
pace? Oppure Askin…
S’interruppe, dissipando i frammenti di un possibile futuro.
In basso, ai lati della linea luminosa, putride e viscide radici si ammassavano confuse,
specchio di un Cuore logorato da rimpianti. Jim bisbigliò qualcosa e Luxord capì come
solo lì, solo in quel preciso istante, egli potesse scacciare le ultime esitazioni.
Pochi passi e il canyon si aprì, il terreno infossato a formare una conca; ogni centimetro e
in alto fin dove riuscivano a vedere, ricoperto da viticci, tanto da celare ogni porzione di
roccia. Infine lo videro, nitido; al centro del groviglio, ancorato sul lato opposto, giaceva
il Cuore di Sarah; una massa marcia, pulsante di una tetra luce vermiglia, i battiti a
risuonare alieni.

AbbaNDonaTA…
Non Ti PerDonerò MaI…

Era rimasto davvero qualcosa? La Luce avrebbe brillato attraverso la verità custodita da
Jim? Per un istante faticò a crederlo. Osservò Askin; a ogni passo, sotto una delle punte
di Gáe Bulg, i viticci si contorcevano, divorati per brevi tratti da scintille azzurre. Se si
fosse mosso più del dovuto, se l’arma avesse preso a fendere l’aria, tutto sarebbe stato
annientato... e al tocco di Gáe Bulg, Sarah…

Non esistono altre vie per te… in caso è giusto… è giusto provare a salvarla…

Lo ripeté ancora mentre giungevano nel punto più basso. Dalla nuova posizione, il Cuore
incombeva ancor di più; dietro esso, le tenebre parevano estendersi all’infinito, attraversate
da un rumore simile a un vortice melmoso, impastato. Eccola… invisibile, la frattura nel
Seiðr concentrata da Sarah. Askin continuava a dargli le spalle, silenzioso e immobile,
i sensi rivolti lì, dove l’Oscurità premeva, bramosa di divorare ogni cosa.

Ti Odio… tI odiO…

Luxord si portò accanto a Jim. Il ragazzo gli lanciò un’occhiata, tornando quasi con
riluttanza a fissare la madre, o quel che ne rimaneva. Quando Amelia gli posò una mano
sulla spalla, un brivido lo scosse, come si fosse svegliato da un violento sogno. Solo allora
parlò, la voce decisa;
« Procediamo Signor Morgan. »
Al che un pensiero si riversò, duro e vorace.

Rulod… no... io… l’ho già fatto in passato…
Sora ci è riuscito fin all’inizio… a chiudere le Serrature dei Mondi…
Arrivare... arrivare a questo singolo Cuore…
Non devo temere questa Oscurità...

Solo nella freddezza, nell’apparente egoismo, poteva mantenere fermezza e nervi saldi;
fondamentali nel caso la situazione fosse precipitata. Non provò vergogna, né dispiacere.
Nell’estrema consapevolezza, la punta di GoldSaber si circondò di Luce. Una stella persa
in un cielo sotterraneo, a solcarlo non appena tese le braccia verso il Cuore. Un raggio di
Luce, un’estensione di se; percepì l’Oscurità farsi da parte, infastidita come una sciame
di insetti, sibilante come un nugolo di serpi. Askin si mosse; le notò appena, le dita della
mano destra tese; un gesto innocuo agli occhi degli altri, ma in grado di tener a bada le
tenebre, affinché la Luce potesse sopravvivere. Sentire il Cuore fu... estremamente
sgradevole. Appena GoldSaber ne sfiorò la superficie, avvertì una pesantezza innaturale,
logorante, la voce di Sarah giunse con un impeto inatteso. Ma questo, ripensando ad
Auropoli, non era nulla. Nulla. Infine lo percepì... un’essenza… un pensiero ancora
umano…

Jim? Jim sei qui… finalmente… finalmente sei tornato…

La madre voleva il figlio, vedeva solo il figlio. Ora egli era lì, nitido grazie al potere del
Keyblade. Forse Sarah non aveva compreso di essere morta, forse si vedeva ancora nella
propria stanza, stesa sul letto ad aspettare, osservando un altro giorno volgere al termine.
Jim gli fu accanto, una tensione a pervaderlo, come se faticasse a credere agli ultimi eventi
e il timore si fosse insinuato in lui. Ma Luxord non aveva parole; ogni secondo, ogni
singolo secondo era prezioso.

Non so quando sbucherai fuori Rulod…

« Jim… il resto lo affido a te. »
Askin era rimasto immobile. Non smetteva di fissare le tenebre oltre il Cuore, immerso
in un silenzio solenne e impenetrabile. Un silenzio fondamentale, protettivo... e al tempo
stesso terribilmente così distante.
Infine Jim parlò.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Distinguere, scindere l’Oscurità; la diversa massa, intensità, ferocia. Eccola a premere
l’ultimo strato del Seiðr, a soffocare il Cuore di Sarah. Eccola più leggera a infettare l’aria,
a renderla oltremodo letale, tranne per lui. Reggeva tutto Askin, dissipandone l’iniziale
influenza; la mano tesa ad allontanarla, a proteggere Luxord e la Luce di GoldSaber.
Era un confine sottile, confine che si assottigliava sempre più dentro il Cuore. Cruciale per
non ferirlo. Un fragile equilibrio; l’Oscurità, il piccolo rifugio di Luce. Tanta era la rabbia di
Sarah, ma Luxord ci era riuscito… ci era riuscito.
Avrebbe voluto abbracciarlo... baciarlo.
Luxord aveva creato uno scenario diverso. Il sollievo lo colse, più forte di quanto si
aspettava. Alternative, scelte, possibilità... le ricercava da allora… dirette verso il futuro,
verso il Corvo… no, non doveva pensarci, non ora. Adesso tutto era nelle mani di Jim,
nella volontà di accettare la verità da parte di Sarah.
La voce del giovane giunse, la sola udibile dal Cuore:
« Mamma… mi hai chiesto di cercarlo… alla fine lo trovai su Adon. »

Lui è qui Jim? Sta aspettando fuori?

« Lui era lì, invecchiato… ma era come lo ricordavi, come lo ricordavo. All’inizio… Nolan
era incredulo, ma è stato gentile. Non vi era sforzo nei gesti, nei sorrisi… né in quelli dei
figli e di Susan. Furono tutti molto gentili. »

Perché? Perché nomini quella donna?! LEI non DEVE… NON Deve…

La voce divenne una cacofonia disturbante, un fiume senza fine di ingiurie e insulti.
Luxord resisteva, resisteva contro un Cuore morto nell’odio. E contro l’odio Jim poteva
solo continuare, solo liberare il suo Cuore e la sua Anima.
« Mamma… tu sapevi… sapevi che Nolan era innamorato di un’altra donna. Quel giorno,
quell’ultimo giorno, lui ebbe rispetto di te. Non posso continuare, persino guardavi è ormai
una bugia. Non fartene una colpa Sarah, è andata così. Siamo tanti in questa moltitudine di
stelle… troverai qualcuno in grado di amarti, ne sono certo.
Lo disse prima che partì… forse
aveva intuito il motivo, il perché quel figlio l’avesse cercato dopo più di dieci anni. Ma non
disse nulla, soltanto… sono orgoglioso di te. Mamma… non avevo alcun diritto di rovinare
quella felicità. Nemmeno tu… eppure non sei riuscita a dimenticarlo... fino all’ultimo... »

Odio... la verità può solo fomentarlo…saranno le ultime parole a decretare tutto…

« Mamma… non è il sangue a vincolare l’amore. Silver è stato mio padre e anche tu… ah…
credevo il nostro legame bastasse invece… non hai mai non dimenticato Nolan... »

Non puoi capire JIM… non Puoi CaPirE….! Come puoi dargli RagIONe!? ComE?
SeI conTRo di ME…! ConTro di Me!

Il Cuore collassò, incapace di guardare alla Luce. L’Oscurità lo stritolò. Un’onda di energia
si propagò maligna e la Luce di GoldSaber si estinse.
Luxord era lì, inginocchiato, il fiato corto, le mani a stringere il Keyblade. Nello sguardo
la certezza di aver tentato, insieme; il sollievo nel sentire Rulod lontano, rilegato da
qualche parte. Ancora desiderò essergli accanto, desiderio che sfumò appena il ragazzo
lo raggiunse, quasi intuisse chi fra i due Monster Slayers avrebbe agito di lì a poco.
Era finita.
« Mi dispiace Jim… ormai non… »

Uhm… molti non avrebbero detto nulla, trapassando il Cuore senza troppe cerimonie…
Non dimenticare il rispetto dovuto a chi salviamo... è anche merito tuo Luxord…
Un piccolo tassello per rimanere se stessi...

In quel pensiero osservò gli occhi del ragazzo. In essi nessuna disperazione, nessuna
rassegnazione. Non avrebbe proferito altro, né si sarebbe mosso ancora nel tentativo di
salvare la madre. Era finita.
« Non si deve dispiacere. Avete fatto il possibile », e volgendosi un’ultima volta al Cuore,
« anche da viva non… ah… sarò stato egoista… ma non potevo trascinarmi dietro questo
peso, le ho detto tutto... adesso la prego… lo faccia, Signor Le Vaar. »
Lo fissò un’ultima volta Askin, inchinando il capo, Jim non meritava altro se non rispetto e
ammirazione, poi scattò.
La sentì, Gáe Bulg trapassare la debole carne, l’Oscurità, il Cuore…
Un urlo spettrale… svuotato di ogni umanità, infine... la morte.

Almeno ci abbiamo provato Luxord...

Un’istante, un battito di ciglia. La frattura si aprì, senza che avesse percepito nulla.
Senza che avesse percepito nulla.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Quell’attimo fu come un urgano, improvviso, violento.
Eppure nonostante la tempesta appena passata, Cuore e Mente pervasi da una tensione
ancestrale, Luxord riuscì solo a fissarlo, i loro respiri a mischiarsi. Non gli era sfuggito
il lampo agito nei suoi occhi, nel corpo appena l’aveva spinto lontano da Jim e Amelia.
Confusione, rabbia? No… era qualcosa di più profondo, indefinito, qualcosa che mai visto
in lui. Qualcosa che Askin rigettò in fretta, quasi con disgusto, come se, persistendo, essa
avesse potuto infettarlo, renderlo irriconoscibile, distante. Distante… un’immagine, un
sussurro sinistro.
« Non distrarti… »
Guardava avanti Askin e nella voce, Luxord riuscì a gettar via quel timore, con una
violenza di cui non si credeva capace.
La realtà tornò, in quella nuova e contorta metamorfosi; l’aria ferrosa, più vorace e
pressante, si agitava prega di nuova forza; il vortice, col suo suono viscido e pastoso,
si faceva via via più intenso. La frattura si era aperta; un piccolo squarcio, invisibile nel
buio, stava vomitando Oscurità… o forse altro ripensando allo sguardo dell’amato.
Vomitare…
Luxord la fissò appena, la piccola semisfera color porcellana, impenetrabile barriera a
proteggere Jim e Amelia. Askin si affrettò a tranquillizzarli, parole che giunsero in un’eco
confuso. Una tensione, così vibrante da stritolare il respiro; ogni senso, ogni attenzione
rivolti lì, verso quel suono che andava crescendo.
Vomitare…
Un grumo, una massa simile a una poltiglia emerse strisciando delle ombre.

Emdy…

Oh… che bravo… l’hai riconosciuto subito...

Non c’era più tempo, spazio per nulla.
La massa ribollente si gonfiò per infine ricompattarsi, mutare mentre passava sui resti di
Sarah. Un corpo umanoide, marcio, disturbante nella contorta perfezione. Perfezione…
la vedeva chiara nella carne, dove i viticci parevano levigati, smussati, resi simili a pelle,
seppur contaminata da colori cadaverici; la vedeva nel viso, negli occhi azzurri dove
andava infittendosi; la percepiva nel bagliore bluastro battere al centro del petto.

La sfera… la memoria… Emdy...

Non c’era più spazio per nulla. Non c’era più tempo per nulla.
Salvarlo. Poteva, doveva salvarlo.

Salvarlo… non odiare nessuno… né Rulod… né Sephiroth…

La sua prima battaglia era giunta improvvisa, ma del resto… così accade quando si sfida
il Destino. Incrociò lo sguardo di Askin e questo... bastò.
« Ricordati che sono qui, Luxord. »
« Sì. »
Scattarono. Lo ammirò un’ultima volta, prima di vederlo scomparire nelle tenebre, contro
l’Oscurità in procinto di arrivare, prima che una barriera si ergesse attorno, isolando lui e
il Doppelgänger dall’imminente massacro.

Ora non c’è scelta… io e te Askin, nel bene e nel male…

Quell’uomo è irritante… in compenso siamo soli… ora potrai odiarmi… ora potrai solo
fallire…

« Zitto. Stai zitto. »
E sollevando GoldSaber si rivolse a Emdy.





Angolo Autrice:

Non ci sono note in questo capitolo… da un lato sono fiera di me, dall’altro... ne volevo mettere una, ma la riserverò per il Capitolo successivo.

Forse alcuni potrebbero aver da ridire su Amelia, per non averla approfondita abbastanza, ma a volte basta poco per capire come sia effettivamente un personaggio e il suo rapporto con X o Y. Detto questo… la verità fa male a volte, ma tentar non nuoce e Luxord, Askin e Jim ci hanno provato. Su Jim… non volevo renderlo disperato, non dopo le esperienze vissute nel film, non dopo essere cambiato attraverso eventi personali e grandi di cui avete letto. Non poteva agire diversamente.

Piccola nota; ho deciso di chiamare il padre Nolan in omaggio a Nolan Grayson (Invincible); ho adorato il personaggio di Nolan e sì, guardate la Serie Animata se non l’avete ancora fatto, la trovate su Prime Video.

Che altro aggiungere? Luxord si trova davanti a una battaglia cruciale. Emdy è “arrivato”, di conseguenza… vediamo se ricordate.

Un saluto a tutti e al prossimo mese

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14. Crash to Reality ***


14. Crash to Reality




Lottare senza riuscire a muoversi, bloccato in un fiume impetuoso; lottare senza riuscire
a cambiar nulla, intrappolato a una roccia. Nulla poteva se non ricordare Luxord… solo
ricordare.

- Askin... conosco due Mondi dove si narrava di spettri simili, al pari di fate e draghi. Nel vostro
caso, il Doppelgänger non differisce troppo da tali leggende. Un sosia... quando l’Oscurità divora
Corpi e Cuori, alcune memorie riescono a salvarsi rifugiandosi in un oggetto… al contrario, nel
caso l’Oscurità le percepisca, vengono risucchiate, modellate con risultati grotteschi. -

Le cose erano precipitate in fretta, troppo in fretta; Rulod non si era fatto intimorire e
ora GoldSaber giaceva a terra come un macigno, la punta conficcata nel terreno. Respirò,
ricercando la voce di Askin; parole ripetute infinite volte, contemplando sovente l’infinito
Seiðr oltre i vetri della Kelpie.

- Esatto… e nel tuo caso, Luxord, esiste un vantaggio cruciale. Le sfere sono create da noi... per
quando l’Oscurità le soffochi, esse rimarranno intatte. -
- Un vantaggio cruciale… sì… capisco… far risplendere… far risplendere le memorie… - (0)

« … tramutarle in Luce. Arrivare a Emdy. »
« Come siamo altruisti. »
Eccolo di nuovo… un sussurro a gelar l’anima, a soffocare il Cuore… eppure non smise
di fissare il Keyblade. Le forze dell’altro si erano concentrate lì, a rendere la Chiave
oltremodo pesante, a stringere ogni muscolo in una morsa di ferro e spine.
« E tu ti diverti? Non è così? »
« Meglio questo piuttosto che una stupida donna, non credi? »
La sentì ancora… la risata sfiorargli l’orecchio, la sentì senza ascoltarla. Nitidi erano
invece i passi di Emdy, lenti, impacciati; un rantolo sconnesso a mormorare forse supplice,
forse maledizioni.
« Mi odi? Dillo, dillo… »
No. L’odio doveva rimanere lì, immobile, bandito... lontano da tutto, lontano dal Cuore.
« Non sei nulla... non riuscirai a salvarlo…! »
Non rispose Luxord, guardò avanti. Emdy era lì, imprigionato in un corpo marcio, reso
ancora più grottesco da frammenti perfetti; Emdy… puro e contaminato. Scrutò il bagliore
illuminarne il petto, simile al battito di un Cuore. Gli girava intorno Emdy, incespicando,
alzandosi a fatica, una marionetta rotta; girava in attesa, implorandolo di scacciare quel
buio soffocante e divoratore.
Emdy era lì, nonostante tutto... ma il Keyblade giaceva immobile, l’impugnatura appena
alzata. Emdy chiedeva di essere salvato. Forse aveva riconosciuto lui… no… Rulod…
Quale ironia, quale triste ironia… proprio Rulod si stava opponendo con tutto le sue forze.
« Come siamo silenziosi, Piccolo Nessuno. »
Nel desiderio di spingerlo su quell’unica via, con essa ogni cosa sarebbe venuta meno;
odio… preludio al più grande fallimento e terrore. No... Luxord non era così. Scegliere.
Proteggere tutti. Proteggere presente e futuro. Non odiare. Non odiare nessuno. Con
queste carte avrebbe continuato a giocare ogni partita, affrontato ogni Sfida del Destino.

Senza il potere di GoldSaber… non posso… ne potrò…
Devo trovare un’altra strada, Emdy...
Sfiorerò ricordi… vite che sono la mia… ancora… attraverso me.

Spinse, il corpo a far da leva. Spinse in senso opposto, avanti e poi in basso.
Rulod non era preparato, troppo concentrato a impedirgli di sollevare il Keyblade.
Lo sentì imprecare, mentre GoldSaber girava su se stesso, mentre la punta si faceva
strada nel Cuore. Cercare, ritrovare momenti insieme a Emdy, farli risuonare più vivi
che mai. Solo questo... per salvarlo.



« L’ha fatto di nuovo?! Ora basta! Vado a dirgliene quattro! Non m’importa se è un Veggente, gli
farò veder-»
« Frena frena frena! Lascia stare…! »
« Ma Rulod! …! Quei lividi! »
« Sono venuto per te, non per accendere altre risse. »
« Uffi! Va bene, va bene. Del resto bisogna seguire i consigli dei più anziani. »
« Eh? Solo perché ho superato i trenta? Semmai dovrei essere io a lamentarmi, circondato da
ragazzini. »
« Dovresti dire beata gioventù! »
« Sei davvero incorreggibile… »
« Allora continuiamo le lezioni di chitarra! Tu invece… devi insegnarmi il poker se non sbaglio. »
« Ti avviso, è più difficile rispetto agli altri giochi. »
« Non importa! Oh! E insegnami a barare mi raccomando! »
Demyx… Emdy riusciva sempre a strappargli un sorriso, non importava quanto grandi fossero
le avversità. Quel ragazzo andava d’accordo con tutti e non rinunciava mai a quei pomeriggi
spensierati. Dalla sua camera, si apriva una magnifica vista sulle colline attorno alla città e sovente
una lieve brezza spirava dalla grande finestra. In quei momenti poteva permettersi di accantonare
il resto; i Denti di Leoni, gli Heartless e la difesa dei Mondi. (1)



Un punto di partenza, il primo a essere emerso anche allora, fra le rovine sommerse
di Auropoli. Fondamentale, ma non per Rulod. Ogni traccia era sparita; non avvertiva
più nulla Luxord, né la voce né la presa famelica.
« Capisco… devi scegliere cosa bloccare… se il nostro corpo o ricordi. »
Attorno, le immagini cominciarono a dissolversi, un vortice di sabbia dalle mille sfumature.
Mare, sabbia… una costante nel passato, in una vita non sua… ora però doveva sbrigarsi;
il tempo stringeva, Rulod poteva riapparire da un momento all’altro.
Immerso in quel buio interiore, chiuse gli occhi.

Ricordare l’essenziale… io e te, Rulod... di cosa siamo grati a Emdy?
Devo tornare indietro… indietro… fino al principio.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Pensieri strisciavano invisibili, sussurrando incessanti verità, nient’altro che verità.
Presto ogni speranza sarebbe morta, il fragile presente... rovinato, infettato. Era accaduto
più in fretta, più voracemente di quanto immaginasse. Trattenerli, aggrappandosi a vacua
e sciocca illusione. Sciocco, illuso… era prevedibile, così prevedibile. Reprimerli, ma
intanto i movimenti si facevano più violenti, feroci; le lame di Gáe Bulg trasudavano
sangue nero, sangue che nemmeno si premurava di evitare.

Non è servito a nulla… a nulla…

Dunque giungeva così? Una rovina annunciata.
I pensieri si strinsero come spire di una serpe; i sensi si tesero… no... solo le ultime tracce
di Hwergh, solo gli ultimi rimasugli di un’Oscurità distrutta. Nient’altro. Quale dolce e
venefico sollievo. Agire come sempre; distruggere la frattura e la massa oscura ancora non
legata alla realtà; uccidere ogni pezzo tramutato in bestie. Delle cinquanta nessuna era
riuscita a raggiungere la superficie, ne tanto meno gli uomini della spedizione, accampati
a una decina di chilometri. Dolce e venefico sollievo. Il silenzio divenne logorante appena
la testa dell’ultimo Gorgal ruzzolò a terra. Persino il respiro ora risuonava in un eco lontano.
Percepire ogni cosa… tranne un semplice Doppelgänger…
Così non rimase più nulla, soltanto lo strisciare di pensieri e ricordi.



Qualcosa doveva essergli sfuggito, o forse Kugo era stato troppo agile a non mostrarlo.
Consapevolezza che giunse vorace, divorando ogni preoccupazione, anche l’eco della tristezza;
lo sguardo saettò lontano fra le montagne dei neonati Confini Imperituri, così Edward e Winry
avevano ribattezzato la loro più grande costruzione. Si precipitò all’esterno dell’hangar. Persino
l’aria risentiva del mutamento, tanto da risultare sporca; perfino il cielo, nero e immobile, sembrava
sul punto di spezzarsi.
Shura era ancora lì, esattamente dove l’aveva lasciata; raggomitolata, la schiena poggiata alla parete,
i resti di una fugace colazione sparsi qua e là. Dovresti iniziare a riparare la Lindwurm, è un
peccato vederla ridotta così… era il caso di ripeterglielo? No… non sarebbe servito a nulla. Colpe…
nonostante tutto, Shura biasimava se stessa più di chiunque altro; Rin,Yukio e tutti quei ragazzi…
ora Kukaku,Yoruichi, Hime…
Presto le avrebbe parlato, insieme a Kugo, un’altra volta.
Delicato le sfiorò la spalla, Shura parlò senza alzare il capo.
« Va da lui… solo tu puoi… »
Era vero e forse anche di questo si stava rimproverando.
In silenzio Askin raggiunse il migliore amico. Solo allora si rese conto di quando il Cuore fosse in
tumulto, di quanto qualcosa fra loro si fosse spezzato.

Nell’Immortalità erano rinati. Un frammento del Cuore dei Mondi fuso in loro dopo l’avvento
dell’Oscurità. Un frammento, ultima traccia di Mondi Perduti, tessuto in ogni fibra del loro essere.
Tirarlo fuori, perdersi in esso, nei fiumi del Seiðr… mutare… non era semplice… in pochi ci erano
riusciti; alcuni, come Amaimon, ne subivano le conseguenze; in verità la maggior parte non trovava
la necessità di farlo. Ma ora tutto era, sarebbe cambiato... irrimediabilmente.
Mutare… una visione contrastante. Nel caos, nella neutra contorta trasformazione del corpo…
bestie… bestie in cui navigava la coscienza di se. Una sensazione sgradevole, a cui poche volte
aveva fatto ricorso. Kugo… Kugo si era già spinto a tanto? Senza dubbi, senza esitazioni?
Trascinarsi nel caos pur di...
Il pensiero s’interruppe, morì come un serpente a cui viene mozzata la testa.
Passi felpati, pesanti; attorno i resti di una gola, macerie sotto un cielo vibrante.
Passi felpati. Kugo apparve poco distante. Una visione contrastante. Dove iniziava l’uomo e finiva
il lupo? Dove cominciava la carne e finivano le ossa? Ossa che lì, fra il riflesso di pareti verdastre,
risultavano ancora più sporgenti; un bianco avorio sfumato da tocchi violacei, specie attorno al
teschio col muso allungato e i canini affilati.
« Fin dove ti spingerai…? »
Aveva dato voce a quel timore, timore che ne celava altri, eppure l’amico non parve, o volle, dargli
adito. Un sospiro e pian piano l’uomo si disfò dell’animale come polvere nel vento. Rimase immobile
a scrutar l’orizzonte dei propri pensieri, un sentiero tinto di sangue, un futuro che apparteneva a
entrambi. Gram fremette e solo allora, come destatosi, Kugo parlò;
« Anche tu dovresti iniziare... »
« Sì… lo farò. Ascolta… »
Ma egli lo interruppe, il tono stanco, irritato, come se in lui fosse rimasta traccia del caos.
« Ho detto a Ed che resteremo fino alla fine… fin quando le Chiavi non si manifesteranno… ma
immagino lo sapessi », una pausa secca, scosse il capo e riprese a parlare, questa volta con una
punta di calma, « del resto non sappiamo quando e in quale forma, Ma tornati nell’Oltre, ci resterà
solo la vendetta… ammazzarli… »
Uomini corrotti, rinati della Tenebre… uomini che lì, ai Confini, avevano trovato un nome.
Døkkafirar. Essi avevano divorato la Luce, la loro Luce più preziosa.
« Lo so Kugo… ma... »
Anche nelle parole di Kukaku c’è Speranza… lo sai, eppure lasci che finisca così?
Ah… anch’io alla fine potrò solo annegare nell’odio?
Un pensiero, l'ennesimo taciuto. Incrociò gli occhi di Kugo. L’amico era lì, e al tempo stesso lontano,
lungo un sentiero sporco di sangue.
« … dovremo tornare indietro. Shura… beh ecco… sarà dura per lei riprendersi. »
« Sì… ora arrivo. » (2)



Gáe Bulg vibrò, mentre gli ultimi residui oscuri si dissipavano nel buio. Non era rimasto
nulla; senza più un contatto diretto e una massa nel Seiðr, l’Oscurità stava morendo,
lasciando dietro di se enormi cadaveri, un semplice labirinto colmo di ricchezze. Attorno,
una parte del tesero di Nathalin Flint giaceva sulla nuda terra, il bagliore della lancia a
tramutarlo in una lingua dorata. Il Mondo era salvo, ma tutto in lui era precipitato, ogni
proposito, ogni vaga speranza, ogni promessa. Reprimere l’odio non era servito a nulla.
A nulla. Il presente rotto per sempre.

Tu… proprio tu hai raccolto Sephiroth…
Eri lì... sei vicino… ah!
Nascondermi uno stupido Doppelgänger… bel biglietto da visita… ti sarai divertito a ritoccarlo...

Lontano, dentro di lui, un corvo gracchiò.
Le crepe accartocciarono la parete come un’enorme pezzo di carta; lontano, nella realtà,
l’eco del rombo si perse simile a un tuono nella tempesta. La mano era lì, serrata contro
la roccia; fauci di una bestia; mutata; sottili filamenti a intrecciarsi creando un fitto reticolo
di spine violacee.

Sei qui… da qualche parte...
Stai ridendo? Stai ridendo?

« Figlio di puttana. »
Lontano un corvo gracchiò.
Tutto era precipitato, ogni proposito, ogni vaga speranza, ogni promessa.

Avevi ragione Kugo… alla fine... non esiste alcuna scelta.

- Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato. -

Mi dispiace, Yoruichi… mi dispiace.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Una camera essenziale, a tratti spoglia; i pochi badagli non contribuivano a renderla più
confortevole, due sacche di tela buttate malamente sul letto, un marsupio abbandonato sopra
la sedia. Tonalità opache si andavano a mescolare al marrone generale, solo la finestra regalava
una pennellata di colore; da lì si potevano ammirare le colline oltre le mura, traboccanti di
margherite e tarassachi.
Era arrivato ad Auropoli, la fama però l’aveva preceduto.
Dopo una lunga discussione, colma di reticenze e dubbi, i Veggenti l’avevano accolto nell’Unione
solo, ne era certo, perché aveva mostrato di essere il legittimo proprietario di GoldSaber. Fra i cinque,
soltanto Ventus non aveva accennato inquietudine, ma gentilezza... come se si conoscessero da una
vita. Non sapeva se fosse ingenuità o reale bontà d’animo, in ogni caso pure nella mitica città
sopravvivevano usanze esterne, per cui strambi e reietti venivano rilegati ai confini, in abitazioni
trasandate e umide. Eccolo dunque… e tutto sommato meglio così, meglio lasciar passare ancora
un po’, affinché le acque si calmassero e il Cuore uscisse dalla tempesta... soprattutto il Cuore...
Uno scoppio lo destò, l’odore d’acqua a permeare l’aria.
La notò appena, la parete sopra il comodino completamente fradicia, prima che un bussare agitato
monopolizzasse l’attenzione.
« Scusami! Scusami! Scusami! »
Sulla soglia un ragazzo gli si parò davanti e, senza dargli il tempo di replicare, si fiondò dentro;
il volto in preda allo sconforto, ma negli occhi una vena di ironia, di quella che nemmeno le tragedie
possono scalfire.
« Accidenti… », continuò scrutando il danno al muro, « è la terza volta questo mese. Ti prego!
Se ti aiuto prometti di non dire nulla al padrone? Altrimenti mi trasferiranno di nuovo… ah...
forse dovrei cambiare strategia... idro e assoli sembrano non andare molto d’accordo... »
Parlava a raffica, arruffandosi i capelli dietro la nuca.
Una situazione normarle trasformata in una piccola bufera; eppure qualcosa si era mosso,
impercettibile, un raggio di sole all’orizzonte.
«Aspetta tu… stavi suonando e lanciando magie? », pareva così assurdo che la domanda uscì
spontanea.
«Già! L’acqua è ottima per creare spettacolari scenografie. Vorrei fosse un tutt'uno coi testi che
scrivo, sai il mio Keyblade somiglia a una chitarra, veramente intendo. Ah! Non mi sono ancora
presentato! Emdimir Lindbergh , ma tutti mi chiamano Emdy. Tu... tu sei il nuovo arrivato! Sì
insomma… da stamattina non si parla d’altro, ho visto anche dei tuoi manifesti giorni fa e… in
beh ogni caso non passi inosservato! Barba, capelli biondi, orecchini a forma di dado », concluse
facendosi avanti, incurante di tutto, indifferente alle ombre che circondavano lui, un criminale
proveniente dai Mari del Sud. Un criminale che forse non la meritava neanche quella Chiave...
Lo scrutò meglio, non poteva credere di esser di fronte all'ennesimo sconsiderato dal cuore tenero.
« Sembri preoccupato. »
Sarebbe stata la cosa più logica.
Ma Emdimir gli strinse la mano, sorridendo come se nulla fosse... come se nulla fosse.
« No! Al contrario! I Leader ti isolano i primi tempi se sei… insomma un caso particolare. Con
me durò una settimana… eppure eccoti qui! Forse qualcosa sta cambiando ai piani alti! Piacere di
conoscerti! Rulod se non sbaglio. »
Bastò. Bastò a dissipare ogni dubbio, ogni resistenza.
Forse Emdimir era un po’ strambo, ma ogni sua parola scaturiva dal Cuore.
Forse avere una persona così accanto era ancora fondamentale, più di quanto volesse ammettere.
« Rulod Mogan. Piacere mio... e tranquillo, non dirò nulla circa la piccola inondazione. »



« Grazie…
per avermi dato fiducia. Grazie, Emdy. »
Poi tutto si cristallizzò. Si tese Luxord, ma pure quel timore scemò, come sabbia sopra
la pelle. Lontano, nella realtà oltre il buio, un bagliore brillò, fugace stella del mattino.
La sfera… Emdy… aveva rivissuto il medesimo ricordo e le ultime parole risuonarono
dolci e liete come allora.

« Ah! Meno male! Grazie mille Rulod! »

Luce. Oltre il buio, avvertì un suono melmoso, poi un ritocco cristallino a intervalli via
via più brevi… la sfera doveva esser caduta, libera dall’Oscurità, libera di risplendere.
Emdy… era salvo, era salvo.
Leggero, Luxord si guardò attorno. Rimaneva solo la stanza, così reale, concreta.
La osservò un’ultima volta… nel desiderio di sentirla vicina nonostante tutto. Notò allora
un ciondolo sopra il materasso, vicino alle sacche. Strano… finora non l’aveva mai visto…
o ricordato? Si avvicinò. Si trattava di un oggetto piccolo, ovale, in oro finemente decorato.
Rulod irruppe come un lupo famelico. Lo spinse, furioso come non mai, le mani serrate
attorno ai polsi parevano fauci. Non provò a divincolarsi, si limitò a osservarlo piegarsi
ancora su di lui, quasi volesse schiacciarlo. Sapeva quali parole gli avrebbe rivolto, stava
diventando ripetitivo come aveva detto Askin. Un disco rotto.
« Non ti appartiene… non osare toccarlo…! », una risata secca, folle, e ancora quel fiume
di ingiurie, violento, inevitabile « Sei felice?! Ah! Salvare un agglomerato di ricordi non ti
concederà nulla! Povero illuso! Emdy è morto! Io, lui… siamo tutti morti! Morti! »

« No… io ho scelto chi essere… Ventus ha scelto… anche Emdy… Demxy e gli altri lo
faranno… »
« Tu non hai scelto nulla! Mai! Sfidare il Destino… tutto tranne quello… noi... non siamo
mai riusciti a proteggere… a salvare... mai. Ventus… Emdy… Eldera… Lauriam e… ho
fallito! Anche tu fallirai! Non meriti… felicità, amore. Non potrai essergli accanto...
proteggerlo quando la vendetta giungerà... ecco… la tua paura, il tuo terrore. »

« Sì… è così… »
L’odio lo punse... odio verso se stesso, verso un sentiero che ancora appariva precluso,
odio verso Rulod.
« … ma sul resto ti sbagli. »
« Mi sbaglio?! Ah… questo Keyblade è nato dal fallimento… non dimenticare… le nostre
mani sono sporche di sangue. »

Al che ricordò, nitidi e forti come non mai; il banchetto dal palazzo del Governatore, le
cure di Askin e quella parola… tristezza… (3)

Chi ti manca Rulod… chi abbiamo perso allora? Prima di Auropoli?
Lì si cela… l’essenza di GoldSaber.
Il ciondolo… il ciondolo...

Pensieri dove rigettare l’odio, ancora e ancora.
Lo avvertì quietarsi, sparire… persistere in una pace senza Luce.
« Allora ricorderò… ricorderò anche il sangue… e ti salverò. Ti salverò Rulod. »
« Salvarmi? Ah! Nuova regola? Bene! Scommettiamo allora! Ma stai certo che ti
affogherò, ti affogherò Piccolo Nessuno! »

Così com’era apparso, tutto sparì; il respiro di Rulod, la sua presa, la stanza, il ciondolo.
Riemerse da un buio improvviso, da un profondo mare di petrolio. Avvertì il Keyblade
sotto di lui, freddo, immobile; il respiro logorato, teso in una paura bestiale. Infine la vide,
la sfera brillare poco distante, intatta, pura.

Ti ho salvato Emdy... ti ho salvato... Lauriam, Elrena… aspettatemi...

Bastò. Col Cuore lieto si alzò e la mise in tasca, stringendola in un piccolo tepore.
Si guardò attorno, giacché molto era cambiato.
Della barriera rimaneva una sottile circonferenza a incidere il terreno, mutazione atta
a dissipar l’esigua Oscurità del Doppelgänger. A destra vide la cupola ancora intatta a
proteggere Jim e Amelia. Oltre un silenzio, assoluto, impenetrabile, estraneo persino a un
ambiente tornato alla cupa normalità; roccia scura e compatta, resti di un mondo vegetale
mutato e ora morto con l’avvento dei Hwergh. I Hwergh... a lungo restò in ascolto, ma per
fortuna nulla, non era rimasto nulla. Askin l’aveva distrutta senza sforzo, com’era naturale
del resto… eppure rimaneva lontano, invisibile, forse a caccia degli ultimi residui oscuri.

Lontano... solo…

Afferrò GoldSaber, gli occhi serrati, il Cuore in tumulto…

Lo Shrapenl… un frammento della tua anima…
Permettimi di trovarti…

- Là fuori non devi assolutamente allontanarti da me. Per nessuna ragione. -

Così ti ho promesso, così sarà, Askin. Sempre.
(4)

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il Cuore era in preda a un silente tumulto.
Lui era lì, invisibile da qualche parte, lontano, a osservare… a osservarli? Così presto…
così presto… lì, a ridere, a beffarsi della sua rovina; un sotterfugio così semplice, così
banale.
Illuso, sciocco.
Dubbi, certezze; in essi ogni lieto pensiero moriva, persino ora, di fronte a Luxord, alla
gioia nell’averlo trovato, nell’essere riuscito a salvare Emdy, a dissipar l’Oscurità e
contrastare Rulod. Avrebbe dovuto gioirne Askin, eppure non ci riusciva, proprio non
ci riusciva. Impossibile. Inutile illusione. Doveva decidere, solo decidere; permettere
all’ultima dolorosa certezza di venir fuori.
Negli occhi di Luxord vide Luce, felicità pura e sincera, ma essa rimase lì, a sfiorare
il Cuore, senza toccarlo, senza immergersi in esso. Finita, era finita; il fragile presente
distrutto, ogni promessa resa vana. Luxord si era addentrato in quell’Oscurità morente,
l’aveva trovato… dunque lo Shrapenl poteva funzionare anche al contrario. Miracolo…
un miracolo dal sapore di maledizione.

Quando il Corvo arriverà… mi raggiungerai? Nonostante il pericolo, nonostante mi
vedrai affogare nel caos tu…? Sì… sì lo farai… ma non posso… non posso...

- Là fuori non devi assolutamente allontanarti da me. Per nessuna ragione. -

Io… sciocco, egoista.
Bugiardo.
Che schifo. Che schifo.


« Askin… cos’hai? »
Solo allora lo guardò, lo guardò veramente.
Luxord era lì, la confusione ad agitarne il mar dorato degli occhi. Al che comprese
quanto fosse stato inutile, quanto ogni gesto in fondo l’avesse tradito; una voce felice
ma distaccata, uno sguardo lieto... rivolto alle fauci del presente.
Tutto cambiò.
Ne percepì la tensione, nel silenzio, nel respiro mozzato, nel corpo ora immobile. Luxord
voleva… no, pretendeva risposte, ma ormai nulla poteva essere come prima.
Lanciò un’occhiata alla sfera. Solo quello. Nient’altro.
« Tienila ben stretta… tornati alla Kelpie applicherò i dovuti sigilli. Ora andiamo… Jim e
Amelia ci aspettano », così lo superò, semplicemente lo superò.
« Sì… arrivo. »

Prima di partire… dovrò parlarti…

Lontano, nell’Oscurità, un corvo gracchiò.

Mi dispiace Luxord...
Spero capirai.







(0) Luxord sapeva della trasformazione in Doppelgänger dal Capitolo 4 di AAA. Sempre
nello stesso vediamo la memoria di Ephemer rifugiata in un oggetto (la sciarpa rossa che
Ventus era riuscito a recuperare nel flashback ad Auropoli tra il Capitolo 3 e 4).

(1) Pezzo preso al Capitolo 3 di AAA, quando Luxord ricorda il passato fra i Dente di Leoni.

(2) Tirarlo fuori, perdersi in esso, nei fiumi del Seiðr… mutare… non era semplice… in pochi ci
erano riusciti; alcuni, come Amaimon, erano tornati solo in parte indietro.

Ecco le risposte riguardo lo strano aspetto di Amaimon (visto per la prima volta nel
Capitolo 4 di FFB). Inoltre nel Capitolo 1 di EOR, Mephisto menziona l’instabilità del
fratello.

« Ho detto a Ed che resteremo fino alla fine… fin quando le Chiavi non si manifesteranno… »


Riferimento al breve flashback visto con Edward nel Capitolo 1 di EOR; dove si vede il
ragazzo intento a costruire il Cristallo (quello che protegge i Confini dai Døkkafirar) e
che vede Kugo fermarlo con violenza, giusto perché il processo aveva preso una piega
logorante (da cui le mani di Ed non si riprenderanno più).

(3) Askin rivela il loro primissimo incontro, quando Luxord era in viaggio verso Auropoli
nel Capitolo 11.

(4) Penultima scena del Capitolo 9, Secondo Atto.






Angolo Autrice:

Alla fine è uscito fuori un capitolo più lungo del previsto e sì… molte cose sono cambiate. Traguardi si mischiano a sconfitte, a dure sconfitte, soprattutto per Askin. Su questo lascio parola a voi perché non voglio aggiungere troppo, lascio la parola a voi nelle recensioni.
Sono felice di aver collegato anche pezzi di lore minore col Flashback di Askin… oltre a mostrare il momento in cui lui e Kugo decidono di intraprendere strade diverse in merito alla reciproca vendetta. Anche Luxord si ritrova in una situazione tesa. Vedremo con l’ultimo capitolo del miniarc come evolverà il loro rapporto. <3

Un saluto e alla prossima

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15. Don't Leave Me ***


15. Don't Leave Me



Ancora una volta il cambiamento era giunto in maniera inaspettata, distante da come
immaginato. Contro la folle corsa all’oro, la corruzione di Cuori e Menti, contro scelte
giudicate incomprensibili, aveva cercato di trattenere, di non lasciar andare le persone
care. Inutile… ecco Blake reso folle dalla ricchezza, Jim a mettere in gioco tutto pur di
recuperare un cimelio della madre fra i recessi di Montressor, ecco Amelia desiderosa
di accompagnarlo. L’impotenza si era sommata a dubbi e incertezze, là dove il Cuore
voleva portarli via, tutti, lontano dalla rovina e dai fantasmi del passato.
Desiderio bloccato, come tanti altri, da orgoglio e ferreo riserbo.
Con l’arrivo dei Monster Slayers, la verità, l’unica possibile, si era palesata; addentrarsi
nei recessi del pianeta, solo così il cambiamento poteva avvenire, nel bene e nel male.
Una soluzione semplice e oltremodo dolorosa. Athur, Amelia, Jim li avevano seguiti,
senza dubbi, senza esitazioni; così Alenxander li aveva lasciati andare, il Cuore rivolto
alle sorti della sorella, Cuore già aggravato di fronte al deriva di Blake. Venticinque
giorni, tante notti passate a scrutar l’oscura piaga su Montressor. Infine la salvezza
era giunta, improvvisa e caotica, come la pioggia di meteore da cui tutto era scaturito.
Aveva osservato il buio dissiparsi; ogni giorno, lentamente, la rinascita farsi strada nei
Cuori e in Arthur, soprattutto in lui. Nello sguardo si mescolavano ancora confusione e
leggerezza, eppure Alexander non avrebbe mai dimenticato la mattina di tre giorni
addietro, quando Blake l’aveva preceduto nell’ampio salone. Dopo un silenzio, egli
aveva parlato come destandosi, nella voce aveva riconosciuto l’amico di sempre, con
cui aveva condiviso sogni, speranze e avventure.

« Perdonami Alexander… io… scusami se ti do dato tanti affanni. L’oro, l’oro… perché ne ero
così ossessionato? Non capisco… non ero in me. Davvero perdonami. »
« Montressor si rivela in tutta la sua rovina. Presto il tesoro di Nathaniel Flith finirà, allora
rimarranno solo nobili a bearsi di quanto raccolto. Ma io… non sono così. Investirò quando
raccolto per avviarne la ricostruzione. »
« Le Vaar ha detto ci vorranno tre anni prima che la piaga abbandoni le profondità. Le attività
minerarie dovranno aspettare, ma la vita potrà riprendere. Uhm… Le Vaar e Mogan… senza di
loro nulla sarebbe stato possibile. »

Alexander aveva ascoltato, limitandosi come sempre a brevi commenti.
Come sempre. E lentamente, osservando Athur, il Cuore era rinato.
Gratitudine… eppure non c’era stato molto tempo per i ringraziamenti. Amelia e Jim
erano tornati sani e salvi, ma fortemente debilitati; Le Vaar aveva consigliato un riposo
di una settimana, per il resto i Monster Slayers non avevano indugiato, lasciando lo
Spazio-Porto la sera stessa. Dai misteriosi e secolari cacciatori non poteva aspettarsi
altro.
Erano passati tre giorni e come ogni mattina, Alexander si diresse a porgere i saluti ad
Amelia e Jim. Ritrovò l’infermeria, la porta di un semplice ma elegante legno scuro;
bussò trattenendo un sospiro.
La sorella in piedi davanti alla finestra, lo accolse con un sorriso tirato; indosso una
veste di cotone. Un sorriso tirato a riprova delle troppe cose non dette, non bene, non
come avrebbero voluto, specie dopo degli ultimi eventi. Incomprensioni… la normalità
fra loro, fin da quando ne aveva memoria.
Approfittando della momentanea assenza di Jim, Alexander si fece avanti, il passo
calmo tradiva una vena incerta. Da un lato stentava a crederci; la sorella, l’unica
rimastagli, si era gettata nell’ennesima follia; rimare accanto Jim nell’ultimo viaggio
appena trascorso, sostenere il ragazzo a cui doveva molto se non tutto.
Pochi istanti e la luce del mattino filtrò nella stanza, il sole ruppe il curvo orizzonte
del pianeta; luminoso, ancora più luminoso, giacché lontano appariva il male che tanto
aveva logorato Montressor. Amelia parlò, lo sguardo simile all’alba appena sorta.
« Fin da piccola mi hai rimproverato. Io… mi sono sempre gettata a capofitto in ogni
cosa, senza pensare alle conseguenze. O meglio a tutte le conseguenze… ecco perché sei
riuscito a far carriera, mentre io mi sono... arenata al ruolo di Capitano. Quando Sette
anni fa partii verso il Pianeta del Tesoro… ah… il giorno prima... ricordo bene come
litigammo... »
Bastò. Il Cuore capì di essere pronto; nessuna esitazione; la verità, la sola che contava;
e il cambiamento. Lo sentì… il proprio cambiamento.
« Sì… ricordo anch’io, ma sai a volte le follie servono. »
« Alexander…! Cosa... »
« Amelia… tu non hai sbagliato. Eccoti con una famiglia, un marito che ti ama, dei figli
che ti adorano. Eccoti accanto Jim, nel momento più importante. Il resto non conta.
Davvero. Non conta. Ogni tanto vorrei essere come te… anzi, d’ora in avanti proverò
anch’io un pizzico di follia ogni tanto. »
Un breve silenzio e nell’iniziale incredulità ella sorrise, un sorriso lieto come da anni
non vedeva.
« Non me l’aspettavo… non così… ah… grazie, Alexander. Grazie di cuore. »
Il cambiamento; accettare i propri errori, guardare a vecchi e nuovi legami.
Nuovi legami.
Dal breve corridoio che separava la camera dalla stanza da bagno, giunse Jim. Indosso
un completo di lino, i capelli raccolti in un codino, la barba appena tagliata. Il capo
leggermente chino in segno di saluto, retaggio degli anni passati in Marina. Eppure
Alexander non riuscì a non notarli. Vi erano luce in lui, una serenità a lungo cercata,
l’allegria di cui tanto aveva parlato Amelia.
« Buongiorno ragazzo. Come stai oggi? »
« Bene Signore, grazie. Il riposo procede e… sì, mi sto riprendendo velocemente »,
rispose lanciando un’occhiata al bagaglio sopra il letto.
Amelia rise silenziosa, Jim non sta mai fermo ripeteva sovente.
« Lo vedo. Fretta di partire? », domandò Alexander quasi a bruciapelo.
Per un attimo un’ombra calò sul giovane, il ricordo di un’ombra. Infine eccola…
serenità, assoluta e vera.
« Mia madre… mia madre ora riposa in pace. Io… sarò sempre grato al Signor Le Varr e
al Signor Mogan. Senza di loro, nulla sarebbe stato possibile. »
« Sì… hai ragione Jim, nulla sarebbe stato possibile. »
« Il Governatore ha detto ci vorrà tempo. Quando la ricostruzione sarà a buon punto,
tornerò e porrò una sepoltura simbolica. Ora… desidero raggiungere Silver, Signore…
voglio raccontargli questa incredibile avventura. Dopo… credo passerò su Adon a
trovare Nolan, il mio padre naturale, poi… poi chissà! »
« Se non ricordo male, Long John Silver è sepolto su Tranis. »
« Sì… Sì Signore. »
« Piuttosto lontano non trovi? Lascia che ti accompagni con la Mercy, assieme ad Amelia.
Considerala la mia prima follia, sorellina. »
E sotto lo stupore dei due, sentì il Cuore rinnovarsi:

Essere grati… senza di voi nulla sarebbe stato possibile.
Non devo rammaricarmi… cosa avrei potuto fare in questi anni...
Sono qui… il presente è questo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

I pensieri continuavano ad arrovellarsi, contorcersi in un groviglio senza fine.
Le parole, le giuste parole, restavano lì, strette a una matassa di filo spinato.
Non ferire Luxord, non più del dovuto, non più di quanto già fatto. Illuso. Si sarebbe
arrabbiato, era già arrabbiato; d’altronde era bastato un’istante, un singolo istante per
far crollare il castello di carte. Da allora, Luxord aveva scavato una fossa di silenzio;
evitava di guardarlo se possibile, rispondeva con frasi scarne, troncando al minimo ogni
conversazione. Aspettava, pronto a contrastare la tempesta con tutte le sue forze.
Per questo… era necessario imporgli la decisione, l’unica possibile; e nel presente
rovinato, le parole sarebbero uscite gravi, più di quanto temesse.
Teso in queste consapevolezze, Askin osservò il Nunctius svettare oltre la foresta.
Erano tornati lì, sullo stesso pianeta dov’erano attraccati due mesi prima; la Kelpie
attraccata nella stessa piana, da cui si ammirava il satellite con le illusorie fattezze
di un tempio antico, identico ad altri disseminati attorno, risalenti a una civiltà
precedente l’arrivo dei colonizzatori spaziali.
L’aria era umida, la percepiva senza che avesse effetti sul corpo.
Lontano, il canto vivace degli uccelli.
Lontano, dentro di lui, il gracchiare di un corvo si era fatto lieve, quasi indistinto.
Lontano, Luxord lo aspettava.
Lo ritrovò subito, ne percepì il Cuore, lo Shrapenl brillare nel petto; eccolo vicino al
fiume, oltre il promontorio. Parlagli lontano dall’aeronave forse avrebbe alleggerito
il tutto, anche se ormai non era certo nemmeno di questo.

Odiare il Corvo… perdermi… affogare la mia coscienza… solo così…

Parole confortanti e traditrici.
Ecco il lento scorrere del fiume, il lieve scosciare della cascata; ritrovò Luxord, seduto,
la schiena infossata contro un albero, la fronte sudata; almeno su di lui il clima aveva
un piccolo effetto. Guardava avanti, senza contemplare nulla, senza riflettere su nulla,
tranne sui propri pensieri, convinzioni e… su loro due, soprattutto su loro due. Al che
il pensiero si rinnovò, confortante e traditore.

… solo così riuscirò a proteggerti… solo così ti vendicherò Yoruichi… ucciderlo…

« Luxord… devo parlarti. »
Un inizio pietoso e stupido.
« Allora vedi di non girarci attorno. »
Lo disse senza voltarsi Luxord, lui che amava perdersi nei suoi occhi.
« Ascolta tu… tu hai compreso cosa si annida nell’ombra, oltre ai Hwergh. »
« Sì… e? »
« I Døkkafirar... uomini corrotti, resi Immortali dall’Oscurità. »
« L’opposto di voi Fyrir… capisco… quindi? »
« I Confini erano appena nati quando la Porta si riaprì. Con… con la Seconda Venuta,
l’Oscurità penetrò nell’Hlif... se ci riuscì... fu a causa dei primi fra i Døkkafirar. Della
nostra casa solo un frammento si salvò grazie a Yoruichi e… al sacrificio di altre. Lei
morì… morì per mano del Corvo. Lo Scisma divise i Fyrir. Chi ancora segue la via…
e chi ha smarrito ogni freno… » (0)
Patetico. Allungare il discorso in un ultimo, fiacco tentativo di addolcire la pillola, o
forse giustificare la loro promessa, una promessa che ora risuonava avvizzita come
una foglia marcia.
« All’epoca fu Shura l’unica a giungere ai Confini… con lei... le loro ultime volontà.
È grazie a Yoruichi se… se sono ancora qui. Ma da allora, forse da quel preciso istante,
sono legato al suo assassino, così come Kugo. Ho provato a frenarlo, l’odio... ma alla
fine… alla fine non è servito a nulla. L’ho condotto da me... in fretta, così in fretta… era
vicino quando la frattura si è aperta… è a causa sua se... se non ho avvertito Emdy.
Un giorno… un giorno il Corvo si paleserà. Per me… per ucciderti. Quando accadrà,
dovrai allontanarti. » (1)
Il fardello era stato gettato, lasciando posto a un silenzio cupo e opprimente. Non disse
nulla Luxord, ne si mosse; un’immobilità che assorbì ogni altro suono; nulla giungeva
dagli alberi, dagli uccelli, l’acqua pareva incatenata a un sortilegio di ghiaccio. Non
disse nulla, ne si volse; d’altro canto Askin non aveva alcun diritto di farsi avanti,
di varcare l’invisibile muro eretto dal silenzio. Rabbia… avrebbe visto solo rabbia,
qualcosa che Luxord stava tenendo ben stretta a se, così da salvare il salvabile.
Eppure quando parlò, la voce risuonò aspra, incisa di amarezza.
« A volte i legami si spezzano. Quando mi hai parlato di Yoruichi la prima volta… ecco…
ho capito. Ho capito queste e altre cose. Eppure… non allontanarti da me, per nessuna
ragione.
Per cosa ci siamo mossi finora, se non per mantenere la nostra promessa? Per
scegliere? E ora? Ora cosa fai? Mi chiedi questo? Pretendi questo? »
Egoista. Bugiardo.
Potevano le parole mordere il Cuore? Poteva la Mente tendersi fin quasi a spezzarsi?
Ecco lo spettro della paura… perdere chi si ama senza riuscire a…
« Avventato. Sono stato avventato… perdonami. »
La verità giunse, rovente e logorante, ma in essa vi era la certezza di essere lì, di sentire
il dolore ardere nell’anima.
« Ho solo rimandato l’inevitabile. Per tutto questo tempo ho pensato che… che un’altra
strada, un’altra scelta fosse possibile. Illuso. Alla fine posso... soltanto odiarlo. Luxord
io… ti chiedo di aspettarmi. »

- Queste battaglie vennero decise tempo fa. -
- Ci sarà una Luce a riportarmi indietro. - (2)

Una Luce dopo il sangue. Unica verità, circondata da una distesa di cenere e polvere.

- Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato. -

Perdonami, Yoruichi… perdonami…

« Ti chiedo di aspettarmi, solo questo. »
Una Luce sporca, una Luce che feriva Luxord più di ogni altra cosa, calpestandone
orgoglio e dignità, rendendone vano ogni traguardo. Con lui. Con Rulod.
Ma persino in quel silenzio la rabbia rimase lì, controllata e sottile; palesarla avrebbe
decretato la più cocente delle sconfitte. Luxord giocò l’ultima carta, la certezza più salda
di tutte, l’unica a resistere, a ergersi nella piana di uno sterile presente.
« Non posso farlo, Askin. Ne per te, ne per me. Non m’importa nulla del Corvo… di
questi Døkkafirar o se rischierò la vita. Io ti raggiungerò, sempre. »

Ora riesci a percepirmi… seppur in maniera sottile…
Un miracolo dal sapore di maledizione…
Lo Shrapenl…
Contro quell’uomo…. andrò lontano… il più lontano possibile…

In quei pensieri tutto si fermò, il Cuore appesantito, la Mente bloccata.
Luxord non avrebbe indietreggiato di un passo. Al che lo vide, lo vide come fosse la
prima volta, ergersi di fronte a lui. Ogni parola sarebbe risultata futile; ogni discorso
si sarebbe perso, ogni premura vanificata. Questo sussurravano gli occhi dorati.
Ma grande era il fardello dell’odio, sfumate le vecchie certezze. Le parole uscirono.
Supplica? Preghiera? Tutto pur di farlo desistere.
« Ti prego… al dì della Missione… io… io non voglio perderti. »
Luxord gli fu accanto, una mano sulla spalla, lo sguardo volto altrove.
« Neanch’io Askin… neanch’io. »
Dolcezza nella silente rabbia.

Ah… persino ora sei... Luce.

Eppure non ebbe la forza di guadarlo. Lo udì allontanarsi, i passi perdersi nella foresta,
diretti verso la Kelpie. Solo allora le sentì… lacrime.

Riuscire a provare qualcosa… nonostante la vendetta che mi attende.
Dovrò allontanarti Luxord.

Egoista. Bugiardo.
Per la terza volta sentì l’odio ribollire.
Per la terza volta odiò il Corvo, lo odiò con tutto se stesso.

Il più lontano possibile…
Non sentirai, ne vedrai... la mia rovina…

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il sentiero era tracciato, ma l’ombra della fragilità aveva sparso i semi come una
pestilenza; giacevano, pronti a mutare in piccoli ed irritanti insetti. Il silenzio rendeva
il tutto ancora più palpabile. Qualsiasi cosa… qualsiasi cosa pur di volgere il Cuore
altrove, quietare il caos; persino Rulod, persino ribadire, urlargli le proprie sicurezze.
Rulod, la promessa di salvarlo, ottenere il vero potere di GoldSaber… pensieri così
sedimentati, naturali, risuonavano ora diversi, sporchi di egoismo.
L’amore portava a questo dunque?
Il fresco della Kelpie fu come una secchiata di acqua gelida. Ritrovò la stiva, le scorte
rifornite stipate nelle casse speciali, l’afa della giungla lontana. Si asciugò la fronte, ma
il sudore sembrò rimanere appiccicato alla pelle; ogni muscolo teso, nervoso. La rabbia
striscia silente, agitando gli insetti; quel dubbio… quella paura erano lì, pronti a levarsi
in volo. In fretta raggiunse la sala comando. Nello spazio appena sotto la propria
postazione, Askin aveva inciso una serie di cerchi, gli stessi scaturiti da Gáe Bulg fra i
recessi di Montressor, questa volta tessendoli in maniera più elaborata. Al centro del
disegno, la sfera brillava di tenui iridescenze azzurre. Emdy era lì, in pace, protetto.
Sarebbero occorsi mesi prima che i sigilli attecchissero, ma a rituale concluso, l’oggetto
sarebbe stato invisibile a ogni Oscurità. L’avrebbe tenuto al sicuro Luxord, e questo
sarebbe bastato, per Emdy come per gli altri.
Certezza a trascinare riflessioni ben più cupe.
Emdy… un’intera esistenza racchiusa in un oggetto così piccolo.

Ormai la vita di Rulod scorre da tempo in me…
Eppure mi limito ricordare il necessario… il mio presente è questo…
Il necessario per salvarlo… salvare Lauriam e Elrena ... per salvare Askin…
Non odiare… non odiare nessuno...
Arrivare al Keyblade… solo così potrò...

Il resto emerse lento, sepolto finora lungo il sentiero, sussurrato grave nei recessi del
Cuore. Osservò Emdy, sperando di trovare un po’ di conforto, ma ormai era tardi e
le parole si palesarono inevitabili.

Askin... con o senza GoldSaber… correrò da te…
Me lo permetterai?

Lo rivide accanto al fiume... lo sguardo così distante; riascoltò un silenzio logorante.

No… certo che no…

Ma il dubbio, una vana speranza, strisciava sul confine di quella certezza.
Gli insetti ronzavano. Se Rulod fosse stato lì, tutto sarebbe stato più semplice,
più sopportabile nell’egoismo.
Cosa rimarrà allora? Solo rabbia, paura… odio...

Quando la felicità si rompe c’è sempre odore di sangue. (3)


Tutto si tese inesorabile; Cuore, Mente, ogni cosa. Infine lo sentì... un pensiero sorgere,
indistinto e confuso; serpeggiò nel corpo, lo stritolò fino a rompere la sua maschera.
Un bisogno malsano, una sottile, eccitante urgenza.
Poteva l’amore essere così vorace? La ragione quasi scomparire, annebbiarsi nel ricordo
di un respiro sfiorato fra le ombre? (4) Poteva il corpo infettarsi di piacere?
« Uhm… il rituale procede come previsto… »
La voce di Askin giunse leggera, impastata da un’eco provato.
Un brivido lo scosse appena la mano si poggiò sulla spalla; il desiderio tremò appena
lo vide inginocchiato accanto a lui. Quel desiderio… doveva averlo percepito Askin...
giacché nuotava anche in lui, silente, disperato, il medesimo desiderio; la necessità
affogare spettri e fallimenti. Avrebbe voluto dir qualcosa Luxord, ma la ragione si era
svuotata di ogni essenza. Intanto il tocco persisteva, il respiro si era più fatto vicino.
Quando alzò lo sguardo, un tepore lo invase. Sorrise, divertito da una sensazione
innocente nonostante la tensione. Fu allora, quando il tepore stava per chiudersi sulle
labbra, che le parole riaffiorarono vorticose e urgenti, sussurrate con la stessa premura
di una confessione.
« Askin…! Vada come vada, almeno potrò dire…ecco… ecco siamo stati vicini… ah…
ora ti prego... fai smettere… fai smettere… »
« Non giustificarti… »
Caldi… erano sempre stati così la sua voce, il suo corpo? Così inebrianti da far perdere
ogni cognizione? Si ritrovò contro la parete; il freddo metallo contro la schiena, il calore
dell’altro su di se, meravigliandosi di un tale intenso contrasto. Askin parlò, i sospiri a
bruciargli l’orecchio, le ultime traccie di ragione a dissiparsi come scintille.
« Sai... speravo… e anche tu… che questo non diventasse un rifugio, ma ora tutto è
cambiato… ah… va bene così… va bene così... »
Anche se per poco... amarlo e basta, amarsi lasciando il mondo da parte.
Poteva l’amore essere così egoista e benevolo? Così disperato e dolce? Così puri e
vogliosi i baci? Ammalianti i respiri? Tesi i corpi mentre la pelle si sfiorava, via via
più calda? Possibile la rabbia iniziasse già a quietarsi? Il desiderio infiammarsi tanto
da render difficile parlare, se non invocare il suo nome, ancora e ancora? Lo voleva,
lo voleva lì… e ad Askin bastò poco; dall’ombelico scese…. con la lingua, con le mani.
Il piacere salì, più in fretta di quanto immaginasse; salì inebriandolo, liberandosi in
un gemito soffocato. Aveva già provato… Rulod aveva già provato un piacere simile?
Assaggiato il proprio sapore in un bacio avido? Travolto da una leggerezza assoluta?
« Luxord… »
Forse, sicuramente sì… ma questo era suo, soltanto suo.
Provare piacere, donare piacere, il resto era distante, lontano.
Pensieri… un vago bagliore di lucidità, prima di sentire Askin su di se, l’eccitazione a
sfiorargli il bacino. Era bello, bellissimo; gli occhi viola, il respiro soffocato, il piacere
percorrerlo intenso e dolce. Si mosse insieme a lui, cingendogli il collo, divorandogli la
bocca. Una danza lenta, bagnata; nell'estasi sentì il seme imbrattare il ventre, violento e
copioso. Vide il piacere nel suo sguardo mentre scivolavano giù, uno accanto all’altro.
Era strano ora… sentire solo le braccia sfiorarsi, le dita intrecciarsi delicate; strano e
prezioso, infinitamente prezioso; pace e leggerezza si mischiavano, assoluti; la rabbia
era lontana, il sentiero quieto. Si perse a contemplarlo Luxord; il corpo perfetto, la vita
sottile, le spalle ampie, i muscoli appena accennati, la pelle segnata da pallide cicatrici,
là dove la rigenerazione non era riuscita a cancellarle completamente. Era bello anche,
soprattutto così, i capelli scompigliati dal sudore, il respiro ancora un po’ affannato.
« Sai… farlo contro un muro… non credevo potesse essere così… così... »
« Intenso? »
« Sì… sì. »
Lo vide sorridere, divertito dal lieve imbarazzo. Sorriso che si prolungò, condito da una
risata sommessa.
« Beh almeno questo non è cambiato », e di fronte alla lieve perplessità rispose, « come
durata intendo. »
« Ah... in effetti tu non senti dolore… non ti ho mai visto stanco… verrebbe naturale
pensare… pensare che sì, insomma… »
Sentì la lingua accartocciarsi, il rossore aumentare. Un discorso stupido, eppure ne fu
felice, immensamente appena udì la sua risata. Gioia e in essa una domanda a lungo
rimandata, ma che ora poteva risplendere.
« Askin, raccontami… raccontami com’era Yoruichi. »
In un sorriso colmo di dolcezza, egli volse lo sguardo indietro, perdendosi nel tempo
dell’Hlif, in altri abbracci, baci, giorni e notte d’amore.
« Raccontarti? Sì… in fondo è giusto così. Yoruichi era bellissima e…. particolare.
Corpo sinuoso, la pelle scura, color cioccolato… gli occhi uguali ai tuoi, ma questo
immagino lo rammenti. Uhm… ogni tanto somigliava un gatto. »
« Un gatto? »
« Non sopportava i complimenti diretti, volgeva il capo dall’altra parte come un gatto
stizzito. Specie dopo che… insomma hai capito. A parte questo, Yoruichi... spronava
tutti, senza usare mezzi termini, specie con me... »
« Davvero? », domandò, il Cuore leggero.
« Mi “picchiava”, in senso buono… sì, lo so è strano! Ed era forte… in tutti i sensi.
Ci siamo amati… nel nostro Mondo, nell’Immortalità... fino alla fine. »
Cullato da quelle parole, Luxord la immaginò; ogni momento, ogni parola, l’aspetto
esotico condito da una voce sfrontata, irriverente, eppure mai egoista. Sì, Askin aveva
amato una donna così, una donna che negli ultimi istanti aveva rivolto parole salvifiche.

Anch’io non voglio perderti… per questo devo…

« Grazie… mi ha fatto piacere conoscerla. »
« Te parlerò ancora se vorrai », poi, quasi il presente fosse tornato prepotente,
aggiunse, « ascolta… io continuerò a starti accanto per… quanto riguarda Rulod,
posso recuperarti e... »
« Non occorre… non come prima », lo interruppe con garbo, e sotto lo sguardo intimorito
e preoccupato, s'affrettò a spiegare, « quando ho salvato Emdy, sono riuscito a tornare
senza troppi problemi. Contro Rulod, se GoldSaber… ecco... tutto questo dipende da
me… soltanto da me. »

Così avrò la certezza… una vana speranza di raggiungerti…

« Ottenuto il potere del Keyblade, mi inizierai alle vie del Seiðr come promesso. »

Ma vada come vada… correrò da te…
E se alla fine mi allontanerai, ricordando questi momenti riuscirò a sopportare…
Sconfitta… paura... odio…


« Capisco. Se così hai deciso… a questo mi attengo, Luxord. »
« Grazie… grazie, Askin... »
Il nome morì sulle sue labbra. La passione tornò, silenziosa come soffici passi nel buio.

Ti amo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

« Ormai mi sfugge… »
« Cosa? »
« Il significato di certe parole… Shinigami, Quincy... »
« Anche per me lo stesso, cosa credi?! Qualcosa è rimasto... ma, beh, non come prima. »
« Allora immagino l’avrai notato. Alcuni si sono meravigliati, o forse irritati dal mio… dal
nostro “spaesamento”? Uhm… cercano di nasconderlo, eppure credo sia così... »
« Tsk! Lasciali perdere! Ognuno è libero di far come gli pare, accidenti! »
« Lo so… eppure è da un po’ che ci rifletto. Cosa scegliamo di dimenticare? Cosa semplicemente
viene accantonato? Sono passati soltanto due secoli da quando… siamo rinati. Eppure in molti
parlano con una certa nostalgia del nostro Mondo. Eppure tutto mi appare sempre più sfuocato.
Temo che il passato finirà per soffocarmi… per distruggermi... » « Anche... i ricordi insieme me? »
« Non lo so… non lo so… però non »
« Allora gettali via! »
Alzò lo sguardo. Yoruichi si stagliava davanti a lui. Vi era un pizzico di irruenza nella voce, nel
modo poco femminile di premere le mani ai fianchi. Sapeva essere burbera quando voleva, o al
terribilmente sensuale senza neanche accorgersene. Era sempre stata così? Sì, sempre. Non
aveva bisogno di ricordare. Certezza questa, nonostante le onde in agguato.
« Gettarli? Non… »
« Ascolta invece! Per quanto mi riguarda… chi ero, cosa fossi in grado di fare, quali fossero i
miei desideri… non è importante. Non più. Ora sono qui... il mio Cuore ha bisogno d’altro. »
« … Altro? »
« Beh, nuove amicizie? Con Kukaku abbiamo iniziato a vedere Shura. Pensavamo di invitare
Hime e Nel più avanti. »
« Shura? »
« Sì… capelli lunghissimi rossi… ehm... alta come Kukaku all’incirca? »
« Forse ho capito... aspetta… la stessa con cui vi ubriacate ultimanente? »
« Già! Ma è una forte fidati… credo andremo molto d’accordo. »
« Mi fa piacere, sul serio. Però aspetta... se ti ubriachi col latte, non so immaginare con birra o
simili. Uhm… ecco perché sei più coccolosa sotto le coperte. »
« Stupido! Cosa blateri di punto in bianco?! Parlo seriamente! I ricordi non sono tutto
accidenti! », una pausa e nello sguardo l'inconfondibile fermezza, « il mio Cuore sa di
averti amato un tempo, di amarti ora… il resto non conta. Vivi Askin, viviamo il presente.
Forgiamo nuovi ricordi. »
La guardò, più intensamente di quanto ricordasse. Forse aveva già vissuto un momento simile,
in un altro tempo, in un’altra vita… eppure la pace risuonò nuova, vitale, assoluta.
« Ti amo Yoruichi… »
« Ah! Non dirlo così all’improvviso stupito! E comunque… ehm! Anch’io ti amo. »


Il ricordo si affievolì, dissipandosi nel tepore dei loro corpi, nell’aria satura di una
passione consumata. Sdraiato accanto a lui, Luxord riposava; le schiena ampia, la vita
sottile, il respiro soffice, il capo poggiato sul cuscino.
Si porse in avanti, quel tanto da baciare il collo.

Ti amo.

La pace risuonò nel Cuore, fugace come un sogno.






(0) Quando la narrazione lo richiede, ci tengo a ricordare e sottolineare gli eventi
principali della storia dei Fyrir. Sono sempre gli stessi, ma ribadirli è importante.
Precedentemente a questo; gli Immortali sigillarono la Porta dell’Oscurità, ma essa
era destinata a riaprirsi, poco dopo nacque l’Oracolo che predisse la venuta delle
Chiavi; molti Fyrir partirono dall’Hlif, accompagnati dalle Campane dell’Oracolo;
solo una risuonò infine nel primordiale Universo di Kingdom Hearts (allora il gruppo
era composto da Edward, Winry, Kugo, Askin, Mephisto, Lucifer e Amanion).

(1) Per quanto riguarda Hime; le volontà giunsero direttamente a Ichigo, poiché il
ragazzo e le rovine dell’Hlif erano vicine quando esso venne distrutto (specificato nel
Miniarc precedente).

(2) Frasi Askin Capitolo 8 di AAA, Scena con Shura.

(3) Frase presente nel Capitolo 3 di AAA, quando Luxord ricorda il passato ad Auropoli.

(4) In riferimento alla scena presente nel Capitolo 12, dopo che Askin e Luxord abbattono
il cadavere corrotto.





Angolo Autrice;

Anche questo capitolo è venuto più lungo di quanto mi aspettassi… in ogni caso… credo molti di voi saranno felici… ma che dico al settimo cielo! Finalmente il tango agognato momento è arrivato. Facciamo gli auguri a questi due tonti. <3
Questa è la seconda scena erotica completa dell’intera saga, la prima era stata fra Ukoku e Naraku (gli altri miei due tesori <3). Ammetto che su questa non ero molto convinta; ho dovuto rimaneggiarla più volte prima del risultato finale.

Come conclusione beh; questo miniarc si contrappone al primo, là dove Kugo e Aqua si ritrovano più uniti, qui avviene una forte divisione… e l’atto d’amore risuona ancor più disperato. Inoltre ci tengo a ricordare;

- là dove Aqua è in parte ignara del passato dei Fyrir (sa della distruzione dell’Hlif ad opera dei Døkkafirar, a cui seguì lo Scisma degli Immortali e che i Figli dell’Oscurità tenteranno di uccidere i Prescelti. Ovviamente Kugo ha evitato di rivelarle chi altri morì in quell'occasione oltre a Hime, ovvero Kukaku, Yoruichi).
- Luxord li conosce (tranne chi sia morto oltre alla donna amata da Askin).

Piccola anticipazione.

Il progetto andrà in pausa, ma entro fine anno usciranno altri due capitoli di intermezzo… si ritornerà dai nostri Døkkafirar, Sephirino avrà un’ulteriore sviluppo, mentre nel secondo si tornerà all’Universo di KH. Poi ci rivedremo nel 2022 <3

Grazie a coloro che mi ha seguito e sostenuto fin qui <3

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16. Addicted to the Feeling ***


16. Addicted to the Feeling



Eccolo, lontano e cristallino al tempo stesso; l’odio scorrere, pungergli la Mente, infettargli
il Cuore. Finalmente, finalmente. Era bastato poco; avvicinarsi, lasciare quel Doppelgänger
abilmente celato… un dolce regalo… così poco per dire...

Sono qui… sono già qui...
Mi hai chiamato… il tuo Cuore mi ha chiamato... per tutto questo tempo…


Ukoku sorrise, diverto, piacevolmente eccitato. La sentiva, una nota inebriante nell’eco;
lo stuzzicava, sottile e provocante; si deliziava ricordando quell’istante, quando l’aveva
intravisto oltre le pieghe dell’Oscurità. Quante volte l’aveva immaginato? E la realtà si era
rivelata oltremodo appagante. Bello, una bellezza singolare proprio come la sua femmina;
quel viso, quel corpo… non vedeva l’ora di assaggiarli, violarli, sporcarli nel sangue...
perché odio e amore suonano la stessa melodia.

Odiami… odiami ancora di più…
Ah… il Custode… è lui a trattenerti? Quel piccolo, stupido uomo?
Capisco… bene, sarà divertente…


Un fremito lo colse, potente e lascivo.
Una frusta di fuoco lungo la spina dorsale, attorno al sesso.

Solo così Naraku… solo così potrai amare il tuo allo stesso modo.

In ogni caso Naraku sarebbe stato lieto circa le ultime novità; Sephiroth l’avrebbe
contemplato, perso in desideri che il Cuore tardava a palesare. Pochi passi e l’estasi si
ruppe, divorata da un sottile, irreale soffio gelido. Volse il capo, infastidito; il corridoio
della Muten giaceva immobile, ma il buio si mosse, lento, simile a uno spesso drappo di
stoffa.
« Silenzioso come sempre… eh, Cacciatore? »
Una sagoma emerse, indistinta e spettrale, fermandosi al limitare fra oscurità e il fioco
bagliore delle torce contro le pareti carnose. Era un tutt’uno con le ombre, il Cacciatore,
ultimo fra i Døkkafirar; dedito più di ogni altro a uccidere Fyrir; nient’altro esisteva per
lui, un bisogno che l’aveva incatenato, reso schiavo, tanto da mutarne il corpo, contorcerne
la voce, rendendolo nel tempo un predatore solitario quanto efficiente.
« Non posso farci nulla. Perdonami. »
« Non mi interessano le tue scuse. Sei qui per il solito motivo, deduco. »
« Sì... desideravo comprendere meglio i recenti sviluppi. Tu e il Ragno vi siete mossi dopo
mille anni, avvicinandomi... a tratti percepisco nuovi Fyrir… giungo da te e cosa rivedo
infine? Una chiave… una chiave... immagino non sia l’unica nuova. » (0)
« Già… quattro navi sono partite, di conseguenza possiamo supporre che pure questi…
Keyblade lo siano. »
« Keyblade… dunque è così che si chiamano. Ironico come semplici uomini siano gli unici
a poter chiudere la Porta. Quattro… uhm... lo affermi con una certa sicurezza. »
« Ho visto un solo Prescelto legato alla mia preda… e considerato quanto sia arduo far
sopravvivere dei mortali nel Seiðr, oltre che proteggerli… si tratta di una cifra accettabile.
Priscilla si trova al limitare del loro Universo... vuole divorarlo… banale come sempre, ma
spero ci riesca. Ora dovrò aggiungere anche te al “ grande ed elaborato piano. ” »
« Se ti fa piacere... »
Come Priscilla, egli non poteva scindere dal suo bisogno; in lui però vi era un’aura
malinconica, supplichevole. Questo lo rendeva più sopportabile dell’Incantatrice.
« Conoscendoti Ukoku… immagino di non poter toccare... le vostre prede. »
Vagamente più sopportabile.
« Provaci e ti mangio la faccia. »
La frase finì lì, contro il volto incappucciato, velata di rabbia bestiale. Ne ebbe paura
il Cacciatore, un predatore diventato preda; paura che si tradusse in un silenzio teso,
una punta inquieta nella voce, un fruscio della cappa che lo ricopriva rendendolo
un’ombra fra le ombre.
« Capisco… neppure l'angelo che custodisci gelosamente? »
« Forse dovresti tornare alle tue faccende. Com’è andata l’ultima caccia? »
L’avvertì, un brivido invaderlo famelico; una bestia a caccia, perennemente a caccia…
ecco la triste essenza del Cacciatore.
« Bene… », le pieghe dell’abito si mossero, quel tanto da mostrare cintura e trofei appesi…
occhi, ossa, dita… uno recente, il sangue appena asciutto, « ah... tre millenni e cinque. Solo
cinque. Sono stati degni avversari, mi hanno lasciato qualche… emozione, credo. Però…
ecco... tutto mi appare poca cosa paragonato al Caos creato da te e il Ragno appena nati... »
Ukoku sorrise, deliziato dalla fragilità appena svelata. Affondare il coltello nella piaga;
mandarlo via, tornare a bearsi della propria eccitazione, del proprio amore.
« Distruggere l’Hlif, scopare e ammazzare tre femmine… sì, siamo stati bravi. Da allora
i nostri nemici sono divisi, molti hanno abbandonato ogni morale lasciandosi andare alle
peggiori nefandezze. Almeno noi ci limitiamo a mangiarli, i Mondi, i Cuori, e solo quando
abbiamo fame. Come ho ripetuto a Priscilla, visto lo stato delle cose, una situazione a nostro
completo vantaggio... perché darci tanta pena? Inoltre... solo due possono deliziare me e
Naraku, però... non è per questo che ci invidi, giusto? »
Una lieve esitazione; il Cacciatore gli diede le spalle, infastidito, timoroso al tempo stesso
di venir azzannato. Ukoku l’avrebbe fatto non avesse trovato più appagante torturalo così.
Quando il giovane Døkkafirar parlò, la malinconia gravava sul Cuore.
« Ogni tanto... vorrei sapere cosa si provi ad amare qualcuno », scosse la testa, una pausa
secca, infine proseguì, « Chiavi… altri Immortali… spero si rivelino cacce interessanti. Lo
spero davvero. Ti ringrazio per tempo concesso…. porta i miei saluti anche a Naraku »,
così dicendo sparì nel buio accompagnato da un fruscio sinistro.
Sorrise Ukoku; un pizzico di felicità mentre il piacere tornava a invaderlo, mischiandosi
alle parole ultime del Cacciatore... amare…
Amare…
Tanti nel suo vecchio, piccolo, Mondo l’avevano amato; giovani uomini sedotti da fascino
e carisma, pronti a combattere i nemici di allora solo per ricevere un sorriso, una carezza.
Li aveva usati, distrutti, gettati come pupazzi rotti. Quegli stupidi non meritavano nulla,
tanto meno amore. Nessuno… nessuno ne era all’altezza. (1)
Amare... solo lì era possibile, nel dolce Caos dell’Oscurità…
Solo Naruku, più di ogni altro…
Solo Askin…
Sephiroth… forse... forse....
« Uhm… quasi quasi vengo a vedere come stai, mio piccolo angioletto. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- ...feci lo stesso col Cuore del mio Mondo… ne strappai un pezzo, un piccolo pezzo e lo mangiai…
lo mangiai. -
- Capisco... questo ci rendere simili e spiega molte tue particolarità. - (2)

Era bastato questo; una verità sussurrata, palesata nelle parole di Ukoku, incisa ora dentro
di lui. Le aveva afferrate, beandosi del loro suono, mischiandole attraverso giorni bui e
notti oscure. Parole atte a definire l’ordine nell’Oscurità. Ordine, il proprio posto accanto
a chi… amava? Amare… bastava il pensiero a riempire il Cuore, là dove per troppo tempo
vi erano stati vuoto, strade decise da altri.

- Il Messia… salvaci! Salvaci dall’oscurità! -
- Un mostro! Sei solo un mostro! -
- Il Cuore! Vai… purifica il Cuore, Sephiroth! -

No… perché? Perché salvare luridi insetti?

- Il nostro Mondo è quasi morto a causa tua! Perché l’hai fatto Sephiroth?! Io… io mi fidavo di te! -

Sciocco… sei sempre stato sciocco Zack... fino all’ultimo… fino all’ultimo...
Non hai capito… e Cloud con te… nessuno di voi può capire...

Attraversare l’Oscurità. Respirarla, sentirla scorrere, attingere, assimilarla...
La Vera Oscurità... così diversa, pressante... bisognava star attenti, procedere a piccoli
passi, altrimenti si rischiava di affogare, smarrire Mente e Cuore, lasciarli divorare e
ridursi a una bestia. Stare attenti... in un respiro lungo e lento. S’irrigidì, teso sopra la
poltrona di carne e ossa incastonata nella parete; la stanza parve ribollire... le pareti,
i mobili che Ukoku aveva costruito plasmando la materia con tocchi invisibili, delicati.
- Hai qualche preferenza, angioletto? -
- Essenziale… la vorrei essenziale -
, ripensando poi a quanto fosse stata stupida come
risposta, retaggio della sciocca esistenza di SOLDIER.
L'Oscurità entrò lenta e inesorabile; fu come cadere, cadere, cadere in un mare di petrolio,
viscido e predatore. Non vi fu paura, non in senso umano, nel passato non vi era nulla da
cui essa potesse attingere e modellarsi; no… l’inquietudine risuonava primordiale, ferale,
necessaria. Solo così poteva capire fin dove spingersi. Riemergere era la parte più difficile;
spesso era Ukoku a trascinarlo fuori dal vorace oblio; si avvicinava dissipandone la
maggior parte; lo aiutava senza chiedere nulla, senza aggiungere altro a quanto già
non fosse stato detto.

- Ne strappai un pezzo, un piccolo pezzo e lo mangiai… lo mangiai.-
- Questo ci rendere simili… -

Ordine, trovare il proprio posto… insieme a lui… lui e il Ragno…

Cadere, assorbire, riemergere…
Le membra si contorsero come stessero fuggendo da un incubo; i pensieri tornarono
come una nube di chiodi. Si ritrovò a contemplare lievi brividi, l’odore impastato del
sudore, il respiro contratto; sorrise deliziato, estesi, rinnovata appena lo sguardo si posò
sul Corvo, in piedi sull’uscio della porta. Un rito consolidato... eppure fu solo allora,
osservandone le ali nere, perfette, che tutto divenne chiaro. Perfettamente chiaro. Del resto
Ukoku parve fiutare l’invisibile consapevolezza; certezza che ancora non aveva acquistato
concretezza. Poi avvertì le piume sfiorargli l’ala, il buio avvolgerlo, protettivo e sensuale.
La paura si mosse, guizzante come una serpe; sorrise... anch’essa era necessaria, così come
la tensione, il calore, vibranti appena il Corvo parlò.
« Ancora un po’ scosso… ma stai decisamente meglio. »
Parole dolci, le dita a serrarsi attorno alla gola parevan artigli pronti a strappare la carne.
Lo costrinse a fissarlo Ukoku, ad assaporare il suo respiro. Lo lasciò fare; non poteva né
voleva altro… solo perdersi... perdersi e svelare la verità.
« Sì… sto bene… finalmente… finalmente ho capito… »
« Oh… davvero? Dimmi… hai la mia più completa attenzione. »
Si tese Sephiroth; la schiena inarcata, il respiro rotto: perso nel limbo d’occhi simili a
ossidiana.
« Io non potrò mai essere come te… come te o il Ragno. È un limite naturale, giusto.
Il Cuore di Gaia, un frammento di blanda oscurità in me… troppo a lungo ho camminato
nel Reame Oscuro, circondato da inutili Heartless. Senza volerlo ho costruito le mie
catene, catene che al tempo stesso mi hanno permesso di arrivare qui… da te. Un limite
naturale, giusto… poco… altrimenti finirà col divorarmi. Lo sento, non mi è permesso
andare oltre... ma va bene così… e poi basterà… per uccidere Cloud, la Luce… »
La voce morì, la leggerezza tornò sul fondo dell’anima, stritolata da una crescente
tensione. Ukoku era lì, sorrideva, nello sguardo luccicò una fievole sorpresa; sorrideva
chino su di lui, rendendo lo spazio sulla poltrona ancora più angusto. Incombeva, la sua
Oscurità a sovrastarlo feroce. Il Cuore tremò. Paura o eccitazione? Entrambe... le voleva
entrambe, aveva bisogno di entrambe.
« Non smetti di deliziarmi Sephiroth. Ancora una volta la tua spiccata intelligenza… mi
colpisce. Spesso le verità semplici ci sfuggono... anche se... non immaginavo accettassi così
di buon grado la tua... passività. C’è... forse altro che vuoi dirmi? »
La domanda suonò vorace, una pugnalata, un morso dritto al Cuore.
Strappata fu l’ennesima verità, liberata dalla vuota prigionia.
« Io… io credo di amarti… »
Cos’era l’amore? Su Gaia non aveva trovato risposte; su Gaia era stato un susseguirsi di
notti vuote, stanze fredde fra i grattacieli della Shinra, di uomini, donne selezionati per
compiacere il Messia, placare la Bestia; vedere il piacere mutato in terrore, affogato infine
nel sangue. Mai amore… solo un sentimento nato dall'idolatria, dalla paura… solitudine.
Cos’era l’amore? Qualunque fosse la verità... ora sapeva, sapeva di aver amato Ukoku
fin dal primo istante; una simile tensione, desiderio erano quanto di più vicino all’amore
avesse mai provato. Vivere, esistere, amare… un tutt’uno possibile, solo lì, solo ora...
« Ukoku… ecco... tu… »
« Hai trovato il tuo posto da solo. Sei degno Sephiroth. Sei degno. »
Ripensò agli sguardi fra lui e Naraku; ai pensieri rivolti all’uomo che ne bramava la morte.
Sì, Ukoku era in grado amarli tutti, in maniera diversa e al tempo stesso autentica, di amare
anche lui.
« Grazie… grazie… »
Un fremito, prima che ogni respiro venisse divorato.
Non si era mai lasciato baciare; tanto meno così. Una vaga constatazione, un pizzico di
sorpresa... pensieri dissipati nel tepore crescente. Morsi, erano più simili a morsi quei baci;
lo facevano respirare appena, brevi istanti e la lingua tornava dentro, affamata e ingorda.
Morsi macchiati di sangue; abiti gettati via, solo i pantaloni rimasero; poi sentì… le dita
scivolare lungo la schiena, gli artigli incidere la carne, ogni pensiero cancellarsi nel
sangue. Piacere… non si poteva, né voleva sfuggirgli; solo assaporarlo; riempire il vuoto,
dissolvere ogni nulla. Eccolo fluire, tratteggiarsi in invisibili onde calde; eccolo nel
sangue
mischiato al sudore, nell’eccitazione a pulsare in ogni muscolo, a fremere in mezzo alle
gambe...
« Ah… fammela sentire meglio la tua voce, Sephiroth… »
Una frase, una risata, brevi attimi reali, sospesi, rotti appena le dita entrarono, delicate
ma tradendo una certa urgenza; distrutti quando la lingua lo avvolse. Giocò con ogni
parte Ukoku, violando angoli finora sconosciuti, lasciandoli respirare, tornandoci piano,
spingendosi via via più in profondità. Il piacere prese nuova forma; nella saliva che lenta
contaminava, divorava tutto... il sudore, il sangue, le prime gocce del seme; salì… vero,
puro... il vuoto dissiparsi… amare… amare, godere… godere... liberarsi dentro di lui…
meraviglioso, semplicemente meraviglioso. Una leggerezza lo scosse, risalì violenta,
concentrandosi nella bocca, in un bacio, vivendo nei loro respiri tesi. Attorno percepiva
il buio delle ali, confortante e caldo; eppure riuscì a vederli... occhi d’Oscurità deliziati,
felici… e lì ebbe la certezza di essere amato.
« Dovresti vederti Sephiroth… ah… ne vuoi ancora, ne vuoi ancora… »
« Frettolosi come al solito Ukoku… »
Una voce, la penombra abbagliante, un bacio avvolgente come una ragnatela. Era diverso
il Ragno; il sapore, il modo in cui si muoveva... e sul fondo una nota dolce…
« Oh... sapevo avresti apprezzato! »
Si staccò Naraku, senza degnarlo di uno sguardo, rivolgendosi all’amato.
« Solo perché piace a te…quindi ho detto… perché no? »
« Una risposta molto da te… va bene, va bene… vuoi unirti? »
« Uhm… per il momento mi limito a questo… e fai piano, non vorrai romperlo. »
« Affatto... è così prezioso… così bello... per un po’ lo scoperò così… »
Un’istante e Sephiroth lo vide… sentì Ukoku in basso. Chiuse gli occhi; un dolce buio
prima che Naraku gli afferrasse la gola, bloccandolo in un nuovo bacio.
Amare, amarli tutti, lasciarsi amare… ancora e ancora…

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Sprofondare nel silenzio e nell’apatia. Quanti giorni? Mesi? Aveva perso il conto, ma
ormai non gli importava. Restare accanto a Malefica; l’unico gesto a dare un senso al
tutto, a scandir giorno e notte. Restarle accanto; lo sguardo lontano della fiamma perenne
e maledetta; non la fissava mai Pete, voltava sempre il capo anche a costo di risultare
sbarbato agli occhi della padrona.
La fiamma, l'Incantatrice… avrebbero portato solo rovina.
Ci divorerà, questo sussurrava la paura... primordiale, recondita, incatenata al Cuore.
Ci divorerà, ogni volta si sentiva soffocare, la Mente stritolata.
Ci divorerà tutti, gridavano gli incubi a nutrire notti inquiete.

Vorrei salvarti… ma sono un codardo, un vile codardo.

Pensieri che si contorcevano roventi, in giorni sempre uguali.
Non pensava ad altro; persino mangiare non dava più il sollievo di un tempo. L’unico a
preoccuparsi per lui era Ulek e sovente il capo goblin gli metteva qualche leccornia in più,
o si premurava ad accompagnarlo nei giri di pattuglia.
Un conforto vago, in bilico appena lo sguardo si posava su Malefica.
Così accadde ancora una volta. Attorno i flutti a infrangersi contro la scogliera, sipario su
le nubi all’orizzonte nere come inchiostro. Accanto, Ulek non aveva smesso di sbraitare
ordini al piccolo esercito armato di arpioni e reti metalliche. Pete si soffermò appena sul
resto; le onde sporche di sangue, l’odore salmastro mischiato al tanfo della carne; il rosso
vermiglio a riflettersi sulle scaglie dei nemici caduti. Malefica era lì, in cima al crinale
sabbioso, intenta a osservare l’andamento della battaglia; la fiamma ardeva nel braciere
al suo fianco, indifferente all’acqua e al vento. L’Incantatrice era lì, a sussurrare parole
malvagie, promesse di potere, deliziata da un tale spettacolo di morte. Un fil di fumo,
ceneri infinite; così ella infettava la realtà, percependola giorno dopo giorno con maggior
chiarezza, invisibile ai Fyrir. Osservava… in attesa di poter ammirare i Keyblade, alla
ricerca di uno spiraglio... un Cuore Puro corrotto. (3) Attesa che Pete sentiva sempre più
pressante. Quanto avrebbe voluto strappare il braciere, gettarlo fra le onde affinché
l’oceano lo inghiottisse per sempre. Ma ogni volta si figurava la delusione, l’ira negli occhi
di Malefica, sul fondo disperazione e fallimento.

Voglio salvarti… ma non ne ho la forza… se morissi chi altri potrebbe...

Ricordò il Cimitero del Keyblade, il giovane Immortale mutato in abominio. (4)
E per la prima non vi fu paura, ma soltanto consapevolezza. Combattere il Caos col Caos;
il nemico del mio nemico è mio amico. Ecco… l’oscura chiave verso la salvezza; avvertire
i Custodi e con essi i Fyrir. Come riuscirci era un altro paio di maniche; l'Incantatrice
sapeva essere vigile. Ulek suonò il corno e il sollievo svanì in un’eco nefasto.
Lontano, fulmini rompevano le onde annunciando Re Tritone e il resto dell’esercito di
Atlantica; alle spalle, le fiamme di Malefica illuminarono il cielo. Ma l’esito della battaglia
era già deciso; una mattanza per il mero diletto dell’Incantatrice.
Pete strinse la lancia e partì alla carica.





(0) Il Cacciatore vide una Chiave... dettaglio accennato in precedenza, Capitolo 9, parte
Grimmjow.

(1) Per chi non fosse esperto di Saiyuki, il personaggio di Ukoku è questo; usa getta i suoi
“allievi” e in certe scene lascia intendere una spiccata fissa per il sesso. In generale quindi
l’ho mantenuto fedele perché… ci stava bene anche qui, ecco.

(2) Dal Capitolo 10; dove si assiste alla distruzione del Mondo di Oceania da parte del
Corvo e del Ragno e al loro… banchetto.

(3) Un Cuore puro corrotto dalle Tenebre; com’era già accaduto in passato a Ephemer e
Ventus, grazie all’Oscurità nei loro Cuori, i Hwergh riuscirono a penetrare i Confini e a
portare alla distruzione della Seconda Auropoli. (AAA Capitoli 3 e 4)
L’avvicinamento fra lei e Malefica attraverso la fiamma, si è sviluppato nei Capitoli;
- Nove di AAA.
- Tre e Nove di EOR
Il tutto è nato tramite le piume di Sephiroth; Ukoku le ha date all'Incantatrice, Malefica le
ha raccolte grazie ai suoi sgherri, piume rimaste nelle ferite lasciate sui Mondi da Sephiroth
e Cloud. Inoltre persistono microscopiche tracce di Vera Oscurità; Priscilla riesce a
percepirle, intuendo che essa si è già palesata nell’Universo di Kingdom Hearts.

(4) Scena presente nel Capitolo 5 di FFB.
Trasformazione che avviene quando gli Immortali decidono di far scorrere completamente
il Seiðr dentro di loro; sì è intravista nel Capitolo sopracitato, nell’aspetto di Amaimon;
nel Flashback/Scena di Askin nel Capitolo 14 (dove il procedimento viene accennato per
la prima volta).





Angolo Autrice:

Vi ricordo di leggere sempre le note. Sono importanti, le segnalo in rosso, le scrivo in rosso; contengono collegamenti agli scorsi Capitoli, oltre a recap riguardo situazioni lasciate in sospeso. Lo faccio per voi... e un pochino anche per me, lo ammetto XD Per altri dubbi fatemelo sapere nelle recensioni, ma davvero… leggete le note.

Contando la scena nel capitolo precedente ho scritto ben due sess di fila…
Sephiroth passivo è stato… interessante. Come disse una mia cara recensora in tal merito; Sephiroth ha la faccia di quelli che hanno troppo bisogno di ca#§£…insomma quei bottom che te la fanno sudare fino all'ultimo... cit testuale. Ecco cara... qui il ca#§£ non c’è, ma ci arriveremo… magari facendo veramente in un bel ménage à trois. Parlando d’altro… sì è visto anche il Cacciatore, di cui non l’identità rimarrà per un po’ ancora segreta. E basta, non voglio aggiungere altro in merito a questo capitolo.

Avviso che il prossimo sarà l’ultimo del 2021… poi si tornerà su Bleach e League of Leagues, giusto per scattare un po’ da questo e ordinare bene le idee.

Grazie a tutti per il supporto e l’affetto. <3

Un abbraccio fortissimo

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17. Bitter Awareness, Bitter Awakening ***


17. Bitter Awareness, Bitter Awakening



Ormai tutto puzzava di merda, ed eccoli gli altri a gettarsi in quel mare putrido.
Uomini uguali a loro ma nati dall’Oscurità; Yoruichi, Kukaku, Hime morte; Hlif distrutto… e già
i pochi resti, così dolorosamente salvati, trasudavano rovina. Era come camminare in un infinito
risveglio popolato da incubi. La goccia aveva fatto traboccare il vaso; un vaso rotto, tenuto insieme
con lo sputo; era sempre stato così, celato da apparenze e ipocrisia? Ma ora basta, la parola
d’ordine era liberi tutti e già molti sussurravano Scisma; d’altronde Roy era stato perentorio a
riguardo.
Grimmjow strinse i pugni cercando di non pensare all’imminente futuro; qualcuno gli avrebbe
domandato cosa avesse deciso, da che parte schierarsi. Nessuna. Salvare i Mondi, la Missione… o
sfrondare in una già lucida follia? Fanculo, si fottano, e in quel pensiero la merda appariva più
sopportabile. All’esterno della Pantera (0), voci si susseguivano anonime pur appartenendo a molti
del proprio Mondo; indaffarate in mezzo a rumori ferrosi. Riparare le aeronavi, partire, partire per
non fare più ritorno. Molti… anche Neliel…
« Grimmjow… »
La voce sopraggiunse nel medesimo istante, ma anche dopo, quando l’eco morì nel silenzio, non
si volse a guardarla. Ne aveva percepito la presenza da diversi minuti, ma solo ora, accanto a lui,
ella parve acquistare concretezza. Tutto vacillò, persino quel pensiero salvifico.
« Io... ho cercato Shura, ma non l’ho trovata da nessuna parte. »
« Andarsene senza manco salutarti?! Se non altro si è evitata questo patetico spettacolo! »
« Credo che lei… no… non ha importanza. Ascolta... »
« Non girarci attorno Neliel… non sopporto certe cose, lo sai. »
Tutto parve sgretolarsi, poiché il Cuore conosceva già la risposta.
« Grimm… io andrò con Ichigo. »
Non poteva essere diversamente. Lei era stata la prima, l’unica ad avvicinarsi a lui dopo il cruento
scontro con Roy. Ichigo aveva dato voce al seme della discordia; al dì di questo, pochi gli avevano
dato conforto; conforto che in ogni caso sarebbe stato inutile. Ricordò il suo sguardo, così vuoto;
senza più Hime…

Cadrà! Prima o poi cadrà! Non lo capisci?!
Raggiungere Kugo e Askin… forse… no… lo sta facendo per…
Ah! Vuoi davvero sprecare il tuo tempo dietro un morto?

Ma le parole rimasero lì, intrappolate nella gola, strette in un silenzio interiore.
« Capisco… »
« A parte Roy e gli altri Smiða, volevo che almeno tu lo sapessi… »
Grimmjow non si voltò, continuando ad armeggiare col pannello di controllo. Neliel aveva scelto;
una strada diversa, dettata dal Cuore, dalla reminiscenza di legame antico, sigillato fra le nebbie
di un’esistenza passata. Hime, Kukaku, Yoruichi… sì, quel dolore sarebbe stato più sopportabile.
Si era aggrappata a qualcosa, pronta per andare avanti; gli sarebbe mancata… il corpo, la voce…
il sottile pensiero di poter essere altro, di essere stato altro.
La odiò.
« Ti conviene muoverti allora… ti starà aspettando. »
Odiò il suo persistere come se aspettasse qualcosa, i passi inghiottiti fra suoni confusi, e soprattutto
odiò se stesso.

Vieni con me Neliel…! Insieme… solo noi due…

Un’eco… un urlo muto. Attorno il buio divenne più fitto e in esso già respirava la solitudine. (1)

Si svegliò, il suo odore ancora addosso. Era lì, su di lui a mitigare il peso del ricordo, a
persistere nell’aria come se ne avesse sempre fatto parte. Saliva su leggero, perdendosi
fra la moltitudine di foglie. Una foresta come tante, un Mondo come tanti, eppure il tutto
parve acquistare nuova luce quando, rivestitosi, la raggiunse nella radura sottostante.
La visuale si apriva, scendendo su un ripido sentiero, sentiero che tuffatosi nuovamente
fra gli alberi sfociava sulla baia, attorno alla quale si arroccava la città di Tebe.
A Kairi e Lea si erano unito da qualche giorno un altro giovane Prescelto, Ventus, l’unico
finora a non mostrarsi avverso ai Fyrir, e fin da subito era entrato in sintonia con Neliel.
Al contrario la mocciosa non riusciva a capire, dimostrandosi confusa di fronte a tale,
reciproca gentilezza.
Al limitare più basso della boscaglia, il trio stava affrontando un gruppo di Heartless
senza particolari difficoltà. Ancora una volta pensò a quanto fossero teneri e innocui;
sarebbe bastato avvicinarsi per dissipare quella blanda Oscurità. Dettaglio su cui Edward,
da buon Smiða, era stato fin troppo chiaro; non fare nulla, non uccidere nulla, poiché
l’equilibrio dei Cuori era fondamentale lì.
Neliel si volse, la lunga treccia verde a riflettersi sotto i tiepidi raggi del mattino.
La leggerezza si mischiò ai dubbi, entrambi antichi, entrambi intensi. Rivide quel ricordo,
e per un attimo si chiese se anch’ella non nascondesse fardelli dietro una carrozza di
sorrisi, gentilezze, baci e attenzioni riservate solo a lui. Il tempo con Ichigo doveva pur
aver lasciato traccie, ma lui non era mai stato bravo con le parole. D’altro canto Neliel
non aveva chiesto nulla; dov’era stato, chi aveva seguito, cosa aveva fatto. Forse lo intuiva,
forse non lo riteneva importante. Nel silenzio il loro contrasto diventava ancora più
lampante; sangue innocente a sporcargli le mani, la purezza sulle dita di lei. Neliel non
puzzava di morte, con naturalezza si era avvicinata ai Prescelti.
Si ritrovò al suo fianco, a contemplare gli ultimi atti della piccola battaglia. L’Oscurità si
dissolse, i Cuori brillarono fra scie di magia elementare, pronti a dimorare nel Kingdom
Hearts.
« Il potere dei Keyblade », disse la Eri a quel punto, « vederlo in ogni sua sfumatura è
sempre bellissimo. Aqua… è stato grazie a lei se Ichigo è riuscito a vederla… Hime era
sempre stata al suo fianco… sempre. Negli ultimi istanti... vi era Luce in lui. »
« Ma tu volevi salvarlo… salvarlo veramente, non è così? »
Le parole erano uscite di getto, ma ogni traccia di rabbia rimase incatenate all’anima,
poiché a lui erano rivolte. Neliel tremò, un battito di ciglia prima di tornare alla consueta
calma; solo così, ogni cosa sarebbe venuta alla luce, in lei e in lui.
« Sono stata presuntuosa. È l’unica cosa di cui mi rimprovero. In fondo... il suo Cuore era
volto al passato, a quell’esistenza che abbiamo scelto di sigillare dentro di noi. Quando
ricordò… quando la rovina stava per sommergerlo, capì. Era finita… se avessi ricordato,
anche solo per salvarlo, sarei caduta a mia volta. Morire è il destino dei Caduti, ma
ucciderlo non… non spettava a me, ne avrei avuto la forza di farlo. Solo Kugo poteva. »
E Grimmjow lo sentì, quel peso staccarsi, risuonare come un tetra campana nella notte,
ancora e ancora; solo con Neliel era possibile, lei che aveva attraversato dolori indicibili.
Parlò senza nasconderli, l’odio e il risentimento verso se stesso.
« Ma se fosse nel passato la risposta? Solo una… solo per capire… »
Eccoli; frammenti di Mondi sovrapporsi, città di infinite forme… il rosso tingerli tutti,
il tanfo della morte a impestarli; Fyrir del loro Mondo, risate; li aveva seguiti per sfidarli…
ma alla fine ecco solo non un nugolo di follia; l’aveva infettato, pizzicando le corde
dell’anima fin quando…

- Non li calpesti con gusto… strano… da un cane rabbioso come te mi sarei aspettato di meglio. -

- Un altro duello? Come sei noioso… perché non te vai? -

« … uccidere solo perché si ha il potere di farlo, perché niente e nessuno può scalfirti?
Ucciderli, bagnarsi nel loro sangue… uomini, dei… tutto? E ridere… ridere. Sono sempre
stato così Neliel? O l’Immortalità ha svelato infine la mia vera natura? Anche ora… anche
ora potrei… »
Li sentì, delicati, saldi; la mano di Neliel stretta alla propria, la voce, lo sguardo brillare
di fragile speranza.
« Non sono in grado di risponderti. Il mio… il passato cela luci e ombre… ombre da cui
potremo non riprenderci. Ricordo l’inizio di qualcosa fra noi, ma questo… questo è il
Cuore a sussurralo. Ascolta Grimm… tu sei qui, hai deciso di essere qui… »
« Sì, è vero… così come decisi di seguire gli altri dopo la distruzione dell’Hlif. »
Nell’eco di quelle ultime parole vide speranza, amore... vicini e inafferrabili.
« Tsk! Come vorrei bastasse così poco… »

Døkkafirar… il mio ultimo scontro… non voglio avere dubbi, rimpianti.
Proteggere questi ragazzi… averti accanto... spero basti Neliel.
Lo spero con tutto me stesso.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

« Lei ti piace? » (2)

La consapevolezza di amarla era giunta in un giorno come tanti; la pioggia su Twilight
Town, la corsa mano nella mano fino alla stazione; un gesto semplice quanto magico,
illuminato dal suo sorriso mentre le ultime gocce erano mutate in arcobaleno sopra
il mare ambrato. Il cavaliere innamorato della principessa, come nella più banale delle
favole. Ma l’amore somigliava a un nodo alla gola; quante volte era stato sul punto
di confessarsi… se soltanto le circostante fossero state diverse; un freno l’amore, specie
quando la vedeva rapportarsi ai Fyrir, là dove nemmeno la dolcezza di Neliel aveva sortito
effetto. Dall’altro canto Lea aveva imparato, compreso quanto diversi potessero essere
gli Immortali, quanto in alcuni vi fosse la ferrea volontà di redimersi. Se solo Kairi avesse
visto, compreso… l’odio sarebbe scivolato via. E in quell'ennesima riflessione, la voce di
Ventus giunse simile a un tuono.
« Secondo il Grillario, a Tebe ora si tengono i giochi olimpici. Distrarci un po’ ci farà bene.
Riprenderemo le ricerche dopo... per capire cosa attiri gli Heartless », la proposta arrivò
leggera, innocente, mentre egli volgeva lo sguardo alla città, « chiediamo a Nel e Grimm
se vogliono unirsi? »
« Non daranno troppo nell’occhio? »
Il commento di Kairi gelò l’aria, ma l’altro riuscì a ignorare il brusco cambiamento. Si volse
a guardarla, la voce gentile.
« Lasciamoli decidere. Nel caso ci penseranno loro a camuffarsi con qualche... magia? Non
credo si possa »
« Forse non gli interessa nemmeno. »
Ventus sospirò, le braccia ora al petto. Istanti si tesero in lui; al che Lea ne approfittò per
farsi avanti, a il nodo era lì, pronto a stringersi.
« Ascolta, Ven ha ragione… e poi non sei obbligata a parlarci. »
« Non so tu… ma io voglio camminare accanto a degli assassini. »
Si maledisse, Lea. Incapace. Incapace. Poi Ventus parlò, come se avesse sbrogliato una
matassa, come se frammenti di un passato indefinito, dimenticato fossero emersi dal
Cuore e con essi… una certezza. Parlò facendolo sentire infinitamente piccolo.
« Comprendo il tuo punto di vista Kairi, ma anche per loro non è facile… e… mi dispiace
essere così diretto, ma se continui così finirai per consumarti. »
Kairi si mosse, irritata, ferita, decisa al tempo stesso a erigere un bastione dentro di se, a
non concedere nulla, né a lui né agli Immortali.
« Non parlare come se mi conoscessi Ventus. »
« Ti conosco appena... questo te lo concedo, ma so… bene quanto l’odio possa essere
pericoloso. Ti prego… lo dico per te. » (3)
Aveva parlato con rinnovata maturità, la stessa che traspariva nel corpo cresciuto, nella
voce profonda; la stessa legata all’imminente titolo di Maestro conferito da Yen Sid. Una
maturità a ferire entrambi; dolore rinnovato in Lea appena la vide allontanarsi, appena si
scoprì incapace di muoversi o dire alcun che. Le parole di Ven… se solo fosse riuscito a
pronunciarle, coronarle con altre scaturite dal Cuore. Ma tutto, persino quella fievole
speranza, si perse nell’aria, distrutta sotto lo sguardo dell’altro, un guizzo di rimprovero
a turbarne la gentilezza.
« Dovresti dirglielo. »
« Cosa? »
Rabbia, quanta rabbia in una parola; rabbia per fuggire, negare per l’ennesima volta
la realtà del Cuore.
« Lo sai benissimo Lea. »
« Ah…! Non è così facile… non è così facile Ven. »

- Una volta, un’amica mi disse non trattenerti…
Al contempo non ti biasimo, ne biasimerò la tua rabbia.
Solo ti prego... non smarrire il sentimento che ti lega a Sora. -
(4)

Ironico appariva ora quel consiglio. Si sentì stupido, bugiardo; professava sincerità
quando lui stesso era incapace di farla emergere e accettarne le conseguenze. Osservò
Ven allontanarsi, le labbra muoversi impetuose, ma la frase risuonò vuota. Sicurezza,
Ventus emanava una sicurezza soverchiante, un Cuore aperto, senza freni o pregiudizi.
Nell’ennesimo fallimento, si accorse di Grimmjow solo quando un leggero pugno lo destò.
Troppo in fretta realizzò quanto egli fosse sgradito e al contempo necessario. Non Isa, non
Ven...
« Scusa ho origliato… udito fine, non posso farci nulla. »
« E…? »
« Per citare il tuo amico... piantala. Manco fossimo in uno shojo scolastico. »
« Non… non è così semplice, come ripeto. »
« Cazzate. Sei tu a renderlo complicato. »
Una ferita, la verità strappata, svelata nel non detto, nelle paure più recondite. Parlò Lea
mentre la realtà si sfumava, come se un folle pittore la stesse mutando in un virtuoso gioco
di pennellate.
« Complicato?! Le darei solo un altro peso! E poi... lei è innamorata di Sora! I Cuori uniti,
la promessa fatta da piccoli, il portafortuna che gli ha regalato prima che partisse. Dimmi!
Che posto avrei in questa fiaba a lieto fine? Lui tornerà... tornerà. Io.... vorrei che i
momenti insieme bastassero a cancellare l’odio. Non lo meritate e non… non so bene
quanto potrà rivelarsi pericoloso. Le parole di Ven... non riesco a immaginare... »
Rivide il sorriso di Kairi. Immagini rotte nell’eco di un schiaffo, nel calore rovente sopra la
guancia destra, nelle dita strette ai fili d’erba.
« Continua così e un giorno te ne pentirai. Ora alza il culo e va da lei. »
Non ebbe la forza di guardarlo Lea, se l’avesse fatto sarebbe crollato.
Assaporò la verità, ruggente e drammatica dentro l’Immortale, si tese infine, pronto
a raggiungere Kairi. Forse non sarebbe cambiato nulla, ma almeno avrebbe avuto la forza
di stringerla a se.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

L’aveva chiamato per l’ennesima volta; una telefonata breve, feroce, una vena di saccenza
a sporcarne la voce. Dove sei? Sei suo amico! Perché non sei qui? La risposta sempre la stessa,
distaccata, ricoperta da un velo di freddezza. Non posso fare più nulla per lei Lea. Se il suo
destino è attraversare le tenebre, dobbiamo essere la sua forza… aver fiducia in lei, tu più di tutti.

Parole dure ma che più di altre definivano il punto di arrivo nel rapporto con Kairi. Gocce
lente a scavare un canyon tanto sottile quanto profondo; da quel giorno, da quanto i Fyrir
avevano fatto irruzione nelle loro vite, rivelando la più crudele delle verità, tutti erano
cambiati, un cambiamento che solo di recente aveva mostrato la sua reale portata. Riku
aveva scelto di temperare l’odio, di prendere atto dei propri limiti. Rimanere lì, continuare
a vivere come se nulla fosse accaduto, ottemperando ai propri doveri in quanto Maestro
del Keyblade, nulla di più e nulla di meno. Kairi aveva seguito le orme di Sora, ma le
conseguenze erano state nefaste e ora l’unica strada era attraversare l’odio, accettarlo,
metterlo da parte… e infine trovare la Luce, in Lea, e forse nei Fyrir stessi. Ormai erano
distanti ormai, divisi da un abisso sottile e invisibile. Riku non aveva più parole per lei;
così come il Re e Yen Sid, preoccupati per le sorti della giovane Custode; a nulla erano
valsi i loro consigli e l’odio della Principessa rimaneva lì, sottile, a rendere il Keyblade
sempre più freddo e distante. Se il Keyblade avesse deciso di rinnegarla, restava un’ipotesi
nebulosa e concreta al tempo stesso, tale era la natura di quell’oscuro sentimento. Forse,
ipotizzava Riku, se Kairi avesse trovato un equilibrio, una nuova Chiava sarebbe sorta lì,
dove Luce e Tenebra s’incontravano nel Crepuscolo. Affiancarle Ventus era stata una
decisione unanime; Ventus non criticava, ne riversava sugli altri limiti e fallimenti, motivo
per cui non perdeva occasione per ringraziarlo. Pur nell’unione dunque, ognuno stava
camminando su sentieri diversi; se Terra aveva abbracciato una visione simile a quella
di Riku, Mickey avvertiva il ruolo di giuda venir meno; non aveva più parole, se non per
istruire nella magia e nelle tecniche, insegnamenti di cui Lea, Isa e Kairi, a suo modo,
facevano tesoro. Sovente il Re si perdeva in una stridente malinconia, mitigata in parte
dai consigli del Grande Maestro;

- Siamo cambiati… ma una parte di me fa ancora fatica ad accettarlo… -

Riku poteva solo rammentargli quanto detto da Edward poco dopo la partenza di Sora;

- Vivere come se nulla fosse, proteggere i Mondi… sono stati loro stessi a dircelo… limitiamoci
a questo. -

Un sentiero egoista, all’apparenza Riku sembrava essersi tolto da ogni responsabilità, ma
solo così poteva sopravvivere, tener l’odio lontano dal Cuore, e soprattutto, se il pericolo
fosse giunto per Kairi, avrebbe avuto la forza per esserle accanto e salvarla.
A ricordarlo, ironia della sorte, era proprio un’Immortale.
Arthur li seguiva da un po’ ormai; era una presenza discreta, si limitava a osservare,
a interessarsi al loro Universo con leggera curiosità; a volte si univa ai momenti gioviali.
Tale calma lo faceva apparire normale; a parte l'aeronave così avanzata, l’uomo non aveva
fatto o detto nulla di fuori dall’ordinario, fra cui mostrare l’arma o uccidere Heartless.
Ascoltava, commentando con sagacia quanto appreso. (5)
Uscito dallo studio di Yen Sid, Riku lo ritrovò intento a osservare lo spazio colorato e
giocoso oltre una delle finestre ai lati dell’atrio. Un vago bisogno gli pizzicò il collo, come
una scheggia calda fra le vertebre; alle spalle udiva la voce di Mickey, frammenti affranti e
sconnessi. Pochi passi e l’eco morì in un silenzio fermo e stantio. Eccolo accanto al Fyrir,
anticiparne il quesito, come fosse lui stesso ad averne bisogno.
« Sai, questo luogo ha una storia particolare. »
« Davvero? Racconta, mi piacerebbe sentirla… », disse l’uomo quasi per accompagnarlo.
« La Torre Misteriosa un tempo faceva parte di un Mondo, un Mondo divorato dagli
Heartless decine di anni fa. All’epoca Yen Sid era già un mago molto potente, grazie
alle sue arti, questo frammento riuscì a salvarsi assieme alle preziose conoscenze in esso
contenute. »
Athur aveva ascoltato in silenzio, facendo vagare le iridi bluastre sulla piccola porzione
di spazio; solo dopo un lungo, intenso attimo, la sua voce si propagò; in essa una punta
di rammarico, riaffiorata da recessi antichi, infinitamente distanti da loro, dal presente.
« Mi ricorda la storia dell’Hlif. La nostra casa... ombra dello splendore che fu, le rovine
condannate a vagare nel Seiðr. Il destino non fu così magnanimo… il prezzo della salvezza
caro… ed esse resteranno così, fin quando la Missione giungerà a termine. »
Riku lo avvertì, un velo di mordente confusione agitare l’aria. Finora Athur non aveva mai
parlato del loro passato. Fugace consapevolezza e subito la sentì ribollire; una domanda
che, pur nella non forma, gettava un paura strisciante e senza nome.
« In ogni caso… le tue parole mi confortano Riku. »
« Ti confortano? Ah… non… non mi sembra di aver detto nulla di eccezionale. »
Il Fyrir tergiversò galleggiando in un silenzio caldo. Istanti tesi, infine una verità.
« Voi Prescelti combattete un’Oscurità, difendete il Cuore dei Mondi… in voi ci sono così
tanta vitalità, emozioni. Per questo… credo di dovervi ringraziare. »
« Io… continuo a non capire... »
« Noi… se solo l’eternità non ci avesse logorato, forse saremo ancora così. Dunque ecco…
ecco che qui il presente non mi appare banale. In un modo o nell’altro… siete davvero le
Chiavi della Salvezza. »

Ah… dunque è così? Alla fine… quanto Sora e gli altri chiuderanno la Porta… voi… tutti voi…

Con un’enorme sforzo ricacciò il pensiero, stupendosi di quanto potente e vorticoso fosse
anche nella reminiscenza. Preoccuparsi per un’Immortale… e l’odio, persino nelle ultime
tracce, risultò ora tanto ridicolo quanto stupido.
« Athur io… mi… mi fa piacere. »
Non aggiunse altro, come a voler preservare l’improvvisa sacralità di quel momento.



(0) Nel Manga Bleach è la spada di Grimmjow a chiamarsi Pantera.

(1) Il Flashback si collega a quello visto nel Capitolo 7, quando Aqua vede attraverso
Ichigo i momenti successivi alla distruzione dell’Hlif ad opera del Ragno e del Corvo.

(2) Frase detta da Grimmjow nel Capitolo 8

(3) Vanitas nacque, secondo la mia Lore, dall’odio provato da Ventus nei confronti di
Ephemer [Capitoli 3 e 4 di AAA]. Inoltre nei vari flachback di Luxord [in ultimo quello
visto nel Capitolo 14] viene sottolineata più volte la bontà del ragazzo.

Inoltre quando Kairi dice « non voglio stare vicino a degli assassini. », è perché già nel
Capitolo 10 le parole di Grimmjow le avevano fatto comprendere di cosa si sono macchiati
molti di loro.

(4) Frasi dello stesso Lea; Capitolo 7 di AAA. L’amica menzionata è Xion.

(5) Athur in origine è un pg di Blue Exorcist. Compare per la prima volta nel Capitolo 9
assieme a Grimmjow. Al contrario di quest’ultimo, era stato solo tentato nell’uccidere
eccetera, eccetera. Il solo pensiero l’ha comunque segnato nel profondo.






Angolo Autrice:
E anche per quest’anno si va in pausa. Evviva <3
È stato un 2021 molto produttivo per il Crossover, e visto che un po’ di cerchi si sono chiusi e i miniarc di Luxu e Sora saranno… leggermente distaccati rispetto all’intreccio creato finora, ho deciso di stoppare. 2022 data da destinarsi, metà anno indicativamente … altri progetti mi attendono sui Fandom di Bleach (una OS); League of Legends (MiniLong, serie di OS).

Grazie a tutti per avermi seguito fin qui <3
Ai vecchi e nuovi lettori approfittatene per mettervi in pari <3
Sostenere questo progetto e ai lettori silenziosi, ricordate di contribuite con tanti bei like <3


Un saluto e al prossimo anno,

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18. Black Inside Me ***


18. Black Inside Me



« Ritrovarsi a questo punto… è curioso non trovi? »
Ormai aveva imparato a riconoscerle, frasi gettate contro di lui a dimostrargli ogni dedizione, ogni
assenza di rimorso. Non era pentito e mai lo sarebbe stato. Auropoli giaceva sotto di loro, colma di
suoni e colori primaverili; una fiaba cristallizzata, protetta, ammantata di ordine, così diversa dal
caos che aveva governato l’alba degli uomini, prima della sua venuta.
« Ho predisposto ogni pezzo... la guerra scoppierà. »
Una fiaba, un palcoscenico perfetto, di lì a breve deturpato da cenere, sangue e Oscurità. Solo la
guerra metteva alla prova i Cuori, solo così i Prescelti, le Giuste Chiavi sarebbero infine emersi
grazie a Luxu. Eppure a volte si chiedeva se non bastasse lui... lui che all'inizio dell'umanità aveva
forgiato No Name, il primo Keyblade, esiliato gli antenati degli Heartless. Ma osservandolo ogni
volta doveva ricredersi; egli non poteva, né intendeva farsi carico di un simile compito; dal primo
istante quel desiderio così intimo e prezioso si era palesato nella voce, un celeste velo mistico, e negli
occhi così simili a nebulose, perse nell'infinità dello spazio. [1] Normalità, liberarsi dalle catene
imposte dal suo universo; normalità a costo di abbracciare il caos.
E forse era la curiosità a guidar Mephisto lì ogni anno; una curiosità diversa, in cui condividere
parole, idee, riflessioni. Nel tempo ogni differenza era venuta meno, sgretolandosi su stessa, nel
tempo si accorse di aspettare quei momenti più di quanto avesse mai creduto.
Nella rinnovata consapevolezza lo vide girarsi dando le spalle alla città. In quel gesto ogni legame
venne reciso; gli allievi, leader delle Unioni; la capitale costruita con dedizione presto sarebbe
caduta nella brama e nella cupidigia; ogni legame tranne uno... il più importante.
« Luxu sa tutto... è forte... sopravviverà. Prendetevene cura per quanto sia possibile. » [2]
« Sarà fatto. »
« Mephisto… voglia sia tu a »
Nelle successive parole, in un bacio fugace, Mephisto prese la seconda di molte decisione affettate.

« Shura... non sono le tue le mani sporche di sangue. »

« Uccidimi fratello... »
« Ti prego uccidimi... »
« Uccidimi... »

« Grazie... è stato un bel viaggio e... »

… il velo fra ricordo e realtà si lacerò. Il passato sapeva essere irritante, la realtà in egual
misura. Ritrovò la stanza riccamente arredata stretta nel buio della notte, mobili laccati
in oro privati delle consuete luccicanti sfumature, il tendaggio copriva la semplice finestra,
mutando in un rigido sipario. Questo era stato offerto dall'Imperatore in quanto anime
rincarante, messaggeri di Inti, il Dio del Sole, inviati sulla terra per dare una svolta
all’invasione contro l'uomo bianco giunto dal mare, i cui eserciti avevano devastato
l'Impero e cinto d'assedio la capitale. Luxu era entusiasta della situazione; l'Oscurità non è
palese
, aveva osservato scrutando la città dall'alto, bisogna indagare, capire dov'è il confine fra
“bene” e “male”
; esaltato dei progressi sulla connessione col Seiðr... eppure qualcosa lo
turbava, qualcosa che non osava chiedere nemmeno a se stesso.
Così Mephisto si perse a contemplarlo, sdraiato accanto a lui, il respiro quieto.
Essere felice… per Luxu, per loro... lo era… lo sarebbe stato di più se soltanto quella
sottile malinconia non avesse sporcato ogni cosa, sempre. Lo accarezzò percorrendo
la linea delle spalle, si alzò superando il nero silenzio della stanza, sporgendosi oltre
il cornicione in pietra. Fuori, un manto di solido buio ricopriva la città; lontano, oltre
le mura deturpate dai cannoni, le luci dell’accampamento puntellavano le colline, false
stelle in falso cielo.
Lucifer aveva passato gli ultimi giorni in cima al palazzo, anche adesso era lì, cercando di
individuarlo… pure gli invasori avevano il loro messaggero...
« Ci mancava anche questo... »
Luxu ci aveva visto giusto, il confine fra bene e male è labile.
Tutto si stava complicando... o forse lo era sempre stato, da quando aveva incrociato
quello sguardo tanto tempo fa.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- Mostrami come si fa. La connessione col Seiðr... con frammento della tua anima in me, il nostro
legame... immagino sarà più facile. -


Ricordava perfettamente l'espressione di Mephisto, non sapeva se fosse stato stupore
o irritazione; il Demone aveva poi sorriso, un sorriso beffardo divenuto una dolce
consuetudine.

- Hai fretta d'imparare piccolo Luxu? -

Fretta? Sì, forse era così....
Allo stesso modo i progressi si erano mostrarti, e a essi si aggrappato più di quanto
immaginasse. Osservare, cercare di tessere i più intimi e profondi fili della realtà. Il Seiðr
era questo; l'essenza costante di ogni universo, a connetterli gli uni con gli altri; ogni realtà
attingeva esso, seppur in minima parte, manifestandosi in molteplici forme; Mana, Chakra,
Forza, Potere di Dei e Orrori Cosmici… il Kingdom Hearts, i Keyblade, No Name forgiata
dal Maestro. I Fyrir avevano imparato a connettersi totalmente a esso, modellandolo e
plasmandolo a loro piacimento; il Destino li aveva fatti rinascere dopo la distruzione dei
loro Mondi, fusi con un frammento del Cuore.
- Quindi… la natura stessa vi rende superiori agli Dei -, aveva concluso una sera dopo una
lunga riflessione.
- Se la metti in questi termini... sì, nulla può scalfirci, solo noi possiamo decidere come morire.
Ma questo l’avevi già intuito in parte… da quando hai visto il cristallo nel Cuore dei Confini
Imperituri... -

Già... a ripensarci era stato fin troppo ovvio, nulla d'esaltante, eppure Luxu evitava
di pensarci, di soffermarsi su quel torbido fondo di verità immergendosi nel Seiðr,
trovando sollievo in una meraviglia che ogni volta si rinnovava ai suoi occhi.
Una moltitudine di veli, un caleidoscopio di colori a intrecciare ogni cosa, permeando
come un vento invisibile. Osservare, respirare attraverso quel caos; era lieto di poterlo
ammirare, declinato in Mondi diversi, insieme a Mephisto e Lucifer; e in esso amarli,
semplicemente amarli.
Eppure...

« … se fosse troppo tardi, mio piccolo Luxu? » [3]

Il Seiðr si staccò simile a un oceano pesante e infinito; la realtà tornò come un sole
accecante. Immerso in una calma tesa ritrovò lo stagno, le acque quiete, le statue ad
adornarlo raffiguranti animali sacri. Lucifer era lì, nella stessa immobilità. Non aveva
smesso di fissarlo, scrutandone ogni inflessione, ogni turbamento; Lucifer era sintetico
pure nell'addestramento, là dove il fratello riempiva ogni istante con frasi squillanti e
colorite, egli preferiva il silenzio, pronto a sorreggerlo parole brevi e coincise.
« Allora? »
« La risalita è... difficile. Come se qualcosa mi trattenesse... »

Se l'inizio di quel dubbio soffiasse in me...

Pensieri incastrati nella mente, come se pronunciarli potesse dar forza a quegli istanti;
la partenza dai Confini Imperituri, una paura rigettata sul fondo dell'Anima, nei recessi
del Cuore.

« … se fosse troppo tardi, mio piccolo Luxu? »

Un istante e la voce di Lucifer tornò salvifica.
« Eri già pronto... alla guerra, alla morte, al sangue, di cosa avresti trovato nell'Oltre... a
noi. Ti sei liberato in fretta della fiaba. Ora… stai compiendo i giusti passi. »
« Lo so... lo so. »
« Voi Prescelti potrete attingere in minima parte al Seiðr... »
« Perché non siamo come voi… o i Døkkafirar. »
« Sì… non dimenticarlo. »
Luxu sorrise mentre le parole lo avvolgevano simile a un manto di seta. Lucifer era
così, riusciva a dar sollievo in modi inaspettati, là dove Mephisto appariva simile a
una tempesta, tempesta che in certi momenti appariva distante.
« Grazie. »
Osservò No Name, immobile accanto alle gambe conserte. Non vi era luce in essa, ma
di questo ormai non si affannava più; rimuginarci non serviva a nulla, solo coltivando,
riempendo il Cuore, il Keyblade avrebbe risposto... solo così il Maestro...
« Hai così fretta di raggiungerlo? »
« Voglio sia fiero di me... »
Solo allora riuscì a guardare Lucifer ed egli era lì, libero da qualsivoglia preoccupazione
e di questo ne fu grato. Solo allora, percependo tale riconoscenza, il Demone concluse.
« Capisco… ora andiamo, riprenderai stasera se possibile. L'Imperatore chiede udienza. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Le ultime file della Guardia Reale scivolarono via, uomini provati che fino alla fine
avrebbero dato la vita per proteggere l'Imperatore. Ricordato in gioventù per dissolutezza
e vizi, dopo un avventura rocambolesca, egli era tornato maturo e consapevole; nel corso
di tredici anni successivi, Kuzco era diventato un sovrano saggio e rispettato, in grado
di portare l'Impero al massimo dello splendore. Ma il sole tramonta in fretta e nessuna
tregua o tattica per quanto acuta, avevano frenato l'invasione straniera, nessun esercito
era riuscito a frapporsi contro cannoni e archibugi. L'Impero era al collasso, la Capitale
circondata; ma non vi era odio nello sguardo di Kuzco, assieme ai sacerdoti aveva pregato
affinché i messaggeri si mostrassero, affinché discendessero come portatori di pace.
La parola doveva prevalere sulle armi e persino ora, al tramonto della sua civiltà, egli
ignorava quanti professano il sacrificio fino all'ultimo uomo o peggio ancora il suicidio
collettivo; ormai non aveva più nulla, se non il desiderio di far sopravvivere quel che
rimaneva del suo popolo.
Questo lesse ancora Lucifer negli occhi scuri. Sedeva sull'immenso trono Kuzco, austero e
sicuro, conscio che la venuta dei messaggeri aveva dissuaso i più nel constarne l'operato.
Così s'incrocicchiarono ed egli parlò, la voce ferma, sintesi di notti passate a riflettere, fra
incubi di distruzione e sogni di speranza.
« Desidero andiate dal Generale degli spagnoli, Francisco Pizzarro e trovate un accordo
affinché una delegazione si presenti per discutete la nostra resa. »
« Siamo ai vostri ordini Sapa... ma dovete prevedere ogni mossa, da entrambi le parti. »
Le parole di Luxu giunsero puntuali e precise; lui che aveva vissuto centinaia di vite prima
di Braig, recitare una parte era come bere un bicchiere d'acqua. Lucifer si perse a
contemplarlo, fugace a raccoglierne ogni dettaglio, ogni sfumatura; la tunica rossa
decorata con fili dorati, i piedi nudi, i capelli raccolti in una sottile e lunga treccia;
un'illusione perfetta, costruita su ognuno di loro con la perfezione data dai Nuntius. [4]
« Portare qui il "nemico" con la città assediata, mi pone in una situazione di svantaggio.
Sarà vostro compito assicurarvi di proteggere il Generale e i suoi uomini, non voglio
nessuna interferenza... »
« Anche fosse un vostro consigliere o comandante? », chiese Mephisto.
« Avete carta bianca. »
Una frase a sancire la fine di quel breve quanto significavo colloquio. Così lasciarono
l'Imperatore a riflessioni, una cena magra e un riposo governato dal nulla. Dal canto
proprio, Lucifer tradiva una silente agitazione, riflessioni che solo il fratello poteva vedere.
Osservò il paesaggio aprirsi in piccoli spicchi su un'orizzonte sciupato, saturo di colori
sporchi e odori acri. Oscurità e Luce si mischiavano, là nell'accampamento degli invasori,
lì nella Capitale. Non era riuscito a individuarlo... l'Herja, così erano chiamati i Fyrir che
dopo lo Scisma avevano abbandonato la via. [5] Non erano pochi... il fatto questo si
celasse non presagiva nulla di buono. Forse, ripensando alle parole dell'Imperatore, il
conflitto si sarebbe limato sul dialogo, sperando al contempo che l'Herja non irritasse
Mephisto e, soprattutto, sperando la verità continuasse a celarsi a Luxu...

...nonostante sia inevitabile...
Fratello... ne sei ancora convinto?

Ricordò i giorni trascorsi dall'alto nel Palazzo Reale, osservando Luxu discendere ripide
scale e vicoli labirintici, di giorno di notte, comprendere i Cuori di un popolo sconfitto ma
che ancora riponeva fiducia nel sovrano. Una dolce distrazione, l'ennesimo tassello in cui
far crescere l'amore.
« Non siamo soli Luxu. »



[1] Descrizione tratta dal Capitolo 1 di EOR.

[2] In riferimento al Flashback fra visto nel Capitolo 5 di AAA, dove Luxu incontra per
la prima volta un Fyrir (Lucifer) a seguito della fine della Prima Guerra dei Keyblade.

[3] Frase tratta dall’“ombra” del Maestro, Capitolo 3 EOR.

[4] Nuntius: fu la prima invenzione degli Smiða. A fronte di un numero imprecisato di
Mondi, occorre un collegamento diretto, in primis con le aeronavi. Come satelliti,
forniscono le coordinate più vicine per uscire dal Seiðr, raccolgono dati sui popoli, lingua
compresa, nel colletto un secondo chip funge da traduttore, e sulle forme di vita organica.
Infine, cosa più importante, sono sensibili all’Oscurità.

[5] Herja; nell’antico finlandese ha vari significati fra cui; predatore, spirito maligno,
demone. Indica i Fyrir che dopo la Scisma hanno deciso di abbandonare la Missione e
sprofondare in una lucida follia.



Angolo Autrice:
E si ritorna come promesso dopo una lunga ma doverosa pausa.
Vi aspettavate il Mondo de Le Follie dell’Imperatore? Qui al contrario di altri Mondi ho applicato un approccio più storico; Inti è una della divinità principali degli Inca, Francisco Pizzaro è una figura storica realmente esista e Sapa è il termine con cui veniva indicato il sovrano Inca. Ho preferito metter note e rispolverare vecchi termini… fa bene sia a voi che a me (è tutto contenuto in un file glossario per fortuna). Per il resto non voglio anticiparvi nulla e spero che rivedere Luxu, Mephisto e Lucifer vi abbia fatto piacere. Se avete dubbi e un recap della loro storyline (le parti importanti sono segnalate nelle note), non esitate a chiedere in sede di recensione.
Un saluto e al mese prossimo,

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19. Enter the Void ***


19. Enter the Void



Qualcosa si era rotto. Sciocco, quanto era stato sciocco.
Parlare, parlargli... no, ormai era tardi; il fardello dell'immortalità si era abbattuto su Rin.
Il fratello era perduto. Giorno dopo giorno, nell'inizio di una nuova esistenza, in quel luogo che
li aveva accolti e protetti dopo un'oscura rinascita, duecento anni erano passati, ma per l’adorato
fratellino essi erano apparsi soffocanti; il non invecchiare, il corpo cristallizzato a sedici anni... una
sofferenza indicibile. Un tempo era un semplice ragazzo Rin, se si escludeva l'essere, come lui,
uno dei figli di Satana, colui destinato a... no, cazzate, tutte cazzate.
Non era riuscito a vedere Mephisto, tutto qui.
Attraversava un bosco divenuto corrotto, avvizzito da follia e morte. Rin era fuggito, tre giorni...
tanto era bastato a svelare il doppio volto degli Immortali; il dono si era trasformato in maledizione.
Eccolo rifugiarsi in ricordi di una vita passata; una vita condivisa con Mephisto, ma che su di lui,
un Demone, uno dei più potenti conosciuti allora come il Re del Tempo, non suscitava né dolore né
nostalgia. Un’istante, le iridi ferine si dilatarono… ecco, stava per raggiungerlo, poteva udirne i
lamenti, le lacrime scorrere su un corpo ora irriconoscibile. Infine lo vide, infossato in un tronco
marcio, ne percepì il Cuore agonizzante, i pensieri sconnessi ma dove vorticava un solo, disperato
desiderio... eppure anche di fronte alla morte, Rin sorrise.
« Ti prego… fallo... »
Sollievo. In esso Mephisto si mosse, senza esitazioni... non pensò, né ricordò nulla mentre la mano
intrisa di anelli attraversava il petto, mentre le dita stringevano il Cuore…
« Grazie… »
« Addio fratello... »
E tutto svanì, cenere nel vento.
In seguito Rin sarebbe stato ricordato come il primo dei Caduti.

La fortezza s'innalzava maestosa, bagnata della luce del tramonto, eppure l'attenzione cadde su
Shura. La ritrovò come l'aveva lasciata, accasciata a terra, il viso premuto contro le ginocchia.
Era lì, incapace di guardare avanti senza che ciò turbasse l'Anima... ma tale visione, tale
consapevolezza, non provocarono nel Demone alcuna pietà, anzi… una sofferenza così plateale
lo irritò oltre misura.
« Non era più il tuo allievo... né mio fratello. »
« Lo so... ma proprio per questo dovevo... »
« Non ne avresti avuto la forza. »
La superò senza voltarsi, pensando solo a come lavar via il sangue.
In seguito Shura avrebbe pianto questa e altre morti.

«... solo tu potevi riuscirci. »
L'uomo aveva tergiversato prima di farsi avanti e del breve discorso solo le ultime parole lo
destarono, riempiendo il vuoto imposto dalla mente, frenando le mani, il rumore dell'acqua,
la vista del sangue incastrato nella carne. Si volse, l'uomo era lì al limitare del colonnato,
i tratti di un Mondo diverso, la natura a unirli nell'immortalità; era lì, senza giudizio né
pietà, a condividere un pensiero nato da una verità pura e incolore.
Sorrise Mephisto e per un attimo...
« Forse perché sono un Demone chissà... »
...il dolore apparve distante.
«… il tuo nome. Ricordami il tuo nome. »
« Kugo. Kugo Ginjo. »

« Alla fine hai deciso dunque... »
« Ah! Restare a leccarmi le ferite? Rivedere tra cento, mille anni l'Oscurità? Ricominciare a
salvare Mondi al di scapito di altri? No, grazie! Meglio l’Oracolo... la prima profezia, o come
l’ho soprannominata, l'alleante caccia al tesoro! »
« Ti sei portato avanti. Amaimon è entusiasta. »
« Certo! Ho già scelto il nostro party d’avventura! »
« I più resistenti e meno bacchettoni? Deduco non sia semplice curiosità. »
« Acuta osservazione Lucifer, del resto sei bravo a infilare il coltello nella piaga. »
« Non intendevo... »
« Era l'unica cosa da fare... sarà sempre l'unica cosa da fare. »
« ...Lo so. »
« Non erano pronti… e le mie mani sono abbastanza sporche. Se qualcuno invocherà la morte non
sarò il suo boia. Allontanarmi da una gabbia dorata… sì, ecco cosa voglio! L'ho detto, contento?! »
[0]

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- Grazie... è stato un bel viaggio... -

Il passato aveva allungato i tentacoli fin dal primo mattino. Lo lasciò scivolare mentre gli
occhi erravano sul presente, vegliavano su Luxu e i sensi percepivano ogni anfratto, ogni
angolo in cerca del pericolo.
« Rimango dietro Mephisto? »
Fu la sua voce a cancellare quello piccolo torbido rivolo.
« Sì... »
Lo percepì, lo vide camminare attento a ogni passo, sguardo, all'inflessione della voce
appena varcarono le soglie dell'accampamento spagnolo. Dopo la rivelazione di Lucifer,
Luxu aveva compreso come l’Herja potesse rivelarsi un'arma a doppio taglio; un’ombra
invisibile a suscitargli curiosità e prudenza, una goccia di Caos ad agitar l'ombra grigia di
quel Mondo.
« ...mantieni questa distanza. »
O semplicemente un modo per fuggire a un dubbio ricorrente, al seme che ogni volta
soffocava dentro di se. Così Luxu non si sottrasse a quel che risuonò come un ordine,
gesti a riflettere una gerarchia di fronte agli invasori, fra messaggeri di Dei pagani
invocati con devozione da un popolo sconfitto. Sconfitto... ben si confaceva pure agli
spagnoli; sporchi, provati da marce e battaglie, ma negli occhi, nella trascuratezza, in
menti turbate da massacri e grida innocenti, si respiravano il desiderio, la forza di rimaner
ancorati alla nuova terra, là dove la patria era preda di carestie e epidemie da più di un
decennio. L'Oscurità si mischiava su entrambi i fronti, Luxu lo sapeva bene, nessuno
aveva ragione, nessuno torto. Trovare un accordo era l'unica soluzione, come aveva detto
Kuzco.

E noi Immortali ci divertiamo a giocare...

Chi per primo avrebbe sfoderato gli artigli? Lo pensò infinite volte Mephisto mentre
risaliva il pendio, i passi di Luxu ad accompagnarlo, l’attenzione a vagare tra fango e
fetori, su uomini stanchi, timorosi di cosa loro, anime rincarate, blasfeme, potevano
scatenare se avessero osato aizzare le armi. Nel timore i sussurri si rincorrevano; dov'è?
Dov'è l'angelo inviato dalla nostra Sacra Vergine? Già… anche gli invasori avevano un
messaggero; attendevano di rivederlo, una visione in grado di rinnovare speranza e
determinazione; ma egli restava lì, celato alla vista di mortali, mischiandosi in un'Oscurità
latente si divertiva a osservarli.
Ecco… riusciva a distinguerlo, vicino, vicinissimo... infine ella si palesò, leggiadra e terribile,
l'eco di un tuono a riecheggiar nell'abisso.
« Oh... eravate davvero tu e Lucifer. »
La voce risuonò nella mente, acuta e divertita, irritante esattamente come la ricordava.
« Non muoverti Luxu... »
Era già stato nell'Oltre, aveva assaggiato gli effetti dello Scisma, visto quanto in basso
potessero arrivare gli Herja. Proteggere Luxu, proteggere... allora come adesso… lasciarlo
ammirare il Caos, difenderlo fino alla fine... così aveva promesso.
« Quale lieta sorpresa, sorella mia. »
Gli Herja erano caduti in basso… ma lei... era di un'altra pasta, aveva celato quegli istinti
solo per liberarli quando la distribuzione dell'Hlif si era abbattuta, là dove nulla aveva
più legato le esistenze degli Immortali.
« Mi hai tolto le parole di bocca. Oh… avete finito di coltivarle, le Chiavi. Voi e... chi erano gli
altri? Ma fra tutti rivedo proprio i miei fratteloni. Una dolce coincidenza. »

Allora la vide, provocante e letale, gli abiti ricamati in un'illusione perfetta, una veste
succinta, in essa persino il bianco risultava inquietante, circondato da colori sporchi e
il respiro affannato dei soldati.
« Mai sdolcinato quanto te... come sempre sai come divertirti… eccoti a guidar gli invasori…
inoltre tutta questa l'Oscurità ben tessuta, è merito tuo »
, nelle ultime parole il suo nome,
il nome col quale era conosciuta nel loro vecchio Mondo, « Iblis, ex Re del Fuoco. »
Il bianco spiccava sulla pelle scura, risaltando un corpo provocante, risaltando i neri
capelli raccolti in una spessa treccia; e nel sorriso falso e perverso, Mephisto provò come
sempre irritazione, disgusto, ma almeno...
« Re del Fuoco... sentirlo pronunciare da te dopo così tanto tempo… potrei commuovermi se solo
non conoscessi il tuo sarcasmo. Del resto… quest’esistenza non ha giovato ai nostri rapporti. »

… almeno poteva tenerla a bada più di altri.
Questo fu l'unico pensiero… Iblis non era niente, non era mai stata niente.
« Già… non siamo mai stati una famiglia felice, abbiamo sempre avuto divergenze... etiche. »
Ella si avvicinò, pericolosa e provocante, dentro la bocca lingue di fuoco mentre le iridi
risplendevano vermiglie e corrotte. Una follia declinata in nuove, pungenti parole.
« Come dimenticare il tuo amore per gli uomini fratello... nel nostro Mondo, nella nuova Immortalità.
Immortalità concessa a troppi. Perché mettere sullo stesso piano Noi, i Re dei Demoni, con semplici
anime, con fragili esseri umani? È profondamente ingiusto... ma su questo come dici abbiamo
sempre avuto visioni diverse. Nulla mi vieta di ammazzarli tutti…i soldati, la città... anche ora. » [1]
« Ah… ecco perché ti ho sempre odiato. »

Iblis smise di sorridere, punta nell'orgoglio e per un lungo, teso istante indugiò su Luxu…
« Ti diverti così tanto a portarteli dietro. Uhm… sembra carino, posso toccarlo? »
Si mosse prima di rendersene conto, Mephisto.
Le dita saettarono, strinsero la gola ancora e ancora, sentì le unghie immergersi nel sangue…
solo allora la sentì; rabbia.
« I legami fra Demoni sono sottigliezze sorella... non riuscirò mai spiegarmi come una puttana come
te sia sopravvissuta. »

Iblis sapeva... il come ne fosse venuta a conoscenza non avrebbe cambiato la natura dei
fatti; un pericolo... un'irritante pericolo.
Iblis non era nulla, allora come adesso. Memore delle antiche scale di potere fra gli Otto
Re, ella si tese eccitata, sottomessa, ignorando le grida di stupore dei soldati. Solo
Luxu riusciva a sostenere tale visione, eppure Mephisto ne percepì il sussulto nel Cuore,
quell'unico dubbio guizzare incontrollato.
« Capisco... hai paura di perdere anche lui, fratello? »
Un'istante e Lucifer apparve, le dita intrise di anelli puntate al collo di Iblis, iridi fredde
eppure in esse vi era l'amore, puro e incondizionato. Per attimo provò gelosia verso
un'esternazione così ben confezionata; poi riportò l'attenzione su Iblis. Ella era lì, a
sussurrar parole rancorose impastandole col sangue, verso il fratello che in tempi
remoti aveva seguito, venerato più di se stessa.
« Questa tua nuova veste Lucifer, è sempre un colpo al cuore. Ti preferivo quando odiavi gli
uomini... per la loro debolezza, per non riuscire a darti un corpo perfetto. »
« Il tempo è passato anche per me, Iblis. Ora se permetti, vorremo vedere Pizzarro. »

Iblis sorrise, una sconfitta rimandata.
« Bene… seguitemi... »
In quella nuova, fragile pace, Mephisto tornò a guardarlo. Luxu era immobile, la tensione
continuava a pizzicarlo, a tradirlo per istanti eterni; il dubbio era emerso, mutato in una
nuova forma… Oscurità.
« Andiamo Luxu. »
Proteggerlo, a costo di rigettare ogni volta quella merda sul fondo dell'Anima, fino alla
fine... fino a quando la verità non avrebbe bussato alle porte di entrambi.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Non sentiva più nulla; la realtà giungeva distante, confusa in un groviglio di pensieri
vuoti. La mente vagava stretta in una morsa, reclusa in un piccolo spazio rarefatto.
Ogni passo verso la tenda del Generale era stato logorante; ora era lì, inginocchiato,
solo il corpo aveva una vaga percezione dell'esterno; rammentava a malapena il viso
del Comandante degli Spagnoli, nonostante ne udisse la voce dissolta in un eco; sentiva
Mephisto destreggiarsi, ammantarsi di parole salde, metter le basi per l'incontro voluto
da Kuzco. Pizzarro avrebbe accettato... questa era l'unica certezza, ma essa appariva
fumosa, inafferrabile. Persino il Seiðr non si mostrava, il Cuore s'agitava, la Mente
s'opprimeva e Luxu non osava guardare oltre. Poteva avvertire, avvertire il buio di quel
dubbio ammassarsi alle spalle, come l’aria muta in pioggia, come gocce in densa melma
a corrodere il metallo delle certezze. Girandosi esso si sarebbe trasformato, una bestia
pronto ad azzannarlo. E il Seior, quel caos puro e incolore dove comunque esisteva uno
scopo, appariva intoccabile, invisibile, recluso in un altro piano dell'esistenza.
Erano suoi, soltanto suoi; il dubbio, la paura... qualcosa di antico, più di quanto volesse
ammettere.

« … se fosse troppo tardi, mio piccolo Luxu? »

Fu la disperazione a guidarlo. Per un'istante la vide... ripugnante, viscida Oscurità...
« Luxu... Luxu! »
Lucifer... un tocco, un calore. Strinse la mano del Demone, la strinse come fosse l'unica,
vera Luce... e la realtà tornò dura e salvifica.
Nel respiro affannato, l'aria stessa sembrava bruciare; vide Lucifer, nello sguardo la
tensione vibrò sottile… umana, tremendamente umana... in essa il Cuore si rasserenò;
ascoltò la voce di Mephisto permeandosi di ogni sillaba, inflessione… in essa l'Anima
si alleggerì, svuotata di ogni affanno.
Si tese sforzandosi di cancellare Iblis, in piedi accanto al Generale.
« È nostra sorella », aveva spiegato Lucifer, là dove Mephisto si era chiuso in un silenzio
impenetrabile.
Iblis... l’occhiata che gli aveva rivolto... un'istante era stato per farlo vacillare.
Ogni dubbio, ogni passata paura apparivano ora ben poca cosa; nulla che potesse logorare
l'Anima, mozzare il respiro, imprigionare il Cuore.

Pure i Fyrir muoiono…

« … se fosse troppo tardi, mio piccolo Luxu? »

Mephisto… tu... cosa sai?




[0] L’ultimo pezzo fra Mephisto e Lucifer è tratto da Capitolo I EOR.
La spiegazione successiva trova le basi in primis in tale capitolo.
Sì... un altro tassello trova ulteriore approfondimento; ora capite perché Mephisto scelse
proprio Kugo e gli altri quando parte dei Fyrir partirono dall’Hlif per cercare le Chiavi.
Già in precedenza avevo fatto intendere come Rin, Yukio e altri ragazzi [Ao no Exorcist]
pesassero sulla coscienza di Shura e di come le mani di Mephisto fossero sporche di
sangue. Rin fu il primo dei Caduti, all’epoca erano passati solo 200 anni dalla nascita dei
Fyrir, di conseguenza non era presente la ritualità vista invece con Ichigo [Bleach] (si veda
miniarc con Kugo e Aqua nel Mondo di Brave).

[1] Iblis si riferisce alla natura originale dei personaggi di Bleach e FMA nei rispettivi Mondi,
ovvero anime ed esseri umani.






Angolo Autrice:
Ammetto che fino all’ultimo ero indecisa su chi mettere come Fyrir antagonista… alla fine la scelta è ricaduta su Iblis, il Re del Fuoco, apparsa nell’arco finale di Ao no Exorcist. Detto questo… sì, da un lato i personaggi Disney in questo arco appaiono molti distanti e il tutto si sta svolgendo in tempi abbastanza stretti se consideriamo altri miniarc. Però considerato il mood della vicenda e i legami fra Luxu e i fratelli Demoni… direi che ci può stare.
Un saluto a tutti e alla prossima
Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20. Nothing Changed ***


20. Nothing Changed



« Mephisto… voglia sia tu a »
(0)

Per un Demone il tempo non aveva importanza. Mephisto però era diverso, per lui esso somigliava
a fili da tessere, vibranti come corde di violino; allora come Re, nella nuova Immortalità, il tempo
assumeva nuove melodie, punte d’emozione di cui mai aveva smesso di stupirsi. Il tempo era dolore,
dolore di fronte a Rin, a Yukio; nella morte, nel sangue, il Cuore era sembrato sul punto di
spezzarsi; era irritazione verso l'inettitudine di Shura; era gratitudine verso chi, fra sconosciuti di
altri Mondi, aveva mostrato comprensione; era l’eco di una gioa lontana, quando in tempi remoti
aveva deciso di proteggere gli uomini dalla furia dei fratelli, primo fra tutti Lucifer.
E l’amore… ora capiva di non poterlo negare, né giudicarlo. Era così soverchiante da annullare
persino il il tempo. Tutto appariva più vivo, intenso, nella realtà, dentro di se, nel Cuore amato e
rinnegato. Un Demone poteva amare? In quella domanda lo guardò Mephisto. Lo guardò, sicuro
di trovare ancora una volta risposta. Egli era lì, in piedi ad ammirare la bellezza del Seiðr, il vetro
dell'aeronave a riflettere un caleidoscopio di colori, sfumature senza nome a riflettersi sulla pelle,
su un corpo di cui aveva svelato ogni segreto. Lo rivide come la prima volta, agli albori del suo
Universo, quando aveva forgiato No Name, il primo fra i Keyblade, ed esiliato gli Heartless.
Egli era lì, lontano da ogni affanno, ogni dubbio legato alla propria esistenza.
Era lì, felice insieme a lui.
« Samael… anche lui potrà ammirarlo un giorno. Questo mi rende felice. »
« Sarà così... »
« Sì...Grazie. »
« Per cosa? »
« Per tutto. »
E Mephisto era lì; il sangue di Rin, Yukio, di tutti gli altri si riduceva a un’inutile spettro, rilegato
in un angolo vuoto e senza significato.

Il passato tornava come schegge impazzite, là dove il presente scorreva lento e placido;
i momenti con Luxu, ammirandone i progressi, lo sguardo pieno di meraviglia,
stringendolo dopo aver consumato la passione; altre volte il presente diveniva una
tortuosa cascata, gli occhi del Prescelto lo ricercavano nel sostegno, nella paura, nell’amore;
in altre si permeava di tensione, silenzio, di verità rinnegate.
Così Mephisto si rese conto di non poterlo manifestare l’amore, non come allora, non come
avrebbe voluto, non dove la presenza di Iblis rischiava di minar ogni cosa, ogni accortezza
sedimentata con cura.

Sarebbe meglio ammazzarti sorella… del resto sono bravo in questo…
Sangue… ancora sangue…

Ma come Fyrir, come Herja, vivi in una lucida follia….

Dall’alto del Palazzo Imperiale, la città risplendeva di luci morte e case vuote, avvolta in
una calma tesa nell’assenza di vita; i pochi lumi si concentravano nelle ville aristocratiche,
in chi non temeva il buio, la fame o le misteriose malattie portate degli spagnoli. Era
il silenzio, così radicato nelle spesse pietre da il breve orizzonte in rovina. Solo la volontà
degli uomini avrebbe garantito la pace, salvato entrambi i popoli; tre giorni erano passati
dall’incontro all’accampamento, tutto si sarebbe deciso quella sera. Solo Iblis rimaneva
un’incognita; conoscendola, Mephisto aveva già considerato lo scenario peggiore,
la soluzione più brutale; combattere, perché a costo di squarciarlo quel Mondo sarebbe
sopravvissuto. Tale tacita consapevolezza aleggiava con forza nel fratello.
Lucifer era lì, a vegliare come lui, attento a ogni variazione, soprattutto dove la nebulosa
presenza di Iblis era più forte. Era lì, sicuro come sempre. Era cambiato l’ex Re della Luce,
eppure ogni mutamento era sempre mosso da un silente rigore, rigore che mai l’aveva
spinto a tornare indietro, a dannarsi, fuggire. In cuor suo l’aveva sempre invidiato; quel
fratello sempre accanto, che sempre aveva indovinato le sfumature della sua anima.
Così Lucifer parlò; verità palesate con Iblis, appena l’incontro avevo reso tutto più fragile.
« Dobbiamo essere pronti. Nostra sorella si lascerà andare, l’affronteremo… anche se lo
scontro ferirà il Mondo. »
« Rimani con Luxu… difendi gli uomini… io… »

...mi lascerò andare al Seiðr.

« Capisco. Mephisto ascoltami… quanto intendi rimandare? Davvero fino alla fine... »
Lucifer si svelava anche in quell’invisibile comprensione.
« Uhm… ti sei proprio innamorato fratello », le parole uscirono sincere e dure, « in te non
esiste più nulla del Re della Luce. Come Demone, come Fyrir, agisci mosso da passioni,
emozioni, le stesse che a volte ci appaiono distanti… le stesse che tento di rinnegare. Non
hai paura di soffrire. »
E Lucifer parlò, riflettendo lo stesso pensiero, sul fondo le medesime preoccupazioni.
« Sì, è così. Samael… tu hai sempre amato gli uomini, in questo riconosco ancora il Re
del Tempo. Ma solo con lui sei riuscito a comprenderlo, a viverlo. Nonostante tutto, riesco
solo immaginare come ti sia sentito... quando tornasti ai Confini, quando distruggesti la
tua aeronave pezzo per pezzo. Ti sei lasciato andare a notti vuote, però… sapevi l’amore
sarebbe tornato con Luxu. Ti prego non » [1]
Lo interruppe. Essere fratelli significava differire nelle scelte, nell’amore, nelle conseguenze
di ogni decisione.
« Sarà la sua prova finale… accettar la verità… cosa mi abbia spinto a farlo. »

Osserverò quest’amore senza sfiorarlo, senza che esso intacchi il Cuore…
Non voglio soffrire… non di nuovo.
Soffrire... sapendo cosa attende noi Immortali alla fine del viaggio.
Nemmeno questo temi, Lucifer?

« Andiamo… ci aspetta un banchetto di sangue. »
Alle porte della città, Iblis entrò in testa alla delazione spagnola.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

L’uomo ebbe appena il tempo di voltarsi prima di crollare.
La mano insanguinata tesa verso l’assassino, in essa il pugnale tremò, lo stesso scelto per
incidere la gola dell’Imperatore. Un semplice sicario? Un consigliere? Un generale? Luxu
lo fissò mentre ripuliva la lama, ascoltandone gli ultimi respiri divorati dal silenzio. Non
era una faccia nuova, scorta in qualche assemblea, in mezzo ai corridoi del Palazzo. Lo
fissò attento a movimenti invisibili, a respiri nelle ombre. Era solo. Spostò il corpo in una
stanza, chiuse la porta, cancellò le tracce con un Idro. Nulla agitava il Cuore, uccidere non
gli era nuovo infinite volte; ottenere corpi in cui perdurare, in cui traferire Cuore e Anima
fino a Braig; così anche la morte appena giunta aveva uno scopo nell’economia del Mondo;
proteggere Kuzco, nella misura attuabile da un Messaggero Divino. Una vita per salvarne
molte; per seguire un fine; non esistevano altri modi in cui l’atto poteva compiersi. Il resto
lo irritava, lo disgustava fin nelle viscere; il resto andava a sommarsi allo sguardo di Iblis;
alimentava dubbi, Oscurità, la sua Oscurità... come tanti, piccoli insetti.
Irritato abbandonò il corridoio, facendosi strada nel dedalo di passaggi segreti, guidato
dal vociferare via via più intenso nella Sala del Trono, dalla presenza sempre più vicina
di Lucifer.
In quegli ultimi giorni egli l’aveva confortato, rivelando fra carezze e baci l’imminente
futuro, di come Iblis potesse far precipitare ogni cosa solo per vizio, per semplice piacere.
Luxu non aveva mai nutrito timore verso l’ignoto, in millenni aveva sempre trovato
certezze a cui aggrapparsi, tutto aveva uno scopo; le Guerre dei Keyblades, la Black Box,
patti stipulati da lui e il Maestro coi Fyrir. Ed ecco il breve futuro apparire fragile, senza
senso di fronte alla follia dell’Herja. Ed ecco la presenza di Lucifer arricchirsi di significati,
ecco la distanza di Mephisto apparire in parte sotto una nuova veste.

Affronterai Iblis… ti farai carico di questo...
Io… ti aspetterò.

Lo percepiva lontano, accanto all'Imperatore, giacché forte era il legame creato dallo
Shrapnel. Ne percepiva sottile la tensione, il resto sigillato in una chiusura impenetrabile.

Non farmi sentire il Cuore, appena incrocerai gli artigli con Iblis…
Mephisto… cos’altro nascondi? Tu...

Un passo leggero e Lucifer apparve. Un’istante a cancellare il turbamento, lo strisciare
dell’Oscurità a dissiparsi nella Luce. Lo sorresse il Demone, la voce trafisse il buio.
« Luxu… da questa parte. Il banchetto ci aspetta. »
Superarono stretti corridoi, ripide scale rivelate solo a loro da Kuzco, segno di ulteriore
fiducia verso i Messaggeri di Inti. Luxu inspirò, l’aria si era fatta intensa, colma di calore
e decine e decine di respiri. Oltre la spessa pietra gli uomini erano in attesa, stretti in un
groviglio di paure e speranze.
« Ma il Cuore dell’Imperatore e del Generale sono saldi. »
Ancora Lucifer fortificò verità. Luxu lo guardò, ringraziandolo con un cenno. Nei passi
sedimentò sicurezza, una sicurezza atta a non mostrare nulla. Iblis non l’avrebbe scalfito,
non di nuovo… la rovina del resto aveva molte forme.
« Resterò accanto a te Luxu. »
« Grazie… », sussurrò e il Cuore traboccò di sollievo.
Gli strinse la mano; un gesto così spontaneo da tradire tremila anni di vita, a ricordargli
come l’Anima e Cuore fossero cristallizzati in un giovane uomo, un uomo che solo di
recente stava scoprendo l’amore. Superano l’ultimo angolo, l’enorme massa del trono
lasciò spazio alla Sala. Si fermarono, un tutt’uno con la penombra, a scrutare movimenti,
posizioni, i sussulti nei Cuori. Ritrovò Kuzco e Mephisto al limitare più basso della breve
scalinata; poco più in là un manipolo di soldati proteggeva missionari e alte figure, mentre
Pizzarro, protetto da Iblis, mostrava la fermezza in grado di calmarne gli animi dei propri
uomini. Eppure vi era Oscurità nell’aria, eccola in alto nel cielo, oltre il velo della realtà
agitava il Seiðr, bramosa di divorare Cuori, il Cuore del Mondo, di accanirsi contro i Fyrir.
Iblis l’aveva tenuta a bada, giacché essa non aveva avuto modo di corrompere il Mondo,
non come normalmente sarebbe stato. Un’Herja poteva spingersi a questo; giocare col
Destino di miliardi di vite… dettaglio reso ancora più chiaro dal tanfo celato, dai latrati
di immensi sciami di Hwergh. Li udì e in essi si perse; il resto si ovattò, i colori, le forme,
le parole, i negoziati a proseguire... eppure nella calma tesa percepiva Lucifer e Mephisto
pronti a scattare…
« Perché non animiamo la festa? »
La voce di Iblis… e un’istante tutto finì. Lo comprese prima di ogni altra cosa.
Una lingua di fiamme, una luce improvvisa, Lucifer a proteggerlo...
No… non una luce, una frusta...
Sangue, urla, disperazione, terrore nei Cuori.
Iblis rise, una risata troncata sul nascere; Luxu si volse, un riflesso istintivo, altrimenti
impossibile senza Lucifer. La realtà tornò; nel tanfo del sangue, nelle grida atterrite Iblis
mutò e Mephisto con lei. Li vide appena, i corpi pervasi dalle correnti del Seiðr, code e ali
avvilupparsi, ora di fiamme, ora trasparenti, prima che il soffitto e il cielo inghiottissero
entrambi. Lo sentì appena; il Cuore di Mephisto chiudersi nei propri dolori, nella battaglia
imminente. Un’istante e l’Oscurità squarciò i cieli sopra la Capitale; Lucifer si mise in
ginocchio, le dita colme di anelli intrecciate; da essi scaturì una barriera, barriera che in
un lampo si estese ben oltre i confini della sala. Solo allora Luxu ebbe la forza di muoversi,
di avvertire nitidi l’aria nauseante, pregna di sangue, sangue versato per nulla; e poi l’eco
disperato a inghiottire i Cuori degli uomini. Si aggrappò a Lucifer mentre lo sguardo
fluttuò fra corpi senza vita, mozzati seguendo la traiettoria della frusta… eppure Mephisto
era riuscito a proteggerli, Kuzco, Pizzarro, qualche servitore rimasto dietro di lui… tutti
protesi ora verso di lui, là dove il terrore aveva annullato ogni differenza. Così Luxu parlò;
« Non muovetevi… salverò i vostri uomini…! »
Si fece avanti, verso chi agonizzante invocava la pietà ora di Dio ora di Vichama; i fili
del
Seiðr a tessere nuove forme di magie.
Dentro di lui, da qualche parte, No Name si tinse di nero e l’Oscurità sorrise.



(0) Frase tratta dal Capitolo 18, primo flashback Mephisto.

[1] Il trio ha sempre viaggiato sull'aeronave di Lucifer, la Satariel.
Nome tratto dalla cabala, demoni della falsità, guidati da Lucifer stesso.






Angolo Autrice:

Le riflessioni di Luxu sono state più intense di quanto mi aspettassi, sono felice che questo Miniarc mi stia dando la possibilità di esplorare vari aspetti di questo personaggio a cominciare dal suo rapporto con la morte e l’atto di uccidere. Anche i fratelli demoni stanno svelando nuovi aspetti di se… e nel prossimo capitolo vedrete finalmente un po’ di azione nel vero senso della parola. Un abbraccio a tutti i silenti lettori e non, grazie ancora per tutto il vostro sostegno. <3 Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21. Shadows Die Twice ***


21. Shadows Die Twice




I Hwergh avevano assunto una forma inusuale; una massa indistinta dove s’agitavano
parti di esseri più complessi, pezzi ugualmente ululanti, bramosi di nutrirsi.
Lucifer la sentiva, un’enorme valanga di fango a riversarsi contro la barriera e lì trovare
la morte; sentiva in essa spiragli e squarci di vuoto, là dove la furia di Mephisto e Iblis
colpiva senza freno alcuno. Il fratello era lì, a combattere una battaglia bestiale, a tener
a freno fantasmi e colpe del passato. Mephisto era sempre stato così, il meno Demone
fra i Re Demoni… adesso lo sei anche tu fratello, soveva ripetergli, in effetti mai verità
si era più rafforzata grazie al sarcasmo. Lucifer sorrise, nel Cuore la certezza di salvare
quel Mondo; una piccola parentesi nella loro vasta esistenza, ma che più di altre avrebbe
ferite invisibili, specie sul fratello, specie su Luxu. E nel triste pensiero il sorriso si spense,
come un fiammifero inghiottito da una foresta buia.

Sei cambiato Lucifer…

Parole confuse nella propria voce, in quella di Mephisto e Amaimon.

Sorpreso?
La definirai più una curiosa consapevolezza…

Sei cambiato…

L’aveva capito Iblis, forse prima di tutti, forse prima di lui stesso; ricordava tutto di quel
giorno, la partenza a seguito della Profezia, l’attesa prima di salpare dall’Hlif, diretto verso
innumerevoli universi. Non era venuta. Un vuoto come ultimo ricordo, giacché ella ormai
non contava più nulla. Da allora altri avevano riempito l’esistenza; Kugo e la discesa nella
vendetta, ma la cui presenza aveva rasserenato molti, in particolare Ed; Askin e il voler
allontanare le ombre portate dalla morte dell’amata, possedeva la medesima ironia di
Mephisto; Edward e Winry, che mai avevano perso la bussola nonostante la natura
originale di uomini mortali. Con loro aveva compreso l’amicizia.

L’amore…

Osservò Luxu, chino ora su un soldato, ora su una guardia o un servitore di Kuzco,
intento a intrecciare il Seiðr, a dar vita a nuove forme di magia, a sussurrare parole
di conforto, nello sguardo fermezza e determinazione.
« Non meritano di morire… », aveva detto prima di lasciare un piccolo vuoto accanto a lui.
Vuoto colmato della visione di quei gesti, la spinta in grado di non farlo cedere, dalla
dedizione con cui rasserenava uomini uniti nel dolore. Kuzco e Pizzarro lo seguivano
ringraziandolo, rincuorando i rispettivi seguiti con preghiere e promesse, dando l’estrema
unzione ai morti. Finché infine, il giro non finì; l’Imperatore e il Generale si misero seduti
al limitare della scalinata, Luxu lo raggiunse, il respiro un poco affannato, un lieve sudore
a coprirne la fronte.
« Non pensavo fosse così faticoso…. »
« Ti abituerai… per essere la prima volta sei stato bravo. »
Felicità si fece strada nell’unico occhio, una richiesta uscì dalle labbra, spontanea, genuina.
« Posso appoggiarmi? Lo chiedo non… non vorrei intaccare il rituale. »
« Le barriere così grandi necessitano di questo », rispose indicando con un cenno le dita
intrecciate, « ma per il resto… fai pure. »
Ed egli gli fu accanto, la testa sopra la spalla. Una dolce e amara consuetudine, persino
lì in mezzo al Caos e alla morte, ma dove già si respiravano semi di rinascita e speranza.
Ma nel Cuore di Luxu, sul fondo di quella forza, scrivano voraci dubbi e timori, là dove
persino No Name non si era mostrato nelle magie.
« Ogni tanto ho paura… non di questo, non dell’Oscurità… »
Lucifer non ebbe esitazioni, poiché il Cuore conosceva già la risposta.
« Sai… un tempo la mia Luce era portatrice di morte… se ancora fossi nel mio Mondo,
se fossi ancora il Re della Luce, qui ci sarebbe soltanto desolazione, soltanto uomini ridotti
in cenere. Cosa volessi essere, cosa potevo essere ora che nell’Immortalità il corpo non
soffriva più? È stata dura ma... alla fine ho trovato le risposte. Luxu… non devi temere
nulla, nemmeno le tue ombre. Guardando nell’abisso vedrai Luce. »
E quel desiderio tornò a invaderlo; essergli vicino, proteggerlo, nient’altro.

« Uhm… ti sei proprio innamorato » [0]

Si… ti amo Luxu…

Alzò lo sguardo, verso cieli invisibili dove la battaglia infuriava.

Fratello… davvero vuoi alimentare questo perverso silenzio?

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- È stato un bel viaggio… -
L’Oscurità era giunta come tante altre volte. Era sceso sul Mondo, sicuro di poterlo salvare,
, sicuro di avere il suo sguardo ad ammirarlo, poi... tutto era precipitato. Un Døkkafirar, la nascita
di un Døkkafirar, così aveva intuito, così aveva confermato Roy, la voce laconica. Negli occhi
inespressivi, così diversi da come li ricordava, lo Smiða aveva infine rivelato l’inevitabile; era troppo
tardi, nemmeno un Eri avrebbe potuto salvarlo, ma il Cuore, contro ogni previsione, non voleva
accettarlo.
- Mephisto… grazie… -
Lo guardò, fragile, sanguinante cristallo fra le sue braccia; nei suoi occhi vide pace, una pace
assoluta alla fine di tutto; vide felicità; l’amore che si erano donati.
- Lo porterò da te… lo prometto… lo prometto... -
La realtà irruppe, il Cuore si frantumò.
Urlò, l’eco a propagarsi fra fredde rovine.

Una voragine di bestiale follia, stavano volando feroci in una voragine bestiale. Essa
vomitava i propri figli, figli guidati dalla fame; la Vera Oscurità era questo in fondo,
pura, semplice e insaziabile fame. Così i Hwergh si riversavano su di loro, ciechi nel
mero istinto, trovando la morte, giacché gli Immortali, avvolti nelle correnti del Seior,
erano come fuoco a divorare la carta. Sotto, la barriera di Lucifer proteggeva la città e
la valle fin dove sguardo riusciva a scorgere, s'innalzava invisibile nel cielo ben oltre
le montagne; l’Oscurità non avrebbe avuto modo di spargersi nel Mondo. Ogni tanto
l’attenzione ricadeva sull’enorme squarcio, a ridursi sempre di più sotto la furia di colpi
“non voluti”; presto nulla sarebbe rimasto e tutta l’attenzione si sarebbe rivolta a Iblis;
alle forme in cui entrambi eran mutati.
Mal le sopportava Mephisto; loro, i Vitki, gli Stregoni, non potevano combattere a lungo,
le magie richiedevano un prezzo, attingere maggiormente dal Seiðr e il Rilascio non
cambiava la natura dei fatti; logorarsi, consumarsi come un fiammifero, fino al limite.
Non le aveva mai digerite, giacché per lui, per Iblis, per tutti i Demoni, esse erano un
pallido riflesso dei veri aspetti del loro vecchio Mondo. Qualcosa di altrettanto bestiale e
disgustoso. Code invisibili simili a salamandre, code fiammeggianti; artigli dai riflessi di
vetro a scontrarsi con quelli draconici della sorella.
Nulla lo agitava, nessun pizzico riconducibile a un’emozione; estirpare l’Oscurità, bloccare
Iblis; qualcosa però persisteva, incessante, schifosamente normale. Sapeva sarebbe finita
così… e per questo si odiò. Odiò quella rabbia così radicata, così umana, concentrata lì, in
parole che gravavano sul Cuore, infettandolo simili a gocce di piombo. Ricordò Iblis, nel
loro Mondo, nell’Hlif, adesso. Non era cambiata…

Eppure sei ancora qui…
Rin… Yukio… lui... scivolati via come pezzi di fango…
Le mie mani sono sporche…
Sangue… sangue… sangue…

« Perché…? »

Perché l’amore fa male, perché ho rinnegato tutto…
Non voglio sentir più nulla…
Luxu…

« Perché Iblis?! »
Lo guardò, quasi ne avesse letto i pensieri. Rise. Mephisto scattò, le afferrò la gola. In un
vortice di fiamme e vento precipitarono. Attorno l’Oscurità si estinse lasciando nell’aria
dietro di se un’eco spettrale.

Vuoto.
Nel lungo ritorno solo un sottile, costante tremore ad attagliare l’Anima, risuonava adesso come
metallo contro metallo. L’aeronave… la sua aeronave… la stava sventrando pezzo dopo pezzo,
una carcassa senza significato, qualcosa che non meritava, non doveva più esistere. Ogni angolo
profumava di lui, ogni stanza riecheggiava della sua voce. Immerso nelle correnti del Seiðr,
percepiva gli artigli strappare, accartocciare, calpestare tutto come spazzatura, nient’altro che
spazzatura. Cancellare… cancellare… così arrivò all’Adnexio. Lì lo rivide, riflesso in esso; ogni
risata, bacio, carezza, ogni sfumatura del corpo, degli occhi. Rivide sangue… sangue... [1]
« Sempre... ancora una volta non… non… »
L’aveva amato… l’aveva amato fin dal primo istante. Male… quanto faceva male, persino per lui,
il meno Demone fra i Demoni. Il Cuore...
« Sta zitto… sta zitto…! »
E tutto venne inghiottito, sigillato, un tuffo da cui nulla doveva più emergere. Attorno i frammenti
del cristallo giacevano bui e senza vita. Allora vide Lucifer, in piedi poco distante; percepì Kugo e
Askin al limitare della gola, sotto la perenne notte dei Confini Imperituri. Il Lupo era lì, ad
attenderlo ancora una volta, senza giudizio o pietà alcuni, rinnovando quel gesto insieme al
migliore amico. [2]

« Non occorre tu dica nulla… »

Percepì allora le lacrime, il battito dentro di se.

« Non sei più un Demone. »
« Stai piangendo. »

Fa male...

« Stai davvero piangendo fratello. »
Negli occhi di Iblis scintillò qualcosa, qualcosa di diverso, piccole braci sul fondo di un
violento falò. Lo stupore lo punse, più violento di quanto si aspettasse; leggera divenne
allora la presa attorno la gola, lì, sovrastandola nel buio della voragine appena creatosi,
stretti l’un l’altra come angeli caduti.
« Iblis… tu… »
Ed ella sorrise, un sorriso sereno, non rammentava un’espressione simile sul volto della
sorella. Non osò interromperla quando iniziò a parlare.
« So cosa hai lasciato quando tornasti… ah… in effetti non te lo dissi nella maniera più
gentile all’accampamento… ma che vuoi farci, è il mio stile. Giunsi all’Hlif qualche tempo
dopo la tua partenza. Roy fu restio anche solo a farmi attraccare, ancora meno a rivelarmi
la verità. Non mi aspettavo diversamente dal più retto degli Smiða verso un’ Herja.
Perché? Come potevi esserti spinto a tanto? Fu per amore disse Roy. E per la prima volta
desiderai capire.… vederti un’ultima volta… ah… quale strano pensiero mi ha guidato
infine qui. Sono rimasta ad aspettare… ad aspettarvi... »
E Mephisto la lasciò andare, si tirò indietro quasi appoggiandosi sui talloni. Il Risveglio
andava attenuandosi, dissolvendosi lento come un incendio, vide i loro corpi consumati,
deboli come ammassi di cenere, la pelle somigliava a legno bruciato.
« Ora capisco… perché la tua aeronave fosse così mimetizzata, gli ultimi accessi cancellati
dal Nuntius [3]. Le funzioni ridotte al minimo tranne per un segnale standard. Hai
aspettato qui, relativamente vicino all’Universo delle Chiavi. Volevi giungessimo…
solo per incontrami… per mettermi alla prova… »
« E vedere coi miei occhi cosa eravate diventati. Hai amato Mephisto… e ami quel ragazzo,
così come Lucifer. Sono felice? Forse sì… forse è così… », si mise anch’ella a sedere, gli
occhi rivolti alla piccola porzione di cielo sopra di loro, un cielo tornato limpido, libero
da qualsivoglia ombra, « riservo questo pensiero, un bel pensiero prima della fine. Invierò
un messaggio agli Eri affinché alcuno si occupi di risanare le ferite del Mondo, poi partirò,
del resto hai sconfitto la Messaggera “malvagia”, il bene ha trionfato. Partirò... e nella
vastità di qualche galassia attenderò la fine della Missione. »
E mai sincerità fu più pura, nonostante il tono fosse lo stesso pungente udito infinite volte.
Iblis appariva più piccola, fragile. Non capì se quel che s’agitava in lui fosse dolcezza o
commiserazione, pietà mista a derisione... verso Iblis, verso se stesso.
Lentamente riemersero. Attorno le montagne si ergevano decapitate, come se qualcuno ne
avesse letteralmente cancellato dei pezzi. Il Caos del Risveglio poteva spingersi ben oltre e
per un attimo il pensiero andò a Kugo e al Ragno, ad Askin e al Corvo; grazie alla barriera
di Lucifer le ferite erano state superficiali. A tempo debito avrebbe ringraziato il fratello e
sì, abbracciato Luxu. Guardò Iblis mentre lontano, oltre i confini della barriera, s’udivano
già quieti i canti degli uccelli.
«Dunque è così… ah… ah! Vai pure sorella. Vai...! Saluterò Lucifer da parte tua. »

Il meno Demone fra i Demoni…

In quell’assurdo, grottesco scenario Mephisto rise, giacché gli ultimi eventi apparivano
come uno scherzo crudele, una serie di irritanti coincidenze e nefasti eventi, ma dove
almeno Iblis aveva trovato pace, era cambiata.
Rise consapevole che certe decisioni erano immutabili.

Luxu…

Solo allora le sentì… calde lacrime sul viso.



[0] Parole Mephisto Capitolo precedente

[1] Adnexio; latino, in italiano collegamento. Speciale cristallo utilizzato per far viaggiare
le aeronavi attraverso i tessuti del Seiðr.
Già apparso precedentemente, ma ci tenevo a fare un minirecap.

[2] Scena simile con Kugo era avvenuta a seguito della morte di Rin, si veda Capitolo 19.

[3] Nuntius ; fu la prima invenzione degli Smiða. A fronte di un numero imprecisato di
Mondi, occorre un collegamento diretto, in primis con le aeronavi. Come satelliti,
forniscono le coordinate più vicine per uscire dal Seiðr, raccolgono dati sui popoli, lingua
compresa, nel colletto un secondo chip funge da traduttore, e sulle forme di vita organica.
Infine, cosa più importante, sono sensibili all’Oscurità.
Anche qui volevo rispolverare un po' il concetto.





Angolo Autrice:

Questo miniarc è volato letteralmente, ma non meno intenso rispetto ad altri. Per il combattimento ci tenevo come gli altri a non mostralo troppo se non nelle salienti fasi finali. C’è stato un change di Iblis che spero nel piccolo vi sia piaciuto. Mephisto si ritrova sempre di più stretto nel suo dilemma interiore… un dilemma che verrà messo alla prova con Luxu nel prossimo Capitolo che… credo sarà un po’ più lunghetto del solito.

Grazie mille per il vostro sostegno.
Come sempre vi ricordo che potete supportare la storia silenziosamente con un bel like.
Al mese prossimo <3
Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 22. beLIEve ***


22. beLIEve



Le vecchie credenze potevano dissolversi come fumo, le nuove sedimentarsi come pietra.
Forse era stata la paura, forse la necessità, forse l’aura miracolosa e terribile degli ultimi
eventi; di fatto Melt, Mephisto, era stata accolto come un’eroe, il giusto che aveva svelato
la reale natura del messaggero, un diavolo travestito da angelo, e infine ucciso.
Grande era stata la gratitudine verso Tiz, Lucifer, per aver protetto centinaia di vite grazie
alla barriera, senza distinzione alcuna, e verso lui, Athec, là dove le arti magiche avevano
salvato molti nella Sala del Trono.
Un radioso equilibrio era sorto dalle ceneri della guerra, dagli imperscrutabili degli
Immortali. Kuzco e Pizzarro, dopo l’annuncio e la firma del trattato di pace, spronavano
gli uomini a ricostruire la città, i ponti e le strade oltre essa, dove la furia dello scontro
aveva squarciato montagne e foreste. Ci sarebbe voluto tempo affinché il cambiamento
fosse accolto da tutti, specie chi fra soldati e missionari spagnoli aveva smarrito la fede
nella Sacra Vergine. Smarrito… Luxu si sentiva esattamente così, nonostante i giorni
sereni, in lui continuavano ad aleggiare turbamento e dubbi silenti; incubi vuoti dove
il buio stesso pareva soffocarlo, sia di notte, sia quando fugacemente al riparo del giorno
guardava dentro di sé. L’Oscurità giaceva latente, un pesante mare di pece; No Name
era lì, baluardo di certezze spezzate.
Quel giorno si alzò presto, desideroso di assaporare l’alba. Vagò a lungo, lo sguardo perso
nella rinascita della Capitale. Di Iblis non era rimasta neppure l’ombra, ma Luxu ricordava
i fari di un’aeronave solcare il cielo giorni addietro, attraversando le stelle e scomparendo
fra esse. Cosa si fossero detti con Mephisto, ripensandoci non gli interessava. La faccenda
riguardante quel Mondo si risolta in modo semplice quanto inaspettato; per lui che tanto
si era impegnato per comprendere la natura del pericolo, quel prodigarsi somigliava ora a
un spreco. Eppure qualcosa era cambiato, giacché l’Oscurità aveva assunto nuova forma e
mai prima d’allora silenzio e attesa parevano così logoranti…

...quanto sfoderare No Name.

Fu un raggio di sole, l’inizio di una breve e lieta parentesi, appena il messaggero di Kuzco
giunse a richiamarlo a Palazzo. Quel giorno sarebbe stato l’ultimo, la recita si sarebbe
conclusa con l’addio ai Messaggeri di Inti. Tanto si festeggiò, fra ricche tavole ricolme
di ogni leccornia, da frutti esotici a zuppe e carni sapientemente preparate da Teti e Cazar,
testimonianza di quanto la cucina potesse unire; tanto si discusse dei futuri assesti fra i
due popoli, fra sorrisi e strette di mano; tante furono le risate, fra Anime e Cuori ora sereni,
quando infine l’astro volse al tramonto, tuffandosi fra i ripidi picchi delle montagne ferite.
Kuzco indossava un elegante tunica bianca, senza corona, le uniche cose in oro erano
bracciali e sandali laccati, segno distintivo dell’importanza del momento, momento che
gli annali avrebbero narrato nei secoli avvenire; Pizzarro sfoggiava una barba curata,
capelli ramati ordinati e tirati indietro, un’elegante farsetto nero, contornato da un lungo
mantello di seta azzurro, pantaloni e scarpe di cuoio. In testa alle rispettive delegazioni,
accompagnarono i Messaggeri al confine nord delle mura. Insieme s’inchinarono
ringraziandoli e augurandogli ogni fortuna nel Hanan Pacha, il Regno Celeste.
« Possiate ricongiungervi a Inti, che il Sole vi ricompensi per la vostra impresta. Tutto
questo non sarebbe stato possibile senza di voi. »
« In nome del mio popolo, di sua Maestà Isabella VI e della nostra Papessa Giovanna II,
vi ringrazio per aver rivelato la natura del maligno, per averci protetto nonostante fossimo
ancora nemici. Sul mio onore giuro che nessun sforzo sarà vanificato. »
A quelle parole Lucifer si fece nuovamente avanti.
« La volontà della pace risiedeva nel Cuore di entrambi. Ricordate queste parole e fatene
tesero nei secoli che verranno. »
Ma tutto già appariva fugace, inconsistente agli occhi di Luxu. Nella fragile realtà Oscurità
e dubbi ribollivano… Lucifer aveva detto di non aver paura, eppure… se solo avesse
guardato in basso, verso ciò che stava prendendo forma, parole che non aveva il coraggio
di guardare, di accettare….
In quel vuoto interiore non vide nulla, non sentì nulla, solo quando la Satariel apparve,
mutata, circondata da fitti alberi, stretta da nodose radici, un disco volante di una civiltà
antica e aliena, nel Cuore balenò il sollievo. Dietro il Mondo di Kuzco e Pizzarro era già
lontano.
« Vieni Luxu… »
Mephisto lo attendeva all’entrata, Lucifer era sparito nei meandri dell’aeronave, così da
attuare le manovre di partenza.
Mephisto… quel silenzio persistente… d’altro canto anche lui aveva la medesima colpa.
Eccoli... complici della rispettiva rovina. Il Demone ora appariva diverso e quelle parole
un’ordine a cui era impossibile sottrarsi. Gettarsi… non poteva far altro. Quante volte
l’aveva fatto? Quante per arrivare fin lì? Eppure ora ne ebbe paura ed essa continuò a
scuoterlo, sottile e viscida, a confonder angoli e corridoi, a renderli bui e claustrofobici,
infine persino la penombra si delineò accecante come luce. Lo ritrovò in piedi, la mano
tesa in lunghi viticci a formare una spada di carne, controllata e risvegliata nel Seior;
altro non potevano brandire gli Stregoni se non parti di loro stessi. Di spalle, la voce
giunse lontana e perentoria.
« Non l’estrai da un po’… per curare quegli uomini sarebbe tornata utile… »
E al tempo stesso decisa e vicina.
Erano lì come tante altre volte, nell’ampia e vuota sala circolare per allenarsi… eppure
tutto appariva diverso, tanto debole e fragile la sua voce.
« Lo so… ma ho preferito così. Inoltre… perché dovrei, se non strettamente necessario? »
« Ah… ricordo bene la tua gioia quando la ritrovasti, quando tornò da te… » [0]
In un battito di ciglia l’illusione si dissolse, rivelando un completo bianco, provvisto di
camicia e scarpe nere; la spada era ancora lì pronta a scattare.
« E ora ti metti a blaterare stronzate? Luxu… non sei diverso dagli altri, dopo averlo
incontrato… forse anche tu sarai chiamato a chiudere la Porta. Come farai? Come farai
se riesci nemmeno a guardarlo, il tuo Keyblade?! »
La lama tagliò l’aria, un filo, un spazio vuoto saettò improvviso alla sua destra.
Istintivamente si mosse e anche in lui illusione scemò, lasciando spazio a una veste simile
a quella dell’Organizzazione XIII… no… del Maestro… di…
Si mosse ancora, Mephisto con lui. Una danza d’amore, una danza finale. Sì… a ripesarci
ogni tassello, ogni singolo tassello si era intrecciato per giungere a quel preciso istante.
Passi vorticosi finché infine non incrociò lo sguardo dell’amato, occhi assaporati in notti
calde, in conforti e insegnamenti, e ora più che mai lontani. Così si fermarono, la spada
poggiata sopra la spalla, e nel calore indiretto delle carni del Demone, Luxu trovò la forza
di parlare.
« Mostrare No Name? Ah… ironico come tutto sia cambiato in così poco tempo, io…
che ho aspettato tremila anni. Tutto si mescola a te, a Lucifer… a dubbi amai rivelati…
dubbi a cui finora non sono riuscito a guardare… », e altre parole vennero fuori, necessarie,
roventi come tizzoni; Luxu chiuse gli occhi, l’Oscurità ribollì sotto di se, una putrida
palude colma di miasmi; il fetore lo attraversò, bruciò la gola, prese forma, « ah… forse
l’ho dato per scontato… portatemi da lui. Era il patto. Bastava, ma ora non più... non più.
Dimmi dove si trova, Mephisto. Dov’è il Maestro? Dov’è Sin? »

Ah… ecco perché il Cristallo ai Confini mi turbò a tal punto…
Avevano iniziato a strisciare…. nascosti nei recessi dell’Anima… antichi tasselli, dubbi…

I Døkkafirar possono uccidere i Fyrir?

« … se fosse troppo tardi, mio piccolo Luxu? »

No… sei vivo…
Altrimenti me l’avresti detto Mephisto. Non è così? [1]

Sentì… lacrime solcargli il viso come cicatrici; il respiro soffocante; il peso, il fardello
di No Name era lì, stretto nella realtà. Ecco… il Keyblade tanto desiderato, unico suo
ricordo, mutato nell’Oscurità, la sua Oscurità; le linee bianche erano sparite e l’Occhio
Osservatore risplendeva di cupi riflessi pece. Un’istante in cui le ombre corsero frenetiche
lungo il braccio…
« Luxu… »
L’illusione svanì e con essa il lampo di terrore.
Mephisto era lì, ad elevarsi con eleganza sopra di lui, a proteggerlo; nello sguardo altro
non vi era che dolcezza e orgoglio. La spada era sparita; la mano gli stava porgendo
qualcosa.
« Uhm… era ora me lo chiedessi. Sei sempre stato curioso… e la tua curiosità è sempre
stata ricompensa. Lui… Sin non ha mai dubitato di te. Scrisse questo prima di partire e
lo consegnò a me…ti aspetterò all’Hlif. »
Istanti di vuoto, sospesi in una tensione invisibile, infine apparve, fragile e pesante fra
le mani; un foglio finemente ripiegato. Le parole erano quelle, poche, coincise, tracciate
in un’elegante calligrafia… l’avrebbe riconosciuta fra mille. Nel vuoto nacque Speranza;
un filo a tendersi nell’Anima, nel Cuore, a splendere vibrante nell'Oscurità. Speranza…
Verità… bastava. Bastava? Per non guardare più fra le ombre?

Trovare la strada… una volta mi dissi così Lucifer… è questa la mia?

« Ah... è confortante… dopo aver ammirato centinaia di Universi, era quasi ovvio
decidesse di restare nella vostra casa… rovine dopo la distruzione perpetrata dai
Døkkafirar. Lì… a conoscere i vostri segreti, dove tutto ebbe inizio. »
« Luxu… il viaggio sarà ancora lungo. Ammireremo nuovi Mondi e… tu affinerai la
connessione col Seiðr, chissà non ci riservi altre sorprese. Così… sarai pronto quando
lo rivedrai. »

C’è sempre un prezzo da pagare…

« Sì… grazie. »
Lo disse indifferente alla propria voce, fredda e distaccata, e già i passi risuonavano in
un’eco distante, lasciandosi dietro uno spazio vuoto, inconsistente, privo di significato.
Lo disse senza guardarlo... e Mephisto non replicò, ne provò a fermarlo.
Frammenti del passato emersero, violenti come pezzi di cristallo. Ecco Auropoli, lucente e
magnifica; eccolo… poco prima della partenza, tendersi verso di lui; fugace bacio appena
sfiorato.
« Ti raggiungerò… ti raggiungerò… »
Hlif… ora aveva qualcosa in cui credere…

C’è sempre un prezzo da pagare...
Il mio è forse illusione? [2]

Da qualche parte No Name si tinse di nero e l’Oscurità sorrise.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il sole morì all’orizzonte, nella neonata sera il colle si tinse di sfumature argentee, l’erba si muoveva
come un manto di seta. Sulla cima Iblis svettava, fiamma bellissima e terribile, il corpo ancora
provato dallo scontro, eppure… la bestia, la follia avevano lasciato posto a un’inusuale quiete, una
quiete a brillare simile a sottili scintille. Trovare la vicinanza prima della fine… capire cosa avesse
desiderato il Cuore… e quando si volse, Lucifer comprese questa e mille altre cose non dette, tanto
ardenti e malinconici erano gli occhi, fragile e austera la postura, spezzata e decisa la voce.
« Ho abbracciato la strada più semplice fratello… continuare a essere un Demone. Se solo fossi
venuta a salutarti quel giorno, quando partisti dopo la profezia dell’Oracolo, forse molto sarebbero
cambiato… per tutto questo tempo io... »
« Eppure sei qui… seguendo il tuo desiderio ora sei libera… »
Un sorriso inquieto e Iblis prese a girare in tondo come una fiammella impazzita, incarnazione del
Fuoco di cui un tempo era stata Re.
« Ho ucciso Lucifer. Fino all’ultimo. Rivedervi… rivedere Mephisto… un desiderio scaturito non
nel migliore dei modi. Ma forse hai ragione tu… sono libera. Eppure… ora non posso fare a meno
di chiedermi perché nostro fratello si odi a tal punto? Amare… porta a questo? »
E per un attimo Lucifer guardò indietro, a tutti quei momenti in cui aveva sorretto Mephisto…
dopo Rin, dopo Yukio e gli altri ragazzi... dopo lui…

- Ora cosa farai con Luxu? -

« Il dolore scaturito dalla perdita… non essere riuscito a proteggerli, a salvarlo… credo sia questa
la natura dei sentimenti. Dunque non compatirti… avrai un bel ricordo conservare... prima della
fine. »
Iblis si era fermata e solo ora, nell’eco di quelle ultime parole lo guardò, negli occhi ardeva una pace
nascente.
« Sì. È così. Ti ringrazio, è stato bello parlare un’ultima volta. Ora vado… possa la vostra Missione
compiersi », e così dicendo volse lo sguardo in alto, verso luci via via più vicine, « addio Lucifer. »
In un turbinio di fiamme ella riapparve in cima al portellone. Non si voltò, per un istante una
lacrima sembrò solcarle il viso. Poi le luci sparirono oltre le montagne, a lungo però Lucifer restò
a scrutar l’orizzonte fermo e immutato.
« Addio sorella. »

L'ennesimo avviso della Satariel lo riportò alla realtà. Il ricordò sfumò in fretta, veloce
Lucifer l'afferrò, lo chiuse fra le nebbie della memoria, giacché esso gli era già caro e
come tale non voleva perderne nessuna una sfumatura.
Dietro, passi squarciarono il falso silenzio, la porta si chiuse con un tonfo, la pace tornò
portando nell’aria un sapore teso e ferroso. Tutti erano giunti a quel bivio, avevano scelto
che strada percorrere. Mephisto giunse senza rumore alcuno, attraversò la sala comando
fermandosi dove il vetro lasciava intravedere il cielo traboccante di stelle. Lucifer provò a
immaginarne i pensieri; probabilmente egli stava pensando a lui… l’unico uomo amato e
perduto.
« Dunque è deciso? »
E Lucifer poté solo volgersi al presente, a Luxu, al primo uomo che avesse mai amato.
« Ho fatto quanto era in mio potere. Ha letto il biglietto, per ora va bene così. »
« Fino alla fine? »

E mai parole furono più logoranti, le aveva ripetute numerose volte eppure solo ora esse
si mostrarono nel fardello e nell’ineluttabilità. Va bene così… non era vero, tale e impellente
era il bisogno di raggiungerlo; voleva abbracciarlo, tenerlo stretto, amarlo senza illusioni.
Luxu… stava navigando in un mare di illusioni.
« Lucifer… grazie. »
« Ah… per cosa? »
« Per essermi vicino… sempre, non ce l’avrei fatta senza di te e anche ora… tutto sarebbe difficile.
Estremamente difficile. »
« Fratello ascolta… »
« Non è da me mostrar gratitudine. Né chiedere favori ma… quando quel momento giungerà…
restagli accanto, non avrà nessun altro a parte te. Ti chiedo solo questo. »

Lucifer si tese, tanto forte fu il desiderio di tirargli uno schiaffo. La paura covava nel
fratello, in Luxu, paure diverse alimentate a vicenda in un circolo senza fine. Eppure
durante la battaglia il Prescelto aveva guardato dentro di se, dando voce alle proprie
ombre.
« Mi attengo al tuo volere. »
« Ma? »
« Luxu è più forte di quanto credi e… l’avrei fatto in ogni caso. »
« Uhm… l’ennesima prova del tuo amore immacolato. »

Senza indugi Lucifer imboccò il corridoio, istanti di vuoto lo pervasero, non udiva nulla,
nemmeno i propri passi. Infine il presente si mostrò in Luxu, teso sul letto,
nell’occhio a fissarlo fra sollievo e lacrime trattenute. Navigando in un mare di illusioni.
Chiuse la porta che l’uomo era già su di lui. Lasciarsi andare, pensare solo alla certezza del
loro amore. Lo voleva Luxu, lo voleva più di ogni altra cosa. Lucifer lo strinse, lo sollevo
adagiandolo infine sul letto e lo amò, più intensamente di quanto mai avesse fatto.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Vivere. Vivere rincorrendo quel bisogno incessante; uccidere i Fyrir. Era nato per
adempiere a questo compito, là dove l’Incantatrice divorava Mondi, là dove il Ragno
e il Corvo vivevano del loro legame, ricorrendone altri. Uccidere. Questo sussurrava
incessante l’Oscurità, questo gridavano le voci; voci, frammenti di Anime e Cuori sepolti
in lui; Anime, Voci che non riusciva a ricollegare a nessun luogo, a nessun ricordo o volto.
Eppure in quella cacofonia la volontà del Cacciatore sempre si elevava, rafforzandosi
quando emergeva dalle Ombre; un viso senza forma, un ammasso scuro, Ombra fra le
Ombre.
A lungo vi era stato vuoto; niente sorgeva nell’incessante caccia; nulla vi era stato prima,
non ricordava al contrario di Ukoku e Naraku. Ricordi, amore… forse osservando i Primi
Nati, il Cacciatore aveva provato qualcosa simile all’invidia come aveva fatto notare il
Corvo. [3] Ma dopo quella discussione qualcosa era sorto; un ricordo, il primo; fra vortici
oscuri di un mondo morente, una Chiave. Ne percepiva una, lontana e fievole; piccola
scura luce nell’immensità del Seiðr. Uno scopo, una pista da seguire, sua e sua soltanto.
Sorrise pregustando il sangue, l’agonia, la disperazione.
Sorrise accarezzando ogni trofeo; occhi, dita finemente imbalsamati; uccidere cinque
Immortali aveva richiesto molto, molto tempo, battaglie, inseguimenti, fin quando gli
stessi, portati al limite, non avevano implorato, desiderato la morte. Ora un nuovo
orizzonte andava delineandosi… una caccia breve, diversa da ogni altra…
Una Chiave protetta dai Fyrir… un gustoso boccone...
« Ti raggiungerò… non vedo l’ora di assaggiare la tua Carne, Prescelto. »



[0] In riferimento al Capitolo 5 di AAA; quando Luxu si risveglia dopo aver bevuto l’elisir
di Edward e Mephisto gli dona il proprio Shrapenl.

[1] In riferimento alla parti finali di AAA e i primi Capitoli di EoR.

[2] I pensieri a Lucifer fanno riferimento a quanto detto fra i due nel Capitolo 8 di AAA.

[3] In riferimento alla scena presente nel Capitolo 16, dove il Cacciatore compare per la
prima volta.



Angolo Autrice:

Forse la cosa che più apprezzo di questo Capitolo è stato riuscire a ricollegare il presente tasselli sedimentati ere ed ere fa, specie per quanto riguarda Luxu e Mephisto. Ho scritto meno scene hotose lo ammetto, non c’è stato il botto sul finale, anche se il finale lascia intendere.

E finalmente viene svelato il vero nome del Maestro! Oltre ad aver compreso cosa lega il Maestro a Mephisto. Sì... perché tutti i Flashback di Mephisto a un certo punto erano proprio con Sin. <3
Piccola parentesi sulla scelta del nome. Sin può essere letto in vari modi; in primis al peccato, a Sin di FFX e… ciliegina sulla torta, relativa divinità del pantheon sumero legato alla luna (spesso nelle sue descrizioni ho fatto un parallelo con cielo, stelle, eccetera). Spero nella semplicità risulti efficace e coerente.

Bene! Anche questo penultimo Miniarc giunge al termine. <3
Ci vediamo a Dicembre con un succoso Capitolo ambientato nell’Universo di KH, con Kairi, Lea, i Fyrir e la minaccia dell'Incantatrice. <3

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 23. A Quite Place ***


23. A Quite Place



L'ennesimo varco si richiuse violento, le mani cozzarono ancora una volta contro il terreno
trovando questa volta rocce brulle e taglienti, avvolte in una notte altrimenti tranquilla.
Non percepì nulla Pete, né dolore, né il sangue incastrato fra le dita; solo paura a stringere
l'Anima, solo terrore a serpeggiare, giungere da lontano oltre l'Oscurità appena sparita.
L'Incantatrice era lì, seppur in minima parte, l'aveva intravista… una scura serpe di fumo
pronta a soffocarlo, ucciderlo… forse a divorargli il Cuore.
La caccia era la punizione, la condanna per aver osato ribellarsi, per aver tentato di salvare
colei che amava.
L'aveva percepito l'Incantatrice, lo spruzzo di coraggio illuminare il tetro maniero, a far
trascinare le goffe membra fuori dal giaciglio. Ricordò il cortile antecedente il cancello;
Ulek l'aveva scorto dalle mura, salutato con cenno rispettoso senza suonare l'allarme.
Gentilezza resa vana da un potere più grande. Malefica… Malefica era rimasta nelle
proprie stanze, prigioniera di deliri d'onnipotenza e false promesse, stretta in una simbiosi
che l'avrebbe portata alla morte.
Non tutto però era perduto.

Avvertire i nemici dell'Incantatrice...

In quell'intima, profonda convinzione, il velo della realtà si ruppe.
Il fumo prese forma, mutò lanciando un unico e letale attacco. Il gelo trapassò la carne, si
fece strada nel Cuore. Pete cadde. Non sentì nulla, intravvede il fumo vorticare sopra di
lui, una risata dissolversi nel silenzio. I limiti imposti all'Incantatrice non le permettevano
altro…

Ma è bastato a fermare una palla di lardo come me…

Eppure si rallegrò di quel pensiero, faceva apparire il tutto meno patetico. Morire nel
tentativo… meglio così piuttosto che nella vergogna, affogando nella reticenza e nella
codardia. Morire e nel gelo della morte ricordare il viso dell'unica donna amato…

Buio…

E la Luce arrivò, improvvisa e avvolgente come la prima alba; arrivò e la Speranza
rinacque, il semplice respiro appariva ora come il più grande dei miracoli. Lentamente
avvertì la medesima terra sorreggerlo in un caldo abbraccio, lentamente si ritrovò ad
ammirare lo stesso paesaggio. Si mise a sedere, la ricca pianura si estendeva fin dove
l'occhio riusciva a scorgere, al centro l’antica Pechino risplendeva di mille luci, scintillante
e magnifica. Allora, come destatosi, si rese conto di non provar dolore, pervaso di nuova
leggerezza. In mano stringeva ora una fiala i cui riflessi incrociarono i suoi occhi; pura
luce brillava tenue e al tempo stesso forte, racchiusa in un limpido cristallo; al collo
un biglietto legato con un filo rosso. Lo aprì; lettere dorate presero forma nel cielo notturno,
magnifiche, cariche di conforto.

Pete Peter Sr,
rallegrati perché il tuo coraggio non è stato vano.
Poco è ancora il potere del nemico, dopo averti ferito si è estinto, ma è bastato a far sì che si
scoprisse. Non affannare il tuo Cuore, la fiala guarirà ogni ferita, ti renderà invisibile a ogni
oscurità. Qualunque strada sceglierai, spero potremo incontrarci dopo la Battaglia.
Ti auguro ogni fortuna,
Neliel

Mai doni furono più preziosi e cari. Delicato la strinse a se e nel silenzio della notte pianse
a lungo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

I capelli di Lea l'accolsero nel nuovo giorno, una cascata rossa immersa nel primo mattino,
investita dall'alba di Radiant Garden.
Kairi sorrise, ammirando spiragli di pelle lungo il collo, perdendosi nel calore, nel respiro;
sorrise ricordando attimi ora dolci, ora intensi, in grado di alleviare affanni e paure. Era
successo in fretta; abbracci, baci fugaci, infine l'esplorarsi a vicenda una sera, senza timore,
senza l'ansia che normalmente colpiva la prima volta. Era felice, felice come non lo era da
tempo, una felicità diversa, matura, pervasa da tanti, troppi cambiamenti. Cambiamenti
che rischiavano di sommergerla, dove Lea rappresentava l'ancora, la Luce nel Buio.
Il suo Buio rimaneva immobile, incastrato nelle profondità del Cuore. Cercava di non
pensarci, né al Buio, né alla causa di tale condizione; nell'ultimo periodo gli Immortali
erano distanti, più del solito, persino Grimmjow e Arthur si facevano vedere poco alle
Destiny Islands, indaffarati in faccende di cui nessuno doveva impicciarsi, a voler seguire
i dettami degli stessi. Assassini, nient'altro che assassini. Era deplorevole essersi ridotte
così? Lei, una Principessa del Cuore, che più di ogni altra doveva incarnare la Luce?
Non le importava, non le importava degli sguardi preoccupati del Re, Yen Sid o Roxas;
pietismo dietro parole non dette. Il Buio era lì, faceva parte di lei ormai; lo scrutava nei
momenti fra sonno e veglia, lo scrutava e non provava nulla, né l'ansia di combatterlo,
né la vergogna per esser diventata una Portatrice di Oscurità. Anche quando il pensiero
correva lì, sapeva che il momento sarebbe arrivato, poteva soltanto custodire la Luce, la
Luce di Lea, farla crescere, risplendere insieme a lui. Cullata da quella consapevolezza,
l'osservò girarsi, regalarle il più luminoso dei sorrisi. Quante barriere, quante stupide
barriere aveva eretto Lea; violare la promessa fra lei e Sora, il timore di confessarsi.
Le aveva distrutte tutte Kairi; un pomeriggio, lungo la spiaggia, quasi nello stesso punto
dove si erano incontrati la prima volta da "nemici"; una carezza sul viso, un bacio teso
sulla punta dei piedi. Nient'altro. Nient'altro.
« Buongiorno Principessa… »
Persino quel titolo risuonava ora nuovo, intimo, svincolato da qualsiasi natura o responsabilità.
Principessa… la sua Principessa. L'abbraccio. Non era sola. Lea ci sarebbe stato, ci sarebbe
stato nel momento decisivo, a brillare insieme. Ne era certa, ma Lea si premurò di ripeterlo
stringendola dolcemente, le dita ad accarezzare i capelli, la schiena nuda. Rosso su rosso,
due fiamme unite nelle difficoltà e nella gioia.
« Grazie Lea… grazie di Cuore… »
Lentamente si addormentò. Lui era con lì mentre la coscienza scivolava in basso, sempre
più in basso; nel buio interiore la vide, l'Oscurità, un piccolo, compatto cubo, avvolto in un
silenzio impenetrabile, in un'immobilità minacciosa.
Immersa in quel limbo estrasse il Keyblade; Destiny's Embrance quasi si confondeva nel
nero perenne, eppure in esso risplendeva una piccola Luce. Luce rinata dall'amore.

Non sono sola…

E dal sonno emerse, stringendosi dolcemente a Lea.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Le battaglie assumevano molteplici forme. La sua era invisibile, silenziosa, combattuta
costantemente giorno dopo giorno, era dopo era; dagli albori di quell'Universo
faticosamente protetto; quando i Figli dell'Oscurità avevano distrutto l'Hlif portando al
sacrificio di Kukaku, Yoruichi e Orihime. Sacrificio che aveva segnato alcuni legandoli
eternamente ai Primi Nati. Nel Cristallo essi avevano trovato un nome, Dokkafirar, e
infine un titolo. Una volta aveva chiesto a Kugo e Askin perché li avessero marchiati come
Ragno e Corvo.

- Nelle loro ultime volontà ho visto tele viscide… -
- …e piume nere. -


Quante forme potevano assumere i legami, le vendette. Eppure, in Edward vi era da
sempre un vuoto.

Contro cosa sto combattendo? Contro un Senza Nome… un Senza Nome…

Un pensiero divenuto ricorrente; una pressione logorante dopo la partenza dei Prescelti.
La percepiva più di altri; una belva invisibile e nascosta, desiderosa di penetrare e divorare
ogni cosa… arrivare al Kingdom Hearts. Tessere il Cristallo, donargli nuova forza nonostante
il prezzo fosse consumarsi; in poco tempo persino muovere le dita era diventato difficile,
ma Winry riusciva ad alleviare persino tale condizione, lo aiutava quando insieme
condividevano buon cibo sotto le fronde del Giardino. Tessere il Cristallo, donargli nuova
linfa… solo per rimandare l'inevitabile; presto il nemico avrebbe trovato uno spiraglio, un
varco, un Cuore attraverso cui irrompere… la distribuzione andava impedita a qualunque
costo. Aveva convocato tutti e tutti avevano risposto. Negli ultimi mesi piccoli ma cruciali
eventi avevano scosso i Mondi, l percorso i Confini, l'Oltre e persino il Sotto. Segni tangibili
della minaccia. Grandi decisioni stavano per essere prese e per attimo i ricordi volsero
indietro, ai tempi dei Consigli degli Smiða, quando la voce di Roy riempiva le Grandi Sale
nell'Hlif.

Se fossi qui saresti fiero di me… il Destino però ha voluto fossimo divisi… custodi di luoghi
eternamente distanti… (1)


Edward si girò, alle spalle il Cristallo vibrò di un suono innaturale, un gorgoglio spettrale;
vibrò più nero della notte e tale era da ottenebrare la luce del "Cuore" gettando ombre
negli angoli più lontani, dietro le alte e magnifiche colonne. Eppure, i presenti risplendevano
nella propria determinazione, nella risolutezza delle proprie scelte, nonostante il passato
gravasse su alcuni. In piedi, racchiusi nello spazio antecedente l'abside, tutti gli Immortali
a difesa dei Confini erano lì riuniti. Il primo a farsi avanti fu Amaimon, fratello di Mephisto
e Lucifer, posto a sorveglianza del Sotto, a riconcorre e abbattere i resti dei Hwergh provenienti
dai Confini. Parlò, investito di nuova maturità, una maturità sbloccata in fretta dalla partenza
dei fratelli; persino l'aspetto era più curato.
« Poco è cambiato nel mio piano, le bestie continuano a riversarsi, ma nettamente più
deboli rispetto a quanto già non fossero. »
Winry si unì, i pezzi andavano compresi, assimilati in ogni sfumatura, e la voce risuonò a
Edward soave come mille primavere.
« Anche qui vi sono stati cambiamenti come avete osservato. Le incursioni si sono fatte
piccole e frammentarie. La natura stessa di questo Universo, il Kingdom Hearts… da
sempre attirano masse oscure nonostante gli sforzi per occultarlo. Ora i Hwergh sono
lacerati, impauriti da una forza che ben tutti conosciamo. »
Il discorso passò a Toshiro e Soi-fon. Giunti dopo Shura a seguito della distribuzione
dell'Hlif, appartenevano al Mondo di Kugo e Askin; insieme a Shura si erano prodigati fin
da subito a difendere l’Oltre. Tornavano raramente ai Confini, integerrimi nell'assolvere al
compito, una via salvifica specie per Soi-fon; forte era stato il suo legame con Yoruichi,
nella vita precedente come nell'Immortalità, motivo per cui restava sovente con
Askin durante le sporadiche visite.
« Abbiamo intensificato i pattugliamenti da quando Sephiroth è riuscito a fuggire, tale è e
rimarrà la sua natura », esordì Toshiro, gli occhi verde acqua a contrastare coi corti capelli
bianchi, « ma non siamo qui per discutere di questo, il destino suo e di Cloud Strife si
deciderà lontano da queste sale. »
La ragazza proseguì, i lineamenti resi duri da caschetto portato lungo davanti.
« Nonostante tutto, questo nemico rimane invisibile. Le voci erano vere, dunque, come del
resto ci avete confermato », disse rivolta a Grimmjow, Neliel e Arthur, « i Dokkafirar sono
stati forgiati con questo scopo. Ucciderci. Riusciamo a percepirli solo quando superano il
velo della realtà. Askin e Kugo possiedono un vantaggio… la loro forza e al tempo stesso
la loro debolezza. »
« È così purtroppo », sentenziò Edward dopo aver scrutato i presenti, « nient'altro possiamo
fare se non attenderne. Non so come reagirà il Cristallo quanto il Male irromperà, ma tutti
ci siamo preparati al meglio, ognuno col compito affidatogli. Ma rallegratevi. Buone
notizie sono giunte dagli ultimi arrivati. In poco tempo si è creata amicizia coi Prescelti
rimasti. Vi esorto a condividere quanto mi avete già riferito, sarà di vitale importanza per
questi ultimi sforzi. »
Nella voce sentì scorrere la riverenza dei tempi antichi, quando l'Hlif aveva unito i Fyrir,
ed egli apparve investito di nuova luce e autorità, come se, nonostante l'Immortalità, il
giovane avesse lasciato spazio a un uomo, le cui parole più di altre andavano ascoltate,
parole in grado di non fare vacillare il presente di fronte al nero futuro. Così Arthur parlò
per primo.
« Forti sono i Cuori in queste terre. E ancora più forti lo sono quelli dei Portatori del Keyblade.
Riku, Mickey, Ventus, Terra… fra tutti Lea e Isa potranno avere un ruolo cruciale nella
battaglia. Del resto, da sempre Custodi e Maestri combattono l'Oscurità, un buio più
debole, ma ugualmente terribile. Più di una volta i loro Cuori sono stati corrotti, portando
una volta a terribili conseguenze. Date le attuali circostanze ciò è destinato a ripetersi, per
nostra fortuna e sfortuna. »
Neliel gli posò una mano sulla spalla, lasciando voce e bellezza rasserenassero Cuori e
pensieri, tale infatti era uno dei poteri insiti negli Eri.
« Ephemer attirò gli Hwergh portando alla distruzione di Auropoli e del suo Mondo.
Oggi ci troviamo davanti al medesimo scenario… e possiamo solo aspettare. Solo così
l'unico nemico si rivelerà. Uno è infatti il Dokkafirar e di questo dobbiamo ringraziare
Pete. Un Dokkafirar legato a Malefica… e come in passato userà un Cuore per irrompere.
Come Eri, come Neliel Tu Oderschvank, non permetterò che lei perisca. »
Infine, come un tutt'uno Grimmjow si portò accanto all'amata. In lui non vi erano esitazioni,
solo la sicurezza che ne l'avrebbe guidato la spada.
« Sarò al tuo fianco. Come Drengr solo io posso tenergli testa… e con l'aiuto di tutti riuscirò
rad ammazzarlo. »
Più di altre furono quelle parole a colpire Edward. Aveva forgiato il Cristallo, retto a ere di
vuoto e silenzio; adesso il pericolo era lì, in agguato, concreto e famelico; aveva pianificato
ogni cosa, eppure incognite rimanevano più pressanti che mai; nulla legava il Dokkafirar
a quell'Universo se non fame, la certezza di cosa avrebbe portato divorando il Kingdom
Hearts; nulla lo legava a lui, se non una fievole battaglia di cui si sarebbe dimenticato
appena giunto.

Contro cosa ho combattuto finora?

Eppure, tutto svanì osservando Grimmjow; così simile al sé stesso di un tempo, un grande
Guerriero, al pari di come erano rimasti Kugo e Askin pur segnati nella vendetta. Per un
attimo Edward li rivide tutti, tutti i Drengr marciare uniti e sotto la Porta dell'Oscurità,
massacrando Hwergh per tre giorni e tre notti, coronati di armi scintillanti e magnifiche
armature, mentre lui e gli altri Smiða sigillavano la Porta, protetti da Eri e Vitki. Così si
ritrovò stringergli la mano e nulla rivolse se non sollievo e gratitudine.

No… non contro cosa. Perché.
Per resistere… far sì che questo momento fosse possibile.


« Ti ringrazio, Grimmjow. »
Il Guerriero abbassò il capo, percependo come in Edward fosse qualsivoglia freno o
pregiudizio. L'ombra volgeva ancora sull'uomo, lo sentiva nella carne Edward, lo
avvertiva nello sguardo; nel momento finale, solo lì sarebbe riuscito a cacciarla. Di
questo erano certi entrambi.
« No… grazie a te per avermi fatto restare, Ed. »



(1) Fu Roy a decretare lo Scisma (si veda Capitolo 7, Flashback Ichigo ), ed ebbe anche un
ruolo quando, successivamente, Iblis tornò alle rovine dell'Hlif come Herja (Capitolo 21)

(2) Un ruolo cruciale di Lea e Isa venne già sottolineato da Lucifer nel Capitolo 6 di AAA
(fu Lucifer a comparire davanti ai giovani Lea e Isa durante la conquista di Radiant
Garden da parte di Malefica).



Angolo Autrice:

Un capitolo breve ma intenso.
Una preparazione alla battaglia che si affronterà nell’universo di KH.
Nel loro piccolo molti passi si sono fatti, specie per quanto riguarda Ed e Grim… che avevano attriti ideologici; Edward ha protetto l’Universo di KH da sempre, mentre Grimm ha seguito gli Herja per un lungo periodo (i Fyrir che hanno abbandonato la via a seguito dello Scisma e si comportano come Iblis nello scorso miniarc,) cosa che l’ha segnato profondamente.

Detto questo; auguri a tutti e felice anno nuovo. <3

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 24. Darkness in the Heart ***


24. Darkness in the Heart



L'inizio dell’avventura si era rivelato consueto, ordinario. In cuore suo Sora era grato
a quelle basi, a consuetudini che governavano l'agire di chi, pur con nature diverse,
proteggeva i Mondi da oscure minacce. Grato… rasserenato più di quanto avesse mai
immaginato.
Ricordava con piacere l'arrivo in quel Mondo, il Nuntius lo registrava con la sigla G88-
1217, ma per lui, Donald e Goofy, non si era rivelato così dissimile da quello di Mulan.
Nelle memorie già si stagliavano le meraviglie del Regno di Fang; la Capitale severa al
centro di un'isola artificiale, i marmi bianchi a svettare come pilastri, i tetti dorati delle
forme aguzze a innalzarsi come aquile pronte a levarsi in volo. Una città prospera
circondata da ricche risaie, ma dove, come altrove, serpeggiavano timore e paura.
Due anni erano passati dalla sconfitta dei Drunn e dalla rinascita dei Draghi, eppure
il nemico era tornato, rilegato in una regione remota a nord del Regno di Spine.
Nessuno aveva compreso il motivo di tale anomalia, di fatto nessuno fra i Draghi e
guerrieri al seguito erano più tornati. Queste le triste parole che la Regina Virana aveva
raccontato anche a loro, valorosi soldati provenienti dalla Confederazione di Iduran,
il vasto e potente arcipelago al di là dell'oceano, con cui Fang aveva sporadici contatti
commerciali.
Si… un inizio decisamente ordinario, gli onori al sovrano, il banchetto di benvenuto, il
mattino la partenza e la benedizione da parte di tutti, poiché tanta era la gratitudine verso
quei viaggiatori giunti da lontano, disposti a rischiare la vita pur di aiutare Kumandra.
Era lieto di ripercorrere i medesimi passi, colmo della consapevolezza donatagli da Shura,
là dove il pericolo, il reale pericolo, era di tutt'altra natura. Eppure, Sora era certo, certo di
poter salvare tutti, poiché alcune cose in fondo rimanevano uguali a sé stesse, nuova forza
era stata forgiata nel primo viaggio sulla Lindwurm, sotto la guida della Fyrir, assieme a
Donald e Goofy.

La certezza di farcela.

Scrutò allora Namaari, figlia della Regina Virana.
Insieme si erano inerpicati su un ripido sentiero, raggiungendo lo sperone sul lato est del
monte, dove la visuale si apriva sulla stretta valle. Spine si distingueva per il clima rigido,
dove vaste foreste di abeti e pini lambivano la base di aguzzi rilievi rocciosi, da cui il
Regno prendeva il nome. Gli ultimi villaggi distavano ormai una settimana di cammino,
insieme alla preoccupazione nei volti delle persone, alla rassegnazione in un mare di
sicurezza nei Draghi rimasti; proteggere gli uomini, combattere solo quando il pericolo
fosse stato imminente, poiché nessuno fra loro voleva commettere gli errori del passato.
Eppure, Namaari aveva deciso di unirsi a loro, nonostante ben più famosi guerrieri di
Kumandra li avessero preceduti. La madre non aveva replicato, accettando con acquiescenza
la decisione.
E proprio lì, isolati dal resto del gruppo, fissando oltre i picchi il miasma oscuro salire e
infettare la realtà, la Principessa Guerriera gli rivelò la verità; la voce ferma, mano la
poggiata su un ginocchio mentre i foderi dei pugnali risplendevano degli opachi riflessi
di un cielo grigio.
« Siete diversi… non so come ma siete diversi. »
Sora rimase in silenzio aspettando il prosieguo, il cappuccio di pelliccia tirato su per
ripararsi dal vento.
« Non mi interessa sapere altro. Certo gli abiti, l’accento, persino la barca con cui siete
giunti a Fang… ogni dettaglio è in linea con la Confederazione. Eppure, siete diversi…
l'ho notato fin dal primo istante, da come vi muovete, specialmente Shura. Forse siete
Draghi e qualsiasi cosa si annidi laggiù, per quanto ci ostiniamo a chiamarla Druun…
la lascerò a voi. » (0)
Solo allora lo guardò, gli occhi velati di lacrime.
« Desidero soltanto trovare un… un suo cimelio. Raya fu la prima a partire, forte del suo
legame con Sisu. Furono le prime a non tornare. Recuperare qualcosa… darle degna
sepoltura a Heart, dar pace al tormento di suo padre. Eravamo innamorate… le nozze
erano fissate in estate e… e questo è tutto. »
« Mi dispiace, Namaari non pensavo »
« Non hai nulla di cui dispiacerti. Ora sbrighiamoci a tornare indietro. »
Avrebbe voluto abbracciarla, tanto era il peso acculato nel Cuore, nel proprio Cuore,
ma per la prima volta si limitò a osservare mentre facevano ritorno all'accampamento.
Salvarla… salvarla in modo diverso, attraverso una strada già decisa. Per il Cuore di
Namaari il destino sarebbe stato piangere una tomba. Ricordò le parole di Shura; nessun
mortale sopravvive alla Vera Oscurità, laggiù non vi è solo morte.
(1)
L'ombra del ricordo si dissipò appena il campo si mostrò ai suoi occhi. Donald e Goofy lo
salutarono con gioia, come tante altre infinite volte, non importava quale fossero il Mondo
o la minaccia in gioco. Col Cuore leggero, si sedette accanto a loro, prese uno degli spiedi
rimasti e cominciò a cuocere il marshmallow infilzato sulla cima. Goofy ne passò uno a
Namaari appena si fece avanti, dopo aver sistemato le ultime cose nello zaino.
Fu un momento delizioso, persino sul duro viso della principessa si dipinse un sorriso.

Se anche per Cloud fosse così…

E il turbamento lo scosse, invisibile agli altri. Una punta di buio. Veloce finì la colazione e
pulite ciotole, pentole e posate con piccoli Idro, raggiunse Shura.
La ritrovò poco distante, al centro di un ristretto spazio isolato fra gli alberi. Ne creava
sempre uno ogni volta che si accampavano. Intorno pascolavano tranquilli due oak,
grossi mammiferi simili a bisonti escludendo i rivestimenti cornei che dalla testa
discendevano fino a metà schiena, gentilmente concessi dal Sovrano di Spine.
La osservò a lungo, immerso in un silenzio quasi artificiale, seduta, la mano destra
premuta a terra, intenta ad ascoltare, percepire, allontanare l'Oscurità. Persino quando
lui e Namarri avevano raggiunto lo sperone, in qualche modo lei era vicina.
Un gesto semplice in cui forte vibrò il loro legame. Più di tutti si era affezionato a Shura,
al di là dello Shrapenl, al di là della Missione e del ruolo di cui era stato investito. Era
come una sorella maggiore; vivace, gioviale, sempre pronta a tirarti su, severa e inflessibile
negli allenamenti e in tutto ciò inerente alla propria natura e ai loro nemici.
Sora, da buon fratello aveva iniziato, a percepirne i silenti turbamenti, i dolori accumulati
nell’Immortalità, dove il passato riecheggiava come il presente, quando vagava per i corridoi
dell'aeronave, bottiglia in mano, sussurrando nomi sconosciuti.
Avrebbe salvato i Fyrir, anche Shura, soprattutto Shura… o forse lo stava già facendo,
standole accanto, semplicemente standole accanto.
La vide alzarsi e stiracchiandosi annunciare:
« Fra due giorni, tempo permettendo, arriveremo ai confini con la zona infetta. L'area
misura circa cinque chilometri, la faglia nel Seiðr è stretta e si sviluppa per una ventina
di metri appena sopra una radura… o quel che ne rimane. Evitate di allontanarvi troppo
d’ora in avanti. »
« Grazie Shura. Sono felice. Dopo i Confini, finalmente ti rivedremo in azione. Del resto,
come hai detto, nonostante i progressi dovrò aspettare prima di poter combattere, o meglio
tenere a bada i Hwergh. Però ci ho pensato, al di là di questo Fyrir e Custodi non sono così
differenti. »
La leggerezza con cui lo disse si scontrò con l'improvvisa malinconia nello sguardo di lei.
« Ti sbagli. Alcuni Immortali possono rivelarsi brutali. Ah… scusami… scusami. Potresti
andare a chiamare Cloud? Si sta allenando vicino alla cascata. » (1)
Un brivido. Un malessere.
Avrebbe voluto chiedere di più, ma non era il momento, né per lui né per Shura.
Si chiese se mai sarebbe giunto o se certi dolori fossero destinati a rimanere intrappolati
nel Cuore. Era così anche per Cloud, Cloud che rimaneva distante, lontano da ogni
leggerezza, affetto. Schiavo della vendetta, impossibilitato a cogliere la bellezza del
Mondo. Solo quando contemplava il ciondolo di Tifa, perdendosi in chissà quali altri
ricordi gli occhi parevano addolcirsi.
Nel pensiero istintivamente strinse il dono di Kairi.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

La sera era calata, una sera come tante, le stelle a puntellare il cielo, così intense ad
apparire come pesanti pennellate nella volta celeste. Stelle a vegliare su boschi divenuti
silenziosi, secchi e grigi nonostante la primavera iniziata, nel tappeto di aghi secchi
persino le formiche avevano preferito scappare. Solo l'acqua resisteva all'influsso
dell'Oscurità, Shura vedeva la gioia risplendere negli altri appena un ruscello sbucava
tra la boscaglia, gettandosi da una ripida gola, scorrendo vivace fra letti sassosi coperti
di muschio.
Eppure, tutto appariva distante, il paesaggio non donava le medesime sensazioni, troppo
simili si erano succeduti nell'Immortalità; luoghi deturpanti, salvati, morti quando i Fyrir
giungevano troppo tardi.
Solo i momenti attorno al fuoco riuscivano a donarle un dolce, intimo tepore. Un tepore
che rimandava al passato, alle notti passate insieme a Kugo e Askin ai Confini, ai momenti
racchiusi nella memoria fra infiniti Mondi, accompagnata da Kukaku, Yoruichi e Hime.
Certe cose erano destinate a non cambiare, lietezza, tranquillità rimanevano fili comuni,
intrecciati e forti come ragnatele.
Eppure, le ombre persistevano allora come adesso. Sottili e insidiose.
Era felice di Sora, nel constatarne i miglioramenti, così come una forza e una volontà
sempre più forti… eppure il suo buon Cuore a volte la confondeva, lo accoglieva non
potendo fare a meno di chiedersi se si sarebbe rivelato un ostacolo al compimento della
Missione, chiudere la Porta dell'Oscurità assieme al resto dei Prescelti…

Perché la fine arriva per tutti…

…e ora nel salvare quel Mondo. Ricordò il breve segnale ricevuto dalla Lindwurm, il
Nuntius a registrare la presenza di una prima aeronave.

Non siamo soli.

Salvare tutti… riunire i Fyrir…
Eppure, cos'è questo turbamento?
Laggiù… qualcosa non va.
Domani li metterò in guardia… specie Sora…

Sora che somiglia a Rin.


In quel pensiero si alzò, volse lo sguardo in basso, dove il gruppo aveva trovato rifugio
per la notte. I resti del focolare, le braci a brillare ardenti nel buio, le tende, i giacigli,
respiri calmi e quieti… Sora.
Cloud non c'era, non se ne stupì, l'aveva percepito allontanarsi ore prima.
In una radura poco distante, lo ritrovò intento ad allenarsi, lo spadone a fendere l'aria.
Gli abiti erano tornati alla forma originale, l'illusione di pesanti pellicce aveva lasciato
posto ai consueti abiti scuri, una maglia attillata senza maniche, pantaloni larghi e
scarponi neri… così si sarebbe presentato al cospetto di Sephiroth.
La lama rifletteva la luce delle stelle, guizzando in riflessi argentei nel lieve buio della
notte, il respiro pesante seguiva il ritmo dei colpi.
Cloud… così simile a Kugo nel percorrere il sentiero della vendetta, così simile agli Immortali.

Sephiroth è il Buio…
Zack e ora tu… la Luce…
Buio e Luce del vostro Mondo (2)


Sì… con Cloud era più semplice.

Così simile a Yukio…

Con lui poteva esimersi da ogni delicatezza, senza temere le ombre e gli orrori dei Fyrir,
dei Herja, perché Cloud avrebbe sempre guardato avanti, indifferente a ogni cosa, verso
la propria lama tinta di sangue.
« Avanti ragazzo… passiamo al livello successivo. »
Lui si volse, un sorriso soddisfatto a pizzicarne il volto e in quel brivido di eccitazione,
fissando il bagliore della propria spada, Shura percepì ogni dubbio scivolar via.
« Ricorda… la tua Luce permette di entrare più facilmente in sintonia col Seior. »
« E quando mi insegnerai altro? »
« Ogni cosa a suo tempo, non bisogna aver fretta con certe cose. »
In una lieve rassegnazione l’osservo concentrarsi.
Il flusso del Seior risuonò, un'onda lenta e costante a pervaderne il corpo, un flusso
azzurro a irradiarne le vene, a pervaderne la spada con un'aura bianca.
Sorrise, allietata da quella visione, mentre Cloud scattava, l'arma sollevata.
Per un’altra notte, anche se per poche ore, ci sarebbero stati solo loro due, il cozzare delle
lame sotto il chiarore delle stelle.

Domani li avvertirò…
Anche se… spero con tutto il Cuore di sbagliarmi.




(0) I Draghi possono assumere forma umana. Per quanto sia successo poche volte per ordine
di Shura), il gruppo ha mostrato magie e abilità totalmente estranee a normali esseri
umani, è logico Namaari associ gli stranieri ai Draghi, essendo le creature più
potenti nel Mondo di Raya oltre ai citati Druun.
(1) Cloud è stato il primo in assoluto a condividere il Frammento d’Anima (Shrapenl) di
Shura. Così come visto negli altri miniarc, è normale il relativo Fyrir sappia dove le
condizioni e dove si trovi il Prescelto a cui è legato.
(2) Sephiroth racconta nel Capitolo 10 di aver divorato un pezzo del Cuore del suo
Mondo e che lo stesso Cuore era Oscurità (differente da quella degli Heartless e
Vera Oscurità). Fra le altre cose questo permise a lui e Cloud di scontrarsi infinite
volte fino a raggiungere i Confini Imperituri, dove Sephiroth riuscì a raggiungere
il Sotto (rubando le sfere di memoria di Luxord, Marluxia, Demyx e Larxene
da custodia di Amaimon) e infine l'Oltre dove venne raccolto da Ukoku.
Il come Zack e Cloud abbiamo ottenuto la Luce si scoprirà più avanti.



Angolo Autrice;
Ritorno dopo ere geologiche con gli ultimi sei capitoli che andranno a concludere questo attp. Ho messo come sempre note un pochino più lunghe dove serviva e niente… spero questo arrivo nel Mondo di Raya e l’Ultimo Drago vi sia piaciuto. Ci tenevo a fare un accenno a una possibile relazione fra Raya e Namaari, di solito non scrivo di coppie Yuri ma qui il richiamo era troppo forte.

Piccola curiosità sulle sigle con cui i Nuntius memorizzano i Mondi. La parte finale indica l’anno corrente del relativo Mondo. In Brave 952, ne Il Pianeta del Tesoro 1801, qui 1217.

Al mese prossimo cari lettori, non dimenticate di lasciare un super like per continuare a sostenere questa storia e un ringraziamento particolare a tutti i recensori.

Un abbraccio e al mese prossimo

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 25. Prelude to ruin ***


25. Prelude to ruin



Continuare a ignorarlo. Non poteva far altro Cloud. Sora, nel perseguire un irritante buonismo,
l'aveva ridotto così, a tagliare con sguardi freddi e monosillabi ogni tentativo di rivelare buio e
dolori. Si atteggiava da eroe buono Sora, pronto a salvare da ombre e fardelli i dannati come lui,
come Shura e gli altri Immortali. Nell'ingenuità pensava di poter cancellare tutto, sempre, di
affievolire il peso della vendetta, supportato per vie traverse dai compagni Donald e Goofy.
Perché vuoi uccidere Sephiroth? Chi ti ha portato via? , chiedeva lo sguardo quando il muro di brevi
silenzi si ergeva fra loro.

Un amico… un fratello.

Sephiroth aveva condannato Midgard, trafugato il Buio del Cuore facendolo proprio mentre
la Luce, prigioniera sotto esso, era fuggita, aveva raggiunto Zack… e infine lui, nel peggior modo
possibile. Al pensiero si rivide, fragile ragazzino la sera di quel terribile giorno a casa di Cid,
eccolo di fronte alla spada di Zack, poggiata come una reliquia contro il muro d'ingresso. Aerith e
Tifa l'avevano implorato di lasciar perdere, di pensarci l'indomani, con Mente e Cuore più calmi
per quanto possibile, eppure Cloud non aveva resistito, tanto grande e insopportabile era il dolore.
Aveva tolto le piume a sporcarne la lama, sfiorato l'elsa… e la Luce aveva brillato, rinata, facendosi
strada in lui. (1)

- Un giorno ti raggiungerò Zack! Appena diventerò grande, viaggeremo insieme! -
- Ah! Ci conto Cloud! Ci conto! -


No, Sora non poteva capire. L'Oscurità era stata clemente con lui.
La Luce… quell'innocente Luce avrebbe brillato pure lì? Fra i veli della Vera Oscurità e la follia
degli Immortali? Ricordò la mattina precedente, quando Shura li aveva avvertiti mediante
telepatia, parole dirette a tutti tranne a Namaari;

- Un altro Fyrir è giunto prima di noi. È d'istanza nella zona infetta… in ogni caso qualsiasi cosa accada,
restate dietro di me. -


Lo storico trio si era guardato circospetto e una vena di preoccupazione ne aveva stretto i Cuori.
Cloud si era limitato ad annuire, sorvolando su una reazione tanto noiosa e quanto prevedibile.
Anche ora si limitava a osservare il paesaggio deturpato, contaminato dall'Oscurità. Lontano,
oltre le spoglie chiome degli alberi, una frattura rompeva il cielo, la realtà stessa del cielo; intorno,
accasciati contro i tronchi, cadaveri di uomini e di Draghi giacevano immobili e ammuffiti.
Percepiva chiaramente lo spaesamento degli altri, la rabbia della Principessa, emozioni tenuti a
bada da Shura. La donna faceva da apripista guidando uno degli oak per le redini. Un gesto di
facciata, poiché la mente era tesa in una matassa di pensieri, pensieri rivolti a sé stessa e sul come
affrontare la minaccia incombente; una minaccia per lei, il cui più intimo desiderio era riunire tutti
gli Immortali, anche coloro che avevano scelto una strada diversa.
La follia. Cloud l’aveva capito da tempo.
E follia si rivelò infine ai loro occhi. Inizialmente fu un fischio, così allegro da risultare innaturale
in un tale scenario di morte. La frattura si estendeva sopra la radura, una ferita nel cielo a una
quindicina di metri, in sottofondo un sibilo costante, sussurro oscuro, eppure non fu quella visione
ad attirare l'attenzione di tutti. Il Fyrir non si era nemmeno premurato di camuffare l'aeronave, il
veicolo giaceva fra la zona spoglia e alberi piegati come scheletri caduti da una cripta; silenzioso,
alieno, una massa articolata e snella simile a un pino bruciato. L'aeronave, il tanfo di putrefazione,
il fischio… infine eccolo l'Immortale, comodamente seduto su una pila di Draghi arrotolati come
cuscini; un uomo dai lunghi capelli neri raccolti in una coda, una barba curata, indosso abiti scuri,
scarponi, jeans, maglia a maniche corte le cui uniche punte di colore consistevano in fiori di ciliegio
decorati sui fianchi, contrapposti alla benda nera a coprirne l'occhio destro. (2)
« Eri davvero tu… Shunsui. », esordì a bassa voce Shura.
« Shura! Eccoti finalmente…! Quanto tempo! L'ultima volta fu durante lo Scisma se non erro… »
Una voce calma, conciliante, sotto la follia vibrava leggera, perfettamente normale.
Il tempo parve dilatarsi, Cloud lo avvertì nell'ira di Namaari che incurante si fece avanti, lo avvertì
in Shura tesa a proteggerla, nelle confuse emozioni di Sora e compagni, incapaci di fare alcunché.
Ovattate giunsero le urla della Principessa, imprigionate in una bolla di ferro, come se lui stesso
avesse deciso di rigettarle. Poco importava. Namaari non era nulla. Nulla.
« Vero, mischiarsi ai popoli dei Mondi. Così facevamo, così fanno gli altri e voi ai Confini. Personalmente la
trovo un po’ una scocciatura. »
« Non toccarla! Lei non c'entra nulla. »
« Ah! Ovvio! Tutto questo è grande perfino Dio… figuriamoci per lei! »

Uno scambio telepatico, isolato dal resto del gruppo, eppure Cloud udì ogni parola, forte della
particolare connessione col Seior. Infine, la voce di Namaari tornò, piccola, ormai estranea.
« Sei un Drago! Avresti potuto fermare tutto questo e invece… i nostri Draghi… i nostri
protettori… sei stato tu?! Li hai uccisi?! »
In quella disperazione, in quel dolore, percepì il Cuore della Principessa, l'irritazione scalfire
Shunsui. Vide l'uomo balzare giù, notando solo allora macchie scure a sporcarne gli abiti. Sangue.
Lo vide avvicinarsi rivolgendosi alla ragazza.
« Alcuni sì… i più erano morti al mio arrivo, provando a fuggire appena compresa l'impotenza
di fronte a », disse indicando la frattura, « l'ho tenuta a bada, ma non mi aspetto che tu capisca.
Sei fuori posto. Dovresti andartene. Giusto Shura? »
« Fottiti! Dov'è? Dov'è Raya?! Dimmelo… dimmelo! »
Shunsui tese il Seior. Lo strappò. Cloud percepì anche quell’istante eterno.
Un battito di ciglia e l'oak tenuto da Donald collassò su sé stesso. Nessun grido se non il suono
raggelante delle carni, un taglio netto, il sangue a schizzare dritto e in alto, come inciso da
un’enorme mannaia. Dietro il trio si chiuse ancora, Namaari cadere a terra, tremante e senza fiato,
il Cuore stretto in un terrore primordiale.
« Il tuo coraggio è lodevole, ma cominci a irritarmi », continuò Shunsui con tono innocente, « se
ti uccidessi però farei arrabbiare i miei "amici". Non voglio, non ora almeno. Raya… Raya… », si
guardò attorno incamminandosi dopo un po’ verso una fossa, « sì ricordo… una ragazza
accompagnata da un drago… i primi che vidi, i Cuori vicini, luminosi nonostante l'Oscurità.
Degni di ammirazione in un certo senso, » si chinò tornando infine verso di loro.
Cloud intravvede un bagliore, una Luce quando lanciò l'oggetto a Namaari. Ella lo fissò e dopo
lunghi istanti trovò la forza di piangere, una gioia mista a paura. Il Fyrir parve stizzito, quasi le
lacrime gli avessero ricordato i gesti appena compiuti, veloce si rivolse a lei.
« Immergendolo nelle acque del Grande Fiume… purificandolo i Cuori saranno liberi. Ora vattene.
Come ti ripeto, non c'è posto per te qui. »
E Namaari fuggì. Strappò le redini dalle mani di Shura, montò sull'oak sopravvissuto e scomparve
fra le ombre del bosco. Lo fece senza voltarsi, così come Cloud. La ragazza e tutto quel Mondo
erano qualcosa di passeggero. Così come Sora, il cui mutismo viaggiava su altre strade, un
groviglio dal quale sembrava impossibile emergere, tale era la distanza da una realtà crudele e
senza senso. Donald e Goofy erano stretti a lui, incapaci di comprendere alcunché. Solo Shura
si premurò di tessere il Seior affinché Namaari potesse uscire dalla zona infetta.
« Ottimo… ora possiamo parlare di cose serie », disse a quel punto Shunsui.
« Già... »
« Su… c’è una domanda che ti preme, lo sento. »
« …Perché? Perché hai inviato quel messaggio? Un messaggio a tutte le Aeronavi partite dai
Confini? Se era perché ti raggiungessimo non… non… » (3)
Shunsui parve rifletterci, lo sguardo allegro e distante. L'aver contributo alla morte attorno a loro
doveva apparirgli assolutamente superfluo, irrilevante.
« Oh! Pensavi davvero l'avessi fatto per bontà d'animo? Per combattere come ai vecchi tempi e
riunirci nell’ultimo viaggio? Ah… non dovresti dare le cose per scontate Shura, non dopo lo
Scisma. Questo idealismo, questo tuo intimo desidero sono così egoisti. Lo fai per leccarti le ferite,
per placare i sensi di colpa. Al contrario come Herja, io non rinnego nulla… certo noi abbiamo
ricevuto il messaggio di Edward Elric… la Scatola aperta, i Prescelti prossimi alla partenza, ma la
Missione ormai… è la Vostra Missione. In ogni caso perché non approfittarne, mi sono detto, per
ammirare coloro per cui tanto vi siete prodigati », e dicendolo rivolse un’occhiata a Sora, « non
tentate di convincermi con bei discorsi però. Opposte visioni richiedono soltanto conferme. »
« Cosa… cosa stai insinuando? »
« Litigare fra noi sarebbe nocivo, ne convieni? Si dà il caso anch'io abbia una pedina. Una pedina
molto particolare. Facciamo scontrare le nostre pedine… in un duello. Un magnifico duello. » (4)
Shura tremò. Cloud fu l'unico ad accorgersene. Tremò, piegata sotto il peso di verità appurate,
così inscalfibili da apparire monolitiche. Per la prima volta ne vide la fragilità. Shura non poteva
far nulla… solo lui ora poteva proteggerla, come aveva fatto tante volte con Aerith e Tifa.
A ripensarci… si era affezionato più di quanto volesse ammettere.
« Non temere. Vado io. »
« Cloud… », lo guardò, il viso carico di sollievo e preoccupazione.
« Ottimo bel tenebroso! Era ora ti facessi avanti! »
Alle spalle, Cloud udì un passo e nell’iniziale dubbio la voce di Sora stagliarsi decisa.
« Shunsui! Se vinciamo cambierete idea? Verrete con noi? »
Lui e quel buonismo di facciata, riemersi da un buio senza fine, così da salvarlo assieme ai fidati
amici. Irritante. Il Fyrir lo fissò nascondendo il medesimo sdegno, sfumatura che Sora non avrebbe
potuto cogliere.
« Divertente Prescelto del Keyblade. Uhm… la cosa inizia a farsi più interessante. In ogni caso due
avversari non saranno un problema per lui. »
Con quelle ultime parole, Cloud si augurò di vedere Sora calpestato. Ancora e ancora.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Sciocca.
Redimere? Shunsui, qualunque altro Freja… con quale presunzione…
Fuggii poco prima dello Scisma… non assistetti a quella discesa nella follia…
Una parte di me… sperava che il loro sacrificio fosse servito a… a tenerci tutti uniti…
Mentre l’altra… sapeva…

Quale presunzione… credevo davvero bastasse mostrargli Sora per… per…
Egoista.


Il profilo dell'aeronave si stagliava via via più netto, l'antro di una caverna, oscura voragine dove
gli eroi si apprestano a combattere il mostro. Shura era la loro guida, la loro protezione, il loro
legame, eppure si trovava così, prigioniera di una rete mentale, mentre Sora e Cloud davanti a lei
seguivano Shunsui, davanti… a proteggerla.

Sono così prevedibile? Nelle mie ferite, nella verità dietro esse? Persino Shunsui…
Kugo e Askin cosa avrebbero fatto? L'avrebbero schiacciato… senza freno alcuno…
Quante volte mi hanno detto di lasciar perdere? Eppure, anche di fronte a questo non…
Non rendere vano il sacrificio di nessuno… il fatto che sia ancora viva…
Ah… eccomi… ancora in bilico…


L'aria si fece fredda, un buio improvviso calò su tutti loro. Udiva i passi riecheggiare nei corridoi
della Katen Kyōkotsu (5), rischiando a volte di incappare… come allora fra i meandri dell'Hlif,
dopo la morte di Rin e Yukio… e nell'eco dei passi, presente e passato si confusero.

Erano forti… ma non abbastanza da sopportare il peso dell'Immortalità.
Dopo cent'anni… Mephisto li aveva uccisi, il loro ultimo desiderio. Solo lui era riuscito a…

Annegare, soffocare dentro una gabbia fatta di stanze senza porte e finestre…
Non era riuscita a fare altro, non riusciva a fare altro…
Lacrime, lacrime, lacrime… il corpo… il corpo si era ribellato trovando la forza di muoversi, senza pensieri,
il Cuore chiuso, fragile come un cristallo.
L'aria della fortezza era deleteria, rarefatta… uscì e il Cuore respirò il profumo della sera, la notte volgere
dolce nel cielo della nuova casa, luogo che alcuni avevano iniziato a chiamare Hlif, Rifugio.
Un rifugio contro cosa?

« Ehi Shura! Vieni! Siediti con noi! »
Una voce allegra, leggermente macchiata dall'alcool… le vide, forse per la prima volta, raccolte attorno a
un falò, chi con del sake, chi con del latte, chi con una tisana. Kukaku, Yoruichi, Orihime… appartenevan o
allo stesso Mondo. Erano molto unite.

« Brindiamo! Brindiamo a quei ragazzi! -
La voce di Kukaku giunse roca, impastata dal sake, eppure, Shura si ritrovò a sorridere, il Cuore leggero,
risanato dalle ferite. Non inutili condoglianze, ma un invito a vivere, anche per Rin e Yukio, soprattutto per
loro.
Così levarono i calici, verso il cielo di una nuova casa.
Shura ne ebbe la certezza… Kukaku, Yoruichi, Orihime… loro quattro. Insieme per sempre.

Poi tutto era cambiato.
La Seconda Venuta dell'Oscurità. Il Ragno. Il Corvo.


Un brivido la scosse, impercettibile. Si chiese perché quei ricordi fossero riemersi proprio ora, forse
un preludio, preludio a ricordi più importanti, per lei, Shunsui, per Sora e Cloud. Un passo poi un
altro, una piccola anticamera, la porta oltre cui sarebbe apparso; un uomo, un pericolo per Sora...

… è come Rin.
No, non può farcela, non qui, non ora, non contro…


« Sora…! Lascia stare… fai andare Cloud! »
Il ragazzo si voltò, le mani intrecciate dietro la nuca, l'inconfondibile sorriso a illuminarne il viso.
Una Luce fuori posto.
« Non temere. Ho salvato molti amici dal buio. »

Ma non dal nulla.

Un pensiero imprigionato, soffocato da un grattare metallico.
La porta aperta…
Di nuovo non era riuscita a salvare nessuno.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Un ingranaggio rotto. Mai aveva provato una sensazione così malsana, logorante. L’ingranaggio
rompendosi l'aveva fatto sprofondare in un abisso umido, materico e senza fine. Non aveva visto
più nulla, non avevo sentito più nulla, come se quell'abisso avesse eretto attorno muri spessi e
impenetrabili. Qualsiasi cosa ci fosse oltre, era oscura, senza senso e logica. L'odore, solo l'odore
era riuscito ad arrivare… morte… e la Mente l'aveva rigettato, il Cuore era fuggito e con essi quelli
di Donald e Goofy. Aveva udito la voce di Namaari, dell'altro Fyrir, Shunsui, e poi di Shura e
Cloud… ovattate, distanti, come se l'abisso fosse stato labile come un oceano profondo.
La proposta di Shunsui però era arrivata nitida, come se una lancia avesse perforato quelle stesse
profondità. Un duello come tanti altri. Sora ne aveva afferrato ogni sillaba, era rimesso portandosi,
trascinando Donald e Goofy su sentieri conosciuti. Una proposta, no… la certezza di poterli
salvare; vincendo Shunsui e il misterioso combattente sarebbero venuti con loro, nel vedere il
proprio desiderio realizzato Shura avrebbe ritrovato gioia, giacché più di tutti riponeva speranza
in lui, nella sua Luce.
La Luce aveva brillato ancora una volta e ora continuava a splendere fra gli stretti corridoi
dell'aeronave. Risplendeva su Donald e Goofy, su Shura, sfiorando appena Cloud e Shunsui.
Di più non poteva fare, non ancora. Stringeva il ciondolo di Kairi per non voltarsi, per non
percepire l'orrore dietro di sé, per sentir speranza… certezza. Kairi l'aveva costruito con conchiglie
di Thalassa, prima della partenza dalle Destiny Islands. Un dono prezioso, più di quanto mai
avesse immaginato.
All'improvviso Shura lo implorò di lasciar perdere, di far andare Cloud… ma poteva Cloud
salvarla? Così freddo, distaccato…
No. Solo lui poteva salvarli tutti… salvare sé stesso.
Teneva il ciondolo fra le dita, affievolendo un sussurro strisciante, un mormorio distante e
inumano. Qualcosa si agitava, distante, qualcosa a cui non guardare, non quando l’unica cosa
da fare era guardare alla Luce, calda, sicura, avvolgente.
Eppure… una volta era sprofondato nell'Oscurità… per salvare Kairi era diventato un Heartless;
nella lunga lotto contro Xemnas e la Prima Organizzazione, vi erano stati momenti di vuoto…
dove il potere delle Fusioni… il potere delle Fusioni non aveva funzionato correttamente. (6)

Un pizzico di Oscurità… a cui mai hai guardato… c’era troppa Luce prima…
Se non puoi salvare gli altri… cosa ti rimane?

Oscurità primordiale, selvaggia.


Strinse più forte il ciondolo, la porta s'aprì. Rivolse un'occhiata a Cloud, ma egli non lo degnò di
uno sguardo, solo una frase fuoriuscì dalle labbra, un avvertimento, un ordine.
« Sta attento. »
Un'ampia salsa si estendeva circolare e vuota, un freddo costituito da pannelli lisci in metallo
scuro, entrando l'aria stessa pare congelata in una strana immobilità. Shunsui raggiunse rapido
il lato opposto, canticchiando un motivetto senza parole, facendosi strada dentro un piccolo
anfratto nella parete, una penombra dove due pannelli erano stati rimossi. Sora intravide i contorni
di una stanza e ad essa emerse un uomo seguito dal Fyrir.
Un semplice uomo.
Rivolse qualche parola a Shunsui, troppo piano perché qualcuno potesse capire, dirigendosi lento
verso il centro della sala, lo sguardo puntato su lui e Cloud, come se gli altri non esistessero.
Un semplice uomo.
Pelle scura, barba e capelli corti e curati, alto come Cloud, il fisico tonico seppur asciutto, piedi
nudi, pantaloni e maglia bianchi e larghi di un tessuto simile al lino. L'insieme creava un perfetto
contrasto con l’uomo Immortale.
Furono però gli occhi a colpirlo, a gettarlo in una fredda confusione, a fargli risentire il rumore
stridente di un ingranaggio rotto. Nonostante la luce della sala, essi erano ridotti a due pozze nere
in cui nulla pareva riflettersi.

Un semplice uomo.



(1) La scena è il proseguo di quanto visto nel Capitolo 2, quando Cloud di partenza dai Confini,
rivive il flashback del ritrovamento della spada di Zack fuori dalle mura di Radiant Garden.

(2) La distribuzione del Mondo di Bleach (così come di FMA e Blue Exorcist) e la rinascita dei pg
sopravvissuti come Fyrir avviene dopo la fine del manga e del mio finale alternativo. È normale
Shunsui non abbia più l'occhio destro. I fiori di ciliegio sono un omaggio all’haori originalmente
indossato dal personaggio.

(3) In senso temporale questo ultimo miniarc si svolge leggermente dopo la conclusione dei
precedenti. Considerato l’atteggiamento di Kugo, Askin e gli altri nei confronti dei Herja, tutti
loro hanno semplicemente ignorato la richiesta di Shunsui, ben sapendo la sua natura di Herja.

(4) Come Okoku e Naraku nel Mondo di Oceania, oppure il più recente fra Mephisto e Iblis nel
Mondo de Le Follie dell'Imperatore.

(5) Katen Kyōkotsu: nel Manga Bleach la katana (Zanpakuto per gli Shinigami) di Shunsui.
Il Bankai (in sintesi la trasformazione della stessa) in uno stadio somiglia all’iconografia
giapponese del pino. L’aeronave stessa viene paragonata a un pino bruciato.

(6) Riferimenti ad eventi presenti in Kingdom Hearts I e II. Non posso dire altro, tranne che le
Fusioni sono una delle meccaniche di combat presenti nel Secondo Capitolo. Chi conosce la Saga
avrà capito a cosa mi sto riferendo...



Angolo Autrice:

Ammetto di aver visionato molto questo capitolo soprattutto per i dialoghi e i pensieri dei personaggi. Certe verità dovevano venir fuori visto che tutti hanno subito una bella batosta. Ammetto che pure qui sono stata indecisa fino circa l’Herja da inserire, sapevo sarebbe stato tratto da Bleach (lo stesso Mondo di Kugo e Askin). Alla fine, la scelta di Shunsui si è rivelata azzeccata; nell’opera originale si dimostra tanto spensierato con gli amici quanto brutale coi nemici. Meno male che qui a finirci di mezzo è stato l’oak.

Vi starete chiedendo chi sia questo semplice uomo; pensavo di rivelarlo come plot-twistone finale, però tenervi sulle spine è altrettanto bello. Piccolo indizio; appartiene a un videogame.

Non dimenticate di lasciare un bel like per continuare a sostenere questa storia.

Un abbraccio forte a tutti i silenti lettori e recensori,

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** 26. Artificial Vacuum ***


26. Artificial Vacuum



Distorto… vi era qualcosa di distorto nell'aria, qualcosa in grado di mutarla, rendendola
rarefatta, malsana. I pensieri si facevano più lenti e pesanti. Quell'uomo, quel semplice
uomo, nello sguardo una vuota curiosità, nel corpo una controllata tensione, quasi fosse
pronto a scattare, ad azzannarlo… azzannarlo? Rise nervoso, una risata silente dentro di
sé. Azzannare, non l'aveva mai pensato di nessuno, nemmeno dei più temibili avversari,
nemmeno quando con sembianze leonine aveva combattuto accanto a Simba, nemmeno
contro l'Oscurità più profonda. Quell'uomo…

Cos'è?

« Io sono Sora. Piacere di conoscer… », la frase morì, la mano tesa sul nulla.
Un gesto del genere gli era forse estraneo, distante? Cloud non disse nulla, continuava
a fissarlo a sua volta, in attesa di qualcosa che Sora non riusciva a cogliere.
L'uomo cominciò a muoversi, un cerchio lento attorno a loro, un predatore pronto a
balzare oltre la boscaglia. Una pantera in vesti bianche… quale ironico contrasto.
« Uno dei Prescelti. Custodi del Keyblade. Shunsui mi ha accennato di voi, della vostra
Missione. »
Una voce profonda, immersa in una calma irreale e piatta.
« Ah! Ne sono felice! », esultò come se da quelle semplici parole potessero scaturire
una normale conversazione.
« Ti esalti con poco ragazzo, ma noi siamo qui per altro. »
La frase giunse quasi da dietro, da un angolo cieco. Un dettaglio che lo turbò più di quanto
si aspettasse. Non c'era nulla, nulla a cui aggrapparsi, doveva scavare, scavare… mentre
Cloud era lì, imperturbabile.
« Un duello sì », si affrettò a dire, ma il resto morì, soffocato nella gola.
Istanti e l'uomo tornò nella sua visuale, nessuna emozione traspariva nel viso curato,
in esso però vi era altro. Cosa non seppe dirlo… ed ecco un secondo appiglio perso, per
tutti, per lui.
« Uno spadone in bella vista », indicò rivolgendosi per la prima volta a Cloud, « una
Chiave celata fra i sottili veli del Seior. Io non ho nulla come vedete. Dobbiamo porci
sullo stesso piano. Niente armi. Niente magie. »
« Capisco. Per me non c’è problema », così dicendo Cloud posò Fenrir sul pavimento.
Nessuna incertezza nel tono, in un gesto tanto semplice e giusto.
Già… cosa c'era di sbagliato nel lasciare StarLight? No. Per Sora non era altrettanto facile.

Come potrai raggiungere il Cuore?
Salvare il Cuore da cosa? Da cosa?


« Va bene… prometto di non evocare il Keyblade. Però mi stupisco, Shunsui ti ha parlato
di noi, perché chiami i Keyblades armi? Le Chiavi »
« So cosa sono in grado di fare. Ma qui devi adattarti. »
Provò a replicare ma l'unico suono che udì fu il proprio silenzio. Non c'erano possibilità…
no, dove il Keyblade non arrivava sarebbero state parole, parole dettate dal Cuore a far
breccia. Eppure, qualcosa non tornava, celato nella strana distorsione.
Fu Cloud a proseguire, tracciando una linea distante, estranea a ogni tentativo di
avvicinamento.
« Le condizioni di vittoria? »
Nel rispondere però l'uomo continuò a fissare lui. Sora avvertì il senso di inquietudine
aumentare, mischiarsi alla perdita. No… aveva affrontato nemici, Heartless ben più forti,
eppure...
« La resa. Combatteremo a mani nude… nel caso qualcuno non l'avesse capito. »
L'uomo fece alcuni passi indietro, permettendo a entrambi di mettersi in posizione.
In un'istintiva titubanza, Sora alzò i pugni, un vago tentativo di imitare Hercules.
La sicurezza vacillò, una crepa impercettibile. L'ultima volta che aveva fatto a pugni
risaliva al primo anno di elementari, i soliti bulletti a circondarlo all’uscita da scuola;
era stato Riku, il bambino arrivato da un'altra città a mettersi in mezzo, a salvarlo.
Il loro primo incontro… poi il ricordo si ruppe distrutto da uno scatto, improvviso e
violento. L'uomo fu su di lui, la pantera scattata oltre la boscaglia. Lo stomaco si contorse.
Dolore nel corpo, nella mente. Si ritrovò in ginocchio, il respiro mozzato, il battito a mille…
eppure, riuscì a guardarlo, gli occhi fissi nei suoi. Fu come riflettersi in uno specchio nero,
nel fondo il debole riflesso del cielo.
Un cielo imprigionato in mare oscuro e vuoto.
Tremò.
Vide Cloud farsi avanti; un breve, veloce scambio di colpi, un assaggio per comprendere
le rispettive forze. Ora Sora lo vedeva di spalle, infine l'attenzione ricadde sull'uomo.
Probabilmente non aveva mai smesso di fissarlo. Mai.
Nel nulla una vibrazione mosse il buio dei suoi occhi, come se il predatore avesse fiutato
la preda ferita.
« Se continui così non riuscirai neanche a sfiorarmi. Una lotta per la vita… ecco dove sei,
ficcatelo bene in testa. »
Parole a graffiare la mente, a lacerare i pensieri.
Non aveva senso, nulla aveva più senso… ma da lì non poteva scappare.
« Tu… chi sei?! Chi diavolo sei?! »
Odio.
Per la prima volta l'odio avvolse la voce.
In fondo al Cuore l'Oscurità vibrò selvaggia.
L’uomo socchiudere gli occhi, lasciando che lunghi istanti scavassero un abisso.
Un respiro teso, impercettibile, quasi non fosse più abituato a quella semplice domanda.
« Akshan. Mi chiamo Akshan. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Un uomo. Un uomo normale.
Era impossibile. Era proibito.
Shura aveva continuato a fissarlo chiedendosi come fosse possibile.
Eppure, egli era lì, integro, sopravvissuto ai pericoli che la Vera Oscurità imponeva.
Era lì, immerso nel nulla. Ecco, il maggior pericolo per Sora.
Il Custode rimasto a terra, incapace di reagire, inghiottito da una confusione lacerante, e
in essa la voce era mutata, macchiandosi di qualcosa che mai gli era appartenuto. Dietro
Shura avvertì Donald e Goofy tendersi, soffocare il desiderio di raggiungerlo, un'occhiata
di Shunsui avrebbe frenato anche il minimo passo.
Anche lui non aveva smesso di contemplare l'uomo, Akshan, lo fissava, un cenno di sorriso
sulle labbra. Cosa li legava? La domanda continuava a torturarla. Non capiva, avvertiva
soltanto il senso di inadeguatezza aumentare, l'incapacità di agire. L'aria era tesa, pregna
di una violenza sconosciuta e senza senso… no, l'aveva già vista… in Mondi disperati,
prima che i Hwergh ne divorassero il Cuore… ma qualcosa non tornava, mancava un
pezzo…
« Come hai fatto Shunsui? È sbagliato… non »
« Dovrebbe essere possibile. Lo so, ma ogni tanto i miracoli oscuri accadono. »
Nel dirlo rimase così, le braccia conserte, il mento leggermente alzato, un moto d'orgoglio
a sfumare la voce. Infine, si volse a guardarla ma lo sguardo volgeva indietro, a ricordi
a lei estranei.
« Uomini, Dei… nessuno può esistere al di fuori del proprio Universo. Tutti sono
interconnessi al Cuore del Mondo. Se il Cuore viene divorato allora tutti sono destinati
a perire con esso. Provammo a salvarli all’inizio, ricordi? Trasportandoli sulle aeronavi,
ma furono sempre viaggi brevi, l'Oscurità finiva sempre col trovarli. Creando i Confini
avete occultato la Luce di quell’Universo per proteggerlo quando l'Oscurità sarebbe
tornata, avete creato gli Shrapenls così da permettere un viaggio sicuro. Fu Ed a concepirli
e in qualche misura ne condivise i principi col fratello Alphonse. Dopo lo Scisma proteggere
i Mondi da un'Oscurità più forte e affamata era impossibile. Così Alphonse trasse ispirazione
da quelle idee, le amplificò, raggiungendo vette mai toccate da nessun Smida. Costruì un
Mondo artificiale, ne divenne il Cuore, la coscienza mutò connettendosi a infiniti Universi.
Una tela a cui ognuno di noi può accedere. Salvi solo i Cuori più forti, urlanti mentre
l'Oscurità ne divora i Mondi. »
Shura sgranò gli occhi. Ricordava bene quando, ai Confini, Edward li aveva riuniti per
discutere il progetto di Alphonse, chiedendo una loro sincera opinione. Un supporto
unanime, gli aggiornamenti in merito però erano stati pochi e sporadici, complici la
Missione, l'attanagliarsi di ombre e la riservatezza del ragazzo. Che Shunsui fosse
coinvolto fino a quel punto era straniante… no, doveva esserci altro.
Attese, isolandosi dal resto, persino dalla sofferenza di Sora.
« Un rifugio occultato, scremato da ogni pericolo. Una casa per Cuori disperati…
Alphonse pensava bastasse per far rinascere Luce, costruire nuove civiltà. Eppure,
nessuno, nemmeno un Herja come me, poteva immaginare cosa sarebbe accaduto.
Quale tragedia! Senza più il pilastro a reggerli, il Cuore dei rispettivi Mondi, i poteri si
trasformano… diventano maledizioni. Mutano, logorano, fanno impazzire… ed ecco
uomini calpestare divinità cadute, i buoni diventare cattivi e viceversa. Ogni peccato, ogni
aberrazione regna ormai su una landa grigia, squassata da dolore e sofferenza. Chi non
cede diventa vuoto. Un Cuore vuoto non attira Oscurità… dunque eccoci… io e Akshan. »

Vuoto… una lucida follia… un Herja come te…
Kukaku, Yoruichi, Hime… il vostro sacrificio…


In quel pensiero tornò a guardare Sora, a fissare l'uomo intento ora a fronteggiare Cloud.
Negli occhi di Akshan, sentì la chiarezza dissipare il turbamento, lo stesso che l'aveva colta
alle soglie della sala. L’uomo era di quanto più distante il Prescelto avesse mai affrontato…
non poteva vincere, l'unica possibilità avrebbe richiesto uno sforzo tanto nell'Anima,
quanto nel Cuore. Poteva aiutarlo, ma l'unico modo era combattere il suo personale duello,
con Shunsui, cercare verità dietro un racconto così dettagliato.
Il tempo dell'Hlif si palesò, ricordò come Shunsui avesse sempre rivolto una parola
gentile, riservando qualche gesto in più a Kukaku, Yoruichi e Hime, dato che appartenevano
allo stesso Mondo.
Sì… aveva sempre orbitato attorno a loro, silenzioso, camminando ai margini di quella
luminosa amicizia.
Nel ricordo parole sorsero, rivolte a lui, ormai così distante da ciò che lei era stata, da ciò
che era riuscita a preservare.
Una domanda, l'unica possibile.
« Se anche non provi nulla… perché l'hai portato via? Cos'è per te Akshan? »
Shunsui sorrise, lo sguardo dolcemente in avanti.
« Godiamoci lo spettacolo… avrai la risposta a tempo debito. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Mai…
Mai aveva provato una sensazione simile.
Combattere aveva sempre assunto diverse sfumature; la gioia insieme a Zack, fra le
sporche e inquinante strade di Midgard, in cima alle mura e ai bastioni di Radiant Garden;
dedizione e rispetto sotto la guida di Shura; odio ogni volta che Fenrir incrociava Masamune.
Ora era diverso, totalmente diverso. Niente armi, niente magie o Seior. Quell'uomo era
preciso, brutale… una bestia fredda. Cloud lo avvertiva, colpo dopo colpo, immerso in
una danza violenta, essenziale, libera da ogni ideale o motivazione.
Il mondo era sigillato dietro di loro, nell'aria si respirava un malsano piacere.
La perdita… ecco cosa li accomuna, cosa faceva camminare entrambi sul filo di un rasoio.
Silenziosi ma vicini. Infine, avvertì infine un muro invalicabile, oltre cui si udiva lento
il gorgoglio di un baratro. Capì. La perdita di Akshan toccava corde sconosciute,
egli combatteva con la stessa facilità con cui mangiava e respirava.
Una lotta per la vita, proprio come aveva detto a Sora, un tempo forse era esistito
altro, adesso vi era solo un deserto di cenere.

Va bene così…

Il piacere si mescolò alla certezza. Era arrivato al capolinea. Non poteva, né voleva
andare oltre. Preservare il ricordo, le sensazioni, l'essenza di Akshan.

Mentre tu non hai ancora capito…

Si volse a guardare Sora, ancora immobile, distante, come se dalla cima d'una montagna
cercasse di mettere a fuoco la cruenta battaglia a fondovalle, di dare ordine a un silente
caos, ma la ricerca disperata non avrebbe portato a nulla.
Il ragazzo lo fissò, nello sguardo improvviso ripose in Cloud ogni speranza.
L'irritazione lo morse, fu sul punto di mutarsi in una rabbia cieca e senza senso,
cancellando la bella e oscura parentesi. No, non poteva permetterlo, giacché il suo
compito era finito.
Si rivolse ad Akshan, abbandonando ogni atteggiamento ostile. L'altro fece lo stesso
incuriosito, forse intuendo l’immediato svolgersi gli eventi.
« Mi arrendo. È stato bello lottare con te. Grazie. »
« Sei stato un degno avversario Cloud Strife », e per un attimo in lui brillarono la fierezza,
l'ombra di una vita passata, del proprio Mondo, forse di un amore perduto, quando il buio
tornò fece un breve inchino, « meriti una mia resa. Ora siamo pari. Tutto verrà deciso fra
me e Sora. »
« Non chiedevo di meglio. »
Si girò, a parte Shunsui tutti lo fissavano attoniti. In Shura vi era però una strana pace e
tanto gli bastò. Raccolse Fenrir, Sora era ancora lì… calpestarlo… ancora e ancora… ad
Akshan sarebbe toccato il colpo di grazia.
« Per rispondere alla tua irritante domanda. Sephiroth mi ha portato via la persona più
cara. Zack Fair era come un fratello. Ecco perché lo ucciderò », si sporse in avanti,
osservandone lo sguardo mutare, « la perdita di Akshan è più profonda. Non c'è
nulla che tu possa fare. »
S'incamminò ignorando tutto, il divertimento di Shunsui, la muta comprensione di Shura,
la silente rabbia in Donald e Goofy.
Riemerse come un naufrago dall'aeronave, inspirò l'aria densa e solo allora il dolore lo
invase, accompagnato da un lieve retrogusto metallico in bocca. Akshan ci era andato giù
pensate.

Una lotta per la vita…

Sopra l'Oscurità ribollì. Strinse l'elsa di Fenrir e nel gesto comprese quale fardello
portassero i Fyrir, un piccolo ma gratificante tassello. Anche di fronte ai Hwergh, Cloud
era certo di poter trafiggere bestie enormi, tagliere le ombre più veloci, infiammare sciami
infiniti e viscidi senza difficoltà. Ancora una volta il Seior sarebbe venuto in soccorso, ma
non abbastanza da permettergli di chiudere il Varco.
Ripensò a Shunsui, quando aveva nominato il viaggio definendolo ultimo, ripensò al velo
di malinconia sul viso Shura, un velo attaccato a ogni Immortale.
E il Cuore si riempì di tristezza.



Angolo Autrice:

Eh, sì… l’uomo misterioso è proprio il mio caro Akshan (League of Legends). <3 L’aspetto differisce un po’ dall’originale, i capelli rispecchiano più skin Cyberpop. Un po’ mi è dispiaciuto togliergli chioma fluente, ma era un cambiamento necessario.

Ci tenevo tanto a riprenderlo, essendo un personaggio di cui ho già scritto nella fanfic Along the Death mi era più semplice immedesimarmi. Per quanto riguarda il Mondo Artificiale descritto da Shunsui, questo appare già nella mia precedente raccolta Addicted to the Madness , forse chi l’ha letta all’epoca la vedrà ora sotto una luce diversa.

Il mondo di League of Legends compare per la prima volta in un flashback di Kugo assieme a Kukaku nel primo miniarc, dove i due si trovano nella regione di Ionia.

Detto questo un abbraccio a tutti <3
Non dimenticate di lasciare un like a questa e altre storie <3

Alla prossima Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** 27. Ascent and Oblivion ***


27. Ascent and Oblivion



Tutto stava appassendo. Lo sentiva nel Cuore, lo sentiva nell'Anima, nel respiro che
inondava i polmoni in un turbinio di frammenti secchi, nel corpo tremante, nelle ossa
fredde. Tutto era perduto, smarrito con una facilità disarmante, come fosse iniziato,
come si fosse giunti a quel pesante e logoro epilogo Sora non riusciva a ricordarlo.
Una certezza però covava gelida e viscida in Akshan, nello sguardo annacquato simile
alle limacciose acque di un pozzo in rovina… già, era proprio come guardare in un pozzo
abbandonato, se avesse fatto cadere un sasso avrebbe udito l’impatto con la superficie, ma
il fondo… non esisteva un fondo, proprio come aveva detto Cloud. Tutto era avvizzito…
in lui e in Akshan. Dopo il pugno l’uomo non aveva mosso un dito, non certo per pietà,
semplicemente non ce n'era bisogno. Si limitava a fissarlo in silenzio e tanto bastava ad
annichilirlo. Ebbe la tentazione di voltarsi, Shura, Donald, Goofy erano dietro di lui, ma
anche compiendo quel gesto estremo non avrebbe visto nessuno. Akshan aveva inghiottito
tutto, o forse era colpa sua se i pezzi erano caduti uno dopo l'altro? La verità restava in un
angolo oscuro, rivelarla non era possibile, poiché essa si reggeva su pilastri di carta.
Akshan lo fissava, in attesa che sorgesse in lui, sarebbero bastati un’occhiata, un
movimento, una parola… eppure Sora restava immobile, solo così poteva preservare
la Luce senza cadere…

… nella disperazione di aver fallito, di non poter fare nulla…

Un brivido violento e Akshan si inginocchiò, si tese soverchiandolo, una posa
diametralmente opposta; in equilibrio sulle punte dei piedi, i gomiti poggiati sopra le
ginocchia, le dita a sfiorare il pavimento, l'abito a ricadere in pieghe ampie e perfette.
Un predatore… un predatore pronto ad azzannarlo lentamente. E in quel pensiero, in
quell'immagine sfocata, la sentì… trascinata dall’angoscia e dalla disperazione, emersa da
un gelido tuffo al Cuore… sentì l'elsa di StarLight, ne intravvide il metallo spento avvolto
dall'invisibilità dettata dal Seior.

No… la Luce deve emergere ancora… per tutti…
Per te…


Uno scatto breve, nervoso, come un animale messo all'angolo. Le mani tremavano, la
catena del Keyblade tintinnava frenetica contro l'impugnatura, la punta sfiorava il candido
abito di Akshan al centro del petto, eppure, l’uomo non si mosse. Nella monolitica
immobilità un respiro più intenso, pregno di delusione. Delusione?
« Quanta arroganza. Una Chiave non ti dà il diritto di salvarmi. Ancora non l’hai
capito? »

Inutile…

La rabbia esplose come una ferita, come sangue incisi nel terrore. Nessuna Luce si
materializzò dal StarLight, eppure Akshan lo strinse con una forza tale da bloccarlo.
Accadde in un istante, un istante violento e brutale. StarLight si conficcò nel petto,
trapassò la carne. Sora rabbrividì mentre un suono rivoltante stritolava ogni pensiero,
così distante dalle melodie con cui aveva liberato innumerevoli Cuori. Imperturbabile
Akshan chiude gli occhi e il buio inghiottì anche lui.
Nulla.
A lungo vi fu solo il nulla, poi un tripudio di dolore saettò contro Sora, fitte traboccanti
del rosso del sangue, da urla nere e disperate, da cieli viola rigurgitanti Vera Oscurità,
mai così famelica e aberrante. Frammenti, schegge a ferire occhi e Mente, in quel tumulto
il Cuore cadde dentro un pozzo di rovente petrolio.


Un deserto grigio e freddo. Ormai non conosceva altro.
I dolci, caldi colori di Shurima… morti. Morti.
Il paesaggio non faceva parte del suo Mondo… il suo Mondo era stato divorato.
Divorato… che strano, eppure non riusciva a immaginare altro ripensando all'inferno.
Vuoto… no, peggio del Vuoto.
Rise e ogni emozione morì. Jxxx era morto. Nel pensiero il Cuore avvizzì. (0)

Giunse la sete… estenuante, maledetta.
Giunse la fame… terribile, raccapricciante.

Questo è il sangue… questa è la carne…

« A volte qualcuno blatera di essere un Dio. Un Vero Dio. »
Una gabbia. Già… era stato catturato, rinchiuso come un animale. Un animale.
Nel dormiveglia rivede il sole di Shurima… poi tutto si dissolse e nel torrido presente rivolse un
cenno a quel vicino particolarmente loquace, a cui un po’ era grato.
« Quelli così fanno la fine peggiore… ogni tanto sento ancora le loro urla ... »
Ricordò gli scheletri al limitare del deserto morente, qualunque fosse lo scopo di quel Mondo, gli Dei
esterni, caduti, non avevano alcun potere su esso, potevano essere intrappolati, torturati secondo i
capricci degli uomini. Per Jxxx sarebbe stato un palcoscenico meraviglioso.
« Sei fortunato Akshan. Una bellezza immutata… di certo riceverai altre attenzioni. »
« Già… immagino sarà così… »

Almeno potrò ammazzarli…

Questa è la carne… questo è il sangue…
Qui siamo ombre.

Eppure, mi chiedo se esista qualcuno… qualcuno…


« Oh! Riesci a vedermi? Interessante…»
Ed egli apparì, oscuro e luminoso al tempo stesso.

« Beh, ora posso dirtelo, sono stato io a trascinarti qui. Odiami pure, non mi offendo. »
No. Persino quel folle Mondo era diventato indifferente.
« Ormai è troppo tardi. Via. Portami via, ti chiedo solo questo. »
« Desiderio curioso. E sia. »

« Come ti chiami? »
« Shunsui… Kyoraku Shunsui. »



Akshan riaprì gli occhi. Sora riemerse, il respiro bloccato, la gola contratta.
StarLight scomparve, StarLight… venuto in soccorso in uno dei momenti più bui al
Cimitero dei Keyblade, per questo l’aveva scelto fra tutte le Chiavi. Nella realtà sbiadita
qualcosa risalì lo stomaco, invase la bocca con una forza tale da piegarlo in due. Vomitò.
Un grumo, nero come il petrolio e così ogni fragile, inutile certezza si ruppe; lo Shrapenl,
il ciondolo di Kairi, Shura, Donald e Goodfy… tutto appariva freddo e lontano.
« Akshan tu… »

Non vuoi essere salvato…
Nemmeno da chi come te gli offre la Luce… è Luce…
Non gli Heartless, non Ansem, Xemnas o Xehanort…
È stato un uomo, un semplice… ridicolo uomo a schiacciarti!
Niente. Non sei niente.


Ti odio…
Sei mio…


Un giallo famelico invase gli occhi, si ammassò nel cervello, nel Cuore.
E l'ultima cosa che udì fu il grido disperato di Shura.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Accadde in pochi istanti. Era raro figurarsi gli istanti in una vita scandita nell'eternità,
eppure, anch’essi potevano tessere il cambiamento, brevi come soffio di vento, potenti
come uno tsunami. Tutto si aspettava Shura tranne un abisso così logorante.
Nell’abbagliante consapevolezza tese Cuore, Anima, ogni fibra del suo essere.

Sora!

Lo vide cadere a terra e il pensiero la trafisse, sanguinare appena il grumo si riversò sul
pavimento. Lo Shrapenl… non riusciva più a percepirlo, ombre improvvise e nefaste
l'avevano occultato. Istanti ed esse eruttarono soffocando Sora, annullandolo.

Non di nuovo…


Le visioni di Riza… dell'Oracolo erano frammenti di futuri più complessi.
I Sigilli si erano spezzati come previsto… la Seconda Venuta dell'Oscurità…
Eppure, nemmeno le profezie avevano previsto una simile malvagità… un’Oscurità guidata da due
uomini, specchio corrotto dei Fyrir.

L'impossibile poteva essere infranto.
Ancora una volta il male si abbatteva su di loro, sull’Hlif, la loro casa…
Si erano rifugiati nella fortezza, deboli, perduti nel corpo e nello spirito. Molti avevano riportato
gravi ferite, Ichigo, Shunsui Roy più di altri.
L'aria non era mai stata così densa, ne ricordava perfettamente l'odore; qualcuno stava per morire…
come Rin, come Yukio… lei… già, in fondo solo così poteva salvare tutti… salvarle…

- Ehi! Dove stai andando? -
- Fermati subito Shura! -
La superarono, leggiadre e sicure. Al limitare del portone principale vide l'inferno pronto a irrompere,
ora macchiato di Luci… tre soavi lumi…

Kukaku, Yoruichi, Hime…
Questa è la vostra decisione? Ben prima di me… sì, è così…


Ma il Cuore si chiuse nella disperazione.
- No! Kugo, Askin… avete promesso di aspettarli! Hime… Ichigo non... ! - (1)

Il vostro amore… non può svanire…

Si voltarono, le armi a risplendere magnifiche fra le mani, i visi sereni, senza rimpianti…
Così quell'ultimo pensiero rimase intrappolato nei recessi della mente.
- Capiranno Shura… -
- Vivi… devi vivere… -
- Vai da loro… troverai una nuova casa. -

Non di nuovo… non voi…

Corse, ma braccia forti la trattennero. Un muro di luce irruppe in un suono cristallino spezzando il
marmo con la precisione di mille coltelli. Un istante e nulla rimase se non il Seior puro, vorticoso,
lontano da ogni pericolo. La fortezza… un frammento dell'Hlif ormai perduto.
Erano salvi, ma nessuno parve accorgersene.
Cadde in ginocchio, accanto Shunsui rimase in silenzio, contemplando il vuoto attorno a sé, dentro
di lui. Fra le lacrime Shura udì soltanto l’urlo disperato del Cuore.


Non di nuovo...


Scattò e Shunsui con lei, nel viso un impercettibile tensione.
Il buio si palesò, lì dove c'era Sora apparì, un'ombra nell’ombra, irta su quattro zampe
come una belva pronta a balzare, gli occhi gialli e impressivi. Attorno un turbinio di
violacee sferzava l'aria. Eppure, nonostante la corruzione portata dall'Oscurità, un
Heartless?, Shura lo percepì… Sora era lì da qualche parte.
Chiuse il Cuore.
Istanti.
Oltrepassò il piccolo vortice, si tese delicata poggiando una mano sulla schiena del
ragazzo. L'ombra urlò, un urlo agghiacciante e spettrale mentre il corpo veniva trascinato
delicatamente in basso. Estirparla… avrebbe determinato effetti ancora più nefasti.
No… era la battaglia di Sora, solo di Sora. Una lieve pressione e l'ombra fuggì nel terrore
di morire, rifugiandosi in anfratti del Cuore a lei invisibili.

Sì… sei salvo…

Nelle lacrime, rivide lo Shrapenl brillare, terso al centro del petto, un lume prezioso e
insostenibile. Disteso a terra, incosciente, Sora era lì, ma la corruzione non aveva lasciato
scampo. I capelli avevano assunto le nere sfumature di una notte senza stelle, la pelle
appariva diafana e gli stessi abiti più scuri. Era cambiato, infettato da un male oscuro e
antico. Lo strinse a sé con amore e malinconia, Donald e Goofy furono al suo fianco
mentre lei dolce tornava a guardare Shunsui, inginocchiato, teso a proteggere Akshan.
Vide la mano dell’uomo stringere il braccio dell’Immortale… e tanto bastò. Ecco il loro
legame, ecco perché l'Herja era spinto così in là per incontrarli.

Allora come adesso…

E in sentieri così diversi eccoci… prima della fine…


Un istante e l'Oscurità ribollì. Stava arrivando.
Shunsui sorrise di rimando, alzandosi si rivolse a lei pur mantenendo lo sguardo sull'altro,
su quell'uomo semplice e importante.
« Il Prescelto ha aizzato i Hwergh. Uff… torno subito! Akshan portali in infermeria, sarete
più al sicuro e… avremo poi modo di chiacchierare con calma. »
Osservandolo allontanarsi, la tristezza guizzò nel viso di Akshan, immergendosi veloce
negli abissi del nulla.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

I Hwergh si plasmavano secondo la natura del Mondo. Ecco, dunque, che in una terra
dominata dai Draghi, assunsero la forma di giganteschi vermi, forse seguendo anche
l'eco dei tanti Draghi morti lì. Vermi putridi, sui lunghi corpi una miriade di iridescenti
putrescenze brillavano come gemme di una realtà malata, vorace e folle. Hwergh così
diversi da quelli visti ai Confini.
In ogni caso le dinamiche non cambiavano ed essi caddero al suolo, alcuni caddero più dal
fianco della montagna come una valanga vomitevole.
Cloud sentì l'adrenalina invaderlo, dolce e frenetica. Balzò contro il nemico sicuro della
propria forza, delle proprie capacità. I vermi draconici si intrecciano vorticosi contro di lui,
le enormi bocche spalancate nel tentativo di divorarlo. Cloud li osservò cadere, Fenrir
sporca di sangue nero, ne abbatte cinque, il sesto venne tagliato in due, un taglio perfetto e
simmetrico troppo preciso per la lama della claymore.
« Per essere la prima volta non te la cavi male. Shura ti ha addestrato bene. »
Shunsui fu al suo fianco, una lunga e spessa sciabola poggiata sopra la spalla. Sorrise e
Cloud sentì un moto di sincero orgoglio riempire il petto.
« Forza. Andiamo a chiudere questo Varco. »
Senza aggiungere altro Cloud lo seguì. L'estasi cresceva a ogni colpo, come una dolce
musica macchiata da sangue e viscere. Esplose raggiungendo l'apice appena i fendenti si
unirono, ma fu quello dell'Immortale a chiudere il Varco.
Allora fu un tripudio di colori, una violenta sfumatura celeste distrusse il viola maligno
dell'Oscurità. Cloud rivide il cielo brillare sopra di loro e la meraviglia crescere dolce in
lui.
« Vado a finire quelli caduti giù. Grazie per l'aiuto biondino, riposati ora. »
Facendogli l'occhiolino Shunsui scomparve oltre uno dei cadaveri già in decomposizione.
Per un po' Cloud contemplò quel punto e colmo di gratitudine, infine si avviò verso
l'aeronave. Avvicinandosi un brivido lo percorse, misterioso e fugace; era come se il buio si
fosse addensato, come se un altro male fosse stato partorito.
Ricordò il buio che aveva sfiorato Sora e il Cuore si rabbuiò.



(0) Piccoli dettagli per chi non conosce esattamente League of Legends:
Shurima è la Regione da cui proviene Akshan:
Link

(1) Piccola Nota Recap Cronologica:
L’Oracolo aveva previsto la venuta delle Chiavi.
Kugo e Askin era partiti assieme a Edward, Winry e i tre fratelli Demoni, trovando infine
il neonato Universo di Kingdom Hearts. Ed e Winry iniziarono a tessere i futuri Confini
Imperituri, un’operazione di così ampia portata richiese le energie degli altri che vennero
ibernati per il periodo necessario. Durante l’ibernazione ci fu la Seconda Venuta
dell’Oscurità, Shura giunse ai Confini portando con sé le ultime volontà di Kukaku e
Yoruichi ( quella di Hime si ricongiunse subito a Ichigo, rimasto nell’Hlif, ma egli accecato
dal dolore non riuscì a vederla se non alla morte, come narrato nel miniarc di Kugo e Aqua).



Angolo Autrice:

Ed eccoci qui in un capitolo veramente intenso. Descrivere la discesa di Sora non è stato semplice. Ho pensato a lungo a come creare un conflitto con l’ombra che fosse significativo al pari di Aqua, Luxord e Luxu… e spero che il risultato sia di vostro gradimento. In ogni caso fatemelo sapere nei commenti <3

Un saluto a tutti e ci vediamo il prossimo mese con la conclusione dell’ultimo miniarc. <3

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** 28. Always ***


28. Always



Percepì il proprio Io ancor prima di risvegliarsi. Nel calmo, accogliente buio del sonno,
finalmente capì. L'Ombra, a cui mai aveva guardato, era riemersa per poi tornare come
lupo braccato in un bosco scuro e fitto; era dentro di lui, faceva parte di lui, rintanata in
meandri invisibili; aveva lasciato ferite, andava cacciato, ucciso… ecco l'unico modo per
liberarsene. Arrivare alla Porta dell'Oscurità con tale fardello avrebbe significato morte.
Dubbi sorsero, non avevano ancora preso forma quando l'Ombra rispose lontana e
indistinta, eco beffardo e distorto.

Cuori malvagi, Uomini banditi dalla Luce del Primo Keyblade…
Nell'abisso plasmarono i primi Heartless… puri, essenziali.
Servi, schiavi… nelle profondità vidi sorgere un regno contorto, pallido riflesso della
realtà. Il Reame dell'Oscurità.


…Perché? Perché hai scelto me?

Servo, animale… spezzare le catene…
La prima volta sei caduto per salvare Kairi, la tua Luce, la vidi… così pura.
Tu invece non mi ha mai guardato.
Sciocco. Ora sono libero… e tu sei mio.


No. Io ti ucciderò. In un modo o nell'altro ti ucciderò.


Aprì gli occhi. Un soffitto piatto, un sottile materasso e aria densa lo accolsero per primi.
C'era freddo nella stanza, un freddo che non si placò con l'arrivo di Donald e Goofy, le
voci sollevate, allegre, sullo fondo l'amara consapevolezza di esser giunti al capolinea,
nemmeno la loro amicizia l’avrebbe salvato da quella condizione. Sora la sentì, la percepì
quando posò lo sguardo su di loro, in piedi a destra del letto. In una situazione analoga
non avrebbero esitato ad abbracciarlo, a stringerlo fino a fargli perdere il fiato, eppure non
accadde nulla, solo un lampo di timore li attraversò da capo a piedi. In un riflesso di
normalità sorrise… si sforzò di sorridere. Vi furono poche parole e soltanto una frase
trapassò il muro di circostanza prima che gli amici si congedassero.
« Shura… è stata lei a riportarti indietro. »
Nel silenzio, Sora si toccò il petto, nel tepore dello Shrapenl capì quanto immensa fosse
stata la risolutezza di Shura; nel frammento dell'Anima vibrava ora una nuova pace.

Senza volerlo l'ho salvata… l’ho slavata dai suoi fantasmi…

Per un istante il Cuore si alleggerì.
Sfiorò il ciondolo di Kairi, la conchiglia brillava luminosa nella penombra artificiale,
eppure il dono apparì distante, quasi vi fosse un rigetto naturale. L'Ombra l'aveva corrotto
a tal punto? Nel dubbio ogni mutamento si palesò: il corpo leggero, una leggerezza cava e
distorta, gli abiti più scuri, la pelle pallida. Si alzò alla ricerca uno specchio, trovandolo nel
piccolo bagno collegato all'infermiera. Il riflesso gli restituì una cupa meraviglia; i capelli
avevano assunto una sfumatura diversa, dove il nero notte si mischiava al grigio; nelle
iridi la più cocente verità; un giallo spettrale s'irradiava divorando l'azzurro come una
piaga, rilegandolo a una triste cornice.

Ah… così simile a Vanitas…

La dita sfiorarono la guancia sotto l'occhio destro…
Ebbe la tentazione di cavarselo.
« Ti sei svegliato. »
In piedi contro lo stipite della porta, Akshan lo scrutava in una quieta indifferenza.
Rispose con la stessa moneta, si scostò quel tanto da permettergli di arrivare all'armadietto
sopra il lavandino. L’uomo estrasse delle bende e un piccolo contenitore, aprendolo Sora
percepì una forte fragranza simile all'eucalipto.
« Allevierà il livido », precisò l’uomo bloccando ogni implicita domanda.
Il ragazzo controllò la pancia, una macchia viola, tumefatta contornava la pelle all'altezza
dello stomaco. Non aggiunse altro, frenato dalla diversa natura di quei gesti. Akshan non
lo guardò né lui fece altrettanto. Nel silenzio delle parole lasciò applicasse l'unguento,
fasciando infine il busto. Un lieve fresco, sollievo… eppure, Sora si sforzò di rilegarlo a
una reazione fisica. Non pensò a nulla, né gli importò capire se le cure fossero state
genuine oppure consigliate da Shunsui o Shura. Rammentò gli ultimi eventi, rammentò
quanto la vita fosse cambiata nel giro di poco, in una maniera violenta e repentina…
prevedibile. No. Era un capolinea sussurrato da tempo, Akshan l’aveva semplicemente
svelato, strappando il velo, rivelando quanto profonda fosse la tana del Bianconiglio.
« Perdonami, non è colpa tua… eppure non posso fare a meno di odiarti. »
L’uomo sorrise, un sorriso vuoto se non per ferma consapevolezza.
« Ne io posso biasimarti. Se riesci riposa ancora un po’. »
Già… lui aveva vissuto dolori infinitamente più grandi, l’odio di un ragazzo appena
conosciuto doveva apparirgli ben poca cosa. Lo vide allontanarsi, uscire dalla stanza senza
attendere risposta. In un attimo la Mente tornò all'Ombra.

-.-.-.-.-.-.-.-.-

Ancora non riusciva a capacitarsene; ancora sentiva il tepore di Sora fra le dita, la
leggerezza invaderle il Cuore colmandolo di una sensazione nuova; una rinascita a
cancellare ogni dubbio e reticenza. Il baratro aveva rischiato di inghiottirla per l'ennesima
volta, trascinando Sora con sé. Ma l'aveva salvato, era riuscita a salvarlo.
Il pensiero navigava dolce in lei. Speranza si univa alla malinconia nell'immaginare lo
scontro con l'Ombra, lì il ragazzo sarebbe stato solo, cambiato, corrotto. (1).
Ma la preoccupazione andava rimandata, rilegata al futuro imminente, a quando la
Lindwurm avrebbe solcato nuovi Universi, fino alle naufraghe rovine dell'Hlif, fino
alla Porta dell'Oscurità. Nella leggerezza, nella pace tornò a concentrarsi su Shunsui.
Un momento sereno… era desiderio di entrambi tesserlo, là dove ogni incomprensione era
sparita, dove sarebbe mutato in addio.
L'uomo l'aveva guidata alla cabina di pilotaggio; lo stretto e allungato rettangolo,
provvisto di una spessa vetrata ovale, somigliava a un bozzo circondato da radici; sul
vetro si potevo osservare fitte ramificazioni metalliche a riprendere la forma stessa del
veicolo, riflesso della corruzione dell’Herja. Solo due posti si collocavano al centro,
nonostante l'avesse sempre visto pilotare da solo.
Nel cielo le ultime tracce di Oscurità stavano morendo, evaporando come gocce nel
deserto, quando Shunsui tornò reggendo un vassoio con una brocca e due coppe in legno.
« Mondo T88… 1250, anno della mia vista. Un medioevo solcato da guerre e intrighi
politici, abitato da tiranni, eserciti, mostri. Abomini partoriti da una strana Convergenza,
combattuti da maghi e strighi, così sono volgarmente chiamati i Witcher », e indicando la
bottiglia, « regalo da parte di uno loro, un vino speziato ai chiodi di garofano. Quale
migliore occasione per gustarlo? »
Lo disse facendola accomodare su uno dei sedili, versando il vino con teatralità e gioia,
porgendo il calice con la grazia riservata alle persone care, come tante volte nell'Hlif.
Sì… qualcosa in lui era sopravvissuto allo Scisma, nella discesa tracciata dall'essere Herja.
Il seme era rimasto lì, sotterrato e mai sarebbe germogliato; salvare Namaari e non
ucciderla, eppure Shunsui non li avrebbe seguiti. In quella certezza fu naturale parlare dei
tempi passati, arrivare all'unico epilogo possibile; l’uomo rivelò sé stesso, parole a lungo
taciute, forse persino ad Akshan.

No… lui ha già capito…

Ricordò lo sguardo mentre la voce di Shunsui inondava la mente.
« Voi eravate Luce, una Luce per non perdere la bussola. Non solo per me. Quando si
spense… tu avevi una missione (2), ti sei salvata. Io non avevo nulla, nulla di concreto
per… no, come altri ho soltanto seguito la via più semplice, la lucida follia. Non c'era più
nulla, almeno così credevo. Perché il vecchio Shunsui è sempre qui, per quanto l'abbia
rinnegato, dimenticato, certe sfumature rimangono attaccate al Cuore, a grattar l'Anima.
Quando vidi Akshan pensai … voglio salvarlo, ancora, ancora… non per dovere ma per il
semplice desiderio e alla fine potrò dire ecco… ho salvato veramente qualcuno. Lo portai
via dal Mondo Artificiale… ma lentamente mi resi conto che non bastava. Non bastava
più. A Missione compiuta, quando la Porta dell’Oscurità verrà chiusa per sempre, lui
rimarrà solo, intrappolato in qualche Universo. Sarà in grado di chiamarlo casa? E io… io
non voglio essere causa di simili dolori, non di nuovo. »
Shura ricordò il modo in cui si erano guardati; gesti, parole a nascondere un sentimento
più profondo.
« Donargli una casa sicura. Per questo ci hai cercato. »
« Sapevo che avreste provveduto a tutto, una volta concluso il viaggio. »
« Sì, è così. Mi chiedo… resisterà fino ad allora? Fino a quando la Porta non sarà chiusa? »
Shunsui la guardò, negli occhi una silente dolcezza.
« Conosco bene Akshan. Qualsiasi cosa alberghi nel Cuore, saprà liberarla al momento
giusto. E non preoccuparti per il resto… nessun Herja verrà a cercarvi. Dillo anche agli
altri, a Kugo e Askin in special modo. »
« Shunsui… »
« Tutti noi attendono la fine. Soltanto la fine. »
« C’è sempre una seconda possibilità. »
« Anche le seconde occasione assumono forme diverse. Dai… smettiamola coi discorsi
tristi. Brindiamo! All'ultimo viaggio Shura. »
Le Ombre si stavano addensando… per Sora, Cloud, Kugo, Askin e Mephisto, e in qualche
modo anche per Akshan. La resa dei conti sarebbe arrivata; una battaglia silenziosa
attendeva il ragazzo… ma il Cuore di Shura era sereno, avvolto nella pace di un tempo.
Sorrise.
« All’ultimo viaggio Shunsui. »

- Vivi Shura… vivi… -

Kukaku, Yoruichi, Hime…
Eccomi… vivrò…
Vivere serenamente il tempo che ci rimane.


-.-.-.-.-.-.-.--.-

Le verità più semplici erano spesso le più difficili da accettare. Quel giorno era stato come
aprire il vaso di Pandora, nel bene e nel male; Cloud, pur incatenato alla vendetta, aveva
compreso più di altri. Una verità su tutte si era incastrata nel Cuore, in essa vide
l’immagine di Sephiroth allontanarsi, farsi distante e sottile come uno spiraglio freddo,
sfumare come persa nella nebbia. La verità pungeva, un filo di tristezza grondava senza
fine, e nei corridoi, nelle stanze dell'aeronave ora percepiva densa la rovina. Alla fine, ogni
cosa sarebbe crollata, dissolta, morta; alla fine del viaggio...
Scosse la testa. Sora non aveva compreso, né ci sarebbe riuscito fin quando l'Ombra fosse
stata su di lui. Per ironia, Cloud era grato a quella verità, aveva tempo di metabolizzarla,
di osservare gli Immortali con ancora maggior rispetto, Shura… specialmente Shura.
Shunsui non aveva posto remore al suo girovagare, si ritrovò nella sala circolare dove tutto
era iniziato; ritrovò Akshan dentro la stanza ricavata nella parete, intento a raccogliere i
pochi averi. Si avvicinò facendo abbastanza rumore per esser notato. L’altro non parve
risentirsi, lo salutò lasciando si avvicinasse. Cloud intravide un'arma, una strana arma
luccicare nella penombra. Curioso, l’uomo aveva sottolineato di non possederne. Una
genuina curiosità ebbe il sopravvento, eppure fu cauto nelle parole, non volendo svegliare
dolori sopiti.
« Un'arma particolare. »
Akshan infilò le ultime cose nella sacca, solo allora emerse dalla stanza permettendogli di
ammirarla. Era simile una pistola, le linee sinuose e decise, dove metalli dorati e bianchi
andavano a risaltare il nero dell'impugnatura, contrapponendosi ai colori alla punta
somigliante a un grosso rampino; tre spessi ganci di una pietra dura e traslucida di un
verde acqua.
« Sì, l’Assolutore… un cimelio, non mi sento di definirlo in altro modo. »
In quelle parole Cloud si rivide, la spada di Zack a intorpidire ogni muscolo, il sudore a
scorrere lungo la schiena fendente dopo fendente mentre i giorni mutava in notti, le
stagioni ancora e ancora, fino alla vigilia del quindicesimo compleanno, quando era
partito alla ricerca di Sephiroth.
« Deve ricordarti qualcuno di caro. »
« Uhm… forse è rimasto per questo », lo unì al resto del bagaglio, un respiro più teso lo
scosse, « vado a salutare Shunsui. Ci vediamo dopo. »
Cloud fece un breve inchino, aspettò che l'altro fosse uscito e si avviò verso il Cuore
dell'aeronave. Brevi scale, stretti corridoi, fino a quando la luce dell'Adnexio, non lo
inondò. Sotto il Cristallo Shura lo attendeva.
Si guardarono in silenzio, perché ogni verità, ogni consapevolezza era implicita nei loro
sguardi. Eppure, Cloud non riuscì a frenare la malinconia, triste preludio alla fine del
viaggio… Akshan non aveva detto di addio, aveva compreso, soltanto Sora…
« Lo capirà in tempo? » « Quando avrà sconfitto l'Ombra… se sarà necessario glielo dirò. »
« Sì… è la cosa migliore. »
Nel nuovo silenzio ammirarono la luce dell'Adnexio. Un momento magico, di
raccoglimento. Cloud lo avrebbe ricordato per sempre.
« Qualsiasi cosa accada Shura, puoi contare su di me. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Shunsui l'aveva salvato. Una salvezza tessuta in Mondi pieni di colori, di vita, di oscure e
lucenti meraviglie. Stupende visioni, ma Akshan le aveva sempre lasciate scivolare,
indifferente, i colori rimanevano distanti, impossibilitati a entrare nel Cuore, a far vibrare
l'Anima. Il tempo non era ancora giunto. Nel nulla, nel vuoto, solo le corde del corpo
riuscivano a tenersi, a risuonare in una musica violenta, quando l'uomo lo sfiorava, lo
toccava con decisa e indescrivibile delicatezza. C'erano poche parole, persino in
quell'ultimo incontro, quando entrando nella camera si ritrovò contro la bassa credenza,
dita conosciute a sfiorare la schiena, a scendere lente.
« Credevo mi spingessi via… »
« Perché avrei dovuto? », chiese poggiando distrattamente la sacca sul mobile.
« Lo sai... »
Inarcò la schiena, immergendosi nel petto dell'Immortale, chiuse gli occhi assaporandone
il profumo, fu come ritrovarsi in una pineta mentre il calore invadeva il ventre, risalendo
dolce e frenetico.

- Beh, ora posso dirtelo, sono stato io a trascinarti qui. Odiami pure, non mi offendo. - (3)

« Stupido. Ti dai sempre la colpa… non devi, non con me. Lo so… »
« Cosa? », chiese ironico, incalzandolo.

- Lascia che ti narri delle Chiavi, di chi le protegge… -

Raramente parlavi degli altri…
Quella volta i tuoi occhi brillavano…


« Abbandonare. Il mio Mondo divorato dall’Oscurità, il Mondo Artificiale creato da voi…
e adesso te. Se voglio vivere devo lasciarti. »
« Già. È così. Continua a vedere luoghi meravigliosi. »
Parole sussurrate contro il collo, un istante e Akshan lo sentì, caldo e avvolgente, chiuse gli
occhi, Shunsui abbassò i pantaloni, giocò davanti, dietro. La vibrazione risuonò più forte,
nel piacere si tese, le mani a stringere le braccia dell'altro.
« Solo una cosa Akshan… non voltarti. Fino alla fine non voltarti. »
« Si… te lo prometto. »
Lo dissero piano, prima di perdersi in un bacio, prima di perdersi un'ultima volta.

Quando mi volterò, sarà per accogliere i colori del Mondo, i tuoi colori Shinsui…
Solo allora potrò piangere…






(1) Ricordo i Fyrir non posso agire direttamente sull’Oscurità dei Prescelti, poiché questo
rischia di essere mortale; infatti, Shura si limita a toccare Sora. I Fyrir possono solo
estirpare e distruggere l’Oscurità in ogni forma, questo viene esplicitato la prima volta
quando Mephisto distrugge un esercito di Heartless distruggendone i Cuori (Secondo
Atto), detto la prima volta da Kugo quando Aqua confessa le proprie Ombre nel Cap 8.

(2) Shura “fuggì” subito prima dello Scisma per portare le volontà di Kukaku e Yoruichi a
Kugo e Askin.

(3) Frase parte finale flashback Capitolo precedente.





Angolo Autrice:

E dunque sì, l’Ombra di Sora sarebbe la forma Anti-Sora presente in Kh2, personalmente ne ho ricollegato la nascita a quando finisce per la prima volta nel Reame dell’Oscurità (il momento in cui, in KH1, si sacrifica per salvare Kairi). Dettaglio in parte accennato nel Capitolo 25, nella scena dal punto del ragazzo.
Inoltre, quando l’Ombra nomina la Luce del Primo Keyblade si riferisce a No Name forgiato dal Maestro dei Maestri e utilizzato per bandire i primi Heartless (scena vista in questo Atto Capitolo 1 Flashback di Mephisto).


In tutto questo almeno Sora è riuscito per via indiretta a salvare Shura dai suoi fantasmi. Ringrazio come sempre tutti per il supporto.

Nel Capitolo Finale vedremo come si sono evolute le cose fra Ukoku, Naraku e Sephiroth <3
Sarà inoltre presente un riassunto.


Ringrazio come sempre tutti per il supporto.
Un abbraccio a tutti,

Elgas

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** 29. Prepare for Battles ***


29. Prepare for Battles



Rifoggiare Masamune.
Il desiderio era sorto lentamente, piantato quando la Vera Oscurità l'aveva accolto,
abbracciato, accettato; insieme a Ukoku, a Naraku, assaporando ogni attimo nel
piacere; in Mondi divorati per saziarne la fame; nell'Oscurità che trasudava ogni
angolo delle bionavi; nella massa, nelle enormi arterie del Seior dove essa viveva e
proliferava.
Rifoggiare Masamune. Cloud sarebbe arrivato e con lui la Luce.
Ucciderli. Ucciderli… proteggere quell'esistenza, salvare l'amore.
Così il buio era cresciuto in lui, frammento oscuro del Cuore di Midgard, vibrare con
rinnovata forza e vitalità.
Incanalare quel potere, dargli nuova forma. Fra i corridoi e le sale della Muten non
aveva trovato nulla di utile allo scopo e a ripensarci né Ukoku né Naraku avevano
mai fatto sfoggio di armi, né lo spazio esterno sembrava offrire una qualche forma
di edificio. Una richiesta, una semplice preghiera e il Corvo aveva sorriso, dolce e
beffardo.
« Conosco il posto adatto a te. »
Insieme al Ragno avevano solcato innumerevoli Universi fino a giungere a un
Mondo morto, divorato eoni addietro. Nelle ceneri a ricoprirlo, un punto brillava
rosso e alieno. Nel breve orizzonte ecco stagliarsi, incastonata sul fianco di una
montagna, un'immensa forgia, vestigia di un luogo un tempo benedetto da Dei ed
eroi. Di tutta la maestosità, altro non rimaneva che l'esatto opposto; una putrescenza
figlia dell'Oscurità, contorte muffe, funghi e spore; Anime e Cuori indissolubilmente
legati, incatenati fra possenti mura, sale imponenti; Anime e Cuori mutati in sussurri
confusi, rintocchi contorti dei suoni che avevano animato giorni gloriosi.
« Potremo definirli uno stadio intermedio. L'Oscurità si manifesta attraverso i
Hwergh, attirata dal Cuore dei Mondi. Ma non bisogna disprezzare gli avanzi.
Nel Caos, Cuori e Anime si aggrappano alla vita legandosi a un oggetto o a un
luogo. Masse di ricordi possono dar origine ai Doppelgänger. Solo le volontà forti
riescono a emergere, a dominare l’Oscurità, a preservare il proprio corpo. Questa è la
natura dei Dokkafiar. Piegare i deboli, sfruttarli. Tutto questo… è tuo. Consideralo
un regalo. » (0)
Le ali di Ukoku si erano chiuse lasciando spazio a una forgia, una fucina rigurgitante
magma, ferro e acciaio, fusa con pustole marcescenti.
Un dono e il Cuore aveva traboccato di felicità.
« Il resto lo affido a te, Sephiroth. »
Con quelle parole il Corvo si era congedato lasciandolo solo, circondato da un'aria
che per chiunque sarebbe stata letale.
Si era dato da fare Sephiroth, attraverso notti infinite, teso in una determinazione
nuova e vigorosa. L'acciaio di Masamune si era piegato ancora e ancora, impregnandosi
di nuova Oscurità. Incanalare, convogliare il Buio, il frammento di Midgard
incastrato nel Cuore… solo così avrebbe sprezzato Fenrir.
Ancora una volta il martello batté la massa incandescente, blocco che nonostante il
calore rovente irradiava le medesime sfumature del ghiaccio. Quando l'eco del colpo
si estinse, lasciò martello e pinza andandosi a sedere poco distante, il torso nudo
grondante di sudore. La forgiatura stava procedendo al meglio, eppure mancava
qualcosa, il tassello per compiere il balzo in avanti.
Perso in quei pensieri, sottili arrivarono i passi di Naraku, vellutate le otto zampe di
ragno, come un miele velenoso giunse la voce;
« Sei già a buon punto. »
Sephiroth l'osservò emergere, sedersi accanto, lo sguardo fisso su Masamune e al
tempo stesso su di lui.
« Ma non è abbastanza », disse con un sospiro « immagino tu riesca a vedere fili a me
invisibili. »
« Hai spezzato i limiti una volta giungendo da lui… in questo caso… perché no?
Credo ti serva un consiglio. »
« Beh… non vorrei approfittare troppo della vostra gentilezza. »
« Non temere, avrai modo di sdebitarti. »
E in un attimo, l'attenzione di Sephiroth ricadde sul Ragno. A Naraku bastava poco
per tessere le sue ragnatele; non importava fossero parole, gesti, baci; ritrovarsi in
una trappola, dolcemente in trappola senza pentimenti o paura, immersi in una
sottile tensione, in brividi ammalianti e affamati.
« Va bene, ti ascolto. »
« Legami. Sangue. Nel mio Mondo le spade rivestivano un ruolo fondamentale.
Armi leggendarie in grado di falciare cento demoni con un solo fendente. Venivano
legate, trasmesse attraverso il sangue. Tutto richiede un prezzo, anche qui, nel Caos
dell'Oscurità… così facemmo io e Ukoku per emergere, per non ridurci a bestie.
Anche Masamune potrebbe richiedere un piccolo sacrificio. » (1)
Sacrificio.
Ne assimilò il suono, impregnato della voce di Naraku, delicatamente lo fece
proprio. Istanti e il respiro dell'uomo sfiorò il collo. Istanti ed egli si allontanò
lasciandolo solo, l'eccitazione a perdersi nell'aria pregna della sua presenza.
Sangue.
Il Cuore ribollì.
Afferrò una lama arrugginita, incise l'abbraccio, la carne fremette mentre il sangue
copioso bagnava Masamune.
Il metallo si tinse di rosso.
Il frammento di Midgard vibrò nel petto.
Sentì l'acciaio, lo vide, lo percepì dentro di sé.
Il suo Cuore.
La spada.
Attorno ogni voce, ogni maledetto sussurro cessò.

Dominare.

Il battito del Cuore.
Il colpo del martello.
In una musica perfetta, Masamune prese lentamente forma.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Brama, fame… non erano mai stati così forti, persino per lei, Priscilla, incarnazione
della voracità.
Ukoku era stato furbo, molto furbo ad affrontarsene. Se fosse riuscita a divorare
quell'Universo, così faticosamente protetto dai loro nemici, anche il potere dei
Keyblade si sarebbe estinto. (2)
Un vantaggio non da poco per il Ragno e il Corvo.
L’Incantatrice sorrise.
L'avrebbe divorato senza lasciarne una briciola, sbaragliando ogni Immortale che si
fosse messo frapposto fra lei e il Kingdom Hearts. Un nuovo potere… con cui elevarsi
sopra Ukoku e Naraku. Divorare anche loro.
Mancava poco, ora riusciva a percepirlo con maggior chiarezza; un Cuore puro
corrotto dall'ombra; il Cuore di una Principessa, così aveva detto Malefica, stupita
di un simile oscuro miracolo. Non vedeva l'ora di azzannarlo, di strapparlo da quel
fragile piccolo corpo, di gustarne il sangue, la Luce.
Deliziata si rivolse al riflesso di Malefica.
« Vai… mostrami Kairi. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Frammenti tenuti insieme da un'unica volontà; cacciare, uccidere gli Immortali.
Peccato le prede più gustose fossero state prese dal Ragno e dal Corvo.
Eppure, il pensiero non lo rammaricava più come all'inizio; la dedizione, la
scrupolosità con cui seguiva la nuova pista, sottile, gli stava donando un frutto
inaspettato.
Un ricordo riaffiorava lento, sepolto nella nebbia delle multiple coscienze dentro di
lui; nella nascita aveva visto… un uomo… una Chiave…
Quel ricordo, il primo a definirlo in quanto Cacciatore. Combattere rammentando
quei primi istanti via via più vividi, fin quando il volto e il Keyblade non fossero
diventati nitidi, immersi in una luce oscura.
« Sarà eccitante… »
Sì, avrebbe ringraziato il Prescelto come meritava.
« Ucciderò i Fyrir a proteggerti… ti divorerò lentamente. L'occhio... il tuo unico
occhio sarà il mio trofeo. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

La sottile pioggia di cenere lo avvolse delicata, tratteggiando un passaggio altrimenti
vuoto e silenzioso se non fosse stato per la roccaforte dove si trovavano.
Osservò la massa di nubi carbone, i picchi di ossidiana svettare contro il cielo
fondendosi in una sfumatura perfetta. Una visione identica l'aveva accolto quando
l'Oscurità era giunta nel suo Mondo, quando era rinato fra le braccia di quella donna,
dentro di lei, sporco del sangue, delle viscere, contemplando la vita scivolare via nel
viso sereno, le labbra strappate, calde di un bacio vorace, tese in un ultimo sussurro;

- …Kugo -

« Ti ucciderò… l'ho promesso. Tanto tempo fa. »
Dopo un lungo oblio, lei era tornata a invadergli il sonno, fantasma di quei primi
istanti. Ne rivedeva le pozze verde acqua, la cascata di capelli intrisa di sangue e
carne, una piccola luce illuminarsi, lasciarla.
L’ammirava per il coraggio e la rettitudine…
La odiava con la stessa intensità…
« Se lui mi odia… se io lo sento… è anche colpa tua. Stupida femmina. »
Poi, finalmente, l'immagine si annacquò, le ali di Ukoku si stagliarono contro
il cielo cancellando ogni dolore, ricordandogli perché aveva amato il Corvo dal
primo momento, immerso nella stessa Oscurità, le dita a scavare nel collo di un'altra
donna, la pelle scura e morbida come seta.

Amore.
Non avrei potuto provare nulla di diverso, neanche volendo.


Nel pensiero Naraku lo raggiunse, lo strinse a sé, ali di Corvo avvolte in zampe di
Ragno, lo stesso ricordo a fremere nell'altro.
« La rivedi anche tu… »
« Sensuale come sempre… specie da quando ho intravisto il suo vedovo. Askin…
incontrarlo sarà meraviglioso. Ti sentivo prima… hai dato una mano all'angioletto.
Gentile da parte tua. »
« Un piccolo suggerimento, nulla di più. Sta facendo progressi. »
« Sì… dobbiamo coltivarlo per bene. Ho in mente grandi cose per lui. »
Naraku si allontanò, quel tanto da permettergli di ammirarlo, di sentire le piume
accarezzargli la schiena. Dolce piacere prima del bacio, assaporato nella leggerezza.
« Intendi sfruttarlo per bene. Non solo scopandolo un giorno sì e un no. »
« Si nota così tanto? L'avresti fatto anche tu, seppur in maniera diversa. »
« Uhm… in effetti su queste cose sei più delicato. »
Ukoku sorrise, deliziato da quel complimento.
« Ammaliare giovani uomini. Illuderli del mio amore. Sempre. Disposti a morire
pur di proteggermi, pur di donarmi un tassello del puzzle. Sephiroth vuole essere
amato, non importa come e tanto gli basta. Tu saresti stato più maligno. Sbaglio? »
Naraku lo strinse più forte, rievocando immagini oscure, ormai prive di significato,
quando ancora incorreva una sfera per diventare un demone completo.
« Usavo parti di me. Propagazioni di emozioni non più necessarie o di cui servirmi.
Irritanti quando tentavano di ribellarsi. Ora… non ne ho più bisogno. Con Sephiroth
forse… sarai stato più diretto. »
« Emozioni non necessarie. Interessante. Tranne l'amore ovviamente. »
« Ovviamente. Comunque… posso intuire come userai l'angioletto. »
« Già. Meglio non correre rischi. Dopo Priscilla e il Cacciatore, tocca a lui. »
Lo disse malizioso Ukoku, godendo di quel piano tanto semplice quanto efficace.
Sorrise e Naraku sentì l'amore rinnovarsi. Come poteva un sorriso far traboccare
il Cuore in quel modo? Come poteva desiderare di baciarlo, ancora e ancora?
Di immergersi con forza nel collo, nei capelli? Lo ritrovò sopra di sé, a librarsi
leggiadro a un soffio dalla bocca. Lo divorò, risalì il petto, il collo, ne mangiò le
labbra. Le zampe scattarono, veloci come fauci di metallo serrano le ali in un
tripudio di pennellate nere e sangue. Sentì il sesso gonfiarsi, il medesimo piacere
crescere in Ukoku. Il Corvo si scostò, quel tanto da permettere alle punte di sfiorarsi,
sotto i vestiti, nella carne. I sessi a mescolarsi nel sudore, nel caldo copioso dei semi,
ancora e ancora, fin quando nei respiri non sentirono il pavimento bagnato.
« Ah… come sei cattivo Naraku. »
« Posso esserlo di più lo sai. »
E senza attendere risposta lo spinse in basso, dolcemente iniziò a muovere il bacino.
Vedeva Ukoku, vedeva quella donna, immaginava il viso del bastardo.
Cancellare… cancellarli, fin quando non ci fosse rimasto solo il Corvo.





(0) Il primo esempio è con Ephemer al Cimitero dei Keyblade (flashback Atto 2,
Mephisto si stupisce proprio con Ephemer stesso, essendo che finora l'aveva visto
un evento simile solo all'esterno, nell'Oltre).
In un capitolo nel Terzo Atto, vediamo Priscilla nutrirsi di frammenti di Mondi,
Anime e Cuori legati ad essi. Letteralmente la scorta di cibo dentro la bionave,
l'Incantatrice ha sempre fame.
Ukoku ha modificato le sfere di ricordi ( Emdy/Demxy, Lauriam/Marluxia e
Elrena/Larxene) portate da Sephiroth per creare Dopplendenger più evoluti.
Emdy è già stato salvato da Luxord nel relativo miniarc.

(1) Riferimento alla nascita effettiva di Naraku e Ukoku come Dokkafirar.
A seguito della loro "nascita" durante la Seconda Venuta, l’Oscurità riuscì a
penetrare nell’Hlif, Kukaku, Yoruichi e Hime si sacrificarono per permettere al resto
dei Fyrir e a un frammento dell'Hlif di sopravvivere (a cui seguì lo Scisma fra gli
Immortali). Il Ragno e il Corvo sono legati a doppio filo a Kugo e Askin. Legame di
cui abbiamo avuto più volte esempio. Ulteriori dettagli verranno svelati nell’Atto
Finale.

(2) Quando il Cuore di un Mondo/Universo (in questo caso proprio il Kingdom
Hearts) viene divorato dalla Vera Oscurità (di cui i Dokkafirar sono la massima
incarnazione), i poteri di eventuali sopravvissuti vengono corrotti o perduti (vedi
miniarc precedente la storia di Akshan legato al Mondo Artificiale creato dai Fyrir e
approfondito nella raccolta Addicted to The Madness).





RIASSUNTO GENERALE IN PREPARAZIONE DELL’ULTIMO ATTO.

STORIA FYRIR PRECEDENTE ALL’UNIVERSO DI KH (dilatata in ere)


La Porta dell’Oscurità si apre, i primi a essere divorati dai Hwergh sono i Mondi di Bleach, Blue Exorcist, Full Metal Alchemist (temporalmente in Bleach siamo dopo la fine del Manga e del mio Finale Alternativo; Blue Exorsist poco prima della battaglia finale; in FMA dopo l’epilogo).

Molti personaggi muoiono, altri rinascono come Fyrir nell’Hlif (un Mondo isolato dove l’Oscurità non può arrivare) fusi con un frammento del Cuore dei rispettivi Mondi. Il frammento, oltre a immortalità e rigenerazione, consente di entrare in completa connessione col Seior, la fonte primaria della creazione (a cui ogni Mondo attinge in minima parte manifestandosi nelle forme più disparate; lo è la Forza in Star Wars, le carte in YuGiOh, il Chaka in Naruto, i Frutti del Diavolo in One Piece, eccetera eccetera).

Nel tempo i Fyrir si differenziano in Stregoni, Vitki (Blue Exorcist), Guerrieri Drengr (Bleach) e Forgiatori, Smiða (Full Metal Alchemist). Più rari e appartenenti indistintamente ai tre Mondi sono gli Eri, Guaritori.

Tutti decidono di dimenticare/sigillare le vite precedenti se non per importanti momenti o immagini racchiusi in sfere interiori.

Si creano legami importanti; da ricordare il rinnovato amore fra Hime/Ichigo, Kukaku/Kugo, Yoruichi/Askin (Bleach, nel mio finale alternativo anche queste ultime sono coppie ufficiali) e l’amicizia fra Shura (Blue Exorcist), Kukaku, Yoruichi e Hime.

Si assiste dopo tanto tempo a una lunga battaglia; i Fyrir giungono alla Porta dell’Oscurità, ma riescono solo a sigillarla temporaneamente.

Riza (FMA) diviene l’Oracolo, predice la venuta delle Chiavi in un universo agli albori. Molti partono, uno dei gruppi principali [Kugo, Askin, Edward, Winry (FMA), Mephisto, Lucifer e Amaimon (demoni fratelli, Blue Exorcist)] trova il neonato universo di KH dove le Campane dell’Oracolo risuonano. Edward e Winry creano i Confini Imperituri , in modo da proteggerlo/celarlo quando l’Oscurità fosse tornata (utilizzando anche la forza degli altri in stasi).

Con la Seconda Venuta nascono i primi Dokkafirar, Naraku (Inuyasha) e Ukoku (Saiyuki), questo permette all’Oscurità di penetrare nell’Hlif. Kukaku, Yoruichi e Hime si sacrificano permettendo agli altri e a un frammento dell’Hilf di sopravvivere. Kukaku e Hime vengono uccise da Naraku, Yoruichi da Ukoku. Prima di morire riescono a far giungere le ultime volontà a Shura (tranne Hime che si ricongiunge direttamente a Ichigo). La donna parte subito verso i Confini Imperituri, non assistendo allo Scisma, la frattura interna agli Immortali; fra chi ancora desidera protegge i Mondi e persegue la Missione, come Roy e Alphons (FMA) e chi abbandona ogni freno in una lucida follia, gli Herja, Shunsui, Grimmjow (Bleach) o Ibis (Blue Exorcist) (la deriva era già nell’aria, specie da quando la Porta era stata sigillata la prima volta).

Ai Confini Shura consegna le volontà a Kugo e Askin (da qui si crea una ancor più forte amicizia). Esse saranno salvezza ( i due non portano subito col desiderio di vendicarsi, ma restano perseguono la Missione e i legami con gli altri), ma nel tempo diventa anche una condanna (è proprio la vendetta a legarli indissolubilmente al Ragno e al Corvo; sanno che sono stati loro a uccidere Kukaku e Yoruichi poiché nelle volontà è contenuto un dettaglio visivo molto forte; da allora i Dokkafirar li percepiscono).

Edward forgia il Cristallo, il Cuore dei Confini per impedire che l’Universo di KH venga percepito dai nuovi nemici (lì viene coniata e incisa la parola Dokkfirar, Naraku viene conosciuto come Ragno, Ukoku come Corvo, in seguito nascono l’Incantatrice e il Cacciatore).

Successivamente giungono Toshiro e Soi-Fon (Bleach) (sono apparsi pochissimo ma ci tenevo a ricordarlo).

EVENTI INTRECCIATI CON LA STORIA DI KH


Agli albori dell’umanità il primo Keyblade si manifesta col Maestro dei Maestri, egli scaccia la prima Oscurità da cui successivamente nascono il Reame e gli Heartless. Gli Immortali si mostrano (in seguito Mephisto lo incontra spesso) stringendo un patto: in cambio di molte Chiavi, al Maestro viene permesso di visitare l’Oltre assieme a uno di loro.
Egli crea le Unioni e prepara il terreno per la Guerra dei Keyblade. Prima di partire consegna No Name e la Black Box a Luxu (la scatola contiene gli Shrapenles, frammenti d’Anima con cui i Fyrur si legano ai futuri Prescelti del Keyblade, solo così i mortali avranno modo di resistere ai pericoli della Vera Oscurità).

Eventi Union X, gli Immortali intervengono durante la distruzione di Auropoli, perché il Cuore di Ephmer riesce ad attirare i Hwegh dai Confini Imperituri. All’arrivo nel Mondo, avviene il primo incontro di persona fra Askin e Rulod. Per riuscire a salvare lui, Ventus, Lauriam, Elrena ed Emdy, i Fyrir ne preservano i corpi all’interno di cristalli che spargono nei Mondi, le memorie all’interno di sfere custodite da Amaimon nel Sotto.

Successivamente Ventus è risvegliato da Xenorth, gli altri da Xemans da cui derivano i relativi Nessuno.

EVENTI ATTO 1 E 2 (intreccio con kh3, di cui ho modificato alcuni dettagli nel primo atto)

Combattendo ripetutamente contro la sua nemisi, Cloud giunge ai Confini; Sephiroth nel Sotto, ruba le sfere (tranne Rulod) e arriva nella Vera Oscurità dove incontra Ukoku informandolo dei Keyblade (il Corvo è lì poiché attirato dal legame con Askin che, come fra Kugo e Naraku, riesce a bypassare le barriere imposte dai Confini e dal Cristallo).

• Sephiroth doveva salvare Midgard, ma tradì tutti mangiandone un frammento del Cuore corrotto, Zack (ucciso da Sephiroth) e in seguito Cloud ne divennero la Luce (loro tre sono i più vicini a Fyrir e Dokkafirar, di conseguenza non possono sviluppare un Ombra, ne possono esserne contaminati, come si vede successivamente coi Prescelti).

Quando la Black Box si apre la Selezione entra nella fase finale; Askin si lega a Luxord (che ha recuperato parte dei ricordi dei Rulod tramite la Sfera e il Keyblade GoldSaber), Kugo a Aqua, Luxu a Mephisto (nel desiderio si raggiungere il Maestro), Shura a Cloud, Sora, Donald e Goofy.

Shura consegna il biglietto di Ichigo a Kugo
(il biglietto contenuto in ogni arma con cui gli Immortali decidono chi dovrà ucciderli nel caso diventino Caduti). I corpi di Marluxia, Larxene e Demxy sono tenuti in stasi da Edward, essendo le memorie in mano a Ukoku.
Kairi inizia a provare un astio verso gli Immortali. Malefica incontra Priscilla (Claymore) l’Incantatrice.

EVENTI ATTO TRE

Ukoku discute gli ultimi dettagli con Priscilla, prima di raggiungere Naraku assieme a Sephiroth. I Prescelti partono dai Confini assieme ai rispettivi Fyrir.

• MINIARC KUGO /AQUA AMBIENTATO NEL MONDO DI BRAVE (viaggio assieme a Merida)


Kugo si scontra con Ichigo (egli non aveva superato la perdita di Hime, si era lasciato andare ai ricordi della vita precedente, sprofondando nel dolore e infettando gran parte delle terre di Merida, diventando Caduto, una parte di lui attendeva Kugo per vendicarsi del Ragno). Aqua grazie a Neliel (Bleach) (ella aveva accompagnato Ichigo dopo lo Scisma, senza però riuscire a fermarne il dolore), riesce in extremis a mostrargli le volontà dell’amata, donandogli una fine serena. Nel farlo la ragazza risveglia la propria Oscurità, derivante dal lungo vagabondare nel Reame dell’Oscurità durato 10 anni.
Kugo inizia a vedere Aqua in maniera diversa, ad aprirsi un po’ di più, gli racconta di più sui pericoli che dovranno affrontare, celando tutta la vicenda personale che lo lega al Corvo.

Neleil raggiunge i Confini dove poco prima erano giunti anche Grimmjow (Bleach) e Arthur (Blue Exorcist).

Nel Mondo divorato di Oceania Ukoku inizia a creare i Dopplengender partendo dalle sfere portate da Sephiroth.

• MINIARC ASKIN/LUXORD AMBIENTATO NEL MONDO DE IL PIANETA DEL TESORO (viaggio assieme a Jim)


Luxord cerca di farsi strada nei ricordi di Rulod, poiché lo stesso gli preclude il vero potere del Keyblade. Dopo una dura lotta interiore ricorda l’arrivo ad Auropoli, ma è ancora più indietro che si cela la verità.
Il Cuore di Sarah, madre di Jim, che attirava l’Oscurità non riesce ad essere salvato, nell’ombra Ukoku scatena il Dopplengander di Emdy, Luxord riesce a purificarlo rammentando il ricordo sopra citato, Askin invece è distrutto; il Corvo si è beffato di lui (i Dokkafirar possono essere percepiti solo quando si manifestano nella realtà e il fatto non abbia individuato un semplice Dopplengander indica lo rampino del Corvo); finirà col tradire le ultime volontà di Yoruichi di rimanere sé stesso e la promessa fatta a Luxord di restargli sempre accanto; cadrà nel baratro della vendetta quando il Corvo si paleserà. Si crea una frattura con Luxord nonostante la scena d’amore nel finale. Luxord sa di Yoruichi e della sua tragica fine.

Ukoku incontra il Cacciatore.
Sephiroth si lascia andare a Ukoku e Naraku.

Kairi si avvicina sempre più a Lea, l’odio verso gli Immortali aumenta. Malefica continua a legarsi dall’Incantatrice, Pete teme ancora di più questa alleanza.

• MINIARC MEPHISTO, LUCIFER E LUXU AMBIENTATO NE LE FOLLIE DELL’IMPERATORE (Kuzco ha un ruolo marginale)


Lo scontro principale è fra Mephisto e sua sorella Iblis; il Demone fa i conti con un passato dove le mani si sono sempre sporcate di sangue (Rin e Yukio , suoi fratellastri, sono stati i primi a Cadere agli albori dell’esistenza immortale), ma dove infine ha trovato l’amore, amore che però non è riuscito a proteggere (se ricordate bene il miniarc e i vari flaskback capirete di chi sto parlando). Nonostante la natura di Herja, Iblis voleva capire se lui e Lucifer avessero effettivamente superato la natura di Demoni, ed è felice di vedere l’amore verso Luxu.
Intanto il Prescelto comincia ad aver dubbi sul destino del Maestro, dubbi che fanno crescere la sua oscurità, alla richiesta Mephisto gli rivela che Sin si trova nell’Hlif (il frammento salvatosi dalla Seconda Venuta dell’Oscurità).

Grimmjow riesce a mettere da parte le proprie ombre, essendo stato come molti del suo Mondo un Herja e non avendo seguito Neliel e Ichigo quando ne ebbe occasione durante lo Scisma. A fine capitolo stringe la mano ad Edward. I Fyrir si preparano all’arrivo dell’Incantatrice (che sia solo uno il Dokkafirar, l’hanno capito spiando i movimenti di Pete).

• MINIARC SHURA, CLOUD E SORA (& CO) AMBIENTATO IN RAYA E L’ULTIMO DRAGO (viaggio assieme a Namaari)


Le oscure minacce sul Mondo vengono messe in ombra da Shunsui, un Herja a cui Shura è legata, essendo stato fondamentale negli istanti del sacrificio di Kukaku, Yoruichi e Hime.
Shura è partita col desiderio di riunire più Fyrir possibile. Si danna per non esser riuscita a farsi avanti nel momento del bisogno; non riuscendo a porre fine alla sofferenza di Yukio e Rin, lasciando che le sue migliori amiche morissero e i mariti ne soffrissero la perdita.
Per fortuna riesce a salvare Sora quando il ragazzo cade preda dell’Oscurità (uno dei primi Heartless puri si attaccò a lui quando cadde nell’Oscurità per salvare Kairi in KH1), di cui Akshan è la causa finale. Sora si risveglia corrotto e non riesce a perdonare l’uomo per ciò che ha causato.
Shunsui confessa a Shura che l’incontro è stato voluto per consegnarli Akshan (salvato dal Mondo Artificiale creato da Alphonse ); quando la Missione sarà compiuta e la Porta dell’Oscurità chiusa dai Prescelti, Akshan si ritroverà solo.

Sephiroth decide di rifoggiare Masamune per uccidere Cloud e preservare la sua nuova esistenza. Ukoku e Naraku lo sfrutteranno, al pari di Priscilla e il Cacciatore.





Angolo Autrice:

E anche questo atto giunge al termine. >br> Dunque ecco recap dei nostri quattro Dokkafirar e Sephiroth, per ricordare anche chi è in procinto di fare cosa e verso quale dei nostri eroi. Il mega riassunto era doveroso (verrà poi spostato all’inizio del Quarto Atto), intendo prendermi una lunga pausa di pubblicare l’ultima parte (ho già ben in mente gli eventi tranquilli, ma il tempo ormai è quel che è).

Nell’ultima parte vedrete i attesi combattimenti fra Fyrir e Dokkafirar, mentre i Prescelti affronteranno le proprie ombre e non solo, questo è l’unico spoiler che mi sento di fare. <3

Detto questo, ringrazio di cuore chi ha seguito la storia fin qui, fatemi sapere cosa ne pensate, se volete potete rispondere alle seguenti domande;

Quale miniarc vi è piaciuto di più?
Quale rapporto vi ha più colpito?
Le vostre previsioni per l’atto finale?


Un saluto e alla prossima

Elgas

Ps. Nel mentre aspettate piccole news su One Piece… per Bleach vedrò un attimo come prosegue l’Anime e se Kubo apporterà modifiche sostanziali, solo allora deciderò se tornare a scriverci o meno, sempre legando il tutto al mio Finale Alternativo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3899496