PER FAVORE NON DIRMI CHE LA AMI-LA VENDETTA DELL’ANGELO

di fujitoid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sinossi ***
Capitolo 2: *** 1° Capitolo La partenza (settembre 2003) ***
Capitolo 3: *** 2° Capitolo Una nuova vita (settembre 2003-marzo 2004) ***
Capitolo 4: *** 3° Capitolo Una gita tormentata (aprile-maggio 2004) ***
Capitolo 5: *** 4° Capitolo Il museo dei pettegolezzi (aprile 2004) ***
Capitolo 6: *** 5° Capitolo La vacanza estiva (giugno 2004) ***
Capitolo 7: *** 6° Capitolo Sorprese al collegio (settembre 2004) ***
Capitolo 8: *** 7° Capitolo Una grande occasione (settembre 2004) ***
Capitolo 9: *** 8° Capitolo Per chi suonò la sveglia (ottobre 2004) ***
Capitolo 10: *** 9° Capitolo Tale madre, tale figlia (novembre 2004) ***
Capitolo 11: *** 10° La pazienza ha un limite (dicembre 2004) ***
Capitolo 12: *** 11° Capitolo Un terribile sospetto (gennaio 2005) ***
Capitolo 13: *** 12° Capitolo Una scelta obbligata (febbraio 2005) ***
Capitolo 14: *** 13° Capitolo Una seduzione pericolosa (aprile 2005) ***
Capitolo 15: *** 14° Capitolo Non toccare ciò ch’è mio (maggio-luglio 2005) ***
Capitolo 16: *** 15° Capitolo La vendetta è servita (ottobre 2005-dicembre 2005) ***
Capitolo 17: *** 16° Capitolo Indagini difficili (dicembre-gennaio 2006) ***
Capitolo 18: *** 17° Capitolo La verità innanzitutto (gennaio-febbraio 2006) ***
Capitolo 19: *** 18° Capitolo Il mistero quasi svelato (febbraio 2006) ***
Capitolo 20: *** 19° Capitolo La dura vita al riformatorio (febbraio-marzo 2006) ***
Capitolo 21: *** 21° Capitolo Il verdetto finale (aprile 2006-giugno 2014) ***



Capitolo 1
*** Sinossi ***


Sinossi
Goffredo Esposito di 43 anni ed Amanda Somma di 38, sono i genitori di Lucia; un’adolescente napoletana, di Napoli. All’età di 14 anni, decidono di cambiarle scuola spostandola a Grosseto, iscrivendola in un collegio molto severo, affinché le cose nella sua vita migliorino dopo essere stata piantata ed umiliata all’età di 12 anni, dal suo primo ragazzo Salvatore. La tradì con un bacio proprio con la sua migliore amica Vanessa. Un evento che la porterà ad avere mancanza di fiducia e diffidenza verso il sesso femminile. Un fatto per lei sconvolgente, quest’esperienza le farà capire chi fossero veramente le persone che si sarebbe portata con sé nel corso della sua vita. Il destino sembra giocare con i suoi sentimenti quando un altro evento si prospetta davanti a lei, conoscere un ragazzo: Stefano, studente proprio di questo istituto, di cui si innamorerà per poi scoprire d’avere una concorrente sleale, Carmela. Stanca dei suoi comportamenti, nonostante i continui avvertimenti, decide di passare ad un piano per lei perfetto. Affiancata, in modo involontario, dal suo amico di sempre, Francesco, un ragazzo più grande di lei. Decide di stravolgere completamente la sua vita, decidendo così il suo destino commettendo uno dei più infatui gesti: l’omicidio. Nel nuovo collegio conoscerà Serena la sua pazza compagna di stanza e Daniele, un ragazzo tanto timido quanto dolce e premuroso. Eppure c'è una cosa che deve ancora capire: il vero cambiamento non avviene tramite un omicidio di cui poi si pentirà, ma dentro di sé. Si dice che le persone cambino ad un certo punto della vita, non è uno di quei cambiamenti sottili e a cui nessuno fa granché caso, come per esempio quando una donna cambia il colore della matita che usa sempre o quando tagliava le punte dei suoi capelli. A volte si crede che questi cambiamenti dovrebbero essere radicali, strappando le persone alla vita in modo brusco. Tipo, decidere di seguire i movimenti della persona designata da far fuori come frequentare il gruppo di amici perché in quel momento sono i più adatti alla circostanza per portare al termine la sua vendetta. Lucia lo fa, trova la scossa, quell'avvenimento che le causerà un totale stravolgimento della sua vita serio per lei e per altri futile. Il suo, secondo lei, è ragionevole, i suoi amici che la conoscono da una vita, non avrebbero mai pensato potesse fare una cosa del genere, durante il suo soggiorno nel collegio. Quando era molto triste e voleva un aiuto di un amico non era mai sola si fidava più dei ragazzi che delle ragazze. A sensazione ed istinto femminile aveva la capacità di capire se una ragazza fosse veramente amica o no e lo stesso faceva con i ragazzi con cui usciva per trovare quello giusto adatto a lei per condividere la sua vita dopo la delusione avuta. Assieme alla sua migliore amica, Vanessa, ne passò tante ma mai avrebbe pensato che si sarebbe portata via il ragazzino che amava durante una calda estate del 2002. Non avrebbe sopportato un’altra delusione simile, era grande e poteva ragionare da adulta. Sembrava strano ma di amica vera ne aveva una sola, Serena; si potevano contare sopra le dita di una mano i rapporti d’amicizia con una ragazza. Uno di quei cambiamenti che le sconvolsero la vita fu quello di scegliere l’amore di Stefano. Il collegio è un edificio totalmente imponente che tutto sembra dall’esterno tranne che una scuola essendo simile ad una caserma, dove quasi, nessuno la conosce non avendo legato amicizia praticamente con alcuna ragazza e ragazzo; strano per lei che per il sesso maschile ha una certa capacità di avvicinamento. Oltre a misurarsi con livelli completamente diversi, per i suoi genitori, era anche una buona occasione per incontrare nuove persone, essendo stata trasferita in una città lontana, lontano dal suo paese d’origine. A parte i numerosi componenti della sua classe, a cui era ormai abituata, non rivolgeva parola a nessuno. Appena entrata, all’età di 13 anni, le sue domande personali erano tante non sapeva ancora se l’avesse giovata o meno ma se non c’avesse provato mai l’avrebbe saputo poi era cambiata davvero tanto. Conoscere Stefano, arrivato per poter ottenere il tanto atteso diploma, la cambiò interiormente; era a conoscenza di poterlo vedere solo per quel periodo scolastico e poi chissà quando l’avrebbe rincontrato ma quei 5 anni le sarebbero bastati per poterlo inquadrare al meglio. Cosa l’avesse spinta, a compiere quel gesto tanto insano verso la rivale lo sapeva solo lei ma una certezza c’era; non amava la concorrenza in amore e se poi fosse stata sleale ancora peggio. La ragazza che si mise contro di lei per poter conquistare quel ragazzo, disconosceva questo lato vendicativo di Lucia sottovalutandola e non sospettando niente delle sue intenzioni, pagando con la vita i suoi modi sleali di conquistare qualcosa o qualcuno.

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Capitolo 2
*** 1° Capitolo La partenza (settembre 2003) ***


1° Capitolo La partenza (settembre 2003)
Sabato 6 settembre 2003, a Napoli, in una casa situata nei borghi dei quartieri spagnoli, molto nota sia per eventi positivi che negativi abitava una ragazzina di 14 anni Lucia Esposito.
Il suo sogno era fare la cheerleader proprio come quelle ragazze americane che vedeva nei film; anche perché andava molto d'accordo con le ragazze della scuola media che già ricoprivano quel ruolo e le avevano addirittura proposto, più di una volta, di far parte della loro squadra. Purtroppo non essendo mai stata abbastanza allenata per fare acrobazie fu costretta sempre a rifiutare.
Tutto cambiò all’improvviso a causa di un avvenimento che le sconvolse la sua considerazione personale riguardante il sesso femminile.
Quella mattina Lucia, s’accingeva a preparare le valigie, destinazione Grosseto, per iniziare la sua nuova vita scolastica, lontana dai suoi genitori e dalle amicizie coltivate in 8 anni di scuola. Sua madre Amanda Somma, una donna di 38 anni di professione avvocato, era venuta a conoscenza della grande delusione della figlia avuta con una sua amica della sua stessa età. Per una ragazzina di 14 anni avere una delusione d’amore e d’amicizia, accaduto due anni prima, poteva essere un forte trauma.
Vanessa Russo, nell’estate del 2001, era stata scoperta a baciare il ragazzo di Lucia, durante una giornata passata al mare a giocare in spiaggia e divertirsi e Lucia non l’aveva presa bene. La mamma saputo tutto quanto, in comune d’accordo con il padre Goffredo, un uomo di 43 anni di professione commerciante d’edilizia titolare di un’azienda di molto successo, decise di iscrivere Lucia in un collegio lontano da Napoli, per evitare che in futuro prendesse una brutta strada. Effettuati gli esami di terza media, con voto finale distinto e quelli per l’ammissione al collegio, passarono l’estate in una zona diversa dalla solita cominciando i preparativi per la partenza.
Lucia si trovava in camera sua seduta sul letto a guardare una foto incorniciata dei suoi amici fra cui anche Vanessa e Salvatore Romano, il suo ex ragazzo. All’improvviso si sentì chiamare - Lucia, a che punto sono le valigie? Fra poco passa l’autobus, sbrigati. - Era sua madre che la chiamava dalla cucina, mentre le preparava i panini al prosciutto e formaggio che avrebbe mangiato durante il viaggio. Ci sarebbero volute circa quattro ore di viaggio per arrivare a Grosseto.
Era, ancora, piena estate faceva un gran caldo, afoso, che a Napoli si avvertiva particolarmente e dato che la macchina dei suoi genitori era fuori uso e la stavano riparando da un meccanico vicino la sua ex scuola, dovevano andarci con il treno ma per raggiungere la stazione dovevano prendere l’autobus che spesso arrivava con ritardo. Dunque, il suo terrore di perdere il treno era più che giustificato, essendo che molte volte aveva saltato la fermata per questo motivo. Non che fosse un dispiacere, però, ora non le serviva -Sono pronte, mamma. Sto arrivando. - Urlò a sua volta, infilando tutti i volumi del manga "Sailor Moon" nello scompartimento vuoto del suo trolley giallo canarino un regalo di suo padre, che non c’azzeccava mai.
Voleva tanto uscire fuori e godersi gli ultimi istanti di libertà ma sapeva già che era impossibile, c’aveva poco tempo per terminare di preparare i bagagli - Bel modo di finire l'estate. - Pensò. Ripose la foto nel comodino con una certa malinconia. La porta della sua camera, spoglia di tutto ciò che le caratterizzava, a tal punto da sembrare di non essere mai vissuta lì dentro, si spalancò e mostrò una bambina di sette anni dai capelli più lunghi dei suoi andare da lei e darle un bacio. Sua sorella Barbara le sarebbe mancata davvero tanto, perché nonostante fosse una bambina che piangeva in continuazione, era quella che le mostrava l’affetto più puro e sincero di tutti e lei l’adorava davvero.
La piccolina le chiese con voce timida - Lucia, ci verrai a trovare, vero? - Facendola sciogliere. Non potette fare a meno di sorriderle, ancora una volta fu dimostrarle tutto il suo affetto - Ma certo Barby, sarò qui almeno un fine settimana al mese, piccola. – Rispose per tranquillizzarla, accarezzandole la guancetta piena per poi darle un pizzicotto. Il silenzio strano, sottolineato dalla cupezza dei volti di sua madre e sua sorella che nel frattempo l’aveva raggiunta, si interruppe non appena il padre buttò un urlo dal portone d’ingresso di casa -Andiamo, allora! Il treno non aspetta noi. Fra 10 minuti passa l’autobus. Non possiamo perdere altro tempo. - Quello era il segno che doveva andare a prendere il treno. Goffredo, prese la valigia di sua figlia il resto sarebbe arrivato dopo tramite corriere.
Lei disse ai suoi genitori - Che la fortuna possa essere sempre a mio favore! - Osservò sorridente sua madre come per dirle di farsi coraggio. L’autobus, per fortuna, arrivò puntuale, alla stazione c’era molta confusione, gente che andava avanti ed indietro, mendicanti e tanto altro. Il padre teneva stretta la valigia della figlia, fermandosi a guardare il display per cercare di capire da quale binario partisse il treno per Roma e poi da lì per Grosseto. Appena individuato quello giusto si rivolse agl’altri - Il binario è il numero nove, andiamo e fate attenzione. - Non mollava la valigia gialla per nessun motivo, conosceva bene la sua città ed i furbi pronti ad approfittarsene ce n’erano tanti. La madre con la piccola in braccio si guardava attorno - Abbiamo del tempo ancora, il treno parte fra venti minuti, camminiamo con calma non voglio rischiare di cadere dalle scale per la tua fretta. - Scivolare e cadere a terra era un’occasione per i ladri quindi era meglio non farsi trovare impreparati.
La piccola Barby ingenua come sempre disse alla madre - Ma papà vuole che Lucia vada via per sempre? Perché ha fretta? - Non era molto felice di questo atteggiamento del padre ma non poteva capire la situazione. La mamma la prese in braccio e le disse cullandola - No piccola. Lo fa solo perché ha paura di perdere il treno non vuole che va via, stai tranquilla. - Diede una bambola che teneva nella borsa per farla distrarre dal quel pensiero.
Lucia guardava altrove, non era interessata molto a quello che diceva suo padre stava attenta ad osservare le mura ed il tetto della stazione per poter ammirare la sua bellezza. Per lei era come partire e non tornare più, stare lontani dai genitori poteva essere duro e doveva farsi l’abitudine. Si limitò solo a dire - Non pensavo fosse così bella la stazione della nostra città, mi sa che mi mancheranno tante cose. - Detto questo s’incamminò, seguita dai suoi genitori e la sorella. In poco più di un’ora sarebbero arrivati a Roma. La moglie e le figlie ridevano, l’allegria ci voleva tanto per spezzare la tristezza che si celava dentro tutti.
Arrivati, si precipitarono verso il binario del treno per Grosseto. Lucia vide la madre e la sorella rimanere indietro - Sei sempre tu quella che fa tardi! Devo sempre aspettarti, prendere la busta con il mangiare, fare questo, fare quello... - Borbottava, non appena s’accorse della sua lentezza nel camminare. La madre le rispose a tono - Guarda che eri tu quella che non voleva partire, eri ancora in pigiama stamattina, adesso vorresti anche prendertela con me? - Sbuffò, a sua volta, scoccandole un'occhiataccia abbastanza minacciosa.
Lucia sapeva di fare ogni tanto tardi, o meglio, che fosse perennemente in ritardo e ultimamente ci metteva troppo a fare qualsiasi cosa ma Amanda esagerava a volte.
Suo padre s’intromise nel discorso non troppo severamente - Sempre a litigare voi, anche in questi momenti. Quando la farete finita sarà sempre troppo tardi. - Continuò a camminare senza fermarsi rallentando però il passo.
In quel momento Lucia ebbe un flash del suo amico Francesco De Rosa un ragazzo di 22 anni, ufficialmente svolgeva il mestiere di meccanico ma in secondo piano era uno spacciatore di erba ed ogni tanto sì dilettava a compiere furti di automobili; quasi con lo stesso carattere del padre della ragazzina, lui era davvero uno dei suoi migliori amici. Si conoscevano da quando erano piccoli, ma solo l'estate precedente legarono moltissimo perché quando lui si ammalò solo lei e Matteo De luca, un altro suo amico di 21 anni, anche lui con precedenti penali a causa di continue rapine nonostante facesse il cameriere in un ristorante, erano lì ad aiutarlo.
Lucia mentre camminava verso il binario guardava i suoi genitori. Da quando aveva litigato con la sua ex migliore amica, entrambi assunsero un atteggiamento iperprotettivo nei suoi confronti e in quelli della piccola Barbara. Li vedeva affiatati, decisi a cambiare le cose che non andavano bene fino a quel giorno; fino a quando Lucia non se n'è andò di casa ad inseguire il suo sogno. Ci rimase malissimo, quando seppe del collegio, ma forse era il prezzo da pagare per stare bene con sé stessa.
La sorellina seguiva la madre passo dopo passo vedendo in lontananza il numero del binario dove ad aspettare c’era il treno da prendere.
Amava prenderla in giro - Sorellina stai vestita male non era meglio una pantalone lungo invece di quello corto? - Diceva la peste, per attirare la sua attenzione. Lucia si guardò, era per lo short verde militare perché lei lo odiava, scrollò le spalle e sussurro piano avvicinandosi alla sorellina - Fatti gli affari tuoi! - Per poi appoggiarsi sulla spalla della madre.
Arrivarono al binario 27 e saliti sulla carrozza assegnata a loro e raggiunsero lo scompartimento.
Il padre era seduto al lato del finestrino in attesa che il treno partisse: disse, poi, alla moglie - L'auto è andata! Se non fosse stato per questo problema, potevamo evitarlo il treno. Dobbiamo andare a vedere a che punto è appena torniamo a Napoli e poi da tua sorella come già previsto. - La informava del programma della giornata, mentre Lucia collegava il filo dalle cuffie al suo lettore per ascoltare musica.
Cominciato il viaggio con tranquillità iniziarono a mangiare i panini ed il resto che la madre aveva preparato, le due sorelle litigavano per il genere di musica da ascoltare, così la madre mise un cd con la musica conosciuta accontentando entrambi, partì la riproduzione casuale dei brani del momento che soddisfò entrambe.
La madre disse felice - Oh, finalmente niente litigi, si può viaggiare in pace - Non sembrava ma le prendeva in giro. Goffredo si rilassò allungando le gambe per potersi risposare - Ora statevi zitti tutti, voglio riposare quanto basta. A noi toccano altre 4 ore di viaggio per il ritorno. - Li richiamò, inoltre, con il suo modo severo quando voleva farsi ascoltare.
Lucia chiuse gl’occhi, mentre ascoltava la musica, fantasticando sulla nuova vita al collegio.
Arrivarono ad Orbetello, puntuali come orario cosa assai strana per un treno che è sempre in ritardo. Suo padre uscì dallo scompartimento per camminare nei corridoi, scuotendo i capelli ricci che gli scendevano morbidi e belli sul viso sempre sorridente.
Veniva da sorridere anche a Lucia, era contagioso quel suo modo di fare -Ragazza cara! Pronta a vivere questa nuova avventura nel collegio? - Chiese a sua figlia, ritornando dalla famiglia sedendosi, diede una pacca sulla spalla a Lucia e un bacio sulla fronte.
Questa mania di protezionismo nei suoi confronti non le dispiaceva affatto nelle volte come queste.
Lucia respirava il profumo che veniva da fuori il finestrino aperto e si rilassava - Si, papà! Io sono pronta, sarà un po' dura all’inizio ma poi basta farsi l’abitudine anche se mi avrebbe fatto piace restare con i miei amici. È la cosa più bella che possa fare. - Era così immersa nei suoi pensieri che nemmeno si accorse d’essere arrivata a destinazione, la distanza di mezz’ora circa tra Orbetello e Grosseto era già passata. La sorellina si svegliò grazie alla madre con il suo modo gentile, era davvero conciata male per come aveva dormito pesantemente e quel caldo infernale la stordiva ancora di più - Siamo arrivati, mamma? - Le disse, strofinandosi gl’occhi. La mamma, la strinse a sé nella sua magliettina beige e le sorrise - Si, Barby! Papà sta prendendo la valigia di tua sorella. - Guardandola da dietro i grandi occhiali che portava.
Gettò la busta dove prima c’erano i panini dentro il cestino piccolo posto sotto il finestrino.
Il treno, arrivò alla stazione di Grosseto, mentre tutti scendevano dalle carrozze si sentivano parlare due persone che scoppiavano in una fragorosa risata, parlando tra di loro in modo rumoroso.
Goffredo era al quanto infastidito da questa risata rumorosa e mentre scendeva dal treno disse - Ma non si potrebbero zittire questi due? Sono fastidiosi. - Borbottò piano.
Un altro tizio, che li conosceva lì zittì, dando una pacca dietro alla nuca ad uno dei due e quindi suscitando l'ilarità degli altri presenti. Mancava ancora un'ora per arrivare a destinazione, dov'era situato il collegio che forse avrebbe cambiato la vita di Lucia, presero, così, un taxi parcheggiato fuori dalla stazione.
Fine 1° Capitolo

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Capitolo 3
*** 2° Capitolo Una nuova vita (settembre 2003-marzo 2004) ***


2° Capitolo Una nuova vita (settembre 2003-marzo 2004)
Ad attendere l’arrivo di Lucia c’erano, all’ingresso del collegio, la preside, nonché direttrice dell’istituto Erminia Colombo una donna di 52 anni ed ex professoressa di lettere, dall’aspetto molto severo, ed altri professori. Erano già informati dell’arrivo della ragazza, tramite una telefonata che comunicava l’esito positivo del test d’ingresso, nelle settimane precedenti.
Il collegio pluri-comprensivo si innalzava, imponente, nella periferia di Grosseto, distante circa 10 km dal normale liceo della città, accoglieva numerosi studenti di tutte le città d’Italia e della stessa; nonostante, questi, fossero il numero minore. Era un collegio alquanto prestigioso, dove si accedeva tramite test attitudinali per capire se il ragazzo potesse affrontare l’istituto. Aveva anche l'anno di preparazione per le università di tutto il mondo, nel caso si volesse frequentare all'estero ma era facoltativo ed a Lucia non serviva.
La prima volta che vide questa scuola fu in fotografia, frequentava ancora le medie e ne rimase incantata: aveva un'aria molto inglese, antica ed emanava quel caratteristico odore di libri, la cosa più bella che potesse mai vedere.
La preside Colombo, appena la vide scendere dal taxi, la salutò con un sorriso misto alla severità e le comunicò il numero della stanza - Buongiorno a voi ed a te cara Lucia. Vedrai che da noi ti troverai bene. La tua stanza è la 344. - Disse con voce autoritaria fissandola negl’occhi. Stessa cosa, gl’altri professori, rimanendo fermi in fila messi in ordine uno accanto all’altro.
Lucia, dopo aver salutato i genitori e la sorellina entrò dentro, si girò per qualche secondo vedendoli andare via con il taxi. Una volta dentro, cercò la stanza sulla mappa appesa al muro vicino l’enorme portone dell’entrata d’ingresso; era il terzo piano, vorrebbe prendere l'ascensore perché molto pigra e le troppe rampe di scale la stancavano per pigrizia. Fu impedito dalla preside, la quale disse - L’ascensore è solo per gli insegnanti e per il personale del collegio per voi studenti ci sono le scale. Camminare fa bene alla salute a voi giovani. - Sembrava un generale dell’esercito più che una preside. Lucia rispose con una battuta - Anche a lei non farebbe male, non solo a noi giovani! - Cominciava bene il suo debutto già si faceva riconoscere.
Lo stile antico dell'edificio principale era soppiantato da un palazzo moderno, dai colori tenui e cosparso di quadri di ogni genere e pittori ed altri che rappresentavano gli studenti dei vari anni scolastici dal 1920, anno di fondazione.
Salì, allora a piedi, seguita da dietro dalla preside contrariata per quanto sentito sul fatto dell'ascensore ma in fondo era meglio così, magari perdeva un po' di peso pensava lei. Arrivò alla sua stanza col batticuore, un po' per il fiatone date le rampe di scale così massicce ma perché non era mai stata così tanto spaventata in vita sua. Cercò di convincersi che ce la potesse fare, affrontò tante cose e poteva superare anche questa.
Lucia, entrò nella sua nuova stanza, adagiando il trolley al muro, fece una riflessione personale alla preside - Sarò sincera, il fatto che dividerò la stanza con delle persone che non conosco mi mette agitazione, tanta e se mi trovassero strana? E se fossero quelle snob altezzose come narrano le storie che girano al liceo normale? Speriamo proprio di no, non vorrei litigare con qualcuno il primo giorno qui. - Perlustrava la stanza con attenzione osservando ogni angolo. La preside, rispose a tono - Signorina, questi sono problemi suoi personali! A noi interessa che non ci crei problemi e studi. Fra poco conoscerà le sue nuove compagne di stanza. Solo una sarà anche di classe, si chiama Serena Greco. Le altre sono di sezioni diverse. - Rimase immobile davanti la porta continuando a tenere il suo sguardo severo senza nemmeno evidenziare un sorriso. La ragazza si limitò a guardarla continuando ad osservare la stanza per poi sedersi nel letto a lei assegnato.
Era proibito parlare il dialetto, tutti dovevano esprimersi in italiano specialmente con i professori, ed altre regole rigidissime come per esempio non fumare e bere, non alzarsi la notte per uscire fuori dai corridoi e raggiungere le altre stanze. Ogni notte ci sarebbe stato un bidello a controllare tutte le stanze ed i corridoi del collegio, poi camminare in modo ordinato e salutare sempre ogni qualvolta s’incontrava un insegnante. Si mangiava ad orario alle 07.00 la colazione, alle 13.00 il pranzo ed alle 20.00 la cena, possibilità di vedere la televisione nella sala grande ma ad ora e sotto la supervisione di qualcuno. Ogni due settimane nei weekend gli studenti potevano andare a trovare i parenti nelle loro rispettive città con partenza venerdì pomeriggio dopo il pranzo verso le 16.00 e ritorno domenica sera alle 19.00 oppure farli venire direttamente al collegio ed uscire con loro.
Erano trascorsi 6 mesi, da quando arrivò, il 2003 era finito da un bel pezzo e il 2004 era cominciato diverso per Lucia; si stava avvicinando la primavera essendo il mese di marzo.
Si trovava in classe, durante una pausa tra una lezione e l’altra, Lucia si trovava a guardare fuori dalla finestra come se avesse malinconia dei suoi familiari. Si passò una mano nei suoi capelli biondi e sorrise, era passato così tanto tempo che le veniva da piangere. Aveva fatto amicizia con un ragazzo, Stefano Conti, un ragazzo di Firenze della sua stessa età dal carattere ribelle e molto turbolento ma nello stesso momento dolce quando serviva e pronto a dare il meglio di sé a chi se lo meritava. Era un legame molto forte fidandosi molto nonostante si conoscessero da poco, le trasmetteva allegria e simpatia per un tipo come lei che aveva sofferto con le amicizie in passato.
Una mano le si posò, delicatamente, sulla spalla era lui Stefano, la solita anima buona a consolarla - Non essere triste, Lucia! Ormai quella delusione fa parte del tuo passato e da questo che si diventa più maturi ed io i tuoi genitori e tua sorella ti stanno sempre vicino. - La rincuorava, appoggiando la testa di Lucia sulla sua spalla. Il fatto era che non ci riusciva, a dimenticare il tradimento di quella sua ex amica e come al solito ci rimaneva malissimo.
Sottofondo si potevano sentire gli schiamazzi degl’altri ragazzi e ragazze che parlavano tra di loro, fra cui anche la sua nuova amica Serena, anch’ella coetanea, soprannominata “La Pazza” a causa del suo carattere altalenante ed un ragazzino timido che si chiamava Daniele Gallo, un ragazzo calabrese di Cosenza, il classico ragazzo innamorato che non riusciva a farsi avanti con la sua compagna con la quale parlava vicino la cattedra dell’insegnante.
Lucia rispose con un sorriso timido a quel bel gesto ricevuto - Non sto pensando solo a quello ma anche ai miei amici, Francesco Marco e Matteo. Mi manca, Francesco, più di quanto potessi immaginare. Era simile a te pronto a starmi vicino in questi momenti e mi ricordi tanto lui. - Sospirò, sciogliendo l'abbraccio e avviandosi verso il banco di scuola, dove già erano giunti Serena e Daniele per potersi sedere al loro posto.
La professoressa era arrivata pronta a fare lezione con la sua classica severità. A differenza di Lucia e della sua amica Serena, l’unica ragazza con cui era riuscita a costruire un legame d’amicizia condividendo la stanza con due ragazze sconosciute, con le quali non parlava molto, i due maschi Stefano e Daniele avevano la stessa camera senza nessun altro. Affianco a lei, nel banco, c’erano altri due ragazzi che avevano scelto l'opzione "collegio" come lei. Sospirò ancora una volta, Lucia ed appoggiò il braccio al banco sostenendo la testa, ascoltando la professoressa Giuseppina Landi una severa professoressa di storia dell’arte di 48 anni che spiegava la sua materia.
Finita l’ora di lezione tutti gli studenti si diressero al grande scalone in legno tenendosi tutti quanti dalla ringhiera che conduceva alle aule del piano superiore. Ad attendere gl’alunni un’altra insegnante - Buongiorno ragazzi, mi presento solo la professoressa Cristina Martini, ho 35 anni sarò la vostra insegnante per i primi due anni ed insegno fisica e chimica, sostituisco il professore avuto fino a qualche mese fa, per essere andato in pensione. Voglio sottolineare il mio ruolo in questo collegio. - Disse, mentre si preparava a cominciare la lezione. Lucia s’alzò per andare alla cattedra - Io sono la nuova iscritta mi chiamo Lucia. - Chinò la testa per rispetto stando ad una certa distanza a da lei. La professoressa le rispose con un sorriso - Bene! Io come ho già detto sono la professoressa Cristina. - Continuò, dicendo - Un secondo e vi consegno i compiti che dovete fare. Si tratta di un test di fisica e chimica. - Disse la professoressa Martini, così, Lucia tornò a sedersi.
Fu messa in guardia dai collegiali di stare lontana da una ragazza sui 15 anni, arrivata da poco che amava attirare l’attenzione dei ragazzi impegnati per poi scoprire che si divertiva giocare alle spalle delle fidanzate dei ragazzi che circuiva; più che altro per salvarla da possibili delusioni. Questo era un piccolo particolare che non interessava a Lucia; il solo pensiero di ritrovarsi di nuovo nella stessa situazione capitatale l’anno precedente la faceva vomitare.
Stefano, finita l’ora per il pranzo, s’intrattenne con Lucia tra i corridoi insieme a Serena a chiederle delle vacanze, in fondo lei ci teneva a mantenere buoni rapporti con le poche persone con cui parlava.
Successivamente cominciò ad incamminarsi lentamente verso la sua stanza per poter controllare i compiti assegnati quel giorno -Io vado, Serena, ti aspetto di sopra. Non ritardare che dobbiamo studiare. - Sussurrò, lanciando uno sguardo languido al ragazzo dietro a Serena. Appoggiata al muro rispose - Va bene! Fra poco arrivo mi trattengo qui altri 10 minuti e poi salgo. - Poi continuò a parlare con altre ragazze poco distanti. Lucia salutò anche i due baldi giovanotti che discorrevano di argomenti riguardanti la loro camera, del tipo "Ti va di cambiare? Io dormo vicino alla finestra" oppure "La mattina in bagno non perdere tre ore a lavarti", Daniele, sopraggiunto con ritardo rispetto gli altri e nuovamente Stefano.
Respirava molto profondamente aprì la porta della camera, ritrovandosi davanti una ragazza alta poco più di lei, dai capelli metà neri e metà rossi, ballava a ritmo di musica rock, un genere che lei non piaceva. Lucia subito pensò appena la vide - E menomale che dovevo essere io, la strana! - La sua meraviglia era tale che si vedeva ad occhio. Appena la vide, si fermò e sorrise, per poi agitare la mano destra e salutarla. Deglutì e si diresse alla sua parte della stanza, cercando di evitare ogni contatto fisico. La cosa fallì miseramente, la nuova arrivata le rivolse subito parola -Tu dovresti essere Lucia! Io sono Carmela Barbieri, sono di Bologna ho 15 anni frequento il secondo anno ma tu puoi chiamarmi Carmen. Sono la tua nuova compagna di classe. Sostituisco una ragazza che s’è ritirata. - Le disse, porgendole la mano. Gliela strinse solo per cortesia, perché c'era una domanda che la perseguitava: “Perché proprio nella mia stanza doveva mettere quella mezza svampita?” Era così tutto fuori logica, fin troppo. Lucia le rispose con diffidenza - Ehm... Ciao! Quindi... Finalmente conosco la mia nuova coinquilina! Chissà che diranno le altre appena lo sopranno. - Sorrise forzatamente. Era lei la famosa ragazza di cui parlavano, anzi sparlavano, le lasciò la mano quasi a voler troncare ogni altro contatto fisico.
Carmela si tolse le cuffie chiuse il lettore cd e lo posò sul suo nuovo letto - Loro mi conoscono già, tranne una chissà che tipo sarà. - Voleva avvicinarsi ma non lo fece preferì rimanere distante, aveva percepito la non volenza a fare amicizia. Non tardò la risposta che arrivò subito - Forse parli di Serena fra poco arriva, la conoscerai presto ma è molto diversa da te. - Per evitare di guardarla prese dalla sua valigia il manga di “Sailor Moon”, avrebbe fatto finta di leggerlo.
Carmela fece notare un particolare che sfuggi a Lucia, tanto presa ad evitare il suo sguardo, rispetto alla settimana precedente, la stanza era posta in maniera diversa: i letti, che prima si affiancavano, erano messi in maniera perpendicolare tra di loro, le pareti erano blu e rosa, sostituivano il bianco asettico che c'era prima. La nuova arrivata si diresse in bagno continuando a parlare - Non ti sei accorta nemmeno che la stanza è cambiata, la preside mi ha detto che stanno rinnovando il look a tutte le stanze. - Il suo era uno sfottò per capire come avesse reagito. Lucia nemmeno si scompose non rispondendo, la sua parte era rigorosamente blu.
In quel momento entrò Serena, appena vide quella ragazza domandò meravigliata -Tu chi sei? Non ti ho mai visto? Sei nuova? - Chiuse la porta dietro di sé andando da questa tipa. Carmela cordialmente le strinse la mano presentandosi - Io sono la nuova ragazza, la tua amica Lucia già sa di me. Odio ripetere le cose più volte. Tu devi essere Serena, parlavamo di te prima sei l’unica della stanza che ancora non ho conosciuto. – Lei gliela strinse con più vigore per curiosità di conoscerla. Serena guardò la sua amica - Vedo che sei di poche parole, lieto di conoscerti il mio nome lo sai già. Ora fammi andare in bagno. - Togliendo la mano dalla sua s’allontanò fissando ancora Lucia, come per dirle “Ma questa da dove esce?” - Lucia, hai bisogno di qualcosa in particolare? Io dovrei prepararmi, domani vengono i miei genitori e devo uscire con loro, però se vuoi qualcosa ti scrivo il mio numero di cellulare, mia madre mi ha comprato la scheda nuova, puoi cancellarlo quello vecchio. - Chiese, per poi porgerle uno sguardo veloce. Lei le affidò il suo cellulare - Si va bene, tieni il cellulare e memorizzalo. - Continuò a leggere, questa volta sul serio, il manga. Serena, cominciò ad armeggiare con la rubrica per segnare il suo numero e glielo restituì. Lucia ringraziò -Beh, grazie, ti chiamo quando ne ho bisogno. - Sorrise e lo rimise dentro il trolley posando il manga sulle sue ginocchia per poi riprenderlo; lei ricambiò.
Nel frattempo Carmela, lasciato libero il bagno, prese la giacca di jeans e una borsa per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle, senza nemmeno salutarle. Lucia si stravaccò sul letto pensierosa e stanca, alla fine poteva capitarle di peggio.
Fine 2° Capitolo

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Capitolo 4
*** 3° Capitolo Una gita tormentata (aprile-maggio 2004) ***


3° Capitolo Una gita tormentata (aprile-maggio 2004)
La primavera si faceva sempre più afosa, l’estate cominciava a farsi sentire e tra il caldo e la nuova arrivata, Lucia non sopportava nemmeno più la sua stessa ombra; la vedeva dappertutto anche quando si trovava da sola, per tanti ed ovvi motivi. Le uniche due cose che la calmavano erano la visita dei suoi familiari, ogni tanto andavano a trovarla e quando non potevano andava lei e la conoscenza con il suo amico Stefano che si faceva sempre più stretta. In lui vedeva qualcosa che negl’altri ragazzi non riusciva a notare.
Il collegio ogni tanto organizzava delle gite culturali sia nella stessa città di Grosseto che in trasferta. Aprile stava finendo e per il collegio girava voce una gita di un giorno in giro per la città, per Stefano poteva essere l’occasione per stare più vicino a Lucia, era da qualche tempo che dentro di lui sentiva qualcosa che nemmeno l’interessato sapeva cosa fosse. Lucia, forse se ne accorse e sicuramente anche per questo litigava con lui non voleva affezionarsi troppo per paura di soffrire di nuovo, era ancora una ragazzina e voleva divertirsi ma aveva notato un avvicinamento della nuova arrivata Carmen; le troppe smancerie di quella ragazza la faceva ingelosire, non l’ammetteva a sé stessa ma si stava molto attaccando a Stefano ma l’orgoglio era troppo grande.
Era la fine del mese di aprile e quel lunedì di giorno 26 la preside decise di far visita al Museo Archeologico e d'Arte della Maremma situato nel centro storico di Grosseto, in Piazza Baccarini, allestito congiuntamente al museo diocesano d'arte sacra. Solo per i maggiorenni non c’era bisogno dell’autorizzazione dei genitori, potevano anche non andare ma se non l’avessero fatto questo poteva influire sulla condotta non solo disciplinare ma anche dei voti; erano giustificati quelli ammalati.
Venerdì 30 arrivarono, tramite email, tutte le autorizzazioni dei rispettivi genitori ed il giorno prima della visita, domenica 2 maggio l’allegria aumentava, fin dal primo giorno di scuola per motivi riguardanti in collegio non era stato organizzato niente; molti ragazzi rinunciarono ad andare a trovare i loro familiari tanto era l’euforia di uscire fuori da quelle mura che per tutti sembrava un carcere.
La notte, Lucia non chiuse occhio, passò tutto il tempo a pensare a come potesse andare la giornata al museo e poi, Carmen non solo era fastidiosa nelle ore diurne ma anche notturne, russava, molto e fastidiosamente. Non riusciva nemmeno a tollerare questo rumore. Credeva, anche, che avesse il sonno pesante, perché non sentiva i suoi sbuffi e gli "Uffa!" a tratti anche urlati. La mattina del 5 maggio, s’alzò dal letto a fatica e si guardò allo specchio: i suoi occhi azzurri erano contornati da occhiaie così profonde che si spaventava solo a guardarsi di sfuggita, teneva i capelli arruffati avevano bisogno di una bella sistemata, tentò di appisolarsi e senza accorgersene, s’addormentò.
Arrivata la mattina una pacca sul sedere la svegliò di soprassalto, dalla madre, Lucia aveva preso quel maledetto sonno leggero - Svegliati pelandrona! Sono le 7.00 del mattino, ti devi preparare, fra un’ora si parte e si deve fare colazione, te lo sei dimenticata? Forse hai sognato troppo. - Scherzò Carmen, passandole affianco per andare in bagno.
Era già vestita portava i capelli legati in due codini ma era ancora struccata e quasi stentava a riconoscerla. Non che fosse brutta, anzi lei stessa ammise durante una lezione di matematica a Serena che la bellezza non le mancava di certo, semplicemente era abituata a vederla iper truccata ogni mattina ogni qualvolta s’alzavano.
Carmen era sempre la prima ad alzarsi e le fece una certa impressione vederla in quel modo. Stessa cosa fece con Serena dormiva della grossa - Ehi, Serena?! Non ti svegli, dobbiamo scendere a fare colazione. - Le gridava smuovendola con una certa rudezza. Serena ancora stordita dal troppo sonno a stento s’alzò - Si, sì! Mi sto vestendo. C’è qualcuna in bagno? - Rispose stirandosi come più poteva. Lucia, seduta nel letto, guardava il cellulare - No, non c’è nessuno, puoi andare io vado dopo di te. - La sua preoccupazione era vedere qualche messaggio di Stefano i quali non mancarono. Anche lui cercò di svegliarla con i messaggi e le chiamate ma essendo fosse attiva la vibrazione lei non sentì e nella sua mente si diceva “Non potevo lasciare la suoneria!?”. Carmen s’era truccata tantissimo, indossava un vestito tutto rosa, da capo a piedi. Era davvero molto stravagante, quel vestito le serviva per provocare i ragazzi quanto era attillato, coperto solo da una giacchetta blu per evitare di farsi rimproverare dalla preside e dai professori appoggiata al muro della stanza con le braccia incrociate, disse la sua - Vedetevi di muovervi sotto si mangiano pure le pietre e se ritardiamo ci faremo la gita a digiuno. - Finì di parlare emettendo una piccola risata poi prese il suo di cellulare e lo guardava notando alcuni messaggi di altre ragazze del collegio, le dicevano di scendere.
Lucia aveva bisogno di mangiare, aveva una fame che avrebbe mangiato tutto ciò che le fosse capitata a tiro, la sera prima non toccò nemmeno un po' di cibo per il forte nervoso che teneva ogni qualvolta vedeva quella gatta morta, così la reputava, fare le moine con Stefano; Carmen lo sapeva benissimo e per questo motivo decise di punzecchiarla. Serena non poté controbattere per dire qualcosa a favore della sua amica essendo già in bagno ma la destinataria delle prese in giro nemmeno le rispose; l’avrebbe fatto una volta pronta. Quindi, per scendere presto in mensa e fare colazione, una volta vista uscire l’amica dal bagno entrò lei, si preparò in dieci minuti indossando una maglia grigia e un pantaloncino non troppo corto - Potevi svegliarmi prima invece di darmi una botta nel sedere. Hai sempre voglia di prendermi giro. - La riprese truccandosi con correttore e mascara dall’interno del bagno per poi uscire ed andare a prendere il cellulare dal letto. Aspettò che Serena si preparasse per scendere e raggiungere gli altri.
Arrivati alla sala Serena notò il vestiario di Davide aveva un jeans nero, le solite scarpe nere ed una maglietta con raffigurato un disegno di un bambino ed una bambina che si abbracciavano con scritto “Amici per sempre” regalatagli per il suo compleanno proprio da lei era diventata una specie di legge non scritta tra lei e Davide. Stefano invece indossava una camicia a righe bianche e nere un pantalone grigio stile elegante ed un paio di scarpe sempre grigie a righe nere sui lati.
Lasciata Carmen con il suo gruppo di amiche snob “so tutto io” senza nemmeno salutarla, le due ragazze andarono vicino ai due ragazzi e dopo essersi abbracciati e scambiato i baci sulla guancia si sedettero.
Stefano e Daniele spettegolavano sulle ragazze in generale, guardandosi intorno. Serena ideò una scenata di gelosia su questo fatto - Vi siete visti troppe ragazze oggi per caso? Guardate che non ci sono solo loro. - Ironizzo, beccandosi due linguacce e una risatina da parte di Daniele. Stefano ribatté alla battuta - Sempre simpatica, come al suo solito. Daniele tu vedi altre belle ragazze qui vicino? - Rispose facendo finta di guardarsi intorno. Daniele aggiunse - No io non vedo nessuna, chissà a chi si riferiscono. - La risata beffarda non mancava mai. Stefano amava provocare Lucia e lei spesse volte stava al suo gioco - Comunque, bando alle ciance, come sono le vostre compagne di stanza? La nuova arrivata come ho sempre detto non è male. - Chiese, addentando un muffin al cioccolato che la sola vista aveva aperto lo stomaco di Lucia ancora di più, come se non lo fosse già abbastanza. Per tutta risposta Lucia bevve un sorso di succo all'ananas e portò una forchettata di pancake alla bocca, mentre Serena sorrise - A me è molto simpatica fa la finta disponibile, già svegliati abbiamo cominciato a discutere e prendermi in giro e pensare che la devo sopportare per tutto il giorno. - Disse guardando la sua amica, la solita fortunata a non farsi prendere in giro dal suo amico. Davide si girò verso Lucia e le sorrise, con quel sorriso così dolce che la faceva quasi arrossire, evitò lo sguardo per non far ingelosire Serena per poi chiederle - E tu che hai fatto? Anche se penso di immaginare la scena. - Continuò a consumare la sua colazione che consisteva in un cornetto e qualche fetta biscottata con marmellata e poi del succo di arancia. Lucia rispose sempre con il pancake in mano - Oh bene! Sono contenta che mi conosci abbastanza bene. È un po' svitata, stamattina mi ha dato anche una pacca sul sedere. - Spiegò, fingendo indifferenza ma in realtà era molto incazzata.
Si toccò la natica offesa, cercando di togliere il sentore della mano di una ragazza e poi eccola lì, la sua coinquilina, si parlava del diavolo ed ecco spuntare le corna, troppo fissata a guardarla parlare con una ragazza alta dai capelli corti e una rossa grassottella dagli occhi azzurri, non si accorse che i suoi amici stavano ridendo come tre cretini ed avevano ragione, la situazione era esilarante. Il suo debutto fu solo con semplici parole - Muovetevi a fare colazione il pullman sta per arrivare. - Usando sempre quel tono di sfottò. Rideva Stefano, facendo innervosire Lucia. Sapeva che su queste cose a Lucia non piaceva scherzare, era snervante essere presa in giro da una persona che in realtà non le calava giù. Inoltre Carmen le dava quasi un senso cattiveria e falsità, era meglio non frequentarla ed essere associata a quella ragazza.
Alla sala mensa entrò la preside accompagnata da due professori un uomo ed una donna, rispettivamente ai due lati, battendo forte le mani - Avanti ragazzi basta con la colazione, l’ora a disposizione per mangiare è terminata, oggi come sapete non andrete in classe come di consueto ma andremo al Museo della città a visitarlo. A differenza degl’altri anni quest’anno ci saranno due professori a supervisionarvi e non uno solo come sempre, questo per controllarvi meglio. - Sentenzio severamente, rimanendo ferma senza muoversi.
La professoressa di matematica Ludovica Mariani di 45 anni insegnante delle classi fino al secondo anno, era una donna molto magra sulla cinquantina d’anni vestita tutto d’un pezzo con gonna grigia altezza ginocchio una camicia bianca ed una giacchettina grigia e scarpe nere con i tacchi alti.
Posta alla destra della preside continuò il discorso della preside - Per ogni Pullman ci saranno due classi, noi professori insieme alla preside, abbiamo fatto gli accoppiamenti… - Venne bloccata dal suo collega alla sinistra della preside Erminia. Intervenne, poi, un professore di storia dell’arte famoso per la sua severità, Vincenzo De Santis, di 59 anni, assunto in quel collegio proprio per questo, insegnava alle classi dal terzo anno in poi - Essendo molto numerosi in una sola giornata non è possibile che tutti gli studenti di questo collegio possano visitare il Museo Archeologico e d'Arte della Maremma per oggi solo le prime e le secondi classi andranno, domani le seconde e via dicendo. - Si zittì subito mettendo le braccia conserte. La preside Erminia Colombo concluse il discorso con poche parole - Gl’altri studenti possono andare nelle loro rispettive classi, fra poco arriveranno i vostri professori. In silenzio ed in ordine senza fiatare. - Si girò per uscire fuori ad assistere la partenza dei pullman ma da sola, i due professori andarono nelle proprie classi.
La sala della mensa fu sgombrata in meno di 5 minuti, anche Lucia con i suoi 3 amici seguirono la loro classe. Gli studenti uscirono tutti fuori in ordine di sezione, erano tanti i professori impegnati in questa gita; quelli della classe di Lucia erano la professoressa di italiano e storia Rosanna e Rocco professore di geografia, più altri due di un’altra classe.
Il pullman era composto oltre che dalla sezione di Lucia anche da quella di Carmen, del secondo anno, destino volle che dovettero viaggiare insieme.
Carmela non si sarebbe aspettata una cosa del genere, fu una sorpresa per lei - Chi se lo sarebbe aspettato che la mia classe avrebbe viaggiato con la tua. - Le disse mentre passava nel corridoio del pullman per andare a sedersi accanto alla sua compagna di classe Anastasia. Lucia era già seduta con Serena, con dietro Stefano e Daniele - Eh sì! Guarda tu la fortuna potremmo stare insieme anche durante il viaggio. - Le rispose proseguendo con la presa in giro.
Anastasia Pellegrini, era una ragazzina di 15 anni del secondo anno, compagna di classe di Carmen: teneva i capelli ricci lunghi occhi castani dello stesso colore dei capelli e molto magra. Oltre che con lei Carmen poteva contare anche su Gabriella Corridori una ragazza grassottella ma molto simpatica dai capelli lisci sul colore rosso e gl’occhi azzurri e Miriam Lenzi leggermente più robusta rispetto Anastasia¸ aveva due occhi neri molto espressivi e portava i capelli neri corti, non amava le gonne portava molto i pantaloni e raramente le indossava solo in vari casi di vera necessità.
Anastasia si fermò per parlare con Lucia la guardava con notevole disprezzo, più che altro lo faceva per Carmela sapendo della diffidenza tra le due - Cara Lucia, oggi coglierai l’occasione d’imparare qualcosa. - Ridacchiava nascondendosi la bocca con una mano. Continuò Miriam - Dopo la figuraccia di qualche settimana fa nell’interrogazione di storia, che ha fatto mi parere il minimo. - Al contrario lei le rise in faccia. Stefano non poteva fare a meno di notare il corpo di Carmen ogni abito che indossava la faceva più bella - Carmen, peccato che devi sedere dietro potevi stare con noi. Dì piuttosto alle tue amiche di finirla con queste chiacchere inutili. Si deve pensare alle cose serie. - Lui voleva solo pace tra loro provando in continuazione a cercare di farle diventare amiche.
Daniele non diceva niente se ne stava per fatti suoi a guardare fuori dal finestrino.
Lucia non poteva stare zitta a queste provocazioni nonostante gl’avvertimenti dati con il piede da Serena in modo insistente - Pensate alle vostre di figuracce con i professori, magari quest’anno verrete bocciate ed un altro saremo compagne di classe. - Questa volta fu lei a farsi una grande risata. Intervenne Gabriella - Avanti ragazze non litigate dovremmo andare d’accordo fra di noi, non lo vedo giusti nei loro confronti. - Il carattere di questa ragazza non era per niente irruento e provocatorio, non dava senso di manie di protagonismo. Serena, stanca di sentirle parlare s’intromise nel discorso - Ascoltate la vostra amica, è molto meglio. Ha perfettamente ragione! - Esclamò al quanto irritata. Carmela riprese la camminata - Andiamo ragazze non perdiamo tempo con loro e tu Gabriella hai un carattere troppo debole per i miei riguardi vedi di darti una svegliata. - Lanciò uno sguardo a Stefano che ricambiava ma in un altro modo, voleva capire perché si comportava così.
Sedettero sul retro del pullman Anastasia e Carmela, Gabriella e Miriam questi erano gli accoppiamenti dei sedili.
Stefano e Daniele, le osservarono per tutto il tempo e quest’ultimo espresse un suo parere - La cattiveria che c’è in quella ragazza è grande, non perde tempo a prendere in giro tutte, non capisco come mai quelle sono diventate sue amiche. Rimango meravigliato ed allibito. - Guardava il suo amico con il quale si scambiava parecchie confidenza. Stefano rispose semplicemente - A mio parere fa così perché nasconde qualcosa di più grande di lei e lo nasconde comportandosi così. - Si ricompose allungando la mano nella tasca dei pantaloni per prendere il cellulare. Serena concluse dicendo - Sarà una giornata molto lunga! Me lo sento. - S’accorse di essere vista dalla professoressa di storia ed italiano.
Rosanna Leone, la professoressa di 58 anni, sorrise a quelle scene tra ragazzine.
Fine 3° Capitolo

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Capitolo 5
*** 4° Capitolo Il museo dei pettegolezzi (aprile 2004) ***


4° Capitolo Il museo dei pettegolezzi (aprile 2004)
Arrivati al Museo Archeologico e d'Arte della Maremma, gli studenti con a capo i professori cominciarono ad entrare, i mormorii tra loro non mancavano tra quelli interessati e quelli svogliati che s’annoiavano al solo sentire il nome del museo. La battuta di Carmela rivolta a Stefano non si fece attendere - Chissà quali bellezze nasconde questo museo, magari da vedere insieme al ragazzo con cui si vorrebbe stare. - Queste sue parole fecero ridere le sue compagne di classe.
Lanciò una grande occhiata di seduzione al ragazzo, notata subito da Lucia, la quale non riusciva più a tenersi dalla rabbia, fosse dipeso da lei l’avrebbe gonfiata lì stesso. La visita cominciò in ordine di esposizione, si disponeva sui tre livelli dell'edificio ed era suddiviso in cinque sezioni, per un totale di quaranta sale espositive. la prima sezione era dedicata alla collezione del canonico Giovanni Chelli, fondatore del museo e raccoglieva un centinaio di pezzi eterogenei e per lo più estranei ai territori della Maremma grossetana. Gli studenti guardavano a destra a sinistra soffermandosi sui pezzi più importanti spiegati dai professori, alcune volte distogliendo l’attenzione verso i ragazzi, dalla loro voce si poteva sentire solo parlare di storia antica “Nella prima sala sono esposti gli oggetti che Giovanni Chelli ricevette tramite il conte Michelangelo Luciani di Santa Fiora, li potete vedere e prendere appunti vi serviranno”. Un altro professore continuava “Tra cui una statuetta di Mitra Tauroctono del III secolo a.C., di provenienza incerta”. Stefano colse l’occasione per allontanarsi dal gruppo e farsi una passeggiata da solo con Lucia, prima che Carmela li potesse vedere, nemmeno Serena notò la loro scappatella. Il suo scopo era approfittare della gita per far capire alla sua amica che il tempo di fare gli amici doveva finire, se avesse aspettato ancora di sicuro l’avrebbe persa per colpa di qualche suo errore essendo un cascamorto con le ragazze. Lucia non era tanto d’accordo infatti fu difficile convincerla - Ma dove vuoi andare? Non ci possiamo allontanare o potremo stare in punizione fino a fine anno senza alcuna possibilità di svago. - Non poteva rischiare di farsi punire avrebbe rischiato la bocciatura e non poteva permetterselo ma la tentazione di allontanarsi sia da quella noia di roba antica e dalla sua nemica Carmela era molta. Stefano, riuscì a convincerla giocando su questo fatto - Avanti su si tratta di poco, fidati. Almeno non vediamo quell’antipatica di Carmen. - La prese per mano con una dolcezza infinita e lei non seppe resistere. In silenzio, s’allontanarono, approfittando che il professore di geografia Rocco Coviello, con i suoi 41 anni portati bene, spiegava ai suoi alunni le bellezze esposte - Alcuni pezzi provengono dalle aree di Volterra e Chiusi, come le urne rinvenute da Alessandro François in tre ipogei nei terreni della famiglia Casuccini in località Il Colle e La Pellegrina. - Ripeteva ad alta voce. Carmela, era una ragazza molto attenta e nonostante inizialmente non si fosse accorta di quella loro scappatella dei due la notò dopo qualche minuto ed avvertì le sue 4 amiche, senza farsi vedere dai professori li seguirono, per questa ragazza prendere o no una punizione non le cambiava la vita. Sottofondo si poteva sentire la voce della professoressa Ludovica - Quello che potete vedere è Il reperto più rilevante della collezione consiste in una ciotola in bucchero del VI secolo a.C. che reca un'incisione con l'alfabeto etrusco, ricordata nel museo sin dal 1875, ma di provenienza sconosciuta. Mi raccomando non distraetevi. - Sottolineava il più delle volte quando mostrava qualche oggetto. I due ragazzi ignari d’essere visti cominciarono a fare il giro del museo parlando un po' di tutto, Stefano raggiunse la seconda sezione e vide una zona frequentata da gente sconosciuta, luogo perfetto per non far vedere e sentire le sue intenzioni e Lucia lo segui. Seguiti dalle pettegole delle ragazze - Ma dove stanno andando? - Ripeteva Miriam. Gabriella faceva sempre la parte della guastafeste e paurosa, indole del suo comportamento - Ragazze andiamo non sono fatti che ci riguardano se ci vedono siamo nei guai. - Diceva impaurita girandosi attorno. Carmela e Anastasia dissero in coro senza farlo apposta - Stai zitta Gabriella! - Stanche del suo modo di fare perenne e da brava ragazza iniziava a dare fastidio. Anastasia continuò - Sei sempre la solita, con quel carattere che ti ritrovi non mi meraviglio che non hai amiche, cerca di cambiare o perderai anche noi che ti abbiamo accolto tra noi. - La rimproverò duramente. La ragazza poté solo dire - Va bene sto zitta, fate come volete. Io vi seguirò. - Abbassò la testa con desolazione e la paura di perderle essendo le uniche amiche che aveva. Nel frattempo i due ragazzi stavano appoggiati al muro di una delle sale della seconda sezione, parlavano tra loro e per Stefano aspettare che passasse l’estate per dichiararsi era troppo. Si prese coraggio andando direttamente al dunque senza girare per discorsi lunghi proprio come piaceva alla ragazza - Lucia, ti ho portato qui dove nessuno ci conosce per dirti una cosa importante. Non andrò troppo per i preamboli ed andrò subito al sodo. - Sussurrava piano, per evitare di parlare troppo a voce alta. La gente che guardava gli oggetti antichi esposti nemmeno faceva caso a loro. Lucia, aveva immaginato quale fosse il motivo e lo fece parlare - Cosa vuoi dirmi di tanto importante? - Domandò tenendo il cellulare in mano, notando le chiamate di Davide senza dargli peso. Il rossore nelle guance del ragazzo erano evidenti, la timidezza se avesse preso il sopravvento avrebbe impedito di portare a termine il discorso preparato - Ormai ci conosciamo da quasi un anno, praticamente dal primo giorno che sei entrata in collegio. Siamo stati ottimi amici difendendoci a vicenda nelle situazioni difficili e qualche volta anche litigato. È arrivato il momento di confidarti quanto io tenga a te come più di una semplice amica. - Il coraggio non gli mancava di certo, non era facile confidare i propri sentimenti a lei conoscendo il suo carattere. Lucia era una ragazza abbastanza intelligente, non reagì per niente sorpresa anzi le fece piacere sentire quelle parole - Sono contenta, che finalmente hai detto quello che ti sentivi dentro. Mi sono sempre domandata quando sarebbe successo. Ma c’è una cosa che devo dirti… - Non poté continuare che fu bloccata. Stefano le disse all’improvviso - Cosa succede? Cosa t’impedisce a dirmi di sì? - Domandò portandosi sulla difensiva. Lei sottolineò - Se mi fai parlare ti spiego meglio senza che ti butti in quarta senza sapere la fine del discorso. - Sentenziò quasi severamente, riponendo il cellulare in tasca. Poi continuò - Tu sai bene quello che m’è successo prima di venire qui è perché mi trovo in questo collegio che a me non piace molto. Io ti potrei pure di sì ma voglio andare con calma, innanzitutto non lo deve sapere nessuno. Secondo non voglio che guardi più quell’antipatica di Carmen, non la sopporto. - Finì il discorso alzando leggermente la voce facendosi sentire dalle persone vicine che la guardarono allibiti. Con leggero imbarazzo per essere troppo osservati cominciarono a camminare lentamente - Va bene, ti prometto che mi limiterò solo a parlare come un semplice collega di collegio nient’altro. - Volle abbracciarla e lei ricambiò. Lei appoggio la testa sulla spalla poi i due si guardarono negl’occhi, stava partendo un bacio quando all’improvviso spuntarono le 4 ragazze le quali li osservarono da parecchio senza sentire i loro discorsi non essendo dentro la sala ma solo sulla soglia dell’ingresso. Daniele era così concentrato a sentire il professore che parlava che notò solo molto dopo l’assenza di Stefano e Lucia, ricordandosi di colpo quello che gli aveva detto la notte prima in stanza prima di dormire. Si girò ma non li vedeva da nessuna parte - Ma dove saranno andati, meglio che li trovo io prima che lo faccia qualcun altro, di spioni c’è ne sono abbastanza. - Inventò di andare al bagno e riuscì a sgattaiolare via. Non voleva coinvolgere Serena, in caso sarebbero stati scoperti avrebbe passato pure lei dei guai così la lasciò lì con i compagni di classe senza dirle niente. Non aveva molto a tempo a disposizione si e no 5 massimo 10 minuti di tempo, il museo era pure grande e trovarli non sarebbe stato facile, al telefono non rispondevano essendo che fu ordinato loro di non portare i cellulari ma parecchi studenti disobbedirono mettendo il silenzioso, la vibrazione si sentiva comunque. Anastasia, stanca di rimanere ad origliare, non perse tempo a farsi notare - Allora piccioncini, che fate qui da soli, le nostre classi stanno per salire per continuare la visita e voi fate i fidanzatini? - Disse loro guardandoli con un viso al quanto sospettoso. A seguire fu Miriam a parlare - I due colombi non sanno che possono mettersi nei guai se dovessero venire scoperti. La conoscono bene la punizione. - Smise ridendo tenendosi la bocca. Carmela teneva le braccia incrociate e li fissava con uno sguardo malizioso - Specialmente poi se c’è qualcuno a cantare e non si fa gli affari suoi. - Rideva sotto i baffi immaginando la scena del rimprovero della preside. L’unica che non diceva niente era Gabriella, più per paura della loro reazione che altro. Finalmente arrivò Daniele, appena in tempo per portare i due ragazzi dagl’altri compagni di classe, all’oscuro di tutto - Andiamo ragazzi fra poco saranno qui i professori con tutti gli studenti, se vi vedono siamo tutti nei guai. - Prese Lucia per mano seguito da Stefano senza nemmeno salutare le 4 ragazze. Il quartetto andò con loro superandoli in velocità, dovevano correre tutti prima che potessero troppo tardi. Era proibito correre per i corridoi e le scale del museo ma non ne potevano fare a meno, incrociarono di fronte a loro il folto gruppo intenta a raggiungere la sala successiva per continuare le visite e tutti e 7 i ragazzi si nascosero per qualche minuto in un bagno lì vicino per poi uscire una volta passati i loro compagni per potersi aggregare. Le altre 4 sezioni rimanenti vennero visitati con calma per tutta la giornata, nessuno si accorse della loro assenza e Carmela e le sue tre amiche non avrebbero parlato di certo con i professori.
La gita al museo oltre ad essere stancante fu anche molto noiosa per moltissimi studenti, il giorno dopo, dovettero svolgere un compito sulla quella giornata passata lì e spiegare in ordine tutto quello che avevano visto.
Per Lucia e Serena era come un passatempo oltretutto potevano contare sull’aiuto l’una dell’altra, si passarono gli appunti e Serena dovette spiegare ai 3 quello che videro durante la loro assenza. Venne tenuta al conto di tutto, dalla sua amica, la quale le confidò anche la dichiarazione di Stefano il giorno dopo durante la pausa tra una lezione ed un’altra, fidandosi naturalmente della sua parola. Serena fu felice di questa notizia giurandole che non avrebbe parlato con nessuna.
Carmen, voleva andare in fondo questa faccenda e cercare di capire cosa si fossero detti quel giorno al museo, lei aveva dei sospetti ma non prove certe; oltretutto non poteva parlare della loro lontananza, sarebbe finita nei guai anche lei. Costrinse, così, Gabriella, a fare il doppio gioco ad avvicinarsi a lei con calma in modo da farsi rivelare tutto ricattandole di farla allontanare dal collegio inventandosi qualche cosa incolpandola con false prove e testimonianze. La ragazza, dovette a malincuore accettare, andando a piangere nel bagno della sua stanza senza farsi vedere da nessuna. Il suo carattere debole l’imponeva di accettare.
I piani di Carmela vennero, però, rinviati a dopo l’estate, coinvolgere Gabriella per fare amicizia con Lucia, fu una delle tante sue idee “brillanti”.
Fine 4° Capitolo

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Capitolo 6
*** 5° Capitolo La vacanza estiva (giugno 2004) ***


5° Capitolo La vacanza estiva (giugno 2004)
Era venerdì 11 giugno del 2004, Stefano e Lucia si salutarono come normali amici, il primo bacio purtroppo ancora doveva arrivare, lo stesso fecero Serena e Daniele e poi le due ragazze con un grande abbraccio come tutte le ragazze sapevano dare tra loro. Anche Carmela salutò le sue 3 amiche, Gabriella dovette fare finta di niente anche se avvolte le venivano in mente le parole crudeli di CarmelaVedi di farti amica Lucia, altrimenti sa quello che ti succederà, inoltre farò in modo da farti odiare da tutti in questo collegio se non ubbidirai”. Parole pesanti dette da una quindicenne verso una coetanea ma che rimanevano nel profondo del cuore.
Quel giorno arrivarono al collegio di Grosseto i genitori di Lucia, questa volta con la loro macchina, una Fiat Punto nera; la prima a buttarsi tra le sue braccia fu la sorellina - Ciao Sorellona, finalmente torni a casa! - Gridò correndo da lei. Lucia l’accolse inginocchiandosi a braccia aperte - Ciao piccola Barby, sono felice di vederti anch’io mi sei mancata tanto. Avremo tutta l’estate davanti a noi. - Le disse sorridente, dimenticando anche la sua nemica Carmela. La piccola rispose con la sua voce da bambina - A me non bastavano solo quei pochi giorni io ti vorrei sempre accanto a me. - La guardava con un viso come per dirle di accontentarla. La madre Amanda con il marito andò a salutare la figlia - Ciao Lucia, spero che questo sia andato veramente bene come tu dicevi sempre ogni volta ci vedevamo e sentivamo. - Accarezzò la sua testa aggiustandole il codino biondo fatto dalla figlia stessa. Goffredo, si concentrò piuttosto sui ragazzi del collegio - Mi auguro che nessun ragazzo ti abbia fatto la corte, prima devono passare sul mio corpo. Ricordati che sei qui per studiare - Una frase che le diceva molto spesso e volentieri. La figlia annoiata gli rispose - Papà lo so, me lo dici sempre. Lo sai come la penso prima gli studi poi il resto. Non me lo devi ripetere come una cantilena. - Ritornò in piedi per salire in macchina, portandosi dietro la valigia.
I genitori si guardarono, la loro figlia stava cambiando e si notava molto; il viaggio con la macchina fu più rilassante rispetto a quello con il treno, le due ragazzine s’addormentarono per quasi tutto il viaggio svegliandosi solo per qualche sosta negl’autogrill di passaggio e all’arrivo.
Durante quell’estate poté andare a trovare i suoi amici che tanto gli mancavano, Francesco, Matteo e Mario Cascone; l’ultimo a comporre il trio, della stessa età di Francesco e tanto per cambiare con problemi con la giustizia per spaccio di sostanze stupefacenti, con un passato di carrozziere ma interrotto bruscamente, quando partì non ebbero nemmeno il tempo di salutarla e quel ch’era peggio non si sentirono per niente.
Lei sapeva dove trovarli, alla sala giochi del loro quartiere insieme ad altri gruppetti di persone, tutti la conoscevano e quando la videro furono felici di poterla avere con loro dopo tanti mesi. Lì frequentavano anche Vanessa e Salvatore, i suoi ex amici, in quel momento assenti ognuno per motivi loro; quel sabato mattina del 3 luglio Lucia si fece accompagnare dal padre a piedi, non si sapeva bene il motivo di solito andava da sola. Goffredo lungo la stradina, contornata da macchine e gente a piedi che parlavano tra loro, le disse argutamente - Vedi di non ritardare troppo tardi! Che dobbiamo andare dalla zia a mangiare a pranzo. Lo sai che tiene alla puntualità. - Non andava molto d’accordo con la cognata, essendo molto schizzinosa. La figlia le rispose distrattamente, il suo pensiero era sempre fisso su Stefano, l’ultima volta che si sentirono fu una settimana prima a causa della mancanza di credito sul cellulare ed il ritardo nel fare la ricarica, per colpa dei genitori troppo distratti - Va bene papà! Ma dobbiamo andare per forza dalla zia, tu non hai voglia io altrettanto; non si potrebbe inventare una scusa e stavamo a casa tranquilli? - La sua mancanza di fantasia di andare dalla zia era più rivolta ai suoi pensieri, non vedeva l’ora di arrivare alla sala-giochi, era vicino ma in quel momento le sembravano ore di cammino. Il padre avrebbe voluto tanto accontentare la figlia ma le sue mani erano legate - Lo sai che non si può, la mamma vuole andare. Dopo tutto è sua sorella e poi c’è la piccola Barbara, che vuole giocare con tua cugina che ha la sua stessa età fra l’altro. - Mentre parlava, incrociò lo sguardo di un suo amico camminare di fronte e si salutarono con lo sguardo. Lei continuò - Ma Salvatore, poi è stato assunto a Milano in quel negozio d’abbigliamento? - Domandò incuriosita, prendendo a calci un sassolino che si trovava sulla strada tenendo il cellulare in mano in attesa di qualche messaggio. Goffredo le rispose brevemente - Si, è partito l’altro ieri pensavo te l’avessero detto. - Concluse intravedendo il centro di divertimento dei ragazzi. Lucia, salutò il padre con un bacio - Siamo arrivati papà, ci vediamo più tardi. - Lo fermò senza farlo proseguire, non voleva farsi vedere dai suoi amici in compagnia del padre.
Davanti l’entrata della sala-giochi si trovavano i suoi 3 amici, il primo a salutarla fu Francesco - Ehilà! Finalmente sei arrivata, sei un po' in ritardo rispetto gl’altri giorni. Ti sei svegliata tardi, dormigliona? - Le domandò con la sua solita risata beffarda. Era un ragazzo al quanto simpatico, pronto alla battuta ed amava scherzare, qualche piccolo problemi con la legge riguardo vandalismo e resistenza alla forza pubblica ma per il resto non era un tipo pericolo. Era soprannominato “Mazza”, perché ogni qualvolta c’era da rompere qualcosa o picchiare qualcuno usava sempre una mazza da baseball. Era completamente rasato, capelli neri ed occhi castano scuro e non amava l’orecchino che molti suoi amici portavano all’orecchio. Quel giorno indossava un jeans strappato alle ginocchia e nelle cosce, una maglietta bianca con vari disegni e con delle scritte, un’altra curiosità: non fumava ed ogni tanto s’intratteneva con qualche birra.
Poi c’era Marco, completamente l’opposto di Francesco, ragazzo abbastanza ribelle, non amava molto le regole anche se lui stesso certe volte diceva sempre ch’erano indispensabili. Si faceva chiamare “Cresta” a causa della sua capigliatura. Già da ragazzino conobbe l’ambiente riformatorio ed era conosciuto molto bene dai carabinieri, la madre s’era rassegnata a questo suo comportamento ereditato dal padre. Capelli castani, rasati ai lati ed appunto una cresta all’altezza della testa, occhi castano chiari, vestiva con abbigliamento largo, sia pantaloni che maglietta, stile punk, un controsenso del suo modo di fare e di vestire erano la mancanza di orecchini o piercing. Non li indossava più che altro per una brutta esperienza quando era più ragazzino; una forte infezione dovuto ad un piercing non disinfettato bene che gli provocò forte febbre per parecchi giorni.
Appena la vide esclamò - Allora, ancora non ci hai detto niente come hai passato questi mesi al collegio, come sono le ragazze lì? - Un altro suo lato, era molto donnaiolo, non faceva distinzione d’età per lui andavano bene tutte. Lucia, li salutò come al solito - Ciao Francesco, ciao Matteo, ciao Marco! con calma racconterò tutto, v’ho già accennato qualcosa su una ragazza in particolare, non posso dirvi tutto in una volta. Il bello è pure questo, ricordatelo. Tu Marco, sei fidanzato lasciale stare le altre. - Si sedette sul sellino di un motorino lasciato da un ragazzo frequentate la sala. Matteo, era il suo migliore amico, con il quale si confidava, non che gl’altri due non fossero di fiducia ma in lui vedeva qualcosa che Francesco e Marco invece non avevano - Sorellina, tu basta che ci dici se ti dà fastidio, lo sai che puoi contare su di noi, possiamo mandare le nostre fidanzate. Le mani ad una ragazza non le possiamo alzare, salvo proprio in vari casi di vera necessità. - Diceva la sua fumando la sigaretta, appoggiato sul muro. Biondo di capelli leggermente folti, teneva gl’occhi azzurri ed un paio d’occhiali da vista amava molto l’eleganza in qualsiasi momento portava sempre gli abiti stirati; non aveva un soprannome ma molti lo chiamavano “L’elegantone”.
La ragazza non si scompose più di tanto nel rispondere - Cercherò di cavarmela da sola, non voglio coinvolgere nessuno nei miei problemi ma vi sono grata della vostra disponibilità. Piuttosto perché non entriamo dentro e ci facciamo una bella partita a biliardo, ho notato dei videogiochi nuovi. - Sbirciò con la coda dell’occhio alzandosi dal motorino. Francesco prontamente fece - Va bene! Io e Matteo, contro tu e Marco. La prima la offro io. Chi perde paga da bere. - Scattò subito dalla sedia dov’era seduto strattonando Marco seduto accanto a lui.
A questa partita ne seguì un’altra e poi un’altra ancora ed intanto le ore passavano, l’orario del pranzo era ormai vicino, Lucia dovette salutare veloce, tanto era immersa nel divertirsi e giocare anche ai videogiochi presenti che non si accorse nemmeno dell’orologio; segnava le 11.30, era tempo di andare, mollò la sigaretta tenuta in mano mangiando di corsa una caramella alla menta regalata da Marco ed andò via, “Ciao ragazzi, ci vediamo domani!” queste furono le sue parole lanciando baci volanti a tutti.
Gli altri la salutarono continuando nel loro gioco. Arrivata a casa, salì al secondo piano, dov’era la sua abitazione aprendo con le chiavi che i genitori le avevano dato in fiducia da usare ogni qualvolta usciva per evitare di suonare il campanello in continuazione Il papà era già pronto, vestito casual nessuna eleganza, come se dovesse andare in una trattoria di second’ordine.
Si trovava in cucina seduto a tavola a bere una bevanda fresca - Sei arrivata in tempo, brava, vatti a fare una doccia ed a cambiarti fra poco dobbiamo andare via. - Le ordinò, ultimando di bere. Lucia nemmeno gli rispose salutò velocemente la sorellina la quale giocava con le bambole nel salotto e si recò in bagno, la madre si trovava in camera da letto a provarsi alcuni vestiti per l’occasione. Ormai già pronte, si fecero le 12.30, tutti pronti per uscire, la loro Fiat Punto nera luccicante li attendeva, alla guida ci stava il padre le tre donne di casa erano le uniche vestite in qualche modo elegante, l’unico a stonare era proprio lui, la zia abitava in una zona periferica di Napoli. L’antipatia verso la cognata Isabella la classica donna snob di 36 anni, si trasmetteva anche sul vestiario che indossava ogni qualvolta si doveva andare a trovarla - Ma vestirti in una maniera decente mai? - Rimproverava la moglie seduta accanto a lui in macchina. Il marito era abitudine non ascoltarla quasi mai - Ho voluto vestirmi così se a tua sorella piace o no, poco m’interessa. - Replicava mentre faceva manovra per addentrarsi nella strada principale. La contro risposta non si faceva attendere - Ma stavolta ti sei vestito peggio, con questa giacca grigia a quadri ed i pantaloni allo stesso modo. Almeno ti poteva mettere una camicia, invece di questa maglietta. - Continuava a dire nervosa. Goffredo si limitò solo a sospirare senza replicare alcuna risposta.  Le sorelle, sedute nei sedili posteriori, ridevano piano parlando sottovoce - Papà si fa sempre sgridare dalla mamma! -  Bisbigliava la piccola Barbara a Lucia. Lei rispose all’orecchio bisbigliando - Poi parla per noi, che non facciamo le brave! - Ridacchiava coprendosi il viso. Fra una discussione ed un’altra, arrivarono a casa di Isabella, di professione faceva la parrucchiera ma era riuscita a comprarsi un salone di bellezza di cui era la proprietaria, accolti con benevolenza sia da lei che dal marito, prima di iniziare a pranzare, gli adulti si intrattennero nel salone a bere qualche aperitivo e parlare delle solite routine di tutti i giorni. Il pranzo fu soddisfacente, non deluse nessuno nemmeno Goffredo, nonostante la sua malvoglia di stare lì a sentire i pettegolezzi delle due sorelle, si rallegrava solo vedendo la nipotina e sua figlia Barbara giocare insieme, con la compagnia di Lucia. Quell’estate com’era arrivata finì, passò così velocemente che Lucia, non riuscì a godersela come lei avrebbe voluto i suoi tre amici della sala-giochi andarono a salutarla, quando arrivò il giorno della partenza verso il collegio; per lei una gioia ed un dolore, rivedere la sua nemica Carmen, l’aveva soprannominata “A’ Puntunera” cioè la prostituta, le dava un fastidio immenso, ma allo stesso tempo poteva vedere i suoi amici e naturalmente Stefano, il suo ragazzo con il quale si dovette solo sentire via telefono tramite sms e chiamate.
Fine 5° Capitolo

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Capitolo 7
*** 6° Capitolo Sorprese al collegio (settembre 2004) ***


6° Capitolo Sorprese al collegio (settembre 2004)
Il nuovo anno scolastico cominciò quel lunedì del 13 settembre; era abbastanza caldo, l’abbraccio gioioso quando tutti s’incontrarono di nuovo era tanta per quasi tutti gli alunni. Avvenne la solita riunione di benvenuto per i nuovi studenti del primo anno, tenuta nella sala di recitazione, come di consuetudine era tradizione in quel collegio presenziata dalla preside Erminia Colombo, con accanto la nuova vice-preside una donna sulla quarantina d’età assunta da poco al posto di quella precedente, essendo stata trasferita altrove, il suo nome era Fabrizia Palladino di 48 anni poco più piccola della preside con il ruolo di professoressa di storia e filosofia per il triennio. Come comportamento era tutto l’opposto della famosa acqua che portava lo stesso nome, cioè limpida e squisita, anzi era molto più severa della preside. Assunta su richiesta proprio di quest’ultima perché la conosceva bene; era incorruttibile viso quasi sempre serio (almeno in pubblico) e poche volte concedeva le “grazie”. Seduta alla destra della preside mentre lei parlava nella grande sala, usata anche come “cinema” quando si organizzava la visione di qualche documentario o film importante ma anche come teatro musicale per il Natale per intrattenere i parenti ed i genitori degli alunni quando arrivavano le feste natalizie.
Alla sinistra invece stava il professor Vincenzo De Santis, il quale ascoltava silenziosamente e con attenzione il discorso della preside, nel lungo tavolo si trovavano gl’altri professori ed altri stavano all’in piedi alle due estremità della sala, naturalmente vicino al palco.
Lucia, era seduta tra Stefano a destra e Serena a sinistra con accanto Davide i due si tenevano per mano a differenza invece dei loro due amici lei con le braccia incrociate e lui come le mani congiunte sull’addome.
Il discorso era sempre uguale non cambiava mai e molti studenti la sapevano a memoria infatti non mancavano i sbadigli ripetitivi di alcuni, c’era solo un piccolo particolare nuovo rispetto agl’anni precedenti “Come ogni anno ed inizio nuovo ciclo scolastico, prima di iniziare le consuete lezioni giornalieri nelle vostre rispettive aule con i professori d’appartenenza a voi dati, ci riuniamo in questa sala per dare il benvenuto ai nuovi arrivati della prima classe. Sono felice di vedere la grande numerosità degli iscritti, anche per noi è stata una sorpresa. Alcune delle classi sono addirittura di 30/35 alunni, facendo un piccolo calcolo per ammortizzare il numero, molto probabilmente sarà creata una nuova sezione. Non è stato facile dividere i neo-alunni ma alla fine abbiamo scelto di aumentare il numero come già detto solo momentaneamente, vi sarà comunicata la decisione della nuova sezione tramite una circolare che passerà in tutte le classi del primo anno con la lista dei nomi della nuova aula. Noi tutti, me compresa, con i professori vi diamo il benvenuto con l’augurio di potervi diplomare in questo splendido istituto collegiale...” sarebbe stato più lungo il discorso ma molto meglio tagliare qui per non farla troppo lunga, annoierebbe chiunque.
La mattina del 14 settembre 2004, un martedì ancora afoso e caldo, il giorno dopo la riunione avvenuta, Lucia s’alzò dal letto con calma ed arzilla, subito il suo pensiero andò subito a Stefano - Ciao brutto, ti sei svegliato o sei ancora nel mondo dei sogni? - Gli scrisse con alcune faccine sorridenti, non lo chiamava mai amore o con altre parole dolci, da quando si fidanzarono prima che arrivasse l’estate il loro primo vero bacio d’amore non era arrivato e quindi fino a quel momento si trattava solo di una normale frequentazione. Stefano, accettò questo anche per amor suo, per lui non ci sarebbero stati problemi - Sono già sveglio, da qualche minuto, oggi mi sono alzato prima delle 6.00, non avevo molto sonno. - Gli smile non mancavano mai. Non poteva mancare la battuta di Carmela - I due piccioncini si danno il buongiorno ma quanto sono carini questi due. - Diceva mentre si legava i capelli con un elastico, ancora in pigiama camminava per la stanza per prepararsi a vestire. Dopo qualche breve messaggio e la mancanza considerazione verso di lei Lucia, ripose il cellulare nascondendolo nella sua valigia - Se non vuoi perdere altro tempo con le battute muoviti che si deve scendere. - Aveva finito di vestirsi ed avrebbe dovuto andare in classe ma poi si ricordò che quello era il giorno in cui le lezioni iniziavano un'ora dopo perché dovevano prendere l'orario nuovo e quindi trovare le classi, quindi insieme a Serena, si diresse nel in bagno per lavarsi i denti.
Con Stefano e Davide si diedero l'appuntamento alle otto e un quarto davanti all'edificio principale, aveva poco tempo, l’orologio scorreva veloce. Stefano era nella stanza 402, un piano sopra di lei, quindi doveva anche aspettarlo perché sicuramente ci avrebbe messo più tempo.
Alle otto e venti erano in fila per l'orario e dieci minuti dopo, avevano tutti il loro, Stefano, a differenza di Lucia, Serena e Davide aveva cambiato classe, su ordine dei suoi genitori, quindi ciò implicava che potevano avere solo un corso facoltativo da fare insieme, un’altra sorpresa era vedere Carmela nella lista della sua classe la quale fu bocciata e quindi spostata di sezione per consiglio della preside, insieme ad un’altra ragazza una certa Simona Scarselli, anch’ella bocciata ma di un’altra classe ancora; una cosa che le dispiacque era di non poter essere più nella stessa sezione delle sue tre amiche, mentre Miriam, Anastasia e Gabriella essendo state promosse rimasero nella loro, passando al triennio. Notò, anche, che con Gabriella condivideva il corso pomeridiano d’inglese materie obbligatoria da studiare (potevano frequentare gli studenti di tutti gli anni scolastici), essendo assai le ore di latino vennero divise anche nel pomeriggio. Assieme a lei c’erano Carmela e le sue due amiche Anastasia e Miriam per poter recuperare la materia dell’anno precedente (solo in quelle ore di lezione la sua acerrima rivale poteva stare con le due ragazze), con Serena aveva geografia e storia materie sempre da recuperare mentre con Stefano soltanto recitazione di pomeriggio, insieme a Davide.
La direzione del collegio per evitare confusione con le lezioni pomeridiane riguardo le materie che gli alunni dovevano recuperare organizzò un calendario tutto suo insieme ai corsi facoltativi ed obbligatori.
Come lingua straniera, assieme al francese, Lucia scelse spagnolo, il suo sogno da quando frequentava la scuola normale e s’iscrisse alle selezioni di cheerleader sperando di essere presa, non potendolo fare il primo anno in quanto le nuove iscritte non ne avevano diritto. Guardandosi intorno, notò le facce nuove che popolano quell’edificio: lì c’erano ragazzi e ragazze che venivano da città ad un'ora di distanza oppure che provenivano addirittura da altri Stati. Questo un po' la rilassava, significava che nessuno poteva stringere amicizia con lei e forse la vecchia nomea non sarebbe più esistita nemmeno più. Prese una ciocca di capelli tra le dita e iniziò ad attorcigliarla, mentre controllava la materia della seconda ora del martedì: francese, adesso si sarebbe trovata da sola con Carmela. Serena aveva altre materie da recuperare e coincidevano con altre materie delle ore diurne era recupero di matematica e quindi sarebbe mancata per qualche giorno alla settimana finché non finiva. Stefano, nella sua sezione, aveva inglese - Non importa, lo vedrò dopo durante il pranzo. - Si diceva tra sé a bassa voce.
All’improvviso si sentì circondare il bacino da un braccio e solo a due persone lo permetteva era femminile ma non di Serena quindi non si poteva trattare altri che di Gabriella, la ragazza che doveva fingersi amica su ordine di Carmela - Ma lo sai che abbiamo tutte le ore pomeridiane d’inglese in comune e siamo nella stessa classe? Peccato che a Serena le facciano recuperare matematica ogni martedì e venerdì nelle ore diurne, devi restare sola con Carmen Non potrà stare con te, la tua amica - Le sussurrò, facendosi spostare subito per il contatto troppo intimo.
Abbracci con lei non dovevano esistere ma non dovevano essere nemmeno troppo affettuosi, non voleva passare per quella che aveva gusti anche dello stesso sesso, si stava accorgendo che Miriam era troppo amichevole verso le ragazze e non voleva che anche lei fosse stata contagiata.
Lo intuì dai messaggi che l’è inviò durante l’estate, sospettava di qualche piano di Carmen - Ma cosa…! Va bene, allora sapresti dirmi dov'è la classe del pomeriggio? Io non l’ho proprio capito. - Chiese, cercando di mantenere le sembianze di una persona normale e non spaventata dal contatto di una sua non amica, cioè, di una ragazza con cui non aveva niente da dividere. Gabriella non ebbe il tempo di rispondere, intervenne Serena, in compagnia di Davide, che la guardò con un viso misto tra lo stupore e la rabbia - Ma che stai facendo? Cosa sono queste confidenze con Lucia, da quando? - Domandò Serena, arrivando in quel momento, esigendo subito una risposta. Per tutta risposta, Gabriella la sbeffeggiò toccandosi i capelli - Cosa sei gelosa che abbraccio la tua amica? Perché non pensi alle materie che devi recuperare, piuttosto che vedere quello che fanno gli altri. - S’avvicinava piano, piano a lei finché l’ebbe di fronte a lei. Ad intervenire prima che Serena rispondesse fu Davide sospendendo momentaneamente la lettura dei suoi corsi - Gabriella, basta! Devo dedurre che non sei cambiata in questi mesi che non ci siamo visti. Sei sempre la stessa, lasciaci in pace. - La rimproverò rimanendo, però, fermo dove si trovava cioè appoggiato al muro dell’edificio.
Stefano, era distante intento a parlare con un professore, rimase in silenzio a guardare sarebbe intervenuto solo se fosse stato strettamente necessario.
Serena, fu felice che Davide prese le sue difese, l’ammirava anche per questo - Non impicciarti tu! Dov’è la tua amica Carmen, ancora è in stanza? Vai a raggiungerla magari si sente sola. - Obbiettò molto decisa con l’intenzione di alzarle mani. A lei s’avvicinò Stefano, finito di parlare con il professore s’avvicinò a loro, dicendole mentre passava - Andate in classe state ritardando! - Arrivò la contro risposta di Lucia - Si ha ragione lui fra poco iniziano le lezioni. - Lo salutò con un bacio nella guancia. Arrivò, all’improvviso Miriam, con i capelli sempre più corti, afferrando la mano di Gabriella - Vieni Gabriella la nostra classe ci sta aspettando. - La guidò in un'aula al Secondo piano, fu così veloce che lasciò di sasso i suoi due amici, impreparati a quella situazione. L’unica esclamazione di Gabriella fu - Ehi, so camminare da sola non ho bisogno di essere tirata. - Cercò di liberarsi dalla presa ma inutilmente.
A tutto questo assistettero Anastasia e la nuova compagna di classe di Lucia, Simona le quali passavano di lì per raggiungere ognuno la propria classe, videro arrivare anche Carmela avvertita da una delle due tramite messaggio a sbrigarsi non sapendo cosa si stesse perdendo. Arrivate la fece sedere accanto a lei presero posto l'una accanto all'altra.
Una cosa ch’era sfuggita a Lucia, era un piccolo particolare, la preside, insieme alla sua vice, aveva preso la decisione di spostare a turno due studenti per classe in un’altra in modo che potessero imparare ad interagire con altri studenti non compagni di classe dello stesso anno. La sorte fece capitare nella classe di Lucia, due gemelli un ragazzo ed una ragazza mai frequentati prima di allora. I loro nomi erano Luca e Laura Giraudo, della provincia di Torino, una sorpresa fu per lei quando li vide entrare in classe; stesso passo e stesso modo di muoversi.
La sua nuova compagna di banco la salutò la professoressa Rosanna Leone le fece accomodare, una accanto a Lucia, cioè Laura l'altro, Luca, nel banco di Daniele, il quale doveva ancora entrare insieme a Serena la quale aveva accanto una ragazza molto simpatica, già sua compagna l’anno precedente e promossa a pieni voti.
Sorrisero entrambi falsamente e le sembrò una scena abbastanza inquietante si sentiva a disagio, successivamente entrarono anche Serena e Davide, l’amica guardava la nuova compagna considerandola nel suo pensiero una vipera molto e pensava “Se pensi di rubarmi l’amica ti sbagli di grosso, hai sbagliato persona”. Carmela, già in classe da un bel po' si sedette con Simona, in seconda fila e sussurrava a Lucia, per non farsi sentire dagl’altri ragazzi - Lucia, non so se l’avrai capito! Lei è la mia nuova amica, Simona Scarselli insieme a Miriam e Anastasia ovviamente. Gabriella nemmeno la considero più. Puoi sempre contare su di noi. - Le disse, mentre Simona seduta accanto a lei le dà una pacca sulla spalla e l'altra, Laura, seduta proprio vicino a Lucia fece un segno con la mano, come per dire “ok!”. Da dove arrivava tutta quella gentilezza nei suoi confronti se l’anno precedente non facevano altro che prenderla in giro, poi quella considerazione che aveva su Gabriella la faceva insospettire ancora di più.
Lucia non era una stupida, c’era qualcosa sotto e doveva capire cosa ma di una cosa era certa c’era di mezzo “A’ Puntunera”, lei era la leader del gruppetto e chissà cosa aveva in mente. Voleva darsi una calmata, anzi era obbligata seriamente. Le guardava, erano entrambe molto belle, poi il suo pensiero andò alle tre ragazze; nonostante il fisico di Gabriella, piuttosto grassottella era carina in viso, pure Anastasia non era brutta e se non fosse stato per i capelli corti di Miriam che la facevano sembrare un ragazzo era messa bene e sembravano molto meno strane di Carmela, come già detto aveva un soprannome che era tutto un programma “A’ Puntunera”.
La ragazza inforcò gli occhiali da vista enormi appena la professoressa Cristina Martini, entrò nella loro classe, posò la sua borsa nella scrivania spostò la sedia e rimanendo in piedi si schiarì la voce - Benvenute, nella vostra nuova aula, colgo l’occasione per informavi della novità di quest’anno e se andrà bene sarà confermata anche quelli successivi. Quest’anno due studenti per classe cambieranno ogni settimana sezione, per andare in un’altra in modo da farvi fare amicizia e legare di più con il prossimo. Avrete notato che ci sono due nuove ragazze anzi tre essendoci anche la nostra Simona che s’è spostata di classe per facoltà sua. - La ragazza s’alzò in piedi, facendo un sorriso generale - I vostri colleghi di turno per questa settimana sono Luca - Anche lui si sollevò dalla sedia - E Laura - lei al contrario rimase seduta - Entrambi della 2^ C. in cambio noi abbiamo prestato due ragazzi della nostra classe e sarà così fino a fine anno. Adesso possiamo cominciare la lezione, potete sedervi ragazzi! - Finì con una esclamazione.
Aprì il registro di classe, facendo l’appello, successivamente prese il libro di chimica, cominciò a spiegare la lezione del primo capitolo, stessa cosa fecero gli studenti. Appena cominciò la lezione a Lucia le venne da ridere e si girò a guardare Serena.
Fine 6° Capitolo

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Capitolo 8
*** 7° Capitolo Una grande occasione (settembre 2004) ***


7° Capitolo Una grande occasione (settembre 2004)
Faceva ancora caldo, ormai le mezze stagioni non esistevano più da un pezzo ma l’alternanza tra caldo e freddo provocava all’interno del collegio parecchi malanni e non solo per gli studenti.
Era iniziata una nuova settimana il lunedì era tremendo per tutti, specie per Lucia, l'ora di pranzo era un incubo. Aveva anche un altro pensiero: il suo desiderio era quello di dare a Stefano finalmente quel benedetto bacio fino ad allora mancato per vari motivi tra interruzioni improvvise ed imprevisti dell’ultimo momento; in estate non si videro per niente e se non fosse stato per le telefonate e gli sms e qualche email si poteva scordare i contatti con lui.  
Andare sempre alla sala mensa mangiare insieme a studenti che non conosceva ed essere fissati, specie dalle ragazzine che dietro le sue spalle ne dicevano di tutti i colori non l’era di gradimento.
Per giunta, quel giorno di settembre di venerdì 17, essendo molto superstiziosa per colpa della madre che le tramandò questa diceria, già si presupponeva fosse stata una giornata no.
Durante il pranzo si scatenò una lite e nel culmine Miriam e Gabriella andarono da lei e la scossero per farle capire di non parlare sbagliato mentre Lucia le spinse via disse - Ma chi cazzo siete voi per mettermi le mani addosso? E soprattutto quali problemi mentali v’affliggono la mente? - Prese la bottiglia d'acqua dal tavolo e fece per buttarla addosso ad una di loro, ma una mano femminile e forte le tenne il braccio.
Non si rese conto di chi potesse essere penso nella sua mente “E questa ora chi è?”, era la preside – Adesso hai esagerato signorina finisci di mangiare e vieni con me in presidenza. - La rimprovera con una voce alterata. La mano era proprio quella sua, che fulmina le quattro ragazze vicine a Lucia con uno sguardo gelido, che fece accapponare la pelle anche a lei. Serena la guardava allibita - Calma lucia, o verrai sospesa e non te lo puoi permettere. - Cercò di calmarla abbassando anche lei il braccio. Lei di tutta risposta le fece irritata - Che cazzo me ne fotte basta che finisco di mangiare che ho fame! - Sbraitò, posando il vassoio sul tavolo e sbattendo un piede a terra. Il difetto di Lucia era d’essere infantile e stupida come una bambina quando s’innervosiva e solo quando si calmava si rendeva conto degli sbagli fatti e questa era di quelle volte.
Serena e la preside le lasciarono il braccio, mentre Miriam e Gabriella s’allontanarono, quest’ultima esclamò - Ce ne andiamo subito, l'importante è che ci lasci in pace. Non abbiamo fatto niente anzi volevamo calmarla. – Disse quasi offesa, sedendosi al suo tavolo. La preside andò via con passo nervoso, i tacchi rimbombavano per tutta la sala - Ci vediamo più tardi Lucia. - Le ordinò senza nemmeno voltarsi uscendo per dirigersi nel suo ufficio. Per colpa di Carmela, Lucia si cacciò nei guai.
A lei, Gabriella non le sembrava tutto questa vipera, come le sue amiche: poteva benissimo farsi i fatti suoi per quello che successe durante l’ora di pranzo e lasciare che le cose peggiorassero, invece era andata da lei aveva cercato di salvarla da una situazione che poteva finire male. Sarebbe stata anche una mangiona, sempre con la testa fra le nuvole ma forse non era nemmeno così tanto male come credeva all'inizio.
Arrivò il momento di entrare nelle aule ma per Lucia si prospettava un pomeriggio molto caldo; si trovava seduta nella sedia posta fuori dall’ufficio del preside da sola, non fece in tempo nemmeno a salutare il suo Stefano ed i suoi due amici, i quali erano molti preoccupati per lei, temevano addirittura in una espulsione imminente.
Dall’ufficio della preside si sentì dire ad alta voce - Entra Lucia! - La freddezza si percepiva lontano un chilometro, non si scompose nemmeno rimase ferma con le mani una sopra l’altra aspettando la sua entrata. Con passo modesto andò alla porta, l’aprì molto piano entrò in silenzio e si sedette sulla poltrona vicino la scrivania con gl’occhi gelidi della preside puntati contro.
Nel pomeriggio, verso le 18, appena dopo aver studiato quelle poche pagine di inglese assegnatele, qualcuno bussò alla porta. Serena era in biblioteca a leggere, quindi non avrebbe potuto essere lei, aprì e s’accorse che non era la sua coinquilina o amica ad essersi presentata alla porta ma Stefano. Lucia sorrise e l’abbracciò forte, l’era davvero mancato in quei momenti ch’era stata dalla preside, ed aveva aiutato i bidelli a pulire i corridoi come punizione, l’era andata bene sempre meglio d’una sospensione o espulsione.
La ragazza si mise a piangere appena sentì il calore del suo abbraccio e lui le accarezzò i capelli - Come va, tesoro? La ramanzina della preside è durata ore non ne potevo più. - Gli chiese, sedendosi entrambi. Non l’aveva più visto, il corso di teatro indetto fino alle 17, lo dovette saltare perché impegnata a finire la sua punizione impartitele e tanto per cambiare, il suo desiderio di entrare nelle cheerleader stava sempre più affondando.
Era strano che fosse riuscito ad entrare nel dormitorio femminile senza ostacoli, dato ch’era espressamente vietato ma poi ricordò che non c'era un così grande controllo ed era piuttosto semplice passare inosservati.
Stefano continuando ad accarezzare i capelli le rispose - Raccontami tutto, cosa t’ha detto la preside? Come mai non t’ha sospeso? Quella è una serpe vivente e non ha pietà per nessuno. - Disse, con una smorfia disgustata, ma continuando a sorride teneramente.
Secondo Lucia era comunque adorabile anche quando si disgustava del carattere della preside.
La ragazza andò verso il mini-frigo avuto in regalo dai genitori, lo aprì e prese una lattina di coca-cola, per poi dividerla in due bicchieri. Gliene porse uno e cominciò a raccontare - Ha iniziato a parlarmi della storia di questo collegio ed il modo di comportarsi. Poi che non si sarebbe mai aspettata da me questo tipo di comportamento… - Venne bloccata da lui mettendole dolcemente le mani sulla bocca. Con l’altra la strinse per i fianchi facendola diventare rossa - Posso immaginare il resto della conversazione, quello che ti posso dire è che mi sei mancata ma non volevo ancora fare il primo passo. - Confessò, facendole anche capire il motivo della sua visita. Lucia rimase impassibile, almeno era questo che voleva comunicare - Cosa vuoi dire spiegati meglio! - Scrollò le spalle e finì la bibita.
Aveva perfettamente capito l’intenzione del suo ragazzo ma voleva che lo glielo dicesse lui o quanto meno che prendesse il coraggio di dimostrarglielo.
Stefano posò il bicchiere ancora pieno sul comodino vicino al letto - Ormai è quasi un anno che stiamo insieme nonostante questo ancora non ci siamo dati il nostro primo bacio ogni volta c’era qualcosa che non andava. Adesso siamo soli e non posso più aspettare. Le tue amiche sono troppo impiccioni… - Lei lo bloccò non voleva nemmeno sentile nominare. Cominciò a toccargli i capelli guardandolo negl’occhi con uno sguardo come per dire “Smetti di parlare ed agisci” - Non mi interessa nulla che riguardi Carmen, Anastasia e le altre. Daniele e Serena mi spinsero sempre a chiarire con loro ma a me non importa niente di niente e sono intenzionata a rimanere ancorata alla mia posizione. - Per quanto era distratta a guardarlo non s’accorse che il bicchiere, per fortuna vuoto si rovesciò nel letto. Stefano non parlò, la prese di colpo tra le sue braccia le diede un bacio nemmeno lei si sarebbe aspettata arrivasse. Cominciò a sciogliersi subito lasciandosi baciare.
Era sicura di aver trovato quello giusto, sembravano due adulti in preda ad una improvvisa voglia di calore reciproco e non due adolescenti nemmeno sedicenni alle prime armi. Durante il bacio non si rese conto di ritrovarsi solo con il reggiseno davanti a lui.
L’aveva spogliata togliendole la camicetta indossata dopo che ritornò in stanza finita la punizione. Se ne accorse quando si staccarono ma non le importava niente, non voleva passare per quella che voleva prendere l’iniziativa e quindi non lo spogliò come fece Stefano, aspettava che fosse lui stesso a togliersi quegli abiti ingombranti.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi lui le disse sottovoce - Lucia, ascolta: io lo so che ti ha ferito Carmen provandoci con me, ha ferito tutti noi. Ma voi siete sempre compagne di collegio e di stanza, se non le parli tu non potrai mai sapere nulla che la nostra relazione è seria e non un’avventura adolescenziale… - Cercò di farla ragionare, ma lo interruppe. Continuò tenendo le mani dietro il collo di lui - Non venire a dirmi questa cosa, perché io e lei abbiamo parlato e sappiamo tutti quanti come potrebbe andare a finire. Per lei valiamo meno di carta straccia, forse è sempre stato così e non ce ne siamo mai accorti. Adesso pensiamo a noi! - Stavolta fu lei a baciarlo avvicinandosi.
Entrambi si stesero nel letto continuando a scambiarsi effusioni romantiche con carezze e baci ovunque capitava. Tutto quello che fece mentre si faceva baciare lungo il seno e la pancia fu quello di sbottonargli i pantaloni per facilitarlo. Furono così tutti e due solo con l’intimo, per lei era la prima volta ma nonostante questo sapeva come muoversi. Il più delle volte aveva spiato i suoi genitori la notte quando s’intrattenevano nella loro camera ad amoreggiare prima di dormire. Cercò di imitare la madre ricordandosi quello che faceva per fa contento lui, c’era un po' di imbarazzo da parte di entrambi ma questo non fermo la loro intenzione di fare l’amore per la prima volta. In stanza non c’era nessuno. Carmela non sarebbe tornata molto presto impegnata con una partita di pallavolo fuori dal collegio con le sue compagne di classe e Serena impegnata in biblioteca a fare una ricerca l’avrebbe tenuta occupata per un paio d’ore. Stefano le aveva già tolto il reggiseno mostrando per lui un bel panorama, non gl’importava se fosse grande o piccolo a lui piaceva così; Non andò subito al dunque sarebbe stato volgare, gli slip rimasero al loro posto per un bel pezzo, intanto non facevano altro che riempirsi di baci. Lei non resisteva più voleva di più oltre quei baci dati con amorevolezza.
Una piccola esclamazione partì sussurrata da Stefano - Sei una tenera bimba amore mio, sei molto passionale senza di me forse non ci riusciresti. - Quella frase era stata una vera dolcezza, sapeva Lucia ch’era solo una battuta ma a lei piaceva essere provocata anche in queste occasione.
La cosa che la colpì molto fu il modo con cui pronunciò quelle parole, il suo sguardo scintillante ma più limpido delle altre volte quando si trasmettevano l’un l’altro parole dolci. Dopo aver sentito pronunciare quelle parole, il suo unico pensiero fu concentrarsi solo su di lui. Lo invitò quindi solo con lo sguardo e con un cenno della testa a proseguire senza problemi. Avrebbe sentito dolore ma sarebbe stato piacevole per lei, ma prima o poi sarebbe dovuto succedere. Il momento decisivo era arrivato Stefano non se lo fece ripetere due volte, si trovava sopra di lei e non aspettava altro; Lucia allargò quanto poté le gambe ed a stento trattenne l’urlo di dolore non tanto per la forza che usò, anzi fu dolcissimo, ma per il fatto che non immaginava che la prima volta avrebbe fatto così male. Lei si teneva stretta al lenzuolo ma la sensazione di dolore passò quasi subito passando a quello del piacere.
Furono minuti interminabili, l’amplesso durò per circa 20 minuti per Lucia erano i più belli di tutti il tutto finì con loro tremendamente sudati; si dovevano ricomporre perché il tempo a disposizione stava finendo. I due andarono in bagno a lavarsi specie Lucia che dovette, in modo precipitoso, anche togliere le lenzuola sporche di sangue. Non poteva consegnarle agl’addetti della lavanderia, avrebbe destato sospetti e la voce sarebbe girata velocemente. Dopo essere state messe dentro la vasca del bagno e lavate con candeggina furono prese in un armadietto. Il problema era asciugarle, la macchia era andata via senza problemi grazie anche all’imminente lavaggio ed al detersivo usato ma ora dove stendere le lenzuola?
Lucia diventò agitata - Come faccio a stenderle, noi di solito le diamo al servizio di pulizia, non ci occupiamo di queste cose. - Girava per la stanza guardandosi attorno. Stefano l’abbraccio da dietro - Non essere così agitata, stai calma. La stanza è piccola ma una soluzione la troveremo. - Cercò di farla ragionare come poteva ma capiva come si sentiva. Lucia non appena si sentì abbracciata si calmò subito, gli accarezzò la mano destra e poi esclamò - Ho deciso li strizziamo per bene e li rimettiamo bagnati tanto con questo caldo che c’è si asciugheranno tutt’al più dormirò in delle lenzuola fresche. - A quel punto, si voltò tenendogli le mani, dandogli un altro bacio.
La grande occasione di Lucia era finalmente arrivata ora sì che poteva dire “Lui è mio” a voce alta e guai chi si sarebbe avvicinato al suo ragazzo. Stefano poco dopo andò via; lei, continuò a studiare come se niente fosse, sorridendo da sola pensando al momento passato con lui. Se solo Carmela avesse fatto qualche altro passo prima o poi l’avrebbe pagata cara, ma sapeva di non essere sola aveva Serena, Daniele e naturalmente lui; su altri ragazzi e ragazze con cui aveva avuto contatti non si fidava molto.
Passarono circa 30 minuti ed arrivò Serena con libri in mano e la cartella di ritorno dalla biblioteca stanca mentalmente - Ciao Lucia, ancora studi? Io vado a farmi una doccia ho bisogno di riposare la mente. Sono troppo stressata. - Posò tutto quanto nel letto indirizzandosi verso il bagno. Lucia nemmeno le rispose per quanto era tra le nuvole, la guardava ma era come se fissasse il vuoto - Lucia mi hai sentito cos’hai? Ti vedo distratta. - Solo in quel momento sobbalzò e le diede retta - Si scusa, stavo pensando a Stefano, poi ti dico. Comunque fai pure fra poco ritorna A’ Puntunera”. - Detto questo ritornò sui libri a ripassare lezione di biologia.
Fine 7° Capitolo7° Capitolo Una grande occasione (settembre 2004)
Faceva ancora caldo, ormai le mezze stagioni non esistevano più da un pezzo ma l’alternanza tra caldo e freddo provocava all’interno del collegio parecchi malanni e non solo per gli studenti.
Era iniziata una nuova settimana il lunedì era tremendo per tutti, specie per Lucia, l'ora di pranzo era un incubo. Aveva anche un altro pensiero: il suo desiderio era quello di dare a Stefano finalmente quel benedetto bacio fino ad allora mancato per vari motivi tra interruzioni improvvise ed imprevisti dell’ultimo momento; in estate non si videro per niente e se non fosse stato per le telefonate e gli sms e qualche email si poteva scordare i contatti con lui.  
Andare sempre alla sala mensa mangiare insieme a studenti che non conosceva ed essere fissati, specie dalle ragazzine che dietro le sue spalle ne dicevano di tutti i colori non l’era di gradimento.
Per giunta, quel giorno di settembre di venerdì 17, essendo molto superstiziosa per colpa della madre che le tramandò questa diceria, già si presupponeva fosse stata una giornata no.
Durante il pranzo si scatenò una lite e nel culmine Miriam e Gabriella andarono da lei e la scossero per farle capire di non parlare sbagliato mentre Lucia le spinse via disse - Ma chi cazzo siete voi per mettermi le mani addosso? E soprattutto quali problemi mentali v’affliggono la mente? - Prese la bottiglia d'acqua dal tavolo e fece per buttarla addosso ad una di loro, ma una mano femminile e forte le tenne il braccio.
Non si rese conto di chi potesse essere penso nella sua mente “E questa ora chi è?”, era la preside – Adesso hai esagerato signorina finisci di mangiare e vieni con me in presidenza. - La rimprovera con una voce alterata. La mano era proprio quella sua, che fulmina le quattro ragazze vicine a Lucia con uno sguardo gelido, che fece accapponare la pelle anche a lei. Serena la guardava allibita - Calma lucia, o verrai sospesa e non te lo puoi permettere. - Cercò di calmarla abbassando anche lei il braccio. Lei di tutta risposta le fece irritata - Che cazzo me ne fotte basta che finisco di mangiare che ho fame! - Sbraitò, posando il vassoio sul tavolo e sbattendo un piede a terra. Il difetto di Lucia era d’essere infantile e stupida come una bambina quando s’innervosiva e solo quando si calmava si rendeva conto degli sbagli fatti e questa era di quelle volte.
Serena e la preside le lasciarono il braccio, mentre Miriam e Gabriella s’allontanarono, quest’ultima esclamò - Ce ne andiamo subito, l'importante è che ci lasci in pace. Non abbiamo fatto niente anzi volevamo calmarla. – Disse quasi offesa, sedendosi al suo tavolo. La preside andò via con passo nervoso, i tacchi rimbombavano per tutta la sala - Ci vediamo più tardi Lucia. - Le ordinò senza nemmeno voltarsi uscendo per dirigersi nel suo ufficio. Per colpa di Carmela, Lucia si cacciò nei guai.
A lei, Gabriella non le sembrava tutto questa vipera, come le sue amiche: poteva benissimo farsi i fatti suoi per quello che successe durante l’ora di pranzo e lasciare che le cose peggiorassero, invece era andata da lei aveva cercato di salvarla da una situazione che poteva finire male. Sarebbe stata anche una mangiona, sempre con la testa fra le nuvole ma forse non era nemmeno così tanto male come credeva all'inizio.
Arrivò il momento di entrare nelle aule ma per Lucia si prospettava un pomeriggio molto caldo; si trovava seduta nella sedia posta fuori dall’ufficio del preside da sola, non fece in tempo nemmeno a salutare il suo Stefano ed i suoi due amici, i quali erano molti preoccupati per lei, temevano addirittura in una espulsione imminente.
Dall’ufficio della preside si sentì dire ad alta voce - Entra Lucia! - La freddezza si percepiva lontano un chilometro, non si scompose nemmeno rimase ferma con le mani una sopra l’altra aspettando la sua entrata. Con passo modesto andò alla porta, l’aprì molto piano entrò in silenzio e si sedette sulla poltrona vicino la scrivania con gl’occhi gelidi della preside puntati contro.
Nel pomeriggio, verso le 18, appena dopo aver studiato quelle poche pagine di inglese assegnatele, qualcuno bussò alla porta. Serena era in biblioteca a leggere, quindi non avrebbe potuto essere lei, aprì e s’accorse che non era la sua coinquilina o amica ad essersi presentata alla porta ma Stefano. Lucia sorrise e l’abbracciò forte, l’era davvero mancato in quei momenti ch’era stata dalla preside, ed aveva aiutato i bidelli a pulire i corridoi come punizione, l’era andata bene sempre meglio d’una sospensione o espulsione.
La ragazza si mise a piangere appena sentì il calore del suo abbraccio e lui le accarezzò i capelli - Come va, tesoro? La ramanzina della preside è durata ore non ne potevo più. - Gli chiese, sedendosi entrambi. Non l’aveva più visto, il corso di teatro indetto fino alle 17, lo dovette saltare perché impegnata a finire la sua punizione impartitele e tanto per cambiare, il suo desiderio di entrare nelle cheerleader stava sempre più affondando.
Era strano che fosse riuscito ad entrare nel dormitorio femminile senza ostacoli, dato ch’era espressamente vietato ma poi ricordò che non c'era un così grande controllo ed era piuttosto semplice passare inosservati.
Stefano continuando ad accarezzare i capelli le rispose - Raccontami tutto, cosa t’ha detto la preside? Come mai non t’ha sospeso? Quella è una serpe vivente e non ha pietà per nessuno. - Disse, con una smorfia disgustata, ma continuando a sorride teneramente.
Secondo Lucia era comunque adorabile anche quando si disgustava del carattere della preside.
La ragazza andò verso il mini-frigo avuto in regalo dai genitori, lo aprì e prese una lattina di coca-cola, per poi dividerla in due bicchieri. Gliene porse uno e cominciò a raccontare - Ha iniziato a parlarmi della storia di questo collegio ed il modo di comportarsi. Poi che non si sarebbe mai aspettata da me questo tipo di comportamento… - Venne bloccata da lui mettendole dolcemente le mani sulla bocca. Con l’altra la strinse per i fianchi facendola diventare rossa - Posso immaginare il resto della conversazione, quello che ti posso dire è che mi sei mancata ma non volevo ancora fare il primo passo. - Confessò, facendole anche capire il motivo della sua visita. Lucia rimase impassibile, almeno era questo che voleva comunicare - Cosa vuoi dire spiegati meglio! - Scrollò le spalle e finì la bibita.
Aveva perfettamente capito l’intenzione del suo ragazzo ma voleva che lo glielo dicesse lui o quanto meno che prendesse il coraggio di dimostrarglielo.
Stefano posò il bicchiere ancora pieno sul comodino vicino al letto - Ormai è quasi un anno che stiamo insieme nonostante questo ancora non ci siamo dati il nostro primo bacio ogni volta c’era qualcosa che non andava. Adesso siamo soli e non posso più aspettare. Le tue amiche sono troppo impiccioni… - Lei lo bloccò non voleva nemmeno sentile nominare. Cominciò a toccargli i capelli guardandolo negl’occhi con uno sguardo come per dire “Smetti di parlare ed agisci” - Non mi interessa nulla che riguardi Carmen, Anastasia e le altre. Daniele e Serena mi spinsero sempre a chiarire con loro ma a me non importa niente di niente e sono intenzionata a rimanere ancorata alla mia posizione. - Per quanto era distratta a guardarlo non s’accorse che il bicchiere, per fortuna vuoto si rovesciò nel letto. Stefano non parlò, la prese di colpo tra le sue braccia le diede un bacio nemmeno lei si sarebbe aspettata arrivasse. Cominciò a sciogliersi subito lasciandosi baciare.
Era sicura di aver trovato quello giusto, sembravano due adulti in preda ad una improvvisa voglia di calore reciproco e non due adolescenti nemmeno sedicenni alle prime armi. Durante il bacio non si rese conto di ritrovarsi solo con il reggiseno davanti a lui.
L’aveva spogliata togliendole la camicetta indossata dopo che ritornò in stanza finita la punizione. Se ne accorse quando si staccarono ma non le importava niente, non voleva passare per quella che voleva prendere l’iniziativa e quindi non lo spogliò come fece Stefano, aspettava che fosse lui stesso a togliersi quegli abiti ingombranti.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi lui le disse sottovoce - Lucia, ascolta: io lo so che ti ha ferito Carmen provandoci con me, ha ferito tutti noi. Ma voi siete sempre compagne di collegio e di stanza, se non le parli tu non potrai mai sapere nulla che la nostra relazione è seria e non un’avventura adolescenziale… - Cercò di farla ragionare, ma lo interruppe. Continuò tenendo le mani dietro il collo di lui - Non venire a dirmi questa cosa, perché io e lei abbiamo parlato e sappiamo tutti quanti come potrebbe andare a finire. Per lei valiamo meno di carta straccia, forse è sempre stato così e non ce ne siamo mai accorti. Adesso pensiamo a noi! - Stavolta fu lei a baciarlo avvicinandosi.
Entrambi si stesero nel letto continuando a scambiarsi effusioni romantiche con carezze e baci ovunque capitava. Tutto quello che fece mentre si faceva baciare lungo il seno e la pancia fu quello di sbottonargli i pantaloni per facilitarlo. Furono così tutti e due solo con l’intimo, per lei era la prima volta ma nonostante questo sapeva come muoversi. Il più delle volte aveva spiato i suoi genitori la notte quando s’intrattenevano nella loro camera ad amoreggiare prima di dormire. Cercò di imitare la madre ricordandosi quello che faceva per fa contento lui, c’era un po' di imbarazzo da parte di entrambi ma questo non fermo la loro intenzione di fare l’amore per la prima volta. In stanza non c’era nessuno. Carmela non sarebbe tornata molto presto impegnata con una partita di pallavolo fuori dal collegio con le sue compagne di classe e Serena impegnata in biblioteca a fare una ricerca l’avrebbe tenuta occupata per un paio d’ore. Stefano le aveva già tolto il reggiseno mostrando per lui un bel panorama, non gl’importava se fosse grande o piccolo a lui piaceva così; Non andò subito al dunque sarebbe stato volgare, gli slip rimasero al loro posto per un bel pezzo, intanto non facevano altro che riempirsi di baci. Lei non resisteva più voleva di più oltre quei baci dati con amorevolezza.
Una piccola esclamazione partì sussurrata da Stefano - Sei una tenera bimba amore mio, sei molto passionale senza di me forse non ci riusciresti. - Quella frase era stata una vera dolcezza, sapeva Lucia ch’era solo una battuta ma a lei piaceva essere provocata anche in queste occasione.
La cosa che la colpì molto fu il modo con cui pronunciò quelle parole, il suo sguardo scintillante ma più limpido delle altre volte quando si trasmettevano l’un l’altro parole dolci. Dopo aver sentito pronunciare quelle parole, il suo unico pensiero fu concentrarsi solo su di lui. Lo invitò quindi solo con lo sguardo e con un cenno della testa a proseguire senza problemi. Avrebbe sentito dolore ma sarebbe stato piacevole per lei, ma prima o poi sarebbe dovuto succedere. Il momento decisivo era arrivato Stefano non se lo fece ripetere due volte, si trovava sopra di lei e non aspettava altro; Lucia allargò quanto poté le gambe ed a stento trattenne l’urlo di dolore non tanto per la forza che usò, anzi fu dolcissimo, ma per il fatto che non immaginava che la prima volta avrebbe fatto così male. Lei si teneva stretta al lenzuolo ma la sensazione di dolore passò quasi subito passando a quello del piacere.
Furono minuti interminabili, l’amplesso durò per circa 20 minuti per Lucia erano i più belli di tutti il tutto finì con loro tremendamente sudati; si dovevano ricomporre perché il tempo a disposizione stava finendo. I due andarono in bagno a lavarsi specie Lucia che dovette, in modo precipitoso, anche togliere le lenzuola sporche di sangue. Non poteva consegnarle agl’addetti della lavanderia, avrebbe destato sospetti e la voce sarebbe girata velocemente. Dopo essere state messe dentro la vasca del bagno e lavate con candeggina furono prese in un armadietto. Il problema era asciugarle, la macchia era andata via senza problemi grazie anche all’imminente lavaggio ed al detersivo usato ma ora dove stendere le lenzuola?
Lucia diventò agitata - Come faccio a stenderle, noi di solito le diamo al servizio di pulizia, non ci occupiamo di queste cose. - Girava per la stanza guardandosi attorno. Stefano l’abbraccio da dietro - Non essere così agitata, stai calma. La stanza è piccola ma una soluzione la troveremo. - Cercò di farla ragionare come poteva ma capiva come si sentiva. Lucia non appena si sentì abbracciata si calmò subito, gli accarezzò la mano destra e poi esclamò - Ho deciso li strizziamo per bene e li rimettiamo bagnati tanto con questo caldo che c’è si asciugheranno tutt’al più dormirò in delle lenzuola fresche. - A quel punto, si voltò tenendogli le mani, dandogli un altro bacio.
La grande occasione di Lucia era finalmente arrivata ora sì che poteva dire “Lui è mio” a voce alta e guai chi si sarebbe avvicinato al suo ragazzo. Stefano poco dopo andò via; lei, continuò a studiare come se niente fosse, sorridendo da sola pensando al momento passato con lui. Se solo Carmela avesse fatto qualche altro passo prima o poi l’avrebbe pagata cara, ma sapeva di non essere sola aveva Serena, Daniele e naturalmente lui; su altri ragazzi e ragazze con cui aveva avuto contatti non si fidava molto.
Passarono circa 30 minuti ed arrivò Serena con libri in mano e la cartella di ritorno dalla biblioteca stanca mentalmente - Ciao Lucia, ancora studi? Io vado a farmi una doccia ho bisogno di riposare la mente. Sono troppo stressata. - Posò tutto quanto nel letto indirizzandosi verso il bagno. Lucia nemmeno le rispose per quanto era tra le nuvole, la guardava ma era come se fissasse il vuoto - Lucia mi hai sentito cos’hai? Ti vedo distratta. - Solo in quel momento sobbalzò e le diede retta - Si scusa, stavo pensando a Stefano, poi ti dico. Comunque fai pure fra poco ritorna A’ Puntunera”. - Detto questo ritornò sui libri a ripassare lezione di biologia.
Fine 7° Capitolo7° Capitolo Una grande occasione (settembre 2004)
Faceva ancora caldo, ormai le mezze stagioni non esistevano più da un pezzo ma l’alternanza tra caldo e freddo provocava all’interno del collegio parecchi malanni e non solo per gli studenti.
Era iniziata una nuova settimana il lunedì era tremendo per tutti, specie per Lucia, l'ora di pranzo era un incubo. Aveva anche un altro pensiero: il suo desiderio era quello di dare a Stefano finalmente quel benedetto bacio fino ad allora mancato per vari motivi tra interruzioni improvvise ed imprevisti dell’ultimo momento; in estate non si videro per niente e se non fosse stato per le telefonate e gli sms e qualche email si poteva scordare i contatti con lui.  
Andare sempre alla sala mensa mangiare insieme a studenti che non conosceva ed essere fissati, specie dalle ragazzine che dietro le sue spalle ne dicevano di tutti i colori non l’era di gradimento.
Per giunta, quel giorno di settembre di venerdì 17, essendo molto superstiziosa per colpa della madre che le tramandò questa diceria, già si presupponeva fosse stata una giornata no.
Durante il pranzo si scatenò una lite e nel culmine Miriam e Gabriella andarono da lei e la scossero per farle capire di non parlare sbagliato mentre Lucia le spinse via disse - Ma chi cazzo siete voi per mettermi le mani addosso? E soprattutto quali problemi mentali v’affliggono la mente? - Prese la bottiglia d'acqua dal tavolo e fece per buttarla addosso ad una di loro, ma una mano femminile e forte le tenne il braccio.
Non si rese conto di chi potesse essere penso nella sua mente “E questa ora chi è?”, era la preside – Adesso hai esagerato signorina finisci di mangiare e vieni con me in presidenza. - La rimprovera con una voce alterata. La mano era proprio quella sua, che fulmina le quattro ragazze vicine a Lucia con uno sguardo gelido, che fece accapponare la pelle anche a lei. Serena la guardava allibita - Calma lucia, o verrai sospesa e non te lo puoi permettere. - Cercò di calmarla abbassando anche lei il braccio. Lei di tutta risposta le fece irritata - Che cazzo me ne fotte basta che finisco di mangiare che ho fame! - Sbraitò, posando il vassoio sul tavolo e sbattendo un piede a terra. Il difetto di Lucia era d’essere infantile e stupida come una bambina quando s’innervosiva e solo quando si calmava si rendeva conto degli sbagli fatti e questa era di quelle volte.
Serena e la preside le lasciarono il braccio, mentre Miriam e Gabriella s’allontanarono, quest’ultima esclamò - Ce ne andiamo subito, l'importante è che ci lasci in pace. Non abbiamo fatto niente anzi volevamo calmarla. – Disse quasi offesa, sedendosi al suo tavolo. La preside andò via con passo nervoso, i tacchi rimbombavano per tutta la sala - Ci vediamo più tardi Lucia. - Le ordinò senza nemmeno voltarsi uscendo per dirigersi nel suo ufficio. Per colpa di Carmela, Lucia si cacciò nei guai.
A lei, Gabriella non le sembrava tutto questa vipera, come le sue amiche: poteva benissimo farsi i fatti suoi per quello che successe durante l’ora di pranzo e lasciare che le cose peggiorassero, invece era andata da lei aveva cercato di salvarla da una situazione che poteva finire male. Sarebbe stata anche una mangiona, sempre con la testa fra le nuvole ma forse non era nemmeno così tanto male come credeva all'inizio.
Arrivò il momento di entrare nelle aule ma per Lucia si prospettava un pomeriggio molto caldo; si trovava seduta nella sedia posta fuori dall’ufficio del preside da sola, non fece in tempo nemmeno a salutare il suo Stefano ed i suoi due amici, i quali erano molti preoccupati per lei, temevano addirittura in una espulsione imminente.
Dall’ufficio della preside si sentì dire ad alta voce - Entra Lucia! - La freddezza si percepiva lontano un chilometro, non si scompose nemmeno rimase ferma con le mani una sopra l’altra aspettando la sua entrata. Con passo modesto andò alla porta, l’aprì molto piano entrò in silenzio e si sedette sulla poltrona vicino la scrivania con gl’occhi gelidi della preside puntati contro.
Nel pomeriggio, verso le 18, appena dopo aver studiato quelle poche pagine di inglese assegnatele, qualcuno bussò alla porta. Serena era in biblioteca a leggere, quindi non avrebbe potuto essere lei, aprì e s’accorse che non era la sua coinquilina o amica ad essersi presentata alla porta ma Stefano. Lucia sorrise e l’abbracciò forte, l’era davvero mancato in quei momenti ch’era stata dalla preside, ed aveva aiutato i bidelli a pulire i corridoi come punizione, l’era andata bene sempre meglio d’una sospensione o espulsione.
La ragazza si mise a piangere appena sentì il calore del suo abbraccio e lui le accarezzò i capelli - Come va, tesoro? La ramanzina della preside è durata ore non ne potevo più. - Gli chiese, sedendosi entrambi. Non l’aveva più visto, il corso di teatro indetto fino alle 17, lo dovette saltare perché impegnata a finire la sua punizione impartitele e tanto per cambiare, il suo desiderio di entrare nelle cheerleader stava sempre più affondando.
Era strano che fosse riuscito ad entrare nel dormitorio femminile senza ostacoli, dato ch’era espressamente vietato ma poi ricordò che non c'era un così grande controllo ed era piuttosto semplice passare inosservati.
Stefano continuando ad accarezzare i capelli le rispose - Raccontami tutto, cosa t’ha detto la preside? Come mai non t’ha sospeso? Quella è una serpe vivente e non ha pietà per nessuno. - Disse, con una smorfia disgustata, ma continuando a sorride teneramente.
Secondo Lucia era comunque adorabile anche quando si disgustava del carattere della preside.
La ragazza andò verso il mini-frigo avuto in regalo dai genitori, lo aprì e prese una lattina di coca-cola, per poi dividerla in due bicchieri. Gliene porse uno e cominciò a raccontare - Ha iniziato a parlarmi della storia di questo collegio ed il modo di comportarsi. Poi che non si sarebbe mai aspettata da me questo tipo di comportamento… - Venne bloccata da lui mettendole dolcemente le mani sulla bocca. Con l’altra la strinse per i fianchi facendola diventare rossa - Posso immaginare il resto della conversazione, quello che ti posso dire è che mi sei mancata ma non volevo ancora fare il primo passo. - Confessò, facendole anche capire il motivo della sua visita. Lucia rimase impassibile, almeno era questo che voleva comunicare - Cosa vuoi dire spiegati meglio! - Scrollò le spalle e finì la bibita.
Aveva perfettamente capito l’intenzione del suo ragazzo ma voleva che lo glielo dicesse lui o quanto meno che prendesse il coraggio di dimostrarglielo.
Stefano posò il bicchiere ancora pieno sul comodino vicino al letto - Ormai è quasi un anno che stiamo insieme nonostante questo ancora non ci siamo dati il nostro primo bacio ogni volta c’era qualcosa che non andava. Adesso siamo soli e non posso più aspettare. Le tue amiche sono troppo impiccioni… - Lei lo bloccò non voleva nemmeno sentile nominare. Cominciò a toccargli i capelli guardandolo negl’occhi con uno sguardo come per dire “Smetti di parlare ed agisci” - Non mi interessa nulla che riguardi Carmen, Anastasia e le altre. Daniele e Serena mi spinsero sempre a chiarire con loro ma a me non importa niente di niente e sono intenzionata a rimanere ancorata alla mia posizione. - Per quanto era distratta a guardarlo non s’accorse che il bicchiere, per fortuna vuoto si rovesciò nel letto. Stefano non parlò, la prese di colpo tra le sue braccia le diede un bacio nemmeno lei si sarebbe aspettata arrivasse. Cominciò a sciogliersi subito lasciandosi baciare.
Era sicura di aver trovato quello giusto, sembravano due adulti in preda ad una improvvisa voglia di calore reciproco e non due adolescenti nemmeno sedicenni alle prime armi. Durante il bacio non si rese conto di ritrovarsi solo con il reggiseno davanti a lui.
L’aveva spogliata togliendole la camicetta indossata dopo che ritornò in stanza finita la punizione. Se ne accorse quando si staccarono ma non le importava niente, non voleva passare per quella che voleva prendere l’iniziativa e quindi non lo spogliò come fece Stefano, aspettava che fosse lui stesso a togliersi quegli abiti ingombranti.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi lui le disse sottovoce - Lucia, ascolta: io lo so che ti ha ferito Carmen provandoci con me, ha ferito tutti noi. Ma voi siete sempre compagne di collegio e di stanza, se non le parli tu non potrai mai sapere nulla che la nostra relazione è seria e non un’avventura adolescenziale… - Cercò di farla ragionare, ma lo interruppe. Continuò tenendo le mani dietro il collo di lui - Non venire a dirmi questa cosa, perché io e lei abbiamo parlato e sappiamo tutti quanti come potrebbe andare a finire. Per lei valiamo meno di carta straccia, forse è sempre stato così e non ce ne siamo mai accorti. Adesso pensiamo a noi! - Stavolta fu lei a baciarlo avvicinandosi.
Entrambi si stesero nel letto continuando a scambiarsi effusioni romantiche con carezze e baci ovunque capitava. Tutto quello che fece mentre si faceva baciare lungo il seno e la pancia fu quello di sbottonargli i pantaloni per facilitarlo. Furono così tutti e due solo con l’intimo, per lei era la prima volta ma nonostante questo sapeva come muoversi. Il più delle volte aveva spiato i suoi genitori la notte quando s’intrattenevano nella loro camera ad amoreggiare prima di dormire. Cercò di imitare la madre ricordandosi quello che faceva per fa contento lui, c’era un po' di imbarazzo da parte di entrambi ma questo non fermo la loro intenzione di fare l’amore per la prima volta. In stanza non c’era nessuno. Carmela non sarebbe tornata molto presto impegnata con una partita di pallavolo fuori dal collegio con le sue compagne di classe e Serena impegnata in biblioteca a fare una ricerca l’avrebbe tenuta occupata per un paio d’ore. Stefano le aveva già tolto il reggiseno mostrando per lui un bel panorama, non gl’importava se fosse grande o piccolo a lui piaceva così; Non andò subito al dunque sarebbe stato volgare, gli slip rimasero al loro posto per un bel pezzo, intanto non facevano altro che riempirsi di baci. Lei non resisteva più voleva di più oltre quei baci dati con amorevolezza.
Una piccola esclamazione partì sussurrata da Stefano - Sei una tenera bimba amore mio, sei molto passionale senza di me forse non ci riusciresti. - Quella frase era stata una vera dolcezza, sapeva Lucia ch’era solo una battuta ma a lei piaceva essere provocata anche in queste occasione.
La cosa che la colpì molto fu il modo con cui pronunciò quelle parole, il suo sguardo scintillante ma più limpido delle altre volte quando si trasmettevano l’un l’altro parole dolci. Dopo aver sentito pronunciare quelle parole, il suo unico pensiero fu concentrarsi solo su di lui. Lo invitò quindi solo con lo sguardo e con un cenno della testa a proseguire senza problemi. Avrebbe sentito dolore ma sarebbe stato piacevole per lei, ma prima o poi sarebbe dovuto succedere. Il momento decisivo era arrivato Stefano non se lo fece ripetere due volte, si trovava sopra di lei e non aspettava altro; Lucia allargò quanto poté le gambe ed a stento trattenne l’urlo di dolore non tanto per la forza che usò, anzi fu dolcissimo, ma per il fatto che non immaginava che la prima volta avrebbe fatto così male. Lei si teneva stretta al lenzuolo ma la sensazione di dolore passò quasi subito passando a quello del piacere.
Furono minuti interminabili, l’amplesso durò per circa 20 minuti per Lucia erano i più belli di tutti il tutto finì con loro tremendamente sudati; si dovevano ricomporre perché il tempo a disposizione stava finendo. I due andarono in bagno a lavarsi specie Lucia che dovette, in modo precipitoso, anche togliere le lenzuola sporche di sangue. Non poteva consegnarle agl’addetti della lavanderia, avrebbe destato sospetti e la voce sarebbe girata velocemente. Dopo essere state messe dentro la vasca del bagno e lavate con candeggina furono prese in un armadietto. Il problema era asciugarle, la macchia era andata via senza problemi grazie anche all’imminente lavaggio ed al detersivo usato ma ora dove stendere le lenzuola?
Lucia diventò agitata - Come faccio a stenderle, noi di solito le diamo al servizio di pulizia, non ci occupiamo di queste cose. - Girava per la stanza guardandosi attorno. Stefano l’abbraccio da dietro - Non essere così agitata, stai calma. La stanza è piccola ma una soluzione la troveremo. - Cercò di farla ragionare come poteva ma capiva come si sentiva. Lucia non appena si sentì abbracciata si calmò subito, gli accarezzò la mano destra e poi esclamò - Ho deciso li strizziamo per bene e li rimettiamo bagnati tanto con questo caldo che c’è si asciugheranno tutt’al più dormirò in delle lenzuola fresche. - A quel punto, si voltò tenendogli le mani, dandogli un altro bacio.
La grande occasione di Lucia era finalmente arrivata ora sì che poteva dire “Lui è mio” a voce alta e guai chi si sarebbe avvicinato al suo ragazzo. Stefano poco dopo andò via; lei, continuò a studiare come se niente fosse, sorridendo da sola pensando al momento passato con lui. Se solo Carmela avesse fatto qualche altro passo prima o poi l’avrebbe pagata cara, ma sapeva di non essere sola aveva Serena, Daniele e naturalmente lui; su altri ragazzi e ragazze con cui aveva avuto contatti non si fidava molto.
Passarono circa 30 minuti ed arrivò Serena con libri in mano e la cartella di ritorno dalla biblioteca stanca mentalmente - Ciao Lucia, ancora studi? Io vado a farmi una doccia ho bisogno di riposare la mente. Sono troppo stressata. - Posò tutto quanto nel letto indirizzandosi verso il bagno. Lucia nemmeno le rispose per quanto era tra le nuvole, la guardava ma era come se fissasse il vuoto - Lucia mi hai sentito cos’hai? Ti vedo distratta. - Solo in quel momento sobbalzò e le diede retta - Si scusa, stavo pensando a Stefano, poi ti dico. Comunque fai pure fra poco ritorna A’ Puntunera”. - Detto questo ritornò sui libri a ripassare lezione di biologia.
Fine 7° Capitolo7° Capitolo Una grande occasione (settembre 2004)
Faceva ancora caldo, ormai le mezze stagioni non esistevano più da un pezzo ma l’alternanza tra caldo e freddo provocava all’interno del collegio parecchi malanni e non solo per gli studenti.
Era iniziata una nuova settimana il lunedì era tremendo per tutti, specie per Lucia, l'ora di pranzo era un incubo. Aveva anche un altro pensiero: il suo desiderio era quello di dare a Stefano finalmente quel benedetto bacio fino ad allora mancato per vari motivi tra interruzioni improvvise ed imprevisti dell’ultimo momento; in estate non si videro per niente e se non fosse stato per le telefonate e gli sms e qualche email si poteva scordare i contatti con lui.  
Andare sempre alla sala mensa mangiare insieme a studenti che non conosceva ed essere fissati, specie dalle ragazzine che dietro le sue spalle ne dicevano di tutti i colori non l’era di gradimento.
Per giunta, quel giorno di settembre di venerdì 17, essendo molto superstiziosa per colpa della madre che le tramandò questa diceria, già si presupponeva fosse stata una giornata no.
Durante il pranzo si scatenò una lite e nel culmine Miriam e Gabriella andarono da lei e la scossero per farle capire di non parlare sbagliato mentre Lucia le spinse via disse - Ma chi cazzo siete voi per mettermi le mani addosso? E soprattutto quali problemi mentali v’affliggono la mente? - Prese la bottiglia d'acqua dal tavolo e fece per buttarla addosso ad una di loro, ma una mano femminile e forte le tenne il braccio.
Non si rese conto di chi potesse essere penso nella sua mente “E questa ora chi è?”, era la preside – Adesso hai esagerato signorina finisci di mangiare e vieni con me in presidenza. - La rimprovera con una voce alterata. La mano era proprio quella sua, che fulmina le quattro ragazze vicine a Lucia con uno sguardo gelido, che fece accapponare la pelle anche a lei. Serena la guardava allibita - Calma lucia, o verrai sospesa e non te lo puoi permettere. - Cercò di calmarla abbassando anche lei il braccio. Lei di tutta risposta le fece irritata - Che cazzo me ne fotte basta che finisco di mangiare che ho fame! - Sbraitò, posando il vassoio sul tavolo e sbattendo un piede a terra. Il difetto di Lucia era d’essere infantile e stupida come una bambina quando s’innervosiva e solo quando si calmava si rendeva conto degli sbagli fatti e questa era di quelle volte.
Serena e la preside le lasciarono il braccio, mentre Miriam e Gabriella s’allontanarono, quest’ultima esclamò - Ce ne andiamo subito, l'importante è che ci lasci in pace. Non abbiamo fatto niente anzi volevamo calmarla. – Disse quasi offesa, sedendosi al suo tavolo. La preside andò via con passo nervoso, i tacchi rimbombavano per tutta la sala - Ci vediamo più tardi Lucia. - Le ordinò senza nemmeno voltarsi uscendo per dirigersi nel suo ufficio. Per colpa di Carmela, Lucia si cacciò nei guai.
A lei, Gabriella non le sembrava tutto questa vipera, come le sue amiche: poteva benissimo farsi i fatti suoi per quello che successe durante l’ora di pranzo e lasciare che le cose peggiorassero, invece era andata da lei aveva cercato di salvarla da una situazione che poteva finire male. Sarebbe stata anche una mangiona, sempre con la testa fra le nuvole ma forse non era nemmeno così tanto male come credeva all'inizio.
Arrivò il momento di entrare nelle aule ma per Lucia si prospettava un pomeriggio molto caldo; si trovava seduta nella sedia posta fuori dall’ufficio del preside da sola, non fece in tempo nemmeno a salutare il suo Stefano ed i suoi due amici, i quali erano molti preoccupati per lei, temevano addirittura in una espulsione imminente.
Dall’ufficio della preside si sentì dire ad alta voce - Entra Lucia! - La freddezza si percepiva lontano un chilometro, non si scompose nemmeno rimase ferma con le mani una sopra l’altra aspettando la sua entrata. Con passo modesto andò alla porta, l’aprì molto piano entrò in silenzio e si sedette sulla poltrona vicino la scrivania con gl’occhi gelidi della preside puntati contro.
Nel pomeriggio, verso le 18, appena dopo aver studiato quelle poche pagine di inglese assegnatele, qualcuno bussò alla porta. Serena era in biblioteca a leggere, quindi non avrebbe potuto essere lei, aprì e s’accorse che non era la sua coinquilina o amica ad essersi presentata alla porta ma Stefano. Lucia sorrise e l’abbracciò forte, l’era davvero mancato in quei momenti ch’era stata dalla preside, ed aveva aiutato i bidelli a pulire i corridoi come punizione, l’era andata bene sempre meglio d’una sospensione o espulsione.
La ragazza si mise a piangere appena sentì il calore del suo abbraccio e lui le accarezzò i capelli - Come va, tesoro? La ramanzina della preside è durata ore non ne potevo più. - Gli chiese, sedendosi entrambi. Non l’aveva più visto, il corso di teatro indetto fino alle 17, lo dovette saltare perché impegnata a finire la sua punizione impartitele e tanto per cambiare, il suo desiderio di entrare nelle cheerleader stava sempre più affondando.
Era strano che fosse riuscito ad entrare nel dormitorio femminile senza ostacoli, dato ch’era espressamente vietato ma poi ricordò che non c'era un così grande controllo ed era piuttosto semplice passare inosservati.
Stefano continuando ad accarezzare i capelli le rispose - Raccontami tutto, cosa t’ha detto la preside? Come mai non t’ha sospeso? Quella è una serpe vivente e non ha pietà per nessuno. - Disse, con una smorfia disgustata, ma continuando a sorride teneramente.
Secondo Lucia era comunque adorabile anche quando si disgustava del carattere della preside.
La ragazza andò verso il mini-frigo avuto in regalo dai genitori, lo aprì e prese una lattina di coca-cola, per poi dividerla in due bicchieri. Gliene porse uno e cominciò a raccontare - Ha iniziato a parlarmi della storia di questo collegio ed il modo di comportarsi. Poi che non si sarebbe mai aspettata da me questo tipo di comportamento… - Venne bloccata da lui mettendole dolcemente le mani sulla bocca. Con l’altra la strinse per i fianchi facendola diventare rossa - Posso immaginare il resto della conversazione, quello che ti posso dire è che mi sei mancata ma non volevo ancora fare il primo passo. - Confessò, facendole anche capire il motivo della sua visita. Lucia rimase impassibile, almeno era questo che voleva comunicare - Cosa vuoi dire spiegati meglio! - Scrollò le spalle e finì la bibita.
Aveva perfettamente capito l’intenzione del suo ragazzo ma voleva che lo glielo dicesse lui o quanto meno che prendesse il coraggio di dimostrarglielo.
Stefano posò il bicchiere ancora pieno sul comodino vicino al letto - Ormai è quasi un anno che stiamo insieme nonostante questo ancora non ci siamo dati il nostro primo bacio ogni volta c’era qualcosa che non andava. Adesso siamo soli e non posso più aspettare. Le tue amiche sono troppo impiccioni… - Lei lo bloccò non voleva nemmeno sentile nominare. Cominciò a toccargli i capelli guardandolo negl’occhi con uno sguardo come per dire “Smetti di parlare ed agisci” - Non mi interessa nulla che riguardi Carmen, Anastasia e le altre. Daniele e Serena mi spinsero sempre a chiarire con loro ma a me non importa niente di niente e sono intenzionata a rimanere ancorata alla mia posizione. - Per quanto era distratta a guardarlo non s’accorse che il bicchiere, per fortuna vuoto si rovesciò nel letto. Stefano non parlò, la prese di colpo tra le sue braccia le diede un bacio nemmeno lei si sarebbe aspettata arrivasse. Cominciò a sciogliersi subito lasciandosi baciare.
Era sicura di aver trovato quello giusto, sembravano due adulti in preda ad una improvvisa voglia di calore reciproco e non due adolescenti nemmeno sedicenni alle prime armi. Durante il bacio non si rese conto di ritrovarsi solo con il reggiseno davanti a lui.
L’aveva spogliata togliendole la camicetta indossata dopo che ritornò in stanza finita la punizione. Se ne accorse quando si staccarono ma non le importava niente, non voleva passare per quella che voleva prendere l’iniziativa e quindi non lo spogliò come fece Stefano, aspettava che fosse lui stesso a togliersi quegli abiti ingombranti.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi lui le disse sottovoce - Lucia, ascolta: io lo so che ti ha ferito Carmen provandoci con me, ha ferito tutti noi. Ma voi siete sempre compagne di collegio e di stanza, se non le parli tu non potrai mai sapere nulla che la nostra relazione è seria e non un’avventura adolescenziale… - Cercò di farla ragionare, ma lo interruppe. Continuò tenendo le mani dietro il collo di lui - Non venire a dirmi questa cosa, perché io e lei abbiamo parlato e sappiamo tutti quanti come potrebbe andare a finire. Per lei valiamo meno di carta straccia, forse è sempre stato così e non ce ne siamo mai accorti. Adesso pensiamo a noi! - Stavolta fu lei a baciarlo avvicinandosi.
Entrambi si stesero nel letto continuando a scambiarsi effusioni romantiche con carezze e baci ovunque capitava. Tutto quello che fece mentre si faceva baciare lungo il seno e la pancia fu quello di sbottonargli i pantaloni per facilitarlo. Furono così tutti e due solo con l’intimo, per lei era la prima volta ma nonostante questo sapeva come muoversi. Il più delle volte aveva spiato i suoi genitori la notte quando s’intrattenevano nella loro camera ad amoreggiare prima di dormire. Cercò di imitare la madre ricordandosi quello che faceva per fa contento lui, c’era un po' di imbarazzo da parte di entrambi ma questo non fermo la loro intenzione di fare l’amore per la prima volta. In stanza non c’era nessuno. Carmela non sarebbe tornata molto presto impegnata con una partita di pallavolo fuori dal collegio con le sue compagne di classe e Serena impegnata in biblioteca a fare una ricerca l’avrebbe tenuta occupata per un paio d’ore. Stefano le aveva già tolto il reggiseno mostrando per lui un bel panorama, non gl’importava se fosse grande o piccolo a lui piaceva così; Non andò subito al dunque sarebbe stato volgare, gli slip rimasero al loro posto per un bel pezzo, intanto non facevano altro che riempirsi di baci. Lei non resisteva più voleva di più oltre quei baci dati con amorevolezza.
Una piccola esclamazione partì sussurrata da Stefano - Sei una tenera bimba amore mio, sei molto passionale senza di me forse non ci riusciresti. - Quella frase era stata una vera dolcezza, sapeva Lucia ch’era solo una battuta ma a lei piaceva essere provocata anche in queste occasione.
La cosa che la colpì molto fu il modo con cui pronunciò quelle parole, il suo sguardo scintillante ma più limpido delle altre volte quando si trasmettevano l’un l’altro parole dolci. Dopo aver sentito pronunciare quelle parole, il suo unico pensiero fu concentrarsi solo su di lui. Lo invitò quindi solo con lo sguardo e con un cenno della testa a proseguire senza problemi. Avrebbe sentito dolore ma sarebbe stato piacevole per lei, ma prima o poi sarebbe dovuto succedere. Il momento decisivo era arrivato Stefano non se lo fece ripetere due volte, si trovava sopra di lei e non aspettava altro; Lucia allargò quanto poté le gambe ed a stento trattenne l’urlo di dolore non tanto per la forza che usò, anzi fu dolcissimo, ma per il fatto che non immaginava che la prima volta avrebbe fatto così male. Lei si teneva stretta al lenzuolo ma la sensazione di dolore passò quasi subito passando a quello del piacere.
Furono minuti interminabili, l’amplesso durò per circa 20 minuti per Lucia erano i più belli di tutti il tutto finì con loro tremendamente sudati; si dovevano ricomporre perché il tempo a disposizione stava finendo. I due andarono in bagno a lavarsi specie Lucia che dovette, in modo precipitoso, anche togliere le lenzuola sporche di sangue. Non poteva consegnarle agl’addetti della lavanderia, avrebbe destato sospetti e la voce sarebbe girata velocemente. Dopo essere state messe dentro la vasca del bagno e lavate con candeggina furono prese in un armadietto. Il problema era asciugarle, la macchia era andata via senza problemi grazie anche all’imminente lavaggio ed al detersivo usato ma ora dove stendere le lenzuola?
Lucia diventò agitata - Come faccio a stenderle, noi di solito le diamo al servizio di pulizia, non ci occupiamo di queste cose. - Girava per la stanza guardandosi attorno. Stefano l’abbraccio da dietro - Non essere così agitata, stai calma. La stanza è piccola ma una soluzione la troveremo. - Cercò di farla ragionare come poteva ma capiva come si sentiva. Lucia non appena si sentì abbracciata si calmò subito, gli accarezzò la mano destra e poi esclamò - Ho deciso li strizziamo per bene e li rimettiamo bagnati tanto con questo caldo che c’è si asciugheranno tutt’al più dormirò in delle lenzuola fresche. - A quel punto, si voltò tenendogli le mani, dandogli un altro bacio.
La grande occasione di Lucia era finalmente arrivata ora sì che poteva dire “Lui è mio” a voce alta e guai chi si sarebbe avvicinato al suo ragazzo. Stefano poco dopo andò via; lei, continuò a studiare come se niente fosse, sorridendo da sola pensando al momento passato con lui. Se solo Carmela avesse fatto qualche altro passo prima o poi l’avrebbe pagata cara, ma sapeva di non essere sola aveva Serena, Daniele e naturalmente lui; su altri ragazzi e ragazze con cui aveva avuto contatti non si fidava molto.
Passarono circa 30 minuti ed arrivò Serena con libri in mano e la cartella di ritorno dalla biblioteca stanca mentalmente - Ciao Lucia, ancora studi? Io vado a farmi una doccia ho bisogno di riposare la mente. Sono troppo stressata. - Posò tutto quanto nel letto indirizzandosi verso il bagno. Lucia nemmeno le rispose per quanto era tra le nuvole, la guardava ma era come se fissasse il vuoto - Lucia mi hai sentito cos’hai? Ti vedo distratta. - Solo in quel momento sobbalzò e le diede retta - Si scusa, stavo pensando a Stefano, poi ti dico. Comunque fai pure fra poco ritorna A’ Puntunera”. - Detto questo ritornò sui libri a ripassare lezione di biologia.
Fine 7° Capitolo7° Capitolo Una grande occasione (settembre 2004)
Faceva ancora caldo, ormai le mezze stagioni non esistevano più da un pezzo ma l’alternanza tra caldo e freddo provocava all’interno del collegio parecchi malanni e non solo per gli studenti.
Era iniziata una nuova settimana il lunedì era tremendo per tutti, specie per Lucia, l'ora di pranzo era un incubo. Aveva anche un altro pensiero: il suo desiderio era quello di dare a Stefano finalmente quel benedetto bacio fino ad allora mancato per vari motivi tra interruzioni improvvise ed imprevisti dell’ultimo momento; in estate non si videro per niente e se non fosse stato per le telefonate e gli sms e qualche email si poteva scordare i contatti con lui.  
Andare sempre alla sala mensa mangiare insieme a studenti che non conosceva ed essere fissati, specie dalle ragazzine che dietro le sue spalle ne dicevano di tutti i colori non l’era di gradimento.
Per giunta, quel giorno di settembre di venerdì 17, essendo molto superstiziosa per colpa della madre che le tramandò questa diceria, già si presupponeva fosse stata una giornata no.
Durante il pranzo si scatenò una lite e nel culmine Miriam e Gabriella andarono da lei e la scossero per farle capire di non parlare sbagliato mentre Lucia le spinse via disse - Ma chi cazzo siete voi per mettermi le mani addosso? E soprattutto quali problemi mentali v’affliggono la mente? - Prese la bottiglia d'acqua dal tavolo e fece per buttarla addosso ad una di loro, ma una mano femminile e forte le tenne il braccio.
Non si rese conto di chi potesse essere penso nella sua mente “E questa ora chi è?”, era la preside – Adesso hai esagerato signorina finisci di mangiare e vieni con me in presidenza. - La rimprovera con una voce alterata. La mano era proprio quella sua, che fulmina le quattro ragazze vicine a Lucia con uno sguardo gelido, che fece accapponare la pelle anche a lei. Serena la guardava allibita - Calma lucia, o verrai sospesa e non te lo puoi permettere. - Cercò di calmarla abbassando anche lei il braccio. Lei di tutta risposta le fece irritata - Che cazzo me ne fotte basta che finisco di mangiare che ho fame! - Sbraitò, posando il vassoio sul tavolo e sbattendo un piede a terra. Il difetto di Lucia era d’essere infantile e stupida come una bambina quando s’innervosiva e solo quando si calmava si rendeva conto degli sbagli fatti e questa era di quelle volte.
Serena e la preside le lasciarono il braccio, mentre Miriam e Gabriella s’allontanarono, quest’ultima esclamò - Ce ne andiamo subito, l'importante è che ci lasci in pace. Non abbiamo fatto niente anzi volevamo calmarla. – Disse quasi offesa, sedendosi al suo tavolo. La preside andò via con passo nervoso, i tacchi rimbombavano per tutta la sala - Ci vediamo più tardi Lucia. - Le ordinò senza nemmeno voltarsi uscendo per dirigersi nel suo ufficio. Per colpa di Carmela, Lucia si cacciò nei guai.
A lei, Gabriella non le sembrava tutto questa vipera, come le sue amiche: poteva benissimo farsi i fatti suoi per quello che successe durante l’ora di pranzo e lasciare che le cose peggiorassero, invece era andata da lei aveva cercato di salvarla da una situazione che poteva finire male. Sarebbe stata anche una mangiona, sempre con la testa fra le nuvole ma forse non era nemmeno così tanto male come credeva all'inizio.
Arrivò il momento di entrare nelle aule ma per Lucia si prospettava un pomeriggio molto caldo; si trovava seduta nella sedia posta fuori dall’ufficio del preside da sola, non fece in tempo nemmeno a salutare il suo Stefano ed i suoi due amici, i quali erano molti preoccupati per lei, temevano addirittura in una espulsione imminente.
Dall’ufficio della preside si sentì dire ad alta voce - Entra Lucia! - La freddezza si percepiva lontano un chilometro, non si scompose nemmeno rimase ferma con le mani una sopra l’altra aspettando la sua entrata. Con passo modesto andò alla porta, l’aprì molto piano entrò in silenzio e si sedette sulla poltrona vicino la scrivania con gl’occhi gelidi della preside puntati contro.
Nel pomeriggio, verso le 18, appena dopo aver studiato quelle poche pagine di inglese assegnatele, qualcuno bussò alla porta. Serena era in biblioteca a leggere, quindi non avrebbe potuto essere lei, aprì e s’accorse che non era la sua coinquilina o amica ad essersi presentata alla porta ma Stefano. Lucia sorrise e l’abbracciò forte, l’era davvero mancato in quei momenti ch’era stata dalla preside, ed aveva aiutato i bidelli a pulire i corridoi come punizione, l’era andata bene sempre meglio d’una sospensione o espulsione.
La ragazza si mise a piangere appena sentì il calore del suo abbraccio e lui le accarezzò i capelli - Come va, tesoro? La ramanzina della preside è durata ore non ne potevo più. - Gli chiese, sedendosi entrambi. Non l’aveva più visto, il corso di teatro indetto fino alle 17, lo dovette saltare perché impegnata a finire la sua punizione impartitele e tanto per cambiare, il suo desiderio di entrare nelle cheerleader stava sempre più affondando.
Era strano che fosse riuscito ad entrare nel dormitorio femminile senza ostacoli, dato ch’era espressamente vietato ma poi ricordò che non c'era un così grande controllo ed era piuttosto semplice passare inosservati.
Stefano continuando ad accarezzare i capelli le rispose - Raccontami tutto, cosa t’ha detto la preside? Come mai non t’ha sospeso? Quella è una serpe vivente e non ha pietà per nessuno. - Disse, con una smorfia disgustata, ma continuando a sorride teneramente.
Secondo Lucia era comunque adorabile anche quando si disgustava del carattere della preside.
La ragazza andò verso il mini-frigo avuto in regalo dai genitori, lo aprì e prese una lattina di coca-cola, per poi dividerla in due bicchieri. Gliene porse uno e cominciò a raccontare - Ha iniziato a parlarmi della storia di questo collegio ed il modo di comportarsi. Poi che non si sarebbe mai aspettata da me questo tipo di comportamento… - Venne bloccata da lui mettendole dolcemente le mani sulla bocca. Con l’altra la strinse per i fianchi facendola diventare rossa - Posso immaginare il resto della conversazione, quello che ti posso dire è che mi sei mancata ma non volevo ancora fare il primo passo. - Confessò, facendole anche capire il motivo della sua visita. Lucia rimase impassibile, almeno era questo che voleva comunicare - Cosa vuoi dire spiegati meglio! - Scrollò le spalle e finì la bibita.
Aveva perfettamente capito l’intenzione del suo ragazzo ma voleva che lo glielo dicesse lui o quanto meno che prendesse il coraggio di dimostrarglielo.
Stefano posò il bicchiere ancora pieno sul comodino vicino al letto - Ormai è quasi un anno che stiamo insieme nonostante questo ancora non ci siamo dati il nostro primo bacio ogni volta c’era qualcosa che non andava. Adesso siamo soli e non posso più aspettare. Le tue amiche sono troppo impiccioni… - Lei lo bloccò non voleva nemmeno sentile nominare. Cominciò a toccargli i capelli guardandolo negl’occhi con uno sguardo come per dire “Smetti di parlare ed agisci” - Non mi interessa nulla che riguardi Carmen, Anastasia e le altre. Daniele e Serena mi spinsero sempre a chiarire con loro ma a me non importa niente di niente e sono intenzionata a rimanere ancorata alla mia posizione. - Per quanto era distratta a guardarlo non s’accorse che il bicchiere, per fortuna vuoto si rovesciò nel letto. Stefano non parlò, la prese di colpo tra le sue braccia le diede un bacio nemmeno lei si sarebbe aspettata arrivasse. Cominciò a sciogliersi subito lasciandosi baciare.
Era sicura di aver trovato quello giusto, sembravano due adulti in preda ad una improvvisa voglia di calore reciproco e non due adolescenti nemmeno sedicenni alle prime armi. Durante il bacio non si rese conto di ritrovarsi solo con il reggiseno davanti a lui.
L’aveva spogliata togliendole la camicetta indossata dopo che ritornò in stanza finita la punizione. Se ne accorse quando si staccarono ma non le importava niente, non voleva passare per quella che voleva prendere l’iniziativa e quindi non lo spogliò come fece Stefano, aspettava che fosse lui stesso a togliersi quegli abiti ingombranti.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi lui le disse sottovoce - Lucia, ascolta: io lo so che ti ha ferito Carmen provandoci con me, ha ferito tutti noi. Ma voi siete sempre compagne di collegio e di stanza, se non le parli tu non potrai mai sapere nulla che la nostra relazione è seria e non un’avventura adolescenziale… - Cercò di farla ragionare, ma lo interruppe. Continuò tenendo le mani dietro il collo di lui - Non venire a dirmi questa cosa, perché io e lei abbiamo parlato e sappiamo tutti quanti come potrebbe andare a finire. Per lei valiamo meno di carta straccia, forse è sempre stato così e non ce ne siamo mai accorti. Adesso pensiamo a noi! - Stavolta fu lei a baciarlo avvicinandosi.
Entrambi si stesero nel letto continuando a scambiarsi effusioni romantiche con carezze e baci ovunque capitava. Tutto quello che fece mentre si faceva baciare lungo il seno e la pancia fu quello di sbottonargli i pantaloni per facilitarlo. Furono così tutti e due solo con l’intimo, per lei era la prima volta ma nonostante questo sapeva come muoversi. Il più delle volte aveva spiato i suoi genitori la notte quando s’intrattenevano nella loro camera ad amoreggiare prima di dormire. Cercò di imitare la madre ricordandosi quello che faceva per fa contento lui, c’era un po' di imbarazzo da parte di entrambi ma questo non fermo la loro intenzione di fare l’amore per la prima volta. In stanza non c’era nessuno. Carmela non sarebbe tornata molto presto impegnata con una partita di pallavolo fuori dal collegio con le sue compagne di classe e Serena impegnata in biblioteca a fare una ricerca l’avrebbe tenuta occupata per un paio d’ore. Stefano le aveva già tolto il reggiseno mostrando per lui un bel panorama, non gl’importava se fosse grande o piccolo a lui piaceva così; Non andò subito al dunque sarebbe stato volgare, gli slip rimasero al loro posto per un bel pezzo, intanto non facevano altro che riempirsi di baci. Lei non resisteva più voleva di più oltre quei baci dati con amorevolezza.
Una piccola esclamazione partì sussurrata da Stefano - Sei una tenera bimba amore mio, sei molto passionale senza di me forse non ci riusciresti. - Quella frase era stata una vera dolcezza, sapeva Lucia ch’era solo una battuta ma a lei piaceva essere provocata anche in queste occasione.
La cosa che la colpì molto fu il modo con cui pronunciò quelle parole, il suo sguardo scintillante ma più limpido delle altre volte quando si trasmettevano l’un l’altro parole dolci. Dopo aver sentito pronunciare quelle parole, il suo unico pensiero fu concentrarsi solo su di lui. Lo invitò quindi solo con lo sguardo e con un cenno della testa a proseguire senza problemi. Avrebbe sentito dolore ma sarebbe stato piacevole per lei, ma prima o poi sarebbe dovuto succedere. Il momento decisivo era arrivato Stefano non se lo fece ripetere due volte, si trovava sopra di lei e non aspettava altro; Lucia allargò quanto poté le gambe ed a stento trattenne l’urlo di dolore non tanto per la forza che usò, anzi fu dolcissimo, ma per il fatto che non immaginava che la prima volta avrebbe fatto così male. Lei si teneva stretta al lenzuolo ma la sensazione di dolore passò quasi subito passando a quello del piacere.
Furono minuti interminabili, l’amplesso durò per circa 20 minuti per Lucia erano i più belli di tutti il tutto finì con loro tremendamente sudati; si dovevano ricomporre perché il tempo a disposizione stava finendo. I due andarono in bagno a lavarsi specie Lucia che dovette, in modo precipitoso, anche togliere le lenzuola sporche di sangue. Non poteva consegnarle agl’addetti della lavanderia, avrebbe destato sospetti e la voce sarebbe girata velocemente. Dopo essere state messe dentro la vasca del bagno e lavate con candeggina furono prese in un armadietto. Il problema era asciugarle, la macchia era andata via senza problemi grazie anche all’imminente lavaggio ed al detersivo usato ma ora dove stendere le lenzuola?
Lucia diventò agitata - Come faccio a stenderle, noi di solito le diamo al servizio di pulizia, non ci occupiamo di queste cose. - Girava per la stanza guardandosi attorno. Stefano l’abbraccio da dietro - Non essere così agitata, stai calma. La stanza è piccola ma una soluzione la troveremo. - Cercò di farla ragionare come poteva ma capiva come si sentiva. Lucia non appena si sentì abbracciata si calmò subito, gli accarezzò la mano destra e poi esclamò - Ho deciso li strizziamo per bene e li rimettiamo bagnati tanto con questo caldo che c’è si asciugheranno tutt’al più dormirò in delle lenzuola fresche. - A quel punto, si voltò tenendogli le mani, dandogli un altro bacio.
La grande occasione di Lucia era finalmente arrivata ora sì che poteva dire “Lui è mio” a voce alta e guai chi si sarebbe avvicinato al suo ragazzo. Stefano poco dopo andò via; lei, continuò a studiare come se niente fosse, sorridendo da sola pensando al momento passato con lui. Se solo Carmela avesse fatto qualche altro passo prima o poi l’avrebbe pagata cara, ma sapeva di non essere sola aveva Serena, Daniele e naturalmente lui; su altri ragazzi e ragazze con cui aveva avuto contatti non si fidava molto.
Passarono circa 30 minuti ed arrivò Serena con libri in mano e la cartella di ritorno dalla biblioteca stanca mentalmente - Ciao Lucia, ancora studi? Io vado a farmi una doccia ho bisogno di riposare la mente. Sono troppo stressata. - Posò tutto quanto nel letto indirizzandosi verso il bagno. Lucia nemmeno le rispose per quanto era tra le nuvole, la guardava ma era come se fissasse il vuoto - Lucia mi hai sentito cos’hai? Ti vedo distratta. - Solo in quel momento sobbalzò e le diede retta - Si scusa, stavo pensando a Stefano, poi ti dico. Comunque fai pure fra poco ritorna A’ Puntunera”. - Detto questo ritornò sui libri a ripassare lezione di biologia.
Fine 7° Capitolo7° Capitolo Una grande occasione (settembre 2004)
Faceva ancora caldo, ormai le mezze stagioni non esistevano più da un pezzo ma l’alternanza tra caldo e freddo provocava all’interno del collegio parecchi malanni e non solo per gli studenti.
Era iniziata una nuova settimana il lunedì era tremendo per tutti, specie per Lucia, l'ora di pranzo era un incubo. Aveva anche un altro pensiero: il suo desiderio era quello di dare a Stefano finalmente quel benedetto bacio fino ad allora mancato per vari motivi tra interruzioni improvvise ed imprevisti dell’ultimo momento; in estate non si videro per niente e se non fosse stato per le telefonate e gli sms e qualche email si poteva scordare i contatti con lui.  
Andare sempre alla sala mensa mangiare insieme a studenti che non conosceva ed essere fissati, specie dalle ragazzine che dietro le sue spalle ne dicevano di tutti i colori non l’era di gradimento.
Per giunta, quel giorno di settembre di venerdì 17, essendo molto superstiziosa per colpa della madre che le tramandò questa diceria, già si presupponeva fosse stata una giornata no.
Durante il pranzo si scatenò una lite e nel culmine Miriam e Gabriella andarono da lei e la scossero per farle capire di non parlare sbagliato mentre Lucia le spinse via disse - Ma chi cazzo siete voi per mettermi le mani addosso? E soprattutto quali problemi mentali v’affliggono la mente? - Prese la bottiglia d'acqua dal tavolo e fece per buttarla addosso ad una di loro, ma una mano femminile e forte le tenne il braccio.
Non si rese conto di chi potesse essere penso nella sua mente “E questa ora chi è?”, era la preside – Adesso hai esagerato signorina finisci di mangiare e vieni con me in presidenza. - La rimprovera con una voce alterata. La mano era proprio quella sua, che fulmina le quattro ragazze vicine a Lucia con uno sguardo gelido, che fece accapponare la pelle anche a lei. Serena la guardava allibita - Calma lucia, o verrai sospesa e non te lo puoi permettere. - Cercò di calmarla abbassando anche lei il braccio. Lei di tutta risposta le fece irritata - Che cazzo me ne fotte basta che finisco di mangiare che ho fame! - Sbraitò, posando il vassoio sul tavolo e sbattendo un piede a terra. Il difetto di Lucia era d’essere infantile e stupida come una bambina quando s’innervosiva e solo quando si calmava si rendeva conto degli sbagli fatti e questa era di quelle volte.
Serena e la preside le lasciarono il braccio, mentre Miriam e Gabriella s’allontanarono, quest’ultima esclamò - Ce ne andiamo subito, l'importante è che ci lasci in pace. Non abbiamo fatto niente anzi volevamo calmarla. – Disse quasi offesa, sedendosi al suo tavolo. La preside andò via con passo nervoso, i tacchi rimbombavano per tutta la sala - Ci vediamo più tardi Lucia. - Le ordinò senza nemmeno voltarsi uscendo per dirigersi nel suo ufficio. Per colpa di Carmela, Lucia si cacciò nei guai.
A lei, Gabriella non le sembrava tutto questa vipera, come le sue amiche: poteva benissimo farsi i fatti suoi per quello che successe durante l’ora di pranzo e lasciare che le cose peggiorassero, invece era andata da lei aveva cercato di salvarla da una situazione che poteva finire male. Sarebbe stata anche una mangiona, sempre con la testa fra le nuvole ma forse non era nemmeno così tanto male come credeva all'inizio.
Arrivò il momento di entrare nelle aule ma per Lucia si prospettava un pomeriggio molto caldo; si trovava seduta nella sedia posta fuori dall’ufficio del preside da sola, non fece in tempo nemmeno a salutare il suo Stefano ed i suoi due amici, i quali erano molti preoccupati per lei, temevano addirittura in una espulsione imminente.
Dall’ufficio della preside si sentì dire ad alta voce - Entra Lucia! - La freddezza si percepiva lontano un chilometro, non si scompose nemmeno rimase ferma con le mani una sopra l’altra aspettando la sua entrata. Con passo modesto andò alla porta, l’aprì molto piano entrò in silenzio e si sedette sulla poltrona vicino la scrivania con gl’occhi gelidi della preside puntati contro.
Nel pomeriggio, verso le 18, appena dopo aver studiato quelle poche pagine di inglese assegnatele, qualcuno bussò alla porta. Serena era in biblioteca a leggere, quindi non avrebbe potuto essere lei, aprì e s’accorse che non era la sua coinquilina o amica ad essersi presentata alla porta ma Stefano. Lucia sorrise e l’abbracciò forte, l’era davvero mancato in quei momenti ch’era stata dalla preside, ed aveva aiutato i bidelli a pulire i corridoi come punizione, l’era andata bene sempre meglio d’una sospensione o espulsione.
La ragazza si mise a piangere appena sentì il calore del suo abbraccio e lui le accarezzò i capelli - Come va, tesoro? La ramanzina della preside è durata ore non ne potevo più. - Gli chiese, sedendosi entrambi. Non l’aveva più visto, il corso di teatro indetto fino alle 17, lo dovette saltare perché impegnata a finire la sua punizione impartitele e tanto per cambiare, il suo desiderio di entrare nelle cheerleader stava sempre più affondando.
Era strano che fosse riuscito ad entrare nel dormitorio femminile senza ostacoli, dato ch’era espressamente vietato ma poi ricordò che non c'era un così grande controllo ed era piuttosto semplice passare inosservati.
Stefano continuando ad accarezzare i capelli le rispose - Raccontami tutto, cosa t’ha detto la preside? Come mai non t’ha sospeso? Quella è una serpe vivente e non ha pietà per nessuno. - Disse, con una smorfia disgustata, ma continuando a sorride teneramente.
Secondo Lucia era comunque adorabile anche quando si disgustava del carattere della preside.
La ragazza andò verso il mini-frigo avuto in regalo dai genitori, lo aprì e prese una lattina di coca-cola, per poi dividerla in due bicchieri. Gliene porse uno e cominciò a raccontare - Ha iniziato a parlarmi della storia di questo collegio ed il modo di comportarsi. Poi che non si sarebbe mai aspettata da me questo tipo di comportamento… - Venne bloccata da lui mettendole dolcemente le mani sulla bocca. Con l’altra la strinse per i fianchi facendola diventare rossa - Posso immaginare il resto della conversazione, quello che ti posso dire è che mi sei mancata ma non volevo ancora fare il primo passo. - Confessò, facendole anche capire il motivo della sua visita. Lucia rimase impassibile, almeno era questo che voleva comunicare - Cosa vuoi dire spiegati meglio! - Scrollò le spalle e finì la bibita.
Aveva perfettamente capito l’intenzione del suo ragazzo ma voleva che lo glielo dicesse lui o quanto meno che prendesse il coraggio di dimostrarglielo.
Stefano posò il bicchiere ancora pieno sul comodino vicino al letto - Ormai è quasi un anno che stiamo insieme nonostante questo ancora non ci siamo dati il nostro primo bacio ogni volta c’era qualcosa che non andava. Adesso siamo soli e non posso più aspettare. Le tue amiche sono troppo impiccioni… - Lei lo bloccò non voleva nemmeno sentile nominare. Cominciò a toccargli i capelli guardandolo negl’occhi con uno sguardo come per dire “Smetti di parlare ed agisci” - Non mi interessa nulla che riguardi Carmen, Anastasia e le altre. Daniele e Serena mi spinsero sempre a chiarire con loro ma a me non importa niente di niente e sono intenzionata a rimanere ancorata alla mia posizione. - Per quanto era distratta a guardarlo non s’accorse che il bicchiere, per fortuna vuoto si rovesciò nel letto. Stefano non parlò, la prese di colpo tra le sue braccia le diede un bacio nemmeno lei si sarebbe aspettata arrivasse. Cominciò a sciogliersi subito lasciandosi baciare.
Era sicura di aver trovato quello giusto, sembravano due adulti in preda ad una improvvisa voglia di calore reciproco e non due adolescenti nemmeno sedicenni alle prime armi. Durante il bacio non si rese conto di ritrovarsi solo con il reggiseno davanti a lui.
L’aveva spogliata togliendole la camicetta indossata dopo che ritornò in stanza finita la punizione. Se ne accorse quando si staccarono ma non le importava niente, non voleva passare per quella che voleva prendere l’iniziativa e quindi non lo spogliò come fece Stefano, aspettava che fosse lui stesso a togliersi quegli abiti ingombranti.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi lui le disse sottovoce - Lucia, ascolta: io lo so che ti ha ferito Carmen provandoci con me, ha ferito tutti noi. Ma voi siete sempre compagne di collegio e di stanza, se non le parli tu non potrai mai sapere nulla che la nostra relazione è seria e non un’avventura adolescenziale… - Cercò di farla ragionare, ma lo interruppe. Continuò tenendo le mani dietro il collo di lui - Non venire a dirmi questa cosa, perché io e lei abbiamo parlato e sappiamo tutti quanti come potrebbe andare a finire. Per lei valiamo meno di carta straccia, forse è sempre stato così e non ce ne siamo mai accorti. Adesso pensiamo a noi! - Stavolta fu lei a baciarlo avvicinandosi.
Entrambi si stesero nel letto continuando a scambiarsi effusioni romantiche con carezze e baci ovunque capitava. Tutto quello che fece mentre si faceva baciare lungo il seno e la pancia fu quello di sbottonargli i pantaloni per facilitarlo. Furono così tutti e due solo con l’intimo, per lei era la prima volta ma nonostante questo sapeva come muoversi. Il più delle volte aveva spiato i suoi genitori la notte quando s’intrattenevano nella loro camera ad amoreggiare prima di dormire. Cercò di imitare la madre ricordandosi quello che faceva per fa contento lui, c’era un po' di imbarazzo da parte di entrambi ma questo non fermo la loro intenzione di fare l’amore per la prima volta. In stanza non c’era nessuno. Carmela non sarebbe tornata molto presto impegnata con una partita di pallavolo fuori dal collegio con le sue compagne di classe e Serena impegnata in biblioteca a fare una ricerca l’avrebbe tenuta occupata per un paio d’ore. Stefano le aveva già tolto il reggiseno mostrando per lui un bel panorama, non gl’importava se fosse grande o piccolo a lui piaceva così; Non andò subito al dunque sarebbe stato volgare, gli slip rimasero al loro posto per un bel pezzo, intanto non facevano altro che riempirsi di baci. Lei non resisteva più voleva di più oltre quei baci dati con amorevolezza.
Una piccola esclamazione partì sussurrata da Stefano - Sei una tenera bimba amore mio, sei molto passionale senza di me forse non ci riusciresti. - Quella frase era stata una vera dolcezza, sapeva Lucia ch’era solo una battuta ma a lei piaceva essere provocata anche in queste occasione.
La cosa che la colpì molto fu il modo con cui pronunciò quelle parole, il suo sguardo scintillante ma più limpido delle altre volte quando si trasmettevano l’un l’altro parole dolci. Dopo aver sentito pronunciare quelle parole, il suo unico pensiero fu concentrarsi solo su di lui. Lo invitò quindi solo con lo sguardo e con un cenno della testa a proseguire senza problemi. Avrebbe sentito dolore ma sarebbe stato piacevole per lei, ma prima o poi sarebbe dovuto succedere. Il momento decisivo era arrivato Stefano non se lo fece ripetere due volte, si trovava sopra di lei e non aspettava altro; Lucia allargò quanto poté le gambe ed a stento trattenne l’urlo di dolore non tanto per la forza che usò, anzi fu dolcissimo, ma per il fatto che non immaginava che la prima volta avrebbe fatto così male. Lei si teneva stretta al lenzuolo ma la sensazione di dolore passò quasi subito passando a quello del piacere.
Furono minuti interminabili, l’amplesso durò per circa 20 minuti per Lucia erano i più belli di tutti il tutto finì con loro tremendamente sudati; si dovevano ricomporre perché il tempo a disposizione stava finendo. I due andarono in bagno a lavarsi specie Lucia che dovette, in modo precipitoso, anche togliere le lenzuola sporche di sangue. Non poteva consegnarle agl’addetti della lavanderia, avrebbe destato sospetti e la voce sarebbe girata velocemente. Dopo essere state messe dentro la vasca del bagno e lavate con candeggina furono prese in un armadietto. Il problema era asciugarle, la macchia era andata via senza problemi grazie anche all’imminente lavaggio ed al detersivo usato ma ora dove stendere le lenzuola?
Lucia diventò agitata - Come faccio a stenderle, noi di solito le diamo al servizio di pulizia, non ci occupiamo di queste cose. - Girava per la stanza guardandosi attorno. Stefano l’abbraccio da dietro - Non essere così agitata, stai calma. La stanza è piccola ma una soluzione la troveremo. - Cercò di farla ragionare come poteva ma capiva come si sentiva. Lucia non appena si sentì abbracciata si calmò subito, gli accarezzò la mano destra e poi esclamò - Ho deciso li strizziamo per bene e li rimettiamo bagnati tanto con questo caldo che c’è si asciugheranno tutt’al più dormirò in delle lenzuola fresche. - A quel punto, si voltò tenendogli le mani, dandogli un altro bacio.
La grande occasione di Lucia era finalmente arrivata ora sì che poteva dire “Lui è mio” a voce alta e guai chi si sarebbe avvicinato al suo ragazzo. Stefano poco dopo andò via; lei, continuò a studiare come se niente fosse, sorridendo da sola pensando al momento passato con lui. Se solo Carmela avesse fatto qualche altro passo prima o poi l’avrebbe pagata cara, ma sapeva di non essere sola aveva Serena, Daniele e naturalmente lui; su altri ragazzi e ragazze con cui aveva avuto contatti non si fidava molto.
Passarono circa 30 minuti ed arrivò Serena con libri in mano e la cartella di ritorno dalla biblioteca stanca mentalmente - Ciao Lucia, ancora studi? Io vado a farmi una doccia ho bisogno di riposare la mente. Sono troppo stressata. - Posò tutto quanto nel letto indirizzandosi verso il bagno. Lucia nemmeno le rispose per quanto era tra le nuvole, la guardava ma era come se fissasse il vuoto - Lucia mi hai sentito cos’hai? Ti vedo distratta. - Solo in quel momento sobbalzò e le diede retta - Si scusa, stavo pensando a Stefano, poi ti dico. Comunque fai pure fra poco ritorna A’ Puntunera”. - Detto questo ritornò sui libri a ripassare lezione di biologia.
Fine 7° Capitolo

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Capitolo 9
*** 8° Capitolo Per chi suonò la sveglia (ottobre 2004) ***


8° Capitolo Per chi suonò la sveglia (ottobre 2004)
Il tempo passava, ottobre faceva i capricci peggio di marzo, ma non era il solo; Lucia aveva notato qualche differenza rispetto l’anno precedente con Carmen. Non faceva altro che punzecchiarla nei suoi errori o fare la belloccia con Stefano¸ la sua rabbia si raccoglieva sempre di più dentro di lei se fosse scoppiata avrebbe combinato un vero macello ma si tratteneva e lo faceva per la sua amica e per il suo ragazzo. Oltretutto si domandava senza darsi una risposta come mai Gabriella faceva la dolce con lei, prima che ricominciasse la scuola, durante l’estate riceveva solo messaggi di sfottò.
Ai suoi tre amici, Francesco, Marco e Matteo non aveva fatto altro che parlare di Stefano e della sua rivale, pensava di poter contare su di loro in caso fosse successo qualcosa.
D'un tratto a Lucia le venne in mente un avvenimento dell'estate appena passata abbastanza spiacevole.
Erano lei i suoi tre amici Francesco, Matteo e Marco in uno dei bar di Napoli frequentato dai ragazzi del liceo, un gruppo nutrito di ragazzi e ragazze. Sorseggiava la Coca-Cola inconsapevole di ciò che sarebbe successo di lì a poco, insieme ai tre ragazzi. Era un sabato sera d'estate del mese di luglio, avevano la testa vuota e il divertimento nelle vene, non erano lucidi nonostante non avessero bevuto.
Marco. disse rivolgendosi a Francesco - Eh, dai! Non mi dire che ti vuoi bere tutta questa bottiglia da solo!? - Non voleva che bevesse una bottiglia intera di vodka liscia.
Aveva ragione, faceva davvero schifo ed a occhio e croce doveva avere un tasso alcolico da paura. Lucia ero troppo impegnata a guardare oltre le sedie vuote, aveva visto una figura che non voleva vedere mai più nella sua vita.
Salvatore era lì, a ridere e a scherzare con due ragazze molto belle, una delle due era Vanessa. Le venne da piangere, ma ormai anche un pensiero malsano le s’era insidiata in mente.
Chiara Sorrentino, la fidanzata di Marco, una ragazza di vent’anni uscita da poco dal carcere grazie ad un potente avvocato, mentre beveva la sua Lemon-soda, captò il suo sguardo pieno di lacrime bloccate ancor prima di scenderle sul viso, sapeva che se avesse voluto lo avrebbe fatto. Rivedere dopo tanti mesi coloro che l’avevano ferita era un colpo al cuore non sapeva come reagire.
La sua amica la bloccò - Non farlo, assolutamente. Te ne pentirai lasciali perdere. - Le ordinò, perentoria, ma ormai la sua idea era partita dal cervello in circolazione per tutto il corpo.
Le sue gambe tremavano e le faceva male il petto, non capiva se per i troppi battiti o perché vederlo felice l’aveva pugnalata al cuore così ferocemente da farla sentire male proprio quando li vide abbracciati mentre si baciavano.
Posò la Coca-Cola sul tavolino - No, Chiara! O ora o mai più, il destino ha voluto che li rivedessi. - Le lacrime compresse minacciavano di uscire da un momento all'altro ma ormai era decisa. Chiara provò di nuovo a convincerla ma senza alcun esito - Non farlo. Lascia stare. - Ripeté, ma ormai era troppo tardi. Lucia si alzò di scatto e corse verso il quadretto felice, in fondo non stava facendo niente di male. Quando incontrò il suo sguardo, quasi ebbe paura di affrontarlo al suo ex ragazzo; c'era cattiveria, quella stessa che aveva usato quando l’aveva lasciata.
Capì di essersi pentita d’essere andata lì a cercarlo, pensava volesse cercare di ucciderlo solo con lo sguardo - Lucia, qual buon vento ti porta qui da me? Sentivi la mia mancanza? - La salutò Salvatore, con un sorriso forzato mentre teneva per la mano Simona, un gesto fatto di proposito come da sfida. La sua ex amica con tanta disinvoltura le rivolse parola come se niente fosse - Oh Ciao Lucia! Da quanto tempo che non ci vediamo. Ti vedo bene. - Le osò dire forse cercando il suo perdono.
Per Lucia vederli di nuovo era come tornare indietro nel tempo, l’immagine di loro e del bacio l’era rimasta impressa e difficilmente sarebbe andata via. Tutto in quel momento era falso, secondo lei, quei due erano tremendamente fatti e non avevano nemmeno la consapevolezza di tutto quello che stava succedendo.
Le due ragazze in compagnia dei suoi ex amici, una mora e l'altra bionda, palesemente tinta, la guardarono quasi impietosite dalla sua condizione. Nell'aria aleggiava una puzza d'erba allucinante, provenire da queste due ragazze poco più grandi di lei forse maggiorenni, sentendo di dover vomitare la Coca-Cola bevuta prima.
Non sapeva cosa fare se comportarsi normalmente o subito prenderli a male parole - Cosa ci fare voi qui! Avevate detto che non sareste più tornati o mi ricordo male io. - Affrontare quei due non era facile ci voleva tanto coraggio.
Intanto i suoi tre amici e Chiara assistevano in silenzio sperando non nascesse qualche baruffa, conoscevano bene la loro amica e questa era l’ultima cosa che avrebbero voluto.
Una delle due, la bionda tinta, si presentò con il suo nome anticipando tempestivamente la risposta di Vanessa - Mi chiamo Jennifer, ognuno va dove vuole questo è un luogo pubblico di certo non devono dare conto a te. - La sua arroganza era percettibile lontano un chilometro ma Lucia non aveva niente contro di loro non le conosceva nemmeno. L’altra ragazza, di nome Loredana la mora, l’osservava dalla testa ai piedi - Ehi nanetta vedi di starci lontana, qui c’è posto per tutti. Non vedi che Salvatore e Vanessa nemmeno ti volevano salutare!? - Incrociò le braccia come gesto di superiorità nei suoi confronti. Lucia teneva stretto il suo self-control avrebbe voluto dirne 4 a quelle due snob ma era concentrata sui suoi ex amici - Tornando a noi, che ci fate qui? Sapevo che avevate cambiato luogo di frequentazione. - Ignorò totalmente quelle due ragazze, provocando irritazione in quelle due. Salvatore era più confuso che mai, tirò via Vanessa per uscire dal bar - Andiamo via Vanessa, è molto meglio. - La ragazza, teneva ancora a Lucia, voleva chiarire ma quello non era il momento - Ehi! Non mi tirare so camminare sola! - Esclamò guardando negl’occhi Lucia, lei ricambiava ma in un altro modo il disprezzo più assoluto. Una delle due ragazze, la bionda sussurrò qualcosa all’orecchio di Lucia - Ti saluto puttanella. - Sibilò tra i denti Jennifer, è in quel momento le crollò un grande masso addosso.
Nessuno si era mai permesso di chiamarla "Puttanella", non avevano mai avuto le fondamenta per chiamarla così. Doveva piangere, in quel momento sentiva di dover piangere a dirotto ma reagì in tutt’altro modo.
Finito questo ricordo tanto amaro per lei, ritornò alla realtà. Tutto si poteva immaginare, ma tranne che dal quel giorno il suo istinto manesco sarebbe uscito fuori, si dà il fatto che quel venerdì era cominciato male per Lucia.
Carmen le aveva fatto il dispetto di togliere la sveglia dal suo cellulare in modo che facesse tardi alle lezioni ma non solo a lei anche a Serena fece la stessa cosa.
Le due ragazze insieme a loro nella stanza non c’erano più, trasferite in altre stanze su decisione della vice-preside, erano rimaste solo loro tre in attesa di qualche altra nuova compagna di stanza.
Erano le 7.30 del mattino, Lucia si svegliò di colpo come se qualcosa l’avesse smossa. In stanza c’era solo Serena la quale dormiva profondamente, controllò l’orologio del cellulare pensando fossero le 6.00 o le 6.30 massimo.
Quando invece vide il vero orario scattò dal letto andando urgentemente dalla sua amica - Alzati Serena la sveglia non ha suonato e non so perché, dobbiamo muoverci. - Le disse nervosamente scuotendola velocemente. Serena sentitasi scossa, si sollevò dal letto - Ma cosa succede sono le 6? Perché fai così? - Domandò stropicciandosi gli occhi in quanto stordita. Lucia obbiettò cercando di svegliarla a modo suo - Ma quale 6, sono le 7.30, siamo fottutamente in ritardo. Abbiamo saltato pure la colazione muoviti vestiti ed andiamo. - Le tolse le coperte di dosso tirandola dalle mani. La sua amica prese il suo cellulare dal comodino e notò l’orario e solo in quel momento realizzò - Cazzo è vero! Non era mai successo prima d’ora. Tranquilla entro le 8 saremo in classe, te lo garantisco. - Scrollò la mano da quella di Lucia e si precipitò in bagno.
Vedendo la sua amica finalmente sveglia si vestì, per fortuna i suoi vestiti erano a portata di mano; vedendo dopo qualche minuto Serena uscire dal bagno cominciando a vestirsi, si recò in bagno per lavarsi e sistemarsi il più veloce più possibile.
Una cosa che la preside non sopportava era il ritardo d’entrata nell’aula per le lezioni e sicuramente sarebbero state punite se fossero state scoperte. La preside Erminia Colombo era abitudine passeggiare per i corridoi durante le lezioni in modo da sorprendere qualche ritardatario o qualche alunno messo in punizione fuori dall’aula.
Per fortuna le due ragazze furono così veloci che per le 7.45 furono pronte; era proibito correre in corridoio ma quella era un’emergenza, pure se i bidelli o le inservienti le avessero viste non avrebbero fatto la spia.
Scendere al piano interessato non era facile essendo loro due piani sopra e le scale erano pesanti - Sbrighiamoci, lo sai che ci aspetta se ritardiamo! - Esclamava Lucia preoccupata più per la sua amica che per sé stessa, al massimo si sarebbe presa la colpa per lei. Per i corridoi non c’era quasi nessuno tutti i professori erano nelle loro rispettive aule e si vedeva solo qualche studente camminare.
Arrivarono alla loro aula con il fiatone ma puntali erano le 7.53 quando aprirono la porta e l’insegnante non era ancora dentro, solo alle 8.00 spaccate sarebbe entrata è questo andò a loro favore. Percepirono le risate di Carmen e Simona ma nemmeno le considerarono, al contrario di Serena che rimase seria limitandosi a guardarle.
Davide domandò a bassa voce – Ma come mai questo ritardo? Cos’è successo? – Piegandosi in avanti per parlare con le sue amiche vicino l’orecchio. Si sedettero assieme riprendendosi dalla corsa bevendo acqua da una bottiglietta, portata di consuetudine nei loro zaini - Non ci ha suonato la sveglia. - Rispose Serena chiudendo con il tappo la bottiglia. Continuò Lucia - Non so come mai ma se penso chi è stato ed ho la conferma me la pagherà cara. - Mormorò piano anche lei mentre apriva lo zaino riponendo la bottiglietta d’acqua. Il professore di geografia Rocco Coviello entrò con la sua severità stampata in viso quanto bastava per far calare il silenzio in tutta l’aula - Buongiorno ragazzi, dopo l’appello cominciamo subito con ripetere un capitolo del vostro libro riguardo l’Asia, presto ci sarà compito quindi cercate di imparare alla svelta perché non esisteranno scuse. - Non guardò nemmeno gl’alunni, si sedette e cominciò la lezione.
Dopo l’ora di geografia ci fu quella d’italiano con la professoressa Rosanna Leone e via via altre materie; arrivò così, l’ora di pranzo e Lucia sentiva un leggero languorino che le stava sconvolgendo lo stomaco, non avendo fatto colazione.
Ancora non sapeva come mai la sveglia non avesse suonato ma guardando Simona ridere di continuo e mollare battute durate la ricreazione qualche sospetto che centrasse Carmen c’era. Arrivata in sala, cercò, insieme a Serena d’individuare i capelli castani di Stefano, il giubbotto di pelle di Davide, uscito anzi tempo durante l’ultim’ora chiamato dalla vice-preside oppure i ricci color miele di Carmen. Aveva cambiato pettinatura per il nuovo anno scolastico, ma nulla non riusciva a vedere nessuno.
Miriam, Simona, Anastasia e Gabriella si sedettero con altre ragazze e ragazzi facendo finta di niente su quello ch’era successo a Lucia, le altre non dovevano sapere nulla.
Poi, Lucia, notò un gruppetto di ragazze e Stefano felice e sorridente, con una Carmen che lo teneva a braccetto così decise di lasciare da parte la brava ragazza ed andare a riprendersi il suo ragazzo. Non c'era traccia dei professori, quindi decise di andare sedersi ad un tavolo vuoto, insieme a lui.
Lucia tutta infuriata le sbatté contro la sua voce - Cosa ci fai a braccetto con il mio ragazzo? Vedi di starle lontano, adesso mi stai stancando. - Quasi si potevano toccare con la fronte per quanto erano vicine.
Un’altra cosa che pensò nella sua mente era “Perché hanno iniziato a fissarmi tutti?” forse non s’era resoconto che l’atmosfera si stava scaldando. Ovunque si girasse, c'era gente che aveva gl’occhi spalancati puntati su di lei come se avesse commesso un omicidio, per quello c’era ancora tempo non era arrivato il momento. “Che sarà mai, una scazzottata tra ragazze Era fidanzata e poteva permetterselo.” pensava qualche studente.
Carmen con un sorriso stampato sulle labbra rispose - Sarai pure la sua ragazza ma io sono una sua amica e non credo stia facendo nulla di male. - Continuava a fissarla aspettando una sua reazione. A Lucia le veniva quasi da urlare - Che cazzo ti guardi? Lui è mio. Non ti permettere di avvicinarti a lui di nuovo, te lo dico con la calma. - La risposta arrivò da sola, questa volta, riuscì a mantenere la calma. Stefano guardava scioccato la scena doveva intervenire o sarebbe finita a pugni - Calma ragazze non è successo niente di male. Lucia stavamo solo parlando non si stava facendo niente di che. - Si mise in mezzo alle due ragazze per separarle, non voleva che la sua ragazza si mettesse nei guai una sospensione poteva nuocere sulla sua condotta.
C’erano quattro ragazze, due more e due bionde, vestite completamente di rosa e bianco, come la divisa delle cheerleader imponeva, erano terrorizzate non sapevano se chiamare i professori o qualche bidello; Poi pensarono “Sarebbe come fare la spia.”, quindi alla fine decisero di non intervenire.
Carmen sposto il ragazzo rimettendosi di fronte a Lucia, lei questo cercava se l’avessero sospesa e rimandata a casa per un po' di tempo avrebbe giovato a suo favore poi se fosse stata espulsa meglio ancora, avrebbe avuto la strada spianata.
L’intento di Carmen era provocarla, per far cominciare la lite in modo da fare la vittima - Non ti immischiare Stefano. - Rivolgendosi a lui senza nemmeno guardarlo. - Cosa vuoi farmi se dovessi continuare? Solo perché sei, napoletana ed io bergamasca credi di potermi mettere sotto? – Continuò a dire, incrociando le braccia spingendola facendola indietreggiare. A quel punto, Serena, decise d’intervenire ma venne bloccata da Daniele - Ferma, non andare da nessuna parte! Lucia se la sa cavare bene, se dovessero alzarsi mani e sarà in difficoltà in quel caso interverrai. - La fece risedere al suo posto, guardandola in viso. Serena¸ dopo un attimo d’esitazione si sedette di nuovo - Va bene, farò come dici tu! Ma registra tutto con il cellulare di solito te lo porti sempre dietro. - Gli sussurrò piano, facendo finta di abbracciarlo.
Gli prese di nascosto il cellulare e l’ho impostò su modalità di registrazione appoggiandolo sul tavolo.
L’idea era geniale, Carmen ed Anastasia sarebbero stati capaci d’inventarsi la qualunque pur di passare dalla parte della ragione. intanto le frecciate fra quelle due ragazze continuavano con il povero Stefano che non sapeva cosa fare. Per Lucia il modo di truccarsi delle amiche di Carmen mostravano solo quattro maschere di carnevale che la fissavano con disappunto, come se avesse fatto qualcosa che non andasse.
Simona, con gli occhi scuri, la nuova compagna di Lucia, disse brevemente senza scomporsi - Sentì napoletana! - Non la chiamava nemmeno per nome - Ricordati che se vuoi entrare a far parte del gruppo delle cheerleader, la prima regola è non creare litigi inutili, se una di noi dovesse essere punita ne risente tutto il gruppo. - Non si alzò nemmeno dalla panca dov’era seduta ma si limitò a parlarle a distanza.  Anastasia accanto a lei continuò - Si vede che sei nuova a queste regole non frequentandoci. - Commentò la mora bassina, la più carina tra tutte.
Nessuno tra Carmen, Miriam e Lucia poté intervenire a quelle parole, entrò all’improvviso la preside Erminia Colombo per controllare la situazione e tutti si sedettero di nuovo nelle panche per continuare a mangiare. La preside, non s’accorse nemmeno della improvvisata discussione di pochi minuti prima, s’avvicinò a Lucia e la squadrò tutta.
Schiarendosi la voce cominciò a dire con la sua voce severa - Lucia, ti sembra un abbigliamento adatto per il collegio? - Una delle sue capacità era quella di essere breve ma molto coincisa. La ragazza guardò prima il suo corpo - Sono vestita in modo consono, i pantaloncini mi arrivano a metà coscia e mi coprono il culo. No, decisamente non ho nulla che non va. - Le rispose in modo sfrontato per quanto era nervosa nemmeno s’accorse di quello che aveva detto.
Guardò stralunata la preside, con sfrontatezza si sedette mangiando un boccone delle lasagne prese alla mensa come se nulla fosse.
La preside non accettò per niente quel tipo di linguaggio specie dentro una scuola severa come quella - Questo sarebbe il linguaggio da parte di una signorina? Ma si rende conto quello che m’ha detto? - S’avvicinò di più per fissarla negl’occhi aspettando quanto meno delle scuse.
Per fortuna la preside era di buona giornata e non badò quel comportamento dell’alunna Esposito; ritiratasi nel suo ufficio pensò a qualcosa per tenerla d’occhio. Quel giovedì del 28 ottobre la lezione di biologia fu interessante al minimo come sempre e in quella successiva avrebbero dovuto usare i microscopi e cercare delle piccole vite dentro una goccia d'acqua.
Mentre camminava per andare a prendere il libro di geografia per la lezione successiva, sentì un giramento di testa e poi un altro ma più forte, riuscì a non barcollare, perciò nessuno se ne accorse. Arrivata al suo armadietto, promise a sé stessa di togliere di mezzo la sua acerrima rivale a costo di stare male lei stessa.
Quando chiuse lo sportello, notò che Serena la scrutava ad occhi socchiusi - Tu hai il ciclo, tu non stai bene. - La guardò, pensando che fosse pazza veramente come dicevano - Come faccio ad avere il ciclo se ancora non è il periodo, amica mia? Ma che hai stamattina? - Le domandò incredula. Serena non era tanto convinta di quella sua risposta - Sei pallida e ti vedo gonfia. - Le fece notare lei, indicandola. Lucia non capiva il senso delle sue parole - Che dici? Mi sono guardata allo specchio stamattina ed ero come sempre. - Aprì lo sportello per guardarsi allo specchio, così avrebbe preso un po' in giro Serena accusandola di essere paranoica, si fissò a bocca aperta.
Era pallida davvero, come quando si stava davvero male.
Lei si sentiva bene e con nessun malessere - Mah... sarà perché sono debole. La fame, sai quando prende è brutta. - Disse, chiudendo lo sportello, sparando la prima cose che le venne in mente.
Arrivarono in classe, sentendosi entrambe osservate.
Lucia sentì che c'era qualcosa che non andava per niente lanciò uno sguardo di sfida a Carmen seduta accanto a Simona la quale salutò - Ciao Lucia, fra poco si comincia. -  Quella non era una mattina come tante, assolutamente. Lucia si limitò a sorriderle per poi sedersi. Il professore Coviello di geografia restituì i compiti in classe - Brava Esposito. - Il suo voto fu 8, per fortuna.
L’ora passò e la campanella del pranzo suonò. Andò in mensa velocemente, decisa a mangiare per riprendere colore e far fermare quei giramenti di testa.
Durante il pranzo, anche Davide e Stefano le fecero notare che ero molto pallida chiedendole se stesse bene. Affermò che era in perfetta forma.
Carmen lanciò la sua solita battuta - La nostra amica Lucia, non sta bene poverina. Ma tanto ha il suo principe che la farà sentire meglio. - Finì ridendo seguita da Miriam.
Da quando si separarono da Anastasia e Simona anche durante la mensa stavano lontane. Dopo il pranzo, si rilassò per qualche minuto seduta fuori nei gradini dell’entrata poi andò in uno dei bagni dei corridoi, prima di altre due ore di lezioni soporifere e Stefano aspettò fuori; passò davanti allo specchio per sistemarsi il lucidalabbra, ma gli cadde di mano; era ancora pallida, nonostante avesse pranzato. S’appoggiò alla parete, cercando di capire cosa avesse. Forse le stava venendo un'influenza, fu parola "influenza" a suonare un campanello d'allarme nel suo cervello.
Ricordò le parole di Davide quella mattina - Uno del collegio ha preso la febbre, si deve stare attenti ai contagi! - Ricordò anche il corso di biologia fatto in terza media, quando si presumeva che dopo i tredici anni per le ragazze potesse venire la febbre nel periodo pre-ciclo.
Uscì dal bagno, certa di essersi sbagliata al 100%, diede un bacio a Stefano - Ci vediamo più tardi amore. – Disse, con voce strana.
Lui notò qualcosa che non andava in lei. Arrivò in classe con dieci minuti di ritardo, s’erano fatte le 15:10 tanto che l'insegnante di matematica, la Mariani, minacciò una nota. Lei non disse nulla.
Se n’andò silenziosa al suo posto, cercando di seguire la lezione inutilmente.
Più volte l'insegnante tentò di catturare la sua attenzione - Esposito, oggi siamo tra le nuvole? - Domandava nervosa ma senza successo, mancava ancora un’ora per l’ora di educazione fisica. Non giocò nemmeno bene la partita di pallavolo, andò malissimo e Serena le chiese - Ma cos’hai oggi? - Ma lei rispose vaga.
Era troppo impaurita con sé stessa, doveva portare avanti la sua vendetta e quello non era il momento di prendere la febbre. Finita anche l’ora di recitazione andò in camera, dopo un bacio sperando che fosse consolatore, ormai nessuno si stupiva più quando li vedeva.
Fine 8° Capitolo

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Capitolo 10
*** 9° Capitolo Tale madre, tale figlia (novembre 2004) ***


9° Capitolo Tale madre, tale figlia (novembre 2004)
Arrivato novembre per le feste dei santi e dei morti il collegio aveva deciso di chiudere due giorni. Mandò a casa tutti gli studenti compresi anche i professori, gli unici a rimanere furono solo qualche bidello e la sorveglianza per controllare la sicurezza dell’istituto.
A casa di Carmen non si respirava aria tranquilla, causa molteplici problemi tra i suoi genitori, oltretutto aveva commesso l’errore d’invitare a casa sua le sue tre amiche le quali vennero coinvolte in quei litigi. La ragazza era arrivata a casa intorno la serata con una valigia piena di abiti e con Miriam, Gabriella e Anastasia; nonostante il cordiale benvenuto dei suoi genitori la mattina dopo non cominciò bene per quella famiglia.
Si sentiva Anita, la madre di Carmen litigare con il marito - Per quanto buona possa essere, lei non doveva dirmi il giorno prima che cosa stava per fare, perché sapeva, oh se lo sapeva, che ci sarei rimasta di merda. E io dovevo essere la persona più importante per te, t’ho sempre anteposta a tutti. E questo è quello che ottengo in cambio? Ma vaffanculo. - Detto questo, Fabrizio Barbieri il marito, un semplice muratore di 42 anni, ammutolì e se ne stette fermo sul letto matrimoniale: lo sapeva che quando reagiva così stava davvero male e doveva aspettare solo che si calmasse.
Il che pareva più complicato del previsto, infatti, nel bel mezzo della stanza, qualche lacrima impercettibile rigò il volto della donna ancora abbronzato per via delle vacanze al mare.
Anita, una donna sui 37 anni, casalinga e senza un lavoro stabile, sperava che il marito non lo notasse. Cercò di tenersi impegnata in modo che si fermasse per evitare di scoppiare a piangere, po' si sedette sulla sedia vicina al comò usata di solito per truccarsi e si calmò. I due una volta finito il litigio andarono in cucina dove ad attenderle c’erano le 4 ragazze ed il fratello di Carmela, Maurizio, un bel ragazzo moro di 18 anni con gli occhi castani, il quale aveva fatto colpo su tutte e tre le ragazze.
La madre Anita debuttò l’entrata dicendo - Parliamo di te Carmen. Come va? È questa compagna di stanza com'è? Simpatica almeno? - Sorrideva, con evidente e sincero interesse. Carmela le rispose con disappunto - Il nome lo sai già è inutile che te lo ripeto, ti posso dire che purtroppo non andiamo molto d’accordo. Ha un carattere particolare e mi conosci come sono fatta; se non approccio subito è difficile che faccio amicizia. - Prendo a raccontarle della buffa ragazza, così la nominò del fatto che, a il mese prima ebbe problemi con la preside e tante altre cose tralasciando naturalmente quello di provarci con il suo ragazzo. Fabrizio, era intento a prendere il caffè, guardando le amiche della figlia come se le stesse spogliando con gl’occhi - Questa mi sta simpatica. È anche carina? - domandò, con un velo di imbarazzo. Venne circondato di brutte espressioni specialmente dalla figlia e dalla moglie. Carmela gli rispose in malo modo - Devo mettere che è molto carina, ma sinceramente non capisco ti possa interessare papà. È troppo strana, anche per il suo ragazzo. Meriterebbe di meglio lui. - A queste parole si toccò i capelli proprio come fanno le vanitose, notando una piccola nota di delusione nel viso della madre, ma non poteva immaginare il passato di suo padre, la madre stessa non le disse mai niente per non mortificarla.
Fabrizio da giovane ebbe problemi con la legge riguardanti accuse di pedofilia e tentati abusi verso ragazzine quando lei era ancora una bambina piccola e prima di nascere. Questo, però impedì ad Anita di sposarlo lo stesso per dargli una seconda possibilità. Miriam per rompere quel momento d’imbarazzo disse all’improvviso verso Maurizio - A te come va? Hai finito di studiare o vai ancora a scuola? - Svio l'argomento, per non farlo pensare ulteriormente sulle parole dette dal padre.
Iniziò a raccontare della sua scuola, un altro anno e si sarebbe diplomato allo scientifico, del fatto che conobbe un gruppo molto simpatico al corso di informatica a cui si aggregò e di una ragazza di educazione fisica della sua classe che faceva ginnastica dai capelli rossi e gli occhi chiari, molto carina e sembrava anche dolce, e gli sorrise durante l'allenamento. Quel ragazzo era molto furbo aveva la capacità di attrarre tutte le ragazze anche solo con lo sguardo e questo fece effetto anche sulle tre amiche di Carmela, sembravano sbavare mentre lui parlava specie Anastasia, la quale non sapeva cosa dire e nonostante tentasse si confondeva balbettando poi decise di rimanere zitta.
D'un tratto sentirono il portone di casa aprirsi; era la sorella della madre Eleonora, un’altra fanatica e snob di 39 anni ancora zitella, non aveva nessuna intenzione di sposarsi al meno per quel periodo forse quando avrebbe compiuto 45 anni ma con il debole verso i ragazzi più giovani specialmente i ventenni, infatti, non appena intercettò lo sguardo di suo nipote Maurizio diventò rossa come un pomodoro, anche lui non era da meno tra i due c’era un debole; anche se potesse essere sua zia non gliene fregava niente era sempre una delle tante da aggiungere alla lista.
Carmela, era abbastanza intelligente capì tutto, dopotutto non erano affari suoi e quindi non s’impicciò. Cercò di far rinsavire entrambi, ma senza risultato: erano troppo concentrati a nascondersi dalla vergogna. Che giornata stressante, aveva passato Carmela per essere un giorno di festa, non era nemmeno finito ancora doveva arrivare il pomeriggio e chissà tante altre cose sarebbero successe e dette.
Gabriella salutò timidamenteBuonasera siamo delle amiche di Carmen. – Sarebbero state le uniche parole di un dialogo dette da lei, per quanto era imbarazzata a stare in quella casa.
Fino a quel momento non disse una parola, forse per vergogna o perché era troppo intenta a guardare quel ragazzo.
Decise, poi, di dire qualcosa la prima che le venne in mente - Ehm Anastasia, ho dimenticato di prendere un libro della biblioteca, dallo zaino mi accompagni nella stanza di Carmen? – Si intuiva subito che mentiva ma Anastasia stette al gioco. Annuì - Va bene, tanto Carmen, ci dà il permesso. - La seguì, vedendo il consenso dell’amica solo con il cenno della testa.
Con loro andò, Miriam, un po' di privacy alla famiglia della loro amica non guastava mai. Una volta entrati nella cameretta di Carmen si sedettero, Miriam e Gabriella sopra il letto e Anastasia in una sedia della scrivania dove l’amica di solito studiava.
La prima a parlare fu Anastasia - Allora parliamo di cose un po' più serie. - Iniziò, portandosi il drum alla bocca e accendendolo. Miriam fece la stessa cosa con una sigaretta industriale, presa dal suo pacchetto di emergenza. Gabriella con la scusa dell’odio al fumo non toccò nessuna sigaretta. Si ritrovarono a fumare nella stanza di Carmen con la finestra aperta e ventilatore accesso in modo che il fumo uscisse dalla finestra. Il segreto di Gabriella, però, era che non sapeva fumare: cioè, sapeva come si faceva, conosceva tutti i movimenti, ma non capiva come inspirare, riusciva solo a fare una cosa finta con la bocca.
Miriam continuò - Che tipo è, secondo voi, Stefano? È adatto alla nostra Carmen? Cosa ne pensate voi? - Domandò senza guardare negli occhi le due ragazze, ma in alto, come se stesse investigando su qualcosa, controllava curiosa la stanza, essendoci entrata per la prima volta. Gabriella rispose, sempre con la sua voce timida - Beh, da quanto sappiamo non ha mai avuto una ragazza prima di Lucia ed è piuttosto insicuro. Non lo vedo attaccato a lei come dovrebbe essere. Penso stia con lei, per passatempo. - Sostenne, mentre Miriam accennò ad un sorriso strano e indecifrabile. La stessa espresse la sua opinione con ribrezzo verso Lucia - Lucia non è così ingenua come sembra e secondo me non è neanche più vergine. Sappiamo che prima di iscriversi al collegio è stata con un ragazzo delle sue parti. Come si chiamava? Ah sì! Salvatore. Vi ricordate quando abbiamo sbirciato nel suo zaino ed abbiamo trovato la sua fotografia? Per me era uno dei ragazzi più belli e dall’aria simpatica rispetto i ragazzi che ci sono al collegio, anche del liceo normale, quindi immagina come doveva essere. Si sono lasciati perché lei s’era accorta che lui la trattava da ingenua e sempliciotta e le ha messo le corna con una sua amica, così ha deciso di cambiare. - Spiegò, sotto lo sguardo incredulo di Gabriella. Anastasia, continuava a fumare tranquilla buttando la cenere fuori dalla finestra - E che mi dite di Daniele? Per me non è adatto per quella saputella di Serena - Chiese, a questo punto. Miriam scrollò le spalle e spense il drum - Lei non si è mai voluta impegnare nelle relazioni, non le piacciono o almeno così c’ha riferito lei stessa. Secondo me, non fa neanche differenza se la persona con cui scopa è maschio o femmina, per farti capire. So che non si è mai innamorata seriamente di nessuno, forse lo ha fatto e non lo vuole dire. - Sospirò, mentre si alzò dal letto e si scrollò la gonna. Anastasia la imitò, iniziando a sentire un po' di freddo alle gambe - Cosa mi vuoi fare capire che lo vorresti quel ragazzetto? - Le chiese, facendola sentire in imbarazzo. Ormai voleva andare fino in fondo, magari arrivare a capire cosa frulla nella testa della sua compagna di stanza - Non è male come ragazzo, si ti posso sembrare strana, ma vorrei avere la soddisfazione anche per una volta sola farmelo così da far piangere per nulla l’amichetta del cuore di Lucia, chissà magari fingermi lesbica per spaventare Serena. - Rise ma con una punta di malinconia.
Gabriella sospirò meravigliata e sconvolta da quello che aveva sentito dovrebbe essere solo tutta una finzione! In realtà Gabriella non avrebbe dovuto tanto crederci nonostante la sua espressione era molto scherzosa e giocosa aveva dei dubbi che lo fosse veramente, al massimo bisex ed era sicura che non l’avrebbe neanche considerata se fosse stata davvero lesbica, essendo sua compagna di collegio.
Uscite dalla stanza di Carmela, mentre erano quasi arrivate in cucina, Gabriella si fermò, spalancando gl’occhi, mettendo una certa paura alle sue due amiche - Cavolo, ho dimenticato il libro nello zaino. Iniziate ad andare, ci vediamo tra un minuto. - Disse, correndo velocemente verso la stanza, rischiando anche di cadere e rompersi una gamba.
Le amiche invece l’aspettarono forse per non creare altre domande in caso si fossero presentate in due e non in tre. Passarono parecchie ore tra una discussione ed un’altra; Carmela, annoiata, sospirò. Andò in stanza, ma da sola, una volta lì si tolse la maglia e il reggiseno e poi i pantaloni, rimanendo in slip.
Si legò i capelli dedicandosi a cercare un asciugamano - Dove diavolo l’ho messi? - Quando, ad un certo punto, la porta si aprì - Devono essere di nuovo le mie amiche! - Pensò. Qualcuno entrò nella stanza - Ehm... Scusa se ti disturbo! - Disse una voce maschile, appena entrò.
Era suo padre entrato all’improvviso nella sua stanza senza neanche bussare.
Era solito fare queste improvvisate nella camera della figlia, alla quale dava fastidio ormai ch’era cresciuta e non era più bambina - Papà, cosa vuoi lo sai che non voglio che entri nella mia camera senza bussare, sono cresciuta. - Ribatté cercando di coprirsi con il lenzuolo del letto. La classica risposta di Fabrizio non si fece attendere - Sono tuo padre, non un estraneo, e poi non c’è niente che io non abbia già visto. - Chiuse la porta dietro di sé avvicinandosi alla figlia con passo a lento - T’ho cresciuta, allevata, ti facevo il bagno e quindi non vedo nulla di strano, per me sei sempre una bambina solo cresciuta che si fa bella ogni giorno che passa. - Finì di parlare trovandosi di fronte a lei.
Carmela era piuttosto imbarazzata, nonostante già fosse capitato di queste stramberie del padre era la prima volta che lo vedeva con quello sguardo perso come se non avesse mai visto un corpo di una donna. Se solo avesse saputo del suo passato, non ci avrebbe pensato due volte a buttarlo fuori e chiamare la madre, oltretutto c’erano anche le sue amiche come ospiti.
Lei si fidava di suo padre e quindi non diede peso continuando a coprirsi anche per pudore personale, gli rispose con calma e benevolenza - Si lo so papà quello che dici ma sai devi cercare di capirmi con la mamma è diverso siamo tra femmine ma tu sei sempre un maschio e puoi capire il mio disagio. - Decise di sedersi nel letto coprendosi ancora di più ma aveva una gran voglia di chiamare la madre ma non voleva far sapere alle amiche delle stramberie del padre non sapeva come l’avrebbero presa. Fabrizio si sedette accanto a lei accarezzando le sue guance con un movimento lento - Lo sai? Ti fai sempre più bella sono orgoglioso di te. - Le disse brevemente e sottovoce, l’altra mano andava sui capelli muovendosi in modo ondulatorio.
Carmela non sapeva cosa dire, se ringraziarlo o mandarlo via era la prima volta che si trovava in una situazione simile se fosse stato un ragazzo della sua età o leggermente più grande la reazione sarebbe stata molto diversa anche di apprezzamento ma quando era un padre a comportarsi in quel modo non ci si poteva immaginare come reagire.
Disse la prima cosa che le venne in mente sobbalzando leggermente lontano da lui - Va bene ma non è meglio che vai? - Gli domandò guardandolo con un’espressione davvero strana.
Il padre naturalmente non si mosse allungò un braccio per farla avvicinare di più a lui e compiendo questo gesto le tolse il lenzuolo lasciandola in intimo.
La ragazza cercò di coprirsi con le mani, di solito era una ragazza energica pronta a difendersi se qualcuno provava a farle delle avance senza il suo consenso ma davanti a suo padre si bloccò c’era qualcosa che le impediva di reagire, forse la curiosità o la paura o un misto di tutti e due. Magari aveva intuito le sue intenzioni ma non aveva il coraggio di alzarsi e scappare via; dopo un attimo di esitazione decise di vedere fino a che punto volesse arrivare.
Fabrizio sussurrò tenendo serrata la bocca di sua figlia - Brava figlia, adesso rilassati non durerà molto, vedrai che poi ti sentirai più donna grazie a tuo padre. - Stesa già sul letto non fu difficile toglierle il reggiseno e gli slip. Davanti a lui c’era una giovane carne pronta di essere assaggiata - Papà cosa vuoi fare? Sono tua figlia, fermati per favore! - Esclamava cercando di respingerlo come meglio poteva.
La forza del padre non poteva mai essere come quella sua, a poco serviva dimenarsi sia con le mani che con le gambe lui riuscì a bloccarle i polsi delle mani con la mano sinistra. Allargare le sue gambe fu un gioco da ragazzi, Carmela non avendo nemmeno vestiti non fece altro che facilitare i movimenti del padre. Successe tutto all’improvviso, il padre teneva stretta la figlia e con l’altra le tappava la bocca, durante la violenza sia fisica che mentalmente s’accorse della non verginità della figlia una cosa che invece di farlo arrabbiare lo fece esaltare ancora di più.
Non gli interessava sapere quando era successo e con chi al momento pensava solo al suo piacere, Carmela non poteva fare altro che subire senza dire niente, nemmeno le lacrime le scendevano rimase impassibile aspettava solo il momento che tutto finisse.
Ancora silenziosa ed allibita sentì quello che le diceva il padre – Brava figlia mia, io ti voglio fare solo delle carezze e vedere la tua bellezza, sono il padre ed ho il diritto di sapere com’è fatta mia figlia e come è cresciuta. - Avuta di nuovo vicino le carezze si prolungarono prima lunghe braccia e poi giù verso le gambe. Tutto si svolse in silenzio con Carmela che a questo punto prese la volontà di alzarsi dal letto e precipitarsi verso la porta - Scusa papà devo andare le mie amiche mi aspettano! – Esclamò senza nemmeno guardarlo. Non previde però che fosse chiusa a chiave dall’interno il furbo di suo padre era riuscito a serrarla senza farsi vedere appena entrò - Dove credi di andare? La porta è chiusa a chiave e c’è lo io nei pantaloni. - L’afferrò per il braccio sinistro trascinandola verso il letto, si sentì un leggero urlo subito soffocato dal padre una voce in lontananza, quella della madre, proveniva dal salotto – Carmen, tutto apposto? - Le disse ad alta voce. Il padre bisbiglio alla figlia - Dille di che hai visto solo un insetto e che va tutto bene. - La teneva stretta a sé con la mano sulla sua bocca. Carmela ubbidì - Si mamma era solo uno scarafaggio fra poco vengo. - Sudava come se fosse esposta ad una lampada - Va bene ma sbrigati a vestirti. - Gridò ancora la madre ignorando il tutto e ritornando a parlare con le sue amiche e suo figlio.
Lei sapeva il padre fosse in bagno a farsi una doccia mai poteva immaginare cosa stesse succedendo.
Quell’incubo, almeno così doveva essere, durò una mezz’oretta, finito il tutto il padre la lasciò lì sdraiata a letto; lui era tutto sudato e si precipito in bagno per lavarsi velocemente e risistemarsi per non destare nell’occhio.
In questo arco di tempo le sue amiche uscirono con il fratello per fare una passeggiata, ignare di quanto successo. Si ritrovò ad essere da sola con i suoi genitori sarebbe stata una buona occasione per lei per confessare alla madre quello ch’era appena successo; ma c’è l’avrebbe fatta, ci sarebbe riuscita? Non sembrava molto sconvolta, anzi, sembrava le fosse piaciuto.
Carmela la vedeva come una nuova esperienza, un’altra ragazzina al posto suo avrebbe reagito certamente in modo totalmente diverso, ma conosceva il passato della madre che un giorno le confessò di aver avuto rapporti sessuali con un suo cugino quando aveva circa la sua età. Forse non era la stessa cosa, ma era sempre un fatto successo in famiglia, quindi si disse lei stessa “Tale madre, tale figlia”.
Fine 9° Capitolo

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Capitolo 11
*** 10° La pazienza ha un limite (dicembre 2004) ***


10° La pazienza ha un limite (dicembre 2004)
Era arrivato dicembre mancava poco per le feste natalizie, poco più di due settimane, quel 2004 per Carmela era da ricordare, non solo per quello che l’era successo ma anche perché suo fratello s’era fidanzato con una delle sue amiche, l’amore tra Maurizio e Anastasia era sbocciato, i 3 anni di differenza non pesavano a nessuno dei due e per quanto riguardava i genitori di lui poco fregava, quando sarebbe stato il momento anche quelli di Anastasia avrebbero saputo la notizia.
Il freddo si faceva sentire, per fortuna il collegio era munito di riscaldamenti, praticamente ovunque anche nei bagni posti nei piani delle aule.
La mattina di mercoledì 8 dicembre, festa dell’Immacolata, Lucia si trovava in stanza, davanti lo specchio del comò, si stava truccando; quel giorno non si tenevano lezioni si doveva preparare per la Santa Messa, si sarebbe tenuta alle 10.00, nella cattedrale di Grosseto. Pensava, al suo ragazzo, un’altra buona notizia a tenerla allegra era quella di sapere che lo scambio di alunni nelle aule era finita prima del tempo, causa un litigio avvenuto in un’altra classe almeno così nelle ore di lezioni si mormorava. Notò in Carmela qualcosa di strano ma non riusciva a capire di che si potesse trattare, una cosa era certa per quel periodo mensile Stefano non lo calcolò più di tanto ipotizzò che finalmente avesse smesso di pensare a lui ma si trattava solo di una parentesi il meglio, anzi il peggio, doveva arrivare. I litigi non mancavano mai se non per il suo ragazzo era per altro.
Proseguì a specchiarsi per controllare meglio il trucco; il suo riflesso mostrava un viso ancora fresco e non deturpato dalla scuola, teneva le occhiaie ma non erano ancora così evidenti da mandarla un'immagine stanca. Tra lei e Carmela il rapporto andava molto a rilento, dal ritorno delle feste dei morti era diventata più silenziosa, tra di loro c’era molto più tensione di prima, mentre con Stefano, Serena e Daniele era tutto perfettamente normale, anzi, con loro stava davvero bene.
Anastasia ed il resto del gruppetto li vedeva solo nelle due ore di ginnastica, ma non si parlavano molto, anzi, per niente. Stefano, faceva di tutto per farle diventare amiche fallendo miseramente ogni volta ci tentasse. Amava guardarlo notando qualcosa che lo preoccupava eppure i suoi occhi erano così magnetici, così attraenti, così belli che le veniva voglia di rispondere ai suoi sguardi silenziosi che la distraevano mentre giocava a pallavolo o mentre correva intorno al campo.
La sua mente rievocò un momento passato successo nella metà di novembre: La porta dello spogliatoio si aprì e mostrò la figura mingherlina di una ragazza dai capelli colorati a metà, di colore nero. Lucia era intenta a cambiarsi per mettersi la divisa di giocatrice di pallavolo sorrise a Simona e notò che le s’avvicinò, era tranquilla, come del resto Lucia - Sai, credo di doverti delle scuse. Cerca di capire Carmen è fatta così. Ha tanti problemi in famiglia. - Sussurrò, mentre Lucia legava i suoi capelli biondi per non avere fastidi durante gl’allenamenti. Più che altro, si sentì ferita, per la mancanza di fiducia tra lei e Carmela, non era per niente il tipo che andava a dire in giro i fatti degli altri. Poi pensandoci bene forse si era solo impressionata, si conoscevano da un anno circa - Di nulla, non devi scusarti di nulla. Questo non giustifica quello che ha fatto. - Ammise, mentre notava Simona, osservare il suo lavoro con il codino. Era irregolare al centro, quindi lo sciolse per pettinare di nuovo i capelli e ritentare. Quella ragazzina non sapeva che dire se ne uscì solo con delle parole improvvisate al momento - Si invece, alla fine ho dubitato di te. Il fatto è che sono diffidente con chi non conosco e con chi non mi conosce, anche se non sembra. E poi, chissà cosa hai pensato quando non abbiamo potuto chiarire. Per colpa di Carmen stavamo litigando inutilmente. - Confessò, sedendosi su una panca a gambe incrociate. Simona la scosse - Ehi Lucia, ci sei ti vedo tra le nuvole? – Domandò cercando di capire cosa avesse. Lucia, le rispose - Tranquilla Simona, facciamo finta che non sia successo niente andiamo a giocare ora, fra poco iniziano gli allenamenti di pallavolo. - Detto questo uscì dallo spogliatoio fu in quel momento che anche quel ricordo finì.
Si poteva vedere lei imbambolata davanti lo specchio della sua camera a tenere un lucida labbra nelle mani. I minuti passarono, dopo un po' entrò Carmela insieme a Miriam - Ancora ti stai truccando? Ma quanto sei lenta, meno male che almeno ti sei vestita. - Le disse schernendola richiudendo la porta dietro di sé. Miriam non fu da meno - Non immaginavo fossi così lenta anche a prepararti sei peggio di mia sorella maggiore. - Si sentì una lieve provenire da lei.
Lucia aveva perso la pazienza era stanca dei loro scherni, fino a quel momento era rimasta calma per volere della sua amica Serena e per Stefano la pazienza aveva un limite non poteva sopportare più di tanto.
Sbatté con violenza la matita per gli occhi alzandosi in modo rude - Mi hai stancato Miriam, sono stanca di te e delle tue prese per il culo. Vedi di darti una calmata se non vuoi passare un brutto quarto d’ora. Te lo consiglio ardentemente. - Sbraitò contro di lei alzandosi dalla sedia, trovandosi così vicino a lei che poteva farle la qualunque. Prima che Miriam potesse rispondere entrò una ragazza in stanza, subito capì la situazione ed intervenne per evitare il peggio - Ora basta! Carmen, Miriam lasciatela in pace. Andiamo, Lucia i nostri compagni ci aspettano fra qualche ora si parte. Queste due non meritano manco le più misere attenzioni da parte tua. - Disse una voce. Era Serena, andata ad avvertirla di sbrigarsi, salvandola da un crollo emotivo davanti a quelle due. Sarebbe di sicuro finita male se non fosse intervenuta, entrando al momento giusto. Carmela fece segno a Miriam di non parlare c’avrebbe pensato lei ad intervenire - Serena, Lucia, calmatevi stavamo solo scherzando. Quanto siete permalose non si può dire nemmeno una battuta. Comunque, sempre più sexy diventi cara Lucia, per il tuo Stefano, ne sarà felice. - Ammiccò, lasciandola ancora più paralizzata di quanto non lo fosse già, appena vide la sua amica Serena. Non si fece perdere l’occasione di rispondere - Al contrario di te che fai proprio schifo al cazzo, Carmen. - Sputò lei, acida, mentre s’allontanava con Serena.
La voglia di menarla stava facendo il suo effetto, ma per fortuna non accadde. Avrebbe voluto vomitarla tutto quello che pensava di lei ma si limitò a dirle solo quelle semplici parole, insieme a tutti i pensieri negativi, di positivo non c’era da dire assolutamente nulla. Si sentiva vuota, grigia, senza emozioni, senza un cuore, avrebbe voluto vederla morire.
Non era mai stata trattata in quel modo, ed ero abbastanza sicura di non meritarselo - Te l'avevo detto di non farti prendere dalla rabbia con lei, non sopporto di vederti così. Non voglio che finisci nei guai per colpa sua. - Esclamò Serena, abbracciandola, consolandola tra le lacrime uscite dal troppo nervoso di Lucia ma anche lei non scherzava a livello di occhi lucidi.
La pazienza era ormai finita, presto avrebbe combinato qualche gesto di cui solo in futuro si sarebbe pentita, per fortuna spuntò Serena a fermare tutto ma per quanto sarebbe durato? Sicuramente non assai, la rabbia di Lucia sarebbe esplosa prima o poi e la sua amica lo sapeva benissimo, raccogliere tutto dentro non andava bene, era come un palloncino gonfiato troppo quando sarebbe esplosa nessuno la poteva fermare.
Raccolte tutte le sezioni in ordine, con ognuno i propri professori, ognuno salì nei pullman di appartenenza per raggiungere la Cattedrale di San Lorenzo, la più grande chiesa di Grosseto, proprio come la gita al Museo dell’anno precedente anche stavolta toccò la classe di Carmela capitare insieme a quella di Lucia, il destino sembrava prenderla in giro e giocare con i suoi sentimenti; più non la voleva vedere e più l’aveva davanti gl’occhi.
Non mancò l’esclamazione di disappunto di Lucia detta a bassa voce a sé stessa - Ci mancava ancora lei “A’ Puntunera”. - Si sedette al suo posto senza fiatar stando per conto suo, accanto aveva Daniele che la guardava ma non osava dirle niente tesa com’era, sarebbe stata capace di rispondergli male.
La giornata non fu per Lucia così tanto splendida come per le altre, ogni tanto qualche sorriso e risata con i suoi compagni prima e fuori dalla chiesa, tutte le classi ultimata la messa tornarono verso l’ora di pranzo in collegio, per poter mangiare e poi riposare qualche ora, chi voleva poteva andare a studiare in biblioteca o in qualche altra aula, altri invece preferirono giocare a qualche sport come a calcio, pallavolo e basket, un’altra rimanenza preferì restare in stanza a riposare e godersi quel giorno di festa libera da lezioni e studi. Alcuni professori ottennero la giornata libera potendo uscire liberamente per le vie della città, mentre la preside e la sua vice rimasero nell’istituto per controllare gli studenti con l’ausilio dei bidelli; libertà sì ma non troppo. Una di quelle che decise di stare in camera, dopo aver trascorso qualche ora insieme al suo fidanzato Stefano, fu Lucia insieme alla sua amica Serena, la quale scriveva tramite messaggi con Daniele, il quale domandava cosa avesse la loro amica. Serena gli raccontò tutto, ed anche lui era d’accordo; prima o poi i nervi le sarebbero saltati.
Nel frattempo la diretta interessata dei loro discorsi s’addormentò pesantemente, il troppo stress l’aveva fatta dormire per circa 2 ore.
Erano le 16.30 del pomeriggio, quando Serena, andò a svegliarla - Ehi! Sveglia, hai dormito anche troppo; ma mi ascolti? - Ci riuscì, facendola prendere di nuovo contatto con la realtà. S’era persa ancora a pensare a quella scena che le mozzava il respiro ogniqualvolta che ci pensava - Chissà che faccia ho, adesso, forse sembra che mi sia passato un camion in faccia o che abbia visto un fantasma. - Disse con una voce pesante ancora addormentata. Serena l’aiutò ad alzarsi per quanto era stordita - Va tutto bene? Come hai dormito? - Chiese, prendendole le braccia e guardandola bene negl’occhi. Lucia si diceva fra sé - Pensa, Lucia, pensa, e anche in fretta. - Poi le rispose - Si, tutto bene, semplicemente sono un po' stanca e perdo in fretta la connessione. No, comunque, non ho pensato niente, non mi dà nemmeno fastidio. - Rispose falsamente, tentando di convincerla, cosa che accade con successo, d'altronde non a caso frequentava il corso pomeridiano di teatro.
Dopo essersi lavata e preparata a giocare per potersi distrarre, camminarono verso la palestra, senza fermarsi, parlando del più e del meno e del ritorno a casa per le feste di natale. Serena aveva già le idee chiare di come passare le giornate, Lucia ancora doveva decidere cosa doveva fare, anche se avesse, forse, un'idea su come orientarsi. Entrati in palestra, incontrò gli occhi scuri di Daniele che le sorrise e mi fece un cenno con la mano - Ciao Lucia, ciao Serena! Venite che fra poco si comincia a giocare. - La ragazza ricambiò prontamente precipitandosi nella sua metà campo a fianco a Stefano, il quale salutò cordialmente - Ciao amore hai riposato bene? Ora pensa solo a giocare ti devi divertire. - Le consigliò dandole un bacio nella guancia per poi rimettersi nella sua zona di ruolo. 
Giocare a basket, di solito l’annoiava da morire ma non poteva far notare la sua rabbia interiore e recitò la sua parte perfettamente giocando molto bene quindi, finita la partita, si dedicò all'atletica leggera. Era così concentrata che non notò nemmeno gli sguardi posati su di lei durante gli allenamenti. Dentro di sé meditava un piano per non essere più disturbata da Carmela se avesse continuato ad intromettersi nella storia tra lei e Stefano e con i suoi sfottò.
Il 2004 stava finendo, Non era facile condividere la stanza con una persona che si odiava profondamente. Un altro problema da affrontare per Lucia erano i suoi 2 ex amici, decisi a frequentare lo stesso bar, non sapeva se lo facessero per dispetto e provocazione o per qualche altro motivo, l’unica cosa di cui era sicura era solo una; non li sopportava tanto quanto Carmela. Passare quei 15 giorni di festa sarebbe stato un incubo, dentro al collegio la sua acerrima nemica e rivale e fuori quei due che lei non li definiva nemmeno. Per fortuna non era da sola, altrimenti, si sarebbe ritrovata in qualche riformatorio per minorenni. A Natale s’era tutti più buoni ma per lei la bontà stava finendo, aveva sofferto troppo ed era arrivato il momento di far soffrire anche gl’altri per come la pensava.
Fine 10° Capitolo

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Capitolo 12
*** 11° Capitolo Un terribile sospetto (gennaio 2005) ***


11° Capitolo Un terribile sospetto (gennaio 2005)
La mattina per alzarsi e andare a lezione era sempre stato un tormento per Lucia. C’erano certe giornate che si annoiava di fare tutto, specie quando pioveva, la cosa peggiorava quando faceva ritorno dalle vacanze natalizie. Lei era una tipa a cui piaceva dormire, anche fino a mezzogiorno cosa che a sua madre Amanda non sopportò mai; nemmeno per la piccola Barbara, visto che adorava l’aria mattutina, al contrario della sorella.
La mattina di sabato 8 gennaio del 2005, doveva partire per Grosseto, a salutarla tramite telefono c’erano anche i suoi amici più cari, al contrario di altri, costretta a salutarli prima del dovuto causa gl’impegni di ognuno di loro o determinate circostanze d’impedimento.
Lucia e Barby dormivano pesantemente, quando all’improvviso la sveglia sfoggiò il suo forte suono, segno che erano le sette e un quarto. Pigramente, Lucia allungò una mano per spegnerla e tirò fuori la testa da sotto le coperte con occhi assonnati, la prima cosa che fece, nonostante avesse gl’occhi ancora mezzi spenti, fu prendere il cellulare e mandare il buongiorno a tutti i suoi amici in special modo a Stefano. Barby, si svegliò subito arzilla e scattante, si mise le pantofole e corse dalla madre, la quale era già in cucina a preparare la colazione. Con un po' di difficoltà Lucia, guardando la sorella vispa e smagliante, s’alzò e andò davanti allo specchio, posto sopra il comò, osservando lo stato dei suoi capelli biondi e leggermente mossi, arruffati in quel momento.
Fuori il freddo si sentiva molto, durante la notte aveva piovuto molto forte e qualche brivido lo sentiva. Sperava, tanto che Stefano non le chiedesse una foto sua di lei appena alzata e la vedesse in quello stato, anche se lui affermava che era sempre bellissima pure con un sacco in testa - Quante cavolate dice, il mio ragazzo. - Pensava nella sua mente mentre si dava una pettinata.
Raggiunse il bagno, si fece una doccia rimanendo lì dentro un buon quarto d’ora. Sentì la chiamata di sua madre - Sono le sette e trentacinque. Fra mezz’ora devi uscire, vedi di muoverti. - Urlava per farla sbrigare. Suo padre Goffredo, era malato con la febbre non poteva accompagnarla fino a Grosseto e per quanto riguardava la madre lei i viaggi lunghi li odiava più che altro per paura che succedesse qualcosa, specialmente se fosse stata da sola con una bambina piccola riguardo al ritorno.
Francesco sarebbe passato a prenderla con la moto, fu lui ad offrirsi appena seppe di questa problematica della ragazza, con l’occasione durante il viaggio potevano parlare di tante cose. Lucia non era ancora pronta, come sempre del resto.
Un altro cambiamento che ci fu nella famiglia Esposito fu il trasloco, sempre a Napoli ma nella zona più ricca; la casa situata nei quartieri spagnoli venne affittata e tutti si spostarono in una bella casa indipendente stile villa.
Uscita dal bagno corse in camera non appena vide che erano le sette e trenta passate. Frugò nell'armadio, cercando qualcosa di carino da mettersi, trovò una gonna di jeans chiari e una maglia a collo alto rossa e se li infilò in meno di un minuto. Passò davanti allo specchio, sistemandosi i capelli con un fermaglio nero passandosi velocemente matita, ombretto e lucidalabbra. Niente fard, cipria e stupidaggini varie, preferiva così. Finito di passare il lucidalabbra, scese al piano inferiore della loro nuova piccola villetta, situata al centro della città, davanti al lungomare che entrambe le sorelle adoravano, specialmente Barby la quale amava molto il mare.
Raggiunse la cucina, sua madre Amanda era intenta a passare una scatola di cereali a Barbara, sorridendole - Potevi anche metterti qualcosa, di più appropriato. - Osservò lei, con uno sguardo di disapprovazione. Lucia rispose - Mamma lo sai che odio i vestiti lunghi, mi fanno troppo antica. Magari quelli sono buoni per voi. - Obbiettò a sua volta, sedendosi a tavola.
Le gonne non erano molto amate dalla madre, già la maglietta ci poteva stare anche se si poteva intravedere leggermente la trasparenza del reggiseno, per fortuna il tutto sarebbe stato coperto dal cappotto; oltre questo indossava delle calze lunghe di lana coperte da stivali ad altezza ginocchio.
Amanda si sedette a tavola sorseggiando un caffè - Per fortuna tuo padre è ancora a letto, se ti vedesse te ne direbbe 4. - Un mezzo sorriso le scappò dal suo viso, anche lei alla sua età odiava i pantaloni lunghi. Sua sorella mangiava i cereali dentro al latte, la guardò con il suo sorriso che la incantava sempre - La mia sorellona è sempre bella. - Sostenere che Lucia l'adorava era troppo poco.
Mangiò in fretta, lasciandosi dietro di sé le parole di sua madre che voleva mangiasse ancora.
Erano quasi le otto e sentì suonare il campanello - Francesco! È lui. Ti sta aspettando! - Urlò Barbara, appena aprì il portone d’ingresso. Lucia prese la sua stupenda borsa che adorava, azzurra e accarezzò la testolina di sua sorella - Salutami Zia Isabella e ringraziala ancora per i regali che c’ha fatto. - Scappò fuori dopo un rapido saluto anche a suo padre, andando in camera da letto, rimanendo sulla porta. Era così di fretta che non vide l'ultimo gradino ma Francesco la riacchiappò ridacchiando “Fantastico, un'altra delle mie belle figure!” pensò Lucia. Il suo amico la teneva per mano - Sei proprio una sbadata! Ma dove hai la testa? - Esclamò lui, guardandola. La ragazza sorrise e si salutarono con un bacio nella guancia.
Salirono sulla moto, ognuno si mise il casco partendo velocemente, ad aspettarli erano più di quattro ore e mezzo di viaggio; durante il quale si fermarono in un autogrill per mangiare qualcosa e comprare le sigarette per lui. Parlarono, di Vanessa, Salvatore ed anche di Carmela, lui gli diede dei consigli sperando ascoltasse. Conosceva il suo carattere e l’ultima cosa che avrebbe voluto e vederla nei guai.
Le disse pure che Marco e Matteo la salutavano, pronti ad intervenire in caso di qualche guaio. Lei ascoltò con molta attenzione ammirando quei ragazzi, non li giudicava per i loro precedenti ed i casini che ogni tanto combinavano per guadagnare soldi. I genitori sapevano che tipi erano ma impedirle di vederli avrebbe solo peggiorato le cose, quindi le lasciarono libera scelta di fare ciò che meglio credeva.
Arrivati a destinazione e con un po' di stanchezza per il viaggio, Francesco la lasciò poco distante dal collegio. Salutato, con un veloce bacio nella guancia, corse verso l’istituto velocemente, era quasi le 13.15, sicura che l’avrebbero fermata per non essere arrivata in tempo per il pranzo. Per fortuna, venne accolta da un bidello, il quale la invitò a sbrigarsi ad andare alla sala mensa.
Serena appena la vide le corse incontro, sorridendo. - Lucia! Siamo seduti qui. Dai vieni. - La chiamò, stando mano nella mano con Daniele.
Veniva osservata insistentemente dal professore di storia dell’arte del terzo Vincenzo De Santis, entrato da poco per osservare gli studenti; era basso e tozzo ma soprattutto con un pessimo carattere, di quelli da sessantenne scorbutico ma incredibilmente invece di riprenderla per il ritardo non disse niente continuando ad osservare tutti gli studenti.
Daniele la saluto amichevolmente con un bacio nella guancia alzandosi dalla panca - Ancora un po' ed eravamo in ritardo anche noi. Serena ti voleva aspettare, fuori dalla scuola. - Disse, per poi risedersi. Lucia sbuffò, si sedette accanto a Stefano, il quale la salutò con un bacio amorevole - Ciao amore. Finalmente sei arrivata. - già era nervosa per motivi suoi pensava nella sua mente “Pessimo modo per cominciare la giornata al collegio.” Se fosse arrivata con parecchi minuti di ritardo si sarebbe presa una punizione.
Lucia notò del cambiamento in Daniele era diventato un secchione incredibile che adorava passare i pomeriggi nella sua stanza a studiare e Serena, quando poteva, era con lui, ovviamente. Lucia odiava stare in mezzo davanti ai libri in generale; il suo pensiero era diventato Stefano e come calmare i vizi amorosi di Carmen nei suoi confronti.
Scoccate le 13:45, Stefano le diede un altro bacio, aveva finito di mangiare e corse via per andare in classe avendo una lezione anticipata di un’ora. Da quando aveva cambiato classe la sua mancanza la sentiva molto, non poteva più osservarlo mentre il professore spiegava e scambiarsi bigliettini, doveva solo accettare di stare insieme a lui in quell’ora che il destino volle dare per stare insieme, con la scusa di recitare ogni tanto ne approfittavano per stare da soli in una stanza, accanto alla sala di recitazione. Della sua famiglia lui era il più piccolo aveva un fratello più grande di tre anni e frequentava l'ultimo anno. Il desiderio di Stefano era diplomarsi in quel collegio e poi andare all’università di Roma a studiare nella facoltà di medicina e chirurgia.
L’ora del pranzo passò velocemente, Lucia vide Miriam baciare nella guancia una ragazza che frequentava il terzo anno e poco andare via insieme per la sua gioia incomparabile. Chissà perché, Lucia non la trovava simpatica, proprio come succedeva con tutte le amiche di Carmen, salvo quella Simona.
Serena, cercò di distogliere lo sguardo della ragazza - Su, andiamo Lucia! Quella stronza della Leone oggi m’interroga! Sono abbastanza tesa. - Sussurrò la sua migliore amica, a voce così bassa quasi la professoressa fosse dietro di loro.
Percorsero i corridoi fino a raggiungere le stanze per potersi rilassare quella ora a loro disposizione, alle 15.00 cominciavano le lezioni, altre 4 ore di tormento; Carmela non c’era aveva preferito stare fuori nel cortile a svagarsi con le sue amiche. Finito il riposo si diressero verso i loro armadietti, ognuno mise la propria combinazione Lucia prese i libri di storia e biologia delle prime due ore.
Serena prese quello di storia e matematica - Andiamo. Anche se oggi non ho voglia di prendere un bellissimo 5, in storia! - Si lamentò lei.  Lucia le domandò, mentre chiudeva l’armadietto, incuriosita - Cosa hai fatto ieri? Scusa, anzi, non voglio saperlo. Chissà quello che mi racconti. - Si corresse, temendo qualcosa che non voleva assolutamente sapere, ‘intimo tra lei e Daniele. Serena ridacchiò, - Stupida! Non ho fatto quello che pensi tu. La nuova cagnolina di Daniela ha fatto i cuccioli e voleva assolutamente che andassi a casa sua per guardarli. - Si guardarono ed in quel momento entrarono in classe andando a sedere ognuno al proprio posto. Non vedendosi calcolata la scrollò tirandole leggermente i capelli – Oh! Mi stai ascoltando! – Esclamò con un certo stupore per la sua distrazione. Come se niente fosse, Lucia, ribadì - Si, si. Solo un leggero giramento di testa. Stamattina ho mangiato poco a casa mia. - Rispose, tranquilla e convinta. Continuò a pensare nella sua testa cosa potesse essere, senza pensare al peggio.
Proprio mentre stava entrando la professoressa di matematica Ludovica Mariani passò la classe di Stefano il quale la notò, i suoi compagni erano quel genere di ragazzi che se si credevano playboy ed era troppo per i gusti di Lucia.
Per fortuna, lui era diverso, le si avvicinò veloce e le parlò segretamente ad un orecchio - Ci vediamo stasera amore mio. - Dalla sorpresa lasciò cadere, dei libri tenuti in mano, per terra e lui glieli raccolse, tra le risatine dei suoi amici deficienti. La professoressa Mariani, ordinò - Esposito in classe su non siamo in cortile a fare chiacchere. Dobbiamo cominciare. - Entrò con quei tacchi di 12 cm che si sentivano fino al piano inferiore. Lucia, non poté rispondere al suo fidanzato - Va bene professoressa! - Allungò solo un sorriso per poi entrare dentro.
Finita la lezione di matematica, si passò alla successiva. La professoressa Leone entrò, dopo qualche minuto, con il suo fare importante, credendosi una dea.
Una cosa che odiava Carmela era questo a Simona le confidò - Si, è un insegnante ma mica ha il potere del mondo! - Cercò di non ridere, per non farsi sgridare.
Si sedette in silenzio alla cattedra, aprendo il registro con fare sinistro facendo rabbrividire molti studenti. In fondo era ancora gennaio e nessuno voleva rovinarsi l’inizio dell’anno. La professoressa prese la penna, cattivo segno, voleva interrogare proprio come aveva detto Serena, scorse i nomi sul registro, uno ad uno.
Ogni volta che passava un nome, si sentiva un sospiro di sollievo. - Serena Greco, vediamo se oggi mi sai dire qualcosa, o fai una brutta figura come l’ultima volta. - Chiamò, posando la penna e prendendo quella rossa, pronta a segnarsi su uno dei fogli che portava sempre con sé le risposte.
La sua migliore amica quasi quasi si sentì male. La vide torcere le dita sotto il banco, quasi a volersele staccare. Lucia la guardò, desiderando fare qualcosa anche sapendo che sarebbe stato inutile, mentre Carmela sorrideva sotto i baffi. Quei 10 minuti d’interrogazione sembravano essere delle ore, le domande correvano veloci e qualcuna era senza risposta. Il risultato finale fu 7, un voto niente male pur non essendo andata proprio bene.
L’ora passò ed i voti bassi furono parecchi, fra le vittime anche Lucia, a salvarsi le due ragazze Carmela e Simona, le uniche a non essere state chiamate alla cattedra. La campanella suonò, per avvertire l’ora finita e la professoressa uscì soddisfatta, per i voti bassi segnati.
Lucia quasi piangeva per quel 5 che le avrebbe rovinata la media del 7 tenuta fino a quel momento - Dai! Non la prendere così. Lo recuperi! - Esclamò cercando di consolarla. Di tutta risposta, si sentì dire - Si, certo. Però è veramente stronza! Sapeva che non ero molto preparata, ha insistito lo stesso!  - Uscì dall'aula, durante l’assenza del prossimo professore, inviperita parecchio.
Carmela, per volerla sfottere la seguì, pensando ad un modo per fingere per consolarla. Purtroppo un improvviso giramento di testa, forse per nausea, le impedì di compiere la missione; il malessere le sparì subito, come era venuto.
Simona, seduta al banco andò subito da lei, guardandola preoccupata le domandò - Carmen, stai bene? Che cos’hai? – La teneva per il braccio riportandola a sedere.
Carmen aveva dei dubbi, tranne che quel rapporto sessuale avuto con il padre durante la festa dedicata ai morti, non consenziente, altri rapporti non ne aveva avuti, solo baci con qualche ragazzo o sporadici rapporti orali a collegio ma niente di completo.
Fine 11° Capitolo

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Capitolo 13
*** 12° Capitolo Una scelta obbligata (febbraio 2005) ***


12° Capitolo Una scelta obbligata (febbraio 2005)
I giorni passavano ma le nausee ed i vomiti continuavano per Carmen, non poteva dire a nessuno quello che l’era successo a casa sua dalla festa dei morti in poi; non solo ci sarebbe stato un grande scandalo ma suo padre avrebbe passato dei guai.
Quel giovedì del 17 febbraio decise di andare in presidenza, con tanto rammarico perché era già da un bel po' che non stava dietro a Stefano come prima a causa di tante cose, per dirle che doveva ritornare a casa per delle urgenze personali in famiglia. La preside Colombo, acconsentì tanto si trattava di 2 massimo 3 giorni di assenza.
Dall’ufficio della stessa chiamò al cellullare il padre cercando di fargli capire il motivo con qualche battuta per non fare insospettire la donna; lui capì subito, la mattina di venerdì 18 andò a prenderla.
Durante il viaggio si scambiarono molte idee su come cercare di risolvere la situazione - Ma sei sicura che potresti essere incinta? - Domandava correndo veloce in autostrada per raggiungere casa loro a Bologna. Carmen era titubante, ancora non aveva le prove di nessun genere - Non lo so papà finché non mi faccio un test di gravidanza non ti posso dire ma i sintomi sono quelli. - Quel suo divertimento si stava per concluder in un guaio, la sua follia di fare questa nuova esperienza con suo padre le stava sfuggendo di mano. Fabrizio avrebbe fatto di tutto per farla abortire in caso fosse uscito positivo il test - Va bene, intanto appena arriviamo a Bologna andiamo in farmacia compriamo questo test ed entri in un bar fai con calma e non ti fare prendere dal nervoso. - Sudava come se si trovasse sotto una lampada puntata addosso, i suoi pensieri andavano anche altrove.
Arrivarono a Bologna dopo circa 3 ore di viaggio, fra qualche fermata negl’autogrill e tanta tensione, raggiunsero una delle farmacie più importanti della città.
Comprato il test e fatto qualche chilometro entrarono nel primo bar capitato nella strada. Scesero dalla macchina, mantenendo la calma o quanto meno la figlia ci provava, entrati ordinarono lui un caffè lei un succo di frutta alla pera.
Il padre si sedette ad un tavolino - Dai vai in bagno e sbrigati, non possiamo stare assai qui. Tua madre sa che siamo già arrivati. - Le disse ultimando di bere il caffè. Carmen prima di rispondere si guardò intorno come se si sentisse osservata, la tensione era evidente - Va bene ma non mi fare fretta lo sai che sono già tesa di mio, tu mi innervosisci ancora di più. - Detto questo andò in bagno, portandosi dietro una borsetta piccola.
Per fortuna indossava una gonna, le sarebbe venuto più facile almeno questo pensava lei; una volta dentro tirò fuori la scatola. Uscì dal bagno dopo 5 minuti, come se niente fosse raggiunse il padre che nel frattempo aveva pagato e l’aspettava fuori - Allora! Com’è la situazione? - Domandò abbastanza incuriosito. La ragazzina lo spinse in macchina non rispondendo nemmeno. Solo una volta dentro e con i finestrini alzati cominciò a parlare anzi le mostrò direttamente il risultato - Tieni, guarda tu stesso, non ci riesco a dirtelo. Proprio non c’è la faccio. È più forte di me. - Si girò dalla parte opposta facendo finta di guardare fuori.
Il padre guardò l’esito rimanendo di sasso, era già di 3 settimane e si doveva procedere subito. Senza aspettare oltre, accompagnò a casa la figlia, l’ultima cosa che avrebbero voluto era sentire le domande da parte della moglie Anita. Lui, si recò da un medico ginecologo di sua conoscenza, esperto in interruzioni di gravidanza, già in passato lo aveva aiutato in una situazione simile ma con la differenza che si trattava di una ragazza maggiorenne.
Il medico, di nome Maurizio Cesari, era un signore sulla cinquantina d’anni, capelli brizzolati sul grigio chiaro occhi castani abbastanza alto, all’apparenza simpatico e molto disponibile con le pazienti ma nascondeva un segreto; non si trattava delle sue esperienze in aborti perché erano tutti legali ed alla luce del sole, anche lui aveva certi desideri proprio come il signor Barbieri per questo molte volte lo spalleggiava in situazioni illegali.
In quel momento si trovava all’Ospedale Maggiore Carlo Alberto Pizzardi, era di turno e le pazienti ricoverate nel reparto di ginecologia erano tante, anche volendo, non gli poteva dare molta retta.
Fabrizio arrivò a destinazione, teneva con sé ancora il test di gravidanza della figlia, raggiunse il piano del reparto ma il portone d’ingresso era chiuso dovette suonare il campanello.
Dopo qualche minuto aprì l’enorme portone un’ostetrica molto giovane e piacente, poteva avere sì e no 25 anni, bionda con gl’occhi verdi ed anche un bel fisico - Desidera? Ha bisogno di qualcosa? - Domandò, tenendo il portone quasi chiuso. Fabrizio non rispose subito rimasto sbigottito dalla profonda bellezza della ragazza - Stavo cercando il dottor Cesari, devo parlare con lui di una cosa importante. - Le disse, dopo qualche secondo di smarrimento. La ragazza, con educazione e dolcezza rispose - Ma lei chi è? È il marito di qualche nostra ricoverata? - Lo guardò con attenzione non avendolo mai visto prima - Sennò non posso farla entrare. Oltretutto in questo momento sta visitando quindi dovrà aspettare. - Finì di parlare, sempre con il sorriso stampato in faccia. Fabrizio doveva parlare assolutamente con lui, non conosceva i nomi delle donne in ricovero - Sono un suo amico, devo parlare con lui le dica che c’è il signor Fabrizio Barbieri, lui mi conosce e capirà io attendo qui fuori. - Non poteva fare altro che aspettare ed è ciò che fece. L’ostetrica, dopo un timido - Riferirò il messaggio. - Richiuse il portone antipanico.
Fabrizio si sedette ina una panchina posta fuori nel corridoio, sentiva parlare altre persone c’era un vociare continuò, pensava oltre a risolvere il fatto della figlia anche a quella ragazza, i suoi desideri irrefrenabili stavano venendo a galla ma non era il momento di farsi venire delle voglie strane.
Quei pochi minuti si trasformarono in ore, ne passò circa una e mezza, erano le 11.30 ma alla fine il medico uscì dal reparto per accogliere il suo amico - Ciao scusa se ti ho fatto aspettare ma sei venuto proprio in un giorno molto impegnativo. Vieni entra nel mio ufficio. - Gli strinse la mano e si vedeva la stanchezza in viso. Fabrizio si alzò dalla panchina ricambiando la stretta di mano - Tranquillo, posso immaginare purtroppo è abbastanza urgente sennò non avrei aspettato così tanto. - Lo seguì nel suo ufficio e rimasero a parlare una buona mezz’ora.
Il dottor Cesari, aveva acconsentito di aiutarlo nuovamente, gli aveva consigliato di non falsificare nessun documento e quindi registrare la figlia con il suo vero nome per non incorrere in problemi legali sennò sarebbe andati incontro a guai. Con qualche dubbio Fabrizio acconsentì ma non fu solo quello il tema del discorso ma anche su quella giovane ostetrica venendo a scoprire non solo il nome, Caterina.
Quando tornò a casa si comportò come se niente fosse, salutò tutti e si preparò per cominciare a pranzare; alla figlia aveva mandato dei messaggi, quindi già sapeva tutto sull’appuntamento, gli sorrise appena lo vide per averla aiutato ad uscire da questo guaio incolmabile.
Amanda domandò mentre apparecchiava la tavola - Dove sei stato di bello? - La sua non era una domanda di curiosità ma tanto per iniziare un dialogo. Il marito mischiò la verità con qualche bugia - Ero andato a vedere per quel lavoro di cui t’ho parlato giorni fa, lungo la strada mi sono fermato all’ospedale per andare a salutare l’amico Maurizio solo che ho ritardo un po' in quanto impegnato. - Nell’improvvisare era bravissimo su questo non c’erano dubbi, si trovava seduto a tavola insieme ai figli. La moglie a questo punto mentre metteva i piatti a tavola porse un’altra domanda - E come mai sei andato da lui? L’ultima visita l’abbiamo fatta la settimana scorsa. - Lui si fidava del marito nonostante sapesse del suo passato di abusi ed altro ma era convinto d’essere cambiato. Carmen precedette la risposta del padre - Secondo me lo vuole invitare a pranzo da noi, dopotutto vi sta aiutando ad avere un altro figlio quindi mi pare giusto. - Disse con un sorriso forzato, non s’aspettava dal padre che avrebbe detto una mezza verità. Maurizio rimase serio, concentrandosi a scrivere messaggi ad Anastasia, senza farsi coinvolgere dai dialoghi - Dai! Mamma metti da mangiare che ho fame. - Si lamentò di questo rallentamento della madre, abituato da avere subito tutto pronto.
Il giorno dopo padre e figlia si recarono all’ospedale, uscirono con la scusa di fare una passeggiata di rilassamento, la madre sapeva che Carmen era tornata a casa per 3 giorni per troppo stress e nervosismo quindi non obbiettò.
Appena il dottor Cesari, vide Carmen la salutò e la fece sentire a suo agio - Ciao Carmen, ora devi stare tranquilla e serena, mi conosci bene e nel mio lavoro sono bravissimo. Adesso ti farò una visita prima dell’operazione. - Le sorrideva mentre la guardava stesa sul lettino ospedaliero. Carmen, sapeva della sua bravura e non era per niente terrorizzata per lei era come se fosse una semplice operazione d’appendicite - Mi fido di lei dottore altrimenti non sarei qui. - Disse brevemente prima di farsi visitare.
Il padre per tutto il tempo non disse completamente niente sia durante la visita che durante l’operazione che non durò assai solo un’ora; Carmen si sentiva più tranquilla s’era tolto un peso, proprio come diceva sempre lei da quando scoprì quella gravidanza inattesa, risolvendo quel guaio. Sapeva che il padre aveva pagato e non poco quel gesto d’aiuto ma gli sarebbe stata grata sempre., prima o poi lo avrebbe ricambiato.
Fine 12° Capitolo

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Capitolo 14
*** 13° Capitolo Una seduzione pericolosa (aprile 2005) ***


13° Capitolo Una seduzione pericolosa (aprile 2005)
Lucia aveva vissuto con tranquillità e serenità quei giorni, sperava che cambiasse collegio o che addirittura ritornasse nella scuola pubblica, un desiderio che svanì appena la vide tutta felice e spensierata. Era ritornata quella di prima, la prima reazione ch’ebbe Lucia fu spezzare una penna in due quando incrociò il suo sguardo; per quanto sarebbe durata la sua pazienza?
Di certo quando meno se l’aspettava sarebbe scoppiata compiendo un gesto imperdonabile. Passarono 2 mesi da quando Carmen ritornò libera dentro di sé, aiutata dal padre ad abortire.  L’inverno era passato ed arrivata la primavera, il suo vizio di corteggiare Stefano, non l’aveva perso, ricominciò a fare la gatta morta con lui.
Era un pomeriggio di domenica 20 marzo 2005, fuori del collegio il tempo era sereno, il sole emanava dei sobri raggi solari, si sentivano gli uccellini cinguettare.
Le tre ragazze Miriam, Anastasia e Gabriella si trovavano in biblioteca insieme a Carmela e sul marmo della finestra ogni tanto si appoggiava qualche passero; ufficialmente dovevano realizzare una ricerca per la materia di storia ma in realtà le tre ragazze erano intente a fare tutt’altro.
Non facevano altro che pettegolare su tutti gli studenti ed anche sui professori - Non sai quanto ci manchi Carmen ma perché ti sei fatta bocciare? - Diceva sconsolata Anastasia, appoggiando il gomito sinistro su di un libro. Carmela teneva loro solo compagnia in quel pomeriggio senza compiti da svolgere per la sua classe - Che ci volete fare, questa è la fine per chi non si applica. Sapete come sono! Vi devo ammettere che me ne sono pentita. - Diceva con sincera malinconia.
Quella comunque era un’occasione da sfruttare per stare insieme alle sue amiche, l’unica assente era Simona la quale preferì unirsi a Lucia ed i suoi amici intenti a giocare una partita di pallavolo nel cortile fuori del collegio.
Miriam aveva una gran voglia di fumare una sigaretta era da parecchi giorni che non se ne fumava una specialmente dentro al collegio non era facile -  Quanto vorrei una sigaretta, ne avevo una in camera e me la sono dimenticata, comunque vedo che con Stefano ancora non ti esce niente tranne che qualche bacio sulla guancia. - Amava provocarla ma il suo nervosismo lo scaricava anche così. Non mancò la battuta di Anastasia, la quale masticava una gomma da masticare - La nostra Carmen, non si farà mettere sotto da quella nanetta di Lucia. A proposito Gabriella! - Esclamò rivolgendosi a lei - Ma con lei non dovevi farti amica? Non ho visto niente del genere. - Le domandò mentre sfogliava il suo libro di storia senza una vera ragione non leggendolo nemmeno. Gabriella, era diventata distante nei loro discorsi, ormai voleva allontanarsi non sapeva come fare ed era costretta a sopportarle ma anche stringere amicizia con Lucia non lo era, ci tentò tante volte senza alcun risultato - C’ho provato tante volte ma non è colpa mia se lei è molto furba. L’ha capito subito quali fossero le vere intenzioni a nulla è valso i miei tentavi di approccio. - Si giustificò così dopotutto era la verità, si trovava seduta accanto a Carmela la guardava con dei sensi di colpa, come a voler dire “Mi dispiace”.
Se avesse voluto sentirsi dire parole d’incoraggiamento da parte di qualcuna di loro si sbagliava di grosso.
L’esempio arrivò da Anastasia - La verità è che non ci sa fare! Pensi solo a mangiare e non sai quanto stai diventando. Solo su quello ti dai da fare, per il resto non sapresti dire “Ciao” nemmeno ad un moscerino. - Fu molto diretta a parlare e forse anche offensiva stavolta, di solito glielo dicevano scherzando e questo creò non poco imbarazza fra le altre.
Miriam era di quelle che non si sarebbe aspettata la reazione della sua amica e non disse niente, anzi era lei che di solito diceva quelle parole, si vide solo Gabriella andare via piangendo era stanca di quelle continue prese in giro anche la pazienza aveva un limite ma lei era di carattere molto tenera e buona e non osava reagire né rispondendo né alzando le mani.
L’unica a dire qualcosa mentre vedeva quella scena fu Carmela, come al suo solito in modo molto prepotente - Cosa ci deve aspettare da una come lei, ha paura pure della sua stessa ombra mi domando che futuro avrà quella ragazza. - Si fece una risata che coinvolse anche le altre due presenti.
Passate alcune ore, l’orologio della biblioteca segnò le 18.00, le ragazze si salutarono per andare nelle proprie stanze. Carmela rimasta sola non si diresse nei dormitori ma andò fuori a controllare se Stefano stesse ancora giocando con quel gruppetto, da lei ritenuto ridicolo, fermò un ragazzo che gli veniva incontro chiedendo dov’erano andati a finire i ragazzi e le ragazze che stavano giocando; lui gli rispose che molto probabilmente erano in camera ormai non c’era più nessuno da circa 30 minuti.
Decise di andare nei dormitori maschili anche se questo le poteva costare una severa punizione se fosse stata beccata ma per Stefano poteva rischiare. Arrivata al piano interessato, doveva fare attenta a non farsi vedere. Conosceva bene la posizione della stanza in quanto altre volte c’era andata ma solo per lasciare dei bigliettini sotto la porta per poi andarsene. Sperava di trovarlo, in fondo non aveva la certezza fosse lì poteva essere anche con Lucia da qualche parte. Per fortuna nei corridoi non c’era nessuno, bussò delicatamente alla porta ma non rispose, tentò di aprirla scoprendo ch’era aperta.
Entrò piano richiudendo la porta, camminando con passi lenti - Stefano ci sei? C’è qualcuno? - Domandò guardandosi intorno, notando il disordine che solo dei ragazzi potevano tenere.
Vide sul comodino posto accanto al letto di Stefano una fotografia incorniciata di lui e Lucia, le venne una rabbia e la tentazione di romperla; non avrebbe concluso niente solo più rancore di lui verso di lei quindi lasciò stare. Sentì provenire da dentro il bagno il rumore dell’acqua scendere dalla doccia, non sapeva se fosse Daniele o lui e se poi fosse stato il suo compagno di stanza chissà che figura avrebbe fatto. Si sedette nel letto aspettando uscisse chiunque si stesse facendo la doccia. Dopo qualche minuto il cadere dell’acqua s’interruppe segno che era tutto finito; era tesa Carmela ma voleva andare fino in fondo.
Per fortuna fu Stefano, con l’accappatoio addosso ed un telo sopra la testa per sciugarsi i capelli - Tu che ci fai qui? Se ti dovessero vedere saresti nei guai, lo sai benissimo. - Le disse, strofinandosi velocemente i capelli con l’asciugamano. Carmen non si scompose più di tanto, quando lo vide fu felice - Sai mi trovavo qui in questo piano e sono venuta a trovarti. So quello che rischio ma in fin dei conti non me ne frega nulla, per stare con te affronterei anche un esercito di professori. - Gli disse, mentre s’avvicinò a lui, con eleganza e provocazione, ritrovandosi di fronte i visi praticamente quasi incollati.
Lei tentò di accarezzarlo, sentendo l’umido dell’accappatoio nei suoi vestiti, per poi abbracciarlo ma si vide respinta.
Il ragazzo s’allontanò di qualche centimetro - Che cosa stai facendo? Non siano fidanzati, se ti vedesse Lucia - Non finì di parlare che con un dito posato sulle sue labbra Carmela ­lo zittì - Basta pensare a lei adesso siamo soli, nessuno ci può vedere. - Cominciò a sbottarsi la camicetta celeste mostrando il reggiseno bianco coprire quel piccolo seno che madre natura le donò - Cos’ha lei che io non ho, non sono da buttare via e non lo puoi negare. - S’avvicinò, cercando di spingerlo delicatamente verso il suo letto.
La sua naturalezza ad accarezzargli il viso era stupefacente, strofinò il suo corpo sul suo e naturalmente l’indole maschile non poteva mancare.
Il di dietro di lei era da ammirare specie quando indossava pantaloni attillati o stretti, la tentazione di toccarlo c’era - Non capisco cosa tu trovi in me, eppure il collegio è pieno di ragazzi anche più belli di me. Adesso vai io sono già impegnato non posso fare questo alla ragazza che amo. - Senza nemmeno accorgersene si ritrovò ai piedi del letto.
Carmela sapeva delle sue debolezze e come scioglierlo, una volta lo scoprì baciarsi con Lucia nel garage delle automobili e guardandoli capì quale fosse il modo per averlo tutto per sé in quelle poche ore.
Imitò alla perfezione i movimenti della sua diretta concorrente era come se mentalmente avesse preso appunti - Degli altri ragazzi non me ne frega niente e tanto meno di quella Lucia non puoi resistermi a lungo so che mi vuoi. Fatti baciare e non parlare il resto viene da sé. - Lo baciò all’improvviso non dandogli il tempo di replicare.
Si ritrovarono abbracciati nel letto, ormai lui era invaso dalla sua perversione e non poteva più dirle di no. Carmela stava ottenendo quello che tanto aveva desiderato. Ormai era praticamente nudo, continuavano a baciarsi senza pensare a niente lei si ritrovò senza camicia e reggiseno, teneva solo i pantaloni ma a di lì a poco sarebbe spariti anche essi. Le loro mani andavano dappertutto in ogni angolo del corpo.
Lei sembrava un’assatanata per come si muoveva ma purtroppo quando proprio stavano per passare a conti fatti, la porta si aprì all’improvviso.
Carmela aveva dimenticato di chiudere internamente a chiave, così chiunque poteva entrare tranquillamente. Si trattava di Davide rientrato in stanza dopo aver passato alcuni minuti dopo la partita, con Serena a passeggiare nel giardino.
Lo stupore del ragazzo non poté mancare - Ma che sta succedendo qui? Carmen che ci fai nella nostra stanza? Non dovresti essere qui. - Era la prima volta che la vedeva mezza nuda e per giunta nella camera sua. Carmela si ricompose subito - Niente, stavo andando via. - Non disse altro per quanto era imbarazzata uscì correndo lasciando addirittura la porta aperta. Venne chiusa da Davide il quale volle spiegazioni - Ma tua sai cosa succede se lo dovesse venire a sapere Lucia? Il 1848 in confronto era una lite tra amici. - Lo guardava esterrefatto non sapeva cosa fare, nemmeno si sedette. Stefano non trovò giustificazioni ma anzi disse come stavano le cose. Cominciò a vestirsi il più veloce possibile - Ha cominciato lei, è entrata all’improvviso mentre facevo la doccia. Ho cercato di tenerla alla larga ma poi sono crollato, meno male che sei arrivato tu, altrimenti saremmo andati oltre. - Concluse mettendosi una maglietta, la prima che gli capitò davanti dentro l’armadio. Daniele era dalla sua parte ma certo sarebbe stato meglio se ne avesse parlato subito con la sua ragazza, saperlo da altri sarebbe stato peggio - Secondo me gliene devi parlare poi decidi, tu, fammi dare una sciacquata e poi scendiamo in sala mensa. - Si concluse così il loro dialogo, Davide andò in bagno.
Stefano finito di vestirsi si sedette nel letto prendendo il suo cellulare guardando le foto di loro insieme rileggendo vecchi messaggi scambiati.
Era arrivata l’ora di pranzo non era da Gabriella non arrivare puntuale per mangiare; Anastasia e Miriam non vedendola ritornare in stanza e non rispondere al suo cellulare, andarono dalla preside per comunicare l’assenza della ragazza.
La preside Colombo era intenta a lavorare al computer quando sentì bussare - Avanti! - Disse continuando a digitare al PC.
Le due ragazze entrarono e dopo aver fatto l’inchino con la testa una delle due parlò andando subito al dunque senza tirarla per le lunghe - Signora preside, non riusciamo a trovare la studentessa Corridori, l’ultima volta era con in biblioteca ma poi s’è andata. - Agitata come non si fosse mai vista, Anastasia ripeté le parole “È scomparsa”, per varie volte. Miriam tentò di calmarla - Siediti Anastasia vedrai che sarà in qualche aula da sola. - Sapevano del suo carattere debole ma anche Miriam era preoccupata.
La preside, non era la prima volta che aveva queste situazioni dentro il suo collegio.
Essendo preparata seppe come affrontare il discorso - Adesso calmatevi tutte e due. Spiegatemi cos’è successo, l’avete presa in giro per caso? Magari avete esagerato, lei se l’è presa. - Abbandonò il computer a cui stava lavorando, abbassando lo schermo, si rimise gli occhiali e prese la cartella personale di Gabriella nella quale c’era scritto tutto anche i caratteri degli studenti. Anastasia non raccontò tutta la verità non le sembrò necessario - Si stava parlando, sa che fra di noi ci si prende in giro e si scherza. Forse qualche parola di troppo ma di certo non era per ferirla interiormente, assolutamente. - Capì solo in quel momento che prendere in giro le persone poteva avere ripercussioni pericolose.
Anastasia si trovava seduta nella poltrona in pelle mettendosi la mano nel viso. Al contrario Miriam sembrava più preoccupata per sé stessa che per le sorti della ragazza.
Dopo un attimo di tensione personale ritornò quella di prima - Vedrai che stara bene, l’ho detto sempre io! Deve imparare a maturare se vuole andare avanti. - Lei preferì restare in piedi dietro della sua amica, rimanendo fredda. La preside s’innervosì per quelle parole - Non è il momento di criticare una persona, signorina Miriam che non sappiamo dove sia. Cerchiamo piuttosto di avvertire gli altri professori. Se restiamo fermi a parlare non concludiamo niente. - S’alzò di botta, raggiungendo la porta del suo ufficio, seguita dalle due ragazze.
Gli alunni finito di mangiare dovevano recarsi nelle stanze finché non si sarebbe trovata. Lasciata la sala, la preside insieme a tutti i professori presenti andarono fuori, aiutati da altro personale, Anastasia e Miriam si sedettero a mangiare restando in silenzio, Carmela le guardava ed allo stesso tempo anche Stefano seduto vicino a Lucia, ignara di quanto successo, seduti poco lontano in un'altra tavolata.
Fine 13° Capitolo

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Capitolo 15
*** 14° Capitolo Non toccare ciò ch’è mio (maggio-luglio 2005) ***


14° Capitolo Non toccare ciò ch’è mio (maggio-luglio 2005)
Gabriella fu trovata mezza morta nello scantinato del collegio, ormai abbandonato da tempo, l’idea di controllare in quei luoghi fu di un bidello il quale si ricordò che molto spesso le coppiette di studenti si nascondevano per consumare il loro amore.
In questo scantinato c’era un lavatoio grande dove un tempo si lavavano le lenzuola ed altre panni. Fu proprio lì che Gabriella riempì quell’enorme vasca per tagliarsi le vene tentando il suicidio con le lamette per la depilazione usate dalle ragazze. Per fortuna la ragazza si salvò nonostante fosse combinata malissimo. Fu portata immediatamente in ospedale trasportata con una macchina di servizio del collegio, aspettare l’autoambulanza era inutile, doveva essere ricoverata con urgenza. Si seppe della sua guarigione solo dopo qualche giorno l’accaduto e la direzione del collegio decise, con il consenso dei genitori, di trasferirla o quanto meno ritornare ad iscriverla in un istituto scolastico pubblico seguita da una psicologa.
Da quel giorno, salvo qualche notizia della sua salute, non si seppe più nulla i genitori di lei le cambiarono numero di cellulare quindi rintracciarla era inutile e molto difficile, a casa era difficile parlare con lei nonostante Anastasia, provasse a chiamare con il parere contrario di Miriam e Carmela. Anche Simona si era allontanata da queste due ragazze senza un minimo di bontà ed il famoso quartetto del collegio si sciolse, rimanendo rispettivamente in due coppie di amiche, Anastasia e Simona da una parte Carmela e Miriam dall’altra.
Passarono 2 mesi da quell’accaduto, era arrivato maggio, nel frattempo Lucia venne a sapere da Stefano, durante l’ora di recitazione, l’accaduto di Carmela e per lei era arrivato il momento di iniziare la sua vendetta, l’aveva combinata grossa stavolta. Con Stefano si arrabbiò molto ma capì che non era colpa sua, era pur sempre un ragazzo e resistere alle avance di una bella ragazza non era facile e ci passò dietro, sapeva della sua fedeltà e quella litigata finì con un bacio.
Nessuna sua amica o conoscente doveva rubarle il ragazzo – Non toccare ciò che mi appartiene. – Diceva a sé stessa ed un giorno glielo gridò in faccia durante una partita tra le due reciproche classi, negli spogliatoi davanti a tutte le altre studentesse. Nessuno sapeva quello che aveva passato prima di entrare in quel collegio di conseguenza non potevano capire cosa si provava a pelle.
Le parole che disse Stefano quando le confessò tutto furono - Mi dispiace, amore! Veramente. - Disse, abbracciandola. Lei ricambiando il gesto e gli sussurrò - Grazie, tesoro. Che mi sei sincero questo è importante per me. Per favore, non dirmi che la ami! - Sciolse l'abbraccio, dimenticando volutamente di menzionare il suo desiderio di vendetta.
Stefano non gli rispose verbalmente ma con un bel bacio passionale. Lucia per quanto intelligente e coraggiosa non poteva compiere la vendetta subito, aveva bisogno di tempo, conosceva bene il detto “La vendetta è un piatto che va servito freddo” e sapeva chi la potesse aiutare e sui cui poteva contare.
In quella mezza mattinata di inizio estate di venerdì del 24 giugno, la ragazzina era in una delle strade affollate di Napoli con Francesco, erano le 11:00 circa, seduta in una panchina vicino ad una fermata dell’autobus, con il traffico estenuante e persone che camminavano ognuno per i fatti suoi.
Era molto pensierosa, i genitori avevano accettato che Stefano venisse a stare a casa sua per una quindicina di giorni nel periodo di ferragosto ma qualcosa la turbava - Stasera usciamo Lucia? Che ne dici di andare in qualche pizzeria? - Domandò Francesco, seduto sulla sua moto. Non era in vena, pensava troppo a quella strega di Carmela così mentì. - Devo studiare, i professori c’hanno riempito di compiti. Facciamo un altro giorno. - Avrebbe voluto dire di sì sarebbe stata una grande occasione per raccontare loro tutto, ma ancora non si sentiva pronta. Non insistette molto, quando diceva no era meglio non contraddirla - Okay, allora. Ci sentiamo. Fammi sapere tu. - Disse, partendo sgommando con la moto.
Lucia tornò a casa con l’autobus sedendosi negl’ultimi posti. Sua madre era appena tornata dopo essere andata a prendere Barbara all'asilo. Le mostrò un disegno secondo lei fantastico e io le sorrisi per farle piacere.
Sua madre s’avvicinò alzandole il viso - Cos’hai hai litigato con il tuo ragazzo? Ci sono problemi in collegio? - La curiosità occupò il posto della perplessità nel volto di sua madre. Lucia la guardava la conosceva molto bene ed era difficile nasconderle qualcosa - Mamma, al collegio tutto apposto, anche con Stefano. C’è sola una ragazza che si mette sempre in mezzo. Non la sopporto proprio mi verrebbe la voglia di… - Decise di dirle qualcosa non proprio tutto ma era giusto sapesse quanto meno qualche verità. Amanda sgranò gli occhi color nocciola, piena di meraviglia - Non ti starai facendo prendere da qualche desiderio di… - Non osò nemmeno finire la frase e nemmeno Lucia. La figlia la guardò senza dire nulla. Barbara le guardava entrambe, con la confusione nel suo visino - È impossibile. Devo pensare qualcos’altro. Si, si... devo andare con la mente altrove. - Mormorava di continuò la mamma, cercando qualcosa che potesse essere tutto tranne quello. La capiva al volo e le bastarono quelle semplici parole per intuire le intenzioni della figlia.
La sera stessa Amanda, non osò dire niente al marito e pregò la figlioletta di non aprire bocca, aveva il vizio sempre di riferire tutto quello che succedeva in assenza del padre ma lui notò qualcosa che non andava dato l’enorme silenzio che si celava mentre tutti cenavano. Solo la piccola ruppe quel silenzio con le sue risatine, vedendo la televisione mentre mangiava, la sua ingenuità era contagiosa facendo sorridere tutti.
Lucia non doveva solo combattere con la madre, che cercava di farla ragionare per non cacciarsi nei guai nonostante promettesse che non sarebbe mai successo niente, doveva anche vedersela con due vecchie conoscenze. Vanessa e Salvatore, s’erano lasciati e non si frequentavano più da un bel pezzo.
Lucia si trovava alla solita sala giochi, lui cercava di giocare la carta della furbizia, riavvicinarsi a Lucia ma nello stesso tempo corteggiare Vanessa per ritornare con lei.
Non era scema nonostante non lo frequentasse più, lo conosceva bene ed intuì le sue intenzioni - Ma cosa vuoi da me, Salvatore? Dopo quello che mi hai fatto, ancora hai intenzione di ritornare amica con me? - Gli domandò mentre beveva un succo di ace al bar della sala giochi. Salvatore era abbastanza furbo, ma non troppo, sapeva ch’era fidanzata, ad agosto Stefano l’avrebbe raggiunta per passare 15 giorni con lei ma non gliene fregava niente - Tutti noi abbiamo diritto ad una seconda possibilità, è vero io ho sbagliato ma ora con Vanessa abbiamo chiuso mi sono reso conto che avevo scelto la ragazza sbagliata. Potremmo ricominciare daccapo e frequentarci come normali amici. - La guardava con molta attenzione seduto nello sgabello, si fumava la sua sigaretta posando la cenere dentro il bicchiere di plastica con l’acqua. Ad osservare i due ragazzi c’erano, Francesco, Matteo e Marco con la sua fidanzata Chiara, le compagne dei due ragazzi erano intente a giocare a biliardo tra una steccata ed un’altra bevevano birra.
Vanessa frequentava poco quel posto da quanto aveva mollato Salvatore ma questo non le impediva di entrarci quando voleva. Lucia, non era amante del fumo nonostante frequentasse amici fumatori - Comunque quando parli con me vedi di non fumare detesto l’odore del fumo. Cominci male se vuoi di nuovo la mia amicizia. - Si girò dall’altro lato, allontanando il bicchiere del succo ormai quasi finito, voleva toglierselo dalla sua vista ma non sapeva come fare era troppo insistente. Quel ragazzo dal comportamento quasi prepotente si scusò - Scusami, non mi ricordavo che ti dava fastidio. Comunque hai intenzione di darmi un’altra possibilità? – Immerse la sigaretta nel bicchiere, aspettando la sua risposta. Lucia non gli diede la soddisfazione di rispondere preso il portafoglio per pagare la sua consumazione ma venne fermata da Francesco - Tranquilla è già pagato! – Esclamò con un sorriso.
Lei ricambiò andando fuori a rilassarsi mentalmente, senza nemmeno salutare Salvatore il quale la guardava con un sorriso strafottente come per dire “Tu sarai mia” raggiungendo poi un gruppetto di amici suoi intenti a giocare ad alcuni video giochi anni ’90.
A tranquillizzare la mente di Lucia erano i messaggi del suo Stefano, parlavano di tutto non solo del loro amore aveva saputo che Carmela o come la chiamava lei “A’ Puntunera”, aveva deciso di recuperare l’anno perduto per raggiungere le sue amiche ritornare a riconquistare la loro fiducia e riformare il quartetto, Simona avrebbe preso il posto di Gabriella.
Fu molto felice quanto lesse questa notizia, si sarebbe tolta dalla classe una rivale ma questo non le avrebbe impedito di portare avanti la vendetta che aveva in mente. Promossa per il terzo anno entrò nel triennio collegiale; anche Serena e Davide erano stati promossi avevano scelto di proseguire in quella sezione. Stefano invece rimase nella sua ormai avrebbe finito i 5 anni collegiali in quella sezione.
Arrivò agosto con esso anche Stefano partito dalla sua città Firenze, con 5 ore e mezzo di viaggio alle spalle molto stressanti non essendo molto abituato a viaggiare in pullman e con una sola sosta per potersi risposare.
A casa Esposito c’era molto fermento per una festa di compleanno, la festeggiata era Chiara compiva 22 anni era il 5 di agosto un caldo venerdì davvero afoso, mentre molta gente andava a mare per godersi la notte estiva tra un barbecue ed un falò, Lucia si preparava per andare dalla festeggiata insieme a Stefano sarebbe stata una grande occasione per far conoscere il suo ragazzo ai suoi amici.
Dalla sua stanza si sentiva gridare - Mamma! Dov'è la mia borsa dei trucchi? Lo hai tu per caso? - Una cosa che non amava era quando qualcuno prendeva la sua roba senza permesso. Amanda intenta a stirare in cucina urlò - Controlla nel mio letto! O sopra il comò - Come compagnia aveva la piccola Barbara e Stefano, il marito era assente; i due giocavano insieme, con il ragazzo che faceva fare le capriole alla piccolina per farla divertire, in attesa che Lucia finisse di prepararsi.
Dovevano sbrigarsi l’orario dell’appuntamento al ristorante era per le 20.30 e la puntualità era importante per non fare brutta figura. Lucia era eccitata per questo, ci andava con Stefano e finalmente poteva conoscere un po' di persone nuove. Anche se ogni volta in estate frequentava numerose persone tramite i suoi amici, non tutti erano stati così gentili da presentarsi e chiedere di lei. Alla fine, per quella serata, optò per un abitino nero corto, con un profondo scollo che arrivava fin sotto l'ombelico e si annodava dietro al collo, abbinato a dei tacchi dello stesso colore.
Anche Chiara sarebbe stata davvero bella, con un vestito bianco morbido che arrivava fino a metà coscia, interamente di pizzo - Ehi, mamma, non è che mi aggiusteresti un po' i capelli? Sono qui in bagno, da sola non c’è la faccio. - Chiese, mentre lei annuì raggiungendola, collegò la piastra all'interruttore e cominciò a lavorarle i capelli.
Arrivati al ristorante, notò due amiche della festeggiata, Loredana e Jennifer, scendere dalla sua macchina avevano deciso di andare insieme a lei in modo da prepararsi tutte assieme, così che ognuna potesse contare sull'aiuto dell'altra; Chiara essendo estetista sapeva benissimo stirare i capelli e truccare. Una delle due chiese alla rossa di aiutarla, a tenere il suo vestito molto elegante dato che era molto più lungo.
Loredana e Chiara, erano pronte per i balli, sembravano quasi coordinate mentre camminavano nella sala del ristorante: la rossa indossava un vestito rosso fuoco, come il rossetto e i suoi capelli, le scarpe erano nere. L’altra amica, Jennifer, bionda scuro, aveva un vestito nero lungo, con scarpe e pochette rosse. Una cosa che trasmetteva a Lucia la loro amicizia, era un po' d’ansia, non era la prima volta che vedeva quelle due ragazze camminare con Chiara, molto carine ma anche leggermente snob. Una delle amiche, precisamente la bionda diceva ad un’altra - Ragazze, ma in tutto questo... Voi con chi andrete al compleanno? - Chiese tutt'a un tratto. Lucia scrollò le spalle e disse la verità fra sé - Quanto se la tirano queste. - In fondo non c'era niente di male.
Stefano si guardava attorno, era in evidente disagio e spaesato non conoscendo nessuno. Pensò di divertirsi a quella festa invece non fece altro che annoiarsi, tra una portata ed un’altra sentiva i discorsi delle amiche di Chiara. Discorsi noiosi su un altro compleanno, come per esempio “Carla ci andrà con un certo Luca, mentre Sara e Laura da sole perché non vogliono nessuno con loro e preferiscono andarci insieme.” Nonostante i tre amici di Lucia la facessero ridere non vedeva niente d’interessante a quella festa, l’unica nota positiva era sapere di aver fatto conoscere il suo ragazzo a chi veramente contasse.
Fine 14° Capitolo

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Capitolo 16
*** 15° Capitolo La vendetta è servita (ottobre 2005-dicembre 2005) ***


15° Capitolo La vendetta è servita (ottobre 2005-dicembre 2005)
Lucia non era molto in vena di fare conversazione, era una mattina del 12 ottobre del 2005, aveva avuto un’ennesima litigata con Carmela, stava arrivando all’esasperazione tanto da arrivare a non dormire nemmeno la notte.
Mancava un’ora all’inizio delle lezioni, con il terzo anno scolastico gli orari erano cambiati nuovamente; lei era in piedi davanti lo specchio del bagno. La sua immagine riflessa non le piaceva; aveva le occhiaie profonde e gl’occhi rossi quanto aveva pianto durante la notte ma non per paura più che altro per rabbia profonda interna che non poteva esternare. Voleva dimenticare tutto quello che era successo il giorno prima, perché essere chiamata una “puttana” non era proprio nel suo stile, poi da che pulpito veniva la predica e quindi aveva convinto il suo amico Francesco a spedirle per posta delle istruzioni di un certo livello chimico.
Mancava poco a sabato, per poter rivedere i suoi cari, doveva essere felice ma la felicità e lei non andavano più d’accordo. Si sentiva strana, contorta, si attorcigliava spesso e volentieri anche su sé stessa nel letto mentre dormiva ma nessuno osava chiederle come la potessero aiutare. Tutti la ammiravano per il self-control che ebbe quando ci fu la litigata nel giardino del collegio ma nessuno avrebbe voluto mai averci tanto a che fare in un problema tra donne come quello. Stefano e Daniele la convinsero ad andare a vedere una partitella di calcio, onde evitare depressioni croniche ed eventuali pensieri strani.
Per le lezioni del giorno, aveva indossato un paio di jeans scuri, stretti, e una felpa nera con una scritta bianca, e al piede delle semplici scarpe da ginnastica. Serena andava sul classico, con una felpa rosa e una lunga gonna bianca, una novità era la tinteggiatura dei capelli dal castano al nero, fatta durante le vacanze estive.
Lucia era pronta ad andare in classe, non aveva voglia di far colazione, tanto che la saltò - Serena, io vado a tenere i nostri posti in aula tanto il professore De Santis è quasi sempre in ritardo e quindi non sarà difficile. – L’avvisava, in tono dolce. Indossato un giubbotto di jeans uscì dalla stanza.
Mentre raggiungeva l’aula ne approfittò per ripassarsi il rossetto rosso ricalcò il mascara ed il suo cellulare si illuminò: era il suo amico Francesco, voleva sapere se il pacco fosse arrivato. Dopo aver risposto spense il cellulare e rimise il tutto dentro lo zaino arrivando in aula.
L’ora di educazione fisica arrivò in coincidenza alla sezione del quarto anno di Carmela. Una casualità che Lucia non avrebbe voluto che capitasse. Carmela appena la vide andò da lei - Ciao Lucia! Va tutto bene? - Le chiese, in modo abbastanza normale come se nulla fosse accaduto. Lucia aveva detto sia a Serena che a Davide ciò che effettivamente fosse successo il giorno della litigata e adesso la trattano come niente fosse, in modo falso ed ambiguo.
In realtà Lucia non avrebbe dato soddisfazione a chi voleva vederla a terra - Si, stai tranquilla, sto bene. Non ti dovrebbe interessare il mio stato di salute. - Le rispose in modo diretto, voltandosi per andare a sedersi nella panchina in attesa arrivasse il suo turno per giocare. Lei sorrise maliziosamente, Lucia riusciva a vedere il suo viso di scherno, imitava i suoi movimenti ridendo con Miriam.
Durante l’ora di pranzo Lucia trovò la scusa di non sentirsi bene rimanendo così in camera da sola. Ci sarebbe rimasta per almeno un due ore circa, aveva tutto il tempo per prendere il pacchetto ricevuto e cominciare il suo lavoro. Lo tirò fuori dall’armadio nascosto tra i suoi vestiti. Una volta aperto, appoggiato sopra la scrivania scoprì essere un mini campione di alcune sostanze chimiche per realizzare il cianuro di potassio, un potente veleno che uccideva in soli 4 secondi e dall' odore molto simile alle mandorle. Dentro queste fialette c’era tutto l’occorrente con relative istruzioni ed un paio di guanti bianchi ed una mascherina.
Ultimamente nella materia di chimica i suoi voti erano aumentati, con la felicità dei professori, ma nessuno poteva immaginare il vero motivo di questo improvviso interesse per questa materia. Dopo aver indossato i guanti e la mascherina, cominciò a mettersi al lavoro, leggendo attentamente ogni singolo passo per evitare di combinare qualche guaio. Per lei era la prima volta e creare una simile sostanza non era facile. Per evitare di sbagliare, procedeva molto lentamente.
Aveva a disposizione tutti gli attrezzi, trafugati dal laboratorio di chimica qualche giorno prima ma che doveva al più presto mettere a posto per non destare sospetti. Il laboratorio di chimica, infatti, veniva aperto solo quando serviva per le lezioni o quando doveva essere pulito dalle inservienti. Aveva studiato bene tutto anche gli orari di pulizia, di solito avvenivano dopo che tutte le lezioni, anche di altre materie, finivano.
Passò circa un’ora e quindici minuti, per una dilettante non era male questo tempo. Il cianuro si presentava come un solido cristallino bianco, adagiato in un vetrino circolare. Lo inserì in una bustina di piccole dimensioni con la chiusura ermetica, facendo attenzione a non farlo cadere a terra nascondendolo, poi, dentro un sacchettino di carta. Dopo di che lavò per bene nel lavandino del bagno tutti gli attrezzi utilizzati e li rimise dentro il suo zaino, con un accendino bruciò i guanti e la mascherina, posandoli nel davanzale della finestra in modo che il fumo fuoriuscisse per non far rimanere quell’odore di bruciato dentro la camera.
Ripulì il tutto e poi si precipitò al laboratorio con passo lesto. In giro non c’era nessuno e arrivata al laboratorio, provo ad aprire il portone antipanico che di solito a quell’ora era sempre chiuso a chiave. Puntava sulla fortuna e sperava che lo avessero dimenticato aperto. Purtroppo per lei era chiuso. A quel punto stava entrando nel panico, se fosse stata scoperta con tutti quegli attrezzi da laboratorio sarebbe finita nei guai. Sentì dei passi dentro un’aula vicina, non sapeva fosse un professore o la stessa preside.
Con furbizia si mise ai lati della porta sapendo, come si fossero aperte, avrebbero nascosto la sua presenza. Era solo un’inserviente che fischiettando stava pulendo le stanze. La vide aprire il laboratorio, non era orario di pulizie per quella stanza, sicuramente doveva posare qualcosa e poi andarsene. Doveva approfittare di quel momento altrimenti non avrebbe saputo cosa fare. La signora entrò e Lucia dietro di lei, l’aula era divisa in due una per gli esperimenti e l’altra accanto dov’erano posizionati gli attrezzi. Lucia entrò in questo, e velocemente senza far rumore rimise tutto apposto, poi uscì e anche se l’avesse vista nei corridoi, le poteva sempre dire che stava andando a raggiungere i suoi compagni.
Arrivò dicembre, ancora la sua vendetta non era stata portata a termine ma non per mancanza di tempo o per volontà, faceva parte del suo piano avvelenarla sotto le feste come farsi un regalo a sé stessa.
Mancavano 8 giorni a Natale era sabato 17 dicembre, come di regolamento la settimana antecedente alle vacanze di natalizie non si doveva tornare a casa o ricevere le visite dei parenti, c’era la possibilità di svago ed ognuno lo impiegava come meglio credeva.
La colazione era passata da tempo, Miriam e Carmela, s’erano separate subito dopo aver lasciato la sala mensa.
Carmela si recò in stanza per cambiarsi d’abito pe poi rivedersi con la sua amica nei giardini. Lei ritardava, l’orologio segnava le 9:00 e Miriam già l’aspettava da 30 minuti, era alla ricerca di Carmela non la trovava da nessuna parte, al cellulare non rispondeva né alle chiamate né ai messaggi non andò nella sua camera ipotizzando non fosse più lì. Si recò da Anastasia e Simona nonostante non si parlassero più, purtroppo l’idea di Carmela di ritornare amiche fallì, dopo i fatti di Gabriella ormai le due ragazze non avevano intenzione di tornare loro amiche. Bussò alla porta della camera le due ragazze erano intente a sbrigarsi i fatti i propri.
Anastasia scriveva tramite sms a Maurizio e Simona studiava qualche cosa – Avete visto o sentito Carmen per caso? – Domandò appena entrata. Anastasia riponendo il cellulare su letto le rispose – Vieni e la cerchi qui da noi? Lo sai benissimo che con lei non ci parliamo. – Non si sbilanciò nemmeno a salutarla rimase seduta guardandola come una semplice collega collegiale. La stessa cosa fece SimonaNon è qui e non sappiamo dove si trovi, per di più non ci interessa nemmeno quindi puoi anche andare via. – Continuava a studiare filosofia come se nulla fosse. Miriam voleva convincerle ad andare con lei in camera, l’unica zona non ancora controllata – Venite con me che vi costa magari s’è sentita male, non possiamo sapere. – Voleva mettere da parte il loro passato o quanto meno ci provava. Simona con un lungo sospiro s’alzò dalla sedia della scrivania facendo segno ad Anastasia di andare con loro. Non tanto convinta ubbidì solo per lei.
Lungo il corridoio fra di loro c’era silenzio assoluto, arrivarono alla stanza di Lucia e Serena, bussarono a turno tutte ma non sentivano alcuna risposta, provarono ad aprire e tutto quello che si sentì fu solo un grande urlo di spaventò da parte delle tre ragazze. Urlò così straziante che attirò tutti, i primi ad arrivare furono i bidelli che subito allontanarono le ragazze, uno di loro andò a chiamare la preside urgentemente.
Fine 15° Capitolo

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Capitolo 17
*** 16° Capitolo Indagini difficili (dicembre-gennaio 2006) ***


16° Capitolo Indagini difficili (dicembre-gennaio 2006)
Il corpo di Carmela venne trovato riverso a terra, l’era stata privata della sua vita e teneva gl’occhi sbarrati. La polizia arrivò in meno di 10 minuti, insieme alla scientifica, avvertiti dalla Preside Colombo. Due uomini vestiti in modo molto elegante ispezionarono la scena del delitto, ognuno dei presenti aveva il suo ruolo.
Chi faceva i rilevi sul corpo, chi perquisiva la stanza, chi invece scattava foto a ripetizione.
L’ispettore Carlo Pellegrini appena arrivato domandò ad una dottoressa – Cosa abbiamo stavolta? – Guardava quel corpo steso a terra molto incuriosito. La dottoressa Anna Bartalucci indossò i guanti in lattice bianco e gli rispose – Donna, 17 anni, causa del decesso avvelenamento da cianuro. Avrò la conferma dopo l’autopsia. – Disse brevemente ma molto chiara. L’ispettore Pellegrini, per prima cosa controllò la temperatura del fegato, avuto il risultato s’alzò – Guardando la temperatura è morta tra le 8:00 e le 10:00 del mattino. – Si rimise in piedi riflettendo. La dottoressa continuava a perlustrare la bocca della ragazza – Ormai siamo abituati a queste scene, mi dispiace solo che si tratti di una ragazza. – Anche lei cominciò a scattare qualche foto con una particolare macchina fotografica. L’ispettore guardava il corpo della ragazza, percependo un forte odore di mandorle amare – L’odore si sente, ma di prassi dobbiamo aspettare il referto. – Prese un lumino, capace di rilevare eventuali tracce ematiche o segni che all’occhio umano potessero sfuggire.
Finì di parlare quando arrivò anche il commissario Sergio Moretti, il quale dopo aver salutato si mise subito al lavoro. Dopo qualche minuto arrivò la preside. I due uomini interrogarono la preside.
Uno dei due si presentò – Sono l’ispettore Carlo Pellegrini, questo è il mio collega il commissario Sergio Moretti. Per caso lei sa chi volesse la sua morte? Recentemente aveva litigato con qualcuno? – Domandava con una serietà degna di un vero investigatore, riponendo al suo posto il lumino. La preside era sconvolta non sapeva cosa dire – Guardate, io non lo so, capitano certe volte litigi tra studenti ma niente che porterebbe a questo gesto. – Disse fra le lacrime, provando a sedersi. Il commissario Moretti, la sostenne aiutandola – Professoressa, si calmi, sappiamo come si può sentire. Appena può, verrà convocata in questura e ci spiegherà tutto. – Seguì il discorso il collega – Facciamo così ora se ne ritorni dagl’altri studenti. Ci sono molte ragazze scioccate e serve la sua presenza. – La guardava attentamente per capire se fingesse o fosse veramente sconvolta. La preside si alzò andando via – Sarò a vostra disposizione e scusatemi tanto. – Rispose mentre s’allontanava con passi lenti e confusi, aiutata da un poliziotto.
La dottoressa Bartalucci espose una sua prima teoria sul decesso – Beh! Se non fosse per questo forte odore di mandorle provenire dalla sua bocca avrei ipotizzato un suicidio o che sia morta per infarto, ovviamente causato dall'assunzione di sostanze stupefacenti. – Si chinò verso la vittima ed iniziò ad esaminarne tutti i particolari presenti sul corpo. L’ispettore Pellegrini, si chinò davanti al corpo – Dottoressa, c’è questa ferita nella testa. – Provava a cercare nelle vicinanze qualcosa da collegare in modo da capire cosa avesse ingerito o inalato, mentre girava il corpo, con l’aiuto della dottoressa. La dottoressa continuò dicendo - Caro ispettore Pellegrini, ha quasi fatto centro, la ragazza è morta per assunzione di cianuro di potassio l’odore è inconfondibile. Guardi i lati delle labbra… presentano un colore violaceo dovuto all'avvelenamento… e lo stesso colore è simile a quello presente sulla lingua. – Sollevò il capo per controllare il taglio nel lato destro della testa. Carlo Pellegrini voleva saperne meglio di questa ferita - E come spiega la ferita presenta sulla testa? - Chiese curioso l’ispettore. Subito la risposta arrivò – Semplice, la vittima a causa dell’avvelenamento è caduta in avanti, sbattendo la testa contro qualcosa che le ha causato questo taglio all'osso frontale, all'altezza della glabella. – Disse la Bartalucci tamponando leggermente il dito contro la fronte fredda.
Moretti dopo aver dato l’ordine ad un ragazzo di controllare per bene in bagno andò da lui – In un istituto come questo procurare un po' di veleno non è difficile. Ricordiamoci ch’è sempre una scuola. Riguardo la ferita confermo pure io la teoria. – Il suo occhio andò alla scrivania dove c’era una busta con dentro dei dolci secchi.
Si mise i guanti in lattice tirati fuori dalla valigetta della scientifica annusando l’interno.
Pellegrini lo guardò – Vedo che ha trovato “l’arma del delitto”. – Disse intento ad osservare il bagno, insieme ad altri poliziotti della scientifica, sperando di trovare qualche indizio. La Bartolucci scrutava continuamente il profondo taglio - Riguardo questa ferita confermo che sarà stata procurata per la caduta sbattendo da qualche parte. - Disse ispezionando, poi, tramite dilatazione aprì la bocca della vittima.
Il commissario Moretti osò una sua supposizione per quanto riguardava la ferita nella testa della vittima - Magari è andata a sbattere contro lo spigolo della scrivania. - Intervenne indicando il mobile appena citato – La scrivania presenta danni di una collisione di qualcosa di duro e tondeggiante! – Esclamò osservando il mobile con una piccola torcia - Come la testa della vittima. - Aggiunse Pellegrini. Si chinò nuovamente verso il corpo - Se permettete dottoressa - Disse estraendo una piccola scheggia di legno - Infatti, ecco spiegata la presenza di questa scheggia di legno, appartenente alla scrivania. – La tirò fuori con una pinza per poi metterla dentro una bustina trasparente e poi richiuderla. La dottoressa era soddisfatta – Eccellente ispettore! Davvero un buon lavoro. - Disse la donna sorridendo. Erano molto perplessi e da come venne uccisa Carmela ipotizzarono una loro idea. Il commissario Moretti inserì dentro un sacchetto trasparente la busta di carta contenente i dolci contaminati – Credo proprio di sì, penso che l’assassino doveva odiarla molto, per motivi di gelosia o invidia. – Il collega rispose – Sono della sua idea penso che il movente dell’omicidio sia proprio questo. – Le domande da fare e da porsi a sé stessi erano tante.
La dottoressa toltasi i guanti e richiusa la borsa da lavoro si accinse ad andare via - Bene… forse ci stiamo avvicinando alla soluzione del caso. Allora, io andrei a dissezionare il corpo all'obitorio. – Saluti tutti i presenti andò via.
Un caso di omicidio all’interno di un collegio non capitava da tantissimi anni.
Alla stazione di Polizia nella sezione scientifica in obitorio, la dottoressa Anna Bartalucci era in piedi accanto al tavolo di dissezionamento, impegnata nell’autopsia sul corpo di Carmela, in compagnia del suo nuovo assistente - Come può vedere, confermo la causa del decesso di questa ragazza. È stata avvelenata dal cianuro di potassio. L’ipotesi viene confermato anche dalle analisi e dalle tracce di tale sostanza all’interno dello stomaco. - Disse la dottoressa estraendo dal cadavere lo stomaco, con l'aiuto di un paio di forbici particolari per poi aprirlo con un bisturi. Il nuovo assistente non era molto sicuro - Mi scusi signorina Bartalucci, ma siamo sicuri che è stato il cianuro ad uccidere la vittima anziché la ferita, presente sulla testa? - Chiese curioso, sporgendosi verso il tavolo. Anna sorrise, evidentemente non conosceva la potenza del veleno – Caro mio questo è un veleno potentissimo non ti da tempo di reagire appena lo si ingerisce. Lo ione CN- cioè il carbonio e l’azoto, infatti, una volta nel corpo umano, si lega all'atomo di ferro contenuto nell'enzima citocromo ossidasi, inattivandolo irreversibilmente. L'enzima citocromo ossidasi è uno degli enzimi più importanti nel corpo umano: fa in modo che le cellule possano utilizzare l'ossigeno assunto respirando, e senza di esso le cellule morirebbero per mancanza di ossigeno. Il cianuro di potassio ha sapore acre e anche se ingerito in piccole dosi, causa rapidamente morte per anossia istotossica: irritazione-intorpidimento della gola, ansia e confusione, vertigini e dispnea/iperpnea, l'aria sembra mancare, sensazione di soffocamento, respirazione convulsa, la vittima perde velocemente conoscenza, convulsioni e infine morte per arresto respiratorio e cardiocircolatorio. - Rispose la Dottoressa al suo assistente. Quest'ultimo, quasi colto d'improvviso dalla sua preparazione, rispose timidamente - Beh, questo spiega perché la ferita alla testa, il ragionamento del commissario Moretti non era sbagliato, a causa di tutto questo nel cadere ha sbattuto la testa. Già dalle prime analisi non è affatto difficile riuscire a capire la causa della morte. - Rispose tutto d'un fiato il ragazzo, schiarendosi la voce. La donna iniziò a scrivere il rapporto da presentare ai suoi superiori - Molto, molto bene! Ora possiamo iniziare a scrivere il rapporto sul decesso. - Disse la dottoressa sorridendo – Bisogna essere chiari quando lo si scrive, perché ti stai prendendo la responsabilità delle indagini che sono in corso. - Continuò, indicando il corpo della ragazza.
I giorni passavano alla stanza isolata e sigillata, nessuno poteva avvicinarsi. Lucia si comportava normalmente insieme alla sua amica Serena vennero trasferite in un’altra stanza insieme a due ragazze del quinto anno. I 15 giorni di vacanze erano perfetti per la polizia che avrebbe indagato all’interno del collegio con tranquillità. Stefano aveva dei dubbi a riguardo ma sperava di sbagliarsi, proprio come Daniele e Serena prima o poi sarebbero stati chiamati per rispondere alle domande dei poliziotti.
Quello che si domandava sempre era – Cosa dirò quando mi chiameranno, non ne ho la minima idea. – La stessa cosa era anche per i suoi due amici.
Degl’altri non gliene importava nulla ma non voleva che quanto meno loro non venissero coinvolti. Durante i sopralluoghi nella stanza, le lezioni per quella settimana antecedente a Natale proseguirono normali.
Trascorsi i 15 giorni di ferie tutti tornarono al collegio, nel frattempo la polizia prese tutti i rilievi possibili in quei giorni a disposizione ed analizzò gli abiti della vittima.
Il 10 gennaio 2006 i due ispettori ritornarono al collegio per fare qualche domanda agli studenti che conoscevano la vittima. La prima fu Anastasia, seguita dai suoi genitori in quanto minorenne, i colloqui avvennero nell’ufficio della preside - Buona sera professoressa! – Salutò il commissario Moretti. La Colombo ricambiò il saluto – Buongiorno a voi commissario Moretti, ispettore Pellegrini…! - Disse, una volta seduto vide le foto della camera luogo della scena del crimine. Salutarono anche i genitori della ragazza. L’ispettore Pellegrini domandò - Chi è questa ragazza? – La guardava severamente.
La preside si doveva limitare solo ad ascoltare senza intromettersi nei discorsi, come lo stesso i genitori.
Moretti descrisse la vittima ed i presenti – La vittima si chiamava Carmela Barbieri, diciassette anni e studentessa del quarto anno di questo collegio. È stata ritrovata dalla sua compagna di classe, la qui presente Anastasia Pellegrini, e da altre due ragazze al momento non presenti all’interrogatorio. Davanti a me l’ispettore Carlo Pellegrini, la preside dell’Istituto la professoressa Erminia Colombo ed i genitori della ragazza, il signore e la signora Pellegrini, in quanto ancora minorenne. Assente il loro avvocato di fiducia perché la ragazza è solo sotto interrogatorio come persona informata sui fatti. - Disse indicando quest'ultima, terrorizzata come non mai. L’ispettore Pellegrini la guardò, dopodiché le si avvicinò mostrando la foto del corpo senza vita di Carmela, steso sul pavimento - Mi auguro che quando avete trovato il corpo della vostra amica non l'abbiate toccata! – Esclamò. Anastasia negò decisa - No ispettore, assolutamente, lo consigliato anche alle mie due amiche, Miriam e Simona. – Non era abituata a quelle interrogazioni ma restava molto tranquilla. Continuò Morelli - Bene… allora, cosa mi dici a riguardo di Carmela? Aveva dei nemici o litigato con qualcuno? - Chiese alla ragazza prendendo la penna per prendere appunti.
L’interrogatorio, duro per ore, alla fine Anastasia, dovette per forza tirare in ballo i nomi di Lucia e Stefano, presto sarebbero stati convocati in questura essendo i sospettati non potevano interrogarli dentro un collegio. Ma prima di loro a testimoniare venivano Miriam e Simona, anche loro avrebbero confermato i problemi che c’erano tra Carmela e Lucia.
Fine 16° Capitolo

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Capitolo 18
*** 17° Capitolo La verità innanzitutto (gennaio-febbraio 2006) ***


17° Capitolo La verità innanzitutto (gennaio-febbraio 2006)
I genitori di Carmela, erano disperati, ricevere la notizia della morte della figlia proprio nei giorni delle feste di Natale era davvero straziante. Il fratello Maurizio s’era chiuso in sé stesso e solo l’affetto della fidanzata Anastasia, lo tirava su di morale, perdere così una sorella non era bello.
Più volte vennero convocati per delle domande a cui loro non sapevano rispondere. La ragazza non parlava molto dei problemi all’interno del collegio, era la tipica ragazza che si teneva tutto dentro. I funerali, si svolsero solo verso la metà del mese di gennaio del nuovo anno.
Il giudice aveva autorizzato l’esumazione del corpo una volta accertata al 100 % la causa della morte nonostante fosse già certa da subito. Le vacanze natalizie ritardarono la sepoltura quindi altro strazio da aggiungere.
La vita nel collegio proseguiva normale c’era, però, Anastasia la più colpita tra le due ragazze Miriam e Simona, che non riusciva a non pensare a quell’immagine della sua amica riversa a terra morta. Trovare un cadavere non era una abitudine di tutti i giorni, una cosa era vederli alla televisione o in qualche libro ma un’altra era averli visti di persona. Ufficialmente era rimasta da sola, quelle che dovevano starle vicino in realtà l’allontanarono, solo qualche saluto e scambio di qualche fraseggio quando capitava ma niente di che.
Alla sala mensa era la stessa cosa, non cambiava niente. Con il nuovo anno arrivò anche una nuova regola dopo l’accaduto; durante l’ora di colazione, pranzo e cena, non ci si poteva più sedere liberamente dove ognuno voleva ma in ordine di classe. Le panche ed i tavoli erano stati divisi, le sezioni del triennio da una parte e quelli del biennio dall’altra. Oltre i bidelli a supervisionare gli studenti durante l’ora del pranzo anche i professori avuti nell’ultima ora antecedente alla pausa per mangiare.
Simona sedeva, così, accanto le sue compagne di classe, insieme a Lucia, Serena, e Davide, con i quali non parlava molto ad eccezione di Lucia, l’unica con cui aveva stretto un rapporto di amicizia superiore rispetto a prima andando d’accordo anche con Serena. Al contrario di Carmela non aveva svolto gli esami per recuperare l’anno perduto, rimanendo così indietro di un anno. Stefano, essendo di sezione diversa, aveva la possibilità mentre mangiava, di avere contatti con la sua ragazza solo tramite sms. Il tema dei messaggi era quasi lo stesso voleva capire se Lucia centrasse qualcosa con la morte di Carmela ma lei rispondeva sempre in modo vago. Era un fatto suo personale e l’ultima cosa che voleva succedesse, metterlo di mezzo e quindi farlo diventare suo complice.
Lei, infatti, rispondeva sempre – Tranquillo amore, ormai è successo si deve andare avanti. – In modo da non aprire più quel discorso.
Tra una lezione ed un'altra tenuti dal professor De Santis di storia dell’arte, la professoressa di filosofia e vice preside Paladino, di un’altra professoressa la Minutolo Francesca d’italiano e storia ed altri vari, i giorni proseguivano veloci, febbraio era alle porte e nonostante gli inquirenti avessero tante prove che conducevano al movente di gelosia, non sapevano come confermare i sospetti su Lucia tutto, infatti ricadeva su di lei.
Le testimonianze di molti studenti parlavano di continui litigi tra lei e la vittima e di come il motivo era quasi sempre lo stesso; le avance di Carmela nei confronti di Stefano. Poi c’erano gli altri due ragazzini Serena e Davide, si pensava sapessero qualcosa e la proteggessero.
S’intercettò uno scambio di messaggi fra i due fidanzatini; in un dialogo, Serena diceva – Davide, ma siamo sicuri che Lucia non c’entra niente con l’assassinio di Carmen? – Domandava al suo ragazzo. La risposta di lui fu – Non oso nemmeno immaginarlo, sappiamo quante volte l’ha minacciata anche pubblicamente davanti ad altri studenti ma non credo arriverebbe a tanto. – La sua perplessità era evidente. Serena continuò a scrivere – Non lo voglio pensare nemmeno io, non riuscirei a crederci e poi dove l’avrebbe preso il cianuro? Noi nel laboratorio di chimica non ne abbiamo. – In questo messaggio si poteva capire come lei non sapesse niente. Il dubbio veniva meno con la risposta di DavideNon c’è mai stato questo sì ma penso che gli ingredienti si, andiamo non mi dire che non ti ha mai accennato niente. Parlavate di tutto. – L’ispettore Pellegrini leggendo questo particolare era nel dovere pensare che la ragazzina sapesse ma la risposta che diede non lo confermava – Non abbiamo mai parlato che volesse fare qualcosa a Carmen. Una sola volta mi disse che stava aspettando un regalo da parte di un amico, mi pare si chiamasse Francesco. Credimi amore mio poi non mi disse altro. – Il dialogo si concluse con Davide che la salutò – Va bene tesoro mio, ora stai più calma. Ci vediamo in classe più tardi. – Poi più niente, finiva così la lunga serie di messaggi. Pellegrini, si domandava – Ma chi è questo Francesco? Quale sarà mai questo regalo di cui parla la ragazzina? – Non riusciva a darsi una risposta, solo indagando avrebbe scoperto qualcosa.
Richiuse i fogli dentro un fascicolo e lo posò dentro al cassetto della sua scrivania. Uscì dal suo ufficio, nel corridoio incontrò il commissario Moretti al quale spiegò la sua teoria sui messaggi appena letti - Come mai la pensa così? - Chiese il commissario. L’ispettore rispose - Perché Lucia, a mio parere non c’ha raccontato tutta la verità quando l’abbiamo interrogata. – Avanzava a passi lenti lungo il corridoio sentendo le parole del collega.
Da qui il flashback piombò sul commissario ricordando l’interrogatorio di Lucia, avvenuto qualche settimana prima con affianco i suoi genitori.
Lucia era dentro la stanza dedicata per questo tipo d’investigazioni – Ve l’ho detto, mi trovavo, con il mio ragazzo dentro la biblioteca. Quando all’improvviso abbiamo sentito che un bidello gridava per i corridori che una studentessa era morta. - Aveva ripetuto il suo alibi tante volte, non vedeva l’ora di andare via. Pellegrini continuò a domandare – Questo lo sappiamo ma non hai notato niente di strano sulla tua amica quando facevate colazione? Magari qualche diverbio o altro? – Nella sua esperienza di investigazione ne aveva visti di tutti i colori, non si faceva ingannare dagl’occhi all’apparenza innocenti di una ragazzina.
Moretti era accanto a lui, ascoltava tutto all’in piedi – Vedi di collaborare Esposito, i tuoi genitori sono abbastanza preoccupati. – La sua severità era mostrata in tutto il suo volto. La madre consigliava la figlia – Se sai qualcosa parla Lucia, questi uomini vogliono solo aiutarti. – Stessa cosa il padre – Non devi avere paura, solo tu ed i tuoi amici potete sapere perché Carmen è morta. – Lei si trovava in mezzo ai suoi genitori e li guardava mentre le parlavano.
Dopo un sospiro disse – Ammetto che abbiamo spesso litigato ma erano cose di adolescenti niente di che. Da quanto so non andava d’accordo con le sue amiche, Miriam e Simona. Avevano litigato perché una ragazza loro amica tentò il suicidio. Lo ripeto ancora, io dopo colazione me ne sono andata con Stefano in biblioteca e non eravamo soli; c’erano altri studenti. Chiedete a loro i problemi che avevano. – Non aveva altro da aggiungere. Il ricordo finì con i visi dei due colleghi incrociarsi tra loro. Il commissario emise un lungo sospiro, fermandosi all’ingresso del suo ufficio - C'è ancora una cosa che non mi è chiara; la vittima è stata attirata da quei dolci secchi, sicuramente messi lì apposta perché chi la uccisa conosceva bene anche i suoi gusti sull’alimentazione; nel suo corpo sono stati trovati circa 150 mg di cianuro di potassio. Perché ucciderla proprio con questa sostanza? – La sua era più curiosità, di sapere come mai l’assassino scelse proprio questo potente veleno rischiando di morire anch’egli.
Chi non sapeva manovrare e non prendeva precauzioni sull’uso e sulla preparazione incorreva in guai seri anche sulla propria persona.
Pellegrini lo seguì al suo interno sedendosi - Semplice… basta vedere i rapporti che aveva questa ragazza con il resto degli studenti non era da tutti amata. È chiara una cosa, dobbiamo capire chi sia questo Francesco e cosa centri con la Esposito. - Disse l’ispettore.
Arrivato febbraio tutti si preparavano per la festa di San Valentino e per il carnevale. La professoressa Minutolo pensò di ideare delle maschere storiche sull’erba del romanticismo essendo che le due feste capitavano nella stessa settimana – Si devono fare delle belle maschere, dev’essere un giorno memorabile. – Ripeteva agli studenti durante la lezione di storia.
Per l’occasione chiese ed ottenne il permesso alla preside di stare fuori nel giardino collegiale per una sua idea personale su come ricreare un evento passato dell’era del romanticismo con la collaborazione del professor De Santis essendo insegnante di storia dell’arte.
Quel venerdì del 10 febbraio tutti i compagni di classe di Lucia si trovavano seduti a cerchio con al centro i due professori, intenti a spiegare il personaggio di Giacomo Casanova, il grande amatore italiano di quel periodo del ‘700.
Lucia si scriveva di nascosto con Stefano con il cellulare – Amore ci vediamo all’ora di educazione fisica, stavolta siamo capitati con la tua classe.Stefano rispose – Va bene, a più tardi amore mio. Ti amo tanto! Non vedo l’ora di vederti. – Il suo sorriso era più smagliante, si sentiva leggera dopo l’addio di Carmen.
Simona durante la lezione chiese di andare in bagno, vicino l’entrata c’erano dei cestiti per i rifiuti, all’interno di esso quello che rimaneva di un pacchetto strano con ancora il nome del destinatario “Lucia Esposito” ma non c’era l’indirizzo del collegio ma dell’ufficio postale più vicino.
Nel gettare un fazzoletto lo intravide – Cos’è questo? È a nome di Lucia. Fa un odore strano cosa può essere? – Decise di prenderlo poteva essere utile chiedere alla preside appena finita la lezione, senza dire niente a nessuno.
Nascose quel pezzetto di cartone dentro l’involucro dei fazzoletti e lo mise in tasca, ritornando dagl’altri. Di solito quei cestini venivano svuotati appena colmi per evitare di consumare buste di plastica inutilmente, si trovavano lì da dicembre ed essendo mezzi vuoti nessuno li aveva cambiati. Un fatto che portò a tenere i resti del pacchetto strappati in tante parti ancora lì dentro. Nessuno ci fece caso ormai erano poco utilizzati non solo dagli studenti ma da tutti quanti compresi i professori. La preside, non era a conoscenza di questo pacco spedito alla Esposito di solito tutte le lettere od eventuali pacchi passavano prima dal suo ufficio e poi ai diretti interessati. Ringraziata la studentessa telefonò all’ispettore Pellegrini, per informarlo, Lucia era ignara di questa scoperta fatta da Simona sperava infatti che il suo piano andasse bene fino alla fine.
Fu la stessa Colombo, il giorno stesso a consegnarlo alla questura di Grosseto Questo dovete consegnarlo direttamente all’ispettore Carlo Pellegrini. – Pregò il poliziotto di guardia a non sbagliare ed a consegnarlo a lui direttamente ed a nessun’altro, dopo di che ritornò al collegio.
Pellegrini ricevuto quel pezzetto di cartone, lo inserì dentro una delle tante bustine trasparenti da consegnare ai laboratori per dei controlli, lesse il nome di LuciaPerché questa ragazza si sarebbe fatta recapitare un pacchetto a suo nome in una posta e non al collegio direttamente? – Una domanda che lo spingeva a sospettare sempre di più di lei – Mi raccomando controllate se ci sono impronte ed escludete quelle della studentessa Scarselli Simona e la vice preside Colombo Erminia. – Ordinò agl’impiegati della scientifica del laboratorio.
I risultati non sarebbero arrivati subito, qualche giorno sarebbe passato ma se fosse come diceva lui, era pronto a far scattare un mandato di cattura nei confronti di Lucia Esposito, la verità prima di tutto.
Fine 17° Capitolo

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Capitolo 19
*** 18° Capitolo Il mistero quasi svelato (febbraio 2006) ***


18° Capitolo Il mistero quasi svelato (febbraio 2006)
A Napoli non si faceva altro che parlare di questo omicidio, i genitori di Lucia, vivevano nell’angoscia più assoluta, alla sala giochi ormai non si faceva altro che parlare di questa misteriosa morte era l’ordine del gioco.
Era il giorno di San Valentino il 14 febbraio, Francesco sapeva bene chi fosse l’artefice di questo omicidio ma non poteva parlare, prima o poi sarebbero arrivati a lui; per quanto tempo poteva stare tranquillo prima che arrivasse la polizia per interrogarlo? Una cosa era certa, non avrebbe mai tradito la sua amica se fosse stato destino l’avessero scoperta doveva capitare non di certo grazie a lui. Mentre lui era assorto nei suoi pensieri a fumare la sigaretta insieme ai suoi due amici Marco e Matteo, durante una partita a biliardo tra Salvatore ed un altro ragazzo si parlava proprio di questo argomento.
L’ex di Lucia, intento a fare una bella steccata commentava l’accaduto – Secondo me, questa Carmela è stata uccisa da qualche sua amica gelosa di lei. – Prese il gessetto per pulire bene la punta della stecca per poi aspettare il suo turno. Vanessa, in compagnia di alcune sue amiche, s’intromise in quel discorso – Si lo penso pure io, chissà chi può essere stato. Da quanto dicono i giornali era abbastanza odiata da tutti lì dentro. Quindi non sarà facile trovare la persona giusta. – Disse, mentre guardava giocare il suo ex ragazzo, seduta su uno sgabello nell’angolo del bar.
Erano rimasti amici, nonostante la rottura della loro relazione ed ogni tanto uscivano insieme anche in gruppo. Marco e Matteo non dissero niente non volevano commentare quel discorso. Francesco voleva dire la sua ma non si poteva esporre troppo e preferì limitarsi ad osservarli.
Salvatore rispose a Vanessa Prima o poi l’assassino sarà preso, sono proprio curioso di sapere chi sia. – Si stava avvicinando a Vanessa la quale voleva dire la sua ma non fece in tempo, all’improvviso piombarono all’interno due poliziotti. Uno dei due andò da FrancescoLei è il signor De Rosa Francesco? – Domandò aspettando la sua risposta. Non credeva sarebbero arrivati così presto – Si, sono io. Cosa desiderate? – Spense la sigaretta nel posacenere mentre tutti osservavano la scena. Il poliziotto gli rispose - Ci deve seguire in questura per accertamenti. – Non aggiunse altro, lo fece alzare e condotto in macchina.
I suoi amici erano abituati a queste cose e nemmeno ci facevano caso, solo mormorii si sentivano da parte di Vanessa, Salvatore ed altri presenti; Marco e Matteo, andarono via salendo a bordo di un motorino. Condotto alla questura ed interrogato sulla sua amica Lucia, venne trasferito in quella di Grosseto dove doveva continuare l’interrogatorio.
Ad interrogare Francesco fu il commissario Moretti in sostituzione dell’ispettore Pellegrini a risolvere un problema familiare – Signor De Rosa, il suo curriculum è molto interessante: Furto continuato di autovetture, ciclomotori e motocicli, associazione a delinquere finalizzato allo spaccio di sostanze stupefacenti, arrestato qualche volta per rissa e resistenza a pubblico ufficiale; ed ora meccanico. Per avere quasi 25 anni ti sei dato da fare. – Gli disse leggendo il suo fascicolo, all’interno della solita stanza dove già ci fu Alice. Francesco non batté ciglio a sentire tutti i suoi capi d’accusa – Che cosa volete da me? Quello che dovevo dire già gliel’ho detto ai suoi colleghi di Napoli. – Rimase fermo immobile seduto di fronte a lui, ormai era abituato a quegli interrogatori. Moretti, non era un tipo calmo e comprensivo specie con gli spacciatori che lui odiava tantissimo – Senta De Rosa, da quanto risulta nei verbali della questura di Napoli, lei ha solo raccontato solo quello che l’è convenuto, quindi ora ci stiamo qui e facciamo una bella chiacchierata. – Lo guardò fisso negl’occhi senza distogliere lo sguardo per incutere timore. Effetto che non funzionava con Francesco, anzi si divertiva quando li vedeva tosti e duri – Se lei non mi fa le domande io non so cosa rispondere, dovrebbe saperlo. – Il suo modo di fare, non piaceva a Moretti in quale cominciava ad irritarsi – Te l’abbiamo già fatta la domanda. – Riferito ai suoi colleghi di NapoliSono state trovate le tue impronte in questo pezzo di cartone appartenente ad un pacchetto che tu stesso hai spedito alla tua amica. – Gli buttò in faccia l’oggetto racchiuso dentro una bustina ermetica. Francesco osservò il tutto con un mezzo sorriso beffardo – Senta commissario, quella ragazzina che si chiama Lucia Esposito, mi disse che doveva fare una ricerca di chimica per un compito in classe e volle il mio aiuto perché nessuno l’aiutava. Così mi ha detto lei, so dove vuole arrivare ma non le so dire altro. – A questo punto il tono si fece più serio stava perdendo la pazienza ma non l’avrebbe mai portato dove voleva lui.
A questo punto il commissario s’alzò, camminando intorno a lui – Oltre che le tue impronte, abbiamo trovato tracce di alcune sostanze chimiche, di carbonio, azoto ed altre varie che insieme possono formare il cianuro di potassio. Veleno usato per uccidere la Barbieri Carmela, compagna di classe della Esposito. Cosa mi dice a riguardo?  - Domandò con una certa irruenza sbattendo il pugno sul tavolo. Francesco non si faceva intimorire aveva nervi saldi ed una grande concentrazione – Le ripeto, lei così mi disse se non mi crede le faccio leggere i messaggi che ancora ho in memoria nel telefono. Poi cosa fece realmente non lo so. – Tirò fuori il suo cellulare mostrando la conversazione completa del mese di ottobre. Moretti la lesse con attenzione poi azzardò un’altra domanda – Come mi spieghi, allora, l’indirizzo? Perché non è stato consegnato direttamente al collegio ma ad un ufficio postale tramite Fermo-Posta? ­ – Si fermò di colpo con i suoi passi risedendosi nuovamente.
Il ragazzo sapeva rispondere anche a questo – Glielo domandi a lei è la stessa cosa che ho domandato io, forse gl’è sfuggito questo particolare. Mi sono meravigliato quanto lei caro commissario ma non mi sono permesso di fare a Lucia, altre domande. Ho spedito il pacchetto richiesto e basta. – Incrociò le braccia stufo della sua presenza – E mi dica La Rosa dove ha procurato queste sostanze chimiche, non si trovano facilmente. Chi gliel’ha procurate? – Provò, in qualche maniera a farsi dire quanto meno un nome sarebbe servito a qualcosa – Provate su internet, si trova di tutto e non ti chiedono documenti o se sei minorenne. Io ho la terza media ma qualcosa sono riuscito a trovare. – Concluse il suo discorso senza aggiungere altro.
Alla fine chiese la presenza del suo avvocato e così si concluse l’interrogazione dopo circa due ore di altre domande senza una risposta che potesse aiutare nelle indagini. Venne rilasciato non avendo niente contro di lui nemmeno una denuncia recente e nel pomeriggio dopo essersi fatto una passeggiata per le strade di Grosseto ritornò a Napoli, avvertendo subito Matteo e Marco. Dovevano avvisare Lucia che presto sarebbe stata convocata per la questione del pacco. Da una cabina telefonica la notte stessa le mandarono un messaggio cifrato che lei avrebbe capito, la quale appena letto lo cancellò subito.
Era insieme a Stefano nascosti dentro una stanzetta del collegio le disse – Che hai amore ti vedo all’improvviso preoccupata. – La teneva abbracciata a sé sdraiati a terra avevano appena finito di fare l’amore e s’erano rivestiti da poco. Lucia gli rispose con un sorriso – No niente amore, i miei genitori sono preoccupati per questa faccenda di Carmen, la mia sorellina è da giorni nervosa. – Gli stampò un bacio per non fargli rispondere nuovamente; poi ognuno tornò nella propria stanza con molto silenzio.
Le sue scappatelle notturne erano coperte oltre che da Serena anche dalle due ragazze del quinto anno, anche loro facevano la stessa cosa quando potevano.
Serena la sentì ritornare a bassa voce le disse – Buonanotte amica mia. – Poi si addormentò.
Quell’interrogatorio non convinse i due colleghi della questura, nascondeva qualcosa ed erano sicuri che sapeva chi aveva ucciso Carmela, nonostante il telefono di Lucia, fosse messo sotto controllo non ottennero molto e dovevano capire come incastrare la ragazzina. Sapevano ch’era lei l’autrice ma si domandavano come, quando due giorni dopo il 14 febbraio, verso l’ora di pranzo di giovedì 16 dal laboratorio della scientifica risultarono delle impronte nel sacchetto contente i dolci secchi avvelenati. Oltre quella della vittima c’erano anche quelle di Lucia fu l’unica a toccarlo quindi questo significava che fu lei a comprarli e metterli nella scrivania per attirare l’attenzione di Carmela.
Una telefonata alla preside Colombo confermò che una circa una settimana prima, la sua classe andò a visitare nuovamente il museo di Grosseto ed altre genere di arte; quando tornarono la intravide mangiare dei dolci, sicuramente comprati in un bar ma non diede peso alla faccenda non era proibito comprare qualche merenda durante le loro uscite.
Tutto si collegava mancava solo la sua confessione ed era fatta, contutte queste prove Moretti e Pellegrini dalla procura della Repubblica di Grosseto, ottennero un mandato di comparizione in questura quindi la faccenda si stava facendo tosta. Lucia fu costretta ad andarci insieme ai suoi genitori ed un avvocato donna, una delle più importanti di Napoli.
18° Capitolo

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Capitolo 20
*** 19° Capitolo La dura vita al riformatorio (febbraio-marzo 2006) ***


19° Capitolo La dura vita al riformatorio (febbraio-marzo 2006)
La mattina di lunedì 20 febbraio verso le 9:00 del mattino venne svolto l’interrogatorio ufficiale e si sperava quello finale; questa volta non mancava nessuno c’erano tutti, compresi anche due poliziotti di guardia per controllare la situazione. L’ispettore Pellegrini era seduto di fronte a lei come proprio il suo collega – Allora Lucia, ci rivediamo! Mi sa che ci sono tante cose che ci devi dire ancora. – Aprì il fascicolo riguardante l’omicidio, tirando un forte sospiro. Lucia guardò l’avvocato avuto il permesso di parlare con il solo sguardo disse – Mi sembra di aver già detto quello che so, cosa dovrei aggiungere? – Non doveva farsi intimorire altrimenti sarebbe finita. Moretti proseguì dicendo – Che mi dici un pacchetto spedito da De Rosa Francesco a tuo nome non al collegio ma ad un ufficio postale dove tu hai detto di riceverlo? – A questo punto s’intromise la legale di lei – La mia cliente ha spiegato già la versione dei suoi fatti questo è un pacchetto che serviva per il collegio. – La difese tirando fuori un foglio con su scritto qualcosa.
Pellegrini non amava essere preso in giro – Avanti avvocato lo sappiamo che per quel mese non c’era alcuna ricerca da fare, i compagni di scuola c’hanno confermato che non era indetto nessun tipo di compito simile confermato anche dal suo professore di chimica e la preside.Moretti le fece vedere le dichiarazioni di queste persone – Esposito non ci faccia perdere tempo, ci dica come sono andati i fatti, è molto meglio per noi ed anche per la sua cliente. – Ormai avevano in pugno Lucia, quale cercava di resistere come poteva, spinta anche dai suoi genitori a dire la verità intervenendo all’interrogatorio. Pellegrini domandò con una certa severità - Cosa dovevi fare con quelle sostanze chimiche una volta ricevute? TU lo sai che combinate insieme possono creare il cianuro di potassio? – Al quanto irritato Moretti incalzò – Veleno che ha portato alla morte la Barbieri Carmela a soli 17 anni. Cosa mi dici a riguardo? Cosa ci dovevi fare con questo veleno? – Sbatté contro il tavolo il fascicolo della vittima, usando un tono alterato.
Passarono 4 ore, alla fine Lucia si rabbuiò ed il suo volto divenne diabolico - Quella stupida se lo meritava, voleva rubarmi il ragazzo, ho passato quasi 4 anni di scuola un vero inferno, ha provato ad andare a letto con lui non c’è la facevo più, la odierò per questo!!! E per essere sincera, non mi pento per nulla! – Scoppiò a piangere ma era più un pianto di rabbia e di sfogo non c’è la faceva più. I suoi genitori l’abbracciarono dicendole in coro – Ti vogliamo bene! – Solo queste brevi parole prima di vederla andare via, come sottofondo il pianto della madre stretta a suo marito.
Moretti, era uno che non aveva pietà – Comunque, penso che l'ergastolo non te lo toglierà nessuno. Anche se sei minorenne non uscirai molto presto. È questo quello che ti meriti, mentre il tuo Stefano sarà libero di continuare la sua vita. Che sia trasferita, al Carcere minorile di Napoli in attesa di giudizio, noi abbiamo finito. – S’alzò insieme al suo collega Pellegrini, il quale cercò di dare conforto ai suoi genitori - La ringrazio per l'aiuto commissario Moretti – Poi si rivolse ai genitori di Lucia Dovete sperare che il giudice le dia qualche attenuante, il vostro avvocato è bravo in qualche maniera si risolverà - Disse l’ispettore cercando di sorridere, mentre i poliziotti ammanettavano e portavano via la ragazza, accusata di omicidio premeditato e volontario. Salutò con la stretta di mano sia loro che la loro legale ed andò via. Arrivò la primavera, abbandonato il collegio da circa un mese Lucia si ritrovò all’improvviso in un luogo non adatto a lei, pieno di ragazze presuntuose che cercavano di metterla sotto, al carcere minorile di Nisida, isola appartenente al comune di Napoli.
Francesco fu accusato di concorso in omicidio rischiando di prendere una grossa pena dagli 8 ai 12 anni di carcere essendo per gli inquirenti un complice e Lucia rischiava dai 12 anni ai 20 anni fino all’ergastolo.
Stefano appena saputa la notizia, si buttò nella più disperata solitudine non interagendo più con nessuno tranne che con Serena e Davide ma ogni tanto. I due ragazzi non sapevano come commentare e preferirono non affrontare mai quel discorso, decidendo insieme a Stefano di seguire il tutto tramite la televisione ed i suoi genitori. Al contrario Miriam, Anastasia e Simona, incredibilmente si coadiuvarono insieme sperando nella massima pena per lei, pagando così il suo gesto.
L’alba di martedì 14 marzo iniziò male per Lucia, mentre il sole sorgeva con il sottofondo dei uccellini a richiamare l’arrivò imminente della primavera.
Una delle ragazze, sua compagna di cella la svegliò bruscamente – Ehi, Esposito! Sveglia, sono già le 7:00 del mattino è tardi hai dormito pure troppo. – Le tolse il lenzuolo di dosso in un modo presuntuoso tirandola da un braccio.
Era una ragazza 16 anni La Lucia che tutti conoscevano come quella forte ed intraprendente sembrava non esserci più o quanto meno messa da parte.
La ragazzina, si sentì tirata – Si, si mi sto alzando Valeria. V’ho sempre detto che non sono la serva di nessuno io. Anche se sono nuova non avete il diritto di trattarmi come Cenerentola. – Finì di parlare quando venne strattonata da un’altra ragazza – Sentì biondina, qui vigila la legge del più forte, e di certo non sei tu. Quindi vedi di lavarti e vestirti che ci sono tante cose da fare. – Disse Laura la più “anziana” della cella con i suoi 17 anni portati veramente bene.
In quel momento le mancava molto il collegio, anche lì c’erano delle bulle simili ma era diverso a differenza c’erano molti più controlli e più severità per questo tipo di persone. Le guardie carcerarie erano a conoscenza di queste situazioni, specialmente verso le nuove arrivate ma non dicevano niente. Finché non sarebbe successo niente di grave, ci passavano sopra, oltretutto era anche un test per capire se le ragazze nuove erano di carattere forte o deboli.
Per Lucia non si trattava essere tali ma solo capire quando far vedere il suo vero carattere e porre fine alle umiliazioni delle sue compagne di cella. Era già passato un mese circa ed era arrivato il momento di far vedere chi fosse Lucia Esposito. Ogni mattina si svolgeva la conta, fuori nel cortile; le ragazze si mettevano in fila in ordine ed una donna chiamava i cognomi delle detenute. Dopo c’era svago, ognuno era libero di svolgere l’attività che voleva, le zone più controllate erano le docce, il cortile e la parte riservata agli sport.
Quella mattina lei si trovava seduta su un muretto a guardare le altre giocare a pallavolo; ognuno di loro aveva un reato pesante da scontare ed altre più lievi, non aveva fatto amicizia con nessuna di queste e se ne stava in disparte.
Era immersa nei suoi pensieri quando le s’avvicinò ValeriaCiao Lucia, perché non giochi con le altre, non sei male in questo sport. – Le disse sedendosi accanto a lei.
Lucia, nonostante vedesse qualcosa di diverso in lei non le dava molta retta era della sua stessa età 16 anni ed era stata arrestata per aver tentato di uccidere uno che tentò di violentarla.
Nonostante la legittima difesa venne accusata lo stesso di omicidio colposo – Non mi va e poi non ho una gran confidenza con quelle ragazze, preferisco stare sola con i miei pensieri. – La guardava fissandola negl’occhi, appoggiando un braccio nel ginocchio. Valeria emise un sorriso – Veramente da quando stai qui, non hai stretto amicizia con nessuna. Anch’io ero come te quando arrivai, ora sono passati due anni e mi sono fatta l’abitudine e sono in buoni rapporti un po' con tutte.Lucia percepì della dolcezza in lei – Ma è vero pure che hai litigato con parecchie qui dentro. Tu stessa lo dicesti qualche settimana fa.La sua compagna s’alzò ti voglio dire una cosa: se vuoi essere rispettata, devi farti valere. – Stava per andarsene quando il pallone andò a finire proprio ai piedi di Lucia. Una ragazza robusta, di 17 anni andò da lei in modo provocatorio, prepotente e strafottente – Ehi, nanetta! Ridacci il pallone, o forse non ne sei capace. – Lei si chiamava Andrea, conosciuta per essere molto manesca e dal carattere mascolino, faceva palestra e questo spiegava la corporatura.
Lucia tirò un leggero calcio al pallone per farlo arrivare da lei – Non ho fantasia di discutere con te, eccoti il pallone. - si girò dall’altro lato. Andrea prese il pallone e glielo lanciò addosso – Non sai ch’è educazione parlare in faccia alle persone e non girate? I tuoi genitori non ti hanno insegnato niente? – Venne colpita in pieno viso, la forza che teneva venne trasferita alla palla per fortuna si riparò con le mani – Credi di farmi paura? – S’azzardo ad alzare la voce con lei alzandosi dal muretto – Solo perché sei muscolosa e sembri un maschio, questo non ti dà il dovere di rompermi le scatole. – Prese di nuovo quella palla e questa volta fu lei a lanciarla ad Andrea. La potenza non era lo stesso ma la prese come une sfida – Cos’è tutto ad un tratto hai tirato fuori il coraggio che hai? – Bloccò la palla con il solo piede. Nessuna delle presenti fiatava e Valeria stava per intervenire quando arrivò Laura l’altra compagna di cella di Lucia Andrea vedi di finirla e pensa piuttosto alle tue di compagne, ognuno si guarda il suo. – Obiettò andando da lei a scatti veloci.
Una volta avuta proprio di fronte Andrea si preparò a darle un pugno non si faceva comandare ma in quel momento intervenne Lucia, avvicinatasi a loro – Vedi di finirla mi hai stancato. Andrea ricordati che non esiste solo la forza fisica ma anche l’intelligenza. – Detto questo, le fece uno sgambetto facendola carambolare a terra.
Tranne qualche graffio non aveva niente, intervennero le guardie con i loro fischietti sedando un eventuale rissa.
Le tre ragazze vennero condotte nelle celle mentre camminavano Andrea Non finisce qui, nanetta! – Esclamò, spintonata dalle guardie.
Laura invece, pensava tutt’altro, aveva capito com’era fatta Lucia e questo non l’avrebbe dimenticato; la guardava come per dire “Hai capito la piccola!” L’unica che venne portata dalla direttrice fu Lucia e ne uscì dopo due ore di colloquio, al suo ritorno in cella, vide il suo letto ordinato e ben sistemato, la sua espressione diceva tutto infatti si domanda chi fosse mai stato e soprattutto perché.
Fine 19° Capitolo

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Capitolo 21
*** 21° Capitolo Il verdetto finale (aprile 2006-giugno 2014) ***


21° Capitolo Il verdetto finale (aprile 2006-giugno 2014)
Il 6 di aprile, giorno stabilito per la conclusione del processo, si sentiva una grande atmosfera di tensione da ambo le parti sia dalla difesa che dall’accusa.
Durante l’attesa per l’inizio stabilito per le 9:00, Serena si sentiva al cellulare con Simona, l’unica vera interessata alla sorte della sua compagna di collegio dopo una breve parentesi a favore di Miriam ed Anastasia. Stefano era accanto ai genitori della sua fidanzata, aiutato dal marito cerco di tirare su di morale la madre. Lei Pensava al peggio a qualche condanna pesante e quindi così non avrebbe più rivisto sua figlia libera. Questa volta avevano portato la bambina con loro, prima o poi avrebbe dovuto sapere la sorte della sorella ma venne tenuta fuori, in compagnia di lei la quale non si sentiva né di assistere e né sapere nell’immediato la sentenza.
La piccola parlava con la madre – Mamma, ma Lucia tornerà presto a casa? Mi manca molto. Non voglio stia in quel brutto posto. – Le sue parole trasmettevano ancora più dolore, la quale con qualche lacrima provò a dire – No piccola mia, la vedrai e presto saremo tutti insieme di nuovo. Ora andiamo a prendere il gelato. – Solo così la poteva distrarre da quella tensione.
I genitori di Carmela, compreso il fratello, se ne stavano in disparte parlando tra di loro e con l’avvocato, senza nemmeno degnare d’uno sguardo Stefano e gli altri. Erano le 9.30 avvertiti dell’arrivo della giudice Ferrari, come al solito in ritardo, tutti entrarono in aula.
Sperando quanto meno in una pena dignitosa cominciarono a sentire il giudice e l’accusa parlare tra di loro per poter interrogare nuovamente Lucia – Non ha pensato che quella trappola da lei tesa poteva invece cadere la sua amica Greco Serena? - Lei si difese a suo modo – Ho già detto tutto quanto a mio parere, cosa devo dire altro. Francesco non c’entra niente in quello che ho fatto. Si è vero, mi sono servito di lui ma lui era ignaro delle mie intenzioni. Per quanto riguarda la mia amica, sono a piena conoscenza dei gusti alimentari e so per certo che i dolci secchi le disgustano. – Disse con una voce abbastanza alta andando verso le sbarre. L’accusa continuava a ripeterle – Mi può dire perché non ha voluto fare tutta da sola? Dopotutto il laboratorio di chimica del collegio era abbastanza attrezzato per poter realizzare il veleno con la quale ha tolto la vita alla sua compagna di classe, la signorina Carmela Barbieri. – Si rivolse a lei con vera durezza, ma lei lo era ancora di più. Guardò quell’uomo con occhi di rabbia – Non volevo coinvolgere nessun dipendente dell’Istituto, mi sono limitata solo a prendere i becher, le provette e gli altri attrezzi da laboratorio che mi sono serviti a riguardo e poi li ho rimessi al loro posto. – Avrebbe voluto gridare quanto odio provava per Carmela ma non proseguì decidendo di stare in silenzio. Stefano osservava tutto, notando la sua determinazione ma per quanto avrebbe potuto aspettare il suo amore non lo sapeva nemmeno lui – Speriamo che il giudice non sia troppo severo ed irreversibile. – Si disse fra sé, incrociando le braccia.
L’avvocato di lei intervenne nei confronti del suo collega che la stava attaccando troppo ottenendo a suo favore un’obiezione. Francesco fu chiamato nuovamente a testimoniare, questa volta seduto nel banco degl’imputati e non all’interno della cella.
Il giudice tirò un fiatone – De Rosa, allora! Ci dica, come ha fatto a procurarsi gli ingredienti richiesti dall’imputata e perché non destò alcun sospetto a questo strano favore. – Ricompose dei fogli, dal viso si vedeva come non vedeva l’ora di finire quel processo. Francesco a questo punto sbuffò, era già la terza volta che gli ripetevano quelle frasi – Come ho già detto, mi è arrivato un messaggio da parte di Lucia, dove mi diceva che avrebbe tenuto un compito in classe di chimica e le servivano alcuni ingredienti. Io le risposi, come mai li chiedeva a me e non andava a prenderli direttamente lì a scuola. Mi sentivo rispondere che non poteva, ch’erano riservati solo per occasioni particolari e ricerche specifiche. A questo punto mi sono fatto convincere per questo non ho sospettato niente. Secondo lei se avessi saputo quello che avrebbe fatto avrei detto di sì?Lucia, ascoltava il suo amico parlare dopo tutto diceva solo la verità non poteva arrabbiarsi con lui. Il giudice si rivolse all’avvocato di accusa – Continui lei avvocato! – Esclamò per poi zittirsi. L’uomo si alzò dalla sedia avvicinandosi a lui – De Rosa, dove s’è procurato questi ingredienti come il carbonio, l’azoto e tutto il resto? Gliel’ha dati qualcuno? – Domandò aspettando una sua risposta.
Il ragazzo guardandolo bene rispose – Come ho già detto al commissario Moretti ed all’ispettore Pellegrini, l’ho trovati su internet i poliziotti hanno sequestrato il mio computer per confermare le mie dichiarazioni e non mi risulta abbia preso un’accusa per aver detto il falso. – L’avvocato, continuò provando a coglierlo in contropiede – Quindi lei ha fatto una ricerca su internet aiutato da un amico, giusto?Francesco abbastanza annoiato disse – Ripeto ho fatto tutto solo, lì non ti chiedono se sei minorenne o maggiorenne e nemmeno la carta d’identità. Vai nel sito giusto fai l’ordine e poi ti arriva il tutto a casa. – Dopo di che non volle aprire più bocca.
L’uomo non poté fare altro che andare a sedersi di nuovo – Ho finito signor giudice. Può andare con la difesa – Cominciò a bisbigliare qualcosa al signor Barbieri seduto accanto a lui. L’avvocato di Lucia questa volta fu breve – Signor giudice, non vedo alcuna prova che indichi che la mia cliente debba avere il massimo della pena, quindi chiedo il minimo stabilito dalla legge, siamo stati tutti abbastanza chiari. – Andò da lei sorridendole per farla tirare su. Serena disse a bassa voce a DanieleNon l’ho mai vista così determinata a Lucia, da quando la conosco. Speriamo bene. – Il suo ragazzo le rispose – Il giudice la condannerà anche in base a come si comporta, il carattere è tutto in questi casi. – A finire il dialogo fu StefanoSecondo me non avrà molto ma incrociamo le dita. – Il padre sentiva quello che si dicevano e pensava – Speriamo sia come dicono loro chi glielo dice poi a mia moglie. – L’attenzione poi ritornò al processo.
I genitori di Carmela nel primo processo non vennero chiamati a testimoniare per niente per non parlare del fratello Maurizio, che guardava Lucia come se volesse vendicarsi di lei. Il giudice non aveva intenzione di sentirli non conoscevano per niente Lucia e sulla figlia uccisa, aveva letto la loro deposizione su un verbale trasmesso dalla polizia e quello gli bastava.
Passarono 6 ore, ed alla fine dopo tante discussioni e solite parlantine, il giudice si ritirò per deliberare la sua decisione. Era arrivato il momento del verdetto finale. Da qui si sarebbe deciso il futuro di quella ragazzina dall’apparenza innocente. Erano tutti in silenzio tranne qualche piccolo mormorio da parte dei curiosi presenti in aula. Sua madre pregava fuori, sperando in una pena di circa 10 anni, intanto la piccola Barby giocava correndo per il piazzale. Quei pochi minuti sembravano interminabili, passarono circa 15 minuti ma sembrarono ore per quanta era salita la tensione e l’ansia.
Entrò il giudice Ferrari, con al seguito i suoi collaboratori, rimanendo in piedi emise la sentenza finale – Oggi 6 aprile 2006, la corte qui riunitasi in data odierna, presso l’aula di questo tribunale di Napoli in base agl’articoli del codice di procedura penale previsti dalla legge, le attenuanti richiesti dalla difesa e la pena avanzata dall’accusa; così ha deciso… - Ci furono due secondi di silenzio e nessuno muoveva sillaba o emetteva un fiato – …Assolve l’imputato De Rosa Francesco di anni 25, da tutti i capi d’accusa a lui attribuiti, in quanto estraneo ai fatti; ordina, quindi, il suo rilascio immediato se non detenuto per altra causa… Francesco non poté fare altro che esultare dalla gioia, come i suoi parenti ed amici presenti, spingendo il giudice ad usare il martello per far smettere il chiasso che s’era creato – …Condanna altresì! L’imputata, Esposito Lucia, di anni 16 a 12 anni e 4 mesi di reclusione, con la possibilità di chiedere la libertà vigilata solo dopo 8 anni dalla condanna, in caso di buona condotta; da scontare fino al raggiungimento della maggiore età presso il carcere minorile di Nisida, successivamente nella casa circondariale femminile di Pozzuoli, provincia di Napoli. Così è deciso l’udienza è tolta. – Mentre il giudice andava via, Francesco venne liberato e Lucia ricondotta al carcere minorile.
Non poté salutare nessuno solo un lontano e veloce sguardo ci fu, con i suoi genitori e Stefano, il quale gli gridò – Ti aspetterò amore, vedrai che sarà così! – Voleva tanto crederci ma chissà se sarebbe stato davvero così.
Solo un grido di disperazione da parte dei genitori di Carmen i quali gridarono allo scandalo per la pena troppo bassa attribuita alla ragazza, minacciando di ricorrere in appello andando via subito accompagnati dal loro avvocato. Maurizio era sempre più nervoso promettendo a sé stesso di vendicare la morte di sua sorella, avrebbe aspettato con tranquillità 12 anni non erano assai.
La notizia fu data alla madre che sentendo da fuori il frastuono capì che il processo era finito. Scoppiò a piangere quando il marito gli diede la notizia, ma quanto meno le sue preghiere erano state ascoltate. Stefano, Serena e Daniele per tutto il tempo della sentenza si tennero abbracciati ed una volta fuori andarono dai suoi genitori. La bambina, non capiva molto ma era abbastanza intelligente da capire che non avrebbe rivisto presto sua sorella.
Passarono 8 anni da quella sentenza, arrivò il 2014, stava iniziando l’estate, essendo a metà mese di giugno e proprio come disse il giudice, avendo avuto sempre un comportamento esemplare sia nel carcere minorile che in quello degl’adulti, tramite il suo avvocato la solita donna che la difese in quel periodo, chiese ed ottenne gli arresti domiciliari. Ne doveva scontare altri 4 di anni ma quanto meno sarebbe stata a casa sua con i suoi genitori, in quel periodo decise di completare gli ultimi due anni di scuola superiore dentro il carcere minorile riuscendo così a diplomarsi.
Lunedì 23 giugno varcò le porte d’uscita del carcere con in mano un borsone e tanta voglia di ricominciare aveva 24 anni, ormai era adulta. Non era più quella ragazzina adolescente che tutti ricordavano, ad aspettarla c’erano i suoi genitori e sua sorella ormai diciottenne con accanto il suo fidanzato, conosciuto all’età di 17 anni. L’abbraccio fu così emozionante che si misero tutti a piangere, tranne naturalmente il ragazzo.
Barbara disse – Ciao sorellona, come vedi sono cresciuta. La piccola Barby ha ora 18 anni, sono diventata maggiorenne e presto prenderò la patente. – Continuò ad abbracciare sua sorella, la mancanza fu tanta, ora non voleva più perderla – A proposito ti presento il mio ragazzo, si chiama Emanuele, ha 20 anni.Lucia, per quanto era emozionata disse un semplice – Piacere di conoscerti. – Si strinsero la mano e poi raggiunsero la macchina. Quello che lei non sapeva era la sorpresa che l’attendeva, dalla nuova Fiat Panda scese un ragazzo della sua età; era Stefano, corse ad abbracciare la sua Lucia, la quale a momenti sveniva. Non perse tempo, non le diede nemmeno il tempo per farle dire “Come stai?” che le disse – Mi vuoi sposare? – Tirò fuori un anello d’oro bianco con un brillante.
Lucia accettò subito, per lei era cominciare da dove aveva interrotto, accanto al suo futuro marito che sorprendentemente l’aveva aspettata, proprio come le aveva promesso l’ultima volta che si videro dentro l’aula del tribunale.
Il tutto finì, così, con un lungo bacio dato al suo fidanzato seguito da un abbraccio di gioia altrettanto più lungo. Da quel momento avrebbe totalmente cambiato vita senza più sbagli, era un’altra ragazza.
Qualcuno, però, non era contento di questa scarcerazione anticipata; dentro una casa di una città romagnola un uomo si trovava seduto nel divano del salotto, appena lesse la notizia, stropicciò il giornale gettandolo violentemente a terra. Se la giustizia legale non avesse fatto il suo lavoro, c’avrebbe pensato qualcun altro a compiere la vera giustizia. Di lui si videro solo gl’occhi i quali meditavano vendetta.
Fine

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