un nuovo inizio

di cara92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** capitolo sei ***
Capitolo 7: *** capitolo sette ***
Capitolo 8: *** capitolo otto ***
Capitolo 9: *** capitolo nove ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


           UN NUOVO INIZIO




Sage freeman aveva da poco compiuto sedici anni e ciò per lei significava aver aggiunto l’età consentita per poter scegliere la fazione di cui avrebbe fatto parte per tutta la vita.
Sage era una Candida, aveva passato gran parte della sua esistenza a vivere in un mondo non suo,non vivere completamente, si era sempre sentita incompleta in quella fazione e per questo era felice di essere grande abbastanza per andarsene, abbastanza per prendere una sua decisione, la prima scelta vera della sua vita incasinata.
Ma allo stesso tempo era impaurita, non sapeva cosa le aspettava veramente fuori da quelle quattro mura e se la sua scelta avesse portato solo ad altri errori? Troppe domande le giravano per quella testolina bacata che si ritrovava, ma sapeva anche di dover rischiare almeno una volta nella sua vita.
Era una mattina come tutte le altre per lei, solo un po’ più importante il sole era sorto da poco più di mezz’ora e Sage lo aveva aspettato, amava vedere le varie sfumature(la sua luminosità cominciava da un colore biancastro e virava poi in un arancio-giallo oro)che produceva fino a raggiungere il punto più alto e unirsi al cielo( di un azzurro intenso e ricoperto da nuvole spumose che prendevano le forme più strane dal drago, con la lunga coda al simpatico ippopotamo).
Sage era ancora appoggiata alla finestra della sua stanza, persa a guardare il paesaggio che si presentava davanti ai suoi occhi, voleva ricordare il più possibile,e tenerli dentro la sua mente; come la signora Thompson che con amore preparava tutte le mattine la colazione per la sua amata famiglia e che cantava e ballava per tutta la casa, una vera pazza scatenata ma una vicina gentile e amorevole con tutti, o il colore delle rose curate dalla madre.
Era così persa nei suoi innumerevoli pensieri che non si accorse nemmeno che la porta della sua stanza si era aperta lasciando entrare una figura maschile, ma Sage lo riconobbe subito, (il profumo di menta era inconfondibile), era Al il suo migliore amico.
Albert viveva nel suo stesso quartiere poco lontano dal centro di Chicago si conoscevano fin da bambini.
 
-Louis ti prego ridammi la mia collanina! Chiedeva una bambina paffutella con i capelli castani e mossi al compagno di giochi dispettoso
-NOOO!! Sage ho deciso che è mia! Mi piace troppo! Diceva il teppistello svolazzandogliela davanti
La povera Sage era troppo bassa in confronto all’amichetto e cercava con tutte le sue forze a riprendersela ma era inutile.
Cominciò a piangere, i suoi piccoli occhietti verdi guardavano il bambino andarsene soddisfatto, era rannicchiata vicino ad un albero, con la testolina nascosta tra le gambine.
Ad un tratto si sentì toccare la spalla, e alzando il viso, vide un bambino sorriderle porgendole sul grembo la sua collanina!
Non l’aveva mai notato, fino a quel momento, aveva i capelli castani e mossi ma la cosa che più le colpì erano gli occhietti azzurri e il suo sorriso gentile.
  • Questa è tua non è vero? Disse il bimbo sedendosi accanto a lei.
  • Si!! Grazie! Ma come hai fatto a prenderla! Chiese Sage guardandolo.
  • Non ti preoccupare per quello! L’importante è che ora sorridi! Louis non ti darà più fastidio, ci sono io ora! Vuoi essere la mia migliore amica? Chiese tutto d’un fiato.
  • Sii! Certo!Io sono Sage
  • Io sono Albert
 
Da quel giorno io ed Al non ci lasciammo più, era la persona migliore del mondo, potevo contare sempre su di lui, era il fratello che non avevo mai avuto.
 
 
Al era un ragazzo molto alto per la sua età, forse un po’ troppo, molto muscoloso, con i capelli di color castano chiaro e leggermente mossi, e con gli occhi del colore del cielo e anche per lui era arrivato il giorno tanto atteso,lui non desiderava altro che andarsene dalla sua famiglia,con cui non aveva mai avuto un vero e proprio rapporto e ricominciare finalmente.
Ma io? Sono pronta a lasciare tutto questo? sarò all’altezza?ecco le solite domande che la colpivano come lame d’acciaio, ormai da giorni, cominciò a tremare, la paura cominciava ad avvolgerla, ma, si sentì abbracciare;Al aveva capito tutto, le era bastato guardarla per capire cosa provasse la sua migliore amica in quel momento e si sentì in dovere di proteggerla di avvolgerla tra le sue braccia e di coccolarla solo come lui sapeva veramente fare, la teneva stretta al suo petto come se fosse la sua coperta, sentiva il cuore battere in sintonia con quello di lei come se stessero componendo una musica tutta loro, le labbra di Al lasciavano baci dolci su i capelli di lei e le sue mani percorrevano a tocchi leggeri il corpo di lei.
Sage si rilassò subito a contatto di quelle braccia si strinse a lui e respirò il suo profumo che conosceva da una vita, lui era l’unica che la tranquillizzava, l’unico che la conoscesse veramente.
Poco dopo con riluttanza di entrambi si separarono e si guardarono negli occhi,per darsi forza a vicenda, Sage gli diede un bacio sulla guancia che pizzicava per la leggera barba che spuntava e poi con la grazia di un ippopotamo lo buttò fuori dalla sua camera, doveva indossare i vestiti che la madre la sera prima le aveva accuratamente preparato un paio di pantaloni neri aderenti, un top bianco e sopra una giacca bianca e nera).
Ma perché devo indossare questo schifo di colori? disse Sage al suo riflesso nello specchio, sperando che la sua gemella le potesse rispondere.
Quanto vorrei indossare un vestito completamente rosso, o un paio di jeans verdi.
Beh almeno ho potuto colorare la camera come volevo, è meglio che glielo dica ai miei che la stanza sembra una tavolozza di mille colori? Si chiese la giovane tra se a se mettendo l’indice della mano destra sotto il mento e guardando in alto come se avesse visto qualcosa di luccicante.
No! Tanto lo scopriranno da soli appena esco da questa casa sorridendo beffarda.


Sage si guardò per l’ultima volta allo specchio e poi come un razzo uscì da quella camera che era stata la sua tana per sedici anni, gli era stato proibito portare via oggetti che potessero ricordare la sua fazione ma a lei questo non le importava, così nascose dentro gli anfibi, la piccola collanina della sua infanzia appartenuta al nonno, che rappresentava la libertà, si perché Sage voleva essere per una volta libera e coraggiosa, e solo gli Intrepidi le avrebbero dato questa opportunità e lei voleva coglierla al volo.
 
 
 
 

MY SPACE....

ciaooo! sono tornata con una nuova ff! volevo ringraziare kaithlyn24 per aver recensito e messa tra le preferite la mia ff!!
beh aspetto dei vostri giudizi belli o brutti che siano!!
ciaoooooo dalla vostra CARA


 
 
 
 

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Capitolo 2
*** capitolo due ***


POV HAZZA
 
Hey Four! Mi speghi perché cavolo devo andarci io a seguire i futuri iniziati ai test attudinali!
Non può andarci Moyra! Oggi a mensa non faceva altro che parlare di test di qua.. test di là.. che ho fatto di male ! è! Me lo spieghi. Chiedeva a gran voce Hazza mentre seguiva il compagno per il lungo corridoio che portava alla sala degli allenamenti.
Hazza ! amico mio! Te la sei cercata! Lo sapevi benissimo che se Max ti beccava di nuovo ubriaco agli allenamenti te l’avrebbe fatta pagare no! Sorrideva Four verso l’amico mentre sceglieva dall’armadietto vari coltelli per iniziare il riscaldamento.
Ti prego Four parlaci, Max ti ascolterà lo sai! Tu sei uno dei più bravi intrepidi della tua età!anzi mi correggo sei il più bravo!.aiutami! chiese Hazza inginocchiandosi al cospetto dell’amico con le mani in segno di preghiera e con la faccia da schiaffi che si ritrovava spesso ad avere.
Hazza non posso lo sai! E Four lo liquido con una scrollata di spalle.
Il giovane si allontanò richiudendosi con violenza la porta alle spalle!
Vorrei proprio sapere perché deve fare così! Quanto gli costa andare a parlare con Max!-….Non è colpa mia se mi sono ubriacato l’altra sera! Sono assolutamente sicuro che c’è lo zampino di Zeke!

Hazza aveva la cattiva abitudine di parlare da solo e ciò portava molte volte a ritrovarsi circondato da molti intrepidi che lo esaminavano come se fosse un pazzo.
Raggiunse il cornicione e si accomodò su di esso, aspettando l’arrivo del treno che lo avrebbe portato alla sede dei test.
Quella mattina il cielo era spoglio, le nuvole si scorgevano lontane all’orizzonte, c’era solo il sole che picchiava i suoi raggi caldi sulla sua pelle leggermente abbronzata.
Poteva scorgere in lontananza il palazzo degli eruditi, la sua vecchia fazione, e più in là i campi dei pacifici.
Era felice di essere negli intrepidi, era una rivincita nei confronti dei genitori, che lo avevano sempre considerato un nulla facente.
Harold sei la rovina di questa famiglia! Pretendo da te il massimo, devi diventare un medico e ti affiancherai a me alla clinica sono chiaro!
Si signore! ( come no)
Hazza aveva sempre odiato essere un Erudito, non amava studiare e tanto meno diventare un medico come lo stupido del padre. Lui amava la libertà, le feste, saltare su i treni , amava il brivido, lo faceva sentire vivo.
Ricordava ancora la faccia dei genitori il giorno della scelta, quando con orgoglio aveva scelto gli Intrepidi,gli occhi del padre erano pura rabbia ma invece aveva scorto in quelli della madre un barlume di felicità, che fosse stata fiera di lui!
Questa era la domanda che più lo tanagliava, non la vedeva di due anni, non si era presentata neanche il giorno del permesso, ma sapeva che era tutta colpa del padre, lei era sempre stata debole e sottomessa da quell’uomo senza anima.
In lontananza si sentì il fischio del treno che riportò alla realtà il giovane ragazzo, si sistemò i capelli ricci ormai un po’ lunghi e indietreggiò per prendere una bella rincorsa,
il treno cominciò a rallentare leggermente e Hazza con un balzò si attaccò al portellone si diede un’ultima spinta e salì sul vagone completamente vuoto, si sedette sul pavimento appoggiato alla parete del treno e si perse ancora nei suoi pensieri mentre, la sua vecchia fazione e con se i suoi ricordi svanivano davanti ai suoi occhi come nebbia.
 
 
 
 
POV FOUR


Four guardò l’amico uscire dalla stanza lasciandolo nel più totale silenzio e nella solitudine.
Si perché Four era solo, anche quando si ritrovava in mezzo ai suoi compagni intrepidi lui si sentiva tremendamente fuori luogo.
Ma questa fazione lo aveva cresciuto, allenato ma soprattutto aveva creduto a lui,lo aveva reso un forte combattente, ma ciò non aveva cambiato il suo animo un po’ protettivo;L’animo di un divergente, si perché lui era questo, non poteva non essere coraggioso,altruista, intelligente,onesto e gentile,anche se la gentilezza per lui era qualcosa che doveva migliorare.
I suoi pensieri vagavano nella mente come saette, lo riportavano alla sua vecchia fazione, si rivedeva debole e indifeso, al cospetto del padre troppo violento, piangeva per la perdita dell’unica persona che lo aveva veramente amato, vedeva ancora i suoi occhi così dolci e premurosi, le sue mani che gli accarezzavano i capelli e i baci che gli lasciava prima di andare a dormire, la perdita della madre era stata la scintilla che aveva portato alla sua ribellione, alla sua voglia di vincere contro quella paura che gli comprimeva il petto e che lo risvegliava ogni notte da un incubo senza fine, la sua voglia di libertà.




 

MY SPACE ....

Ciaooo sono ritornata con un nuovo capitolo! prima di tutto ringrazio kaithlyn24 per aver recensito e messo la mia ff tra le preferite.
come avrete notato, c'è un nuovo personaggio Hazza, che sarà un personaggio importantissimo nella storia! ed ovviamente non potrebbe mancare Four che si sente sempre più solo ! ma ancora per poco no!!

beh aspetto le vostre recensioni! cercherò di pubblicare il prossimo capitolo prima di andarmene in ferie!!
ciaooo
cara

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


Pov Hazza

 
 
Il treno fischiò risvegliando Hazza dal suo sonnellino, quella notte aveva dormito malissimo, troppi incubi lo avevano lasciato sveglio e neanche le tre tazze di te e latte lo avevano calmato,e poi la strigliata di Max, aveva reso la giornata uno splendore.
Si alzò a malavoglia si stiracchiò e aprì il portellone, guardò fuori e notò poco lontano l’immenso palazzo di cristallo usato come sede dei test.
Ricordava ancora il giorno che aveva varcato le porte di quel posto ritrovandosi insieme a centinaia di studenti a fare quel test che gli avrebbe cambiato la vita.
Si rivedeva seduto su quell’enorme e scomoda poltrona, vedeva la sua simulazione ma ciò che più gli portò alla mente era l’esito.
Tori l’intrepida che lo aveva assistito, lo aveva guardato con gli occhi spalancati, un senso di puro terrore si leggeva nei suoi occhi, e Hazza solo ora poteva capire cosa aveva visto la sua salvatrice; si perché Tori aveva modificato il test rendendolo un Intrepido e solo loro due sapevano cosa in realtà Harold era veramente.
Con un balzò e una successiva capriola atterrò sull’erba attirando l’attenzione di un gruppo di studentesse che lo amaliavano solo guardandolo.
Si sistemò la maglietta grigia attillata che lasciava intravedere alcuni tatuaggi sul torace, e a passo spedito raggiunse l’entrata verso il suo laboratorio.
Seguì le indicazioni che Max gli aveva accennato, percorse il lungo corridoio verso il blocco sud e poi verso la sezione rossa.
Si ritrovò ad aspettarlo alla porta della simulazione la sua compagna di sventure Moyra, che sprizzava felicità da tutti i pori.
Heyla splendore! Anche tu qui è? Chiese Hazza sorridendo all’amica
Ciaoo Hazza! Non ti sembra una cosa straordinaria essere stati scelti, per questo ruolo, non vedo l’ora d’iniziare! Disse Moyra tutta eccitata.
Si si guarda Moyra non vedo l’ora, la salutò con un cenno della testa ed entrò nella stanza.

Le pareti erano ricoperte di specchi, e al centro c’era la famosissima poltrona; Hazza, si sedette sullo sgabello ed attese che la luce di emergenza posta sopra la porta si illuminasse per dar inizio ai giochi.
Ci sarà da divertirsi! Disse Hazza sorridendo beffardo.
 

Pov Sage

 
Sage era finalmente arrivata al palazzo; aveva passato tutta la mattinata a scarabocchiare il block notes senza nemmeno ascoltare una lezione, era troppo agitata, e nemmeno Al era riuscito a rilassarla, troppo teso anche lui per il test.
Al suono della campanella, i due amici erano corsi a tutta velocità, verso la sede.
Secondo te Al cosa ci faranno? Cosa vedremo? E se non sono un’intrepida che cosa dovrò fare? chiese Sage sperando che l’amico avesse una risposta.
Non lo so Sage, dobbiamo solo aspettare e tutto ci verrà detto e insieme raggiunsero l’entrata e le altre centinaia di persone
.
Dopo circa una ventina di minuti, Sage sentì da lontano il fischiò del treno e il suo guardò vagò alla ricerca di quel magico mezzo, voleva a tutti costi salirci, in un certo senso voleva come sfidarlo.
Vide scendere alcuni giovani intrepidi anche li come lei a fare il test, ma il suo sguardo si fermò su un giovane ragazzo di qualche anno più di lei, che con una capriola era atterrato sull’erba del campus, aveva i capelli mossi e lunghi, fino alle spalle, la maglietta grigia metteva in evidenza i muscoli e alcuni tatuaggi, ma ciò che più la colpì erano i suoi occhi così verdi e attraenti e il suo portamento così duro e forte, come un vero intrepido deve essere..
Sage Era stata condotta insieme ad un altro gruppo di ragazzi e ragazze verso la sezione rossa, dentro un’enorme stanza con le pareti di un bianco sporco e con una fila di sedie sgangherate e arrugginite, si sedette comodamente su una di esse e aspettò il suo turno, aveva salutato Al ricordandogli del loro incontro di quella sera, prima di essere stata smistata.
Le sembrava che i minuti non passassero mai, ( ma da quanto tempo è che è dentro quella ragazza?) pensò tra se a se mentre ricordava la gracile ragazzina che era entrata per prima, aveva i capelli di un rosso accesso e gli occhi castani, indossava la divisa dei Candidi.
All’improvviso, sentì la porta in fondo al corridoio aprirsi e venire verso di lei un ragazzo familiare era il giovane che aveva visto all’entrata solo che ora i capelli erano legati in un codino striminzito. Lo vide arretrare davanti alla stanza e guardare ogni persona finche dalle sue labbra non uscì un nome.
“ Sage Freeman, vieni con me è il tuo turno”, Sage si alzò dalla sedie tremante e seguì il giovane che camminava veloce e spedito verso la saletta, ( Sage ce la devi fare! Fatti coraggio!) si diceva tra se a se per darsi la carica e sembrare così agli occhi di lui un po’ meno tremante.
Lo vide schiacciarsi contro la porta dello stipite per farla passare,i suoi occhi verdi non la perdevano di vista e poi il suo profumo che sapeva di vaniglia le inebriava i sensi.
Ma che mi succede! Su Sage riprenditi! Si maledisse per aver perso per un’attimo la concentrazione, lei doveva essere un’intrepida.
Sage si addentrò dentro di essa, e si guardò attorno, la stanza era piccolina, le pareti erano ricoperte di specchi, e in mezzo ad essa c’era una poltrona simile a quelle dei dentisti e appoggiato alla parete destra c’era un tavolino ricoperto di oggetti e uno sgabello vicino alla poltrona.
Sentì la porta chiudersi alle sue spalle, e si accomodò sulla sedia, facendo dei respiri profondi e continui tenendo gli occhi chiusi e cercando di trovare una buona posizione in quella poltrona leggermente dura.
Pensò ai genitori che sicuramente di li a qualche giorno avrebbero scoperto la sua bellissima opera d’arte nella sua stanza, immaginava la madre urlare per tutta la casa e il padre, ridere per la pazzia della figlia.
All’improvviso però sentì una voce calda e sensuale parlarle, ma lei era come intontita, vedeva solo le labbra di lui muoversi ma non riusciva a sentirne uscire alcun suono.
Hey! Rilassati non verrai uccisa! Io sono Hazza! Tranquilla ok? Le disse il giovane sorridendole e mettendo in mostra delle bellissime fossette.
Ok…! Disse tremante.

Sage guardava attentamente Hazza seduto sullo sgabello accanto a lei, prendere, gli elettrodi e spiaccicarglieli sulla testa, e poi porgerle un bicchierino con un liquido azzurrino.
Sage lo guardò disgustata, cercò di chiedergli che cos’era ma lui le alzò una mano segno che non voleva sentire storie,” non fare domande e buttalo giù tutto d’un colpo” e Sage fece quello che le era stato ordinato e in un nano secondo si ritrovò lontana.
 

Pov Hazza

 
I giochi erano iniziati! La luce sopra la porta si era illuminata e ciò significava armarmi di tutto il mio fascino e conquistare le giovani donzelle o sperare che almeno ci siano delle donne.
Aprì la porta e uscì a passo spedito verso la sala dove si trovavano i futuri iniziati, si guardò attorno per individuare la sua prima preda e il suo sguardo cadde su una giovane Candida, a differenza degli altri le sembrava meno spaventata, il suo sguardo era concentrato su un punto preciso della stanza e non si era nemmeno accorta dell’arrivo di Hazza! Si perse a osservare ogni suoi minimo movimento e poi pronunciò il primo nome della lista.
Zoe Parkins! Una ragazzina gracile e spaventata con i capelli rossi legati in una treccia laterale, si alzò, anche lei una Candida, e lo seguì senza dire una parola.
Il test durò pochissimo! La ragazza risultò una Pacifica e la cosa più strana fu proprio che lei desiderava esserlo, voleva lavorare nei campi e sentirsi una persona semplice.
In un certo senso Hazza fu sollevato, non era male essere li dopo tutto.
La giornata proseguì normalmente, molti risultarono ancora Candidi, altri Abneganti.
Dopo la millesima volta raggiunse la sala e chiamò Sage Freeman, la ragazza che aveva individuato dal primo momento.
La vide alzarsi e guardarlo dritto negli occhi, poteva scorgere, una vena di paura ma anche di forza, quella ragazza lo attirava come una calamita.
Arrivarono alla porta e la fece passare, il suo profumo gli inebriava i sensi, che cosa le stava facendo quella ragazza? Si chiese Hazza senza perderla d’occhio.
Sage si accomodò sulla scomoda poltrona e si rilassò, il suo sguardo vagava nella piccola stanza, come se cercasse qualcosa.
Sorrisi nel vederla impacciata nel momento in cui gli misi gli elettrodi sulla testa, sfiorandogli le guancie con i polpastrelli.
Gli passai il bicchierino lo guardò in modo disgustato, e poi lo buttò giù tutto in un sorso e la simulazione iniziò.
 

Pov Al

 
Chissà come se la sta passando quella pazza!si chiese tra se  a se Albert mentre raggiungeva il settore Nord, sezione Verde.
Si sedette su delle panchine, accanto a lui c’era un Intrepido, lo aveva riconosciuto subito, lo sguardo duro, forte, era ricoperto di piercing e se ne stava comodamente seduto, senza nessuna paura.
Al invece, più che paura era teso, voleva togliersi un peso e finire al più presto il test.
Doveva diventare un Intrepido!
La sua mente vagò alla ricerca di qualcosa o qualcuno che gli desse forza, ma il suo unico pensiero andava a Sage, o la “ marmocchia” come la chiamava lui, se l’immaginava intenta a mangiarsi le unghie, o seduta a guardare un punto fisso davanti a lei.
A volte potevano fare veramente paura i suoi modi un po’ da maschiaccio, ma per lui Sage era la sua famiglia.
Poi una voce femminile lo riportò alla realtà, una giovane ragazza, chiamò un’abnegante, che solo in quel momento, aveva notato, era alta e magra con i capelli castani raccolti in uno chignon, non aveva mai visto ragazza più bella e senza un perché divenne tutto rosso.
Doveva conoscerla, la vide allontanarsi e raggiungere la stanza della simulazione lasciando nella mente solo il suo nome. “Beatrice Prior.

 

my space....

ciaoooo!! eccomi con un nuovo capitolo! chiedo scusa per il super ritardo! spero che vi piaccia! aspetto recensioni!
bacioni!
cara

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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


POV Tris

 
Ero appena entrata nella piccola stanza per fare il test.
Tutto attorno a me le pareti erano ricoperte di specchi, cercai di far finta di non notarli, era proibito infatti nella mia fazione” abneganti” guardarsi troppo ; il nostro dovere era quello di pensare e aiutare gli altri di affidarci totalmente alla gentilezza e umiltà del nostro cuore.
Ma a volte mi era così difficile essere un’abnegante, mi sentivo comprimere l’anima, volevo essere più libera, sentirmi libera e leggera come una piuma, mi sentivo inadatta in quella fazione, anche, se facevo di tutto per dimostrarmi all’altezza, c’era sempre qualcosa che non andava.
Per Caleb invece era tutto così facile, per lui aiutare una donna anziana ad attraversare la strada, aiutare i miei genitori a sfamare gli Esclusi, gli veniva così naturale non si soffermava nemmeno a pensare a cosa fare, sapeva e desiderava fare il meglio.
Uno strano rumore mi riportò alla realtà, guardai la giovane ragazza, che poco minuti prima di aveva condotto li, la osservai attentamente, aveva i capelli lunghi e neri legati in una coda alta, aveva un piercing sul labbro e spuntava un tatuaggio dalla canotta nera,era un’intrepida senza alcun dubbio, ma non mi metteva paura, anzi mi sembrava anche felice di essere li, la vidi accomodarsi sullo sgabello accanto alla poltrona e armeggiare su un bancone dietro di lei.
Io invece mi ero soffermata a guardarmi in uno degli specchi, sapevo che era proibito, ma per una volta volevo vedere come ero , cercare qualcosa che mi facesse capire chi fossi veramente, ma quelle pareti non mi potevano dare una risposta.
All’improvviso mi sentii toccare la fronte da qualcosa di freddo e vidi la ragazza mettermi degli elettrodi e passarmi un bicchierino contenente un liquido azzzurino.
  • Su Tris stai tranquilla, non ti succederà nulla! Devi soltanto rilassarti e seguire il tuo istinto; io sono Moyra e non ti preoccupare ci siamo passati tutti.
  • Tris? Sei la prima persona che mi da un soprannome sai! E mi piace anche! Disse Beatrice rilassandosi per un secondo.
  • Sono contenta che ti piaccia! mi viene normale dare dei soprannomi, penso di averglieli dati quasi a tutti i miei compagni di fazione; comunque su butta giù tutto senza fare storie. Disse Moyra sorridendole.
Tris fece come gli era stato detto,cominciò a sentire gli occhi pesanti e si addormentò
Si risvegliò poco dopo, in una stanza buia e poco illuminata, scorgeva da lontano un tavolo vecchio e malandato con sopra due ceste di vimini, su una c’era della frutta mentre l’altra era piena di coltelli, non sapevo cosa dovevo fare! e poi perché dovevo scegliere, non volevo nessuna delle due cose, così lo scenario cambiò all’improvviso, questa volta mi ritrovavo nella stanza dei test, ma mi sembrava più grande, davanti a me c’era un cane, seduto sulle zambe posteriori e mi osservava, non riuscivo a muovermi, troppo preoccupata, per la sua reazione, lo vidi all’improvviso correre verso di me, e ringhiare, ma notai che non stava seguendo me, ma una bambina poco lontana, mi sembra di averla già vista.
La sentii urlare, il cane l’aveva quasi raggiunta, così balzai su di lui e lo bloccai, ritrovandomi ancora una volta in un’altra stanza, ma questa volta ero chiusa dentro una scatola di vetro, mi guardai attorno per cercare aiuto ma non c’era nessuno,all’improvviso cominciò a riempirsi di acqua, cercai la valvola per bloccarla, ma non riuscivo a trovarla, il cuore cominciò a battermi forte e andare in confusione, presi due boccate di aria prima di essere sommersa.
Chiusi gli occhi e cercai di regolarizzare il mio respiro e cercare un modo per uscire, questa scatola di vetro avrà un punto debole! pensai
Aprii gli occhi e mi guardai attorno, e notai poco sotto la parete di fronte a me una piccolissima crepa, con un pugno e un calcio la colpii e in un secondo scoppiò in mille pezzi riportandomi alla realtà
Moyra mi stava osservando con gli occhi spalancati e impauriti, io la osservavo cercando di capire cosa possa essere successo, la vidi armeggiare in fretta e furia con degli strani meccanismi su un piccolo computer, e allontanarsi .
Il tempo non passava mai. Continuavo  a guardare la porta da dove poco prima era uscita Moyra, qualcosa era successo, ma cosa? che abbia sbagliato? Troppe domande cominciavano a viaggiare nella mia mente.
Poi la vidi rientrare l’espressione sul viso molto dura e a tratti indescrivibile.
  • Tris! Sai che ci è proibito dire quale sia stato il vostro risultato ,ma sei un caso completamente nuovo per me, il tuo test è incompatibile!, nelle varie fasi del test,mi sei sembrata da subito un’abnegante,( quando hai salvato la bambina) poi potevi essere sia pacifica e prendere la frutta o intrepida e prendere il coltello, ma non l’hai fatto, e poi quando eri nella scatola di vetro.
  • Che cosa vuoi dire test inconcludente? Cioè non sai che fazione sono? Ma come è possibile Moyra.
  • Tris! Posso solo dirti che chi ottiene questi risultati viene chiamato Divergente. Disse sottovoce.
  • Promettimi che non devi farne parola con nessuno! Se scoprissero che cosa sei! Saresti in grave pericolo! Modificherò il tuo test e ti renderò un’abnegante ma ricordati a nessuno
  • Okay! Moyra non parlerò con nessuno e mi avviai verso la porta.
 
La guardai per l’ultima volta prima di chiudermi lei e quello che mi ero capitato dietro di me.
Ero una Divergente e ora che cosa avrei fatto?
 
 

Pov Sage

 
Quel maledetto intruglio che mi aveva dato Hazza sapeva di piscio di gatto, era disgustoso,
mi guardai attorno e misi a fuoco dove realmente mi trovavo, ero davanti a casa mia, cosa alquanto strana! Non ero “ the flash” e quindi o all’improvviso possedevo la super velocità, o cosa più logica il mio test era ufficialmente cominciato.
Mi guardai attorno, tutto sembrava nella norma, raggiunsi la porta di casa che si aprì con un semplice tocco, sembrava come se qualcuno l’avesse lasciata aperta apposta, come se sapevano del mio arrivo.
Raggiunsi il salotto,percepivo una certa tensione nell’aria e ciò non portava a nulla di buono, mi ritrovai davanti una scena alquanto bizzarra, i miei genitori erano seduti sul divano e piangevano disperati e accanto a loro in piedi vicino alla finestra c’era Al.
< mamma, papà! Ma che diamine vi prende! Dissi cercando di capire la causa di questo caos.
I miei genitori erano disperati, singhiozzavano e tossivano senza riuscire a fermarsi.
Albert invece era tranquillo, aveva però una strana espressione in viso,i suoi occhi erano cupi e tristi.
Ad un certo punto mi sentii stritolare ritrovandomi tra le braccia di mia madre,accanto a un padre sorridente.
Mamma! Allenta la presa così mi soffochi! Dissi cercando di liberarmi invano.
La sentii rilassarsi e allontanarsi avvicinandosi ad Albert che mi guardava con un sorriso strafottente, sembrava un’altra persona.
Lo vidi avvicinarsi porgendomi tra le mani la mia valigia .
Tesoro! Albert! Ci ha detto della tua decisione e ne siamo orgogliosi! Disse mia madre sfiorandomi la guancia con la sua manina esile.
< quale decisione? Vuoi illuminarmi Al? Chiesi guardandolo leggermente male.

La sua espressione cambiò radicalmente, i suoi occhi azzurri si scurirono improvvisamente, i suoi lineamenti si indurirono come si in qualche modo avesse percepito il mio senso di rabbia.
< ma come Sage, non ti ricordi, ho raccontato ai tuoi che hai deciso di voler uscire dalla recinzione, che vedrai ciò che nessuno ha mai visto, sarai la prima e unica persona di tutta Chicago a sapere cosa ci sia oltre le fattorie dei Pacifici o mi sbaglio? Disse con un sorriso falso in volto.
Cercai di mettere a posto le idee, primo, i miei genitori non avrebbero mai e poi mai accettato questa idea, secondo, mia madre sicuramente ha notato il bel regalino che gli ho fatto e non ho ricevuto nessuna ramanzina e terzo Al, non è lui, non è il mio amico.
All’improvviso dentro la mia mente sentii Hazza incitarmi a decidere e li capii quello che stavo vivendo era pura e semplice fantasia creata dalla mia mente, le mie paure stavano prendendo il sopravvento.
La paura di non fare la scelta giusta, la paura di restare sola, la paura di non essere amata, di non essere la prima scelta di nessuno.
Feci un respiro profondo e feci una cosa alquanto non da me, mi avvicinai al Albert e gli diedi un pugno in viso e lo scenario cambiò improvvisamente.
Sentii Hazza ridere a crepapelle nella mia mente e capii che la prima parte era fatta ora cosa mi sarebbe aspettato ancora?
L’altezza? La morte? Beh a noi due simulazione.
 

Pov Hazza

 
Questa ragazzina era una vera furia, il suo sguardo poco prima di bere quel liquido dal gusto orrendo mi aveva lasciato di stucco, aveva varie sfumature, rabbia, tristezza, forza tutto racchiuso in quegli occhi così belli.
Mi sorrise poco prima di chiudere gli occhi e ricominciare la simulazione.
Mi sedetti comodo, guardando nello schermo accanto a me, il test, il battito aveva cominciato ad accelerare poco prima che Al questo suo presunto amico le stesse porgendo la valigia, la vidi confusa, la sua mente continuava a vagare senza trovarne un’uscita, decisi così di incitarla, di tranquillizzarla e così fu, la osservai per un attimo. Era così bella, sembrava che dormisse, alcuni ciuffi gli ricadevano davanti agli occhi rendendola così innocente, le sue mani erano fredde e sudate e si tenevano salde ai braccioli come se avesse paura di cadere.
La vidi colpire il suo amico in pieno viso e urlai dalla gioia,ragazza mia sei una forza! Dissi tra me a me sorridendo e lei si rilassò come se in qualche modo di avesse sentito,la prima parte era andata adesso cominciava la parte più difficile.
Sage questa volta era a scuola, a mensa, la vedevo sedere da sola, nel tavolo più lontano della sala, nessuno si avvicinava a lei come se avesse la peste, alcuni ragazzini poco lontani ridevano di lei, ma questa ragazzina, non ne faceva caso, come se fosse chiusa in una bolla di vetro, li ignorava semplicemente, e poco più in la ecco arrivare Al lei gli sorrise, i suoi occhi si illuminarono, come se la sua vita dipendesse esclusivamente da lui, lo vidi avvinarsi a lei e abbracciarla, potevo percepire il calore di quel gesto, l’amore puro e innocente di entrambi.
Non riuscivo a capire quale paura potesse essere questa e poi come un fulmine lo vidi, la scena era cambiata lui non era più accanto a lei ma rideva di lei, ecco la paura di Sage, essere sola.
Mi intristii molto, capivo come si poteva sentire, anche io per molto tempo l’avevo provava quella sensazione di abbandono, di essere emarginato, ma poi avevo incontrato Four e lui mi aveva dimostrato che anche io posso essere qualcuno, che sono una persona da amare.
 
 

Pov Sage

 
Mi ero rilassata molto dopo aver superato la prima parte del test, ma questa volta capii subito che era qualcosa di molto più complicato,qualcosa con cui avevo lottato da tutta una vita.
Ero nella mensa della mia scuola, come al solito ero seduta nel tavolo più lontano della sala, il tavolo degli emarginati.
la stanza era piena di studenti ognuno diviso nei loro gruppi, i secchioni, i “ vip” come li chiamavo io,cioè i più gettonati, e poi c’ero io.
Mai nessuno si sedeva con me, tutti mi prendevano in giro, a volte senza nessun motivo.
Questa era la mia paura più grande, la solitudine, l’abbandono, essere emarginati non accettati.
Albert era l’unico amico che avevo, e ogni volta lo aspettavo con ansia, come se lui fosse la mia ancora, la boccata di ossigeno che avevo bisogno.
Il cuore cominciò a riempirsi di calore quando da lontano scorsi Al superare il tavolo dei vip e raggiungermi con il suo bellissimo sorriso, ignorando tutte le voci e gli insulti che riceveva solo perché si sedeva con me.
Quanto desideravo essere come lui, camminare a testa alta, come se per lui quelle persone e quelle parole lo colpissero come piume.
Dentro la mia testa mi dicevo che questa era solo una simulazione ma ahimè mi sembrava così tanto vera, potevo percepire tante emozioni in un sol momento.
E poi all’improvviso lo scenario cambiò, e qui il mio umore si modifico ulteriormente, Al mi aveva abbandonata, rideva di me, mi insultava, ecco la mia paura, essere abbandonata anche da lui.
Mi ero resa conto solo ora che avevo dato la mia vita in mano ad Al, come se lui mi conducesse sempre in una strada giusta per me.
Mi rannicchiai li in un angolo mentre a poco a poco quelle parole mi entravano dentro come lame.
Piansi e mi coprii le orecchie ciondolando avanti e indietro come se in quel modo le avrei lasciate smettere.
Poi mi sentii la mano sfiorare, percepii la voce sottile quasi un sibilo di Hazza e in qualche modo mi rialzai, li affrontai non con le parole ma con un semplice sguardo e ognuno a poco a poco svanì, lasciandomi sola con me stessa.
Una mia gemella era di fronte a me, rappresentava tutto quello che io non ero, forza, coraggio, ma anche crudeltà, odio.
Mi ritrovai con una pistola tra le mani.
< su forza fai una scelta! Almeno una giusta nella tua vita inutile! Disse la me malvagia.
Mi guardai attorno, ero sospesa nel vuoto,e non me ne ero nemmeno accorta, ero sopra i binari nella zona ovest della città, potevo scorgere il palazzo degli intrepidi, e più in la i campi dei pacifici.
Non capivo che scelta dovevo fare, l’altra me ne stava tranquillamente in piedi a camminare sul cornicione del ponte, senza trasparire alcuna paura o timore, io invece tremavo senza nemmeno riuscire a guardare di sotto.
Da lontano comincia a sentire il treno fischiare e il mio istinto fu quello di spostarmi ma i miei piedi erano bloccati, cominciai ad urlare a chiamare la me malvagia, la paura di morire, dell’altezza erano tutte qui in quel preciso istante.

Prese la pistola e la mia mano e se la puntò sulla fronte, mentre io la guardavo spaventata.
Come poteva desiderare di morire, lei che aveva la possibilità di scappare, preferiva sparire.
Il treno cominciò ad avvicinarsi sentivo il fischio rimbombare nelle mie orecchie,avevo bisogno in quel momento di Hazza, ma era come se lui fosse sparito dalla mia mente.
Lanciai la pistola e allontanai la me malvagia e il treno mi colpì, riportandomi alla realtà.
Mi staccai gli elettrodi dalla testa e inspirai profondamente,il cuore mi batteva all’impazzata e mi girava la testa.
Puntai subito il mio sguardo accanto a me , cercavo lo sguardo di Hazza, ma di lui non c’era traccia, mi guardai attorno e lo vidi la poco lontano con lo sguardo perso e mi fissava a bocca spalancata .
Non ti avvicinare! Mi disse allontanandosi ancora di alcuni passi da me era spaventato.
Hazza cosa è successo? Gli chiesi accomodandomi a peso morto sulla sedia con il viso rivolto verso di lui.

Passarono alcuni minuti prima che il ragazzo si calmasse e mi raggiungesse, tenendo comunque le distanze.
Sage, non è possibile, non puoi essere! Disse guardandomi e scuotendo la testa.
Hazza ti prego cosa è successo? Gli chiesi avvicinandomi a lui e sfiorandogli le mani con le mie.
Sage e proibito dire il risultato del test, ma non posso tacere, sei una Divergente.
Ma comunque modificherò il test e ti renderò ancora una Candida,ma promettimi che non ne farai parola con nessuno, ma soprattutto non dovrai scegliere gli Intrepidi, altrimenti sarai in pericolo. Disse senza distogliere gli occhi da me.
non credevo che esistessero davvero, li avevo sentiti nominare solo su i libri, ma pensare che io potessi essere una Divergente non poteva essere vero.

Hazza, mi condusse alla porta e mi sorrise, sfiorandomi la guancia con la sua mano fredda.
Sage pensa a vivere!. Furono le sue ultime parole prima di andarmene senza voltarmi.
Ora avrei dovuto fare la prima scelta vera della mia vita.
Rischiare o sopravvivere?
 
 
 
 

POV HAZZA

 
La simulazione si stava per concludere con successo, aveva fatto delle scelte molto sensate, la vidi più e più volte soffermarsi e respirare concentrandosi su se stessa.
La scena era cambiata, si ritrovava sul ponte di Hallow, a ovest della città, conosciuto come il ponte della morte, poiché il più alto e pericoloso della zona.
Di li il treno ci passava sopra come se fosse una piuma , più e più volte avevano deciso di chiuderlo ma senza successo.
La vidi parlare con la sua gemella malvagia, impugnare una pistola e puntargliela addosso, i suoi occhi erano puro terrore, ed ecco poi il treno fischiare, cominciai a saltare dallo sgabello, sembrava di guardare un film, c’era troppa azione.
La sua scelta mi spiazzo, scelse la morte, decise di salvare il male, e li capii che lei era diversa, non potevo credere che esistesse nel mondo un soggetto simile a me.
Ora che avrei dovuto fare! dirgli chi era, o mentire!
La vidi risvegliarsi, e guardarsi attorno, stava cercando il mio sguardo , cercava me. Ma io non riuscivo a guardarla non potevo, avevo paura di lei o era paura di me stesso?
Dopo pochi minuti mi avvicinai e la fissai, i suoi occhi chiedevano risposte.
Le sue mani si strinsero attorno le mie sprigionandomi un calore che mi colpì in pieno li per li mi calmai e gli diedi la risposta che voleva sentirsi dire, ma non quella giusta.
Era si una divergente ma solo in parte, lei nascondeva qualcosa di più potente, e se in mani sbagliate molto pericoloso.
La condussi alla porta senza più profelire parola ma comunque cercai di sorriderle per dargli forza e fiducia.
Sage pensa a vivere! Furono le ultime parole che gli dissi, non so se le avevo dette per lei o per me, e le sfiorai la guancia, volevo trattenere nelle mie mani un suo ricordo , forse l’ultimo, perché speravo con tutto il cuore che lei vivesse e che non rischiasse come facevo tutt’ora io.
Quella volta Tori mi aveva aiutato a cambiare me stesso, per vivere una vita normale e ora io volevo farlo per lei
La vidi allontanarsi e mi chiusi lei e quello che era successo dentro la mia mente e nel mio cuore.
Lei non doveva essere un Viaggiatore.
 

Pov Eric

 
Quel bastardo di Four c’era riuscito un’altra volta, ce l’avevo quasi fatta a convincere Max a mandarlo a fare i test, ma gli era bastata qualche moina ed ecco che adesso me lo trovavo in mezzo ai piedi
Max per di più aveva deciso di cedergli il posto come capo degli Intrepidi, ma Four come al solito aveva scelto di essere l’istruttore degli iniziati.
Non riuscivo a capire cosa aveva in quella testa bacata, rifiutare un ordine di Max era morte certa, ma lui ci riusciva sempre, forse perché era il secondo più bravo della fazione, ovviamente dopo di me.
Io sono il migliore, il più forte e ci sono voluti anni prima di diventare quello che sono.
Me ne stavo comodamente rilassato sul cornicione ad armeggiare con il mio vecchio coltello, quando da lontano vidi quel pivello di Hazza salire sul treno.
Quel ragazzo era un emerito scemo, si faceva fregare ogni volta da Zeke e poi Max sotto sotto si divertiva a fargli fare dei lavoretti o addestramenti extra, ma tanto Four veniva sempre in suo soccorso, neanche fosse una donzella in pericolo, era un Intrepido per l’amor del cielo.
Tutti lo amavano, tutti volevano stare accanto a lui, ma per me era e restava un debole, una nullità.
Tra pochi giorni sarebbero arrivati i nuovi iniziati e li avrei dimostrato tutta la mia brutalità, avevo già in mente un paio di nuovi allenamenti, ci sarà a divertirsi.








 

MY SPACE....

ciaoo a tutte!! sono tornata.. chiedo umilmente scusa per il super ritardo, spero di farmi perdonare..
volevo ringraziare TRIS&TOBIAS per la recensione
spero che il capitolo vi piaccia.. fatemi sapere!!
bacioni
cara

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Capitolo 5
*** capitolo cinque ***


Pov Al

 
Erano passate ore da quanto quella bellissima ragazza era entrata a fare il test, il suo nome vagava nella mia testa come un sogno..
Beatric prior!beatric prior, non riuscivo proprio a dimenticarlo, non mi ero mai sentito così,attratto completamente verso una ragazza.
Avevo già avuto nella mia vita delle storie ma non erano mai finite bene, molte mi avevano lasciato perché secondo loro ,tra me e Sage c’era più dell’amicizia..
Ma andiamo che scemenze sono! Sage una donna d’amare..
Ovviamente non sto dicendo che non sia bella, anzi lo è molto, ma i miei occhi l’hanno sempre vista solo e soltanto come un cucciolo da proteggere, la bambina paffutella che ho aiutato alle elementari.
Mi son sempre paragonato come una cavaliere che salva le donzelle in pericolo e lei era la dama che ogni volta avevo il bisogno di salvare.
Ma alla fine di tutto ciò ero io il salvatore o lei? Mi ero sempre paragonato come il suo soccorritore, ma molte volte ero io quello che avevo bisogno di lei, io che dovevo essere salvato e Sage non mi aveva mai abbandonato.
Ogni volta che pensavo a lei, eccola che arrivava, come se mi leggesse nel pensiero.
Avevo capito solo in quel preciso momento che entrambi eravamo cavalieri e donzelle  impaurite.
Sentii la porta della stanza aprirsi e venire verso di me la giovane intrepida, Moyra, ero rimasto l’ultimo e quindi non aveva nemmeno fatto fatica a chiamarmi, mi ero già preparato dinnanzi a lei e con un semplice gesto della mano l’avevo seguita.
Il suo viso e il suo sguardo erano cambiati, qualcosa era capitato, in quella stanza, strane cose aveva visto e i suoi occhi dicevano tutto., non sarebbe più stata la ragazza di prima ora aveva un peso da tenere .
Il test durò stranamente poco, e tutto sommato andò molto bene, tutte le paure che avevano erano solo stupidate, ma il risultato mi lasciò un po’ spiazzato, “ Abnegante” non credevo di essere così, si è vero avevo aiutato delle persone, ma con tutta la rabbia che avevo dentro e con i problemi che mi ritrovavo per colpa della mia famiglia, avevo visto sempre e soltanto l’opzione di Intrepido.
Ora dovevo decidere al più presto domani sarebbe stato il giorno della scelta che mi avrebbe cambiato la vita.
 
Quella notte tutti i nostri cari ragazzi ognuno nella loro stanza, pensava e pensava alla scelta che doveva fare, chi come tris, e Sage che avevano un duro segreto e destino da compiere chi come Al che doveva seguire il suo cuore,chi come Moyra e Hazza, che dovevano proteggere i loro “nuovi amici” dal male che incombeva e chi invece come Eric che si preparava ai giochi ma che solo successivamente scoprirà quanto sono pericolosi e che lo porterà a cambiare per qualcuno che ama.
 
 
Il mattino seguente i nostri tre amici “ tris, sage e Al” si stavano preparando, chi con la voglia di scappare da quella casa al più presto e chi con l’indecisione.
 

Pov Sage

 
Avevo paura, si lo confessavo , tremavo come non mai, quella notte era stata come un libro aperto per me, avevo pensato a tutta la mia vita, alle scelte che avevo fatto, alle amicizie che avevo creato e quelle che avevo abbandonato, all’amore che provavo per i miei e il senso di abbandono che gli avrei lasciato.
Allo sguardo di Hazza,all’esito del test, alla parola Divergente che viaggiava nella mia testa, io non potevo essere così,il test era uscito sbagliato, anzi quel ragazzo aveva mentito, io ero un’intrepida, lo avevo sempre desiderato, ma ora mi ritrovavo in un incrocio, cosa dovevo fare, scegliere quello che voglio, rischiando di far scoprire chi sono o scegliere la strada più semplice di restare in una fazione che non sento mia?
Continuai a pensare e a pensare, raggiunsi con i miei genitori la sede degli iniziati, quest’anno sarebbe toccato a Marcus il capo degli Abneganti aprire il discorso di benvenuto.
Mi guardai attorno, riconoscevo alcuni ragazzi della mia classe, ma di Albert nessuna traccia, i miei occhi vagarono ancora più lontano e raggiunsero il gruppo degli Intrepidi, dove riconobbi Hazza, sorrideva e parlava con alcuni compagni di sicuro quelli scelti per fare i test agli iniziati.
Era ancora più bello di come me lo ricordassi, e inconsciamente diventai rossa, per un momento avevo dimenticato tutte le mie paure, e il mio unico desiderio era di stare la accanto a lui.
Ma allo stesso tempo un brivido percorse la mia schiena, le sue parole, vagavano nella mia mente, “ Sage pensa a vivere” e come se mi avesse sentito incrociai i miei occhi con i suoi che brillavano.
Per tutto il discorso cercai di tenermi calma e rilassata anche perche accanto a me, c’era Albert che non mi aveva lasciato la mano nemmeno una volta.
La sentivo tremare e leggermente sudata ma cercai di calmarlo accarezza dogli il braccio con la mano libera.
Non l’avevo mai visto così spaventato e poi la sera prima non c’eravamo nemmeno visti, perché avevo paura che avesse scoperto  tutto.
Mi faceva male non dirgli le cose, ma questa cosa era troppo per me immaginate per lui.
Sentii il mio nome riecheggiare per tutta la stanza, mi guardai attorno per cercare di capire cosa fosse successo, e vidi i miei genitori incitarmi ad alzarmi.
Sage Freeman!disse Marcus a malavoglia, come se fosse già stanco ancora prima di cominciare.
Lasciai la mano di Al e a passi lenti e decisi raggiunsi Marcus; mi porse il coltello e di fronte a me c’erano tutte le fazioni,dovevo soltanto farmi un piccolo taglio sulla mano e poi il mio sangue sarebbe caduto dando cosi inizio alla mia nuova vita.
Le guardai tutte, ma i miei occhi vagavano solo su due scelte, Intrepidi o Candidi?
Scegliere la vita o rischiarla?
Chiusi gli occhi e feci cadere il sangue finché la sua voce non urlo l’esito.
Sage Freeman Intrepida.
 

Pov Hazza

 
Qella notte, non avevo dormito molto, continuavo a pensare alla giovane Candida,
Sage, il suo esito mi aveva spiazzato,non potevo credere che esistesse un Viaggiatore.
Quando ero negli Eruditi avevo letto che molti secoli prima erano esistiti, ma non credevo che ne avrei incontrato altri oltre a me.
Si io ero un Viaggiatore, venivano chiamati coloro che erano Divergenti ma con un elemento che li distingueva.
Venivano considerati la razza più pericolosa, e ancora io dopo questi anni, dovevo farci l’abitudine, non sapevo neanche quali erano questi strani cambiamenti.
Tori era stata in un certo senso la mia insegnante, mi aveva aiutato a controllarmi, il mio unico obbiettivo era quello di non dover mai soffrire troppo altrimenti sarei scoppiato.
È difficile da spiegare, ma è così, i Viaggiatori si distinguono, da i semplici Intrepidi,dalle simulazioni che sembrano uguali a tutte le altre, solo un piccolo frammento di esse quasi invisibile ci distingue.
Se venissimo presi, sarebbe la fine per noi, Tori mi aveva protetto e ancora lo stava facendo e io ora che avevo incontrato Sage sentivo il bisogno di fare lo stesso.
La chiave di tutto era di non soffrire,sembra un stupidata ma se ci pensate quanto può essere pericolosa la sofferenza?
Pregai che l’indomani quella ragazza avesse scelto i Candidi, e che sopravvivesse.
La mattina seguente, raggiunsi il palazzo con una sorta di pace, era una giornata di cambiamenti e di nuovi arrivi.
Non era cambiato proprio per niente, sembrava di essere dentro ad un’arena, le aree divise per fazione, il centro della sala era situato un bancone di marmo dove sopra erano poste tutte le bocce con il simbolo di ogni fazione, più in la una fila di sedie dove si sedevano i capi di ognuno di essa .
Quest’anno toccava a Marcus capo degli Abneganti non avevo mai amato i suoi modi di fare, quell’uomo nascondeva qualcosa di strano, mi sedetti accanto a Zeke e a Moyra che m sembrava tutt’altro che felice, era pensierosa e spaventata.
I miei occhi vagavano nella stanza come se cercassero qualcosa e difatti si fermarono su Sage, era bellissima, i capelli gli ricadevano sulla giacca nera e i suoi occhi verdi mi fissavano, ci guardammo per pochi secondi e poi lei li riabbasso senza più degnarmi di uno sguardo.
Era completamente presa da un ragazzo che teneva per mano, sembravano molti uniti, forse erano fidanzati.
Finalmente dopo un’ora di continui discorsi inutili, Marcus si decise di fermare quella nenia funebre e chiamò.
Nomi e volti mai visti, alcuni erano quelli della mia fazione, altri invece erano quelli a cui avevo fatto il test e poi tocco a lei.
La vidi raggiungere la postazione, esitò per un attimo e poi la sua scelta riecheggio nelle mie orecchie come una musica lugubre, Intrepidi, la vidi avvicinarsi a me e sedermi a un paio di file dietro come se avesse paura.
Mi voltai e le sorrisi per darle forza, ora iniziava il mio compito.
 

Pov Al

 
Quella notte stranamente dormii tranquillo, come mai prima, la mattina seguente venni svegliato dalle urla di mio padre, e da quelle dei miei fratelli, mamma era come al solito intenta a sgobbare in cucina.
La mia idea era quella di andarci da solo al palazzo ma era obbligatorio la presenza di entrambi i genitori.
Durante tutto il tragitto, non feci parola con nessuno il mio unico pensiero era di arrivare alla sede e di trovare Sage, si avevo bisogno del suo sostegno.
La vidi seduta a metà fila cosi mi intrufolai tra le varie persone che occupavano il passaggio e la raggiunsi prendendo subito la sua mano, la vidi sorridermi e stringermi forte, il mio sguardo vagò alla ricerca di Beatrice ma non riuscivo proprio a vederla, era come se fosse invisibile.
Marcus il capo degli Abneganti, parlò per più di un’ora del rispetto, della forza della fazione finché non terminò, ringrazia il Signore per averlo fatto finire e comincia ad agitarmi, i nomi di alcuni miei vecchi compagni riecheggiavano nella stanza, ma era come se non li riconoscessi, i miei occhi erano fermi sulla mano di Sage che non avevo lasciato nemmeno un minuto e del suo tocco leggero per farmi calmare, poi la vidi alzarsi e sfiorarmi con la mano i capelli, e raggiunse la postazione, scegliendo gli Intrepidi,i suoi genitori erano felici, sorridevano alla loro bambina e anche se lei non poteva vederli, glielo avrei raccontato io.
Subito dopo fu il mio turno, non esitai nemmeno un attimo e scelsi subito la mia nuova fazione, raggiunsi Sage che mi strinse in un caloroso abbraccio e con la coda dell’occhio guardai verso i Candidi, verso loro i miei genitori e verso soprattutto a mia madre che mi sorrise e pianse per la mia scelta, quella giusta.
 

Pov Tris

 
Le parole di Moyra viaggiavano nella mia mente come saette, sei una Divergente, non scegliere gli Intrepidi, è troppo pericoloso, salvati finché sei in tempo, mio fratello Caleb, aveva spiazzato tutti scegliendo gli Eruditi e li capii che non l’avevo mai conosciuto veramente,i miei genitori erano rimasti impassibili e ora che sarebbe toccato a me cosa gli avrei provocato, una via per la morte sicura.
Dopo aver visto due candidi raggiungere gli intrepidi, sembravano molto uniti, forse fidanzati,arrivò il mio turno, non sapevo cosa scegliere restare negli Abneganti era una scelta per la mia sopravvivenza ma gli Intrepidi erano il mio sogno da sempre.
Feci cadere le gocce su quella fazione che mi avrebbe aiutato e io scegli gli Intrepidi, ora dovevo soltanto lottare e salvarmi da me stessa, le scelte fatte sarebbero state le conseguenze delle mie azioni.
 
 
I nostri giovani ragazzi hanno fatto tutti una sola scelta gli Intrepidi.
Ora dovranno far fronte ad un addestramento alquanto duro ed insolito.
Eric trasformerà i nostri ragazzi in veri e propri nemici tra loro, qualcuno rischierà di essere scoperto e altri dovranno scegliere se vivere o morire.
 






















 

MY SPACE..

ciao a tutti! scusate tantissimo per il super ritardo sono riuscita a rubare il computer per un paio di ore..
chiedo grazie a tutti colori che hanno recensito, messo tra i preferiti e tutti i lettori...
chiedo comunque un vostro parere, per sapere cosa ne pensate su dai non siate timidi!!!
via auguro buon Natale e alla prossima ciaooo
bacioni
cara

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Capitolo 6
*** capitolo sei ***


POV sage

 
Avevo scelto, ero ufficialmente un’intrepida, la mia mano era finita sopra quei carboni ardenti come se qualcuno me l’avesse condotta, una forza maggiore o la mia forza di volontà.
I smistamenti erano conclusi e ognuno si recava verso la propria casa, verso la mia nuova casa, mi guardai attorno e cercai i miei genitori, avrei voluto abbracciarli, baciarli, ma c’era proibito, pregai che quei maledetti mesi passassero in fretta e che il giorno delle visite arrivasse il più veloce possibile.
Li intravidi ma la distanza era troppa e troppe persone si mettevano in mezzo ai nostri sguardi, ma comunque sperai in cuor mio che non fossero delusi di me.
Mi sentii stringere forte la mano, Al mi sorrideva e mi dava coraggio.
-Sage, non essere triste, i tuoi genitori sono orgogliosi di te e della tua scelta mi disse Albert ancora seduto accanto a me.
- Come fai a dirlo Albert? Come sai che invece sono delusi di me? Gli dissi con gli occhi che mi pizzicavano.
- perché pulce ho visto i loro occhi, e non puoi immaginare, quanto orgoglio e amore esprimessero, erano felici per te non sai quanto disse Al.
-oh ! Al non sai quanto sono felice sentirtelo dire, credevo o anzi speravo che lo fossero così almeno avrei capito che stupida scelta ho fatto, ma dai credi davvero che sia fatta per essere un’intrepida?.... gli dissi gesticolando come una pazza.

Mi sentii stringere forte da Al e darmi un bacio sulla tempia, in modo fraterno, come era solito fare.
Piccola peste ora finiscila, non cominciare ad andarmi in agitazione ancora prima di cominciare e soprattutto sarebbe meglio che ci muoviamo, se ne sono già andati tutti, sai non vorrei diventare un escluso senza aver dimostrato le mie fantastiche abilità disse l’energumeno pavoneggiandosi e insieme seguimmo il nostro gruppo, la nostra nuova casa e cominciare insieme le nostre nuove e vere vite.
Raggiunsi il gruppo, si sentivano, urla e risate, erano felici, spensierati liberi quello di cui avevo più bisogno,mi unii a loro urlando a pieni polmoni come liberandomi di tutto le paure che avevo, Albert invece se ne stava zitto, come se cercasse di studiare la situazione come se avesse capito quello che li a poco sarebbe capitato, difatti sentii in lontananza il fischio del treno e li capii che la prima prova era cominciata.
Ci mettemmo tutti in un’unica fila mentre il treno si avvicinava sempre di più, cercai di restare per ultima, forse per la paura, di essere schiacciata o di cadere di sotto, difatti mi accorsi solo in quel momento che eravamo abbastanza in alto.
Cominciai a correre, il vento si insinuava tra i miei capelli e feci un balzo attaccandomi alla maniglia del portellone, guardai dietro di me notando che alcuni non ce l’avevano fatta, erano ufficialmente degli esclusi.
Mi sentii chiamare e notai una ragazza allungarmi la mano per aiutarmi a salire.
Aveva i capelli raccolti in uno chignon ormai leggermente scomposto,
e indossava la divisa degli Abneganti.
La ringrazia ansimando.
Mi accucciai accanto a lei con in cuore che mi batteva fortissimo.
Sono Beatrice si presentò stendendo la mano
Era strano per quanto sapevo gli Abneganti, salutavano chinando la testa e non usando il contatto fisico.
Comunque per educazione, gliela strinsi e mi presentai.
Mi sembrava cosi sicura di se e poi la sua stretta di mano era forte.
Mi guardai attorno per cercare Albert e lo vidi conversare con un ragazzo, castano e con i lineamenti delicati, era un Erudito, sorrisi nel vederlo così tranquillo, e per tutto il viaggio,rimasi accanto a Beatrice e a Christina una Candida come me, mentre la mia mente vagava verso la mia vecchia fazione senza accorgendomi che qualcuno, che conoscevo molto bene mi proteggeva.
 

POV Albert

 
Ero ufficialmente un intrepido, sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene, la prima prova l’avevo superata con successo, era stato facilissimo salire sul treno, avevo percepito in quel brevissimo istante mentre salivo, sentendo il vuoto sotto di me, pura leggerezza,come se mi fossi tolto tutta la mia vecchia vita alle spalle e lo avevo fatto, quando scelto gli intrepidi.
Mai più urla in quella maledetta casa ,mai più frustate da quell’uomo che da molto non definivo più mio padre,l’unica che avrei comunque tenuto nel cuore era mia madre, lei a modo suo mi aveva amato, ma non mi aveva mai protetto, forse perché non era capace di farlo nemmeno per se stessa.
Mi guardai attorno, notando che quasi tutti erano seduti sulle pareti del treno,cercai di individuare dove si fosse nascosta quella pulce e la notai accanto a due ragazze.
Il mio sguardo si fermò su quella che le stava accanto, era Beatrice la ragazza che mi aveva rapito dal primo momento, rimasi li impalato ad osservarle, senza accorgermi che qualcuno mi aveva parlato.
Notai che si trattava un ragazzo, magrolino, ma con un solo difetto, parlava troppo, per tutto il viaggio, mi parlò della sua vecchia fazione gli Eruditi e di come fosse sollevato di averli abbandonati.
Cercai di essere partecipe al dialogo, ma la mia mente e soprattutto i miei occhi vagavano verso una stella dagli occhi verdi.
 
 

Pov Eric

 
Ero su quel maledetto cornicione da più di mezz’ora, non amavo, che quel treno fosse in ritardo, anzi diciamo che non amavo niente in generale, camminavo avanti e indietro, mentre di sotto sicuramente Four se la rideva con Zeke .
Avevo fatto la figura dello stupido davanti a Max per colpa di Four, mamma mia quanto lo odiavo, prima o poi avrei avuto la mia rivincita costi quel che costi.
Mi persi nei miei malvagi pensieri, che non mi accorsi che il treno stava arrivando a destinazione.
Mi sistemai per bene sul cornicione a godermi lo spettacolo, le porte si aprirono e i nostri nuovi arrivati saltarono chi in modo esemplare come i figli della fazione e chi invece in modo abbastanza goffo, difatti notai subito chi era caduto in ginocchio, e chi direttamente in piedi, li guardai uno per uno, volevo farmi subito un’idea di chi maltrattare un pochino.
Ma poi il mio sguardo si fermò su una Candida, era scesa per ultima, ma il suo salto era stato incredibile, mai visto nulla di simile, aveva rischiato grosso, aveva sfiorato la morte, un paio di centimetri più indietro e sarebbe caduta, ma quello che più colpì furono i suoi occhi, trasmettevano pura adrenalina, quasi divertimento.
Volevo conoscerla, studiarla, e chissà, giocarci anche un po’.
 
 
 

Pov Hazza

 
Quella ragazza aveva rischiato grosso ad entrare negli intrepidi, ma ciò non significava che con un buon allenamento della mente, l’avrebbe protetta da ogni simulazione.
Avevo intuito già da alcuni mesi che Max e gli atri pezzi grossi della fazione stavano tramando qualcosa e ovviamente non ero stato l’unico ad accorgermi.
Four ad esempio, l’avevo beccato più e più volte a girovagare nella sala centrale, ma non avevo mai avuto il coraggio di chiederglielo, si, siamo amici, ma Quattro, ha sempre un’aura nera, uno sguardo triste e misto a preoccupazione, che sia forse come me?.
Ero completamente perso nei miei infiniti pensieri, alcune iniziate sedute poco lontano da me non mi toglievano gli occhi di dosso, era una sensazione molto piacevole, essere il soggetto delle loro chiacchiere, ma io ero completamente preso da Sage.
Era salita sul treno con un salto a dir poco esemplare, quasi come  se lo facesse da una vita; rischiare.
Avevo deciso di tenermi a distanza e controllarla, non vorrei che pensasse che sia un maniaco, mi sentivo in dovere di aiutarla, proteggerla.
Dopo un quarto d’ora. Vidi Moyra e gli altri aprire i portelloni, eravamo già arrivati a destinazione, adesso non potevo fare più nulla, perché sicuramente Eric era li che ci controllava.
Saltai per primo insieme ad alcuni iniziati ovviamente già appartenenti alla fazione, mentre molti ancora erano fermi pronti ad aspettare il momento giusto.
Ma sapete in questi casi il momento ideale non c’è, devi rischiare ogni secondo della tua vita.
Tutti erano saltati ma lei no, che cosa credeva di fare, esitava, che cosa cavolo stava pensando, mi avvicinai di più al treno, e pregai in cuor mio che saltasse.
Difatti di li a pochi secondi la vidi buttarsi, i suoi capelli svolazzavano a causa del vento e il sole l’avvolgeva con i suoi raggi sembrava un angelo.
La vidi avvicinarsi sempre di più e cadere perfettamente in piedi.
Un paio di centimetri più indietro e sarebbe caduta di sotto, mi sorrise, sembrava che fosse stato un gioco per lei.
I suoi occhi trasmettevano pura felicità, ricambia il suo sguardo e dopo aver controllato che tutti erano vivi, mi allontanai da lei, avvicinandomi ad Eric il quale come me aveva notato Sage, i suoi occhi dicevano tutto, voleva a tutti costi farla sua.
 
I nostri ragazzi hanno superato la prima prova, e sembra che abbiamo trovato anche dei nuovi amici.
Riuscirà il nostro Eric a conoscere quella misteriosa ragazza, ma la domanda che ci chiediamo tutti, sarà lui a cominciare la partita e vincere, o la nostra Sage farà scacco matto dritto al suo cuore?
E Hazza, si metterà da parte o morirà per salvare quella misteriosa ragazza?
 




 

MY SPACE...


ciaoo a tutti! sno tornata con un nuovo capitolo, beh come avrete notato adesso la nostra protagonista Sage insieme ai suoi nuovi amici è entrata negli Intrepidi,
chi sarà il suo innamorato?
Hazza o Eric?
voi chi vorreste?
se avete qualche idea particolare che volete condividere con me ne sarei felicissima, aspetto i vostri commenti
al prossimo capitolo
cara

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Capitolo 7
*** capitolo sette ***


Pov Sage

 
Avevo saltato, non sapevo neanche come ci ero riuscita, quando avevo visto aprirsi le porte, mi era preso il panico,Tris, Christina e anche Al avevano preso la rincorsa e in un attimo erano sfuggiti dalla mia visuale.
Ero rimasta l’ultima , sarei diventata un’esclusa, avrei tradito la fiducia dei miei nuovi amici, dei miei genitori e anche di Hazza.
L’avevo osservato per tutto il viaggio, la sua postura rilassata e sempre con il sorriso sulle labbra.
< io credo in te, le parole che aveva sussurrato mentre una porta ci divideva, dopo la fine della mia simulazione.
Il fischio del treno mi risvegliò da i miei pensieri, mi guardai attorno ricordandomi dove ero e che se volevo essere un’intrepida, dovevo saltare.
In quel momento lo vidi, i suoi occhi verdi, mi cercavano, mi davano quella forza di cui avevo bisogno.
Feci una leggera rincorsa e saltai, mi sembrava di volare, sentivo il vento accarezzarmi i capelli ; atterrai in piedi ma un po’ barcollante,le orecchie mi fischiavano e sentivo la testa pesante.
Sentii una mano posarsi sul mio fianco, pensai subito ad Al, invece con mia grande sorpresa, mi si parò davanti Hazza.
Le sue dita mi stringevano forte come se da un momento all’altro sarei scappata da lui, ma era quello che davvero volevo? O desideravo soltanto assaporare quel momento?
 Hazza mi fece cenno di guardare oltre il suo braccio e notai che ero viva per miracolo, un passo sbagliato e la mia vita sarebbe finita .
Mi aveva salvata, ancora una volta era venuto in mio soccorso, se non avrei scelto gli intrepidi come mi aveva suggerito lui, non sarei così sbadata e stupida.
Si mi sentivo davvero una stupida in quel momento, perché dovevo essere sempre così insicura di me? Mettere continuamente in discussione i miei pensieri?
Mi sorrise e si allontanò raggiungendo Moyra e gli altri intrepidi, lo vidi tirare un sospiro di sollievo e sorridere come solo lui sapeva fare.
 

Pov Al

 
Tutti avevano cominciato a saltare e io non ero stato di meno, Will l’erudito, si era sbucciato un ginocchio, facendo uscire un po’ di sangue,  io odiavo il sangue, e se per questo odiavo anche gli aghi, cominciai a sentirmi le gambe molli .
Will notando la mia imminente caduta, mi sostenne, e mi fece sedere sulla ghiaia.
Sentii ridere di gusto Christina , cosa aveva mai  di essere così euforica?
Mi soffermai su Tris che sorrideva all’amica, che ragazza meravigliosa, così forte,
e allo stesso tempo dolce.
Non avevo mai pensato che mi sarei innamorato, anzi nemmeno ci credevo all’amore, cosa troppo impegnativa, o semplicemente una paura folle, di soffrire, ma guardando lei, capii che dovevo rischiare , farmi conoscere, mettermi in gioco per poter conquistare il suo cuore.
Sarà una pazzia lo so! ma non costa nulla provarci!
Il fischio del treno ormai lontano mi portò alla realtà, e notai che Sage era saltata, sorrisi nel vederla tutta intera anche se uno strano ragazzo non la lasciava andare, cercai di aguzzare meglio la vista e lo notai, quello strano tipo, pieno di tatuaggi e con i capelli legati in un codino striminzito, la teneva stretta tra le braccia.
Ma che cazzo è quello ? e che vuole da Sage? dissi mentre mi mettevo in piedi,
sentivo il sangue bollirmi nelle vene, e arrabbiarmi.

La raggiunsi , ma quel strano ragazzo se n’era già andando avvicinandosi a Moyra e agli altri intrepidi.
Doveva essere stato quello che gli ha fatto la simulazione, pensai mentre stringevo Sage .
 

Pov. Eric

 
Quella ragazza aveva fatto proprio un bel salto, non c’è che dire, mi soffermai a guardare tutti gli atri iniziati, non vorrei che pensino che faccia dei favoritismi, o forse sotto , sotto li farei per quel bel bocconcino.
Il mio sguardo poi cadde, su Moyra e Hazza, erano a dir poco preoccupati, la secchiona, tremava, mentre mister simpatia, guardava verso una persona a me molto nota.
L’avevo visto quando aveva soccorso quella ragazza, i loro sguardi, i sorrisi, e ora era tra le braccia di un altro.
Dentro di me ridevo come un pazzo, che anno fantastico mi aspettava.
Calò un silenzio quasi spettrale, ( ma che io amavo moltissimo), e presi la parola.
 
Io sono Eric e sono uno dei capi della vostra fazione, non crediate che essendo sopravvissuti a quel misero saltino, siate entrati nella fazione, questo è soltanto l’inizio.
Diversi piani sotto di noi, c’è l’entrata al nostro complesso residenziale, se non trovate la forza di saltare, questo non è il posto per voi, ovviamente diamo il privilegio agli iniziati.

Li vidi tutti irrigidirsi, leggevo puro terrore nei loro occhi.
Che cosa c’è di sotto precisamente? Acqua o cosa? chiese un’Erudito, alquanto curioso.
Chi lo sa? Dissi quasi divertito.

Passarono i minuti ma nessuno di loro voleva darsi una mossa, serviva ovviamente una bella spintarella se cosi si sul dire.
Bene bene! Nessuno vuole avere l’onore di iniziare, allora tocca proprio a me scegliere?
Voi due piccioncini, avete finito di stringervi?, sembrate dei rammolliti, capisco lei che è un’insignificante ragazza, ma tu sei un uomo, almeno che mio caro tu non abbia altri interessi.

Li sentii tutti ridere, ma a me questo non interessava, volevo che si staccassero, odiavo vedere tutto questo affetto, in questa fazione, io esigevo disciplina, ordine, e le smancerie fuori gli orari di allenamento.
I due si separarono, quasi a malavoglia, come se fossero uniti da sempre, mi innervosii ancora di più, e mi avvicinai al viso del ragazzo, volevo spaventarlo, farlo piangere.
Allora donnicciola, hai finito di fare la vittima o decidi di fare l’uomo? Dimostrami che sei degno di entrare, Sali su quel cornicione e salta, se vuoi ti do una bella spintarella, non ti preoccupare durerà pochissimo, o preferisci che la tua amica, faccia un bel volo dietro di voi?
Si lo avevo minacciato, vidi i suoi occhi, sbarrarsi e guardare la sua compagnia che restava invece calma e rilassata.
M stava forse sfidando, incrociai i suoi occhi per pochi secondi, ma erano puro fuoco, l’avevo fatta arrabbiare? Molto bene, a me piacevano le donne tutto pepe.
Preferisci saltare tu signorina? Vedo che non hai minimamente rispetto per un tuo superiore, vuoi sfidarmi? Benissimo a te l’onore.
La feci passare e lei a grandi falcate salì sul cornicione , esitò un paio di minuti e poi sparì da i miei occhi.
In quel preciso momento ricordai, come lo stesso Max, mi aveva sfidato a saltare su quel cornicione due anni prima.
Ero un tra fazione, venivo dagli Eruditi, la mia famiglia era molto benestante, genitori entrambi insegnanti.
Ero molto diverso all’ora, quasi irriconoscibile, ero felice, non mi mancava nulla, amici, affetto, studiavo molto per diventare un ricercatore, ma quella terribile notte, tutto era cambiato e le conseguenze avevano portato ad abbandonare tutto quello in cui credevo e voler diventare ciò per cui sono ora.
Un soldato.
 

Pov Sage

 
Il silenzio faceva da padrone nel’ambiente, tutti si stringevano nei loro abiti, per riscaldarsi, era calata ormai la sera e le temperature si erano molto ridotte.
Al aveva percepito il mio tremore e si era avvicinato per scaldarmi.
Potevo mettermi qualcosa di più pesante gli dissi, mentre lui rideva.
Sei sempre spiritosa ragazzina! Mi disse lasciandomi un bacio tra i capelli.

Questo era il suo modo per dirmi che mi voleva bene, e io non potevo volere di più. Uno strano ragazzo, di qualche anno più di noi, aveva cominciato a parlare, sembrava un soldato, postura eretta, molto muscoloso, si intravedeva un tatuaggio spuntare dalla maglietta alla base del collo, sembravano frecce, due piercing sul sopracciglio destro e gli occhi di un grigio brillante.
Aveva l’aria di sapere quello che voleva, percepivo, sfida e voglia di giocare nei suoi modi alquanto ordinari.
Lo vidi avvicinarsi a noi, a passo lento e quasi annoiato, ma la sua voce era tagliente come una lametta, ci fissava e rideva, sapevo che di li a poco sarebbe capitato qualcosa di strano, difatti, ci ammonì, per essere abbracciati, ma che novità è mai questa, non c’è scritto da nessuna parte che due persone devono stare a kilometri di distanza.
Ci stava offendendo, rideva di noi, ma come si permetteva.
Al teneva le mani strette a pugno, sapevo che se quel viscido serpente avesse continuato un altro po’, sarebbe scoppiata una rissa.
Ci stava sfidando, lo leggevo nei suoi occhi, così belli , ma allo stesso tempo omicidi.
Si lo ammettevo nel contesto in cui mi trovavo, non dovevo pensare a queste cose, ma mi attiravano come una calamita.
Ma tutto il resto, mi ripugnava, mi faceva innervosire, così lo sfidai, risi di lui, e lo affrontai.
Lo vidi avvicinarsi a me, gli arrivavo alle spalle, ero una nana in confronto a lui, ma questo non mi fermò , così per dimostrargli che con me non aveva chance di riuscita, mi offrii volontaria come prima saltatrice.
Raggiunsi a grandi passi, il cornicione e dopo alcuni minuti, mi buttai nel vuoto, cominciai a urlare, cosa avevo fatto, che testa di rapa che ero, stavo per morire, c’ero cascata.
Pregai che la morte avvenisse il più fretta possibile e poi non sentii più nulla.
Colpii qualcosa di duro che cedette sotto il mio peso e mi fece rimbalzare, era una rete.
Avevo fatto tutte queste scenate per una maledettissima rete?
Scoppiai a ridere come una scema, ero viva, il mio angelo custode aveva proprio un bel da fare con me.
Con molta fatica cercai di scendere dalla rete, prima che qualcuno da lassù mi fosse venuto addosso, vidi due mani sorreggermi, prima di finire a faccia a terra.
Già, sono molto stabile eh? lo ringrazia e lo guardai.
Aveva un viso familiare, le labbra carnose, gli occhi di un castano dorato, lo avevo visto forse nei miei sogni?
Come ti chiami? Si sentii chiedere, pensaci bene, perché non potrai più cambiarlo dopo.
Volevo dire Sage, ma un posto nuovo, vita nuova, e chissà anche un nuovo nome.
Raven! Dissi a pieni polmoni, lo vidi fissarmi e accennare un piccolo sorriso.
Prima a saltare: Raven!
Una folla che prima non avevo notato, si materializzò dall’oscurità, lanciando grida d’approvazioni e agitando i pugni in aria.
Poi sentii urlare qualcuno oltre di me, e vidi Tris, rideva come una pazza, e io con lei, chissà Al quando si deciderà di scendere, pensai prima di allontanarmi e sentire lo sguardo di quattro su di me.
 

Pov Four

 
Avevo sentito il fischio del treno allontanarsi, così mi ero diretto a grandi passi nella sala e attendere l’arrivo dei nuovi intrepidi, perso nei mille pensieri che non voleva lasciare la mia mente orami fusa.
 Avevo passato gli ultimi mesi, a controllare Max ed Eric, qualcosa non andava,avevano cambiato per la maggior parte le fasi di allenamento e poi passavano anche intere giornate nella fazione degli Eruditi.
Anche Hazza aveva cominciato ad insospettirsi, Eric era continuamente alle calcagna di Max, che volessero drogare i nuovi iniziati? Perché portare queste modifiche proprio quest’anno?
La sala con il passare dei minuti si era riempita di Intrepidi che scommettevano chi sarebbe stato il primo a buttarsi.
La maggior parte tifava per i figli della fazione, ma alcuni come me, e Hazza che si era aggiunto al gruppo insieme a Moyra, scommettevano su una Candida o un’Abnegante.
Chissà cosa stava combinando Eric, me lo immaginavo, tutto pieno di se, che intimidiva quei poveri ragazzi.
Poi improvvisamente sentii delle urla e atterrare sulla rete una ragazza, una Candida.
Guardai Hazza che rise come un pazzo, aveva vinto la scommessa, ma come!.
La ragazza, saltava ancora e rideva, non avevo mai sentito una risata così contagiosa, mi unii a lei inconsciamente e mi avvicinai ad aiutarla.
Aveva un viso molto familiare, i suoi lineamenti, i suoi occhi , l’avevo incontrata in qualche mio sogno?
La vidi pensarci molto sulla scelta del nome, la sua vita stava ricominciando, e poi dalle sue labbra carnose uscì quel nome, già sentito, Raven.
La vidi allontanarsi da me e nascondersi nell’oscurità della sala, ma i suoi occhi sapevo erano li che mi fissavano.
Le cadute continuarono, la seconda fu un’abnegante, Tris, di un animo forte , sembrava una dea ai miei occhi.
Questa volta guardai Moyra , ma che era, avevano indovinato entrambi, che siano forse stati i loro capi della simulazione.
Risi ancora, che anno che mi aspettava.
 
I nostri ragazzi hanno superato a pieno anche questa fase, Hazza, ha fatto breccia nel cuore di Sage , ma Eric non è da meno, anche se la nostra protagonista lo odia.
Ora Sage chiamata Raven incontra quattro, un viso familiare ma non è la sola a pensarlo, entrambi pensano di essersi incontrati in un sogno ma se non fosse così?

 

MY SPACE..


ciao a tutti perdonate il ritardo, come avete letto, Sage ora è Raven, nuova vita, nuovi amici, e lei è cambiata?
Hazza ed Eric sono attratti da lei, ma in che circostanze?
il primo prova davvero amore o solo una sensazione si protezione?
ed il secondo? puoi amare, ne è in grado? le dirà il suo segreto più oscuro?
Raven dovrà scegliere? e Four ? che ruolo avrà nella vita della protagonista?

ringrazio chi ha letto fino ad ora la mia fanfiction e chi ha recensito, sei grandiosi..
un bacione
cara

 

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Capitolo 8
*** capitolo otto ***


POV Al

 
Quella pazza aveva proprio deciso di saltare, non so come riusciva a essere sfacciata in un momento del genere e soprattutto davanti ad un capo fazione, aveva davvero rischiato tantissimo a sfidare Eric, e da come lo avevo conosciuto in questi ultimi giorni poteva diventare molto peggio.
Poco dopo che avevo saltato dal cornicione, avevo pregato di non morire, si sono un fifone, io e l’altezza non andiamo d’accordo, ma che ci posso fare, comunque, mi stavo riprendendo dalla caduta e mi trovai davanti agli occhi una visione alquanto strana, tris che fissava incantata un ragazzo della fazione che solo dopo pochi minuti avrei scoperto di chiamarsi Four mentre lui, non toglieva di occhi di dosso alla  mia amica.
Non so che cosa mi prese ma dentro di me, mi sentii come esplodere una rabbia mai avuta, sentivo il sangue ribollirmi nelle vene, se avrei avuto un coltello o meglio una pistola lo avrei colpito dritto in testa.
Quel ragazzo non mi aveva fatto assolutamente nulla, ma lo sguardo che aveva rivolto a Sage era qualcosa che mi faceva sentire inutile, vuoto.
Si fissavano come se attorno a loro non ci fosse nulla, come se io e tutti i presenti fossimo degli stupidi insetti da calpestare.
Solo dopo minuti infiniti, vidi Sage avvicinarsi e regalarmi uno dei suoi splendidi abbracci stritolatori.
La strinsi tra le mie braccia e le scompiglia i capelli, il mio scricciolo, pensai mentre la guardavo, con occhi completamente nuovi.
avevo sempre considerato Sage come l’altra metà della mia mela, ma solo ed esclusivamente in senso amichevole, non l’avevo mai vista sotto questa nuova luce.
Avevo dedicato la mia vita interamente alla sua protezione, a non farla mai sentire inutile o sola, ma solo ora mentre la guardavo veramente, capii che lei non aveva mai avuto bisogno di protezione, ma ero io quello che ne avevo, che bramavo l’amore, lei non era più la mia piccola e gracile Sage, ma la nuova e adulta Raven.
Mi faceva davvero strano chiamarla così, anzi di nascosto ancora la  chiamavo Sage , per me,  lei sarebbe sempre stata quella ragazza con cui sono cresciuto.
I giorni all’interno della fazione erano davvero duri, gli orari e le lezioni erano davvero massacranti, ma per il resto mi ero ambientato molto bene, il mio compagno di viaggio Will era diventata la mia spalla, nonché, anche mio amico di letto,( non capite male, dormiva nel letto accanto al mio).
Sapete quando ci avevano divisi, cioè tra i fazione e i tra-fazione, Four e Hazza, ci avevano condotti verso dei lunghi e infinti corridoi e fino alle nostre camerate che scoprii che erano unite, tutto unito, dove dormire , i servizi.
Per le donne fu una vera e propria tragedia, ma per alcuni di noi era un vero piacere.
Mi sistemai vicino alla finestra, mentre Raven, avevo scelto la parte opposta alla mia, accanto a Christina e a Tris.
Insieme a noi c’erano anche due Candidi che conoscevo di vista, due Pacifici e due Eruditi, escluso ovviamente Will.
Da li a poco avrei capito in che guaio mi sarei cacciato, e che forse la mia vita era davvero a rischio.
 

Pov Sage

 
Mi ero completamente irrigidita, sentivo Four fissarmi in continuazione e anche se cercavo di fare finta di nulla ed entrare nella conversazione di Tris e Christina
 ( Chris) , non  facevo a meno di guardarlo con la coda dell’occhio.
Avevo notato subito una certa attrazione verso di lui, sapevo di conoscerlo, ma non riuscivo a ricordare dove, e poi anche la presenza di Hazza e di quel bastardo di Eric non aiutava, li avevo tutti in quella stanza e cominciava a fare davvero caldo.
Odiavo essere guardata, non amavo essere al centro dell’attenzione, mi sembrava di essere piccola , come se gli occhi delle persone di rimpicciolissero ancora e ancora.
Cercai di nascondermi e far si che il buoi della caverna di nascondesse da lui, da tutti.
Ma cosa avevo di cosi speciale?
Mai nessun ragazzo mi aveva guardata in quel modo, mai preso in considerazione, o ero troppo bassa, o troppo poco carina per essere anche solo minimamente guardata ed ora, sentendo tutte quelle attenzione mi sentivo sporca.
Poi sentii la presenza di Al, la mia roccia, mi strinse forte , ma percepii che qualcosa non andava, lo sentivo tremare, ma non per il freddo ma per la rabbia, qualcosa lo stava innervosendo, alzai leggermente lo sguardo e individuai la traiettoria dei suoi occhi blu, fissava Four, lo fulminava, sapevo che se avesse avuto una pistola in mano lo avrebbe ucciso.
Ma perché stava facendo così? Cosa gli prendeva? Cercai di stringerlo il più possibile, e cercare in qualche modo di calmarlo, sapevo che non era niente di buono quello che stava capitando.
In un primo momento pensai che fosse geloso di Four per via delle attenzione che Tris le riservava, avevo capito da quando mi ero seduta accanto a lui, nella sala delle mi stazioni che i suoi occhi erano solo per lei e lo potevo capire, Tris era bellissima, dolce e con un carattere molto forte, ciò che gli serviva, per placare il suo animo, buio.
Ma se invece fosse geloso di Four per me? Mi passò per un attimo questa strana idea nella testa, ma la cancellai subito, non sarebbe mai capitato nulla tra me e Al , troppo strano.
Una cosa inverosimile, quel ragazzo sarebbe sempre rimasto solo ed esclusivamente un fratello, che idea mi balenavano in questo stupido cervello, avevo preso qualche botta poco ma sicuro.
Dopo circa un quarto d’ora di pura noia, sentii la voce di Four entrarmi nelle orecchie , mi sistemai per bene gli abiti leggermente stropicciati e mi avvicinai cercando comunque di restargli ad addebita distanza.
  • gli iniziati interni verranno con me, a voi non serve sapere altro di questo posto, disse Moyra mentre a grandi passi si allontanava verso un corridoio buoi.
Voi invece avrete il grande onore di farvi un bel giro turistico, tenete il passo, restate in silenzio e cercate di non perdervi, disse Four con tono alquanto velenoso.
L’apparenza inganna mi sussurrò all’orecchio Al mentre raggiungevamo il nostro gruppo dentro un altro corridoio, lungo e puzzolente, sapeva di acqua marcia.
Per tutto il percorso cercai di non andare addosso a nessuno e di ascoltare la voce di Four che ci spiegava le varie funzioni di un Intrepido e soprattutto come era situato il palazzo.
Sentivo Chris ridere a qualche battuta fatta da Will l’Erudito e notai invece che Tris era alquanto imbronciata.
Cercai di tenere il passo, era alquanto stancante camminare su questi sassi, e poi avevo le gambe piccole e dovevo fare molti più passi per tenermi alla pari con gli altri, avevo ormai il fiatone e come al solito non notai che il gruppo si era fermato, andando così addosso ad Al che voltandosi mi lanciò un sorriso da presa in giro.
Non mi vorrai dire che sei già stanca Sage, dove hai lasciato tutto il tuo coraggio di prima? Chiese affrontandomi.
Ma falla finita gigante, e andiamo altrimenti Four se la prende anche con noi, oltre che con Chris.
Su forza tieni il passo nanetta, disse il gigante buono ed insieme ridemmo come se quello che ci era capitato fino a quel momento fosse svanito.
Raggiungemmo il pozzo, una caverna sotterranea senza vederne la fine, e sopra alla mia testa si estendeva metri di roccia dove era stata adibita come uso di scorte alimentari o negozi, un centro commerciale sotterraneo, ma la cosa che più mi colpì furono centinai di pannelli di vetro dove si proiettava la luce del sole, era un palazzo, una cosa mai vista in vita mia.
Li si riunivano tutti gli Intrepidi e difatti, con molto piacere notai che era già piena di gente che girovagava allegramente.
Era tutto così meraviglioso, ovunque guardassi non trovavo nulla di strano o fuori posto, li avevo sempre definiti una fazione per pazzi, ma ora dovevo assolutamente ricredermi, tutte le mie paure qui le avrei fatte sparire.
Ma ahimè il giro doveva continuare, e raggiungemmo lo strapiombo,  ribattezzato da me il buco della morte.
-questo luogo ci ricorda che c’è una sottile distinzione tra coraggio e idiozia , saltare da qui per gioco è un modo sconsiderato di porre fine alla vostra vita .
-Siete avvertiti! Le parole di Four rimbombavano nella stanza, dovevo restare lontana da quel luogo, ma non potevo sapere che in un futuro non molto lontano avrei fatto i conti con qualcosa di molto peggio.
Raggiunta la camerata scelsi il letto accanto a Tris e Christina erano le uniche con cui avevo legato almeno un po', mi dispiaceva non essere accanto ad Al ma non volevo che pensassero chissà cosa di noi.
-cambiatevi, e buttate i vostri vecchi vestiti in quel bidone ora siete Intrepidi e non dovrete avere più nulla che vi ricordi la vostra vecchia vita. Disse Four svanendo oltre la porta. Bruciare quegli abiti fu per me un sollievo da un lato, non mi ero mai sentita del tutto una Candida, dall’altra parte però, mi sentivo come se mi sentissi vuota, avevo passato tutta la mia vita in qualcosa che non era del tutto mio, però comunque li avevo i più bei ricordi della mia infanzia ed ora chiedevano di cancellare tutto? come potevo far questo ai miei genitori? O era a me stessa che stavo facendo un torto? Ero veramente pronta a mollare tutto questo ed essere del tutto un’intrepida?, troppe domande annegavano la mia mente, mentre i miei vestiti diventavano un nulla nelle fiamme. La mia nuova divisa, così la chiamavano i nostri capi, era completamente nera una cosa per me favolosa, io adoravo il nero, il tipico colore degli intrepidi, però a differenza dei Candidi dove prevaleva il bianco, qui si poteva nel tempo, quando si avrebbe fatto carriera cambiare la propria divisa e scegliere il colore che si voleva.
Decisi di nascondere la collanina che rappresentava ancora la mia fazione negli anfibi, mentre la notte l’avrei messa nel reggiseno, sapevo che ci sarebbero state sicuramente delle perquisizioni giornaliere dentro le camerate, pregai solo che avessi avuto il tempo necessario per trovar un modo per renderla il più possibile sicura e a prova di Eric, quel ragazzo era l’odio in persona.
Senza accorgermene raggiunsi la mensa, era anche questa un’enorme sala ricavata nella roccia, quattro, cinque file di tavoli dove non si vedeva nemmeno la fine da quanti intrepidi c’erano, la musica sembrava un tutt’uno con l’ambiente, tutti ridevano e si divertivano. Sorrisi nel vedere che non ero l’unica che adorava quell’istante di pura libertà, Al che si trovava accanto a me aveva lo sguardo così sereno e un sorriso a trentadue denti che spuntava dalle labbra carnose, potevo sentire la sua energia prendermi come una calamità, mentre Chris e Tris, erano rimaste a bocca aperta. La mia mente aveva un brutto difetto pensava troppo e quando si metteva in mente certe persone era molto difficile che le allontanasse del tutto difatti, non riuscii a non pensare a lui e senza farlo apposta i miei occhi si soffermarono su l’unica figura seduta per conto proprio che mangiava a testa bassa come se non volesse rompimento di scatole o forse che per lui la solitudine era la sua unica amica. Raggiunsi i ragazzi che si erano seduti sugli unici posti liberi, ovviamente la fortuna vuole che fossero proprio accanto a Quattro, mi ero sistemata accanto ad Al e Will mentre Chris e Tris gli erano difronte, quest’ultima si era ritrovata accanto a Quattro che con la coda dell’occhio cercava di studiarlo. Io invece me l’ero ritrovato davanti e mi sentii come se il posto fosse fuoco puro, non mi sentivo a mio agio, percepivo troppa energia negativa, cercavo di non guardarlo, facevo finta che lui non ci fosse, ma mi era molto difficile, notando invece di essere io il suo punto di sguardo, percepivo i suoi occhi caramello perforarmi il viso, mi sentivo divampare, che cosa c’era in me che non andava?, perché non mi lasciava in pace? Non riuscivo a proferire parola con nessuno dei ragazzi, me ne stavo li imbambolata a fissarli cercando qualsiasi cosa o persona pur di non guardarlo, non sapevo che cosa avrei visto veramente se mi sarei girata a guardarlo anche io. Che cosa avrei potuto leggere nei suoi occhi , curiosità? Disprezzo? Schifezza? Non volevo che mi leggesse dentro non ero pronta ancora a mettermi a nudo davanti a lui. Poi però un angelo del cielo era venuto a salvarmi, non sapevo il suo nome ma lo ringrazia mentre sussurrava qualcosa all’orecchio a Quattro e si allontanava non prima di aver risposto a tono a Tris, che cosa aveva detto per renderlo così nervoso? O era semplicemente difesa?.




MY SPACE

ciao a tutti!! ho portato una modifica al capitolo spero di ricevere una vostra recensione

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Capitolo 9
*** capitolo nove ***


Pov Hazza
 
Quella ragazza era qualcosa che non riuscivo a capire, si era scontrata con Eric solo per proteggere il suo amico, si era buttata dal cornicione senza sapere cosa ci fosse sotto i suoi piedi, per lei morire non era importante, ma quel ragazzo era il suo senso di vita, si proteggevano a vicenda, era uno la metà dell’altro.
Dopo che le avevo fatto il test, mi ero ripromesso che l’avrei aiutata, protetta, lei era come me, forse anche qualcosa in più e non potevo permettere che scoprissero il nostro segreto e di molti altri della fazione.
Avevo raggiunto il salone, avevo bisogno di riempirmi lo stomaco, stare sul cornicione con quel coglione di Eric, mi aveva fatto perdere molti chili.
I miei compagni era già seduti chissà da quanto, i loro piatti erano già stati ripuliti e ammassati nell’angolo del tavolo, Zeke faceva vedere alle novizie della fazione i suoi nuovi tatuaggi, era un ruffiano di prima regola, sorrisi nel vedere come con poche mosse, le aveva già tutte ai suoi piedi.
Cercai con lo sguardo Four, oltre a Zeke era il mio migliore amico e avevo notato uno strano sguardo quando si era ritrovato davanti Raven, il mio sesto senso mi diceva che Quattro mi nascondeva qualcosa.
Lo ritrovai seduto per conto suo, come fa del solito del resto, non ama stare troppo in mezzo agli altri della fazione, preferisce allenarsi con i coltelli o stare sul tetto, la testa bassa, mangiava di fretta lo sguardo omicida, qualcosa o qualcuno lo stava agitando e non poco, solo allora notai che Raven era seduta davanti di lui e cercava di non stare al centro del suo sguardo.
Potevo notare dalla mia postazione che anche lei non era del tutto a suo agio, potevo vedere le spalle ricurve, si chiudeva in se stessa come se da un momento all’altro potesse ricevere parole o gesti che già conosce, come poteva esser una persona diversa in ogni minuto della sua vita, non riuscivo a comprendere il suo vero essere, chi era in realtà, Sage Freeman la Candida, Raven l’intrepida o qualcun altro?
 
Pov Four
 
Quel viso, quegli occhi dove l’avevo vista? Non riuscivo a togliermela dalla testa, avevo condotto i tra-fazione nelle loro camerate, mi ero soffermato poco a vedere le loro facce, non mi importava nulla di loro, erano soltanto nuovi fratelli di fazione, non era scritto da nessuna parte che gli dovevamo fare da balia.
Decisi di andare in palestra a fare un paio di lanci con i coltelli, erano dove gli avevo lasciati la sera precedente, sul tavolino poco lontano dal ring, ero in totale silenzio e io lo adoravo, qui potevo esser me stesso, me li rigirai tra le mani, mi piaceva giocarci, sentire la lama sfiorarmi le dita, era una sensazione meravigliosa.
Li lanciai così senza guardare le sagome poco lontano da me, conoscevo quella sala ormai da anni e per me era un gioco da ragazzi, poco dopo il mio arrivo, nella fazione, non era stato facile farmi accettare, un tra-fazione, ma mi ero fatto conoscere per le mie abilità con le armi e con le lotte, Max il capo degli Intrepidi, era da anni che cercava di farmi diventare il suo vice, ma a me poco importava, preferivo restarmene nel mio piccolo, e non avere nulla a mio carico, volevo essere libero di vivermi la vita, la mia unica vita come desideravo.
Guardai l’orologio notando che ero molto in ritardo, di li a poco Max avrebbe fatto il suo solito discorso, per dare il benvenuto ai nuovi iniziati ma sentendo le ultime voci, qualcosa stava cambiando nella fazione.
Raggiunsi il salone perso nei miei mille pensieri, Eric era sempre stato uno stronzo di prima regola ma nell’ultimo periodo qualcosa non andava, era continuamente distratto, lui la perfezione fatta a persona e il suo continuo sparire a qualsiasi ora del giorno e della notte dalla fazione aveva reso tutto e tutti in grande allarme.
Moyra ed Hazza dopo le simulazioni sembravano più cupi del solito, il ricciolino non beveva nemmeno più e anche Zeke che era il buffone del gruppo aveva notato che l’aria si era fatta elettrica come se qualcosa di molto pericoloso stava per accadere.
Mi sedetti sul primo tavolo libero, un hamburger e un semplice panino erano la mia cena, niente di meglio per me che nella mia vecchia fazione non mi era nemmeno possibile mangiare a volte.
Bisognava aiutare il prossimo, donarsi agli altri, tutte cose che per me erano molto difficili da fare, io ero fuggito da tutto quello ed ora, con la rabbia in corpo per quei maledetti ricordi, mi ritrovai al mio fianco il nuovo gruppetto di iniziati.
Non mi era stato difficile individuarli, Will troppo saccente, un Erudito, la mora con la lingua tagliente, una Candida, poi il silenzioso lo definivo io, un ragazzone che guardandolo non gli avrei mai dato speranza, sembrava sicuro di se ma in realtà non sapeva nemmeno se la scelta era giusta o sbagliata.
Accanto a me c’era Tris la ragazza con gli occhi più belli che avevo mai visto, la Rigida come noi la definivamo che se la rideva con il gruppo per la scelta del cibo della serata.
-vuoi dirmi che non hai mai mangiato un Hamburger in vita tua? Chiese la mora, ricordandomi solo dopo il suo nome Christina.
-diciamo di no, sai non c’era concesso, noi avevamo diete semplici, pochi condimenti, donarci ad aiutare il prossimo disse Tris, facendo strani disegni con la forchetta sul piatto.
Odiavo sentirli parlare delle loro vecchie fazioni, no, diciamo che gli odiavo proprio averli li accanto, mi facevano passare la voglia di essere un’intrepido.
Mi accorsi della presenza di un ultima persona solo quando la vidi muoversi, un movimento appena percettibile, davanti ai miei occhi, Raven, era li rannicchiata su se stessa, si nascondeva, deviava il mio sguardo, aveva paura di me.
Rimasi a fissarla per un’eternità, il colore dei capelli castano chiaro, legati in uno chignon disordinato che lasciava qualche ciocca caderle sul viso ricoperto da piccolissime lentiggini, gli occhi erano del colore delle foglie in autunno, quelle bellissime sfumature marrone-verde i lineamenti erano semplici, puliti, mi ricordai la sua risata, il suo sorriso dolce, ma lessi nei suoi occhi nel breve istante in cui si legarono ai miei tristezza, solitudine, quelle stesse sensazioni che anche io provavo e avevo provato per tutta la mia vita.
Ecco perché dentro di me, mi sembrava di averla già vista perché in lei mi rivedevo.
Sentivo che qualcosa ci stava legando, perché dentro quella stanza in quel preciso istante sembrava come se ci fossimo solo noi due che senza dirci nulla in realtà ci stavamo dicendo tutto, poi però venni riportato alla realtà dalla Rigida che si permise di parlarmi, di farmi una domanda.
-stai attenta! Quelle furono le mie ultime parole prima di essere avvisato da un mio compagno che Max richiedeva la mia presenza in sala allenamento.
Lasciai quella ragazza misteriosa con le sue paure, ma dentro di me con la consapevolezza che qualcosa di nuovo avrebbe tirato fuori, il suo asso nella manica.

Pov Sage
 
La stessa sera del mio arrivo, stranamente decisero di lasciarci liberi, Max il nostro capo fazione fece il discorso di benvenuto di noi iniziati, coraggio, determinazione, forza e freddezza erano le caratteristiche che doveva avere un intrepido per essere uno di loro, non si ammettevano i deboli.
Noi avevamo il grande dovere di difendere la città dai cattivi, eravamo la giustizia.
Ci fu un boato di mani e piedi che battevano, gli Intrepidi erano così forti e pazzi nello stesso istante, era questo che amavo di loro, il non essere giudicati per le cose dette o fatte, l’essere liberi.
Io avevo cercato da tutta la vita la libertà, quello che nella mia vecchia fazione non mi era possibile esserlo il più delle volte.
Risi assieme ai miei amici, come mai prima avevo fatto, urlai a pieni polmoni e venni perfino presa in braccio da ragazzi mai conosciuti, ma ora miei fratelli.
Raggiungemmo il pozzo, noi ragazze volevamo farci un tatuaggio, qualcosa di poco appariscente, ma che significasse cambiamento.
Mentre Will ed Al se ne stavano per conto loro con una birra in mano a guardarsi attorno, per loro farsi un tatuaggio la prima sera non era il massimo, risi nel vederli guardare l’ago che un ragazzo pieno di piercing e tatuaggi per lo più sul viso stava tenendo in mano mentre incideva la pelle di Tris, aveva deciso di optare per tre corvi sulla clavicola sinistra, diceva che erano una loro paura.
Christina invece voleva farsi un dragone sulla schiena, e poi si diceva poco appariscente eh? Mi allontanai dal gruppo e notai che non era l’unico tatuatore.
Una ragazza mora i capelli legati in una coda molto alta che le lasciava il collo scoperto, piercing sulle orecchie e qualche tatuaggio poco visibile, stava pulendo la sua postazione di lavoro.
-mi puoi fare un tatuaggio? Le chiesi con gli occhi ben puntati sui suoi, coraggio vero?
-ho finito per oggi il mio lavoro, ritornatene dai tuoi amici, pivellina mi rise in faccia.
-ho detto che voglio un tatuaggio brutta stronza! Mi uscirono quelle parole senza un perché, stavo proprio per scusarmi che si affiancò accanto a me un ragazzo che solo dopo averlo guardato negli occhi lo riconobbi, il ragazzo della mia simulazione, Hazza.
Mi sentii sprofondare, cosa cavolo ci faceva li, lo vidi ridere assieme alla ragazza che poco prima avevo offeso.
-Allora Tori, brutta stronza eh! Un vero e proprio record, da quanto era che non ricevi parole cosi pesantine ? fammici pensare, l’ultima non era stata Moyra? E guardala ora povera ha il terrore degli aghi per colpa tua.
Sei una vera stronza quando ti ci metti ? disse Hazza dandole una pacca sulla spalla.
-scusami non era mia intenzione offenderti, è che è stata una giornata molto dura e il mio unico pensiero era di fare qualcosa di stravagante, di pericoloso, volevo togliermi la puzza di Candida dal corpo il più velocemente possibile.
-hai fegato ragazza, io sono Tori e tu devi essere Raven, la prima caduta, parlano tutti di te e di come hai messo i piedi in testa a so tutto io, bell’imbusto Eric. Disse la mora facendomi diventare un peperone rosso.
- diciamo che sei una leggenda mia cara, grazie a te ovviamente, non è la prima volta che una tra-fazione si butta e che si prende gioco di Eric e poi hai fatto breccia nel cuore di Quattro e non è facile sai.
Rimasi di stucco, fatto breccia nel cuore di quattro? Non era possibile io ero quella invisibile, non tanto carina ed ora ero al centro dell’attenzione dell’intera fazione, mi venne un conato di vomito, e la testa mi cominciò a girare, mi serviva un tatuaggio e subito.
Mi accomodai sulla poltrona respirando a pieni polmoni liberando la mente dalle troppe e continue informazioni della giornata.
-cosa vuoi farti? Mi chiese Hazza notando il mio colorito biancastro, mi guardai attorno notando i vari tatuaggi esposti.
Qualcosa che mi rappresentasse, i due volti, perché io ero questa due persone in un unico corpo.
Mi sorrise, un sorriso sincero, puro, scoprii il fianco destro e mi persi nei miei piccoli pensieri tra me e me mentre il ronzio della macchinetta mi riecheggiava nelle orecchie.
-Pensa a vivere! Quelle parole, poche e semplici parole che il ragazzo in piedi davanti a me, aveva detto
Quegli abbracci così dolci che il mio Al faceva, il sorriso di Christina che donava ad Will, i lineamenti da duro di Eric, gli occhi soli di Quattro così simili ai miei, e la grinta ancora nascosta di Tris che senza accorgersi aveva fatto breccia in molti cuori quella sera.
Tutti nel loro essere se stessi erano entrati a far parte della mia vita.


  MY SPACE

ciao a tutti !! dopo la bellezza di cinque anni ho deciso di riprendere in mano questa storia che avevo lasciata in sospeso, mi ero bloccata, e poi avevo talmente tante cose per la testa che me ne ero anche dimenticata.
ma ora eccomi qua, spero che la continuate a seguire e leggere.
aspetto una vostra recensione.
Cara

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Pov Eric
 
Avevo lasciato la biondina in camera, una scopata mi era proprio servita per sfogare tutta quella rabbia che trattenevo da giorni.
Quella ragazza, mi aveva davvero sfidato! ma come si era permessa a ridere di me, per salvare poi, quel sempliciotto del suo amico ed Hazza che era andato subito in suo soccorso, ma che avevano tutti con quella mocciosa.
Non sapevo neanche perché continuassi a pensarla, ma che mi stavo rincretinendo!
Decisi di raggiungere la mensa, Max sicuramente aveva delle notizie su Jenine.
Ammiravo quella donna, era qualcosa di veramente sexy.
Sentivo le urla degli Intrepidi ancora prima di entrare, con un pugno aprii la porta e improvvisamente calò il silenzio, tutti gli occhi erano puntati su di me, chi si nascondeva per paura di prendersi anche solo uno sguardo da me, chi come le ragazze, mi mangiavano con gli occhi e chi invece, come quella ragazzina impertinente non faceva che guardare quel Rigido di Quattro.
Non ne potevo più che quello stupido fosse sempre al centro dell’attenzione di tutti, io ero migliore di lui, io ero il più forte ed io ero quello bello non certo uno come lui.
Volevo allontanarlo da quella tavola e da lei, no! Non ero geloso, ma, mi faceva incazzare vedere quegli sguardi che si lanciavano.
Raggiunsi Max al piano superiore, una qualsiasi scusa sarebbe servita.
-Max, di a quello stupido di Quattro di prepararsi perché tra non molto cominciano i giochi? Dissi a braccia incrociate.
-Eric, va a farti una doccia, puzzi ancora da puttana e tu disse indicando un ragazzo mai visto, chiamami quattro è urgente.
Il mio piano era ben riuscito, Four era fuori dai giochi, dovevo essere io quello che si doveva divertire e quello che doveva portarsela a letto per primo, era una cosa d’onore.
Se le giovani intrepide entravano nelle mie grazie, sicuramente un qualche bel punto extra in classifica magicamente poteva spuntare.
Scesi per andare a farmi quella benedetta doccia, mi aspettava il pozzo e un’altra bella puttanella.
I miei occhi si fermarono però su un'altra figura poco visibile, Hazza era appoggiato nella parete della sala con gli occhi su una persona a me molto familiare.
Individuai la traiettoria, e il sangue comincio a bollirmi nelle vene.
-Che cazzo ha sta ragazza che tutti la bramano? Le nocche delle mani si erano fatte bianche, mi accorsi solo in quel istante che le avevo tenute per tutto il tempo chiuse.
Diedi un pugno sul primo tavolo che avevo davanti, facendo sobbalzare alcune ragazze che stavano tranquillamente mangiando.
I miei occhi erano puro fuoco.
Al diavolo quella Candida, presi la prima puttanella che avevo davanti e me la portai in camera, al diavolo anche la doccia.
Quella ragazza in un modo o nell’altro doveva essere mia, costi quel che costi.
 
 
 
Pov Sage
 
Erano giorni veramente pesanti, la prima sera poco dopo avermi fatto il tatuaggio, che ne uscì una vera meraviglia, mi accorsi che ero rimasta l’unica sveglia, gli altri, notando che ero in dolce compagnia, se l’erano filata, lasciandomi completamente sola.
Hazza era stato così gentile d’accompagnarmi, scoprii molte cose su di lui, che era un tra-fazione (un erudito) che come me, si era sempre sentito non adatto alla sua vecchia fazione, che adorava i tatuaggi e fare baldoria, ecco sul bere ci dovevo ancora fare la mano, non era nel mio intento essere proclamata come l’ubriacona di turno.
Sapevo che comunque dovevo mantenere le distanze anche perché in fin dei conti era stato il mio simulatore e lui sapeva quale era stato il mio responso.
Divergente, questa parola continuava a girarmi per la testa, mi aveva fatto promettere che non dovevo parlarne con nessuno, nemmeno ad Al, lui, che per me era come un fratello.
Nasconderglielo mi faceva molto male, ma per rimanere viva, cosi mi diceva Hazza, dovevo dimenticarmelo e fare di me la migliore Intrepida che questa fazione abbia mai avuto.
-Hazza, ti posso chiedere cosa è un Divergente? Chiesi tutto d’un fiato, cosi senza minimamente pensarci.
Lo vidi fermarsi di colpo e bloccarmi alla parete vicino allo strapiombo.
Quello era un luogo di terrore, era un’enorme voragine che costeggiava quasi tutta la fazione, li molti ragazzi avevano sfidato la morte, ma mai nessuno ne era uscito vivo.
Quando si era molto vicini si potevano sentire anche delle voci, era semplicemente il vento, ma questo molti non lo sapevano.
La sua mano era ancora sopra alla mia bocca e sentivo il suo corpo premere contro il mio.
Attorno a noi c’era solo il puro e semplice silenzio, si sentivano solo i nostri respiri affannati e il battito del mio cuore accelerare per la paura.
Solo in quel momento vidi i suoi occhi, erano di un azzurro acqueo, con delle piccole pagliuzze verdi, si intravedeva uno dei tanti tatuaggi che aveva sul torace, una farfalla, li al centro del cuore.
-Raven, non devi assolutamente dire quella parola, mai, hai capito? Qui dentro non deve essere detta altrimenti ci potrebbero essere molti casini te ne prego. Lo vidi scongiurarmi con lo sguardo.
-ti prego, devo sapere che cosa sono, non posso vivere con questo pensiero nella testa, mi sta uccidendo. Dissi implorante.
- se te lo dico, me lo prometti che poi lascerai perdere tutto? Questione di vita o di morte.
Mi porse la mano impregnata del suo salivo ed io feci lo stesso.
Nella fazione per il giuramento, si usava fare cosi, non tanto igienico, ma che cosa non lo era ormai?
Mi prese per mano e mi condusse in un cunicolo ben nascosto, ci fu un attimo di silenzio, e poi lo vidi guardarmi intensamente mentre dalla sua bocca uscivano parole senza senso per me, almeno per il momento.
-I Divergenti, non sono difettosi, come si pensa o meglio come lo vogliono far credere, vedi sono persone normali come noi solo che hanno delle abilità maggiori.
Non ti so spiegare quali siano, è solo che a differenza di molti loro, apprendono molto più velocemente di altri.
Non sono mostri, ma per molti vengono visti come un pericolo e quindi devono essere eliminati.
Raven capisci perché ti ho detto di scegliere tutto tranne che questa fazione, qui a differenza delle altre, sono molto più attenti a questi soggetti.
So che alcuni ragazzi che erano Divergenti non sono più stati visti o come ti dicevo prima ritrovati nello strapiombo
Capisci che l’ho fatto solo per proteggerti, non meriti di ricevere la morte.
I miei occhi si bagnarono di lacrime, io ero una Divergente, definita un mostro per molti di loro e dovevo essere eliminata.
-perdonami Hazza di non averti creduto quando dovevo e di ritrovarmi adesso a rischiare ogni giorno la mia vita solo perché sono la diversa. Dissi facendo un passo indietro lontano da lui.
-Raven, io sono qui per proteggerti non certo per farti diventare carne da macello per loro, ho perso troppi amici e non perderò anche te questa volta.
Questa volta sarà diverso, io non ti lascio sola, qualsiasi cosa accada, basta solo che tu adesso che sai tutto, rimanga calma, segui per bene quello che Eric ti dirà ma soprattutto fidati delle conoscenze di Quattro, non è così stronzo come lui si voglia far dimostrare.
Lo abbraccia, mi ci fiondai così senza un senso preciso, volevo solo ringraziarlo perché per una volta nella vita, qualcuno oltre ad Al ovviamente, rischiava la sua vita per salvarmi.
Tutto sommato non tutto il mondo era una porcaria.
Hazza mi strinse a se, il suo odore sapeva di buono, di bucato appena steso, di forza, di coraggio e di amicizia.
Ci lasciammo con solo un sorriso appena accennato sulle labbra, mentre le nostre menti erano già al lavoro per la sopravvivenza e i nostri cuori battere una musica piena di coraggio.
 
 
Pov Tris
 
Non riuscivo a credere che Quattro potesse farmi quest’effetto.
Non riuscivo a togliermi dalla testa come mi aveva risposto al tavolo, il suo sguardo era puro fuoco e la sua voce così profonda.
Non mi era indifferente, già dal nostro primissimo incontro, mi ero innamorata dei suoi occhi, così dolci, del suo modo di essere duro agli occhi di molti, ma per me era solo una corazza, nascondeva molto altro oltre tutto quello schifo, si, perché per me, comportarsi così non era realmente da lui.
Mi arrabbiai molto dopo essere stata in qualche modo ridicolizzata davanti ai miei nuovi compagni, ma solo dopo, grazie al suggerimento di Christina, capii che in realtà, noi avevamo oltrepassato la sua zona di confort, noi ci eravamo messi in ridicolo davanti ai suoi occhi ricordandoci che ora eravamo Intrepidi e che se non volevo morire così giovane, dovevo imparare a tenermi la lingua tra i denti, lui di conseguenza si era solo che difeso.
Il mio primo tatuaggio, tre corvi, la mia paura, Tim il ragazzo che me lo aveva fatto, era di una bravura indescrivibile, non avevo sentito nessun pizzicore, a differenza di Christina che era un urlo dietro l’altro.
Raven invece, aveva preferito farselo fare da una donna, Tori, scoprii chiamarsi, suo fratello, era morto tragicamente alcuni anni prima, era stato ritrovato nello strapiombo, sembrava suicidio.
Raven era una ragazza molto strana, era simpatica e la sua compagnia era molto piacevole, ma era spesso attaccata ad Al e non riuscivo a capire se erano amici o qualcosa di più.
Si scambiavano abbracci senza motivo, si appartavano e ridevano spesso, lei la vedevo sedersi sopra di lui e farsi coccolare, sembravano due fidanzati che due amici, ma da entrambi avevo ricevuto la stessa ed identica risposta, siamo come due fratelli.
Al era molto carino, ma non era certo il mio tipo, avevo gusti più strani.
Più gusti inerenti a Quattro, lo so, non ci si può innamorare di una persona dopo solo due giorni, ma per me Quattro era quel ragazzo avvolto nel mistero.
Non ero l’unica che lo aveva notato, molte ragazze della fazione e tra-fazione facevano commenti a dir poco volgari sul suo conto, ma la ragazza che più mi aveva colpito era stata Raven
Non era come le altre, sfacciata nei modi o altro, lei era sempre per suo conto, durante una conversazione preferiva ascoltare che parlare a vanvera, lei era quella classica ragazza che non desiderava altro che starsene nel suo angolino lontano dai riflettori, ma che da quando era arrivata molti l’avevano notata.
Hazza che era stato il suo simulatore, non la perdeva d’occhio un attimo, difatti la sera dei nostri tatuaggi fu mia l’idea di lasciarla sola con lui, chissà che tra loro si creasse qualcosa di bello, o semplicemente speravo che in questo modo, fosse lontana dagli occhi di Quattro.
Avevo visto come entrambi si guardavano da lontano, come si parlavano senza emettere alcun suono, sembrava come se si proteggessero senza darsi una spiegazione logica.
Questa cosa l’aveva notata anche Al e non comprendeva come due sconosciuti potessero essere così uniti senza nemmeno riuscire a stare vicini l’uno all’altro.
Lei aveva paura di lui, ma allo stesso tempo ne era attratta mentre Quattro non riuscivo a capire cosa sentiva, l’uomo del mistero.
La prima lezione fu un vero disastro, Quattro ci aveva alzato molto presto, forse pensandoci non avevamo neanche dormito, dopo esser tornati tardino dal tatuaggio.
Eravamo persi ancora nel nostro torpore e ritrovarsi nella sala con Eric tutto bello profumato e con la spuzza di chi si crede il migliore, mi vennero i conati di vomito.
Raggiungemmo il pozzo, c’era un grande gruppo di ragazzi, chi se la rideva, chi faceva allenamento per conto proprio.
-Ci sono due tipi di allenamento, il primo quello fisico, vi spingerete fino al colpo di rottura, ed imparerete a combattere, il secondo è mentale, qui affronterete le vostre peggiori paure, e le vincerete se non saranno loro a combattervi.
Verrete allenati separatamente dai figli della fazione, ma nella classifica finale sarete valutati ugualmente e vi verrà assegnato il vostro lavoro per il futuro della fazione.
-comando
-guardia della recinzione
-servizio del controllo degli esclusi.
Disse Quattro seriamente passando costantemente avanti ed indietro, mentre Eric se ne stava comodo appoggiato alla colonna poco lontano da noi, senza perderci di vista un attimo.
-determinerà anche chi verrà eliminato. La risposta di Eric fu qualcosa di diabolico.
Attorno a noi si era formato un brusio assordante, nessuno ci aveva detto che dovevamo combattere e farci fuori uno con l’altro per poter diventare qualcuno altrimenti saremmo diventati un nulla, degli esclusi.
Alla fine di ogni modulo, determinerà chi rimarrà con noi e ci ahimè chi ci abbandonerà, la risposta di Eric mi faceva venire i brividi, io un’esclusa, quante volte nella mia vecchia fazione, ci donavamo ad aiutare i più deboli, a donare cibo a fare di tutto per coloro che non si sentivano più nulla, non più facenti parte del mondo di Chicago.
Ed ora, come si permettevano, come osavano ad averci fregato così.
-perché non c’è stato detto, chiese Will
-dovevate dircelo ? disse Christina.
-una nuova regola, come mai avete paura? Se siete Intrepidi, non vi importerà di poter fallire, voi avete scelto noi? Ora noi scegliamo noi.
Troppe cose dette tutte insieme, Eric ci lasciò li in uno stato di profonda catalessi, non sapevamo cosa fare, non riuscivamo più a guardarci come prima, ora ognuno di noi era una pedina da fare fuori per arrivare in classifica.
 


ciao a tutti!! eccomi ritornata con un nuovo capitolo.
fatemi sapere che ne pensate!!
Cara

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