Fuori dall'hype

di _Niente_Paura_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Calore [Zoro x Nami] ***
Capitolo 2: *** Braccia fredde ***
Capitolo 3: *** Padre ***
Capitolo 4: *** Nostalgia ***
Capitolo 5: *** Meglio l'anatra che il cigno ***



Capitolo 1
*** Calore [Zoro x Nami] ***


!! Questo capitolo partecipa alla challenge "La mia parola preferita" indetta da Laila_Dahl sul forum di EFP !!

Prompt : Montante
Personaggi : ZoroNami

Calore


Il ponte della Sunny assumeva tutt'altro aspetto al chiaro di luna. Dalla cucina proveniva un dolce profumo d'affumicato, la ciurma si stava apprestando a consumare la deliziosa cena preparata dal biondino. Questo si era affacciato dal banco della cucina e con gli occhi ricolmi d'amore infinito osservò la bella navigatrice che stava per allontanarsi.
-Nami-san! Deve vai? La cena è pronta!- Le disse Sanji con molta premura, stessa premura che non riservò a Rufy che stava tentando di addentare il cibo della navigatrice.
-Grazie Sanji, vado a chiamare quel testone e ritorno subito!- Rispose la rossa con un dolce sorriso cortese.
Fuori si gelava, da poco avevano passato un'isola invernale non segnata dal Log pose. Ma nonostante la temperatura oscillasse appena sopra i zero gradi, Zoro era imperterrito nell'allenarsi con la sua nuova spada.
Cosa ci trovasse in quella spada Nami proprio non se lo sapeva spiegare. Ma in fondo non ne sapeva poi molto di spade.
Così la ragazza provò ad avvicinarsi, mettendo una mano dietro la nuca scoperta, con fare un po' preoccupato.
-Hey, Zoro?- Timidamente la donna si affacciò dal soppalco e cercò di attirare l'attenzione dello spadaccino, ma questo non sembrava darle retta.
La fronte aggrottata, gli occhi stretti e chiusi, mentre con le mani brandiva la sua nuova spada.
Si alzò di scatto, prendendo alla sprovvista Nami, la quale ispirò una piccola quantità d'aria e si distaccò leggermente dalla trave su cui poggiavano le braccia.
Zoro allora si voltò verso di lei, accigliato come sempre. Gli occhi scuri e cupi incrociarono i grandi e languidi della navigatrice.
-Cosa c'è?-
-Beh, ecco Zoro … è pronta la cena.-
-Non ho bisogno della cena!- Rispose questo irritato. Incrociò le braccia e fece scrocchiare le ossa del collo. Un brivido di paura percorse Nami, ma cercò di nasconderlo, dopo di che sospirò amaramente.
-Non puoi continuare così, da quando siamo salpati da Thriller Bark, ecco … Non sei più lo stesso.-
Nami era seriamente preoccupata, osservava la capoccia verde dell'amico con aria apprensiva, mentre questo si voltava per eseguire quello che era un montante. Bofonchiò fra sé e sé l'uomo, questo era visibilmente turbato, e ciò si rifletteva su di Nami, impotente dinanzi a quella scena.
Ancora un altro montante, un altro ancora. La donna portò una mano alla fronte come a sorreggerla.
-Ha per caso a che fare con fatto che ti abbiamo trovato morente?-
Non ottenne alcuna risposta dallo spadaccino, che continuava a bofonchiare fra sé e sé e continuava ad eseguire montanti. Sembrava che avrebbe continuato così per tutta la notte.
Nami scese dal soppalco, raggiunse il ponte erboso e con passo felpato cercò di raggiungere il compagno. Pian piano le parole sembrarono diventar più nitide.
-Non …. ono ….............. te-
Non riusciva a capire la navigatrice, la quale assottigliando gli occhi e drizzando le orecchie cercava di captare ciò che diceva lo spadaccino. Questo aveva i muscoli fin troppo in tensione, l'espressione non sembrava la stessa di quando si allenava normalmente.
-Non sono abbastanza forte.- Lo sentì chiaramente la navigatrice, come un lampo a ciel sereno. Ora era a pochi centimetri dall'uomo che si stava affaticando così tanto, era fin troppo duro con sé stesso. Sorrise Nami, e cercò di abbracciare l'uomo. Zorò in un primo momento restò fermo, era palese che non si aspettasse una cosa simile.
-Non fa niente.- Le sussurrò Nami che lo teneva stretto da dietro. Zoro non seppe controbattere, si limitò a rilassarsi gradualmente, per poi cercare di ribellarsi alla presa della navigatrice.
-Non hai sentito nulla, mi hai capito?- Nami annuì e gli sorrise
-Andiamo però, se vuoi diventare più forte non ci riuscirai massacrandoti allo sfinimento.-





 

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Capitolo 2
*** Braccia fredde ***


Prompt : Stringere
Personaggio : Sanji


Accese l'accendino che stringeva tra le mani, trasse un profondo respiro ed ispirò il denso fumo della sigaretta. La stringeva tra le labbra soffici e vellutate, mentre la mano sinistra s'accinse a prenderla delicatamente, stringendola con indice e medio.
Il mare aveva assunto una tinta aranciata, così come il cielo, il quale presentava una chiazza rossastra al centro che andava affondando all'orizzonte.
Trasse un altro profondo sospiro, quasi di sollievo a questo giro. Si guardò intorno, passando la destra tra i biondi capelli arruffati. Era seduto al fianco di un'enorme impronta d'orso, proprio in quel punto era atterrato ed aveva firmato la sua condanna.
-Sanji-kun!- Sentì in lontananza. Bastò solo quella frase per fargli uscire entrambi gli occhi, perfino quello celato dal ciuffo, fuori dalle orbite. Il respiro dell'uomo era affaticato, si portò una mano al cuore, mentre il viso trasudava di un sudore freddo.
-Sanji-kun! Suvvia, fatti stringere da noi! Fatti avanti.- A quelle altre parole, il giovane parve quasi soffocare per il terrore e il disgusto.


Fredde mani che percorrono il mio corpo ardente di passione, per voi due, mie adorate Robin-chan e Nami-san.


Cercò d'alzarsi, questo era visibilmente scosso. Le gambe tremanti, gli occhi sbarrati dal terrore, era palese che quell'inferno lo stava consumando lentamente.


Le loro braccia, mi è bastata solo una volta per capire come queste erano gli strumenti del demonio. Loro non sono donne, sono qualcosa di veramente aberrante. Sono la distorsione e la corruzione delle magnifiche creature chiamate da noi mortali 'donne'.


Fece un passo, poi un altro ancora. La fatica gli appesantiva l'intero corpo, rendendo ogni suo passo un martorio sfiancante. Cercò di sbirciare nascondendosi dietro una palma, e lì vide in faccia qualcosa che era peggio della Gorgone in carne ed ossa. Impallidì e si paralizzò, restando ad osservare due esseri deformi che si aggiravano per la spiaggia.
-Sanji-kun!- Urlò una chioma bionda spumeggiante, ricci dorati che si muovevano a causa del movimento prodotto dal possessore della chioma.
-Sanji-kun!- urlò nuovamente la chioma, questa aveva una dolce voce suadente. Era paragonabile ad una dolce melodia nostalgica, cantata da una madre al proprio bambino.
Fu allora che Sanji venne allo scoperto. Si diresse verso quella lunga chioma setosa, brillante quasi avesse luce propria.
-Dolce donzella, perchè mi cerchi?- Chiese l'uomo con gli occhi a forma di cuore, il petto colmo di gioia e le braccia aperte.
Il possessore della chioma portò una mano sul mento e rise, ma non si voltò. A quel punto l'uomo decise di porle una mano sulla spalla con molta dolcezza.
-Cosa c'è? Non sarai mica timida?- L'altra rise ancor di più, ma s'intendeva tra le righe come il tono cambiasse gradualmente e sembrasse abbassarsi.
-Se mai eri tu quello timido.- Rispose poi voltandosi e cercando di stringere l'uomo.
Sanji si paralizzò ancora una volta inorridito dalla scena di un uomo con tanto di barba, ma travestito da donna, lo stesse per stingere fra le sue braccia vigorose e villose.


Povero me, che ne sarà del mio corpo? Sento già il mio cuore rallentare, sto per esalare i miei ultimi respiri, lontano dalle mie amate signore, lontano da ogni donna di questo mondo.
Basta, mi arrendo. Mi arrendo a queste forti braccia, mi arrendo a questa letale presa. Ho visto troppo per poter continuare a vivere. Non riuscire mai a rivedere in faccia una donna in vita mia, altrimenti … LORO! Comparirebbero. Sì, proprio così, la loro memoria dovrà morire insieme a me. Che nessun altro uomo soffra più per mano di queste dannate corruzioni del maligno.
Addio.


Così si lasciò andare, sciogliendosi dalle braccia dell'otama. Sembrò quasi scivolar via dolcemente, mentre la sua anima e la sua innocenza scompariva per sempre dal suo volto oltraggiato da cotanta bruttezza.

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Capitolo 3
*** Padre ***


/!\ questo capitolo partecipa alla challenge 'La mia parola preferita'  di  Laila_Dahl /!\

Prompt : Stufato
Coppia : Tashigi x Smoker
Padre


Lo stufato solitamente si mangia caldo, spesso viene associato dal pensiero comune ad una tavola imbandita e delle persone al tavolo che mangiano e conversano. Incredibile come lo stufato riesca a racchiudere qualcosa di così speciale come la famiglia, ovviamente in senso allargato.
Ma che succede se lo stufato si raffredda? M'immagino una lite, un clima teso e triste.
Vidi quella ciotola poco alla volta perdere il fumo fragrante, forse per compensare accesi due sigari e cominciai a fumare.
Sospirai avvilito, chiudendo gli occhi delicatamente, per poi passare una mano tra i capelli grigiastri.
Tirai una boccata dai due sigari, tirandomi dritto in gola così tanto di quel fumo, che se non avessi ingoiato quel dannato frutto con ogni probabilità avrei cominciato a tossire come un dannato.
Dal naso uscì il fumo, dovevo proprio sembrare una specie di bestia, non aiutava il fatto di tenere le gambe sul tavolo e lo starsene a torso nudo con le braccia larghe. Ma ieri ero incazzato, non avevo voglia di stare dietro a queste fesserie.
Storsi il collo, facendo scrocchiare le ossa. Ciò fece impallidire alcuni dei sottoposti che erano rimasti nella sala da pranzo. Storsi il naso e con qualcosa che sembrava più un grugnito mugugnai qualcosa, non so bene se mi avessero capito. Ma era palese che me ne stavo andando dalla stanza.


Mi parai dinanzi la stanza di Tashigi, sbuffai ancora una volta, gettando dal naso tanto di quel fumo. Bussai con forza, con quanta più prepotenza ci fosse in corpo.
-Tashigi.- Urlai autoritario, storsi le labbra, mi maledissi per non essere stato più gentile, più affettuoso.
-Tashigi.- Ancora una volta usai quel tono, un tono che il genitore usa con il figlio, sperando che le minacce funzionino. Lo sapevo bene che non funzionavano. E allora che cazzo urlavo a fare?
Aguzzai le orecchie, e m'arrivò una fitta al cuore sentendola ancora singhiozzare.
Che fare? Busso? Irrompo in camera? Non fare stronzate Smoker.
La schiena la misi contro la porta, mi lasciai scivolare giù fino al pavimento. Sopirai ancora una volta, lasciando una flebile curva di fumo bianco.
M'avviliva in una maniera incredibile il pianto di quella dolce ragazza, e m'avviliva ancora di più il fatto di non poter far nulla.
-Tashigi … lo stufato è freddo ora.- Provai a parlarle, tra i singhiozzi. Magari la mia voce le sarebbe arrivata in mezzo a quelle lacrime, e chissà, fermarle pure. Mi morsi il labbro, ora non sapevo che cazzo dirle. Cosa si dice ad una ragazza per non piangere? Strinsi forte i pugni, così come gli occhi che volevano farmi piangere per la rabbia e la frustrazione.
-Hai fatto un ottimo lavoro, non importa se non sei stata tu a fermare la Baroque Works.- Sentii i singhiozzi allentar la presa.
-Dovremmo diventare più forti Tashigi, per poter garantire la giustizia.- Riaprii gli occhi lentamente, sospirai e raccolsi tutto l'ossigeno che avevo a disposizione.
-MI DISPIACE! NON SONO STATO ABBASTANZA.- Non ho ancora capito da dove cazzo fossero uscite quelle parole. Però fu divertente assistere ad una Tashigi ancora più incazzata di me che aprì con uno schiaffo la porta e mi fissò con occhi ricolmi di disappunto.
Questa mi prese e mi diede un ceffone così tanto forte da farmi restare allibito.
-Smoker-san, lei non solo è abbastanza … lei … lei è il mio eroe.- La ragazzetta che conoscevo da un sacco di tempo si rifece viva. Sorrisi di tutta risposta, standomene zitto e vedendo fino a dove si spingesse.
-Lei non si deve più permettere a dire queste cose. Deve imparare ad essere più buono con sé stesso, così come io dovrei fare la stessa cosa.- Poi sorrise, asciugandosi le lacrime.
Era proprio una graziosa ragazzetta, ormai era s'era insinuata nel mio cuore. Ma non era quel tipo d'amore, era come se fosse mia figlia e io devo proteggerla da tutta questa merda.


 

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Capitolo 4
*** Nostalgia ***


Nostalgia


Il ventre ad ogni mese si gonfiava sempre più. L'indice guidava il medio con sicurezza, fino a fermarsi all'ombelico. L'avrebbe dovuto far Roger, ma un uomo morto non può far nulla ormai.
Gli occhi nocciola guardavano l'orizzonte con timore, mentre la mano poggiata sul ventre cercava di comunicar parole d'amore verso il futuro nascituro. Una lacrima impavida solcò la guancia. Il cielo tinto di un rosso scuro, come il fiore tra i capelli, come il sangue che doveva essere scivolato via da lui.
Non doveva assecondarlo, lo sapeva che avrebbe fatto così male. Se solo provassero a capire che un bimbo non ha le colpe del padre.
Dagli occhi sgorgarono altre lacrime, improvvisamente tutto fu sfocato.

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Capitolo 5
*** Meglio l'anatra che il cigno ***


Questa storia partecipa alla challenge indetta da Laila_Dahl "La mia parola preferita"






Lui ha sempre inseguito i cigni, ma c'è cascato come un pollo quando ha visto quell'anatra. Perchè infondo i cigni sono molto belli, per carità, ma la bellissima semplicità di un anatra a volte è disarmante.
Sanji stava rimirando lo stagno, mentre questi pensieri gli scorrevano per la testa. Un sorriso gli scoppiò in volto, quando per un attimo gli comparve il volto d'una donna .
Così dolce, così cara a lui. Eppure per chissà quale stregoneria, non ricordava il suo nome.
Un'anatra bianca passò sotto i suoi piedi, aprì la bocca reclamando cibo.
Le ricordava così tanto quella ragazza. Forse l'aveva già vista, ma in un sogno.

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