Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Salve a tutti. Dopo giorni e giorni che ho cominciato a
scrivere questa fic, ho deciso di pubblicarla.
Adoro Supergirl, sebbene per i miei gusti a ogni serie
perde qualcosa. Ma le prime tre stagioni le ho amate molto, la prima
soprattutto per la presenza di Cat. Così ho deciso di
scrivere questa fic prendendo spunto dalla prima stagione,
ma modificandola un po’.
Purtroppo ho un problema di cui non riesco a liberarmi
che mi rende difficoltoso leggere e scrivere al pc, quindi chiedo scusa se gli
aggiornamenti saranno lenti, ma non ne potevo più scrivere su carta solo per me
stessa, non è divertente comecondividere le storie con altri fan della serie,
Spero che la storia vi possa incuriosire. se non vi
addormentate entro la fine del capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate.
Supergirl – A different story
Capitolo 1
Al
telegiornale di National City scorrevano vari titoli ed immagini che
riguardavano tutti la stessa persona: Supergirl.
Ogni
notizia riportava le eroiche gesta della ragazza e presto il commentatore
aggiunse“Sembra che la criminalità e
gli incidenti di National City, si siano messi d’accordo per non dare tregua
alla nostra eroina preferita. Come al solito Supergirl si è dimostrata
all’altezza di gestire ogni situazione, tanto che non risultano vittime
accertate. Ma questo suo operare tutta la notte ha sollevato una domanda tra i
suoi sostenitori. Può la ragazza d’acciaio tenere questo ritmo?”
Cat Grant spense lo
schermo dal quale stava ascoltando la notizia e chiamò James Olsen.
L’uomo
era a portata di orecchio, dato che stava guardando lo stesso notiziario
proprio fuori l’ufficio della donna, insieme ad altri suoi colleghi.
“Si
signora Grant?” chiese l’uomo, rispondendo alla sua chiamata.
“Organizzami
un incontro con Supergirl appena possibile. Sta facendo un ottimo lavoro, non
c’è dubbio, ma qualcuno dovrà pur ricordarle che anche gli eroi necessitano di
riposare!” disse Cat, per poi osservare la scrivania
della sua assistente.
James
vide il suo visto contrariato e seguì il suo sguardo.
Cat si alzò dalla
scrivania e chiese “Dov’è Kera? Non posso iniziare
bene la mia giornata lavorativa senza il mio latte macchiato. Sarà bene per lei,
che abbia un buon motivo per essere in ritardo o è licenziata!”
“Sono
sicuro che…” iniziò James cercando di difendere la sua amica, ma proprio in
quel momento Kara si presentò.
“Ecco
a lei signora Grant. Il suo latte macchiato!” disse kara,
porgendole il bicchiere.
Cat lo afferrò e disse
“Gentile da parte tua presentarti in ufficio in una giornata di lavoro, dove il
tuo turno è cominciato quindici minuti fa!”
“M-mi
dispiace. Da Noona c’era più coda del solito e io…” Kara venne messa a tacere da un gesto della mano di Cat che continuò “Non mi interessano i dettagli. La
prossima volta ti svegli prima. Non mi piacciono i ritardatari Kera e questo tu lo sai!” disse Cat,
tornando a sedere alla sua scrivania.
“Si,
mi scusi signora Grant, non accadrà più!” rispose Kara.
“Cosa
ti ho detto riguardo allo scusarti? E ora chopchop, uscite dal mio ufficio e tornate al lavoro!”.
Detto
questo Kara e James se ne andarono. Una volta fuori la
prima sospirò “Tutto bene Kara?” chiese James,
sfiorandole un braccio.
“Si,
ho davvero temuto di non arrivare in tempo e…bhe non
sono arrivata in tempo e poi da Noona ho rovesciato
il caffe della signora Grant e quindi ho dovuto farmene fare un altro,
arrivando così ancorapiù in ritardo e…”
“Kara…Kara…non mi riferivo al tuo
ritardo, ma a quello!” disse James, indicandole il notiziario che ancora veniva
trasmesso.
“Oh
quello…ehm…si sto bene, perché non dovrei? Non è la prima volta che salvo la gente
di notte!” disse Kara, facendo il giro della sua
scrivania e poi sedersi.
“Si,
ma è la prima volta che lavori tutta la notte senza riposarti almeno un po’!”
disse James.
“E
non dimentichiamo che anche lenotti
precedenti hai fatto le ore piccole!” aggiunse Winn,
unendosi alla conversazione.
“Ragazzi
sto bene, non dovete preoccuparvi per me!” disse Kara
prima di sbadigliare.
James
e Winn la guardarono poco convinti.
“Oh
non guardatemi così. Posso resistere qualche notte senza dormire e lo sbadiglio
non è sempre sintomo di stanchezza!” disse Kara,
prima che Cat Grant la chiamasse, storcendo come
sempre il suo nome.
“Oh
no! Mi sono dimenticata i layout!” disse la ragazza, ricordando il motivo per
cui il capo potesse volere la sua presenza.
Corse
immediatamente a prenderli, ma questo volle dire non presentarsi alla prima
chiamata.
“Kera! Sia meglio per te che non debba ripetere nuovamente
il tuo nome!” disse seccata la signora Grant.
“Eccomi,
eccomi. I suoi layout sono pronti!” disse Kara,
entrando di corsa nell’ufficio.
“Era
ora! Ancora pochi secondi e avresti dovuto cercarti un nuovo lavoro!” disse Cat, per poi sfogliare i layout “No, no e no! Sono orribili
Kera, una cosa improponibile. Riportali indietro e
falli rifare entro l’ora di pranzo!”
“Signora
Grant, dubito che riescano a…”cominciò Kara, ma Cat la bloccò, lanciandole un’occhiataccia e ripetendo
“Entro l’ora di pranzo!”
Kara sospirò “Si,
signora Grant!”.
Kara quella giornata la
passò a correre a destra e a manca per soddisfare gli ordini di Cat. Mentre usciva dalla sala stampa, facendo poca
attenzione, si scontrò con James, il quale gemette portandosi una mano sulla
spalla.
“Oh
scusaJames….io…io non ti ho visto e…mi
dispiace, ti ho fatto male?” domandò Kara.
“No,
no…cioè domani avrò un bel livido, ma mi ritendo fortunato a essere
sopravvissuto a uno scontro con la ragazza d’acciaio!” sorrise James,
strappando un sorriso anche alla ragazza, che aveva visto un po’ giù di morale
quel giorno. “A proposito della ragazza d’acciaio, la signora Grant vorrebbe
incontrarla!”
Kara spalancò gli occhi
“Cosa? Oh Rao, questa giornata non avrà mai fine!”
disse per poi sospirare rassegnata “Va bene, appena troverò un momento per
respirare, andrò da lei!” disse sistemandosi gli occhiali “Ora devo andare
…oggi la signora Grant mi sembra più nervosa del solito e io sono costantemente
a un passo dal licenziamento!” disse Kara per poi
scappare.
“Si…certo
mamma…ci sentiamo!” disse Cat prima di agganciare il
suo cellulare più nervosa che mai ed eraostinata a scaricare questo suo stato d’animo alla prima persona che
sarebbe entrata nel suo ufficio, fosse anche stata la presidentessa in persona.
“Quello
che mi ha chiesto signora Grant!” disse Kara,
entrando nell’ufficio con dei fogli in mano.
Cat di girò verso di
lei e in maniera brusca disse “Ti ho dato forse il permesso di entrare nel mio
ufficio?”.
Kara non fu tanto
sorpresa di quello scatto verso di lei, ma cercò comunque di giustificarsi “Mi
aveva chiesto di portarle la copia dei documenti che…”
“Oggi
Kera non ne stai azzeccando una. Primo arrivi in
ritardo, non mi hai portato i layout nel momento esatto in cui te li ho chiesti
e ti vedo tutto il giorno andare avanti e indietro, fermandoti a chiacchierare
con i tuoi colleghi invece di lavorare!” Disse Cat,
continuando a criticarla su ogni cosa che poteva usare per prendersela con lei.
“Se
vado avanti e indietro tutto il giorno è per eseguire i suoi ordinie mi fermo a parlare con i miei colleghi per
dar loro le sue direttive!” disse Kara, cominciando a
infastidirsi di essere sempre il suo bersaglio.
“Ti
ho detto che potevi parlare? Quanto ci tieni a questo lavoro?” chiese Cat con tono minaccioso.
Kara non riuscì a
trattenersi e alzando la voce disse “Se non le vado più a genio, mi licenzi e
la faccia finita, invece di minacciarmi costantemente!”
“Sfrontata!”
disse Cat, sorpresa dal modo in cui la sua assistente
le stava tenendo testa.
“E
le do lo stesso consiglio che lei diede a me qualche settimana fa. Cerchi la
fonte della sua rabbia e trovi il modo di sbarazzarsene invece di prendersela
con gli altri, con me in particolare!” disse Kara
allungando qualcosa a Cat.
“Queste
sono le sue medicine per il suomal di
testa e ora se vuole scusarmi, ho del lavoro da fare!” disse, per poi
andarsene.
Cat era rimasta senza
parole e osservò Kara andarsene e dirigersi verso il
balcone.
Stava
ancora fissando il punto in cui Kara era sparita,
quando con la coda dell’occhio vide unmovimento alla sua destra.
“Supergirl!”
disse Cat, girandosi verso la ragazza.
“Brutto
momento? Mi scusi, ma non ho potuto fare a meno di sentire la vostra
conversazione… sa, super-udito!”
“Bhe si…cioè no. Oggi ogni momento è un brutto momento!”
disse Cat avvicinandosi alla supereroina.
“Posso
chiederle perché?” domandò Supergirl.
“Mia
madre è in città e già diverse volte mi ha palesato quando non sono all’altezza
delle sue aspettative.Mi basta sentire
la sua voce per mandarmi su tutte le furie!” disse Cat,
per poi guardare nuovamente fuori dal suo ufficio.
“Questo
però non mi sembra un buon motivo per trattare male le persone che lavorano per
lei, soprattutto se queste fanno un buon lavoro!” disse Supergirl, per poi
sbadigliare “Mi scusi!”
Cat la osservò “Questo
mi porta al motivo per cui ti ho voluto incontrare. Non ti sembra di esagerare?
Non fraintendermi, sono molto grata per il lavoro che svolgi per questa città,
ma Supergirl se continui a spingerti in questa maniera, a un certo punto sarai
troppo stanca per agire e qualcuno potrebbe farsi del male, persino tu!” disse Cat, non nascondendo la sua preoccupazione.
“Non
si preoccupi per me. Ho una resistenza maggiore rispetto agli umani!” risposte
la ragazza.
“Maggiore
non vuol dire che sei inesauribile e gli eroi devono pensare un po’ anche a
loro stessi! Dovresti dormire un po’!”.
Supergirl
sorrise e disse “è gentile da parte sua preoccuparsi per me signora Grant. Ma
se qualcuno è in pericolo, devo assolutamente intervenire, ma le prometto che
farò il possibile per riposare di più!”.
In
quel momento Supergirl sussultòe si
girò verso la città.
“Cosa
c’è?” chiese Cat, notando il comportamento della
ragazza “Ora devo andare, c’è un’emergenza!”
“Ok,
vai, ma ricorda cosa ti ho detto sul prenderti cura di te stessa!”
Supergirl
annuì, dopo di chè volò via dall’ufficio.
Cat sospirò. Si
rendeva conto quando esagerava conil
suo temperamento, ma quando era arrabbiata, nonostante il consiglio dato a Kara per gestire la rabbia, proprio non riusciva a non
cercare soddisfazione nello sminuire gli altri.
Uscì
dal suo ufficio e si diresse verso il balcone dove Kara
era uscita e si sorprese non trovandola. Era vero che parlando con Supergirl, non
l’aveva osservata costantemente, ma poteva scommettere di non aver visto la sua
assistente rientrare con la coda dell’occhio.
In
quel momento sentì il volume di una della tante televisioni del suo ufficio,
venire alzato e sentì chiaramente parlare di Supergirl.
Interessata,
Cat rientrò e vide come l’eroina a cui aveva dato il
nome, teneva in piedi un palazzo diquaranta piani con la sola forza delle mani, mentre aspettava che tutte
le persone al sui interno uscissero.
Sapeva
di cosa era capace la ragazza ed era evidente sul suo volto, che il sostenere
il peso dell’intero edificio, stesse incidendo su di lei più di quanto avrebbe
dovuto.
Ad
un certo punto vide Supergirl provare a lasciare il palazzo. Tutti erano
usciti, ma non erano ancora al sicuro. Il crollo di un palazzo di quelle
dimensioni, avrebbe portato a conseguenze drammatiche se la zona non eraevacuata in maniera funzionale.
Supergirl
si accertò che l’edificio potesse ancora reggere giusto il tempo per agire. A
tutta velocità afferrò una traved’acciaio di un cantiere vicino, per sostituirla a quella danneggiata,
fissandola con la sua vista calorifera.
Tornò
a terra per accertarsi che ormai il pericolo fosse scampato e un applauso
scoppiò nell’intera area, ringraziando l’eroina.
Supergirl
sorrise alle persone che aveva salvato, ma ad un certo punto, si ritrovò ad
affrontare qualcosa a cui non era abituata. Il mondo prese a girarle intorno e
istintivamente si portò una mano sulla fronte, sperando che tutto si fermasse,
invece la situazione peggiorò e sentì le sue gambe cedere, finché non si
ritrovò in ginocchio a causa della perdita di equilibrio.
Si
sentì sfiorare la spalla e udì una voce chiederle qualcosa, senza che lei
riuscisse a registrare il significato.
Qualcuno
la strattono più forte, facendo in modo che il momento di smarrimento sparisse
e le sue forze tornassero.
“Supergirl,
stai bene?” domandò un vigile del fuoco intervenuto sul luogo dell’incidente.
Kara alzò lo sguardo e
vedendo lo sguardo preoccupato dell’uomo e della gente intorno a sé, sorrise e
rimettendosi in piedi rispose “Si, si sto bene. S-scusare! Ora…ora sarà meglio
che vada!” detto questo non lasciò il tempo a nessuno di replicare e si librò
in cielo.
“Sapevo
che sarebbe successo!” disse Cat Grant a sé stessa.
Era palese che la ragazza si stesse spingendo troppo. Sussultò quando vide un
movimento provenire dal balcone e sgranò gli occhi quando vide la sua
assistente rientrare.
“K-Kera...ma come…” cominciò Cat,
prima che kara la notasse e abbassando la testa
imbarazzata “S-signora Grant…io…” prima che potesse terminare la frase Cat la interruppe “Nel mio ufficio…ora!” disse la donna
incamminandosi a passo svelto.
Kara sospirò e la
raggiunse, lasciando un James e Winn che avevano
assistito a quanto era successo sul luogo dell’incidente, preoccupati.
“Chiudi
la porta Kera!” ordinò Cat,
appoggiandosi alla sua scrivania.
Kara obbedì, dopo di chè le si avvicinòriprendendo il discorso che le era stato interrotto poco prima “Signora
Grant, mi dispiace per prima…io…io…non avrei dovuto parlarle in quel modo e…”
“Si,
è vero! Non avresti dovuto, ma ammetto cheforse me la sono cercata. È tutto il giorno che mi sfogo su di te,
quando in realtà vorrei prendermela con qualcun altro, ma non deve mai più
ripetersi una cosa del genere. Per quante colpe posso avere, sono pur sempre il
tuo capo!” disse Cat con tono serio.
“Si,
signora Grant, mi dispiace!” disse Kara per poi
strofinarsi la fronte.
Cat a quell’azione,
ebbe una specie di deja-vu. Supergirl aveva compiuto
lo stesso gesto poco prima.
“Ho
detto che non devi scusarti. Ora torna al tuo lavoro!” disse Cat, continuando a osservare la ragazza, mentre il suo
cervello lavorava più velocemente del solito.
Kara annuì e uscì
dall’ufficio.
“Non
può essere solo una coincidenza!” disse Cat in un sussurro,
mentre spostava il suo sguardo da Kara alla foto di
Supergirl presente nel suo ufficio.
Una
volta fuori dall’ufficio di Cat Grant, Kara venne circondata dai suoi amici
“Kara, stai bene?” chiese Winn
preoccupato.
“Sto
bene, sto bene! Quello che è successo prima è…” cominciò Kara,
venendo interrotta da James che disse “Il chiaro segno che hai bisogno di
riposare!”
“Si,
lo so e prometto che finito qui, andrò dritto a casa e dormirò. Ma la giornata
non è ancora finita. Ho già fatto un casino oggi con la signora Grant, non
posso permettermi di fare altri passi falsi!” disse Kara
prima di notare James e Winn guardare dietro di lei.
Si
girò per comprendere cosa avesse attirato la loro attenzione e rimase sorpresa
nel vedere sua sorella avvicinarsi.
“Alex,
cosa ci fai qui?” chiese Kara, nonostante potesse
immaginarlo.
“Sono
preoccupata per te, ecco cosa!” rispose Alex, incrociando le braccia e
guardando la sua sorellina con uno sguardo di rimprovero.
“Sto
bene!” ribadì Kara.
“No,
non è vero! Kara, sei quasi svenuta davanti a tutti.
Hai pensato alle conseguenze se ciò fosse accaduto? Qualcuno avrebbe potuto
portarti chissà dove e farti chissà cosa!” disse Alex rabbrividendo al solo
pensiero.
“Non
ti sembra di esagerare? Prima di tutto non sono svenuta, né tanto meno ci sono
andata vicina e secondo non tutti vogliono la mia pelle!” disse Kara.
“A
volte questa tua visione ottimista delle persone è disarmante!” disse Alex
esasperata.
“Lo
stesso vale per la tua visione troppo pessimista!” rispose Kara.
“Lavoro
con criminali e alieni tutti i giorni e fidati se dico…” cominciò col
difendersi Alex, ma Kara la interruppe “Perché io
cosa faccio? Lo so che c’è gente cattiva la fuori Alex, ma anche molte persone
buone!”
“Ne
basta una cattiva, una soltanto per rovinarti la vita per sempre!” disse Alex
con aria seria “Voglio solo che tu stia attenta Kara,
non voglio che ti accada nulla!”
Kara sospirò e si
strofinò nuovamente la testa.
“Tu
chi saresti e cosa ci fai nella mia azienda?” disse Cat,
comparendo alle loro spalle, quando vide dal suo ufficio una persona
sconosciuta discutere con la sua assistente.
Alex
si girò e riconobbe subito la regina dei media “Sono Alex Danvers,
la sorella di Kara!” disse la donna allungando la
mano, per poi ritirarla quando comprese che Cat non
aveva la minima intenzione di stringerla, anzi la donna la fissò da capo a
piedi, tanto che arrivò quasi a pensare che la stesse osservando con la sua
visione a raggi x.
“Sbaglio
o ti ho già visto da qualche parte?” domandò Cat.
Alex
venne colta alla sprovvista a quella domanda “Ehm…no, non credo. È la prima
volta che la incontro!”
Cat era poco convinta,
ma alzò le spalle, segno che non avrebbe investigato oltre “Bene, sorella di Kera, cosa ti porta qui a disturbare i miei dipendenti e a
far si che la Catco perda milioni mentre stiamo qui a
parlare?”
Alex
non si fece intimidire “Mia sorella si è sentita poco bene ieri sera e
nonostante le abbia detto di prendersi una giornata di pausa, non ha voluto
ascoltarmi e…”
“Ho
detto che sto bene!” disse Kara, ma Alex la corresse
“No, non è vero!” poi rivolgendosi nuovamente a Cat
Grant disse “Quindi sono venuta a prenderla per portarla a casa…con la forza se
è necessario!”
Kara sbuffò e si mise a
sedere alla scrivania, troppo stanca per discuterne.
“Tua
sorella ha detto che sta bene!” disse Cat.
“Solo
perché non sa riconoscere i suoi limiti!” disse Alex.
Il
cervello di Cat stava formulando teoria su teorie.
Aveva già notato la somiglianza tra Kara e Supergirl
e vi erano state già alcune coincidenze che mettevano in relazione le due
ragazze. Non poteva scacciare via quel pensiero che in realtà la sua assistente
fosse in realtà Supergirl.
“Prenditi
il resto della giornata libera e anche domani se ne senti la necessità. Non mi
piace avere intorno gente malata!” disse Cat.
“La
ringrazio signora Grant!” disse Alex, sorridendo alla sorella per la vittoria.
“La
signora Grant non mi è sembrata poi così male come dicono le voci!” disse Alex,
entrando nel loft di Kara.
“La
signora Grant è fenomenale, ma ci sono giorni in cui è davvero difficile
trattare con lei. Oggi ha minacciato di licenziarmi almeno un centinaio di
volte senza un motivo. Solo una volta le ho dato la motivazione e mi sorprende
il fatto che in questo momento non mi ritrovi a inviare curriculum in giro per
il mondo e oltre” disse Kara, avvicinandosi poi al
frigorifero per afferrare una bottiglietta d’acqua.
“E
cosa avresti fatto di tanto grave?” chiese Alex curiosa.
“Le
ho urlato contro e me ne sono andata senza che lei mi avesse dato il premesso!”
Alex
alzò un sopracciglio “KaraDanvers
cheper perde la pazienza…uno shock. In
effetti diventi piuttosto irritabile quando sei stanca. Vai a farti una doccia.
Nel frattempo ordino una pizza e poi riposo, riposo e riposo!”
“Niente
ravioli cinesi?” chiese Kara guardando sua sorella
supplichevole.
“Vedrò
cosa posso fare!” disse Alex sorridendo.
Kara l’abbracciò e
prima di recarsi in bagno disse “Sei la sorella migliore del mondo!”
Cat Grant era nel suo
salotto dopo aver terminato la sua giornata lavorativa. Aveva un drink in mano
e conla mano destra, smanettava sul pc
portatile in cerca di informazioni su Supergirl.
Voleva avere la certezza che la sua teoria
fosse giusta. Troppe erano le coincidenze ed era sicura di aver già visto da
qualche parte la sorella di Kara. Doveva solo capire
dove.
Guardò
ogni foto, ogni filmato che aveva salvato e finalmente eccola lì.
Cat ingrandì
l’immagine sullo schermo per esserne sicura.
La
donna con cui Supergirl stava interagendo, non era altro che la sorella di Kara.
Poteva
benissimo essere un agente che l’aiutava, d'altronde non aveva la minima idea
di che mestiere svolgesse Alex Danvers, ma la
complicità che mostravano lei e Supergirl in un paio di video dove combattevano
insieme la criminalità, le fecero comprendere che tra di loro vi era molto più
di un rapporto professionale.
Però
un’altra domanda le sorse in mente.
Se le due donne erano sorelle, anche Alex
doveva essere un’aliena, eppure lei non sembrava possedere poteri.
Cat sapeva poco sui Kryptoniani e sul loro pianeta e per quanto ne sapeva,
potevano esserci più di una Supergirl e Superman.
Cat si rese conto in
quel momento che non sapeva niente di Kara.
Non
si era mai interessata della vita privata dei suoi dipendenti, ma era anche
vero che Kara lavorava per lei da quasi due anni. La
prima assistente che era duratapiù di
un mese e che la conosceva talmente bene da anticipare i suoi bisogni.
La
donna chiuse il portatile e sospirò. Aveva molto a cui pensare quella notte.
Alex
era rimasta a casa della sorella per controllare che la ragazza dormisse e non
andasse a svolazzare in giro per la città. Non si fidava della sua parola.
Sapeva che Kara non avrebbe resistito ad aiutare che
era in pericolo.
La
ragazzasi addormentò subito dopo cena,
davanti alla tv. Alex sapeva che le avrebbe conciliato il sonnoe le aveva proposto di guardare insieme il
suo film preferito : il mago di Oz!”
Karacadde tra le braccia di Morfeo la prima
mezz’ora e lei seguì poco dopo.
Alex
si svegliò nel cuore della notte sentendo sua sorella muoversi improvvisamente.
Kara aveva l’affanno e
si guardava attorno spaventata.
“Devo
andare!” disse Kara, alzandosi e indossando in un
attimo il suo costume da Supergirl.
Alex
si mise tra lei e la finestra che avrebbe usato per uscire di casa e disse “Tu
non vai da nessuna parte. Kara sei stravolta, hai
bisogno di dormire!” le disse posandole le mani sulla braccia.
Kara però non sembrava
ascoltarla. Continuava a guardare fuori dalla finestra.
“Kara, mi stai ascoltando?” chiese Alex notando che c’era
qualcosa che non andava in lei.
“Sento
il rumore del fuoco, sento le grida delle persone. La terra si sta sgretolando
e poi…” kara sussultò e un paio di lacrime sfuggirono
al suo controllo “Un’esplosione…sono tutti morti, tutto è morto e perso per
sempre!”
Alex
scosse la sorella spaventata.
Sembrava
stesse descrivendo il luogo dell’incidente che probabilmente aveva captato, ma
dalle ultime parole … “Krypton! Stai parlando di Krypton!” disse Alex.
Kara si girò a
guardarla per la prima volta e dal suo sguardo comprese che ci aveva azzeccato.
Kara si posò le mani
alle orecchie “Le grida della gente…il fuoco…Alex devo andare…devo fermarle!”
“Kara non puoi fare niente! Lo sai. Krypton non c’è più
e…devi aver fatto un incubo!” disse Alex cercando di far desistere Kara dal voler andare chissà dove.
“No,
non è un incubo Alex. Devo andare…ti prego!” disse Kara
respirando in modo irregolare.
Alex
non sapeva cosa fare per fermarla e quindi prese una decisione.
“Va
bene, ma verrò con te, non ti lascerò sola!”
Detto
questo Kara l’afferrò e in meno di un secondo si
ritrovarono a sfrecciare nel cielo.
Alex
sussultò quando dall’alto vide un grosso incendio divampare in un quartiere
della periferia di National City.
“Ma
allora stavi parlando di un incidente vero!” disse Alex confusa, ma dovette
rimandare le sue domanda a più tardi in quando c’erano persone che avevano
bisogno d’aiuto. Supergirl posò Alex a terra prima di recarsi a spegnere i
fuochi. Vi era stata una perdita di gas in qualche tubatura e con la giusta
spinta, aveva dato il via a una serie di esplosioni che avevano interessato
diverse palazzine.
Spento
un incendio Supergirl si spostò all’altro, ma le urla di una donna più forte
delle altre attirò la sua attenzione. Urlava il nome di qualcuno e stava
provando a rientrare nel palazzo, venendo però fermata da dei vigili del fuoco.
La donna cercò di liberarsi inutilmente. Fu allora che si accorse di Kara e gridò “Supergirl, mia figlia è ancora dentro!”
La
ragazza però non capiva. Aveva già controllato gli interni dei vari edifici e
non aveva visto nessuno. Utilizzò nuovamente la vista a raggi x per
ricontrollare, ma il risultato fu lo stesso. Non c’era nessuno a meno che non
vi fosse qualcosa che ostacolasse la sua visuale. Ritentò ancora una volta e
vide che in certi punti la sua vista non riusciva ad attraversare il materiale.
“Piombo!”
disse tra sé prima di precipitarsi all’interno del palazzo direttamente in quel
punto. E fu lì che vide una bambina sdraiata a terra. Non le ci volle molto a
comprendere che era troppo tardi. Anche con il fuoco spento, i fumi riempivano
l’aria e come spesso succedeva negli incendi, erano la principale causa di
morti.
Supergirl
prese il corpicino della bambina e la portò fuori.
I
medici presenti sul posto presero la piccola dalle sue braccia, e tentarono una
rianimazione che si dimostrò inutile.
Le
urla della madre erano insopportabilie
presto Kara vide la sua vista annebbiarsi a causa
delle lacrime, si allontanò da lì avendo ancora del lavoro da fare. Altre grida
si unirono al pianto della donna. La bambina infatti non era stata l’unica
vittima e dopo che tutti gli incendi furono spenti, si poté procedere al conto
delle vittime che Supergirl aveva recuperato.
Erano
stati disposti in fila e coperti da un lenzuolo.
Kara era lì e li
guardava. Molti erano morti nella prima esplosione a cui lei non avrebbe potuto
porre rimedio, ma la ragazza d’acciaio si diede la colpa di non essere
abbastanza veloce. Se fosse giunta sul posto anche solo un minuto prima, le
vittime avrebbero potuto essere meno.
Le
gridae il pianto dei familiari
sopravvissuti, inondarono la sua mentee
cadde sulle ginocchia portando le mani alle orecchie, nel tentativo di bloccare
il suono.
Vari
flashback le passarono per la testa. Si rivide mentre con i suoi genitori
correva per le strade di Krypton, che si stavano frantumando a causa delle
continue esplosionie dei terremoti. Si
ricordava la disperazione della gente che scappava, di coloro che avevano già
perso tutto e dei bambini che chiamavano i genitori. Quelle grida erano tali e
quali a quelle delle personeche aveva
tentato di salvare.
Alex
sta ancora aiutando a sgombrare la zona, quando vide sua sorella in difficoltà.
Subito la raggiunse e si inginocchiò davanti a lei per accertarsi che stesse
bene. Le afferrò le spalle e le disse “Supergirl…hai fatto quello che potevi!”
“A-Alex..le urla…falle smettere, ti prego!” disse Kara desiderando il silenzio “è come su Krypton!”.
Alex
guardò intorno a sé. Non poteva soddisfare la richiesta di sua sorella. Era
ovvio che quelle persone non potevano smettere di piangere i loro cari, quindi
afferrò il braccio di Supergirl per aiutarla ad alzarsi per poi dirle “Forza,
andiamo via da qui! Hai bisogno di stare tranquilla!”.
Kara e Alex rientrarono
nel loft della prima tramite la finestra. Tutto era calmo e tranquillo per un umano,
ma Alex si domandò quale caos c’era nella testa di sua sorella.
“Mi
spieghi cosa ti succede?” chiesela Danvers maggiore, quando vide Kara
ancora piuttosto agitata, nonostante fossero ormai lontano dal trambusto. La
ragazza però non parlò, così si andò a sedere sul divano dove poco prima sua
sorella si era seduta.
“Kara, parlami!” disse Alex con una voce più pacata.
“Non
lo so. Ogni volta che sento delle urla, ho questi flashback dei miei ultimi
momenti su Krypton e…mi sembra di essere di nuovo lì. Rivivo gli ultimi istanti
di vita del mio pianeta e dei suoi abitanti. È orribile! Disse Kara afferrando un cuscino e stringendolo a sé.
“Ogni
volta che succede qualcosa in città…le urla scatenano questi episodi e io…io
devo intervenire. Non importa se sono a pezzi, devo far tacere tutto. Devo salvarequelle persone, devo salvare Krypton anche se
so che non posso io e mi sento impotente come allora!”
Alex
asciugòuna lacrima che scorreva sulla
guancia i sua sorella per poi chiederle “Da quanto va avanti questa storia?”
“Da
un paio di settimane credo…da quando Astra mi ha aperto gli occhi su mia madre,
mandando all’aria i miei ricordi su di lei!”
“Perché
non mi hai detto niente?” chiese Alex.
“Non…non
volevo farti preoccupare e pensavo di gestire la cosa da sola, ma le cose
stanno peggiorando!” ammise Kara.
“Dovevi
dirmelo subito. Perché andando in missione a tutte le ore, andando oltre i tuoi
limiti mi preoccupa comunque. Lo sai che non puoi fare tutto da sola!” disse
Alex con un po’ di rimprovero nel tono della sua voce,.
“Mi
dispiace! Io…io pensavo che si sarebbe calmato e…Alex non posso più rivivere
quei momenti!” disse Kara, iniziando a singhiozzare.
“Alex
le afferrò le mani e le strinse “Ehi, andrà tutto bene. Riusciremo a venirne
fuori, te lo prometto, d’accordo?”
Kara annuì.
“Ora
andiamo a dormire un po’. È stata una lunga notte e domani niente Catco e prima che tu possa protestare, è un ordine!”
Alex
si svegliò con il sole che le accarezzava il volto e quando aprì gli occhi,
dalla quantità di luce che illuminava l’ambiente, comprese che doveva essere
mattino inoltrato.
Si
stiracchiò, poi cercò sua sorella. Il suo letto era vuoto e anche in soggiorno
non erano presenti tracce della sua presenza.
“Kara, quando inizierai ad ascoltarmi?” disse Alex
esasperata, quando comprese dove potesse trovarsi sua sorella.
Si
diede una veloce rinfrescata ed uscì determinata a tirare Kara
per le orecchie, ma prima avrebbe fatto un salto al Deo.
Cat quella mattina
arrivò in ufficio prima di chiunque altro e diede una rapida occhiata alle
notizie su uno dei tanti schermi. Molte delle cose che venivano trasmesse in
tv, erano di poco conto e noiose, ma si fermò quando vide al notiziario un
resoconto di quanto successo in periferia durante la notte.
Aveva
sentito qualcuno parlarne, ma non si era soffermata sulla notizia. Una cosa in
particolare attirò la sua attenzione: la presenza di Supergirl.
Cat sospirò nel
constatare che la ragazza avesse nuovamente passato buona parte della notte in
bianco. Continuò a guardare le immagini e sussultò quando vide Supergirl uscire
da uno dei palazzi colpiti dall’incendio, con una bambina in braccio.
La
piccola era inerme e Cat si trovò fortemente a
sperare che la piccola fosse svenuta, ma il notiziario presto smentì questo suo
desiderio.
Cercò
di concentrarsi nuovamente su Supergirl, non volendo immaginare cosa stesse
provando la madre in quel momento. Essendo madre anch’essa, aveva paura di
immedesimarsi un po’ troppo.
Il
notiziario l’aiutò in questo, inquadrando Supergirl nel momento in cui cadde sulle
ginocchia, portandosi le mani alle orecchie.
Il
presentatore si domandò se l’eroina fosse rimasta ferita, ma Cat poteva vedere che qualcos’altro stava tormentando la
ragazza d’acciaio. Non poteva dire cosa, ma era chiaro che il problema di
Supergirl era qualcosa di emotivo e si domandò se erano le numerose vittime
dell’incidente a scaturire quel comportamento.
Cat sorrise dolcemente
quando vide la sorella di Kara avvicinarsi a
Supergirl.
Se
Cat aveva ancora qualche dubbio, quella scena le
diede tutta la certezza di cui aveva bisogno.
Spense
il televisione quando vide Supergirl e
Alex volare via.
L’ufficio
cominciò a riempirsi graduatamene e Kara non si fece
attendere a lungo.
Le
portò il suo latte macchiato e Cat poteva dire che la
ragazza non aveva chiuso occhio.
“Kera, hai un aspetto orribile!” disse Cat
sincera.
L’interpellata
cominciò a farfugliarecome quando di
sentiva in imbarazzo.
“Ti
avevo dato la giornata libera mi pare di ricordare!” le disse la signora Grant.
“Si…ecco…mi
sento più utile qua che rimanere a casa!” rispose Kara,
sapendo che tanto dormire le sarebbe venuto difficile.
“Si,
ma come ho detto a Supergirl, quando non ci si prende cura di sé stessi, non si
combina molto!” disse Cat, aggirando la sua
scrivania.
“Lo
terrò a mente signora Grant!” rispose Kara.
“Ora
vai e fai il tuo dovere o vai a riposare. La mia offerta è ancora valida!”
Kara annuì e tornò alla
sua scrivania.
Cat di tanto in tanto
alzava lo sguardo sulla ragazza per osservarla. La vedeva alzarsi e parlare con
i suoi colleghi per svolere il suo lavoro, ma non mancavano i continui sbadigli
e le pause caffè si erano, come minimo, triplicate.
Ad
un certo punto della giornata, non la vide più. Pensò che si fosse assentata
per andare in bagno, in quando Supergirl non sembrava comparire in nessun
notiziario.
Quando
però passò il tempo e non la vide tornare, si alzò per dare una controllata lei
stessa. Non si sarebbe stupita di trovarla addormentata da qualche parte.
E
fu così. Vide Winn provare a chiamarla, quando si
alzò per avvicinarsi all’uscita del suo ufficio, ma non riuscendo a svegliarla,
la donna la trovò addormentata alla sua scrivania, con la mano sulla tastiera
che premeva per un numero infinito di volte la stessa lettera.
“Kera!” la chiamò Cat senza
urlare, ma bastò per far spaventare la ragazza che si mise di scatto a sedere,
guardandosi intorno per capire dove si trovasse.
Quando
i suoi occhi incrociarono quelli di Cat, si alzò in
piedi agitata per essere stata sorpresa a dormire sul lavoro, inoltre
l’imbarazzo era aumentato dagli sguardi dei suoi colleghi puntati su di lei.
“Signora
G-Grant…io…io…mi dispiace. N-non volevo. Ho…ho solo chiuso gli occhi per
riposare la vista e…e…non ho scuse. Le prometto che non accadrà mai più e…” cominciò
a farfugliare Kara, prima che Cat
la interrompesse.
“Nel
mio ufficio, ora!” disse la donna, voltandosi.
Kara guardò Winn e disse “La vedo male!”
La
ragazza raggiunse Cat e si avvicinò a lei. La donna
era vicino al suo “bar” personale a servirsi un bicchiere di liquore e dopo
averne bevuto un sorso disse “Kera, ti ho offerto di
prenderti la giornata libera perché era evidente che non ti sentivi nel pieno
delle tue forze. Io non so se ti do troppo da fare, ho hai un altro lavoro di
cui non mi hai parlato, ma non posso accettare un tale comportamento!”
“Lo
so signora Grant e io…” cominciò Kara, ma Cat la fermò “Ssssh, non ho
finito! Ora, per quanto posso capiredi
sentirsi stanchi sul lavoro, e credimi lo so, come capo di una grande azienda
che fattura milioni e che è molto influente a National City, come posso passar
sopra a una cosa del genere senza che gli altri tuoi colleghi approfittino di
questa cosa o pensano che faccia favoritismi?”
“Io…io…”cominciò
Kara, per poi sospirare, non sapendo cosa rispondere.
“Sono
licenziata quindi?” chiese la ragazza preoccupata di dover liberare la sua
scrivania.
Cat la fissò per un
minuto, poi sospirò “Se mia madre fosse al posto mio, saresti già sparita dalla
mia vista, ma io non voglio assomigliarle. Quindi no. Per questa volta no!”
Kara tirò un sospiro di
sollievo.
“In
genere le figlie vogliono assomigliare alle madri, ma è un bene per te che io
non possa sopportare la mia…bhe tranne quando me la
prendo con te per causa sua.Tu e tua
madre andate d’accordo?” domandò Cat curiosa. La sua indagine
per conoscere di più Kara e quindi Supergirl, era
iniziata.
“Si,
io e la mia mamma adottiva non abbiamo problemi, anzi è sempre stata molto
comprensiva nei miei confronti!” rispose Kara.
“Si…ecco…vede…i
miei genitori sono morti quando avevo 13 anni in un…incendio!”
Cat nonostante avesse
ottenuto le informazioni che voleva, non potè non
sentirsi addolorata per la sua perdita.
“Oh…mi
dispiace io non…”
“Non
si preoccupi. Si è triste, ma questa famiglia mi ha accolto tra di loro e mi hanno
amato come avrebbero fatto i miei genitori. In più ho guadagnato una sorella
che adoro!” disse Kara con il sorriso sulle labbra.
“Si,
sembra averti molto a cuore da quel poco che…Kara
stai bene?” cominciò Cat nel chiedere, quando vide la
sua assistente sussultare e girarsi verso il balcone.
Cat cercò quello che
doveva aver attirato lasua attenzione,
ma non vide niente di particolare.
Tornò
a guardare Kara e vide il suo volto spaventato,
proprio come quello che aveva visto in Supergirl quella mattina.
A
Kara si portò le mani alle orecchie e stinse gli
occhi.
Cat a quel punto
cominciò a preoccuparsi e le si avvicinò per assicurarsi che tutto fosse
apposto, ma appena le sfiorò il braccio, Kara si
allontanò di qualche passo e la guardò “M-mi dispiace, d-devo andare!” disse la
ragazza, ma prima che potesse uscire dalla stanza, Cat
le bloccò la strada “Tu non vai da nessuna parte Kera.
È evidente che c’è qualcosa che non va. Ora ti siedi e ti calmi!”
Le
disse la donna, vedendo che aveva preso a respirare in modo irregolare, dopo
che le aveva bloccato la strada.
Che
fosse Supergirl o meno, non poteva rischiare di lasciarla andare in giro in
quelle condizioni.
“Io...non
posso…”! cominciò Kara quando sussultò di nuovo,
facendo poi maggiore pressione sulle orecchie.
Cat presela ragazza per un braccio e, vedendo che
questa volta non si era scostata, l’accompagnò al divano.
Kara cominciava ad
avere i sintomi tipici di un attacco di panico e sedendosi accanto a lei, le
afferrò le mani e le chiese di guardarla.
“Cerca
di calmarti e concentrati sul mio respiro!” disse Cat,
ma vedendo che la ragazza continuava a guardare fuori, dolcemente le afferrò il
mento, girandole la testaper farle
incontrare i suoi occhi.
Cat sussultò quando
vide la sua paura, non riuscendo a capire cosa avesse tanto spaventato la
ragazza d’acciaio.
Indistruttibile
e forte, Cat era forse una delle poche persone avedere la supereroina come una ragazza che
nonostante i suoi poteri, poteva essere fragile come chiunque altro. Era come
una ragazza che aveva bisogno di qualcuno che la consigliasse ed era felice di
ricoprire quel ruolo e sperava vivamente di esserle stata d’aiuto almeno in
passato, dato che in quel preciso istante non riusciva a calmarla.
“Kara, respira lentamente. Puoi farcela!” ledisse Cat, ma in
quel momento Winn e James entrarono nell’ufficio di Cat, gridando il suo nome. Avevano visto dalla vetrata che
qualcosa non andava e trattandosi di Kara e a
giudicare dalle sue mani premute sulle orecchie, non poteva trattarsi che del
suo super-udito.
Kara al pronunciare il
suo nome si piegò in avanti, essendo troppo forte da sopportare. Cercava in
tutti i modi di bloccare il rumore.
“Chi
vi ha dato il permesso di entrare?!” chiese Cat
piano, alzandosi infastidita.
“Vogliamo
solo aiutare Kara!” disse James preoccupato.
“So
gestire un attacco di panico e al momento Kara ha
bisogno di tranquillità e di spazio e ora…fuori idi qui!” disse Cat, indicando la porta.
James
e Winn lanciarono un’occhiata a Kara
prima di uscire, ma comunque rimasero a portata di mano nel caso si rendesse
indispensabile il loro aiuto.
Cat tornò accanto a Kara, cercano nuovamente di farla calmare e soprattutto di
farle riprendere a respirare in modo regolare, ma la richiesta della ragazza la
sorprese.
“Li
faccia smettere…li faccia smettere di gridare!” disse Kara
ormai con le lacrime agli occhi.
“Kara, ascolta la mia voce. Concentrati su di me e sul mio
respiro e tutto passerà!” provò di nuovo Cat.
Kara però scosse la
testa. La sua mente era piena di immagini della distruzione di Krypton e a
malapena si rendeva conto di quello che stava realmente accadendo intorno a
lei.
Cat non sapeva più
cosa fare qu. Quando era Carter ad avere attacchi di panico , riusciva a
calmarlo nel giro di pochi minuti, ma tutto quello che sapeva di come gestire
quella situazione, sembrò inutile.
Si
sentì sollevata quando vide Alex entrare nell’ufficio.
Cat si allontanò da Kara per far spazio ad Alex, la quale prese il suo posto sul divano accanto alla sorella.
“Ho
provato a calmarla, ma sembra agitarsi sempre di più!” la informò Cat.
“La
ringrazio signora Grant. Adesso ci penso io !” disse Alex, prima di rivolgersi
alla sorella.
“Kara…Kara mi senti? Sono io…Alex.
Andrà tutto bene ok? Ora qualsiasi cosa tu stia vedendo nella tua mente,
ricordati che è finto. Tutto quello che vedi e che senti, è successo tanti anni
fa e non è colpa tua. Mi senti? Sei al sicuro Kara!”
disse Alex, accarezzandole la testa.
Kara aprì gli occhi e
vide sua sorella per la prima volta da quando era entrata.
“A-Alex!”
disse la ragazza i n un sussurro.
“Sono
qui! Calmati adesso e fai dei respiri profondi!”
“Non…non
…posso…io…le urla…devo…devo…” disse Kara tra un
respiro e l’altro, cosa che fece comprendere ad Alex che la ragazza era ben
lontano dal tranquillizzarsi.
“Non
devi fare niente Kara, non puoi fare niente per
quello che è successo all’ora!” disse Alex
“Le
grida posso…posso fermarle…hanno bisogno di aiuto e…”
“Ci
penserà qualcun altro. Ora tu devi occuparti di stare meglio!”
Cat guardò la scena in
silenzio, ma si ritrovò confusa dallo strano discorso che avevano intrapreso le
due sorelle.
Prima
parlavano al passato, poi al presente, come se Kara
volesse salvare qualcuno del suo passato, ma allo stesso tempo qualcuno che era
in pericolo in quel momento.
Guardò
istintivamente gli schermi del suo ufficio, al momento impostati su modalità silenziosa
e su uno di loro potè leggervi la notizia di un grave
incidente ferroviario che aveva coinvolto anche un paio di palazzine costruite
quasi a ridosso dei binari. C’era il caos e Cat
cominciò a collegare le cose. Supergirl aveva captato con il suo super-udito
quell’incidente, ma qualcosa si era scatenato nella sua mente. Un ricordo che
le aveva provocato un attacco di panico. Tornò a guardare le sue donne e vide che
anche Alex stava fallendo nel calmare Kara.
Cat si rendeva conto
che se erano le dinamiche dell’incidente a scatenare la crisi, questa non si
sarebbe mai placata se non fosse intervenuta ad aiutare o se qualcun altrofosse riuscito a risolvere la situazione e
riportare la tranquillità almeno nell’orecchie della ragazza.
Ma
i poliziotti, medici e vigili del fuoco, non erano abbastanza veloci per far sì
che tutto venisse messo a tacere nel minor tempo possibile e Supergirl era ben
lontana dal trovarsi in condizioni di poter aiutare.
Vide
Alex tirare fuori qualcosa dalla sua tasca e con gentilezza, applicarle degli
oggetti simile agli auricolari all’interno delle orecchie. Compiuta l’azione, Kara riaprì gli occhi confusa.
“Va
meglio? Hank mi ha detto che questi avrebbero dovuto aiutarti!” disse Alex a
bassa voce, guardando l’aria stravolta di sua sorella.
Kara l’abbracciò. Aveva
bisogno di sentire le sue braccia intorno al corpo. Aveva bisogno di conforto e
di sentirsi al sicuro.
Le
lacrime però, diversamentedalle grida
bloccate dagli auricolari, continuavano a scendere imperterrite.
Alex
le accarezzò i capelli e disse “ora andiamo a farti riposare un po’ e poi ti
prenderai una sonora sgridata per non avermi ascoltata!”
Kara sciolse
l’abbraccio e a testa china disse “Mi dispiace!”
Alex
si alzò in piedi e guardando la signora Grantfece per parlare, ma la donna l‘anticipò “Portala a casa e assicurati
che Supergirl riposi!”.
Kara guardò la donna,
ma era troppo stordita per registrare bene cosa volesse dire con quella frase.
Alex diversamente da lei aveva ben capito cosa ciò stava a significare e cercò
subito di correre ai ripari. “Lei pensa che…che mia sorella sia Supergirl?
Questanon l’avevo mai sentita….è divertente!”
Cat alzò le spalle “Ci
sono troppe coincidenze per affermare il contrario. Senza contare che ho visto
lei e Supergirl nello stesso atteggiamentodi poco fa nel notiziario di questa mattina!”
“Solo
perché mi ha vistocon Supergirl non
significa che sia mia sorella. Come agente dell’fbi,
mi capita spesso di entrare in contatto con lei dato che ci troviamo nelle
stesse scene del crimine!” disse Alex in sua difesa, ma Cat
aggiunse “Per non contare che quando Kera sparisce,
compare Supergirl e viceversa e non le ha forse appena messo qualcosa per
bloccare il suo super-udito per impedirle di sentire quanto sta avvenendo là
fuori dato che le ha scatenato qualche sorta di ricordo traumatico? So
abbastanza bene come funziona la mente umana signorina Danvers!”
disse Catseria.
“Ecco
umana, mi risulta che Supergirl non lo sia!” disse Alex facendo il punto della
situazione. Cat non demorse e disse “Credo sia più
umana lei di tante altre persone. Se teme che dirò ai quattro venti la vera
identità di sua sorella, potete stare tranquille entrambe. Non dirò niente. Ma
so riconoscere quando una persona straordinaria si finge una persona qualunque,
quindi smettiamola di prenderci in giro e porti viaKera da qui, prima
che svenga per esaurimento!”.
Detto
questo Alex si girò verso sua sorella per vedere che la ragazza faceva fatica a
restare cosciente.
“Kara ehi…cerca di rimanere sveglia almeno fino alla mia
macchina!” disse Alex scuotendola. Cat chiamò James Olsen. Il qualeaspettava di assicurarsi delle condizioni dell’amica.
“James,
scorta la signorina Danvers e Kera
alla loro auto!”
“Si
signora Grant!” disse James, prendendo Kara in
braccio a stile sposa “Ehi, resisti ancora un po’!”.
James
posò Kara nel sedile del passeggero, dopo di chè chiese ad Alex di tenerlo aggiornato sulle sue condizioni.
Alex annuì, e lo ringraziò, successivamente salì in macchina. Prima di mettere
in moto l’auto, si girò a guardare sua sorella addormentata e disse “Siamo in
un brutto pasticcio. Fra tante persone proprio dalla signora Grant dovevi farti
scoprire?” Alex sospirò, dopo di ché si diresse al DEO.
Alex
guardava sua sorella mentre riposava sul lettino con le lampade solari,
sperando che potesse aiutarla a sentirsi meglio, ma non poteva fare niente per
la sua mente incasinata.
Sentì
bussare alla porta e vide Hank sulla soglia della sala medica “Come sta?”
“Fisicamente
è solo stanca, ma i suoi continui flashbackla stanno mettendo a dura prova! Gli auricolare che bloccano il suo
udito non possono essere un rimedio permanete!”disse Alex, continuando a guardare sua sorella fino a quel momento, poi
si girò a guardare Hank e conafflitta
disse “Non so come aiutarla, J’onn!”
L’interpellato
sospirò “Quando sono fuggito da Marte, anche a me è successa una cosa analoga.
Non era collegato a urla di persone realmente in pericolo, ma quando ero solo
nel silenzio più totale, mi sembrava di udire le grida della mia famiglia.
Sentivo le voci di K’ymm e T’anya
chiamarmi e implorare il mio aiuto. Era…era una cosa straziante. Più volte ho
desiderato di poterle raggiungere. Non lo augurerei al mio peggior nemico.
Mi sentivo così impotente e non riuscivo a
capire perché io fossi sopravvissuto mentre tutta la mia gente era stata sterminata!”
disse Hank, chiudendo gli occhi al ricordo.
“Come
lo hai superato?” domandò Alex, sperando in una soluzione che potesse aiutare
anche sua sorella.
“Il
tempo mi ha aiutato a trovare uno scopo qui sulla terra, alleggerendo il mio
senso di colpa, ma a volte quel dolore riaffiora e credo che non possa mai
spariredel tutto. È una parte di me,
della mia storia ed è quello che mi ha reso ciò che sono!”
Alex
lo guardava tristemente. Non riusciva ad immaginare come si sentissero J’onn o Kara.
“Tua
sorella deve riuscire a separare le grida nella sua testa con quelle reali, sia
per non diventare pazza, sia per poter svolgere il suo ruolo di Supergirl come
una volta e non solo perché intervenendo mette a tacere il suo dolore. Può funzionare
all’inizio, ma come abbiamo appurato a lungo andare il dolore di quei ricordi
ha la meglio su di lei e qualcuno, lei compresa, potrebbe farsi male!”
“Qualcuno
si è già fatto male e tutti stanno dando la colpaa Supergirl per non essere intervenuta a quel
disastro ferroviario!” disse Alex,portandosi una mano alla fronte.
“Tua
sorella non può essere sempre presente Alex!” disse Hank.
“Certo,
questo lo so io, lo sai tu, ma le persone là fuori, pensano che Supergirl debba
essere sempre pronta a tutto e basta che manchiuna volta che tutti subito l’accusano. Ho paura che Kara
si darà la colpa anche di questo dato che nemmeno lei comprende che non può
essere in ogni dove!” disse Alex frustrata.
J’onn sospirò “Perché non
vai a riposarti anche tu?”
“No…no
io…voglio essere qui quando si sveglia!” disse Alex.
“è
probabile che dorma per delle ore. Il suo corpo è sfinito e ha bisogno di riprendersi.
Vai a casa. Questo è un ordine!” disse J’onn,
utilizzando il suo ruolo di capo per non far protestare Alex ulteriormente.
“Essia, ma se ci sono novità, chiamami immediatamente!”
J’onn annuì e così Alex
cominciò ad allontanarsi.
Kara si svegliò nel
cuore della notte. Il DEO era quasi deserto e sentendosi fisicamente meglio,
dopo aver riposato per molte più ore rispetto a quanto faceva da giorni, si
alzò.
Alex
non era presente e questo era un lato positivo per lei, in quanto la sorella
l’avrebbe costretta a letto.
Uscì
dalla stanza stando ben attenta a non farsi notare dai pochi agenti presenti e
in particolare da Hank. Voleva rimanere da sola senza che qualcuno le dicesse
cosadoveva fare.
Si
recò nella stanza dell’ologramma di sua madre, dove l’ultima volta che c’era
stata, era così arrabbiata con lei che si ritenne fortunata che fosse solo un
immagine e non una persona in carne ed ossa, dato la reazione che aveva avuto.
Ma se fosse stata realmente sua madre, avrebbe potuto avere una più chiara spiegazione
di quanto era successo su Krypton e del perché in quel momento si sentisse così
tradita da lei. In quel momento però, avendo rivisto e più volte la fine della
sua civiltà, non voleva altro che averla vicina. Voleva sentire la sua voce, il
suo tocco e le sue rassicurazioni.
“Ciao
mamma!” disse Kara, attivando il suo ologramma.
Alex
ritornò al DEO all’alba e andò nel panico quando entrando nella stanza dove avrebbe
dovuto esserci Kara, non la trovò.
Corse
fuori chiamandola, per poi dirigersi verso le varie apparecchiature dove
diversi agenti, monitoravano la situazione di National City. Hank era lì
presente e lo interpellò “Hank, non riesco a trovare Kara.
Dov’è? Mi avevi detto che mi avresti chiamato se fosse successo qualcosa!”
cominciò Alex, ma Hank la fermò “Alex calmati. Tua sorella sta bene!” le disse,
indicandole lo schermo che monitorava la stanza dell’ologramma.
Kara era appoggiata
agli scalini che reggeva la pedana dove prendeva vita l‘ologramma di Alura e Alex poteva dire che la ragazza stesse dormendo in
una posizione alquanto scomoda. La cosa che la sorprese però era il fatto che
le labbra di Alura si stessero muovendo. Stava
chiaramente parlando con sua sorella,senza però che questa stesse ascoltando. Si domandò quindi il perché l’ologramma
non si fosse fermato.
Alex
raggiunse la sorella e non potè che provare un tuffo
al cuore quando sentìAlura parlare in Kryptonese.
Dalle poche parole che capiva, riconobbe la storia che Kara
le aveva raccontatoquando erano
ragazzine e che sapeva essere la sia storiapreferita. Le aveva raccontato che sua madre era solita raccontargliela
quando stava male o era triste e in un modo o nell’altro, riusciva a farla
sentire meglio.
Lasciò
finire di parlare Alura, poi si inginocchiò accanto a
sua sorella e dolcemente le strofinò la schiena.
“Ehi
bella addormentata!”
“A-Alex!”
disse Kara con la voce impastata dal sonno.
“Non
saresti più comoda in un vero letto?” le domandò Alex, spostandole una ciocca
di capelli dal viso.
“Hmmm” mugugnò la ragazza in risposta, mettendosi seduta.
Guardò sua madre che era lì in piedi ad aspettare chele si desse un comando o le si ponesse
qualche domanda per poter svolgere il compito per il quale era stata
progettata.
“Io….io
avevo bisogno di vederla. Volevo provare a capire perché mi sento così tradita
da lei, ma allo stesso tempo, vorrei averla vicino e sentirmi al sicuro come
quando ero bambina!”
Alexosservò prima Alura,
poi tornò a guardare sua sorella per dirle “Io credo che sia per questo che ti
senti tradita. I tuoi ricordi di tua madre sono di una bambina che conosceva
poco del mondo degli adulti e che vedeva i suoi genitori come esseri perfetti
in grado di farla sentire sempre amata e sicura e ora…anche se sei adulta e
comprendi che ogni persona può avere molte sfaccettature, non riesci ad
accettare l’idea che anche i tuoi avevano dei difetti. Ma sono sicura di una
cosa Kara, tua madre ti ha usata per arrivare ad
Astra, ma non era sua intenzione ferirti. Tua zia era una persona pericolosa
allora, come lo è adesso e lei ha fatto quello che era in suo potere per
fermarla. Sono sicura che sarebbe ricorsa ad altri metodi se avesse potuto!”
“Ma
Astra aveva ragione e mia madre non ha salvato Krypton come aveva promesso!”
disse Kara abbassando la testa.
“Credi
davvero che tua madre avrebbe potuto salvare il tuo pianeta?” chiese Alex.
“Si…no…cioè…”
sospirò “so che non poteva fare niente a livello razionale. Il nucleo era
troppo instabile da anni e niente e nessuno poteva cambiare le sorti di
Krypton.
“Ma?”
domandò Alex esortando la sorella a continuare.
“Ma
me lo aveva promesso. Quando zia Astra mi disse che Krypton sta morendo, ero
così spaventata e mia madre mi aveva assicurato che avrebbe fatto di tutto per
salvare il nostro pianeta e io…io ci ho creduto. Mi sono aggrappata a quella
speranza che non vedevo la realtà intorno a me. Vi erano sempre più terremoti,
la corrente mancava per giorni interi e…e io continuavo a pensare che era una fase
di assestamento del pianeta, perché era quello che mi raccontavano i miei
genitori. Inoltre mi portavano a visitare diverse scuole, inmodo tale che potessi scegliere la carriera
che mi entusiasmava di piùdato che
l’anno successivo avrei terminato quelle che qui corrispondono alle medie e
avreidovuto cambiare scuola. Tutto
questo ha reso tutto più veritiero. Se potevo scegliere la mia carriera, c’era
ancora un futuro. Mi hanno illusa….entrambi i miei genitori mi hanno mentito.
Poi quando una mattina ci svegliammo a causa di un terremoto su scala mondiale,
non avevo capito cosa stesse succedendo fino a quando non ho visto tutta quella
distruzione intorno a me, ma allo stesso tempo non avevo ancora realizzato la drammaticità
della situazione. Nemmeno quando dissi addio ai mei genitorimi rendevo veramente conto che non avrei mai più
visto loro, la mia casa, la mia terra. Tutto mi cadde addosso quando giunsi
qui, ma sentivo talmente tanto la nostalgia di casae dei miei genitori, che ho dimenticato tutte
le bugie ci mi sono state raccontate, fino a quando Astra mi ha aperto gli
occhi e tutto è riaffiorato in me. Quella speranza che provavo era falsa e come
me, anche maggior parte dei Kryptoniani l’ha provata.
Le persone ai vertici della scala gerarchica, avevano insabbiato tutto. Se
avessero detto la verità ci sarebbero stati preparativi per evacuare quante più
persone possibili e invece…se mia madre fosse stata sincera, se non mi avesse
tradito la mia fiducia, avrei potuto avvertire i miei amici, avrei potuto
salvarli!” disse Kara tra le lacrime.
“Per
questo ogni volte che c’è qualcuno in pericolo senti la necessità di corre in
loro aiuto? Perché sti senti responsabile per non aver salvato più persone
possibili su Krypton?”
Kara la guardò e annuì
“Non ho salvato loro e le loro grida mi perseguitano. Non voglio che altre
grida si uniscano alle loro, ma allo stesso tempo vorrei solo scappare. Quelle
grida fanno male Alex!” disse Kara stringendo gli
occhi.
“Kara devi capire che non è stata colpa tua !” cominciò Alex
.
“Lo
so, ma…”
No,
non lo sai o non ti sentiresti in questo modo! Ti stai semplicemente accusando
delle colpe che ha tua madre, ma gli errori dei genitori non devono mai
ricadere sui figli e se proprio vuoi sapere la mia, io non incolpo nemmeno tua
madre!” disse Alex sorprendendo Kara.
“Persaci
Kara, tua madre si è trovata in una condizione più grande
di lei a cui in nessun modo avrebbe potuto porre rimedio, ma una cosa poteva
ancora fare, proteggere sua figlia. Ti ha mentito e capisco che questa cosa ti
faccia male, ma ti ha concesso di vivere serenamente gli ultimi mesi su
Krypton. Ti ha dato speranza, cosa che ora tu infondi a tutti noi. Ti ha donato
l’arma più potente al mondo!”disse
Alex, fermamente convinta delle sue parole.
Kara abbassò lo
sguardo, non trovando nessuna parola con cui controbattere.
“E
in quanto bambina credi che se avessi saputo la verità, qualcuno ti avrebbe
creduto? Quanti pazzoidi urlano che è la fine del mondo è vicina? E quante sono
le persone che li prendono sul serio? Inoltre lasciami aggiungere che anche se
ti avessero dato retta, quanti avrebbero effettivamente avuto la possibilità di
lasciare il pianeta? Quante persone impossibilitate ad andarsene, avrebbero
fatto di tutto pur di avere qualche chance? Quante persone sarebbero state
uccise ingiustamente?” disse Alex, cercando di far riflettere sua sorella.
“Ma
alla fine sono morte comunque!” disse Kara.
“Si,
ma hanno vissuto le loro vite tranquille fino all’ultimo e questo a mio avviso
è un gran dono. Io personalmente non vorrei sapere se tra un mese sarò morta.
Vivrei gli ultimi giorni come un inferno trovando la cosa ingiusta e invece non
sapendo quando darà la mia ora, mi fa sperare e sognare che avrò una vita lunga
e felice. Capisci quello che voglio dire?”
Kara annuì “Si! Non
posso darti torto Alex!”
“Sono
la sorella maggiore, sono molto più saggia di quanto tu voglia ammettere!”
Le
due sorelle sorrisero, poi Alex alzandosi, allungò la mano per aiutare sua
sorella a mettersi in piedi, chiedendole “Cosa ne dici di fare colazione?”
“Sto
morendo di fame!”
Quando
le due uscirono dalla stanza, Hank si avvicinò loro.
“Kara, come ti senti?” le chiese poggiando una mano sulla
sua spalla.
“Ancora
un po’ scombussolata, ma tutto sommato bene!” rispose sinceramente la ragazza.
“Sono
contento…Tieni!” disse Hank, porgendole un paio di orecchini.
“Cosa
sono?” domandò Kara incuriosita.
“Sono
degli orecchini che bloccano il tuo super-udito. Se senti la necessità di metterli!”
“Ma
così non sentirò se qualcuno è nei guai!” disse Kara
non prendendoli.
“Kara, dopo quello che stai passando, un periodo di pausa ti
farebbe bene. Inoltre c’è la questione Cat Grant da
risolvere!” disse Alex, facendo voltare Karaverso di lei con aria spaventata.
“Cosa?
Quale questione?”
“Davvero
non ricordi?” chiese Alex
“No…cosa…cosa
è successo? Oh Rao, mi ha licenziata per essermi
sentita male al lavoro? Avrei dovuto aspettarmelo, la signora Grantha paura dei germ…”
“Ferma,
ferma, ferma!” disse Alex, afferrando Kara per le
braccia quando la videcamminare avanti
e indietro agitata “No, non ti ha licenziato!”
“Allora
cosa?! Chiese Kara preoccupata.
“Sa
che sei Supergirl!” le rispose Hank.
La
voce di Kara salì di qualche tono quando disse
“Cosa?” guardando entrambe le figure davanti a lei “Come...come è possibile? Ho
detto qualcosa io quando ero fuori di me?”
“Bhe quello ha aiutato, ma ti hanno incastrato anche altre
cose, ad esempio il fatto che io sono tua sorella e Cat
Grant mi ha riconosciuto come figura che viene spesso in aiuto di Supergirl!”
“Metti
poi il fatto che quando scompare Kara, appariva
Supergirl e viceversa…Cat Grantè una donna intelligente, non mi sorprende
che sia arrivata alla giusta conclusione da sola!” Disse Hank “Il problema è
che potrebbe parlare!”
“Mi
ha detto di non volerlo fare!” disse Alex.
“è
una giornalista Alex, non dobbiamo abbassare la guardia!”
“Quindi
avete qualche soluzione per far credere che io non sia siaKaraDanvers che
Supergirl?” domandò Kara, spaventata diche il suo capo sapesse di lei e di come
avrebbe potuto approfittare della situazione. Già con il fatto che James fosse
in contatto con lei, era già un modo per farla correre da lei in vesta di
Supergirl ogni volta che voleva.
“Faremo
in modo che veda KaraDanvers
e Supergirl nello stesso momento nei prossimi giorni. Supergirl interverrà nei
momenti del bisogno, mentre Kara sarà alla sua
scrivania!” disse Hank.
“Così
allontaneremo i sospetti da te e potrai concederti qualche giorno di riposo,
mentre qualcun altro prenderà il tuo posto salvando la situazione!” disse Alex.
“E
chi mi sostituirà?” chiese Kara, per poi rivolgersi
adHank “Tu?”
“Se
pensi che possa esserne all’altezza!” rispose l’interpellato.
Kara sorrise. Aveva
piena fiducia in J’onn, ma non sapeva se era giusto
architettare tutta quella messa in scena.
“E
se dovesse succederti qualcosa mentre sei in missione?” chiese Kara preoccupata.
“Come
agente del DEO corro sempre i miei rischi, oltre al fatto che proteggere la tua
identità è importante come evitare che tu impazzisca. Allora, accetti?” domandò
Hankporgendole nuovamente gli
orecchini.
Kara guardò prima gli
orecchini poi Hank poi, di nuovo gli orecchini.
“Oh
al diavolo!” disse prendendoli e indossandoli, dopo aver rimosso gli auricolari
che Alex le aveva dato in precedenza.
Kara provò ad usare il
suo super udito per testare se funzionassero o meno e infine disse “Non sento
niente…cioè a parte i rumori qui intorno!”
“Li
ho fatti fare apposta. Dovrei licenziare qualcuno se non avessero funzionato a
dovere!” disse Hank.
“A
questo punto io andrei al lavoro. Dovrei essere ancora in tempo per arrivare
puntuale!” disse Kara.
“Sei
sicura? Vorrei evitare che tu avessi un altro attacco di panico. Inoltre
potresti avere ancora bisogno di riposo!” disse Alex preoccupata.
“Alex,
ho dormito tutto ieri pomeriggio e tutta la notte e per la maggior parte sotto
le lampade solari. Il mio corpo è carico come non mi succedeva da giorni e per
quanto riguarda gli attacchi di panico, se sono davvero scatenati da grida
reali che fanno riaffiorare in me brutti ricordi, con questi orecchini dovrei
essere a posto. Se invece la ragione scatenante dovesse essere un’altra, la
devo affrontare. Non posso nascondermi per sempre!” disse Kara
convincendo Alex.
“Signore,
c’è un’emergenza!” disse improvvisamente l’agente Vasquez,rivolgendosi ad Hank.
L’uomo,
insieme a Kara e Alex, si diresse versogli schermi per dare un’occhiata. Un alieno
stava creando scompiglio nel centro storico di Narional
City. Era un evaso di Fort Rozz e dai dati su di lui,
poteva rivelarsi un avversario insidioso.
Kara cominciò a
muoversi nervosamente sul posto. Stava quasi per prendere il volo, ma Alex,
intuendo i suoi pensieri, le afferrò il braccio dicendole “Kara,
ricorda il piano e abbi fiducia in Hank!”
Kara sospirò e
guardando l’uomo disse “Stai attento!”
Hank
annuì e successivamente si trasformò in Supergirl e prese il volo.
Il
campanello dell’ascensore della Catco, diede
l’annuncio a tutti gli impiegati, che Cat Grant era
in arrivo.
Kara si alzò dalla sua
scrivania e le andò incontro allungandole il suo caffè.
“Buongiorno
signora Grant! Ecco il suo latte macchiato!”
Cat afferrò il
bicchiere e togliendosi gli occhiali da sole, osservò la sua assistente dalla
testa ai piedi “Kera, vedo che il tuo aspetto è
migliorato!”
Kara con il suo solito
gesto di sistemarsi la montatura degli occhiali disse “Si signora Grant! Ho
dormito praticamente per 15 ore di fila, credodi aver riposato abbastanza per svolgere il mio lavoro al meglio!”
“Bene,
vieni nel mio ufficio allora!” disse Cat avviandosi
nel suo ufficio, chiedendo successivamente a Kara di
chiudere la porta, in modo tale che nessuno potesse origliare la loro
conversazione.
“Così….
Se tu stai bene, immagino che anche Supergirl sia tornata in piena forma!”
disse la donna, non distogliendo lo sguardo da Kara.
“Non
lo so. Perché? Anche Supergirl aveva qualche problema? Pensavo non potesse
ammalarsi!” disse la ragazza, cercando di essere il più convincente possibile.
“Oh
andiamo! Ho già fatto questo gioco con tua sorella ieri. Ho varie prove che
dimostrano che tu, Kera, seiSupergirl!”
Kara scoppiò a ridere
“Molto divertente signora Grant. Io? Supergirl? Sarebbemeraviglioso avere dei poteri, ma io una
eroina…io non…non potrei mai esserlo. Ho paura anche della mia ombra!”
Cat sospirò “Lo so che
ti sei dovuta costruire una seconda identità per mescolarti con gli esseri
umani, lo fanno tutti gli eroi e mi chiedo a quale scopo!”
Kara osservò il suo
capo confusa.
“Insomma
ogni minuto che passano come esseri umani, è un minuto in meno che usano per
non salvare le vite!”
Kara sussultò, sapendo
che la conversazione stava andando verso una direzione che non le sarebbe
piaciuto.
“Che
cosa vuol dire con questo?” chiese la ragazza.
“Perché
lavori per me, Kera?” chiese Cat.
“P-perchémipiace il mio lavoro e perché posso apprendere molte cosa da lei e…”
cominciò Kara, per spiegare le sue ragioni, ma Cat la interruppe “Mentre io e te stiamo qui a parlare,
delle persone stanno morendo!”
Karasentì un senso di colpa crescere dentro di
lei e con voce tremante, tentò nuovamente col dire “Le ripeto che io non sono Supergirl.
Cat la guardò scettica
“Allora cosa è quello sguardo colpevole come se ti avessi appena colto con la
mano dentro il barattolo delle caramelle? Andiamo Kera,
anche mio figlio che non sa mentire,riuscirebbe a essere più convincente di quanto tu abbia fatto adesso!”
Kara si toccò
nuovamente gli occhiali e cercò di trovare una via di uscita a quella
situazione, ma Cat continuò col dire “Se lavori per
me, non hai tempo per salvare vite e non voglio nessuno coinvolgimento in
questo!” concluse la donna, incrociando le braccia.
Kara rimase senza
parole fin quando videdietro le spalle
diCat un
notiziario che riprendeva Supergirl in azione. “Se io sono Supergirl, mi spiega
come faccio ad essere lì?” chiese Kara, indicando a Cat di guardare lo schermo tv.
La
donna si girò a guardare, ma sorrise invece di rimanere incredula come sperava Kara.
“Per
quanto ne so può essere una registrazione di un salvataggio compiuto prima di
giungere in ufficio.Non mi
sorprenderebbe se fosse un trucco ideato per convincermi che non sei Supergirl.
Ora o ammetti di essere Supergirl o sei licenziata!” disse Cat
con un tono che non permise a Kara di pensare che si
trattasse di uno scherzo.
“Dunque
è così! Se dico di essere Supergirl, sono licenziata e se non lo sono pure?
Questo non è giusto!”
Cat alzò le spalle “La
vita non è giusta sotto molti punti di vista! Ora vai, hai due giorni di tempo
per decidere cosa fare!”
Kara strinse i pugni e
arrabbiata tornò verso la sua scrivania, ma il suo malumore non potè che essere evidente a chiunque.
“Kara, cosa succede?” chiese Winn,
alzandosi dalla sua scrivania per affiancarela ragazza “ Ti senti male?”
“No,
no Winn…non sto male…sono arrabbiata…così arrabbiata
che…” Kara non terminò la frase. Cominciò ad aprire e
stringere i pugno e respirare profondamente, cercando di calmarsi, prima di
rompere qualcosa anche solo accidentalmente e darla vinta a Cat
Grant.
“Ehi…tranquilla!
Kara, mi stai spaventando. Non ti ho mai vista in
questo stato e nemmeno come quello di ieri.Non so come posso esserti di aiuto!” disse Winn
dispiaciuto.
Kara guardò l’uomo e
gli regalò un sorriso“Sei gentile Winn, ma non puoi aiutarmi. Cat
sa che sono Supergirl!”
“Cosa?”
chiese Winn spalancando gli occhi.
“Ho
cercato di dissuaderla, ma se non le dico la verità, sono licenziata, se lo
faccio anche!”
“Non
è leale. Perché non ti licenzia e basta, se vuole sbarazzarsi di te!”
“è
quello che mi chiedo anche io!” disse Kara per poi
abbandonarsi sulla sedia “Cosa posso fare Winn, non
vorrei proprio perdere questo lavoro!”
L’interpellano
non rispose. Non aveva una soluzione a quel problema. Conoscevano Cat Grant e sapevano quanto testarda e ostinata potesse
essere.
Improvvisamente
Kara si alzò e prese una scatola.
“C-cosa
stai facendo?” chiese Winn confuso.
“Non
resterò a farmi licenziare. Dato che è quello che accadrà comunque, mi licenzio
io, almeno non le darò la soddisfazione di farlo personalmente!” disse mentre
poneva le sue cose nella scatola.
Winn la fermò,
prendendole l’oggetto che aveva in mano e che stava per andare a fare compagnia
agli altri.
“Aspetta
Kara! Magari cambierà idea. Forse è solo il suo modo
di metterti alle strette per farti confessare!”
“è
stata molto chiara al riguardo Winn. Almeno che non
riesca seriamente a convincerla che non sono Supergirl, non c’è soluzione!”
disse Kara.
“Ma…ma
io cosa farò qui senza la mia migliore amica?” chiese dispiaciutol’uomo.
“Oh
Winn!” disse Kara, prima di
abbracciarlo “Io e te saremo sempre amici!” disse, per poi afferrare la scatola
e dirigersi verso l’ufficio di Cat.
“Signora
Grant!”
“Oh
Kera…sei venuta a dirmi che sei Supergirl? Avanti, ti
ascolto!” disse Cat,non mancando di notare la scatola che Kara
aveva in mano.
“No!
Come le ho già detto non sono Supergirl, ma dato che qualsiasi sia la mia
risposta sono licenziata, le renderò le cose più facili!” disse Kara, per poi fare un respiro profondo “Mi licenzio!”
Cat rimase sorpresa
dell’audacia che stava dimostrando la ragazza, ma non lo diede a vedere. Fece
invece spallucce edisse “Finisci almeno
la giornata!”
“No!”
disse Kara secca.
“No?”
chiese Cat, sta volta non nascondendo la sua
sorpresa.
“Le
mie dimissioni sono con effetto immediato. Mi è piaciuto molto lavorare per
lei. Ho appreso molto e non posso dire che me ne vado senza alcun rammarico, ma
sivede che il destino ha in serbo per
me altre strade!” disse Kara, cercando di trattenere
le lacrime. Si girò e si incamminò verso la porta.
“Kara aspetta!” disse Cat,
alzandosi dalla sua scrivania, ma proprio in quel momento sentì una voce a lei
familiare provenire dalsuo balcone
“Signora Grant!”
Sia
Cat che Kara si girarono e
videro Supergirl entrare nella stanza.
Cat rimase sorpresa e
passò il suo sguardo da Kara a Supergirl.
“Scusate,
ho interrotto qualcosa?” chiese Supergirl, avvertendo una certa tensione
nell’aria.
“N-no…noi
stavamo solo…” cominciò Cat, mentre il suo cervello
cercava di trovare una spiegazione a quanto stesse avvenendo.
“Piacere,
io sono Supergirl!” disse l’eroina allungando la mano verso Kara,
la quale, stringendola, disse “KaraDanvers! Carino il tuo costume!”
“Begli
occhiali!” disse Supergirl di rimando, per poi rivolgersi a Cat
“Sono venuta per ringraziarla signora Grant. Ho seguito il suo consiglio di
prendermi più cura di me stessa e …”cominciò l’eroina, per poi mettere le mani
sui fianchi e dire “e mi sento decisamente più in forma!”
“N-non
c’è di chè!” rispose Cat
ancora sorpresa.
“Scusate,
ma ora devo andare, il lavoro chiama!” disse Supergirl infine, per poi
dileguarsi prendendo il volo.
Kara guardò Cat per qualche istante prima di riprendere il suo cammino
verso l’uscita, ancora con la scatola in mano.
“Kera!” la chiamò Cat.
“Si,
signora Grant?” chiese l’interpellata.
“Puoi
riavere il tuo lavoro se ti fa piacere!”
Kara sorrise e uscì
dalla stanza, sorridendo a Winn che aveva osservato
la scena con apprensione.
“Ha
funzionato? Non…non sei licenziata vero?” chiese l’uomo.
“No!
Centri tu su quanto appena accaduto?” chiese Kara
curiosa.
“Ho
chiamato Alex, le ho detto quanto stava succedendo e mi ha risposto che avrebbe
chiamato la Supergirl n°2 che sta prendendo il tuo posto!” disse Winn, indicando lo schermo di un televisore, dove si vedeva
chiaramente l’eroina di National City, spegnere un auto in fiamme.
“Cat pensava che si trattava di una registrazione, come hai
capito che avevo un gemello?” domandò Kara curiosa.
“Chiamalo
intelletto superiore o…capacità di leggere. C’è scritto in diretta!” disse Winn sorridendo e per la seconda volta in poco tempo
ricevette un altro abbraccio da Kara.
Passarono
un paio di giorni e con grande sollievo di Kara, Cat sembrava aver lasciato cadere l’argomento Supergirl.
La
messa in scena di J’onn aveva funzionato alla grande.
Quello
che però non funzionava era il suo periodo di riposo da Supergirl.
Le
mancava volare e aiutare le persone, ma i suoi flashback la paralizzavano
ancora.
A
volte quando si trovava nel suo loft provava a togliere gli orecchini permigliorare la sua resistenza e per allenarsi
a superare le sue paura, ma nonostante partisse fiduciosa di poterci riuscire,
appena avvertiva un pericolo in città e le urla e le richieste d’aiuto
cominciavano a rimbombare nella sua testa, doveva mettersi immediatamente gli
orecchini, perbloccare tutto il caos
che si veniva a creare nella sua mente.
Appena tutto taceva sentiva il suo respiro e
il suo cuore tornare alla normalità, ma cresceva il senso di colpa per il fatto
che lei non era fuori ad aiutare.Sapeva
che c’era J’onn, ma sapeva anche che non era giusto
che qualcun altro svolgesse il suo lavoro, quindi provò e riprovò ad affrontare
le urla. Non poteva rimanere in quelle condizione per sempre, ma non pensava
che sarebbe stato così difficile affrontare i suoi demoni interiori.
Col
passare dei giorni aveva notato qualche miglioramento, ma non resisteva mai
abbastanza a lungo e tutto dipendeva anche dalla quantità di persone in
pericolo. Più voci c’erano, più veniva colta dal panico e per questa ragione,
gli orecchini tornavano sempre al loro posto, soprattutto quando usciva.
“Buongiorno
Kara!” disse Winn quando
vide la ragazza entrare nell’ufficio, ma notò immediatamente che qualcosa non
andava.
“Kara, cosa c’è? Ti vedo piuttosto agitata!”
“Io…io
ho perso un orecchino!” disse la ragazza, cominciando a camminare avanti e
indietro vicino alla sua scrivania.
“Quelli
che bloccano il tuo super-udito?” chiese Winn
preoccupato.
“Si,
la clip che lo teneva deve essersi allentato e senza accorgermene è caduto.
Cioè me ne sono accorta subito dato che tutto è diventato rumoroso, ma trovalo
un orecchino per strada…no… cioè…sì…so dove è finito grazie alla mia visione
raggi x, ma come potevo recuperarlo dentro a un tombino nell’ora di punta senza
destare sospetti?”
“In
effetti…cosa hai intenzione di fare ora?” chiese Winn.
“Kara sbuffò “è da qualche giorno che sto provando a stare
senza e ad affrontare le mie paura. Non posso permettere che J’onn mi impersonifichi per
sempre, ma sono ancora lontana dallo stare bene e comunque, quado mi sentivo
sopraffare, li rimettevo immediatamente , invece ora…cosa faccio se mi viene un
altro attacco di panico davanti alla signora Grant?” chiese Karaimpanicata.
Winn l’afferrò per le
braccia per farla fermare quando la vide continuare a muoversi come un ossessa
“Adesso calmati o ti verrà un attacco di panico per un possibile attacco di
panico futuro. Se parti con l’idea che qualcosa andrà storto, puoi stare cerca
che accadrà. Sii positiva, in genere questo non ti viene difficile, quindi
convinciti che tutto andrà bene!”
“Tutto
andrà bene!” disse Kara a bassa voce, “Tutto
andrà…bene… si, si, hai ragione. Tutto filerà liscio come l’olio!” disse Kara rilassandosi e girandosi per andare alla sua
scrivania, ma non si accorse che qualcuno si stava avvicinando e lo urtò.
Ci
fu un gemito di dolore e Kara immediatamente si
apprestò a dire “Oh, scusami…mi...mi dispiace tanto…io…io non ti ho visto
e…sono così desolata…”
“Ehi,
va tutto bene!” disse un ragazzo che poteva avere all’incirca l’età di Kara, che si stava strofinando il petto “Però sei forte?”
Kara sorrise e cominciò
a balbettare “Si…bhe…cioè…no…io…”
“Kara, respira!” disse Winn,
divertito dalla goffaggine della ragazza.
“Kara, bel nome. Io sono Adam. Piacere di conoscerti!” le
disse il ragazzo sorridendole.
Kara sorrise di
rimando, ma non spiccicò parola.
“Sto
cercando Cat Grant!” disse Adam.
“Cat Grant…si certo…lei è… lei è…” cominciò Kara, ma Winn venne nuovamente in
suo soccorso,dicendo “Nel suo
ufficio!”.
“Si,
nel suo ufficio, ti…ti porto da lei! chi devo annunciare?” chiese Kara.
“Oh
quindi sei la sua assistente. Ti ho già detto ilmio nome mi pare!” disse divertito.
“Si…si…ecco…mi
servirebbe anche il cognome!” disse Kara imbarazzata,
pensando di aver fatto la figura della cretina dall’arrivo del ragazzo.
“Oh
certo, scusa. Foster, Adam Foster!”
Kara spalancò gli
occhi“Sei il figlio di Cat!”
“Quindi
ti ha parlato di me? Non me lo sarei mai aspettato. Sarei curioso di sapere che
cosa ti ha detto dato che non mi conosce” disse Adam con una punta di
risentimento nella sua voce.
“Ecco
lei…”cominciò Kara, ma la voce della signora Grant la
interruppe “Kera!”
La
ragazza sussultò e si precipitò nell’ufficio del suo capo, facendosi seguire da
Adam.
“Signora
Grant, c’è qualcuno che vuole incontrarla!” disse Kara,
notando che la donna non aveva ancora staccato gli occhi dal suo computer.
“Non
avevo un appuntamento. Chiunque sia conosci la procedura Kera.
Niente appuntamento, niente incontro!” disse Cat,
continuando imperterrita a scrivere sulla tastiera.
“Ma
signora Grant…” provò Kara.
“Non
voglio ripetermi!”
“Ciao
Mamma!” disse infine Adam, venendo in soccorso di Kara,
Cat si paralizzò per
qualche istante, per poi alzare la testa.
“Adam…ma…mache sorpresa. Cosa ci fai qui?” chiese la
donna.
“Ehm…io
torno al mio lavoro!” disse Kara, volendo scappare da
quella situazione.
“Kera, non hai dimenticavo qualcosa?” chiese Cat.
L’interpellata dovette pensarci un attimo, poi
quando venne colpita da un’illuminazionedisse “Il suo latte macchiato….mi scusi signora Grant, vado a
prenderglielo subito!” disse, prima di uscire di corsa dall’ufficio, per poi
rientrarvi pochi secondi dopo.
“Adam,
posso portati qualcosa?”
“No,
grazie. Sono apposto così!” disse Adam sorridendo, per poi non staccare gli
occhi da Kara, finché non era più visibile.
“Adam…che
bella sorpresa. Io…io non ti aspettavo e…come mai sei qui? Stai bene? Perché
ora?” domandò Cat.
“Per
la lettere che mi hai scritto! “ disse Adam.
“Lettera?
Chiese Cat sorpresa, per poi comprendere “Giusto…io
….volevo scriverti da tanto tempo e…”
“Grazie
per averlo fatto!” disse Adam.
“Ma…ma
guardati…sei …sei diventato così grande. Come stai?” chiese Cat
se, sentendosi parecchio impacciata “Raccontami un po’ di te!”
“Ecco
io, non credo che questo sia il momento e il luogo adatto. Immagino che tu sia
parecchio impegnata. D'altronde mi sono presentato senza avvisare!” disse Ada,
“Si,
in effetti avrei diverse cose da fare e…” cominciò Cat,
venendo poi interrotta dal figlio “Cosa
ne dici di cenare insieme e parlare?”
“Oh
si, sarebbe fantastico!” disse Cat.
“Sta
sera?” chiese Adam.
“D’accordo.
Hai un posto che preferisci o…”
“Puoi
sentirti libera di scegliere. Chiamami quando decidi ora e luogo!” disse Adam,
dirigendosi verso l’uscita con Cat che lo
accompagnava.
Non
avevano ancora varcato la soglia quando videro Kara,
appena rientrata da Noona, far cadere il bicchiere di
latte, per poi coprirsi le orecchie.
Winn si alzò
immediatamente dalla sua postazione quando comprese cosa stesse succedendo.
Fece
sedere Kara e cercò di parlarle.
“Oh
no!Di nuovo!” disse Cat,
che nel frattempo si era avvicinata a Kara insieme ad
Adam.
Quest’ultimo
comprese he la ragazza stava avendo un attacco di panico dal suo atteggiamento.
Si
teneva alla scrivania e il suo respiro era diventato superficiale.
Adam
affiancò Winn per aiutarlo nel calmare Kara dicendo “Ehi, Kara, va tutto
bene. Passerà presto. Concentrati su di noi e fai dei respiri profondi!”
“Troppo
rumore!” disse Kara che a malapena aveva percepito
Adam e Winn “Fatelo smettere” disse la ragazza,
strizzando gli occhi.
Adam
a quel punto ebbe un’idea. Tirò fuori dalla sua tasca dei pantaloni, un Mp3 e srotolò
le cuffie che vi erano intorno.
“Kara, conosci gli Nsynk?” domandò
Adam, che ricevette un leggero accenno del capo.
“Bene,
ora voglio che tu li ascolti, ti concentri suuna canzone e se la conosci, la canti!” disse Adam, mettendo le cuffie
alla ragazza e accendendo la musica.
“Adam,
non credo che la musica la possa aiutare, seè il troppo rumore a infastidirla!” disse Cat,
quando vide Kara sussultare quando la musica venne
accesa.
“Appunto
per questo credo possa funzionare. Se ascolta la musica, può isolare gli altri
rumori e se canta, dovrà concentrarsi sul respiro per poterlo fare!” rispose
Adam, ma la sua sicurezza vacillò, quando vide Kara
non reagire e chiudere gli occhi con forza.
Poi
ad un tratto cominciò a canticchiare. Era un sussurrò, ma ci stava provando
“Dai Kara, stai andando benissimo!” disse Winn, quando vide che stava funzionando “Amico, sei un
genio!” dissepoi ad Adam.
Kara lentamente si
rilassò e si lasciò andare sulla sedia con un sospiro di sollievo.
“Visto?
Tutto passato!” disse Adam, che ricevette un debole sorriso da Kara, che teneva saldamente l’MP3 in mano.
“Quello
te lo lascio. Me lo ridarai quando non ne sentirai più il bisogno. Ok?” chiese
Adam, per poi rivolgersi a Cat “Io adesso vado. Ci
vediamo sta sera!”. Detto questo, si allontanò.
Questa
volta fu Kara a seguire il ragazzo con lo sguardo finchè non fu più visibile.
Winn le porse un
bicchiere d’acqua e mente Kara beveva , le domandò se
stesse bene.
“Si
grazie Winn!” disse per poi togliersi le cuffie. Lo
fece lentamente, timorosa che se ci fossero state ancora delle urla, tutto
sarebbe ricominciato.
“Prenditi
il tempo che ti serve, ma quando starai meglio, ti aspetto nel mio ufficio” disse
Cat, prima di allontanarsi. Kara
sospirò, poi studiò gli schermi dell’ufficio per vedere cosa fosse successo a
National City di tanto grave per provocare quelle grida di terrore.
Qualunque
cosa fosse, J’onn doveva essersene occupato con grandi
risultati in quanto sullo schermo comparve la scritta “Supergirl salva la
giornata!” accanto a una sua fotografia.
Sorrise,
poi facendosi coraggio, andò ad affrontare la Grant.
Bussò
alla porta e Cat la invitò ad entrare.
“Come
ti senti Kera?” chiese Cat,
facendo il giro della scrivania per poi mettersi davanti alla ragazza.
“Sto
meglio, grazie signora Grant. È tutto merito di Adam. Lo ringrazi davvero
molto!”
“Si,
si lo farò, ma ora c’è una questione molto importatene di cui vorrei parlare
con te e ti pregherei di evitare di andare nuovamente nel panico!”
Kara la guardò confusa,
poi si preoccupò quando vide un cambio repentino dello sguardo di Cat “Cosa diavolo pensavi di fare? Hai scritto una lettere
ad Adam, firmandola col mio nome?” chiese Cat con un
tono di accusa.
Kara aprì la bocca per
parlare, ma non sapeva cosa rispondere.
“Come
ti sei permessa? Non era una cosa che ti riguardava!” la rimproverò Cat.
“Lo
so…io…io…è che lei ha iniziato così tante lettere senza finirne mai una e
quando ha gettato una palla di carta nella mia direzione, non ho potuto fare a
meno di leggere!” si giustificò Kara.
“Era
una questione privata!” disse Cat infastidita.
“Dovrai
licenziarti per questo. Hai oltrepassato il limite!”
“Lo
so, e mi dispiace, ma…lo sa che sono orfana e non sa cosa darei per ricevere
una lettera di mia madre che mi spieghi il perché di certe sue scelte e lei una
volta mi ha detto che lasciare Adam è stato il più grosso sbaglio della sua
vita. La conosco signora Grant, lei non avrebbe mai mandato quelle lettere e…ho
voluto darle una piccola spinta. A volte è più facile affrontare il proprio
passato con un piccolo aiuto!” disse Kara mettendo il
cuore nelle sue parole.
Cat dovette
accorgersene perché si calmò.
“Bhe…lui è venuto. È qui!! Oh mamma è qui!”! disse Cat, chiudendo gli occhi al pensiero, poi aggiunse.
“Sta
sera mangiamo insieme e io…non sono pronta. Avresti dovuto prepararmiKera! Cosa gli
dirò?” Chiese Cat cercando di contener il suo
nervosismo.
“Gli
chieda quello che vuole sapere di lui! Non lo vede da quando era bambino, ci
sarà qualche che domanda che vorrà fargli!” disse Kara.
Come
minimo un milione. Voglio sapere tutto di lui. Come è stata la sua infanzia,
cosa fa ora per vivere, se ha degli amici e se…se potrà mai perdonarmi!” Disse Cat sincera.
“Non
avrà problemi signora Grant. Gli parli con il cuore!” le disse Kara sorridendole.
Cat annuì, per poi
cominciare a mordicchiare nervosamente l’asta dei suoi occhiali.
“Allora…”
cominciò Kara un po’ esitante “Le prenoto un tavolo
per la cena o sono licenziata?”
Cat la guardò un
attimo pensandoci su, poi sospirando disse “Prenota la cena, ma Kera...mi vendicherò!”
Kera sorrise e disse
“Tutto per la famiglia!”
Cat ed Adam erano
seduti ad un tavolo e mentre finivano il loro dessert, Adam chiese “Abbiamo
parlato quasi tutta la sera di me, ma avrei una domanda. Sei una donna ricca,
famosa e da come dicono le voci, mangia bambini. Mi stupisce la scelta del
ristorante. Credevo fossi una tipa più da locali eleganti e sfarzosi.
Cat alzò le spalle “A
volte il troppo lusso stanza. Qui è carino. Non è sciatto, ma nemmenotroppoelegante. Diciamo che è una via di mezzo tra il decente e ottimo. Ma ad
essere sincera, non sono stata io a scegliere. È stata la mia assistente Kera. Credo che abbia cercato un compromesso per non far
sentire nessuno dei due a disagio!”
“è
un tipo particolare. Da quanto lavora per te?” chiese Adam curioso.
“Da
un paio di anni. È l’unica a essere durata tanto a lungo, ma ammetto che non mi
infastidisce come hanno fatto le altre ragazzine che si sono presentate per
lavorare per me.Non so come faccia, ma
è sempre un passo avanti alle mie esigenze!” disse Cat,
per poi guardare Adam. “Come mai questo interesse per la mia assistente? Una madre
può pensare che nutri un certo interesse per lei!”
Adam
sorrise imbarazzato “Può darsi! Non la conosco, ma la prima impressione è stata
buona. Lei com’è?”
Cat alzò le spalle
“Non la conosco molto nemmeno io, non amo sapere molto dei miei dipendenti.
Posso dirti che ha un buon curriculum, il sorriso facile. È molto ottimista,
ama mangiare cibo spazzatura ed è sempre disposta ad aiutare i suoi colleghi,
anche troppo secondo i mei gusti, perché alcuni potrebbero approfittarne. È una
brava ragazza però…” disse Cat interrompendosi.
“Però?”
le domandò Adam esortandola a continuare.
“Credo,
anzi sono certa che non stia molto bene. Fino a qualche giorno fa era sempre
stanca, poi sono incominciati gli attacchi di panico e…”
“Quindi
quello di oggi non era casuale!” affermò Adam.
Cat scosse la testa
“No, ma credimi, il tuo intervento è stato una manna dal cielo. Io non sono
riuscita a calmarla, mentre tu…”
“Basta
toccare il bottone giusto!” disse Adam. Per poi alzare lo sguardo sulla tv presente
in sala. “Oh guarda, c’è l’eroina a cui hai contribuito a dare unnome!” disse Adam, indicandogliela a sua
madre.
Cat si girò a
guardare, poi sospirò “Sempre se sia realmente lei!”
Adam
alzò un sopracciglio sorpreso dell’uscita di sua madre.
“Non
mi sembra propriamente lei…è diversa!”
“Dici
che si tratta di un impostore?”
“No,
non lo definirei un impostore. Se lo fosse la screditerebbe, invece sta continuando
a fare un buon lavoro. Non ne sono sicura al cento per cento, ma qualcosa mi
mette in allerta. Nemmeno Supergirl era al meglio ultimamente e non mi stupirei
se qualcuno la stesse aiutando!”.
Kara era sull’ascensore
che portava al suo piano di lavoro, quando di nuovo si sentìaffollare la testa da immagini di Krypton.
Provò a convincersi che non era reale, non più, e di certo non in quel momento.
Sembrò riuscire a calmarsi, quando il suo udito captò quello che poteva essere
lo scoppio di una bomba. Sussultò e perdette il controllo dei suoi pensieri.
Qualcuno
doveva essersene accorto, perché un uomo in ascensore con lei chiese
“Signorina, si sente bene?” Per un attimo le immagi scomparirono e Kara vide le altre persone accanto a lei, guardarla
preoccupata.
“Si…si
sto bene!” disse, cercando poi l’MP3 che Adam le aveva dato. Lo accese e cercò
di concentrarsi sulla canzone dei Nsynk, che il
ragazzo le aveva messo per calmarla la prima volta. Da quel momento aveva ascoltato
quella canzone diverse volte. Anche quando non ne necessitava. Era diventata la
sua coperta di Linus, che l’aiutava ad allontanare i brutti pensieri.
Le
porte dell’ascensore si aprirono e Kara andò di
fretta alla sua scrivania. Poggiò il caffè della Grant sul tavolo, per poi
sedersi e prendere dei respiri profondi.
Winn sospirò quando
vide nuovamente la ragazza in difficoltà.
James
arrivò con dei layout e guardò Kara preoccupato.
Stava per dirle qualcosa, ma Winn scosse la testa. Kara stava cercando di calmarsi da sola e se ci fosse
riuscita, sarebbe stato più facile affrontare le prossime crisi.
James
comprese e andò dalla signora Grant a portare il materiale per la prossima
uscita del Catco magazine. Le diede anche il caffè
che Kara aveva portato per lei.
Quando
Cat lo notò domandò all’uomo “Dov’è Kera?”
James
e gliela indicò e Cat sospirò “Di nuovo?” detto
questo si alzò e andò davanti alla scrivania di Kara,
la quale era con gli occhi chiusie
canticchiava a bassa voce.
Dopo
un paio di minuti, Kara aprì gli occhi e sussultò
quando vide la signora Grant, osservarla.
“S-signora
G-Grant…m-mi dispiace, i-io…” Cominciò Kara, ma un
cenno della mano di Cat, la fece tacere.
“Vieni
con me! Tu Witt, prendi le chiamate di Kera!” disse la regina dei media, facendo spalancare gli
occhi di Winn, il quale si era già dimostrato pessimo
nello sostituire la ragazza.
Cat uscì sul balcone e
fece accomodare Kara. Le porse un bicchiere d’acqua,
poi si sedette vicino alla ragazza, la quale era rimasta alquanto sorpresa
dalla gentilezza che la signora Grant le stava dimostrando. “Allora Kera, mi vuoi dire cosa diavolo sta succedendo con te?
“domandò la donna.
Kara sussultò
“Io…io…non è niente, è che…non lo so!” disse abbassando la testa.
“So
come funziona un attacco di panico. Qualcosa lo scatena e la mente viene invasa
da brutti pensieri. Li ho avuti per anni e prima li affronti meglio è!”
“Stoprovando ad affrontarli e va già meglio
rispetto a una settimana fa, sia grazie ad Alex, che grazie a suo figlio.
Distrarmi con la musica aiuta, ma ho paura che sia solo un modo per assopire i
sintomi, non per guarire…sempre se posso guarire!” disse Kara,l’ultimo pezzodi frase in un sussurro. Cat
però l’udì comunque e disse “Se i tuoi attacchi di panico sono dovuti a un
evento traumatico, forse ci saranno sempre periodi come questo, ma ci sono
momenti belli della vita a cui aggrapparti e persone che saranno sempre
disposte ad aiutarti. Aggrappati a queste cose e supererai questi momento.
Anche distrarti con qualcosa che ti piace fare può aiutarti. Ti piace leggere?
Quando arrivano quei momenti prendi un libro e leggi finchè
non passa. altrimenti bevi, l’alcol aiuta sempre!” disse Cat.
Kara la guardò
perplessa per l’ultima battuta, ma poi sorrisee disse “Grazie signora Grant!”
“Di
niente. Ora vai! Il tuo lavoro non si farà da solo….chopchop!” disse infine Cat.
“Ciao!”
disse Adam, avvicinandosi a Kara nel pomeriggio.
“A-Adam…c-ciao!
È bello rivederti!” disse Kara un po’ impacciata “Io
v-volevo ringraziarti per…per…ieri sai…per avermi aiutato e volevo ridarti
questo!” disse Kara, porgendogli il suoMP3.
“Non
ne hai più bisogno?” chiese il ragazzo.
“Bhe…stamattina mi ha aiutato, ma io mi procurerò uno di
questi, sperando di non averne bisogno
ancor a lungo e…”
“Facciamo
così, te lo presto finchè quegli attacchi di panico
non saranno un solo ricordo e prima che perda il coraggio di chiedertelo, cosa
ne pensi del barbecue coreano? Chiese Adam.
Kara lo guardò un po’
confusa “Non credo che a tua madre piaccia arrostire la carne e…”
“Lo
chiedevo a te Kara!” Disse Adam sorridendo divertito.
“Oh…ehm…io…si…cioè…no….cioè…”
cominciò Kara a farfugliare.
“Sai
che sei carina quando farfugli?” disse Adam , portando Kara
ad arrossire e sorridere imbarazzata.
“Così
non l’aiuti Adam!” disse Cat, che vedendo Adam, si
avvicinò alla soglia della porta dell’ufficio ascoltando la conversazione dei
due ragazzi.
“Ha
già problemi di suo nel parlare, se la metti in imbarazzo non otterrai una
risposta chiara. E tu Kera rilassati…non ti hachiesto di sposarlo,ma di uscire per una cena!” disse la donna
divertita nel vedere la sua assistente sempre più imbarazzata, tanto che si
coprì il volto con le mani per un attimo.
“Allora…cosa
gli risponderai?” chiese Cat.
“Ehm…Cat, faccio da solo !” disse Adam, comprendendo che la
presenza del suo capo, potesse mettere Kara maggiormente
a disagio.
“V-va
bene!” disse Kara, sorridendo ad Adam, per poi
abbassare la testa quando si sentì osservata da Cat.
“Bene
allora…spero che domani sera vada bene!” disse Adam prima di spingere sua madre
nell’ufficio.
Kara si lasciò cadere
sulla sedia e Winn disse“è stato piuttosto imbarazzante anche per me
che stavo a guardare!”
“Rao, avrei voluto usare la mia vista calorifera,
per creare un buco di chilometri e sprofondarci dentro!” disse Kara sospirando.
J’onn
tornò al DEO dopo una lunga giornata di lavoro.
“Ben fatto capo!” disse Alex porgendogli
una bottiglietta d’acqua.
“Non usavoi miei poteri da lungo tempo, devo ammettere che essere Supergirl per
così tanto non è facile!” disse piano, dato la presenza di agenti del DEO che
non conoscevano la sua vera identità “Ma è anche bello poter di nuovo volare!”
“Comunque, rimproveri sempre mia sorella di
essere spericolata, ma neanche tu ci vai leggero!” disse Alex.
“Devo o no interpretare tua sorella?”
chiese J’onn.
“Si, ma devi anche stare attento. Se ti
succede qualcosa…”
“Alex, tranquilla. Non sono come Kara. Sembra che mi lancio nel pericolo, ma valuto ogni
cosa e ogni mossa da compiere prima di entrare in azione. Non devi dirmi di
agire con prudenza per i l mio bene e quello del DEO!”.
“Sono solo preoccupata!” disse Alex.
“Ti ringrazio, ma sono io quello chedoveva proteggere te e Kara.
A proposito, lei come sta?”
“Dice di stare meglio, ma Winn mi ha riferito che ha avuto altri attacchi di panico.
So che questa situazione la sta stressando. Vorrebbe tornare in azione, ma…”
disse Alex.
J’onn
le mise una mano sulla palla.
“Sono sicuro che presto tornerà. Ha bisogno
di tempo!”.
“A me va bene qualsiasi cosa scelta, io
voglio che sia felice e mi dispiace di non poter fare molto in questa
situazione!” disse Alex frustrata.
“Fai molto per lei Alex e questo nessuno lo
mette in dubbio, solo te!”
“Vorrei poter fare di più!” disse Alex “Turiesci a capire quello che sta provando,
potresti parlarle tu?”
“D’accordo, ma ho anche un’idea. Porta tua
sorella qui sta sera e vedremo di fare una terapia un po’ drastica!”.
Alex lo guardò fra il curioso e ilpreoccupato. “Che cosa hai in mente?”.
Kara
era appena rientrata nel suo loft, sospirò. Aveva ancora il cuore a mille per
quanto era successo quel giorno.
Per la prima volta da settimane, il suo
cuore sembrava impazzito per qualcosa di diverso rispetto alla paura.
Era una sensazione che non aveva mai
provato, un’emozione che la rendeva felice e spaventata allo stesso tempo.
Andò al frigorifero e prese del gelato. Doveva
riflettere su quello che stava succedendo tra lei e Adam e cosa implicava avere
una relazione con il figlio del capo. Guardò l’orologio e vide che mancava
circa un’ora all’arrivo di sua sorella. Era la serata sorelle e Kara sapeva che Alex le avrebbe dato una mano ad affrontare
quella situazione, perché lei riusciva a pensare solo che sarebbe stato un
disastro. In quel momento il telefono squillo sul display e Kara
lesse il nome di Alex e fu subito preoccupata.
“Ti prego Alex non dirmi che non puoi venire.
Hobisogno di parlarti!”
Kara
attese la risposta e sospirò prima di aggiungere “Arrivo subito!”
Neanchecinque minuti dopo, Kara entrò al DEO.
“Alex, cosa succede? C’è un’emergenza?”
chiese Kara, guardando gli schermi per cercare
traccia di minacce.
“Se ci fosse saresti prontaa tornare sul campo?” chiese Alex.
Kara
abbassò il capo indecisa, poi guardò sua sorella “Prima o poi devo ricominciare,
non posso nascondermi per sempre!” rispose Kara.
“La tua esitazione però mi conferma che non
è una cosa che vuoi!” disse Alex.
“Si, si che lo voglio Alex, ma…
“La paura ti blocca, lo so. Per questo io e
J’onn pensiamo di poterti aiutare. È un po’ drastico,
ma potrebbe funzionare!” disse Alex.
Di cosa stai parlando?
“Vieni con me!”
Alex portò Kara
nella stanza di combattimentodoveHank le aspettava.
“Ehi Hank, grazie per quello che stai
facendo!” disse Kara sorridendogli.
“Sono felice di aiutarti e spero di poterlo
ancora fare!”
“Mi dite cosa avete in mente voi due?”
domandò Kara, curiosa.
“Sono le grida delle persone a scatenare le
tue visioni e gli attacchi di panico.Pensiamo
che mettendoti davanti alla tua paura, costringendoti ad affrontarla, possa
essere una terapia efficace.” Disse Alex per poi osservare sua sorella, che
nervosamente giocava con le mani. “È un po’ quello che si fa con le fobie. Chi
ha paura dei ragno, viene avvicinato sempre di più all’animale, fino anche a
doverlo maneggiare per poi far si che superi questa fobia, noi vogliamo fare la
stessa cosa. Te la senti? So che hai provato qualcosa del genere, Winn me l’ha detto, ma questa volta non ci saranno
orecchini che ti salveranno quando ti sentirai sopraffare. Lo dovrai affrontare
fino alla fine”
Kara
guardò Alex e Hank preoccupata. Non le piaceva l’idea, ma se l’avesse aiutata ci
avrebbe provato.
“D’accordo, ma dopo mi devi come minimo una
pizza, dei ravioli cinesi e dei consigli su un pasticcio in cui sono andata a
ficcarmi!”
“Cat sospetta
ancora che tu sia Supergirl?” chiese Alex preoccupata.
“No, ma in qualche maniera centra anche
lei!” disse Kara, per poi prendere un respiro
profondo “Ok…cominciamo!”
Hank guardò Alex, la quale annuì dandogli
il via. Il primo premette un pulsante suun pannello disposto all’entrata e delle grida registrate di incidenti
avvenuti nei giorni passati, riempirono la stanza. Kara
chiuse gli occhi e fece dei respiri profondi. Passò qualche secondo dove Alex non
vide nessun segno evidente di paura.
Poi la vide muovere la bocca. Non poteva
sentire quello che stava dicendo, ma le sembrava una canzone. Pensò si
trattasse di un mantra Kryptoniano che l’aiutava a
liberare la mente, ma qualsiasi cosa fosse, nonl’aiutò a lungo.
Le
sue mani presero a tremare, gli occhi vennero strizzati e il respiro divenne
più irregolare.
Alex le si avvicinò e le afferrò le mani “Kara, ascoltami! Ce la puoi fare!”
Kara
scosse la testa e liberando le mani dalla presa di Alex, si coprì le orecchie.
“Tu sei più forte di così!” disse Alex,
staccandole le mani e stringendogliele nuovamente.
“Non posso…io non…posso…” cominciò Kara.
“Si ce la puoi fare. Apri gli occhi!” disse
Alex, senza però che venisse ascoltata.
“Kara apri gli
occhi e guardami!” insistette Alex.
Kara
obbedì, ma continuava a vedere Krypton “Non ti vedo!”
“Dove sei ora?”
“Krypton. Sono per le strade di Argo. Mia madre
mi tiene la mano mentre corriamo. Ci sono persone che gridano di paura,
chiedono aiuto, altri giacciono a terra. Tutto sta cadendo a pezzi. Ho così paura
Alex! Portami via!” disse Kara piangendo.
“Ma tu non sei li Kara!”
disse Alex.
“Si, si invece. È tutto troppo reale!”
disse Kara, guardandosi intorno.
“è solo la tua mente che ti sta facendo
brutti scherzi, ma ragiona. Se fossi su Krypton, come spieghi che riesci a
sentire la mia voce? Non ci conoscevamo ancora all’epoca, ricordi? Ora sei
sulla terra, sei al sicuro con me e Hank. Ti trovi al DEO, sei la mia sorellinae sei la persona più meravigliosa che abbia
mai conosciuto e sei simpatica, leale, coraggiosa…io…io so che puoi farcela Kara, ricordaquello
che vedi è una cosa passata, su cui non hai il controllo e che non hai alcuna
colpa pernon aver salvato il tuo mondo.
Non hai colpa per essere sopravvissuta, ma se continui afarti bloccare dalle tue paure, allora avrei
la colpa di non aver fatto nienteper
salvare quelle persone che ora stanno chiedendo il tuo aiutoe per cui puoi realmente fare la differenza!”.
Kara
continuava a guardarsi intorno , finchè lentamente le
immagini scomparvero e il volto di sua sorella, comparve nel suo campo visivo.
“A-Alex…ti vedo!” fisse Alex sorridendole.
“Vieni, sediamoci un attimo!” disse la
sorella maggiore, accompagnando Karasu una panchina.
“Respira profondamente e cerca di calmarti.
Va tutto bene!” disse Alex, dicendo a J’onn, con un
gesto della mano, di spegnere l’audio.
“Ce l’ho fatta?” chiese Kara
incredula.
“Alex le sorrise e disse “Ce l’hai fatta,
ma non poteva essere altrimenti!”.
Kara
sorrise, mentre cercava ancora di regolarizzare il suo respiro. Vide Hank
avvicinarsi, per poi posarle una mano sulla spalla per incoraggiarla.
“Kara, so che è
molto difficile,ma non basta una volta
per guarire. Dovremo ripeterlo piùvolte,
finché le grida diventino solo grida!” disse Alex.
Kara
si morse nervosamente il labbro prima di annuire.
“Sicura di voler ritentare? Non c’è alcuna
fretta!” disse Hank.
“No,no…va bene.
Facciamola finita!” disse Kara determinata.
La porta del loft si spalancò, lasciando
entrare una Kara esausta che si buttò sul divano e
una Alex carica di cibo per rifocillare la sorella.
“Non posso credere che tu mi hai fatto
prendere il doppio del cibo che ordiniamo di solito!” disse Alex, posando le
buste sul tavolo.
“Dopo il pomeriggio che mi hai fatto
passare, devo ricaricarmi!” disse Kara, alzandosi per
buttarsi sulla confezione di ravioli cinesi.
“Sbaglio o eri d’accordo?” disse Alex.
“Si, ma non pensavo che sarebbe stato così…così…terribile?
Ed è frustrante sapere che non sono ancora del tutto guarita!” disse Kara sbuffando.
“Ci vuole tempoe questa sera hai fatto passi da giganti!”
disse Alex.
“Dillo a coloro che non salverò questa sera
o domani o…quanto ancora durerà questa storia Alex. Mi sento così inutile. Ho sempre
voluto aiutare le persone e ora questa cosa mi blocca. Voglio che tutto torni
come prima!”
“E tornerà Kara,
abbi solo pazienza!” disse Alex, cercandodi incoraggiarla.
Kara
sospirò prima di addentare un altro raviolo cinese.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?” chiese
Alex curiosa “Era qualcosa che riguardava la signora Grant!”
“Oh quello…ecco…si…io…ho un appuntamento!”
disse Kara.
“Con la signora Grant?” chiese Alex alzando
un sopracciglio. “Si…cioè no….non con la signora Grant, con…con…Adam. Si, ecco,
mi ha invitato a mangiare con lui domani sera e io…io non so se ho fatto bene
ad accettare e se le cose vanno male? Diventerebbe tutto più complicato e…”
cominciò Kara, ma Alex dovette interromperla.
“Aspetta…aspetta…aspetta, mi sono persa
qualcosa? Chi è Adam?”
“Adam è…è un ragazzo!” disse Kara.
“Si, fino a li ci arrivavo. Due giorni che
non ci vediamo faccia a faccia e tu ti trovi un ragazzo? Perché non me lo hai
detto?” chiese Alex.
“Oh…ehm…non l’ho fatto apposta. È che dopo
tutto quello che sta succedendo e lui non è….insomma è successo tutto in
fretta, poi lui mi ha fato il suo mp3, Cat era lì che
mi fissava e ho detto di si!” disse Kara, non facendo
nemmeno una frase di senso compiuto.
“Kara, se me lo
dici in kryptoniano forse è più facile per me
seguirti. Riavvolgi il nastro e comincia dall’inizio!” disse Alex alquanto
confusa.
“Ho mandato una lettera al figlio della
signora Grant a nome suo e inaspettatamente lui si è presentato. Appena ho
incrociato il suo sguardo, Ho sentito come…non lo so…un ...wapau?
o quelle che definiscono farfalle nello stomaco? Sono andata dal panico e ho
conciato a farfugliare, cosa che lui trova carina e il giorno dopo, cioè oggi
mi ha chiesto se volevo cenare con lui!”
Alex sorrise divertita.
“Mi ha colto talmente di sorpresa che non
riuscivo a parlare finchè non è arrivata Cata mettermi più
in imbarazzo. ho detto di sì pur di scappare da quella situazione. Ero così imbarazzata!”
disse Kara, portandosi le mani al volto.
“Quindi in realtà non avresti accettato?” chiese
Alex.
“Avrei calcolato tutte le eventualità possibili
prima di rispondere, sono stata imprudente. Insomma sono Supergirl il che mi
costringe a mentirgli, oltre al fatto che è il figlio della signora Grant. Cosa
succede se tra noi le cose andassero male? Perderò il mio lavoro? E se….”
Cominciò Kara, ma Alex la interruppe “Ok, ora calmati.
Non deve per forza andare male. Le cose potrebbero anche funzionare, chi lo
sa?”
“Non ho mai avuto una vera relazione Alex.
Tutti sono scappati quando ho inavvertitamente rotto loro qualcosa e io credo
che Cat voglia suo figlio intero!” disse Kara, ricordandosi tutti coloro a cui aveva rotto il naso
quando avevano provato a baciarla.
“Kara, ora sai
controllare meglio i tuoi poteri e poi se non ci provi, non saprai mai come
andranno a finire le cose. Dici sempre che vuoi una vita normale, allora
buttati!” disse Alex.
“Voglio solo che nessuno si faccia male!”
disse Kara tristemente.
“E io non voglio che sia tu a stare male. Kara, il rapporto tra due persone non è rose e fiori
nemmeno per chi non è dotato di poteri, quindi non pensare che siano le tue
doti ad ostacolare quello che potrebbe esserci tra te ed Adam!” disse Alex.
Kara guardò
scettica sua sorella “Quindi pensi che dovrei andare? Dovrei accettare di
cenare con lui?”
“Da quanto ho capito, hai già accettato e
hai fatto bene.Tuffati, male che vada,
se fa il cavaliere, hai mangiato gratis!” rispose Alex divertita.
Kara
sorrise, poi aggiunse “Ho un altro problema!” Alex alzò un sopracciglio in
attesa di sapere di cosaaltro avesse
bisogno la sorella.
“Non so cosa indossare!”
Alex sorrise e scosse la testa, prima idi
recarsi al suo guardaroba.
“La mattina seguente Kara
era seduta alla sua scrivania con la testa tra le nuvole.
“Kara, tutto ok?”
chiese Winn, notando la sua distrazione.
“ S-si, sto solo pensando a questa sera!”
disse Kara.
“Oh la tua serata con il figlio della
signora Grant. Nervosa?” chiese l’uomo.
“Nervosa è un eufemismo. Sto contando tutte
le situazioni in cui posso rendermi ridicola! O mandare tutto a quel paese. Posso
combattere la criminalità e alieni, ma non posso affrontare una uscita con un
ragazzo. Ah se poi teniamo conto che al momento non eccello nemmeno nel mio
lavoro di Supergirl…sarà un disastro!” disse Kara,
poggiando i gomiti sulla scrivania e nascondendosi il volto con le mani.
“Andrai benissimo edAdam è molto fortunato e se non se ne rende
conto, è lui a rimetterci!” disse Winn gentilmente,
facendo fare un sorriso a Kara, la quale poi aggiunse
“Ogni volta che lo incontro non riesco a fare nemmeno una frase di senso
compiuto!”
“Questo perché….” Cominciò Winn, prima di prima di prendersi un infartoquando Kara si alzò
di scatto dalla sua scrivania.
“Oh no, il latte per la signora Grant, me
ne sono completamente dimenticata....di nuovo!” disse Kara,
dirigendosi verso l’ascensore per rimediare al suo errore, ma proprio in quel
momento il Ding dell’ascensore di Cat
Grant, si fece sentire.
“Signora Grant, vado subito a prendere il caff…” cominciò Kara , ma si
bloccò appena vide che la donna aveva in mano due bicchieri “Avevo un po’ di
tempo e sono andata a prendermelo da sola e ne ho preso uno anche per te!”
disse Cat, porgendo a Kara
un bicchiere.
“G-grazie!” disse Kara
perplessa, per poi guardare Winn come per cercare una
spiegazione a quel comportamento, ma l’uomo alzò semplicemente le spalle.
“Allora Kera,
pronta per sta sera?” domandò Cat a un passo di
lontananza dal suo ufficio.
“S-sisignora Grant!”
“Oh e dove andrete di bello?”
“E-ecco….io…io non lo so!” rispose Kara.
“A che ora vi incontrerete?” domandò Cat.
Kara
ci pensò un attimoe disse “Ehm non
lo…so!”
“Dove vi incontrerete?”
“Ecco….” Disse Kara,
rendendosi conto che qualcosa non stava funzionando.
Cat
sospirò “Verrà a prenderti a casa tua sta sera verso le otto!” disse Cat per poi aggiungere. “Ho fatto le medesime domande a mio
figlio. Lui ha ovviamente saputo rispondere a tutte le domande, tranne a quella
su cui abitavi!”
“Bhe si…in
effetti io…” cominciò Kara, ma siinterruppe quando vide Cat
prendere un foglio e una penna dalla sua scrivania e scriverci sopra un numero,
per poi porgerlo alla sua assistente “è proprio vero che Dio li fa e poi li
accoppia. È assurdo che a nessuno dei due sia venuto in mente di scambiarvi i
numeri di cellulare!”
Cat
alzò gli occhi al cielo “Sta volta ho fatto da tramite, ma sia chiaro che non
voglio fare da postino fra voi due. Hai il numero di Adam ora. Abbi almeno la
cortezza di dirgli dove abiti!” disse Cat, prima di
andarsene nel suo ufficio.
Kara
guardò Cat allontanarsi, poi il suo sguardo si posò
sul foglietto datogli dalla donna. Sospirò. Quella relazione era già partito
col piede sbagliato.
La serata era trascorsa in modo piacevole.
I due ragazzi avevano parlato del più e del meno imparando a conoscersi e Adam
aveva già potuto constatare il grande appetito di Kara.
“Mi dici dove riesci amettere tutto quello che hai mangiato?”
chiese Adam divertito “Bello vedere che non sei la tipica ragazza che sta
attenta a non mangiare zuccheri e carboidrati per paura di ingrassare!”
Kara
si sentì imbarazzata.
Aveva cercato di contenersi, ma a quanto
pare aveva comunque esagerato “Ecco…lavorare per tua madre richiede molte
energie. Corro sempre di qua e di là!”
“Si, mi sembra giusto!” disse Adam con un
sorriso “Quindi tu dipingi. mi farai vedere mai qualcosa?”
Kararispose “Ecco…non sono un granché. Quando
sono triste mi metto a dipingere pezzi della mia vita passata, quando stavo con
i miei genitori, ma in genere mi aiuta solo a farmi sentire più malinconica. Ma
non farlo mi fa temere di dimenticare tutto. Anche i mieigenitori. Infatti a volte faccio fatica a
ricordare i loro volti. Per fortuna ci sono gli olog….le
foto, che mi rinfrescano la memori!” disse Kara con
un sorriso triste.
Adam allungò la mano per sfiorare quella
della ragazza posata sul tavolo “Mi dispiace che tutto questo sia capitato a
te!”
“Sono anche stata fortunata a trovare una
famiglia che mi abbia adottata subito e che mi abbia amato nonostante le mie
stranezze!”
Adam stava per rispondere quando delle urla
attirarono la sua attenzione e quella di Kara.
“Tutticontro la parete, fate in fretta!”
Poi ci fu uno sparo che fece comprendere a
tutti i clienti del locale, di essere nel bel mezzo di una rapina.
Adam e Kara, così
come tutti, seguirono gli ordini impartiti, ma le grida e i pianti delle
persone, scaturirono uninizio di
attacco di panico in Kara, che si portò le mani alle
orecchie e cominciò a respirare in maniera irregolare.
Adam si rese conto dei segnali e cercò di parlare
a Kara per tranquillizzarla, pensando che fosse la
situazione ad averla spaventata, ignaro del fatto che lei era l’unica persona a
essere al su sicuro.
“Kara, va tutto
bene. Finirà preso. Te lo prometto!”
“Sta zitto!” urlò un rapinatore , puntando
la pistola verso ad Adam, il quale alzò le mani in alto.
I rapinatori erano in due. Ognuno di loro
teneva sul viso un passa montagna ed erano entrambi armati.
“Dateci tutti i soldi e i beni di calore e
non vi faremo niente!” disse Il primo rapinatore.
“Io direi invece che non faremo niente alla
maggior parte di loro. Ci sono dei bei bocconcini qui e io ho un certo
appetito, se capisci quello che intendo!” disse il secondo rapinatore, dando un’occhiata
alle varie ragazze presenti nel locale. Il suo sguardo si posò anche su Kara, ma la sua attenzione sembro andare per una cameriera
del ristorante.
“Tu! Vieni qui!” disse il secondo
rapinatore.
La ragazza interpellata, tremante si
avvicinò. L’uomo l’afferrò il mento e dallo strizzare degli occhi era evidente
che fosse divertito dalla paura della sua vittima.
“Ora io e te ci divertiremo!” disse
afferrandola per un braccio, ma non fece nemmeno un passo che una voce lo fermò.
“No, tu non le torcerai un capello!” disse
un altro cameriere, venuto in soccorso della collega.
Il primo rapinatone non contendo del gesto
altruista dell’ostaggio, reagì avvicinandosi al ragazzo e colpendolo alla nuca
con l’impugnatura della pistola.
Kara
sussultò al grido del mal capitato e si morse il labbro, quando lo vide cadere
a terra dolorante.
Il primo rapinatore lo afferrò per i
capelli, sollevandogli la testa per poi dirgli “Pagherai per la tua stupidità!”
detto questo, l’uomo lo lasciò andare e puntandogli la pistola contro, aggiunse
“Questo è quello che succederà a chiunque provi nuovamente a…” l’uomo non
riuscì a terminare la frase che un rumore di una bottiglia che andava in
frantumi, colse tutti di sorpresa.
Il primo rapinatore cadde a terra, con
sorpresa del secondo, che vide chi fu l’artefice della dipartita del suo
collega.
Kara
si trovava in piedi, dietro al primo rapinatore, con metà bottiglia rotta tra
le mani. La lasciò cadere, guardando con sguardo arrabbiatoil secondo rapinatore, il quale, infuriato
dal suo gesto, le puntò la pistola
contro e la caricò.
“No!” urlò Adam, mettendosi davanti a Kara, quando il colpo venne sparato. Le grida degli ostaggi
riempirono le orecchie della ragazza, la quale per la prima volta a malapena le
percepì. Era concentrata a seguire la traiettoria del proiettile per poterlo
fermare prima che fosse troppo tardi.
Il proiettile era diretto verso il cuore di
Adam. Il ragazzo non avrebbe avuto scampo.
Kara
agì in fretta, a una velocità tale che nessuno percepì il ben che minimo
movimento.
Adam si guardò attorno confuso, poi guardò Kara per accertarsi che non si fosse fatta male, ma la
ragazza non gli diede il tempo di controllare che, approfittando del momento di
smarrimento del secondo rapinatore, gli diede un calcio nelle parti basse, che
lo portò istintivamente a far cadere la pistola e inginocchiarsi a terra.
Un ostaggio vedendo la pistola a terra,
l’afferrò e la puntò contro il rapinatore, dicendo “Qualcuno trovi qualcosa per
legarli!”
Quando i due criminali furono sistemati, le
due armi vennero posizionate su un tavolo , pronte per essere consegnate alla
custodia della polizia, che non tardò ad arrivare.
Dopo che tutti vennero interrogati,
poterono ritornare alle loro case.
Durante il tragitto Kara,
notò che Adam era piuttosto silenzioso. Pensò che si trattasse di un
atteggiamento post traumatico per quanto avevano appena vissuto, d'altronde
aveva rischiato di morire poco prima.
“Adam, tutto bene?” chiese Kara, afferrandogli il braccio.
Adam a quel contatto sembrò come se si
svegliasse e guardando la ragazza disse “Sto bene, solo non riesco a capire!”
“Si, anche io non riesco a spiegarmi come
certa gente possa agire in determinati modi!” disse Kara.
“Non mi riferivo ai rapinatori, ma a te!”
disse Adam serio.
“Me?” chiese Kara
confusa.
“Si, spiegami come ti è venuto in mente.
Come hai potuto essere così avventata, così folle da attaccare un rapinatore!”
disse Adam agitandosi.
“Cosa avrei dovuto fare? Lasciargli
uccidere quell’uomoe poi fare del male
alla ragazza?” chiese Kara infastidita “Ho avuto la possibilità
di fermarli e non mi sarei personata se nonostante avessi potuto fare qualcosa,
fossi rimasta ferma a guardare!”
“Avresti dovuto aspettare l’intervento
della polizia!” disse Adam.
“Non sarebbe arrivata in tempo e lo sai. A
quel punto ci sarebbero state probabilmente diverse vittime!” disse Kara.
“Ma così facendo una delle vittime, avresti
potuto essere tu!” disse Adam nervosamente.
“Ma non è successo!” rispose Kara difendendosi.
“Avrebbe potuto però. Devo dirlo Kara, questo tuo atteggiamento suicida non mi piace!” disse
Adam infastidito. A Kara però non piacque quell’affermazione
e disse “Oh scusa tanto se ho voluto salvare delle vite!” il suo tono di voce
era alterato “Ho fatto quello che ritenevo giustoe lo rifarei dovessi ritrovarmi in situazioni
del genere!”
“Questo non vuol dire che mi stia bene. C’è
gente che è addestrata per correre in mezzo al pericolo e di solito è gente
addestrata e ben equipaggiata. Dovresti lasciare loro il loro lavoro!” disse
Adam.
“Io ho seguito il mio cuore e lo farò
sempre. Sta sera ho fatto una buona azione che miha fatto sentire bene. Non mi sentivo così da
diverso tempo e non ti permetterò di rovinarmi questa sensazione!” Disse Kara, per poi girarsi e allontanarsi, lasciando solo Adam
con i suoi pensieri, incapace di trovare le parole per poterla fermare.
Kara rientrò nel suo
loft e si poggiò alla porta sospirando. Era stata una bella serata finché tutto
non si era rovinato.
Se
ad Adam non piaceva il fatto che si fosse esposta per salvare delle persone
durante la rapina, avrebbero avuto non pochi problemi quando, scoprendo che lei
era Supergirl, avrebbe realizzato che faceva sempre cose del genere.
Ci
era rimasta male perché per l’ennesima volta, il suo essere Supergirl o
comunque un’aliena, rendeva improbabile una sua relazione con qualcuno.
Sussultò
quando sentì bussare alla porta. Era talmente assorta nei suoi pensieri che non
sentì la persona avvicinarsi a casa sua.
“Come
perché? La rapina al ristorante!” disse Alex.
“Come
facevi a sapere dove ero?” domandò Kara sorpresa.
“Il
tuo trasmettitore. Abbiamo captato un segnale di s.o.s
diretto alla poliziae controllando,
abbiamo visto che tu eri lì!” disse Alex.
“Avresti
dovuto sapere che, essendo i criminali umani, non potevano farmi del male!”
disse Kara.
“Fisicamente
no, ma emotivamente si. Nonostante le nostre sessioni al Deo per curare la tua
fobia, non sei del tutto guarita e…”
“Si,
in effetti ho avuto un inizio di attacco di panico, ma quando la situazione è cominciata
a degenerare, la paura ha lasciato il posto al bisogno di aiutare quelle
persone!” rispose Kara, per poi continuare “Oh Alex è
stato fantastico. Mi sono quasi dimenticata cosa si provava a salvare qualcuno.
Mi sono sentita così bene… proprio come una volta. Credo proprio di essere
pronta a tornare in azione!” disse Kara felice.
“Sono
contenta per te Kara, ma c’è qualcosa che ti
infastidisce!” disse Alex.
“Cosa?
No!”
“La
ruga Kara!” disse Alex, incrociando le braccia “Tiro
a indovinare, si tratta di Adam!”
Kara sospirò “Sì!”
“La
serata è andata male?....a parte la rapina si intende!”
“No…è
qui che ti sbagli. È andato tutto liscio. Stavamo chiacchierando e mi stavo
anche divertendo, poi è successo quel che è successo e…Adam si è arrabbiato con
me per aver salvato delle vite, cioè non perché quelle persone non sono morte,
ma perché secondo il suo punto di vista, per salvarle, ho messo in pericolo me
stessa. Io…io capisco che si sia spaventato, anche perché gli hanno sparato per
proteggere me e…”
“Cosa?”
chiese Alex preoccupata.
“Sta
bene, ho fermato la pallottola, ma se non gli sta bene che mi metta in pericolo
per salvare delle vite…” disse Kara interrompendo la
frase, lasciando che sua sorella intuisse il continuo.
“Temi
la sua reazione se dovesse scoprire che sei Supergirl? Metterti in pericolo è
la cosa che sai fare meglio!” disse Alex intuendo i suoi pensieri.
“Non
solo. Siamo usciti solo una volta e Adam è stato quasi ucciso per colpa mia.
Tutti quelli che sanno dime, sono in
pericolo Alex. Non voglio che si aggiunga anche lui alla lista!” disse Kara tristemente.
Alex
sospirò “Però Kara, non puoi nemmeno rinunciare a
vivere!”
Kara alzò le spalle
“Dovrò farci l’abitudine. Ma preferisco così piuttosto che perdere qualcuno per
colpa di quello che sono!”
“Non
può finire così Kara. Hai diritto anche tu a essere
felice!” disse Alex.
“Sono
felice. Aiutare le persone mi rende felice. Adesso almeno posso tornare a
farlo!” disse Kara “Anzi, ho proprio intenzione di
farmi subito un giro per i cieli di National City!” disse la ragazza, prima di
cambiarsi e volare via.
Cat Grant era ancora
alla Catco per finire un lavoro quando decise di fare
una pausa.
Uscì
sul balcone per ammirare il panorama. La rilassava sempre andare lì, riusciva
ad allontanare le preoccupazioni e a trovare un po’ di pace da quello che
significava essere la regina dei media.
Passò
diversi minuti concentrata sui suoi pensieri, tanto che non si accorse di una
presenza dietro le sue spalle.
“Ciao
Cat!” disse una voce maschile.
L’interpellata
sussultò, poi si girò “Adam, mihai
spaventato. Cosa ci fai qui? Non dovevi uscire con Kera?
Oh scommetto che non ti ha dettodove
abitavi. Eppure le ho dato …”
“No…no…siamo
usciti, ma…” cominciò Adam, ma Cat lo interruppe “Ma
cosa? Cosa ha combinato?” chiese la donna, dando per scontato che qualsiasi
cosa fosse andata storto era colpa di Kara. Era
chiaro per lei che la sua assistente era alquanto imbranata nelle relazioni
amorose.
Adam
sospirò “Stava andando tutto bene fino a quando non c’è stata una rapina a mano
armata e…”
“Stai
bene? non sei stato ferito!” chiese Cat preoccupata
“Perché non mi hai chiamato? Kera sta bene?”
“Cat calmati!” la interruppe Adam “Sia io che Kara stiamo bene e non aveva senso chiamarti dato che stavo
venendo qua!”
“Oh
giusto!” disse Cat.
“Durante
la rapina Kara ha fatto una cosa che nonmi sarei aspettato e mi sono spaventato e…si
è arrabbiata per essermi permesso di sgridarla!” disse Adam.
Cat lo guardò stranita
“Adam, non riesco a seguirti!”
“Kara ha affrontato i due rapinatori. Per poco non si è
fatta ammazzare e…lo so che grazie a lei, nessuno si è fatto male e che quello
che ha compiuto è stato un gesto nobile, ma…non riesco afar altro che pensare che sia stato
imprudente. Insomma, se le fosse successo qualcosa io…”.
“Non
pensare a quello che avrebbe potuto essere. Il passato è passato. È normale che
tu ti sia spaventato e che ti sia arrabbiato, ma quando la paura si sarà
calmata, tutto sembrerà diverso e vedrai quanto accaduto da una prospettiva
diversa. Kera ha questa predisposizione nel voler
aiutare tutti, non importa cosacomporti.
È un po’ snervante in effetti e spesso si intromette in cose che non la
riguardano!” disse Cat.
“Come
il fatto di spedirmi una lettere da parte tua, affinchè
ci incontrassimo?” chiese Adam, appoggiandosi al parapetto del balcone.
Cat sussultò “Te lo ha
detto?” Era preoccupata per cosa potesse implicare questa scoperta da parte di
suo figlio.
“No,
ma quando te ne ho parlato eri sorpresa, quindi ho dedotto che tu non centrassi
niente, che c’era lo zampino di Kara, l’ho scoperto ora!” disse Adam “Ammetto che sono
felice che lo abbia fatto, sebbene avrei preferito che me la inviassi tu!”
“Non
ho mai trovato il coraggio di farlo. Dopo aver rinunciato a te, non credevo di
aver diritto di essere tua madre!” disse Cat,
desiderando in quel momento un bacchiare del suo drink.
“Come
hai detto tu, il passato è passato. Andiamo avanti. Sono contento che Kara si sia intromessa nella nostra vita. Quando faqueste cose, quando aiuta le persone senza
mettersi in pericolo…bhe in questo caso questa parte
di lei mi piace molto. Non avrei dovuto pensare il contrario!” disse Adam
rattristato. “Credo che se la sia presa molto. Ha detto che tra noi non può funzionare!”
Cat alzò le spalle “Kera a volte è un po’ melodrammatica. Probabilmente anche
lei si sarà spaventata. Le passerà vedrai!” disse la donna, prima di sentire un
forte rumore di frenata provenire dalla strada.
Adam
e Cat si affacciarono per vedere cosa stesse
accadendo e videro due camion gareggiare tra di loro. Non preoccupandosi di
rispettare segnali stradali e semafori.
“Oh
no! Levati di mezzo!” urlò Adam dal quarantesimo piano dello stabilimento della
Catco, quando vide un auto sul percorso dei due camion.Sapeva che non lo avrebbe mai sentito, ma gli
era venuto istintivo avvisarlo.
Mancava
pochissimo allo schianto e fu in quel momento che Cat
e Adam, videro qualcosa di rosso e blu sfrecciare davanti a loro.
“Supergirl!”
disse Cat, sorridendo e guardando la sua eroina in
azione.
Giusto
in tempo, Supergirl si interpose in mezzo all’auto e i due camion, bloccando
questi ultimi e salvando la macchina. L’impatto per fermarli però si dimostrò
alquanto brusco e uno dei due tir, si incendiò e la ragazza dovette ricorrere
al respiro congelante per proteggere il conducente.
“La
Supergirl che conosco è tornata. Non l’avevo più vista usare la maggior parte
dei suoi poteri anche quando le avrebbero fatto comodo!” disse Cat, contenta di constatare che chiunque avesse preso il
suo posto, che fosse stato peraiutarla
o per sopperire a una sua mancanza, fosse sparito.
“È
stata fantastica. Non l’avevo mai vista in azione. Ha salvato quella gente da
morte certa…è stato…wow!” disse Adam elettrizzato.
Cat sorrise “Cosa ha
fatto di tanto diverso da Kera?”
Adam
tornò serio “Kara non è indistruttibile!”
“Nemmeno
Supergirl lo è. Certo è fisicamente più forte e resistente di un essere umano,
ma io che la conosco, vedo che non è poi tanto diversa da Kera
o qualsiasi altra ragazza. Sembra sicura in quello che fa, ma anche lei prova
paura, insicurezza in diverse parti della sua vita e ha bisogno di una guida
che le sia di inspirazione e sono contenta che spesso si rivolga a me, oltre
alle altre persone che la circondano e che la amano e che, diversamente da
tutto il mondo, non la vedono come un robot al servizio dell’umanità, senza
possibilità di sbagliareo per
l’esattezza che non deve assolutamente sbagliare, altrimenti la colpa diventa
sua se qualcuno si fa male!” disse Cat con sincerità.
“Mi
sembra di capire che l’ammiri molto!” disse Adam.
“Mi
è di ispirazione e salva delle vite, non posso non ammirarla. Per questo ti
consiglio di parlare con Kera. Ha fatto un gesto da
apprezzare. Inoltre domani ci penso io a darle una tirata d’orecchio. Ha quasi
rischiato di lasciarmi senza assistente!”.
Adam
alzò un sopracciglio e disse “Molto coerente. Vado a vedere se riesco a
risolvere le cose con Kara. Grazie Cat, ci vediamo domani?”
“Sai
dove trovarmi!” rispose la donna, per poi vedere il figlio allontanarsi.
“La
ringrazio per le cose che ha detto su di me. Lo apprezzo molto!” disse una voce
femminile, proveniente da oltre il bordo del balcone.
“Supergirl!”
disse Cat, girandosi nella direzionedella ragazza.
L’interpellata
sorrise.
“Capiti
nel momento giusto, avrei una domanda da farti. Riguarda mio figlio!” disse Cat.
Supergirl
sussultò.
“Dato
che sei una ragazza più o meno della sua età, forse puoi darmi qualche
consiglio!” disse Cat.
“Problemi
con Kara?” chiese l’eroina, sorprendendo Cat che disse “Come…
“Ho
il mio udito sempre attivo nel caso dovessi correre da qualche altra parte e
quindi ascolto diverse conversazioni!”
“Oh,
ok!” disse Catpoco convinta.
“Comunque,
se vuole consigli d’amore per Adam da parte mia, ha sbagliato decisamente
persona!”
Cat si accigliò “Sei
una bella ragazza, intelligente e di buon animo. Non posso credere che tu non
abbia qualcuno nel tuo cuore o che non lo abbia mai avuto!”
“Essere
un’aliena con poteri e soprattutto Supergirl, comporta una serie di ostacoli a
relazioni amorose. Sono il bersaglio di molti nemici che pur di giungere a me,
farebbero del male a quelli che amo. Non avrò mai una vita normale, ma finché le
persone che mi circondano stanno bene…mi sta bene!” disse Supergirl con una
punta di tristezza nella voce.
“Prima
di tutto non credo proprio che ti stia bene, secondo non trovo giusto che tu
rinunci alla tua felicità!” disse Cat.
“Non
si può sempre avere tutto signora Grant e io voglio aiutare le persone, lo devo
fare e come ogni scelta, anche questa ha le sue conseguenze!”
“Non
riesco a vederla in questo modo. Secondo me devi solo trovare il giusto
equilibrio e soprattutto la persona giusta!” disse Cat
“Possibile che non ci sia nessuno che ti possa interessare?”
Supergirl
non rispose subito, ma dall’atteggiamento della ragazza e dal modo in cui
cercava di evitare il suo sguardo, Cat comprese che
qualcuno aveva fatto breccia nel suo cuore.
“Deduco
di si, davvero vuoi rinunciare a lui?” chiese la regina dei media.
“L’ho
già messo in pericolo. Sono riuscita a salvarlo, ma un piccolo errore da parte
mia e ora non ci sarebbe più. Non potrei mai perdonarmelo. In più non sa chi
sono e…”
“Temi
la sua reazione!” finì Cat.
Supergirl
annuì “Inoltre devo anche mentirgli in continuazione!”
“Perché
non gli dici la verità?” chiese Cat.
“Sempre
per la stessa ragione, proteggerlo!” rispose l’eroina.
“è
quello o hai paura che non accetti chi sei veramente?”chiese Cat,
nonostante sapesse già la risposta. Era così palese.
“Sono
una straniera in questo pianeta, molti definiscono me e mio cugino degli
invasori e non posso nemmeno dare loro torto, in quanto altri kryptoniani sopravvissuti, stanno cercando di far
inginocchiare il genere umano. Inoltre quante probabilità ho di trovare
qualcuno che accetti la mia diversità per tutta la vita, se gli umani si
disprezzano e uccidono tra di loro per delle piccole differenze fisiche e
culturali?” domandò Supergirl .
“Non
tutti gli esseri umani sono così, qualcuno adatto a te dovrebbe esserci!” disse
Cat.
Supergirl
fece per rispondere, quando ad un tratto cominciò a sentirsi debole.
“Cosa
ti succede Supergirl?” chiese Cat, all’eroina quando
vide che qualcosa non andava.
Supergirl
cadde in ginocchio e la regina dei media, l’affiancò immediatamente.
La
ragazza d’acciaio comprese subito quale era la causa e ne cercò la fonte.
“Salve
nipote, da un po’ che non ci si vede!” disse una voce femminile.
“Astra!”
disse Supergirl, vedendo sua zia e Non avvicinarsi al palazzo della Catco per fermarsi a un metro di distanza dal balcone.
“Chi
siete? Cosa volete?” domandò Cat ai due nuovi
arrivati.
“Taci
umana. Non sono fatti che riguardano un intelletto inferiore come te!” disse
Non.
“Sai?
La presunzione ad alti livelli in genere non porta molto lontano. Ti conviene abbassare
la cresta se non vuoi farti del male!” disse Cat,
alzandosi in piedi e fronteggiando Non.
Supergirl
raccolse le sue forze per rialzarsi e si pose davanti a Cat
dicendole “Signora Grant, non lo sfidi. Non non è
capace di provare pietà!”
“Non
mostrerò pietà per te che sei una di noi, figuriamoci di un essere umano!”
disse Non.
“Nipote,
unisciti a noi, per favore!” disse Astra.
“La
mia risposta è sempre no. Ma l’offerta vale anche per te zia Astra. Abbandona
il tuo folle piano di voler controllare il genere umano e vieni con me. Potremo
tornare a essere una famiglia!” disse Kara speranzosa
di poter convertire sua zia al lato buono.
“Il
genere umano è destinato a fare la stessa fine del nostro pianta se non
interveniamo!” disse Astra.
“Ma
il vostro metodo è sbagliato. Non si può porre rimedio a questo con la forza
bruta!” disse Supergirl.
“Tua
madre disse pressoché la stessa cosa e il nostro pianeta è esploso. Tutti noi,
te compresa, abbiamo perso tutto. Se mi avessero…se ci avessero fatto agire
indisturbati ora Krypton…” cominciò Astra, ma Supergirl la interruppe “Sarebbe
morto comunque. Il nucleo era andato. Non vi era alcun modo per poter porre
rimedio a questo. Ora lo so. Ho davvero creduto che mia madre potesse rimediare
ad anni di sbagli da parte della nostra specie, l’ho accusata per avermi
mentito e illuso sul destino di Krypton, ma ora sono consapevole che niente e
nessuno avrebbe potuto cambiare le sorti del pianeta. Voi avete una possibilità
qui, sulla terra. Potreste vivere la vita che vi è stata negata sul nostro
pianeta invece di lottare per una causa che io, non vi permetterò di portare
avanti!” disse Supergirl determinata.
Non
sfoderò la sualama di kryptonite, che non aveva effetto su di lui e Astra grazie
alla loro tuta protettiva, e attaccò Kara con un
fendente. La ragazza non avendo possibilità di muoversi per non lasciare
scoperta Cat, venne colpita al braccio, lasciandole
un profondo squarcio.
La
ragazza urlò e si tamponò immediatamente la ferita.
“Supergirl!”
la chiamò Cat preoccupata.
“Cat, vai via di qui!” dissela ragazza, per poi lanciarsi all’attacco, subito dopo aver chiesto i
rinforzi al Deo tramite l’auricolare.
Sapeva
infatti che combattere Non e Astra contemporaneamente, con la kryptonite che la indeboliva, non le dava molte speranze di
vittoria.
Iniziò
così uno scontro impari, sebbene Astra decise che Non era sufficiente.
Cat poteva vedere come
i due kryptoniani combattevano tra di loro, con
Supergirl che incassava più colpi di quanti ne riusciva a sferrare.
“Se
Supergirl è davvero tua nipote come puoi rimanere li a guardare mentre viene
uccisa?” chiese Cat alla donna che stava
assistendoalla lotta.
“Il
nostro compito è più importante. Stiamo cercando di salvare questo pianeta!”
rispose Asta.
“Sciocchezze.
Supergirl salva il pianeta. Tutti i giorni e lo fa con opere buone, con la sua
gentilezza e bontà d’animo. Non con presunzione e con la forza. Lei dona
speranza ed è questo che fa la differenza!”
Astra
si girò a guardare Cat, la quale aggiunse “Lo vedo
nel tuo sguardo che vuoi bene a tua nipote e vedo l’incertezza di quello che
stai facendo. Puoi ancora cambiare parte da cui schierarti. Pensa a quanto ami
Supergirl. Di sicuro l’avrai conosciuta quando era una bambina indifesa,
l’avrai vista crescere, sei sicura di poter convivere con il fatto di averla
lasciata morire per una causa sbagliata?”
Astra
abbassò la testa per poi rialzarla quando vide Supergirl venire scaraventata
con forza a terra tanto da creare un cratere.
Il
colpo l’aveva di sicuro ferita, non tanto per la potenza, ma per la vicinanza
con l’arma di kryptonite che adoperava Non.
Cat sussultò a quanto
vide. Il crearsi di quel cratere di punto in bianco, aveva portato le auto di
passaggio a inchiodare per non caderci dentro, ma soprattutto era preoccupata
per l’eroina. Corse a prendere l’ascensore. Non la vedeva bene per l’eroina e
il minimo che poteva dare, dopo che lei stessa le aveva salvato la vita, era
provare a fermare Non con le parole, sempre ammesso che avesse fatto intempo.
Kara era a terra e
gemeva per il dolore. Faceva fatica a respirare a causa del colpo preso, che le
aveva incrinato qualche costola.
Provò
a rialzarsi, ma una fitta la costrinse a ristendersi, sebbene sapesse che non
rialzandosi in fretta, sarebbe stata il bersaglio perfetto. Il suo corpo era
pesante, ma provòalmeno a mettersi
seduta, ma era ormai troppo tardi. Non era sopra di lei e la fissava con un
sorriso soddisfatto. “La supereroina di National City messa al tappeto così
facilmente. Dov’è ora la tua grandezza? Riesci a salvare gli altri, ma non te
stessa?”
“Anche
se mi uccidi, qualcun altro ti fermerà Non!” disse Supergirl determinata e
convinta delle sue parole.
“Ah
si? E chi? Tuo cugino? Eliminerò anche lui, esattamente come ho fatto con te!”
disse Non, alzando la spada di Kryptonite in suo
possesso “ora di addio a questo mondo!”
Non
caricò il fendente. Kara chiuse gli occhi quando vide
la lama abbassarsi e si preparò al dolore che l’avrebbe spezzata.
Avrebbe
presto rivisto i suoi genitori. Si sarebbe unita a loro nella luce di Rao. Pensò però alla sua famiglia terrestre. Ad Alex ed Eliza che avevano fatto così tanto pe lei, ma sapeva che
sarebbero andate avanti. Sarebbe stato doloroso all’inizio, ma tutto sarebbe
andato per il meglio e sua sorella avrebbe potuto condurre la sua vita, facendo
scelte che non riguardassero la sua protezione. Sarebbe stata finalmente
libera.
Sentì
un gemito di dolore, ma era certa di non essere stata lei.
Aprì
gli occhi per comprendere cosa fosse accaduto. Vide qualcuno davanti a lei,
qualcuno che si era messa in mezzo tra lei e Non, prendendo il colpo al posto
suo.