Quarantine pills

di Nymeria87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** 11° giorno ***
Capitolo 3: *** 12° giorno h. 13:40 ***
Capitolo 4: *** 14° giorno h.9:30 ***
Capitolo 5: *** 16° giorno h 20:20 ***
Capitolo 6: *** 17° giorno h 18:50 ***
Capitolo 7: *** 18° giorno h. 8:50 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Una delle cose che più lo affascinava di Sansa Stark, era il suo uso improprio degli spazi di casa.
A vederla fuori non lo avresti mai detto: sempre così precisa e compita, eppure tra le mura dmestiche liberava la sua parte anarchica, per così dire.
Durante quei primi giorni di quarantena, Jon l’aveva colta nelle posizioni più assurde all’interno di quelle quattro mura, come lo stretching creativo in bagno, mentre si apprestava a mettersi lo smalto, con la gamba poggiata alla lavatrice o come quando, facendo il suo ingresso in soggiorno con la sua immancabile tazza di caffè in mano, l’aveva trovata sul divano con le gambe alzate che si poggiavano sul muro, la schiena stesa sul cuscino della seduta e i capelli che le ricadevano come lingue di fuoco sul pavimento, mentre era intenta a leggere un libro.
“Ok, questa me la devi spiegare” le aveva detto lui, squadrandola a sopraciglia inarcate e mezzo sorriso sul volto; “è per la circolazione!” le aveva risposto lei distrattamente.
Si, farà bene alla tua probabilmente, non certo alla mia...
 
Ok, Jon aveva un cotta per lei da quando ne aveva memoria e un fottuto debole per le sue lunghe gambe da quando Sansa aveva iniziato a scoprirle ai tempi del liceo; il fatto che si fossero trovati bloccati da soli nella casa che solitamente condividevano con Robb e Arya - di cui Sansa era la sorella di mezzo per età - per un tempo ancora da definirsi, beh, non aiutava certo i suoi pensieri.
 
 
I primi giorni di smartworking per entrambi, erano passati velocemente e in tranquillità; condividevano spensieratamente i pasti e le ore serali, intrattenendosi a guardare pellicole cult anni ’80 che avevano visto e rivisto da piccoli, di cui conoscevano le battute a memoria e di cui non si sarebbero stancati mai. Il primo weekend lo avevano passato a fare pulizie approfondite di tutte le stanze della casa, approfittando della fortuita assenza dei due coinquilini meno portati per l’ordine; avevano pranzato in diretta Skype con casa Stark aggiornandosi a vicenda sulle rispettive situazioni e dopo di chè, anche la seconda settimana era passatta piuttosto velocemente.

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Capitolo 2
*** 11° giorno ***


I Sabato mattina erano abituati a svegliarsi tutti insieme ed andare a fare colazione alla Backery sotto casa.
Ovviamente vista la situazione ciò non sarebbe stato possibile, così Jon si era svegliato un po’ prima, trascinandosi in cucina per preparare il caffè.
Era intento a versarselo nella tazza quando sentì un lento cadenzare attutito di passi lungo il corridoio; voltò appena lo sguardo per accogliere la figura di Sansa Stark, assonnata a con i capelli arruffati in una treccia scomposta, intenta a nascondere uno sbadiglio col dorso della mano destra.
Traspirava innocenza da tutti i pori, la sua apparizione in quello stato di sogno andò a stuzzicare i pensieri più nascosti di Jon, il quale fu percorso da un brivido elettico lungo la schiena.
“Buongiorno principessa” la accolse lui, cercando di reprimere il sorriso compiaciuto che la visione della ragazza, con indosso la sua canotta da basket dei BlackCrow - la vecchia squadra del liceo di cui avevano fatto parte sia lui che Robb – gli aveva destato.
Sansa sorrise sonnacchiosa, mentre mosse lentamente passi strascicati verso di lui.
 
Altra cosa che lo faceva impazzire: Sansa era decisamente un tipo da coccole, ma solo con chi aveva grande confidenza; Jon d’altro canto non sapeva se vivere la cosa come una tortura o come la più grande benedizione che gli Dei gli avessero dato.
 
Aprì un braccio per accoglierla, mentre lei andò a collassare contro il suo petto, nascondendo la testa arruffata nell’incavo tra il viso ed il collo di lui. Mugugnò indistintamente qualcosa mentre Jon prese a carezzarle delicatamente la schiena in consolazione, dando un colpo di tosse per schiarirsi la voce quando percepì al tatto, che sotto la canotta Sansa non portava il reggiseno: “...caffè?” riuscì a chiederle prima che lei si staccasse da lui.
“Si, ti pregooooo” miagolò lei prima di spostarsi di spalle verso la credenza per recuperare la zuccheriera, la scritta SNOW in bianco, che risaltava sulla sua schiena, quasi ad abbracciarla.
Jon cercò di ricomporsi andando a recuperare la tazza di Sansa e versandoci dentro la miscela aromatica prima di porgergliela.
“Grazie” rispose dolcemente lei, prima di zuccherarla con una zolletta.
Immancabilmente, salì a sedersi sul bancone della cucina, aprì il secondo cassetto del mobile sotto di lei e vi poggiò sopra il piede nudo prima di iniziare a sorseggiare il suo caffè. Jon aveva seguito ammaliato tutti i suoi movimenti.
“Che c’è?” chiese lei incontrando i suoi occhi basalto.
“Niente...” rispose lui cercando di reprimere il sorriso che però non riuscì a celare; si poggiò al bancone dell’isola, situato rispettivamente difronte alla ragazza: “quindi oggi cambio armadio?” chiese prima di bere un sorso del suo caffè.
“A dire la verità pensavo di svaccarci sul divano e fare una qualche maratona di film o serie tv” rispose lei ficcandosi la mano libera sotto la coscia, “che dici? Ci stai?”.
“Uh...decisamente, e stasera possiamo finire le ultime pizze congelate” la accolse lui, sollevato di poter fuggire al tormento di aiutarla a tirar fuori tutti i suoi meravigliosi nonchè striminziti abitini primaverili dal suo armadio, consapevole del fatto che Sansa avrebbe dovuto assolutamente provarseli tutti per decidere cosa tenere e cosa eliminiare, con lui a fargli da pubblico, ovviamente!
“Solo se mi fai anche i tuoi meravigliosi nachos al formaggio fuso! Se dobbiamo fare gli schifosi facciamolo come si deve!” gli sorrise lei accavallando le gambe.
“Aye” rispose Jon prima di finire il suo caffè.
In quel momento una vibrazione improvvisa richiamò l’atenzione di Sansa: “mi passi il telefono, perfavore?”
Jon si sporse verso l’isola per staccare il cellulare della ragazza dal carica batterie.
Il display si illuminò rivelando la schermata di blocco: una foto di Sansa nei giardini di Winterfell intenta a fare le coccole alla sua Lady, la data e l’ora odierna e una frase che ridestò i primi pensieri di Jon di quella mattina, ‘moorning sweetheart!
 
Jon deglutì, prima di voltarsi e passare il telefono alla ragazza, cacciando indietro le immagini che la sua mente gli rimandava.
Riprenditi per gli Dei...
“Arya” annunciò semplicemente la ragazza, “dice che probabilmente lunedì dovrebbe arrivare il famoso pacco che aveva ordinato” disse lei poggiando il cellulare al suo fianco.
“Ma si più sapere che ha ordinato da Bravos?”,
un altra vibrazione richiamò l’attenzione di entrambi: “dice anche che non dobbiamo azzardarci ad aprirlo” ridacchiò lei divertita dalla chiaroveggenza a distanza della sorella, prima di abbassare lo sguardo sul cellulare immobile al suo fianco e perdere il sorriso a discapito di un’improvviso stato di preoccupazione, un’ombra ad oscurarle lo sguardo luminoso.
Quel cambiamento d’umore non passò inosservato a Jon, che ancora immobile nella sua posizione, andò a solleticarle la pianta del piede con il suo, ridestandola da quello stato catatonico: “Hey, andrà tutto bene” la richiamò dolcemente ad incontrare il suo sguardo, “finirà presto, vedrai”.
Sansa accolse le sue parole con un sorriso tenue, grata di aver accanto qualcuno di così premuroso che riusciva a prendersi cura di lei in modo delicato e sincero; confortata dalla sua presenza, volle riportare la conversazione sul programma della giornata: “allora con cosa iniziamo? Film o serie tv prima di tutto?” chiese lei dando l’ultima sorsata di caffè.
“Beh, io sono ancora indietro con Il Trono...”
“come sarebbe a dire indietro?” chiese scioccata Sansa,
“devo ancora finire la sesta stagione”,
“stai scherzando??? Ma tra un mese esce la settima; scusa a che punto sei arrivato?” chiese lei sempre più agitata, come se fosse la cosa più importante del mondo.
“Allora... Christopher è stato resuscitato dalla Donna Rossa, Sophie è riuscita a scappare da Iwan con Alfie verso nord, poi a sud c’è il casino con l’Alto Passero ed Emily sta per essere riportata a Vaes Dothrak”
“Jon, per gli Dei sei solo all’inizio, qui bisogna recuperare alla grande” asserì sconvolta la ragazza partenedo per la tangente, “per non dire che non hai neanche assisitito alla 6x4 che è forse la puntata più bella dell’intera stagione” continuava con occhi bassi ripercorrendo tutta la serie nella sua testa, “beh, no effettivamente la puntata più bella...”,
“Hey, muta tu, regina dello spoiler” .
L’indice di Jon era andato ad irrompere sulle sue labbra per zittirla; quando Sansa alzò lo sguardo se lo ritrovò pericolosamente vicino, tanto da bloccarle il respiro mentre si specchiava in quei meravigliosi occhi d’inchiostro. Jon si accorse solo in quel momento delle sue azioni e quasi temette la reazione della ragazza, ma lei dischiuse le labbra sotto il suo indice destro in un sorriso furbo, mentre con la sua mano delicata andava a scostargli lentamente il dito: “regina dello spoiler dici???” chiese lei scendendo dal bancone con un balzo, finendo vicinissima al suo interlocutore iniziando a sua volta a puntellargli gli addominali con le dita, “ti ricordo che sei stato tu ad iniziarmi alla cosa, quando quel giorno facesti irruzione in soggiorno annunciandomi la morte di Silente mentre ero ancora a metà de Il Principe Mezzo Sangue!” proruppe lei con sguardo di sfida, lasciando Jon a scoppiare in una risata divertita: “te la sei davvero legata al dirto quella volta San!” continuava a scuotere la testa lui.
La ragazza si allontanò per poggiare la tazza nel lavandino: “allora chi è qui il Re dello spoiler?” chiese sorniona, “e visto che non me la pagherai mai abbastanza per l’affronto, sei pregato di rassettare la cucina e preparare qualche schifezza per iniziare la maratona della sesta stagione Vostra Grazia, io nel frattempo vado a farmi una doccia ok?” lo ammonì con un sorriso tirato.
“Qualunque cosa per compiacere la Mia Signora” sorrise ammiccante lui, incredulo della sua stessa audacia.
Sansa si bloccò un frangente a quelle parole, restituendoli uno sguardo incuriosito corredato dall’ombra di un sorriso lusingato, prima di socchiudere le labbra e sparire in corridoio.

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Capitolo 3
*** 12° giorno h. 13:40 ***


“E quindi tu sei convinta che finiranno insieme?” le chiese Jon sconcertato.
“Oh, non sono così ingenua da credere che finirà come spererei io, dico solo che li shippo fino alla morte e non osare dirmi che non ti sei sentito a disagio durante la scena del bacio sulla fronte perchè non ci credo minimamente” lo ammonì Sansa.
“Ma scusa, tecnicamente loro pensano ancora di essere fratello e sorella, come può esserci qualcosa di romantico tra loro” continuò Jon riflettendo ad alta voce.
“Per gli Dei Jon ma ti senti? Se Robb mi guardasse a quel modo io scapperei urlando alla velocità della luce; e poi scusa com’è possibile che le tue parole tradiscano così palesemente i tuoi gesti? Spiegami...”
Jon la guardò accigliato: “come sarebbe a dire? Quali gesti scusa?”, Sansa lo accolse roteando gli occhi al cielo: “i piccoli cerchietti che dipingi con il pollice sul polpastrello dell’indice quando sei nervoso... mentre ero spaparanzata addosso a te sul divano, ho sentito le tue dita indugiare allo stesso modo sulla mia spalla sinistra in quell’esatta scena” sorrise Sansa sorniona mantenendo il contatto visivo, “ora giurami che non hai pensato neanche per un secondo che lui l’avrebbe baciata sulle labbra invece che sulla fronte” lo sfidò lei con mento alto mentre si ficcava in bocca il quinto mirtillo. Jon sostenne il suo sguardo, colto in flagrante; prese dal cesto della frutta una GrannySmith, le mele preferite di Sansa ed iniziò a sbucciarla per poi tagliarla a fette, sentendosi gli occhi vivaci di lei ancora a scrutarlo; alla fine cedette snervato: “ok, d’accordo l’ho pensato; ma questo non vuol dire che li shippo come fai tu” le disse puntando il coltello verso il suo sorriso compiaciuto: “oh, tranquillo, a me basta sapere che non sono proiezioni viziose e contorte della mia mente malata” proruppe soddisfatta lei.

Jon tagliò uno spicchio: “o forse le nostre menti sono entrambe viziose e contorte...” la stuzzicò lui prima di porgerle la fetta di mela e incatenare il suo sguardo.
Sansa schiuse le labbra, irretita dalle sue parole e dal significato poco celato, prima di accettare con un sorriso malizioso lo spicchio che lui le offriva.

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Capitolo 4
*** 14° giorno h.9:30 ***


“Incredibile che mi ritrovo a mettermi in tiro per andare a fare la spesa!”disse sconcertata Sansa rivolta alla sua immagine riflessa nello specchio. Indossava un abitino blu elettrico corto, dai lembi della gonna ondulati, un bomberino leggero rosa cipria, i capelli raccolti in una treccia laterale e glio occhi perfettamente truccati; al collo, quasi a mo’ di collana, stava la mascherina ripiegata su se stessa, in attesa di essere utilizzata. Sansa uscì dalla sua stanza, dirigendosi verso la cucina per recuperare le borse della spesa quando quasi inciampò nei pesi di Jon abbandonati lungo il corridoio: “e questi??? Jon i tuoi pesi che ci fanno qui?” chiese lei vociando non troppo delicatamente; non ricevette risposta, quindi provò a chiamare ancora ma niente. Sia ffacciò in soggiorno ritrovandosi il ragazzo steso a terra, tutto concentrato con auricolari alle orecchie, intento a fare una serie di addominali che erano uno spettacolo per gli occhi.
Sansa rimase leggermente inebetita a godersi la scena per un po: la canotta grigia leggermente madida, i bicipiti tesi, un rivolo di sudore che andava a dipingergli la fronte...
Hey, riprenditi lady repressa...
Si avvicinò fino a porsi di fronte a lui, guardandolo con uno sguardo tutto soddisfatto, leggermente inconsapevole che Jon da quella posizione, potesse godere di una perfetta vista delle sue gambe.
Il rasgazzò deglutì sopprimendo un sorriso prima di finire la serie.
Si sedette, guardandola ancora dal basso: “vai da qulalche parte principessa? Non la sai che è in atto una quarantena” le disse ammiccando al vestito prima di scolarsi una sorsata d’acqua dalla bottiglia che lei gli stava allungando.
“Vado a fare la spesa prima che ci ritroviamo a cucinare il gatto dei vicini! È il mio turno non ricordi?” gli sorrise lei, “come mai ti alleni? È la prima volta che ti vedo farlo da quando è iniziato sto’ casino” chiese Sansa curiosa. Jon le sorrise prima di alzarsi, “mi hanno finalmente mandato la scheda dalla palestra” le disse mostrandole lo schermo del suo telefono, “è praticamente tutto corpo libero, se vuoi puoi darci un occhio anche tu e dimezzare le serie”, “oh, no tesoro, io ho il mio yoga!” sorrise lei prima di recuperare le borse della spesa e fermarsi all’ingresso per infilarsi le sneakers.
“Li hai presi i guanti e l’igienizzante?” domandò lui  ad alta voce, mentre controllava il seguente esercizio da fare; Sansa sbucò dallo stipite della porta in quel momento, occhi al cielo come se stesse ascoltando l’ennesima predica: “yes, daddy...” sorrise ironicamente tediata, prima di incontrare lo sguardo fulgido di Jon, d’un tratto più vivido, grazie a quelle due uniche, singole parole.
Sansa metabolizzò in un secondo,
Oh Jon, non sarà che...
Prima che riuscisse a fermarsi avanzò lentamente verso di lui, guardandolo direttamente con il viso leggermente inclinato, sorpresa ma immancabilmente istigata dalla nuova scoperta. Vide Jon, con il cellulare ancora alla mano, tendersi come una corda di violino ad ogni suo passo, mentre il respiro si faceva più profondo. Sansa abbassò le palpebre remissiva prima di fermarsi ad un palmo da lui: “posso chiederti un favore?” disse azzardandosi a giocherellare con una piega della sua canotta, all’altezza dello stomaco, per poi tornare a guardarlo. Jon le fece un cenno affinchè continuasse, forse troppo turbato per risponderle: “posso prendere la tua macchina che la mia è a secco?” continuò lei sbattendo le ciglia. 
Jon deglutì continuando a fissarla, e per gli Dei, Robb l’avrebbe ammazzato di botte se solo avesse saputo cosa stava per dirle nel modo in cui stava per dirlo e con le intenzioni che scalpitavano nella sua mente affinchè lo facesse; ma la visione di Sansa così arrendevole, che sembrava voler giocare con i suoi pensieri nel modo in cui lui avrebbe da sempre voluto, accantonò il pensiero di Robb nella frazione di un secondo. “Tutto quello che vuoi principessa” rispose lui con voce bassa, caricando l’appellativo quanto bastasse. Il tono leggermente roco e glio occhi socchiusi a leggerle il volto, soffermandosi un momento di troppo sulle sue labbra. Sansa arricciò un sorrisetto soddisfatto e leggermente insolente prima di dpositargli un lieve bacio sulla guancia, inalando inaspettatamente il profumo della sua pelle: un mix di note legnose, tabacco e agrumi, piacevolmente salato; poi si voltò, approcciandosi alla porta d’ingresso per recuperare le chiavi ed uscire di casa.
Questa quarantena si stava rivelando inaspettatamente eccitante.
 

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Capitolo 5
*** 16° giorno h 20:20 ***


Jon era appena uscito dalla doccia, un asciugamano stretto in vita e un’altro in testa ad asciugarsi i capelli; indossò i boxer puliti e un paio di pantaloni morbidi prima di lasciare libero il bagno per Sansa.
Aprì la porta con ancora in testa l’asciugamano mentre continuava a frizionarsi i capelli per asciugali, quando incimpò letteralmente nella sua coinquilina, afferrandola per la vita per evitarle una rovinosa caduta: “hey bicipiti, guarda dove vai!” lo schernì ridendo lei afferrandosi alle sue braccia.
“Scusa Sans” borbottò Jon prima che lei lo sorpassasse con un mezzo sorrisetto e un’occhiata furba, chiudendosi poi la porta del bagno alle spalle. Jon rimase inebetito per un secondo prima di dirigersi in cucina per mettere a scongelare due abbondanti porzioni di lasagne, asciugamano attorno al collo ad assorbire le ultime goccie d’acqua dai suoi capelli bruni.
Lo sguardo gli cadde sul cumulo di posta adagiato sul tavolo dell’isola: il nuovo numero di The Wall sbucava da sotto l’intera pila; si frizionò un ultima volta i capelli prima di riporre l’asciugamano sulla sedia, tirò fuori dalla credenza piatti, posate e bicchieri e quando il timer trillò, spense il microonde in attesa che Sansa uscisse dalla sua doccia.
Afferrò la rivista e si spostò in soggiorno dove atterrò di schiena sul divano, prima di passarsi una mano tra i capelli e portarseli all’indietro; si accese una sigaretta poi andò subito a cercare l’ultimo articolo di Mance Rayder. Era totalmente immerso nella lettura che non sentì il vociare di Sansa, ne si accorse della cadenza veloce dei suoi piedi nudi sul pavimento fino a che la ragazza non planò sul divano afferrando frenetica il telecomando del televisore per accenderlo: “per gli Dei Jon, lo sai che alle 21:00 c’è sempre il comunicato stampa del Concilio Ristretto!”.
Jon stava per replicare quando distolti gli occhi dalla rivista, non si imbattè nella figura di Sansa che ancora avvolta da uno striminzito asciugamano color pesca e piedi poggiati distrattamente al tavolino, era intenta a spalmarsi la sua crema al burro di Karitè lungo tutta la lunghezza della sue meravigliose gambe chilometriche. Jon deglutì di colpo a quella vista e solo grazie ad una incredibile disciplina mentale riuscì ad alzarsi dalla sua precedente posizione, spegnere la sigaretta che ancora gli penzolava dalle labbra e costringesi a voltare il viso in direzione della tv, almeno per dare una parvenza di attenzione a quello che ormai era divenuto un consueto appuntamento serale.
Non sentì minimamente gli aggiornamenti sulla situazione che vennero comunicati quella sera, ogni suo pensiero era concentrato nel mantenere regolare le sue palpitazioni e il suo flusso sanguigno, dovette obbligarsi a connettere la lingua al cervello quando Sansa si voltò verso di lui e gli chiese con voce di velluto se fosse così gentile da spalmarle la crema sulla schiena. Jon si dovette schiarire la voce prima di borbattare un “si, certo” nella speranza che la pelle del suo viso restasse di un colore pressochè normale.
Sansa in tutta risposta gli sorrise e come niente fosse si posizionò esattamente tra le sue gambe, scostando i lati dell’asciugamano che portava a mo’ di turbante e allentando quello che le avvolgeva il corpo, per esporre meglio la serica schiena punteggiata di delicate efelidi alla visione del ragazzo.
Con una mano gli passò il barattolo della crema già aperto, da cui Jon estrasse col dito un’abbondante dose di crema prima di depositarla sulle spalle di lei ed iniziare a massaggiarla per farla assorbire meglio.
Sansa mugugno in apprezzamento al suo tocco, eppure Jon sentì sotto le sue dita i nervi tesi della ragazza, sopratutto verso la cervicale, ma se Sansa voleva continuare questo gioco di sottile seduzione, beh, perchè non iniziare a condurre la partita.
Prese a massaggiarle il collo, lentamente, sistemandosi meglio dietro di lei per manipolarla a dovere: “cerca di rilassarti” le sussurrò caldo all’orecchio, voce leggermente più bassa, “sei così tesa Sans...”.
La sentì deglutire in risposta, eppure lei inclinò il viso, come ad esporre il collo al suo tocco capace.
Le mani di Jon iniziarono a scendere dal trapezio verso le spalle, massaggiando gradualmente e senza fretta fino alle scapole dove, a palmi aperti, iniziò a concentrarsi con in polpastrelli dei pollici lungo la colonna vertebrale, esercitando una leggera pressione in piccoli movimenti circolari. Un sorrisetto compiaciuto gli apparve in viso quando la sentì fremere sotto le sue dita, nel momento in cui queste entrarono in contatto con la pelle più liscia del fianco, appena sotto le ascelle, all’altezza dei seni; Jon ritrasse le mani quasi subito riportandole al centro della schiena della ragazza, come se non si fosse neanche accorto di dove i polpastrelli avessero lievemente indugiato. Un’ultima carezza lungo tutta la colonna vertebrale, con il dorso dell’indice, dal basso verso l’alto, prima di sussurrarle: “eccoti servita principessa”, poi Jon si alzò dal divano e andò incurante a scaldare le lasagne in cucina, lasciando Sansa completamente svanita.

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Capitolo 6
*** 17° giorno h 18:50 ***


Jon era ancora al pc, seduto all’isola della cucina con auricolari collegati al cellulare, mentre stava terminando una chiamata di lavoro.
Sansa si affacciò dalla porta frustrata, sospirando sonoramente in sua direzione, sperando si rendesse conto che ormai era anche ora che chiudesse la sua giornata di lavoro.
Lui le fece cenno di scuse e le mimò che ne aveva ancora per circa 10/20 minuti e che poteva tranquillamente iniziare a cucinare.
A dirla tutta, adorava vederla cucinare, amava guardarla di spalle, intenta a muoversi tra spezie e fornelli a passo di danza come era solita fare.
“Puoi attaccare la musica se vuoi Sans, questa era l’ultima chiamata” le disse lui continuando a scrivere una mail.
“Lo sai che al venerdì solitamente si lavora di meno, vero Snow?” chiese retorica lei.
“Lo sai che in smart working si arriva praticamente a lavorare di più, vero Stark?” le fece il verso lui.
Sansa si voltò a guardarlo, arricciando la bocca in una smorfia di replica e lui si mise a ridere abbassando lo sguardo sullo schermo, “prometto che faccio presto, d’accordo?” la esaudì lui prima di tornare a digitare i tasti del pc.
Dieci minuti dopo, il profumo della salsa al peperoncino si sprigionava per tutta la cucina assieme alle canzoni dei Beatles.
“Cazzo...” sussurrò Jon quando vide lo schermo del cellulare illuminarsi nuovamente.
Sansa si voltò a guardarlo quando sentì la voce di Jon rispondere con un imperioso “Snow...” e per gli Dei se quel tono la mandava su di giri.
“...No, l’ho appena mandato Mr. Thorne, come accordi presi precedentemente con la sua segretaria”, quello sguardo crucciato e serio gli esponeva due splendide rughette in mezzo alle sopracciglia e Sansa non riusciva a non immaginarsi a dipingerle col polpastrello del suo dito medio, come si fa con i gatti.
“Mr. Thorne, come le ho già spiegato, la pratica adesso è in mano alla sua segretaria; temo che dovrà disturbare lei questa sera, arrivederci!” disse chiudendo nervosamente la chiamata.
Ok, la visione di Jon alias maschio alfa la mandava decisamente su di giri, ma tentò di arginare i suoi istinti voltandosi a rigirare la salsa col cucchiaio di legno, mentre ascoltava il ticchettio inframezzato delle dita del suo coinquilino sulla tastiera del pc.
Karma volle che mentre era intenta ad aggiungere un pizzico di zenzero in polvere alla salsa, partì una delle sue canzoni preferite: I want You (she’s so heavy).
Non riusciva a resistere a quella canzone: i suoi fianchi non riuscivano a resistere a quella canzone, lo sapeva lei e lo sapevano anche gli occhi di Jon, che furono irrimediabilmente attratti dalla sua figura ancora di schiena.
Se c’era una cosa che di lei lo faceva impazzire erano le sue movenze, soprattutto quando perdeva i freni inibitori: Sansa si voltò, incapace di trattenersi dal simulare un playback, portandosi il cucchiaio alle labbra, nell’ imitazione di un microfono; iniziò a muoversi e cercando di scacciargli dalla mente i tormenti del lavoro gli si avvicinò lentamente con fare felino, agitando i capelli ed istigandolo con lo sguardo e con gesti della mano libera, in una perfetta performance in linea con l’ atmosfera sessualmente frustrata della canzone.
Tutta l’ attenzione di Jon era calamitata da lei, nonostante cercasse di nascondere il suo trasporto dietro un sorriso divertito.
“Credo proprio di aver finito di lavorare sai?” disse lui chiudendo il pc in un gesto fermo, accolto dalla risata divertita di lei, “ah, si? E cosa ti ha convito?” chiese curiosa in sfida.
Jon si alzò dallo sgabello, avvicinandosi lento mentre le guardava intensamente.
Sansa non fece cenno a spostarsi, anzi lo incitò avvalendosi di una luce strana negli occhi, quado lui le si blocco proprio ad un palmo di naso.
Jon inspirò, prima che il suo sguardo potesse percorrere distrattamente il suo viso: “ho un gran fame...” disse con un’ombra di malizia all’angolo destro delle labbra.
“Beh, ci vorrà ancora un po’ perchè l’acqua inizi a bollire a dovere” lo accolse lei facendo finta di niente.
“ Potrei sempre dare un’assaggio alla tua deliziosa salsa piccante, mai sentita una più buona della tua...” disse lui accostando il viso al cucchiaio di legno che lei ancora reggeva in mano.
“Hey!” lo ammonì indispettita, “sei impazzito, stò ancora cucinando con questo” disse allontanando il cucchiaio dalle labbra di lui.
Sotto lo sguardo di Jon, Sansa raschiò il cucchiaio con il suo indice sinistro prima di protenderlo verso di lui: “tieni, mi sono lavata le mani, io!” chiarì dispotica incrociando il suo sguardo.
Jon la guardò leggermente esterrefatto, poi totalmente incurante, schiuse le sue labbra per assaporare la salsa dal dito di lei, velocemente, senza indugiare, come se fosse la cosa più naturale del mondo anche se entrambi sapevano bene che non era così.
Sansa trasalì appena, ma lo sguardo crucciato di lui, cancellò ulteriori suggerimenti di pensieri devianti dalla sua mente.
Cos’è quella faccia? Oh Dei, non è buona?!
“Cosa?” chiese lei dubbiosa.
Jon si passò la lingua sulle labbra, come a cercare di capire cosa non andasse, “...forse...no aspetta, fammela risentire” chiese senza troppe cerimonie.
Sansa, quasi nel panico, inabissò nuovamente il dito nella salsa, porgendolo velocemente a Jon.
Lui la guardò un secondo prima di farsi sfuggire un sorriso divertito, portò la mano a prenderle delicatamente il polso, lentamente inclinò il viso fino a chiudere le sue labbra sul suo indice sporco di sugo, assaporandolo in tutta calma e non interrompendo mai il contatto visivo, rendendolo anzi più penetrante quando la sua lingua andò a carezzarle l’epidermide.
Sansa schiuse le labbra in un sospiro sospeso, mentre le pupille le si dilatarono da un fremito incontrollato.
Jon mugugnò in apprezzamento, concludendo l’assaggio con un pop quando le sue labbra liberarono l’indice di lei; la lingua ad umettarle, quasi a non far fuggire neanche una goccia a quell’assaggio peccaminoso, prima che si schiudessero in un sorriso beffardo, “mi sono sbagliato: perfetta come sempre”.
Sansa si sentì avvampare, prima di schiaffargli la mano sul petto, in un gesto tra la rabbia e la lusinga, “Jon!!! Quanto sei stronzo! Come osi prenderti gioco di me!” lo aggredì lei rossa dalla vergogna della direzione intrapresa dai suoi pensieri.
“Così impari a provocarmi con le tue movenze lascive per farmi staccare da lavoro” la esaudì lui in sfida mentre continuava a crogiolarsi nella visione imbarazzata di lei.
Sansa lo soppesò, compiaciuta dalla sua mirata scelta di parole; arricciò le labbra trattenendo un sorriso segretamente soddisfatto: “riordina il tavolo Playboy che inizio ad apparecchiare” disse, prima di voltarsi per controllare l’acqua nella pentola, consapevole dello sguardo gongolante di Jon alle sue spalle.
 

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Capitolo 7
*** 18° giorno h. 8:50 ***


Spero possiate perdonare la mia interminabile assenza. tutto ok, davvero, sono qui e sono tronata e presto arriveranno anche gli aggiornamente delle mie long, promesso. 



Quando Jon finì i suoi allenamenti del mattino in soggiorno, quasi si spaventò quando risistemandosi per andare a farsi una doccia, si accorse della presenza di Sansa seduta rannicchiata in un angolo del divano alle sue spalle, intenta a spalmare di nutella i biscotti al cioccolato, prima di ficcarseli in bocca in un sol boccone l’uno dopo l’altro.
Deve essere uno di quei giorni
si ritrovò a pensare Jon, sforzandosi di non trovarla decisamente adorabile, anche sotto i capelli arruffati e le occhiaie segnate. Si asciugò nuovamente il sudore dal collo con l’asciugamano mentre la osservava far sparire l’ennesimo biscotto: “Sans, tutto ok?” chiese incapace di sorvolare sulla felpa fuxia che la ragazza teneva annodata in pancia.
“mmm...tutto regolare...non preoccuparti, il cioccolato è la soluzione a tutto” mugugnò lei continuando a masticare.
“Posso andare a farmi la doccia tranquillo o devo aspettarmi che fai fuori tutte le scorte di dolci che abbiamo in casa?” la prese in giro lui prima che le fiamme si irradiassero dagli occhi cristallini della Stark: “fuori dalla mia vista, maschio! Che vuoi saperne tu” scattò tuonante lei prima di togliersi una ciabatta e lanciargliela addosso nell’invano intento di colpirlo. Jon schivò il lancio trattenendo una risata prima di sparire in doccia.
Quando tornò in soggiorno, la ritrovò in posizione fetale sul divano che continuava a fare uno zapping convulsivo rantolando tra i lamenti.
Intenerito, Jon si diresse in cucina a preparare un the caldo per la sua coinquilina e dopo averlo addolcito con un cucchiaio di zucchero di canna, si diresse in suo soccorso, sedendosi sul pavimento ad incontrare i suoi occhi.
“Sono una stronza....con te che sei così gentileee” piagnucolò lei in preda all’autocommiserazione.
“Ti ho fatto del the” rispose lui in un sorriso, poggiando la tazza sul tavolino ed ignorando bonariamente le sue scuse.
“Ecco vedi...ora mi sento ancor più in colpaaa” aggiunse lei nascondendosi il viso tra le maniche della felpa che aveva infine indossato.
Jon le carezzò la testa con dolcezza prima di aggiungere in un sussurro: “cosa posso fare per farti stare un po’ meglio”.
Gli occhioni azzurri della ragazza si inumidirono in uno sguardo che fece sciogliere il cuore di Jon se possibile ancora di più: “ho un disperato bisogno di un abbraccio” mugugnò lei.
Jon sorrise senza scherno: era incredibile come in quei giorni le sorelle Stark, che potevi considerare diverse tra loro come il Giorno e la Notte, finissero per rassomigliarsi così tanto, tra sbalzi d’umore e atteggiamenti aggressivi per poi diventare subito dopo le persone più coccolose al mondo.
Si alzò dal pavimento mentre lei gli fece spazio sul divano prima di abbradiparsi completamente a lui nel momento in cui Jon prese posto. Si ritrovò a tenerla stretta, carezzandole distrattamente i capelli mentre continuava a guardare il canale dove si era casualmente fermato lo zapping convulsivo di lei.
“Posso fare altro?” chiese lui sperando sinceramente esistesse un modo per lenire in qualche modo i suoi dolori mestruali.
“Solo una cosa può aiutare”, disse lei prendendogli la mano che continuava a carezzarle i capelli e portandosela in grembo al di sotto dei vestiti, prima che un miagolio soddisfatto uscisse dalle sue labbra vermiglie: “ecco, questa è la soluzione universale” spiegò lei ad occhi chiusi, totalmente inconsapevole dell’incarnato paonazzo che ricopriva l’intero viso di Jon in quel determinato momento.
“La cosa migliore di voi ragazzi è che avete sempre le mani calde” decretò, mentre Jon cercava di non pensare troppo alla morbidezza della sua pelle.
“Senti come risponde il mio corpo” continuò Sansa, con voce impastata dallo stato di benessere improvviso, mentre sentiva i muscoli distendersi sotto il tocco di Jon e percepiva ogni contrattura sciogliersi grazie al calore che emanava dalle mani.
Stettero così per un po’, in silenzio, almeno fino a che lui non si accorse che Sansa si era appisolata.
Con dolcezza rimosse la mano dal suo ventre prima di sgusciare via e lasciarla riposare. Riportò la tazza in cucina con il the intatto ormai freddo prima di recuperare il cellulare e chiudersi in camera per una interminabile telefonata di consulto sull’intera situazione con il suo amico Sam.

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