Supergirl-A different story

di Neko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

Salve a tutti. Dopo giorni e giorni che ho cominciato a scrivere questa fic, ho deciso di pubblicarla.

Adoro Supergirl, sebbene per i miei gusti a ogni serie perde qualcosa. Ma le prime tre stagioni le ho amate molto, la prima soprattutto per la presenza di Cat. Così ho deciso di scrivere questa fic prendendo spunto dalla prima stagione, ma modificandola un po’.

Purtroppo ho un problema di cui non riesco a liberarmi che mi rende difficoltoso leggere e scrivere al pc, quindi chiedo scusa se gli aggiornamenti saranno lenti, ma non ne potevo più scrivere su carta solo per me stessa, non è divertente come  condividere le storie con altri fan della serie,

Spero che la storia vi possa incuriosire. se non vi addormentate entro la fine del capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate.

 

Supergirl – A different story

 

 

Capitolo 1

 

Al telegiornale di National City scorrevano vari titoli ed immagini che riguardavano tutti la stessa persona: Supergirl.

Ogni notizia riportava le eroiche gesta della ragazza e presto il commentatore aggiunse  “Sembra che la criminalità e gli incidenti di National City, si siano messi d’accordo per non dare tregua alla nostra eroina preferita. Come al solito Supergirl si è dimostrata all’altezza di gestire ogni situazione, tanto che non risultano vittime accertate. Ma questo suo operare tutta la notte ha sollevato una domanda tra i suoi sostenitori. Può la ragazza d’acciaio tenere questo ritmo?”

Cat Grant spense lo schermo dal quale stava ascoltando la notizia e chiamò James Olsen.

L’uomo era a portata di orecchio, dato che stava guardando lo stesso notiziario proprio fuori l’ufficio della donna, insieme ad altri suoi colleghi.

“Si signora Grant?” chiese l’uomo, rispondendo alla sua chiamata.

“Organizzami un incontro con Supergirl appena possibile. Sta facendo un ottimo lavoro, non c’è dubbio, ma qualcuno dovrà pur ricordarle che anche gli eroi necessitano di riposare!” disse Cat, per poi osservare la scrivania della sua assistente.

James vide il suo visto contrariato e seguì il suo sguardo.

Cat si alzò dalla scrivania e chiese “Dov’è Kera? Non posso iniziare bene la mia giornata lavorativa senza il mio latte macchiato. Sarà bene per lei, che abbia un buon motivo per essere in ritardo o è licenziata!”

“Sono sicuro che…” iniziò James cercando di difendere la sua amica, ma proprio in quel momento Kara si presentò.

“Ecco a lei signora Grant. Il suo latte macchiato!” disse kara, porgendole il bicchiere.

Cat lo afferrò e disse “Gentile da parte tua presentarti in ufficio in una giornata di lavoro, dove il tuo turno è cominciato quindici minuti fa!”

“M-mi dispiace. Da Noona c’era più coda del solito e io…” Kara venne messa a tacere da un gesto della mano di Cat che continuò “Non mi interessano i dettagli. La prossima volta ti svegli prima. Non mi piacciono i ritardatari Kera e questo tu lo sai!” disse Cat, tornando a sedere alla sua scrivania.

“Si, mi scusi signora Grant, non accadrà più!” rispose Kara.

“Cosa ti ho detto riguardo allo scusarti? E ora chop chop, uscite dal mio ufficio e tornate al lavoro!”.

Detto questo Kara e James se ne andarono. Una volta fuori la prima sospirò “Tutto bene Kara?” chiese James, sfiorandole un braccio.

“Si, ho davvero temuto di non arrivare in tempo e…bhe non sono arrivata in tempo e poi da Noona ho rovesciato il caffe della signora Grant e quindi ho dovuto farmene fare un altro, arrivando così ancora  più in ritardo e…”

KaraKara…non mi riferivo al tuo ritardo, ma a quello!” disse James, indicandole il notiziario che ancora veniva trasmesso.

“Oh quello…ehm…si sto bene, perché non dovrei? Non è la prima volta che salvo la gente di notte!” disse Kara, facendo il giro della sua scrivania e poi sedersi.

“Si, ma è la prima volta che lavori tutta la notte senza riposarti almeno un po’!” disse James.

“E non dimentichiamo che anche le  notti precedenti hai fatto le ore piccole!” aggiunse Winn, unendosi alla conversazione.

“Ragazzi sto bene, non dovete preoccuparvi per me!” disse Kara prima di sbadigliare.

James e Winn la guardarono poco convinti.

“Oh non guardatemi così. Posso resistere qualche notte senza dormire e lo sbadiglio non è sempre sintomo di stanchezza!” disse Kara, prima che Cat Grant la chiamasse, storcendo come sempre il suo nome.

“Oh no! Mi sono dimenticata i layout!” disse la ragazza, ricordando il motivo per cui il capo potesse volere la sua presenza.

Corse immediatamente a prenderli, ma questo volle dire non presentarsi alla prima chiamata.

Kera! Sia meglio per te che non debba ripetere nuovamente il tuo nome!” disse seccata la signora Grant.

“Eccomi, eccomi. I suoi layout sono pronti!” disse Kara, entrando di corsa nell’ufficio.

“Era ora! Ancora pochi secondi e avresti dovuto cercarti un nuovo lavoro!” disse Cat, per poi sfogliare i layout “No, no e no! Sono orribili Kera, una cosa improponibile. Riportali indietro e falli rifare entro l’ora di pranzo!”

“Signora Grant, dubito che riescano a…”cominciò Kara, ma Cat la bloccò, lanciandole un’occhiataccia e ripetendo “Entro l’ora di pranzo!”

Kara sospirò “Si, signora Grant!”.

Kara quella giornata la passò a correre a destra e a manca per soddisfare gli ordini di Cat. Mentre usciva dalla sala stampa, facendo poca attenzione, si scontrò con James, il quale gemette portandosi una mano sulla spalla.

“Oh scusa  James….io…io non ti ho visto e…mi dispiace, ti ho fatto male?” domandò Kara.

“No, no…cioè domani avrò un bel livido, ma mi ritendo fortunato a essere sopravvissuto a uno scontro con la ragazza d’acciaio!” sorrise James, strappando un sorriso anche alla ragazza, che aveva visto un po’ giù di morale quel giorno. “A proposito della ragazza d’acciaio, la signora Grant vorrebbe incontrarla!”

Kara spalancò gli occhi “Cosa? Oh Rao, questa giornata non avrà mai fine!” disse per poi sospirare rassegnata “Va bene, appena troverò un momento per respirare, andrò da lei!” disse sistemandosi gli occhiali “Ora devo andare …oggi la signora Grant mi sembra più nervosa del solito e io sono costantemente a un passo dal licenziamento!” disse Kara per poi scappare.

 

“Si…certo mamma…ci sentiamo!” disse Cat prima di agganciare il suo cellulare più nervosa che mai ed era  ostinata a scaricare questo suo stato d’animo alla prima persona che sarebbe entrata nel suo ufficio, fosse anche stata la presidentessa in persona.

“Quello che mi ha chiesto signora Grant!” disse Kara, entrando nell’ufficio con dei fogli in mano.

Cat di girò verso di lei e in maniera brusca disse “Ti ho dato forse il permesso di entrare nel mio ufficio?”.

Kara non fu tanto sorpresa di quello scatto verso di lei, ma cercò comunque di giustificarsi “Mi aveva chiesto di portarle la copia dei documenti che…”

“Oggi Kera non ne stai azzeccando una. Primo arrivi in ritardo, non mi hai portato i layout nel momento esatto in cui te li ho chiesti e ti vedo tutto il giorno andare avanti e indietro, fermandoti a chiacchierare con i tuoi colleghi invece di lavorare!” Disse Cat, continuando a criticarla su ogni cosa che poteva usare per prendersela con lei.

“Se vado avanti e indietro tutto il giorno è per eseguire i suoi ordini  e mi fermo a parlare con i miei colleghi per dar loro le sue direttive!” disse Kara, cominciando a infastidirsi di essere sempre il suo bersaglio.

“Ti ho detto che potevi parlare? Quanto ci tieni a questo lavoro?” chiese Cat con tono minaccioso.

Kara non riuscì a trattenersi e alzando la voce disse “Se non le vado più a genio, mi licenzi e la faccia finita, invece di minacciarmi costantemente!”

“Sfrontata!” disse Cat, sorpresa dal modo in cui la sua assistente le stava tenendo testa.

“E le do lo stesso consiglio che lei diede a me qualche settimana fa. Cerchi la fonte della sua rabbia e trovi il modo di sbarazzarsene invece di prendersela con gli altri, con me in particolare!” disse Kara allungando qualcosa a Cat.

“Queste sono le sue medicine per il suo  mal di testa e ora se vuole scusarmi, ho del lavoro da fare!” disse, per poi andarsene.

Cat era rimasta senza parole e osservò Kara andarsene e dirigersi verso il balcone.

Stava ancora fissando il punto in cui Kara era sparita, quando con la coda dell’occhio vide un  movimento alla sua destra.

“Supergirl!” disse Cat, girandosi verso la ragazza.

“Brutto momento? Mi scusi, ma non ho potuto fare a meno di sentire la vostra conversazione… sa, super-udito!”

Bhe si…cioè no. Oggi ogni momento è un brutto momento!” disse Cat avvicinandosi alla supereroina.

“Posso chiederle perché?” domandò Supergirl.

“Mia madre è in città e già diverse volte mi ha palesato quando non sono all’altezza delle sue aspettative.  Mi basta sentire la sua voce per mandarmi su tutte le furie!” disse Cat, per poi guardare nuovamente fuori dal suo ufficio.

“Questo però non mi sembra un buon motivo per trattare male le persone che lavorano per lei, soprattutto se queste fanno un buon lavoro!” disse Supergirl, per poi sbadigliare “Mi scusi!”

Cat la osservò “Questo mi porta al motivo per cui ti ho voluto incontrare. Non ti sembra di esagerare? Non fraintendermi, sono molto grata per il lavoro che svolgi per questa città, ma Supergirl se continui a spingerti in questa maniera, a un certo punto sarai troppo stanca per agire e qualcuno potrebbe farsi del male, persino tu!” disse Cat, non nascondendo la sua preoccupazione.

“Non si preoccupi per me. Ho una resistenza maggiore rispetto agli umani!” risposte la ragazza.

“Maggiore non vuol dire che sei inesauribile e gli eroi devono pensare un po’ anche a loro stessi! Dovresti dormire un po’!”.

Supergirl sorrise e disse “è gentile da parte sua preoccuparsi per me signora Grant. Ma se qualcuno è in pericolo, devo assolutamente intervenire, ma le prometto che farò il possibile per riposare di più!”.

In quel momento Supergirl sussultò  e si girò verso la città.

“Cosa c’è?” chiese Cat, notando il comportamento della ragazza “Ora devo andare, c’è un’emergenza!”

“Ok, vai, ma ricorda cosa ti ho detto sul prenderti cura di te stessa!”

Supergirl annuì, dopo di chè volò via dall’ufficio.

Cat sospirò. Si rendeva conto quando esagerava con  il suo temperamento, ma quando era arrabbiata, nonostante il consiglio dato a Kara per gestire la rabbia, proprio non riusciva a non cercare soddisfazione nello sminuire gli altri.

Uscì dal suo ufficio e si diresse verso il balcone dove Kara era uscita e si sorprese non trovandola. Era vero che parlando con Supergirl, non l’aveva osservata costantemente, ma poteva scommettere di non aver visto la sua assistente rientrare con la coda dell’occhio.

In quel momento sentì il volume di una della tante televisioni del suo ufficio, venire alzato e sentì chiaramente parlare di Supergirl.

Interessata, Cat rientrò e vide come l’eroina a cui aveva dato il nome, teneva in piedi un palazzo di  quaranta piani con la sola forza delle mani, mentre aspettava che tutte le persone al sui interno uscissero.

Sapeva di cosa era capace la ragazza ed era evidente sul suo volto, che il sostenere il peso dell’intero edificio, stesse incidendo su di lei più di quanto avrebbe dovuto.

Ad un certo punto vide Supergirl provare a lasciare il palazzo. Tutti erano usciti, ma non erano ancora al sicuro. Il crollo di un palazzo di quelle dimensioni, avrebbe portato a conseguenze drammatiche se la zona non era  evacuata in maniera funzionale.

Supergirl si accertò che l’edificio potesse ancora reggere giusto il tempo per agire. A tutta velocità afferrò una trave  d’acciaio di un cantiere vicino, per sostituirla a quella danneggiata, fissandola con la sua vista calorifera.

Tornò a terra per accertarsi che ormai il pericolo fosse scampato e un applauso scoppiò nell’intera area, ringraziando l’eroina.

Supergirl sorrise alle persone che aveva salvato, ma ad un certo punto, si ritrovò ad affrontare qualcosa a cui non era abituata. Il mondo prese a girarle intorno e istintivamente si portò una mano sulla fronte, sperando che tutto si fermasse, invece la situazione peggiorò e sentì le sue gambe cedere, finché non si ritrovò in ginocchio a causa della perdita di equilibrio.

Si sentì sfiorare la spalla e udì una voce chiederle qualcosa, senza che lei riuscisse a registrare il significato.

Qualcuno la strattono più forte, facendo in modo che il momento di smarrimento sparisse e le sue forze tornassero.

“Supergirl, stai bene?” domandò un vigile del fuoco intervenuto sul luogo dell’incidente.

Kara alzò lo sguardo e vedendo lo sguardo preoccupato dell’uomo e della gente intorno a sé, sorrise e rimettendosi in piedi rispose “Si, si sto bene. S-scusare! Ora…ora sarà meglio che vada!” detto questo non lasciò il tempo a nessuno di replicare e si librò in cielo.

 

“Sapevo che sarebbe successo!” disse Cat Grant a sé stessa. Era palese che la ragazza si stesse spingendo troppo. Sussultò quando vide un movimento provenire dal balcone e sgranò gli occhi quando vide la sua assistente rientrare.

“K-Kera...ma come…” cominciò Cat, prima che kara la notasse e abbassando la testa imbarazzata “S-signora Grant…io…” prima che potesse terminare la frase Cat la interruppe “Nel mio ufficio…ora!” disse la donna incamminandosi a passo svelto.

Kara sospirò e la raggiunse, lasciando un James e Winn che avevano assistito a quanto era successo sul luogo dell’incidente, preoccupati.

“Chiudi la porta Kera!” ordinò Cat, appoggiandosi alla sua scrivania.

Kara obbedì, dopo di chè le si avvicinò  riprendendo il discorso che le era stato interrotto poco prima “Signora Grant, mi dispiace per prima…io…io…non avrei dovuto parlarle in quel modo e…”

“Si, è vero! Non avresti dovuto, ma ammetto che  forse me la sono cercata. È tutto il giorno che mi sfogo su di te, quando in realtà vorrei prendermela con qualcun altro, ma non deve mai più ripetersi una cosa del genere. Per quante colpe posso avere, sono pur sempre il tuo capo!” disse Cat con tono serio.

“Si, signora Grant, mi dispiace!” disse Kara per poi strofinarsi la fronte.

Cat a quell’azione, ebbe una specie di deja-vu. Supergirl aveva compiuto lo stesso gesto poco prima.

“Ho detto che non devi scusarti. Ora torna al tuo lavoro!” disse Cat, continuando a osservare la ragazza, mentre il suo cervello lavorava più velocemente del solito.

Kara annuì e uscì dall’ufficio.

“Non può essere solo una coincidenza!” disse Cat in un sussurro, mentre spostava il suo sguardo da Kara alla foto di Supergirl presente nel suo ufficio.

Una volta fuori dall’ufficio di Cat Grant, Kara venne circondata dai suoi amici

Kara, stai bene?” chiese Winn preoccupato.

“Sto bene, sto bene! Quello che è successo prima è…” cominciò Kara, venendo interrotta da James che disse “Il chiaro segno che hai bisogno di riposare!”

“Si, lo so e prometto che finito qui, andrò dritto a casa e dormirò. Ma la giornata non è ancora finita. Ho già fatto un casino oggi con la signora Grant, non posso permettermi di fare altri passi falsi!” disse Kara prima di notare James e Winn guardare dietro di lei.

Si girò per comprendere cosa avesse attirato la loro attenzione e rimase sorpresa nel vedere sua sorella avvicinarsi.

“Alex, cosa ci fai qui?” chiese Kara, nonostante potesse immaginarlo.

“Sono preoccupata per te, ecco cosa!” rispose Alex, incrociando le braccia e guardando la sua sorellina con uno sguardo di rimprovero.

“Sto bene!” ribadì Kara.

“No, non è vero! Kara, sei quasi svenuta davanti a tutti. Hai pensato alle conseguenze se ciò fosse accaduto? Qualcuno avrebbe potuto portarti chissà dove e farti chissà cosa!” disse Alex rabbrividendo al solo pensiero.

“Non ti sembra di esagerare? Prima di tutto non sono svenuta, né tanto meno ci sono andata vicina e secondo non tutti vogliono la mia pelle!” disse Kara.

“A volte questa tua visione ottimista delle persone è disarmante!” disse Alex esasperata.

“Lo stesso vale per la tua visione troppo pessimista!” rispose Kara.

“Lavoro con criminali e alieni tutti i giorni e fidati se dico…” cominciò col difendersi Alex, ma Kara la interruppe “Perché io cosa faccio? Lo so che c’è gente cattiva la fuori Alex, ma anche molte persone buone!”

“Ne basta una cattiva, una soltanto per rovinarti la vita per sempre!” disse Alex con aria seria “Voglio solo che tu stia attenta Kara, non voglio che ti accada nulla!”

Kara sospirò e si strofinò nuovamente la testa.

“Tu chi saresti e cosa ci fai nella mia azienda?” disse Cat, comparendo alle loro spalle, quando vide dal suo ufficio una persona sconosciuta discutere con la sua assistente.

Alex si girò e riconobbe subito la regina dei media “Sono Alex Danvers, la sorella di Kara!” disse la donna allungando la mano, per poi ritirarla quando comprese che Cat non aveva la minima intenzione di stringerla, anzi la donna la fissò da capo a piedi, tanto che arrivò quasi a pensare che la stesse osservando con la sua visione a raggi x.

“Sbaglio o ti ho già visto da qualche parte?” domandò Cat.

Alex venne colta alla sprovvista a quella domanda “Ehm…no, non credo. È la prima volta che la incontro!”

Cat era poco convinta, ma alzò le spalle, segno che non avrebbe investigato oltre “Bene, sorella di Kera, cosa ti porta qui a disturbare i miei dipendenti e a far si che la Catco perda milioni mentre stiamo qui a parlare?”

Alex non si fece intimidire “Mia sorella si è sentita poco bene ieri sera e nonostante le abbia detto di prendersi una giornata di pausa, non ha voluto ascoltarmi e…”

“Ho detto che sto bene!” disse Kara, ma Alex la corresse “No, non è vero!” poi rivolgendosi nuovamente a Cat Grant disse “Quindi sono venuta a prenderla per portarla a casa…con la forza se è necessario!”

Kara sbuffò e si mise a sedere alla scrivania, troppo stanca per discuterne.

“Tua sorella ha detto che sta bene!” disse Cat.

“Solo perché non sa riconoscere i suoi limiti!” disse Alex.

Il cervello di Cat stava formulando teoria su teorie. Aveva già notato la somiglianza tra Kara e Supergirl e vi erano state già alcune coincidenze che mettevano in relazione le due ragazze. Non poteva scacciare via quel pensiero che in realtà la sua assistente fosse in realtà Supergirl.

“Prenditi il resto della giornata libera e anche domani se ne senti la necessità. Non mi piace avere intorno gente malata!” disse Cat.

“La ringrazio signora Grant!” disse Alex, sorridendo alla sorella per la vittoria.

 

“La signora Grant non mi è sembrata poi così male come dicono le voci!” disse Alex, entrando nel loft di Kara.

“La signora Grant è fenomenale, ma ci sono giorni in cui è davvero difficile trattare con lei. Oggi ha minacciato di licenziarmi almeno un centinaio di volte senza un motivo. Solo una volta le ho dato la motivazione e mi sorprende il fatto che in questo momento non mi ritrovi a inviare curriculum in giro per il mondo e oltre” disse Kara, avvicinandosi poi al frigorifero per afferrare una bottiglietta d’acqua.

“E cosa avresti fatto di tanto grave?” chiese Alex curiosa.

“Le ho urlato contro e me ne sono andata senza che lei mi avesse dato il premesso!”

Alex alzò un sopracciglio “Kara Danvers che  per perde la pazienza…uno shock. In effetti diventi piuttosto irritabile quando sei stanca. Vai a farti una doccia. Nel frattempo ordino una pizza e poi riposo, riposo e riposo!”

“Niente ravioli cinesi?” chiese Kara guardando sua sorella supplichevole.

“Vedrò cosa posso fare!” disse Alex sorridendo.

Kara l’abbracciò e prima di recarsi in bagno disse “Sei la sorella migliore del mondo!”

 

 

Cat Grant era nel suo salotto dopo aver terminato la sua giornata lavorativa. Aveva un drink in mano e con  la mano destra, smanettava sul pc portatile in cerca di informazioni su Supergirl.

 Voleva avere la certezza che la sua teoria fosse giusta. Troppe erano le coincidenze ed era sicura di aver già visto da qualche parte la sorella di Kara. Doveva solo capire dove.

Guardò ogni foto, ogni filmato che aveva salvato e finalmente eccola lì.

Cat ingrandì l’immagine sullo schermo per esserne sicura.

La donna con cui Supergirl stava interagendo, non era altro che la sorella di Kara.

Poteva benissimo essere un agente che l’aiutava, d'altronde non aveva la minima idea di che mestiere svolgesse Alex Danvers, ma la complicità che mostravano lei e Supergirl in un paio di video dove combattevano insieme la criminalità, le fecero comprendere che tra di loro vi era molto più di un rapporto professionale.

Però un’altra domanda le sorse in mente.

 Se le due donne erano sorelle, anche Alex doveva essere un’aliena, eppure lei non sembrava possedere poteri.

Cat sapeva poco sui Kryptoniani e sul loro pianeta e per quanto ne sapeva, potevano esserci più di una Supergirl e Superman.

Cat si rese conto in quel momento che non sapeva niente di Kara.

Non si era mai interessata della vita privata dei suoi dipendenti, ma era anche vero che Kara lavorava per lei da quasi due anni. La prima assistente che era durata  più di un mese e che la conosceva talmente bene da anticipare i suoi bisogni.

La donna chiuse il portatile e sospirò. Aveva molto a cui pensare quella notte.

 

Alex era rimasta a casa della sorella per controllare che la ragazza dormisse e non andasse a svolazzare in giro per la città. Non si fidava della sua parola. Sapeva che Kara non avrebbe resistito ad aiutare che era in pericolo.

La ragazza  si addormentò subito dopo cena, davanti alla tv. Alex sapeva che le avrebbe conciliato il sonno  e le aveva proposto di guardare insieme il suo film preferito : il mago di Oz!”

Kara  cadde tra le braccia di Morfeo la prima mezz’ora e lei seguì poco dopo.

Alex si svegliò nel cuore della notte sentendo sua sorella muoversi improvvisamente.

Kara aveva l’affanno e si guardava attorno spaventata.

“Devo andare!” disse Kara, alzandosi e indossando in un attimo il suo costume da Supergirl.

Alex si mise tra lei e la finestra che avrebbe usato per uscire di casa e disse “Tu non vai da nessuna parte. Kara sei stravolta, hai bisogno di dormire!” le disse posandole le mani sulla braccia.

Kara però non sembrava ascoltarla. Continuava a guardare fuori dalla finestra.

Kara, mi stai ascoltando?” chiese Alex notando che c’era qualcosa che non andava in lei.

“Sento il rumore del fuoco, sento le grida delle persone. La terra si sta sgretolando e poi…” kara sussultò e un paio di lacrime sfuggirono al suo controllo “Un’esplosione…sono tutti morti, tutto è morto e perso per sempre!”

Alex scosse la sorella spaventata.

Sembrava stesse descrivendo il luogo dell’incidente che probabilmente aveva captato, ma dalle ultime parole … “Krypton! Stai parlando di Krypton!” disse Alex.

Kara si girò a guardarla per la prima volta e dal suo sguardo comprese che ci aveva azzeccato.

Kara si posò le mani alle orecchie “Le grida della gente…il fuoco…Alex devo andare…devo fermarle!”

Kara non puoi fare niente! Lo sai. Krypton non c’è più e…devi aver fatto un incubo!” disse Alex cercando di far desistere Kara dal voler andare chissà dove.

“No, non è un incubo Alex. Devo andare…ti prego!” disse Kara respirando in modo irregolare.

Alex non sapeva cosa fare per fermarla e quindi prese una decisione.

“Va bene, ma verrò con te, non ti lascerò sola!”

Detto questo Kara l’afferrò e in meno di un secondo si ritrovarono a sfrecciare nel cielo.

Alex sussultò quando dall’alto vide un grosso incendio divampare in un quartiere della periferia di National City.

“Ma allora stavi parlando di un incidente vero!” disse Alex confusa, ma dovette rimandare le sue domanda a più tardi in quando c’erano persone che avevano bisogno d’aiuto. Supergirl posò Alex a terra prima di recarsi a spegnere i fuochi. Vi era stata una perdita di gas in qualche tubatura e con la giusta spinta, aveva dato il via a una serie di esplosioni che avevano interessato diverse palazzine.

Spento un incendio Supergirl si spostò all’altro, ma le urla di una donna più forte delle altre attirò la sua attenzione. Urlava il nome di qualcuno e stava provando a rientrare nel palazzo, venendo però fermata da dei vigili del fuoco. La donna cercò di liberarsi inutilmente. Fu allora che si accorse di Kara e gridò “Supergirl, mia figlia è ancora dentro!”

La ragazza però non capiva. Aveva già controllato gli interni dei vari edifici e non aveva visto nessuno. Utilizzò nuovamente la vista a raggi x per ricontrollare, ma il risultato fu lo stesso. Non c’era nessuno a meno che non vi fosse qualcosa che ostacolasse la sua visuale. Ritentò ancora una volta e vide che in certi punti la sua vista non riusciva ad attraversare il materiale.

“Piombo!” disse tra sé prima di precipitarsi all’interno del palazzo direttamente in quel punto. E fu lì che vide una bambina sdraiata a terra. Non le ci volle molto a comprendere che era troppo tardi. Anche con il fuoco spento, i fumi riempivano l’aria e come spesso succedeva negli incendi, erano la principale causa di morti.

Supergirl prese il corpicino della bambina e la portò fuori.

I medici presenti sul posto presero la piccola dalle sue braccia, e tentarono una rianimazione che si dimostrò inutile.

Le urla della madre erano insopportabili  e presto Kara vide la sua vista annebbiarsi a causa delle lacrime, si allontanò da lì avendo ancora del lavoro da fare. Altre grida si unirono al pianto della donna. La bambina infatti non era stata l’unica vittima e dopo che tutti gli incendi furono spenti, si poté procedere al conto delle vittime che Supergirl aveva recuperato.

Erano stati disposti in fila e coperti da un lenzuolo.

Kara era lì e li guardava. Molti erano morti nella prima esplosione a cui lei non avrebbe potuto porre rimedio, ma la ragazza d’acciaio si diede la colpa di non essere abbastanza veloce. Se fosse giunta sul posto anche solo un minuto prima, le vittime avrebbero potuto essere meno.

Le grida  e il pianto dei familiari sopravvissuti, inondarono la sua mente  e cadde sulle ginocchia portando le mani alle orecchie, nel tentativo di bloccare il suono.

Vari flashback le passarono per la testa. Si rivide mentre con i suoi genitori correva per le strade di Krypton, che si stavano frantumando a causa delle continue esplosioni  e dei terremoti. Si ricordava la disperazione della gente che scappava, di coloro che avevano già perso tutto e dei bambini che chiamavano i genitori. Quelle grida erano tali e quali a quelle delle persone  che aveva tentato di salvare.

Alex sta ancora aiutando a sgombrare la zona, quando vide sua sorella in difficoltà. Subito la raggiunse e si inginocchiò davanti a lei per accertarsi che stesse bene. Le afferrò le spalle e le disse “Supergirl…hai fatto quello che potevi!”

A-Alex..le urla…falle smettere, ti prego!” disse Kara desiderando il silenzio “è come su Krypton!”.

Alex guardò intorno a sé. Non poteva soddisfare la richiesta di sua sorella. Era ovvio che quelle persone non potevano smettere di piangere i loro cari, quindi afferrò il braccio di Supergirl per aiutarla ad alzarsi per poi dirle “Forza, andiamo via da qui! Hai bisogno di stare tranquilla!”.

Kara e Alex rientrarono nel loft della prima tramite la finestra. Tutto era calmo e tranquillo per un umano, ma Alex si domandò quale caos c’era nella testa di sua sorella.

“Mi spieghi cosa ti succede?” chiese  la Danvers maggiore, quando vide Kara ancora piuttosto agitata, nonostante fossero ormai lontano dal trambusto. La ragazza però non parlò, così si andò a sedere sul divano dove poco prima sua sorella si era seduta.

Kara, parlami!” disse Alex con una voce più pacata.

“Non lo so. Ogni volta che sento delle urla, ho questi flashback dei miei ultimi momenti su Krypton e…mi sembra di essere di nuovo lì. Rivivo gli ultimi istanti di vita del mio pianeta e dei suoi abitanti. È orribile! Disse Kara afferrando un cuscino e stringendolo a sé.

“Ogni volta che succede qualcosa in città…le urla scatenano questi episodi e io…io devo intervenire. Non importa se sono a pezzi, devo far tacere tutto. Devo salvare  quelle persone, devo salvare Krypton anche se so che non posso io e mi sento impotente come allora!”

Alex asciugò  una lacrima che scorreva sulla guancia i sua sorella per poi chiederle “Da quanto va avanti questa storia?”

“Da un paio di settimane credo…da quando Astra mi ha aperto gli occhi su mia madre, mandando all’aria i miei ricordi su di lei!”

“Perché non mi hai detto niente?” chiese Alex.

“Non…non volevo farti preoccupare e pensavo di gestire la cosa da sola, ma le cose stanno peggiorando!” ammise Kara.

“Dovevi dirmelo subito. Perché andando in missione a tutte le ore, andando oltre i tuoi limiti mi preoccupa comunque. Lo sai che non puoi fare tutto da sola!” disse Alex con un po’ di rimprovero nel tono della sua voce,.

“Mi dispiace! Io…io pensavo che si sarebbe calmato e…Alex non posso più rivivere quei momenti!” disse Kara, iniziando a singhiozzare.

“Alex le afferrò le mani e le strinse “Ehi, andrà tutto bene. Riusciremo a venirne fuori, te lo prometto, d’accordo?”

Kara annuì.

“Ora andiamo a dormire un po’. È stata una lunga notte e domani niente Catco e prima che tu possa protestare, è un ordine!”

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Alex si svegliò con il sole che le accarezzava il volto e quando aprì gli occhi, dalla quantità di luce che illuminava l’ambiente, comprese che doveva essere mattino inoltrato.

Si stiracchiò, poi cercò sua sorella. Il suo letto era vuoto e anche in soggiorno non erano presenti tracce della sua presenza.

Kara, quando inizierai ad ascoltarmi?” disse Alex esasperata, quando comprese dove potesse trovarsi sua sorella.

Si diede una veloce rinfrescata ed uscì determinata a tirare Kara per le orecchie, ma prima avrebbe fatto un salto al Deo.

 

Cat quella mattina arrivò in ufficio prima di chiunque altro e diede una rapida occhiata alle notizie su uno dei tanti schermi. Molte delle cose che venivano trasmesse in tv, erano di poco conto e noiose, ma si fermò quando vide al notiziario un resoconto di quanto successo in periferia durante la notte.

Aveva sentito qualcuno parlarne, ma non si era soffermata sulla notizia. Una cosa in particolare attirò la sua attenzione: la presenza di Supergirl.

Cat sospirò nel constatare che la ragazza avesse nuovamente passato buona parte della notte in bianco. Continuò a guardare le immagini e sussultò quando vide Supergirl uscire da uno dei palazzi colpiti dall’incendio, con una bambina in braccio.

La piccola era inerme e Cat si trovò fortemente a sperare che la piccola fosse svenuta, ma il notiziario presto smentì questo suo desiderio.

Cercò di concentrarsi nuovamente su Supergirl, non volendo immaginare cosa stesse provando la madre in quel momento. Essendo madre anch’essa, aveva paura di immedesimarsi un po’ troppo.

Il notiziario l’aiutò in questo, inquadrando Supergirl nel momento in cui cadde sulle ginocchia, portandosi le mani alle orecchie.

Il presentatore si domandò se l’eroina fosse rimasta ferita, ma Cat poteva vedere che qualcos’altro stava tormentando la ragazza d’acciaio. Non poteva dire cosa, ma era chiaro che il problema di Supergirl era qualcosa di emotivo e si domandò se erano le numerose vittime dell’incidente a scaturire quel comportamento.

Cat sorrise dolcemente quando vide la sorella di Kara avvicinarsi a Supergirl.

Se Cat aveva ancora qualche dubbio, quella scena le diede tutta la certezza di cui aveva bisogno.

Spense  il televisione quando vide Supergirl e Alex volare via.

L’ufficio cominciò a riempirsi graduatamene e Kara non si fece attendere a lungo.

Le portò il suo latte macchiato e Cat poteva dire che la ragazza non aveva chiuso occhio.

Kera, hai un aspetto orribile!” disse Cat sincera.

L’interpellata cominciò a farfugliare  come quando di sentiva in imbarazzo.

“Ti avevo dato la giornata libera mi pare di ricordare!” le disse la signora Grant.

“Si…ecco…mi sento più utile qua che rimanere a casa!” rispose Kara, sapendo che tanto dormire le sarebbe venuto difficile.

“Si, ma come ho detto a Supergirl, quando non ci si prende cura di sé stessi, non si combina molto!” disse Cat, aggirando la sua scrivania.

“Lo terrò a mente signora Grant!” rispose Kara.

“Ora vai e fai il tuo dovere o vai a riposare. La mia offerta è ancora valida!”

Kara annuì e tornò alla sua scrivania.

Cat di tanto in tanto alzava lo sguardo sulla ragazza per osservarla. La vedeva alzarsi e parlare con i suoi colleghi per svolere il suo lavoro, ma non mancavano i continui sbadigli e le pause caffè si erano, come minimo, triplicate.

Ad un certo punto della giornata, non la vide più. Pensò che si fosse assentata per andare in bagno, in quando Supergirl non sembrava comparire in nessun notiziario.

Quando però passò il tempo e non la vide tornare, si alzò per dare una controllata lei stessa. Non si sarebbe stupita di trovarla addormentata da qualche parte.

E fu così. Vide Winn provare a chiamarla, quando si alzò per avvicinarsi all’uscita del suo ufficio, ma non riuscendo a svegliarla, la donna la trovò addormentata alla sua scrivania, con la mano sulla tastiera che premeva per un numero infinito di volte la stessa lettera.

Kera!” la chiamò Cat senza urlare, ma bastò per far spaventare la ragazza che si mise di scatto a sedere, guardandosi intorno per capire dove si trovasse.

Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Cat, si alzò in piedi agitata per essere stata sorpresa a dormire sul lavoro, inoltre l’imbarazzo era aumentato dagli sguardi dei suoi colleghi puntati su di lei.

“Signora G-Grant…io…io…mi dispiace. N-non volevo. Ho…ho solo chiuso gli occhi per riposare la vista e…e…non ho scuse. Le prometto che non accadrà mai più e…” cominciò a farfugliare Kara, prima che Cat la interrompesse.

“Nel mio ufficio, ora!” disse la donna, voltandosi.

Kara guardò Winn e disse “La vedo male!”

La ragazza raggiunse Cat e si avvicinò a lei. La donna era vicino al suo “bar” personale a servirsi un bicchiere di liquore e dopo averne bevuto un sorso disse “Kera, ti ho offerto di prenderti la giornata libera perché era evidente che non ti sentivi nel pieno delle tue forze. Io non so se ti do troppo da fare, ho hai un altro lavoro di cui non mi hai parlato, ma non posso accettare un tale comportamento!”

“Lo so signora Grant e io…” cominciò Kara, ma Cat la fermò “Ssssh, non ho finito! Ora, per quanto posso capire  di sentirsi stanchi sul lavoro, e credimi lo so, come capo di una grande azienda che fattura milioni e che è molto influente a National City, come posso passar sopra a una cosa del genere senza che gli altri tuoi colleghi approfittino di questa cosa o pensano che faccia favoritismi?”

“Io…io…”cominciò Kara, per poi sospirare, non sapendo cosa rispondere.

“Sono licenziata quindi?” chiese la ragazza preoccupata di dover liberare la sua scrivania.

Cat la fissò per un minuto, poi sospirò “Se mia madre fosse al posto mio, saresti già sparita dalla mia vista, ma io non voglio assomigliarle. Quindi no. Per questa volta no!”

Kara tirò un sospiro di sollievo.

“In genere le figlie vogliono assomigliare alle madri, ma è un bene per te che io non possa sopportare la mia…bhe tranne quando me la prendo con te per causa sua.  Tu e tua madre andate d’accordo?” domandò Cat curiosa. La sua indagine per conoscere di più Kara e quindi Supergirl, era iniziata.

“Si, io e la mia mamma adottiva non abbiamo problemi, anzi è sempre stata molto comprensiva nei miei confronti!” rispose Kara.

“Madre adottiva?” chiese Cat guardandola sorpresa.

“Si…ecco…vede…i miei genitori sono morti quando avevo 13 anni in un…incendio!”

Cat nonostante avesse ottenuto le informazioni che voleva, non potè non sentirsi addolorata per la sua perdita.

“Oh…mi dispiace io non…”

“Non si preoccupi. Si è triste, ma questa famiglia mi ha accolto tra di loro e mi hanno amato come avrebbero fatto i miei genitori. In più ho guadagnato una sorella che adoro!” disse Kara con il sorriso sulle labbra.

“Si, sembra averti molto a cuore da quel poco che…Kara stai bene?” cominciò Cat nel chiedere, quando vide la sua assistente sussultare e girarsi verso il balcone.

Cat cercò quello che doveva aver attirato la  sua attenzione, ma non vide niente di particolare.

Tornò a guardare Kara e vide il suo volto spaventato, proprio come quello che aveva visto in Supergirl quella mattina.

A Kara si portò le mani alle orecchie e stinse gli occhi.

Cat a quel punto cominciò a preoccuparsi e le si avvicinò per assicurarsi che tutto fosse apposto, ma appena le sfiorò il braccio, Kara si allontanò di qualche passo e la guardò “M-mi dispiace, d-devo andare!” disse la ragazza, ma prima che potesse uscire dalla stanza, Cat le bloccò la strada “Tu non vai da nessuna parte Kera. È evidente che c’è qualcosa che non va. Ora ti siedi e ti calmi!”

Le disse la donna, vedendo che aveva preso a respirare in modo irregolare, dopo che le aveva bloccato la strada.

Che fosse Supergirl o meno, non poteva rischiare di lasciarla andare in giro in quelle condizioni.

“Io...non posso…”! cominciò Kara quando sussultò di nuovo, facendo poi maggiore pressione sulle orecchie.

Cat prese  la ragazza per un braccio e, vedendo che questa volta non si era scostata, l’accompagnò al divano.

Kara cominciava ad avere i sintomi tipici di un attacco di panico e sedendosi accanto a lei, le afferrò le mani e le chiese di guardarla.

“Cerca di calmarti e concentrati sul mio respiro!” disse Cat, ma vedendo che la ragazza continuava a guardare fuori, dolcemente le afferrò il mento, girandole la testa  per farle incontrare i suoi occhi.

Cat sussultò quando vide la sua paura, non riuscendo a capire cosa avesse tanto spaventato la ragazza d’acciaio.

Indistruttibile e forte, Cat era forse una delle poche persone a  vedere la supereroina come una ragazza che nonostante i suoi poteri, poteva essere fragile come chiunque altro. Era come una ragazza che aveva bisogno di qualcuno che la consigliasse ed era felice di ricoprire quel ruolo e sperava vivamente di esserle stata d’aiuto almeno in passato, dato che in quel preciso istante non riusciva a calmarla.

Kara, respira lentamente. Puoi farcela!” le  disse Cat, ma in quel momento Winn e James entrarono nell’ufficio di Cat, gridando il suo nome. Avevano visto dalla vetrata che qualcosa non andava e trattandosi di Kara e a giudicare dalle sue mani premute sulle orecchie, non poteva trattarsi che del suo super-udito.

Kara al pronunciare il suo nome si piegò in avanti, essendo troppo forte da sopportare. Cercava in tutti i modi di bloccare il rumore.

“Chi vi ha dato il permesso di entrare?!” chiese Cat piano, alzandosi infastidita.

“Vogliamo solo aiutare Kara!” disse James preoccupato.

“So gestire un attacco di panico e al momento Kara ha bisogno di tranquillità e di spazio e ora…fuori idi qui!” disse Cat, indicando la porta.

James e Winn lanciarono un’occhiata a Kara prima di uscire, ma comunque rimasero a portata di mano nel caso si rendesse indispensabile il loro aiuto.

Cat tornò accanto a Kara, cercano nuovamente di farla calmare e soprattutto di farle riprendere a respirare in modo regolare, ma la richiesta della ragazza la sorprese.

“Li faccia smettere…li faccia smettere di gridare!” disse Kara ormai con le lacrime agli occhi.

Kara, ascolta la mia voce. Concentrati su di me e sul mio respiro e tutto passerà!” provò di nuovo Cat.

Kara però scosse la testa. La sua mente era piena di immagini della distruzione di Krypton e a malapena si rendeva conto di quello che stava realmente accadendo intorno a lei.

Cat non sapeva più cosa fare qu. Quando era Carter ad avere attacchi di panico , riusciva a calmarlo nel giro di pochi minuti, ma tutto quello che sapeva di come gestire quella situazione, sembrò inutile.

Si sentì sollevata quando vide Alex entrare nell’ufficio.

Cat si allontanò da Kara per far spazio ad Alex, la quale  prese il suo posto sul divano accanto alla sorella.

“Ho provato a calmarla, ma sembra agitarsi sempre di più!” la informò Cat.

“La ringrazio signora Grant. Adesso ci penso io !” disse Alex, prima di rivolgersi alla sorella.

KaraKara mi senti? Sono io…Alex. Andrà tutto bene ok? Ora qualsiasi cosa tu stia vedendo nella tua mente, ricordati che è finto. Tutto quello che vedi e che senti, è successo tanti anni fa e non è colpa tua. Mi senti? Sei al sicuro Kara!” disse Alex, accarezzandole la testa.

Kara aprì gli occhi e vide sua sorella per la prima volta da quando era entrata.

“A-Alex!” disse la ragazza i n un sussurro.

“Sono qui! Calmati adesso e fai dei respiri profondi!”

“Non…non …posso…io…le urla…devo…devo…” disse Kara tra un respiro e l’altro, cosa che fece comprendere ad Alex che la ragazza era ben lontano dal tranquillizzarsi.

“Non devi fare niente Kara, non puoi fare niente per quello che è successo all’ora!” disse Alex

“Le grida posso…posso fermarle…hanno bisogno di aiuto e…”

“Ci penserà qualcun altro. Ora tu devi occuparti di stare meglio!”

Cat guardò la scena in silenzio, ma si ritrovò confusa dallo strano discorso che avevano intrapreso le due sorelle.

Prima parlavano al passato, poi al presente, come se Kara volesse salvare qualcuno del suo passato, ma allo stesso tempo qualcuno che era in pericolo in quel momento.

Guardò istintivamente gli schermi del suo ufficio, al momento impostati su modalità silenziosa e su uno di loro potè leggervi la notizia di un grave incidente ferroviario che aveva coinvolto anche un paio di palazzine costruite quasi a ridosso dei binari. C’era il caos e Cat cominciò a collegare le cose. Supergirl aveva captato con il suo super-udito quell’incidente, ma qualcosa si era scatenato nella sua mente. Un ricordo che le aveva provocato un attacco di panico. Tornò a guardare le sue donne e vide che anche Alex stava fallendo nel calmare Kara.

Cat si rendeva conto che se erano le dinamiche dell’incidente a scatenare la crisi, questa non si sarebbe mai placata se non fosse intervenuta ad aiutare o se qualcun altro  fosse riuscito a risolvere la situazione e riportare la tranquillità almeno nell’orecchie della ragazza.

Ma i poliziotti, medici e vigili del fuoco, non erano abbastanza veloci per far sì che tutto venisse messo a tacere nel minor tempo possibile e Supergirl era ben lontana dal trovarsi in condizioni di poter aiutare.

Vide Alex tirare fuori qualcosa dalla sua tasca e con gentilezza, applicarle degli oggetti simile agli auricolari all’interno delle orecchie. Compiuta l’azione, Kara riaprì gli occhi confusa.

“Va meglio? Hank mi ha detto che questi avrebbero dovuto aiutarti!” disse Alex a bassa voce, guardando l’aria stravolta di sua sorella.

Kara l’abbracciò. Aveva bisogno di sentire le sue braccia intorno al corpo. Aveva bisogno di conforto e di sentirsi al sicuro.

Le lacrime però, diversamente  dalle grida bloccate dagli auricolari, continuavano a scendere imperterrite.

Alex le accarezzò i capelli e disse “ora andiamo a farti riposare un po’ e poi ti prenderai una sonora sgridata per non avermi ascoltata!”

Kara sciolse l’abbraccio e a testa china disse “Mi dispiace!”

Alex si alzò in piedi e guardando la signora Grant  fece per parlare, ma la donna l‘anticipò “Portala a casa e assicurati che Supergirl riposi!”.

Kara guardò la donna, ma era troppo stordita per registrare bene cosa volesse dire con quella frase. Alex diversamente da lei aveva ben capito cosa ciò stava a significare e cercò subito di correre ai ripari. “Lei pensa che…che mia sorella sia Supergirl? Questa  non l’avevo mai sentita….è divertente!”

Cat alzò le spalle “Ci sono troppe coincidenze per affermare il contrario. Senza contare che ho visto lei e Supergirl nello stesso atteggiamento  di poco fa nel notiziario di questa mattina!”

“Solo perché mi ha visto  con Supergirl non significa che sia mia sorella. Come agente dell’fbi, mi capita spesso di entrare in contatto con lei dato che ci troviamo nelle stesse scene del crimine!” disse Alex in sua difesa, ma Cat aggiunse “Per non contare che quando Kera sparisce, compare Supergirl e viceversa e non le ha forse appena messo qualcosa per bloccare il suo super-udito per impedirle di sentire quanto sta avvenendo là fuori dato che le ha scatenato qualche sorta di ricordo traumatico? So abbastanza bene come funziona la mente umana signorina Danvers!” disse Cat  seria.

“Ecco umana, mi risulta che Supergirl non lo sia!” disse Alex facendo il punto della situazione. Cat non demorse e disse “Credo sia più umana lei di tante altre persone. Se teme che dirò ai quattro venti la vera identità di sua sorella, potete stare tranquille entrambe. Non dirò niente. Ma so riconoscere quando una persona straordinaria si finge una persona qualunque, quindi smettiamola di prenderci in giro e porti via  Kera da qui, prima che svenga per esaurimento!”.

Detto questo Alex si girò verso sua sorella per vedere che la ragazza faceva fatica a restare cosciente.

Kara ehi…cerca di rimanere sveglia almeno fino alla mia macchina!” disse Alex scuotendola. Cat chiamò James Olsen. Il quale  aspettava di assicurarsi delle condizioni dell’amica.

“James, scorta la signorina Danvers e Kera alla loro auto!”

“Si signora Grant!” disse James, prendendo Kara in braccio a stile sposa “Ehi, resisti ancora un po’!”.

James posò Kara nel sedile del passeggero, dopo di chè chiese ad Alex di tenerlo aggiornato sulle sue condizioni. Alex annuì, e lo ringraziò, successivamente salì in macchina. Prima di mettere in moto l’auto, si girò a guardare sua sorella addormentata e disse “Siamo in un brutto pasticcio. Fra tante persone proprio dalla signora Grant dovevi farti scoprire?” Alex sospirò, dopo di ché si diresse al DEO.

 

Alex guardava sua sorella mentre riposava sul lettino con le lampade solari, sperando che potesse aiutarla a sentirsi meglio, ma non poteva fare niente per la sua mente incasinata.

Sentì bussare alla porta e vide Hank sulla soglia della sala medica “Come sta?”

“Fisicamente è solo stanca, ma i suoi continui flashback  la stanno mettendo a dura prova! Gli auricolare che bloccano il suo udito non possono essere un rimedio permanete!”  disse Alex, continuando a guardare sua sorella fino a quel momento, poi si girò a guardare Hank e con  afflitta disse “Non so come aiutarla, J’onn!”

L’interpellato sospirò “Quando sono fuggito da Marte, anche a me è successa una cosa analoga. Non era collegato a urla di persone realmente in pericolo, ma quando ero solo nel silenzio più totale, mi sembrava di udire le grida della mia famiglia. Sentivo le voci di K’ymm e T’anya chiamarmi e implorare il mio aiuto. Era…era una cosa straziante. Più volte ho desiderato di poterle raggiungere. Non lo augurerei al mio peggior nemico.

 Mi sentivo così impotente e non riuscivo a capire perché io fossi sopravvissuto mentre tutta la mia gente era stata sterminata!” disse Hank, chiudendo gli occhi al ricordo.

“Come lo hai superato?” domandò Alex, sperando in una soluzione che potesse aiutare anche sua sorella.

“Il tempo mi ha aiutato a trovare uno scopo qui sulla terra, alleggerendo il mio senso di colpa, ma a volte quel dolore riaffiora e credo che non possa mai sparire  del tutto. È una parte di me, della mia storia ed è quello che mi ha reso ciò che sono!”

Alex lo guardava tristemente. Non riusciva ad immaginare come si sentissero J’onn o Kara.

“Tua sorella deve riuscire a separare le grida nella sua testa con quelle reali, sia per non diventare pazza, sia per poter svolgere il suo ruolo di Supergirl come una volta e non solo perché intervenendo mette a tacere il suo dolore. Può funzionare all’inizio, ma come abbiamo appurato a lungo andare il dolore di quei ricordi ha la meglio su di lei e qualcuno, lei compresa, potrebbe farsi male!”

“Qualcuno si è già fatto male e tutti stanno dando la colpa  a Supergirl per non essere intervenuta a quel disastro ferroviario!” disse Alex,  portandosi una mano alla fronte.

“Tua sorella non può essere sempre presente Alex!” disse Hank.

“Certo, questo lo so io, lo sai tu, ma le persone là fuori, pensano che Supergirl debba essere sempre pronta a tutto e basta che manchi  una volta che tutti subito l’accusano. Ho paura che Kara si darà la colpa anche di questo dato che nemmeno lei comprende che non può essere in ogni dove!” disse Alex frustrata.

J’onn sospirò “Perché non vai a riposarti anche tu?”

“No…no io…voglio essere qui quando si sveglia!” disse Alex.

“è probabile che dorma per delle ore. Il suo corpo è sfinito e ha bisogno di riprendersi. Vai a casa. Questo è un ordine!” disse J’onn, utilizzando il suo ruolo di capo per non far protestare Alex ulteriormente.

Essia, ma se ci sono novità, chiamami immediatamente!”

J’onn annuì e così Alex cominciò ad allontanarsi.

 

Kara si svegliò nel cuore della notte. Il DEO era quasi deserto e sentendosi fisicamente meglio, dopo aver riposato per molte più ore rispetto a quanto faceva da giorni, si alzò.

Alex non era presente e questo era un lato positivo per lei, in quanto la sorella l’avrebbe costretta a letto.

Uscì dalla stanza stando ben attenta a non farsi notare dai pochi agenti presenti e in particolare da Hank. Voleva rimanere da sola senza che qualcuno le dicesse cosa  doveva fare.

Si recò nella stanza dell’ologramma di sua madre, dove l’ultima volta che c’era stata, era così arrabbiata con lei che si ritenne fortunata che fosse solo un immagine e non una persona in carne ed ossa, dato la reazione che aveva avuto. Ma se fosse stata realmente sua madre, avrebbe potuto avere una più chiara spiegazione di quanto era successo su Krypton e del perché in quel momento si sentisse così tradita da lei. In quel momento però, avendo rivisto e più volte la fine della sua civiltà, non voleva altro che averla vicina. Voleva sentire la sua voce, il suo tocco e le sue rassicurazioni.

“Ciao mamma!” disse Kara, attivando il suo ologramma.

 

Alex ritornò al DEO all’alba e andò nel panico quando entrando nella stanza dove avrebbe dovuto esserci Kara, non la trovò.

Corse fuori chiamandola, per poi dirigersi verso le varie apparecchiature dove diversi agenti, monitoravano la situazione di National City. Hank era lì presente e lo interpellò “Hank, non riesco a trovare Kara. Dov’è? Mi avevi detto che mi avresti chiamato se fosse successo qualcosa!” cominciò Alex, ma Hank la fermò “Alex calmati. Tua sorella sta bene!” le disse, indicandole lo schermo che monitorava la stanza dell’ologramma.

Kara era appoggiata agli scalini che reggeva la pedana dove prendeva vita l‘ologramma di Alura e Alex poteva dire che la ragazza stesse dormendo in una posizione alquanto scomoda. La cosa che la sorprese però era il fatto che le labbra di Alura si stessero muovendo. Stava chiaramente parlando con sua sorella,  senza però che questa stesse ascoltando. Si domandò quindi il perché l’ologramma non si fosse fermato.

Alex raggiunse la sorella e non potè che provare un tuffo al cuore quando sentì  Alura parlare in Kryptonese. Dalle poche parole che capiva, riconobbe la storia che Kara le aveva raccontato  quando erano ragazzine e che sapeva essere la sia storia  preferita. Le aveva raccontato che sua madre era solita raccontargliela quando stava male o era triste e in un modo o nell’altro, riusciva a farla sentire meglio.

Lasciò finire di parlare Alura, poi si inginocchiò accanto a sua sorella e dolcemente le strofinò la schiena.

“Ehi bella addormentata!”

“A-Alex!” disse Kara con la voce impastata dal sonno.

“Non saresti più comoda in un vero letto?” le domandò Alex, spostandole una ciocca di capelli dal viso.

Hmmm” mugugnò la ragazza in risposta, mettendosi seduta. Guardò sua madre che era lì in piedi ad aspettare che  le si desse un comando o le si ponesse qualche domanda per poter svolgere il compito per il quale era stata progettata.

“Io….io avevo bisogno di vederla. Volevo provare a capire perché mi sento così tradita da lei, ma allo stesso tempo, vorrei averla vicino e sentirmi al sicuro come quando ero bambina!”

Alex  osservò prima Alura, poi tornò a guardare sua sorella per dirle “Io credo che sia per questo che ti senti tradita. I tuoi ricordi di tua madre sono di una bambina che conosceva poco del mondo degli adulti e che vedeva i suoi genitori come esseri perfetti in grado di farla sentire sempre amata e sicura e ora…anche se sei adulta e comprendi che ogni persona può avere molte sfaccettature, non riesci ad accettare l’idea che anche i tuoi avevano dei difetti. Ma sono sicura di una cosa Kara, tua madre ti ha usata per arrivare ad Astra, ma non era sua intenzione ferirti. Tua zia era una persona pericolosa allora, come lo è adesso e lei ha fatto quello che era in suo potere per fermarla. Sono sicura che sarebbe ricorsa ad altri metodi se avesse potuto!”

“Ma Astra aveva ragione e mia madre non ha salvato Krypton come aveva promesso!” disse Kara abbassando la testa.

“Credi davvero che tua madre avrebbe potuto salvare il tuo pianeta?” chiese Alex.

“Si…no…cioè…” sospirò “so che non poteva fare niente a livello razionale. Il nucleo era troppo instabile da anni e niente e nessuno poteva cambiare le sorti di Krypton.

“Ma?” domandò Alex esortando la sorella a continuare.

“Ma me lo aveva promesso. Quando zia Astra mi disse che Krypton sta morendo, ero così spaventata e mia madre mi aveva assicurato che avrebbe fatto di tutto per salvare il nostro pianeta e io…io ci ho creduto. Mi sono aggrappata a quella speranza che non vedevo la realtà intorno a me. Vi erano sempre più terremoti, la corrente mancava per giorni interi e…e io continuavo a pensare che era una fase di assestamento del pianeta, perché era quello che mi raccontavano i miei genitori. Inoltre mi portavano a visitare diverse scuole, in  modo tale che potessi scegliere la carriera che mi entusiasmava di più  dato che l’anno successivo avrei terminato quelle che qui corrispondono alle medie e avrei  dovuto cambiare scuola. Tutto questo ha reso tutto più veritiero. Se potevo scegliere la mia carriera, c’era ancora un futuro. Mi hanno illusa….entrambi i miei genitori mi hanno mentito. Poi quando una mattina ci svegliammo a causa di un terremoto su scala mondiale, non avevo capito cosa stesse succedendo fino a quando non ho visto tutta quella distruzione intorno a me, ma allo stesso tempo non avevo ancora realizzato la drammaticità della situazione. Nemmeno quando dissi addio ai mei genitori  mi rendevo veramente conto che non avrei mai più visto loro, la mia casa, la mia terra. Tutto mi cadde addosso quando giunsi qui, ma sentivo talmente tanto la nostalgia di casa  e dei miei genitori, che ho dimenticato tutte le bugie ci mi sono state raccontate, fino a quando Astra mi ha aperto gli occhi e tutto è riaffiorato in me. Quella speranza che provavo era falsa e come me, anche maggior parte dei Kryptoniani l’ha provata. Le persone ai vertici della scala gerarchica, avevano insabbiato tutto. Se avessero detto la verità ci sarebbero stati preparativi per evacuare quante più persone possibili e invece…se mia madre fosse stata sincera, se non mi avesse tradito la mia fiducia, avrei potuto avvertire i miei amici, avrei potuto salvarli!” disse Kara tra le lacrime.

“Per questo ogni volte che c’è qualcuno in pericolo senti la necessità di corre in loro aiuto? Perché sti senti responsabile per non aver salvato più persone possibili su Krypton?”

Kara la guardò e annuì “Non ho salvato loro e le loro grida mi perseguitano. Non voglio che altre grida si uniscano alle loro, ma allo stesso tempo vorrei solo scappare. Quelle grida fanno male Alex!” disse Kara stringendo gli occhi.

Kara devi capire che non è stata colpa tua !” cominciò Alex .

“Lo so, ma…”

No, non lo sai o non ti sentiresti in questo modo! Ti stai semplicemente accusando delle colpe che ha tua madre, ma gli errori dei genitori non devono mai ricadere sui figli e se proprio vuoi sapere la mia, io non incolpo nemmeno tua madre!” disse Alex sorprendendo Kara.

“Persaci Kara, tua madre si è trovata in una condizione più grande di lei a cui in nessun modo avrebbe potuto porre rimedio, ma una cosa poteva ancora fare, proteggere sua figlia. Ti ha mentito e capisco che questa cosa ti faccia male, ma ti ha concesso di vivere serenamente gli ultimi mesi su Krypton. Ti ha dato speranza, cosa che ora tu infondi a tutti noi. Ti ha donato l’arma più potente al mondo!”  disse Alex, fermamente convinta delle sue parole.

Kara abbassò lo sguardo, non trovando nessuna parola con cui controbattere.

“E in quanto bambina credi che se avessi saputo la verità, qualcuno ti avrebbe creduto? Quanti pazzoidi urlano che è la fine del mondo è vicina? E quante sono le persone che li prendono sul serio? Inoltre lasciami aggiungere che anche se ti avessero dato retta, quanti avrebbero effettivamente avuto la possibilità di lasciare il pianeta? Quante persone impossibilitate ad andarsene, avrebbero fatto di tutto pur di avere qualche chance? Quante persone sarebbero state uccise ingiustamente?” disse Alex, cercando di far riflettere sua sorella.

“Ma alla fine sono morte comunque!” disse Kara.

“Si, ma hanno vissuto le loro vite tranquille fino all’ultimo e questo a mio avviso è un gran dono. Io personalmente non vorrei sapere se tra un mese sarò morta. Vivrei gli ultimi giorni come un inferno trovando la cosa ingiusta e invece non sapendo quando darà la mia ora, mi fa sperare e sognare che avrò una vita lunga e felice. Capisci quello che voglio dire?”

Kara annuì “Si! Non posso darti torto Alex!”

“Sono la sorella maggiore, sono molto più saggia di quanto tu voglia ammettere!”

Le due sorelle sorrisero, poi Alex alzandosi, allungò la mano per aiutare sua sorella a mettersi in piedi, chiedendole “Cosa ne dici di fare colazione?”

“Sto morendo di fame!”

Quando le due uscirono dalla stanza, Hank si avvicinò loro.

Kara, come ti senti?” le chiese poggiando una mano sulla sua spalla.

“Ancora un po’ scombussolata, ma tutto sommato bene!” rispose sinceramente la ragazza.

“Sono contento…Tieni!” disse Hank, porgendole un paio di orecchini.

“Cosa sono?” domandò Kara incuriosita.

“Sono degli orecchini che bloccano il tuo super-udito. Se senti la necessità di metterli!”

“Ma così non sentirò se qualcuno è nei guai!” disse Kara non prendendoli.

Kara, dopo quello che stai passando, un periodo di pausa ti farebbe bene. Inoltre c’è la questione Cat Grant da risolvere!” disse Alex, facendo voltare Kara  verso di lei con aria spaventata.

“Cosa? Quale questione?”

“Davvero non ricordi?” chiese Alex

“No…cosa…cosa è successo? Oh Rao, mi ha licenziata per essermi sentita male al lavoro? Avrei dovuto aspettarmelo, la signora Grant  ha paura dei germ…”

“Ferma, ferma, ferma!” disse Alex, afferrando Kara per le braccia quando la vide  camminare avanti e indietro agitata “No, non ti ha licenziato!”

“Allora cosa?! Chiese Kara preoccupata.

“Sa che sei Supergirl!”  le rispose Hank.

La voce di Kara salì di qualche tono quando disse “Cosa?” guardando entrambe le figure davanti a lei “Come...come è possibile? Ho detto qualcosa io quando ero fuori di me?”

Bhe quello ha aiutato, ma ti hanno incastrato anche altre cose, ad esempio il fatto che io sono tua sorella e Cat Grant mi ha riconosciuto come figura che viene spesso in aiuto di Supergirl!”

“Metti poi il fatto che quando scompare Kara, appariva Supergirl e viceversa…Cat Grant  è una donna intelligente, non mi sorprende che sia arrivata alla giusta conclusione da sola!” Disse Hank “Il problema è che potrebbe parlare!”

“Mi ha detto di non volerlo fare!” disse Alex.

“è una giornalista Alex, non dobbiamo abbassare la guardia!”

“Quindi avete qualche soluzione per far credere che io non sia sia Kara Danvers che Supergirl?” domandò Kara, spaventata di  che il suo capo sapesse di lei e di come avrebbe potuto approfittare della situazione. Già con il fatto che James fosse in contatto con lei, era già un modo per farla correre da lei in vesta di Supergirl ogni volta che voleva.

“Faremo in modo che veda Kara Danvers e Supergirl nello stesso momento nei prossimi giorni. Supergirl interverrà nei momenti del bisogno, mentre Kara sarà alla sua scrivania!” disse Hank.

“Così allontaneremo i sospetti da te e potrai concederti qualche giorno di riposo, mentre qualcun altro prenderà il tuo posto salvando la situazione!” disse Alex.

“E chi mi sostituirà?” chiese Kara, per poi rivolgersi ad  Hank “Tu?”

“Se pensi che possa esserne all’altezza!” rispose l’interpellato.

Kara sorrise. Aveva piena fiducia in J’onn, ma non sapeva se era giusto architettare tutta quella messa in scena.

“E se dovesse succederti qualcosa mentre sei in missione?” chiese Kara preoccupata.

“Come agente del DEO corro sempre i miei rischi, oltre al fatto che proteggere la tua identità è importante come evitare che tu impazzisca. Allora, accetti?” domandò Hank  porgendole nuovamente gli orecchini.

Kara guardò prima gli orecchini poi Hank poi, di nuovo gli orecchini.

“Oh al diavolo!” disse prendendoli e indossandoli, dopo aver rimosso gli auricolari che Alex le aveva dato in precedenza.

Kara provò ad usare il suo super udito per testare se funzionassero o meno e infine disse “Non sento niente…cioè a parte i rumori qui intorno!”

“Li ho fatti fare apposta. Dovrei licenziare qualcuno se non avessero funzionato a dovere!” disse Hank.

“A questo punto io andrei al lavoro. Dovrei essere ancora in tempo per arrivare puntuale!” disse Kara.

“Sei sicura? Vorrei evitare che tu avessi un altro attacco di panico. Inoltre potresti avere ancora bisogno di riposo!” disse Alex preoccupata.

“Alex, ho dormito tutto ieri pomeriggio e tutta la notte e per la maggior parte sotto le lampade solari. Il mio corpo è carico come non mi succedeva da giorni e per quanto riguarda gli attacchi di panico, se sono davvero scatenati da grida reali che fanno riaffiorare in me brutti ricordi, con questi orecchini dovrei essere a posto. Se invece la ragione scatenante dovesse essere un’altra, la devo affrontare. Non posso nascondermi per sempre!” disse Kara convincendo Alex.

“Signore, c’è un’emergenza!” disse improvvisamente l’agente Vasquez,  rivolgendosi ad Hank.

L’uomo, insieme a Kara e Alex, si diresse verso  gli schermi per dare un’occhiata. Un alieno stava creando scompiglio nel centro storico di Narional City. Era un evaso di Fort Rozz e dai dati su di lui, poteva rivelarsi un avversario insidioso.

Kara cominciò a muoversi nervosamente sul posto. Stava quasi per prendere il volo, ma Alex, intuendo i suoi pensieri, le afferrò il braccio dicendole “Kara, ricorda il piano e abbi fiducia in Hank!”

Kara sospirò e guardando l’uomo disse “Stai attento!”

Hank annuì e successivamente si trasformò in Supergirl e prese il volo.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Il campanello dell’ascensore della Catco, diede l’annuncio a tutti gli impiegati, che Cat Grant era in arrivo.

Kara si alzò dalla sua scrivania e le andò incontro allungandole il suo caffè.

“Buongiorno signora Grant! Ecco il suo latte macchiato!”

Cat afferrò il bicchiere e togliendosi gli occhiali da sole, osservò la sua assistente dalla testa ai piedi “Kera, vedo che il tuo aspetto è migliorato!”

Kara con il suo solito gesto di sistemarsi la montatura degli occhiali disse “Si signora Grant! Ho dormito praticamente per 15 ore di fila, credo  di aver riposato abbastanza per svolgere il mio lavoro al meglio!”

“Bene, vieni nel mio ufficio allora!” disse Cat avviandosi nel suo ufficio, chiedendo successivamente a Kara di chiudere la porta, in modo tale che nessuno potesse origliare la loro conversazione.

“Così…. Se tu stai bene, immagino che anche Supergirl sia tornata in piena forma!” disse la donna, non distogliendo lo sguardo da Kara.

“Non lo so. Perché? Anche Supergirl aveva qualche problema? Pensavo non potesse ammalarsi!” disse la ragazza, cercando di essere il più convincente possibile.

“Oh andiamo! Ho già fatto questo gioco con tua sorella ieri. Ho varie prove che dimostrano che tu, Kera, sei  Supergirl!”

Kara scoppiò a ridere “Molto divertente signora Grant. Io? Supergirl? Sarebbe  meraviglioso avere dei poteri, ma io una eroina…io non…non potrei mai esserlo. Ho paura anche della mia ombra!”

Cat sospirò “Lo so che ti sei dovuta costruire una seconda identità per mescolarti con gli esseri umani, lo fanno tutti gli eroi e mi chiedo a quale scopo!”

Kara osservò il suo capo confusa.

“Insomma ogni minuto che passano come esseri umani, è un minuto in meno che usano per non salvare le vite!”

Kara sussultò, sapendo che la conversazione stava andando verso una direzione che non le sarebbe piaciuto.

“Che cosa vuol dire con questo?” chiese la ragazza.

“Perché lavori per me, Kera?” chiese Cat.

“P-perché   mi  piace il mio lavoro e perché posso apprendere molte cosa da lei e…” cominciò Kara, per spiegare le sue ragioni, ma Cat la interruppe “Mentre io e te stiamo qui a parlare, delle persone stanno morendo!”

Kara  sentì un senso di colpa crescere dentro di lei e con voce tremante, tentò nuovamente col dire “Le ripeto che io non  sono Supergirl.

Cat la guardò scettica “Allora cosa è quello sguardo colpevole come se ti avessi appena colto con la mano dentro il barattolo delle caramelle? Andiamo Kera, anche mio figlio che non sa mentire,  riuscirebbe a essere più convincente di quanto tu abbia fatto adesso!”

Kara si toccò nuovamente gli occhiali e cercò di trovare una via di uscita a quella situazione, ma Cat continuò col dire “Se lavori per me, non hai tempo per salvare vite e non voglio nessuno coinvolgimento in questo!” concluse la donna, incrociando le braccia.

Kara rimase senza parole fin quando vide  dietro le spalle di  Cat un notiziario che riprendeva Supergirl in azione. “Se io sono Supergirl, mi spiega come faccio ad essere lì?” chiese Kara, indicando a Cat di guardare lo schermo tv.

La donna si girò a guardare, ma sorrise invece di rimanere incredula come sperava Kara.

“Per quanto ne so può essere una registrazione di un salvataggio compiuto prima di giungere in ufficio.  Non mi sorprenderebbe se fosse un trucco ideato per convincermi che non sei Supergirl. Ora o ammetti di essere Supergirl o sei licenziata!” disse Cat con un tono che non permise a Kara di pensare che si trattasse di uno scherzo.

“Dunque è così! Se dico di essere Supergirl, sono licenziata e se non lo sono pure? Questo non è giusto!”

Cat alzò le spalle “La vita non è giusta sotto molti punti di vista! Ora vai, hai due giorni di tempo per decidere cosa fare!”

Kara strinse i pugni e arrabbiata tornò verso la sua scrivania, ma il suo malumore non potè che essere evidente a chiunque.

Kara, cosa succede?” chiese Winn, alzandosi dalla sua scrivania per affiancare  la ragazza “ Ti senti male?”

“No, no Winn…non sto male…sono arrabbiata…così arrabbiata che…” Kara non terminò la frase. Cominciò ad aprire e stringere i pugno e respirare profondamente, cercando di calmarsi, prima di rompere qualcosa anche solo accidentalmente e darla vinta a Cat Grant.

“Ehi…tranquilla! Kara, mi stai spaventando. Non ti ho mai vista in questo stato e nemmeno come quello di ieri.  Non so come posso esserti di aiuto!” disse Winn dispiaciuto.

Kara guardò l’uomo e gli regalò un sorriso  “Sei gentile Winn, ma non puoi aiutarmi. Cat sa che sono Supergirl!”

“Cosa?” chiese Winn spalancando gli occhi.

“Ho cercato di dissuaderla, ma se non le dico la verità, sono licenziata, se lo faccio anche!”

“Non è leale. Perché non ti licenzia e basta, se vuole sbarazzarsi di te!”

“è quello che mi chiedo anche io!” disse Kara per poi abbandonarsi sulla sedia “Cosa posso fare Winn, non vorrei proprio perdere questo lavoro!”

L’interpellano non rispose. Non aveva una soluzione a quel problema. Conoscevano Cat Grant e sapevano quanto testarda e ostinata potesse essere.

Improvvisamente Kara si alzò e prese una scatola.

“C-cosa stai facendo?” chiese Winn confuso.

“Non resterò a farmi licenziare. Dato che è quello che accadrà comunque, mi licenzio io, almeno non le darò la soddisfazione di farlo personalmente!” disse mentre poneva le sue cose nella scatola.

Winn la fermò, prendendole l’oggetto che aveva in mano e che stava per andare a fare compagnia agli altri.

“Aspetta Kara! Magari cambierà idea. Forse è solo il suo modo di metterti alle strette per farti confessare!”

“è stata molto chiara al riguardo Winn. Almeno che non riesca seriamente a convincerla che non sono Supergirl, non c’è soluzione!” disse Kara.

“Ma…ma io cosa farò qui senza la mia migliore amica?” chiese dispiaciuto  l’uomo.

“Oh Winn!” disse Kara, prima di abbracciarlo “Io e te saremo sempre amici!” disse, per poi afferrare la scatola e dirigersi verso l’ufficio di Cat.

“Signora Grant!”

“Oh Kera…sei venuta a dirmi che sei Supergirl? Avanti, ti ascolto!” disse Cat,  non mancando di notare la scatola che Kara aveva in mano.

“No! Come le ho già detto non sono Supergirl, ma dato che qualsiasi sia la mia risposta sono licenziata, le renderò le cose più facili!” disse Kara, per poi fare un respiro profondo “Mi licenzio!”

Cat rimase sorpresa dell’audacia che stava dimostrando la ragazza, ma non lo diede a vedere. Fece invece spallucce e  disse “Finisci almeno la giornata!”

“No!” disse Kara secca.

“No?” chiese Cat, sta volta non nascondendo la sua sorpresa.

“Le mie dimissioni sono con effetto immediato. Mi è piaciuto molto lavorare per lei. Ho appreso molto e non posso dire che me ne vado senza alcun rammarico, ma si  vede che il destino ha in serbo per me altre strade!” disse Kara, cercando di trattenere le lacrime. Si girò e si incamminò verso la porta.

Kara aspetta!” disse Cat, alzandosi dalla sua scrivania, ma proprio in quel momento sentì una voce a lei familiare provenire dal  suo balcone “Signora Grant!”

Sia Cat che Kara si girarono e videro Supergirl entrare nella stanza.

Cat rimase sorpresa e passò il suo sguardo da Kara a Supergirl.

“Scusate, ho interrotto qualcosa?” chiese Supergirl, avvertendo una certa tensione nell’aria.

“N-no…noi stavamo solo…” cominciò Cat, mentre il suo cervello cercava di trovare una spiegazione a quanto stesse avvenendo.

“Piacere, io sono Supergirl!” disse l’eroina allungando la mano verso Kara, la quale, stringendola, disse “Kara Danvers! Carino il tuo costume!”

“Begli occhiali!” disse Supergirl di rimando, per poi rivolgersi a Cat “Sono venuta per ringraziarla signora Grant. Ho seguito il suo consiglio di prendermi più cura di me stessa e …”cominciò l’eroina, per poi mettere le mani sui fianchi e dire “e mi sento decisamente più in forma!”

“N-non c’è di chè!” rispose Cat ancora sorpresa.

“Scusate, ma ora devo andare, il lavoro chiama!” disse Supergirl infine, per poi dileguarsi prendendo il volo.

Kara guardò Cat per qualche istante prima di riprendere il suo cammino verso l’uscita, ancora con la scatola in mano.

Kera!” la chiamò Cat.

“Si, signora Grant?” chiese l’interpellata.

“Puoi riavere il tuo lavoro se ti fa piacere!”

Kara sorrise e uscì dalla stanza, sorridendo a Winn che aveva osservato la scena con apprensione.

“Ha funzionato? Non…non sei licenziata vero?” chiese l’uomo.

“No! Centri tu su quanto appena accaduto?” chiese Kara curiosa.

“Ho chiamato Alex, le ho detto quanto stava succedendo e mi ha risposto che avrebbe chiamato la Supergirl n°2 che sta prendendo il tuo posto!” disse Winn, indicando lo schermo di un televisore, dove si vedeva chiaramente l’eroina di National City, spegnere un auto in fiamme.

Cat pensava che si trattava di una registrazione, come hai capito che avevo un gemello?” domandò Kara curiosa.

“Chiamalo intelletto superiore o…capacità di leggere. C’è scritto in diretta!” disse Winn sorridendo e per la seconda volta in poco tempo ricevette un altro abbraccio da Kara.

 

Passarono un paio di giorni e con grande sollievo di Kara, Cat sembrava aver lasciato cadere l’argomento Supergirl.

La messa in scena di J’onn aveva funzionato alla grande.

Quello che però non funzionava era il suo periodo di riposo da Supergirl.

Le mancava volare e aiutare le persone, ma i suoi flashback la paralizzavano ancora.

A volte quando si trovava nel suo loft provava a togliere gli orecchini per  migliorare la sua resistenza e per allenarsi a superare le sue paura, ma nonostante partisse fiduciosa di poterci riuscire, appena avvertiva un pericolo in città e le urla e le richieste d’aiuto cominciavano a rimbombare nella sua testa, doveva mettersi immediatamente gli orecchini, per  bloccare tutto il caos che si veniva a creare nella sua mente.

 Appena tutto taceva sentiva il suo respiro e il suo cuore tornare alla normalità, ma cresceva il senso di colpa per il fatto che lei non era fuori ad aiutare.  Sapeva che c’era J’onn, ma sapeva anche che non era giusto che qualcun altro svolgesse il suo lavoro, quindi provò e riprovò ad affrontare le urla. Non poteva rimanere in quelle condizione per sempre, ma non pensava che sarebbe stato così difficile affrontare i suoi demoni interiori.

Col passare dei giorni aveva notato qualche miglioramento, ma non resisteva mai abbastanza a lungo e tutto dipendeva anche dalla quantità di persone in pericolo. Più voci c’erano, più veniva colta dal panico e per questa ragione, gli orecchini tornavano sempre al loro posto, soprattutto quando usciva.

 

“Buongiorno Kara!” disse Winn quando vide la ragazza entrare nell’ufficio, ma notò immediatamente che qualcosa non andava.

Kara, cosa c’è? Ti vedo piuttosto agitata!”

“Io…io ho perso un orecchino!” disse la ragazza, cominciando a camminare avanti e indietro vicino alla sua scrivania.

“Quelli che bloccano il tuo super-udito?” chiese Winn preoccupato.

“Si, la clip che lo teneva deve essersi allentato e senza accorgermene è caduto. Cioè me ne sono accorta subito dato che tutto è diventato rumoroso, ma trovalo un orecchino per strada…no… cioè…sì…so dove è finito grazie alla mia visione raggi x, ma come potevo recuperarlo dentro a un tombino nell’ora di punta senza destare sospetti?”

“In effetti…cosa hai intenzione di fare ora?” chiese Winn.

Kara sbuffò “è da qualche giorno che sto provando a stare senza e ad affrontare le mie paura. Non posso permettere che J’onn mi impersonifichi per sempre, ma sono ancora lontana dallo stare bene e comunque, quado mi sentivo sopraffare, li rimettevo immediatamente , invece ora…cosa faccio se mi viene un altro attacco di panico davanti alla signora Grant?” chiese Kara impanicata.

Winn l’afferrò per le braccia per farla fermare quando la vide continuare a muoversi come un ossessa “Adesso calmati o ti verrà un attacco di panico per un possibile attacco di panico futuro. Se parti con l’idea che qualcosa andrà storto, puoi stare cerca che accadrà. Sii positiva, in genere questo non ti viene difficile, quindi convinciti che tutto andrà bene!”

“Tutto andrà bene!” disse Kara a bassa voce, “Tutto andrà…bene… si, si, hai ragione. Tutto filerà liscio come l’olio!” disse Kara rilassandosi e girandosi per andare alla sua scrivania, ma non si accorse che qualcuno si stava avvicinando e lo urtò.

Ci fu un gemito di dolore e Kara immediatamente si apprestò a dire “Oh, scusami…mi...mi dispiace tanto…io…io non ti ho visto e…sono così desolata…”

“Ehi, va tutto bene!” disse un ragazzo che poteva avere all’incirca l’età di Kara, che si stava strofinando il petto “Però sei forte?”

Kara sorrise e cominciò a balbettare “Si…bhe…cioè…no…io…”

Kara, respira!” disse Winn, divertito dalla goffaggine della ragazza.

Kara, bel nome. Io sono Adam. Piacere di conoscerti!” le disse il ragazzo sorridendole.

Kara sorrise di rimando, ma non spiccicò parola.

“Sto cercando Cat Grant!” disse Adam.

Cat Grant…si certo…lei è… lei è…” cominciò Kara, ma Winn venne nuovamente in suo soccorso,  dicendo “Nel suo ufficio!”.

“Si, nel suo ufficio, ti…ti porto da lei! chi devo annunciare?” chiese Kara.

“Oh quindi sei la sua assistente. Ti ho già detto il  mio nome mi pare!” disse divertito.

“Si…si…ecco…mi servirebbe anche il cognome!” disse Kara imbarazzata, pensando di aver fatto la figura della cretina dall’arrivo del ragazzo.

“Oh certo, scusa. Foster, Adam Foster!”

Kara spalancò gli occhi  “Sei il figlio di Cat!”

“Quindi ti ha parlato di me? Non me lo sarei mai aspettato. Sarei curioso di sapere che cosa ti ha detto dato che non mi conosce” disse Adam con una punta di risentimento nella sua voce.

“Ecco lei…”cominciò Kara, ma la voce della signora Grant la interruppe “Kera!”

La ragazza sussultò e si precipitò nell’ufficio del suo capo, facendosi seguire da Adam.

“Signora Grant, c’è qualcuno che vuole incontrarla!” disse Kara, notando che la donna non aveva ancora staccato gli occhi dal suo computer.

“Non avevo un appuntamento. Chiunque sia conosci la procedura Kera. Niente appuntamento, niente incontro!” disse Cat, continuando imperterrita a scrivere sulla tastiera.

“Ma signora Grant…” provò Kara.

“Non voglio ripetermi!”

“Ciao Mamma!” disse infine Adam, venendo in soccorso di Kara,

Cat si paralizzò per qualche istante, per poi alzare la testa.

“Adam…ma…ma  che sorpresa. Cosa ci fai qui?” chiese la donna.

“Ehm…io torno al mio lavoro!” disse Kara, volendo scappare da quella situazione.

Kera, non hai dimenticavo qualcosa?” chiese Cat.

 L’interpellata dovette pensarci un attimo, poi quando venne colpita da un’illuminazione  disse “Il suo latte macchiato….mi scusi signora Grant, vado a prenderglielo subito!” disse, prima di uscire di corsa dall’ufficio, per poi rientrarvi pochi secondi dopo.

“Adam, posso portati qualcosa?”

“No, grazie. Sono apposto così!” disse Adam sorridendo, per poi non staccare gli occhi da Kara, finché non era più visibile.

“Adam…che bella sorpresa. Io…io non ti aspettavo e…come mai sei qui? Stai bene? Perché ora?” domandò Cat.

“Per la lettere che mi hai scritto! “ disse Adam.

“Lettera? Chiese Cat sorpresa, per poi comprendere “Giusto…io ….volevo scriverti da tanto tempo e…”

“Grazie per averlo fatto!” disse Adam.

“Ma…ma guardati…sei …sei diventato così grande. Come stai?” chiese Cat se, sentendosi parecchio impacciata “Raccontami un po’ di te!”

“Ecco io, non credo che questo sia il momento e il luogo adatto. Immagino che tu sia parecchio impegnata. D'altronde mi sono presentato senza avvisare!” disse Ada,

“Si, in effetti avrei diverse cose da fare e…” cominciò Cat, venendo poi interrotta dal figlio “         Cosa ne dici di cenare insieme e parlare?”

“Oh si, sarebbe fantastico!” disse Cat.

“Sta sera?” chiese Adam.

“D’accordo. Hai un posto che preferisci o…”

“Puoi sentirti libera di scegliere. Chiamami quando decidi ora e luogo!” disse Adam, dirigendosi verso l’uscita con Cat che lo accompagnava.

Non avevano ancora varcato la soglia quando videro Kara, appena rientrata da Noona, far cadere il bicchiere di latte, per poi coprirsi le orecchie.

Winn si alzò immediatamente dalla sua postazione quando comprese cosa stesse succedendo.

Fece sedere Kara e cercò di parlarle.

“Oh no!  Di nuovo!” disse Cat, che nel frattempo si era avvicinata a Kara insieme ad Adam.

Quest’ultimo comprese he la ragazza stava avendo un attacco di panico dal suo atteggiamento.

Si teneva alla scrivania e il suo respiro era diventato superficiale.

Adam affiancò Winn per aiutarlo nel calmare Kara dicendo “Ehi, Kara, va tutto bene. Passerà presto. Concentrati su di noi e fai dei respiri profondi!”

“Troppo rumore!” disse Kara che a malapena aveva percepito Adam e Winn “Fatelo smettere” disse la ragazza, strizzando gli occhi.

Adam a quel punto ebbe un’idea. Tirò fuori dalla sua tasca dei pantaloni, un Mp3 e srotolò le cuffie che vi erano intorno.

Kara, conosci gli Nsynk?” domandò Adam, che ricevette un leggero accenno del capo.

“Bene, ora voglio che tu li ascolti, ti concentri su  una canzone e se la conosci, la canti!” disse Adam, mettendo le cuffie alla ragazza e accendendo la musica.

“Adam, non credo che la musica la possa aiutare, se  è il troppo rumore a infastidirla!” disse Cat, quando vide Kara sussultare quando la musica venne accesa.

“Appunto per questo credo possa funzionare. Se ascolta la musica, può isolare gli altri rumori e se canta, dovrà concentrarsi sul respiro per poterlo fare!” rispose Adam, ma la sua sicurezza vacillò, quando vide Kara non reagire e chiudere gli occhi con forza.

Poi ad un tratto cominciò a canticchiare. Era un sussurrò, ma ci stava provando “Dai Kara, stai andando benissimo!” disse Winn, quando vide che stava funzionando “Amico, sei un genio!” disse  poi ad Adam.

Kara lentamente si rilassò e si lasciò andare sulla sedia con un sospiro di sollievo.

“Visto? Tutto passato!” disse Adam, che ricevette un debole sorriso da Kara, che teneva saldamente l’MP3 in mano.

“Quello te lo lascio. Me lo ridarai quando non ne sentirai più il bisogno. Ok?” chiese Adam, per poi rivolgersi a Cat “Io adesso vado. Ci vediamo sta sera!”. Detto questo, si allontanò.

Questa volta fu Kara a seguire il ragazzo con lo sguardo finchè non fu più visibile.

 

Winn le porse un bicchiere d’acqua e mente Kara beveva , le domandò se stesse bene.

“Si grazie Winn!” disse per poi togliersi le cuffie. Lo fece lentamente, timorosa che se ci fossero state ancora delle urla, tutto sarebbe ricominciato.

“Prenditi il tempo che ti serve, ma quando starai meglio, ti aspetto nel mio ufficio” disse Cat, prima di allontanarsi. Kara sospirò, poi studiò gli schermi dell’ufficio per vedere cosa fosse successo a National City di tanto grave per provocare quelle grida di terrore.

Qualunque cosa fosse, J’onn doveva essersene occupato con grandi risultati in quanto sullo schermo comparve la scritta “Supergirl salva la giornata!” accanto a una sua fotografia.

Sorrise, poi facendosi coraggio, andò ad affrontare la Grant.

Bussò alla porta e Cat la invitò ad entrare.

“Come ti senti Kera?” chiese Cat, facendo il giro della scrivania per poi mettersi davanti alla ragazza.

“Sto meglio, grazie signora Grant. È tutto merito di Adam. Lo ringrazi davvero molto!”

“Si, si lo farò, ma ora c’è una questione molto importatene di cui vorrei parlare con te e ti pregherei di evitare di andare nuovamente nel panico!”

Kara la guardò confusa, poi si preoccupò quando vide un cambio repentino dello sguardo di Cat “Cosa diavolo pensavi di fare? Hai scritto una lettere ad Adam, firmandola col mio nome?” chiese Cat con un tono di accusa.

Kara aprì la bocca per parlare, ma non sapeva cosa rispondere.

“Come ti sei permessa? Non era una cosa che ti riguardava!” la rimproverò Cat.

“Lo so…io…io…è che lei ha iniziato così tante lettere senza finirne mai una e quando ha gettato una palla di carta nella mia direzione, non ho potuto fare a meno di leggere!” si giustificò Kara.

“Era una questione privata!” disse Cat infastidita.

“Dovrai licenziarti per questo. Hai oltrepassato il limite!”

“Lo so, e mi dispiace, ma…lo sa che sono orfana e non sa cosa darei per ricevere una lettera di mia madre che mi spieghi il perché di certe sue scelte e lei una volta mi ha detto che lasciare Adam è stato il più grosso sbaglio della sua vita. La conosco signora Grant, lei non avrebbe mai mandato quelle lettere e…ho voluto darle una piccola spinta. A volte è più facile affrontare il proprio passato con un piccolo aiuto!” disse Kara mettendo il cuore nelle sue parole.

Cat dovette accorgersene perché si calmò.

Bhe…lui è venuto. È qui!! Oh mamma è qui!”! disse Cat, chiudendo gli occhi al pensiero, poi aggiunse.

“Sta sera mangiamo insieme e io…non sono pronta. Avresti dovuto prepararmi  Kera! Cosa gli dirò?” Chiese Cat cercando di contener il suo nervosismo.

“Gli chieda quello che vuole sapere di lui! Non lo vede da quando era bambino, ci sarà qualche che domanda che vorrà fargli!” disse Kara.

Come minimo un milione. Voglio sapere tutto di lui. Come è stata la sua infanzia, cosa fa ora per vivere, se ha degli amici e se…se potrà mai perdonarmi!” Disse Cat sincera.

“Non avrà problemi signora Grant. Gli parli con il cuore!” le disse Kara sorridendole.

Cat annuì, per poi cominciare a mordicchiare nervosamente l’asta dei suoi occhiali.

“Allora…” cominciò Kara un po’ esitante “Le prenoto un tavolo per la cena o sono licenziata?”

Cat la guardò un attimo pensandoci su, poi sospirando disse “Prenota la cena, ma Kera...mi vendicherò!”

Kera sorrise e disse “Tutto per la famiglia!”

 

Cat ed Adam erano seduti ad un tavolo e mentre finivano il loro dessert, Adam chiese “Abbiamo parlato quasi tutta la sera di me, ma avrei una domanda. Sei una donna ricca, famosa e da come dicono le voci, mangia bambini. Mi stupisce la scelta del ristorante. Credevo fossi una tipa più da locali eleganti e sfarzosi.

Cat alzò le spalle “A volte il troppo lusso stanza. Qui è carino. Non è sciatto, ma nemmeno  troppo  elegante. Diciamo che è una via di mezzo tra il decente e ottimo. Ma ad essere sincera, non sono stata io a scegliere. È stata la mia assistente Kera. Credo che abbia cercato un compromesso per non far sentire nessuno dei due a disagio!”

“è un tipo particolare. Da quanto lavora per te?” chiese Adam curioso.

“Da un paio di anni. È l’unica a essere durata tanto a lungo, ma ammetto che non mi infastidisce come hanno fatto le altre ragazzine che si sono presentate per lavorare per me.  Non so come faccia, ma è sempre un passo avanti alle mie esigenze!” disse Cat, per poi guardare Adam. “Come mai questo interesse per la mia assistente? Una madre può pensare che nutri un certo interesse per lei!”

Adam sorrise imbarazzato “Può darsi! Non la conosco, ma la prima impressione è stata buona. Lei com’è?”

Cat alzò le spalle “Non la conosco molto nemmeno io, non amo sapere molto dei miei dipendenti. Posso dirti che ha un buon curriculum, il sorriso facile. È molto ottimista, ama mangiare cibo spazzatura ed è sempre disposta ad aiutare i suoi colleghi, anche troppo secondo i mei gusti, perché alcuni potrebbero approfittarne. È una brava ragazza però…” disse Cat interrompendosi.

“Però?” le domandò Adam esortandola a continuare.

“Credo, anzi sono certa che non stia molto bene. Fino a qualche giorno fa era sempre stanca, poi sono incominciati gli attacchi di panico e…”

“Quindi quello di oggi non era casuale!” affermò Adam.

Cat scosse la testa “No, ma credimi, il tuo intervento è stato una manna dal cielo. Io non sono riuscita a calmarla, mentre tu…”

“Basta toccare il bottone giusto!” disse Adam. Per poi alzare lo sguardo sulla tv presente in sala. “Oh guarda, c’è l’eroina a cui hai contribuito a dare un  nome!” disse Adam, indicandogliela a sua madre.

Cat si girò a guardare, poi sospirò “Sempre se sia realmente lei!”

Adam alzò un sopracciglio sorpreso dell’uscita di sua madre.

“Non mi sembra propriamente lei…è diversa!”

“Dici che si tratta di un impostore?”

“No, non lo definirei un impostore. Se lo fosse la screditerebbe, invece sta continuando a fare un buon lavoro. Non ne sono sicura al cento per cento, ma qualcosa mi mette in allerta. Nemmeno Supergirl era al meglio ultimamente e non mi stupirei se qualcuno la stesse aiutando!”.

 

Kara era sull’ascensore che portava al suo piano di lavoro, quando di nuovo si sentì  affollare la testa da immagini di Krypton. Provò a convincersi che non era reale, non più, e di certo non in quel momento. Sembrò riuscire a calmarsi, quando il suo udito captò quello che poteva essere lo scoppio di una bomba. Sussultò e perdette il controllo dei suoi pensieri.

Qualcuno doveva essersene accorto, perché un uomo in ascensore con lei chiese “Signorina, si sente bene?” Per un attimo le immagi scomparirono e Kara vide le altre persone accanto a lei, guardarla preoccupata.

“Si…si sto bene!” disse, cercando poi l’MP3 che Adam le aveva dato. Lo accese e cercò di concentrarsi sulla canzone dei Nsynk, che il ragazzo le aveva messo per calmarla la prima volta. Da quel momento aveva ascoltato quella canzone diverse volte. Anche quando non ne necessitava. Era diventata la sua coperta di Linus, che l’aiutava ad allontanare i brutti pensieri.

Le porte dell’ascensore si aprirono e Kara andò di fretta alla sua scrivania. Poggiò il caffè della Grant sul tavolo, per poi sedersi e prendere dei respiri profondi.

Winn sospirò quando vide nuovamente la ragazza in difficoltà.

James arrivò con dei layout e guardò Kara preoccupato. Stava per dirle qualcosa, ma Winn scosse la testa. Kara stava cercando di calmarsi da sola e se ci fosse riuscita, sarebbe stato più facile affrontare le prossime crisi.

James comprese e andò dalla signora Grant a portare il materiale per la prossima uscita del Catco magazine. Le diede anche il caffè che Kara aveva portato per lei.

Quando Cat lo notò domandò all’uomo “Dov’è Kera?”

James e gliela indicò e Cat sospirò “Di nuovo?” detto questo si alzò e andò davanti alla scrivania di Kara, la quale era con gli occhi chiusi  e canticchiava a bassa voce.

Dopo un paio di minuti, Kara aprì gli occhi e sussultò quando vide la signora Grant, osservarla.

“S-signora G-Grant…m-mi dispiace, i-io…” Cominciò Kara, ma un cenno della mano di Cat, la fece tacere.

“Vieni con me! Tu Witt, prendi le chiamate di Kera!” disse la regina dei media, facendo spalancare gli occhi di Winn, il quale si era già dimostrato pessimo nello sostituire la ragazza.

Cat uscì sul balcone e fece accomodare Kara. Le porse un bicchiere d’acqua, poi si sedette vicino alla ragazza, la quale era rimasta alquanto sorpresa dalla gentilezza che la signora Grant le stava dimostrando. “Allora Kera, mi vuoi dire cosa diavolo sta succedendo con te? “domandò la donna.

Kara sussultò “Io…io…non è niente, è che…non lo so!” disse abbassando la testa.

“So come funziona un attacco di panico. Qualcosa lo scatena e la mente viene invasa da brutti pensieri. Li ho avuti per anni e prima li affronti meglio è!”

“Sto  provando ad affrontarli e va già meglio rispetto a una settimana fa, sia grazie ad Alex, che grazie a suo figlio. Distrarmi con la musica aiuta, ma ho paura che sia solo un modo per assopire i sintomi, non per guarire…sempre se posso guarire!” disse Kara,  l’ultimo pezzo  di frase in un sussurro. Cat però l’udì comunque e disse “Se i tuoi attacchi di panico sono dovuti a un evento traumatico, forse ci saranno sempre periodi come questo, ma ci sono momenti belli della vita a cui aggrapparti e persone che saranno sempre disposte ad aiutarti. Aggrappati a queste cose e supererai questi momento. Anche distrarti con qualcosa che ti piace fare può aiutarti. Ti piace leggere? Quando arrivano quei momenti prendi un libro e leggi finchè non passa. altrimenti bevi, l’alcol aiuta sempre!” disse Cat.

Kara la guardò perplessa per l’ultima battuta, ma poi sorrise  e disse “Grazie signora Grant!”

“Di niente. Ora vai! Il tuo lavoro non si farà da solo….chop chop!” disse infine Cat.

 

“Ciao!” disse Adam, avvicinandosi a Kara nel pomeriggio.

“A-Adam…c-ciao! È bello rivederti!” disse Kara un po’ impacciata “Io v-volevo ringraziarti per…per…ieri sai…per avermi aiutato e volevo ridarti questo!” disse Kara, porgendogli il suo  MP3.

“Non ne hai più bisogno?” chiese il ragazzo.

Bhe…stamattina mi ha aiutato, ma io mi procurerò uno di questi, sperando di  non averne bisogno ancor a lungo e…”

“Facciamo così, te lo presto finchè quegli attacchi di panico non saranno un solo ricordo e prima che perda il coraggio di chiedertelo, cosa ne pensi del barbecue coreano? Chiese Adam.

Kara lo guardò un po’ confusa “Non credo che a tua madre piaccia arrostire la carne e…”

“Lo chiedevo a te Kara!” Disse Adam sorridendo divertito.

“Oh…ehm…io…si…cioè…no….cioè…” cominciò Kara a farfugliare.

“Sai che sei carina quando farfugli?” disse Adam , portando Kara ad arrossire e sorridere imbarazzata.

“Così non l’aiuti Adam!” disse Cat, che vedendo Adam, si avvicinò alla soglia della porta dell’ufficio ascoltando la conversazione dei due ragazzi.

“Ha già problemi di suo nel parlare, se la metti in imbarazzo non otterrai una risposta chiara. E tu Kera rilassati…non ti ha  chiesto di sposarlo,  ma di uscire per una cena!” disse la donna divertita nel vedere la sua assistente sempre più imbarazzata, tanto che si coprì il volto con le mani per un attimo.

“Allora…cosa gli risponderai?” chiese Cat.

“Ehm…Cat, faccio da solo !” disse Adam, comprendendo che la presenza del suo capo, potesse mettere Kara maggiormente a disagio.

“V-va bene!” disse Kara, sorridendo ad Adam, per poi abbassare la testa quando si sentì osservata da Cat.

“Bene allora…spero che domani sera vada bene!” disse Adam prima di spingere sua madre nell’ufficio.

Kara si lasciò cadere sulla sedia e Winn disse  “è stato piuttosto imbarazzante anche per me che stavo a guardare!”

Rao, avrei voluto usare la mia vista calorifera, per creare un buco di chilometri e sprofondarci dentro!” disse Kara sospirando.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

Capitolo 4

 

J’onn tornò al DEO dopo una lunga giornata di lavoro.

“Ben fatto capo!” disse Alex porgendogli una bottiglietta d’acqua.

“Non usavo  i miei poteri da lungo tempo, devo ammettere che essere Supergirl per così tanto non è facile!” disse piano, dato la presenza di agenti del DEO che non conoscevano la sua vera identità “Ma è anche bello poter di nuovo volare!”

“Comunque, rimproveri sempre mia sorella di essere spericolata, ma neanche tu ci vai leggero!” disse Alex.

“Devo o no interpretare tua sorella?” chiese J’onn.

“Si, ma devi anche stare attento. Se ti succede qualcosa…”

“Alex, tranquilla. Non sono come Kara. Sembra che mi lancio nel pericolo, ma valuto ogni cosa e ogni mossa da compiere prima di entrare in azione. Non devi dirmi di agire con prudenza per i l mio bene e quello del DEO!”.

“Sono solo preoccupata!” disse Alex.

“Ti ringrazio, ma sono io quello che  doveva proteggere te e Kara. A proposito, lei come sta?”

“Dice di stare meglio, ma Winn mi ha riferito che ha avuto altri attacchi di panico. So che questa situazione la sta stressando. Vorrebbe tornare in azione, ma…” disse Alex.

J’onn le mise una mano sulla palla.

“Sono sicuro che presto tornerà. Ha bisogno di tempo!”.

“A me va bene qualsiasi cosa scelta, io voglio che sia felice e mi dispiace di non poter fare molto in questa situazione!” disse Alex frustrata.

“Fai molto per lei Alex e questo nessuno lo mette in dubbio, solo te!”

“Vorrei poter fare di più!” disse Alex “Tu  riesci a capire quello che sta provando, potresti parlarle tu?”

“D’accordo, ma ho anche un’idea. Porta tua sorella qui sta sera e vedremo di fare una terapia un po’ drastica!”.

Alex lo guardò fra il curioso e il  preoccupato. “Che cosa hai in mente?”.

 

Kara era appena rientrata nel suo loft, sospirò. Aveva ancora il cuore a mille per quanto era successo quel giorno.

Per la prima volta da settimane, il suo cuore sembrava impazzito per qualcosa di diverso rispetto alla paura.

Era una sensazione che non aveva mai provato, un’emozione che la rendeva felice e spaventata allo stesso tempo.

Andò al frigorifero e prese del gelato. Doveva riflettere su quello che stava succedendo tra lei e Adam e cosa implicava avere una relazione con il figlio del capo. Guardò l’orologio e vide che mancava circa un’ora all’arrivo di sua sorella. Era la serata sorelle e Kara sapeva che Alex le avrebbe dato una mano ad affrontare quella situazione, perché lei riusciva a pensare solo che sarebbe stato un disastro. In quel momento il telefono squillo sul display e Kara lesse il nome di Alex e fu subito preoccupata.

“Ti prego Alex non dirmi che non puoi venire. Ho  bisogno di parlarti!”

Kara attese la risposta e sospirò prima di aggiungere “Arrivo subito!”

Neanche  cinque minuti dopo, Kara entrò al DEO.

“Alex, cosa succede? C’è un’emergenza?” chiese Kara, guardando gli schermi per cercare traccia di minacce.

“Se ci fosse saresti pronta  a tornare sul campo?” chiese Alex.

Kara abbassò il capo indecisa, poi guardò sua sorella “Prima o poi devo ricominciare, non posso nascondermi per sempre!” rispose Kara.

“La tua esitazione però mi conferma che non è una cosa che vuoi!” disse Alex.

“Si, si che lo voglio Alex, ma…

“La paura ti blocca, lo so. Per questo io e J’onn pensiamo di poterti aiutare. È un po’ drastico, ma potrebbe funzionare!” disse Alex.

Di cosa stai parlando?

“Vieni con me!”

Alex portò Kara nella stanza di combattimento  dove  Hank le aspettava.

“Ehi Hank, grazie per quello che stai facendo!” disse Kara sorridendogli.

“Sono felice di aiutarti e spero di poterlo ancora fare!”

“Mi dite cosa avete in mente voi due?” domandò Kara, curiosa.

“Sono le grida delle persone a scatenare le tue visioni e gli attacchi di panico.  Pensiamo che mettendoti davanti alla tua paura, costringendoti ad affrontarla, possa essere una terapia efficace.” Disse Alex per poi osservare sua sorella, che nervosamente giocava con le mani. “È un po’ quello che si fa con le fobie. Chi ha paura dei ragno, viene avvicinato sempre di più all’animale, fino anche a doverlo maneggiare per poi far si che superi questa fobia, noi vogliamo fare la stessa cosa. Te la senti? So che hai provato qualcosa del genere, Winn me l’ha detto, ma questa volta non ci saranno orecchini che ti salveranno quando ti sentirai sopraffare. Lo dovrai affrontare fino alla fine”

Kara guardò Alex e Hank preoccupata. Non le piaceva l’idea, ma se l’avesse aiutata ci avrebbe provato.

“D’accordo, ma dopo mi devi come minimo una pizza, dei ravioli cinesi e dei consigli su un pasticcio in cui sono andata a ficcarmi!”

Cat sospetta ancora che tu sia Supergirl?” chiese Alex preoccupata.

“No, ma in qualche maniera centra anche lei!” disse Kara, per poi prendere un respiro profondo “Ok…cominciamo!”

Hank guardò Alex, la quale annuì dandogli il via. Il primo premette un pulsante su  un pannello disposto all’entrata e delle grida registrate di incidenti avvenuti nei giorni passati, riempirono la stanza. Kara chiuse gli occhi e fece dei respiri profondi. Passò qualche secondo dove Alex non vide nessun segno evidente di paura.

Poi la vide muovere la bocca. Non poteva sentire quello che stava dicendo, ma le sembrava una canzone. Pensò si trattasse di un mantra Kryptoniano che l’aiutava a liberare la mente, ma qualsiasi cosa fosse, non  l’aiutò a lungo.

 Le sue mani presero a tremare, gli occhi vennero strizzati e il respiro divenne più irregolare.

Alex le si avvicinò e le afferrò le mani “Kara, ascoltami! Ce la puoi fare!”

Kara scosse la testa e liberando le mani dalla presa di Alex, si coprì le orecchie.

“Tu sei più forte di così!” disse Alex, staccandole le mani e stringendogliele nuovamente.

“Non posso…io non…posso…” cominciò Kara.

“Si ce la puoi fare. Apri gli occhi!” disse Alex, senza però che venisse ascoltata.

Kara apri gli occhi e guardami!” insistette Alex.

Kara obbedì, ma continuava a vedere Krypton “Non ti vedo!”

“Dove sei ora?”

“Krypton. Sono per le strade di Argo. Mia madre mi tiene la mano mentre corriamo. Ci sono persone che gridano di paura, chiedono aiuto, altri giacciono a terra. Tutto sta cadendo a pezzi. Ho così paura Alex! Portami via!” disse Kara piangendo.

“Ma tu non sei li Kara!” disse Alex.

“Si, si invece. È tutto troppo reale!” disse Kara, guardandosi intorno.

“è solo la tua mente che ti sta facendo brutti scherzi, ma ragiona. Se fossi su Krypton, come spieghi che riesci a sentire la mia voce? Non ci conoscevamo ancora all’epoca, ricordi? Ora sei sulla terra, sei al sicuro con me e Hank. Ti trovi al DEO, sei la mia sorellina  e sei la persona più meravigliosa che abbia mai conosciuto e sei simpatica, leale, coraggiosa…io…io so che puoi farcela Kara, ricorda  quello che vedi è una cosa passata, su cui non hai il controllo e che non hai alcuna colpa per  non aver salvato il tuo mondo. Non hai colpa per essere sopravvissuta, ma se continui a  farti bloccare dalle tue paure, allora avrei la colpa di non aver fatto niente  per salvare quelle persone che ora stanno chiedendo il tuo aiuto  e per cui puoi realmente fare la differenza!”.

Kara continuava a guardarsi intorno , finchè lentamente le immagini scomparvero e il volto di sua sorella, comparve nel suo campo visivo.

“A-Alex…ti vedo!” fisse Alex sorridendole.

“Vieni, sediamoci un attimo!” disse la sorella maggiore, accompagnando Kara  su una panchina.

“Respira profondamente e cerca di calmarti. Va tutto bene!” disse Alex, dicendo a J’onn, con un gesto della mano, di spegnere l’audio.

“Ce l’ho fatta?” chiese Kara incredula.

“Alex le sorrise e disse “Ce l’hai fatta, ma non poteva essere altrimenti!”.

Kara sorrise, mentre cercava ancora di regolarizzare il suo respiro. Vide Hank avvicinarsi, per poi posarle una mano sulla spalla per incoraggiarla.

Kara, so che è molto difficile,  ma non basta una volta per guarire. Dovremo ripeterlo più  volte, finché le grida diventino solo grida!” disse Alex.

Kara si morse nervosamente il labbro prima di annuire.

“Sicura di voler ritentare? Non c’è alcuna fretta!” disse Hank.

No,no…va bene. Facciamola finita!” disse Kara determinata.

 

La porta del loft si spalancò, lasciando entrare una Kara esausta che si buttò sul divano e una Alex carica di cibo per rifocillare la sorella.

“Non posso credere che tu mi hai fatto prendere il doppio del cibo che ordiniamo di solito!” disse Alex, posando le buste sul tavolo.

“Dopo il pomeriggio che mi hai fatto passare, devo ricaricarmi!” disse Kara, alzandosi per buttarsi sulla confezione di ravioli cinesi.

“Sbaglio o eri d’accordo?” disse Alex.

“Si, ma non pensavo che sarebbe stato così…così…terribile? Ed è frustrante sapere che non sono ancora del tutto guarita!” disse Kara sbuffando.

“Ci vuole tempo  e questa sera hai fatto passi da giganti!” disse Alex.

“Dillo a coloro che non salverò questa sera o domani o…quanto ancora durerà questa storia Alex. Mi sento così inutile. Ho sempre voluto aiutare le persone e ora questa cosa mi blocca. Voglio che tutto torni come prima!”

“E tornerà Kara, abbi solo pazienza!” disse Alex, cercando  di incoraggiarla.

Kara sospirò prima di addentare un altro raviolo cinese.

“Allora, di cosa volevi parlarmi?” chiese Alex curiosa “Era qualcosa che riguardava la signora Grant!”

“Oh quello…ecco…si…io…ho un appuntamento!” disse Kara.

“Con la signora Grant?” chiese Alex alzando un sopracciglio. “Si…cioè no….non con la signora Grant, con…con…Adam. Si, ecco, mi ha invitato a mangiare con lui domani sera e io…io non so se ho fatto bene ad accettare e se le cose vanno male? Diventerebbe tutto più complicato e…” cominciò Kara, ma Alex dovette interromperla.

“Aspetta…aspetta…aspetta, mi sono persa qualcosa? Chi è Adam?”

“Adam è…è un ragazzo!” disse Kara.

“Si, fino a li ci arrivavo. Due giorni che non ci vediamo faccia a faccia e tu ti trovi un ragazzo? Perché non me lo hai detto?” chiese Alex.

“Oh…ehm…non l’ho fatto apposta. È che dopo tutto quello che sta succedendo e lui non è….insomma è successo tutto in fretta, poi lui mi ha fato il suo mp3, Cat era lì che mi fissava e ho detto di si!” disse Kara, non facendo nemmeno una frase di senso compiuto.

Kara, se me lo dici in kryptoniano forse è più facile per me seguirti. Riavvolgi il nastro e comincia dall’inizio!” disse Alex alquanto confusa.

“Ho mandato una lettera al figlio della signora Grant a nome suo e inaspettatamente lui si è presentato. Appena ho incrociato il suo sguardo, Ho sentito come…non lo so…un ...wapau? o quelle che definiscono farfalle nello stomaco? Sono andata dal panico e ho conciato a farfugliare, cosa che lui trova carina e il giorno dopo, cioè oggi mi ha chiesto se volevo cenare con lui!”

Alex sorrise divertita.

“Mi ha colto talmente di sorpresa che non riuscivo a parlare finchè non è arrivata Cat  a mettermi più in imbarazzo. ho detto di sì pur di scappare da quella situazione. Ero così imbarazzata!” disse Kara, portandosi le mani al volto.

“Quindi in realtà non avresti accettato?” chiese Alex.

“Avrei calcolato tutte le eventualità possibili prima di rispondere, sono stata imprudente. Insomma sono Supergirl il che mi costringe a mentirgli, oltre al fatto che è il figlio della signora Grant. Cosa succede se tra noi le cose andassero male? Perderò il mio lavoro? E se….” Cominciò Kara, ma Alex la interruppe “Ok, ora calmati. Non deve per forza andare male. Le cose potrebbero anche funzionare, chi lo sa?”

“Non ho mai avuto una vera relazione Alex. Tutti sono scappati quando ho inavvertitamente rotto loro qualcosa e io credo che Cat voglia suo figlio intero!” disse Kara, ricordandosi tutti coloro a cui aveva rotto il naso quando avevano provato a baciarla.

Kara, ora sai controllare meglio i tuoi poteri e poi se non ci provi, non saprai mai come andranno a finire le cose. Dici sempre che vuoi una vita normale, allora buttati!” disse Alex.

“Voglio solo che nessuno si faccia male!” disse Kara tristemente.

“E io non voglio che sia tu a stare male. Kara, il rapporto tra due persone non è rose e fiori nemmeno per chi non è dotato di poteri, quindi non pensare che siano le tue doti ad ostacolare quello che potrebbe esserci tra te ed Adam!” disse Alex.

Kara guardò scettica sua sorella “Quindi pensi che dovrei andare? Dovrei accettare di cenare con lui?”

“Da quanto ho capito, hai già accettato e hai fatto bene.  Tuffati, male che vada, se fa il cavaliere, hai mangiato gratis!” rispose Alex divertita.

Kara sorrise, poi aggiunse “Ho un altro problema!” Alex alzò un sopracciglio in attesa di sapere di cosa  altro avesse bisogno la sorella.

“Non so cosa indossare!”

Alex sorrise e scosse la testa, prima idi recarsi al suo guardaroba.

 

“La mattina seguente Kara era seduta alla sua scrivania con la testa tra le nuvole.

Kara, tutto ok?” chiese Winn, notando la sua distrazione.

“ S-si, sto solo pensando a questa sera!” disse Kara.

“Oh la tua serata con il figlio della signora Grant. Nervosa?” chiese l’uomo.

“Nervosa è un eufemismo. Sto contando tutte le situazioni in cui posso rendermi ridicola! O mandare tutto a quel paese. Posso combattere la criminalità e alieni, ma non posso affrontare una uscita con un ragazzo. Ah se poi teniamo conto che al momento non eccello nemmeno nel mio lavoro di Supergirl…sarà un disastro!” disse Kara, poggiando i gomiti sulla scrivania e nascondendosi il volto con le mani.

“Andrai benissimo ed  Adam è molto fortunato e se non se ne rende conto, è lui a rimetterci!” disse Winn gentilmente, facendo fare un sorriso a Kara, la quale poi aggiunse “Ogni volta che lo incontro non riesco a fare nemmeno una frase di senso compiuto!”

“Questo perché….” Cominciò Winn, prima di prima di prendersi un infarto  quando Kara si alzò di scatto dalla sua scrivania.

“Oh no, il latte per la signora Grant, me ne sono completamente dimenticata....di nuovo!” disse Kara, dirigendosi verso l’ascensore per rimediare al suo errore, ma proprio in quel momento il Ding dell’ascensore di Cat Grant, si fece sentire.

“Signora Grant, vado subito a prendere il caff…” cominciò Kara , ma si bloccò appena vide che la donna aveva in mano due bicchieri “Avevo un po’ di tempo e sono andata a prendermelo da sola e ne ho preso uno anche per te!” disse Cat, porgendo a Kara un bicchiere.

“G-grazie!” disse Kara perplessa, per poi guardare Winn come per cercare una spiegazione a quel comportamento, ma l’uomo alzò semplicemente le spalle.

“Allora Kera, pronta per sta sera?” domandò Cat a un passo di lontananza dal suo ufficio.

“S-si  signora Grant!”

“Oh e dove andrete di bello?”

“E-ecco….io…io non lo so!” rispose Kara.

“A che ora vi incontrerete?” domandò Cat.

Kara ci pensò un attimo  e disse “Ehm non lo…so!”

“Dove vi incontrerete?”

“Ecco….” Disse Kara, rendendosi conto che qualcosa non stava funzionando.

Cat sospirò “Verrà a prenderti a casa tua sta sera verso le otto!” disse Cat per poi aggiungere. “Ho fatto le medesime domande a mio figlio. Lui ha ovviamente saputo rispondere a tutte le domande, tranne a quella su cui abitavi!”

Bhe si…in effetti io…” cominciò Kara, ma si  interruppe quando vide Cat prendere un foglio e una penna dalla sua scrivania e scriverci sopra un numero, per poi porgerlo alla sua assistente “è proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia. È assurdo che a nessuno dei due sia venuto in mente di scambiarvi i numeri di cellulare!”

Cat alzò gli occhi al cielo “Sta volta ho fatto da tramite, ma sia chiaro che non voglio fare da postino fra voi due. Hai il numero di Adam ora. Abbi almeno la cortezza di dirgli dove abiti!” disse Cat, prima di andarsene nel suo ufficio.

Kara guardò Cat allontanarsi, poi il suo sguardo si posò sul foglietto datogli dalla donna. Sospirò. Quella relazione era già partito col piede sbagliato.

 

La serata era trascorsa in modo piacevole. I due ragazzi avevano parlato del più e del meno imparando a conoscersi e Adam aveva già potuto constatare il grande appetito di Kara.

“Mi dici dove riesci a  mettere tutto quello che hai mangiato?” chiese Adam divertito “Bello vedere che non sei la tipica ragazza che sta attenta a non mangiare zuccheri e carboidrati per paura di ingrassare!”

Kara si sentì imbarazzata.

Aveva cercato di contenersi, ma a quanto pare aveva comunque esagerato “Ecco…lavorare per tua madre richiede molte energie. Corro sempre di qua e di là!”

“Si, mi sembra giusto!” disse Adam con un sorriso “Quindi tu dipingi. mi farai vedere mai qualcosa?”

Kara  rispose “Ecco…non sono un granché. Quando sono triste mi metto a dipingere pezzi della mia vita passata, quando stavo con i miei genitori, ma in genere mi aiuta solo a farmi sentire più malinconica. Ma non farlo mi fa temere di dimenticare tutto. Anche i miei  genitori. Infatti a volte faccio fatica a ricordare i loro volti. Per fortuna ci sono gli olog….le foto, che mi rinfrescano la memori!” disse Kara con un sorriso triste.

Adam allungò la mano per sfiorare quella della ragazza posata sul tavolo “Mi dispiace che tutto questo sia capitato a te!”

“Sono anche stata fortunata a trovare una famiglia che mi abbia adottata subito e che mi abbia amato nonostante le mie stranezze!”

Adam stava per rispondere quando delle urla attirarono la sua attenzione e quella di Kara.

“Tutti  contro la parete, fate in fretta!”

Poi ci fu uno sparo che fece comprendere a tutti i clienti del locale, di essere nel bel mezzo di una rapina.

Adam e Kara, così come tutti, seguirono gli ordini impartiti, ma le grida e i pianti delle persone, scaturirono un  inizio di attacco di panico in Kara, che si portò le mani alle orecchie e cominciò a respirare in maniera irregolare.

Adam si rese conto dei segnali e cercò di parlare a Kara per tranquillizzarla, pensando che fosse la situazione ad averla spaventata, ignaro del fatto che lei era l’unica persona a essere al su sicuro.

Kara, va tutto bene. Finirà preso. Te lo prometto!”

“Sta zitto!” urlò un rapinatore , puntando la pistola verso ad Adam, il quale alzò le mani in alto.

I rapinatori erano in due. Ognuno di loro teneva sul viso un passa montagna ed erano entrambi armati.

“Dateci tutti i soldi e i beni di calore e non vi faremo niente!” disse Il primo rapinatore.

“Io direi invece che non faremo niente alla maggior parte di loro. Ci sono dei bei bocconcini qui e io ho un certo appetito, se capisci quello che intendo!” disse il secondo rapinatore, dando un’occhiata alle varie ragazze presenti nel locale. Il suo sguardo si posò anche su Kara, ma la sua attenzione sembro andare per una cameriera del ristorante.

“Tu! Vieni qui!” disse il secondo rapinatore.

La ragazza interpellata, tremante si avvicinò. L’uomo l’afferrò il mento e dallo strizzare degli occhi era evidente che fosse divertito dalla paura della sua vittima.

“Ora io e te ci divertiremo!” disse afferrandola per un braccio, ma non fece nemmeno un passo che una voce lo fermò.

“No, tu non le torcerai un capello!” disse un altro cameriere, venuto in soccorso della collega.

Il primo rapinatone non contendo del gesto altruista dell’ostaggio, reagì avvicinandosi al ragazzo e colpendolo alla nuca con l’impugnatura della pistola.

Kara sussultò al grido del mal capitato e si morse il labbro, quando lo vide cadere a terra dolorante.

Il primo rapinatore lo afferrò per i capelli, sollevandogli la testa per poi dirgli “Pagherai per la tua stupidità!” detto questo, l’uomo lo lasciò andare e puntandogli la pistola contro, aggiunse “Questo è quello che succederà a chiunque provi nuovamente a…” l’uomo non riuscì a terminare la frase che un rumore di una bottiglia che andava in frantumi, colse tutti di sorpresa.

Il primo rapinatore cadde a terra, con sorpresa del secondo, che vide chi fu l’artefice della dipartita del suo collega.

Kara si trovava in piedi, dietro al primo rapinatore, con metà bottiglia rotta tra le mani. La lasciò cadere, guardando con sguardo arrabbiato  il secondo rapinatore, il quale, infuriato dal suo  gesto, le puntò la pistola contro e la caricò.

“No!” urlò Adam, mettendosi davanti a Kara, quando il colpo venne sparato. Le grida degli ostaggi riempirono le orecchie della ragazza, la quale per la prima volta a malapena le percepì. Era concentrata a seguire la traiettoria del proiettile per poterlo fermare prima che fosse troppo tardi.

Il proiettile era diretto verso il cuore di Adam. Il ragazzo non avrebbe avuto scampo.

Kara agì in fretta, a una velocità tale che nessuno percepì il ben che minimo movimento.

Adam si guardò attorno confuso, poi guardò Kara per accertarsi che non si fosse fatta male, ma la ragazza non gli diede il tempo di controllare che, approfittando del momento di smarrimento del secondo rapinatore, gli diede un calcio nelle parti basse, che lo portò istintivamente a far cadere la pistola e inginocchiarsi a terra.

Un ostaggio vedendo la pistola a terra, l’afferrò e la puntò contro il rapinatore, dicendo “Qualcuno trovi qualcosa per legarli!”

Quando i due criminali furono sistemati, le due armi vennero posizionate su un tavolo , pronte per essere consegnate alla custodia della polizia, che non tardò ad arrivare.

Dopo che tutti vennero interrogati, poterono ritornare alle loro case.

Durante il tragitto Kara, notò che Adam era piuttosto silenzioso. Pensò che si trattasse di un atteggiamento post traumatico per quanto avevano appena vissuto, d'altronde aveva rischiato di morire poco prima.

“Adam, tutto bene?” chiese Kara, afferrandogli il braccio.

Adam a quel contatto sembrò come se si svegliasse e guardando la ragazza disse “Sto bene, solo non riesco a capire!”

“Si, anche io non riesco a spiegarmi come certa gente possa agire in determinati modi!” disse Kara.

“Non mi riferivo ai rapinatori, ma a te!” disse Adam serio.

“Me?” chiese Kara confusa.

“Si, spiegami come ti è venuto in mente. Come hai potuto essere così avventata, così folle da attaccare un rapinatore!” disse Adam agitandosi.

“Cosa avrei dovuto fare? Lasciargli uccidere quell’uomo  e poi fare del male alla ragazza?” chiese Kara infastidita “Ho avuto la possibilità di fermarli e non mi sarei personata se nonostante avessi potuto fare qualcosa, fossi rimasta ferma a guardare!”

“Avresti dovuto aspettare l’intervento della polizia!” disse Adam.

“Non sarebbe arrivata in tempo e lo sai. A quel punto ci sarebbero state probabilmente diverse vittime!” disse Kara.

“Ma così facendo una delle vittime, avresti potuto essere tu!” disse Adam nervosamente.

“Ma non è successo!” rispose Kara difendendosi.

“Avrebbe potuto però. Devo dirlo Kara, questo tuo atteggiamento suicida non mi piace!” disse Adam infastidito. A Kara però non piacque quell’affermazione e disse “Oh scusa tanto se ho voluto salvare delle vite!” il suo tono di voce era alterato “Ho fatto quello che ritenevo giusto  e lo rifarei dovessi ritrovarmi in situazioni del genere!”

“Questo non vuol dire che mi stia bene. C’è gente che è addestrata per correre in mezzo al pericolo e di solito è gente addestrata e ben equipaggiata. Dovresti lasciare loro il loro lavoro!” disse Adam.

“Io ho seguito il mio cuore e lo farò sempre. Sta sera ho fatto una buona azione che mi  ha fatto sentire bene. Non mi sentivo così da diverso tempo e non ti permetterò di rovinarmi questa sensazione!” Disse Kara, per poi girarsi e allontanarsi, lasciando solo Adam con i suoi pensieri, incapace di trovare le parole per poterla fermare.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Kara rientrò nel suo loft e si poggiò alla porta sospirando. Era stata una bella serata finché tutto non si era rovinato.

Se ad Adam non piaceva il fatto che si fosse esposta per salvare delle persone durante la rapina, avrebbero avuto non pochi problemi quando, scoprendo che lei era Supergirl, avrebbe realizzato che faceva sempre cose del genere.

Ci era rimasta male perché per l’ennesima volta, il suo essere Supergirl o comunque un’aliena, rendeva improbabile una sua relazione con qualcuno.

Sussultò quando sentì bussare alla porta. Era talmente assorta nei suoi pensieri che non sentì la persona avvicinarsi a casa sua.

“Alex!” disse Kara  quando aprì l’uscio.

Kara, stai bene?” domandò Alex, entrando nell’appartamento.

“Certo, perché non dovrei?” domandò Kara confusa.

“Come perché? La rapina al ristorante!” disse Alex.

“Come facevi a sapere dove ero?” domandò Kara sorpresa.

“Il tuo trasmettitore. Abbiamo captato un segnale di s.o.s diretto alla polizia  e controllando, abbiamo visto che tu eri lì!” disse Alex.

“Avresti dovuto sapere che, essendo i criminali umani, non potevano farmi del male!” disse Kara.

“Fisicamente no, ma emotivamente si. Nonostante le nostre sessioni al Deo per curare la tua fobia, non sei del tutto guarita e…”

“Si, in effetti ho avuto un inizio di attacco di panico, ma quando la situazione è cominciata a degenerare, la paura ha lasciato il posto al bisogno di aiutare quelle persone!” rispose Kara, per poi continuare “Oh Alex è stato fantastico. Mi sono quasi dimenticata cosa si provava a salvare qualcuno. Mi sono sentita così bene… proprio come una volta. Credo proprio di essere pronta a tornare in azione!” disse Kara felice.

“Sono contenta per te Kara, ma c’è qualcosa che ti infastidisce!” disse Alex.

“Cosa? No!”

“La ruga Kara!” disse Alex, incrociando le braccia “Tiro a indovinare, si tratta di Adam!”

Kara sospirò “Sì!”

“La serata è andata male?....a parte la rapina si intende!”

“No…è qui che ti sbagli. È andato tutto liscio. Stavamo chiacchierando e mi stavo anche divertendo, poi è successo quel che è successo e…Adam si è arrabbiato con me per aver salvato delle vite, cioè non perché quelle persone non sono morte, ma perché secondo il suo punto di vista, per salvarle, ho messo in pericolo me stessa. Io…io capisco che si sia spaventato, anche perché gli hanno sparato per proteggere me e…”

“Cosa?” chiese Alex preoccupata.

“Sta bene, ho fermato la pallottola, ma se non gli sta bene che mi metta in pericolo per salvare delle vite…” disse Kara interrompendo la frase, lasciando che sua sorella intuisse il continuo.

“Temi la sua reazione se dovesse scoprire che sei Supergirl? Metterti in pericolo è la cosa che sai fare meglio!” disse Alex intuendo i suoi pensieri.

“Non solo. Siamo usciti solo una volta e Adam è stato quasi ucciso per colpa mia. Tutti quelli che sanno di  me, sono in pericolo Alex. Non voglio che si aggiunga anche lui alla lista!” disse Kara tristemente.

Alex sospirò “Però Kara, non puoi nemmeno rinunciare a vivere!”

Kara alzò le spalle “Dovrò farci l’abitudine. Ma preferisco così piuttosto che perdere qualcuno per colpa di quello che sono!”

“Non può finire così Kara. Hai diritto anche tu a essere felice!” disse Alex.

“Sono felice. Aiutare le persone mi rende felice. Adesso almeno posso tornare a farlo!” disse Kara “Anzi, ho proprio intenzione di farmi subito un giro per i cieli di National City!” disse la ragazza, prima di cambiarsi e volare via.

 

Cat Grant era ancora alla Catco per finire un lavoro quando decise di fare una pausa.

Uscì sul balcone per ammirare il panorama. La rilassava sempre andare lì, riusciva ad allontanare le preoccupazioni e a trovare un po’ di pace da quello che significava essere la regina dei media.

Passò diversi minuti concentrata sui suoi pensieri, tanto che non si accorse di una presenza dietro le sue spalle.

“Ciao Cat!” disse una voce maschile.

L’interpellata sussultò, poi si girò “Adam, mi  hai spaventato. Cosa ci fai qui? Non dovevi uscire con Kera? Oh scommetto che non ti ha detto  dove abitavi. Eppure le ho dato …”

“No…no…siamo usciti, ma…” cominciò Adam, ma Cat lo interruppe “Ma cosa? Cosa ha combinato?” chiese la donna, dando per scontato che qualsiasi cosa fosse andata storto era colpa di Kara. Era chiaro per lei che la sua assistente era alquanto imbranata nelle relazioni amorose.

Adam sospirò “Stava andando tutto bene fino a quando non c’è stata una rapina a mano armata e…”

“Stai bene? non sei stato ferito!” chiese Cat preoccupata “Perché non mi hai chiamato? Kera sta bene?”

Cat calmati!” la interruppe Adam “Sia io che Kara stiamo bene e non aveva senso chiamarti dato che stavo venendo qua!”

“Oh giusto!” disse Cat.

“Durante la rapina Kara ha fatto una cosa che non  mi sarei aspettato e mi sono spaventato e…si è arrabbiata per essermi permesso di sgridarla!” disse Adam.

Cat lo guardò stranita “Adam, non riesco a seguirti!”

Kara ha affrontato i due rapinatori. Per poco non si è fatta ammazzare e…lo so che grazie a lei, nessuno si è fatto male e che quello che ha compiuto è stato un gesto nobile, ma…non riesco a  far altro che pensare che sia stato imprudente. Insomma, se le fosse successo qualcosa io…”.

“Non pensare a quello che avrebbe potuto essere. Il passato è passato. È normale che tu ti sia spaventato e che ti sia arrabbiato, ma quando la paura si sarà calmata, tutto sembrerà diverso e vedrai quanto accaduto da una prospettiva diversa. Kera ha questa predisposizione nel voler aiutare tutti, non importa cosa  comporti. È un po’ snervante in effetti e spesso si intromette in cose che non la riguardano!” disse Cat.

“Come il fatto di spedirmi una lettere da parte tua, affinchè ci incontrassimo?” chiese Adam, appoggiandosi al parapetto del balcone.

Cat sussultò “Te lo ha detto?” Era preoccupata per cosa potesse implicare questa scoperta da parte di suo figlio.

“No, ma quando te ne ho parlato eri sorpresa, quindi ho dedotto che tu non centrassi niente,  che c’era lo zampino di Kara, l’ho scoperto ora!” disse Adam “Ammetto che sono felice che lo abbia fatto, sebbene avrei preferito che me la inviassi tu!”

“Non ho mai trovato il coraggio di farlo. Dopo aver rinunciato a te, non credevo di aver diritto di essere tua madre!” disse Cat, desiderando in quel momento un bacchiare del suo drink.

“Come hai detto tu, il passato è passato. Andiamo avanti. Sono contento che Kara si sia intromessa nella nostra vita. Quando fa  queste cose, quando aiuta le persone senza mettersi in pericolo…bhe in questo caso questa parte di lei mi piace molto. Non avrei dovuto pensare il contrario!” disse Adam rattristato. “Credo che se la sia presa molto. Ha detto che tra noi non può funzionare!”

Cat alzò le spalle “Kera a volte è un po’ melodrammatica. Probabilmente anche lei si sarà spaventata. Le passerà vedrai!” disse la donna, prima di sentire un forte rumore di frenata provenire dalla strada.

Adam e Cat si affacciarono per vedere cosa stesse accadendo e videro due camion gareggiare tra di loro. Non preoccupandosi di rispettare segnali stradali e semafori.

“Oh no! Levati di mezzo!” urlò Adam dal quarantesimo piano dello stabilimento della Catco, quando vide un auto sul percorso dei due camion.  Sapeva che non lo avrebbe mai sentito, ma gli era venuto istintivo avvisarlo.

Mancava pochissimo allo schianto e fu in quel momento che Cat e Adam, videro qualcosa di rosso e blu sfrecciare davanti a loro.

“Supergirl!” disse Cat, sorridendo e guardando la sua eroina in azione.

Giusto in tempo, Supergirl si interpose in mezzo all’auto e i due camion, bloccando questi ultimi e salvando la macchina. L’impatto per fermarli però si dimostrò alquanto brusco e uno dei due tir, si incendiò e la ragazza dovette ricorrere al respiro congelante per proteggere il conducente.

“La Supergirl che conosco è tornata. Non l’avevo più vista usare la maggior parte dei suoi poteri anche quando le avrebbero fatto comodo!” disse Cat, contenta di constatare che chiunque avesse preso il suo posto, che fosse stato per  aiutarla o per sopperire a una sua mancanza, fosse sparito.

“È stata fantastica. Non l’avevo mai vista in azione. Ha salvato quella gente da morte certa…è stato…wow!” disse Adam elettrizzato.

Cat sorrise “Cosa ha fatto di tanto diverso da Kera?”

Adam tornò serio “Kara non è indistruttibile!”

“Nemmeno Supergirl lo è. Certo è fisicamente più forte e resistente di un essere umano, ma io che la conosco, vedo che non è poi tanto diversa da Kera o qualsiasi altra ragazza. Sembra sicura in quello che fa, ma anche lei prova paura, insicurezza in diverse parti della sua vita e ha bisogno di una guida che le sia di inspirazione e sono contenta che spesso si rivolga a me, oltre alle altre persone che la circondano e che la amano e che, diversamente da tutto il mondo, non la vedono come un robot al servizio dell’umanità, senza possibilità di sbagliare  o per l’esattezza che non deve assolutamente sbagliare, altrimenti la colpa diventa sua se qualcuno si fa male!” disse Cat con sincerità.

“Mi sembra di capire che l’ammiri molto!” disse Adam.

“Mi è di ispirazione e salva delle vite, non posso non ammirarla. Per questo ti consiglio di parlare con Kera. Ha fatto un gesto da apprezzare. Inoltre domani ci penso io a darle una tirata d’orecchio. Ha quasi rischiato di lasciarmi senza assistente!”.

Adam alzò un sopracciglio e disse “Molto coerente. Vado a vedere se riesco a risolvere le cose con Kara. Grazie Cat, ci vediamo domani?”

“Sai dove trovarmi!” rispose la donna, per poi vedere il figlio allontanarsi.

“La ringrazio per le cose che ha detto su di me. Lo apprezzo molto!” disse una voce femminile, proveniente da oltre il bordo del balcone.

“Supergirl!” disse Cat, girandosi nella direzione  della ragazza.

L’interpellata sorrise.

“Capiti nel momento giusto, avrei una domanda da farti. Riguarda mio figlio!” disse Cat.

Supergirl sussultò.

“Dato che sei una ragazza più o meno della sua età, forse puoi darmi qualche consiglio!” disse Cat.

“Problemi con Kara?” chiese l’eroina, sorprendendo Cat che disse “Come…

“Super-udito!” rispose Supergirl, indicandosi l’orecchio.

“Si, ma stavi facendo altro!”

“Ho il mio udito sempre attivo nel caso dovessi correre da qualche altra parte e quindi ascolto diverse conversazioni!”

“Oh, ok!” disse Cat  poco convinta.

“Comunque, se vuole consigli d’amore per Adam da parte mia, ha sbagliato decisamente persona!”

Cat si accigliò “Sei una bella ragazza, intelligente e di buon animo. Non posso credere che tu non abbia qualcuno nel tuo cuore o che non lo abbia mai avuto!”

“Essere un’aliena con poteri e soprattutto Supergirl, comporta una serie di ostacoli a relazioni amorose. Sono il bersaglio di molti nemici che pur di giungere a me, farebbero del male a quelli che amo. Non avrò mai una vita normale, ma finché le persone che mi circondano stanno bene…mi sta bene!” disse Supergirl con una punta di tristezza nella voce.

“Prima di tutto non credo proprio che ti stia bene, secondo non trovo giusto che tu rinunci alla tua felicità!” disse Cat.

“Non si può sempre avere tutto signora Grant e io voglio aiutare le persone, lo devo fare e come ogni scelta, anche questa ha le sue conseguenze!”

“Non riesco a vederla in questo modo. Secondo me devi solo trovare il giusto equilibrio e soprattutto la persona giusta!” disse Cat “Possibile che non ci sia nessuno che ti possa interessare?”

Supergirl non rispose subito, ma dall’atteggiamento della ragazza e dal modo in cui cercava di evitare il suo sguardo, Cat comprese che qualcuno aveva fatto breccia nel suo cuore.

“Deduco di si, davvero vuoi rinunciare a lui?” chiese la regina dei media.

“L’ho già messo in pericolo. Sono riuscita a salvarlo, ma un piccolo errore da parte mia e ora non ci sarebbe più. Non potrei mai perdonarmelo. In più non sa chi sono e…”

“Temi la sua reazione!” finì Cat.

Supergirl annuì “Inoltre devo anche mentirgli in continuazione!”

“Perché non gli dici la verità?” chiese Cat.

“Sempre per la stessa ragione, proteggerlo!” rispose l’eroina.

“è quello o hai paura che non accetti chi sei veramente?”  chiese Cat, nonostante sapesse già la risposta. Era così palese.

“Sono una straniera in questo pianeta, molti definiscono me e mio cugino degli invasori e non posso nemmeno dare loro torto, in quanto altri kryptoniani sopravvissuti, stanno cercando di far inginocchiare il genere umano. Inoltre quante probabilità ho di trovare qualcuno che accetti la mia diversità per tutta la vita, se gli umani si disprezzano e uccidono tra di loro per delle piccole differenze fisiche e culturali?” domandò Supergirl .

“Non tutti gli esseri umani sono così, qualcuno adatto a te dovrebbe esserci!” disse Cat.

Supergirl fece per rispondere, quando ad un tratto cominciò a sentirsi debole.

“Cosa ti succede Supergirl?” chiese Cat, all’eroina quando vide che qualcosa non andava.

Supergirl cadde in ginocchio e la regina dei media, l’affiancò immediatamente.

La ragazza d’acciaio comprese subito quale era la causa e ne cercò la fonte.

“Salve nipote, da un po’ che non ci si vede!” disse una voce femminile.

“Astra!” disse Supergirl, vedendo sua zia e Non avvicinarsi al palazzo della Catco per fermarsi a un metro di distanza dal balcone.

“Chi siete? Cosa volete?” domandò Cat ai due nuovi arrivati.

“Taci umana. Non sono fatti che riguardano un intelletto inferiore come te!” disse Non.

“Sai? La presunzione ad alti livelli in genere non porta molto lontano. Ti conviene abbassare la cresta se non vuoi farti del male!” disse Cat, alzandosi in piedi e fronteggiando Non.

Supergirl raccolse le sue forze per rialzarsi e si pose davanti a Cat dicendole “Signora Grant, non lo sfidi. Non non è capace di provare pietà!”

“Non mostrerò pietà per te che sei una di noi, figuriamoci di un essere umano!” disse Non.

“Nipote, unisciti a noi, per favore!” disse Astra.

“La mia risposta è sempre no. Ma l’offerta vale anche per te zia Astra. Abbandona il tuo folle piano di voler controllare il genere umano e vieni con me. Potremo tornare a essere una famiglia!” disse Kara speranzosa di poter convertire sua zia al lato buono.

“Il genere umano è destinato a fare la stessa fine del nostro pianta se non interveniamo!” disse Astra.

“Ma il vostro metodo è sbagliato. Non si può porre rimedio a questo con la forza bruta!” disse Supergirl.

“Tua madre disse pressoché la stessa cosa e il nostro pianeta è esploso. Tutti noi, te compresa, abbiamo perso tutto. Se mi avessero…se ci avessero fatto agire indisturbati ora Krypton…” cominciò Astra, ma Supergirl la interruppe “Sarebbe morto comunque. Il nucleo era andato. Non vi era alcun modo per poter porre rimedio a questo. Ora lo so. Ho davvero creduto che mia madre potesse rimediare ad anni di sbagli da parte della nostra specie, l’ho accusata per avermi mentito e illuso sul destino di Krypton, ma ora sono consapevole che niente e nessuno avrebbe potuto cambiare le sorti del pianeta. Voi avete una possibilità qui, sulla terra. Potreste vivere la vita che vi è stata negata sul nostro pianeta invece di lottare per una causa che io, non vi permetterò di portare avanti!” disse Supergirl determinata.

Non sfoderò la sua  lama di kryptonite, che non aveva effetto su di lui e Astra grazie alla loro tuta protettiva, e attaccò Kara con un fendente. La ragazza non avendo possibilità di muoversi per non lasciare scoperta Cat, venne colpita al braccio, lasciandole un profondo squarcio.

La ragazza urlò e si tamponò immediatamente la ferita.

“Supergirl!” la chiamò Cat preoccupata.

Cat, vai via di qui!” disse  la ragazza, per poi lanciarsi all’attacco, subito dopo aver chiesto i rinforzi al Deo tramite l’auricolare.

Sapeva infatti che combattere Non e Astra contemporaneamente, con la kryptonite che la indeboliva, non le dava molte speranze di vittoria.

Iniziò così uno scontro impari, sebbene Astra decise che Non era sufficiente.

Cat poteva vedere come i due kryptoniani combattevano tra di loro, con Supergirl che incassava più colpi di quanti ne riusciva a sferrare.

“Se Supergirl è davvero tua nipote come puoi rimanere li a guardare mentre viene uccisa?” chiese Cat alla donna che stava assistendo  alla lotta.

“Il nostro compito è più importante. Stiamo cercando di salvare questo pianeta!” rispose Asta.

“Sciocchezze. Supergirl salva il pianeta. Tutti i giorni e lo fa con opere buone, con la sua gentilezza e bontà d’animo. Non con presunzione e con la forza. Lei dona speranza ed è questo che fa la differenza!”

Astra si girò a guardare Cat, la quale aggiunse “Lo vedo nel tuo sguardo che vuoi bene a tua nipote e vedo l’incertezza di quello che stai facendo. Puoi ancora cambiare parte da cui schierarti. Pensa a quanto ami Supergirl. Di sicuro l’avrai conosciuta quando era una bambina indifesa, l’avrai vista crescere, sei sicura di poter convivere con il fatto di averla lasciata morire per una causa sbagliata?”

Astra abbassò la testa per poi rialzarla quando vide Supergirl venire scaraventata con forza a terra tanto da creare un cratere.

Il colpo l’aveva di sicuro ferita, non tanto per la potenza, ma per la vicinanza con l’arma di kryptonite che adoperava Non.

Cat sussultò a quanto vide. Il crearsi di quel cratere di punto in bianco, aveva portato le auto di passaggio a inchiodare per non caderci dentro, ma soprattutto era preoccupata per l’eroina. Corse a prendere l’ascensore. Non la vedeva bene per l’eroina e il minimo che poteva dare, dopo che lei stessa le aveva salvato la vita, era provare a fermare Non con le parole, sempre ammesso che avesse fatto in  tempo.

Kara era a terra e gemeva per il dolore. Faceva fatica a respirare a causa del colpo preso, che le aveva incrinato qualche costola.

Provò a rialzarsi, ma una fitta la costrinse a ristendersi, sebbene sapesse che non rialzandosi in fretta, sarebbe stata il bersaglio perfetto. Il suo corpo era pesante, ma provò  almeno a mettersi seduta, ma era ormai troppo tardi. Non era sopra di lei e la fissava con un sorriso soddisfatto. “La supereroina di National City messa al tappeto così facilmente. Dov’è ora la tua grandezza? Riesci a salvare gli altri, ma non te stessa?”

“Anche se mi uccidi, qualcun altro ti fermerà Non!” disse Supergirl determinata e convinta delle sue parole.

“Ah si? E chi? Tuo cugino? Eliminerò anche lui, esattamente come ho fatto con te!” disse Non, alzando la spada di Kryptonite in suo possesso “ora di addio a questo mondo!”

Non caricò il fendente. Kara chiuse gli occhi quando vide la lama abbassarsi e si preparò al dolore che l’avrebbe spezzata.

Avrebbe presto rivisto i suoi genitori. Si sarebbe unita a loro nella luce di Rao. Pensò però alla sua famiglia terrestre. Ad Alex ed Eliza che avevano fatto così tanto pe lei, ma sapeva che sarebbero andate avanti. Sarebbe stato doloroso all’inizio, ma tutto sarebbe andato per il meglio e sua sorella avrebbe potuto condurre la sua vita, facendo scelte che non riguardassero la sua protezione. Sarebbe stata finalmente libera.

Sentì un gemito di dolore, ma era certa di non essere stata lei.

Aprì gli occhi per comprendere cosa fosse accaduto. Vide qualcuno davanti a lei, qualcuno che si era messa in mezzo tra lei e Non, prendendo il colpo al posto suo.

“No!” urlò Kara “Zia Astra!”

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