La musa nascosta dietro una parola

di Sakkaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tempesta di neve ***
Capitolo 2: *** Mercatino ***
Capitolo 3: *** Dinosauro ***
Capitolo 4: *** Occhi ***
Capitolo 5: *** Terapia ***
Capitolo 6: *** Profumo ***
Capitolo 7: *** Miele ***
Capitolo 8: *** Giro in moto ***
Capitolo 9: *** Frana ***
Capitolo 10: *** Maracaibo ***
Capitolo 11: *** Pixel ***
Capitolo 12: *** Luna piena ***



Capitolo 1
*** Tempesta di neve ***


Tempesta di neve

 

«Il tempo atmosferico non è stabile qui in montagna, può cambiare in ogni momento. Ricordatelo. Mi raccomando non allontanarti troppo» gli ripeté per la centesima volta il nonno.
«Sì, sì, ho capito. Ciao » salutò il nipote.
Brian voleva solo fare una passeggiata nei boschi, respirare aria fresca e osservare la natura. Il giovane quindicenne era affascinato dalla flora ricoperta dal manto di neve. I leggeri raggi solari riflettevano sul manto bianco, rendendolo sia luccicante che accecante.
Brian continuò a camminare guardandosi attorno meravigliato, incespicando nella neve di tanto in tanto. Il giovane voleva raggiungere la miniera abbandonata. Era stata chiusa cinquantanni prima, dopo che un esplosione con la dinamite aveva portato alla tragedia, bloccando dei minatori in una galleria, rendendo impossibile liberarli e condannandoli a morte.
Brian estrasse dalla tasca della giacca il cellulare ed accese la torcia. La parete rocciosa era umida e liscia al tatto, quasi fosse stata levigata da un artigiano. L'eco dei passi riecheggiava nell'oscurità, oltre la portata della sua torcia.
“Chissà com'era rumorosa quando ci lavorava il nonno. Adesso è così silenziosa che sento il gocciolio dalle stalattiti” pensò il giovane affascinato, osservando la parete sopra la propria testa.
La torcia iniziò a sfarfallare, segnale che la batteria stava per raggiungere una bassa percentuale. A quel punto Brian ritornò sui suoi passi. Quando raggiunse l'uscio della miniera, rimase sbalordito.
La neve sembrava essersi alzata dal suolo, sospesa in aria e copriva ogni punto dove lo sguardo poteva arrivare. Nonostante soffiasse il vento, non si riusciva a scorgere nulla.
“Una tempesta di neve” realizzò il giovane “Fantastico, qui non c'è nemmeno campo, non posso chiamare il nonno per avvisarlo che arriverò tardi per il pranzo.”
Sicuro di sé e del suo senso dell'orientamento, decise di avventurarsi nonostante la tempesta di neve.
Brian camminava con le mani allungate, per evitare di andare a sbattere contro qualche albero. Aveva perso il conto dei passi e del tempo che era passato, gli sembrava sempre di essere sempre nello stesso posto.
A un certo punto il piede sinistro s'incastrò in una radice sporgente, facendolo ruzzolare a terra. Il giovane precipitò in una buca dalla grandezza umana. Il grido venne coperto dal vento.
Brian prese il cellulare per accendere la torcia, giusto per farsi un'idea di dove fosse finito. L'illuminazione durò giusto qualche secondo, ma ciò che vide lo spaventò a morte. Resti di ossa, compresi teschi più o meno interi, ricoperti da ragnatele ed insetti.
“Devo aver girato in tondo... sono finito nel tunnel dove sono rimasti intrappolati i minatori” pensò il giovane terrorizzato.
Credere che i consigli del nonno fossero solo parole di un vecchio, la sua arroganza l'aveva portato a sottovalutare la tempesta di neve, ed ora, era nei guai. Nessuno sapeva dove fosse andato, quindi se l'avessero cercato di certo non si sarebbero avvicinati alla miniera.
“Farò la loro stessa fine” fu il suo pensiero mentre il buco dal quale era caduto fu nuovamente coperto, lasciandolo completamente solo al buio.

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Capitolo 2
*** Mercatino ***


Mercatino

 

Ogni volta che andiamo al mercato, sembra sempre una festa. Gli adulti si vestono con cura, come se avessero un incontro importante. Dopotutto li capisco, al mercato li vedo salutare tantissime persone, ma non sono i soliti amici che vengono a trovarci a casa. Secondo me non rientrano nelle loro grazie, ma ci parlano solo per educazione. Certe cose le capisco.
Le bancarelle sono troppo alte per me, non riesco a vedere cosa espongono, nonostante ciò, gli adulti si fermano ad osservare oggetti o chissà cos'altro. Riesco a riconoscere le bancarelle del cibo: formaggi, salumi, pollo che gira nel grill, altri odori dolciastri che non riesco a distinguere.
Il piccolo umano ogni volta allunga la manina verso i palloncini, strillando e piangendo, finché gli adulti non cedono alle sue richieste e gliene comprano uno. Finisce sempre in due modi: la prima è che perde il palloncino per strada, facendolo volare in cielo, oppure perde la sua forma originale. A quel punto inizia a tirarmelo sul muso.
Di solito non mi arrabbio, perché il palloncino non mi fa male. Il mercato a me sinceramente non piace granché. Sono tenuto al guinzaglio per tutto il tempo, non c'è il prato, quindi anche se incontro altri cani non posso giocarci insieme.
Agli adulti e al piccolo umano piace, per cui li accompagno volentieri. Quando torniamo a casa sono felici, quindi sono contento anch'io di aver passato del tempo in famiglia.




NdA:
Eccoci qui con la seconda parola di questa sfida.
Mi sono scordata di scrivere che la prima parola è stata scelta da Soul Dolmayan, mentre questa seconda è stata scelta da alessandroago_94. Questa parola mi ha messo un po' in difficoltà, devo essere onesta, non avevo idee su cosa scrivere. Oggi durante la pausa ho incontrato una cucciolona di pastore tedesco, mi ha praticamente abbracciata. In qualche modo grazie a lei, ho pensato che potevo scrivere come può sembrare il mercato per i cani. Non sono sicura del risultato, ma di sicuro non avrò idee migliori xD 

 

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Capitolo 3
*** Dinosauro ***


Dinosauro



 

In fondo al lago la creatura era rassegnata. Sospirava e sbuffava di continuo. Nessuno comprendeva la sua vera natura. Lui veniva continuamente definito mostro, quando in realtà non lo era affatto.
“Nessuno mi riconosce per quello che sono” pensava affranto “Dovrei essere idolatrato per essere sopravvissuto al fuoco e al ghiaccio. Perbacco sono l'unico dinosauro rimasto sul pianeta!”
La creatura era cacciata dagli umani, questo loro comportamento lo faceva sentire triste e isolato dal mondo che lo circondava.
“Non posso nemmeno sporgermi oltre la superficie dell'acqua, giusto per osservare le nuvole e il cielo azzurro senza preoccupazioni, perché corro il pericolo di essere colpito da qualche arma appuntita od essere chiamato nuovamente Mostro di Loch Ness” pensava il dinosauro incompreso. “Devo restare rintanato sul fondale di questo lago, attendere che il sole sparisca e solo quando non percepisco più alcun rumore, posso finalmente prendermi una boccata d'aria fresca”
Il dinosauro, erroneamente chiamato dagli umani Mostro di Loch Ness, poteva soltanto osservare il cielo notturno. La luna era bella, però alla creatura mancava il calore dei raggi solari, purtroppo doveva accontentarsi e sperare che una stella cadente esaudisse il suo desiderio: essere riconosciuto come dinosauro.





NdA:
Buonasera, eccoci con il nuovo round di questa sfida. Questo prompt è stato gentilmente offerta da Kim WinterNight! Appena ho scoperto che la parola era "dinosauro", ho avuto l'illuminazione per scrivere questo testo nonsense! Perdonatemi, ma non ho saputo resistere!
Penso che tutti abbiate sentito almeno una volta il nome del Mostro di Loch Ness, famoso perché viveva nel lago Loch Ness in Scozia, è conosciuto anche come Nessie, ma ho preferito non usarlo nel testo, perché mi ricorda il nome Lassie (lo so non c'entra nulla, però inevitabilmente si rischiava di collegarli vista la somiglianza) e non volevo confondere i lettori. 
Ci tengo a ringraziare tutti i partecipanti che stanno passando a leggere e commentare, grazie! <3

 

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Capitolo 4
*** Occhi ***


Occhi


 

Di solito si sente parlare dei muri che hanno orecchie. Nessuno pensa che ci possano anche essere occhi che ci osservano.
Il sovrano gli inferi è molto astuto. I suoi minuscoli sudditi, spesso vengono uccisi prima che possano riferire quanto hanno scoperto sull'umano che stavano spiando, perché dopotutto, molte persone odiano i ragni. Allora ha deciso di affidarsi a delle creature carine che conquistano al primo sguardo gli umani.
Occhi grandi e dolci, pelo morbido al tatto, miagolii e fusa. Chi può resistere?
I gatti sono le spie migliori, nulla sfugge al loro sguardo attento. Riferiscono in maniera dettagliata i peccati commessi dagli umani, cosicché una volta raggiunto l'inferno, possa ricevere la punizione adeguata.
Probabilmente il felino esagera nelle descrizioni, perché deve pur vendicarsi dei monologhi e dei nomignoli assurdi che l'umano gli assegna, per non parlare della vocina da ritardato che utilizza.
In fondo il gatto detesta quel compito, molto spesso chiude i suoi occhi, fingendosi stanco, semplicemente perché stufo delle azioni senza senso che gli umani continuano a ripetere, giorno dopo giorno. A notte fonda osserva la persona a lui destinato dormire beatamente. Sotto i baffi il felino ghigna soddisfatto, nessuno sospetta dei suoi occhioni, tanto dolci quanto fatali.


 

NdA:
Buonasera, finalmente riesco a pubblicare il testo del prompt proposto da Juriaka.
Stavolta devo giusto dare una piccola spiegazione. Allora ho utilizzato un personaggio di una mia storia fantasy, il sovrano degli inferi, lì utilizzava i ragni come sudditi per studiare gli umani e rubare le loro anime e il pensiero di una mia collega sui gatti. Secondo lei sono delle bestie di satana (cito testualmente le sue parole) che ci spiano per farci punire. Quindi ho deciso di fare un mix di queste due cose e utilizzarle per scrivere su questo prompt.
Ci tengo a precisare una cosa: la sottoscritta ha due gatti, adoro i felini e guai a chi me li tocca! 
Sinceramente non sono sicura del risultato, in questi giorni ho il cervello fuso, spero di aver rispettato il prompt, in caso contrario chiedo perdono!

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Capitolo 5
*** Terapia ***


Terapia

 

A volte, quando rivelo il genere di terapia che seguo, mi ritengono una persona infantile. Sono consapevole che non sia molto conosciuta, però funziona, veramente. Ora mi sento molto meglio, rispetto a quando dovevo prendere farmaci su farmaci. Sembra un controsenso affermare che riesco a curare la mia ansia ed insicurezza, abbracciando un pupazzo di pezza.
Lo so che, come uomo adulto, non è molto virile da parte mia dormire con un peluche, eppure questo porta a dei benefici non indifferenti.
In primo luogo è confortevole: è morbido ed emana un lieve calore, quasi materno.
Secondariamente, aiuta a risollevare l'umore. Sì, perché abbracciare un pupazzo riesce a rilassarti e nello stesso tempo hai una sensazione di benessere, nonostante non sia un abbraccio ricambiato.
Tutti ci sentiamo confortati, quando in un momento difficile veniamo abbracciati, quindi non riesco davvero a capire come mai sia così complicato comprendere la mia terapia.
Al giorno d'oggi, per un problema, si può trovare diverse terapie da seguire, perché dopotutto ogni persona è diversa dalla altre, inoltre non sempre quello che funziona per uno, funziona anche per altri.
Bisogna essere onesti ed ammettere una cosa: chi riesce a resistere ad un orso di peluche grande due metri?
Nessuno.
È un gesto automatico, dettato dall'istinto, vuoi abbracciarlo o buttartici sopra. Come quando rientri a casa stanco dopo una giornata pesante, senza pensieri ti lasci cadere sfinito sul divano.
Fin da bambini ci siamo affidati ai peluches, per avere coraggio e sfuggire dalle grinfie del famoso mostro sotto il letto. Era confortevole e di grande aiuto, nonostante si trattasse un oggetto di pezza inanimato.
Quindi perché una volta adulti, dovrebbe essere diverso?




NdA:
Buonasera a tutti. La parola questa stavolta è stata suggerita da LadyPalma.
Inizialmente, ho avuto idee differenti, però mi sembravano tutte troppo banali e non interessanti da sviluppare. Per caso, ho scoperto che esiste la terapia dell'orsacchiotto, quindi ho pensato che era l'argomento perfetto da utilizzare per il prompt "terapia".
Spero che il testo sia stato di vostro gradimento =)

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Capitolo 6
*** Profumo ***


Profumo

 

La vecchia casa in sasso era stata costruita in cima alla collina. Ormai era disabitata da anni. L'edera continuava a moltiplicarsi e a crescere sulla struttura, quasi come se volesse decorarla e renderla meno grigia, grazie alle sue foglie verdi.
Sul retro della vecchia casa, c'era un grande giardino, dove l'erba cresceva selvaggiamente, al centro si distingueva chiaramente una vecchia quercia, l'unico albero presente in quello spazio verde.
La quercia era quasi priva di corteccia rugosa, come se l'avessero scorticata. Nonostante questo, la sua chioma era folta e, osservando attentamente, si poteva chiaramente distinguere delle nuove foglie che crescevano sui suoi rami. Del muschio macchiava il tronco, pareva volesse coprire le ferite delle quercia, dove ogni tanto sgorgava qualche goccia di resina ambrata.
L'odore che emanava era particolare. Chiunque si avventurasse per riposare all'ombra dell'albero dietro la casa in sasso sulla collina, affermava che era inconfondibile. Alle narici arrivava un profumo antico, dolce e, allo stesso tempo, forte e pungente.
La quercia non rilasciava solo ossigeno. Il suo profumo era avvolgente, quasi soporifero. Nessuno si appoggiava al suo tronco, perché il muschio avrebbe sporcato i vestiti, mentre la resina sarebbe rimasta appiccicata. Eppure entrambi contribuivano a rendere l'odore dell'albero unico.
Il profumo della natura incontaminata, ecco cosa rappresentava quella quercia nascosta dietro la collina.




NdA:
Buonasera, eccomi qui ad aggiornare la raccolta di questa sfida. La parola "Profumo" è stata scelta da Sabriel_Little Storm.
Spero di aver sviluppato il prompt come richiesto dall'autrice. Ho cercato di rendere vivida la descrizione del profumo, però non sono certa del risultato, chiedo perdono se ho sviluppato la parola suggerita  in maniera non adeguata >.<

 

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Capitolo 7
*** Miele ***


Miele


 

Per le api il miele è una sorta di scorta di cibo. Viaggiano di fiore in fiore per prendere il polline, selezionandolo accuratamente, per poi tornare all'alveare per depositare quanto raccolto.
Per gli umani il miele può essere un sostitutivo dello zucchero in latte o tè, oppure un ingrediente per qualche dolce. Oppure viene gustato durante la colazione sopra una fetta di pane.
Gli unici che dall'alveare mangiano non solo il miele, ma apprezzano anche le larve e non disdegnano nemmeno le api, sono gli orsi. Loro adorano il nettare creato da questi insetti, così tanto che non gli importa se gli pungono il muso, sopporta di tutto pur di mangiare il miele.




NdA:
Buonasera, finalmente riesco a pubblicare il testo di questa nuova sfida. La parola è stata suggerita da Gella.
Sarò onesta: sono completamente stordita dagli antibiotici, visto che l'altro giorno mi hanno tolto un dente del giudizio, per cui il mio neurone si è rifiutato di elaborare qualcosa con più parole xD
Ci tenevo a non perdere un turno, quindi nonostanta la banalità di tutto, spero che sarete clementi xD

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Capitolo 8
*** Giro in moto ***


Giro in moto


 

Il vento gli scompigliava i capelli.
Avrebbe dovuto indossare il casco, ma adorava la brezza che sferzava sul suo volto, quindi, se ne fregava di rispettare le regole base sulla sicurezza. Spalancò la bocca per emettere un grido liberatorio.
La strada priva di automobili, la velocità, il vento, tutto quello gli regalavano un senso di libertà.
Senza il suo veicolo a due ruote, sarebbe stato segregato in quelle quattro mura, senza una via di fuga. Fare un giro in moto era l'unico modo che aveva per evadere dalla sua situazione famigliare disastrosa: il padre sempre nervoso e violento, se c'era mezza cosa fuori posto, esplodeva picchiando senza rimorso e finché non vedeva del sangue; la madre sull'orlo dell'anoressia, che cercava in tutti i modi di placare la sua ira, mentre di nascosto faceva uso di sostanze stupefacenti.
Era stufo di quella situazione, lo esauriva non poter fare niente per cambiare la situazione, nonostante la madre chiedeva di pazientare ed essere la sua forza per andare avanti.
Scacciò dalla mente le immagini che viveva ogni giorno.
Ora era in giro con la sua moto, quasi come se stesse cavalcando il vento. Il cielo era di un azzurro chiaro, quasi bianco, le nuvole erano nascoste altrove, lasciando il sole risplendere e riscaldare il mondo sotto di sé.
Aumentò la velocità, aveva poco tempo. Raggiunta la cima della scogliera, osservò l'orizzonte. Sembrava tutto così calmo, quasi in maniera surreale.
“Dovrei scappare e dimenticarmi di tutto” quel pensiero gli accarezzò la mente per mezzo secondo.
Subito dopo se ne pentì. Non poteva abbandonare la madre, era una persona responsabile. Chiuse gli occhi, respirando a fondo e facendo scorrere le lacrime. Doveva essere forte, dopotutto la madre lo proteggeva sempre, prendendo lei le botte e finendo all'ospedale, solo perché lui voleva studiare.
Lanciò uno sguardo alla moto. Era un regalo di compleanno comprato alle spalle del padre, lui non sapeva della sua esistenza.
Sospirò guardando l'orologio. Era ora di tornare a casa, montò in sella alla moto, godendosi appieno l'ultimo momento di libertà, prima di tornare in quella prigione che era la sua casa.




NdA:
Buon pomeriggio a tutti, finalmente riesco a pubblicare la storia scritta con il prompt suggerito da 
Harriet Strimell. 
Mi scuso se posto un giorno dopo il termine, ma con i turni del lavoro ho fatto fatica a trovare il tempo di scrivere. Forse questo testo è un po' triste, me ne rendo conto, mi sono seduta poco fa al pc e questo è il risultato, non ho pensato molto, mi sono lasciata trasportare. 
Cercherò di recuperare al più presto i testi che avete scritto con questo prompt, ho libero solo oggi e devo anche occuparmi delle faccende di casa XD
A presto e grazie mille a tutti per leggere e commentare questa raccolta! Un grande abbraccio <3

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Capitolo 9
*** Frana ***


Frana



La montagna può essere considerata una pietra cresciuta. La massima aspettativa di un sasso, è quella di diventare come lei. Massi e pietre fanno parte della natura e, come tali, hanno dei sentimenti, esattamente come le piante e gli animali.
Siamo noi ad ignorarli e a non saperli interpretare.
L'essere umano sradica alberi per costruire case, scava nella roccia della montagna per estrarre marmo, rovinando l'equilibrio naturale. Questi gesti feriscono la montagna, perché anche se è composta da massi e pietra, può soffrire quando una sua parte viene asportata. Nonostante la sua imponenza, ne risente, perché si accorge che le viene strappato via brutalmente una parte del suo essere.
A quel punto piange.
Sì, perché le frane, macigni che ruzzolano giù per i pendii, sono le lacrime della montagna.
Nessuno se ne accorge, perché la gente è troppo intenta a lamentarsi dei danni causati, piuttosto che cercare di capire i sentimenti altrui, è troppo concentrata su se stessa. Dovrebbe piuttosto pensare che se non si fosse aperto quello squarcio nella montagna, lei non sarebbe stata ferita e di conseguenza non avrebbe pianto.
La frana lascia un'impronta indelebile sulla montagna, simile a una cicatrice, che mai sarà rimarginata.




NdA
Buonasera a tutti, stavolta il prompt è stato scelto dalla sottoscritta. Spero solo che, gli autori che partecipano a questa sfida, non mi odieranno troppo per aver scelto questa parola!! XD
Come il precedente, anche questo testo non è molto allegro, ma cercherò di fare di meglio con il successivo. Anche in un momento difficile come questo, dobbiamo ricordarci che il sorriso e la positività non dobbiamo assolutamente perderla! <3

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Capitolo 10
*** Maracaibo ***


Maracaibo

 

«Devi smetterla di dire parolacce di fronte a tuo nipote» inizia a lamentarsi la moglie di mio fratello.
«Sai quante ne sentirà a scuola» sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
«Se lo sente fuori da questa porta, è un altro discorso. Se il maestro dovesse chiedergli dove ha sentito una parolaccia, non voglio che mio figlio risponda a casa. Potremmo passare per genitori irresponsabili.» continua a lamentarsi.
«Sei proprio una rompi palle» le dico.
«Il linguaggio!» mi rimprovera subito.
«Avanti, cosa dovrei dire al posto di “cazzo”?» domando curioso.
«Carambola» risponde semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Sei seria?» la guardo sbigottito «Invece di “ma porca di quella...”»
«Maracaibo» mi interrompe, fulminandomi con lo sguardo.
«Vivere in questa casa sta diventando esasperante» sospiro scuotendo la testa «Forse è il momento di andarmene.»
“Chi direbbe delle parole così stupide invece di una parolaccia?” penso sconcertato “Mi domando come faccia mio fratello a sopportarla.”




NdA:
Buonasera a tutti, eccomi qui a pubblicare il testo collegato alla parola suggerita da Harryet.

Dopo il primo attimo di vuoto totale, ho deciso di buttarmi su qualcosa di demenziale, anche se alla fine si è trasformato in uno scambio di battute tra due ipotetici personaggi senza nome. Spero che Harryet apprezzi lo stesso il modo in cui ho sviluppato il suo prompt, ma non ho trovato alternative valide XD
Stavolta sono stata più allegra rispetto ai testi precedenti, almeno non ho parlato di tematiche tristi.
Un abbraccio a tutti e ci sentiamo presto!^^

 

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Capitolo 11
*** Pixel ***


Pixel

 

Un pixel può essere definito soltanto come un minuscolo pezzo che rappresenta una figura, che sia fotografia o video, ma che da solo è insignificante, inutile.
Per rendere completa un'immagine deve essere unito insieme ad altri pixel, solo così abbiamo modo di vedere un video o una foto.
Si può affermare un insieme di pixel sia un po' come un puzzle. Un pezzo da solo non può rappresentare l'immagine completa di ciò che rappresenta, esattamente come un pixel da solo.
Entrambi devono unirsi ed incastrarsi in maniera perfetta ad un altro pezzo o pixel, solo in questo modo potranno raggiungere il loro scopo e mostrare ai nostri occhi umani ciò che vogliono rappresentare.



NdA:
Buonasera a tutti!! Questa volta la parola è stata suggerita da Carmaux_95. Mi devo scusare se ho deluso le tue aspettative e per questo testo un po' piatto e banale, però finora non ho avuto altre idee su come sviluppare il prompt, se non con un paragone. Infatti si vede dal numero minimo di parole utilizzate ._.''
Mi sento triste al pensiero che la prossima sarà l'ultima parola di questa sfida ç_ç

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Capitolo 12
*** Luna piena ***


Luna piena

 

Il dinosauro si allungò, stiracchiandosi, sporgendo dalla superficie dell'acqua.
Come sempre era notte fonda, nessuno era presente nei dintorni, tutto era tranquillo e silenzioso. Una figura bassa si avvicinò alla riva del lago. Il dinosauro capì che si trattava di un animale, seppur titubante, si avvicinò alla creatura. Assomigliava a quegli esseri a quattro zampe che gli umani portavano al guinzaglio, soltanto che questo animale aveva il muso più lungo e le orecchie appuntite, per non parlare degli occhi predatori che lo osservavano attentamente, con una sorta di curiosità.
Il loro linguaggio era diverso, ma quando una nuvola si spostò mostrando la luna piena, entrambe le creature alzarono il proprio muso in alto, per poterla contemplare. L'animale sulla terraferma emise un suono lungo, imitandolo anche il dinosauro emise un lieve ruggito. Il destino aveva di far incontrare quelle due creature così diverse, eppure entrambe solitarie. I suoni emessi dall'uno erano incomprensibili per l'altro. Forse grazie a quella grande luna piena, poteva nascere un'insolita amicizia. Chi poteva dirlo?





NdA:
Buonasera, purtroppo siamo arrivati all'ultima parola di questa sfida. Il prompt è stato suggerito da evelyn80. Devo ringraziarla, perché mi ha dato modo di riutilizzare il mostro di Loch Ness e renderlo meno solo, almeno ora ha trovato un lupo che gli farà compagnia XD Spero di non aver deluso le tue aspettative!
Mi scuso se sono in ritardo con la lettura delle vostre raccolte, questo week-end mi metterò d'impegno e recupererò tutto! Ringrazio Soul per avermi invitato a partecipare a questa sfida e a tutti gli altri autori. È stato un enorme piacere leggervi, ritrovarvi (per alcuni) e scoprirvi (per altri che non conoscevo).

Vi mando un grande abbraccio! <3

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