Danganronpa FF- Limbo of Despair

di Master Chopper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue (Part One) ***
Capitolo 2: *** Prologue (Part Two) ***
Capitolo 3: *** Prologue (Part Three) ***
Capitolo 4: *** Prologue (End) ***
Capitolo 5: *** Chapter One (Part One) ***
Capitolo 6: *** Chapter One (Part Two) ***
Capitolo 7: *** Chapter One (End) ***
Capitolo 8: *** Chapter Two (Part One) ***
Capitolo 9: *** Chapter Two (Part Two) ***
Capitolo 10: *** Chapter Two (Part Three) ***
Capitolo 11: *** Chapter Two (Part Four) ***
Capitolo 12: *** Chapter Two (Part Five) ***
Capitolo 13: *** Chapter Two (End) ***
Capitolo 14: *** Chapter Three (Part One) ***
Capitolo 15: *** Chapter Three (Part Two) ***
Capitolo 16: *** Chapter Three (Part Three) ***
Capitolo 17: *** Chapter Three (Part Four) ***
Capitolo 18: *** Chapter Three (Part Five) ***
Capitolo 19: *** Chapter Three (Part Six) ***
Capitolo 20: *** Chapter Three (Part Seven) ***
Capitolo 21: *** Chapter Three (End) ***
Capitolo 22: *** Chapter Four (Part One) ***
Capitolo 23: *** Chapter Four (Part Two) ***
Capitolo 24: *** Chapter Four (Part Three) ***
Capitolo 25: *** Chapter Four (Part Four) ***
Capitolo 26: *** Chapter Four (Part Five) ***
Capitolo 27: *** Chapter Four (Part Six) ***
Capitolo 28: *** Chapter Four (Part Seven) ***
Capitolo 29: *** Chapter Four (Part Eight) ***
Capitolo 30: *** Chapter Four (End) ***
Capitolo 31: *** Chapter Five (One) ***
Capitolo 32: *** Chapter Five (Two) ***
Capitolo 33: *** Chapter Five (Three) ***
Capitolo 34: *** Chapter Five (Four) ***
Capitolo 35: *** Chapter Five (End) ***
Capitolo 36: *** Chapter Six (Part One) ***
Capitolo 37: *** Chapter Six (End) ***
Capitolo 38: *** Chapter Zero (Forgotten File) ***
Capitolo 39: *** Chapter Zero (Future Foundation) ***
Capitolo 40: *** Chapter Zero (Fan Fiction) ***
Capitolo 41: *** Chapter Seven (Goodbye To This Danganronpa Fanfiction) ***
Capitolo 42: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Prologue (Part One) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Prologue: Memories and dreams are the same (Part 1)

 

Sapreste distinguere e catalogare in ordine crescente la differenza di stupore negli anni, al ricevimento del vostro regalo di compleanno? Sapreste ricordare il numero preciso di nuvole viste in quel giorno autunnale di sei anni fa? Potreste elencare il colore dei capelli di tutte le persone che vi hanno chiesto l’ora per strada nella vostra vita?

La risposta è assolutamente no. D’altronde chi memorizzerebbe delle informazioni tanto superflue, complesse e lontane nel tempo?

Eppure in quel momento, un ragazzo che poteva tutto ciò si stava alzando dal letto nel dormitorio della sua scuola.

 

“ Nashi! Nashiii! Sveglia Nashi !” Non proprio tranquillamente insomma, il risveglio del ragazzo fu indotto da una voce che gli strillava nelle orecchie. Subito allarmato lui aprì gli occhi, e scalciando le coperte per il sussulto, si ritrovò un volto familiare ad un palmo dal naso.

“ Insomma Nashi, dobbiamo davvero fare tardi anche oggi ?” Lo rimproverò un ragazzo più alto di lui, dal fisico magro e con due grossi occhiali tondi calati sul naso. Aveva già indossato la divisa della loro scuola, dai colori scuri che facevano contrasto con le pareti rosse ed il pavimento blu acceso della camera.

Il dormiglione ancora steso sul letto impiegò qualche secondo per metabolizzare dove fosse, ed aiutandosi con l’orologio, il quale certificava il ritardo del suo risveglio, si abbandonò ad un sospiro.

“ Scusa Zetsu …” mormorò infine, mettendosi seduto e massaggiandosi le tempie. Dalle occhiaie e dall’espressione esausta sembrava non aver proprio dormito bene.

Il sopracitato Jitsuke Zetsu annuì con fare comprensivo. Dopotutto era il suo migliore amico e non avrebbe mai potuto arrabbiarsi con lui dopo averlo visto così. Si limitò ad andare verso lo specchio più vicino, e come se avesse ancora da fare prima di uscire, si aggiustò la divisa e ricontrollò i libri nello zaino.

“ Ieri tu hai capito le parole di Takaoka-sensei, riguardo la forza d’attrito? Io mi stavo per addormentare, dopo quel test di matematica !” Disse con fare scherzoso, cercando di trovare un argomento di conversazione che aiutasse anche l’amico a svegliarsi. Inoltre, parlare di scuola era più che adeguato, dato che stavano per fare ritardo alle prime lezioni del giorno.

Gli rispose un lungo silenzio, interrotto solo dal fruscio dei suoi lacci mentre li aggrovigliava sulle scarpe.

“ Nashi ?” Ripeté, ma venne subito sorpreso.

“ Se si cerca di muovere un blocco appoggiato su una superficie, l’attrito si oppone al moto: per fare muovere il blocco occorre applicare una forza. L’attrito è dovuto alle irregolarità, anche microscopiche, delle superfici in contatto fra loro. Rumore di passi quando il Takaoka-sensei si sposta verso la lavagna. Prende il gesso, posa il libro sulla cattedra. Tu ti volti per chiedere ad Akagi se ha un temperamatite, e lui ti risponde che è stupido portare un temperamatite in una lezione di fisica …” In modo sorprendentemente naturale quanto stranamente meccanico, il ragazzo chiamato Jonetsu Nashi iniziò a ripetere la lezione del giorno precedente in ogni suo singolo dettaglio, come una registrazione.

Intanto si stava alzando e vestendo, e persino mentre si lavava i denti continuava a parlare a ruota libera.

“ Brrr! Mi spaventi sempre quando lo fai. ” Zetsu finse un brivido, anche se in realtà il suo sorriso imbarazzato rappresentava la costante sorpresa con cui reagiva a quella cosa.

Jonetsu Nashi era affetto da ipertimesia, una sindrome che gli consentiva una memoria assoluta di qualsiasi evento avesse vissuto in vita sua, a partire dalla nascita. Ogni singolo dettaglio di un evento a cui avesse assistito era immagazzinato nel suo cervello, e con la facilità di chi preleva dei soldi in banca, lui poteva fare lo stesso in qualsiasi momento da quel catalogo.

 

Eppure, a guardarlo da una qualsiasi prospettiva sembrava un ragazzo come gli altri: di altezza non superava il metro e settantacinque, il fisico era asciutto e non presentava muscoli. I capelli castano scuro erano di lunghezza media, in quanto un ciuffo liscio gli copriva appena l’occhio destro, mentre il resto gli scendeva sul collo senza toccare le spalle. Dei segni particolari della sua persona erano un ciuffo ribelle simile ad un aculeo ritto verso l’alto, sulla sommità della testa, insieme ai suoi occhi di un azzurro cristallino.

Dopo aver finito di lavarsi, uscì dal bagno e prese una manciata di spiccioli appoggiati sulla scrivania.

“ Dai, se facciamo in fretta riusciamo a fare colazione alla caffetteria !” Esclamò, superando l’amico ed uscendo come un razzo dalla porta della stanza.

“ E-Eh ?!” Sussultò Zetsu, che fino ad allora lo aveva aspettato ed in quel momento era rimasto da solo in camera.

 

Un minuto dopo erano entrambi sopraggiunti come due cicloni nella caffetteria, e fiondandosi al bancone in attesa di qualcuno, continuavano nervosamente a guardare l’orologio.

“ Guarda che se facciamo tardi per uno stupido piatto di uova  e burro, è la volta buona che non ti aspetto più.” Brontolò stizzito Zetsu, ma Nashi sembrò non farci caso.

“ Non ignorarmi !” Strillò allora l’amico.

Jitsuke Zetsu superava Nashi in altezza di cinque centimetri buoni, il che lo rendeva quasi un gigante al confronto. I capelli erano lunghi e verde scuro, pettinati all’indietro in modo che la fronte ed il viso rimanessero scoperti. Spesso era difficile guardare oltre i suoi spessi occhiali tondi, ma chi l’avesse fatto avrebbe visto due occhi neri molto profondi. Dall’inizio dell’anno scolastico si era fatto un tatuaggio con l’hennè raffigurante una stringa di codici su tutto il collo, e da allora se lo ripassava ogni settimana.

A suo rischio però, dato che andava contro il regolamento scolastico portare tatuaggi, cercava sempre di coprirselo con una pesante sciarpa nera.

Lui e Nashi erano amici dalle elementari, e solo una strada di studi ed impegni li aveva portati fin lì.

Lì, alla Hope’s Peak Academy.

 

 

 

Intanto, in un logo buio ed angusto, una ragazza si era nascosta dietro una pila di scatoloni. L’oscurità e la tensione di venire scoperta non la spaventavano, in quanto la comunicazione che stava avendo atto non era tramite un cellulare, bensì attraverso un micro-chip installato nel suo orecchio.

“ Sei ancora sicura di voler continuare così, Kirigiri? Se ti dovessero scoprire anche per te sarebbe difficile cavartela.” Una voce di un uomo tentò di dissuaderla da ciò che stava facendo, ma la preoccupazione non toccò minimamente gli occhi glaciali di lei.

“ Se tu fossi un'altra persona, direi che ti preoccupi soltanto che torturandomi mi facciano sputare informazioni sulla Fondazione… ma proprio perché sei tu, Makoto, so che hai solo paura per la mia incolumità.” L’ombra di un sorriso venne soffocata dalla serietà del suo tono di voce.

 E ciò non ti farà cambiare idea ?” L’uomo sembrava rendersi conto della determinazione incrollabile di lei, e rassegnandosi a ciò, si lasciò andare ad un sospiro.

La ragazza rimase in silenzio a lungo, prima di rispondere.

“ Io …”

Una scossa sismica la terrorizzò, in quanto l’intero stanzino dove si trovava iniziò a collassare come un castello di carte. L’intero edificio sembrava essere stato attraversato da quel terremoto.

“ Devo andare !” Sibilò soltanto, terribilmente seria, terminando la comunicazione.

 

 

La Hope’s Peak Academy era proprio la scuola che ogni studente talentuoso sceglieva di frequentare, indipendentemente da quale parte del mondo provenisse. Ovviamente era necessario eccellere in ogni materia, ma l’accademia supportava la abilità innate di quegli studenti così famosi.

Pochi, rispetto ad un’ordinale scuola, ma i ragazzi e le ragazze racchiusi in quelle mura rappresentavano la Speranza che avrebbe salvato il mondo negli anni a venire… o almeno questo era il motto della scuola, ricordato loro ogni anno dal preside in un discorso ad ogni modo sempre uguale.

 

“ Ti rendi conto che da pochi mesi siamo riusciti ad entrare nell’elite dell’elite degli studenti ?” A Zetsu piaceva ripetere la parola elite, caratteristica ereditata dai suoi genitori, per quanto ricordava Nashi.

Il signore e la signora Jitsuke avevano una media di settemila ripetizioni della parola “elite” all’anno, e da sempre cercavano di indirizzare il loro figlio verso la Hope’s Peak. Lui si era specializzato nel mestiere del padre, e seguendolo nei suoi spettacoli di magia, era diventato col tempo lo Ultimate Hypnotist. Durante le scuole medie aveva partecipato ad eventi in giro per l’Europa ed il Nord Asia, dimostrando le sue capacità di ipnotismo.

“ Certo, forse rispetto agli altri talenti che ci sono nella tua classe non sarai niente di che, ma continua così figliolo. Complimenti !” Queste erano state le parole dette nell’ultima telefonata avuta da Zetsu con i suoi genitori, subito dopo aver raccontato loro della sua nuova classe.

 

“ Ah, guarda… è quello nuovo. Lo Ultimate… com’era poi ?” Non appena imboccato il corridoio delle aule, una massa di voci circondarono i due ragazzi.

“ Ultimate Memory! Bha, che razza di talento è …”

“ Magari poi lo aiutasse in qualcosa. Ho sentito che è solo memoria fotografica la sua, non lo aiuta quasi per niente con lo studio, ma solo a ricordarsi particolari inutili della sua vita !”

Nashi continuò a camminare, stringendo forte lo zaino in spalla. Al suo fianco Zetsu assottigliò lo sguardo, guardando il comportamento dell’amico.

“ Sarei dovuto capitare io nella sua classe! Sai, li ci sono la Ultimate Web Personality e lo Ultimate Actor!”

Davveeero? Che razza di bastardo, come può meritarsi di stare in mezzo a certe divinità ?!”

 

Gli studenti della Hope’s Peak non ci erano mai andati piano con Jonetsu Nashi, e dall’inizio dell’anno scolastico parole del genere nei corridoi erano all’ordine del giorno.

“ Nashi …” Sussurrò Zetsu, in un tentativo vano di rassicurare l’amico con un discorso rincuorante. Le parole gli morirono in gola quando notò un luccichio proveniente dalla guancia del castano.

- Hanno ragione …- Quando anche gli altri studenti si accorsero delle lacrime e scoppiarono a ridere, Nashi non poté far altro che mordersi il labbro, strizzare gli occhi e correre più veloce.

- Io non mi merito tutto ciò !-

 

Un’improvvisa scossa tellurica smosse l’edificio, ed il soffitto crollò su di lui nel momento stesso in cui alzò lo sguardo. Il buio lo inghiottì.

 

 

 

La sala all’interno del grande elicottero era allestita come un salotto molto bizzarro: lungo le pareti e sul soffitto sembravano esser state cucite delle toppe di tessuto, e dei giganteschi chiodi e viti erano infilati nei mobili o in giro sul pavimento.

Un uomo seduto a gambe accavallate su di una vite, come se fosse uno sgabello,  sorseggiava qualcosa da una tazza. Vestiva dei pantaloni neri ed una camicia bianca, riportante il logo di un pennino incrociato con un fulmine: il simbolo della Hope’s Peak Academy.

Aveva i capelli biondi raccolti in un codino basso, ed inforcava continuamente degli occhiali da sole dalla montatura bianca con le lenti scure e riflettenti. Dimostrava poco più di trent’anni.

“ Sono contento che un insegnante di tutto conto come te abbia aderito al progetto… comunque sia, è proprio strano che tu mi sia venuto a contattare di persona.”

La canzonò una voce stridula ma accomodante, proveniente da un divano nero ricoperto di macchie di sangue.

L’uomo non rispose, ma sorseggiò ancora per qualche secondo.

“ È sempre stato mio interesse testare fino a cosa può portare la disperazione umana. In più, sapere che si è liberato recentemente un posto tra le scuole scelte per il progetto …”

A quelle parole dal divano balzò su di lui un qualcosa, troppo velocemente perché potesse intercettarlo. L’uomo venne sbalzato all’indietro, rovesciando la sua tazza per terra e finendo con la schiena sul pavimento.

Sul suo petto si era rizzato in piedi uno strano essere: somigliava ad un peluche di un orsetto, ma i suoi colori, per metà nero e per metà bianca, insieme al robotico occhio sinistro scarlatto, lo poneva all’ultimo posto tra i regali che i bambini avrebbero voluto acquistare.

 Nonostante non fosse più alto di settanta centimetri, con le zampe rotonde sui fianchi troneggiava ora sull’insegnante, digrignando il suo sorriso beffardo e ridendo.

“ Upupupupu! Non si è liberata, abbiamo deciso noi di scartarla.”

“ P-però …” balbettò il biondo, scosso ma non ancora intimorito. “Da quanto so Enoshima Junko è morta, quindi …”

A quel punto l’orsacchiotto non lo lasciò continuare, e sfoderò degli artigli lunghi almeno cinque centimetri davanti al suo naso. Il muso gli era diventato rosso, segno che aveva perso la pazienza.

“ Se proprio ti interessa, mio caro Tabata Bussho ficcanaso-sensei, e qui bisogna stare attenti perché potrebbe essere spoiler per qualcuno… Junko Enoshima è morta anni fa! Siamo andati avanti da allora, capiche ?”

L’elicottero oscillò leggermente, e la stanza si inclinò.

“ Oh !” L’orsetto distolse l’attenzione da ciò che stava facendo, e si diresse verso il finestrino più vicino con la sua goffa andatura traballante.

“ Sembra che siamo arrivati.”

Al di sotto del veicolo bianco e nero, che rimandava per l’appunto il desing del peluche, erano attaccate tramite diciassette catene, altrettante gabbie ricoperte di nastro adesivo con la scritta “Keep Out”.

 

La nebbia che circondava tutto sembrò diradarsi, giusto in tempo per lasciar intravedere qualcosa di gigantesco stagliarsi all’orizzonte, contro il cielo cristallino ed una landa di terra infinita.

 

 

Angolo Autore:
Welcome! Io sono Master Chopper, e approdo su questo fandom per la prima volta, nonostante conosca Danganronpa da circa un anno.
Vorrei proporre una mia trama alternativa, legata più alla timeline dei sopravvissuti al primo Danganronpa. 
Nel prossimo capitolo conoscerete i restanti sfortunati, catturati nella nuova edizione del gioco mortale più amato del mondo (e non è Battle Royale). 

Alla prossima! E a domani con il prossimo capitolo!

 
 

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Capitolo 2
*** Prologue (Part Two) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Prologue: Memories and dreams are the same (Part 2)

 

L’incubo del soffitto della scuola che lo schiacciava svegliò Nashi di soprassalto.

Fino a quel momento era consapevole di una cosa, sin dalla sua nascita sapeva che succedeva sempre così, e mai sarebbe cambiato qualcosa. Eppure in quel momento più che mai, quando si accorse di essere circondato dall’oscurità, sperava che non si avverasse ancora una volta la “maledizione” della sua vita.

Il pavimento o qualsiasi cosa ci fosse sotto i suoi piedi oscillò, e fece fatica a reggersi in equilibrio. Intuì di essere in uno spazio chiuso, eppure non aveva problemi a respirare: il fruscio del vento gli fece intuire che ovunque fosse, c’erano dei fori per permettere il passaggio dell’aria.

Una luce illuminò il suo viso, proiettata da uno schermo davanti a sé.

Vide un orso peluche per metà bianco e per metà nero, seduto su di un divano nero insanguinato, fissarlo a sua volta da un occhio robotico scarlatto. Rimasero entrambi immobili, al punto che il ragazzo pensò si trattasse di un quadro.

“ Upupupu! Non riesco mai a vincere una battaglia di sguardi senza ridere.” Esclamò d’un tratto l’animale, al che Nashi arretrò spaventato.

“ Che diavolo…!” Inciampò nelle sue stesse gambe, e cadendo per terra il pavimento oscillò sotto il suo peso.

“ Stai fermo o rischi di far staccare la gabbia !” Rise l’orso, schernendolo.

“ La gabbia ?” Balbettò terrorizzato il ragazzo, e guardandosi attorno constatò che la stanza in cui si era risvegliato era appena più grande di uno sgabuzzino.

Si dovette abbandonare alla convinzione che quella cosa fosse vera, quella sua maledizione: incubi e ricordi per lui erano la stessa cosa. La Hope’s Peak Academy era davvero crollata su di lui, sugli altri studenti, vero come quell’orso diabolico che continuava a ridere senza sosta.

“ Chi diavolo sei tu!? Che cosa hai fatto alla mia scuola ?!” Nashi non ne poteva più, e in un impeto di terrore e rabbia puntò il dito contro lo schermo.

L’orso smise improvvisamente di ridere, ed avvicinandosi al display mise in bella vista il suo occhio robotico. Nonostante tutta la rabbia che avesse in corpo, il ragazzo sussultò come un gattino spaventato a quella reazione, ammutolendosi.

 

“ Il mio nome è Monokuma. E se sei così ansioso di rivedere la tua classe, allora dovrei prima presentarmi.” Distendendosi sul divano, l’orso si mise in bocca una pipa, dalla quale iniziarono ad uscire tante bolle di sapone.

“ Mi presento, io sono Monok- ah, l’ho già detto! Comunque sono il vostro nuovo professore !” Esclamò felice.

“P-P-Professore ?!” Come potevano quelle parole essere vere, come poteva tutto ciò non essere un incubo?

 

Perché incubi e realtà nella vita di Nashi corrispondevano entrambi allo stesso tessuto degli eventi? Se l’era sempre chiesto, da quando ogni notte si svegliava convinto che la morte dei suoi genitori fosse stata un brutto sogno.

Si alzava in lacrime, ma sorridendo correva nel cuore della notte fuori dai corridoi dell’orfanotrofio. Non bastava la visione di dove fosse a convincerlo della verità dei fatti, e nemmeno quando le nutrici lo riportavano nella sua stanza.

L’unica cosa che lo riportava alla realtà, e ad altre lacrime, era il primo freddo raggio di sole sul suo viso terrorizzato.

Erano passati anni da quando aveva provato quel terrore, quella disperazione, e proprio come gli succedeva spesso, i ricordi ritornavano sempre presenti davanti a sé, in quel momento più che mai come ripescati da un mazzo da quell’orso. Da Monokuma.

 

“ Non sarebbe bello dirti tutto adesso. Perché non fai un tuffo dai tuoi compagni di classe? Sono sicuro che avranno bisogno di te, da ora in poi.”

Nonostante la scelta bizzarra della parola “tuffo”, fu il seguito di quella dichiarazione a confondere Nashi.

“ Bisogno di me ?” Cercò di riflettere, ma lo stress e, soprattutto, la pazienza di Monokuma, non gli permisero di arrivare ad una qualche soluzione.

“ Baci baci !” Salutò l’orso, schiacciando con una zampa l’unico pulsante rosso sulla sua scrivania.

Il pavimento sotto i piedi del ragazzo si spalancò, e la luce di un sole che sembrava averlo abbandonato lo inondò dal basso. Ci volle poco prima che quella brezza leggera si trasformasse in una corrente d’aria, nel momento in cui iniziò a precipitare in caduta libera nel mezzo del nulla.

 

“ Ma che diavolooo ?!” Urlò a squarciagola, mentre l’aria sfrecciava sul suo corpo come la lama di un coltello, tirandogli in su le palpebre e facendogli tremolare le guancie.

Con le lacrime che gli inondavano gli occhi, prese a dimenarsi nel vuoto, e ben presto si trasformò in una trottola roteante nel cielo.

- Sto… per morire !- Realizzò Jonetsu, e la paura fece spazio al più comune sentimento della sua esistenza: il risentimento.

Aveva sempre voluto essere qualcuno, trovare il suo posto nel mondo, degli amici e forse un giorno, la famiglia con cui mai aveva vissuto. La voce delle nutrici che lo rassicuravano nel sonno rimbombava più forte del rumore della corrente, al punto da rendergli impossibile restare cosciente.

 

Qualcosa però sfrecciò davanti ai suoi occhi in procinto di chiudersi. Poi qualcos’altro, ed infine sempre più oggetti misteriosi e sfocati nel cielo azzurro lo superarono.

- Sembrano essere altre persone.- La voce nella sua testa si stava affievolendo, e ciò gli diede la forza di restare sveglio ancora un po’. Nessuno avrebbe voluto assistere alla propria morte, ma almeno comprendere cosa stesse succedendo gli avrebbe dato l’ultima soddisfazione.

- Cosa se ne fa un cadavere di una soddisfazione ?-

D’improvviso una di quelle figure sfocate sotto di lui si bloccò a mezz’aria, venendo coperta da un telo bianco e nero.

“ Un paracadute !” L’illuminazione alla vista di quello, anzi, di una decina di quei teli sotto di sé, lo fece sobbalzare. I muscoli si erano riattivati, come se fosse stato un computer fino ad allora in attesa di elettricità.

Cercò in fretta dietro la sua schiena, e… sì, anche lui aveva qualcosa, uno zaino con un cavo che svolazzava sopra di sé. Impiegò qualche secondo per afferrarlo, secondi infiniti in cui finalmente la paura della morte si era impossessata della sua mente. Il sudore e le lacrime schizzavano verso il cielo.

“Sì !” Esclamò quando il paracadute si azionò, e finalmente la corrente lo colpì al petto con un’ultima botta. Ora anche lui galleggiava nello spazio infinito, ed il silenzio fu la prima cosa a spaventarlo.

Sopra di sé, un blu monocromo, sotto di sé invece si stagliava un’interminabile landa di terra pianeggiante e verde, ma fin troppo distante da dove si trovava adesso.

 

“ Sai perché diavolo sono qui ?” Una voce rauca e dura al suo fianco per poco non lo fece saltare giù dal paracadute.

“ Eeeh ?!” Sobbalzò il bruno, guardando il ragazzo che gli aveva appena posto la domanda. Senza accorgersene era precipitato esattamente tra quelle persone che prima vedeva dall’alto.

Fu allora invece che si rese conto che le parole dell’orso chiamato Momokuma erano vere: quello era uno dei suoi compagni di classe, Iwayama Koan.

“ Non… non ne ho idea, Iwayama.” Mormorò imbarazzato Nashi. Non aveva mai parlato con Iwayama Koan, e tantomeno avrebbe voluto iniziare a farlo in una situazione del genere.

Cercò di evitare il contatto visivo con l’altro, ma quando dopo un lungo silenzio non sapeva cos’altro fare, tornò a guardarlo.

Iwayama lo stava fissando.

Per chiarezza, Jonetsu Nashi non lo aveva mai trovato un ragazzo spaventoso, eppure lo aveva sempre trovato un tipo arrogante ed altezzoso, con degli occhi sempre distanti da qualsiasi cosa lo riguardasse. In classe di rado parlava con gli altri, e tantomeno aveva fan dalle altre classi.

Si trattava di un ragazzo alto quanto lui, in quel momento vestito con un giubbotto militare nero, dei pantaloni pesanti, anfibi e diverse targhette di acciaio appese al collo. Aveva proprio l’aria da militare così, nonostante fosse un semplice adolescente, ed i capelli rossi tagliati a spazzola con diversi cerotti sul viso lo rendevano solo più truce.

“ Come fai a sapere il mio nome ?”Gli domandò Iwayama, con un tono che gli fece accapponare la pelle.

- Come? Non si ricorda di me ?- Fu il primo pensiero del ragazzo prima di affrettarsi a rispondere.

“ Ma come Iwayama, sono io, Jonetsu Nashi… nella tua stessa classe, alla Hope’s Peak Academy !” Farfugliò confuso, ma anche allora il rosso non smise di guardarlo insospettito.

- È vero che siamo in classe insieme solo da qualche mese, ma così mi sembra troppo eccessivo !- Il bruno non reggeva molto bene l’imbarazzo, ancor di più se in una situazione misteriosa come quella.

Iwayama smise di fissarlo, e si prese la testa tra le mani con aria sofferente.

“ Dannazione !” Sbraitò infine, e la sua voce echeggiò nel cielo.

“ Non riesco a ricordarmi niente! Ho solo in mente l’immagine nitida di me che sto per entrare in classe per la prima volta, ma… quale classe era, poi? E comunque che ci faccio qui? Perché eravamo in una gabbia?” Nonostante le urla, Nashi si ritrovò a rispondere a tutte quelle domande con un’alzata di spalle, tranne che al nominativo della classe.

 

La conversazione morì lì, con i due adolescenti in planata verso il basso, con il vento che sfiorava la loro pelle.

Nei loro occhi rassegnati a quella bizzarra situazione c’era il riflesso di ciò che avevano visto da tempo ormai, ciò che più rendeva quell’attesa inquietante in un immobile silenzio: la torre.

Davanti a loro si stagliava nel centro della pianura infinita una torre di pietra , ricoperta di incisioni e caratteri antichissimi. La costruzione si innalzava troppo in alto, ben più su di dove erano stati lanciati loro, persino oltre le poche nuvole che la circondavano. Dal diametro immenso, sembrava non più grande di un’isola, e questo rendeva il suo silenzioso esistere in mezzo al nulla più assoluto, solo una rappresentazione dell’ignoto e della paura.

Una piattaforma sporgeva verso l’esterno, come una pista di atterraggio che fungeva da antro per chissà quale tana di mostri.

“ Jonetsu, giusto ?” Fece Iwayama, sempre serio.

“ Sì.”

“ Quell’orso ha detto che era il nostro nuovo professore. Quindi vuol dire che oltre a te e me, queste persone sono gli altri studenti della Hope’s Peak della nostra classe ?”

Il bruno si guardò attorno, e confermò come altri paracadutisti stessero mirando a quella piattaforma. Tutti loro erano volti noti, facce che aveva visto ripetutamente nella loro classe da giorni.

“ Non ricordi proprio niente, Iwayama ?” Domandò, preoccupato, intanto che continuava a cercare il suo amico Jitsuke Zetsu.

“ No… e perché tu sì, invece ?”Brontolò quasi come una provocazione il rosso, e a Nashi vennero i brividi.

Effettivamente per lui era sempre stato normale ricordarsi ogni cosa, ma persino in quel momento dove il suo compagno di classe sembrava aver perso la memoria.

“ Sono sicuro che avranno bisogno di te da ora in poi.” La voce di Monokuma tornò a martellargli le orecchie.

Spalancò gli occhi per lo stupore.

- Il mio talento: Ultimate Memory. Io sono lo studente con la memoria assoluta… l’unico che possa ricordarsi qualcosa !-

 

La piattaforma vide presto l’arrivo di sedici studenti.

 

Angolo Autore:

Welcome back! Sì, avevo detto che in questo capitolo sarebbero apparsi altri studenti, ed in realtà è stato appena presentato Iwayama Koan. Ci sarà tempo per tutti, e magari anche per capitoli più lunghi.

Alla prossima! E a domani con il prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Prologue (Part Three) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Prologue: Memories and dreams are the same (Part 3)

 
 

Una leggera brezza sferzava sull’erba rada, centinaia e centinaia di metri più in basso della larga balconata.

Gli studenti della Hope’s Peak Academy riuscirono ad atterrare con i loro paracadute in salvo, ed una volta riuniti si guardarono finalmente più da vicino.

Come Jonetsu Nashi aveva intuito, nessuno si ricordava dei propri compagni di classe, e soltanto sguardi confusi e diffidenti si muovevano nel silenzio. L’attesa si protrasse ancora per molto, fino a quando uno degli studenti non prese parola per primo.

“ Scusatemi, per caso sapete dove siamo ?” Con voce timida, un ragazzo attirò su di sé gli sguardi di tutti. Un istante dopo arrossì lievemente, ma intanto qualcuno già stava rispondendo.

“ Non sembra più nemmeno il Giappone …” Mormorò con voce lugubre quanto spenta una ragazza, voltandosi verso la pianura sconfinata e nebbiosa che li circondava.

“ Il mio cellulare! Non trovo più il mio cellulare !” Squittì invece un’altra, la quale cercando in ogni sua tasca diventava sempre più pallida all’idea di aver perso tutto, tranne che i suoi vestiti. Non fu l’unica ad accorgersi di ciò.

“ OI! OI! OI! OI!” D’improvviso esplose una voce maschile, facendo sobbalzare tutti i presenti, già innervositi dalla tensione.

“ Non avevo mai fatto paracadutismo in un posto del genere !” La persona che aveva parlato scoppiò a ridere, ed essendo stato l’ultimo arrivato gettò per terra lo zaino con il paracadute.

“ Come diavolo fai a ridere in una situazione del genere ?!” Lo assalì la ragazza preoccupata per il suo cellulare, interrompendo la ricerca per avvicinarsi a grandi falcate verso lo studente.

Quello, nonostante lei gli fosse arrivata ad un palmo dal naso ed inviperita, si indicò con sguardo confuso.

“ Sì che dico a te !” Strillò lei.

 

- C’è qualcosa che non va …- Rifletteva intanto Nashi, sorvolando su quel litigio appena scoppiato. Non c’erano abbastanza studenti su quella piattaforma, o meglio, ne mancava uno.

“ Zetsu !” Impallidì, controllando almeno un altro paio di volte. Niente da fare, lui escluso, c’erano quindici studenti della sua vecchia classe, non sedici.

“ Zetsu !” Esclamò di nuovo, e la paura si impossessò della sua mente, al punto da spingerlo verso il bordo di quel balcone. Si sporse, e mai avrebbe pensato che l’altezza un giorno lo avrebbe terrorizzato così tanto.

La terra era lontana quanto le stelle nel cielo, o così sembrava, ed una leggera foschia lasciava il suo sguardo concentrarsi sempre più sull’infinita altezza della torre.

Continuò a guardare verso il basso, ben conscio che se avesse trovato Zetsu…

“ Qualcuno si è spiaccicato al suolo? Voglio vedere !” Una ragazza lo affiancò, e con tono paurosamente troppo eccitato per quelle parole si sporse persino più di lui. Aveva i capelli biondi a caschetto, incoronati da una frontiera nera riportante la spilla di un teschio.

“ Da questa altezza un corpo si sfracellerebbe senza lasciare nemmeno una minuscola traccia. Le ossa esploderebbero, e solo il sangue misto ad una poltiglia rimarrebbe visibile …” Sibilò lugubremente un’altra ragazza, sopraggiunta soltanto per far salire un conato di vomito a Nashi. Portava i capelli neri, lunghissimi e spettinati come se non se li fosse mai toccati in vita sua.

“Signorina, la prego non si sporga così o potrebbe cadere !” Il sopravvento di Iwayama Koan distrasse un attimo il castano dalla sua paura, e piuttosto trovò starno vedere il burbero rosso prendere delicatamente per mano la bionda e guardarla negli occhi arrossendo lievemente.

- Con le ragazze si comporta proprio diversamente !- Comprese Nashi.

“ Ma cosa guardate, insomma ?” Il ragazzo prima scoppiato a ridere superò con un balzo tutti loro, atterrando perfettamente a piedi uniti sul muretto di mattoni, ad un passo dal vuoto abissale.

Non contento, si appollaiò guardando in basso, incuriosito forse da tutto quel parlare.

“ Anche tu, Umezawa, dovresti stare attento !” Si lasciò scappare Nashi, che per pura empatia si sentiva male al sol vedere il compagno di classe in quel punto così pericoloso.

“ Eeeh? Come fai a sapere il mio nome ?”

 

La domanda formulata dallo stranito ragazzo non ricevette risposta, in quanto un ronzio fece tremare l’aria, e ben presto una raffica di vento spinse tutti gli studenti all’indietro. Umezawa cadde e rotolò senza controllo i tre alle sue spalle, sbalzandoli a terra.

 “ Ahi !” Squittì dolorante la bionda. Quando riaprì gli occhi, si accorse di essere atterrata sul petto di Iwayama, il quale la guardava con un mezzo sorriso imbarazzato, ed un sopracciglio inarcato in un disperato tentativo di apparire a suo agio.

“ Ti prego… dimmi che quella cosa che sento premere sulla schiena è la tua rotula rotta.” Disse lei con voce dolce, e di risposta il rosso balzò all’indietro con un misto di spavento ed imbarazzo.

- Ma che diavolo… ?- Nashi intanto sollevò il capo, e finalmente comprese quale fosse la fonte di quella corrente d’aria.

 

“ W-Waaah !” Un bizzarro macchinario quadrato rimaneva sospeso in aria sopra le loro teste, grazie ad un elica montata in cima a quello che sembrava essere un grosso televisore munito di braccia robotiche. Questi arti tenevano stretto proprio Jitsuke Zetsu, l’Ultimate Hypnotist, nel disperato tentativo di divincolarsi.

“ Waaah !” Urlava, con il volto madido di sudore come se avesse appena visto un fantasma, ed il paracadute penzolante dallo zaino. La macchina volante lo lasciò finalmente cadere sul balcone, per poi allontanarsi nel cielo.

 

“ Zetsu !” Nashi corse dal suo unico amico, notando come fosse capitombolato di faccia sulla pietra. Fortunatamente questo si rimise in piedi senza troppi problemi, ed immediatamente gli altri membri della classe gli furono attorno.

“ Avevo… calcolato male l’atterraggio, ed il paracadute non si era aperto in tempo …” Mormorava freneticamente mentre prendeva grosse boccate d’aria.

“ Pensavo di star per morire, quando quel coso mi ha afferrato.” Disse stringendosi nelle spalle, guardando in faccia l’amico. I due si fissarono per un po’, finendo per ridacchiare insensatamente.

“ Quindi voi due vi conoscete ?” La ragazza che poco fa si era innervosita contro Umezawa avanzò verso di loro.

Nashi non sapeva cosa rispondere. Era a tutti gli effetti l’unico che si ricordasse dei suoi compagni…

- Cosa ?!- Gli occhi gli si illuminarono, appena metabolizzato cosa fosse appena accaduto: Jitsuke si ricordava di lui.

“ Ma tu non sei… Nishizaka Iki ?” Zatsu riconobbe la ragazza davanti a sé, e questa in un secondo sembrò cambiare il suo atteggiamento. Spalancando un sorriso splendente ed i grandi occhi azzurri esclamò:

“ Un mio fan! Che bello !” E poggiando le mani sulle spalle del ragazzo iniziò a saltellare per la felicità.

“ Finalmente, aspettavo che qualcuno mi riconoscesse !”

 Nishizaka Iki, nota anche come la Ultimate Web Personality, era la teenager più seguita al mondo, con un potere mediatico capace di piegare ogni piattaforma web con un semplice schiocco di dita.

Era famosa, oltre che per la sua influenza, anche per l’esser sempre attuale nella moda e per aver iniziato la sua carriera da zero senza nessun supporto. A quanto pare era nata in una famiglia come le altre, in seguito diventata ricchissima grazie ai suoi profitti.

Dal vivo risultava essere una persona abbastanza esuberante, ed incline a sbalzi d’umore, pensò Nashi.

Portava i lunghi capelli colo rosa confetto raccolti in due codini lasciati scorrere sulle spalle. Il fisico magro ma sinuoso era accentuato da una camicia bianca stretta sotto un gilet rosso, con una gonna dello stesso colore e scarpe scarlatte dal tacco alto.

 

“ Guarda honey, mi farei una foto con te se solo avessi il cellulare.” Con queste parole liquidò Zetsu, prima di ritornare a squadrare Nashi a braccia conserte sotto il seno.

Il castano intuì che forse doveva essere arrabbiata con lei per non averla riconosciuta, e che avrebbe quindi fatto meglio a parlare il prima possibile.

“ Aaah, è vero: è normale che le persone conoscano il mio nome, visto che anche io sono molto famoso !” Esclamò dalle sue spalle qualcun altro. Era ancora Umezawa Gaho, ed effettivamente aveva ragione, in quanto lo Ultimate Stuntman era un nome conosciuto ai più.

Dal corpo muscoloso e scattante, il giovane stuntman era idolatrato da chiunque amasse gli spettacoli più pericolosi e al cardiopalma di sempre. Nonostante l’età, aveva un permesso speciale per poter guidare qualsiasi mezzo volesse nei suoi spettacoli: automobili, moto, monstertruck e persino aerei, ogni cosa pilotasse finiva sicuramente avvolta dalle fiamme, oppure tra mille e più ostacoli.

Indossava una tuta in carbonio completamente rossa, con impresso lo stemma della Hope’s Peak Academy sul petto, insieme a guanti e stivali. Sui lunghi capelli arancioni con la riga in mezzo aveva calati degli occhiali da aviatore con delle grosse lenti. Tre labret piercing spuntavano da una barba rada, i quali confermavano la sua già testimoniata passione per David Draiman, il frontman dei Disturbed.

 

“ Non ti rende più carino dire a tutti che sei famoso, honey.” Lo rimproverò la Ultimate Web Personality, al che il ragazzo scoppiò a ridere divertito.

“ Anche io sono un tuo fan, Nishizaka !” Si fece avanti Iwayama, arrossendo con un sorriso speranzoso verso la celebrità.

 

Una musichetta accattivante quanto inaspettata risuonò nell’aria, distogliendo i pensieri degli studenti dalla tensione e da tutti gli interrogativi.

Sembravano non aver notato, infatti, un monitor giallo appeso alla parete della torre. Quando lo schermo si illuminò di colpo, una figura nota fece la sua apparizione.

“ Un annuncio a tutti gli studenti !”

- È  quell’orso !- Lo riconobbe immediatamente Nashi, e tremò al sol pensiero di avere a che fare di nuovo con l’essere nero e bianco.

Proprio in diretta con loro, l’orsetto parlante chiamato Monokuma agitò la zampa in segno di saluto.

“ Sono Monokuma, il vostro nuovo professore in questo corso extra organizzato dalla Hope’s Peak Academy! Piacere di conoscervi, studenti.”

L’animale, immobile, stava mettendo su un discorso che non aveva alcun senso, ma con una naturalezza e spontaneità tali da renderlo terribilmente credibile.

 

“ Un corso di paracadutismo, che bello !” Esultò Umezawa con le braccia al cielo.

“ Io non voglio fare proprio questo corso pericoloso !” Nishizaka, al contrario, indietreggiò impaurita.

“ Ma siete idioti? Come potete pensare che la scuola organizzi una roba del genere ?” Una nuova voce tra la folla si fece sentire, zittendo i due Ultimate.

A parlare era stato un ragazzo con un cappuccio nero calato sulla testa, dal quale facevano capolino appena degli occhiali da sole scuri ed una cicatrice lungo il mento.

“ Che razza di gentaglia …” borbottò acido, e mentre la ultimate Web Personality ancora non sapeva cosa rispondere, tanto era offesa, Iwayama gli si parò davanti con aria di sfida.

“ Ehi, stronzo! Prova a ripetere quelle cose alla signorina …”

I due ragazzi incrociarono lo sguardo, rimanendo immobili a fissarsi come due gatti pronti a saltarsi addosso da un momento all’altro.

 

“ No, no, no! Niente violenza gratuita, anche se siamo in una rating arancione !” Strillò a quel punto Monokuma, e qualcosa sbucò fuori dalla parete, puntando gli studenti in rivalità.

Entrambi allora sbiancarono, come tutti del resto.

Una canna di mitragliatrice si agitava nell’aria, passando da una testa all’altra in attesa di agire. Non fu difficile capire che tutto ciò era controllato proprio dall’orso bianco e nero.

- Nessun corso extra scolastico potrebbe essere così. Questa è solo pazzia.- Pensava Jonetsu Nashi, e anche se per un istante ebbe l’istinto di scappare, rimase immobile.

Dove sarebbe potuto andare, senza ali per fuggire nel cielo infinito?

 

“ Bravi, bravi.” Si complimentò Monokuma, una volta raggiunta la calma.

“ Dopotutto siete gli Ultimate Students, dovete dare un buon esempio a tutti gli spettatori da casa, e alle generazioni future di super liceali.”  Aggiunse in seguito, enigmatico.

“ Spettatori …” balbettò tremante Zetsu.

“…da casa ?” concluse Nashi, e sentì alle sue spalle come persino Umezawa avesse deglutito a vuoto, senza più nulla da dire.

“ Vuol dire che siamo in diretta, e ti permetti pure di minacciarci con un’arma? Questo è un rapimento bello e buono, prima o poi verranno a salvarci !” Urlò Nishizaka, troppo spaventata dalla mitragliatrice per avvicinarsi all’immagine dell’odioso peluche.

Per la prima volta da quando era apparso, l’orso rimase in silenzio, non degnandola di una risposta.

 

Il pavimento sotto i piedi dei diciassette studenti iniziò a muoversi, ritraendosi verso il corridoio interno.

“ Ci vuole portare dentro !” Esclamò agitato Iwayama, avendo difficoltà a rimanere in equilibrio.

L’intera balconata stava venendo trascinata verso la parete della torre, e presto sarebbe stato impossibile rimanere all’esterno.

- Non è possibile! Non è possibile! Non è possibile !- la mente di Jonetsu Nashi stava per esplodere, mentre il suo corpo barcollava tra quello degli altri senza più controllo.

- Cosa ci faccio io qui ?-

Perché non fai un tuffo dai tuoi compagni di classe? Sono sicuro che avranno bisogno di te, da ora in poi.

- Io non merito tutto questo !-

Ah, guarda… è quello nuovo. Lo Ultimate… com’era poi?

- Deve esserci un errore! Io non c’entro niente …-

Ti rendi conto che da pochi giorni siamo riusciti ad entrare nell’elite dell’elite degli studenti?

- NON VOGLIO !-

 

Il respiro gli venne a mancare, e la luce del sole venne proiettata direttamente sui suoi occhi. Ora tutto ciò che vedeva davanti a sé era il cielo azzurro, solo il cielo azzurro. Nemmeno l’ombra della torre lo toccava più.

Era libero. Stava cadendo.

Stava morendo.

Qualcuno lo afferrò dalla cravatta, ed il nodo gli si strinse attorno alla gola procurandogli un forte dolore.

- Cosa succede ?- Si accorse di essere in bilico sul davanzale del balcone, con il corpo in bilico tra la piattaforma ed il vuoto. Doveva aver perso l’equilibrio, e se qualcuno non lo avesse afferrato, sarebbe…

“ Kigiri …” Fu tutto ciò che gli uscì dalle labbra, mentre si sentiva perso nello sguardo profondo e nero come la pece davanti a sé.

Una ragazza dai capelli color lilla, lisci lungo la schiena, ma tagliati in una frangia asimmetrica sulla fronte, lo teneva ancora stretto nella sua mano agguantata di nero.

Kigiri Yoko non gli aveva mai parlato, come forse non aveva mai parlato a nessuno della classe, e per questo le sue prime parole furono ancora più preoccupanti.

“ Mi devi molte spiegazioni, Jonetsu Nashi.”

 

Il balcone era scomparso, e quando il muro calò sull’unico spiraglio di luce, gli studenti si resero conto di esser appena stati intrappolati in un mondo malvagio e perverso.

“ Miei preziosi studenti …” Incominciò Monokuma, sfregandosi le zampe.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! Sì, lo so, forse questo prologo sta tirando un po’ troppo per le lunghe. Dopotutto 3 capitoli sembrano troppi, ma il quarto sarà davvero l’ultimo, in quanto riuscirà a presentare tutti i rimanenti ignoti studenti.

Inizialmente avevo un po’ di dubbi sul chiamarli Ultimate, oppure Super High School Level… no, l’ultimo è un po’ troppo lungo.

Alla prossima! Scusate per il ritardo, cercherò di aggiornare con il prossimo capitolo domani stesso.

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Capitolo 4
*** Prologue (End) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Prologue: Are Memories and Dreams the same? (Part 4)

 

 

 

“ Miei preziosi studenti… Benvenuti al corso extra-scolastico della Hope’s Peak Academy !” Al risuonare della voce di Monokuma, il corridoio buio si illuminò. Coriandoli piovvero dal soffitto, ed uno striscione rosa penzolante riportava la scritta: “Benvenuti, Ultimate Students !!!! 

 

I diciassette studenti si ritrovarono spalle al muro, ormai rinchiusi nella torre colossale. Sulle pareti si ripetevano gli stessi modelli di schermo visti fuori, e ciascuno permetteva loro di rivedere il ben noto volto bianco e nero.

“ Adesso basta, mi sono rotto di questa storia !” Sbottò Iwayama Koan, avanzando a pugni serrati verso gli schermi, mentre una canzoncina orribilmente fuori luogo risuonava nell’aria.

“ Non si danneggia il materiale scolastico.” Disse senza scomporsi Monokuma, ma questo non arrestò lo studente.

“ Ma di quale materiale scolastico stai parlando? Tu ci hai rapiti, e ora ti nascondi anche dietro un peluche !” Nishizaka Ikki tirava ancor fuori la sua grinta, seppur fosse spaventata.

“ Peluche?! Io sono un vero orso !” L’orso divenne rosso dalla rabbia, e saltellò sbattendo le zampe sul divano.

Quando una nuova mitragliatrice sbucò dalla parete Iwayama si paralizzò dalla paura. Era la seconda volta che gli succedeva e ancora non se ne capacitava.

“ Le soluzioni sono due… o ci hai rapiti, oppure siamo il cast del sequel, barra midquel, barra spin-off della parodia di Saw.” Una ragazza tra la folla iniziò a mormorare con tono pensieroso, perdendo completamente il filo del discorso.

“ Non credo però sarebbe un successo: basti pensare a Scary Movie IV, del 2006, e di come abbia vinto il premio Peggior attrice non protagonista ai Razzie Awards, e altri riconoscimenti banali. Tipo Teen Choice Award, ma scherziamo? Oppure la Nomination Miglior eroinada Fangoria… cioè, la nomination da una rivista horror per un film demenziale parodia di film dell’orrore. Ma ci pensate ?”

Quando finì di parlare e si girò verso gli altri con un sorriso divertito, trovò tutti i presenti in un tombale silenzio.

- Perché ha iniziato a parlare di queste cose ?- Era l’interrogativo comune.

 

Monokuma fu il primo a riprendersi, e fortunatamente interruppe quel silenzio imbarazzante.

“ Aaallora, dicevo… no! Non siete stati rapiti, avete acconsentito voi a tutto questo.” Spiegò sorridente.

“ E quando avremmo dovuto fare una pazzia del genere ?” Domandò Zetsu, con voce tremante a causa dell’arma puntata contro di loro.

“ Bhe, mi pare ovvio.” Rispose l’orso, scoppiando a ridere così forte da rischiare di cadere. “Quando vi siete iscritti alla Hope’s Peak Academy! Upupupupu !”

A quel punto gli studenti sussultarono, e si guardarono l’un l’altro in preda all’agitazione. Mentre domande e dubbi aleggiavano nell’aria, Jonetsu Nashi realizzò che quell’animale sembrava molto convinto quando parlava della loro scuola. Comunque c’era qualcosa di ancora oscuro in tutto ciò.

Quale rapitore si identificherebbe come professore, e maschererebbe un rapimento come un corso extra-scolastico? Ma soprattutto, quella costruzione colossale dentro la quale ormai erano rinchiusi… quanti anni, lavoratori e fondi erano serviti per costruire un autentica prigione inespugnabile per solo diciassette ragazzi?

 

Lo sguardo di Kigiri Yoko era puntato su di lui, e questo lo fece sudare freddo al sol pensiero che dovesse parlare ad una ragazza tanto glaciale.

Intanto Monokuma aveva estratto diversi fogli, ed ognuno di essi presentava i loro nomi e dati personali, compilando diverse righe. In coda, quelle che sembravano le loro firme erano accanto ad il sigillo dell’istituto più prestigioso del mondo.

“ Vedete qui ?” Con al zampa indicò una clausola.

“ Avete accettato a prendere parte ad attività extra-curriculari, come gite o scambi culturali. Quindi cosa ci trovate di strano ?”

Gli occhi dei presenti comunicavano le stesse parole: -Quindi siamo tutti della Hope’s Peak Academy.-

Nashi sentì qualcuno toccargli la spalla, e voltandosi si ritrovò davanti al volto corrucciato in un’espressione truce di Iwayama.

“ Tu come facevi a saperlo ?” Sibilò, tagliente come una lama, ed il bruno aprì la bocca ma le parole gli morirono in gola.

La presa del ragazzo si rafforzò sulla sua spalla: era certamente nervoso e fuori di sé dalla tensione, quindi sentiva che avrebbe potuto aggredirlo da un momento all’altro.

“ I-Io non …” Sbiascicò tremando Nashi, ma aveva così paura di quello sguardo che sentiva ogni suo muscolo bloccarsi.

Una mano ricoperta da un guanto nero borchiato afferrò il polso del rosso, scostandolo.

“ Lascialo e mantieni la calma.” Disse Kigiri ad Iwayama, fissandolo impassibile prima di lasciarlo andare. Il ragazzo sussultò dalla sorpresa, ed arrossendo mormorò un debole: “… si”.

 

“ Questo corso extra-scolastico avrà una durata diii… infinito! Non ci sarà fine, passerete il resto delle vostre vite qui. Dopotutto, voi Ultimate Students siete la Speranza dell’umanità! Se doveste morire, o peggio ancora, abbandonare le vostre passioni e perdere le vostre abilità, il mondo ne risentirebbe moltissimo !”

Continuava intanto Monokuma, divorando un salmone vivo tra le sue fauci.

“ C-C-Cosa ?!” Esclamò Nishizaka, con le mani tra i capelli. “ Io ho i miei followers! Devo portare ogni giorno dei contenuti sui miei social ed i miei blog, oppure saranno insoddisfatti! Come credi che possa continuare ad essere la Ultimate Web Personality senza di loro ?”

La risposta del professore arrivò quando ebbe finito di mangiare il pesce.

“ Gnam gnam… oh, sì! Potrai continuare a scrivere loro quanto ti pare e piace, visto che dopotutto le vostre vite sono attualmente trasmesse in mondovisione !”

Alla parola “mondovisione” un brivido attraversò gli studenti. Nemmeno nei peggiori film o manga una piega degli eventi tanto dispotica e malata sarebbe stata accettata.

“ Comunque non preoccupatevi. Siete gli Ultimate Students, e non passerete di certo le vostre vite senza cibo o altro: questa torre infinita è stata costruita proprio per fornirvi di qualsiasi comodità aveste bisogno.

A parte… altri esseri umani! Upupupupu! Fate come se foste a casa vostra.” Se la rideva di grosso Monokuma.

 

“ Chi ti ha incaricato di fare tutto questo ?” La voce ferma di Kigiri Yoko risuonò nel corridoio, e persino l’orso si bloccò al sol sentirla. La ragazza dai capelli lilla rimaneva immobile a braccia conserte, come se quelle parole non la toccassero.

Nashi provò un misto di invidia ed ammirazione verso quel comportamento, ma una parte di sé lo spingeva a credere che quella ragazza fosse troppo coraggiosa per venire dal suo stesso pianeta. Dopotutto, ogni essere prova emozioni come la paura e lo sconforto… ma perché Kigiri Yoko no?

“ Cosa intendi ?” Fece Monokuma, e dal tono suonò vagamente offeso. “ Siete studenti della Hope’s Peak ed io un professore, quind-…”

“ Nessuno di noi ti ha mai visto a scuola, quindi con chi ti sei accordato per fare tutto questo ?” Lo interrupe decisa la ragazza, reinterpretando la domanda.

L’orso spalancò la bocca e si posò le zampe sulle guance, imitando in modo strano l’Urlo di Munch.

“ Che simpatica ficcanaso, e che occhio per i dettagli! Non per niente sei la Ultimate Criminologist, Kigiri… comunque hai ragione, per una gita serve sempre il consenso di uno dei dirigenti.”

Il ghigno asimmetrico di Monokuma non diede altre risposte, così la ragazza chinò il capo e serrò le palpebre con disappunto.

“ Comunque sia! Non perdiamoci in altre ciarlate ed andate ad esplorare le stanze assegnate! E non dimenticatevi di aprire le porte con tante mandate !”

“ Ma che razza di rime sarebbero ?!” Tra le urla inferocite di tutti, i monitor si spensero ed il muso della creatura finalmente scomparve dalla loro vista.

 

A quel punto qualcuno tirò un sospiro di sollievo, grazie all’allontanamento del peluche la tensione si stava allentando. Eppure il peso di quelle parole restava in loro un presagio di sventure.

“ Perdonatemi se appaio scortese …” Una voce maschile attirò su di sé le attenzioni, e di colpo uno studente tra di loro ebbe tutti gli sguardi addosso.

Aveva i capelli di un celeste chiaro, lisci e che gli ricadevano in parte davanti al volto ma anche raccolti in una crocchia ordinata sulla testa. Dal fisico snello e gli occhi affilati di color blu, rivolse un sorriso educato a tutti loro. Vestiva un completo bianco con bottoni e lacci in oro, dal quale spuntava una cravatta nera con il simbolo della Hope’s Peak.

“ Il mio nome è Arima Robun, e se mi sembra di aver ben compreso, sono uno studente della Hope’s Peak Academy come tutti voi.”

I presenti annuirono in silenzio.

“ Appurato questo, proporrei di presentarci l’un l’altro di prima avanzare in questa costruzione.” Nonostante fosse stato teso come qualsiasi altro durante il discorso di Monokuma, adesso Arima cercava di reagire alla situazione mantenendo il più possibile la calma e la compostezza.

Nessuno ebbe da obbiettare, e così gli studenti iniziarono a presentarsi per la prima e seconda volta in quel corridoio addobbato a festa.

 

 

 

 

 

Finite le dovute presentazioni, gli studenti ispezionarono gli altri due corridoi che proseguivano uno a destra ed uno a sinistra, ai lati dell’ingresso ormai chiuso. Trovarono sul lato destro dieci porte, segnate con i nomi degli studenti maschi, e a sinistra altrettante sette con i nomi femminili.

Delle chiavi appese sotto le targhe permisero loro di confermare cosa fossero quelle stanze: i loro dormitori.

La camera di Zetsu era a fianco di quella di Nashi, ed entrambi i due ispezionarono gli interni.

Sorprendentemente troppo simili alla struttura dei dormitori della Hope’s Peak, presentavano: un letto, un armadio, una scrivania con dei cassetti munita di lampada, delle mensole sul muro ed una spiacevole combinazione di telecamera e monitor.

- Anche qui …- Sospirò esasperato il ragazzo, immaginandosi come quell’orso potesse spiarli anche mentre dormivano. Rabbrividì e cercò di non pensarci.

 

“ Scusa… temi.” Una voce dal corridoio li richiamò.

Uno dei loro compagni di classe rimaneva in piedi sull’uscio della porta, teso come una corda di violino. Sembrava molto a disagio, e sorrideva non proprio senza imbarazzo.

“ Aspetta, tu sei …” Provò a ricordarsi Zetsu, agitando l’indice nell’aria con espressione di sforzo.

“ Lui è …” Fece per anticiparlo Nashi, conscio del suo talento di Ultimate Memory, eppure un dubbio lo assalì. Non gli era mai successo, ma quel ragazzo stava mettendo in seria difficoltà la sua mente.

“ Yonamine Genjo ?” Sussurrò appena, ed insieme al suo amico tremò di tensione prima di scoprire se avesse avuto ragione o no.

L’altro annuì energicamente, per poi grattarsi la testa e riprendere il suo sorriso imbarazzato.

“ Sì, bhe. Wow, che memoria, Jonetsu !” Si sforzò di ridere in modo cordiale, mentre il diretto interessato si asciugava il sudore dalla fronte dopo quello sforzo.

- No, scherzi a parte, Yonamine metterebbe in seria difficoltà anche qualcuno che legge i suoi documenti.- Si disse il bruno.

Yonamine Genjo era il peggior caso di “celebrità che dal vivo sembrano completamente un’altra persona”. Infatti, l’Ultimate Actor era diventato l’attore teenager più amato del Giappone, oltre che ad aver riscosso un successo internazionale, e sui palchi dei teatri o dietro gli schermi televisivi aveva interpretato eccellentemente quanti più ruoli possibili. Uno dei fan club più grandi del momento era stato appunto fondato sul personaggio da lui interpretato nel suo primo drama: “Kaika Suru”.

Eppure, il giovane attore nelle interviste dal vivo si era sempre dimostrato un ragazzo timidissimo e goffo, al punto che in un’occasione rischiò di dare fuoco all’intero set televisivo della trasmissione che lo ospitava.

Tuttavia anche dal vivo appariva più basso del normale, avendo forse qualche centimetro in meno di Nashi, e con delle lentiggini sempre coperte dal trucco quando in scena.

Portava i corti capelli bruni e ricci coperti da un basco calato, il che grazie ad una sciarpa di lana rossa ed un giaccone beige con una semplice decorazione di scheletri e stelle, lo aiutava a passare ancor di più inosservato.

 

“ Per sbaglio mi è scivolata la chiave dell’appartamento sotto la porta, e… bhe, ecco, volevo chiedere se poteste aiutarmi.” Domandò speranzoso l’attore, nascondendo il rossore sul volto con le mani, in un atteggiamento estremamente infantile.

Così accettarono, ed utilizzando un foglio di carta preso dalla scrivania, recuperarono le chiavi ed aiutarono il loro compagno ad entrare in camera propria. Dopo un’interminabile sequenza di inchini e ringraziamenti che trasmisero a loro tutto l’imbarazzo ed il disagio di Yonamine, scapparono a gambe levate.

 

“ Dannazione. E chi lo aveva riconosciuto !” Boccheggiò Zetsu, dopo la corsa.

Sfortunatamente, un urlo di dolore li fece saltare sull’attenti dallo spavento.

“ Cos’è stato ?” Domandò allarmato Nashi, continuando questa volta a sentire le stesse urla dal corridoio femminile. Con meno velocità corsero dove sembrava provenire il suono, ovvero da una porta socchiusa.

Senza pensarci due volte la aprirono, entrando preoccupati.

“ Che succede ?!” Esclamarono all’unisono, quando uno strillo talmente forte da sovrastarli riecheggiò nella stanza.

Per terra, piegata in una posizione innaturale, c’era la ragazza che poco prima aveva iniziato a parlare di film durante il discorso di Monokuma.

Gridava ad intervalli regolari perché aveva sollevato la gamba destra dietro la nuca, ed a quanto pare per quanto provasse ad oscillare avanti ed indietro, o a cadere per terra, non poteva più liberarsi.

I due ragazzi rimasero interdetti di fronte a quella scena, ma siccome lei sembrava non averli ancora notati, innanzitutto si fecero avanti.

“ Tanto non si farà aiutare.” Sospirò esasperata una ragazza seduta a gambe incrociate sul letto.

Aveva la carnagione abbronzata ed un fisico tonico, con dei corti capelli biondo scuro ondulati che le ricadevano ai lati del viso. Sorrideva lievemente, ma intanto sorreggeva il mento con una mano, in un’espressione di paziente attesa.

Guardava la ragazza per terra continuare ad urlare, ma dopo un po’ si alzò di scatto, e con tono più autoritario.

“ Basta adesso Amari! Non puoi pensare di fare queste cose senza una valida preparazione, soprattutto se sei sciolta come una cassaforte arrugginita.” La similitudine bizzarra usata lasciò di stucco i ragazzi, ma la improvvisata contorsionista per terra digrignò i denti e smise di urlare.

“ Ghnnn! Ma ti ho detto che non ci vuole niente, posso farcela anche io !” Ed oscillò come un punching ball sul pavimento.

La bionda, sollevando lo sguardo verso Nashi e Zetsu, comprese la loro confusione ed iniziò a parlare.

“ Le ho fatto vedere cosa so fare e voleva imitarmi. Solo che …” ed indicò l’altra.

“ Solo che non vuoi ammettere che imparo molto in fretta! Io apprendo molto più in fretta del protagonista di Karate Kid La Leggenda Continua, anche se in realtà non sarebbe da classificarsi come Karate Kid, perché è un rifacimento del primo originale film dell’ottantaquattro e …” Siccome Amari aveva ricominciato a parlare e la bionda non la sopportava più, si accucciò al suo fianco stremata.

Approfittando del fatto che l’altra si fosse tolta le scarpe, iniziò a farle il solletico. Immediatamente Amari scoppiò a ridere, divincolandosi.

“ Yahahaha! Stai ferma !” Così facendo, dopo qualche secondo di tormento si contorse così disperatamente da ritornare libera da se stessa.

Il silenziò più imbarazzato del mondo piombò nella stanza.

- Che persona stravagante …- Pensò Nashi, mentre mostrava un mezzo sorriso.

Amari Sako era la Ultimate Video Maker , come si poteva evincere dalla sua passione e conoscenza del cinema. Aveva lavorato personalmente come regista, direttrice di doppiaggio, addetta alla fotografia e al VFX di alcune pellicole amatoriali più ricercate della rete. Praticamente, da sola valeva come un intero team di montaggio e riprese, e si supponeva che fosse stato proprio questo darsi da fare che l’avesse resa una persona tanto estroversa e testarda.

Mentre si alzava come se nulla fosse successo, si rispolverò la gonna nera ed i collant, ed infine allargò la felpa color rosso scuro verso il basso, sotto la quale si intravedeva una maglietta a maniche lunghe a righe bianche e nere. Per un qualche motivo, sui capelli corvini dal taglio corto portava una frontiera con delle grosse orecchie di gatto di lana nera, delle quali una era anche piegata.

Indossò le scarpe e corse via a petto in fuori e testa alta.

 

“ Chissà perché fa così.” Disse pensierosa la bionda, sistemando il tappeto sotto di sé.

“ In che senso ti voleva imitare ?” Domandò invece Zetsu, asciugandosi un rivolo di sangue che gli colava dal naso.

- Allora le hai guardate, maledetto !- Lo fulminò con lo sguardo Nashi.

La ragazza sorrise ed indietreggiò di qualche passo.

“ Sembra che tu non abbia proprio una buona memoria, Jitsuke Zetsu !” Gli disse con tono scherzo, quando in un attimo saltò sul posto, capovolgendosi in volo. Atterrò su una sola mano, mentre il busto, ora inclinato a forma di lettera “C” volgeva le gambe tese nella stessa direzione in cui puntava la testa.

Kumagai Yone era la Ultimate Contorsionist, un’artista circense di tutto rispetto che aveva viaggiato in tutto il mondo spiazzando ogni volta gli spettatori con la sua scioltezza muscolare impressionante.

Aveva iniziato a lavorare con la compagnia di famiglia, per poi farsi organizzare spettacoli solo per lei, oppure ospitata dai circhi più famosi.

Era forse la più alta tra le ragazze, ed anche la più formosa, così per questo, soprattutto in quella posizione dove il suo seno abbondante era in bella vista sotto una camicia gialla dal collo alto, Nashi voltò immediatamente lo sguardo diventando rosso come un pomodoro.

“ Caspita, che brava !” Si complimentò invece Zetsu, mentre aveva un’altra epistassi improvvisa.

- Di questo passo muori !- L’amico si spaventò per la quantità di sangue che colava dal naso dell’amico, ma fece ugualmente uno sforzo e si congratulò anch’egli con Kumagai.

 

 

I due ragazzi a quel punto si diressero verso l’unica direzione ancora non intrapresa: il corridoio sempre dritto che non prendeva svolte. Al loro ingresso terminava in una porta, ma ora la trovarono aperta e con un’insegna in bella vista lì sopra.

“ Salone ”

Notarono inoltre che una chiave era appesa al lato della porta, così come per le loro camere. Fecero il loro ingresso, notando come altri fossero lì presenti.

Il salone era per l’appunto una vasta sala bianca con quattro colonne ben distanti fra di loro, un lampadario al centro del soffitto, ed un lungo tavolo con diciassette sedie. Non presentava altri segni particolari, a parte per due uscite ai lati ed altre due porte sull’estremità opposta, e risultava anche piuttosto spoglio.

 

“ Non pensate anche voi che una tavolata imperiale come questa sia fin troppo scenografica, piuttosto che pratica e bella ?” Al loro ingresso si affiancò Arima Robun, chiaramente in cerca di una conversazione nonostante avesse un comportamento vago.

“ Eh ?” Chiese Nashi, che di quelle parole non aveva compreso un granché.

“ Oh, scusatemi, non pensavo stesse sentendo i miei pensieri.” Sorrise l’azzurro, al che i due lo guardarono ancora più confusi di prima.

“ Comunque ...” Riprese. “ In una sala del genere un tavolo così lungo e fuori moda ne esalta sola la vuotezza e la staticità dei colori. Che peccato, uno spazio così grande avrebbe avuto invece bisogno di… diciamo sei tavoli ovali da cinque, o magari tre rotondi da sei.”

Jonetsu Nashi rimase colpito dalla concentrazione che aveva il ragazzo quando parlava di questi argomenti, anche se si trattava di semplici ipotesi. Sembrava che nei suoi occhi si stesse generando la planimetria della sala, come un architetto che progettava il suo palazzo partendo da una piantina mentale.

Arima Robun, lo Ultimate Event Planner, aveva vinto nonostante la sua giovane età un concorso mondiale di event planning, e da allora organizzare serate per celebrità ed eventi importanti era per lui la norma, come scegliere i libri da infilare nello zaino di prima mattina.

Di precisione e cura per i dettagli maniacale, si comportava sempre però con una spiccata educazione, anche se spesso nascondeva un velo di ipocrisia.

“ Secondo voi? Cosa andrebbe meglio, dei tavoli ovali o rotondi ?” Si rivolse infine ai due ragazzi, guardandoli negli occhi come se avesse appena chiesto il senso della vita umana.

 

Nashi e Zetsu rimasero senza parole, in quanto per loro la differenza tra un ovale ed un cerchio era solo nella semplice geometria, e non immaginavano cosa invece rappresentasse per Arima.

“ Ooo…vali ?” Risposero all’unisono, sperando di non aver sbagliato.

Sorprendentemente però l’azzurro accennò un sorriso.

“ Così siete delle persone che nelle serate importanti, seduti a tavola, cercano di focalizzare i membri più importanti della società o della gerarchia tra voi.” Disse, ed al silenzio confuso di loro aggiunse:

“ A differenza di un tavolo rotondo, un ovale per via della sua forma tende a garantire più spazio tra i commensali. Inoltre, chi si ritrova nell’arco più ristretto, solitamente è la persona che più attira gli sguardi su di sé. Quindi, il posto perfetto per un capofamiglia, un direttore amministrativo o un politico.”

 

Dopo quella interessante spiegazione, Arima si allontanò continuando ad imprecare contro quel gigantesco ed ingombrante tavolo.

Girovagando nella sala, i ragazzi videro una loro compagna di classe intenta a guardare con sguardo spento le candele sul tavolo.

Incuriositi si avvicinarono, ma non appena furono a pochi passi di distanza quella si voltò di scatto, fulminandoli con un’occhiataccia assassina.

“ Yik !” Esclamò Nashi, rischiando di inciampare all’indietro.

Lei li riconobbe, e dopo aver arricciato il naso con una smorfia di fastidio tornò a guardare le candele.

“ Trovato niente ?” Fece Zetsu, spintosi comunque verso di lei per capire cosa stesse facendo.

La ragazza dapprima sospirò seccata, per poi guardarlo come se stesse parlando con l’essere più disgustoso e ripugnante del mondo.

“ Queste candele bianche sarebbero appena utili per un rituale di magia lunare, o al massimo per accendere una candela di un altro colore. È proprio inutile, così come voi due.” Sbottò, iniziando a mordersi un’unghia nervosamente.

Zetsu, che di quelle parole non aveva compreso nulla, si limitò ad annuire. Piuttosto questa volta fu Nashi a farsi avanti, preda della curiosità.

“ Hai detto rituali? T-Tipo evocare spiriti o demoni ?” Lo sguardo che la ragazza gli riservò in seguito gli fece ben più paura di quelle parole.

“ Idiota !” Sbraitò lei, afferrandolo dalle spalle ed iniziandolo a spingerlo e tirarlo a sé, causandogli in poco tempo un forte giramento di testa.

“ Piuttosto che un rituale di evocazione farei una vestizione per allontanarti da me per sempre !”

 

Mitsuko Hazuki, la Ultimate Hexer, sembrava quasi una di quelle streghe delle fiabe di cui tutti i bambini hanno paura. Vestiva con un grembiule viola sopra una tunica nera decorata da simboli misteriosi rossi, con delle scarpette rosse col fiocco e due grossi polsini borchiati portati sopra le lunghe maniche.

I capelli erano neri e lunghissimi, quasi fino terra, ma quasi una matassa che mai aveva visto un pettine e ricopriva interamente la fronte. Lasciava infatti scoperti solo i grandi occhi rossi marcati da un pesante eyeliner, la carnagione diafana e le labbra colorate di un forte viola prugna. Era leggermente più in carne delle altre ragazze, e superava di un paio di centimetri il bruno che stava tormentando.

Il suo talento di Ultimate Hexer derivava dalla sua conoscenza di rituali, malocchi e predizioni. Si dice che avesse iniziato prevedendo la fortuna in amore alle sue compagne di medie, e si sospettava invece che le avesse maledette dopo aver scoperto che si sarebbero messe con i ragazzi che le piacevano.

A parte queste dicerie, era molto taciturna e cupa, quasi inavvicinabile da altre persone, ma si era sempre dimostrata gentile e premurosa nei confronti degli animali. Tutto ciò veniva un po’ sminuito dai segni di graffi e morsi sulle gambe e sulle mani, da parte dei suoi ventitré gatti.

 

Fortunatamente, in soccorso di Nashi, intervenne un buffo personaggio, completamente l’opposto rispetto a Mitsuko.

Infatti, un ragazzo molto alto e magro, con dei capelli afro neri costellati di riccioli di tanti colori diversi, si parò tra i due per poi stringerli in un abbraccio. Sorrideva gioiosamente, con un trucco colorato di due cuori che gli incorniciavano gli occhi ed una stella sulle labbra.

Indossava un maglione a scacchi verdi e bianchi, in tinta con i pantaloni, ed un lungo mantello bianco scendeva dalle sue spalle fino a terra.

“ Togliti, rifiuto.” Sibilò comunque Mitsuko, impassibile a tutto ciò.

A quel punto il clown spalancò gli occhi e sussultò allontanandosi. Ben presto scoppiò a piangere, accasciandosi per terra e sbattendo i pugni sul pavimento disperatamente.

“ Che vuoi ?” Continuò ad infierire la ragazza, mentre Nashi si sentiva dispiaciuto per l’altro.

Dopo un secondo però, il clown estrasse dalla tasca qualcosa di molto piccolo, all’apparenza un seme, e lo mostrò nel palmo aperto. In seguito con un dito si asciugò una lacrima, poggiandola poi sull’altra mano.

Ci fu un leggero scoppio di fumo e coriandoli, ed all’improvviso, alzandosi in piedi, il ragazzo porse un fiore che gli era appena comparso in mano alla Ultimate Hexer. Non piangeva più, ma al contrario sorrideva cordiale, e forse proprio per questo la corvina rimase sbalordita.

Nashi e Zetsu applaudirono ridendo per quel numero, ed il ragazzo fece un inchino.

 

Domen Ienobu non era diventato per niente lo Ultimate Entertainer, come aveva dimostrato in quel semplice ma inaspettato spettacolino. Nonostante fosse muto dalla nascita, si era sempre dedicato nell’arte di intrattenere, studiando prima come mimo e poi come clown. Preferiva esibirsi in luoghi pubblici piuttosto che su palchi o teatri, ma da sempre prediligeva andare negli ospedali per bambini e regalare un sorriso ai malati senza mai chiedere soldi o ricompense.

 

Quando Mitusko fu scappata da Ienobu, Nashi e Zetsu decisero di indagare sulle altre porte presenti nel salone. Scoprirono dunque che le uscite laterali portavano ai bagno, rispettivamente degli studenti e delle studentesse.

Piuttosto si addentrarono in un corridoio ad L che portava verso sinistra. Solo un’altra stanza era presente, dalla porta aperta e con una chiave sul muro:

“ Cucina ”

La nuova stanza era in tutto e per tutto una grande cucina, con al centro una penisola contenente due lavandini ed un piano cottura. Sulle pareti, tra mensole, portacoltelli e scaffali, spiccava anche un gigantesco frigo, forse adatto ad una famiglia di yeti.

 

Proprio all’intero di quel frigorifero, che sembrava contenere qualsiasi alimento possibile, una ragazza stava frugando continuando a lamentarsi.

Avanzando verso di lei per cercare di aiutarla, i due notarono come un altro ragazzo fosse presente nella cucina, ma semplicemente era rimasto seduto su di una sedia pensando agli affari suoi.

“ Certo che è proprio grande.” Commentò Nashi appena avvicinatosi alla ragazza, in modo da iniziare una conversazione con aria disinvolta.

A differenza di Mitsuko, lei si voltò annuendo rapidamente, per poi tornare alle prese con la sua ricerca.

“ Però non trovo nemmeno un po’ di miele! Uffa !” Borbottò esasperata.

“ Miele? Stai preparando una brioche ?” Domandò incuriosito Zetsu, ed anche un po’ affamato.

La ragazza stavolta scosse il capo.

“ No, mi serve solo un barattolo di miele, nient’altro.” Continuò imperterrita.

Fortunatamente lo spazio lì dentro era così tanto che si misero a cercare tutti e tre contemporaneamente.

 

Dopo una lunga ricerca in quella dispensa infinita, riuscirono a trovare un piccolo barattolo di miele.

“ Ecco qu-ETCIU !” Sternutì sorridendo Nashi, con degli strati di neve appiccicati ai vestiti e tra i capelli.

“ G-G-Grazie.” Ringraziò lei, scrostandosi una patina di brina dalle sopracciglia.

“ E… e quindi cosa ci volevi…f-f-fare con quel miele ?” Dal naso di Zetsu penzolava una stalattite di ghiaccio, ed il verde cercava di combattere con il dolore per rimuoversela.

Dopo qualche secondo, servito ai tre per riscaldarsi, la ragazza si accomodò sulla penisola, svitando il tappo del barattolo.

“ Do da mangiare ai miei cucciolotti !” Confessò con voce trillante , ed in seguito davanti agli sguardi perplessi dei due iniziarono a svolazzare strane creature.

“ C-che cos… ?!” Sussultò spaventato Nashi, accorgendosi che dal giaccone bucato qua e là dell’altra fuoriusciva uno sciame di vespe giallognole.

 

Fujima Wakuri era la Ultimate Toxicologist, un’amante della chimica e della biologia, divenuta famosa grazie alla scoperta di antidoti miracolosi. Come dal suo nome era intuibile, però, il vero talento deriva dalla sua passione per veleni e tossine recuperabili in natura. Voci di corridoio affermano che in futuro i governi di tutto il mondo faranno a gara per accaparrarsi le sue conoscenze letali.

Oltre però ad un senso dell’umorismo abbastanza macabro, finché non si intraprende una qualsiasi conversazione con lei appare come una ragazza qualsiasi, un po’ con la testa fra le nuvole ma molto solare.

Aveva dei capelli biondi dalle sfumature verdi, boccolosi e lunghi fino al mento. Gli occhi erano di un bizzarro color ocra, ed indossava un largo giaccone bucato in più punti color bianco, simile ad un camice, sopra ad un maglione verdastro ricoperto da una fantasia di fragole.

 

Mentre Zetsu e Nashi si tenevano ben lontani, Fujima iniziò a nutrire le vespe, imboccandole dopo averle fatte posare sulle sue dita. Per i ragazzi fu un’esperienza a dir poco stravagante, ma la ragazza sorrideva premurosa agli insetti.

“ Su, su, mangiate.” Ripeteva ogni tanto, ridacchiando allegra.

“ Posso chiedere che specie di vespe sono quelle ?” Il ragazzo dall’altra parte della cucina avanzò verso di loro, interessato a quanto stesse accadendo.

“ Ciao Zayasu.” Lo salutò Fujima, pronta a rispondere alla domanda quando venne interrotta dal suo interlocutore.

“ Perdonami! Però ho già ripetuto che nonostante quello sia il mio vero nome, non intendo essere chiamato in nessun modo se non con il mio nickname.” Brontolò l’altro, incrociando le braccia al petto come farebbe un bambino offeso.

“ Ah, si… qual’era ?” Iniziò a riflettere la Ultimate Toxicologist, per poi esclamare sorridente: “Scottex !”

“ È Corex !” Rispose irritato il ragazzo. “C-O-R-E-X… COREX! Come Core, che vuol dire nucleo, e Rex, ovvero Re !”

“ Va bene, Corex.” Annuì con tono comprensivo la bionda. “Comunque questi adorabili musetti sono una razza di vespe chiamate Glyptapantles, ed hanno una caratteristica molto speciali che le rende uniche nel loro famiglia.”

Alle sue parole il ragazzo afferrò un block notes, e con una penna iniziò a prendere appunti attentamente.

“ Con il loro pungiglione iniettano nei bruchi diverse dozzine delle loro larve, le quali iniziano a svilupparsi dentro l’animale. Da quel momento il bruco viene controllato mentalmente dalle larve, ed è costretto a spostarsi in luoghi sicuri e a costruire dei bozzoli per proteggersi, come se fosse un mecha comandato.” Spiegò Fujima, intenta ad accarezzare quelle pericolose bestie.

“ Ed il bello è che il bruco può anche morire, ma finché il suo cervello non verrà evacuato dalle larve, rimarrà sempre e comunque uno zombie !” E a quella affermazione esplose in una risata cristallina.

 

Nashi si allontanò di qualche passo dal tavolo, con ora un preoccupante movimento intestinale dopo quel racconto. Tuttavia trovò strano come invece il ragazzo appena sopraggiunto non avesse fatto una piega, ed invece continuava ad ascoltare o a fare domande riguardo quell’animale.

Sbirciando il suo block-notes notò che oltre a qualche bozza, stava riempiendo pagine e pagine solo di informazioni su quegli animali, senza mai sollevare la penna dal foglio.

Dopotutto, da Zayasu Korin, lo Ultimate Fanfiction Writer, non ci si poteva aspettare di meno. Da quando era piccolo la passione per raccontare la realtà, o una sua interpretazione di essa attraverso storie pubblicate online lo aveva portato ad appuntare qualsiasi cosa lo incuriosisse. Lavorando su versioni personalmente modificate di altri artisti non aveva mai avuto fonte di guadagno da tutto ciò, eppure la sua popolarità sul web lo aveva reso una persona di spicco invidiata da molti scrittori.

I suoi capelli argentei in quel momenti gli ricadevano sul volto, e sugli occhi azzurri. Un giaccone bianco con una folta pelliccia sul cappuccio copriva un fisico muscoloso ed una pelle diafana. L’espressione sul suo volto sembrava allo stesso tempo immutabile ed un concentrato di emozioni ogni qual volta che scriveva una nuova parola: rabbia, tristezza, curiosità, gioia ed amore.

 

Tuttavia, in quel momento allo Ultimate Memory sorse un dubbio: avevano confermato da tempo che tutti loro fossero arrivati lì senza alcun effetto personale.

“ Scusatemi, ma il block notes e le vespe li avete trovati qui ?” Domandò a quel punto, e Zetsu sussultò, come se se ne fosse accorto solo in quel momento.

Zayasu rispose per primo.

“ No, in realtà me l’ha dato Monokuma, assieme alla penna.” Ammise con tono piatto, mentre gli altri si sbalordivano a quell’affermazione.

“ In-Intendi quel Monokuma ?!” Fece il bruno, guardandosi attorno come se avesse paura di ritrovarsi l’orsacchiotto davanti da un momento all’altro.

L’albino annuì, iniziando a far roteare la penna tra le dita.

“ Le vespe in realtà non vengono dalla mia stanza del dormitorio… ma da quella nella Hope’s Peak.” Intervenne con aria pensierosa Fujima.

“ Esatto !” Una vocina si intromise nella loro discussione, facendoli balzare sull’attenti.

D’improvviso il peluche dell’orso bianco e nero saltò fuori da una padella, e con un triplo carpiato in volo atterrò in piedi sul tavolo.

 

“ Ta-daaan! Queste sono le vostre richieste !” Annunciò l’orso.

“ Richieste? Vuol dire che le avete chieste voi ?” Domandò confuso Nashi ai due, che però negarono.

“ Non, non, non, non !” Fece Monokuma scuotendo la testa. “Sapevi che non si può rispondere di sì in spagnolo? Comunque, in realtà queste richieste sono dei doni selezionati da me in base alle vostre preferenze e gusti !” Il peluche iniziò a gongolare, improvvisando una strana danza.

“ Visto come sono magnanimorso? Non potevo non farvi neanche un regalo di benvenuto. Però ad alcuni arriveranno nei giorni seguenti, perché… Babbo Natale ci mette sempre tanto ad arrivare in questo posto.” E con una lacrima sulla guancia, venne inghiottito da una botola sul tavolo e scomparve.

 

 

“ Sembra che resti soltanto l’altro corridoio.” Disse Zetsu, una volta usciti dalla cucina, così i ragazzi ritornarono in salone per imboccare l’ultima porta.

Questa volta il corridoio conduceva a due stanze, la prima delle quali sembrava un laboratorio scolastico, con decine di scrivanie con sopra poggiati dei computer. Non aveva altre caratteristiche, se non una finestra sull’esterno, la prima vista in quella costruzione da quando erano lì.

“ Sala Computer ”

 

Seduta ad una delle sedie c’era Nishizaka, la quale tempestava di pugni la scrivania, mentre scollava con il mouse su di una pagina. La faccia di Monokuma era apparsa sullo schermo, con la scritta: “Qui non puoi andare.”

“ Dannato orso !” Sbraitò inferocita. “Mi ha mentito quando ha detto che potevo andare sulle mie pagine! Qui è tutto bloccato! Come ha osato mentirmiii !”

Tra le sue urla incredibilmente acute, tanto da far vibrare gli schermi, un ragazzo invece giaceva addormentato su di una sedia senza il minimo segno di disturbo.

“ Ma come fa ?” Si chiese Zetsu, coprendosi le orecchie.

Nashi lo riconobbe, e anzi non aveva proprio dubbi che fosse lui.

 

Ebisawa Shoko, lo Ultimate Radio Host, era lo speaker più ascoltato tra i giovani nel mondo, e quando non andava a scuola lavorava ventiquattrore al giorno ai suoi canali radiofonici. Parlando anche diverse lingue, molto spesso sincronizzava repliche del suo programma in giapponese tradotto per stranieri, sincronizzandosi con il fuso orario interessato… e proprio per questo le sue ore di sonno si riducevano drasticamente quando lavorava.

“ ETCIUSIAMOINDIRETTA !” Nonostante fosse addormentato così serenamente, d’improvviso si svegliò sternutendo, e cadde persino all’indietro dalla sedia.

- Ma che sternuto era ?- pensarono intanto i ragazzi, guardandolo risvegliarsi tra le urla della Ultimate Web Personality, molto confuso.

 

Indossava una larga felpa blu sopra una maglia verde, con dei pantaloni a zampa di elefante in jeans. I capelli bruni erano pettinati in un ciuffo arruffato davanti alla fronte, ed un po’ di barba rada decorava la mascella. La cosa che lo rendeva molto strambo, era la sua caratteristica di indossare sempre le cuffie, anche quando non erano collegate a niente, o quando era a lezione.

“ A-ah ?” Sbadigliò grattandosi la testa. Sembrò riflettere su qualcosa, dopodiché richiuse gli occhi nonostante fosse a gambe all’aria. Si era riaddormentato di colpo.

 

 

La sala accanto proiettava fasci di luci colorate ed una musica vivace dal suo interno. Sopra la chiave appesa alla parete era affissa una targa: “Richiesta di Akagi”.

“ Sala Giochi ”

Facendo il loro ingresso, i ragazzi si focalizzarono sulla vastità di arcade in quella stanza dalla luce tenue, assieme a tavoli da biliardo ed altre attrazioni come cabinati e distributori di caramelle. Sembrava davvero di essere finiti in una sala giochi di Shibuya.

Ben presto la loro attenzione venne attratta da un’altra cosa, ovvero da una persona posizionata su di una pedana davanti ad una macchina.

 

Questo ragazzo, dal fisico robusto e con un volto paffuto, si muoveva e turbinava su se stesso premendo dei tasti posizionati sulla pedana, la quale era connessa al cabinato. Grazie alla sua coordinazione perfetta con i comandi sullo schermo, stava totalizzando il massimo numero di punti seguendo le note della canzone.

“ Quello è …” fece per dire Zetsu, quando d’improvviso il ragazzo saltò lateralmente, senza mai distogliere lo sguardo dallo schermo, su una pedana al suo fianco, e ben presto iniziò a schiacciare otto pulsanti a ritmo di musica. Le sue gambe si muovevano così rapidamente da essere a malapena visibili, ma solo sollevando lo sguardo i due notarono come il ragazzo in una mano mantenesse un controller.

Anche quello era collegato allo schermo, e solo con il pollice seguiva una coordinazione completamente diversa per schiacciare i tasti. Con la mano libera, intanto, colpiva un bottone rosso sul cabinato con un martello di gomma.

“ Ma non mi dire che è un solo gioco ?!” Esclamò confuso e strabiliato Nashi.

 

Akagi Aozame era lo Ultimate Rhythm Game Player, tre volte campione del Giappone e nove volte mondiale, con un record di vittorie imbattuto. Per lui la coordinazione era un’arte, ed era famoso per segnare record storici su rhythm game appena usciti sul mercato in poche ore.

Indossava una giacca azzurra sopra una maglietta bianca, la quale stava un po’ stretta sul suo corpo, mentre con dei semplici short jeans ed un paio di scarpe da ginnastica rosse era a suo agio. I capelli erano corti, di color indaco, e pettinati irti sulla testa come fossero degli aculei.

Quando ebbe finito, si voltò verso Zetsu e Nashi, illuminandoli  con una luce accecante proveniente dai suoi occhi.

- Ma cos’è, una specie di dio ?- Si chiesero i ragazzi, e dopo un po’ lo Ultimate Rhythm Game Player entrò in un cabinato senza dire niente, forse per superare un altro record.

“ Yahooo !” In lontananza Umezawa Gaho stava cavalcando una versione del toro da rodeo, però in formato Monokuma. Sembrava starsi divertendo, ma quando delle lame rotanti iniziarono a calare dal soffitto per aumentare la difficoltà, persino lo Ultimate Stuntman batté in ritirata.

 

“ Ti vedo pensieroso, Nashi.” Rivelò Zetsu all’amico, una volta di ritorno ai loro dormitori dopo quel giro di perlustrazione.

“ Stavo pensando che …” Il bruno avrebbe davvero voluto rivelare all’amico tutte le sue preoccupazioni riguardo al perché non avesse perso i ricordi, ma si ricordò che quella situazione da incubo la stava vivendo anche lui. Tutti loro erano intrappolati lì.

Ed era quello il punto: lì dentro, sotto la così presentata protezione di Monokuma, cercavano di muoversi il più possibile come formiche in una teca di vetro, scavando in ogni dove non per adattarsi a quella vita, bensì…

 

“ Dobbiamo trovare un’uscita.” Rispose in fine, voltandosi verso il verde con uno sguardo di pura determinazione.

Aveva smesso di tremare, di piangersi addosso e di desiderare la morte pur di smettere di provar paura.

“ La paura si sconfigge prima o poi, e sono sicuro che continuando a resistere come in questo primo giorno, chissà… forse domani, forse il giorno dopo, o magari nel momento stesso in cui arriveranno dei soccorsi a salvarci… noi scapperemo da questa torre !”

“ E intendi portare tutti quanti con te ?” Una voce interruppe la sua dichiarazione di coraggio, spaventandolo e facendolo squittire dalla paura in modo buffo.

 

Iwayama Koan lo guardava con uno sguardo cupo, ed i pugni serrati. L'Ultimate Weapon Collector era uno studente che, viaggiando per il mondo aveva appreso quante più tecniche di combattimento e nell’uso delle armi possibili. Poteva maneggiare qualsiasi cosa al punto da renderla mortale, partendo da un cucchiaio di legno fino ad un carro armato.

Nashi sapeva quindi che non se le parole non lo avessero fermate, allora niente lo avrebbe salvato dai suoi colpi. Chiuse istintivamente gli occhi, ritraendosi leggermente per incassare meglio il colpo.

Colpo che non arrivò.

“ Non c’è bisogno di spaventarsi, si vede lontano un miglio che vuole solo chiederti scusa.” Gracchio ridendo una voce maschile.

I tre presenti si voltarono verso un ragazzo che stava facendo il suo ingresso nel corridoio. Era lo stesso che sul balcone aveva attaccato briga con Iwayama, ed indossava sempre il cappuccio della sua felpa nera sopra la testa. La luce rendeva visibile il suo volto, con degli occhiali da sole calati sul naso ed una cicatrice molto profonda che solcava il mento.

Indossava solo la sua felpa, con dei pantaloni grigi ed una larga sciarpa bianca poggiata sulle spalle, non arrotolata al collo.

 

“ Non è vero !” Obbiettò Iwayama, digrignando i denti.

“ Menti.” Sibilò il corvino, zittendolo. Dopo di ché camminò fino a raggiungere Nashi, piazzandosi di fronte a lui.

Il bruno si era immobilizzato senza sapere il perché  davanti a quella persona, come se emanasse un’aura pericolosa e pressante.

Takejiro Kurisu era lo Ultimate Liar, ovvero il caso più strano che la Hope’s Peak avesse avuto. I test di ammissione per la rinomata accademia erano svolti in una classe dove gli studenti erano circondati da tre pannelli, ed ammanettati al tavolo per impedire loro di ricorrere ad altri mezzi che non fossero la penna.

Al termine degli esami però Takejiro Kurisu, avendoli superati con il massimo punteggio, rivelò agli esaminatori come avesse copiato da un altro attendente studente seduto quattro file di banchi avanti a lui. In seguito aveva anche dimostrato il come, ed il personale aveva avvisato il preside della scuola.

Dopo altri test, superati dal ragazzo con metodi invisibili a chiunque lo guardasse dall’esterno, si garantì il titolo di Ultimate Liar, lo studente capace di barare in qualsiasi situazione. Forse, proprio per questa sua caratteristica, era abilissimo a leggere le emozioni degli altri come se fossero dei libri aperti.

 

“ E tu, invece… vi ho sentito prima. Davvero ti ricordavi di noi prima che ci presentassimo? E addirittura eravamo nella stessa classe ?” Alle domande pronunciate con voce tagliente, Nashi non poté non susultare sorpreso.

- Come… quando ci ha sentiti? L’unica volta che ho parlato ad Iwayama di tutto ciò è stato…-

“ Sul paracadute.” Lo anticipò Takejiro, leccandosi le labbra divertito. “Mi sembravate abbastanza sospetti. Insomma, vi eravate affiancati come se vi conosceste da una vita… ed inoltre dopo ti sei messo a chiamare un certo Zetsu. Già, come questo Jitsuke Zetsu, ma prima che noi lo vedessimo.”

In pochi secondi il corvino aveva smontato tutta la convinzione di Nashi, che ora si vide osservato con sguardo sorpreso anche dall’amico.
“ Ah, ma è vero! Però… io mi ricordavo solo di Nashi, non di tutti voi.” Ammise il verde, grattandosi la testa confuso.

Gli occhi dello Ultimate Liar parvero brillare dietro quegli occhiali.

“ Chissà perché, eh? Forse, Jonetsu Nashi, sai altre cose che non vuoi dirci sul perché siamo finiti qui ?”

 

Nashi si sentì circondato dalle fauci di Takejiro, come se avesse una lama puntata alla gola.

- P-Perché dubiti di me? Tu eri un mio compagno di classe… un mio amico.- Gli occhi gli si inumidirono.

“Basta !” Urlò d’improvviso una voce, rompendo quella tensione. Iwayama Koan aveva stretto i pungi tanto da sbiancarsi le nocche, e con le gambe che gli tremavano parlò con una voce rotta.

“ Non mi interessa perché siamo qui… Io voglio solo tornare a casa, da mia madre… da mio padre …” Crollò in ginocchio, e colpendo il pavimento le sue lacrime iniziarono a scorrere a fiotti sulle guance.

“ Voglio solo tornare a casa !”

 

“ Annuncio speciale !” I monitor si accesero all’improvviso, proiettando l’immagine di Monokuma su tutti gli schermi.

La luce illuminò i volti colti alla sprovvista degli studenti, immortalandoli in facce mosse da una strana tensione al sol vedere quell’orso di peluche.

“ Mi sono dimenticato di specificare una cosa molto importante… ma certo che potete tornare a casa, d’altronde ho ideato una regola apposta !” Esclamò l’orso, sorridendo.

Di colpo, quei volti divennero maschere di stupore e sorpresa.

- Cosa dice ?- Si chiese Nashi, mentre una parte di lui pregava qualsiasi cosa che fosse vero.

 

“ Solo uno studente che ne uccide un altro potrà lasciare questa torre. Non mi importa il metodo utilizzato, perché tanto come vi ho detto… questa da adesso è casa vostra, e a casa propria ci si comporta come si vuole !”

Sotto lo sguardo di Kiri Yoko, in agguanto dalla porta semichiusa della propria stanza, si stava realizzando la disperazione di Jonetsu Nashi.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Senza dubbio il capitolo più lungo, ma almeno sono riuscito a presentare tutti i personaggi! Fatemi sapere quale al momento vi piace di più… perché dal prossimo capitolo potrebbe essere “eliminato”.

Bhe, bhe, lasciamo stare, non rovino le sorprese io!

Alla prossima!
P.S: Sì, Takejiro Kurisu è stato spostato nel dormitorio femminile per questioni di spazio, e Monokuma si vergogna molto di questo errore di calcolo.

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Capitolo 5
*** Chapter One (Part One) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 1: Beware Of Fear

(Part 1) Daily Life

 

 
 

“ Come… uccidere ?” Ripeteva debolmente Nashi, riducendo la sua voce ad un soffio dopo quell’annuncio.

 “ Esatto !” Monokuma sembrava aver letto nella sua mente, quando riprese parola.

Gli sguardi di tutti gli studenti nella torre erano fissi su di lui, con la stessa espressione stupefatta e confusa dello Ultimate Memory.

“ Quando uno di voi sentirà così tanto il bisogno di tornare alla sua vita quotidiana, gli basterà eliminare qualsiasi altra persona !” L’orso, dall’alto del suo potere di controllo, rideva guardando quei volti disperati fissarlo come in una richiesta di pietà.

“ E così tu rilasceresti chiunque  compia un omicidio? Non mi sembravi così disposto a lasciarci andare, all’inizio.” La voce di Kigiri Yoko richiamò l’attenzione dei quattro ragazzi nel corridoio del dormitorio maschile.

Nashi, vedendo la misteriosa ragazza che gli aveva salvato la vita al suo arrivo, si sentì stranamente a disagio. Come sempre del resto, ogni qual volta che lo sguardo penetrante e freddo di lei lo sfiorava, e che nemmeno la buona azione compiuta aveva potuto rimuovere.

Gli tornarono in mente così le sue ultime parole: “Mi devi molte spiegazioni, Jonetsu Nashi”, ed un brivido lo scosse dalla testa ai piedi.

- Come faceva a ricordarsi il mio nome ?!-

 

A quanto pare l’attraversamento del corridoio della ragazza non era passato inosservato agli altri studenti, i quali ben presto si radunarono davanti ad un solo monitor. Come al loro arrivo, dopo poche ore nelle quali avevano dato il loro meglio per non cedere a quell’incubo.

 

“ No! D’altronde niente è così facile nella vita.” Rispose finalmente Monokuma, senza scomporsi. Con la zampa artigliò una pergamena, con tanta rozzezza da strapparla un po’ con gli artigli, e la srotolò.

“ Mi sento un po’ come un oratore.” Arrossì, ridacchiando, ma quando si accorse che nessuno aveva riso a quella sua specie di battuta, scrollò il capo con secchezza.

“ Sembra che vi interessino proprio le regole del Killing Extra-Curricular Course ...”

 

“ Ma di che diavolo stai parlando ?” Umezawa Gaho, mormorando con voce bassa e gutturale, si scrocchiava le dita.

“ Non penserai davvero che qualcuno qui si metterebbe ad uccidere dei suoi compagni di classe ?” Domandò nervosamente Kumagai Yone.

“ Ci dovete solo provare, stupida feccia …” Mitsuko Atsuki aveva già iniziato a guardarsi attorno, squadrando chiunque avesse vicino con disprezzo.

“P-P-Perfavore state calmi …” Yonamine Genjo tremava spaventato, nascondendo il proprio volto nella sciarpa.

“ Sul serio, un po’ di autocontrollo !” Esclamò con voce ferma Arima Robun, dopodiché il vociare caotico iniziò a placarsi.

Nashi sentì però Zetsu avvicinarsi, e con uno sguardo preoccupato che voleva significare molte domande in arrivo, gli sussurrò: “È vero che sai qualcosa che potrebbe aiutarci ?”  

Lo Ultimate Memory non si sentì attaccato da quella domanda, ed ora che stranamente aveva la mente più lucida di prima, forse proprio grazie allo shock, comprese la paura che parlava al posto di quei suoi ex-compagni di classe.

“ No, Zetsu. Se lo sapessi me lo ricorderei sicuramente, e lo avrei detto non solo a te, ma a tutti voi.” Rispose dunque, continuando a non comprendere la sua strana tranquillità d’animo mentre lo diceva.

 

Lo Ultimate Hypnotist a quel punto sorrise, ma con sorriso tirato, segno che la situazione anche dopo quella risposta non era migliorata.

Monokuma sventolò la pergamena davanti allo schermo, la quale recitava così:

“Regola Numero Uno: Non è vietato danneggiare le forniture o qualsiasi oggetto appartenente a questa torre, ma è severamente proibito manomettere in qualsiasi modo telecamere, monitor e attaccare Monokuma.

Regola Numero Due:  È proibito trascorrere la notte fuori dalle camere. Chiunque verrà ritrovato dopo le 00:00 fuori dalla propria stanza, sarà punito severamente.

Regola Numero Tre: È proibito entrare nei bagni del sesso opposto.

“ Sembrano delle normali, seppur la prima non tanto, regole da campus.” Ebisawa Shoko si grattò il capo confuso, in quanto si aspettava di ricevere spiegazioni sulla regola dell’omicidio precedentemente accennata.

“ Se non ci fosse la seconda sarebbe il via libera a scene da bollino rosso.” Intuì Amari Sako, per poi immobilizzarsi con aria pensierosa.

“ Già …” Fujima Wakuri, con un sorriso stampato sul volto si immobilizzò nella stessa posa.

“ Non immaginatevi cose sconce con noi partecipi, di grazia !” Le rimproverò Zayasu Korin, rosso in viso.

 

La lista però, come l’orso fece notare, continuava ancora verso il basso:

Regola Numero Quattro: Per superare il Killing Extra-Curricular Course(KECC), si dovrà eliminare un altro studente, ed in quel caso, dopo che il cadavere sarà stato scoperto da tre altri studenti, seguirà un lasso di tempo dedicato alle investigazioni.

 

“ Investigazioni? Questo vuol dire che dovremo indagare sull’omicidio per scovare il colpevole.” Sibilò Akagi Aozame, incrociando le braccia al petto con una smorfia di disappunto. Non avrebbe mai voluto fare un qualcosa del genere, ma ora che una regola rendeva possibile questa eventualità provava già un senso di malessere.

Alle sue spalle Domen Ienobu afflosciò le spalle e la schiena sconsolato, in accordo con i pensieri dello Ultimate Rhythm Game Player.

 

“Regola Numero Cinque: La durata delle investigazioni verrà decisa da Monokuma. Una volta raggiunto lo scadere del tempo messo a disposizione, gli studenti dovranno affrontare un Processo di Classe per esaminare le prove, ed infine votare un colpevole.”

Regola Numero Sei: Se al termine del Processo di Classe dovesse essere votato il colpevole, questo verrà punito ed eliminato dal KECC. Nel caso contrario, ovvero che la persona votata non fosse il vero colpevole, chiunque tranne il vero responsabile verrà punito. In quel caso, lo studente rimasto avrà superato il corso e potrà lasciare la torre.

 

“ Processo di Classe, eh? Quanto potere dato a dei semplici prigionieri… il poter comandare la vita o la morte degli altri, senza nemmeno essere assassini.” Con un tono di voce stranamente pacato, Takejiro Kurisu parve ridere in faccia alla vista di quel regolamento.

I primi sguardi offesi da quell’irrispettosità si fecero sentire, provenienti soprattutto da Arima Robun. Infatti, lo Ultimate Event Planner era colui che al momento aveva preso più seriamente la questione di convivere pacificamente e con rispetto all’interno di quelle mura.

A quanto pare, però, la personalità irriverente e refrattaria alle regole dello Ultimate Liar gli aveva inflitto un grosso colpo nell’orgoglio.

“ Ascolta bene …” Disse allora, puntando il dito contro il corvino. Nel suo sguardo accigliato risiedeva il controllo e la compostezza di cui aveva sempre fatto arma in vita sua, ma in quel momento anche un pizzico di autorità.

Autorità che però non venne percepita, in quanto l’altro ragazzo non aspettò nemmeno che continuasse il discorso, e se ne andò verso la sua stanza senza aggiungere una parola.

 

“ Wahaha! Che tipo divertente !” Rise divertita la Ultimate Toxicologist, al che Kumagai tentò di farla calmare rapidamente, prima che infierisse ancora su Arima.

L’azzurro era rimasto ancora con la bocca aperta, ma il fiato gli morì presto in gola ed abbassò la testa, ferito nell’orgoglio.

“ E Regola Numero Sette !” Aggiunse, stavolta personalmente Monokuma. “Altre regole potranno aggiungersi in futuro. Per oggi è tutto.”

Gli schermi si spensero all’unisono, lasciando quegli studenti con un senso di vuotezza e sconforto mai provato prima.

 

Nashi sollevò lo sguardo, con la speranza di trovare Kigiri Yoko, ma si accorse di essere rimasto da solo in quel corridoio freddo. Le lacrime stavano per fuoriuscirgli dagli occhi, quando Zetsu gli diede una pacca sulla spalla.

“ Dai. Sono sicuro che domani avremo modo di parlare meglio di tutto ciò, e forse anche deciderci sul da farsi.” Il verde non era molto convinto di ciò che diceva, ma solo l’averlo detto fu abbastanza per sollevare appena l’amico.

Decisero entrambi di andare a letto, senza aver nemmeno mangiato. Nessuno dormì.

 

 

 

Giorno 2

 

Jonetsu Nashi uscì dalla sua stanza, rimanendo come sempre immerso nella luce artificiale che non gli dava affatto conforto. Quella notte, o almeno credeva fosse notte, aveva provato a riflettere sulle regole del KECC.

- Se non decidiamo di superare il corso allora rimarremo qui per sempre.- Rifletté ancora una volta su quell’informazione, mentre distrattamente si incamminava verso il salone.

- Però è impossibile che non ci sia un modo per fuggire. Se alcuni detenuti evasero da Alcatraz, perché non potremmo riuscirci anche noi? Dopotutto, abbiamo un sacco di tempo a disposizione.- Si ritrovò a guardare fisso la telecamera di sorveglianza davanti alla porta, quasi come se cercasse di distruggerla con il solo sguardo.

- L’unico problema è la sorveglianza… dovrò trovare un punto cieco per gli occhi di Monokuma, e solo così potremo sconfiggerlo !- Si disse con determinazione, e solo allora si accorse di un delicato ma attraente profumo provenire dalla porta.

Senza pensarci due volte la aprì, e rimase a bocca aperta.

“ Ma cos… ?” Sussultò.

“ Buongiorno, Jonetsu.” Lo accolse la calda e gentile voce di Arima Robun.

 

Non sembrava per niente la stessa stanza del giorno prima, come se si fossero teletrasportati in un altro luogo. Il soffitto, prima spoglio, era stato privato del suo unico lampadario, sostituito con una moltitudine di altri, più piccoli e a forma di cupola capovolta completamente bianchi. Le colonne erano ora avvolte da più drappi soffici di color crema, costellati di ricami rossi intrecciati con fili dorati.

E, più importante di tutto, restava il cambiamento del tavolo imperiale: ora era coperto da una lunga tovaglia bianca, ed al suo centro, separando i piatti, si estendeva una fila di bouquet di fiori rosa, intervallati da candele ora di un rosso scuro. Le sedie, ora in legno con morbidi cuscini rossi, erano sia disposte attorno al tavolo, ma ce n’erano anche altre sistemate con ordine nella stanza, riempiendo lo spazio vuoto e formando figure geometriche.

 

Lo Ultimate Event Planner raggiunse il nuovo arrivato con un sorriso smagliante ed un taccuino nella mano.

“ Accomodati, stavamo giusto iniziando a fare colazione.” Disse, mostrandogli con la mano come alcuni degli studenti avessero già iniziato a mangiare.

Nashi si ritrovò a sorridere, ancora confuso da tutto quel lusso.

“ Ma… come è possibile? Sei stato tu ?” Domandò, e l’azzurro inarcò un sopracciglio soffocando una risata.

Era stato certamente lui, comprese il castano, nonostante l’altro rispose soltanto:

“ Dai, raggiungi gli altri. Mi ringrazierai dopo.”

“ Tu non mangi ?”

Arima scosse la testa, indicando Kumagai Yone, intenta a portare via i piatti di chi aveva finito di mangiare.

“ Già fatto. Abbiamo deciso i turni di chi apparecchia e sparecchia la tavola, e sono di servizio con Kumagai.” E detto questo raggiunse la Ultimate Contorsionist.

 

Nashi si sedette al posto libero più vicino, accanto ad Amari Sako, la quale stava divorando voracemente quante più fette di pane con la marmellata possibile.

“ Ehm… certo che è proprio bella la sala così.” Tentò di incominciare una discussione, nonostante i rumori della ragazza che mangiava quasi lo sovrastavano.

“ Ah ?” Si fermò improvvisamente la Ultimate Video Maker, guardandolo confusa per qualche secondo.

Nashi comprese che stava cercando di ricordarsi chi fosse, così fece finta di niente ed iniziò a versarsi una tazza di caffè con del latte.

“ Uhuh.” Annuì infine la mora, pulendosi la bocca. “ Questi addobbi sono la richiesta di Arima. Sai che una volta ho dovuto addobbare una stanza in post-produzione per farla sembrare una sala ricevimenti ?”

Nonostante lei avesse deviato il discorso bruscamente, Nashi rimase colpito dalla rivelazione.

“ Quando ha trovato il tempo di mettere tutte queste decorazioni, cambiare le sedie ed appendere i drappi ?”

“ Mi sveglio presto, solitamente, e così venendo qui ho trovato tutto il necessario in più scatoloni.” Rispose il diretto interessato, appena apparso alle loro spalle.

“ Però se non mi avesse aiutato Iwayama non sarei riuscito a fare tutto questo da solo.” Aggiunse con un sorriso, indicando con lo sguardo Iwayama Koan, seduto davanti a loro.

Lo Ultimate Weapon Collector abbassò lo sguardo imbarazzato.

“ E tu Iwayama, non hai trovato la tua richiesta ?” Domandò Nashi, ma il rosso negò.

“ Anche io mi sveglio presto, però le uniche richieste che ho trovato qui erano quelle di Arima, di Ebisawa e di Domen.” Rispose, con tono un po’ sconsolato.

“ La mia è la più migliorissima !” Esordì Amari, soddisfatta. “Senza di me infatti non avreste la sala computer, hihihi !” E con fierezza si mise le mani sui fianchi, per poi agguantare una brioche.

“ Non si dice né migliorissima, né tantomeno più migliore, Amari.” La rimproverò la Ultimate Contorsionist, strappandole il dolce ed il vassoio dalle mani, notando come avesse mangiato fin troppo.

La video maker spalancò gli occhi e sbatté le ciglia cercando di intenerire l’altra, ma la bionda rispose con un sospiro seccato ed andò via.

Nashi osservò la ragazza serrare le braccia al petto con fare imbronciato, e chiudersi in un silenzio di protesta.

 

“ E qual è stata la tua richiesta, Domen ?” Domandò allora, sporgendosi all’indietro per parlare con lo Ultimate Entertainer di passaggio.

Lui si fermò, e spalancando un sorriso si strinse le spalle ondeggiando con tutto il corpo. Mostrò infine tanti DvD, ognuno di essi con la foto in bianco e nero di un uomo baffuto in copertina.

Il ragazzo indicò prima i dischi, poi se stesso ed infine tracciò un sorriso molto grande sulle sue labbra.

“ È il tuo attore preferito ?” Sembrò di comprendere Nashi. “Ma chi è ?”

A quella domanda Domen Ienobu si afferrò le guance come l’Urlo di Munch, iniziando ad accasciarsi a terra come se si stesse sciogliendo in una pozza d’acqua.  

Tutti lo guardarono un po’ confusi e divertiti. Dopo un po’ si alzò, e spiattellando la copertina sulla faccia del castano gli fece leggere: “Charlie Chaplin Collection”.

“ Ah, scusami, non lo conoscevo !” Ammise lo Ultimate Memory. “Però ne ho sentito parlare molto, e l’ho visto in qualche film.”

“ Sapevate che Charles Chaplin è nato nello stesso anno e nello stesso mese di Adolf Hitler ?” Intervenne, come sempre con una curiosità fuori luogo, Amari Sako.

 

“ Guardate che cosa fighissima ho avuto !” Jitsuke Zetsu entrò in salone con un sorriso a trentadue denti, esclamando e mostrando un grosso stereo modello anni novanta nella sua mano.

Lo posò sul tavolo, attirando l’attenzione comune, e poi passò a tutti qualche disco.

La colazione trascorse accompagnata dalla musica, la quale aiutò coloro che dovevano ancora arrivare a svegliarsi. In meno di mezz’ora tutti stavano per lasciare la cucina, tranne due persone.

- Takejiro Kurisu e Kigiri Yoko …- Si disse Nashi, contemplando la stanza.

Tutti erano più rincuorati rispetto alla sera prima, persino lui si sentiva meglio, riempito da una voglia di vivere e combattere senza la quale forse non si sarebbe mai più alzato dal letto.

E tutto era merito degli altri suoi compagni di classe.

“ Ragazzi …” Schiuse le labbra, e le parole fluirono deliberatamente.

“ Grazie !” Gridò a pieni polmoni, tanto forte che quando ebbe finito si ritrovò ad ansimare, con il volto rosso dallo sforzo e dall’emozione  che gli faceva palpitare il cuore.

Si sentiva vivo, non aveva paura. Sollevò lo sguardo, ed osservò tutti guardarlo, dapprima confusi, per poi sorridergli.

 

“ Ma grazie di cosa, si può sapere ?” Una voce estranea lo trafisse con una freddezza ed uno zelo impressionante.

Dagli sguardi truci davanti a sé comprese chi fosse appena entrato nel salone, così si voltò.

Takejiro Kurisu, lo Ultimate Liar, camminò verso di lui ma fermandosi a qualche metro di distanza. La reale distanza però, quella tra i loro cuori, era di miliardi di anni luce.

“ Grazie se, per qualcosa che non ci vuoi dire, sono tutti qui a farti compagnia? Grazie amici miei, gente che non si ricordava nemmeno del mio nome, e che senza questa situazione del cazzo non mi avrebbe nemmeno conosciuto.” Imitò la sua voce il corvino, accennando un sorriso. Dopodiché, distogliendo lo sguardo dal volto corrucciato di Nashi, fissò il tavolo spoglio.

“ Non mi avete aspettato per fare colazione.” Rise divertito, fin quando qualcuno non esplose reagendo alle sue provocazioni.

“ Azzardati un’altra volta a prendere in giro Jonetsu, e stavolta ti faccio davvero male !” Sbattendo il pugno contro il tavolo violentemente, Iwayama Koan si alzò in piedi.

“ Non ho capito, scusa …” Takejiro accostò una mano all’orecchio. “Mi vuoi uccidere? Vuoi diventare tu l’assassino, l’unico ad andarsene da qui ?”

L'Ultimate Weapon Collector era sul punto di saltargli addosso per davvero, quando una mano non gli si parò davanti, bloccandolo.

 

Domen Ienobu avanzò verso il corvino, per poi porgergli una tazza di caffè ed una brioche.

Sorrise, rimanendo in piedi davanti al ragazzo, seppur quel sorriso fosse un po’ tirato ma comunque amichevole.

“ Potesti anche averlo avvelenato, per quello che so.” Grugnì di risposta il ragazzo, per poi lanciargli un’occhiata glaciale ed andarsene via.

 

 

 
 

Quel giorno Nashi non fece più nient’altro, e si limitò a restare in camera e a parlare con qualcuno a pranzo e a cena. Rivide Kigiri Yoko qualche volta, ma di Takejiro nemmeno l’ombra.

Sotto l’occhio robotico delle telecamere, si tirò fino al collo la coperta del suo letto.

- Cavarsela da soli… anche io pensavo di poter vivere così, un tempo.- Pensò, sforzandosi di chiudere gli occhi.

 
 

 

 

Giorno 3

 

Il pomeriggio di quel giorno, poco dopo pranzo, Nashi comprese che rimanere in camera presto lo avrebbe soltanto fatto indebolire più del solito.

“ Chissà cosa succederebbe se ci ammalassimo ?” Si era ritrovato a chiedere a Fujima Wakuri, seduto al tavolo.

La Ultimate Toxicologist aveva esclamato orgogliosamente, afferrandogli la mano e prendendola tra le sue:

“ Ti curerò io, con i miei bellissimi rimedi naturali !”

“ E… come li faresti ?” Non c’era l’ombra di un’infermeria, tantomeno di un armadio con dei farmaci o una cassetta di primo soccorso.

“ Con il nettare e con le larve delle vespe.” Gli aveva sorriso in risposta Fujima.

“ O forse Mitsuko potrebbe farti qualche incantesimo.” Si era intromesso Zetsu, indicando la Ultimate Hexer al suo fianco.

Mitsuko Hatsuki aveva schiuso le labbra in un’inquietante sorriso.

“ Come richiesta ho avuto una pianta di mandragora… quindi sarei pronta a fare un bel rituale, all’occorrenza.”

“ Q-Qu-Quale rituale ?” Si era ritratto spaventato il castano.

“ Un rituale che permette di trasferire ogni tipo di malattia da un esser vivente ad una pianta incantata con una formula greca. Però… sappi che la pianta può decidere quanti anni della tua vita prendersi, ehehe …”

 

E così, dopo aver saputo quell’interessante informazione sui rituali di magia occulta, Nashi aveva paura di avvicinarsi persino alle piante di basilico in cucina.

Un vociare gioioso lo attirò in sala computer, e così notò Amari Sako ed Ebisawa Shoko intenti a discutere.

Notò che la ragazza stava montando un grande telo di color verde acceso su di un’impalcatura, in modo che fosse teso in verticale. Il ragazzo, invece, era impegnato a lavorare su di un computer per collegarci un mixer pieno di luci lampeggianti, levette e tasti.

Qualche microfono era appoggiato sulle sedie.

“ Finalmente il mio astro creativo potrà scatenarsi, con questo green screen !” Esultava la Ultimate Video Maker.

“ Si dice estro creativo.” Commentò non altrettanto entusiasta lo Ultimate Radio Host. “E comunque non avevo proprio voglia di ricominciare a lavorare.”

“ Ma come ?!” Si scandalizzò la mora, muovendosi con le mani le finte orecchie di gatto. “Dovresti essere grato di mettere il tuo talento con gli impianti di registrazione a servizio della mia regia magistrale !”

 

“ Cosa vorreste fare ?” Si incuriosì Nashi, entrando nella stanza.

La ragazza sembrava stesse aspettando soltanto che qualcuno glielo chiedesse, mentre il bruno si schiaffeggiò la faccia esasperato.

“ Ho in mente di produrre un super mega ultra istinct cortometraggio! Così da sollevare il morale a tutti grazie alla mia straordinaria maestria !” Amari prese sottobraccio il ragazzo, indicandogli tutta la strumentazione.

“ Grazie alla richiesta di Yonamine e a quella di Ebisawa, il mio desiderio diventerà realtà !”

“ E dov’è Yonamine ?” Chiese Nashi, guardandosi attorno.

“ Sono qui.” Lo Ultimate Actor gli apparve alle spalle, facendolo saltare fino al soffitto dallo spavento.

- Certo che… è così silenzioso da diventare invisibile.- Ansimò con il cuore che gli batteva a mille, guardando intanto il ragazzo nascondersi ancor di più il volto nella sciarpa.

 

Successivamente, delle voci riempirono la stanza. Non sembravano appartenenti a nessuno degli studenti, così i quattro presenti si sporsero per capire cosa fossero.

Trovarono con grande sorpresa Nishizaka Iki seduta davanti ad un computer, sul quale schermo erano riprodotti video di ragazzi e ragazze in lacrime.

“ Ci manchi troppo, Nishizaka !” Gridò una ragazzina, ed improvvisamente apparve un’altra clip, con un’altra persona che piangeva. “ Senza di te non sono più niente !”

Qualcuno teneva in mano dei fogli o dei cartelloni, con scritte come: “Torna da noi”, “Non ti dimenticheremo mai” o “Addio per sempre”.

Su quel computer era stato appiccicato un post-it, riportante la scritta: “Richiesta di Nishizaka Iki”, con l’aggiunta di un emoticon a forma di Monokuma.

 

“Q-Q-Quel… bastardo !” Ruggì la Ultimate Web Personality, con la fronte premuta sulla scrivania, le unghie sullo schermo e le guance rosse e bagnate da lacrime di rabbia e disperazione.

 

 

Ancora scosso dopo la reazione della sempre grintosa e solare Nishizaka, Nashi si incamminò sconsolato verso il proprio dormitorio.

Fu lì che lo vide, prima di svoltare l’angolo. In piedi sull’uscio di una porta nel dormitorio femminile, Takejiro Kurisu lo guardava  braccia conserte.

Sorrideva lievemente, e quando incrociarono lo sguardo inarcò le sopracciglia con aria divertita.

Lo Ultimate Memory prese un grosso respiro, e scelse di non fuggire ancora. Si diresse a testa alta verso l’altro ragazzo.

“ Finalmente hai il coraggio di guardarmi negli occhi.” Prese parola lo Ultimate Liar.

Nashi rimase in silenzio fino a quando non gli fu arrivato davanti.

“ Ascolta …” Il cuore gli batteva forte, stava correndo il rischio di rovinarsi l’unica chance di convincere Takejiro a collaborare con tutti loro.

“ Se credi davvero che io sia qui per farvi cadere in trappola, o che sappia qualcos’altro, allora colpiscimi.” E dicendo questo spalancò le braccia, lasciandosi scoperto.

“ Ma ti assicuro che anche pestandomi a sangue non riuscirai a ricavare niente di utile. In questo momento io, come te e come tutti gli altri, sono intrappolato in questa torre. Anche io non ho dormito ieri notte, anche io ho pianto e ho morso il cuscino fino a farmi male alle gengive… però sono sicuro che allontanarsi dalle uniche persone che possono comprenderti, e rintanarti nel tuo dormitorio come in un rifugio, ti farà presto fare ciò che vuole Monokuma.”

Ciò che voleva Monokuma. Non riusciva nemmeno a pronunciare la parola uccidere, in quanto non accettava l’idea che i suoi compagni di classe potessero compiere un’azione del genere.

 

Il corvino lo squadrò a lungo, per poi trasformare il suo sorriso in una maschera priva di alcuna emozione, se non di distanza e freddezza.

“ Certo, come no… Se ti pestassi per davvero e gli altri lo scoprissero, allora nel caso tu dovessi morire per davvero incolperebbero subito me.”

“ Ti fidi davvero così poco degli altri ?”

“ Fidati di qualcuno e sei perduto… perdonami, ma sono cresciuto e sopravvissuto per tutti i miei anni di vita grazie a questa regola.” Sorrise Takejiro, sotto lo sguardo serio di Nashi.

“ E allora perché hai scelto di morire ?”

Quella domanda improvvisa spezzò il ghigno del ragazzo, che guardò il castano con un misto di stupore e confusione.

“ Tu non mangi da due giorni, e ti avrò visto andare in bagno forse solo una volta. Sei debole, Takejiro, non ti reggi più in piedi.” Lo Ultimate Memory scandiva ogni singola parola con durezza, cercando di far breccia nell’animo spento e chiuso a chiave del compagno di classe.

“ Non è la prima volta che fai così, Takejiro. Io ti conosco, perché …” Prima di dire quelle poche parole il castano stentò molto, ritrovandosi a stringere i pugni con forza.

“ Io e te eravamo amici.” Dichiarò, ed il corvino sussultò, colto alla sprovvista da quell’affermazione.

Per la prima volta era lui quello che non aveva il controllo della situazione.

“ Non è vero …” Sussurrò, privo però di convinzione.

Nervosamente cercò la maniglia della porta, ma Nashi gli afferrò il polso, costringendolo a guardarlo negli occhi.

“ La cucina ed il salone sono vuoti. Se fai in fretta riesci a prendere qualcosa dal frigo senza farti vedere da nessuno.” Gli disse con voce ferma il castano, nonostante lo Ultimate Liar cercasse di divincolarsi, senza forza.

“ Lasciami stare !”

“ C’è qualche problema, Jonetsu ?” Iwayama si avvicinò a loro due, con sguardo truce e gli occhi accesi di rabbia puntati sul suo rivale.

“ No.” Disse secco Nashi, staccandosi dall’altro.

 

Passò qualche secondo prima che, calandosi il cappuccio sulla faccia, Takejiro si dirigesse in silenzio verso il salone. I due ragazzi lo guardarono senza dire una parola.

“ Quanto lo detesto …” Ruggì Iwayama.

“ Non è mai facile fidarsi delle persone, soprattutto quando si ha paura.” Disse Nashi, con lo sguardo perso nel vuoto.

Il rosso si sentì a disagio dopo quella frase.

“ Comunque Iwayama …” Il castano, imbarazzato dal quel silenzio serio, cercò di cambiare argomento.

“ Hai trovato la tua richiesta ?”

“ No.” Rispose l’altro. “Anche oggi mi sono svegliato prima di chiunque altro, ma non ho trovato niente per me.”

Nashi si ricordò che anche lui non aveva ancora avuto niente.

 

“ Che rabbiaaa !” Una voce di pura ira si scatenò nel corridoio, quando Umezawa Gaho saltò fuori dal salone iniziando a compiere capriole in aria.

- Deve essere il suo modo per sfogarsi.- Compresero i due.

“ Che cosa succede Umezawa ?” Chiese Nashi, notando che lo Ultimate Stuntman stringeva qualcosa tra le mani.

Sembrava essere una scatola contenente una action figure, raffigurante un robot di qualche anime o manga.

“ La mia richiesta a quanto pare doveva essere di Super Duper Mecha Titanos, l’eroe di Le Bizzarre Avventure di Super Duper Mecha Titanos …” Iniziò a spiegare loro il ragazzo, mentre pestava i piedi per terra con frustrazione.

“ Però gli manca un corno! Un cornooo !” Aggiunse disperato, indicando la confezione.

Effettivamente, come i due notarono, un disegno sulla scatola raffigurava il robot con due corna rosse estese in orizzontale, mentre l’action figure reale ne aveva solo uno.

“ Quel Monokuma deve averlo fatto cadere per terra, e poi nascosto il misfatto !” Ruggiva intanto lo Stuntman, mentre il castano non sapeva cosa dirgli per farlo calmare.

Alla realtà dei fatti, la richiesta era l’unico dono che venisse fatto a loro studenti dal mondo esterno, ed il povero Umezawa lo aveva avuto rotto.

 


Quella sera a cena si presentarono tutti tranne Takejiro.

Finirono di mangiare verso le nove e mezza inoltrate, e radunati attorno al tavolo riepilogarono i turni di quella sera.

“ Io e Kigiri sparecchieremo e chiuderemo tutte le porte a chiave.” Disse Nishizaka, e la ragazza dai capelli lilla annuì.

La Ultimate Web Personality era molto più spenta, e parlava con uno sguardo lontano. Tutti ormai sapevano cosa le fosse successo, e quanto grande fosse la rabbia ed il dolore che provava.

“ Io vado in sala giochi. Non chiudetemi dentro, per favore.” Annunciò Akagi Aozame, incamminandosi con il suo tipico portamento solenne verso il corridoio a destra.

Domen Ienobu lo indicò, per poi iniziare ad imitare le movenze di chi si muove su una pedana schiacciando i tasti. Infine si allargò il sorriso con le dita.

“ Ah, dici che vorresti provare anche tu quello che fa Akagi? Va bene, ma ricordate di tornare in stanza prima della mezzanotte.” Disse con tono autoritario Nishizaka, seppur poi ammorbidendosi con un sorriso verso lo Ultimate Entertainer.

 

La serata si concluse così, e tutti gli altri tornarono alle loro stanze.

Nashi però si accasciò sulla porta, tenendo stretta la chiave tra le dita. Contro il legno scuro premette la faccia, lasciandosi andare in un sospiro di stanchezza. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto così.

Seppur lo spazio in cui muoversi non fosse così tanto, a fine della giornata si sentiva prosciugato delle sue energie. La preoccupazione che fosse la sua stessa anima e corpo a dirgli di arrendersi lo fece agitare.

- No… io non voglio mollare !- Si disse, ma l’agitazione nel suo stomaco gli faceva sempre più male, e la pelle gli divenne fredda come l’acciaio del frigorifero in cucina.

-Non voglio avere paura !- Tremava.

 

“ Nashi.” Qualcuno lo chiamò per nome, e voltandosi ritrovò l’immagine, quasi spettrale di Kigiri Yoko.

Erano solo lui e lei nel corridoio, e la ragazza dalla pelle diafana ma dagli occhi profondi come un abisso gli si avvicinò.

“ Questo è il tuo nome, l’unico che ricordavo prima di entrare in questa torre.” Confessò lei.

Nashi credeva da tempo che se mai si fosse ritrovato da solo con Kigiri ne sarebbe stato spaventato, eppure in quel momento non era così. Anzi, l’agitazione nel suo corpo pareva essersi alleviata.

“ È successo questo anche a Zetsu. Cosa può voler significare ?” Domandò senza timore. Non pensava che la ragazza dubitasse di lui come aveva fatto Takejiro.

 “ Che sei speciale.” Rispose Kigiri, continuandolo a guardare negli occhi.

Nashi arrossì istantaneamente a quell’affermazione, rimanendo di stucco.

“Cosa ?”

“ Sei senza dubbio una persona speciale, tra noi tutti. Però, come hai potuto notare, la tua specialità comporta anche dei rischi.” La ragazza rispose subito a quell’interrogativo, cosicché il ragazzo torno con i piedi per terra.

- Ha ragione.- Rifletté.

- Se io non mi fossi ricordato dei nomi degli altri, Takejiro non mi avrebbe trattato così, e forse non sarebbe stato diffidente nemmeno nei confronti degli altri.-

“ Però …” continuò la ragazza, appoggiandosi alla parete. “Da un semplice indizio come questo sono sicura che riusciremmo a raggiungere la verità, come un filo che và tirato per trovare il nodo da sciogliere.”

Calò il silenzio.

“ Tu… credi che questa verità ci porterà anche al modo di scappare da qui ?” Tentò di chiederle il ragazzo, consapevole che una risposta negativa forse gli avrebbe fatto più male che bene.

“Io …”

 

“ AIUTOOO !!” Un urlo straziante squarciò la notte, e la ragazza venne interrotta con le labbra ancora schiuse, in procinto di parlare.
Ai due giovani si accapponò la pelle, ed immediatamente voltarono la testa in direzione della fonte di quel grido: il salone.

Mentre quelle urla si ripetevano, corsero fino al portone, e Kigiri afferrò le chiavi per sbloccare l’accesso.

Entrarono, ma non c’era nulla. Le urla continuavano, più nitide, però decisamente non in quella sala.

“ Sembra la voce di …” Comprese Nashi, avendo riconosciuto il tono maschile. Il terrore si impadronì di lui quando un dubbio maligno gli apparve nella mente.

- No …- Si sentiva le gambe deboli, ma per la seconda volta Kigiri lo afferrò.

“ Nashi! Non mollare adesso !” Gli urlò guardandolo fisso negli occhi.

Il ragazzo fino ad allora credeva che la sua compagna di classe non provasse sensazioni. Eppure, ora più che mai gli sembrava di vedere coraggio e aggressività in quelle pupille nere.

Non cedette, e piegando le ginocchia scattò in avanti.

Imboccarono il corridoio a destra, sentendo le urla provenire non dalla prima, ma dalla seconda stanza, ovvero la sala giochi.

 

Il muro accanto all’insegna era spoglio, e questo aumentò ancor di più la tensione, accompagnata come una musica per la perfetta disperazione dalle grida di terrore.

“ Non c’è la chiave !” Esclamò il ragazzo, guardando per terra alla ricerca dell’unico mezzo per superare l’ostacolo della porta.

“ Ma non dovrebbe essere bloccata !” Disse Kigiri, accorgendosi invece di come la maniglia non le permettesse di entrare.

Delle voci in salone li sorpresero.

“ Che succede? Ero qui un secondo fa !” Nishizaka Iki, con indosso una vestaglia rossa in pelliccia avanzò tremante.

“ Sei sicura di non aver chiuso tu la porta ?” Chiese rapidamente Nashi, e la Ultimate Web Personality negò assalita dalla paura.

“ Mi era stato detto di non farlo.”

Lo Ultimate Memory rivisse quella scena all’interno della sua mente.

- Lo so, e la persona che ti ha detto di non farlo …- Ancora non riusciva ad andare oltre quel timore.

“ Fanculo, non possiamo stare qui ad aspettare!” Umezawa scostò i tre presenti, e con sguardo carico di coraggio iniziò a prendere a spallate la porta.

Un colpo.

Due colpi.

Tre colpi e cedette.

La porta cadde al suolo con un tonfo, nel mentre la sala giochi appariva davanti ai loro occhi nel suo silenzioso splendore.

La ragazza dai capelli lilla notò qualcosa, anzi qualcuno, accucciato davanti al muro.

“ Cosa è successo ?” Domandò, sollevandogli il volto.

Akagi Aozome aveva il volto coperto dalle lacrime e dal muco per quanto stava piangendo, e le poche parole che riuscì a pronunciare furono incomprensibili.

Tutto ciò che riuscì a fare fu indicare verso il fondo della sala giochi, dove una lampada sulla parete circondava con la sua luce una claw machine, di quelle che si sarebbero trovate ovunque.

 

I quattro ex-studenti avanzarono molto lentamente, fino a quando si accorsero che ad ogni loro passo veniva prodotto un rumore acquoso e sinistro.

“ Questo è …” Nishizaka, sollevata una pantofola, venne attraversata da un brivido e le si bloccò il fiato in gola.

“ Sangue.” Terminò Kigiri, fredda. “Stiamo camminando nel sangue.”

Il pavimento poco illuminato infatti permetteva appena di notare la linea rossa che stavano calpestando. Essa, si dirigeva esattamente verso la macchina.

Nessuno era pronto a scoprire cosa fosse successo, ma mentre in lontananza si udiva il vociare di chi stava giungendo lì, avanzarono di qualche passo.

Sembrava che avvicinarsi a quel mistero molto lentamente avrebbe prevenuto lo spavento, come quando si contraggono i muscoli prima di ricevere un colpo.

 

Si sbagliavano. Niente avrebbe potuto prepararli a quello.

La prima cosa che Nashi notò era il sangue che macchiava il vetro sia dentro che fuori, illuminato nel suo colore brillante dalla luce. Poi, la visione di un corpo accatastato tra i peluche ed i giocattoli all’interno della claw machine.

Domen Ienobu giaceva lì, morto, con una ferita aperta da parte a parte sul fianco.

E lì il ragazzo cedette, e per un istante fu tutto buio come la disperazione.

“ WAAAH !!”

 

La campana suona, ed i monitor si accendono.

“ Pim pom pam pom! È stato ritrovato un cadavere. Trascorso un breve periodo di tempo libero si terrà un Processo di Classe.”

 


Da un palco con su scritto: Cabaret di Monokuma.

*Appare Monokuma. Ha la sua solita espressione anche quando parla ad un pubblico*

Monokuma: La geopolitica vuole farci credere che la terra sia piatta, ma io dico che è tutto un  complotto! Se la terra fosse piatta allora con tutto il peso che c’è in superficie si spezzerebbe.

*Il pubblico applaude*

Monokuma: Il mondo è pieno di complotti e cospirazioni, e forse il giorno in cui ti rendi conto di esserci dentro, ti hanno già trasformato in una pedina. O forse, sei già diventato un componente inutile e da buttar via.

*Monokuma se ne va e cala il sipario*

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Il primo vero e proprio capitolo dell’inizio di questa fan fiction si chiude con un decesso. È il nostro Ultimate Entertainer a dare il via alla follia omicida che presto coinvolgerà questi rimanenti sedici studenti.

Chi è l’assassino, e come ha potuto uccidere il simbolo della gentilezza e del sorriso inestinguibile in questa torre di disperazione?

Scrivete le vostre opinioni ed ipotesi nelle recensioni. Proseguiremo con un capitolo dedicato alle investigazioni, e quello dopo al fantomatico Processo di Classe.

Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Chapter One (Part Two) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 1: Beware Of Fear

(Part 2)  Investigation Time

 

 

Non aveva mai urlato così in vita sua, almeno per quanto la sua ipertimesia gli riportasse alla memoria.

Alla visione di un cadavere sanguinante, anzi, del cadavere sanguinante di un suo compagno di classe, sentiva la mente diventare irrecuperabile

 

- Se Monokuma ha davvero ragione …- pensava, mentre i suoni degli altri studenti che raggiungevano la stanza gli sembravano solo echi lontani.

- Allora qualcun altro qui l’ha ucciso.-

Come potevano dei ragazzi e delle ragazze macchiarsi di un crimine così brutale? Era tutta colpa di quella torre, di quell’orso e di quel corso extra curriculare. Doveva essere così, altrimenti si sarebbe sentito forse ancora più estraneo da quella classe.

 

Gli Ultimate Students erano ormai sopraggiunti, ognuno vestito con i propri abiti da notte.

“ N-No… perché proprio Domen ?” Singhiozzava Amari Sako, venendo immediatamente abbracciata da un’altrettanto sconvolta Kumagai Yone.

“ Chi è stato il maledetto?! Voglio che si dichiari immediatamente !” Iniziava ad urlare Umezawa Gaho, con la fronte corrucciata e gli occhi di chi aveva visto abbastanza.

“ Idiota… pensi davvero che il vero killer lo farebbe ?” Mitsuko Atsuki si allontanò dagli altri rabbrividendo e lanciando occhiate diffidenti.

Ebisawa Shoko si mantenne la fronte, appoggiandosi ad un arcade. “ Mi chiedo chi ucciderebbe mai un ragazzo come Domen.”

“ Chi ?” Una voce alterata risuonò nella sala giochi, al che tutti si voltarono verso di lei: Nishizaka Iki.

“ Ve lo dico io chi è stato! È stato quel maiale maledetto !” Urlò con gli occhi rossi dal pianto, indicando un ragazzo davanti a sé.

Immediatamente gli sguardi si posarono su Akagi Aozame.

“ Co-Cosa ?!” Esclamò colto alla sprovvista lo Ultimate Rhythm Game Player, sbiancando a quell’accusa.

La Ultimate Web Personality rincanalò la dose, avvicinandosi a lui fino a sfiorarlo con la punta del naso. Nel suo sguardo ardeva una grande rabbia e spirito di vendetta, e lo stava abbattendo su chi lei riteneva fosse il colpevole.

 

“ Chi altro era qui con Domen? Eh?! Me lo sai dire? Solo tu puoi averlo ucciso !” Strillava, pronta a colpire il ragazzo con le unghie sguainate come artigli.

“ No! Vi giuro che non sono stato io! Nel momento in cui l’ho visto era già morto e dentro la claw machine.” Persino il moro aveva perso la sua solennità, ed in quel momento dove sentiva il peso della colpevolezza ricadere su di lui, era ad un passo dal ricominciare a piangere.

Sentiva gli sguardi dubbiosi sulla pelle, e questo non gli impedì di incominciare a sudare ancor di più.

“ Non mentire !” La ragazza era fuori controllo, e non ascoltava nemmeno metà delle parole dell’altro.

“ Eri tu qui, e solo tu potevi chiudere la porta dopo che io e Kirigiri ce ne siamo andate !”

Jonetsu Nashi assisteva a quella scena con gli occhi della disperazione: i suoi amici si accusavano per chi avesse ucciso uno di loro, ed intanto il vero killer inevitabilmente si nascondeva tra le facce di suoi coetanei con i quali nei precedenti due giorni aveva dialogato serenamente.

- Fuori da questa torre… abbiamo forse lasciato la nostra umanità ?- Si domandò, tirando su col naso, senza più la forza di rialzarsi in piedi.

Sembrava che la situazione sarebbe scivolata sempre più nell’oscurità, quando una voce femminile fece congelare chiunque in quella stanza.

 

“ Fermi tutti! Vi ricordo che abbiamo poco tempo prima che incominci il Processo di Classe !” Kigiri Yoko si era frapposta fra Nishizaka ed Akagi, guardando entrambi negli occhi con il suo sguardo fermo e determinato.

- Il Processo di Classe …- A Nashi tornò in mente che solo il Processo di Classe avrebbe potuto condannare l’assassino, e che se avessero sbagliato… tutti loro, persino  gli innocenti, sarebbero morti invano.

La ragazza dai capelli lilla, non appena ebbe ottenuto un silenzio concordante, ma non un’atmosfera meno tesa, ricominciò a parlare:

“ Sarebbe meglio se ci dividessimo a coppie per investigare e ricavare quante più prove possibili. Questo sarà l’unico modo di accertarsi di chi sia il vero assassino di Domen Ienobu.” Sottolineò con il suo tono rigido l’ultima frase, dopodiché si voltò verso lo Ultimate Fanfiction Writer.

“ Zayasu, mi servirebbe qualche foglio ed una penna.” Disse, e sebbene Zayasu Korin borbottò riguardo il suo nickname, gli prestò quanto richiesto.

 

Kigiri sollevò il capo, guardando negli occhi ciascuno di loro.

“ Iniziamo l’investigazione !” Annunciò.

Con poco entusiasmo da parte di alcuni, e tanta rabbia e frustrazione da parte di altri, i ragazzi si sparpagliarono nella sala giochi.

Nashi si sentì prendere una mano dalla ragazza, e sollevando il capo verso di lei rimase a bocca aperta.

“ Come fai ?” Le chiese senza riguardi, sconvolto al punto da non vergognarsi più di cosa dicesse.

“ Cosa ?” Lei parve non comprendere, ma lo aiutò comunque ad alzarsi in piedi.

Dopo ciò che aveva visto Nashi credette per un attimo di soffrire di vertigini pure sulle sue stesse gambe.

“ Come puoi essere così calma e controllata? Non… era anche un tuo compagno di classe Domen ?”

 

Kigiri a quel punto lo colpì con uno schiaffo, il quale gli fece girare fortemente la testa.

Il bruciore alla guancia arrivò molto in ritardo, ed a quel punto il bruno comprese di essersi definitivamente ripreso: il torpore nei suoi arti era sparito, così anche la nausea ed il tremore. A quel punto gli venne da chiedere ancora come avesse potuto fare quello, ma lei lo stava fulminando con un’occhiata seria e controllata, nonostante lo schiaffo.

“ Proprio perché era un mio compagno di classe voglio trovare chi lo ha ucciso, e scoprire cosa possa averlo condotto a compiere tutto ciò.” Rispose gelida Kigiri.

“ Perché ti interessa… il movente ?” Domandò esitante Nashi, che poco se ne intendeva di certe terminologie.

“ Perché …” Iniziò a rispondere lei, sospirando profondamente. “Se la colpa dovesse essere della Disperazione causata da questo luogo, allora anziché cercare di fuggire di qui io opterò per distruggere questo posto, e chiunque vi ci abbia portati.”

 

Solo allora il ragazzo lo comprese, scrutando più attentamente in quegli occhi che a lungo lo avevano un po’ intimorito: nascoste tra quelle pupille non c’era l’insensibile tentativo di allontanarsi da tutti e da tutto, bensì la ferma determinazione di chi cerca la verità a tutti i costi, senza mai tremare perché uno sbaglio comporterebbe sicuramente alla morte.

Kigiri Yoko, la Ultimate Criminologist, era diventata famosa nel suo settore proprio grazie alla sua leggendaria fermezza e coraggio.

- Distruggere questo posto.- Ripeté all’interno della sua mente, ancora non riuscendo a crederci.

- Kigiri… tu intendi affrontare questo mondo che ci ha imprigionati e condotti nella disperazione tutta da sola ?- Avrebbe voluto davvero porre quella questione, ma comprese che non era il luogo né il tempo per parlarne.

 

 

I due ragazzi iniziarono ad ispezionare l’area dove giaceva il cadavere, sigillato tra il vetro ed i giocattoli della macchina. Era impossibile farlo uscire di lì, e nemmeno dal boccaporto in basso ci sarebbe mai passato.

“ Posso darvi una mano ?” Si fece avanti con un sorriso tirato Zetsu, cercando di rendersi utile all’amico. Nashi annuì, per poi chiedere a Kigiri qualche parere, ma trovò la ragazza intenta a scrivere qualcosa sui fogli appena ricevuti.

- Sta già scrivendo? Che abbia notato qualcosa che io non vedo ?- Si domandò, sentendosi improvvisamente troppo stupido rispetto al giovane genio dell’investigazione.

Lo Ultimate Hypnotist aggirò la macchina con la speranza di trovare qualche apertura, quando notò qualcosa ed avvisò gli altri due.

Gli studenti lo seguirono, notando come la striscia di sangue sul pavimento in realtà proseguisse sotto la claw machine fino al suo retro, macchiando ciò che sembrava una parte della macchina possibile da svitare.

Lo spazio era abbastanza grande per poterci far passare un ragazzo alto come lo Ultimate Entertainer.

“ Deve averlo fatto entrare qui.” Intuì lo Ultimate Memory grazie a tutto quel sangue, e gli sembrò di immaginare l’assassino tentare di infilare il cadavere lì dentro, sporcando inevitabilmente.

“ Però senza un cacciaviti è impossibile aprirlo.” Appurò invece il suo amico, facendo notare come le viti fossero infilate fin troppo bene per poterle rimuovere a mani nude.

 

“ Ci penso io.” Disse risoluta Kigiri, accucciandosi sulle ginocchia ed estraendo un cacciavite dalla tasca della giacca. I due ragazzi la guardarono sorpresi, e mentre lei iniziava a svitare quel pezzo di metallo percepì la loro confusione:

“ Questo è stato la mia richiesta. Se pensate che possa esser stata io ad infilare qui Domen allora potete tranquillamente controllarlo: lo uso la prima volta adesso.” Ed in men che non si dica finì il suo lavoro, ed il retro della macchina cedette.

Immediatamente i peluche sul fondo caddero a terra, e così anche, seppur in maniera scomposta, il corpo di Domen Ienobu.

Zetsu e Nashi ebbero l’impulso di vomitare, ma la criminologa li precedette.

“ Non su di me o tanto meno sulle prove.”

In seguito i tre notarono come il sangue non si fosse riversato a fiotti, come ci si sarebbe potuti immaginare da un corpo ferito in quel modo.

“ I peluche devono aver assorbito il sangue colato. Forse la scelta di questa sistemazione non è stata tanto casuale: se non ci fosse stato niente allora il sangue sarebbe colato anche da sotto la claw machine, ed il cadavere sarebbe stato più palese.” Con la penna Kigiri scostava i vestiti del defunto, mostrando dove essi fossero sporchi e dove invece no.

 

“ Parlando dell’assassino …” Iniziò col dire Nashi, guardandola.

“ Tu non credi sia Akagi, giusto ?”

“ No.” Rispose lei, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, il che sorprese il bruno.

“ Quale assassino si chiuderebbe in una stanza con il cadavere, pretendendo che qualcuno non lo reputi colpevole ?” Proseguì l’altra. “ E anche se fosse tutta una recita per muovere a compassione qualcuno,  sa comunque che la maggioranza lo voterebbe per l’eliminazione.”

“ Però è quello che succederà davvero !” Esclamò Nashi, colpendo il pavimento con i pugni.

 

Lanciò uno sguardo al centro della sala, dove Akagi Aozame giaceva in ginocchio sul pavimento, senza essersi nemmeno mosso di un millimetro da qualche minuto.

Il ragazzo fece per alzarsi in piedi ed andargli in contro, per dirgli che sarebbe andato tutto bene, che lo avrebbero dimostrato innocente, e che sarebbero riusciti a trovare il colpevole, quando un’altra volta Kigiri lo fermò.

“ In questo momento è meglio se viene lasciato solo. Se qualcuno gli si dovesse avvicinare allora chi lo ritiene colpevole avrebbe un motivo per ricominciare a dargli addosso. Sicuramente c’è qualcun altro che la pensa come noi, ma non lo ammetterebbe mai in una situazione di tensione come questa.”

Lui provò molto rimorso, eppure il ragionamento della compagna di classe era molto comprensibile.

Ricadde seduto per terra, venendo rincuorato da qualche pacca sulla spalla da parte di Zetsu.

 

“ Piuttosto, dovremmo cercare un’arma che si adatti ad una ferita del genere.” Commentò Kigiri, mentre sbottonava la camicia bianca del cadavere.

“ In che sen- ” Era sul punto di chiedere il bruno, quando si ritrovò davanti al taglio che penetrava da parte a parte il fianco del suo ex-compagno di classe.

Notò che la carne era stata tagliata con un moto a spirale, come se seguisse la forma della punta di un trapano, nonostante il buco fosse più largo e rozzamente riprodotto.

Nulla comunque gli impedì di rabbrividire a quella visione, ma annuì agli ordini di Kigiri.

Insieme a Zetsu iniziarono a vagare per la sala giochi, cercando ovunque per una possibile arma del delitto.

 

La ricerca stava iniziando a diventare inutile e troppo lunga, soprattutto rispetto al tempo messo a disposizione da Monokuma, quando trovarono Iwayama Koan davanti ad un arcade.

Sembrava quello provato preferito da Akagi, si chiamava Dangan Dangan Revolution ed era decorato con tante facce dell’orso bianco e nero.

L'Ultimate Weapon Collector, però, stava osservando con sguardo pensieroso ed accigliato una macchia di sangue proprio sulla sbarra posteriore alle pedane.

Nashi gli si avvicinò, tenendo conto di quell’indizio.

“ Se il sangue è qui ma il corpo è stato ritrovato nella claw machine, forse Domen e l’assassino hanno lottato.” Ipotizzò ad alta voce, ed il rosso si voltò nella loro direzione con sorpresa, accorgendosi appena in quel momento di loro.

“ Uh… sì.” Annuì distrattamente, per poi voltarsi e guardare la vastità della sala.

“ Tutto bene ?” Domandò a quel punto Zetsu, notando l’espressione preoccupata del ragazzo.

A tutti gli effetti Iwayama non sembrava né più né meno shockato di quanto lo fossero tutti gli altri: si notava quanto si fosse rivestito velocemente per correre lì, con indosso una felpa ed i pantaloni di quella sera.

Non rispose immediatamente, ed attese che anche gli altri due, seguendo il suo sguardo, vedessero ciò che lui vedeva.

Stava puntando Takejiro Kurisu, in disparte ed impegnato a non fare nulla, se non girare senza meta per la stanza. Lo Ultimate Liar guardava con fare distaccato tutti gli altri impegnati nelle ricerche, senza mai però avvicinarsi al cadavere, la zona dove Kigiri Yoko investigava.

“ È senza dubbio lui l’assassino.”  Disse impassibile il rosso, assottigliando lo sguardo. “ O forse collabora con il ciccione. O forse è persino una spia mandata da Monokuma per farci saltare i nervi !”

Inesorabilmente stava alzando il tono della voce, fino a quando non si ritrovò a sudare copiosamente dalle mani e dalla fronte, ed a quel punto smise. Stava ansimando per lo stress, e Nashi iniziava a comprenderlo.

Dopotutto, si era sentito anche lui così, e per come conosceva Iwayama sapeva quanto in realtà quel ragazzo scontroso ed impulsivo, fosse fragile ed umano quanto loro.

- Eppure Kigiri sembra essere abituata a tutto ciò.- Gli venne da pensare per un istante, ma cancellò l’assurda idea.

 

Dopo aver fatto rapporto alla Ultimate Criminologist, questa si alzò da terra per sconvolgerli con una nuova idea:

“ Dobbiamo cercare indizi nelle altre stanze.”

“ Cosa? Perché ?” Domandò Jonetsu Nashi, sempre più preoccupato che Monokuma annunciasse lo scadere del tempo libero.

“ Effettivamente però ci stiamo focalizzando un po’ troppo solo sulla sala giochi.” Jitsuke Zetsu sembrò concordare con quel piano, osservando anche come tutti gli altri studenti non si fossero mossi da lì.

 

“ Ah, comunque ho trovato la chiave della sala giochi.” Comunicò loro la ragazza, dopo esser usciti nel corridoio, ed estrasse una chiave.

Lo Ultimate Memory ricordò di come avessero provato ad aprire la porta chiusa a chiave, per poi sfondarla.

Gli venne passata tra le mani, e subito dopo l’altra aggiunse:

“ Era nel claw machine assieme a Domen.” Questa rivelazione fece sussultare disgustato il ragazzo, che rischiò di far cadere la chiave per terra.

Come prima destinazione la Ultimate Criminologist scelse la cucina, al che i ragazzi le domandarono il perché di quella scelta così lontana e separata dal luogo del delitto.

 

Cucina

Lei, senza aggiungere niente, aprì la porta con la chiave apposita e li fece entrare.

Al loro ingresso, si udì un rumore meccanico, e la stanza iniziò a raffreddarsi.

- Non ci avevo mai fatto caso, ma… la cucina è la stanza più fredda.- Rifletté Nashi, notando come il rumore fosse provenuto da dei climatizzatori in alto sulle pareti.

“ I climatizzatori sono impostati per spegnersi quando la porta viene chiusa a chiave, e a riaccendersi quando questa viene riaperta.” Spiegò la ragazza, e nel fare ciò mostrò loro il pannello di controllo accanto alla porta.

“ Questa funzione non si può disattivare, però è possibile risalire agli orari in cui la porta è stata chiusa a chiave o è stata riaperta.” Scorrendo con l’indice sul display, arrivò all’ultimo aggiornamento:

“ Ore 21:40. Spegnimento.

Ore 22:25. Accensione.”

“ Dopo che io personalmente l’ho chiusa a chiave non è più stata aperta, fino ad ora almeno.” Constatò in conclusione, dopodiché lasciarono la stanza per raggiungere un punto stavolta più vicino al luogo del ritrovamento del cadavere: la sala computer.

 

Sala Computer

Nel momento in cui la ragazza toccò la maniglia, lanciò uno sguardo alle chiavi appese al muro. Aprì la porta, entrando nella stanza buia.

“ Non avevate chiuso anche questa porta ?” Domandò Nashi, constatando come le porte che dovevano essere chiuse e quelle che dovevano restare aperte erano state invertite.

“ L’assassino deve essere stato qui.” Kigiri si chiuse la porta alle spalle, dopodiché mimò il gesto di chiuderla a chiave dall’interno.

“ Non poteva più ritornare in corridoio, altrimenti l’avrebbe chiusa dall’esterno.”

Zetsu sembrò comprendere qualcosa, e con uno strano bagliore negli occhi esclamò: “Quindi in questa stanza deve aver svolto un passaggio cruciale per l’omicidio !”

L'altro trovò strano il comportamento dell’amico, come se si stesse divertendo a risolvere quel mistero.

“ No …” Lo contestò, abbassando il capo e cercando di riflettere. “Se non poteva più tornare uscire di qui, l’omicidio l’aveva già compiuto.”

Il verde sembrò confuso da quell’affermazione, ed incrociò le braccia al petto.

“ Aspetta, però come può aver spostato il corpo di Domen da qui dentro nella sala giochi? O forse vuoi dire che il killer si era nascosto qui ?”

Nashi trovava Zetsu estremamente fastidioso quando divergevano su di un parere, ed in quel momento si stavano scambiando sguardi di sfida.

“ Io… non lo so !” Ammise, frustrato.

 

Una folata di vento scompigliò i loro capelli, sorprendendoli. Si voltarono entrambi verso la finestra, appena spalancata da Kigiri Yoko.

I capelli lilla della ragazza svolazzavano nel vento, e con sguardo fermo fissava davanti a sé nel buio della notte.

“ Ci avete mai fatto caso ?” Disse, ed i due dovettero avvicinarsi a dov’era lei per comprendere quella domanda.

Quella che sembrava una finestra nel vuoto, d’improvviso si rivelò essere un semplice foro nella parete della torre, circondato dall’alto e dal basso da due infiniti blocchi di torre che proseguivano paralleli verso il cielo.

Dall’interno della sala si avrebbe avuto l’impressione di una finestra su di una parete liscia, senza nulla né sopra né sotto, ma in realtà quel balconcino si trovava all’interno di una cavità nella torre.

“ Ci troviamo in un piano estremamente piccolo rispetto agli altri.” Ipotizzò la ragazza, per poi voltarsi verso destra.

Gli altri la imitarono, e videro come a qualche metro di distanza, e poco più in alto di dove si trovassero loro, c’era una finestrella nella parete.

Tornarono di corsa nella sala giochi per indagare.

 

Sala Giochi

Entrando videro come tutti gli studenti si fossero riversati nel corridoio, intenti a discutere con espressioni preoccupanti sul da farsi. Solo Akagi Aozama si era isolato, o forse era stato allontanato dagli altri, e con sguardo vuoto e testa penzolante era appoggiato sull’uscio della cucina.

 Nashi provò di nuovo quella fitta al cuore nel guardare il suo compagno di classe in quelle condizioni, e giurò ancora che lo avrebbero discolpato.

 

La finestra vista dall’esterno risultava essere davvero lì, così in alto che per raggiungerla si sarebbe dovuto salire in piedi sul DDR.

“ Dobbiamo controllarla.” Dichiarò Kigiri con il suo solito tono rigido, ed i ragazzi si guardarono in faccia, arrossendo.

“ S-sei sicura che non vuoi far salire prima noi per prima ?” Domandò Zetsu, alludendo velatamente alla gonna in pelle della ragazza, che a stento copriva le sue gambe toniche.

Lei li guardò a lungo, per poi scattare verso l’arcade, ed arrampicandosi in una frazione di secondo si ritrovò davanti alla finestra. I due si voltarono con la testa bassa, ripromettendosi di non guardare verso l’alto.

Dopo qualche secondo di silenzio però, udirono dei suoni ovattati, e girandosi per vedere il meno possibile attraverso gli spazi tra le dita, videro come la Ultimate Crimonologist stesse colpendo il vetro con il pugno.

È bloccata dall’esterno.” Notò, per poi appuntare qualcosa sul taccuino nonostante la posizione in bilico, e scese con un balzo.

“ Dall’esterno? E chi potrebbe averlo fatto ?” Si chiese Nashi, confuso da quel mistero.

“ Nessuno.” Rispose la ragazza, indicandogli la finestra. “C’è una sicura all’esterno, e nel momento in cui il vetro è stata abbassato deve averlo bloccato.”

 

In quel preciso istante una musichetta risuonò in tutte le stanze, ed i monitor si illuminarono. Monokuma apparve come suo solito con il suo faccione davanti all’inquadratura, ridacchiando.

“ Upupupupu! Mi sono stancato di aspettare! Recatevi alla stanza adiacente alla cucina per incominciare il Processo di Classe.”
E con l’alone di mistero con cui si era mostrato, sparì.

Un ronzio nel silenzio incalzava la tensione, e la disperazione sul nascere.

“ Ma di quale stanza parla? Non c’è niente adiacente alla cucina.” Rifletté Zetsu.

Di colpo quel ronzio si trasformò in un frastuono, e l’intero pavimento tremò per una manciata di secondi.

“ Che succede ?!” Esclamò Nashi, inciampando e cadendo assieme all’amico.

Kigiri, la quale era riuscita a reggersi in piedi, barcollò verso l’unica porta. Aveva in sé uno sguardo preoccupato, ma sempre mosso dalla sua inestinguibile determinazione.

“Andiamo a vedere !”

 

Giunsero nel corridoio a sinistra del salone, ed osservarono come tutti gli altri studenti stessero guardando il muro nella direzione della cucina.

Facendosi largo tra tutti loro, i tre scoprirono con grande sorpresa che nella parete fosse apparso un ascensore molto largo, recintato da una gabbia di fili intrecciati e con dei riflettori in cima.

L’unico pulsante disponibile aveva la faccia di Monokuma, e la scritta: “Class Trial Room”.

 

“ Non è possibile… non può essere già il tempo.” Si lasciò scappare Zetsu, in modo che Nashi lo sentisse. Lui però vide l’amico tremare con il volto pallido e lo sguardo perso nello sconforto.

“ Non abbiamo trovato niente.” Proseguì. “L’arma, indizi sull’assassino, su come abbia fatto a rinchiudere Domen lì dentro… io …” E voltandosi verso lo Ultimate Memory sussurrò debolmente.

“ Nashi, noi moriremo ?”

Nashi Jonetsu non gli rispose, e si limitò a non incrociare il suo sguardo.

Era terribile per un amico fare così, soprattutto in quella condizione, ma se solo avesse detto qualcosa avrebbe rischiato di far andare ancor più nel panico Zetsu.

Non voleva fargli perdere la speranza, esattamente come lui e tutti gli altri non l’avrebbero persa quella notte. Guardò l’ascensore, e senza nemmeno doversi voltare percepì l’affanno ed il dolore negli occhi dei suoi compagni.

Si arrese al quel pensiero: qualcuno, tra quegli sguardi, mentiva. E quel qualcuno, l’assassino, aveva strappato la vita di Domen per poter fuggire da quel luogo folle dove erano stati ingiustamente intrappolati.

 

“ Yonamine, Takejiro, Amari, Zayasu, Umezawa, Nishizawa, Ebisawa, Arima, Kumagai, Mitsuko, Fujima, Iwayama… troverò l’assassino che si cela tra di voi !”

Inseguendo lo sguardo ardente di coraggio posseduto da Kigiri Yoko, fece il primo passo verso l’ascensore. Verso il Processo di Classe.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Questo è stato il primo capitolo dedicato all’Investigation Time. Penso che da ora in avanti manterrò questo schema per suddividere meglio le scene: Daily Time – Investigation Time – Class Trial.

Chissà, forse in futuro un Investigation Time o un Class Trial richiederanno più capitoli, ma per questa prima parte della storia voglia mantenere il limite di un capitolo per tutti e tre i passaggi.

Riuscirà Nashi a svelare l’assassino grazie agli indizi raccolti? Potrebbe essere stato chiunque tra gli altri studenti, non sapendo ancora nemmeno le dinamiche dell’omicidio…O forse no? Commentate scrivendomi chi potrebbe essere secondo voi l’assassino (dopotutto in questo capitolo si nascondono molti indizi).

Ah, e so che sembrerà banale e scontato, ma non lo è: siccome so che non siete in pochi a leggere questa fan fiction , vi ringrazio molto.

Inizialmente credevo che non l’avrebbe letta nemmeno una persona, però scoprire il contrario mi rende molto felice. Sarebbe bello sentire anche il parere dei miei lettori “silenziosi”. Dopotutto non chiedo una cadenza precisa di una recensione per capitolo, mi basta anche qualche semplice parere ogni tanto ^^.

 

Alla prossima!
P.S: Corretto qualche errore di simmetria nella mappa, e aggiunti gli occhiali a Zetsu.

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Capitolo 7
*** Chapter One (End) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 1: Beware Of Fear

(Part 3)  Class Trial

 "Sticks and stones can break my bones but I have something more"

 

L’ascensore continuava a salire, ed oltre le grate gli studenti potevano solo vedere la roccia slittare verso il basso ad alta velocità. Il rumore agghiacciante del metallo, ed il tintinnio dei riflettori che ad ogni scossa oscillavano, riempivano quel silenzio pieno di dubbi e domande.

Sopra le loro teste, il volto di Monokuma dipinto sul soffitto li sbeffeggiava, pronto a prenderne un altro tra le sue grinfie in quella notte.

 

Nashi si guardava attorno, speranzoso di scogliere l’ennesimo sguardo rincuorante da parte di Kigiri, ma la ragazza gli dava le spalle. Zetsu, ora al suo fianco, gli aveva ricordato quanto poco sapessero sul mistero che ora avrebbero dovuto svelare.

E se non ci fossero riusciti, sarebbero morti.

Il ragazzo chiuse gli occhi, accorgendosi improvvisamente di non aver riflettuto sugli indizi trovati nemmeno per un istante.

- No! In tutto questo tempo avrei dovuto prepararmi cosa dire, e magari anche svelare l’arma !- Lo stomaco gli si strinse a quel pensiero, e maledisse se stesso per essersi distratto in un momento così prezioso.

- Se solo… questo ascensore non si fermasse …- Fu il suo ultimo pensiero, prima che tutto attorno a loro si bloccasse con un suono secco. La porta dell’ascensore si aprì, mostrando una sala davanti ai loro occhi.

Il ragazzo si lasciò scappare un flebile suono dalla bocca, simile ad un belato, così sorpreso dal tempismo di ciò che era successo da rimanere paralizzato.

 

Monokuma li guardava, seduto su ciò che sembrava un trono di velluto nero e bianco.

“ Upupupu !” Ridacchiò, e frugando tra i cuscini sui braccioli estrasse un telecomando.

“ Intanto che aspettavo voi lumaconi mi stavo godendo dei film molto divertenti !” Ed accendendo un televisore al suo fianco, mise in bella vista il titolo che apparve sullo schermo: “Charlie Chaplin Collection”.

 

Gli studenti rimasero disgustati dalla malvagità di quell’essere, che intanto si contorceva dalle risate alla vista dei loro volti stanchi e stremati da quella tragica notte.

“ Come puoi permetterti di fare una cosa del genere ?!” Esclamò improvvisamente Akagi Aozome, puntando il dito contro l’orso. Con il volto bagnato dalle lacrime e gli occhi rossi colmi di sforzo sembrava star sul punto di piangere ancora, di crollare al ricordo del compagno perso.

Qualcun altro lo guardò in silenzio alla vista di quel gesto, tuttavia Nishizaka Iki alzò gli occhi al cielo con fare stizzito.

- Nishizaka …- Pensò Nashi, vedendo ormai nessuna differenza tra la rabbia dello Ultimate Rhythm Game Player e la sete di vendetta della Ultimate Web Personality.

- Riuscirò a farti ricredere ?- Domandò, più a se stesso che alla ragazza, nel mentre la stanza in cui aveva fatto ingresso si palesava in un macabro splendore.

 

Diciassette palchi erano disposti in circolo al centro della sala, posanti su di un pavimento a scacchiera, e sotto la volta di numerosi archi di pietra. Il soffitto era stato dipinto per rappresentare un cielo notturno, con un sole ed una luna sorridenti e tanti pianeti altrettanto muniti di espressioni.

Sembrava il disegno di un bambino, e questo rendeva i gusti dell’orso non meno disturbanti.

Solo uno di quei palchi era stato decorato, e presentava una fotografia di Domen cancellata da una X rossa.

“ Posizionatevi ai vostri posti, dopodiché date il via al processo come meglio credete. Vi ricordo che al termine dovrete votare per il colpevole.” Annunciò Monokuma, chiaramente disinteressato alla questione e troppo impegnato a guardare la televisione.

 

Con una rigidità quasi meccanica gli studenti riempirono gli spazi vuoti, fino a ché non poterono guardare ognuno in faccia agli altri quindici. In quei pochi secondi tutti loro potevano osservare le espressioni più particolari dell’altro, come una tavolozza piena di colori dalle disparate sfumature.

La silenziosa indifferenza di Takejiro, lo sguardo rigido ed indagatore di Kigiri, la tensione in Umezawa, la freddezza di Nishizaka e soprattutto, il timore negli occhi di Nashi.

Lo Ultimate Memory sentiva che se qualcuno non avesse iniziato a parlare, si sarebbe potuto bloccare lì nel silenzio per sempre, e forse persino morire di vecchiaia.

- Ce la devo fare! Ce la… devo …- Si sforzava di credere il ragazzo.

Rivide per un istante l’ombra del sorriso di Kigiri, laggiù in quel lontano corridoio di qualche minuto fa.

 

“ Dovremmo iniziare a parlare, però …” Mormorò pensierosa Fujima Wakuri, Ultimate Toxicologist, guardandosi attorno un po’ persa.

“ Già.” Ebisawa Shoko si strinse nelle spalle. “Dopotutto perché parlare quando sappiamo già chi votare ?” Lo Ultimate Radio Host sembrava molto convinto delle sue parole, forse animato dalla stanchezza dell’essersi svegliato in piena notte.

- Oh no… Non possiamo iniziare così. – Nashi era molto preoccupato da come il discorso stesse iniziando.

“ Il killer poteva essere solo l’unica persona rimasta nella sala giochi con Domen.” Rifletté Zayasu Korin, Ultimate Fanfiction Writer, consultando da un taccuino qualche informazione che poi lesse a labbra strette.

  “ E visto che l’aveva annunciato lui stesso, non ci sono dubbi.” Con tono rassegnato, Kumagai Yone, Ultimate Contorsionist, dovette alzare lo sguardo verso la persona a cui si stava riferendo.

“ Esatto !” La sala tremò quando Nishizaka Iki esclamò ad alta voce, sbattendo le mani sul palchetto. I suoi capelli rosa ora erano irti in aria come tanti serpenti, ed il suo volto pareva non più quello della modella che tutti i giovani del mondo amavano, bensì quello di un animale feroce.

“ Quindi iniziamo già a votare per Akagi Aozame !” Esordì, fissando il ragazzo dritto negli occhi.

Akagi sussultò, ed il suo sguardo perse un’altra volta tutte le forze.

“ No… non sono stato io …” Mormorò tremante, troppo debole per sottrarsi a quelle accuse.

 

“ Fermi !” Strillò una voce maschile, interrompendo quell’attimo di tensione. Tutti i presenti si voltarono verso Jonetsu Nashi. Lo sguardo del ragazzo era provato dall’ansia e dalla paura di mandare tutto all’aria, ma consapevole che se si fosse arreso avrebbe condannato i suoi compagni alla morte.

“ Akagi non avrebbe mai potuto uccidere Domen! Loro erano amici !” Disse, ricordando i momenti in cui aveva visto i due dialogare serenamente. Lo Ultimate Rhythm Game Player era stato uno dei tanti a trovare simpatico lo Ultimate Entertainer, e a ridere ai suoi sketch.

“ Non avrebbe …” Sibilò Nishizaka con voce spettrale, voltandosi verso il castano per poi fulminarlo con i suoi occhi di un azzurro elettrico.

“ … potuto farlooo ?!” Esclamò a quel punto, facendo sobbalzare Nashi dallo spavento. Di colpo la ragazza aveva ripreso tutta la sua energia, e ora ringhiando contro una nuova preda ricominciò a vomitare parole taglienti.

“ Perché?! È forse diversamente abile? È un monaco pacifista? È un neonato? Anche un barboncino se volesse potrebbe uccidere una persona completamente inabile ed immobilizzata, a maggior ragione se usando un coltello !”  La sua rabbia era arrivata al culmine, e si comprendeva benissimo che se avesse potuto votare per eliminare Akagi in qualsiasi momento, l’avrebbe certamente fatto.

 

Nashi chinò il capo, sigillando le labbra. Quando la ragazza smise di parlare si ritrovò a fissarlo con astio, assottigliando gli occhi fino a renderli due fessure.

Fu in procinto di riprendere parola, quando il castano la anticipò con voce debole, appena sussurrata:

“ Come hai detto che l’ha ucciso ?”

Nishizaka rimase sbigottita da quella domanda. Tremante di rabbia, e con i capelli che serpeggiavano nell’aria, riuscì a rispondere:

“ Con un coltello preso dalla cucina, ecco come! Mi stai forse dando della stupida? Credi che io sia stupida, eh ?!”

 

“ Non lo avrebbe mai potuto uccidere con un coltello da cucina.” Come un fulmine a ciel sereno, la voce di Kigiri Yoko interruppe Nishizaka dal continuare.

La ragazza dai capelli lilla, con le braccia conserte al petto, divenne ben presto l’obbiettivo degli sguardi confusi di tutti.

“ P-P-Pure tu credi che io sia una stupida ?!” Strillò la Ultimate Web Personality, indicandola e digrignando i denti.

“ Con quella ferita con cosa dovrebbe averlo ucciso, a pugni? Il grassone ha chiaramente usato un coltello preso dalla cucina !”

 

Fu allora che Nashi seppe cosa dire. Sollevando lo sguardo al suono della voce composta di Kigiri si era reso conto che, dall’inizio dell’investigazione, la ragazza non aveva semplicemente investigato per se stessa, lasciando che lui e Zetsu la seguissero come le spalle sbadate in un film poliziesco.

- Ora lo vedo. Negli occhi di Kigiri vedo la risposta !- La Ultimate Criminologist aveva fornito a lui gli elementi per scovare la verità, grazie al suo talento.

Grazie alla sua memoria.

 “ Non avrebbe potuto perché… !” Il castano sbatté i pugni sul palchetto, raddrizzando la schiena con uno slancio di reni.

“ La porta della cucina è rimasta chiusa da dopo cena fino a dopo l’omicidio !” Esclamò, ora potendo finalmente guardare in faccia Nishizaka.

La ragazza dai capelli rosa sussultò dalla sorpresa a quella frase, per la prima volta non sapendo cosa rispondere.

“ Ch-che …?” Balbettò confusa, priva ormai del suo spirito combattivo, ed allora il ragazzo continuò a parlare.

“ La cronologia degli aggiornamenti del climatizzatore in cucina testimoniano questo! Infatti, si può leggere chiaramente: ‘Ore 21:40. Spegnimento. Ore 22:25. Accensione’ , ovvero durante le investigazioni! Per questo Akagi non avrebbe mai potuto prendere un coltello dalla cucina, essendo questa stata chiusa a chiave.”

Come dei proiettili che colpivano il punto debole nelle accuse, le prove di Nashi riuscirono a mandare in pezzi qualsiasi cosa la Ultimate Web Personality avrebbe voluto rispondere oltre.

 

Nishizaka sprofondò nel silenzio, dopo aver abbassato il capo.

“ Io …” Singhiozzò, quando le lacrime iniziarono copiosamente a percorrerle il viso. “Io non volevo che nessuno morisse !” Si portò le mani alla faccia per asciugarsi gli occhi, ben sapendo che non avrebbe potuto cancellare quel dolore.

Nashi dovette farsi forza per non lasciarsi inghiottire dall’empatia, altrimenti la sofferenza lo avrebbe distratto dal suo obbiettivo.

- È un destino crudele, lo so Nishizaka …- Pensò, volgendo appena lo sguardo sulla compagna di classe.

 

“ Sei stato forte, Nashi !” Sussurrò Zetsu al suo fianco, al che il ragazzo si voltò verso l’amico. Lo Ultimate Hypnotist ora sfoggiava un’espressione diversa da quella di prima, mentre lo guardava con la bocca spalancata e gli occhi colmi di un bagliore vivido.

Confuso, il castano si guardò attorno, solo per poi diventare rosso dall’imbarazzo: anche tutti gli altri lo guardavano meravigliati, con quel misto di sorpresa e speranza nello sguardo.

Il ragazzo fu felice di aver trasmesso la sua speranza agli altri, ma essere al centro delle attenzioni lo metteva un po’ sotto pressione.

- Non mi aspettavo questo risultato …- Arrossì, accennando un sorriso per cercare di sviare l’imbarazzo.

 

“ Aspetta un secondo !” Una voce lo richiamò all’attenzione, solo per ricordargli che il processo non si era certo concluso lì. Anzi, erano solo all’inizio.

“ È stato appurato che l’arma non fosse un coltello preso dalla cucina… e allora ?!” Takejiro Kurisu, Ultimate Liar, fino a quel momento era rimasto in disparte con aria disinteressata. Eppure, aveva appena esordito con un tono di sfida, e puntava o Ultimate Memory con i suoi occhi freddi, attraverso le lenti scure.

Il corvino incalzò, percependo come l’aria all’interno di quella sala si stesse riempiendo nuovamente di tensione.

“ Mi viene da pensare ad un altro modo con il quale Akagi potrebbe essersi procurato il coltello.” E, sussurrando tra le labbra due singole parole, spalancò le palpebre.

“ La richiesta !”

Immediatamente qualcun altro iniziò a riflettere su quella ipotesi.

“ In effetti non ricordo proprio la richiesta di Akagi…” Umezawa Gaho, Ultimate Stuntman, iniziò a grattarsi il mento con fare pensieroso.

“ Potrebbe essere proprio un coltello! Magari di quelli con la lama seghettata, in modo da lacerare meglio le viscere !” Esclamò con un’insolita allegria Fujima Wakuri, Ultimate Toxicologist.

“ Ho capito, userò il mio Stand, Hermit Purple, per scovare l’arma del delitto e l’assassino !” Scoppiò a ridere sicura di sé Amari Sako, Ultimate Video Maker,  senza accorgersi che nessuno avesse compreso la sua citazione alle Bizzarre Avventure di JoJo.

 

Takejiro Kurisu  guardava Jonetsu Nashi dall’alto in basso, con un enigmatico ghigno oscurato dall’ombra del cappuccio.

La sua teoria stava facendo scaldare gli animi in quella sala, sordi ai deboli tentativi di Akagi di discolparsi.

“ No… non è vero !” Singhiozzò esasperato lo Ultimate Rhythm Game Player, stringendo i pugni e sforzandosi fino a diventare rosso per gridare: “Non era quella la mia richiesta !

“ Esatto !”  Puntando il dito verso il compagno che aveva appena parlato, Nashi fronteggiò lo sguardo di Takejiro a testa alta.

Per chiunque altro quel dettaglio, quel minuscolo dettaglio, sarebbe stato cancellato dal cervello dopo esservici abituati. Chiunque, sì, ma non Jonetsu Nashi.

“ Il coltello non era la richiesta di Akagi… perché in realtà la sua richiesta è la sala giochi !”

 

La sala accanto proiettava fasci di luci colorate ed una musica vivace dal suo interno. Sopra la chiave appesa alla parete era affissa una targa: “Richiesta di Akagi”.

 

Il ricordo della sua prima esplorazione gli riportò alla mente la targa sulla parete, e grazie a questa convinzione seppe rievocare nella memoria di tutti la stessa informazione.

Takejiro tuttavia non sembrò sconvolto come Nishizaka, e anche dopo esser stato contestato si strinse nelle spalle e continuò a sorridere divertito.

“ Punto per te.” Disse soltanto, ma stavolta Nashi non ricambiò il sorriso.

 

“ Ma allora… qual è l’arma del delitto ?” Domandò tremante Yonamine Genjo, Ultimate Actor, per poi nascondere la bocca nella sciarpa.

“ Io …” Sospirò Kigiri, per poi guardare tutti i presenti negli occhi. “… l’ho scoperta.”

Dopo qualche secondo di silenzio, misto ad incredulità, gli studenti per poco non caddero all’indietro dalla confusione.

“E perché cavolo non ce la dici, allora ?” Disse Zetsu a denti stretti, messo a disagio dal modo di fare della ragazza.

“ No.” Rispose la Ultimate Criminologist, al che il verde scivolò davvero per terra.

“ Non è ancora il momento di rivelarla, manca ancora un dettaglio fondamentale per svelare come è avvenuto l’omicidio.” Proseguì l’altra, irremovibile sulla sua decisione.

Nashi era sinceramente colpito dalla determinazione di Kigiri, così come da quella sua tenacia che la faceva sembrare una bambina decisa ad ottenere un particolare giocattolo, anche a costo della vita.

 

Sospirò sconsolato, rassegnandosi all’idea di dover assecondare l’enigmatica compagna di classe.

- Fammi pensare… cosa posso dire per portare avanti la discussione ?- Si immobilizzò per qualche secondo, rifugiandosi nell’infinto tunnel buio dei suoi pensieri.

Doveva pur trovare qualcosa, una luce che rischiarasse la fine di quelle tenebre. Bastò poco, prima che delle lettere si allineassero per formare una parola: “Ferita”.

“ Zayasu, potresti  passarmi un foglio ?” Con uno scatto si voltò verso il compagno di classe, rinvigorito da un’illuminazione.

Il suo entusiasmo venne però smorzato dall’occhiataccia che l’albino gli rifilò di risposta.

“ Ehm… Corex ?” Ripeté Nashi con un sorriso imbarazzato, al che lo Ultimate Fanfiction Writer strappò un foglio dal suo block notes per prestarglielo.

 

Il castano iniziò a disegnare su quel foglio usando il palchetto come appoggio, per poi mostrare a tutti cosa avesse fatto. Non era certo un disegno tracciato con linee precise, ma ricordava vagamente una spirale.

“ E quella roba oscena che cos’è ?” Disse disgustata Mituso Azuki, aumentando soltanto lo sconforto in merito alle sue capacità di disegno del ragazzo.

“ È la forma della ferita sul fianco di Domen.” Rivelò infine Nashi, tracciando col dito quelle tre linee partenti da un epicentro comune, le quali si curvavano lievemente verso sinistra.

“ Quindi l’arma deve esser stata in grado di procurare un taglio così… bizzarro.” Amari Robun era abbastanza interdetto da quella strana forma, però non dubitava delle parole del compagno, soprattutto dopo l’ultima dimostrazione di affidabilità.

Umezawa Gaho schioccò le dita con aria di chi aveva appena compreso qualcosa: “Il killer l’ha ucciso con un cacciavite !”

“ Non esiste un cacciavite così grosso, testone.” Kumagai Yone, al suo fianco, gli rifilò uno schiaffo dietro la nuca, nonostante il ragazzo fosse ben più alto di lei.

“ Però, con una forma del genere …” Esordì Jitsuke Zetsu, osservando il disegno. “ Avrebbe potuto anche svitare delle viti come un cacciavite, no ?”

Nashi comprese al volo ciò che l’amico stava pensando.

“ E questo cosa vuol significare ?” Chiese Ebisawa Shoko, grattandosi la testa.

“ Che l’arma deve essere stata usata anche per chiudere Domen nella claw machine !” Rispose lo Ultimate Memory, all’unisono con l’amico. Dopodiché i due si guardarono, sorridendo vittoriosi.

 

“ P-Però …” Seppur con tono meno energico, Nishizaka Iki riprese a parlare.

“ Con un’arma del genere, potrebbe ancora essere stato Akagi !” Affermò la Ultimate Web Personality, facendo corrucciare Akagi Aozame, il quale ormai credeva di essere salvo da altre accuse.

La ragazza continuò, facendosi forza:

“Ci sono delle tracce di sangue nella sala giochi, ed in particolare sulla sbarra di quello stupido arcade! Questo vuol dire che Domen è stato ucciso nella sala giochi, dove c’era solo lui e Akagi, per poi esser stato trascinato fino alla claw machine… e… e forse Akagi mentre lo trascinava si è appoggiato proprio a quella sbarra, per questo l’ha macchiata di sangue !”

Lo Ultimate Rhythm Game Player a quel punto divenne rosso dalla rabbia, e sbattendo il pugno contro il palchetto sbraitò: “ Questa poi! Un vero pro gamer di DDR non toccherebbe la sbarra nemmeno se fosse l’unica cosa che potrebbe salvarlo dalla fine del mondo !”

 

Nashi intanto rivedeva la sala giochi nella sua mente, ogni singolo arcade ed ogni dettaglio di come l’aveva vista durante gli ultimi minuti da incubo.

“ Non è possibile neanche così, Nishizaka.” Disse con voce pacata, osservando come la ragazza lo stesse nuovamente guardando stupita.

“ Ricordi che, all’ingresso della sala giochi non riuscimmo nemmeno a percepire che fosse avvenuto un omicidio? Solo dopo, quando iniziammo ad avvicinarci, sentimmo di star camminando nel sangue.”

 

 “ Questo è …” Nishizaka, sollevata una pantofola, venne attraversata da un brivido e le si bloccò il fiato in gola.

“ Sangue.” Terminò Kigiri, fredda. “Stiamo camminando nel sangue.”

 

 “ Domen non deve essere morto sul colpo.” Continuò il ragazzo, immaginando ogni passo compiuto dallo Ultimate Entertainer in quella sala buia.

“ Subito dopo esser stato ferito ha barcollato nel buio, per poi appoggiarsi al DanganDanganRevolution e cadere al suolo, ormai senza più le forze.”

La macchia sulla sbarra apparteneva senza dubbio al sangue di Domen Ienobu, ed era stata lasciata da lui stesso.

“ Poi, il killer l’ha trascinato fino alla claw machine, ed utilizzando l’arma del delitto lo ha chiuso lì dentro.” Il ragazzo aprì gli occhi, per poi guardare il proprio corpo.

Immaginò di essere l’assassino, e di aver trascinato un corpo sanguinante.

“ L’assassino però, insieme a Domen ha lasciato le chiavi della sala giochi, l’unica cosa che avrebbe potuto farlo uscire di lì. Questo vuol dire che, con gli abiti ancora macchiati di sangue, era rimasto rinchiuso in quella stanza fino al nostro arrivo !”

 

Negli occhi di Nishizaka e Umezawa balenò il panico.

“ Questo è davvero …” Comprese lo Stuntman, deglutendo a vuoto.

“ Siamo stati noi a permettergli di uscire.” La ragazza fu sul punto di scoppiare a piangere di nuovo, ma una voce ferma la interruppe.

“ È esattamente per questo motivo che non può esser stato Akagi.” Confermò Kigiri, guardando lo Ultimate Rhythm Game Player e la sua tuta ancora pulita.

 

“ Perché non la fai finita, adesso ?” Brontolò Takejiro Kurisu, rivolgendosi alla Ultimate Criminologist.

Nashi lo guardò confuso, al che il corvino proseguì, con espressione stizzita: “Dicci qual è quest’arma del delitto.”

La ragazza dai capelli lilla annuì in silenzio, per poi sporgersi in avanti con gli occhi puntati in avanti.

“ In passato ho visto una moltitudine di armi capaci di infliggere una ferita speciale e così fuori dall’ordinario… e per questo posso assicurare che solo un’arma in tutto il mondo potrebbe incidere la carne in quel modo. Sto parlando di un coltello jagdkommando !” Dichiarò con voce ferma, lasciando tutti i presenti basiti.

“ Jag… ja ?” Provò a ripetere inutilmente Zetsu, ancora non sicuro che potesse esistere una parola tanto buffa.

“ E che roba è, si mangia ?” Chiese Amari Sako, con la spontaneità di chi non sembrava aver fatto una battuta.

“ No.” Rispose infine Kigiri. “ Jagdkommando è il nome di una forza speciale dell’esercito austriaco, ed il coltello da loro inventato, anche chiamato Microtech Jagdkommando, è l’unico che abbia una forma a spirale composta da tre lame.”
Sollevando un foglio, mostrò a tutti il disegno di un coltello composto da tre lame che si univano in una punta, con un design a spirale.

“ È un’arma molto difficile da maneggiare, ed i soldati vengono addestrati a lungo su come usarla per infilzare.” Proseguì Kigiri, mentre le sue parole stavano iniziando ad assumere un significato nella mente di Nashi.

Un messaggio, un avviso, un indizio sul killer.

“ Nel momento in cui le tre  lame affondano, infatti, incidono la carne seguendo la loro forma.” Con l’indice percorse il profilo del coltello.

“ E se si estrassero con un semplice strattone, l’intero pezzo di carne colpito si strapperebbe di netto, squartando la vittima in modo dolorosissimo.”

“ Questo ne causerebbe la morte sul colpo.” Rifletté Zetsu, ricordandosi però che Domen fosse morto dissanguato al centro della sala giochi.

 

Nashi chiuse gli occhi, e lentamente lasciò che la sua testa si appoggiasse contro il palchetto. Ogni suo muscolo del corpo si era ammorbidito, e pareva quasi essersi addormentato in quella posizione insolita.

Prima che qualcuno potesse chiedergli qualcosa, con voce debole ma incredibilmente ferma iniziò a parlare.

- L’unica persona che ha una tale conoscenza delle armi da poter estrarre la lama del coltello jagdkommando senza causare la morte …- Pensò, prima di aprir bocca.

“ Sei tu l’assassino, Iwayama Koan ?”

 

Le ultime parole rimbombarono nella sala vuota, rimbalzando tra i muri e le colonne, tra gli studenti confusi e persino sul trono di Monokuma. Correvano veloci, solcavano l’aria, eppure infine colpirono tutte nello stesso punto: l'Ultimate Weapon Collector, Iwayama Koan.

Il rosso, che non aveva aperto bocca dall’inizio del Processo di Classe, impallidì, sentendo gli sguardi di tutti concentrati su di sé.

 

“ C-C-Che …” Balbettò, con gli occhi spalancati ed un rivolo di sudore sulla punta del naso.

“Che cazzo stai dicendo, si può sapere, Nashiii ?!” Sbraitò di colpo, digrignando i denti verso il suo compagno di classe.

Il castano era rimasto immobile nella sua posizione, e non si smosse nemmeno dopo quell’urlo.

“ Ti sei forse bevuto il cervello, eh? Sei rimasto immobilizzato perché ti sei accorto dell’idiozia che hai detto, eh? Io ti spacco la testa, come ti permetti di accusarmi così, a cuor leggero ?!” Iwayama, fuori di sé, iniziò ad inveire contro Nashi, colpendo ripetutamente il palchetto con i pugni.

“ Se fossi davvero stato io, allora pensi che sarei stato così stupido da rimanere nella sala giochi con l’arma del delitto? Il vero killer in realtà sarebbe uscito per sbarazzarsi dell’arma, ma siccome la porta era chiusa allora solo il ciccione può essere l’assassino !”

 

Un brivido attraverso il corpo dello Ultimate Memory, come se avesse appena preso la scossa. Dopo un secondo si silenzio, quando Iwayama ebbe finito di parlare, Nashi sollevò appena la testa verso di lui.

I suoi occhi verdi brillavano di ingegno, e con uno sguardo penetrante pronunciò poche semplici parole:

“ Perché per forza uscire dalla sala giochi ?”

Le labbra di Iwayama si sigillarono immediatamente, impedendogli di sussultare ancora.

“ Qualcun altro qui sapeva della finestra bloccata nella sala giochi ?” Chiese Kigiri, rivolgendosi a tutti gli altri. Nessuno annuì, tutti loro sembrarono persino sorpresi da questa informazione.

“ Quindi… solo il killer poteva sapere della finestra bloccata.” Concluse la ragazza dai capelli lilla, posando il suo sguardo gelido su Iwayama.

 

“ Ed ecco la soluzione all’enigma della porta chiusa.” Mormorò Nashi, alzandosi e raddrizzando la schiena.

“ L’assassino ha pugnalato Domen, per poi chiuderlo dentro la sala giochi e portare la chiave con sé. Mentre la vittima moriva dissanguata, barcollando per la stanza, il killer ha aperto la sala computer, e dal balcone si è arrampicato fino alla piccola finestra. Da lì è potuto entrare nella sala giochi… però qualcosa non è andato come nei suoi piani: la finestra si è bloccata dopo il suo ingresso, sigillandolo definitivamente nella stanza.”

 

Zetsu si batté il pugno nella mano, esclamando: “E visto che la chiave era stata chiusa assieme a Domen nella claw machine, non poteva nemmeno aprire la porta !”

L’occhio dell'Ultimate Weapon Collector venne scosso da un tic, al che il ragazzo cercò di riprendere un po’ di compostezza, rispondendo alle accuse.

“ S-Sono accuse troppo generiche! In realtà sapevo… della finestra bloccata perché anch’io ho esaminato per bene la stanza. Te lo ricorderai, no, Nashi? T-Tu ti ricordi sempre tutto.” Tentando di sorridere nonostante il nervosismo lampante, Iwayama fissò negli occhi lo Ultimate Memory.

Jonetsu Nashi era una maschera priva di emozioni, con due occhi fiammeggianti in cerca della verità.

“ Già… infatti mi sembra strano che tu abbia indosso i pantaloni di oggi, ma una felpa anziché il solito giubbotto. Come mai te lo sei cambiato, Iwayama ?”

 

Nuovamente Iwayama Koan rimase folgorato dalla spietatezza del tono di voce dell’amico, e barcollò sul posto, sentendosi le gambe deboli.

“ Sarà forse per sbarazzarsi del sangue ?” Infierì, altrettanto spietatamente Kigiri.

“ Dopotutto il tempo per indossare una felpa, mentre eravamo tutti confusi dalla morte di Domen, dovresti averlo avuto.” Aggiunse Takejiro, ridacchiando maligno.

 

“ Che cosa …” Sussurrò in modo scomposto l'Ultimate Weapon Collector, mentre con sguardo vacuo osservava ai suoi piedi.

“ Che cosa vi interessa di ciò che indosso per andare a dormire? Siete tutti dei maledetti, ecco cosa c’è.” Mormorò debolmente, per poi alzare la testa in direzione di Nashi.

Le sue pupille erano colme di odio, ma miste al terrore di chi ha paura di morire.

“ E l’arma ?”

 

Un sibilo saettò nella stanza, facendo precipitare quell’aria di tensione in un silenzio tombale.

“ G-Già… e l’arma ?” Ripeté Iwayama, avendo trovato la forza in quel silenzio colmo di dubbi, per inarcare un sopraciglio e sfidare con un sorriso lo Ultimate Memory.

“ Dimmelo, Nashi !” Urlò, ormai alternando una risata rotta dai singhiozzi a disperate boccate in ricerca d’aria.

“ Dov’è questo fantomatico coltello jagdkommando?! Fammelo vedere, dimostrami che ce l’ho addosso, o che è nascosto da qualche parte nella sala giochi! Nessuno qui l’ha ancora visto, ed io non dico che Babbo Natale esiste solo perché i bambini ne parlano !” Arrivato al climax, il rosso aveva ridotto la sua voce ad un urlo stridulo, mentre con gli occhi fuori dalle orbite artigliava il palchetto di legno davanti a sé.

 

I due rimasero immobili a lungo, l’uno con gli occhi puntati sull’altro, squadrandosi con i muscoli tesi ed i nervi a fior di pelle. Solo il ticchettio di un orologio scandiva quell’attesa, la quale sarebbe potuta durare in eterno e restare ugualmente intensa.

“ Monokuma, posso vedere la richiesta di Iwayama ?” Nashi interruppe il silenzio, prendendo parola come il pistolero più veloce in un confronto armato.

Impugnò la pistola e sparò anticipando Iwayama Koan, il quale si ritrovò colpito da quel proiettile rilevatore.

 

L’orso bianco e nero, di risposta, balzò giù dal suo trono con un buffo ruggito.

“ Rawr! Pensavo che dopo tutto questo tempo i lettori si fossero dimenticati di me! Rawr! Comunque sì, eccola qua.” E nel dire questo, da una botola sul soffitto cadde qualcosa tra le mani di Nashi.

I presenti si sporsero verso quell’oggetto misterioso, in attesa dello scoprire se davvero lo Ultimate Memory avesse svelato il grande mistero di quella notte.

 

Era un coltello. Un semplice coltello dall’impugnatura nera ed una grossa lama in acciaio, abbastanza larga da renderlo simile ad un punteruolo.

“ Ehe …” Dalle labbra dell'Ultimate Weapon Collector fuoriuscì un soffio, in breve trasformatosi in una risata isterica.

“ YEHEHEhehehehe! Che cos… che cosa volevi dimostrare, eh? Adesso mi devi delle scuse Nashi! Hai capito, Nashiii ?” Impazzito dalla paura e dal nervosismo, il ragazzo dai capelli rossi si avvicinò al castano, guardandolo dritto negli occhi e ridendogli in faccia, mentre l’altro era rimasto immobile con lo sguardo fisso sul coltello.

“ Non so se ce ne sarà tempo.” Lo interruppe Monokuma, alzando la mano per attirare l’attenzione.

“ È arrivato il momento di votare chi voi crediate sia l’assassino !” Da tutti i palchetti apparve un display con diciassette tasti, ognuno raffigurante uno studente con il rispettivo nome.

“ Non dovete specificare il perché, non dovete firmarvi, non dovete fare altro se non premere un semplice tasto. Visto com’è facile al giorno d’oggi condannare a morte qualcun altro ?” Ridacchiò l’orsetto, con la sua larga bocca ricolma di denti acuminati.

 

Il momento decisivo era giunto.

Attraverso quei tasti, gli studenti avrebbero dovuto votare chi loro ritenevano fosse l’assassino, condannandolo nel migliore dei casi, oppure segnando il destino di tutti gli innocenti se avessero sbagliato.

Un timer di soli due minuti iniziò a scorrere sul display, incrementando l’ansia in ciascuno di loro davanti a quella decisione tanto importante.

Un solo errore, e la morte solo li avrebbe accompagnati lontani da quella torre. Lontani dalla disperazione di una macchinazione tanto perversa. Lontani dal controllo di un sadico nascosto dietro un orso, telecamere e monitor.

Lontani dalla paura. Perché era stata solo la paura ad uccidere Domen Ienobu, quella notte.

 

“ Non mi avevi detto che fosse arrivata la tua richiesta, Iwayama.” Disse Nashi, rimanendo con sguardo fisso a contemplare ciò che aveva tra le mani.

Il rosso davanti a sé, sussultò appena, senza però abbandonare il ghigno sulle sue labbra.

“ E con questo ?”

“ Eri sempre il primo ad alzarti per vedere se fosse arrivata la tua richiesta.” Mentre parlava, il ragazzo sollevò l’arma sopra la sua testa, afferrandola da entrambe le estremità.

“ Quindi, potenzialmente, dovresti essere stato il primo e l’unico a sapere davvero se ti fosse arrivata !” Facendo ricorso a tutta la sua forza, la lanciò sul pavimento, rompendola in due parti sotto lo sguardo confuso di tutti.

 

Un pezzo, ora sul pavimento, era un cono vuoto all’interno, mentre l’altro un coltello a spirale composto da tre lame.

“ Ecco che fine aveva fatto il corno del tuo Super Duper Mecha Titanos, Umezawa.” Il castano afferrò il corno, mostrandolo allo Ultimate Stuntman.

Il ricordo della confezione, richiesta di Umezawa Gaho, e di quel corno mancante all’action figure, combaciava perfettamente con l’oggetto che aveva rivestito la vera lama del coltello jagdkommando.

 

“ Io mi sveglio presto, però le uniche richieste che ho trovato qui erano quelle di Arima, di Ebisawa e di Domen.”

“Anche oggi mi sono svegliato prima di chiunque altro, ma non ho trovato niente per me.”

 

“ Sei stato tu …” Sibilò incredula Nishizaka Iki, coprendosi la bocca con le mani.

Jonetsu Nashi cercò di riprendere il controllo delle sue emozioni, ed ingoiando un boccone amaro pronunciò le seguenti parole:

“ Eccome come è andata …”

 

 

Mentre tutti si ritiravano dal salone per andare a dormire, solo Kigiri Yoko e Nishizaka Iki erano rimaste più degli altri, con il compito di sparecchiare la tavola per quella sera.

Controllarono tutte le stanze, chiudendole a chiave, tranne due: la sala giochi, dove Domen Ienobu ed Akagi Aozame si sarebbero trattenuti, ed il bagno dei maschi. Questo infatti, per via delle regole non era loro accessibile.

Non sapevano che, sfruttando proprio la Regola Numero Tre, l’assassino si era nascosto lì, in attesa che le due andassero via.

Fu proprio allora, poco dopo le 21:40, che l’assassino ha lasciato il suo nascondiglio.

Domen Ienobu in quel momento era diretto alla sala giochi, dopo essersi andato a cambiare per la notte. Poco prima che lo Ultimate Entertainer potesse fare il suo ingresso nella stanza, l’assassino lo pugnalò al fianco con un coltello jagdkommando. Dopo aver estratto l’arma, ha lasciato che Domen brancolasse moribondo nella sala, ormai chiusa a chiave dall’esterno.

L’assassino poi ha utilizzato la finestra della sala computer per entrare dall’esterno nella sala giochi, evitando che Akagi Aozame, in quel momento impegnato a giocare dentro un cabinato, lo vedesse chiaramente in volto. Al suo ingresso la vittima era ormai morta dissanguata, così gli bastò solo trascinarla fino alla claw machine, ed utilizzando la lama del coltello, sigillarla dentro di essa.

Ormai Akagi era sul punto di uscire dal cabinato, così l’assassino fece per abbandonare il luogo dove aveva consumato il suo delitto perfetto… ma qualcosa era andato storto. La finestra della sala giochi, infatti, si era bloccata al suo ingresso, rendendogli ormai impossibile uscire.

In preda al panico si nascose dentro un cabinato libero, aspettando che Akagi scoprisse il cadavere, e chiamando aiuto permettesse a qualcun altro di aprire la porta.

Approfittando dell’ingresso di tante persone, e della confusione generale, l’assassino è sgattaiolato alle spalle di tutti, correndo in bagno per sbarazzarsi del vestito sporco di sangue, sostituendolo con un altro già preparato all’evenienza. In quel frangente di tempo ha anche assemblato il corno dell’action figure, rubato quello stesso giorno ad Umezawa, per camuffare la lama del jagdkommando.

Ovviamente era anche riuscito a ridipingere l’oggetto per farlo sembrare una realistica lama d’acciaio, grazie alla sua competenza negli armamenti.

 
 

“ Fin qui tutto torna. O hai qualcosa da aggiungere, Iwayama Koan ?!” Nashi sollevò il dito contro l’amico dai capelli rossi, e fu come se lo avesse perforato con un dardo al centro del petto.

Iwayama rimase dapprima immobile, a lungo, forse in eterno, per poi emettere un singolo suono dalla bocca.

Un sospiro, seguito da un brivido.

“ M-Mi dispiace… !” Improvvisamente i suoi occhi iniziarono a sgorgare lacrime, e mai come prima sollevò il volto scoppiando a piangere con una smorfia di dolore.

“ Non avrei voluto ucciderlo !” Gemette straziato, al che Nashi venne scosso da una raffica di diverse emozioni contrastanti.

 

“ Azzardati un’altra volta a prendere in giro Jonetsu, e stavolta ti faccio davvero male !”

“ C’è qualche problema, Jonetsu ?”

 

Non riusciva a sostituire la parola amico con assassino quando guardava negli occhi Iwayama Koan. Era stato il primo degli studenti con cui aveva parlato, e nonostante inizialmente avesse dubitato di lui, poi si era dimostrato disponibile ed in colpa per i modo in cui si era posto.

Quell’Iwayama impulsivo e dal linguaggio rude… quell’Iwayama che gli aveva sorriso e lo aveva difeso.

Stava davvero per andarsene?

 

“ Basta cianciare, è il momento delle votazioni !” Esclamò Monokuma, e tutti gli studenti dovettero premere uno dei diciassette bottoni.

Su di un grosso schermo appeso al soffitto venne proiettata l’immagine di una slot machine. Quando la macchina venne attivata, tutti i tasselli presero a girare, e quando infine si fermarono mostrarono tre facce di Iwayama allineate.

Una musichetta riempì l’aria, così come petali di fiori e coriandoli vennero lanciati dagli altoparlanti.

“ Congratulazioni, avete indovinato.” L’orso improvvisò un balletto, per poi indicare con due ventagli rosa proprio l'Ultimate Weapon Collector, paralizzato dalla paura davanti al suo palchetto.

“  L’assassino di Domen Ienobu è proprio Iwayama Koaaan! Avete superato il vostro primo Processo di Classe impedendo all’assassino di superare il corso… che cattivoni.” E dopo aver mimato un broncio, Monokuma scoppiò a ridere.

 

“ E-Eh-Ehi! No, aspetta !” Iwayama si riscosse, riprendendo il controllo del suo corpo. Guardò prima l’orso, poi tutti i suoi ex-compagni di classe con lo stesso sguardo perso e spaventato.

“ Io non voglio …” Prima di riuscire a pronunciare la fatidica parola si piegò su se stesso, spalancando gli occhi e notando di star sudando copiosamente.

“ Non voglio morire, Nashi.” Riuscì a gemere con un fil di voce, coprendosi la bocca.

Nishizaka Iki, ormai libera dalla limitazione del palchetto, avanzò verso di lui per poi afferrarlo dal collo della felpa e strattonarlo.

“ Si può sapere perché l’hai ucciso? Come hai potuto farlo ?!” Strillava sconvolta, scrollandolo sempre più forte, fino a non fargli più comprendere cosa stesse succedendo.

Ben presto però le forze le vennero meno, e dovette allentare la presa. Fu allora che la Ultimate Web Personality crollò in ginocchio, trascinando con sé anche il rosso.

“ Ti rendi conto… che Domen era l’unico a portare la felicità in tutti noi? È stato l’unico che …” Singhiozzò la rosa, tirando su col naso.

“ L’unico che mi abbia rincuorato ed ascoltato …”

 

Nashi ripensò alla richiesta di Nishizaka, e a come la ragazza si fosse sentita male riguardo i video disperati dei suoi fan, i quali la credevano morta.

- Se Domen è davvero stato l’unico ad aiutarla, questo spiega la sua determinazione morbosa nel cercare di condannare l’assassino.- Rifletté il ragazzo, comprendendo dopo poco che Domen Ienobu mancava tantissimo anche a lui.

 

Iwayama Koan si lasciò cadere all’indietro, finendo disteso a terra con il volto paonazzo e ricoperto di lacrime rivolto al cielo.

“ Io non volevo !” Gracchiò ancora con voce rotta e straziata dal dolore.

“ Vi racconto io la bella storiella di Iwayama Koan, se avrete il piacere di ascoltarmi !” Monokuma intervenne in quel momento di commiserazione, atterrando a piedi uniti al centro dei palchetti.

In mano stringeva un telecomando, il quale, dopo aver premuto un bottone, accese il televisore vicino al trono.

Lo schermo iniziò a mostrare un video, ma questa volta non si trattava dei film di Charlie Chaplin.

 

Un titolo in bella vista mostrò di cosa si sarebbe trattato: “ Il Collezionista (Non di Amicizie) ”.

 

Apparve Iwayama Koan intento a camminare per le strade di una città, mentre tutti gli altri passanti si tenevano alla larga, preferendo restare sui marciapiedi.

Il ragazzo dai capelli rossi avanzava con uno sguardo truce, facendo roteare tra le dita un coltello balistico, eseguendo diverse acrobazie ed emettendo suoni metallici e sibilanti.

“ Iwayama Koan è l’unico figlio di una famiglia con una passione centenaria: il collezionismo di armi.” Una voce iniziò a parlare sopra quello scenario di desolazione.

 

“ Ma chi sta parlando ?” Domandò confuso Nashi, notando come nessuno dei passanti in quel video stesse aprendo bocca.

“ È una voce aggiunta in post produzione.” Rispose Amari Sako, rimanendo attenta sul video.

 

Il commentario proseguì:

“ Da quando è nato ha dovuto seguire i genitori in viaggi per tutto il mondo, occupandosi di esplorare antiche rovine o templi per cercare le armi più antiche e misteriose. Questo lo ha portato a non fermarsi mai in un punto prestabilito, e di conseguenza, a non relazionarsi mai con nessuno.”

Le immagini cambiarono, mostrando stavolta Iwayama in una classe, intento a smontare una pistola nascosto da un libro di testo appoggiato sul banco.

Tutti gli altri studenti attorno a lui lo guardavano straniti, cercando di allontanarsi il più possibile.

“ Senza nessuno di cui fidarsi, non importa quanto tu sia forte o temuto: resti comunque una persona che temerà sempre di doversi guardare le spalle.” Aggiunse la voce, per poi mostrare una situazione che loro Ultimate riconobbero meglio: il salone.

 

La sala era stata addobbata, quindi doveva risalire a quella mattina, e non c’era nessuno se non Iwayama. Il ragazzo stava aprendo un pacco con su scritto: “Richiesta di Iwayama”.

Quando ebbe svelato il contenuto, si ritrovò con un coltello jagdkommando tra le mani, e rimase stupito.

In quel momento dalla porta fece ingresso qualcun altro, ed il rosso si voltò di scatto.

Domen Ienobu lo stava guardando ormai con l’arma in mano, impugnata di soprassalto come se volesse colpirlo. Lo Ultimate Entertainer, in uno scatto di paura, scappò nei corridoi richiudendosi la porta alle spalle.

“ No! Fermo !” Tentò di gridare inutilmente il rosso, non potendo far nulla per fermare il ragazzo.

 

L’inquadratura si focalizzò sull’espressione che Iwayama assunse in quel momento di tensione: confusione, panico e rabbia.

“ Iwayama Koan aveva paura di doversi guardare le spalle da solo, senza un amico o qualcuno vicino a cui potesse confidarsi. Così, per non dover convivere con quel timore, decise che avrebbe eliminato Domen prima che questo potesse rivelare ciò che aveva visto.”

 

L’ultima scena mostrata fu quella del corridoio a sud del salone, completamente avvolto dal silenzio mentre Domen Ienobu avanzava verso la sala computer. Lo Ultimate Entertainer aprì la porta, per poi doversi piegare in due vomitando sangue.

Un coltello gli aveva appena perforato il fianco dalle spalle, e non riuscì nemmeno ad emettere un suono, perché qualcuno lo spinse in avanti. La porta si chiuse, e mentre i rumori della serratura che si bloccava venivano oscurati dalle musiche degli arcade, il bruno iniziò a barcollare debolmente in cerca di aiuto.

 

Il televisore a quel punto di spense, lasciando nello schermo nero il riflesso di sedici studenti.

Ora con gli occhi di chi aveva visto la verità, non erano più gli stessi di un tempo.

Iwayama si artigliò il petto con forza, come se volesse strapparsi la felpa, o il cuore. Dalle sue labbra riuscì solo ad emettere un suono, ripetuto all’infinito ormai:

“ Non… volevo…”

“ Questa non è autodifesa, Iwayama !” Esclamò freddamente Takejiro Kurisu, puntando il compagno di classe con l’indice con uno sguardo spietato.

“ Se davvero non lo avessi voluto uccidere, allora non ti saresti spinto fino a tanto. Hai ideato un piano appositamente per non farti scoprire, in modo che la colpa fosse ricaduta su Akagi… e tutti noi saremmo morti.” Lo Ultimate Liar non riservava alcuna clemenza nelle sue parole, con le quali faceva tremare di paura l'Ultimate Weapon Collector.

Il corvino troneggiava ormai sul criminale, solenne come la giustizia e freddo come la verità.

“ Domen Ienobu non è stato lo spiacevole incidente di un ragazzo non capace di controllare le proprie emozioni: per te, questo omicidio sarebbe stato il biglietto per sacrificarci tutti ed essere l’unico a lasciare questa torre.”

“ Basta adesso, Takejiro !” Lo interrupe Nashi, frapponendosi tra lui ed il rosso.

Lo Ultimate Memory soffriva per la morte del loro amico, eppure i ricordi di tutti quei momenti passati con Iwayama non potevano abbandonarlo. Era la sua maledizione, ma proprio quei ricordi li avrebbe portati con sé ovunque.

“ Ormai ha compreso il suo crimine! Non c’è bisogno di-…” Era sul punto di proseguire, quando Monokuma lo sovrastò con la sua voce squillante, quasi assordandolo.

“ Bastaaa! È tempo della punizione per Iwayama Koan !” L’orso bianco e nero, a quel punto, tornò con un balzo seduto sul trono.

Davanti a sé apparve un bottone rosso, e lui, impugnando un martello da giudice, lo colpì entusiasta.

 

Un messaggio apparve su ogni monitor presente in quella stanza.

“ Iwayama Koan è stato dichiarato colpevole. Pronti ad assistere alla punizione ?”   

 

Accadde tutto troppo in fretta.

Una botola si spalancò sotto ai piedi del rosso, il quale cadde senza via di scampo nel pavimento.

Quando tutti furono convinti che fosse scomparso per sempre, i monitor mostrarono una ripresa fatta in un’altra stanza.

Iwayama si trovava all'interno di una sala completamente rossa, dalle pareti al soffitto. Lui si guardava attorno spaesato, seppur consapevole di una sola cosa: la paura della morte incombente su di lui.
D'improvviso un'ombra apparve ai suoi piedi, diventando sempre più nitida mentre un fruscio riempiva l'aria.
Il ragazzo, istintivamente balzò all'indietro, appena in tempo affinché qualcosa di troppo veloce si conficcasse dove si trova un istante prima.

Il volto del rosso venne riflesso nella lama della spada, ora piantata nel terreno. Vide i suoi stessi occhi spalancati, ed un fiume di sudore colargli lungo il viso.
Ben presto iniziarono a piovere più e più lame, come in una grandinata di spade che costrinse l'Ultimate Weapon Collector ad una frenetica fuga all'interno della sala rossa. Correva, fuggiva, scappava dai sibili taglienti che gli sfioravano il corpo sempre con più precisione.
Sentì l'odore del sangue riempirgli le narici: forse qualche lama l'aveva sfiorato, o anche più, ma il dolore era completamente sopraffatto dal terrore nella sua mente.
Inciampò, con i muscoli delle gambe sempre più pesanti e le vesti pregne di sangue.

Sul suo viso stremato apparve un sorriso. Un debole, sincero sorriso estasiato.

Davanti a sé, al limite della sala era apparsa una porta. Tutto attorno continuavano a precipitare armi, cozzando contro il cemento e trasformando quel luogo in un'apocalisse di acciaio dai riflessi rossi, ma lui sorrideva.
Mosse un passo in avanti, troppo inebriato da quella effimera speranza per accorgersi di ciò che stava piombando su di sé.

Come fulmini di ferro, una decina di giganteschi spadoni lo centrarono con violenza inaudita, spargendo una cascata di sangue nell'aria mentre un fragore agghiacciante fu l'ultimo suono che gli studenti sentirono attraverso il monitor.

 

Nessuno dei ragazzi, persino la fredda Kigiri, rimase impassibile davanti alla scena demoniaca che quegli schermi avevano mostrato.

Era finita.

 

Nashi crollò sulle proprie ginocchia, senza ancora essere riuscito ad accettare ciò a cui aveva appena assistito.

- Credevo di essere pronto a tutto, ormai.- Si disse, iniziando a sentir meno la forza in ogni singolo muscolo del corpo.

“ Ha ragione Takejiro …” Gli sussurrò Kigiri Yoko, cogliendolo di soprassalto. Senza nemmeno guardarlo negli occhi, la Ultimate Criminologist voltò le spalle e si incamminò via.

“ Non bisogna fidarsi di nessuno, qui dentro.”

 

 

 

 

“ Ma come? Se ne sono andati tutti ?” Si accorse meravigliato Monokuma, rientrando nella Class Trial Room solo per trovarla deserta. Lasciò cadere i vestiti militari completamente ricolorati dal sangue per terra, zampettando verso il proprio trono.

Ci saltò sopra, per poi accomodarsi emettendo un sospiro.

“ Non mi hanno nemmeno lasciato introdurre la sorpresa. E ora quando potrò avvisarli dell’arrivo di una nuova studentessa? Spero non mi facciano fare brutta figura.”

 

 

 




Angolo Autore: 
Welcome back! E con questo, termina il Chapter One.
Sono curioso di sapere come vi è sembrata la dinamica di questo processo di classe, così come se avevate previsto chi fosse l'assassino o come avesse fatto ad uccidere Domen.
Chissà cosa accadrà da adesso in poi? Gli Ultimate Students riusciranno a continuare la loro convivenza ignorando la tentazione di uccidere?
Con l'ultima frase di Monokuma si introduce un nuovo interessante paragrafo di questa storia (il secondo di sette).

Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Chapter Two (Part One) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 2: OCKHAMS RAZOR

(Part 1)  Daily Life

 

Nell’esatto istante in cui Nashi schiuse le palpebre, comprese che stava vivendo il peggiore incubo della sua vita, e che non si sarebbe mai più risvegliato.

Era sempre nella sua stanza. La sua tomba. Il posto dove era stato confinato da giorni, lontano dalla sua città, dalla sua vita.

No. Non era tutto uguale.

Le pareti erano tappezzate da fotografie. No. Immagini, immagini in movimento: sorrisi, parole, musiche, colori, espressioni, pensieri, voci, ed apparteneva tutto ad i suoi compagni di classe.

I suoi unici compagni in quell’inferno.

Qualcosa non stava andando bene. Le pareti si ricoprivano di crepe, separando alcune di quelle immagini, e lasciando che i pezzi dei muri fluttuassero fino alla porta. E lì stavano venendo inghiottiti.

Nashi vide Iwayama Koan e Domen Ienobu sparire oltre l’ingresso della camera, nell’oscurità più nera. Voleva correre, afferrare quelle immagini ed impedire che venissero strappate via dai suoi occhi, ma le gambe gli tremavano.

Gli tremavano perché davanti a lui c’era Monokuma.

“ Certo che ne hai fatta di strada.” Disse l’orso.

“ Sopravvivere è un bel traguardo… per oggi. Ti accontenti in fretta tu.”

“ C… Cosa vuoi dire ?” Le parole vennero automaticamente strappate dalle labbra del ragazzo, tremanti e deboli.

“ Che ti odio.” Fu la risposta secca.

“ Ti odio. Ti odio. Ti odio… TI ODIO CON TUTTO ME STESSO !!” Tuonò d’improvviso Monokuma, facendolo sobbalzare dallo spavento.

Il ragazzo iniziò a tremare. Non lo aveva terrorizzato il tono, bensì la voce che l’orso aveva di colpo assunto: una voce umana, maschile.

“ Però… c’è qualcosa di te che propriamente non riesco ad odiare. Dopotutto, come potrei odiare qualcuno che ha ucciso un suo compagno di classe ?”

“ No… non l’ho ucciso io.” Tentò di negare Nashi, eppure lo sguardo fermo ed impassibile dell’altro sembrava volerlo costringere ad ammettere il contrario.

 

“ Dai Nashi, non fare così. Ci siamo passati tutti.” E per un istante solo la testa di Monokuma venne rimpiazzata da quella di un uomo, dai capelli bruni come lo Ultimate Memory e due grandi occhi verdi.

Tutto sfumò, comprese le immagini.

 

 

Nashi piombò sul freddo pavimento, spalancando gli occhi e la bocca in un urlo stridulo di terrore. Il dolore gli faceva contrarre lo stomaco, rendendo quei secondi di silenzio sempre più sgradevoli.

Avrebbe desiderato che tutto ciò non fosse successo. Tutto, proprio tutto.

Sollevò uno sguardo all’orologio sul suo comodino.

- Sono passate poche ore da quando abbiamo fatto ritorno nelle nostre camere. Da quando Domen ed Iwayama …-

Sforzandosi persino di pensare, comprese che si sarebbe dovuto alzare da terra. Fissò a lungo la porta, indeciso se dirigersi verso di essa o tornare a dormire.

Era ancora presto, sicuramente gli altri dormivano. Però doveva pensare, doveva respirare, muoversi, soffocare quella morsa nella pancia che non era sicuramente stata la brusca caduta a procurare.

Poco prima di sfiorare la maniglia però, un’ombra gli si parò davanti, facendolo sussultare per la sorpresa.


“ No no no !” Gracchiò Monokuma, sollevando le braccia di stoffa per erigersi a barriera.

“ Oltrepassa questa porta ed andrai contro la  Regola Due del Killing Extra-Curricular Course !”

Il ragazzo rammentò l’istante in cui l’orsetto, doveva essere stato nel secondo giorno in quella torre, aveva annunciato le stupide regole di quello stupidissimo corso extra-scolastico, così l’aveva chiamato.

“Regola Numero Due: È proibito trascorrere la notte fuori dalle camere. Chiunque verrà ritrovato dopo le 00:00 fuori dalla propria stanza, sarà punito severamente.”

 

“ Va bene, ma non hai specificato a che ora possiamo uscire .” Controbatté stizzito il bruno: ogni volta che quell’orso gli si parava davanti provava il forte bisogno di disprezzarlo, come se ciò bastasse a rendergli tutte le sofferenze che stava causando a lui e ai suoi compagni di classe.

Monokuma rimase in silenzio abbastanza a lungo per far pensare all’altro che si fosse bloccato come un computer mal funzionante.

“ Le 5 !” Esclamò infine, per qualche motivo con fare rabbioso.

“ E sai perché? Perché è sempre buona norma seguire le regole di un… coorso! Puhuhuhu !”

“ Avresti dovuto fare questa battuta la prima volta. Ora suona soltanto fuori luogo, è ovvio che ti è venuta solo adesso in mente.”

L’animaletto scomparve senza dire una parola, nella stessa misteriosa maniera in cui era apparso.

Lo Ultimate Memory non poté fare altro che sospirare.

- Ma chi voglio prendere in giro? Non riesco nemmeno a tenere gli occhi aperti …- E semplicemente lasciandosi cadere di schiena sul materasso, affondò nel sonno.

 

 

Giorno 4

 

Questa volta Nashi aprì gli occhi per cause meno cruente.

“ Naaashi! Naaashi !” La voce del suo amico Zetsu Jitsuke lo chiamava da oltre la porta.

Voltò per la seconda volta a distanza di ore lo sguardo verso l’orologio. Erano le 8: adesso sì che aveva decisamente dormito tanto.

Con tutta la sua forza di volontà si issò in piedi, e trascinando le pantofole verso l’ingresso aprì la porta allo Ultimate Hypnotist.

“ Ehi.” Il verde era sul punto di urlare di nuovo il suo nome, ma vedendoselo apparire davanti sorrise ed abbassò il tono.

“ Non vieni a fare colazione? Ti stanno aspettando tutti.”

“ Tutti ?” Chiese distrattamente Nashi, chinandosi per indossare le scarpe.

“ C’è pure Takejiro.”

Quella risposta però fu degna della sua attenzione, ed aumentò esponenzialmente la sua voglia di dirigersi nel Salone.

 

Entrambi si riversarono di corsa nel corridoio, mentre ancora Nashi stava indossando la camicia e si sistemava i capelli, soprattutto quel ciuffo ribelle sulla sommità della testa.

- Sembra quasi… di essere a scuola.- Osservò lo sguardo sereno di Zetsu mentre correva.

Non ci fu più tempo di pensare a qualcosa di così lontano, perché presto fu costretto ad aprire la porta ed andare avanti.

Il Salone principale si presentava come sempre elegante e spazioso, grazie alle modifiche apportate dallo Ultimate Event Planner, Arima Robun. E fu proprio quest’ultimo ad accorgersi subito della loro presenza, salutandoli con il grembiule nero addosso.

“ Buongiorno Nashi.” Il celeste sorrideva gentile e disponibile con in mano un vassoio vuoto, ma segnato da impronte umide, forse appartenenti alle brocche di succo ora poggiate sul tavolo.

Lo sguardo di altri dodici ragazzi e ragazze si puntarono su di lui, chi distogliendolo con stizza come Mitsuko Hazuki, la Ultimate Hexer, e chi invece bofonchiò qualcosa con ancora la bocca strapiena di krapfen, come Umezawa Gaho, lo Ultimate Stuntman.

L’atmosfera era quasi la stessa dei giorni precedenti, tutti mangiavano ma nessuno si parlava.

Nel momento in cui Nashi si sedette, lontano da Zetsu perché erano rimaste libere solo due sedie non affiancate, si accorse di chi avesse di fronte: Takejiro Kurisu, lo Ultimate Liar.

Lo stesso ragazzo che nello scorso Processo di Classe lo aveva aiutato, assieme a Kigiri Yoko, la Ultimate Criminologist, a scovare l’assassino.

- Solo che… l’assassino era un nostro amico: Iwayama Koan.- Pensò il castano, mentre la sua bocca si torceva dolorosamente nella confusione di non sapere come reagire a quella realtà.

 

Era tutto come nel suo sogno.

Qualsiasi cosa in quella torre gli ricordava soltanto di come fosse stata colpa sua se ora Iwayama non c’era più. Era stato lui a condannarlo.

- Chi sono io per decidere chi merita di morire ?-

“ Ti stai facendo male.” La voce rauca e bassa di Takejiro lo risvegliò dai suoi pensieri mesti e soffocanti.

Quando lui alzò la testa con sguardo confuso, il corvino gli indicò le mani: Nashi stava serrando i pugni con tanto forza da farsi sbiancare le nocche.

Quando fletté le dita se le ritrovò tutte indolenzite e tremanti. Deglutì, messo a disagio da quella situazione.

“ Spero tu sia riuscito a dormire.”

“ Sì… più o meno, grazie. Mi sono svegliato credo all’alba, con la sensazione di voler fare due passi… ma in realtà ero troppo stanco per muovermi.”

Lo Ultimate Liar lo guardò inarcando un sopracciglio mentre portava alle labbra una tazza di caffélatte.

“ Piuttosto.” Il castano riuscì finalmente a guardare negli occhi l’altro, accennando un debole sorriso.

 “ Sono contento che tu voglia finalmente fare colazione con tutti noi.”

Takejiro ebbe un fremito, e posò la tazzina per poi pulirsi le labbra rozzamente con la manica della felpa.

“ Voglio solo che tu mi racconti un po’ dei tuoi ricordi …”

“ Uh ?”

“ Di cosa parlate ?” Kigiri Yoko si era palesata alle spalle del corvino, avendo chiaramente ascoltato la loro conversazione. Nell’istante in cui era apparsa, lo sguardo di Takejiro si era fatto più cupo e pressante su Nashi, il quale rimase stupito da come il ragazzo potesse incutergli tanto timore.

 

“ Va… va bene.” Deglutì a vuoto, sentendo la propria gola arida e bruciante.

“ Se questo è necessario affinché tu possa fidarti degli altri, allora lo farò.”

Fu allora che Takejiro si alzò in piedi, interrompendo il bruno. Con un enigmatico sorriso, visibile solo per un istante, si voltò verso Kigiri. Sorvolò la ragazza con lo sguardo, per poi incamminarsi verso la porta d’ingresso del Salone.

“ È tutto ok. Se ci sono davvero dei ricordi che abbiamo perso, preferisco ritrovarli da me.”

E con quelle parole scomparve dalla loro vista.

Nashi era rimasto con la bocca aperta, sorpreso nell’atto di raccontare tutto ciò che sapeva ad una persona che ora non era più lì. Non sapeva se sentirsi preso in giro da Takejiro.

Quando però si voltò, vide come fosse calato il silenzio generale sul tavolo, e gli sguardi di tutti, questa volta per davvero, fossero focalizzati su di lui.

- Cosa ho fatto… ?-

“ Non può funzionare così la fiducia.” Fece Kigiri, consapevole che nel silenzio la sua voce fosse udibile a tutti, nonostante guardasse esclusivamente lo Ultimate Memory.

 

“ Non bisogna fidarsi di nessuno, qui dentro.”

 

“ Io… non voglio che tutti voi vi fidiate di me.” Il ragazzo si portò una mano al volto, artigliandosi la fronte con dolore, fino a lasciarsi i segni bianchi delle dita sulla pelle.

- Perché devo sentirmi stupido quando voglio soltanto…-

“ Voglio soltanto che qui ognuno si possa fidare dell’altro, ogni giorno ed in ogni momento !”

 

“ Io mi fido di te, Jonetsu Nashi.” Proprio dopo quell’esplosione di furore, il ragazzo sentì una voce calda alle sue spalle, ed al suo fianco si erse la massiccia figura di Akagi Aozame, lo Ultimate Rhythm Game Player.

Il super giocatore gli sorrise dall’alto dei suoi centonovanta centimetri di altezza, scostandosi una ciocca dei capelli scuri dagli occhi, come avrebbe fatto un modello davanti ad una telecamera.

“ Ti sono grato per avermi difeso nel Processo di Classe, così come lo sono a Kigiri, Takejiro e chiunque infine abbia compreso che io non fossi il colpevole.”

Si voltò verso l’altra parte del tavolo, dove un’immobile Nishizaka Iki, Ultimate Web Personality, aveva abbassato il capo con fare colpevole.

“ Questo vale anche per te, Nishizaka !” Concluse il ragazzone, spalancando un sorriso gentile il quale fece arrossire e scuotere in preda ad un singhiozzo la popolarissima studentessa dai capelli rosa.

“ Grazie …” Furono le flebili parole provenienti dalla sua bocca semichiusa.

“ Ehi! Anche io mi fido di Nashi !” Zetsu Jitsuke saltò di colpo sulla schiena dell’amico d’infanzia, cingendogli il corpo con un braccio. Lo guardò ridente, nonostante l’altro non reagisse.

“ Se non mi fidassi io, d’altronde, chi avrebbe diritto di farlo ?”

 

“ Bho, io pensavo che saresti stato il tipico deboluccio che si sarebbe vomitato addosso vedendo un po’ di sangue. Però no, sei stato figo ieri sera.” Ridacchiò Umezawa Gaho, Ultimate Stuntman, continuando ad ingozzarsi mentre lo indicava con una fetta di pane trafitta dalla forchetta.

 “ Credo che il tuo ideale di mantenere una fiducia reciproca sia tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E forse anche ciò che Takejiro vuole, dentro di sé.” Arima Robun gli diede un colpetto con il gomito e accennò un sorriso giocoso, per poi posargli davanti un vassoio con latte e biscotti.

“ Lo ammetto, quel piccoletto di Jonetsu ha grinta da vendere.” Fu l’affermazione di Kumagai Yone, Ultimate Contorsionist, fatta con un tono altezzoso ma allo stesso tempo materno.

“ Se non avesse scoperto l’arma del delitto il mistero sarebbe rimasto irrisolto, e allora non avremmo mai saputo chi votare realmente.”

“ Io sono d’accordo con tutto ciò che dice lei, non ho una vera personalità.” Amari Sako, Ultimate Video Maker, si espose con tono piatto e robotico.

“ Non sei un personaggio poco caratterizzato …” Sospirò, annoiato da quel teatrino, Zayasu Korin, lo Ultimate Fanfiction Writer.

“ Ah, è vero! Sono più un personaggio da siparietti comici !” Sembrò comprendere la video maker, risvegliandosi da quella sua condizione passiva e spalancando gli occhi con determinazione.

“ Comunque… anche a me sei piaciuto. Non dovresti buttarti giù, non è ancora tempo per il tuo brackdown emotivo da protagonista.” Aggiunse lo scrittore facendogli l’occhiolino.

 

- Anche se si esprimono con termini difficili, e alcuni di loro hanno rasentato gli insulti… penso di aver capito cosa vogliono dire.- Gli occhi di Nashi iniziarono ad inumidirsi, ma promise che non avrebbe pianto per una seconda volta davanti a tutti.

“ Grazie mille. A tutti voi.” Tirò su col naso, e sollevando lo sguardo incontrò i volti sorridenti dei suoi compagni di classe.

La speranza c’era ancora, non era riuscita ad abbandonare quelle mura da prigione.

Però non poté ignorare l’espressione immutata di Kigiri, il che gli ricordò che il suo desiderio non si era ancora avverato.

Tornò a guardare i presenti nella sala. Mitsuko Azuki, Ebisawa Shoko e Yonamine Genjo non si erano espressi, ed anzi continuavano a mangiare senza voler incrociare lo sguardo di nessuno.

 

- Ti prometto che ci riuscirò, Kigiri !- Confidò nella ragazza che la sera prima gli aveva confessato di voler trovare la verità su quel luogo.

- Per uscire di qui dobbiamo fidarci l’uno dell’altro! Solo con la speranza potremmo contrastare  tutte le spietate pianificazioni di Monokuma !-

 

 

Quando tutti ebbero finito di mangiare e la tavola fu sparecchiata con la partecipazione comune, una campana risuonò nella stanza.

I monitor posizionati sulle pareti si accesero, rivelando il faccione dell’orso peluche metà bianco e metà nero, con in testa un capello di paglia.

Ohayo! Goodmorning! Spero siate pronti a rivedere …”

L’inquadratura si allontanò abbastanza da rendere visibile l’intero corpo dell’animale: aveva indosso anche un grembiule, dei guanti, ed impugnava un rastrello ed un innaffiatoio. Gli oggetti riportavano il simbolo di un fiorellino.

“ La luce del sole !” Strillò infine, innaffiando una piantina ai suoi piedi.

 

Quelle quattro parole bastarono a suscitare una reazione di sorpresa e stupore tra gli studenti.

La luce del sole. Erano tre giorni che non la vedevano, che non percepivano il calore dei raggi solari sulla pelle.

“ Aspettate… stai dicendo che ci vuoi fare uscire di qui? È uno scherzo, vero ?” Domandò dubbiosa Komagai, serrando le braccia al petto.

“ Uno scherzo ?” Monokuma parve offeso.

“ Certo che è uno SCHERZO! E voi ci siete cascati! Upupupupupu… !” La sua risata fragorosa e beffarda rimbombò nel Salone, fino a quando ciascuno degli Ultimate Students non provò il desiderio di lanciare qualcosa contro il monitor, pur di zittirlo.

“ …pupupupu! No, comunque, salite al Secondo Piano.” E pronunciando quelle ultime parole più velocemente che potesse, l’orso mise fine a quella diretta ed i monitor si spensero.

 

“ Secondo Piano ?” Ripeté confuso Arima, grattandosi la testa.

“ Bhe, in una torre così alta era scontato che ci fosse un secondo piano.” Borbottò Mitsuko Azuki, Ultimate Hexer, attorcigliandosi una ciocca dei suoi lunghissimi capelli neri tra cinque dita.

“ Ok, e fin qui era ovvio.” Umezawa Gaho si spremette le meningi, provando a pensare. Non fu un successo, infatti divenne completamente rosso, come i suoi capelli e la tuta da motociclista che indossava.

“ Però non sappiamo come si sale !”

 

Dopo quelle parole, quasi come una risposta proveniente dal cielo, la porta del bagno dei maschi venne aperta.

Ne uscì Takejiro Kurisu, effettivamente tornato lì qualche minuto prima.

“ Oi.” Disse soltanto, nel massimo della sua loquacità, aspettando che tutti si girassero verso di lui.

“ Ho trovato il modo di salire.”

I ragazzi, ovvero gli unici autorizzati ad entrare in quel bagno, si guardarono a lungo in faccia prima di seguirlo.

 

“ No, dai. È una palese presa in giro.” Ebisawa Shoko, Ultimate Radio Host, si schiaffò una mano in faccia non appena fece ingresso nel bagno.

Tra il water ed il box doccia, infatti, dove prima si trovava la parete, adesso si era spalancato un cubo nel muro. L’interno era di color nero, con dei pulsanti su di un lato che brillavano di rosso, ed una leggera luce proveniente dal soffitto.

Proprio come per l’ascensore aperto per condurli nella Class Trial Room, un simile meccanismo era apparso nel loro bagno.

“ Wow, quanto è futuristico !” Esclamò sbalordito Umezawa, raggiungendo con un salto il nuovo ascensore ed entrandoci.

“ Ehi, ma qui ci sono molti più piani.” Fece notare agli altri, i quali si avvicinarono. Tutti tranne Takejiro, che infatti uscì senza dire nulla.

Intanto i ragazzi poterono notare come i tasti presenti sull’ascensore fossero numerati dall’uno al sette.

Un pensiero azzardato si fece largo tra le loro menti.

“ E se provassimo a non andare dove vuole l’orso ?” Propose Akaki Aozame.

“ Bhe, solitamente quando facciamo qualcosa che va contro le sue aspettative se la prende un sacco.” Rispose Zetsu.

I due si guardarono, scambiandosi infine un sorriso a trentadue denti prima di schiacciare con decisione il bottone numero sette.

 

L’ascensore si mosse e le porte si chiusero.

“ Sì, vi piacerebbe !” Un monitor che nessuno aveva notato si accese, mostrando un Monokuma ghignare trionfante.

“ Non potete andare a nessun piano oltre al Primo e al Secondo senza la mia autorizzazione.”

“ Ah… va bene.” Zetsu forzò una risata divertita, come a volersi nascondere dall’azione che aveva appena compiuto.

“ Ora però facci uscire, dai.” Disse Nashi all’orso, non sentendosi più molto a suo agio in quello spazio così angusto, soprattutto se doveva condividerlo con altre sei persone.

“ No.”

La risposta secca e senza cuore di Monokuma impiegò almeno un secondo per venir realizzata dai ragazzi.

“ Cosa ?!” Esclamò sconvolto Zayasu, schiacciandosi contro la parete e premendo ripetutamente il pulsante per il primo piano, senza ottenere un risultato.

“ Non è divertente, orso maledetto !” Umezawa passò immediatamente alle maniere forti, colpendo la porta dell’ascensore con calci e pugni. Persino lui aveva perso la compostezza.

“ Le regole sono fatte per essere rispettate, non infrante. Quindi fatevene una ragione !” Monokuma indicò i ragazzi con la sua zampa, per poi esplodere in una fragorosa e perfida risata.

“ Morirete bloccati in questo ascensore !”

Yonamine Genjo, Ultimate Actor, si lasciò scivolare per terra, per poi portare una mano davanti alla bocca in uno spasmo di tosse.

“ N-Non dovevo andare in questo bagno…” Rantolò con sofferenza, venendo apparentemente ascoltato solo da Nashi.

 

“ Mettetevi dietro di me e aggrappatevi alle mie braccia !” Esclamò lo Ultimate Stuntman, parandosi di fronte alla porta chiusa.

Gli altri, meno Yonamine a causa del suo malore, il quale per questo motivo rimase schiacciato dietro di tutti, afferrarono quindi il rosso dalle spalle.

“ Adesso vi faccio vedere come rompevamo gli ascensori per gli insegnanti nella mia scuola media !” Esordì, quasi con orgoglio.

- Ma come ha fatto ad entrare in una scuola prestigiosa ?- Si domandò allora confuso Nashi.

Umezawa a quel punto agì senza aspettare un secondo di più: sfruttando l’equilibrio di cinque persone che lo sorreggevano, sollevò entrambe le gambe per sferrare un potente doppio calcio sulle porte di acciaio.

Sfortunatamente queste si aprirono poco prima dell’impatto, trascinando i sei ragazzi in avanti e facendoli cadere sul pavimento del bagno, ammassati in un groviglio di corpi.

Sopra di loro Takejiro li fissava con noia. Aveva appena premuto il pulsante per richiamare l’ascensore.

“ Woops! Ovviamente se avete qualcuno che apra l’ascensore per voi non c’è alcun problema! Gwahahaha !” Rise beffardo Monokuma, prima di sparire dallo schermo, lasciando gli Ultimate Students con un’imbarazzante sensazione di aver appena fatto la figura degli idioti.

 

Dopo che Yonamine si fu ripreso, tutti i ragazzi poterono entrare in ascensore e premere, questa volta senza alcun dubbio, il pulsante con il numero due.

La cabina tremava lievemente, mentre saliva e saliva ad una velocità ignota.

“ Dov’eri andato ?” Chiese con serenità Zetsu allo Ultimate Liar, giusto per ingannare l’attesa.

“ Ad avvisare le ragazze. Anche loro hanno un ascensore nel bagno.”

“ Bhe, speriamo che non premano il pulsante sbagliato !” La battuta di Akagi ricevette solo occhiatacce piene di giudizio, così il ragazzo finse un colpo di tosse e rimase in silenzio.

Il tempo passava ma le porte non si aprivano.

“ Non è che… Monokuma ci sta fregando di nuovo ?” Ipotizzò dubbioso Ebisawa Shoko, posando un orecchio alla parete per distinguere se l’ascensore si stesse muovendo ancora.

Rimanere bloccato una seconda volta, magari a metà strada tra il primo ed il secondo piano dove nessuno poteva salvarlo, sicuramente non era nei suoi desideri.

“ Ci impiega esattamente cinque minuti.” Rispose Takejiro, infilandosi le mani in tasca.

“ E tu come lo sai ?”

“ L’ho provato. Sono andato al secondo piano mentre voi sparecchiavate la tavola.”

“ Ah, davvero? E cosa hai trovato ?” Nashi non fu molto contento del fatto che il ragazzo fosse andato in un luogo che non conosceva senza avvisarli.

- Sei stato davvero disposto a cadere in una trappola di Monokuma pur di non collaborare con noi ?-

La risposta del corvino tardò ad arrivare, ma quando finalmente lui aprì bocca pronunciò delle parole che trasmisero brividi in quei sei ragazzi.

“ Una ragazza.”

 

“ Intendi… un’altra studentessa della Hope’s Peak Academy intrappolata come noi ?” Domandò Arima Robun.

Takejiro non rispose immediatamente, ma lo guardò negli occhi con sguardo freddo.

“ E questo chi può dirlo… so solo che è viva. L’ho trovata mentre dormiva, quindi non le ho potuto porgere domande.”

“ Non è molto carino lasciare una ragazza da sola in un luogo del genere. Avresti almeno potuto farle capire che stavamo arrivando noi a soccorrerla.”

“ Chi ti dice che va soccorsa? Ti dimentichi che noi solo ora possiamo accedere al secondo piano, mentre quella tipa ci aspetta già là. Dannazione, per questo non riesco a sopportarvi, è una trappola così ovvia che solo un damerino uscito dalla casa delle bambole come te poteva cascarci !”

Lo Ultimate Event Planner rimase sorpreso da una tale provocazione, al punto che non riuscì a ribattere prima che un timoroso Yonamine domandasse:

“Però a Monokuma serve davvero utilizzare una ragazza come trappola ?”

La domanda servì a far vacillare lo sguardo sprezzante dello Ultimate Liar, come se avesse svelato una possibilità che nemmeno lui aveva calcolato.

“ Cosa ?”

“ Voglio dire… quell’orso dispone di mitragliatrici, può chiuderci in un ascensore… e non è sbagliato dire che l’intera torre è sotto il suo controllo. Quindi perché fare uso di una terza parte per ucciderci ?”

 

Il goffo ed impacciato Ultimate Actor aveva pronunciato delle parole capaci di far dubitare persino l’elemento più ferreo sulle proprie convinzioni tra tutti loro, il quale rimase in rigoroso silenzio, come gli altri del resto, fino a che i cinque minuti non furono passati.

La luce manifestatasi al loro arrivo al secondo piano fu molto più intensa di quella nell’ascensore.

Ciò che li accolse fuori da quella cabina angusta fu un’area così ampia da non poter essere chiamata nemmeno sala, ma al massimo palestra al coperto. Non a caso, una pista da corsa seguiva il perimetro di un campo rettangolare che si estendeva a perdita d’occhio, anche se non presentava linee o delimitazioni.

Impalcature d’acciaio sull’alto soffitto provvedevano la luce grazie a riflettori, e disposti ordinatamente in un angolo c’era una pila di materassi, aste e reti con annesse racchette ed altri attrezzi per lo sport.

 

“ Wahoo !” Ululò Umezawa, immediatamente prendendo il volo come poco prima, raggiungendo con due capriole in aria il centro del campo.

“ Evviva! Potremmo finalmente fare sport !” Gioì gridando a pieni polmoni, improvvisando persino un balletto non necessario, più simile alle movenze di uno che non va al bagno da diverse ore.

“ Bleah, sport… datemi un secchio perché devo vomitare.” Tutti pensavano che fosse uno scherzo, ma quando Ebisawa Shoko assunse un colorito verdognolo fu il panico generale.

“ Sei davvero così scansafatiche da sentirti male alla sola vista di una palestra ?!” Nashi era sconvolto da questa nuova rivelazione sullo Ultimate Radio Host.

Per lui era un’informazione nuova, in quanto alla Hope’s Peak gli studenti potevano decidere anche di non frequentare le lezioni di educazione fisica, in base al loro talento. E non a caso Ebisawa non apparteneva agli Ultimate Gymnast, Ultimate Marial Artist o tantomeno Ultimate Team Manager.

“ Vi piaaa~ ace la palestra del secondo piano ?” Un Monokuma particolarmente orgoglioso apparve, iniziando a gongolare fino a diventare ridicolo.

“ Aspetta, ma esattamente questo che campo è? Non ci sono linee.” Gli fece notare Zetsu, al che l’orso lo zittì sollevando una zampa.

“ Sssh! Con Monokuma tutti i tuoi desideri, anche i più intimi, sono esauditi.”

E mentre Nashi pensava che l’orso era riuscita a pronunciare una frase persino più ambigua di quelle nelle pubblicità dei profumi, Monokuma si diresse verso un pannello sulla parete e premette un pulsante.

Dei neon sul campo rettangolare si illuminarono, diventando le linee per un campo da basket. Provando con un altro tasto divenne un campo da calcio, poi da tennis ed infine persino un percorso ad ostacoli con tanto di figure stilizzate bidimensionali.

Wow! Techonology !” Applaudì l’orso, mentre Umezawa sbavava per la meraviglia ed Ebisawa per i conati.

 

 

Intanto, nel bagno delle ragazze al primo piano, le sei studentesse stavano riflettendo sulle ultime parole di Takejiro.

“ Dovrebbe esserci un ascensore anche nel vostro bagno.”

Ed a tutti gli effetti era così: una cabina nera all’interno era apparsa dopo l’apertura di una porzione di parete.

“ E pensare che ci siamo passate davanti per tre giorni.” Mormorò Nishizaka Iki, osservando come il muro si fosse spalancato in maniera perfetta, ed a quando pare anche senza produrre un suono.

“ Chissà quanti altri segreti quell’orso ci sta nascondendo.” Kumagai Yone tirò un sospiro seccato. Solitamente le piacevano le sorprese, però quella torre gliene stava regalando in abbondanza, e per nulla gradite.

“ Dopo questo ascensore, o quello per la Class Trial Room. Dopotutto anche in quel caso non sapevamo potesse trovarsi lì.”

Kigiri Yoko, rimasta in silenzio fino ad allora, fece il primo passo all’interno dell’ascensore.

“ Oi oi… ma sei sicura che non sia una trappola ?” Mitsuko Azuki si ritrasse dubbiosa, indietreggiando lentamente fino alla porta del bagno.

“ Sarebbe troppo tetro rimanere bloccate in un ascensore per sempre !” Squittì Fujima Wakuri, Ultimate Toxicologist, mostrandosi fin troppo entusiasta per le parole che aveva appena detto.


La criminologa dai lunghi capelli lilla rimase in attesa, osservando come il dubbio si fosse espanso tra le altre ragazze. Così si voltò verso la pulsantiera.

“ Faremo così: salgo per prima e poi rimando l’ascensore a questo piano.”

Fu sul punto di premere il pulsante numerato con il due, quando Nishizaka la fermò frapponendosi davanti alla sua mano.

“ Aspetta. E se Monokuma usasse questo tuo piano per attrarci comunque in trappola ?”

La Ultimate Web Personality aveva imparato a fidarsi del prossimo, questo era vero, però in quel momento dimostrava di non potersi fidare solo del loro nemico: colui che le aveva intrappolate lì.

“ Ah. Intendi se Monokuma, una volta salita Kigiri, la ammazzasse per poi far ritornare ugualmente l’ascensore qui ?” Rifletté Amari Sako, mentre le orecchie da gatto sulla sua frontiera si arricciarono per circostanze misteriose.

La Ultimate Criminologist tuttavia si limitò a sorridere, forse divertita o intenerita da quella premura, e posò una mano sulla spalla di Nishizaka.

“ Non ci sono telecamere nei bagni, né apparecchi di registrazione, quindi non potrebbe mai venire a conoscenza di queste parole.”

“ Giusto… gli obbiettivi ed i microfoni non sono grandi amici dell’umidità.” Sembrò ricordarsi la Ultimate Video Maker.

 

Una volta raggiunto il compromesso, la ragazza dai capelli lilla salì al secondo piano. L’attesa prima che l’ascensore tornasse da loro stava stremando le studentesse, e quando più di cinque minuti furono passati si formarono i primi sguardi preoccupati.

“ Oh andiamo! Non volevo mica portarle sfortuna !” Ammise la Ultimate Toxicologist, sentendosi accusata dalle altre.

“ Dico solo che dovresti darti una calmata con le tue preposizioni tetre, Fujima.” La rimproverò Kumagai, la quale continuava a guardare quella porta chiusa mantenendo un’espressione concentrata ed una fiducia irremovibile nella sua compagna di classe.

“ Ehi, Strega-nicchi! Non potresti tipo fare una preghiera magica per Kigiri ?” Domandò speranzosa Amari Sako a Mitsuko, la quale reagì digrignando i denti e soffiando come un gatto inferocito.

“ Stregaaa ?!” La Ultimate Hexer, offesa nel profondo, fu sul punto di saltare al collo della video maker con le sue unghie affilate, se non fosse stato per il pronto intervento di Nishizaka e Fujima, le quali separarono subito le due.

Fu proprio in quel momento di tensione, che le porte dell’ascensore si aprirono in silenzio. L’attenzione fu finalmente riportata sul raggiungere il secondo piano, così le ragazze vi entrarono tutte insieme.

Calcolato il tempo fino a che le porte non si aprissero di nuovo, la Ultimate Contorsionist comprese il motivo dell’attesa.

“ Abbiamo aspettato in totale dieci minuti primo che l’ascensore tornasse giù! Per impiegarci tutto questo tempo non oso immaginare quali altezze dobbiamo aver raggiunto.”

“ Quando sono andata in America ricordo che gli ascensori dell’Empire State Building furono velocissimi. Non mi accorsi nemmeno di aver raggiunto l’ottantaseiesimo piano. Qui però dobbiamo essere molto, ma molto più in alto.” Commentò Nishizaka Iki.

 

L’attesa nella semi-oscurità venne ripagata da una forte luce proveniente dall’alto. Usando le mani per schermasi da quelli che dovevano essere decine e decine di riflettori, le ragazze mossero i primi passi in un nuovo ambiente dove il leggero odore di cloro permeava l’aria.

Alcune rimasero a bocca aperta, realizzando di aver fatto ingresso in una gigantesca piscina al coperto. Per raggiungere la vasca bisognava percorrere una rampa di scale, forse perché al livello dove si trovavano ora, una fine sabbia bianca rendeva l’atmosfera pari a quella di una spiaggia tropicale.

Sdraio e lettine decoravano il perimetro, mentre nel lato opposto della piscina si ergeva una costruzione di tre piani, dove a tre diverse altezze degli scivoli conducevano dove l’acqua era più profonda. Un ponte sospeso a diversi metri dalla vasca collegava le sponde, ed in un angolo c’era persino un isolotto artificiale fatto di materassi galleggianti, grande quanto un’intera camera da letto.

 

“ Ma è superfragilistichespiralidoso !!” Esclamò Amari Sako, rizzando le orecchie da gatta.

“ Curiosità su questa canzone, risalente al film Mary Poppins del 1964: ricevette una denuncia da due artisti musicali, accusando la Walt Disney di aver plagiato una loro canzone, dal titolo quasi identico, creata però circa tredici anni prima. Essendo però due artisti poco influenti e conosciuti non poterono nulla contro gli avvocati dell’allora giù potente multinazionale, però resta comunque un mistero come possa aver la Disney voluto plagiare una canzone sconosciuta.”

Come al solito la chicca cinematografica della Ultimate Video Maker venne ignorata con semplicità dalle altre.

“ Ehi, c’è Kigiri !” Esclamò Nishizaka, indicando la Ultimate Criminologist, intenta a passeggiare verso una parete della costruzione.

Lì, senza nemmeno voltarsi o attendere le compagne, aprì una porta, quasi impossibile da notare nella vastità di quell’arena, e si dileguò con enigmatica fretta.

 

 

Tutti e quindici gli ex-studenti della Hope’s Peak Academy fuoriuscirono dalle porte dei due mastodontici blocchi affiancati, emergendo in un ampio spazio.

Ai loro piedi non c’era più cemento duro o mattonelle, bensì erba soffici e terreno ghiaioso che ad ogni passo produceva un rilassante rumore scricchiolante. La prima cosa che li colpì fu l’impatto con l’aria.

Una così vasta presenza di ossigeno fu sconvolgente per chi aveva passato quattro giorni chiusi in stanze senza finestre, ma immediatamente il risultato fu di una sensazione di star respirando la vita e la libertà.

Sopra le loro teste, così in alto che nemmeno un albero lo avrebbe mai potuto toccare, il soffitto era dello stesso materiale di cui avevano visto la torre era composta dal loro primo atterraggio.

Dava l’impressione di un qualcosa di antico, primordiale, con decorazioni grezze, ma diverse su ogni blocco, e dal colore della terracotta.

Davanti a loro si estendeva lo spiazzo, largo quanto la combinazione della palestra e della piscina, quindi così ampio da poterne scorgere i confini a fatica. Quattro singole colonne, alte un paio di metri, erano disposte simmetricamente ed equidistanti, proiettando ombra.

Ombra, perché dove cominciavano le colonne il soffitto si fermava, permettendo al cielo azzurro ed infinito, e alla luce del sole così agognata di proiettare il loro calore su metà del prato.

 

Nashi si sentì schiacciato alla sola vista del cielo azzurro, al punto che stremato cadde in ginocchio senza rendersene conto.

- Mi mancava così tanto? Può ad un essere umano mancare davvero il cielo ed il sole ?- Pensò, commosso dall’idea di poter finalmente tornare a respirare un’illusione della vita che possedeva fino a cinque giorni prima.

Sapeva che nulla di tutto ciò era la libertà, ovviamente. Erano ancora prigionieri della torre, e l’altezza, ora aumentata, in realtà li separava solo di più dalle loro vite serene e pacifiche.

Zetsu lo affiancò, porgendogli la mano.

“ Ehi… se volevi piangere avresti dovuto farlo dopo quel discorso strappalacrime di prima.” Con fare scherzoso, comprendendo come l’altro non volesse alzarsi, glie diede una spinta per farlo cadere nell’erba.

“ Dai! Dovevi alzarti quando potevi !” Rise, afferrando i polsi del bruno per non farlo rialzare. Nashi inizialmente provò a resistere, ma subito contagiato dall’amico si arrese e scoppiò a ridere anch’egli.

- Ha ragione! Prima o poi vedremo il cielo da molto più in basso, e allora riderò ancor di più di questi miei stupidi atteggiamenti.-

Un’ombra si proiettò su di loro, e quando i due sollevarono lo sguardo trovarono solo il cupo sguardo di Takejiro, intento a squadrarli con intenzioni ignote.

Il corvino li guardò a lungo senza muoversi, restando semplicemente lì in piedi.

“ Ho sentito che eri già stato qui. Cosa ci vuoi mostrare ?” Kigiri Yoko improvvisamente interruppe quell’attimo di tensione avvicinandosi allo Ultimate Liar.

Il ragazzo scrollò le spalle, ritornando ad un’espressione meno ostile e più simile alla sua tipica faccia disinteressata.

“ Lì in fondo.” Indicò ciò che c’era sul bordo di quella balconata, il punto più vicino al cielo.

 

Una brezza di vento violenta e spietata colpì gli studenti sulla faccia, facendo svolazzare all’indietro i loro capelli mentre il sole sembrava splendere con maggiore intensità.

Proprio infondo a quel prato, dove la visione attraversava lo spazio tra le colonne, una statua in pietra raffigurante un Monokuma con le braccia protese verso l’alto sembrava un insulto a tanta bellezza.

L’orso aveva il suo tipico ghigno, con l’occhio sinistro simile ad una saetta che pareva squadrarli con viva crudeltà, mentre tra le zampe sorreggeva un vassoio, anch’esso di pietra.

 

Ciò che era adagiato lì sopra non era un’altra statua, bensì ciò che sembrava essere una ragazza viva e vegeta, distesa mentre il suo petto si sollevava e abbassava al ritmo del respiro.

I suoi erano occhi chiusi, rivolti verso i ragazzi, mentre il vento alle sue spalle sollevava i capelli rossi, ed il sole ne illuminava i riflessi castani.

 

 



 

Da un palco con su scritto: Cabaret di Monokuma.

*Appare Monokuma. Non indossa vestiti eleganti, è nel suo outfit naturale*

Monokuma: Una volta ho provato a giocare ad un GDR da tavolo con un gruppo di amici. Ero sicuro che sarebbe stato interessante, e che mi sarei divertito insieme a persone che conoscevo. Poi d’improvviso ho realizzato che uno dei miei amici avrebbe fatto il master, ovvero avrebbe deciso cosa ci sarebbe successo e quale storia avremmo vissuto. Bhe, a quel punto mi sono alzato e me ne sono andato!

*il pubblico applaude*

Monokuma: Non mi piace farmi dire cosa devo fare e come devo essere! È una sensazione imbarazzante, come quando i genitori dei bambini piccoli dicono loro di salutare gli altri, anche se loro hanno altro da fare e non hanno il minimo interesse nelle persone che dovrebbero salutare… però dopo ho riflettuto. Mi sono detto: “Datti una calmata”. E sapete cosa ho fatto?

*Monokuma salta furiosamente sul palco*

Monokuma: Al diavolo! Io non accetto che qualcuno mi dica come devo essere, anche se sono io a farlo!

*Monokuma se ne va e cala il sipario*

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! Scusate l’attesa, ma finalmente la storia è tornata con un nuovo capitolo.

Avevo bisogno di tempo per vedere la reazione dei lettori, e di conseguenza pensare se avrei dovuto continuare oppure no. Bhe, in teoria con le recensioni ricevute chiunque avrebbe già smesso, però tra poco ho intenzione di acquistare Danganronpa V3 Killing Harmony, quindi la voglia di continuare a scrivere questa storia è tornata.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ah, e prima che me ne dimentichi… la storia ora fa parte di una serie. Potrete dunque trovare una raccolta di missing moment che racconteranno un po’ della vita dei nostri studenti prima dell’inizio di questo Danganronpa. E, tra non molto, anche un’altra storia spin-off che avrà come protagonista uno degli studenti (ovviamente non sarà Nashi).

Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Chapter Two (Part Two) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 2: OCKHAMS RAZOR

(Part 2)  Daily Life

 

I raggi di sole incorniciavano la scena inspiegabile, proiettando anche l’ombra del Monokuma di pietra sul prato e fino ai quindici studenti.

Il secondo piano della torre. Sicuramente in una costruzione tanto imprevedibile sarebbe stato difficile aspettarsi qualcosa di normale, o almeno così avevano pensato gli Ultimate Students.

- A quanto pare Monokuma è riuscito a lasciarci di stucco un’altra volta.- Ammise Nashi, accusando la sconfitta con espressione ancora sconvolta.

Era inutile negarlo: una ragazza giaceva su quella statua, dormiente ed incosciente del fatto che trenta occhi fossero puntati su di lei.

 

“ D-Dite che sia un’altra studentessa della Hope’s Peak Academy ?” Mormorò Nishizaka Iki, portandosi una mano alla bocca.

“ Non importa adesso !” La interruppe Kumagai Yone, iniziando a camminare a passo pesante verso la statua.

“ Dobbiamo tirarla giù di lì.”

La Ultimate Contorsionist aveva fatto un’osservazione acuta: la statua si affacciava su di un gradino sollevato dal prato, ed alle sue spalle si estendeva verso il basso il baratro più profondo. Un solo movimento azzardato e quella ragazza sarebbe potuta scivolare verso la propria morte.

“ Non capisco proprio… perché dovremo aiutare una sconosciuta.” Mitsuko Atsuki digrignò i denti, rimanendo ferma dov’era. Consapevole che il suo parere non sarebbe stato ascoltato, scelse comunque di non collaborare a qualcosa che non riteneva giusto.

“ Sconosciuta ?” Jitsuke Zetsu, in ascolto, si raccolse in un secondo di riflessione.

Quando sollevò lo sguardo si soffermò a guardare Nashi, spalancando il suo sorriso tipico, di chi aveva appena trovato una soluzione geniale.

“ Cosa vuoi ?” Domandò l’amico, sentendosi stranamente giudicato da quell’occhiata.

“ Tu sei lo Ultimate Memory! Ti sei ricordato di tutti noi anche se le nostre memorie ci sono state prese.”

 

A quella risposta, i più vicini Takejiro e Kigiri scattarono sul’’attenti, incuriositi.

“ Ha ragione. Non c’è motivo per il quale tu non ti possa ricordare anche di lei.” Asserì la ragazza, aspettando una risposta da parte dello Ultimate Memory.

“ No.” Rispose secco il ragazzo dai capelli castani, spiazzando i tre in ascolto come se li avesse trafitti con una lama.

Nashi si posò una mano sulla fronte, già imperlata di sudore. Percepì il peso di qualcosa di opprimente sul suo intero corpo, e l’erba del prato non parve più così soffice ed accogliente.

La sensazione di star venendo inghiottito dal terreno si protrasse per ancora molto, fin quando, con un sospiro amaro e rassegnato, non riuscì a pronunciare le tanto temute parole:

“ Non ho idea di chi sia.”

 

Intanto, ignari di quella rivelazione, Kumagai Yone, Umezawa Gaho ed Arima Robun si stavano arrampicando sulla statua.

“ State attenti a non scivolare, la pietra sembra molto liscia.” Avvertì lo Ultimate Event Planner, studiando il modo per scalare quel Monokuma

“ Wooow! Certo che dobbiamo essere saliti un sacco !” Come se non avesse detto nulla, lo Ultimate Stuntman si stava sporgendo verso il vuoto, rimanendo aggrappato con solo una mano.

Non incosciente del pericolo, ma senza timore, Umezawa dava dimostrazione di non star compiendo il gesto più spericolato della sua vita.

“ Guardate! Si vede l’entrata.” Esclamò di colpo agli altri due, rischiando di far scivolare Arima per lo spavento.

“ Cosa? Intendi la base della torre ?” Incuriosita la Ultimate Contorsionist si affiancò al rosso, guardando verso il basso.

Sfortunatamente i piedi di quella costruzione erano ben lontani dal loro campo visivo, in quando una leggera nebbia argentea ricopriva qualsiasi tipo di terreno sottostante. Comprese però che Umezawa si stesse riferendo alla porta che li aveva condotti nella torre al loro atterraggio con i paracadute, ora distante qualche centinaio di metri.

“ Quanto tempo è passato…” Sospirò la contorsionista.

“ Eh già, sembra solo ieri …” Annuì lo stuntman.

“ Ma di che cavolo state parlando? Sono passati appena quattro giorni !” Strillò lo Ultimate Event Planner, confuso dal dialogo senza senso dei suoi due compagni.

 

“ Non posso né scendere né salire! Né scendere né salire !” Piagnucolò Amari Sako, rimasta fino ad allora ad osservare i tre.

“ Cosciente del fatto che nessuno comprenderà mai questa citazione, soprattutto perché dovrebbe farla colui che si arrampica ?” La riprese con fare cinico Zayasu Korin.

La Ultimate Video Maker a quel punto spalancò gli occhi, inumiditi dalle lacrime, e gonfiò le guance in un’espressione offesissima.

“ Però… dai, non era male come occasione per quella citazione.” Yonamine Genjo, Ultimate Actor, diede prova di aver apprezzato comunque quell’omaggio al cinema, rivolgendo un sorriso rincuorante alla ragazza.

 

 

I tre studenti intanto avevano raggiunto il piatto sorretto dalla statua. Il primo a raggiungere la superficie fu Arima, non senza fatica.

Mentre il ragazzo dai capelli azzurri si stava schiacciando le pieghe createsi sui pantaloni, gli capitò di posare distrattamente lo sguardo sulla ragazza distesa. Trovò due occhi aperti, con una pupilla assottigliata e simile a quella dei felini, la quale si restrinse ulteriormente appena il suo volto venne riflesso nell’iride verde.

“ W-WAAAH !!” Il ragazzo lanciò un urlo acuto, e nel panico incespicò all’indietro. Quando il suo piede però affondò nel nulla, la voce gli si strozzò in gola.

Kumagai e Umezawa ebbero una visione molto ravvicinata della faccia di Arima, al punto da poter descrivere come in ogni frazione di secondo avesse perso tonalità fino a sbiancare del tutto.

Accadde tutto in un secondo, eppure anche i più distratti in quell’istante poterono assistere alla scomparsa dello Ultimate Event Planner, oltre la statua ed oltre la balconata, giù nell’infinito abisso.

 

“ No !” Con un filo di voce la ragazza dai capelli rossi si tirò su, allungando una mano tremante verso il punto dove il giovane era precipitato. I suoi occhi ora, dopo quel risveglio tanto traumatico, scattavano da un punto all’altro, riconoscendo immediatamente come fosse circondata da sconosciuti.

Non riconosceva il luogo dove si trovava, e non appena realizzò di essere sospesa a poca distanza da quel precipizio, si distese artigliando i bordi di quel piatto con le mani.


“ MERDA !” Imprecò sconvolta Kumagai, lasciando immediatamente la presa per poi accasciarsi sulla ringhiera di pietra che delimitava la balconata.

“ A-A-Arima …” Ciò che provò Nashi, mentre tutti correvano verso la Ultimate Contorsionist, fu un senso di colpa lancinante, simile al dolore provato quella stessa mattina.

- Come ho potuto essere felice… come ho potuto sorridere? Come ho potuto in questo mondo così crudele distrarmi al punto da non preoccuparmi degli altri ?-

L’urlo di Arima Robun ancora squarciava l’aria, rimbalzando fino alle nuvole per poi ripiombargli dritto sulle spalle. Riusciva ancora a sentirlo quando chiudeva le palpebre, ora serrate per immaginare che tutto quello fosse un sogno.

- Come? Come… ?!-

L’urlo continuava, si protraeva, cambiava tonalità e sembrava addirittura avvicinarsi. Quando allora aprì gli occhi assistette ad una scena completamente inaspettata.

 

Uno schermo munito di due lunghi arti metallici si manteneva in volo sopra i suoi compagni grazie ad una elica montata sulla sua sommità, e trasportava proprio Arima Robun.

“Dejà vu …” Gli venne inconsciamente da mormorare, ancora incredulo.

“ I’ve just been in this place before.” Gli fece eco Akagi Aozome, ricordando una canzone da un cabinato di guida.

 

Quella scena effettivamente l’avevano già vista, e proprio il primo giorni di cui si stava parlando poco prima. Solamente che ad essere salvato dalla morte per caduta era stato Zetsu.

“ Cavolo, ci credo che sembra più spaventato di prima: non è un bello spettacolo venir afferrato all’ultimo secondo da quel robot.” Per l’appunto lo Ultimate Hypnotist sembrò aver letto nei pensieri di tutti, e venne attraversato da un brivido ripensando a cosa gli fosse accaduto.

Questa volta però tutti notarono come sul display ci fosse ben in mostra la faccia di Monokuma, quello vero.

 

Arima venne rilasciato sul piatto, cadendo subito in ginocchio accanto alla misteriosa ragazza. La rossa sussultò spaventata, ritraendosi di colpo, ma immediatamente venne afferrata al polso dal ragazzo.

“ A… Attenta …” Riuscì a pronunciare ansimando Arima, mentre ancora il suo intero corpo si stava riprendendo dallo shock. Sebbene i suoi occhi fossero scossi, con serietà e fermezza aveva prontamente evitato che l’altra incombesse nella sua stessa sorte.

“ Oi! Stai bene damerino ?!” Esclamò preoccupato Umezawa, raggiungendo i due con un solo salto. Prese il ragazzo per un polso, poi si accostò con l’orecchio al suo petto per sentire il battito.

“ Non ti sei ferito? Questo è strano …”

“ Non sono mica rimbalzato a terra per poi tornare qui! E’ stato quel coso ad afferrarmi al volo !” Protestò Arima, allontanando lo stuntman con non poco rossore in viso per l’imbarazzo.

- Quindi… dovremmo ringraziare Monokuma ?- Si chiese Nashi mentre tirava un sospiro di sollievo per la salvezza dell’amico.

 

Gli occhi di tutti, persino quelli della nuova arrivata, si posizionarono sull’oggetto volante.

“ Monokuma-Volante al rapporto !” L’orso presente sullo schermo sollevò la mano, come per presentarsi all’appello.

“ Pensavo di avervelo già detto nelle regole del Kecc: l’unico modo per andarsene di qui è venendo promossi o uccisi da uno di voi. Quindi non pensate mai più di lanciarvi dalla torre sperando nella salvezza.”

Arima sembrò dissentire riguardo l’ultima spiritosa frase.

“ Come se l’avessi fatto apposta …”

 

“ Aspetta! Ma quindi adesso siamo diventati sedici ?” Nishizaka Iki additò il robot con rabbia, come se potesse fulminarlo da un momento all’altro.

“ Non ti è bastato già portarci via due di noi? Quanti ancora hai intenzione di trascinare nella tua malata macchinazione ?!”

Nei suoi ricordi c’era Domen, il quale non avrebbe più potuto sorridere e farla sorridere, così come la disperazione negli occhi di Iwayama mentre stava venendo giustiziato brutalmente.

La Ultimate Web Personality non si era mai mostrata dispensa a fidarsi degli altri studenti, soprattutto quando ancora non sapevano di aver fatto parte della stessa classe, ma qualcosa era cambiato. Grazie alla rivelazione di Nashi si era potuta sentire vicina a persone, esseri umani che la comprendevano.

Sostenersi a vicenda era la chiave, fidarsi l’ingrediente necessario.

L’orso rimase in silenzio a lungo, per poi ruotare il capo con aria confusa.

 

“ Portarvi… via ?”

Gli studenti non sapevano se arrabbiarsi ulteriormente per quella presa in giro o meno, e poco prima che potessero rispondere con un fiume di insulti ed accuse, l’animale di stoffa riprese parola.

“ Ma se avete combinato tutto voi !”

Nashi rimase pietrificato alla visione del sorriso spietato ed inumano di Monokuma, perché gli ricordava fin troppo il sogno di quella notte. Pregò che persino le parole non sarebbero state le stesse.

“ Domen è stato ucciso da Iwayama, o no? E siete stati tutti voi a votare per l’esecuzione di Iwayama, o no? Mi sembra che tu sia un po’ confusa, Nishizaka. Dovresti proprio stenderti al sole e goderti questa bella giornata.”

La ragazza dai capelli rosa digrignò i denti e si trattenne dall’urlare, mentre il suo intero corpo tremava per la tensione di quel momento così crudele e spietato.

- Monokuma… perché vuoi trasformare le nostre vite in disperazione ?- Riuscì solo a pensare lo Ultimate Memory, prima di avvicinarsi a Nishizaka.

Ebbe voglia di stringerle la mano, ma non ci riusciva. I singhiozzi di Nishizaka sembravano echeggiare dentro di sé, facendogli più male di quanto già non provasse.

 

“ Che scena cariiina !” Ridacchiò Monokuma, diventando rosso nell’intera parte bianca del corpo.

Data la sua natura di peluche gli era inutile arrossire, però a quanto pare era fornito di diverse feature per rendere il suo modo di esprimersi ancora più esagerato ed eccentrico.

“ Adesso però voglio rispondere alla domanda… ovvero chi sia questa ragazza …”

L’inquadratura si avvicinò ancor di più al suo volto.

“ Col cavolo! È solo un’altra di voi, ho voglia di dire solo questo !”

E così com’era apparso il robot volante scomparve nel cielo.

 

Prima che il silenzio facesse da padrone nel prato, Kumagai si accovacciò davanti alla ragazza misteriosa.

“ Allora, chi sei ?”

Ormai alcuni di loro si erano abituati ad ignorare Monokuma, non facendosi più confondere o demoralizzare da tutti i suoi comportamenti insensati.

“ Kumagai! Ti sembra il modo di parlare ad una ragazza che si è appena risvegliata in questo posto ?” Con il suo solito portamento fiero, Akagi Aozome rimproverò la contorsionista mentre correva goffamente verso la statua.

La bionda non sembrava tipo da sconvolgersi per una predica del genere, però al tono dello Ultimate Rhythm Game Player rimase senza parole e a bocca aperta.

“ Ehm… no, è… è che io …” Balbettò, per poi abbassare la testa ed iniziare a rigirarsi gli indici.

“ L’ha presa male.” Osservò Fujima Wakuri.

“ Malissimo. Ha sconfitto la tiranna.” Gli diede corda Amari Sako.

“ Non infierite voi due !” Strillò a quel punto Kumagai, ritornando con la sua solita espressione spaventosa ed intimidatoria.

 

“ Non proccupatevi …” Una voce ancora mai udita dagli studenti interruppe quella discussione, al che tutti si voltarono per vedere la ragazza dai capelli rossi alzarsi finalmente in piedi.

Di colpo un’esplosione di fumo rosa si espanse attorno a lei, investendo i più vicini Umezawa, Arima e Kumagai. Ne seguì anche un fischio acuto, dopodiché altre esplosioni colorate apparvero molto più in alto, sopra le loro teste.

“ Fuochi d’artificio ?!” Esclamò spaventato Ebisawa Shoko.

“ Che meraviglioso effetto scenico !” Amari Sako, al contrario, osservava il tutto con una cascata di bava alla bocca per l’emozione.

Quando il fumo si fu diradato, rivelando i tre studenti sul piatto intenti a tossire, la ragazza al centro aveva assunto un aspetto completamente diverso.

 

Se prima indossava un’anonima divisa scolastica, adesso le era apparso addosso un vestito rosso scarlatto senza spalle, lungo fino alle ginocchia e con una ricamatura di lacci neri sul busto. I capelli rossi dai riflessi castani erano legati in una coda alta, mettendo in mostra il suo sguardo felino ed un sorriso evidenziato da una leggera passata di rossetto.

Delle torce led appoggiate ai suoi piedi proiettarono due fasci di luci multicolore ai suoi fianchi, mentre portava le mani sopra la testa in una posa di vittoria.

“ Perché io sono la Ultimate Majokko, Lilith Kurenai, e sono sempre a disposizione del bene !”

Esclamò con sguardo deciso, arricciando il naso, forse divertita dagli sguardi esterrefatti di chi la guardava ancora incredulo.

 

“ È magnifico! Magnific! Magnifique! Magnifico in spagnolo !” Continuava a sbavare Amari Sako, con gli occhi ormai della stessa lucentezza delle torce.

“ Questa deve avere seri problemi di esibizionismo …” Borbottò Takejiro Kurisu, nascondendo ancor di più il volto all’ombra del cappuccio.

“ O mio dio! È proprio una majokko come la protagonista di Touhou;DanganProject, il mio arcade preferito !” Akagi, alla rivelazione dell’identità di Lilith, aveva perso ogni compostezza ed era quasi sul punto di sbavare come Amari.

“ Majokko… come quelle degli anime per bambine ?” Domandò confusa Nishizaka.

“ No! Io esisto davvero !” Con un sorriso entusiasta la nuova arrivata spiccò un grande balzo, ovviamente usando le mani per abbassarsi la gonna mentre sorvolava gli studenti.

Atterrò sul prato, rialzandosi e voltandosi di centoottanta gradi con una posa diversa, questa volta sollevando i pollici, gli indici ed i mignoli.

“ Ta daa~a !”

 

“ Perfetto… avevamo bisogno di un altro pagliaccio.” Sussurrò Mitsuko con il suo tono più cinico, al punto che chi non l’aveva avvertita avvicinarsi ebbe un brivido. Uno di questi fu Zayasu Korin.

“ Dai, non… dire così.” Con un sorriso forzato l’albino provò ad ammonire in modo gentile la compagna di classe. Di tutta risposta la Ultimate Hexer gli rifilò un’occhiataccia.

“ Non volevo la tua opinione !”

“ Waaah !” Uno strillo distrasse i due dalla discussione, al che si voltarono verso Lilith.

La Ultimate Majokko aveva portato entrambe le mani sulle guance, diventate rosse come il colore dei suoi capelli. Con le palpebre che sbattevano ripetutamente facendo ondeggiare le ciglia, scattò verso Zayasu, ed in un attimo gli fu arrivata ad un palmo dal naso.

“ Ma tu sei Corex !”

Tutti i presenti sussultarono.

“ Chi ?” Fu la domanda generale, di chi pensava che quella ragazza fosse ancora confusa dal risveglio.

Al loro contrario però, il ragazzo si spostò i capelli all’indietro e socchiuse gli occhi fino a ridurli a due fessure.

“ Esatto.” Rispose con l’ombra di un sorriso che si stava formando sulla sua faccia.

“ Non pensavo che qualche mio lettore mi avrebbe inseguito fin qui, però.” Rise, mentre davanti a sé Lilith aveva spalancato gli occhi per l’emozione.

- Ah, giusto.- Nashi fece mente locale su ciò che quel nome gli ricordava.

- Corex è il nickname con il quale Zayasu ci ha imposto di chiamarlo. A quanto pare è il modo di chiamarlo che usano anche i suoi lettori.-

 

“ Per fortuna che sei ancora vivo !” Rise intanto Lilith assieme allo scrittore.

“ Da quando in televisione hanno trasmesso la notizia della vostra scomparsa mi chiedevo quali fanfiction avrei più letto.”

Quelle ultime parole, all’apparenza tanto felici e poco importanti, lasciarono sfuggire un’informazione importante per tutti gli Ultimate Students.

“ La nostra scomparsa… è stata annunciata in televisione ?!” Ripeté Zetsu, sobbalzando al punto che gli occhiali gli scivolarono sul naso.

Nishizaka Iki abbassò il capo, non mostrandosi molto colpita da quella rivelazione.

“ Già… ecco perché i miei follower mi credevano morta.” Ricordò con rabbia quel video che Monokuma le aveva permesso di vedere, dove migliaia di ragazzi e ragazze da tutto il mondo piangevano la sua presunta morte.

Aveva visto la disperazione negli occhi di tutti quei giovani, ma non aveva potuto far nulla per rassicurare nessuno. Donare il sorriso a qualcuno di lontano non le era più permesso in quella torre.

Monokuma l’aveva resa solo una stupida ragazza viziata, non togliendole la popolarità, ma tutto il resto. Alla stregua della debole principessa intrappolata, come nelle fiabe.

 

“ Ehi, ma… non dovrebbe essere una cosa positiva? Ci staranno già cercando.” Kumagai Yone provò ad essere positiva, aspettando che gli altri le dessero ragione.

“ Non è questo il punto.” Kigiri Yoko era rimasta in silenzio a lungo, ma quando prese parola interrompendo la sua compagna di classe, lo fece con fare freddo e sbrigativo. La Ultimate Contorsionist la guardò male per questo.

“ Esattamente, Kurenai, quali sono state le informazioni rilasciate dai media ?” Domandò la criminologa alla rossa, la quale si guardava attorno confusa da tutta l’agitazione creatasi dalle sue parole.

“ Ehm…” La Ultimate Majokko si raccolse nei suoi pensieri.

“ Potete chiamarmi Lilith !” Sorrise alla ragazza dai capelli lilla, smettendo di riflettere.

Kigiri rimase sorpresa e confusa da quel cambio di umore e di espressione, al punto che non seppe come rispondere.

“ Comunque …” Riprese parola Lilith.

 

“ Anche io faccio parte della Hope’s Peak da quasi un anno, solo che non vi ho mai potuto parlare a scuola, facendo parte di un’altra classe. A circa sei mesi dall’inizio del primo anno, ricordo che a scuola ci fu una violenta esplosione… dopodiché tutti voi eravate scomparsi.”

Di fronte alla spiegazione della ragazza, Nashi iniziò a sentire la testa bruciargli molto intensamente, come se qualcuno avesse avvicinato un accendino al suo cervello.

“ Ughh !” Crollò in ginocchio senza più controllarsi, artigliandosi i capelli mentre tratteneva un ringhio per il dolore lancinante che lo attanagliava. Nella sua memoria infinita iniziava a pulsare qualcosa che non avrebbe voluto rivedere.

Era come se tutte le immagini ed i suoni immagazzinati dal cervello nel corso della sua vita stessero riemergendo da uno specchio d’acqua. L’essere umano non può scrutare negli abissi marini semplicemente guardando la superficie dell’acqua, e lo Ultimate Memory avrebbe potuto spiegare perché mai nessuno avrebbe dovuto farlo.

“ Nashi !” Si allarmò Akagi Aozame, accovacciandosi accanto all’amico per comprendere cosa gli stesse prendendo.

Lilith Kurenai fu intimorita da quel raptus improvviso, ma il volto contratto dalla preoccupazione di Jistuke Zetsu rispose subito ai suoi dubbi.

“ Lo fa sempre quando una parola o un’immagine attiva involontariamente un ricordo terribile.”

Zetsu conosceva da anni l’amico, e non pareva tanto felice di rivedere quel comportamento.

“ Ah, ma quindi sarebbe lo Ultimate Memory ?” Domandò la Majokko, indovinando al primo colpo.

“ Allora vuol dire che si ricorda qualcosa dell’attimo in cui siamo stati rapiti !” Nisizaka Iki si portò un dito alla fronte, colta da quella illuminazione.

“ Dai Nashi! Fatti forza e ricordati tutto !” Iniziò a sbraitare Umezawa Gaho, improvvisando un tifo.

 

Il bruno rimase accovacciato in posizione fetale sul prato per molto tempo, forse persino un minuto, prima che di colpo ricominciasse a respirare. Tirò la testa all’indietro ed espirò a pieni polmoni, essendo entrato in apnea senza accorgersene.

Dopo aver ricominciato a respirare spalancò anche gli occhi, tremanti e scossi da ciò che era riuscito a vedere dentro di sé. Il sudore ora gli scivolava lungo gli angoli del viso, fino al colletto della camicia.

 

Il soffitto stava discendendo dritto sulla sua testa, come la scure di un boia o la lama di una ghigliottina: entrambi molto simili alla morte che stava per accoglierlo.

Simultaneamente però anche il pavimento venne scosso da un’esplosione sottostante, così che all’improvviso sia il cielo che la terra scivolavano verso il basso alla stessa velocità.

E Nashi, fermo ma in caduta libera, poté solo scorgere qualche raggio di sole provenire dalle finestre, ora infrante. Quella luce gli sarebbe mancata, e forse avrebbe tenuto gli occhi aperti ancora più a lungo, se solo avesse saputo che dopo sarebbe venuta solo l’oscurità.

 

“ Ricordo l’esplosione.” Fu la prima cosa che disse, quando tutti si furono radunati in cerchio attorno a lui. Parlava con voce atona, ed a stento sbatteva le palpebre.

“ Stavo andando in classe insieme a Zetsu dopo essermi svegliato. Voi mi stavate aspettando lì, la lezione era iniziata. E poi la scuola è stata …”

“ Si è parlato di un attacco terroristico.” Lo interruppe Lilith quando notò la sofferenza con il quale il ragazzo cercava le parole.

“ E dopo qualche giorno in cui le lezioni sono state sospese… devono aver preso anche me.”

Nashi annuì, guardando negli occhi la ragazza di fronte a sé.

Seppur con un fragile sorriso ancora vivo, stava comprendendo in quale situazione fosse finita.

“ Non hai paura ?” Domandò allora, facendola arrossire.

“ Bhe …”

“ Non preoccuparti.” La voce di Kigiri spezzò l’indecisione e la tensione, quando la Ultimate Criminologist si posizionò al fianco dello Ultimate Memory.

“ Riusciremo ad andarcene di qui, e porteremo via anche te.” Nemmeno allora aveva mostrato un sorriso, però il suo sguardo penetrante e deciso sembrava voler forzare la rossa a crederla con tutte le sue forze.

L’incantesimo di empatia funzionò, in quanto le guance di Lilith presero a tremare di colpo.

“ S-Sì… grazie.” Singhiozzò la Ultimate Majokko, lasciandosi scappare una risata mentre gli occhi lasciavano fluire le prime lacrime liberatorie.

 

- Fino ad ora continuava a sorridere, eppure ha compreso sin dal primo istante in quale situazione fosse finita.- Realizzò Nashi, invidioso nel bene della forza d’animo di Lilith.

Non poté non farsi contagiare da quel sorriso. Un’altra volta Kigiri lo aveva salvato.

- Sì. Ce ne andremo tutti insieme.-

 

“ Continuiamo ad esplorare l’area. C’è ancora una porta chiusa che nemmeno io ho aperto.”

Takejiro Kurisu parve farsi scivolare quell’atmosfera rincuorante addosso, ed infilandosi le mani in tasca iniziò a camminare verso un’estremità del prato.

“ Certo che ha proprio un cuore di pietra.” Sibilò sprezzante Nishizaka, per poi volgersi verso Lilith.

“ Lilith, lascia stare quello stronzo. Te la senti di camminare un po’ ?” Le domandò con gentilezza, al che la ragazza annuì energicamente.

“ Magari potreste anche spiegarmi cosa sta succedendo… siete qui da molto più tempo di me, per caso ?”

Umezawa iniziò a contare con le dita delle mani, stando attento a non perdere la concentrazione.

“ Uuuno… duuue… treee…”

“ L’ho detto prima, sono quattro.” Arima Robun, con fare esasperato si intromise nella conversazione.

“ Arima! Grazie ancora per prima …” Esclamò Lilith, ricordandosi di come lo Ultimate Event Planner l’avesse aiutata.

“ E… scusa per…” Fu sul punto di aggiungere con il dispiacere negli occhi, quando il ragazzo la silenziò alzando la mano.

“ Lascia stare. L’importante è che stiamo bene entrambi.”

 

I ragazzi seguirono Takejiro, notando come effettivamente lungo una parete ci fosse una porta di legno scorrevole.

“ Pietra e legno… che orribile contrasto.” Puntualizzò Arima.

“ Non sembrerebbe essere l’unico dettaglio fuori posto.” Con tono che lasciò percepire una punta di incertezza, Kigiri si posizionò di fianco allo Ultimate Liar, facendo scivolare un dito lungo la porta.

Quando tutti gli altri si furono avvicinati, notarono cosa stesse facendo: con il guanto la ragazza stava rimuovendo la polvere da un’incisione sul legno, tanto raffinata e precisa da pensare che fosse stata fatta insieme alla porta stessa.

“5-C.” Lesse Zetsu, inforcando meglio gli occhiali.

“ Ehi… ehi! C’è qualcosa di strano !” Esclamò all’improvviso Mitsuko Atsuki, arretrando con gli occhi colmi di agitazione. I suoi capelli presero a serpeggiare nell’aria come tentacoli.

“  È …” Sussurrò con un filo di voce Yonamine Genjo, scivolando sempre più nella sua pesante sciarpa, lasciando intravedere solo gli occhi e parte del volto, ora impallidito.

“ È una delle porte della Hope’s Peak Academy !” Disse infine lo Ultimate Actor, mentre sembrava sul punto di svenire.

“ Cosa?! Non può essere !” Fece scettico Ebisawa Shoko, grattandosi la barba incolta.

“ No, purtroppo sembra essere proprio una delle porte della scuola.” Come ogni volta che Nashi ricordava un dettaglio della Hope’s Peak, tutti gli altri ammutolirono.

Il bruno, seppur fosse scosso come tutti, non poteva negare a se stesso, o ai suoi ricordi.

“ Che questa possa essere la classe 5-C della nostra scuola ?”

 

“ Scopriamolo subito.” Con furiosa impazienza, Takejiro non perse altro tempo e svelò cosa ci fosse oltre quella porta.

In completo contrasto con l’atmosfera naturale, antica e solenne del secondo piano, si presentò ai loro occhi un’aula buia, ed incredibilmente angusta rispetto alle sale viste fino a quel momento.

Pareti bianche in pietra, pavimento in assi di legno ed un soffitto basso, dove qualche erano appese lampade rettangolari. Una larga lavagna ed un orologio adornavano la parete a sinistra, dietro ad una cattedra in legno massiccio.

Una dozzina di banchi, ordinati in file precise, erano disposti dando l’impressione che quella classe non fosse così fuori luogo come sembrava.

Sul lato opposto rispetto alla porta, dove si dovevano presumibilmente trovare delle finestre, lastre di ferro erano state affisse con chiodi e viti giganti alle pareti.

“ Dannazione! Non ci capisco più niente !” Ringhiò furiosamente Kumagai Yone, sferrando un pugno su di un banco.

“ Perché mai dovrebbe essere qui… una classe della Hope’s Peak Academy ?” Si chiese Lilith, premendo cautamente un dito sull’interruttore più vicino.

La luce si accese, rendendo visibile una scritta con il gesso sulla lavagna.

“ Classe 5-C.”

 

“ È solo un brutto scherzo di Monokuma… non lasciatevi confondere più del necessario.” Nonostante le parole pronunciate, la voce di Arima tradiva un palese e crescente nervosismo.

Tra tutti gli studenti, solo Kigiri avanzò nell’aula senza esitare. Scivolò tra i banchi come un fantasma, degnando appena di uno sguardo le forniture della classe, raggiungendo in pochi passi la cattedra.

Lì, un singolo quaderno era adagiato sulla superficie.

La Ultimate Criminologist lo aprì mentre la tensione cresceva. Si potevano vedere i suoi occhi scorrere tra le parole, voltando pagine, producendo quel sibilante rumore di fogli che frusciavano e frusciavano.

Attesa. Fruscio. Silenzio.

“ Nashi.” Disse soltanto la ragazza dai capelli lilla, al che lo Ultimate Memory sobbalzò per la sorpresa.

Chi lo circondava si voltò per guardarlo, come aspettandosi da lui qualcosa. Il bruno ovviamente non comprendeva il perché fosse stato chiamato, e si limitò ad indicarsi con tono interrogativo.

“ Ho bisogno che tu legga questi nomi.” Lo anticipò Kigiri Yoko, senza staccare gli occhi da quel registro.

 

Nashi avanzò, incuriosito da quell’incarico. Non appena si affiancò alla criminologa, rifletté che mai come in quel momento poteva davvero diventare d’aiuto ai suoi compagni.

Sin dalla sera prima aveva promesso che sarebbero tutti usciti da quella torre, sgominando il piano di Monokuma. Eppure, proprio dopo tale promessa, due suoi compagni erano diventati le prime vittime di quel gioco crudele.

- Continuerò sulla mia strada per voi, Domen e Iwayama.- Si promise ulteriormente, prima di assottigliare lo sguardo con aria decisa e leggere le prime righe di una pagina.

Per prima cosa notò il titolo di ciò che sembrava un elenco, e fu un nome capace di farlo rabbrividire nonostante i buoni propositi di quell’intento.

 

“ Hope’s Peak Academy Student Council Killing Game.”

Suo malgrado, continuò a leggere ad alta voce ben quindici nomi.

“ Aiko… Asukasei… Daiki… Karen… Kiriko…” Le parole scivolavano dalle sue labbra senza che lui ci prestasse attenzione, mentre gli occhi venivano catturati da un oscuro presagio, e di colpo le mura di quell’aula parvero ancora più sbagliate e losche.

“ Questi sarebbero i membri del concilio studentesco… della Hope’s Peak Academy ?!” Esclamò Ebisawa Shoko, arruffandosi i capelli con tanta confusione.

“ Però… se davvero fossero loro ce li ricorderemmo, no ?”

“ Non per forza.” Gli rispose Fujima Wakuri, con i suoi occhi verdi che scintillavano di una luce pericolosa.

“ Ti ricordo che Monokuma ci ha privato di tutte le nostre memorie riguardanti la scuola.”

Voltandosi verso Nashi ed assumendo un sorriso estasiato, aggiunse:

“ Per questo solo Nashi può aiutarci. Che situazione complessa e malsana, non trovate ?”

“ Non eccitarti parlando di queste cose, pervertita !” Le urlò contro, disgustata, Mitusko Atsuki.

 

“ Vorrei anch’io che fosse così semplice.” Lo Ultimate Memory interruppe la loro discussione, rivelando una smorfia di sofferenza non appena sollevò lo sguardo da quei fogli.

Si voltò verso i propri compagni, stringendo i pugni con forza.

“ Questi non sono i membri del concilio studentesco della nostra scuola !”

La rivelazione del ragazzo colpì gli Ultimate Students come un fulmine a ciel sereno.

“ A-A-Aspetta! Non sarà che forse non conosci i nomi dei membri del concilio, e quindi non ne sei del tutto sicuro ?” Akagi Aozome tentò disperatamente di volgere la situazione al meglio, ma l’espressione irremovibile di tristezza sul volto dell’amico non gli lasciò scampo.

“ Durante la cerimonia di apertura il preside ha fatto l’appello per assegnare ogni studente ad una classe… ed io ho memorizzato tutti i nomi degli studenti della Hope’s Peak. Membri del concilio o no, questi ragazzi non appartengono alla nostra scuola.”

L’ipertimesia di Nashi si rivelava un’altra volta essere una prova schiacciante sul loro passato misterioso.

 

“ E allora perché c’è scritto… Hope’s Peak Student Council Killing Game?”

Domandò Lilith, l’unica davvero incosciente di cosa Killing Game volesse significare tra quelle mura.

Qualcuno distolse lo sguardo, rammentando proprio l’esperienza da incubo della precedente notte.

La Ultimate Majokko se ne accorse, e riportò lo sguardo su Nashi, speranzosa di trovare almeno in lui una risposta.

“ Non ne ho idea.” Rispose rammaricato il ragazzo.

“ Eppure questo nome …” Mormorò tra sé e sé Kigiri, accarezzandosi il mento con la mano ricoperta dal guanto nero. I suoi occhi profondi erano puntati su di un dettaglio, il quale Nashi carpì subito.

Accanto ad ogni nome era presente una fotografia identificativa degli studenti, tranne per uno.

E quel nome riportato a sinistra, fu un qualcosa che il ragazzo ripescò dagli abissi della sua memoria.

 

“ Izuru Kamukura …” Ripeté a vuoto per qualche secondo, prima di esclamare:

“ Il fondatore della Hope’s Peak Academy !”

Una statua fuori dal cortile della scuola, rappresentante un uomo anziano con un bastone puntato al suolo, e sotto di essa una targa in pietra levigata.

“ Sì… questo me lo ricordo anche io.” Ammise la Ultimate Criminologist.

“ Ma… non può essere quell’Izuru! Dovrebbe avere tipo cento anni, o giù di lì.” Nishizaka non sembrava convinta che quel nome portasse ad un indizio effettivo, e dovette rileggerlo a lungo prima di credere che gli altri avessero letto bene.

“ Potrebbe esser stato riportato in vita con una macchina del tempo !” Propose Amari Sako con fierezza, prima di venir ripresa dallo sguardo serio di Takejiro.

“ Solo una stupida come te può credere che esita qualcosa del genere.”

Lo Ultimate Liar pareva fin troppo silenzioso in quella situazione, e Nashi si soffermò a fissarlo cercando di comprendere cosa stesse pensando.

- Takejiro… sei anche tu preoccupato, oppure hai già in mente una soluzione a questo enigma ?-

 

“ Ehm… e questo invece cosa diavolo significa ?!” Con voce sempre più agitata, Umezawa Gaho indicò un’ennesima scritta, questa volta a fondo pagina.

Tutti la lessero incuriositi.

“ Sede Principale.”

 Il silenziò piombò sulle spalle di quegli studenti, rendendoli incapaci di sollevare la testa, o di distogliere lo sguardo da quelle due parole.

Solo quattordici lettere, ma che sembravano appena aver distrutto un mondo.

“ Principale ?” Ripeté Kumagai, con gli occhi spalancati ed i capelli rizzati in aria come la criniera di un leone.

“ C’è una sede principale della Hope’s Peak… dove questi studenti erano i membri del concilio.” Collegando i tasselli del puzzle, Jitsuke Zetsu osò proporre quella teoria.

“ Ma che diavolo dici?! Non può esistere né in cielo né in terra una cosa del genere !” La Ultimate Hexer si scagliò su di lui con ira, afferrandolo dal coletto della camicia e strattonandolo.

“ Ti ha dato di volta il cervello?! Vuoi forse dire che la nostra scuola non era la vera Hope’s Peak Academy ?!” Inveiva furiosa Mitsuko, mentre lo spaventato Ultimate Hypnotist non poteva fare altro che rimanere in silenzio, e tremare di fronte agli occhi anch’essi colmi di terrore della compagna di classe.

“ Calmati Mitsuko !” Immediatamente la Ultimate Contorsionist bloccò la ragazza dalle braccia, allontanandola grazie alla sua forza, nonostante l’altra si dimenasse e scalciasse continuando ad urlare.

“ Non può essere vero !”

 

“ Stai bene Zetsu ?” Nashi si rivolse preoccupato all’amico, il quale non gli rispose.

Il verde pareva avere la mente altrove, con la testa china ed il riflesso del neon sugli occhiali, il quale rendeva i suoi occhi impossibili da vedere. Tirò su col naso e si sistemò il vestito sulle spalle.

- Zetsu …- Il bruno avrebbe voluto sapere cosa gli stesse prendendo, ma non gli sembrava il momento.

Una cosa però era chiara: non aveva mai visto il suo amico con un’espressione tanto distante, come se non si trovasse più sul suo stesso pianeta.

 

“ Upupupu! Vi stavo mancando ?” Monokuma emerse da dietro la cattedra con un salto, atterrando al centro degli studenti.

“ Erano quasi dieci pagine che non apparivo! Sono sicuro che i lettori si saranno stancati di leggere sempre di voi noiosoni !” Come al solito parlando di cose senza senso, l’orso era arrivato per peggiorare la loro confusione.

Solo sguardi colmi di odio lo accolsero, e nessuno osò fiatare fin quando non ebbe aperto bocca di nuovo.

Qu’est-ce qui se passe ?” Domandò innocente.

“ Smettila di prenderci per il culo con queste menzogne !” Tutti ebbero paura che Mitsuko avrebbe attaccato Monokuma, ma fortunatamente la ragazza si fermò a qualche centimetro di distanza dal peluche, con gli occhi spalancati ed i capelli che serpeggiavano nell’aria.

“ Quali menzogne? Ah, parli del registro …” Con tono indifferente, l’orso cominciò a ridacchiare.

“ Quindi è tutto vero ?” Takejiro impedì alla Ultimate Hexer di ricominciare a parlare, parlando a Monokuma mentre sfogliava il registro.

“ Mmmh… direi di sì !” Ammise l’orso.

“ Però l’ultima parte l’ho aggiunta appositamente per voi… ed ovviamente è vera anche quella.”

“ Ci stai dicendo che questo registro inizialmente non riguardava noi ?” Domandò Kigiri, rimanendo calma per cogliere più informazioni possibili.

 

“ Upupupu! Quando questo registro è stato creato voi non eravate nemmeno nei miei pensieri.”

L’espressione di Monokuma, seppur fosse invariabile, si fece stranamente più cupa. Doveva essere per via del peso del mistero che stava nascondendo.

“ E… E allora cosa significa Sede Principale ?” Chiese timoroso Yonamine Genjo.

“ Significa quel che significa.” Rispose ridendo, stavolta in modo più clamoroso, l’orso, spiazzando con la sua crudeltà lo Ultimate Actor.

“ E il risultato ?” Un’ennesima domanda a bruciapelo interruppe l’animale di stoffa, facendolo voltare verso Takejiro.

Lo sguardo dello Ultimate Liar era simile a due tizzoni ardenti che sfavillavano all’ombra del pesante cappuccio nero.

“ Uh ?”

“ Se si tratta di un Killing Game come il nostro, allora come si è concluso? Chi è sopravvissuto? Chi è morto? Qui non c’è scritto nulla.”

“ Sarà che… è ancora in corso ?” Ipotizzò Nashi, prima che Monokuma ricominciasse a ridere.

“ No! No! Si è già concluso pareeecchio tempo fa… solo che all’epoca non era importante chi sarebbe sopravvissuto.”

L’occhio elettronico di Monokuma brillò dello stesso colore del sangue, inquadrando gli studenti dal primo all’ultimo.

“ Ma se volete proprio saperlo… quei ragazzi, un tempo compagni nel corpo del concilio studentesco, si sono ammazzati in preda alla disperazione proprio nella classe 5-C. E l’unico sopravvissuto fu Izuru Kamukura !”





Angolo Autore:
Welcome back! 
In questo capitolo ho deciso di iniziare ad introdurre il mistero centrale della storia, la quale altrimenti non avrebbe per l'appunto il genere "mistero". E che faccio io, il clickbait? 
No. Certo, ovviamente è ancora poco, ma nei prossimi capitoli potreste trovare qualche briciola di indizio per il futuro. Dovreste fare come il nostro Nashi, e tenere a mente tutto... oppure in futuro tornare a leggere questi primi capitoli, per i più smemorati.
Come sempre vi chiedo di lasciarmi una recensione per farmi capire se la storia vi sta piacendo o no, e vi saluto.
A domani con il prossimo capitolo! 
P.S: Vi ricordo che se avete problemi a leggere le scritte nell'immagine, vi basterà aprirla in un'altra scheda e successivamente zoommare.

 

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Capitolo 10
*** Chapter Two (Part Three) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 2: OCKHAMS RAZOR

(Part 3)  Daily Life

 

Le ultime parole di Monokuma avevano distrutto le poche convinzioni che i ragazzi avevano costruito in quella torre.

La Sede Primaria e lo Student Council Killing Game erano nuove scoperte in quella classe 5-C, apparentemente trasportata dalla loro scuola in quel luogo ameno.

 

“ Izuru Kamukura… fu l’unico sopravvissuto ?” Ripeté Nashi, tornando a rileggere quel nome sul registro, accanto al quale nessuna foto poteva fornirgli un volto da riconoscere.

- Se solo l’avessi visto una volta… anche di svista a scuola, dovrei potermelo ricordare per il resto della mia vita.- Questa era la sua certezza in quanto Ultimate Memory, in quanto essere, in quanto Jonetsu Nashi.

E non poteva fare nulla.

 

“ Ma questa è un’altra storia… non vi riguarda, al momento.” Monokuma liquidò la questione sventolando la zampa.

“ Piuttosto, ho degli annunci da farvi.”

L’atmosfera cambiò. Nessuno aveva intenzione di lasciar perdere quella faccenda, ma compresero che l’orso non avrebbe fornito loro altri dettagli.

“ Siccome mi sono scocciato di monitorarvi costantemente come se fossi il Grande Fratello, ho deciso di donarvi dei fantastici, pazzeschi, formidabili, incredibili, spaziali, epici… e-Handbook !”

Con tanta euforia, sollevò sopra la sua testa un mucchio di dispositivi elettronici di colore viola lavanda, sottili e composti da uno schermo di vetro piatto ed un rivestimento metallico. Il retro riportava lo stemma della Hope’s Peak Academy, mentre il display spento era nero.

“ Mai visti smartphone così brutti …” Commentò acidamente Nishizaka Iki, shockando l’orso.

“ C-Come?! Pensavo vi sarebbero piaciuti !”

“ E a cosa ci servirebbero ?” Akagi Aozame ne strappò uno dalle zampe di Monokuma, studiandolo accuratamente.

“ Oi! Maneggiateli con cura, altrimenti… ah, no! Tanto sono indistruttibili.” Monokuma iniziò a distribuirli, fino a quando tutti non ebbero avuto quel misterioso dispositivo.

 

“ Allora, per prima cosa sappiate che non hanno nessun tipo di protezione, per questo chiunque ve lo prenda potrà utilizzarlo a suo piacimento.” Iniziò a recensire l’e-Handbook come se fosse in un’inserzione pubblicitaria, mentre la Ultimate Web Personality continuava a lamentarsi.

“ Pessimo.”

“ Dal momento in cui lo accenderete potrete però inserire le vostre credenziali, come nome, piatto preferito, personaggio preferito della serie Pokémon, solo quelli dei film però… e anche note personali !”

“ Disgustoso.”

“ Inoltre avrete a portata di mano una mappa della torre, la quale si aggiornerà non appena sbloccherete un nuovo piano.”

“ Non ci vuole nulla ad esplorare i piani, sono meno grandi di quel che credi.”

“ Un elenco dei vostri compagni, dove potrete visualizzare le informazioni che vogliono esporre pubblicamente.”

“ Ci conosciamo già bene.”

“ Il regolamento del KECC che dovrete segu…”

“ Lo sappiamo a memoria.”

Monokuma arrestò la spiegazione solo per cominciare una gara di sguardi con Nishizaka, fronteggiando l’espressione ostile della ragazza, pronta a ferirlo ulteriormente criticando i suoi prodotti.

“ Vi farà anche da pass per i bagni  e per le camere !” Esclamò l’orso tutto d’un fiato per non farsi interrompere, ma fu allora che la popolarissima studentessa lo puntò con il dito, mostrando un ghigno vittorioso.

“ Ah-a! Quindi la loro unica utilità è di rimpiazzarti perché sei troppo pigro per fare il tuo lavoro !”

Come se fosse stato pugnalato al suo cuore inesistente, Monokuma si agitò in preda agli spasmi, per poi crollare morente sul pavimento.

“ Giro giro tondo… io giro intorno al mondo… le stelle d’argento… costan cinquecento…” Canticchiava l’orso durante i suoi ultimi attimi di vita, con la voce che si distorceva fino a diventare irriconoscibilmente cavernosa e lugubre. I volti degli studenti si riflettevano nel suo unico occhio rosso.

Cadde il silenzio. Niente si muoveva.

 

“ Beeella interpretazione della morte di Hal 9000 in 2001 Odissea nello Spazio !” Amari Sako iniziò ad applaudire di colpo, mentre le lacrime sgorgavano sulle sue guance, giù dai suoi occhi commossi.

“ Tra l’altro …” Cambiando improvvisamente tono e tornando seria, si asciugò le lacrime.

“ Sapevate che la canzone cantata da Hal in lingua originale è Daisy Bell, ovvero la prima canzone ad essere cantata da un computer, nel 1961? Il computer ad averla cantata era stato costruito dalla compagnia IBM… il che è una coincidenza pazzesca, se pensate che le lettere prima di I, B ed M sono per l’appunto: H, A ed L. Tutto questo però non ha alcun significato o obbiettivo simbolico, infatti Kubrik e l’autore del libro hanno sempre affermato che fosse stato un caso.”

 

“ Aaah! Se continui così mi ammazzi davvero, di noia però !” Monokuma si sollevò da terra pregando la Ultimate Video Maker di smetterla.

“ Come avete fatto a cascarci? Era un’interpretazione pessima… ti sei basato troppo sul voler imitare la scena del film, dimenticandoti che in un contesto del genere sarebbe solo parsa nosense e ambigua.” Stavolta fu la critica fredda di Yonamine Genjo, Ultimate Actor, a mettere in ginocchio l’orso.

“ B-Basta! Siete brutti, cattivi e bestiacce, me ne vado !” E con queste parole, Monokuma scomparve offesissimo.

 

“ Oh… c’è ancora una porta.” Fujima Wakuri aiutò gli altri a distrarsi da quella scena, indicando un angolo dell’aula con il suo solito tono disinteressato.

Aprendo l’ennesima porta, Nashi pensò che ogni classe ne possedeva soltanto una.

- Un altro elemento a valore della nostra tesi… questa non è la stessa 5-C della nostra scuola !-

 

La stanza che si presentò davanti a loro fu l’ultima del secondo piano, ponendo fine all’esplorazione.

Si trattava di una libreria di forma semicircolare, dove scaffali alti fino ai tre metri e ricolmi di libri coprivano ogni parete. Un tappeto persiano gigante dai colori caldi rendeva silenzioso ogni loro passo, ed un lampadario sull’alto soffitto illuminava per bene ogni singola area della stanza.

“ Quanti libri !” Esclamò Lilith, affascinata dalla quantità innumerevole di volumi presenti in quello spazio tanto piccolo.

Incuriosita ne estrasse uno dal suo posto, ma aprendolo reagì con un’espressione delusa e confusa.

“ Fai la nanna piccolo str***o- Tante favole per far addormentare il tuo bambino ”

La copertina rappresentava Monokuma a bordo di un trenino.

La Ultimate Majokko riposò immediatamente il libro, con la sensazione che quell’orso le avesse fatto l’occhiolino.


“ Giusto !” Esclamò d’un tratto Jitsuke, battendosi il pugno sulla mano con la faccia di chi aveva appena avuto un’intuizione brillante.

I presenti si voltarono verso di lui.

“ Qui ci sono dei libri di storia… e nella sala computer al primo piano abbiamo accesso ad internet! Forse potremmo fare ricerche su questa torre e scoprire dove ci troviamo.”

Lo Ultimate Hypnotist, a dimostrazione di ciò che aveva detto, sventolò un libro dalla copertina raffigurante un’antica rovina.

“ La storia perduta e ciò che si trova nel nostro mondo ”

Sorrise convinto ai propri compagni, aspettando che qualcuno gli dicesse qualcosa.

“ Chi mi vuole aiutare prenda un libro di storia! Ce ne sono tantissimi in questo scaffale.” Si sedette per terra dopo aver raccolto quattro libri, e posandoseli sulle ginocchia continuò a sorridere speranzoso.

Nashi si lasciò contagiare da quella positività, e fece un passo avanti verso di lui.

“ Ci sto.” Gli disse, e Zetsu ammiccò soddisfatto.

“ Non credo che Monokuma sia così stupido da averci dotato di internet.” La voce di Takejiro interruppe quel momento di felicità dei due ragazzi.

Lo Ultimate Liar stava passeggiando tra gli scaffali scorrendo il dito sul legno delle mensole. Nel suo sguardo c’era solo disinteresse in tutto ciò che stava accadendo.

“ Purtroppo è così.” Anche Kigiri Yoko si aggiunse nella discussione, incrociando le braccia con fare vagamente seccato. Pareva molto stanca.

“ Non è possibile utilizzare nessun motore di ricerca… e persino la data è stata modificata.”

“ La data? E a che serve cambiare la data ?” Domandò Umezawa Gaho, portandosi un dito alla bocca.

“ Bhe… un cliché dei rapitori è quello di togliere la cognizione del tempo ai loro prigionieri.” Rifletté ad alta voce Fujima Wakuri.

 

“ Dai! Abbiamo sempre i libri per documentarci !” Squittì Lilith, cercando di riportare la conversazione su di un lato più positivo. Anche lei aveva affiancato Zetsu, prendendo qualche libro tra le mani.

“ Bhe… non sono mai stata un’appassionata di libri.” Brontolò Kumagai Yone.

“ Nemmeno io sinceramente. Questa roba noiosa mi fa addormentare.” Aggiunse Ebisawa Shoko, per poi sbadigliare rumorosamente e serrare le palpebre.

Da lì in poi non si mosse più, rimanendo in silenzio.

“ Si è addormentato senza nemmeno leggerli !” Notò Nashi, sorpreso dal compagno di classe.

“ OOOI! Svegliaaa !” Per fortuna ci pensò Amari Sako ad afferrare l’orecchio dello Ultimate Radio Host per urlarci dentro a pieni polmoni.

Ebisawa si risvegliò all’istante, traumatizzato da tutto quel rumore.

“ Eh… quanto ci metteremmo a leggere tutti questi libri solo per trovare le informazioni sulla torre ?” Yonamine Genjo, tornando sull’argomento.

“ Con tanto impegno ce la faremo, Yonamine !” Lilith rispose allo Ultimate Actor con un sorriso a trentadue denti, trasportatore di tutta la sua volontà d’animo e voglia di aiutare i suoi amici.

Tuttavia, dopo che la ragazza ebbe parlato, Yonamine distolse lo sguardo con freddezza, sistemandosi la sciarpa per coprirsi ancor di più la bocca.

 

“ Ci penserò io.” Una sola voce si sollevò tra gli studenti.

Nashi, impassibile come mai prima di allora, prese un libro e lo aprì. Iniziò a far scorrere le pagine utilizzando solo il pollice, guizzando gli occhi in ogni punto. Tempo dieci secondi e lo richiuse, poggiandolo ai suoi piedi.

Lì si sedette, e ripeté l’azione con un altro libro.

“ Qui non c’è niente.” Disse quando ebbe concluso anche il secondo.

“ Guarda che dovresti leggere ogni singola pagina attentamente, se fosse così facile ci riusciremmo tutti.” Nishizaka Iki, incapace di spiegare il comportamento del compagno di classe, sospirò profondamente.

Dentro di sé era convinta che a nulla sarebbero valsi quegli sforzi.

“ Sto leggendo ogni pagina.” Rispose immediatamente il ragazzo, con voce piatta ed inespressiva.

“ Cosa ?!”

Nashi aveva appena posato il decimo libro, e continuava a sfogliarne altri alla stessa velocità.

“ Grazie al mio talento mi basta anche solo vedere una pagina per tenere a mente qualsiasi cosa ci sia scritta, come se scattassi fotografie con la pupilla. In questo modo posso farcela da solo.”

Un silenzio colmo di sbalordimento ed incredulità si dilagò tra i ragazzi.

“ I… Incredibile.” Riuscì appena a sussurrare Akagi Aozame, mentre la sua mascella era spalancata quasi fino a toccare terra.

“ Un talento degno di nota.” Ghignò soddisfatto Arima Robun.

“ Sei una forza, Nashi !” Esclamò Lilith con gli occhi colmi di ammirazione, saltando sul bruno per abbracciarlo in preda alla contentezza.

Nashi, il quale forse riceveva il primo gesto d’affetto da quattro giorni, arrossì fino alla punta dei capelli, persino più di quelli della Ultimate Majokko.

“ M-Ma no! Che sarà mai ...” Provò a dissimulare imbarazzo, sorridendo gentilmente mentre continuava a sfogliare libri.

 

“ Permettimi di aiutarti con la raccolta dei libri !” Gli disse Lilith, prendendolo per mano.

“ Uh ?”

“ Ti sforzerai troppo a leggere così tanto! Hai bisogno di qualcuno che ti porti i libri, e qui ce ne sono troppi per una sola persona.”

Lilith Kurenai si era aggiunta alla loro sfortunata classe da poco tempo, eppure purtroppo si era resa conto della situazione infelici in cui erano intrappolati. Tuttavia, contro ogni angheria di Monokuma, mistero o paura, non aveva abbandonato il sorriso e la sua voglia di vivere.

 Nashi fu commosso da tutto questo, e comprese che una speranza come quella avrebbe voluto averla anche lui nei momenti più difficili della sua vita.

- Forse sarà grazie a Lilith se potremmo tutti fidarci del prossimo e collaborare al meglio.- Pensò, prima di sorridere di rimando alla ragazza, annuendo.

“ Certo! Saresti di grande aiuto, grazie mille.”

“ Grazie a te.” Lilith saltò in piedi, dirigendosi a passo spedito verso gli scaffali interessati.

Lo Ultimate Memory a quel punto si voltò verso l’amico, trovandoselo con un ghigno che andava da un orecchio all’altro.

“ Sì… e allora io credo che vi lascerò soli !” Disse Zetsu, iniziando ad indietreggiare mentre inarcava le sopracciglia ad intermittenza, trasmettendo a Nashi un segnale che purtroppo lui comprese.

- Co… Cosa?!- Sussultò il bruno, arrossendo come prima.

 

“ Allora è deciso. Noi andiamo a preparare il pranzo, quando avete finito avvisateci pure.” Concluse Arima, mentre gli altri studenti lasciavano la libreria.

“ Mi raccomando, non abbiate fretta !” Ridacchiò maligno Zetsu, lanciando un’ultima occhiata d’intesa con l’amico.

Tutti lasciarono la stanza, tranne i due Ultimate.

- Ma che cosa avrà capito ?- Nashi si schaiffò una mano in fronte con fare sconsolato, rassegnato al fatto che quando Zetsu si convinceva di una cosa, falsa che fosse, era difficile fargli cambiare idea.

“ Su, Nashi !” Lilith lo riportò all’attenzione, porgendogli una pila di libri.

“ S-Sì !” Sentendosi rimproverato, il bruno annuì come avrebbe fatto un soldato agli ordini di un suo superiore, e subito riprese il suo lavoro.

 

Continuarono per quella che sembrava un’ora, ininterrottamente, riuscendo a terminare la ricerca di metà dei libri presenti.

Dopo tutto quel tempo erano entrambi stanchi: Lilith di trasportare volumi, talvotla anche di diverse centinaia di pagine, e Nashi di cercare scrupolosamente informazioni senza fermarsi.

L’aria iniziò a mancare, e la stanza pareva esser diventata una fornace rispetto a prima.

“ Di questo passo soffocheremo !” Esclamò sbuffando la ragazza, sciogliendosi i capelli per poi ricomporli in una coda alta.

“ Ci penso io !” Disse prontamente il ragazzo, alzandosi per scattare verso la porta. Purtroppo, dopo esser stato seduto a gambe incrociate per molto tempo, i suoi arti sembravano mille volte più pesanti.

Il risultato fu che inciampò in avanti, raggiungendo sì la porta, ma rotolando come uno pneumatico.

“ Ahi !” Gemette quando sbatté la fronte contro il legno.

“ Nashi !” Lilith lo raggiunse preoccupata, sentendolo lamentarsi per il dolore.

“ S-Sto bene, non è niente …”

Non ascoltandolo, la ragazza gli scostò il ciuffo dalla parte destra del viso, dopodiche sussultò.

“ Ehm…”

“ Che c’è ?”

Lilith provò a rispondergli, scoppiando tuttavia a ridere fragorosamente.

“ Uhuhuhu! Scu… Scusami, Nashi! Ti giuro che non volevo… pfff !” Siccome la ragazza cercava di trattenersi dal ridere senza rispondergli, lui prese l’e-Handbook per usarlo come specchio.

Così facendo notò il gigantesco bernoccolo rosso che gli era spuntato come un fungo su tutta la fronte.

“ Ah ah… molto divertente !” Provò a stare al gioco nonostante il dolore, sforzandosi di sorridere come se nulla fosse successo.

“ Dai, scusami. Vedo se riesco a trovare qualche benda !” E dicendo ciò, la rossa corse nell’aula.

“ B-Benda ?” Ripeté Nashi, non molto convinto che fosse ciò che gli serviva.

 

“ Oh! Ciao.”

Sentendo Lilith parlare con qualcuno, il ragazzo si sporse verso la porta aperta, notando come in classe ci fosse effettivamente qualcuno.

Takejiro Kurisu era seduto ad una sedia, con le gambe accavallate e poggiate sul banco. Tra le mani sfogliava un libro sottile che Nashi notò appena, perché il corvino lo infilò immediatamente dentro la felpa non appena venne visto.

“ Takejiro …”

Lo Ultimate Liar rivolse alla nuova arrivata un profondo sguardo truce, per poi schiudere le labbra in un falso sorriso.

“ Ma ciao! Mi ero seduto comodamente qui pensando di assistere ad un nuovo omicidio.”

Ridendo sardonicamente, fece gesto agli altri di tornare il libreria.

“ Fate pure! Prometto che non ti disturberò, Lilith !”

“ Takejiro! Ma cosa dici ?!” Nashi era abituato a quel comportamento così diffidente del corvino, ma mai lo aveva sentito accusare qualcuno in quel modo, neppure quando Domen era stato assassinato.

Lo Ultimate Liar fece finta di non averlo sentito, sostenendo lo sguardo confuso di Lilith con aria provocatoria.

“ Cosa c’è? Ti andrebbe di darmi un pugno ?”

“ Takejiro, basta !” Provò ad intervenire Nashi, ma la ragazza fu più veloce di lui nel rispondere.

“ No… voglia farti una magia.”

“ Cosa ?”

Sollevando la testa per fronteggiare il ragazzo, Lilith gli si avvicinò con un’espressione determinata e per niente indifesa.

“ Uh uh uh… la più grande ragazza magica del mondo ti impedirà di dire ancora quelle brutte parole !” Ed assumendo una posa scenica, dalle spalle della Ultimate Majokko apparve un’altra esplosione di fumo rosa con glitter e brillantini.

“ Che pagliacciata …”

 

Il fumo tuttavia finì per ricoprire completamente Lilith, rendendone visibile appena la sagoma.

“ Forze del male …”

Proclamò la ragazza, diradando il fumo con una piroetta in modo da potersi rivelare nella sua nuova forma.

“ Preparatevi ad essere annientate nel nome della Speranza !”

Ora tra le mani impugnava uno scettro rosso con sulla sommità un rubino, incorniciato a sua volta da ricami di fiamme dorate che si attorcigliavano lungo l’asta.

Sia Nashi che Takejiro rimasero senza parole di fronte a quella trasformazione.

- Q-Quindi questo vuol dire essere la Ultimate Majokko ?- Si domandò il ragazzo, ancora incredulo.

Con movenze delicate e leggiadre Lilith poggiò lo scettro per terra, il quale si sorresse in perfetto equilibrio come se si fosse incollato al pavimento. Dopodiché serrò i pugni, sollevando le braccia sopra la testa mentre ad occhi chiusi espirava profondamente.

Ci fu qualche secondo di atteso, accompagnato da una musica vivace che echeggiava da chissà dove.

“ Emissaria della Speranza, Ultimate Majokko !”

Spalancando la bocca ed i pugni, Lilith fece emettere una vampata di fiamme e lampi di luce da essi, illuminando l’intera aula buia come se fosse giorno.

 

Takejiro impallidì, palesemente impressionato, mentre Nashi spalancò gli occhi e la bocca per lo stupore come se fosse tornato bambino.

“ Ma… che diavolo ?” Sbiascicò lo Ultimate Liar, cercando di riprendere un contegno mentre la ragazza avanzava verso di lui nel fumo creatosi.

“ Servitori delle forze del male! Tornate dalle tenebre dalle quali provenite !” Concluse Lilith nel crescendo della musica di sottofondo, puntando il dito contro il ragazzo in un’ultima posa vittoriosa.

 

“ Argh! Basta, mi sono stancato !” Ringhiò, per la prima volta davvero innervosito, il corvino.

In un attimo corse via dalla classe senza più voltarsi, ed il suono dei suoi passi si allontanò sempre di più fino a svanire.

“ Coff! Coff !” Un colpo di tosse per via della puzza di bruciato fece riprendere lo Ultimate Memory dallo stato di confusione in cui era caduto.

Lilith era tornata ad avere un’espressione più rilassata. Afferrò lo scettro, il quale si rimpicciolì fino a diventare non più grande di un pugno una volta premuto un bottone, e sempre con la stessa calma spense un piccolo stereo attaccato allo stivale, interrompendo così la musica.

Il silenzio era davvero ritornato.

Una luce intensa proveniente dall’esterno tranciava in due l’oscurità nella stanza, illuminando in parte il volto della rossa. Fu in quel momento che Nashi la vide sorridere dolcemente.

“ Non ho  idea di che omicidio stesse parlando Takejiro …” Prendendo parola, la voce della ragazza ebbe un fremito appena percettibile.

“ Però non voglio che succeda niente del genere qui, a voi tutti …” Lilith si voltò verso il ragazzo, ed i suoi grandi occhi risplendettero alla luce del sole, umidi e fragili.

“ Non voglio che nessuno di voi muoia !” Mantenne il sorriso in quell’urlo di speranza, per quanto avrebbe voluto crollare.

Non lo fece.

- Ancora una volta Lilith non si è piegata.- Pensò Nashi, chinando il capo.

- Non accadrà… niente di tutto questo accadrà !-

 

 

Tornati giù, i due ragazzi si unirono agli altri nel quarto pranzo dall’inizio della loro convivenza.

Come al solito le pietanze già preparate e presenti in cucina riuscirono a sfamarli  abbondantemente, ricompensando loro della fatica di quella mattina.

“ Certo che è proprio strano… chissà perché Monokuma ha voluto darci l’accesso al secondo piano proprio oggi ?” Si domandò Nishizaka Iki, tamburellandosi l’unghia di un dito sul mento con fare pensoso.

“ Forse perché siamo sopravvissuti al Processo di Classe.” Ipotizzò Arima Robun.

“ Se è così allora non voglio più vedere nessun altro piano, e di conseguenza nessun altro Processo di Classe.” Kumagai Yone sollevò lo sguardo dal piatto solo per lanciare un’occhiata d’intesa agli altri.

“ Ovviamente… nessuno vuole che succeda di nuovo.” Nashi fu d’accordo, al che la Ultimate Contorsionist gli sorrise con approvazione.


“ Ah… a proposito, com’è andata la ricerca ?” Gli chiese Akagi Aozome.

“ Sì, certo, la ricerca !” Jitsuke Zetsu iniziò a dare tanti colpi di gomito all’amico, parlando con una voce fastidiosamente irritante.

Nashi cercò di non distrarsi, e rispose con calma allo Ultimate Rhythm Game Player.
“ Abbiamo ispezionato circa tre quarti della libreria… però resta ancora altro da ispezionare.”

“ Sì, certo, ispezionare !” Zetsu continuò.

“ È incredibile, davvero …” Amari Sako si prese il volto tra le mani puntando i gomiti sul tavolo, rivolgendo lo sguardo al cielo.

“ Siamo ancora completamente vergini di sapere riguardo questa torre.”

“ Sì, certo, vergini !” Il gomito di Zetsu sembrava essersi trasformato in un martello pneumatico.

“ Dai, questa l’hai fatta apposta !” Piagnucolò Nashi, e la Ultimate Video Maker scoppiò a ridere.

 

“ Ehi… ti dispiace se ti faccio un po’ di compagnia, lassù ?” Ci pensò Zayasu Korin ad interrompere la sceneggiata, affiancandosi allo Ultimate Memory.

“ Oh, sì… certo Zayasu.”

Sia lo Ultimate Fanfiction Writer che Lilith sbatterono un pugno sul tavolo, diventando scuri in volto.

“ V-Volevo dire Corex !” Si corresse immediatamente il bruno.

 

In quel momento Yonamine Genjo si alzò dalla sua sedia, dirigendosi a passo spedito verso la porta.

Il suo piatto era stato riempito con poche pietanze, e dopo averle consumate in fretta non sembrava essere interessato a continuare il pranzo.

Questo comportamento lasciò di stucco chiunque l’avesse notato, e nel momento in cui lo Ultimate Actor fu sul punto di lasciare il salone, sola una persona lo richiamò a voce alta.

“ Dove stai andando, Yonamine ?” Senza nemmeno aver voltato lo sguardo verso il ragazzo, Kigiri fu in grado di farlo bloccare sul posto.

Yonamine, paralizzato dalla freddezza del tono di voce della criminologa, esitò per qualche secondo prima di girarsi verso la tavola.

“ E-Ehm… scusatemi, non mi sento molto bene. Vorrei tornare nella mia stanza.”

E senza più fermarsi, l’attore aprì la porta e sparì nel corridoio dei dormitori.

 

“ Non si sentiva bene ?” Ripeté Zetsu, riprendendo a mangiare come se nulla fosse successo.

“ Ora che ci penso nessuno di noi se ne intende di medicina qui ?” Chiese Ebisawa Shoko.

“ Io !” Esclamò Fujima Wakuri, contenta di esser stata chiamata in causa.

“ No, le tue cure a base di animali mortali non le vogliamo !” Rispose terrorizzato lo Ultimate Radio Host.

 Una risata sommessa si levò dalla tavolata.

“ Uhuhu! Io so bene perché Yonamine se n’è andato così presto …” Amari Sako rivolse uno sguardo saccente agli  altri, sfoggiando un ghigno di superiorità.

“ E… perché, quindi ?” Insistette Nashi, mentre la ragazza lo teneva sulle spine con quel sorriso enigmatico.

“ Non posso dirtelo! Si tratta di un progetto super segreto !” Rispose Amari, facendo arricciare le sue orecchie da gatta, per l’ennessima volta senza alcuna spiegazione scientifica.

 

“ Aaallora, voi lo state usando questo stupido e-Handbook ?” Nishizaka Iki ignorò completamente la Ultimate Video Maker, posando sul tavolo il dispositivo elettronico da lei tanto criticato.

Qualcuno scosse la testa.

“ Io ho provato a lanciarlo per terra, a schiacciarlo, ad infilarlo nel forno, a mangiarlo… ma non si rompe !” Umezawa Gaho sembrava davvero meravigliato del suo e-Hanbook quando ne parlava.

“ E… perché mai hai provato a distruggerlo anziché usarlo normalmente ?” Si chiese la Ultimate Web Personality.

“ Mangiarlo ?” Lilith sperò di aver capito male le parole dello Ultimate Stuntman.

 

 

Una volta finito il pranzo e sparecchiata la tavola, ciascuno di loro si disperse tra i due piani, oppure rimase in camera sua.

Nashi, Zayasu e Lilith salirono in libreria, continuando la loro ricerca.

A dire il vero lo ultimate Memory vide lo scrittore di fan fiction semplicemente sedersi in un angolo e leggere qualcosa di completamente inerente alla ricerca.

“ Ehm... ?” Con un colpo di tosse lui provò a richiamare l’attenzione dell’albino, il quale sollevò lo sguardo dal libro.

“ Ah, scusami Jonetsu !”  L'Ultimate Fan Fiction Writer assunse un’espressione dispiaciuta nel momento in cui comprese le intenzioni dell’altro.

“ Mi dispiace di non starti aiutando, ma io volevo solo leggere qualche libro.”

Nashi sospirò, sorridendo successivamente al compagno per rassicurarlo.

 

“ Quindi quando non scrivi ti piace leggere, Corex ?” Domandò intanto Lilith, mentre era impegnata a selezionare i libri rimanenti.

“ Bhe, sì. Molto spesso gli scrittori iniziando il loro percorso leggendo tantissimo, e così si sviluppa la loro passione… però poi il tempo concesso alla scrittura surclassa quello della lettura.” Ammise Zayasu, sorridendo divertito.

“ Però spesso mi sento in colpa di non leggere molto, così mi concedo un po’ di tempo per leggere.”

Nashi sembrò sorpreso da quel particolare.

 “ Stai scrivendo anche in questa situazione ?!”

“ Assolutamente, ogni momento è perfetto. Anzi, ho appena concluso di scrivere una storia horror !”

“ Davvero? Posso leggerla ?!” Gli occhi di Lilith si illuminarono come due fari al sentire quelle parole, ed immediatamente si chinò sul ragazzo come avrebbe fatto un bambino di fronte ad una bancarella di dolci.

Lo scrittore fu divertito da quella reazione, ed immediatamente estrasse il block-notes ottenuto nei giorni precedenti come richiesta da Monokuma, e lo sfogliò per un po’.

Quando ebbe trovato la pagina giusta, guardò anche Nashi.

 

“ Andrebbe anche a te di farmi da beta-reader ?”

Il bruno rimase interdetto per via di quella richiesta.

“ N-Non sono un grande fan delle storie dell’orrore.” Ammise con un pizzico di vergogna, ma ugualmente volle rendersi disponibile all’amico.

Quello che però lesse sull’unico foglio mostratogli, fu una semplice scritta:

“ 2214W.” Lessero all’unisono i due ragazzi.

Ci fu qualche istante di silenzio, durante il quale Zayasu attese impassibile che qualcuno aprisse bocca.

“ E come… può essere una storia horror? Non mi sembra spaventosa.” Seppur con l’umiltà e la consapevolezza di essere ignorante in materia, Nashi non riusciva a comprendere quanto avesse letto.

“ Non l’ho capita nemmeno io.” Si aggiunse Lilith, molto confusa.

A quel punto lo scrittore prese parola, con un’espressione seria e composta.

“ È proprio questo il punto: perché non ci fa paura? Forse perché non possediamo, non solo noi tre, ma forse l’intero genere umano, una mente capace di comprendere il significato di queste parole. Ma allora… se fossimo più intelligenti, vuol dire che proveremmo un’orrore inimagginabile potendo comprendere questa storia ?”

 

Nashi e Lilith guardarono l’albino con sguardi increduli, mentre di colpo un’atmosfera tesa e spiacevole si espandeva lungo le mura attorno a loro.

L’aria si era fatta pesante, come se respirare stesse sottraendo fin troppo ossigeno all’aria, prosciugandolo sempre di più.

“ Ahahaha! Stavo scherzando !” Zayasu non riuscì a trattenersi ancora, e scoppiò a ridere fragorosamente, divertito dagli sguardi strabiliati dei suoi compagni.

“ Mamma mia! Mi stavi davvero spaventando, Corex.” Lilith sospirò con sollievo, per poi venir contagiata dalla risata.

Nashi tuttavia non riusciva a comprendere il senso di quella battuta, però si sforzò di apparire divertito insieme agli altri.

“ Però un tipo di horror così esiste davvero.” Riprese parola Zayasu, tornando un po’ più serio.

“ È anzi il tema della scrittura di Howard Phillips Lovecraft. Dopotutto, se ci fosse davvero qualcosa di così irraggiungibile per la mente umana, già solo il provare a comprenderla ci farebbe letteralmente impazzire.”

“ Un po’ come con il finale di Donnie Darko !” Scherzò Lilith, mimando il suo cervello che esplodeva.

 

“ Però… Corex …” Questa volta Nashi riuscì a pronunciare il nickname dell’altro al primo colpo.

“ Tu non scrivi storie originali, no? Le fanfiction sono un qualcosa di diverso.”

L’albino annuì, curioso di sapere dove volesse andare a parare.

“ E allora perché non provi a scrivere qualcosa di tuo, senza ispirarti ad opere realmente esistenti ?”

Lo Ultimate Memory temette di esser suonato un po’ troppo come una critica.

Zayasu però si soffermò a pensare per un po’ prima  di rispondere, dopodiché sorrise.

“ Perché innanzitutto io sono colui che scrive una fan fiction, ovvero un fan di qualcosa, che possa essere un anime, un videogioco o un film. Dopodiché sono uno scrittore, ed uso la mia passione ed il mio essere fan per inserire una parte di me in qualcosa che amo !”

Lilith, al fianco dello Ultimate Fan Fiction Writer, sembrava emozionarsi sempre di più sentendo quel discorso.

“ Scrivere un’ottima fan fiction e scrivere un ottimo libro necessitano dello stesso impegno, nonostante molto spesso si giudichino le prime come semplici lavori da adolescenti che non cresceranno mai… però a me non interessa! Sono un fan che scrive per altri fan, dopotutto! Non mi serve l’approvazione di chi non sa nemmeno di cosa io stia scrivendo.”

Il sorriso del ragazzo si era allargato, diventando radiante, mentre parlava di tutto ciò.

Una perplessità però era rimasta in Nashi.

“ Ma i creatori dell’opera originale non si potrebbero arrabbiare quando vedono che gli scrittori di fan fiction modificano la loro storia ?”

“ Potrebbero, ma che senso avrebbe? Il problema è quando sono i creatori di contenuti per fan come uno scrittore, o come un disegnatore, a limitare la libertà di espressione di altri fan.”

Con tono sempre più di rammarico, l’albino proseguì.

“ Un paio di anni fa una disegnatrice realizzò un disegno utilizzando dei personaggi appartenenti ad una serie televisiva… e venne pesantemente criticata perché un personaggio non era molto simile alla sua rappresentazione canonica. Venne riempita di messaggi che le auguravano la morte per aver cambiato un personaggio al quale altri erano affezionati… addirittura fino a spingerla a tentare il suicidio.”

Pur non conoscendo quel mondo, Nashi comprese che tutto ciò era sbagliato.

 

 

Dopo meno di un’ora Zayasu lasciò la stanza, tornando alla sua camera.

Ancora una volta l'Ultimate Memory e l'Ultimate Majokko erano rimasti da soli a completare la ricerca, sebbene fosse quasi sul punto di finire.

“ Ancora nulla !” Sospirò esausto lui, distendendosi per terra mentre pile di libri già esaminati gli facevano ombra.

- E se davvero non ci fosse nulla qui ?- Guardò tutti i volumi inutili alla loro ricerca, pensando come sarebbe stato bello se il prossimo fosse stato l’ultimo.

- Però… esattamente come ci ha tolto l’accesso ad internet, Monokuma potrebbe anche aver rimosso tutte le informazioni riguardanti questa torre.-

L’ipotesi era sempre la seconda opzione presente, l’ultima da tenere in considerazione.

Un edificio del genere non poteva esser stato costruito di punto in bianco, senza che il mondo ne venisse a conoscenza.

 

“ Nashi ?”

 Lilith si sporse su di lui, coprendolo con la sua ombra. Il ragazzo comprese di star sembrando davvero strano in quella posizione, e di aver fatto preoccupare l’amica.

“ Va tutto bene, tranquilla.” Accennò un sorriso stanco, rimettendosi seduto.

Notò però che lo sguardo intenso della ragazza non aveva smesso di puntarlo.

“ Devo chiederti un favore.” Confessò a ragazza, inginocchiandosi per arrivare alla stessa altezza di lui.

“ Dammi un consiglio per poter conquistare Corex !”

Allo Ultimate Memory servì qualche secondo per realizzare la richiesta, dopodiché reagì nel modo più opportuno.

“ Eeeeh ?!”

La Ultimate Majokko sussultò a quella reazione tanto sorpresa, ed immediatamente abbassò il capo diventando rossa in viso.

“ D-Dici che non ho alcuna speranza ?” Domandò timidamente, disegnando cerchi sul pavimento con il dito.

“ Ma no, no !” Anche Nashi arrossì per la vergogna: non era da lui mostrare così poco tatto.

La stanchezza e l’improvvisa dichiarazione di Lilith però avevano giocato un brutto gioco al suo cervello, ma d'altronde non poteva dare la colpa alla ragazza.

Decise di calmarsi, inspirando ed espirando un paio di volte prima di parlare.

“ Purtroppo non conosco così bene Zaya… Corex !” Per un istante vide gli occhi della ragazza brillare di un sinistro bagliore demoniaco.

“ Quindi, non credo di poterti dare molti consigli.” Dispiaciuto, scrollò le spalle, cercando di sembrare rassicurante.

La Ultimate Majoko tuttavia non ne fu tanto rincuorata, ed il suo sguardo rimase basso.

“ Se nessuno mi può dare consigli allora vuol dire che non posso proprio farcela.” Brontolò con voce flebile, tracciando linee sempre più irregolari.

 

“ Non è per forza così.”

Lilith si sentì quasi illuminata da una luce calda al sol sentire quelle parole, e quando sollevò la testa vide Nashi sorriderle gentilmente.

Il suo volto era stanco, sudato, con gli occhi ridotti a due fessure, ma le sorrideva.

“ D'altronde sai perché nessuno può darti consigli ?” Le chiese lui.

La rossa scosse la testa, curiosa di sapere la risposta.

“ Perché sei l’unica che lo conosce meglio di tutti! Sei una sua fan, no? Avrai letto le sue storie, conosci il modo in cui esprime le sue emozioni attraverso le parole… e forse sei l’unica persona con cui lui possa parlare di ciò che gli piace.”

Ovviamente lo Ultimate Student stava rischiando il tutto e per tutto con una frase che gli parve immediatamente banale e scontata, una volta pronunciata dalla sua bocca.

- Dannazione… se solo fossi più esperto di queste cose…- Si disse successivamente, iniziando a vergognarsi del consiglio stupido che aveva dato ad un’amica in sincero bisogno di aiuto.

“ Credo… che tu abbia ragione.” Lilith, cercando di coprirsi le gote rosse con la mano, si lasciò sfuggire un sorriso.

Il ragazzo ne rimase sorpreso, non pensando di poter ottenere un tale risultato.
“ E forse continuando a stare in sua compagnia riuscirò a diventare più coraggiosa.”  La ragazza fu sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma il rossore sul suo volto aumentò, impedendole di parlare ancora.

“ Te lo auguro.” Fu tutto quello che Nashi riuscì a dirle, questa volta senza trovare parole difficili che non gli appartenevano, ma solo una sincera parola gentile.

 

 

Dopo altri trenta minuti passati in quella libreria, i ragazzi poterono considerare il loro lavoro completo.

Ogni libro di storia e reperti archeologici, costruzioni antiche e persino architettura, era stato esaminato dalla prima all’ultima pagina.

- E non abbiamo trovato nulla.- Nashi non poteva credere a quella amara verità.

- Mi sono sentito così bene quando ho capito di poter aiutare gli altri… ma ho solo perso tempo, senza esser di alcun supporto.-

I ricordi dei suoi giorni di scuola diventavano ombre attorno a sé.

E le ombre potevano parlargli.

“ Ultimate Memory! Bha, che razza di talento è… ?”

 

Il ragazzo era sul punto di perdersi nella sua illusione di ricordi e realtà, quando un’altra volta fu Lilith Kurenai a riportarlo alla realtà.

La ragazza aveva aperto la porta, e ora aveva girato il capo per guardarlo negli occhi.

“ Dai, andiamo ad avvisare gli altri.” Gli disse con voce bassa, ma incredibilmente rassicurante.

Nashi non rispose, rimanendo seduto senza guardarla.

“ Nashi …” La rossa mosse qualche passo verso di lui, per poi inginocchiarsi davanti ai suoi occhi.

“ Tu mi hai dato la speranza per non abbandonarmi alla disperazione !”

“ Eh ?” Il bruno sussultò, come venendo risvegliato da un sonno profondo ed intorpidente.

Trovò davanti ai suoi occhi lo sguardo di Lilith. Un sorriso dolce, il quale immediatamente gli riscaldò tutte le ossa che pensava di non poter più muovere.

“ E sono sicura che è questo il tuo compito qui. Sei l’unico che ha il coraggio e la determinazione per poter risollevare gli animi di tutti noi… quindi se ti abbatti tu, come potremmo farcela ?”

La rossa inclinò leggermente la testa di lato, osservando gli occhi tremanti di Nashi, in procinto di metabolizzare quanto gli era stato detto.

 

Ora sapeva cosa fare.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!
Scusate il ritardo. Forse la dovrei smettere di darmi una scadenza così breve quando in realtà il capitolo non l'ho ancora finito.
Questo Chapter durerà ancora poco, possiamo dire anzi di aver raggiunto la metà. Fatemi sapere come vi è sembrato.

Ci tenevo inoltre a parlare di una cosa: l’episodio raccontato da Zayasu (o Corex), è purtroppo realmente accaduto. Non voglio fare il nome del fandom in questione, però è doveroso ricordare che, purtroppo, episodi come quello avvenuto all’utente di DeviantART Zamiii070 accadono spesso.

Nel caso foste interessati potete informarvi molto di più in rete.

Mi sembra stupido parlare di tutto ciò. Davvero la passione che ci contaraddistingue come creatori di contenuti per le nostre opere preferite può portarci a tutto questo?!

Le offese e le accuse non sono critica: sono bullismo. Inutile dire che le persone che hanno accusato Zamiii, una volta che si sono trovate riprese da altri utenti, o addirittura (giustamente) arrestate per accusa di cyber-bullismo, si sono giocate la carta della vittima.

Riporto da un messaggio inviato a Zamiii da uno dei suoi aggressori quando ha scoperto di esser stato condannato a 6 mesi di prigione per l’accusa di cyber bullismo:

“WTF is wrong with you. Telling people to go die is not illegal.”

Io sono estremamente contento che qui su EFP, grazie anche all’aiuto della nostra amministrazione, non ci siano casi del genere (o comunque sia, lo spero)… però riflettete.

Prima di incazzarsi come scimmie con un autore solo perché “Eh! Ma questo personaggio non farebbe mai così! Non si può mettere con questo personaggio!” o perché magari state leggendo un genere di fan fiction che non vi aggrada (e a quel punto, perché l’avete letta?)… riflettete.

Prima di dire che lo yaoi, le crackparing, l’mpreg o altro è solo cancro, e che chi scrive robe del genere fa schifo… riflettete.

Prendete un bel respiro, ripensate a ciò che è successo a Zamiii (la quale ha tentato il SUICIDIO. Non una cosa da poco! SUICIDIO!), e successivamente scegliete di criticare in modo costruttivo, esprimere il vostro parere su ciò che non vi piace, oppure andare a leggere qualcosa di più piacevole secondo il vostro gusto.

Perché è facile scrivere della solita mary sue chiamata Hope che è bullizzata e autolesionista… ma nessuno vorrebbe davvero impersonare quel ruolo.

 

Perdonatemi il papiro.

Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Chapter Two (Part Four) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 2: OCKHAMS RAZOR

(Part 4)  Daily Life

 

 

Giorno 5

Il faticoso ed infinito giorno di esplorazione del secondo piano si era concluso, lasciando agli studenti il tempo di assaporare la luce del sole.

Nashi si svegliò non così presto come gli era capitato di fare in quei giorni, ma nemmeno troppo in ritardo rispetto all’ora di colazione.

- Chissà come deve essere ammirare le stelle dal prato del secondo piano ?- Si chiese mentre indossava la divisa azzurra della Hope’s Peak Academy.

Sistemò la cravatta verde chiara, spazzolò rapidamente i capelli specchiandosi con l’e-Handbook, ed infine uscì dalla propria camera.

 

Si accorse di non essere l’unico in quel corridoio quando incrociò Amari Sako, anch’ella diretta verso il salone.

“ Buongiorno Amari !”

La ragazza non rispose al saluto, continuando a camminare trascinando i piedi per terra.

Il ragazzo comprese che la compagna di classe non era piena di energie come suo solito: gli occhi erano segnati da profonde occhiaie, e la mascella spalcata dondolava ad ogni lento passo.

“ Tutto bene ?” Le domandò con cautela, siccome una parte di sé credeva fosse in uno stato di sonnambulismo.

Fortunatamente la ragazza dai capelli corvini strizzò gli occhi per poi spalancarli, raddrizzando la schiena come se avesse preso la scossa. Anche le orecchie da gatta sulla frontiera si rizzarono verso l’alto.

“ Terra chiama me! Terra chiama me !” Iniziò a gracchiare imitando una voce robotica.

Notando però l’espressione confusa del ragazzo, si lasciò scappare una risata divertita.

“ Sì, sì, va tutto bene. È solo che per riprendermi mi servirebbe un po’ di coca …”

I due camminarono verso la porta per il salone, anche se il bruno non smetteva di guardare l’altra teso come una corda.

“ Ovviamente intendevo una diet coke.” Rettificò la video maker, al che il giovane sospirò sollevato.

 

“ Buongiorno !” Li accolse la ormai familiare voce di Arima Robun, intento a portare a tavola gli alimenti per la colazione.

Quasi tutti erano seduti attorno al tavolo.

“ Buongiorno Arima. Ultimamente sei sempre tu quello che si prende cura del salone.” Constatò Nashi, accomodandosi.

“ Bhe, sì! Mi piace darvi una mano, e svegliarmi presto per apparecchiare non mi pesa per niente.” Rispose il ragazzo con un sorriso educato.

Tuttavia, l’attenzione di Nashi venne attirata dal piatto immediatamente apparso davanti ai suoi occhi nell’istante in cui si sedette.

Una scodella con del porridge ricolmo di albume scuro e condito con pesche era appoggiata alla sua destra, mentre a sinistra troneggiava su di un piatto la più grande bistecca che lo studente avesse mai visto.

La carne era al sangue, cotta il minimo indispensabile a giudicare dall’odore.

Infine, al centro, in quello che doveva essere un boccale da birra, c’era del latte al cioccolato.

Lo Ultimate Memory, che non aveva mai mangiato niente del genere a colazione, e soprattutto in quella quantità, deglutì impressionato da tutto quel cibo.

“ Ehm… scusami Arima? Ci deve essere un errore.” Richiamò l’amico con un po’ di vergogna.

“ Uh ?” Lo Ultimate Eventi Planner si voltò confuso.

 

“ Devi ringraziare me, fratello !” Nashi ricevette una fortissima pacca sulla spalla, dopodiché venne cinto dal braccio del suo vicino  di posto: Umezawa Gaho.

Lo Ultimate Stuntman gli sorrideva sornione, probabilmente aspettandosi davvero qualche ringraziamento.

“ Ma… come mai ?” Fu tutto quello che il ragazzo riuscì a dire, intimidito dalla situazione così senza senso.

Il rosso sgranò gli occhi, non comprendendo cosa l’altro volesse dire.

“ Perché?! Perché vedo che mangi come se fossi un prigioniero di guerra, ecco perché! Un uomo deve mangiare per essere sempre in forma e a stomaco pieno!”

- Mi sfamerei con solo un quarto di quello che mi hai offerto !- Pensò Nashi, continuando però a sorridere all’amico.

“ Ti prepari a correre la maratona, Nashi ?” La risata divertita di Jitsuke Zetsu, seduto di fronte al bruno, lo riprese spiritosamente.

Lo Ultimate Hypnotist ottenne soltanto un’occhiata piena di giudizio dall’altro, come se si aspettasse un qualche aiuto anziché una battuta del genere.

“ Anche tu non mi scapperai, Jitsuke! Sei più pelle e ossa di lui e mangi pure male !” Ringhiò Umezawa al verde, sbattendo con innecessaria rabbia il pugno sul tavolo.

Il ragazzo in risposta sollevò le mani sorridendo.

“ Apprezzo ma declino: mi basta la dieta ayurvedica.”

“ Ayu… che ?”

“ L’ayurveda è la medicina tradizionale indiana.” Si intromise nella discussione Kumagai Yone, seduta accanto a Zetsu.

 

Lo Ultimate Hypnotist si strinse nelle spalle e continuò a mangiare dalla sua scodella di cereali.

“ Siccome sono una persona di costituzione vata, ho bisogno di stimolare il mio metabolismo con cibi caldi e grassi.” Spiegò serenamente.

“ Come fai a conoscere questa medicina, Kumagai? Sei anche tu di costituzione patata ?” Domandò interessato Umezawa, con il solo risultato di ricevere uno schiaffo dalla ragazza.

Vata è una delle tre costituzioni dell’uomo secondo la medicina ayurvedica.” Lo corresse la Ultimate Contorsionist, respirando profondamente per sbollire la rabbia.

“ Per essere una contorsionista è basilare conoscere i massaggi uzhichil della medicina ayurvedica. Servono soprattutto per aumentare l’elasticità dei muscoli e migliorare la circolazione sanguigna.”

Lo stuntman però si era immediatamente annoiato della conversazione, ed aveva ripreso a mangiare come se nulla fosse accaduto.

 

“ Vi piace tanto parlare di queste cavolate inventate dai personal trainer apposta per farvi iscrivere ai loro corsi di yoga, eh ?”

Con voce seccata, Mitsuko Atsuki si andò a sedere accanto a loro, senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo vassoio.

I quattro ragazzi la guardarono inarcando un sopracciglio, confusi e sorpresi dall’improvvisa apparizione della Ultimate Hexer. Un altro dettaglio che attirò la loro attenzione, fu una svariata serie di candele colorate presenti sul suo piatto, accando ad una tazza di caffè nero.

“ Perché, invece quelle robe magiche di cui ti occupi funzionano ?” Chiese Umezawa Gaho, senza presunzione, ma solo curiosità.

La corvina rispose lanciandogli un’occhiata penetrante e spietata, capace di far pietrificare il ragazzo sul posto.

“ L’ayurveda se non sbaglio esiste solo da quattromila anni, mentre l’accensione del fuoco per dei rituali risale alla scoperta dello stesso.” La ragazza pareva essere molto permalosa riguardo la sua competenza in quanto fattucchiera.

Terminata la spiegazione smise di aggrottare le sopracciglia, e bevette il suo caffè amaro gustandoselo fino all’ultima goccia.

 

Nashi stava distrattamente giocando a spostare le briciole di pane sulla tovaglia, quando una musica dal motivo incalzante attirò la sua attenzione. Anche chi era seduto attorno a lui se ne accorse, e tutti sorvolarono con i loro sguardi l’intero tavolo, cercando di capire da dove provenisse.

Quando infine raggiunsero il posto a capotavola, notarono Ebisawa Shoko seduto e circondato da PC portatili, e persino con un microfono davanti al viso.

“ Benvenuti! Qui è Radio Hope’s Peak, io sono Ebisawa Shoko, ed oggi diamo il via al primo appuntamento mattutino con questo nuovo programma radiofonico !”

Parlando tutto d’un fiato e con voce energica, lo Ultimate Radio Host indossava una cuffia sulla testa in modo da coprire un solo orecchio, mentre sull’altro era appoggiato un auricolare, collegato ad un secondo PC.

Dal microfono si srotolava un cavo lungo tutto il pavimento del salone, sbucando da oltre il tavolo e lanciandosi nel corridoio, sicuramente verso la sala computer.

Il ragazzo dai capelli ricci continuava a parlare, ogni tanto sbirciando un foglio appoggiato sulle sue ginocchia, ma comunque senza mai fermarsi o bloccarsi.

“ Che cosa sta facendo ?” La Ultimate Hexer non sembrò apprezzare tutto quel trambusto di prima mattina, mentre al contrario Nashi guardava il suo compagno di classe con sguardo sorpreso.

- Sembra totalmente un’altra persona …- Pensò, ricordandosi di tutte le volte in cui Ebisawa si addormentava in piedi, o in situazioni inadatte.

 

“ Parliamo un po’ di cosa è accaduto in questi cinque giorni !” Proseguì Ebisawa, iniziando a digitare sulle tastiere di due computer diversi.

“ Abbiamo scoperto la presenza del secondo piano, secondo di quelli che sembrerebbero ben sette. E sì, tutti noi ci aspettavamo che in una torre così alta ce ne potessero essere almeno un miliardo… però a quanto pare Monokuma voleva risparmiare sull’arredamento.”

Mentre lui parlava in modo sciolto e disinibito, di colpo Amari Sako gli saltò in spalla, sporgendosi verso il microfono dopo avergli assestato un colpo di mento alla testa.

“ Amici di radio spettatori, sono un’ospite felice di presentarvi una ospite… ah no, chiedo scudo.” La Ultimate Video Maker non era altrettanto preparata a parlare davanti ad un microfono, ed immediatamente iniziò a sudare confusa mentre balbettava.

“ Sono… ospite… ?” Ripeteva all’infinito, mentre intanto Ebisawa si contorceva per terra dal dolore.

 

“ Ebisawa! Stai bene ?” Lilith Kurenai sopraggiunse ad aiutare il ragazzo con aria preoccupata, venendo tuttavia respinta con un gesto della mano.

“ S-Spegni il microfono e fate partire la musica !” Sibilò Ebisawa tra i lamenti, indicando alla rossa un pulsante nero sul microfono.

Quando l’operazione fu compiuta, Amari si rivolse ai due con un sorriso a trentadue denti ed occhi pieni di contentezza.

“ Sono stata brava, vero ?” Domandò con le mani sui fianchi per l’orgoglio.

“ Ehm… sì ?” Provò a risponderle Lilith, sorridendo in modo convincente per evitare di deluderla.

“ Se mi capitasse questa frequenza sulla radio sono sicuro che mi lancerei fuori dall’auto pur di non ascoltarla !” Esclamò una voce gracchiante dal tavolo.

 

Monokuma era nuovamente apparso tra di loro senza preavviso, esattamente come il giorno prima e quello prima ancora.

“ Solitamente non so accettare le critiche, però ora ti darei ragione …” Borbottò Ebisawa massaggiandosi la testa. Amari di tutta risposta inclinò la testa con aria interrogativa.

“ Cosa vuoi? Finisci in fretta il tuo teatrino così posso tornare a mangiare indisturbato.” Il tono freddo ed austero di Takejiro Kurisu si riversò sull’orso, carico di tutta la sua rabbia.

Lo Ultimate Liar era rimasto in silenzio fino ad allora, o meglio dalla sua apparizione nella classe del pomeriggio precedente.

Nashi si ritrovò inevitabilmente a fissarlo.

“ No, oggi mi sento così importante da volervi dare l’oppurtunità di divertirvi.”

La risposta enigmatica e pacata di Monokuma fece gelare l’aria.

Tutti pendevano inevitabilmente dalle sue labbra, consci che avrebbe  detto qualcosa di sorprendentemente terribile.

Quel peluche era fatto così, l’avevano capito: adorava sembrare poco serio e sveglio solo per fare abbassare loro la guardia, mostrandosi una macchietta fastidiosa e che non potesse fare nulla di brutto.

Eppure, in determinati momenti, perché sapeva come colpirli, era capace di sconvolgere le loro vite mostrando la sua vera natura insana.

 

“ Sto parlando del nuovo movente per il Killing Extra-Curricular Course! Vi state adattando fin troppo bene ad una vita mondana e senza stimoli! Se non vi divertite voi, spiegatemi come posso divertirmi io ?!”

Con ingiustificata eccitazione, Monokuma arrossì ed iniziò a gongolare in modo disgustoso.

“ Inutile !” Ruggì una voce dalla tavola, seguita da un fracasso.

Arima Robun, il quale aveva lasciato che il vassoio tra le sue mani cadesse per terra, ora puntava l’orso con l’indice, fulminandolo con uno sguardo pieno di determinazione.

“ Pensi davvero che dopo ciò che è successo a Domen e a Iwayama, potremmo continuare ad ucciderci ?!”

Lo Ultimate Event Planner non era mai stato un tipo coraggioso, e nemmeno qualcuno capace di schierarsi in prima fila per difendere le sue ragioni. Eppure, in quel momento aveva trovato la forza di ribellarsi a Monokuma.

Tutti loro avrebbero fatto lo stesso, perché da due giorni i ricordi di Domen ed Iwayama aleggiavano in quelle stanze come fantasmi. Vittime di Monokuma e della sua disperazione.

“ Non riuscirai a strapparci le nostre vite !” Proseguì, mantenendo la stessa grinta in corpo.

“ E… e poi …” Persino Nishizaka riuscì a dare voce ai suoi pensieri, sollevando lo sguardo verso il peluche.

“ Con Kigiri al nostro fianco, qualsiasi assassino verrebbe smascherato all’istante !” Asserì con convinzione la Ultimate Web Personality, sorridendo alla Ultimate Criminologist.

Kigiri però non rispose, né ringraziò l’altra del complimento. Era troppo concentrata nella sua posa riflessiva, con braccia incrociate e sguardo impassibile fisso sugli occhi di Monokuma.

 

L’orso di pezza rimase in silenzio a lungo, con il suo mezzo sorriso stampato in volto.

“ Capisco …” Mormorò con tono accomodante.

“ E se vi dicessi che stavolta l’assassino potrà tornarsene a casa al cento percento ?”

“ Cosa ?!” Esclamò confuso Nashi.

- Ma le Regola numero Sei dice che se l’assassino dovesse essere scovato durante il Processo di Classe allora verrà giustiziato !-

 Il ricordo dell’esecuzione di Iwayama Koan per mano di Monokuma rimaneva vivida nella sua mente.

“ Esatto !” L’orso sembrò avergli letto nel pensiero, e saltando verso di lui continuò a parlare, stavolta con più contentezza.

“ La vedete questa ?” Domandò, estraendo da chissà dove un biglietto di colore blu. Sopra vi era stampato lo stemma della Hope’s Peak Academy.

“ L’ho chiamata Killer Card! Oggi la consegnerò segretamente ad uno di voi… e dopo averla firmata, chiunque potrà commettere un omicidio! Perché il bello è che anche se venisse scoperto e ritenuto colpevole… gli sarà comunque permesso di lasciare la torre senza alcun problema !”

Fu incredibile agli occhi dei ragazzi come un oggetto così piccolo e fragile potesse trasformarsi in un artefatto di disperazione.

- Potrei andarmene …- Si ritrovò a pensare Nashi per un istante.

La possibilità di tornare alla sua vita di prima non era mai stata così vicina e sicura. Il solo prezzo di una vita avrebbe salvato la sua da quella prigionia, dalla costante paura di non poter fuggire.

Fortunatamente si riprese, accorgendosi di star ansimando pur essendo rimasto fermo per tutto il tempo.

- Grazie al cielo… sono tornato di me !- Sospirò, conscio di aver corso un grosso rischio. Cedere alla tentazione di Monokuma era l’ostacolo più grande in quella torre.

 

“ Spero che questo mio regalo capiti al migliore! Au revoir !” E canticchiando, l’orso scomparve davanti ai loro occhi.

Nessuno volle più parlare di tutto ciò, e gli studenti si dispersero tra i due piani della torre.

Purtroppo il seme della disperazione era stato piantato, ma non tutti lo potevano sapere.

 

All’uscita dal salone, Nashi si ritrovò ancora una volta perso nelle sue riflessioni.

- Ora che ci penso Yonamine mancava anche oggi.- Lo Ultimate Actor non era stato presente a colazione, e non credeva di averlo visto da quando il giorni prima si era ritirato da pranzo.

“ E-Ehm… scusatemi, non mi sento molto bene. Vorrei tornare nella mia stanza.”

- Che possa essere ancora lì? Avrà sentito la comunicazione di Monokuma ?- Guardò con aria distratta i monitor appesi ai muri.

Essendo presenti in ogni camera e stanza, una comunicazione importante poteva essere trasmessa in qualsiasi luogo.

Tuttavia non era quello a preoccuparlo, bensì il comportamento misterioso del ragazzo negli ultimi due giorni. Più precisamente dall’arrivo di Lilith.

Il giorno precedente lo Ultimate Actor aveva fatto un’osservazione sulla questione dei libri di storia, ma nel momento in cui la ragazza aveva preso parola, si era immediatamente zittito, evitando il suo sguardo.

- Ora che ci penso, a differenza degli altri, non l’ho mai visto parlare con Lilith.- Gli era sconosciuta la posizione della Ultimate Majokko, ma si ripromise di chiederle informazioni a riguardo.

 

Si trovò però incuriosito da ciò che vide nel corridoio dei dormitori: appartati in un angolo, senza nessuno intorno, Kigiri stava parlando ad Amari, Ebisawa ed Arima.

Il tono di voce della conversazione era molto basso, motivo per cui il ragazzo non riuscì a sentire cosa stessero dicendo.

- Forse non dovrei immischiarmi nei loro affari… anche se è raro che Kigiri parli con qualcuno in privato.-

Il bruno fu sul punto di tornare in camera sua, ignorando i tre, quando si sentì chiamare da una voce alle sue spalle.

 

“ Dove credi di andare ?” Gli disse Mitsuko Atsuki, facendolo sobbalzare per la sorpresa.

“ In… camera. Perché ?” Per quanto Nashi provò ad apparire sorridente e sereno, la ragazza gli riservò un’occhiata truce e piena di sospetto.

“ Ti accompagno.” Sibilò la Ultimate Hexer, facendo sì che la schiena di lui venisse attraversata da un brivido glaciale.

Senza porre resistenza Nashi la condusse in camera sua, dove immediatamente lei iniziò a frugare d’appertutto.

“ Ma che fai ?” Domandò allarmato lui, vedendola ribaltare il copriletto.

La corvina non si fermò prima di aver messo a soqquadro la stanza, dopodiché tirò un profondo sospiro di sollievo.

“ Volevo controllare che non avessi ricevuto la Killer Card.” Rivelò, già con aria più tranquilla, sedendosi a gambe incrociate per terra.

Guardò il ragazzo con impazienza, fino a quando anche lui non si sedette come lei, seppur non capendo il perché.

“ Ve l’avrei detto immediatamente se Monokuma me l’avesse data.” Ammise Nashi.

“ Forse è vero, però non credere che tutti lo farebbero.” Rispose la ragazza con tono duro.

Il bruno riuscì a comprendere la preoccupazione che affliggeva la ragazza, facendola agire sospettosa in quel momento più di prima.

- Proprio come è successo ad Iwayama …- Rifletté, pensando come lo Ultimate Weapon Collectioner avesse mentito fino all’ultimo riguardo il suo coltello.

 

“ Non ti vedevo parlare con gli altri da un po’.” Il ragazzo cercò di cambiare argomento.

La reazione di Mitsuko fu istantanea: il suo volto si inabissò tra la matassa di capelli scuri e scompigliati, diventando ricoperto dall’ombra.

“ Mi stai dando della schizzata ?!” Brontolò da lì sotto.

“ N-No! Assolutamente no !” Si difese subito l’altro.

“ Spero tu possa capire che per alcune persone concedere fiducia al prossimo sia… difficile. Ce l’avrei fatta anche prima, se non fosse accaduto …” Le parole di Mitsuko si spezzarono.

L’omicidio era un tabù di cui tutti erano a conoscenza.

- Più che un segreto che vogliamo dimenticare sembra una barriera per i nostri cuori.- In base al comportamento di certi suoi compagni di classe, Nashi era arrivato a questa soluzione.

Nessuno era pronto a ciò che era successo, e nessuno alla fine avrebbe creduto che fosse possibile compiere un gesto così disperato pur di salvarsi dalla disperazione.

 

“ E sono sicura che è questo il tuo compito qui. Sei l’unico che ha il coraggio e la determinazione per poter risollevare gli animi di tutti noi…”

Ancora una volta le parole di Lilith gli infusero lo spirito di forza e coraggio.

“ Certo che lo capisco, e nessuno ti vuole costringere ad essere quella che non saresti fuori di qui.” Le disse stringendo i pugni sulle proprie ginocchia.

Mitsuko venne attraversata da un fremito, come se fosse sul punto di risvegliarsi di soprassalto dal sonno.

“ La mancanza di fiducia però è l’unica cosa che ha portato Iwayama a cadere nella trappola di Monokuma! Per questo credo dovremmo iniziare a collaborare e a credere di più nel prossimo.”

Il ragazzo sentiva sue quelle parole, forse perché gli erano sempre appartenute. Nei suoi pensieri, nei suoi desideri, era tutto ciò che voleva: collaborare per fuggire di lì e salvare i suoi compagni.

E poteva leggere nello sguardo nascosto dall’ombra di Mitsuko Hazuki, che era anche ciò che lei voleva.

 

La ragazza annuì lentamente, scostandosi i capelli ai lati del volto.

Ora la sua faccia sembrava molto più luminosa, ed i suoi occhi scuri fissavano intensamente quelli di Nashi, scrutando dentro di lui.

“ L’unica persona da cui vorrei proteggermi è me stessa.” Ammise infine, svelando quello che poteva sembrare il suo primo sorriso sincero.

“ Per questo non voglio diventare ciò di cui Monokuma ha bisogno.” Sghignazzò, d’apprima quietamente, e poi sempre più forte.

Anche il ragazzo venne contagiato da quella risata allegra e colma di scherno verso il loro nemico comune, e si ritrovarono entrambi a ridere a squarciagola.

“ E va bene, Jonetsu Nashi… ti sei meritato il tuo incantesimo.” Quando ebbe finito, la ragazza fece spallucce con finta aria rassegnata.

Il bruno non comprese cosa volesse dire, fino a quando non la vide estrarre dalle tasche del suo vestito una candela bianca.

Di colore molto pallido, era piccola in quanto molto consumata. La corvina la appoggiò in una piccola ciotola di bronzo. Dopodiché, con espressione molto seria, guardò Nashi.

“ Ho usato questa candela dal primo giorno in cui siamo arrivati qui. Per questo motivo è carica della mia energia ogni qual volta richiedevo difesa dalle forze del male.”

Il ragazzo osservò il corpo in cera, e ne percepì l’utilizzo ripetuto, come se quella cosa gli avesse appena parlato.

“ Una candela bianca si brucia nei rituali di protezione, e può essere più potente di tutte le altre quando si tratta di desiderare difesa dalle forze del male… e di sopravvivere ad una sfida.”

Mentre parlava, la ragazza stava ungendo la candela con un olio proveniente da una piccola boccetta.

“ Bruciare una candela è un’usanza appartenente a qualsiasi religione ormai, perché è intrinseca nell’istinto umano accendere una luce per rischiarare le tenebre. Alle candele affidiamo sempre tutto… secondo te perché si accendono e si spegnono le candeline su di una torta di compleanno ?”

Infine, si tolse un ciondolo dal collo, appoggiandolo ai piedi della candela.

Era una pietra molto scura e lucida, simile a vetro.

“ Questo amuleto di ossidiana mi ha sempre protetto.” Confidò la ragazza, ma quando l’altro fu sul punto di farle una domanda, lo zittì sollevando il dito indice.

A quel punto, nel silenzio, spalancò le braccia e chiuse gli occhi. Nashi la sentì bisbigliare tante parole in una lingua che non conosceva, forse latino, o forse persino più antica.

La candela venne accesa con un gesto delicato dalle mani di Mistuko, la quale persino ad occhi chiusi sapeva svolgere quel lavoro alla perfezione.

Le formule recitate aumentarono, mentre la fiamma si rifletteva sulla superficie dell’ossidiana, facendone sfavillare il riflesso con la danza del fuoco.

 

Quando la Ultimate Hexer terminò il suo rituale, spense la candela con due dita, e a Nashi parve che l’aria fosse diventata di colpo più leggera.

L’odore della cera bruciata era delicato e misterioso, come se appartenesse ad un fiore che persino lui aveva dimenticato.

“ Per questa volta niente soldi.” Dichiarò ridendo la corvina, alzandosi in piedi.

“ Però ho esaurito tutta la carica di questa candela, quindi non potrò più usarla per lo stesso rituale.”

Il ragazzo immaginò di doversi sentire in colpa per quanto aveva detto.

“ Ehm… mi dispiace, non volevo.”

“ Fa niente! La si può usare come candela normale, anche se la cera è quasi esaurita… ma ce ne sono un sacco ancora che potrei usare in uno scatolone su in libreria. Prima di colazione di solito passo del tempo a caricarle in camera mia.”

Mitsuko, dopo aver recuperato ed indossato il suo amuleto di ossidiana, si diresse verso la porta.

“ Nashi …” Mormorò sulla soglia, dando le spalle al ragazzo.

“ Sì ?”

“ Nel cuore di Genjo Yonamine leggo ancora che ha paura di aprirsi alla fiducia… tra lui e Takejiro non so chi dovresti convincere per primo a credere nella tua missione.”

E con quelle parole forti quanto gentili, la corvina lasciò la stanza.

 

 

Nashi decise di salire per prendere una boccata d’aria.

Il sole splendeva come al solito luminoso sul prato, e per la prima volta si accorse che l’erba era molto più alta di quanto credesse. Alcuni ciuffi gli raggiungevano gli stinchi, e persino qualche fiore spuntava alla base delle colonne, dove poteva otteenre la sufficiente quantità di ombra e luce.

Scorse Fujima Wakuri e Zetsu Jitsuke, e vi si avvicinò.

La ragazza aveva in mano il suo e-Handbook, sul quale digitava appunti mentre lanciava sguardi alle piante. Zetsu invece si era seduto all’ombra di una colonna, soffiandosi delle ciocche di capelli via dalla fronte.

- Il ritratto della persona annoiata.- Pensò sconsolato Nashi, per poi rivolgersi alla ragazza.


“ Ehi Fujima, che fai ?”

La ricercatrice si voltò accorgendosi di lui, e a differenza di Mitsuko gli sfoderò subito un sorriso gentile.

“ Yao !” Esclamò con voce squillante.

- Yao ?-

“ Come pensavo in questo prato ci sono un bel po’ di parassiti.” Disse lei con espressione pensierosa, facendo scorrere le pagine virtuali sul suo e-Handbook.

“ Parassiti ?”

“ Già… probabilmente deve aver piovuto prima del nostro arrivo, perché ho rinvenuto campioni di plasmo para viticolata.” E mostrando al ragazzo una foglia, gli fece notare come la superficie verde fosse tappezzata da macchie giallastre.

 “ Questa malattia è causata dai parassiti peronospora, e se non la eliminiamo subito l’intero prato potrebbe rischiare di ammalarsi.”

Accovacciandosi per terra, dove su di una tovaglia erano allestite due provette contenenti liquidi misteriosi ed un innaffiatoio, la ragazza iniziò a lavorare con diverse polveri accartocciate in bustine di plastica.

Nashi decise di osservare per comrpednere cosa stesse facendo, la Ultimate Toxicologist era così veloce e precisa nei movimenti che gli sembrò solo stesse mescolando prodotti a caso.

Ad un certo punto, mentre versava una provetta in un’altra, Fujima dovette indossare degli occhiali protettivi per proteggersi da uno zampillio fosforescente. Togliendosi gli occhiali continuò a lavorare a sangue freddo, mentre i due ragazzi la guardavano quasi spaventati da tanta meccanicità.

 

“ Ecco fatto !” Esclamò Fujima al termine della procedura, sollevando l’inanfiatoio, ora colmo del miscuglio che aveva creato.

“ Cosa hai fatto ?” Domandò Nashi, vedendola iniziare ad innaffiare i fiori più vicini.

“ Ho creato un potente feromone per attirare le formiche rosse.” Rispose allegra la scienziata, lasciando di stucco il ragazzo.

- Ha detto… formiche… ?- Il bruno riuscì appena a formulare il pensiero, prima che un ronzio  sospetto lo cogliesse impreparato.

Con velocità inaudita e sovrannaturale, l’aria iniziò a vibrare, e da oltre il precipizio si sollevò un’ondata di colore rosso. Ben presto quella massa scomposta si rivelò essere uno sciame di formiche rosse volanti, al che Zetsu e Nashi scattarono in piedi urlando.

“ Wawawaaargh !” Strillarono all’unisono i due, stringendosi forte mentre gli insetti li sfioravao nel loro volo spaventoso.

Intanto Fujima rideva e saltellava da una parte all’altra del prato, continuando ad innafiare. Sembrava divertita dalla reazione dei ragazzi, mentre la quantità colossale delle formiche non la tangeva per nulla.

“ Perché urlate ?” Ridacchiò innocente, venendo intanto circondata da un tornado rosso ronzante.

 

Quando Nashi credette che sarebbe morto lì, tutto finì.

Aprì gli occhi giusto in tempo per vedere lo sciame sollevarsi dal prato come un pavimento volante, e sparire all’orizzonte con la stessa velocità dell’arrivo.

“ Ehm… coff coff !” Finse di tossire Zetsu con voce strozzata dalle troppe grida, asciugandosi persino una lacrima.

“ Dicevo… a cosa serviva questo feromone ?” Cercò di chiedere con tono composto, venendo trafitto dallo sguardo giudicatore dell’amico.

 

Fujima si chinò con una lente d’ingrandimento, ispezionando i fiori e l’erba.

“ Le formiche rosse sono ghiotte delle larve dei parassiti! Per questo ho creato un feromone che le attraesse, ma allo stesso tempo ho fatto in modo di contaminare l’erba con un fitofarmaco capace di scacciarli. In questo modo non hanno rovinato l’erba !” Gioì, facendo roteare l’innaffiatoio attorno alla mano come se fosse una pistola.

“ Ma… sapevo che gli insetticidi rovinassero le piante.” Disse Nashi, riflettendo su quante volte gli fosse stato proibito di versare insetticidi direttamente sui vasi di fiori.

Al contrario la Ultimate Toxicologist aveva innaffiato tutto direttamente su erba e fiori senza pensarci due volte.

“ Ehehe …” Ridacchiò Fujima, coprendosi la bocca con una mano.

“ Non mi permetterei di rovinare le piante ed i bellissimi fiori di questo prato. L’insetticida di mia creazione conteneva solo elementi dalle quale le piante possono trarre nutrimento.” E con orgoglio, gli indicò i bellissimi fiori da campo. Tutto era rimasto intatto come qualche secondo prima.

 

“ Ma è strabiliante !” Esclamò Zetsu, mentre i capelli verdi assumevano la forma di due antenne.

- Pensavo che fosse Amari quella delle citazioni …- Si disse Nashi, sospirando.

 

 

 

Giorno 6

 

Nashi si risvegliò, ripensando a come il giorno prima si fosse riposato rispetto a quando con Lilith aveva svolto un’interminabile ricerca in libreria.

Mentre giaceva sul letto con il solo scopo di guardare il soffitto, qualcuno bussò alla sua porta.

“ Nashi ?” Per pura coincidenza, sentì proprio la voce della Ultimate Majokko chiamarlo.

Convincendosi di dover alzarsi, le aprì la porta cercando di apparire quantomeno sveglio.

“ Ehi !” La salutò sorridendo, e così fece lei.

“ Oggi hai dormito più del solito, lo sai ?” Gli chiese la rossa, ridendo.

Nashi controllò l’orario sull’e-Handbook, ed effettivamente aveva mancato di ben due ore la colazione.

Si spiegò così il brontolio allo stomaco che lo colse successivamente.

“ Dai, altrimenti rischi di addormentarti ancora !” Lo prese in giro dolcemente la ragazza, incoraggiandolo a seguirla in salone.

 

Lì trovarono ancora tutti seduti ai loro posti. Lo Ultimate Memory fu sorpreso di rivedere finalmente Yonamine Genjo. Lo Ultimate Actor sedeva in disparte, con il volto coperto in combinazione dallo sciarpone e dal cappello.

- Forse dovrei provare ad avvicinarmi a lui.- Pensò, e così fece, siccome fortunatamente il posto accanto al suo era libero.

“ Ciao Yonamine !” Gli disse sorridendo quando si sedette, eppure come risposta ricevette un semplice e timido saluto.

- Sembra che ogni giorno si tenga sempre più distante da noi…- Realizzò il ragazzo, iniziando a pensare come fosse possibile tutto ciò.

 

“ Vi pregherei di ascoltarmi tutti !” Dopo parecchio tempo che non la sentiva parlare, Nashi ebbe quasi un colpo vedendo Kigiri sporgersi sul tavolo con entrambe le mani puntate.

“ Ok, abbiamo una comunicazione …” Al suo fianco, Ebisawa Shoko le avvicinò alla bocca il microfono.

Doveva star registrando la nuova puntata del suo programma radiofonico, ma rispetto al giorno prima pareva molto più stanco.

“ Mi sono già accordata con Arima, Amari ed Ebisawa per accertarmi che fosse possibile… ed abbiamo deciso che si potrebbe organizzare una festa domani sera nel prato !” Con tono serio ed inflessibile, la ragazza dai capelli lilla pronunciò le parole che nessuno si sarebbe mai aspettato da lei.

“ Eeeh ?!” Reagì per l’appunto Nishizaka Iki, con la mascella che le arrivava a terra.

“ E chi se lo aspettava …” Disse tra sé e sé Amari Sako, altrettanto meravigliata.

“ Ma scusa, ha appena detto che tu lo sapevi.” Le fece notare Akagi Aozome, al che la ragazza si schiacciò le guance per lo stupore, diventando simile ad un pesce luna.

“ È veeero !”

“ Ehm …” Con un finto  colpo di tosse Kigiri cercò di riportare l’attenzione sulla comunicazione.

 

“ Ho pensato che lo spazio del secondo piano sarebbe ideale per essere sfruttato, sopratutto in questi giorni di tempo sereno. Arima si occuperà dell’allestimento, Ebisawa dell’impianto luci ed audio, mentre Amari e Yonamine di uno spettacolo preparato all’occorrente.”

Al sentir quelle parole, Nashi comprese quale fosse il progetto segreto di cui Amari si riferiva parlando di Yonamine, e anche del perché la ragazza il giorno prima sembrasse così stanca.

- Quindi in realtà stavano lavorando a questo progetto segreto… per noi !- realizzò, voltandosi verso lo  Ultimate Actor.

Questo, notando come l’attenzione si fosse posata su di lui, parve arrossire a livelli inverosimili dietro la sua sciarpa.

“ Nashi e Takejiro… mi servireste per preparare il necessario tra poche ore. E domani alle 9 tutti quanti saliranno per gli ultimi preparativi.” Aggiunse Kigiri, guardando i due ragazzi.

Lo Ultimate Liar si limitò a borbottare un commento acido, mentre lo Ultimate Memory annuì contento.

 

“ Guardate un po’! Questo è il progetto dell’allestimento delle sedie, dei tavoli e del palco !” Con orgoglio, Arima iniziò a turbinare tra i tavoli, posando davanti agli studenti dei disegni.

“ Che te ne pare Nashi ?!” Domandò infine al ragazzo, tenendo il disegno stretto tra le sue mani in modo che lo vedesse.

L’altro poté ammirare un bellissimo schizzo che ritraeva il prato, abbellito però da vasi di fiori e sedie con veli eleganti. Un piccolo palco con tanto di riflettori avrebbe nascosto la statua di Monokuma, lasciandosi alle spalle la luna splendente nel cielo notturno.

“ Sembra un’atmosfera da favola, Arima !” Si complimentò sinceramente al suo amico, il quale arrossì allargando ancor di più il suo sorriso.

“ Grazie mille …” Sussurrò appena, chiaramente emozionato.

“ Bah, a me non piace.” Una sola voce si levò dalle sedie, spezzando fischi di ammirazione e versi di stupore.

In quel momento Nashi poté vederlo nitidamente: il volto di Arima mutò radicalmente, proprio come cambia una stanza illuminata da una stanza senza luci.

I suoi occhi ebbero un fremito, prima che le sopracciglia si abbassassero proiettando ombre sugli zigomi, ora induriti e non più piegati per formare un sorriso.

 

Molto lentamente il ragazzo dai capelli blu raddrizzò la schiena, voltandosi verso chi aveva parlato.

“ Avrei preferito qualcosa di più sobrio. Cioè, capisco la voglia di lusso, ma siamo comunque dei ragazzi prigionieri in una torre.” Continuò Takejiro Kurisu, guardando sprezzante il suo foglio.

Intanto Arima stava percorrendo la distanza che li separava a grandi falcate.

“ Oi… non si mette bene !” Iniziò ad allarmarsi Umezawa Gaho.

“ Tu …” Sibilò lo Ultimate Event Planner.

Takejiro sollevò lo sguardo confuso.

“ Si può sapere cosa hai fatto da quando siamo qui, a parte lamentarti di qualsiasi cosa ?!” Furono queste le prime parole che esplosero dalla bocca del ragazzo in piedi, mentre i suoi occhi spalancati ora sembravano fumare di rabbia.

“ Prima non mangiavi neppure con noi ed ora lasci che ti serviamo il pasto! Ogni tanto sparisci, solo per ripresentarti e lamentarti di qualcosa! Non ti fidi di nessuno, prendi in giro chi vuole andare avanti senza uccidere nessuno… ma forse è perché sei tu il solo vero codardo !”

Il corvino si alzò anch’egli, fronteggiando Arima con sguardo rilassato e la bocca inarcata in un ghigno.

“ Cosa vuoi dire ?”

Immediatamente la risposta lo raggiunse.

“  Visto che ti piace così tanto parlare ed accusare gli altri di essere assassini, perché non fai tu il prossimo passo avanti ?!”

“ Arima, basta !” Urlò Kigiri, avvicinandosi al ragazzo.

“ Eh? Allora, perché non provi ad ammazzarci tutti ed andartene, visto che non ti piace il posto ?!” Arima però non ascoltava più nessuno, e tutto ciò che riusciva a fare era sbraitare in faccia al ragazzo senza pietà.

Fino a quando Takejiro non si mosse più veloce di lui.

Con un gesto felino spostò la sedia dalle sue spalle a dietro Arima, ed infine, appoggiandogli una mano sulla spalla, lo fece sedere.

L’azzurro sembrò paralizzarsi, e la sua voce echeggiava soltanto nella stanza, ora silenziosa.

“ Stai calmo damerino… chi risponde alle critiche accusando l’altro è quasi sempre una persona incapace di relazionarsi al mondo esterno.” Gli sussurrò lo Ultimate Liar all’orecchio, per poi voltarsi e camminare via.

“ Chiamami quando hai bisogno di me, Kigiri.” E con queste parole, anche la colazione di quella giornata si concluse.

 

 

… 

 

 

Nashi e Lilith sedevano sul prato, in attesa che lui venisse chiamato dalla Ultimate Criminologist.

“ Non avevo mai visto Arima perdere il controllo così.” Ammise il ragazzo, ripensando a tutti i sorrisi gentili che lo Ultimate Event Planner gli aveva sempre riservato.

“ Già… oggi mi sembrava parecchio su di giri.”

“ Comunque! Come sta andando con Corex ?” Cercando di portare la conversazione su di un argomento più allegro, il ragazzo si accorse di non essere mai finito nella situazione di porre quella domanda.

- Cielo… anche se mi sento la migliore amica che segue ogni passo della relazione dell’altra… immagino che sia un’esperienza che prima o poi tutti facciamo.- Pensò rassegnato.

“ Sì, no, sì! Molto bene !” Sebbene con molta confusione ed imbarazzo dissimulato, la rossa cercò di rispondere con un sorriso pacato.

“ Due sì ed un no ?” Chiese Nashi, sospettando qualcosa nella risposta della ragazza.

Lilith riuscì a rimanere immobile per qualche secondo, finendo per sospirare sconsolata e abbandonare il sorriso.

“ Più o meno, insomma… mi ha fatto leggere la nuova fan fiction che sta scrivendo al momento. Io sarei voluta andare più in la, ma niente.” Ammise triste.

Nashi arrossì solo al pensiero di cosa volesse significare “più in la”.

 

Fortunatamente, forse, una voce lo chiamò interrompendo il silenzio imbarazzante.

“ Oooi fratellooo !” Umezawa Gaho piombò tra i due come un meteorite a ciel sereno, mandando a gambe all’aria il ragazzo.

Lo afferrò per le spalle, iniziando a trascinarlo con facilità verso la palestra.

“ Scusami se ti rapisco un attimo dalla tua donna, ma io e te avevamo un accordo !” Sghignazzava mentre correva.

Intanto sia Lilith che Nashi si ripetevano in mente con la stessa confusione e disagio:

- Tua donna ?-

 

Quando il rosso fu riuscito a portarlo in palestra, lo poggiò per terra come si farebbe con un criceto.

“ Ma si può sapere di quale accordo parli, Umezawa ?” Domandò terrorizzato il bruno, ricevendo come risposta un’altra folle e terrificante risata.

“ Quello in cui ti avrei allenato, ricordi?! Abbiamo iniziato ieri con la colazione proteica.”

Lo Ultimate Memory non poteva essere più in disaccordo. Tuttavia il suo nuovo allenatore improvvisato ed auto dichiarato non ebbe tempo di ascoltarlo, ed immediatamente iniziò ad urlargli contro.

“ Iniziamo con una serie infinita di flessioni fino a quando non svieni! Così testiamo un po’ la tua resistenza e ti preparo la scheda.

“ Fino a quando non svengo ?!” Strillò Nashi, tremando.

Accorgendosi finalmente dei suoi occhi colmi di paura, lo Ultimate Stuntman smise di urlare e tornò calmo.

Un piccolo sorriso caldo si fece largo sul suo viso, ed appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo.

“ Ehi… so che potrà sembrarti strano. Però io ci tengo che tu diventi forte. Altrimenti se qualcuno ti attaccasse per… bhe, come potresti difenderti ?”

Il rosso sembrava emanare un’aura di serenità che fece immediatamente dimenticare Nashi della paura. Iniziò a concentrarsi sulle parole piene di premura dell’altro, e comprese che forse aveva esagerato.

 

“ Ti mostro una cosa.” Fece Umezawa allargando il sorriso, per poi dirigersi verso la cyclette. Vi ci sedette sopra, premendo i piedi sotto i pedali.

“ In tutta la mia vita per diventare lo stuntman che sono ho imparato che prevenire è sicuramente meglio che provare. E più preveni allenando il tuo corpo per resistere ad ogni ostacolo, meno dovrai curare.”

Con una potenza esplosiva i muscoli delle sue gambe si espansero, rendendosi visibili anche attraverso i pantaloni della tuta, come se fossero due colonne di carne pulsanti.

“ Potrai smettere di preoccuparti per te solo quando sarai sicuro di poter fare qualsiasi cosa !”

Utilizzando una forza spaventosa, con un colpo di reni sollevò le ginocchia, e con esse l’intera cyclette da terra. Mentre era in aria inarcò la schiena al massimo delle sue capacità, riuscendo a ribaltarsi e a tornare nell’esatta posizione inziale dopo una capovolta all’indietro.

Neppure un rivolo di sudore solcava la sua fronte, quando con aria soddisfatta sollevò lo sguardo.

“ Allora Nashi, che ne pensi ?” Ma il ragazzo era già fuggito lontano, e da parecchio tempo anche.

 

 

Il pomeriggio Nashi lo passò con Kigiri e Takejiro, svolgendo l’inventario per la serata di domani.

In uno scatolone nella libreria trovarono tutti gli utensili per il giardinaggio, dove probabilmente Fujima aveva preso l’innaffiatoio. Trovò persino le candele colorate di cui Mitsuko gli aveva parlato.

Un falcetto balzò agli occhi del ragazzo, trasmettendogli un’improvvisa carica di emozioni negative.

“ Di che hai paura? Finché non lo impugna nessuno non ti può fare male.” Scherzò Takejiro, sollevando lo scatolone e togliendoglielo da sotto lo sguardo.

“ Però dobbiamo assolutamente sequestrare e custodire tutti gli utensili potenzialmente pericolosi.” Ribadì Kigiri, prendendo il falcetto.

“ Come immaginavo… una festa non era esattamente il tuo genere di trovata.” Le disse Takejiro con un sorriso appena visibile.

Nashi si domandò cosa l’altro avesse comprese, fino a quando la ragazza dai capelli lilla non si voltò verso di loro.

“ L’unico modo di impedire che si consumi un crimine è programmare una situazione tale che nulla di male possa accadere.” La Ultimate Criminologist iniziò a parlare con voce distaccata, come se stesse ripetendo a memoria una regola.

“Favorire un ambiente ed un’attività dove tutto possa essere sotto controllo stimolerà gli altri ad evitare di commettere un crimine. Inoltre, in una situazione dove non esistono controlli di sicurezza, saranno i partecipanti stessi a monitorarsi tra di loro, acquisendo così conoscenza del dover collaborare per gestire le situazioni avverse.”

In quella filosofia di azione-reazione di Kigiri, Nashi iniziò a comprendere molti dettagli sulla ragazza, in precedenza oscuri e contorti.

“ Non bisogna fidarsi di nessuno, qui dentro.”

“ Non può funzionare così la fiducia.”

 

Quelle parole, che per tanto tempo gli erano suonate come una mancanza di fiducia, in realtà ora assumevano un altro significato.

- Kigiri crede che possa esistere la fiducia !-

“ Proprio perché era un mio compagno di classe voglio trovare chi lo ha ucciso, e scoprire cosa possa averlo condotto a compiere tutto ciò.”

- La fiducia accorre quando tutti si uniscono per sconfiggere la disperazione… ovvero chi non ha fiducia. D’altronde è proprio questa la disperazione di cui parla Monokuma: un gioco dove tutti dubitano del prossimo, solo che anziché collaborare, chi desidera scappare di qui è disposto a sacrificare il resto degli altri.-

Finalmente trovò il coraggio di sorridere a cuor leggero davanti all’enesima frase della ragazza.

“ Cosa c’è ?” Domandò lei, confusa nel vederlo così rasserenato.

“ Nulla.” Mormorò il ragazzo, comprendendo di aver sempre avuto la Ultimate Criminologist come alleata.

 

 

Giorno 7

 

Vergognandosi del ritardo del giorno precedente, Nashi mantenne la sua promessa di alzarsi presto.

Si era ricordato dell’appuntamento fissato da Kigiri per le 9 in punto al secondo piano, e decise che ci sarebbe andato insieme agli altri subito dopo colazione.

- Chissà qual è questo spettacolo che Amari e Yonamine hanno preparato per stasera ?- Si chiese mentre infilava la giacca e sistemava la cravatta.

Assistere ad una collaborazione tra la Ultimate Video Maker e lo Ultimate Actor doveva essere proprio un privilegio per pochi, o almeno così credeva.

Diede un’occhiata all’orologio e fortunatamente non era così presto. Prima delle 6 Monokuma aveva proibito di uscire dalle stanze, ma quell’orario era passato già da un’ora e mezza.

Decise di dirigersi dunque verso il salone, non aspettandosi di certo la tavola imbandita.

 

Così fu, infatti, quando all’ingresso della sala vide solo pochi presenti all’appello.

Infatti, solo Amari Sako, Ebisawa Shoko, Kigiri Yoko e Nishizaka Iki erano già seduti al tavolo.

“ Tu non sai svolgere il tuo lavoro! Sarei mille volte meglio io come presentatrice del programma !” Sbraitava la video maker contro il ragazzo con le cuffie in testa.

“ Ma se ieri parlavi come un cercopiteco durante una tac !” Rispose il presentatore radiofonico.

Nashi comprese che la situazione non era delle più rosee. Nishizaka sospirò al suo arrivo, guardandolo con lo sguardo di chi stava soffrendo quel fracasso già da un po’.

Al suo contrario, la criminologa digitava qualcosa sull’e-Handbook.

“ Ehm.. perché litigate ?” Osò chiedere il ragazzo.

Di colpo gli sguardi dei due litiganti, ardenti come tizzoni, si piantarono su di lui con ferocia.

“ Perché lui si addormenta durante la puntata !” Accusò la ragazza dalle orecchie da gatta.

“ In questi giorni mi sono rilassato un po’ troppo, va bene! Che sarà mai !” Rispose Ebisawa, incrociando le braccia e voltandosi, immobile.

Rimase immobile ancora a lungo.

“ Uhng …” Mormorò, appena addormentatosi.

Intanto una musica allegra in playback rendeva la situazione ancora più surreale.

 

“ Siete qui da molto ?” Domandò allora il ragazzo alle due ragazze sedute in disparte.

“ No, appena arrivate.” Rispose la Ultimate Web Personality.

Rimasero dunque lì, e dopo qualche minuto iniziarono ad arrivare gli altri studenti.

L’ultimo fu Yonamine Genjo, alle 8:50.

Di Arima Robun e Mitsuko Atsuki, tuttavia, nessuna traccia.

“ Sto morendo di faaame.” Brontolò Akagi Aozome, massaggiandosi la pancia.

“ Anche tu dovresti provare la mia dieta dimagrante !” Gli disse Umezawa Gaho, tornando nella sua follia psicopatica da personal trainer.

“ Effettivamente Arima ci ha viziato fin troppo bene con la sua puntualità.” Scherzò Zetsu, anch’egli con la pancia che brontolava per la fame.

Gli studenti cercarono di distrarsi, aspettando gli ultimi due rimanenti.

 

“ Certo che hai proprio dei bei gusti musicali, Ebisawa !” Disse Lilith, avvicinandosi allo Ultimate Radio Host.

Quello, che intanto continuava a registrare la sua puntata, seppur con molta sonnolenza, fu leggermente infastidito dall’esser stato interrotto.

“ Ed ecco la nostra ospite speciale, Lilith Kurenai !” Provò a rimediare in modo professionale all’errore, al che la ragazza non seppe più cosa dire.

“ …che ci stava facendo i complimenti per…?” Il bruno la invitò a parlare, incalzandola con lo sguardo.

“ Ah, sì !” Squittì divertita Lilith.

“ Per la musica che fate passare in questo programma. Non sono solo band commerciali, anche classici e gruppi poco conosciuti, ma comunque molto talentuosi. Mi sono piaciuti i Begrave, non pensavo di poterli sentire passare in radio !”

“ Ah, li conosco anche io i Begrave.” Si intromise Nashi.

“ Non è un server pubblico, ma un programma radiofonico! Prima di parlare vi devo introdurre !” Esclamò Ebisawa, sgridando i due ragazzi che scapparono via piangucolando.

 

 

Passati dieci minuti, Kigiri decise di andare a bussare alle porte dei due mancanti.

Quando tornò, un’espressione tesa le era apparsa sul volto.

“ Non risponde nessuno.” Annunciò.

Nashi provò una fitta allo stomaco molto pesante ed opprimente.

“ Staranno dormendo.” Disse Kumagai, per niente preoccupata come il bruno.

“ Possiamo vedere di che preparativi ci dobbiamo occupare, così poi possiamo mangiare ?” Anche l'Ultimate Contorsionist stava letteralmente sbavando per la fame.

Con il consenso comune, i ragazzi e le ragazze presero i loro appositi ascensori.

Tutti, tranne Yonamine, il quale si fermò prima di oltrepassare la porta del bagno.

“ Che fai, non vieni ?” Chiese Takejiro, seccato.

Lo Ultimate Actor scosse la testa con timidezza, o forse timore.

“ Non lo forzare.” Disse allora lo Ultimate Rhythm Game Player al corvino, salutando l’attore.

 

Quando i ragazzi ebbero raggiunto il secondo piano, sbucarono in giardino per incontrarsi con le ragazze.

E fu in quel momento, quando entrambi i gruppi erano concentrati in un solo punto, che poterono vedere le prime tracce sospette.

Il sole cocente di primo mattino illuminava alcuni ciuffi d’erba di uno strano colore rossastro, innaturale senza dubbio.

“ Giuro che non è colpa del mio pesticida.” Si difese Fujima, venendo però ignorata da Kigiri, la quale si fece avanti a passo pesante.

Dopo aver avanzato per un po’, si bloccò sul posto.

Tutti allorano la imitarono, e videro la statua di Monokuma.

Il vassoio era completamente macchiato da un liquido che ora colava lungo il corpo in pietra dell’orso, gocciolando ritmicamente nel silenzio.

“ È… è… sangue ?!” Sussultò Zayasu Korin.

 

- No… non di nuovo.- Fu tutto ciò che Nashi riuscì a pensare, mentre al suo fianco Kigiri era scattata in direzione della classe.

Stava  seguendo altre tracce sull’erba, le quali conducevano proprio alla porta. Il terreno era stato smosso, e quanto rimaneva del tappeto erboso era inzuppato di sangue.

La Ultimate Criminologist spalancò la porta di scatto, venendo seguita dagli altri.

Persino il pavimento lì dentro presentava una striscia rossa, la quale come un percorso conduceva alla libreria. Quella porta era però misteriosamente aperta.

“ Fermi !” Esclamò la ragazza, frapponendosi tra la porta ed i propri compagni con una presa di posizione ferrea.

“ Entro io.” Sussurrò con un fil di voce, prima di fare il suo ingresso nella libreria con cautela.

- Qualsiasi cosa sia successa qui… non abbiamo visto scendere nessuno dal secondo piano.- Realizzò Nashi, comprendendo che se qualcuno si fosse trovato lì, molto probabilmente ci era rimasto.

 

Tuttavia, nel momento in cui la criminologa fece ingresso nella stanza, la luce proiettata dai monitor illuminò la classe buia.

“ Pim pom pam pom! È stato ritrovato un cadavere. Trascorso un breve periodo di tempo libero si terrà un Processo di Classe. Grazie al cielo, erano passate ben 110 pagine dall’ultimo annuncio !”

Monokuma, seduto sulla sua poltrona, pietrificò i ragazzi con la sua sola voce per l’ennesima volta.

Nashi poté scorgere l’espressione scossa di Kigiri, la quale ancora non si era mossa mentre guardava un punto a lui nascosto della stanza.

“ No… non ce la faccio …” Iniziò a mormorare a se stesso, tremando sempre più forte.

“ Non un’altra volta !” Ripeté in preda al panico.

Avrebbe voluto che tutto fosse stato uno scherzo, un’altra maledetta battuta di Monokuma per prenderli in giro.

Eppure tutti loro lo fecero, entrando nella libreria con il cuore già afflitto da mille pensieri cupi.

 

Seppellito da una pila di libri insanguinati, un corpo faceva capolino sul pavimento, espandendo una pozza di sangue fino ai piedi degli studenti.

Era visibile una lunga gonna violacea e parti di una tunica nera, ora inzuppate e più simili a buste di plastica spiaccicate su braccia e gambe. Il resto del corpo era coperto dai volumi, ma dove si sarebbe dovuta trovare una testa, sbucava una cascata di capelli neri.

Infine, un falcetto per l’agricoltura era piantato sulla faccia, fortunatamente oscurata dal sangue e da pagine o copertine in cuoio strappate.

“ Mi…tsuko …” Pronunciò a fatica Nashi, sentendo la lingua diventare pesante e molto secca.

Credette di star diventando muto per sempre, o che il suo intero cervello stesse spegnendosi per salvarlo da quanto aveva già visto.

Purtroppo rimase cosciente anche quando il dolore lo colpì al cuore, facendolo crollare in ginocchio.

“ NOOO !” Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, fino a sentirsi la laringe ancor più secca e dolorante.

Riuscì a vedere nitidamente l’immagine del suo volto inondato dalle lacrime, per un malsano scherzo del destino, sul pendolo d’ossidiana della fu Ultimate Hexer.

Mentre alle sue spalle il resto degli studenti iniziavano a provare lo stesso dolore e frustrazione, un secondo urlo squarciò l’aria.

Una voce proveniente dalla piscina.

 

“ Non c’è tempo da perdere! Questo è Yonamine !” Esclamò rabbiosa Kigiri, correndo con tutta la sua forza fuori di lì.

Raggiungendola, gli studenti poterono trovare lo Ultimate Actor disteso ai piedi della vasca.

“ È solo svenuto.” Constatò Fujima, portandogli un dito alla carotide.

Intanto il telo protettivo della piscina stava misteriosamente ritirandosi, mostrando l’acqua cristallina.

E quando tutto il telo si fu ritirato, come un sipario che svela il palcoscenico, mostrò il secondo macabro spettacolo di quel mattino.

 

Sul fondo della vasca, a testa in giù ma comunque riconoscibile grazie agli abiti eleganti e ai capelli azzurri, Arima Robun giaceva immobile.

Nemmeno una bolla d’aria si sollevava dal suo corpo.

“ Ma cosa diavolo… sta succedendo ?!” Balbettò Nashi, ormai sconvolto fino al profondo della sua anima.

 

“ Pim pom pam pom! È stato ritrovato un altro cadavere. Trascorso un breve periodo di tempo libero si terrà un Processo di Classe per entrambi gli omicidi.”

 

 

 

 

 

Da un palco con su scritto: Cabaret di Monokuma.

*Monokuma raggiunge il palco camminando a ginocchia unite, come i pinguini*

Monokuma: Quando ero a scuola c’era una materia che ho sempre amato studiare: la scenza! Fateci caso, se non fosse per la scenza che ci insegnano sin da quando siamo piccoli, non potremmo spiegarci i fenomeni più importanti della natura, come il ciclo dell’acqua o la fotosintesi clorofilliana.

*il pubblico applaude*

Monokuma: Se ci pensate poi, la scenza ci ha fatto scoprire l’astrologia. Cioè, se Armstrong non avesse avuto questa passione per l’astrologia, non sarebbe stato il primo uomo a metter piede sulla Luna. Ed è tutto grazie alla maledetta scenza, come ho detto prima!

*il pubblico lancia rose sul palco*

Monokuma: Mi chiedete cosa mi piaccia di più della scenza? Bhe, allora… ok, ok, la smetto! Volevo che qualcuno di voi si arrabbiasse: “Eh, Monokuma! Ma si scrive scienza non scenza!”

*Monokuma se ne va ridendo e cala il sipario*

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Per rimediare alla lunga attesa, in questo capitolo l’omicidio è doppio! In ogni gioco di Danganronpa (non ho ancora giocato il V3, ma non ditemi se c’è pure lì) c’è un doppio omicidio, e spesso vuol dire che il killer alla base di tutto è sempre particolarmente abile a nascondere e ad ingannare ogni suo passo.

Ma… si tratterà davvero di un doppio omicidio? Chissà, ditemi cosa ne pensate nelle recensioni.

Nel prossimo capitolo tocca all’investigazione.

Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Chapter Two (Part Five) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 2: OCKHAMS RAZOR

(Part 5)  Investigation Time

 

 

Era iniziato.

Lo Ultimate Memory sbatteva le palpebre cercando di non farsi accecare dalle lacrime, per quanto avrebbe preferito non vedere mai più da quel momento in poi.

Nemmeno gli uccelli cinguettavano a quell’altezza, perché lassù, nella torre, nessuno poteva salvarlo dalla disperazione.

 

“ Questa cosa è da malati mentali !” Ringhiò sommessamente Kumagai Yone, tremando mentre serrava i pugni con tutta la sua forza.

“ Non uno… ma due omicidi.” Ripeteva ormai da qualche secondo Ebisawa Shoko, con lo sguardo perso nel vuoto per lo shock.

“ Ci eravamo ripromessi che nulla del genere sarebbe accaduto di nuovo !” I singhiozzi colmi di dolore e tristezza di Nishizaka Iki rimbombarono nella vuota piscina.

- È vero. Ma quanto può valere qui una promessa del genere ?- Si domandò a quel punto Nashi, sentendo il proprio corpo pesante ma la mente incredibilmente leggera.

Pensò di star sul punto di svenire, quando al suo fianco Yonamine Genjo emise un debole gemito.

 

“ Si sta riprendendo.” Disse la Ultimate Toxicologist, improvvisata dottoressa per l’attore svenuto.

Il ragazzo aprì gli occhi lentamente, venendo inondato dalla luce dei riflettori.

“ Cosa… ?” Fu sul punto di chiedere, ma di colpo il suo sguardo si incupì.

“ No …” Gemette ancora, portandosi una mano davanti alla faccia ed iniziando a stropicciarsi le palpebre nervosamente.

Tutti compresero che stesse ricordando il motivo per il quale era svenuto.

“ Cos’hai visto, Yonamine ?” Gli domandò allora Kigiri, accovacciandosi al suo fianco.

Non c’era un secondo da perdere, e lo Ultimate Actor era stato il primo tra loro ad individuare il cadavere di Arima.

“ Nulla !” Mormorò il ragazzo di risposta, con la voce rotta dai singhiozzi di pianto.

“ C’era qualcun altro quando sei arrivato ?” Insistette la ragazza, senza intensione di lasciarlo al silenzio.

- Arrivato ?- Ripeté Nashi nella sua mente, per la prima volta girandosi a guardare l’attore.

“ Nessuno… ho solo visto il telo protettivo che si stava ritirando.” Confessò lui, tra le labbra quasi del tutto serrate.

 

“ Ora che ci penso il telo si stava ritirando già quando noi siamo uscite dall’ascensore.” Rifletté ad alta voce Amari Sako, indicando il dispositivo simile ad un rullo, che sul bordo opposto aveva appena terminato di ritirare a sé il telo.

“ Lo fa in automatico quando qualcuno arriva in piscina tramite l’ascensore.” Le spiegò Nishizaka a fatica, mentre ancora cercava di recuperare fiato per parlare.

“ Sapete anche se il telo ricopre la vasca in automatico ?” Domandò a quel punto Takejiro, il quale per la prima volta aveva mostrato un tono interessato.

Le ragazze ci rifletterono su a lungo, per poi scuotere la testa in segno di diniego.

“ Quindi è stato calato apposta per coprire il corpo …” Ne evinse Kigiri.

“ Innanzitutto …” Jitsuke Zetsu, deglutendo a vuoto per cercare di farsi passare l’arsura che gli bloccava il respiro, fissò con tristezza il corpo in fondo alla piscina.

“ Dovremmo tirarlo fuori da lì.”

Sguardi colmi di tensione e nervosismo si agitarono tra gli studenti.

 

Persino Nashi, rimasto in ginocchio fino ad allora senza esprimere alcuna emozione, rabbrividì al sol pensiero di sfiorare il cadavere di un suo amico.

Un corpo che fino al giorno prima era capace di sorridere, aiutare, ed in qualche modo rendere quella loro prigionia più facile e piacevole. Arima era il ragazzo che si era alzato per tutti quei giorni con il compito di imbandire la tavola, ed era anche stato l’unico ad allestire il salone grazie al suo talento.

Lo Ultimate Event Planner sarebbe mancato a tutti, e questo il bruno lo comprese dagli sguardi dei suoi amici che lentamente si convincevano dell’idea proposta da Jitsuke.

Lasciare un loro compagno di classe in quella piscina sarebbe stato solo crudele e disumano, per quanto fosse difficile toccare il suo corpo senza vita.

“ Lo faccio io.” Propose lo Ultimate Memory con un rivolo di sudore che gli colava lungo la tempia.

“ Stai scherzando?! Saranno tre metri di profondità, non ce la farai mai a portarlo su da solo !” Cercò di fermarlo Kumagai Yone, quando la sua preoccupazione venne interrotta da una terza voce.

“ Ti aiuto.” Si aggiunse Zetsu con due occhi freddi come pietre dietro i suoi occhiali.

I ragazzi si sfilarono la camicia e la felpa per evitare di venir appesantiti dall’acqua, ed insieme si tuffarono.

 

La discesa verso il fondale sembrò più lunga di quanto lo fosse in realtà.

Già dopo qualche secondo il bruno iniziò ad avvertire la pressione serrarsi attorno alle sue orecchie, come se la sua testa stesse venendo avvolta e stritolata. La profondità però risplendeva della luce dei riflettori sul tetto della struttura, lanciando bagliori azzurri sui volti diafani dei ragazzi.

Lui era lì.

La sua giacca grigia era appiattita sul suo corpo come una seconda pelle, mentre i capelli blu nascondevano la nuca, schiacciata sulle mattonelle del suolo.

Gli studenti si guardarono un’ultima volta, nonostante il fiato stesse venendo a mancare ad entrambi.

- Scusami se sto esitando… Arima.- Con la colpevolezza nel cuore, lo Ultimate Memory socchiuse gli occhi ed afferrò un braccio di quello che era stato un suo compagno di classe.

Il contatto con la carne rigida e pesante lo fece trasalire, ma percepì subito come Zetsu stesse già cercando di tirarlo a galla. Lui non poteva di certo rallentare ancor di più quella delicata procedura.

Il corpo di Arima Robun sarebbe servito come indizio importante per le indagini? Questo non gli era dato saperlo.

- La mia unica certezza… qui ed ora… - Pensò mentre risaliva verso la luce più intensa, allontanandosi dai meravigliosi riflessi azzurri per emergere in un mondo molto più tetro.

-È che qualcuno ha ucciso due miei compagni di classe.-

 

Emergendo, i ragazzi spalancarono le bocche in preda al panico, cercando di immagazzinare quanta più aria possibile. Ne erano rimasti senza in acqua per molto tempo, e lo sforzo di trasportare un corpo immobile non era stato di certo facile.

Ancora boccheggiando, trasportarono il cadavere verso i loro compagni, ed appoggiandolo sul bordo della piscina riuscirono per la prima volta a scorgere il volto fino ad allora nascosto.

“ Yaaah !!” Strillò terrorizzata Lilith Kurenai, portandosi le mani davanti al volto, ora pallido.

Persino i più coraggiosi di loro non rimasero impassibili davanti alla visione che si prospettò in quell’istante.

“ È… è davvero… lui ?” Balbettò senza fiato Akagi Aozame, sentendosi montare dentro un senso di disgusto e terrore mai provato prima.

“ Sì. Per quello che ne è rimasto.” Rispose con amarezza Kigiri Yoko, abbassando lo sguardo e chiudendosi in se stessa per qualche secondo.

 

La carne del volto di Arima si era gonfiata come una massa informe e violacea, ricoprendone gli occhi e gli zigomi fino a renderlo quanto di più diverso dal suo vecchio profilo affilato e magro.

“ La deformazione post-annegamento rende così il corpo umano… questo significa che di certo è qui da molto tempo.” Rifletté con tono mesto Fujima Wakuri, inginocchiandosi al fianco del cadavere

 

“ Se volete davvero scoprire chi ha ucciso questi due, sicuramente auto-commiserarvi e voltare lo sguardo non vi aiuterà !”

Al sentire quel tono freddo e spietato, gli occhi degli studenti si riversarono contro una sola persona: Takejiro Kurisu, lo Ultimate Liar.

Tuttavia il corvino, rimasto in disparte con le mani nelle tasche ed il solito cappuccio calato sulla fronte, reagì con un’occhiata confusa.

“ E-Ehi? Cosa avete da guardare, io non ho detto niente !” Si difese, essendo stato colto alla sprovvista da diversi sguardi in cagnesco.

“ Ma come… non sei tu il tipo che dice questo genere di cose ?” Si grattò la testa con confusione Umezawa Gaho.

“ Lo stronzo qui è uno solo, si sa.” Annuì accondiscendente Nishizaka Iki, facendo gonfiare una vena sul collo dello Ultimate Liar, offesissimo.

“ E invece vi dico che è stato quello lì !” Rivelò infine, indicando qualcuno non molto distante da lui.

 

Tutti allora seguirono il suo dito, ritrovandosi a guardare con i loro ventiquattro occhi una persona in particolare.

“ Yo-Yo-Yonamineee ?!” Esclamò stupefatta Amari Sako, facendo rizzare le sue orecchie finte da gatta come due spilli.

“ Ehm… ma non sarebbe molto IC.” Mormorò Zayasu Korin, al che gli altri lo guardarono confusi.

“ Vuol dire In-Character.” Rivelò allora, sospirando.

“ Comunque sia… non è da Yonamine dire queste cose. E poi il tono di voce era diverso !” Nashi cercò di giustificare il compagno, incapace di credere che Yonamine potesse esprimere un commento del genere.

Lo Ultimate Actor, intanto, era rimasto immobile come una statua, con lo sguardo perso nel vuoto al di sotto di sé. Attese per quella che sembrava un’eternità prima di parlare.

 

“ Avete qualche problema? Pensate che non abbia ragione se vi dico che ci serve iniziare l’investigazione per sopravvivere ?!” Assumendo un tono di voce molto più basso e rauco, assieme ad un’espressione truce, il giovane attore si calò il basco sulla fronte.

Di colpo emanava un’aura di freddezza ed ostilità, tenendo a distanza tutti quelli attorno a sé.

- Cosa ?!- Fu tutto ciò che Nashi riuscì a pensare.

“ Co-Come …” Umezawa iniziò a ruggire stringendo i pugni, come mai nessuno lo aveva visto fare.

“ Arima e Mitsuko erano nostri compagni! Dacci almeno il tempo di metabolizzare la loro morte !” Lo anticipò l’attore, imitandone il tono rabbioso e spalancando gli occhi, improvvisamente diventati colmi di dolore e sofferenza.

Lo Ultimate Stuntman rimase allibito. Le parole gli erano state rubate di bocca, e per di più con un’imitazione perfetta di come avrebbe terminato la frase.

“ Stai calmo, dannazione !” Proseguì l’attore, questa volta con una voce più esplosiva, ma anche spezzata dalla sofferenza.

“ Brutto stupido, ti sembra il momento di litigare ?” Abbassando lo sguardo con aria frustata, il ragazzo sembrò essere improvvisamente diventato Kumagai Yone, l’unica ragazza capace di riprendere l’impulsivo stuntman.

“ Che diavolo gli sta succedendo ?” Si chiese la vera Ultimate Contorsionist.

“ Credo che in fondo tutti noi abbiamo intenzione di scovare il colpevole di questi due omicidi… per questo sarebbe meglio iniziare le indagini prima che il tempo scada.” Portandosi un indice al mento ed attenuando la voce per renderla molto leggera, ma al contempo fredda, Yonamine sembrava star imitando proprio Kigiri.

“ Non vogliamo che il killer la faccia franca. Giusto ?” E con le ultime parole, l’attore si rivolse alla Ultimate Criminologist, la quale era rimasta impassibile di fronte a questa imitazione.

 

“ Credi di essere simpatico recitando le nostre parti in questo modo ?” Sbuffò cinicamente Ebisawa Shoko, aspettandosi una risposta dall’attore.

Questa volta, però, il ragazzo rimase in silenzio, nuovamente con lo sguardo perso nel vuoto.

“ Recitazione… non mi piace questa parola.” Con una voce calma e sospesa nell’aria, l’attore riprese a parlare.

“ Preferisco il termine inglese “to play”, in quanto è anche un sinonimo del verbo giocare. La recitazione è un gioco, in fin dei conti.”

“ E tu credi che questo sia un gioco? E pensare che sarei io quello stronzo …” Borbottò Takejiro, ancora offeso per la parola di prima.

“ Un meraviglioso gioco dove il compito è trovare il costume giusto per il ruolo che vuoi.” Scoprendosi il capo e pettinandosi ordinatamente i corti capelli di lato, Yonamine iniziò ad imitare il tono accomodante di Arima Robun.

“ Non sono tipo da Metodo Stanislavkij… credo sia inutile spendere giorni per cercare di entrare in un personaggio che altri hanno scritto e creato.” Con la schiena ingobbita ed un’espressione cupa negli occhi, invece, era diventato Mitsuko Atsuki.

“ Comprendere un personaggio è più come doverti cavare un occhio per recuperare la chiave di un meccanismo che altrimenti ti ammazzerebbe in pochi secondi.” Per via della citazione fuori luogo e dell’entusiasmo negli occhi mentre ne parlava, fu facile associarlo ad Amari Sako.

“ Dove vuoi andare a parare ?” Lo interruppe Nishizaka Iki, leggermente infastidita da quella situazione.

“ Intendo dire… !” Di colpo il ragazzo si avvicinò al suo volto, con gli occhi spalancati e colmi di terrificante innocenza, come spesso capitava di fare a Fujima Wakuri.

 

“ Che tutto quello che sto facendo è cercare di comprendere quale tra le vostre menti abbia potuto escogitare questi omicidi. Potrebbe rivelarsi un’impresa molto facile, d’altronde si dice che tu non possa giudicare una persona senza prima aver visto l’interno della sua casa… ehm, ovviamente vi chiedo scusa per l’intrusione inaspettata !”

E dopo aver terminato quel discorso alterando il suo modo di parlare più e più volte, il ragazzo si avvolse nuovamente la sciarpa attorno alla bocca ed indossò il suo cappello. Il silenzio era stato ripristinato.

“ Bhaaa! Mi sta andando in pappa il cervello, per favore cambiamo discorso !” Si lamentò Jitsuke Zetsu, massaggiandosi le tempie per tornare concentrato.

 

“ E invece no !” Senza interrompere quell’atmosfera frenetica, Monokuma appare in mezzo agli studenti con la sua voce squillante ed infantile.

“ Mancava solo lui …” Commentò Akagi Aozame, iniziando a strofinarsi la faccia con un fazzoletto per asciugarla dal sudore, causato senza dubbio dal suo stato inquieto.

L’orso peluche non sembrò far caso a quelle parole, e dopo aver squadrato a lungo tutti gli studenti, spalancò la bocca  in un’espressione sorpresa.

“ Wow! Addirittura due morti in un solo giorno! Questa cosa è destabilizzaaante …”

“ Tsk! Non aspettavi altro, vero ?” Ringhiò ferocemente Takejiro Kurisu.

“ A dir la verità sì, ho detto una bugia. Per stupirmi ci vuole Ben Affleck…”

“ Questa citazione è così underground che in altre circostanze mi sarei senza dubbio eccitata… ma non è questo il caso.” Mormorò con voce dura Amari Sako.

Monokuma intanto stava dando in escandescenze.

“ Basta interrompermi! Sono venuto qui per dirvi che sui vostri e-Handbook c’è una sorpresa adatta a questo nuovo caso. E basta! Io me ne vado…”

Oltraggiato, l’orso bianco e nero scomparve come suo solito, lasciando nella piscina una fastidiosa sensazione di oppressione.

 

“ Avanti… controlliamo questi affari schifosi.” Sibilò rassegnata la Ultimate Web Personality, afferrando il dispositivo che tanto aveva criticato nei giorni precedenti.

“ Che ci abbia installato Osu ?” Sperò lo Ultimate Rhytm Game Player, sospirando addolorato quando scoprì che le sue preghiere non erano state ascoltate.

Una nuova schermata ora era apparsa sul display, riportando una scritta in caratteri cubitali:

“ Monokuma File ”

Una pixel art di Monokuma affiancava l’ultima lettera.

“ Che cosa dovremmo farci ?” Umezawa Gaho si grattò la testa nervosamente, ma fortunatamente l’applicazione rispose alla sua domanda dopo uno squillo.

Su tutti gli schermi ora la schermata era cambiata, trasformandosi in un documento di testo affiancato da diverse immagini. Gli studenti ebbero un brivido quando compresero che le suddette immagini altro non erano che fotografie dei compagni che avevano perso quel giorno.

Era presente anche una mappatura dei loro corpi, dove in fucsia erano evidenziate le zone danneggiate.

Mitsuko presentava tagli su tutto il volto, con l’eccezione di uno squarcio sulla testa, poco sopra l’orecchio destro. Arima invece riportava una colorazione blu dei suoi polmoni, indice dell’annegamento.

I ragazzi lessero allora le poche scritte sul documento.

 

 Vittima: Mitsuko Atsuki.

Il corpo è stato ritrovato nella libreria del Secondo Piano.

L’ora del decesso è circa le 7:00.

La causa della morte è una profonda ferita da arma da taglio sul cranio, causata da un falcetto per l’agricoltura. Il suo cuore si è fermato alle 6:30.

L’altra pagina invece:

Vittima: Arima Robun.

Il corpo è stato ritrovato nella piscina del Secondo Piano.

L’ora del decesso è circa le 6:50. La causa del decesso è annegamento.

 

“ Mi sembra tutto abbastanza ovvio.” Ebisawa Shoko rilesse più volte il Monokuma File, ogni volta riportando lo stesso sguardo deluso.

“ In realtà qui c’è un dettaglio importante che non potevamo sapere !” Lo corresse Jitsuke Zetsu, con un tono completamente rivitalizzato rispetto a prima.

“ Sto parlando dell’ora del decesso! Prima non avevamo idea di quando fossero stati uccisi Arima e Mistuko, ma ora invece sappiamo che è accaduto alle 6:30 e alle 7:00.”

La speranza di avere un indizio in più si contrastava con il pensiero che quell’aiuto fosse stato dato loro proprio da Monokuma, ma gli studenti dovettero sopportare quella scomoda verità.

 

“ Adesso invece sono le …” Rifletté Amari Sako, alzando lo sguardo verso l’orologio poco sopra l’ascensore.

“ Cosa?! Le 10:10 ?” Esclamò quando lesse l’orario, facendo assumere un’espressione confusa a molti dei presenti.

“ Eeeh?! È già passata un’ora e non sappiamo niente dell’assassino !” Urlò disperato Yonamine Genjo, mettendosi le mani tra i capelli.

“ E ora che parte stai interpretando ?” Chiese con una punta di sarcasmo Takejiro, ricevendo solo un lungo silenzio dallo Ultimate Actor.

“ Non può essere passata un’ora. Se controlliamo infatti sul nostro e-Hanbook …” Rasserenò Kigiri con la sua voce piatta, mostrando così il proprio schermo agli altri.

L’orario riportato era 9:10.

L’orologio da muro mostrava una differenza di ben un’ora dall’orario riportato su tutti i dispositivi prodotti da Monokuma.

“ Visto che tutti noi riportiamo la stessa ora, mentre l’orologio della piscina no …” Iniziò a teorizzare Jitsuke, con espressione corrucciata.

“ Vuol dire che qualcuno ha modificato l’orario di quell’orologio !” Esclamò Nashi, terminando la frase dell’amico.

Eppure qualcosa gli parve strano nell’affermazione appena realizzata.

La distanza tra l’orologio ed il pavimento era poco più dell’altezza dell’ascensore, ovvero due metri ed una decina di centimetri.

- Solo qualcuno di molto alto avrebbe potuto prendere l’orologio e modificare l’orario.- La sua bassa statura gli procurò un leggero sollievo, forse perché almeno non sarebbe stato tra i sospettati.

 

“ Ma perché cambiare l’ora ?” Si chiese Kumagai Yone, inarcando un sopracciglio.

“ Anche se fosse stato Monokuma per farci uno scherzo, non avrebbe comunque senso.”

“ Non credo sia stato Monokuma… quanto l’assassino.” Le rispose Fujima Wakuri, con un sorriso sornione stampato sul viso.

- L’orario dell’orologio della piscina è stato spostato in avanti di un’ora, presumibilmente dall’assassino. Un dettaglio di cui tenere considerazione.- Si appuntò mentalmente Nashi, prima di sorvolare con lo sguardo il resto della piscina.

“ Cerchi altri indizi, Nashi ?” Gli domandò allora Lilith, notando il suo sguardo serio e concentrato.

Così tanto serio e concentrato, che quando la rossa gli parlò lo colse alla sprovvista, facendolo sussultare in modo molto poco composto.

“ Ehi !” Squittì il ragazzo, sorprendendo così la stessa ragazza.

“ Ehm… dicevo… sì. Mi chiedevo se qui ci fossero altri indizi. Dopotutto, come dice il Monokuma File, questo è il luogo del delitto di Arima.” Rispose dopo essersi ripreso, al che Lilith annuì.

“ Però non dobbiamo dimenticarci che il luogo del decesso di Mitsuko è in libreria.” Aggiunse la ragazza timidamente, provando a rendersi utile persino in una situazione tanto macabra.

 

In quella sua convivenza nella torre le era stato tenuto nascosto il significato del piano di Monokuma, fino a quello stesso giorno. Lo Ultimate Memory temeva che la ragazza si sarebbe sentita tradita dai suoi compagni che le avevano nascosto la verità per tutto quel tempo, eppure la Ultimate Majokko dimostrava ancora una volta la sua grande forza di determinazione.

Ricordò nuovamente le parole di incoraggiamento che gli aveva detto qualche giorno prima:

Sei l’unico che ha il coraggio e la determinazione per poter risollevare gli animi di tutti noi…”

Erano state le stesse parole che gli avevano permesso di aprirsi a Mitsuko, e di svelare i suoi veri sentimenti sulla fiducia.

Non avrebbe mai tradito entrambe le ragazze, e proprio la morte della Ultimate Hexer ora gli infondeva forza e coraggio nella speranza di cui parlava Lilith.

 

“ Non sembra che qui ci sia altro… se non il meccanismo per calare il telo protettivo sulla vasca.” Osservò sbrigativamente i due pulsanti sulla parete.

Quello verde serviva a calare il telo, mentre quello rosso lo riavvolgeva per scoprire la piscina.

Premendo quello verde, un debole rumore meccanico risuonò nello spazio vuoto, seguito da un ronzio simile ad un mulinello che si riavvolge.

Come un’ombra nera, la copertura iniziò molto lentamente a calarsi sull’acqua.

“ È davvero una procedura molto lenta.” Commentò Zayasu Korin, inginocchiandosi sul bordo vasca per toccare il telo. Il suo dito affondò, tendendo il tessuto.

“ Sembra abbastanza elastico.” Aggiunse con aria pensierosa, venendo osservato da Nashi.

 

“ Qui non c’è altro. Sembra che il grosso dell’investigazione si svolgerà fuori.” La voce gracchiante ed altezzosa di Yonamine Genjo sorprese gli studenti, mentre lo Ultimate Actor spalancava la porta per venir inondato dalla luce solare del mattino da poco sorto.

“ Io non sono così.” Nashi sentì Kigiri mormorare in disparte, lanciando un’occhiata fredda all’attore.

Segretamente divertito dal vedere la Ultimate Criminologist offesa per la prima volta, il ragazzo cercò di consolarla.

“ Sì, forse non sta nemmeno interpretando te.” Dopotutto la ragazza dai capelli lilla era una sua amica, e la sua preziosa alleata durante i famigerati Class Trial grazie al suo talento innato nello scovare i criminali.

Forse si sentiva minacciata dalla competizione di Yonamine, in quanto lui poteva sfruttare i suoi stessi ragionamenti a proprio vantaggio.

La ragazza guardò Nashi, cercando di comprendere se fosse sincero o meno. Dopodiché sospiro, esasperata.

“ L’importante è che sia utile durante l’investigazione…”

Il ragazzo non riusciva a non trovare buffo il modo dell’amica di riprendere compostezza. Probabilmente avrebbe riso se lo sguardo serio di Kigiri non gli facesse così tanta paura.

“ Se ci pensate però è interessante come abbia sfoderato il suo talento da attore proprio in questa situazione.” Si affiancò Zetsu, con aria rilassata ed un sorriso divertito stampato sul volto.

“ Dev’essere vero che …”

“ …gli esseri umani, in quanto animali, si evolvono per adattarsi alle difficoltà della vita.” Proprio Yonamine lo interruppe, imitando il suo tono di voce ed inforcando un paio di occhiali con aria professionale.

“ Ehi! Io non faccio così !” Urlò di risposta lo Ultimate Hypnotist, anch’egli adesso intollerante alle imitazioni.

 

L’esterno del secondo piano era sgombro da qualsiasi cadavere, però nessuno poteva dimenticarsi come fosse iniziata lì l’atmosfera di tensione precedente alla scoperta dei loro compagni morti.

“ L’erba è macchiata di sangue. Deve senza dubbio appartenere a Mitsuko.” Yonamine rifletteva tra sé e sé, accarezzando un ciuffo d’erba appesantito dal sangue.

“ E perché non al suo assassino ?” Lo interruppe Kumagai Yone, inclinando la testa di lato.

L’attore si voltò verso la Ultimate Contorsionist con il tipico sguardo apatico che presentava quando non stava interpretando nessun personaggio.

“ Poniamo il caso che Mitsuko sia riuscita a difendersi. Magari aveva lei il falcetto, ha combattuto e poi l’assassino si è appropriato dell’arma… in questo modo basterà cercare dei graffi o dei segni di lotta su ciascuno di noi.”

Propose la bionda, al massimo della sua serietà.

Tuttavia, l’attore sventolò la mano e mostrò un’espressione annoiata.

“ Bhe, non credo sia come dici tu. Questo perché Arima non ha alcun graffio o altro…” Terminò con uno sbadiglio, in perfetto stile Ebisawa Shoko.

“ Cosa ?!” Esclamò sorpresa la ragazza.

“ Sì, hai capito bene. Credo che Arima possa essere stato l’assassino.”

In quel momento il trio Nashi, Lilith e Zetsu, i quali avevano ascoltato la conversazione, si avvicinarono all’attore.

 

“ A-Aspetta Yonamine, non ti sembra di esagerare? Vuoi forse dire che Arima ha ucciso Mitsuko per poi togliersi la vita ?” Lo fermò lo Ultimate Memory, in completo disaccordo con le accuse del compagno di classe.

Yonamine di tutta risposta non lo degnò di uno sguardo, ma continuò a contemplare l’erba.

“ Perché no? Era l’unico presente qui, insieme a Mitsuko. Probabilmente si è tolto la vita depistandoci con l’orologio modificato per farci accusare la persona sbagliata. Un suicidio folle per condannarci tutti…”

“ Basta !” Questa volta Nashi lo interruppe dal proseguire, costringendo l’attore a voltarsi per guardarlo in faccia.

Il bruno lo fissava a sua volta con gli occhi fissi su di lui, segno che non avrebbe ceduto. Rimasero immobili, guardandosi per qualche interminabile secondo di silenzio.

“ Ascolta, Nashi…” L’attore non lo aveva mai chiamato per nome, così il ragazzo rimase confuso dal sentirsi parlare in modo così diretto.

Sfilandosi il cappello, Yonamine gli rivolse per la prima volta uno sguardo non più freddo e distante come i precedenti, ma molto più umano. I suoi occhi erano rilassati, così come la voce che sfoderò.

“ Tutto ciò che sto facendo è semplicemente rendermi utile. Se fossi lo stesso Yonamine Genjo del precedente Processo di Classe, inutile e terrorizzato, non me lo perdonerei mai… so bene quanto è grande la posta in gioco, però devo provare ad andare avanti con le mie deduzioni.”

Lo Ultimate Memory comprese in parte cosa l’altro gli volesse dire.

Durante le investigazioni del primo omicidio non avrebbe saputo cosa fare se non ci fosse stata Kigiri. Probabilmente l’attore si era sentito ispirato dalla ragazza tanto quanto lui, al punto da venire inondato dal suo stesso spirito di iniziativa.

- Non sta facendo nulla di sbagliato, dopotutto.- Comprese, al che gli scappò un leggero sorriso.

 

“ Hai ragione. Confronteremo le nostre deduzione al Processo di Classe, allora.” Annunciò, felice di sapere che la speranza ormai dimorasse anche nel cuore del suo amico.

L’attore ebbe una strana reazione nel vederlo così contento: dapprima ebbe una specie di tic all’occhio, e mentre cercava di nasconderlo calandosi ancor di più il cappello sulla testa, parve stringersi sempre di più nei propri indumenti per nascondersi.

Lo Ultimate Memory rimase confuso da quella reazione, ma decise di non fare perdere altro tempo allo Ultimate Actor.

 

Un altro dettaglio lì presente era il sangue sulla statua di Monokuma, poco prima dello strapiombo.

“ E pensare che proprio Arima è caduto da qui, qualche giorno fa.” Rifletté Zetsu, ricordando il primo incontro con Lilith.

“ Arima è sempre stato così gentile.” La Ultimate Majokko si lasciò sfuggire un triste sorriso, ricordando come lo Ultimate Event Planner l’avesse rassicurata al suo arrivo.

Era così spaventata allora, mentre lui aveva rischiato la sua vita pur di metterla al sicuro.

“ Mancherà a tutti… così come Mitsuko.” Aggiunse Zetsu, posando una mano sulla spalla della ragazza per rassicurarla. Erano tutti sulla stessa barca, e condividevano lo stesso dolore.

Nashi era l’unico a non essersi aggiunto a quella conversazione, il che parve strano ai due studenti.

“ Nashi ?” Cercò di richiamarlo l’amico dai capelli verdi, ma il ragazzo non rispose.

- Perché proprio lì sopra ?- Si chiedeva intanto, fissando il sangue che macchiava il piatto sorretto dalla statua.

 

Le ultime stanze rimaste erano la classe 5-C e la libreria.

Lì, sul pavimento il sangue formava una striscia informe, segno che qualcuno doveva aver trascinato di peso il cadavere della Ultimate Hexer.

La meccanica ricordò a Nashi l’omicidio di Domen, dove Iwayama aveva spostato il suo cadavere nella claw machine.

- In quell’occasione ovviamente Iwayama si era sporcato i vestiti, così se  n’era disfatto… chissà cosa ha fatto stavolta il killer ?-

Il sangue si interrompeva proprio dove lo scaffale era crollato, riversando i libri sul corpo di Mitsuko Atsuki.

Il falcetto, arma del delitto confermata persino dal Monokuma File, era ancora lì.

I ragazzi notarono come il sangue della ragazza si fosse riversato persino sul legno crollato e sulle pagine, rendendo le macerie simili ad una carcassa insanguinata.

 

“ Che senso ha avuto portarla qui ?” Si domandò Fujima Wakuri, già presente nella stanza ed intenta ad osservare l’accaduto.

I ragazzi la guardarono incuriositi, cercando di comprendere cosa volesse dire.

“ Intendo… se c’era sangue nel giardino, e persino sulla statua… perché trascinarla fin qui? E per di più, perché rovesciarle sopra una libreria ?”

Le parole della Ultimate Toxicologist fecero illuminare gli occhi di Nashi, il quale aveva appena compreso un dettaglio importante.

“ Non le ha rovesciato addosso la libreria.” La corresse, guardando con massima concentrazione la scena del delitto.

Il corpo della Ultimate Hexer non era stato seppellito dallo scaffale, ma solo dai libri. Infatti i resti del mobile erano spezzati e sparpagliati al di sotto di lei.

“ Piuttosto è come se si trovasse dietro la libreria. Probabilmente alcuni di questi pezzi di legno rotti lo erano in precedenza, formando una nicchia necessaria per l’ingresso di un corpo.”

“ Aspetta Nashi! Vuoi forse dire che Mitsuko si è nascosta dietro la libreria ?” Chiese Zetsu, confuso.

“ No.” Rispose l’amico, secco.

“ Piuttosto, giudicando dalla striscia di sangue… credo che l’assassino l’abbia trascinata inizialmente qui, nascondendola dietro questa libreria. Però in seguito i suoi piani devono essere cambiati, così …”

Non terminò la frase. Costruire teorie su teorie non sarebbe servito a nulla senza unire tutti i tasselli del puzzle.

- Devo rilassarmi. Devo essere come Kigiri.-

 

Con metodica calma estrasse il suo e-Handbook, e grazie alla funzione delle note iniziò ad appuntarsi tutti gli indizi, aggiungendoci commenti e considerazioni.

Vedendolo così impegnato, Zetsu e Lilith esitarono a parlargli, per poi accennare un breve:

“ D’accordo Nashi… se hai bisogno di noi controlliamo ancora qui fuori.”

Tanto era concentrato, il ragazzo nemmeno li sentì uscire, così quando si chiuse la porta spalancò gli occhi dalla sorpresa.

“ Ehm …” Balbettò, imbarazzato per la brutta figura che doveva aver fatto.

Fujima intanto aveva raccolto il pendente di ossidiana di Mitsuko, avvicinandosi per mostrarglielo.

“ Dev’essersi staccato durante l’assalto.” Osservò, indicando la cordicella recisa di netto.

Il bruno annuì, rispecchiandosi nella pietra liscia e levigata.

“ Fujima, tu hai sentito per caso qualcuno uscire dalla sua camera stamattina? Magari proprio Mitsuko, essendo tua vicina nei dormitori ?” Provò a chiederle il ragazzo, sperando in una risposta capace di portare avanti l’investigazione.

Gli sarebbe bastato anche solo l’orario in cui la ragazza era uscita dalla sua camera.

 

“ Uhm…” La ragazza dai capelli arancioni rifletté a lungo, per poi esclamare, illuminata da un ricordo:

“ Effettivamente ho sentito qualcosa di strano, stamattina. Era una… puzza.”

“ Una puzza ?” Ripeté confuso Nashi.

“ Sì. Mi sono svegliata per colpa di quella! Era poco prima delle 7:30.” Aggiunse cordiale la ragazza.

Il ragazzo rimase confuso da quella dichiarazione.

- Io sono uscito dalla mia camera per quell’ora... ma non mi è parso di sentire nessun’odore strano. Forse è perché la mia camera è situata lontano da quella di Fujima.-

Vedendolo così chiuso nei suoi pensieri, la Ultimate Toxicologist avvicinò la sua faccia a quella del ragazzo, puntandolo con i suoi grandi occhi brillanti e sorridendo.  

“ Non so se la cosa ti stia eccitando o meno… però sappi che quell’odore non proveniva da me, bensì da fuori la mia stanza !” Trillò, con un’inquietante voce infantile.

Il ragazzo divenne pallido, allontanandosi di mezzo metro con le mani davanti a sé.

“ Ma perché dovrei pensare queste cose ?!”

 

Dopo qualche altro minuto, lo Ultimate Memory uscì dalla libreria con un pensiero fisso nella testa.

- Ognuno di noi si sta creando le proprie convinzioni su come si sia svolto l’omicidio… però solo una sarà quella che potrà salvarci tutti. Andrò avanti per raggiungere la verità… è questo che ho promesso a Yonamine.-

Individuò l’attore poco lontano da dove gli aveva parlato prima, così lo raggiunse.

- E a proposito di Yonamine …-

 

“ Trovato niente, Nashi? È passata quasi mezz’ora dall’inizio dell’investigazione, non ci rimane molto tempo.” Osservò il ragazzo non appena lo vide, controllando nervosamente l’orario.

“ Yonamine, ho una domanda da farti.” Lo Ultimate Memory ignorò la domanda e persino la scarica di paura che gli procurò sentire quanto poco tempo fosse rimasto.

Sentendolo così allarmato Yonamine smise di dedicarsi all’investigazione, e con un sopracciglio inarcato si fermò ad ascoltarlo.

“ Fai pure …”

“ Ho bisogno di sapere perché stamattina sei stato l’ultimo ad arrivare e anche perché non sei voluto salire con noi nell’ascensore.” Disse tutto d’un fiato il bruno, venendo seguito da un lungo silenzio dopo che ebbe finito di parlare.

Lo Ultimate Actor era rimasto con gli occhi spalancati dopo quella richiesta, immobile. Pareva quasi una statua, come quella che lo sovrastava.

“ Non posso risponderti.” Concluse, cercando di liquidarlo.

“ No, Yonamine! Devo saperlo.” A costo di afferrarlo per un braccio, Nashi dovette fermarlo.

“ Sei stato tu a dire tutti dobbiamo andare avanti, proprio perché la posta in gioco sono le nostre vite. Ho bisogno di saperlo… per favore.”

Forse aveva alzato un po’ troppo la voce, e un po’ gli dispiaceva farlo con un amico, però era stata la sua determinazione a parlare.

Yonamine non rispose, ma Nashi percepì come il suo corpo stesse tremando. Preoccupato lasciò la presa, al che l’attore tenne lo sguardo abbassato, nel silenzio.

- Forse gli ho fatto male.- I sensi di colpa stavano già attaccando il ragazzo, quando le parole tornarono ad uscire dalla bocca di Yonamine, deboli e appena sussurrate.

 

“ Al mio risveglio ho trovato la porta della mia camera aperta… ed il mio e-Hanbook era sparito.” Ammise con tono colpevole, trovando comunque difficoltà a rivelarsi in quel modo.

“ Cosa? Qualcuno è riuscito ad entrare in camera tua ?” Ripeté preoccupato Nashi, ricevendo come risposta solo un silenzioso segno di assenso.

“ Capisco… per questo non sei potuto entrare nel bagno e…”

Il ragazzo si fermò, interrompendosi con la bocca ancora aperta. Comprese immediatamente cosa ci fosse di sbagliato, così socchiuse il suo sguardo fino a rendere i propri occhi, ora duri come pietre, appena due fessure.

“ Perché mi stai mentendo, Yonamine ?”

Nuovamente non ricevette risposta, ma poté giurare di aver scorto il volto dello Ultimate Actor, coperto da cappello e sciarpa: era assolutamente terrorizzato.

- Non mi aiuterà mai di questo passo. Forse al Processo di Classe riuscirò a capire cosa mi sta nascondendo.- Comprese.

Non disse più nulla, e lasciò l’attore da solo mentre andava a rivolgersi altri suoi compagni.

 

 

Trovò Nishizaka Iki appoggiata alla porta della piscina, china su se stessa e con un piede sollevato.

La sentì imprecare contro qualcosa, così le si avvicinò incuriosito.

“ Tutto bene, Nishizaka ?” Domandò, ricevendo come risposta un grugnito seccato.

“ Guarda queste scarpe nuove! Per colpa di quello schifo di vernice nell’ascensore me le sono rovinate per sempre! Capisci quanto è costosa la tela ?”

Sentendo la Ultimate Web Personality lamentarsi senza dargli alcuna spiegazione, al ragazzo non restò altro che guardare.

In questo modo notò come la suola e anche parte delle scarpe della ragazza dai capelli rosa fossero macchiate di bianco.

“ Hai detto… nell’ascensore ?”

“ Sì. Quando siamo entrate non l’ho vista minimamente ma era tutta sul pavimento.”

Il ragazzo le chiese di mostrarle l’ascensore della piscina, così la ragazza glielo permise.

- Solo le ragazze possono aprire questo ascensore con i loro e-Handbook…- Si ripeté Nashi mentre le porte si aprivano.

 

Effettivamente sul suolo dell’ascensore erano presenti dei piccoli schizzi di vernice biancastra, ora seccata al suolo. Nishizaka doveva aver sfortunatamente calpestato la chiazza più grande.

“ Controllate la vernice ?” Chiese loro Kigiri, appena apparsa alle loro spalle.

Anche lei stava prendendo appunti sul suo e-Handbook, e con una semplice occhiata Nashi scorse quanto fossero numerosi in confronto ai suoi.

“ Sì, questa maledetta vernice.” Rettificò Nishizaka.

Il ragazzo comprese che un dettaglio così fuori luogo non poteva essere completamente senza un motivo, e forse quella vernice nascondeva qualcosa.

“ Kigiri, posso vedere il tuo stivale, per favore ?” Domandò allora alla ragazza dai capelli lilla, cercando di risolvere questo suo dubbio.

“ Cos’è oggi, la giornata dei fetish di Nashi ?” Trillò scherzosa Fujima Wakuri, di passaggio.

“ Non è come …” Il ragazzo si schiaffò una mano in faccia, esasperato.

 

Dopo essersi levata la stivale, la Ultimate Criminologist constatò come anche lei avesse calpestato la vernice.

“ Deve appartenere al barattolo di vernice negli oggetti che abbiamo requisito ieri. L’ho appena controllato ed è stato quasi del tutto svuotato. Persino un telo grigio manca …”

“ E anche il falcetto.” Aggiunse Nashi, ricordando gli oggetti spostati al sicuro il giorno prima.

La criminologa annuì, tornando poi concentrata sulla macchia secca sullo stivale.

Con un dito, fortunatamente ricoperto dal guanto, grattò via la vernice.

Un dettaglio misterioso attirò subito l’attenzione dei presenti: nel grumo solidificato, ora spaccato, erano presenti delle tracce di sangue, anch’esso secco.

“ Dev’essere finita a contatto con del sangue… o forse con qualcosa macchiata proprio di quello.” Osservò Nishizaka.

“ Se hai detto che manca il telo dall’inventario, forse è stato proprio quello.” Ipotizzò Fujima.

“ Se qualcuno ha portato la vernice sia sopra che sotto, allora deve essere per forza passato dal salone.” Comprese Nashi, seppur non riuscendo ad immaginarne il motivo.

“ E noi sappiamo chi ha visto gli spostamenti di tutti nel salone, questa mattina.” Kigiri sfoderò un sorriso soddisfatto, segno che stava andando tutto come voleva lei.

 

“ Eh? Volete sentire la registrazione della puntata di oggi ?” Ripeté Ebisawa Shoko, ricevendo un energico “sì” da Kigiri e Nashi.

“ Dopotutto sei stato il primo a svegliarti stamattina per adempiere al tuo lavoro, no ?” La ragazza aveva bene a mente la dedizione che lo Ultimate Radio Host stava riponendo in quei giorni al suo programma radiofonico.

Ebisawa, arrossendo lusingato, gonfiò il petto come avrebbe fatto un pavone con la sua coda.

“ Bhe… bhe. Si può dire che è vero.”

“ A che ora hai iniziato oggi, Ebisawa ?” Domandò Nashi.

“ Alle 6:00. Appena mi è stato possibile uscire dalla camera avevo già tutta l’attrezzatura preparata.”

L’orario in cui gli studenti dovevano rimanere nelle loro camere andava dalla mezzanotte alle sei del mattino, qualsiasi uscita fuori orario sarebbe stata considerata trasgressione alle regole del Killing Extra-Curricular Course.

 

“ Con le tue registrazioni allora potremo avere l’orario in cui ciascuno di noi è entrato in Salone.” Gli spiegò allora lo Ultimate Memory, al che il ragazzo dai capelli ricci con sempre le cuffie addosso sospirò.

“ D’accordo. Tieni, questa è la scaletta… nel caso possa servirvi.” E mentre inseriva una micro-SD nel suo e-Handbook, gli passò un foglio.

Nashi lo lesse rapidamente, notando come ci fossero segnati gli argomenti di discussione per orario, e anche le canzoni presenti nella puntata.

Puntata Numero 3:

Musica-Dalle 6 alle 6:30: Compilation di Black Cherry.          

Argomento- Chiacchiere mattutine / Cosa è successo negli ultimi giorni.

Musica-Dalle 6:30 alle 7: Compilation di Summer Tree.

Argomento- Consigli su come impiegare il proprio tempo.

Musica- Dalle 7 alle 7:30: Compilation di Begrave.

Argomento- Frequently Asked Questions

Musica- Dalle 7:30 alle 9: Sayakers

Argomento- Interviste agli Ultimate Students.

 

“ Ecco la registrazione. Vi avviso che l’ho editata in fretta, eh…” Annunciò lo Ultimate Radio Host, riproducendo la puntata mentre i due si erano inginocchiati al suo fianco.

Il programma si aprì con la voce calda di Ebisawa che annunciava l’inizio e salutava il suo pubblico, ovviamente formato dagli studenti lì rinchiusi.

Per circa tre ore di fila il ragazzo aveva continuato a parlare, ma a causa del tempo ridotto, fece ascoltare loro solo determinate parti.

Ricordandosi a memoria gli orari, trovò alcuni intermezzi nella puntata in cui si sentiva un leggero rumore di cardini che si muovevano.

“ La porta del Salone !” Comprese Nashi.

“ Il primo ad entrare è stato Arima, alle 6:10.” Spiegò Ebisawa, seguendo il timer.

“È andato in bagno e da allora non l’ho più visto.”

Proseguendo con l’ascolto, Kigiri notò qualcosa di strano.

“ Si sente la porta aprirsi per dodici volte. Togliendo te, noi siamo in tredici… questo vuol dire che ti sei perso l’ingresso di qualcuno.”

Sentendo quelle parole il conduttore radiofonico divenne paonazzo, incespicando nelle parole.

“ Ma n-no… forse l’audio saltava un po’.” Provò a giustificarsi, venendo però impalato dallo sguardo accusatore della criminologa.

“ Qui.” La ragazza portò la registrazione nella parte interessata.

“ Dopo un’ora dall’inizio della puntata si sentono solo dieci minuti di canzoni dei Begrave. E solo durante questi dieci minuti si sentono entrare le prime persone, escluso ovviamente Arima.”

“ Probabilmente Mitsuko ti ha superato di qualche secondo. Mi ha detto che di mattina presto andava sempre su al Secondo Piano.” Aggiunse Nashi per correttezza.

“ Comunque sia, mancano ben venti minuti, in un lasso di tempo che va presumibilmente dalle 7 alle 7:20, quando hai anche iniziato a rispondere alle domande.” Concluse Kigiri, incrociando le braccia al petto.

Era chiaro che pretendesse delle risposte dal ragazzo, il quale adesso tremava terrorizzato per via dell’aura terrificante che emanava.

 

“ Che state facendo, ragazzi ?” Lilith era apparsa in mezzo ai tre, sporgendosi accanto a Nashi.

Kigiri non attese oltre, sospirando con amarezza.

“ Vi auguro buona fortuna. Ci vediamo dall’altra parte.”  Disse enigmatica, poco prima che un suono si propagasse in tutto il Secondo Piano.

Gli schermi presenti sulle pareti si accesero in ogni stanza, riportando l’immagine sorridente di Monokuma, disteso su di una poltrona mentre sorseggiava un cocktail da una cannuccia.

“ Mi sono stancato di aspettare !” Ringhiò ferocemente con la sua voce stridula, al punto da sembrare molto ridicolo.

“ Andate tutti nell’ascensore per la stanza del Processo di Classe! Inizia il divertimento… Upupupu !”

La comunicazione si interruppe così. Quattordici studenti carichi di rimorso, obbligati a compiere una scelta che avrebbe causato la morte di uno di loro.

Come se già quattro morti non fossero abbastanza.

 

Quando Nashi fu sul punto di arrendersi a quel triste destino, vide qualcosa con la coda dell’occhio scattare verso la piscina.

Era Yonamine Ganjo, il quale scomparve fuori dal suo campo visivo prima che potesse richiamarlo.

Attraversato da una carica di adrenalina, decise di seguirlo correndo quanto più veloce potesse, ma non riuscì più a rivederlo.

La piscina era deserta.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! Taaanto atteso capitolo, lo so.

Purtroppo per i miei lettori sono convinto che d’estate non abbia senso svenarsi per avere una costanza nella pubblicazione, in quanto in questo periodo un sacco di utenti non sono molto attivi.

Il prossimo capitolo fortunatamente non dovrebbe tardare molto, quindi vi consiglio di rileggere i precedenti tre o quattro per avere una visione più chiara dell’insieme.

Secondo voi chi è stato l’assassino, o gli assassini? Addirittura potrebbe trattarsi davvero di un suicidio?

Aspetto le vostre opinioni.

Intanto, alla prossima!

P.S: Vi ricordo che l'immagine è ingrandibile dopo averla aperta in un'altra scheda.

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Capitolo 13
*** Chapter Two (End) ***


 

Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 2: OCKHAMS RAZOR

(Part 6)  Class Trial

The most terrible prank

 

Di nuovo quell’ascensore.

Nessuno avrebbe voluto rivederlo. Nessuno avrebbe voluto risentire il ronzio incessante mentre si veniva trascinati verso l’alto, sempre più in alto.

Avrebbero mai raggiunto la vetta di quella torre? E se la stanza del Class Trial si trovasse proprio lì?

Distrarre la mente durante l’attesa con questi pensieri era l’unico modo per sfuggire alla realtà.

 

- Mitsuko Atsuki ed Arima Robun sono morti.- Ammise a se stesso Nashi, sollevando lo sguardo verso i suoi compagni per la prima volta da quando era lì dentro.

Uno di loro in particolare gli suscitava molti sospetti: Yonamine Genjo, lo Ultimate Actor.

L’ultima volta che l’aveva visto stava scappando verso la piscina, ma poi sembrava essersi volatilizzato. Cinque lunghi minuti d’attesa, quindici nel caso dell’ascensore delle ragazze, e l’aveva ritrovato nel Primo Piano.

Non aveva aperto bocca, e d’altronde nessuno era in vena di porre domande proprio lì.

C’era un luogo più adatto dove smascherare il male che Monokuma aveva suscitato in loro, ed era proprio dove l’ascensore si stava dirigendo.

 

Le porte si aprirono nel silenzio, svelando la famigerata sala rossa dal pavimento a scacchi.

Diciotto palchetti di legno erano disposti a cerchio. Uno era stato aggiunto per ospitare la nuova arrivata Lilith Kurenai, mentre ora quattro presentavano solo fotografie dei loro defunti compagni.

Domen Ienobu, Iwayama Koan, Mitsuko Atsuki ed Arima Robun.

- Quali altre fotografie saranno cancellate da una croce rossa ?- Un macabro pensiero attraversò la mente dello Ultimate Memory.

- Dobbiamo assolutamente trovare il modo per uscire di qui prima di scoprire la risposta.-

“ Prendete posto ed iniziamo con una breve spiegazione del Class Trial.” Gongolò contento Monokuma, come sempre troneggiante ed intento ad ammirare quei ragazzi dall’aria affranta disporsi in cerchio.

Quando tutti ebbero posato le loro mani sul proprio palco di legno, l’orso ricominciò a parlare.

“ Allora allora… oggi siete qui per trovare il colpevole della morte di Mitsuko e di Arima! Vi ricordo che a fine del processo sarete obbligati a votare… non c’è possibilità di astenersi !”

“ Ehm …” Timidamente Lilith sollevò una mano, rabbrividendo quando lo sguardo di Monokuma si posò su di lei.

La ragazza non aveva mai potuto provare sulla propria pelle la tensione di un Class Trial, anche perché nessuno aveva voluto parlargliene.

 

“ Cosa succede dopo aver votato ?”

“ Mi chiedi cosa succede !” L’orso parve divertito dalla domanda.

“ Se voterete il vero colpevole allora questo sarà punito. Al contrario, nel caso doveste sbagliare capro espiatorio, saranno tutti gli innocenti a pagarla !”

La rossa spalancò gli occhi, diventando improvvisamente pallida. L’aria determinata e solare che aveva sempre sfoderato all’esterno sembrava esserle stata divorata una volta entrata a contatto con quelle folli regole dettate da Monokuma.

“ Vuoi forse dire che… morirà comunque qualcuno al termine di questo processo ?” Il silenzio che la accompagnò fu una risposta esemplare.

Gli altri studenti abbassarono la testa, provando la stessa identica rabbia.

Solo Kigiri e Takejiro, come al solito, parvero immutabili.

“ Iniziate !” Sibilò spietato il tirannico orso bianco e nero, tornando poi immobile come una statua sulla sua poltrona.

 

“ A-Allora …” Con voce inquieta, segno che fosse ancora troppo scossa per parlare, Nishizaka Iki fece il primo passo nel buio.

“ Ci sono stati due morti, come sappiamo. Però… è davvero possibile per uno di noi ammazzare due persone nello stesso periodo di tempo ?”

Sguardi sospettosi si agitarono nel cerchio.

“ Se la domanda è: c’è qualcuno capace di farlo… allora la risposta può essere un sì.” Rispose Kumagai Yone, voltandosi verso il posto vuoto al suo fianco.

“ Non tutti i nostri talenti possono essere usati solo per fare del bene. Se ci pensi è stata l’abilità di Iwayama a renderlo un assassino difficile da smascherare.”

La bionda sembrò fissare la foto del defunto Ultimate Weapon Collectioner con durezza. Era chiaro che nonostante fosse stato un suo compagno lì dentro, non l’avesse ancora perdonato per il crimine commesso.

“ Sul serio ?” Insorse Akagi Aozame, alterato da quell’ultima affermazione.

“ Eppure, guarda un po’, io sono solo un genio nei rhythm game ma sono comunque stato accusato nello scorso processo !”

La Ultimate Web Personality si incupì, sentendosi in colpa per le accuse mosse tempo addietro verso Akagi.

Il ragazzone sembrò notare l’espressione triste della ragazza, al che sussultò.

“ Ma no Nishizaka… non volevo …”

 

“ Non perdiamo tempo !” Lo interruppe Takejiro, senza badare al tatto.

“ Se il processo finisce e noi non abbiamo cavato un ragno dal buco sarà per colpa di quelli come voi !” Proseguì, fissando con durezza Nishizaka ed Akagi.

“ Che razza di domanda è se qualcuno è capace di commettere un omicidio? Con le giuste condizioni chiunque può commettere un crimine.” Yonamine Genjo immediatamente lo seguì a ruota, rubandogli il personaggio.

Lo Ultimate Liar ovviamente si adirò per questo, ma qualcuno gli impedì di reagire bruscamente.

“ In ogni caso, dobbiamo ricordarci che l’assassino è tale solo perché è stato capace di una cosa …”

Kigiri Yoko sapeva bene come calmare la situazione, eppure in quel momento era pronta più che mai ad estrapolare la verità da ognuno di loro.

 

“ Uccidere ?” Provò ad indovinare Umezawa Gaho, sebbene non fosse sicuro della risposta.

“ Salire al Secondo Piano prima di tutti noi.” Lo corresse la Ultimate Criminologist.

“ Entrambe le morti si sono verificate lì, ed al Primo Piano non si è verificato nulla di irregolare mentre eravamo tutti riuniti nel salone.”

“ Effettivamente lì non c’è stato nulla di strano.” Rifletté Amari Sako.

- Ha ragione… anche i Monokuma File lo confermano.- Nashi fu rassicurato dal fatto che Kigiri non avesse smentito una delle poche certezze che aveva.

Lo Ultimate Actor a quel punto esplose in una sonora risata, facendo sussultare dalla sorpresa quelli accanto a lui.

“ Ghyahahaha!! Un motivo in più per credere che Arima sia il killer di entrambi !” Disse continuando a ridere, mantenendosi intanto il cappello sulla testa per non farlo cadere.

“ Cooosa? Arima ?” Ripeté confusa Fujima Wakuri.

“ Effettivamente l’abbiamo visto esplodere in un impeto di rabbia proprio ieri.” Realizzò la tossicologa con un sorriso smagliante.

“ Magari voleva solo sfogarsi su qualcuno e così… boom !”

 

Kigiri scosse la testa con fare paziente.

“ Per favore, possiamo prima constatare se ci siano o meno altri sospettati ?” Li interruppe con tono scandito e serio, soffermandosi sull’espressione raggiante dell’attore.

“ Oh… ok.” Rispose Yonamine, incupendosi ed assumendo di colpo un’aria molto triste.

“ Come facciamo a sapere se ci sono altri sospettati ?” Chiese a quel punto Umezawa Gaho, sempre più confuso.

“ Siamo arrivati ad orari diversi! Chiunque sia arrivato prima di noi potrebbe essere l’assassino… quindi Yonamine va escluso a priori perché è stato quello con più ritardo.” Lo Ultimate Stuntman stava cercando di collegare tutti i pezzi, rappresentandolo con il gesto di far combaciare i propri indici.

“ Vuol dire forse che il primo ad essere arrivato è il sospettato numero uno ?” Propose Jitsuke Zetsu alla criminologa, la quale però non rispose immediatamente alla domanda.

“ Il primo ad arrivare è stato Ebisawa, come ha anche ammesso.” Disse invece, focalizzandosi sullo Ultimate Radio Host.

“ Ah-a! Sei tu l’assassino !” Esclamò Amari Sako, puntando il riccioluto con aria intimidatoria.


“ Oi oi oi! Che cosa dici, Kigiri ?!” Sentendosi addosso lo sguardo di tutti i suoi compagni, Ebisawa scattò sull’attenti, diventando pallido per l’accusa.

“ Bhe, perché no ?” Insistette Takejiro, con la sua solita lingua tagliente.

“ Chi può dire quando è arrivato in realtà? Magari ha avuto tutto il tempo di ammazzare quei due e poi tornare prima di venir scoperto.”

Il presentatore radiofonico rimase pietrificato dalle parole dello Ultimate Liar.

“ Mi prendi in giro, Takejiro? Brutto… !” Fu sul punto di esplodere per quanto era carico di nervosismo e paura, quando qualcuno lo interruppe.

“ Non è così, invece !”

Una voce rimbombò nella sala, al che gli sguardi di tutti vennero portati su uno di loro.

Nashi. Era stato lui ad urlare, ed ora si ergeva con fierezza per difendere un suo compagno da delle accuse infondate.

 

“ C’è una prova schiacciante che testimonia la presenza di Ebisawa in salone dalle 6 di stamattina fino a quando tutti noi siamo saliti al Secondo Piano. Ed è il suo stesso programma radiofonico !” Spiegò con voce ferma.

Kigiri accennò un rapido sorriso, mentre al suo contrario Takejiro inarcò un sopracciglio con una smorfia infastidita.

“ Eeeh ?!” Ringhiò, non sapendo di cosa stesse parlando l’altro.

“ Il programma di Ebisawa infatti è durato per un totale di tre ore, e anche volendo ignorare gli stacchi musicali dall’alibi… questi sono troppo brevi per coprire un ipotetico omicidio! Ricordiamoci infatti che il viaggio dell’ascensore da un piano all’altro dura cinque minuti.”

“ E-Esatto, dannazione !” Ruggì Ebisawa, ora più sollevato.

 

“ Ok, quindi abbiamo tolto pure Ebisawa dalla lista dei sospettati. E ora? Continuiamo così fino a che qualcuno non ha una scusa poco soddisfacente ?” Lo Ultimate Liar riprese ad attaccare, pur avendo accusato una sconfitta.

“ In realtà non abbiamo finito affatto con Ebisawa.” Lo corresse la criminologa.

“ E che diavolo, ma ce l’hai con me oggi ?!” Urlò esasperato lo Ultimate Radio Host, con le mani nei capelli.

“ Ho bisogno di un tuo resoconto su ciò che hai visto prima che arrivasse il resto di noi.”

In qualche modo la voce della ragazza non rassicurò per niente il presentatore radiofonico, il quale emise un flebile sospiro.

“ Allora… sarò chiaro e conciso per evitare incomprensioni.” Iniziò, schiarendosi la voce.

“ Sono uscito dalla mia camera alle 6, ma una volta arrivato in salone non c’era nessuno. Forse Mitsuko mi aveva anticipato di qualche secondo… comunque sia ho iniziato il mio programma a quell’ora, e dopo poco Arima è stato il primo di voi ad entrare.”

“ Arima è stato il primo? Credevo che la prima ad arrivare fosse Kigiri.” Lo interruppe Nishizaka Iki.

Nashi ricordò che circa alle 7:30 aveva trovato in salone solo Ebisawa, Nishizaka, Amari e per l’appunto Kigiri.

“ E allora dov’era Arima ?” Chiese confusa la Ultimate Video Maker con le orecchie da gatta.

“ È andato in bagno subito dopo essere entrato, saranno state le 6:10. Non è più uscito da lì.”

Proseguì Ebisawa, grattandosi la barba sul mento con fare pensieroso.

“ Come fai ad esserne così sicuro? Forse eri troppo preso dal tuo programma.” Sembrò riprenderlo con tono accusatorio Kumagai Yone, ricevendo subito una risposta.

“ Anche se fosse, il mio microfono è super sensibile e percepisce quando la porta viene aperta o no. Infatti, dalla registrazione è possibile sapere l’orario in cui tutti voi siete entrati nel salone !” Confessò con orgoglio lo Ultimate Radio Host, gonfiando il petto.

“ Se solo fossi così attento sempre, e non quando piace a te …” Un commento acido da parte di Amari Sako però rovinò la sua posa carica di fierezza, facendolo vacillare.

“ Cosa intendi ?” Domandò, indispettito.

“ Che vederti sveglio è più raro di assistere ad un miracolo! Come può uno come te essere un professionista ?!” Strillò inviperita la video maker.

 

- Giusto …- Qualcosa in quel discorso aveva appena riportato l’attenzione di Nashi su di un dettaglio fondamentale.

La dichiarazione di Ebisawa non era sincera.

“ Sono d’accordo !” Esclamò con tutte le sue forze, indicando prima Amari, e poi il diretto interessato.

Ebisawa lo guardò con aria confusa, non riuscendo proprio a capire cosa gli passasse per la testa.

“ Ebisawa, hai detto che la registrazione ci permetterebbe di sentire l’orario in cui tutti sono entrati nel Salone… ma è falso !” Lo Ultimate Memory, preciso come un database, recuperò le informazioni che gli servivano per poi esporle.

“ In realtà la tua puntata ha perso ben venti minuti, dalle ore 7:00 alle ore 7:20, come è possibile notare sentendo solo dieci minuti di canzoni della band Begrave.”

“ Uhm… 7:20? È stato poco prima che io arrivassi.” Osservò Nishizaka.

“ Sicuramente l’ingresso perso è stato il mio.” Ammise Kigiri.

 “ E… questo cosa vuol dire… ?” Balbettò Ebisawa, deglutendo a vuoto per il panico.

Gli occhi verdi del bruno si aprirono al suono della sua voce, conferendogli subito la risposta.

“ Vuol dire che, come ti rimprovera spesso Amari… ti eri addormentato !” 

 La Ultimate Video Maker strinse i pugni e digrignò i denti come un animale schiumante di rabbia.

“ Lo sapeeevo! Hai editato la puntata per tagliare il tuo colpo di sonno !” Ringhiò.

Ebisawa non poté far altro che accasciarsi sul palco, senza più tentare di difendersi.

“ Ok, è successo. Ma solo per venti minuti… non è così grave.” Singhiozzò sconsolato.

 

“ Va bene, va bene, ma… questo cosa significa ?” Domandò scettico Zayasu Korin.

“ Cosa stiamo cercando in quell’intervallo di tempo perso ?”

“ La colpevolezza di Arima Robun.” Proprio quando Nashi era sul punto di rispondere, Yonamine lo precedette.

Lo Ultimate Memory guardò amareggiato l’attore, il quale continuava con la sua teoria.

“ Ma… Arima è sempre stato così gentile e disponibile !” Esclamò Lilith, addolorata dal sentire ancora quelle accuse.

“ Ehi, io sto con la rossa !” Ruggì Kumagai Yone, squadrando aggressivamente Yonamine.

“ Arima è stato un damerino abbastanza coraggioso da arrampicarsi sulla statua e salvarla quando è arrivata qui !”

“ C’ero anch’io.” Si aggiunse Umezawa Gaho, confermando così un trio di difesa per il defunto Ultimate Event Planner.

Yonamine Genjo sollevò lo sguardo su loro tre, per poi posarlo brevemente sulla Ultimate Majokko.

“ Sì, certo… quando è arrivata qui.” Sibilò con un sottile tono sprezzante.

- Cosa gli prende ?- Si domandò Nashi.

Era la terza volta che l’attore dimostrava un atteggiamento strano quando Lilith gli parlava.

- Sembra quasi… odio.-

 

“ Ascoltatemi bene !” Riprese l’attore, questa volta con più grinta.

“ E se Mitsuko fosse arrivata proprio durante quei venti minuti? Sarebbe stato il momento migliore per Arima, il quale aspettava solo che Ebisawa si addormentasse, per condurla al Secondo Piano ed ucciderla !”

Akagi Aozame sembrò rifletterci su.

“ Effettivamente può essere la risposta al perché nessuno, nemmeno Ebisawa, può testimoniare di aver visto Mitsuko.”

“ Quindi forse… non era arrivata prima di Ebisawa… ma solo prima che lui si svegliasse.” Nishizaka Iki si portò una mano alla fronte, rabbrividendo.

“ Se solo fossimo arrivate prima, magari avremmo potuto sventare l’omicidio !”

L’indagine privata di Yonamine Genjo l’aveva portato a costruire una teoria, e dopo l’aggiunta di un nuovo dettaglio sembrava aver trovato il modo migliore per rafforzarla.

Eppure Nashi vedeva la convinzione di Yonamine solo come un grosso ostacolo per la verità.

Un ostacolo che andava fermato prima che contagiasse la verità stessa.

 

“ Non può essere così !” Un sospiro affaticato fuoriuscì dalla sua bocca, fronteggiando lo sguardo gelido dello Ultimate Actor.

“ Ah sì, Nashi ?” La voce di Yonamine era incredibilmente accomodante, eppure il bruno sapeva quanto fosse difficile interpretare le reali emozioni dell’attore.

“ Perché allora non mi dimostri che sbaglio ?!” Incalzò l’altro, questa volta alzando il tono di voce.

Lo Ultimate Memory chinò il capo e strinse gli occhi.

Doveva pensare per bene, senza sbagliare.

 

“ Mi immagino già la scena !” Incominciò a parlare l’attore, con occhi spiritati e completamente coinvolti nella sua furiosa interpretazione.

“ Arima conduce Mitsuko al Secondo Piano con l’inganno …”

“ Non può essere così…” Ripeté invece Nashi, a voce troppo bassa per essere sentito.

“ Dopodiché la attacca in giardino con il falcetto, finendola poi in libreria …” Continuò Yonamine, sempre più folle.

“ Non può essere così.”

“ Poi sceglie di suicidarsi, attivando la copertura della piscina in modo da non potersi più tirare indietro !”

“ Non può essere così !!” L’urlo di Nashi squarciò la tensione nell’aria, sovrastando la voce dello Ultimate Actor e facendolo sussultare.

“ C’è un solo dettaglio che fa saltare la tua intera teoria, Yonamine !” Nashi sollevò il dito indice verso l’aria, per poi farlo ricadere puntando alla testa del suo avversario.

“ Ed è l’ora del decesso !”

 

“ L’ora ?!” L’attore sobbalzò all’indietro, inavvertitamente facendo sbalzare lontano il suo cappello.

“ Giusto! Come ho fatto a dimenticarlo ?” Akagi Aozame si batté il pungo su di una mano, improvvisamente illuminato dalle parole del ragazzo.

Nashi allora estrasse il suo e-Handbook, aprendo il Monokuma File.

“ Il colpo di sonno di Ebisawa va dalle 7:00 alle 7:20, e questo è sicuro… però qui c’è scritto chiaro e tondo che l’ora del decesso di Arima è alle 6:50! Quello di Mitsuko avviene persino dopo, alle 7:00.”

L’evidenza era ormai davanti agli occhi di Yonamine, il quale strabuzzò gli occhi, impallidendo.

“ Almeno sappiamo che Mitsuko è davvero entrata prima di Ebisawa, e che Arima si è diretto al Secondo Piano dall’ascensore nel bagno.” Osservò Nishizaka, sollevata.

“ Però, Yonamine… c’è ancora qualcosa che ci nascondi.” Riprese parola Nashi, tornando a guardare l’attore.

 

La faccia di Yonamine tremò, ormai incapace di recuperare un’espressione vittoriosa come quella di prima.

“ Di cosa parli ?” Domandò timoroso.

“ Parlo del tuo e-Handbook, il quale hai detto che è stato rubato stamattina direttamente dalla tua camera !”

“ Cosa?! Un fantasma gli ha rubato l’e-Handbook ?” Gridò allarmato Umezawa Gaho.

“ Spooky Scary Skeletons !” Lo seguì a ruota Amari Sako, nascondendosi sotto al palco per la paura.

“ Sì certo, il fantasma formaggino.” Sospirò Takejiro, arrendendosi alla stupidità dei due.

Anche Nashi si ritrovò imbarazzato dal rettificare l’ovvio.

“ Ehm, no. Nessun fantasma o… qualsiasi cosa abbia detto Amari.”

In quel momento Zayasu Korin, serio e composto come sempre, cercò di salvare la conversazione.

“ Yonamine, qualcuno è entrato in camera tua per rubarti l’e-Handbook ?”

L’attore rispose con un rapido sì, appena sussurrato.

“ Io non ti credo.” Ribatté allora lo Ultimate Fanfiction Writer, assumendo un’espressione dura in volto.

 

“ Eh? Corex, ma… non sarà abbastanza per Yonamine ?” Si fece avanti Lilith, provando a difendere il compagno.

L’attore non ebbe alcuna reazione a quanto gli stesse accadendo.

“ No Lilith. È evidente che ci stia mentendo.” Fermamente convinto, lo scrittore si rifiutò di ascoltare la ragazza.

“ Mentendo è una parola grossa, Zayasu.” Lo interruppe Fujima Wakuri.

“ Corex! Mi chiamo Corex !” Strillò l’albino, sbattendo i pugni sul palco con rabbia.

“ Lo so che ti piace farti chiamare con questo nome strano, però mi sei simpatico comunque.” Ignorando praticamente le emozioni dell’altro, la Ultimate Toxicologist gli sorrise con fare comprensivo.

- No… ha ragione lui.- Pensava invece Nashi, preoccupandosi però di riprendere il discorso prima che Zayasu si accanisse su Fujima con tutta la sua ira.

“ Sono d’accordo !” Balzò sull’attenti, riportando l’attenzione su di Yonamine.

 

“ Se non avessi avuto il tuo e-Handbook, allora non avresti potuto compiere un’importante azione… ovvero usare l’ascensore !”

Sebbene non avesse potuto vedere quella mattina Yonamine usare l’ascensore, gli sarebbe stato impossibile spostarsi da un piano all’altro senza e-Handbook.

“ Ah, giusto.” Sembrò ricordarsi Lilith, prendendo parola con sicurezza.

“ Prima Yonamine è letteralmente sparito non appena è entrato in piscina, per poi farsi trovare al Primo Piano quando siamo scesi.”

“ Non solo.” Aggiunse Zayasu, recuperata la calma.

“ Questa mattina alle 9 non ha voluto prendere l’ascensore con noi… eppure poi l’abbiamo trovato in piscina.”

“ In piscina, esatto.” Kigiri si intromise nella discussione, come sempre per sollevare un dettaglio importante.

Ormai lo Ultimate Actor non reagiva più alle parole degli altri, ma quando lei insorse con il suo tono rigido, lo poté notare sollevare uno sguardo colmo di preoccupazione.

“ Sono due particolare degni di nota.”Fece notare la ragazza dai capelli lilla, strofinandosi un guanto.

 

Nashi socchiuse gli occhi, concedendosi una rapida riflessione.

- Yonamine non ha voluto prendere l’ascensore con noi ragazzi… però poi l’abbiamo ritrovato in piscina. E sempre dalla piscina, al termine delle indagini… sembrava essere sparito.-

Spalancò le palpebre, sentendosi improvvisamente la testa pesante. Non gli sembrava vero ciò che stava per dire, ed in altre circostanze si sarebbe vergognato di dover fare una figuraccia, eppure tutto doveva essere detto.

“ Yonamine, tu sei… una ragazza.”

Il silenzio calò nella stanza, mentre tutti gli studenti sbattevano le palpebre, forse convinti di non aver sentito bene.

Yonamine sospirò profondamente.

“ Uuuh! Che dejà-vu !” Ululò eccitato Monokuma, a bordo di una piccola macchina mentre compieva diversi drift attorno alla poltrona.

Il ragazzo che tutti credevano essere lo Ultimate Actor procedette sfilandosi la pesante sciarpa dal collo, rivelando delle labbra rosee e carnose, decorate con un rossetto color pesca.

I suoi lineamenti morbidi risplendevano ancor di più, ora che il suo viso era stato scoperto da ogni protezione, così quando sollevò lo sguardo verso gli altri, tutti impallidirono.

“ Sì. Sono una ragazza.” Ammise Yonamine, senza più alcuna esitazione nella voce.

 

“ Non… me n’ero proprio… accorto.” Balbettò Akagi, rimanendo incantato a guardare l’attrice con gli occhi spalancati e luminosi.

“ Questo è corretto chiamarlo amore a prima vista o no ?” Si domandò Amari, indicando lo Ultimate Rhythm Game Player. 

“ La bugia più ben costruita in cui io sia cascato.” Rivelò Takejiro con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“ A questo punto però mi chiedo… perché? Se volevi essere lo stereotipo del ragazzo spaventato, tanto valeva essere una ragazza sin dall’inizio !” Aggiunse con una punta di perfidia, ricevendo però solo uno sguardo freddo e penetrante da parte della ragazza.

“ Non sono affari tuoi chi io scelgo di essere.” Disse soltanto Yonamine, e questo bastò a far tacere il corvino, insospettito da quell’aria pericolosa che emanava.


“ Non abbiamo il diritto di intrometterci nelle tue questioni personali, Yonamine, però dobbiamo risolvere tutti i misteri per raggiungere la verità.” Si scusò immediatamente Kigiri.

“ Come è possibile che nessuno se ne sia accorto, comunque ?” Domandò Umezawa Gaho.

Fu Monokuma a rispondergli, andando in escandescenze.

“ E pensare che non me ne sono accorto per tutto questo tempo! Ma, ah-a, bella mia! L’e-Handbook te lo assegno comunque con il sesso femminile.”

La ragazza fece spallucce.

 

“ Allora, Yonamine …” Ancora un po’ scosso per la rivelazione, Nashi si rivolse alla scoperta Ultimate Actress per risolvere i misteri lasciati incompleti.

“ Ti hanno davvero rubato l’e-Handbook ?”

La ragazza questa volta rispose immediatamente, con voce ferma e diretta.

“ Sì, questa mattina mi sono svegliata con la porta della mia stanza aperta e senza alcun e-Handbook.”

“ Però poi devi averlo ritrovato, giusto ?” Rettificò Zayasu Korin, il primo ad aver avuto questa intuizione.

“ Esatto. L’ho ritrovato in salone, accanto alla porta del bagno delle ragazze.” Rivelò l’altra.

 

“ Ah-a! Sei tu l’assassina !” Ripeté Amari Sako con lo stesso tono di prima.

L’attrice si volto verso di lei con aria indifferente.

“ No, perché ?”

“ Non ne ho idea.” Rispose la Ultima Video Maker, tornando calma.

“ Però mi sembra strano che sia finito proprio lì il tuo e-Handbook.”

“ Amari, tutti noi abbiamo visto Yonamine arrivare per ultim…a nel salone.” Spiegò Ebisawa Shoko con molta calma, come se stesse parlando ad un bambino.

 

“ Allora, se abbiamo visto tutti entrare nel salone e siamo sicuri che Arima non abbia ucciso Mitsuko, vuol dire che non scopriremo mai chi è stato il killer.” Con profonda tristezza, la voce di Lilith si levò tra gli studenti.

La ragazza magica dai capelli rossi aveva chinato il capo, artigliando il palco con le sue dita.

“ Io non… voglio morire !” Un singhiozzo disperato spezzò il silenzio.

Nashi provò un forte dolore vedendo la sua amica spezzarsi così.

- Però… ha ragione.-

Sapeva solo chi poteva non essere l’assassino, ma tutti gli altri avevano l’alibi della registrazione. Nessuno aveva aperto la porta senza che Ebisawa lo sapesse, e tutti tranne Arima e Mitsuko erano riuniti nel salone quando l’omicidio era già stato effettuato.

- Non c’è alcuna possibilità di sapere per certo chi è davvero l’assassino.- Comprese il ragazzo, sentendo il proprio corpo diventare sempre più freddo.

Si stava congelando. Si stava arrendendo alla realtà dei fatti.

“ Forse… forse dovremmo …” Singhiozzò tristemente Lilith, per poi sollevare lo sguardo verso lo Ultimate Memory.

Nashi vide i suoi occhi colmi di paura e sconforto.

“ Dovremmo affidarci a Nashi.” Terminò la ragazza, cercando di scandire le parole nonostante i brividi.

“ Eh ?” Sussultò il ragazzo, confuso.

 

“ A Nashi ?” Ripeté Kumagai Yone, anch’ella affranta.

“ Ci dovremmo affidare a lui? In che senso ?” Chiese Akagi Aozame, rimasto a spalle basse con la stessa espressione sconfitta degli altri.

“ Intendo dire che ci dovrà dire lui chi votare come colpevole.” Le ultime parole di Lilith, per quanto pronunciate con un tono speranzoso, fecero solo rabbrividire il ragazzo in preda alla disperazione.

“ No …” Si rifiutò immediatamente, ma la rossa gli fu subito addosso.

“ Ma Nashi, solo tu puoi aiutarci! Sono sicura che sai già chi votare !” La Ultimate Majokko sembrava stremata.

L’aria di tensione in quel luogo era troppa per lei. La paura di morire, di giudicare, di venir giudicati.

Era come se le fotografie dei defunti parlassero, rivelando gli orrori che solo un partecipante di quel sadico gioco poteva provare.

- Io non posso …- Cercò di dire lo Ultimate Memory, troppo stanco per trattenere le lacrime.

 

“ Non è così, invece ...”

Una voce interruppe quell’atmosfera tetra con estrema calma, facendo rinsavire Nashi.

“ Scusami se ti contraddico, Lilith.” Proseguì Zetsu con un sorriso a trentadue denti.

“ Però non abbiamo finito di analizzare tutte le ipotesi, ergo, direi che siamo lontani dalla fine.” Lo Ultimate Hypnotist si aggiustò gli occhiali sul naso mantenendo il sorriso stampato sul volto.

Nashi lo guardò, strabiliato dal tempismo con il quale il suo amico era riuscito a rischiarare la sua mente come fa una folata di vento con un mare di nuvole.

“ Ad esempio ?” Domandò la rossa, inclinando la testa di lato.

“ Oh, bhe, ad esempio il ritorno del killer ...” Rivelò il ragazzo dai capelli verdi con un ghigno.

 

“ Cosa intendi con il ritorno del killer? E di quale killer stiamo parlando ?” Domandò scettico Takejiro Kurisu al ragazzo.

Sembrava passata un’eternità da quando qualcuno aveva parlato. Gli studenti risultavano già molto affaticati da quel processo.

“ Chi è il killer? Non lo so.” Ridacchiò spensieratamente l’occhialuto.

“ Ehm… Terra chiama Jitsuke! Terra chiama Jitsuke! Mi sa che questo si è bevuto il cervello.” Ipotizzò Ebisawa Shoko, messo in soggezione dall’aria serena di Zetsu.

“ Oppure… ah-a! Sei tu l’assassi-” Ci riprovò Amari Sako, venendo fermata da una botta in testa da parte di Kumagai Yone.

“ Basta accusare le persone senza un motivo !” Ringhiò la Ultimate Contorsionist.

Intanto Zetsu era ritornato a guardare gli altri con il sorriso.

Nashi non credeva di aver mai visto il suo amico così rilassato e tranquillo, ed il fatto che lo fosse in un posto del genere lo stava facendo preoccupare non poco.

- Che cosa hai capito ?- Gli venne spontaneo chiedergli, prima di ricordarsi un dettaglio fastidioso.

Zetsu amava gli indovinelli.

“ Il ritorno del killer vuol dire che una terza persona presente al Secondo Piano, chiamiamola killer per comodità, deve pur essere tornata al Primo Piano per non farsi beccare.” Rispose infine, come se stesse recitando una cantilena.

“ Ma quando? Se l’avesse fatto la registrazione l’avrebbe sentito uscire dal bagno.” Contestò Nishizaka Iki, ricordandosi del programma radiofonico di Ebisawa.

“ La stessa registrazione che per venti minuti rimane un mistero, vorrai dire.” La corresse Yonamine Genjo, con voce seria e concentrata.

L’attrice si stava mettendo in gioco, seguendo le parole di Zetsu senza sottovalutarle.

Lo Ultimate Hypnotist gli fece il segno dell’ok con le dita, sorridendo.

“ D’altronde, se Mitsuko ha anticipato Ebisawa, non vedo perché qualcuno intenzionato ad ucciderla non possa averla seguita dal momento in cui ha lasciato la stanza.”

“ Un omicidio premeditato e ben studiato.” Concordò Kigiri, dall’alto della sua esperienza in casi del genere.

 

“ Vi state contraddicendo !” Li interruppe Umezawa Gaho, mostrando per la prima volta un volto cupo e molto più serio della sua solita espressione solare e raggiante.

Zetsu lo guardò con fare interrogativo.

“ Se davvero questo killer aveva premeditato tutto, ed è salito prima che arrivasse Ebisawa… come faceva a sapere che Ebisawa stesse dormendo ?” Domandò lo Ultimate Stuntman, spalancando le braccia.

“ Uhm …” Rifletté Kumagai Yone.

“ Effettivamente come poteva sapere che dalle 7:00 alle 7:20 avrebbe avuto via libera ?”

“ Non lo sapeva.” Rispose semplicemente Zetsu, per poi scoppiare nuovamente a ridere.

“ Oi, e allora ci prendi in giro sul serio ?!” Grugnì arrabbiato Umezawa.

“ No, no, dai… a questa domanda proprio non so risponderti.” Rivelò il verde, stringendosi nelle spalle.

 

-Zetsu… è strano.- Comprese Nashi, cercando di non distrarsi troppo.

- Però ha ragione. Deve esserci stato qualcosa che avrebbe potuto aiutare il killer a non farsi scoprire.-

Ripensò al Primo Piano. Ripensò al Secondo Piano.

L’unico modo per collegarli era l’ascensore, ed il killer sarebbe tornato dal Secondo Piano per nascondersi nel Primo Piano.

“ Ma certo, l’ascensore !” Colto dall’illuminazione, gli venne subito in mente un immagine nitida, accaduta appena qualche ora prima.

 

“ Guarda queste scarpe nuove! Per colpa di quello schifo di vernice nell’ascensore me le sono rovinate per sempre! Capisci quanto è costosa la tela ?”

“ Deve appartenere al barattolo di vernice negli oggetti che abbiamo requisito ieri. L’ho appena controllato ed è stato quasi del tutto svuotato. Persino un telo grigio manca …”

 

“ Kigiri, Nishizaka !” Richiamò all’attenzione le due protagoniste del suo ricordo.

“ Dev’essere stato con il telo macchiato di bianco. Ricoprendosi con lo stesso colore della parete del Salone, l’assassino sarebbe potuto passare mimetizzato anche sotto gli occhi di tutti.”

La Ultimate Criminologist, sentendo quell’ipotesi tanto plausibile, annuì convinta.

“ Credo che possa essere proprio andata così, Nashi. Però, questo vuol dire un’altra cosa …”

Il ragazzo rimase sorpreso dal sentire il tono della criminologa diventare più triste e meno duro, come se stesse per dargli una terribile notizia.

Cercò lo sguardo di Zetsu, ma vide anche lui impassibile e con le braccia serrate al petto.

“ Nashi… secondo te il killer per chi aveva preso l’e-Handbook di Yonamine, lo stesso che poi gli è caduto mentre tornava dal Salone ?” Gli domandò l’amico con gentilezza.

Il bruno comprese che stava cercando di portarlo alla risposta, di fargliela dire senza aiuti esterni.

Aveva studiato una pratica del genere, in filosofia era riconosciuta come la maieutica, ed il suo inventore era stato Socrate.

Con il cuore pesante, dovette pensare all’unica persona sul Secondo Piano che potesse aver bisogno di un e-Handbook dal profilo femminile.

“ Vuoi forse dire …”

Quasi provò vergogna nel guardare negli occhi la fotografia dello Ultimate Event Planner.

“ Che Arima era complice dell’assassino ?”

 

“Mi piace darvi una mano, e svegliarmi presto per apparecchiare non mi pesa per niente.”

“ Guardate un po’! Questo è il progetto dell’allestimento delle sedie, dei tavoli e del palco !”

 

Kigiri lo guardò, rimanendo in un silenzio carico di rammarico.

“ D-Dannazione …” Kumagai venne scossa da un brivido, e per cercare di sopprimerlo si conficcò le unghie in un braccio.

“ Non può essere vero… proprio lui ?” Singhiozzò con rabbia.

Vedendola piangere persino la determinata e coraggiosa ragazza, tutti gli studenti ebbero una morsa al cuore.

 

“ Probabilmente l’assassina l’aveva rubato per consentire ad Arima di salire nell’ascensore femminile, promettendogli poi di usufruire dello stesso trucco del telo dipinto di bianco. Trovarsi Ebisawa già in salone però ha messo Arima nella condizione di non poter andare nel bagno delle ragazze, o sarebbe stato sospetto.” Zetsu stava comprendendo per filo e per segno il piano, unendo finalmente i tasselli sparpagliati nel buio di quel mistero.

“ Assassina ?” Ripeté confuso Zayasu Korin.

“ Bhe… è per forza una femmina, oppure avrebbe rubato un altro e-Handbook femminile, visto che gli schizzi di vernice si trovano nell’ascensore delle ragazze.” Rispose immediatamente Takejiro, il quale iniziava a realizzare tanto quanto gli altri.

“ Però… resta il fatto che questa assassina ha tradito il suo complice.” Insistette lo scrittore di fan fiction, riflettendo attentamente sulle prossime parole da dire.

“ Dev’essere stata lei ad uccidere Arima, magari facendogli perdere conoscenza mentre si trovava in piscina.”

 

“ In piscina… c’era l’orologio dalle lancette spostate.” Nashi, con la voce di chi era appena rinvenuto da un profondo sonno, cercò di riprendersi e di formulare un discorso coerente.

“ E questo cosa centra ?” Domandò Amari Sako, non trovando il nesso logico.

“ Bhe, ricordiamoci che le lancette sono spostate di un’ora in avanti.” Ribadì  Kigiri.

“ Arima è stato ucciso in piscina alle 7:50, orario che invece l’orologio avrebbe riportato come le 8:50.”

La Ultimate Video Maker comprese allora cosa l’altra volesse dire.

“ Ah, ma per quell’ora noi eravamo tutti riuniti giù… intendo alle 8:50.”

“ Esatto! Arima credeva che noi saremmo saliti da un momento all’altro !” Nashi anticipò la risposta della ragazza dai capelli lilla, finalmente afferrando il ragionamento.

 

“ L’assassina ha modificato le lancette dell’orologio per far credere ad Arima che mancasse poco tempo, così lui si è diretto in piscina per…”

Ripensò agli spruzzi di sangue in giardino.

“ Lavarsi via il sangue dai vestiti per non apparire sospetto.” Concluse, mostrando uno sguardo determinato.

“ Ed è stato allora che il suo complice l’ha tradito. Alle 7:50, non alle 8:50.” Zayasu Korin schioccò le dita, compiaciuto della soluzione di quell’enigma.

 

“ Aspetta… questi schizzi di sangue appartenevano a Mitsuko sì o no ?” Chiese spazientita Nishizaka, ancora scossa dalla rivelazione riguardo Arima.

“ Sì… però Arima non ha ucciso proprio nessuno.” Rivelò allora Nashi, sicuro di aver così salvato, almeno in parte, la reputazione del defunto amico.

Zetsu prese parola, accordandosi al suo discorso.

“ Questo perché Mitsuko è morta dieci minuti dopo di lui. Però c’è un dettaglio interessante riportato nei Monokuma File: il suo cuore si è fermato alle 6:30. Cosa può voler dire ?”

Nashi ebbe l’impressione che l’amico sapesse già la risposta, ma che si divertisse a lasciarla scoprire anche agli altri.

 

“ Bhe, magari l’ha assalita, colpendola e ferendola… e lei per la paura è svenuta.” Propose Akagi, sebbene non fosse molto sicuro della risposta.

“ Non svieni se qualcuno ti attacca con un falcetto! Se fosse così i film horror durerebbero molto meno.” Puntualizzò Amari Sako.

“ Deve comunque averla attaccata, no?! Ci sono tracce di sangue in giardino.”

 

- Il giardino… sangue in giardino.- Pensò Nashi, sempre più assorto nel processo.

- Qualcosa che può farti fermare il cuore per lo shock …-

Comprese di star trascurando un dettaglio importante quando nella sua mente si materializzò il giardino del Secondo Piano nella sua interezza.

- Ma certo! Il giardino conta anche la statua di Monokuma… ed anche quella era macchiata di sangue !-

“ Vi ricordate quando Arima si arrampicò sulla statua di Monokuma per portare in salvo Lilith ?” Domandò allora, sperando che gli altri gli venissero incontro.

La Ultimate Majokko in questione annuì vigorosamente, ed anche Umezawa e Kumagai la seguirono.

“ Sì, certo. Era coraggioso, però cadde e…” Lo Ultimate Stuntman si interruppe durante il discorso, rimanendo con la mascella spalancata.

“ V-Vuoi dire… !?” Esclamò La Ultimate Contorsionist.

 

“ Durante lo scontro Arima ha ferito Mitsuko, sì, ma non mortalmente. Il problema è che lei deve essere scivolata dal parapetto, cadendo nel vuoto.”

“ E siccome non si può lasciare questa torre nemmeno cercando un bacio appassionante con il terreno …” Ironizzò Takejiro con un sorriso divertito.

“… il Monokuma-Volante l’ha riportata sul piatto della statua, proprio come aveva fatto con Arima quel giorno !” Terminò lo Ultimate Memory.

Zetsu si scosse nelle spalle, rabbrividendo.

“ Ricordo la sensazione! Stava per fermarsi il cuore anche a me, vi giuro.” Sussurrò a denti stretti e con un’espressione terrorizzata.

 

“ Capisco… quindi poi Mitsuko è stata trascinata in libreria, come risulta dalle strisce di sangue.” Fujima Wakuri ricordò la discussione avuta con Nashi in libreria durante l’investigazione, così seppe aggiungere anche un prezioso dettaglio grazie al ragazzo.

“ E devono averla nascosta dietro la libreria, credendola morta !”

“ Però non era morta, vero? Non è davvero tornata in vita tipo un fantasma ?” Chiese dubbioso Umezawa, probabilmente perché i fantasmi lo spaventavano davvero.

“ Spooky Scary Skeletons !” Strillò Amari Sako per la seconda volta.

Kigiri scosse la testa.

“ Il suo cuore deve aver ricominciato a battere per un caso fortuito… o forse per sua sfortuna, perché quando si è risvegliata la libreria è caduta, così l’assassina ha potuto accorgersi del suo risveglio.”

Con tono di voce macabro, scandì le ultime parole.

“ E allora è stata …”

Non servì terminare la frase. La visione della brutale morte della Ultimate Hexer ancora perseguitava gli studenti come un incubo.

 

“Uhm… però non mi sembra che così abbiamo trovato l’assassino.” Nonostante ora suonasse molto più partecipativo, il tono di Takejiro era sempre più scoraggiante.

Anche Zetsu, sorprendentemente, annuì con un sorriso tirato.

“ Purtroppo è vero. Non c’è nient’altro… speravo che il killer si tradisse da solo parlando un po’ troppo, però nulla.”

La Ultimate Criminologist guardò i due arrendersi senza dire una parola. Semplicemente si voltò verso Nashi con curiosità.

“ E tu, Nashi? Pensi che non ci sia nient’altro ?”

Il ragazzo si sentì come trafitto da una freccia nel sentirsi porre quella domanda.

Non aveva niente. Per tutto questo tempo si era lasciato guidare dalla speranza della criminologa, di Zetsu, di Takejiro o di Lilith. Però, ora che la situazione era in stallo, non gli rimaneva niente.

Nessuno aveva più niente di cui parlare.

 

“ Il tempo sta per scadere …” Brontolò Monokuma, approfittando senza dubbio con tutto il suo sadismo dello sguardo sofferente del ragazzo.

- Non posso cedere, anche se non ho niente…- Si ripeté il ragazzo, stringendo i pungi.

- I miei compagni sono morti… e quelli rimasti in vita stanno lottando con tutte le loro forze per vendicarli. Però loro sono più speciali di me… con i loro… talenti.-

Si ficcò una mano nella giacca, estraendo un foglio di carta, il quale emise il suo fruscio nel silenzio tombale.

-Talento.-

Come aveva fatto a non capirlo fino ad allora?

-Il mio talento.-

Aveva la risposta sotto gli occhi.

 

“ Lilith ?” La sua voce, resa rauca dallo sforzo di quel processo, richiamò la Ultimate Majokko nonostante fosse molto distante da lui.

“ Sì ?” Rispose la ragazza, pronta ad essere d’aiuto anche in quella situazione.

“ Hai presente quando, prima di salire al Secondo Piano, parlavamo della radio di Ebisawa e hai detto: mi sono piaciuti i Begrave, non pensavo di poterli sentire passare in radio ?

“ Sì.” Rispose ancora lei, non comprendendo però il perché di quella domanda.

“ Riesci per favore a ricordare quando li hai sentiti passare in radio ?” Domandò il ragazzo, e dopo la seconda domanda la Ultimate Majokko scrollò le spalle con un sorriso impacciato.

“ Non proprio, scusami. Perché ?”

Il ragazzo voltò il foglio verso di lei.

Era la scaletta della puntata radiofonica di quella mattina.

 

Puntata Numero 3:

Musica-Dalle 6 alle 6:30: Compilation di Black Cherry.          

Argomento- Chiacchiere mattutine / Cosa è successo negli ultimi giorni.

Musica-Dalle 6:30 alle 7: Compilation di Summer Tree.

Argomento- Consigli su come impiegare il proprio tempo.

Musica- Dalle 7 alle 7:30: Compilation di Begrave.

Argomento- Frequently Asked Questions

Musica- Dalle 7:30 alle 9: Sayakers

Argomento- Interviste agli Ultimate Students.

 

 

“ Posso sapere come hai fatto a sentirli in radio, se dalle 7:00 alle 7:30 nessuno ti ha visto entrare in Salone ?”

Spalancando i suoi profondi occhi verdi, lo Ultimate Memory fissò la ragazza dai capelli rossi, e la vide impallidire sotto quello sguardo carico di accusa.

Come una musica frenetica, la tensione si impossessò degli studenti, i quali puntarono con i loro occhi Lilith come avrebbe fatto una calamità con il ferro.

“ M-Ma cosa dici, N-N-Nashi…? L’ho sentita dalla mia… camera.” Tentò di giustificarsi la ragazza, incollando le braccia ai fianchi per rimanere rigida e non tremare.

“ Quindi eri sveglia in quel periodo di tempo ?” Le domandò Kigiri, posandosi il dito indice accanto alle labbra.

“ Sì.” Rispose subito la ragazza, aggiungendo poi con più enfasi:

“ Ma non vedo come questo possa essere un motivo di accusa! Altri saranno stati svegli per quell’ora… te compresa, o sbaglio ?!”

La criminologa annuì silenziosamente, non proferendo più parola.

 

“ Allora, oltre alla musica, avrai sentito anche tu… la puzza.” Esordì Takejiro con un ghigno, semi nascosto dall’ombra del suo cappuccio.

“ La… puzza.” Ripeté Lilith, cercando di non sembrare troppo confusa.

“ Già …” Comprese Nashi, ritornando con la mente alle investigazioni.

“ Me ne ha parlato anche Fujima Wakuri… però io non l’ho sentita dalla mia camera.”

La Ultimate Toxicologist fu felice di sentire quelle parole, per qualche motivo.

“ L’avremo sentito solo noi due… e a quanto pare anche Lilith, quindi il campo si restringe, giusto ?”

La ragazza dai capelli arancioni riservò un sorriso gentile alla Ultimate Majokko, la quale fece cenno di sì con la testa, seppur mascherando malamente un certo nervosismo.

“ Sì. Però non saprei bene di cosa fosse… non è che sai dirmelo tu, Lilith ?” Domandò allora lo Ultimate Liar, assumendo un ghigno vittorioso di pura superbia.

 

Tuttavia la rossa rimase impassibile, e con tutta calma rispose.

“ Candele. Dovevano essere candele.”

Takejiro e Fujima si fissarono a lungo, per poi annuire.

“ Sul serio? Chi può accendere delle candele di prima mattina ?” Domandò Nishizaka Iki, incredula.

“ Mitsuko.” Rispose semplicemente Lilith, per poi rivolgersi nuovamente a Nashi.

“ Ok, Nashi… ora ti fidi di me ?”

 

La risposta del ragazzo non tardò ad arrivare, e fu più fredda di un blocco di ghiaccio per i nervi della ragazza.

“ Assolutamente no! Anzi… mi hai dato un motivo in più per sospettare di te.”

Gli studenti guardarono prima Nashi e poi Lilith.

Il primo, impassibile, respirava profondamente, la seconda invece rimaneva immobile come una statua di gesso.

“ Cos-?” Tentò di chiedere la ragazza magica, venendo subito interrotta dal ragazzo, questa volta esploso con un tono furente.

“ Come puoi sapere che Mitsuko accende le sue candele ogni mattina, eh, Lilith ?!”

Gli occhi della rossa si spensero, diventando come uno specchio per il volto adirato del bruno.

“ È stata un’informazione che ha confidato solo a me, e a meno che tu non l’abbia osservata a lungo, non avresti dovuto saperlo !”

 

“ Kh-Kekekeke !” Rise Takejiro, gracchiando come una cornacchia.

Quella situazione lo divertiva come un sketch comico in un cabaret.

“ Veder cambiare il colore della tua faccia come un semaforo non ha prezzo.” Confessò, indicando la ragazza, la quale ora tremava a denti stretti per la rabbia.

Ripresosi, il ragazzo sospirò profondamente, tornando serio.

“ E comunque non era affatto odore di candele. Io e Fujima ti abbiamo mentito.”

La rivelazione colpì la Ultimate Majokko senza alcuna pietà, facendola tremare da capo a piedi con un unico, terribile, brivido.

L’occhio rosso del corvino lo squadrava, risplendendo all’ombra del suo cappuccio. La Ultimate Toxicologist continuò a sorridere amabilmente, congiungendo le dita per formare un cuore.

“ Riconoscerei odore di vernice bruciata lontana un chilometro, tesorino. È una componente piena di prodotto tossici, quindi è il mio forte! Invece… bluffare non è il mio forte, per fortuna Takejiro mi ha consigliate bene !”

La voce dolce di Fujima non rassicurò per niente Lilith, ma anzi fece sussultare gli studenti sui loro palchi.

“ Hai detto… vernice ?” Esclamò Umezawa Gaho, con la mascella che ormai sfiorava il pavimento.

“ Bhe, in qualche modo doveva pur disfarsi del telo verniciato !” Rise Zetsu di risposta.

 

“ No.” Con voce strozzata dalla tensione, la ragazza dai capelli rossi trasformò il brusio in silenzio.

Tremava, era colma di rabbia e paura, ma quando sollevò lo sguardo i suoi ardevano come fiamme.

Li puntò su Takejiro e Nashi, forse con l’intento di arderli vivi.

“ Ci sono ancora due dettagli che impediscono alle vostre… stupide accuse di essere concrete !” Urlò a pieni polmoni, non facendo però nemmeno sbattere una palpebra ai ragazzi.

“ Sto parlando proprio del telo… e dell’orologio.”

 

“ Cosa centra l’orologio adesso ?” Sbottò Kumagai, venendo poi interrotta da un’occhiata feroce della rossa. La bionda, che non si era mai piegata per niente, sentendosi quegli occhi addosso ebbe un primordiale istinto di arretrare, così si ammutolì di colpo.

“ Centra.” Disse la ragazza.

“ Dimostratemi come ho fatto a disfarmi del telo! In camera mia non troverete nessun accendino o prodotto per bruciare qualcosa… in più, l’orologio! Non sono così alta da raggiungerlo, quindi per me sarebbe stato impossibile spostare le lancette.”

Il semplice scambio di sguardi annunciò la sfida.

L’ultima sfida di quel processo, l’ultimo passo dalla verità.

 

A quel punto Nashi vacillò: era stanco e la testa sembrava stargli andando in fiamme.

- Come mi ritrovo in questa situazione… a giudicare proprio Lilith ?- Si odiò per le parole che aveva detto.

Per tutte le accuse, per tutti gli stratagemmi usati.

Lilith era stata colei che gli aveva donato la speranza per affrontare quei giorni così difficili. All’inizio dell’investigazione si era ricordato delle sue parole, e proprio quelle gli avevano infuso forza e determinazione.

“ Ti prego, Nashi …” Supplicò intanto la ragazza, guardandolo negli occhi con un’espressione più mite.

“Sono sicura che è questo il tuo compito qui.”

“ Dimentichiamoci di tutto e andiamo avanti.”

“Sei l’unico che ha il coraggio e la determinazione per poter risollevare gli animi di tutti noi.”

“ Guidaci tu e dicci chi votare.”

“Quindi se ti abbatti tu, come potremmo farcela ?”

“ Per favore… Nashi …”

 

“ Forze del male …” Canticchiò il ragazzo, riprendendosi dalla sua prigionia di ricordi e sogni.

Kigiri lo guardò confusa, mentre Takejiro al suo fianco spalancò gli occhi con immensa meraviglia.

“ Kekekeke !” Rise fragorosamente, al punto da doversi tenere la pancia per le troppe risate.

“ Preparatevi ad essere annientate nel nome della Speranza !” Lo Ultimate Memory sollevò i pugni sopra la testa, per poi assumere una posa drammatica.

“ Emissaria della Speranza, Ultimate Majokko !” Si presentò infine, senza staccare gli occhi da Lilith.

 

Lei era immobile, con la mascella bloccata e gli occhi lucidi. Una goccia di sudore le attraversò la fronte, scivolando via.

“ Ti ricordi quando in classe hai mostrato i tuoi trucchi a Takejiro?! In quell’occasione hai sfoderato uno scettro allungabile… ovvero tutto ciò che ti serve per raggiungere le lancette dell’orologio in piscina.”

Nashi poi imitò il gesto di spalancare le mani per farvi uscire qualcosa.

“ Baaam! Fuoco e fiamme !” Dichiarò con espressione seria nonostante le pose ridicole che stava assumendo.

“ Basta concentrare il gas di un accendino nella mano per poi dargli fuoco con qualsiasi cosa… magari anche una piccola carica di polvere da sparo tra le dita !”

“ Ed ecco che il telo prende fuoco! Magia !” Rise Takejiro, mimando una pistola con le dita per poi fingere di sparare un colpo alla ragazza.

 

“ Accidenti …” Fischiò Fujima Wakuri, colma di ammirazione.

“ Doveva essere proprio la piccoletta ?!” Commentò con disgusto Kumagai Yone, stringendo il pugno fino a farlo tremare per la tensione muscolare eccessiva.

“ È terrificante per qualsiasi essere umano, non importa come la metti… due omicidi.” Akagi Aozame ancora non riusciva a credere a quanto fosse successo.

“ Bel lavoro ragazzi !” Applaudiva intanto Zetsu, incurante delle espressioni afflitte degli altri.

 

“ Ecco com’è andata …” Sospirò profondamente Nashi, chiudendo le palpebre per immergersi nella scena del crimine che finalmente aveva ricostruito.

 

Alle ore 6:00 Mitsuko uscì dalla sua camera per dirigersi al Secondo Piano, senza sapere di star venendo seguita dal suo assassino. Il killer aveva già consegnato ad Arima Robun un e-Handbook dal profilo femminile, rubato a Yonamine Genjo, per poter prendere l’ascensore femminile.

L’assassino salì assieme a Mistuko, mentre Arima dev’essere stato più lento, in quanto nel salone era già presente Ebisawa Shoko. Per non destare sospetti allora il ragazzo usò l’ascensore del bagno dei ragazzi, raggiungendo il suo complice. Lì, utilizzando il falcetto per l’agricoltura preso dalla scatola degli oggetti non utilizzabili, Arima attaccò Mitsuko.

Non la uccise, ma nello scontro lei scivolò giù dalla balconata. Per via delle regole venne recuperata da un Monokuma-Volante e riposta sul piatto della statua nel balcone, ma in quel momento il suo cuore si era fermato per lo shock. Credendola morta, Arima la trascinò in libreria, nascondendola dietro uno scaffale.

Intanto l’assassino si è diretto verso la piscina, e spostando le lancette con uno scettro allungabile, fece credere ad Arima che mancasse poco all’orario in cui tutti sarebbero saliti, ovvero le 9:00. In preda al panico Arima cercò di lavare via il sangue di Mitsuko nell’acqua, e fu allora che l’assassino l’ha colpito alle spalle, tradendolo. Lui cadde in acqua privo di sensi, e mentre l’assassino calava la copertura sopra la vasca, iniziò a morire annegato.

In quel momento però il cuore di Mitsuko riprese a battere, sfortunatamente prima che l’assassino se ne andasse. Infatti questo, sentendo la libreria ribaltarsi in un tentativo di fuga della Ultimate Hexer, la raggiunse subito armato di falcetto. L’assassino consumò così la sua seconda vittima in libreria, facendo a pezzi Mitsuko dieci minuti la morte di Arima.

L’assassino si era però preparato per la fuga: verniciando un telo dello stesso colore delle pareti nel salone, ovvero di bianco, seppur lasciando macchie sospette nell’ascensore, riuscì a scappare senza destare troppi sospetti. Una volta raggiunta la sua camera, per disfarsi del telo unto di vernice e sangue, utilizzò un trucco di magia, dandogli fuoco per non lasciare alcuna traccia.

 

“ Non avrei mai immaginato di arrivare a questa conclusione... ammetti la tua colpevolezza, Lilith Kurenai !” La sensazione che Lilith provò quando Nashi la puntò con il suo dito, fu paragonabile ad una scossa da diversi milioni di volt capace di farle a pezzi i nervi.

“ N-No, Nashi …” Implorò la ragazza, ormai spoglia di qualsiasi forma di coraggio che le permettesse di controbattere.

Impotente fissava con i suoi occhi tremanti lo Ultimate Memory, mentre tutto attorno il silenzio regnava sovrano in un’atmosfera colma di rammarico.

“ Non sono stata io, ve lo giuro !” Strillò con la forza dei suoi polmoni, artigliando il palchetto e sporgendosi verso i suoi compagni. Gli amici che in quei giorni le avevano infuso coraggio, gli unici su cui poteva contare.

Eppure, proprio quegli studenti ora si sentivano traditi, e non ricambiarono quella silenziosa richiesta d’aiuto neppure per un secondo.

“ La vita di ognuno di noi è importante, Lilith …” Mormorò con tono serio Zetsu, guardando in un punto indefinito per terra.

“ Se tu fossi stata al posto di Arima e Mitsuko, ci saremmo senza dubbio battuti fino alla fine per scoprire il tuo assassino, quindi… sappi che non facciamo favoritismi. Spero che tu possa comprenderlo, anche se non lo pretendo di certo.”

Enigmatico come suo solito, il verde degnò la rossa di un ultimo sorriso colmo di tenerezza.

 

“ Non volevo… che finisse così.” Disse Nashi, soffocando tutte le emozioni che in quel momento gli esplodevano in petto.

Rabbia, confusione, colpevolezza, tristezza, paura, vulnerabilità.

Il tempo era però scaduto, e la procedura del Class Trial non ammetteva eccezioni.

“ Mi sembrate tutti abbastanza convinti sul voto.” Osservò Monokuma con somma gioia.

“ Perché allora non votare, dico io?! Upupupupupu !”

Come da prassi, tutti premettero sulla casella che indicava uno di loro, e presto su di un grande schermo apparve una slot machine.

I tasselli iniziarono a girare sempre più veloce, fino a quando non si allinearono per mostrare il volto del colpevole. Il nome di Lilith Kurenai apparve a caratteri cubitali, accompagnato da una musica festosa ed un’esplosione di coriandoli e fiori dal soffitto.

“ Congratulazioni, avete indovinato anche stavolta !” Si complimentò l’orso, ovviamente felice solo per se stesso.

“ L’assassina di Mitsuko Atsuki e di Arima Robun è proprio Lilith Kurenai, la Ultimate Majokko! Sarebbe stato bello diplomarsi con ben due cadaveri sulla coscienza… che peccato.”

Nessuno più rispondeva alle provocazioni di Monokuma.

 

Solo Lilith continuò ad urlare disperatamente allo schermo, con le lacrime che ormai le colavano da entrambi gli occhi, sovrastando la musica e la voce del diabolico peluche.

“ Non sono stata io! Dovete credermi !” La sua gola emetteva strilli sgraziati e doloranti, soffocati in parte dal pianto e dai gemiti. Il volto era diventato rosso, e gli occhi verdi trasmettevano paura allo stato puro.

“ Il momento che tutti stavamo aspettando è giuntooo …” Annunciava intanto Monokuma, agitando in aria un martelletto da giudice.

“ Ti prego no !” Strillava intanto Lilith, ma le sue suppliche non arrivavano nemmeno alle orecchie dell’animale.

“… la punizione per la Ultimate Majokko !”

“ Nashi! Aiutami !!”

Lo Ultimate Memory compì l’errore di cedere a quella richiesta di soccorso, in modo completamente istintivo e non guidato dalla coscienza.

Sollevò lo sguardo, e vide il terrore incarnato nella sua amica.

“ Iniziamo ora !”

Le ultime parole di Monokuma risuonarono nell’aria quando una catena catturò la colpevole per il collo, trascinandola con brutalità lontana dalla mano tesa di Nashi.

Una singola lacrima percorse la guancia tremante del ragazzo, scivolando sul palchetto.

- Non ce l’ho fatta …- Fu il suo più grande rimorso.

Un messaggio apparve su tutti gli schermi.

“ Lilith Kurenai è stata dichiarata colpevole. Pronti ad assistere alla punizione ?”

 

Sotto gli sguardi turbati degli studenti, i monitor iniziarono a mostrare altre immagini.

- Non ce l’ho fatta …-

In una camera buia, due piccole figure danzanti tra le ombre apparvero. Erano molto minute, forse bambole, o burattini dato che nessuno le sorreggeva.

- Non ce l’ho fatta …-

Di colpo dei riflettori si accesero, illuminando le misteriose figure. Una rappresentava un ragazzo dai capelli blu tirati di lato e vestito con un elegante giacca dai ricami d’orati, mentre l’altra una ragazza dai capelli corvini folti e spettinati con un lungo vestito color prugna ed una mantella nera sulle spalle.

Entrambi danzarono con piroette e giravolte, spesso tenendosi per mano.

Sui loro volti erano dipinte espressioni colme di dolore e tristezza, come se implorassero pietà.

Lentamente, iniziarono a recuperare pezzi di fogli da fuori l’obbiettivo. Ognuno di essi riportava una lettera.

- Non ce l’ho fatta …-

Quando sembrarono aver finito, l’inquadratura si spostò verso l’alto, inquadrando tutti i fogli che avevano allineato per terra, formando così la scritta:

“ The Most Terrible Prank !”

 

“ Non ce l’ho fatta… a vendicare Mitsuko ed Arima.” Concluse la frase Nashi, ormai pervaso da una malsana sensazione di essere perseguitato da un essere maligno.

Mentre il resto dei ragazzi si chiedevano cosa stesse accadendo, un’esplosione di fumo al centro dei palchetti li interruppe.

Un’ombra iniziò a muoversi nel fumo, mentre un’allegra musica suonava in sottofondo.

“ Emissaria …”

Una voce che sembrava provenire dai più terrificanti incubi risuonò nell’aria.

“…della Disperazione, Ultimate Majokko !”

Il fumo si dissipò con una folata, accecando gli studenti per qualche secondo. Quando riaprirono gli occhi, una persona che non sarebbe più dovuta essere lì tra loro troneggiava su di un piedistallo.

Un lungo abito rosso cremisi senza spalle e decorato da fronzoli neri svolazzava nella corrente creatasi,  mentre un lungo scettro dorato era poggiato al suolo.

Lilith Kurenai osservava dall’alto i suoi compagni con un sorriso compiaciuto e due occhi estasiati, come se stesse ammirando un suo operato.

“ È una sensazione belliiissima.” Dichiarò meravigliata, appoggiandosi al suo scettro.

“ Anche se avete una bocca, non riuscite a parlare… scommetto che vorreste urlare, chiedermi perché sono ancora qui… però non ce la fate.”

Le sue labbra si incurvarono in un ghigno.

“ Questa sarebbe la speranza? La forza con cui combattete per i vostri amici morti ?”


“ Cosa… hai fatto ?” Balbettò Akagi Aozame, sentendosi immensamente piccolo ed insignificante al sol guardare quella ragazza dai capelli di fiamma così vittoriosa e colma di gloria.

Lentamente Lilith spostò il suo sguardo su di lui, rimanendo in silenzio.

Nashi sussultò: aveva visto i suoi occhi.

Brillavano di lampi dorati, un colore innaturale ed inumano.

-È proprio questo il punto… lei non è umana.- Dovette realizzare, avvolto nel terrore di quello sguardo immobile, ma che valeva molto più di un avvertimento.

Era paragonabile a quanto più terrificante ci fosse nel mondo, come ciò che vede un animale impotente nel suo predatore prima di venir divorato, o quello che vede un prigioniero di guerra nel plotone che sta per fucilarlo.
Al contempo però, quegli occhi rappresentavano molto di più. Lo sguardo di un tirannico sovrano che contempla il suo sogno di un potere eterno realizzarsi, o di un signore della guerra che assiste alla messa in atto della sua arma nucleare sui propri nemici.

Magari non c’erano abbastanza immagini di terrore, violenza e follia per rappresentare ciò che quello sguardo suscitò in Nashi dal momento in cui lo vide, se non pura ed assurda… disperazione.

 

Lilith sbatté le palpebre dopo qualche secondo passato a squadrare lo Ultimate Rhythm Game Player in totale arresto dei muscoli. Akagi, come se gli fosse stato impartito un comando, cadde a terra.

“ Akagi !” Strillò spaventata Nishizaka Iki, scorgendo il volto madido di sudore e diafano dell’amico.

“ Come ho fatto, dici ?” Ripeté a quel punto la Ultimate Majokko, portandosi un dito sulle labbra in una finta pausa di  riflessione.

“ Dovete avere proprio la memoria corta… tranne qualcuno qui che ha già capito la risposta.” E nel pronunciare quelle parole con tono giocoso, si voltò e puntò il suo scettro verso Nashi Jonetsu.

Il ragazzo si irrigidì dalla testa ai piedi, comprendendo ciò che Akagi avesse provato fino ad allora.

Percepì ogni sua fibra muscolare contrarsi così forte da procurargli reale e straziante dolore. Il suo corpo si stava preparando a ricevere un attacco che non sarebbe mai arrivato, seguendo un primordiale istinto di conservazione.

“ È per via della Killer Card… non è vero ?”

Combatté con tutte le sue forze contro il dolore che lo stava assalendo per pronunciare quelle parole.

Le lacrime scorrevano dai suoi occhi lucidi e sofferenti.

“ È la Killer Card che ti ha dato Monokuma, non è vero ?!!” Urlò a pieni polmoni, sfidando lo sguardo pietrificante della ragazza con il fuoco che gli ardeva nel petto.

Lilith sorrise.

 

“ La vedete questa? L’ho chiamata Killer Card! Oggi la consegnerò segretamente ad uno di voi… e dopo averla firmata, chiunque potrà commettere un omicidio! Perché il bello è che anche se venisse scoperto o ritenuto colpevole… gli sarò comunque permesso di lasciare la torre senza alcun problema !”

 

“ Upupupupu! Qualcuno almeno l’ha usata. Odio gli sprechi, e sarebbe stato scorretto nei miei confronti ignorare questo regalo.” Monokuma sembrava genuinamente divertito da questo capovolgersi degli eventi, forse più di quando era sul punto di punire la colpevole.

“ Bastarda …” Ringhiò Takejiro Kurisu, uno dei pochi che già si erano ripresi dallo shock.

“ Tu non l’hai fatto semplicemente per lasciare la torre, vero? Si capisce lontano un migliore che tu… ami uccidere.”

Il corvino aveva abbastanza coraggio da fronteggiare Lilith, ma la rossa semplicemente ignorò quell’affermazione.

“ Pensate che la Killer Card sia stata data a me ?” Domandò invece.

“ Cosa ?” Sussultò Zetsu, sorpreso dal tono divertito della ragazza riguardo un qualcosa che lui credeva ovvia.

“ Invece vi dico che non è stata data affatto a me. Io ho solo scoperto la persona a cui era stata data.” Continuò la ragazza magica.

Kigiri Yoko sembrò comprendere, e con espressione indurita dalla sconfitta, si ritrovò costretta ad ammettere:

“ Arima …”

 

“ Cosa?! E perché mai dovrebbe averla Arima ?” Domandò allarmata Kumagai Yone.

“ Non c’è un perché: la Killer Card sarebbe potuta capitare a chiunque.” Rispose serenamente Monokuma.

Lilith continuò a parlare con tono sognante.

“ Ooh sì, ricordo ancora quando lo scoprii… era così spaventato e terrorizzato…”

 

 

Arima era sul punto di entrare nella sua camera. Ogni passo che compiva era silenzioso e tremante, come se stesse camminando in un campo minato.

Il suo segreto lo spaventava più di ogni altra cosa: dal momento in cui aveva afferrato quella carta, si era sentito un mostro. Avrebbe preferito che la Killer Card fosse capitata a qualcun altro, in modo che la colpevolezza fosse un problema di cui lui non si sarebbe mai dovuto occupare.

Eppure lui aveva preso quella tessera, e durante ogni suo silenzioso e rapido spostamento la portava con sé. Temeva che sbarazzandosene avrebbe solo incentivato qualcun altro ad uccidere, senza quindi diminuire la sua colpevolezza, però più la teneva con sé e più ci rimaneva ossessionato.

La promessa di Monokuma… non poteva essere vera. Sarebbe stato fin troppo idilliaco.

I suoi compagni lo avrebbero perdonato se pur di scappare si fosse trasformato in un assassino? E la sua vittima?

Stava già individuando quale di loro avrebbe ucciso se fosse, ipoteticamente, stato un assassino, quando il suo polso venne afferrato con forza.

Trasalì, voltandosi per fronteggiare il suo aggressore.

Il segreto era già stato scoperto? Ma lui non era un assassino, non lo era mai stato, non era colpevole.

“ Arima.” Lo salutò Lilith con un sorriso cordiale.

Lo Ultimate Event Planner rimase immobile, con una goccia di sudore freddo che gli percorreva il viso. Schiuse appena le labbra secche per rispondere, quando la rossa gli si avvicino al volto con uno scatto felino, arrivandogli immediatamente con la bocca all’orecchio.

 

“ So quello che hai nella tasca.” Sussurrò la ragazza, inviandogli una scarica elettrica al cervello, il quale la tradusse con paura.

“ Non ho fatto niente.” Cercò di rispondere il ragazzo, ma la voce gli mancava ed il pavimento scivolava lontano dai suoi piedi, lasciandolo precipitare all’infinito mentre solo Lilith si aggrappava a lui per seguirlo ovunque volesse fuggire.

“ Ma dovresti farlo.” Lo incoraggiò lei con un sorriso smagliante. Quando vide l’espressione confusa di lui, lo guardò a lungo negli occhi.

“ Non c’è davvero nessuno che vorresti eliminare? Nemmeno un minuscolo esserino piccino picciò… tutto quello che ti basta per tornare libero ?”

Il tono di voce di Lilith era seducente come il profumo di un cibo delizioso per un affamato, e Arima era affamato. Affamato di libertà.

“ Uccidere è sbagliato.” Implorò il ragazzo pur di rintanarsi nella sua camera, lontano dalla verità, lontano dalla tentazione. Quella ragazza non era altro che la bocca del suo cuore, una voce che non voleva sentire, ma che lo perseguitava ogni secondo.

“ Però vivere è giusto. Non è quello che sentiamo sempre? La vita è un dono, non dobbiamo sprecarla e condannarci… tu non vuoi rimanere qui per sempre, Arima. Hai qualcuno da cui tornare …”

Per quanto tempo lo aveva spiato? Da quanto sapeva il suo segreto?

Tutto ciò era irrilevante, perché chiunque avesse visto Arima in quel momento avrebbe capito che nascondeva un segreto. Il ragazzo sudava copiosamente, con le pupille che saettavano da un angolo all’altro del corridoio, terrorizzato che qualcuno potesse sentirli o vederli.

Sembrava che persino gli specchi potessero bisbigliare e le ombre potessero vedere. Non c’era scampo.

 

“ Non c’è scampo, qui.” Leggendogli nel pensiero, la ragazza disse esattamente ciò di cui Arima aveva bisogno.

“ Tu non puoi rimanere intrappolato qui! Devi vivere! Arima, tu devi vivere !”

Un urlo colmo della magia della vita e dell’amore che l’essere umano ripone in essa esplose nel cuore del ragazzo, spezzando le pesanti catene che lo stritolavano da tempo.

“ E Takejiro deve morire …” Aggiunse però Lilith con un ghigno, devastando quell’atmosfera sacra.

“ Cosa ?!” Il blu sperò di non aver sentito bene, ma vedere l’espressione dell’altra non mutare per niente lo convinse del contrario.

“ Come può permettersi di insultarti? Di criticare la tua arte ?” Ribadì la ragazza con tono sofferente, empatizzando gli stessi dolori di Arima.

“ Perché lui dovrebbe vivere… e tu non potresti meritarti la libertà ?”

La Ultimate Majokko si allontanò di scatto dal ragazzo, lasciandolo solo con se stesso, privo della voce che gli sussurrava cosa pensare e come agire.

“ Domani alle 6:10 in giardino. E sarai finalmente libero.” Fu l’ultima cosa che la ragazza gli disse prima di sparire.

 

 

“ E lui l’ha fatto! Riuscite a crederci?! Quando però ha visto Mitsuko, era così terrorizzato che l’ha attaccata comunque !” Lilith Kurenai sembrava aver raccontato la barzelletta più divertente del mondo, ma nessuno rideva.

Solo odio, rammarico e disgusto si agitava tra quei palchetti.

“ Immaginavo ce l’avesse con Takejiro… ma non pensavo così tanto.” Sospirò tristemente Ebisawa Shoko.

“ Se solo… se solo …” Provò a dire Amari Sako, ma le lacrime sgorgavano troppo copiose dai suoi occhi addolorati per permetterle di parlare.

“ Se solo cosa!? Mi stai dando la colpa per la sua morte ?!” Sbottò lo Ultimate Liar, colpendo il palchetto con il suo pugno in un impeto di rabbia. La mano rimase lì ferma, stretta così forte da tremare per lo sforzo.

Il corvino chinò il capo. Solo i suoi denti serrati si intravedevano all’ombra del cappuccio, ma non aggiunse nient’altro.

“ Pensavo fossi nostra amica !” Ringhiò furiosamente Umezawa Gaho alla ragazza che li aveva traditi. Distrutto dal dolore si passò una mano sulla faccia, quasi conficcandosi le unghie nella carne.

 

“ Mi sembra evidente invece che Lilith Kurenai non è mai stata nostra amica… sin dal suo arrivo.” Riconobbe Yonamine Genjo, squadrandola con odio, come se potesse distruggerla con il semplice sguardo.

“ Una studentessa come noi, ma che si è aggiunta più tardi? Era tutto un piano di Monokuma per farci uccidere di nuovo !” Sbraitò l’attrice, indicando l’orso di peluche seduto tranquillamente più in là.

Monokuma inclinò il capo lateralmente, senza alterarsi.

“ No, no. Lilith è proprio una partecipante di questo corso extra scolastico come voi.”

“ E chi se la dovrebbe bere una menzogna del genere ?!” Sbottò Nishizaka Iki.

“ Ve lo garantisco io.”

 

Lilith aveva nuovamente parlato. La Ultimate Majokko spalancò le braccia con somma gioia, proclamando ad alta voce:

“ Miei adorati compagni! Sappiate che io non sono in combutta con Monokuma, e non ho nessun’accordo con lui. Io sono semplicemente …”

Si portò il dito indice sulla guancia, e sorrise facendo la linguaccia.

“ Cattiva fino al midollo !” Successivamente esplose in un’isterica risata, la quale risuonò negli animi dei ragazzi per molto tempo, persino nei loro incubi.

 

Zayasu Korin era in lacrime, e addolorato si mordeva il labbro inferiore, guardando la ragazza in cui aveva creduto con tutto se stesso. La sua unica fan a cui aveva confidato tutto, una persona con cui provava davvero piacere parlare e che ascoltava tutto ciò che lui diceva con interesse.

Cosa poteva esserci di vero ancora in Lilith Kurenai?

Nashi, invece, chinò il capo fino a poggiare la fronte sul palchetto.

- Mitsuko, Arima… quante candele per dei riti di protezioni avrei dovuto accendere per difendervi da questo male ?-

La risata echeggiava ancora nella sala del Class Trial.

 

 

 
 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Il secondo Class Trial è terminato, e spero di avervi intrattenuto con questo capitolo piuttosto lungo (per chi volesse saperlo, sono 32 pagine).

Spero l’abbiate gradito, e fatemi sapere nelle recensioni cosa abbiate apprezzato, e naturalmente se avevate indovinato l’assassino.

Ringrazio Chainblack per i consigli nello scorso Class Trial, attendo la tua opinione su questo.

Questa volta il cliffhanger è: “Cosa succederà agli studenti dopo che Lilith ha rivelato le sue vere intenzioni?”


Inoltre mi sono dimenticato di specificare che il personaggio di Lilith Kurenai mi è stato inviato da stardust95, che ringrazio ancora. Spero ti sia piaciuto il modo in cui la tua Lilith si è mostrata per quello che è!

Siamo dunque arrivati alla fine di questo Chapter 2: ne rimangono altri cinque!

Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Chapter Three (Part One) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 1)  Daily Life

 

 

“Stai vivendo una vita che non ti appartiene più.”

Forse proprio grazie a questo richiamo, o più per l’assurda pressione che ci tiene vigili contro la nostra volontà nei sogni, Jonetsu Nashi comprese di star vivendo un altro incubo.

Perché avveniva sempre dopo un Class Trial? Prima dopo la morte di Domen Ienobu e Iwayama Koan, ed ora persino di Mitsuko Atsuki e Arima Robun.

Non c’era tempo per pensare al motivo di quest’evento ripetuto.

 

Lo Ultimate Memory si trovava in una stanza buia, immerso nell’oscurità come la figura di fronte a sé.

Questa in realtà era illuminata dalla luce di monitor alle sue spalle, che a stento raggiungeva il suo corpo, adagiato su di una sedia.

In quel momento perciò, il suo interlocutore non aveva né volto né nome.

“ Dovrai stare molto attento, Nashi.” Lo avvertì con voce secca. L’ammonizione sembrava di estrema importanza.

“ Se solo ti dovessero scoprire, o meglio… vi dovessero scoprire… sarebbe la fine del nostro piano.”

Nashi non comprendeva quelle parole.

Anzi, no! Lui non le comprendeva, eppure il Nashi che ascoltava ritto sull’attenti quella voce, sembrava comprendere benissimo.

Si stava vedendo con una visuale in terza persona, sentendosi così strappato dal suo corpo naturale ed esternato come fosse un fantasma. Forse era diventato davvero uno spettro, lo spettro di se stesso?

Il Nashi versione soldatino di latta non mostrò la minima reazione. Era così serio che a stento sembrava essere davvero il ragazzo della Hope’s Peak Academy come si era sempre immaginato di essere.

 

“Il vostro scopo sarà quello di eliminare Tabata 2, l’unico fratello dell’esperimento Hope’s Brother rimasto in vita. Buona fortuna.”

 

La voce misteriosa di quell’uomo venne sommersa da un suono ripetitivo, simile ad una risata che presto infestò la mente del ragazzo.

“ Upupupupupuuu !” Il famigerato ghigno di Monokuma si stampò ovunque nel buio, mentre la voce stridula rimbombava così forte da fargli male.

“ Basta !” Ringhiò dal dolore lo Ultimate Memory, non sentendo più il suo corpo. Non aveva occhi da chiudere o mani per coprirsi le orecchie. Stava scivolando sempre di più in quell’anti-essenza.

 

“ Anti-essenza ?”

 

Si risvegliò.

La sua camera era illuminata come sempre dalla luce flebile della lampada sul comodino, la quale emanava i colori del cielo all’imbrunire nella stanza.

Una stanza che ovviamente non gli apparteneva. La stanza che si trovava nella torre.

 

 

Giorno 8

 

Mentre si lavava la faccia nel bagno del suo dormitorio, Nashi si accorse di essere molto stanco. Il sonno non gli aveva consentito nessun riposo fisico o psicologico.

Si guardò allo specchio, mentre lasciava scivolare via dal suo viso l’asciugamano. A causa della pressione il ciuffo ribelle simile ad un’antenna sulla sua testa scattò sull’attenti.

- Cos’era quel sogno… ?- Si chiese con tanta confusione. Il lavandino lucido e splendente rifletteva l’immagine del suo volto affranto e tormentato.

- Sembrava fin troppo reale per essere semplicemente un incubo. Troppe informazioni, quei nomi… e poi Monokuma.-

Per quanto la situazione sembrasse ardua, Monokuma aveva attentato al suo sonno solo una volta, e proprio come aveva pensato prima, era accaduto dopo l’esecuzione di Iwayama Koan, lo Ultimate Weapon Collectioner.

Tabata e Ultimate Hope’s Brother non gli dicevano nulla, eppure quella figura gli aveva imposto degli ordini, chiamandolo persino per nome, come se fosse dovuto esserne a conoscenza.

- Aspetta… Ultimate ?- Rifletté, sollevando lo sguardo.

Lui stesso era uno di questi, e nell’ultima settimana aveva convissuto con altri diciassette. A dirla tutta, i suoi ricordi gli dicevano che per qualche mese aveva frequentato la Hope’s Peak Academy proprio con quei compagni di classe.

- Centrerà forse la Hope’s Peak Academy ?- Le informazioni su quella scuola erano insufficienti per giustificargli cosa stessero passando in quel momento.

 

“ Aaallora, dicevo… no! Non siete stati rapiti, avete acconsentito voi a tutto questo.” Spiegò sorridente Monokuma.

“ E quando avremmo dovuto fare una pazzia del genere ?” Domandò Zetsu, con voce tremante a causa dell’arma puntata contro di loro.

“ Bhe, mi pare ovvio.” Rispose l’orso, scoppiando a ridere così forte da rischiare di cadere. “Quando vi siete iscritti alla Hope’s Peak Academy! Upupupupu !”

 

 

- Non può essere possibile che nei piani della scuola più prestigiosa del mondo ci sia un simile gioco! Monokuma sta usando l’identità della Hope’s Peak per nascondere il suo reale intento.-

Nashi aggrottò la fronte, ora esprimendo rabbia e frustrazione. L’immagine sullo specchio sembrava un qualcosa che  lo studente non aveva mai potuto essere: odio puro.

Tutta l’angoscia, la paura e persino la disperazione provata fino a quel momento… l’avrebbe riversata su Monokuma.

Però la Regola Numero Uno del Killing Extra-Curricular Course, abbreviato in KECC, parlava chiaro:

 

Regola Numero Uno: Non è vietato danneggiare le forniture o qualsiasi oggetto appartenente a questa torre, ma è severamente proibito manomettere in qualsiasi modo telecamere, monitor e attaccare Monokuma.

 

L’unico modo per sopravvivere sembrava dunque solo uno, e rappresentava la fuga da quella prigione nel bel mezzo del nulla.

Jonetsu Nashi rilasciò tutta l’aria che aveva trattenuto mentre digrignava i denti, producendo un lungo sospiro. La sua vista sembrò farsi più chiara, mentre lo scroscio dell’acqua dal rubinetto rompeva il silenzio.

“ No. Partecipare a questo gioco non è l’unica soluzione.” Si disse, rivolgendosi forse al suo riflesso mentre si guardava negli occhi.

I volti di Iwayama e Arima riaffiorarono, come emergendo dalla superficie di un velo d’acqua accanto a sé.

Sorridevano tristemente, con lacrime amare ai lati del volto.

 

Nashi rimpianse i suoi compagni, caduti vittima della disperazione, e che per questo si erano macchiati dell’imperdonabile crimine dell’omicidio.

- Troverò il modo di uscire di qui, ve lo prometto.- Promise in silenzio. Quella frase era già stata detta in passato innumerevoli volte, per lo più dentro la sua testa, ma non per questo motivo aveva perso di importanza.

I suoi compagni ancora vivi stavano combattendo con lui, soffrendo con lui e piangendo i morti con lui, tutto questo per evitare di cadere vittima di quella disperazione.

La speranza avrebbe vinto, questo Nashi lo sapeva.

Si schiaffò una mano bagnata sugli occhi, evitando che le lacrime colassero ancora.

 

Dopo essersi preparato con molta calma, vestendosi con una copia esatta dei suoi soliti vestiti già presente nell’armadio, Nashi aprì la porta della sua stanza.

Immediatamente un borbottio proveniente dal corridoio lo incuriosì, e per qualche motivo si bloccò prima di uscire. Forse per un istinto di sopravvivenza recondito o semplicemente per lo shock, rimase a sbirciare di nascosto cosa stesse accadendo.

Riconobbe alcuni suoi compagni di classe radunati davanti ad una porta dal lato femminile del corridoio dei dormitori.

Tra di essi c’erano Umezawa l’Ultimate Stuntman, Kumagai l’Ultimate Contorsionist, Ebisawa l’Ultimate Radio Host, Akagi l’Ultimate Rhythm Game Player e Amari l’Ultimate Video Maker.

 

 

Tutti loro aspettavano davanti alla soglia chiusa con un’espressione tetra in volto, talmente tanto intensa da far accapponare la pelle al ragazzo.

Tuttavia, Nashi non si chiese il perché di ciò che stava vedendo.

Il suo talento, purtroppo, aveva sempre le risposte giuste per le domande che non avrebbe voluto porsi.

 

Era passato appena un giorno dalla terribile rivelazione che aveva scosso gli animi di tutti, così come la loro speranza.

L’ultima studentessa apparsa tra di loro in circostanze misteriose, Lilith Kurenai la Ultimate Majokko, aveva svelato la sua vera essenza. La responsabile della morte di due loro compagni, smascherata durante l’ultimo Class Trial ma sopravvissuta grazie ad un asso nella manica fornitole da Monokuma.

Fino all’ultimo istante si era dichiarata innocente, e fino all’ultimo istante Nashi aveva creduto in lei.

Eppure, tutta la fiducia che Lilith aveva riposto e tutto l’aiuto dato nel tempo passato insieme, era stato brutalmente vanificato.

 

 “ Ve lo garantisco io.” 

Lilith aveva nuovamente parlato. La Ultimate Majokko spalancò le braccia con somma gioia, proclamando ad alta voce:

“ Miei adorati compagni! Sappiate che io non sono in combutta con Monokuma, e non ho nessun’accordo con lui. Io sono semplicemente …”

Si portò il dito indice sulla guancia, e sorrise facendo la linguaccia.

“ Cattiva fino al midollo !” Successivamente esplose in un’isterica risata, la quale risuonò negli animi dei ragazzi per molto tempo, persino nei loro incubi.

 

La porta davanti alla quale i suoi compagni si erano radunati apparteneva proprio alla camera di Lilith.

Il ragazzo comprese che non avrebbe avuto senso nascondersi, ed incuriosito da un sospetto decise di uscire allo scoperto.

- Immagino vogliano aspettare che Lilith esca dalla sua stanza… ma non avrebbe molto senso.- Si disse mentre avanzava a testa bassa, ancora immerso nei suoi pensieri.

- Questo perché Lilith non è più tra di noi.-

L’unico modo per uscire da quella torre, volendo seguire le regole del KECC, era quello di ottenere il tanto famigerato diploma. Ciò consisteva nell’eliminare un altro compagno e superare il Class Trial che si sarebbe tenuto senza venir scoperto.

Tuttavia, la prima traumatizzante esperienza con il processo aveva terrorizzato tutti loro, grazie anche alla perspicacia di un elemento non da sottovalutare: Kigiri Yoko la Ultimate Criminologist.

 

La ragazza dai capelli lilla, famosa per le sue capacità deduttive nello studio della psicologia criminale, capace di ricostruire un crimine nei minimi dettagli a quanto si diceva solo parlando per un minuto con un sospettato, si era dimostrata un genio innato durante il Class Trial.

Nashi, accompagnato dal suo migliore amico Zetsu, aveva solo potuto seguire i suggerimenti e gli spunti che lei forniva durante le deduzioni. Durante quel processo si era sentito un po’ come Watson che tentava di svelare lentamente un mistero in realtà già risolto da Sherlock Holmes.

Qualunque assassino avrebbe dovuto fare i conti con Kigiri in caso un omicidio fosse nuovamente avvenuto, e questo fortunatamente aveva aiutato gli studenti a concentrarsi sul sopravvivere senza perdere la speranza.

 

Eppure c’era stato qualcosa, un colpo che nemmeno la Ultimate Criminologist avrebbe potuto fermare. Una vera e propria contromossa da parte di Monokuma per far superare ai più disperati la paura di dover venir schiacciati dal genio investigativo della ragazza.

La Killer Card.

 

“ La vedete questa? L’ho chiamata Killer Card! Oggi la consegnerò segretamente ad uno di voi… e dopo averla firmata, chiunque potrà commettere un omicidio! Perché il bello è che anche se venisse scoperto o ritenuto colpevole… gli sarò comunque permesso di lasciare la torre senza alcun problema !”

 

Avendo eliminato Arima e Mitsuko avvalendosi della Killer Card, nemmeno la vendetta avrebbe impedito a Lilith di lasciare quella torre.

Nashi sollevò lo sguardo, sentendosi sempre più triste con quei pensieri nella mente.

“ Buongiorno ragazzi.” Salutò, forzando la sua bocca a piegarsi in un sorriso cordiale per affrontare al meglio la giornata.

Gli altri si voltarono verso di lui.

“ Oh, buongiorno Nashi.” Rispose Kumagai Yone, la Ultimate Contorsionist.

Anche i restanti studenti la seguirono, tranne Ebisawa Shoko.

Il ragazzo alto e con le cuffie nelle orecchie rimase impassibile, con lo sguardo fisso verso la porta.

“ Wow, certo che quando Ebisawa è concentrato non si lascia distrarre da nulla.” Umezawa Gaho fischiò d’ammirazione.

Passò qualche altro secondo di silenzio tombale prima che tutti si accorgessero delle palpebre serrate dello Ultimate Radio Host.

“ No. Si era addormentato.” Concluse sconsolato Akagi Aozame, Ultimate Rhythm Game Player.

“ Penso che la gag di svegliarlo con un urlo non sarebbe divertente ormai …” Rifletté Amari Sako, prendendosi il mento tra le dita.

 

“ Perché non andate a fare colazione ?” Domandò lo Ultimate Memory, cercando di cambiare discorso.

Non era certo un’ora tarda, e si chiedeva se gli altri suoi compagni fossero già in Salone.

Lo Ultimate Stuntman dai capelli ramati incrociò le braccia, facendosi serio.

“ Stiamo aspettando che quella strega esca di qui !”

“ Strega ?” Nashi sembrò sorpreso da quel termine.

“ Esatto …” Proseguì la contorsionista, con il volto incupito ed attraversato da una leggera ombra che ne mascherava gli occhi.

La sua voce mentre parlava era appena tremante, abbastanza da far trapelare le emozioni che cercava di controllare.

“ E quando uscirà gliela faremo pagare per ciò che ha fatto ad Arima e a Mitsuko !” Confessò alzando il tono, con un impeto che fece rabbrividire il ragazzo.

- Non avevo mai visto Kumagai così …- Si disse, osservando preoccupato come la sua compagna di classe più grande stesse a stento mantenendo la compostezza.

I suoi pugni erano serrati, e guardava con sguardo perso un punto indefinito sul pavimento, mentre era impossibile percepire cosa stesse pensando.

Doveva essere ancora tormentata dagli avvenimenti del giorno precedente, comprese lui, e non si sentì in bisogno di compatirla.

 

- Vorrei dire che sicuramente non si trova più qui… però credo che se lo comprendessero da soli sarebbe più facile accettarlo.- Decise il bruno, facendo buon viso a cattivo gioco.

Guardò in faccia Kumagai con un sorriso ricco di convinzione.

“ Perché allora non… ehm, provate a sfondare la porta ?” Domandò, chiedendosi immediatamente come un’idea del genere fosse potuta uscire dalla sua bocca.

“ Ah, giusto …” Sembrò ricordarsi Akagi, estraendo il suo e-Handbook.

Sbloccando il dispositivo donatogli da Monokuma e controllando il Regolamento, dedusse che:

“ Nulla ci vieta di danneggiare o manomettere qualsiasi cosa all’interno della torre, eccetto per Monokuma, monitor e telecamere.”

“ Questo lo sapevamo già !” Gli rispose Amari Sako, come se lo stesse rimproverando.

“ Iiih! E allora perché non lo facciamo ?!” Squittì Akagi, arretrando spaventato.

Umezawa e Kumagai si scambiarono un rapido sguardo, per poi abbassare il capo con molto, molto imbarazzo.

“ Perché abbiamo paura che Lilith possa aver piazzato una trappola dietro la sua porta !” Rivelò con un tono spontaneamente raggiante la Ultimate Video Maker.

Nashi capì subito perché i ragazzi fossero rimasti dietro quella porta senza fare nulla, e ora anch’egli un po’ a disagio, comprese che sarebbe stato meglio andare via.

 

Facendo il suo ingresso nel Salone riconobbe dei visi familiari seduti attorno al tavolo.

C’erano Kigiri Yoko, Fujima Wakuri la Ultimate Toxicologist, Nishizaka Iki la Ultimate Web Personality e, più in disparte, Zayasu Korin lo Ultimate Fanfiction Writer.

 

 

- Oh, mancano Takejiro, Yonamine e Zetsu.-

Pensò Nashi, non vedendo lo Ultimate Liar, la Ultimate Actress o il suo migliore amico.

“ Buongiorno Nashino !” Lo salutò raggiante Fujima, spalancando le braccia in sua direzione.

- Nashino ?-

Prima che il ragazzo potesse ricambiare il saluto, qualcuno alle sue spalle lo superò facendosi largo nel Salone. Era nuovamente Ebisawa Shoko, il quale sempre con gli occhi chiusi, camminò e si sedette alla prima sedia sulla sua strada.

“ Eh ?” Sussultò dalla sorpresa Nashi, vedendo lo Ultimate Radio Host aprire una valigetta.

Lo speaker ne estrasse il suo set di microfoni e diversi PC portatili, iniziando a collegare cavi su cavi a schede audio e mixer.

“ Sta davvero facendo tutto questo… da addormentato ?” Si chiese stupita Nishizaka, sporgendosi verso il castano per controllare che avesse effettivamente gli occhi chiusi.

Vide persino che dal suo naso si era creata una bolla che si ingrandiva e si restringeva a ritmo del suo sommesso russare.

“ Ewww !” Si ritrasse immediatamente.

“ Che carino !” Trillò la Ultimate Toxicologist, andando invece a punzecchiare le guance del ragazzo dormiente mentre rideva a crepapelle.

- Chissà …- Iniziò ad ipotizzare lo Ultimate Memory, trovando quella situazione inspiegabilmente dolce.

- Forse il fatto che Ebisawa si stia preparando per il suo programma anche da addormentato significa che non vuole farsi abbattere dalle influenze negative dei giorni passati.-

Sorrise, prendendo posto accanto a Kigiri.

 

La ragazza dai capelli lilla era inclinata in avanti, sorreggendosi il mento sui dorsi delle mani. Fissava il fondo scuro e liquido della sua tazza di the come se volesse leggere dei presagi.

Il suo naso era arricciato, e l’espressione stampata sul volto era di rammarico, come se si stesse chiedendo:
“Cosa ho sbagliato ?”

Dopo qualche secondo, a giudicare da come il the non emanasse più calore, Nashi raggiunse la conclusione che la ragazza non stesse gradendo qualcosa che aveva preparato con le sue mani.

- Uhm… non deve cavarsela molto con queste cose.- Comprese lui, segretamente divertito da questo dettaglio buffo della compagna di classe, ma anche dispiaciuto che lei potesse saltare la colazione.

 

- Fino ad oggi sono stati Arima e Kumagai a preparare i pasti per tutti noi …- Ripensò malinconicamente al sorriso con il quale lo Ultimate Event Planner lo accoglieva ogni mattina in Salone.

Si soffermò poi sulla rimanente cuoca, ovvero la Ultimate Contorsionist incontrata prima in corridoio.

- “Voi pensate che Lilith se ne sia andata?”- Avrebbe chiesto questo se solo avesse avuto abbastanza coraggio da disseppellire lo sconforto che aleggiava in quella mattina silenziosa.

“ Sarebbe bello fare colazione tutti insieme, non credete ?” Disse piuttosto, tentando un sorriso imbarazzato nella placida calma ricca di tensione.

Le due ragazze, esclusa Kigiri, voltarono lo sguardo verso di lui.

Nishizaka tornò ad esplorare il fondo della sua tazza con il cucchiaio, trattenendo un sospiro che avrebbe potuto nascondere molte emozioni diverse.

“ Anche no.”

Fu la sua risposta, secca e spietata.

Nashi si sentì immediatamente colpito da quelle parole, come se un pugnale l’avesse trafitto al cuore.

“ Cosa… cosa intendi, Nishizaka ?” Si azzardò a chiedere, mentre attorno a lui nessun altro sembrava aver fatto caso a quanto aveva detto la Ultimate Web Personality.

Ebisawa lavorava nel totale sonnambulismo, Zayasu scriveva in disparte, Kigiri si guardava i guanti per rispecchiarsi nelle borchie metalliche, mentre Fujima mostrava appena un curioso sorriso di circostanza verso la ragazza dai capelli rosa.

“ Intendo dire …” Iniziò a rispondere Nishizaka Iki, finalmente trovando il coraggio di sollevare la testa.

Nashi si ritrovò davanti un volto contratto e gelido, simile ad una maschera che quasi lo guardava con disgusto.

O meglio, guardava con disgusto e timore qualsiasi cosa.

 

“ Perché ogni volta ci dobbiamo promettere che non ci uccideremo a vicenda, se poi comunque sappiamo che il piano di Monokuma si realizzerà? Forse non sarà oggi, o domani, ma prima o poi qualcuno vorrà…”

La sua voce si trattenne con violenza prima di continuare, ma stringendo i pugni e resistendo al disgusto proseguì.

“ … uscire di qui.”

Pronunciare giù una volta la parola “uccidere” sembrava abbastanza.

“ Usciremo tutti di qui! Nessuno dovrà più …” Il ragazzo venne interrotto dalla voce tonante della ragazza, la quale fece rimbombare un urlo in tutto il Salone.

“ NON È VERO! Se bastasse essere convinti di poter uscire tutti di qui, allora perché anche se lo facciamo sin dall’inizio, finora sono morti quattro di noi ?!”

 

Nashi non seppe cosa rispondere, ritrovandosi senza parole. In realtà avrebbe potuto rassicurare la sua compagna con il discorso fatto tra sé e sé davanti allo specchio. Era accaduto poco fa, e grazie al suo talento aveva in mente tutte le esatte parole alle quali aveva pensato.

Non successe.

- Perché non… riesco a dire niente ?- Si accorse di star annegando nei suoi stessi pensieri. Chissà per quanto tempo era rimasto con lo sguardo perso negli occhi di Nishizaka, in silenzio.

“ Esatto. Nessuno mi sa dare una risposta.” Sibilò affranta Nishizaka, con dolorosa soddisfazione di aver saputo ottenere una risposta desiderata.

“ Anch’io… vorrei uscire di qui, Nashi. Cosa credi ?” Appoggiando la fronte sul tavolo, tutto quello che aveva da dire si trasformò in un tremante mormorio.

Lo Ultimate Memory percepì cosa stesse provando la sua compagna soltanto vedendola in quello stato.

Sembrava una bambola rotta ed abbandonata in tenebre dalle quali non sarebbe potuta uscire.

“ E quindi? Cosa proponi, Nishizaka-poka ?” Trillò dal nulla Fujima Wakuri, sporgendosi verso la ragazza con un inadatto sorriso ed i suoi due occhi color ocra spalancati dalla trepidazione.

 

Nishizaka ebbe un sussultò, dopodiché smise persino di tremare.  Sembrava essersi trasformata in una statua.

“ Credo che… credo che non dovremmo mai più incrociarci.” Propose infine, smettendo di abbracciarsi il capo e volgendo lo sguardo alla Ultimate Toxicologist.

“ Uh, smettere di incrociarci? Non capisco.” La bionda assunse una posa dubbiosa, ritornando a sedersi composta.

“ Vuoi dire che non dovremmo più vederci ?” Ipotizzò Nashi, sempre più preoccupato di dove la conversazione stesse volgendo.

“ Ma come sarebbe possibile? Lo spazio a disposizione, anche con due piani, non è abbastanza grande. In qualsiasi momento della giornata non siamo mai più lontani di dieci metri da qualcun’altro.”

“ Faremo dei turni per uscire !” Rispose immediatamente Nishizaka, pronta a ribattere qualsiasi opposizione.

“ Siamo rimasti in tredici, quindi avremmo circa un’ora e mezza a disposizione da disporre in una giornata. Se uscissimo per mezz’ora tre volte al giorno, ciascuno di noi…”

“ Nishizaka-ne !” La interruppe nuovamente Fujima, richiamandola con un tono di voce raggiante.

“ Che sbadatona sei !” Aggiunse, ridacchiando.

Nishizaka non ebbe il tempo di domandare nulla, perché la Ultimate Toxicologist la avvolse in un tenero abbraccio.

Nashi inarcò un sopracciglio dalla sorpresa, mentre la Ultimate Web Personality arrossì da capo a piedi per l’improvviso gesto d’affetto. Nessuno di loro era abituato a riceverne uno da più di una settimana ormai.

 

“ Come puoi non pensare alle conseguenze ?” Proseguì Fujima, mentre accarezzava la testa della compagna e sorrideva gentilmente ad occhi socchiusi.

“ Se smettessi per il resto della tua di vita di parlare, innanzitutto le tue corde vocali si atrofizzerebbero. Poi a causa del poco movimento inizieresti a prendere peso, e questo, combinato alla poca luce solare che potresti ricevere giornalmente, aumenterebbe il rischio di depressione. L’uomo è un animale sociale, come scrisse Aristotele, e spesso socializzare è l’unico metodo che abbiamo per esprimerci e manifestare la nostra personalità. Tu, in quanto influencer, dovresti sapere bene quale sia la differenza tra le persone come te e le persone che vengono ispirate da quelle come te… quindi, senza poter parlare, vedere abbastanza la luce del sole, e senza poter dimostrare di essere te stessa…”

Gli occhi di Fujima erano diventati come due pozzi di oscurità melmosa, ed ora tra le sue mani stringeva il corpo di una tremante Nishizaka.

“ …finiresti comunque per morire.”

Durante il lungo discorso della Ultimate Toxicologist, Nashi aveva trattenuto il fiato.

Non immaginava nemmeno i rischi che Fujima aveva immediatamente trovato nella soluzione di Nishizaka.

- Immagino che se qualcuno annichilisse in questo modo la mia volontà di fuggire di qui… sarei distrutto. E temo che una persona scientifica e dalla mentalità tetra come Fujima Wakuri saprebbe farlo in un attimo.-

Con un senso di timore ormai piantato nel cuore, il ragazzo si soffermò ad osservare la tossicologa.

 

Per tutta la loro prigionia aveva mostrato un carattere solare, allegro e spensierato, senza venir mai turbata dagli avvenimenti che invece minavano alla speranza di tutti gli altri.

- Cosa ti rende capace di restare così come sei, Fujima? Sarà un credo, un obbiettivo… o forse, semplicemente la perdita di speranza ?-

Rimasto paralizzato in questo enigma, quasi non si accorse che Nishizaka aveva iniziato a singhiozzare.


Con le lacrime che subito ricoprirono le sue guance, e sotto gli occhi terrificanti della ricercatrice, la ragazza dai capelli rossi perse la sua maschera di freddezza e distacco.

Proprio la paura l’aveva resa così disperata da desiderare di passare il resto dei suoi giorni in solitudine.

“ Ora sembri aver capito che ciò che ti spaventa più di tutto… è morire. Vero Nishizaka-chan ?”

Come se avesse saputo leggerle nel pensiero, Fujima riprese parola. L’espressione macabra che aveva in volto svanì, lasciando spazio ad un sorriso colmo di tenerezza.

“ Non voglio nemmeno che qualcuno di voi muoia !” Strillò tra i singhiozzi l’altra, stringendosi sempre più forte tra le braccia di lei.

“ Perché dobbiamo per forza morire?! Basta !” Continuò a strillare queste parole nel silenzio.

 

Ebisawa aveva smesso di lavorare, Zayasu di scrivere e Kigiri ora guardava per terra. Fuori dalla porta, lasciata non del tutto chiusa, altri studenti riflettevano in silenzio su ciò che avrebbero dovuto fare da allora per prendere in mano le redini delle proprie vite.

 

 

 

Gli studenti terminarono la loro colazione tutti insieme, e quando ebbero finito si alzarono da tavola.

“ Chi mancava stamattina non si è ancora presentato …” Rifletté ad alta voce Nashi, mentre era intento a sparecchiare.

Senza più Arima Robun a badare alla tavola, ora tutti aiutavano Kumagai Yone, formando una fila diretta verso la cucina.

“ Non che mi interessi, ma esattamente cosa ti trattiene dall’esporre le tue idee ?” Una domanda a bruciapelo lo colse alla sprovvista, facendolo sussultare dallo spavento.

“ Yeegh !” Squittì con voce poco virile il ragazzo, osservando il piatto, la tazza e le posate scivolargli dalle mani e cadere a terra.

Più veloce di un lampo, prima che tutto si infrangesse sul pavimento, qualcuno afferrò il manico della tazza con un dito, mentre intercettò il fondo del piatto con un piede tenuto ad angolo retto, nel quale caddero anche le posate.

Rimanendo perfettamente in equilibrio su una gamba sola, proprio la Ultimate Contorsionist raddrizzò la schiena. Fletté la gamba in aria con uno scatto, ed istantaneamente prese nella mano libera le stoviglie.

“ Oh… grazie mille Kumagai.” Disse con vergogna il ragazzo, riprendendosi ciò che aveva rischiato di rompere.

Gli fu impossibile comunque ignorare l’equilibrio ed i riflessi che il corpo di Kumagai possedeva per aver potuto intercettare diversi oggetti in caduta con tre arti, per di più senza staccare un piede da terra.

- A quanto pare il talento di Ultimate Contorsionist le consente un controllo assoluto del suo corpo. Non sfigurerebbe nemmeno come atleta, ora che ci penso.-

 

Fu sul punto di andarsene, quando la ragazza lo richiamò con voce ferma e dura.

“ Allora, ti sei già dimenticato la mia domanda? Non credo proprio, visto quello che sai fare …”

L’artista circense più famosa del mondo rimase immobile ad osservare le spalle curve del ragazzo che ora le dava le spalle. Avrebbe potuto aspettare per molto tempo, ma ormai l’altro si era bloccato.

Sentendo il peso dell’occhiata di Kumagai, Nashi rabbrividì.

-Certo. Ho sentito quella domanda.- Si disse, ma non si girò.

“ Perché non provi a proporre qualcosa? Ti sei reso conto che ripetere “voglio uscire di qui con tutti voi vivi” non serve a nulla, quindi smetti di farlo! È come se volessi riempire al cento per cento una barra di energia chiamata Speranza… ma al fronte di ben quattro di noi che se ne sono andati, un’altra influenza chiamata Disperazione inizia a far colare a picco la tua barra.”

La metafora al quanto semplice della ragazza rendeva benissimo come lo Ultimate Memory si sentisse dopo aver sentito le parole di Nishizaka.

-È vero però… ogni cosa che faccio serve solo a creare un’apparente speranza.-

“ Io credo che Kigiri sarebbe più adatta ad essere d’ispirazione per voi …” Ammise a testa bassa.

Dopo tutti quei fallimenti, si era convinto che se davvero qualcuno avesse il compito di sollevare gli animi degli altri al punto da sconfiggere il Killing Game, quel qualcuno sarebbe dovuta essere la geniale criminologa Kigiri Yoko.

-E non un… inutile Ultimate.- Chiuse gli occhi.

 

“ Blah blah blah, farò finta di non aver sentito !” A discapito di quanto lui aveva detto, Kumagai Yone lo aggirò per arrivargli di fronte.

Spalancando immediatamente le palpebre, il ragazzo vide la bionda fissarlo con le braccia puntate sui fianchi ed uno sguardo di rimprovero molto, molto serio.

“ Non voglio sentire la storia della tua autocommiserazione! Se hai un’idea dovresti dirla, punto e basta, proprio come ha fatto Nishizaka poco fa. Poi, se davvero è stupida o impossibile, lo decideremo tutti insieme.”

Detto ciò, la Ultimate Contorsionist gli puntò un dito sul petto, quasi sbalzandolo all’indietro per la forza messa in quel gesto.

“ Per essere d’aiuto devi innanzitutto farti avanti! Questa situazione è così paranormale da prenderci tutti, costantemente alla sprovvista… non esiste qualcuno più o meno adatto ad evadere di qui… o forse ancora non lo sappiamo! Magari qualcuno qui potrebbe essere un genio segreto della fuga, ed in quel caso dovrebbe soltanto provare e riprovare ad illustrarci piani per scappare di qui finché non ce la facciamo !”

 

Un sorriso si spalancò sulla bocca della ragazza, senza però far perdere serietà nel suo discorso.

Nashi rimase sconvolto dalla sincerità di quella ragazza, e anche di come avesse saputo toccare le corde del suo cuore con poche parole.

- Anche io potrei… essere d’aiuto.- Non si era mai sentito dire quelle parole in tutta la sua vita.

Aveva sempre creduto che se solo avesse avuto dei genitori, come quasi tutti i figli si sarebbe sentito dire “tu sei importante” nel momento del bisogno. Eppure non aveva mai potuto gioire di quel momento fino ad allora.

- Vuol dire forse che… la speranza si annida nel punto più oscuro e spaventoso della disperazione ?-

Si sentiva come se fino ad allora stesse precipitando in un burrone oscuro con una corda legata alla caviglia, e che solo dopo quel discorso qualcosa avesse iniziato a fermare la sua caduta per tirarlo su.

“ G-Grazie.” Disse, scosso dall’emozione.

“ Cercherò di essere utile, allora.”

Vide gli occhi di Kumagai addolcirsi, e comprese che il rimprovero era finito.

“ Lo spero, ragazzetto. Mi chiedo come faresti sennò a trovarti una pollastrella, con quel tuo atteggiamento …” Ridacchiò con uno sguardo malizioso, serrando le braccia sotto il seno.

- Ragazzetto? Pollastrella? Perché parla come un delinquente, o un vecchio pervertito ?- Si domandò perplesso Nashi, iniziando ad indietreggiare per il disagio.

 

“ Scusate il ritardo !” Una voce ancora mai sentita quella mattina irruppe in cucina, e tutti si voltarono verso la porta.

“ Mi sono svegliata tardi.” La Ultimate Actress, fino ad allora vissuta sotto il nome di Yonamine Genjo e supposto ragazzo, aveva appena fatto capolino.

“ Un bel po’ tardi !” La rimproverò Kumagai, iniziando ad avanzare verso l’attrice agitando un mestolo per aria.

“ Questa torre non è un albergo, signorinella. Non puoi di certo svegliarti e pretendere di avere la tua colazione all’ora che vuoi !”

Akagi Aozame si affiancò a Nashi, sussurrandogli nell’orecchio:

“Perché sembra la stereotipo di una madre adesso ?”

Lo Ultimate Memory gli rispose con una scrollata di spalle.

“ Buongiorno Yonamine… sapresti dove sono Takejiro e Zetsu ?”Si apprestò piuttosto ad interrompe l’avanzata furiosa della Ultimate Contorsionist.

L’attrice dai capelli bruni lo guardò un po’ confusa, portandosi un dito alla bocca.

“ Uhm, Zetsu… oh, parli di Jitsuke Zetsu! Sì, lui e Takejiro stanno litigando in corridoio.” Rispose serenamente, ottenendo però una reazione del tutto tranquilla dal ragazzo.

“ L-Litigano ?” Ripeté, ritenendo impossibile di aver sentito bene.

Yonamine annuì silenziosamente, scostandosi per permettergli di vedere oltre la sua testa.

 

Proprio in corridoio, vide due ragazzi fronteggiarsi con occhiate minacciose.

Il primo era Takejiro Kurisu, Ultimate Liar, vestito con dei pantaloni grigi avvolti da catene d’acciaio pendenti, un giubbotto nero pieno di brandelli che svolazzavano ed una maglietta rossa che si intravedeva al di sotto di esso.

Semplicemente rimaneva in silenzio, con il cappuccio che gli oscurava la parte superiore del volto, intento ad ascoltare cosa l’altro gli dicesse.

Questi si chiamava Zetsu Jitsuke, ed indossava una maglietta larga e con il collo così allentato da penzolargli sul petto, rappresentante un motivo a forma di spirale bianca e nera, e dei jeans attillati.

Lui, inforcandosi gli occhiali tondi sul naso ogni tre secondi, stava schiacciando la sua fronte contro quella del corvino mentre sbraitava con voce rude.

“ Hora hora, bastardo! Come ti permetti di fare il duro con me? Io ti avevo chiesto che ore fossero e tu mi sbuffi in faccia? Ti sembro forse così infreddolito da aver bisogno del tuo fiato ammuffito per scaldarmi, eh?! Rispondimi o ti distruggo, pezzo di m-”

Dall’oscurità delle ombre proiettate sul suo volto, gli occhi di Takejiro emersero brillando di un rosso scarlatto e fulminando sul posto il ragazzo dai capelli verdi.

Zetsu si ritrasse, e con le braccia alzate sopra la testa balbettò:

“Oi, scusa, scusa! Stavo scherzando !”

 

 

“ Non sei proprio il tipo che dovrebbe fare queste scenate, Zetsu.” Gli ricordò Nashi, imbarazzato dalla figura pietosa del suo amico.

Questo chinò le spalle con un sospiro di esasperazione.

“ Oooh, lo so! Volevo solo recitare una parte nuova… per colpa di Yonamine, ora mi sono fissato con la recitazione.”

La Ultimate Actress, sentendosi chiamata in causa, si mise una mano davanti alla bocca e parlò ad alta voce come se volesse farsi sentire apposta.

“ Di certo è utile per lo meno interpretare un personaggio che “ti si incolli” in modo da non sembrare solo imbarazzante.”

Lo sguardo di Zetsu si illuminò di colpo, e tirandosi di nuovo gli occhiali fino alla fronte scattò verso l’attrice.

“ Oya oya, tu donna! Hai capito con chi stai parlando, o no?! Adesso inchinati e quando ti darò il permesso di alzarti andrai a farmi un pani-“

Nuovamente, l’espressione simil-da-teppista di Zetsu svanì quando il volto dell’attrice si incupì, e assottigliando gli occhi fino a renderli due fessure gelide non lo squadrò in un silenzio colmo di tensione.

“ Scusa, scusa, scusa, scusa !” Implorò il ragazzo tra le lacrime di paura.

“ Ma perché vuoi interpretare un personaggio duro se poi ti spaventi alla minima risposta ?!” Gli domandò confuso Nashi.

Intanto Takejiro Kurisu, annoiato da quella discussione, si diresse verso il frigorifero in cucina.

Ne aprì la porta gigantesca, così grande da nasconderlo completamente da chiunque guardasse la cucina dall’esterno.

 

“ E perché avete fatto tardi, stamattina ?” Kumagai Yome riprese il rimprovero, parandosi davanti a Yonamine e a Zetsu con le braccia puntate sui fianchi.

“ St-Stavamo avendo un appuntamento …” Mormorò il ragazzo dai capelli verdi, coprendosi il volto improvvisamente diventato rosso d’imbarazzo.

“ Assolutamente no.” Lo interruppe l’attrice senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

“ Semplicemente volevo prendermi un po’ di tempo prima di… uscire dalla mia stanza.”

Sospirò profondamente, e lo sguardo di Kumagai divenne meno teso e più incuriosito. Anche Nashi si soffermò ad ascoltare.

Con espressione triste e abbattuta, la ragazza proseguì:

“ Non sapevo se sarei mai stata pronta a rivedere “questo mondo”, con sempre più di voi che scompaiono dalla quotidianità della prigionia.”

La Ultimate Actress non aveva avuto un attimo di tregua dalla morte di Mitsuko Atsuki ed Arima Robun.

In preda al rimorso di esser stata inutile durante il precedente Class Trial, aveva deciso di dedicare tutta se stessa ad un’ipotesi che poco dopo era stata del tutto distrutta. Inoltre, per far luce sul mistero era stata costretta a rivelare la sua identità a tutti.

- Anche se …- Il ragazzo dai capelli bruni fissò l’attrice ed il suo viso affranto.

- Io non ti conosco nemmeno. Come disse Mitsuko: “nel cuore di Genjo Yonamine leggo ancora che ha paura di aprirsi alla fiducia”. Forse conoscere meglio la tua identità… potrà aiutarmi ad aiutarti !-

 

“ Effettivamente qui fuori è pieno di brutte persone! Mi fa venir voglia di rimanere per sempre rinchiusa in una scatola come il gatto di Schrödinger.”

Una voce proveniente direttamente dalle spalle di Nashi rischiò di far svenire il ragazzo sul colpo per lo shock.

Non per la paura generata dalla sorpresa del momento, ma per la voce in sé, che nella sua mente si manifestò come il suono che avrebbe fatto un demone strisciante fuori dall’inferno.

“ Aaah, che brutta giornata… ci vorrebbe un bel bagno di sangue, non credete ?”

 

 

Raggiante come sempre, Lilith Kurenai si punzecchiò le guance con gli indici, tirandosele in su per formare un ambiguo sorriso.

Nashi riuscì a vedere tutto ciò perché il terrore lo aveva spinto a voltarsi di scatto, al punto da rischiare di inciampare.

Un istante dopo, qualcosa di troppo veloce saettò dalla cucina verso la Ultimate Majokko, sorprendendola sul fianco. La ragazza spalancò gli occhi e mosse le sue pupille verso l’attacco a sorpresa troppo tardi, così tutto ciò che riuscì ad inquadrare fu un coltello penetrarle il collo.

Altri dieci coltelli da cucina le si conficcarono in tutto il corpo, colpendo punti vitali come i polmoni, il cuore ed il cervello.

L’Ultimate Memory non assistette nemmeno a quella scena cruenta, perché fiotti di sangue spruzzarono nella sua direzione, innaffiando anche Yonamine, Zetsu e Kumagai.

“Non è vero.” Negò Lilith, pulendosi il volto, anch’esso grondante sangue, con un fazzoletto di colore rosa.

 

Nonostante tutti l’avessero vista venir squarciata da coltelli in una frazione di secondo, la ragazza continuò a ridacchiare mentre si ripuliva dal sangue.

Tutti la osservarono nel silenzio dello stupore, allibiti da quanto era appena successo sotto i loro occhi.

Quando si fu almeno asciugata il volto, si voltò verso l’interno della cucina.

La porta del frigorifero era rimasta spalancata, ma qualcuno uscì allo scoperto, richiudendola subito dopo.

Takejiro Kurisu fronteggiò lo sguardo divertito e pacifico di Lilith con un’occhiata furente e colma di odio.

Nessuno aveva mai visto l’Ultimate Liar così in preda all’ira, ed intimorito chi vi era vicino indietreggiò.

“ Sei riuscito a percepire la mia presenza, Takejiro? Ma che bravo bambino… Hai pure pensato di nasconderti dietro il frigorifero, ma guarda un po’ !”

Lo cantilenò la rossa con un sorriso malevolo in volto.

A fianco del frigorifero, dove prima era impossibile vedere a causa della porta spalancata, c’era un cassetto rimasto aperto.

- Takejiro deve aver preso quei coltelli da lì.- Ipotizzò Nashi a mente fredda, cercando di riprendersi dallo spavento.

“ Peccato che io abbia buttato via tutti i coltelli dalla cucina, sostituendoli con degli amabili giocattoli !” La Ultimate Majokko afferrò un coltello che le era rimasto incastrato nella scollatura del vestito da ragazza magica, e ne fletté la lama di gomma.

“ Kyahaha! Un trucchetto così semplice che ve l’ho persino dovuto spiegare, razza di amabili cerebrolesi !”

Riprendendo un’espressione più composta, si lanciò il coltello alle spalle.

“ Però, parlando seriamente: chi altro mi aveva sentita arrivare? Per favore, potreste alzare tutti la mano così da far sentire Takejiro meno speciale ?”

Nessuno alzò la mano. L’assurdità di quella scena era abbastanza da far perdere la concezione delle parole insensate della Magical Girl.

“ Bhe, dire la verità è una cosa da lodare! Quant’è vero che preferisco Bartzabel dei Behemoth al Messia di Handel.” Lilith intrecciò le dita e mostrò un sorriso colmo di dolcezza, ammirando i volti confusi dei suoi compagni di sventure.

 

“ Perché… ?” Una voce flebile si levò dagli studenti. Un attimo dopo, Nishizaka Iki trovò la forza di fronteggiare la paura con i pugni serrati e due occhi grondanti di lacrime.

“ Perché sei rimasta ?!” Urlò, tremando per la rabbia che le scuoteva l’anima. La sua faccia era diventata d’’improvviso rossa per lo sforzo di gridare, ma non si sarebbe mossa di un millimetro.

“ Puoi andartene, no?! E allora sparisci, non farti più vedere !”

“ Nishizaka …” Kumagai Yone si avvicinò all’amica, prendendola per le spalle e tenendola stretta a sé.

Immediatamente assunse una posizione difensiva, senza staccare lo sguardo da Lilith.

Forse voleva proteggere la Ultimate Web Personality, oppure impedirle di fare qualcosa di affrettato. Eppure, la soluzione più ovvia era che volesse anche costringere se stessa a non sfogare la sua ira su Lilith.

“ Te lo dico io perché !” Si fece avanti Umezawa Gaho, digrignando i denti.

“ Perché ha intenzione di ingannare qualcun altro e spingerci ad ucciderci di nuovo !”

Akagi Aozame sussultò, spaventato dall’idea di dover assistere ad un nuovo omicidio.

“ N-Nessuno ci cascherebbe più, vero? Insomma, chi si fiderebbe più di… Lilith?”

Mentre gli studenti si tenevano a dovuta distanza dalla Ultimate Majokko, e questa sorrideva a braccia conserte con fierezza, qualcuno spezzò la tensione avanzando tra la massa di studenti.

 

“ Invece credo di sapere la risposta.”

Una voce femminile fece immediatamente voltare tutti verso la sua direzione.

Kigiri Yoko, Ultimate Criminologist, non aveva aperto bocca quella mattina, e di ciò non si sarebbe stupito nessuno. Tuttavia, dal momento in cui Lilith Kurenai era riapparsa come un fulmine a ciel sereno, l’investigatrice dai capelli lilla non aveva minimamente alterato la sua espressione.

Ora avanzava a testa alta verso la brutale assassina del precedente caso, puntando i suoi occhi violacei in quelli verdi e felini della rossa.

“ Non c’è alcun nesso logico tra la presenza di Lilith qui e la sua indole di “cattiva fino al midollo” presentata ieri…”

La ragazza si portò un indice all’altezza delle labbra, abbassando lo sguardo nella sua classica posa di riflessione.

“ Però, secondo il movente dello scorso omicidio, ovvero la Killer Card, chiunque avesse ucciso e firmato quel biglietto avrebbe ottenuto avere la totale libertà di andarsene di qui, persino se fosse stato dichiarato colpevole.”

Ritornò a guardare Lilith negli occhi.

“ Dubito che ti perderesti un’occasione del genere, soprattutto perché rimanere qui vorrebbe dire correre il rischio di essere uccisa. Qualsiasi persona sfrutterebbe il movente della Killer Card, per quanto possa desiderare la disperazione altrui… il vero motivo per cui sei ancora qui, è che in realtà è impossibile andarsene anche per te !”

Dopo che le ultime parole di Kigiri vennero pronunciate con forza, Lilith chiuse gli occhi ed emise un sospiro frustrato.

“ Santo cielo …”

Il resto degli studenti sembrò ancora più sorpreso di prima.

“ Vuol dire che il movente in realtà era solo una truffa ?” Domandò Amari Sako, grattandosi una tempia.

“ Come una Camera Cafè ?”

“ Credo tu voglia dire Candid Camera.” Provò a correggerla Ebisawa Shoko.

“ Non ha assolutamente senso !” Sbraitò Umezawa Gaho, con le mani tra i  capelli.

“ Lo avrebbe per gli standard di crudeltà di Monokuma.” Rettificò Fujima Wakuri, non molto sconvolta dalla scoperta.

 

“ A proposito di me stesso medesimo !”

 Al centro del corridoio, piombando nella situazione già di per sé imprevedibile, apparse una figura che da tempo gli studenti pregavano invano di non rivedere mai più.

Monokuma, l’orso bianco e nero, stringeva con la zampa un lecca lecca gigante.

“ Ho una domanda per voi: conoscete il famoso Goku ?” Domandò serenamente.

“ Ci mancava solo lui !” Esclamò Kumagai, pronta ad esplodere per la rabbia che gli suscitava quell’animale parlante.

“ Aspetta Kumagai …” La interruppe fortunatamente Kigiri, prestando attenzione a Monokuma.

L’orso mostrava il suo classico sorriso dal lato nero del suo corpo, mentre con la lingua frustava il dolce, schizzando saliva da tutte le direzioni.

“ Chiariamo una cosa… io sono un orso onesto. Sì, sì, un onestorso, sissignore !”

Quando ebbe finito di mangiare, lanciò alle sue spalle lo stecchetto, per poi sbraitare con la sua bocca colma di denti affilati:

“ Quindi se dico che la ricompensa è vera, è così e basta! È Vera quanto la coordinatrice Pokémon …”

Gli studenti non sapevano se credere o meno alle parole dell’autoproclamato orso onesto, e a maggior ragione il silenzio di Lilith non garantiva nessuna certezza.

“ Piuttosto bimbi belli, ho una sorpresa strepitorsa per chi è sopravvissuto allo scorso Class Trial !” Ritornato calmo, Monokuma iniziò a gongolare divertito.

 

“ Perché mai i giochi di parole sono aumentati ?!” Si chiese Amari Sako in preda al panico, non ottenendo risposta.

“ Fammi indovinare… non è la possibilità di uscire da qui.” Disse Akagi Aozame con tono abbattuto, ricevendo un’occhiata sorpresa da parte dell’orso.

“ C-Cosa?! Come hai fatto ad indovinare ?”

L’Ultimate Rhythm Game Player sussultò:

“ Eh? Ho indovinato cosa ?!”

“ Hai indovinato che la sorpresa non è la possibilità di uscire da qui.” L’orso sottolineò la negazione mentre allargava il suo sorriso da squalo.

Kumagai Yone diede una pacca sulla spalla del ragazzo cicciottello, ancora una volta preso in giro per via della sua ingenuità.

“ La sorpresa è ovviamente un altro piano della torre completamente a vostra disposizione !” Annunciò Monokuma, saltellando.

“ Io vorrei un piano per ucciderti, altroché …” Sibilò tra i denti Umezawa Gaho, per nulla soddisfatto dal regalo.

Nashi gli lanciò un’occhiata furtiva.

- Se non fosse proibito dalle regole ci avremmo già provato …- Rifletté il bruno.

- Tuttavia, un piano per andarcene di qui potrebbe risultare più facile che liberarci di Monokuma.-

 

A rigor di logica nessuna regola impediva i tentativi di fuga.

L’orso bianco e nero aveva affermato che l’unico modo per andarsene fosse di superare il Killing Extra-Curricular Course.

Regola Numero Quattro: Per superare il Killing Extra-Curricular Course(KECC), si dovrà eliminare un altro studente, ed in quel caso, dopo che il cadavere sarà stato scoperto da tre altri studenti, seguirà un lasso di tempo dedicato alle investigazioni.

Regola Numero Cinque: La durata delle investigazioni verrà decisa da Monokuma. Una volta raggiunto lo scadere del tempo messo a disposizione, gli studenti dovranno affrontare un Processo di Classe per esaminare le prove, ed infine votare un colpevole.”

Regola Numero Sei: Se al termine del Processo di Classe dovesse essere votato il colpevole, questo verrà punito ed eliminato dal KECC. Nel caso contrario, ovvero che la persona votata non fosse il vero colpevole, chiunque tranne il vero responsabile verrà punito. In quel caso, lo studente rimasto avrà superato il corso e potrà lasciare la torre.

- Un modo per andarcene… esiste davvero?- Nashi, inconsapevolmente, spostò lo sguardo su una persona che in quel momento detestava con tutte le sue forze.

Lilith Kurenai ascoltava in silenzio i loro discorsi, ma con un sorriso affilato sul volto che tradiva appena la sua voglia di apparire seria e concentrata.

Sia Monokuma che la Ultimate Magic Girl avevano affermato che lo scorso movente, con annessa possibilità di lasciare la torre, esistesse davvero.

D’altra parte, come Kigiri aveva fatto notare data la presenza di Lilith ancora tra di loro, tutto ciò poteva esser stato solo un inganno per spingerli ad uccidere.

-Di chi mi dovrò fidare ?- Una domanda del genere sembrava tanto assurda.

- Ciò che mi sta spingendo a dubitare di Kigiri per credere a Monokuma si chiama speranza… o disperazione ?-

 

“ Però però però …!” Esclamò d’un tratto l’orso, facendo tornare il ragazzo con i piedi per terra.

“ Vorrei che voi tornaste nelle vostre camere prima di accedere al Terzo Piano …”

“ Nelle nostre camere ?” Ripeté confusa Fujima Wakuri.

“ D’accordo !” Squittì Lilith, voltandosi e dirigendosi verso il Salone.

“ E-Ehi… non sembra anche a voi palesemente una trappola? No, perché ormai mi sembra di aver sviluppato un certo fiuto per-” La proposta fatta con tono dubbioso di Zetsu Jitsuke venne interrotta a mezz’aria, dal momento che il ragazzo si ritrovò la canna di una mitragliatrice davanti agli occhi.

A fianchi di Monokuma infatti, da due telecamere erano emerse delle mitragliatrici puntate verso gli studenti.

“ Kyaaargh !” Esclamò il ragazzo dai capelli verdi, lanciandosi all’indietro con fiotti di lacrime che gli uscivano dagli occhi.

I prigionieri di quella torre arretrarono immediatamente, mentre la risata sommessa dell’orso iniziava a riecheggiare nell’aria.

“ È un ordine. Trappola o meno, dovete obbedire.” Il sorriso di quel peluche era molto più crudele del solito.

Minacce di vita o di morte non erano mai state proposte da lui in persona, soprattutto quando nessuno rischiava di violare una regola.

A Nashi Jonetsu sorse allora un dubbio.

- Sembra che Monokuma stia pilotando le nostre scelte passo per passo, addirittura forzandoci a compierle per far proseguire il suo gioco… Ma perché ci tiene tanto? Quanto è davvero importante ciò che facciamo per il responsabile di tutto questo ?-

 

Gli studenti, volenti o nolenti, dovettero proseguire verso le loro camere di dormitorio.

Una volta che Nashi si fu chiuso la porta alle spalle, piombò il silenzio attorno a sé.

Quel tipo di silenzio non era affatto strano: dopotutto le mura dei dormitori erano insonorizzate, e fatta eccezione per la porta, non c’erano finestre o strade che permettessero di collegarsi agli altri.

Eppure, forse per la prima volta da quando era rinchiuso lì dentro, il ragazzo si sentì davvero chiuso in una scatola isolata.

Si percepì lanciato nelle profondità oceaniche, in mezzo all’oscurità e al nulla più assoluto.

- Perché ci ha fatti entrare qui ?- Si chiese ancora una volta, provando ad uscire.

Spalancò gli occhi per la sorpresa, sentendo la maniglia della porta prore resistenza alla sua mano.

Era entrato da appena qualche secondo, eppure già non poteva più uscire.

Cercando di controllare il suo respiro si chiese se anche gli altri stessero vivendo la sua stessa sorte. Il motivo di tutto ciò era sempre più ignoto.

 

Passò qualche minuto.

- Quindici minuti.- Arrivò a contare, mentre disteso sul letto con la testa penzolante fuori dal materasso guardava il soffitto.

Avrebbe voluto iniziare a pianificare un modo di fuggire, ma non riusciva a concentrarsi con tutta quella tensione.

Chiuse gli occhi, stringendo le palpebre più forte che potesse. Quando le riaprì, per poco non si prese un colpo.

Davanti a sé, sul monitor presente in ogni luogo di quella torre, si era palesata una figura.

 

Non era Monokuma, bensì un giovane uomo seduto su di una sedia, con diversi schermi luminosi alle sue spalle.

Lui indossava un completo bianco con un bavero di pizzo e delle spalline nere. Il suo volto era piccolo e sottile, dal naso all’insù e adornato da un paio di occhiali rettangolari.

I capelli erano color biondo scuro, tagliati in una frangia che scendeva lungo la fronte, anche se dietro la nuca li portava legati in un’alta coda.

“ Oohayo Goodmorning …” Con la sua voce insolitamente calda imitò alla perfezione il saluto mattutino di Monokuma, rendendosi così ancor più inquietante.

Nashi provò una scarica di brividi lungo tutto il corpo alla sola vista di quell’uomo, come se si fosse trovato dinnanzi alla sua antitesi.

Il mistero che celava il gioco di Monokuma, il loro rapimento, quella torre in mezzo al nulla, la Hope’s Peak Academy: sembrava tutto dipendere dallo sguardo gelido ma allo stesso tempo divertito dell’uomo che lo fissava dall’altra parte di uno schermo.

 

“ Il mio nome è Tabata Bussho, e sono il mastermind del Killing Extra-Curricular Course.”

 

Perché mai Nashi aveva osato pensare che i suoi sogni ed i suoi ricordi fossero due cose diverse?

 

 

 

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Capitolo 15
*** Chapter Three (Part Two) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 2)  Daily Life
 

 

 

Gli occhi azzurri di quell’uomo fissavano Nashi attraverso lo schermo, inchiodandolo con la paura e la disperazione.

Il ragazzo non avrebbe mai creduto che il vero responsabile di quel sadico gioco si sarebbe palesato.

E la certezza che invece lui si fosse mostrato per ciò che era, gli fece comprendere quanto sicuro di sé si sentisse quell’uomo.

 

“ Il mio nome è Tabata Bussho, e sono il mastermind del Killing Extra-Curricular Course. In questo momento mi sembra come di guardare dei pesci in un acquario… siete rimasti in più di quanto mi aspettassi dopo appena otto giorni, complimenti !”

Il tono di voce di Tabata Bussho era piatto come l’encefalogramma di un morto. Non lasciava trasparire alcuna emozione, ed ogni pausa tra una frase e l’altra sembrava durare in eterno.

Tutto ciò non faceva altro che portare l’attenzione del giovane su quegli occhi freddi e luccicanti, immobili e colmi di curiosità.

- Ci sta davvero guardando? Sta… osservando le nostre espressioni confuse e colte alla sprovvista? Come dei pesci rossi in un acquario …-

Nashi non sapeva cosa fare, e qualsiasi ipotesi veniva istantaneamente bollata come inutile.

- Se provassi ad uscire forse si arrabbierebbe… ma se è davvero impegnato a proiettare questo video forse non avrà il tempo di attivare le mitragliatrici. Se chiedessi aiuto agli altri per distruggere Monokuma e le telecamere… -

 

“ Rinunciate alla speranza.” Fu questa l’immediata frase pronunciata dalle labbra di Tabata Bussho, la quale spiazzò Nashi nel bel mezzo del suo pensiero.

Il bruno venne attraversato da un brivido, ma non ebbe il coraggio di guardare lo schermo del monitor.

“ Non avete modo di scappare di qui anche se riusciste a distruggere i sistemi di sorveglianza. Siete su di una torre, e per di più la contromisura nel caso tentaste di ribellarvi al KECC è…”

Un’immagine venne proiettata.

Raffigurava un grafico della torre. Alla esatta metà della sua altezza appariva la scritta: “Primo Piano”. I restanti piani proseguivano verso l’alto, quasi fino alla cima.

Tuttavia, alla base della torre fin sotto al Primo Piano veniva riportata una dicitura ben più inquietante.

“ Esplosivi.” Lesse Tabata Bussho.

“ Provate a sottrarvi e la torre affonderà con voi. Potete dunque intraprendere due strade, Ultimate Students.”

Il mastermind si sporse in avanti, stavolta occupando l’intero monitor con il suo volto.

“ Vivete qui per il resto dei vostri giorni, oppure diplomatevi uccidendo qualcuno e sopravvivendo al Class Trial. Se il vostro desiderio è quello di tornare a vivere la vita di un tempo… non si realizzerà mai. Per questo vi ho detto esplicitamente: rinunciate alla speranza.”

 

Il monitor tornò nero come la pece dopo un sottile ronzio, e rifletteva solo l’espressione esterrefatta di Nashi.

Passarono altri quindici minuti circa prima che la porta emettesse un rumore meccanico, probabilmente prodotto dalla serratura appena sbloccata. Tuttavia, il ragazzo rimase immobile e con lo sguardo fisso nel vuoto per tutto quel tempo senza emettere un sussurro.

- Tabata Bussho …- Ripeté all’interno della sua mente. O forse era solo un eco di una voce non sua?

 

“Il vostro scopo sarà quello di eliminare Tabata 2, l’unico fratello dell’esperimento Hope’s Brother rimasto in vita. Buona fortuna.”

 

-No! Non è il sogno la cosa più importante… si tratta di qualcosa che nessun altro qui può ricordare. –

Come gli aveva detto Monokuma al loro primo incontro:

 

“Perché non fai un tuffo dai tuoi compagni di classe? Sono sicuro che avranno bisogno di te, da ora in poi.”

 

In quel mondo ostile e sconosciuto c’era un mistero, e chi lo aveva portata lì sapeva che solo lui avrebbe potuto risolverlo grazie al suo talento di Ultimate Memory.

Il bruno strinse il pugno con tutta la sua forza, guardando la propria mano tremare dallo sforzo.

“ Perché quell’uomo ha lo stesso cognome di Tabata Hideyoshi… il preside della Hope’s Peak Academy ?!

 

 

Come risvegliati dopo un lungo sonno, gli studenti si riversarono nel corridoio dei dormitori.

Nessuno riuscì a trovare le parole giuste per incominciare un discorso. Sembrava che guardare per terra con solo confusione fosse una malattia contratta da tutti loro.

“ E vabbé, tanto io me ne posso andare di qui quando voglio !” Esclamò raggiante Lilith, sollevando l’indice verso di sé.

“ C-Cosa? Ancora con questa storia ?” Sibilò Kumagai Yone, incredula della vivacità della Ultimate Majokko.

“ St-Sta scherzando, vero? Non può essere così tranquilla dopo quello che abbiamo visto… vero ?” Balbettò nervosamente Akagi Aozame, guardandosi attorno per trovare il consenso di qualcun altro.

Il silenzio che gli rispose servì soltanto a rendere ancora più terrorizzata la sua espressione.

“ Hai sentito anche tu le parole di quel tizio, no ?!” Si rivolse allora alla rossa, mentre automaticamente si asciugava il volto madido di sudore con un fazzoletto.

Lilith sorrise, senza però prestare peso alle parole dell’altro.

“ Può dire quello che vuole, ma io posso andare via lo stesso.” Sembrava aver appena fatto il discorso più ovvio del mondo.

Akagi sgranò gli occhi, con la bocca ancora spalancata.

“ Sei completamente pazza !” Si rassegnò Ebisawa Shoko, massaggiandosi le tempie con la faccia contratta dalla tensione.

La Ultimate Majokko fece mostrò l’indice ed il medio nel segno della vittoria, assumendo una posa improvvisata.

“ Tutti i migliori sono pazzi, no ?”

Amari Sako, Ultimate Video Maker, tirò un sospiro seccato, rivolgendo poi uno sguardo sprezzante alla rossa.

“ Dal 2010 in poi questa frase mi ha sempre fatto arrabbiare… è stata usata così tante volte sui social network che ormai ne ha trasformato il significato, rendendolo solo un tormentone cringe.”

“ E se fosse vero ?”

Fujima Wakuri recuperò velocemente il controllo della situazione, sporgendosi in avanti con le mani incrociate dietro la schiena.

I presenti la guardarono in attesa che dicesse qualcosa.

La Ultimate Toxicologist non aveva mai espresso i suoi sentimenti e le sue emozioni come gli altri. Addirittura a stento ricordavano se lei avesse mai pianto per la morte dei suoi compagni, o se durante i momenti di stallo nei Class Trail avesse provato la benché minima tensione.

Ovviamente Nashi ricordava tutto, a differenza degli altri.

- No, Fujima sembra a stento un essere umano come noi …- Ammise il ragazzo, con in mente la scena di poco fa.

-Il modo in cui Fujima ha fatto cambiare idea a Nishizaka riuscendo ad aumentare ancor di più la sua paura della morte… non vorrei paragonarla a Lilith, ma in quel momento aveva il suo stesso sguardo.-

 

La tossicologa riprese parola, guardando fisso negli occhi la Ultimate Majokko  senza mai sbattere le palpebre.

“ Se davvero Lilithina conosci il modo per andartene da qui, penso che dovresti dirlo anche a noi …”

Un alone inquietante e malsano come un veleno iniziò ad espandersi dalla ragazza, mentre le sue pupille si spalancavano a dismisura.

“ Oppure dovremmo costringerti a farlo, non credi ?”

La voce squillante e così infantile non si adattava per niente all’espressione minacciosa di Fujima, la quale ricordava un serpente strisciante nel momento di scattare verso la sua preda.

Tuttavia Lilith non rispose immediatamente. Abbassò appena la testa, guardando dal basso verso l’alto la ragazza mentre gli angoli della sua bocca si piegavano in un innocente sorriso.

“ Ma dai, chiamami semplicemente Lilith-chan… Fujima-chan !”

Le due Ultimate rimasero immobili, in quella sfida di sguardi e provocazioni che nascondevano evidenti intenti omicidi, del tutto anormali in semplici studentesse della loro età.

 

“ E-Ehm… che sta succedendo ?” Si domandò Umezawa, messo a disagio dalla tensione palpabile nell’aria.

“ Quello che voi idioti non avete avuto il coraggio di fare.” Gli rispose una voce che lo sorprese.

Takejiro Kurisu, con il cappuccio calato sopra gli occhi, si affiancò a Fujima Wakuri.

“ Dobbiamo uccidere questa stronza prima che lo faccia lei.” Lo Ultimate Liar, con un tono più duro e spietate che mai, puntò i suoi occhi rossi scarlatti sulla Ultimate Majokko.

“ Hai detto uccidere ?!” Esclamò Akagi Aozame, spaventato da quella sola parola.

“ Sei forse impazzito? Lo sai bene cosa succede se qualcuno di noi uccide un altro… è successo appena ieri !”

Yonamine Genjo, Ultimate Actress, si prese il mento tra le dita, squadrando Takejiro per intuire i suoi pensieri al meglio.

“ Ho capito cosa vuoi dire: stai proponendo che, nel caso qualcuno volesse tentare di diplomarsi di nuovo, dovrebbe scegliere come vittima Lilith ?”

Il corvino non rispose, e l’attrice si espresse con un forzato sorriso di circostanza.

“ È una bella ipocrisia, se ci pensi. Se anche qualcuno dovesse farti questo favore, diventerebbe il nostro peggior nemico… e dovremmo farlo giustiziare al Processo di Classe per non morire tutti insieme.”

Lilith gonfiò le guance per poi scoppiare in una buffa risata divertita.

Takejiro tuttavia rimase impassibile, e dopo qualche secondo di silenzio si tirò su il cappuccio.

Adesso sul suo volto diafano era stampato un ghigno beffardo.

“ E allora? Tanto abbiamo i nostri due detective: Nashi e Kigiri! Con loro ogni assassino viene sempre svelato… e se anche Lilith dovesse essere uccisa, ci saremmo liberati di ben due sporchi assassini !”

 

Nashi venne colpito da quelle parole come mai prima d’ora, e d’un tratto si ritrovò tutti gli occhi addosso.

- La fiducia che Takejiro ripone in me… è perché sono riuscito a smascherare gli assassini nei precedenti Class Trials ?-

Non riuscì nemmeno per un secondo a prendere sul serio le parole del corvino, sperando che stesse scherzando come al suo solito.

- Il mio unico scopo… è quello di svelare la verità, causando la morte di altri ?-

Gli tornò alla mente la disperazione negli occhi di Iwayama al momento della sua esecuzione, e anche il pensiero che Arima fosse stato convinto da Lilith ad uccidere Mitsuko.

Tutta quella tristezza era stata causata da lui.

 

“ Ehi… nessuno sfrutta il mio migliore amico come se fosse un oggetto !”  Jitsuke Zetsu si fece avanti, frapponendosi tra Nashi e Takejiro. Il suo volto si era scurito, ed ora fissava l’Ultimate Liar con molto astio.

Il corvino assottigliò lo sguardo, senza cedere all’intimidazione dell’altro.

“ Yayeet !” Squittì Zetsu, arretrando dalla paura.

“ N-No! Dobbiamo fare in modo che nessuno omicidio avvenga più, non possiamo incoraggiare qualcuno ad uccidere ancora !” Li interruppe Nishizaka Ikki, tremando spaventata.

“ Infatti non accadrà nulla del genere.”

Con la sua voce calma e piatta, Kigiri Yoko avanzò nel silenzio verso Takejiro.

Rivolse uno sguardo a Lilith, la quale rideva di gusto del caos di dubbio e conflitto che si era creato grazie a lei.

“ Dobbiamo ancora visitare il Terzo Piano, ma credo che tu Lilith non verrai con noi. L’hai già fatto stamattina, non è vero ?”

Al suono di quelle parole la rossa si interruppe, rimanendo con lo sguardo fisso nel vuoto. Quando risollevò la testa il suo sorriso si era allargato, ed ora quasi sfiorava le orecchie.

“ Arcibacco, che esemplare di intelligentona abbiamo qui! Avrei dovuto far uccidere te da Arima, ieri mattina.”

Nonostante la macabra provocazione, la Ultimate Criminologist non degnò più la ragazza nemmeno di un’occhiata sprezzante.

Semplicemente si diresse verso il Salone, superando la Ultimate Majokko a testa alta.

Come al solito, Nashi rimase esterrefatto dalla capacità di Kigiri di mantenere sempre il controllo, eppure per la prima volta notò un dettaglio nuovo.

L’espressione di Takejiro era tornata incredibilmente seria, come se un’improvvisa rivelazione l’avesse messo a disagio.

 

Gli studenti si radunarono in Salone, ovviamente eccetto Lilith. Lì, dai due bagni avrebbero avuto accesso agli ascensori.

“ Questa volta non salirò insieme a voi.” Si congedò Yonamine Genjo ai ragazzi.

“ Però, ora che ci penso… la prima volta hai preso l’ascensore con noi maschi.” Si ricordò Umezawa Gaho, un po’ confuso.

“ Questo perché inizialmente nemmeno Monokuma si era accorto che Yonamine fosse… bhe, una ragazza.” Rispose Akagi Aozame. Lo Ultimate Rhythm Game Player arrossiva ogni qual volta posasse gli occhi sull’attrice.

Sin dalla rivelazione nel Class Trail aveva dimostrato di essere incredibilmente stregato da lei, qualsiasi cosa facesse.

Lo Ultimate Memory non riuscì a non sorridere.

Era strano per lui che persino in un posto del genere potesse nascere qualcosa come l’infatuazione.

- Però …- Non era la prima volta in quei giorni che assisteva a dei sentimenti così esplicitamente dichiarati per qualcun altro.

Con timore si voltò verso uno studente che in quelle ore non aveva aperto bocca, nemmeno dopo la scioccante rivelazione del mastermind di quel gioco e nemmeno dopo il ritorno di Lilith.

Zayasu Korin.

L’aveva visto in lacrime quando Lilith Kurenai si era rivelata per ciò che era durante lo scorso Class Trial, e solo ora gli tornava in mente le parole dette dalla stessa Ultimate Majokko pochi giorni prima.

 

“ Dammi un consiglio per poter conquistare Corex !”

 

Al momento non sapeva se quei sentimenti fossero veri, oppure se facesse tutto parte della recita di Lilith.

Una cosa era certa però: Zayasu aveva visto nella rossa la sua unica fan, l’unica con cui potesse parlare delle sue opere e con cui potesse sentirsi davvero compreso.

Ed ora l’Ultimate Fanfiction Writer semplicemente esisteva tra di loro, ma la sua presenza era impercettibile come un fantasma.

A testa bassa si aggirava, seguendoli ed imitandole le loro azioni, senza interessarsi a cosa facesse.

- Forse… se gli fossimo stati tutti più vicini sin da prima, ora non si sentirebbe così solo e tradito.- Rifletté tristemente Nashi, sentendosi colpevole della tristezza dell’albino.

Con quell’ammissione di colpa promise che avrebbe aiutato il compagno di classe a riprendersi.

 

Ragazzi e ragazze presero i rispettivi ascensori tutti insieme, questa volta dopo aver premuto sul pulsante contrassegnato dal numero tre.

L’ascensore impiegò il doppio del tempo al quale gli studenti erano abituati, e quando le porte si aprirono tutti uscirono boccheggiando in cerca d’aria.

“ Aspetta un’ora !” Esclamò Zetsu, sventolandosi con la mano.

“ Se per raggiungere il Secondo Piano ci impieghiamo dieci minuti, vuol dire che quando dovremo andare al Settimo Piano dovremo restare chiusi in quell’ascensore per un quarto d’ora! È assolutamente impossibile, moriremo asfissiati ancor prima di scoprire tutti i piani di questa torre.”

“ La soluzione sarebbe fare una pausa tra un piano e l’altro.” Rispose immediatamente Nashi, anche se venne distratto dalla stanza nella quale fecero immediatamente ingresso.

Era, sorprendentemente, un altro bagno. Per di più non presentava differenze da quello al Primo Piano.

“ Siamo seri ?” Esclamò Ebisawa Shoko, grattandosi la barba con un’espressione seccata.

“ Però ha senso: se non riesci a trattenerla per più di dieci minuti, anziché scendere la fai qui !” Rispose Akagi Aozame con una risata.

I ragazzi sorrisero di quell’osservazione, eccezion fatta per Zayasu e Takejiro.

Uscendo dal bagno, gli studenti si resero conto che in realtà il nuovo piano si presentava in maniera del tutto originale da quelli già visti.

Immediatamente videro la strada biforcarsi in due corridoi, uno che proseguiva alla loro destra, ed uno a sinistra che proseguiva dritto.

Prendendo la strada a destra, si accorsero che quel corridoio compieva un giro attorno al Terzo Piano, occasionalmente munito di altri corridoi che conducevano ad altre porte.

 

Dopo aver compiuto metà strada, si trovarono di fronte alla porta del bagno delle femmine, e lì anche le ragazze erano appena uscite in esplorazione.

“ Non è per niente grande come il Secondo Piano, però è pieno di stanze. In totale ho contato otto porte, compresi i due bagni.” Osservò Nishizaka.

“ Dovremmo analizzarle tutte.” Annunciò Yonamine, calandosi il pesante cappello sulla testa.

“ Come mai questa fretta ?” Domandò incuriosito Zetsu.

“ Pensaci: al Secondo Piano abbiamo trovato una classe, la 5-C, dove c’erano documenti che parlavano specificatamente della Hope’s Peak Academy.”

“ Vero, per di più è identica ad una delle classi della Hope’s Peak Academy che si vedono nei depliant.” Confermò Kigiri, annuendo seria.

Lo Ultimate Hypnotist sembrò comprendere il discorso dell’attrice.

“ Quindi credi che potremmo trovare qualcos’altro riguardante la Hope’s Peak ?”

Yonamine si accarezzò le labbra distrattamente, pensierosa.

“ Ogni volta che superiamo un Class Trial, Monokuma ci permette di esplorare nuovi piani chiamandoli “premi”. Probabilmente ci sta spingendo a rispondere alle domande con le quali lo abbiamo assillato al nostro arrivo.”

“ Sarebbe bello se fosse così. Di solito nei film in stile survival-game i segreti del mondo si scoprono sempre alla fine, e nessuno resta davvero, DAVVERO, colpito.” Rifletté Amari Sako, venendo ignorata.

“ Per esempio a voi è piaciuto il plot twist di Maze Run- ?!” Non finì la sua domanda, perché qualcuno emise un sussulto improvviso.

“ Quest’odore !” Squittì Fujima Wakuri, prima di voltarsi e saettare verso la porta a nord dal bagno delle ragazze.

 

“ E la miseria! Che le è preso ?” Si chiese Nishizaka, stranita da quel comportamento della compagna.

“ Non avrà forse scoperto un nido di parassiti ?!” Rabbrividì Akagi Aozame, ricordandosi delle passioni della Ultimate Toxicologist.

“ Dai, non tutti i parassiti sono cattivi.” Lo rasserenò Umezawa Gaho con un largo sorriso, anche se tutti compresero che non sapeva di cosa stesse parlando.

“ Come Mighi di Kiseiju!” Si intromise Amari, scuotendo le orecchie da gatta.

“   O i Facehugger di Alien, che ingravidano la vittima e poi muoiono !”

- E cosa ci sarebbe di non cattivo in questi parassiti ?- Si domandò Nashi, atterrito.

Gli studenti furono comunque interessati a scoprire dove fosse andata la Ultimate Toxicologist, così la seguirono.

Oltre la prima porta spalancata si presentò una stanza moderatamente grande, dove regnavano colori freddi e pesanti come il verde scuro ed il grigio metallico.

Armadi con sopra teche protette da pannelli di vetro erano allineati sulla parete più lontana, accanto a macchinari che ricordavano impianti del gas e della corrente elettrica, solo in scala molto più grande.

Un bancone basso ospitava provette, ampolle e barattoli, ovvero tutto ciò che si sarebbe potuto trovare guardando sugli scaffali nella stessa stanza. Lampade al neon sul soffitto permettevano l’illuminazione.

 

“ Sembra un laboratorio scolastico.” Osservò Kigiri.

“ Yas! Yas !” Esultava intanto Fujima Wakuri, aggirandosi tra piroette e salti.

“ Un laboratorio di chimica !” Annunciò spalancando le braccia al cielo, come se stesse ringraziando di un miracolo.

La sola vista di quella stanza fredda provocò una sensazione di disagio a Nashi.

- Che possa essere anche questo una riproduzione del laboratorio di chimica della Hope’s Peak Academy ?- Alle classi del primo anno non era permesso visitare i laboratori avanzati, e di questo il ragazzo fu molto triste.

Ovviamente se solo l’avesse visto in quei giorni l’avrebbe riconosciuto all’istante.

- Però Fujima è molto entusiasta. Immagino si senta a suo agio in un posto del genere …-

Vedere la Ultimate Toxicologist così raggiante dopo le minacce che aveva riservato a Lilith appena qualche minuto fa era strano.

Ostregheta! Un laboratorio di chimica !” Ripeté Amari Sako con molta agitazione.

“ Che ti prende ?” Gli chiese Ebisawa, non molto interessato.

“ No, niente.” Rispose la video maker, tornando calma in un attimo.

“ Trovo solo molto strana la scelta di stanze in questa torre. Una sala giochi, una piscina, ed ora un laboratorio… se siamo prigionieri, perché tutte queste robe a caso ?”

 

“ Nyaaa! Non sono a caso !” Monokuma apparve tra di loro, spaventando gli studenti.

Sembrava molto contrario alle parole di Amari, ed infatti la indicò con un artiglio acuminato estratto dalla zampa.

“ Questa torre è stata costruita per mettere voi ragazzacci a vostro agio! Dopotutto potreste rimanere qui per sempre e viverci come se fosse un campus.” Spiegò l’orso.

Nessuno ovviamente sembrò lusingato da tale offerta, ma lui non ci fece una piega.

“ Comunque sono venuto fin qui per dirvi che questo laboratorio ha la sua chiave personalizzata, esattamente come la sala giochi, la sala computer e la cucina. La trovate appesa lì !”

E dopo aver indicato vicino alla porta, si dileguò sghignazzando.

Appesa al muro, all’interno di una cornice di legno, era ben in vista una piccola chiave.

 “ Ha senso che questo posto abbia una chiave, in effetti.” Pensò subito a voce alta Nishizaka Iki, avvicinandosi per prenderla.

“ Eeeh? Ha senso ?” Domandò Amari, arricciando il naso ed innalzando il labbro superiore in una smorfia confusa, ma anche molto stupida.

“ Che faccia è quella ?!” Chiese stupito Akagi Aozame.

“ Cosa?! Non hai riconosciuto la mia “Faccia da Onizuka”?! Stupido normie con zero cultura…” Singhiozzò offesa la Ultimate Video Maker.

Nishizaka emise un lungo sospiro prima di riprendere parola.

“ Dicevo… un laboratorio di chimica potrebbe rivelarsi più pericoloso di quel che sospettiamo, quindi avere una chiave con la quale chiuderlo ci aiuterebbe ad evitare rischi di qualsiasi tipo.”

Immediatamente Fujima smise di saltellare, e fermandosi sul posto emise uno squittio molto acuto.

Subito dopo la sua testa si voltò di scatto verso la Ultimate Web Personality. Gli occhi erano diventati grandi come due fari, e la bocca era imbronciata in un’espressione triste.

“ Come chiuderlo ?”

Il tono di voce con il quale lo disse fece sentire immediatamente tutti in colpa, anche se nessuno aveva fatto qualcosa di cui sentirsi colpevole.

“ Povera stella, sei di una tenerezza incredibile …” Commentò Zetsu con tono dolce, incrociando le braccia al petto.

“ Però ha ragione lei, sarebbe meglio tenerlo chiuso piuttosto che aperto !” Concluse, spiazzando la tossicologa.

“ Già, ci potrebbe essere un qualche veleno letale, o un batterio per il quale non abbiamo la cura.” Concordò Kumagai Yone.

 

E proprio mentre sembrava che Fujima stesse per scoppiare a piangere come un bambino a cui si strappa via un regalo di Natale, una voce maschile interruppe i discorsi degli altri.

“ In realtà credo sia stupido lasciare questa stanza sigillata, almeno fin quando non l’abbiamo ispezionata del tutto.”

Zayasu Korin, il quale non aveva quasi aperto bocca quel giorno, ora aveva affiancato la Ultimate Toxicologist con un sorriso tirato in volto.

Gli altri studenti fissarono l’albino increduli di quanto avesse detto.

“ Dici sul serio? Abbiamo detto che potrebbero esserci cose pericolose …” Disse Umezawa Gaho, guardandosi attorno con sospetto.

“ Potrebbero, ma non lo sappiamo ancora.” Si intromise Yonamine Genjo, a braccia conserte e con il volto coperto dal basco.

“ Cosa? Anche tu, Yonamine ?” Sussultò l’Ultimate Stuntman.

“ Sì, certo.” Rispose l’attrice.

“ E penso che ci sia qualcuno che esaminerà molto volentieri questo laboratorio per metterci al sicuro da possibili pericoli.”

Con un sincero sorriso sul volto, si girò verso Fujima. La ragazza dai capelli ramati colse al volo il significato di quelle parole, ed i suoi occhi si illuminarono di gioia.

“ Yeeeh! Non chiudiamo il laboratorio !” Balzando verso la Ultimate Actress e verso l’Ultimate Fanfiction Writer li avvolse in un abbraccio, stringendo tutti e due a sé mentre saltellava sul posto in preda alla contentezza.

I due Ultimate si guardarono in faccia e subito arrossirono, anche se non ci fu modo di liberarsi dalla stretta della ragazza.

“ Che scena cariiina !” Scoppiò in lacrime Amari Sako, coprendosi la faccia con le mani per impedire ad un fiume di pianto di innaffiare gli altri studenti.

“ Aspetta… ma non l’abbiamo deciso tutti insieme.” Mormorò interdetto Zetsu, cercando approvazione in Kigiri.

 

La Ultimate Criminologist tuttavia non mostrò segni di dissenso, e porse la mano a Nishizaka.

“ Possiamo lasciarle la chiave del laboratorio di chimica.” Disse alla Ultimate Web Personality.

“ Lasciarle la chiave? Intendi dire che adesso sarà tutta sua ?” Domandò la rosa.

“ Sì, anzi, credo che sarebbe meglio se facessimo così anche con tutte le altre chiavi: uno di noi sarà il custode di una determinata chiave, ed il suo compito sarà di sigillare quelle porte prima dell’orario notturno.”

I presenti si squadrarono, cercando di pensare se l’idea di Kigiri potesse avere dei risvolti negativi.

“ Perché no? Io sono d’accordo.” Borbottò Takejiro, seppur in disparte.

Ben presto la maggior parte degli studenti diedero il loro assenso.

Intanto, Nashi aveva iniziato a fissare la ragazza dai capelli lilla con un certo sospetto.

- Come mai questo piano così all’improvviso? E che senso ha sigillare le porte prima dell’orario notturno, se ci è proibito lasciare le nostre camere durante la notte ?-

C’era qualcosa che non quadrava, come al solito nei ragionamenti della ragazza, al punto che gli faceva domandare se non fosse troppo stupido per poterli comprendere a pieno.

 

Dopo poco lasciarono, con grande tristezza di Fujima, il laboratorio. L’esplorazione del Terzo Piano era appena iniziata.

Verso ovest il corridoio mostrava altre due stanze affiancate, e la prima porta aperta diede su di un auditorium modestamente grande dalle pareti rosse.

In fondo, superate diverse sedie attaccate al pavimento, c’era un palco con sopra un pianoforte in bella mostre. Dietro le tende del sipario erano accatastati altri strumenti musicali, jack e amplificatori necessari per eventuali esibizioni.

Una porta dietro le quinte conduceva ad un piccolo balcone, e quando la aprirono la luce del sole illuminò l’anfratto buio di quella sala.

Nuvole bianche fluttuavano placide all’orizzonte, come se galleggiassero nel mare blu del cielo.

- Non c’è nulla qui.- Osservava Nashi, spingendosi con lo sguardo più lontano possibile.

- Né tracce di città, di una costa, o di aerei. Dove possono averci portato ?-

Abbassando lo sguardo per cercare di comprendere quanto più in alto si fossero spinti, rimase sorpreso.

“ Quello è …!” Il suo sussulto incuriosì altri di loro, che subito si affacciarono al balcone.

“ Quello è un angelo !” Terminò la frase Amari Sako, con gli occhi fuori dalle orbite.

In realtà più in basso era visibile la grande terrazza del prato al Secondo Piano, con tanto di statua di Monokuma esposta alla luce del sole.

“ Sarà qualche decina di metri di distanza… paragonandolo ad un palazzo, è come se fossimo saliti dal piano terra al decimo piano.”

Osservò Yonamine con sguardo attento, per poi voltarsi verso l’interno della sala di musica.

“ Avete trovato nient’altro di interessante qui ?” Chiese Nashi, sentendosi in colpa di non essere molto utile nell’esplorazione.

L’attrice non gli rispose, ma indicò qualcosa sul palco.

L’Ultimate Memory individuò subito Kumagai Yone che scherzosamente aveva preso un basso in mano, e stava percuotendo le corde in stile slapping.

Let’s fuck, baby !” Esclamò, sorridendo divertita.

“ Ehm… credo volessi dire “let’s funk”, ma non ne sono molto sicuro.” Le rispose Umezawa, per poi scoppiare a ridere assieme alla Ultimate Contorsionist.

- Certo che quei due insieme fanno una bella coppia …- Commentò Nashi, senza parole.

 

L’ultima stanza a sinistra del corridoio nord fu la più strana di tutte.

Si presentava come un ufficio appartenente ad una persona molto importante, con una grande scrivania in fondo affiancata da due bandiere. Una poltrona nera di pelle dava le spalle ad un’unica vetrata che svolgeva la funzione di parete opposta alla porta, permettendo un’illuminazione diurna più che eccellente.

Lo spazio non era eccessivo, e solo due librerie decoravano parte delle pareti laterali.

“ Questo posto… è completamente diverso dagli altri.” Fu la prima cosa che disse Takejiro Kurisu nel momento in cui mise piede nella nuova stanza.

Nashi lo sentì pronunciare quelle parole con un profondo sbuffo, simbolo di inquietudine.

Eppure non comprendeva il perché l’Ultimate Liar fosse così agitato.

“ Cosa intendi dire ?” Gli chiese allora, aspettandosi il solito silenzio distaccato da parte del corvino.

Sorprendentemente, questo gli rispose addirittura guardandolo negli occhi.

“ È vero che le altre stanze trovate erano molto bizzarre, ma come ha detto Monokuma sono state costruite apposta per noi, in sintonia con i nostri interessi… eppure questo posto, così come la classe 5-C, non ha nulla a che fare con noi.”

Takejiro era più serio di quel che dava a vedere, e bastò il suo ragionamento per mettere il bruno in una situazione di uguale agitazione.

“ C-Capisco …” Annuì, desiderando di non aver mai chiesto nulla.

Oramai da un momento all’altro si aspettava una trappola, o un qualche segreto che non avrebbe voluto scoprire.

 

“ Sembra un ufficio della presidenza.” Queste parole, pronunciate da una Kigiri fredda come il ghiaccio, causarono negli studenti una scarica di brividi inaspettata.

“ Cosa ?!” Domandò balbettando Ebisawa Shoko, con la mascella che gli raggiungeva terra per la sorpresa.

“ Da studente modello quale sono, non ho mai visto in vita un ufficio della presidenza… però concordo con Kigiri.” Mormorò Zetsu, mentre una goccia di sudore gli percorreva la tempia.

- Stessa cosa per me. – Si disse Nashi.

- Proprio come per il laboratorio, non ho mai visto l’ufficio presidenziale della Hope’s Peak Academy, altrimenti lo avrei riconosciuto.-

“ Forse in questa stanza ci sarà qualche indizio che ci aiuti a scoprire come mai in questa torre ci sono delle classi ed un ufficio da preside.” Rifletté Akagi Aozame, prendendosi il mento tra le dita.

“ Ci sono altre classi ?” Chiese Nashi, stupito da questa informazione.

“ Sì! Verso il corridoio sud, esattamente a fianco dei bagni ci sono due classi.”

 

Ripromettendosi di esplorare le nuove classi più tardi, l’Ultimate Memory si unì con gli altri alla ricerca di informazioni in quello strano posto.

Kigiri puntò subito la cattedra, iniziando a frugare tra i cassetti. Solo l’ultimo non era vuoto, e ospitava un fascicolo stampato.

La ragazzo lo sollevò davanti a sé, leggendolo ad alta voce senza aspettare nemmeno un istante:

 

La Tragedia non accenna a fermarsi, neppure dopo averci danneggiato gravemente durante gli scorsi giorni. Chiediamo che gli studenti rimasti in vita vengano trasferiti alla Sede Secondaria della Hope’s Peak Academy, dove rimarranno lontani da Ultimate Despair e da Junko Enoshima. Sedici studenti rimarranno qui nella Sede Principale, secondo le norme di sicurezza.”

Kigiri interruppe di colpo la lettura. Digrignò i denti, iniziando a sfogliare le restanti pagine molto velocemente.

“ È stato censurato.” Dichiarò seccata, poggiando il fascicolo sulla scrivania.

Gli studenti si sporsero per leggere la restante parte.

 

“Attualmente solo due studenti non sono più rintracciabili, ovvero ██████████ e ██████████.

Affidiamo i superstiti studenti della Hope’s Peak Academy a voi, con la speranza che La Tragedia abbia fine.

Ci affidiamo al Preside della Sede Secondaria, ██████████

Firmato: Il Preside ██████████

Data: ██████████

 

“ Vaffanculo !” Imprecò ringhiando Umezawa Gaho.

“ Una volta tanto che abbiamo trovato delle informazioni riguardanti la Hope’s Peak !”

Le restanti pagine erano state completamente ricoperte da linee nere, rendendo impossibile leggere quello che sembrava uno scambio di comunicati.

“ Siamo sicuri di poterci fidare? Dopotutto è stato Monkuma a preparare questi fogli… potrebbero essere messaggi inventati.” Ipotizzò Yonamine, non sentendosi molto fiduciosa.

“ Piuttosto, che sia vero o falso, qui vengono nominate molte cose che non conosciamo.” Zetsu prese in mano il fascicolo, aggiustandosi gli occhiali sopra il naso con il dito indice.

“ Ultimate Despair… La Tragedia… Junko Enoshima. L’ultimo sembra un nome, il secondo un evento, ma questo Ultimate Despair ?”

“ Pare il classico nome di un’organizzazione malvagia. Dopotutto questo preside dice di voler portare gli studenti lontani da loro e da Junko Enoshima.” Osservò Zayasu Korin.

 

Mentre i suoi compagni discutevano, e Kigiri rimaneva in disparte, delusa di non aver trovato le risposte che cercava, il cervello di Nashi si stava mettendo in movimento.

- Il preside della Sede Principale parla con il Preside della Sede Secondaria… per trasferire al sicuro degli studenti a causa di una certa tragedia che ha colpito la Hope’s Peak Academy.-

Il ragazzo ricordò ciò che solo lui poteva ricordare.

 

Un’improvvisa scossa tellurica smosse l’edificio, ed il soffitto crollò su di lui nel momento stesso in cui alzò lo sguardo. Il buio lo inghiottì.

- Però, se non sbaglio… quella scossa è stata confermata anche da un’altra persona.- Si disse il ragazzo.

Non credeva avrebbe mai dovuto tirare in ballo quella persona per svelare il mistero del loro rapimento, però i ricordi erano delle prove necessarie.

 

“ Anche io faccio parte della Hope’s Peak da quasi un anno, solo che non vi ho mai potuto parlare a scuola, facendo parte di un’altra classe. A circa sei mesi dall’inizio del primo anno, ricordo che a scuola ci fu una violenta esplosione… dopodiché tutti voi eravate scomparsi.”

 

Le parole di Lilith Kurenai erano una testimonianza, e tutto ciò che serviva loro per comprendere il messaggio apparentemente indecifrabile.

“ Credo di aver capito, invece …”

Nashi riuscì con molto sforzo a dare voce ai suoi pensieri, ottenendo immediatamente le attenzioni di tutti.

Un misto di trepidazione e ansia gli scorreva nelle vene, rendendo il momento in cui avrebbe metabolizzato altre parole solo più misterioso.

“ La Tragedia di cui parla il preside della Hope’s Peak Academy… ha colpito proprio noi !”

Kigiri sollevo lo sguardo nella sua direzione con accesa curiosità, anche se così intensamente da spaventare Nashi.

“ Te la ricordi forse? Che tipo di tragedia era ?” Domandò la criminologa.

Il ragazzo ricordava ben poco, a dire il vero.

- Quel giorno mi ero svegliato per andare a lezione, come qualsiasi studente di un normale campus. Erano passate ventiquattro settimane dal mio arrivo… condividevo la camera con Zetsu.-

Quella mattina era vivida nella sua mente come se fosse trascorsa un giorno prima.

Per la prima volta Nashi sentiva davvero indispensabile il suo talento in quanto Ultimate Memory.

“ Un’esplosione talmente forte da far crollare un piano, forse due, dell’edificio. In quel momento sono svenuto, però al mio risveglio ero da tutt’altra parte …”

“ Immagino nella gabbia con Monokuma, come tutti noi.” Suggerì Kigiri, e lui annuì.

 

“ Quello che sto cercando di dirvi è che… noi eravamo studenti della Hope’s Peak Academy quando la Tragedia è avvenuta. Ci sono stati morti per mano di questi Ultimate Despair e Junko Enoshima… però noi siamo scomparsi, secondo quanto ci ha detto Lilith quando l’abbiamo conosciuta.”

“ Aspetta un attimo.” Lo interruppe Nishizaka, prendendo in mano il documento di discussione.

“ Qui gli scomparsi sono solo due. Mentre Lilith disse che eravamo scomparsi tutti noi, la nostra intera classe.”

La Ultimate Web Personality mostrava un’espressione molto dubbiosa verso le parole di Nashi.

“ E se …” Il ragazzo ebbe modo di analizzare il documento da vicino, e rileggendolo trovò una nuova conferma alla sua teoria.

“ Se facessimo parte degli studenti rimasti alla Hope’s Peak? In questo modo gli altri studenti non ci hanno più rivisti dopo l’inizio de La Tragedia, compresa Lilith perché facente parte di un’altra classe.”

La tensione nell’aria era palpabile, e faceva tremare nervosamente Nashi stesso mentre parlava.

Lentamente sentiva di starsi avvicinando alla luce fuori dal buco nero di menzogne e misteri dentro il quale era stato tirato.

 “ Dev’essere successo qualcosa mentre eravamo a scuola. Ad esempio qualcosa legato a Tab- …!”

Non terminò mai la frase.

 

“ Non può essere così in nessun modo !” Con tono sprezzante, Takejiro Kurisu sbatté le mani sulla scrivania, provocando un tonfo.

Il bruno sussultò per la sorpresa, guardando come l’Ultimate Liar ora lo stesse fissando con i suoi occhi rossi colmi di ostilità.

Non ne comprese il motivo, ma sentiva Takejiro opporsi a lui per una questione di principio, come se si stesse vendicando di un qualche torto.

“ P-Perché? Perché dici così ?” Domandò il ragazzo, cercando di non mostrarsi troppo insicuro.

- Se farai crollare la mia teoria non avrò altro in cui credere, lo capisci Takejiro ?-

“ Il numero.” Rispose soltanto il corvino, per poi rilassare le spalle e perdere il suo sguardo combattivo.

Nashi rimase ancor più sorpreso di prima.

 

“ Contando o no Lilith, non siamo sedici come gli studenti rimasti alla Hope’s Peak secondo quella lettera. È molto più probabile che noi facessimo parte degli studenti trasferiti per motivi di sicurezza alla Seconda Sede, a questo punto.”

Takejiro stesso non parlava in modo convincente, ma le parole uscivano dalla sua bocca con fare leggero e distaccato, come se lui non ritenesse importante ciò che diceva.

“ No !” Si oppose l’Ultimate Memory.

“ Se davvero questo fosse accaduto io me lo ricorderei! Non posso esser rimasto privo di sensi per tutto il tempo, se qualcuno ci avesse trasportati altrove io me ne sarei accorto.”

Nonostante ormai parlasse con tutta la determinazione presente nel suo cuore per illuminare gli altri verso quello che lui credeva fosse il cammino della verità, Takejiro non reagì minimamente.

Immobile, ma allo stesso tempo distante da lui, aveva ascoltato in totale silenzio.

“ Chi ha mai detto che i tuoi ricordi siano una fonte affidabile ?” Formulò dopo una lunga pausa d’attesa.

Nashi impallidì, non comprendendo cosa l’altro avesse voluto dire, eppure percependo una carica di negatività immensa nelle sue parole.

“ Riformulo: chi ha mai detto che i tuoi ricordi siano una fonte affidabile… per noi ?” Questa volta Takejiro sottolineò con una nota di durezza l’ultima parte della frase, spalancando i suoi freddi occhi verso il bruno.

 

“ Ehi, ehi !” Tremando per l’agitazione, Zetsu affiancò Nashi.

“ Capisco che sei scosso da questo documento, ma ricordiamoci che potrebbe essere falso! Non c’è bisogno di accusare Nashi di punto in bianco …” Il ragazzo dai capelli verdi forzò un sorriso di incoraggiamento, provando ad arginare quella sensazione di pesante disagio che permeava la stanza.

“ Non sono scosso, e non ho mai detto di credere a quel documento.” Rispose serenamente Takejiro, innalzando le spalle.

“ Dico solo che non dovremmo credere ai ricordi di Nashi come se fossero delle certezze assolute sulle nostre vite.”

“ E perché mai?! Se lo ricorda l’Ultimate Memory dovremmo fidarci.” Esclamò Akagi Aozame, che nonostante la tensione ed il timore di aprir bocca ora prendeva le difese del suo compagno di classe come Zetsu.

Nuovamente l’Ultimate Liar attese prima di parlare, abbassando la testa in modo da farsi ricoprire dall’ombra del suo cappuccio.

“ Perché l’unica persona che condivide dei ricordi simili è Lilith, la stessa che ora minaccia di volerci uccidere tutti.”

 L’ultima affermazione di Takejiro bastò a mettere in stallo per la confusione gli studenti, come se avesse tolto loro le parole di bocca con un sortilegio.

L’Ultimate Memory si sentì privo di forze, e pensò che presto sarebbe potuto svenire.

La sua testa era calda, quasi bollente, mentre il resto del corpo lo sentiva gelido come una lastra di ghiaccio in qualche caverna tra le montagne innevate.

 

“ Non approvo tutto questo, brutto stronzo che non sei altro !” Ruggì improvvisamente Kumagai Yone, puntando il dito verso il corvino.

L’Ultimate Contorsionist mostrava una grande collera, al punto da farle gonfiare i capelli come se fosse una criniera di fuoco attorno alla sua testa.

“ Lilith è una criminale, mentre Nashi ci ha sempre aiutato a scovare gli assassini per permetterci di sopravvivere !” Aggiunse, stringendo il pugno protratto con forza.

“ E allora ?” Disse soltanto Takejiro, per nulla intimorito.

“ Chi ci conferma che lui dica il vero? Chi ci conferma che lui non sia un altro aiutante di Monokuma, e che voglia convincerci a credere di essere studenti della Hope’s Peak Academy? Qualcuno di voi per caso può affermare di aver visto almeno una volta la scuola dall’interno, se non solo per fotografia ?”

Nessuno disse nulla.

Nashi si voltò immediatamente verso Zetsu. Il suo migliore amico rimase in silenzio, con una smorfia di sofferenza in volto.

Sembrava essere molto turbato per non essere d’aiuto, ma colui che si sentiva davvero sconfitto era Nashi stesso.

- Neppure Zetsu, presente con me nel momento dell’inizio de La Tragedia, si ricorda qualcosa.-

Sentiva parte di sé svanire, con il dubbio di non potersi più fidare nemmeno dei suoi stessi ricordi.

La sua memoria era tutto ciò che era lui, ed ora stava venendo messa in discussione.

- Posso davvero fidarmi di ciò che ricordo ?- Si chiese, con il petto che esplodeva dal dolore.

 

“ Sinceramente non vedo perché dovremmo fidarci di chi afferma le stesse cose di una feccia assassina come Lilith. E poi …” Continuò Takejiro, prendendo in mano il documento infamante.

“ Qui la data, come potete vedere, è stata censurata. Ci sarà un motivo, no? Non avrebbe senso nascondere la data a degli studenti senza più nemmeno la cognizione del tempo… a meno che non sia una data così remota da farci subito rendere conto di quanto tempo sia passato dal momento della sua scrittura.”

“ E-E questo cosa dimostra ?” Domandò Ebisawa Shoko, scuro in volto.

Takejiro non si fece attendere, e tornando ad assumere un’espressione colma di disprezzo e rancore, si rivolse a Nashi.

“ Che Nashi dovrebbe ricordarsi in qualche modo de La Tragedia. Invece tutto quello che ci ha raccontato è stato “un’esplosione a scuola”. Dopodiché si è svegliato praticamente come tutti noi, e per di più sembra averla sentita nominare solo ora …”

 

Nashi avrebbe fatto di tutto per sottrarsi a quelle accuse.

Avrebbe voluto tirare in gioco il suo sogno, il cognome Tabata, la testimonianza di Lilith come una prova affidabile, o l’esistenza di altri Killing Game già avvenuti come aveva detto loro Monokuma.

Tutto fu vano.

Si guardò attorno, e vide solo volti colmi di dubbio, rammarico e tristezza.

“ Scusami, Nashi… non so cosa dire.” Rantolò Zetsu, inforcandosi gli occhiali con mano tremante.

“ Ci troviamo nel bel mezzo di una storia alla quale ci è stato strappato il prologo.” Constatò Zayasu, sconsolato.

“ Non sarebbe tanto male uscire di qui… almeno il mondo là fuori è più tranquillo e meno incasinato.” Ammise Fujima con un sospiro.

“ Non ci posso credere che Nashi possa essere …” Umezawa Gaho cercava in tutti i modi di non dar voce ai dubbi che Takejiro aveva portato nella sua mente, eppure ormai sudava copiosamente ripetendo nervosamente le stesse parole.

“ Di solito in un survival game il più sospetto di tutti è quello che muore per primo, però …” Mormorò Amari Sako, stringendosi nelle spalle.


Nashi Jonetsu, Ultimate Memory, si sentì per la prima volta come gli assassini che aveva smascherato nei Class Trial.

Si sentì colpevole di qualcosa che non poteva conoscere, o meglio, che non poteva ricordare.

- Io sono… un alleato di Monokuma… come Lilith ?- Si guardò le mani, non sopportando più la vista dei suoi compagni che lo squadravano.

Avrebbe voluto sapere cosa pensava Kigiri di lui.

Non riuscì a far niente, ed obbedì al primo istinto che lo raggiunse: scappò via.

 

Non appena si voltò per correre verso la porta, inciampò in una delle bandiere appoggiate alla scrivania, piombando rovinosamente a terra.

Emise appena un urlo soffocato, e quando si ritrovò di faccia contro il pavimento sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime. Se si fosse potuto vedere dall’alto avrebbe sicuramente pensato di essere un verme strisciante.

Non aveva coraggio né onore.

- Scusatemi tutti.- Urlò dentro la sua testa, sperando che qualcuno potesse sentirlo.

“ Cosa sono questi ?” Sentì la voce di Yonamine Genjo mentre stava per serrare le palpebre.

 

Quando finalmente mise a fuoco la stanza dal nuovo punto di vista che aveva assunto, poté notare come accanto a lui fosse caduta anche la bandiera.

Il vessillo, ovvero lo stemma del Giappone, si era adagiato al suolo come una foglia caduta d’autunno, mentre l’asta era piombata su di lui.

Un pomo dorato, prima presente sulla sommità della bandiera, si era staccato ed era rotolato via. In quel momento, dall’interno dell’asta fuoriuscivano diversi fogli arrotolati.

“ Erano nascosti nella bandiera !” Osservò Kumagai, accovacciandosi per prenderli.

Prima di farlo, esitò. Si voltò verso Nashi, e al posto di dirigere la sua mano verso l’asta la porse al compagno di classe.

Il viso dell’Ultimate Memory si accese di gioia, e fu così commosso che rischiò di scoppiare a piangere di fronte all’amica.

“ Grazie …” Sussurrò appena, facendosi aiutare a rimettersi in piedi.

Intanto fu Kigiri a raccogliere i fogli, e li spiegò sulla scrivania.

 

Immediatamente gli studenti poterono riconoscere loro stessi su ben diciassette di quei cartelloni.

“ Questi siamo… noi ?!” Esclamò Ebisawa Shoko, sussultando così forte che cuffie che portava sempre alle orecchie gli caddero via.

A tutti gli effetti quei fogli riportavano delle foto segnaletiche di dieci ragazzi e otto ragazze.

“ Qui sono indicata come una ragazza.” Notò strabiliata Yonamine, che per tutto quel tempo aveva vissuto come Ultimate Actor ad insaputa di chiunque l’avesse conosciuta.

Sotto le loro fotografie erano anche scritti i loro nomi, ma il dettaglio più incredibile era una dicitura presente sopra ciascuna immagine.

“ WANTED ”

 

“ R-R-Ricercati ?!” Lesse incredulo Akagi Aozame, iniziando a tremare con i denti che sbattevano l’un l’altro.

“ Non vedo nessuna taglia in Berry …” Disse Amari, iniziando a leggere meglio i cartelloni.

“ Forse vuol dire che la polizia si è messa in moto per cercarci !” Ipotizzò Nishizaka Iki, accennando un sorriso nel suo tentativo di sperare ancora.

Yonamine Genjo gli rivolse un’occhiata triste.

“ A quel punto ci sarebbe scritto “Missing”, o sicuramente qualcos’altro …”

Persino una fotografia di Lilith spiccava tra le altre, mostrando la Ultimate Majokko con i capelli legati.

Takejiro sbuffò con odio non appena vi posò lo sguardo sopra, incrociando il sorriso smagliante della rossa.

La voce di Zayasu Korin interrupe tutti gli altri quando chiese:

“ Scusatemi, ma… chi sarebbe questo ?”

 

L’Ultimate Fanfiction Writer aveva appena riportato l’attenzione generale su un cartellone che presentava uno studente che nessuno di loro seppe riconoscere.

Sembrava avere poco più della loro età. Possedeva dei lineamenti dolci, eppure la sua espressione era dura e seria, come se il contesto di quella fotografia fosse estremamente importante o professionale.

I suoi capelli erano di un biondo estremamente chiaro, simile al platino e che per poco non sforava nel bianco perla. Gli ricadevano fino ai lati del collo, ed erano ispidi, praticamente mai toccati.

Presentavano un ciuffo spigoloso ed affilato che si rizzava sopra la testa, puntando in avanti come una freccia.

Lo sguardo, tuttavia, fu la cosa più strana che gli studenti avessero mai visto.

Gli occhi sembravano due lune rosse, ed erano permeati di forza e coraggio. Sembravano gli occhi di un combattente, di chi per tutta la sua vita aveva dovuto scontrarsi con avversari più grandi e forti di lui, e che era sopravvissuto alle più terrificanti atrocità pur di rimanere in vita.

 

“ Perché è stato messo tra le nostre foto ?” Si chiese Kigiri, notando come anche sopra lo sconosciuto ci fosse la scritta “WANTED”.

Quando abbassò lo sguardo per leggerne il nome, scoprì che accidentalmente un foglio arrotolato che non aveva ancora mostrato ne copriva la scritta.

Per prima cosa srotolò il diciannovesimo cartellone, mostrando qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.

 

L’immagine ritraeva una ragazza in piedi sopra un qualche detrito annerito e fumante, eppure lei aveva assunto una posa vittoriosa: petto in fuori, testa alta e pugni sui fianchi.

Due gigantesche code pendevano ai lati della sua testa, spalancandosi in tanti ciuffi serpeggianti di colore rosa. Due fermagli a forma di orsi vi erano stati applicati all’attaccatura, quello a sinistra completamente bianco e quello a destra completamente nero.

La ragazza vestiva con una giacca nera, scollata al punto giusto per mettere in mostra il suo seno, coperto appena da un fiocchetto rosso. Il resto del vestiario consisteva in una cravatta bianca e nera molto allentata, una minigonna e degli stivali ugualmente neri.

Il volto era gioioso e trionfante, con gli occhi di un colore pallido spalancati ed un sorriso estremamente gioioso.

Una scritta la circondava, rendendo la fotografia ancor più simile ad un messaggio propagandistico:

“ The Ultimate Despair itself, Junko Enoshima !”

 

“ Questa figona…ehm, questa ragazza sarebbe Junko Enoshima ?!” Esclamò Zetsu Jitsuke, arrossendo per ciò che stava dicendo, e che tutti avevano sentito distintamente.

“ La ragazza dalla quale il preside della Hope’s Peak Academy, secondo questo documento, voleva mettere al sicuro i suoi studenti …” Aggiunse Yonamine Genjo, attenendosi a quanto avevano letto.

“ Ma chi è davvero ?” Si domandò Zayasu Korin, cercando di capire come potesse una ragazza della loro età essere tanto pericolosa.

Mentre gli studenti si domandavano chi fosse, Kigiri Yoko pose una domanda totalmente diversa.

“ Che ti prende, Takejiro ?” L’Ultimate Criminologist guardava fisso negli occhi il corvino, il quale aveva lo sguardo fisso sulla foto.

Nashi si accorse che qualcosa in Takejiro non andava, e persino quando sussurrò il suo nome per richiamarlo questo non rispose.

L’Ultimate Liar fissava l’immagine con un’espressione indecifrabile, a tratti frenetica e spaventata.

La sua bocca era appena schiusa per mettere in mostra i denti stretti fra loro, eppure gli occhi erano spalancati dalla confusione, con le sopracciglia inarcate ed un rivolo di sudore che iniziava a colargli dalla tempia.

Sembrava che la sola vista di quella Junko Enoshima l’avesse mandato nel panico, trasformandolo in un Takejiro che nessuno aveva visto prima.

“ Junko… Enoshima …” Ripeté il ragazzo con una voce così cupa, graffiante e rauca da provenire probabilmente dall’oltretomba stessa.

I suoi occhi erano completamente privi di senno.

“ Amica tua ?” Domandò ironicamente Fujima Wakuri, palesemente fuori tema.

 

A quel punto Kigiri volle prendere il cartellone raffigurante Junko, e quando lo fece mostrò nella sua interezza quello appartenente al ragazzo misterioso.

In quella frazione di secondo, per Nashi il tempo si bloccò.

Il suo cervello iniziò a ragionare spaventosamente velocemente, e come schiuma da un boccale, un’insensata agitazione traboccò dai suoi pensieri.

- Diciotto cartelloni segnaletici …- Si rese conto di un dettaglio che prima non aveva notato.

- Dove sono io ?-

 

Quando il mondo riprese a muoversi come suo solito, venne svelato il nome riportato sotto il ragazzo misterioso.

“ Nashi Jonetsu ”

 

 


 

Angolo Autore:

Welcome back!

Scusate la lunga attesa, ho voluto farmi perdonare con un doppio aggiornamento.

Spero di sentire i vostri pareri, perché mi sto dedicando molto a caratterizzare i personaggi rimasti. Ho notato che le loro personalità erano ancora troppo poco interessanti, ed io punto per lo meno a farvi appassionare a dei bei personaggi, così come ad una bella storia.

Fatemi sapere se vi piacciono le pixel art corrette, e per la prima volta complete degli studenti!

 

Ci tenevo inoltre a sponsorizzare un progetto creato da un fan della serie, sicuramente meno conosciuto di “Danganronpa Another Episode 2” o di Danganronpa Kill/Cure” (nel caso voleste conoscere altri progetti, che siano fangame o fan series, consiglio la visione di questo video: https://www.youtube.com/watch?v=x37MkPZYykg&t)

Il progetto di cui voglio parlare è il fangame “Danganronpa Too Late For Despair”, trovato da me sulla page ufficiale instagram: https://www.instagram.com/danganronpatlfd/

Esiste anche una wiki, attualmente in fase di sviluppo (per ovvi motivi): http://it.danganronpa-fangame-ita.wikia.com/wiki/Danganronpa_Too_Late_For_Despair

è un progetto completamente italiano, e mi sento di consigliarlo perché l’autore mi ha rivelato che a breve rilascerà già una demo. Personalmente non vedo l’ora di provarla ^^!

Su instagram potete trovare l’accesso al gruppo Telegram, di cui anch’io faccio parte (quindi se joinate grazie a me ditemelo, così potrò ringraziarvi nel prossimo capitolo!)

Che cose malvagie da influencer che non sono…

Detto ciò, ditemi se il progetto vi ha interessato! In tal caso informerò l'autore, e sono sicuro che gli farà davvero tanto piacere. Alla prossima!

 

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Capitolo 16
*** Chapter Three (Part Three) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 3)  Daily Life

 

 

Sarebbe stato atroce anche solo pensare che tutto ciò che accadeva fosse uno scherzo.

Il tempismo con il quale quel manifesto aveva portato orrore e confusione tra gli studenti era semplicemente perfetto.

Mentre poco prima era possibile percepire un bagliore di speranza che lottava per far luce in quella tenebrosa faccenda, adesso tutto sembrava vano.

 

“ Ch-Che cosa significa questo, Nashi ?” Domandò Umezawa, non ricevendo risposta.

La sua voce rifletteva perfettamente il suo animo, ormai convinto che ogni cosa lo circondasse fosse solo un’illusione ideata per farlo crollare nella disperazione.

“ Rispondimi !” Esclamò dopo qualche secondo, e stanco di quel silenzio afferrò l’Ultimate Memory per il collo della camicia.

Nashi si trovò così il volto dell’Ultimate Stuntman a pochissima distanza dal suo, e riuscì a scorgerne perfettamente i lineamenti tirati e contorti in una smorfia di rabbia e dolore.

Le labbra del bruno non si schiusero nemmeno per difendersi. Si limitò a guardare il suo amico con due occhi vuoti, privi di ogni luce.

“ Ehi, non fare così, Umezawa !” Si impose Yonamine, cercando di fermare il rosso.

“ Non fare così? Così come ?” Domandò sarcastico l’altro, seppur la sua voce fosse rotta dall’agitazione frenetica che lo permeava.

“ Abbiamo appena scoperto che Nashi è come Lilith! È stato mandato qui da Monokuma per manipolarci! Come altro dovrei comportarmi ?!” Umezawa si rivolse un’ultima volta all’Ultimate Memory.

Questa volta delle lacrime scorrevano dai suoi occhi, giù lungo i denti serrati in un ringhio carico di sofferenza e sforzo.

“ Io pensavo fossi davvero nostro amico… che volessi davvero aiutarci …” Sussurrò con un fil di voce, per poi lasciare andare il ragazzo.

Nashi ricadde sul pavimento senza la benché minima reazione, come se fosse una bambola di pezza.

 

“ Nashi quindi era… un impostore ?” Akagi disse ad alta voce i suoi pensieri, rimanendone però immediatamente spaventato.

“ Perché? Perché ?!” Iniziò a ripetere, serrandosi il volto tra le mani mentre incominciava a sudare.

“ No, dai… è impossibile …” Kumagai aveva stampata sul volto un’espressione esterrefatta, mentre la sua voce non raggiungeva nessuno di loro, ma era diretta molto più lontano.

“ Sarebbe assurdo !” Cercò di convincersi, per quanto il suo volto iniziò a contrarsi inesorabilmente in una maschera di sconforto e paura.

Altri studenti, come Ebisawa, Nishizaka e Fujima, preferirono restare in silenzio con lo sguardo rivolto nel vuoto.

 

“ N-Non saltiamo a conclusioni affrettate per via di una stupida scritta su di un maledettissimo cartellone !” Zetsu, invece, prontamente balzò in avanti, preoccupato che lentamente tutti gli altri studenti si convincessero del falso.

“ Eppure non riesci a capire ?” Fu la voce di Kigiri ad interromperlo, ed il ragazzo dai capelli verdi iniziò a sudare freddo.

L’Ultimate Criminologist non aveva lo sguardo accusatorio di Umezawa, però ugualmente squadrò Nashi con molto sospetto.

 “ Su quei cartelloni ci siamo indicati tutti noi con dei personali dati identificativi. Nel caso di Yonamine, è riportato addirittura il sesso femminile, ovvero la sua vera identità… un’identità di cui nemmeno Monokuma era a conoscenza.”

“ E perché no? Potrebbe aver fatto finta di non saperlo !” Ribatté Zetsu, lasciandosi prendere dall’agitazione.

“ No. Questo perché prima che Monokuma scoprisse il vero sesso di Yonamine, lei poteva usare il bagno dei ragazzi senza infrangere le regole. Probabilmente Monokuma deve aver svelato la verità poco prima del ritrovamento dei corpi di Mitsuko e Arima.”

La ragazza dai capelli lilla parlava speditamente, con voce ferma e sicura qualunque cosa dicesse.

“ Ciò vuol dire che questi cartelloni non sono stati programmati da Monokuma, ma da qualcuno che sicuramente sa più di lui.”

Improvvisamente Zetsu smise di allarmarsi, e la sua bocca si sigillò di colpo.

 

Il ragazzo aveva finalmente compreso le azioni di Kigiri, specialmente in base alla prima frase con la quale aveva introdotto il suo discorso:

“ Eppure non riesci a capire ?”

Non si era rivolta dunque con la prerogativa di accusare il suo amico, bensì di dimostrare qualcosa che lui, così come gli altri, non avevano ancora notato.

Tutti loro erano stati così accecati da informazioni tanto criptiche quanto confuse, da aver sorvolato una palese verità.

“ Ho capito… stavamo cascando nella trappola del mastermind.” Ammise Zetsu, rilasciando un sospiro di sollievo.

 

“ Che ti prende adesso? Ti sembra il caso di dire cose senza senso ?!” Inveì Umezawa, agitando il pugno per indicare quanto avesse i nervi a fior di pelle.

Zetsu rispose con un leggero sorriso, rivolgendosi dapprima a lui, per poi spostare lo sguardo verso Kigiri.

“ Qualcuno ha aggiunto questi cartelloni prima che noi arrivassimo qui, collaborando con Monokuma.”

Gli studenti rimasero di stucco dopo questa affermazione così piena di fiducia.

“ P-Prima ?” Ripeté confuso Akagi Aozame.

“ Ma è davvero possibile ?”

“ Sì… dopotutto ne abbiamo la conferma.” Nishizaka sibilò la risposta tra i denti, sentendosi tradita dalle sue presupposizioni.

 

Nashi, che fino a quel momento giaceva in ginocchio senza mostrare segno di riprendersi, era rimasto in ascolto.

Sentendo le parole dell’amico la sua memoria straordinaria si ricollegò in automatico ad un discorso avvenuto poco prima.

 

 “ Dobbiamo ancora visitare il Terzo Piano, ma credo che tu Lilith non verrai con noi. L’hai già fatto stamattina, non è vero ?”

 

Kigiri aveva detto quelle esatte parole rivolgendosi alla Ultimate Majokko. Eppure, il ragazzo non riusciva a spiegarsi da cosa l’avesse intuito, o su quali basi avesse formulato tale affermazione.

Sollevò lo sguardo verso la ragazza dai capelli lilla, che lo fissò a sua volta senza proferir parola.

- Sembra che ogni volta che rimani in silenzio lo fai per tenerci nascosto un altro mistero.- Rifletté Nashi, non sentendosi affatto meno abbattuto.

“ Q-Quindi vuol dire che Nashi non centra niente… è stato tutto un inganno di Lilith !” Forzando un sorriso per sentirsi più confidente, Umezawa si inginocchiò accanto all’Ultimate Memory e lo prese sottobraccio.

“ Scusami, amico… non sono mai stato un genio. Non avrei dovuto far dubitare tutti di te.” Guardando il bruno con dei grandi occhi colmi di dispiacere e preoccupazione, l’Ultimate Stuntman provò a rendere il suo sorriso più grande.

Nashi si ritrovò così faccia a faccia con Umezawa, come già in passato lo era stato.

Con il suo carattere sensibile ed energico, lo stuntman più volte aveva cercato di trascinarlo più vicino a sé. Si era sempre fidato dei suoi ricordi, e forse proprio per quel motivo voleva recuperare il periodo passato insieme di cui non aveva memoria.

- Poco prima, quando ha visto quel cartellone …- Ripensò Nashi, con ancora in mente l’espressione colma di terrore del ragazzo.

- Era spaventato dall’idea di aver perso la mia amicizia, e che tutto fosse stato una menzogna. Lo capisco, anche io avrei fatto così se al mio posto ci fosse stato Zetsu …-

Non riuscendo ad odiare il rosso per ciò che gli aveva detto prima, il ragazzo ricambiò il sorriso, finalmente lasciando che il proprio volto si illuminasse di una sincera emozione.


“ Tuttavia… Non capisco perché Lilith abbia fatto tutto ciò. E soprattutto, come mai fosse in possesso di questi cartelloni.” Si domandò sempre Nishizaka, prendendosi il mento tra le dita.

“ Sicuramente tutto ciò non la rende meno sospetta.” Aggiunse Fujima, facendo spallucce.

“ Non che prima fosse poco sospetta! Anzi, se prima aveva cinque stelle di criminalità, adesso ne ha ben sei !” Commento con un sorriso imbarazzato Amari Sako, forse sperando che il suo riferimento venisse colto.

Riprendo il discorso dopo un lungo e misterioso silenzio, Takejiro intervenne:

“ Mi sembra ovvio il perché !”

Gli studenti si voltarono verso di lui, solo per trovare il ragazzo come mai lo avrebbero immaginato.

 

Takejiro aveva il volto madido di sudore, ma completamente pallido. Vene pulsavano sul suo collo e sui dorsi delle sue mani, e gli occhi color cremisi erano spalancati come quelli di un folle. Sul viso si agitava uno spettro di angoscia e ira, riflettendo la sua anima mai come allora tormentata.

Spalancando la bocca per far fuoriuscire prima un rantolio soffocato, il ragazzo proseguì.

“ Ho capito chi è in realtà Lilith Kurenai !”

Prima che qualcuno potesse riuscire ad interpretare le sue parole, l’Ultimate Liar si voltò di scatto verso la porta.

Corse via senza esitare per un istante, e a poco servì richiamarlo, perché presto si udì dalla porta del bagno venir spalancata violentemente.

“ N-N-Non vorrà sfidare ancora Lilith ?!” Esclamò Yonamine, preoccupata.

“ Quello… non era Takejiro.” Disse soltanto Zetsu, terribilmente serio e concentrato sul punto in cui il loro compagno di classe era scomparso.

“ Cosa vuoi dire ?” Domandò Amari, confusa da tutta quella serietà nel tono di voce del verde.

Nashi era il più sorpreso di tutti.

Era da prima che l’Ultimate Liar mostrava un atteggiamento completamente insolito. Pareva costantemente tormentato da una realtà che solo lui aveva compreso.

- Dice di aver scoperto chi sia in realtà Lilith… ma è davvero così importante ?- Si chiese allora.

 

“ Andrò io ad assicurarmi che non faccia niente di stupido.” Annunciò Kigiri con molta fermezza, superando gli studenti per dirigersi fuori dall’ufficio.

Mentre i presenti si sentivano un po’ più sollevati dopo quell’avviso, l’Ultimate Criminologist si voltò per rivolgere un’intensa occhiata proprio a Nashi.

“ Dopo cena devo parlarti.” Gli disse rapidamente, ed un istante dopo era fuori.

Il bruno annuì da solo, per poi ritrovarsi a guardare il pavimento.

- Oggi sembra proprio non esistere tranquillità …-

Una volta tanto sperava di poter recuperare le forze assieme ai suoi compagni dopo la morte di Mitsuko ed Arima, tutto questo per potersi ribellare al piano malvagio di Monokuma. Eppure, le bieche rivelazioni unite ad inquietanti presagi stavano affogando la sua speranza con un nero fango di disperazione.

 

Così com’era iniziata, l’investigazione di quella stanza si concluse nella più totale incertezza.

Proseguendo verso sud si trovava il bagno dei ragazzi, ed ancora oltre una classe, proprio come aveva testimoniato poc’anzi Akagi.

Esattamente uguale ad un’altra più ad est, adiacente al bagno delle ragazze, non presentava alcun dettaglio degno di nota.

Si presentavano simili alla 5-C del Secondo Piano, con al posto di finestre delle grosse placche metalliche inchiodate alla parete e freddi luci al neon che consentivano un’illuminazione da brividi.

“ Che razza di sadico dev’essere quell’orso per aver costruito delle classi in questa prigione.” Commentò rabbiosamente Kumagai quando vi fece il suo ingresso, lasciandosi scappare anche qualche altro improperio verso Monokuma.

“ Già …” Annuì il ragazzo.

- O meglio, vorrei sperare che si tratti solo di cattivo gusto. Se c’è davvero qualche collegamento tra la Hope’s Peak Academy e Monokuma, questa situazione si rivelerà essere molto più oscura di quel che credo.-

Nashi non riusciva a togliersi dalla mente il cognome del mastermind di quel gioco.

Tabata: come Tabata Hideyoshi, il preside della scuola dove aveva trascorso sei mesi della sua vita.

- E lo stesso preside che ha scritto la lettera che abbiamo trovato prima nell’ufficio. - Anche se non c’erano indizi che potessero svelare a chi sarebbe dovuta appartenere quella stanza, il ragazzo era ormai sicuro si trattasse del preside della sua scuola.

 

Delle voci provenienti dal corridoio sud destarono l’Ultimate Memory dalle sue torture mentali, costringendolo a prestare altrove la propria attenzione.

Uscendo dalla classe trovò Nishizaka Iki intenta a discutere con un appena apparso orso bianco e nero.

“ No, no e ancora no !” Esclamava Monokuma, estendendo le braccia verso l’alto a difesa di una porta alle sue spalle.

Davanti a sé, invece, l’ultimate Web Personality lo fronteggiava con le braccia sui fianchi ed un’aria furiosa.

“ Perché no?! Io voglio entrare qui dentro !” Si impose, gridando direttamente davanti al muso dell’animale con tutto il fiato che aveva.

Monokuma divenne completamente rosso, iniziando ad agitarsi sempre di più.

“ Ti prego, ti prego… n-non dire “tu non puoi passare!”. Sarebbe terribile sentirsi dire una citazione così banale e scontata.” Lo supplicò Amari, nascondendosi tremante dietro Nishizaka.

“ Tra l’altro: sapevate che la celebre frase di Gandalf “you shall not pass”, nel libro Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, originariamente era “you cannot pass”? Nell’adattamento cinematografico si pensa abbiano cambiato la frase per renderla più simile allo slogan propagandistico, usato per la prima volta all’inizio della Prima Guerra Mondiale, “they shall not pass”. E sapevate anche che originariamente Stanley Cubrick si sarebbe dovuto occupare della prima trasposizione cinematografica della trilogia di Tolkien, ma che in seguito abbandonò il progetto perché gli ci sarebbe voluto troppo tempo ?”

Mentre la Ultimate Video Maker si perdeva in un mare infinito di discorsi e curiosità, la sua compagna e Monokuma continuavano la discussione.

“ Qual è il problema ?” Domandò allora Nashi, confuso da quella situazione bizzarra ed inspiegabile.

La ragazza dai capelli rosa si girò verso di lui, mantenendo lo sguardo accigliato con il quale sfidava l’orso. Ritrovandosi guardato in quel modo dalla ragazza, il bruno sussultò intimorito.

“ E-Ehi, che ho fatto di male ?!” Piagnucolò, indietreggiando.

“ Nashi! Monokuma non vuole farci entrare in questa stanza !” Si lamentò Nishizaka, al punto da sembrare una bambina scoperta dalla madre mentre litiga con il fratello.

 

Il ragazzo si soffermò sulla porta protetta dall’animale, il quale adesso rimaneva silenziosamente in ascolto.

“ Bhe, non potrà rimanere qui per sempre. Prima o poi se ne andrà e noi potremo entrare.” Rifletté in maniera razionale, ma fu a quel punto che Monokuma balzò in avanti con un gesto plateale.

“ Ed è qui che ti sbagli! La porta è sigillata !” Annunciò mentre scoppiava a ridere malignamente.

Nishizaka sobbalzò per la sorpresa, e forse anche per la rabbia che gli provocava la creatura.

“ Niente che una bell’accetta non possa sfondare, soprattutto mentre si dice: “Wendy, sono a casa, amore!”…” Annuì tra sé e sé Amari, puntando proprio la porta con uno sguardo di sfida.

- Se la prende con la porta adesso ?!- Si chiese stupito Nashi.

“ Non potreste ugualmente entrare !” Li rassicurò l’orso con falso tono di consolazione.

“ Perché non abbiamo un’accetta ?” Provò ad indovinare Amari, davvero inspirata dall’idea di usare un’accetta.

L’Ultimate Web Personality mostrò un’espressione corrucciata, e prese il suo e-Handbook per iniziare a premere diversi tasti.

“ Ecco …” Disse, mostrando a tutti, Monokuma compreso, la schermata del regolamento.

Regola Numero Uno: Non è vietato danneggiare le forniture o qualsiasi oggetto appartenente a questa torre, ma è severamente proibito manomettere in qualsiasi modo telecamere, monitor e attaccare Monokuma.” Lesse ad alta voce.

“ Nulla ci vieta di forzare questa porta.”

Improvvisamente l’animale si irrigidì, incurvando la sua bocca colma di denti aguzzi in una smorfia preoccupata. Si prese il capo tra le zampe per qualche secondo, ondeggiando nervosamente e mormorando qualcosa di incomprensibile.

“ È un errore di sistema tipo “Error 404”, oppure della serie “Fare click su aggiungi estensione per chiudere questa pagina” ?” L’Ultimate Video Maker diede una leggera gomitata a Nashi, parlandogli sottovoce per non interrompere il momento di concentrazione dell’orso.

Dopo qualche istante, l’animale robotico balzò sull’attenti, ancora permeato di sudori freddi.

“ Tra poco aggiungerò una nuova regola !”

 

Nishizaka fece buon viso a cattivo gioco, nonostante fosse palesemente disgustata dalla viscidità di quell’essere.

“ Bene… tanto ci manca ancora una stanza da esaminare.” E voltandosi di centoottanta gradi, indicò una porta sulla parete sud di quel piano.

Nashi, il quale non l’aveva ancora notata, la osservò attentamente con sospetto e curiosità crescenti.

- Se non è aperta vuol dire che nessuno è ancora entrato lì dentro …- Pensò trepidante.

I tre studenti mossero un passo verso l’ultima porta rimasta del Terzo Piano.

“ E invece no, perché non potete aprire neanche questa porta !” Esclamò Monokuma, lanciandosi a tuffo tra le gambe dei ragazzi.

“ Non è possibile, questa è una palese presa in giro !” Esplose allora Nishizaka, mulinando le braccia verso l’animale con l’intento di assalirlo. Fortunatamente sia Nashi che Amari riuscirono a bloccarla per le spalle, e lasciando che la ragazza dei capelli rosa inveisse furiosamente senza rischiare la vita.

Nella sua sicurezza Monokuma iniziò a gongolare sottovoce mentre si sventolava con un ventaglio, assomigliando così ad una vecchia nobildonna che rideva.

 

“ Voi non potete aprire questa porta: dopotutto non avete accettato il mio aiuto prima dello scorso Class Trial !” Ridacchiò l’animale, sottolineando il “voi” iniziale con una punta di acidità.

Nishizaka smise di dimenarsi, dando un attimo di respiro agli altri due.

“ Il tuo… aiuto ?” Ripeté la ragazza, aggiustandosi i capelli ed il vestito sulle spalle.

“ Certo! Pupuhuhu !” Confermò l’altro, per poi allontanarsi a passo molleggiato tra grasse risate.

I tre studenti si guardarono negli occhi, riportando infine l’attenzione su quella misteriosa e tanto discussa porta.

“ Che sia …” Cercò di dire l’Ultimate Web Personality, anche se la risposta corretta era già nella sua testa.

Persino Amari incurvò le labbra, percependo che quell’informazione rappresentava molto più di un pericolo.

L’Ultimate Memory invece abbassò il capo, preparandosi ad affrontare la verità.

- Dev’essere per forza quello… - Non volle mentire a se stesso.

“ Dietro questa porta si trova il segreto per andarsene di qui che Lilith ha ottenuto.”

 

 

Gli studenti rimasti al Terzo Piano attesero circa mezzogiorno prima di riunirsi.

“ Kigiri e Takejiro non sono ancora tornati …” Mormorò preoccupato Akagi, ricordandosi di come la criminologa avesse seguito l’Ultimate Liar.

“ Ho capito chi è in realtà Lilith !” Ruggì Yonamine, piegando il suo viso in un’espressione colma di rabbia e confusione.

“ Queste sono state le parole di Takejiro prima di andarsene …” Rifletté l’attrice, avvolgendosi l’intero volto nella sua sciarpa rossa.

“ Piuttosto !” Intervenne Fujima con molto entusiasmo, e sicuramente poco interesse nella conversazione.

Tra le mani stringeva una cassetta ricolma di provette e campionari con strumenti scientifici inclusi.

“ Ho trovato delle cose carinissime nel laboratorio di chimica !” Squittì contenta.

Zayasu la guardò con un po’ di incertezza, anche se sapeva che sarebbe stato difficile calmare la ragazza nella sua totale epifania.

“ Sicura non ci sia niente di pericoloso ?” Domandò con molta pazienza.

“ Ma no, stupidone !”Gli balzò addosso la tossicologa, rischiando di rovesciare tutte le provette addosso allo scrittore.

Zayasu impallidì, prendendo immediatamente la cassetta per evitare che cadesse. Nel farlo le sue mani toccarono inevitabilmente quelle di Fujima, ed un brivido lo attraversò.

“ S-Stai attenta !” Disse con un tono stridulo, mentre davanti a sé la ragazza scoppiava a ridere.

“ Scusa, sono una stupidona anche io !”

“ Ehi, ehi! Cosa sono questi termini volgari?! Siamo su di un server cristiano, qui !” La riprese Amari con un sguardo di rimprovero.

Gli studenti cercarono di ignorare il colorito purpureo che aveva assunto il volto, solitamente pallido, dell’albino mentre lasciava la presa dalla cassetta.

“ Quindi niente di pericoloso? Sicura sicura ?” Kumagai volle ripetere la domanda, prendendo per le spalle l’Ultimate Toxicologist e facendole prestare attenzione.

La ragazza dai capelli ramati annuì energicamente, spalancando un sorriso innocente.

“ Solo qualche acido, ma niente di cui preoccuparsi !” Aggiunse premendosi le guance con gli indici dopo una lunga pausa.

L’espressione della contorsionista divenne improvvisamente meno fiduciosa.

“ Di quelli da calarsi o quelli che sciolgono le cose ?” Chiese preoccupato Zetsu, al che la ragazza rispose prontamente:

“ I secondi.”

Il ragazzo dai capelli verdi si infilò le mani tra i capelli e strillò:

“ Allora è un male !”

- Perché, altrimenti sarebbe stato un bene ?- Pensò sospettoso Nashi, incapacitato a comprendere la mente del suo amico.

La giovane ricercatrice, senza attendere oltre, saettò all’interno del laboratorio. Prima che qualcuno potesse seguirla, però, si chiuse la porta alle spalle.

Mentre gli studenti rimanevano sbigottiti ed in silenzio, si udirono energici suoni delle mandate della porta.

“ Quella scema si è chiusa a chiave qua dentro! Uwoooh !!” Balzando sulla maniglia con inspiegabile furia, Umezawa iniziò a scuoterla dopo averla afferrata con entrambe le mani. I muscoli dei suoi avambracci si gonfiarono, e dai suoi occhi scaturirono lampi rossi.

“ Perché tutto questo, scusa ?” Domandò a vuoto Akagi, interrogandosi se ciò che faceva lo Stuntman fosse davvero opportuno.

La porta, sottoposta allo sforzo colmo di violenza, iniziò a tremare pericolosamente. I cardini non avrebbero retto per molto, nonostante all’apparenza sembrasse molto resistente e pesante.

“ Fermo Umezawa, potresti romper- !” Fu sul punto di esclamare Nashi, quando in realtà la porta si aprì in un lampo dall’interno, facendo scivolare la maniglia dalle mani dello stuntman.

“ Aiutooo !” Piagnucolò Umezawa, e tutti poterono assistere al suo problema:

Nonostante non avesse più una maniglia tra le mani, le sue braccia continuavano ad andare su e giù ad alta velocità senza che lui potesse fermarsi.

“ È andato in pilota automatico o cosa ?!” Sussultò sorpreso l’Ultimate Memory.

 

Intanto dal laboratorio fuoriuscì Fujima, con in braccio la solita cassetta, solo ancora più stracolma di ampolle e barattoli.

Canticchiando allegramente, mentre intanto Umezawa riprendeva il controllo delle proprie braccia, l’Ultimate Toxicologist aprì goffamente una scatola simile ad un contenitore per lenti a contatto.

 Mostrò a tutti i presenti come contenesse tante boccette, ognuna con un tappo di colore diverso. Aprì quella di colore rossa, ed intinse le dita in una polverina ugualmente rossa al suo interno.

“ Skidaddle skidoodle !” Esclamò come se stesse lanciando un incantesimo, ma in realtà l’unica cosa che lanciò fu la polvere in faccia a Zetsu.

“ Gyaaah !” Strillò il ragazzo, coprendosi gli occhi mentre attorno alla sua faccia si era condensata una vera e propria nuvola di polvere.

“ Ya yeet !” Gridò ancora Fujima, questa volta scagliando una polvere nera addosso a Kumagai.

La contorsionista venne presa alla sprovvista dall’attacco, ed arretrò urlando.

“ Qualcuno la fermi !”

Ben presto però le nuvole di polvere si diradarono dai due malcapitati, e gli studenti poterono assistere ad un bizzarro colpo di scena.

Improvvisamente sia gli occhi che i capelli di Zetsu erano diventati rosso cremisi, mentre quelli di Kumagai avevano assunto una tonalità corvina e lucida.

L’Ultimate Toxicologist spalancò un sorriso colmo di divertimento e gioia, ed annunciò per chi ancora non l’avesse capito:

“ Yaaas! Ho trovato dei solventi per cambiare il colore delle iridi e dei capelli !”

- In che razza di laboratorio si troverebbe qualcosa del genere ?- Si domandò allora Nashi, ma si convinse che difficilmente avrebbe avuto risposta.

Intanto, davanti a sé Zetsu era collassato in ginocchio, mentre in preda al panico osservava i ciuffi di capelli ora di un colore totalmente nuovo.

“ Non posso, non posso… il colore verde mi donava tantissimo !”

Dal canto suo, invece Kumagai non si lamentava affatto. Piuttosto rimaneva in disparte, e con la testa china lanciava occhiate timide agli altri.

“ Le cicatrici non ci dicono da dove veniamo, ma… da dove veniamo.” Sussurrò, cercando di coprirsi gli occhi con i capelli neri.

“ Oh no! La senpai Kumagai è diventata super edgy con quei capelli !” Strillò preoccupato Akagi.

 

 

“ Per l’amor di Bhunivelze, fammi tornare come prima !” Implorò Zetsu, inginocchiandosi ai piedi di Fujima mentre cercava di scrollarsi il colore dai capelli.

“ Daga kotowaru !” Rispose immediatamente la tossicologa, con i lineamenti del suo viso che si facevano di colpo più affilati.

“ Nooo! Una jojo’s reference anche qui !” Strillò dal terrore Amari.

“ Sto scherzando, Zetsu-nii …”

Riassumendo un’espressione più tranquilla, Fujima aprì un altro barattolo. Sul coperchio vi era riportata la scritta: “ Box of Lies !”.

La ragazza ne afferrò tra le dita una polvere cristallina al suo interno, per poi lanciarla con la stessa noncuranza sugli occhi e sui capelli dei due ragazzi trasformati.

Quando una nebbia opaca scivolò via dalle loro teste, Zetsu e Kumagai avevano recuperato i propri colori.

“ Argh, finalmente mi è passata la voglia di iscrivermi a Netlog !” Sussultò la contorsionista con una nota di ribrezzo.

“ Avete visto? Basta applicare le polvere colorate sulle iridi e sul cuoio capelluto per una colorazione istantanea ed assolutamente non nociva. Mentre invece, con questa polvere si fa tornare tutto alla normalità !” L’Ultimate Toxicologist sembrava star pubblicizzando i prodotti con cui si era divertita così tanto in un programma televisivo.

L’espressione dubbiosa di Zayasu si smorzò in un piccolo sorriso.

“ Okey, okey… hai ragione: ci sono anche cose divertenti in quel laboratorio.” Ammise l’albino facendo spallucce.

“ Ma l’acido di prima? Dov’è ?” Domandò Umezawa, non essendosi dimenticato del discorso menzionato poc’anzi.

La tossicologa non rispose, ed anzi rimase immobile come una statua con un sorriso pietrificato sul volto.

“ Cos’è, fai finta di non aver sentito ?!” Urlò seccato lo stuntman.

- Oh cielo… Fujima sa che un qualcosa di così pericoloso potrebbe farci desistere dall’idea di mantenere il laboratorio aperto.- Nashi doveva ammettere che la sua compagna dimostrava un sincero attaccamento a quella stanza, al punto da non volerla vedere senza di esso.

Dopotutto erano prigionieri, ma venivano forniti loro delle stanze e dei passatempi per alleviare la sofferenza e la solitudine. Senza molte delle stanze trovate fino ad allora, anche lui si sarebbe sentito molto più in trappola di quanto già non fosse.

 

Dopo poco tempo però, gli studenti decisero di lasciar perdere la questione: i loro stomaci brontolavano per la fame, e Fujima si era chiusa in un sorridente ma indisposto silenzio.

Quando tutti loro discesero al Primo Piano, un pensiero tornò a far capolino nella mente dell’Ultimate Memory.

- Giusto! Dove sono Takejiro, Lilith e Yoko ?- Si domandò preoccupato, uscendo dalla porta del bagno dei maschi.

 

Nel momento in cui irruppe nel Salone, una visione inaspettata gli si parò di fronte: l’Ultimate Liar era lì, seduto con le mani nella tasca del giubbotto, mentre l’Ultimate Criminologist lo guardava da in piedi con sguardo duro.

Il ragazzo non la guardava negli occhi, piuttosto sembrava star rimuginando a testa bassa su una discussione appena avuta. Quando si accorse dell’arrivo degli altri rifilò alla ragazza un sospiro seccato.

Nashi lo guardò allontanarsi con il suo fare schivo, eppure comprese subito che qualcosa era cambiato.

“ Lilith …” Si rivolse alla compagna quando Takejiro fu uscito dalla sala.

“ Prima Takejiro voleva a tutti i costi trovare Lilith, e riteneva di aver scoperto la sua vera identità. Cosa ti ha detto ?”

La ragazza dai capelli lilla sorvolò con lo sguardo gli studenti lì presenti, radunati a semicerchio attorno a lei con la speranza di comprendere meglio la situazione. Rispose senza esitare.

“ Takejiro crede che Lilith sia Junko Enoshima.”

Zayasu spalancò gli occhi, eppure un attimo dopo il suo stupore sembrò trasformarsi in confusione.

“ Mi aveva dato l’impressione di riconoscere questa Junko Enoshima quando abbiamo visto il poster al Terzo Piano… ma perché lui sa qualcosa e noi no ?” L’Ultimate Fanfiction Writer appuntò immediatamente i suoi pensieri su di un taccuino, alienandosi dal gruppo.

“ Insomma, chi è Junko Enoshima ?!” Esclamò Nishizaka, esasperata dal sentir pronunciare quel nome senza però sapere nulla della persona citata.

“ Qualcuno di pericoloso per la Hope’s Peak Academy, da quanto dice il messaggio che abbiamo trovato.” Rispose prontamente Yonamine, utilizzando l’unica cosa che tutti loro sapessero.

“ Eppure sembra essere solo una studentessa …” Osservò scettico Akagi, per quanto l’immagine di Tale Junko gli avesse provocato brividi freddi lungo la schiena sin dal primo momento.

 

La Ultimate Criminologist scrollò le spalle.

“ Purtroppo nemmeno io so nulla, e nel momento in cui ho provato a chiedere qualcosa a Takejiro non mi ha potuto dare una risposta comprensibile.”

“ Aspetta! Ma se Takejiro trovasse Lilith in questo stato potrebbe attaccarla !” Temette Kumagai, ricordando le minacce lanciate dall’Ultimate Liar a Lilith poco tempo prima.

“ Non possiamo permetterci che quei due si uccidano a vicenda! Dobbiamo tenerli lontani !”

Nuovamente Kigiri reagì con un tono controllato, immediatamente rassicurando l’Ultimate Contorsionist:

“ Su Lilith sappiamo per certo solo una cosa: non vuole essere uccisa, né da Takejiro o tantomeno vorrebbe rendersi sospetta per rischiare di esser votata. Sicuramente si terrà lontana da lui fin quando le acque non si saranno calmate.”

 

Con quel barlume di speranza per la sicurezza di Takejiro, Nashi cercò di passare oltre la mattinata iniziata non nel migliore dei modi. In poco tempo tutti gli studenti apparecchiarono la tavola e si sedettero per pranzare.

Dopo qualche minuto persino Takejiro si presentò, probabilmente per cercare Lilith. Si sedette in un tavolo in disparte e mangiò appena qualcosa, senza distogliere lo sguardo dalla porta che dava sui dormitori.

Nashi pensò più volte di volergli compagnia, ma qualcosa lo fermò.

Il pomeriggio dopo il pasto passò serenamente, senza altri eventi spiacevoli o entrate in scena di Monokuma.

 

Quando mancava appena un’ora alla cena, l’Ultimate Memory stava tornando alla propria camera. Aprendo la porta ripensava alla paura e allo sconforto provato di fronte ai suoi compagni quando aveva letto il proprio nome sotto un volto che non era il suo.

In quel momento Takejiro aveva messo in dubbio la veridicità dei suoi ricordi davanti a tutti, trascinandolo per la prima volta in modo così estremo nella disperazione.

Come altro si sarebbe dovuto sentire? Tutto ciò che contava per lui ormai era di essere utile ai suoi amici, e di attuare un piano per fuggire da quella torre.

Venir sospettato con quelle accuse così inattaccabili aveva rappresentato una sconfitta ben più amara verso la sua speranza, piuttosto che al suo orgoglio.

Un tempo aveva letto di qualcosa del genere: si trattava di un caso di probatio diabolica, ovvero una prova che non poteva né essere confermata, ma allo stesso tempo nemmeno smentita. Se qualcuno avesse voluto credere che i suoi ricordi fossero solo delle menzogne raccontate da lui, non ci sarebbe stato modo di dimostrare il contrario.

- Però… i miei compagni si sono fidati di me. - Rifletté Nashi, comprendendo come la probatio diabolica fosse dunque solo una questione di scelta: fidarsi o non fidarsi.

Ripensare a come i suoi amici lo avessero aiutato a rialzarsi quando tutto sembrava perduto gli strappò per l’ennesima volta un sorriso.

 

Aprì la porta, già accusando una certa stanchezza per la giornata trascorsa.

Improvvisamente però, troppo tardi per reagire in tempo, avvertì una presenza alle sue spalle. Quattro dita affondarono nei suoi fianchi, facendolo sobbalzare in avanti con una scarica di brividi.

Forse emise persino uno squittio ben poco virile e molto spaventato, ma non ci fece caso. Quando poté voltarsi di scatto, vide qualcuno chiudersi la porta alle spalle.

Lilith Kurenai era entrata in camera sua.

“ Sta tranquillo, non è di certo l’inizio di una scena clue in un hentai …” Sogghignò la rossa, avanzando verso di lui.

“ A meno che tu non voglia davvero passare in quel modo i tuoi ultimi momenti di vita. In quel caso potrei cercare di soddisfarti …”

Il sorriso della ragazza non aiutò Nashi a mettersi a suo agio: ogni via di fuga era bloccata, così tutto ciò che poteva fare era indietreggiare fino a raggiungere il letto con le gambe.

L’Ultimate Majokko sembrava soltanto gioire di quella paura, e ad ogni passo il suo sorriso si deformava, allungandosi sempre di più così come i suoi occhi affilati. Spalancò la bocca, mostrando una fila di denti serrati in una smagliante maschera di gioia.

“ Hai paura ?” Domandò allora, sollevando le mani verso il ragazzo.

“ No.” Fu sorprendentemente la risposta di Nashi.

Lilith spalancò gli occhi, facendo svanire il su ghigno demoniaco per assumere un’espressione decisamente confusa.

“ Eh ?” Domandò, inclinando la testa di lato.

L’Ultimate Memory socchiuse gli occhi, prendendo una grande boccata d’aria per poi fronteggiare lo sguardo dell’altra.

“ Non potresti farmi nulla di male senza attrarre su di te ogni sospetto, e sicuramente non avresti nemmeno il modo di far sembrare qualcun altro il colpevole dell’omicidio: manca davvero poco all’ora di cena, e se dovessi tardare verranno a cercarmi.”

La ragazza rimase sorpresa da quell’affermazione, eppure riprese abbastanza controllo da poter lanciare un’occhiata di sfida all’altro.

“ E chi ti dice che io non voglia appositamente ucciderti per poter eliminare tutti coloro che verranno a cercarti? Dopotutto un Class Trial può iniziare solo quando tre studenti hanno trovato il cadavere, ciò vuol dire che se sono tutti morti non inizierà un processo, ed io non potrò rischiare di venir eliminata !”

La freddezza e la crudeltà con la quale Lilith pronunciò delle parole tanto macabre riuscì a far provare a Nashi un attimo di totale insicurezza. Il suo respiro si faceva più pesante, e di colpo lei aveva ricominciato ad avanzare.

Doveva pensare a qualcosa alla svelta, oppure non avrebbe mai visto una risposta all’indecisione che lo affliggeva.

“ Non hai armi con te. Anche con tutto l’impegno di cui disponi non riusciresti ad uccidere me e altre dodici persone.” Mentì. Non era affatto certo che lei fosse disarmata in quel momento, eppure volle creder così tanto in quelle parole, come se potesse trasformarle in realtà solo pronunciandole con sicurezza.

Lilith si fermò. Sostenne lo sguardo per qualche secondo, dopodiché sospirò piombando seduta sul pavimento.

“ Uffa, Nashi! Come sei noioso, volevo solo divertirmi un po’ con te !” Si lamentò con voce offesa.

In quei momenti sembrava completamente un’altra persona, pensò il ragazzo.

Non era la Lilith che lo aveva aiutato e sostenuto, e allo stesso tempo non sembrava la stessa Lilith rivelata al termine dell’ultimo Class Trial. Questa versione di sé, dimostrata per lo più in quella stessa giornata, era infantile e poco seria.

Sembrava che per lei tutto fosse un gioco, e loro le vittime dei suoi scherzi.

“ Mi chiedo quale sia la vera te …” Quel pensiero sfuggì dalle sue labbra, colpendo a bruciapelo la ragazza.

“ Come, scusa ?” Fece lei incuriosita, ma l’altro non la degnò di una risposta.

Siccome il silenzio aveva completamente sovrastato l’atmosfera di tensione, Lilith si alzò in piedi. Questa volta arrivò davvero vicina al ragazzo, quasi sfiorandosi le fronti a vicenda.

Accennò un sorriso, mentre lui rimaneva serio.

“ Davvero non hai paura di me? Fino a ieri sembravi averne.”

“ Sono solo triste per aver perso l’amica che hai finto di essere.” Rispose l’Ultimate Memory, sedendosi sul letto con il volto incupito.

La rossa inarcò un sopracciglio, sporgendosi su di lui.

“ Davvero? Allora sei un patetico ed ingenuo idiota! Stavo solo fingendo, quindi dovresti odiare te stesso per aver creduto alla mia recita.” Scoppiò a ridere, fulminandolo con uno sguardo sprezzante.

“ Semplicemente… pensavo di avere qualcuno che come me volesse aiutare tutti quanti a scappare.” Ammise il bruno, non reagendo alle provocazioni.

“ Scappare con tutti gli altri non ha senso! Soltanto pensare ad un piano del genere ti porterà via così tanto tempo, che quando realizzerai di essere l’unico che vuole tutto ciò sarà troppo tardi.”

Lilith posò le sue mani sulle spalle del ragazzo, avvicinandosi a lui con un sorriso accomodante.

“ Perché invece non pensi ad uscire con le tue forze, ed ammazzi qual- ?“

“ NO !” L’urlo di Nashi gli esplose nelle orecchie, bloccando la sua voce e persino i suoi pensieri.

Il ragazzo sollevò la testa. Il suo viso era contratto in un’espressione dura e determinata.

“ Non farò mai nulla del genere! E nemmeno tu saresti in grado di farlo, quindi dovresti smetterla di convincere gli altri ad uccidere: nessuno qui vuole morire, per questo ciò che ci rimane da fare è lottare contro Monokuma !”

Lilith ritrasse le mani, muovendosi di qualche passo all’indietro.

“ Lottare contro Monokuma vuol dire lottare contro di me, lo capisci questo ?” Domandò con un sorriso viscido, nuovamente muovendo provocazioni e sfide verso l’altro.

“ Tu non sei con Monokuma ...” Disse soltanto il ragazzo, facendola paralizzare sul colpo per la prontezza e la sicurezza di tale affermazione.

“ E non hai mai voluto esserlo: tu sei come noi! Per questo vuoi rimanere qui a tutti i costi, fossi anche l’ultima: tu vuoi sconfiggere Monokuma e svelare il mistero di questa torre quanto lo vogliamo noi !”

 

L’Ultimate Majokko si ritrovò con i denti serrati ed  un’espressione stupita, non più intimidatoria o sicura di sé come prima. Con rabbia lottò per far uscire una parola dalla sua bocca, eppure sentendosi gli occhi di Nashi addosso non poté dir nulla: più li guardava e più notava come fossero ardenti di uno spirito indomato e che non si voleva arrendere.

Quella stessa volontà di battersi l’aveva anche lei, l’aveva sempre avuta.

Sin da quando fingeva di essere amica degli studenti, il desiderio di scavalcare qualunque avversità pur di non lasciarsi sconfiggere era l’unica cosa che le permetteva di sorridere nonostante tutto.

“ Io …” Mormorò, stringendo con forza i pugni fino a conficcarsi le unghie rosse nella carne. Sollevò con forza la testa, guardando Nashi con una furia di tale intensità.

“ Io arriverò al mio obbiettivo da sola! Non ho bisogno della vostra simpatia, o di illudermi che tutti quanti vivranno in pace con loro stessi.”

“ Ma perché se il nostro obbiettivo è lo stesso non combatti insieme a noi ?!” Esclamò Nashi, alzandosi di scatto.

“ Perché voi siete deboli! E poi solo uno può sopravvivere al Killing Extra-Curricular Course !”

“ Se dici così significa che ti stai soltanto arrendendo alle regole di Monokuma! Ti prego, Lilith, non lasciarti condizionare da ciò che dice lui o Tabata Bussho …” La voce del ragazzo si ruppe, e per la prima volta sentì di riconoscere la sua stessa sofferenza nelle parole della ragazza.

“ Arrendermi… io ?” L’Ultimate Majokko rispose con una risata di scherno, per poi puntare il dito verso il ragazzo.

“ Io non mi arrendo mai, ed è per questo che sarò l’unica che sopravvivrà. Ricordatelo bene !” E con quelle parole, fredde come il suo cuore chiuso, la ragazza corse via dalla camera.

Nashi rimase solo, e la forza delle sue gambe gli venne a mancare. Si distese sul letto, mentre la sua mente iniziava a rivalutare tutto le decisioni prese fino a quel momento della sua vita.

 

Nemmeno a cena Lilith si presentò, ma comunque Takejiro rimase a guardia della porta come se fosse la sua unica ragione di vita.

Nessuno parlava per più di qualche minuto, probabilmente a causa del peso delle troppe informazioni ricevute in così poco tempo. Tanti indizi e scoperte ma nessuna realizzazione: questo era il loro vano progresso, la loro bieca vittoria ed il loro insulso premio da parte di Monokuma.

Nashi si sentì un po’ in colpa quando si alzò da tavola senza aver praticamente avuto la forza di iniziare una conversazione con qualcuno.

 

“ Dopo cena devo parlarti.”

 

Il ricordo di quella frase si manifestò nella sua mente nel momento in cui sollevò lo sguardo, ritrovandosi a fissare gli occhi silenti di Kigiri. La ragazza lo osservava a braccia conserte e con una certa impazienza, eppure lui percepì che dovesse esserci qualcosa di più importante dietro il suo atteggiamento.

Curioso come dal primo momento in cui aveva ricevuto l’invito, le si avvicinò.

“ Kigiri, hai bisogno di me ?” Domandò, accorgendosi solo dopo con molto imbarazzo dell’ovvietà delle proprie parole.

La ragazza non rispose, e semplicemente gli porse una chiave.

“ Questa è la chiave della Sala Computer: da oggi sarai tu a chiuderla prima dell’orario notturno.” Gli dichiarò, lasciandola tra le sue mani.

Il ragazzo rimase con lo sguardo perso nella piccola chiave, entrando quasi in uno stato di trance.

“ Non ho capito.” Disse dopo una lunga pausa, facendo sussultare Kigiri con un’espressione esasperata.

“ Cosa non hai capito ?”

“ Perché la affidi a me ?” Domandò lui, interdetto.

La ragazza rimase in silenzio, incrociando le braccia e volgendo lo sguardo altrove. Nashi si pentì immediatamente di esser stato così scortese, però era parecchio tempo che lui e Kigiri non avevano una conversazione serena.

Se non fosse stato per il suo talento, avrebbe finito per dimenticarsi del suono della sua voce.

“ La accetti ?” Chiese infine la criminologa, ruotando gli occhi verso di lui.

Nashi cercò di darsi un’aria più seria, quasi a voler mimare quella della compagna.

“ Uhm… sì, certo.” Annuì, accennando infine un sorriso. La ragazza dai capelli lilla non sortì alcun effetto, ed anzi si allontanò verso il corridoio nord, dopo aver fatto cenno all’altro di seguirlo.

Lo accompagnò davanti alla porta della Sala Computer, e lì lui intuì subito ciò che dovesse fare: controllò che non ci fosse nessuno dentro, dopodiché chiuse la porta a chiave.

“ E questa me la tengo io …” Mormorò tra sé e sé, infilandosela in tasca. Si sentì subito in ansia per quella grande responsabilità, forse il motivo della sua esitazione di poco prima.

 

“ Io ho la chiave della Sala Giochi, Fujima quella del Laboratorio e Yonamine quella della Cucina. Tutte le porte che possono essere chiuse hanno un rispettivo responsabile incaricato di chiuderle prima dell’orario notturno.” Spiegò la ragazza.

“ Responsabile, eh? Sono tante aspettative che riponi in me, Kigiri.” Osservò lui con una leggera punta di ironia. Nuovamente lo sguardo dell’altra era più serio che mai.

“ Cosa mi volevi dire? Non era solo questo …” Lo sospettava sin dal principio, e sicuramente ora che si trovavano nei corridoi disabitati e dopo aver chiuso tutte le porte di quel Piano, sarebbe stato il momento perfetto per farsi dire qualcosa senza farlo sapere a nessun altro.

- Cosa può essere di così segreto da volerlo far sapere solo a me ?- L’intuizione che aveva avuto sulle aspettative non sembrava più essere una battuta.

Lei lo guardò negli occhi con massima serietà.

“ Ricorderai sicuramente quando la terza notte ti ho rivelato di essere già a conoscenza del tuo nome.” Nel suo sguardo si agitava un alone di tristezza.

Nashi pensò che forse stesse ricordando l’omicidio di Domen Ienobu. Immediatamente si pentì, pensando che qualche ora dopo quel dialogo l’avrebbe accusata di non provare emozioni come tutti gli altri.

Nei giorni successivi aveva cominciato a capire che in realtà Kigiri si fidava e teneva a loro tutti davvero molto.

“ In quel momento il tuo nome era l’unico indizio che avevo, e riguardava senza dubbio il mio passato. Tuttavia, credo che a fronte di quanto abbiamo scoperto oggi, dovremmo porre il mistero di cosa ci sia successo in secondo piano …”

Queste parole spiazzarono il ragazzo.

“ Ma …” Fu sul punto di ribattere, quando lei riprese parola.

“ Nashi. Noi sappiamo chi è il mastermind ?” Una tale domanda lo rese forse ancora più confuso dell’affermazione precedente.

Tuttavia Nashi non ebbe fretta di rispondere, ed anzi si soffermò a riflettere. Lui ricordava un’informazione che nessun altro possedeva, legata proprio alla Hope’s Peak Academy.

“ Si chiama Tabata Bussho… il suo cognome, Tabata, è lo stesso del preside della Hope’s Peak Academy: Tabata Hideyoshi.”

Questa risposta non sorprese più di tanto la lilla, e quando lui mostrò un istante di confusione lei rispose con molta calma:

“ Immaginavo che sapessi qualcosa a riguardo, solo che dopo la lettura di quel documento ti sei sentito fin troppo schiacciato dal peso del dubbio per difenderti.”

“ Come l’hai capito ?” Domandò lui, sorpreso da un’intuizione così precisa.

“ Sono una criminologa dopo tutto: il mio compito è ricostruire il profilo di un determinato individuo per poterne interpretare o addirittura prevedere delle azioni. Inoltre vivere a stretto contatto con te mi ha aiutato a comprendere meglio i tuoi comportamenti.” Rispose lei con superficialità.

Stava in tutti i sensi parlando della sua professione, eppure agli occhi del bruno tutto ciò sembrò semplicemente fuori dal comune. Se mai avesse avuto dei dubbi che Kigiri fosse la più adatta al titolo di Ultimate Criminologist, ora non avrebbe osato dubitare di lei mai più.

 

“ Questo Tabata Hideyoshi è l’attuale preside della Hope’s Peak ?” La ragazza proseguì con l’interrogatorio.

“ Sì, anche se nessuno l’ha mai visto. Però essendo ancora in vita potrebbe avere senza dubbio un legame di parentela con Bussho… forse è suo padre.”

Lei ignorò tale ipotesi, dimostrandosi contraria con uno sguardo freddo.

“ Non saltiamo a conclusioni affrettate, anche perché non dimostrerebbe nulla con i dati di cui siamo a conoscenza !”

Nashi si sentì come pietrificato dalle parole dure della ragazza, al punto che diverse gocce di sudore iniziarono a percorrere il suo viso spaventato.

“ Ok …” Sussurrò con un fil di voce.

“ Potrebbe avere un legame con Izuru Kamukura, il fondatore della scuola ?”

Izuru Kamukura: quel nome era apparso in una macabra lista nella classe 5-C al Secondo Piano: Hope’s Peak Academy Student Council Killing Game.

“ Non ne ho idea… però Monokuma ha detto che il killing game in cui ha partecipato qualcuno chiamato proprio Izuru Kamukura si è svolto nella nostra scuola.” Rifletté il ragazzo.

“ Ne sei sicuro ?” Lo fermò lei, sollevando un indice al cielo.

“ Hai detto tu stesso di non aver mai sentito i nomi degli studenti presenti in quel registro. Potrebbe essere perché si trattava di un evento svolto non nella nostra scuola …”

Un’affermazione del genere sembrava completamente impossibile, eppure il ragazzo non poteva eliminare una determinata scritta dalla sua mente, e fu per questo che non obbiettò.

“ Sede Principale …” Ripeté, rivedendo nella sua mente quel misterioso fascicolo.

 

“ Può sembrare strano, però oggi abbiamo trovato altre testimonianze che pongono una netta distinzione tra Sede Principale e Sede Secondaria della Hope’s Peak Academy.” Kigiri, dal canto suo, non poteva dimenticare il messaggio trovato nell’ufficio della presidenza al Terzo Piano che tanto aveva gettato la classe in un abisso di confusione.

Lei però non si era lasciata vincere dalla mancanza di prove, e semplicemente riunendo tutti i pezzi disponibili di un puzzle mentale, stava rendendo il quadro della situazione chiaro anche per il ragazzo di fronte a lei.

“ Il messaggio era una lettera da parte del Preside della Sede Principale, il quale richiedeva che sedici studenti venissero trasferiti alla Sede Secondaria della Hope’s Peak per essere messi in salvo da Junko Enoshima, Ultimate Despair e da un evento che a quanto pare ha causato molti morti: La Tragedia.”

Quell’ultima parola, per quanto fosse permeata di mistero, non faceva che rendere l’atmosfera nell’aria più pesante ogni qual volta venisse pronunciata. Nessuno sapeva cosa fosse, eppure da poche righe pareva esser stata la causa di una violenta perdita nella più prestigiosa scuola del mondo intero.

Nashi tuttavia non si fece distrarre dalla paura, e piuttosto ripeté il seguito della lettera.

“ Due studenti erano scomparsi… con loro sarebbero stati trasferiti in diciotto in questa Sede Secondaria.”

 

Spalancò gli occhi e sentì il suo cuore perdere un battito. Di colpo tutto fu chiaro, ed il mondo attorno a lui parve crollare.

Non c’era più la torre a rinchiuderlo, ma solo un infinito cielo nero e terso: le stelle brillavano sopra, sotto, circondandolo. La luna era luminosa come un sole, investendolo di luce argentea.

Quando riprese controllo del suo corpo e sentì il pavimento sotto i piedi, guardò con sguardo stupito Kigiri.

La ragazza era silenziosa, sì, ma anche lei dimostrava di aver compreso qualcosa.

“ Noi siamo… diciotto.”

Nashi Jonetsu vedeva finalmente lo stesso puzzle che la criminologa, pur non possedendo i suoi ricordi, aveva formato in quei giorni difficili.

“ Siamo noi gli studenti trasferiti! I miei ricordi del crollo sono veri… e il Killing Game del Concilio Studentesco… dev’essere avvenuto dopo, quando ormai La Tragedia, Junko Enoshima o Ultimate Despair devono aver messo le mani sulla Sede Principale della Hope’s Peak Academy !”

I suoi furono sul punto di diventare lucidi a causa delle forti emozioni che si stavano scatenando nel suo petto in quel preciso momento. I suoi ricordi lo rendevano l’Ultimate Memory, ma anche l’unico che avesse potuto portare alla risoluzione di quel mistero.

Si piegò su se stesso, stringendosi la testa tra le mani.

Monokuma glielo aveva detto sin dall’inizio:

“ Sono sicuro che avranno bisogno di te da ora in poi.”

 

“ Devo farti solo una correzione.” Kigiri interruppe il suo travaglio emotivo, posandogli una mano sulla schiena. Il ragazzo sollevò il capo a fatica, trovandosi di fronte uno sguardo colmo di coraggio da parte della ragazza.

“ Gli studenti trasferiti, secondo quanto afferma la lettera, sono solo sedici. Non sappiamo cosa sia avvenuto in seguito, ma se noi siamo davvero quegli studenti… perché allora siamo diciotto e non sedici ?”

Nashi non avrebbe saputo rispondere a quella domanda, ed infatti la ragazza dai capelli lilla proseguì nel suo flusso di pensieri pretendendo solo di venir seguita fino in fondo.

“ Lilith è decisamente sospetta, in quanto è l’unica testimonianza oltre a te dell’esistenza della nostra vita scolastica alla Hope’s Peak Academy. Eppure lei non ci disse nulla de La Tragedia all’epoca… anche la sua comparsa a distanza di quattro giorni dal nostro arrivo mi dà da pensare: e se Lilith facesse parte degli studenti scomparsi citati nella lettera ?”

 

Il bruno rifletté riguardo le affermazioni di Lilith:

“A circa sei mesi dall’inizio del primo anno, ricordo che a scuola ci fu una violenta esplosione… dopodiché tutti voi eravate scomparsi.”

“ Si è parlato di un attacco terroristico.” 

“ E dopo qualche giorno in cui le lezioni sono state sospese… devono aver preso anche me.” 

- Nulla di tutto ciò può essere vero !- Realizzò infine, ricordandosi quanto testimoniasse invece la lettera:

 

“ La Tragedia non accenna a fermarsi, neppure dopo averci danneggiato gravemente durante gli scorsi giorni.”

 

La Tragedia era incominciata ben prima del loro trasferimento, causando dei morti tra gli studenti. Era impossibile che Lilith non ne sapesse nulla: piuttosto, era ovvio credere che tutto ciò che la Ultimate Majokko aveva detto loro si trattava di spudorate menzogne.

“ D’accordo. Credo anch’io che Lilith possa far parte di questi studenti scomparsi, anche se dovrò chiedere più spiegazioni.” Si convinse Nashi, sospirando ad occhi chiusi.

“ Però… chi è il diciottesimo studente, ovvero l’altro scomparso ?”

Kigiri sembrava star aspettando quella domanda da tempo, perché un lampo balenò nei suoi occhi.


“ Ritornando a parlare di Tabata Bussho, non ti sembra un po’ strano quanto è successo oggi? Monokuma ci ha costretti ad entrare nelle nostre stanze, dopodiché abbiamo dovuto aspettare un po’ di tempo prima che i monitor si accendessero.”

“ Quindici minuti.” Puntualizzò l’Ultimate Memory.

“ Esatto. Però… perché? Perché quell’intervallo? Essendo il mastermind non avrebbe potuto semplicemente preparare una registrazione da mostrare davanti a tutti, come gli annunci di Monokuma ?”

Queste domande fecero capire al ragazzo quanto si fosse spinta oltre ogni limite di ragionamento la criminologa.

Eppure aveva ragione, anche lui aveva notato qualcosa di strano in quell’attesa. Inoltre, c’era stata una frase in particolare che l’aveva colpito, pronunciata proprio da Tabata Bussho:

“ In questo momento mi sembra come di guardare dei pesci in un acquario …”

 

- Ci stava guardando… in tempo reale ?-

“ Adesso rispondimi semplicemente sì o no a tre domande.” La fiducia che Kigiri riponeva nel ragazzo si era trasformata in un continuo scambio di aiuti per risolvere un mistero sempre più spaventoso.

Il ragazzo non rispose nemmeno, ritrovandosi con la bocca ormai secca.

“ Al Terzo Piano c’è una stanza alla quale non possiamo accedere ?”

“ Sì.”

“ E per raggiungere il Terzo Piano dal Primo Piano ci vogliono circa dieci minuti di ascensore ?”

“ Sì …”

“ È stato sempre al Terzo Piano che oggi abbiamo trovato i poster riguardanti informazioni che nessuno di noi avrebbe potuto conoscere altrimenti, come l’esistenza di Junko Enoshima ?”

“ … sì…”

L’Ultimate Criminologist guardò più intensamente che mai il ragazzo negli occhi, il quale brillava di luce riflessa del genio intuitivo di lei.

“ Nashi… credo che tra di noi ci sia ancora l’altro studente che il Preside della Hope’s Peak non è riuscito a trasferire, e che mentre noi eravamo rinchiusi nelle nostre camere sia entrato nella stanza chiusa a chiave al Terzo Piano per travestirsi da Tabata Bussho e mandarci quel messaggio.”

Nashi chiuse gli occhi, mordendosi le labbra per l’angoscia.

Non voleva accettarlo.

“ Nashi, ciò che voglio dirti è che sono convinta che tra noi quattordici studenti rimasti si nasconda il vero mastermind, l’organizzatore di questo Killing Game !”

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

La stesura di questa saga sembra mi porterà via ancora molti capitoli, anche se con i miei tempi di lavoro attuali confido di produrre qualcosa al più presto possibile. I miei principali dubbi sono sul dividere o meno il Class Trial in due capitoli.

Ditemi un po’ voi, anche in relazione ai precedenti Class Trial: sarebbe tedioso leggere un maxi-capitolo di presumibilmente quaranta pagine (per darvi un metro di paragone, lo scorso era lungo 31 pagine)?

Per me non farebbe molta differenza, immagino che scriverò tutto di getto e successivamente potrei dividere in punto abbastanza specifico del processo.

P.S: Ricordo la collaborazione con Danganronpa Too Late For Despair: http://it.danganronpa-fangame-ita.wikia.com/wiki/Danganronpa_Too_Late_For_Despair

 

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Capitolo 17
*** Chapter Three (Part Four) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 4)  Daily Life

 

 

Nashi si lasciò sprofondare nel materasso, come se il peso del suo corpo fosse infinito e gli mancasse ormai la forza per sorreggerlo.

Solo l’oscurità lo avvolgeva, così come brividi di freddo lungo le gambe e le braccia. Rimase immobile.

- Kigiri ha sempre avuto ragione fin’ora …- Non avrebbe voluto pensare a tutto ciò.

 

“ … ciò che voglio dirti è che sono convinta che tra noi quattordici studenti rimasti si nasconda il vero mastermind …”

 

- Il mastermind …- Tabata Bussho non era nessuno per loro, e a differenza di Tabata Hideyoshi, il preside della Hope’s Peak Academy, sarebbe potuto anche essere un nome inventato.

- Eppure non riesco a credere che possa essere così. C’è davvero qualcuno che ci sta mentendo, persino quando piange lacrime con noi nei momenti bui e sorride nei momenti felici ?- Le menzogne di Lilith erano state abbastanza.

Nell’eterno dilemma di se credere o meno a quell’affermazione, il ragazzo inavvertitamente si addormentò per la stanchezza.

 

Giorno 9

 

Al risveglio lo colpì immediatamente il pensiero della discussione avvenuta la notte precedente, prima ancora di aprire le palpebre.

- Non posso andare avanti così !- Si fece forza e con uno strattone costrinse il proprio corpo ad alzarsi dal letto.

- Se continuo ad aver paura di dover dubitare di tutti finirò per diventare come …- Non riuscì a terminare il processo logico. Forse fu colpa del risveglio così improvviso, eppure davanti ai suoi occhi vide palesarsi i volti sorridenti di Iwayama Koan e di Arima Robun.

Strinse i pugni. Quei due non erano solo assassini, ma anche i suoi compagni di classe: avevano condiviso la sua sofferenza in quella torre, finché non avevano commesso il più atroce dei crimini pur di riavere la tanto agognata libertà.

- Oggi inizierò a pensare ad un piano per fuggire di qui.- Promise il ragazzo, confidando nella speranza di poter salvare i suoi amici rimasti con lui.

 

Si diresse in Salone, venendo accolto da tutti i suoi compagni. Ovviamente, tutti tranne Lilith.

“ Sempre tardi come al solito, eh Nashi ?” Gli si rivolse Zetsu, tenendo stretto fra le labbra un cucchiaio appena affondato nella tazza di latte.

“ Da che pulpito !” Fu Kumagai a dar voce ai pensieri dell’Ultimate Memory, facendo così arrossire Zetsu dall’imbarazzo.

“ Ancora non ci hai spiegato come mai hai fatto così tardi ieri.” Disse la contorsionista mentre offriva un piatto al ragazzo appena arrivato.

“ Meditazione mattutina. È davvero importante percepire la forza dell’universo attorno a te quando sei intrappolato in uno spazio chiuso troppo a lungo.”

“ Ancora con questi discorsi ?” Borbottò Nishizaka dall’altro capo della tavola, intenta a truccarsi mentre a stento mangiava ciò che aveva scelto come colazione.

Il verde si accigliò.

“ Perché? Non ti sto di certo parlando di mostri e fantasmi, la meditazione esiste ed è scientificamente provato che fa molto bene. Forse anche tu ne avresti bisogno …”

L’Ultimate Web Personality di tutta risposta gli fece la linguaccia.

“ No grazie. Vorrei solo una seduta dall’estetista per sentirmi rilassata, e forse anche tu ne avresti bisogno !”

Lo sguardo di sfida tra Nishizaka e Zetsu durò per qualche istante, finché il ragazzo si prese la faccia tra le mani, scoppiando in lacrime.

“ Lo so! Mi è spuntato un maledettissimo brufolo proprio lì, ok?! Non posso farci niente !”

Sia Kumagai che Nashi lo fissarono allibiti.

… dove ?”

Akagi, il quale aveva prestato attenzione alla conversazione senza intervenire, si voltò verso Nishizaka con un piccolo sorriso.

“ Secondo me non ti serve una seduta dall’estetista adesso.” Le disse, dandole un leggero colpo di gomito al braccio.

La ragazza spalancò gli occhi, trovandosi spiazzata per quella frase detta così a bruciapelo.

“ Sì, certo.” Provò a rispondere con ironia.

“ Avresti dovuto vedermi stamattina appena sveglia. Forse più di quello è peggio solo un film dell’orrore.” Rise, contagiando allo stesso tempo anche l’Ultimate Rhythm Game Player.

 

“ Film dell’orrore ?!” Come se fosse stata evocata da un incantesimo, Amari slittò lungo tutto il tavolo, parandosi davanti ai ragazzi. Durante la scivolata si era trascinata addosso diversi pezzi di biscotti, rovesciandosi marmellata e latte sui capelli e sui vestiti.

In lontananza si udì chiaramente Ebisawa imprecare per via della tazza di caffè bollente volatagli in faccia.

“ Sapete qual è il film dell’orrore preferito dall’Ultimate Video Maker, la più grande esperta di filmografia di tutti i tempi ?” Domandò la viola con un sorriso a trentadue denti e gli occhi spalancati dall’emozione.

“ Qualcuno la prenda, così le faccio ripulire tutto !” Gridò Kuamagi, iniziando già a tirarsi su le maniche e ad avanzare verso l’amica come una furia.

“ Yi-hihihi !” Ridacchiava in distanza Fujima, godendosi la chiassosa mattinata più simile ad uno spettacolo teatrale.

Al suo fianco Yonamine sorseggiava il suo cappuccino con calma e compostezza, fin quando non si voltò verso Zayasu, al suo fianco.

Vide l’albino completamente assorto nei suoi pensieri. Non era mezzo addormentato come Umezawa o Ebisawa, anche se quest’ultimo adesso era molto più sveglio e addirittura agonizzava con la faccia scottata.

Sembrava completamente lucido, eppure il suo sguardo era fisso verso un tavolo in lontananza, dove sedeva una persona da sola: Takejiro.

Il corvino, in completo silenzio, fissava a sua volta la porta d’ingresso.

 

“ Zayasu …” Iniziò col dire l’attrice.

“ Mi chiamo Corex! Quante volte te lo devo dire ?!” la interruppe immediatamente lo scrittore, girandosi verso di lei e mostrando i denti serrati dalla rabbia.

“ Stai aspettando anche tu Lilith, vero ?” Continuò Yonamine, senza farsi minimamente intimidire dal comportamento dell’altro.

Zayasu sussultò, non potendo fare a meno di sentirsi gli occhi indagatori della ragazza intenti a scrutargli l’anima.

“ Va tutto bene.” Sussurrò con astio, appoggiando la testa sul braccio disteso e guardando adesso verso tutt’altra direzione.

“ Ne dubito.” Fu la pronta risposta dell’altra, accompagnata da un sorso di caffè.

“ Sai, uno dei miei molti pregi …” Iniziò con modestia. “… è quello di saper riconoscere quando una persona attorno a me dissimula la propria sofferenza e sceglie di montare un sorriso forzato.”

“ Io non sorrido mai.” Rispose l’Ultimate Fanfiction Writer, annoiato da quella discussione.

“ Lo so. Questo perché cercando di non estraniare del tutto la tua preoccupazione ormai vorresti solo urlare e sfogarti. Non lo fai però, sai bene quanto questo potrebbe metterti in cattiva luce… preoccuparti per Lilith, l’assassina che fin’ora ci ha soltanto mentito? Che figura ne faresti ?”

Stavolta l’albino non aprì bocca, ma soltanto guardandogli le spalle l’Ultimate Actress comprese come le sue parole gli avessero fatto centro nel cuore.

“ Consiglio: preoccupati per qualcuno e finirai solo per provare più dolore di lui. Già soffriamo delle nostre pene, chi vorrebbe mai accusare la sofferenza degli altri ?” E con quella frase lapidaria si alzò dalla sedia, non degnando più il ragazzo di uno sguardo mentre si avviava verso la propria stanza.

 

 

Alzandosi da tavola, Nashi decise che avrebbe voluto esplorare nuovamente il Terzo Piano: quel luogo nascondeva decisamente troppi misteri per essere abbandonato a se stesso.

Salì in dieci minuti completamente da solo nell’ascensore, e per un attimo gli ritornò in mente le parole di Zetsu.

“ È assolutamente impossibile, moriremo asfissiati ancor prima di scoprire tutti i piani di questa torre.”

 

Lo spazio lì dentro non era troppo angusto, e c’era aria a sufficienza per poter fare quello stesso tragitto anche un paio di volte.

- Zetsu è davvero troppo paranoico, non ho dubbi che la meditazione gli serva.- Commentò all’interno della sua testa, appuntandosela come battuta da dire proprio all’amico.

Uscendo dal bagno, una volta arrivato, vagò all’interno del nuovo piano scoperto senza una reale metà. Quando però fece capolino nel corridoio nord, si accorse della presenza di Fujima Wakuri.

“ Ehilà !” La salutò, ricevendo un sorriso cordiale dalla ragazza.

“ Ciao Nashiutto! Stavo giusto aprendo la porta del laboratorio.” Trillò la ricercatrice, mostrandogli una chiave già vista in precedenza.

- Nashiutto ?- Fu il primo interrogativo del bruno, alquanto perplesso, per poi realizzare qualcosa di molto importante.

“ Oh, avrei dovuto anche io aprire la porta della Sala Computer …” Sperò con tutte le sue forze che Kigiri non se ne fosse accorta, altrimenti avrebbe dovuto affrontare un rimprovero da parte della ragazza più terrificante tra gli studenti, al pari di Kumagai e Lilith.

“ Nel tuo caso come fai? Non puoi di certo dire “me ne sono dimenticato” …” Gli chiese curiosa Fujima, invitandolo intanto a seguirla con la mano nel laboratorio.

Il ragazzo non poté non trovare divertente quella domanda, e sorrise stringendosi nelle spalle, quasi con imbarazzo.

“ Effettivamente non posso dimenticarmi di niente, però il mio cervello immagazzina così tante informazioni che altre passano in secondo piano. È come quando… apri una seconda finestra su di un browser e ne copri un’altra già esistente.” Dare un esempio della sua condizione non era mai facile, ed ogni volta Nashi si sentiva un perfetto idiota nel cercare paragoni decenti, tuttavia la ragazza sembrò comprendere.

“ Avevo sentito parlare dell’ipertimesia prima, ma non avrei mai immaginato di incontrare qualcuno con questa condizione. Si dice che anche il filosofo Pico della Mirandola ne fosse affetto, almeno per quanto riguarda la leggenda secondo la quale potesse recitare l’intera Divina Commedia al contrario.”

 

Mentre entravano nella stanza, il ragazzo osservò come tutto fosse stato messo in ordine. Il tavolo centrale non era più ricolmo di materiali accatastati, ed ora tutto sembrava esser stato riposto negli armadi, con addirittura delle targhette per la catalogazione.

“ Non hai mai voluto partecipare a quelle gare mondiali di giochi di memoria ?” Domandò la rossa, saltando su di uno sgabello con le rotelle e lasciandosi trasportare all’indietro.

“ Ehm, no. Ho sempre pensato che se ci avessi provato mi avrebbero detto “no, sarebbe come barare”, o qualcosa del genere.” Ammise l’altro, segretamente vergognandosi di star rivelando quel dettaglio.

“ Comunque non pensavo ti interessasse la mia ipertimesia.” Disse, rivolgendosi alla ragazza che ormai slittava da una parte all’altra del laboratorio sullo sgabello.

A quel punto Fujima si aggrappò allo spigolo del tavolo, riuscendo per inerzia a dirottare il suo spostamento verso lo stesso Nashi.

Questo cercò di schivarla, ma la ragazza fu troppo veloce ed un istante dopo gli si schiantò addosso, abbracciandolo e, fortunatamente, fermandosi.

“ Ho lavorato spesso a stretto contatto con dei neurologi.” Spiegò lei, come se nulla fosse successo.

“ Anche l’encefalotopia, e le consequenziali perdite di memoria e degenerazioni del cervello, possono essere causate da tossine dopotutto.”

Nashi si ritrovò a poter guardare gli occhi dell’Ultimate Toxicologist da molto vicino, sebbene ciò gli fosse costato una poderosa botta sul naso.

Erano colmi di innocenza e divertimento, come se quella torre non l’avesse mai piegata alla disperazione che Monokuma voleva incombesse su di loro. Eppure Nashi aveva visto proprio quegli occhi diventare pericolosi specchi delle emozioni di Fujima quando aveva sfidato Lilith faccia a faccia.

 

“ Fujima, dov’è nascosto l’acido di ieri ?” Domandò serio, sperando che questa volta la ragazza gli rispondesse.

La scienziata sostenne lo sguardo per un po’ di tempo, dopodiché il suo sorriso si incrinò.

“ Non ti fidi di me ?” Il suo tono di voce era quasi triste, eppure resistette cercando di apparire com’era solita fare.

“ Sì, molto a dirla tutta. Però voglio che anche tu ti fidi di me e degli altri, quindi dimmi dove si trova.” Ribatté lui, sperando di non apparire troppo duro.

L’altra sciolse l’abbraccio, lasciando penzolare le braccia lungo i propri fianchi con rassegnazione. Dopodiché si alzò dallo sgabello, dirigendosi verso una cassettiera in acciaio. La spostò, facendo notare al ragazzo come nel punto di un armadio precedentemente coperto ci fosse uno scomparto laterale.

Fujima sorrise, convincendosi ad aprire quell’ennesimo cassetto: al suo interno c’era una provetta sigillata ermeticamente, contenente uno strano liquido dai riflessi violacei.

 

“ Nessuno ha mai provato a cercarlo davvero. Anche se mi avete lasciato le chiavi del laboratorio, tutti hanno paura che io possa farvi del male con questo acido.”

Mormorò con tono triste la ragazza, semplicemente sedendosi per terra di fronte a quel contenitore. Nashi la affiancò, sorpreso da una tale rivelazione.

“ Però… perché l’hai voluto tenere segreto ?”

“ Non ve l’ho mai nascosto in realtà: sin dal primo momento in cui l’ho scoperto ve l’ho detto esplicitamente che questo laboratorio nascondesse un acido.”

“ Ma allora perché nasconderlo ?”

“ L’ho nascosto da Monokuma, non da voi: avevo paura che potesse togliercelo.” Dicendo ciò, la ragazza indicò una telecamera sul soffitto.

Questa inquadrava l’entrata e maggior parte della stanza, eppure sembrava non poter raggiungere con il suo campo visivo quell’angolo.

“ Ok …” Nashi si dispiacque molto di come potesse sentirsi Fujima.

Dopotutto anche lui aveva provato il dolore di non sentirsi fidato dalle persone che hai attorno.

“ Però a cosa ci potrebbe servire? Hai un qualche piano ?” Le chiese, sedendosi accanto alla ragazza.

“ Forse potremmo aprire quelle porte sigillate sciogliendo la maniglia !” Esclamò la ragazza con entusiasmo, per poi ricordarsi delle telecamere, così si coprì la bocca arrossendo dall’imbarazzo.

Nashi volle fare chiarezza su di un suo dubbio, così non rispose ma estrasse il proprio e-Handbook.

Visualizzò la pagina del regolamento, assumendo di colpo un’aria mortificata.

“ Non credo sia più possibile. Monokuma ha aggiunto proprio ieri una regola a riguardo.” Dichiarò, voltando il dispositivo per far leggere anche la compagna.

 

Regola Numero Sette: È proibito danneggiare le due porte chiuse al Terzo Piano.

Regola Numero Otto: Altre regole potranno essere aggiunte in futuro.

 

“ Oooh !” Sospirò affranta Fujima, accasciandosi a terra.

“ Una volta tanto che volevo essere d’aiuto.” Il suo dispiacere contagiò anche il ragazzo, il quale ora si sentiva ancora più in colpa per averla fatta sentire così.

- Fujima dopotutto si è preoccupata per noi. Anche se la sua personalità è molto imprevedibile e difficile da comprendere, in realtà è molto gentile… conoscendola meglio posso essere sicuro che non farebbe mai male a nessuno.- Pensò, posando una mano sulla spalla della ragazza.

Forzò un piccolo sorriso, con la sola speranza di confortarla, per quanto potesse sembrare ridicolo in quelle condizioni.

“ Dai, sono sicuro che troveremo un altro utilizzo.” Le confidò, richiudendo lo scomparto segreto nell’armadio.

Fujima dapprima non reagì, ma presto ricambiò il sorriso rimettendosi seduta. Con uno slancio cinse il collo del bruno con le sue braccia, stringendosi forte a lui.

“ Grazie, Nashiutto.” Sussurrò, poggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.

Nonostante fosse inevitabilmente arrossito, Nashi non pensò minimamente di sottrarsi da quell’abbraccio. Continuò a sorridere, sentendosi felice di aver supportato la speranza di Fujima con la sua.

 

Dopo aver esplorato il Terzo Piano per un po’ di tempo con Fujima, Nashi si convinse a cambiare un po’ ambiente. Quella torre non aveva molto da offrirgli, però cercò per lo meno di riunirsi con gli altri studenti per ammazzare il tempo.

Una volta arrivato al Primo Piano gli parve di sentire molte voci provenienti da uno dei saloni opposti ai dormitori: avvicinandosi poté trovare la stravagante visione di Amari Sako a cavalcioni sulle spalle di Akagi Aozame.

Il povero giocatore di rhythm game non era certamente capace di sostenere il peso della ragazza, a dimostrazione del suo viso contratto dallo sforzo, eppure questa continuava ad agitarsi, voltarsi ed urlando a destra e a manca.

Si stava rivolgendo più precisamente a Zetsu, Yonamine e Kigiri. Ebisawa dormiva tranquillamente appoggiato di schiena ad una parete, con le classiche cuffie nelle orecchie.

“ Per colpa vostra non siamo riusciti ad organizzare la festa nel prato al Secondo Piano, quindi in qualche modo dobbiamo rimediare !” Esclamò imbronciata la video maker, puntando i pugni sui fianchi.

“ In realtà non è stata proprio una colpa di nessuno …” Cercò di spiegare l’attrice, ben sapendo che l’altra ragazza non l’avrebbe comunque ascoltata.

“ No, Amari ha ragione.” La interruppe sorprendentemente Kigiri, incrociando le braccia con sguardo fermo.

“ Vi avevo promesso una serata per rilassarci, eppure nonostante il mio impegno ho deluso le vostre aspettative.”

Sentendo quel discorso così serio, il bruno si avvicinò con molto interesse nella conversazione.

 

“ Di cosa parlate ?” Domandò, lanciando un’occhiata rapida ad Akagi, il quale era prossimo allo svenimento.

“ Nashi !” Lo salutò l’Ultimate Video Maker, stranamente entusiasta della sua apparizione.

“ Stiamo organizzando un evento cosplay in Sala Giochi! Vieni, sarà divertente !” Ed allungandosi verso il suo braccio, Amari lo afferrò tirandolo a sé.

“ E-Evento cosplay ?!” Ripeté lui, per nulla convinto di voler aderire.

“ Amari è andata in fissa per le polveri che fanno cambiare colore dei capelli e delle iridi al Terzo Piano.” Spiegò con scarso entusiasmo Yonamine. La ragazza dai capelli viola, come a voler confermare quella dichiarazione, squittì ondeggiando i fianchi.

“ Sarà come una convention! A proposito, sapevi che il nome Otacon è formato da otaku convention ?”

“ Questa non è nemmeno una curiosità cinematografica !” Replicò Nashi.

“ Per lo meno non è un evento crossplay… ci sono finito per sbaglio una volta: per fortuna interpretavo Crona di Soul Eater e non mi hanno detto niente.” Confessò Zetsu, volendo dare peso alla sua esperienza.

“ Okey, okey… posso essere d’accordo.” Ammise il bruno, esausto da quelle conversazioni fuori luogo.

“ Però per favore, Amari… scendi dalle spalle di Akagi.”

 

Dirigendosi verso il Terzo Piano, i ragazzi raccolsero dal laboratorio di chimica le polveri coloranti necessarie.

“ Ricordatevi di usare questa !” Raccomandò loro Fujima, indicando il barattolo riportante la scritta “Box of Lies”.

“ Servirà per farvi tornare ai vostri colori naturali.” Ricordò la scienziata.

“ Tu non vuoi unirti ?” Le domandò Amari, spalancando gli occhi in uno sguardo supplicante. Purtroppo, Fujima seppe resistere, e con un sorriso un po’ imbarazzato scosse il capo.

“ Ho ancora un po’ di lavoro da fare. Però tra un po’ scendo e mi unisco a voi.”

Dopodiché, la compagnia venne guidata dall’Ultimate Video Maker in Sala Musica.

Quell’auditorium era stato parecchio ignorato a partire dal giorno precedente, a causa della scarsità di materiale importante o addirittura l’assenza di un qualsiasi tipo di indizio. Era solo un accatasto di materiale per spettacoli ed esibizioni.

Tuttavia, Amari si muoveva nel retroscena con molto entusiasmo, e raccolse un paio di scatoloni contrassegnati da una scritta in pennarello: “Costumi”.

 

“ Costumi di scena… fatemi un po’ vedere.” Esordì interessata Yonamine, aprendo il primo scatolone e frugando al suo interno. Estrasse con delicatezza un vestito, lasciandoselo passare tra le mani ed aprendolo per ammirarlo in tutti i suoi dettagli e rifinitura.

Nashi intravide un sorriso di dolcezza sul suo volto, come se stesse guardando una vecchia fotografia.

“ Nostalgia ?” Domandò, venendo risposto con una leggera risata.

“ Può darsi. Sembra passata un’eternità da quando non recito …”

“ Giusto, Yonameme! Tu recitavi in Kaika Suru!” Amari si fiondò di colpo sull’attrice, prendendole le mani e guardandola dal basso verso l’alto con molta ammirazione negli occhi.

“ Interpretavi quel gran figo di Kaoru! La seria era davvero pessima sotto ogni punto di vista, a parte la recitazione… però mamma mia, Kaoru !” L’ammirazione della ragazza ben presto si trasformò in una fantasia ad occhi aperti, infatti prese a sbavare con le mani congiunte ed uno sguardo sognante.

“ Già, quando interpretavo i maschi ed avevo uno stuolo di fan innamorate di me. Quasi ho invidia per quei momenti.” Sorrise l’attrice, vagamente tra l’ironia e la sincerità.

“ Ragazzi, ma abbiamo dimenticato Ebisawa al Primo Piano !” Si accorse Akagi, segnalando l’assenza del loro settimo componente.

“ Argh !” Ruggì dalla rabbia Amari, riprendendosi dai suoi sogni passionali.

“ Quel pigrone ha usato i suoi fenomenali poteri cosmici ed è rimasto giù a dormire! Ma mi sentirà: adesso gli farò interpretare il personaggio più brutto, fastidioso, ed inutile di sempre !”

“ E chi sarebbe ?” Domandò con interesse Kigiri, quasi impressionata dalla furia vendicativa della video maker.

 

“ Ma si può sapere perché stiamo facendo il cosplay di personaggi che nemmeno conosciamo ?!” Si lamentava Ebisawa Shoko qualche minuto dopo, nascosto dietro un cabinato in Sala Giochi.

“ Hai voluto la bicicletta, ed ora pedala !” Gli rinfacciò Amari di tutta risposta.

“ Ma non credo sia il proverbio più adatto …” Sospirò esasperato Akagi.

“ È una bugia! Nishishi !”

L’Ultimate Video Maker aveva indossato un abito gessato completamente bianco, munito di bottoni colorati sul petto ed un vistoso foulard a scacchi. I suoi capelli tendevano ad un viola leggermente più chiaro, e senza la frontiera a forma di orecchie di gatto pareva essere una persona completamente diversa.

 L’Ultimate Rhythm Game Player indossava anch’egli un abito bianco, ma più raffinato e composto da giacca e camicia con persino un nastro verde al collo. Degli occhiali dalla montatura bianca solcavano i suoi occhi, ora azzurri, mentre i suoi capelli avevano assunto un color biondo platino molto affascinante.

 

“ Io invece… non indosso nessun costume.” Mormorò in disparte Kigiri. A tutti gli effetti Kigiri era l’unica del gruppo ad esser rimasta con i suoi soliti abiti.

“ Ah, non hai voluto mettere niente ?” Domandò Nashi, sentendola.

“ No. Amari ha detto che andavo bene così.” L’Ultimate Criminologist non l’avrebbe mai ammesso, ma il ragazzo giurò che avrebbe anche lei voluto prendere a quell’esperienza, ed adesso si sentiva un po’ esclusa.

“ Vabbé, almeno mi aiuti con il rinfresco.” Le fece notare lui, sorridendo impacciato.

Loro due erano gli unici incaricati di portare un po’ di bevande e snacks per movimentare la serata. L’impianto stereo di Ebisawa trasmetteva un paio di canzoni elettroniche scelte da Akagi con somma presa di posizione.

“ Tu hai capito da chi sei vestito ?” Domandò a quel punto Kigiri, rivolgendosi al ragazzo.

“ No, come tutti del resto !” Rise lui.

Nashi aveva indossato degli abiti molto più comodi rispetto agli altri, composti da una giacca nera su di una felpa verde scuro, così come i pantaloni. I suoi capelli ora tendevano al castano chiaro. 

“ Avresti potuto per lo meno aggiustarti quell’antenna sulla testa.” Commentò fredda la ragazza, al che lui comprese come si stesse rivolgendo al suo ciuffo ahoge.

“ Ehm …” Mormorò, arrossendo dall’imbarazzo.

“ Scherzavo. Non sei affatto male.” Ribadì Kigiri, sorprendendolo con un piccolo sorriso.

 

“ Non ti sei proprio studiato il personaggio !” Una voce tuonò nella distanza, rivelandosi appartenente a Yonamine Genjo.

L’attrice era intenta a discutere molto vivacemente con Zetsu Jitsuke, attirando l’attenzione dei presenti.

“ Non è che io abbia avuto molto tempo per comprenderlo, e poi questi copioni descrivono solo in generale il personaggio !” Sembrava opporsi Zetsu, sospirando seccato ad ogni lamentela di Yonamine.

“ Non usare questa scusa! Ti ho ripetuto diverse volte che non serve immedesimarsi in un personaggio o entrare in qualche legame empatico con esso, basta semplicemente comprenderlo ed interpretarlo secondo i propri sentimenti.” L’attrice non aveva alcuna intenzione di lasciar perdere la mancata attinenza di collaborazione da parte del ragazzo, e lo rimproverava come se fosse la sua insegnante di recitazione.

Lei vestiva una larga giacca nera da divisa studentesca, assieme a dei pantaloni e degli stivali dello stesso colore. La sua solita sciarpa rosso era stata sostituita da una controparte più lunga e di colore viola, mentre ora l’occhio sinistro aveva assunto un colorito cremisi. I capelli, per quanto si potessero intravedere sotto l’immancabile basco, variavano di tonalità tra il nero ed il cenere.

Zetsu invece aveva una felpa verdastro simile a quella di Nashi, con una fantasia di pixel rossi sulla spalla, ed una canottiera bianca con un qualche simbolo anch’esso rosso.  Ai pantaloni era legata una catena, mentre i capelli avevano assunto un colorito spento, tendente al bianco sporco.

Non portava gli occhiali per l’occasione, probabilmente sostituiti da delle lenti a contatto.

 

“ E va bene … ” Si rassegnò il ragazzo incurvando le spalle ed entrando in un apparente stato di trance.

Un istante dopo sollevò il capo, con un sorriso malsano stampato sul volto e gli occhi spalancati dall’emozione.

“ Speranza! Speranza! Speranza !” Gridò con voce stridula, scoppiando a ridere.

“ Troppo forzato, sei un caso perso.” Commentò semplicemente l’attrice, incrociando le braccia con rassegnazione.

“ Che cattiva! Eppure ci ho provato.” Piagnucolò Zetsu.

“ Avresti voluto trasmettere orrore, ma a me che ho affrontato tutti i piani infernali uscendone indenne, non susciti alcun effetto… patetico essere umano !” Ribatté Yonamine con voce cupa, coprendosi l’occhio destro per poter squadrare il suo interlocutore solo con quello rosso.

 

“ Ho finito, sei contenta brutta maniaca ?!” Strillò adirato Ebisawa dall’altra parte della sala.

“ Togliti immediatamente le cuffie o rovinerai il cosplay, razza di capra rincitrullita !” Gli saltò al collo la video maker, cercando di strappargli via l’immancabile paio di cuffie.

“ No, le cuffie no! Se me le togli muoio !” Supplicò l’Ultimate Radio Host, combattendo con tutte le sue forze per scrollarsi la ragazza di dosso.

- Di che razza di condizione medica è afflitto ?- Si domandò di conseguenza Nashi, credendo in realtà che Ebisawa stesse solo esagerando un po’ troppo.

Lo studente era in abiti mai visti prima, e fin troppo stravaganti persino tra i set di costumi lì presenti: una larghissima giacca viola, più simile ad un mantello, gli adornava le spalle senza essere effettivamente indossata per le maniche. Al suo interno era visibile una maestosa fantasia a tema spaziale, con stelle e pianeti nella volta celeste.

Il resto del vestiario era composto da una camicia bianca, una maglietta dello stesso colore ma con un volto rosso ritratto sopra, pantaloni viola ed un paio di pantofole da interni.

I capelli erano stati tinti di un viola ancor più chiaro di quello di Amari, così come la barba.

Tuttavia, lo studente non voleva proprio rinunciare alle sue cuffie rosse, che a dirla tutta stonavano con l’abbigliamento.

 

“ Chi sarebbe il tuo personaggio, Ebisawa ?” Domandò Nashi, trovandosi a passare accanto al radio host mentre trasportava una scodella di patatine.

Il viola si voltò verso di lui, rivolgendogli uno sguardo dapprima confuso. Dopodiché si raccolse in una pausa di riflessione, grattandosi il pizzetto ed arruffandoselo ancor di più.

“ Non lo sai ?” Chiese spontaneamente Amari, con un pizzico di malizia.

“ Certo che lo so !” Sbraitò allora il ragazzo, sollevando un pugno con una grinta mai vista prima.

“ The Luminary of the Stars !” Annunciò, presentandosi con un sorriso smagliante ed uno sguardo carico di determinazione.

“ Aiuto! Ebisawa si è fatto prendere fin troppo dal personaggio ed è impazzito !” Strillò spaventato Akagi.

“ Così si fa !” Lo incitò Yonamine, correndo ad assistere.

Il pigrissimo Ultimate Radio Host, ora più che mai stava mostrando un carattere esplosivo ed instancabile, volteggiando da una parte all’altra sbraitando ad alta voce.

“ Il più grande astrologo di sempre! Il primo studente che toccherà le stelle nello spazio profondo !”

“ Se tocchi le stelle mi sa che muori.” Suggerì Zetsu, venendo però ignorato.

Improvvisamente Ebisawa saltò davanti a Nashi, afferrandolo per le spalle e fissandolo con un’espressione sofferente, ma allo stesso tempo carica di forza.

“ Ascoltami Simon, non dimenticarlo mai: devi credere in te stesso. E non per la fiducia che io ripongo in te, né tantomeno per quella che tu riponi in me…  devi fidarti della parte di te che crede in se stessa !”

“ Ma questo è completamente un altro personaggio !” Si accorse l’Ultimate Memory.

Kigiri osservava la scena con molta confusione, mentre al suo fianco Akagi si dichiarò sconfitto da quel tentativo di passare una serata normale.

 

Quasi come se ne venisse richiamato, l’Ultimate Rhythm Game Player si trascinò verso un DDR e selezionò una traccia casuale, ovviamente a difficoltà massima.

In poco tempo iniziò a muoversi ad una velocità tale, che il suo corpo emetteva lampi di luce ed i suoi movimenti erano impossibili da seguire per l’occhio umano. Ogni passo sembrava prevedere una nota in arrivo almeno cinque secondi prima che apparisse sullo schermo, e nei suoi occhi si rifletteva l’intera coreografia sottoforma di codice imparato perfettamente a memoria dai propri muscoli.

Quando terminò la canzone i suoi abiti, un tempo bianchi e perfettamente stirati, stavano prendendo letteralmente fuoco.

“ Che brutta figura …” Dichiarò stizzito mentre si sfilava la giacca, senza badare alle fiamme.

“ Se non fosse stato per questi abiti così stretti e per gli occhiali avrei completato la track con una precisione di cinque decimi di secondo superiore.” Lanciò tutti i suoi vestiti per terra, allontanandosi mentre nel pugno stringeva le lenti, anch’esse esplose.

“ Che butta figura …” Ripeté con l’orgoglio infranto, camminando in mutande verso la porta d’ingresso.

“ Con chi credete di avere a che fare ?!” Ululava intanto Ebisawa in sottofondo.

 

 

 

Circa un’ora dopo gli studenti si radunarono in Salone per consumare la cena. Chi aveva partecipato all’evento in cosplay si era servito della Box of Lies per tornare ai propri colori originali.

“ Quindi com’è andata la parata degli idioti ?” Ridacchiò divertito Umezawa Gaho, una volta seduto a tavola.

Prontamente Kumagai al suo fianco gli rifilò uno schiaffo dietro la nuca, replicando stizzita:

“ Non essere maleducato !”

Tuttavia Amari rispose tranquillamente, distendendo il busto sul tavolo e mostrando un sorriso smagliante, anche se un po’ stanco.

“ È stato divertentissimo! Magari i cosplay non erano perfetti al cento percento, però fa niente: di certo non mi chiamo Ultimate Cosplayer.”

“ Però da me pretendevi la perfezione ?” Ebisawa era rimasto molto sconvolto da quella dichiarazione della ragazza.

“ Da te pretendo sempre la perfezione.” Sussurrò l’Ultimate Video Maker.

“ Sembri mia madre …” Sbuffò l’altro.

“ Oh, sembro la sua mammina !” Rise la viola, iniziando a pizzicare le guance dell’altro.

“ Smettila !”

Nashi osservava i suoi amici scherzare tra loro, e non poté sentirsi in disaccordo riguardo al divertimento provato in quella serata. Si era sentito effettivamente molto rilassato: quella di Amari era stata l’idea perfetta per fargli distendere i nervi.

 

“ Non vi sarete dimenticati di me, razza di stoccafissi !” Una voce portatrice solo di sventure e malizia spezzò l’atmosfera di serenità con violenza ed esuberanza, manifestandosi in un’esplosione di fumo in fondo alla sala.

Quando gli sguardi di tutti i presenti furono proiettati verso quel punto specifico, il fumo si diradò, mostrando un orso per metà bianco e per metà nero, pericolosamente fin troppo contento.

“ Amo gli stoccafissi! Sono degli animali, ma puoi usarli come insulto: un po’ come gli allocchi, i pidocchi, i vermi ed i tifosi sportivi.” Rise Monokuma mantenendosi la pancia, mentre la sua presenza iniziava già a contaminare l’aria di puro disgusto.

“ Cosa diavolo vuoi ?” Sospirò Takejiro con voce spettrale. Bastò la sua semplice occhiata truce a mettere in soggezione l’orso, il quale arretrò con uno scatto.

“ Yah !” Strillò Monokuma.

L’Ultimate Liar aveva accumulato in quei giorni un rancore tale da aver trasformato ogni cosa di lui in uno spettro più che un umano: i suoi occhi erano spenti, eppure emanavano lampi di odio, segno che la sua ricerca di Lilith lo stava maledicendo come se facesse parte di una vecchia storia dell’orrore.

Tuttavia, ogni emozione provata dal robot era come al solito finta e a mero scopo d’intrattenimento, quindi questo ritornò immediatamente a rivolgersi agli studenti.

“ Troooppa, troppa, troppa pace. Voglio più, più, più omicidi !” Sbraitò con tono capriccioso.

“ Penso che nessuno più voglia giocare al tuo gioco. Sei diventato noioso, ormai …” Ribatté Yonamine, non degnandolo nemmeno di un’occhiata mentre continuava a consumare il suo pasto.

L’orso si portò le mani al muso, impallidendo.

“ Già! È esattamente il contrario di ciò che diceva il damerino sul monitor, ormai dovreste essere voi a rassegnarvi !” Sbraitò Umezawa, stringendo i pugni e sbattendoli con violenza sul tavolo.

Monokuma sussultò dallo shock.

“ Siamo un po’ come dei bambini capricciosi a cui viene detto di fare qualcosa: più ce la ripeti e più ce ne verrà a noia.” Fu Fujima stavolta a replicare, deridendo le espressioni sempre più sconvolte dell’orso.

“ È vero !” Esclamò Nashi, sul punto di alzarsi in piedi per esprimere tutta la sua rabbia nei confronti di quel gioco, quando un urlo lo interruppe.

 

“ Ed è per questo che vi voglio agevolare un'altra volta le cose !“ Una dichiarazione del genere non si presentava per la prima, eppure bastò per pietrificare gli studenti sui loro posti come statue.

Qualcuno pensò che non potesse essere vero, ma davanti al ghigno trionfante di Monokuma ogni possibilità di bluff crollava all’istante.

“ Mi piacciano le vostre facce colme di ansia e trepidazione. Stavate giusto pensando: “speriamo che non sia venuto qui con qualche altro movente”, vero? O magari, qualcuno ora sta esultando: “evviva, finalmente potrò ammazzare qualche idiota ed andarmene di qui!”, vero ?”

L’orso sollevò le zampe al cielo, e come un messaggio divino, qualcosa cadde addosso a lui in gran quantità.

All’apparenza semplici pezzi di metallo, quando Monokuma li lanciò sui tavoli gli studenti realizzarono come si trattasse invece di veri e propri bracciali dorati. Presentavano un piccolo schermo led, come degli orologi digitali.

“ Monukuma Bangle !” Disse soltanto l’animale di pezza, annunciando con quel semplice nome l’inizio della fine di un’apparente pace.

I presenti guardarono quei misteriosi congegni con nessun intenzione di volerli minimamente sfiorare.

“ Indossateli, su! Scopritene i loro magici effetti !” Esordì l’orso.

“ Non penso proprio !” Ribatté contrario Zetsu, ricevendo solo una grassa risata come risposta.

“ Avete mai giocato ad obbligo o verità? Bene… perché con questi bracciali potrete dare il via ad una partita che non scorderete mai e poi mai.”

L’occhio rosso meccanico lampeggiò maligno nella penombra.

“ In  che senso ?” Domandò Nishizaka, temendo però una risposta fuori dal comune ed assurda quanto il contesto che le spettava.

Monokuma spiegò allora con somma gioia:

“ Se indossate un Monokuma Bangle, basterà puntarlo verso un altro di voi, e a quel punto avrete due opzioni: imporgli di rivelare qualcosa, oppure ordinargli di compiere un’azione. Se il malcapitato di turno si rifiuterà di fare tutto ciò, bhe… morirà di colpo !”

“ Non è possibile tutto ciò !” Esclamò Kigiri, per la prima volta in quella serata alterando il suo tono e ponendosi in uno stato di allerta. La preoccupazione era palpabile, e per quanto tentasse di mantenere la calma, una dichiarazione così assurda era difficile da affrontare con compostezza.

“ Oh, sì, invece.” Monokuma scosse la testa, improvvisando una danza.

“ Il Monokuma Bangle emette un raggio microscopico che penetra la retina degli occhi di un malcapitato, e da quel momento agisce sul cervello. Successivamente, qualsiasi domanda o ordine verranno recepiti come una condizione fondamentale per la sopravvivenza… dunque, nel caso non si dovesse rispondere dopo qualche secondo o prendere in considerazione l’idea di obbedire a qualsiasi ordine venga imposto, il cervello della vittima collasserà per sempre !”  

 

“ Superman di Joe Kelly, Gennaio del 2001: “Che c’è di sbagliato nella verità, nella giustizia e nel sogno americano ?”. Superman contro Manchester Black, più precisamente… e anche quella serie della Futubansha, “Dorei-ku: I miei 23 Schiavi”. Forse non centra niente, eppure è ciò che mi è venuto in mente sentendo la spiegazione di questo affare ...” Mormorò con sguardo cupo Amari: probabilmente conoscere il potenziale di un oggetto di controllo mentale attraverso manga e fumetti non la preparava affatto allo shock di ritrovarsene uno simile nella vita reale.

“ Con i Monokuma Bangle insomma, potete uccidere qualcuno senza nemmeno dovervi sporcare le mani !” Suggerì Monokuma.

Ormai i bracciali avevano assunto un significato molto più malsano, e la loro esistenza rappresentava solo un altro tentativo da parte di Monokuma di trascinarli ancora nella disperazione.

Li aveva già truffati con le richieste, e l’ultimo stratagemma era stata la Killer Card.


“ Mi stai dunque dicendo che, se si domandasse ad un possibile tuo complice di rivelare tutto ciò che noi non sappiamo, lui sarà costretto a farlo ?”

Resistendo allo stupore e alla paura, la voce di Kigiri tornò a suonare limpida e ferma, con una determinazione che riuscì a  far vacillare lo stesso Monokuma.

“ C-Cos… ?!” Sussultò l’orso, non credendo a come l’Ultimate Criminologist non si stesse affatto disperando, e anzi ora gli ponesse solo più domande riguardo i Monoguma Bangle.

“ In quel caso dovrà farlo per forza, giusto? Dalla tua spiegazione sembra che questo metodo funzioni su qualsiasi essere umano, senza eccezioni… persino il mastermind, quindi, rischierebbe la vita se riuscissimo a metterlo in trappola con i Monokuma Bangle !”

Insistette la ragazza dai capelli lilla, afferrando il bracciale e, senza un attimo di esitazione, indossandolo prontamente. Rivolse uno sguardo pieno di sfida al robot, aspettandosi una risposta.

Ciò non avvenne, e Monokuma iniziò ad ondeggiare con la bocca spalancata e gocce di sudore che gli colavano sul volto.

“ Aspettate… è vero! Ha ragione Kigiri !” Comprese Akagi, con un’espressione trepidante in viso.

Persino in quel momento dove tutto sembrava perduto, ancora una volta la criminologa aveva saputo ribaltare lo sporco gioco di Monokuma, avvicinandoli solo di più alla speranza.

L’animale di pezza, ormai bianco come un lenzuolo, si allontanò con passo traballante e mogio.

“ Sappiate che i Monokuma Bangle si possono usare una sola volta, e su di una sola persona… e se chi li indossa muore, inizieranno a suonare all’impazzata …” Mormorando a testa bassa, sparì dal Salone con grande sollievo degli studenti.

 

“ Quindi Kigiri, tu credi davvero che il mastermind si possa nascondere qui in questa torre ?” Domandò un po’ perplesso Umezawa, anche se comunque molto grato che Monokuma se ne fosse andato.

“ Se prima avevamo dubbi, la reazione di Monokuma adesso ci ha dato una risposta più che sufficiente.” Rispose semplicemente la ragazza.

“ Vero, sembrava parecchio scosso.” Annuì lo stuntman, per poi cozzare i suoi pugni tra di loro, spalancando allo stesso tempo un ghigno da squalo.

“ Ci basta solo trovare il maledetto mastermind! Mi senti?! Se non sei ancora scappato, faresti meglio a farlo adesso !”

“ Ma se scappa non avremo modo di uscire di qui !” Ribatté disperato Zetsu, al che Umezawa spalancò la bocca dallo stupore, accorgendosi dello sbaglio appena fatto.

“ No, ti prego! Non scappare !” Iniziarono a supplicare i due ragazzi, inginocchiati ed in lacrime davanti ad una telecamera.

“ Vi volete dare una calmata ?!” Urlò Kumagai, afferrandoli per il collo con rabbia.

Distaccato dal gruppo, Nashi intanto rifletteva osservando i Monokuma Bangle rimasti sul tavolo.

- Il ragionamento di Kigiri non fa una piega, e Monokuma ci ha dato più indizi che mai riguardo la posizione del mastermind… però c’è ancora qualcosa che non mi torna. Perché il mastermind vorrebbe davvero nascondersi qui, se appena ieri ci ha detto che la torre è piena di esplosivi ?-

Odiava sospettare dell’efficacia di un piano, specie se proveniente da Kigiri. Eppure non riusciva a scrollarsi di dosso l’angoscia che il mistero che permeava attorno alle loro vite, al mastermind, e alla Hope’s Peak Academy, non sarebbe stato tanto facile da svelare.

 

Al termine della cena, la maggior parte degli studenti avevano l’animo abbastanza in pace da dirigersi già alle proprie camere. Nashi rimase seduto ad un tavolo, osservando man mano gli altri andarsene, prendendo un Monokuma Bangle.

Ce n’erano tredici per l’esattezza: Lilith doveva aver ricevuto il suo direttamente in camera, o ovunque si trovasse mentre tutti erano in Salone.

Il ragazzo non ebbe idea di quanto rimase a lungo intento a fissare l’ultimo bracciale rimasto, il suo. Lo ispezionava con gli occhi, cercando forse di rispondere ad ogni sua domanda attraverso la semplice analisi di un oggetto del genere.

Non l’avrebbe condotto da nessuna parte, questo era certo, eppure finalmente ne distolse l’attenzione di dosso tutti i suoi compagni erano spariti. Controllò l’e-Handbook: erano le dieci e mezza.

Si portò una mano alla tasca, sentendo le chiavi premere sul suo palmo attraverso il jeans.

- È il momento di chiudere la Sala Computer. – Si disse, e per nulla sereno come la sera prima, ma altrettanto stanco, si alzò dalla sedia.

“ Ehi …” Lo richiamò una voce nel momento in cui poggiò le mani sulla maniglia.

A stento la riconobbe, eppure si girò con un brivido gelido lungo la schiena.

 

In piedi di fronte a lui si palesava proprio l’Ultimate Majokko, Lilith Kurenai. La ragazza lo fissava con uno sguardo vivido e brillante anche nell’oscurità, per quanto il suo sorriso non fosse goliardico come sempre.

Nashi comprese immediatamente che c’era qualcosa che non andava: Lilith sembrava diversa, più debole.

“ Lilith …” Pronunciò il suo nome, e lei avanzò strisciando i piedi sul pavimento senza emettere il minimo rumore.

“ Vi è avanzato per caso qualcosa da mangiare ?” Domandò con un sorriso, seppur la sua voce avesse tremato quasi con esitazione. Continuò a guardare negli occhi l’Ultimate Memory, immersi nel buio e nella quiete della notte.

“ Sono due giorni che non mangi, vero ?” Nashi conosceva la risposta, e non gli bastò nemmeno il lampo di vergogna negli occhi dell’altra per realizzare la situazione.

“ Ti nascondi da ieri mattina, e dato che la cucina è stata chiusa da Yonamine ogni qual volta abbiamo lasciato il Primo Piano… non hai potuto mangiare nulla. Anche durante il pranzo e la cena, sapevi che Takejiro ti stava aspettando.”

Non ottenne nessuna reazione nella rossa, se non un leggero fremito nelle spalle.

“ Nashi… ti ho chiesto solo se è avanzato qualcosa da mangiare.” Rispose Lilith dopo qualche secondo, con tono suadente.

“ Mi vuoi forse costringere ad uccidere Yonamine per poter finalmente entrare in cucina con le mie mani ?”

Queste parole scossero il bruno come uno stridio prodotto da due lame che si scontrano nell’aria. Lo sguardo della ragazza si era fatto di colpo  più truce, non abbandonando però un ghigno colmo di follia.

“ Non lo faresti. Sei disperata, ma non stupida.” Rispose allora lui, tirando un lungo sospiro per placare il battito cardiaco accelerato, capace di tradire fin troppo il suo reale stato d’animo.

“ Comunque gli avanzi li abbiamo riposti proprio nella Sala Computer, in attesa di conservarli in cucina domattina. Se vuoi …” Non dovette nemmeno terminare la frase, perché improvvisamente l’Ultimate Majokko gli crollò addosso.

Nashi sussultò, sentendo Lilith accasciarsi su di lui con tutto il suo peso e facendo fatica ad evitare di crollare a terra. La sua schiena sbatté contro la porta, ormai sentiva il respiro della rossa sul collo.

“ Sì.” Sibilò soltanto lei con molta fretta, forse data dalla fatica o dalla vergogna di ritrovarsi in quelle condizioni.

 

I due entrarono in Sala Computer cercando di non fare troppo rumore, nonostante in Salone non ci fosse l’ombra di un altro studente. La sala era deserta e buia, ma quando la luce venne accesa rivelò un paio di scatoloni contenenti il cibo della serata in Sala Giochi, ed altri con i costumi di scena.

La porta-finestra era spalancata, lasciando entrare il gelo della notte all’interno della stanza. Lui intuì fosse stato per evitare che l’odore del cibo impregnasse troppo i costumi, o anche la Sala Computer stessa.

Siccome però il freddo accumulato era fin troppo, decise di chiudere la finestra.

Lilith si sedette, avvicinandosi uno scatolone contenente delle patatine. Iniziò a mangiare non troppo voracemente, come se si vergognasse di dimostrare la furia della fame che la stremava, e spesso lanciava occhiate furtive al ragazzo.

“ Ho freddo.” Disse con un sussurro. Lui, appoggiato alla parete con aria disinteressata, chinò il capo senza proferir parola.

Estrasse da uno scatolone il mantello viola indossato precedentemente da Ebisawa, e glielo porse.

Lei accettò, mostrando un sorriso gentile con ancora la bocca piena di patatine. Se lo appoggiò sulle spalle, venendo avvolta come da una coperta dal largo indumento.

Intanto Nashi frugava distrattamente tra gli abiti: scovò un curioso berretto blu scuro, e provò a calarselo sulla testa.

 

“ Cosa vuoi sapere esattamente da me ?” La voce di Lilith spezzò il silenzio freddo come l’aria all’interno della stanza.

Nashi non si voltò.

“ Se mi stai aiutando, e soprattutto il motivo per cui non te ne sei ancora andato, è perché vuoi sapere qualcosa che non ti ho ancora detto. Avanti !” La ragazza accavallò le gambe, smettendo di mangiare. Accoglieva il ragazzo con una sicurezza sconcertante, segno di come si fosse già ripresa dagli stenti.

“ Perché ci hai mentito riguardo la Hope’s Peak Academy? Non è possibile che tu sia rimasta in quella scuola dopo La Tragedia.” Le parole dell’Ultimate Memory erano fredde, ma colme di un immenso dolore.

Lilith inarcò un sopracciglio, sorpresa.

“ Avete trovato quel documento nell’ufficio, eh? Eppure questa deduzione non puoi averla fatta tu, dato che odi profondamente dover dubitare degli altri… anche nel mio caso. Ti ha aiutato Kigiri ?”

“ Perché ?” Ripeté soltanto il ragazzo, senza alterare il proprio tono di voce.

Lei si rassegnò, sollevando le spalle.

“ Volevo starvi simpatica, quindi ho pensato che darvi la speranza che qualcuno stesse venendo a cercarvi vi avrebbe tirato su di morale. Che ingiustizia, vero? Eppure io so meno di voi su quella scuola …”

“ Come? Non sei anche tu una studentessa della Hope’s Peak Academy ?”

“ Lo sono stata. Però, come avrete capito, La Tragedia si stava facendo sentire già da molto tempo… quindi ho pensato di levare le tende e fuggire prima di rischiare la vita con la mia insulsa classe.”

Lilith non mostrava sentimenti mentre raccontava l’ennesima versione della vicenda ancora avvolta nel mistero, e questo non aiutava affatto il ragazzo a comprendere quale personalità volesse mostrargli al momento.

 

“ Cos’è La Tragedia, Lilith ?”

 “ È il più terribile evento che abbia mai indotto la peggiore Disperazione nella storia dell’umanità.” La risposta della rossa fu immediata, atroce e senza riguardi. Il suo sguardo ora era serio e freddo, e puntava il volto del ragazzo mentre questo si contorceva nella confusione.

Sembrava quasi che il silenzio fosse stato riempito da una straziante melodia di sussurri.

“ Nacque tutto con lo Student Council Killing Game, un gioco come questo che stiamo vivendo adesso, dove i membri del concilio studentesco della Hope’s Peak Academy furono costretti ad uccidersi a vicenda da Junko Enoshima… la prima vera portatrice di disperazione nel mondo.”

“ No, non è possibile !” Il tono grave della ragazza non faceva che spaventare sempre di più l’Ultimate Memory. La macabra storia di quanto avevano trovato nella 5-C era ancora in bilico tra il possibile e l’impossibile, eppure lui non voleva che qualcosa del genere fosse successo.

“ Se questo fosse accaduto alla Hope’s Peak Academy me lo ricorderei senza dubbio !”

“ Non posso garantire come e quando Junko Enoshima sia riuscita ad attuare tutto questo, però so per certo che lei era una studentessa dell’Accademia come noi. Immagino tu non sappia nemmeno del Progetto Izuru Kamukura… ?” Lilith gli rivolse uno sguardo sospettoso: per la prima volta era lei che sembrava squadrare il ragazzo dubitando delle sue parole.

“ Izuru Kamukura… come il fondatore della scuola ?” Nashi aveva letto questo nome nell’elenco degli studenti partecipanti al Kiling Game poco prima nominato.

“ A quanto pare degli scienziati hanno utilizzato uno studente come noi per trasformarlo in un’utopia incarnata: la speranza perfetta, colui che avrebbe potuto risollevare le sorti dell’umana stirpe con la propria perfezione. Lo hanno chiamato Izuru Kamukura, l’Ultimate Hope.”

Il suo viso si incupì, diventando improvvisamente più confusa. Mostrava dolore anche solo nel riportare quei ricordi alla luce tramite le parole.

“ Eppure, Junko Enoshima sfruttò l’inumanità di questo… esperimento, svelando la sua esistenza al mondo intero. Gli studenti si rivoltarono, le nazioni accusarono la Hope’s Peak, e ben presto, senza sapere più il perché, migliaia di guerre imperversavano ovunque provocando terrore e violenza. Non c’era più salvezza, solo una lotta tra chi voleva proteggere gli studenti, simboli della speranza, e chi voleva distruggere questo vano sforzo nel nome di Junko: questi ultimi vengono chiamati Ultimate Despair.”

 

Nashi crollò seduto per terra, lasciandosi scivolare lungo la parete mentre il suo sguardo rimaneva fisso sul volto duro di Lilith.

“ Quando sei scappata dalla scuola… è questo il mondo che hai visto, Lilith? È questo il mondo che ci aspetta fuori da questa torre ?!”

I suoi compagni desideravano così intensamente scappare di lì per ricongiungersi ai loro cari, considerando la torre in cui erano prigionieri l’unico vero inferno sulla Terra. Adesso però, gli stava venendo detto che alla fine facevano solo parte di una piccola frazione del vero cataclisma di guerra e distruzione che imperversava mentre loro erano rinchiusi lì.

“ Sì. Ed è a questo mondo che sono sopravvissuta da sola.” Ammise la rossa. Le sue parole non esprimevano né forza né dolore, ma solo una triste verità impossibile da cancellare.

“ Mi sembra di aver combattuto quella Disperazione per troppo tempo… eppure adesso sono qui, in trappola con qualcun altro che ha preso il posto di Junko Enoshima.”

“ Preso il posto? Cosa vuoi dire ?” Domandò il ragazzo.

“ Non avevo mai sentito parlare di questo Tabata Bussho tra gli Ultimate Despair. Dev’essere un nuovo seguace… così come il mastermind.”

Sentir pronunciare quel nome scatenò nell’Ultimate Memory un esplosione di disagio e tormento, talmente tanto forte da farlo sentir sprofondare nella terra stessa.

Spalancò gli occhi, ormai pallido in volto.

“ Il mastermind… ?” Ripeté, sovrapponendo al volto di Lilith quello di Kigiri.

 

“ … ciò che voglio dirti è che sono convinta che tra noi quattordici studenti rimasti si nasconda il vero mastermind …”

 

L’Ultimate Majokko sembrò per un attimo mostrare l’ombra di un sorriso, ma fu impercettibile nella penombra.

“ Già, lo studente tra di noi che collabora con Tabata Bussho per il corretto svolgimento del loro piano: Il Killing Extra-Courricular Course, o semplicemente uno tra i tanti Killing Game che gli Ultimate Despair si divertono a scatenare da quando imperversa La Tragedia.”

“ Come fai a sapere tutto ciò ?” La voce del ragazzo si ruppe, temendo una risposta che tutti presupponevano fosse vera.

“ Perché in un modo o nell’altro io sono considerata un membro dello staff di questo gioco: il mio compito è assicurarmi che quante più persone muoiano !” Annunciò Lilith con voce fiera, recuperando finalmente il ghigno trionfante con il quale amava osservare altri individui persi nella disperazione più nera.

Il ragazzo la fissava impietrito dal basso.

“ A dirla tutta, non so chi sia davvero il mastermind tra di noi. Però mi ha dato un indizio, e se dovessi arrivare al Quinto Piano di questa torre potrei finalmente svelare la sua identità …”

“ E terminare il Killing Game.” Sorprendentemente, fu Nashi a terminare la sua frase. Il bruno sollevò il capo, iniziando ad alzarsi in piedi.

La rossa fu sorpresa dall’improvviso cambiamento d’atteggiamento nel ragazzo, esattamente come la sera prima. Non poteva davvero esser passato da un volto contorto dal terrore ad un’espressione così forte e coraggiosa.

L’Ultimate Memory la fronteggiò con i suoi occhi ardenti di determinazione e speranza, pronunciando delle parole che, per quanto sussurrate, rimbombarono nella Sala Computer in tutta la loro chiarezza.

“ Il tuo obbiettivo è il nostro. Ti credo sulla parola: il mondo fuori di qui non dev’essere per niente un paradiso, e forse la maggior parte dei cari che aspettano i miei amici sono morti da tempo… ma se davvero esiste un mastermind, e se davvero esiste Tabata Bussho, allora sono loro che dobbiamo fermare! Sono loro la Disperazione che deve soccombere !”

L’Ultimate Majokko arretrò, a dir poco allibita. Non poteva credere a qualsiasi cosa venisse detta, non voleva farlo. Era tutto troppo assurdo ed insensato.

“ Io ho provato a fermare la Disperazione per anni! Anche se doveste sconfiggere loro due, gli Ultimate Despair sono ovunque !”

“ Li fermeremo tutti una volta usciti di qui.” Rispose semplicemente il ragazzo, senza pensarci su nemmeno un istante.

Lilith tremò, indugiando sulla prossima frase.

“ S-Se davvero vuoi scoprire l’identità del mastermind dovremo arrivare al Quinto Piano. E lo sai che Monokuma ci fa avanzare solo dopo un Class Trial: questo vuol dire che dovrai sacrificare i tuoi amici per poterlo raggiungere !”

“ Non se sveliamo l’identità del mastermind prima che muoia qualcun altro !”

 

La ragazza smise anche solo di provarci. Con un’espressione rassegnata scivolò all’indietro, poggiando la nuca sullo schienale della sedia. La furia di quella discussione tra speranza e disperazione si placò, facendo ritornare nella stanza solo il silenzio.

“ Qual è questo indizio che ti ha dato il mastermind, Lilith ?” Domandò il ragazzo, esausto e provato a livello emotivo. Ascoltare la storia della compagna gli aveva procurato molto dolore.

Non avrebbe mai potuto avere la forza di Lilith per esser sopravvissuta in un mondo come quello lì fuori.

“ Se te lo dicessi morirei.” Rise la ragazza, con un ghigno amaro.

“ Tutto ciò che posso fare è scatenare il caos tra di voi e sperare che vi ammazziate a vicenda… in poche parole, aspetto che i cadaveri formino una scala per me fino al Quinto Piano. E se c’è qualcosa per cui mi detesterai sicuramente, sappi che tutto ciò non mi fa provare assolutamente niente.”

Si raddrizzò, prendendo improvvisamente lui per le mani.

“ Io non sono come voi, te l’ho già detto. Non sogno di scappare di qui con tutti, perché so quanto sia impossibile. Affezionarmi o stringere dei legami non avrebbe senso: prima o poi qualcuno morirà, e dopo il Class Trial rimarremmo sempre in meno. Mi dispiace dirtelo, ma la vostra speranza è vuota, mentre il vostro desiderio è irrealizzabile.”

Nashi avrebbe voluto obbiettare, ma non ci riuscì. La luce che brillava nel fondo degli occhi di Lilith era tenue, come una stella precipitata in fondo ad un abisso.

Forse era stata La Tragedia, la Disperazione, o quella torre, ma la ragazza che aveva di fronte non si era mai sentita parte di loro.

Anche Nashi non era come lei: non conosceva le sofferenze che aveva dovuto affrontare per sopravvivere, le persone che aveva perso e nemmeno quanto si fosse sentita imprigionata nel ritrovarsi lì dopo esser sfuggita agli Ultimate Despair per anni.

Avrebbe voluto comprenderla, starle vicino, e rassicurarla come aveva provato a fare con gli altri.

- Eppure… la mia speranza non sembra nemmeno raggiungere il cuore di Lilith.- Gli occhi gli diventarono lucidi, e sentì le mani di lei essere così calde rispetto alle sue.

 

Uno squillo proveniente dai monitor interruppe i pensieri colmi di dolore dei due.

Lo schermo si illuminò, mostrando Monokuma intendo a sorseggiare da una lattina. L’orso sbraitò immediatamente:

“ Svegliaaa! Correte subito in Sala Computer !”

Nashi controllò sull’e-Handbook: erano le undici in punto.

- Cosa vorrà a quest’ora ?- Si chiese, stupito da quell’evento mai visto prima.

Alle sue spalle sentì Lilith lanciar via il mantello viola ed aprire la porta. La ragazza non si voltò nemmeno.

“ Mi nasconderò in bagno. Non ti conviene rivelare a nessuno di questo incontro, altrimenti penseranno che tu sia in combutta con me …” Sussurrando ciò con una nota di rimorso, sparì nel buio corridoio come un’ombra.

Il ragazzo rimase con lo sguardo fisso nel vuoto fino a quando non sentì sopraggiungere i passi dei suoi compagni.


“ Non mi dire che è morto qualcun- !” Era sul punto di esclamare Umezawa nel momento in cui mise piede in Sala Computer, ma quando vide soltanto Nashi si arrestò.

“ Nashi? Che succede, perché Monokuma ci ha chiamati ?” Domandò lo stuntman, un po’ allarmato.

“ Non ne ho idea. Io stavo chiudendo la porta a chiave e …” L’Ultimate Memory odiava mentire ad i suoi amici.

Sollevò lo sguardo verso Takejiro, entrato come una furia appena dopo Umezawa.

“ C’è anche Lilith ?!” Disse immediatamente il corvino.

Ormai sembrava sempre più uno spettro dannato.

“ Non credo.” Rispose Yonamine, facendo il suo ingresso.

“ Questa volta Monokuma non ci ha dato l’obbligo di radunarci tutti qui, come invece specifica quando viene ritrovato un cadavere o nelle comunicazioni più importanti.”

Nel momento in cui tutti gli studenti si furono radunati all’interno della sala, fatta eccezione ovviamente per Lilith, apparve dal nulla anche l’orso responsabile di quella riunione.

“ Quindi, quindi… spero di non avervi svegliato. Degli adolescenti come voi dovrebbero dormire il meno possibile di notte e addormentarvi in giro durante il pomeriggio, sapete ?” Presentandosi con quelle parole, saltò su di una scrivania.

“ In realtà il ritmo circadiano consiglia di diminuire le ore di sonno distribuite durante la giornata, stabilendo invece degli orari a cui attenersi sempre per il riposo notturno.” Lo contraddisse Zetsu, con il suo plateale gesto di sollevarsi gli occhiali sul naso.

Nessuno gli prestò attenzione, tantomeno l’animale, il quale piuttosto continuò a parlare.

“ Mi sembrava che il Monokuma Bangle fosse un movente un po’ troppo poco efficace per spingervi ad uccidere… dopotutto non è avvenuto ancora nessun omicidio.”

“ Anche volendolo, sono passate appena due ore da quando ce li hai dati !” Inveì Nishizaka Iki, come sempre suscettibile all’incoerenza dell’orso.

“ Stai forse per darci un secondo movente, è questo ciò che vuoi dirci ?” Lo anticipò Kigiri, volendo passare al punto più importante di quella discussione.

L’orso di pezza annuì energicamente, tanto da assomigliare ad una statuetta con la testa che rimbalza sul collo.

Nashi comprese subito che quella serata si stava rivelando essere forse la peggiore della sua intera vita.

 

Monokuma sollevò le zampe al cielo, ed improvvisamente tutti gli schermi dei computer si accesero all’unisono, proiettando un bianco luminoso sui volti degli studenti.

“ Prendete posto, su !” Li incitò allora.

Seppur controvoglia, gli studenti si videro costretti ad obbedire: la torre stessa era sotto il controllo di quell’animale malefico, e conoscevano bene i mezzi a sua disposizione per minacciarli.

“ Sarà solo una perdita di tempo.” Borbottò l’Ultimate Web Personality, facendosi forza. Non era molto convinta delle proprie parole, però manteneva la testa alta per non mostrare alcuna debolezza al nemico.

Ispirati da questo suo comportamento, gli altri la seguirono. Persino Nashi ebbe modo di darle ragione.

- Se ci lasciamo provocare da Monokuma un’altra volta… succederà quello. Ed il mastermind avrà preso un’altra vita.- Sentiva i nervi a fior di pelle mentre si lasciava avvolgere dalla sedia.

- Lilith prima o poi capirà come la nostra speranza non sia affatto inutile !- Si disse, pronto ad accettare qualunque asso nella manica di chiunque lo volesse morto lì dentro.

 

Gli schermi cambiarono improvvisamente immagine, iniziando a proiettare ciò che sembrava un video: mentre una musica festosa era riprodotta in sottofondo, apparve una scritta a caratteri cubitali.

“ Ultimate Students Backstories “

I ragazzi sgranarono gli occhi, domandandosi cosa stesse accadendo.

Un Monokuma nel video rispose prontamente alle loro domande, come se fosse una guida turistica.

“ Un gran classico nei precedenti Killing Game erano i Motive Video, ovvero venivano mostrate le persone care a cui tenevano gli studenti in situazioni di pericolo, così da incentivarli ad uccidere per poterle raggiungere nel mondo di fuori… che gran noia, direte! I classici sono efficaci, sì, ma solo se con qualche rivisitazione ogni tanto !”

L’orso spalancò il suo ghigno sul lato sinistro del muso, quasi facendogli raggiungere l’occhio scarlatto scintillante.

“ Perché non mostrare uno po’ di scheletri nell’armadio a partire da stasera? Dopotutto dovreste discutere un po’ di più del passato di qualcuno attorno a voi… sempre che questo qualcuno non lo voglia tenere nascosto per dei loschi motivi.”

Monokuma scomparve, lasciando soltanto qualche secondo di tensione, avendo trasformato lo stupore in angoscia per ciò che stava venendo mostrato.

 

Il video mostrò le sagome di ciò che sembravano due bambine ed un giovane, poco più alto di loro.

“ Questa è la storia …” Iniziò a narrare l’indistinguibile voce dell’orso.

“ … di una famiglia di ricercatori, o più precisamente di due bambini a dir poco geniali. La figlia più giovane aveva una mente sorprendente, al punto da suscitare interesse nelle più grandi organizzazioni scientifiche  di tutto il mondo, fruttando così grande fortuna alla propria famiglia. Anche il fratello più grande condivideva un talento stupefacente, ed affiancò sempre la sorellina in operazioni dove molti scienziati non sapevano nemmeno starle al passo. Chissà cosa sarebbe successo alla terza sorella, e cosa sarebbe diventata, se da piccola non fosse scomparsa per sempre a causa di un incidente ?”

Dall’immagine venne rimossa la seconda bambina, e vennero mostrate diverse fotografie di edifici di ricerca, laboratori e scienziati famosi.

“ Non ci importa, per adesso! Comunque fosse andata, la vita dei due bambini geniali continuò nella fama e nel successo. La ragazza, specialmente, iniziò ad interessarsi nella produzione e nello studio di veleni e composti chimici nocivi. Il prodigio che dimostrò nello sviluppo di tossine, attirò senza volerlo l’interesse di diversi eserciti affascinati dal potenziale bellico in una produzione di massa di nuovi armi chimiche.”

Le foto svanirono, mostrando solo l’immagine di quella che sembrava una base militare circondata da una fitta boscaglia. Recinti di cemento con filo spinato e soldati armati a perdita d’occhio la difendevano in modo a dir poco estremo.

“ Nel momento in cui i due fratelli scelsero di prestarsi ai servizi di una nazione, tutti gli altri gruppi rivali decisero che avrebbero dovuto eliminarli prima di affrontare una nuova terribile minaccia. Assurdo vero? Soprattutto se pensiamo che si trattasse di solo due ragazzini, condannati per via del loro talento ad una vita di sorveglianza… Eppure, nonostante tutte le protezioni, un gruppo di ribelli riuscirono a rapire il fratello più grande. Per molti, molti giorni lo tennero prigioniero in una base nascosta, cercando in ogni modo di estrapolargli informazioni riguardo le armi che avrebbero sviluppato. Purtroppo per lui, non sapeva nulla dei progetti, dato che l’unica ad essere tenuta in considerazione nello sviluppo era la sorella minore. Ah, se solo gli avessero creduto !”

L’immagine cambiò ancora: le sagome di due giovani, di cui uno era sdraiato per terra ricoperto di sangue. Una ragazza lo sollevava dal busto, avvicinandolo a sé in un abbraccio.

“ Quando lo ritrovarono erano più morto che vivo, a causa delle innumerevoli torture ricevute. Le sue ultime parole furono riferite proprio all’amata sorellina, e con le forze che gli rimanevano in corpo sussurrò soltanto: “Nostra sorella …”. Morì stremato un istante dopo, e tutte le lacrime versate sul suo cadavere non sarebbero servite a ridargli l’innocente vita. Poco dopo venne formata un’alleanza tra i paesi in conflitto, ed il progetto per lo sviluppo delle armi chimiche venne cancellato proprio a fronte di tale incidente.”

La sagoma della ragazza apparve un’altra volta, diventando però sempre più nitida ed inconfondibile.

Capelli ramati, occhi ocra, pelle rosea ed una giacca bianca come un camice.

“ Avreste mai pensato che la vostra compagna Fujima Wakuri, l’Ultimate Toxicologist, avesse avuto una vita così?! Scommetto di no !” La risata di Monokuma impestò la stanza, sempre più rumorosa ed infernale. Sembrava impossibile respirare.

“ Quella sorella …” L’orso si placò, assumendo un tono maligno più che mai.

“ Soltanto ascoltando il passato di altri studenti qui presenti potremo scoprire che fine abbia fatto. Da oggi, ogni sera alle undici ci sarà un fantastico appuntamento qui in Sala Computer per la trasmissione di altri Ultimate Students Backstories! Non mancate !”

Il video si interruppe di colpo, e di colpo tutti i computer si spensero all’unisono.

Il silenzio ronzava nell’aria, infiltrandosi nelle orecchie dei ragazzi e paralizzandosi proprio lì sulle sedie.

 

Fujima mostrava un’espressione indecifrabile, con gli occhi ancora puntati sullo schermo nero e le labbra sigillate.

 

 

 

 

Da un palco con su scritto: Cabaret di Monokuma.

*Monokuma emerge da una nube di smog*

Monokuma: Adoro la leggenda araba della fenice. Certe volte è un esempio a cui mi piace attingerne la morale: non arrenderti mai, per quanto tu possa fallire. A volte le sconfitte sono inevitabili, ed a volte qualcosa finisce. Però da ciò che è finito nasce sempre qualcosa di nuovo.

*Il pubblico applaude*

Monokuma: Già! Proprio come la fenice che muore e poi risorge dalle ceneri.

*Monokuma sussulta ed inizia a sudare copiosamente*

Monokuma: Aspetta! M-M-Muore e risorge?! Come u-u-uno zombie, quindi… ?

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Sono contento di aver aggiornato a distanza di appena 10 giorni, e sinceramente spero di poter farvi avere il prossimo capitolo prima di Marzo (ciò vorrebbe dire che, entro questo mese, avremo uno studente in meno nella storia)

Se penso che dalla fine dello scorso Chapter sono già passati 6 mesi, mi vergogno un po’: dopotutto avrei voluto portare costantemente un capitolo o più al mese, non avendo altre storie a cui lavorare in contemporanea (questo fino ad un mese fa, comunque).

E vabbé!

P.S: Ricordo la collaborazione con Danganronpa Too Late For Despair:

http://it.danganronpa-fangame-ita.wikia.com/wiki/Danganronpa_Too_Late_For_Despair

https://youtu.be/sYVxijU6x2Y

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Capitolo 18
*** Chapter Three (Part Five) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 5)  Daily Life

 

 

“ Fujima! Aspetta !” Per quanto Nishizaka avesse tentato di fermarla, nemmeno la sua voce poté interrompere l’Ultimate Toxicologist.

Un istante dopo aver guardato il video, la ragazza era corsa via senza guardarsi indietro. Qualcuno era sobbalzato per lo spavento sentendo la sua sedia schiantarsi al suolo, mentre altri erano rimasti impietriti dall’orrore.

“ Monokuma… bastardo !” L’Ultimate Web Personality si voltò furente verso l’orso di pezza, ancora seduto tra di loro.

“ Oho ?” Gongolò lui, per nulla intimidito.

“ Non osare mai più prenderti gioco dei miei amici !” Urlò la ragazza, avventandosi su di lui con chiari intenti omicidi. Prontamente venne bloccata da Ebisawa, intervenuto appena in tempo per fermarla.

“ Ehi! Se lo tocchi rischi di morire !” Provò a ricordarle l’Ultimate Radio Host, ma la rosa non prestava minimamente ascolto alle sue parole, e continuava a dimenarsi cercando di scrollarselo di dosso.

“ Io ti ammazzo Monokuma! Ti ammazzo !” Ululava in preda all’ira, graffiando l’aria e la schiena di Ebisawa come se potesse colpire Monokuma.

“ Hai fatto soffrire una ragazza dolce ed ingenua come Fujima! Non hai idea di quanto lei mi abbia aiutato mentre volevo solo lasciarmi morire… e tu l’hai ridotta così !”

L’animale aspettò qualche secondo prima di riprendere parola, mostrando una voce totalmente calma.

“ Si chiama verità, non è una presa in giro.”

Il volto di Nishizaka non fece che diventare ancor più rosso, mentre le guance si incrinavano in un’espressione brutalmente deformata dalla rabbia.

“ Basta! Torniamo alle nostre camere.” La interruppe Kigiri, afferrando l’Ultimate Web Personality per i polsi, resistendo con forza ai suoi strattoni.

“ Tra poco ci sarà l’orario notturno. Anche se volessi andare a parlare con Fujima, non avresti abbastanza tempo… tutto ciò che puoi fare è aspettare domattina.” La ragazza dai capelli lilla guardò l’altra direttamente negli occhi, mantenendo la compostezza nonostante un tono di voce decisamente poco sereno.

Era evidente che lo shock di quel filmato, e di vedere Fujima correre via in quelle condizioni, avesse colpito anche lei.

Fortunatamente persino Kumagai sopraggiunse, prendendo Nishizaka dalle spalle e trascinandola verso la porta.

“ Ha ragione, Nishi… adesso non puoi fare proprio niente. Datti una calmata, vedrai che non è successo nulla di grave a Fujima.” Con uno scatto, l’Ultimate Contorsionist cinse la rosa nel più forte abbraccio che avesse mai dato.

Avvolgendola tra le braccia e facendole poggiare la testa sul suo seno, tremava appena mentre si mordeva le labbra.

Nishizaka, nonostante fosse alquanto stupita da quell’atto, mormorò con un fil di voce:

“ M-Ma lei… si sentirà così sola …”

“ Tutti noi ci sentiamo soli.” Rispose prontamente Kumagai, stringendola ancor più vicina. Sentiva addirittura il suo battito cardiaco sulla propria pancia, la sua pelle d’oca ed il respiro affannato.

“ Però siamo arrivati fin qui. Una notte da sola non è niente… non è niente.” Ripeté con voce sempre più sussurrata, fino a quando Nishizaka smise di opporre resistenza.

Nessuno tra gli studenti osava aprir bocca.

Si poteva udire solo il singhiozzio sommesso di Umezawa: lo stuntman, infatti, aveva gli occhi ricoperti di lacrime e si era portato una mano sul naso. Kigiri guardò Nashi, lanciandogli un’occhiata triste.

L’Ultimate Memory inizialmente non comprese, ma poi si guardò le mani, accorgendosi di star tremando anch’egli.

Era rabbia? Era paura?

Non aveva idea di cosa gli stesse succedendo, eppure non riusciva a togliersi dalla mente il volto buio di Fujima mentre scappava.

 

In poco tempo gli studenti abbandonarono Monokuma in Sala Computer, sapendo che comunque avrebbe trovato il modo per andarsene, e si diressero in religioso silenzio verso le proprie camere.

Nashi si tuffò sul letto, immergendo la faccia sul materasso. A stento riuscì a trascinarsi la coperta sul corpo prima di piombare in un sonno molto profondo.

 

 

 

Giorno 10

 

Il risveglio non fu dei migliori: il ragazzo sentì di aver dormito con uno schiacciasassi sulla schiena per tutto il tempo, ed il suo corpo era pervaso da brividi di freddo.

- La prossima volta mi cambio prima di andare a dormire… - Considerò, alzandosi dal materasso seppur controvoglia.

Ripensò a tutto ciò che era successo negli ultimi due giorni: la scoperta della lettera al Terzo Piano, la teoria del mastermind di Kigiri confermata da Lilith, ed infine il passato di Fujima.

Monokuma aveva detto che soltanto guardando altri Ultimate Students Backstories avrebbero potuto scoprire cosa fosse successo alla sorella dell’Ultimate Toxicologist.

- Non ha senso.- Si disse, massaggiandosi la faccia e sentendo sul suo viso i segni dello stress.

- Com’è possibile che i nostri passati possano essere collegati fino a questo punto? Dev’essere soltanto una provocazione …-

Con aria affranta osservò il comodino: immediatamente le sue sopracciglia si corrucciarono.

Lì, davanti a sé, troneggiava il Monokuma Bangle che giurava di aver lasciato in Salone la scorsa sera.

- Vuole a tutti i costi farcelo usare, vero ?- Stizzito, lo afferrò ed iniziò a cercare un posto dove nasconderlo.

Dopo un’attenta ricerca, comprese che se lo avesse lanciato sull’armadio nessuno avrebbe mai potuto più recuperarlo. Così fece, sbarazzandosi finalmente di quell’oggetto infernale.

Già più sereno, uscì dalla stanza.

 

Al suo ingresso nel Salone trovò già qualche suo compagno intento a mangiare e discutere.

“ Ti ho già detto che senza trucco sono davvero mostruosa !” Nishizaka stava parlando con Akagi.

“ Hai presente Baraka di Mortal Combat? Ecco, tipo così !” Rise la rosa, mentre il ragazzo mostrò un espressione sorpresa.

“ Aspetta… ma tu hai nominato un personaggio di un videogioco. Non sapevo fossi tipa da Mortal Combat.”

L’Ultimate Web Personality spalancò un sorriso fiero, e anche un po’ malinconico.

“ Sono praticamente cresciuta guardando mio fratello maggiore giocare… ed ovviamente tutti i giochi con componenti multigiocatore li abbiamo divorati insieme.”

Akagi annuì, per poi illuminarsi in volto.

“ E se ti chiedessi di provare un rhythm game ?!” Domandò con i pugni stretti e gli occhi sbarrati dalla gioia.

“ Ehm… non so. Ci sono tante mie amiche davvero brave, però io non me la cavo molto. Diciamo che a Shibuya, quando mi capitava di andare, preferivo frequentare i negozi e i bar, non tanto le sale giochi.” Rivelò con un po’ di imbarazzo lei, sperando di non deludere le aspettative del ragazzo dai capelli viola.

Lui però sembrò comprendere, ed anche se il suo volto si spense di tutto l’entusiasmo, riprese a parlare serenamente.

 

Intanto, ad un altro tavolo, Nashi vide Ebisawa in una posa davvero molto strana: l’Ultimate Radio Host sedeva con la schiena dritta e le braccia incrociate al petto, rigido come una statua, e con gli occhi serrati in un’espressione sofferente.

“ Che gli succede ?” Domandò preoccupato il bruno, notando come Amari, seduta di fianco al ragazzo, lo fissasse molto intensamente.

“ Ssshhh !” Sibilò prontamente la video maker per zittirlo, ed accanto Ebisawa emise un gemito sommesso.

Nashi era sempre più confuso.

“ Ebisawa ha mal di testa.” Sussurrò Amari nel suo orecchio, indicando l’Ultimate Radio Host come se non fosse già ovvio il soggetto della frase.

“ Guardalo quanto è carino !” Squittì intanto, cercando di non fare troppo rumore.

Dagli occhi chiusi del ragazzo stavano iniziando a colare delle lacrime, mentre lui singhiozzava tra sé e sé.

“ Sembra il video dello shiba inu che piange perché gli manca il padrone.” Continuava a mormorare intenerita Amari, ondeggiando con le spalle e con le ginocchia.

- Questo è sadismo però !- Pensò Nashi, provando pena per il compagno di classe.

 

La colazione proseguì tranquillamente anche quando tutti gli altri studenti si presentarono in Salone, e nessuno parlò degli avvenimenti della sera precedente. Ormai si cercava sempre di dimenticare gli eventi più brutti, come se non fossero mai avvenuti.

- Sarebbe bello… dimenticare.- L’ironia della sorte non smetteva di assillare Nashi. Rivolse lo sguardo a Fujima, intenta a parlare con Nishizaka e Zayasu con il sorriso sulle labbra.

 

A colazione finita, il ragazzo aiutò Kumagai ed Umezawa a sparecchiare i tavoli, per poi dirigersi al Secondo Piano: una boccata d’aria fresca era tutto ciò gli serviva, o almeno di ciò era convinto.

Uscendo dalla palestra, la luce solare che illuminava gli steli d’erba del prato lo accolse con un calore di cui pensava di essersi dimenticato da tempo.

Osservò a distanza le nuvole agitarsi placide nel cielo azzurro, venendo trascinate da un vento abbastanza forte, ma che in quella conca della torre non lo sfiorava minimamente.

- Chissà… non ho mai visto piovere da quando sono qui. Eppure dovremmo essere in Ottobre, ed il tempo è sempre così bello.- A distrarlo da quei pensieri fu una voce familiare la quale lo richiamò.

“ Nashit !” Fujima lo salutava dal prato ondeggiando le braccia al cielo.

“ Forse questo nomignolo è un po’ troppo offensivo !” Ribatté il bruno, avvicinandosi.

L’Ultimate Toxicologist era inginocchiata sul prato con il petto poggiato sulla schiena di Zayasu, completamente preso nella lettura di qualcosa sul suo e-Handbook.

 

“ Che fate di bello ?” Domandò, incuriosito da quella coppia che non aveva mai visto prima insieme nel tempo libero.

Un istante dopo però si ritrovò a pensare a quanto i due si fossero avvicinati negli ultimi giorni, specialmente dalla scoperta del laboratorio di chimica.

“ Stavo valutando se raccogliere le idee che mi sono venute in mente ultimamente e trasformarle in una nuova fanfiction.” Rispose l’albino, tanto concentrato da non alzare minimamente lo sguardo dallo schermo.

“ Ed io gli do i miei pareri !” Esclamò Fujima, stringendo le braccia attorno al collo di Zayasu, il quale per poco non soffocò istantaneamente.

“ Ma non stavi già scrivendo due nuove storie ?” Domandò Nashi.

“ In realtà attualmente ho ventisette fanfiction in corso. Capita a noi scrittori.” Ammise l’albino con una punta di imbarazzo, al che il bruno deglutì a fatica un nodo alla gola.

- E pensare che io non riesco nemmeno a fare due cose contemporaneamente, come leggere ed ascoltare la musica …- Pensò, vergognandosi di se stesso.

Decise di sedersi sull’erba accanto ai due, sbirciando gli appunti dei numerosi documenti di testo nell’e-Handbook di Zayasu. Non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse sfruttare così tanto le proprietà di quel dono di Monokuma, ma forse semplicemente perché non aveva così tante idee o semplicemente creatività.

Mentre l’altro sfogliava attraverso pagine e pagine, gli cadde l’occhio su qualcosa, ed immediatamente la memoria lo riportò indietro di qualche giorno.

“ Come va con l’horror su cui stavi lavorando ?” Chiese, e Fujima sembrò altrettanto curiosa.

“ Un horror ?” Domandò la ragazza con gli occhi spalancati, sporgendosi ancor di più sulla spalla del ragazzo.

L’Ultimate Fanfiction Writer si grattò nervosamente il collo, mostrando un po’ di esitazione prima di parlare.

“ Penso che lo lascerò così.”

 

Dopo aver parlato per tutta la mattinata con Zayasu e Fujima di fan fiction, Nashi si accorse che l’ora di pranzo era ormai vicina.

I tre scesero al Primo Piano, dove già qualcuno era intento ad apparecchiare la tavola. I ragazzi si sedettero dopo solo qualche minuto, iniziando a mangiare.

Akagi e Nishizaka continuavano a discutere di videogiochi, mentre Zetsu sembrava star importunando Kigiri.

“ Fidati di me, tu sei a tutti gli effetti una waifu  !” Insisteva il ragazzo dai capelli verdi.

La ragazza sospirò seccata, cercando di terminare la discussione.

“ Non credo proprio.” Disse, fredda.

“ Ma guardati! Hai tutte le carte in regola: vestiti attillati, minigonna, treccine, fiocco, carattere un po’ tsundere e un po’ kuudere. Ti mancano solo gli occhiali e forse… no, aspetta, prova a metterti i miei.” Zetsu si sfilò gli occhiali, porgendoli a lei con un sorriso colmo di trepidazione.

Di tutta risposta, Kigiri gli rivolse uno sguardo tagliente, il quale bastò a far arretrare il ragazzo in preda ai brividi.

 

Quando ormai il pranzo era sul punto di concludersi, Nashi non poté evitare di posare lo sguardo su Takejiro: anche quel giorno il ragazzo sedeva da solo al tavolo più vicino alla porta di ingresso.

Mangiava mentre il suo sguardo era completamente puntato sulla maniglia, come se al suo minimo movimento sarebbe stato pronto a scattare.

Eppure Nashi comprendeva che non potesse continuare in quel modo. In quella caccia, sia cacciatore che preda si stavano lasciando distruggere a vicenda.

Lilith non aveva tempo di mangiare, sentendosi braccata, mentre Takejiro impiegava tutte le sue forze nel cercarla ovunque in quella torre senza alcun riposo.

- Non è questo che ho promesso di ottenere.- Decise il ragazzo, mentre la sofferenza per i suoi compagni gli esplodeva nel petto.

Si alzò, dirigendosi a passo deciso verso il corvino. Gli si sedette di fianco senza dire nemmeno una parola. E prendendosi la faccia tra le mani iniziò a fissarlo.

Non ci volle molto prima che Takejiro si voltasse verso la sua direzione. I suoi occhi rossi erano placidi e stanchi, e a stento sembravano reagire a quell’azione tanto inaspettata.

“ Che vuoi ?” Chiese soltanto, con voce spenta.

“ Non devi più pensare di uccidere Lilith.” Rispose immediatamente il bruno, cercando di apparire il più categorico possibile.

Takejiro rimase immobile per qualche secondo, un po’ stupito e sorpreso. Inarcò un sopracciglio e l’ombra di un sorriso si formò sulla sua guancia destra.

“ Se non lo fa qualcun altro sarò costretto ad ucciderla con le mie stesse mani.” Disse, come se fosse la risposta più ovvia del mondo.

Nashi scosse la testa fermamente.

“ Non ha senso farlo, che sia tu o qualcun altro! Uccidere porterà soltanto ad un’altra spirale di morte e sofferenza… lo sai già, conosci come funzionano i Class Trial.”

“ Però se uccidiamo Junko Enoshima, allora tutto questo sarà finito.” Il tono mortalmente serio e lo sguardo sostenuto di Takejiro nel pronunciare quelle parole furono come una scarica di dolore e sofferenza che colpì il ragazzo dritto nel cuore.

“ No …” Provò a rispondere, quando un rumore di passi alle sue spalle lo interruppe.

 

“ Lascialo stare, Nashi. Se gli stai vicino ti trascinerà soltanto nei guai.” Mormorò Umezawa, poggiandogli le mani sulle spalle. Quando il bruno sollevò la testa, notò come l’Ultimate Stuntman stesse guardando il corvino con uno sguardo duro.

Takejiro scrollò le spalle, accennando un sorriso divertito.

“ Sono contento che tu abbia di nuovo stretto amicizia con Nashi, Umezawa… soprattutto dopo che solo due giorni fa hai creduto che fosse un traditore.”

Quella provocazione fu molto efficace su Umezawa, il quale immediatamente digrignò i denti fissando Takejiro, tentando ancora per poco di controllarsi.

“ Che cosa vorresti insinuare? Sei stato tu il primo a dire che non ti fidavi di Nashi !”

L’Ultimate Memory avrebbe voluto fermare quella discussione prima che Umezawa reagisse in modo sbagliato, eppure Takejiro non accennava a fermarsi: dopo due giorni di sfiancante ricerca, probabilmente provocare qualcuno lo stava facendo divertire di nuovo come un tempo.

“ Sì… diciamo che l’ho fatto per dare un po’ più di azione a queste giornate noiose. E poi, se ci dovesse essere davvero un traditore, sarebbe di certo qualcuno di così stupito da essere praticamente insospettabile… tipo tu.”

Nel momento in cui l’Ultimate Liar terminò quella frase con un ghigno beffardo sulle labbra, l’Ultimate Stuntman sentì tutti i freni inibitori del suo corpo spezzarsi.

Il rosso caricò un pugno fin dietro la sua testa, ed in un attimo si avventò sul corvino colpendolo al viso.

“ Bastardo !” Il suo grido rimbombò nel Salone, attirando le attenzioni di tutti.

 

Ciò che gli studenti videro, spostando l’attenzione su quel tavolo isolato, fu Yonamine Genjo che afferrava saldamente il polso di Umezawa, prima che questi potesse raggiungere con un pugno Takejiro.

L’Ultimate Actress mostrava un volto cupo, con i suoi occhi chiari che risplendevano freddamente nella penombra. Persino l’Ultimate Liar era rimasto sconvolto dall’inaspettato susseguirsi degli eventi, e non poteva fare a meno di fissare la ragazza con sospetto e timore.

“ Ci eravamo ripromessi di non far morire più nessuno, o sbaglio ?” La voce di Yonamine vibrò nell’aria come una lama che fende il vuoto. Il suo sguardo si posò dapprima su Umezawa, ed infine su Takejiro.

“ Perciò basta stuzzicarvi a vicenda, mantenete la calma ed il sangue freddo! Riusciremo ad andare avanti soltanto convivendo pacificamente.”

Nashi ascoltò queste parole, e non poté fare a meno di ripensare a tutte le volte in cui qualcuno di loro aveva espresso lo stesso desiderio.

Solo Lilith e Takejiro si opponevano a tutto ciò, ciascuno nel nome del proprio desiderio di sopravvivenza.

Non si trattava di speranza o disperazione, ma per l’appunto di mera sopravvivenza.

L’Ultimate Liar si alzò dalla sedia, rivolgendo un’ultima occhiata colma di sospetto alla ragazza.

“ Tu… ti muovi parecchio bene per essere una semplice attrice.” Insinuò, allontanandosi ben presto dal Salone.

 

A fine pranzo Nashi si ritrovò a vagare senza una meta in giro per il Primo Piano.

Una sensazione di tristezza non accennava a lasciarlo dal suo incontro con Takejiro. In cuor suo sentiva che sarebbe andata a finire così, e forse proprio per questo motivo nei giorni precedenti aveva evitato di parlargli.

Eppure, se non l’avesse mai fatto, non avrebbe potuto comprendere ancor meglio i suoi sentimenti.

“ Ti vedo un po’ scosso.” Una voce saltata fuori dal nulla lo sorprese mentre era a bordo del suo treno di pensieri.

Voltandosi, il ragazzo trovò Yonamine appoggiata sullo stipite della porta della sua stanza, intenta a guardarlo con un leggero sorriso.

Lui non poté fare altro se non annuire, rilasciando un sospiro che rappresentava perfettamente tutta la tensione accumulata.

“ Già c’è Monokuma che non ci dà pace, se manca la fiducia tra di noi non usciremo mai di qui vivi.” Accennò con tono scherzoso agli avvenimenti degli ultimi giorni, in realtà tra i più bui e drammatici a cui avesse assistito.

- Dubitare di noi stessi …- Pensò con crudele ironia, sentendosi subito in colpa di aver pronunciato quelle parole.

- Ancora non riesco a capire se sto accettando o meno la presenza di un mastermind tra noi !-

“ Fortunatamente c’è Kigiri che sa tenere a bada la situazione meglio del previsto.” Rispose l’attrice, sollevata.

L’Ultimate Memory non riusciva a smettere di pensare a ciò che era successo poco prima, e di come la ragazza che adesso gli si parava di fronte, addirittura più bassa e minuta di lui, avesse fermato un pugno di Umezawa materializzandosi tra di loro in un istante.

 

“ Anche tu prima hai saputo gestire molto bene il litigio tra Umezawa e Takejiro, Yonamin- …”

“ Masuku.” Lo interruppe lei, sorridendo.

“ Eh ?” Il ragazzo non era certo di aver compreso bene, e si soffermò sull’espressione sollevata dell’Ultimate Actress con molta confusione.

“ Il mio vero nome non è Genjo, ma Masuku: Yonamine Masuku. Chiamami pure così, da ora in poi.”

Sul volto di Nashi si dipinse una maschera di puro disorientamento.

“ Ma… cosa ?”Riuscì appena a balbettare, non riuscendo a spiegarsi se la ragazza lo stesse prendendo in giro o meno.

“ Hai appena detto tu che se manca la fiducia non usciremo vivi di qui, quindi sono stata sincera.” Senza dubbio l’attrice era molto contenta di starsi dichiarando in quel modo, come se improvvisamente un grosso macigno le si stesse scostando di dosso.

“ E poi, sicuramente il mio passato verrà a galla tra poco, grazie a Monokuma.” Sospirò, scostando lo sguardo e fissando il vuoto con aria pensierosa.

Nashi intuì allora che gli stesse venendo detta la verità, e così lo accettò senza provare a metterlo minimamente in dubbio.

Sicuramente la ragazza con cui stava parlando gli aveva mentito in passato, ma in quel momento non aveva nemmeno in considerazione quella prospettiva.

“ Per caso il tuo falso nome ha a che fare con il fatto che hai mentito a tutti sul tuo sesso ?” Domandò il ragazzo, semmai adesso ancor più curioso riguardo tutto ciò che lei gli aveva tenuto nascosto.

Yonamine Masuku annuì, smorzando tuttavia il suo sorriso.

“ Anche se non era un falso nome… in realtà apparteneva a colui che mi ha salvato la vita.” Rivelò, portando con la sua voce un carico di tristezza e malinconia così evidente da venir percepito istantaneamente dallo stesso Nashi.

“ Yonamine Genjo …” Mormorò lui, atono.

Tutto ciò che sapeva di Yonamine Genjo era che fosse l’attore più acclamato in Giappone, tanto da essersi goduto il titolo di Ultimate Actor e con quello l’ingresso alla Hope’s Peak Academy.

La sua pausa di riflessione durò poco, perché infatti l’attrice iniziò a parlare con la stessa sofferenza nella voce di poco prima.

“ Ero solo un’orfana sul ciglio della strada quando lui mi ha trovato… aveva la mia stessa età, ed era molto gentile. Siamo cresciuti insieme, appassionandoci della recitazione e di tutto ciò che piace ai ragazzini, come se fossimo fratelli.”

Nashi comprese come quella storia fosse ardua da raccontare per Masuku, e si stava sinceramente pentendo di averla involontariamente costretta a rievocare forse dei tormenti del passato.

“ Lui …” Provò a domandare, ma uno sguardo colmo di pena da parte di lei lo interruppe.

“ Morì.” Lo anticipò secca e fredda quanto l’aria in quel momento nel corridoio.

“ Mentre mi abbandonava, il suo ultimo desiderio fu che io continuassi a recitare. Così, per tutti questi anni… Genjo non è mai morto per nessuno.” Terminò, portandosi una mano agli occhi per asciugare delle piccole lacrime.

“ Ho interpretato il suo ruolo fin’ora. Una volta per tutte mi libero dalla sua maschera.”

Nashi era rimasto turbato da quel racconto, ed il ricordò di una frase detta da Mitsuko Atsuki prima della sua morte gli tornò in mente:

 

“ Nel cuore di Genjo Yonamine leggo ancora che ha paura di aprirsi alla fiducia… ”

 

“ Sai …” Mormorò allora con voce rotta.

“ Mitsuko avrebbe tanto voluto che tu ti fossi liberata di questo peso.” Il ricordo dell’Ultimate Hexer nell’ultima discussione avuta gli procurava un dolore immenso.

Soltanto in quel momento comprese quanto le persone potessero desiderare la speranza e la felicità altrui, e di quanto fosse bello poter esaudire quei desideri. Ripensò a Mitsuko con un dolce sorriso sulle labbra, venendo ricambiato da parte di Masuku.

“ Spero… di andare comunque d’accordo con tutti voi. Qualunque sia il vostro passato, qualunque siano i vostri segreti, io accetterò tutto.” Dichiarò l’Ultimate Actress, parlando finalmente con il cuore

L’Ultimate Memory sentì per la prima volta qualcuno ripetere ciò che provava come se fossero sue parole, commuovendosi per la gioia di aver raggiunto quel traguardo.

 

La giornata trascorse senza altri intoppi fino all’ora di cena, quando tutti gli studenti si radunarono in Salone.

Al loro ingresso, poterono notare l’inaspettata presenza di Monokuma seduto su di un tavolo centrale con aria placida.

“ Chi ha invitato lo sgorbio ?” Domandò stizzita Kumagai, passando accanto all’animale e dirigendosi verso la cucina senza degnarlo di un’occhiata di troppo.

L’orso, di tutta risposta, scoppiò in un fiume incontrollato di risolini, coprendosi il muso con le zampette rotonde.

“ Cosa trovi di così divertente ?” Gli domandò allora Zetsu, piegandosi con le mani sulle ginocchia per poterlo fronteggiare con sguardo serio.

L’altro smise improvvisamente di ridere, rimanendo paralizzato con il suo mezzo ghigno.

“ Perché è così spassoso …” Mormorò trattenendo altre risate, per poi rivolgersi a Nashi, appena dietro il suo amico dai capelli verdi.

“ È così spassoso distruggere le vostre speranze! Figuriamoci quando ridurrò a pezzetti colui che si considera il portatore di speranza in grado di tenermi testa !”

L’Ultimate Memory trasalì.

“ Cosa intendi ?” Domandò, per quanto volesse sembrare il più distaccato e coraggioso possibile.

“ Adoro gli Ultimate Students Backstories! Sono un mezzo così ingegnoso per farvi soffrire e sgretolare fino alla disperazione !” Monokuma esplose infine in un’ultra, ancor più chiassosa, risata di disprezzo.

Scomparve poco dopo, lasciando il bruno con il suo sconforto.

 

I ragazzi cenarono senza aprir bocca. Le attenzioni di tutti erano rivolte proprio all’Ultimate Memory, il quale consumava il proprio pasto con molto sforzo.

“ Ehi… non dobbiamo guardarlo per forza. Andiamo tutti a dormire e facciamola finita.” Disse Zetsu quando ebbe finito di mangiare, affiancando l’amico e posandogli una mano sulla spalla con fare confortante.

“ Il mio passato …” Mormorò l’altro, senza nemmeno rivolgersi a lui.

La mente di Nashi era in balia della confusione, in quanto davvero non aveva alcuna idea di cosa aspettarsi.

- Io non ho passato… non ho famiglia, ed i miei unici amici sono qui con me adesso. In che modo Monokuma ha intenzione di convincermi a cedere alla disperazione ?- Questo atroce dubbio metteva ancora una volta in evidenza la pericolosa imprevedibilità di Monokuma, ovvero il più grande ostacolo che avesse affrontato.

“ Vuoi davvero sapere cosa voglia mostrarti Monokuma ?” Una voce del tutto inaspettata lo tirò fuori dalle sue preoccupazioni.

Ebisawa Shoko si stagliava in tutta la sua altezza, guardandolo con un’espressione seria e composta.

Il bruno non riuscì a credere a quanto stesse vedendo, eppure la freddezza dell’Ultimate Radio Host era più vera che mai.

Senza aggiungere altro, Ebisawa gli diede le spalle e si incamminò con le mani nella tasca della giacca viola verso la Sala Computer.

“ C-Che gli prende? Non stava male appena stamattina ?“ Si chiese sbalordita Amari, cercando di raggiungere il ragazzo con passo affrettato.

Mossi dalla curiosità di quel comportamento completamente fuori dal comune, tutti i ragazzi ben presto si accinsero a seguire il radio host.

 

“ Ho capito cosa credi di aver fatto, Ebisawa !” Esclamò Monokuma, apparendo davanti alla porta della stanza prima che gli studenti potessero varcarla.

“ Ti ho visto stamattina mentre cercavi di disattivare tutti i computer. Purtroppo per te, io ho il completo controllo della tecnologia qui nella torre, quindi mi basta uno schiocco di artigli per farli ripartire.” Annunciò gonfio in petto.

Davanti a sé, il ragazzo con le cuffie nelle orecchie non fece una piega, e rispose con una smorfia saccente:

“ Davvero ?“

E con uno sbalzo di prepotenza, aprì la porta.

Al centro della Sala Computer, sul pavimento, troneggiava una matassa di cavi di tutti i tipi, staccati dai rispettivi computer ed attorcigliati con molteplici nodi.

A questa visione, l’orso di peluche spalancò la bocca munita di denti, stringendosi il volto tra le zampe dal terrore.

“ Nooo !” Ululò sofferente, mentre tutti gli studenti osservavano con terrore, ma altrettanto rispetto, quell’opera di caos.

“ Immaginavo che potessi controllare i computer. Purtroppo per te, il più grande problema legato all’informatica è quando i cavi si attorcigliano tra di loro… ti servirebbe un equipe di backliner per risolvere quel disastro in circa due ore. Buona fortuna !” 

Dopo aver pronunciato quelle parole con l’orgoglio di un vero eroe, Ebisawa si voltò verso i suoi compagni a testa alta.

Rivolse il suo sguardo a Nashi, il quale lo fissava con occhi colmi di stupore, spalancando un ghigno vittorioso.

“ Ancora ce l’ho con te per avermi detto che dormo sempre nello scorso Class Trial! Spero che almeno così ti abbia fatto capire quanto io sia figo.” Rise, pieno di sé.

A distanza, Amari aveva delle cascate di bava che gli fuoriuscivano dalla bocca, mentre sulla sua testa le orecchie da gatta finta si arricciavano ad intermittenza.

“ Amo quando gli stupidi che dormono sempre e sembrano inutili fanno i fighi !” Squittì, soffocando un gemito di piacere.

“ Lo stai più insultando che altro !” Le fece notare Nishizaka, un po’ in disaccordo.

Tuttavia, Nashi ispirò a pieni polmoni prima di aprir bocca.

“ Grazie, Ebisawa.” Disse con un sorriso sornione in viso, sentendosi onorato dell’amicizia del ragazzo di fronte a sé.

 

Mentre Monokuma piangeva a dirotto, cercando di sbrogliare i cavi, gli studenti lo chiusero dentro anche stavolta senza pensarci due volte.

L’Ultimate Memory girò la chiave, tirando un sospiro di sollievo.

- E anche la giornata di oggi è finita.- Osservò i suoi compagni andarsene verso le proprie camere, e fu contento di potersi ritirare anch’egli con la serenità nel cuore.

Quando dovette attraversare il Salone, però vide che qualcuno era rimasta da solo, lì seduto.

“ Takejiro …” Lo richiamò il ragazzo, sorpreso dal trovarlo ancora in Salone.

Il corvino sollevò la testa dal tavolo, ed il cappuccio si scostò appena dal volto per mostrare i suoi occhi scarlatti.

“ Ehi …” Sospirò con molta stanchezza.

Per Nashi non era una novità come l’altro ormai mancasse di flemma, eppure lo sentì ancor più abbattuto che mai.

Senza esitare si sedette al suo fianco, poggiando il capo tra le braccia incrociate sul tavolo.

Sentì come il ragazzo lo stesse guardando dall’alto con sospetto, ma poi si tranquillizzò e lasciò poggiare la testa sullo schienale della sedia.

“ Come ti va? Stai passando dei brutti momenti a quanto pare, e Monokuma ce l’ha con te.” Domandò con sottile ironia l’Ultimate Liar, tirando in su le ginocchia.

“ Già. Non c’era un detto, tipo “se tutti mi vogliono uccidere è perché sono forte” ?” Mormorò il bruno con la voce soffocata tra le braccia.

Takejiro fece una smorfia di indifferenza.

“ Forte? Tu? Mah… se vogliamo contare che chi è sopravvissuto fin’ora sia forte, forse ti puoi considerare tale. Però Monokuma ti vuole spezzare per quel tuo modo di fare un po’ troppo, come dire… ?”

E mentre cercava le parole giuste, Kigiri sopraggiunse con la sua solita silenziosità.

“ Speranzoso ?” Suggerì, apparendo senza alcun preavviso e facendo sobbalzare sulle sedie sia Takejiro che Nashi.

“ Ma perché tutti hanno l’abitudine di avvicinarsi di soppiatto ?!” Sbraitarono all’unisono i due ragazzi, con il battito cardiaco così forte da risuonare in tutto il Salone.

La criminologa trattenne un sorriso per gentilezza, e si sedette tra di loro.

 

“ Allora, volendo ipotizzare che ci sia un osservatore in combutta con Tabata Bussho tra di noi, chi credete che sia ?” Domandò di punto in bianco non appena il silenzio sembrava esser tornato a far da padrone.

Gli studenti, colti a bruciapelo, le rivolsero un’occhiata sbigotti.

“ Lilith.” Rispose Takejiro non appena si fu ripreso, tornando a sedersi in modo composto.

Nashi arricciò il naso, guardando il compagno con molta tristezza.

“ Non lo so …” Rispose infine a Yoko, senza riuscire a fronteggiare il suo sguardo.

La ragazza annuì comprensiva, ma non espresse alcun commento.

“ Secondo voi come si dovrebbe comportare un infiltrato del mastermind ?” Continuò allora.

“ In che senso ?” Chiese Takejiro, mortalmente serio.

“ In che modo dovrebbe presentarsi e relazionarsi con noi, mentre finge di essere uno studente rapito ?” Insistette lei, ed a quel punto fu Nashi a rispondere per primo.

“ Non dovrebbe minimamente dare l’impressione di essere un infiltrato, ovvero dovrebbe comportarsi esattamente come noi altri.” Realizzò il ragazzo, alzando finalmente il capo.

“ Ehi, ehi !“ Li interruppe Takejiro, per nulla d’accordo.

“ State forse insinuando che, proprio perché Lilith è sospetta, in realtà non è in combutta con il mastermind? E allora perché sa più di noi riguardo cos’è successo alla Hope’s Peak, o riguardo Junko Enoshima ?”

Kigiri si prese un attimo di respiro, portando indietro la schiena per poi rivolgere un profondo sguardo al corvino.

“ Eppure ci sono altre persone qui che hanno altri ricordi precedenti al nostro arrivo qui.” E posò i suoi occhi lilla sull’Ultimate Memory, il quale strinse le labbra, consapevole di cosa volesse dire.

“ Io ricordavo il nome di Nashi… Nashi stesso sa tutto ciò che è successo fino all’avvento de La Tragedia, compresa la nostra vita scolastica. E tu, Takejiro …”

Con un secondo sguardo, stavolta molto più intenso, la ragazza sembrò perforare da parte a parte l’Ultimate Liar, inchiodandolo alla sedia con un’espressione tesa in volto.

“ Tu sai chi è Junko Enoshima, vero? È stato due giorni fa, mentre tutti noi sembravamo averla sentita per la prima volta, tu in qualche modo l’hai riconosciuta. Anche tu hai dei ricordi legati a quanto ci è successo …”

Spiegò con tono fermo, mentre la faccia del ragazzo di fronte a sé si faceva sempre più cupa.

“ C’è soltanto …” Furono le sue prime parole, pronunciate con tono grave ed inspiegabilmente tetro.

“ C’è soltanto terrore nella mia testa quando penso a Junko Enoshima. Non ho idea di chi sia, ma ricordo soltanto… un’angoscia e una sofferenza che non vorrei più riprovare.”

L’Ultimate Liar si racchiuse in silenzio per qualche istante, sentendosi addosso lo sguardo sorpreso dei due. Sbatté violentemente i pugni sul tavolo con un gesto improvviso, ed un ghigno divertito si aprì tra le sue guance.

“ Siete liberi di non credermi, tuttavia! Anzi, questo mi rende soltanto uno dei possibili sospettati per essere un traditore, no ?” Sghignazzò beffardo, quanto cinico.

D’un tratto però, si accorse del silenzio che aleggiava in quella sala, e fin troppo racchiuso nell’attesa di sapere cosa stesse succedendo sollevò la testa.

Trovò soltanto lo sguardo immutato di Kigiri, e gli occhi colmi di fiducia di Nashi.

“ Non credo proprio.” Prese parola proprio l’Ultimate Memory, rivolgendosi a lui.

“ Mi fido della tua memoria! Se davvero hai associato a Lilith una sensazione così terribile, capisco ora perché senti di volertene liberare: ci vuoi mettere in salvo da ciò che hai provato nei tuoi ricordi.”

Sentendosi dire tutto ciò, l’Ultimate Liar scostò lo sguardo, mordendosi il labbro.

Nonostante ciò, sentiva ancora Nashi guardarlo con fare così compassionevole, e non poté fare a meno di serrare i pugni con forza.

“ L-Lasciami stare! Non è come dici tu !” Sbottò, frapponendosi con un braccio per distanziare il bruno mentre ancora evitava il contatto visivo.

Questa volta Kigiri sorrise davvero.

“ Ti ci metti anche tu, adesso ?!“ Si lamentò esasperato il corvino, fino a quando persino Nashi non scoppiò a ridere, divertito dal suo comportamento.

“ La volete piantare ?!” Urlò per l’ultima volta, completamente rosso in viso. Quando notò che i due non accennavano a tornare seri, si alzò dalla sua sedia borbottando tra sé e sé.

 

 

Giorno 11

 

Nashi si svegliò di soprassalto, probabilmente messo a disagio dalla sua posizione di sonno.

Nel momento in cui spalancò gli occhi si rese conto di trovarsi sul pavimento della propria camera, ed il freddo contatto con il suolo gli faceva battere i denti.

Si sollevò di scatto, così confuso da urtare contro il letto alle sue spalle. Barcollò inciampando, fino a quando non si fermò con una mano poggiata sulla parete.

Era ricoperto di sudore, ed il suo cuore non smetteva di pulsare a ritmo della sua agitazione crescente.

 

- No… !- Si disse soltanto, mentre un sensazione di angoscia e timore, forse il vero motivo dei suoi brividi, lo pervadeva dalla testa ai piedi senza dargli tregua.

Come un lampo si fiondò sulla porta, spalancandola e saltando in corridoio. Le pareti sibilavano attorno a lui, mentre si lanciava in una disperata corsa verso il Salone.

Irruppe nella stanza, ed immediatamente con i suoi occhi privi di pace alcuna iniziò a scandagliare la folla dei suoi compagni.

“ N-Nashi ?” Lo richiamò Nishizaka, preoccupata dal suo comportamento così inusuale.

Il ragazzo non perse nemmeno un istante, e dopo aver accertato ciò che doveva, corse verso la porta del bagno.

“ Aspetta, Nashi !” Urlò Kigiri per fermarlo, ma quando lo vide sparire oltre la soglia del bagno comprese che fosse diretto verso l’ascensore.

Decidendo prontamente cosa fare, nonostante la tensione rallentava di poco i suoi pensieri,  si diresse verso l’ascensore nel rispettivo bagno.

 

Nel momento in cui Nashi eruppe dalla palestra al Secondo Piano, seguito poco dopo dalla criminologa, lo attese una visione alla quale non avrebbe potuto credere altrimenti.

Takejiro Kurisu e Lilith Kurenai erano avvinghiati in lotta sul prato, mentre il corvino sollevava un pugnale cercando in tutti i modi di ferire la rossa.

“ Muori !” Sibilò nello sforzo l’Ultimate Liar, ricevendo come risposta solo un ghigno contratto dalla fatica di Lilith.

Immediatamente i due studenti che stavano assistendo a tutto ciò puntarono il braccio armato di Takejiro, bloccandolo con tutte le loro forze.

“ Basta, Takejiro !” Ordinò Kigiri, cercando di trascinare il ragazzo, aiutata dal bruno. Nonostante fossero in due, l’altro scalciava e si opponeva con la forza di una furia.

Non appena ne ebbe l’opportunità, Lilith balzò all’indietro, distanziandosi immediatamente. Atterrò al sicuro, riassumendo un sorriso a dir poco estasiato.

“ Miei salvatori !” Esclamò con falsa ammirazione verso i due.

Nashi, tuttavia, non aveva il suo sguardo puntato né su di lei, e tantomeno su Takejiro. I suoi occhi avevano individuato qualcosa a distanza: un colore che da tempo sperava di non rivedere più.

Nonostante sentisse le forze abbandonarlo, mosse un passo in avanti. Poi un altro.

Takejiro e Kigiri videro ciò lui aveva visto, e semplicemente lo seguirono con lo sguardo in attesa. Lilith lo lasciò passare senza aprir bocca, seppur avesse un sorriso di nefasta gioia in volto.

 

In fondo al prato, appena sotto la statua in pietra di Monokuma, c’era un drappo avvolto attorno a qualcosa. Lì affianco era distesa per terra una testa di gomma con disegni di muscoli, nervi ed ossa, sicuramente appartenente al manichino anatomico del laboratorio.

Il dettaglio più nauseante però, era che la zona d’erba attorno a questi elementi fosse colorata di un rosso sporco ma intenso, il quale emanava un odore pungente sotto il sole mattutino.

Anche il telo, finalmente riconoscibile come il drappo di una bandiera dell’ufficio della presidenza, era impregnato di quel colore. Addirittura, dal tessuto si stava dilagando una chiazza viscosa proprio sotto lo sguardo atterrito del ragazzo.

Nashi sapeva di cosa era circondato: sangue.

Si accasciò sul prato, non avendo più delle gambe che riuscissero a sostenere il peso del suo corpo. Mosse una mano tremante verso la bandiera, scostandola appena.

“ Cosa… ?” Fu sul punto di domandargli Kigiri, sopraggiungendo, quando anch’ella ebbe modo di assistere alla vista che aveva appena tolto il fiato dal ragazzo.

 

Avvolta dalla bandiera insanguinata, giaceva una testa, questa volta umana. La base del collo era stata recisa, riducendosi a lembi di carne violacea. Il viso, o dove ce ne sarebbe dovuto essere uno, era ricoperto da un’ustione scura che sembrava aver carbonizzato la pelle fino ai muscoli facciali.

Non presentava più nemmeno un capello, ma solo sottili tagli lungo tutto il cranio.

La criminologa trasalì, non potendo nemmeno lei rimanere impassibile di fronte ad un tale orrore.

Uno squillo interruppe il silenzio, risuonando all’aperto.

“ Pim pom pam pom ! È stato ritrovato un cadavere. Trascorso un breve periodo di tempo libero si terrà un Processo di Classe.”

Nessuno prestò attenzione al monitor sulla parete quando apparve Monokuma per dare il tremendo annuncio.

L’Ultimate Majokko aveva spezzato il suo ghigno, e si limitava a fissare i due studenti davanti alla testa mozzata in attesa di una loro prossima risposta.

Alle sue spalle, Takejiro fremeva ancora dalla rabbia, ma il coltello gli era stato preso da Kigiri, e forse per questo esitava ad attaccare Lilith anche se rappresentava un bersaglio così facile.

 

“ Nashi …” Prese parola la criminologa, seppur il peso di quella scoperta le rendesse difficile anche solo parlare.

Posò una mano sulla schiena del bruno, il quale rimase immobile come una statua, anche se era fragile come una lastra di vetro.

“ Il manichino anatomico e la bandiera… provengono dal Terzo Piano. Dobbiamo andare lì, prima di tutto.”

“ Cosa intendi dire ?“ Ringhiò l’Ultimate Liar, avanzando verso di loro.

“ Abbiamo la risposta sotto gli occhi stavolta! La colpevole è sicuramente Lilith, l’ho trovata qui prima che voi arrivaste !” Nonostante stesse sfidando la lilla con uno sguardo truce, questa non si scompose per niente.

“ Colpevole per aver ucciso chi ?“ Domandò allora lei, sottolineando l’ultima parola.

Il corvino si ritrovò spiazzato da quella domanda, non comprendendone il significato. Successivamente, volse la sua attenzione verso la testa.

Non c’erano né capelli né tratti somatici riconoscibili. Era la testa di nessuno.

“ Il resto del cadavere non può essere lontano …” Aggiunse Kigiri, stavolta stringendo la giacca di Nashi con forza.

 “ E se al Primo Piano non abbiamo sentito alcuna puzza di sangue, deve per forza trovarsi al Terzo Piano. Se non identifichiamo il cadavere, come possiamo anche solo iniziare l’investigazione e decidere chi è il colpevole ?!” Forse per la prima volta da quando era lì, l’Ultimate Criminologist usò un tono di voce più alto del normale.

Il corvino si ammutolì, mentre il ragazzo ai suoi piedi venne attraversato come da una scossa elettrica.

L’Ultimate Memory non aprì bocca, ma si alzò immediatamente al fianco di Kigiri.

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa, seppur colmo di tristezza: rimanere lì non avrebbe avuto senso.

Così, per scoprire a chi appartenesse quella testa, corsero verso gli ascensori, diretti al Terzo Piano.

 

I cinque minuti per Nashi passarono in un secondo. Quando emerse dal bagno lo accolse un odore ancor più disgustoso del sangue stesso.

Non riuscì immediatamente a comprendere cosa fosse quella puzza che appestava l’aria, e comunque non ci volle prestare molta attenzione. Ritrovò Kigiri non appena svoltò per imboccare il corridoio nord, e poté notare come tra di loro ci fosse un percorso formato da macchie di sangue, il quale proseguiva sotto la porta della Sala Musica.

Si stavano probabilmente perdendo altri dettagli, ma la curiosità mista all’immagine terrificante di quel cranio sfigurato accecava ogni loro intenzione secondaria.

Dovevano proseguire.

Si ritrovarono entrambi davanti al portone chiuso, così con una spinta lo aprirono.

Una corrente d’aria accompagnò il loro ingresso, agitando le tende del sipario come braccia protese per accoglierli. L’ululato del vento pareva una voce, così come uno squillo meccanico proveniente da lontano.

- Squillo… meccanico ?- Si chiese Nashi, il quale non avrebbe mai pensato di sentire qualcosa del genere.

 

Avanzando verso la fonte di quel rumore, ovvero dietro le quinte, un dettaglio inaspettato fece capolino dall’archivio della sua memoria.

 “ Sappiate che i Monokuma Bangle si possono usare una sola volta, e su di una sola persona… e se chi li indossa muore, inizieranno a suonare all’impazzata …”

Queste erano state le ultime indicazioni di Monokuma riguardo i Monokuma Bangle.

 

Quel rumore poteva davvero essere …?

Il ragazzo fu grato alla sua memoria, forse per una delle poche volte nella propria vita: poter intuire da dove provenisse il suono avrebbe reso senza dubbio la sorpresa meno drammatica.

- Giusto ?- Domandò a se stesso, complice della più grande bugia che avesse mai raccontato.

Nulla lo avrebbe mai preparato alla scena che si trovò di fronte.

 

Dalla porta aperta del balcone sul retro fluiva la corrente di vento che trascinava quel rumore incessante. Non appena i ragazzi volsero lo sguardo verso l’alto, aspettandosi di trovare il sole, vennero ricompensati da una sagoma nera nel cielo.

Un corpo umano giaceva immobile, sostenuto da dei pali conficcati nel suo torace, i quali si incastravano perfettamente con i bordi del balcone permettendo la stabilità di quella mostruosa marionetta.

Non c’era testa sostenuta da un collo ancora sanguinante.

Nashi aveva pregato invano che quel cadavere appartenesse a nessuno dei suoi compagni, e che fosse irriconoscibile come il volto al Secondo Piano, eppure il destino voleva che gli unici a dover soffrire in quell’inferno fossero solo loro: gli studenti prigionieri.

Una sciarpa rossa svolazzò nel cielo, liberandosi dal corpo decapitato dell’Ultimate Actress Masuku Yonamine, resa riconoscibile grazie ai suoi soliti vestiti.

Il Monokuma Bangle al suo polso non smetteva di squillare.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Bhe, e con questo fanno 3 capitoli in un mese! Mi sento davvero, davvero soddisfatto ^^!

Autocompiacimenti a parte… è morto qualcuno, dopo ben 6 capitoli di distanza dal decesso di Arima e Mitsuko. Ve lo aspettavate? Avete già dei sospetti sul killer?

Credo sia anche il caso di fare una domanda che ormai Nashi e Kigiri si pongono da due capitoli: Secondo voi, chi è il mastermind tra gli studenti?

Sono curioso di leggere le vostre opinioni! I prossimi capitoli arriveranno a Marzo!

In questo Angolo Autore ho intenzione di fare una pubblicità diversa, ma molto, MOLTO sentita. Parlo di un progetto fangame di Danganronpa appartenente ad un autore italiano (anche se il gioco è in lingua inglese), e forse non molto conosciuto come i soliti progetti.
Si chiama Danganronpa H20: Abandon All Hope. Ho avuto modo di giocare il Chapter 2 (diviso in due episodi, l'ultimo concluso ieri sera), durante la stesura di questi miei ultimi capitoli... e devo dire che mi ha lasciato davvero sorpreso.
Un lavoro capace di diventare sorprendentemente più affascinante e profondo ad ogni aggiornamento, al punto da provocarmi emozioni davvero intense e sincere (mi rivolgo principalmente all'inizio dell'episodio 3).
Nel link provvisto potrete scaricarvi tutti gli episodi fin'ora rilasciati. Sul serio, ogni episodio non pesa praticamente nulla, ed è giocabile persino dal dinosauro che ho al posto del mio computer... fateci un salto!
Continuerei a parlarne per pagine e pagine, purtroppo non mi sembra il luogo adatto. Magari, per chi avrà accettato il mio consiglio, potremo discuterne a riguardo.

 

Alla prossima!

P.S: Questo è il video dello shiba che piange a cui Amari accennava ad inizio capitolo: https://youtu.be/Vghfv34qO-w

Dopo questo, penso sia uno dei pochi video che mi salvano dal diventare un essere vuoto :3

 

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Capitolo 19
*** Chapter Three (Part Six) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 6)  Investigation Time

 

 

Aprì gli occhi.

La rabbia non aveva ancora abbandonato il suo corpo, per quanto la confusione tentasse di distrarlo. Non poteva definirsi del tutto concentrato sulla propria ira, doveva ammetterlo: era accaduto così improvvisamente che i suoni attorno a sé risuonavano soffocati e distanti.

Un cadavere pendente tra la luce e le ombre si stagliava di fronte al cielo, mentre lui e gli altri prigionieri in quella torre non potevano fare a meno di osservarlo. Come se gli sguardi fossero richieste di aiuto, come se guardare tutto ciò per abbastanza tempo avrebbe potuto procurare delle risposte.

 

“ Y-Yonamine …” Provò a pronunciare Kumagai, eppure il nome della sua compagna di classe le sfuggì dalla bocca, strappato dal dolore che le procurava quello spettacolo disumano.

Il silenzio degli studenti, protratti in silenzio sul piccolo balcone, era spezzato soltanto da un ticchettio prodotto da qualcosa di viscoso. Per l’appunto, da uno dei tre pali in acciaio che perforavano da parte il corpo dell’attrice, colavano inesorabilmente poche gocce di sangue.

Le stille si staccavano dal ferro con uno schiocco appena percettibile, ritrovandosi a dover compiere una discesa nel vuoto. Ciascuno di quei momenti era agghiacciante, e gli studenti li temevano, seppur consci che si sarebbero ripetuti ancora ed ancora.

 

Tuttavia, mentre lui osservava i ragazzi e le ragazze attorno a sé, agognava il momento in cui una in particolare si sarebbe presentata lì dinnanzi. Dopotutto, avrebbe dovuto farlo: anche gli assassini devono presentarsi al cospetto delle loro vittime quando Monokuma lo ordina.

 

“ Takejiro ?” Si sentì richiamato l’Ultimate Liar. Voltandosi, trovò Kigiri Yoko intenta a squadrarlo con espressione preoccupata.

“ Detective …” Rispose lui, con finta sorpresa.

“ Pensavo saresti stata incollata a Nashi da qui fino al Class Trial come tuo solito. Cosa vuoi da me ?” Ogni sua parola era fredda come il ghiaccio.

Non poteva tollerare come Kigiri e Nashi avessero interrotto il lavoro che doveva compiere poco prima. Nessuno aveva il diritto di intromettersi nei suoi affari, tantomeno di dirgli come dovesse comportarsi.

Cosa ancor più grave, ora era proprio la ragazza dai capelli lilla a custodire il coltello che gli aveva sottratto.

Kigiri rispose con tono pacato, forse cercando di tranquillizzarlo:

“ Volevo solo sapere dove fosse andata Lilith. Era con te al Secondo Piano quando vi abbiamo lasciati.”  

Lui distolse lo sguardo, sentendosi immediatamente sotto pressione. Non aveva intenzione di lasciarsi interrogare da quella ragazza, e anche se fosse semplicemente stata preoccupata non le avrebbe dato corda.

“ Se n’è andata.” Rispose semplicemente.

“ E non l’hai più rivista ?” All’ennesima domanda il corvino rischiò di perdere la sua non proverbiale calma.

“ Sono salito qui con tutti gli altri, dannazione !”

Con uno scatto si voltò, dando le spalle a Kigiri: pregò che lei avesse interpretato correttamente il suo gesto.

“ Devo prima dirti una cosa.” Anche quando pensava che non si sarebbe più fermato ad ascoltare le parole della criminologa, soltanto sentirsi richiamare in quel modo provocò in lui una sensazione bizzarra.

Comprese immediatamente di dover prestare attenzione e non reagire d’istinto, ma non sapeva spiegarsi il perché.

Le diede un’ultima opportunità, bloccandosi sul posto.

Alle sue spalle la ragazza si avvicinò quel tanto che bastava per potergli parlare con un tono di voce abbastanza basso.

“ Riguarda Lilith.” Takejiro venne attraversato da un brivido, e fu grato di essersi fermato.

 

“ Tre giorni fa, quando dopo aver scoperto quei documenti nell’ufficio della presidenza tu scappasti al Primo Piano… io incontrai Lilith.”

Kigiri era seria, e con quel discorso sussurrato, come una confessione segreta, aumentava ancor di più il livello di tensione nell’aria. Il ragazzo non osò interromperla.

“ Si era nascosta nel bagno delle ragazze, forse sapendo che lì tu non avresti potuto scovarla. Nel momento in cui io uscii dall’ascensore la incontrai, ed immediatamente le chiesi se avesse lasciato lei quei documenti, compresi i cartelloni, nell’ufficio. Sono pratica di interrogatori, dunque se avesse mentito me ne sarei accorta sicuramente …”

Una frase del genere precedeva sicuramente una negazione, eppure sembrava così assurdo che Takejiro rimase ad ascoltare come in trance, trepidante di sentire il continuo.

“ Non aveva idea di cos’altro ci fosse in quella stanza, oltre che alla lettera. Ciò vuol dire che non è stata lei a lasciarci l’indizio su Junko Enoshima… la quale a quanto pare solo tu puoi ricordare.”

La ragazza dai capelli lilla terminò il suo racconto mantenendo gli occhi puntati sulla schiena di Takejiro, il quale ormai non reagiva più: si era paralizzato come un blocco di pietra, e a stento pareva respirare.

“ Non farò sceneggiate.” Disse soltanto il ragazzo dopo un lungo silenzio.

Lei si irrigidì, accigliata dopo quella frase confusa.

“ Non ho intenzione di ripetere per l’ennesima volta che in realtà Lilith è Junko Enoshima, e che è sicuramente in combutta con chi ci ha intrappolati qui …” Con lentezza fin troppo rilassata l’Ultimate Liar si voltò verso la criminologa.

Sul suo volto sfoggiava un sorriso pacato, di chi aveva la vittoria già riflessa negli occhi e a portata di mano, mentre derideva internamente chi non lo aveva ancora compreso.

“ Perché al Class Trial vi dimostrerò che è lei l’unica vera colpevole di questo crimine! In punto di morte, chissà, ammetterà davanti a tutti voi la verità e allora non basteranno più le mie parole… sai, quando si sta per morire e non puoi fare nulla per evitarlo, persino mentire non ha più senso. Fidati, te lo dice uno che mente per sopravvivere.”

Takejiro diceva tutto ciò con estrema convinzione, e non aveva interesse nel sapere se Kigiri appoggiasse il suo pensiero o meno.

Guardò la ragazza impallidire, e si sentì superiore nel portare in cuor suo una tale determinazione.

- Io sono più forte.- Pensò, mentre il suo sorriso si allargava.

- Non voglio che si fidino di me, o che mi seguano ciecamente… basta soltanto trovare il modo per guidarli verso la verità lampante: solo così posso sopravvivere.-

 

Lasciando l’Ultimate Criminologist alle spalle, ma continuando a percepire il suo sguardo inquieto addosso, Takejiro volle avvicinarsi al cadavere.

- Quel che ne rimane …- Si disse, giustamente.

Il corpo decapitato di Yonamine Genjo non era esattamente sospeso: i piedi poggiavano sul parapetto del balcone, ma in posizione precaria. Infatti, l’unico equilibrio era dato da tre aste di acciaio conficcate circa al centro del torace.

Due di esse avevano un’estremità incastrata nei bordi opposti del balcone, spingendo dunque l’una verso l’altra. Una terza era invece conficcata poco sotto, nella pancia, e parallela al terreno lasciava colare giù poche gocce di sangue.

- Non perde quasi sangue.- Osservò il ragazzo, notando con quanta lentezza ogni stilla colasse giù dalla ferita centrale.

Temeva di esaminare il corpo da troppo vicino, magari anche toccandolo, in quanto non avrebbe voluto farlo precipitare involontariamente di sotto.

- Non posso vedere quindi com’è il corpo sotto i vestiti, ma se non cola più molto sangue, deve averne perso parecchio in precedenza.-

Diede un’occhiata al percorso intrapreso per giungere fino alla Sala di Musica. Tutti loro studenti avevano fatto attenzione a non scivolare su qualche chiazza di sangue sul pavimento, quindi esse erano ancora intatte.

Si chinò per osservarne una: era costituita da poche macchioline, e fin troppo piccole.

- È impossibile rimaner dissanguati per aver perso così poco sangue.- Prese nota mentalmente, e riportò la sua attenzione sul cadavere dell’ex compagna.

 

Gli abiti indossati erano i soliti: una giacca grigiastra sopra una camicia, con annessa cravatta verde. Mancava solo la sciarpa rossa, ma non gli sembrava di averla vista da qualche parte.

- Anche il solito cappello non è stato ancora trovato, e non era assieme alla testa.- Ripensò alla testa lasciata al Secondo Piano, evocando l’orrore di quanto avesse visto.

Non avrebbe mai pensato che qualcuno lì dentro sarebbe stato capace di ridurre in tal modo una ragazza come loro. Sembrava quasi un’insensata brutalità, più frutto di un raptus omicida.

- Non sono io l’incaricato di immedesimarsi nelle menti degli assassini …- Volse lo sguardo verso l’Ultimate Criminologist, trovandola intenta a scrutarsi attorno assieme agli altri.

- Però la separazione delle parti del corpo è stata fatta sicuramente per rendere più difficile l’indagine e la risoluzione del crimine. Sembra dunque che le indagini dovranno proseguire su più piani …- Constatò freddamente, sfiorandosi le labbra con il pollice.

D’improvviso un dettaglio catturò la sua attenzione, spingendolo inavvertitamente ad avvicinarsi al cadavere.

Osservando i punti ove le aste d’acciaio erano conficcate nella carne, il vestito era stato lacerato e si era impregnato di rosso, eppure su di un altro punto della giacca era presente una quarta lacerazione: il tessuto sembrava essersi bruciato, in quanto era annerito ai bordi del buco creatosi, scoprendo addirittura parte dello sterno di Yonamine.

La pelle che si intravedeva era bianca ed intatta, nonostante lo squarcio avesse attraversato sia giacca che camicia, lasciando presupporre fosse stato procurato da una ferita.

“ Queste …” La voce di Zayasu lo sollevò dai suoi pensieri, o più che altro, distraendolo.

“ Per infilzare Yonamine hanno utilizzato le aste delle bandiere che si trovavano nell’ufficio della presidenza ed in una delle classi.” Lo scrittore pareva molto concentrato sui tre pali conficcati nel tronco dell’Ultimate Actress.

Takejiro inarcò un sopracciglio, colto da un dubbio.

“ Come fai ad esserne sicuro ?”

“ Perché ho detto “si trovavano”. Non sono più lì ora …” Zayasu scrollò le spalle.

Il corvino però trovò qualcosa di sbagliato in tale affermazione, e provò a riportare alla memoria l’immagine della stanza presente su quel piano. Non l’aveva visitata molto spesso, però non ricordava ci fossero tre bandiere.

“ Nella presidenza c’erano solo due bandiere. Mi stai dicendo che in una delle classi c’erano altre bandiere ?” Domandò all’Ultimate Fanfiction Writer.

“ Durante l’esplorazione di tre giorni fa abbiamo scoperto che nelle classi ci fosse molto materiale: più che altro strumenti per pulire le stanze, quaderni e penne… ma c’erano anche delle bandiere in più, sì.”

“ Tuttavia non sono state prese due bandiere dalla presidenza ed una dalla classe, ma il contrario: nell’ufficio è rimasta una sola bandiera.” Aggiunse Zayasu dopo aver tratto un sospiro.

“ Aste senza i drappi della bandiera. Mi chiedo dove siano finite …” La frase del corvino, rivolta più a se stesso che ad altri, venne ascoltata da una terza persona, la quale si intromise nella loro discussione.

“ Una era al Secondo Piano, ricordi ?”

Kigiri era riapparsa dal nulla, posizionandosi tra Zayasu e Takejiro con naturalezza. Quell’intromissione inaspettata, oltre che al fastidio di ritrovarsi nuovamente la ragazza tra i piedi, fece gonfiare una vena sulla fronte dell’Ultimate Liar.

Tuttavia dovette darle ragione, maledicendo se stesso: avevano visto una bandiera al Secondo Piano.

“ Era usata per avvolgere la testa dell’attrice. L’assassino ha sicuramente scelto uno strumento con molti utilizzi …” Mormorò a voce bassa, trovando il caso di quella mattina sempre più assurdo.

 

“ Ehi! Non chiamarla attrice !” Stavolta fu l’albino ad interromperlo, sollevando un dito con sdegno.

Takejiro lo squadrò confuso, ritrovandosi davanti lo sguardo severo del ragazzo.

“ Aveva un nome, ed era Yonamine Genjo! Dopotutto era anche una tua compagna di classe, dovresti per lo meno rispettarla dopo la sua morte.”

Le parole dello scrittore avrebbero dovuto subire un effetto intimidatorio sul corvino, ma questo parve rinchiudersi ancor di più nelle proprie riflessioni. Con il volto rabbuiato corrugò la fronte, come se stesse venendo scavando nella sua mente per cercare un’informazione da tempo dimenticata.

“ Ah, sì… ma come ti chiami tu, scrittore ?” Domandò infine, arrendendosi.

“ Zayasu Korin.” Rispose prontamente Kigiri.

“ Ma non è vero! Sono Corex, per la miseria !” Sbottò lo scrittore di fanfiction, diventando rosso dalla rabbia.

 La ragazza dai capelli lilla non batté ciglio, e con passo silenzioso ma fermo avanzò fino al bordo del balcone. Sotto gli sguardi interrogativi dei ragazzi, premette un dito sul parapetto, poco distante da dove si trovavano i piedi di Yonamine.

“ Cosa fai ?” Chiese Takejiro, avvicinandosi senza aver compreso il gesto di lei.

Seguì lo sguardo di Kigiri, puntato esattamente sul proprio indice, e così gli parve di scorgere un riflesso dei raggi solari sotto il polpastrello ricoperto dal guanto nero.

Simile ad un filo, ma più sottile, qualcosa venne afferrato nella mano della ragazza e sollevato ancor di più alla luce.

“ Un capello …” Contemplò, ammutolendosi mentre socchiudeva gli occhi per analizzare meglio quell’indizio quasi invisibile.

“ Deve appartenere a Yonamine …” Affermò serio Zayasu, incrociando le braccia al petto.

“ Cosa te lo fa credere? Può appartenere a chiunque.” Ribatté Takejiro, molto più scettico.

“ L’hanno decapitata, è normale che anche i capelli siano stati recisi. E se è stata decapitata qui, è il luogo giusto dove potrebbero trovarsi.”

“ Yonamine Genjo non aveva i capelli così lunghi da arrivarle fino al collo. È impossibile che recidendole la gola siano stati tagliati anche i capelli.”

Il commento di Kigiri arrivò freddo come una lama, spezzando immediatamente le supposizioni dell’albino, il quale si sentì visibilmente abbattuto.

L’Ultimate Liar aveva visto i restanti compagni di classi raggiungerlo al Secondo Piano dopo la salita di Nashi e Kigiri, e tutti loro si erano ritrovati di fronte alla testa mozzata.

Più ricordava quel volto, e più trovava qualcosa di strano nelle affermazioni della ragazza.

“ Però la testa era calva, le erano state recisi i capelli.” Suggerì, volendo dare corda alla teoria di Zayasu.

“ Lo so, infatti credo che i capelli siano al cento per cento suoi, ho solo detto che non possono esserle stati recisi durante la decapitazione.” Rispose prontamente la criminologa, con il suo solito tono distaccato.

“ Eppure... questo non mi sembra appartenere a lei.”

Nuovamente i due ragazzi si ritrovarono ad osservarla allibiti, sentendosi presi in giro dal pessimo modo di fare di Kigiri. Ovviamente lei non aprì più bocca, chiudendosi in se stessa e nelle proprie deduzioni.

 

 Successivamente Takejiro comprese che in quella stanza non ci fosse più nulla di interessante, e decise di seguire le macchie di sangue a ritroso.

Uscì così dalla stanza, ed osservò come il percorso tracciato si dirigesse poco più alla sua sinistra, verso il lato est del piano. Non proseguiva per molti metri, ed anzi pareva interrompersi di fronte all’ultimo porta: quella del Laboratorio di Chimica.

Poco prima di avvicinarsi, però, una puzza pungente tornò ad infestargli le narici. L’aveva percepita non appena aveva fatto il suo ingesso nel piano, e senza dubbio gli ricordava qualcosa.

Abbassò lo sguardo, individuando una chiazza la quale aveva reso il pavimento davanti alla porta del laboratorio più scuro, come se ci fosse una macchia di umidità impressa nel cemento.

Eppure non gli sembrò umidità, ed accovacciandosi notò come il pavimento stesso emanasse la puzza sulfurea percepibile praticamente ovunque.

- Non sembra cenere o sporco, qualcosa dev’essere stato versato qui, forse un liquido …- Vide come il sangue si interrompesse poco prima di quella chiazza, e come sia le macchie secche che l’odore fossero completamente diversi.

Non poteva dunque trattarsi del sangue dell’attrice, e anzi faceva pensare a qualcosa di ben diverso.

Si voltò quasi istintivamente verso la porta del laboratorio, trovandola aperta. La misteriosa chiazza si trovava precisamente davanti ad essa, senza però avvicinarsi troppo.

 

Il ragazzo decise di osservarla ancor più da vicino, e vi posò la mano sulla maniglia. Immediatamente sentì un cigolio provenire dai cardini, e sentì come se fosse impossibile anche solo spostare la porta di un millimetro: era pesante ed in acciaio, ma non aveva senso che fosse così difficile da muovere.

Sporse il capo verso l’attaccatura alla parete, dove risaltavano delle viti fin troppo piccole incastrate tra i cardini ed il muro. Provò ad allungare la mano per toccarle, ma anche se la porta fosse stata chiusa sarebbe stato impossibile: erano fin troppo incavate e piccole.

- La porta ha subito un urto, e alcune viti si sono staccate, rendendo impossibile chiuderla ulteriormente. Mi chiedo però come si possa rompere una porta così dura …- Cercò altri indizi, ma nemmeno un’ammaccatura era impressa sull’acciaio.

Mentre era accovacciato per investigare ancora sul pavimento, un rumore di passi lo colse alla sprovvista.

Qualcuno fuoriuscì dal laboratorio, qualcuno che non aveva minimamente udito.

“ Takejiji …” Lo riconobbe Fujima, sorpresa quanto lui. La ragazza aveva un’espressione poco serena in volto.

“ Tossicologa.” Salutò lui, non badando molto alle formalità. “Cosa stai facendo ?”

Lei tirò su col naso, con fare agitato.

“ Sto cercando qualcuno per aiutare Nashi, ma tu forse sei la persona meno adatta.”

Il corvino si sentì molto sminuito da quelle parole, però cercò di sorvolare sui i pochi peli sulla lingua di Fujima.

“ Aiutare ?” Domandò, alzandosi per sporgere oltre la sua testa.

Per quanto la ragazza cercasse di trattenerlo, riuscì a muovere qualche passo all’interno del laboratorio buio.

Lì lo vide.

 

Nashi Jonetsu era rannicchiato in posizione fetale tra due armadi, con la testa incassata tra le ginocchia e coperta dalle braccia incrociate.

Nel silenzio e nell’oscurità il suo corpo sembrava vibrare di un’energia triste ed annichilente.

La rabbia cominciò a montare nel petto dell’Ultimate Liar, il quale avanzò a passo spedito verso il ragazzo.

“ Che diavolo credi di fare ?!” Urlò, afferrandolo violentemente per le braccia e trascinandolo verso l’alto.

Il bruno venne scosso come una bambola, e ricadde pesante sulle ginocchia anche mentre veniva mantenuto dal corvino.

Takejiro lo guardò negli occhi, e con un tremore serrò le labbra: il Nashi che aveva conosciuto non c’era più, ed ora solo un volto colmo di abbandono e stanchezza era rivolto verso di sé.

“ Io non …” Con voce rotta, l’Ultimate Memory provò a parlargli, ma il capo cedette e crollò verso il basso.

“ Tu non ?” Lo incalzò con nervosismo l’altro.

“ Io non posso essere d’aiuto a nessuno in questo caso… non posso essere d’aiuto a Masuku.”

Le sue parole erano farfugli confusi e patetici, simili ad un piagnisteo, aumentando soltanto l’alterazione di Takejiro.

“ Non puoi essere d’aiuto a chi?! Un giorno mi dicesti che volevi far fidare tutti degli altri reciprocamente, ma come faccio a fidarmi di uno in queste condizioni ?!” L’Ultimate Liar ringhiando lo spinse contro l’armadio alle sue spalle, generando un gran baccano.

“ Fermati !” Gli intimò Fujima, bloccandogli il braccio.

Al corvino però non interessava di quanto lei si stesse spaventando: fissava il ragazzo ai suoi piedi, ora scivolato verso il pavimento dopo il tonfo senza dare segni di ripresa.

“ È inutile… non posso fare proprio niente.” Biascicò l’Ultimate Memory, venendo colto da uno spasmo di tosse, forse a causa del colpo.

“ Inutile …?” Ripeté l’altro, colmo di disprezzo. Corrucciò il volto e rimase impassibile, mentre Fujima lo trascinava lontano.

“ Non pensavo che una parola del genere sarebbe uscita dalla tua bocca… anzi, credevo saresti stato sempre tu a riprendermi come il bambino ingenuo che sei, nel caso avessi detto qualcosa di simile. Si può sapere cosa ti è successo ?”

Si era fatto di colpo più serio, lasciando sbollire la rabbia. Non oppose nemmeno più resistenza alla ragazza, la quale se ne accorse, e rimase sorpresa.

Il bruno scosse il capo lentamente, non accennando a rispondere.

Eppure Takejiro, senza nemmeno guardarlo negli occhi, gli stava leggendo nella mente. Non attraverso il linguaggio del corpo, o perché lo conoscesse: si trattava di pura empatia.

Sentimenti come la sofferenza, il dolore, l’impotenza, a lui parlavano sempre e comunque, per quanto deboli fossero i loro segnali. Non avrebbe mai pensato di trovare Nashi schiacciato da quel peso, e si sentì sinceramente partecipe di tale pena.

“ Non puoi dirmelo, non è così ?” Domandò infine.

Il silenziò tornò sovrano nella stanza, paralizzando i tre studenti presenti ed immortalandoli in quell’attimo di tensione.

L’Ultimate Toxicologist si voltò verso il ragazzo a terra, colta alla sprovvista da tale affermazione.

“ È v-vero, Nashi? È per questo che non volevi dirmi niente ?” Chiese con delicatezza, forse con il timore di poter spezzare il suo compagno, ora così fragile all’apparenza.

L’Ultimate Memory curvò le spalle, forse percependo il peso sulle sue spalle gravare con ancor più insistenza, al punto da volerlo incassare nel suolo per farlo sparire definitivamente.

 

“ Si tratta di un Monokuma Bangle, se non ho capito male.” Il ragazzo aveva notato qualcosa che Nashi non indossava la sera prima, e si trattava proprio del bracciale fornito a tutti loro da Monokuma.

“ Intendi dire che qualcuno gli ha impedisce di parlare di qualcosa? Che Nashi abbia assistito all’omicidio ?” Suggerendo quel dettaglio raccapricciante con inquietudine crescente, la ragazza si sentì anch’ella atterrita dal silenzio del suo compagno di classe.

“ Ma quando può essere successo? Stamattina si è presentato nel Salone, e poi è corso al Secondo Piano con Kigiri, dove c’eravate solo voi due.” L’Ultimate Toxicologist aveva assistito alla corsa disperata del ragazzo quella stessa mattina, per poi ritrovarlo al Terzo Piano direttamente davanti al cadavere.

Takejiro posò lo sguardo sul suo stesso Monokuma Bangle, scostando appena la manica della felpa.

“ Può essere accaduto solamente ieri sera, dopo l’incontro con me e Kigiri.” Constatò, riportando poi l’attenzione su Nashi. Le condizioni in cui riversava erano umilianti, al pari di un giocattolo rotto abbandonato in un angolo.

“ Oh, Nashish !” Esalando un singhiozzo, Fujima si piegò verso l’Ultimate Memory, cingendolo in un abbraccio.

Strinse forte il suo corpo immobile, strofinando persino la faccia sul suo petto.

“ Non puoi soffrire così! Anche se non puoi dirci niente, saprai sicuramente come aiutarci… l’hai sempre fatto !”

Purtroppo le sue parole sembrarono non raggiungere minimamente il ragazzo, per quanto fossero state forti e sincere.

Nonostante quella situazione così triste, Takejiro si sentì quasi intenerito, e con un piccolo sorriso distolse lo sguardo dai due.

 

- Nashi… per tutto questo tempo ti sei preoccupato di rassicurare gli altri attorno a te, ed ora che sei tu in difficoltà qualcuno sta ricambiando il favore.-

Fino a prima di conoscere Nashi non avrebbe mai immaginato che qualcuno del genere esistesse: vivere aiutando gli altri non significava mai essere aiutati in cambio, eppure quel ragazzo non aveva mai desiderato nulla. Si preoccupava per i suoi compagni perché era nel suo istinto, e niente avrebbe potuto cambiarlo.

Nel corso di quei giorni aveva provato a fargli aprire gli occhi più volte, al fronte della disperazione dilagata nella torre a partire dal primo momento in cui vi erano entrati.

 

“ Fidati di qualcuno e sei perduto …”

 

Davanti ai suoi occhi, il ragazzo che considerava così debole da non poter sopravvivere nemmeno un giorno in quell’ambiente così ostile, stava raccogliendo ciò che aveva seminato. Mentre lui, ancora in piedi per combattere la sua personale battaglia contro Lilith, agiva nell’ombra e nel silenzio senza meritare nemmeno un aiuto.

- Mi sembra giusto così. - Ammise con il suo tipico cinismo.

 

“ Tossicologa, vammi a chiamare Kigiri.” Disse d’un tratto, continuando distrattamente a vagare per il laboratorio.

Fujima strizzò gli occhi indispettita, balzando in piedi.

“ Perché chiami loro Nashi e Kigiri e solo me in questo modo? Uffa !” Replicò gonfiando le guance dalla rabbia.

“ Potrei dire lo stesso dei tuoi soprannomi.” Il corvino le fece l’occhiolino, divertito da tale reazione.

Nolente o dolente, la ragazza uscì dal laboratorio borbottando offesissima, comprendendo però come l’aiuto di Kigiri Yoko potesse sempre servire.

I due ragazzi rimasero dunque soli, senza che la luce fosse stata ancora accesa, lasciando così i loro sguardi sospesi nel buio.

Nashi non parlava, e Takejiro non si sentiva di fare il contrario.

Riprese ad investigare. Dopotutto, quello era il piano in cui era avvenuto l’omicidio, e se non avessero scoperto il colpevole sarebbero morti tutti: a Nashi ci avrebbe pensato la criminologa non appena fosse arrivata.

 

Il laboratorio si presentò non molto pieno di risposte, eppure lui sapeva dove cercare. Individuò immediatamente il manichino anatomico, accertandosi di come gli mancasse la testa.

- Non ce ne sono altri, quindi dev’essere per forza la sua quella trovata al Secondo Piano.- Ripensò con rabbia a Lilith. Kigiri e Nashi erano intervenuti mentre era sul punto di ucciderla e porre fine a tutto ciò.

Se avesse ucciso l’assassina prima del Class Trial, cosa avrebbe fatto Monokuma? Forse non avrebbe più continuato con il suo assurdo gioco, anche considerando che Lilith in realtà era Junko Enoshima.

Non ebbe nessun dubbio sul perché la testa del manichino si trovasse in quel punto del giardino, ed in quell’esatto momento.

 

  Rivolse lo sguardo al tavolo centrale, come al solito in perfetto disordine. Nulla sembrava fuori posto in quel caos, tranne un provetta abbastanza curiosa: il suo contenuto erano appena qualche gocce di un liquido dall’acceso colorito violaceo.

Il ragazzo vi si avvicinò, prendendola tra le dita. Solo un tappo di sughero sigillava quella fiala, anche se praticamente vuota. Ovviamente non aveva minimamente idea di cosa fosse, perciò fu lieto di trovare un iscrizione su di un etichetta lì sopra.

La lesse:

“ Acido di Monokuma. Prodotto da Monokuma, per Monokuma, con Monokuma.”

- Gli orsi non producono acido …- Si ritrovò a pensare, disgustato.

“ Attenzione: altamente corrosivo, può provocare ustioni di secondo e terzo grado a contatto con la pelle, ed è capace di corrodere istantaneamente anche l’acciaio. Si disperde in gas a contatto con l’ossigeno, e l’inalazione prolungata può causare conseguenze quali irritazioni ed emesi. Tuttavia gli effetti nocivi si disperdono dopo pochi secondi.”

Era insolito come ampolle e contenitori nel laboratorio fossero completamente, o per metà pieni, mentre quella fiala contenesse a malapena un dito di acido. Abbastanza riluttante dall’idea di maneggiare solventi chimici, tolse il tappo ed avvicinò il naso alla bocca della provetta.

L’odore pungente rispose a qualsiasi dubbio: era la stessa puzza, seppur più intensa e ributtante, che aleggiava nel corridoio nord di quello stesso piano, proveniente dalla macchia fuori dal laboratorio.

Richiuse preventivamente la boccetta, respirando a grandi boccate aria pulita.

- Questo acido è stato dunque versato sul pavimento lì fuori. Potrebbe esser stato usato come attacco da parte dell’assassino, ma… è troppo presto per definirlo l’arma del delitto.-

 

Mentre era perso nelle proprie riflessioni, sentì un rumore di passi avvicinarsi all’ingresso. Essendo la porta spalancata, o meglio, bloccata, poté vedere distintamente la sagoma di Kigiri.

“ Nashi …” Disse immediatamente la ragazza, facendo il suo ingresso.

Persino Takejiro a quel punto si voltò verso l’Ultimate Memory, e lo ritrovò esattamente come qualche minuto prima.

Posò la provetta, avvicinandosi ai due. Mentre faceva tutto ciò percepì un senso di disagio dentro sé.

Provò ad ignorarlo.

“ Dev’essere successo qualcosa ieri sera. Qualcuno però gli ha proibito di raccontare cos’abbia visto con un Monokuma Bangle.” Spiegò alla ragazza dai capelli lilla.

Tutti loro indossavano i bracciali al polso.

“ Quand’è stata l’ultima volta che l’hai visto ?” Gli domandò lei. Intanto si accovacciò al fianco del bruno, il quale sollevò a malapena lo sguardo, tristemente.

Takejiro arricciò il naso, sforzandosi di ricordare.

“ Credo dopo aver parlato con voi due, dopo cena.”

“ Sì, poi te ne sei andato. Erano le undici passate ” Annuì Kigiri.

“ Mentre noi stavamo tornando alle nostre camere però, Nashi è voluto andare al Terzo Piano.”

“ Al Terzo Piano? E perché mai a quell’ora ?” Domandò sorpreso il ragazzo, fissando l’altro, anche se sapeva che non avrebbe ricevuto risposta.

“ Ha detto che poco prima aveva visto salire Fujima per chiudere la porta di questo laboratorio, ma che non era più scesa.”

Alla spiegazione della criminologa, lui iniziò a rivalutare l’importanza di quel maledetto laboratorio nel corso della storia.

“ E quando poi è tornato ?“ Domandò, ma l’altra gli rivolse uno sguardo drammaticamente serio.

“ Non l’ho aspettato. Era tardi, ma sapevo che avrebbero avuto tempo a sufficienza per tornare alle proprie camere… forse sarei dovuta andare con lui, ed ora sapremmo in due quant’è accaduto.”

 L’Ultimate Liar si prese una pausa di riflessione, sedendosi per terra a gambe incrociate e con dita puntate sulle tempie.

Serrò le palpebre, corrucciando la fronte in segno di grande sforzo e concentrazione. Rimase in silenzio, immobile come una statua buddhista per circa mezzo minuto.

“ Allora! Vuoi parlare o no ?!” Esplose tutto d’un tratto, afferrando Nashi per il collo della camicia e strattonandolo avanti ed indietro con violenza.

Il ragazzo, sorpreso quanto confuso, si ritrovò così sballottato al punto da non poter nemmeno parlare.

Persino Kigiri ora osservava i due con molta confusione.

 

Ad un certo punto il corvino si fermò, lasciando l’altro dalla presa. Prese un gran sospiro, e mettendosi le mani sui fianchi gli disse:

“ Ok, avanti adesso: dicci qualcosa, qualunque cosa. Ci sarà pure un modo di dirci qualcosa senza essere vincolato dagli ordini del Monokuma Bangle. Le limitazioni sono fatte per essere aggirate !”

Al suono di queste parole, Nashi parve quasi rinsavire.

Il trauma di tutti quegli scossoni aveva aiutato in parte a risvegliarlo dallo stato di torpore in cui era caduto, però guardando gli occhi di Takejiro si animò visibilmente.

Il corvino lo stava guardando con fiducia, sperando che riuscisse ad aiutare tutti loro, ma soprattutto se stesso.

 

Per la prima volta dopo molto tempo, si schiarì la voce con convinzione. Sollevò lo sguardo verso l’Ultimate Liar e l’Ultimate Criminologist, la quale aspettava che iniziasse a parlare con la stessa speranza riposta in lui di tutti gli altri.

“ I-Io …” Incominciò il ragazzo, con la voce rotta dal troppo silenzio.

“ Sono andato al Terzo Piano per accertarmi che Fujima scendesse prima dell’orario notturno. Arrivato qui, ho sentito un rumore, ed una forte puzza, come quella di adesso lì fuori… mi sono avvicinato alla Sala di Musica, trovando la porta aperta, e …”

Si interrupe bruscamente, colto da un pensiero che gli rizzò i capelli per la pressione.

“ Stavi per rivelare ciò che il Monokuma Bangle ti ha proibito di dire, scemo.” Lo rimproverò Takejiro, al che il ragazzo sospirò dal sollievo, seppur fosse pallido in volto.

“ E poi? Chi è stato ad importi l’azione proibita ?” Lo incalzò Kigiri per farlo riprendere dopo l’interruzione.    

“ Sono stato attaccato alle spalle, e sono svenuto. Al mattino ero in camera mia.” Disse semplicemente Nashi, con una calma sorprendente.

“ Eh ?!” Sbiancò Takejiro.

L’Ultimate Memory, molto imbarazzato, sollevò le mani in segno di scusa e accennò un sorriso nervoso.

“ Davvero, è tutto ciò che mi ricordo.” Si giustificò, sotto gli sguardi ancora increduli degli altri.

L’Ultimate Liar emise un brontolio soffocato, serrando i denti.

“ Com’è possibile che ti sia ritrovato in camera tua? Qualcuno deve averti portato lì, certo… ma chi ?”

“ Bhe, è una fortuna se ci pensi.” Lo interruppe Nashi, razionale.

“ Se fossi rimasto lì dopo l’orario notturno sarei stato giustiziato da Monokuma: almeno abbiamo la certezza che qualcuno mi abbia riportato in camera mia prima della mezzanotte.”

“ Che sia stato l’assassino ?” Si chiese il corvino.

“ A proposito dell’assassino.”

Kigiri sembrava aver trovato un’altra pista da seguire, come si poteva intuire dal bagliore negli occhi che le era appena guizzato.

“ Se davvero l’omicidio è avvenuto ieri sera, perché stamattina al nostro risveglio la Cucina era aperta? Le chiavi erano custodite proprio da Yonamine, quindi l’assassino deve avergliele perse… e prima del nostro risveglio ha aperto la cucina, perché se l’avesse fatto davanti a tutti si sarebbe palesemente rivelato colpevole.”

Sentendo quel ragionamento, l’Ultimate Memory sussultò. Senza aprir bocca portò immediatamente mano alla tasca, ed a quel punto spalancò gli occhi. Prese a tastarsi dalla giacca alle tasche anteriori dei pantaloni, sempre più freneticamente.

“ Cosa fai ?” Gli domandò Takejiro.

“ Le chiavi della Sala Computer !” Esclamò in preda all’agitazione l’altro.

“ Al mio risveglio avevo quelle della mia camera, però adesso non ho più le chiavi della Sala Computer !”

L’Ultimate Liar si portò le mani alla testa, iniziando a lamentarsi con una smorfia di sofferenza.

“ Dannazione! Non ci capisco più niente così !”

 

“ Se l’assassino ha sottratto a Nashi le chiavi della Sala Computer ci dev’essere un motivo. Dobbiamo andare a cercare risposte proprio lì.” Constatò Kigiri con fermezza.

Si alzò in un lampo, ed i due ragazzi intuirono perché: la clessidra di Monokuma scorreva inesorabile, ed il tempo rimasto prima del Class Trial era poco ormai.

 “ Ah, un momento !” La criminologa si arrestò di colpo, facendo capitombolare a terra Nashi e Takejiro per la sorpresa.

“ Prima di andare devo dirvi cos’ho trovato in Sala Musica …” La ragazza estrasse dall’interno della sua giacca viola una busta trasparente.

Al suo interno era facilmente visibile una maschera nera, di quelle usate solitamente per dormire meglio. Un dettaglio raccapricciante però, era che essa fosse macchiata di sangue secco, assorbito dal morbido tessuto.

“ Era lontana dal cadavere, si trovava sotto una delle sedie nella tribuna.” La passò a Takejiro, il quale la osservò impassibile, non sapendo cosa pensare.

“ Inoltre ho scoperto come deve aver fatto il colpevole a crocifiggere Yonamine sul balcone. Sul tetto c’è un gancio, probabilmente da usare per appenderci le tende: può essere allungato verso il basso, ed arriva fino al collo del cadavere. Solo così può essere stata trafitta in quella posizione precaria.”

Il corvino a quel punto annuì con convinzione.

“ Ed è l’unica spiegazione sul perché non sia così tanto sangue su questo piano! Avendola impalata sul balcone, tutto il sangue è sceso fino al prato del Secondo Piano, come abbiamo  visto prima.”

Durante quella conversazione Nashi era rimasto in silenzio, eppure, con voce debole, aggiunse:

“ Masuku… si chiamava Masuku.”

I due si voltarono verso di lui, non comprendendo inizialmente le sue parole.

“ Il suo vero nome era Masuku Yonamine, non Genjo. Per tutti questi anni ha interpretato il ruolo della persona che le aveva salvato la vita.”

Per quanto stesse cercando di nascondere lo sguardo, bastava ascoltare la sua voce per comprendere come gli occhi di Nashi si stessero riempiendo di tristezza e rimpianto.

Takejiro si soffermò un istante a pensare.

In quel momento combattevano, si aggrappavano disperatamente alla vita nella ricerca di una verità assoluta, ma tutto ciò era successo solo perché una di loro era morta. Una loro compagna, qualcuno che fino al giorno prima aveva mangiato alla loro tavola, e che aveva combattuto come facevano adesso per gli scorsi Class Trial.

Comprese il vero motivo della sofferenza di Nashi, e del perché fosse così distrutto dal pensiero di non poter essere utile.

 

Uscendo dal laboratorio, i tre incapparono in una figura piombata nel corridoio come una furia.

“ Ragazzi !” Urlò Zetsu Jitsuke, inciampando davanti a loro. I suoi occhiali vennero catapultati sul pavimento, ma lui parve non farci caso, e si rivolse a Nashi con molta preoccupazione.

“ Stai bene? Non ti ho più trovato da quando sono arrivato in questo piano.” Disse all’amico, il quale non resistette all’idea di sorridere.

“ Sì, sto bene. Stavamo… investigando.” Rispose, chinandosi per raccogliergli gli occhiali.

“ Ok! Però c’è un problema in Sala Musica !” Aggiunse il verde non appena ebbe indossato le lenti, questa volta squadrando il trio nella sua interezza.

“ Problema ?” Ripeté Kigiri.

“ È arrivata Lilith.” Disse tombale Zetsu, visibilmente agitato.

Non dovette nemmeno concludere l’ultima parola, prima che le pupille di Takejiro si restringessero di colpo, all’unisono con tutti i nervi del suo corpo in perfetta tensione.

Il corvino tremò appena, perché i suoi pugni si erano serrati in automatico.

Con un impeto di rabbia mosse un passo verso la sala menzionata, ma l’Ultimate Criminologist si frappose fra di lui e la strada con fermezza.

“ Calmati !” Gli intimò, venendo subito affiancata da Nashi.

“ Come posso calmarmi?! Starà infangando la scena del crimine per rimuovere delle tracce, e questo perché è lei l’assassina !” Rispose il ragazzo ferocemente, cercando di scrollarsi i due di dosso.

“ Non c’è più niente in quella stanza, ho controllato personalmente.” La ragazza fu irremovibile sulla sua posizione, e non accennò a resistere alle insistenze dell’altro.

“ Ti prego, Takejiro …”  Lo supplicò Nashi, afferrandolo per il braccio.

“ Se ancora non ti fidi di Lilith, almeno fallo con Kigiri! Non c’è bisogno che tu ti preoccupi di lei.”

L’Ultimate Liar sarebbe stato anche propenso ad ascoltarli, lasciandosi convincere a mantenere la calma, però l’intervento un po’ titubante di Zetsu gli tolse ogni dubbio.

“ In realtà… Lilith ha chiesto esplicitamente che voi andaste da lei.”

 

Un alone di confusione ed inquietudine si diffuse tra i ragazzi, accompagnando l’ultima affermazione del verde.

Intanto, proprio dalla Sala Musica iniziarono ad uscire tutti gli studenti presenti, radunandosi lì fuori o disperdendosi nei corridoi.

“ Ehi… Nashi, tutto bene ?” Avvicinandosi a loro, Umezawa si rivolse prontamente all’Ultimate Memory. Il ragazzo aveva in volto un’espressione frustrata.

Il bruno annuì, al che l’altro rispose:

“ Bene. Spero che anche questa volta tu e Kigiri saprete trovare il colpevole.”

“ Potresti impegnarti anche tu, ogni tanto.” Mormorò a denti stretti Takejiro, abbastanza forte da farsi comunque udire dall’Ultimate Stuntman.

Questo gli rivolse un’occhiata truce.

“ Cosa stai insinuando? Vuoi di nuovo cercare rogne come l’altro giorno ?!” Sollevò un pugno davanti al viso, sostenendo uno sguardo di sfida con l’Ultimate Liar per qualche secondo.

Nonostante la rabbia, però, dopo poco abbassò la mano e sospirò esasperato.

“ No… lascia stare.” Con un tono tanto abbattuto e debole da non sembrare appartenente proprio a lui, si infilò le mani in tasca e camminò via.

I ragazzi lo guardarono allontanarsi in solitudine, non potendo non trovare strano tutto ciò.

Successivamente però prestarono la loro attenzione alle facce dei restanti compagni appena usciti dalla stanza: tutti loro presentavano una tensione davvero evidente, la quale li faceva sembrare come dei corpi senz’anima.

 

“ Ok… però, se Lilith ci ha chiamati forse dovremmo andare a sentire cos’ha da dirci.” Valutò attentamente Nashi, tentando di distrarsi da tutta quella negatività nell’aria.

“ E se volesse attaccarci? Ce l’hai ancora il mio coltello lì con te ?” Takejiro si rivolse alla criminologa, la quale prontamente mise mano all’interno della sua giacca: estrasse in parte il coltellaccio affilato, ma con tanta serietà che gli occhi le brillarono iniettati di sangue.

“ Aaargh !” Sussultò Zetsu, intimidito dall’involontaria aura di morte della ragazza.

 

Nel momento in cui i ragazzi entrarono, qualcosa venne captato dalle loro orecchie: musica.

L’aula era deserta, abbandonata completamente dagli altri studenti, fatta eccezione per qualcuno seduto al piano. Lì, Lilith Kurenai suonava una melodia lenta, ma inarrestabile come un dolce fiume di luce il quale si palesava nella stanza accompagnato da quei suoni.

Ai primi accordi legati il brano sembrò mutare del tutto, accompagnando l’ingresso dei tre con un’atmosfera onirica e di forti emozioni.

Disperazione e Speranza: Takejiro non aveva mai pensato a quelle parole, però in qualche modo tale musica gliele sussurrava all’orecchio, forse resuscitandole da una memoria ormai cancellata.

D’improvviso il giovane rinsavì, accorgendosi di essersi immobilizzato di sasso. Non comprese cosa gli fosse preso, o da quale parte recondita della sua immaginazione fossero scaturite quelle emozioni.

 

“ Bene.” L’Ultimate Majokko non concluse mai la canzone, ma sollevò di scatto le mani dalla tastiera, voltandosi di centoottanta gradi.

Il suo sorriso attraversava la faccia da un orecchio all’altro, mentre gli occhi assottigliati scrutavano i nuovi arrivati con animata soddisfazione.

Nel momento in cui Takejiro si fu ripreso dalla trance, recuperò la distanza tra di sé ed i suoi compagni, dirigendosi a passo spedito verso il palco.

“ O-hoo… ti avvicini? Invece di scappare, ti avvicini ?” Lo cantilenò provocatoria Lilith, alzandosi addirittura dallo sgabello per assumere una posa imperiosa.

“ Ne ho fin sopra i capelli di te! Dammi una giusta motivazione per non decretare adesso la tua sentenza prima del Class Trial, e protrarrai la tua vita ancora per qualche tempo.” L’Ultimate Liar sollevò lo sguardo per rispecchiarsi a pieno negli occhi della rossa, come se stesse prendendo accuratamente la mira sul suo obbiettivo.

Lilith gongolò, divertita da quelle parole.

“ Non metto in dubbio che tu voglia giudicarmi colpevole, e per questo volevo solo darti un indizio… dopotutto, vedo che per la prima volta stai partecipando all’investigazione con Nashi e Kigiri. Cosa c’è, ti sei forse stancato di essere in disparte e cerchi degli amici per della compagnia ?”

Fortunatamente fu più rapida Kigiri a rispondere alle provocazioni della ragazza, lasciando così il corvino con la bocca spalancata ma solo un grugnito sospeso a mezz’aria.

“ Che tipo di indizio ?”

L’Ultimate Majokko ammiccò gioiosamente.

“ La Cucina! Vi manca da esplorare ancora la cucina !”

“ La Cucina ?” Ripeté Zetsu, incredulo.

“ Ma è completamente da un'altra parte rispetto al cadavere !”

La ragazza non rispose, e semplicemente rimase ferma ad osservarli dall’alto con il suo classico sorriso.

 

“ Eccovi qui, finalmente !”

Una voce purtroppo assai familiare interruppe il momento drammatico: Monokuma era balzato tra i ragazzi, più rosso che bianco a causa della rabbia.

“ Se continuate a spostarvi senza sosta come posso dirvi che anche per questo caso avete ricevuto i Monokuma File ?!” Strillò, sventolando le zampe munite di artigli acuminati.

“ Ok, ok! Li guardiamo subito !” Lo assecondò spazientito Nashi, al che l’orso rimase immobile a fissarli.

Cercando di ritornare concentrati sull’investigazione, i tre ragazzi presero mano agli e-Handbook, constatando come effettivamente fosse apparsa nuovamente la schermata dei Monokuma File.

Aprirono il documento:

 

Vittima: Non identificabile

La testa mozzata è stata ritrovata nel Prato al Secondo Piano, mentre il corpo decapitato nella Sala di Musica al Terzo Piano.

L’ora del decesso è circa le 11:30 pm.

La vittima presenta il volto deturpato da un’unica ustione, torace penetrato in tre punti, collo reciso e soggetto ad ingenti traumi provocati da un corpo contundente.

 

“ Vittima… non identificabile ?” Lesse Nashi, avendo notato il dettaglio più senza senso in quel rapporto.

Monokuma, di tutta risposta, rise contento della sua confusione.

“ Già, già! È impossibile riconoscere la faccia, vero? Per questo non saprete mai chi è morto! Puhuhuhuhu !”

“ Veramente sappiamo già di chi si tratti. Basta capirlo dai vestiti.” Rispose prontamente Takejiro, e l’orso si paralizzò da capo a piedi con un brivido.

Lo guardò inclinando il capo ed iniziando a sudare, per poi scuotere lentamente la testa.

“ N-Nooo, non è vero …” Provò a mentire tra i brividi.

“ Ma chi pensi di prendere in giro ?!” Gli gridò contro l’Ultimate Liar, al che Monokuma scomparve spaventato.

I ragazzi ebbero finalmente un po’ di tregua, così Kigiri iniziò a riporre il proprio e-Handbook nella giacca.

“ Almeno adesso abbiamo una certezza: l’omicidio è sicuramente avvenuto ieri sera, proprio nell’orario in cui Nashi è salito fino a questo piano per avvisare Fujima.” La ragazza cercò con lo sguardo la certezza nei volti dei suoi amici, ed effettivamente tutti sembrarono d’accordo con le sue parole.

 

“ A proposito !” La voce squillante di Lilith fece ricordare ai ragazzi il motivo per cui erano giunti fin lì, e del perché stavano sprecando tempo prezioso per le investigazioni.

“ Io vi ho dato un consiglio poco fa, quindi dovreste ringraziarmi.” Richiese la rossa con tono suadente.

“ La Cucina? Sul serio, ci hai parlato di esplorare la Cucina, ma non ha minimamente senso !” Protestò Zetsu, sull’orlo di perdere la pazienza.

L’Ultimate Majokko non rispose, ma sostenne il sorriso sulle proprie labbra con gioia, come se stesse attendendo quel momento. Sollevò il braccio verso il ragazzo dai capelli verdi, il quale ebbe appena l’accortezza di irrigidirsi dalla paura.

“ Però, come ringraziamento… potresti buttarti dal balcone per me, Zetsu !” Pronunciò tali parole con lentezza, emanando a tutti gli effetti una sentenza di morte mentre premeva con il dito dell’altra mano proprio sul Monokuma Bangle indossato.

 

I ragazzi attorno a Zetsu sussultarono, eppure non poterono comprendere il terrore che attanagliò immediatamente gli occhi del ragazzo: i suoi occhi persero la luce, venendo ricoperti dal buio, ed ogni traccia di vita dalla sua pelle si dissolse nell’aria.

L’ordine era stato pronunciato, e secondo le regole del Monokuma Bangle sarebbe stato costretto ad ubbidire.

“ Scheeerzo! L’ho già usato, non può più funzionare !” Rise però Lilith, spezzando la maschera di perfidia e sadismo indossata un attimo prima.

Nashi, Takejiro e Kigiri impiegarono qualche secondo prima di comprendere come la pazzia della rossa fosse reale, al contrario Zetsu svenne cadendo all’indietro.

“ Zetsu !” Seppur tremante per lo shock, Nashi riuscì ad afferrare l’amico al volo.

“ Maledetta... !” Ringhiò sommesso l’Ultimate Liar, serrando le labbra appena da scoprire le punte dei suoi denti contratti. Ogni secondo che passava odiava qualsiasi cosa di quella ragazza, e sentirsi preso in giro per l’ennesima volta non faceva altro che alimentare il suo odio come legna buttata in un braciere.

L’Ultimate Criminologist gli rivolse però uno sguardo fugace, e gli posò la mano sul petto per esercitare una leggera pressione: voleva che se ne andassero.

Zetsu iniziava già a rinsavire, siccome Nashi urlava dalla paura e lo percuoteva con schiaffi inspiegabilmente violenti sul viso.

Takejiro non voleva però arrendersi, o dimostrare a Lilith che lei lo tenesse in pugno. A malincuore, però, dovette arrendersi all’idea che nel breve tempo rimasto prima del Class Trial serviva più ai suoi compagni.

Indossando il cappuccio sulla testa per coprire l’espressione tetra e colma di rimorso sul volto, diede le spalle al palco ed uscì dalla stanza. Sentì fino all’ultimo passo lo sguardo dell’Ultimate Majokko incollato alla sua schiena.

 

“ Mamma mia ragazzi, pensavo che stavolta fosse davvero la fine.” Ridendo con un sorriso beffardo, Zetsu tentò di rassicurare i suoi amici non appena furono usciti di lì.

Sfortunatamente il volto gonfio e livido non gli forniva certo un’espressione sicura di sé come forse voleva assumere.

“ C’era per forza bisogno di conciarlo così ?” Sussurrò Kigiri a Nashi con discrezione, e molto, molto rimprovero.

Il bruno si imbarazzò tantissimo per la predica, ma non poté fare a meno di sorridere.

“ Non sono molto pratico di primo soccorso.” Si giustificò.

“ Non perdiamo altro tempo, dai… controlliamo le altre aree di interesse.” Il corvino tagliò corto, incamminandosi già verso il bagno. L’incontro con Lilith lo aveva fatto sentire umiliato, eppure si sentiva maggiormente motivato a concludere l’investigazione.

“ Potremmo dividerci.” Suggerì Kigiri.

“ Siamo in quattro, e ci resta soltanto da ritornare nel Prato al Secondo Piano… ed in Cucina, secondo il consiglio di Lilith.”

“ Pensate davvero che non sia una trappola per distrarci ?” Domandò scettico Zetsu.

“ A maggior ragione, se andassimo tutti in Cucina avremmo perso tempo in modo irrecuperabile.” Rispose per Kigiri il corvino, poggiando successivamente una mano sulla spalla del ragazzo dai capelli verdi.

“ Noi andiamo nel Prato, allora …”

Nashi annuì energicamente.

“ Allora io e Kigiri controlleremo in Cucina.”

Essendosi accordati sulla divisione dei gruppi, i ragazzi si divisero. Mentre Takejiro si dirigeva verso il bagno con i due, rifletté sul comportamento dell’Ultimate Memory.

Fino a nemmeno un’ora prima si trovava per terra, incapace anche solo di alzarsi, mentre al momento camminava dietro di sé con sicurezza e determinazione.

- Sono stato io a ridurlo così ?- Non aveva intenzione di prendersi il merito di qualcosa del genere, anche perché non credeva di esserne sul serio capace.

 

Al loro ingresso nel bagno però li accolse un urlo di assoluto terrore.

“ Per tutti i Senbonzakura!” Inveì Akagi Aozame, inciampando all’indietro e rotolando fino ad una parete.

“ Che razza di esclamazione sarebbe ?!” Si domandò scandalizzato Zetsu, mentre i restanti due accorrevano dall’Ultimate Rhythm Game Player.

“ Che succede, Akagi ?” Chiese Nashi, notando l’espressione impietrita dell’amico.

Questo, con mano tremante, gli indicò davanti a sé.

“ D-Dopo la comparsa di Lilith… ecco… ho avvertito un certo stimolo e sono corso qui. Però …” Tremando, il ragazzo dai capelli viola riuscì a scandire poche parole, ma quando tutti seguirono il suo sguardo ebbero una risposta più che sufficiente.

All’interno di un box bagno, quello dal quale era uscito Akagi, giaceva appoggiato al muro una quarta asta di bandiera dalla punta acuminata, ricoperta di sangue ormai secco e rappreso sull’acciaio.

“ Un’altra asta ?!” Strillò Nashi, colto alla sprovvista da quella rivelazione.

Takejiro rimase in silenzio, appoggiando la schiena alla parete come se la distanza con quell’oggetto insanguinato lo rasserenasse di più.

“ P-Pensa se mi fosse caduta in testa mentre… ehm, ero seduto !” Squittì Akagi, ancora in preda al panico.

“ Non è questo il problema, cretino !” Sbraitò Zetsu, in preda all’agitazione quanto lui.

Purtroppo l’asta non presentava indizi davvero rilevanti: come quelle già usate per trafiggere Masuku Yonamine, la punta era stata privata del pomo e spezzata, risultando così incredibilmente affilata.

Ovviamente rappresentava un dettaglio di cui tener nota, ma i ragazzi decisero di continuare per il percorso già scelto. Akagi si unì a loro, probabilmente per non rimanere ancora in compagnia di quell’affare.

 

Dopo i fatidici cinque minuti di discesa, le porte dell’ascensore si aprirono nella Palestra al Secondo Piano.

Automaticamente Takejiro, Zetsu ed Akagi uscirono, ma il corvino si voltò per un attimo, rivolgendo uno sguardo all’Ultimate Memory.

Questo gli sorrise, e senza aggiungere nulla premette il pulsante numerato con l’uno.

I loro sguardi vennero separati dall’ascensore quando questo si chiuse, lasciando soltanto un riflesso nell’acciaio in cui l’Ultimate Liar poté specchiarsi.

Riprendendosi da quel momento di introspezione, decise di uscire con Zetsu alla luce del sole.

Con la coda nell’occhio videro Kumagai, Amari e Fujima uscire in quell’esatto momento dalla porta della Piscina: anche l’ascensore femminile si era fermato in quell’esatto momento, e Kigiri sarà sul punto di dirigersi al Primo Piano come Nashi, questo fu il pensiero di tutti loro.

Il giardino all’aria aperta, purtroppo, non presentava la stessa piacevole atmosfera di pace e serenità.

“ Come con Mitsuko… l’erba si è tinta di rosso.” L’Ultimate Rhythm Game Player chinò il capo, ricordando con tristezza l’Ultimate Hexer ed il momento in cui avevano trovato allo stesso modo il Prato macchiato di sangue.

Zetsu si chinò, osservando uno stelo appena sotto la statua di Monokuma.

“ L’erba è una superficie sorprendentemente efficace per preservare le tracce di sangue, specie se si secca. In tal caso, l’unico modo per disfarsene sarebbe radere questa intera porzione di Prato.”

Ascoltando questa riflessione, Takejiro volle però non focalizzarsi  sul sangue secco: certamente l’erba attorno a quella zona, il drappo della bandiera e la testa del manichino anatomico ne erano macchiati, eppure poco prima aveva visto del sangue fresco colare tra braccia di Nashi.

Posò lo sguardo sulla testa di Masuku, ancora avvolta in parte dalla bandiera impregnata di rosso.

Dal collo reciso, proprio all’arrivo dell’Ultimate Memory e dell’Ultimate Criminologist il sangue aveva ricominciato a coagulare, come se la ferita si fosse riaperta seguendo un tempismo preciso.

“ Certo che Lilith ce la mette tutta a sembrare la colpevole, o comunque a farsi odiare da te.” Commentò distrattamente Zetsu mentre girovagava lì attorno.

Istantaneamente lo sguardo freddo di Takejiro  lo trafisse, facendolo rabbrividire.

Successivamente il corvino tirò un sospiro, massaggiandosi il ponte del naso con i segni della stanchezza visibili nel suo atteggiamento.

“ Già. Però se non svelo come ha fatto ad uccidere… Masuku, Kigiri si rifiuterà di sostenermi. In realtà non so chi voglia farsi più odiare da me ...”

“ Non potresti usare il tuo Monokuma Bangle per far confessare Lilith ?” Intervenne Akagi, il quale aveva origliato la conversazione.

Il corvino si fissò per un attimo il bracciale indossato, per poi rispondere con una smorfia d’indisposizione:

“ No, il mio purtroppo l’ho già usato. Potreste farlo voi, no ?”

Notò come Akagi non avesse indossato proprio niente, così si rivolse a Zetsu, attendendo una sua risposta.

Il ragazzo con gli occhiali si grattò la nuca nervosamente, e con molto imbarazzo ammise:

“ C-Chi, io? No, no… ho troppa paura, non vorrei come nemica Lilith. Certo, nemmeno come amica, però …”

 

“ Scoperto qualcosa, miei giovani detective ?” Un richiamo  che risuonò nelle orecchie dei ragazzi come un verso infernale risuonò nella vuota radura.

I tre studenti spalancarono gli occhi, completamente all’erta per comprendere se quel suono sentito fosse soltanto la loro immaginazione.

Sfortunatamente, da dietro la statua di piena emerse dapprima un’ombra, ed infine un volto sorridente facente capolino.

“ Tipooo… l’identità dell’assassino, ovvero la sottoscritta ?” Domandò giocosa Lilith.

Zetsu balzò all’indietro dallo spavento, venendo imitato da Akagi.

“ Come fai ad essere qui?! Ti abbiamo lasciato nella Sala di Musica, e quando l’ascensore delle ragazze è arrivato a questo piano tu non sei uscita dalla Piscina !” Il verde stava trovando tutto ciò fin troppo assurdo anche solo per voler fermarsi e trovare una spiegazione logica.

Allo stesso modo, Takejiro era bloccato in ginocchio sull’erba, con lo sguardo fisso nel vuoto ma i sensi completamente all’erta.

 

“ Allora, Takejiro, ho sentito che ti andrebbe di parlare di Junko Enoshima …”

 

Intanto, al Primo Piano, Nashi e Kigiri si erano appena riuniti nel Salone. I due individuarono immediatamente qualche altro studente intento a contemplare i Monokuma File seduti ai tavoli, ma uno in particolare si avvicinò loro.

“ Cosa vi ha detto Lilith, là sopra ?” Domandò Zayasu Korin, affiancandosi ai due con le braccia incrociate al petto.

Il tono dello scrittore era freddo e serio come suo solito, però Nashi captò immediatamente una punta di preoccupazione.

“ Ha parlato di un indizio in Cucina.” Rispose prontamente, suscitando la curiosità del ragazzo.

“ In Cucina? Ma… ci siamo stati stamattina per la colazione, e non abbiamo trovato niente di strano.”

“ È vero.” Concordò la ragazza.

“ Anzi, fino al tuo arrivo Nashi non c’erano nulla di sospetto che ci potesse far presupporre un crimine.”

L’Ultimate Memory comprendeva quanto quella spiegazione fosse strana e priva di fondamento, però gli tornò in mente le parole di Takejiro: anche l’Ultimate Liar voleva che loro andassero in Cucina, quindi a modo suo significava che si fosse fidato di Lilith.

Sarebbe stato ancora più insensato ignorare un consiglio del genere, in cuor suo.

“ Voglio andarci lo stesso.” Annuì dopo una pausa di silenzio, guardando dritto nei suoi occhi azzurri l’albino.

Zayasu sembrò dimenticare ogni dubbio di fronte a quella determinazione, e rimase in silenzio.

“ Ok, andiamo. Verrò con voi.” Disse loro, non lasciando trapelare alcun’emozione, nonostante il suo volto scuro tradisse un certo turbamento.

Il ragazzo e la ragazza annuirono, e senza perdere ulteriore tempo si diressero insieme verso la Cucina.

 

“ Non ci sono da nessuna parte le chiavi.” Constatò la criminologa non appena furono davanti alla porta designata, e proprio come quella mattina riuscirono ad aprirla senza alcun problema.

Nashi, il quale non era mai stato in quella stanza dalla sera precedente, si guardò attorno un po’ spaesato.

- Ah, se solo Lilith ci avesse detto cosa cercare… non abbiamo idea di cosa sia l’indizio a cui accennava.- Sospirò, rassegnato al dover intraprendere una ricerca praticamente nel buio.

Tuttavia, prima di mettersi al lavoro come Zayasu aveva già fatto, notò che Kigiri stesse trafficando con il pannello di controllo dei climatizzatori accanto alla porta.

Immediatamente un’illuminazione lo colse, e si ritrovò ad esclamare battendosi il pugno sulla mano come nei cartoni animati.

“ Certo! Se Lilith ci ha parlato della Cucina vuol dire che deve esserci stata, e solo comprendendo a che ora ciò sia avvenuto sapremo di più su ciò che fatto.” Si avvicinò così alla ragazza dai capelli lilla, la quale aveva appena avuto accesso all’orario di accensione dei climatizzatori.

“ Esatto, nel momento in cui ha menzionato la Cucina, verificare a che ora lei vi fosse entrata è stato il mio principale obbiettivo.” Rivelò lei, muovendo un passo indietro per permettere anche all’altro di leggere sul display.

Ore 10:55 pm. Spegnimento

Ore 11:45 pm. Accensione

Ore 11:50 pm. Spegnimento

Ore 6:05 am. Accensione

Ore 6:07 am. Spegnimento

Ore 6: 30 am. Accensione

 

“ Alle 10:55 di ieri sera Masuku ha chiuso la Cucina, vero ?” Domandò Nashi, nonostante la sua memoria perfetta avesse già confermato tale dettaglio.

“ Sì, mentre alle 6:30 di oggi ho visto personalmente Kumagai entrare per apparecchiare la tavola.” Spiegò la ragazza, facendosi subito pensierosa.

“ A quanto pare, però, qualcuno è entrato qui poco prima dell’orario notturno di ieri sera, e prima che chiunque di noi giungesse qui.” Ovviamente nella sua mente, quel “qualcuno” aveva un nome ed un cognome preciso, in base ad i recenti avvenimenti.

“ Alle 11:45 Masuku era morta da quindici minuti… e per entrare bisognava necessariamente avere la chiave.”

Tali parole risuonarono vuote nella testa del bruno, anche dopo averle pronunciate.

Si sentiva immerso in un abisso buio e profondo, dove informazioni contrastanti o piene di menzogne e doppie verità nuotavano tra di lui come pesci, sfiorandolo in una perversa danza mentre affondava sempre più.

“ Ecco !” Durante la loro conversazione l’Ultimate Fanfiction Writer non aveva smesso di cercare ovunque, però i due quasi non gli credettero quando li richiamò a gran voce.

Il ragazzo era davanti al gigantesco frigorifero spalancato, e fissava il suo interno con incredulità.

“ C’è davvero qualcosa.” Mormorò a labbra strette, come se volesse convincere se stesso più che gli altri.

I ragazzi si avvicinarono, ponendosi ai suoi fianchi.

All’interno del frigorifero, dove l’albino aveva appena fatto spazio tra cibi surgelati e contenitori, un pezzo di stoffa era rimasta appiccicata alla griglia.

Kigiri la sfiorò con il guanto, provando poi a staccarla: il tessuto era piccolo e sottile, e quando lo prese tra le mani parve essere soltanto uno straccio.

L’Ultimate Memory però lo riconobbe all’istante, soprattutto per via di una macchia rossastra sul bianco candido.

“ È un pezzo di bandiera.” Constatò, con una nuvoletta di aria condensata che gli uscì dalla bocca.

“ Se appartiene alla stessa bandiera al Secondo Piano… cosa ci fa qui ?” Si chiese la ragazza.

 

“ Yaaargh !” Monokuma esplose in un urlo battagliero, emergendo proprio dalla sommità del frigorifero.

“ Nel momento meno atteso, io ci sono per spezzare la tensione !” Si presentò, saltando tra i ragazzi.

Con immensa soddisfazione li squadrò sogghignando.

“ Mancano pochi minuti alla fine delle investigazioni. Vi conviene radunarvi già davanti all’ascensore qui accanto. Ricordatevi che chi non segue le regole verrà punito da me stesso in persorsona !”

I ragazzi si guardarono tra di loro, cercando un po’ di conforto all’ultimo scoccare di quella ricerca.

“ E se… volessimo dare un’occhiata alla camera di Yonamine ?” Propose sorprendentemente Zayasu, con gli occhi puntati verso i suoi amici.

Kigiri si accigliò, fissandolo con freddezza.

“ C-Che succede ?” Domandò intimidito l’albino.

“ Perché non hai questo spirito partecipativo sempre costante ?” Lo rimproverò lei.

“ Ma chi ti credi di essere, mia madre !?”

Nashi non si lasciò distrarre ulteriormente, ed ispirato dall’idea dell’amico si rivolse a Monokuma:

“ È possibile entrare nella camera di Mas- ehm! Di Genjo Yonamine ?”

L’orso non gli rispose, semplicemente guardandolo con i suoi occhi robotici ed inespressivi.

Non emanava nemmeno un respiro, perciò per l’Ultimate Memory sembrò quasi che il tempo si fosse fermato.

“ Potrei farlo, ma sarebbe un mio favore nei tuoi confronti.” Disse l’orso. Non presentava malizia o arroganza stavolta, ma dura e fredda serietà.

 

Il ragazzo sussultò, non comprendendo quel comportamento inusuale.

“ Per tutto questo tempo hai cercato di mettermi i bastoni fra le ruote, forse considerandoti persino un nemico capace di contrastarmi con la tua patetica speranza …” Monokuma rise sommessamente, per poi riprendere a parlare:

“ Ebbene, ogni qual volta che ti credi il salvatore di qualcuno, o il vendicatore dei morti ammazzati… ricordati che faccio io le regole in questa torre. E se vuoi davvero un favore che possa aiutarvi nel Class Trial, allora ti devi inginocchiare e chiedermelo supplicando.”

Gli studenti rimasero pietrificati dalla crudeltà di quel discorso, il quale aveva messo a nudo tutto ciò che c’era di vero nella prigione in cui vivevano.

Volenti o nolenti, Monokuma era il loro aguzzino.

“ Non sei obbligato a farlo, Nashi.” Kigiri Yoko non avrebbe mai messo l’onore davanti alla necessità, però in cuor suo sapeva che tutto ciò che Nashi detestava era Monokuma.

Non voleva vederlo piegato così.

Indipendentemente da ciò che lei volesse, però, il ragazzo si chinò prima ancora di sentire le sue parole, accovacciandosi con le ginocchia, i palmi delle mani e la fronte per terra.

“ Ti prego… permettici di entrare nella sua camera per questa investigazione.”

Il ragazzo scandì quella richiesta davanti agli sguardi increduli dei compagni, mentre Monokuma non rivelava alcuna reazione.

“ Divertente.” Aggiunse dopo qualche secondo di silenzio.

“ Potete andare.” Scomparve senza aggiungere altro.

 

L’Ultimate Memory si rialzò, e la prima cosa che fece fu sorridere. Kigiri rimase ancor di più meravigliata: dal suo sguardo non trapelava debolezza o umiliazione, ma solo e soltanto sollievo.

“ Se non l’avessi fatto, sarebbe stato come aiutare l’assassino a non avere ulteriore prove a suo svantaggio. Non è ciò che voglio …”

Rivelò il ragazzo. Dopo poco si sentì a disagio per via degli sguardi di silenziosa ammirazione rivolti su di sé, e si fece piccolo piccolo stringendosi nelle spalle.

“ È stato davvero un gesto degno di nota, Nashi. Sono sicuro che Monokuma si aspettava tutto da te, tranne che tu ti prostrassi davvero.” Si complimentò Zayasu, cingendogli improvvisamente la schiena con un braccio.

“ Se c’è fiducia c’è tutto, e noi confidiamo che tu non potrai mai piegarti nell’anima alla disperazione… sul serio.”

Con una grande responsabilità nel cuore, il trio si diresse verso la camera di Masuku Yonamine.

 

Il Terzo Piano era deserto quando la porta del bagno dei ragazzi si spalancò con furia. Tutti gli studenti si erano ormai recati al Primo Piano, radunandosi davanti all’ascensore che li avrebbe condotti al terzo Class Trial della loro prigionia.

Tutti, meno due.

“ Non ho ancora capito cos’hai intenzione di fare !” Urlò Zetsu, correndo disperatamente dietro Takejiro.

Il corvino scattava da un corridoio all’altro con balzi felini, respirando appena possibile mentre solcava il pavimento del piano a grandi falcate.

In un istante si ritrovò davanti alla Sala di Musica, e vi ci fiondò dentro.

“ Takejiro! Manca poco al processo !” Provò ad avvertirlo, invano come nei precedenti tentativi, il ragazzo dai capelli verdi. L’aveva voluto seguire sentendosi addosso gli sguardi preoccupati di chiunque avesse incrociato, ma a nulla erano valsi i suoi richiami: per l’Ultimate Liar la sua voce non era nemmeno udibile.

 

Takejiro arrestò la sua corsa soltanto quando fu giunto davanti al cadavere di Masuku, sul balcone ancora illuminato dalla luce del sole.

Il suo Monokuma Bangle continuava a squillare, segnalando la morte della sua indossatrice.

 

“ Nella bandiera dell’ufficio della presidenza… c’era qualcosa.” Riuscì a pronunciare debolmente mentre riprendeva fiato, per la prima volta dopo tempo rivolgendosi a Zetsu.

Il ragazzo alle sue spalle si soffermò su quelle parole, ancora troppo agitato per la corsa.

“ C’erano …” Incominciò, ma si interruppe quando vide l’altro afferrare con entrambe le mani una delle aste di bandiera conficcate nel petto dell’attrice.

“ Aspetta! Cosa fai ?!” Impallidì.

Takejiro aveva ricominciato a non prestargli più attenzione. La sua bocca si muoveva in automatico, mentre negli occhi roteava un turbine nero di confusione e realizzazione.

“ Perché due delle bandiere sono state prese da una classe, mentre solo una dalla presidenza? Semplice: perché in quella bandiera c’erano …”

Con uno sforzo immane, accompagnato dal rumore di sottofondo delle grida terrorizzate dell’altro, estrasse l’asta dal freddo cadavere.

Uno spruzzo di sangue, quel poco rimasto in corpo a Masuku, lo ricoprì come una doccia fredda, rossa e nauseabonda.

Rivoli scarlatti colavano tra le labbra e tra i capelli neri del ragazzo, quando, incurante della situazione grottesca in cui si ritrovava, piegò l’asta verso il basso.

Sorprendentemente, dal suo interno scivolò fuori qualcosa: sembrava carta, ma il sangue l’aveva impregnata fino a renderla irriconoscibile, e quando toccò terra si liquefece in poltiglia.

Takejiro Kurisu non vantava del dono della memoria come Nashi, eppure avrebbe ricordato per tutta la sua vita cosa aveva visto tra quei fogli tre giorni prima.

 

“ Allora, Takejiro, ho sentito che ti andrebbe di parlare di Junko Enoshima …”

 

Un solo squillò risuonò in ogni piano della torre, all’accensione di tutti i monitor:

“ Mi sono stancato di aspettare! Andate tutti all’ascensore che vi condurrà all’aula del Class Trial, IM-ME-DIA-TA-MEN-TE! Upu pu pu pu puh !”

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Questo capitolo avrei voluto pubblicarlo con tre giorni di anticipo, but still, sono soddisfatto dell’andamento di pubblicazione. Cercherò di andare avanti fino a quando il blocco dello scrittore non mi trancerà le gambe in scivolata: “surprais sonovabicc!”

Comunque… questo capitolo volevo improntarlo su di un cambio di prospettiva radicale: non è stato Nashi l’occhio delle investigazioni (almeno fino alla sua parte in Cucina), ma per la maggior parte Takejiro.

Questo perché il nostro Ultimate Memory ha la bocca tappata da un Monokuma Bangle, e non può raccontare a nessuno cos’ha visto la notte prima (nemmeno a voi lettori per adesso, mi dispiace!)

Quindi, cosa ha visto?

Lo scoprirete soltanto con il, finalmente sopraggiunto, terzo Class Trial!

Fatemi sapere le vostre teorie ed i vostri pensieri in merito ad un capitolo un po’ diverso dal solito.

Vi consiglio di rileggervi interamente questo Chapter Three prima del Class Trial, in modo da avere un quadro generale ben chiaro della situazione che si è andata a creare. Inoltre, avrei corretto tutti gli errori presenti nei precedenti capitoli, e cambiato qualcosa nel Chapter One.

Alla prossima!

 

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Capitolo 20
*** Chapter Three (Part Seven) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 7)  Class Trial

 

Takejiro percorreva i suoi ultimi passi prima del Class Trial, ed ogni suo singolo movimento lasciava una scia rossa, marchiando indelebilmente il cammino.

A testa bassa si sfilò la felpa, lasciandola cadere per terra, ancora zuppa di sangue. Il rumore che questa, pesante e viscida, produsse fu agghiacciante.

“ S-Speriamo che Monokuma non faccia storie per il ritardo.” Zetsu Jitsuke, alle sue spalle, ebbe un brivido quando dovette evitare di pestare l’indumento fradicio sul pavimento.

L’Ultimate Liar sollevò appena lo sguardo davanti a sé, dove si trovava la porta ad ovest del Salone.

La aprì.

“ Non saremo gli ultimi ad arrivare.” Le sue parole non suonavano per niente come una rassicurazione, per quanto il suo tono di voce fosse lapidario e cupo.

 

I restanti studenti erano radunati di fronte all’ascensore, per il momento chiuso. Il corvino si assicurò che Lilith mancasse, soffermandosi così su di un dettaglio triste: senza l’Ultimate Majokko, erano rimasti in dodici.

Sin dall’inizio di quella prigionia aveva sempre voluto porre una barriera tra sé ed i sedici sconosciuti con il quale condivideva un gioco mortale, eppure a distanza di undici giorni quei volti persi per sempre gli mancavano.

Veder restringere sempre più l’unico gruppo di individui con i quali avrebbe potuto confidare le sue paure, combattere per cercare una via di fuga, o anche solo piangere nei momenti bui, gli faceva prendere coscienza di una sola verità: lui non aveva intrapreso quella strada.

Guardò Nashi Jonetsu, il quale era stato appena raggiunto dal suo amico Zetsu.

L’Ultimate Memory era stato forse il primo a voler raggiungere quello scopo, a voler unire tutti loro. Sembrava quasi che nemmeno Monokuma potesse distruggere la sua incrollabile speranza, con la quale aveva finito per contaminare tutti.

Il ragazzo si ricordò di Iwayama e di Arima, e ripensò come anche quei due avessero riposto fiducia in Nashi prima di commettere un omicidio.

Per questo motivo lui, Ultimate Liar, era agli antipodi con l’Ultimate Memory: non aveva scelto di combattere con gli altri, non aveva scelto di fidarsi di qualcuno, e soprattutto non avrebbe mai accettato la salvezza per tutti.

- Come ci si può fidare di qualcuno che ha commesso un omicidio, e che per questo stesso motivo ha infranto le regole della fiducia in cui tu credevi ?- Per la prima volta nei suoi occhi balenò l’odio verso il ragazzo che lui stesso aveva aiutato a riprendersi dalla disperazione.

Non potendo comprendere Nashi, si rassegnò all’idea di dover semplicemente scegliere di essere qualcuno di totalmente diverso.

Non avrebbe vissuto nell’ombra di nessuno.

 

“ A volte penso …” Nel silenzio colmo di tensione che aleggiava nel corridoio, Akagi fu il primo a prendere parola. La sua voce tremava, e si era preso le mani con timore.

“ … a i corpi di chi è morto. Quando noi ce ne andiamo, restano lì, nella camera dove li abbiamo trovati: freddi, immobili. Ce li lasciamo alle spalle per sempre, e quando torniamo sono scomparsi non lasciando più alcuna traccia. Come se non fossero mai esistiti …” Esprimendo il suo rammarico, il ragazzo successivamente ritornò muto.

“ Però noi non li abbiamo dimenticati !” Rispondendogli con un ruggito, Kumagai si parò davanti al viola con un’espressione tremendamente seria in volto.

“ Ti pare possibile che qualcuno di noi li abbia dimenticati?! Nemmeno tu l’hai fatto: eri diventato amico di Domen, prima che venisse ucciso, giusto ?” Sebbene l’Ultimate Rhythm Game Player fosse rimasto intimidito dalla sorpresa e dalla rabbia con la quale la ragazza gli si era rivolta, quelle parole gli si impressero inevitabilmente in testa.

L’Ultimate Contorsionist lo fissava severa, però ponderata nella sua inquietudine.

“ Personalmente non credo in nessuna forma di aldilà.” Iniziò Ebsiawa Shoko, appoggiato ad una parete con fare distaccato.

“ Però ciò che stiamo davvero provando qui, probabilmente lo sappiamo solo noi e nessun altro. Sarebbe un vero peccato dimenticarci di chi ha trascorso con noi questo inferno… comunque vada a finire.”

L’Ultimate Radio Host era pessimistico con il suo comportamento distaccato, eppure quando Amari Sako gli saltò al collo abbracciandolo, arrossì di colpo.

“ È vero! L’importante è non morire, altrimenti ce li dimenticheremo per forza.” Squittì energicamente la ragazza.

“ Non penso si possa più parlare di memoria, a quel punto …” Provò a rettificare Zayasu Korin.

  “ Però in un certo senso è vero !” Fujima Wakuri, rispecchiando la stessa energia vitale dell’Ultimate Video Maker, sollevò i pugni in una posa determinata.

“ Dobbiamo affrontare il fatto che, quando usciremo di qui, saremmo sempre di meno! Però chi sarà morto per allora non verrà mai più dimenticato dai sopravvissuti.”

“ Mamma mia. Questa frase era ancor più lugubre di quella di Ebisawa …” Commentò Zetsu, avvolto da una nuvola nera di depressione.

 

Mentre gli studenti discutevano, qualcuno sceglieva di rimanere in disparte, a braccia conserte e con un’espressione indecifrabile in volto.

“ Umezawa, che ti prende ?” Nishizaka Iki si accorse del comportamento insolito dell’Ultimate Stuntman, così lo richiamò preoccupata.

Il ragazzo dai capelli rossi le rispose con una smorfia infastidita.

“ State facendo un bel discorso, sicuramente… però alla fine come si concluderà questa storia? Non ve ne siete ancora resi conto ?”

Umezawa Gaho sollevò la testa, rivelando un viso straripante di turbamento. Non aveva mai guardato in faccia i suoi compagni con occhi tanto smarriti ed inquieti.

“ Potremmo anche continuare a ricordarci dei morti, e prometterci che tutto ciò non avverrà ancora una volta, eppure… questa è la terza volta che ci troviamo più. Mio padre diceva sempre che quando un errore si ripete per tre volte, allora vuol dire che chi lo compie non potrà impedirsi di farlo ancora una quarta volta.”

I suoi compagni rimassero allibiti, fissandolo come se non lo riconoscessero più.

Takejiro stesso ebbe difficoltà ad identificarlo come il ragazzo che fino a due giorni prima aveva cercato di colpirlo in faccia.

“ A questo punto, credo che ci stiamo solo prendendo in giro a vicenda. Non ha senso soffrire così …” Continuò lo stuntman, mormorando tra sé e sé.

“ Avrei voluto essere io l’assassino di Yonamine, così al termine di questa giornata sarei morto e non dovrei più preoccuparmi di dover rimanere intrappolato qui.”

Un silenzio tombale piombò sugli studenti. Un silenzio maledetto da quell’ultima frase, appena pronunciata dalle labbra tremanti del rosso.

Umezawa aveva lo sguardo perso nel vuoto, febbricitante ed attanagliato dalla paura. Il dolore di cui parlava era evidente, e lo stava vivendo ad ogni singolo respiro.

Kumagai rizzò la testa, mentre già sul suo volto si incrinavano delle rughe, a dimostrazione di quanta rabbia le stesse montando in petto.

“ Come… puoi …” Fece per dire, quando un urlo la interruppe.

“ Umezawa !”

Nashi aveva appena urlato a pieni polmoni, così forte da far arretrare Zetsu al suo fianco. L’Ultimate Memory aveva gli occhi puntati sull’Ultimate Stuntman, esterrefatto.

“ Non puoi davvero pensare queste cose! Tu vuoi che tutti noi sopravviviamo, esattamente come noi vogliamo che tu viva !” Provò a dire il bruno, ma l’altro si fece scuro in volto.

“ È esattamente il contrario …” Emise un ringhio sofferente, quasi un guaito animale.

“ Se devo sopravvivere solo per potere vedere arrivare il giorno in cui qualcuno di voi morirà, allora preferisco morire adesso e non vedere nessun’altro soffrire !” L’intero corpo di Umezawa pareva star strillando la sua disperazione.

“ Non voglio più niente di tutto questo: cadaveri, Monokuma File, l’ascensore, i Class Trial! È orribile! Come potete pensare di vivere in un mondo dove qualcosa del genere esiste ?!”

L’Ultimate Contorsionist improvvisamente sembrò perdere il suo furore, e tutta la furia che aveva accumulata si trasformò in una sensazione ben diversa: il terrore.

Per al prima volta rivolse ad Umezawa uno sguardo colmo di terrore, ed impallidì nel dover sentire tali parole prodotte dalla sua bocca.

Allo stesso modo, Nashi, il quale aveva ricevuto una risposta così terribile, si sentì mancare il fiato in gola.

 

“ Per portare la paura anche nel più recondito nascondiglio dell’universo …” Una voce risuonò nella stanza, interrompendo qualsiasi pensiero o parola.

Improvvisamente ci fu un’esplosione di fumo color rosa pastello e fiumi di coriandoli rossi saettarono verso il cielo.

“ Emissaria della Disperazione, Ultimate Majokko !”

Lilith Kurenai apparve dalla coltre fumogena con il suo vestito cremisi e nero svolazzante. In aria stava facendo roteare lo scettro dorato, sollevando così anche i suoi capelli ramati, come se stessero venendo animati da un vento impetuoso.

“ Ci sono anch’io !” Concluse, mostrando la lingua in un sorriso di finta innocenza.

Gli studenti non riuscirono nemmeno a trovare delle parole adatte per descrivere il senso di smarrimento ed impotenza che procuravano le apparizioni funeste ed improvvise di Lilith.

Prima che qualcuno potesse aprire bocca, però, l’ascensore si spalancò con meccanica velocità.

“ Oooh, è già l’ora? Spero che abbiate investigato per bene… non vorremo mica morire per aver sbagliato ad identificare l’assassino.” Con voce lusinghiera, l’Ultimate Majokko sorvolò tutti i presenti con lo sguardo, fermandosi poi proprio su Nashi.

Il ragazzo si ritrovò confuso da quel gesto, non sapendo se doversi sentire minacciato o meno.

 

Takejiro, dal canto suo, proseguì verso l’unica strada rimasta: per primo entrò nell’ascensore senza proferir parola, e lì aspettò l’arrivo di tutti.

A testa bassa, ancora attanagliati dal dolore e dal dubbio, i restanti ragazzi e ragazzi lo seguirono. Tutti, meno una.
Lilith infatti fu l’ultima a porsi davanti alle porte spalancate dell’ascensore, a braccia conserte e gambe larghe. Con quella posa concentrata rivelò un viscido sorriso, e gli si illuminò il volto nell’incrociare lo sguardo di Takejiro.

“ Ansioso di cominciare ?” Gli chiese.

“ Sì.” Rispose semplicemente lui, chinando il capo. “ Perché sto per assistere ad i tuoi ultimi attimi di vita.”

 

Il suono dell’ascensore che trascinava i quindici studenti verso l’alto, sempre più in cima a quella torre maledetta, fu l’unico suono che accompagnò la loro triste decisione.

L’Ultimate Liar volle mettersi nei panni di un assassino in quel momento, immaginandosi di aver ucciso un suo compagno.

- Chissà quanto dev’essere atroce prendere quest’ascensore… per quanto lo spazio lì sopra è comunque al pari di una prigione, è sicuramente meglio che venir giustiziati in quel tribunale.- Un suo ultimo pensiero andò a Yonamine Masuku.

Quella ragazza aveva vissuto un’esistenza nelle ombre, mentendo sulla propria identità fino a quando non aveva voluto rendersi utile a tutti loro. Senza il suo aiuto e la sua sincerità non avrebbero mai potuto risolvere il precedente caso, per quanto il segreto che aveva dovuto abbandonare l’aveva messa nei guai persino con Monokuma.

Tra le tenebre e le menzogne, proprio come lui quindi.

- No… alla fine tu sei morta alla luce del sole.- Un cadavere aveva ancora più segreti di un vivo, ma come ultimo ringraziamento per l’Ultimate Actress li avrebbero svelati tutti.

- Forse è questa la cosa più importante che possiamo fare per un cadavere.- Pensò tristemente.

Tutto il mondo si fermò, e persino l’unica forma di rumore presente in quell’universo intrappolato cessò.

Le porte si erano aperte.

 

“ Pupupupuuuh !” La risata straziante di Monokuma accolse i sopravvissuti con fierezza. L’orso bianco e nero sedeva al suo solito trono, ammirando i palchi predisposti a cerchio sul pavimento a scacchiera e ricoperto di tappeti grigi come la cenere.

“ Prendete posto immediatamente! Sono passate 151 pagine dall’ultimo Class Trial, è stato fin troppo tempo rispetto all’altra volta prima di vedere un morto.”

Zelante come non mai, il robot attese che tutti gli studenti si posizionassero ai loro soliti palchetti, osservandoli come un rapace fa con la preda che ha individuato.

Takejiro si voltò alla ricerca del quinto quadretto, trovandolo alla sua sinistra, affiancato da Zayasu: il volto nascosto da sciarpa e cappello di Yonamine Masuku era stato cancellato da un segno rosso.

 

“ Iniziamo con una breve spiegazione del Class Trial !” Esordì l’orso, roteando tra le zampe un martelletto.

“ Oggi siete qui riuniti per trovare l’assassino  e votarlo al termine del processo. Nel caso indovinaste, il colpevole verrà giustiziato e riprenderete la vostra quotidianità… ma se doveste sbagliare, allora solo e soltanto l’assassino potrà lasciare questa torre, mentre voi tutti morirete !”

 

Anche dopo averla sentita per la terza volta, quell’assurda dichiarazione non smetteva di ricordare loro in che razza di posto fossero capitati.

 

“ Allora …” Prese parola l’Ultimate Fanfiction Writer, assumendo una posa riflessiva.

“ Secondo il Monokuma File l’omicidio è avvenuto ieri sera alle 11:30. Forse potremmo iniziare a parlare di dove fossimo per quell’ora.”

Nishizaka arricciò il naso, non molto colpita da quell’idea.

“ Tipo… dormendo? Mancavano trenta minuti all’orario notturno, chi si poteva trovare fuori per quell’ora ?”

Immediatamente lo scrittore chinò il capo, e con tono afflitto piagnucolò.

“ Sì, però non essere così cattiva con me, Nishizaka.”

L’Ultimate Web Personality sussultò, sorpresa.

“ S-Sono sembrata cattiva ?!”

“ Ehi, sta zitto! Nishizaka non è stata cattiva: è colpa tua per aver posto una domanda troppo stupida !” Sorgendo dal suo silenzio, Akagi Aozame si erse a difesa della rosa con un’aria arrogante che non gli si addiceva per niente.

“ Ci siamo ritirati nelle nostre camere appena dopo le 11:00, ricordate? È successo quando avremmo dovuto assistere ad un nuovo Ultimate Student Backstory. Penso che tutti qui se lo ricordino.”

Dall’altro lato del cerchio, Ebisawa Shoko mostrò un ghigno divertito.

“ E chi si dimentica più l’espressione di Monokuma quando gli ho riservato la mia sorpresa.”

Di tutta risposta l’orso gli rivolse un’occhiata molto intensa, senza però aggiungere niente.

“ Ma se siamo andati tutti in camera e nessuno era fuori… come facciamo a sapere chi può aver commesso l’omicidio ?” Kumagai si grattò il capo nervosamente.

 

Takejiro non si considerava di certo un buon detective, però sembrava possedere in quel momento un’informazione utile per cancellare una certa menzogna.

“ Non è affatto vero che nessuno fosse fuori per quell’ora.” Rispose, mantenendo però un modo di fare abbastanza vago ed apparentemente disinteressato, come suo solito.

“ Kigiri, non mi avevi detto che Nashi si era diretto al Terzo Piano ?” Disse allora, rivolgendosi proprio alla ragazza dai capelli lilla.

Questa annuì silenziosamente, anche se sembrava molto persa nei suoi pensieri.

“ Ehi! Da quando l’idiota parla nei Class Trial? Se sta cercando di mentirci allora dovrebbe stare zitto !” Infuriata quanto preoccupata, Nishizaka si sporse sul palchetto, urlando direttamente verso l’Ultimate Liar.

“ Su, su! Ognuno ha il dovere di rendersi utile.” Provò a calmarla Zetsu, forzando un sorriso rilassato.

“ Piuttosto, Nashi… è vero ?” Aggiunse poi il verde, guardando l’amico.

L’Ultimate Memory, all’ingresso in quella stanza, aveva mostrato un atteggiamento molto chiuso, quasi di timore. Il nervosismo lo assediava come nel primo Class Trial, però quando Zetsu gli rivolse quella domanda reagì come se l’aspettasse da tempo.

Trasse un profondo sospiro, rilassando al contempo le spalle.

“ Sì. Ieri sera mi sono accorto che Fujima era ancora al Terzo Piano quando ormai mancava poco all’orario notturno. Così decisi di andare ad avvisarla …”

“ Ma io non ti ho visto ieri sera al Terzo Piano.” Ribadì un po’ confusa l’Ultimate Toxicologist.

“ Infatti.” Si spiegò il ragazzo, rabbuiandosi in viso.

“ Non appena arrivato ho trovato la porta della Sala Musica aperta, ed un odore molto simile a quello ancora presente in corridoio. Purtroppo sono stato attaccato da qualcuno, e per colpa di un Monokuma Bangle ora sono obbligato a non rivelarvi cosa io abbia visto in quella stanza.”

A discorso concluso il bruno sembrava ancora più appesantito dal peso di tale dichiarazione.

Takejiro aveva già compreso come in quel Class Trial non sarebbe nuovamente stato l’Ultimate Memory a svelare il criminale.

“ Attaccato da… qualcuno ?” Ripeté intimorito Akagi.

“ Aspetta! Se questa persona ti ha proibito di rivelarci cosa tu abbia visto nella stanza, vuol dire che era già avvenuto l’omicidio e avrai visto il cadavere di Yonamine.” Intuì Kumagai.

 

“ Oppure !” Con voce gioiosa, Lilith Kurenai aprì bocca per la prima volta durante quel processo.

Aveva puntato i pugni sui fianchi con posa gioiosa, come se volesse esibirsi in tutto il suo splendore.

“ Oppure, oppure, oppure… il caro Nashi ci sta dicendo una bugia.” Disse, spalancando un sorriso infernale con gli occhi di una bambina innocente.

Zetsu trasalì, così come qualche altro studente.

“ N-Non affibbiare ad altri quelli che sarebbero i tuoi difetti! Nashi non avrebbe alcun motivo per mentirci !”

“ Cosa vorresti dire, Lilith ?” Domandò Kigiri, mantenendo la compostezza.

L’Ultimate Majokko parve aver ottenuto esattamente ciò che desiderava, a dimostrazione del ghigno divertito ora ancora più luminoso sul suo volto.

“ Avrebbe motivo di mentirci se avesse ucciso lui Yonamine! Dopotutto l’orario in cui è arrivato al Terzo Piano combacia con quello dell’omicidio.” La rossa spalancò le braccia, fissando Nashi mentre si aspettava qualche reazione.

“ Oppure ci vuoi forse dire chi sia stato a colpirti ?”

Il bruno mostrò una smorfia sofferente, rifiutando lo sguardo di lei.

“ Ho detto che non ho capito bene chi fosse …”

“ Ma avrai sentito la voce! Dovresti ricordarti perfettamente la voce di tutti noi, no? Sei l’Ultimate Memory, no? A cosa vale il tuo talento, altrimenti ?!” Torturandolo con tono sempre più euforico, la ragazza stava scatenando reazioni sempre più di panico ad ogni domanda, aumentando la tensione del tribunale.

 

“ È un caso di proibatio diabolica.” Intervenne una voce tra gli studenti.

Sollevando la testa dal palchetto per sfidare lo sguardo di Lilith, Takejiro le lanciò un’occhiata provocatoria.

“ Ovvero una prova inconfutabile: la persona che ha usato il Monokuma Bangle potrebbe aver proibito a Nashi di rivelare la sua identità, ma questo non siamo in grado di dimostrarlo.”

“ Puoi ordinare solo una cosa con il Monokuma Bangle !” Controbatté Lilith, scoppiando a ridere istericamente.

“ Non è vero! Ci è stato solo detto che si può usare una sola volta, ma non è mai stato menzionato un limite di ordini da imporre se usati di fila.”

Il corvino, anche nella discussione, manteneva un tono calmo. Sembrava quasi che le parole della rossa gli scivolassero addosso, rendendolo capace di controbattere perfettamente e a mente lucida.

“ Piuttosto …” Riprese, grattandosi distrattamente il mento con l’indice.

“ Tutti hanno affermato che dopo le 11:00 sono tornati nelle loro camere. Bhe, se Nashi è arrivato al Terzo Piano per l’ora del decesso, dovrebbe aver preso l’ascensore circa alle 11:20. Questo vuol dire che qualcuno sarebbe anche potuto salire ben prima.”

 

“ Aspetta un attimo !” Squittì Amari Sako, mostrando un’espressione accigliata.

“ Certo, l’ascensore impiega dieci minuti per andare dal Primo al Terzo Piano… ma proprio per questo, se qualcuno l’avesse preso dopo le 11, soltanto per salire e poi ritornare al primo piano avrebbe impiegato venti minuti, ovvero non proprio alle 11:20 precise. Così Nashi non sarebbe potuto salire in orario.”

Fujima Wakuri prese parola, ricordando della testimonianza dell’Ultimate Memory.

“ Esatto… ed io sono salita appena dopo le 11.”

“ Ma questo vuol dire che puoi essere solo tu l’assassina !” L’Ultimate Video Maker balzò in aria dallo spavento.

Fortunatamente l’Ultimate Criminologist scosse prontamente il capo:

“ Anche se Fujima fosse salita alle 11 in punto al Terzo Piano, l’ascensore delle ragazze avrebbe impiegato dieci minuti per salire ed altri dieci per tornare. In questo modo, come sarebbe potuta Yonamine salire alle 11:20, e non appena arrivata, alle 11:30, venir uccisa? Suona un po’ strano.”

 

“ Forse l’omicidio è avvenuto al Secondo Piano.” Propose Nishizaka, trovando anch’ella strane le tempistiche in azione.

“ Altrimenti non sarebbe stato possibile per qualcuno al Terzo Piano posizionare la testa di Yonamine al Secondo Piano… dopotutto c’era molto più sangue lì, nel Prato.” Con voce timorosa la ragazza mostrò un po’ di comprensione per l’amica.

Fujima, riconoscente, le dedicò un sorriso. Curiosamente il volto le divenne un po’ rosso.

 

“ Nope once again !” Amari, tuttavia, tornò all’attacco senza sentirsi minimamente contraddetta da quelle frasi.

Con una mano si stava facendo ombra sul viso, in modo da far risaltare un occhio soltanto mentre l’altro risultava coperto.

“ L’omicidio è per forza avvenuto al Terzo Piano! Il sangue nel prato era già secco, e questo perché stava colando dal balcone della Sala di Musica. Al momento abbiamo certezza di sole due persone presenti lì nell’ora del decesso… ovvero Nashi e Fujima, che non ha ancora trovato un alib-”

Non finì la frase, venendo interrotta proprio da Fujima, la quale parlò con estrema serenità.

“ In realtà sono tornata in camera mia poco prima dell’orario notturno. Probabilmente Nashi è salito al Terzo Piano mentre io mi trovavo già nell’ascensore.”

L’Ultimate Video Maker a quel punto spalancò la bocca così tanto da deformarsi completamente: non emise nessun urlo, ma il suo volto, paralizzato in un’espressione di crudo terrore, pareva un quadro cubista.

“ Era una bella teoria, ragazza …” Provò a rassicurarla Kumagai, commossa dal tentativo dell’amica di rendersi utile.

“ E l’avrei anche fatta franca se non fosse stato per voi stupidi ficcanaso !” Replicò lei.

 

“ Ehi, ehi …” Zayasu, per la prima volta, sembrava aver perso la compostezza. Con molta esitazione si guardava attorno, ed un rivolo di sudore colava lungo la sua tempia destra.

“ Se nessuno ha la certezza di quando gli altri siano effettivamente tornati, o se qualcuno sia uscito per andare al Terzo Piano… il killer potrebbe esser tornato anche un secondo prima di mezzanotte! In questo modo non possiamo davvero confermare l’alibi di nessuno !”

Lo scrittore dovette affrontare la realtà: gli studenti attorno a sé parlavano e proponevano teorie, ma l’unico che avrebbe potuto rivelare loro qualcosa di utile in quel momento aveva le mani legate.

Rivolse uno sguardo implorante a Nashi, trovandolo però sempre più affranto e silenzioso.

“ Non abbiamo informazioni riguardanti le tempistiche dopo le 11:30… per quell’ora nessuno può dare conferma di cosa sia successo.” Ammise sconsolato Zetsu.

 

Takejiro, chiuso nelle proprie riflessioni, stava riascoltando all’interno della propria mente proprio le parole dell’Ultimate Fanfiction Writer.

- Se nessuno conferma di essere stato al Terzo Piano allora si crea una situazione di stallo, ed accusare Fujima sembra così la soluzione più facile per uscirne… però se lei stesse dicendo la verità allora bisognerebbe cercare il bugiardo tra i rimanenti. I non sospettati non hanno un reale alibi, e non si può confermare in nessun modo quello di Nashi e Fujima …-

Aveva certamente pensato che il caso sarebbe stato difficile da risolvere, ma un errore di disattenzione lo aveva portato ad una scoperta poco piacevole: l’assassino, confuso tra tutti gli altri, avrebbe mentito sapendo che nessuno in realtà potesse confermare la propria innocenza.

 

Tuttavia, un dettaglio era sfuggito alla precedente affermazione del verde, ed almeno su quello era sicuro.

“ Ti stai sbagliando! L’assassino è per certo entrato in Cucina alle 11:45.”

Kigiri gli aveva riferito i dettagli della sua investigazione al Primo Piano, esattamente come aveva fatto anche lui. In questo modo era venuto a conoscenza di una scoperta nel luogo più inaspettato.

Zetsu si mostrò parecchio confuso, al punto che trasalendo gli occhiali gli scivolarono dal naso. Precipitarono al suolo con un tonfo preoccupante.

“ Sappiamo che i climatizzatori della Cucina sono impostati per accendersi quando la porta si apre, e per spegnersi quando si chiude. Ebbene, le chiavi della Cucina erano fondamentali per aprire la porta dopo quell’ora, e l’unico modo per farlo era di sottrarle proprio a Yonamine! O meglio… al suo cadavere.”

Asserì il corvino, puntando poi i suoi occhi cremisi verso Nashi.

Il bruno, nonostante fosse perso nei suoi pensieri, ascoltò attentamente quelle ultime parole. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto confermare quella prova.

“ Davvero ?” Chiese Zetsu, e stavolta fu l’Ultimate Memory a rispondere, facendosi forza.

“ Sì. Durante l’investigazione io, Kigiri e Zaya- ehm, Corex, siamo potuti entrare in Cucina e confermarlo. Questo perché, ovviamente, la porta era stata lasciata aperta.”

“ Yonamine non l’avrebbe mai lasciata aperta.” Si disse Akagi, constatando quanto fosse importante tale dettaglio.

 

“ P-P-Però alle 11:45 è troppo presto !” Strillò il ragazzo dai capelli verdi, mulinando le braccia al cielo.

Piombò un silenzio colmo di incertezza, e persino il bruno, sentendo l’amico dire ciò, inclinò la testa di lato.

“ In… che senso ?”

L’altro ragazzo cambiò completamente atteggiamento, ed inforcandosi le lenti con fare elegante, iniziò a mormorare mestamente:

“ Dall’ora del decesso, ovvero le 11:30, il killer avrebbe avuto a disposizione quindici minuti esatti per trovarsi in Cucina. Avendo accertato che l’omicidio sia avvenuto al Terzo Piano, vuol dire che per uno spostamento fino al Primo Piano, chiunque avrebbe necessitato di dieci minuti di ascensore… restano così solo cinque minuti di libertà all’assassino.”

Gli occhiali scivolarono nuovamente giù dal naso, al che se li inforcò con un gesto stavolta decisamente più violento.

“ Volendo anche aggiungere come Fujima sia tornata al Primo Piano, e sicuramente anche tu in un lasso di tempo che và dalle 11:30 a massimo le 11:55, significa che per i dieci minuti successivi ai vostri spostamenti l’ascensore era inutilizzabile da chiunque altro. Come… avrebbe… potuto l’assassino per di più impalare Yonamine, decapitarla, portare la testa al Secondo Piano ed arrivare puntualmente in Cucina alle 11:45 ?!”

 Mentre poneva quel quesito, ormai urlando per l’agitazione, Zetsu si schiacciò senza alcun controllo le lenti contro la faccia. Le asticelle schizzarono via, mentre la montatura esplose.

 

Nashi era completamente impallidito, sia per la foga disperata dell’amico, ma anche perché al fronte di quelle parole era rimasto senza più fiato in gola.

Persino Kigiri accennò più volte ad aprir bocca, ma dovette ritornare sempre rinchiusa in un silenzio di meditazione per ponderare le proprie parole.

“ Già… effettivamente sarebbe impossibile realizzare ciò che ha fatto l’assassino con il corpo di Yonamine in soli cinque minuti.” Affermò con una risata nervosa Akagi, guardandosi attorno. Dopo aver vagato con lo sguardo perso nel vuoto, iniziò a tremare dalla testa ai piedi.

In un attimo era in lacrime, trasformandosi in una cascata inarrestabile di singhiozzi:

“ Non ce la faremo mai! Questo delitto è irrisolvibile! Nemmeno Nashi e Kigiri riescono a venirne a capo !” Piagnucolò a squarciagola.

“ Non dire così… ti prego !” Lo ragguardò Nishizaka con una smorfia di rabbia, nascondendo a stento una voce spaventata e tremante quanto quella dell’Ultimate Rhythm Game Player.

Non lo avrebbe voluto ammettere, ma sentire quante più persone arrendersi non la aiutava affatto a rimanere fiduciosa in se stessa e nel prossimo.

 

 

 

Fujima Wakuri

Primo Piano    Arrivo al Terzo Piano     Ritorno al Primo Piano

11:00              11:10                              ???

Nashi Jonetsu

Primo Piano    Arrivo al Terzo Piano     Ritorno al Primo Piano

11:20              11:30                              ???

Assassino

Omicidio di Yonamine (Terzo Piano)                Tempo in ascensore           Ingresso in Cucina (Primo Piano)

11:30                                                                 10 minuti                            11:45

 

 

 

“ Non è impossibile per chiunque.” Disse semplicemente Takejiro, al fronte di tutta quella desolazione.

Immediatamente Nashi, Zetsu, Akagi e Nishizaka lo fissarono come se avesse detto la più grande assurdità del mondo. Il ragazzo, onestamente, non si sentì criticato da quegli sguardi.

Non provava assolutamente niente, e per tutto quel dibattito non aveva lasciato trasparire emozioni.

Eppure, un’occasione gli stava venendo offerta su di un piatto d’argenzo per dimostrare finalmente il suo vero intento.

- Un Processo di Classe per scovare l’assassino? È stupido anche solo sperare di poterlo fare …- Pensò, svelando intanto un ghigno funesto sul suo viso all’ombra del cappuccio.

- A me basta solo dire chi è stato, perché lo so sin dal principio !-

Il ragazzo sollevò così il dito indice verso una tra loro, puntandola spietatamente mentre indossava un sorriso deliziato.

Pregustava già il sapore della vittoria, ma quel lento pasto lo stava accompagnando verso la più grande soddisfazione della sua vita.

“ Solo Lilith sarebbe stata in grado di farlo, infatti !” Dichiarò con assoluta convinzione.

“ Cosa ?” L’Ultimate Criminologist, sbigottita da una tale sicurezza, esigette spiegazioni con una certa urgenza.

Intanto, l’Ultimate Majokko aveva tutti gli occhi puntati addosso, ma stranamente era lei ad essersi ammutolita con ormai una maschera d’apatia.

“ Anche se Lilith fosse superveloce, dubito abbia il potere di far andare più veloce gli ascensori …” Provò ad essere razionale Kumagai, anche se ormai guardava il corvino con un certo sospetto.

Takejiro spalancò gli occhi, grandi e rossi come il sangue sul suo viso sorridente.

“ Però ha un altro asso nella sua manica.” Spiegò, fiero di aver collegato tutti i punti per formare una figura, fino a poco prima confusa e persa trai misteri di quei giorni.

 

“ Tre giorni fa, mentre noi eravamo in Cucina e di Lilith non c’era traccia, l’abbiamo vista apparire nel corridoio nord ovest praticamente senza preavviso. Allo stesso modo, poco prima è giunta al Secondo Piano mentre noi investigavamo la testa di Yonamine.”

“ Sì… questo lo ricordo.” Confermò Akagi, con le pupille dilatate dalla paura, come se stesse rivivendo lo shock.

“ No, non è possibile.” Fujima arricciò il naso, ricordandosi meglio il momento in cui aveva visto Takejiro, Zetsu ed Akagi al Terzo Piano.

“ Avevamo appena usato noi l’ascensore delle ragazze… e quando abbiamo lasciato il Terzo Piano Lilith era ancora lì, sicuramente.” Trovò conferma in Kumagai ed Amari, anch’elle con lei in quel momento.

Fu allora che Takejiro si fece più serio, chinando il capo ed abbassando la propria voce di un’ottava. Qualcosa in lui era cambiato, agendo ancor con più ostilità dopo esser stato contraddetto durante la sua euforica spiegazione.

 

“ Questo è per l’appunto il segreto di Lilith: lo spostamento tra i piani della torre senza dover necessitare l’ascensore.”

“ Ma si può sapere che cazzo stai dicendo ?!” Un ringhio gutturale interruppe la frase finale del ragazzo, lasciandolo con il fiato sospeso in gola.

Il corvino girò il capo di scatto, fulminando immediatamente chiunque lo avesse fermato.

Umezawa Gaho, con le spalle curve ma uno sguardo fiammeggiante per sostenere la sua occhiata, con aria sprezzante sferrò un pugno al proprio palchetto.

“ Mi sono stato in silenzio, zitto e buono fino ad adesso... però ora stai esagerando fin troppo con le tue bugie.” L’Ultimate Stuntman era scuro in viso dalla rabbia, e sembrava molto più un cane feroce, rispetto all’allegro ragazzo di un tempo.

“ Effettivamente, ha ragione.” Brontolò Ebisawa Shoko, cingendo le braccia al petto con espressione sconsolata.

“ Non ha senso per te parlare a sproposito, Takejiro. Prenditi una pausa e lascia che Kigiri e Nashi arrivino alla soluzione, come al solito …” Seppur con molta tristezza, quasi desolazione, nella voce, l’Ultimate Radio Host era stato terribilmente sincero.

 Kigiri assottigliò lo sguardo, ma non si espresse.

 

L’Ultimate Liar continuava a squadrare quei due ragazzi emanando lenti sospiri dalla bocca, rimanendo però immobile senza perderli di vista nemmeno per un istante.

“ Lasciate… fare… a me! A differenza vostra so cosa faccio.” Replicò spietatamente.

Lo stuntman ed il presentatore radiofonico sussultarono all’unisono, profondamente colpiti da quest’ultima offesa.

“ Maledetto bugiardo !” Umezawa strinse così forte il pugno da far prorompere tutte le vene sul dorso e sull’avambraccio. Successivamente però non lo calò sul palchetto una seconda volta, ma con silenziosa furia si costrinse a rilassare tutti i muscoli.

Mentre lui provava a calmarsi, Ebisawa sollevò il mento per rifilare al corvino uno sguardo freddo.

“ Ti faccio vedere io cosa puoi e non puoi dire al più grande maestro della radio, il futuro dei media in persona !”

I suoi occhi brillavano di ambizione solenne, rispecchiando al pieno il suo ego ormai smisurato.

“ Oh no! I recenti avvenimenti come la serata cosplay e l’aver aiutato Nashi hanno risvegliato una nuova personalità in Ebisawa !” Urlò allarmata Amari, non riconoscendo più il suo amico.

“ Questo è il leggendario Ebisawa di Secondo Livello, non più pigro e menefreghista come il precedente !”

“ È necessariamente un male ?”  Le chiese l’Ultimate Contorsionist, non comprendendo la sua preoccupazione.

Intanto Lilith osservava il dibattito con calma glaciale.

 

“ Innanzitutto, Lilith non vanta di nessun potere magico, quindi non potrebbe con la sua volontà viaggiare tra i Piani a suo piacimento !” Incominciò col dire Umezawa.

“ Non puoi voler accusare Lilith solo perché ti è comodo! Sappiamo per certo che Nashi e Fujima erano al Terzo Piano, dov’è anche morta Yonamine? Bene, è finita: loro due sono gli unici sospettati.” Prese parola Ebisawa.

“ Sicuramente Fujima ha attaccato Nashi e l’ha costretto a non rivelare nulla, ma sono sicuro che adesso quel povero ragazzo ti starà odiando per il modo in cui rovini tutti i suoi sforzi nelle investigazioni !”

Sentendo tutto ciò lo stesso Nashi stava impallidendo, eppure il corvino non arretrava o mostrava segni di sconfitta. Anzi, ad ogni secondo che passava la sua frustrazione si tramutava in rabbia, e seppur mantenendo le labbra sigillate, aveva iniziato a ringhiare con forza.

“ Il male siamo noi in questa torre: tutti noi, anche non comprendendo Lilith.” Umezawa si accasciò sul proprio palchetto, sentendo la speranza abbandonarlo.

“ Anche se lei morisse, noi saremmo costretti ad ucciderci a vicenda, e prima o poi qualcuno di noi lo farebbe… la soluzione è molto più facile di ciò che vuoi farci credere.”

 

“ No! La causa dei nostri mali è solo ed esclusivamente Lilith Kurenai !” Esplose finalmente Takejiro, rispondendo con un urlo più ferale che umano, dimostrando una fermezza mai vista prima.

I due ragazzi che l’avevano contraddetto arretrarono istintivamente, minacciati da tutta quella foga.

I capelli neri ricadevano ora sul volto del ragazzo, mentre il cappuccio era scivolato sulle sue spalle. Il suo volto, ora esposto alla luce, presentava solo una forte delusione.

Con sdegno guardava i suoi compagni di classe, non dall’alto verso il basso, come per criticarli, ma direttamente negli occhi per far trasparire i suoi veri sentimenti. In quella tempesta di accuse, menzogne e prove confuse, Takejiro era rimasto fin troppo colpito da delle parole tanto prive di forza e coraggio.

“ Vi piace riempirvi la bocca con Nashi e Kigiri, eh? Ma pensate a cosa hanno cercato di fare per voi quei due, invece che attendere il momento in cui vi salveranno dalla morte come degli déi !”

Ribadì con rabbia, sentendo gli occhi di tutti addosso.

“ Loro hanno lottato. Continuano a lottare. Non sono per niente degli déi o dei veri detective, ma studenti normali come me e voi! Eppure, forse il loro unico vero scopo in questo inferno è stato di provare a spiegarvi che dobbiamo sopravviver tutti insieme, opponendoci alla perversione di chi ci vorrebbe vedere solo affondare.”

Persino i suoni delle sue parole sembravano schizzare migliaia e migliaia di chilometri lontano da sé, e tutto ciò che percepiva era quella prigione: la torre.

Lui era lì, in trappola tra il cielo e la terra, senza alcune speranze di fuga. Mai le aveva avute, come gli altri del resto. E nonostante ciò, qualcuno gli aveva detto di lottare, di sopravvivere.

- Come potrei …-

Non sarebbe stato all’ombra di Nashi, così si era promesso, eppure dopo tutto quello che aveva fatto quel ragazzo non si meritava di esser lasciato incompreso. 

Nashi non sarebbe diventato come lui, un Takejiro tra l’oscurità ed il disprezzo.

 

“ Come potrei anche solo non dare fiducia a tutti voi, dopo che avete ascoltato le sue parole ?!” Il grido del corvino raggiunse istantaneamente l’anima degli studenti attorno a sé, facendo per la prima volta capire cosa nascondessero i suoi occhi sempre velati dall’ombra.

Lui vedeva la speranza che esisteva grazie a chi era morto, grazie a chi era sopravvissuto, la speranza grazie a chi combatteva.

“ Se persino io so che non ucciderei mai nessuno perché prima o poi riusciremo ad andarcene di qui, allora credo che anche voi pensiate lo stesso. Le parole di Nashi hanno raggiunto anche voi !”

Aveva mentito. Non era sicuro che sarebbe riuscito ad andarsene di lì, però ormai esisteva un seme piantato nel suo cuore, il quale germogliava sempre più. Quel seme era chiamato speranza.

 

L’Ultimate Memory era piombato nel silenzio più tombale, e sembrava che la luce emanata dall’Ultimate Liar nel suo discorso di sincerità non lo toccasse minimamente.

 

“ Però …” Nonostante fosse rimasto sconvolto da quella rivelazione, Ebisawa dovette schiarirsi la voce e dar voce ad un suo dubbio.

“ Però resta ancora il problema… di come abbia potuto Lilith arrivare al Primo Piano senza usare l’ascensore.”

In quel frangente di tempo Takejiro mutò completamente espressione in un batter d’occhio, e tutta la sua determinazione si trasformò in semplice sorpresa.

“ Eh? Ma è facile.” Disse, come se l’altro gli avesse fatto la domanda più stupida del mondo.

“ Ha usato un paracadute.”

 

Con gli occhi spalancati e le labbra letteralmente incollate tra di loro come una maschera buffa, tutti gli studenti meno Lilith fissarono Takejiro.

In quel silenzio imbarazzato si sarebbe potuto sentir cadere un capello per terra, e proprio per questo il corvino si guardò attorno imbarazzato.

“ C-Che ho detto di male ?” Indossò di scatto il cappuccio, abbassando lo sguardo.

“ No… è che …” Provò a spiegare Nshi, ancora troppo stupito per formulare una spiegazione decente.

“ Voleva essere, tipo, uno scherzo …?” Provò a consigliare Nishizaka, sperando di ottenere una risposta guardando di sottecchi Takejiro.

L’Ultimate Liar gonfiò le guance in un’espressione di indisposizione.

“ Certo che non stavo scherzando! Sono serissimo !”

“ Pahahah! Sarebbe bellissimo poter usare un paracadute e volare nel cielo !” Rise Fujima mentre fantasticava, forse dimenticandosi della gravità della situazione corrente.

“ Dove?! Dove si può trovare un paracadute ?” Umezawa parlò per tutti, non riuscendo più a trattenere quella domanda dentro di sé.

 

Il ragazzo vestito di nero, a quel punto sollevò lo sguardo e gonfiò il petto. Non sapeva se provare fierezza per aver attirato l’attenzione di tutti sulle sue congetture, ma gli bastò il modo in cui Lilith lo stesse guardando per comprendere tutto: quegli occhi freddi e puntati su di sé, così intensamente da tremare appena  come un pugno serrato, erano tutto ciò che gli serviva per sentirsi superiore.

Quella ragazza l’aveva guardato sempre dall’alto dopo lo scorso Processo di Classe, ricordandogli crudelmente come nonostante i suoi sospetti non fosse riuscito a fermarla dal far scoppiare nuovamente la febbre omicida.

- Sarebbe così bello poterla fermare per sempre adesso.- Si ritrovò a pensare in quell’attimo infinito di oscurità dove si sentiva padrone.

Era a conoscenza però delle leggi di quel sogno perfetto: non si sarebbe mai dovuto svegliare.

 

“ Se non ricordo male, al Terzo Piano si trovano ben due porte bloccate.” Incominciò col richiamare alla mente quel dettaglio principale.

“ Sì …” Nishizaka si rivolse ad Amari e Nashi, accanto a lei durante una discussione di tre giorni prima.

“ Monokuma ci disse che non saremmo mai potuti entrare lì… addirittura aggiunse l’attuale Regola Numero Sette del KECC.”

 

Regola Numero Sette: È proibito danneggiare le due porte chiuse al Terzo Piano.

 

“ O meglio ...” Intervenne la video maker, sollevando l’indice. In un istante il suo sorriso si allargò sulla parte sinistra del viso, così come l’occhio sinistrò si deformò per diventare ancora più appuntito.

“ Monokuma ci ha detto esplicitamente che la porta più a sud conteneva il segreto per andarsene di qui che Lilith ha ottenuto.”

In quella sua inappropriata imitazione facciale di Monokuma, Amari aveva ricordato esattamente la parole dell’orso, e ciò venne confermato da Nashi stesso.

“ Argh !” Ruggì Monokuma con fare molto più umano che animale, avendo semplicemente riprodotto un’onomatopea da fumetto.

“ Quando dico che una cosa è proibita vuol dire che è proibita davvero! Per me anche il black humor è proibito, e non chiamatemi razzista !”

 

Tornando a far mente locale, l’Ultimate Web Personality guardò con molto dubbio il ragazzo dai capelli neri.

“ Credi quindi che questo paracadute si trovi lì, accessibile solo a Lilith ?”

“ Perché proprio un paracadute ?” Fu solo questa la domanda posta proprio dall’Ultimate Majokko, improvvisamente ripresasi dal suo silenzio.

Con un sorriso divertito in volto puntò i gomiti sul palchetto, accomodandosi per poter fissare Takejiro dritto negli occhi. Lui sbuffò, arruffandosi i capelli con le mani.

“ Dopotutto avrei potuto usare i miei poteri magici per muovermi tra i piani.” Suggerì la rossa, con un tono indecifrabile, forse serio o forse sarcastico.

“ Ma così il decalogo di Knox se ne va al diavolo !” Realizzò tristemente Zetsu.

“ O comunque non puoi escludere l’esistenza di un marchingegno segreto come un secondo ascensore, o perché no, di un teletrasporto.” Continuò imperterrita Lilith, trasformando lentamente il suo ghigno in una smorfia di sdegno e disgusto.

“ Però anche queste sarebbero solo congetture senza evidenti prove che affermino la loro esistenza, proprio come il paracadute.”

 

Takejiro non batté ciglia a quell’occhiata di morte, rimanendo immobile per contemplare la rossa.

“ No, invece: ho modo di affermare che tu abbia usato il paracadute proprio in base a delle prove che ci sono state presentate direttamente sotto il naso.”

Di fronte a quel tono tanto calmo quanto fermo e sicuro, Lilith venne attraversata da una scarica di brividi a causa dello stupore.

L’Ultimate Liar fu immediatamente compiaciuto da quella reazione, e con un nascente sorriso sulla sua bocca iniziò a spiegare con vigore:

“ Dentro quella stanza si nasconde il segreto per andarsene di qui direttamente donatoti da Monokuma, e solo tu puoi aprire quella porta perché hai firmato la Killer Card.”

“ Quella capitata tra le mani di Arima …” Ricordò a voce alta Zayasu, ripercorrendo le fasi finali dello scorso Class Trial e del movente fornito da Monokuma.

“ E questo cosa sta a significare?! Potrebbe anche esserci un ascensore dietro quella porta, ma nessuno a parte me può saperlo !” Ribatté Lilith, mantenendo un tono lugubre, anche se dava enfasi alle sue parole come se volesse urlarle.

“ Aspetta, stavo solo iniziando !” La interruppe Takejiro, senza perdere la calma.

 

“ Se ci fosse stato davvero un ascensore per condurti a qualsiasi piano della torre, compresa anche all’uscita, ti avremmo sicuramente vista uscire da qualche vicolo cieco, non essendoci passaggi rimasti bloccati nelle stanze che conosciamo. Invece, quando ti trovavi al Terzo Piano ed hai deciso di usare il premio di Monokuma… ti abbiamo sempre vista apparire in prossimità di una finestra.”

Kigiri Kyoko si rivolse al ragazzo con convinzione, riportando alla mente una scena di qualche giorno prima.

“ Ad esempio quando non sapevamo ancora che stesse esplorando il Terzo Piano, non è uscita dal bagno delle ragazze… bensì è apparsa tra di noi. In quel momento, la porta della Sala Computer era aperta, e lì si trova un balcone.”

Anche Akagi volle prendere parte alla risoluzione di quell’enigma, avendo partecipato ad un evento bizzarro proprio di recente.

“ O come quando poco fa l’abbiamo vista apparire da dietro la statua di Monokuma nel Prato.” Disse.

“ Kumagai, Amari e Fujima erano appena scese al Secondo Piano dall’ascensore delle ragazze, e tutti noi pensavamo che Lilith fosse rimasta al Terzo Piano.”

A fronte di tutte quelle testimonianze, l’Ultimate Liar si portò un dito alla fronte, smorzando appena per un attimo il suo ghigno per far fronte ad un’espressione più concentrata.

“ Il balcone della Sala Computer al Primo Piano, il Prato al Secondo Piano, ed anche il balcone della Sala Musica al Terzo Piano… sono tutti dei terrazzamenti collegati verticalmente sullo stesso fianco della torre. Per qualcuno dotato di paracadute sarebbe dunque fin troppo facile discendere da un punto all’altro e spostarsi tra i piani !”

Amari incrociò le braccia al petto, commentando indignata:

“ Tsk! Avrei preferito un jet pack, però a quanto pare non possiamo permetterci tutto, eh Monokuma ?”

“ Perché avresti preferito tu un jet pack ?” Le domandò un po’ confuso Ebisawa.

 

“ L’effettiva esistenza di un paracadute amplierebbe moltissimo l’efficacia dell’assassino nell’agire entro i tempi ristretti.” Osservava intanto Kigiri.

“ Soprattutto considerando che, evitando di usare l’ascensore per poter raggiungere più velocemente il piano terra, diventa possibile preparare meglio la sistemazione del cadavere.”

“ Così allora non avrebbe più appena cinque minuti, ma molti di più …” Ammise Zetsu, ripensando all’ipotesi sbagliata detta poco prima.

Gli studenti a quel punto rivolsero i loro sguardi verso Lilith, rimasta in silenzio dopo esser stata zittita dall’ultima riprova.

La ragazza dai capelli rossi, a quel punto, si limitò ad ammiccare con aria soddisfatta.

“ Risposta esatta, darling !” Annuì seducente, quando in realtà stava nascondendo una subdola minaccia agli occhi e alle orecchie di Takejiro.

 

Zetsu tirò un sospiro di sollievo, sollevando il capo con un sorriso imbarazzato verso Nashi.

“ Mi sa che devo chiederti scusa per non essermi fidato di te, prima.”

L’Ultimate Memory sorrise appena, non riuscendo in realtà ad essere genuinamente sereno.

“ Dovresti chiedere scusa anche a Fujima, se per questo.” Rispose.

L’Ultimate Toxicologist, tuttavia, piegò il capo e si allargò gli angoli della bocca con le dita per formare un’espressione allegra.

“ Non ti preoccupare Zetsu-Retsu-Hatsu! L’importante è trovare la forza di riconsiderare le proprie idee nel momento del bisogno.”

“ Bel discorso, certo, ma perché sono diventato il Nen di HunterxHunter ?!” Strillò il verde.

“ Mancherebbe il Ten, però non c’è nessuno che si chiami Tengoku o qualcosa del genere per completare la battuta …” Dichiarò seccata Fujima, ammirandosi le unghie.

 

“ Non solo …” La voce di Umezawa si alzò debolmente tra gli studenti.

L’Ultimate Stuntman, imperturbabile nella sua afflizione, mormorò a bassa voce:

“ Anche io mi sono sbagliato e ti devo chiedere scusa… Takejiro.”

L’Ultimate Liar però non lo degnò di una risposta, ed avendo iniziato a fremere come un animale in gabbia, continuava a fissare Lilith.

“ Risposta esatta… tutto qui ciò che hai da dire ?!” Ruggì, aspettandosi una qualche reazione.

Pensava ormai di conoscere quella ragazza: l’aveva studiata per cercare di prevenire qualsiasi sua mossa, e per quanto sapeva che fosse imprevedibilmente folle, non riceveva l’impressione di averla messa all’angolo.

Semplicemente la ragazza si ergeva di fronte a sé, con un sorriso di amorevole compassione.

“ Sì, è tutto ciò che ho da dire.” Ammise infine, rompendo il silenzio.

 

“ Il regalo donatomi da Monokuma è stata quella stanza al Terzo Piano, dotata di molteplici paracadute accessibili solo a me: è davvero una figata, dovreste vederla, è anche piena di monitor collegati alle telecamere per vedere tutti i vostri spostamenti! Che paura però adesso… mi hai scoperto! Chissà come hai fatto a sapere di quella stanza? Forse ho solo lasciato la porta aperta …”

Mormorando quelle parole con tono subdolo, accennò uno sguardo fugace al ragazzo dai capelli neri.

“ No! L’ho capito semplicemente per assunzione logica !” Ribatté Takejiro, non accettando quella presupposizione maligna nei suoi confronti.

Prontamente fu Kigiri a fermarlo, parlando con tono ancora incerto:

“ E questo dunque spiegherebbe gli strani avvenimenti in Cucina ?”

“ Ah, sì: quella cosa nel frigo !” Esclamò Zayasu, colpito da un’illuminazione.

“ Quella cosa? Non dovresti essere più descrittivo, in quanto autore ?” Gli domandò Ebisawa.

L’Ultimate Liar intanto ripensava al suggerimento della ragazza dai capelli lilla, provando a collegare gli spostamenti di Lilith con l’indizio in cucina.

- Considerando che un paracadute funziona soltanto come discesa, le sue tappe sono state sicuramente il Prato e la Sala Computer, in questo esatto ordine …-

Improvvisamente, proprio formulando quel pensiero all’interno della sua testa, intuì quale fosse il collegamento più importante nell’intera vicenda.

“ Per poter discendere al Primo Piano e così entrare in Cucina alle 11:45… l’unico modo era  arrivare alla Sala Computer. Come avresti potuto a quell’ora aprire la porta della Sala Computer, pur non possedendo le chiavi ?!”

Colpito da quell’intuizione fulminò la rossa, ricevendo però un mugolio confuso da parte di Kumagai, al suo fianco.

“ Eh, è una bella domanda !” Ci rimuginò sopra l’Ultimate Contorsionist.

“ I guess it never miss… cioè, non avrebbe potuto, uh ?” Tentò di ipotizzare Amari.

“ No !” Rispose fermamente il corvino.

“ Avrebbe potuto soltanto rubando le chiavi di Nashi, l’unico a cui Kigiri aveva confidato la custodia della Sala Computer.”

L’Ultimate Memory sbiancò, non trovando le parole per rispondere.

Per tutto quel tempo i trascorsi della sera precedente erano stati un mistero, in parte per lui ed in parte per tutti gli altri studenti: ricevere tutte quelle informazioni come un fiume in piena gli procurava una violenta sensazione di vertigini, al punto che iniziò a barcollare mantenendosi la testa.

“ Ugh !” Gemette il bruno, sudando copiosamente, ormai con un colorito bianco cadaverico.

“ N-Nashi?! Tutto bene ?” Domandò preoccupata Nishizaka, ma il ragazzo non accennò risposta.

 

“ Dunque è andata così.” Riepilogò Kigiri. La sua concentrazione era divisa tra il timore di cosa stesse succedendo a Nashi, e l’urgenza di ordinare gli indizi trovati durante l’investigazione.

“ È stata Liltih ad attaccare Nashi al Terzo Piano, togliendogli le chiavi della Sala Computer. In questo modo è potuta discendere al Primo Piano e poter entrare in cucina.”

“ Ugh …” Brontolò Umezawa, spremendosi le tempie con nervosismo. “ Non capisco però perché sia voluta entrare in Cucina! Che senso ha ?!”

“ Chiediamolo a lei !” Propose Zetsu, ricevendo però uno sguardo glaciale da parte di Lilith, accompagnato da un immancabile sorriso perfido.

“ Troppo facile !” Canticchiò la ragazza.

Takejiro stava assistendo prestando attenzione, come Kigiri a due eventi ben distinti: da un lato dell’aula, gli studenti cercavano di comprendere il perché dietro le azioni già dichiarate di Lilith, e dall’altro, Nashi era in preda ad un inspiegabilmente violenta crisi.

“ Allora …” Si schiarì la voce, sentendo la tensione fargli accapponare la pelle.

“ L’unico motivo è la testa, la testa di Yonamine! Dopo averla staccata, Lilith l’ha voluta portare nel Prato al Secondo Piano: inizialmente ha appoggiato lì la testa del manichino anatomico preso dal Laboratorio di Chimica, per poi portare la vera testa giù in Cucina.”

“ Ma perché?! Per quale motivo ?!” Insistette Zetsu, sgorgando lacrime disperate dai suoi occhi.

“ Per lasciare la testa di Yonamine nel frigorifero, in modo da recuperarla il giorno dopo e scambiarla nuovamente con quella del manichino! Se non avessimo scoperto il modo che utilizza per muoversi tra i piani, non avremmo mai potuto considerare possibile l’eventualità che tutto ciò fosse avvenuto ieri sera.”

Il corvino aveva il fiatone, cercando di combattere con l’ansia sempre più gravante sulle sue spalle.

“ Capisco.” Mormorò Akagi.

“ Con questa incertezza avremmo pensato che l’assassino fosse qualsiasi persona con l’accesso alla Cucina… ovvero chiunque, essendo la porta rimasta aperta da ieri sera !”

 

“ Ma siamo davvero sicuri che tutto ciò sia possibile? Quali erano queste prove in Cucina di cui parlavate ?” Domandò curiosa Nishizaka, anche se il suo tono dimostrava molta più fiducia ormai verso le parole del ragazzo.

“ Le prove sono nella bandiera che reggeva la testa di Yonamine, in realtà.” Rispose Zayasu.

“ Vedi, quella bandiera dev’essere stata utilizzata per portare la testa di Yonamine nel Prato, ed infatti presenta diverse macchie di sangue secco… esponendo la testa al sole di stamattina, il calore deve aver permesso al sangue di coagulare di nuovo, coprendo così alcune di queste tracce con del sangue fresco.”

“ Però, ripensando al frigorifero …” Intervenne Kigiri, collegandosi alla loro investigazione.

“ Il freddo ha fatto incollare ad una grata un pezzo di bandiera, il quale si è staccato nel momento in cui Lilith l’ha rimosso. Questo straccio presenta proprio delle macchie di sangue secco come quello che si trova sull’erba del Prato, proprio perché risale a ieri notte.”

Sentendo quelle parole, l’albino iniziò a gongolare.

“ Oh, come mi sento ispirato per una fanfiction investigativa! Kigiri, ti prego, scriviamola a quattro mani !” La supplicò con gli occhi da foca monaca.

“ Oooh, come siete carini !” Squittì Amari, congiungendo le mani. “ Anche io vorrei essere un maschio per farmi fare una cosa a quattro mani da Kigiri !”

“ Teoricamente ci sono altri modi per usare quattro mani se sei una fem- !” Provò a suggerire in totale innocenza Umezawa, prima di ricevere un calcio nelle parti basse da Kumagai che gli tolse il respiro.

 

Al termine di quel dibattito, gli sguardi di tutti i presenti si puntarono contemporaneamente su Lilith.

L’Ultimate Majokko, ancora una volta, era rimasta in silenzio e con un enigmatico ghigno in volto.

“ Uh uh uh …” Una lugubre e appena soffocata risata sfiorò le sue labbra leggermente dischiuse. Nella fremente attesa, l’unico suono che riempì l’aula di tribunale fu quell’eterna, lenta risata di scherno.

Nessuno seppe per quanto Lilith rise. Forse un minuto, forse un’ora.

No. Non sarebbe potuto passare così tanto tempo, eppure ad ogni secondo che passava sembrava distorcersi la concezione di realtà in quella stanza.

Lilith guardava Takejiro, Takejiro guardava Lilith e tutti guardavano colei che era diventata il loro nemico, il loro capro espiatorio: la causa di tutte le loro più recenti sofferenze.

 

“ Sembrerebbe che io sia nei guai… Nashi.” Quando la ragazza pronunciò quel nome, per chiunque sembrò qualcosa di così campato per aria da pensare che stesse delirando.

Eppure, proprio Nashi, fino ad allora così spaventato e sofferente, si era fatto misteriosamente cupo e mesto al suono di quella voce.

“ Non tirare in mezzo quel patatino! Lui non centra niente, e non ti potrà salvare !” Si schierò immediatamente l’Ultimate Contorsionist, finalmente riuscendo a fronteggiare la rossa.

Lilith però inclinò la testa di lato, sempre con sinuosi movimenti appena percettibili.

“ Invece no! Solo lui può salvare me… e tutti voi.” Disse, contemplando con somma gioia e fierezza il volto spento del bruno.

“ Cosa… ?” Il respirò morì in bocca ad Akagi, il quale si stava rendendo conto dell’atmosfera opprimente che ora circondava l’Ultimate Memory.

“ Nashi ?” Provò a chiamarlo con voce ferma Kigiri, ma a niente valsero i suoi sforzi.

A quel punto Takejiro sentiva che il suo odio incommensurabile nei confronti di Lilith lo stava rendendo sempre più pazzo. Con gli occhi fuori dalle orbite ed il respiro incontrollato, colpì il palchetto con tutta la sua forza.

“ Nashi sa bene che vanno salvati solo gli innocenti! Gli sporchi assassini come te devono solo morire !”

Tuonò.

Lilith, trovando tutto ciò davvero esilarante, ampliò il suo ghigno ricominciando a ridere.

“ È proprio per questo allora che si deve dare da fare, altrimenti tutti gli innocenti moriranno !” Proclamò, ridendo poi come se avesse detto una brillante battuta.

 

“ Vedi, Takejiro …” Mentre lei parlava, chiunque si trovasse attorno a Nashi arretrò inconsciamente, sentendosi messi in pericolo dal proprio istinto di sopravvivenza.

“ Crederai di aver fatto un buon riepilogo del caso, però in realtà ti mancano… due dettagli: l’annuncio di ritrovamento del cadavere e l’arma del delitto.”

Quando Lilith pronunciò queste ultime parole, il corvino sussultò.

Improvvisamente si sentì inevitabilmente debole e sottomesso: esattamente come aveva fatto Lilith poco prima, adesso era lui a non sapere cosa dire. Però, se la ragazza aveva avuto intenzione di ribattere in quel modo anche dopo tutte le ipotesi accertate, allora aveva solo finto di sentirsi messa in difficoltà.

Consapevole della falsa vittoria ricevuta, il ragazzo si sentì talmente tanto ferito da esser costretto ad ascoltare Lilith con sguardo spento e a testa bassa.

“ Cosa centrano queste due cose ?” Domandò Ebisawa, cercando di non rendere troppo palesi i brividi che lo tormentavano.

“ Vedete… secondo la Regola Numero Quattro del Regolamento, quando un cadavere viene trovato da tre persone allora può iniziare l’investigazione, e per annunciarlo viene riprodotto un annuncio da Monokuma.” Iniziò a spiegare gioiosamente la ragazza.

“ Chi era davanti al cadavere quando l’annuncio è suonato ?” Domandò.

“ Io.” Si dichiarò Kigiri. “Io e Nashi.”

“ Però …” Aggiunse la rossa con una voce colma di angosciosa felicità, quasi come se fosse in visibilio al solo pronunciare tali parole.

“ Nashi ha già visto il cadavere la scorsa notte! Ciò vuol dire che esclusa te, in quanto terza persona in ordine cronologico, e Nashi, qualcun altro ha visto il cadavere di Yonamine! Quindi, chi è stato? Non sembrava che nelle vostre interpretazioni del piano fosse inclusa una terza persona a conoscenza del cadavere !” Con un urlo penetrante Lilith rese la criminologa immobile, forse atterrita, per lo stupore.

“ M-M-Ma la terza sei stata tu… perché sei l’assassina !” Provò a controbattere Amari, tremando così tanto da rendere ovvio il suo desiderio di mettere a tacere per sempre la terrificante rossa.

“ No !”  Stavolta fu Monokuma ad intervenire. “Chiunque sia, l’assassino non viene calcolato tra i tre che devono necessariamente vedere il cadavere prima dell’annuncio !”

 

Così, l’oscuro vento di terrore e confusione sembrava aver sbaragliato l’Ultimate Crimonologist, la quale fissava davanti a sé con sguardo vuoto, ancora troppo sconvolto.

“ Poi… !” Continuò l’Ultimate Majokko, implacabile nel suo attacco psicologico.

“ Esattamente, mi sapreste dire come sono stati recisi i capelli a Yonamine? Non mi è sembrato di trovare niente di affilato lì sopra… e non credo che sia stato fatto con le aste delle bandiere.”

“ Smettila !” Esplose Takejiro. L’Ultimate Liar aveva calato un velo sinistro sul suo viso. Avvilito, umiliato ma non arreso, il ragazzo si rialzava a brandelli per resistere allo sguardo pietrificante della strega rossa.

“ Stai soltanto avanzando presupposizioni per deviarci dal nostro piano! Non esiste nessun’altro che possa aver visto il cadavere di Yonamine, non esiste nessun altro che possa aver architettato e svolto l’omicidio dall’inizio alla fine… e questo perché solo tu sei la colpevole, Junko Enoshima !”

Quando quel nome venne pronunciato, come un sortilegio, tutti gli Ultimate Students smisero di pensare per un attimo.

La loro attenzione era stata completamente deviata e catturata da quel singolo, misterioso, subdolo, pericoloso e potente nome.

“ Junko Enoshima …” Ripeté il corvino quasi in uno stato delirante, rendendosi conto di ciò che avesse detto. Era incredulo lui stesso, e guardava per terra con gli occhi incandescenti ed il volto madido di sudore.

“ Lilith è… Junko Enoshima ?” Domandò Akagi, cominciando a tremare anche solo per aver ripetuto quel nome.

L’Ultimate Liar deglutì arduamente prima di poter riuscire a continuare, limitandosi però ad annuire.

Con un sorriso amareggiato, disse:

“ Certo, chi se non la causa dei nostri mali può aver usato per trafiggere Yonamine proprio l’asta dov’era nascosta la prova della sua identità ?”

Zetsu chinò il capo, sentendosi chiamato in causa: dopo le parole di Lilith nel Prato di poco prima, Takejiro si era subito fiondato verso il Terzo Piano. Lì, aveva scoperto proprio quanto aveva detto, ovvero il vecchio cartellone contenente un’immagine di Junko Enoshima ormai ridotto ad un foglio inzuppato nel sangue.

Tuttavia il verde non provò ad appoggiare il corvino, sentendosi anzi un po’ intimorito dal suo modo di fare così estremo ed imprevedibile.

 

“ Takejiro …” Improvvisamente una voce irriconoscibile richiamò il corvino.

Il ragazzo, voltandosi incredulo, poté guardare dritto negli occhi Nashi Jonetsu come mai l’aveva visto prima.

Innanzitutto, l’Ultimate Memory aveva ripreso piena facoltà e controllo di se stesso, assumendo una postura rigida e ben dritta, senza più nemmeno l’ombra del dolore sul suo volto pienamente concentrato.

Il suo sguardo era puntato in avanti, scrutando dentro l’Ultimate Liar senza però rappresentare una minaccia, bensì come se lo stesse costantemente analizzando mosso da un’innata curiosità.

Il corvino non seppe nemmeno cosa rispondere davanti ad una visione così inaspettata.

“ Come hai detto tu, tutto ciò che non voglio è che gli innocenti muoiano …” Prese parola il bruno, sentendo montare dentro di sé una forza sempre maggiore col passare del tempo.

“ So bene che potrei sbagliare o condurvi io stesso sulla cattiva strada, però… giorni fa Kumagai mi disse che per poter essere d’aiuto avrei dovuto innanzitutto farmi avanti! Ed è quello che sento di fare adesso, senza più alcun timore !”

L’Ultimate Contorsionist di colpo si illuminò in volto, rischiarata dalla presa di posizione così ferrea e risoluta del ragazzo.

Nashi, adesso in piedi per fronteggiare qualsiasi cosa gli si trovasse davanti, sembrava una persona totalmente diversa dalla maschera di orrore che poco prima l’aveva rimpiazzato.

“ Non possiamo dare per certo che sia stata Lilith ad uccidere Yonamine per un motivo in particolare: mancano ancora dei passaggi da verificare riguardo ieri notte !” Asserì fermamente.


Il corvino, di tutta risposta, lo guardò come se fosse improvvisamente impazzito.

“ N-No! Non è vero, Nashi! Ti stai facendo manipolare da lei.” Tentò di scandire, ancora incapace di metabolizzare il cambiamento nel compagno di classe.

“ Però vedi, in realtà è inesatto affermare che tutto quadri …” Lo interruppe Zayasu.

L’Ultimate Fanfiction Writer stava chiaramente pensando ad alta voce, e con tono riflessivo esplicò il suo ragionamento:

“ Ad esempio, non sappiamo cos’altro sia successo a Nashi ieri notte.”

Amari Sako corrucciò la fronte in un’espressione molto confusa.

“ Ma non abbiamo detto che è stato stordito mentre si trovava al Terzo Piano ?”

“ Sì.” Rispose senza ombra di dubbio Kigiri. “E poi ?”

L’Ultimate Memory, seguendo il discorso costruito dall’albino e dalla sua compagna, comprese esattamente cosa dire.

“ Esatto. Dopo esser stato tramortito mi sono risvegliato in camera mia questa mattina, ma non ho idea di come io sia finito lì! Qualcuno deve avermi per forza trasportato.”

“ Sembra un mio tipico sabato sera, specialmente la parte del risveglio.” Commentò Zetsu.

“ Lilith ?” Provò ad ipotizzare con molta insicurezza Nishizaka, ricevendo però un segno di dissenso da parte dell’Ultimate Criminologist.

“ Dubito che un paracadute possa trasportare due persone.”

Infine la ragazza, prendendo un respiro profondo, spalancò i suoi occhi color ametista sugli studenti, ora più vivi e lucenti che mai.

“ Se davvero l’ascensore femminile era occupato durante il ritorno di Fujima al Primo Piano, e quello per i successivi dieci minuti dopo l’arrivo di Nashi non avrebbe potuto portare nessun altro studente… possiamo solo ipotizzare che qualcuno sia salito al Terzo Piano proprio con Nashi ieri sera.”

Il bruno, a quel punto rimase in silenzio. Pur essendo stato chiamato in causa, il suo sguardo risoluto non venne smorzato dalla paura o dall’agitazione.

Al contrario, fu Takejiro a venir assalito da un forte dubbio, il quale lo animò ancor di più con ansia.

“ Qualcuno salito con Nashi? E perché ?”

“ E bhe, perché credo possa esser stato solo uno studente maschio a riportare in camera Nashi.” Rifletté Zetsu, martellandosi il mento con l’indice.

“ Per forza un maschio ?” Ripeté Fujima.

“ Sì! L’unico modo possibile per riportare il corpo svenuto di Nashi al Primo Piano sarebbe stato di metterlo nell’ascensore. Però, solo un maschio sarebbe potuto entrare nel bagno dei ragazzi per poterlo lasciare nell’ascensore …”

Dopo quella risposta la tossicologa scoppiò istantaneamente a ridere.

“ Ihihi! Nashi come un sacco di patate !”

 

“ Momento, momento, momento, momento !” L’Ultimate Contorsionist, iniziò a sudare freddo per l’animosità del dibattito, fin troppo veloce da seguire.

“ Quindi, questo ragazzo salito al Terzo Piano con Nashi è stato l’unico in grado di riportarlo in camera sua, perché se fosse rimasto lì svenuto dopo l’orario notturno, allora Monkuma l’avrebbe punito.”

 L’orso, sentendosi nominare, risolse subito i dubbi di Kumagai con un ruggito euforico:

“ Diamine, sì! L’avrei conciato per le feste se avesse infranto la Regola Numero Due: è proibito trascorrere la notte fuori dalle camere. Chiunque verrà ritrovato dopo le 00:00 fuori dalla propria stanza sarà punito severamente.”

“ Ok, ok …” Annuì Fujima, ritornando seria. Sul suo viso cercava di mantenere alto un sorriso fiducioso, per quanto era palese che ormai fosse provato dalla stanchezza.

“ E… quindi? Questa persona ha salvato la vita a Nashi, scendendo con lui e riportandolo in camera sua. Però non credo che dopo possa aver avuto tempo per fare altro: anche se fosse arrivato al Primo Piano alle 11:40, ritornare al Terzo Piano e poi ridiscendere avrebbe impiegato normalmente altri venti minuti, quindi sarebbe rimasto fuori durante l’orario notturno.”

Provando a pacificare la situazione, la tossicologa congiunse le mani con fare riposato.

“ Solo Lilith può aver compiuto l’omicidio, non inventiamoci di sana pianta altri sospettati.”

L’Ultimate Memory, purtroppo, non sembrò d’accordo con lei.

 

Con grande disappunto mise da parte l’espressione marmorea tenuta salda fino ad allora, mostrando un debole volto pieno di colpevolezza.

- È dura esistere, a volte.- Si ritrovò a pensare mentre tutto attorno a sé svaniva come del fumo quando hai ormai aperto la finestra.

I suoi compagni evaporavano nel buio e lui rimaneva solo. Un incubo del genere avrebbe potuto farlo nella consapevolezza di star dormendo, e che nei sogni tutto è mera finzione, eppure adesso lui era più sveglio e reale che mai.

Ripensò per l’appunto al suo incubo di tre notti prima, e di come avesse formulato la parola anti-essenza.

Forse gli era venuta in mente per via di un delirio nel dormiveglia, o forse era un riferimento al non essere del quesito amletico. Esattamente come aveva dovuto scegliere se vivere e cercare di essere utile, oppure morire e risparmiare un potenziale peso morto ai suoi compagni, il ragazzo ormai aveva trovato la soluzione all’equazione perfetta.

- In questa torre convivono dei desideri troppo forti, ed ognuno di questi è mosso dalla speranza: fiducia in un traguardo che potrebbe non venir mai raggiunto, l’aspettativa per un obbiettivo irrealizzabile …-

 

“ Io non mi arrendo mai, ed è per questo che sarò l’unica che sopravvivrà. Ricordatelo bene !”

Guardò Lilith, non trovando più il fardello caricato sulle sue spalle dal mastermind che teneva imprigionati tutti loro. Ovviamente, non vederlo con gli occhi implicava soltanto che in realtà lo stesse vedendo con il cuore.

“ Io …” Schiuse finalmente le labbra, sentendosele secche, così come la sua gola. Represse il bisogno di crollare su se stesso, ritornando ad essere l’impaurito ragazzo che avrebbe dato la propria vita piuttosto che dichiararsi degno di viverla.

“ Io credo che se non siamo sinceri l’uno con l’altro, ora più che mai, moriremo con il rimpianto di aver perso degli amici preziosi.” Lapidario, mentre sentiva decine di occhi increduli su di sé, provò ad eliminare il sigillo che lo opprimeva in favore di un amico.

“ Quindi dirò la verità adesso …” Soffermò il suo sguardo su di uno studente in particolare. “Ma solo se lo farai anche tu, Takejiro !”

Come un fulmine a ciel sereno nell’aula di tribunale, l’Ultimate Liar rimase spiazzato, ancor più di quando era caduto nella trappola di Lilith.

Con gli occhi spiritati, ma privi di una vera luce come se avesse perso la ragione ed anche la paura, il suo corpo si irrigidì con i nervi a fior di pelle.

“ Cosa centra adesso Takejiro ?” Domandò Umezawa, inavvertitamente parlando a bassa voce proprio per non interrompere quell’atmosfera onirica di silenzio.

“ Basta ripensare alle parole di Lilith di poco fa, e tutto vi sarà chiaro …” Rispose duramente Kigiri. Il suo volto era corrucciato in un’espressione fredda, a tratti guardando Nashi con enigmatico giudizio, e a volte proprio l’Ultimate Majokko.

“ Ma io potrei essere l’assassina, non scordatevelo !” Ricordò ridendo la rossa.

“ Anche se fosse, non ti sei trattenuta dal rivelare dei dettagli importanti: è stato quando hai detto che nella stanza al Terzo Piano c’erano dei monitor collegati a tutte le telecamere.”

La criminologa prese una piccola pausa per respirare, assicurandosi che Lilith la seguisse.

“ Avresti potuto tenerlo nascosto per te, invece hai voluto lanciare un indizio che apparentemente non ci serviva, eppure solo adesso possiamo renderci conto di cosa volesse significare: avevi già suggerito che ci fosse qualcun altro insieme a Nashi poco dopo l’ora del decesso.”

“ E cosa centra con le telecamere? Chi avrebbe potuto usarle, se non si può entrare in quella stanza a meno che tu non ti chiami Lilith, Principessa delle Tenebre ed Edgy Girlz ?” Chiese Nishizaka.

 

“ Centra, perché Lilith ha anche detto: Chissà come hai fatto a sapere di quella stanza? Forse ho solo lasciato la porta aperta…” Aggiunse la criminologa, a questo punto rivolgendo un’occhiata sospettosa a Takejiro.

“ Quindi, se sai davvero qualcosa come afferma Nashi, ti pregherei a nome di tutti di dircelo.”

Lugubremente, il ragazzo dai capelli neri rispose digrignando i denti.

“ Io non sto nascondendo assolutamente nulla! Fino ad ora ho fatto di tutto per fornirvi le prove sufficienti per trovare il vero assassino! Ho per caso detto qualcosa di fuori posto !?” Domandò, senza provocazione né insinuazioni, ma soltanto con la folle rabbia di chi aveva perso la ragione.

“ In realtà sì.”

La risposta di Nashi fu fulminea, spezzando il tono colmo di sicurezza di Takejiro con ferma spietatezza.

L’Ultimate Liar esalò un rantolo, trovandosi le parole morire in bocca mentre il compagno lo guardava con sguardo carico di vita e speranza: la sua innata resilienza.

“ Poco fa hai detto che non era possibile aprire la porta della stanza contenente il paracadute per chiunque eccetto Lilith.”

 

“ Dentro quella stanza si nasconde il segreto per andarsene di qui direttamente donatoti da Monokuma, e solo tu puoi aprire quella porta perché hai firmato la Killer Card.”

 

“ Ebbene, ricordando anche le esatte parole di Monokuma, si possono trovare dei termini simili.”

 

“ Voi non potete aprire questa porta !”

 

Il ragazzo a quel punto tese platealmente il braccio in avanti, indicando il suo compagno senza un istante di esitazione.

“ Entrambi avete implicato che non è possibile per chiunque tranne Lilith aprire la porta… ma non avete mai detto che non si possa entrare !”

Sottolineando accuratamente le parole necessarie, lo studente aveva fatto ricorso un’altra volta alla sua proverbiale memoria per scovare una inganno posto accuratamente dall’orso stesso.

A seguito di ciò, Takejiro si limitava a fissarla senza emettere un suono, ma con i pungi serrati nello sforzo di trattenere altre parole.

“ Quindi stiamo dicendo che Takejiro ieri sia entrato nella stanza di Lilith? Quella con i paracadute ed i collegamenti a tutte le telecamere ?!” Domandò Amari, sorpresa.

“ Effettivamente così avrebbe potuto tener d’occhio gli spostamenti di Lilith… è stato troppo strano dopotutto che stamattina sapesse esattamente dove lei si trovasse.” Osservò Kigiri, avanzando quella teoria in modo molto contenuto.

“ Inoltre Takejiro, io so che eri lì con me… sei voluto salire anche tu al Terzo Piano perché ritenevi che non fosse sicuro muoverci da soli.” Dichiarò infine Nashi.

Ad ogni secondo che passava l’aria si faceva più pesante, svelando le trame nascoste fino ad allora tra inganni e segreti della notte dell’omicidio.

 

 

“ Come mai la porta della Sala Musica è aperta ?”

Domandò Nashi a Takejiro, immerso nella drammatica desolazione del Terzo Piano: c’era solo buio e silenzio, quando invece avrebbe dovuto trovarsi lì Fujima, ed una puzza acida che impestava l’aria.

“ Troviamo la tossicologa ed andiamocene.” Gli ordinò con una certa agitazione il corvino, calandosi il cappuccio sulla testa mentre vigile si guardava attorno.

Non ricevendo risposta, il ragazzo rivolse lo sguardo al suo compagno, trovandolo ancora davanti a sé.

“ Nashi ?” Provò a richiamarlo, ma questi non si mosse. Il bruno si era fermato con la testa oltre la porta della Sala Musica, bloccandosi esattamente nell’atto di sporgersi attraverso.

Per un attimo ipotizzò che non lo avesse sentito, però un rumore improvviso gli fece riconsiderare l’idea di chiamarlo ancora una volta.

Quel rumore era un ticchettio ripetuto, veloce. Erano i denti di Nashi che battevano in preda ai tremori.

Takejiro si mosse rapidamente verso di lui, vedendo il ragazzo prendere aria per esplodere in un urlo atterrito.

 

Purtroppo quel grido non eruppe mai dalla sua gola, perché qualcosa esattamente oltre la porta si fiondò su di lui con violenza e furtività inaudita.

L’Ultimate Liar si trovò così a guardare in faccia ben due persone ormai: la prima era Nashi, mentre la seconda era colei che aveva un coltello appoggiato alla sua gola.

“ E vabbé, ma se vi cacciate nei guai così facilmente o è sfortuna, oppure lo fate di proposito !” Ridacchiò Lilith.

Takejiro stava finalmente rivedendo l’Ultimate Majokko dopo due giorni in cui gli era sempre scappata da sotto le grinfie, eppure non si sarebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione.

Lilith stava ridendo con il suo solito tono spensierato, eppure nel modo in cui pronunciò quelle parole, e di come aveva i muscoli in totale tensione, voleva lanciare un messaggio cristallino: era pronta ad uccidere.

Il corvino non riuscì nemmeno a muovere un muscolo, troppo spaventato dall’idea che il suo amico morisse per affrontare la ragazza con coraggio. Vide appena il braccio libero di Lilith puntarsi verso di sé, mentre con la punta del coltello esercitò una leggera pressione su di un bracciale indossato al polso.

Il Monokuma Bangle emise uno squillo nitido, illuminandosi di rosso. Quel bagliore scarlatto venne persino riflesso nelle pupille del ragazzo, il quale però aveva visto rischiarare il viso di Lilith come una maschera infernale.

“ Presto, Takejiro! Usa il tuo Monokuma Bangle per costringere Nashi a non rivelare quel che ha visto in Sala Musica !” Esordì lei, quasi come un invito cortese.

Il ragazzo percepì la sua voce raggiungerlo un istante dopo, colpendolo con la brutalità di un treno. Se alcune parole avessero potuto ferire fisicamente, allora la frase di Lilith l’avrebbe completamente maciullato.

 

Guardò Nashi, con gli occhi sbarrati dall’incredulità mentre la lama del coltello era stata inserita all’interno della sua bocca. Era impossibile capire se avesse paura, o se fosse troppo confuso per anche solo razionalizzare e rendersi conto del pericolo.

Takejiro dovette comunque prendere una decisione, sentendo il proprio corpo bollire dall’interno sempre più ardente. Deglutì a fatica, comprendendo come non ci fosse più tempo, ed alzò anch’egli il braccio con il Monokuma Bangle.

 

 

Esattamente come poche ore prima, l’Ultimate Liar aveva il volto macchiato nero pece dall’ombra del peccato, in perfetto contrasto con la pelle appena visibile, di un colorito cadaverico.

Il suo sguardo inafferrabile e le labbra sigillate comunicavano a pieno il peso di quella colpa assunta ed ammessa senza bisogno di parole. Nashi lo guardò, alleggerendo la sua rigidità quando comprese in quali condizioni si trovasse ora.

“ Bwahahahaaa !!” La risata di Lilith rimbalzò tra gli studenti atterriti da quel racconto tragico, di cui lei stessa era la rivelata protagonista.

“ Che idea geniale, no? Sicuramente avrebbe usato il suo Monokuma Bangle per farmi uccidere con quel coltello se avessi semplicemente ucciso Nashi, o anche se fossi fuggita senza fare niente… per questo ho deciso di privarlo dell’unica arma a disposizione contro di me !”

 

“ Se non lo fa qualcun altro sarò costretto ad ucciderla con le mie stesse mani.”

 

La dichiarazione del giorno prima di Takejiro sembrava star venendo calpestata molteplici volte dalla ragazza, seppur lei non l’avesse sentita. In realtà, ad essere calpestato in quel momento era il corvino stesso, così come il suo orgoglio.

“ Quindi ci hai mentito… eri salito tu con Nashi ieri sera, sapevi già cos’era successo.” Constatò Kigiri, imperscrutabile come al solito.

“ Ehi, ehi! Non dargli del bugiardo, anche se lo è …” Intervenne Umezawa, svelando una certa preoccupazione nella sua voce.

“Ora che sappiamo come sono andate davvero le cose è certo che Lilith sia la colpevole, esattamente come ci stava facendo capire Takejiro !”

“ Ha ragione lui, e sono contenta di star dicendo queste parole almeno una volta nella mia vita: dobbiamo votare ora Lilith, oppure presto non ci sarà più tempo per farlo !” Avvertendo l’aria di tensione, anche Kumagai si schierò in fretta e furia dalla parte di Takejiro.

“ Ma… quest’ultimo dettaglio in realtà ci apre un mondo di possibilità e percorsi che ancora non abbiamo considerato …”  Brontolò Amari, cercando a fatica di contrastare lo sguardo giustamente determinato dei due ragazzi.

“ Amari !” Strillò Akagi, in preda ormai alle lacrime più disperate.

“ Dobbiamo a tutti i costi vendicare Yonamine! E poi se non votiamo per l’assassino moriremo tutti !”

“ Per l’amor del cielo, manteniamo la calma !“ Ringhiò Ebisawa, sentendosi frustrato da tutte quelle posizioni contrastanti.

 

Intanto, nella mente di Nashi stava avvenendo un lento e doloroso dibattito, più simile ad una guerra che ad un dialogo. Da una parte della sala c’era Lilith, dall’altra Takejiro.

La prima gli aveva rivelato le sue intenzioni ed i motivi per cui fosse stata costretta a comportarsi com’era ancora adesso. Molte volte aveva dichiarato di essere solo cattiva, ma lui non avrebbe potuto dare la colpa a nessun altro, se non il Mastermind che li teneva intrappolati lì.

Invece, il suo compagno di classe, ora risvegliato dalle voci di chi sosteneva la sua decisione, continuava a mentire mentre l’odio lo divorava.

Gli aveva salvato la vita, e proprio perché era certo che Lilith non fosse l’assassina, non l’avrebbe condannato ad una strada sbagliata solo per pietà.

 

Lilith non è la colpevole !” Disse allora, riuscendo a raggiungere con la sua voce le orecchie di tutti.

Gli studenti, impegnati in una discussione confusa e inascoltabile, si silenziarono.

L’Ultimate Majokko digrignò i denti in una misteriosa espressione, forse di rabbia o forse di gioia.

“ E perché nooo ?” Parve chiedere con voce offesa.

A quel punto Takejiro scattò sull’attenti, riprendendo in mano la sua vita e aggrappandosi ad essa con tutte le sue forze. Rivolse uno sguardo a Nashi, nel quale non vi era odio o rancore, ma solo e soltanto la sua immensa volontà di prevalere in quella decisione.

Lilith… è la colpevole !” Rispose, tuonando nel silenzio.

 

“ Pupupuh !” Ridacchiò Monokuma, vedendo in quella situazione apparentemente senza controllo l’occasione giusta per divertirsi.

“ Opinioni divergenti? Ho quello che ci vuole per voi !” Esclamò applaudendo al suo genio. Estrasse una chiave da chissà dove, ed inserendola in un chiavistello sul suo palchetto, produsse un’inaspettata reazione a catena.

Tutta la sala tremò come se stesse subendo un sisma, ma presto gli studenti si accorsero che a vibrare erano solo i loro posti. Questi improvvisamente si staccarono, spezzando la disposizione circolare, per poi roteare seguendo dei binari mai visti prima sul pavimento.

In una manciata di secondi tutti si placò, mostrando però come si fossero formate due file di palchetti, disposte una di fronte all’altra. Tutti gli studenti potevano guardarsi in faccia a distanza di pochi metri, fatta eccezione per i cinque deceduti, i quali occupavano dei posti vuoti.

“ Ora che vi siete schierati, date inizio al Debate Scrum !” Acconsentì Monokuma, come al solito agendo per vie che solo lui poteva comprendere nella sua assurdità.

Nonostante il cambio di disposizioni fosse stato assolutamente inaspettato, gli Ultimate Students preferirono non fossilizzarsi sul comprendere cosa fosse successo, tornando così al processo.

 

“ Quindi adesso… sono solo due opzioni ?” Chiese Zetsu, preoccupato.

“ Già… o Lilith è colpevole, o non lo è.” Annuì Umezawa.

“ Dah! Capitano Ovvio, non sapevo fossi venuto ad aiutarci !” Lo punzecchiò Amari, ricevendo un sospiro frustrato dallo stuntman.

Nashi si trovava esattamente dove voleva, ovvero davanti a Takejiro. Al proprio fianco contava dell’aiuto di Kigiri, Zetsu, Amari ed Ebisawa, ovvero gli unici d’accordo con la sua visione dei fatti.

La presenza di Lilith nello schieramento avversario, invece, rappresentava l’ennesima sfacciata sfida da parte dell’Ultimate Majokko, in continuo bilico tra il dichiararsi colpevole e lo sfuggire alle accuse.

“ Non ha nemmeno senso discutere, ormai !” Borbottò l’Ultimate Liar, schiaffandosi una mano sulla faccia con uno sbuffo.

Lilith era presenta al Terzo Piano nel momento dell’omicidio! L’abbiamo vista noi e l’ha anche ammesso.”

 L’Ultimate Memory fu repentino a rispondere, puntando il dito contro l’amico.

Lilith non era l’unica, c’eravamo anche io, te, ed è ancora da accertarsi la posizione di Fujima per quell’ora.”

Il modo migliore per contrastare le supposizioni e le accuse inesatte era quello di analizzare la parola chiave, così facendo si sarebbe potuto ribattere con un’affermazione coerente e che potesse dimostrare il contrario.

“ Ehilà cervelloni ?” Li richiamò Fujima canticchiando, non riuscendo però a sdrammatizzare la situazione.

“ Un buon alibi per Lilith sarebbe la testimonianza di qualcuno che l’abbia vista al Primo Piano prima o dopo l’omicidio, invece non si sa cos’abbia fatto! Nessuno può affermare di averla vista al Primo Piano !”

Nessuno può affermare di aver visto anche te prima o dopo l’omicidio, Fujima.” Sottolineò Kigiri con freddezza, riuscendo così a far ricomporre l’Ultimate Toxicologist.

“ Ma è l’unica! L’unica !” Continuava a strillare l’Ultimate Stuntman, artigliandosi i capelli così forte da rischiare di strapparseli.

“ Lilith è l’unica che sarebbe potuta tornare al Primo Piano prima del coprifuoco grazie al suo paracadute! Ve lo siete scordato ?”

“ E tu ti ricordi le sue parole, Umezawa ?” Gli chiese di rimando Zetsu, con un bagliore serio nelle lenti mentre si inforcava gli occhiali.

“Abbiamo accertato che i paracadute erano nascosti nella stanza a sud, ma la porta era rimasta aperta: chiunque ci fosse entrato avrebbe potuto usarne uno.”

 

L’Ultimate Contorsionist si lasciò andare ad un sospiro seccato, piena espressione del suo risentimento.

“ Vi credevo più intelligenti ragazzi… lei ha attaccato Nashi e gli ha impedito di rivelare qualunque cosa avesse visto! È troppo sospetta !”

 “E perché allora non ha lasciato Nashi al Terzo Piano? Se fosse rimasto lì Monokuma l’avrebbe ucciso per aver infranto la regola… e lo stesso vale per Takejiro.” L’Ultimate Fanfiction Writer ribatté con un sorriso timido, forse messo in agitazione da quel dibattito istantaneo.

Kumagai si morse il labbro, non sapendo come rispondere alla domanda di Zayasu: per quanto i comportamenti di Lilith fossero sempre illogici, sentiva che il racconto di Takejiro riguardo la scorsa notte non fosse ancora finito.

“Ma Lilith è Junko Enoshima! Deve essere per forza stata lei ad occultare le prove !” Piombando come un fulmine a ciel sereno, il grido tra i singhiozzi di Akagi ripropose un nome che a quanto pare l’aveva colpito più di qualsiasi altro dettaglio in quella discussione.

Vedendolo così disperato e spaventato, l’Ultimate Video Maker non poté trattenere un sorriso rassicurante, provando a parlargli con voce calma e meno arrogante.

“Non abbiamo nemmeno idea di chi sia Junko Enoshima, quindi perché dovremmo sentirci minacciati da lei? Per quel che sappiamo, tutte le dicerie sul suo conto potrebbero essere un inganno di Monokuma …”

Amari guardò il ragazzo dai capelli viola spalancare gli occhi, segno che avesse realizzato quella piccola, seppur ancora salda verità. La ragazza non sapeva per quanto quell’ignoranza sarebbe stata utile, però non aveva senso aver paura dell’ignoto.

La realtà di aver perso un loro compagno, a detta sua, era molto più spaventosa.

 

“ Ok, ok… però non ha senso inventarci argomentazioni adesso!  Abbiamo trovato prove che la incastrano in ogni stanza! Non c’è più altro da esaminare, il caso finalmente è concluso.” Negli occhi di Nishizaka si leggeva la sofferenza ed il dolore che stava patendo in quel momento.

Probabilmente avrebbe appoggiato qualsiasi verità pur di risparmiare a se stessa e all’assassino quel supplizio di dubbi e misteri ancora a lungo.

“In realtà credo che qui non abbiamo ancora finito… ci sono ancora diverse prove da esaminare.” Si convinse Ebisawa, più triste e sconsolato che mai.

 Il radio host avrebbe tanto voluto concludere tutto ciò quanto l’Ultimate Web Personality, eppure si stava rendendo conto che se un piccolo sforzo valeva la vita di qualcuno, allora bisognava impegnarsi con tutte le proprie forze e portare a termine il lavoro.

“ Ma è così ovvio che sia stata io, ragazzi !” Urlò di colpo Lilith, attirando l’attenzione su di se mentre piroettava nella sua larga gonna rossa.

Allargò un sorriso amorevole, come se stesse parlando a dei bambini piccoli di favole e fiabe, piuttosto che raccontare una storia di morte e disperazione.

“Ho fatto tutto io! Ho messo la testa di Yonamine nel frigorifero per mettervi in difficoltà con le indagini, ho usato il Monokuma Bangle su Takejiro e ho costretto Nashi a rimanere in silenzio riguardo al cadavere !”

Tirando in fuori il petto, e gonfiando le guance prima di far rimbombare la propria voce forte e chiara, l’ultimate Criminologist Kigiri Kyoko si concentrò a pieno sulla ragazza di fronte a sé.

In lei vide la mente criminale più contorta ed inspiegabile di quelle che avesse esaminato: anche dopo aver passato una vita ad ispezionare casi clinici, e ad interpretare la psicologia dei più perversi serial killer,  le motivazioni che spingevano quella ragazza a dichiararsi causa di una tragedia così grande con tanta leggerezza le restavano ignote.

Tuttavia, finché non le avrebbe comprese non avrebbe mai potuta darla per spacciata. Andava contro il suo dovere professionale, e, soprattutto, la giusta intuizione di Nashi.

“ E perché l’avresti fatto? Semplicemente lasciare tutto al suo posto non avrebbe destato sospetti su di te… è un comportamento completamente diverso da quello nello scorso caso, hai voluto lasciare una traccia fuorviante apposta.”

Analizzò a mente fredda, riprendendosi dall’istante di collera che le aveva attraversato il corpo: sfortunatamente quella corte la faceva sembrare un mostro spietato e crudele, questo lo sapeva bene, ma ugualmente confidava nello stesso imparziale giudizio di Lilith.

Per l’appunto, l’Ultimate Majokko si ammutolì subito dopo quelle parole, rimanendo a guardarla con uno sguardo incuriosito, forse di sfida.

 

“Lo vuoi capire o no, Nashi?! È stata Lilith, è lei l’assassina! Questa è la verità !

Gridò con tutte le sue forze Takejiro, cercando di prevalere ed evitare quell’imminente sconfitta con tutta la sua determinazione.

La speranza era tutto ciò che gli restava, la sua unica arma per combattere contro Lilith ed evitare la morte di tutti i suoi compagni.

Purtroppo per lui, in un’egoistica ma giusta decisione, Nashi comprese che avrebbe dovuto farsi avanti e vincere a tutti i costi: il bruno spalancò gli occhi con un turbine contorto di dispiacere e coraggio riflesso nelle proprie iridi, e prese fiato per un’ultima controprova.

“ Non posso semplicemente convincermi di questo… almeno fino a quando non avrò scoperto la verità su ciò che hai fatto tu la scorsa notte !”

 

Gli studenti piombarono nel silenzio più assoluto dopo quella frase, puntando i loro sguardi sbigottiti e colmi di confusione sull’Ultimate Memory.

Dal modo in cui lo guardarono a lungo, sembrava quasi che alle loro orecchie avesse detto una frase insensata, o fin troppo assurda per avere il senso che andrebbe normalmente attribuito.

“ Cosa… vuol dire? Cos’avrebbe dovuto fare Takejiro ?” Domandò a quel punto Nishizaka, intimorita dall’assoluta certezza di Nashi in quel momento.

Il ragazzo non rispose, limitandosi a mantenere la sua attenzione focalizzata sullo studente dai capelli corvini davanti a sé. A sento sbatteva le palpebre, ma il suo intero corpo vibrava, teso come una corda di violino al vento.

Takejiro, a quel punto, ebbe la reazione più sorprendente di tutti.

In base alle sue precedenti sconfitte contro Lilith, ci si sarebbe aspettato che, venendo messo all’angolo un’altra volta, sarebbe ammutolito con un’espressione sperduta in volto. Invece, tutto ciò che fece, fu contrarre la bocca in una smorfia.

“ Kehe …” Soffocò a stento un risolino, abbassando il capo mentre la sua espressione diventava ormai illeggibile.

“ Takejiro! Cosa hai fatto ieri sera, oltre a riportare Nashi in camera sua ?!” Non facendosi intimorire da quell’avvenimento bizzarro ed incomprensibile, Kigiri decise di insistere sulla domanda che ancora non aveva ricevuto risposta.

L’Ultimate Criminologist ricevette però qualcosa di molto diverso quando l’Ultimate Liar tornò a mostrare il suo volto scoperto.

Fu un sorriso.

La faccia di Takejiro era imperlata di gocce di sudore, e a giudicar dal respiro affannoso sembrava star una sottospecie di eccitazione. Il sorriso estasiato portato sulle labbra era qualcosa di incredibile: nessuno aveva mai visto Takejiro sorridere in quel modo.

Successivamente arrivò una risata così gorgogliante, soddisfatta ma allo stesso tempo rauca, da poter provenire solo dal più perverso degli inferni.

“ Bwahaha-keheheh !!” Il ragazzo rise con così tanta violenza da trasformare la sua voce ben presto in un rantolio asmatico, simile ad il verso di un corvo.

Ciò che più era spaventoso in quella visione inaspettata erano proprio gli occhi di quel ragazzo, fino ad adesso coperti da una coltre di ombra tra i suoi capelli.

Il colore rosso era diventato più vivido che mai, brillando di incredibile lucentezza con baglior sinistri provenienti dalla pupilla. Tutto ciò che si trovava in quel mare cremisi, in qualche modo si agitava come una spirale sinistra, contorcendosi instancabilmente per voler uscire ad ogni costo di lì.

In perfetto stato di ebbrezza, il ragazzo finalmente schiuse le labbra per pronunciare poche, ma terrificanti parole.

“ Tutto ciò che ho fatto… è stato in nome… della speranza !!”

 

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Sono riuscito a pubblicare un altro capitolo entro il mese di Marzo! Yaay *vittoria personale*

Finalmente (o forse no) è iniziato il Terzo Class Trial, e come avevo accennato due capitoli fa, è un pio’ più lungo dei precedenti. Ovviamente il prossimo capitolo vedrà la fine anche di quest’arco narrativo, sancito dalla morte dell’assassino.

Spero non sia il personaggio che più vi sta a cuore, però anche se così fosse… ^w^

Fatemi sapere i vostri pareri, soprattutto riguardo la rivelazione di Nashi e Takejiro, entrambi bugiardi e complici di Lilith in questo processo... e sul Debate Scrum, già. La trovo una meccanica a dir poco geniale in Danganronpa V3, e spero di averla replicata almeno con l'1% della sua epicità originale.

Eeeh… sì, ho scritto apposta “piatto d’argenzo”, non è un errore di battitura. La considero da sempre una libertà d’autore a causa di motivi citazionistici…

( https://www.youtube.com/watch?v=a6kgx5gsQaA )

Infine, vi regalo una bella immagine di gruppo degli studenti, con gli sprite rivisitati e corretti in alcuni casi ^^!

 

 

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Capitolo 21
*** Chapter Three (End) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 8)  Class Trial

Snuff Movie–Stand Alone

 

 

“ Tutto ciò che ho fatto… è stato in nome… della speranza !!”

 

Dopo aver ascoltato quelle parole traboccanti di mistero, l’aula del processo era stata pervasa da un’aura estranea e sconosciuta.

Gli studenti parvero dunque di star assistendo ad un evento di un altro pianeta, a qualcosa che nessun essere umano avrebbe mai potuto produrre, come in un film di fantascienza.

Il più sconvolto di tutti però fu Nashi, il quale si sarebbe aspettato qualsiasi reazione da parte di Takejiro, tranne quella risata spettrale.

“ Come …?” Domandò il ragazzo, sentendo la propria bocca diventata secca come quella di un cadavere.

L’Ultimate Liar gli rivolse allora uno sguardo incredibilmente vivace e solare.

“ In questi giorni mi è stato detto da Arima quanto fossi spesso e volentieri inutile, rimanendo restio a collaborare con voi in qualsiasi situazione.”

 

“Ogni tanto sparisci, solo per ripresentarti e lamentarti di qualcosa! Non ti fidi di nessuno, prendi in giro chi vuole andare avanti senza uccidere nessuno… ma forse è perché sei tu il solo vero codardo !”

 

Ricordando le parole dell’Ultimate Event Planner, il corvino spalancò gli occhi, ora illuminati da una profonda serenità.

“ Ed ora che ci penso è vero, assolutamente vero! Che peccato, pensandoci… visto che a quanto pare sono l’unico in grado di salvarvi! Sono io l’unica vera speranza qui dentro !” Gridò Takejiro, ebbro del suo delirio.

Amari sussultò, trattenendo a stento un urlo di paura.

“ Perché tutto d’un tratto c’è sempre qualcuno che deve entrare in Sicko Mode ?!” Si lamentò mentre rabbrividiva.

“ L’unica vera… speranza ?” Ripeté confusa Kumagai, presagendo qualcosa di molto oscuro nelle parole estasiate del ragazzo.

Lui, con la stessa solennità di chi stava presentando un miracolo, annunciò a voce alta e senza un attimo di esitazione:

“ Certo: solo io ho visto la verità! Non è un caso che io sia ancora vivo: si chiama destino! Ed il destino di chiunque mi seguirà sarà quello di porre fino a questo gioco.”

Nashi Jonetsu fissò con occhi ruggenti Takejiro durante il suo discorso, tremando ad ogni parola che pronunciasse.

Fu sul punto di reagire d’istinto, rispondendo con il primo pensiero che gli venisse in mente, quando Kigiri prese parola.

“ Visto che conosci la verità, non pensi che sia il momento giusto per rivelarcela? Le nostre opinioni sono ancora divise, le accuse da verificare, le testimonianze molto labili… se ci fornissi una prova proprio adesso sono sicura che cambieresti decisivamente l’esito della votazione.”

Le parole della criminologa erano state caute e calcolate, al punto da non far trasparire alcuna presunzione o intimidazione, ma solo una freddezza analitica degna del suo nome.

 

Nashi osservò l’amica, diventata rigida come una statua durante quel discorso. Non poté rinunciare a sentirsi molto più sollevato.

- Ha ragione Kigiri: il processo non sta proseguendo in nessuna direzione sicura. Anche Takejiro ha contro di sé diverse opposizioni …- Ispirato dalla mente fredda di Kigiri, contò gli studenti ancora schierati con Takejiro.

Erano sette. Loro in sei.

- Lilith non è un voto certo, e continuerà a sostenere la sua colpevolezza fin quando non avremo modo di smentire le accuse a suo carico. Quindi, se lo facessimo… passeremmo in maggioranza, ed il vero colpevole potrebbe venir votato da sette studenti senza il rischio di uno stallo.-

Non avrebbe mai immaginato di dover affrontare il lato matematico di quella sfida mortale, e si sentì davvero spaventato nel dover paragonare il prezzo di una vita con il numero di votazioni che loro avrebbero dovuto dare. Forse si sarebbe dovuto sentire eviscerato della propria umanità, ma in nessun modo pensava di sé come un animale mosso solo dall’istinto di sopravvivenza.

Guardò il quadretto con il volto di Yonamine. In lei vivevano emozioni, sentimenti, desideri, e più che mai la speranza nel futuro.

- Speranza …- Si ritrovò a pensare, scrutando negli occhi languidi dell’Ultimate Liar, così pericolosi e brillanti.

- Non ti ho mai visto così, Takejiro. Hai nascosto fino ad adesso la tua vera natura… oppure ci stai mentendo in questa situazione così disperata per un qualche scopo ?- Dubitare di un suo amico era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, però decise che avrebbe ancora una volta dovuto navigare tra un mare di menzogne per scovare la verità.

 

“ Certo. Vi racconterò tutta la storia …” Sorridendo con tono assecondante, l’Ultimate Liar ammiccò alla criminologa: sebbene si fosse dimostrato messo alle strette una volta smascherato il suo inganno, ora pareva trepidante di rivelare tutto ciò che aveva nascosto.

“ Dopo che ieri sera Lilith mi ebbe costretto ad usare il Monokuma Bangle su Nashi, colpì entrambi abbastanza forte da metterci a tappeto. Ovviamente non voleva ucciderci, altrimenti avrebbe attirato troppi sospetti su di sé, così il suo intento era di farci rimanere fuori dalle nostre camere oltre l’orario notturno.”

“ Vi ha messi K.O entrambi ?” Domandò con grande sorpresa Nishizaka, a dir poco incredula.

“ Che razza di mostro sei in realtà ?!” Urlò poi, rivolgendosi direttamente a Lilith. Questa arrossì vistosamente con uno strano sorriso imbarazzato sulle labbra, toccandosi gli indici tra di loro.

“ E-Ehi… non pensare che chiamandomi mostro tu mi faccia un complimento… b-baka onee-chan !”

Anche Takejiro non fu entusiasta di doverlo ammettere:

“ Sì, in quel momento ci ha attaccato mentre avevamo la guardia abbassata… comunque sia, forse perché sono di costituzione più resistente, sono rinsavito ben prima di Nashi. Per quell’ora però non c’era assolutamente più nessuno al Terzo Piano.”

“ A parte il cadavere di Yonamine, vorrai dire.” Suggerì Zetsu.

“ L’ho visto per la prima volta stamattina, non sapevo dove fosse in quel momento.” Rispose il corvino, rabbuiandosi.

“ Tutto ciò che avevo intenzione di fare era mettere al sicuro me e Nashi, così lo portai fino all’ascensore… però, in quel momento mi accorsi di una cosa: la porta a sud era rimasta aperta! E lì trovai la stanza con tutti i monitor collegati alle telecamere di questa torre …”

Nella parte finale del discorso si dischiuse un sorriso sulle sue labbra.

“ Sì, proprio la stanza tutta per me che mi ha regalato Monokuma !” Squittì Lilith.

“ E suppongo che lì tu abbia visto qualcosa …” Ipotizzò Fujima, spalancando gli occhi con trepidazione.

Takejiro annuì.

“ Fu in quel momento che vidi Lilith mettere la testa di Yonamine nel frigorifero in Cucina, dopo averla scambiata con quella del manichino anatomico al Secondo Piano. Come potete vedere, tutte le mie presunte deduzioni di prima in realtà erano testimonianze veritiere !”

“ Davvero… ?” Umezawa, a fronte di quella dichiarazione, si sentiva più sperduto di prima.

“ E poi cos’hai fatto ?” Domandò Kumagai, incalzata dalla tensione crescente nella sala.

“ Me ne sono andato, ma non nell’ascensore insieme a Nashi …” Il corvino fu sul punto di proseguire con la sua frase, ma si bloccò prima del tempo con un ghigno provocatorio sul volto.

“ Avete già capito come, no? Dopotutto, dovevo verificare se quello fosse stato anche l’unico modo di Lilith per andarsene …”

“ Il paracadute.” Comprese a quel punto Zayasu.

“ Già, già. Come potete vedere, l’ho visto e testato mettendo a rischio la mia stessa vita… è per questo che dovete fidarvi di me.”

La situazione era stata ribaltata in pochi istanti ora che Takejiro stava parlando apertamente del segreto nascosto fino ad allora. Il ragazzo proclamatosi come un messia per guidare gli studenti verso la salvezza in quel diabolico caso, percepiva le menti dei suoi compagni stravolgersi.

Stavano venendo contaminati dalla verità: la speranza di poter sopravvivere, la possibilità di vendicare una loro amica, la volontà di stringere con presa salda la propria vita e trascorrere un altro giorno in questo mondo.

Il desiderio di tutti loro era andarsene, e soltanto votando il giusto colpevole avrebbero potuto farlo, prima o poi.

 

“ N-Non saprei… c’è qualcosa che non quadra.” Una voce debole si sollevò tra i palchetti.

Tra tutti quanti, Akagi non aveva chinato il capo, sconvolto dall’improvvisa rivelazione, ma mostrava un’espressione perplessa ed impegnata nello sforzo di pensare sotto pressione.

“ Qualquadra che non cosa ?” Ripeté, anche se in modo sbagliato, Amari.

L’Ultimate Rhythm Game fece cenno di sì con la testa, ritornando però a riflettere con tutte le sue forze.

In quei pochi secondi di attesa che ne seguirono, si poteva quasi sentire del fumo provenire dal suo cervello.

“ Forse è solo una mia impressione, ma mi sembra che sia impossibile ciò che ha detto Takejiro.”

Lilith intervenne con un sorriso cordiale.

“ No, Akagi: posso confermare che tutto ciò che ha detto Takejiro è vero. A quanto pare mi ha davvero vista attraverso i monitor …”

“ Ah, ok …” Sospirò allora il ragazzone, rassegnandosi.

 

“ No, invece: sono d’accordo con Akagi !” L’esclamazione inattesa di Nashi nel bel mezzo del silenzio fu come un fulmine a ciel sereno per gli studenti.

L’Ultimate Memory aveva esclamato quelle parole dopo che i suoi occhi si erano illuminati, evidentemente colpito da una realizzazione.

“ In che senso? Ci è davvero sfuggito qualcosa ?” Chiese Ebisawa.

“ Certo.” Rispose brevemente il bruno, per poi puntare il suo sguardo duro su Takejiro in persona.

“ Takejiro, hai appena ammesso di esser tornato al Primo Piano usando il paracadute trovato nella stanza a sud del Terzo Piano, giusto? A questo punto, allora, non posso credere che tu non sapessi già del cadavere di Yonamine !”

Sentendo tali parole, improvvisamente il corvino sbiancò, ed il sorriso gli morì in volto come un fiore appassito al sole.

“ P-Perché ?” Fu sul punto di dire, venendo però anticipato dall’altro.

“ Perché per usare l’ascensore saresti dovuto calarti dall’unico balcone presente al Terzo Piano… ovvero dove è stata ritrovata Yonamine morta! Come puoi allora affermare di “averla vista per la prima volta questa mattina” ?”

“ Ci ha mentito di nuovo, quindi ?!” Esclamò Nishizaka, stavolta digrignando i denti per la rabbia. Con un gesto repentino si applicò delle unghie finte lunghe il doppio delle sue, apparentemente affilati come artigli.

“ Questa volta ce la paghi, maledetto !” Ringhiò ferocemente l’Ultimate Web Personality.

 

“ Non ha visto proprio niente, si è inventato tutto.” Realizzò sconsolato Zetsu, curvando le spalle.

“ Ehm… perché? Non ho capito bene.” Domandò spiegazioni Umezawa, picchiettandosi la guancia con l’indice.

“ Se Takejiro fosse andato sul balcone della Sala Musica avrebbe sicuramente visto il cadavere di Yonamine.” Spiegò il ragazzo dai capelli verdi.

“ Così sarebbe stato una delle tre persone a vederlo, assieme a Nashi e Kigiri, affinché risuonasse l’avviso di ritrovamento di un cadavere. Purtroppo però sembra che Takejiro ieri sera non abbia visto Yonamine, e che quindi non abbia nemmeno potuto usare il paracadute …”

Seppur seguendo quella discussione, l’Ultimate Liar rimaneva in silenzio. La sua espressione ora era contorta, forse dai rimorsi, dato che non poteva più proseguire con la sua dichiarazione.

“ In realtà un modo può esserci stato !” Esordì senza preavviso Kigiri.

“ Un modo… per fare cosa ?” Ripeterono all’unisono Zetsu e l’Ultimate Stuntman.

“ Un modo per attraversare il balcone senza vedere Yonamine.” La risposta della ragazza, forse per la sua assurdità, o più per il tono estremamente serio con cui la disse, fece ammutolire i ragazzi.

“ C-C-Cioè ha chiuso gli occhi e si è lanciato dal balcone ?” Ipotizzò Akagi, non più tanto sicuro della  sua teoria.


“ No! Ha usato la maschera che abbiamo trovato in Sala Musica.” Intervenne al volo Nashi, comprendendo ciò che la sua amica avesse voluto fargli comprendere.

L’importanza delle prove non ancora presentate non poteva essere semplicemente ignorata, ed anzi, dimostrava l’unica forma di difesa per gli innocenti e di attacco verso il vero colpevole.

 

“ Una maschera sporca di sangue.” Aggiunse Zayasu, rimarcando le ultime parole per sottolinearne l’ambiguità.

“ Ma se l’ha usata solo per coprirsi gli occhi ed andarsene, allora perché è insanguinata ?”

“ Non mi dire che è stato Takejiro ad uccidere Yonamine !” Strillò inorridita Amari.

A quel punto, dopo esser rimasto in silenzio a lungo, l’Ultimate Liar esplose in un grido.

“ Ma che assurdità state dicendo ?!”

Ormai sul suo volto troneggiava soltanto un profondo senso di disagio e sconfitta, sentendosi messo all’angolo.

“ V-Va bene, è vero, ho usato quella benda… ma non so perché sia sporca di sangue! Dev’essere stata Lilith a sporcarla, sicuramente: dev’essere tornata apposta per infangare le prove !” Si giustificò disperatamente.

“ Uhm …” Un mesto borbottio proveniente da Fujima però lo zittì. “ Abbiamo appurato che nessuno sarebbe potuto tornare al Terzo Piano e poi tornare in camera sua prima della mezzanotte… non ce l’avrebbe fatta per via degli ascensori, persino contando altri ipotetici paracadute.”

Il ragazzo dovette sforzarsi molto per deglutire quello che sembrava un grosso groppo incastratosi nella usa gola. Con tutte le sue energie provò a sopprimere la sua fatica, cercando di ignorare come ogni parola detta contro la sua teoria lo stesse sempre più abbattendo.

“ O-Okey… Però, tralasciando la benda, solo Lilith può essere stata l’assassina: questo è un dato di fatto !”

Stavolta gli studenti non reagirono come al solito alla sua ennesima affermazione, ma rimasero semplicemente immobili.

Il dilemma di fidarsi ancora di qualcuno che aveva mentito per tutto quel tempo era forse la scelta più ardua che avessero preso. Eppure, se c’era qualcosa di inimitabile, era propria la sincera disperazione in Takejiro.

“ Il coltello! Dopotutto Lilith qualche giorno fa ha sostituito tutti i coltelli della cucina con delle imitazioni di plastica! Soltanto lei quindi avrebbe potuto uccidere Yonamine… giusto ?”

 

“ Sì, è vero. Abbiamo dovuto usare per tre giorni di fila dei coltelli di plastica… chissà che fine ha fatto fare a quelli veri.” Rifletté Umezawa, sentendosi troppo in colpa per dubitare ancora di Takejiro.

“ Uh… è vero: un coltello può essere l’unica arma del delitto plausibile. D'altronde non sarebbe stato possibile uccidere Yonamine direttamente con le aste delle bandiere… e poi, come altro avrebbe potuto decapitarla ?” Volendo dare corda alla teoria del compagno, anche Zayasu offrì la sua posizione a riguardo.

Ascoltando quelle tre ipotesi, l’Ultimate Memory dovette per forza soffermarsi e pensare a mente lucida.

Tutto ciò che ormai sgorgava dalla bocca dell’Ultimate Liar era un fiume incontrollato di molteplici verità: non più totalmente menzogne, ma punti di vista presi da prospettive a volte giuste e a volte sbagliate.

Doveva credere in tutto ciò che Takejiro diceva per discernere la verità più plausibile.

 

“ Non abbiamo ancora parlato dello svolgersi dell’omicidio, effettivamente …” Mormorò Nishizaka.

“ Forse adesso dovremmo cercare di scoprire come è stata uccisa Yonamine, al posto di chi l’ha uccisa.”

Il suo suggerimento capitò al momento perfetto per Nashi, il quale percepì che quelle parole sarebbero state la guida per una nuova strada verso la verità.

“ Già…” Prese dunque parola, sentendosi un po’ sotto pressione per quella grande responsabilità.

“ Per trovare l’arma del delitto bisogna guardare le ferite riportare sul corpo di Yonamine, ovviamente.”

“ Bhe, sono solo tre e per di più tutte uguali, dovrebbe essere abbastanza facile !” Esclamò con positività Ebisawa.

“ In realtà, secondo il Monokuma File sarebbero molte di più… ma almeno l’hai acceso l’e-Handbook ?” Amari guardò l’Ultimate Radio Host con molta delusione.

“ S-Sì, certo !” Rispose il ragazzo, guardandosi attorno con falsa dissimulazione.

“ E come si accenderebbe, allora ?” Lo incalzò la video maker, facendolo letteralmente impallidire in preda al panico.

 

“ Ricapitolando le ferite di Yonamine …” Intervenne proprio Lilith, con un sorriso indisturbato stampato sul volto.

“ Secondo quanto riporta il Monokuma File abbiamo: volto deturpato da un’unica ustione, torace penetrato in tre punti, collo reciso e soggetto ad ingenti traumi provocati da un corpo contundente.

“ That’s lotta damage !” Commentò Fujima con sospettabile ammirazione.

Nashi si ritrovò ad osservare ancora una volta il Monokuma File sul suo dispositivo.

- C’è qualcosa di strano …- Il presagio di non aver ancora risolto a pieno quel mistero lo stava erodendo dall’inizio del processo, eppure cercò in tutti i modi di sopprimere la sua paranoia.

“ Ho capito !” Esclamò improvvisamente Ebisawa, con la stessa vivacità di poco prima.

Il presentatore radiofonico, mulinando un pugno in aria energicamente, sfoderò un sorriso a trentadue denti colmo di decisione.

“ In realtà è tutto un inganno quello delle bandiere! Le tre ferite al torace sono state prima provocate da un coltello, e poi Yonamine è stata impalata per nascondere l’evidenza …”

Terminando la frase, indicò proprio l’Ultimate Majokko, stavolta squadrandola con freddezza.

“ Ovvero che in realtà l’unica arma del delitto fosse stata quella a cui solo Lilith poteva accedere !”

Lilith, sentendosi presa in considerazione, mimò un’espressione sorpresa.

“ Oh mio dio! Ebisawa che diventa utile! Questo è davvero l’evento annunciato nelle sacre scritture che precede l’apocalisse !”

“ È inutile fare la spiritosa! Ammetti che è successo proprio questo e facciamola finita !” Intervenne Takejiro, ringhiando con tutto il suo odio.

 

“ Non saltiamo a conclusioni affrettate, Ebisawa !” Li interruppe Nashi, schioccando le dita e puntando i suoi occhi proprio sull’Ultimate Radio Host.

Questo, colto alla sprovvista, si ritrasse intimorito.

“ Abbiamo appena accertato la presenza di altre ferite, ed è importante capire quando queste siano state inferte.” Consigliò il bruno, raccogliendosi in se stesso.

“ E come si può fare ?” Domandò Kumagai, quasi indispettita da tutte quelle interruzioni e cambi di direzioni nel processo.

“ Ci si può affidare alla semplice logica.” Rispose prontamente Kigiri, prendendo parola per Nashi.

“ Per esempio, sappiamo che la testa di Yonamine è stata recisa dal suo collo… però proprio in quel punto vengono riportati ingenti traumi provocati da un corpo contundente. Come sarebbe possibile causare certi danni ad un collo reciso ?”

“ Aspetta! Ingenti traumi… vuoi forse dire che il collo era rotto ?!” Un brivido di raccapriccio attraversò Zetsu quando pose quella domanda, ritrovandosi uno sguardo di assenso da parte della criminologa.

“ Ed un collo rotto può solo significare una cosa… la morte.” Concluse la ragazza dai capelli lilla.

L’Ultimate Web Personality, sentendo quel discorso non poté evitare di esprimere tutto il suo disagio, corrucciando la fronte in un’espressione affranta.

“ Quindi adesso stiamo dicendo che qualcuno ha spezzato il collo di Yonamine, uccidendola? Ok, certo, è plausibile… ma con cosa ?” Domandò.

A quel punto la criminologa non rispose immediatamente. Come se avesse tutto il tempo del mondo, si limitò a spostare lo sguardo su Takejiro.

“ Cosa ?” Chiese lui, sentendosi penetrare da quegli occhi così intensi, che inevitabilmente lo richiamavano all’attenzione.

“ Dovresti saperlo: ti ho visto investigare !” Ciò che disse la ragazza ebbe l’effetto di catapultare il corvino in un mondo di mistero che prima non sognava nemmeno esistesse, come se l’avesse spinto giù da una scogliera infinita.

Per lui, fino a quel momento, contava soltanto che Lilith fosse l’assassina: dettagli come il metodo e l’arma del delitto erano solo un’invenzione da costruire sul momento per volgere gli altri dalla sua parte. Eppure, in quel momento Kigiri lo stava invogliando a trovare il frutto delle sue, seppur finte, fatiche.

Iniziò a sudare, colto alla sprovvista e per questo sempre più nervoso.

“ La porta del Laboratorio di Chimica.” La sua risposta fu però priva di alcun dubbio.

 

“ Giusto !” Disse Nashi, avendo trovato anch’egli la giusta traccia da seguire.

“ La porta del laboratorio era rotta stamattina. Sembrava proprio che i cardini si fossero spostati a causa di un impatto troppo forte.”

“ Quindi… il collo di Yonamine è stato rotto usando quella porta! Forse l’assassino gliel’ha chiusa violentemente addosso mentre si trovava sullo stipite.” Intuì Akagi, sentendosi inevitabilmente inorridito da quell’evento appena descritto.

“ Ricordo quando due giorni fa ho provato ad aprirla …” Rammentò Umezawa, grattandosi il mento.

“ Era molto pesante, però non mi sembrava affatto ben collegata alla parete.”

“ E allora …” Nishizaka sollevò la testa verso l’Ultimate Liar, esitando appena prima di pronunciare delle amare parole:

“ Non è stato il coltello l’arma del delitto. Anzi, non c’è nessuna prova certa che il coltello sia stato usato.”

 “ Mi piacerebbe poter dire tutto ciò senza alcun dubbio …” Rispose prontamente Nashi, incupendosi.

Il bruno aveva poggiato una mano davanti alla sua bocca, riflettendo a testa bassa e con sguardo molto più duro del solito.

 

“ Prima …” Riprese parola quando l’intera aula fu piombata nel silenzio.

“ Abbiamo tutti quanti confermato come soltanto Lilith potesse possedere dei veri coltelli… ma allora perché ne avevi uno con te stamattina, Takejiro ?!”

Immediatamente l’Ultimate Liar sobbalzò, come attraversato da una scarica elettrica in tutto il corpo. I suoi occhi si spalancarono, mentre lui stesso percepiva tutti i suoi muscoli irrigidirsi dalla tensione.

Non proferì parola, ma la sua reazione di puro terrore bastò a sconvolgere il resto degli studenti.

“ Il coltello… che gli ha perquisito Kigiri. Parliamo di quello, giusto ?” Fece mente locale Zetsu.

“ Già! Quello che mi ha puntato alla gola proprio stamattina !” Ammise Lilith con tono divertito.

“ Come diavolo ha fatto a procurarsene uno ?!” Domandò a quel punto Kumagai, trovando molto più importante affrontare quella questione.

Quando vide che il corvino non la degnava di una risposta, l’Ultimate Contorsionist serrò i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani.

“ Rispondici! Basta con le tue bugie !”

La bionda osservò impotente il ragazzo deviare lo sguardo, cercando forse di nascondersi o di fuggire da tutti i dubbi che ormai ricadevano su di sé.

 

“ Per di più, Takejiro, ci sono anche altri dettagli presenti al Terzo Piano di cui non ci hai parlato nella tua confessione.” Continuò imperterrita Kigiri, ignorando la scarsa collaborazione del ragazzo.

“ Come ad esempio la quarta asta di bandiera insanguinata presente nel bagno dei maschi !”

“ Ehm… ma quella cosa centrerebbe ?” Si chiese Akagi, poggiandosi un dito sulle labbra.

Nella fase finale della risoluzione di quel mistero, Nashi decise che avrebbe dovuto dare tutto se stesso e terminare il lavoro iniziato proprio assieme a Kigiri e allo stesso Takejiro.

Guardò l’amico di un passato perduto, e di quel presente sempre più arduo, non riconoscendolo più in quella veste di debolezza e paura.

Tirò un profondo sospiro, poi parlò:

“ La quarta asta di bandiera insanguinata può esser stata usata soltanto allo stesso modo delle altre, ovvero perforando il corpo di Yonamine. Non essendoci altre ferite simili sul suo corpo, è plausibile soltanto che una delle tre aste infilate nel suo torace siano state aggiunte in seguito, rimuovendo quella successivamente lasciata nel bagno …”

Facendo mente locale, si figurò le tre aste di bandiera insanguinate, cercando di capire quale fosse la più strana di tutte. Comunque volesse guardare, una di esse presentava un dettaglio impossibile da ignorare.

“ Ma quale potrebbe essere stata aggiunta? Forse… quella che conteneva la prova dell’esistenza di Junko Enoshima ?!”

 

“ Lilith è… Junko Enoshima ?”

“ Certo, chi se non la causa dei nostri mali può aver usato per trafiggere Yonamine proprio l’asta dov’era nascosta la prova della sua identità ?”

 

“ Takejiro… per caso sei stato tu a scambiare le aste di bandiera per poter incastrare Lilith ?!”

Il colpo di grazia inferto dall’ultima domanda di Nashi riuscì ad infrangere definitivamente la barriera di sicurezza che avvolgeva Takejiro, allo stesso modo spezzando la sua unica speranza.

Il corvino abbandonò qualsiasi tipo di convinzione e forza, come se tutto gli stesse colando via dal corpo in una forma di esorcismo. Ne rimase così solo un involucro nudo di paura e sgomento, debole e fragile come non mai.

“ I-Io… !” Gemette, curvando la schiena in un ennesimo tentativo di nascondersi.

 

“ Non posso credere che qualcuno possa aver fatto qualcosa del genere …” Nishizaka si copriva la bocca con le mani, oscurando a stento il suo volto, ora pallido dallo sgomento. Aveva intuito soltanto in parte l’orrore di cui l’Ultimate Liar si era macchiato, e per il quale ora pativa le sofferenze della colpevolezza.

“ State dicendo che Takejiro ha rimosso un’asta di bandiera già conficcata nel corpo di Yonamine, soltanto per mettere un’altra nello stesso punto e così incastrare Lilith ?!”

Nashi non le fornì una risposta diretta, tormentandosi però nell’assistere alla paura della ragazza.

“ Aspettate un attimo! Ma è davvero possibile fare qualcosa del genere da bendato ?” Domandò Zayasu, inorridito da quella macabra spiegazione.

“ Takejiro sarebbe stato completamente cieco! Come avrebbe potuto anche solo trovare Yonamine sul balcone, o anche solo capire che fosse morta senza poterla vedere ?”

“ C’è un dettaglio… di cui sicuramente tutti ci siamo accorti, entrando nella Sala Musica.” Kigiri rispose subito al dubbio dello scrittore, lanciandogli un’occhiata premurosa.

“ Ah… intendi forse il Monokuma Bangle che continuava a squillare ?” Intuì all’istante Fujima, o almeno così comprese dal segno di assenso della ragazza.

“ Con quella fonte di rumore costantemente attiva chiunque avrebbe potuto trovare il possessore di quel Monokuma Bangle... e vi ricordo che l’unica occasione in cui i bracciali inizino a suonare è proprio alla morte di chi li indossa.”

 

Dopo l’esaustiva spiegazione di Kigiri, il clima generale non si era fatto di certo più leggero.

“ E quel coltello in tuo possesso, Takejiro …” Continuò a boccheggiare Nishizaka, travolta da un vortice di nausea.

“ Nessuno sa cosa tu abbia fatto ieri sera mentre Nashi era svenuto, e per di più non avresti nemmeno dovuto prendere l’ascensore perché avevi con te il paracadute… vuol dire che hai avuto tutto il tempo a disposizione per uccidere Yonamine, no ?” Terminò infine la rosa, nell’esatto istante in cui i suoi occhi si illuminarono con un’improvvisa scarica di adrenalina.

Takejiro sussultò, ma non osò aprir bocca.

“ Quindi il colpevole è Takejiro.” Osservò Fujima, con una voce molto più flebile del solito.

 

“ Nah, credo che qui ci stiamo dimenticando un paio di cosette pur di saltare alla conclusione !”

Come un fulmine a ciel sereno, il tono inaspettatamente squillante e giocoso di Lilith ristabilì il caos in quell’atmosfera di pura tensione.

L’Ultimate Web Personality la guardò strabuzzando gli occhi, sicuramente non avendo previsto quella reazione.

“ Cosa ?!”

“ Sul serio, ragazzi… dovreste fare un po’ mente locale: è impossibile che Takejiro abbia ucciso qualcuno !” Rispose l’Ultimate Majokko, incrociando le dita sotto il mento.

“ Ma non ha completamente senso che tu ora lo stia difendendo !” Strillò esasperata Amari, afferrandosi due ciuffi di capelli e tirandoseli in alto.

 “ Io… sono d’accordo con Lilith.” Mormorò Nashi, riuscendo comunque a farsi sentire tra le urla dell’Ultimate Video Maker.

“ L’unica condizione nella quale si sarebbe dovuta trovare Yonamine per far squillare il proprio Monokuma Bangle… era la morte. Ciò vuol dire che Yonamine era già morta quando Takejiro ha sostituito l’asta nel suo ventre con quella della presidenza.”

“ E… prima? Non avrebbe potuto ucciderla prima ?” Riuscì a formulare Nishizaka, sempre più confusa ed indebolita da tutto quel malessere.

“ A questo punto che senso avrebbe avuto indossare la maschera, tesorino ?” Le rispose indirettamente Lilith, squadrandola con un’occhiata lasciva.

“ E pensare che l’operazione è stata così pulita perché il sangue di Yonamine era colato giù al Secondo Piano proprio grazie alle aste già conficcate nel suo corpo.” Osservò Fujima, ricordandosi come il Terzo Piano fosse una scena del crimine insospettabile fino alla scoperta del cadavere.

“ Il poco sangue rimastole in corpo ha appena sporcato la mascherina.” Concluse la tossicologa.

 

Senza più nessuno che si opponesse, gli studenti acconsentirono silenziosamente all’innocenza di Takejiro. Il ragazzo però era ancora al centro di numerosi sguardi timorosi, o giudicanti nel caso di Kumagai.

“ Continuo a non capire perché, allora !” Ripeteva ormai da tempo la contorsionista, esprimendo il  dubbio che la struggeva dall’interno.

Si rivolse al corvino quasi come se lo stesse supplicando.

“ Che senso ha avuto tutto ciò? Perché ci hai nascosto la verità fino ad adesso? Perché hai profanato il corpo di Yonamine ed infangato la scena del crimine se non sei tu l’assassino …?”

Uno sguardo disperato venne rivolto anche a Lilith, ora totalmente incuriosita e per questo in silenzio.

“ Qualche giorno fa dicesti che avresti fatto di tutto per uccidere Lilith… ma perché continui a mentire a tutti noi? Chi consideri davvero come un nemico qui dentro ?” La ragazza per la prima volta stava dimostrando la speranza che aveva riposto segretamente fino ad allora in Takejiro.

Ad inizio processo non si era opposta al suo intervento, e durante il Debate Scrum era stata più che felice di appoggiare la sua decisione.

Solo a quel punto l’Ultimate Liar comprese il peso dello sguardo di Kumagai Yone: speranza.

Venne improvvisamente a conoscenza di cosa fosse la speranza, e soltanto dopo averla infranta e macchiata con un velo di menzogne.

 

“ Tutto ciò che volevo era …” Le sue labbra cementate finalmente si schiusero.

“… che Lilith non sopravvivesse a questo Class Trial.”

 

“ Ansioso di cominciare ?”

“ Sì. Perché sto per assistere ad i tuoi ultimi attimi di vita.”

 

Improvvisamente l’ultimo dialogo tra Takejiro e Lilith prima di giungere nell’aula del processo si rivelò in tutta la sua chiarezza agli Ultimate Students.

“ Non ho mai avuto la certezza che Lilith fosse la colpevole, però era quello che avrei voluto far credere a tutti voi… dopotutto, che la votazione fosse stata giusta o sbagliata, lei sarebbe morta comunque.”

Pronunciando quelle parole così gravose, il ragazzo realizzò quanto la sua anima si fosse corrotta nell’inseguire la speranza, o forse solo per scappare dalla disperazione.

L’Ultimate Majokko assottigliò i suoi occhi verdi, mentre la pupilla si espandeva di conseguenza come per un felino.

“ Quindi per te sarebbe stato opportuno anche sacrificarci tutti pur di vederla morta ?” Domandò debolmente Umezawa.

Questa volta lo stuntman non mostrava alcuni sentimenti di rabbia, né stava per aggredire il corvino.

Semplicemente percepiva la grande solitudine e sofferenza che emanava quel ragazzo, e non riusciva a compatirlo in nessun modo.

Takejiro abbassò il capo, diventando bianco come una lastra di marmo.

“ Take… spero tu abbia compreso che mentire non è mai la scelta migliore.” Gli disse Fujima, senza alcun rimprovero nella voce, ma anzi con una punta di dolcezza.

“ Per favore, se dovessimo sopravvivere a questo Class Trial… non dirci più bugie.” L’Ultimate Toxicologist accennò un sorriso d’incoraggiamento.

 

“ In realtà reputo le menzogne di Takejiro e di Lilith dei punti fondamentali di questo processo.” Intervenne Kigiri, senza curarsi dell’atmosfera generale, ed addirittura dimostrando una certa vivacità.

Incuriosito, Nashi la guardò.

“ Soltanto smascherando le loro bugie siamo riusciti a comprendere diverse verità in questo caso oscuro, dico bene? Perché allora non continuiamo ?” Propose la ragazza.

L’Ultimate Memory riflesse per qualche secondo su quelle parole, e di colpo si rese conto che inconsciamente l’angoscia di aver scoperto la verità si stava trasformando in soddisfazione.

- Takejiro… affronteremo più tardi i motivi della tua scelta.- Si promise mentre pensava all’amico.

- Però adesso, per favore, rimani al sicuro nella tua innocenza: prometto che non ti lasceremo indietro, ed anzi uscirai con noi da quest’aula !-

 

“ Lilith, resti comunque una delle principali sospettate !” Riprese l’Ultimate Criminologist, indicando la rossa, la quale sorrise compiaciuta.

“ Lo so bene: d’altronde sono io l’unica ad avere accesso ad i coltelli, come quello usato sicuramente per decapitare Yonamine.”

“ A proposito del coltello, volevo chiederti come mai l’avessi lasciato al Terzo Piano. Hai ammesso tu stessa di essere salita lì, però perché hai lasciato il coltello a disposizione di chiunque lo potesse trovare ?”  

Seguì un silenzio abbastanza opprimente, a ritmo con il battito cardiaco di tutti gli studenti. Ogni secondo che passava sembrava però far crescere sempre più il sorriso di Lilith.

“ Non ho idea di dove e come l’abbia reperito Takejiro, però posso dirvi per certo che quel coltello l’ho consegnato personalmente… a Yonamine.”

Un’esplosione di tensione travolse l’aula di tribunale, sconvolgendo qualsiasi aspettativa da parte di ragazzi e ragazze.

“ A Y-Yonamine ?!” Ripeté Akagi, iniziando a tastarsi la faccia con numerosi fazzoletti seguendo degli strani passi di ballo.

“ Cosa centra Yonamine in questa storia ?!” Lo seguì a ruota Amari.

“ Tipo… tantissimo, dato che è la vittima! Però perché aveva lei il coltello ?” Si chiese Ebisawa, respirando affannosamente per riprendersi dallo shock.

“ Che sia un’altra bugia ?” Zetsu guardò la rossa con molto sospetto, anche se altrettanto sorpreso dalle sue parole.

 

Nashi Jonetsu, il quale aveva mantenuto le palpebre serrate fino a quel momento, le dischiuse con una nuova luce brillante al posto dei suoi occhi. Tra la confusione e la paura del falso lui credette di essersi, per l’ennesima volta, aggrappato ad un sottilissimo filo di logica.

“ Lilith, immagino che tu sia salita al Terzo Piano prima di tutti noi, addirittura prima delle 11:00, mentre stavamo mangiando o eravamo radunati per assistere all’Ultimate Student Backstory con Monokuma.”

Esordì con totale sicurezza nelle sue parole, che infatti trovarono un immediato responso positivo.

“ Certo! Avete scoperto voi stessi che sarebbe stato impossibile salire dopo le 11:00 dall’ascensore delle ragazze, e poi anche tu mi hai già trovato lì alle 11:30.”

“ Che c’è Nashi, hai trovato qualcosa di sbagliato nella sua testimonianza ?” Domandò a quel punto Zetsu al suo amico.

Questi però scosse la testa con fare concentrato, ed attese qualche istante prima di puntare lo sguardo verso un altro palchetto.

“ Piuttosto mi trovo in disaccordo con la tua versione dei fatti… Fujima Wakuri !”

 

Sentendosi chiamare in causa di punto in bianco, persino l’inalterabile tossicologa dai capelli ramati sobbalzò dalla sorpresa.

“ Cosa? Quale versione di quali fatti ?” Chiese lei, inarcando un sopracciglio cercando di non scomporsi troppo.

“ Semplice.” Rispose prontamente il ragazzo. “ Mi sembra semplicemente impossibile che tu, avendo preso l’ascensore poco dopo le 11, non abbia incontrato la persona più importante in questo caso… ovvero la vittima, Yonamine !”

La scienziata corrugò la fronte, non capendo cosa volesse dire.

“ In che senso ?” Ugualmente Nishizaka fece cenno di non capire quel ragionamento.

“ A-ah !” Zayasu si batté improvvisamente il pugno sul palmo della mano, illuminandosi in viso.

“ Ho capito quello che vuole dire Nashi! In fin dei conti abbiamo cercato di capire solo quando l’assassino fosse salito al Terzo Piano, ma non abbiamo mai chiarito quando lo abbia fatto anche Yonamine… deve essere per forza salita assieme a qualcuno, altrimenti non sarebbe mai potuta giungere al Terzo Piano in tempo per il suo omicidio.”

Alla spiegazione dell’Ultimate Fanfiction Writer, tutti i dubbi dei presenti vennero chiariti, fatta eccezione per l’espressione interrogativa della tossicologa.

“ Fujima …” L’Ultimate Memory guardò l’amica molto seriamente. “ Per caso Yonamine ha preso l’ascensore con te ieri notte dopo le 11 ?”

Quando tutti capirono che da quella risposta sarebbe dipeso un importantissimo punto di svolta nel processo, la massima attenzione venne riportata sulla ragazza.

Questa, sentendosi gli sguardi intrepidi sulle spalle, avvertì una certa fretta nel rispondere.

“ Sì! Con me… è salita con me. Eheh… non ve l’avevo detto, che pasticciona !” Scoppiò a ridere improvvisamente nel bel mezzo del discorso, sollevando un velo di stupore.

“ Ti sembra il momento di fare queste uscite ?!” Gridò seccato Umezawa, agitando il pugno in preda all’ansia.

“ Però, Nashi …” Quando Fujima riprese parola, i suoi occhi si erano spalancati di colpo, assumendo un colorito intenso quanto penetrante mentre inchiodavano l’Ultimate Memory.

“ Non vorrai per questo mettermi al pari di Lilith tra i sospettati.”

Questa insinuazione, unita allo sguardo criptico che gli era stato rivolto, fu capace di produrre parecchio sgomento nel ragazzo.

- Cos’è questo… è forse una minaccia? Oppure ha paura ?- Non aveva mai visto qualcuno dei precedenti studenti sospettati reagire in quel modo così assurdo. Era come se Fujima volesse ordinargli di discolparla piuttosto che difendersi con le sue stesse forze.

Fatto sta che dovette riprendersi da un morsa gelida appena formatasi attorno alla sua gola prima di ricominciare a parlare.

“ Capirai che… rivelarci un’informazione fondamentale solo adesso attira su di te parecchi sospetti.” Incominciò col dire.

“ Ma io non ho nascosto nulla, a differenza di Lilith e Takejiro.” Rispose serenamente la ragazza. “Semplicemente mi ero scordata di dirvelo: se me l’aveste chiesto prima, vi avrei subito rivelato di aver preso l’ascensore con Yonamine.”

“ Dircelo prima o adesso non ti toglie comunque dai sospetti: eri con la vittima sul luogo del delitto e all’orario della sua morte !” Umezawa insorse contro la ragazza con tono sprezzante e colmo di giudizio.

 

“ Ok, ok !” Cercando di far mente locale, Kumagai intervenne per zittire i due.

“ E poi? Cos’è successo ?” Domandò a braccia conserte, attendendo in silenzio una risposta.

Fujima sbatté le palpebre, sigillando le labbra in un’espressione stupita.

“ Niente. Come ho già detto me ne sono tornata al Primo Piano.” La sua risposta fu rapida e priva di timore, lasciando gli studenti a bocca aperta.

“ Ma perché fai così?! Per l’amor del cielo, quanto sei irritante !” Ormai Umezawa si stava mordendo l’elastico dei suoi occhiali da moto come un cane rabbioso.

“ Ehi, ma non è forse un po’ azzardato dubitare di Fujima ?” Suggerì Akagi, toccandosi timidamente gli indici mentre guardava altrove.

L’Ultimate Toxicologist approfittò di quella frase per sporgersi in avanti sul palchetto, ripresentando lo stesso sguardo penetrante di poco prima, questa volta rivolto proprio all’Ultimate Stuntman.

“ Vi vorrei ricordare che l’altra sospettata è Lilith Kurenai! Davvero avete anche solo qualche dubbio su chi condannare a morte tra un’assassina psicopatica ed una vostra amica? Potrei quasi citarvi la Bibbia per dimostrarvi quanto è palesemente assurda la vostra esitazione …”

Immediatamente il bruno tradusse quell’occhiataccia come un giudizio lapidario, e si sentì scrutato fino a fondo nell’anima.

 

“ Fujima ha ragione !” Strillò Nishizaka, riprendendosi dal suo stato intontito, ed ora mostrando una grinta immensa.

“ Ricordiamoci che lei è una nostra amica, non un’assassina come Lilith! Nashi, mi meraviglio di te: da che parte sei in questo processo, eh ?!” La rosa rivolse uno sguardo di rimprovero molto accigliato al bruno, che spaventato sussultò.

“ Eh ?!” Squittì lui. Successivamente, provando a mantenere la concentrazione, si portò una mano al mento, riflettendo sulla situazione corrente.

“ Non c’è nessun motivo per dubitare ancora di Fujima! Lilith ha praticamente scritto in fronte “sono l’assassina”, cosa c’è ancora da capire ?!” Continuava col dire Nishizaka, estendendo la sua ramanzina a tutti i presenti nella corte.

“ Non è così, invece !” Fu la repentina risposta del ragazzo, interrompendola non appena ebbe compreso quale fosse il tassello mancante nella sua supposizione.

Davanti allo sguardo sconcertato dell’Ultimate Web Personality, il ragazzo riportò la propria attenzione su Fujima.

“ In realtà c’è una prova che riguarda proprio Fujima: sto parlando dell’acido !”

 

“ Cosa ?!” Esclamò la ragazza dai capelli ramati, accigliandosi.

Il bruno annuì silenziosamente, recuperando le forze prima di ripartire all’attacco.

“ L’odore che è possibile sentire praticamente ovunque al Terzo Piano deriva da una macchia ormai asciutta davanti alla porta del Laboratorio di Chimica. La puzza è la stessa emanata dalla boccetta di acido di cui solo Fujima sapeva la posizione, e che stamattina conteneva solo poche gocce.”

“ Ricordo… questo acido.” Mormorò Zayasu, accennando al loro primo dialogo sull’argomento di circa tre giorni prima.

L’Ultimate Memory scrutò a lungo l’espressione dell’Ultimate Toxicologist per notare una qualsiasi reazione, ma ella rimase impassibile anche davanti a quell’accusa.

Ebbe così modo di accusare tutto il rammarico per quella scelta presa: la stessa persona che ora guardava come una sospettata era una sua amica, la quale aveva desiderato la salvezza di tutti gli altri senza alcun dubbio. Ricordò di come avesse rincuorato Nishizaka dopo la morte di Arima e Mistuko, o del loro dialogo in laboratorio terminato con un abbraccio per darsi forza dopo tanta paura e desolazione.

Sopra ogni avvenimento spiacevole che lei aveva dovuto affrontare c’era però l’Ultimate Student Backstory. Dopo che Monokuma aveva infatti mostrato il suo passato tragico davanti a tutti, la ragazza per la prima volta era fuggita, non trovando il coraggio di affrontare la situazione con serenità.

- Fujima… so che hai paura, non è possibile che tu non tenga più alla tua, come alla nostra vita. - Cercò di convincersi di questo Nashi, mentre acquistava il coraggio necessario per proseguire.

 

“ Inoltre, Kigiri, Zayasu ed io abbiamo ispezionato la camera di Yonamine… trovando un possibile movente per l’assassino.” Ammise dopo aver catturato abbastanza l’attenzione necessaria dei presenti.

I ragazzi, al sol sentire la parola movente, vennero pervasi da un’aura di mistero ed incertezza.

“ Un movente… ?” Ripeté confuso Akagi. “ Fin’ora nessun assassino ha mai avuto un movente, a parte, bhe… andarsene di qui.”

“ Invece il nostro movente è qualcosa di ben diverso.” Intervenne Kigiri.

“ Abbiamo infatti trovato una lettera in busta già aperta in camera della vittima… l’abbiamo consegnata a Monokuma, chiedendo di leggerla lui stesso per avere la massima veridicità.” La criminologa disse ciò con tono infastidito, segno che non fosse stata da subito intenzionata a prendere quella decisione.

L’orso, il quale aveva assistito a tutto il processo rimanendo in silenzio, quasi assorto, sentendosi richiamare ululò dal piacere.

“ Here I am! Certo che ho qui la lettera !” Annunciò felice, sventolando una busta di carta strappata sulla sommità.

“ E leggila allora, cazzo !” Imprecò Ebisawa, mulinando i pugni chiusi al vento.

Monokuma espanse ancor di più il suo ghigno a metà, estraendo dalla busta una lettera.

“ Verbale di violazione alle norme del codice della strada ...” Non appena ebbe finito di leggere queste prime parole, l’orso divenne completamente rosso dalla vergogna, gettando via ciò che teneva tra le zampe.

“ Allora… ehm …” Mormorò mentre dissimulava imbarazzo.

“ Ma stava leggendo una multa !” Constatò Zetsu, allibito.

 Poco dopo l’orso ebbe trovato una busta identica già aperta, con dentro un’altra lettera. Questa volta lesse qualcosa di molto più serio ed imprevedibile.

 

“ Ho bisogno di scriverti questa lettera affinché tu la legga lontana da me e possa dunque comprendere al meglio quale pessimo individuo io sia. Non cerco perdono o accettazione, voglio solo farti dono della verità prima di Monokuma.

La mia famiglia credette di avermi perso in quell’incidente in alto mare quando ero ancora una bambina, e sarei sicuramente morta se non fosse stato per il ragazzo che mi salvò la vita. Scoprii più tardi che lui fosse un assassino il quale utilizzava un lavoro di copertura come attore ed era inaspettatamente diventato parecchio famoso nonostante la sua giovane età. Il suo nome era Yonamine Genjo.

Mi innamorai di lui. Era stupendo, talentuoso e la sua vita era vissuta sulla lama di un coltello ogni giorno: tutto ciò che con la mia vera famiglia non sarei mai potuta essere, in quanto i miei fratelli maggiori mi superavano in qualunque cosa facessi. Decisi di rimanere per sempre con lui, aiutandolo per sdebitarmi.

Genjo mi avvertì sin dall’inizio che non avrei mai dovuto prendere questa strada, e continuò a tenermi alla larga ancor di più dal suo lavoro quando iniziò a ricambiare i miei sentimenti. “Forse ci amavamo troppo ?”: questa era la nostra debolezza.

Un giorno venne incaricato di un affare importante, e sparì per diversi giorni dopo avermi mandato in un covo sperduto con altri suoi colleghi. Quando ritornò, scoprii che aveva catturato qualcuno.

A stento riuscii a credere che il ragazzo portato dinnanzi a me era mio fratello, Fuka Wakuri. Non mossi un dito nei successivi giorni mentre lo guardavo venir torturato da Genjo: mi era stato detto che partecipava allo sviluppo di un’arma batteriologica con la quale sarebbe stata dichiarata guerra a tutto il mondo, e noi eravamo dalla parte di chi doveva fermare i malvagi.

Qualche settimana dopo però, l’esercito irruppe nella nostra base per recuperare Fuka, iniziando un violento scontro armato. Genjo morì davanti ai miei occhi, poco dopo avermi detto di fuggire, di salvarmi la vita per sempre a costo di fingermi qualcuno che non ero.

Ebbi paura, e tutte le mie lacrime versate andarono a lui, non al sangue del mio sangue che avevo visto soffrire per giorni. Quando iniziai una nuova vita in Giappone, in realtà stavo indossando l’esistenza di Yonamine Genjo, l’Ultimate Actor.

Eppure, non so cosa sia stato, se provvidenza o karma, ma esattamente dieci giorni fa mi sono riunita con l’ultimo membro rimasto della mia famiglia, e così ho avvertito la mia vecchia vita venir dissotterrata d’improvviso. Per anni mi sono mascherata, sapendo di non avere il coraggio necessario per essere anche solo per un istante ciò che ero un tempo, eppure ora ho intenzione di farla finita con i travestimenti.

Sarò sempre al tuo fianco per essere chiunque tu voglia: una sorella, un’amica, qualcuno con cui uscire da questa torre e con cui sorridere nel mondo che ritroveremo fuori di qui.

Non voglio abbandonarti ancora, Fujima.

-Masuku Wakuri ”

 

La stridula voce di Monokuma fu l’ultima cosa che risuonò in quella stanza prima che piombasse un pesante silenzio. L’aria aveva un odore nauseante, ma tutti i presenti avrebbero dovuto accettarla così com’era: stavano respirando la verità.

“ Monokuma aveva detto …” Iniziò col dire Nishizaka Iki, con la voce rotta dai singhiozzi.

“ Che con un altro Ultimate Student Backstory avremmo scoperto che fine avesse fatto la sorella di Fujima …”

“ Ma chi diavolo poteva pensare che questa fosse proprio Yonamine… anzi, Masuku.” Terminò per lei la frase Zayasu, anch’egli appesantito dalla tristezza.

La ragazza dai capelli rosa sollevò lo sguardo colmo di rammarico verso la tossicologa.

“ Perché… perché l’hai uccisa, Fujima ?” Lacrime amare iniziarono a scorrere dai suoi occhi, riflettendo l’immagine immobile dell’altra studentessa.

 

Fujima Wakuri aveva il capo chinato verso il proprio palchetto, forse fissando il nulla, oppure una realtà migliore in cui rifugiarsi. Quando la domanda di Nishizaka la raggiunse però si risvegliò dal torpore, stringendo i pugni ed irrigidendosi mentre accumulava tensione.

“ Non ho mai davvero letto quella lettera, perché quando siamo salite insieme al Terzo Piano ho visto… M-Masuku tentare di nascondere qualcosa nel laboratorio. Le chiesi spiegazioni, e dalla sua espressione compresi che mi stesse nascondendo qualcosa.”

La dichiarazione della ragazza era narrata da un tono debole, per niente vivace e positivo come suo solito.

“ Mi disse che sapeva chi aveva ucciso mio fratello, ma quando glielo chiesi lei pretendeva che io leggessi prima quella lettera. Non le diedi retta, io …” Il suo volto si incrinò, prossima alle lacrime.

“ Volevo solo sapere chi avesse ucciso Fuka! C-Così ho usato il mio Monokuma Bangle e le ho ordinato di dirmi tutto… “Chi ha ucciso mio fratello ?”… le chiesi esattamente così !”

Dopo la furia crescente del suo discorso seguì una breve pausa, accompagnata a stento dai rantolii della ragazza mentre boccheggiava in cerca d’aria.

Nishizaka si coprì la bocca con le mani, esalando un sussulto inorridito.

“ E lei… ti ha risposto… ?”

“ Yonamine Genjo. Ovvero quello che credevo fosse il suo nome.” Disse Fujima.

Il suo volto non era più contratto, gli occhi erano lucidi e privi di rabbia mentre ormai le lacrime sgorgavano inarrestabili lungo le sue guance rosee.

“ Così l’ho attaccata con l’acido che avevo a portata di mano con me… la maggior parte è caduta sul pavimento, e mentre cercava di sfuggire ci è inciampata sopra, cadendo con la faccia nella pozza. Stava soffrendo, ed io sentivo le sue urla di dolore !”

“ Perciò le hai spezzato il collo chiudendoglielo nella porta del laboratorio.” Intuì Kigiri, rimanendo fredda anche mentre pronunciava quelle macabre parole.

“ Sì.” Rispose la ragazza, ormai priva di sentimenti. “Impalarle il petto con tre aste di bandiera fu facile dopo aver staccato i drappi ed i pomelli superiori, perché presentano una punta affilata.”

“ Ecco spiegato il mistero dell’annuncio di Monokuma.” Rifletté, seppur a dir poco turbato, Zetsu. “Con Fujima in quanto killer, le altre tre persone ad aver visto il cadavere sono state Lilith, Nashi e Kigiri.”

 

“ Fujima …” Anche se prima le aveva urlato contro, al fronte di quella confessione Umezawa rivolse uno sguardo sofferente a Fujima.

“ Ti sei confessata. Questo vuol dire che… abbiamo finito ?” Terminò l’Ultimate Stuntman, tirando su col naso mentre cercava il più possibile di evitare lo sguardo di chiunque altro per nascondere il suo malessere.

“ Non voglio …!” Fu l’urlo soffocato nel pianto di Nishizaka.

“ Ragazza, sii forte.” Accanto a lei, Kumagai socchiuse gli occhi, rilasciando un sospiro carico del peso di tutta quella drammatica situazione.

Sorprendentemente, però, tra gli sguardi afflitti di tutti, qualcuno sollevò il volto presentando un dolce sorriso.

“ Vi prego, continuate a vivere per me !” Mentre i suoi occhi lacrimavano, il cuore di Fujima esplodeva di gioia e tristezza pronunciando quelle sue ultime parole.

Takejiro la fissava senza comprendere a pieno le sue parole, mentre Lilith aveva un’espressione indecifrabile, forse di noia.

“ Non dimenticatevi di questa sofferenza, e tenetevi stretti i vostri compagni… qualsiasi cosa abbiano fatto.” L’Ultimate Toxicologist sollevò il tono di voce quasi fino ad urlare il suo messaggio sentito agli studenti.

Dai palchetti spuntò un display, e tutti poterono riconoscerlo per la seconda volta.

I nomi dei prigionieri di quella torre erano disposti in un tabellone, con una croce rossa su chi li aveva ormai già abbandonati. In basso, un solo pulsante: “Vote !”

“ Avete capito?! Continuate a vivere !” Urlando a squarciagola tra i pianti, Fujima iniziò a serrare le palpebre.

 

“ Non è così, invece !”

Una voce maschile sovrastò quella della ragazza, paralizzando dallo stupore tutti i presenti per una manciata di secondi.

Quando gli studenti rivolsero il loro sguardo alla fonte del rumore, poterono trovare uno tra loro che non stava né versando lacrime, o tantomeno disperandosi.

Tutto ciò videro, infatti, fu Nashi Jonetsu con il volto tormentato dai propri pensieri.

“ Ho promesso che non avrei giudicato nessuno senza prima avere tutte le prove necessarie per dichiararlo colpevole.” Disse, picchiettandosi il mento con l’indice mentre guardava altrove.

“ Cosa?! Ci stai prendendo in giro ?!” Esclamò Ebisawa, quasi cadendo all’indietro.

“ Sei stato tu a convincerci della colpevolezza di Fujima, e ora stai esitando ?” Domandò confusa Amari.

“ Ch-Che …! Nemmeno Fujima stessa riuscì a capire cosa stesse succedendo, e mentre indossava un’espressione di puro smarrimento il suo occhio destro ebbe un tic per il nervosismo.

Il ragazzo si prese qualche manciata di secondi prima di valutare la risposta, riportando finalmente lo sguardo sulla ragazza dai capelli ramati.

“ Ci sono ancora domande che non hanno una risposta, e non ho intenzione di ignorare questi misteri.”

“ Ancora con il qualquadra che non cosa?! Pensavo fosse acqua passata !” Squittì indignata l’Ultimate Video Maker.

“ E cosa ci sarebbe stavolta di oscuro ?” Ringhiò Umezawa, esausto a causa del caos in quel processo.

“ Nuovamente l’acido.” Rispose chiaro e secco Nashi. “ Poco prima, quando ho detto che Fujima fosse l’unica a sapere del sua nascondiglio, in realtà ho mentito… per questo mi aspettavo di sentirla ribattere dicendo “non è vero che solo io sapevo del nascondiglio dell’acido, anche tu ne eri a conoscenza !”, ma non l’hai fatto !”

“ Ah, quindi sapevi anche tu dove lei nascondesse l’acido …” Ripeté ad alta voce Ebisawa, grattandosi la barba incolta.

“ Già, era un nascondiglio appositamente scelto da Fujima per impedire che Monokuma ce lo rubasse nel caso avessimo voluto usarlo a nostro vantaggio… e due giorni fa lei mi ha fatto tesoro di questo segreto.”

Rivelò il bruno, soffermandosi appena con lo sguardo sulla tossicologa, ma senza fermare il suo flusso di pensieri.

“ Ciò che più non riesco a capire, però, è proprio il nascondiglio dell’acido… se non l’avessimo trovato insieme alle altre cianfrusaglie nel Laboratorio di Chimica, l’avrei immediatamente cercato nel suo nascondiglio. Eppure non c’è stato bisogno: Fujima non ha nascosto l’acido al suo posto dopo averlo usato !”

 

“ Già …” Sospirò la diretta interessata dopo aver ascoltato quella testimonianza. Il suo sorriso si era appena smorzato, sovraccaricato dal peso di quell’opprimente discussione.

“ Forse è stata un’azione involontaria, come se avessi voluto lasciare un indizio sin da subito della mia colpevolezza. Ora però basta così, non c’è più nient’altro da nascondere …” Disse con amarezza.

“ Non è così, invece !”

La contestazione di Nashi si abbatté su di lei senza nemmeno darle il tempo di terminare la frase. Quando Fujima sollevò lo sguardo, trovò l’Ultimate Memory con gli occhi animati da scariche elettriche inarrestabili, segno che in lui scorresse ancora troppa energia per concludere il Class Trial in quel modo.

“ Fin’ora abbiamo trascurato una prova fondamentale, rimasta invariata sotto i nostri occhi nonostante tutti i misteri svelati! Sto parlando del Monokuma File !”

Detto ciò, il ragazzo estrasse il proprio e-Handbook, ed accendendolo davanti a tutti mostrò la schermata dei Monokuma File.

 

 

Vittima: Non identificabile

La testa mozzata è stata ritrovata nel Prato al Secondo Piano, mentre il corpo decapitato nella Sala di Musica al Terzo Piano.

L’ora del decesso è circa le 11:30 pm.

La vittima presenta il volto deturpato da un’unica ustione, torace penetrato in tre punti, collo reciso e soggetto ad ingenti traumi provocati da un corpo contundente.

 

“ Notate qualcosa di strano ?” La sua domanda retorica attirò le attenzioni di tutti gli studenti, i quali iniziarono a scrutare i propri display incuriositi.

“ Ehm… tipo ?” Domandò Zetsu, un po’ smarrito.

“ La… vittima non è stata ancora identificata come Masuku.” Realizzò Kigiri dopo un attento sguardo, ed a quel punto i suoi occhi si spalancarono dallo sconcerto.

“ Ah… bhe, in un primo momento effettivamente ci è stato impossibile capire chi fosse da quella testa mozzata.” Ammise Akagi. “ Dopotutto presentava anche quella brutta ustione sul volto.”

In quel momento il bruno rizzò sull’attenti, cogliendo al volo l’occasione lanciata dall’Ultimate Rhythm Game Player.

“ Esatto! La vittima non è stata identificata nemmeno dai Monokuma File… perché l’assassino l’ha volutamente resa non identificabile !” Nei suoi occhi balenò un barlume d’intuizione, come se fosse stato folgorato da un lampo di genio.

“ Ma ho già detto che l’ustione sul volto di Masuku è stata provocata da lei caduta sulla pozza di acido! È stato un incidente !” Ripeté furiosamente l’Ultimate Toxicologist.

“ E allora perché alla vittima sono anche stati rasati tutti i capelli ?” Domandò a bruciapelo Zayasu, intromettendosi nella discussione con calma e pacatezza.

“ Tra l’altro i capelli rinvenuti sul balcone presentavano un colore sicuramente diverso da quello di Masuku… ma comunque sì, non c’è dubbio che siano stati tagliati appositamente.” Gli diede corda l’Ultimate Criminologist.

Sentendo tutte quelle opposizioni, Fujima si ritrasse, vedendosi attanagliata da diversi sguardi colmi di dubbio nascenti tra la folla.

 

“ R-Ragazzi… vi ho detto di tenervi stretti le vostre vite.” Disse allora, velando appena un evidente sforzo di controllo.

“ Perché dubitate di me? Se votate qualcun’altro non potrete avere salva la vita …”

“ Ormai però ho questo pensiero conficcato nella mia mente …” Gli rispose Nashi, scuro in volto e con una voce più rauca del solito.

“ Non riesco a smettere di credere che in questo caso sia coinvolta una persona di troppo !”

Sentendo quelle parole, nemmeno Fujima poté contenersi dal tremare. La sua mascella si spalancò inavvertitamente, mentre gocce di sudore freddo colavano lungo le sue tempie.

“ E la dimostrazione me l’ha data proprio la lettera e le tue parole a riguardo, poco prima. Hai detto di non averla mai davvero letta, ma perché allora è stata lasciata in camera di Masuku, per di più con la busta che la conteneva già aperta ?” Ad ogni frase il ragazzo la incalzava come in un ballo tra le fiamme.

“ Forse è stata aperta proprio nella camera della vittima ?” Suggerì Kumagai.

“ Già.” Annuì il ragazzo. “ Ma con tutta la procedura dell’impalamento del cadavere, la decapitazione, ed i dieci minuti di ascensore previsto... Fujima sarebbe dovuta tornare al Primo Piano proprio mentre scoccava la mezzanotte. Dubito che abbia avuto il tempo di fiondarsi nella camera della vittima per aprire la lettera.”

La tossicologa avanzò un ghigno di sfida, ormai esausta da tutte quelle vacue provocazioni.

“Sentiamo allora, come avrei potuto farlo? Dopo la mezzanotte è proibito trovarsi all’infuori dalla propria camera, e quindi anche nelle camere di chiunque altro.”

 

Il ragazzo si ritrasse così per l’ultima volta in un istante di silenzio, puntando entrambe le mani sul palchetto. Accumulò tutta l’aria che poteva nei suoi polmoni.

“ Avresti potuto farlo con tutta calma… perché ti trovavi con la tua lettera nella tua camera.”

Lanciò uno sguardo intensissimo alla ragazza, facendole accapponare immediatamente la pelle dai brividi.

“ Tu non sei Fujima Wakuri! Tu sei Masuku Wakuri, ovvero la presunta vittima di questo caso !”

La ragazza in quello stesso istante vide abbandonare tutte le proprie forze, ed inevitabilmente barcollò in cerca di un appoggio.

La sua testa si era fatta leggera, come se avesse respirato dell’elio, mentre i suoi occhi ora erano lattiginosi, non più vividi.

 

“ Che assurdità… è mai questa ?” Scandì tra le sue labbra impastate, minacciando una grande furia appena contenuta dalla sua scarsa lucidità.

“ No, vabbé, questo è troppo anche per me da credere …” Zayasu storse il naso, mostrandosi per la prima volta in disaccordo con le parole di Nashi.

“ Nashi… ma sei serio ?” Domandò invece Nishizaka. Stavolta in lei non si poteva leggere solo un apparente disaccordo, ma anche una forte esitazione nell’appoggiarsi ad un’altra verità.

L’Ultimate Memory, sorprendentemente, annuì. Nei suoi occhi era visibile una forte volontà, ed anche grande ordine mentale.

 

“ Non è così impossibile trasformarsi quasi del tutto in un’altra persona, se ci pensate. Amari, tu ad esempio dovresti saperlo bene, dopo ciò che ci hai costretto a fare due giorni fa.” Il ragazzo cercò appoggio nell’Ultimate Video Maker.

Questa al suono delle sue parole sollevò il capo, facendo rizzare sull’attenti anche le orecchie da gatta.

“ Intendi l’evento cosplay ?” Propose, cavalcando l’onda dei suoi ricordi.

“ Lì avevamo usato… le polveri coloranti trovate in laboratorio !”

“ Mi stai dicendo quindi che Masuku ha usato quelle stesse polveri per assomigliare a Fujima ?” Chiese sconcertato Umezawa, brancolando ancora nel buio.

“ Ovviamente per assomigliarle ancor di più avrebbe dovuto anche scambiarsi i vestiti… ed agire come lei, recitando quindi la sua parte.” Un funesto presupposto scivolò via senza alcun peso dalle labbra di Zetsu, il quale indossava una maschera di inquietudine.

 

“ Se vogliamo immaginare i ruoli di Masuku e di Fujima invertiti in questa situazione …” Incominciò Kigiri.

“ L’assassino ha voluto rasare i capelli della vittima per renderla ancor più irriconoscibile, altrimenti non avrebbe potuto prendere le sue sembianze con così tanta facilità.”

 

“ Non ho idea di dove e come l’abbia reperito Takejiro, però posso dirvi per certo che quel coltello l’ho consegnato personalmente… a Yonamine.”

 

Nella movente di Nashi risuonavano ancora le parole di Lilith, ed erano un dettaglio dal quale non si sarebbe mai staccato fino alla fine.

- L’unico modo per tagliarle i capelli, una volta appesa sul balcone, era di utilizzare il coltello che Lilith stessa le aveva fornito… lo stesso che poi in seguito Takejiro ha rinvenuto. - Rifletté, rendendosi conto che tutto stesse filando liscio nella sua deduzione.

“ E se l’assassino fosse stato qualcun altro all’infuori di Fujima, allora non sarebbe potuto essere a conoscenza del nascondiglio dell’acido: infatti l’ha abbandonato nel Laboratorio di Chimica come se nulla fosse !” Disse, indicando la ragazza come per sparare un proiettile dritto verso le sue menzogne.

La pelle dell’Ultimate Toxicologist(?) era diventata violacea, segno che stesse trattenendo il respiro ormai da tempo. Nel suo petto il cuore batteva all’impazzata, pompando così tanto sangue al cervello da non darle nemmeno l’occasione di pensare.

Vide tutto attorno a sé sciogliersi come pittura bagnata dall’acqua, precipitando nel vuoto abisso sotto di loro.

 

Poco prima di accasciarsi, però, artigliò il palchetto con una mano e con tutte le forze che le rimanevano in corpo rimase appigliata a quell’ultimo centro di gravità e salvezza.

Le sue dita erano ancorate saldamente come la zampa di una bestia, e quando riuscì a sollevare la testa rese visibile a tutti un volto trionfante. Le sue labbra erano contorte, svelando un sorriso che le attraversava la faccia da una guancia all’altra.

Gocce di sudore scorrevano fino a terra, ma nonostante tutto, con un ultimo fremito riuscì a recuperare l’equilibrio e a reggersi in piedi. Tutti assistettero alla sua posa ferma e gioiosa quando si erse al proprio posto di nuovo.

“ È un cinquanta e cinquanta !” Furono le parole di Fujima(?), pronunciate con un tono agrodolce di pura malizia.

Nashi assottigliò lo sguardo, percependo un innaturale pericolo.

“ Fifty fifty… cosa ?” Domandò allora Akagi, sventolandosi con una mano per sopravvivere alla tensione palpabile in aula.

La ragazza sollevò il mento, guardando la classe dall’alto verso il basso.

“ Che ciò che ha detto Nashi potrebbe essere, come non essere, esatto: non ci sono testimoni che affermino questo scambio di identità! Per quello che sapete io potrei essere Masuku che si finge Fujima… oppure Fujima che finge di non ricordarsi il nascondiglio dell’acido per indurvi a pensare tutto questo !”

L’Ultimate Memory, così come tutti gli studenti, vennero sconvolti dall’impeto di forza e crudeltà sprigionato dalla loro amica, qualunque ella fosse.

 

“ È… vero …” A causa dei brividi che la facevano tremare come una foglia, le parole di Nishizaka erano appena udibili. La ragazza non sapeva di cosa avere paura, per cosa provare tristezza, e tantomeno quale delle sue compagne considerare morte.

“ E-Ehi… ci dovremmo riflettere un po’! Sapete che succede se votiamo la persona sbagliata, no ?” Propose Ebisawa, non riuscendo a mascherare l’assurdo livello di paura nella sua voce.

“ Chissà chi è l’assassino e chi è la vittima? Chissà chi sono io ?!” Urlava intanto Masuku(?), mentre rideva a crepapelle.

Nashi chiuse gli occhi, venendo circondato dall’oscurità.

“ Le vostre sono solo congetture! Se il procedimento del travestimento fosse solo frutto della vostra immaginazione, allora avreste votato la persona sbagliata !” Continuò Fujima(?), questa volta iniziando a tirarsi due lembi della faccia in un raptus di follia.

Nulla era più in armonia. Tra gli studenti si agitava disaccordo e agitazione, alimentando sempre più la paura di sbagliare votazione e terminare la loro vita a causa di un errore.

Qualcuno cercava disperatamente di ragionare, con la speranza di raggiungere una conclusione accettabile, ma le loro menti sarebbero rimaste per sempre paralizzate da quel terrore.

Il bruno non aveva nemmeno più bisogno di guardarsi attorno per percepire tutto questo. I frammenti dei loro timori turbinavano attorno a sé in un tornado nero, rendendo impossibile vedere cosa fosse fuori dall’occhio del ciclone.

 

“ Nashi, so che conosci la verità! Cosa stai aspettando ?!” Un urlo straziato dal dolore lo raggiunse.

Figurò chiaro e nitido il volto di Takejiro, sofferente e ancora ferito dal peccato commesso. Eppure, nonostante si fosse rinchiuso in quel silenzio colpevole, aveva deciso di lanciargli un messaggio per affidare a lui tutta la sua speranza.

“ Già, se lo dicessi io nessuno mi crederebbe. Ma tu… tu sei senz’altro qualcosa di  diverso.”

La voce di Lilith come sempre era misteriosa, nascondendo forse dell’ironia oppure i suoi veri sentimenti. Tutto che bastò sapere a Nashi, fu che la rossa stesse sorridendo compiaciuta, come se un opera che aveva visto realizzare fosse stata finalmente ultimata davanti ai suoi occhi.

“ Nashi, spetta a te andare fino a fondo in questa storia !” Kigiri, più vicina che mai, fu l’ultima cosa che il ragazzo sentì prima di rivedere il mondo attorno a sé.

 

“ Non c’è modo di confermare che Fujima e Masuku si siano scambiate di ruolo !” Ululò l’assassina, consapevole della trama contorta che aveva costruito.

“ Non è vero, invece! La prova è la bruciatura sul vestito della vittima !” Tuonò Nashi, sovrastando con il suo grido di giustizia l’ultima difesa della criminale.

Lei allora si immobilizzò, sgranando gli occhi.

“ Fujima ha attaccato Masuku con l’acido quando questa gli ha rivelato l’identità dell’assassino di suo fratello, vero? Lo stesso acido è finito sul pavimento, e cadendoci sopra la vittima si è ustionata brutalmente il volto …” L’Ultimate Memory spostò l’indice, dapprima sollevato e parallelo al suo volto, verso la ragazza.

“ Però quell’acido ha procurato un altro danno al vestito di Masuku: una bruciatura sullo sterno! Mi sai dire come mai, allora l’acido ha corroso solo il vestito e non la pelle? Sarà forse perché… la vittima ed il colpevole si sono scambiati gli abiti dopo l’omicidio?!” Nella mente di Nashi si sovrappose perfettamente l’immagine del corpo sospeso della vittima con quello di chi aveva di fronte.

La ragazza si contorse dalla sofferenza, sollevando il capo verso l’alto ed emettendo un gemito di dolore e paura.

“ Se così fosse, la vera assassina dovrebbe avere dei vestiti intatti… ma anche una ferita sul corpo.”

Il grido risuonò nell’aula per un lasso di tempo infinito, al punto da rimbombare nelle orecchie degli studenti come un ronzio stridulo. Eppure, nessuno si sentì capace di ignorare quella scena di puro terrore e sgomento davanti ai loro occhi.

 

Quando il silenzio tornò a far da padrone, nessuno più muoveva un muscolo.

Lenta ed inesorabile come una foglia che scivola nel vento, la ragazza si portò una mano alla tasca. Nel palmo della mano svelò una manciata di polvere opaca e cristallina.

Se la portò all’altezza del volto, accompagnando quel gesto con un sospiro di rassegnazione. Contemporaneamente, scostò verso il basso il collo del maglione, rivelando il suo sterno. Ciò che apparve più evidente che mai fu una chiazza purpurea, non più ricoperta uniformemente dalla pelle.

“ Adesso è davvero finita.” Quando sollevò la mano dal proprio volto Masuku Fujima, Ultimate Actress, era tornata alle proprie vere spoglie. Un enigmatico sorriso stanco decorava un volto ormai ricoperto dalle prime sincere lacrime che avesse mai versato.

 

Nashi deglutì a vuoto, sentendo lo spazio attorno a sé divenire sempre più lontano.

- Devo… concludere… questo processo… - Fu il suo pensiero, e per quanto cercasse di non pensare a cosa sarebbe arrivato dopo, una sensazione di vuoto incolmabile si aprì nel suo petto.

“ Ecco com’è andata …”

 

L’omicidio di Fujima Wakuri, avvenuto ieri sera alle ore 11:30, non era assolutamente premeditato.  L’assassino infatti era salito al Terzo Piano con Fujima, intenzionato a lasciare nel Laboratorio di Chimica una lettera contenente una verità davvero ardua da accettare: la vera storia dell’omicidio del fratello di Fujima, ed anche un legame di parentela proprio tra loro due.

Sfortunatamente, l’Ultimate Toxicologist sorprese l’assassino in flagrante, pretendendo una spiegazione orale della vicenda. Colta da un raptus d’ira, credendo che l’assassino fosse il diretto responsabile della morte del fratello, l’ha attaccato con l’acido: la maggior parte di esso cadde sul pavimento formando una pozza tossica, ma uno spruzzo ferì l’assassino al petto.

Nella colluttazione, probabilmente non in modo volontario, Fujima inciampò e cadde proprio sulla pozza di acido. Lì il suo volto fu ustionato gravemente, sciogliendone i tratti somatici e rendendola irriconoscibile.

Il colpevole, vedendo la sorella agonizzare in quel modo, ha deciso di porre fine alla sua vita spezzandole il collo con la porta del laboratorio.

Successivamente però deve aver compreso del rischio che stava correndo, soprattutto perché non mancava molto ormai alla mezzanotte. Così ha iniziato la realizzazione del piano più contorto e insospettabile mai visto prima: travestirsi da Fujima e far passare il cadavere per se stesso.

Tutto ciò che gli serviva erano le polveri coloranti trovate nel laboratorio e gli abiti della vittima, così si mise all’opera.

Mentre avveniva la trasformazione, io e Takejiro eravamo saliti proprio al Terzo Piano per far tornare Fujima alla propria camera. Non ci saremmo mai aspettati di trovare Lilith, la quale era già venuta a conoscenza dell’omicidio ed aveva anche fornito al colpevole un coltello.

L’Ultimate Majokko ha subito stordito me e Takejiro, in modo che l’assassino potesse allontanarsi senza venir visto. Questo aveva ormai ultimato i suoi preparativi: si era scambiato i vestiti con la vittima, e dopo averla impalata sul balcone della Sala Musica con tre aste di bandiera, le aveva anche rasato tutti i capelli.

Come se non bastasse decapitò Fujima, ed avvolgendo la testa in un drappo la portò sul Prato al Secondo Piano.

Dopo ciò Lilith, indisturbata, scambiò la vera testa con quella del manichino anatomico del laboratorio, portandola in Cucina alle ore 11:45. Per spostarsi così velocemente tra i piani mentre l’ascensore era occupato dal vero colpevole, fece uso di un paracadute preso dalla stanza sbloccabile solo da lei.

Di questa stanza però, venne a conoscenza anche Takejiro quando riprese conoscenza, assistendo però solo alle azioni di Lilith, e quindi credendola l’assassina. Determinato più che mai a mettere in evidenza la realtà dei fatti secondo il suo punto di vista, l’Ultimate Liar si diresse verso il cadavere con intenzioni oscure.

Non potendola vedere grazie all’aiuto di una maschera, ma trovandola grazie al suo Monokuma Bangle, rimosse una delle aste conficcate nel corpo di Fujima. Questa venne poi abbandonata nel bagno dei maschi, mentre veniva inserita quella contenente l’unica prova dell’esistenza di Junko Enoshima, ovvero la presunta identità di Lilith.

Ognuno riuscì a tornare alle proprie camere entro la mezzanotte: io e l’assassino tramite l’ascensore maschile e femminile, mentre Lilith e Takejiro grazie all’aiuto dei paracadute.

In questo intreccio di occultamento delle prove e macchinazioni, il vero colpevole sembrava esser stato reso ormai indistinguibile. Eppure, per quanto si sia comportato fin’ora come la vittima che ha cercato di impersonare, alcune disattenzioni che la vera Fujima non avrebbe mai commesso l’hanno condannato.

Una di queste era proprio la ferita sul petto, assente nella vittima nonostante i vestiti riportassero l’ustione dell’acido.

 

 

“ Ti prego, non mentirci più… Masuku Wakuri !” Con quelle ultime parole concludeva una sentenza di morte, questo Nashi lo sapeva bene.

A maggior ragione, fu sbalordito quando realizzò che la colpevole stesse continuando a sorridere.

Masuku piangeva e sorrideva, mentre i suoi occhi brillavano di meraviglia.

“ P-Perché… sorridi ?” Domandò Nishizaka, con il volto completamente fradicio per le lacrime e la voce tremante. Se poco prima il pensiero che la sua amica fosse un’assassina l’aveva distrutta, la consapevolezza che fosse già morta confondeva ogni cellula del suo corpo.

Tutto ciò che poteva fare era quindi guardare l’assassina di Fujima emanare una misteriosa aura di serenità e pace.

“ Perché… voglio lasciare una bella immagine di me a questo mondo prima di abbandonarlo.” Il desiderio espresso dall’attrice fu così innocente e fragile da farle spezzare la voce in gola, come se avesse paura di renderlo patetico soltanto con le proprie parole.

“ La fotografia di un momento particolarmente bello nella vita di una persona dice tutto della sua storia… dopotutto l’apparenza sopravvive per sempre, a differenza di un concetto o di un’ideale. Per questo motivo voglio che voi, a cui tengo come se foste la mia famiglia, siate i testimoni del mio ultimo sorriso prima di morire.”

Takejiro era ricurvo sul palchetto, con il volto coperto dal cappuccio, eppure la sua voce quando parlò fu ferma e decisa.

“ Immagino che per l’Ultimate Actress l’apparenza sia davvero tutto, allora. Anche prima di morire …”

“ Una bugia dev’essere bella proprio affinché tutti vogliano proteggerla e non farla mai morire.” Rise la ragazza, coprendosi appena la bocca con la mano in un gesto delicato.

Akagi venne attraversato da un brivido, mentre le lacrime scorrevano copiose lungo le sue guance.

“ T-Tu… a differenza degli altri… non volevi uccidere Fujima !” Realizzò il giocatore, facendo gravare il peso di quella realtà su tutti loro.

L’attrice scosse la testa, rendendo il suo sorriso molto più triste.

“ No, ma ho comunque cercato di ingannarvi per non venire accusata. Se Nashi non avesse svelato il mio travestimento, avreste votato qualcuno di già morto, e sareste stati tutti giustiziati !” Fu severa con se stessa, dimostrando di essere già convinta di quella versione dei fatti.

Lilith incrociò le braccia al petto, volgendo lo sguardo altrove. La sua espressione era di disappunto, per la prima volta da tempo non più giocosa o divertita. La sua noia lasciava ormai trasparire qualcos’altro.

- Che sia… dispiacere ?- Si domandò Nashi, prima che la sua attenzione venisse catturata da una voce squillante.

“ Bene! Credo sia il momento perfetto per esprimere i vostri pareri e finalmente votare, per una stramaledettissima volta !” Monokuma, dall’alto del suo trono, sembrava così impaziente da esser diventato folle per la rabbia.

 

Il pulsante per le votazioni si illuminò ancora una volta. Nessuno avvicinò più il dito al nome di Fujima Wakuri, lasciandola dunque riposare in pace.

Tredici voti furono così assegnati all’Ultimate Actress, e dopo qualche attimo di attesa un monitor si illuminò festoso. Dopo la solita rappresentazione di una slot machine, e quando tutti i tasselli rappresentanti la faccia di Masuku si furono allineati, apparve una scritta che nessuno avrebbe voluto leggere: avevano dato la risposta corretta.

Musica e coriandoli impazzarono nella stanza, tra balli allegri da parte dell’orso bianco e nero.

“ Wa-ooh! Tripletta di assassini smascherati !” Esultò l’orso, infierendo sulla tristezza generale.

“ L’assassina di Fujima Wakuri, l’Ultimate Toxicologist, è proprio sua sorella Masuku Wakuri, l’Ultimate Actress! Certo che questa ragazza ha sfoderato una sorpresa dopo l’altra… bhe, purtroppo per lei non potrà più farlo d’ora in poi !” E tra i suoi sghignazzamenti che rimbombavano nell’aula, il volto di Masuku si faceva sempre più pallido.

 

“ Che c’è… tutto d’un tratto hai paura della morte ?”  Le domandò all’improvviso Lilith. L’Ultimate Majokko si espresse con una serietà glaciale.

“ Eh ?” Al che, la ragazza sussultò sbalordita. “N-No, certo che no! Dopotutto è ciò che mi merito, quindi… cosa mi sarei dovuta aspettare ?”

 Sentendo quelle parole la memoria straordinaria di Nashi si mise in azione senza che lui potesse controllarla, riportandolo così indietro nel tempo di un giorno esatto.

 

“ Hai appena detto tu che se manca la fiducia non usciremo vivi di qui, quindi sono stata sincera.”

“ Spero… di andare comunque d’accordo con tutti voi. Qualunque sia il vostro passato, qualunque siano i vostri segreti, io accetterò tutto.” 

 

“ Io credo …” Provò a dire, nonostante non aveva mai concepito un pensiero più difficile di quello in vita sua.

“ Che tu possa essere te stessa adesso. Non Yonamine Genjo, o chiunque tu sia stata fin’ora… ma chi ti senti di essere, e provare ciò che ti senti di provare.” I ricordi di quei momenti in cui si desiderava la felicità e l’armonia tra tutti loro sembravano così lontani dopo il tragico evento che aveva stravolto la loro ultima giornata.

Dapprima Masuku irrigidì i suoi muscoli facciali, quasi scattando in allerta. Tutti poterono vederla lottare contro qualcosa: c’era un blocco nel suo cuore, anni di tristezza e paura trasformati in catene ormai avviluppate lungo tutta la sua esistenza.

“ Masuku !” Un gridò squarciò il silenzio d’improvviso.

L’espressione dell’Ultimate Actress mutò per l’ultima volta, e prima ancora di capire cosa stesse succedendo, un opprimente peso nella sua anima svanì. Nishizaka si era scagliata su di lei, avvolgendola in una abbraccio e facendole poggiare la testa sul proprio petto.

La ragazza dai capelli rosa piangeva e l’abbracciava, non per trattenerla lì, ma per trasformare quel momento così breve in un ricordo meraviglioso di una persona che fino ad allora non era riuscita ad amare.

Fu allora che la vera Masuku Fujima emersa a galla, resuscitando dal suo passato. Le prime lacrime cominciarono a sgorgare, mentre spalancava la bocca ed esalava singhiozzi colmi di tristezza.

“ Non voglio… lasciarvi! Ho paura di rimanere senza di voi !” Dichiarava, urlandolo al mondo intero, se solo questo avesse potuto sentirla.

 

Nessuno contò quanto tempo passò prima che l’abbraccio si sciogliesse. Nashi non desiderava nemmeno che tutto ciò finisse all’istante, per rispetto dei primi sentimenti veritieri che la sua amica stesse provando.

Masuku si asciugò gli occhi, mostrando un sorriso colmo di rimpianto.

“ È triste che un’esperienza del genere mi abbia forgiata… soltanto per prepararmi ancor di più ad affrontare la mia morte.”

Nessuno osò interromperla o anche solo rispondere.

“ Sono lieto di calpestare i vostri sentimenti per annunciarvi… che è pronta la punizione ideale per l’Ultimate Actress !” Ovviamente, Monokuma intervenne diabolico per annunciare qualcosa a cui tutti erano ormai pronti.

“ Non ci rivedremo mai più. Questo è un addio. Vivete la vostra vita in modo meraviglioso, fino alla fine !” E con questo augurio, l’ultima speranza negli occhi della ragazza venne trasmessa ai suoi amici, perché tanto a lei non sarebbe più servita.

“  Iniziamo !” Esclamò Monokuma.

 

Un messaggio lampeggiante venne riportato su tutti i monitor:

“ Masuku Wakuri è stata dichiarata colpevole! Pronti ad assistere alla punizione ?”

Il peluche colpì il solito pulsante rosso con il suo martello. In quello stesso istante, l’Ultimate Actress venne investita da un raggio di luce: quando questo si dissolse, non vi era più traccia di lei.

 

- Un sogno ?- Pensò Masuku, risvegliandosi nel suo letto.

La stanza nella torre non era mai stata così confortevolmente familiare, avvolgendola quasi in una abbraccio materno. Lì dentro si sentiva perfettamente al sicuro, e desiderò di vivere la sua intera esistenza in quel modo.

A maggior ragione, un sorriso rincuorato si dipinse sul suo volto nel dormiveglia quando riconobbe delle figure familiari.

Nashi, Takejiro, Kigiri, Nishizaka, Zetsu, Lilith, Akagi, Ebisawa, Amari, Umezawa, Kumagai e Zayasu: i suoi amici erano lì, le sorridevano cordiali. Adesso aveva davvero tutto ciò potesse desiderare.

Però, improvvisamente un flash di luce le illuminò parte del viso. Percepì subito lo schiocco del ciak, ed il ronzio di macchine in accensione.

Voltò il capo, non riconoscendo più quella parte della sua stanza: una parete era infatti assente, ed aldilà di essa si trovavano tanti Monokuma seduti su delle poltrone, o dietro microfoni e telecamere.

Quello con un berretto in testa e seduto alla sedia del regista brandiva tra le zampe proprio il ciak: su di esso c’era scritto: “Snuff Movie- Stand Alone”.

Fu allora che Masuku realizzò di quanto fosse sbagliata la felicità che provava: era tutta una finzione.

Venne riportata alla realtà nel momento in cui volse la testa verso l’alto. Non c’era nulla di più vero delle manette d’acciaio che la intrappolavano al letto, così come i robot dalle sembianze dei suoi amici, ma ora con il volto di Monokuma.

Questi brandirono un coltello per mano. Nelle lame d’acciaio si riflettevano le luci della regia.

Masuku regalò alla telecamera un ultimo triste sorriso ed una vera lacrima, prima di venir trucidata in un’esplosione di violenza. Persino il vortice di sangue che schizzava ovunque venne sepolto dai flash sempre più nevrotici dei Monokuma, i quali stavano immortalando quella morte con massima professionalità.

 

Lo spegnimento degli schermi in tutta l’aula segnò innegabilmente anche la fine di una vita.

La ragazza che avevano conosciuto come Yonamine Genjo, e solo infine come Masuku Wakuri, era morta.

“ Una ripresa fenomenale! Mi mancavano queste esecuzioni extremeee !” Rideva intanto Monokuma, applaudendo con le sue zampe tonde.

 

Gli studenti non riuscirono più a sostenere il peso della propria testa, ed abbassarono lo sguardo a terra mentre sopra di loro imperversavano quelle sadiche risate.

“ Oggi questo mondo ha perso un grande attor… eh, attrice.” Constatò tristemente Amari, con gli occhi lucidi per l’emozione.

“ Non doveva andare così …” Singhiozzò Akagi, abbracciandosi le spalle ed incominciando a tremare.

“ Avevamo detto che non ci sarebbero più stati altri morti! Sarà sempre così, non è vero?! Continueremo a mentirci a vicenda fino alla fine ?!” Culminando in un urlo, la paura ed il dolore del ragazzo strariparono come un fiume in piena, assieme alle sue lacrime.

Nishizaka tremò, e di colpo divenne bianca cadaverica.

“ Non voglio… morire anch’io.” Sussurrò con la voce trasformata in un rantolo.

“ L’unica condizione affinché ciò non accada… è di ricordarsi per sempre le ultime parole di Masuku.” Kumagai, per quanto con il volto afflitto dalla tristezza, si puntò le mani sui fianchi e cercò di assumere una postura solenne.

Poi, rivolgendosi a Nashi, forzò un sorriso tanto dolce all’apparenza quanto amaro nel significato.

“ Però sono convinta che qualcuno qui sarà capace di ricordarcelo sempre e comunque.”

Il bruno sussultò, realizzando di star venendo attraversato da un vortice di emozioni contrastanti. Non pianse, a differenza di molti: chinò il capo ed annuì alle parole dell’amica, provando a ricambiare il sorriso.

L’Ultimate Rhythm Game Player e l’Ultimate Web Personality ammutolirono di fronte a quella scena, non trovando più il coraggio di ribattere. Erano esausti di quei pensieri negativi, per quanto onnipresenti nell’inferno dov’erano prigionieri.

Una promessa da mantenere era forse tutto ciò che rimaneva in cui credere.

 

“ Sembra che la morte di Masuku vi abbia fatto venir voglia di recitare come degli attori.” Intromettendosi con una spietatezza infinita, Lilith mostrò un sorriso ben più sfacciato.

Seguì immediatamente un urlo.

“ Cosa ?!” Takejiro aveva sollevato di scatto la testa, ancora ricoperta dal cappuccio della felpa: erano visibili soltanto gli occhi rossi fiammeggianti nell’ombra, ardenti come braci e puntati sull’Ultimate Majokko in un impeto d’ira.

Quella visione del corvino era spaventosa quanto l’intento omicida che emanava.

Tuttavia, la rossa fronteggiò quella minaccia, seppur smorzando il suo ghigno in una smorfia più seria.

“ Già: qui state recitando tutti. Vi volete convincere di amare questo mondo, ma in realtà lo odiate. È così perché è proprio questo mondo che vi costringe a rimanere qui, a veder soffrire le persone a cui tenete, a calpestare le vostre speranze !”

“ Modestamente faccio solo il mio lavoro !” Gongolò Monokuma.

“ Stai zitto! E anche tu …!” Ringhiò Umezawa Gaho, serrando i pugni.

“ Cosa c’è di male nella speranza? Cosa c’è di male nell’amare… una bugia ?!”

“ La speranza per te… è una bugia ?” Kumagai fu sorpresa di sentire quelle parole dette dallo stuntman, ma lui non le rispose.

Lilith fu ancor più divertita da questa reazione, ma si trattenne a ridacchiare con le labbra serrate.

“ Avanti, fate pure allora. Continuate ad amare qualcuno… che potrebbe essere il responsabile di tutti i vostri tormenti !” Si soffermò sull’ultima parte della frase con un sorriso smagliante.

Nashi rabbrividì: l’espressione divertita di Lilith era rivolta proprio a lui, e con i suoi occhi intensi come quelli di una bestia, la rossa sembrava starlo scrutando in ogni suo anfratto dell’anima.

“ Stai parlando forse dell’infiltrato tra di noi ?” Domandò Kigiri, reagendo di conseguenza alla serietà della situazione.

“ Quindi esiste davvero !” Ebisawa sussultò con un urlo stridulo.

In disparte, ma ascoltando quel discorso, c’era qualcuno che non aveva ancora aperto bocca. Zayasu Korin, l’Ultimate Fanfiction Writer, si mordeva nervosamente il labbro inferiore mentre calde lacrime scivolavano lungo il suo viso.

Lo scrittore soffocava i singhiozzi per non farsi sentire da nessuno dei suoi compagni, ma era certo che Lilith stesse guardando anche lui, proprio in quelle condizioni.

 

“ C’è di più !” Annunciò la ragazza magica. “ L’infiltrato è il braccio di chi ci osserva, ovvero Tabata Bussho. È da considerarsi quindi uno dei mastermind… ma questo penso che qualcuno di voi l’abbia già intuito.”

Nashi non comprese del perché Lilith stesse rivelando quell’informazione proprio in quel momento, ma fu impossibile ignorare il panico che presto attanagliò i suoi compagni.

“ Qualcuno fra noi è il mastermind ?!” Esclamò Amari, sbiancando totalmente in viso.

“ No, non può essere vero… noi siamo tutti sulla stessa barca.” Sussurrò Umezawa, anche se la sicurezza nella sua voce stava pian piano svanendo.

 

“ Aspetta un attimo! Come fai a sapere tutte queste cose? Devi essere per forza tu il mastermind !” Zetsu riuscì a trovare il coraggio necessario per sfidare Lilith con uno sguardo accusatorio.

La rossa semplicemente inarcò un sopracciglio, offesa.

“ No. Se solo sapessi chi è lo avrei già ucciso da tempo, non ci sarebbe sicuramente stato bisogno di rimanere intrappolata qui con voi per più di un secondo.” Rispose con aria di sufficienza.

“ Però al momento ho solo un indizio, che a quanto pare solo raggiungendo il Quinto Piano di questa torre potrò sfruttare per scoprire la sua identità !”

Il verde, al suono di quelle parole, parve ancor più inorridito di prima.

“ Raggiungendo il Quinto Piano? Quindi tu… ci stai usando per i tuoi obbiettivi.”

“ Peccato che fermare il mastermind e chiunque abbia organizzato questo gioco sia l’obbiettivo di tutti noi.” Intervenne Kigiri, con tono critico.

“ E se solo avessi detto la verità sin dall’inizio, avremmo potuto lavorare tutti insieme ad un modo per uscire di qui senza sacrificare nessuno.” La criminologa guardò negli occhi l’Ultimate Majokko, trasferendo su di lei tutto il disprezzo che stava provando.

“ È facile iniziare un discorso con “se solo avessi detto”… purtroppo tu non potrai mai capirmi.” Rise l’altra, per poi spostare lo sguardo sui rimanenti studenti.

Li sorvolò tutti : lei compresa, erano rimasti in 12.

Dedicò un fugace pensiero alle cosiddette vittime sacrificali che sarebbero potute esser salvate.

 

“ Eppure so per certo che qualcuno tra voi sarà disposto a non dubitare mai di nessuno, in onore di questa stupida speranza di cui piace riempirvi la bocca.” Commentò cinicamente. I suoi occhi si illuminarono quando nel suo campo visivo entrò Nashi.

Il bruno, sentendo quello sguardo freddo su di sé, percepì qualcosa di strano.

Improvvisamente la rossa sorrise, corrucciando la fronte in un’espressione intenerita: non stava guardando Nashi, bensì qualcuno alle sue spalle.

 “ Oh, Corex… tu, ad esempio, riuscirai mai ad odiarmi ?” Dopo queste parole ricolme di finta dolcezza, tutti gli studenti si voltarono verso l’Ultimate Fanfiction Writer.

L’albino aveva smesso di piangere, ma il suo volto era rimasto ugualmente inumidito dalle lacrime e con gli occhi rossi. I suoi lineamenti si erano induriti nel tentativo di cancellare quella tristezza dal suo volto, ovviamente senza successo.

“ O forse mi ami ancora ?” Insistette Lilith, spalancando un sorriso viscido.

“ Dopotutto sono stata la prima a comprenderti, a darti ascolto, e forse l’ultima delle tue fan che mai sarà interessata a ciò che scriverai. Mi piace davvero ciò che scrivi, su questo puoi prendermi in parola… ma non sei più forte dei personaggi che crei, lasciatelo dire.”

Ascoltandola, la pelle dello scrittore si accapponava sempre di più, trasformando il suo viso, ora in preda allo sgomento e la confusione.

“ Capisci? Tu non puoi fare a meno di me, per questo non vuoi che io muoia… nemmeno io lo voglio, sta tranquillo. Per questo, magari nei prossimi giorni potresti aiutarmi a raggiungere il mio obbiettivo.”

Mentre sibilava frasi colme di malizia, l’Ultimate Majokko fissava Zayasu quasi incantata. Percorreva le forme del suo corpo, si tuffava nei suoi occhi blu ed accarezzava con lo sguardo i suoi capelli candidi come la neve.

Tuttavia, per quanto quel momento di infatuazione sarebbe potuto sembrare meraviglioso, l’intenzione nascosta tra quegli sguardi era ben chiara agli altri studenti.

“ Non ti azzardare… !” Fu sul punto di gridare Takejiro, quando un’altra voce si sovrappose alla sua.

“ Non farò niente del genere.”

 

Tutti i presenti osservarono così Zayasu Korin riprendere parola dopo un lungo e patetico silenzio. Si asciugò gli occhi bagnati con la manica della giacca, mentre con qualche colpo di tosse cercava di schiarirsi la gola.

Lilith, destabilizzata da quanto avesse detto, lo fissò sbigottita.

“ In un mondo in cui tu fossi stata diversa ti avrei amato ancora, è vero.” Ammise l’albino con voce ferma, abbassando infine il braccio dal suo volto. Così facendo svelò uno sguardo intenso, al punto che i suoi occhi di ghiaccio sembravano scaturire lampi azzurri.

“ Però non posso assolutamente perdonare il modo in cui consideri inutile la morte dei nostri compagni! Sarò stato solo fino ad adesso, ma ormai sento di poter contare su chi mi circonda, perché noi siamo uniti.”

Gonfiò il petto, assumendo una posa fiera.

“ Se la morte di uno di noi ci spaventa, allora è nella vita che possiamo trovare il coraggio! Io voglio vivere quanto lo vuole chiunque altro… e solo vivendo possiamo costruirci un futuro dove la speranza possa davvero esistere !”

Il suo grido di determinazione spiazzò la rossa, così come i suoi compagni.

Nashi stesso si ritrovò senza fiato dopo quel discorso, soprattutto perché era nato da Zayasu.

- Zayasu… per tutto questo tempo allora non ti sei mai sentito veramente solo? E questo perché credevi in noi ?- Il ragazzo stava provando un orgoglio ingiustificato, ma nato dalla consapevolezza che ora anche l’Ultimate Fanfiction Writer lottasse con loro tutti grazie alla speranza che avrebbero dovuto sostenere.

 

“ Lilith, cosa sai del mastermind ?”

Lilith, già sconcertata dal precedente discorso, a quella domanda sembrò per la prima volta rimanere sinceramente colta alla sprovvista.

Tuttavia, sollevando le spalle e tirando un sospiro rassegnato, riprese compostezza. Incurvò la bocca per formare un piccolo ghigno, con il quale diede dimostrazione all’albino che le sue parole non le avessero fatto per niente effetto.

“ Mah, chissà… un giorno, quando avrò raggiunto il Quinto Piano, chi avrà l’onore di essere rimasto in vita lo scoprirà.” Disse semplicemente, per poi voltare le spalle ed allontanarsi verso l’ascensore.

“ Non te lo sto chiedendo.” La voce di Zayasu fendette l’aria con durezza, riuscendo sorprendentemente a fermare la ragazza.

Lilith percepì l’aria divenire estremamente tesa, ma non ne comprese il motivo. Qualcosa stava avvenendo dietro di sé, ovvero dove i presenti avevano improvvisamente posato i loro sguardi.

Con lentezza si voltò, soltanto per vedere il suo interrogativo trasformarsi in un incubo.

L’Ultimate Fanfiction Writer non aveva mai avuto un’espressione così cupa e pericolosa prima d’ora: i suoi occhi chiari erano incorniciati da un’ombra tetra, mentre i suoi muscoli facciali erano contratti in una maschera di concentrazione. Il suo braccio destro era puntato verso la ragazza, con al polso il Monokuma Bangle appena acceso: la luce rossa lampeggiava.

Fu allora che Lilith impallidì, sgranando gli occhi ed arretrando istintivamente di qualche passo. Sembrava aver appena visto la cosa più terrificante della sua vita.

Zayasu non batté ciglio a quella reazione, per quanto nel suo silenzio si percepisse una nota di rammarico.

“ Lilith, cosa sai del mastermind ?” Ripeté l’albino per l’ultima volta.

 

Nashi osservava impotente quella scena, sorpreso più che mai da due fattori: la freddezza di Zayasu e la paura di Lilith.

Non avrebbe mai pensato di vedere Lilith così terrorizzata, specialmente dopo tutte le false emozioni mostrate per confonderli.

- Che stia mentendo anche adesso? Che si stia fingendo alle strette come nel processo ?- Gli sorse spontaneamente questo dubbio, mentre intanto i secondi scorrevano a rallentatore.

D’improvviso, però, la sua memoria gli riportò alla mente una frase ascoltata due sere prima, detta proprio da Lilith:

“ Se te lo dicessi morirei.”

 

Il bruno iniziò istantaneamente a sudare freddo, comprendendo infine quale fosse la fonte del suo dubbio.

- Se Lilith rivelasse ciò che Zayasu vuole sapere …- Il suo pensiero fu troppo lento.

Guardò il Monokuma Bangle. In quelle poche frazioni di secondo tutto ciò che lo circondava era trasformato in paura, una realtà distorta e tenebrosa.

 

 “ Io ho provato a fermare la Disperazione per anni! Anche se doveste sconfiggere loro due, gli Ultimate Despair sono ovunque !”

“ Nel caso non si dovesse rispondere dopo qualche secondo o prendere in considerazione l’idea di obbedire a qualsiasi ordine venga imposto, il cervello della vittima collasserà per sempre !”

“ Io non sono come voi, te l’ho già detto. Non sogno di scappare di qui con tutti, perché so quanto sia impossibile. Affezionarmi o stringere dei legami non avrebbe senso: prima o poi qualcuno morirà, e dopo il Class Trial rimarremmo sempre in meno.”

 

Si riflesse negli occhi di Lilith, venendo avvolto così dalla sua paura: la paura di morire.

“ Corex! Non farlo !” Il suo grido sembrò eruttare dalla sua gola come una lancia, squarciando qualsiasi cosa e rimbombando nell’aria. Per quanto forte avesse urlato, per quando i polmoni gli si fossero sgonfiati d’ossigeno, però, vide presto ogni sua speranza demolirsi.

 

Lilith tremò mentre schiuse le labbra per parlare.

“ WA- …” Fu tutto ciò che si poté udire.

In pochi videro l’occhio robotico di Monokuma illuminarsi in allerta in quel preciso istante. Ciò che seguì fu un ronzio, e dopo una forte pressione nell’intera stanza.

Da un punto imprecisato qualcosa scattò tra le ombre: più piccolo di un dardo, ma veloce come un fulmine, un proiettile si conficcò con precisione millimetrica nel collo della ragazza.

Lilith spalancò la bocca per gridare, ma qualsiasi suo verso si tramutò prima in un gemito, e poi in un gorgoglio sommesso, come le acque di un fiume placido.

Gli studenti, impietriti, non ebbero nemmeno il tempo di comprendere cosa stesse succedendo e disperatamente cercarono la risposta proprio nella ragazza.

Purtroppo, i suoi occhi persero ogni tipo di luce, divenendo vitrei per poi lasciarsi coprire dalle palpebre.

Apparentemente dopo un’eternità, il suo corpo piombò al suolo come se fosse la cosa più pesante del mondo. Il fragore fu sufficiente forte da far riprendere i ragazzi dallo shock.

 

“ Che cosa diavolo è successo ?!” Strillò Akagi, artigliandosi la gola per trattenere un grido molto più stridulo.

“ È stata uccisa !” Rispose immediatamente Nishizaka, non riuscendo più controllarsi e crollando sulle proprie ginocchia.

Ebisawa, stropicciandosi gli occhi ancora in preda al panico, domandò con voce flebile:

“ Perché è successo? Lei non era… il mastermind ?”

Kigiri gli passò al fianco, proseguendo verso il corpo esanime con una certa fretta.

“ No, le hanno tappato la bocca proprio perché lei non è il mastermind.” Spiegò la criminologa.

In quel momento Nashi, seppur fosse stravolto dalla brutalità degli eventi, riuscì ad emettere un sussurro:

“ Lei era solo una pedina.” Disse.

Non comprese come il suo cervello fosse potuto essere abbastanza forte da fargli dire quella frase, ma sentì ugualmente gli sguardi colmi di domande di tutti addosso.

Intanto Zayasu non la smetteva più di tremare, con lo sguardo che si spostava da una direzione all’altra senza tregua. A stento riusciva a proferir parola, e qualsiasi cosa dicesse erano frasi sconnesse.

“ Cosa? Io… cosa? Perché ?” Si domandava, respirando sempre più affannosamente.

 

“ È viva.” Due inaspettate parole però posero fine al suo tormento, zittendo lui come tutti gli altri mormorii spaventati.

L’Ultimate Criminologist, accovacciata affianco alla ragazza magica, le aveva portato due dita al di sotto della gola. Con gesto repentino sfilò qualcosa da dietro al suo collo.

“ Cos’è ?!” Corse verso di lei Nashi, quasi non riuscendo a credere a quanto avesse detto.

Trovò la ragazza dai capelli lilla osservare con sguardo corrucciato qualcosa tra le sue mani: era una capsula d’acciaio con un’estremità sottile ed acuminata, assomigliando palesemente ad un ago di siringa.

“ Qui c’è scritto… Chesire C.” Lesse lei, sfiorando col dito un’inscrizione.

Dopodiché sfiorò anche l’ago, fortunatamente senza pericolo essendo protetta dal guanto. Sulla punta trovò una goccia verdastra, la quale subito venne assorbita dal tessuto.

“ Sembrerebbe del veleno, però come ho detto è ancora viva.” Si disse, pensierosa.

“ Anche se fosse stato del veleno, se qui ci fosse stata Fujima l’avrebbe sicuramente saputa aiutare.” Intervenne Amari.

Al suo fianco Umezawa le lanciò un’occhiata fredda.

“ Sei così sicura che l’avrebbe salvata? Qui nessuno vorrebbe aiutare Lilith …”

 

L’Ultimate Memory, origliando quelle conversazioni mentre era più concentrato sulla capsula tra le mani di Kigiri, percepì un caldo contatto con il suo braccio.

Grazie alla sua memoria, avrebbe potuto ricordare il calore prodotto da un paio di mani per tutta la sua vita, così non ebbe alcun dubbio nel sapere chi lo stesse toccando.

Silenziosamente mosse il capo oltre le mani e la testa di Kigiri.

Lilith aveva appena dischiuso i suoi grandi occhi verdi, ed un’espressione stanca era dipinta sul suo volto. La ragazza fece vagare confusamente le pupille in giro per la stanza, mentre le palpebre le cedevano di tanto in tanto.

Quando aprì bocca, sembrò che la sua voce fosse stata intrappolata per secoli in una caverna.

“ Dove… sono io ?”

 

 

 

 

 

 

 

 Angolo Autore:

Welcome back! Perdonatemi se questo è stato l’unico capitolo del mese, però sono stato una settimana a Parigi ^^

Mi sorprende che questa seconda parte del Class Trial sia così lunga, per fortuna non l’ho scritto come un unico capitolo! Spero non sia stato troppo tedioso da leggere proprio per la sua lunghezza, però in realtà non penso che lo avrei mai diviso per fare una terza parte.

Lol, a quanto pare Lilith si sta riservando una parte fondamentale o all’inizio a alla fine di ogni Chapter, però come ogni Danganronpa insegna, sono questi i momenti per droppare i plotwist.

Scrivere un caso dove l’assassina è un attrice mi ha messo molto in difficoltà, fondamentalmente perché non volevo rendere il tutto troppo simile a Super Danganronpa Another 2 (per chi non lo sapesse, è attualmente il fangame più popolare di Danganronpa ancora in corso).

Spero dunque che vi sia piaciuta la narrazione, ditemi se la risoluzione del caso è stata semplice, complessa, inutilmente lunga o qualsiasi altra cosa vi venga voglia di commentare.

Dal prossimo aggiornamento ha inizio il Chapter 4, ponendoci ufficialmente ben oltre la metà della storia.

Alla prossima!
 

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Capitolo 22
*** Chapter Four (Part One) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 1)  Daily Life

 

Non dimenticarmi mai.”

Sensazioni ed emozioni erano assenti. In quel sogno esistevano solo i suoi ricordi.

Un ordine impartito in silenzio: Nashi non era libero di provare ciò che voleva, ma soltanto di obbedire a ciò che quel ricordo gli diceva di sentire.

Si trovò per l’appunto attanagliato da un dolore sconosciuto a cui non poteva sottrarsi, e calde lacrime disperate gli bagnarono il viso.


Davanti a sé c’era l’ombra di un individuo, di cui però non veniva visualizzato nulla. Anche le parole poco prima sentite appartenevano ad una voce misteriosa ed impossibile da identificare.

“ Non dimenticare questa scuola, i tuoi compagni, questo gioco crudele… ti prego, Nashi: non dimenticarci mai !”

L’ombra si macchiò di sangue, per poi sprizzare il liquido cremisi ovunque come se fosse una fontana. Ricoprì tutto: Nashi, il cielo, la terra, il mondo attorno a lui. Tutto si era tinto di rosso.

Solo un suono poté emergere da quel colore, risuonando nitido nel sogno come nel ricordo.

“ Il programma per la sezione ██████████ della Second Hope’s Peak Academy finisce qui! Ben fatto, Nashi! Sei l’orgoglio del tuo professore !”

Il volto di Monokuma su tutti gli schermi non era fiero come diceva di essere. Nonostante non avesse espressioni facciali umani, tutto di lui urlava al piacere sadico che stava provando.

Nashi si sentiva a pezzi, quindi si svegliò.

 

 

Giorno 12

 

 

Non riuscì a capire se fu più la nausea o un forte mal di testa a procurargli il senso di malessere più lancinante che avesse provato di recente.

Ovviamente l’ambiente familiare che lo circondava non era affatto d’aiuto: la sua camera nel dormitorio lo aveva accolto nel sonno per un’altra notte.

- Ancora… un sogno del genere ?- Fu sul punto di domandarsi, quando l’assurdità della situazione fin troppo palese per essere ignorata non lo richiamò alla coscienza.

“ Io ero nella sala del Class Trial !” Esclamò, parlano ovviamente con se stesso e nessun altro.

 

Dopo l’esecuzione di Masuku eventi e sensazioni si erano susseguiti troppo velocemente: confusione, l’avviso di Lilith, la determinazione di Zayasu ed infine paura e sgomento quando una fiala si era conficcata nel collo dell’Ultimate Majokko.

Gli studenti, ancora sotto shock, assistevano al risveglio della ragazza dai capelli rossi.

“ Dove… sono io ?” Queste erano state le sue prime parole.

Nashi spalancò gli occhi, arrendendosi alla stranezza di quell’evento. La perdita di coscienza di Lilith era durata appena cinque minuti: sicuramente troppo presto per ciò che si aspettava.

Come un enorme deja-vu, gli sembrava di rivivere un momento già avvenuto, precisamente il giorno in esplorazione al Secondo Piano.

“ In che senso… “dove sono io”? È uno scherzo ?”  Domandò intanto Zetsu, grattandosi nervosamente la testa.

Inizialmente la ragazza non rispose, però sentendo una voce estranea parlarle si illuminarono gli occhi per la sorpresa. Anche se con movimenti molto goffi ed indolenziti, ritrasse le gambe e sollevò il corpo per mettersi seduta.

“ Voi… chi siete ?” Questa volta la sua voce era rotta, chiaramente a disagio. Si guardava attorno con sgomento, forse addirittura timore, senza comprendere nulla della situazione circostante.

Ovviamente il ragazzo dai capelli verdi sgranò gli occhi a quella risposta, così come la maggior parte degli altri studenti.

“ Cosa sta succedendo ?” Kumagai era troppo confusa anche solo per darsi una risposta, ed intanto la tensione in quella sala si agitava in modo imprevedibile.

“ Aaargh! Cosa mi state costringendo a fare, razza di insolenti !” Sbraitò all’improvviso Monokuma.

“ Devo ricorrere alla strategia di sopravvivenza… Imagiiine !” E a quel suo grido bizzarro, venne propagata nell’aria una strana atmosfera.

Nashi avvertì subito che qualcosa non andasse, perché un’acuta fitta alla testa per poco non lo fece crollare a terra come un sacco di patate. La sudorazione aumentò, e la visione della sala si fece sfocata e distante.

- Mi sto… addormentando.- Comprese quando fu troppo stanco per parlare.

 

Aveva ragione: tutto ciò era successo davvero.

Il bruno si portò una mano alla bocca, trovandosi in preda a piccole scosse di brividi. Qualsiasi cosa fosse accaduta era stata improvvisa, inaspettata e sicuramente portatrice di una forte paura.

- Monokuma ci aveva avvertito tempo fa… questa è la disperazione.-

 

Determinato a scoprire cosa fosse successo agli altri, si cambiò gli abiti in fretta e furia, pettinandosi a stento, per infine uscire dalla propria camera. In corridoio non ci fu nessuno ad accoglierlo.

Quando aprì però il portone che dava sul Salone, riconobbe quasi tutti i suoi compagni.

- Meno due …- Si corresse subito, e come una cascata il malessere della perdita subita in una sola giornata lo fece tentennare.

Riconobbe lo stesso malumore nei suoi compagni:  Akagi si era preso la testa fra le mani, continuando a guardare con sguardo stralunato il tavolo senza però toccare cibo, imitato da Ebisawa, che però si limitava a fissare il vuoto davanti a sé.

Nishizaka spostò con poca energia i suoi occhi verso Nashi quando entrò.

“ Buongiorno.” Mormorò debolmente.

Il ragazzo le rispose, intuendo però che per lei quello fosse tutt’altro che un “buon” giorno.

Takejiro aveva il braccio destro poggiato lungo il retro della sua sedia, e dalla sua espressione sembrava molto assorto nei suoi pensieri. Intanto Kigiri sorseggiava un the nero, ogni tanto soffermandosi nel suo riflesso sulla superficie del liquido con delle pause introspettive.

Quando l’Ultimate Memory si fu seduto tra di loro, il suo stomaco si serrò con un brusco scatto.

Non era dell’umore né di parlare, figuriamoci di mangiare qualcosa: si sentiva fin troppo esausto per motivare i suoi compagni come aveva fatto di solito.

Puntò una tazza vuota davanti a sé, sospirando appena mentre l’appetito svaniva.

 

Un improvviso tonfo al suo fianco lo fece però risvegliare dai suoi pensieri, anche con un certo spavento. Quando si voltò riconobbe Umezawa intento a guardarlo con le sopracciglia corrugate.

“ Come diceva una saggia donna, ovvero mia nonna: devi mangiare, piccolo cucciolo di uomo.” Rivelò il rosso con tono serio.

“ Eh? Perché tua nonna ti chiamava come se fossi Mowgli nel Libro della Giungla ?” Gli domandò sorpreso il bruno, non ricevendo però risposta.

Osservò cosa lo stuntman gli avesse appoggiato davanti: un cartone di latte, una banana, delle fragole ed un barattolo di cannella. Rimase perplesso, ma lo sguardo serio dell’altro non gli fu di alcun aiuto.

“ Cosa sarebbe tutto ciò ?”

“ Una colazione per atleti! Mangiala tutta e potrai dire addio a quel viso scheletrico e pallido.” Gli intimò Umezawa con molta grinta.

Fortunatamente in aiuto dell’esasperato Nashi giunse Kumagai, poggiando violentemente una mano tra il cibo ed il bruno.

“ E come dovrebbe mangiarlo, scusa? Servirebbe per lo meno cucinare il tutto per chiamarla colazione !” Tuonò la ragazza.

“ Pensi che si debba infilare questa banana in bocca e basta per riottenere le energie ?”

Amari, suscitando interesse nella conversazione, sbucò da sotto il tavolo.

“ Oh, sto per vedere qualche yaoi hands ?”

“ Bho, a me ha sempre preparato da mangiare l’allenatore della ditta, non ho idea di come si cucinino per fare una colazione da atleti.” Umezawa fece spallucce.

“ Però se li cucini o meno, cosa cambia? È pur sempre lo stesso cibo.”

“ Mi sa che con questa frase hai appena distrutto il concetto stesso di cucina.” Commentò Nashi, ancora una volta stupito dalla sconsideratezza del rosso.

Comprendendo che la conversazione non potesse proseguire ancora in quel modo, la contorsionista si rimboccò le maniche ed andò in Cucina. Ne tornò poco dopo con un coltello ed un cucchiaio.

“ Immagino che il tuo allenatore possa aver mescolato i pezzi di banana e fragole nel latte …” Disse mentre tagliava rapidamente la frutta.

“ Però prima si deve aggiungere la cannella nella tazza.” Con il cucchiaio versò un po’ di cannella nella tazza vuota, sopra la quale poi vi ci versò il latte. Fece tuffare così anche le fragole e la banana, mescolando appena sul fondo.

Quando ebbe finito, il risultato sembrava una fotografia su di una rivista di cucina salutista: il miscuglio di colori brillanti sul latte appena scurito dalla cannella risaltava molto di più delle colazioni altrui.

 

Nashi rimase inevitabilmente meravigliato dalla semplicità delle mossi dell’amica, che avevano saputo dare un’identità all’idea di Umezawa.

“ Grazie, Kumagai! Ti capita spesso di cucinare ?”

“ Diciamo che non mi piaceva star senza far niente quando lavoravo nella troupe teatrale dei miei genitori. Così, mentre loro amministravano gli spettacoli, io preparavo da mangiare per tutto lo staff.” La ragazza sorrise con fierezza, apprezzando che il suo amico gradisse.

“ Bho, sì: buono questo cibo.” Bofonchiò di tutta risposta Umezawa, assaggiando la colazione di Nashi senza rimanere troppo impressionato dalla composizione.

“ Ma non doveva essere per me ?!” Squittì il bruno, sorpreso.

Il pasto proseguì senza troppi intoppi, rallegrato in parte dalla discussione animata dei tre ragazzi.

Nashi fu sul punto di sentirsi sollevato, e addirittura grato che i suoi amici fossero sopravvissuti per vivere quel momento di caos insieme.

- Se la scelta presa nello scorso Processo di Classe fosse stata sbagliata… ora non saremmo qui.- Comprese come non fosse sbagliato definire la loro sopravvivenza in quella torre una continua lotta di sacrifici.

Chiunque si aggrappava alla propria vita, finendo inevitabilmente per trascinare verso il basso qualcun altro.

Fissò con tristezza i posti dove appena due giorni prima sedevano Fujima e Masuku, socchiudendo gli occhi mentre sospirava.

 

“ Credo che dovremmo parlare di quanto accaduto ieri, dopo l’esecuzione.” Proprio quando quel sentimento di tranquillità iniziava a parere meno finto, una voce osò riportare all’attenzione la triste realtà.

Kigiri Yoko si era alzata in piedi, sorvolando tutti i suoi compagni con lo sguardo.

“ Non possiamo negarlo: è stato un evento inaspettato, e tutt’ora non sappiamo quali saranno le sue conseguenze.”

“ Dovremmo quindi capire… dove sia andata a finire Lilith ?” Propose Ebisawa, amareggiato.

“ Più che altro, che cosa le è successo? Perché è stata colpita da quella siringa ?” Si domandò Nishizaka.

“ Ce l’hai ancora con te, Kigiri ?” Si fece avanti Nashi, ricordandosi di come l’Ultimate Criminologist fosse stata l’ultima a tenere in mano quell’oggetto misterioso.

“ No.” La ragazza dai capelli lilla sembrava rammaricata. “Al mio risveglio non era più con me… però ricordo ancora cosa ci fosse scritto sopra: Chesire C.”

Sfortunatamente il bruno non ebbe nessuna reazione nel sentire quella dicitura: se solo fosse stata un’informazione facente parte della sua memoria, a questo punto se la sarebbe ricordata.

“ Bhe, sappiamo che non fosse un veleno, però dopo essere rinvenuta ha iniziato a comportarsi in modo strano.” Osservò Kumagai.

Il mistero di quanto fosse successo la sera prima sarebbe rimasto irrisolto per chissà quanto ancora, e questo gli studenti lo sapevano. Non erano in grado di comprendere tutte le mosse di Monokuma, e qualsiasi cosa in quella torre sembrava essere un inganno oppure una trappola.

Fidarsi di Lilith aveva portato a tutti solo discordia, o almeno così avevano creduto: la disperazione si poteva annidare in tutti senza discriminazione.

 

“ Dobbiamo cercare Lilith.” Sorprendentemente fu Takejiro a prendere parola spezzando il silenzio.

Il corvino sedeva a braccia conserte e con i piedi poggiati sul tavolo, ma il suo sguardo era serio e concentrato sulla conversazione.

“ E-E perché ?” Mormorò Amari, un po’ insicura su quella scelta. “ Non è meglio rimanere fuori dai guai ?”

“ Lilith potrà darci spiegazioni su ciò che le è successo, ne sono sicuro: dopotutto ha detto anche lei di esser stata in contatto con il mastermind.” Rispose il ragazzo, pesando le sue parole.

Tra gli studenti, però, una ragazza si sollevò dalla sua sedia con uno sguardo molto dubbioso.

“ Ah, quindi adesso… stiamo iniziando a fidarci un po’ di più di Takejiro ?” Domandò Nishizaka, guardandosi attorno per cercare il consenso nei suoi compagni.

L’Ultimate Liar non fece una piega, ascoltandola in silenzio.

“ Non possiamo negare che senza il suo aiuto il risultato dello scorso processo sarebbe stato disastroso.” Intervenne Kigiri, accennando un piccolo sorriso colmo di fiducia.

Anche Umezawa, incrociando le braccia dietro la sua testa, annuì raggiante all’amica.

“ Già! Poi io ho già scelto di fidarmi di Take, questo è poco ma sicuro.”

Nishizaka rimase abbastanza sorpresa dalla sicurezza di quelle risposte, e riportando lo sguardo su Takejiro lo trovò altrettanto meravigliato.

Il ragazzo, grattandosi distrattamente la cicatrice sul mento mentre guardava altrove, borbottò:

“ E poi io non voglio più intralciarvi… anzi, sono stato uno stupido a mettere in gioco la vita di tutti, compresa la mia, soltanto per non aver voluto collaborare.” La sua voce divenne sempre più ovattata, segno che le sue scuse erano colme di imbarazzo.

Zetsu scoppiò genuinamente a ridere, divertito dalla reazione del ragazzo.

“ Ma sì, ci possiamo fidare di Takejiro: è proprio un bonaccione, sotto sotto !”

“ Questa è la parte in cui Takejiro dovrebbe fare una faccia spaventosa e dire qualcosa come “ti uccido se lo ripeti”…” Suggerì Amari, nascondendosi dietro le spalle di Ebisawa.

 

“ Ciò che voglio però… è davvero uscire di qui senza nessuno di voi in meno.” Questa dichiarazione fuoriuscì dalle labbra di Takejiro con tono grave.

“ In quanto Ultimate Liar mi sento in dovere di dover proteggere questa bugia… la bugia della speranza che dovrà vivere con noi, come voleva Masuku.”

 

“ Una bugia dev’essere bella proprio affinché tutti vogliano proteggerla e non farla mai morire.”                    

Le parole di Masuku Wakuri, pronunciate poco prima che la sentenza venisse emanata, sembrarono rimbombare più vive che mai in quel momento.

Gli occhi del ragazzo brillavano con la stessa voglia di proteggere il proprio futuro ed i legami che stava creando, attraverso la difficoltà e la sincerità.

Nashi inevitabilmente abbassò lo sguardo, sorridendo appena.

- Questa è la forza delle bugie, quindi… diventano potenti nel momento in cui viene svelata la verità.- Avrebbe voluto illuminare ogni anfratto buio e misterioso di quella loro storia, quasi ebbro della potenza della verità, eppure si rese conto che da solo non avrebbe potuto compiere quell’impresa.

Si guardò attorno: tutti i suoi compagni erano lì. Domen, Iwayama, Arima, Mitsuko, Fujima e Masuku li guardavano pregando affinché esaudissero anche il loro di desiderio.

- No, manca ancora qualcuno …- I suoi compagni non erano tutti lì. Mancava ancora qualcuno a cui avesse promesso di fargli rivedere la luce del sole fuori da quella torre.

- Lilith, tu verrai con noi !-

 

“ Ohakkuma! Grrr !” Ruggendo gioiosamente, una creatura infernale irruppe nel Salone.

“ Buongiorno a tutti, brutti pentiti! Come va ?”

“ Monokuma, razza di mostro! Vai via, non ti vogliamo !” Lo interruppe immediatamente Nishizaka, cercando di cacciarlo con un gesto della mano in modo particolarmente schifato.

L’orso bianco e nero gongolava con le zampe sulla propria pancia rotonda. Sembrava starsi complimentando con se stesso per il numero sempre ridotto di studenti che trovava ormai riuniti.

“ Ma come non mi volete? Sono qui per annunciare buone notizie !” Insistette lui.

Ebisawa incrociò le braccia, scettico.

“ Sì, certo: un messaggero demoniaco di sventura e disastri. Nel medioevo un re ti avrebbe già mozzato la testa.”

Tuttavia Monokuma ignorò qualsiasi protesta, e continuò a parlare ininterrottamente.

“ Sono lieto di congratularmi ancora una volta con voi: siete sopravvissuti al terzo Class Trial! Urrà !”

Nashi inarcò un sopracciglio, ferito da quei complimenti pregni di perfidia.

“ Vi siete meritati un bel premio: più spazio in cui vivere e gironzolare! Il Quarto Piano di questa bellissima torre vi è stato sbloccato! Correte a visitarlo… potreste imbattervi in qualche sorpresa.”

Nelle ultime parole si poté udire una velata punta di malizia, ma d’altronde era quello il solito modo di comunicare del robot.

In men che non si dica, questo si fu dileguato, lasciando nella stanza solo un silenzio colmo di domande.

 

“ Ah shit, here we go again !” Sospirò seccata Amari, schiaffeggiandosi la fronte.

“ Più attività fisica da fare, più piani da salire… che spasso !”

“ Già. Avrei preferito venir rinchiuso in uno stanzino se avessi saputo che ci sarebbero stati così tanti piani.” La seguì a ruota Ebisawa con tono lamentoso.

“ Ma non starete esagerando voi due?! E poi c’è l’ascensore, non dovete mica salire le scale !” Obbiettò Akagi, sconvolto dalla pigrizia dei ragazzi.

Kigiri volse lo sguardo verso il bagno delle ragazze, dove l’ascensore avrebbe fornito l’accesso al nuovo piano.

“ Immaginavo sarebbe successo di nuovo, a quanto pare è una vera e propria routine… questo viene incontro alla necessità di trovare Lilith, comunque.” Disse, rivolgendosi a Takejiro.

L’Ultimate Liar annuì. “ Sì, anche se spero di trovare qualcos’altro.”

“ Qualcosa tipo ?” Chiese Kumagai.

“ Se ci pensate bene, ad ogni piano sbloccato abbiamo trovato informazioni riguardo la Hope’s Peak Academy, e ad eventi che ci riguardano… in fin dei conti è questo il vero premio che Monokuma ci offre dopo ogni processo.”

La riflessione del ragazzo colpì la contorsionista, la quale sembrava essersi dimenticata di tutte le informazioni guadagnate grazie all’esplorazione dei piani.

“ È vero… chissà cosa troveremo stavolta ?”  La sua espressione era ottimista, eppure si percepiva del timore in ciò che diceva.

Ad ogni modo, se ogni piano sbloccato aveva portato alla scoperta di nuove informazioni, allo stesso erano seguiti degli omicidi.

“ Propongo di sbrigarci, allora !” Disse raggiante Umezawa.

 

Tra i ragazzi però, qualcuno si stava trattenendo da tutto quell’entusiasmo. Akagi, parlando timidamente, richiamò all’attenzione gli altri:

“ Ragazzi… però non pensate che dovremmo chiedere a qualcun altro cosa vorrebbe fare a riguardo ?”

Non servì dover pronunciare il suo nome: semplicemente seguendo lo sguardo dell’Ultimate Rhythm Game Player, gli studenti poterono identificare Zayasu Korin.

L’Ultimate Fanfiction Writer era seduto in disparte, con le mani intrecciate a pugno e gli occhi fissi sul proprio tavolo. Non appena notò come i suoi compagni lo stessero fissando, venne animato da una certa agitazione.

“ Zayasu, tu… vorresti rivedere Lilith ?” Domandò Nishizaka con cautela, comprendendo quanto la questione fosse delicata.

Si percepiva chiaramente la tensione avvolgere l’albino, specialmente da quando l’argomento della discussione era tornata ad essere l’Ultimate Majokko.

Nashi aveva bene in mente il cambiamento di espressioni in Zayasu al termine del precedente processo: lo scrittore era riuscito a vincere la sua paura, mettendo persino alle strette Lilith, ma il risultato delle sue azioni era stato alquanto spaventoso ed incontrollabile.

- Zayasu non ha colpa di ciò che è successo a Lilith… e per quanto possa essere strano che qualcun altro oltre me si preoccupi di lei, per lui è ancora qualcuno di importante.- Di questo l’Ultimate Memory ne era sicurissimo.

Lo si poteva capire dal terrore che aveva assalito l’albino nel momento in cui Lilith era stramazzata al suolo, e della preoccupazione che ora lo rendeva uno spettro, non potendo sapere dove come lei stia.

 

“ Io …” Lo scrittore schiuse le labbra, sollevandosi dalla sua sedia.

“ …sono Corex, innanzitutto !” Con aria di rimprovero schiaffò la propria mano sul tavolo, facendo rimbombare lo schioppo nella testa dei suoi compagni.

Improvvisamente Zayasu aveva spalancato gli occhi, fissando davanti a sé con grinta.

“ E comunque, certo che voglio rivedere Lilith! Se è ancora viva, voglio sapere se ha imparato la lezione che ho cercato di spiegarle ieri: deve rendersi conto che dobbiamo sopravvivere tutti insieme !”

Un sorriso si era dipinto sulle sue labbra, venendo presto ricambiato dai suoi amici, rincuorati. Persino Takejiro sogghignò, anche se voltandosi per nascondersi con il cappuccio.

Nashi non credeva di aver avuto un risveglio più bello di quello.

 

Dopo quel discorso, gli studenti si diressero verso i rispettivi ascensori: sette per quello dei maschi e quattro per quello delle femmine.

Dopo aver premuto il pulsante riportante il numero quattro, le porte si chiusero e rimasero così per ben quindici minuti. La trepidazione di scoprire una nuova area della torre riuscì a far sopportare loro l’attesa nello spazio ristretto.

Quando l’ascensore maschile si aprì, i ragazzi si trovarono all’interno di un bagno pressoché uguale a tutti gli altri.

“ Come al solito …” Puntualizzò Zayasu, facendosi avanti verso la porta. D’altronde ciò che interessava tutti era proprio oltre quella soglia.

Il Quarto Piano si presentò come un lungo corridoio che si estendeva verso destra senza stanze o porte. In fondo, poterono vedere le ragazze uscire dal proprio bagno.

Quando si incontrarono tutti a metà strada, videro un terzo corridoio proseguire verso sud. C’erano tre porte: due ai lati, ed una più grossa, in acciaio rinforzato, all’estremità del percorso.

“ Uhm… questo piano non sembra un granché, un po’ come il terzo.” Disse Nishizaka con tono lamentoso.

“ Il secondo è il migliore, con tutto quello spazio all’aperto, la palestra e la piscina !” Rispose Umezawa.

Kigiri intanto aveva aperto la porta a sinistra.

“ Sembra essere un magazzino.” Comunicò agli altri studenti. A quel punto Kumagai, incuriosita, si diresse verso la porta dal lato opposto e l’aprì.

“ Anche qui c’è lo stesso un magazzino.”

“ Potrebbero nascondersi delle informazioni importanti, un po’ come quelle trovate nell’Ufficio della Presidenza al Terzo Piano.” Suggerì Takejiro. “ Dividiamoci e cerchiamo per un po’ prima di entrare in quella stanza in fondo.”

“ Questa volta nessuno di noi ha ispezionato il piano prima degli altri… non sappiamo davvero cosa aspettarci.” Fece Akagi, armandosi di un sorriso un po’ nervoso.

 

Formati i gruppi, gli studenti si divisero. Nashi proseguì nella stanza a sinistra assieme a Kigiri, Zetsu, Takejiro, Nishizaka e Umezawa.

Il magazzino si presentava grande almeno quanto il bagno, con la differenza che la maggior parte dello spazio era impiegato da altissimi scaffali e mensole. La loro altezza raggiungeva il soffitto, ed erano completamente riempiti da un vasto assortimento di oggetti: impianti per l’illuminazione, mobili, accessori, libri, dischi, argenteria e persino vestiti.

“ C’è davvero di tutto qui !” Esclamò Zetsu, sorpreso.

“ Però è così… casuale ciò che puoi trovare.” Disse Nishizaka mentre afferrava il piatto di una batteria.

“ Sembra uno di quei negozi in cui entri all’ultimo secondo per fare un regalo di compleanno !”

Intanto Nashi guardava Umezawa correre a destra e a manca in totale euforia, probabilmente divertito da tutto ciò che potesse trovare. Successivamente, spostò lo sguardo su Takejiro.

Il corvino aveva lanciato un’occhiata furtiva alle sue spalle, per poi svoltare l’angolo e sparire dietro uno scaffale. Alle sue spalle, lo seguì subito la persona a cui era stato indirizzato quello sguardo: Kigiri Yoko.

La ragazza sembrava come al solito molto seria e concentrata, ma la sua espressione si irrigidì nel momento in cui i suoi occhi si incrociarono con quelli dell’Ultimate Liar.

Il bruno fu sul punto di avvicinarsi, incuriosito, quando qualcuno gli cinse le braccia.

“ Nashi !” Lo salutò Nishizaka con un sorriso smagliante.

“ E-Ehi !” Sussultò l’altro, abbastanza colto alla sprovvista.

“ Sono un po’ in pensiero… e se Monokuma ci avesse preparato qualche trappola? Ti dispiace se sto vicino a te ?” Mentre mormorava queste parole la rosa si strinse ancor di più al corpo del ragazzo, facendogli intendere che non voleva essere sentita da altre persone.

Nashi assunse un’espressione un po’ imbarazzata.

“ D-Diciamo che nemmeno io sono la persona più coraggiosa del mondo.”

“ Invece lo sei !” Ribatté Nishizaka, questa volta sollevando la testa per guardarlo negli occhi.

Era appena più alta dell’Ultimate Memory, eppure si era dovuta chinare per abbracciarlo in quel modo. Il ragazzo poté vedere nei suoi occhi molta determinazione, proprio perché stava prendendo molto sul serio le proprie parole.

“ Non ti ho visto mai piangere nemmeno una volta da quando è iniziato questo Killing Game. Invece io… bhe… ”

“ L’ultima volta che ho pianto è stata quando ho visto il cadavere di Mitsuko.” Ammise secco il ragazzo, stringendo appena i pugni. Non avrebbe voluto perdersi nell’orrore di quel ricordo, ma il suo maledetto talento come al solito gli impediva di sfuggire dal passato.

“ Però non mi avete visto.”

“ Uh! Forse è un bene.” L’affermazione dell’Ultimate Web Personality lo sorprese al punto da distrarlo dai suoi pensieri.

Nishizaka lo guardava ora con un sorriso gentile, mentre con una mano gli accarezzava l’avambraccio.

“ Se tu crollassi renderesti inevitabilmente tutti noi molto più tristi. Capisco che è un pensiero egoista pregare affinché tu non pianga davanti a noi, però è il motivo per cui tu rappresenti la nostra speranza qui dentro.”

Il ragazzo si sentì molto colpito da quelle parole, in particolar modo “speranza”.

- Rappresento la… speranza ?- Una frase del genere gli era già stata detta prima.

 

“ Tu mi hai dato la speranza per non abbandonarmi alla disperazione !”

Purtroppo Lilith avrebbe rivelato poco dopo quanto quell’affermazione fosse solo una menzogna.

“ Questa sarebbe la speranza? La forza con cui combattete per i vostri amici morti ?”

 

Le stesse parole di Tabata Bussho, uno dei mastermind in quel gioco spietato, erano dirette proprio a quella loro forza.

“ Rinunciate alla speranza.”

 

- Tutto ciò che sta facendo La Tragedia è annientare la speranza fino alla sua radice attraverso la disperazione. Gli Ultimate Despair, di cui sicuramente fanno parte i due mastermind responsabili di questo gioco, hanno preso di mira noi studenti della Hopes’ Peak Academy per piegarci e spezzarci mentre si beffano di ciò che ci manda avanti.-

Probabilmente in quel momento qualcuno di loro lo stava ascoltando, e aveva riso dell’affermazione di Nishizaka.

Eppure Nashi non voleva provare paura e non voleva disperarsi sotto il peso della morte dei suoi amici. Tutto ciò che avrebbe fatto sarebbe stato fermare quel gioco, in un modo o nell’altro.

“ Tutti noi rappresentiamo la speranza.” Rispose allora alla ragazza.

“ Io mi reggo in piedi in ogni momento solo perché so che anche voi non volete crollare! Se siete con me in questo momento, vuol dire che ci credete davvero in un sogno che chiunque chiamerebbe irrealizzabile …”

Anche lui ora stringeva la mano di Nishizaka, per poi farla voltare completamente verso sé.

La ragazza sussultò, arrossendo appena mentre ricambiava il sorriso appena formatosi sulle labbra dell’Ultimate Memory.

“ Sì, hai ragione. Dobbiamo essere forti insieme, non è giusto che solo tu faccia tutto il lavoro.” Disse lei con tono scherzoso.

 

“ Ehi piccioncini! Sembra che Kigiri e Take abbiano trovato qualcosa.” Umezawa fece capolino con la testa da uno scaffale, parandosi esattamente in mezzo ai due ragazzi.

Questi, diventando rossi come peperoni, balzarono in aria dallo spavento.

“ Hiiiy !” Strillò la ragazza, con le braccia rivolte al cielo.

“ C-C-Cosa ?” Intanto Nashi cercava di reagire al dialogo dello stuntman, anche se non appariva molto naturale.

“ Venite a vedere.” Rispose semplicemente questo, ritirando il collo e sparendo.

Il bruno avvertì un brivido raccapricciante lungo la sua schiena, così intenso da costringerlo a voltarsi. Acquattato dietro un angolo, spuntava il ghigno malefico di Zetsu, il quale lo trafiggeva da parte a parte con occhi maliziosi.

“ Nel ripostiglio Nashi fa carte con Nishizaka.” Canticchiava il verde.

“ Ma che hai da ridere ?!” Gli urlò contro l’amico, sempre più a disagio.

“ Come sta incartaaando Nashi !”

 

Raggiunti i due studenti che si erano portati più avanti con l’esplorazione, tutti si radunarono davanti ad una scatola di cartone poggiata per terra. Era la fine della stanza, un vicolo cieco nel labirinto di scaffali.

“ Guardate qui.” Li richiamò subito Takejiro, indicando qualcosa sotto il suo sguardo.

Proprio sulla scatola si trovava il motivo di tutta quell’attenzione: un oggetto metallico più piccolo di una palla da pin pong, con il quale però condivideva la forma sferica. Ai lati il suo corpo si apriva in due schegge di forma rettangolare molto sottili, mentre al centro sul davanti spiccava una lente in vetro azzurro.

Immediatamente Umezawa lo prese in mano, rigirandoselo tra le dita.

“ Pensavo aveste trovato qualcosa di più figo! Questo… coso, invece, sembra il figlio illegittimo di Giru di Dragonball GT.” Osservò con molta delusione.

“ Ne ho abbastanza di robot! Già sono obbligata a vedere Monokuma ogni giorno …” Sospirò seccata Nishizaka.

“ Premi il dito sulla lente azzurra, per piacere.” Kigiri fu schietta, come se non volesse sentir ragioni o discorsi inutili.

Osservandola meglio, Nashi comprese quanto la ragazza fosse tesa e seria. Anche da Takejiro avvertiva la stessa rigidità, anche se come al solito contenuta nel suo atteggiamento distaccato.

Umezawa comunque fece quanto gli era stato chiesto, e con sua grande sorpresa tra le sue mani quell’aggeggio si mosse.

Le parti laterali presero a vibrare, per poi agitarsi dall’alto in basso fino a sollevarsi sopra la testa del rosso.

“ Erano ali! Sa volare proprio come Giru !” Esclamò l’Ultimate Stuntman con la bocca spalancata.

“ Wooow !” Gioì Zetsu, sfregandosi gli occhi lucidi per l’emozione.

Ormai la lente del piccolo robot continuava a lampeggiare sempre più insistentemente, fino a quando non emise un accecante bagliore. La luce blu investì i ragazzi, illuminando completamente quell’angolo buio di magazzino.

Gli studenti si coprirono istintivamente gli occhi, ma presto la luminosità venne ripristinata.

“ Ch-Che diavolo ?!” Fu questo che Nashi senti dire da Umezawa prima di rendersi conto di quanto stesse accadendo.

 

Mentre l’oggetto misterioso continuava a svolazzare perfettamente stabilizzato, dalla sua lente ciclopica stava fuoriuscendo una proiezione luminosa: un ologramma.

La forma presentata era il mezzobusto di un ragazzo sicuramente più grande di tutti loro, con una chioma castana abbastanza scompigliata ed un ciuffo prominente ritto verso l’alto. Vestiva una giacca nera ed una cravatta beige sopra una camicia bianca, il che faceva risaltare molto di più i suoi occhi di color ambra.

Con espressione seria scrutava davanti a sé, ed i suoi occhi erano così intensi da far venire i brividi agli studenti, nonostante sapessero che quella persona non si trovava insieme a loro.

“ Studenti della Hope’s Peak Academy, se state sentendo le mie parole vuol dire che questa sonda è riuscita a trovarvi nonostante siate stati rapiti.”  

La voce del ragazzo era chiaramente registrata, ma fu un vero e proprio shock per il modo così limpido in cui rimbombò nel silenzio.

Per i ragazzi, che da giorni erano abituati a sentire solo le loro voci, quell’evento era stato più sconvolgente del previsto.

“ Noi della Future Foundation vi assicuriamo che sono stati  inviati degli agenti per salvarvi. Abbiamo già individuato la posizione del nostro nemico, i vostri rapitori.”

Immediatamente Nashi si sentì accapponare la pelle, e fu difficile ascoltare il resto della comunicazione per quanto stava tremando.

“ Io, Makoto Naegi, vi prometto che sarete salvati e riportati alle vostre case. La Tragedia è finita: la disperazione non può sopravvivere ancora a lungo.”

Il volto del ragazzo fu visibile per appena un secondo dopo che ebbe finito di parlare, prima che il fascio di luce svanisse e del suo discorso rimanesse solo l’eco vibrante nel magazzino.

 

Nashi fissava il robottino con occhi spalancati, incerto su cosa dire. Al suo fianco, però, qualcuno prese parola per primo.

“ È-È tutto vero ?!” Nishizaka era scossa da molti brividi, ma la sua espressione stavolta non era di disperazione o orrore. Con stupore e meraviglia si iniziò a guardare attorno, aspettandosi una riposta dai suoi compagni.

“ Ci stanno venendo a salvare …” Zetsu non faceva altro che ripetere le parole della registrazione, quasi come se non riuscisse a crederci.

“ Sì! Ci stanno venendo a salvare!! Cazzo, finalmente !” L’ululato di Umezawa spezzò i loro mormorii. L’Ultimate Stuntman compì istantaneamente un backflip, per poi abbracciare il verde e sollevarlo.

“ Questo inferno è finito! Ce ne stiamo andando !” Continuava ad urlare con un sorriso estasiato.

“ Gh- !” Zetsu soffocò un grido, ma dovette anch’egli presto sostituire la sua espressione stupita con una più sollevata.

“ Sì… è vero, ragazzone.”

Nashi intanto scrutava Takejiro e Lilith: i due non avevano fatto una piega dopo la riproduzione di quell’ologramma.

“ L’avevate già visto, vero ?” Domandò allora, anche se la risposta pareva assai ovvia.

Infatti la criminologa annuì.

“  Tuttavia temo che sia un po’ presto per festeggiare: quasi sicuramente si tratta di un inganno creato appositamente da Monokuma.”

La sua voce tagliente come un coltello riuscì a far gelare il sangue nelle vene dei presenti, ancora confusi da quella rivelazione così improvvisa ed incredibile.

Takejiro di tutta risposta sospirò, senza però commentare.

 

“ Devi sempre …” L’Ultimate Web Personality digrignò i denti, parandosi davanti alla ragazza dai capelli lilla con uno sguardo truce.

“ … rovinare ogni momento con il tuo scetticismo?! Qui stiamo cercando di rasserenarci e di avere fiducia, ed intanto tu demolisci le nostre speranze !”

Nishizaka aveva parlato con così tanto astio da spaventare sia Umezawa che Nashi, i quali non riuscirono nemmeno ad intervenire.

“ Uuuh! Catfight ?” Si intromise Zetsu, ma soltanto per venir silenziato da un’occhiata ancor più sanguinaria della rosa.

Kigiri si voltò verso di lei, corrucciando la fronte.

“ Cercando di avere fiducia in chi? Non abbiamo idea di chi sia questa persona, né di cosa sia la Future Foundation. E poi pensi davvero che un messaggio del genere possa essere arrivato fin qui senza che Monokuma se ne accorgesse ?”

L’Ultimate Memory cercò allora di analizzare entrambe le forme di verità messe in palio. Avrebbe voluto fidarsi ciecamente di un’occasione per fuggire, ma era inevitabile essere paranoici dopo tutti quei giorni passati nella paura.

“ Allora… se fosse davvero una trappola di Monokuma, il suo unico fine sarebbe quello di donarci una speranza fasulla soltanto per poi distruggerla davanti ai nostri occhi. In questo modo otterrebbe ciò che ha sempre voluto: la disperazione.” Rifletté ad alta voce.

Sfortunatamente il modo di pensare di quell’orso era prevedibile nella sua malvagità, eppure in quella situazione si sarebbe potuto rivelare molto utile.

Mentre le due ragazze si squadravano e la tensione cresceva nell’aria, fu Takejiro a prendere parola.

Inaspettatamente l’Ultimate Liar indicò un punto molto lontano sul soffitto.

“ Allora non avrebbe senso mettere qui questo robot.” Dichiarò il corvino.

Stava indicando una telecamera, come tante presenti in ogni piano della torre. Questa puntava verso una direzione completamente diversa da dove si trovassero loro in quel momento.

“ Conoscendo quel sadico bastardo vorrebbe assistere al momento in cui la cosiddetta speranza fasulla ci incoraggia ad andare avanti… eppure questo angolo è fuori dalla sua visuale. Anzi, è probabile che lui adesso non abbia la minima idea di cosa ci stia succedendo.”

Anche l’unico monitor presente nel magazzino si trovava lontanissimo, circa vicino alla porta d’ingresso e quindi oltre il labirinto di scaffali.

 

Kigiri si voltò verso Takejiro, fissandolo intensamente per quanto era rimasta sorpresa dal suo ragionamento.

Intanto Nishizaka assunse un sogghigno soddisfatto, puntando i pugni sui fianchi e parlando come se non avesse un interlocutore preciso.

“ Chissà, allora, se qualcuno qui non è così infallibile come sembra ?”

Umezawa invece sopraggiunse con un sorriso sornione, prendendo sottobraccio le due studentesse.

“ Dai, ragazze, non litigate! Dobbiamo essere felici: presto saremo salvati e potremo uscire di qui tutti insieme !”

La rosa si imbronciò, voltando la testa lontana dall’altra, mentre Kigiri con fare distaccato si divincolò dall’abbraccio.

Dando le spalle ai suoi compagni, si diresse verso l’uscita.

“ Abbiamo promesso tanto a chi è morto, e adesso avete intenzione di smettere di lottare e semplicemente attendere qualcuno che non conoscete ?” Domandò con voce dura, fermandosi appena prima di svoltare l’angolo.

“ Lo considero sciocco, arrivati a questo punto… ritengo che dovremmo continuare a cercare un’uscita con le nostre forze, come abbiamo sempre fatto.”

Con queste parole si congedò, lasciando i cinque studenti nel silenzio di quell’angolo buio.

 

“ Alla fine siamo sempre stati noi contro Monokuma.” Mormorò Takejiro tra sé e sé.

“ Non mi dire che anche tu ora fai il pessimista come lei ?!” Strillò Nishizaka, indignata da quel comportamento.

“ Hai detto tu stesso stamattina di voler proteggere la speranza fino a quando non usciremo di qui !” 

Il corvino non rispose, limitandosi a fissare il vuoto a braccia conserte.

Nashi si portò intanto una mano alla testa.

- Mi sento stanco. Non riesco nemmeno a provare felicità o sospetto.- Comprese. Era sopraffatto da tutte quelle informazioni, e sentiva che prima o poi avrebbe dovuto riorganizzare tutti i suoi pensieri, i quali ora brulicavano nella mente senza controllo.

 

“ Ragazzi !” Una voce non appartenente al loro gruppo li raggiunse con molta preoccupazione.

Akagi era appena sbucato da dietro uno scaffale, seguito da Kigiri.

“ Dovete venire subito nell’altro magazzino… c’è Lilith.”

Bastarono queste poche parole del ragazzo dai capelli viola per far vibrare una nota di tensione ed incredulità che i ragazzi avevano quasi dimenticato.

Mossi dall’agitazione uscirono dal magazzino per precipitarsi nella porta di dirimpetto.

La stanza si presentava in maniera pressoché identica a quella dov’erano appena stati: stesse mensole, scaffali, pareti e pavimento. D’altronde però erano due magazzini, sarebbe stato strano se fossero stati troppo diversi l’uno dall’altro.

Senza badare più di tanto a questo dettaglio, i ragazzi si fecero guidare da Akagi fino a quando non poterono riconoscere le voci degli altri.

Kumagai, Amari, Zayasu ed Ebisawa li aspettavano.

Al loro arrivo i cinque ragazzi si scostarono, aprendo un varco nel vicolo stretto. In questo modo fu possibile vedere un dondolo da esterni, come se ne potevano vedere tanti nelle ville estive o sulle spiagge.

La base era danneggiata, e per questo la parte morbida formata dalle doghe e dai cuscini era un po’ inclinata verso il pavimento.

Adagiata placidamente, c’era una ragazza dai capelli rossi che tutti ben conoscevano.

 

Takejiro inavvertitamente si irrigidì. Avrebbe dovuto prepararsi a quel ritrovamento, eppure la sorpresa era stata troppo grande per essere controllata.

“ Lilith …” Nashi pronunciò il suo nome con un sussurro.

L’Ultimate Majokko era accasciata sulla struttura inclinata come se vi ci fosse caduta sopra senza pensarci due volte. Gli sguardi di ora undici studenti erano posati su di lei, in assenza di un’iniziativa da prendere.

Improvvisamente però, prima che qualcuno di loro potesse anche solo pensare a cosa fare, si ricreò una scena vista da pochi appena otto giorni prima: Lilith spalancò gli occhi.

Passarono appena due secondi prima che il suo corpo, inizialmente immobile, si rizzasse su con un brivido di paura e sorpresa.

“ Ma cosa… ?” Furono le sue prime parole, nel mentre si guardava attorno, persa e confusa.

“ E-Eh? Ancora con questa storia ?” Gemette Zetsu, ricordandosi della giornata precedente.

“ Che vuol dire ?” Continuò a domandare Lilith, questa volta indietreggiando fino a schiacciare la propria schiena contro lo schienale.

Kigiri, come sempre mantenendo la calma ed il sangue freddo, sollevò una mano per interrompere gli altri e prendere parola.

“ Tu sei Lilith Kurenai, vero? Una studentessa della Hope’s Peak Academy ?” Domandò con fare distaccato e professionale.

Stranamente la rossa sembrò rilassarsi sentendosi parlare in quel modo, e puntò i suoi occhi tremanti sulla criminologa.

“ S-Sì! Anche voi siete studenti della Hope’s Peak, mi ricordo! Ma cosa ci facciamo qui? Dove sono ?”

Kumagai si schiaffò una mano sulla fronte, brontolando.

“ Non possiamo essere arrivati fin qui per berci la stessa sceneggiata dell’altra volta !”

“ Davvero Lilith… ci vuoi ingannare per la seconda volta ?” Ebisawa incrociò le braccia, riservandole un’occhiata colma di freddezza e rancore.

“ Sul serio, nemmeno Ash potrebbe credere a due travestimenti del Team Rocket in un solo episodio.” Commentò Amari con aria di superiorità.

 

A fronte di queste parole l’Ultimate Majokko rimaneva sempre più scossa ed incapace di parlare. Accadde però in un istante: i suoi occhi si posarono su Zayasu, ed il fiato le morì in gola.

L’albino la stava fissando sin dal suo risveglio, anche se non aveva aperto bocca come tutti gli altri. Semplicemente rimaneva immobile, guardandola con uno sguardo colmo di dolore, in una continua esitazione di prendere parola, ma senza il coraggio necessario.

“ Tu sei… Corex ?” Lilith lo riconobbe, e le sue ginocchia tremarono appena mentre finalmente si rialzava dal dondolo.

L’Ultimate Fanfiction Writer sussultò, facendosi scuro in volto e chinando appena il capo.

Nashi comprese subito quanto dolore stesse provando il suo amico, ma l’espressione confusa e spaventata di Lilith che cercava disperatamente una risposta da lui lo faceva soffrire ancor di più.

- Cosa ti è successo, Lilith ?- Si domandò.

“ Voi parlate di inganno, ma io… è la prima volta che ci parliamo, ecco.” Nonostante lo sconforto e l’atmosfera ostile, la ragazza dai capelli rossi trovò il coraggio di guardarsi attorno e parlare con voce ferma.

“ Voglio solo sapere dove siamo, e cosa ci faccio io qui… non mi ricordo niente, vi giuro. Un momento fa ero a scuola, però mi sono risvegliata nel corridoio fuori da questo magazzino senza sapere niente.”

Takejiro scattò sull’attenti, facendo brillare i suoi occhi nell’ombra del cappuccio.

“ Come hai detto? Ti trovavi a scuola ?” Ripeté, squadrandola intensamente.

Lei annuì.

“ S-Sì! C’è stata una terribile esplosione, poi non ho visto più niente. Questo è forse un ospedale dove ci hanno portati ?”

Le frasi che diceva erano capaci di rendere tutti gli studenti sempre più confusi, al punto che ora i loro occhi erano spalancati e quasi vitrei mentre ascoltavano.

“ Cosa… ?” Dalla bocca di Akagi fuoriuscì appena un rantolo,

“ Sicura di non ricordarti altro? Ad esempio se nei giorni dopo hanno dato notizie sulla nostra scomparsa ?” Intervenne Nashi, parecchio agitato.

“ No, non ci sono stati dei giorni dopo… l’ultima cosa che ricordo è proprio l’edificio che tremava e crollava.” Rispose la ragazza.

L’Ultimate Memory si sentì mancare il fiato, e fu costretto ad arretrare di qualche passo. Kigiri lo seguì attentamente con lo sguardo, forse iniziando ad interpretare i suoi pensieri.

 

- La prima volta che l’abbiamo trovata, Lilith ci ha parlato di cosa è successo dopo il crollo… da come poi mi ha saputo descrivere La Tragedia, sono certo che a differenza di tutti i miei compagni, lei non abbia perso la memoria. D’altronde stava venendo sfruttata dal mastermind, quindi… doveva ricordare.-

Il volto del ragazzo si illuminò, mentre una goccia di sudore gli percorreva la tempia. Si accorse che i restanti studenti lo guardavano, in attesa di una sua risposta.

- Ciò che le è successo ieri… Chesire C. … la memoria di Lilith è stata cancellata dal mastermind: ricorda della Hope’s Peak Academy ma non La Tragedia, proprio come me !-

 

“ Lilith …” Iniziò a dire il ragazzo, facendosi coraggio e guardando la studentessa negli occhi. Lei, trepidante di ricevere un qualsiasi verdetto, pendeva dalle sue labbra.

“ Tu sei stata qui con noi per otto giorni, però la tua memoria è stata cancellata da colui che ci tiene prigionieri: il mastermind di questo Killing Game.”

L’atmosfera, già pregna di mistero e tensione, venne completamente cambiata dalle poche parole del ragazzo. L’inaspettata verità era stata rivelata, ma qualcuno, ancora scettico, si sentì comunque perso.

“ Aspetta, Nashi! Ne siamo sicuri ?” Domandò Kumagai, preoccupata.

Intanto Lilith iniziava a risvegliare la sua coscienza per reagire a quella rivelazione. Dapprima inarcò le sopracciglia, sbalordita, per poi far tremare le proprie labbra mentre tentava di parlare.

“ Prigionieri… otto giorni… Killing Game ?” Ripeteva queste parole, cercando di mantenere la calma necessaria per analizzarle.

“ Perché il mastermind dovrebbe averle cancellato la memoria? Non aveva detto di essere sua alleata ?” Chiese Amari, arruffandosi i capelli nel disperato tentativo di avere una risposta alle proprie domande.

“ Alleata ?!” Sussultò Lilith, sempre più sconvolta dalle informazioni che le arrivavano addosso.

“ Ricordate …” Iniziò il bruno, portandosi un dito all’altezza del viso.

“  Lilith aveva appena rivelato di essere in combutta con il mastermind, perché lui le aveva promesso che se avesse raggiunto il Quinto Piano della torre allora… avrebbe potuto scoprire la sua identità. Lei possedeva un indizio importante grazie al quale poterlo smascherare, ma a quanto pare era un vantaggio che non avrebbe potuto rivelare a nessuno.”

Zayasu sospirò profondamente, rievocando una scena avvenuta qualche ora prima.

“ Ed io …” Lo interruppe allora, prendendo parola.

“ Con il mio Monokuma Bangle l’ho costretta a rivelarmelo.”

A quel punto l’Ultimate Video Maker sembrava aver afferrato il concetto.

“ Perciò quando era sul punto di rivelarci l’indizio, il vero mastermind le ha tappato la bocca… cancellandole la memoria ?” Trovò subito conferma dallo sguardo dell’Ultimate Memory.

“ Ma è orribile !” Squittì Lilith, portandosi le mani davanti alla bocca.

“ Guarda che è ciò che è successo a te !” La riprese Nishizaka con tono severo.


L’Ultimate Fanfiction Writer rivolse allora una triste ma intensa occhiata alla rossa, per poi chinare ancora il capo.

“ Se …” Sorprendentemente l’Ultimate Majokko anticipò qualsiasi suo pensiero, parlando con voce così limpida da toccargli il cuore.

“ Se l’alleanza con questo mastermind mi ha fatto compiere delle cattive azioni nei vostri confronti, allora mi dispiace moltissimo. Forse è meglio non potermi ricordare niente… non riuscirei a convivere con un peso simile sulla coscienza.” Prendendosi le mani e portandosele al cuore, la ragazza guardò uno ad uno gli studenti con molto dolore negli occhi.

La sua espressione di pentimento pareva più sincera che mai, esattamente come la sua voce.

“ Purtroppo con la tua memoria non si sono cancellate anche queste brutte azioni, e noi le ricorderemo per sempre.” Sbottò d’un tratto Takejiro, impassibile anche dopo quelle scuse.

“ Stai accettando parecchio in fretta l’idea di essere prigioniera qui: buon per te. Purtroppo senza ciò che sapevi prima ci sei ancor meno utile …”

“ Takejiro.” Kigiri lo interruppe con tono calmo, anche se abbastanza rigido.

“ Se la provochi in questo modo come puoi voler ottenere una risposta alla tua domanda ?”

Nashi ascoltò quel dialogo tra i due ragazzi, accorgendosi di essere rimasto all’oscuro di qualcosa.

- Domanda? Che Kigiri abbia compreso qualcosa di Takejiro ?- Guardò il suo amico, l’unico rimasto sulla difensiva anche davanti agli occhi supplicanti di Lilith.

Il corvino si grattò il capo con pigrizia, sfilandosi così il cappuccio nero dalla testa.

Poi puntò i suoi penetranti occhi cremisi sulla ragazza di fronte a sé.

“ Ho bisogno che tu faccia una cosa per guadagnarti la mia fiducia, altrimenti non potrò mai fidarmi della tua perdita di memoria.”

Lilith si mostrò titubante.

“ Guadagnare… devo guadagnare la tua fiducia? Io ho davvero perso la memoria, non ho idea nemmeno di come ci sia finita in questo posto !”

Takejiro, poco colpito da quella risposta, si infilò le mani in tasca e le voltò le spalle. Con passo lento si diresse verso la porta d’ingresso.

“ Non importa, è per il bene di tutti che devo togliermi questo dubbio. Seguimi !”

I restanti studenti si guardarono con indecisione, finché gli sguardi non si focalizzarono sulla schiena della rossa. Lilith sospirò, e a testa alta fu la prima a muovere un passo in avanti.

Nella testa di Nashi martellava l’interrogativo di cosa volesse fare Takejiro, ma soprattutto di perché lui non riuscisse ancora a comprenderlo.

- Kigiri invece ci riesce sempre. Lei capisce sempre ciò che pensano gli altri.-

 

Ritornati nel corridoio, l’Ultimate Majokko si guardò attorno.

“ Ah… ricordavo di essere entrata nella porta a destra prima di perdere conoscenza.” Disse, finché la sua attenzione non venne attratta da Takejiro.

Il corvino la guardava di sottecchi, ma dopo qualche secondo le fece cenno di avvicinarsi.

“ Crederle è davvero difficile …” Mormorò intanto Nishizaka, osservando la rossa allontanarsi verso il ragazzo.

“ C-Certo, vorrei che adesso fosse una persona diversa… però con quella faccia ha detto cose terribili in passato.”

“ Ha letteralmente ucciso Mitsuko ed Arima !” La interruppe Akagi con molta agitazione, rischiando di alzare la voce abbastanza da farsi sentire.

Nashi rivolse uno sguardo al compagno dai capelli viola: sin da quando aveva annunciato il ritrovamento di Lilith non riusciva a smettere di essere teso, saltando sull’attenti ogni qual volta la ragazza gli si avvicinasse o parlasse.

“ E poi chi ci dice che non fosse la stessa persona che conoscevamo anche prima di trattare con il mastermind? O se fosse tutto una trappola per farci abbassare la guardia? Qualcuno qui si sta divertendo a soffocarci nel dubbio …”

- Voglio avere fiducia nelle persone attorno a me !- L’Ultimate Memory avrebbe voluto che quel suo desiderio influenzasse anche Akagi, ma non poteva di certo costringerlo a sopprimere tutta quella paura.

Un istante dopo però venne distratto da questi pensieri: Lilith si stava allontanando verso il bivio del corridoio, proprio da dov’erano arrivati loro.

Vide come la ragazza avesse lanciato un’ultima fugace occhiata a Takejiro, il quale aveva risposto con un’espressione seria e molto controllata.

 

Nashi seguì Lilith con lo sguardo, al contempo avvicinandosi al corvino. “ Dove sta andando ?”

“ Verso il bagno.” Disse l’altro.

Lilith imboccò la strada a sinistra, sparendo dietro l’angolo. A quel punto Nashi si insospettì, e dovette controllare meglio il volto di Takejiro.

L’Ultimate Liar era fin troppo rilassato.

“ Di là si va per il bagno dei ragazzi! Le hai detto tu di prendere quella strada ?”

“ Sì, ma sa anche di star andando nel bagno dei ragazzi. Le ho semplicemente chiesto di provare ad entrare lì utilizzando il mio e-Handbook.”

Sentendo quella risposta il bruno spalancò gli occhi, immobilizzandosi. Non riusciva a credere a quanto avesse sentito.

Percepì un secondo dopo la stretta del pugno di Takejiro sul suo polso, trattenendolo con non molta forza.

“ Aspetta, Nashi.” Gli sussurrò il ragazzo, facendosi più serio. Nashi non lo ascoltò.

Fu così rapido ed imprevedibile da divincolarsi dalla presa nell’esatto istante in cui si voltò per scattare verso il bivio.

Svoltò l’angolo mentre le suole delle sue scarpe strisciavano sul pavimento, e fortunatamente riuscì a vedere Lilith. Aveva quasi raggiunto la porta del bagno dei ragazzi.

“ Lilith, no! Non puoi entrare nel bagno dei ragazzi !” Urlò con tutte le sue forze mentre continuava a correre.

 

Regola Numero Tre: È proibito entrare nei bagni del sesso opposto.

 

L’Ultimate Majokko si fermò. Si trovava ormai in piedi davanti alla porta, con una mano poggiata sulla maniglia.

Spalancò un sorriso colmo di fiducia. “ Lo so, schiocchino: non sono di certo una pervertita! Takejiro mi ha spiegato che gli e-Handbook fungono da pass, quindi se uso il suo posso entrare anche qui senza problemi.”

Nashi non riuscì a vedere soltanto il sorriso della rossa davanti a sé. Infatti, nell’istante in cui lei aveva poggiato la mano sulla maniglia, il monitor accanto alla porta a cui ora dava le spalle si era illuminato.

Troppo velocemente per allarmare la ragazza, una mitragliatrice si era abbassata dal soffitto, puntando ora proprio la sua testa.

Il ragazzo stava processando tutte queste informazioni senza riuscire a reagire. Avrebbe voluto gridare o correre più veloce, ma tutto ciò che il suo cervello riusciva a fargli provare era paura.

- Lilith ha davvero perso la memoria. Sta facendo di tutto pur di conquistare la nostra fiducia, anche se le è stato ordinato di farlo… non si ricorda nemmeno le colpe per le quali ora sta pagando !-

Il tempo pareva starsi comprimendo per rinviare il più possibile una scena davvero terribile, che sarebbe avvenuta sotto gli occhi di Nashi senza che lui potesse volgere altrove lo sguardo.

Anzi, verso quel tragico evento lui si stava letteralmente fiondando a gran velocità.

 

- Eh ?- Fu il suo primo pensiero quando si accorse di essere inciampato. Stava ormai sorvolando il pavimento, ma mulinava ancora le gambe in aria.

L’inerzia della sua corsa a perdifiato gli fece superare Lilith in un battito di ciglia, e così si schiantò sulla porta del bagno con un gran frastuono.

“ Nashi !” Strillò Zetsu da in fondo al corridoio, avendo appena assistito al decollo del suo amico.

Senza badare ai restanti studenti in soccorso, il primo pensiero di Lilith fu di accorrere al ragazzo ferito, ma qualcosa la trattenne.

“ Non entrare.” Il tono gelido di Kigiri bastò per sorprenderla.

Intanto Umezawa, Akagi e Zetsu erano entrati nel bagno per aiutare Nashi a rialzarsi.

“ Gh… !” Gemette l’Ultimate Memory quando si sfiorò il capo.

“ Certo che hai dato un bel colpo di testa a quella porta !” Commentò preoccupato Akagi.

“ Sì, gliel’hai fatta vedere !” Esultò lo stutman.

“ Gliel’ho fatta vedere cosa ?” Borbottò Nashi, senza comprendere quell’elogio.

Quando alzò lo sguardo trovò ad attenderlo Lilith, in piedi a distanza di sicurezza dal bagno.

La rossa lo squadrava in attesa di una risposta, mentre si stringeva le proprie mani nervosamente.

 

“ Takejiro… cosa le stavi facendo fare ?” Domandò allora il ragazzo all’amico, trovandolo poco più dietro le ragazze.

“ Mi ha detto che con un e-Handbook maschile sarei potuta entrare anche nel bagno dei maschi senza infrangere la terza regola.” Lilith anticipò la risposta del ragazzo, anche se con tono colpevole quanto intimorito.

Nashi, allibito, portò lo sguardo su Takejiro. “ Ma non c’è scritta da nessuna parte questa eccezione !”

“ Esatto: la Lilith che si trovava qui fino a ieri l’avrebbe saputo, quindi non avrebbe mai rischiato così tanto.” Rispose semplicemente il ragazzo, con così poco zelo da spiazzare il bruno.

“ Cosa ?”

“ E poi …” Disse Kigiri, mostrando un piccolo sorriso nascosto appena dai suoi capelli.

“ Lilith non si sarebbe mai fidata di Takejiro in nessun caso.”

“ Già… chi crederebbe ad un bugiardo ?” Ridacchiò nervosamente Amari.

Intanto il corvino si avvicinò alla rossa per prenderle dalle mani il proprio e-Handbook. La ragazza era rimasta sconvolta da quando aveva intravisto la mitragliatrice che avrebbe potuto giustiziarla.

“ Q-Quindi… abbiamo appurato che non si ricorda davvero più niente ?!” Esclamò Kumagai.

“ Dubito che si sarebbe esposta così tanto al pericolo altrimenti.” Disse Nishizaka, stringendosi nelle spalle.   

“ Non sappiamo ancora se questo ci porterà dei vantaggi o solo più guai, purtroppo …” Rifletté Kigiri.

 

Nashi non riusciva a staccare gli occhi da Takejiro, così come non riusciva a credere di non poter comprendere nemmeno una delle sue azioni.

“ Perché hai messo a rischio la sua vita in questo modo? Spero che ora tu sia finalmente soddisfatto.” Gli disse con tono duro.

Il ragazzo con il cappuccio inarcò un sopracciglio, sorpreso. “ Certo che sono soddisfatto, Nashi! Era tutto ciò che mi serviva sapere.”

Sostenne lo sguardo giudicatorio dell’altro con molta compostezza, anche se facendo trapelare dalla sua voce un’incredibile forza di volontà.

“ Io volevo sin dal principio fidarmi di lei e credere alla sua perdita di memoria! Questo perché …”

Strinse con forza il pungo destro fino a farlo tremare appena. “ Perché se fosse viva con le stesse intenzioni di sempre, con la stessa noncuranza della nostra vita e della speranza, allora non avrebbe avuto senso la morte di Masuku e di tutti quelli prima di lei !”

Zayasu tirò un profondo sospiro. Seppur fosse rimasto in disparte, aveva prestato attenzione fino all’ultima parola del corvino, e non aveva potuto fare a meno di riconoscere quanto il suo discorso fosse simile a quello fatto da lui in Salone.

 

“ Ok, ok! Quindi ora vi fidate di me? Non devo più rischiare la vita o robe simili ?” Domandò Lilith, ancora stremata dalla terribile esperienza vissuta.

“ Non ti preoccupare! Ti preferiamo viva e vegeta piuttosto che morta !” Kumagai la tirò a sé, cingendole la schiena in un abbraccio. La rossa venne alquanto sorpresa da quella dimostrazione di affetto, ma la contentezza che le stava dimostrando la contorsionista non sembrava ammettere repliche.

Nashi chinò il capo, e anche se si era appena rialzato desiderò ritornare a terra per prendersi una pausa da tutta quella confusione.

- In che razza di classe sono capitato.- Pensò mentre un sorriso divertito si mostrava sul suo volto dalla stanchezza.

La fiducia di Takejiro era servita come trampolino di lancio per tutti quanti, ed ormai nessuno più guardava Lilith con sospetto e timore. Il desiderio di essere tutti uniti per fronteggiare Monokuma poteva finalmente realizzarsi.

Fu in quel momento che Umezawa, ancora al suo fianco, si sporse verso il suo orecchio.

Con un sorriso sornione sul volto, di chi a stento conteneva l’eccitazione, sussurrò: “ Mi sa che mi è venuta un’idea geniale per andarcene di qui !”

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Perdonatemi se durante il mese di Maggio non ho pubblicato nemmeno un capitolo, ma è stato forse il mese più travagliato di quest’anno (e siamo ancora a metà, in teoria… ehm…)

Comunque sia era necessario prendermi un po’ di tempo prima di aprire questo Chapter Four, ma ora che ho tutte le idee chiare non ci dovrebbero essere problemi dal punto di vista della stesura.

Alla prossima!

P.S: Nella parte del sogno(?) di Nashi mi sono divertito a citare un po’ Battle Royale: l’annuncio di Monokuma è lo stesso per i vincitori del Battle Royale infatti.

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Capitolo 23
*** Chapter Four (Part Two) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 2)  Daily Life

 

Nashi lanciò un secondo sguardo di conferma ad Umezawa, ancora incredulo.

“ Cosa… ?” La voce gli morì in gola per la sorpresa, non riuscendo a staccare gli occhi dal sorriso soddisfatto dell’altro.

- Un’idea per andarcene di qui.- Le parole appena pronunciate rimbombavano nella sua testa, per quanto fossero difficili da credere.

Fu sul punto di aprire bocca per una seconda volta, ma il rosso lo prese per le spalle e con dissimulata spensieratezza lo fece voltare verso gli altri.

“ Bene! Ora che abbiamo finito, che ve ne pare di tornare giù ?” Propose Umezawa. Trovò consenso in qualche espressione un po’ provata, così come dissenso in altri.

“ Abbiamo ancora da ispezionare l’ultima porta di questo piano, quella in fondo al corridoio.” Lo riprese Kigiri.

Lo stuntman a quel punto si imbronciò come un bambino: “Uffa! E dai !”

“ Ma hai più anni o quoziente intellettivo ?” Commentò cinico Ebisawa.

- Tornare giù? Che la sua idea comprenda i piani inferiori ?- Pensava intanto Nashi, l’unico a poter comprendere il doppio fine di Umezawa in quel momento.

Non trovando però risposta si unì a tutti gli altri, compresa la nuova arrivata Lilith, per completare l’esplorazione del Quarto Piano. 

 

Spalancata la terza misteriosa porta, si trovarono davanti ad una visione completamente diversa dalle precedenti: lo spazio chiuso non era più un magazzino con scaffali, bensì una stanza che si estendeva in larghezza e con molto spazio vuoto al suo centro.

Una luce fredda illuminava quel silenzioso ambiente, riflettendosi su numerosi oggetti in acciaio scintillanti a ridosso delle pareti.

Amari provò a parlare, ma la voce le morì in gola “ Quelle sono… ?!”                                    

“ Armi.” Kigiri concluse la sua frase, mentre inevitabilmente un piccolo brivido le percorreva la schiena.

Nashi non biasimò né lei, e tantomeno nessuno degli altri studenti: un repertorio di armi da fuoco, caricatori, lame e catene mascherava del tutto i muri di quella stanza, dal pavimento fino al soffitto.

L’assembramento di tutte quelle armi tra mensole, custodie e casseforti aperte bastava a trasmettere una cupa e silenziosa atmosfera di pericolo. Ovviamente, il pericolo di un omicidio.

Il bruno cercò di scacciare anche quel pensiero dalla sua mente, quando si accorse che i suoi compagni stessero già avanzando nell’Armeria.

Si sentiva quasi osservato dalle numerose bocche da fuoco delle pistole, e per un attimo trasalì nel vedere il suo riflesso così nitido nella lama di uno strano machete seghettato.

“ E pensare che Monokuma ci disse che in questa torre avremmo trovato solo stanze adatte ai nostri interessi.” Disse con uno sbuffo nervoso Ebisawa.

“ Ci sta intimando ad avere come unico interesse ucciderci l’un l’altro.”

“ Non credo sia così, invece.” La voce di Zetsu, calma e pacata nonostante la tensione, richiamò il radio host.

Il ragazzo dai capelli verdi si era fermato davanti ad un armadio. Questo presentava una barriera in filo di ferro intrecciato al posto del classico pannello di vetro, e fungeva da teca: posto al suo interno, su di un piedistallo in marmo scuro, era riposto un fucile.

Era nero lucido dall’impugnatura fino alla canna, con quello che sembrava un sigillo in lacca o cera impresso lungo il fianco, come se fosse stata la firma su di una pergamena antica.

Ciò che stava fissando Zetsu, però, era una piccola targa dorata con una fotografia a colori.

 

Era raffigurato un ragazzo della loro età, con i capelli rossi tagliati a spazzola e cortissimi ai lati. Sorrideva imbarazzato con una mano sul fianco, come se non si sentisse all’altezza dell’encomio che stava ricevendo.

La scritta riportava: “Il fucile più raro del mondo, il Dragunvoid. A ritrovare l’unica copia esistente dopo mezzo secolo dalla sua scomparsa è stato Iwayama Koan, Ultimate Weapon Collectioner.”

“ Iwayama !?” Esclamò Nishizaka, impallidendo di fronte al ritrovamento di un volto che non vedeva ormai da tempo.

“ Già… forse questa stanza era stata progettata per lui. Magari tutte queste armi appartenevano a quelle che lui stesso ha recuperato in giro per il mondo.” Aggiunse Zetsu con una nota di tristezza.

“ Sì. Credo tu abbia ragione… e forse gli sarebbe anche piaciuta.” Nashi non riuscì ad aggiungere altro.

Il viso ed il nome di Iwayama non l’avrebbe mai lasciato, per via della sua memoria eccezionale, eppure una semplice immagine, che fosse impressa su di una targa o nella propria mente, non poteva sostituire la vita.

Il suo compagno di classe gli mancava ora più che mai, e si chiese davvero quale sarebbe stata la sua reazione se avesse fatto una scelta diversa e fosse arrivato fin lì con loro tutti.

“ Questa targa …” Intanto Akagi si avvicinò alla teca, scrutando attraverso il fil di ferro “… riporta una data! Appartiene a qualche anno fa, sicuramente prima che Iwayama entrasse alla Hope’s Peak Academy.”

“ Cazzo! Certo che Monokuma sa proprio tutto di noi, ogni singolo avvenimento della nostra vita passata !” Borbottò Umezawa.

“ Altrimenti non avrebbe realizzato qualcosa di così sadico come gli Ultimate Students Backstories.” Takejiro sembrava parecchio d’accordo con la rabbia dello stuntman.

 

“ Scusami se te lo chiedo, Nashi …” Fu mentre il ragazzo iniziava a prestare attenzione alle conversazioni più vaghe, che sentì qualcuno avvicinarsi.

Lilith gli si era affiancata con un’aria un po’ spaesata, forse messa anch’ella a disagio da tutte quelle armi.

“ Questo Iwayama Koan… era un vostro compagno di classe ?”

L’Ultimate Memory trattenne il respiro.

 

“ Voglio solo tornare a casa !”

“ Azzardati un’altra volta a prendere in giro Jonetsu, e stavolta ti faccio davvero male !”

“ M-Mi dispiace… ! Non avrei voluto ucciderlo !”

“ Non voglio morire, Nashi ...”

 

“ Sì. Sì, lo era.” Guardò un’ultima volta la fotografia mentre il suo corpo rimaneva rigido come una statua.

Intanto, Zetsu stava scrutando da ancor più vicino l’armadio.

“ Forse potremmo portare giù questa fotografia di Iwayama, è così triste che sia in un posto tanto isolato.” Mentre pronunciava queste parole cercò una maniglia, e trovandola cercò di aprire l’armadio.

L’anta fece immediatamente resistenza, e quando l’aprì con un brusco scatto, questa scivolò dalle sue mani per andare ad urtare contro la parete di fianco. Sfortunatamente lì erano appoggiate in bilico diverse armi come lance ed alabarde, e a causa dell’urto una di queste iniziò a precipitare dritta verso Zetsu.

Il ragazzo sollevò un braccio in un tentativo di difesa, ma fortunatamente qualcosa si frappose giusto in tempo: Kumagai, saettando davanti all’asta, protese una mano verso l’alto.

La contorsionista lo riprese con tono di rimprovero: “ Ehi, stai più attento !”     

“ Woah !” L’esclamazione sorpresa di Umezawa, tuttavia, evidenziò un bizzarro dettaglio di cui presto anche il verde si rese conto.

L’arma precipitata verso di lui era formata da un’asta lunga circa un metro e cinquanta, con l’aggiunta di una lama sottile e dalla punta acuminata, come una piccola falce. Tutto ciò che Kumagai aveva fatto, però, non era stato afferrare il bastone, bensì parare con il palmo aperto la punta dell’arma.

Questa si era immobilizzata come se la carne della ragazza fosse stata fatta d’acciaio.

 

“ Kumagai! Ti sei fatta male ?” Accorse allarmata Nishizaka, senza trovare nessuna preoccupazione nella diretta interessata.

“ No, perché ?”

“ Ma come “no perché” ?” Disse Akagi, sudando freddo per lo shock.

Di tutta risposta la bionda sorrise, adagiando la falce per terra. Con tutta tranquillità, quando l’Ultimate Web Personality si fu avvicinata, le porse la mano utilizzata.

“ Guarda tesoro, è tutto apposto! Se non fossi capace di contrarre i muscoli per renderli rigidi o flessibili, allora mi farei molto male durante gli spettacoli.”  Come infatti fece vedere, il palmo era intatto e senza nemmeno una goccia di sangue. Si intravedeva appena un punto bianco sopra il muscolo del pollice alla base del polso.

Anche se un po’ più rassicurati, i suoi compagni rimasero comunque stupiti a lungo da ciò che era successo.

“Meno male, allora, nessuno si è fatto male.” Rise Zetsu con fare spensierato.

“ Oi, razza di idiota! Kumagai non è di certo la tua babysitter che ti deve salvare la vita ogni volta !” Ringhiò irritato Umezawa.

“ Questo posto sembra soltanto pericoloso… sarebbe meglio andarcene e non vederlo mai più.” Suggerì improvvisamente Takejiro, distaccato dall’atmosfera movimentata.

Nashi vide Lilith stringersi nelle spalle con un brivido “ Già. Soprattutto perché il pericolo più grande mi sembra di capire che sia venir uccisi… sarebbe meglio prevenirlo del tutto.”

Kigiri annuì sentendo le parole della rossa, e disse: “ Purtroppo non sembra essere possibile chiudere questa stanza con una chiave. È triste dirlo, ma chiunque potrebbe entrare qui dentro in qualsiasi momento e prendere un’arma.”

“ Ancora con questo maledetto pessimismo !” Sbuffò Nishizaka, scagliando un’occhiata irritata alla ragazza dai capelli lilla. Questa la sostenne assottigliando lo sguardo, senza però alterare la sua espressione.

“ Volevo proporre di stilare un inventario di tutte le armi qui presenti.” Continuò l’altra.

“ Vuoi scherzare?! Ce ne saranno almeno un centinaio !” Ebisawa parve immediatamente sfiancato da quella proposta.

“ Buh-uuuh, altro lavoro da fare …” Amari aveva iniziato a fare delle strane bollicine con la sua saliva ed un’espressione assente in viso.

“ Certo che oggi state dando il meglio di voi, ragazzi !” Commentò Akagi, a dir poco sconvolto dai due.

 

Un colpo di tosse interruppe la discussione. Zayasu si era improvvisamente riavvicinato al gruppo con un libricino grigio in mano ed un sorriso imbarazzato in volto.

“ Mentre voi rischiavate la vita e litigavate, ho trovato un inventario già fatto.”

“ Wow, Corex! Sei un grande !” Esclamò Lilith. Fu sul punto di avvolgere l’albino in un abbraccio a causa dello spontaneo momento di gioia, ma vide questo ritrarsi istintivamente con un sussulto.

“ Ehm …” Lo scrittore rimase immobile, guardandosi negli occhi con la ragazza mentre avvertiva un’aura di disagio avvolgerli, come un prurito o un ronzio scomodo nelle orecchie.

“ Sì, è decisamente una stanza ben curata, per quanto ci possa intimorire… ad Iwayama sarebbe di certo piaciuta.” L’Ultimate Criminologist sfilò il taccuino dalle mani di Zayasu per poi chiudersi in un silenzio contemplativo mentre lo sfogliava rapidamente.

A Nashi parve di sentire una sincera pena in quelle parole, un punto debole che mai la criminologa aveva mostrato prima, seppur in una forma così inafferrabile.

- Stiamo tutti cambiando, o almeno credo …- Non avrebbe saputo giudicare se lui stesso fosse stato cambiato, ma di certo ciò che era successo non era passato inosservato agli occhi dei suoi compagni.

Come aveva detto Nishizaka poco prima, delle lacrime erano state versate in quei giorni.

- Spero di poter tornare a vedere tutti sorridere il più presto possibile.-

 

“ Ok, abbiamo l’inventario! Ma chi dovrebbe controllare ogni sera che tutto sia al suo posto ?” Erano da poco usciti in corridoio quando Lilith espresse la sua perplessità.

“ Ebisawa !” Rispose prontamente Amari, senza scomporsi troppo.

“ Eh?! E perché io !”

“ È aggiudicato, lo farà Ebisawa.” Insistette la ragazza.

Nashi si sentì affondato dai sensi di colpa soltanto guardando l’espressione colma di sofferenza dell’Ultimate Radio Host.

“ Dai, forse sarebbe meglio se controllassimo l’armeria a turno ogni sera.” Propose.

Amari annuì, sorridendo “ Ebisawa ogni sera.”

“ No !” Ruggì il ragazzo alto.

“ Guarda Zetsu! L’arma che ti stava per decapitare si chiama falce muraria.” Kumagai si sporse oltre la testa di Kigiri per osservare all’interno dell’inventario con molta curiosità.

“ Tipo quelle che si usano nell’arrampicata ?” Domandò Umezawa.

- Forse nell’arrampicata dei forti durante il medioevo …- Nashi come al solito si ritrovò basito dall’ingenuità del compagno di classe.

“ Wooow! Ci sono anche delle C4 !” La contorsionista continuava ad emozionarsi di continuo ad ogni pericolosissima arma trovata tra quelle pagine.

“ Explosion !” Lilith mimò di star lanciando un incantesimo con un’espressione molto convinta.

“ Basta cazzeggiare !” Sbraitò d’un tratto Takejiro, esasperato da tutto quel fracasso. Gli studenti divennero muti come agnellini davanti alla sua espressione truce.

“ È bene che voi sappiate una cosa …”

Approfittando dell’attenzione generale, il corvino raccontò cosa aveva scoperto assieme a Kigiri, senza però rivelare dove: il piccolo robot volante e l’ologramma sorpresero inizialmente tutti, ma mai quanto il contenuto del messaggio.

 

“ Verremo… salvati ?! Si riferiva a noi ?” Akagi era incredulo.

“ Ha detto chiaramente studenti della Hope’s Peak Academy.” Takejiro incrociò le braccia, mostrandosi non proprio affine all’entusiasmo degli altri suoi compagni. 

“ Però non ho mai sentito prima di questo Makoto Naegi, e tantomeno di una Future Foundation. Mi chiedo cosa abbiano a che fare con noi, o con la nostra scuola.”

“ Dal tono in cui parlava sembrava uno di quegli agenti segreti! Forse la Future Foundation è un’organizzazione del Governo !” Ipotizzò Nishizaka, raggiante.

Lilith si sporse in avanti con fare timido: “Scusatemi, ma è stato detto che La Tragedia è finita. Ecco… cosa sarebbe esattamente La Tragedia ?”

Nashi si ritrovò spiazzato dal sentire quelle parole pronunciate dalla bocca dell’Ultimate Majokko. Sembrava che la crudele ironia di quel mondo non volesse proprio dargli pace, merito ovviamente della malizia di Monokuma.

Con fare mesto le rispose: “ Tu, prima di perdere la memoria, lo sapevi molto bene.”

 

“ Cos’è La Tragedia, Lilith ?”

 “ È il più terribile evento che abbia mai indotto la peggiore Disperazione nella storia dell’umanità.”

 

“ Si tratta di una rivolta scatenata nella Sede Principale della Hope’s Peak Academy da Junko Enoshima, che in seguito sarebbe stata chiamata “Ultimate Despair itself”, in quanto la causa della vera e propria distruzione del mondo. Guerre, attentati, suicidi di massa… tutto questo fu commesso in un flusso incontrollabile di follia per soffocare la speranza dell’umanità.”

Gli altri ragazzi ascoltavano atterriti a quel racconto, mentre l’Ultimate Memory si faceva carico di quel peso struggente: rivelare finalmente quella verità era la cosa più difficile del mondo, soprattutto in quel momento dove sembravano così felici.

“ Nella lettera del Preside della Hope’s Peak al Terzo Piano era scritto che La Tragedia fu la causa del trasferimento di diversi studenti in una Sede Secondaria.” Ricordò Zetsu.

“ Quindi state dicendo che il nostro rapimento e questo gioco sono colpa di quei pazzoidi seguaci di Junko Enoshima ?” Amari si ritrasse, rabbrividendo.

Takejiro lanciò un’occhiata fugace a Nashi, per poi posare il suo sguardo su Lilith. Era inespressivo e rilassato.

“ A questo punto mi viene da pensare che la Future Foundation in qualche modo sia un’organizzazione che ha combattuto contro i seguaci di Junko ed ha posto fine a La Tragedia. Se siamo fortunati ci salveranno davvero.”

“ Questa tragedia …” Mormorava intanto la rossa, guardando per terra con le poche forze che stava dimostrando di possedere.

“ Non ne ricordo nulla. È così brutto dover essere in grado di fare qualcosa e poi non riuscirci …”

“ Non te la prendere, è la nostra stessa situazione dopotutto !” Kumagai la strinse immediatamente in un abbraccio, distraendola dalla sua sconsolatezza.

“ Per fortuna c’è Nashi qui con noi! Lui ricorda tutto fino al momento in cui è stato rapito: è stato grazie ai suoi ricordi che abbiamo scoperto di essere compagni di classe.”

Al bruno venne rivolto un sorriso molto dolce da parte della bionda, e subito dopo uno un po’ meno sicuro ma comunque sollevato da parte di Lilith. Il ragazzo si sentì immediatamente imbarazzato, ma non poteva negare di essere felice.

- Per fortuna, eh? Non avrei mai pensato di poter essere la fortuna di qualcuno… dei miei compagni di classe.- Un sorriso fiero si formò timidamente sulle sue labbra.

 

“ Il succo è che verremo salvati, quindi !” Tuonò Amari con un’insolita euforia.

“ Sì, ma c’era bisogno di urlare ?” Si lamentò Akagi.

“ Ma non capisci? È semplicemente fantastico allora !” Le orecchie da gatto sulla testa della ragazza si agitarono in una strana danza.

“ A nessuno più verrà l’idea di uccidere per andarsene! Basterà solo aspettare questi agenti e saremo salvi: non morirà più nessuno.”

Le parole dell’Ultimate Video Maker colpirono tutti con la loro sincera allegria.

“ È… vero. Non ci avevo pensato prima, ma ora… sono così felice di saperlo.” Nishizaka si accarezzò le dita, accorgendosi di star tremando.

Spontaneamente la sua bocca si dischiuse in un sorriso, per quanto stesse tremando dall’emozione.

Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, notando la sua reazione, la ragazza si lanciò verso la persona più vicina. Nashi si vide così stringere dalle braccia dell’Ultimate Web Personality, e sentì il suo volto caldo premere sull’incavo del suo collo.

“ Siamo… vivi.” Le lacrime di Nishizaka emanavano un calore mai provato prima dal ragazzo a contatto con la sua pelle, ed anche attraverso il colletto della camicia bruciavano come fuoco.

Il ragazzo allora si accorse che il vero calore era emanato dal suo corpo e da quello di lei in sintonia, ardendo come due tizzoni in un focolare.

“ Vivi …” Zayasu ripeté quella parola con timore, quasi come se pronunciarla avrebbe rotto l’illusione più bella del mondo. Inevitabilmente si ritrovò a guardare Lilith, accorgendosi che anche la ragazza lo stesse osservando.

Sorrisero entrambi, complici di quella preziosa felicità.

Kigiri volse lo sguardo altrove, mostrandosi fredda e distaccata nonostante quel momento. Nessuno ci fece caso, fatta eccezione per Takejiro. Il ragazzo ghignò divertito, soffocando una risata, ma non osò proferir parola.

 

 

Passò qualche minuto prima che gli studenti si riprendessero, recuperando le energie per continuare ad affrontare quella giornata.

Qualcuno si disperse senza una meta, oppure facendo ritorno in cucina per mangiare qualcosa.

Nashi invece aveva un obbiettivo preciso: parlare con Umezawa. Fortunatamente lo stuntman dai capelli rossi gli si avvicinò per primo.

“ Sei pronto ad ascoltare il mio piano ?” Domandò lui, chiaramente non stando più nella pelle.

“ Ehm… credo di sì.” Il bruno non si sentiva molto rassicurato, aveva chiaramente un pessimo sentore.

“ Dovrai aspettare ancora un pochetto, allora! Prima di tutto voglio te, Kigiri, Zetsu, Takejiro e Lilith al Terzo Piano tra cinque secondi !”

Un istante dopo aver pronunciato queste parole il ragazzo scattò via, lasciando Nashi ancora più confuso.

Senza troppi problemi riuscì a trovare le persone richieste.

Mentre prendeva l’ascensore assieme a Zetsu e Takejiro, il corvino disse:

“ Ho capito che dobbiamo fidarci di tutti… ma la stupidità di Umezawa è una garanzia assoluta per non dargli corda. Questo penso sia imprescindibile.”

“ Dai… lo so che non lo ritieni davvero uno stupido.” Gli rispose Zetsu con un sorriso.

“ Perché, tu no ?”

“ …”

- Si è zittito !- Notò Nashi, guardando i due suoi amici in tombale silenzio di accordo.

 

Arrivati al Terzo Piano, si incrociarono a metà strada del corridoio nord con Kigiri, Kumagai e Lilith.

“ Anche a voi ha chiamato quello stupido ?” Domandò istantaneamente la contorsionista.

- Anche lei dice che è uno stupido !- Nashi si arrese al parere della maggioranza.

“ Sento dei rumori.” Come fece notare la criminologa, un vociare proveniente dal corridoio sud rimbombava in tutto il piano. Il gruppo decise di andare a controllare.

Trovarono così Umezawa in un’accesa discussione con Amari e Akagi.

“ Vi ho già detto che il mio piano non è segreto, quindi non mi dà fastidio se ci siete anche voi, però non ve lo posso rivelare !” Strillava il rosso.

“ Ma se non ce lo puoi rivelare allora lo vedi che è un piano segreto! Però non lo è, perché la nostra presenza vanifica la segretezza del piano.” Ribatteva Amari.

“ Ma che diavolo… ?” Takejiro si schiaffò una mano in faccia, grugnendo.

Quando furono riusciti ad ottenere la pace tra i litiganti, Umezawa ritornò con la sua espressione carica di energia e positività.

“ Lilith, ti devo usare! Prostrati al mio servizio !” Esclamò raggiante.

“ Eh?! N-Non sono pronta a fare quel tipo di cose !” La rossa si ritirò immediatamente per l’imbarazzo.

“ Q-Quali cose ?!” Il volto di Akagi divenne paonazzo, iniziando ad emanare una misteriosa aura.

“ Ehi !” Kumagai si accigliò di colpo, al che l’Ultimate Stuntman comprese di essersi espresso male.

 

“ Stavo ripensando ad una frase detta da Monokuma negli scorsi giorni, ovvero un certo privilegio di Lilith.” Il rosso incrociò le braccia, assumendo una posa riflessiva.

“ Ohakkuma !” Dal nulla apparve proprio l’interpellato orso nero e bianco.

“ Ma devi usare questa punchline ogni volta che ti palesi ?” Chiese Nashi.

“ Per questo Chapter sì, dai… comunque! Stavate parlando di meee ?!”

“ Mi chiedevo se Lilith potesse ancora entrare nella stanza dei paracadute.” La serietà con cui Umezawa pronunciò quelle parole fu a dir poco spiazzante, al che tutti i presenti si ammutolirono.

Persino Monokuma, immobilizzatosi come una statua, emise un verso sorpreso.

“ Eh ?”

“ Dopotutto l’hai detto più e più volte: lei ha ottenuto come ricompensa per l’omicidio di Arima e Mitsuko il diritto di andarsene. E l’unico mezzo a disposizione è con i paracadute in questa stanza.”

L’Ultimate Majokko fu la più sorpresa di tutti.

“ Io… posso davvero andarmene? M-Ma allora perché non l’ho fatto prima ?” Guardò prima Umezawa, poi Nashi per cercare una risposta. Entrambi i ragazzi però rimasero in silenzio, fin troppo trepidanti da ciò che avrebbe potuto dire Monokuma.

“ Grrr !” Un ringhio sommesso gorgogliò dall’interno del peluche, fino ad esplodere in un vero e proprio grido.

“ Cattivi! Prima non mi credevate e adesso invece vi fidate delle mie promesse? Così non si fa …”

“ Allora? Lilith può ancora aprire questa porta ?” Questa volta lo stuntman lo interruppe con una freddezza spaventosa, arrivando addirittura a far sussultare l’orso.

Negli occhi di Umezawa si rifletteva una grande determinazione, questa volta però animata da un piano congeniato a mente fredda.

Monokuma si mostrò parecchio titubante: oscillò avanti ed indietro come un pupazzo gonfiabile in bilico per qualche secondo. Infine, diventando rosso dalla rabbia, protese gli artigli verso l’alto e strillo:

“ Va bene, ve lo dico: Lilith può ancora aprire la porta !”

“ Questo è senza dubbio un risvolto interessante: chi l’avrebbe mai detto che il movente di così tanti giorni fa potesse essere ancora valido.” Osservò soddisfatta Kigiri. La ragazza sembrava aver compreso l’obbiettivo di Umezawa, e prestava grande attenzione alle sue parole.

“ Aspetta…! Questo vuol dire che ci saranno ancora dei paracadute lì dentro ?!” Gli occhi di Akagi si spalancarono di colpo a quella dichiarazione.

Nashi e Lilith sussultarono.

“ Paracadute… per andarcene di qui ?” Ripeté Lilith, persa nella speranza che le davano quelle parole.

 

“ Non così in fretta, Sonic The Edgeworth !” Li interruppe d’improvviso Monokuma.

“ Crossover di citazioni! O mio dio, questa fa male !” Gemette agonizzante Amari.

“ È vero: a Lilith spetta ancora come premio il permesso di andarsene di qui… però è pur sempre stata punita, quindi vuol dire che ha fatto la cattiva! Nulla è dovuto in questo mondo, soprattutto ai cattivi !”

“ Ehi! È per colpa di un Monokuma Bangle se è stata punita, quindi a causa di un tuo movente che potevi immaginare sarebbe stato utilizzato in quel modo !” Ribatté Takejiro.

“ Pensi che me ne possa fregare qualcosa ?!” Di colpo la voce del robot sembrò incredibilmente troppo umana, ed il suo tono squillante lasciò posto ad uno lugubre e molto profondo.

“ Esistono regole scritte e non scritte, limiti che non devono essere superati e ordini che vanno rispettati… tutto qui! È l’unica limitazione che vi impongo in un gioco dove potete sbizzarrirvi ed uccidere chi vi pare, in qualunque modo vogliate, per poi essere liberi !”

“ Maledetto orso bastardo! Ti credi spiritoso ?!” Kumagai strinse i pugni, piantando uno sguardo colmo d’odio sull’animale.

“ E allora? A Lilith spetta ancora come premio il permesso di andarsene di qui… ma ?” Nel panico scaturito dalle parole di Monokuma solo Nashi riuscì a mantenere la calma necessaria per far proseguire la conversazione.

L’occhio rosso del peluche brillò malignamente “ Potrà entrare solo se inserirà una password creata da me per questa situazione !”

Agli occhi dei ragazzi venne mostrato così un display con un tastierino proprio accanto alla porta incriminata. Nessuno l’aveva mai visto prima di allora.

“ Si tratta di risolvere un indovinello e poi… apriti sesamo! Inutile aggiungere che, nel caso doveste sbagliare, delle mitragliatrici vi falceranno all’istante.” Detto ciò, sparì con una lugubre risata.

“ Era davvero inutile da aggiungere, eh ?” Mormorò Nashi, sentendosi davvero scoraggiato al sol pensiero di avvicinarsi a quel display.

 

“ Bene così. Il mio piano non è stato ancora sventato !” Umezawa, sorprendentemente, sfoderò un sorriso a trentadue denti ed avanzò senza aspettare un secondo.

“ Il tuo piano… segreto ?” Chiese conferma Amari, vedendo subito il rosso annuire.

“ Vediamo che tipo di indovinello è.” Propose Takejiro, seguendo lo stuntman. Presto tutti e sei gli studenti si furono avvicinati.

“ Ehm, non notate qualcosa di strano ?” Domandò ad un certo punto Nashi, voltandosi con una strana sensazione.

“ Tipo… dov’è finito Zetsu ?” Kigiri terminò la sua frase con poca sorpresa.

Quando il bruno si voltò individuò subito il suo amico dai capelli verdi riparato dietro un angolo del corridoio.

“ V-V-Voi siete matti! Ha detto che c’è una mitragliatrice pronta ad… uccidervi… lì !” Cercò di scandire Zetsu mentre tremava da testa a piedi.

- Che bello avere degli amici che ti riempiono di coraggio …- Pensò Nashi con molta meno fiducia di prima.

 

Il display presentava, sullo schermo sopra il tastierino, appena dei punti ed una linea:

. . . -

“ Ugh… di che si tratta ?” Umezawa si grattò la nuca rattristato dalla sua ignoranza.

“ Forse di un emoticon !” Suggerì Amari. “ Come (≧∀≦) !”

“ O forse come ( ✧≖ ͜ʖ) ?” Intervenne Lilith.

“ Come diavolo fate a produrre questi suoni ?!” Persino Takejiro si ritrovò inorridito da quello strano modo di comunicare.

 Kigiri ignorò semplicemente il dialogo: “ È codice morse.”

“ Tu conosci il codice morse, Kigiri ?” Le domandò allora Nashi.

“ Sì… questa però è solo una lettera. La lettera V, per l’esattezza.”

“ Tutti quei punti ed un trattino per scrivere una sola lettera ?” Umezawa si mostrò parecchio scettico verso quel tipo di linguaggio a lui sconosciuto.

“ Che razza di indizio sarebbe la lettera V? Qui ci sono solo dei numeri da inserire !” Commentò innervosita Kumagai, avvicinando la faccia al tastierino.

“ E se la password fosse ventidue ?”

Quella proposta arrivò da lontano. Più precisamente da dietro l’angolo dove si erano nascosto Zetsu, continuando ad osservare gli amici a dovuta distanza.

“ La V è la ventiduesima lettera dell’alfabeto.” Il ragazzo motivò la sua risposta, al che i presenti si guardarono tra di loro in una pausa di riflessione.

“ Che sia così facile ?” Il dubbio assalì inevitabilmente Takejiro.

“ E se invece fosse quattro?  Senza troppo indagare sul significato della lettera V, dobbiamo solo inserire il numero di caratteri presenti !” Anche Lilith fece sentire la sua opinione forte e chiaro.

Il rischio di venir  trucidati brutalmente dalla mitragliatrice lì di parte rendeva tutti molto più scettici.

Nashi purtroppo non se ne intendeva né di codice morse, tantomeno di password. Però si stava rendendo conto che l’attesa avrebbe lentamente reso la loro paura sempre più inchiodante.

- Se continuiamo così potremmo non trovare mai il coraggio di digitare niente.-

 

“ Il cinque.” Akagi disse quelle semplici due parole  come se fosse la cosa da dire più ovvia del mondo, ed anzi guardando gli altri meravigliato da tutta quella preoccupazione.

“ Ma come ti è venuto in mente ?” La contorsionista inarcò le sopracciglia, sorpresa.

“ Un trucco facile che usai per imparare il codice morse fu di associare alla lettera V la quinta sinfonia di Beethoven. Capito? Perché i tre puntini ed il trattino possono sembrare un po’ come il: tan tan tan taaan !”

Il ragazzo procedeva con la spiegazione in totale serenità, venendo però fissato dai suoi compagni come se fosse un fenomeno della natura inspiegabile.

“ E poi la lettera V è il numero romano 5… questo è forse l’indizio più logico, se preferite.”

L’Ultimate Criminologist improvvisamente decise che aveva sentito abbastanza: senza esitare ancora per un altro istante premette solo il numero 5 sul tastierino.

“ Aspetta, che fai ?!” Takejiro soffocò a stento un grido di paura quando vide ciò che aveva fatto la compagna. Passò un intero secondo di silenzio, riempito solo dall’attesa degli studenti con i loro occhi puntati sulla porta.

Questa si aprì con uno scatto, mentre il display si illuminava di verde.

 

“ Aaargh !” Zetsu spalancò la bocca ed esplose in un profondo sospiro, rilasciando tutta la tensione accumulata nel suo corpo.
“ Pensavo che saremmo morti tutti !”

“ Ma se tu eri l’unico al sicuro !” Lo rimproverò indignato Nashi.

La ragazza dai capelli lilla non mostrava la stessa preoccupazione, e quando si voltò verso Akagi lo accolse con un sincero sorriso di ammirazione.
“ Un ragionamento così complesso doveva senz’altro essere la più grande difficoltà che Monokuma ci avrebbe posto davanti. Non ho avuto dubbi, era quella la risposta.”

Il volto del giocatore di rhythm game si illuminò, così come le sue gote si colorarono di rosso intenso.

“ E-Eheh …” Ridacchiò imbarazzato, facendo finta di sistemarsi il cappuccio della felpa sulle spalle.

“ E bravo Akagi !” Umezawa gli assestò prontamente una pacca sulla spalla, stringendo poi forte a sé l’amico.

“ Certo che devi essere proprio un secchione della musica per memorizzare qualcosa come il codice morse attraverso una canzone.” A modo suo anche Amari volle complimentarsi con un sorriso sincero.

A quel punto, dopo il secondo complimento, il ragazzo dai capelli viola mutò completamente espressione.

Il suo volto imbarazzato si trasformò in una maschera di soddisfazione molto più composta. Con voce solenne, l’Ultimate Rhythm Game Player rispose:

“ Sì, dopotutto io sono conosciuto come il Dio delle Sale Giochi, colui che trascende i riflessi ed il ritmo stesso! Ho dovuto affrontare un allenamento intensivo per comprendere ogni singolo segreto dell’armonia, per poi temperare il mio corpo fino a renderlo elastico e scattante come quello di un atleta olimpionico.”

Kigiri lo fissò per qualche secondo, diventata completamente inespressiva. Si voltò senza proferir parola.

“ Aaah, quanta freddezza !” Strillò Akagi, sentendosi pugnalato dritto al cuore.

“ Bhe, che ti aspettavi? Hai appena sacrificato la modestia che ti contraddistingueva come bravo ragazzo in cambio di uno sviluppo del personaggio.” L’Ultimate Video Maker lo consolò con qualche pacca sulla spalla.

“ C-Cosa?! Non sono più un bravo ragazzo ?!”

- Tralasciando il raptus di vanità di Akagi …- Nashi sospirò profondamente mentre tutti riportavano l’attenzione sulla porta appena sbloccata.

 

- Finalmente possiamo entrare.- Con la coda dell’occhio percepì Lilith irrigidirsi, e subito si voltò verso di lei per chiederle cosa non andasse.

“ Io… in questa stanza ci sono già stata, vero ?” Domandò la ragazza, forse più a se stessa che a qualcuno in particolare.

“ Sì, ed anche io. Però devi essere tu ad aprire la porta.” Le rispose Takejiro, squadrandola con una silenziosa calma. L’Ultimate Majokko annuì vigorosamente, cercando di riprendersi dai suoi pensieri.

Appoggiò la mano sulla maniglia e spinse delicatamente l’anta già sbloccata.

 

Quello che si parò davanti agli otto ragazzi fu una stanza non più grande del bagno, senza finestre o altre porte. Furono impossibili da ignorare la moltitudine di schermi montati sulla parete che si scagliavano all’immediata sinistra dall’ingresso, mentre a destra non vi era nulla.

I monitor erano circa venti, ed ognuno di essi proiettava una realtà molto familiare agli studenti.

“ Il Salone !” Indicò Umezawa, portando l’attenzione su di uno schermo in particolare: l’inquadratura dall’alto mostrava Zayasu intento a mangiare un budino con una mano, mentre con l’altra digitava qualcosa sul suo e-Handbook.

“ Maledetto, sta mangiando l’ultimo budino alla vaniglia !” Inveì Kumagai, mulinando i pugni in aria.

“ Poverino, perché mangia da solo ?” Venne piuttosto da chiedersi a Lilith.

Altre inquadrature presentavano il Giardino, la Libreria, la Palestra e persino il Laboratorio di Chimica. Ogni stanza presente nella torre, esclusi i bagni ed i due nuovi magazzini del Quarto Piano con l’Armeria, poteva essere tenuta sott’occhio da lì.

L’Ultimate Liar assottigliò lo sguardo, per poi distogliere l’attenzione da ciò che tutti guardavano quasi con fastidio. Nashi percepì in lui molta adorazione, e gli sembrò di intuire anche quale fosse la causa.

- Takejiro due sere fa ha visto Lilith boicottare l’omicidio di Fujima proprio in questa stanza… eppure ce l’ha tenuto segreto. Se non l’avessi scoperto, adesso non sapremmo che è possibile per chiunque entrare qui.-

“ Takejiro, sapresti dirmi dove si trovano i paracadute ?” La lotta tra i rimorsi di Takejiro venne interrotta dal richiamo di Kigiri, la quale gli si era avvicinata senza farsi sentire.

Lui rispose con un cenno d’assenso, dopodiché si spostò verso la fine di quella stretta stanza. Con lo sguardo percorse il pavimento fino ad un angolo, dove giaceva solitaria una scatola di cartone.

La aprì, infilandoci le mani dentro. Con non poca fatica estrasse un tessuto bianco, che a prima vista si notava fosse stato ripiegato più volte.

“ Ce ne sono solo due.” Sussurrò il corvino, quasi come una dichiarazione di morte.

“ Solo due ?” Ripeté Lilith con un sussulto stupito.

“ Bhe… d’altronde il premio era per una sola persona. Non aveva senso che ci fossero abbastanza paracadute per tutti.” Akagi, seppur a testa bassa, cercò di assumere il tono più rincuorante possibile per non far piombare nello sconforto i suoi amici.

“ Perfetto! Funzionerà tutto come volevo !” Tuttavia, l’ululato gioioso di Umezawa sembrò spezzare quell’atmosfera lapidaria.

Con una specie di curiosità, più simile allo stupore o forse all’incredulità, gli studenti guardarono lo stuntman con gli occhi spalancati.

 

“ Cosa… ?” Mormorò Takejiro, sinceramente confuso.

“ Ce la faremo !” Rispose Umezawa, senza davvero soddisfare la sua curiosità.

Quando il corvino inarcò le sopracciglia, dando segno di non aver davvero compreso nulla, lui sogghignò furbamente come avrebbe fatto un cattivo da cartoni animati.

“ Eheh, non è il momento né il luogo adatto …” E con queste parole lasciò la stanza per poi dirigersi verso sinistra, portando con sé la scatola con dentro i paracadute.

“ E no! Uffa, volevo sentire anche io !” Piagnucolò Monokuma, appena emerso fuori dal nulla.

“ Cosa ci fai tu qua ?!” Strillò Zetsu, spaventatissimo.

“ A-Ancora questo orsetto di peluche ?!” Lilith si nascose dietro la schiena di Nashi, spingendolo in avanti proprio verso il robot.

“ Ehi, Lilith… attenta !” Biascicò lui, senza alcuna intenzione di avvicinarsi a quell’affare.

“ Mi escludete sempre… era chiaro che Umezawa avesse in mente qualcosa, però volevo sapere cosa …” Assumendo con tono da vittima, Monokuma iniziò a tracciare dei cerchi per terra con un bastone.

L’Ultimate Memory rimase colpito da quelle parole, ed una luce si accese nella sua testa.

- Che sia proprio questo il motivo della segretezza di Umezawa? Lui… ha un piano per andarsene di qui! Non vuole farlo scoprire a  Monokuma !-

Considerata però l’onnipresenza dell’occhio vigile dell’animale in quella torre, sarebbe stato impossibile nascondere un segreto del genere. Successivamente lo sguardo gli cadde sui monitor alla sua sinistra.

- No! Non è del tutto impossibile… anche Monokuma ha dei punti ciechi !-

 

Un istante dopo infatti fu ovvio dove l’Ultimate Stuntman si fosse diretto: l’unico punto dove Monokuma non avesse telecamere, e dov’e non era mai entrato prima.

La porta del bagno dei maschi venne aperta, così tutti i presenti trovarono proprio Umezawa al suo interno.

Il rosso aveva disteso un paracadute lungo tutto il pavimento e ci stava girando attorno mentre lo scrutava attentamente.

“ Intendi usare quei paracadute per portarci fuori di qui ?” Kigiri Yoko, così come le altre ragazze, era appoggiata allo stipite della porta senza però poter entrare.

“ Non saranno un po’ troppo piccoli ?” Akagi sembrava davvero poco convinto.

Il rosso non rispose immediatamente, ma proseguì con la sua meticolosa ispezione per qualche secondo ancora. Dopodiché, sollevando lo sguardo, si prese il mento tra le dita e spalancò un sorriso ancor più radioso dei precedenti.

“ Si può fare, ragazzi! Costruirò un deltaplano !” Esclamò con orgoglio.

“ Cosa ?!” Sussultò Kumagai.

“ Per favore, non urlare !” Lilith cercò subito di placare il tono della compagna, ma al suo fianco Amari strillò ancor più forte.

“ Cooosa  ?!!”

 “ Ehi, che succede? Voglio saperlo anche io !” La voce di Monokuma nel corridoio allertò tutti dell’avvicinamento dell’orso.

Zetsu imprecò tra i denti, mentre Takejiro borbottò qualcosa sulla genialità dei suoi compagni di classe.

“ Lo distrarrò io !” Sorprendentemente, Akagi gonfiò il petto con coraggio e si propose. Senza nemmeno attendere una risposta si precipitò fuori.

 

“ Ok, scusate ragazzi …” L’Ultimate Contorsionist si coprì parte del volto per l’imbarazzo. “ Però questo piano mi sembra davvero strano! Come intendi costruire un deltaplano? E poi siamo sicuri che riuscirà a contenerci tutti e dodici ?”

“ Fidati di me, patata! Ne costruirò uno mastodontico con due paracadute. Grazie anche ai due nuovi Magazzini al piano di sopra siamo muniti di tutti i materiali necessari.”

- Patata ?- Pensò Nashi.

“ Quindi tu… sai costruire un deltaplano ?” Domandò Takejiro.

“ Yup! Anche un monster truck, se per questo: schiantandomi con tutti i mezzi che ho usato mi ha aiutato a conoscerli meglio in ogni loro più piccola componente.”

“ Quindi dobbiamo fidarci del tuo talento di schiantarti con le cose ?!” Lilith deglutì un groppo alla gola, intimorita.

“ Sei uno scemo.” Kumagai pronunciò quella parole con un sospiro, senza però mostrare un’espressione scettica come molti altri in quel bagno. Semplicemente guardò a terra, concentrandosi sul nulla assoluto, mentre la sua mente si sforzava chiaramente per fidarsi di Umezawa.

Questi lo comprese immediatamente, nonostante la sua poca intuitività, e le si avvicinò.

“ Ehi… ti fidi di me ?” Domandò guardandola negli occhi. Ora il suo sorriso non era più esuberante, ma più gentile, come un cortese invito. Tuttavia in lui brillava ancora la stessa sicurezza di quando aveva proposto quel piano per la prima volta.

La ragazza rimase colpita ancor di più quando si rifletté in quegli occhi così determinati e pieni di speranza.

Voltò la testa altrove, ed esitando appena mormorò qualche parola tra le labbra serrate:

“ V-Voi vi fidate ?” Sembrava quasi essere arrossita, un comportamento insolito per Kumagai.

“ Sin dal primo momento mi è sembrato un piano realizzabile.” Rispose prontamente Kigiri.

“ Aspettate un attimo… ma non abbiamo appena scoperto che la Future Foundation verrà a salvarci ?” Domandò Amari, confusa.

“ Bhe… è sicuramente meglio andarcene il prima possibile di qui.” Lilith forzò un sorriso colmo di fiducia, che però tradiva una certa stanchezza.

Nashi si ritrovò a pensare a come fosse nato quel piano.

Umezawa aveva ideato di creare un deltaplano proprio dopo la scoperta del messaggio di Makoto Naegi, proprio grazie al ritorno di Lilith fra di loro.

Fino a qualche minuto prima aveva mostrato tutta la sua gioia per la salvezza ormai prossima, eppure poco dopo aveva congegnato quel piano. C’era senza dubbio qualcosa che non tornava, e non sapeva se attribuire la colpa alla logica quasi del tutto assente dell’amico.

 

“ Quindi si può fare.” Concluse Takejiro, continuando a guardare lo scatolo con dentro i due paracadute.

“ Affidiamo la nostra salvezza nelle mani di Umezawa… entro quanto credi di farcela ?”

“ Ci metterei tranquillamente un giorno se avessi con me tutti i componenti !” Rispose orgoglioso il rosso.

“ Wow! Allora che aspetti? Andiamo a prenderli !” Lilith lo afferrò per le spalle, scrollandolo dall’eccitazione.

“ Calma.” Fredda come al solito, la criminologa interruppe i due. “ Non puoi di certo procurarti subito tutti i materiali e sperare che Monokuma non sospetti nulla mentre costruisci il deltaplano. La realizzazione di questo piano necessita tempo e soprattutto segretezza.”

“ Oh …” Lo stuntman si sentì frenato nella sua carica di adrenalina, ma non poté ribattere.

“ Non è nemmeno questo il problema principale, qui.” Riprendendo parola dopo molto silenzio, Zetsu si massaggiò la testa con fare seccato.

“ Qualcuno di noi sa davvero andare su di un deltaplano, a parte Umezawa ?!”

“ Ma come?! Queste cose non ve le hanno insegnate alle elementari ?” Ruggì adirato il rosso.

“ Ne dubito !” Rispose a tono l’occhialuto. I due cozzarono le loro fronti, squadrandosi in cagnesco.

“ Effettivamente io non saprei come fare.” Ammise Nashi.

“ Ma vi guiderò io !” Umezawa, quasi sembrando offeso, si propose con tono gentile.

“ E se qualcuno, preso dall’ansia o dalle vertigini, non sapesse cosa fare e si dimenasse all’impazzata? Scommetto che nemmeno tu potresti avere il controllo della situazione.” Takejiro evidenziò il problema non con tono di accusa, ma ugualmente facendosi comprendere dall’amico.

“ Ugh! Improvvisamente non ci voglio più salire su quel coso !” Squittì Amari.

Passò qualche secondo in cui gli studenti si guardavano tra di loro, rendendo ovvio come nessuno di loro sapesse davvero pilotare un deltaplano.

“ Ma pensa te… ho capito, me ne occuperò io !” Dopo un lungo sospiro sofferto, Kumagai sollevò il mento e squadrò i suoi compagni con aria solenne.

Effettivamente la sua presenza, dopo quella frase, risultò quasi magnificente agli occhi dei ragazzi.

“ Davveeero ?!” Domandò stupita Lilith, con gli occhi lucidi e a forma di cuori.

“ Sono pur sempre un’acrobata, ho lavorato con trapezi ben più instabili di un deltaplano. Mentre Umezawa si occuperà con calma della costruzione, io vi allenerò per bene.”

L’Ultimate Majokko iniziò a saltellare mentre lanciava gridolini di gioia, ed attorno a sé gli sguardi dei presenti si riempirono di fiducia.

“ Va bene.” Kigiri annuì in modo secco, senza presentare alcun dubbio.

“ Oh, patata …”

Improvvisamente l’Ultimate Contorsionist spostò lo sguardo su chi l’aveva chiamata con quello strano nomignolo. Umezawa la fissava immobile, con gli occhi inumiditi e le labbra contratte a fatica.

Un istante dopo le balzò addosso commosso, stringendola nel primo vero abbraccio che le avesse mai dato con così tanto affetto.

“ Gr-Grazie! Non s-saprei gomeh fareh senza di de… !” Provò a dire il ragazzo mentre piangeva e strusciava il volto sulla camicia di lei.

“ M-Mollami! E poi non si capisce niente di ciò che dici!” Rossa come un peperone, la bionda cercava in tutti i modi di scrollarsi di dosso il ragazzo, almeno quanto bastava per salvarsi i vestiti.

“ Siete bellissimi !” Anche Zetsu scoppiò a piangere come una fontana, ed al suo fianco Nashi lo guardava assai confuso.

 

Quando tutti si furono calmati, venne riepilogato lo svolgersi dei lavori.

Kigiri avrebbe aiutato Umezawa a procurarsi il materiale, passandolo anche a Takejiro in modo che lui potesse spostarlo nei tre disponibili bagni maschili. Lì avrebbe lavorato Umezawa, cercando di spostarsi il più possibile tra i piani per non far insospettire Monokuma.

 I restanti studenti sarebbero stati allenati da Kumagai per sostenere la loro prima esperienza di deltaplano.

Akagi tornò giusto in tempo per ascoltare questa spiegazione finale, e tutti gli studenti decisero di separarsi per iniziare i lavori.

Mentre l’Ultimate Memory tornava al Primo Piano in compagnia di Akagi e Zetsu, gli sorse un dubbio.

“ Quando dovremmo avvertire tutti gli altri del piano? Siamo solo noi nove a conoscerlo, mancano ancora Nishizaka, Zayasu ed Ebisawa.”

“ Forse il problema non è il quando, ma il come.” Puntualizzò l’Ultimate Rhythm Game Player.

“ Dobbiamo farlo solo quando Monokuma non ci potrà sentire, quindi a Nishizaka dovrà dirlo qualche ragazza nel loro bagno… ed ovviamente nessuno dovrà dare nell’occhio.”

Uscirono dal bagno dei ragazzi al Primo Piano, trovandosi così nel Salone principale.

 

Lì trovarono uno spettacolo inaspettato, qualcosa di così assurdo da sembrare impossibile. Nashi serrò immediatamente le labbra, trovandosi impossibilitato a descrivere cosa stesse accadendo.

Sul tavolo posto al centro della sala giaceva un corpo, disteso a pancia in su. La testa penzolava appena fuori dalla sporgenza, mentre attorno alla sua sagoma erano sparpagliati un paio di computer portatili, diversi microfoni, e soprattutto un ammasso di cavi. La matassa era aggrovigliata attorno all’intera figura come un cespuglio di rovi, ricoprendola di nero e dello scintillio dell’acciaio.

“ Ebisawa si è addormentato sul tavolo.” Akagi disse ad alta voce l’ovvio, mentre i suoi compagni guardavano esterrefatti l’Ultimate Radio Host russare in quelle condizioni.

“ Ha lavorato per ben dieci minuti, poverino. Si sta solo riposando.” La voce calma di Zayasu intervenne per difendere l’amico.

 “ Proprio uno stacanovista, insomma.” Commentò Nashi.

Lo scrittore, realizzando il loro arrivo improvviso, nascose quella che sembrava la scodella dentro la quale aveva mangiato il budino alla vaniglia su di una sedia.

“ Non c’è anche Kumagai con voi, vero ?”

“ Come mai ?”

“  No, per nessun motivo precis- !?” Troppo tardi Zayasu si rese conto che a porgli quella domanda non erano stati i ragazzi, bensì qualcuno alle sue spalle. 

Si voltò in preda al panico, riconoscendo subito Kumagai. La ragazza era avvolta da un’aura di morte e distruzione inquietante, ed avanzava a passo inesorabile proprio verso di lui.

“ Il mio budino …” Grugnì come un mostro, mentre l’albino a stento riusciva a balbettare qualche parola confusa.

“ Zayasu !” Saltando fuori dal nulla, Lilith balzò al collo del ragazzo per cingerlo con le sue braccia.

“ Tutto bene ?” Gli domandò con un tiratissimo sorriso cordiale. Successivamente si accostò al suo orecchio, bisbigliando parole che Nashi riuscì a sentire benissimo.

“ Se tieni alla tua vita, allontanati subito di qui !”

L’Ultimate Memory vide chiaramente i volti della rossa e dello scrittore, da paonazzi, diventare cadaverici.

“ Noi andiamo via, Lilith ha detto che le devo spiegare come si… apre la porta della sua stanza !” Più veloce di un fulmine, nonostante la magical girl appesa al collo, corse senza guardarsi indietro verso i dormitori.

L’atmosfera tetra attorno a Kumagai parve acquietarsi, e con un sospiro la bionda si sedette. Afferrò l’ultimo rimasuglio di ciò che sarebbe stato il suo budino e, come Amleto con il teschio di Yorick, gli rivolse uno sguardo di nostalgico tormento.

 

In quei pochi secondi di distrazione, mentre nessuno poteva vederla, Amari Sako era sgattaiolata sul tavolo dove riposava Ebisawa. La video maker prese un profondo respiro, accumulando tutte le sue forze.

“ Sveglia Ebisawa! Sveglia Ebisawa! È l’ora di alzarsi !” Mentre canticchiava questo jingle, colpiva con ripetuti spintoni il ragazzo disteso, abbastanza forte da scuotere tutta l’attrezzatura circostante ed il tavolo stesso.

“ Aiuto !” Un urlo soffocato fu tutto ciò che uscì dalla bocca dell’Ultimate Radio Host, prima di capitombolare a terra e trasportarsi inevitabilmente dietro tutti i computer ed i microfoni a cui si era aggrovigliato con i cavi. Ovviamente anche Amari cadde assieme, o meglio sopra, di lui.

“ Ma perché non riuscite a stare tranquilli per un secondo ?!” Strillò esasperata Nishizaka, appena intervenuta sulla scena.

La sua espressione piena di collera però svanì quando si accorse della presenza di Nashi.

“ Ciao Nashi !” Lo salutò allora con un grazioso sorriso.

“ Aaah, sembra che nella stagione degli amori tutti abbiano trovato una compagna.” Mormorò con presunta saggezza Zetsu.

Nashi, senza nemmeno dover ascoltare il continuo di quel monologo, avvertì un brivido lungo la schiena.

“ Mentre io, ahimé …” Il verde sollevò la mano destra, regalandole un malevolo sogghigno.

“ Per l’amor del cielo, non continuare la frase !”

 

Dopo qualche ora di presunto riposo per tutti, i dodici studenti si radunarono per cenare.

La giornata stava volgendo al termine, mancava giusto un paio d’ore all’orario notturno.

Mentre arrivava la portata principale, Nashi vide l’Ultimate Contorsionist camminare gongolando in totale allegria.

“ Tutto bene, Kumagai ?” Domandò.

“ Hanno fatto rifornimento di budini !” Rispose lei cinguettando.

“ Li mangerò tutti io !” Esclamò Umezawa, con un tono tra lo scherzoso ed il minaccioso. La bionda, la quale era sul punto di servirgli il piatto, fece improvvisamente marcia indietro, lasciandolo senza nulla davanti.

“ No, ti prego! Stavo scherzando, patata !” Piagnucolò allora l’Ultimate Stuntman, non venendo compatito da nessuno dei presenti.

“ L’importante è che non li mangi Corex, ormai sono sicura che la sorellona Kumagai gli starà sempre alle calcagna. Vero, Corex ?” Ridacchiò Lilith, dando un leggero colpetto di gomito all’albino seduto di fianco.

Non ricevendo nessuna risposta, si voltò insospettita.

“ Corex ?”

“ I giorni passano …”

L’intero Salone piombò nel silenzio quando l’Ultimate Fanfiction Writer pronunciò quelle parole con un tono di pesante tristezza.

“… e sento che da essere ragazzi stiamo pian piano diventando dei giovani uomini. Questo però vuol dire che il tempo attorno a noi scorre inesorabile.” Il ragazzo affondò il cucchiaio nella minestra, senza però più ripescarlo.

Nell’aria si animava una strana tensione, in quanto nessuno sapeva davvero come rispondere ad un’affermazione del genere.

“ Ha bevuto per caso? Ci sono degli alcolici a questo tavolo ?” Domandò sottovoce Ebisawa, sinceramente interessato alla questione.

“ Ma no! Intende solo che ha fame… vero ?” Neanche Amari aveva ben compreso le parole di Zayasu, però comunque volle fornire una sua, palesemente sbagliata e fuori luogo, interpretazione.

 

“ Quello che sto cercando di dire …” La voce dell’albino si ruppe appena per un istante “ Noi tutti, per come scorre il tempo, un giorno verremo sicuramente dimenticati. Non ci sarà più nessuno che vivrà il ricordo della nostra sofferenza qui dentro… forse verremo citati su qualche giornale, ma cinquant’anni dopo chi si ricorderà più di quella notizia ?”

Nashi, in quanto Ultimate Memory, si sentì davvero colpito da quel discorso, una volta che ne ebbe individuato il tema.

Zayasu non stava affatto parlando di semplici ricordi, qualcosa che loro tutti avrebbero sicuramente portato indelebilmente fino all’ultimo giorno della loro vita, bensì di come la loro esperienza sarebbe rimasta impressa nel mondo. Era un discorso di memoria storica, post-verità: qualcosa che, ad ogni modo, non avrebbe mai potuto eguagliare ciò che loro avevano vissuto in quella torre.

- Quante volte ci soffermiamo a pensare ad eventi storici significativi come la lotta contro l’Apartheid o l’Olocausto? Poche, a dire il vero… e più ci si allontana temporalmente da questi avvenimenti, meno le generazioni se ne ricorderanno.-

Athazagoraphobia: la paura di essere dimenticati. Il bruno non poteva comprendere una simile fobia, di cui aveva soltanto letto, e quasi sentiva del tutto estraneo il timore di Zayasu.

Quell’alienazione dal concetto stesso di dimenticare lo fece sentire parecchio a disagio. Un’unicità di cui si sarebbe volentieri privato, soltanto per comprendere meglio la condizione che tormentava un suo compagno.

Mentre si distruggeva nell’autocommiserazione, tuttavia, qualcun altro prese parola.

 

“ Ci sono le persone che tengono a te.” Rispose Umezawa con fare schietto.

“ Per loro sarà importante vederti tornare, e quando avrai raccontato tutta la storia di come sei sopravvissuto a quello stronzo di Monokuma, allora… diventerai una leggenda, dannazione !”

Lo stuntman scoppiò in una fragorosa risata. “ I tuoi nipoti e discendenti parleranno di te tramandandosi la tua storia! E poi la tua città natale erigerà una statua di te davanti alla casa in cui hai vissuto: quella rimarrà per sempre, come i monumenti agli eroi di guerra !”

“ Chissà… se c’è qualcuno vivo in questo momento là fuori per aspettarci …” Dopo quel discorso motivazionale, una gelida risposta da parte dello scrittore bastò per pietrificare il rosso.

Umezawa era rimasto a bocca aperta, con gli spalancati verso l’espressione impassibile di Zayasu dopo aver detto qualcosa che ancora stava metabolizzando.

“ Cosa… hai detto ?” Un flebile sospiro uscì dalle sue labbra, piuttosto che la tonante voce colma di energia.

 

“ Non sto dicendo nulla di troppo pessimistico. Dopotutto sappiamo che gli Ultimate Despairs hanno distrutto il mondo. La Tragedia e tutto il resto, no ?” Lo scrittore pareva esser caduto nell’apatia più totale, mentre attorno a sé degli sguardi colmi di sbigottimento ed agitazione lo puntavano increduli.

“ Noi… !” Esplodendo in un impeto di diverse emozioni mescolate tra di loro, Umezawa abbatté entrambi i suoi pugni sul tavolo, alzandosi in piedi.

Il suo volto si contrasse, raggiungendo una tonalità molto più rossastra man mano che le sue labbra si stringevano tra di loro.

“ Noi… usciremo di qui.” Tutto il fiato trattenuto venne liberato con un sol grido. Non c’era rabbia in lui, solo una profonda sensazione di angoscia che lo schiacciava.

Per molti sarebbe sembrato incomprensibile quel comportamento, eppure Nashi sapeva come stavano andando le cose.

- Umezawa vorrebbe dire a Zayasu che usciremo tutti di qui con le nostre forze, e quindi di avere speranza… ma non può adesso, non può in questo luogo! Monokuma scoprirebbe il suo piano.- Provò grande pena per l’amico, ed ancor di più per lo scrittore che non poteva essere consolato.

“ Sì, noi usciremo di qui.” Fu impossibile trattenersi, e quella frase colma di speranza gli sfuggì dalla bocca. Un attimo dopo realizzò cosa avesse appena detto, così si guardò attorno con fare preoccupato.

- Oh, no! Con la mia sicurezza non avrò appena dato un indizio a Monokuma ?-

“ Hanno ragione, ti devi fidare: noi usciremo di qui.” Sorprendentemente, Kigiri interruppe i suoi pensieri per rispondere allo scrittore con tono calmo e controllato.

Successivamente la ragazza dai capelli lilla lanciò un’occhiata fugace a Nashi per tranquillizzarlo, intimandogli di fingere che nulla fosse successo. Il bruno si rilassò sulla sedia, finalmente abbandonando la tensione.

Intanto l’Ultimate Fanfiction Writer aveva lo sguardo sospeso verso i suoi compagni, più incredulo di prima, e sicuramente non indifferente alle promesse che erano appena state fatte.

 

“ Corex, tu sei uno scrittore.” Quando meno se lo aspettava, Lilith gli posò una mano sulla spalla, rivolgendosi a lui con dolcezza.

“ Non è compito proprio di ciò che scrivi conservare per sempre un ricordo? Sono sicura che nulla di ciò che è successo qui verrà perduto …”

Le sue mani lentamente scivolarono sul braccio di lui, per poi stringerlo timidamente, ma abbastanza forte da fargli sentire quanto stessero tremando per l’emozione.

“ E poi, certamente qualcuno là fuori ad aspettarci c’è! Io ci sarei ad aspettare voi, e te… qualsiasi tragedia dovesse capitare.”

 

L’albino sussultò, sentendosi il cuore avvolto da un tepore inconfondibile, qualcosa che ormai più volte era riuscito a scacciare l’oscurità e la paura: il calore della speranza.

Guardò Lilith, rivedendo il lei non le atrocità commesse nei precedenti giorni, bensì tutto ciò di buono che gli stava donando in quel preciso istante.

“ Scusatemi tutti… avete ragione.” Si arrese a questo sogno, questo obbiettivo, questa speranza. Abbassò la testa mentre si spalancava un sorriso sul suo volto e le gote si coloravano di rosso.

L’atmosfera si rasserenò e fu più facile per tutti sorridere.

“ Che fatica tirare su di morale qualcuno.” Disse Takejiro, rimasto in disparte fino a quel momento, per via della sua riconosciuta incapacità di consolare le persone.

“ Già, per fortuna non sei il protagonista di una storia !” Commentò proprio lo scrittore con una risata scherzosa.

“ Cosa ?!” Grugnì il corvino.

“ Oh, Corex, quanto sei bello! Facciamo tanti bambini !” L’Ultimate Majokko abbracciò ancor più stretto il ragazzo.

“ Bambini? M-Ma io non ho mai provato a scrivere storie della buonanotte per i bambini !”

La mascella di Nashi sfiorò il pavimento, esterrefatto “ E sarebbe questo il tuo principale problema ?!”

 

Si concluse così il dodicesimo giorno di prigionia.

Nessuno poteva sapere quanto sarebbe durato quel disperato inseguimento della speranza.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Uff, questo capitolo è stato un parto… devo dire che l’inizio di un nuovo Chapter è sempre più difficile rispetto alle investigazioni e al processo. Principalmente il motivo è che in questa fase iniziale mi occupo di dosare tutti  i dettagli inerenti all’intreccio narrativo, al mistero generale e allo sviluppo dei personaggi (tutti punti su cui in delle fasi dinamiche e movimentate come investigazioni e processi non posso soffermarmi molto).

Comunque sia, almeno sono riuscito a concludere questo dodicesimo giorno.

Alla prossima!

 

P.S: Volevo ringraziare stardust94 per aver colorato questo mio sketch di Nashi <3

   

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Capitolo 24
*** Chapter Four (Part Three) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 3)  Daily Life

 

Giorno 13

 

Stavolta il risveglio per Nashi fu più sereno e piacevole.

Non appena si fu alzato dal letto il ragazzo venne colto da una sensazione che ormai gli mancava: l’ottimismo. Mentre indossava la giacca, mentre si pettinava i capelli e mentre apriva la porta della sua stanza sentiva ogni azione appartenere ad un percorso diretto verso un lieto fine.

- Dev’essere grazie al piano di Umezawa.-  Individuò l’ovvio, pensando inevitabilmente al suo amico, nonché Ultimate Stuntman.

Pensò di non aver mai avuto bisogno d’altro, se non proprio di qualcuno che dicesse al momento giusto la frase: “Ho un piano per uscire di qui.”

Era qualcosa che ovviamente avrebbe voluto dire lui per primo, ma con un po’ di imbarazzo ammise di essere più felice così. A differenza di Umezawa gli mancava quell’entusiasmo capace di trasformare un desiderio in realtà. Dal canto suo, per quanto avesse sin da subito promesso a se stesso di salvare i propri amici, non aveva mai ricavato nemmeno l’incipit di un piano.

Mentre rifletteva su tutto ciò, percepiva già un frizzante vociare proveniente dal Salone. D’altronde mancava poco alle otto del mattino: la nuova giornata era iniziata per tutti.

 

“ Buongiorno.” Salutò automaticamente non appena fu entrato nella sala.

“ Buongiorno a tua sorella! Stavamo aspettando tutti te per mangiare !” Amari Sako lo accolse immediatamente con un’espressione truce, dato che si era posizionata poco oltre la porta.

Il bruno sussultò più per la sorpresa che per la risposta.

“ Ma… come ?”

“ È una palese bugia, Nashi.” La voce un po’ imbarazzata di Lilith lo rassicurò da un tavolo. La rossa gli rivolse un sorriso di circostanza, per poi invitarlo a sedersi accanto a lei.

Mentre l’Ultimate Memory superava Amari non poté fare a meno di notare quando la video maker lo stesse guardando in cagnesco, e ciò contribuì ad aumentare sempre di più il suo disagio.

Si sedette accanto a Lilith, constatando come stessero tutti quanti già mangiando, tranne Takejiro, Zayasu e Kigiri, perché mancavano all’appello.

Non appena ebbe ricevuto il suo piatto della colazione da Kumagai, gli venne spontaneo iniziare una conversazione con la ragazza.

“ Allora… hai passato la tua prima notte qui. Com’è stato ?”

Lei non esitò a rispondere, ma si soffermò a guardarlo mentre la sua espressione inizialmente sorpresa si addolciva. Sembrava già conoscere la risposta giusta da dare.

“ Non è casa mia, né i dormitori della Hope’s Peak Academy, quindi ho ovviamente provato una terribile sensazione. Dormire davanti ad una telecamera poi… aiuto, è così inquietante !” Si dimenò in preda ad una scarica di brividi, dopodiché scoppiò a ridere.

Il bruno intuì subito quanto quella risata fosse forzata, atta a sdrammatizzare l’orribile realtà, ma proprio per solidarietà la imitò.

“ Però almeno non sono da sola.” Proseguì lei, ritornando a sorridere mentre guardava la sua tazza di latte. “ Stare con voi mi aiuta a rilassarmi, mi fa credere che non dovrò passare molto tempo chiusa qui. Per questo credo di riuscire a sopportare la mia stanza, se poi fuori di lì posso contare su di voi.”

Nashi si sentì rincuorato da quelle parole così forti e sincere.

- Nemmeno la prima volta che l’abbiamo conosciuta Lilith ha detto qualcosa del genere …- Il ricordo dei primi giorni in cui aveva conosciuto la compagna lo sfiorò, ma fu rapido a ricacciarlo all’interno della sua testa.

“ Eppure ieri non sei stata da sola in camera, prima di cena! C’era Zayasu con te …” Intromettendosi con un sorriso da smargiasso, Zetsu iniziò a punzecchiare con il gomito il braccio di Lilith.

Capendo subito a cosa alludesse, l’Ultimate Majokko avvampò, incassando la testa fra le spalle per la vergogna.

“ Zetsu !” Lo rimproverò Nashi.

“ I-Io e Corex siamo stati insieme perché mi ha aiutato ad orientarmi nella torre.” Spiegò tremando la ragazza.

“ Però anche dopo che l’ho visto giù di morale  a cena ho voluto fargli compagnia.” Un istante dopo aver aggiunto quel dichiarazione, sembrò realizzare di essersi cacciata ancor di più in un guaio, ed arrossì raggiungendo la tonalità di rosso più intensa possibile.

“ A-ah! Ti stai mettendo in imbarazzo da sola !” Rise divertito Zetsu.

“ Smettila !” Squittì lei, agitando i pugni e tempestandolo di innocui colpi.

 “ Non ti si addice importunare le ragazzine, Zetsu.”

La voce di Kigiri risuonò solo appena come un rimprovero, accompagnando l’arrivo della ragazza che si sedette proprio di fronte al verde.

Zetsu impallidì di colpo, sentendosi trafitto dagli occhi giudiziosi della criminologa.

“ Scus …” Biascicò appena.

“ Già, pensa ad importunare tua sorella !” Gli sbraitò Amari, intenta a passare di lì.

 

“ Buongiorno Kigiri.” Salutò per primo Nashi, apprezzando come l’intervento della ragazza avesse salvato Lilith, ora intenta a riprendersi dal rossore.

L’altra mostrò a tutti i presenti un piccolo sorriso, facendo un cenno del capo.

“ Piuttosto, proprio tu… ho una domanda.” Disse con tono serio, indicando l’occhialuto.

Questo, abbastanza incuriosito, si aggiustò gli occhiali sul naso per guardarla meglio negli occhi.

“ Riguardo cosa ?”

“ Riguardo il tuo modo di comportarti: è strano, imprevedibile. Non capisco se sia così a causa di una mancanza di logica o autostima.”

“ Autostima ?” Ripeté l’altro, stavolta davvero catturato dalle sue parole.

“ Nel secondo processo di classe hai saputo risollevare la situazione quando tutti credevano che fosse impossibile determinare un assassino, grazie ad un’attenta valutazione delle prove in gioco. Tuttavia, nell’ultimo processo sei rimasto del tutto all’ombra di chi ha diretto meglio il caso, ovvero prima Takejiro e poi Nashi.”

Gli studenti ascoltarono il discorso fino in fondo, notando l’attenzione con la quale Kigiri pronunciava quelle parole: era chiaro che fosse un pensiero sul quale ci avesse rimuginato parecchio.

“ Come mai ti comporti così ?” Terminò la ragazza.

Nashi avrebbe voluto poterle rispondere, in qualità di persona che conosceva Zetsu da ormai tre anni, eppure si ritrovò anch’egli ad attendere una risposta con non poco interesse.

Realizzò per la prima volta di non comprendere il modo di comportarsi dell’amico, e lo guardò come se fosse un libro nuovo tutto da scoprire.

Ricordava precisamente come, durante il processo per scoprire l’assassino di Arima e Mitsuko, la situazione pareva senza speranza.

Tuttavia, come un fulmine a ciel sereno, proprio Zetsu aveva saputo scovare una contraddizione passata inosservata per tutti, portandola all’attenzione e facendo riprendere il dibattito. Un colpo di genio simile però non era avvenuto nello scorso processo: al contrario, anzi, sembrava essere costantemente spaventato dalla verità che gli veniva presentata.

 

Il verde prese una lunga boccata d’aria, ordinando accuratamente i pensieri prima di rispondere.

“ Questo perché sentivo che sia Nashi che Takejiro stessero nascondendo qualcosa, e non volevo metterli in difficoltà facendomi avanti e mettendo in risalto le contraddizioni nelle loro testimonianze.”

La criminologa risultò stupita quanto l’Ultimate Memory.

“ Come mai? Ti rendi conto che se uno di loro fosse stato il colpevole, allora l’avresti soltanto aiutato a farla franca ?” Il tono di voce della ragazza tradì uno stupore ben superiore a quanto si sarebbe immaginata di provare.

“ Certo che lo capisco.” Zetsu accennò un sorriso, ma parve vergognarsene subito. “ Però sono miei amici, e finché posso vorrei fidarmi di tutti. Se non si tratta di accusare, ma solo di fare qualche ragionamento logico, allora posso dare il meglio di me !”

La criminologa non insistette con la conversazione, facendola morire con la stessa imprevedibilità con la quale era iniziata. Non fu possibile definire se fosse soddisfatta o meno della risposta.

Nashi, tuttavia, avrebbe chiaramente voluto sentire altro da parte dell’amico.

- Anche se io fossi stato l’assassino di Fujima… Zetsu non avrebbe mai sollevato dei sospetti su di me negli altri ?- Non seppe bene se sentirsi onorato di questa dichiarazione di amicizia, oppure spaventato da quel pensiero.

Questo perché ovviamente anche lui avrebbe voluto sostenere una tale ideologia, ma non avrebbe potuto farlo: dopo aver condannato all’esecuzione sia Iwayama che Masuku, come poteva promettere di difendere per sempre qualcuno?

 

La colazione proseguì senza altre conversazioni degne di rilievo.

“ Bene. Che si fa di bello adesso ?” Domandò Lilith una volta che i suoi compagni di tavolo ebbero finito di mangiare.

“ Si fa tua sorella, ecco che si fa !” Per la terza volta Amari Sako intervenne con tutta la sua acidità, stavolta posizionandosi proprio accanto a loro.

“ La signorina si è laureata ad Oxford, altro che Hope’s Peak Academy …” Commentò scherzosamente Ebisawa, il quale l’aveva seguita.

“ No, mi sono laureata su tua sorella !”

“ Si può sapere perché sei così nervosa oggi ?” Chiese allora Zetsu, davvero esasperato.

La ragazza dai capelli viola spostò il suo sguardo inviperito su Nashi: “ Sono arrabbiatissima perché Nashi ha dimenticato una cosa importante !”

“ Non credo sia possibile, anche se lo volessi !” Sussultò il diretto interessato, sbigottito.

“ Sì invece! Tutti si sono dimenticati quella cosa, e se non l’hai ricordata a qualcuno vuol dire che l’hai rimossa pure tu !” Ribatté lei, imbronciata.

“ Tutto ciò continua a non essere possibile, o anche solo comprensibile …”

“ Ehm, Amari ?” Lilith interruppe l’inutile conversazione dei due, tirando leggermente la video maker per la felpa. “ Io ho perso la memoria, sono giustificata: che cosa si dovrebbero ricordare tutti ?”

- Detta così sembra una giustificazione da dare a scuola quando non hai fatto i tuoi compiti.- Pensò Nashi.

Fortunatamente l’altra annuì energicamente.

“ Qualche giorno dopo il tuo primo arrivo volevamo organizzare una festa nel prato del Secondo Piano. Mi ero anche accordata con Kigiri ed Ebisawa per i preparativi !”

“ Oh, e come mai non l’avete più fatto ?” Domandò ingenuamente Lilith, non sapendo che con quelle poche parole avrebbe portato un’ondata di rammarico negli altri.

 

Infatti, solamente doversi indagare per rispondere a quella domanda fece ammutolire Amari, privandola di tutto l’entusiasmo e della sua parlantina vivace. Anche il volto dei restanti studenti si fece cupo.

Purtroppo l’Ultimate Majokko, senza necessitare di una spiegazione, aveva compreso bene come il cambio d’atmosfera fosse dipeso dalla sua domanda.

“ È a causa di qualcosa di brutto che ho combinato io, vero ?”

Gli occhi della rossa erano spalancati e atterriti, anche se non conosceva affatto di cosa sarebbe dovuta essere spaventata. Eppure, il peso gravante della verità lo colpì quando i presenti sussultarono, complici.

“ Quando ho chiesto a Corex cosa avessi combinato di male non mi ha voluto rispondere… però è ovvio che io abbia fatto qualcosa di molto brutto. A-Altrimenti non avreste dubitato di me, quando mi sono risvegliata ieri …”

“ Lilith …” Mormorò Nashi, sentendo una morsa nel petto. Non avrebbe voluto mentire, ma neppure lasciare quella domanda priva di una risposta.

 

“ Sì. È così.” Ad interrompere quel triste silenzio fu Amari, la quale aveva assunto un’aria rigida ed impenetrabile.

Zetsu fu sconvolto da tanta freddezza: “ Amari! Ti sembra il modo di… ?”

Ma il suo rimprovero non interruppe la video maker dal riprendere il proprio discorso.

“ Ed anche Arima, uno degli organizzatori di quella festa, non c’è più. Così come Masuku, Fujima e Mitsuko… però non importa !” La ragazza dai capelli viola sollevò lo sguardo, e con grande sorpresa di tutti recuperò il sorriso di qualche istante prima.

“ Però questa volta ci riusciremo: avremo la nostra festa tutti insieme! È più che importante !”

“ Concordo.” La appoggiò Kigiri. “ Non è da me abbandonare i miei progetti, e questa volta non mi fermerò finché non sarà tutto pronto.”

L’Ultimate Memory notò immediatamente come Lilith si fosse distratta dal pensare a cosa avesse commesso, così sorpresa dalla grinta di Amari e di Kigiri.

Anche Zetsu sorrise, sentendosi rincuorato da tali parole.

- Però… come mai è tornato di nuovo in mente ad Amari della festa che avremmo dovuto tenere il settimo giorno ?-

A giudicare dalle parole dell’Ultimate Video Maker, e dal modo sospetto con cui aveva introdotto l’argomento, sarebbe stato strano se si fosse trattato di qualcosa di completamente a caso.

Le riflessioni del bruno vennero interrotte da Ebisawa, il quale lo chiamò tirandogli un lembo della giacca.

 “ Ehi, vedo che hai finito di mangiare! Mi vuoi seguire un attimo ?”

Così, anche se un po’ sorpreso, seguì il ragazzo nel bagno senza avere il tempo di porgli una domanda.

 

Quando aprì la porta e fu entrato, Umezawa gli balzò davanti urlando entusiasta: “ E adesso… sesso !”

“ Aaargh !” Strillò inorridito Nashi, con il cuore in gola a causa dello spavento.

“ No, non credo …” Borbottò esasperato Ebisawa.

“ Scherzavo, Nashi. Ti ho fatto chiamare perché volevo mostrarti una cosa !” Fortunatamente l’Ultimate Stuntman riuscì a tranquillizzare l’amico con il suo classico sorriso giocoso.

Senza aspettare che però l’altro si fosse ripreso, lo prese per mano e lo strattonò verso l’estremità opposta del bagno. Lì, riparato dai box per le toilettes, era disteso un telo con sopra diversi componenti metallici assemblati in parte tra loro.

La forma che sembrava star assumendo la composizione era di un triangolo appoggiato al suolo.

“ Queste sono le barre che ci sorreggeranno in volo. Saranno attaccate ad entrambi i paracadute, i quali fungeranno da tela.” Spiegò allora il rosso.

Nashi notò come in un angolo erano accatastati diversi altri attrezzi come cavi, bulloni e qualcosa di simile ad un grosso sacco a pelo.

“ Lì ci metteremo noi ?” Domandò, incuriosito.

“ A quanto pare sì. Saremo stretti come larve in un bozzolo, ma bilanciando bene il peso non dovremmo avere problemi.” Rispose Ebisawa, per poi aggiungere con una punta mal nascosta di fierezza: “ La sto costruendo io, l’imbracatura.”

“ Come puoi vedere siamo a buon punto !” Esclamò orgoglioso Umezawa, senza smettere di indicare ogni centimetro della sua creazione.

L’Ultimate Memory si soffermò sul suo amico, accorgendosi di dettagli che ancora non aveva notato: Umezawa pareva molto più stanco del solito, nonostante l’entusiasmo, e dai suoi occhi pareva come se dovesse crollare addormentato da un momento all’altro.

 

- Sta lavorando da ieri pomeriggio, eppure è già a questo punto …- Si soffermò a pensare, sorvolando con lo sguardo la creazione.

- Deve aver impiegato tutto il tempo di ieri, finché non è andato a dormire. E adesso si è già rimesso in moto. Si sta davvero impegnando per finire il deltaplano in fretta !-

“ Hai ragione, sembra davvero a buon punto.” Complimentarsi con l’Ultimate Stuntman gli sembrò d’obbligo.

“ Penso di finirlo tra due sere, ed allora potrà spiccare il volo dal Secondo Piano.” Disse serio il rosso.

Nashi fu colto alla sprovvista da tale affermazione “ Cosa? Già tra due sere ?”

Ebisawa annuì al posto dell’amico, il quale aveva ripreso i lavori con somma concentrazione.

“ Per questo pensavamo di organizzare quella festa sul Prato di cui ha parlato Amari. Creeremo la situazione ideale per essere tutti radunati, dopodiché scapperemo senza che Monokuma se lo aspetti.”

“ Quindi Amari e Kigiri… avete organizzato questo piano in così poco tempo ?”

L’Ultimate Radio Host sospirò, azzardando un sorriso che però sembrò parecchio nervoso. “ Ehi, ehi! Abbiamo solo pensato alla festa perché ci sembrava una buona idea, però ci sono davvero tante complicazioni che potrebbero impedirci di …”

“ Funzionerà. Noi scapperemo tra due giorni.” Umezawa non dovette nemmeno staccare gli occhi dal deltaplano che stava costruendo per interrompere Ebisawa, e allo stesso tempo far trasparire tutta la determinazione che lo pervadeva.

Il presentatore ammutolì d’improvviso, vergognandosi di essere stato così pessimistico di fronte ai due.

“ Ora andate: se Monokuma si accorge che troppi studenti spariscono dal suo campo visivo potrebbe venirci a cercare qui dentro.”

Fu difficile caprie se lo stuntman si fosse offeso per il commento di Ebisawa o semplicemente non volesse essere disturbato, ma comunque sia la sua voce si era fatta d’improvviso più dura.

Ebisawa aprì la bocca, in un tentativo di obbiettare. Avrebbe voluto rendersi ancora utile all’amico, soprattutto dopo aver dubitato dell’unico filo di speranza a cui si aggrappavano da un giorno, però non si sentì capace di farlo.

Sussurrando delle scuse, a testa bassa seguì Nashi verso l’uscita.

Una volta aperta la porta, però, i ragazzi trovarono Kumagai Yone appoggiata alla parete lì di parte. Senza nemmeno salutarli, la ragazza guardò dentro il bagno con aria tesa.

“ Umezawa !” Chiamò con voce ferma, tanto da far venire i brividi ai suoi compagni lì presenti.

La testa del rosso fece capolino buffamente da infondo alla stanza. Quando riconobbe chi gli stava parlando, il sorriso ritornò sul suo volto dapprima così scuro.

“ Patata! Tutto bene ?” La salutò, avvicinandosi mentre lasciava indietro il suo materiale.

“ No, palesemente non va tutto bene.” Rispose con tono seccato la contorsionista, incrociando le braccia sotto il seno.

Quando l’altro inarcò le sopracciglia, dandole segno di non capire, riprese parola:

“ Sono preoccupata per te! Ti stai addossando la responsabilità di questo piano, però se Monokuma dovesse scoprirti… sono sicura che non prenderebbe bene l’iniziativa di scappare di qui.”

“ Però quell’orso dice che l’unica via di fuga è per l’assassino che la farà franca in un Class Trial! Io non voglio che qualcuno scappi così, per questo ho deciso di creare una strada alternativa per l’uscita !”

Ribatté lo stuntman, e come suo solito dover parlare di Monokuma lo animò di rabbia e rancore.

“ Però non è permesso dalle regole di questo posto scappare tutti insieme! E se dovesse prendersela con te, scegliendo un responsabile del piano ?”

La voce dell’Ultimate Contorsionist rischiò di alzarsi fin troppo, nonostante avesse iniziato quel dialogo quasi sussurrando.

Era evidente la preoccupazione nel modo in cui parlava, gesticolava, e mandava segnali al ragazzo di fronte a sé.

- Kumagai… ha paura  che Monokuma punisca Umezawa.- Constatò Nashi, rabbrividendo.

Nemmeno lui aveva pensato ad un simile finale per quel piano costruito con tanta determinazione e speranza. Purtroppo, anche la negatività di Ebisawa era una realtà che avrebbero dovuto accettare.

Tuttavia, questa volta lo stuntman dai capelli di fuoco reagì in modo diverso.

Prese aria, per poi sospirare profondamente. Si percepì tutta la stanchezza e la tensione accumulata.

 

“ Quando ero piccolo mi trasferii con la mia famiglia in una nuova città, così non avevo molti amici con cui giocare. Preferivo cercare le attenzioni dei miei genitori, in particolar modo di mio padre, che per lavoro vedevo davvero poco fuori dal suo ufficio …”

Il ragazzo mentre parlava guardava per terra, come se vedesse riflesso nelle mattonelle lucide del pavimento un qualche passato lontano.

“ Ho iniziato a fare cose pericolose come arrampicarmi su alberi altissimi o lanciarmi con lo skateboard da dirupi scoscesi proprio per avere la sua attenzione. Desideravo che si preoccupasse per me, che uscisse da lavoro per venirmi a cercare quando gli dicevo che volevo andare in autostrada con la bici, o che mi rimproverasse quando tornavo a casa pieno di lividi. Un giorno però… accadde qualcosa di diverso. Era partito tutto come uno scherzo, una scommessa: fatto sta che tutta la città si radunò per vedermi quando dissi che mi sarei lanciato da un burrone e sarei sopravvissuto. Nessuno credeva che ce l’avrei fatta, tutti pensavano che sarei morto e provarono a fermarmi, tuttavia io mi buttai. Sopravvissi contro ogni mia previsione, e vidi che mio padre era accorso… mi guardava sorridendo. Non era spaventato o preoccupato per me come volevo che fosse, anzi, era felice.”

Quel racconto stava tenendo tutti sulle spine, quando finalmente Umezawa rivolse lo sguardo verso Kumagai, con il volto addolcito da un ricordo significativo per la sua vita.

“ Per tutto quel tempo lui si era fidato di me, ed era stato fiero dei miei progressi. Disse che ero davvero bravo a scamparmela sempre da situazioni pericolose… ed è per questo che sono diventato uno stuntman.”

La ragazza dai capelli biondi si sentì perforare dagli occhi così luminosi dell’altro, al punto che il suo volto divenne molto più rosso.

“ Vorrei che anche tu… avessi fiducia in questa mia capacità. Vi tirerò tutti fuori dai guai, so che ci riuscirò.”  

“ Stupido… ecco cosa sei.” La risposta della ragazza fu spiazzante quanto debolmente sussurrata.

I presenti, stupiti da quella reazione, videro Kumagai assottigliare lo sguardo e puntare con i suoi occhi penetranti lo stuntman.

 

“ Io non mi preoccupo di proteggere gli altri perché non mi fido di te. Io mi preoccupo di proteggerti dalla tua stessa stupidità !” Esclamò, stizzita.

Umezawa arrossì di colpo in preda alla vergogna, ma non riuscì a ribattere.

“ È ovvio che io mi fidi di te, però devi ammettere che stai rischiando più di tutti e non vuoi nemmeno condividere il pericolo di questo compito con noi altri.”

“ Ok… se lo dici tu, allora va bene, patata.” Grattandosi nervosamente la testa come un bambino imbarazzato, l’altro annuì. “ Però non so come fare …”

La ragazza gli diede le spalle, muovendo un passo più lontano dal bagno.

“ Non fare nulla. Nella peggiore delle ipotesi… se Monokuma dovesse scoprire il tuo piano, ci prenderemo tutti la colpa.”

Quelle parole vibranti nell’atmosfera tesa avevano portato una nota di dolcezza, ed erano risuonate così forti da scuotere i cuori dei tre ragazzi.

L’Ultimate Stuntman allargò lentamente un sorriso sul suo viso, abbandonando la preoccupazione.

“ Ok !” Accettò a buon cuore.

Nashi ed Ebisawa, dalla loro parte, fecero segno di sì con la testa.

“ Già! Ci siamo noi per te, fratello! E se posso aiutarti ancora con la costruzione, basta chiederlo.” Disse il presentatore radiofonico con entusiasmo.

Il bruno si limitò a sorridere.

“ Andiamo, voi due. Lasciatelo lavorare, adesso è arrivato il momento di allenarsi !” L’Ultimate Contorsionist però li acchiappò entrambi per il colletto, trascinandoli fuori dal bagno.

“ A-Allenarsi ?!” Ripeté Ebisawa, colto dal terrore.

“ Uh… sì, Kumagai aveva detto che ci avrebbe allenato per affrontare il volo sul deltaplano.” Gli ricordò Nashi, messo un po’ a disagio dall’essere trascinato come una busta della spazzatura.    

“ No, no, no! Non posso allenarmi in nessun modo: ho una malattia chiamata “Se mi alleno muoio”, giuro !”

 

Poco meno di un’ora dopo la maggior parte degli studenti era stata radunata in Piscina, al Secondo Piano. Soltanto Takejiro era disperso chissà dove, mentre Umezawa continuava i suoi lavori in bagno.

“ Dato che ho trovato questi costumi da bagno, direi che possiamo finalmente goderci questa piscina !” Esordì d’un tratto Kumagai, quando vide i suoi compagni radunati. In una mano stringeva per l’appunto diversi costumi scolastici neri, tutti con i logo della Hope’s Peak Academy in bella vista, assieme alla scritta “K.E.C.C”.

“ Davvero di pessimo gusto, considerata la nostra situazione.” Sbottò Zetsu, vedendoli.

La contorsionista li distribuì comunque.

“ O-oh! Che possa essere l’inizio di un filler a tema piscina con tutti i suoi lati positivi ?” Amari era molto più aizzata del solito, e mentre gongolava non la smetteva di lanciare occhiate provocanti agli studenti maschi.

“ Per l’amor del cielo, smettila! Così mi metti in imbarazzo !” Akagi si portò le braccia al petto, come per coprirselo in un gesto di pudore.

“ E chi stava pensando a te ?” Rispose la ragazza, colpendolo con l’equivalente di una pugnalata al cuore.

 

“ Che simpatica idea hai avuto, Kumagai! Posso chiederti come mai ?” Parlando con il suo solito tono educato, Zayasu si avvicinò alla bionda mentre passava l’ultimo costume a Nashi.

Il bruno vide allora la ragazza  sussultare appena, colta alla sprovvista.

“ Ehm… così! Mi sembrava una stanza tanto sprecata fin’ora.” Rispose dopo qualche secondo di riflessione.

- Non mi dire… Kumagai non ha ancora rivelato a Zayasu del deltaplano ?- Intuì Nashi, rivolgendo uno sguardo interrogativo alla compagnia dopo che lo scrittore se ne fu andato.

“ Già.” Sospirò colpevole lei, come leggendogli nel pensiero.

“ Ok, non credo sia un problema.” Disse il ragazzo, volendo tranquillizzare sia l’amica che se stesso. “ L’importante è che lo sappia prima di dopodomani sera, quando si terrà la festa. Magari potrei dirglielo io in bagno oggi stesso.”

“ Anche Nishizaka non è stata informata, in realtà.” Kumagai si squadrò attorno, attenta ad una possibile comparsa di Monokuma.

“ Cosa ?”

“ Scusa, non ho avuto molto tempo. Se dovessi incrociarla in bagno glielo dirò, altrimenti spero lo faccia qualche altra ragazza.”

“ Va bene …”

Entrambi chiusero lì la discussione, focalizzandosi piuttosto su qualcosa che stava accadendo proprio in acqua, la quale aveva catturato l’attenzione generale.

Ebisawa si era disteso su di un galleggiante a forma di Monokuma e pigramente galleggiava nell’acqua immobile. Stranamente si era cambiato prima di tutti.

“ Ok, forse non è così male la piscina.” Mormorò a voce alta, rimanendo con il sedere a mollo nell’acqua con aria da celebrità nella propria piscina privata.

 

“ Yuppiii !” Strillò a quel punto Amari, lanciandosi con un tuffo a bomba e facendo centro proprio nel gonfiabile. In un solo istante trascinò il corpo dell’Ultimate Radio Host nelle profondità, affondando lui ed il Monokuma.

Riemerse con un sorriso smagliante sul viso, richiamando gli altri con la mano.

“ Venite, l’acqua è bellissima !” Il corpo di Ebisawa ora galleggiava a testa in giù.

Presto furono tutti in acqua, accorgendosi di come la temperatura fosse ideale.

“ Spesso nelle piscine mi dà fastidio che l’acqua puzzi troppo di cloro ed abbia un brutto sapore. Questa invece è perfetta !” Commentò contento Zetsu.

“ Perché bevi l’acqua delle piscine ?!” Chiese scandalizzato Akagi, non ricevendo però risposta.

Lilith intanto si era avvicinata a Nashi nuotando felicemente. Fece un’immersione rapida e quando emerse schizzò il ragazzo.

“ Buh !” Urlò, scherzosa.

“ Ehi, Lilith.” Rise l’Ultimate Memory. Ora il suo ciuffo ritto sulla testa si era appesantito con l’acqua, e pendeva all’ingiù come un salice piangente.

La rossa gli fece riprendere posizione con una schicchera, ridendo anch’ella.

“ Con un’acconciatura così elaborata non ti dà fastidio fare il bagno ?” Domandò lei.

“ In realtà ti assicuro che questo ciuffo è naturale. Ce l’ho dalla nascita, ed ho provato per tutta la vita a pettinarlo ma non rimane giù.”

“ Oooh, capisco! Prima Zetsu mi ha spiegato che siccome l’acqua clorata rovina la tinta non gli piace molto bagnarsi i capelli.”

I due guardarono per l’appunto il ragazzo dai capelli verdi nuotare con il naso fuori dall’acqua come un ippopotamo.

“ Pensi che anche Corex non si stia facendo il bagno per non bagnarsi i capelli ?” Domandò allora la rossa con una nota di preoccupazione, indicando l’albino a bordo vasca.

L’Ultimate Fanfiction Writer sedeva in costume da bagno su di una sdraio, intento a digitare sul suo e-Handbook.

- È venuto in piscina e si è messo il costume solo per continuare a scrivere ?- Constatò Nashi, incredulo, mentre affondava fino agli occhi nell’acqua per lo sgomento.

“ Corex! Vuoi venire in acqua con noi ?” Domandò timidamente la ragazza, facendo segno con la mano.

A quel punto lo scrittore posò il tablet, divenendo mortalmente serio.

Sussurrò drammaticamente tra sé e sé: “ La scrittura o il rapporto con altri esseri umani? Cosa devo scegliere ?”

“ E te lo chiedi pure ?!” Sussultò Nashi, esasperato, mentre Lilith arrossiva.

 

Quando tutti furono in acqua, Kumagai parve soddisfatta.

“ Adesso faremo una gara di nuoto !”

Le fu rivolta qualche occhiata incuriosita, mentre altri accettarono subito.

“ Sì! Maschi contro femmine !” Esultò Lilith, saltando sulle spalle di Kumagai ed abbracciandola.

Akagi rispose subito tirandosi i capelli all’indietro con aria vanitosa: “ Modestamente non vi conviene sfidare un campione come me: nel simulatore di nuoto Swimming Pro Arcade sono stato il primo in classifica per un anno intero.” 

“ Ma perché dobbiamo fare queste cose così noiose ?!” Sbuffò Ebisawa, il quale era già sul punto di uscire dall’acqua.

- Con che razza di elementi devo finire in squadra ?- Si rese conto Nashi, rimanendo perplesso.

La gara di nuoto si tenne, avendo come indiscusse vincitrici le studentesse, nonostante fossero solo in tre. Dal canto loro, invece, i cinque ragazzi finirono per galleggiare abbattuti in un angolo della piscina.

- Chissà se questo allenamento darà i suoi frutti? Facciamo così pena, io ovviamente in primis …- Rifletteva Nashi mentre con la testa verso l’alto si lasciava  galleggiare, esausto.

 

“ Schiacciati nonostante la superiorità numerica, eh ?”La voce di Nishizaka si avvicinò, distogliendolo dai suoi pensieri.

L’Ultimate Web Personality l’aveva raggiunto a nuoto e con un gran sorriso divertito in volto, nonostante anch’ella stesse ansimando per la fatica.

“ Già …” Fu sul punto di rispondere il bruno, quando Zetsu si intromise spuntando tra loro due.

“ A dir la verità se avessi nuotato al cento percento della mia forza non avreste avuto scampo.”

“ Non stavo parlando con te !” La ragazza dai capelli rosa però lo fulminò istantaneamente con lo sguardo, facendolo affondare come un blocco di cemento per la paura.

“ Dicevo …” In un battito di ciglia tornò sorridente, voltandosi verso l’Ultimate Memory.

- Terribile !- Commentò Nashi all’interno della sua testa, cercando comunque di dissimulare lo shock.

“ È stata un’iniziativa diverte! Dovremmo sfruttare di più tutto ciò che possiamo trovare in questa torre per distrarci.”

“ Sì, come la festa che ho sentito stanno organizzando Kigiri con Amari e …” Nel momento in cui il ragazzo pronunciò il nome dell’Ultimate Criminologist, vide lo sguardo dell’amica farsi più freddo e distante, al punto che fu impossibile ignorare il suo fastidio.

“ Se quella pessimista guastafeste organizza qualcosa non sono minimamente interessata.” Disse secca lei facendo spallucce, dimostrandosi palesemente disinteressata.

“ Anzi, non capisco cosa ci trovino gli altri in lei al punto da pendere dalle sue labbra! Sicuramente sarà una noia infernale questa festa organizzata da lei …”

Nashi purtroppo non stava più prestando attenzione a tali parole, perché il suo sguardo era altrove: a bordo piscina, ma sul lato opposto, Kumagai era uscita dall’acqua e stava parlando proprio con Kigiri Yoko.

Le due ragazze, una ancora vestita e forse non intenzionata ad immergersi, dialogavano in disparte.

Per il ragazzo fu inevitabile concentrarsi sugli occhi indecifrabili della ragazza dai capelli lilla, domandandosi cosa stesse nascondendo.

 

“ Aspettami un attimo.” Si ritrovò a dire a Nishizaka, la quale stava ancora parlando quando lo vide risalire con una certa fretta.

Il bruno raggiunse le due a passo spedito, con un inspiegabile fremito lungo gli arti.

“ Tutto bene ?” Chiese non appena fu arrivato da loro.

“ Sì, certo. Stavo proprio spiegando a Kigiri di come io vi abbia analizzato durante il nuoto.” Kumagai mostrò un sorriso soddisfatto.

“ Le vostre prestazioni fisiche sono sufficienti per affrontare il volo. Dubitavo di tipi come te, Ebisawa, o soprattutto Akagi… ma a quanto pare quel cicciottello è davvero atletico quanto dice di essere.”

“ Sorvolerò sul fatto di esser stato paragonato ad Ebisawa ed Akagi …” Rispose lui, spostando poi lo sguardo su Kigiri.

“ Quindi vuol dire che siamo pronti a partire tra due giorni ?”

“ Ho aiutato per un po’ Umezawa con i lavori, ad esempio distraendo Monokuma… però gli serve che qualcuno vada nei Magazzini per recuperare del materiale. Non posso farlo da sola, ho bisogno di qualcuno che mi accompagni quando avrete finito qui.”

“ Termineremo tra poco. Io torno in acqua !” Annunciò la bionda assestando una pacca sulla schiena di entrambi. In un secondo si era già tuffata.

Rimanendo solo con la criminologa, il ragazzo avvertì il peso del silenzio che si era appena creato. Non avevano avuto modo di parlare da soli dopo la morte di Masuku, ed iniziava ad avvertire la mancanza dei loro confronti.

- Non parlo più molto spesso nemmeno con Takejiro… loro due si comportano in modo strano, ultimamente.-

“ Alla fine ce ne andremo di qui con le nostre forze come volevi.” Riuscì a trovare il coraggio di parlare, ed immediatamente cercò il benché minimo cambiamento nell’espressione dell’altra.

Niente.

“ Tu… non ti fidi del messaggi olografico che abbiamo ricevuto, vero? Non credi che la Future Foundation ci salverà ?” Anche questa volta fu come parlare al vento, siccome la ragazza aveva distolto lo sguardo in totale chiusura.

Non sembrava intenzionata a rispondere, trattenendo dentro di sé tutti i suoi pensieri. A quel punto per il bruno fu impossibile credere che non ci fosse sotto qualcosa.

- Qualcosa… che non mi vuole dire.- Era preoccupato e sospettoso, ma comunque non voleva che Kigiri nascondesse ciò che la angosciava. Avrebbe voluto urlarle che per lei c’era, che le sarebbe stato d’aiuto, ma non poteva avere la certezza che lei non avrebbe semplicemente continuato a non rispondergli.

Proprio quando era sul punto di abbassare la testa sconsolato, la voce della ragazza lo richiamò.

“ Nashi …” La criminologa finalmente lo guardò negli occhi. Il suo sguardo era così intenso da vibrare.

“ Dopo vorrei parlarti in privato.”

L’Ultimate Memory annuì in automatico, percependo solo dopo la scarica di emozioni che gli aveva procurato quel breve dialogo.

 

Non sapeva cosa si sarebbero detti, eppure improvvisamente avrebbe saputo qualcosa di più sulla sua compagna. Forse le sarebbe stato d’aiuto, forse avrebbero collaborato ancora una volta per salvare tutti gli altri: almeno sarebbe stato qualcosa.

Con un sorriso che iniziava a formarsi sul suo viso si voltò, congedandosi.

“ Nashi !” Lilith lo richiamò dall’acqua. Zayasu era al suo fianco, ed entrambi sorridevano, dando dimostrazione di starsi divertendo parecchio.

Nashi mosse dapprima solo un passo, per poi accelerare in una rapida corsa verso la vasca.

Verso i suoi amici, tutto ciò che gli premeva salvare nel mondo.

“ Nashi, aspett- !” La voce di Kigiri lo raggiunse a stento quando aveva già spiccato un salto verso l’acqua.

Non seppe mai cosa avrebbe voluto dirgli, perché nel momento in cui tutto il suo corpo fu immerso, il suo campo visivo venne dominato da un colore: il rosso del sangue.

 

 

 

 

“ Ti sembra giusto farlo ?”

“ Che c’è? Proprio ora hai dei ripensamenti ?!”

Mentre fuori dalla macchina imperversava una tempesta nel cielo notturno, all’interno esplodeva il dramma di tre vite.

Un uomo ed una donna parlavano, contendendosi al centro una culla. L’edificio sull’immediata destra aveva le luci fuori accese, invitanti più che mai in quel momento. La scritta “Orfanotrofio” troneggiava sulla porta.

“ Stavo parlando della polizia. La polizia! Se ci vedono abbandonare un bambino per strada potrebbero pure arrestarci, lo sai ?” Inveì la donna, spingendo la culla verso il guidatore.

“ Per questo lo facciamo di notte, stupida! E comunque parli come se nessun altro al mondo non avesse mai voluto sbarazzarsi dei propri figli …” Qualcosa dentro la culla scoppiò a piangere, destato dalle urla sempre più inferocite.

“ Un sacco di persone hanno i soldi per mantenere i figli! Non come te che li sperperi nei casinò.”

“ Parli proprio tu! Eri tu quella che voleva impegnarsi in una relazione, non io. E guarda dove siamo finiti! Te l’ho sempre detto che non sono un pozzo di soldi, e che diamine! Dopo nove mesi di gravidanza finalmente hai capito che nemmeno tu lo volevi questo bambino !”

Il dialogo continuò fino a che l’uomo non spinse violentemente la culla addosso all’altra, soffocando un’imprecazione tra i denti.

La donna a quel punto gli rivolse uno sguardo di puro odio, ma stringendo i pugni attorno ai manici della cesta mantenne il silenzio.

Accompagnata da un lampo che illuminò il cielo a giorno, aprì la portiera dell’auto.

“Senti… fammelo lasciare fuori dall’orfanotrofio e basta! Non voglio avere niente più a che fare con voi due da stasera.”

Mosse i primi passi sul marciapiede fradicio, avvicinandosi a quella calda luce. Mentre il neonato urlava il suo dolore, lei lo posò davanti alla porta. Senza dire una parola e senza degnarlo di un pensiero, si incamminò via.

Quando anche la macchina fu ripartita, il cielo non aveva smesso di piangere ed il bambino di soffrire.

 

Quello non era un sogno, e Nashi lo sapeva. Era il suo primo ricordo, qualcosa che avrebbe portato per sempre con sé.

Dai suoi occhi chiusi sgorgarono delle lacrime.

- Perché deve fare sempre così male ?-

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Perdonate i due mesi di assenza, ma tanto, come dissi già lo scorso anno: nessuno ha davvero voglia di scrivere (o anche leggere) centinaia di capitoli con il caldo dell’estate.

Adesso però sono tornato in carreggiata, e vi do anche una buona notizia: domani verrà rilasciato il prossimo capitolo! Yes, è stata una settimana produttiva, e non conto di perdere troppo tempo su questo Chapter Four, come ho fatto invece con il Chapter Three.

Alla prossima!

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Capitolo 25
*** Chapter Four (Part Four) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 4)  Daily Life

 

 

Quando Nashi riaprì gli occhi avvertì tutto il peso che lo aveva oppresso durante il suo sonno sollevarsi e svanire. Ciò gli procurò quasi sollievo, e cullato da uno sconosciuto torpore aprì gli occhi.

Si trovava in camera sua, sul proprio letto, tuttavia una sensazione di dejà-vû lo allarmò all’istante.

- La piscina !- Il ricordo gli riapparve nitido grazie alla sua memoria sovrumana, spaventandolo.

Fece per girarsi, ma una presenza allungò una mano verso di lui.

“ Ti sei svegliato, Nashi …” La mano si era posata sulla sua, già sudata per la tensione ed artigliata alla coperta nell’atto di alzarsi.

Nishizaka lo guardava ora con un sorriso sollevato e gentile. Gli aveva parlato con voce bassa, tradendo solo in parte l’evidente preoccupazione che nutriva. Si era seduta su di una sedia accanto al letto.

Per il ragazzo fu impossibile definire quanto tempo fosse passato, a causa della mancanza di finestre nella propria stanza di dormitorio. Non fu quello però il suo primo interrogativo.

“ Cosa è successo ?” Si sentì subito affaticato anche solo nel pronunciare quelle poche parole.

“ In piscina hai iniziato a perdere molto sangue dal naso e hai rischiato di annegare mentre svenivi. Per fortuna eri vicino a tutti noi, così ti abbiamo soccorso.”

Subito il bruno avvertì una scarica di nausea sentendosi raccontare tutto ciò, ed il suo viso si contorse nel disgusto. La ragazza fece scivolare la mano lungo il suo braccio, accarezzandolo dolcemente.

“ Devi esserti molto affaticato in questi giorni, o forse è la mancanza di vitamina D… comunque è solo un po’ di epistassi, hai bisogno semplicemente di riprendere le forze.”

Per quanto le parole dell’Ultimate Web Personality avessero cercato di confortarlo, l’espressione di Nashi era dura e molto tesa.


“ Non ho ricordi dell’istante in cui sono svenuto …” Cominciò col dire, sciogliendo il silenzio.

“ Tuttavia ho impressa una sensazione nella mia mente: la paura di morire. Io ho creduto di star morendo, e questo mi ha spaventato nonostante fossi incapace anche solo di reagire.”

Debole ed indifeso. Non era stato nient’altro fino a quel momento.

A differenza di Kumagai, Takejiro o Umezawa lui non sapeva come difendersi. Tutto ciò che gli faceva combattere la paura di essere ucciso era la fiducia nei suoi amici, ma questo non sempre bastava.

Aveva paura di non potersi difendere dagli inganni di Monokuma, o dalla disperazione che quest’ultimo poteva risvegliare nei propri compagni. Non era abbastanza forte da difendersi da queste eventualità.

- Ecco perché io sono destinato ad aver paura della morte.-

 

“ Vorrei che qualcuno mi abbracciasse mentre muoio …” Disse la ragazza, con il capo chino ed ore le mani che stringevano il nulla.

Il bruno le rivolse lo sguardo, confuso, quando lei ricominciò a parlare.

“ Ci sono così tante morti orribili nel mondo: vittime di guerra, bambini che non hanno mai visto la luce, persona abbandonate sulla strada. Forse l’unica morte che possa definirsi dolce, e magari anche rispettosa nei confronti della vita è proprio quella tra le braccia di chi ti ama.”

Una ciocca di capelli scivolò lungo il viso di lei, eppure Nashi riuscì a scorgere chiaramente un sorriso colmo di tristezza.

“ È solo un pensiero che pubblicai sul mio blog quando ero piccola.” Spiego lei con imbarazzo, riaggiustandosi i capelli.

“ Pubblicavi pensieri sulla morte nel tuo blog ?” Domandò spontaneamente Nashi, vedendola annuire.

- Non pensavo che fosse nato così il suo blog… dato che è il più seguito del Paese.-

“ Amavo le poesie e la filosofia, erano il modo più bello per conoscere i pensieri altrui su qualcosa che mi spaventava come la morte… e le parole che leggevo erano sempre così incantevoli. Avrei voluto anche io parlare di ciò che mi spaventava come una lode o una dedica.”

Mentre parlava Nishizaka sembrava rivolgersi ad un passato per il quale provava nostalgia infinita, nonostante l’ombra della tristezza aleggiasse ancora su di lei.

Nashi ripeté: “Amavi ?”

Lei sospirò “ Ora non ho più tempo per pubblicare poesie, e so che non tutti i miei followers apprezzerebbero. Mi focalizzo sui trend più in-topic come i locali da visitare, i film da guardare, le fiere a cui prendere parte… ho perso anche solo la voglia di pensare un po’ a me stessa.”

Facendo ricadere il silenzio su quella discussione, i ragazzi presero a guardare per terra con aria sommessa.

Entrambi avevano paura della morte, perché quel luogo non faceva altro che far ricadere tutte le peggiori paure ed angosce del mondo lì fuori su di loro.

Da prigionieri venivano assillati con l’ossessione per loro stessi: la disperazione urlava all’ego di riprendersi la vita a costo di qualcosa di imperdonabile.

“ Grazie per essere rimasta qui con me.”

 

L’Ultimate Web Personality sollevò la testa di scatto, incredula. Con gli occhi sgranati ed il viso ancora pietrificato su di una maschera di oppressione, guardò davanti a sé.

Nashi le stava sorridendo con un alone di rossore sulle guance, tuttavia si impegnava per mantenere gli occhi fissi nei suoi.

“ E grazie per avermi aiutato. La paura di morire svanisce quando attorno sento di avere degli amici come voi.” Continuò il bruno, ed allora vide Nishizaka rispondere con un altro sorriso.

“ Amici …” Sussurrò lei, accarezzando le coperte accanto a dove era steso l’Ultimate Memory.

“ A proposito di questo, Nashi, ti volevo chiedere… tu di fidi davvero di Lilith ?”

La domanda colpì il ragazzo a bruciapelo, tuttavia non perse tempo a rispondere: sapeva già cosa dire.

“ Io mi fido di tutti perché voglio salvare tutti, e voglio salvare tutti perché mi fido di tutti. Siamo sulla stessa barca, siamo compagni… ed abbiamo sofferto abbastanza.” Per un attimo si era fatto serio mentre pronunciava quelle parole, ma poi di colpo era tornato a guardare fisso negli occhi la ragazza.

“ È un motto a cui penso per darmi forza, diciamo che l’ho imparato… a memoria !” Concluse la frase con un sorriso un po’ imbarazzato per la battuta.

Ad ogni modo, il suo discorso aveva irradiato Nishizaka di una luce calda, capace di rasserenare il suo spirito ricolmo di preoccupazione.

“ Ti ammiro molto per questo, Nashi …” Sussurrò con un filo di voce, stringendosi nelle spalle.

Rimasero insieme a parlare del più e del meno fino a dimenticarsi dello scorrere del tempo. Quando Nashi comunicò che la nausea e la debolezza gli era passata, l’Ultimate Web Personality sembrò molto contenta.

“ Bene! Vuoi provare a fare due passi ?” Gli chiese, tendendogli la mano.

Lui la prese ed insieme si alzarono. Recuperò le proprie scarpe ai piedi del letto.

 

Era sul punto di uscire, quando un ricordo molto più importante prese iniziativa nel suo cervello, come se avesse scostato violentemente tutti gli altri pensieri.

D’improvviso l’adrenalina a causa di quella illuminazione gli fece guardare la ragazza con uno sguardo molto più intenso, al punto da farla sussultare.

“ Nishizaka, ti devo dire una cosa !” Esclamò.

“ Ben risvegliato, Nashi! Sono contento di non vederti morto per circostanze naturali !” La voce squillante di Monokuma irruppe con prepotenza nel silenzio vibrante della stanza.

L’orso era apparso dal nulla, in piedi sul letto. Indossava un camice da medico, con tanto di occhiali e stetoscopio attorno al collo.

“ Dopotutto ti avrei curato anche dalla peggiore malattia: non posso permettere che moriate in qualsiasi modo che non sia la morte per omicidio !”

L’Ultimate Memory aveva contratto ogni muscolo del suo corpo, attanagliato dalla rabbia così come dal nervosismo. Avrebbe voluto annientare Monokuma con un solo colpo, ma non poteva.

- Ero sul punto di rivelare a Nishizaka del piano di fuga !- Si morse il labbro e mantenne il silenzio.

 

“ Davvero è impossibile morire non ammazzati ?” Domandò scettica la ragazza, come al solito non trattenendosi dal guardare l’orso con disprezzo.

“ Virtualmente impossibile, sì !” Annuì lui.

“ E se io mi puntassi una delle pistole dell’Armeria in bocca e premessi il grilletto ?”

“ Sfidi i miei riflessi, carina! Sono capace di tagliare in quattro una goccia di pioggia con una katana, figurati se non posso evitare il suicidio.”

“ Sì, vabbé !” Sbottò l’altra, mostrando una smorfia seccata.

“ Tu! N-N-Non mi credi ?!” A quel punto il peluche sembrò molto offeso e colpito da quella mancanza di fiducia, tanto che iniziò a tremare spasmodicamente.

“ Per niente !” Nishizaka aveva incrociato le braccia al petto, distogliendo lo sguardo dall’animale.

“ N-Non mi credi?! T-Tancredi ?!” Continuò l’altro.

“ Eh ?” Fece Nashi, confuso da quel dialogo.

“ E allora vi presento una nuova regola, mannaggia a voi! Ora sì che mi crederai !” Nell’istante in cui l’orso bianco e nero sollevò le zampe al cielo, gli e-Handbook degli studenti iniziarono a squillare.

Incuriositi loro li accesero, così videro gli schermi presentare il Regolamento. Improvvisamente si aggiunsero delle nuove scritte, modificando la schermata.

L’ultima parte in fondo alla pagina recitava così:

“  Regola Numero Otto: Monokuma renderà vano ogni tentativo di suicidio.

Regola Numero Nove: Altre regole potranno essere aggiunte in futuro.

 

“ Come sei permaloso… hai davvero aggiunto una regola solo perché non ti credevo ?” Chiese esterrefatta l’Ultimate Web Personality.

“ Taci! Itachi! E sappi che ti tengo d’occhio… Pinocchio !” Rispose rabbiosamente Monokuma, per poi sparire come suo solito.

Quando finalmente regnò la pace, una terribile angoscia si era posata sulle spalle di Nashi.

- Adesso come farò ad avvisare Nishizaka del deltaplano ?-

 

 I due compagni raggiunsero il Salone, trovando ogni tavolo sparecchiato nonostante la maggior parte degli studenti stesse sostando lì.

Qualcuno approcciò Nashi per chiedergli come stesse, mentre altri si confrontavano sulla nuova regola apparsa nel Regolamento. Gli venne detto che Umezawa si trovava in bagno, Ebisawa stava dormendo nella propria camera mentre di Takejiro non c’era alcuna traccia.

“ È già passata ora di pranzo ?” Chiese il ragazzo a Kumagai, trovandola pensierosa ed in disparte ad un tavolo.

“ Sì, da qualche ora. Quello stupido non si è nemmeno presentando …” Rispose lei, continuando a fissare la porta del bagno dei maschi in apprensione.

“ Ah, Umezawa …” Mormorò allora il bruno, ipotizzando che sicuramente lo stuntman era al lavoro sul suo progetto.

“ A proposito, Kumagai, sembrerebbe che tu ed Umezawa ultimamente andiate molto d’accordo !” Nishizaka si intromise nella discussione, balzando al fianco del ragazzo e cingendogli un fianco in un abbraccio.

Lui non si poté ritrarre a causa della forte stretta di lei, così nulla gli poté impedire di divenire rosso come un peperone.

Più o meno lo stesso destino era capitato all’Ultimate Contorsionist, la quale aveva abbassato lo sguardo, gonfiando le labbra in una smorfia imbarazzata.

“ Ehm, ecco …”

“ Che invidia! Siete così carini !” Squittì la rosa, stringendo ancor più forte Nashi. Il bruno soffocò un gridolino di sorpresa, fortunatamente venendo rilasciato dalla ragazza.

“ C-Comunque credo che andrò a dare un occhiata ad Umezawa !” Balbettò frettolosamente, cercando di allontanarsi dalla sua fonte di disagio incamminandosi verso il bagno.

Sentì quasi le proteste dell’Ultimate Web Personality alle sue spalle, quando sulla strada gli spuntò davanti Kigiri.

Con il suo sguardo gelido la ragazza lo pietrificò sul posto, facendogli notare come cercasse la sua attenzione.

“ Kigiri ?” Lui si accostò.

“ Sono contenta di rivederti in piedi. Ti sei ripreso ?” Lo interruppe lei, sollevando una mano per zittirlo.

In quel momento Nashi comprese che non c’era nulla di cui preoccuparsi: la criminologa voleva solo sapere come stesse.

Tirando un sospiro di sollievo annuì: “ Sì, anche se non ho ben capito cosa mi sia preso. Grazie per avermi portato in camera, chiunque sia stato.”

“ Merito di Kumagai ed Akagi. Invece non ringrazi me per averti rivestito ?”

“ Cosa ?!” Esclamò lui, stupefatto e forse ancor più in imbarazzo di prima.

La ragazza non batté ciglio: “ Eri bagnato fradicio, ma ti sei asciugato in fretta fuori dall’acqua. Ad ogni modo era importante recuperare i vestiti per prendere le chiavi della tua camera, quindi per non lasciarti nudo …”

“ Ok, ok! Ho capito, basta con questi dettagli, per favore !” La supplicò il ragazzo, coprendosi la metà scoperta della faccia con una mano.

“ Ti ho chiesto di dirmi grazie, non basta! Ubbidisci !” Sentenziò l’altra, serissima.

Il bruno scostò le dita per guardare con i suoi occhi colmi di vergogna la ragazza, deglutendo a vuoto per la pressione.

Dopo qualche secondo però il silenzio venne interrotto dal suono di una risatina.

“ Eh ?”

“ Sei davvero facile da intimidire.” Un sorriso compiaciuto era apparso sulla classica maschera di pietra della ragazza, la quale sembrava molto divertita dalla sua reazione.

Nashi si gratto nervosamente la testa, riprendendo compostezza.

“ Uno scherzo da parte tua, Kigiri… davvero qualcosa che non mi aspettavo.”

“ Comunque sia sono davvero contenta che tu stia meglio. Quando ho visto tutto quel sangue in acqua… non ho potuto non pensare che stesse succedendo qualcosa di terribile ancora una volta.”

“ Ehi! Sono solo debole di costituzione, sta tranquilla. Mi dispiace di aver fatto preoccupare tutti voi.”

I due si guardarono negli occhi, entrambi più sollevati, o almeno cercando di convincersi che tutto stesse andando per il meglio.

 

“ Hai già perlustrato i Magazzini ?” Domandò il ragazzo, riallacciandosi all’ultimo dialogo avuto con la criminologa in piscina.

“ Sì. Ebisawa ed Amari ci stanno andando molto spesso per raccogliere il materiale necessario per la festa.”

“ E… ciò di cui volevi parlarmi ?”

“ Non è il momento, né il luogo.” La ragazza gli diede le spalle, iniziando ad incamminarsi verso un tavolo.

“ Aspetta, Kigiri.” Cercando di non dare troppo nell’occhio ed abbassando appena al voce, lui la raggiunse con un breve scatto.

Le si parò di fianco, all’altezza del suo orecchio.

“ Potresti informare tu Nishizaka di quello che non sa ?”

Non si aspettava di certo un rifiuto, però il ragazzo rimase sorpreso quando lei si irrigidì al suono della sua voce. La risposta tardò ad arrivare, ma poco prima che lui potesse insospettirsi ulteriormente, sentì:

“ Va bene.”

Kigiri si voltò per guardarlo negli occhi.

“ Zayasu lo sa ?” Chiese per ultima cosa lui.

“ Sì, è stato informato da Akagi.”

Detto ciò, senza destare altri sospetti, i ragazzi presero strade diverse in totale serenità.

 

Nashi entrò in bagno, dirigendosi automaticamente dove sapeva avrebbe trovato Umezawa.

Vide l’amico accovacciato nel suo solito angolo, questa volta circondato da molte meno cianfrusaglie e con davanti a sé uno scheletro di cavi e tubi metallici ben più grande.

Il rosso si voltò, sentendolo arrivare, e mise in mostra un sorriso raggiante.

 “ Nashi! Mi hanno detto che sei andato a fondo come un sasso in acqua !”

Nonostante l’Ultimate Memory non ci trovasse nulla da ridere, ricambiò il sorriso.

“ Colpa mia che non ho seguito le tue indicazioni sulla salute, vero ?”

Umezawa annuì con fare serio.

“ Tu e quell’Ebisawa siete uguali!  Sono sicuro che se anche tu provassi ad aiutarmi dopo a stento un’ora saresti stanco morto come è lui adesso. Per questo devo lavorare da solo, sono l’unico capace di farcela …”

Man mano che parlava il suo tono di voce si faceva sempre più flebile, come se stesse mormorando tra sé e sé piuttosto che ad un interlocutore vero e proprio.

Nashi trovò molto strano questo comportamento, così come il non poter guardare negli occhi il suo amico: a stento aveva sollevato lo sguardo dal proprio operato.

“ Kumagai era preoccupata per te.” Disse allora, cercando di portare avanti il dialogo.

Il silenzio del bagno era spezzato dai rumori di chiave inglese sui bulloni conficcati nei tubi, o dal frusciare dei cavi lungo l’imbracatura.

“ Ebisawa mi ha portato qualcosa dalla cucina. Sto bene.”

Nuovamente non ci fu nessuna continuazione, ed il tono meccanico con cui rispondeva l’Ultimate Stuntman evidenziava solo la durezza della sua solitudine autoimposta. Nashi non sapeva davvero come reagire, tanto meno come sentirsi a riguardo.

Sapeva che il suo amico stava lavorando in quel modo così estenuante da due giorni solo per salvarli tutti, eppure le preoccupazioni altrui sembravano scivolargli addosso senza nemmeno alleggerire il suo carico.

 

Fu sul punto di lasciarlo da solo, perché tanto non sarebbe cambiato nulla, quando si sentì chiamare.

“ Volevo parlarti di una cosa, perché magari te ne intendi di queste cose.”

Il rosso si era espresso in un modo misterioso e criptico, così per Nashi fu impossibile non fermarsi, incuriosito.

“ Penso che mi stiano tornando dei ricordi che quel maledetto orso bastardo mi aveva cancellato.” Disse serenamente il ragazzo, nonostante il peso di quella rivelazione ebbe un effetto molto diverso sull’altro.

“ Davvero ?!” Esclamò infatti Nashi. “ E cosa ricordi ?”

“ In realtà solo sensazioni… come la paura, lo sconforto, la disperazione …” Si soffermò su quell’ultima parola in una pausa riflessiva, mentre i suoi muscoli agivano instancabilmente.

Era strano notare il contrasto tra essi ed i suoi occhi persi nel vuoto, o meglio, nei ricordi.

“ Credo di aver desiderato ardentemente la morte, un tempo... non so quando. Però è da prima dell’ultimo Processo di Classe che mi sembra di rivivere un trauma.”

A Nashi saltò all’ora all’attenzione il ricordo del comportamento di Umezawa durante le investigazioni sull’omicidio di Fujima Wakuri.

 

 “ Cosa stai insinuando? Vuoi di nuovo cercare rogne come l’altro giorno ?!”  Umezawa sollevò un pugno davanti al viso, sostenendo uno sguardo di sfida con l’Ultimate Liar per qualche secondo.

Nonostante la rabbia, però, dopo poco abbassò la mano e sospirò esasperato.

“ No… lascia stare.” Con un tono tanto abbattuto e debole da non sembrare appartenente proprio a lui, si infilò le mani in tasca e camminò via.

 

“ Se devo sopravvivere solo per potere vedere arrivare il giorno in cui qualcuno di voi morirà, allora preferisco morire adesso e non vedere nessun’altro soffrire !”

 

“ Non voglio più niente di tutto questo: cadaveri, Monokuma File, l’ascensore, i Class Trial! È orribile! Come potete pensare di vivere in un mondo dove qualcosa del genere esiste ?!”

 

Sicuramente dopo essere sopravvissuti al processo il suo atteggiamento era ritornato ad essere quello di sempre, ma ciò non cancellava quella bizzarra e terrorizzata parentesi della sua vita.

“ Non riesci a capire a cosa sia legato tutto ciò? Forse si tratta di qualcosa accaduto mentre o dopo essere stato rapito …” Provò a suggerire il bruno, ma vide l’altro scuotere la testa in disaccordo.

“ Bha! Non importa, comunque… so solo che poco dopo ho ricordato di avere una ragione di vita.”

“ Una ragione di vita ?”

“ Esatto, qualcuno mi diede una ragione per vivere! Però… non so chi fosse. Ricordo solo di essere stato salvato da tutta quella merda e di essermi sentito di nuovo meglio.”

Quella conversazione diventava sempre più strana ed imprevedibile con tutte quelle rivelazioni di vitale importanza, ma sicuramente difficili da collocare nel tempo.

“ Pensavo tu mi sapessi aiutare !” Sbottò ad un certo punto il rosso, imprecando e cozzando il suo pugno sul terreno.

“ Hai presente quando dopo uno sbornia passano diversi giorni in cui recuperi gradualmente i tuoi ricordi ?”

“ No! La mia memoria non funziona così !” Ribatté il ragazzo, sentendosi incompreso e per questo deluso.

Nella più totale confusione il discorso deragliò dopo poco, così Nashi lasciò il bagno senza aver ricavato niente.

Dopotutto gli premeva principalmente accertarsi che il suo amico stesse bene.

E, proprio per lo stesso motivo, sapeva a chi rivolgersi adesso.

- Anche Takejiro ha ammesso di star recuperando dei ricordi, ultimamente …-

 

Provò a cercarlo nel suo dormitorio, eppure non ricevette risposta. Il ragazzo si rese conto così di non aver visto l’Ultimate Liar nemmeno una volta quel giorno.

Mentre sostava davanti alla porta di Takejiro nel corridoio, avvertì lentamente una sensazione familiare di placidità impossessarsi del suo corpo. Sapeva cosa fosse: era iniziata la sera.

Alle sue spalle udì il rumore di un’altra porta che si apriva.

“ Oi Nashi, apparecchiamo tu ed io oggi.” Borbottò Ebisawa, grattandosi pigramente il sedere mentre usciva dalla propria stanza e trascinava le pantofole.

Il bruno sorrise. Purtroppo il suo orologio biologico aveva ragione, in quanto si era abituato ai ritmi della vita in quella torre al punto da riconoscere l’orario senza nemmeno dover guardare l’esterno.

Pregò ovviamente affinché quella triste condizione non durasse ancora a lungo, e seguì l’Ultimate Radio Host.

 

Quando la cena fu pronta, alle 22 in punto tutti furono presenti in Salone.

Per l’appunto Nashi fu sorpreso di rivedere Takejiro far capolino dalla porta assieme a Kigiri, Lilith e Zayasu.

- Quei due sono una coppia fissa, ormai …- Pensò il ragazzo guardando la ragazza magica e lo scrittore parlare tra di loro.

- Però quando Takejiro e Kigiri confabulano c’è sempre qualcosa sotto.-

Comunque sia lui ed il corvino si sedettero a due tavoli diversi a causa di mancanza di spazio, e dovette cenare in compagnia di altri.

“ Certo che nei Magazzini al Quarto Piano si può trovare davvero di tutto.” Mormorò Ebisawa mentre mangiava.

“ Pensate che ho trovato un cuscino ortopedico, una maschera del sonno, dei tappi per dormire ed una coperta riscaldata… completamente a caso !”

“ Dubito tu abbia trovato tutto queste cose per dormire meglio a caso.” Osservò Umezawa, per poi scoppiare a ridere.

“ Comunque sia !” Li interruppe Amari, indicando i presenti con il cucchiaio ancora pieno di curry.

“ Grazie ai Magazzini abbiamo trovato tutto l’occorrente per la festa di dopodomani sera. Domani ci servirà solo una mano a spostare tutto al Secondo Piano, va bene anche in Palestra.”

E dicendo “ci servirà solo una mano”, agitò il cucchiaio verso i compagni, schizzando cibo ovunque.

“ Davvero avete trovato tutto l’occorrente ?” Domandò allora Nashi, il quale non aveva potuto aiutare nessuno nella ricerca.

“ Sì! Anche dei vestiti eleganti delle nostre taglie !” Cinguettò la video maker.

Ebisawa annuì: “ Nel magazzino a sinistra, che è evidentemente più grande di quello a sinistra, ci sono più cianfrusaglie… ma cianfrusaglie davvero utili.”

“ Ah, pensavo fossero delle stesse dimensioni entrambi i Magazzini.”

“ Bon, cena finita!  Vado in bagno !” Battendo le mani sul tavolo, Umezawa si alzò con un gran sospiro.

“ Il dolce !” Lo interruppe Kumagai, apparsa alle sue spalle, mentre con una mano lo rimetteva seduto e con l’altra adagiava di fronte a lui un budino alla vaniglia.

“ Grazie !” La ringraziò lui con un bacio volante.

- Almeno c’è qualcuno che lo fa mangiare …- Pensò divertito l’Ultimate Memory, preoccupandosi un po’ meno per il suo amico.

 

A cena finita, dopo meno di un’ora la maggior parte degli studenti si furono ritirati nelle proprie stanze.

Nashi vide Takejiro uscire dal bagno dei maschi dopo una lunga assenza, assieme ad Umezawa, ed entrambi si ritirarono nel corridoio dei dormitori.

Il ragazzo allora si voltò verso Kigiri,  rimasta come lui per chiudere le porte della Sala Computer, della Sala Giochi e della Cucina.

“ Kigiri, tu hai idea di dove sia stato tutto il giorno Takejiro ?” La domanda era palesemente retorica.

“ Gli ho chiesto di controllare assiduamente che nessun’arma manchi dall’Armeria.” Rispose serenamente lei mentre girava la chiave nella serratura.

Il bruno non poté che lasciarsi sfuggire un flebile verso di sorpresa, senza però aggiungere nulla.

- Kigiri vuole essere così cauta anche se tra due giorni lasceremo questa torre? Ma perché ?-

Purtroppo quell’interrogativo non uscì mai dalla sua bocca, perché la ragazza si diresse verso i dormitori non appena ebbe finito il suo compito.

Erano le 23:40, così il ragazzo decise di andare a dormire, sempre più insoddisfatto e dubbioso.

 

 

 Giorno 14

Ore 8:00

 

“ Oohayo Goodmorning, miei cari Ultimate Students.”

Una luce fredda avvolse Nashi nel suo nuovo sogno, accompagnata da una voce inquietantemente calda ma inespressiva.

Una sensazione di sconforto e disagio lo avvolse sin dal primo istante, mentre man mano la luce diventava insopportabile.

“ Sono qui per comunicarvi… l’arrivo imminente della vostra fine.”

Le parole, dapprima confuse ed ovattate, divennero sempre più nitide. La voce era più forte, assordante.

Nashi spalancò gli occhi, perché quello non era l’ennesimo sogno.

 

Davanti al letto il monitor si era acceso, proiettando una luce blu elettrica nella stanza buia ed illuminando il suo corpo atterrito sotto le coperte.

Il ragazzo inavvertitamente incassò la schiena nella testata del letto.

Davanti a sé era riapparso il giovane uomo biondo che aveva svelato loro la sua identità durante l’ottavo giorno di prigionia.

Il suo nome era stato ripetuto innumerevoli volte nei discorsi degli studenti e tra i pensieri dello stesso Nashi, al punto che lui stesso si ritrovò incoscientemente a ripeterlo.

“ Tabata Bussho …”

E Tabata Bussho continuò a parlare, abbracciando un Monokuma e fissando davanti a sé con occhi di ghiaccio, dietro i suoi occhiali.

 

“ È ineccepibile che questo Killing Game non si sia concluso in metà mese, dunque pongo da oggi una nuova condizione. Non avrete più moventi come le Richieste, la Killer Card o i Monokuma Bangle… bensì un limite di tempo.”

Il tono lento ed inesorabile del mastermind rappresentava perfettamente l’implacabile terrore che stava paralizzando il ragazzo mentre ascoltava quelle parole.

“ Dodici giorni. Duecentoottanta ore. Al tramonto del vostro venticinquesimo giorno di prigionia, farò esplodere tutte le bombe in questa torre, seppellendo definitivamente la vostra patetica resistenza.”

Tabata si tirò su gli occhiali, facendo riflettere sulle lenti le luci che lo circondavano e rendendo il suo sguardo ancora più irraggiungibile.

“ Avete però due modi di salvarvi da questo destino. Il primo è ovviamente superare il Killing Extra-Curricular Course uccidendo uno studente. Il secondo invece consiste nell’uccidere il mio infiltrato: in quel caso moriremo solo io e lui, mentre tutti i sopravvissuti saranno liberi di fuggire !”

Il monitor si spense mentre riecheggiava nell’aria un’ultima dichiarazione.

“ Ve lo ripeto: rinunciate alla speranza.”

La camera fu nuovamente buia come la mente dell’Ultimate Memory, fin troppo scosso anche solo per muoversi.

Un gelo crudo e spietato si era conficcato fin dentro le sue ossa, non facendolo sentire al riparo nemmeno sotto il caldo delle coperte che lo avevano accompagnato nel sonno.

Si era svegliato per vivere un incubo.

 

Quando recuperò abbastanza coraggio e forza da alzarsi dal letto non aveva idea di quanto tempo fosse passato, tuttavia il momento venne scandito da un rumore di scatto proveniente dalla serratura della sua porta.

- Come mi disse Kigiri, anche la scorsa volta le porte erano rimaste chiuse durante il video …- Pensò, ancora stravolto dalla confusione ma incapace di scappare dai propri ricordi.

Si trascinò verso l’uscita, ripiombando nella realtà e nei corridoi del dormitorio.

“ Dannazione… quel tipo è fuori di testa !” Sentì qualcuno alla sua sinistra ringhiare sommessamente.

Trovò immediatamente Zetsu, con lo sguardo terrorizzato perso nel vuoto ed i denti stretti.

Come lui tutti gli altri sopravvissuti si erano riversati all’esterno delle loro camere, svegliati in un quattordicesimo giorno all’inferno.

“ Quindi c’è davvero un infiltrato come aveva detto Lilith nello scorso processo …” Mormorò Akagi, intento ad asciugarsi nervosamente tutto il sudore che colava dalla sua fronte.

“ Io? Io avrei detto una cosa simile ?” L’Ultimate Majokko si portò immediatamente le mani al viso, incredula.

“ S-Sì. Ci sono due mastermind per questo gioco: Tabata Bussho e l’infiltrato. Ci dicesti così.” Prontamente Zayasu corse a cingerle le spalle con le proprie mani, guardandola dritta negli occhi con tutta la compostezza che cercava di recuperare.

“ Però tu stai tranquilla… loro ti hanno usata, ma non sei più in combutta con loro… tantomeno sei l’infiltrata.” Disse tutto ciò mentre la sua voce diventava sempre più sicura di sé e dolce.

La rossa sollevò lo sguardo verso di lui, rimanendo a bocca aperta mentre provava a rilassarsi.

“ Però all’epoca ci desti anche un’altra informazione interessante !” Quel momento che sarebbe potuto essere di ispirazione per tutti venne interrotto da Takejiro, il quale aveva sollevato il dito con aria incuriosita.

“ Ovvero che se avessi raggiunto il Quinto Piano, allora avresti avuto un indizio per scoprire la sua identità… questo significa che arrivando lì potresti avere più chance di smascherare l’infiltrato, ucciderlo e salvare tutti i restanti.” Il modo in cui parlava era serio, esattamente come la sua espressione, però tralasciava quasi l’ombra un invito o di un consiglio.

Questo fece venire i brividi a Nashi, il quale guardò l’Ultimate Liar atterrito dalla sua nonchalance.

“ Il Quinto Piano… mancherebbe così poco, in teoria.” La voce di Akagi fuoriuscì da un Ultimate Rhythm Game Player completamente pallido ed inespressivo come un guscio vuoto.

In disparte, Umezawa si portò una mano alla fronte, esclamando debolmente: “No… non possiamo. Arrivare al Quinto Piano vorrebbe dire farlo grazie alla morte di altre persone …”

 

“ Proprio per questo non dobbiamo cadere nella trappola di quell’occhialuto maledetto! Noi usciremo di qui sani e salvi grazie alle nostre forze !”

Fu proprio quando anche le speranze costruite in quei giorni sembravano crollare, che Kumagai esplose in quell’urlo.

I suoi compagni rimasero immobili per la sorpresa, guardandola ergersi a testa alta e con i pugni sui fianchi.

“ Non dobbiamo dare retta a nessun mastermind! Se siamo arrivati qui fin’ora non è grazie a loro, come vuole farci credere l’occhialuto… ma è perché continuiamo a combattere ogni giorno !”

L’Ultimate Contorsionist a quel punto sorvolò con lo sguardo tutti loro, eppure per qualche secondo si soffermò su Umezawa. Lo trovò intento a fissarla con gli occhi spalancati e lucidi, in attesa che ricominciasse a parlare.

“ Dovete credere nelle vostre capacità. Finché saremo uniti ed avremo fiducia in noi stessi, allora il modo per fuggire esisterà.”

Tutto attorno era piombato il silenzio, e nessuno osò parlare ancora.

Persino Takejiro aveva immediatamente chinato la testa, non trovando modo di reagire.

Amari ed Ebisawa si guardarono l’un l’altro speranzosi, proprio come Zayasu con Lilith.

Nishizaka cercò con lo sguardo Nashi, accennando un sorriso come per salutarlo dopo una lunga assenza. Era pur sempre felice di rivederlo.

Kigiri annuì con le braccia conserte, non trovando parole migliori.

“ Sì …” Mormorò Umezawa, sussurrando appena, mentre rapidamente si asciugava gli occhi con la manica, sperando di non essere visto. Intanto Kumagai gli passava di fianco, dirigendosi verso la Cucina.

“ Su, forza! Inizia una nuova giornata e qualcuno qui deve preparare la colazione per tutti !”

 

Dopo qualche ora Nashi si trovava intento raggiungere il Quarto Piano. Aveva bisogno di parlare con Takejiro, e a quanto diceva Kigiri si poteva trovare nell’Armeria. Un luogo macabro, ma decisamente adatto al corvino.

Durante la lunga salita dell’ascensore, il ragazzo si ritrovò solo con i propri pensieri.

- Il discorso di Kumagai serviva a tutti noi, ma era chiaramente un messaggio diretto ad Umezawa: se lui perde la speranza in ciò che sta facendo, siamo tutti condannati a morire entro dodici giorni.-

Riteneva incredibile come l’urgenza di un piano di fuga crescesse con il passare dei giorni e con il presentarsi di nuove avversità.

Non appena fu uscito dall’ascensore, il rumore di qualcosa di pesante che cozzava contro una parete lo colse di soprassalto.

Lanciò un gridolino, ma fu felice che nessuno l’avesse sentito. Allarmato, comprese che il rumore provenisse dalla parete al suo fianco.

Non trovò nulla per terra o in giro.

- Aspetta però, qui di fianco c’è il magazzino di sinistra… a detta di Ebisawa ed Amari dovrebbe essere il più grande, quindi è possibile che sia dall’altra parte di questa parete.- Ipotizzò, e così facendo uscì dal bagno per controllare.

Non vide nessun altro in giro per il corridoio principale del Quarto Piano, così si fiondò immediatamente alla sua destra nel magazzino.

Seguendo una mappa tridimensionale che si era creato da solo, raggiunse il punto in cui il muro avrebbe dovuto separare quella grossa stanza dal bagno. Effettivamente notò proprio come uno scaffale fosse collassato sul suo stesso peso, riversando tutte le sue mensole ed il loro contenuto sulla parete.

Nella montagna di cianfrusaglie spuntava un cartoncino a forma di Monokuma in bianco e nero.

Una scritta a penna riportava: “ Hai trovato il Monokuma segreto.”

“ Vabbé …” Borbottò il bruno, accartocciandolo.

 

Quando uscì dal magazzino, tuttavia, ebbe una strana sensazione. Sembrava quasi che il mondo si fosse capovolto, tuttavia nello spoglio corridoio non era cambiato nulla.

- Ora sono… sul lato destro o sbaglio ?- Anche se confuso, decise di non prestarci troppa attenzione.

Poteva trattarsi di una disattenzione, e comunque era intenzionato a trovare Takejiro.

 

Purtroppo di lui non ci fu traccia nemmeno in Armeria, e siccome dubitava che si trovasse nell’altro magazzino, ritornò in ascensore a mani vuote.

In quei giorni non trovava mai il modo di parlare apertamente con chi volesse.

Durante la sua discesa si trovò a pensare per puro caso al robottino che aveva trasmesso il messaggio olografico due giorni prima.

- Future Foundation …- Ripeté quel nome all’interno della sua testa.

- Kigiri non sembra fidarsi, tuttavia se sono gli unici dalla nostra parte, dovremmo rivolgerci a loro quando saremo scappati di qui. Magari potrebbero aiutarci a capire cosa è successo al mondo durante La Tragedia.-

 

Tabata Bussho. Dal primo momento in cui aveva sentito il suo nome non aveva potuto non collegarlo ad un altro che solo lui conosceva, o meglio, ricordava: Tabata Ideyoshi, l’attuale preside della Hope’s Peak Academy.

- La Hope’s Peak Academy senza dubbio nasconde più di quel che crediamo… a detta di Lilith, inoltre, La Tragedia ha avuto inizio proprio a causa di un esperimento umano condotto su di uno studente… l’Ultimate Hope, Izuru Kamukura. Anche i fascicoli nella classe al Secondo Piano lo confermano.-

 

“ Quei ragazzi, un tempo compagni nel corpo del concilio studentesco, si sono ammazzati in preda alla disperazione proprio nella classe 5-C. E l’unico sopravvissuto fu Izuru Kamukura !”

 

“ Gli studenti si rivoltarono, le nazioni accusarono la Hope’s Peak, e ben presto, senza sapere più il perché, migliaia di guerre imperversavano ovunque provocando terrore e violenza. Non c’era più salvezza, solo una lotta tra chi voleva proteggere gli studenti, simboli della speranza, e chi voleva distruggere questo vano sforzo nel nome di Junko: questi ultimi vengono chiamati Ultimate Despair.”

 

- Forse Monokuma non sta usando impropriamente il nome dell’Accademia come pensavo …- Questo funesto interrogativo gli tenne compagnia durante tutta la discesa fino al Primo Piano.

 

In Salone trovò solo Akagi, sorprendentemente. Il videogiocatore sedeva con le spalle curve e la testa all’ingiù, sostenuta dai palmi delle mani.

Il bruno chiamò il suo nome, avvicinandosi per controllare se stesse andando tutto bene. Lo vide sollevare la testa e con un sospiro salutarlo debolmente.

“ Oi Nashi …” Aveva inclinato un angolo della sua bocca per formare un sorriso, ottenendo un risultato molto stanco e poco credibile.

L’Ultimate Memory non aveva bisogno di fare altre domande.

In quella torre ciò che accadeva ad uno, accadeva a tutti gli altri, quindi le paure di Akagi erano anche le sue.

Vivere l’esperienza dell’ultimatum dato da Tabata Bussho era stato traumatizzante, e nonostante il discorso di Kumagai fosse servito a ricordargli che una speranza esisteva, aveva ancora paura.

- Solo che… mi vergogno troppo a dirlo.- Ammise Nashi, mentre prendeva una sedia e la avvicinava a quella dell’amico.

- Sarebbe come dubitare di Umezawa, no ?- Si sentiva parecchio in colpa per questi pensieri.

“ Certo che in questi giorni ci siamo anche divertiti.”

Le parole del ragazzo dai capelli viola eruppero dalla sua bocca con così poco preavviso, che Nashi dovette impiegare qualche secondo prima di capire che avesse parlato.

Si girò verso di lui, aspettando che riprendesse.

“ So che sembra un’atrocità dire qualcosa del genere di giorni dove altri studenti si sono uccisi a vicenda… però ci siamo fatti forza anche con dei bei momenti. Mi mancheranno …”

L’Ultimate Rhythm Game Player rivolse lo sguardo verso il lato destro della sala.

“ Le partite in Sala Giochi con Domen, la serata cosplay e ieri in piscina. Anche la festa sicuramente sarà bellissima.”

“ Lo penso anche io.” Gli diede ragione Nashi, contento. “ Passare del tempo con voi mi fa trovare la forza per andare avanti. Quando mi sento perso… so che ci siete.”

“ Già. Se non avessi la sicurezza che presto usciremo di qui… mi sarebbe quasi dispiaciuto …” La voce dell’altro ragazzo si perse in un sussurro.

 

- Eh ?- Sussultò Nashi, sicuro che Akagi avesse detto qualcos’altro. Provò a cercare risposte nel suo sguardo, ma lui gli stava dando le spalle.

Combatté contro un brivido che gli stava scalando la spina dorsale, convincendosi che non stesse accadendo nulla di strano.

“ Finalmente trovo qualcuno.”

“ Agh !” Esclamò spaventato l’Ultimate Memory quando una presenza si fu rivelata all’improvviso dietro di sé.

Kigiri guardò i due ragazzi sussultare con un’espressione contrariata, forse offesa.

“ Ho interrotto qualcosa ?”

“ No, no !” Ridacchiò nervosamente Akagi, dissimulando tranquillità.

La criminologa si appoggiò con una mano al tavolo dietro di lei, guardando i due con aria interrogativa.

“ Parlate di andarvene di qui, ma siete davvero d’accordo sul lasciare irrisolti alcuni misteri ?”

“ Misteri ?” Ripeté Nashi, come al solito stupito dalle domande così serie con le quali la ragazza poteva sorprenderlo di punto in bianco.

“ Sì, ad esempio Tabata Bussho. Chi è? È esistito davvero? Cosa vuole da noi ?”

“ Ehm… certo che è esistito davvero, altrimenti non ci avrebbe parlato.” Si intromise Akagi. “ E comunque ci sono due mastermind, quindi uno è per certo Tabata Bussho.”

La ragazza annuì, sembrando d’accordo.

“ Prima di avere la conferma che ci fossero due mastermind dubitai dell’esistenza di Tabata Bussho. Arrivai a credere che qualcuno di noi lo stesse impersonando, filmandosi forse nella camera ancora sigillata al Terzo Piano… però ultimamente mi sono resa conto di un dettaglio: non serve necessariamente filmarsi mentre noi siamo rinchiusi nelle camere.”

“ C-Cosa? Ma così allora staresti comunque negando l’esistenza di Tabata Bussho !” Ribatté il videogiocatore.

“ In che senso “non serve filmarsi mentre noi siamo rinchiusi nelle camere” ? Quando avrebbe potuto farlo ?” Nashi riuscì a mantenere la calma per riprendere una parte del discorso che gli era sembrata fin troppo bizzarra per essere ignorata.

“ Intendo dire che può trattarsi di un messaggio registrato da uno di noi, un solo mastermind. Quello che voglio dire è che uno di noi interpreta Tabata Bussho… per questo ha senso ciò che abbiamo sentito nel messaggio: uccidere un mastermind equivale ad uccidere tutti e due.”

Quella conversazione diventava man mano più terrificante ad ogni parola, ed era agghiacciante notare come Kigiri non si stesse scomponendo minimamente mentre avanzava quella teoria.

“ Registrato… quando ?” Insistette Nashi, digrignando i denti.

“ Devo davvero dirti chi in tutta la giornata di ieri non si è fatto vedere praticamente da nessuno ?”

 

Bastò quell’indizio, apparentemente fuori luogo, per colpire dritto al cuore l’Ultimate Memory, spiazzandolo con un colpo devastante.

- T-Takejiro… ?- Non avrebbe voluto dirlo ad alta voce, ma forse non ci sarebbe nemmeno riuscito.

“ P-Però ai tempi del primo messaggio di Tabata …” Quando ritrovò la forza per parlare, si vide solo interrompere con ancora più spietatezza dalla ragazza.

“ Quel messaggio poteva essere stato registrato anche prima del nostro arrivo. Questo invece è stato troppo specifico: ha dato indizi cronologici, e soprattutto sapeva che dopo dodici giorni fossimo ancora quasi tutti in vita… qualcosa del genere non si può prevedere. Il mastermind ha agito perché è tra le nostre file e conosce la nostra situazione.”

“ Oi! Oi! Oi !” Iniziò a ripetere Akagi, sventolandosi con un fazzoletto mentre sudava copiosamente. Il suo volto variava dall’essere paonazzo a diventare pallido.

“ C-Come possiamo sospettare di uno di noi ?”

Come al solito l’Ultimate Criminologist si mostrò inflessibile, e distogliendo lo sguardo dai due riprese a parlare con il suo tono freddo.

“ Vi dico solo una cosa: ieri sera ho scoperto Nishizaka nascondere una pistola nella sua giacca mentre tornava in camera.”

“ Nishizaka ?!” Nashi per poco non cadde dalla sedia mentre incespicava per lo shock.

Non trovare risposta nello sguardo inespressivo della ragazza non faceva altro che aumentare il suo stupore. Lo convinceva sempre meno che tutto ciò fosse una bugia, anche se lui avrebbe creduto volentieri che fosse solo una storia inventata.

“ E colui che per tutto il giorno, presumibilmente ha fatto da guardia all’Armeria, addirittura controllando che tutto fosse a suo posto tramite l’inventario… oggi non ha riportato niente. Dubito allora che Takejiro sia stato anche un solo istante in Armeria.”

Mentre lei continuava a parlare, l’Ultimate Memory non riusciva a salvare la sua mente da un percorso di dubbi e pensieri terribili.

- Takejiro oggi non era in Armeria! Se ieri non fossi svenuto… avrei potuto controllare.-

Improvvisamente si tirò due schiaffi in faccia, interrompendo quel flusso di pensieri. Il dolore fu breve ma pungente, il suono secco e capace di riportare il silenzio nel Salone.

Quando riaprì gli occhi, Kigiri lo guardava con giudizio.

Disse lo stesso ciò che pensava: “I-Io devo parlare con Takejiro …”

Akagi, colpito da una scarica di brividi, si abbracciò le spalle, spaventato.

“ M-M-Ma sei matto, Nashi?! Se Takejiro è davvero il mastermind, allora potresti fare una brutta fine e…”

 

“ Zitti! Arrivano …” Kigiri si allontanò verso la Cucina a larghe falcate, lasciando i due ragazzi di stucco.

Prima che potessero metabolizzare le sue ultime parole, sentirono l’indistinguibile rumore della porta principale che si apriva alle loro spalle.

Entrambi si fissarono, ancora sudati e ancora con la pelle d’oca.

- Ne riparliamo dopo.- Fu il silenzioso segnale, mentre si preparavano a calmarsi e a sembrare naturali.

 

Durante il pranzo fu difficile apparire tranquillo, ma per fortuna di Nashi il risveglio traumatico era una buona scusa per non fare domande in giro riguardo la brutta cera altrui.

“ Guardate Nashi! Guardate quanto è pelle ed ossa! Non prendete esempio da lui e mangiate salutare !” L’eccezione era ovviamente Umezawa, che sedutosi accanto a lui non la smetteva di riempirgli il piatto per farlo mangiare di più.

“ Che brutto esempio comportamentale sono diventato …” Piagnucolò il bruno, mangiando la sua insalata di pomodori e patate.

Al suo fianco l’Ultimate Stuntman pareva invece un’esplosione di energia. Ogni volta che finiva di ripulire un piatto si alzava ed aiutava Kumagai con le portate, per poi servirsi dalla Cucina e tornare a mangiare con i suoi compagni.

Instancabile ed inarrestabile nonostante oltre due giorni di lavoro senza interruzioni.

Nashi non aveva affatto modo di ricredersi riguardo il suo amico.

“ Non te la prendere, Nashi. Alla ragazze piacciono anche i tipi snelli come te !” Improvvisamente una mano si posò sulla sua, facendolo trasalire appena.

Nishizaka Iki, sedutasi davanti a lui, gli aveva rivolto un sorriso gentile come suo solito.

 

Tuttavia, agli occhi dell’Ultimate Memory quell’azione non passava inosservata come sempre. Nel momento in cui si focalizzò sul viso sorridente della ragazza, un’ombra di terrore avvolse la sua figura.

- Nishizaka ha una pistola !- Non riusciva a non pensarci, così abbassò lo sguardo.

- Se se ne accorge… se se ne accorge …- Continuava  a ripetersi.

- Perché? Perché ha una pistola ?!-

“ Fratello, tutto bene ?”

Il ragazzo sollevò lo sguardo, tremando come un animale indifeso. Nei suoi occhi colmi di paura si riflesse il volto preoccupato di Zetsu.

“ Ti vedo un po’ strano. Stai ancora male da ieri ?” Gli chiese l’amico.

“ Sì, Nashi, anche io ti vedo un po’ deperito. Forse dovresti andare a riposare un po’ dopo pranzo.” Aggiunse Lilith, come sempre con il suo tono premuroso.

“ Ricordate ragazzi !” Esclamò Umezawa, prendendo sotto braccio Nashi e strattonandolo a sé mentre rideva.

“ Curare il fisico include anche riposare molto e mangiare bene! Non prendete me come esempio, visto che mi alleno sempre !”

 

“ Un corpo allenato inoltre va al bagno regolarmente! Ho scoperto in un video che lo stato delle feci ti dice molto sulla tua condizione fisica.” Monokuma si intromise nella discussione, come al solito fuori luogo.

Era appena uscito dal bagno dei maschi fischiettando allegramente, e nel mentre camminava verso i tavoli.

“ Ieri ho visto anche il video di una paperella che si addormentava di continuo durante una lezione di contabilità. Era carinissima! Ad un certo punto scuoteva la testa come per dire: “ nossignore, non posso addormentarmi !”… aaah, che bella paperella, avrei voluto mangiarla.”

 

Tutti avevano smesso di prestare attenzione alle sue parole sin dal primo istante.

Un silenzio tombale era caduto sui tavoli, e persino il rumore delle posate sui piatti si era placato.

 Gli studenti non riuscivano a smettere di fissare l’orso a bocca aperta.

Persino Takejiro, seduto in disparte, aveva smesso di dondolarsi sulla sedia per sussurrare un’imprecazione.

“ Ragazzi? Che succede ?” Domandò Nishizaka, messa a disagio da quella situazione per lei inspiegabile.

Tutto quello che stava accadendo fu come il colpo di grazia per Nashi.

Lo stress e la tensione accumulata fino ad allora sembrava essere esplosa con un tiro mancino che mai e poi mai avrebbe voluto vedere. Nemmeno nella peggiore delle ipotesi.

Terrorizzato da quel che avrebbe visto, voltò il capo verso Umezawa, al suo fianco.

L’Ultimate Stuntman aveva la bocca aperta come se stesse cercando di trasformare l’aria che a stento inspirava in parole, ottenendo però solo rantoli confusi.

Provò a dire qualcosa, ma solo fili di bava gli colarono lungo le labbra, mentre i suoi occhi tremavano in una direzione diversa da Monokuma: la porta del bagno.

“ NOOO !!” Un urlo di disumano terrore esplose nel Salone, instillandosi nella mente degli studenti come un incubo perpetuo.

Umezawa scagliò letteralmente indietro la sua sedie mentre si alzava per correre verso il bagno.

“ Umezawa !” Troppo tardi Kumagai si riprese dallo shock, decidendo così di inseguire il rosso.

“ Non si mette bene …” Nashi sentì Kigiri sussurrare questa frase mentre gli passava accanto.

Tutti i ragazzi si stavano dirigendo verso una sola direzione.

“ N-Nashi, cosa succede ?!” Continuava però a chiedere Nishizaka, aumentando il tono di voce sempre più mentre il trambusto della corsa la sovrastava.

Il ragazzo avrebbe voluto fermarsi a rispondere, ma non ne trovò il motivo.

- … non se tutte le nostre speranze sono state annientate !- Così si alzò, incamminandosi a passo lento verso la porta.

Quando la raggiunse, l’Ultimate Web Personality l’aveva ormai affiancato, ed insieme poterono scorgere da dietro cosa stesse accadendo.

 

“ PERCHÉ!? PERCHÉ È SUCCESSO ?!!”

Umezawa, piegato in ginocchio mentre urlava straziato dal dolore, sembrava quasi piangere una morte.

Infatti, davanti a lui giaceva una carcassa, un ammasso informe di ferraglia distrutta e dilaniata fino ad esser stata trasformata in brandelli. Frammenti di tessuto bianco e nero erano sparpagliati sul pavimento come spruzzi di sangue da un cadavere.

Lo stuntman si dimenava sul terreno, impotente, patetico, battendo i pugni e tirandosi i capelli con una violenza che stava sfociando in altro.

Paura, forse. Rabbia, forse. Disperazione.

 

Monokuma non la smetteva più di ridere.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Ed ecco qui un capitolo colmo di disperazione! Vabbé, per voi sarà stato anche ovvio che i nostri studenti non sarebbero fuggiti così presto, però per loro… sarà un brutto colpo, non aggiungo altro. Gioirà almeno chi pensava che Nashi fosse morto nel finale dello scorso capitolo xD!

Sono contento di essere arrivato a metà di questo Chapter, anche perché lo scorso capitolo, questo ed il prossimo li ho scritti in tre giorni di fila. Però per il prossimo aspetterete un po’, sicuramente meno di una settimana, ma di certo non aggiornerò domani.

Non posso permettermi di passare da un estremo all’altro: o aggiorno ogni morte di papa, o ogni giorno.

Scherzo.

Alla prossima!

 

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Capitolo 26
*** Chapter Four (Part Five) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 5)  Daily Life

 

 

Il deltaplano non c’era più. Il loro piano di fuga era stato scoperto.

Queste due sole certezze bastavano a mandare in fumo ben tre giorni spesi a sognare la libertà. Gli studenti stavano vedendo scivolare dalle loro mani il futuro come sabbia in un pugno poco stretto.

Forti. Astuti. Cauti. Non erano stati nulla di tutto questo per Monokuma, il quale ora rideva grassamente del loro fallimento, mantenendosi la pancia.

“ Terribile! Terrificante! Assolutamente da disperarsi !” Ululò lui in un picco di risate che esplose nei timpani dei presenti.

Risuonava solo la sua voce, perché ormai la gola di Umezawa si era graffiata a furia di urlare, producendo ormai solo singhiozzi.

- Non ci posso credere …- Si disse Nashi, senza poter staccare gli occhi dall’ammasso di rottami.

La realtà era ben più tremenda di quanto si aspettasse.

 

“ Ora, orsù… devo fare i complimenti ad Umezawa per aver preparato questo gingillo! Sembrava dover essere davvero ben fatto !” Esordì Monokuma dopo aver ripreso un minimo di serietà.

“ A-Aspetta !” Per quanto la sua voce stesse ancora tremando per la sorpresa, Kumagai prontamente intervenne per interrompere l’orso.

“Umezawa non centra niente con questa storia! Siamo stati noi tutti insieme a costruirlo !” Disse, lanciando uno sguardo di supplica, per poi aspettare un consenso da parte di Umezawa.

Il rosso era immobile.

“ Ma come tutti? Io non sapevo niente di questa storia !” Protestò Nishizaka, puntando con il dito la bionda.

“ G-Già… perché devi mettere in mezzo anche noi innocenti ?” Akagi aveva abbassato la testa, sussurrando quelle parole ancora attanagliato dalla paura, ma che forse proprio per queste suonarono taglienti come la lama di un coltello.

“ Cosa cazzo hai detto ?!” La reazione della contorsionista non tardò ad arrivare, dato che infatti afferrò il ragazzo per il collo della maglietta, tirandolo a sé.

Gli rivolse uno sguardo di pura rabbia che lui prontamente evitò, se possibile spaventandosi ancor di più.

“ Basta, basta !” Un leggero suono di battito di mani interruppe la loro discussione.

Monokuma pareva stranamente tranquillo, al che prese a camminare ondeggiando tra gli studenti con nonchalance.

“ Non mi interessa sapere chi abbia costruito quell’affare… tanto non c’è più. Esattamente come le vostre speranze di fuga! Upupupupuuu !”

Parole dure e spietate come ogni cosa in quella torre. L’orso incarnava perfettamente la malignità di chi li voleva rinchiusi lì.

I pensieri di Nashi furono rivolti ancora una volta al mastermind, Tabata Bussho.

- Perché tutta questa sofferenza ?- Fu inevitabile chiedersi ancora una volta, anche se nessuno gli rispose.

 

“ E comunque, con speranze di uscire di qui mi riferivo soprattutto al messaggio della Future Foundation.”

Al suono di quelle parole tutti, Nishizaka inclusa, seppero di cosa si stava parlando.

Persino Umezawa si voltò, continuando a tremare, e con gli occhi distrutti dal dolore guardò interrogativo l’orso.

“ Eh ?” Fu tutto ciò che gli uscì dalla bocca.

“ Oh, andiamo, so che lo sapete! Ssso che lo sssapete !” Monokuma continuava a giocare con la loro ansia e le loro paure.

“ E so anche cosa vi è stato detto in quel messaggio, quindi posso confermarvi che è tutto vero.”

Takejiro storse la bocca, fissando in cagnesco il loro aguzzino.

“ Non è vero, ci stai di nuovo ingannando.” Sibilò, stanco dell’essere preso in giro.

“ No, no, no! Sedici agenti sono stati mandati qui con il compito di salvare gli studenti prigionieri… però questo è successo senza che voi ve ne siate accorti, perché sono stati prontamente fermati da me !”

 L’occhio rosso del robot brillò di perfidia, evidenziando tutta la sua celata pericolosità.

“ Fermati ?” Ripeté Zetsu, sconvolto.

L’orso continuò a ridere, ondeggiando il capo avanti ed indietro.

“ Vi sarà ripetuto fino alla fine: rinunciate alla speranza! Fiorite piuttosto in pazzia e disperazione, liberate i vostri istinti più repressi e fatevi possedere dalla paura !”

“ Ma perché?! Si può sapere perché ci fai tutto questo ?!” Esplose d’un tratto Lilith, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

“ Noi siamo solo studenti normali! Cosa abbiamo fatto, e a chi, per meritarci questa tortura ?!”

“ Che senso avrebbe dirvelo? Convincervi ad espiare le vostre colpe… oppure farvi realizzare che siete semplicemente sfortunati… no! Preferisco non dirvelo e farvi soffrire senza alcun apparente motivo !” E con quel discorso segnante nella sua infinita crudeltà, l’orso bianco e nero scomparve.

 

L’eco delle sue parole rimbalzava nelle menti dei dodici sopravvissuti, ferendoli sempre più.

Zayasu abbracciò prontamente l’Ultimate Majokko, e sentendola tremare sul suo corpo riuscì a stento a trattenere un’espressione colma di dolore.

Akagi invece piangeva senza emettere più un suono, completamente abbandonato a se stesso.

“ Fratello …” Tra tutti solo Ebisawa riuscì a pronunciare una parola.

L’Ultimate Radio Host mosse qualche passo all’interno del bagno, avvicinandosi al suo amico con la mano tesa.

Umezawa, il quale aveva perso tutto ciò in cui aveva creduto per tre giorni, nonché l’ancora di salvezza per i suoi compagni.

Il ragazzo riuscì a malapena a sfiorargli la schiena, quando questo si alzò di scatto con una prontezza di riflessi felina.

“ Non toccarmi !” Urlò il rosso, spingendo via l’altro.

Il presentatore radiofonico venne scagliato addosso ai suoi compagni, e con gli occhi sgranati per la sorpresa guardò davanti a sé.

Ciò che restava di Umezawa era solo uno spettro pallido, tremante, e con lo sguardo impazzito dalla paura.

“ T-Tu! È sicuramente colpa tua! Sei stato tutto il tempo con me, hai avvisato tu Monokuma del nascondiglio del deltaplano !” Farneticava balbettando e voltandosi verso diverse direzioni.

“ Cosa dici ?” La voce di Ebisawa era sconvolta e ferita quando gli parlò, al punto da sembrare sull’orlo delle lacrime.

“ Sei tu !” Lo stuntman scattò verso di lui, fermandosi però a qualche centimetro di distanza, indicandolo con rabbia.

“ Sei sicuramente il mastermind! L’infiltrato! Il braccio destro di Tabata Bussho !”

L’Ultimate Radio Host spalancò la bocca, ma sentendosi così accusato da un amico in cui aveva confidato tutto se stesso, non riuscì ad emettere suono.

“ Umezawa, tutti noi sapevamo dove tu tenessi nascosto il deltaplano.” Intervenne prontamente Kigiri, cercando di calmare lo studente.

Intanto Amari afferrò dalle spalle Ebisawa, tirandolo indietro per proteggerlo da un altro attacco improvviso.

“ Ah! E allora siete tutti degli infiltrati! Dei traditori !” Esclamò Umezawa mentre saltava avanti e indietro. Ad un certo punto si affondò le unghie nelle guance, e fissando dritta negli occhi la criminologa le ringhiò addosso con furia animale.

“ Ora l’ho capito, mi avete mentito tutti! Ma io non mi farò uccidere da voi …”

L’Ultimate Criminologist sostenne con durezza lo sguardo del ragazzo, nonostante questo stesse sputando saliva sul suo viso ad ogni parola pronunciata.

 

“ Umezawa! Adesso stai esagerando !” Nashi non si era mai considerato un ragazzo coraggioso. In vita sua non aveva osato neppure intromettersi in una lite che non lo riguardasse, ed in altre circostanze se avesse visto qualcuno nella stessa condizione del suo amico si sarebbe solo allontanato in preda alla paura.

Tuttavia  a muoverlo non era il coraggio, bensì il dolore.

Si parò tra Kigiri ed Umezawa perché soffriva troppo, e guardare da vicino quello che un tempo era stato suo amico, ridotto in un simile stato, aumentò ancor di più il suo dolore.

Eppure avrebbe voluto non soffrire più, così come non far soffrire nessuno di loro.

Ciò non successe, siccome alla sua presa di posizione Umezawa reagì soltanto in preda alla paura.

In un istante Nashi vide appena la mano del rosso serrarsi attorno alla sua cravatta mentre veniva tirato verso l’alto. Poi qualcosa lo colpì in pieno viso.

Il pugno di Umezawa sembrò scavargli il cranio da parte a parte, comprimendogli i denti al punto che il ragazzo percepì la sua mascella scoppiargli in bocca.

Un attimo dopo la sua testa, leggera come l’aria, era schizzata all’indietro e poi sempre più giù. Cozzò la nuca contro il pavimento, avvertendo un dolore ben diverso: lancinante, da togliere il respiro, ed incredibilmente gelido.

L’Ultimate Stuntman emise un ruggito come un animale feroce dopo quell’esplosione di adrenalina, mentre il resto dei compagni soccorrevano l’Ultimate Memory.

“ Maledetto !” Ringhiò Zetsu mentre sollevava la testa dell’amico, rivolgendo un’occhiata di puro odio verso il rosso.

Anche Takejiro, nonostante fosse rimasto in disparte, guardò fisso negli occhi lo stuntman mentre un alone oscuro di cattive intenzioni permeava i suoi occhi cremisi.

 

“ Siete! Tutti! Traditori !” Urlava Umezawa, ormai con l’espressione di chi non comprendeva più cosa gli stesse accadendo intorno.

Proprio per questo non fu abbastanza veloce da evitare ciò che lo colpì: in una frazione di secondo venne sollevato da terra per la gola, grazie ad una singola mano che stringeva con forza disumana, schiacciandogli la trachea.

La sua testa venne premuta contro l’architrave della porta, e così il suo intero corpo fu immobilizzato a mezz’aria.

Kumagai Yone lo stava guardando dal basso. Il suo braccio destro, rigido, pulsava con ogni muscolo senza dare segni di cedimento nonostante il peso sostenuto.

La ragazza dalla folta chioma bionda vide lo stuntman cambiare colorito, ed improvvisamente smettere di far guizzare i suoi occhi impazziti ovunque.

Il ragazzo però non si mosse, né cercò di sottrarsi alla presa attorno alla sua gola. Semplicemente rimase immobile, emettendo dei lamenti soffocati che risuonarono nel silenzio.

Dopo qualche secondo di quell’agonia l’Ultimate Contorsionist lo lasciò ricadere al suolo.

 

“ Mi fa schifo anche solo toccarti …” Sibilò duramente, osservando con disprezzo l’essere vermifugo accovacciato in posizione fetale che era ormai Umezawa.

Lui si contorceva per terra, nascondendo il volto tra le mani mentre piangeva e ansimava tra i sussurri.

“ Pensavo che avresti combattuto insieme a noi, ma se ti rivolti così contro coloro che hanno creduto in te, non sei degno nemmeno della mia fiducia.” Le parole della ragazza ricaddero duramente al suolo come una pioggia, inchiodandovi il ragazzo.

“ Dopo tutto quello che abbiamo passato non sei ancora abbastanza forte da resistere alla voglia di impazzire? Penso che sarebbe la via più facile per tutti qui… perdere il controllo, così come la nostra umanità. Eppure, se sei davvero forte devi canalizzare tutto te stesso per salvare il prossimo.”

“ Ti prego …” Ad interrompere quel discorso furono le prime parole pronunciate dallo stuntman dopo esser stato quasi soffocato.

Aveva sollevato il capo, e protraendo un braccio verso la ragazza tra le lacrime, la implorava muovendo appena le labbra.

“ N-Non lasciarmi… non… andare.”

Un passo venne mosso, poi un altro. Sempre più lontani da lui.

L’Ultimate Contorsionist lo stava abbandonando per terra, dandogli le spalle e dirigendosi altrove.

Tutto ciò che il ragazzo riuscì a fare fu pronunciare un altro “no”, ma anche questo non raggiunse minimamente la ragazza.

Lentamente, consentendo alle parole che erano state dette, gli studenti si guardarono l’un l’altro. Decisero in silenzioso accordo di allontanarsi.

Nashi venne preso sottobraccio da Kigiri, la quale lo aveva anche aiutato a rialzarsi durante la confusione generale. L’Ultimate Memory era pallido come un piatto di porcellana, con eccezion fatta per i due rivoli di sangue che gli colavano dalle labbra spaccate e già violacee.

Nei suoi occhi spenti, immobili, si riflesse per l’ultima volta una visione, prima di venir condotto altrove: Umezawa in lacrime, rannicchiato sul pavimento del bagno.

“ Non andare… non lasciarmi.” Sembrava continuare a ripetere, anche quando non poté più sentire il suono della sua voce.

 

Tutti i suoi compagni lo seguirono fino alla sua camera di dormitorio, fatta eccezione per Kumagai, la quale si diresse spedita verso la propria stanza senza parlare con nessuno.

“ Povera Kumagai …” Lilith tirò su col naso, rattristata mentre osservava la schiena della compagna sparire oltre la porta.

“ Lei e Umezawa …” Non trovò la forza di finire la frase, così si limitò a guardare per terra pensando alle parole giuste.

“ Umezawa è stato… terribile !” Fu invece la risposta di Amari, dopo aver sollevato per un istante il viso verso Ebisawa, al suo fianco. Il presentatore era ancora visibilmente scosso, ed infatti non aggiunse nulla.

“ Non si doveva permettere di colpire Nashi! Io quello lì lo distruggo, lo calpesto, lo faccio diventare tutto uno SPLAT !” Continuava invece a borbottare Zetsu, stringendo i pugni con rabbia.

Venne interrotto solo quando Takejiro richiamò la sua attenzione posandogli una mano sulla spalla. Il corvino non disse una parola, però con espressione seria scosse il capo.

Al che il ragazzo dai capelli verdi sospirò, non sentendosi però abbandonato dalla rabbia che gli ardeva in corpo.

“ Io sto bene.” Disse allora Nashi, sperando che quella nota di positività avrebbe per lo meno rassicurato i compagni. Akagi gli aveva prestato uno dei suoi fazzoletti per ripulirsi dal sangue, così ora anche il suo aspetto era più decente.

Percepiva ancora del dolore, soprattutto all’altezza del mento e del collo, così come in bocca, ma nulla di troppo lancinante. Realizzò subito dopo che quello era stato il primo pugno preso in tutta la sua vita.

“ Penso che tu debba stenderti, Nashi.” Lo affiancò Nishizaka, sfiorandogli il braccio con le mani in un tentativo di abbracciarlo, anche se con timore.

Nonostante però la sua premura e gentilezza, Kigiri la interruppe, avendo già aperto la porta della camera del ragazzo: “ Me ne occupo io.”

In meno di un secondo Nashi fu trascinato in camera dalla criminologa, scorgendo appena il volto esterrefatto dell’Ultimate Web Personality prima che la porta si chiudesse.

 

“ Che cosa ti è saltato in mente ?” Lo aggredì immediatamente la ragazza non appena furono soli.

“ Mettersi davanti ad un individuo alterato ed in fase di allerta? Era ovvio che avrebbe reagito d’istinto, più per paura che per rabbia !”

Kigiri parlava con voce bassa, ma comunque ferma e diretta, continuando ad indicare il petto del ragazzo.

Nashi la guardò negli occhi: brillavano gelidi e seri, inflessibili come al solito.

Fu proprio vedere tanta freddezza che fece scattare qualcosa nel suo cervello.

- Basta !-

“ Umezawa non è un criminale che puoi analizzare psicologicamente.” Iniziò col dire, tremando mentre rispondeva a tono.

“ È un mio amico, e nel caso non te ne fossi accorta… siamo tutti costantemente alterati, in fase di allerta o spaventati.”

La criminologa inarcò le sopracciglia, per poi aggrottarle in un’espressione tanto confusa quanto contrariata.

Ciò nonostante scosse la testa, cambiando argomento: “ Comunque non era questo ciò di cui ti volevo parlare. Si tratta del secondo mastermind, l’infiltrato.”

“ L’infiltrato ?”

“ Umezawa non ha tutti i torti, e forse proprio questa certezza l’ha portato a perdere il senno. Monokuma non ha mai sentito parlare nessuno di noi del deltaplano e non è mai entrato in bagno. Tuttavia tutti noi sapevamo del piano… ed è per questo che lo sapeva anche l’infiltrato, così l’ha comunicato a Monokuma. Se avesse distrutto il deltaplano di persona si sarebbe smascherato, così l’ha lasciato fare all’altro mastermind …”

“ Basta! Ti prego !” Il dialogo della ragazza venne interrotto bruscamente quando Nashi lanciò un urlo stremato, ricolmo di sofferenza.

“ Come dici ?” Chiese incredula Kigiri, guardando l’espressione ribollente di emozioni del ragazzo.

“ Non voglio perdere la fiducia nei miei amici… quindi ti prego… basta. Trova qualcun altro con cui parlare di queste cose.”

“ Ma… tu… pensavo fossi intenzionato a porre fine a questo gioco !”

“ Lo ero! Credevo anche di voler smascherare il mastermind, però… dopo tutta questa sofferenza non credo di farcela. Io voglio solo salvare tutti i miei amici !” Per la prima volta Nashi non riuscì a trattenere le lacrime davanti a qualcuno che considerava una sua compagna.

Il suo pianto improvviso era scaturito perché ormai non riusciva più a sostenere il peso del dolore altrui.

Il volto di Kigiri diventò rigido come una statua di pietra, ed impiegò qualche secondo prima di ricominciare anche solo a battere le palpebre.

“ Io …” Provò a dire, ma realizzò con evidente stupore come non sapesse cosa dire. Guardò di sfuggita il ragazzo un’ultima volta, per poi voltarsi di scatto ed uscire di lì.

 

Ora Nashi era finalmente rimasto solo.

Incespicò camminando all’indietro fin quando non ebbe raggiunto il proprio letto, e a quel punto si lasciò ricadere violentemente sul materasso.

L’impatto, seppur morbido, gli causò una fitta scarica di dolori alla base della mandibola, costringendolo a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, inevitabilmente le lacrime si erano sparse lungo tutte le guance, fino anche alle tempie.

Mentre le calde gocce scivolavano dipingendo fiumi, laghi e mari sulla sua faccia, il ragazzo si sentiva esattamente come un mondo.

- E dentro di me vivono i ricordi delle persone che ho perso… che amo…-

L’immagine dei suoi genitori che lo abbandonavano durante uno dei suoi primi giorni di vita era stato per sempre un monito: “ Nessuno ti ha mai voluto sin dal principio.”

La sua esistenza passata nell’ombra, dall’orfanotrofio alla scuola dove non si era mai sentito qualcuno, aveva scritto solo una storia patetica ed inutile.

Pianse fin quando il sonno e la stanchezza non ebbero prevalso sul dolore.

 

 

Giorno 15

 

La sua memoria non lasciava sfuggire nemmeno il più insignificante ricordo, eppure una mente sovraffollata di pensieri avrebbe sempre ignorato anche i dettagli più fondamentali.

In questo modo Nashi giustificava il perché ultimamente si fosse lasciato sfuggire dei dettagli cruciali che, soltanto con il silenzio di quella giornata passata in camera, cominciavano a riaffiorare.

- Sia Umezawa che Takejiro hanno affermato di star recuperando dei ricordi che avevano completamente rimosso… e anche se Monokuma non l’ha mai detto direttamente, era ovvio sin dal principio che fosse stata cancellata a tutti la memoria.-

 

“Perché non fai un tuffo dai tuoi compagni di classe? Sono sicuro che avranno bisogno di te, da ora in poi.”

 

- Monokuma, e quindi il mastermind, ha voluto che io risolvessi il mistero della memoria scomparsa dei miei compagni. Comunque ultimamente abbiamo avuto la conferma che tutto ciò sia possibile, grazie a quanto è accaduto a Lilith …-

Era basta l’iniezione forzata di quel siero riportante la scritta Chesire C. e l’Ultimate Majokko aveva perso i ricordi dei giorni trascorsi sulla torre, compresi quelli risalenti a La Tragedia.

- Ma di quanti anni rimossi stiamo parlando? Due? Dieci? No, impossibile… abbiamo ancora tutti l’età di normalissimi liceali !-

Accadde mentre era rannicchiato con la testa fra le ginocchia: un’illuminazione lo colpì nel secondo esatto in cui tutte le testimonianze riguardanti la Hope’s Peak Academy scoperte nella torre si materializzarono nella sua mente.

I fascicoli al Secondo Piano, la lettera nell’ufficio della presidenza al Terzo e la testimonianze di Lilith.

- Che La Tragedia possa essere iniziata prima ancora che noi iniziassimo a frequentare la scuola?! In questo si spiegherebbe perché io non ricordi niente di strano dal momento del crollo fino al mio risveglio nella gabbia con Monokuma! La mia memoria non può essere stata persa …-

A quel punto allora c’era solo una spiegazione: qualcosa che non avrebbe voluto credere.

- La nostra scuola non era la vera Hope’s Peak Academy ?-

 

Un rumore sordo e ripetuto interruppe il suo flusso di pensieri, trascinato fino ad una rivelazione che l’aveva ancor di più immerso nella profondità insondabile della propria mente.

Il suono a Nashi parve così estraneo da non essere riconosciuto immediatamente come un semplice bussare sulla sua porta. Da lì il ragazzo si rese conto di quanto tempo avesse passato in solitudine.

Circa ventiquattrore nella propria stanza, precisamente.

Si sollevò dal letto percependo la mancanza di una cena e di una colazione con un brontolio proveniente dalla sua pancia. Borbottando qualcosa andò ad aprire.

“ Ehi, Nashi !” Lo salutò una voce cordiale nel momento in cui aprì la porta.

Il bruno riconobbe subito Lilith e Zayasu. I due lo accolsero con un sorriso entusiasta, ma subito l’albino si premurò di chiedere: “ Tutto bene ?”

Nashi sorrise, sicuramente rimasto felicemente sorpreso da quella visita e da quelle attenzioni. Provando ad evitare di apparire troppo riconoscente si limitò ad annuire con un sorriso.

“ Voi, piuttosto… come siete conciati ?”

Sorprendentemente l’albino indossava un abito scuro, sul blu notte, composto da giacca e pantaloni stretti. Sotto il collo spuntava una camicia nera, nascosta quasi del tutto da un foulard lilla che spariva nel panciotto nero.

Lilith invece brillava di rosso, un colore che ben si addiceva alla sua carnagione e ai suoi occhi verdi brillanti. Il vestito da lei indossato era lungo , davanti tagliato fino alle ginocchia, mentre dietro incorniciava le gambe scendendo all’altezza delle caviglie. Non aveva le spalle, ed il busto era intrecciato con dei ricami neri e dorati.

 

 “ Eeeh! Non t-t-ti piace il mio vestito, Nashi ?!” Esclamò sconvolta la rossa, agitando i pugni.

“ Oh no, ti prego! Ha passato mezz’ora a dirmi che secondo lei non le stava bene !” Piagnucolò Zayasu, schiaffandosi una mano sulla fronte.

“ Non ho detto questo !” Si scusò subito il ragazzo, dispiaciuto. “ Intendevo… come mai siete vestiti così ?”

“ La festa sul prato.” Risposero prontamente i due, al che l’altro fu davvero sorpreso.

“ Di già ?”

“ Ehm, sveglia pigrone! Sono le cinque di pomeriggio passate.” Rise scherzosamente l’Ultimate Majokko.

“ Siamo venuti a prelevarti con la forza, se non si fosse capito.”

“ Però io non ho nulla da mettermi.” Ammise costernato lui, guardando la sua camicia stropicciata. C’erano anche delle macchioline di sangue secco lungo il colletto, cosa che lui trovò disgustosa.

“ Prova a controllare nell’armadio. Tutti noi abbiamo trovato lì dei vestiti per l’occasione.” Suggerì Zayasu, indicando all’interno della camera.

Nashi si mostrò perplesso, ma poi parve comprendere quale fosse la spiegazione più plausibile.

- Ah, già. Monokuma sapeva della festa.- Cercando di scacciare quel pensiero scomodo si diresse verso il proprio armadio, seguito dai due.

Vi trovò appesa un cardigan color grigio fumo, lucida, con dei bottoni dorati alla base. All’interno era presente anche un gilet di un grigio più chiaro, chiuso attorno ad una camicia blu cobalto. Dei pantaloni neri mai visti prima li affiancavano.

 

“ Sì, potresti mettere quello !” Squittì Lilith, dando delle piccole spinte alla schiena di Nashi, come per motivarlo.

“ Ho capito, ho capito !”

Dopo un cambio d’abiti nel bagno, il ragazzo uscì agghindato come mai era stato in vita sua.

“ Non è che mi va troppo largo? O stretto? O corto? O non è il mio colore ?” Iniziò a tempestare di domande i due finché Zayasu non lo afferrò per la manica, trascinandolo nel corridoio.

“ Per carità, non iniziare anche tu! Pensi che mi chiami Ultimate Stylist? State bene entrambi, ma ora andiamo !”

Sia Lilith che Nashi salirono in silenzio, entrambi rossi per l’imbarazzo.

Sbucarono nella Palestra deserta, e subito percepirono come si potesse sentire una musica in lontananza.

Una volta usciti all’aperto, videro il vasto prato tinto dei colori del tramonto.

L’aria era colorata di rosa e arancio e l’erba rada di rosso, fatta eccezione per i punti dove le ombre delle colonne si allungavano a dismisura. Il sole basso all’orizzonte permetteva di illuminare, anche se chissà per quanto, l’intera balconata nascosta del Secondo Piano.

Prima che lo sguardo potesse incontrare la statua di Monokuma, come Nashi si aspettava di fare, erano stati posti diversi tavoli imbanditi assieme a delle asticelle collegate con striscioni e nastri capaci di formare una specie di gazebo.

Al centro esatto del prato invece erano posizionate le casse attaccate ad un computer ed un mixer. Sembrava che le colonne nascondessero delle prese di corrente, siccome tutti i cavi erano alimentati alla base di esse.

Lì si poteva scorgere Ebisawa con le cuffie nelle orecchie, intento ad amministrare l’impianto audio.

La musica era un pezzo simil-jazz molto ballabile. Le parole erano ripetuto in continuazione, ma il basso ed il piano improvvisavano parecchio, rendendo la melodia davvero varia.

“ One, Two…

One, Two…

He is all that remains of a once powerful nation! (Showtime!)

Right now, you’re on the threshold of an amazing adventure! (Showtime!) “

 

“ Nashi! Ti piace quello che vedi ?!” Gli urlò dalla distanza Amari, sbracciandosi per salutare i tre nuovi arrivati.

“ Perché sempre così ambigua, Amari ?” Domandò lui, timoroso.

La ragazza pareva molto orgogliosa di ciò che accadeva accanto a lei, ed iniziò subito ad illustrare le varie fasi della serata.

“ Ebisawa sarà alla console per tutto il tempo, adesso il menù è tipo aperitivo ma tra qualche ora porteremo le portate della cena. Ovviamente prima ci sarà un po’ da ballare! A te piace ballare ?”

Mentre veniva bombardato da informazioni e domande retoriche per le quali la ragazza non ascoltava nemmeno una risposta, Nashi iniziò a cercare tutti i suoi compagni in giro.

 Vide Akagi accennare una danza con fare molleggiato mentre si intratteneva a parlare con Nishizaka. La ragazza rideva divertita dai movimenti dell’altro.

Zetsu invece vagava sorseggiando un bicchiere al limitare della balconata, con lo sguardo perso nel meraviglioso tramonto.

Le persone che però Nashi fu più stupito di vedere furono Takejiro e Kuamagi. I due, insieme, sembravano intenti in una discussione.

La ragazza era seduta sull’erba con uno sguardo triste rivolto ai piedi dell’Ultimate Liar, il quale le aveva poggiato una mano sulla spalla mentre continuava a parlarle.

Kumagai accennò quello che sembrava un sorriso, seppur carico di una forte pressione, al che il corvino si allontanò.

Nashi vide Takejiro passargli accanto, e si rivolsero una breve occhiata.

- Cosa… ?- Il bruno era rimasto non poco stupefatto: gli era sembrato di vedere l’altro sussurrare qualcosa , anche se non era riuscito ad afferrare il significato.

 

Incuriosito, si avvicinò all’Ultimate Contorsionist.

Indossava un lungo vestito celeste, non molto scollato, ma con uno spacco sulla gamba destra che incorniciava perfettamente la sua figura snella. Nonostante l’abito elegante, lei era seduta con noncuranza sull’erba.

L’Ultimate Memory le si parò davanti, ma non fu nemmeno degnato di uno sguardo.

La musica risuonava sulla loro conversazione inesistente.

“ Mi dispiace.” Provando a mandar giù quell’opprimente groppo alla gola, il ragazzo disse la prima cosa che gli passava per la mente.

Si sentì molto squallido, più che banale, ma non trovava parole migliori da dire.

La situazione dell’amica era come la sua, eppure il legame costruito tra lei e Umezawa non poteva nemmeno essere paragonato a qualsiasi cosa avesse legato lui in tutto quel tempo con l’Ultimate Stuntman. Questo era sempre stato visibile, ancor di più nei momenti difficili.

Eppure, il loro rapporto sembrava essere andato in frantumi per colpa della paura e del dubbio.

“ Sono sicura che a lui dispiaccia più di tutti.” Rispose allora la ragazza.

Nashi non si sarebbe mai aspettato di sentire qualcosa del genere.

“ Però non posso biasimarlo… almeno finché non si arrenderà. L’importante per me è che voi continuiate sempre a combattere, non importa quali ostacoli vi si parino davanti.” Continuò lei, seria ed imperscrutabile.

“ Però Umezawa è da solo. Stai dicendo che comunque fa bene a combattere da solo ?”

“ Sono sicura che hai bene in mente le parole di Zayasu, quelle dette a Lilith dopo l’uccisione di Masuku. Ciò che conta è avanzare sempre per la nostra libertà …”

 

“ Se la morte di uno di noi ci spaventa, allora è nella vita che possiamo trovare il coraggio! Io voglio vivere quanto lo vuole chiunque altro… e solo vivendo possiamo costruirci un futuro dove la speranza possa davvero esistere !”

 

“ Intendi dire …” Dopo aver rivissuto quella dichiarazione così intensa dell’Ultimate Fanfiction Writer nella propria testa, Nashi si ritrovava ancora confuso riguardo a cosa avrebbe voluto dirgli Kumagai.

La contorsionista però scosse la testa, anticipando qualsiasi sua ipotesi.

“ Esiste un altro modo per combattere, Nashi. Un giorno lo capirai …”

Dopo aver detto quelle parole incassò ancor di più la testa fra le proprie braccia, chiudendosi definitivamente al dialogo.

Il ragazzo arricciò il naso, non sapendo più cosa dire. Si allontanò, sperando di comprendere con il tempo le parole dell’amica.

 



 

La festa proseguì tra un rinfresco e qualche chiacchierata, solitamente con Zetsu, o Lilith e Zayasu.

Per questo motivo Nashi era molto più rilassato di come era arrivato, quando d’improvviso Ebisawa parlò a tutti con l’ausilio del microfono.

La sua voce risuonò dalle casse: “ Bene, signori e signore, spero vi siate sciolti abbastanza! Perché dico sciolti? Spero lo sappiate e spero che siate pronti: è arrivato il momento del lento.”

Il sole era tramontato ormai da un pezzo, donando al cielo un colorito sull’indaco. Nonostante non fosse completamente scuro come un cielo notturno, era possibile ammirare quante più stelle i ragazzi non avessero mai visto nella loro vita di città.

La volta celeste  era visibile in completa chiarezza, senza  il benché minimo inquinamento luminoso: infatti, attorno alla torre era caduto un buio pesto.

- Solo buio e silenzio a perdita d’occhio.- Constatò Nashi mentre ammirava l’orizzonte sconfinato. Intanto la musica già presente andava a sparire in dissolvenza.

Ci fu giusto un secondo di silenzio prima che una nuova melodia stesse animando quella serata. 

Il ragazzo non si definitiva di certo un esperto di musica, eppure sapeva riconoscere un walzer.

Intravide gli studenti attorno a sé muoversi, mentre lui rimaneva fermo, stupito.

 

Amari corse alla postazione di Ebisawa, abbracciandogli le spalle ed ondeggiando assieme a lui mentre guardavano tutti gli altri ballare.

Un, due, tre…

Un, due, tre…

“ Vieni con me. Sta succedendo qualcosa di strano !” Come un’esplosione nel suo orecchio, la voce di Kigiri lo fulminò.

Nashi si voltò verso la criminologa, la quale lo aveva raggiunto a passo spedito. Riconobbe in lei un’espressione agitata, segno che qualcosa di preoccupante era, o stava per avvenire.

“ Nashi… te la cavi con questo tipo di ballo ?” Dall’altro lato della sua testa però una seconda voce lo richiamò.

Nishizaka si stava trascinando verso di lui con passo incerto, timido. Sollevò appena la testa verso di lui, per poi far ricadere lo sguardo lungo le sue mani.

C’era del rossore sul suo viso: “S-Scusami, cosa mi salta in mente di chiederti? F-Forse ho bevuto un po’ troppo …”

“ Non perdere tempo !” Sussurrò Kigiri, afferrandolo con forza per il braccio.

Tuttavia il bruno non percepiva più niente, e nemmeno le voci delle compagne lo raggiungevano.

In lui volteggiavano solo pensieri confusi, scoppiando come fuochi d’artificio mentre la musica sembrava aumentare di volume a dismisura.

Pericolo. Il traditore. La pistola di Nishizaka. Umezawa. L’Armeria dove c’era Takejiro. Takejiro. Dov’era Takejiro?

Mentre si sentiva sprofondare nel terreno e al contempo fluttuare più leggero dell’aria, il ragazzo vide chiaramente qualcosa che avrebbe per sempre stentato a credere.

Al centro del prato, ormai reso pista da ballo, due figure danzavano con le mani intrecciate.

Takejiro Kurisu e Lilith Kurenai.

Un, due, tre…

Un, due, tre…        

 

“ C-Cosa… ?” Sentì di colpo mormorare da Zayasu, paralizzatosi lì di parte, con gli occhi fissi sui due.

Nemmeno Nashi sapeva darsi una risposta, così per un istante credette di star avendo delle allucinazioni. Forse era definitivamente impazzito.

L’espressione dell’Ultimate Majokko era l’emblema della confusione, e ciò si poteva intuire dai suoi occhi sperduti, riflessi in quelli calmi dell’Ultimate Liar. Il corvino, infatti, la teneva stretta alla vita come se fosse la cosa più importante del mondo in quel momento, destreggiandosi nella danza con precisione e grazia.

Tutto nel suo aspetto e nel suo atteggiamento però appariva sgraziato, rozzo: aveva indossato infatti solo una giacca nera sopra la sua classica felpa, con ancora il cappuccio calato sulla testa.

Il tempo pareva essersi fermato, incorniciando quella scena senza spiegazione.

Quando le ultime note di violino segnarono la fine della canzone, lentamente il silenzio scivolò in quell’angolo della torre.

Takejiro lasciò andare la mano della ragazza, e questa si ritrasse come respinta dal suo sguardo glaciale.

Un secondo dopo lui le aveva voltato le spalle, dirigendosi a passo spedito verso la Palestra.

 

Conclusa la musica che aveva solo fomentato la sua paranoia, Nashi si sentì abbastanza sollevato da riprendere a pensare.

Era di nuovo lucido, così i pensieri tornarono a scorrere con ordine in una mente prima oppressa dalla paura. Ciò nonostante, le parole di Kigiri, Nishizaka o chiunque altro attorno a lui non lo sfioravano minimamente.

- Takejiro se ne sta andando: è il momento !-

Corse.

Sfuggì dalla presa dell’Ultimate Criminologist. Lasciò dietro di sé lo sguardo esterrefatto di Zayasu. Superò una Lilith che abbracciava le sue stesse spalle con il capo chino.

Non gli importava nulla.

- Se raggiungo Takejiro in ascensore saremo finalmente soli !-

Spalancò la porta della palestra con la mano tesa in avanti, producendo così un tonfo che riecheggiò nello spazio deserto e buio.

Vide in lontananza qualcosa girarsi nell’ombra: Takejiro aveva voltato il capo, seguendo il suo ingresso.

“ T-Take …” Biascicò il ragazzo, sentendo la propria gola così secca da parere carta vetrata.

L’altro lo squadrò, immobile. La musica del prato era appena udibile, così solo un suono accompagnava quell’incontro nel buio: un ronzio lontano.

“ Takejiro.” Riuscì finalmente a dire il bruno, raggiungendo l’altro ragazzo.

“ Scommetto che Kigiri mi crede l’infiltrato. Ha mandato te perché pensa che io possa aprire il mio cuore e rivelarmi, vero ?” C’era della crudele ironia nelle parole con le quali l’altro lo aveva anticipato.

Era stato spiazzante, freddo. Nashi percepì il suo compagno molto più lontano di quanto sembrasse: miglia e miglia, o forse addirittura anni luce.

Nei suoi occhi non sembrava essere rimasto più niente, né il ricordo di uno di quei giorni, tanto meno la sofferenza superata assieme agli altri.

Takejiro gli parve proprio essere fatto di nulla. Non triste, non arrabbiato, non sconsolato.

Avrebbe voluto parlargli, d’altronde era il motivo per cui aveva spinto le sue gambe fin lì. Presto sicuramente Kigiri li avrebbe raggiunti, e lui si sarebbe di nuovo sentito trascinare nel fango nero del dubbio.

 

Fu proprio allora che le porte dell’ascensore si aprirono, illuminando la schiena del corvino mentre il suo volto rimaneva riverso verso l’oscurità.

“ Ragazzi …” Una voce tremante, incredula, interruppe il loro silenzio.

Entrambi scorsero dentro l’ascensore, trovandoci Akagi nel suo elegante abito. Tuttavia il volto dell’Ultimate Rhythm Game Player non si addiceva affatto all’atmosfera della festa: era pallido, ma con gli occhi arrossati e ricolmi di lacrime pronte a colargli lungo le guance.

“ Che diavolo… ?!” Sussultò Takejiro, non aspettandosi di trovare un altro studente, per di più in quelle condizioni.

“ È-È TERRIBILE! Al Qua… Al Quarto Piano !” Il ragazzo dai capelli viola sembrava non rispondere più dallo shock, e tutto ciò che faceva era piagnucolare artigliandosi il viso.

“ Cosa succede al Quarto Piano ?!” Sbottò allora il corvino, arrivandogli ad un centimetro dal naso e ringhiando tutta la sua impazienza.

Purtroppo per lui il suo interlocutore non reagì come sperato, ed anzi, dopo aver sgranato gli occhi ricadde  peso morto all’indietro.

“ Akagi !” Gridò Nashi, inginocchiandosi sull’amico crollato per terra. Istintivamente gli sbottonò la giacca, e solo allora riuscì a vedere il suo petto sollevarsi debolmente.

Respirava, ma le sue palpebre si erano serrate.

Udì Takejiro imprecare mentre a passo pesante entrava nell’ascensore. Si alzò di scatto, ma il pulsante con il numero 4 era già stato premuto.

Le porte si chiusero troppo velocemente.

- Tutto ciò …- Provò a definire la situazione assurda che si stava scatenando tutto d’un tratto, ma gli fu impossibile per quanto ci provasse.

Addirittura i suoi tentativi furono talmente tanti da impiegare tutto il tragitto dell’ascensore.

Erano saliti il più in alto possibile, eppure gli era parso solo di sprofondare verso l’inferno.

- Tutto ciò è l’inferno !-

 

L’Ultimate Liar non attese un istante di più prima di uscire nel bagno al Quarto Piano.

“ Lascialo lì, le porte rimarranno aperte !” Urlò al bruno mentre con un calcio apriva la porta per raggiungere il corridoio.

Il ragazzo guardò un’ultima volta Akagi, disteso con la schiena poggiata ad una parete. Si sentiva colpevole di quell’abbandono, eppure il sentimento di terrore che lo assaliva non gli dava pace: doveva muoversi.

Se seguire Takejiro sarebbe stato l’unico modo per raggiungere la verità ed esserne meno spaventato, l’avrebbe fatto.

 

Uscì nel corridoio, girando subito a destra. Il suo compagno era fermo di fronte alle pesanti porte d’acciaio che davano sull’Armeria, tuttavia era completamente immobile.

“ Cosa fai ?” Gli domandò quando si fu avvicinato alla maniglia, tanto da farsi quasi sopraffare dall’istinto di aprire con le proprie mani.

“ Aspetta! C’è qualcosa …” Lo fermò l’altro con voce categorica, ma non per questo priva di un sottile alone di nervosismo.

Stava scrutando attraverso il pannello di vetro trasparente posto sulle porte.

Nashi fu subito incuriosito dallo scoprire cosa stesse guardando, così si sporse verso il vetro.

Non vide assolutamente niente.

- Come è possibile ?- Nonostante l’Armeria fosse una stanza chiusa, la luce dei neon presenti nel corridoio avrebbero dovuto illuminarla propria attraverso quel vetro, eppure ciò che trovò fu una densa e torbida oscurità.

Takejiro serrò le mani attorno alla serratura, dando un rapido scossone senza però aprire.

“ Non c’è niente qui dietro che blocca la visuale. Sembra piuttosto… un gas che ha saturato l’Armeria.”

“ Ooopsorso !” Quel grido inusuale spezzò il momento di tensione, annunciando l’apparizione di Monokuma tra loro.

“ Sembra che ci sia un problema! Questo no bueno, proprio no! Provvedo subito …”

L’orso sembrava sinceramente in colpa per quell’accaduto misterioso, e scomparve con un’espressione pentita sul muso.

Takejiro sbuffò, stizzito, rimanendo però vigile sulla porta.

 

Mentre tutto ciò accadeva, Nashi venne distratto da un suono, il quale fu abbastanza improvviso da strapparlo via dal timore in cui annegava.

Era stato un suono di voce, ma fin troppo attutita per essere riconosciuta.

Solo una cosa era certa, ovvero la sua direzione.

Il ragazzo se lo ripeté ancora una volta: - Devo avanzare verso la verità.-

Così fece, raggiungendo la porta del magazzino a sinistra, fonte di quel costante mormorio.

Il suono era diventato tanto opprimente per le sue orecchie da fargli venire la pelle d’oca, causandogli una fitta di brividi nel momento in cui dovette aprire la porta.

Inaspettatamente però, ciò non accadde. La serratura era chiusa.

Quando la persona all’interno comprese che qualcun altro aveva avuto intenzione di entrare, lanciò un ululato di disperazione.

“ TI PREGO! IO NON HO FATTO NIENTE: TU SEI COLPEVOLE! NON IO !”

Nashi iniziò a tremare, contagiato dall’estrema carica di paura trascinata da quella voce.

 

Allo stesso tempo, Monokuma ritornò per annunciare con somma gioia: “ L’aria è stata ripulita! Potete entrare nell’Armeria in totale sicurezza.”

“ Bene !” Sbottò Takejiro, lanciando un’occhiata al compagno. Aveva seguito i suoi spostamenti, e probabilmente aveva sentito anche la voce, tuttavia la sua prerogativa era entrare.

“ Ci penserai dopo !” Gli ordinò, aprendo le pesanti porte con entrambe le mani.

Le gambe di Nashi tremavano ancora quando, con un insensato scatto, raggiunse il ragazzo nelle tenebre.

 

Correva. Provava a muoversi senza pensare. Ancora una volta si stava illudendo che esistesse un metodo per non crollare sempre più nella tragedia.

Per quanto velocemente potesse muoversi, però, la paura sarebbe sempre stata più veloce di lui, e soprattutto pronta a ghermirlo.

 

Al centro della stanza buia giaceva un corpo disteso con gli arti scomposti. L’abito azzurro era impregnato nel lago di sangue in cui galleggiava, trasformandosi così in una poltiglia aberrante.

Tutto il vitale liquido rosso sgorgava da un largo buco che aveva perforato l’addome, riversandosi così anche sulla sommità del corpo.

Il volto nella sua interezza era coperto da una maschera antigas, eppure grazie alla chioma bionda, ormai annegata nella pozza sanguigna, fu impossibile non riconoscere che quello poteva essere il cadavere di una sola persona.

Nashi e Takejiro stavano guardando ai loro piedi il corpo senza vita di Kumagai Yone, l’Ultimate Contorsionist, pregando che tutto ciò fosse solo l’ennesimo sogno ad occhi aperti in preda alla follia.

 

Le urla strazianti di Umezawa dall’altra stanza riecheggiavano sulla scena di una tragedia.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Nuovo morto, gli studenti rimasti rimangono in 11. Sono mooolti più di quanto ci si aspetterebbe di trovare in un Chapter 4, però ricordatevi che sono iniziati in 18.

Sette morti, e presto un ottavo: l’assassino. Chi sarà?

Prometto che questo Chapter 4 finirà prima del previsto, ancora non riesco a digerire l’assenza di due mesi e mi sento di rimediare!

Alla prossima!

P.S: Le canzoni riprodotte durante la festa sono rispettivamente questa e questa.

 

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Capitolo 27
*** Chapter Four (Part Six) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 6)  Investigation Time

 

 

“ Non voglio sentire la storia della tua autocommiserazione !”

“ Per essere d’aiuto devi innanzitutto farti avanti! Questa situazione è così paranormale da prenderci tutti, costantemente alla sprovvista… non esiste qualcuno più o meno adatto ad evadere di qui …”

 

Quelle parole appartenevano ad una persona che ormai non c’era più.

Un’amica ed una compagna per molti, e sicuramente qualcuno capace di tirare su il morale a tutti anche durante le situazioni più buie. Ed ora, proprio nell’evento più tragico che potesse accadere, non era lì per posare una mano sulla spalla dei suoi compagni ed incitare loro ad andare avanti.

Kumagai Yone era morta.

I restanti studenti erano accorsi in Armeria, e solo al loro ingresso l’annuncio di Monokuma era risuonato inutilmente nell’aria.

 “ Pim pom pam pom ! È stato ritrovato un cadavere. Trascorso un breve periodo di tempo libero si terrà un Processo di Classe.”

 

“ N-N-Nooo !” Fu l’urlo che istantaneamente emise Amari Sako, scoprendo il cadavere della sua amica.

Al suo fianco Ebisawa deglutì a vuoto, non riuscendo a trovare le forze per parlare. Lo spettacolo era così macabro da togliere il respiro.

“ Kumagai è… morta ?” Ripeteva intanto Lilith, con voce sempre più debole.

Quando ormai tutto ciò che fuoriusciva dalla sua bocca fu un sussurro, sgranò gli occhi ed il suo viso divenne pallido.

“ Kumagai è stata uccisa ?”

“ L’annuncio di Monokuma toglie ogni dubbio.” Le rispose Zayasu con astio, segno che non avrebbe mai voluto pronunciare quelle parole.

Nashi e Takejiro, fin’ora i più vicini al corpo, vennero presto affiancati da Kigiri. Di tutti i presenti, solo lei aveva avuto il coraggio di guardare più da vicino quello spettacolo macabro.

“ Akagi.” Richiamò con voce ferma l’Ultimate Rhythm Game Player, il quale sussultò.

Il ragazzo era stato trascinato dagli altri dopo esser stato trovato semicosciente in ascensore, ed ancora stava recuperando le forze necessarie per reggersi in piedi. Ovviamente, lo shock di quel che stava vedendo non aiutava affatto.

Tuttavia, sentendosi chiamare dalla criminologa, scattò subito sull’attenti.

“ Tu eri nell’ascensore al Secondo Piano quando hai avvertito Takejiro e Nashi di quel che stava succedendo qui… ma esattamente, cosa hai visto ?” Gli chiese la ragazza, voltandosi appena.

“ I-Io …” Lui incespicò molto prima di recuperare il controllo della sua lingua.

“ Una sparatoria! Ho sentito una sparatoria, e tutto ciò che ho visto è stato Kumagai correre qui dentro.”

“ Sembra sospetto. Troppo sospetto.” Disse immediatamente Takejiro, sovrastando la voce del compagno con la sua, austera e fredda.

“ Cosa ?!”

“ Considerando che eri l’unico a mancare alla festa potresti inventare qualsiasi cosa per giustificare la tua presenza qui. A proposito… come ci sei finito esattamente al Quarto Piano ?”

Gli occhi dell’Ultimate Liar, nascosti in parte dall’oscurità del cappuccio, puntarono il videogiocatore come un predatore squadra la sua preda. Sembrava volerlo divorare con il solo sguardo seduta stante.

“ No, aspetta! Non possiamo accusare Akagi, perché non era l’unico a mancare al Secondo Piano !” Intervenne prontamente Nishizaka, frapponendosi tra un Akagi tremante e Takejiro.

 

“ Parlo di Umezawa !” Gridò la rosa, con gli occhi ormai arrossati per la sofferenza.

“ Ah, già… Umezawa.” Il corvino di tutta risposta sbadigliò con aria indifferente “Qualcuno lo faccia uscire da quella maledetta stanza, tanto per cominciare.” 

“ Takejiro !” Esclamò Lilith, guardando verso il compagno con espressione sconvolta “ Come puoi parlare in questo modo a dei tuoi amici ?”

“ Questo è Takejiro per voi, ragazzi! Tu sei giustificata per aver perso la memoria, però voialtri dovreste essere abituati al mio modo di fare.” Rispose l’altro, sorridendo sotto i baffi.

“ Adesso basta !” Li interruppe Kigiri, anticipando Nishizaka o Lilith dal rispondere alle provocazioni.

“ Non possiamo iniziare le investigazioni senza Umezawa. Vi ricordo che abbiamo poco tempo prima del Class Trial, e dobbiamo sfruttarlo al meglio con le forze di tutti !”

Un silenzio scese sui presenti, pressante ed arduo come la triste verità che regnava tra di loro. Vivevano vincolati ad una regola, dopotutto: erano in mano a Monokuma.

 

“ Ci parlerò io.” Si fece avanti Zayasu. “ Comprendo che per Umezawa sia difficile accettare la realtà, ma è vero anche che dobbiamo tirarlo fuori di lì per avere il quadro completo della situazione.”

“ Vengo anch’io !” Disse sbrigativa Lilith. Dal suo sguardo fu difficile capire se la voglia di allontanarsi era più a causa di Takejiro, o della sensazione opprimente che le provocava la vicinanza con il cadavere di Kumagai.

Kigiri acconsentì con un segno del capo, dopodiché si voltò verso uno di loro che non aveva ancora aperto bocca.

“ Nashi ?”

L’Ultimate Memory continuava a guardare il corpo immobile dell’Ultimate Contorsionist senza quasi battere ciglio.

“ Nashi …” Stavolta a parlargli fu un’altra persona: Zetsu si era avvicinato al suo amico, posando entrambe le mani sulle sue spalle.

“ So che è difficile, ma anche stavolta dobbiamo andare avanti con le solite investigazioni.”

Non ricevette nessuna risposta.

“ Nessuno ti chiede di non essere triste per Kumagai, però …”

“ È così terribile arrendersi all’idea di farlo ancora, Zetsu.” Lo interruppe allora il bruno, rimanendo però distante miglia e miglia con lo sguardo.

“ Svelare la verità… accusare un compagno… accettare che le nostre vite vengano manipolate dalla disperazione: e se non potessi far succedere tutto questo ancora una volta ?”

“ Vuoi morire allora, Nashi ?” Con un movimento troppo veloce affinché Nashi lo percepisse, si sentì afferrare e girare dall’amico verso di sé.

“ Eh? Preferisci forse morire ?!” Zetsu non era mai suonato così severo in vita sua, eppure sembrava che il suo solito modo di esprimersi fosse stato sostituito con qualcosa di mai visto prima.

Nemmeno Kigiri o Takejiro avevano mai parlato a Nashi in quel modo, e per questo l’Ultimate Memory rimase di stucco, colto alla sprovvista.

“ Vuoi lasciar sparire nel nulla i tuoi amici, i tuoi sogni e le tue speranze solo perché hai paura di accettare ancora la realtà? In questo mondo c’è chi soffre ogni giorno per inseguire un obbiettivo che forse mai raggiungerà… quindi tu non puoi dirmi questo adesso! Fa’ qualcosa !”

 

“ Esiste un altro modo per combattere, Nashi. Un giorno lo capirai …”

Senza un reale motivo le ultime parole che Nashi avesse sentito dire da Kumagai gli rimbombarono nella mente, forse merito del classico scherzo della sua memoria.

- Morire ?- Ripeté nella sua testa, sollevando il capo verso Zetsu. Vide brillare oltre gli occhiali dell’amico una luce di speranza e determinazione, qualcosa che non era ancora stata soffocata.

Nemmeno lui avrebbe voluto venir soffocato.

- No… è vero. Devo combattere.- Si rispose allora, percependo un gran caldo investire il suo corpo, partendo dal petto ed arrivando fino alla faccia.

In quel momento il verde sollevò le mani, lasciandolo andare. Gli mostrò un sorriso come se fosse una ricompensa: aveva già capito che le cose sarebbero andate per il meglio.

Il bruno si passò le mani sulla faccia, massaggiandosi le guance con forza per risvegliarsi da un fastidioso intorpidimento che lo aveva avvolto fino a quel momento.

 

“ Oya oya! Finalmente è arrivato il vostro momento di brillare !” L’irritante voce di Monokuma scosse l’atmosfera già fragile come un cataclisma.

“ Non senza il Monokuma File, però! Già, già: dove vai se il Monokuma File non ce l’hai ?” Proprio mentre aveva iniziato ad improvvisare una canzoncina, Kigiri gli si piazzò davanti a braccia conserte.

“ Dacceli e sparisci !” Ordinò, squadrando l’orso così piccolo e sovrastato dalla sua ombra.

Il robot stranamente non ebbe da obbiettare, né aggiunse parola, e scomparve in un misterioso silenzio.

Gli e-Handbook degli studenti si accesero al suono di una notifica, e a tutti fu accessibile una pagina che non vedevano da giorni:

 

Vittima: Kumagai Yone

Il corpo è stato ritrovato in Armeria poco dopo l’ora del decesso, risalente alle 19:10.

Kumagai presenta una ferita da arma da fuoco al torso che le ha perforato il corpo da parte a parte. Il proiettile non è in corpo.

 

“ Ora sono le 19:30… è morta relativamente da pochissimo.” Sussurrò Amari dopo aver controllato l’orario. Si strinse nelle spalle, come se volesse nascondersi dalla realtà che la sua amica fosse viva mezz’ora prima, mentre ora non più.

“ Come al solito Monokuma omette delle informazioni cruciali !” Sbottò Nishizaka “ Perché anche stavolta manca l’arma del delitto? Lo fa chiaramente apposta, non c’è mai una situazione equa !”

“ Forse trova più divertente lasciarci investigare sulle cause della morte, quando sa che l’assassino ha costruito un omicidio complesso.” Le rispose Takejiro, come al solito tranquillo mentre parlava di argomenti tanto macabri.

“ Ad esempio però nel caso di Arima non era così importante comprendere le cause della morte, ed infatti era riportato chiaro e tondo l’annegamento.”

“ Non importa. Mi occuperò io per adesso dell’ispezione del cadavere.” Intervenne Kigiri, procedendo spedita verso il corpo, ovvero dove nessuno aveva osato avvicinarsi.

 

Nashi preferì osservare la ragazza dai capelli lilla operare, piuttosto che esaminare anch’egli il cadavere. Sicuramente non era portato per essere un criminologo: le precedenti volte che aveva dovuto ispezionare delle vittime di omicidio non si era sentito per niente bene.

Zetsu gli posò una mano sulla spalla, distogliendo la sua attenzione.

“ Questa volta è diversa dal primo caso, non trovi ?” Domandò con un leggero sorriso.

“ Cosa intendi dire ?”

“ Ai tempi dell’assassinio di Domen non avevamo idea di come muoverci per investigare, così ci lasciammo guidare da Kigiri. Questa volta però non siamo impreparati: abbiamo fatto il callo del detective ormai !”

“ Già! Che belle esperienze formative abbiamo avuto …” Il bruno fischiò con sarcasmo, non riuscendo ad essere tranquillo mentre il suo amico si vantava di certe qualità.

“ Dai, hai capito cosa voglio dire! Proviamo così… tu cosa controlleresti adesso ?”

La domanda di Zetsu lo colse alla sprovvista, forse perché non si era mai considerato davvero pronto per iniziare quelle investigazioni. Tuttavia non volle apparire smarrito dopo il discorso motivazionale che gli era stato fatto, così cercò di concentrarsi.

- Appurato che per adesso Kigiri sta cercando di scoprire quale sia la causa della morte, non possiamo scoprire quale sia l’arma del delitto. Se la sapessi, cercherei di capire se sia stata nascosta e da dove provenisse …-

Mentre pensava lasciava viaggiare il suo sguardo tra le mensole ed i suoi compagni sparsi nella sala, fino a quando la parola più ricorrente nelle sue elucubrazioni divenne sempre più palese.

Arma. Inavvertitamente aveva posato gli occhi sull’arma più eccentrica in tutta l’Armeria, la quale infatti era sempre stata in bella vista.

Posta esattamente di fronte alla porta d’ingresso, sul muro opposto, c’era la teca contenente il fucile nero Dragunvoid.

Il ragazzo si avvicinò, lasciando che il suo riflesso scivolasse sulla targa dorata accanto all’arma da fuoco.

Lo spazio all’interno della teca era più grande di quanto si potesse pensare osservandola dall’esterno, in quanto il fucile era sempre stato appoggiato su di un piedistallo mostrando il fianco.

Tuttavia, in base ai ricordi di Nashi, non era mai apparso nella posizione in cui si trovava ora, ovvero puntando verso l’esterno.

Quasi rabbrividì alla vista della bocca da fuoco posta all’altezza del suo petto, ma comprese subito quanto quella paura fosse ingiustificata.

Mosse infatti una mano verso lo sportello della teca, e provando ad aprire trovò immediatamente resistenza da parte dell’anta.

“ È molto difficile aprirla.” Constatò, per poi rivolgersi a Zetsu.

“ Tu credi che il fucile sia carico ?”

Il verde sussultò, e per poco non gli caddero gli occhiali: “N-N-Nashi! Non vorrai mica spararti, oppure sparare qualcuno ?!”

Prima che il bruno potesse dare dell’idiota al suo amico, una terza vocina intervenne.

“ Nooo! Se vuoi suicidarti te lo impedirò !” Strillò Monokuma, frapponendosi tra la teca ed i due ragazzi.

“ Tuttavia se il tuo obbiettivo è uccidere… fa pure.” L’orso ammiccò verso l’Ultimate Memory, il quale si ritrasse schifato.

“ Quindi è carico o no questo fucile? Risparmiaci la fatica di estrarlo, sembra pesantissimo.” Zetsu riprese il discorso senza battere ciglio.

“ Puoi scommetterci che lo è: intendo sia carico che pesante !” Rispose il robot peluche.

“ Soltanto un tiratore esperto ed addestrato alla guerra sarebbe in grado di sparare con questo gingillo! Non è di certo un giocattolo per addobbare il salotto di un qualche americano prima che i loro figli lo usino in una strage scolastica !”

“ Che battuta terribile …” Commentò Nashi con amarezza, ma Monokuma era già sparito.

 

“ Hai visto qui ?” Zetsu sembrava aver già ignorato l’intervento dell’orso, e piuttosto invitò l’amico a seguirlo con lo sguardo.

Il verde indicò qualcosa ai piedi della teca: un oggetto lungo, costituito in piccola parte di legno, ma che si espandeva subito in una larga lama d’acciaio a forma di foglia ricurva.

“ È la falce muraria che abbiamo visto il primo giorno qui al Quarto Piano !” La riconobbe istantaneamente il bruno, accovacciandosi per osservare meglio l’arma.

“ Si chiamava così ?”

Lui annuì: “ L’aveva letto Kumagai nell’inventario.”

 “ Però se non sbaglio era più lunga di così.”

Di tutta risposta a quell’osservazione Nashi decise di sollevare la lama, mostrando all’amico come la parte in legno dell’asta fosse effettivamente spezzata.

“ Si è spezzata ?!” Sussultò Zetsu, avvicinandosi per osservare le schegge sporgenti dall’impugnatura.

“ Allora credo di sapere dove sia l’altro pezzo… avevo visto qualcosa di simile vicino al cadavere.”

Dettò ciò l’occhialuto si voltò, cercando con lo sguardo verso la direzione dove si trovava Kigiri.

Intanto Nashi ripose la falce sul pavimento, non potendo più ignorare il suo peso.

- È davvero un’arma spaventosa… chissà che razza di danni può causare ?- Osservando semplicemente la lama ricurva fu facile intuire che niente del genere sembrava esser stato usato su Kumagai.

D’altronde l’unica ferita riportata dal Monokuma File era “da arma da fuoco”.

- E poi… sono sicuro che anche con una lama tanto appuntita e con tutto il suo peso, non avrebbe potuto minimamente scalfire Kumagai.- Una frase del genere sarebbe sembrata insensata in un qualsiasi altro contesto, però il ragazzo ragionava usando come testimonianza i propri ricordi.

 

Zetsu sollevò un braccio in un tentativo di difesa, ma fortunatamente qualcosa si frappose giusto in tempo: Kumagai, saettando davanti all’asta, protese una mano verso l’alto.

L’arma precipitata verso di lui era formata da un’asta lunga circa un metro e cinquanta, con l’aggiunta di una lama sottile e dalla punta acuminata, come una piccola falce. Tutto ciò che Kumagai aveva fatto, però, non era stato afferrare il bastone, bensì parare con il palmo aperto la punta dell’arma.

Questa si era immobilizzata come se la carne della ragazza fosse stata fatta d’acciaio.

 

Quell’immagine era stata tanto incredibile quanto emblematica della forte protezione che l’Ultimate Contorsionist aveva significato per tutti loro.

Incredibile però era anche pensare che quella stessa protezione fosse stata distrutta, portando via una loro fedele amica.

Nashi strinse gli occhi, costringendosi a sospirare per scacciare una forte angoscia dal proprio petto.

“ Eccola qui.” Zetsu tornò poco dopo, riportando la continuazione dell’asta: com’era da aspettarselo, apparteneva proprio alla falce muraria.

L’arma, con quell’estensione dell’impugnatura, dava più l’impressione di un’alabarda.

“ Chissà perché la lama si trovava qui, mentre il resto dell’asta a qualche passo di distanza… esattamente tra la teca ed il corpo di Kumagai, poi.” Quella riflessione fatta ad alta voce dell’amico colpì particolarmente il bruno.

Questi infatti, sollevando lo sguardo poté appurare un dettaglio davvero bizzarro.

Considerando che la teca del Dragunvoid si trovava di dirimpetto alla porta d’ingresso, il cadavere di Kumagai con il rispettivo lago di sangue era collocato esattamente al centro di questi due elementi.

“ E Kumagai era riuscita a fermare questa roba con una sola mano? Certo che era davvero sovrumana.” Commentò Zetsu, ritornando ad osservare la falce.

 

Abbandonando la prima illuminazione che era riuscito ad avere alle proprie spalle, Nashi comprese che le informazioni più importanti sarebbero derivate dall’ispezione del cadavere.

Raggiunsero così Kigiri, trovandola china sul corpo, ma posizionata in modo da non avere gli stivali immersi nel sangue.

Il primo dettaglio che risultò lampante e sconvolgente nella sua semplicità fu la possibilità di ammirare il volto di Kumagai. La maschera anti-gas era stata riposta di fianco, scoprendo un viso pallido come cera.

Un rivolo ormai rosso e secco decorava un filo di pelle lungo la guancia, partendo dalla bocca socchiusa.

“ Glieli hai chiusi tu gli occhi ?” Domandò Zetsu, riferendosi alle palpebre serrate della loro amica deceduta.

“ Sì. Sotto la maschera erano aperti, sgranati dal dolore.”

Nashi ringraziò mentalmente la criminologa di averlo risparmiato da quella visione, e tristemente rimase in ascolto di cosa avesse da dire.

“ Non ci sono altre ferite nel corpo, nemmeno superficiali: nessuna cicatrice aperta e niente segni di lotta. Un solo colpo da arma da fuoco ha perforato l’addome di Kumagai all’altezza del rene sinistro.” La ragazza sembrava star ripetendo il Monokuma File con accuratezza chirurgica, eppure dimostrava una certa rigidità: era evidente che qualcosa per lei non quadrasse.

“ Il proiettile quindi non è rimasto nel corpo ?” Incalzò Nashi, riallacciandosi all’unica testimonianza attendibile che avessero.

“ Non più, e sicuramente non lo è mai stato per più di una frazione di secondo: ha perforato il corpo fino alla schiena, continuando la sua traiettoria fino in fondo alla sala.”

“ Quindi… se trovassimo il proiettile potremmo capire in che direzione stava guardando Kumagai quando è stata sparata: dovrebbe infatti essere arrivato dal lato della stanza verso cui lei rivolgeva le spalle.” Intuì il ragazzo, ricevendo un silenzioso assenso.

- Intanto sappiamo che vicino alla teca del Dragunvoid non c’era nessun proiettile.- Si appuntò mentalmente.

“ Piuttosto… questa maschera ?” Zetsu aveva preso in mano la maschera anti-gas, girandola in più angolazioni.

“ Ah, giusto! Voi non potete saperlo, ma quando siamo arrivati qui l’Armeria era satura di un qualche gas.” Rispose prontamente Nashi.

 

“ Tu e Takejiro siete stati i primi ad arrivare qui, giusto ?” Kigiri ruppe il silenzio, senza però degnarlo di uno sguardo.

“ Già.”

“ Dicevo… questa maschera sembra importante !” Zetsu gonfiò le guance, probabilmente offeso dall’esser stato ignorato.

“ Quando questa stanza è stata riempita di gas Kumagai era ancora viva, tanto da indossare la maschera.”

“ Forse si trattava di un gas velenoso.” Ipotizzò il suo amico “ Però di che gas si tratta ?”

“ L’inventario dell’Armeria riportava diverse scorie chimiche adatte alla preparazione di veleni e gas.” La criminologa, essendo una dei pochi ad aver letto l’inventario, accorse in loro aiuto.

In quel momento però una quarta voce si aggiunse, intromettendosi nella discussione.

“ Forse allora ho trovato qualcosa di utile !” Esclamò Amari, stringendo i pugni davanti al petto con aria determinata.

I due ragazzi si scambiarono un rapido sguardo, concordando sul dare retta all’Ultimate Video Maker.

La ragazza dai capelli viola indicò prontamente in direzione della porta, facendo segno di seguirla.

“ Io rimango qui… ho quasi concluso.” Annunciò Kigiri, vedendo allontanarsi i restanti tre.

 

“ Allora …” Iniziò Amari, raggiungendo Ebisawa davanti alla porta d’ingresso spalancata.

“ Stavamo cercando indizi in questa zona, ed effettivamente abbiamo trovato qualcosa che al nostro ingresso è passato inosservato.”

Chinandosi in direzione di un’anta, indicò dei piccoli detriti scuri nascosti nell’ombra.

Zetsu immediatamente provò ad allungare una mano per ispezionarli meglio, ma Ebisawa lo trattenne per il braccio.

“ Attento! Guarda bene cosa c’è scritto lì !”

L’occhialuto sgranò gli occhi per la sorpresa, ed incuriosito mise a fuoco l’apparente innocuo pezzo di rottame.

Un brivido lo attraversò quando vide chiaramente come sulla superficie fosse stato disegnato un simbolo: due ossa incrociate dietro un teschio.

“ Ma questo simbolo …!” Sussultò immediatamente, ritraendo la mano.

“ Esatto.” Annuì Amari.

“ È il simbolo dei pirati !” Esclamarono all’unisono, mentre Nashi ed Ebisawa si schiaffavano una mano in faccia, esasperati.

“ Da tutti i pezzi che siamo riusciti a riunire, doveva trattarsi di un container dalla forma di un barile, alto circa un metro e cinquanta ...” Spiegò l’Ultimate Radio Host, per poi ritornare a guardare quel simbolo: “… contenente del veleno.”

“ Avete davvero riunito tutti i pezzi ?” Domandò Nashi.

“ Solo di una fiancata, in realtà.”

Il ragazzo più alto scostò con il piede il frammento metallico, avvicinandolo ad una composizione di altri frammenti dello stesso tipo. Era palese come appartenessero tutti alla stessa forma, e dal modo in cui alcuni pezzi erano curvi e non piatti, davano proprio l’idea di formare il fianco di un cilindro.

Il dettaglio più importante e lampante fu come su tutti i frammenti riuniti fossero riportate delle scritte, quasi sbiadite del tutto sul metallo annerito.

 

- Monokuma Second Special Poison …- Lesse mentalmente Nashi, prevedendo già come quella lettura gli avrebbe procurato solo brividi.

- Nuova versione del famigerato veleno di Monokuma, riadattato e migliorato. Il contenitore in acciaio conserva il veleno al meglio!

Attenzione: da conservare lontano da luoghi caldi o a diretto contatto con il sole. Il veleno persiste in forma liquida, ma esala gas parzialmente infiammabili.

A differenza della precedente versione garantisce una morte lenta ed inesorabile. Se ingerito o inalato tramite i gas, anestetizza i muscoli ed inibisce le funzioni cerebrali in pochi minuti, facendo in modo che dopo circa un’ora sovvenga la morte per asfissia.

(Tenere lontano dalla portata dei bambini piccoli !)-

 

Dopo aver letto tutto ciò il ragazzo non poté fare a meno di ritenere sempre più atroce la creazione di Monokuma.

“ Secondo voi centra qualcosa con l’omicidio ?” Domandò Amari, confusa.

“ Non sembra che ci sia più il veleno all’interno, e sicuramente il gas qui accennato era lo stesso visto da Nashi e Takejiro.” Ipotizzò Zetsu.

La Video Maker sembrò ancora molto scettica: “ Se qui ci fosse ancora Fujima saprebbe dirci se la causa di morte di Kumagai sia stata proprio questo veleno.”

“ Penso che la maschera anti-gas tolga ogni dubbio, però.” Ribatté Ebisawa.

“ A voi non sembra strana un’altra cosa, piuttosto ?” Intervenne Nashi, incupito.

Sotto lo sguardo confuso dei suoi amici si spostò dove aveva trovato il frammento con il simbolo d’avvertimento, ovvero tra l’anta aperta e la parete.

Lentamente mise mano sulla maniglia, richiudendo la porta.

“ Perché mai un container di acciaio dovrebbe essere ridotto in frammenti ?”

Una risposta che bene o male aveva immaginato si mostrò davanti ai suoi occhi: il lato della porta che dava verso l’interno era completamente diverso da quello esterno, presentando una grossa macchia nera e che puzzava di bruciato.

Ovviamente tutto ciò era passato inosservato dal momento in cui la porta era rimasta spalancata verso l’Armeria, tuttavia il dettaglio dei detriti trovati tra le ante e la parete era parso sospetto sin da subito.

“ Per la peppa e la peppina !” Ululò la video maker “ Sembra il segno di un’esplosione !”

“ Ma un’esplosione non dovrebbe aver abbattuto la porta ?” Domandò scettico Ebisawa, anche se non poco sorpreso.

“ La macchia non è così grande, quindi forse era abbastanza controllata… e comunque le porte sono d’acciaio e molto pesanti. Poi, appartenendo ad un’armeria, non stento a credere che siano persino antiproiettile.” Zetsu si era già avvicinato abbastanza da poter toccare con mano il nuovo indizio, analizzandolo con sguardo concentrato.

“ L’ipotesi è dunque che il container sia esploso mentre era a contatto con il lato interno della porta.” Osservò Nashi.

“ Ma perché mai? Che senso avrebbe ?” Domandò la ragazza, ed a quel punto nessuno seppe darle una risposta.

L’Ultimate Memory era troppo assorto nei suoi pensieri, cercando soprattutto di rispondere a quel quesito, quando il suo amico ritornò tra loro con una strana luce negli occhi.

“ Guardate qui.” In Zetsu si poté percepire un misto di preoccupazione ed eccitazione quando mostrò trepidante un proiettile tra le sue dita.

“ È caldo.”

Nessuno di loro sembrava aver visto un qualcosa di simile prima d’ora, così si avvicinarono incuriositi.

Il proiettile presentava una punta schiacciata, ridotta in tanti filamenti ricurvi al punto da assomigliare ad una banana con la buccia tirata all’infuori. Nonostante la forma pressata, si intuiva come in realtà fosse in origine molto lungo.

“ Era tra gli altri frammenti dietro la porta.” Continuò Zetsu, rigirandolo tra le dita “Guardate: si possono notare delle macchioline rossastre! Forse è sangue.”

“ Se davvero c’è stata un’esplosione allora il sangue sul proiettile dovrebbe essersi seccato all’istante.” Ipotizzò Nashi, tastando con mano il proiettile e verificando come effettivamente fosse molto caldo, quasi bollente.

 

Il dialogo sulla natura di quel bossolo proseguì fin quando l’Ultimate Radio Host non si illuminò in volto.

“ Giusto! Mentre raccoglievo tutti i frammenti mi era parso di vedere qualcosa in fondo alla parete.”

Zetsu decise di continuare a cercare frammenti o altri indizi vicino alla porta, con Amari, così l’unico a seguire Ebisawa fu Nashi.

“ Qui.” Il ragazzo lo condusse non molto distante dall’ingresso, sul lato destro della sala.

Esattamente come aveva dichiarato, c’era qualcosa di insolito, e che l’Ultimate Memory non ricordava fosse lì in passato.

In uno spazio di parete non coperto da teche o mensole era stato formato un buco abbastanza grande e largo da poterci strisciare all’interno ed anche rimanere seduti.

 Una volta fatto questo, però, ci si sarebbe potuti appoggiare ad una parete completamente liscia e perfetta, senza segni di erosione o crepe.

Ebisawa rimase fermo a rimuginare su quale senso potesse avere tutto ciò, mentre Nashi ispezionava il resto delle pareti per controllare che non ci fossero altre spaccature simili.

Dopo un rapido giro passato anche a controllare dietro armadi e teche, confermò che quello strano pertugio era un caso unico.

- Non è possibile che sia casuale: sono sicuro che non c’è mai stato prima d’ora.- Pensò, osservando la postazione di Ebisawa dal centro della stanza.

- Ciò che è accaduto in questa stanza dev’essere molto più complesso di quel che sembra …-

 

“ Ehi, Nashi.” Una voce che non sentiva da tempo lo sollevò dai suoi pensieri.

Takejiro si stava avvicinando con le mani immerse nelle tasche della felpa ed uno sguardo abbastanza seccato, forse complice la compagnia di una serissima Kigiri.

“ Scoperto qualcosa ?” Gli domandò l’Ultimate Liar.

“ Un’arma rotta davanti alla teca del fucile Dragunvoid, frammenti di un barile contenente veleno, un proiettile, una fenditura nella parete… forse sono tanti indizi, ma non mi sembra di aver ottenuto nulla.”

“ Già, sembra tanta roba davvero confusa.”

L’atteggiamento di Takejiro non era il suo classico, un po’ superficiale e distaccato, perché un certo nervosismo rendeva il suo modo di parlare alquanto teso.

“ Probabilmente si può collegare con ciò che Takejiro ha trovato nell’inventario… o meglio, ciò che manca.” Intervenne Kigiri, suscitando curiosità con poche parole.

A quel punto il corvino sbuffò.

“ Intendi dire che manca qualcosa dall’inventario ?” Domandò Nashi, al che l’altro ragazzo sollevò un quaderno: l’inventario dell’Armeria.

“ Kigiri me l’ha fatto ricontrollare in seguito all’omicidio, per poi verificare che tutte le armi qui riportate fossero al loro posto. A quanto pare non è così, però …”

“ E cosa manca ?” Insistette il bruno, vedendosi così passare il quaderno mentre la criminologa prendeva parola.

“ Due cariche di C4 e tre pistole: due Walther PPQ ed una Smith & Wesson 357 Magnum… da quanto risultano mancanti, Takejiro ?”

“ Non è mai sparito niente da qui prima di oggi.”

 

Kigiri puntò Nashi con uno sguardo tagliente quanto la lama di un coltello, mentre al suo fianco Takejiro restava nell’indifferenza, ignaro di cosa stesse accadendo.

Immediatamente il bruno comprese cosa fosse successo.

 

“ Vi dico solo una cosa: ieri sera ho scoperto Nishizaka nascondere una pistola nella sua giacca mentre tornava in camera …”

“ E colui che per tutto il giorno, presumibilmente ha fatto da guardia all’Armeria, addirittura controllando che tutto fosse a suo posto tramite l’inventario… oggi non ha riportato niente. Dubito allora che Takejiro sia stato anche un solo istante in Armeria.”

 

Takejiro aveva mentito.

Kigiri questo lo sapeva bene, l’aveva sempre saputo, ed ora l’aveva smascherato di fronte a Nashi con una spietatezza senza eguali: voleva dimostrare al ragazzo il quale non era stata in grado di convincere prima, che effettivamente ci fosse da sospettare di Takejiro.

Nashi non poteva parlare, tantomeno dare segnali del suo evidente stato di ansia, quindi fece appello a tutte le sue forze pur di apparire normale. Dentro di sé in realtà sentiva di star diventando sempre più freddo, come un blocco di ghiaccio.

 

“ Dicevamo …” Sorprendentemente fu proprio l’Ultimate Liar a riprendere il discorso “ Mancano queste tre pistole e le cariche di C4, e qui dentro non ci sono. Controlliamo nelle altre stanze di questo piano.”

“ Cosa ti fa pensare che non possano essere finite su altri piani ?” Domandò Kigiri, convinta però a spostarsi verso la porta d’ingresso.

“ Ho una personale teoria a riguardo.”

Nashi aveva appena finito di mostrare agli altri il proiettile trovato quando, appena usciti dall’Armeria, si imbatterono in Zayasu ed Akagi.

L’Ultimate Rhythm Game Player era accasciato ad una parete, mentre dall’alto lo scrittore cercava di parlargli, non venendo però ascoltato.

“ Dov’è Lilith ?” Fu la domanda di Takejiro, al che l’albino si accigliò per un istante.

“ Sta cercando di far uscire Umezawa dalla stanza.” La risposta era stata secca ed evasiva, infatti Zayasu aveva evitato quasi del tutto il contatto visivo con l’altro.

Inevitabilmente quel comportamento fu collegato a quanto era successo tra Lilith e Takejiro durante la festa al Secondo Piano, un evento capace di lasciare visibilmente sconvolto l’Ultimate Fanfiction Writer.

Indirizzando il loro sguardo verso la porta del magazzino alla loro sinistra, trovarono facilmente la sagome dell’Ultimate Majokko.

“ Non vuole uscire di qui …” Sussurrò Lilith ai ragazzi, non appena si avvicinarono.

Kigiri rispose prontamente che prima o poi l’avrebbe fatto, dimostrando una sicurezza abbastanza inquietante, per poi dirigersi verso il magazzino a destra.

Lì la porta era aperta.

 

- A detta di Ebisawa e Amari questo è il magazzino più grande …- Ci tenne a sottolineare Nashi, facendo il suo ingresso.

A primo acchito sarebbe potuta sembrare la solita stanza di sempre, e già il pensiero di rovistare tra infinite cianfrusaglie era sconfortante, ma ad una seconda occhiata risaltò all’occhio un dettaglio importante.

Sul pavimento appena davanti alla porta giacevano proprio due piccole pistole d’acciaio nero.

Nashi trasalì nel vederle, mentre Kigiri accorse prontamente ad analizzarle.

“ Quali sono ?” Fece Takejiro.

“ Non sono un’esperta di armi, ma c’è inciso il nome del modello: Walther PPQ, Polizei Pistole Quickdefense. “

“ Sono solo le Walther PPQ quindi. Manca ancora la Smith & Wesson… potrebbe essere qui.”

“ Lo spero.” Concluso il dialogo, i due iniziarono ad ispezionare la stanza a partire dai primissimi scaffali.

 

L’Ultimate Memory era sul punto di seguirli, quando si sentì tirare per la camicia dalla schiena.

“ Nashi… ?”

Nishizaka si era palesata alle sue spalle, ora guardandolo con una strana espressione, non dissimile dalla paura.

“ Devo parlarti.” Disse lei senza attendere un momento in più, nonostante il suo volto dimostrasse un’evidente esitazione.

“ Qui ?” Sussurrò Nashi, non rendendosi conto di come mai la sua voce si fosse abbassata così tanto.

“ N-No, per favore.” Scrollando le spalle, come a voler scacciare un brivido, l’Ultimate Web Personality lo prese per mano. Senza tirarlo, ma solo guidandolo, lo portò fuori dal magazzino.

Tremava. Quella mano tremava, comprese Nashi.

Lanciò uno sguardo all’interno della stanza, prima di lasciarla, e fu allora che vide per l’ultima volta gli occhi di Kigiri: erano spalancati come due fari, paragone al quanto azzeccato dato il bagliore che emisero per un attimo.

Un segnale di pericolo era stato lanciato, e per la seconda volta quel giorno Nashi non l’aveva colto in tempo.

Così il bruno realizzò che la mano tremante era solo la sua, e ripercorse con lo sguardo il braccio davanti a sé, posandosi infine sulla nuca della ragazza che lo stava guidando.

- La pistola mancante …-

Kigiri l’aveva avvertito il giorno prima che Nishizaka nascondesse con sé una pistola non segnalata come scomparsa da Takejiro, e ciò implicava che i due ragazzi ora si trovassero soli con due bugiardi, due persone di cui sospettare e forse anche temere.

Non avevano mosso nemmeno un paio di passi fuori dal magazzino, quando avvenne qualcosa di inaspettato nel corridoio.

 

La porta immediatamente di fronte si aprì, facendo trovare faccia a faccia un ragazzo ed una ragazza, entrambi con i capelli rossi.

Per quanto potesse sembrare assurdo, qualsiasi cosa stesse passando per la mente di Nashi in quel momento si acquietò, lasciandolo focalizzare solo su di una persona.

Umezawa Gaho era tornato tra loro. Lui non lo vedeva ormai da più di ventiquattr’ore, e non avrebbe potuto immaginare di trovarlo in condizioni ben peggiori rispetto a come l’aveva lasciato.

La divisa dell’Ultimate Stuntman era rimasta ancora sporca dopo le giornate di lavoro, mentre il suo volto, smunto e pallido, si contrasse al sol contatto con l’esterno.

Gli occhi erano gonfi, incorniciati da un’aureola rossa e vivida.

“ Umezawa !” Lilith non perse tempo, e con uno scatto lo cinse tra le sue braccia. Dapprima il rosso provò a ritrarsi per lo spavento, ma un istante dopo sembrò perdere ogni forza.

Come un ammasso informe si accasciò sulla ragazza, chinando il capo e le spalle mentre questa lo sorreggeva.

“ Io... io …” Sollevando debolmente la mano mentre poche rauche parole fuoriuscivano dalla sua gola straziata, si calò gli occhiali da motociclista. Un istante prima che questo accadesse, però, fu possibile intravedere un luccichio proveniente dai suoi occhi lucidi.

“ Io non sono riuscito a proteggerla !” Rabbia e dolore esplosero mentre Umezawa ricominciava a piangere, struggendosi impotente su Lilith.

La ragazza serrò le labbra, così travolta da quelle fortissime emozioni da non trovare le parole necessarie.

Anche Nashi percepì quella valanga di sofferenza nonostante la distanza, sentendo il pianto del ragazzo scorrergli addosso, ed infine dentro di sé.

“ Umezawa …” Riuscì solo a pronunciare il suo nome, desiderando però poter fare più di quanto stesse facendo Lilith per condividere quel dolore.

“ Tu… lo compatisci ?” Domandò a quel punto Nishizaka, essendosi soffermata anch’ella per assistere alla scena.

“ Ma ti ha colpito in faccia ieri! E… e ha detto che tutti noi potevamo essere i mastermind …” Le parole fuoriuscivano confuse dalla bocca della rosa, così come era confusa l’immagine che aveva della realtà attorno a sé, non riuscendo minimamente ad afferrarla.

L’Ultimate Memory non rimase però indifferente a tali parole.

 “ Tu !” D’improvviso però la voce rotta dal pianto di Umezawa si trasformò in qualcosa di già sentito prima: odio e rabbia.

I presenti assistettero alla scena senza nemmeno realizzare cosa stesse succedendo.

L’Ultimate Stuntman si districò dalla presa di Lilith, per poi scagliarsi di peso verso una direzione sola: l’angolo dov’era accasciato Akagi.

Quando Akagi sollevò lo sguardo, comprendendo la situazione, inciampò all’indietro con un urlo di terrore.

“ Maledetto! Sei stato tu ad ucciderla !!” Con ferocia animalesca Umezawa spiccò un salto verso il ragazzo, con le mani protratte in avanti e le dita già serrate a pugno.

Fortunatamente Zayasu riuscì ad intervenire in tempo, bloccando la carica del rosso con il proprio corpo. Ovviamente il colpo gli arrecò non poco danno, ma comunque riuscì a rimanere in piedi, bloccandolo dalle spalle.

“ No! Lasciamelo ammazzare !” Gridava Umezawa, dimenandosi come una furia quando anche Takejiro intervenne per placcarlo.

Akagi intanto non faceva altro che strisciare all’indietro, non riuscendo a staccare lo sguardo dalla maschera di violenza che incombeva sulla sua vita. Ne fu inevitabilmente spaventato, iniziando a tremare convulsamente.

“ Sta’ fermo! Non è adesso il momento di risolvere questa cosa …” Bofonchiò Takejiro tra uno sforzo e l’altro.

“ Non serve a niente un Class Trial! Non è mai servito a niente! Le persone continuano a tradire, a mentire, a morire! Basta con tutto questo!! BASTA !!”

Sotto lo sguardo impotente di Nashi stava avvenendo qualcosa di difficilmente descrivibile, parte di un’esperienza di vita così estrema da essere irripetibile.

In un corridoio di cemento all’interno di una torre nel nulla, un ragazzo urlava con al forza della disperazione al suo amore perduto, alla speranza che era stata calpestata, alla sofferenza per raggiungere un benché minimo piacere che era stata piegata dall’ennesima morte.

La consapevolezza di essere troppo piccolo per poter impedire che tutto ciò accadesse ancora, ed ancora una volta, schiacciò Nashi sempre più forte ad ogni lacrima versata tra le urla di Umezawa.

 

 “ Non puoi dire questo: non è per niente vero !”

Un grido ancor più sofferente sovrastò di colpo la voce di Umezawa, facendo piombare tutto nel silenzio. Lanciandosi verso la schiena dello stuntman, Lilith lo cinse in un abbraccio.

“ Tu non vuoi uccidere proprio nessuno! Cosa ti viene in mente di dire, adesso ?” Strofinando il proprio viso sul corpo del ragazzo, cercava a stento di soffocare dei singhiozzi di pianto.

Lo stuntman divenne come di pietra, non potendo guardare in faccia la sua amica, però percependo ogni singolo battito del suo cuore come se fosse dentro di sé. Con lo sguardo vacuo, perso nel vuoto, tremò ad ogni brivido che attraversava Lilith, mentre sentiva le sue mani stringergli le braccia.

“ Tu vuoi solo uscire di qui… come tutti noi: per questo dobbiamo farlo insieme! Basta uccidere, basta con queste morti !”

Lentamente Takejiro e Zayasu si scostarono, guardando la ragazza mentre tutta la tensione sembrava precipitare come pioggia, disperdendosi nel silenzio.

“Se noi che siamo sopravvissuti, che portiamo il peso delle vite dei nostri amici sulle spalle, fossimo pieni di fiducia nel prossimo… allora non avrebbe senso ucciderci l’un l’altro !”

Il cuore in frantumi del rosso perse un battito al sentire quelle parole, e per la prima volta dopo tempo lo sentì riprendere a pulsare. Qualcosa si stava mettendo in moto, riscaldandolo con un calore dimenticato.

“ Ne sono sicura: usciremmo di qui sicuramente! Dobbiamo crederci fino alla fine… e non lasciarci sopraffare dalla disperazione.”

Lilith lasciò scivolare le proprie mani senza più forze, accarezzando quelle del rosso, il quale però rimase ancora a lungo immobile.

“ No …” Dalla sua bocca venne emesso un flebile rantolio, presto soffocato dallo scoppiare di un nuovo pianto.

“ Non voglio uccidere nessuno! Non voglio che nessun altro muoia! Voglio solo andare a casa !!”

Gettando la testa all’indietro, rivolgendosi al cielo inesistente, Umezawa lasciò scivolare fiumi di lacrime lungo le sue guance, non trattenendosi più e rimpiangendo tutto ciò che aveva perso.

 

Persino Akagi, che fino a poco prima si era sentito in pericolo di vita, aveva smesso di tremare. Aver assistito a quella scena così intensa aveva inevitabilmente animato anche il suo, di cuore.

Takejiro aveva chinato il capo, ergendo una barriera da tutti gli altri grazie al suo cappuccio, mentre Zayasu si affiancò alla ragazza per metterle una mano sulla spalla.

L’Ultimate Majokko si staccò dalla schiena del rosso, lasciando intravedere un timido sorriso dopo tutto quel dolore. Facendo voltare Umezawa, lo abbracciò nuovamente.

 

“ Comunque sia …” L’Ultimate Liar ruppe il silenzio, tuttavia sembrava stesse parlando più a se stesso

“ Allontano il ciccione per questioni di sicurezza.”

Dopo quella comunicazione si avvicinò ad Akagi, prendendolo per un braccio e facendolo rialzare. Insieme proseguirono verso l’Armeria.

“ Dobbiamo …” Nashi sentì Nishizaka sussurrargli mentre manteneva lo sguardo fisso davanti a sé, come in uno stato di trance.

“ Ti devo far vedere ciò che ho trovato !” Un attimo dopo parve riprendersi e tornare a parlare con un tono normale, questa volta rivolgendosi direttamente al ragazzo.

Tuttavia Nashi esitò a risponderle, avendo ancora la sua attenzione catturata dall’abbraccio tra Umezawa e Lilith.

Le parole gli morivano in bocca, in quanto i suoi pensieri scorrevano rapidissimi ma estremamente comprensibili, come macchine in fila perfetta su di una strada.

Era bastato poco per cambiare completamente il suo umore ed il suo modo di pensare: ascoltare un discorso tanto incoraggiante sul non perdere la fiducia nel prossimo era quanto più gli potesse servire.

Fino a poco prima la sua mente era ottenebrata dal dubbio, ed ovunque guardasse trovava solo lati negativi, pregiudizi e sospetti riguardanti i suoi compagni. Più che compagni, però, poteva considerarli ormai i suoi amici, ragazzi e ragazze con i quali aveva superato, e stava superando, l’inferno.

- Tutto questo è cambiato con un abbraccio.- Realizzò infine, percependo la grandezza infinita di un insignificante gesto.

 

“ Aspetta, Nishizaka. Voglio ascoltare la testimonianza di Umezawa.” Rispose infine alla ragazza dai capelli rosa, la quale ovviamente reagì con sorpresa.

“ M-Ma… !” Fu sul punto di ribattere con le stesse parole di prima, quando il ragazzo la interruppe guardandola in faccia.

La sua espressione di sicurezza e determinazione fu categorica: “ Voglio anch’io fidarmi di tutti! Per farlo però devo ascoltare tutti i miei amici, senza escludere nessuno.”

La ragazza si trovò allora impossibilitata dall’insistere, ed anzi rimase meravigliata, in silenzio. Dopo qualche secondo di silenzio, mentre un leggero rossore colorava le sue guance, annuì sbrigativamente.

Così i due si avvicinarono al trio presente al centro del corridoio.

 L’Ultimate Stuntman sussultò sorpreso vedendo il bruno avvicinarsi, per poi chinare il capo. Nonostante prima fosse esploso in un vortice di emozioni, ora pareva essere rimasto solo un  fragile guscio.

Il debole Umezawa, attanagliato solo dalla paura e dal rimorso, non riusciva a sostenere lo sguardo dell’amico che aveva accusato e addirittura colpito.

“ Umezawa …” Lo chiamò l’Ultimate Memory, intuendo subito come il ragazzo di fronte a sé volesse erigere una barriera per difendersi dal senso di colpa. Tuttavia, a costo di mostrarsi impulsivo per la prima volta nella sua vita, si piazzò di fronte a lui.

“ Ho bisogno di sapere cosa ci facessi tu qui.”

Zayasu e Lilith si volsero istantaneamente verso il rosso, trovandolo ancora riparato in se stesso.

Sorprendentemente, una flebile voce uscì comunque dalla sua gola.

“ Ero venuto qui da solo.” Guardò altrove, verso il punto in cui il corridoio terminava con la porta dell’Armeria.

Lì si erano rifugiati Takejiro ed Akagi, e lì era scomparsa per sempre Kumagai Yone.

“ Poi ho sentito le voci di Kumagai e di Akagi… con degli spari. Mi sono riparato nel Magazzino qui a sinistra, ed è… tutto qui.” Non c’era più vita nella sua voce. Pareva distante anni luce dalla realtà, forse riparato in un luogo dove nessun dolore poteva più nuocergli.

Nashi lo guardò a lungo, invece, intenzionato a non scappare da quel mondo tanto reale quanto crudele.

- Io non posso fuggire, perché è solo qui che posso trovare davvero la verità !-

“ Grazie.” Disse con totale sincerità, senza mostrarsi entusiasta o deluso da quanto avesse sentito.

Nishizaka lo osservò infine dirigersi verso il magazzino ancora inesplorato.

“ Cosa hai capito dalla sua testimonianza ?” Gli chiese, seguendolo con quella domanda tanto impellente.  

“ Per adesso non ne ho idea.” Rispose sbrigativamente il ragazzo, mentre distrattamente si allentava il nodo della cravatta: la situazione iniziava a farsi fin troppo tesa.

 

Nashi non sapeva bene cosa stesse cercando nel suo vagabondaggio frenetico, però fortunatamente trovò qualcosa degna di nota: un buco nel muro, pressappoco identico a quello trovato in Armeria, si presentava in un punto non molto nascosto del magazzino più piccolo.

- La sua natura è la stessa di quello sulla parete dell’Armeria… un esplosivo… - Iniziò a riflettere, sempre più attanagliato dallo scorrere del tempo.

Immaginandosi il Quarto Piano come una mappa tridimensionale, fu sicuro di due cose: il magazzino in cui si era nascosto fino ad allora Umezawa si trovava a sinistra rispetto all’Armeria, e le due pareti su cui erano presenti quegli strani buchi si trovavano in punti diametralmente opposti.

- Pareti collegate …- Pensò il ragazzo, e fu allora che grazie a quelle parole chiave, i ricordi agirono in suo aiuto.

 

Non appena fu uscito dall’ascensore, il rumore di qualcosa di pesante che cozzava contro una parete lo colse di soprassalto. Lanciò un gridolino, ma fu felice che nessuno l’avesse sentito. Allarmato, comprese che il rumore provenisse dalla parete al suo fianco.

 

Come aveva potuto constatare il giorno prima, proprio lì al Quarto Piano, la parete di quel magazzino e del bagno dei ragazzi era collegata.

- Forse può essere qualcosa privo di senso adesso, ma …- Comunque mosso dal dubbio e dalla curiosità, indietreggiò fino a raggiungere il punto esatto dove era crollato uno scaffale.

Trovò tutto come prima, con le cianfrusaglie sparse per terra, meno un’eccezione: il terzo buco nel muro, identico ai precedenti.

Al veder confermare quella sua intuizione venne scosso da una scarica di brividi.

“ Questo è identico al buco nel bagno delle ragazze !” Esclamò allora Nishizaka, colta da un’illuminazione.

“ Cosa ?” Trasalì il ragazzo.

“ Sì, era proprio dove volevo portarti: quando siamo uscite tutte dal bagno su questo piano, ho notato un buco simile a questi che abbiamo trovato in un angolo.”

“ L’hai notato solo tu ?”

“ Non lo so. Credo… eravamo allarmate dall’annuncio di Monokuma.” La rosa si strinse nelle spalle, mostrando parecchia insicurezza.

“ Se si trova nel bagno delle ragazze io non posso entrarci. Dovresti avvisare Kigiri, di sicuro lei vorrà investigare …” Le parole di Nashi gli morirono in gola quando, nel bel mezzo della frase, Nishizaka lo afferrò per la manica.

Tirandolo debolmente a sé, la ragazza si fece guardare negli occhi. Nel silenzio della sua paura stava gridando: “Guardami !”

Il ragazzo la guardò, e tutto il mondo attorno parve smettere di ruotare in quel turbine di follia.

Lo sguardo dell’Ultimate Web Personality ricercava solo Nashi e nessun’altro. Impaurita ed indifesa, si era aggrappata a lui come si fa con uno scoglio in un mare in tempesta.

L’Ultimate Memory si fece carico dell’importanza di tutta quella fiducia, e solo allora comprese di non aver più paura di Nishizaka.

Annuì alla sua amica, così lei lo condusse fuori di lì.

 

Dopo aver ottenuto il permesso da Monokuma, garantito soltanto per “il bene delle investigazioni”, entrambi poterono entrare nel bagno delle ragazze senza infrangere alcuna regola.

Lì Nashi poté osservare il quarto buco nel muro, della stessa natura e fattura degli altri tre, situato in un angolo. Era molto difficile notarlo da qualsiasi angolazione, specialmente dall’ascensore o dalla porta d’ingresso.

Mentre il ragazzo si chiedeva come mai quel buco fosse situato in una posizione più nascosta rispetto agli altri, aggiornò mentalmente la mappa del Quarto Piano con i nuovi segni delle esplosioni.

 

 

“ Grazie Nishizaka. Se non fosse stato per te non sarei mai potuto venire a conoscenza di tutto ciò.” Disse infine alla compagna, vedendola ricambiare un sorriso.

“ Nashi… io credo di potermi fidare solo di te, qui dentro.” Rivelò lei con un filo di voce, distogliendo lo sguardo quasi con vergogna.

Il bruno fu sorpreso dal sentirsi dire tutto ciò: “ Ma come? Nishizaka, io sono sicuro che tu possa fidarti di tutti …”

Stavolta la rosa non dovette nemmeno guardarlo, e per la seconda volta Nashi si interruppe.

- Fidarsi di tutti… anche quando sappiamo che tra di noi c’è l’assassino di Kumagai …- Non poteva essere così immotivatamente ottimista, pretendendo anche che la sua fiducia contagiasse il prossimo.

La situazione in cui si trovavano era irrealistica, pericolosa e basata su di un fragile rapporto tra speranza e disperazione. Fidarsi e non fidarsi poteva essere un ottimo modo per darsi forza ed andare avanti, tuttavia spesso non era così facile decidersi.

“ Nishizaka… se ti fidi davvero di me …” Il ragazzo volle provare a fidarsi, sperando di star scegliendo la strada giusta anche questa volta.

“ Dimmi la verità: davvero tu hai rubato una pistola dall’Armeria ?”

Il tempo si fermò, immortalando l’espressione impietrita di Nishizaka. Nashi si sentì ammontare nel petto il peso di una grande pena, tuttavia non demorse.

Vide come lentamente il viso della ragazza si stesse rilassando, facendole incurvare le labbra verso il basso.

“ Sì …” Sussurrò infine.

“ Perché l’hai fatto ?”

Lei a quel punto si ritrasse, volgendo il suo sguardo altrove. “ Non mi crederesti mai …”

“ Non è vero.” Rispose prontamente il ragazzo, così rapidamente da sorprendere l’altra.

Nishizaka, stupita da tanta determinazione, si ritrovò a guardare negli occhi Nashi. Un tremito le attraversò le labbra, facendole serrare ancor di più.

“ Io ti crederò, Nishizaka… so bene che non volevi fare nulla di male. Per il tempo passato assieme, per le gioie ed i dolori condivisi …”

Dopo la morte di Fujima e Masuku, Nishizaka sembrava essere rimasta sempre più sola, ed in tutti i tentativi di avvicinarsi a lui per parlargli, solo ora Nashi capiva come in realtà avesse voluto cercare anch’ella un’ancora di salvezza.

Dopo tutto l’affetto che gli aveva dimostrato, rimanendo persino ad aspettare il suo risveglio dopo essere svenuto in piscina, Nashi non poteva credere di aver davvero dubitato di Nishizaka anche solo per un secondo.

 

“ Scusami per non averti rivelato prima del piano di fuga ideato da Umezawa.” Disse, trovando necessaria più che mai quell’ammissione di colpa.

Forse motivata proprio da tale gesto, la ragazza sciolse il nodo che le otturava la gola, liberandosi in un sospiro.

“ Akagi …” Iniziò col dire, non facendo altro che ammontare la tensione nell’aria.

“ Akagi mi ha costretta a rubare una pistola per lui.”

 

Nashi sbarrò gli occhi, credendo per un istante di aver sentito male. Quando però si confrontò con lo sguardo serio e sincero della ragazza, realizzò di aver compreso tutto alla perfezione.

“ Akagi ?” Ripeté, cercando di trovare senso a tutto ciò.

“ Due giorni fa Akagi mi ha presa in disparte, invitandomi a parlare con lui… quando d’improvviso mi ha puntato contro una pistola.”

“ Ti ha minacciato con una pistola ?” Domandò incredulo il ragazzo, percependo la fatica impiegata dalla ragazza per recuperare quello spaventoso ricordo.

“ M-Ma come faceva ad aver già una pistola ?”

“ Mi disse che l’aveva presa con sé il primo giorno in cui era entrato in Armeria… e che proprio perché era facilissimo rubare un’arma senza farsi notare da nessuno, io avrei dovuto prendergliene una.”

L’Ultimate Web Personality lanciò uno sguardo supplicante al ragazzo.

“ Io però non centro niente… gliel’ho lasciata non appena ho avuto l’occasione! Non mi ha voluto dire cosa volesse farci, però in quel momento ero costretta ad obbedirgli… oppure mi …” Si interruppe, non riuscendo a proseguire oltre.

Nashi socchiuse le palpebre fino a rendere i suoi occhi appena due fessure. Tutto l’impegno mentale accumulato nell’ultima ora si era tramutato in un pungente dolore ai lati della testa, causandogli ancora più stanchezza ed affaticamento.

Ormai sentiva il terreno scivolargli da sotto i piedi, come in un eterno mal di terra. Dovette lottare, soprattutto in quella situazione, per rimanere concentrato e non lasciarsi perdere d’animo.

“ Ricordi quale pistola fosse ?”

“ Mi chiese di prendere una Walther PPQ. Ho fatto molta fatica a trovarla, tra tutti i tipi di pistole presenti in Armeria, ma… non so perché mi abbia chiesto proprio quella.”

- La Walther PPQ è lo stesso modello trovato nel magazzino a destra.- Pensò Nashi, per poi correggersi.

- Anzi! Erano ben due pistole di quello stesso modello. Questo vuol dire che se la pistola posseduta in precedenza da Akagi fosse stata anch’essa una Walter PPQ …-

“ P-Poi …” La voce tramante della ragazza però lo interruppe.

“ C’è un’altra cosa che posso dirti riguardo Akagi. Durante la festa temevo volesse fare qualcosa di pericoloso, così per quanto lui volesse tenermi distante, lo tenevo d’occhio. Ebbene, ad un certo punto ho origliato una conversazione in privato tra lui e… Kumagai.”

Nashi prestò massima attenzione, nonostante il nome della loro compagna morta gli avesse revocato l’orrenda immagine del suo cadavere.

“ Akagi sembrava in procinto di lasciare il Prato mentre tutti gli altri ballavano, così Kumagai gli si è avvicinata …”

 

“ Akagi! Dove stai andando ?”

“ Io… credo di aver bisogno del tuo aiuto! Ho visto Umezawa prendere l’ascensore, credo sia andato al Quarto Piano. Ho paura che voglia fare qualcosa di sconsiderato, per favore, andiamo lì insieme !”

 

“ Dopodiché si sono allontanati di corsa… e non li ho più visti.” Terminò di raccontare la rosa.

L’Ultimate Memory realizzò che, in base all’ora della morte riportata nel Monokuma File, quelli dovevano esser stati gli ultimi momenti della vita di Kumagai Yone.

- E li ha trascorsi insieme ad Akagi… proprio qui al Quarto Piano.-

La shoccante immagine dell’Ultimate Rhythm Game Player trovato in ascensore, che avvertiva lui e Takejiro di dirigersi al Quarto Piano, si ripresentò violentemente.

Dubbio e paura lo circondarono, dando il colpo di grazia dopo tutto il dolore di cui era stato reso partecipe.

 

Un jingle ormai familiare a tutti gli studenti risuonò tra le stanze silenziose, interrompendo le investigazioni già protratte a lungo.

I monitor si accesero, proiettando il volto bicolore di Monokuma.

“ Mi sono stancato di aspettare! È tempo del Class Trial… come si sol dire, la quarta volta è quella buona !”

Con il silenzio venne anche l’accettazione dell’ordine, al che gli undici sopravvissuti compresero che era arrivata l’ora di giocare il tutto e per tutto.

Nashi e Nishizaka percepirono gli altri muoversi nel corridoio, sicuramente diretti agli ascensori.

L’Ultimate Web Personality cercò un’ultima volta il sostegno nello sguardo del ragazzo, ma lui poté solo dissimulare tutto l’estenuante dolore di cui si era fatto carico.

“ Nashi… ce la faremo ?” Gli domandò lei.

“ Sì. Anche stavolta.”

 

“ Esiste un altro modo per combattere, Nashi. Un giorno lo capirai …”

 

In una decina di minuti, tutti loro erano radunati di fronte all’ascensore.

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Terminate le investigazioni, gli studenti sono pronti ad affrontare per la quarta volta il Processo di Classe! Quali sono le vostre teorie, e chi crediate sia il colpevole?

Non mi dileguo molto con questo angolo autore,  proprio perché la voglia di scrivere già del processo è molta!

Alla prossima!

 

 

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Capitolo 28
*** Chapter Four (Part Seven) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 7)  Class Trial

 

L’ascensore arrivò a destinazione, terminando un’attesa tanto atroce da volerla desiderare infinita.

Troppi dolori si sarebbero rimandati senza dover ogni volta percorrere quella strada verso l’alto.

Nella terribile insensatezza di ciò che lo circondava, Nashi si guardò attorno per riconoscere ancora una volta i suoi compagni. Trovò Umezawa, appena ripresosi dalle lacrime, con Lilith al suo fianco per rassicurarlo.

Akagi era in disparte, affiancato ancora da Takejiro. I due si tenevano a distanza dall’Ultimate Stuntman per evitare un’altra aggressione, rendendo la situazione ancora più tesa.

Mentre l’Ultimate Memory entrava nella cabina e sentiva il respiro venirgli meno, si distanziò dal tocco di Nishizaka, fin’ora rimasta attaccata alla sua schiena come un’ombra. Non l’aveva mai considerata un peso, eppure in quel momento avere qualcuno come lei al proprio fianco non gli giovava assolutamente.

La speranza riposta in lui era solo una pausa tra gli sguardi pieni di dubbio degli studenti, tra gli scatti d’ira e il dolore. Quel piccolo mondo andava avanti in un circolo vizioso, e non sapeva se dichiararsi troppo debole per continuare a resistervi.

Nuovamente si guardò attorno, questa volta riconoscendo gli altri volti atterriti, nervosi, o pieni di grinta per vendicare la morte di Kumagai.

Senza tutti loro non sarebbe mai riuscito a nuotare in quel vortice di disperazione, ed aveva bisogno proprio di quei compagni che si fidavano di lui per resistere e continuare a sopravvivere.

- Continuare a combattere …- Le parole di Kumagai avevano sostituito le sue.

Tutto si fermò. La scalata verso l’alto era terminata, come sempre.

 

“ Upupuuuh !” La risata di Monokuma li introdusse alla sala del processo. Una luce rossastra si infrangeva sul pavimento completamente nero, talmente lucido da riflettere le sagome degli studenti.

“ Prendete posto ed incominciamo! Sento che questa volta accadrà qualcosa di imperdibile… forse potrebbe essere l’ultima occasione per assistere ad un processo degno di nota.” Come al solito il peluche fu enigmatico nella sua follia, ma le sue vittime presero posto ai palchetti in silenzio.

Erano già fin troppo stanchi per arrabbiarsi o ribellarsi.

“ Iniziamo con una breve introduzione del Class Trial! Dovrete scovare l’assassino di Kumagai Yone, per poi votarlo: se la scelta sarà giusta allora avrete vinto, ed il colpevole verrà giustiziato; se ciò non dovesse succedere, allora sarà la vostra fine… ed avrete regalato la possibilità di diplomarsi al killer !”

Il processo ebbe inizio col battito del martelletto di Monokuma.

 

“ Quindi… iniziamo !” Amari Sako si fece forza, stringendosi nelle spalle per scacciare il torpore che la paralizzava.

“ Sì, ma da cosa ?” Le domandò Zayasu, massaggiandosi la testa.

“ Non ho potuto prestare molta attenzione alle investigazioni come voi.”

“ Già… per colpa mia …” Akagi sospirò affranto, rendendo palese come si sentisse colpevole di aver rubato tempo all’Ultimate Fanfiction Writer.

“ Ma no, sta tranq- …” L’albino era sul punto di rassicurarlo con un sorriso, quando la video maker esclamò:

“ Ci sono! Gli alibi !”

I presenti la guardarono stupiti, in attesa che proseguisse.

Mossa da un improvviso entusiasmo, Amari sembrava aver riacquisito sicurezza: “ Possiamo definire chi sia il più sospetto in base a dove si trovasse nel momento della morte di Kumagai.”

“ Bhe… tutti alla festa sul Prato, no ?” Rispose Zetsu, non trovando nulla di strano.

“ Già. Eravamo tutti lì… hai ragione.” Immediatamente l’Ultimate Video Maker abbassò il capo, sconsolata.

“ M-M-Ma… !” Una voce balbettante si erse da un palchetto, richiamando l’attenzione generale.

Takejiro Kurisu aveva gli occhi sbarrati dall’incredulità, con un’espressione esterrefatta come mai si era visto prima.

“ Ma siete idioti o cosa ?!” Riuscì a dire, infine.

“ Non eravamo proprio tutti al Secondo Piano nel momento dell’uccisione di Kumagai.” Lilith si intromise per correggere i suoi compagni.

“ Intanto …” Con calma estrasse l’e-Handbook. Aprì davanti a tutti il Monokuma File.

 

 

Vittima: Kumagai Yone

 

Il corpo è stato ritrovato in Armeria poco dopo l’ora del decesso, risalente alle 19:10.

 

Kumagai presenta una ferita da arma da fuoco al torso che le ha perforato il corpo da parte a parte. Il proiettile non è in corpo.

 

 

 “ Qui l’ora del decesso è chiaramente le 19:10… a patto che il Monokuma File sia al cento percento corretto.” La rossa lanciò un’occhiata sospettosa a Monokuma.

L’orso rispose arrabbiandosi, divenendo tutto rosso.

“ Certo che è al cento percento corretto! Per chi mi hai preso ?!”

“ Per un mostro! Comunque …” Proseguì la ragazza, tornando a guardare i suoi compagni. “ A che punto della festa eravamo alle 19:10 ?”

“ Io lo so !” Con grande sollievo di tutti, l’Ultimate Radio Host si mostrò pronto a rispondere.

“ La playlist musicale era programmata da me in persona per far partire il walzer per le 19:00 …”

Ebisawa si prese il mento tra le mai, grattandosi pensosamente la barba riccia.

“ Quindi chiunque si trovasse nel Prato durante quel momento è da considerarsi innocente: anche prendendo l’ascensore per il Quarto Piano per le 19:00 in punto, si arriverebbe sul luogo dell’omicidio alle 19:10.”

“ Già. È un po’ strano che l’assassino possa uccidere Kumagai nel momento stesso in cui arriva  al Quarto Piano.” Amari, così come la maggioranza degli studenti, sembrò d’accordo con quell’ultima ipotesi.

 

“ Io stavo ballando quel walzer con Lilith.” Ammise con incredibile prontezza Takejiro, facendo irrigidire l’Ultimate Majokko di conseguenza. Lei, seppur zittita dall’imbarazzo, annuì.

“ Io …” Nashi prese parola, avendo la certezza di quanto si ricordasse.

“ Avevo accanto a me Kigiri, Nishizaka e Zayasu in quel momento.”

“ Io e Amari eravamo alla postazione dell’impianto audio.” Disse Ebisawa, ma la ragazza dai capelli viola aggiunse: “ Zetsu era davanti a noi, anche se non ballava.”

Il ragazzo dai capelli verdi sorrise compiaciuto: “ Allontano la tristezza di non avere una partner di ballo scegliendo di non ballare affatto. Geniale, no ?”

“ Forse la vera tristezza risiede in questo …” Commentò Nishizaka.

Zetsu ignorò le parole della ragazza: “ Comunque sì, ho avuto Ebisawa e Amari accanto per tutto il tempo.”

“ Eppure in quel momento nessuno di noi si era accorto della mancanza di Kumagai …” Mormorò tra sé e sé Kigiri, diffondendo un’osservazione molto interessante.

La voce ferma di Takejiro spezzò il dibattito:

“ Mi sembra inutile a questo punto temporeggiare ancora, evitando di dire ciò che tutti noi pensiamo.”

Guardò prima alla sua destra e poi alla sua sinistra: “ Ovvero che gli unici due senza un alibi per quel momento erano Akagi e Umezawa.”

L’Ultimat Stuntman indurì i lineamenti del suo viso in una smorfia sofferente, preservando però il silenzio, mentre l’altro ragazzo citato si mostrò ancor meno calmo.

“ C-Cosa?! Ma siamo seri! Io ero alla festa con voi !” Obbiettò Akagi, agitandosi.

“ Non nel momento del walzer. Anzi, dopo che questo era finito io e Nashi ti abbiamo trovato in ascensore …” L’Ultimate Liar ribatté con assoluta calma, tuttavia non smettendo di applicare pressione psicologica sul viola con il suo sguardo accusatore.

“ Non eri al Prato in quel momento, però ci hai detto di andare al Quarto Piano… dove sapevi avremmo trovato il cadavere di Kumagai.”

“ Davvero?! Sapevi già del cadavere di Kumagai ?” Lilith sussultò.

“ No! Non è assolutamente vero !” Ribatté l’Ultimate Rhythm Game Player, cominciando a sudare copiosamente.

“ L’hai detto tu stesso! Perché ora ti rimangi le tue parole ?”

“ Non è così, invece !”

 

Spiazzando il corvino nel mezzo della sua accusa, la voce di Nashi risuonò cristallina nell’enorme sala vuota.

Takejiro si voltò lentamente verso il bruno. I suoi occhi lampeggiavano di rabbia.

“ Akagi non ha mai detto di aver visto il cadavere di Kumagai. A dirla tutta, non ha nemmeno mai pronunciato il suo nome.” L’Ultimate Memory, impassibile, resistette all’occhiataccia.

 

“ È-È TERRIBILE! Al Qua… Al Quarto Piano !” Il ragazzo dai capelli viola sembrava non rispondere più dallo shock, e tutto ciò che faceva era piagnucolare artigliandosi il viso.

 

“ Forse dovresti spremere meglio le meningi prima di guidarci tutti su di una pista sbagliata, Takejiro.” Kigiri sembrava non aver aspettato altro che quel momento per apparire più cinica che mai verso l’Ultimate Liar.

Takejiro sostenne il suo sguardo colmo d’ira per qualche secondo, facendolo poi svanire in un battibaleno.

“ Oops! Errore mio, pardon.” Non sembrava davvero pentito, solo molto indifferente.

“ Appurato questo, possiamo dire che Akagi si trovasse al Quarto Piano nel momento dell’omicidio.” Proseguì la criminologa, riportando poi lo sguardo sul rosso.

“ Proprio come Umezawa.”

Umezawa stesso a quel punto, sentendosi chiamato in causa, sollevò il capo.

“ Sì… io però non voglio mentire e vi dirò tutto ciò che so.”

Sia Lilith che Nashi volsero contemporaneamente il loro sguardo compassionevole verso l’amico.

“ Ero salito al Quarto Piano da solo, senza cercare la compagnia di nessuno. Sapevo che tutti voi eravate al Secondo Piano, così mi sorpresi inizialmente quando sentii i rumori delle porte dei bagni aprirsi. In men che non si dica… ci furono degli spari! Mi nascosi in preda al panico nel magazzino più vicino, e solo allora potei riconoscere la voce di Kumagai… e di Akagi.”

L’Ultimate Stuntman a quel punto gonfiò il petto, espellendo tutta l’aria contenuta in corpo in un sospiro liberatorio. Successivamente raddrizzò la schiena, voltandosi totalmente verso il ragazzo dai capelli viola.

“ Per questo motivo io so per certo che l’assassino di Kumagai sei tu, Akagi Aozame !!”

“ Cooosa?! Il colpevole è già stato scoperto ?” Amari si rizzò sull’attenti, sconvolta. “ Possiamo già votare ed andare a dormire ?”

“ As-Aspetta !”  Ancor più terrorizzato di prima, Akagi aveva iniziato a boccheggiare in cerca d’aria.

Il suo volto, diventato paonazzo, esprimeva a pieno la sua incapacità di sostenere il peso di tutte quelle accuse.

“ Anche io ho sentito degli spari !” Riuscì infine a scandire con la sua bocca, esplodendo in un urlo.

Cadde il silenzio tra gli studenti. L’espressione agguerrita di Umezawa si paralizzò, lasciandolo con la mascella spalancata.

“ Tu ...” Dopo essersi ripreso trasformò la sua espressione stupita in un ringhio feroce.

“ Mi stai prendendo in giro ?!”

 

“ Quindi questo processo è tutto un “scegli se credere ad Umezawa o ad Akagi” ?” Osservò Zayasu, massaggiandosi la testa in preda alla confusione.

“ Secondo me Akagi è troppo sospetto !” Intervenne Ebisawa. “ Dopotutto ha lasciato la festa per dirigersi al Quarto Piano di punto in bianco. E poi c’è la dichiarazione di Umezawa che …”

“ Non saltiamo a conclusioni affrettate !” Lo fermò prontamente Nishizaka, protestando. “ Anche Umezawa potrebbe star mentendo, sai? Non dovresti credere ciecamente a ciò tutto ciò che dice !”

“ Mentire? Il fratello… non lo farebbe mai.” Seppur con voce soffocata, l’Ultimate Radio Host ebbe da obbiettare.

“ Su cosa dovrei star mentendo? Sentiamo !” Ruggì Umezawa, mettendosi una mano tra i capelli. Era ovvio che pensava di portare il processo a termine in poco tempo, così venir portato fuori rotta gli causava grande nervosismo.

L’Ultimate Web Personality si rinchiuse in una breve riflessione silenziosa, portandosi l’indice sulle labbra.

“ Ah !” Quando ebbe raggiunto un’illuminazione saltò sul posto. “ C’era per caso qualcosa di strano nel magazzino in cui ti sei rifugiato ?”

A quella domanda lo stuntman si trovò confuso, ed esitò a rispondere immediatamente.

“ Ehm… no. Perché ?”

“ Era qui che ti volevo! Non è vero che non c’era nulla di strano, perché infatti in quel magazzino abbiamo trovato due pistole !” Lo contraddisse la rosa, mostrandosi incredibilmente soddisfatta.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, ancor più senza parole.

“ C-Cosa dici? Non c’era nessuna pistola in quel magazzino !” Ribatté a denti stretti, ma già degli sguardi sospettosi iniziavano a vorticare sopra la sua testa.

In pochi avevano visto le pistole nel magazzino, così l’associazione tra le armi ed Umezawa divenne immediatamente motivo di dubbio verso le parole precedentemente dette dal ragazzo.

 

“ Sono d’accordo !”  Intervenne però Nashi, riallacciandosi all’ultima frase dell’amico.

“ Nishizaka, ti stai sbagliando. Il magazzino in cui abbiamo trovato le pistole… era un altro.”

“ Già. Però, dai, infondo sbagliare è umano !” Le parole di Takejiro parvero più ironiche che altro, ma Nishizaka non reagì alla provocazione.

Piuttosto, trovandosi smentita da Nashi, non poté far altro che chinare il capo tristemente.

“ Ah… scusa. Ho sbagliato.”

“ Quindi c’erano delle pistole nell’altro magazzino ?!” Umezawa però non aveva finito di parlare, ed anzi trovò immediatamente uno spunto di discussione capace di rianimarlo.

“ Deve averle sicuramente lasciate lì Akagi! Mi pare ovvio !” Ruggì.

Mentre l’Ultimate Rhythm Game Player tornava a biascicare confusamente, solo l’Ultimate Criminologist seppe far proseguire la conversazione.

“ Esatto. Le due pistole sono state trovate nel Magazzino B, a sinistra.”

  “ Magazzino… B ?” Ripeté Zetsu, confuso da quella terminologia mai sentita prima.

Negli occhi della ragazza balenò un lampo d’astuzia, tramutato poi in un sorriso.

“ Nel momento in cui ho scoperto dei due magazzini pressoché uguali, mi sono subito posta il compito di differenziarli in qualche modo. Così il magazzino in cui abbiamo trovato Lilith per la prima volta l’ho chiamato Magazzino A… dal primo istante mi sono accorta che fosse il magazzino più grande, tra l’altro.”

“ Quindi, se dici che le pistole le abbiamo trovate nel Magazzino B, il più piccolo …” Rifletté ad alta voce Nashi. “ … significa che Umezawa si era chiuso proprio nel Magazzino A.”

La ragazza dai capelli lilla annuì.

 


 

“ O-Ok! Ma questo cosa comporta ?” Domandò Akagi, ancora in allerta.

“ Perché avrei dovuto lasciare lì delle pistole dopo averle usate ?”

  Kigiri scosse la testa, contrariata: “ Non andiamo avanti su questa strada, per adesso.”

“ Ah, no? E di cosa dobbiamo parlare, allora ?” Ebisawa non sembrava d’accordo con il ragionamento della criminologa, ma questa seppe rispondergli prontamente.

“ Non parliamo del perché le pistole siano state nascoste… ma parliamo delle pistole in sé !” I suoi occhi si accesero pronunciando quelle parole.

“ In che senso ?” Disse il radio host.

“ Partiamo dal principio… dove possono esser state prese le pistole ?” Domandò a quel punto la ragazza, sorprendendo i presenti.

Nashi si soffermò a pensare, cercando di intuire la strategia di Kigiri.

- Come mai sta portando il dibattito su questo argomento, ignorando ciò che abbiamo scoperto ?-

“ Dall’Armeria, ovviamente.” Rispose, nonostante i suoi dubbi.

La ragazza non annuì nemmeno, e semplicemente puntandogli uno sguardo d’intesa addosso proseguì:

“ E se nel momento in cui Umezawa ha sentito qualcuno fare ingresso nel Quarto Piano, si sono uditi anche gli spari, le pistole devono esser state prese prima o dopo il suo arrivo ?”

“ Ovviamente prima.” Rispose ancora il bruno, stavolta cercando conferma in Umezawa.

Il rosso era perplesso quanto lui, anche se un ritmo di agitazione dilagava ormai tra i palchetti.

“ Qualcuno aveva preso le pistole prima dell’arrivo di Umezawa …” Mormorò Zayasu, rivolgendosi più a se stesso che agli altri.

“ Però tutti noi eravamo impegnati con la preparazione della festa fino a tardo pomeriggio, e anche quando siamo andati al Quarto Piano l’abbiamo sempre fatto in coppia… per nessuno ci sarebbe stata l’opportunità di rubare una pistola dall’Armeria senza essere notato.”

Zetsu sembrò concordare, guardando l’Ultimate Rhythm Game Player:

“ Akagi poi era con me nei magazzini quando è toccato a noi lavorare ai preparativi, e vi posso assicurare che non si è mai avvicinato all’Armeria.”

- Non sono mai andati nei magazzini da soli ?- Questo dettaglio saltò all’attenzione di Nashi, totalmente ignaro di cosa avessero fatto i suoi amici per tutto il pomeriggio del giorno precedente.

 

“ Non lo dubito.” Disse Kigiri, seria come non mai.

“ Allora dove stai andando a parare ?!” Impaziente, Nishizaka sbottò contro la compagnia, senza più celare il suo astio.

La criminologa trasse un gran sospiro, spezzando finalmente il turbolento dialogo.

Sussurrò: “ Se vi dicessi che Takejiro ha passato i precedenti giorni a sorvegliare l’Armeria, per lo più da solo ?”

Tra gli studenti fu subito panico, ed in un istante tutti gli sguardi si concentrarono sul’Ultimate Liar.

“ Takejiro… ?” Ripeté Lilith, confusa. Nonostante la sua preoccupazione nei confronti del compagno, questo rimase impassibile, come se non fosse stato mai chiamato in causa.

Nashi intanto aveva finalmente compreso la strategia di Kigiri, ora che però era troppo tardi.

Sin dai giorni precedenti la criminologa sembrava aver voluto evidenziare il comportamento sospetto di Takejiro, prima solo a lui e poi davanti anche ad Akagi.

 

“ Dubito allora che Takejiro sia stato anche un solo istante in Armeria.”

Le parole dette appena il giorno prima avevano lo scopo di mettergli la pulce nell’orecchio, come per metterlo in allerta da Takejiro.

- Se dubiti davvero così tanto di lui… allora perché gli hai dato un compito come quello di sorvegliare l’Armeria ?- Si chiese mentre la confusione imperversava attorno a lui.

Si focalizzò sullo sguardo di Kigiri, puntato in segno di sfida contro quello placido di Takejiro: la tensione tra i due era palpabile, ben più di quella tra Akagi ed Umezawa.

- Però non possiamo andare fuori pista !-

“ Aspetta, Kigiri !” Disse allora. “ Cosa centra ora Takejiro? È stato davanti ai nostri occhi per tutta la durata della festa, per di più durante l’ora del decesso di Kumagai.”

La ragazza parve non aver sentito nemmeno la fine della sua obiezione, perché rispose con semplicità, come se avesse preparato la risposta con largo anticipo: “ Ovviamente Takejiro non è il colpevole… dico solo che può esser stato colui che ha portato le pistole fuori dall’Armeria.”

Infine spalancò i suoi occhi di ghiaccio sull’Ultimate Memory, così grandi da poterlo sovrastare.

“ Questo è senza dubbio un comportamento sospetto, da complice oserei dire.”

Nashi sussultò, sentendosi schiacciato dalla gravità di quell’accusa nonostante non fosse diretta a lui. Si rivolse al suo amico, ma non lo vide reagire in nessun modo.

“ T-Takejiro?! Lo vedi o no che ti sta accusando? Se ne sei in grado difenditi !” Gli urlò contro Zetsu, tentando inutilmente di smuovere l’amico.

“ Forse non ne è in grado …” Ipotizzò Zayasu, parlando sottovoce. Si era fatto di colpo scuro in volto al sol nominar di Takejiro.

- Takejiro ha portato le pistole fuori dall’Armeria? No, non è andata così …- Pensava intanto Nashi, facendo appello a tutta la sua forza di volontà.

- Non è andata così… devo aprirmi una strada verso la verità… non è andata così… se ci facciamo ingannare anche solo per un secondo allora anche ogni traguardo sarà inutile! Non è andata così …-

“ Non è così, invece !” Riuscì a tirar fuori il coraggio necessario per fronteggiare Kigiri, e così poté raddrizzare la testa.

Tuttavia la sua voce non era dura, forse perché sapeva che in cuor suo la ragazza non avesse del tutto torto.

“ Non è Takejiro la persona che cerchi.” Rivelò così. “ Perché il responsabile di aver portato le pistole fuori dall’Armeria è qualcun altro …”

 

Lo sguardo dell’Ultimate Liar si illuminò, spezzando la sua maschera di indifferenza nonostante la situazione a lui sfavorevole. Così come gli altri presenti, ed in particolar modo Kigiri, fissò il bruno con rinnovato interesse.

“ Cosa dici ?” Domandò la criminologa, colta alla sprovvista. Non poteva assolutamente immaginare che esistesse qualcosa capace di contraddire il suo ragionamento.

“ Qualcun… altro ?” Ripeteva intanto Zetsu, grattandosi la nuca. “ Quindi il complice esiste, dopotutto !”

“ No, Zetsu !” La voce del suo amico fu rapida nell’interromperlo, facendo così risplendere gli occhi dell’Ultimate Memory con un bagliore di forza.

“ Il responsabile non è un complice dell’assassino, ne sono sicuro.”

“ E perché?! Anzi, perché non ci dici chi è ?!” Gli domandò allora Amari, innervosita da quell’attesa.

Nashi era consapevole di star soltanto girando attorno al fulcro della questione, e l’impellente domanda della Video Maker non poteva essere ignorata. Senza dubbio anche Kigiri non l’avrebbe più lasciato andare se non avesse risposto.

Ciò nonostante, lui non era intenzionato a farlo.

“ Non posso dirlo io. Voglio che il responsabile si riveli da solo… per favore. Solo così potrò dimostrarvi la sua innocenza.”

Nella sala del processo si agitarono subito sguardi colmi di dubbio e sorpresa, al fronte di quella rivelazione tanto pretenziosa. Nessuno sembrava osare parlare, però tutti guardavano il prossimo con la speranza che si facesse avanti.

Fino a quando non accadde per davvero.

“ Sono io.”

Una voce si levò dal suo palchetto, dimostrando un’incredibile forza nella sua debole fragilità.

“ Non voglio che perdiate la fiducia nell’altro continuando con un dibattito tra innocenti… quindi, sappiate che sono io la responsabile.”

 

Nishizaka Iki aveva lo sguardo abbassato, esattamente come la prima volta in cui aveva svelato quel mistero a Nashi per la prima volta. Un forte senso di oppressione si percepiva aggrappato alle sue spalle, restringendola sempre più di fronte a molti sguardi sospettosi o increduli.

 “ Nishizaka! D-Dici sul serio ?” Esclamò Lilith, venendo seguita dall’Ultimare Radio Host.

“ Perché mai l’hai fatto ?!”

Passarono molti secondi sepolti nel più totale silenzio, ciascuno di essi contati con un senso di disagio crescente in Nashi. La rosa aveva ora gli occhi chiusi, cercando di difendersi ulteriormente dalla verità.

“ Akagi… Akagi mi ha costretto a prendere una pistola per lui.”

Sentendo quelle parole, gli Ultimate Students vennero travolti da una devastante onda di caos, capace di gettare qualsiasi percorso fatto nell’oscurità in un abisso ancor più oscuro e profondo.

La reazione più terrorizzata fu però una sola.

“ Che cosa stai dicendo, Nishizaka ?!” Dalla gola dell’Ultimate Rhythm Game Player si levò un urlo di puro orrore, mentre il suo volto sbiancava all’inverosimile.

Il ragazzo per poco non cadde all’indietro, iniziando però ad indietreggiare inciampando tra le sue stesse gambe tremanti. Nuove gocce di sudore gli imperlavano i capelli.

“ Akagi ?” Persino Kigiri inarcò un sopracciglio, scettica.

“ Ve l’avevo detto io !” Il ringhio sommesso di Umezawa si udì appena tra il vociare confuso, animato dalla discordia.

 

Nashi a quel punto guardò negli occhi la sua amica dai capelli rosa, ed incontrando il suo sguardo si sentì animato della stessa forza che le aveva fatto muovere un primo passo coraggioso verso la verità.

- Non posso abbandonarla qui ed ora !-

“ Ciò che dice Nishizaka è vero! Akagi l’ha infatti minacciata con una pistola, già rubata con le sue mani dall’Armeria quando l’abbiamo esplorata il primo giorno… e c’è di più, non è vero ?”

L’Ultimate Web Personality annuì, e nonostante tremasse ancora, le sue reazioni si erano fatte più lucide.

“ Sì: durante la festa ho sentito chiaramente Akagi e Kumagai scambiarsi questo dialogo …”

 

 

“ Akagi! Dove stai andando ?”

“ Io… credo di aver bisogno del tuo aiuto! Ho visto Umezawa prendere l’ascensore, credo sia andato al Quarto Piano. Ho paura che voglia fare qualcosa di sconsiderato, per favore, andiamo lì insieme !”

 

 

Non appena ebbe terminato di parlare, Nishizaka venne assalita nuovamente da un’occhiata di freddo giudizio da parte di Kigiri.

“ Che tipo di pistola ti ha fatto prendere Akagi ?”

“ Una Walther PPQ… come voleva lui.” Rispose la ragazza.

Nashi non si trattenne dall’intervenire: “ Esattamente come le pistole trovate fuori posto durante le investigazioni nel Magazzino B.”

“ Aspettate un attimo! Qui stiamo correndo a conclusioni affrettate !” La voce di Akagi tuonò con insistenza, segno che in lui era impellente il bisogno di parlare.

“ Nishizaka sta… mentendo !” Disse, con il suo respiro affannato per l’affaticamento.

“ Io non le ho ordinato nessuna Walther PPQ !”

“ Però, guarda caso è proprio del tipo di pistole trovate nell’altro magazzino.” Intervenne l’Ultimate Stuntman. “ Che coincidenza !” Ringhiò, rivelandosi per la prima volta quasi crudele.

“ Deve aver letto il nome delle pistole mancanti dall’inventario dell’Armeria, allora !” Akagi non avrebbe abbassato la guardia per nulla al mondo.

D’altronde ogni accusa in quel dibattito rappresentava per tutti loro una pericolosa ed imprevedibile oscillazione  tra la vita e la morte. Questo lo riconosceva l’assassino, così come gli innocenti.

Anche Nashi era consapevole di quanto lo spirito di sopravvivenza fosse importante, e proprio per questo trovò la forza di farsi avanti.

“ Non è così, invece !”

Il ragazzo proseguì, questa volta guardando l’Ultimate Criminologist: “ Questo perché, come anche Kigiri sa, l’accesso all’inventario era solo disponibile a Takejiro… il quale, tra l’altro, non ha mai riportato delle armi mancanti !”

Akagi ormai sudava sempre di più, trasformandosi in una cascata di paura e brividi gelidi.

Gli studenti guardarono tutte le persone coinvolte.

“ E poi chiamano me pigro! Takejiro, avevi un solo lavoro e non l’hai fatto ?” Ebisawa si mostrò inspiegabilmente severo nei confronti del corvino, ma Umezawa lo riprese.

“ Guarda che se non l’avesse fatto ora non avremmo potuto scoprire la menzogna di Akagi, scemo !”

Successivamente lo stuntman mostrò il pollice in su.

“ Ben fatto, ragazzi !”

 

Kigiri Yoko era piombata in silenzio, con una posa mai assunta prima: a braccia conserte, si mordicchiava distrattamente la parte del guanto che ricopriva l’indice, sollevato come al solito accanto alla sua bocca. Sembrava assorta in un’infinità di pensieri, ma per la prima volta manifestava sconfitta.

L’Ultimate Memory non si sentiva affatto vittorioso.

“ I-Io… non ho fatto nulla di tutto ciò …” La voce del videogiocatore cercò di sollevarsi tra i presenti, ma era come un uccello con le ali ferite che cercava di librarsi in volo.

“ Io avrei… sparato a Kumagai? Ehe… impossibile …”

Il suo capo si era piegato di colpo verso il basso, nascondendo il viso tra le mani, ora artigliate tra la pelle ed i capelli. Ogni parte di lui era lucida di sudore, come se stesse spremendo via ogni essenza di umanità.

La speranza scivolava dal suo corpo assieme a quelle gocce di sudore.

“ Io… io …” Akagi sorrise tristemente, per poi sollevarsi in uno scatto ed urlare a squarciagola.

“ IO SONO INNOCENTE !”

 

Qualsiasi cosa avesse detta, venne spietatamente inghiottita dal suono di uno sparo, esploso con la stessa intensità di un fulmine in una notte silenziosa.

Il rumore rimbombò fin dentro le orecchie dei presenti, raggiungendo il cervello e, solo dopo qualche istante, causando un sussulto generale.

“ Che cazzo … !” Imprecò Umezawa, saltando sul posto con il volto ancora paralizzato dallo shock.

Lilith si era inginocchiata di colpo sotto il palchetto, strillando dalla paura, imitata prontamente da Zetsu.

Nashi invece era rimasto immobile, così stupito da non aver nemmeno potuto attuare una risposta a tutto ciò. Qualcosa di assurdo era avvenuto, di questo era certo.

L’Ultimate Memory fissò con sguardo colmo di domande il ghigno soddisfatto di Takejiro, rispecchiandosi negli occhi cremisi del ragazzo.

“ Ti devo davvero ringraziare per avermi difeso da Kigiri, Nashi… non avevo la benché minima intenzione di difendermi, però se tu non fossi intervenuto ora mi ritroverei nei guai. ”

L’Ultimate Liar rilassò il braccio fin’ora teso in avanti, lasciando scivolare verso il basso la pistola impugnata. Era di legno scuro e ferro nero, con la canna molto lunga ed attraversata da una scritta intagliata.

“ Cosa fai ?” Domandò Zayasu, freddo anche nel suo timore verso il corvino.

Lui non rispose immediatamente, ma si limitò ad osservare la propria pistola. Schioccando la lingua, rispose con noia: “ Questa è una Smith & Wesson 357 Magnum. Modello vecchio, se posso permettermi, da amanti del vintage.”

- La pistola mancante !- Riconobbe allora Nashi, ma preferì rimanere concentrato sul discorso del compagno.

 

“ L’ho presa io durante le investigazioni, e come potrete confermare questo è il primo proiettile che abbia mai sparato.” Takejiro procedette ad aprire il tamburo, mostrando altri cinque proiettili inseriti.

“ E l’ho fatto per una ragione, una specifica: cogliervi alla sprovvista.”

“ C-Cioè volevi spaventarci ?” Chiese Amari, ancora tentennante.

Il corvino annuì, lasciando poi ricadere pesantemente l’arma sul palchetto. Il suono prodotto fu improvviso come lo sparo, producendo la stessa sorpresa.

“ Nessuno di voi ha potuto prevedere l’istante in cui io ho sparato, nessuno ha visto la pistola e tantomeno il proiettile …”

Takejiro sorrise: “ Tranne lui.”

Seguendo il suo sguardo ai confini dell’ignoto, i presenti vennero trascinati lentamente da una sensazione vertiginosa, come risucchiati dalla singolarità di un buco nero.

Seguirono quel bersaglio fino alla fine, come aveva fatto il proiettile, e trovarono Akagi.

Il volto del ragazzo, dapprima tondeggiante e roseo, ora era affilato da due colonne di ombre che gli ricadevano lungo gli occhi e fino al mento. Non si muoveva, aveva smesso persino di tremare, e non fu difficile credere che anche i suoi battiti cardiaci fossero cessati.

Tuttavia, il suo intero corpo vibrava, ma non come una corda di violino percorsa dall’archetto, bensì come un’intera orchestra risuonante in una cattedrale vuota. Quell’eco, quella vibrazione, esplodeva ogni istante nel silenzio di Akagi e dei suoi occhi imperscrutabili.

A quel punto nessuno degli studenti riconobbe l’ultimate Rhythm Game Player. Avevano davanti un estraneo, un diciannovesimo studente.

 

“ Cosa volevi dimostrare con questa stupida farsa ?” Persino la voce che risuonò nell’aula pareva un rumore mai udito prima da nessuno dei presenti. Forse proveniente dallo spazio più profondo, un vuoto solitario e nero come un abisso.

“ Farsa? Intendi quando ti ho sparato ?” Una risa eruppe dalla bocca di Takejiro, per nulla sorpreso.

“ Guarda che ho fatto sul serio! Era questo che volevo dimostrare …” Puntò il dito contro lo sconosciuto.

“ Tu hai evitato quel proiettile! Non… sei… l’Akagi che tutti credevamo che fossi.”

La figura sorrise. Il suo sorriso si allargò nell’oscurità proiettata dai suoi capelli lungo il suo viso, e ben presto si spalancò per mostrare un’espressione di completo giubilo.

La risata che proruppe fu qualcosa di estasiato, irreale in una situazione del genere.

Rise, rise, e rise ancora mentre tutti gli Ultimate Students non avevano parole per esprimere quanto fossero confusi e destabilizzati da tale scena. La risata durò così tanto da camuffare il tempo stesso, facendo apparire la sua durata pressappoco infinita.

Si concluse come il tonfo sordo di un corpo precipitato da una rupe, e fu nuovamente silenzio.

“ Bene a sapersi! Era da tempo che non mi divertivo così !”

 


 

Angolo Autore:

Welcome back!

Finito lo Spookctober, sono più che lieto di tornare ad aggiornare, approfittando delle feste. Vi avviso già che il prossimo capitolo è al 50%, avendolo scritto tutto d’un getto assieme a questo. Sono ancora indeciso però se dividerlo in due parti oppure no… sicuramente lo scoprirete tra pochi giorni, comunque.

Non ho fretta di terminare questo Chapter, ovviamente. Ci sono abbastanza legato, e voglio essere cauto nel trasmettere nel finale tutto ciò che ancora non sono riuscito.

Comunque, piccolo spoiler: il prossimo capitolo si aprirà con una novità, ovvero un flashback di Akagi Aozame.

Penso che qualcosa del genere avverrà più spesso, siccome di recente ho terminato la lettura di un manga che consiglio altamente (e solo il manga, non l’anime su Netflix) a tutti gli amanti del combat shonen, chiamato Kengan Asura. Di quest’opera ho amato i brevi flashback con i quali l’autore riesce a donare colore a ciascun personaggio, nonostante i “più importanti” siano circa quaranta.

Sicuramente la strada verso la caratterizzazione perfetta dei miei personaggi è ancora lunga, ma in fondo credo che Danganronpa FF Limbo of Despair durerà ancora per un beeel po’!

Alla prossima !

 

 

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Capitolo 29
*** Chapter Four (Part Eight) ***


 

Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 8)  Class Trial

 

 

Ciò che in pochi sanno, è che Akagi Aozame, l’Ultimate Rhythm Game Player, è figlio di un importante generale dell’esercito. Cresciuto nel rispetto della sua famiglia, visse succedendo con facilità nello studio grazie alla sua eccellente preparazione.

Non gli mancarono amici, e persino una o due relazioni amorose non proprio durature.

Quando aveva sette anni, suo padre gli consigliò di praticare un arte marziale. Scegliendo saggiamente di far visitare subito al figlio il dojo di karate di un suo amico, ex-compagno d’armi durante l’addestramento militare, voleva garantirgli il massimo della comodità.

Per quanto fosse rispettato come un uomo tutto d’un pezzo, non negava di viziare il suo figlio unico. Motivo della sua premura era però anche la costituzione di Akagi: da appena nato pesava poco più della media, e non si era mai avvicinato a raggiungere il peso forma ideale che il pediatra di famiglia aveva previsto.

I genitori non volevano considerare di sottoporre il loro figlio così piccolo ad una dieta, specialmente perché non dava segno di avere complicazioni di salute.

 

Tuttavia, Meguro Aozame volle sperare che praticare karate sarebbe piaciuto così tanto al figlio, da farlo abituare ad uno stile di vita sano.

Così salutò con un sorriso il suo amico, e proprietario del dojo di sua fondazione, non appena vide Akagi avventurarsi sul tatami con il suo piccolo gi su misura.

“ Vai, Akagi !” Non riuscì a trattenersi dall’urlare quelle parole così colme di orgoglio, alle quali il figlio reagì imbarazzandosi.

Sorrise con complicità al suo amico: era un brav’uomo, nonostante si vantasse un po’ troppo di aver fondato quel dojo dopo numerosi riconoscimenti di altri artisti marziali, come si poteva notare da fotografie di cerimonie e premi un po’ ovunque. Sapeva che Akagi con lui era in buone mani.

 

Dieci anni dopo quel preciso giorno, la situazione in famiglia era cambiata radicalmente, e Meguro non sapeva spiegarsi come.

Suo figlio era come sempre uno studente modello, eppure il legame così prezioso tra di loro rafforzato durante l’infanzia sembrava essere sparito. Akagi era diventato distante, non parlava più dei suoi interessi e dopo scuola andava chissà dove per poi tornare di sera.

L’uomo si ritrovò a pensare come anche quel lontano tentativo di fargli praticare il karate fosse fallito, sentendo il suo rifiuto ingiustificato ma categorico dopo appena due lezioni. Il suo amico istruttore non era rintracciabile in quel periodo, così non ebbe mai spiegazioni.

Avrebbe voluto coinvolgerlo ancora in quelle attività padre-figlio, e con senso di colpa crescente si interrogò giorno e notte sul da farsi.

Un pomeriggio, dopo aver trovato la soluzione migliore, andò a prendere il figlio da scuola al termine delle lezione.

Lui non gli domandò nemmeno il motivo di tutto ciò, e si lasciò scortare in macchina mentre leggeva distrattamente un libro con espressione priva di interesse. In una manciata di minuti l’uomo raggiunse un posto a lui caro, e ancor più fidato del dojo del suo vecchio amico: il poligono di tiro.

Quel luogo era stato per lunghi anni, prima di diventare padre, il suo piccolo angolo di mondo dove sfogare ogni sua preoccupazione, dubbio e rabbia. Ricordò con un dolce sorriso sulle labbra di aver conosciuto sua moglie proprio all’uscita da una sessione lì dentro.

Entrarono, e sotto i comandi di un addetto precedentemente avvisato, Akagi fu istruito sulle norme di sicurezza mentre veniva accompagnato alla sala dei bersagli. Il giovane, rimanendo impassibile, si vestì e gli venne consegnata l’arma dal padre in persona.

“ Questa pistola è la mia preferita… la Walther PPQ. Quando avevo la tua età lessi quel romanzo sui ragazzi che devono uccidersi l’un l’altro intrappolati in un’isola, e mi promisi che sarei diventato come il cattivo. Successivamente lasciai perdere: era figo, ma un po’ troppo fuori di testa, come quei personaggi che tanto piacciono ai ragazzi !” L’uomo riportava alla mente quel ricordo con fare scherzoso, tuttavia non riuscì nemmeno a strappare un sorriso dal figlio.

“ Comunque …” La voce gli tremò appena per la tensione, affidandosi a quel suo ultimo tentativo di riallacciare un rapporto con Akagi.

“ Ora prova! Hai capito come si fa ?”

 

Akagi Aozame annuì silenziosamente, posizionandosi in direzione dei bersagli. Assunse la posa in maniera istantanea e quasi perfetta, cosa che sorprese sia gli istruttori che suo padre.

Da militari e consapevoli di quanto fosse difficile assimilare tale posizione, stentarono a credere che quel ragazzo sovrappeso e con zero esperienza si fosse adattato in un batter d’occhio.

Sparò fino a svuotare il caricatore. Tutti i bersagli erano stati colpiti al centro esatto.

“ Ancora.” La sua voce riecheggiò nel silenzio, dura e fredda.

Nessuno ebbe da obbiettare, ed altri bersagli vennero sostituiti. Questa volta però erano più lontani, sicuramente fuori dalla portata di un principiante.

Fu in quel momento che avvenne il miracolo più inaspettato di sempre: Meguro Aozame intravide un sorriso sulla bocca del figlio dopo ormai un decennio.

La visione era stata così stupefacente da distrarlo dal rumore di altri spari: tutti i bersagli erano stati centrati.

“ Tu t-ti… stai divertendo, Akagi ?” Domandò sbigottito l’uomo, non riuscendo a concepire cosa stesse accadendo davanti ai suoi occhi.

La risposta fu immediata, ma solo dopo che il ragazzo ebbe richiesto altri bersagli. Anche questa volta, erano più lontani.

“ Sì, mi sto divertendo. In questi ultimi anni ho cercato a lungo un passatempo capace di intrattenermi, ma non avevo mai pensato a questo. Forse però era davvero l’ideale… considerando la mia condizione.”

“ Condizione ?” Ripeté il padre, osservando distrattamente i bersagli di livello più difficile venir decimati.

“ Già, all’ultima visita medica sono andato da solo, così ho pregato il dottore di non dirvi nulla… è una condizione emersa esponenzialmente nel picco del mio sviluppo. In sunto, posso controllare a piacimento il rilascio dell’ormone chiamato cortisolo nel mio cervello, consentendomi di ridurre il tempo di reazione quando subisco uno stimolo. I miei riflessi sono accelerati, mentre la percezione di ciò che accade attorno a me è aumentata. Ancora !”

Il suono metallico di un nuovo caricatore inserito nella pistola fu abbastanza forte da spezzare lo stato di trance in cui era caduto il padre del ragazzo, sopraffatto da tutte quelle rivelazioni.

“ Tutto per me è fin troppo facile, quindi perdo facilmente interesse anche nelle nuove attività che sperimento. Ricordi quando mi iscrivesti a quel dojo di karate? Durante uno sparring evitai il primo colpo dell’istruttore… poi un altro, e così via. Lui iniziò ad andare nel panico, accorgendosi di non riuscire nemmeno a sfiorare un bambino. Dopo letteralmente un’ora di tentativi svenne per il sovraccarico di stress. Ancora !”

Giunsero finalmente i bersagli per i tiratori esperti, e ad Akagi venne fatto imbracciare un fucile.

Suo padre stava lentamente scivolando nella follia, trascinato dalla scoperta più spaventosa della sua vita.   

“ Tu… quando sei diventato così ?” Domandò infine, sollevando lo sguardo verso quello sconosciuto.

Il ragazzo si voltò verso di lui, sorridendo. La sua prima emozione.

 Fece fuoco senza nemmeno aver preso di mira i bersagli, e questi vennero centrati con facilità estrema.

“ Io ho sempre saputo di essere così. È solo che per diciassette anni ho fatto conoscere a tutto il mondo un altro me.”

Meguro Aozame realizzò di avere di fronte a se una creatura poco più che mostruosa.

 

 

Nel presente, a venire a conoscenza del vero Akagi furono i dieci Ultimate Students, e lo fecero guardando in faccia il volto dello sconcerto.

Ciò che trovarono davvero assurdo, però, fu che qualsiasi cosa stesse accadendo non pareva per niente essere incoerente o campata per aria. In cuor loro, tutti i nodi stavano venendo al pettine, per quanto non l’avrebbero mai voluto ammettere.

“ Akagi p-può… evitare i proiettili ?” Lilith a stento riusciva a distinguere la realtà dalla finzione, ormai.

Guardò il suo ex-compagno come per cercare di riconoscerlo un’ultima volta, ma il nuovo Akagi si dimostrò essere un completo estraneo quando sorrise con aria vanitosa.

“ Posso evitarli, ma anche spararli con precisione assoluta! Me la cavo anche nel combattimento a mani nude, e per questo motivo sono deluso di non esser mai stato scelto come bersaglio da un assassino: avrei ribaltato la situazione in un istante, dato che è impossibile sconfiggermi! Io sono un essere perfetto …”

Nashi, sentendolo parlare, si sentì schiacciato da una cappa di denso fumo nero. Era qualcosa che gli annebbiava la vista, gli ottenebrava i sensi, cercando di spingerlo sempre più in basso.

Cercò a tutti i costi di rimanere cosciente ed ancorato alla realtà dei fatti. Guardò anche lui verso Akagi.

- È diverso, ma… in fondo no! Parla nella stessa maniera orgogliosa, dandosi delle arie quando può… l’unica differenza è la sua assenza di esitazione e paura.-

 

“ Cos’è, una specie di doppia personalità da serial killer?!” Esclamò Ebisawa, sbigottito.

“ Niente di così ripetitivo e banale, in verità. È solo un mio talento innato, grazie al quale sono diventato famoso come Ultimate Rhythm Game Player, tra l’altro.” Akagi sorrise malevolo, per poi assottigliare i suoi occhi colmi di gioia fino a renderli due fessure.

“ E comunque non sono affatto un assassino. Non ho mai ucciso nessuno in vita mia !”

Una voce, fino ad allora zittita dallo sgomento, eruppe per interromperlo.

“ Ma che diavolo dici?! Sei un assassino fatto e finito, te lo si legge in faccia !” Umezawa aveva recuperato tutta la rabbia necessarie per partire all’attacco, a differenza di tutti trasformando lo shock in odio.

“ Hai detto che puoi sparare con estrema precisione, no?! Ti sei incastrato con le tue stesse mani !”

“ Effettivamente …” Annuì Zayasu.

Takejiro, dal canto suo, continuava ad osservare la scena guardando i suoi compagni dall’alto in basso.

Akagi incrociò il suo sguardo, e le loro espressioni di innaturale felicità si scontrarono nell’atmosfera di pura tensione circostante.

“ Come facevi a saperlo? Per di più hai detto che… non sono l’Akagi che tutti credevate che io fossi.”

 “ È facile definire un’esplosione di violenza e follia del genere come la conseguenza di circostanze esterne… ma come diceva Carl Jung: “Niente può esplodere in noi se non c’è mai stato”. E quel qualcosa in te c’è sempre stato, Akagi… io l’ho capito. ”

“ Te ne intendi di casi del genere, allora.” Suppose l’Ultimate Rhythm Game Player, con un tono di evidente malizia.

 

“ Basta tergiversare !” Esclamò d’un tratto Nishizaka.

La ragazza aveva le mani strette a pugno con così tanta veemenza da farle tremare. “ È evidente che Akagi sia il colpevole, a questo punto.”

Il ragazzo dai capelli viola per la prima volta non rispose, ma preferì rimanere in silenzio con la sua aria di presunzione.

Il caso sembrava deciso, e agli occhi di molti la verità era così palese da essere quasi tangibile, o comunque rintracciabile nella spietatezza degli occhi di Akagi. La rivelazione di aver avuto per tutto quel tempo accanto un lupo travestito da pecora, non era difficile da confondere con uno dei soliti scherzi di Monokuma.

“ Akagi ci ha nascosto fin’ora la sua vera natura …” Mormorò a voce bassa e timorosa Zayasu.

“ Questo non sembra anche a voi il comportamento perfetto… del mastermind in incognito ?”

 

“ Non è così invece !”

Le parole più inaspettate arrivarono alle orecchie degli studenti, distraendoli istantaneamente da qualsiasi loro pensiero e certezza.

La determinazione con la quale Nashi Jonetsu si era sollevato dal palchetto, assieme al coraggio di guardare negli occhi Akagi, fu a dir poco sconvolgente.

“ Cosa ?” Domandò Takejiro, accigliandosi.

“ Non possiamo già definire il caso concluso. È troppo presto …” Il bruno scosse la testa, consapevole dell’effetto che avrebbe provocato.

Infatti, dai suoi compagni si sollevarono subito frasi di protesta, o incredule.

“ M-Ma Nashi… Akagi è chiaramente l’assassino !” Ripeté Nishizaka, ma il ragazzo non cedette al suo sguardo supplicante. Arrendersi ad una comoda menzogna non era la stessa cosa di raggiungere la verità.

“ Abbiamo tutti quanti sentito la testimonianza di Umezawa… però non abbiamo ancora sentito quella di Akagi. Non posso ignorare la voce di un mio amico, solo perché è dato per spacciato !”

“ Stai scherzando, spero !” Gli urlò contro Ebisawa, sollevando un pugno nella sua direzione.

“ Ti mentirebbe sicuramente, come sta già facendo adesso! Anzi, come ha fatto fin’ora !”

“ E a questo punto cosa ci costa ascoltarlo ?” Si intromise Zetsu, sorprendentemente calmo sia nei toni che nell’atteggiamento.

“ Se dovesse mentire pur di salvarsi la vita, allora ci basterebbe svelare la sua ultima menzogna per assicurarci il voto. Si tratta solo di allungare un po’ il tempo di questo processo, non è nulla di così dispendioso …”

Nashi guardò il suo migliore amico lanciargli un’occhiata fugace  mentre parlava. Lo ringraziò mentalmente per quel supporto, sentendosi ancor più rincuorato e meno solo.

“ Amico ?” Ripeté intanto Akagi, ma la sua voce flebile fu persa nel silenzio.

“ Cosa ne pensi tu, Kigiri ?” Disse allora Nashi alla criminologa, trovandola ancora chiusa in se stessa.

Non trovando risposta, tornò a guardare Nishizaka: la trovò ancora incerta su quale strada percorrere, ma non se la sentiva di forzare ancora una volta il suo passo verso un cammino ancora incerto.

Semplicemente le sorrise con premura, volendola ringraziare per tutto il supporto dato fino ad allora.

“ Quindi Akagi… dicci come mai ti trovavi al Quarto Piano !”

 

L’Ultimate Rhythm Game Player chinò leggermente il capo, concentrandosi a lungo prima di aprir bocca.

“ A tutti gli effetti, quel che ha detto Nishizaka è vero: io ho attirato Kumagai al Quarto Piano perché volevo ucciderla.”

Un sussulto di sgomento generale si sollevò nell’aula, eppure il ragazzo mantenne il suo tono serio ed inalterato.

“ Il mio piano in realtà non era di uccidere un bersaglio specifico, ma ero intenzionato ad usare due pistole per rendermi ancor di più insospettabile. Dopo tutto, avreste mai creduto che uno come me avrebbe saputo maneggiare due pistole? Per questo motivo ho chiesto a Nishizaka di prendermele …”

- Minacciato.- Lo avrebbe voluto correggere Nashi, ma pensò che in quel momento il termine esatto non avrebbe fatto differenza per il suo presuntuoso compagno.

“ L’ho portata al Quarto Piano perché così avrei potuto riporre le armi del delitto in Armeria. Stava andando tutto liscio, esattamente come avete potuto intuire dalla conversazione che Nishizaka ha origliato. Io… l’ho sparata, ma lei si è rifugiata nel bagno delle ragazze, dove non ho potuto raggiungerla.”

Calò il silenzio in aula, lasciando però i ragazzi sulle spine.

“ E … ?” Lo incalzò Lilith.

“ Niente, tutto qui.” Fu la spiazzante risposta di Akagi. “ Non potevo fare niente, a quel punto. Kumagai è stata abbastanza veloce da rifugiarsi nell’unico posto dove non avrei potuto più colpirla… dopodiché non l’ho più vista. Ho subito lasciato le pistole nel magazzino alla mia sinistra e… ”

“ Questa è la tua ultima menzogna, Akagi !” Gridò l’Ultimate Stuntman, puntandogli contro il dito.

“ Perché non dici tutta la verità! Ovvero che l’hai colpita, e quindi Kumagai si è rifugiata in bagno nei suoi ultimi istanti di vita ?”

 

“ Con quali macchie di sangue ?” L’inaspettata voce di Kigiri lo sorprese come un fulmine a ciel sereno.

L’Ultimate Criminologist aveva riaperto gli occhi con uno scatto, saltando sull’attenti non appena le sue orecchie avevano captato qualcosa che non andava.

Nashi lo riconobbe con ammirazione: Kigiri era migliore di lui a scovare contraddizioni e bugie.

“ C-Cosa ?” Balbettò Umezawa, colto alla sprovvista.

“ Se davvero Kumagai è stata colpita, inevitabilmente avrebbe dovuto lasciare macchie di sangue nel bagno. O comunque, visto che il suo cadavere è stato trovato in Armeria, anche il corridoio principale dovrebbe essere percorso da una scia di sangue.”

“ E… non è così.” Nishizaka, rimasta in silenzio fino ad allora, si ritrovò a confermare l’osservazione della ragazza con rinnovata sorpresa.

“ Però… !” Il rosso cercò di ripartire all’attacco, non riconoscendo la sconfitta ed aguzzando l’ingegno.

“ Akagi aveva delle pistole! La ferita di Kumagai è quella di un proiettile, no ?”

 “ Non è così, invece !” Intervenne allora Nashi, consapevole di un dettaglio scoperto durante le investigazioni di cui Umezawa non poteva essere a conoscenza.

“ Sulla scena del crimine abbiamo rinvenuto un proiettile, questo è vero… però non può appartenere alla pistola usata da Akagi.”

“ E tu come lo sai ?” Ringhiò Ebisawa, esasperato. “ Sei un esperto di proiettili ?”

“ Se ci fosse stato Iwayama avrebbe saputo dircelo chiaramente, però… ora navighiamo nel buio.” Lo appoggiò Amari, seppur con aria confusa.

L’Ultimate Memory non cedette nemmeno per un secondo, per quanto la grinta dei suoi compagni fosse spaventosa.

“ Possiamo confrontarli qui ed ora, dopotutto !”

Procedette così a mostrare la prova rinvenuta accanto alla porta dell’Armeria. In seguito Kigiri estrasse un proiettile dalla Walther PPQ, passandoglielo.

Mentre il primo era di forma allungata, nonostante riportasse degli evidenti danni dopo aver colpito una superficie dura, il secondo era più piccolo. Anche il colore del materiale era diverso.

Davanti a quell’evidenza tutti gli oppositori non poterono che ammutolire.

Persino Nishizaka ormai sembrava aver abbandonato le sue precedenti convinzioni, guardando verso il bruno per farsi rinvigorire dalla speranza.

 

“ Akagi non lo vuole ammettere, perché come ha detto fin’ora si ritiene un essere perfetto, ma in realtà lui ha mancato Kumagai con tutti i proiettili sparati !”

Di questo Nashi non era sicuro al cento per cento, però si trovò costretto a presentare una piccola menzogna come vera a favore della fluidità del suo ragionamento.

In realtà sapeva bene che nel Quarto Piano nessuno di loro aveva trovato traccia di fori di proiettile nelle pareti, tantomeno di bossoli, così era impossibile anche solo verificare la veridicità del tentato omicidio di Akagi. Dovette fidarsi, anzi, volle fidarsi.

“ I-Io… non lo accetto !” Umezawa non si dava ancora per vinto, nonostante la sua forza di volontà iniziasse a vacillare. Evidentemente non era facile neanche per lui mantenersi in bilico sull’orlo di un crollo nervoso, specialmente dopo tutto quello che era stato costretto a sopportare.

“ Neanche io sono del tutto persuaso.” Ammise Takejiro, fissando Akagi a braccia conserte.

“ Vorrei credere che nessuno dei due sia il colpevole, però …” La voce di Lilith tremò appena. “ Akagi ha ammesso di aver voluto uccidere Kumagai.”

Nashi era consapevole di non aver portato tutti i suoi compagni a credere in Akagi, però non volle arrendersi.

Guardò al suo fianco, e trovò lo sguardo colmo di fiducia e supporto di altre persone.

Zetsu gli sorrise, Nishizaka mantenne la testa alta e Kigiri ora pareva essersi affidata completamente a lui.

Spostò lo sguardo verso Akagi, trovando quello sconosciuto, poco prima avvolto da un’aura di mistero e vanagloria, ora solo scosso dal dubbio.

 

“ Opinioni divergentiii ?!” Uno strillo assordante da parte di Monokuma rimbombò in tutta la sala del processo, preannunciando ciò che avrebbe fatto.

“ Voglio sentire le vostre fiducie cozzare e scontrarsi in un duello all’ultimo sangue! Schieratevi nel Debate Scrum !

Accompagnato dal suono della sua risata, il terreno cominciò a trasformarsi: i palchetti si divisero, formando due file disposte l’una di fronte all’altra. I sette deceduti erano stati accantonati in disparte.

Attorno a Nashi c’erano Akagi, Zetsu, Nishizaka e Kigiri. Sentendosi caricato dal loro sostegno, urlò a pieni polmoni la sua posizione:

“ L’assassino è ancora da decidersi !” Avrebbe in tutti i modi impedito che il voto sul quale dipendevano le loro vite venisse preso con leggerezza.

Dall’altra parte, Umezawa era affiancato da molte più persone: Amari, Ebisawa, Lilith, Zayasu ed anche Takejiro. Lo stuntman sbatté con violenza i pugni sul suo palchetto, ribellandosi a quella che lui credeva fosse solo una menzogna.

“ L’assassino è Akagi !”

 

Gli Ultimate Students iniziarono il loro scontro.

  Il rosso non perse altro tempo, e guardando dritto negli occhi il suo rivale, lasciò che il solo odio muovesse le sue corde vocali.

“ L’assassino è già deciso, mi sembra inutile stare ancora qui a parlare !” 

Akagi venne attraversato da un brivido. Inizialmente volle escludere l’ipotesi della paura, in quanto si riteneva fin troppo perfetto per provare qualcosa del genere.

“ Non è vero …” Trovando la forza di rispondere in quel tumulto di emozioni e confusione, realizzò di star provando per la prima volta la sensazione di esser messo alle strette.

“ Niente è già deciso! Anche tu eri tra i sospettati, vorrei ricordare !”

Umezawa digrignò i denti, sentendosi accusato.

Di tutta risposta Amari ignorò qualsiasi cosa avesse detto il viola, e proseguì cambiando discorso.

“ Non c’è nessuno che possa testimoniare a favore di Akagi! E lui non ha uno straccio di alibi !”

“ Alibi ?” Ripeté la criminologa, individuando subito una discordanza. Con prontezza seppe trovare la risposta adatta, al momento giusto.

“ Anche Umezawa non ha nessun alibi, se per questo. C’erano solo loro due e la vittima al Quarto Piano.”

 

L’Ultimate Majokko era ancora scossa dagli avvenimenti così violenti che accadevano senza apparente motivo, e per questo voleva porre fine a tutto quel supplizio.

“ Però lo sappiamo …” Iniziò col dire, prendendo un gran respiro.

“ Akagi si era armato proprio perché voleva commettere un omicidio.”

Gli occhiali di Zetsu scintillarono, mentre il verde con gesto meccanico se li aggiustava sul naso. La sua espressione era seria e composta, non più come nello scorso Class Trial.

“ Il suo obbiettivo era di commettere un omicidio, sì… ma non ce l’ha fatta.”

“ Cosa dite ?!” Insorse Zayasu, schiantando la mano sul palchetto.

Le pistole che ha ammesso di aver usato non lo rendono di certo meno sospetto !”

“ Te lo sei già dimenticato ?” Lo fermò a quel punto Nishizaka, ritrovando la calma per reagire in modo razionale.

“ Abbiamo accertato che le pistole non possano essere l’arma del delitto.”

 

Takejiro manifestava la stessa fredda astrazione mantenuta per tutto il giorno, al punto che quando Nashi dovette riflettersi nei suoi occhi, ne ebbe quasi paura.

 Se nei giorni precedenti aveva cercato di riallacciare i rapporti con il corvino, trovando anche il suo sostegno dopo averlo aiutato nello scorso processo, ormai Takejiro non pareva più parte del suo mondo.

“ Vorrei crederti …” Sorprendentemente, furono queste le parole dell’Ultimate Liar.

Aveva sollevato lo sguardo, e ora manifestava solo molta solitudine. “ Però l’arma del delitto mi sembra fin troppo ovvia.”

Nella gola di Nashi si formò un groppo nel dover sentire quelle parole così sconsolate e senza speranza.

L’arma del delitto non è affatto ovvia, altrimenti sarebbe stata riportata nel Monokuma File, non credi ?”

Sentendosi rispondere così Takejiro si incupì, percependo di trovarsi sulla pista sbagliata.

“ No! No! No! Basta !” Le urla ripetute di Umezawa però spezzarono quel silenzio di riflessione, e nonostante ora tutti gli studenti dal suo lato erano stati zittiti, lui non pareva demordere.

“ Abbiamo esaminato le prove! Abbiamo le testimonianze !” Ringhiò, incalzando Nashi in un duello a tu per tu.

“ Cosa ci manca? Nulla, te lo dico io! Non ci serve più niente per essere sicuri del nostro voto: Akagi è il colpevole !

L’Ultimate Memory tentennò, travolto da quell’impeto intenso di accuse. Non osò nemmeno immaginare come si sarebbe dovuto sentire un colpevole messo alle strette dalla determinazione dell’Ultimate Stuntman di vendicare Kumagai.

Però anche lui voleva vendicare Kumagai. Tutti loro volevano vendicare Kumagai, per questo stavano combattendo.

- E io non voglio essere da meno… combatterò !- Il bruno sbarrò gli occhi, venendo percorso dalla testa ai piedi da una scarica elettrica colma di forza e speranza.

Le prove da analizzare in realtà… non sono affatto finite !” Tuonò, e tutta l’aula divenne silenziosa.

 

Quando nessuno più ebbe da obbiettare, fu evidente la fine del Debate Scrum. Monokuma fece ritornare tutti i palchetti al loro posto, in modo da ricomporre un cerchio.

Il respiro affannato degli studenti risuonava ritmicamente, testimonianza della loro foga combattiva.

Come gladiatori in un’arena, avevano lottato per far prevalere una verità piuttosto che un altro, ed ora alcuni avevano riconosciuto la sconfitta.

“ Quindi… non voteremo subito.” Constatò Amari, rilasciando un profondo sospiro, carico di tutta la sua stanchezza. “ Parlaci pure di queste prove da analizzare.”

Nashi non aspettava altro, così si schiarì subito la voce per iniziare a parlare.

“ Vorrei parlare dei Magazzini che abbiamo chiamato A e B.”

“ A è quello più grande, mentre B è quello più piccolo, giusto ?” Volle accertarsi Zetsu, vedendo Kigiri annuire di conseguenza.

Quei Magazzini erano sempre stati una grande fonte di dubbio per Nashi, grazie ad eventi misteriosi accaduti lì dentro, come anche si era evinto dall’investigazione. E, come aveva dichiarato esplicitamente, non avrebbe lasciato prendere a nessuno una decisione senza prima aver risolto ognuno dei suddetti misteri.

“ Prima Akagi nella sua dichiarazione ha rivelato un’informazione importante, ovvero dove avesse abbandonato le pistole subito dopo aver perso di vista Kumagai. Era il magazzino a sinistra, giusto ?”

Il videogiocatore rispose affermativamente: “ Sì. Dopodiché sono subito corso in ascensore.”

Nashi guardò attorno a sé, cercando di individuare una reazione più che necessaria per mandare avanti il processo. Come aveva previsto, arrivò.

“ Non dire cazzate! È assolutamente impossibile ciò che stai dicendo !” Sbottò Umezawa, cozzando il suo pugno contro il palchetto con rabbia.

“ Sono uscito fuori io dal magazzino a sinistra! Mi avete visto tutti !”

“ È vero.” Confermò Lilith “ Umezawa è uscito proprio da lì !”

Anche Takejiro si ritrovò ad appoggiare il rosso, lanciando un’occhiata sospettosa a Nashi.

“ Che c’è, non ti ricordi anche tu di quando siamo arrivati al Quarto Piano? La porta chiusa con dietro Umezawa era quella a sinistra.”

Le due testimonianze dunque cozzavano.

 

 “ Poi ho sentito le voci di Kumagai e di Akagi… con degli spari. Mi sono riparato nel Magazzino qui a sinistra, ed è… tutto qui.” 

“ Non potevo fare niente, a quel punto. Kumagai è stata abbastanza veloce da rifugiarsi nell’unico posto dove non avrei potuto più colpirla… dopodiché non l’ho più vista. Ho subito lasciato le pistole nel magazzino alla mia sinistra e… ”

 

“ Umezawa era senz’altro nel Magazzino A, quello che abbiamo appurato essere il magazzino a sinistra …” Il commento dell’Ultimate Memory parve superficiale, come se la questione sollevata da lui stesso non gli interessasse più.

“ Però ora parliamo di altro! C’è qualcosa che non quadra in questi magazzini !”

“ Qualquadra che non cosa.” Lo corresse Amari.

“ Argh! Smettila !” Zetsu si piantò le mani tra i capelli, lanciando un grido frustrato.

Grazie alla sua memoria, per Nashi non fu difficile ricercare nell’enorme database dei suoi ricordi ciò che più gli premeva presentare come prova.

“ Qualche giorno fa mi trovavo al Quarto Piano da solo, perché volevo trovare Takejiro. Non appena uscito dall’ascensore sentì un rumore proveniente dalla parete sul fianco. Quella stessa parete, per via della conformazione delle stanze, è molto vicina a quella del Magazzino A.”

Che il Magazzino più grande potesse addirittura “toccare” la parete del bagno dei maschi fu una sorpresa per tutti.

“ Immediatamente corsi a controllare, andando dunque dove credevo fosse il Magazzino A… alla mia sinistra.”

“ M-Ma Nashi …” Intervenne Nishizaka, sentendosi un po’ confusa dal modo di parlare del ragazzo. “ Il Magazzino A è a sinistra: l’abbiamo anche visto nelle investigazioni dopo che Umezawa era uscito. Cosa c’è di sbagliato ?!”

“ Nulla !” Rispose subito lui, guardandola dritta negli occhi. “ Se non fosse che, una volta uscito di lì, mi sono ritrovato a destra !”

Il volto dell’Ultimate Web Personality fu assalito dallo sgomento, così come quello di gran parte degli studenti.

“ Ti sarai sbagliato.” Suggerì Zayasu, ma il bruno non sembrò per niente d’accordo.

“ Se una prova non è sufficiente, allora vorrei ricordarvi le parole di un’altra persona qui presente… Lilith.”

La rossa, sentendosi chiamata in causa, balzò sull’attenti con uno squittio.

“ Ch-Che cosa c’è ?!”

Stavolta Nashi le si rivolse con tono meno duro: “ Lilith, ricordi quando sei uscita per la prima volta dal Magazzino A, dove ti abbiamo trovata, ed hai detto le seguenti parole ?”

 

“ Ah… ricordavo di essere entrata nella porta a destra prima di perdere conoscenza.”

 

L’Ultimate Majokko, dapprima un po’ confusa, chinò il capo e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro.

“ Sì, infatti. Non ho mai capito il perché, ma nonostante io sia entrata nella porta a destra… sono uscita a sinistra.”

“ Mentre Nashi è entrato a sinistra… ed è uscito a destra.” Ebisawa Shoko sembrava aver unito tutti i punti in comune, quando all’improvviso il suo volto si irrigidì.

“ Però niente di tutto questo è mai successo a nessun altro! Quando siamo andati a prendere il materiale necessario per la festa siamo sempre entrati ed usciti dallo stesso lato.”

Il bruno rispose al radio host con serenità, forse perché interiormente aveva già trovato da tempo la risposta.

“ Questo perché, come avete detto voi stessi, non siete mai andati lì dentro da soli. Eravate sempre in coppia !”

 

“ Però tutti noi eravamo impegnati con la preparazione della festa fino a tardo pomeriggio, e anche quando siamo andati al Quarto Piano l’abbiamo sempre fatto in coppia …”

 

“ Ci stai dicendo che …” Takejiro era ora più concentrato che mai sulla questione, guardando l’amico con occhi sgranati.

“ La differenza tra entrare da soli ed in coppia nei Magazzini… è che nel primo caso, uscirai dal lato opposto al quale tu sei entrato ?”

“ Ma come?! Per magia ?” Si domandò Lilith, iniziando ad elencare tutti i tipi di magia da lei conosciuti.

“ La soluzione forse è ancora più facile di così !” Dopo un lungo silenzio, Kigiri intervenne.

Sulla sua bocca era apparso il suo raro, ma spiazzante sorriso di soddisfazione.

“ Sono i magazzini a cambiare di posizione !”

“ Sono d’accordo !” 

Nashi era totalmente coinvolto in quel dibattito, come se ogni cellula del suo corpo si stese muovendo alla ricerca della verità in perfetta sintonia. Sentirsi poi appoggiato da Kigiri dopo tutte le loro discussioni, gli fece capire che in fondo con ciascuno dei suoi compagni aveva formato un fortissimo legame.

“ È davvero possibile che due stanze si scambino di posto ?” Chiese Akagi, e la risposta fu sorprendentemente una sgraziata risata.

“ Upupupu! Tutto è possibile in questa torre delle meraviglie !” Dichiarò Monokuma, più orgoglioso che mai.

 

“ Parlando dello scambio tra i Magazzini bisogna però tener conto di un dettaglio importantissimo.” Nashi riprese il discorso, per poi guardare verso un suo compagno.

“ Ebisawa, mi sapresti parlare del buco sulla parete dell’Armeria ?”

L’Ultimate Radio Host fu inizialmente confuso da quella richiesta, ma ormai aveva scelto di affidarsi al bruno con tutto il suo cuore, così non si oppose affatto.

“ Non c’è molto da dire: si tratta di un buco molto grande, irregolare e forse causato da un’esplosione. La cosa più strana però è la parete completamente liscia ed intatta che lo interrompe, come se fosse stato tappato ricostruendoci il muro dall’altro lato.”

“ C’erano altri buchi così !” Cavalcando l’onda di quella discussione, Nishizaka trovò il suo momento per brillare.

“ Nel Magazzino A, verso l’Armeria e in direzione del bagno dei ragazzi, ma sulla parete esterna.”

La ragazza dai capelli rosa rimase in silenzio a lungo, mordicchiandosi l’unghia del pollice. Dopo una riflessione apparentemente interminabile, ad un certo punto il suo volto si illuminò.

“ Oh! E anche nel bagno delle ragazze !”

“ Dev’essere proprio bello avere una super memoria.” Commentò Zetsu, ridacchiando.

Nashi non si lasciò distrarre da quella considerazione, però un sorriso compiaciuto gli spuntò inevitabilmente sul volto. Tutto stava andando per il verso giusto, e solo grazie alla collaborazione dei suoi compagni fidati.

“ Apparentemente sembrano sconnessi l’uno dall’altro… ma se provassimo a cambiare di posto il Magazzino A con quello B …”

 

 

“ Possiamo vedere come i buchi nei muri aprano un percorso che va dal bagno delle ragazze all’Armeria !”

Nishizaka stessa a quel punto rimase sconvolta dalla rivelazione, e ancor di più dalla sicurezza con la quale Nashi e Kigiri avevano svelato quel mistero intricato e complesso.

“ Gnaaa !” Ruggì Monokuma, anche se il suo verso parve più un brontolio.

“ Complimenti, avete rovinato la sorpresa! Voi non avete minimamente idea di come sia difficile progettare un mistero del genere… aaah, mi mancano i tempi della Funhouse.”

Il suo monologo venne bellamente ignorato dagli Ultimate Students, i quali erano molto più catturati dalle infinite possibilità che quel percorso aveva aperto in un mistero apparentemente irrisolvibile.

“ Un po’ come per il paracadute nello scorso processo …” Mormorò Takejiro a se stesso.

L’Ultimate Fanfiction Writer si massaggiò il collo, segno evidente dello stress accumulato fino ad allora. Con aria provata prese in mano le redini del dibattito.

“ Adesso dobbiamo scoprire come mai sia stato creato un simile passaggio. Tra l’altro dobbiamo considerare che l’artefice doveva essere per forza a conoscenza di questo meccanismo …”

La voce di Umezawa si sollevò, stavolta molto più calma, ma non per questo fredda ed austera.

“ Kumagai.” Disse soltanto, rivolgendo lo sguardo verso Nashi.

“ Kumagai si era rifugiata in bagno per scappare da Akagi. Può essere stata solo lei, vero ?”

Il bruno non disse niente, sentendo così qualcun’altro intervenire.

“ La vera domanda è come abbia fatto a sfondare quelle pareti… non credo sia stata capace di farlo a mani nude !”  L’ipotesi per assurdo di Zetsu fu motivo di riflessione generale.

Tuttavia qualcuno tra di loro conosceva già la risposta.

“ Dall’Inventario risultano mancanti due cariche di C4. Sono più che sufficienti per andare dal bagno al Magazzino A, e successivamente nell’Armeria.” Kigiri si era fatta di colpo più seria, smorzando il suo sorriso vittorioso di poco prima. Questo venne percepito dalla maggior parte dei presenti come segno che la ragazza stesse per finire le sue intuizioni.

 

“ Perché Kumagai è andata in Armeria ?” Domandò allora Lilith, trovando confronto in un’ipotesi di Ebisawa.

“ Forse per armarsi contro Akagi.”

Un forzato silenzio dilagò nell’aula, sconvolgendo tutti coloro che fino ad allora avevano combattuto senza un secondo di tregua. Quella calma così innaturale parve essere un costrutto per interrompere la risoluzione del mistero, come per illudersi di poter trovare la pace anche in una situazione così disperata.

Tuttavia Nashi sapeva di non poter smettere di lottare.

 

“ Esiste un altro modo per combattere, Nashi. Un giorno lo capirai …”

 

“ Forse dovresti dirci tu cosa ci faceva Kumagai in Armeria… Umezawa.” I tristi occhi dell’Ultimate Memory si puntarono come dei riflettori sul protagonista di una tragedia.

 

 

 

Angolo Autore:
Welcome back!
Avete appena finito di leggere la penultima parte di questo Chapter Four. Devo ammettere che inizialmente non credevo sarebbe stato il Chapter più lungo, però recentemente mi sono reso conto di voler dare molto più spazio a questo Class Trial.
Spero vi stia intrigando! La parte finale (già conclusa ed in fase di correzione), verrà pubblicata il pomeriggio del giorno 6 di questo stesso mese.

Prima che me ne dimentichi ulteriormente, in questo angolo autore ci tenevo a fare un po' di pubblicità. Non è la prima volta, lo so, ma non sarà nemmeno l'ultima (restate sintonizzati e presto ne vedrete delle belle ...)
Per chi non la conoscesse, la fanfiction "Danganronpa Side: The Eye's Deception" su questo fandom, è un must-read. Il suo autore, Chainblack, lo sa perché me lo ha sentito ripetere svariate volte: adoro il modo in cui è scritta, la caratterizzazione dei personaggi e l'evoluzione costante ed imprevedibile delle situazioni, capace di togliermi il fiato ogni volta.
Non nego che, nonostante io abbia concluso la lettura ad Agosto, mi rilegga volentieri determinati capitoli per riassaggiare quelle emozioni presenti dalla sin prima lettura (che, inoltre, ritengo mi abbiano arrichito molto nel mio percorso da lettore/autore). 
Correte a leggerla, non ve ne pentirete !



 

Danganronpa, 'Danganronpa Side: The Eye's Deception' di Chainblack (Cap 1) su EFP Fanfiction

 


 

-piccola fan art realizzata da me, rappresentante i personaggi della storia;


Detto ciò...
Alla prossima!



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Capitolo 30
*** Chapter Four (End) ***


 

Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 4: Dance like the elephant and do your death walk when you feel to

(Part 9)  Class Trial

Love pull me down; Hate lift me up

 

 

Nashi Jonetsu, a cura di ._beriberiart_.

Era il momento del giudizio. Era il giorno delle lacrime.

 

Ciò che tutti videro spostando il proprio sguardo su di Umezawa Gaho fu un ragazzo come loro, il quale era riemerso dalla propria agonia solo per rialzarsi ed affrontare la morte della persona a lui più cara .

Umezawa non poteva essere un assassino.

“ Forse dovresti dirci tu cosa ci faceva Kumagai in Armeria… Umezawa.” Le parole di Nashi suonavano stranamente come una sentenza.

“ Io …” Con la voce tremante, il rosso provò a farsi avanti.

“ Fratello, tu non eri in Armeria !” Lo interruppe Ebisawa, urlando con così tanto impeto da voler zittire chiunque pensasse il contrario.

L’Ultimate Radio Host puntò i suoi occhi colmi di sofferenza sull’amico che aveva visto distruggersi nel dolore davanti a tutti.

“ Però noi non sappiamo ancora per certo cosa ci facesse Umezawa al Quarto Piano.” Dovette ammettere Amari, per quanto tenesse sia ad Umezawa che ad Ebisawa.

Il presentatore scosse la testa violentemente, e adenti stretti cercò di trovare le parole giuste per tirare fuori il suo amico da quella situazione.

“ Cosa centra l’Armeria adesso? Perché il colpevole dev’essere qualcuno presente in Armeria ?!”

“ In primis perché è il luogo del delitto.” Gli rispose Takejiro. Una certa cupezza tradiva il disinteresse che voleva come sempre mostrare.

“ E poi perché, l’abbiamo visto prima, il proiettile usato nel delitto appartiene sicuramente a qualcosa che non conosciamo ancora. Quindi è più probabile che si tratti di un’arma presente in Armeria.”

“ O forse la conosciamo.” Intervenne Nashi.

Il suo sguardo era fisso nel vuoto, distante chilometri e chilometri in un’immersione completa tra il buio ed il freddo.

 

“ Il proiettile è stato ritrovato alle spalle di Kumagai, accanto alla porta: ciò ci fa presupporre che lo sparo sia avvenuto di fronte a lei.”

“ Lì c’era il fucile Dragunvoid.” Disse Zetsu, e gli bastò guardare in faccia il suo amico per capire di non starsi sbagliando.

Il ragazzo emanava una sicurezza incrollabile, a costo però di una sofferenza che evidentemente lo stava dilaniando.

“ Va bene… ve lo dirò.”

La voce di Umezawa si ripresentò colma di sofferenza, ed a quel punto nessuno osò fiatare. Lo stuntman si calò gli occhiali da moto sul naso, e lo schiocco dell’elastico risuonò nel silenzio come un rombo di tuono.

“ Ciò che volevo fare nell’Armeria al Quarto Piano… era togliermi la vita.”

Al suono di quelle parole per l’Ultimate Memory fu difficile continuare a respirare correttamente, tanto era stato lo shock di quella rivelazione. Sollevò lo sguardo verso il compagno, trovando però una maschera fredda come il ghiaccio.

Anche Ebisawa avrebbe voluto parlare, ma dalla sua bocca fuoriuscì solo un lamento , poco più forte di un sussurro.

“ Non ce la facevo più. Stava accadendo tutto troppo in fretta: prima l’ultimatum di Tabata Bussho, poi la distruzione del deltaplano, la rivelazione che nessun soccorso ci avrebbe mai salvati… ed infine Kumagai …”

Un rantolio tremante scivolò dalle sue labbra al posto di un sospiro, ed il suo intero corpo venne scosso da un brivido.

“ Io avevo tradito tutto ciò in cui lei credeva.”

L’accettazione di quelle parole fu per tutti un’univoca dimostrazione di quanto quel luogo in cui erano prigionieri potesse distruggere la psiche e l’animo umano.

 

“ Io credevo che il suicidio fosse proibito dal Regolamento.” Disse Nishizaka, cercando conferma nei suoi compagni.

Monokuma stavolta fu muto, come se si fosse finalmente trasformato solo in un peluche.

“ Ho chiesto conferma a Monokuma.” Spiegò il rosso. “ Se mi fossi puntato un’arma alla testa avrebbe fatto in modo di non farmi mai premere il grilletto con le mie mani… ma se avessi trovato un qualsiasi altro modo per sparare, allora non sarebbe intervenuto.”

A quel punto per Nashi fu quasi spontaneo prendere parola, dati gli evidenti risvolti di quel processo. Tutte le prove trovate durante le investigazioni stavano tornando a galla nella sua mente.

Ciò nonostante, non aprì bocca. Il tempo della risoluzione del mistero era finita, evidentemente.

“ Senza aprire la teca del fucile, riuscii a girarlo verso di me facendo passare la punta della falce tra la grata… siccome l’asta era abbastanza lunga, dovetti mantenere una distanza di circa due metri.”

Le parole che vennero dopo risuonarono in tutta l’aula, fredde e mortuarie.

“ Premetti il grilletto utilizzando la lama ricurva, ed il fucile fece fuoco.”

Takejiro si morse il labbro, forse trattenendo un’imprecazione, oppure solo maledicendo se stesso per non aver capito prima tutto ciò.

“  Però, in quel momento Kumagai si frappose tra me ed il proiettile. Avevo sentito l’esplosione alle mie spalle poco prima di premere il grilletto, ma non volevo in nessun modo distrarmi. Anche la sua voce, assieme a quella di Akagi e gli spari, poco prima li avevo percepiti in maniera confusa… il mio cervello non connetteva più con la realtà, desideravo solo la mia morte.”

Lo sguardo di Umezawa attraverso le lenti era impercettibile.

“ Si beccò il proiettile al posto mio. Sentii il suono della carne venir perforata da parte a parte e… fu tutto buio per chissà quanto tempo.”

La sconvolgente rivelazione vibrò nel silenzio, facendo tendere i dieci testimoni di quella realtà, che forse non avrebbero mai voluto scoprire. Il modo assolutamente passivo con cui Umezawa si stava aprendo ai suoi compagni era segno della sua incommensurabile fatica: ogni sopportazione era stata annientata.

L’alternarsi di dubbi, accuse, duelli per la ricerca della verità ed il costante ricordo della morte di Kumagai, non l’aveva di certo lasciato intatto. Ora, ricoperto di fratture e crepe come un vaso di porcellana, era prossimo a rompersi in tanti frammenti disperati.

 

“ Mi stai dicendo che il fucile ha sparato… ed il proiettile ha ucciso Kumagai ?” Ebisawa riuscì a stento a comporre quelle parole.

Umezawa sussultò.

“ Quindi è stato Umezawa ad ucciderla, in fin dei conti.” Constatò Takejiro.

“ N-No… non è stata colpa mia !” Riprese parola il rosso, cercando di divincolarsi da quelle insinuazioni. Sebbene i suoi occhi fossero coperti dagli occhiali, non fu difficile immaginarseli colmi di terrore.

Zayasu rabbrividì, eppure dopo poco riuscì a ritornare composto e serio come al suo solito. Sollevando lo sguardo verso lo stuntman, dichiarò freddo: “ È così, Umezawa. La realtà è questa.”

“ Non è così, invece !”

Senza sapere perché, Nashi si era irrigidito di colpo, contraendo le sue corde vocali per poi esplodere in quell’urlo. Quando si accorse di aver gridato quelle parole, tutti i presenti lo stavano guardando.

Sentì ammontare in ogni tessuto del suo corpo un ardore spaventoso, tanto che la sua visione fu confusa per qualche secondo.

- Cos’è questa? Rabbia? Paura ?- Sapeva solo di non volere quella fine per un suo amico.

“ Manca ancora qualcosa …” Guardò la sua stessa mano stringersi a pugno, convogliando tutta la sua forza.

“ Ancora qualcosa ?” Ripeté confusa Nishizaka. “ D-Davvero? Pensavo avessimo parlato proprio di tutto !”

Fu allora che il ragazzo reagì, riuscendo a capire cosa ci fosse di sbagliato.

“ Non abbiamo ancora parlato dell’esplosione che ha sentito Umezawa !” Disse, ed in quel momento nessuno degli studenti fu più esterrefatto dell’Ultimate Stuntman.

Umezawa rimase in silenzio, tremando sul posto ma senza trovare le parole giuste.

“ Intendi le esplosioni delle C4 ?” Domandò Amari, accennando alle azioni di Kumagai svelate poco prima.

 Il bruno negò, scuotendo la testa.

 

“ Quando il proiettile è stata sparato dal fucile Dragunvoid, ha perforato il corpo di Kumagai da parte a parte, come dice anche il Monokuma File. Ebbene, continuando la sua traiettoria, si è schiantato contro qualcosa che era stato poggiato sulla porta dell’Armeria… Umezawa, ti ricordi cosa fosse ?”

A quel punto lo stuntman, venendo chiamato in causa, parve animarsi con una certa agitazione.

“ S-Sì! Avevo messo dei barili lì per impedire a chiunque l’accesso, e quindi di venir interrotto.”

Seguendo l’affermazione dell’amico, Nashi proseguì: “ Quei barili contenevano un veleno chiamato Monokuma Second Special Poison! Il proiettile, colpendoli, li ha fatti esplodere: questo si può verificare dai segni di bruciatura sulla parte interna della porta e dai frammenti analizzati con Amari ed Ebisawa.”

L’Ultimate Radio Host si massaggiò la tempia, annuendo a fatica.

“ Sì, ho ricomposto io quella scritta …”

 

- Nuova versione del famigerato veleno di Monokuma, riadattato e migliorato. Il contenitore in acciaio conserva il veleno al meglio!

Attenzione: da conservare lontano da luoghi caldi o a diretto contatto con il sole. Il veleno persiste in forma liquida, ma esala gas parzialmente infiammabili. A differenza della precedente versione garantisce una morte lenta ed inesorabile. Se ingerito o inalato tramite i gas, anestetizza i muscoli ed inibisce le funzioni cerebrali in pochi minuti, facendo in modo che dopo circa un’ora sovvenga la morte per asfissia.

(Tenere lontano dalla portata dei bambini piccoli !)-

 

Dopo la spiegazione da parte del ragazzo, un dubbio subentrò nelle menti degli Ultimate Students. Il primo e l’unico ad esprimerlo fu allora Akagi.

“ Quindi esplodendo… hanno rilasciato del veleno in forma gassosa ?”

Stavolta a rispondere fu l’Ultimate Liar, il quale aveva assistito alle conseguenze di questa azione.

“ Sì. Una coltre di gas che ha saturato tutta l’Armeria. Un gas… mortale.” Il suo sguardo saettò verso l’immobile Umezawa.

“ Ma allora tu… come hai fatto a salvarti ?”

 

 

Ondeggiava come su di una barca in balia del mare, ma non sentiva lo sciabordare delle onde.

Un dolore pungente partiva dalla sua nuca, propagandosi lungo tutta la schiena. Quando anche la lontana sensazione di bruciore percosse il suo corpo intorpidito, Umezawa riaprì gli occhi.

Sorprendentemente, l’ultima persona che aveva visto prima di perdere conoscenza era di fronte a lui.

“ Kumagai …” Pronunciò, e percepì la sua stessa voce ovattata, ostruita da qualcosa che non comprese subito.

Il volto dell’Ultimate Contorsionist sopra di lui si illuminò al suono della sua voce, e lui la vide forzare un sorriso su di un’espressione affaticata.

“ Razza di scemo! Si può sapere cosa stavi facendo ?”

Il rimprovero della ragazza arrivò alle orecchie di Umezawa come un suono confuso, ben più distante del suo dolore onnipresente. Comprese di avere qualcosa premuto sulla faccia, e cercò di togliersela.

“ Non farlo !” Lo fermò subito Kumagai. Il ragazzo sentì le braccia di lei stringersi attorno al suo corpo, segno che lo stesse sorreggendo di peso.

“ C’è del gas in questa stanza, non vorrei che tu lo respirassi.” La contorsionista continuò ad avanzare trasportando il ragazzo, tremando sempre di più ad ogni passo.

Confuso da quella situazione, Umezawa abbassò lo sguardo. Percorse l’intero corpo di lei.

Gli parve così bella in quel vestito messo per la festa.

D’un tratto, però, la sua attenzione venne catturata da un dettaglio rosso lungo la seta azzurra: una piccola macchia di sangue contornava un foro sulla veste.

“ Tranquillo.” Come leggendogli nel pensiero, lei cercò di rassicurarlo con tono gentile. “ Il proiettile mi ha trapassato, ma posso contrarre i miei muscoli per arrestare l’emorragia.”

La consolazione non bastò a placare il senso di colpo che assalì immediatamente il rosso, paralizzandolo in quella posizione fetale, debole ed indifesa come lui era sempre stato.

- Questa è colpa mia.- Comprese, chiudendo gli occhi mentre se li sentiva già inumiditi dalle lacrime. – Che cosa ho fatto ?-

Dopo qualche altro passo Kumagai si chinò in avanti, facendo ancora più forza sulle braccia.

“ Ora …” Iniziò a dire, e la fatica dello sforzo tradì il suo atteggiamento di sicurezza.

“ Tu entrerai nel magazzino da questo buco. Voglio che tu esca dalla porta e poi rientri velocemente, chiudendotela a chiave! Se senti spari, rimani nascosto.”

Quelle parole confuse echeggiarono nella testa del ragazzo, mentre lui percepì di esser stato adagiato in una sorta di incavatura nella parete.

“ A-Aspetta !” Sussultò, una volta compresa la situazione. “ Tu che farai ?”

“ Non ci passiamo in due lì dentro… vai prima tu, io ti raggiungerò non appena avrai chiuso la porta.”

“ Kumagai, ti serve la maschera !” Urlò disperatamente il rosso, togliendosi la maschera ed allungandola verso la ragazza. Non poteva muovere molto il suo corpo, ma tentò con tutte le sue forze di raggiungere la contorsionista un’ultima volta.

Avrebbe voluto riabbracciarla ancora, perché sentiva che la fine di tutto ciò che gli era capitato di bello era vicina.

Kumagai sorrise, accettando quel dono mentre lo spingeva verso l’altro sbocco del muro.

 

 

“ Quando sono tornato dentro… il buco era sigillato dalla parete.” Concluse Umezawa, con i suoi occhi sgranati e grondanti lacrime rivolti verso il pavimento.

Il suo racconto rappresentava la vera e propria testimonianza degli ultimi attimi di vita di Kumagai, ed il fatto che lui avesse assistito a tutto ciò giustificò per Nashi la voce spaventata con la quale lo aveva accolto al Quarto Piano.

Il bruno sentiva ancora quelle urla spaventate, frutto di una realtà che, nel bene o nel male, Umezawa aveva compreso prima ancora di verificarla con i propri occhi. Nell’ultimo istante in cui l’aveva abbandonata al suo destino, il ragazzo sapeva di star perdendo per sempre l’unica persona degna della sua fiducia.

Qualcuno che l’aveva salvato dalla morte.

L’Ultimate Memory volse lo sguardo verso i suoi compagni, riconoscendo i loro sguardi persi, vinti dal terrore e dalla crudeltà di quel luogo. I palchetti vuoti, un tempo ospitanti nomi familiari, raccontavano le storie di vite che erano state spezzate dalla disperazione.

- Anche io voglio salvare i miei amici.- Ripetuto per l’ennesima volta quel mantra, Nashi si sentì diverso.

Forse aveva finalmente compreso un messaggio che cercava di decifrare da tempo.

 

“ Kumagai ha dato la sua vita per salvare la mia !” La voce di Umezawa gli ribollì in corpo come lava pronta ad eruttare da un vulcano. Nel corpo del ragazzo si poteva sentir scalpitare un’improvvisa ondata di forza ed energia provenuta dai suoi ricordi.

“ Ed io non posso lasciare che Monokuma me la tolga !” Esclamò lo stuntman, spiazzando i suoi compagni con quelle parole.

“ Cosa intendi dire, Umezawa ?” Domandò Nishizaka, sorpresa e quasi spaventata da tutta quella grinta.

Umezawa tirò fuori il migliore dei suoi sorrisi a trentadue denti, come non faceva da molto tempo, mentre con la manica si asciugava gli occhi dalle lacrime.

“ Intendo dire… che continuerò a lottare con voi! Non morirò, sopravvivremo tutti a questo Class Trial ed una volta fuori, tornerò ad escogitare un modo per uscire di qui !”

Sguardi confusi si piantarono su di lui, assistendo a quella pazzia così intensa da essere quasi coinvolgente.

“ Che c’è ?” Esitò il rosso, accorgendosi del modo in cui era guardato. “ Non vi fidate perché la storia del deltaplano è andata a finire male? Bhe, non vi biasimo… eheheh.”

Una risata imbarazzata si protrasse nel silenzio, così viva e divertita da non poter appartenere al ragazzo che poco prima era ridotto in lacrime.

O forse, qualcosa del genere non poteva che appartenere proprio al giocoso ed impulsivo Ultimate Stuntman, un punto di riferimento sempre presente per la positività tra il gruppo di studenti sopravvissuti.

 

“ Come… sopravvivere ?” Ebisawa ripeté quella parola con palese confusione.

“ È semplice! Non sono io il colpevole: non ho sparato con le mie mani a Kumagai, quindi la ferita che l’ha portata alla morte non è opera mia.” Rispose lo stuntman, serio.

“ Però non so come funziona in questo caso. Credo che- ”

“ Non è così, invece !”

L’intero corpo dell’Ultimate Memory ora era scattante e con i nervi a fior di pelle, pronto ad affrontare una battaglia dopo l’altra senza mai fermarsi. Una singola goccia di sudore gli percorse il lato destro della faccia, raggiungendo il collo.

I suoi occhi non si mossero di un millimetro da quelli di Umezawa.

L’Ultimate Stuntman tentennò, scosso fino al profondo delle suo ossa da quella dichiarazione di sfida così violenta. Si aspettava ormai solo compassione dai suoi compagni, eppure uno dei suoi più cari amici stava minacciando la sua salvezza.

“ C-Come …” Afferrò la vita con le unghie protratte, deciso ad aggrapparsi ad essa fino alla fine.

“ Come ti permetti di dirmi che non è così, bastardo ?!” Sbottò violentemente, contorcendo il viso in una smorfia spaventosa.

Nashi accolse la provocazione con un ringhio, percependo l’intento combattivo di Umezawa.

“ Ho i miei motivi… bastardo !”

Con quell’ultima parola, tutti i presenti sbarrarono gli occhi, increduli.

“ C-C-Cosa ha appena detto Nashi ?!” Urlò Zetsu, scandalizzato.

“ Ho sentito male, vero ?” Lilith tremava per la paura, non riconoscendo più l’Ultimate Memory in quella veste così aggressiva.

 

“ Tu dici che non è stato il veleno ad ucciderla… però non puoi esserne sicuro al cento percento! Se fosse stato proprio il veleno, allora si tratterebbe di una conseguenza delle tue azioni !” Gridò Nashi, sporgendosi in avanti sul proprio palchetto.

“ Io …” Rispose Umezawa, puntando se stesso con il pollice. “ Io ti dico che Kumagai non è morta per il veleno! Dopotutto l’avete vista anche voi con la maschera, no? Come può esser morta per il veleno se poi ha indossato la maschera anti-gas che le avevo passato io stesso ?!”

Il ragazzo dai capelli bruni strinse le dita, artigliando il legno fino a farlo cigolare.

“ La maschera però la indossavi tu prima, non è vero ?”

Alla sua domanda, il rosso parve immobilizzarsi. Approfittando del suo stupore, a quel punto Nashi scelse di infierire, proseguendo con il suo ragionamento.

“ Ciò vuol dire che Kumagai ha respirato il gas velenoso più a lungo di te, dato che non ha indossato immediatamente la maschera !”

 

“ E QUINDI ?!!” Umezawa urlò con tutta la forza dei suoi polmoni, ed in un impeto di rabbia distruttivo scaraventò il suo palchetto per terra. Il fragore che seguì non arrivò nemmeno a coprire il suono della sua voce.

“ Cosa vuol dire?! Io sono innocente, porca puttana! Innocente, vi dico! Mi sono anche dichiarato, ho scelto di farmi carico del sacrificio di Kumagai! Io vi devo salvare tutti quanti… e… e…”

Fu svelato per un istante soltanto, più breve di un luccichio su di una goccia di pioggia.

Negli occhi ribollenti di ferocia del ragazzo, Nashi intravide una supplica.

- Sono io.- Diceva Umezawa interiore, mentre la sua facciata esteriore continuava a combattere con le unghie e con i denti per non abbandonare la vita.

A quel punto l’Ultimate Memory comprese di star assistendo al sacrificio di ben due vite, e complice di quell’evento più unico che raro, si sentì messo al posto di un giudice.

- È davvero giusto quello che sto per fare ?- Si domandò, venendo trasportato lontano dal suo vero corpo.

In quel modo si sentì più vicino al vero Umezawa, estraniato e nascosto in un luogo più lontano e sicuro, nel silenzio pacifico di una realtà senza morte e dolore. All’interno di quell’astrazione, Nashi era da solo con la propria memoria.

Vide davanti a sé tutti gli sforzi compiuti dal suo amico per combattere la disperazione che tutti loro stavano affrontando. Si sentì sollevato anche nel vedere come il legame tra lui e Kumagai, nel bene o nel male, fosse riuscito a sopravvivere.

Lui voleva bene a Umezawa, e per quanto la decisione che avrebbe preso sarebbe stata terribile e disumana, era consapevole di poter esaudire un suo desiderio: non dimenticare mai tutto ciò che aveva fatto per loro.

 

“ Ti dico che non sono stato io! È colpa del veleno se è morta, non mia !” L’ultimo grido straziante dell’Ultimate Stuntman lo catapultò alla realtà, strappandolo da quel sogno.

A quel punto Nashi sapeva di dover colpire solo un’altra volta per terminare quella battaglia. Accumulò tutta la forza donata dai suoi amici, e diede fiato alla bocca.

“ Il veleno impiega circa un’ora ad uccidere: la vera causa del decesso di Kumagai è stata l’emorragia causata dal rilassamento dei muscoli !

Fu un pugno, un proiettile, una sentenza di morte esplosa come un raggio di energia dal corpo del ragazzo.

Con tutto il suo vigore fulminò Umezawa, pietrificandolo sul colpo e stordendolo.

Il volto dello stuntman era diventato pallido come quello di una statua.

 

“ Cosa vuol dire ?” Domandò prontamente Amari, non essendo riuscita a seguire il ragionamento del ragazzo.

L’Ultimate Memory le rispose con la schiena dritta e lo sguardo protratto in avanti, verso il futuro.

“ Quando poco prima Umezawa ha raccontato la realtà dei fatti, mi ha stupito un dettaglio a cui nessuno aveva ancora pensato: Kumagai sarebbe stata senz’altro capace di irrigidire i muscoli e di bloccare la sua stessa emorragia !”

“ Ah, sì !” Esclamò Zetsu, sentendosi trascinato da tutta quella sicurezza.

“ Ricordo quando, il primo giorno di esplorazione dell’Armeria, è riuscita a bloccare la lama della falce con una sola mano, senza ferirsi !”

“ Quindi cosa intendi con… rilassamento dei muscoli ?” Chiese allora Takejiro, sospettoso.

“ I sintomi dell’avvelenamento del Monokuma’s Second Special Poison sono: …”

 

Se ingerito o inalato tramite i gas, anestetizza i muscoli ed inibisce le funzioni cerebrali in pochi minuti, facendo in modo che dopo circa un’ora sovvenga la morte per asfissia.

 

“ Quindi è impossibile che Kumagai sia morta per il veleno… ma è più probabile che, non potendo più irrigidire i muscoli a causa dell’effetto anestetico, la ferita del proiettile abbia naturalmente causato l’emorragia che infine l’ha portata alla morte !”

Nessuno più osò obbiettare.

Kigiri Yoko assottigliò il suo sguardo per l’ultima volta, per poi rilassare ogni muscolo facciale e lasciarsi andare in un sospiro. La battaglia era davvero finita.

“ Eheh …” Con grande sorpresa, ma senza che alcun suono lo interrompesse, Umezawa Gaho si sciolse da ogni tensione, scoppiando in una risata imbarazzata.

“ Quindi alla fine è stata davvero colpa mia? Pensa te… non lo volevo accettare fino alla fine …”

I bordi inferiori dei suoi occhi videro l’arrivo delle prime lacrime, mentre con un sorriso affettuoso accolse il suo amico.

“ Forza Nashi, dicci com’è andata. Mi fido di te !”

 

L’Ultimate Memory sospirò, ed inevitabilmente un brivido partito dal centro del suo petto lo fece tremare violentemente.

- No !- Ricacciò la paura colpendosi con un pugno sullo sterno. Voleva solo urlare e starsi zitto, ma non sarebbe stata la fine adatta.

Si limitò ad aprire il suo cuore in modo definitivo, e mentre la sua bocca si muoveva, le lacrime sgorgarono.

“ Ecco com’è andata …”

 

Stasera eravamo tutti nel Prato del Secondo Piano, partecipando alla festa organizzata da Kigiri. Ad un certo punto della serata, Nishizaka sentì distintamente Akagi conversare in privato con Kumagai, spingendola a seguirlo al Quarto Piano di corsa. Quando i due si trovarono da soli, Akagi, il quale si era armato con due pistole rinvenute dall’Armeria, tentò di assassinarla.

L’Ultimate Contorsionist fortunatamente fuggì in bagno senza riportare nessuna ferita, e lì mise in atto un piano sicuramente preparato in precedenza: utilizzando due cariche di C4 riuscì ad aprirsi la strada tra le pareti, raggiungendo prima il Magazzino A ed infine l’Armeria. Lì, non poteva saperlo, ma avrebbe incontrato il suo assassino.

Quest’ultimo infatti aveva raggiunto il Quarto Piano da solo con il solo intento di togliersi la vita. Posizionando due barili contenenti delle sostanze velenose per sbarrare la porta, non poteva sospettare che qualcuno interrompesse il suo tentativo di suicidio. Kumagai però, anticipando le sue mosse, lo sottrasse dal proiettile che lui stesso aveva sparato dal fucile Dragunvoid tramite l’aiuto di una falce.

Il proiettile trapassò Kumagi, andando però a far esplodere le sostanze tossiche altamente infiammabili alle loro spalle, generando così una fuoriuscita di gas altamente velenoso. La contorsionista, grazie alle sue doti eccezionali, contrasse i muscoli per evitare la fuoriuscita di sangue dalle ferite, e così cerco di portare in salvo il suo assassino.

Il killer era stato dotato di maschera anti-gas, ma quando dovette lasciare la stanza, si premurò di lasciarla a Kumagai. Lei la indossò, ma purtroppo gli effetti del gas furono sufficienti per anestetizzarla completamente.

Non potendo più contrarre i muscoli, l’emorragia causata dal proiettile finì inevitabilmente per dissanguarla. Tutto ciò non sarebbe accaduto, se il tentato suicida non avesse premuto il grilletto del fucile volontariamente.

 

“ È così triste che tu abbia causato la morte di Kumagai, seppur non ne avessi la minima intenzione… Umezawa Gaho !

Il sorriso sulla bocca dell’Ultimate Stuntman vacillò appena, per poi ricomporsi più sereno di prima.

“ Immagino sia proprio andata così, allora.”  Ora in pace con se stesso, il ragazzo fu libero di piangere senza più rancori.

Nashi ormai aveva chinato le spalle e la testa, singhiozzando tristemente, ormai terminate tutte le sue forze.  “ Sì …” Ammise amaramente.

Il mondo intero stava lentamente cadendo a pezzi.

“ Woo-ooh! Sembra che abbiate preso una decisione? Perché non votare, allora ?” Puntuale come sempre nella sua perfidia, Monokuma scelse quel momento per far apparire davanti a tutti la possibilità di votare.

I bottoni sopra i volti degli studenti erano rossi come il sangue che sarebbe stato versato per la seconda volta, quella sera.

“ No !” Cercando di soffocare il suo lamento con la mano, Ebisawa guardò con occhi ricolmi di lacrime il suo amico dai capelli rossi. Amari si strinse a lui, nascondendo il viso nella sua giacca mentre tremava.

“ Fratello… non possiamo farlo.”

Anche Nishizaka chiamò il suo nome, allungando una mano verso quel ragazzo che presto sarebbe scomparso.

Lilith rimaneva semplicemente in piedi, senza parlare, ma ululando tristemente in preda alle lacrime.

 

“ Io …” Fu Akagi a prendere parola, interrompendo quel silenzio mortuario.

“ Quando arrivai al Quarto Piano, puntai subito la pistola contro Kumagai. Volevo essere chiaro nei miei intenti, e non avevo intenzione di ucciderla a tradimento …”  Sollevò lo sguardo verso Umezawa, guardandolo con fermezza nonostante quelle parole tanto tragiche.

“ Le spiegai il motivo per cui l'avrei uccisa: volevo che Lilith ci permettesse di trovare il mastermind !”

L’Ultimate Majokko sussultò, risvegliandosi dal torpore indotto dalla tristezza per guardare con occhi sbarrati il ragazzo.

“ Cosa… ?”

“ È una cosa che sappiamo dallo scorso processo !” Rispose lui, questa volta non trattenendo le sue emozioni ed alzando il tono della voce.

“ Se Lilith fosse arrivata viva al Quinto Piano, il mastermind le avrebbe dato l’opportunità di smascherarlo! In fondo… uccidere il mastermind, come ci ha suggerito di fare Tabata Bussho, è l’unico modo che ci resta per uscire di qui.”

“ Quindi tu… Akagi …” La rossa si sentì mancare le forze, accasciandosi sul suo palchetto.

“ Tu volevi uccidere Kumagai, per poi farti votare come assassino… soltanto per farci sopravvivere ed arrivare al Quinto Piano ?”

Il videogiocatore annuì, ed un sorriso colmo di nostalgica tristezza gli apparve in viso.

“ Per quanto io sappia di essere perfetto, in questo Killing Game non sono mai stato utile a nessuno. Forse avevo troppa paura di rivelare il mio vero io… ed una volta fatto davanti a Kumagai, lei mi ha fermato.”

Umezawa inarcò le sopracciglia, incuriosito.

“ Mi disse: “Questo non sei tu, Akagi !”, mettendo in discussione quella che io credevo fosse la mia identità.” Proseguì Akagi, ora assorto nei suoi ricordi.
“ Ero così sbalordito che non riuscii nemmeno a sparare… così la lasciai correre in bagno.”

Distogliendolo dal suo flusso di pensieri, lo stuntman gli assestò una pacca sulla spalla.

“ Già! Lei era davvero una forza !” Sorrise, ed un velo di rossore gli si formò sulle guance.

“ Aveva scoperto il mistero dei Magazzini da sola, preparando addirittura del C4 per aprirsi un passaggio fino all’Armeria… sono sicuro che, con il suo ingegno, l’avrebbe sicuramente usato a fin di bene !”

Inaspettatamente, prese la mano del ragazzo, spingendola sul bottone riportante il suo nome.

Il primo voto ad Umezawa venne assegnato.

“ Scusami per aver dubitato di te, Akagi… scusate tutti !” Sotto lo sguardo esterrefatto dei presenti, lo stuntman percorse tutti i palchetti, premendo il bottone sotto il suo nome mentre continuava a sorridere.

Quando arrivò davanti a Nashi si soffermò a guardarlo dritto negli occhi, e gli sorrise con fierezza.

Era orgoglioso di ciò che era diventato.

 

I monitor nella sala proiettarono un messaggio festoso: l’assassino era proprio Umezawa Gaho.

Una pioggia di coriandoli svolazzarono sulle lacrime degli Ultimate Students, mentre una musica allegra copriva i loro lamenti.

“ Quattro su quattro !” Annunciò Monokuma, battendo le zampe. “ Certo che siete proprio forti! Non sbagliate mai: l’assassino di Kumagai Yone, l’Ultimate Contorsionist, è proprio Umezawa Gaho, l’Ultimate Stuntman !”

Proseguendo, l’orso fece luccicare il suo occhio rosso robotico con aria malvagia.

“ A proposito, vi va di ascoltare un messaggio lasciatomi da Kumagai in punto di morte ?”

Quando tutti pensavano che niente sarebbe stato abbastanza sorprendente, si ritrovarono completamente scossi al suono di quelle parole. Umezawa in primis si voltò di scatto verso l’animale, a bocca spalancata.

Fortunatamente Monokuma non si fece pregare, ed video venne trasmesso su di un grosso schermo.

 

Kumagai Yone era distesa sul pavimento dell’Armeria. Il gas velenoso era così denso da nascondere la luce del neon, proiettandola nel buio. Inoltre, l’ipossia causata dalle sostanze tossiche che prendevano posto dell’ossigeno, distruggeva qualsiasi suono ed immagine, distorcendo la realtà e trasformandola in allucinazioni mostruose.

Tuttavia, in quell’incubo da cui era impossibile scappare, la ragazza non batteva ciglio. Il suo stesso sangue ora sgorgava dalla ferita sul suo addome, primo segnale che i suoi muscoli non rispondessero più ai suoi comandi.

“ Monokuma …” Disse, con una voce che non le apparteneva più.

Non poteva sapere se l’orso si sarebbe davvero palesato davanti a lei, eppure continuò a parlare.

“ Dì ad Umezawa una cosa… io voglio che lui lo sappia …”

Una lacrima scivolò all’interno della maschera anti-gas.

“ Digli che è anche così che si combatte… anche attraverso la morte. Scegliere di morire è la parte più importante… dell’essere liberi di vivere.”

 

Lo schermo si spense, come presumibilmente aveva fatto anche la vita della ragazza dopo quelle parole.

“ Upupupu !” Rise Monokuma, ammirando il viso rabbuiato dello stuntman.

“ Spero che sentire le ultime parole in preda al dolore della tua amichetta ti abbia gettato nella disperazione! Che c’è? Credevi davvero di andartene col sorriso sulle labbra, come quell’altra sciocca attrice fratricida ?!”

“ Grazie.” Spiazzando completamente il robot nel bel mezzo del suo discorso, Umezawa sollevò il capo per presentare un sorriso smagliante.

Il rosso a quel punto si voltò verso Nashi, ammiccando nella sua direzione.

“ Tu, ricorda queste sue parole per sempre, mi raccomando !”

Il bruno si sentì di colpo attraversato da un calore affettuoso ed intenso: era un abbraccio, un sorriso, una parola gentile ed una spalla su cui piangere.

Sentì la vita di Kumagai ed Umezawa fluire in lui attraverso quel sorriso.

- È questo il secondo modo di combattere, quindi.- Fu grato di aver potuto finalmente ascoltare la parte finale del consiglio datogli dalla contorsionista.

Sorrise di rimando, annuendo con tutta la sincerità del suo cuore.

 

“ Aaah !” Umezawa si sgranchì le spalle, stiracchiandosi con un sospiro di sollievo.

“ Sbrigati, Monokuma! Fammi vedere come mi ammazzerai !”

Takejiro si lasciò sfuggire una risata, mentre tutti gli altri rimasero fermi a guardare. Avrebbero accettato qualsiasi cosa sarebbe accaduta d’ora in avanti.

Il robot però non rispose immediatamente, e rimase a fissare il rosso con un’espressione indecifrabile.

“ Oooh ...” Mormorò. “ Vediamo come te la cavi con questo …”

Mentre la stanza si illuminava per via di luci lampeggianti rosse, un messaggio venne riportato su tutti i monitor:

“ Umezawa Gaho è stato dichiarato colpevole! Pronti ad assistere alla punizione ?”

 

Una parte di parete si spalancò, rivelando un lunghissimo corridoio nascosto nella roccia. Il dettaglio più sorprendente da notare, alla fine di quel percorso, fu il nero del cielo notturno.

D’un tratto però, qualcosa fu sospeso in contrasto con la volta celeste. Era un corpo umano legato in vita da una corda tesa verso l’alto.

Umezawa la riconobbe all’istante, ed i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa: era Kumagai.

Il cadavere della ragazza, con ancora l’abito macchiato di sangue attorno al foro del proiettile, ondeggiava lentamente nel vuoto.

Quando una musica fuoriuscì dalle casse, però, la corda si spezzò.

Lo stutnman non aspettò un secondo di più prima di correre all’inseguimento del corpo di Kumagai, ora precipitato verso il basso. Una volta imboccato il corridoio, una porta si chiuse alle sue spalle.

Una scritta riportava: “ Love pull me down; Hate lift me up.”

Lanciandosi anch’esso nel vuoto, Umezawa precipitò in caduta libera lungo il fianco della torre. Il cielo si allontanava dalla sua schiena, mentre solamente una coltre di buio attorno a sé lo avvolgeva.

Al ragazzo però non importava: nessun buio gli avrebbe impedito di vedere la sua Kumagai.

Nonostante la distanza tra di loro, lui distese le braccia lungo i fianchi, irrigidendosi in quella posa per far diventare di corpo più aerodinamico. Il vento sfrecciava sulla sua pelle, graffiandolo, squarciandolo, insinuandosi nei suoi occhi e facendolo lacrimare per il dolore.

Non perse mai di vista Kumagai, e dopo qualche secondo la raggiunse.

Spalancò di colpo le braccia, avvolgendola in un abbraccio. Il freddo dei loro corpi non era di certo qualcosa che il suo cuore non poteva scaldare, pensò.

Per quell’infinito istante fu felice, e desiderò che la sua vita terminasse così.

Non lo seppe mai, ma una sega circolare spuntata dalla parete esterna della torre esaudì il suo desiderio, falciandoli con un singolo fendente.

I due studenti caddero nel vuoto, ora divisi in quattro parti, seguiti da una pioggia del loro stesso sangue.

 

Quando i dieci Ultimate Students videro gli schermi smettere di proiettare quelle immagini raccapriccianti, ritennero necessario che solo il silenzio potesse commemorare la morte di due loro cari amici.

A differenza degli scorsi processi non c’era disperazione nei loro sguardi, che anzi sollevarono all’unisono contro Monokuma.

“ Eh ?!” Sussultò l’orso, colto alla sprovvista. “ C-Che avete da guardare ?”

Vide venti paia di occhi che avevano assistito a dolore, gioia, rimpianto, solitudine ed abbandono, e soprattutto che avevano lottato per essere vivi in quel momento. Erano vivi per guardarlo in quel modo, promettendogli silenziosamente, ma non privi di spirito combattivo, che prima o poi gliel’avrebbero fatta pagare.

Senza più altro da aggiungere, si diressero verso l’ascensore.

 

Gli elefanti non sono animali tanto dissimili dagli esseri umani. Quando sentono di star per morire, lasciano il branco ed incominciano una marcia verso l’infinito ignoto. Tuttavia, non muoiono da soli: un altro elefante seguirà sempre il primo che si allontana, ed andranno a morire insieme, lontani da tutto e da tutti. (Fonte non confermata)

 

Nell’oscurità della sua stanza, Kigiri Yoko sedeva sul suo letto con la testa rivolta al soffitto. Una lacrima amara gli percorse la guancia, scivolando fino a precipitare sulla manica della sua giacca.

La ragazza, immersa nel silenzio, chiuse gli occhi. Non c’era più nulla da vedere.

Nella sua mano era stretto il drone ritrovato nel Magazzino A del Quarto Piano, il quale aveva un tempo proiettato un messaggio di speranza da parte di un certo Makoto Naegi.

Quel che nessuno era riuscito a scoprire, però, era una seconda registrazione video: una risposta alla prima comunicazione.

Due individui adulti erano apparsi nell’ologramma, un uomo ed una donna:

 

“ Siamo arrivati fin qui, ma non possiamo più tornare indietro. Non preoccupatevi di noi; distruggeremo la Disperazione dall’interno, come avremmo dovuto fare sin dall’inizio !”

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Wow, per concludere questo Chapter 4 ci ho impiegato ben 5 mesi. Complici un po’ anche le vacanze estive, spero nessuno si sia annoiato troppo per la sua lunghezza.

Ad ogni modo, gli studenti rimasti in vita sono dieci, quasi la metà di quanti ne avevamo all’inizio!

Quanti vi stanno piacendo? Avete cambiato opinione su di loro? E soprattutto… vi dispiace per quelli che ci hanno lasciato in corso d’opera?

Come detto pochi capitoli fa, questa fan fiction andrà avanti ancora per un po’. Il Chapter 5 già alle porte mi spaventa un po’, lo ammetto. Sono pur sempre le fasi finali della storia, e dovrò prestare infatti il quintuplo dell’attenzione per non tralasciare nessun dettaglio importante per i futuri colpi di scena, o per lo sviluppo dell’intreccio narrativo. Tanto lavoro da fare, certo, ma… ho passato quasi due anni su questa storia: come si sol dire, non c’è due senza tre !

Vi lascio allora con una provocazione, o per meglio dire, un avviso per ciò che vi aspetta in questa storia… il mastermind, fin’ora solo in agguato nell’ombra, finalmente colpirà!

Grazie ancora per chi continua a seguire questa storia!

Alla prossima!

P.S: Spero che voi apprezziate l’immagine di locandina del capitolo quanto lo faccia io! Il capolavoro in questione, raffigurante ovviamente Nashi, è stato disegnato da una mia amica conosciuta qui su EFP.

Potete vedere altri suoi splendidi disegni qui.

 

 

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Capitolo 31
*** Chapter Five (One) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 5: Through The Looking-Glass I Have Found a Loophole In Limbo

(Part 1)  Daily Life

 

“ Quindi alla fine ti sei dimenticato di tutti ?”

Quattro figure erano poste in direzione dei punti cardinali, mentre il resto dei palchetti bastava per intrappolare il ragazzo.

“ Forse è meglio così. D’altronde, è inevitabile prima o poi dimenticarsi di qualcosa o di qualcuno …” Disse un ragazzo molto alto, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“ Oh! Non essere così melodrammatico: devi avere più fiducia in Nashi !” Lo riprese un altro ragazzo, sorridendo poi verso il diretto interessato. “ Vero ?”

“ Certo! Dobbiamo avere tutti fiducia, altrimenti a cosa sarebbe servito ciò che abbiamo fatto? Merumei !” Esclamò una voce molto giovane, ed anche molto energica.

I tre a quel punto assunsero un sorriso carico di dolore. La sofferenza che sorreggevano sulle loro spalle non riusciva a schiacciarli solo grazie alla loro forte speranza.

“ Già.” Annuì allora una ragazza.

“ Non farti troppo carico dei tuoi ricordi, mi raccomando !” Disse l’occhialuto.

“ Continua a combattere! Non ti fermare mai !” Lo incoraggiò il buffone.

“ Merumei! Ancora una volta! Solo un’ultima volta !” Il ragazzino con i peluche saltellò entusiasta.

“ Io lo so… che non ci dimenticherai mai.” Terminò allora la ragazza, piangendo commossa.

“ Nashi …”

 

Giorno 16. Meno 10 giorni allo scadere dell'ultimatum.

 

“ Nashi !”

Una voce ugualmente familiare continuò a richiamarlo fin quando egli stesso non si rese conto di avere attorno a sé nient’altro che oscurità. Spalancò gli occhi, richiamato dal sonno della ragione nella realtà.

Qualsiasi cosa si parò davanti alla sua vista fu come veleno, strappandolo da un piacevole intorpidimento dei sensi e delle emozioni.

“ Nashi …” Quando vide che si era svegliato, Amari smise di richiamarlo. Era china su di lui, si trovavano entrambi per terra.

Avvertendo così i dolori provenienti dai suoi addominali e dal suo petto, schiacciati sul pavimento, il ragazzo mosse gli arti per rialzarsi. Non fu facile, ed anzi fu sorpreso di quanto fosse strano muoversi.

Attorno a sé, già in piedi, c’erano i restanti otto compagni che aveva visto per giorni e giorni.

Takejiro gli si era affiancato, aiutandolo ad alzarsi: “ Alzati! Sembra che i guai non siano finiti.”

Stordito da quell’avvertimento colmo di preoccupazione, Nashi balzò subito sull’attenti.

Sorvolò i dintorni con lo sguardo, accorgendosi di non aver mai visto il posto dove ora era rinsavito. Le pareti e la conformazione claustrofobica della stanza, poco più piccola del Salone, gli segnalò indirettamente ed ancora una volta la sua prigionia nella torre.

Non c’era nulla, se non quelle pareti di pietra e una semi oscurità rischiarata, per eufemismo, da un pannello sul soffitto sopra il quale era accesa una luce fredda, innaturale.

Si poteva vedere una porta e nient’altro.

 

“ Dove siamo ?” Domandò il ragazzo non appena ne fu in grado.

“ Non lo so! Ci siamo appena svegliati tutti qui.” Rispose Zetsu, già in preda al panico, mentre nervosamente si arruffava i capelli.

“ Eppure ricordo che ieri sera sono andato a dormire in camera mia! Come ci sono arrivato qui ?”

“ Effettivamente è un posto completamente nuovo, mai visto prima.” Le parole di Zayasu confermarono ciò che tutti avevano ormai notato.

“ Perché portarci qui ?” Lilith si strinse allo scrittore, guardandosi attorno con preoccupazione.

L’Ultimate Criminologist, Kigiri Yoko, preferì mantenere un freddo silenzio. Ciò nonostante, nei suoi occhi tremanti in cerca della verità si poteva percepire lo stesso evidente smarrimento di tutti.

“ Il Quinto Piano.” D’un tratto una voce si levò tra di loro.

“ Forse questo è… il Quinto Piano.” Ripeté Akagi con voce ferma, tuttavia esitante. Il ragazzone sollevò lo sguardo verso i suoi compagni, e riconobbe in loro la stessa terribile realizzazione che aveva appena avuto.

Nashi sussultò, non avendo idea di cosa dire.

- Una stanza nuova: non è impensabile considerare di trovarsi ad un piano ancora mai visto prima. D’altronde è usanza di Monokuma darci l’accesso ad un nuovo piano dopo il Class Trial …-

Quest’ultima frase nel suo pensiero gli fece comprendere in ritardo però quanto poco avesse capito della realtà che lo circondava.

“ Ma… perché ci siamo svegliati qui, ad un nuovo piano ?” Domandò, un po’ spaventato dalla possibilità di ricevere una risposta.

“ È inusuale, davvero.” Mormorò Ebisawa, esasperato. “ Di solito siamo noi a visitare il nuovo piano di nostra iniziativa.”

Nishizaka digrignò i denti, iniziando a tremare in disparte per la tensione.

 

“ Bi~iiingo !”

Saltando fuori dall’oscurità come un viscido ratto, Monokuma fece il suo ingresso trionfale.

“ Rise and ursine! Shine! Qui è Monobear, l’orso bear, kuma.” Ondeggiò come se fosse ubriaco.

“ Sto avendo un ictursine! Shine !”

“ Basta con le cazzate! Dove siamo adesso ?!” Ebisawa gli arrivò ad un palmo dal naso, più furente che mai.

L’animale di peluche sollevò lo sguardo verso di lui, guardandolo a distanza ravvicinatissima. Poi gli lasciò un bacino sulla punta del naso.

Il radio host si ritrasse schifato, e subito Amari procedette con il tirarlo a sé, squadrando inviperita Monokuma.

“ Avete indovinato: questo è il Quinto Piano! Benvenuti !”

“ Bella roba.” Sbottò Takejiro. “ Una sola stanza vuota …”

“ Una sola stanza? No, c’è anche un bagno.” Gli rispose raggiante l’animale, come se quell’annuncio fosse motivo di grande felicità.

“ Uno solo? E come possono esserci due ascensori in un solo bagno ?” Domandò Lilith, confusa.

A quel punto non ricevette risposta.

Una lenta, ma inesorabile risata crebbe nel petto dell’animale fino a prorompere dalla sua bocca ghignante.

“ Niente ascensori! Questa volta è giunta l’ora di farvi provare il vero terrore, la vera… disperazione! Upupupupuuuh !”

I presenti vennero attraversati da un brivido al sol sentire quelle parole, perché nonostante paressero insensate, senza dubbio nascondevano una perfida verità.

“ Una stanza e un bagno: fine della storia, non troverete altro qui! Non potrete lasciare questo piano fino a quando… non avverrà il prossimo omicidio !” L’occhio rosso del robot luccicò come un faro di malvagità.

 

I dieci studenti si guardarono l’un l’altro con incredulità, forse sperando di ritrovare la forza o un minimo appiglio alla realtà con un solo sguardo.

“ C-Cosa significa ?” La voce di Nishizaka era strozzata dalla paura. “ Non c’è una cucina e non possiamo andarcene? Moriremo di fame !”

“ O cielo! O cielo !” Zetsu iniziò a respirare sempre più incontrollatamente.

“ Questo è troppo! Non ha assolutamente senso trattarci così !” Kigiri fu l’unica capace di trovare il coraggio necessario per reagire, fronteggiando l’orso.

“ A questo punto ti conviene ucciderci direttamente: che senso ha guardarci morire lentamente di fame ?”

Monokuma non rispose, rimanendo pietrificato con il suo mezzo sorriso.

“ Perché ci stai facendo questo ?” Insistette la criminologa. “ Perché proprio noi? Cosa speravi di ottenere rapendoci e guardandoci morire? Di certo non un riscatto …”

Riprendendo fiato dopo la sua serie di domande accanite, tuttavia senza alcun confronto, la ragazza assottigliò i suoi freddi occhi di ghiaccio.

“ Forse siamo… un’esca. Non è così ?”

“ Un’esca per chi ?” Le domandò Zayasu, trovandosi però davanti ad altro silenzio.

- Come mai pensa che siamo un’esca ?- Si domandò Nashi, guardando la ragazza dai capelli lilla rivolta verso Monokuma.

 

“ Non è tutto finito.” Una voce si sollevò in quel momento tanto disperato, richiamando a sé l’attenzione.

Akagi aveva gonfiato il petto, caricandosi di coraggio. Il suo sguardo era diverso da quello degli altri, ricordava però ben poco dell’atteggiamento mostrato durante l’ultimo Class Trial, la sua cosiddetta “vera natura”.

“ Siamo al Quinto Piano, no? Lilith ce l’ha fatta.”

Gli Ultimate Students allora guardarono la rossa, la quale sussultò per la sorpresa: “ Come, Akagi ?”

“ Ce l’hai fatta, Lilith.” Ripeté l’Ultimate Rhythm Game Player, ed un inaspettato sorriso nacque sulla sua bocca.

“ Ora puoi… anzi, possiamo tutti insieme smascherare il mastermind.”

Gli occhi di Nashi si sbarrarono:

 

“ A dirla tutta, non so chi sia davvero il mastermind tra di noi. Però mi ha dato un indizio, e se dovessi arrivare al Quinto Piano di questa torre potrei finalmente svelare la sua identità …”

 

“ Però al momento ho solo un indizio, che a quanto pare solo raggiungendo il Quinto Piano di questa torre potrò sfruttare per scoprire la sua identità !”

 

“ Non puoi ricordati di averlo detto, però ti è stata data la chiave per scovare il mastermind, il braccio destro di Tabata Bussho.” Mormorò allora il bruno, portandosi un indice davanti alla bocca.

“ Però io non ricordo nulla… !” Squittì Lilith, sentendosi impotente. Improvvisamente però, la mano di Akagi si posò sulla sua spalla.

“ Non significa niente: grazie a te sappiamo che, una volta arrivati qui, esiste il modo di smascherare il mastermind! È una certezza… forse l’unica che siamo mai riusciti a conquistare durante la nostra prigionia.” Il ragazzo dai capelli viola era raggiante e traboccante di positività.

Questo suo entusiasmo ed il suo ringraziamento, fecero colorare di rosso le gote di Lilith, mentre la ragazza ormai si guardava intorno. Riconobbe lo sguardo dei suoi compagni, e trovò in loro una nuova forza nascente.

“ Ha ragione! Troveremo qualcosa !” Amari strinse i pugni, come se volesse prepararsi a combattere.

“ Già… grazie a Lilith.” Lo scrittore di fanfiction sorrise compiaciuto, strizzando l’occhio all’Ultimate Majokko.

Monokuma rimase impassibile, assistendo a quella scena senza commentare fino alla fine.

“ Bene! Credo che il mio ruolo qui sia finito, dopo anni ed anni …” Disse infine quando tutti i presenti avevano assunto delle espressioni più fiduciose.

Nel momento in cui gli venne domandato cosa intendesse, il suo sorriso si allargò sul lato nero della faccia.

“La mia presenza qui non conta più, in uno spazio così ristretto non serve che io vi tenga d’occhio, bastano poche telecamere. Provate pure a risolvere il mistero di questa torre durante i giorni che vi separano da una morte lenta ed atroce! Oppure uccidevi per ritornare al resto della torre …”

Le sue ultime parole prima di sparire per sempre furono: “ E ora faccio come in Berserk e… mi eclisso !”

 

Senza più la sua presenza pareva quasi che l’aria nella stanza si fosse fatta meno malsana. Gli Ultimate Students tirarono un sospiro di sollievo.

“ Non ci resta che cercare il modo per smascherare il mastermind, allora.” Takejiro riprese il discorso, trovando l’approvazione di Kigiri.

“ Forse possiamo iniziare con capire cosa ci sia dietro quella porta.”

A tutti gli effetti la stanza in cui si trovavano era totalmente priva di qualsiasi cosa, e l’unico elemento di rilievo era senza dubbio la porta d’acciaio in lontananza.

“ Dovrebbe essere il bagno di questo piano, ma è privo di ascensori. Però è molto strano …” Disse d’un tratto Zetsu.

“ Se davvero non c’è un ascensore… noi come siamo stati portati qui? Non ci sono altre porte in giro.”

“ Ti ricordo che questa torre è una gigantesca trappola.” Gli rispose allora Ebisawa.

“ All’inizio l’ascensore per la stanza del Class Trial era nascosto da una parete che poi si è spostata all’occorrenza. Non troverei strano se ci fosse un simile passaggio qui nei muri, o addirittura nel pavimento o nel soffitto dal quale ci hanno fatto entrare mentre dormivamo.”

“ Quindi ci basta buttare già tutti i muri, il soffitto ed il pavimento? Mi sembra facile, tanto il Regolamento non ce lo proibisce !” Amari fu felice di aver trovato, secondo lei, la soluzione migliore.

“ Dubito sia facile, a meno che non ti chiami Broly.” Mormorò l’occhialuto.

“ No! Sono El Grande Padre Forma Verdadera !”

Raggiunta la misteriosa porta, tutti poterono notare come ci fosse un monitor montato lì sopra attraverso un sistema di cavi elettrici.

Nel momento in cui tutti si furono avvicinati, si accese. Il volto che si mostrò fu inaspettato quanto agghiacciante: Tabata Bussho, adesso intento ad accarezzare un peluche di Monokuma sulle sue ginocchia, li squadrava intensamente come se fossero le sue cavie da laboratorio predilette.

“ Attenzione.” Disse con la sua voce inespressiva. “ Il primo ad aprire questa porta riceverà un premio più unico che raro.”

Il messaggio terminò, lasciando un senso di curiosità ma anche di vuotezza nei ragazzi.

“ Una trappola.” Nishizaka sussurrò a denti stretti ciò che le sembrava ovvio.

 

L’Ultimate Memory rimase a fissare il display nero, immaginandosi ancora di star confrontando lo sguardo del loro aguzzino, uno dei mastermind di quel gioco.

- Tabata Bussho… ormai esci sempre di più allo scoperto. All’inizio non avevamo idea di chi potesse dirigere tutto ciò, ma ora ci sei tu: la causa del nostro dolore sulla quale focalizzeremo tutta la rabbia accumulata.-

Stava stringendo i pugni, lasciandosi trascinare da quel sentimento tanto forte quanto pericoloso, lo sapeva bene. Dopo poco rilassò i muscoli, e decise di focalizzarsi sulla porta.

Era d’acciaio, con la scritta “W.C” in evidenza ed una maniglia all’apparenza normalissima per poterla aprire.

“ Stavolta niente enigmi.” Kigiri ricordò la stanza segreta presente al Terzo Piano, forse volendo evidenziare quanto fosse sospetta quella situazione.

“ Appurato che sia una trappola… chi la aprirà ?” Domandò l’Ultimate Web Personality, guardando i suoi compagni in attesa che qualcuno rispondesse.

Akagi era sul punto di aprire la bocca, quando un’altra voce lo anticipò.

“ Lo farò io.” Lilith mosse un passo in avanti, ponendosi tra la porta ed il resto della compagnia.

“ Lilih, e se fosse pericoloso ?” Zayasu provò a farla ragionare, ma la rossa non batté ciglio.

“ Il premio a cui ha accennato Tabata Bussho… potrebbe avere a che fare con l’opportunità che ho io di smascherare il suo braccio destro. Forse è qualcosa che posso capire solo io, e se l’occasione capitasse a voi magari non sapreste che farcene.” Tremava appena per la tensione, ma intrecciò le dita per fermarsi.

“ Poi voi mi guarderete le spalle nel caso fosse pericoloso, no ?” Si voltò solo per mostrare un sorriso dolce, e stavolta nessuno osò più fiatare.

Con determinazione strinse la maniglia, e di conseguenza i suoi occhi si spalancarono all’inverosimile.

Ad una velocità così elevata da essere appena visto dagli occhi dei suoi compagni, Akagi sollevò una gamba per poi abbattere un pesante calcio ad ascia sul punto in cui la maniglia si collegava con la porta. Così facendo la staccò di netto, lasciando il moncone di ferro reciso come da una affilatissima lama.

 

Lilith si ritrovò così la maniglia stretta nella mano, ma la lasciò scivolare per terra all’istante. Allo stesso tempo cadde in ginocchio.

“ Lilith !” Esclamò lo scrittore, preoccupato. Tutti i presenti si strinsero attorno a lei, cercando di capire cosa fosse successo.

“ La maniglia era elettrificata.” Disse istantaneamente Akagi, scalciando il suddetto oggetto lontano da loro.

“ Mi sono accorto del momento in cui Lilith ha iniziato a ricevere una scarica elettrica  ed ho reagito con un ritardo di una decina di millisecondi. Se fosse rimasta attaccata più tempo a causa della contrazione dei muscoli avrebbe subito dei danni irreparabili al sistema respiratorio e al cervello.”

L’ultima frase, per quanto suonasse poco rassicurante, fu confermata quando la magical girl sollevò lo sguardo verso i suoi compagni, mostrandosi del tutto illesa.

“ Sto bene.” Rivelò dopo una breve esitazione, come se non se ne rendesse conto a pieno neanche lei.

“ G-Grazie… Akagi.”

L’Ultimate Rhythm Game Player si voltò verso un punto imprecisato, evitando i suoi occhi pieni di riconoscenza, o di stupore da parte degli altri.

“ Sì, bhe, ecco… non mi capita spesso di usare i miei riflessi per aiutare qualcuno. Considerala pure un’esclusiva.”

Fu impossibile definire se ci fosse imbarazzo, inadeguatezza o fierezza sul volto nascosto nella penombra del ragazzone, eppure come prima una cosa fu ben chiara a tutti: era diverso dall’Akagi che aveva voluto spacciare come l’unico e il vero durante il processo.

- Questo vuol dire che il vero Akagi è cambiato… oppure che questo è il vero Akagi, in fondo ?- Rifletté Nashi, riconoscendo però di essere felice lo stesso di avere un amico del genere ora più unito che mai a tutti loro.

Una volta accertato che Lilith riuscisse a camminare, bastò spingere la porta priva di maniglia per verificare come in realtà non fosse affatto bloccata da nessun cardine.

- Un inganno astuto per mettere uno di noi in serio pericolo di vita. Tabata Bussho… cerchi sempre più di farci sprofondare nella disperazione.- Sempre più in allerta, il ragazzo guardò verso l’ignoto.

 

Il bagno che si presentò agli occhi dei ragazzi non soddisfò proprio alcuna sete di ricerca. Largo poco più di due metri, sembrava impossibile muovere anche solo un passo completo senza venir bloccati da qualcosa: c’era un lavandino, un water super-accessoriato, una doccia ed un alto armadio che arrivava fino al soffitto.

Gli studenti non potevano fisicamente entrare tutti dentro quel buco di stanza, così quelli che erano davanti mossero i primi passi incespicando e cercando di rimanere attaccati alle pareti.

Kigiri si fermò davanti al lavandino, guardando il suo riflesso nello specchio: il bagno era immerso dal buio, ma quando tirò una cordicella lì di parte una singola lampadina sopra di lei illuminò lo spazio circostante.

Il box doccia venne aperto da Takejiro, mentre Zayasu aprì l’anta dell’armadietto: un assortimento di prodotti da bagno come creme, deodoranti, rasoi e spazzolini era posto in alto, mentre in basso erano accatastati degli oggetti molto più morbidi.

Quando l’autore ne estrasse uno, rivelando la sua lunghezza, disse ad alta voce: “ Sacchi a pelo.”

“ Si dorme in tenda ?” Amari sembrava davvero elettrizzata all’idea.

“ In effetti fino ad ora credevo che avremmo dormito per terra.” Nashi fu sollevato da quella scoperta, ed aiutò Zayasu a tirar fuori tutti i sacchi a pelo. In men che non si dica li aveva posizionati nella stanza “principale”.

Intanto l’esplorazione, per così dire, si era conclusa.

“ Ignorando i rasoi, non c’è niente di pericoloso qui dentro: né armi, né veleni… o tantomeno qualcosa per sfondare le pareti.” Comunicò Takejiro, accompagnando le ultime parole con un borbottio stizzito.

“ R.I.P.” Disse inizialmente la video maker, per poi mostrare un sorriso a trentadue denti: “ Sono sicura che più tardi ci verrà qualche idea, e allora ricominceremo ad esplorare con occhi nuovi.”

Nessuno volle contrastare la sua positività, per quanto l’insoddisfazione generale fosse evidente.

 

“ Almeno ci resta l’igiene.” Zetsu volle continuare sulla stessa linea di ottimismo. “ Ci potremo comunque fare una doccia a settimana e lavare i denti massimo due volte al giorno.”

“ Che schifo?! Ma che razza di routine selvaggia segui ?” Commentò inorridita Nishizaka, tappandosi preventivamente il naso nei pressi del verde.

Riunendosi infine dove c’era più spazio per tutti, i ragazzi si guardarono l’un l’altro con un evidente nervosismo. L’assenza di stimoli e l’assenza di un qualsivoglia passatempo faceva rimpiangere ormai stanze di quella torre come la Piscina, il Salone e la Sala Giochi.

Parlarono dunque di come avessero cercato di ingannare il tempo nei giorni precedenti con tutto ciò che quel luogo aveva da offrirgli.

“ La serata in cosplay che ha organizzato la sottoscritta, ad esempio, è stata molto divertente.” Amari si lasciò scivolare su di un sacco a pelo, con un sorriso perso nei ricordi.

“ Già. Anche Masuku, che fino ad allora era stata molto schiva, si è unita a noi.” Confermò Zetsu, per poi venir colto da un dubbio.

“ Scusa Akagi… ma tu non hai detto di avere una vista stratosferica ?”

“ Ehm, non è esattamente il termine che ho usato io, però… sì.” Rispose il viola, insospettito.

“ E allora come hai fatto a non accorgerti che Yonamine, un presunto maschio, fosse in realtà Masuku, una donna ?!”

Il videgiocatore, sorpreso da quella domanda, diventò paonazzo in volto, gonfiando le guance.

“ Bhe, sarà che per me… non fa alcuna differenza. E poi i miei occhi non sono fatti per scovare le curve delle ragazze come qualche stereotipo di pervertito da manga !”

“ Vuol dire che forse può individuare le misure degli uomini ?” Domandò Amari, speranzosa.

La discussione si spostò sorprendentemente sul tempo trascorso dal loro arrivo in quella prigione. Il passare dei giorni, ormai sedici, si faceva senza dubbio sentire. La prima testimonianza era senza dubbio nel numero di persone sopravvissute.

“ Qualche giorno fa Tabata Bussho non ha forse parlato di un ultimatum ?” Disse Ebisawa, riportando i presenti al risveglio di appena due giorni prima.

Nashi arricciò il naso, rivedendo nel momento in cui chiuse gli occhi proprio il monitor della sua stanza nel dormitorio, con sopra il volto del loro peggior nemico.

“ Ha detto che al sedicesimo giorno della nostra prigionia tutti gli esplosivi presenti alla base della torre sarebbero esplosi.” Rimembrò Takejiro, per poi asserire con tono gravoso: “ Mancano dieci giorni ormai.”

La video maker annuì: “ Sono trentaquattro ore. Potrebbe morire ciascuno di noi ogni giorno.”

“ Trentaquattro? Hai fatto ventiquattro più dieci? E poi, che razza di matematica sarebbe ?!” Ribatté l’Ultimate Memory, più confuso che mai.

“ Sono poco matematica… ma molto bella.” La compagna sollevò le spalle, e per quanto fu buffa la sua reazione Ebisawa scoppiò a ridere incontrollatamente.

L’Ultimate Liar sospirò seccato, ma per quanto la sua frustrazione fosse visibile, non gli parve il caso di riportare l’argomento della discussione su qualcosa di così drammatico.

Anche Kigiri fu dello stesso avviso, infatti rimase in silenzio ad ascoltare qualsiasi altra piega nonsense venisse presa da Amari.

 

Quando ormai sembrava che ogni opzione di dialogo fosse finita, Zayasu notò come Lilith si fosse fatta improvvisamente più silenziosa.

“ Stai bene ?” Le chiese, preoccupato per la scossa di prima, tuttavia la ragazza annuì con un sorriso tirato.

“ È solo che …” Pareva essere molto stanca, per quanto non avesse fatto molto da quando si era svegliata lì, e la sua voce era a stento udibile.

“ Davvero io dovrei essere capace di smascherare il mastermind? Perché… perché proprio io ?”

“ Perché eri coalizzata con lui, te l’abbiamo detto.” Le rispose Nishizaka, con tono stranamente freddo nonostante l’evidente malessere della rossa.

Takejiro volle subito correggerla: “ O meglio, all’epoca ci dicesti che era stato il mastermind a voler stringere questo patto con te.”

L’Ultimate Majokko chinò il capo, stringendosi nelle spalle fino a sembrare molto più piccola e minuta di quanto già non fosse. Quella riposta non l’aveva soddisfatta per niente, tantomeno l’aveva aiutata a sentirsi meglio.

Il pensiero di Nashi andò subito a tutti quei momenti in cui l’amica, dopo aver ri-perso la memoria, aveva scoperto del suo comportamento fino al termine del terzo Processo di Classe. Non doveva essere per niente bello sapere di essere colpevole di qualcosa che non si può neanche ricordare.

Inevitabilmente provò ad entrare nei suoi panni, e solo allora poté per lo meno immaginare quale angoscia la opprimesse ormai da giorni.

- E se anche io potessi dimenticare… di aver commesso qualcosa di orribile ?-

“ Però ora ho perso l’unico indizio di cui ero a conoscenza …” Riprese a parlare la rossa, per poi interpellare proprio l’Ultimate Memory con uno sguardo supplicante.

“ Non avete proprio idea di cosa potesse essere ?”

Il ragazzo sussultò, sentendosi responsabile di esaudire quel disperato, quanto speranzoso desiderio della sua compagna. Tornò indietro di qualche giorno, ricercando qualsiasi cosa alla quale lei avesse accennato.

“ Ah !” Si batté il pugno sulla mano, riemergendo come sempre dalla sua trance di ricordi.

“ Il motivo per cui ti hanno cancellato la memoria era proprio perché Zayasu ti aveva costretto a rivelare l’indizio tramite il suo Monokuma Bangle. In quell’occasione stavi dicendo …”

 

Lilith tremò mentre schiuse le labbra per parlare.

“ WA- …” Fu tutto ciò che si poté udire.

 

“ Wa… ?” Ripeté Zetsu, trovando strana quella sillaba.

“ Come per Wakuri? Forse voleva dire che il mastermind è Masuku o Fujima ?”

“ Ne dubito.” Il presentatore radiofonico scosse la testa, amareggiato. “ Tabata Bussho ha detto chiaramente che uccidendo il suo infiltrato, ovvero il secondo mastermind, anche lui sarebbe morto ed il gioco si sarebbe concluso. Insomma, tutti noi saremmo stati liberi …”

“ Quindi il mastermind è ancora tra …” Lilith non riuscì a terminare la frase, siccome le parole rifiutavano di uscire dalla sua bocca.

Non era in grado di accettare quella realtà: convincersi che le uniche persone che l’avevano aiutata da quando si era risvegliata in quel luogo, addirittura perdonandola per dei crimini spaventosi, potessero essere la causa di tutta quella sofferenza.

Senza accorgersene aveva stretto la mano di Zayasu con forza, cercando di resistere alla paura. Lo scrittore rimase fermo a guardarla intristito, tuttavia non volle interrompere quello sforzo: il suo sguardo di rispetto venne presto adottato anche da tutti gli altri studenti.

Scelsero così di riaffrontare l’argomento in seguito per non addolorarsi ulteriormente.

 

Poco dopo Akagi estrasse l’e-Handbook, unico possedimento rimasto con lui, e realizzò che si fosse avvicinato l’orario notturno.

“ Abbiamo passato tutto il giorno a parlare. Questo non accadeva da un po’.” Ebisawa emise un fischio per lo stupore.

Gli studenti iniziarono a disporre i sacchi a pelo in cerchio, in modo da avere anche poca distanza l’uno dall’altro. Il freddo tra quelle quattro mura di cemento armato era opprimente, ma volenti o nolenti l’avrebbero dovuto affrontare per chissà quante altre notti a venire.

D’un tratto Nashi si accorse con grande sorpresa che Takejiro aveva scelto di posizionarsi accanto a lui. Guardò il corvino senza trovare le parole giuste per iniziare una conversazione, ma questo prese l’iniziativa con il suo solito fare apparentemente disinteressato.

“ Durante la festa volevi parlarmi, no? E poi, te lo devo per avermi aiutato durante il processo.”

A quel punto il bruno capì che l’altro gli stava dando l’occasione giusta per aprirsi finalmente, e scelse di non tirarsi più indietro in preda alla paura.

“ Kigiri ti potrà anche considerare l’infiltrato, però io non lo credo affatto …”

“ Ah, no? E chi credi che sia allora? Qualcuno dovrà pur essere.” L’ultimate Liar inarcò un sopracciglio, aspettando con molta curiosità la risposta.

Il bruno si ritrovò a mordersi il labbro senza sapere perché, ed intuì che il suo stesso corpo voleva trattenerlo dal parlare. Si sentiva fisicamente debilitato dal rispondere a quel quesito.

Nemmeno il suo cervello era intenzionato a formulare una risposta, perché altrimenti lui stesso l’avrebbe saputa.

“ Non ne ho idea.” Fu infatti ciò che rispose.

“ E non ci voglio pensare.”

Il Takejiro che conosceva a quel punto l’avrebbe provocato, deriso o addirittura incalzato per ricavare una risposta vera e propria, però sorprendentemente nulla di tutto ciò accadde.

“ Neanche io lo so, se per questo.” Ammise, e dall’espressione sul suo viso sembrò più sollevato, come se si fosse tolto un macigno dal petto con quella dichiarazione.

“ Forse dovrei scendere un po’ dal piedistallo, come diceva Umezawa. Dopotutto sono nei guai come voi… e con voi. Nemmeno io voglio pensare a dovermi guardare la schiena ogni tre per due: è molto meno faticoso preoccuparsi degli altri e cercare di aiutare tutti.”

Quella risposta così inaspettata, quanto innaturale da parte sua, lasciò Nashi visibilmente sorpreso.

Incredulo, non poté far altro che annuire.

- Grazie Takejiro …- Un inspiegabile orgoglio gli fiorì in petto.

 

Arrivò il momento di discutere di una questione importante:

“ Il bagno è uno solo.” Decretò ad alta voce Nishizaka, stringendo il cuscino sottobraccio. “ Siccome non ho intenzione di entrare e ritrovarmi davanti uno di voi con le braghe calate, o nel bel mezzo di strane pratiche, credo dovremmo darci degli orari.”

“ Strane pratiche?! C-Come fa a sapere …” Zetsu non terminò mai la frase, tuttavia gli altri lo guardarono allibiti.

“ Sì. Dopotutto abbiamo la cognizione del tempo grazie agli e-Handbook.” Kigiri riprese il discorso mostrando il dispositivo con l’orario corrente: le undici passate.

“ A quanto dice il Regolamento, durante la nostra permanenza qui la regola che ci impone di rimanere nelle nostre camere durante l’orario notturno è ovviamente sospesa. Ciò significa che si può andare al bagno anche dopo la mezzanotte.”

Dopo un veloce dibattito, si riuscì a stilare un elenco degli orari durante i quali ciascuno studente sarebbe potuto andare in bagno dopo la mezzanotte.
 


 

Nonostante Nashi avesse ottenuto l’ultima posizione ebbe poco da ridire.

- Dopotutto basta andare in bagno prima di andare a dormire.- Pensò, e si accoccolò all’interno del sacco a pelo.

 

Non aveva idea di quanto avesse dormito quando si svegliò, infastidito da qualcosa. Realizzò presto che si trattasse dei morsi della fame.

Per tutto il giorni si era distratto parlando e pensando, però alla prima occasione il suo corpo gli aveva fatto presente di necessitare almeno un pasto al giorno, cosa che lui ovviamente non poteva permettersi. Cercando di non pensarci troppo, gli venne in mente che almeno avrebbe potuto soddisfare la sua gola secca con l’acqua del rubinetto in bagno.

Sollevò la schiena da terra, scrutando nella semi-oscurità i corpi distesi dei suoi compagni. A stento poteva distinguerne i volti, eppure aveva ben presente la disposizione di ciascuno di loro grazie alla sua memoria. Trovandoli tutti dormienti, volle controllare l’e-Handbook.

- È passata da un pezzo l’ora in cui dovrei andare in bagno, però non credo che qualcuno ne necessiti ancora.-  Si disse, così andò indisturbato verso la porta metallica.

Aggirarsi in completo silenzio gli procurò una spiacevole sensazione, ma non seppe spiegarsi il perché.

Entrò in bagno, chiudendosi all’interno ed accendendo la luce: il riflesso sullo specchio lo accolse, mostrandogli quanto i suoi capelli fossero disordinati come ogni volta che si alzava dal letto.

Siccome l’idea di esser visto in quelle condizioni da qualcuno lo infastidiva moltissimo, bevette di fretta quanta più acqua potesse per poi andare alla ricerca di un pettine.

- No, sono troppo sporchi.- L’idea di lavarsi i capelli lo attraversò non appena vide un vasto assortimento di shampoo e balsami, così procedette col farsi una doccia.

Quando si fu asciugato i capelli e li ebbe anche pettinati, constatò di averci impiegato davvero molto tempo: probabilmente presto si sarebbe svegliato qualcuno, abituati com’erano ai ritmi imposti da Monokuma.

Poggiò la spazzola sul lavandino, ammirando il suo operato con soddisfazione.

 

“ Ce ne hai messo di tempo.” Una voce lo sorprese, ed istantaneamente si voltò in direzione della porta. Non trovò nessuno, ed anzi la vide ancora chiusa come l’aveva lasciata.

Fu un istante dopo che realizzò di non aver davvero riconosciuto quella voce: non apparteneva infatti a nessuno dei suoi nove compagni, né a qualsiasi altra voce avesse sentito in tutta la sua vita.

“ Dove guardi, Nashi? Io sono qui.” Lo specchiò gli parlò ancora.

Il ragazzo sapeva bene che la sua immagine riflessa non potesse parlare, ed infatti fu più che sicuro di avere un interlocutore letteralmente dall’altra parte dello specchio, per quanto incredibile fosse.

“ Tu …” Gli si formò un groppo alla gola, paralizzandolo solo per un istante dalla paura.

Una voce alterata per essere irriconoscibile, ma che tuttavia esprimeva un insondabile malvagità, ben peggiore di quella di Monokuma. Infatti, ciò in cui falliva il robot, era proprio ricordare che dietro tutto quel perverso gioco ci fosse il lavoro di un essere umano.

Ed era senza dubbio un essere umano a stargli parlando.

“ Tu sei il mastermind.” Comprese Nashi, ed una risata gorgogliante gli fu di riposta. Immediatamente il ragazzo scattò verso la porta per aprirla con uno spintone, ma il suo tentativo fu inefficace.

“ Certo! Pensavi che uscendo lì fuori e controllando quale dei tuoi compagni non fosse nel suo sacco a pelo, avresti potuto svelare la mia identità ?” Lo derise il mastermind.

“ E sentiamo… ora proverai anche ad urlare? Fallo pure: questo bagno è insonorizzato !” A dimostrazione di quanto stava dicendo, il volume della sua voce si alzò a dismisura.

Nashi rimase rivolto verso la porta, ed osservandosi le mani ancora premute contro l’acciaio si accorse di una cosa: stava tremando.

Seppur umiliato e deriso, stava ribollendo per la rabbia.

“ Non credi… che comunque se qualcuno si svegliasse potrebbe accorgersi del fatto che manchi all’appello ?”  Domandò a denti stretti.

La voce non cedette a quella provocazione, tuttavia parve ridimensionare il suo atteggiamento.

“ Chissà! Però se non mi espongo a qualche rischio, questo gioco diventa senza dubbio meno divertente. Non credi ?”

“ Divertente ?” Ripeté Nashi, stavolta tornando davanti allo specchio. “ Trovi davvero divertente che otto di noi siano morti per colpa tua ?!”

“ In realtà il vero motivo per cui sono morti …”

“ Se intendi dire che si sono uccisi tra di loro, allora è una battuta vecchia! Che c’è, ora che hai il tuo momento per spaventarmi tutto ciò che riesci a fare è riciclare le frasi di Monokuma ?!” Lasciando scorrere attraverso la sua bocca tutta l’ira che aveva in corpo, Nashi non si risparmiò davanti alla sua immagine riflessa.

“  Volevo dire che li hai uccisi tu.” Rispose semplicemente il mastermind con tono neutro, come se si fosse di colpo calmato.

Il bruno spalancò gli occhi, non aspettandosi affatto quella risposta.

“ Non puoi negarlo.” Riprese il suo interlocutore. “ Hai fatti un ottimo lavoro smascherando i colpevoli: i tuoi compagni rimasti in vita ti devono molto proprio per questo. Ah, se solo avessi saputo prima di questo tuo talento, forse avresti avuto più fiducia in te stesso in passato.”

“ Smascherare i colpevoli, dici …” Le mani di Nashi si strinsero per formare due pugni, i quali poi vennero abbattuti con ferocia sullo specchio, forse cercando di raggiungere il suo avversario invisibile.

“ E proprio quello che farò con te, stanne certo !”

Quando ebbe terminato quell’urlo colmo di dolore e sofferenza, i volti dei suoi amici persi lungo il cammino gli tornò alla mente. Scivolò verso il lavandino, riprendendo fiato.

“ Conosci l’opera teatrale di Carl Maria von Weber, der Freischütz ?” Il mastermind riprese parola, mostrandosi apparentemente disinteressato a quello sfogo.

“ Ti piacerebbe: parla di proiettili magici che fanno sempre centro, un po’ come la verità che tanto aneli di raggiungere ogni volta. Tuttavia… ad ogni proiettile corrisponde un morto, e non sempre il sacrificio è quello che tu, mio caro cacciatore, ti aspetti.”

Al termine di quel discorso Nashi fu sul punto di avventarsi di nuovo sullo specchio, però stavolta si trattenne. Mosse un passo all’indietro, per poi dirigersi verso la porta, in silenzio.

“ Adesso mi odi, lo so… ma domattina parlerai con me come hai sempre fatto, non sapendo davvero chi io sia. Come ci si sente, amico ?”

Una tremenda risata infestò l’aria, rimbombando in quel piccolo spazio infernale e trafiggendo Nashi come tanti pugnali. Si sentiva impotente di fronte a quelle atroci realtà.

 

“ È finito il tempo in cui potevate cospirare alla luce delle candele, col favore dell’oscurità.” Echeggiò un’ultima volta la voce del mastermind, per poi dissolversi, come in un sogno.

L’Ultimate Memory non volle nemmeno contare quanto tempo passò in completo silenzio, prima che la porta si aprisse davanti a sé, scivolando in avanti; ciò che gli mostrò fu una stanza male illuminata, con nove figure dormienti.

Erano i suoi amici, i suoi compagni di sventura. Tutti meno uno.

Il mastermind doveva pagare.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Felici 9 anni di Danganronpa ^^!! Sì, il motivo per cui questo capitolo è un po’ corto è proprio perché volevo rilasciarlo in tempo per una data tanto importante (almeno in questo fandom, credo). Fa niente se la giornata ormai è quasi finita.

Allora, ammetto che la carne al fuoco non può sembrare poi così tanta, ed è questo il motivo per cui spero che questo Chapter non si prolunghi troppo come i precedenti.

Il mastermind… chi potrà mai essere? Ormai il cerchio si è ristretto.

Prima di salutarvi, vi invito a seguire il mio account instagram da autore, dove posterò per avvisare del rilascio imminente di un capitolo, e farò sondaggi.

Alla prossima!

 

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Capitolo 32
*** Chapter Five (Two) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 5: Through The Looking-Glass I Have Found a Loophole In Limbo

(Part 2)  Daily Life

 

Giorno 17. Meno 9 giorni allo scadere dell’ultimatum.

 

Al suo risveglio la sensazione di non sapere più cosa fare si ripresentò: aprì gli occhi ma a stento riuscì a trovare la forza di volontà di muovere qualsiasi muscolo.

Guardandosi attorno con fare sonnolento, individuò qualcun altro dei suoi compagni svegli, ma comunque rannicchiati sui loro sacchi a pelo. La luce fioca del neon splendeva sempre su di loro, ininterrottamente, non distinguendo il giorno dalla notte.

Controllò l’e-Handbook: le sette e cinquanta.

- Non riesco a stare sveglio. Ho troppa fame …- Crollò in un nuovo sonno senza sogni, e si sentì più felice così.

 

“ Nashi? Nashi? Sveglia, Nashi.” Si sentì richiamare dopo chissà quanto tempo da una voce familiare. Riaprì gli occhi e sopra di sé c’era Zetsu.

“ Insomma Nashi, dobbiamo fare tardi a lezione anche og-… oh, scusa! Ho sbagliato battuta.” Il verde guardò il suo amico mettersi seduto e stropicciarsi gli occhi con un pigro lamento.

“ Mi fa male la testa.”

“ E allora resta a dormire.” Disse Takejiro, il quale era steso e dava le spalle ai due ragazzi. “ Tanto non conviene alzarsi e sprecare le forze inutilmente.”

Zetsu storse la bocca in una smorfia contrariata, per poi dare una pacca sulla schiena del corvino.

“ Dai! Vuoi forse dire che dovremmo dormire per sempre? A questo punto cosa ci differenzierebbe dai morti ?”

L’altro non volle sentire ragioni, e brontolando si tirò le coperte fin sopra la testa, proprio come avrebbe fatto un bambino che non voleva andare a scuola.

Nashi rimase fermo a guardare la sua sagoma dentro il sacco a pelo, e complice la stanchezza entrò presto in uno stato di trance.

- Forse se dicessi agli altri cosa mi è successo ieri sera… potrebbero aiutarmi.-

L’esperienza di qualche ora prima aveva accompagnato il suo sonno con effetti devastanti, al punto che ormai si sentiva privato di ogni energia vitale. O forse privato della speranza stessa?

- Zetsu… Takejiro… Kigiri… saprebbero davvero aiutarmi ?- Ripensò, stavolta con più dubbio, e nel mentre cercò la criminologa tra i presenti.

La vide uscire dal bagno qualche secondo dopo.

- Chissà se il mastermind si è voluto rivelare solo a me, oppure se ha parlato anche con gli altri una volta entrati nel bagno.-

Nonostante il consiglio dell’Ultimate Liar, si issò in piedi aggrappandosi all’amico. Prima o poi qualcosa dentro di sé avrebbe preso l’iniziativa, pensò, e volle aspettare quello stimolo.

Si diresse verso il resto dei compagni, percorrendo il cerchio di sacchi a pelo.

 

“ Guarda, Nashi !” Lo richiamò d’un tratto Amari, facendogli anche cenno di avvicinarsi. Stava indicando con tutte e due le mani Ebisawa, ancora steso ed addormentato.

“ Ebisawa dorme: qual è la novità ?”

“ Ebisawa mentre dorme riesce ad ordinare i suoi pensieri con massima precisione, così facendo indaga un modo per salvarci tutti !” Rispose con entusiasmo al video maker.

“ Mi sembra una specie di abilità un po’ forzata.” Disse il ragazzo, non proprio convinto. “ Non sta semplicemente dormendo, scusa ?”

“ Non lo so! Però voglio fidarmi di lui !” Un secondo dopo aver detto quella cosa, alla ragazza brontolò con una certa irrequietezza lo stomaco.

Lei a quel punto curvò le spalle, sbuffando con voce sofferta: “ Che fameee …”

L’Ultimate Memory non poté che annuire: era dal suo risveglio che i morsi della fame si facevano sentire. Spesso aveva pensato a come si sarebbe sentito in una situazione di digiuno, ma mai aveva voluto sperimentarla. In ormai più di ventiquattrore senza cibo iniziava ad avvertire dei dolori mai provati prima.

“ Ora te magno !” Ululò agguerrita la video maker, per poi azzannare l’Ultimate Radio Host sul collo. Questo inevitabilmente si svegliò urlando in preda al panico, scatenando le risate di lei.

Zetsu intanto si era avvicinato a loro: “ Ho letto che un essere umano, se comunque ben idratato, può sopravvivere senza mangiare anche per decine di giorni …”

“ Per fortuna abbiamo il bagno, allora.”

“ Sì, certo, per fortuna! Immagino che altrimenti le nostre ragazze si sentirebbero come dei pesci fuor d’acqua.” Dicendo quella frase con tono scherzoso l’occhialuto diede un colpo di gomito a Nishizaka, la quale stava passando lì vicino.

La ragazza, non appena venne toccata, si bloccò in modo rigido. Lentamente voltò il capo verso il ragazzo, squadrandolo con un’occhiataccia infuriata.

“ Cosa hai detto ?!”

“ N-No! Dicevo solo che… ho visto ieri che in bagno avevi usato molte creme, molti prodotti per la pelle… quindi in fin dei conti è un bene che tu possa rimanere sempre ben curata anche qui !” Il verde cercò di discolparsi in ogni modo, messo terribilmente in soggezione dallo sguardo della rosa, ma questa arrivò a ruggirgli ad un centimetro dalla faccia.

“ Anche mettersi delle creme sul viso è una forma di antistress, idiota! E poi mi serve per rimanere idratata! Pensi che lo faccia per sembrare bella, eh? E per chi dovrei farmi bella: forse per una testa di cazzo come te ?!”

Il suo urlo aveva inevitabilmente raggiunto le orecchie di tutti, proiettando così la sala ancor di più nel silenzio.

Zetsu aveva gli occhi sbarrati dalla paura, mentre davanti a sé l’Ultimate Web Personality tremava con i denti serrati. Il suo volto si era fatto molto rosso, ed aveva iniziato a piangere.

“ Calmi. Non è successo nulla.” Akagi si frappose subito tra i due, guardando in faccia ciascuno di loro con un’espressione seria e controllata. Anche Kigiri lo aveva affiancato, però rimase in disparte, come per studiare l’evolversi della situazione.

“ È colpa mia.” Disse sorprendentemente Zetsu, a testa bassa. “ Scusami, Nishizaka. Non avrei dovuto dire quella cosa.”

La ragazza dai capelli rosa tentennò, e tutti notarono come in quella sua sorpresa anche le lacrime si fossero fermate. Con uno scatto si diresse verso il bagno, chiudendosi la porta alle spalle: l’unico vero e proprio angolo di privacy che poteva permettersi, in fin dei conti.

La questione venne superata in fretta, così i presenti ripresero a non far nulla.

 

Dopo qualche ora, in contemporanea con l’uscita di Nishizaka dal bagno nel quale si era rinchiusa, i ragazzi si erano radunati in cerchio mentre discutevano di vari argomenti.

“ Quindi tu vieni da una famiglia ricca ?” Domandò Akagi ad Ebisawa, inarcando un sopracciglio per la sorpresa.

“ Ehm… sì.” Rispose il ragazzo dai capelli ricci, un po’ in imbarazzo. “ O meglio, non eravamo tanto ricchi prima che io iniziassi a lavorare come presentatore radiofonico. Vivevo con i miei vecchi in un appartamento normale, eccetera… poi, quando il mio hobby ha iniziato a venir retribuito, hanno investito molto per far accrescere la mia popolarità.”

“ Ho sentito che sai parlare molte lingue.” Si intromise Lilith, e l’altro annuì.

“ Sette: giapponese, inglese, francese, russo, tedesco, cinese e latino. Sapevate che in Finlandia c’è un notiziario radiofonico interamente in latino? Bhe, io non lo sapevo, però quando l’hanno scoperto i miei  genitori si sono fissati che avrei dovuto imparare il latino per entrarvi a far parte: iniziai un corso intensivissimo di studi ed imparai tutto il possibile in tre settimane.”

“ E ti hanno preso ?”

“ No, intanto era fallito il notiziario.”

Fu il turno di Amari di prender parola, siccome aveva agitato la mano come si fa in classe.

“ A me è sempre piaciuto il cinema proprio perché mi ci portavano i miei genitori. Ogni tanto, quando c’era un film che loro non volevano che guardassi, mi facevo accompagnare dalle mie sorelle maggiori.”

“ Che carine.” Sorrise Zayasu.

“ Già. Per sdebitarmi ho realizzato un film dedicato a ciascuna di loro.” In seguito a quell’affermazione, ci fu una reazione generale molto confusa.

“ Fammi capire bene …” Persino Takejiro faticò a rimanere impassibile dopo quell’affermazione. “ Tu come regalo per le persone fai dei film ?”

“ Sì, ma non posso renderlo troppo palese !” Rispose lei, non soddisfacendo comunque le domande degli altri. “ Ad esempio, una volta realizzai un lungometraggio sull’amore tra una mummia ed una cagnolina… però in pochi hanno capito che fosse in realtà un velato messaggio di auguri per la laurea di mia sorella.”

Con ancora più dubbi di prima, tutti lasciarono sorvolare la questione.

“ Immagino vorrete sentire di come ho guadagnato il titolo di Dio della Morte delle Sale Giochi di Shibuya ?” Disse d’un tratto Akagi, con una luce brillante negli occhi.

“ O forse… !” Lo interruppe l’Ultimate Fanfiction Writer, alzandosi in piedi con il petto in fuori. “ Volete che vi racconti dell’avvincente storia della mia miglior fanfiction: Stella di Platino ?!”

Tuttavia i due non si erano accorti che intanto altre persone avevano iniziato già a parlare dei loro trascorsi, ignorandoli serenamente. Inevitabilmente i ragazzi si rimisero a sedere, sconfitti e delusi.

 

“ Non so voi, ma… parlando di memorie, credo che la mia mente ultimamente stia facendo luce su qualcosa che prima non riuscivo a ricordare bene.” Quando Zetsu pronunciò senza preavviso queste parole, i presenti ammutolirono.

Allo stesso modo Nashi guardò l’amico con sorpresa, non aspettandosi minimamente niente di tutto ciò.

“ Succede anche a te ?” Seppur con un po’ di esitazione, Nishizaka superò la vergogna ed aprì bocca dopo un lungo silenzio. I due si guardarono, colpiti.

“ È strano. Forse sto recuperando la memoria.” Proseguì la rosa, e non ci volle molto prima che altri la seguissero.

“ Non volevo dirlo perché mi sembrava strano… però sta accadendo anche a me.” Disse Zayasu, e dopo di lui pressappoco tutti confermarono.

L’unico che non si espresse fu Nashi, il quale si guardava attorno esterrefatto.

“ C-Cioè vi state ricordando del primo semestre nella Hope’s Peak Academy ?!”

“ Sì, o per lo meno qualcosa.” Amari si spremette le meningi. “Ricordo com’era fatta la scuola da dentro… credo anche il colore delle pareti, e cose così.”

“ Sono frammenti di memorie.” Aggiunse Ebisawa: “ Addirittura credo di ricordarmi quello che ci hai detto era successo… un crollo, o un’esplosione.”

L’Ultimate Memory dei primi giorni in quella torre sarebbe stato entusiasta di sapere quella notizia, tuttavia ora non riusciva a pensare a quale scherzo tremendo del destino stesse facendo recuperare ai suoi compagni tutti i ricordi.

Qualcosa detta da Umezawa di recente gli tornò alla mente:

 

“ Penso che mi stiano tornando dei ricordi che quel maledetto orso bastardo mi aveva cancellato.”

“ In realtà solo sensazioni… come la paura, lo sconforto, la disperazione …”

“ Ricordo solo di essere stato salvato da tutta quella merda e di essermi sentito di nuovo meglio.”

 

Successivamente, sentendo un’incalzante tensione ammontargli in petto, si voltò verso Zetsu e poi Kigiri.

“ Anche voi due all’inizio vi ricordavate di me.” I due confermarono.

Disse poi, rivolgendosi a Takejiro: “ Ed anche tu avevi ammesso di star recuperando dei ricordi.”

 

“ C’è soltanto terrore nella mia testa quando penso a Junko Enoshima. Non ho idea di chi sia, ma ricordo soltanto… un’angoscia e una sofferenza che non vorrei più riprovare.”

 

Il corvino aveva incrociato le braccia con aria grave, e cacciò un sospiro colmo di un sentimento opprimente.

“ Sì. Ci sta indubbiamente accadendo qualcosa, ma non capisco se sia positivo o negativo.”

“ Perché dovrebbe essere negativo? Se recuperassimo dei ricordi fino al momento in cui siamo stati rapiti potremmo magari ricordarci del mastermind.” Intervenne Akagi, ma il corvino scosse la testa.

“ E tu credi che se potessimo ricordarci di lui, ce lo lascerebbe fare ?”

“ Anche io ricordo qualcosa dopo il crollo della scuola.” La voce di Lilith tutto d’un tratto interruppe qualsiasi discorso.

La ragazza parlava debolmente, cercando però con molto sforzo di scavare nella propria memoria.

“ Morte… sofferenza… qualcuno che mi ha portata via dai miei compagni di classe. La scuola era come inondata dal sangue. C’è stata una strage.”

Zayasu, vedendola così prossima a crollare per il panico, la cinse con un braccio e lei si gettò immediatamente sul suo petto, tremando.

“ Sto bene. Sto bene.” Ripeté tormentosamente per qualche secondo, mentre tutto attorno aleggiava il silenzio di una triste accettazione.

- Morte.- Ripeté il bruno, leggendo negli occhi dell’amica un terrore che mai avrebbe voluto provare sulla sua pelle.

- Quindi è questa la paura che può instillare un ricordo… ed un ricordo è soltanto una piccola parte della verità.- Si chiese se quella ricerca avrebbe portato a far crollare in modo ben peggiore anche altri suoi compagni.

Immaginò per un attimo di vedere Takejiro o Kigiri tremare dalla paura per aver recuperato un ricordo tanto infernale quanto quello della Hope’s Peak trasformata in un macello. Non avrebbe mai voluto assistere a niente del genere.

 

“ Quindi sono morti tutti.” Constatò Nishizaka, percependo il peso delle proprie parole.  “ Tutti quegli Ultimate Students… la speranza del mondo andata per sempre.”

“ Sarebbe davvero orribile se ciò fosse avvenuto anche nella Sede Principale della scuola. La speranza del mondo a quel punto sarebbe davvero stata cancellata, tralasciando noi dieci rimasti.” L’Ultimate Majokko chinò il capo tristemente.

Così facendo, non poté accorgersi degli occhi spalancati dopo una delle prime parole che aveva pronunciato.

“ Ehm… Lilith ?” La richiamò all’attenzione Zetsu, ma Nashi si lasciò prendere così tanto dall’emozione da anticipare la sua domanda.

“ Cosa intendi dire con… Sede Principale ?!” Esclamò, facendo sobbalzare la rossa.

“ Come, non lo sapevate? O non ve lo ricordavate? La nostra scuola è una sede secondaria della Hope’s Peak, ed infatti si chiama Second Hope’s Peak Academy !”

Dagli sguardi di tutti comprese presto che nessuno aveva idea di cosa stesse dicendo.

“ La Second Hope’s Peak Academy è stata costruita parecchio distante dalla Sede Principale, su di un’isola. Il vecchio preside della scuola, Tabata Hideyoshi, è un amico dell’attuale preside dell’accademia, e …”

Nel bel mezzo del suo stesso discorso, le parole gli morirono in gola a causa di un’improvvisa realizzazione.

“ Questa cosa io non la sapevo prima… m-me la sono ricordata adesso.” Sussurrò con un fil di voce e le mani davanti alla bocca.

“ Il preside della scuola… la nostra scuola, la Second Hope’s Peak Academy… si chiama come Tabata Bussho ?!” Questo era il dettaglio che più aveva scosso Ebisawa, così come altri.

“ C’è per forza una combutta, per forza !” Iniziò a ripetere agitatamente Nishizaka, mangiandosi le unghie.

  Nashi decise di prendere le redini del discorso per non lasciare che il caos regnasse tra i suoi amici.

“ Posso confermare quanto ha detto Lilith: il preside della scuola che abbiamo tutti quanti frequentato si chiamava così, per quanto pensavo fosse la sola e unica Hope’s Peak Academy. Questa realtà però, se ci pensate ci era già stata introdotta al Terzo Piano… nell’ufficio della presidenza. Ed anzi, ci è stata rivelata un’orribile verità.”

Poi, carico di tensione, ripeté il contenuto della lettera trovata nella stanza già menzionata:

 

“ La Tragedia non accenna a fermarsi, neppure dopo averci danneggiato gravemente durante gli scorsi giorni. Chiediamo che gli studenti rimasti in vita vengano trasferiti alla Sede Secondaria della Hope’s Peak Academy, dove rimarranno lontani da Ultimate Despair e da Junko Enoshima. Sedici studenti rimarranno qui nella Sede Principale, secondo le norme di sicurezza.

“Attualmente solo due studenti non sono più rintracciabili, ovvero ██████████ e ██████████.

Affidiamo i superstiti studenti della Hope’s Peak Academy a voi, con la speranza che La Tragedia abbia fine.

Ci affidiamo al Preside della Sede Secondaria, ██████████

Firmato: Il Preside ██████████

Data: ██████████

 

“ È vero. Tutti noi… tutti noi studenti della Second Hope’s Peak siamo in realtà stati trasferiti dalla Sede Principale.” Disse Lilith, ancora più stupefatta di prima.

A quel punto la bocca di Nashi si contorse in una smorfia sofferente, per quanto tentò di nasconderla il più possibile.“ Io non ricordo di questo trasferimento, però.”

“ Come può essere? Sei l’Ultimate Memory !” Takejiro gli si parò di fronte, poggiandogli anche le mani sulle spalle per spronarlo a ricordare meglio.

“ Vuoi forse dire che sei sempre stato in quella scuola ?”

“ Non… ne sono sicuro.” Seppur con incredibile fatica, riuscì a strapparsi quelle parole di bocca. Il suo volto era stremato nonostante avesse compiuto uno sforzo di poco conto.

Lo stress e la sua condizione fisica che emotiva poteva compromettere notevolmente anche  una memoria perfetta come la sua. Dopo tutto l’ipertimesia era una patologia, non certo un superpotere infallibile.

La sua evidente delusione fu subito compresa dal corvino, il quale decise di lasciarlo in pace senza ribattere.

“ È un buon passo che tutti noi stiamo ricordando qualcosa.” Disse allora Kigiri, in completo contrasto con l’atmosfera negativa nell’aria.

“ Vuol dire che presto otterremo dei progressi. Dopotutto, magari il premio per Lilith è proprio che, arrivata al Quinto Piano, riesca a recuperare dei ricordi abbastanza importanti per smascherare il mastermind.”

L’ipotesi proposta dalla criminologa non sembrò affatto impossibile per gli studenti, i quali si sentirono, seppur per poco, rasserenati e motivati a distrarsi da quel dilemma.

 

Passò altro tempo prima che Nashi avvertisse la necessità di andare in bagno, approfittando così per idratarsi ulteriormente. L’informazione data da Zetsu gli aveva donato una prospettiva senza dubbio più positiva.

- Tuttavia …- Si ritrovò a pensare mentre si sfilava la camicia, lasciandola scivolare dolcemente  a terra.

- Cosa ce ne facciamo di quaranta giorni di sopravvivenza, se in realtà tra nove giorni scadrà l’ultimatum di Tabata Bussho ?-

Aprì il rubinetto e lo scroscio d’acqua sollevò una leggera condensa: l’umidità accumulata in quella stanza era già molta, al punto da sembrare insopportabile.

Tanto era assorto dai suoi pensieri, che notò soltanto con ritardo la porta del bagno spalancata, e qualcuno entrato di soprassalto. Kigiri ed il ragazzo sussultarono.

“ Oh cielo! Oh cielo !” Cominciò ad urlare lui, diventando tutto rosso mentre lei aveva chinato lo sguardo.

“ Piantala Nashi, non essere così imbarazzante.” Un lieve rossore si era dipinto anche sulle sue guance, tuttavia cercò di dissimulare tutto con la classica freddezza.

Inaspettatamente aspettò che il bruno si rivestisse senza lasciare la stanza, e quando lui ebbe finito tornò a guardarlo negli occhi.

“ Il mio intento non era vederti in deshabillé, tranquillo. Piuttosto… volevo ringraziarti.”

L’Ultimate Memory abbandonò subito il suo imbarazzo per diventare solamente confuso, come se non avesse idea che Kigiri gli potesse rivolgere tali parole.

“ Credo che tu sia stato molto giusto a continuare a batterti fino alla fine per Umezawa, nello scorso processo. Il suo destino era segnato, però tu gli hai fornito un giusto processo ed alla fine è morto con il sorriso sulle labbra… ammetto di essermi ricreduta sul tuo conto.”

“ Ricreduta ?”

“ All’inizio di questa storia non avevo idea del perché tu ti comportassi in maniera così debole, cercando disperatamente di aggrapparti a persone che non ti riconoscevano più… tuttavia eri un valido aiuto. Poi però mi sono accorta sempre più quanto non fossi fatto per resistere alla disperazione: il tuo attaccamento per i tuoi compagni ti impediva di proseguire verso la verità.”

Immediatamente Nashi associò questa considerazione della ragazza dai capelli lilla al loro confronto sulla sospettabilità di Takejiro, e di chi potesse essere il mastermind. In quell’occasione lei si era dimostrata delusa dal non avere più nessuno al suo fianco in quella personale crociata.

D’altronde aveva chiarito sin dall’inizio i suoi obbiettivi:

 

    “Se la colpa dovesse essere della Disperazione causata da questo luogo, allora anziché cercare di fuggire di qui io opterò per distruggere questo posto, e chiunque vi ci abbia portati.”

 

“ Eppure, per quanto io ti avessi svalutato, alla fine mi sono ritrovata ad ammirare la tua tenacia ed il tuo senso di giustizia. Ho capito finalmente che fino ad ora ti sei mostrato grato ai tuoi compagni perché eri riconoscente del loro continuo supporto… e questo legame si basa su di una fiducia cieca, immotivata, ma che nessuno potrà mai far vacillare in te.” Quando terminò di parlare un sottile sorriso si formò sulla bocca della ragazza.

“ Come criminologa e come detective avrei sempre voluto credere in maniera simile nelle persone che volevo salvare dal braccio della morte, ma non mi è mai stato concesso. Tu, però, non hai paura di rischiare il tutto e per tutto: questo è ciò che ammiro davvero di te.”

Sentendosi lodare in quel modo da una persona che per lui aveva sempre rappresentato una distante ancora di coraggio, il ragazzo venne abbandonato da ogni facoltà di parola.

Strinse le labbra, costringendosi a non aprir bocca perché sapeva che non sarebbe stato all’altezza di rispondere in maniera adeguata. Scelse allora di sollevare semplicemente il capo, e a testa alta una volta per tutti guardare davvero la Kigiri che si era finalmente aperta a lui.

I due rimasero fermi, guardandosi in un’atmosfera meno opprimente di quella sempre persistita tra di loro sin dal primissimo incontro.

“ Io mi fido anche di te, Kigiri. Stanne certa.” Dichiarò infine Nashi, sorridendo.

“ Anche io …” La criminologa si attorcigliò la treccia attorno ad un dito, comportamento mai mostrato prima. “ Infatti voglio scegliere di credere ciecamente in qualcosa proprio come tutti voi… voglio credere che tu non sia il mastermind, Nashi.”

  

Lui capì immediatamente che lei si stesse riferendo ad il dialogo avvenuto con Takejiro la sera precedente.

- Così ci ha sentiti ?- Immaginarsi Kigiri origliare la loro conversazione e tutto d’un tratto formulare un pensiero simile, lo fece inspiegabilmente sorridere.

Per la prima volta gli sembrava di vedere un volto perfettamente naturale, privo di maschere, o armature.

“ Grazie, Kigiri.” Si sentiva il cuore esplodere di gioia, rischiarato dal sorriso della sua compagna.

I due si lasciarono cullare da quel silenzio tranquillo finché una linea di rossore si formò di nuovo sulle loro guance.

“ Ok, credo che adesso ti dovrei lasciar finire.” Disse lei, indicando con lo sguardo il lavandino.

Proprio mentre stava per aprire la porta, però, si fermò: “ Comunque non dovresti sentirti in imbarazzo per la tua cicatrice.”

Nashi stava già togliendosi la camicia  quando quella frase raggiunse le sue orecchie, paralizzando il suo corpo.

“ Qualche giorno fa l’ho notata per la prima volta, in Piscina. Ti avrei voluto chiedere come te la fossi procurata, ma in quell’esatto istante sei svenuto in acqua.”

Intanto la criminologa iniziò a sfilarsi uno dei suoi guanti, mostrando la sua mano nuda per la prima volta: la pelle era nerastra, marchiata da un ustione così spaventosa che avrebbe fatto rabbrividire istantaneamente chiunque. Si protrasse un silenzio nel quale echeggiava un po’ di vergogna, o forse il ricordo di come Kigiri si era procurata quella ferita.

“ Questa me la sono procurata anni fa. È stato …” Tuttavia la ragazza non vide la reazione che aveva previsto da parte di Nashi: il ragazzo sembrava non aver prestato minimamente attenzione al suo gesto, ed anzi era focalizzato esclusivamente sul guardare il proprio riflesso nello specchio.

O meglio, stava guardando la sua schiena scoperta, attraversata da una cicatrice obliqua che andava dal deltoide alla base della colonna vertebrale.

 

“ Kigiri, io …” Quando vide i suoi stessi occhi, poi, poté accorgersi di quanto terrore fosse presente in lui. Tremava con insistenza spasmodica, accompagnandosi con un respiro incontrollato, febbricitante.

“ Io non ho idea di come mi sia fatto questa cicatrice.” La sua bocca, incapace di rappresentare la paura, si contrasse in un sorriso confuso, più simile ad un ghigno.

Kigiri ebbe come istinto primario quello di ritrarsi di fronte ad un tale stato confusionale, per di più espresso in modo tanto grottesco.

“ Nashi !” Disse tuttavia, lanciandosi in avanti e cingendo tra le sue braccia il compagno.

Il bruno a quel punto vide spegnersi tutto il suo tumulto, colto alla sprovvista dal gesto improvviso.

“ Calmati… calmati.” Tali parole vennero ripetute in un sussurro appena udibile, il quale però rimaneva confinato nell’intimità di quell’abbraccio.

“ Ragiona con lucidità.” Fu l’ultima cosa che la criminologa disse, prima di allentare leggermente la stretta e dar modo al ragazzo di placare il suo respiro affannoso. Nonostante ciò, il ragazzo poteva ancora sentire il calore di lei.

Percependo un barlume della sua sanità mentale persistere in quel pozzo nero di pazzia, rimase abbastanza consapevole da riconoscere che quello, in tutta la sua vita e finché ne avesse memoria, fosse il primo abbraccio del genere che avesse mai ricevuto.

Per anni aveva assistito a madri e padri abbracciare i loro figli in lacrime, sussurrando loro parole rassicuranti: si era sempre chiesto come fosse possibile che un gesto tanto semplice fosse in grado di tranquillizzare il volto rosso e marchiato dalle lacrime di un bambino.

Al momento lui non era un bambino, e Kigiri non era di certo sua madre, tuttavia quel calore mai provato prima doveva senza dubbio essere qualcosa di simile.  Senza nemmeno accorgersene, aveva stabilizzato il proprio respiro, ed ora poggiava la testa sulla spalla della ragazza mentre le sue braccia gli accarezzavano la schiena.

Kigiri non lo aveva implorato di calmarsi, né glielo aveva imposto con la forza, semplicemente aveva atteso che lui recuperasse la ragione. Si fidava di lui, nonostante non potesse capire cosa passasse nella sua testa.

 

“ Tu dici che l’hai già vista in Piscina …” Riprese finalmente parola il bruno, ritornando ad essere comprensibile.

“ Ma io ti giuro…! Ti giuro che non ho mai saputo di averla.” Il suo sguardo ritornò allo specchio, verso il quale stava offrendo la schiena sfregiata.

“ Per tutta la mia vita mi sono guardato allo specchio, e mai ho visto qualcosa di simile.”

“ Per caso in questi diciassette giorni hai guardato la tua schiena ?” Domandò allora la ragazza, sempre mantenendo un tono controllato.

“ No.” Rispose con assoluta certezza lui. Era sicuro di non sbagliare, a causa della sua memoria.

- La mia memoria …-

“ Perché non mi ricordo di questa cicatrice ?” Fu direttamente questa la domanda che sorse in lui.

“ Tutti noi non ricordiamo esattamente il nostro passato. Dev’essere successo anche a te, in parte …”

“ Però… il mio talento, allora, a cosa servirebbe? Mi è sembrato sin dall’inizio che essere l’Ultimate Memory fosse molto importante per Monokuma.” Il ragazzo si lasciò scivolare da quell’abbraccio, tornando a guardare negli occhi la ragazza.

“ E poi non posso dimenticare qualcosa !”

“ Chi ti dice che tu l’abbia dimenticato naturalmente ?” La logica di Kigiri fermò il suo brancolamento nel buio.

“ Dopotutto abbiamo visto con i nostri occhi un esempio di rimozione manuale della memoria con ciò che è accaduto a Lilith. Parlo di quel siero Chesire C. iniettato da Monokuma. Un istante dopo lei… non ricordava più nulla.”

Nashi si fermò. Sentiva che ciò di cui stavano discutendo meritava un’attenzione degna di nota.

“ No, non proprio nulla. I suoi ricordi si sono fermati allo stesso punto di tutti voi: ovvero all’ingresso nella Hope’s Peak… la Second Hope’s Peak.” Ricalcò il vero nome della scuola come per attribuirgli maggiore importanza.

“ Io invece ricordo tutto il primo semestre in classe con voi, fino al momento in cui si presume La Tragedia abbia colpito la nostra scuola. Fino ad allora non avevo la cicatrice …”

La criminologa si portò un indice all’altezza della bocca, distogliendo lo sguardo con concentrazione.

“ Quindi esiste una finestra di tempo in cui ti sei procurato quella cicatrice successiva o contemporanea a La Tragedia, e che ti è stata rimossa dalla memoria… sicuramente c’è un fine dietro tutto ciò! Il mastermind non voleva che tu ricordassi qui dentro qualcosa di quel periodo.”

L’Ultimate Memory annuì: “ Non avrei mai immaginato di incorrere in questo ostacolo: soffrire per ricordarmi qualcosa. È sempre stato impensabile per me, ed ora mi ritrovo pieno di dubbi… mi sento ancor più debole di prima.”

“ Tu non sei debole. Non lo sei mai stato.” Lo interruppe l’Ultimate Criminologist, riprendendolo con tono severo.

“ Guardaci tutti: senza ricordi siamo arrivati fin qui, e lentamente stiamo persino recuperando dei frammenti del nostro passato. Persino Lilith, alla quale è stata cancellata la memoria con il Chesire C. … quindi perché mai non dovrebbe accadere lo stesso a te ?”

La rassicurazione della ragazza poteva sembrare fredda nell’esposizione, eppure lui si sentì toccato ugualmente da una sensibilità che spesso, sapeva, Kigiri nascondeva nelle sue parole.

Tentò un sorriso, sperando di ricordarsi come si faceva.

“ Grazie.”

“ Non ci resta che aspettare, Nashi. Domani faremo il punto della situazione.”

Dopo un fugace scambio di sguardi, quella conversazione segreta terminò ed i due si separarono.

 

Quando arrivò l’ora accordata per cercare di dormire, ormai i morsi della fame erano così familiari da non tangere apparentemente nessuno degli Ultimate Students.

Lasciandosi crollare sul proprio sacco a pelo, il bruno non dovette nemmeno muovere un occhio per riconoscere le conversazioni dei suoi compagni.

Zetsu e Nishizaka si erano del tutto riappacificati, Akagi rispondeva a qualche domanda di Zayasu e Lilith nonostante fosse più tentato dall’idea di dormire che altro, e Takejiro invece era steso ed immobile senza però essersi addormentato.

Ebisawa ed Amari avevano unito i loro sacchi a pelo, ritrovandosi così l’uno affianco all’altra sotto la stessa grande coperta.

“ Tieni gli occhi aperti, hai capito ?” Sussurrava con voce inspiegabilmente alta la video maker.

“ Immagina di essere in un film di spie, o a Shadow Moses. Ci guardiamo le spalle a vice-… ehi! Mi stai sentendo o dormi ?” Disse, rivolgendosi al ragazzo che palesemente voleva solo dormire e basta.

“ Sì.” Rispose lui, con gli occhi lucidi dopo un recente sbadiglio.

Amari era arrossita: “ Dicevo… ci guardiamo le spalle. Tu ora ti volti a destra, ed io a sinistra.”

Il ragazzo fece esattamente come ordinato, ma troppo tardi realizzò che lei si trovasse proprio alla sua destra. In questo modo i loro volti entrarono in contatto, ed inevitabilmente le loro labbra si toccarono.

Entrambi divenuti rossi per la sorpresa, videro il proprio riflesso negli occhi dell’altro. Era calato il silenzio.

L’Ultimate Radio Host, nonostante l’imbarazzo, non tardò a prendere una decisione. Le sue labbra toccarono ancora una volta quelle di Amari.

La ragazza sgranò gli occhi, più sorpresa di prima. Dopo un’attesa colma di tensione per lui, sorrise divertita e ricambiò il bacio.

 

Nashi, così empatico da esser diventato anch’egli rosso, sentì i due studenti rintanarsi sotto le coperte e ridacchiare di chissà cosa.

- A modo nostro… questa è la normalità.- Si disse, e volle accettare quella considerazione come qualcosa di estremamente felice.

La speranza di continuare a vivere ribolliva ancora nei cuori dei suoi amici, e resisteva a tutti i colpi di fionda ed i dardi d’atroce fortuna.

Dormì.

 

 

Giorno 18. Meno 8 giorni allo scadere dell’ultimatum.

 

Dormì fino a quando un urlo agghiacciante non risuonò nella stanza, proiettando la realtà in un incubo.

A quel punto si svegliò di soprassalto, circondato da un vociare che, sempre più assordante, aumentava soltanto lo stato di caos e confusione nella sua mente. Con espressione smunta cercò nei dintorni una spiegazione a quanto aveva sentito, ma il buio e la visione di diverse sagome che si aggiravano in corsa peggiorarono la situazione.

Sentì il suo nome venir chiamato.

“ Che succede ?!” Esplose in un urlo quando quel terrore senza forma e spiegazione si fece insopportabile.

Alzatosi di scatto, vide come tutti i suoi compagni si erano radunati davanti alla porta spalancata del bagno.

- No… manca qualcuno.- Intravide la luce dalla stanza filtrare tra le gambe dei suoi amici.

“ Akagi …” Sussurrò atterrita Nishizaka, la prima ad aver urlato.

L’Ultimate Rhythm Game Player era ricurvo su se stesso, impegnato nel faticoso sforzo di trascinarsi fuori dal bagno mentre era aggrappato allo stipite della porta. Le sue mani sfioravano il collo e la gola con insistenza.

“ Sto… morendo …” Ripeteva in totale stato di panico, lasciandosi alle sue spalle i due corpi distesi per terra di Lilith Kurenai e Kigiri Yoko.

 

Quella visione di incomprensibile disperazione avrebbe segnato Nashi per il resto della sua vita, ed in un certo senso il bruno lo intuì immediatamente.

 

  

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Questo capitolo sarebbe potuto uscire prima del previsto, essendo molto breve, però ammetto che negli ultimi 4/5 giorni ho avuto da fare al punto da non riuscire nemmeno a scrivere la brevissima parte finale.

Comunque sia, spero di riprendere presto la vena per lavorare alla parte più interessante del Chapter 5: investigazioni e processo! Come dite? Non vi aspettavate che qualcosa del genere potesse arrivare così presto?

Effettivamente ammetto che negli ultimi step di questa fanfiction vedrete dei cambi sotto il punto di vista del pacing, soprattutto rispetto a quelli adottati per quasi due anni. Inevitabilmente il mio stile di scrittura si è evoluto (o almeno, è quello che voglio sperare), ed è stato influenzato dalle letture fatte in tutto questo tempo.

 

 

Prima che me ne dimentichi… notiziona! Ho finalmente combattuto un’ingiustificata pigrizia che mi spingeva a non proseguire più nella scrittura di Danganronpa FF- Missing M., dove racconto frammenti della vita degli studenti presenti in questa storia prima di entrare a far parte del K.E.C.C.

Il capitolo appena uscito vede come protagonista Arima Robun, Ultimate Event Planner e vittima del Chapter 2.

Detto ciò, resta poco da dire. Ricordo il profilo instagram da scrittore, dove avviso degli aggiornamenti.

Alla prossima! 

 

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Capitolo 33
*** Chapter Five (Three) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 5: Through The Looking-Glass I Have Found a Loophole In Limbo

(Part 3)  Investigation Time

 

 

- So che può sembrare strano, ma io considero davvero tutti loro i miei amici. Ne ho già persi due, e non voglio che altri soffrano… per causa mia… ancora.-

 

Sentendo una voce risvegliarla, Lilith aprì gli occhi dopo un’oscurità apparentemente eterna. Sopra di sé tutti i suoi compagni erano radunati in cerchio.

L’aria era appena respirabile nello stretto bagno, ed il forte odore di umidità si attaccava alla pelle creando una falsa sensazione di caldo soffocante. La luce intensa era bloccata dalla testa di Zayasu, ricurvo su di lei.

“ Lilith! Grazie al cielo …” Lo scrittore non volle nemmeno finire la sua frase, costringendo le labbra in un’espressione più rassicurata non appena la vide sveglia.

Lilith sbatté le palpebre ancora ed ancora: stava lentamente recuperando le energie necessarie per parlare, come se fosse stata prosciugata da una sanguisuga.

Semplicemente rimase immobile, guardando il soffitto con due occhi privi di forze. Volle però tentare un sorriso.

“ Sto bene.” Vide il volto di Zayasu irrigidirsi, serrando le palpebre per un secondo.

“ Cosa è successo ?” Disse non appena riuscì a sollevare la testa dal pavimento. “ Qualcuno non sta bene ?”

“ Anche Kigiri si è risvegliata !”

La voce di Zetsu, proveniente dal suo fianco, fece voltare i presenti verso un’altra ragazza stesa per terra.

La criminologa mosse faticosamente il braccio per farsi scudo dalla luce, infastidita ed indebolita.

“ Stanno tutte e due bene …” Si sentì sussurrare da parte di Nashi, il quale era ancora troppo spaventato per mostrarsi davvero rasserenato.

“ Cosa è successo, si può sapere? Non che mi aspettassi un morto, però …” Takejiro si era voltato verso l’unico studente non presente nel bagno.

“ … questa situazione è davvero inspiegabile. Tu ci saprai dire qualcosa, immagino.” Con sguardo duro osservò la schiena di Akagi, rimasto come paralizzato al centro della sala comune.

La semioscurità lo avvolgeva, mentre la luce del bagno gli raggiungeva le caviglie tracciando una strada.

“ Akagi ?” La ragazza dai capelli rossi pronunciò il nome del ragazzo prima ancora di riuscire a vederlo, tra tutta quella calca. Lo ripeté ancora ed ancora all’interno della sua testa, finché un’immagine disturbante non apparve più veloce di un lampo nel suo cervello.

 

Il corpo di Akagi disteso al centro del bagno, rigido ma allo stesso tempo scomposto, come una statua crollata rovinosamente per terra. Qualcosa di scuro era avvolto attorno al suo collo.

L’ultima cosa sulla quale si era focalizzata era stata la sua espressione terrorizzata, e la saliva che gli macchiava la bocca.

Poi…

 

“ Akagi !” La voce gli uscì dalla gola sottoforma di un urlo strozzato, che però venne ugualmente sentito dagli altri.

“ Tu sei stato attaccato… qui nel bagno.” La sua non era una domanda, bensì una timorosa affermazione.

Meccanicamente il ragazzo dai capelli viola si portò una mano alla gola, per poi girarsi.

“ Ed anche io, quando ti ho trovato.” Concluse Lilith, rilasciando un’affermazione capace di spiazzare tutti.

Takejiro si fece scuro in volto d’improvviso, ed il suo sguardo si spostò su Kigiri. Tuttavia, stavolta ciò che trovò nella ragazza non fu il solito ritratto dell’impassibilità.

“ Kigiri ?” La richiamò a bassa voce, ma non ottenne risposta.

L’Ultimate Criminologist era pallida e non dava segno di voler controllare un terrore che le tappava la bocca. I suoi occhi erano sbarrati e fissi sul terreno, marchiati da delle venature rosse che man mano si restringevano sempre più sulla piccola pupilla. Di colpo si agitarono con uno scatto verso il corvino, riconoscendo la sua voce dopo una lunga pausa di silenzio.

Continuò a non rispondere, ma ora respirava affannosamente, sollevando ed abbassando le spalle a quel ritmo sincopato.  

“ Kigiri ?” Anche il richiamo di Nashi non servì a nulla.

A quel punto l’Ultimate Majokko comprese cosa fosse successo, ricordandosi delle prime parole sentite dopo essersi ripresa ed osservando anche la posizione della ragazza, uguale alla sua.

“ Anche tu sei stata attaccata, Kigiri ?”

La lilla stavolta non si voltò, ma strinse la bocca con fare sofferente. Annuì.

 

“ Tutti e tre siete stati attaccati in questo bagno ?” Ebisawa non era sicuro di aver compreso bene, ma nessuna negazione arrivò per salvarlo da quel dubbio.

La situazione, già strana ed incomprensibile, si era fatta di colpo più complessa di quanto sembrasse fino ad un secondo fa.

“ Chi è stato ?” La voce di Nishizaka interruppe un nuovo silenzio, portando gli sguardi generali su di lei.

“ Chi di noi è stato ad attaccarli ?!” La rosa girò su se stessa per squadrare tutti i presenti con sospetto, stringendosi nelle spalle in un movimento istintivo di protezione.

“ Quando mai un colpevole si è svelato così presto ?” Commentò saccentemente il radio host, venendo poi interrotto da Amari.

“ Colpevole? Non mi sembra che ci sia nessun colpevole… questo perché siamo tutti vivi !”

“ Però c’è comunque qualcuno che ha voluto attaccare loro tre, ed ora si sta nascondendo !” Insorse con voce adirata Zayasu, alzandosi in piedi per fronteggiare la video maker.

“ E allora? Non è di certo un assassino !”

“ Mi stai forse dicendo che non ha fatto nulla di sbagliato?! Non sarai stata per caso tu a …”

“ Porca troia, state zitti voi due !” Quando Takejiro sbraitò, arrivando a separare con uno spintone i due Ultimate Stundents, la tensione sembrava ormai al limite.

Ciò nonostante, il corvino si calò il cappuccio sul capo, assumendo improvvisamente un atteggiamento più calmo.

“ Forse ci troviamo davanti ad un tentativo fallito di omicidio.”

Zetsu inarcò un sopracciglio, confuso: “ Cioè uno di noi ha provato ad uccidere Lilith, Kigiri ed Akagi ma ha fallito con tutti e tre ?”

“ Non è di certo un compito facile uccidere qualcuno, quindi può essere accaduto che qualcuno abbia fallito.” Lo appoggiò Nashi.

A Lilith quel discorso suonò molto strano ed illogico, ma lo lasciò proseguire mentre si alzava lentamente. Sollevò una mano per aiutare Lilith, e questa, seppur ancora scossa, la accettò.

 

“ Prima di proseguire però volevo ascoltare cosa avesse da dirci Akagi.” Riprese parola Takejiro, rivolgendosi ancora al videogiocatore. “ Prima stavi ripetendo… delle parole alquanto strane.”

Dopo aver tirato un lungo sospiro, così intenso da fargli tremare il petto, il ragazzo si decise a parlare.

“ Guardate le schegge di vetro per terra.”

Dando retta alle sue parole, tutti abbassarono lo sguardo sul pavimento lucido: non furono immediatamente identificabili, ma tutti prima o poi riuscirono a trovare dei frammenti di vetro sparpagliati verso gli angoli più vicini alla porta. Alcuni erano scivolati anche sotto il lavandino, in particolare un pezzo di vetro dalla forma allungata e cilindrica.

Nashi lo identificò, raccogliendolo: “ Un collo di bottiglia.”

 Anche i piccoli frammenti però erano degni di nota, siccome su di un lato era attaccata un pezzo di carta di ugual misura, strappato però ai bordi.

“ Non ricordavo ci fossero flaconi di shampoo in vetro.” Disse Zetsu, e per conferma guardò il suo migliore amico.

“ No: nulla nell’armadietto assomiglia a questa bottiglia.”

“ Si tratta di un veleno.” Li interruppe però Akagi, facendo risuonare la sua voce grave. I ragazzi ammutolirono, e per poco l’Ultimate Memory non si lasciò scivolare il pezzo di vetro dalle mani.

“ Durante le scorse investigazioni vidi cosa avevate fatto con i frammenti del bidone in Armeria.” Il viola lanciò uno sguardo ad Ebisawa.

“ Per questo immagino capirete cosa sia riuscito a fare con la mia accuratissima visione d’insieme: assemblando mentalmente tutti i frammenti con la rispettiva scritta, si ottiene un messaggio simile. Ci impieghereste senza dubbio molto tempo, ma alla fine otterreste:

Ultimate Poison Ripoff: Plagio da parte di Monokuma di un progetto di veleno ideato da Fujima Wakuri in collaborazione con un altro famoso Ultimate Student.  La tossina attacca direttamente i globuli rossi del sangue, ma in maniera lenta ed inesorabile. La morte perviene dopo un paio di ore.”

 

Gli occhi di Lilith si dilatarono dallo stupore, e così come tutti non proferì parola, lasciando Akagi solo nel silenzio.

- Non può essere …- Priva di fiducia in quell’assurdità, implorò il suo amico di qualcosa che non poteva controllare, rispecchiandosi nella sua espressione di abbandono e tristezza.

“ Questa notte mi sono risvegliato di soprassalto in questo bagno. Qualcuno aveva avvolto una cintura attorno alla mia gola… quella cintura ...” Con il dito l’Ultimate Rhythm Game Player puntò qualcosa per terra.

Lilith e Kigiri abbassarono lo sguardo, sussultando quando si accorsero che esattamente tra di loro, srotolata per terra, c’era una cintura di cuoio nera. Si trovava anche al centro di dov’erano stati stesi i loro corpi per tutto quel tempo.

Il ragazzo riprese, sfiorandosi nuovamente il livido purpureo che gli cingeva come un anello la gola: “ Lottai con tutte le mie forze, ma per la prima volta nella mia vita ho percepito di non aver scampo contro chiunque mi stesse attaccando. Disperato, guardai nello specchio davanti a me, ma …”

Nuovamente si interruppe, dando a tutti il tempo di soffermarsi sull’unico specchio del bagno.

I loro riflessi erano incomprensibili e distorti a causa dell’umidità nel bagno che aveva appannato la superficie riflettente.

“ Non riuscii a riconoscere chi avevo alle spalle. Persi i sensi poco dopo, però ricordo distintamente una sensazione nella gola che riesco a sentire ancora adesso… mi era stato fatto bere qualcosa. Al mio risveglio ho ricomposto la scritta di quella bottiglia.” Nel corso della sua ricostruzione Akagi aveva perso il controllo del proprio respiro, così per quanto prima avesse tentato di apparire fermo e sicuro, ora il suo affanno tradiva una forte tensione.

Sorvolò con lo sguardo i suoi compagni, senza esser stato abbandonato dal terrore di perdere per sempre quel mondo crudele. “ Sto per morire.” Lo ripeté un’ultima volta.

 

“ Questo è orribile !” Un groppo alla gola per poco non strozzò Nashi, il quale mostrava un’espressione distrutta dal dolore.

“ Non puoi… morire.” Provò a dire Ebisawa, ma le parole persero senso fuori dalla sua bocca, e gli rimase solo di fissare il vuoto mentre le speranze lo lasciavano.

Zayasu aggrottò la fronte, rispettando quel dolore per poi rivolgersi alle due ragazze svenute fino a poco prima.

“ E voi per caso avete la stessa sensazione? Sentite di aver bevuto qualcosa ?” Il suo tono tradiva la speranza che la risposta fosse negativa.

Fortunatamente le due scossero la testa, ed addirittura Lilith recuperò abbastanza forza di volontà da parlare: “ No, anzi, la mia gola è secca. Però non mi sento per niente bene …”

Inavvertitamente si portò una mano alla testa, ma quando con la punta di un dito si sfiorò la nuca, improvvisamente una fitta di dolore la fece balzare: “Ahi !”

“ Che c’è ?” Domandò prontamente l’albino, arrivandole alle spalle ed avvicinando una mano.

Le sfiorò appena il retro della testa sopra la congiunzione con il collo, e la rossa ripeté l’esclamazione sofferente.

“ I tuoi capelli qui sono bagnati.” Sentì sussurrare a Zayasu, e a quel punto comprese che qualcosa non andava.

- Non ho mai avuto una ferita del genere prima.- Si scostò i capelli a mo’ di tenda. “ C’è qualcosa? Tipo un bernoccolo ?”

“ Un bel livido, sì …”

“ Alcuni frammenti di vetro sono macchiati di sangue.” Disse d’un tratto Akagi, avvicinandosi a loro.

Nashi sembrò a quel punto notare qualcosa non appena Kigiri gli diede le spalle.

“ Kigiri… c’è del sangue sui tuoi capelli.” Così facendo tutti poterono notare come i capelli lilla della ragazza fossero macchiati di sangue attorno all’area della nuca.

Quando quella se li scostò, però fu subito visibile un taglio che continuava a perdere sangue, anche se in quantità ridotta. Immediatamente Zetsu si offrì per tamponare la ferita con un asciugamano bagnato.

Non erano presenti purtroppo delle buste del ghiaccio, così le misteriose ferite dei tre furono impossibili da alleviare.

Quando fu ristabilito un minimo di calma tra i presenti, troppo distratti dall’aiutare le ragazze, era nuovamente disceso il silenzio.

Lo ruppe per prima Nishizaka, ripartendo con lo stesso cavallo di battaglia: “ Quindi chi è stato ?”

“ Ancora con questa storia ?!” Sbottò Amari, esasperata.

“ No, adesso più di prima è necessario trovare una risposta.” Borbottò l’Ultimate Liar: “ Perché anche se non c’è ancora stato un assassino… presto… ecco …”

“ Io morirò.” Akagi terminò per lui la frase, al che il corvino annuì con una smorfia amareggiata.

Lilith si sentì gli occhi riempirsi di lacrime: “ Non c’è proprio un modo per salvarti ?”

L’idea di assistere impotente alla morte di un suo amico, questa volta direttamente sotto ai suoi occhi, non le dava pace. Non era pronta ad attenderla ora dopo ora, consapevole che ogni singola parola detta da Akagi sarebbe potuta essere la sua ultima.

- Chi vorrebbe vivere qui i suoi ultimi momenti ?- Tremando da ferma, realizzò che non avrebbe mai potuto comprendere quanto si sentisse ancor più impotente Akagi dietro la sua maschera di risolutezza.

 

“ Possiamo trovarlo.”

Per la prima volta dopo una decina di secondi di mutismo, Kigiri era tornata a far sentire la propria voce.

Nonostante la sorpresa generale, lei continuò a parlare: “ Sono sicura che possiamo trovare il colpevole prima che la vita di Akagi termini.”

“ E questo cosa risolverà ?” Il ragazzone dai capelli viola si strinse nelle spalle, sbuffando con rassegnazione.

“ Dubito che potremmo mai trovare un antidoto …”

“ Qui no !” Lo interruppe la criminologa.

Nei suoi occhi sembrava essersi riaccesa la luce del coraggio, e semplicemente guardandola Lilith dimenticò di aver abbandonato tutte le sue speranze.

“ Ma se riuscissimo a giustiziare il tuo assassino in tempo, allora potremmo uscire di qui! Sicuramente il veleno proviene dall’Armeria, e lì si possono trovare anche i rispettivi antidoti !”

“ È vero che per ogni veleno lì c’è anche un antidoto …” La seguì Takejiro, tuttavia mostrandosi ancora non del tutto convinto.

“ Sì! Vi prego, facciamolo !” Squittì Lilith, sentendosi rinvigorire da tutta la fiducia che ora riponeva nella ragazza. A dimostrazione di ciò le strinse saldamente la mano guantata, per poi rincontrarsi nel suo sguardo.

“ Salviamo Akagi tutti insieme !”

I presenti fino ad allora rimasti in silenzio non ebbero nulla da obbiettare. L’Ultimate Rhythm Game stesso mantenne il silenzio, se non per una parola sussurrata appena tra le sue labbra nascoste.

“ Grazie.”

La situazione era pericolosa quanto insolita, eppure tutti si sentivano abbastanza temprati da sventure e tragedie per poterla affrontare a testa alta.

 

“ Attenzione. Attenzione.” La voce monotona di Tabata Bussho risuonò nella sala principale da un monitor, al che tutti si soffermarono lì davanti.

“ Verrà tenuto un processo per scovare il colpevole dell’attacco ad Akagi Aozame. A differenza di un normale Class Trial non c’è alcun morto… per adesso. Tuttavia, se doveste votare per il vero colpevole, questo sarebbe condannato ugualmente e voi tutti avreste scontato la prigionia. Ovviamente, in caso di fallimento gli innocenti moriranno come da Regolamento.”

Dopo l’aggiornamento sulle regole il messaggio terminò, lasciando un senso di incompletezza generale.

“ Quindi lui sa chi è stato.” Osservò Zayasu con fare pensieroso.

“ Anche io so chi è stato !” Sbottò orgogliosamente Amari, gonfiando il petto e spalleggiando l’albino.

“ Sì, come no.” Fu la risposta che ricevette, mentre lo scrittore chiedeva a Lilith di seguirlo nuovamente nel bagno.

Ritrovatisi sul luogo del delitto, i due poterono osservare finalmente la stanza sgombra da possibili disturbatori.

“ È successo tutto qui …” Si ritrovò a mormorare la ragazza.

“ Successo… cosa ?”

“ Sono entrata attorno all’ 01:15, l’orario del mio turno qui in bagno dopo la mezzanotte.” Cominciò lei, alludendo all’ordine prestabilito la sera prima.

 


 

“ Aprii la porta e la prima cosa che vidi fu Akagi disteso per terra, accanto al lavandino. Forse anche l’ultima cosa, a dirla tutta.” Con una smorfia di dolore volle portarsi una mano alla ferita sulla sua nuca, ma desistette.

“ Questo perché sei stata colpita alle spalle, certo. Non hai visto l’assalitore ?” Domandò preoccupato il ragazzo.

“ No, per questo credo che si trovasse alle mie spalle. Il mio sguardo era per terra, però se lui fosse stato davanti a me ne avrei visto i piedi… forse si era nascosto dietro la porta.”

Dopo aver terminato la frase i suoi occhi si spalancarono un po’ di più, e di colpo si voltò verso la porta.

“ Certo, la porta! L’ultima cosa che ho visto è stato il corpo di Akagi… ma l’ultima cosa che ho sentito è stata la porta che si chiudeva alle mie spalle.”

Lo scrittore ascoltò fino all’ultimo quella testimonianza, per poi abbassarsi e raccogliere un piccolo frammento di vetro con sopra appiccicata la carta.

“ Colpita con questa bottiglia di veleno… che strano, sembra asciutta da entrambi i lati.” Ne strofinò la superficie con aria impensierita.

Liltih si soffermò a guardare come fosse inquieto, abbastanza da cadere in uno stato di trance.

“ Ehm …” L’Ultimate Fanfiction Writer si era alzato, guardandola negli occhi con fare di chi si aspettava una risposta.

“ Non so che dirti !” Lei si ritrasse in un’esagerata reazione imbarazzata.

“ A proposito di asciutto o bagnato… alcuni di quei frammenti di vetro sono sporchi di sangue, ma la mia ferita non sanguina come quella di Kigiri. Però… è bagnata.”

Il retro della sua testa era ancora umida, tanto da poter sentire il freddo dei capelli a contatto con il livido.

“ Comunque sia è un bene che tu non abbia riportato una contusione grave.” Disse lui, forzando un sorriso per rassicurarla. “ A quanto pare la bottiglia doveva essere vuota quando ti ha colpita.”

“ Eh? Perché mai ?”

“ Per due motivi: se fosse stata piena sarebbe stata senza dubbio più pesante, ed il danno arrecato di conseguenza anche mortale… ed infine, una bottiglia piena in frantumi avrebbe riversato il contenuto su tutto il pavimento.” Lo scrittore fece notare come il pavimento e qualsiasi cosa lì nei dintorni fosse praticamente asciutta e non presentasse strani odori.

L’Ultimate Majokko ne fu sollevata, arrivando addirittura a sorridere con un mano sul petto.

“ Oh, Corex. È così dolce che tu ti preoccupi tanto per me.”

L’altro arricciò il naso, distogliendo per un momento lo sguardo dalla ragazza. “ Lo sai che per te… mi preoccupo sempre. Ho avuto molta paura quando ti ho vista distesa nel bagno… come un …”

Lei lo interruppe lanciandosi sul suo petto e cingendolo in un abbraccio.

Non voleva che quegli orribili pensieri lo tormentassero ancora, soprattutto in un momento così delicato.

Quando si fu calmato, l’albino le accarezzò la schiena con una mano: “ Ok. Riprendiamo con le investigazioni …”

 

Mentre il bagno tornava ad affollarsi, i due studenti notarono la cintura di cuoio srotolata per terra, ancora non toccata da nessuno.

Quell’oggetto quotidiano, trasformato però in un’arma per ferire e tentare di soffocare Akagi, incuteva una certa paura, per quanto in quella forma fosse innocuo.

- Soffocare Akagi.- Lilith si appuntò mentalmente quel pensiero a bruciapelo, riconsiderandolo con molta più calma.

- Siamo davvero sicuri che il colpevole volesse strangolare Akagi a morte? Perché invece l’ha lasciato in vita? E perché addirittura ha scelto che il veleno lo consumasse lentamente ?-

A tutte quelle domande era difficile trovare una risposta sul momento.

“ Urge il mio intervento ?” Si offrì di aiutarli proprio il videogiocatore, soggiungendo.

“ Sembra il meme del poliziotto.” Commentò Ebisawa.

Lilith sinceramente non sapeva nemmeno come muovere i suoi di passi all’interno di un’area da investigare così piccola, per questo motivo l’idea di dirigere più persone le mise subito addosso una grande pressione.

“ E-Ehm… ecco, credo …” Cominciò a balbettare, prendendo tempo mentre sorvolava ovunque con lo sguardo. Intercettò per puro caso Zayasu rivolto verso il water, e decise di imitarlo.

“ Lì !”

Il gabinetto si mostrava come mai era stato visto durante quei due giorni, ed il motivo era una grande presenza di materassi, coperte e cuscini che lo avevano intasato.

“ Questi vengono dall’armadio !” Li riconobbe Nishizaka, e volle constatare la sua affermazione.

Una volta aperto l’armadio, effettivamente mancavano tutti i ricambi per permettere loro di dormire.

“ L’assassino… o meglio, l’attentatore ha intasato il water.” Zetsu si grattò la testa con aria perplessa. “ Sembra lo scherzo che farebbe un ragazzino delle medie nel bagno della scuola.”

“ Ah! Quindi eri tu all’epoca …” Sospirò Nashi, avvicinandosi intanto proprio al water.

“ Vabbé, credo sia necessario provare a… sturarlo.”

Akagi si offrì prontamente di aiutarlo, e con cautela liberarono la tazza da tutte quelle coperte e quei cuscini, ormai fradici.

Una reazione di disgusto in tutti quanti fu inevitabile, tuttavia niente degno di nota saltò fuori.

“ Non può essere stato un gesto casuale.” Ci tenne a far presente Kigiri, eppure la conversazione si spostò presto su altri orizzonti.

 

“ Dicevamo !” L’Ultimate Video Maker si schiarì rumorosamente la gola per attirare l’attenzione.

“ La sottoscritta, proprio come Tabata Bussho… sa chi è il colpevole !”

Una rivelazione tanto stravagante quanto imprevista lasciò su tutti delle espressioni sbalordite.

“ Eh ?” Takejiro si lasciò scappare quel verso con la gola rotta.

“ Esatto. Ho visto tutto! Il colpevole ha fatto una botta fenomenale, come ‘na catapulta !”

“ Una ca… ?” Domandò Zetsu.

“ … tapulta !”

“ Finalmente. Mi chiedevo proprio quando volessi sfoderare il tuo asso nella manica.” Ebisawa era stato l’unico a non mostrare sorpresa, ed anzi ora sorrideva alla ragazza dai capelli viola.

Proprio lui a quel punto sollevò una mano sopra l’armadio, dove erano accatastati dei rotoli di carta igienica, prendendo qualcosa che prima nessuno avrebbe mai notato: una piccola fotocamera.

“ Incredibile! Avevi piazzato una fotocamera ?!” Lilith guardò l’amica con grande ammirazione, sentendosi riempire di felicità.

Lei, di tutta risposta continuò a ridacchiare gonfiando il petto per l’orgoglio.

“ Bhe, bhe… insomma! Ho soltanto intuito che, se mai si fosse verificato qualcosa di brutto, sarebbe stato proprio in un posto che non possiamo sempre tenere sott’occhio come questo! Così ho nascosto ieri sera la mia videocamera e… PAM! GOTCHA !!”

“ Avevi questa fotocamera con te ?” Chiese Nashi, altrettanto sorpreso.

“ Coraggioso da parte tua osare che io, l’Ultimate Video Maker, non porti sempre almeno una fotocamera con me per filmare! E con sempre intendo sempre !”

“ C-Cosa?! Intendi anche ieri sotto le coperte ?!” Ebisawa divenne rosso come un peperone, ma non ricevette risposta.

La ragazza dai capelli viola a quel punto si sedette per terra con aria intraprendente, venendo subito circondata dagli altri mentre apriva la suddetta videocamera.

Dicendo ciò mostrò l’inizio di un lungo video: “ Ieri ho avuto questa splendida idea, così qualche ora prima di andare a dormire ho nascosto la fotocamera facendola iniziare a registrare.”

“ Quindi non hai le riprese anche della sera prima ?” Domandò l’Ultimate Memory con una strana tensione nella voce, ma la risposta fu negativa.

“ Anche se le avessi, fino a ieri eravamo tutti sani e salvi.”

Il video iniziava con Amari intenta a nascondere i rotoli di carta igienica accanto all’obbiettivo. La ripresa dall’alto e leggermente inclinata ricopriva bene o male tutto l’angusto spazio del bagno, fino alla porta.

Spazientita dopo qualche minuto di silenzio, la ragazza aumentò la velocità di riproduzione in modo che interi minuti durassero pochi secondi.

In frazioni di secondo si videro svariate persone entrare nell’arco della giornata.

“ E-Ehi! Quella ero io che andavo a farmi la doccia !” Strillò Nishizaka ad un certo punto.

“ Perdonami tesoro, non ho fatto tagli perché questa è la prima volta che vedo queste riprese. E comunque… gioisci, la doccia non è ben inquadrata e non ti si vede svestita.”

Con grande imbarazzo di tutte le persone entrare in bagno quello stesso giorno, l’attesa trepidante veniva trascorsa nel silenzio.

“ Qualcosa non va.” Disse ad un punto Kigiri, allarmata. Erano passate solo un paio di ore dall’inizio della registrazione.

“ Cosa ?” Zetsu, così come altri, non sembrò comprendere quale fosse il problema.

A differenza loro non ci volle molto prima che anche Amari sbiancasse, iniziando a mormorare con aria tormentata: “ No. No. No. No …”

Solo dopo poco tempo ciò che avevano visto le due ragazze fu comprensibile a tutti: la visione del bagno si fece sempre più confusa, distorta, i contorni persero di nitidezza ed i colori si sfaldarono.

“ La lente si è appannata !!” Gridò in un raptus di rabbia la video maker, artigliandosi le orecchie da gatta e  digrignando i denti in preda alla disperazione.

“ E… le riprese ?” Zayasu fu non poco colpito da quella reazione, ed assistette al resto delle ore che scorrevano in quell’incomprensibile macchia di sfaldamento.

Era come avere la vista annebbiata, ed ora solo indistinte sagome irriconoscibili si aggiravano nel bagno.

“ Ci rimane il suono !” Lilith volle mantenere la calma, spronando l’amica a fare lo stesso. “ Cerchiamo di trovare il colpevole dal suono della sua voce.”

La video maker dapprima non la degnò di uno sguardo, ma poi si imbronciò con il suo fare orgoglioso e riprese a lavorare con ancor più zelo.

Dopo qualche minuto, la porta si aprì ed una grossa sagoma arrivò davanti a dove si trovava lo specchio. La sagoma si alzò, e da allora si poterono udire dei suoni soffocati.

“ Qui !” Si riconobbe Akagi, tenendo d’occhio il tempo delle riprese.

“ È a tre ore dall’inizio delle riprese.”

“ Ho posizionato la fotocamera alle 10:00. Questo vuol dire che tre ore dopo era l’01:00 …”

La registrazione fu silenziosa per molto tempo, fin quando quindici minuti dopo si poté udire un fragore di vetro che si infrangeva, dopodiché un tonfo sordo.

“ Lilith, questa devi essere tu !” Disse Nashi, guardando la rossa.

Tuttavia si distrassero per poco tempo, siccome un’innaturale silenzio dopo quel suono aumentò esponenzialmente l’ansia tra i ragazzi.

Improvvisamente, una sagoma si avvicinò all’obbiettivo più di quanto non avesse mai fatto nessuno degli studenti nelle ore precedenti. L’ombra si allungò ipoteticamente fino a toccare la macchina, dopodiché tutto fu nero come la pece.

Nel riflesso dello schermo, ora spento, c’era il volto della video maker diventato pallido e smunto come quello di un fantasma. Nel silenzio colmo di tensione nessuno osò fiatare.

La paura generata da quell’evento ignoto era stata così imprevedibile ed inesorabile da aver pietrificato i loro cuori. Si erano sentiti come degli animali colpiti da un proiettile capace di ucciderli prima ancora che se ne rendessero conto.

Erano carcasse galleggianti nell’incredulità.

“ Cosa è successo ?” Si azzardò a chiedere Kigiri, sconvolta come tutti.

“ L’ha spenta.” Rispose con un fil di voce Amari, senza trasparire la benché minima emozione.

“ Qualcuno… ha spento la fotocamera.” Strinse tra le mani la macchina che era stata toccata da quella presenza senza nome né volto, e ne ebbe incredibilmente paura.

 

Takejiro si issò in piedi, decidendo di scacciare quei brividi freddi lungo la sua schiena.

 “ Ok… almeno abbiamo l’orario in cui Akagi è stato attaccato. Non è stato del tutto inutile.”

Il suo commento non servì a migliorare la situazione, e non ricevette alcun confronto.

Soltanto Lilith ormai lo fissava intensamente, come in attesa di qualcosa.

Lui la guardò di rimando, sempre serio in volto ed impenetrabile nel suo atteggiamento austero. Dopo qualche secondo di inattività, però, mimò con le labbra delle parole che solo lei poté capire.

“ Iniziamo il piano 5514M.”

L’Ultimate Majokko era pronta da tempo, rassegnata a dover fare tutto il possibile pur di salvare i suoi amici.

 

Usciti finalmente dal bagno, Kigiri e Nashi sentirono il bisogno di allontanarsi da tutto e da tutto. Per meglio dire, il bruno seguì la ragazza nella sua composta fuga, che però nascondeva ancora un’evidente tensione.

Arrivò a raggiungerla con una mano, sfiorandole la schiena, e quando lei si voltò di scatto, il braccio.

A stentò riuscì a chiamarla per nome, tanta era la sorpresa. Non aveva mai letto negli occhi della criminologa tanta paura, fragilità e debolezza.

Ritrasse l’arto, spaventato da ferirla. Lei rimase semplicemente ferma a guardarlo, ascoltando il proprio respiro che si stabilizzava a fatica.

Socchiuse gli occhi, sospirando con insistenza per ordinarsi di mantenere la calma.

“ So che può sembrare strana la mia presenza, ma …”

“ Non penso che tu abbia attaccato Akagi o Lilith.” La interruppe il ragazzo, facendosi serio. Il suo tono non sembrava ammettere repliche, e tanta categoricità stupì lei ancor di più.

“ Ma… io …” Balbettò in preda alla confusione, per poi trovare nella rigidità di lui qualcosa che a prima vista non si sarebbe potuto notare.

Nashi aveva piena fiducia in lei.

Si trattava proprio della cieca fiducia che lo contraddistingueva.

Si rassegnò ad avere davanti a sé una persona che avrebbe sempre creduto in lei.

“ Posso sapere perché… sei così ?” La domanda che pose non conteneva alcuna provocazione, insulto o doppio senso. Era pura curiosità, una distrazione che voleva concedersi ma anche un’opportunità per comprendere meglio il soggetto più incredibile delle sue ricerche.

L’Ultimate Memory storse la bocca nel tentativo più goffo ed imbarazzato possibile di ricreare un sorriso.

“ Chissà. Effettivamente credo anche io che sia strana tutta questa fiducia che ho nel mondo, quando nessuno mai l’ha avuta in me… lo stesso vale per l’amore e la voglia di vivere. Quindi non lo so davvero perché faccio tutto questo per gli altri.” Una sincera risata gli scaturì dal petto.

“ Se credi che io sia pazzo già così, allora tieniti forte per quel che ti dirò: io sono pronto anche a morire per tutti voi !”

Il carico emotivo nella sua voce sembrava doverlo schiacciare da un momento all’altro, nonostante avesse pronunciato delle parole così importanti con espressione serena.

La ragazza dai capelli lilla si ritrovò senza fiato. Eppure non era perplessa, né scettica.

- Io credo nelle sue parole.- Era questo ciò che più la colpiva: per la prima volta si ritrovava stupita dalla sua stessa fiducia smisurata.

“ Devi avermi contagiato, sai ?” Sorrise, percependo parte del fardello nel suo petto alleviarsi mentre guardava negli occhi forse la persona che aveva ottenuto il primo posto nella sua vita.

“ E finalmente posso dire… grazie a te per avermi resa così, Nashi.”

 

Un’altisonante musichetta risuonò nelle uniche due stanze, accompagnando l’accensione dell’unico monitor accanto alla porta del bagno.

La figura di Tabata Bussho era immersa nell’ombra, e soltanto le lenti dei suoi occhiali catturavano un raggio di luce, brillando nel buio.

“ Non vi rendete conto nemmeno voi che la vostra ricerca della speranza è soltanto una disperata corsa in contro alla morte.”

Tutti gli studenti si radunarono, facendosi forza l’un l’altro. Uniti fronteggiavano ancora una volta qualsiasi prova beffarda quel crudele destino stava ponendo davanti al loro cammino.

Un cammino verso un futuro incerto, bugiardo, pericoloso, forse addirittura un’illusione.

“ Il vostro traguardo è morire, decimati da ciò che vi spinge a mentirvi, quasi come se voleste crearvi da voi un domani. Cosa pretendete di fare? Danzate sul palmo della mia mano, insetti moribondi …”

Sorprendentemente, proprio dal terreno sorsero i diciotto palchetti, trasformando anche quell’anonima stanza in una grottesca imitazione di un’aula di tribunale.

La luce del neon non illuminava nemmeno pienamente i volti degli studenti.

Il ghigno di Tabata Bussho, però, fu ben evidente a tutti.

“ Ed ora, tuffatevi ancor di più nel mio regno di disperazione. Ultimate Students! Il futuro che attendete tanto è qui !”

  

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Alla fine confermo che questo Chapter durerà meno dei precedenti, e anche con le tempistiche credo di esser ripartito alla grande (ultime parole famose …)

Il prossimo capitolo è già completo al 50%, quindi prevedo di riuscire a finirlo per la prossima settimana. Per adesso è ancora abbastanza corto, quindi non so se dividerlo in due capitoli oppure rilasciarvi la conclusione del Chapter 5 tutto d’un colpo. Ci penserò su…

Alla prossima!

P.S:  Il veleno “Ultimate Poison Ripoff” è per l’appunto un ripoff, (un imitazione), ma soprattutto un omaggio alla fanfiction Danganronpa Side: The Eye’s Deception scritta da Chainblack.

 

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Capitolo 34
*** Chapter Five (Four) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 5: Through The Looking-Glass I Have Found a Loophole In Limbo

(Part 4)  Class Trial

 

 

Nessun ascensore avrebbe rimandato stavolta il Processo di Classe.

Meccanicamente, abituati a quel gesto, i dieci sopravvissuti presero posto.

Rispetto alla scorsa volta nessun ritratto funebre si era aggiunto, fatta eccezione per quello di Umezawa.

Il primo processo per omicidio senza un morto: il paradosso per eccellenza all’interno di quel gioco presentava una minaccia ben più infida di quel che ci si potesse aspettare.

La corsa per la vita stavolta era ben più da sentita da uno di loro in particolare. Tutti guardavano Akagi, domandandosi se mai avrebbe raggiunto la risoluzione di quel mistero.

 

“ Questo Class Trial presenta delle condizioni leggermente diverse rispetto a quelle che ben conoscete.”

Un gigantesco schermo era calato dal soffitto, mostrando il mastermind Tabata Bussho seduto alla sua classica sedia, con un peluche di Monokuma sulle gambe.

“ Come al solito bisognerà votare il responsabile dell’attacco ad Akagi, e soltanto se sarà votato lui dalla maggioranza potrete sopravvivere. Tuttavia, non essendoci la sala del processo, manca anche la sala delle esecuzioni… così, momentaneamente la linea tra la vita e la morte sarà marcata dalla soglia del bagno.”

Anche il monitor accanto alla porta del bagno si accese, spostando l’attenzione su quella stanza.

“ Se il colpevole dovesse venir scovato, allora lui sarà giustiziato qui dentro. Una volta dopo la sua morte, tutti voi potrete lasciare il Quinto Piano.”

Nessun martelletto venne battuto, e semplicemente quando tutti i monitor si spensero, il processo si poté considerare iniziato.

 

“ Un’altra volta qui… per favore, facciamo che sia l’ultima.” Ebisawa espresse il suo snervamento, sicuramente condiviso dagli altri.

“ Comunque, credo che dovremmo risentire la testimonianza di Akagi per avere un quadro più completo della situazione.”

“ C’è anche la testimonianza di Lilith e Kigiri, se per questo.” Suggerì Takejiro, ma l’Ultimate Rhythm Game Player non ebbe problemi a farsi avanti per primo.

Si schiarì la voce, e provando a placare l’angoscia che inseguiva le ultime ore della sua vita, parlò:

“ Come abbiamo evinto dalle riprese di Amari, era l’una di notte quando mi sono risvegliato in quel bagno. Giuro di essermi addormentato come tutti voi nel mio sacco a pelo, per questo sono stato molto confuso dal risvegliarmi in quelle condizioni… così tanto, da non accorgermi immediatamente di star venendo strangolato.”

“ Hai visto cosa ti stava strozzando ?” Domandò Kigiri.

“ Sì, la stessa cintura nera che è rimasta lì. L’ho intravista stretta tra le mani di chi avevo alle spalle, il mio assalitore.”

“ Però quando hai provato a riconoscerlo nel riflesso dello specchio, quello era appannato.”

“ Esatto. In quel momento ho perso i sensi, e al mio secondo risveglio c’era il tuo corpo, assieme a quello di Lilith per terra. Ho sentito subito un sapore inusuale nella bocca… e poi ho unito mentalmente i frammenti dell’etichetta sulla bottiglia rotta per terra per capire che si trattasse di un veleno.” 

Il ragazzone ripeté per filo e per segno la testimonianza come aveva fatto poco prima, senza aggiunte o imprecisioni.

La criminologa si poté ritenere soddisfatta, al punto da volgere lo sguardo verso i suoi compagni per incoraggiarli a prendere parte nel dialogo.

“ Ecco… a me sembra un po’ strano tutto questo.” Si fece avanti Zetsu, mormorando con fare titubante.

Akagi inarcò un sopracciglio: “ Uh? Ti sorprende il mio occhio calcolatore sovrumano? Come biasimarti, d’altronde …”

“ No !” Lo interruppe l’occhialuto. “ Piuttosto è strano che qualcuno ti abbia portato in bagno mentre eri addormentato. Come diavolo si fa a trascinarti ?”

“ C-Cosa?! Ti ha colpito più il mio peso delle mie abilità divine ?!”

Nashi a quel punto fiutò una pista fondamentale da seguire, aperta inaspettatamente prima del previsto grazie al suo amico.

- Bhe, a questo punto è meglio farsi avanti e dire come la penso.- Si disse, prendendo coraggio.

“ Questo è vero.” Incominciò, prendendo parola. “ Ciò vuol dire che qualcuno tra di noi sta nascondendo una forza sopra la norma, proprio come ha fatto fino allo scorso processo Akagi con le sue abilità.”

Il videogiocatore annuì brontolando, probabilmente troppo inorgoglito da accettare ad alta voce quella realtà.

“ Addirittura Akagi non è riuscito nemmeno a difendersi dal suo assalitore. Intendo dire, quindi, che il colpevole è proprio qualcuno che ha nascosto proprio tutto di sé, mentendoci sulla sua stessa identità. Ed io posso affermare con certezza chi lui sia …”

L’Ultimate Memory prese un grande respiro, per poi piantare la mano sul palchetto e tuonare: “ Parlo dell’infiltrato in questo killing game: il mastermind !”

Accompagnando quella minaccia, il tabù da cui si erano protetti tutti per fin troppo tempo, cadde un pesante silenzio tra i presenti.

Persino Kigiri si ritrovò sorpresa dal fatto che Nashi avesse voluto giocarsi una carta così pericolosa sin da subito.

L’espressione del ragazzo però escludeva che lui stesse facendo qualcosa di sconsiderato: semplicemente era finito il tempo di nascondersi dietro a delle bugie.

 

“ L’infiltrato? È stato l’infiltrato ad attaccare Akagi ?!” Ripeté Amari, sbalordita.

Zayasu non fu dello stesso avviso, e sollevò le mani davanti a sé “ Calma, calma, rallenta! Sarebbe bello convincersi di questo sin da subito, ma… dovremmo aver capito che fossilizzandoci sin da subito su di una traccia non del tutto sicura, non risolviamo proprio niente.”

“ Invece io ti posso garantire che questa è una traccia sicura al cento percento.” Rispose Nashi senza farsi attendere, al punto che la sua prontezza lasciò l’autore di stucco.

“ Pensa al veleno, l’arma del delitto: non essendo stata presente all’interno del bagno fino ad oggi, ci rimane solo da credere che qualcuno di noi l’avesse con sé quando si è risvegliato in questo piano. Ebbene, che senso avrebbe tenere nascosto un veleno su di sé? Nessuno.”

Sollevò lo sguardo, facendo balenare tutta la sua determinazione: “ O meglio, avrebbe senso per qualcuno che sapeva già in che condizioni saremmo finiti, e quale omicidio avrebbe dovuto architettare. Ovvero qualcuno che sa tutto di questo gioco: l’organizzatore !”

Lo scrittore allentò la tensione dei suoi muscoli, lasciandosi sfuggire un fischiò di ammirazione per quella dichiarazione tanto convincente quanto schiacciante.

“ Ok. Mi hai convinto.”

“ Aspettate, ma quindi… !” Nishizaka fremette, alzando la voce con una certa impazienza.

“ Se davvero il colpevole è il mastermind, e noi dovessimo trovarlo e farlo giustiziare… allora il gioco avrebbe fine !”

La ragazza ricordò così a tutti la condizione inserita non molti giorni fa proprio dall’altro mastermind.

 

“ Avete però due modi di salvarvi da questo destino. Il primo è ovviamente superare il Killing Extra-Curricular Course uccidendo uno studente. Il secondo invece consiste nell’uccidere il mio infiltrato: in quel caso moriremo solo io e lui, mentre tutti i sopravvissuti saranno liberi di fuggire !”

 

“ Quindi è proprio vero che ne vale la pena di salvare la vita ad Akagi! Che vi dicevo ?!” Lilith si mostrò più che gioiosa, agitando il pugno in aria per poi assumere una posa vittoriosa.

“ Oggi è il giorno in cui ci salveremo tutti! Non diffidate !”

“ Tutti tranne lo sporco bastardo che voleva uccidere Akagi …” Sogghignò Takejiro, come al solito più incline alla rabbia che alla gioia.

“ Tornando ad occuparci del caso …” Kigiri parve riservarsi quell’entusiasmo, preferendo rimanere concentrata sul processo. “ Sappiamo che l’intero accaduto è stato registrato dalla telecamera di Amari.”

L’Ultimate Video Maker sorrise raggiante, sollevando le braccia in aria.

“ Yes! Yes! Tutto merito mio !”

“ Però la lente si è appannata, non facendoci vedere nulla nel momento dell’attacco.” La corresse Zayasu.

“ No… no …” Mormorò allora la ragazza, diventando di colpo affranta e delusa.

Lo scrittore assottigliò lo sguardo, riducendo gli occhi a due fessure mentre continuava a fissare la sua interlocutrice.

“ Non sembra tutto un po’ troppo conveniente ?”

Ebisawa si accigliò, intuendo una scomoda insinuazione in quelle parole: “ Cosa intendi dire ?”

“ Parlo dell’appannamento della lente. Siccome il bagno è privo di finestre o un qualsiasi sistema di areazione, ovviamente l’umidità non poteva disperdersi in nessun modo… chiunque avrebbe intuito che un dispositivo di registrazione sarebbe stata inutile: è lo stesso motivo per il quale non ci sono telecamere in tutti i bagni di questa torre !”

Ritornò a guardare la video maker con un’intensità tale da farla rabbrividire: “ In particolar modo, credo che l’Ultimate Video Maker lo dovrebbe sapere prima di tutti. Inoltre abbiamo visto che la telecamera è stata tolta, ma… chi di noi sapeva la sua locazione ?”

“ Ehi! Anche io sapevo della telecamera !” Sbottò allora il presentatore radiofonico, venendo subito interrotto da Nishizaka.

“ E allora sei anche tu un sospettato !”

L’Ultimate Video Maker era sbiancata sotto il peso di tutte quelle accuse, tuttavia, a differenza di Ebisawa, riuscì a mantenere la calma necessaria per contestare:

“ N-No! Non accusate Ebisawa, vi prego! Io posso garantire per lui: abbiamo dormito sotto le stesse coperte per tutta la notte !”

Il radio host puntò lo sguardo su di lei, osservando come fosse seria e concentrata in quel momento.

“ G-Grazie …” Un lieve rossore si dipinse sulle guance, anticipando il calore nel suo petto che lo spinse a farsi avanti con più forza di prima.

“ Lo stesso vale per me!  Amari non si è alzata nemmeno per un secondo !”

Lo scrittore di fanfiction parve non poco infastidito da quella scena, e storse la bocca in una smorfia irritata.

Nishizaka, d’altro canto, pareva aver perso ogni voglia di proseguire su quella traccia: “ Se si coprono a vicenda… immagino non ci sia molto da fare.”

 

Nashi, il quale aveva assistito al dibattito in silenzio, continuava a focalizzarsi proprio sullo scrittore albino che aveva dato il via a tutto.

Qualcosa non gli sembrava andare per il verso giusto, come se una singola nota discordante spiccasse di tanto in tanto nel bel mezzo di una canzone.

- Ho l’impressione che Zayasu stia temporeggiando, arginando uno degli argomenti di discussione più importante …- Constatò infatti che dopo il dialogo sulla presunta sospettabilità di Amari ed Ebisawa, in pochi avessero mantenuto la flemma necessaria per mandare avanti il dibattito.

Grazie alla sua memoria infallibile, però, lui non demorse affatto.

“ Dovevamo parlare della testimonianza di Lilith.” Ricordò ai suoi compagni, e fu innegabile la reazione frastornata proprio da parte di Zayasu.

“ C-Cosa? Ma …”

“ Certo !” Si fece avanti intanto la rossa, annuendo con vigore.

“ Ripetici cosa è successo quando sei entrata in bagno, e a che ora può essere avvenuto tutto ciò.”

“ Sono totalmente sicura che fosse l’01:15, perché ho controllato che fosse il mio turno per andare in bagno.” Iniziò lei.

 

 

“ Non appena sono entrata nel bagno ho visto il corpo disteso di Akagi, ed in particolare mi ha colpito la cintura che aveva ancora avvolta al collo. Dopodiché ho sentito il rumore della porta che si chiudeva alle mie spalle, e poi… sono stata attaccata ed ho perso i sensi.”

Dopo aver parlato l’Ultimate Majokko tirò un sospiro amareggiato, per poi accarezzarsi il retro della testa.

“ Questa ferita in realtà è l’unica prova che io sia stata attaccata, perché non ricordo esattamente quel momento. Anzi, non ho nemmeno idea di chi sia stato.”

“ Si tratta sicuramente del colpevole, tranquilla. Lo troveremo.” La rassicurò allora Zayasu, sorridendo con fare gentile.

Il bruno intanto si era chiuso in se stesso, pensando e ripensando alla testimonianza tanto attesa.

A suo discapito, Takejiro lo anticipò:

“ Vorrei farti delle domande riguardo ciò che hai visto. Posso ?” E all’ennesimo consenso della ragazza, proseguì.

“ Hai detto di aver visto la cintura arrotolata al collo di Akagi, vero? Per caso hai visto anche la bottiglia di veleno ?”

Nel momento in cui Lilith fu sul punto di rispondere, lo scrittore intervenne.

“ Abbiamo capito tutti che la bottiglia di veleno è stata usata per colpire Lilith in testa.”

Nonostante l’aggressività del suo tono, trovò una risposta completamente tranquilla da parte del corvino.

“ Assolutamente, è ciò che credo anche io. Un’ultima domanda, Lilith: per caso hai visto anche Kigiri nel bagno ?”

A quella domanda non solo la rossa, ma tutti i presenti rimasero allibiti. La rossa esitò a rispondere per qualche secondo, mormorando tra sé e  sé nervosamente, ma infine sollevò il capo e disse:

“ No. Non ho visto nessun altro.”

 

“ E questo è un dato di fatto, non capisco che bisogno ci fosse di chiederlo.” Esordì Zetsu, inforcando gli occhiali dopo aver dato quella sua considerazione con fare distaccato.

“ In che senso ?” Gli chiese Nishizaka, la quale non era riuscita a seguire il suo ragionamento.”

“ Bhe, pensaci! Nella ripresa di Amari non abbiamo sentito la porta aprirsi un’altra volta tra il momento in cui Akagi è stato attaccato e quando è entrata ed è stata attaccata anche Lilith: nessun altro poteva essere entrato in quel frangente di tempo.”

La criminologa intanto aveva rivolto il suo sguardo di ghiaccio sull’Ultimate Liar, scrutando la sua incomprensibile serenità.

“ Che gioco stai giocando, Takejiro ?”

Lui non rispose immediatamente, ed anzi indurì i suoi muscoli facciali per pietrificarsi di colpo. Rimase immobile per chissà quanto tempo, prima di confrontare il suo sguardo con un piccolo sorriso.

“ Nessuno. Lilith ha parlato: è il tuo turno di darci la testimonianza, Kigiri.”

Kigiri sbarrò i suoi occhi, come se fosse stata trafitta da un dolore agghiacciante.

“ Ora che ci penso …” Borbottò Ebisawa, grattandosi la barba. “ Qualcuno di noi ha mai sentito la versione dei fatti di Kigiri? Cioè, come ti sei trovata in quel bagno, e come sei stata attaccata ?”

La ragazza protrasse il suo silenzio, e con esso la confusione nei suoi compagni.

Nashi, in particolar modo, la guardava più confuso che mai.

- Perché non dici nulla, Kigiri ?- Vedere la sua amica così in difficoltà era un evento raro, e proprio per questo lo inquietava.

Non era nulla che potesse prevedere, e peggio ancora, non sapeva come intervenire per aiutarla. Doveva solo attendere che iniziasse a parlare.

 

“ Io …” Così fece. “ Sono entrata nel bagno quando era il mio turno, all’01:30 e-…”

“ Fammi un piacere per favore e rispondi prima a questa domanda !” Takejiro la interruppe brutalmente con un sorriso inspiegabilmente contento sul volto, lasciandola di stucco.

“ La cintura che hai visto era arrotolata o srotolata ?”

“ Cosa ?!” Kigiri sussultò, diventando ancor più pallida della sua carnagione naturale.  “ Ma… la mia testimonianza… ?”

“ Non mi interessa davvero ciò che hai da dire. Voglio solo che tu risponda alla mia domanda !” La incalzò il ragazzo, allargando il suo sorriso.

“ Takejiro! Le hai chiesto cosa ha visto e ora la interrompi ?!” Nashi decise di intervenire, percependo come intollerabile quell’affronto che stava venendo fatto a Kigiri.

Il corvino tuttavia non batté ciglio, ed anzi continuò a metter pressione sulla ragazza.

“ Ed io le ho fatto una semplice domanda inerente a ciò che ha visto! Allora, Kigiri?! Sei cieca o cosa ?”

“ A cosa… ti serve saperlo ?” Fu tutto ciò che uscì dalle labbra tremanti di lei.

“ È proprio questo il punto …”

 

La tensione di quell’inseguimento si spense fin troppo velocemente, echeggiando soltanto in un silenzio colmo di sconfitta da parte della criminologa.

L’Ultimate Memory osservava impotente il volto contrito di lei, senza sapere cosa fare, o anche solo come spiegarsi ciò che fosse successo.

“ Io non lo so. Non so niente.” Ammise infine la ragazza dai capelli lilla, ed il ghigno del suo avversario si smorzò appena.

“ C-Che significa ?” Lilith non era sicura di aver compreso bene. “ Fino ad un secondo fa era pronta a svelarci la sua testimonianza !” 

“ Ad inventarsela, vorrai dire.” La corresse prontamente Takejiro, con tono mortalmente serio.

“ Chiunque riuscirebbe ad inventarsi una versione dei fatti in un istante… però io sentivo che Kigiri fosse sul punto di mentire. Così l’ho costretta a rivelarmi un semplicissimo dettaglio, che tuttavia lei non sapeva ancora se rendere importante o meno nella sua falsa testimonianza… in questo modo l’ho colta impreparata.”

Akagi rimase a bocca aperta per lo stupore, incredulo per quello che era riuscito a fare Takejiro.

“ H-Hai bloccato una bugia prima ancora che potesse esser detta ?”

“ Ma quale bugia… ?” Sibilò Nashi a denti stretti. Il suo volto era furente, tremava di rabbia, pur percependo di non poter fare nulla.

Guardò Kigiri, e lì il suo sguardo morì.

L’Ultimate Criminologist Kigiri Yoko pareva completamente un’altra persona.

 

“ Adesso passiamo alle cose serie, senza più scherzi o inganni.”  Riprese l’Ultimate Liar.

“ Ci sono un po’ di cose che non quadrano. Abbiamo appurato, ad esempio, che Kigiri sia stata attaccata dopo Lilith… ma con cosa ?”

“ Con la bottiglia, no ?” Propose Amari, vedendo però il ragazzo scuotere la testa.

“ La bottiglia si era rotta non appena ha colpito Lilith. Non puoi usare una bottiglia vuota per far svenire qualcuno colpendolo come se nulla fosse. Rischieresti di conficcargliela in testa …”

Nonostante in molti rabbrividirono per quella visione truculenta, Zayasu rimase sufficientemente colpito da quelle parole da prestare attenzione fino alla fine.

“ Già… le ferite sarebbero completamente diverse.” Disse, per poi guardare l’Ultimate Majokko.

“ Lilith, tu ad esempio aveva una ferita che non sanguinava più.”

Proprio quando quella fu sul momento di rispondere, una voce la interruppe: “ Aspettate un momento !”

L’urlo strozzato dal nervosismo di Kigiri dimostrò che la forza in lei non era affatto svanita. La ragazza a quel punto lanciò un’occhiata stizzita prima a Zayasu, ed infine a Takejiro.

“ Va bene… prima mi sono trattenuta dal dirlo perché non avevo idea di come avreste reagito, ma… è Lilith che sta mentendo! Sono stata io ed entrare in bagno prima di lei, venendo attaccata alle spalle.”

 

Una reazione di panico generale esplose tra i palchetti di quell’improvvisato processo. Caos e confusione si agitò tra gli occhi dei presenti, rimbalzando però in una linea retta tra il  volto esterrefatto di Lilith e quello lugubre di Kigiri.

“ Io avrei… mentito ?”

“ Certo! La tua testimonianza si fonda sul fatto che tu ti sia trovata in bagno all’01:10 perché era il tuo turno… ma è un alibi che non regge, perché a quell’ora sono entrata io in bagno per scoprire il corpo di Akagi !”

All’Ultimate Fanfiction Writer si rizzarono i capelli in testa per la rabbia, e come un animale feroce squadrò colei che aveva messo in discussione l’innocenza di Lilith.

“ Come… osi?! Perché mai saresti dovuta andare tu in bagno durante il turno di Lilith? Non ha assolutamente senso, stai mentendo ancora !”

“ Prima non mentivo affatto, cercavo solo di preservare l’innocenza di Lilith !” Rispose la ragazza, incrociando le braccia con fare diffidente. “ Però ora capisco che siete tutti su di una strada sbagliata. Il vero motivo per cui mi sono diretta nel bagno è stata a causa di un suono.”

“ Un suono ?” Ripeté Nashi, ormai pallido dalla testa ai piedi.

“ Sì, proveniva da oltre la porta del bagno. Con il senno di poi, direi che si trattasse proprio della colluttazione tra Akagi ed il suo assalitore.”

Takejiro l’aveva fissata per tutta l’evoluzione degli eventi senza dire una parola, tuttavia nel suo sguardo era palese tutta la sua perplessità.

“ E sei andata subito in bagno? Se l’avessi fatto avresti trovato l’assalitore ancora lì.” Ipotizzò logicamente Nishizaka, venendo subito risposta dalla ragazza.

“ Subito dopo aver sentito quei suoni ed essermi svegliata, qualcuno è uscito dal bagno. Purtroppo non l’ho visto in volto e non so in quale sacco a pelo si sia disteso… ciò nonostante, subito dopo mi sono diretta in bagno ed ho visto ciò che già sapete.”

“ Quindi ciò che vuoi dire è …” Prese parola Zetsu, cercando di far luce nel mare di confusione in cui stavano navigando tutti dopo quell’improvvisa rivelazione. “ … è che Lilith ha mentito sul fatto di esser stata attaccata, perché in realtà quella ad esser stata colpita con la bottiglia eri tu ?!”

La criminologa annuì in silenzio, spostando lo sguardo proprio sull’Ultimate Student dai capelli rossi. Questa, madida di sudore e così frastornata da non riuscire a dire nemmeno una parola, fissava il vuoto in tutta la sua perdizione.

 

“ Possiamo vedere la tua ferita, Kigiri ?” Disse d’un tratto Takejiro. “ Anzi, sarebbe meglio confrontarla qui ed ora con quella di Lilith.”

Le due non obbiettarono minimamente nel far ciò, così si voltarono e scostarono i capelli per mostrare la nuca.

Ebisawa osservò le ferite con molto interesse: “ Stesso esatto punto… purtroppo tra noi non c’è un esperto capace di riconoscere quale ferita potrebbe esser stata procurata prima, vero ?”

Sfortunatamente nessuno seppe rispondergli positivamente.

“ Sembrano proprio ferite allo stesso modo, non c’è alcuna differenza.” Constatò l’Ultimate Web Personality, avvilita.

“ Non è vero, invece !” 

Takejiro aveva tuonato con la sua voce cavernosa senza un minimo di preavviso, quasi facendo saltare in aria dalla paura la ragazza dai capelli rosa ancora intenta a parlare.

“ Quando le abbiamo trovate distese nel bagno, c’era una differenza bella grossa.” Disse, mentre la sua voce si faceva più dura e portatrice di rabbia.

“ Kigiri sanguinava. Lilith no.”

Nuovamente lo scrittore albino saltò sull’attenti, digrignando i denti.

“ Aspetta! Ti ci metti anche tu ora ?!” Ruggì, sbattendo un pugno sul palchetto. “ Lilith… Lilith… i suoi capelli erano bagnati, quindi potrebbe essere che …”

Zayasu si interruppe di colpo quando vide un sorriso compiaciuto spuntare proprio sulla bocca di Takejiro.

Il corvino lo guardò con quel misto di felicità e soddisfazione, come se volesse complimentarsi con lui.

Solo dopo l’ultimate Fanfiction Writer comprese quale pensiero il suo cervello fosse arrivato ed elaborare.

“ I capelli di Lilith sulla nuca erano bagnati …” Ricominciò da capo, parlando con lo sguardo perso nel vuoto.

“ Come se qualcuno avesse lavato via il sangue dalla ferita.”

Lilith stessa non sapeva più dove stessero andando a parare, così si limitò a guardare Zayasu, riponendo in lui tutta la sua fiducia.

“ Che vuol dire questo, Corex ?”

Lui però non le rispose immediatamente, ed anzi si rivolse alla criminologa dai capelli lilla.

“ Kigiri, tu hai lavato il sangue dalla testa di Lilith dopo che l’hai trovata svenuta per farci credere che lei fosse stata attaccata dopo di te. In realtà la tua ferita te la sei inflitta con i frammenti della bottiglia rotta usata per colpire Lilith !”

L’accusa fu violenta ed implacabile, ben più di quelle sollevate da Takejiro, riuscendo a spiazzare la ragazza che fino a poco prima sembrava aver recuperato tutta la sua flemma.

Kigiri, infatti, non più imperturbabile o dotata del suo celebre autocontrollo, aprì la bocca ma non ne uscì fuori alcun suono.

 

“ Nashi …” Takejiro si rivolse allora al ragazzo dai capelli bruni.

Lo trovò con il capo chinato, immerso in una riflessione dolorosa: l’accettazione della realtà.

“ Aiutaci a convincere tutti delle menzogne di Kigiri.” Mai richiesta sarebbe stata più crudele alle orecchie del ragazzo.

- Kigiri… Kigiri… Kigiri… - Non riusciva a concepire quel nome associato ad una menzogna capace di mettere a rischio la loro vita.

 

“ Tu, però, non hai paura di rischiare il tutto e per tutto: questo è ciò che ammiro davvero di te.”

“ Tu non sei debole. Non lo sei mai stato.”

“ E finalmente posso dire… grazie a te per avermi resa così, Nashi.”

 

“ Kigiri …” Si sentiva lacerato dallo sforzo impensabile che era destinato a compiere, ma in virtù della fiducia che quella ragazza riponeva in lui, si fece avanti a testa alta.

“ Il bagno è insonorizzato. Non avresti potuto sentire l’aggressione di Akagi.” 

Dolorosa come un ago conficcato nel suo cuore, quell’affermazione fuoriuscì dalla sua bocca e rischiarò le tenebre dentro le quali erano crollati.

L’Ultimate Criminologist mantenne il capo sollevato per l’ultima volta, dopodiché fu sconfitta su tutti i fronti.

“ È vero… vi ho mentito.”

 

Lilith si posò una mano sul braccio, stringendosi con forza per controllare al meglio il proprio respiro. Il suo petto si muoveva ritmicamente, sempre con più insistenza, accompagnando due fili bagnati che colavano lungo le sue guance.

Guardò la sua amica in quelle condizioni e poté solo chiamarla per nome: “ Kigiri …”

Nessuno osò muovere altre accuse in preda al panico o alla rabbia, e persino Akagi rimase in silenzio.

“ Non pretendo che mi crediate, ma vi rivelerò la verità …” Cominciò a parlare la ragazza dai capelli lilla, avendo ormai raggiunto il massimo del suo avvilimento.

“  In realtà sono entrata in bagno all’orario prestabilito dal mio turno, ed allora ho  trovato il corpo di Lilith e Akagi… con la cintura ancora arrotolata al suo collo. In quel momento mi sono accorta che erano vivi, però… ho provato paura.”

“ Paura ?” Ripeté Zetsu con stupore, come se quella parola non potesse esser pronunciata dalla bocca di lei.

“ Sì… temevo di diventare una sospettata. Così ho infangato le prove, srotolando per terra la cintura, applicandomi un taglio sulla nuca con una scheggia di vetro e ripulendo il sangue dalla testa di Lilith. Non volevo rendere evidente il fatto che io fossi entrata dopo di lei …”

“ E per questo adesso hai anche cercato di far passare lei come una bugiarda !” La interruppe Zayasu, che per niente aveva abbandonato la sua ostilità.

Anche Nishizaka si mostrò implacabile, rivolgendo un’occhiata di puro odio alla ragazza: “ Per lo più noi adesso dovremmo credere a questa scusa?! Per quel che ne sappiamo avresti potuto attaccare sia Akagi che Lilith apposta per preparare questa trappola !”

L’Ultimate Rhythm Game Player si portò una mano alla bocca, rimuginando senza però esprimersi.

 

“ Well then !” Come un fulmine a ciel sereno, il grande schermo si riaccese per proiettare nuovamente l’immagine di Tabata Bussho.

“ Avete raggiunto la metà del tempo a disposizione prima delle votazioni. Spero che abbiate già una buona idea su chi mandare all’altro mondo pur di salvare Akagi …” 

Senza alcun preavviso però, dai palchetti si aprì un cassetto fino ad allora rimasto nascosto.

“ Permettetemi intanto di lasciarvi un piccolo incentivo a proseguire: dovrebbe essere ciò che cercavate da tempo, ovvero qualche informazione su quel che è accaduto nel mondo! Tutte informazioni vere al cento percento, posso garantire io.”

Gli studenti osservarono confusi come ciascuno di loro fosse stato munito di un fascicolo rilegato in pelle nera, con sopra lo stemma bianco della Hope’s Peak Academy affiancato da un altro simbolo stilizzato: un rombo e dei kanji riportanti la parola “futuro”.

Confidenziale era la scritta sulla prima pagina.

 

Nashi afferrò il suo documento a piene mani, quasi alienandosi del tutto.

- No, devo rimanere concentrato !- Guardò con la coda nell’occhio i suoi compagni mentre sfogliava le prime pagine.

- Però, se davvero sono le informazioni che cerchiamo… perché ci sono state date proprio ora ?-

Lesse:

 

Resoconto della Future Foundation riguardante la Killing School Life (a.k.a Killing Game della classe 78 della Sede Principale della Hope’s Peak Academy)-

I sopravvissuti soccorsi dalla Sede Principale ammontano a sei, e tutti loro sono stati integrati come membri della Future Foundation.

Va menzionato che lo studente Makoto Naegi ha ottenuto il titolo di Ultimate Hope per aver sconfitto Junko Enoshima, l’Ultimate Despair infiltrata nel gioco; ciò nonostante, non è stato ritenuto consono per il ruolo di capo di divisione, al contrario della sopravvissuta Kirigiri Kyoko, Ultimate Detective ed attuale capo della Quattordicesima Divisione.

Il loro aiuto sarà indispensabile per fermare La Tragedia che ancora dilaga nel mondo.
 

Eventi del Final Killing Game

Dopo circa un anno nella Quattordicesima Divisione, i sopravvissuti della Killing School Life Makoto Naegi, Kirigiri Kyoko e Aoi Asahina hanno preso parte ad un gioco mortale (Final Killing Game) organizzato dagli Ultimate Despair.

Al termine del gioco, Makoto Naegi è divenuto preside della Sede Principale della Hope’s Peak Academy, mentre Kirigiri Kyoko mantiene il ruolo di capo di divisione.

 


 

Diverse foto affiancavano le scritte su quelle poche pagine, ma l’ultima colpì in particolare gli Ultimate Students: raffigurava un giovane uomo dai capelli castani ed un ciuffo ad antenna, lo stesso che si era presentato come Makoto Naegi nell’ologramma trovato al Quarto Piano, con al suo fianco una giovane dallo sguardo serio ma gentile, con dei guanti neri alle mani e dei capelli lilla lunghi.

Confrontando i due con la prima foto, quella riguardante la Killing School Life nella Hope’s Peak, si poté subito vedere come fossero gli stessi ragazzi. In particolar modo, lei indossava degli abiti fin troppo familiari.

 

“ Qu-Questa sei… tu ?” Balbettò Nashi, sollevando lo sguardo per riconoscere la ragazza che aveva sempre avuto al suo fianco fino a quel momento.

Il presagio di poco prima si era rivelato fin troppo vero: Kigiri Yoko non era una semplice estranea, bensì era addirittura una persona inesistente.

“ Ultimate Detective.” Rilesse Amari, e quella parola ignota le procurò dei brividi lungo tutta la schiena. “ Ma tu non eri l’Ultimate Criminologist ?”

“ Si trattava di un’altra menzogna, vero ?” Domandò Zayasu. La sua voce era seria, ma vibrava appena per la tensione. “ Che significa questa storia della Future Foundation e della Quattordicesima Divisione di cui saresti a capo ?”

La ragazza interpellata aveva appena riappoggiato sul palchetto il fascicolo, allontanandolo con la mano.

L’aveva letto tutto d’un fiato senza che la sua espressione si alterasse anche solo per un istante, e tutti poterono notare come si fosse eclissata completamente dalle emozioni che presentava prima.

Se quando l’avevano conosciuta era sembrata fredda e indifferente, adesso nel suo volto si poteva leggere un tipo di distacco  diverso: calmo, razionale, ma colmo fino all’orlo di una forza passionale nascosta dietro quei suoi occhi di ghiaccio. Non aveva più paura.

“ Non immaginavo che avrebbero usato addirittura questo contro di me.” Iniziò col dire, portando le mani sulla sua testa.

Lentamente e con calma metodica, legò i capelli dietro le spalle, lasciando solo due ciuffi laterali ad incorniciare il viso. Improvvisamente era diventata l’esatta copia della giovane nell’ultima foto del documento, fatta eccezione per i vestiti.

 

“ Esatto, come potete aver capito io in realtà sono l’Ultimate Detective, Kirigiri Kyoko.”

“ Ki… rigiri.” Ripeté l’Ultimate Memory, fin troppo sbalordito per interromperla.

“ Attualmente sono a capo di una divisione della Future Foundation, la stessa organizzazione che ha messo fine a La Tragedia… ed infatti sono venuta fin qui per salvare voi Ultimate Students ed eliminare i mastermind, ovvero gli unici Ultimate Despair rimasti in vita !”

 

 
 

La Tragedia sarebbe finita ?” Chiese Takejiro, dimostrandosi per nulla sollevato da quella notizia.

“ Sì, per mano della Future Foundation e di tutti gli Ultimate Stundent sopravvissuti a giochi mortali come quello che stiamo vivendo adesso …” Rispose Kirigiri. “ So che gli Ultimate Despair li chiamano Danganronpa.”

D’un tratto Ebisawa iniziò ad agitare le mani davanti a sé, formando tanti segni di divieto come un ausiliare del traffico.

“ Ehi, vai piano che già non ci capisco nulla !” Strillò.

“ Tu eri una studentessa della Sede Principale, giusto? E poi ti sei unita alla Future Foundation… ma allora come potevi essere in classe con noi, alla Sede Secondaria ?”

Anche Nashi a quel punto si ritrovò a condividere quell’interrogativo: “ È vero… tu hai trascorso circa sei mesi con noi.

La detective annuì: “ Mi ero infiltrata come studentessa per conto della Future Foundation, solo il preside era a conoscenza della mia vera identità.”

“ Perché ti eri infiltrata nella nostra scuola ?” Domandò allora Akagi.

“ Non posso dirvelo adesso. Sappiate solo che centra con il motivo per cui siete… anzi, siamo tutti qui adesso.”

 
“ E se io non volessi credere che La Tragedia è finita ?!” L’Ultimate Web Personality si frappose nel discorso con un strillo.

Aveva schiaffato la mano sul palchetto, sporgendosi in avanti con un’espressione furente quanto sgomenta. Era evidente che la confusione, mista al pericolo di perdere la vita, la riempivano di una disperata forza priva di controllo.

“ Dopotutto potrebbe essere un inganno di Tabata Bussho per farci sembrare amichevole l’infiltrato, ovvero il secondo mastermind !”

Dopo quell’accusa la maggior parte dei presenti iniziò a fissare Kirigiri con maggior sospetto.

“ Cioè… tu credi che Kigiri… anzi, Kirigiri Kyoko sia l’infiltrata ?” Fece Zetsu, rabbuiandosi.

“ Certo! D’altronde cosa sappiamo noi del mondo esterno, degli Ultimate Despair o della Future Foundation ?” 

La logica della ragazza, per quanto frutto della diffidenza e della paura, venne rafforzata dal malcontento generale nei confronti di una persona appena conosciuto. Kirigiri aveva mentito loro troppe volte, e su questioni troppo importanti.

 

“ P-Però …” Lilith si mostrò non del tutto convinta di quella idea.

“ Kirigiri è anche il cognome del preside della Sede Principale. Se lei ha qualche legame con il preside della Hope’s Peak Academy, allora magari dovremmo crederle.”

Parlò cercando di sembrare il più convincente possibile nonostante la tensione la attanagliasse, e sorprendentemente quando ebbe finito calò il silenzio. A quel punto si guardò attorno, incredula di come potesse aver ottenuto quell’effetto.

“ Lilith …” Dopo un momento di esitazione iniziale, Nashi la guardò negli occhi ed aprì bocca, mostrandosi esterrefatto come tutti i presenti.

“ Cosa hai appena detto ?”

“ Qualcosa di vero.” Intervenne la detective. “ Kirigiri Jin è… o meglio, era mio padre. Purtroppo è morto durante la Killing School Life a cui ho partecipato io, ed anche l’attuale preside Makoto.”

Akagi assottigliò lo sguardo, ignorando la ragazza dai capelli lilla e concentrandosi piuttosto sulla rossa.

“ Tutto quello che vuoi, ma… Lilith, tu come facevi a ricordarti un simile dettaglio ?”

L’Ultimate Majokko trasalì, sentendosi puntare da tanto sospetto.

“ Bhe, me lo ricordo perché …” Ammutolì.

Zayasu, al suo fianco, la guardava in bilico tra la voglia che parlasse ancora ed il desiderare il suo silenzio assoluto. Questo però era la conseguenza di un’innegabile verità: Lilith aveva svelato qualcosa di grande importanza apparentemente dal nulla.

 

“ Me lo sono ricordato.” Concluse infine la rossa. Il suo capo era chinato verso il basso, con gli occhi spalancati e persi nel vuoto.

“ Ricordato ?” Ripeté Zetsu con scarsa convinzione.

A quel punto Kirigiri sembrò comprendere cosa stesse inquietando tanto i presenti.

“ Giusto! Che io lo sappia è naturale, siccome è un’informazione di cui sono sempre stata a conoscenza… però tutti voi avete perso i ricordi riguardanti la Sede Principale: non dovreste più ricordarvi di esser stati trasferiti alla Sede Secondaria.”

“ Per caso qualcun altro se l’è ricordato ?” Domandò prontamente Takejiro, e con un certo nervosismo attese che tutti gli dessero una risposta negativa.

L’Ultimate Fanfiction Writer scosse violentemente il capo, scacciando dal suo volto il pallore della tensione: “ O-Ok, e allora? Se l’è ricordato prima di tutti! È un bene, no ?”

“ È un po’ strano in realtà.” Ammise a malincuore Amari. “ Dopotutto Lilith ha di recente subito un altro reset della memoria.”

La ragazza magica in questione non accennava a riprendersi dal suo tormento, e come una bambola priva di vita rimaneva in quello stato catatonico come se le parole altrui non la raggiungessero nemmeno.

 

Nashi, d’altro canto, si ritrovò a pensare a quanto fossero importanti i loro ricordi persi come mai prima di allora.

- Effettivamente abbiamo confermato che Lilith, dopo l’assunzione del siero Chesire C. per volere di Tabata Bussho, abbia perso ogni ricordo successivo al suo ingresso nella nostra scuola. Tuttavia l’altro ieri è accaduta una cosa strana …-

 

La Second Hope’s Peak Academy è stata costruita parecchio distante dalla Sede Principale, su di un’isola. Il vecchio preside della scuola, Tabata Hideyoshi, è un amico dell’attuale preside dell’accademia, e …”

Nel bel mezzo del suo stesso discorso, le parole gli morirono in gola a causa di un’improvvisa realizzazione.

“ Questa cosa io non la sapevo prima… m-me la sono ricordata adesso.” Sussurrò con un fil di voce e le mani davanti alla bocca.

 

“ Lilith, tu stai senza dubbio ricordando più di quanto noi non abbiamo fatto in diciotto giorni.” Disse in tutta serietà l’Ultimate Memory, guardando la ragazza finché lei non incontrò il suo sguardo.

“ Può essere per caso successo per via di qualche evento ?”

“ Intendi un evento che le abbia fatto recuperare i ricordi? Tipo stimolazione per immagini, o quello che si fa alle persone affette da un trauma ?” Ipotizzò Ebisawa, ma apparentemente il bruno aveva già una risposta alla sua stessa domanda.

Lentamente schiuse i suoi occhi, aprendoli per guardare a pieno Lilith. La ragazza si ritrasse istintivamente dal timore prima ancora che lui potesse parlare.

“ E se fosse stata la scarica procurata dalla maniglia elettrificata della porta del bagno ?!”

Le sue parole riportarono alla mente di tutti come, appena due giorni prima, Lilith avesse toccato una maniglia elettrificata lì al Quinto Piano, venendo però salvata da Akagi.

“ Una scarica elettrica per recuperare la memoria …” Mormorò proprio l’Ultimate Rhythm Game Player, esterrefatto. “ Però è stata a contatto per appena una frazione di secondo !”

A quel punto intervenne Zetsu, inforcando gli occhiali con un’ombra di preoccupazione in viso.

“ Tuttavia le scariche elettriche sono usate anche in medicina per trattare i malati di Alzheimer, perché eccitano aree del cervello incaricate di gestire le informazioni apprese… ovvero i ricordi.”

Strabiliata da quell’informazione, l’Ultimate Web Personality si portò le mani davanti alla bocca. “ Quindi è possibile che quella scossa l’abbia aiutata a recuperare i ricordi cancellati !”

Intanto Lilith, non sapendo cosa dire o addirittura pensare, rimaneva immobile con in volto un’indecifrabile espressione sconnessa. Emanava una strana aura, completamente irriconoscibile rispetto a prima.

“ Piuttosto, se pensiamo alle circostanze in cui ha subito quella scossa …” Takejiro riprese il discorso con una nota tetra nella voce “… c’è da preoccuparsi, e non poco.”

 

  “ Attenzione.” Disse Tabata Bussho con la sua voce inespressiva. “ Il primo ad aprire questa porta riceverà un premio più unico che raro.”

 

“ E non solo.” Kirigiri sembrava aver recuperato un po’ più di sicurezza ora che non si trovava al centro delle attenzioni.

“ Le parole “Lilith” e “Quinto Piano” sono sempre state collegate proprio per mano dei mastermind, per quello che ne sappiamo.”

 

“ A dirla tutta, non so chi sia davvero il mastermind tra di noi. Però mi ha dato un indizio, e se dovessi arrivare al Quinto Piano di questa torre potrei finalmente svelare la sua identità …”

 

“ Che fosse tutto premeditato ?” L’assurdità di quell’ipotesi avrebbe messo a dura prova la salute mentale di chiunque, ed infatti Ebisawa pronunciò quella frase con molta cautela.

“ Intendi dire …” Gli fece eco l’Ultimate Video Maker, storcendo la bocca in una smorfia spaventata.

“ … che con questa scarica elettrica Lilith si ricorderà del mastermind, vero? È così, vero ?” 

Il ragazzo alto le rivolse un’occhiata fugace, per poi evitarla con un gemito. Anche lei, in fondo, sapeva come quello fosse impossibile.

“ Sarebbe tutto troppo facile, messo in questi termini !” L’Ultimate Liar digrignò i denti in preda alla rabbia verso un nemico invisibile che non poteva distruggere con facilità.

Dinnanzi a tutto quello scompiglio, l’Ultimate Fanfiction Writer si guardava attorno con visibile frustrazione e sgomento.

“ Co-Cosa?! Cosa intendete dire ?!” Disse, non aspettandosi in realtà nessuna risposta.

Kirigiri si rivolse a Nashi, supplicandolo di far luce sulla questione per come la pensava lui. Ovviamente il ragazzo avrebbe voluto che un momento del genere non fosse mai arrivato.

Quando provò ad aprir bocca, le parole però gli si intrappolarono nella gola. Erano troppo difficili da pronunciare, così tanto da ferirlo e straziargli il petto mentre disperatamente cercavano di risalire.

Provò in tutti i modi a farsi forza: provò con la rabbia, provò con il coraggio, ed infine provò con la disperazione, e per poco allora non si arrese alla triste realtà. Non avrebbe saputo dire niente di tutto ciò.

“ Lilith -”

 

“ Lilith è il mastermind.”

La voce di Nishizaka Iki esplose con un volume insolitamente alto, rimbombando tra le quattro mura e raggiungendo ciascun palchetto con dietro uno studente.

Quel grido, frutto di un raggiungimento spietato della verità, toccò ciascun Ultimate Student in modo diverso.

Ebisawa, Amari e Zetsu, che volevano rifiutare un simile pensiero, ne furono tuttavia sovrastati senza possibilità di ribattere.

Akagi, Takejiro e Lilith lo accolsero in silenzio, non senza però mostrare una dolorosa accettazione.

Coloro che invece reagirono in modo completamente diverso furono Nashi e Zayasu.

“ Cosa diavolo dici ?!” Gridò lo scrittore, e se fosse potuto avvampare di vere fiamme l’avrebbe sicuramente fatto. Il suo volto si era immediatamente contratto dall’ira, ma con ancor più violenza di prima.

L’Ultimate Memory invece rimase pietrificato, con in viso un’espressione distrutta dal dolore.

Nishizaka, pur sentendosi attaccare in quel modo, irrigidì ogni suo muscolo e non indietreggiò.

“ Io credo …” Prese fiato per un istante. “ Credo che fino a prima di perdere la memoria per la seconda volta per mezzo del Chesire C. lei fosse consapevole proprio di essere il mastermind. Tuttavia, proprio il motivo per cui le sono stati rimossi tutti i suoi ricordi riguardanti La Tragedia… riguardano te, Zayasu !”

Con rabbia esplosiva l’albino parve sul punto di saltarle al collo: “ Io mi chiamo COREX !”

L’Ultimate Web Personality resistette senza farsi intimorire: “ Quando tu l’hai costretta a rivelarti cosa sapesse del mastermind le è stata cancellata la memoria! Non capisci? In quel momento si sarebbe rivelata ed il gioco avrebbe avuto fine, per questo Tabata Bussho non gliel’ha permesso !”  

Con slancio indicò il monitor spento sopra la sua testa, come se si aspettasse di trafiggere il principale responsabile della loro prigionia.

“ Le ha cancellato i ricordi di come probabilmente è diventata l’infiltrata, consapevole però che li avrebbe comunque recuperati più tardi… se mai avesse toccato quella maniglia elettrificata !”

Il respiro affannoso dello scrittore di fanfiction si bloccò, dopodiché riprese in maniera molto più lenta. Proprio come un motore in fase di spegnimento, anche tutta l’ira che lo alimentava parve disperdersi in fumo.

Persino i suoi occhi tremavano in un disperato tentativo di opporsi, di negare ancora ed ancora qualsiasi cosa venisse detta.

- Non so come fare !- Realizzò.

 

Approfittando finalmente di quella tregua, la ragazza dai capelli rosa si portò una mano alla fronte in una pausa di riflessione.

Tutti gli occhi erano puntati su di lei, tuttavia, nonostante fosse diventata la protagonista di quel massacro della speranza, non diede affatto spettacolo. Il suo sguardo vagava altrove, e finalmente raggiunse ciò che voleva.

“ Tu cosa ne pensi, Nashi ?”

Il ragazzo inizialmente non comprese l’entità di tale domanda, e ne fu solo molto spaventato.

“ Hai capito cosa sta succedendo, no? Le uniche sospettate sembrano essere Lilith o Kirigiri: una potrebbe non ricordarsi nemmeno di essere il mastermind, mentre l’altra ci ha tenuto nascoste fin troppe cose. Insomma, si vota una o l’altra… tu chi voterai ?” Fredda come un blocco di ghiaccio, la rosa insistette nel trafiggere con i suoi occhi intensissimi quel ragazzo congelato nel tempo.

Lui trasalì, poi riprovò ancora a parlare, ma fu tutto nuovamente inutile. Stava soffocando nel mutismo e nel dolore, trascinato sempre più in basso.

Né Lilith, né Kirigiri gli comunicavano niente. Takejiro, Zetsu, Akagi, Amari ed Ebisawa erano muti: anche loro stavano combattendo per prendere la decisione più importante.

Nessuno aveva davvero tempo per pensare a lui. Eccezion fatta per Nishizaka, la quale con la sua richiesta lo aveva inchiodato al suolo.

 

“ Non era mai successo …” Disse lei, risparmiandolo da un interminabile ed inutile silenzio.

“ Le altre volte era andata diversamente. Hai trovato il colpevole dopo una prova schiacciante, e ci hai convinti tutti a votarlo… questa volta però è diverso, vero ?”

Quando sollevò lo sguardo, nei suoi occhi brillava una rabbia mai vista prima, ben diversa però da quella di Zayasu.

“Tutto ciò che hai fatto fin’ora è stato ripetere le parole di Kigiri e prometterci che ci avresti salvato, mentre invece noi non facevamo altro che diminuire.  Io… come posso sentirmi al sicuro se tu mi prometti che mi proteggerai, che usciremo tutti insieme… quando anche ai nostri compagni ora morti hai detto le stesse esatte parole ?!”

La disillusione, trasformata in rabbia ed alimentata dalla paura della morte in Nishizaka, si trasformò in un proiettile che si conficcò nel petto del ragazzo con estrema violenza.

Lui, accusando in una fitta di dolore inimmaginabile tutti i sensi di colpa di chi aveva tradito, provò a discolparsi:

“ M-Ma! Io ero serio… io volevo davvero salvarli !”

“ Tu non hai mai voluto salvare un cazzo di nessuno, Nashi !” Sbraitò di risposta la ragazza, per poi riprendere fiato e sibilare con tono tagliente: “ O meglio… parli tanto di gratitudine verso i tuoi amici, ma alla fine ti basta stare al fianco di Kirigiri e tutto si risolve sempre.”

Il bruno era sull’orlo delle lacrime, perforato da tutto quel terribile dolore e prossimo al dissanguamento.

“Non ce la fai proprio a votare Kigiri o Lilith, vero? Se fossi io tra i sospettati invece lo faresti tranquillamente, come per Umezawa, Masuku o Iwayama. Kirigiri e Lilith sono speciali perché ti hanno sempre aiutato… ma quelli che hai aiutato tu sono a stento pedine sacrificabili: se moriamo non è poi una così grande tragedia.”

La ragazza strinse i pugni, terminando quell’impeto di rabbia mentre lacrime amare le percorrevano il viso. Durante la sua dichiarazione di dolore non aveva fatto a meno di tremare.

 

“ Nishizaka …” Interrompendo il suo singhiozzio, una voce la raggiunse.

 Per un istante fulmineo, nel suo cervello si proiettò l’immagine di una calda e confortante luce. Percepì il contatto di una mano che avrebbe stretto fino alla fine dei tempi, come quella volta in camera di Nashi.

Si rese conto allora che proprio il ragazzo le stava parlando. Anch’esso piangeva, eppure un sorriso si stava schiudendo sulle sue labbra.

“ Io mi fido di voi tutti ogni giorno di più.”

 

Ricordò il sorriso di Domen Ienobu che provava ad alzare il morale di tutti. Ricordò di quando Iwayama Koan si erse in sua difesa, dopo aver riconosciuto in lui un amico su cui contare. Ricordò quando Mitsuko si era aperta ad accettare di collaborare con gli altri. Ricordò l’entusiasmo di Arima Robun nel renderli tutti partecipi dell’evento che voleva creare. Ricordò l’abbraccio di Fujima Wakuri, ed il sorriso speranzoso di sua sorella Masuku.

Ricordò le ultime parole di Kumagai Yone e di Umezawa Gaho.

“ Questi ricordi che non mi possono abbandonare …” Disse con spensieratezza, portandosi una mano al cuore.

“ … sono la testimonianza che il tempo mi ha permesso di incontrare delle persone meravigliose in questo mondo !” Il suo sorriso macchiato dalle lacrime brillò ancor più radioso negli occhi di Nishizaka, la quale inevitabilmente scoppiò a piangere.

Inaspettatamente il bruno mosse una mano davanti a sé, per poi abbassarla con violenza.

I presenti inizialmente non compresero cosa avesse colpito, ma quando si sporsero verso il suo palchetto rimasero sconvolti.

Con cieca determinazione era stato premuto il bottone della votazione, ma il tabellone indicava un risultato inaspettato. Il primo voto infatti era stato assegnato a Nashi Jonetsu stesso.

“ Proprio perché mi fido… lascerò che siate voi a raggiungere la verità !”            

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Sono lieto di annunciarvi che il prossimo capitolo, ovvero il finale del Chapter 5, è già terminato e verrà aggiornato domani mattina.

Siamo giunti alla fine, insomma. Ma… chi credete che sia il mastermind?

Riuscirà Nashi e gli altri a scoprirlo al termine di questo Class Trial? Ed Akagi sopravvivrà?

La risposta non tarderà ad arrivare, state tranquilli.

Piuttosto, come vi è sembrato il reveal di Kirigiri? So che per molti (leggasi “tutti”) era scontato che fosse proprio lei, ed infatti sin dall’inizio la mia intenzione non era di rendere la sua identità un plot twist mozzafiato. O meglio, per voi lettori non lo è, ma per i personaggi sì.

Le immagini usate nel fascicolo appartengono all’anime Danganronpa THE ANIMATION (l’adattamento di Trigger Happy Havoc) e allo Staff Book di Danganronpa 3: Hope’s Side.

Alla prossima!

P.S: Vi ricordo di seguire la mia talentuosissima amica disegnatrice beriberi su instagram, e se volete anche il mio account da autore.

 

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Capitolo 35
*** Chapter Five (End) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 5: Through The Looking-Glass I Have Found a Loophole In Limbo

(Part 5)  Class Trial

Hammer of Thor

 

 

“ Ciò che sono non è nient’altro che un contenitore in continuo aggiornamento di emozioni, relazioni, sguardi e parole… ricordi.”

Nashi si era premuto una mano sul cuore, ed inclinando tristemente la testa su di un lato, tentò un sorriso per farsi forza.

“ La mia esistenza è la prova che ho vissuto qualcosa con tutti voi, e la vostra esistenza viceversa è la conferma di ciò che sono. Per questo motivo io mi fido di voi… perché siete parte di me !”

Le lacrime sgorgavano sul suo viso mentre il suo cuore esplodeva in quella dichiarazione di fiducia. La prova della sua esistenza racchiusa in poche parole.

 

Nishizaka si accasciò sul suo palchetto, mormorando il suo nome tra le labbra anch’esse bagnate dal pianto.

Nel suo petto bruciava ancora la vergogna di aver mosso delle accuse insensibili ed egoiste verso una persona che, doveva rendersene conto, era capace di amare tutti loro allo stesso modo.

Per Nashi chiunque aveva meritato fino alla fine di avere fiducia, e loro che erano sopravvissuti dovevano tutto ciò che avevano anche a quel coraggio da cui erano stati contagiati.

“ Io …” Lilith ruppe il silenzio proprio in quel momento tanto appassionante.

“ Farò lo stesso.” Dichiarò con il sorriso sulle labbra  e gli occhi ricolmi di un’incrollabile fiducia. “ Forse non sarei capace nemmeno io di aiutarvi a raggiungere la verità… per questo affido tutta la mia vita nelle vostre mani.”

Premette anch’ella sul bottone delle votazioni, ed un voto a suo nome venne aggiudicato.

“ Lo stesso vale per me.” La imitò Kirigiri, votando se stessa.

“ Le mie parole a lungo vi hanno ferito, per questo da adesso in poi mi asterrò dal parlare e lascerò a voi il compito di giudicarmi …” Seppur con sguardo pentito, sollevò il capo per accettare qualunque giudizio sarebbe sopraggiunto.

 

I restanti ragazzi a quel punto si guardarono l’un l’altro, essendo diventati d’improvviso i veri e soli giudici della loro vita.

“ Un voto a Nashi, uno a Lilith e uno a Kirigiri …” Osservò Zetsu, lanciando un’ultima occhiata all’amico per poi concentrarsi. “ Noi siamo in sette. Non c’è alcuna possibilità di pareggio o di uno stallo …”

Akagi annuì con somma serietà: “ Il voto sarà decisivo.”

Amari fino ad allora non aveva fatto altro che tremare per la paura, però dopo il discorso di Nashi aveva compreso quanto fosse importante che lei collaborasse assieme a tutti. Così, rimboccandosi le maniche, squadrò i suoi compagni:

“ Ce la possiamo fare: troviamo il mastermind e salviamo Akagi !”

L’Ultimate Rhythm Game Player si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, mollando la presa sulla sua facciata rigida e severa. Anche Nishizaka a quel punto raddrizzò la schiena, e più speranzosa verso un nuovo futuro, accettò quella sfida.

 

La domanda tanto attesa annunciò la ripresa del Class Trial:

“ Chi è allora il mastermind, Lilith o Kirigiri ?” Fu Ebisawa ad aprire la questione.

Molti sguardi dubbiosi si agitarono tra i palchetti, aleggiando in un silenzio inquieto.

L’Ultimate Web Personality notò allora qualcosa di strano.

“ Ehm… non hai niente da ridire stavolta ?” Domandò stranita, rivolgendosi ad un Ultimate Fanfiction Writer insolitamente silenzioso e riflessivo.

Zayasu si scostò una mano dalla bocca, e con espressione marmorea le rispose:

“ Sto valutando tutte le prove per difendere Lilith da questa accusa. Spero che in questo modo mi crederete.”

“  Ci sono delle prove ?” Amari si dimostrò parecchio sorpresa da quella risposta: “ Alleluia! Pensavo che stessimo brancolando nel buio.”

Lo scrittore sembrava essersi animato di un’incredibile forza di volontà, controllando tutta la rabbia di prima per focalizzare le sue energie nel ragionamento.

“ Certamente… adesso ci occorre però tornare a parlare dell’attacco ad Akagi, ed in questo modo vi dimostrerò che solo e soltanto Kirigiri è il mastermind !

“ Questo è inaccettabile.” Accogliendo la sfida con un ghigno provato dalla fatica, ma ugualmente carico di vigore, Takejiro lo contraddisse.

“ Questo perché Lilith è il mastermind !

 

“ Assolutamente ridicolo !” Sbottò di risposta l’albino, scostandosi una ciocca di capelli da davanti agli occhi con sdegno.

“ Parlando dell’attendibilità di una testimonianza piuttosto che di un'altra… quella di Kirigiri non ha niente che possa supportarla! Sappiamo per certo che per lei non c’è stato alcun aggressore. Perché dovremmo fidarci di qualcuno che ha inscenato un attacco ed infangato le prove ?”

“ Testimonianza? Ti riferisci per caso alla mia telecamera ?” Domandò a quel punto Amari, storcendo il naso in disaccordo.

“ Perché in quel caso le riprese sono del tutto compromesse a causa dell’umidità: non si è visto nessun aggressore nemmeno per Lilith.”

Il ragazzo sbiancò di fronte a quella dichiarazione.

“ P-Però …” Intervenne Nishizaka. “ Sappiamo che Kirigiri ha finto di esser stata attaccata! L’ha anche ammesso !”

“ Nulla vieta anche a Lilith di aver finto.” Fu il suggerimento di Ebisawa. “ Soprattutto nel caso lei fosse intenzionata a confonderci sin dall’inizio …”

 

“ Confonderci? In che modo ?”

Zetsu non pareva convinto proprio per niente della possibilità che Lilith fosse la colpevole di quel caso. Nonostante per tutta la sua convivenza nella torre sentisse di dovere molto alla detective, dopo la sua svelata identità aveva cambiato totalmente modo di guardarla.

Il tradimento era percepibile nel suo sguardo ogni volta che pensava a lei.

“Mentre di Lilith abbiamo la certezza che, appena entrata in bagno sia stata colpita, non abbiamo la registrazione di cosa abbia fatto Kirigiri. Ricordate, la telecamera è stata spenta dopo l’attacco a Lilith all’01:15, questo è poco ma sicuro !”

A quel punto trasse un profondo respiro, sentendo i presenti ammutolirsi attorno a lui.

“Per quel che sappiamo, Kirigiri potrebbe anche aver fatto bere ad Akagi il veleno !”

“ Qui ti sbagli !” Intervenne però Akagi, recuperando una situazione abbastanza disperata e senza altre via di fuga con grande sicurezza.

Si puntò poi il petto: “ In realtà il veleno mi era stato fatto bere prima del mio risveglio, quando sono stato attaccato… in poche parole, il mio destino era già segnato! Per Kirigiri che senso avrebbe avuto ritornare sul luogo del delitto ?”

Lo sguardo dell’Ultimate Rhythm Game Player si riflesse negli occhiali del verde, mostrando tutta la tenacia di un ragazzo che non si era davvero arreso alla morte.

 

“ Lasciatemi spiegare come credo sia andata, invece: Lilith mi ha portato in bagno, poi ha aperto la porta per fingere che fosse entrato qualcun altro dopo avermi attaccato, in modo quindi da ingannare la registrazione. Così ha rotto la bottiglia ed ha spento la registrazione della telecamera, procurandosi una ferita e facendosi trovare svenuta… con l’intento di incastrare Kirigiri !”

Quella nuova versione della realtà spiazzò i presenti come una ventata di novità o un raggio di luce all’interno di un vicolo cieco buio.

 Di colpo una nuova strada da percorrere era apparsa.

“ Cosa ?!” Ciò nonostante, qualcuno non sembrava voler accettare una simile possibilità.

“  Incastrare Kirigiri?! Ingannare la registrazione ?!” Ripeté Zayasu, stavolta tornando a schiumare dalla bocca per la collera.

“ Queste sono accuse pesanti! Stai dicendo quindi che Lilith sia stata intenzionata sin dall’inizio ad ingannarci e quindi ad ucciderci tutti! Questo potrebbe essere solo il fine ultimo di un sadico assassino, di un Ultimate Despair !

 

“ Di un Ultimate Despair… o forse anche di Junko Enoshima.”

Quando quel nome venne pronunciato di punto in bianco da Takejiro, sui presenti piombò un velo di sgomento, capace di pietrificarli tutti sul posto.

Persino Zayasu ammutolì, guardando incredulo il corvino e la sua espressione convinta.

“ Junko… Enoshima ?” Ripeté Amari, sfiancata da quella discussione, ma ugualmente spaventata.

“ Parli dell’Ultimate Despair di cui abbiamo scoperto l’esistenza al Terzo Piano ?”

“ Se non sbaglio nella lettera del preside della Hope’s Peak era stato detto che noi studenti dovevamo stare al sicuro lontani da lei. Effettivamente dava l’aria di qualcuno di pericoloso …” Ebisawa venne attraversato da un brivido.

In quel momento però lo scrittore di fanfiction sembrò aver recuperato l’uso della parola, tanto che sbraitò in direzione dell’Ultimate Liar.

“ Ancora con questa accusa? Ci avevi già provato durante il processo per la morte di Fujima ad incastrare Lilith con questa storia di Junko Enoshima. Vi ricordate?! Eravamo sul punto di rischiare la vita soltanto per questa sua sciocca convinzione, e-”

“ Visto che parliamo di quella lettera trovata al Terzo Piano …” La voce bassa di Takejiro lo interruppe senza alcun problema, facendo risaltare un’inamovibile forza dentro di sé.

 

“ La Tragedia non accenna a fermarsi, neppure dopo averci danneggiato gravemente durante gli scorsi giorni. Chiediamo che gli studenti rimasti in vita vengano trasferiti alla Sede Secondaria della Hope’s Peak Academy, dove rimarranno lontani da Ultimate Despair e da Junko Enoshima. Sedici studenti rimarranno qui nella Sede Principale, secondo le norme di sicurezza.”

 

“Attualmente solo due studenti non sono più rintracciabili, ovvero ██████████ e ██████████.

Affidiamo i superstiti studenti della Hope’s Peak Academy a voi, con la speranza che La Tragedia abbia fine.

Ci affidiamo al Preside della Sede Secondaria, ██████████

Firmato: Il Preside ██████████

Data: ██████████

 

“ Non credete che con le recenti informazioni possiamo svelare alcuni misteri ?”

I suoi compagni si guardarono dapprima un po’ confusi, per poi iniziare a pensare. Soltanto Zayasu rimaneva immobile per lo stupore.

“ Forse i nomi dei presidi !” Intuì Zetsu, ricordandosi alcune frasi rispettivamente di Lilith e Kirigiri.

“ Kirigiri Jin è… o meglio, era il preside della Sede Principale. Invece il preside della Sede Secondaria, dove noi siamo stati trasferiti, si chiama Tabata Hideyoshi. Sicuramente risale a più di qualche anno fa …”

“ Tre anni, per l’esattezza.” Aggiunse l’Ultimate Detective.

“ Giusto, noi siamo stati trasferiti dalla Sede Primaria alla Sede Secondaria …” Il volto di Nishizaka si illuminò con questa realizzazione. “ Solo che tutti i nostri ricordi inerenti a questo periodo ci sono stati rimossi !”

L’Ultimate Liar però la interruppe con sguardo serio.

“ Non siamo stati trasferiti tutti. La lettera dice sedici studenti… noi partecipanti all’inizio eravamo diciotto.”

Persino Nashi allora intervenne, coinvolto da quella trascinante fiumana di rivelazioni: “ Kirigiri non è stata trasferita, perché se suo padre era ancora in vita, vuol dire che lei per allora doveva ancora prendere parte alla Killing School Life.”

Anche Kirigiri stessa annuì, ed a quel punto un’inesattezza risaltò a tutti.

“ Tolta Kirigiri… la nostra classe è formata proprio da sedici studenti.” Mormorò Ebisawa, lasciandosi lentamente inglobare dalla verità.

“ E… chi non era in classe con noi …” Akagi non ebbe nemmeno bisogno di terminare la frase, perché per allora gli sguardi erano totalmente concentrati su di un solo punto.

 

 

“ Abbiamo avuto l’infiltrata sotto gli occhi per tutto questo tempo, ma solo adesso ne possiamo svelare completamente l’identità… !” L’Ultimate Memory strinse i denti, irrigidendosi per difendersi dal dolore che gli avrebbero procurate le prossime parole.

“ Ora lo so che sei tu… Lilith Kurenai, o chiunque tu sia in realtà !” Urlarono lui e Takejiro all’unisono, puntando i loro indici verso l’Ultimate Majokko.

La ragazza a quel punto si irrigidì completamente, come in reazione ad una scarica elettrica. Sbarrando gli occhi e portando le mani in una posizione di difesa, arretrò appena.

Nashi chinò il capo, percependo ugualmente gli sguardi sospesi dei suoi compagni.

La verità andava ancora una volta svelata.

 

Tutto è iniziato mentre noi dormivamo, così come la vittima, Akagi Aozame. Verso le ore 01:00 verrà condotto in bagno nel sonno, e gli sarà fatto bere un tipo di veleno recuperato probabilmente dall’Armeria: l’Ultimate Poison Ripoff, il quale l’avrebbe ucciso in un paio di ore.

In seguito il suo assalitore l’ha svegliato avvolgendogli una cintura attorno alla gola fino a fargli perdere i sensi. Poco dopo, all’01:15, l’assalitore rimasto in bagno fingerà che qualcun altro sia entrato, e sia stato attaccato con la bottiglia del veleno ormai vuota. Durante questi momenti, sicuramente si era accorto di come Amari avesse piazzato una telecamera per sorvegliare il bagno: a causa però della forte umidità, la lente si è appannata, non garantendo alcuna testimonianza, se non relativa agli orari.

Tuttavia l’assalitore dopo ha rotto la bottiglia e spento la telecamera, in modo da non fornire alcun alibi a colei che voleva incastrare: Kirigiri Kyoko!

A causa della volontà di farci apparire Kirigiri come nostra nemica, e di aver portato dall’Armeria un veleno che avrebbe fatto proprio all’occorrente di un piano tanto contorto… i sospetti cadono su qualcuno intenzionato ad  ucciderci tutti in modo garantito.

 

“ Il colpevole è… il mastermind !

 

“ Io… sarei ?”

L’eco delle parole di Lilith risuonarono senza speranza in quel crudele destino.

D’improvviso, senza che nessuno potesse prevederlo, una cortina di fumo si innalzò dai suoi piedi, investendola del tutto. Nascosta dall’esplosione fumogena, una figura sconosciuta parlò con ben due voci differenti.

“ Io… chi sono… in realtà ?”

“ Junko Enoshima, ecco chi !”

 Una staffa simile ad uno scettro venne fatta vorticare in aria per disperdere il fumo, creando al contempo un mulinello di coriandoli danzanti e piccole scintille ignee.

La seconda voce ad aver parlato apparteneva senza dubbio all’essere che si rivelò in quel momento, e questo i presenti lo intuirono da un semplice dettaglio: si trattava di qualcuno che non avevano mai visto prima.

I capelli rossi, gli occhi verdi e tutto dell’aspetto fisico avrebbero riportato senza dubbio a Lilith Kurenai, fatta eccezione per i capelli ora legati in due code laterali, però attorno all’identità di quel volto familiare aleggiava una nota discordante. Sembrava che un insignificante dettaglio celato in lei nascondesse in realtà un pericolo mortale.

 

 

La ragazza sollevò l’indice al cielo in una posa vittoriosa, mentre con l’altra mano si accarezzò le labbra in un malsano gesto sensuale.

“ O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla… si addice parecchio a voi, non credete?! Nishishishishi !” Le sue labbra si piegarono in un ghigno mentre scoppiava a ridere sguaiatamente.

I nove studenti attorno a lei la guardarono con sommo sgomento, e pietrificati di fronte a quella rivelazione sorprendente non osarono aprire bocca.

“ Questo è impossibile …” Tutti tranne Kirigiri, la quale aveva perso ogni colorito nel volto.

In pochi prestarono attenzione alle sue parole, proprio perché la sconosciuta riprese a parlare con voce cantilenante.

“ Sì, sì, è comprensibile! Già dopo tre volte può sembrare una giustificazione banale, e poi chissà in quanti altri posti avrete sentito sempre la stessa storia …” Il suo sorriso si spalancò alla massima estensione.

“ Però è così! Non ci potete fare niente: la colpa è ancora una volta di Junko Enoshima !”

 

Solo la sua risata rimbombò nella sala silenziosa, finché qualcos’altro non sopraggiunse. Un urlo.

“ Oddiosantissimoaiutooo !” La voce di Ebisawa si era persino rotta per un istante durante quel grido atterrito, proveniente dal profondo del suo cuore.

Al suo fianco Amari si strinse nelle spalle in un disperato tentativo di difendersi, o di nascondersi.

“ A-Aiuto… aiuto… cosa succede ?” L’Ultimate Web Personality sembrava aver perso totalmente il senno, continuando a ripetere sempre le stesse frasi mentre i suoi occhi guizzavano da una parte all’altra. Tutto, purché non si focalizzasse su quella figura estranea.

“ Junko… Enoshima ?” Ripeté Zetsu, e la sua gola parve divenire di colpo così secca da impedirgli di dire altro. Inevitabilmente iniziò a tremare come una foglia al vento.

Akagi rimase muto, ma con un’espressione sconcertata sul suo volto pallido, privo ormai di ogni appiglio alla realtà.

 

“ L’Ultimate Despair… l’Emissaria della Disperazione… finalmente ti sei ricordata chi sei.” Grugnì Takejiro, e allora la rossa si voltò verso di lui.

“ Eh?! Ah… sì, certo.” Rispose con nonchalance, per poi zittirsi di colpo. Passò qualche secondo prima che incominciasse a ridere nervosamente, fino a mantenersi la pancia.

“ Fregati una volta? No! Vi ho fregati ben due volte e la disperazione adesso è ancora più grande! E-si-la-ran-te… te-ran-la-si-e! Se volete adesso fingo di nuovo di aver perso la memoria e di essere la vostra amichetta, ma poi tra qualche giorno vi svelo un plot twist diverso e vediamo come reagite: dai! Facciamolo? Vi prego! Che ne pensate ?!”

Nel suo sproloquio completamente folle si poteva intuire come appartenesse ad un altro pianeta rispetto a loro, e a Lilith stessa.

Junko Enoshima era come una nuova specie scoperta: incomprensibile, aliena, e con un potenziale così ignoto da indurre solo e soltanto terrore.

In  tutto questo, una persona sola non aveva mai smesso di guardarla.

“ Che c’è Corex? Anche tu ti aspetti il monologo della scorsa volta, oppure desideri un trattamento nuovo ?” Domandò la Disperazione all’albino, sporgendosi verso di lui per mettere in mostra la scollatura del seno mentre gli ammiccava.

Zayasu Korin era rimasto immobile al suo posto, come una statua capace di resistere anche alle intemperie. Le sue guance erano rigate da calde lacrime, eppure la sua espressione era contratta, stoica, animata da un’inspiegabile coraggio che gli impediva di perdere la speranza.

Non arrendendosi infatti alla disperazione, lo scrittore manifestava una ribellione silenziosa a cui tutti assistettero con stupore.

“ Ehi! Non è divertente se non parli più.” Si lamentò la rossa, giocando ad attorcigliarsi una ciocca di capelli. “ Sicuramente hai meno linee di dialogo di molti dei presenti, se parlassi faresti solo bella figura !”

 

“ Cosa credi di fare?! Non ci fai più paura, brutta puttana pazza !” Nishizaka strillò così forte da far vibrare il suo stesso corpo, riprendendosi dal torpore indotto dalla paura.

Sembrava che lo spirito combattivo si fosse risvegliato in lei a partire da una piccolissima apertura, uno spiraglio di speranza.

“ Sei tu il mastermind! Sei tu la colpevole! Stavolta niente… ti può… salvare !”

Akagi, sentendo le sue parole, venne attraversato una scarica di brividi, tuttavia non riuscì a dar fiato alla sua bocca per parlare.

“ Sì! Esatto.” Annuì energicamente Zetsu, tirando su col naso mentre cercava di riacquistare compostezza. “ Dobbiamo votare lei, vero ragazzi ?”

Presi dal panico, in molti avevano già premuto il pulsante indicando proprio l’Ultimate Majokko.

Questa sollevò gli occhi al cielo: “Oh, andiamo! Nemmeno il tempo per un monologo da boss finale decente ?”

 

“ Takejiro …” Ignorando completamente qualsiasi cosa stesse accadendo, l’Ultimate Fanfiction Writer si rivolse al corvino con calma e naturalezza, come se si trovassero in una camera isolata dal processo.

Il suo volto duro non nascondeva per niente due occhi ardenti dal furore, ancora una volta focalizzati proprio sul ragazzo.

“ Credi davvero che sia la cosa giusta da fare, che questa sia la verità ?”

“ So già che non hai votato per lei, quindi perché vuoi che ti convinca di qualcosa che non farai ?”

“ Perché voglio che tu sia consapevole… che ti odierò per sempre da ora in poi.”

L’Ultimate Liar sentì gravare sulle spalle il peso di quella responsabilità, realizzando così per la prima volta cosa significasse prendere a cuore i sentimenti degli altri.

Ciò che stava spingendo tutti a fare era contro ogni volontà di Zayasu, eppure lui non poteva far niente per evitarlo. Indirettamente aveva spezzato ogni sua illusione, trascinandolo ancor più nella disperazione quando il suo scopo era portare tutti verso la speranza.

- La verità … - Si rivolse a Nashi, prima di assegnare l’ultimo dei voti. -… è ciò che io creo nella mente delle persone. Una bellissima prigione di bugie.-

 

“ C’è qualcosa che non va !” Esclamò l’Ultimate Detective, ma era ormai troppo tardi.

Il gigantesco monitor si accese, proiettando il messaggio di Tabata Bussho.

“ Ora che le votazioni sono state completate, il destino del colpevole è segnato: uscirà di qui o sarà condannato a morte? Lo studente con la maggioranza di voti a proprio carico si dovrà dirigere in bagno, e lì scopriremo tutti chi meriti di sopravvivere …”

Lasciandoli con quell’enigma, il mastermind sparì dalla loro vista.

Tuttavia adesso gli Ultimate Students erano concentrati sulla ragazza dai capelli lilla, la quale aveva pronunciato delle strane parole.

“ Non è possibile che lei sia Junko Enoshima !” Gridò a gran voce Kirigiri, fino al punto da affannarsi.

“ Junko Enoshima è morta al termine della Killing School Life! Vedete, c’è anche scritto sul resoconto della Future Foundation …”

 

Resoconto della Future Foundation riguardante la Killing School Life (a.k.a Killing Game della classe 78 della Sede Principale della Hope’s Peak Academy)-

I sopravvissuti soccorsi dalla Sede Principale ammontano a sei, e tutti loro sono stati integrati come membri della Future Foundation.

Va menzionato che lo studente Makoto Naegi ha ottenuto il titolo di Ultimate Hope per aver sconfitto Junko Enoshima, l’Ultimate Despair infiltrata nel gioco;

 

“ Non è possibile che Lilith sia Junko !”

“ Morta…? Junko Enoshima è morta ?!” Ripeté allora Takejiro, e parve che ogni convinzione avesse abbandonato la sua mente.

La ragazza dai capelli rossi assistette a quella scena in silenzio, smettendo di comportarsi come aveva fatto fin’ora. La sua bocca non presentava più un ghigno, bensì un sorriso indecifrabile.

“ Era ciò che volevo dirvi sin dall’inizio… però …”  Quando la detective provò a parlare ancora, però, Nashi la interruppe con voce strozzata.

“ Che cosa vuol dire… Lilith ?” Era scoppiato di colpo in lacrime, e con sguardo supplicante si rivolse a qualcuno che stava disperatamente cercando di riconoscere attraverso un velo di bugie ed inganni.

Attese per secondi, minuti, ore e giorni, o forse così apparve alla sua mente stremata.

In realtà bastò poco prima che Lilith piegasse le labbra, smorzando la sua espressione gioviale.

“ Già … vi ho mentito.”

 

Nella confusione generale, la ragazza  si accarezzò le braccia con fare timido: la sua personalità era ritornata a quella di pochi istanti prima. Era la Lilith di sempre.

“ Me lo sentivo.” Una voce anticipò qualsiasi sua parola, facendole sollevare il capo con un sussulto.

Lo scrittore di fanfiction ora aveva addolcito la sua espressione, e come se avesse lasciato andare un pesante fardello sulla sua coscienza, ora sorrideva con il cuore.

“ Sapevo che tu non potessi essere Junko Enoshima, la mastermind.”

La ragazza ricambiò teneramente il sorriso, per poi venir interrotta da un singhiozzo.

“ Tu hai sempre creduto in me… e fino alla fine sei l’unico che io non sia mai riuscita ad ingannare.” Ammise mentre il suo volto si colorava di rosso e le prime lacrime commosse sgorgavano dai suoi occhi.

Takejiro guardava nel vuoto con gli occhi spalancati, mormorando tra sé e sé in preda a chissà quale intenso flusso di coscienza.

“ Non è il mastermind?! Ci siamo sbagliati ?” Nishizaka sembrava aver realizzato quanto quella situazione nascondesse in realtà un’incombente e terribile morte, in agguato proprio per loro.

“ Abbiamo sbagliato… a votare il colpevole ?”

L’Ultimate Memory percepì improvvisamente tutti i suoi arti pesare svariate tonnellate, e sconfitto da quel peso si sentì sprofondare nel suolo. Fu solo per un istante, ma il suo volto sbiancò e i suoi occhi persero colore.

Era sul punto di piombare nella disperazione più nera, quando uno dei presenti si fece avanti dopo essersi schiarito la voce.

“ Non è vero! Non abbiamo sbagliato a votare il colpevole …” Akagi socchiuse gli occhi, ed inspirando profondamente continuò la frase che tanto aveva messo sulle spine i suoi compagni:

“ … perché non c’è nessun colpevole !”

 

Una simile affermazione lasciò i presenti nell’incertezza, talmente sconcertati da distrarsi da quell’opprimente paura che aveva attanagliato i loro cuori.

“ Intendi… perché non sei ancora morto ?” Domandò Zetsu, per poi scuotere la testa nervosamente.

“ M-M-Ma morirai presto! È per questo che si è tenuto questo processo !”

L’Ultimate Rhythm Game Player non dovette nemmeno esprimere a parole la sua inamovibile posizione: bastò la fermezza del suo sguardo per far ammutolire il ragazzo occhialuto.

La pressione emanata dal suo corpo era tanto energica e decisa da sovrastare chiunque.

“ In realtà anche io vi ho mentito.”

“ Troppi plot twist! Bastaaa !!” Strillò esasperata Amari, ma il ragazzo non smise di parlare.

“ Come già vi ho detto, non appena risvegliatomi la seconda volta in bagno intuii dalla bottiglia in frantumi attorno a me di esser stato avvelenato. Ebbene… forse qualcuno di voi potrà aver già notato qualcosa di strano.”

A quel punto Zayasu sollevò un sopracciglio, sentendosi coinvolto da quel discorso. Gli bastò far mente locale per qualche secondo, dopodiché disse:

“ I frammenti della bottiglia erano macchiati di sangue sul lato esterno, ma all’interno erano perfettamente asciutti.”

“ In che senso asciutti ?” Intervenne Takejiro, questa volta ancor più sorpreso di prima.

Persino Lilith non sembrava star credendo ad un simile risvolto, e la sua incredulità bastò a spaventare sia Nashi che Kirigiri.

“ Asciutti vuol dire asciutti: non presentavano neppure una traccia di ciò che doveva aver contenuto. Né una goccia, né un odore, o nemmeno delle macchie umide.”

Le sue parole non sembrarono trovare comunque alcun senso, ma fu allora che il ragazzo dai capelli viola fece qualcosa di imprevisto: dalla tasca della sua felpa estrasse una bottiglia contenente del liquido violaceo.

L’etichetta sulla bottiglia era molto colorata, e non ci volle molto affinché tutti riconoscessero il brand della bevanda.

“ Panta… semplice Panta all’uva.” Sibilò tra i denti Akagi, svitando il tappo. Con uno sguardo mortalmente serio bevette un sorso in appena un secondo, per poi tornare a guardare i suoi compagni.

“ L’ho trovata nella mia tasca mentre voi svolgevate le investigazioni. Il sapore, non lo avevo riconosciuto in quel momento, ma… è lo stesso che ho sentito nella mia bocca mentre mi stava attaccando il mastermind !”

“ Sapore di Panta ?!” Esclamò Nishizaka.

“ Esatto. Non veleno, ma Panta. Quella bottiglia di veleno invece non è mai stata piena sin dall’inizio !” Il ragazzo dai capelli vola a quel punto si voltò, mostrando solo la sua larga schiena ai presenti.

“ Avevo già intuito com’erano andate le cose… il mastermind aveva cercato di incastrare sia Lilith che Kirigiri, in quanto sono tra di noi i sopravvissuti più sospettosi per quanto riguarda il loro passato, ma più pericolose a causa della loro fortuna e del loro talento nelle investigazioni. Dovresti aver capito questo dal water intasato, ho ragione, Kirigiri ?”

La ragazza dai capelli lilla percepì lo sguardo del ragazzo su di lei, nonostante non si fosse nemmeno voltato. Con la tensione crescente nella sua gola, dovette impiegare un grande sforzo per parlare.

“ Sì… ovviamente per infangare al meglio le prove mi sarei sbarazzata completamente della cintura, ma in quel momento il water era stato intasato e non ho potuto far niente. Adesso comprendo che sia stato proprio il mastermind a fare ciò.”

Il videogiocatore annuì con fare comprensivo. Nella sua calma si respirava la gentilezza di sempre, un altruismo che l’aveva spinto a preoccuparsi per i suoi compagni in quella sventura.

“ Ad ogni modo, il mastermind mi aveva dato l’opportunità di capire che tutto ciò che voleva era solo incastrare Kirigiri o Lilith, senza in realtà attentare alla mia vita. Se solo avessi voluto mi sarei potuto sbarazzare di questa Panta, e non ci sarebbero state prove per scagionare il mio presunto assassino …”

In quel momento Nashi rivide chiaramente il sorriso che Akagi stava tanto nascondendo: era stato proprio qualche ora fa, durante le investigazioni.

- Vero… Akagi si è offerto di aiutarmi a sturare il water. In quel momento avrebbe potuto gettare lì la bottiglia.-

 

 

 “ Quindi non c’è alcun veleno.” Ebisawa si lasciò andare ad un profondo sospiro di sollievo, ma in seguito il dubbio ritornò a preoccuparlo.

“ Aspetta! Questo vuol dire che Lilith non centra niente ?”

L’Ultimate Majokko rispose all’Ultimate Radio Host con un tenue sorriso imbarazzato.

“ No. Se mi fossi davvero ricordata di essere io stessa il mastermind, o peggio ancora qualcuno come Junko Enoshima, mi sarei tolta la vita senza pensarci due volte !”

“ Ma non è andata così !” Zayasu corse verso di lei, fino a raggiungerla e cingerla tra le sue braccia con tutta la forza di cui disponeva.

La ragazza si lasciò avvolgere in quell’abbraccio spassionato, ed insieme i due piansero mentre tutto il mondo assisteva.

Un respiro di vita animava lo spazio circostante, come in una danza perpetua tra le ombre.

La luce al neon tremolava. I due avevano chiuso gli occhi.

 

“ Di me ti sei sempre potuto fidare, o no ?”

“ Riuscirò mai a combinarne una giusta, Lilith? Ho sbagliato un’altra volta, sono proprio senza speranza !”

“ A me non importa se hai ragione o torto, tu sei qui con me... e tu sei il mio Corex.”

- Chissà se in un altro mondo, lontano e diverso da questo… potremmo rimanere insieme e felici proprio come adesso ?-

 

Una musichetta diabolica risuonò nel silenzio, interrompendo qualsiasi danza e paralizzando qualsiasi vita.

Il monitor gigante si accese, stavolta presentando qualcosa di assolutamente terrificante:

“ Tempo scaduto! Colui che ha il maggior numero di voti sarà giustiziato come colpevole !” Il ghigno affilato di Tabata Bussho sembrava già macchiato di sangue, come le zanne di un predatore dopo aver sbranato la sua preda.

Tutti i presenti, venendo illuminati dalla luce del display, poterono riconoscere nell’altro la loro stessa espressione congelata dall’orrore. Non ebbero nemmeno il tempo di chiedersi, o comprendere, ciò che stesse accadendo.

Zayasu e Lilith, l’uno con la testa poggiata sulla spalla dell’altro, avevano appena spalancato gli occhi, percependo sulle loro schiene una presenza opprimente e malsana.

D’improvviso, come artigli mortiferi, dei cavi terminanti in delle manette catturarono l’Ultimate Majokko dalle caviglie, dai polsi e persino dal collo. La ragazza, vedendosi sollevare di qualche centimetro dal pavimento, soffocò un urlo strozzato.

Le braccia dell’albino persero la forza attorno al suo corpo, come un bambino che lascia scivolare un palloncino in cielo.

“ Che vuol dire tutto questo ?!” Gridò terrorizzata Nishizaka, arretrando con le mani premute sul viso.

La sua domanda avrebbe senza dubbio raggiunto tutti nel silenzio agghiacciante della sala, se solo un urlo non avesse sovrastato qualsiasi cosa.

“ LILITH !!”   Takejiro aveva aperto la sua gola per lasciar fuoriuscire tutta la sua voce, nel disperato tentativo di riportare Lilith tra di loro.

 

Non c’era modo. L’esecuzione senza giustizia era giunta, e c’era solo da perire in silenzio.

Questo era stato il pensiero della ragazza dai capelli rossa, la quale non era stupida e non voleva illudersi più di una falsa speranza, anche di fronte all’evidenza. Aveva compreso istantaneamente quando la morte l’avrebbe colta, cancellandola dall’esistenza ed annullando così tutti i suoi sforzi, il suo amore ed i suoi sogni.

Tuttavia, la triste rassegnazione raggiunse una fine. Come se avesse toccato il fondo, e avesse iniziato a traboccare dal suo corpo, presto lasciò spazio a qualcos’altro.

- Io… ho fatto delle cose orribili in vita mia.-

 

“ Io sono cattiva fino al midollo !”

 

- Però, nonostante ciò… è così sbagliato …-

Dai cavi vennero trasmesse potentissime scariche elettriche, le quali si propagarono in tutto il suo corpo come fiumi di energia. L’elettricità le percosse le membra e ne strappò la pelle, illuminando persino il suo sangue come se fosse una stella.

Impotenti, gli altri studenti piangevano dal dolore ed osservavano la sua brutale morte.

Lei tuttavia non provava più alcuna sofferenza.

- È così sbagliato… voler vivere ancora un po’ per fare del giusto ?!-

 

Il suo corpo udì questa preghiera, donandole un ultimo accenno di forza.

- Vivere… vivere… vivere… - Si ripeteva, mentre le sue braccia e le sue gambe si muovevano per resistere ai cavi che la imprigionavano.

- … vivere… vivere… vivere…- Era stata così a lungo ossessionata da quel desiderio.

Avanzando a mezz’aria, nuotando tra le scintille provenienti dal suo corpo mentre esplodeva dall’interno, raggiunse con una mano il volto esterrefatto di Zayasu Korin.

- VIVETE !- Lilith sorrise, accarezzando con la punta delle dita il volto dello scrittore.

Questo venne attraversato da un brivido di paura, prima che la scarica elettrica si propagasse anche in lui, folgorandolo ed illuminandolo in un’esplosione di luce.

 

Accadde tutto troppo in fretta: dal pavimento si sollevò una lastra di cemento, sostenuta da un’asta sottile che si congiungeva a terra.

Il fianco del gigantesco cubo, ora sospeso a mezz’aria, presentava una scritta: Hammer of Thor.

Proprio quel grottesco martello, simbolo di una giustizia non divina ma diabolica, si abbatté sul corpo della ragazza e ne terminò la vita all’istante.

Ogni supplizio ebbe fine in quell’istante, ed il ragazzo albino si ritrovò soltanto con una mano tranciata di netto all’altezza del polso, ancora poggiata sulla sua guancia.

Lui svenne, mentre del fumo ancora si sollevava dai suoi vestititi, capelli e carni bruciate.

 

Gli studenti si radunarono attorno a quello spettacolo macabro, mentre ormai si respirava una crudele ed ironica aria di pace. In cuor loro sentivano che nulla di male sarebbe accaduto, perché tutto era giunto ad una fine.

“ L-Lilith …” Continuava a singhiozzare Zetsu, assieme a Nishizaka, Amari ed Ebisawa.

Persino Kigiri dovette spendere molta concentrazione per placare il suo respiro affannoso, osservando il lago di sangue che si espandeva attorno al blocco di pietra piombato al suolo.

Il suono della voce dell’amica che richiamava il suo nome vibrava ancora nell’aria, come un sogno o forse un incubo.

Intanto, prontamente Nashi si era chinato per raccogliere il corpo martoriato di Zayasu.

Nel momento in cui lo toccò, questo tossì violentemente del sangue dalla bocca, senza però riacquistare lucidità nei suoi occhi.

- Sembra ancora vivo. Ma cosa è successo ?- Si domandò il ragazzo, pervaso da un angoscioso presentimento.

L’ultima azione di Lilith, quasi si potrebbe considerare la sua ultima volontà, era stata di raggiungere il suo amato a tutti i costi. Eppure, lui l’aveva vista bene, negli occhi di lei brillava una luce ben diversa dal solito.

Determinazione, speranza, coraggio: qualsiasi cosa avesse voluto fare, ci era riuscita solo perché ci aveva creduto fino in fondo.

- Come il sacrificio di Kumagai per Umezawa… non può esser stato un gesto casuale.-

 

“ Takejiro …” L’Ultimate Detective si voltò a quel punto verso il corvino, trovandolo cupo ed in silenzio. Anche lui era tormentato da quella visione, con il sangue della loro amica che ormai gli macchiava gli stivali.

“ Ci devi delle spiegazioni.” Disse duramente la ragazza, al che lui sollevò appena il capo.

“ Se per questo anche tu …”

“ Non è il momento di litigare adesso !” Li interruppe prontamente Amari, ancora con il volto fradicio per le lacrime. “ Vi rendete conto di cosa è appena successo? P-Perché io no… e vorrei comprendere tutto questo, piuttosto !”

 

 “ Tabata Bussho ha detto che il tempo era scaduto, così doveva uccidere colui che aveva il maggior numero di voti… ma questo non ha senso.” Sussurrò Nashi, cedendo il corpo di Zayasu a Zetsu.

“ Da quando in qua vale una simile regola ?” A dimostrazione di quanto aveva detto, Akagi fece notare a tutti che nel Regolamento del K.E.C.C non ci fosse nulla di simile.

Il bruno a quel punto cercò di far mente locale su tutto ciò che era accaduto riguardante Lilith ed il mastermind: le due persone più importanti nel processo appena concluso.

 

“ A dirla tutta, non so chi sia davvero il mastermind tra di noi. Però mi ha dato un indizio, e se dovessi arrivare al Quinto Piano di questa torre potrei finalmente svelare la sua identità …”

“ … il mastermind mi aveva dato l’opportunità di capire che tutto ciò che voleva era solo incastrare Kirigiri o Lilith, senza in realtà attentare alla mia vita …”

 

Fu così che il presagio divenne una nefasta conferma della realtà.

“ Questo processo… è stato truccato dai mastermind !”

“ I… mastermind ?!” Ripeté Ebisawa, sentendosi a disagio solo nel pronunciare quella parola portatrice di sventure. “ Vuoi dire tutti e due? Sono vivi entrambi, no? D’altronde, se Lilith è morta e questo gioco non si è fermato …”

“ Significa che lei non era l’infiltrata, o il secondo mastermind che dir si voglia.” L’Ultimate Liar finì la frase per lui, annuendo tristemente. “ Comunque credo anche io che questo processo sia stato truccato !”

Il bruno guardò i suoi compagni uno ad uno, preparandosi a dover dire loro la crudele verità.

“ Ricordate il discorso fatto da Akagi? Ciò che voleva chi l’ha attaccato, e di conseguenza anche Bussho, era solo farci sospettare di Lilith o di Kigiri: in questo modo avremmo votato per una o per l’altra.”

L’Ultimate Web Personality scosse il capo, non accettando o forse non comprendendo ciò che stava venendo detto: “ Però questo non è successo! In teoria abbiamo votato per qualcuno che non era l’assassino, visto che Akagi non è mai stato in pericolo di vita.”

Nashi sapeva quanto tutto ciò fosse difficile da capire, e persino lui si sarebbe rassegnato se Lilith non fosse morta davanti ai suoi occhi.

- Morta per un complotto.-

“ Però stavolta l’obbiettivo dei mastermind era di giustiziare la persona con il maggior numero di voti a carico, non chi davvero avesse commesso il misfatto… ovvero l’infiltrato stesso !” Con sguardo carico di rabbia, più che mai si sentì investire dalla forza e dal coraggio delle persone morte ingiustamente in quella torre.

“ Questo perché il mastermind non doveva morire, così è stata sacrificata una vittima innocente pur di farci arrendere! Vogliono che ci dimentichiamo di quello che è successo… invece noi dobbiamo cercare giustizia per Lilith, qui ed ora !”

 

Purtroppo però, stavolta non ricevette nessun consenso da parte degli altri, ma solo espressioni esauste e scoraggiate. La fame di quei giorni ormai si stava facendo sentire, colpevole anche la fatica e la notte passata a compiere le investigazioni.

I volti smunti dei suoi compagni evitarono di guardarlo negli occhi, forse perché troppo spaventati dall’idea di rifiutare apertamente.

“ Nashi …” Solo Kirigiri trovò la forza e la delicatezza per parlare al ragazzo, cercando di placare il suo spirito infervorato.

“ Dobbiamo occuparci di Zayasu adesso… con il processo finito, possiamo finalmente lasciare questo piano. Al momento mi sembra inutile proseguire su questa strada, quindi riposiamoci e- …”

“ Lilith non è entrata nella sala esecuzioni.”

La voce ferma di Akagi, rimasto in disparte fino ad allora, bastò ad interrompere la ragazza con decisione.

Questa sollevò lo sguardo, sentendosi a dir poco impaurita da ciò che lui aveva appena detto.

Continuò: “ E non si è aperta nessuna uscita. È vero, qualcuno di noi è stato giustiziato, come al solito… ma stavolta Tabata Bussho è stato categorico, all’inizio del processo.”

 

“ Questo Class Trial presenta delle condizioni leggermente diverse rispetto a quelle che ben conoscete.”

 “ Come al solito bisognerà votare il responsabile dell’attacco ad Akagi, e soltanto se sarà votato lui dalla maggioranza potrete sopravvivere. Tuttavia, non essendoci la sala del processo, manca la solita sala delle esecuzioni… così, momentaneamente la linea tra la vita e la morte sarà marcata dalla soglia del bagno.”

 “ Se il colpevole dovesse venir scovato, allora lui sarà giustiziato qui dentro. Una volta dopo la sua morte, tutti voi potrete lasciare il Quinto Piano.”

 

“ Non mi dirai che …” L’Ultimate Radio Host sbiancò dal terrore, avendo compreso il significato delle sue parole.

“ Saremo bloccati qui finché qualcuno verrà giustiziato… nel bagno ?!”

Amari si portò le mani davanti alla bocca, non avendo più nemmeno la forza per urlare: ne fuoriuscì un rantolo disperato, mentre con abbandono si lasciò scivolare al suolo.

Il tempo in quella prigione di cemento era scandito da assolutamente niente, c’era solo freddo, penombra ed un odore nauseabondo di sangue e carne bruciata.

Sorprendentemente, Akagi sorrise come se avesse atteso quel momento da sempre.

“ Ok, allora …” Con passo fiero si allontanò dal suo palchetto.

Il suono dei suoi passi risuonò come boati nel silenzio.

“ In un gioco che non ha più né senso né regole, chi mi vieta di sacrificarmi per tutti voi ?”

Con atteggiamento teatrale si posizionò di spalle alla porta del bagno spalancata, distendendo le braccia verso i suoi compagni.

 

Gli Ultimate Students lo ascoltarono increduli, dimenticandosi apparentemente del dolore e del terrore quando videro solo la sua figura illuminata dalle spalle, ridente e gloriosa come una statua simboleggiante la vittoria.

“ Che… cazzo dici… ?” La voce di Zetsu tremò appena. Dopo aver lasciato distendere Zayasu al suolo, con uno scatto si fiondò sul ragazzo dai capelli viola.

“ Ti sembra il momento di scherzare, brutto ciccione ?!” Ne afferrò con rabbia il colletto della felpa, strattonandolo con il volto distorto da una maschera di sofferenza.

“ S-Sacrificarti, dici? Vuoi morire?! N-Non puoi morire anche tu !”

Per quanto lo stesse strattonando e stesse urlando, nulla di ciò che fece riuscì a far ricredere Akagi.

Sorprendentemente però, l’Ultimate Rhthm Game Player gli posò le mani sulla schiena, facendosi serio nel rispetto di quel dolore.

Sospirò, facendosi forza per non vacillare davanti ai suoi compagni.

“ Il risultato del processo è stato considerato nullo, per questo la regola che ci intrappola qui vale ancora: fin quando non avverrà un altro omicidio ed il vero colpevole sarà giustiziato, rimarremo senza cibo e senza possibilità di uscire. Per questo dobbiamo… devo cogliere l’occasione prima che il Class Trial abbia davvero fine.”

“ Un agnello sacrificale per accontentare il mastermind.” Lo apostrofò duramente Kirigiri, per nulla d’accordo con il suo piano.

“ Fermati finché sei in tempo! Non gettare la tua vita così: dobbiamo combattere la disperazione, non farci soggiogare da essa !”

“ Io non …” Zetsu sollevò la faccia, rivolgendo al suo amico due occhi su cui scorrevano fiumi torrenziali di lacrime.

“ Non voglio dire addio anche a te.”

 

Con delicatezza Akagi allontanò da sé Zetsu con una spinta, indietreggiando sempre più verso l’interno del bagno.

“ Con la mia morte rimarrete in otto. La possibilità di scovare il mastermind rispetto a quando siamo arrivati su questo piano si alzerà così del venti percento… almeno sarò più sicuro che il mio sacrificio sarà servito anche a qualcosa: è una win-win situation !”

- Sacrificio …- Quella parola risuonò nella mente di Nashi non come vana o disperata, e ripensò proprio al termine dello scorso Class Trial.

Le parole di Akagi erano state:

 

“ Se Lilith fosse arrivata viva al Quinto Piano, il mastermind le avrebbe dato l’opportunità di smascherarlo! In fondo… uccidere il mastermind, come ci ha suggerito di fare Tabata Bussho, è l’unico modo che ci resta per uscire di qui.”

 

“ Questo è stato da tempo il tuo piano …” Ora che tutto sembrava più chiaro, riuscì a guardare attraverso Akagi, come se fosse diventato di vetro cristallino.

“ Aiutare Lilith nel suo compito, per aiutare di conseguenza tutti noi a fermare questo gioco. Sei sempre stato pronto a sacrificare la tua vita per noi… Akagi.”

Comprendeva a pieno la paura di dover dire “addio” di Zetsu, perché lui stesso l’aveva provata innumerevoli volte. Ciò che aveva appena sperimentato, però, era stato perdere una sua amica per colpa di un’ingiustizia.

- Forse perdere qualcuno per una giusta causa è meno doloroso ?-

Ricacciò con un grido interno di dolore quel pensiero, abbandonandosi al pianto mentre gli tornavano in mente le parole di Kumagai Yone.

 

“ È anche così che si combatte… anche attraverso la morte. Scegliere di morire è la parte più importante… dell’essere liberi di vivere.”

 

Inseguendo la libertà fino alla fine, Akagi Aozame voleva essere il più libero di tutti dentro quella prigione.

Lo guardò addolorato, piangendo e soffrendo, ma non disperandosi.

“ Addio …” Disse soltanto, sperando in un futuro migliore, come d’altronde lo sperava anche il suo amico e tutti loro.

Nessuno osò aprir bocca, e lasciando solo lacrime a riempire quel silenzio, assistettero all’ultimo sorriso di Akagi prima che questo si voltasse.

 

“ Ho sempre ritenuto ciò che sono qualcosa di perfetto, tuttavia questa perfezione mi ha solo allontanato dalle persone. Con voi io… ho potuto fingere di sentirmi debole per avere qualcuno affianco. È stato così… bello …”

Il ragazzo sorrise, lasciandosi alle spalle un mondo buio e tetro per avanzare verso la luce. Sapeva però di non lasciare quel mondo nelle mani sbagliate.

- Ho trovato altre persone perfette… anche più di me.-

La porta si chiuse dietro di sé, cancellando anche quell’ultimo baluardo di luce in più nella sala avvolta dall’oscurità.

 

In silenzio, iniziò il compianto per le due vite perse ingiustamente anche stavolta.

Non era avvenuto nessun omicidio, così erano riusciti a preservare la loro innocenza. Le menzogne avevano lasciato posto all’ardua verità, e nonostante il dolore e la paura, gli studenti avevano scoperto molto più su loro stessi.

Eppure, quell’illuminazione era stata ripagata a caro prezzo con delle persone speciali, che mai avrebbero avuto indietro.

Nessuno avrebbe voluto dire addio ancora ed ancora, abituandosi a quel continuo ciclo di vite perse: comprendendo davvero che questa fosse la loro volontà comune, i ragazzi sollevarono il capo nonostante presentassero volti sofferenti e bagnati dal pianto.

Nashi Jonetsu fissò con durezza il monitor sopra le loro teste, immaginandosi di poter scorgere ancora i lineamenti del suo peggior nemico.

Le parole della sera prima gli tornarono in mente: il mastermind doveva pagare.

 

 

Giorno 19. Meno 7 giorni allo scadere dell’ultimatum.

 

 

- Domen… è stato così bello  giocare con te nella Sala Giochi, quel giorno.-

Una tenue luce proveniente dalla sala principale illuminava appena il bagno, avvolto solo dal freddo e dal buio che le pareti di cemento proiettavano all’interno.

- Mi sarebbe piaciuto così tanto giocare con tutti gli altri, se poi non avessi avuto paura… quando abbiamo iniziato ad ucciderci l’un l’altro.-

Da un corpo dormiente, accasciato sotto il lavandino, grondava del sangue cremisi. Il ragazzo sorrideva nel sonno, ed i suoi zigomi erano sfiorati dai rimasugli di vecchie lacrime di gioia.

- In un mondo perfetto non dovremmo ucciderci, ma giocheremmo tutti insieme.-

Gli occhi erano aperti, ma spenti e marchiati dalla stanchezza e dal dolore: per questo Akagi Aozame aveva scelto di riposare, addormentandosi per sempre.

Un coltello infilato al centro del suo petto aveva favorito quel crudele e dolce sonno eterno.

- Però io scommetto la mia vita sulla partita vincente della Speranza contro la Disperazione …-

 

All’alba di un giorno che non potevano vedere, otto ragazzi uscirono da quella stanza macchiata dal sangue e dalla malizia. Il sole non avrebbe portato giustizia per coloro che li avevano abbandonati.

 
 

 

 

 

 

Welcome back:

Aaah, e concluso il Chapter Five entro il mese di Dicembre, posso considerarmi soddisfatto.

Sicuramente non riuscirò a finire questa storia in tempo per i suoi due anni, a Febbraio, ma non fa niente! Mi basta che per allora prosegua senza troppi intoppi o interruzioni, come adesso.

Parlando del capitolo… mi dispiace per i fan di Lilith, in particolare per stardust! Ma ehi, è sopravvissuta quasi fino alla fine… e poi, fidatevi, sarà molto importante per il finale.

Quindi non dimenticatevi di lei! Ma neanche di Akagi xD!

Detto ciò, vi ricordo di seguire la mia talentuosissima amica disegnatrice beriberi su instagram, e se volete anche il mio account da autore.

Alla prossima!

 

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Capitolo 36
*** Chapter Six (Part One) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 6: I Had A Dream Of Us In A Perfect World

(Part 1)  Daily Life

 

Questa volta niente sogni o ricordi accompagnarono l’inizio di un nuovo capitolo della vita di Nashi.

Una porta si era aperta nella parete di quella maledetta stanza, così assieme agli altri era potuto fuoriuscire nel vero e proprio Quinto Piano.

Quinto Piano: quelle due parole avevano perseguito il loro viaggio causando solo sventure e pene.

In realtà però, si rivelò essere incredibilmente insoddisfacente.

 

“ Tutto qui !” Sbraitò Amari quando ebbe provato ad aprire inutilmente l’ennesima porta.

“ Ci sono sei porte in questo corridoio: due sono dei bagni, da una siamo appena usciti, e ben tre sono bloccate! Che senso aveva arrivare fino al Quinto Piano, allora ?!”

In uno scatto d’ira sferrò un calcio alla parete, per poi voltarsi ed accasciarsi tristemente alla porta. Priva di forze come tutti, si arrese a contemplare il soffitto. Persino quello era banale.

Ebisawa e Nishizaka riprovarono ad aprire le famigerate tre porte bloccate, mentre Kirigiri cercava qualche passaggio segreto o magari anche un display sul quale inserire un codice. Tutto fu vano, così Zetsu e Takejiro poterono solo osservare abbattuti quel vano risultato.

Nashi intanto era seduto per terra, con la testa di Zayasu sulle gambe.

Tremava dal nervosismo, ma almeno una soddisfazione era stata donata loro contro ogni aspettativa: degli antidolorifici ed una pomata per le ustioni.

Probabilmente il silenzioso mastermind aveva deciso di essere generoso nei confronti di qualcuno che non si sarebbe dovuto rimaner coinvolto nell’esecuzione di Lilith.

- Lilith… Akagi…- Pensò che non avrebbe mai voluto tornare nell’ultima sala del processo, dove ancora si respirava un orrendo olezzo di sangue e morte.

Ovviamente si aspettava che non appena avrebbero preso l’ascensore, i corpi in quel piano sarebbero scomparsi, e con loro la testimonianza di un’intera giornata passata a discutere per salvarsi la vita.

Riguardò l’e-Handbook: doveva esser da poco sorto il sole, là fuori.

 

Arresi tutti all’evidenza, si riunirono di fronte alle porte del bagno.

“ Cosa facciamo con lui? Non ha ancora ripreso i sensi.” L’Ultimate Liar aveva scortato il corpo inerme di Zayasu fin lì.

“ P-Però respira, è questo l’importante.” Notò Nishizaka, la quale aveva aiutato Nashi a controllare regolarmente che le funzioni vitali del ragazzo non fossero mai cessate. “ Devono aver attivato una specie di salvavita per evitare di uccidere anche lui involontariamente.”

“ Wow, che gentili …” Zetsu fece sentire tutto il suo riconoscimento con un sospiro stizzito.

“ Comunque sia, portiamolo in camera e continuiamo ad usare questa pomata fin quando la ferita guarisce.”

“ E se non si dovesse risvegliare più ?” Lo interruppe il corvino, con una nota di preoccupazione nella voce.

“ Se fosse… che ne so, caduto in coma ?”

Kirigiri gli posò una mano sulla spalla, spingendo lui assieme all’albino in bagno: “ Non dire sciocchezze. Si riprenderà, dobbiamo solo attendere… ho visto diversi casi di folgorazione, ed è normale che rimanga svenuto per un po’. Se si svegliasse, sarebbe solo peggio per lui in fondo.”

E con quelle ultime parole, la detective riportò alla mente dei presenti  quale tragedia fosse avvenuta negli ultimi istanti prima che l’Ultimate Fanfiction Writer perdesse i sensi.

La morte di Lilith, strappata dalle sue braccia quando niente sembrava poterli separare, e per di più per colpa di un capriccio degli orchestratori di quel gioco: chiunque, se si fosse trovato nei suoi panni, avrebbe sicuramente preferito un sonno eterno a quella atroce realtà.

“ Spero stia sognando proprio Lilith, adesso… di essere ancora insieme a lei.” Una lacrima addolorata e solitaria percorse la guancia di Nishizaka, ma la ragazza badò presto ad asciugarsela.

Di comune accordo, i quattro ragazzi rimasti accompagnarono Zayasu in camera sua, al Primo Piano.

 

Dopo averlo adagiato nel letto con gli antidolorifici e la pomata affianco nel caso si svegliasse, si riunirono alle restanti sopravvissute nel Salone.

“ Avete notato che adesso ci è possibile esplorare il Sesto Piano ?” Chiese Kirigiri, sorprendendo i ragazzi.

“ Mi chiedo cosa ci troveremo lì. D’altronde, è l’ultimo piano secondo quel maledetto ascensore.” Borbottò Ebisawa, per nulla entusiasta come le prime volte di visitare una nuova sezione della torre.

Volenti o nolenti, era ovvio che comunque ne sarebbe valsa la pena.

“ Ehi… perché prima non facciamo colazione ?” Rivolgendo ai suoi amici un sorriso stanco, ma ugualmente carico di gentilezza, Amari indicò i tavoli.

Con tempismo perfetto, la pancia di Nashi brontolò. Forse era stato il semplice richiamo del cibo, ma i due giorni di digiuno si erano ormai fatti sentire.

“ Mi sembrava un sì !” Ridacchiò Zetsu, prima che anche il suo stomaco mandasse lo stesso segnale.

 

Si sedettero tutti e sette ad un tavolo, con davanti la più abbondante colazione che avessero mai fatto.

Dopo essersi rifocillati a sazietà, qualsiasi cosa sembrava possibile. I loro visi smunti ed affaticati erano improvvisamente diventati più luminosi, irriconoscibili.

Il bruno pensò con orrore a cosa sarebbe successo se fossero rimasti prigionieri lì su ancora per qualche altro giorno.

- Inevitabilmente qualcuno di noi sarebbe morto… ma Akagi ci ha risparmiato da questo dolore.- Dedicò un triste sorriso al suo amico, ripensando a quanto fosse stato importante quel suo gesto disperato.

Quando la sazietà lasciò posto ad un silenzio di riposo, Nishizaka fu la prima a prendere parola per rompere il silenzio.

La sua voce tremava appena: “ Ragazzi… ora che siamo rimasti solo noi… non succederà più niente di male, vero ?”

Gli sguardi di tutti rimasero proiettati nel vuoto, come se quella semplice domanda, quasi retorica, avesse messo in difficoltà le menti così stanche dei presenti.

“ No !” Sorprendentemente, Ebisawa rispose con vigore, accompagnando il suo sguardo di grinta sbattendo il pugno sul tavolo.

“ Masuku lo voleva, Umezawa lo voleva, Kumagai lo voleva, Lilith lo voleva ed anche Akagi lo voleva… volevano tutti loro che smettessimo di dare corda a questi maledetti Ultimate Despair! Non ha senso fare il loro gioco: dobbiamo pensare solo a salvarci ed uscire di qui, ma insieme.”

Il radio host era più determinato che mai, e quando ebbe finito di parlare spalancò un sorriso così sicuro e gioioso da riempire il cuore di tutti con solo speranza. Amari gli saltò al collo, abbracciandolo e riempiendolo di baci entusiasti.

“ Che bello! Che bello! Che bello !”

Persino a Takejiro venne strappata una sincera risata.

“ Tutto bene, Nashi ?” Domandò ad un certo punto Nishizaka, accorta di come l’Ultimate Memory fosse stranamente troppo serio.

Lui, sentendosi chiamare, quasi si risvegliò da uno stato di trance.

“ Eh ?!” Arrossì all’istante per il modo in cui aveva sussultato davanti a tutti i suoi amici.

“ Ehm, e-ecco… sì, certo che lo credo anch’io.”

“ … però? C’è un “però” nella tua prossima frase, vero ?” Zetsu lo incitò a proseguire dandogli un colpetto con il gomito.

“ Eh? Un pero ?” Domandò stupita Amari.

 

Piuttosto che rispondere, il bruno sollevò semplicemente lo sguardo verso la sua compagna dai capelli lilla, seduta per coincidenza proprio di fronte a sé.

“ Però credo che sia arrivato il momento che tu ci dica tutto ciò che sai, Kirigiri. Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo basarci su di un rapporto di fiducia, e non c’è fiducia se non ci diciamo tutto quello che possiamo.”

L’Ultimate Detective annuì senza aspettare nemmeno un secondo: probabilmente aspettava da tempo che proprio Nashi gli dicesse quelle parole.

“ Cosa volete sapere ?”

Era come se davanti ai ragazzi si fosse aperto un libro su di un argomento di cui avevano disperato bisogno di sapere, così tutti si sporsero verso di lei in fermento.

Incominciò Takejiro: “ Ripeto la domanda di Akagi, sperando che adesso tu sia pronta a rispondere… cosa ci facevi infiltrata alla Second  Hope’s Peak Academy ?”

Durante il Processo di Classe la ragazza aveva rivelato solo un’informazione rapida: il motivo della sua infiltrazione coincideva con il motivo per cui erano stati tutti rapiti.

“ Immagino voi non sappiate cosa sia il Progetto Izuru Kamukura… d’altronde è qualcosa che anche io ho scoperto abbastanza di recente …”

Proprio quando la ragazza ebbe iniziato a parlare, Nashi la interruppe: “ Io lo so.”

“ Izuru Kamukura, dal nome del fondatore dell’Accademia, è un progetto atto a trasformare un normale studente in un essere umano perfetto: l’Ultimate Hope. In base a quanto mi ha detto Lilith, Junko Enoshima ha sfruttato proprio questo studente per scatenare La Tragedia.”

“ Ah, così Lilith lo sapeva ...” La ragazza si dimostrò parecchio sorpresa da quella informazione, tuttavia riprese subito il filo del discorso.

“ Ebbene, ciò che ho scoperto è che mentre nella Sede Centrale mettevano in atto questo esperimento… nella Sede Secondaria stavano già da anni realizzando un simile progetto.”

 

“ Cosa, la Sede Secondaria?! Quella dove siamo stati trasferiti noi durante La Tragedia ?” Sussultò Zetsu, e per poco non cadde dalla sedia.

“ Sì: la Sede Secondaria venne fatta creare dal primo Izuru Kamukura e fu assegnata alla famiglia Tabata, la quale si è passata il ruolo di preside da ormai quattro generazioni. A quanto pare, per tutto questo tempo i Tabata non hanno fatto altro che cercare di generare anch’essi un Ultimate Student capace di rappresentare da solo la speranza per il mondo. Tutto questo però non comportava esperimenti, ma una semplice quanto complessa selezione naturale: i membri della famiglia dovevano allenare il corpo e la mente per sviluppare e coltivare quanti più talenti possibili, in modo che da loro potesse nascere lo studente capace di compiere qualsiasi cosa, un vero e proprio miracolo.”

“ Sembra il background di un protagonista di un manga shonen …” Commentò Nishizaka, non proprio convinta di quella storia: “ Ma è davvero possibile tutto ciò ?”

La risposta non tardò ad arrivare: “ Parlando proprio di miracolo, durante la quarta ed ultima generazione di Tabata sono nati addirittura… tre fratelli, degni del titolo di Ultimate Hope. Questa informazione era stata tenuta nascosta durante La Tragedia, per questo sono riuscita a recuperarla solo da dei documenti criptati di mio padre, e consegnati ad un suo amico fidato nella Future Foundation. Secondo un antico accordo tra Kamukura ed i Tabata, il preside della Hope’s Peak avrebbe dovuto monitorare lo sviluppo dell’Ultimate Hope. Purtroppo, a causa della distruzione del mondo, i cosiddetti Ultimate Hope Brothers erano rimasti nascosti nella Sede Secondaria, nascosti tra gli altri Ultimate Students per preservare la loro identità.”

“ Ultimate Hope Brothers.” Ripeté Nashi con lo sguardo perso all’orizzonte, memore di un suo vecchio sogno, o incubo.

“ Quindi tu dovevi scoprire chi erano questi fratelli? Non potevi semplicemente chiederlo al padre, ovvero il preside Tabata Hideyoshi ?” Fu la domanda di Takejiro.

“ Nessuno è autorizzato a sapere la loro identità, nemmeno noi della Future Foundation: probabilmente non volevano che si ripetesse l’incidente del Progetto Kamukura. Semplicemente il mio compito era di monitorare che tutto andasse bene… certo, ovviamente entro la fine dell’anno scolastico mi ero posta come obbiettivo quello di scoprire chi fossero. Ma …”

“ È successo quello che sappiamo.” Zetsu finì la frase per lei, non biasimandola. “ Un attacco alla Sede Secondaria. A quanto pare gli Ultimate Despair non erano stati fermati come credevate.”

L’Ultimate Detective scosse il capo con rassegnazione.

“ Il seguito non lo conosco, però posso ipotizzare cosa sia successo. Ricorderete bene il momento in cui, al termine del terzo Class Trial, Lilith è stata costretta a rivelare delle informazioni sul mastermind …”

Gli altri annuirono, interessati a dove volesse andare a parare riesumando quell’enigmatico evento, tanto discusso nei giorni passati.

“ A Lilith è stato somministrato un siero, e se la capsula è affidabile al cento percento… si tratta di un prodotto creato dalla Future Foundation, il Chesire C. !”

“ Creato dalla Future Foundation ?!” Sussultò Nashi, sconvolto da quella rivelazione. “ E perché mai dovrebbe essere in possesso di Monokuma ?”

“ La faccenda puzza… e non poco.” Nishizaka arricciò il naso, improvvisamente fin troppo diffidente e timorosa per guardare in faccia i suoi compagni.

“ Fammi indovinare.” Si intromise Takejiro, evitando altri battibecchi: “ Tu non sai come sia possibile ?”

“ So che è difficile credermi… ma la risposta è proprio questa.” Era evidente come l’Ultimate Detective stesse compiendo un grande sforzo a rivelare tutte quelle informazioni ed allo stesso tempo rimediare ad i sensi di colpa.

Un pensiero la assillava: se solo avesse detto quelle cose prima, sicuramente tutti quei morti sarebbero stati evitati.

 

“ Per guadagnarmi la vostra fiducia, vi spiegherò le proprietà di questo prodotto: il siero Chesire C. ha il potere di ringiovanire l’aspetto fisico di una persona, bloccando anche tutti i ricordi successivi al periodo nella quale la si vuole riportare. Essenzialmente si tratta di un personale viaggio indietro nel tempo.”

“ A-Assurdo !” Squittì Amari, per poi sbarrare gli occhi con molto entusiasmo e bava alla bocca. “ Un plot twist così sci-fi era davvero unexpected, ma necessario !”

“ Viaggio nel tempo ?” Ripeté intanto Ebisawa, grattandosi il capo confusamente. “ Avete creato il siero dell’immortalità e nessuno lo sapeva ?”

“ Non è proprio un siero dell’immortalità.” Spiegò zelante Kirigiri: “ Il Chesire C. riporta il corpo e la mente indietro nel tempo, ma non può reggere questo sforzo a lungo. Il suo effetto si indebolisce dopo una decina di giorni, ed entro un mese è del tutto svanito. Addirittura più un essere umano fa uso del Chesire C. e meno questo sarà efficace …”

L’Ultimate Memory stava intanto rimuginando su di un dettaglio, forse il più importante in quella spiegazione, così non si trattenne dall’esprimere il suo dubbio:

“ Kirigiri, ci stai forse facendo capire che il mastermind deve aver utilizzato questo siero su di noi, per rimuoverci qualsiasi ricordo fino all’ingresso nella Sede Secondaria, o nel mio caso fino all’attentato dopo il primo semestre ?”

Come temeva, la ragazza rispose positivamente, tuttavia nei suoi occhi brillava il lampo di un’intuizione.

“ Il tuo stesso corpo ne è una prova: sulla tua schiena sta apparendo una cicatrice di cui tu non hai memoria, proprio perché il ringiovanimento del Chesire C. è quasi terminato.”

“ Cicatrice ?!” Il più sconvolto da questa informazione fu Zetsu, il quale immediatamente cercò di abbassare la camicia di Nashi dal colletto. “ Di cosa parla? Tu non hai mai avuto una cicatrice sulla schiena !”

Il bruno non oppose resistenza, ed anzi si sfilò appena il vestito per lasciarla vedere a tutti gli altri.

Gli studenti mostrarono espressioni più e meno stupite, perché qualcuno ammise di averla notata durante la gara di nuoto in piscina, mentre altri semplicemente non ci avevano mai fatto caso.

 

Nashi, assorto nei suoi pensieri, si rivestì guardando in faccia la detective.

“ E anche tutti gli altri, che lentamente stanno recuperando ricordi del semestre alla Sede Secondaria… è segno che il Chesire C. sta per lasciare il vostro corpo.” Disse lei.

“ Quanto durerà ancora ?” Domandò l’Ultimate Liar.

“ Meno di dieci giorni, di questo passo. Questo ci fa capire che probabilmente lo abbiamo assunto circa venti giorni fa.”

“ Ho capito allora… coincide con l’ultimatum di Tabata Bussho.”

La dichiarazione del corvino, accompagnata da un mezzo sorriso colmo di agitazione, svelò quello che la ragazza cercava di dire loro da tempo.

Al tramonto del vostro venticinquesimo giorno di prigionia …” Amari citò il messaggio del mastermind risalente a qualche giorno prima.

“ Insomma, vuole ucciderci prima che recuperiamo tutti i nostri ricordi! Ma perché ?!”

“ Dev’essere successo qualcosa, durante La Tragedia… in un periodo di tempo tra l’attacco alla Sede Secondaria ed il nostro risveglio dopo esser stati privati dei ricordi.” Nashi tentò la risposta alla domanda cruciale, il suo tormento da più e più giorni.

“ Se ci ricordassimo di cosa sia successo, sicuramente sapremmo riconoscere il mastermind e porre fine al gioco !”

Nelle sue parole risuonava la speranza che tutto ciò potesse avverarsi, eppure una triste e avvilente realtà era in agguato dietro l’angolo.

“ Quindi… i mastermind hanno creato un gioco dove siamo destinati a perdere ?” Takejiro sospirò con sconforto. “ Proprio quando qualcuno di noi potrà avere la possibilità di vincere… verrà ucciso.”

Non fermandosi alla triste verità di quelle parole, a Nashi si illuminò il volto quando colse un messaggio che gli altri ancora non avevano compreso.

“ Come Lilith al termine dello scorso Class Trial, quando è stata giustiziata pur non essendo la colpevole …”

“ Già, come Lilith.” Ripeté distrattamente il corvino, per poi guardarlo incuriosito.

L’Ultimate Memory proseguì: “ Lei è riuscita a recuperare quanti più ricordi possibili prima di noi altri, eppure non sembra aver fatto nulla per fermare il mastermind. Forse non sapeva la sua identità …”

Nishizaka arricciò il naso, incerta: “ Perché mai lei non dovrebbe conoscerla? A questo punto era inutile sin dal principio cancellarle la memoria.”

“ Infatti.” Le diede ragione Zetsu: “ Dopotutto Lilith ci stava proprio per rivelare la vera identità del mastermind, alla fine del terzo Processo di Classe… altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di cancellarle la memoria di nuovo.”

A quel punto il bruno scosse la testa con vigore, contrario alle ultime parole del suo migliore amico.

 

“ Come avrete capito, La Tragedia si stava facendo sentire già da molto tempo… quindi ho pensato di levare le tende e fuggire prima di rischiare la vita con la mia insulsa classe.”

 

“ Non “di nuovo”. Lilith inizialmente aveva tutti i suoi ricordi, per questo serviva da pedina dei mastermind fin quando non hanno usato davvero il Chesire C. su di lei.”

Per quanto il suo discorso fosse acceso e carico di energia, Nashi venne prontamente interrotto da Kirigiri.

“ C’è un’altra cosa che devo dirvi di quel siero… ne esiste un’altra versione chiamata Jabberwocky, capace di riportare indietro solo il corpo ma lasciando intatta la memoria.”

Ebisawa si imbronciò: “ E quindi ?”

“ E quindi non abbiamo le prove se possa esser stato usato o no… però forse è stato assunto da Lilith, per farle riottenere l’aspetto di una liceale senza però eliminare la sua conoscenza del La Tragedia. In questo modo avrebbe svolto perfettamente il suo compito di pedina.”

Dopo aver detto ciò, si bloccò per qualche secondo in una posa riflessiva.

Mormorò qualcosa tra sé e sé, facendosi sempre più cupa, fin quando con mezza voce disse: “ Non solo. Anche il mastermind deve aver sicuramente assunto quel siero, e non il Chesire C. come noi.”

I presenti annuirono all’evidenza.

“ D’altronde è ovvio che il mastermind sappia tutto.” Aggiunse Amari, e di fronte a quella constatazione non ci fu più nulla da dire.

In quel gioco impari dov’erano finiti tutto sembrava remare contro la loro sopravvivenza, o meglio, l’esito finale pareva proprio esser destinato sin dalla partenza. Nessuno avrebbe saputo dire quale realtà fosse la meno deprimente.

Chesire C. e Jabberwocky erano solo due tasselli aggiunti in quel puzzle di follia nel quale si erano persi da tempo.

 

“ Eheh- ” Un sorriso, seppur forzato, si animò sulle labbra di Zetsu proprio nel momento più impensabile, quando nessuno sapeva come andare avanti.

“ Un colpo di fortuna può sempre capitare, non credete? La capacità del nostro cervello di recuperare i ricordi è qualcosa che non comprendiamo bene… quindi non dovremmo nemmeno escluder la possibilità che una circostanza fortuita che ci porti a ricordare tutto prima dello scadere del tempo !”

Dicendo quelle parole con naturalezza, come se fosse la prima e l’unica cosa che riuscisse a pensare, il verde era riuscito a fare ciò in cui si sentiva da sempre più adatto: dare fiducia.

Nashi lo sapeva bene, però fu ugualmente sorpreso dal sentire il suo amico così ottimista, quanto razionale, in quella situazione.

- Zetsu non eccelle in niente, non ha alcun talento e qualsiasi azione compia cerca sempre di non strafare o dare il massimo, e penso che nemmeno se fosse in palio la sua vita cambierebbe qualcosa: prende voti nella media, parla di argomenti nella media, si veste nella media e per quanto cerchi di cambiare personalità, finisce sempre per comportarsi nella media… però non è quel tipo di “personale normale” di cui ci si dimentica, come un personaggio per nulla approfondito e carismatico di un manga …-

Come constatò semplicemente guardandosi attorno, i suoi compagni, come lui, avevano inavvertitamente rilassato i loro corpi tesi e colmi d’ansia. L’obbiettivo delle parole di Zetsu era stato di rilassarli, rendendoli consapevoli che, esattamente come qualsiasi cosa brutta sarebbe potuta accadere, lo stesso sarebbe valso per un qualcosa di bello. Vivevano nell’imprevedibilità, dopotutto.

Al momento gli sfuggiva la parola ideale per descrivere quel comportamento, e allo stesso modo non sapeva cosa provare  davvero.

 

“ Andiamo avanti come meglio crediamo, e dimostriamo a Tabata Bussho che non abbiamo più intenzione di giocare alle sue regole.” Terminò l’occhialuto, incrociando le braccia al petto in una posa solenne.

Kirigiri, per nulla contraria a quella visione, si limitò ad annuire: “ Ci resta da visitare il Sesto Piano. D’ora in avanti cercate di girare sempre in coppia, e… prendiamoci cura di Zayasu fino a che non si riprende.”

L’adesione generale a quel compromesso sancì la fine della discussione.

Non tutti avevano voglia di dirigersi al Sesto Piano tuttavia, così furono solo Nashi, Nishizaka ed Ebisawa a prendere l’ascensore.

Una volta percorso un tragitto ancora più lungo dei precedenti, sorprendentemente sbucarono in un bagno simile a quello appena lasciato. Ancor più bizzarro fu rincontrarsi in quello che sembrava a tutti gli effetti una copia perfetta del Salone al Primo Piano.

L’unica differenza era l’assenza dei tavoli piccoli al centro della stanza: infatti questi erano sparpagliati attorno ad una lunga tavolata con diciassette sedie. Infine le colonne erano spoglie, evidenziando così ancor di più qualcosa che gli studenti compresero subito.

“ È uguale al Salone che abbiamo trovato quando siamo arrivati qui.” Disse l’Ultimate Web Personality, sentendosi proprio per questo molto a disagio.

Anche se era difficile da credere, per come proseguì l’investigazione di quel misterioso e nuovo piano, esso si rivelò tutt’altro che nuovo e misterioso: a livello di planimetria rispecchiava perfettamente il Primo Piano.

La Cucina, il Salone e persino i dormitori erano uguali. Questi potevano essere aperti con le stesse chiavi, e all’interno si presentavano come delle stanze di hotel ancora non utilizzate.

Le uniche stanze differenti erano la Sala Computer e la Sala Giochi, siccome all’interno erano completamente spoglie.

“ Mah! Avranno finito le idee …” Borbottò Ebisawa mentre si grattava la testa, per poi voltare le spalle ai ragazzi e dirigersi verso l’ascensore.

“ Te ne vai di già ?” Gli chiese il bruno, sorpreso da quell’atteggiamento tanto schivo.

“ Sì. Voglio impiegare al meglio il tempo che ci rimane, ovvero forse l’ultima settimana della nostra vita… e questo piano sinceramente mi sembra solo una presa in giro.”

“ Impiegare al meglio il tempo ?” Domandò incuriosita Nishizaka, ma il ragazzo riprese il suo cammino senza degnarla nemmeno di uno sguardo.

“ Tutti i miei sforzi saranno indirizzati verso… la ricerca di un modo per fuggire di qui.”

Lasciando i due con quelle enigmatiche ma determinate parole, l’Ultimate Radio Host sparì.

 

I ragazzi rimasti soli si guardarono in faccia, interrogandosi su cosa fosse successo al loro amico.

“ Si vede… che gli manca Umezawa.” Disse d’un tratto la rosa, ed il suo tono di voce si appesantì con una nota di tristezza. “ Amari cerca di stargli vicino il più possibile per alleviargli questo dolore, ma certe sofferenze ci mettono fin troppo a svanire …”

L’Ultimate Memory non poté fare a meno di annuire: Ebisawa ed Umezawa avevano legato molto, specialmente durante gli ultimi giorni di vita dello stuntman.

Nel momento in cui Umezawa aveva rivelato a tutti la scelta di terminare la sua vita, forse l’Ultimate Radio Host era caduto in pezzi come mai prima: fino a quel momento aveva voluto essere una spalla per l’amico, eppure in nessuna occasione era riuscito a salvarlo dalla morte.

 

“ Siamo proprio anime tristi e dannate.” Sussurrò tra le labbra socchiuse la ragazza, catturando l’attenzione dell’altro a causa del trasporto emotivo con il quale aveva pronunciato tali parole.

“ È una poesia delle tue ?” Domandò allora lui, anche se un po’ imbarazzato a causa della sua ignoranza.

Lei scosse la testa, regalandogli poi un sorriso per farlo sentire più a suo agio.

 “ A volte non riesco a trattenere certe parole nella mia mente, così devo dire tutto ciò che penso. Non posso fare a meno di esprimermi, insomma… forse è stato questo ad avvantaggiarmi nella mia passione per la comunicazione e le interazioni online.”

Ci fu un sussulto nella sua voce, al che si interruppe per un secondo.

“ P-Però a volte… dal vivo sono davvero una frana.” Sollevò con aria mesta il capo verso il ragazzo, guardandolo finalmente negli occhi.

“ Nashi, io non ti ho ancora chiesto scusa per l- ”

Il ragazzo, mostrando il più dolce sorriso che avesse mai regalato a qualcuno, la interruppe semplicemente con lo sguardo. Questo aveva anticipato le parole che seguirono dopo qualche secondo:

“ Non ti preoccupare, è tutto ok, Nishizaka. In quel momento mi stavo lasciando sopraffare dalle emozioni, così tanto da non riuscire più a ricercare la verità a mente lucida… se non fosse stato per te, anzi, credo che sarei rimasto bloccato per sempre in quel limbo di disperazione.”

La ragazza rimase così stupita da quanto aveva detto Nashi, da dimenticarsi per un attimo persino come si facesse a respirare. Dopo poco, sussultò improvvisamente, e venne scossa da altri singhiozzi:

“ M-Ma io non volevo davvero dire quelle cose… !” Le lacrime eruppero con forza dai suoi grandi occhi spalancati, e come note vibranti la sua voce si fece forza per comunicare ciò che il suo cuore aveva da dire.

“ Io penso tutt’altro di te! O-Ogni volta che mi rendo conto quanto tu abbia sofferto per noi, e quanto tu ci abbia aiutato a costo di perdere degli amici… io vorrei solo stringerti forte e non lasciarti più andare !”

Ormai in preda ad un pianto liberatorio, Nishizaka stava aprendo le porte della sua anima per rivelarsi solo a Nashi.

Il bruno, rispettando a pieno quel momento, non la interruppe neppure per un secondo.

“ Però le mie emozioni ti hanno fatto del male! La… La mia fiducia, la mia speranza in te… non volevo ferirti in quel modo… avrei voluto solo abbracciarti.”

“ Lo so che non volevi ferirmi. Fidati ancor più di me, proprio ora che ti dico di lasciar perdere.”

Inevitabilmente, come attratte da una sconosciuta forza di gravità, le loro mani si incontrarono in una delicata accoglienza fatta di dita intrecciate e carezze soffuse. Le lacrime di lei piovevano proprio su quell’unione di mani.

“ Forse però succederà ancora, quindi non posso proprio abbracciarti.” Dopo un rapido sussulto, Nishizaka riprese abbastanza controllo di sé da placare il suo pianto.

“ Non voglio rischiare di farti ancor più male, abbracciandoti e stringendoti forte solo perché ho paura e non mi fido di quel che è attorno a me… io voglio abbracciarti spinta da motivi del tutto diversi.”

Un sorriso ritornato a splendere a fatica sul volto dell’Ultimate Web Personality sancì la fine di quel travagliato waltzer di emozioni, come quando il sole torna a splendere dopo una burrascosa tempesta.

“ Quando usciremo di qui! Già, quello sarà il momento migliore per abbracciarti con tutta me stessa… quindi preparati !”

Nashi, prossimo anch’egli alle lacrime, annuì con un sorriso sulle labbra.

Proprio come Nishizaka, non sapeva quando quel giorno sarebbe arrivato, ma l’idea di accoglierlo in quel modo non poteva far altro che rendere la sua attesa ancor più emozionante.

Elettrizzati dalla testa ai piedi, i due conclusero in quel modo il loro accordo segreto e sacrosanto: chi l’avrebbe mai detto che un abbraccio alla fine della loro prigionia sarebbe stata la cosa che più avrebbero aspettato da quel momento in poi?

 

Non trovando più nulla di interessante in quel piano, i ragazzi scesero e si unirono a chi era radunato nell’altro Salone.

Dopo aver riposato per qualche ora, sentirono tutti l’esigenza di rincontrarsi ancora una volta per pranzare: non c’era alcuna necessità legata alla fame, piuttosto un bisogno di passare insieme quel vuoto tempo per farsi compagnia.

A tavola Takejiro riportò le condizioni del loro compagno ferito:

“ Zayasu non si è ancora risvegliato, tuttavia continua a respirare.” Un sospiro di sollievo si levò tra i ragazzi.

“ Con tutto quello che ha passato, poverino …” Commentò Ebisawa, affranto. “ Ha perso Lilith proprio nel momento in cui sembrava a tutti che fosse salva. Non meritava di soffrire anche in questo modo.”

“ Forse lo hanno salvato le regole …” Ipotizzò Zetsu, ma la sua idea fu più chiara quando la esplicò in seguito.

“ Secondo il Regolamento, solo il colpevole deve esser punito al termine di un Class Trial.”

Nashi si sentì ammontare in petto un vortice di rabbia e sdegno, tuttavia riuscì ad esprimersi con tono pacato: “ Purtroppo, Zetsu… Lilith non era la colpevole, eppure è morta. Lo stesso è valso per Akagi.”

Il verde esitò a rispondere, per poi rendersi conto che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe risultata soltanto sbagliata.

Tutto era sbagliato, lì dentro.

“ Ehi !” Sorprendentemente fu l’Ultimate Radio Host a raddrizzare la schiena, richiamando l’attenzione di tutti con un sorriso.

“ Vediamo il lato positivo: se nemmeno i mastermind giocano secondo le regole, perché dovremmo farlo noi ?”

Kirigiri si sentì lievemente sorpresa, per non dire inquietata, da quell’aria così entusiasta del ragazzo: “ Intendi dire… ?”

Il ragazzo barbuto scrollò le spalle, per poi alzarsi da tavola. Voltando la schiena ai presenti, si fermò soltanto per pronunciare con tono rigido queste parole:

“ Sto andando a ricostruire il deltaplano di Umezawa.” 

Inevitabilmente bastò a causare stupore in tutti gli Ultimate Students, men che in Amari, la quale mostrò una reazione più controllata.

“ Sul serio ?” Domandò la ragazza, ed una nota di preoccupazione si poté udire nella sua voce.

Era evidente che l’improvvisa freddezza di Ebisawa avesse spaventato anche lei.

Lui annuì: “ Non ha senso rimanere qui senza far nulla. Certo, possiamo aspettare che i ricordi ci ritornino… ma che male c’è nel non abbandonare la speranza ?”

Lasciandoli con questa frase alquanto emblematica del loro trascorso in prigionia, Ebisawa si diresse verso l’ascensore.

 

“ Lo disse anche Umezawa, me lo ricordo.” Riprese il discorso Nishizaka, disegnando distrattamente sul tavolo dei cerchi con l’indice.

“ Cosa c’è di male nella speranza? Cosa c’è di male nell’amare… una bugia ?!”

 

“ Ed in un certo senso riprende anche la filosofia di Kumagai: lottare fino alla fine, anche con la morte ed oltre.”

“ Senza dubbio ci hanno lasciato degli insospettabili grandi pensatori …” Aggiunse Takejiro, senza alcuna ironia, ma solo rispetto.

Fu allora Amari a prender parola, con la bocca piegata all’ingiù da tristi pensieri.

“ Tutti voi avete dimostrato di essere qualcuno, ed anche chi se n’è andato è stato per me una delle persone più segnanti nella mia intera vita… io invece, senza il mio talento, non sono nessuno.”

L’Ultimate Memory, colpito da quell’improvvisa autocommiserazione, provò ad obbiettare:

“ Amari! Ma che dici… ?”

Lei tuttavia non si lasciò interrompere: “ Ho passato tutta la mia vita dietro uno schermo… prima guardando film, e poi producendoli. Non è mai cambiato granché… mi annoiavo alla grande e basta. Finché un giorno non è capitato tutto questo, e per la prima volta mi sono sentita partecipe di quelle trame fantastiche che ho sempre adorato.”

La sua voce si incrinò appena, così distolse lo sguardo in preda all’imbarazzo.

“ P-Però… ho capito presto che l’arricchimento della mia vita che cercavo non poteva consistere in un’esperienza come questa. È dura stare qui, perdere delle persone con cui puoi parlare, scherzare… tuttavia non mi scambierei di posto con nessun’altro al mondo.”

Trovando finalmente il coraggio di sollevare il capo e gonfiare il petto dall’orgoglio, la piccola video maker sembrò esser diventata di colpo il doppio più grande ed imponente.

“ Voglio stare qui con voi, friends until the end! Assisteremo al finale di questa storia insieme !”

 

Nashi si stava dirigendo verso la camera di Takejiro, accompagnato da Kirigiri.

Non aveva davvero idea del perché loro due fossero stati richiesti poco dopo pranzo, tuttavia non aveva di certo di meglio da fare.

Dopo aver bussato, vennero accolti dall’Ultimate Liar, il quale li fece accomodare sul letto. Lui si era semplicemente sdraiato, con le braccia raccolte sotto la testa e sembrava davvero la persona più rilassata del mondo.

“ Volevo rivelarvi anch’io una cosa, visto che ultimamente voi due vi siete fatti avanti per primi in questo “obbligo o verità” ma senza obbligo.” Disse subito, rivolgendo così pigramente il suo sguardo verso i due.

“ Si tratta di Lilith ?” Provò ad indovinare Lilith, e dall’espressione del corvino capì di aver fatto centro.

Nashi non si stupì, perché del resto era ciò di cui voleva parlare con Takejiro ormai da tempo.

- Durante le investigazioni mi era sembrato di vedere Takejiro parlare in privato con Lilith… e poi, durante il Processo di Classe, era evidente come stessero nascondendo qualcosa.-

Il corvino iniziò a parlare dopo un profondo, sentito e liberatorio sospiro:

“ È iniziato tutto durante il ballo nel Prato al Secondo Piano. Volevo parlare in privato con Lilith, ma allo stesso tempo davanti a tutti… in quel momento le ho domandato se si fosse ricordata qualcosa del mastermind. Una parte di me si aspettava che si tirasse indietro, spaventata da quel che le avevamo raccontato dell’ultima volta che aveva provato a fare qualcosa del genere, ma… non è andata così.”

Kirigiri inarcò un sopracciglio, sorpresa: “ Ti ha rivelato l’indizio ?”

“ Se l’avesse fatto forse sarebbe morta quel giorno, e lei in un certo senso lo aveva intuito. Ciò nonostante, mi disse: “ Tutto ciò che posso dirti è 5514M… e ad oggi non ho mai davvero capito cosa significasse.”

- 5514M – L’Ultimate Memory si appuntò mentalmente quello strano codice, non volendo interrompere l’amico.

“ Lilith voleva comunque aiutarmi, e per fortuna non ho mai più avuto dubbi su di lei. Per questo motivo abbiamo messo su il Progetto 5514M… ovvero una gigantesca bugia per svelare l’identità del mastermind !”

I due presenti rimasero sbalorditi e senza parola a causa di quella rivelazione, tanto che persino la glaciale Kirigiri aveva gli occhi completamente sbarrati.

Le sorprese non sembravano essere finiti lì:

“ Il piano era semplice: essendo Lilith la persona più sospetta tra di noi a causa dei suoi ricordi e del suo legame con il mastermind, nel caso anche arrivati al Quinto Piano si fosse presentato un Class Trial, lei avrebbe dovuto rendersi la candidata perfetta per una votazione. In poche parole, Junko Enoshima.”

In quel momento per il bruno tutto iniziò a quadrare. Effettivamente ancora non si era riuscito a spiegare la messa in scena di Lilith, quando in realtà lei stessa doveva aver intuito che non ci fosse alcun colpevole.

“ Perché ?” Gli venne spontaneo da dire.

“ Lascia che ti risponda con una domanda: quando avete scoperto che lei era Junko Enoshima, che cosa avete fatto subito ?”

“ Loro l’hanno votata subito …” Rispose Kirigiri, per poi aggiungere accigliandosi: “ Però io sapevo sin dal principio che Junko Enoshima era morta: l’ho vista morire davanti ai miei occhi.”

“ Per questo non l’hai votata ?” La voce di Takejiro divenne un po’ più cupa, confondendo la ragazza.

“ Come facevi a saperlo ?”

“ Semplice: nessuno di voi stavolta ha fatto caso al risultato delle votazioni: su dodici voti, Lilith ne ha ricevuti solo nove. Mancavano tre persone all’appello, tra cui te ed ovviamente Zayasu.”

Nashi interruppe quel momento, in preda all’agitazione che lo attanagliava dal momento in cui aveva scoperto quel contorto piano: “ Sì, ma questo cosa centra? Che senso ha scoprire chi ha votato a no Lilith in quel momento ?”

Takejiro si girò a pancia in giù, stavolta incrociando le braccia sotto al mento.

“ Faceva parte del piano. Come ha detto Kirigiri, era logico che una volta scoperto che Lilith fosse Junko Enoshima, tutti l’avrebbero votata… però in realtà lei non era affatto la colpevole, quindi la votazione sarebbe stata sbagliata. Che cosa succede quando sbagliamo a votare, secondo le regole? Moriamo tutti, tranne il vero colpevole !”

“ Non è successo.” Lo fermò duramente la detective, per poi ripetersi. “ Ti ricordo che niente di tutto ciò è successo: lo avrebbe fatto se il mastermind avesse giocato secondo le regole, ma invece Lilith è stata eliminata soltanto perché lui lo voleva.”

“ Ok, ok… lo so.” Sbuffò sonoramente il ragazzo, visibilmente abbattuto. “ Il nostro obbiettivo era di scoprire chi avrebbe difeso Lilith fino alla fine, anche di fronte all’evidenza pur di salvarsi da una votazione sbagliata… forse quella persona sarebbe stata il mastermind.”

“ Ti sbagli.” Disse allora Nashi, guardandolo serio.

“ Perché mai il mastermind dovrebbe intercedere per far votare se stesso? Dopotutto, per quello che abbiamo scoperto in quel caso, era stato proprio lui ad attaccare Akagi e a voler incastrare Lilith e Kirigiri.”

L’Ultimate Detective si raccolse per un attimo nei suoi pensieri: “ E se… ad agire non fosse stato l’infiltrato in persona, ma qualcuno manovrato da lui? In quel caso il mastermind avrebbe volentieri sacrificato lui… ma visto che non è successo, piuttosto che morire a causa della votazione sbagliata, ha preferito rompere le regole ed uccidere comunque Lilith.”

Al termine di quel discorso, Takejiro lanciò un fischio di ammirazione.

“ Wow! Sono contento che in fin dei conti il piano fallito di me e Lilith vi abbia dato degli spunti di riflessione …”

I ragazzi si guardarono l’un l’altro, ripensando alla rossa che li aveva abbandonati da una dozzina di ore. Mancava proprio a tutti, e ancor più dopo il suo sacrificio il peso delle sue parole si faceva sentire.

A Nashi parve infatti di risentire la sua voce gioiosa trillare nella propria testa.

 

“ Takejiro… tu e lei avete davvero pensato a tutto questo per incastrare il mastermind ?

L’Ultimate Liar, sentendosi posta questa domanda, fece vagare il proprio sguardo altrove con circostanza. Pensò a lungo prima di aprir bocca: “ Te lo dissi già che volevo fidarmi di lei. Lilith era solo una pedina del mastermind, e ironicamente la sua vita era più in pericolo della nostra… non aveva per niente valore, serviva solo a generare sfiducia tra di noi. Bhe, io volevo dimostrare a tutti, ed in particolar modo a lei, che niente di tutto questo era vero !”

Proseguì abbassando sempre più il tono della sua voce, nonostante si potesse sentire un basso fremito tra le sue parole.

“ Per realizzare questo piano lei sarebbe dovuta morire, e prima ancora di lei qualcun altro. Ma va bene così! A volte non possiamo sottrarci dalla morte per sciocchezze come: “renderebbe triste qualcuno” o “è sbagliato”. Non ci possiamo mica portare il rancore di qualcun altro, o una pena da scontare per i nostri peccati nella tomba.”

Kirigiri intervenne, accigliata: “ Non riesco a capire se stai svalutando la vita umana o no. Piuttosto… mi sembra che tu abbia troppa paura di dire una semplice cosa: mi ero affezionato a Lilith, e ora mi manca.”

“ Ciò che ha trascorso… mi ha toccato nel profondo.” Ammise il ragazzo, sostenendo il suo sguardo mesto nel vuoto. “ Volevo aiutarla a rendere proprio la sua vita il motore per farci andare avanti, come desiderava anche lei, del resto.”

“ Una vita non ottiene per forza valore dopo che è stata persa. Se credi che solo il sacrificio possa elevare una persona, allora ti sbagli !”

“ Ma la vera speranza non nasce proprio quando riprendi in mano le redini di te stesso, magari dopo aver superato una tragedia del genere?! È quello che stiamo facendo da giorni !”

“ No.” Quando finalmente Nashi tornò a far sentire la sua voce, la conversazione tra i due si interruppe.

I ragazzi osservarono allora il bruno, trovandolo con uno sguardo contrariato.

“ La fiducia nel futuro e negli ideali di chi abbiamo attorno è importante, ma non è tutto. Però se tutto finisce sempre con dimostrarsi una bugia, allora ha ragione Nishizaka: non ha senso continuare a chiamarla speranza. Detto ciò, io voglio continuare a voler bene ad un mio compagno morto quanto ad uno vivo, perché allo stesso modo sono importanti !”

Detto ciò i tre rimasero in silenzio per qualche minuto, scegliendo di non riprendere più l’argomento.

 

- Cos’è davvero la speranza, quindi ?- Si chiese ancora una volta Nashi, appena lasciata la stanza.

Era ormai pomeriggio inoltrato quando incontrò Zetsu, appena uscito dal corridoio in fondo al Salone.

Lo vide sorridergli entusiasta.

“ Ehi. Che fai ?” Chiese allora, intenzionato a trovare un modo per impiegare il suo tempo.

“ Ti stavo giusto cercando! Ho preparato una sorpresa in Sala Giochi per dopo.”

Vedendo il bruno inarcare un sopracciglio con sorpresa ed interesse, l’amico allargò ancor di più il suo sorriso divertito.

“ Vieni su. Se ne parliamo qui e ci sentono non è più una sorpresa.”

Entrambi presero l’ascensore per il Sesto Piano, e durante l’attesa ebbero modo di parlare.

Zetsu spiegò di avere in programma il far passare a tutti un po’ di tempo in Sala Giochi, essendo quella la sala meno utilizzata sin dall’inizio della loro prigionia.

“ Solo Akagi ci andava regolarmente, e… mi sembra un bel modo di ricordarlo e allo stesso tempo distrarci un po’.” Per quanto fosse triste e malinconico al sol nominare l’amico morto, nella voce di Zetsu si percepiva tutta la sua volontà di rimanere ottimista.

Nashi non poté che apprezzare quell’idea, anche perché effettivamente il tempo trascorso in Sala Giochi era stato per lui quasi del tutto inesistente: a stento sapeva cosa vi si potesse trovare lì dentro.

Arrivati al Sesto Piano, si sedettero al primo tavolo ed attesero continuando a parlare. A quanto pare l’invito divulgato a tutti era per le 21:00.

 

“ Devo ammettere che… non ci vedo proprio qualcuno come Kirigiri che gioca ad un cabinato, o al DDR.” Disse l’Ultimate Memory, volendola buttare sul ridere.

L’amico soffocò una risata, immaginandosi la scena: “ Se per questo, anche Nishizaka non credo sia tipo !”

“ No, invece mi ha detto che passava un sacco di tempo con le sue amiche nelle sale giochi quando uscivano.”

“ Ah, ok, allora si divertirà da morire.” Dopo aver detto ciò, Zetsu posò un enigmatico sguardo sul suo amico, soffermandosi a fissarlo senza dire nulla per un po’ di secondi.

Quando l’altro lo notò, e ne rimase ovviamente confuso, gli spuntò un sorriso dolce sulle labbra.

“ Alla fine ti sei fatto un sacco di amici qui nonostante questa situazione terribile. Non l’avresti mai detto nemmeno tu, eh Nashi ?”

Il ragazzo rimase in ascolto, tuttavia chinò il capo per l’imbarazzo.

 

Nella sua testa stava rivivendo una conversazione avvenuta molto tempo fa.

 

Era l’inizio dell’anno scolastico alla Hope’s Peak Academy. Aveva da subito legato con Zetsu, forse perché era l’unica persona in tutta la scuola capace di farlo sentire non del tutto inutile ed indesiderato.

“ Nashi! Io desidererei, anzi, pretendo, anzi, ti ordino di fare amicizia con gli altri tuoi compagni di classe !” Gli aveva detto un giorno il verde, dopo esser rientrato nella loro stanza di dormitorio.

“ P-Perché questa escalation ?”

“ Nessuno ti conosce ancora, quindi cosa stai aspettando a presentarti ?”

“ Mi sono già presentato il primo giorno di scuola …”

“ Non è ciò che intendo! Parlo del vero te, fai conoscere loro il vero te: sei divertente, intelligente e anche se perdi sempre a Yu Gi Oh non te la prendi così tanto.”

“ Questo perché sono abituato al tuo modo di barare, ma… non centra adesso! T-Tu non sei me! Non capiresti mai quanto è difficile …”

“ Ti do dieci secondi per farti un nuovo amico! Diiieciii …”

“ Eh?! E come dovrei fare ?!”

 

“ Sei sempre stato un arrogante …” Ritornando al presente, il bruno non ebbe esitazione e disse esattamente cosa ne pensava del suo amico.

“ Però, anche se pensavi di comandarmi a bacchetta per aiutarmi… hai sempre e solo pensato a farmi divertire e stare bene, con te o senza di te. Anche adesso… qui dentro… non mi dirai che ti sei preoccupato di tutto questo fino ad oggi ?”

Sollevò il viso, rosso per vergogna di essere così emozionato, verso Zetsu. Lo vide annuire all’istante, sfacciato come al solito anche in un momento tanto delicato.

“ Però non hai esaudito proprio al cento percento la mia richiesta !”

 

“ Mi raccomando, fatti amiche solo ragazze carine, così poi me le presenti. Tipo… o forse… no, vabbé, basta che porti qui la prima che incontri !”

“ Mi hai scambiato per un rapitore ?!”

 

L’Ultimate Memory scoppiò a ridere, mollandogli uno schiaffo sulla spalla “ Che scemo !”

Era grato a Zetsu per avergli fatto trovare il coraggio di stringere un legame con tante meravigliose persone. Per quanto dieci studenti potessero essere morti, la loro amicizia sarebbe stata custodita preziosamente nella sua memoria per sempre.

I ragazzi rimasero per ancora svariate ore lì a parlare del più e del meno, fin quando Zetsu non esordì:

“ Andiamo, sono le 20:10. Giù ci aspettano.”

 

Quella fu l’ultima cosa che Nashi sentì, prima di sprofondare letteralmente in un baratro senza fine.

Privo di alcuna emozione o reazione, come se fosse del tutto a suo agio, venne inghiottito dal pavimento ed in un battito di ciglia attorno a sé ci fu solo buio.

Allungare una mano per raggiungere qualcosa o tastare il pavimento col piede sarebbe stato in inutile: in quella dimensione di vuoto esisteva solo il vuoto e nient’altro.

Con i suoi occhi vide però una sagoma ferma nel nulla. Fu come guardarsi allo specchio, con la sola differenza che di sé aveva la piena visuale della schiena.

Si squadrò dalla testa ai piedi, era proprio lui. Dapprima immobile, il se stesso iniziò a tremare.

Improvvisamente, come un’eruzione di ira e follia, proprio la cicatrice sulla sua schiena si squarciò per far uscire qualcosa, o meglio, qualcuno.

Una ragazza ben più grande di lui ora lasciava penzolare le braccia e la testa, con le sue lunghe code laterali bionde, emersa fino al bacino. Quell’orrendo ramo sollevò il capo, e così sbocciò in tutta la sua malvagità: un sorriso perfido e due occhi sublimemente spaventosi illuminarono lo spazio buio.

“ Upupupupu !” Rise Junko Enoshima, arrivando a carezzare Nashi con le sue unghie rosse, simili ad artigli.

“ Se non ti svegli da questo sogno, come pensi di andare avanti ed affrontare il tuo futuro? Il mondo intero è racchiuso in una singola azione… quindi agisci! Mosso dalla disperazione, scendi in campo! Quando sei sul punto di sprofondare ancor di più all’inferno…  fai la tua mossa !”

Il Nashi che dava la schiena a quel punto girò solo il viso, mettendolo in mostra. Dalla sua bocca sgorgava una cascata di sangue.

 

“ AAARGH !!” L’Ultimate Memory si svegliò lanciando quell’urlo terribile che gli lacerò le corde vocali.

Il suono della sua stessa voce rimbombò nella sua testa provocando solo e soltanto dolore e terrore. Una dicotomia perfetta per rappresentare il suo stato d’animo.

Si mosse a fatica, ma spinto dalla paura, e rotolò giù dal suo stesso letto. Si portò immediatamente le mani alla pancia, accusando la causa di tutto quel suo strazio. Prima ancora di formulare un pensiero, era corso davanti al lavandino.

Il riflesso nello specchio lo spaventò ancor di più, nonostante stesse singhiozzando con il volto paonazzo.

- Perché c’è… sangue nella mia bocca ?- Esalò un gemito, osservando così i suoi denti divenuti di un rosso scuro.

In quel momento, quando la sua mente iniziò a divenire meno oppressa dalla paura, poté accorgersi del rumore incessante alla sua porta: qualcuno stava bussando.

Era spaventato, ma non sapeva esattamente cosa fare. La puzza di sangue in quella stanza lo avrebbe fatto vomitare, prima o poi.

“ Nashi !” Si sentì chiamare quando ebbe aperto la porta.

Kirigiri lo guardava con sguardo preoccupato: “ Perché non hai aperto la porta?! È circa un’ora che busso e… m-ma! La tua bocca- ”

Il ragazzo automaticamente si coprì il viso, ma lei gli trattenne le mani per poterlo osservare meglio.

“ Ti sei di nuovo sentito male come quella volta in Piscina ?”

“ N-Non lo so …” Non lo sapeva e non voleva saperne niente, perché in cuor suo si sentiva che qualsiasi fosse stata la verità, inconsciamente era diventata la causa di tutto quell’inspiegabile terrore.

Allontanò la detective, barcollando all’indietro in camera sua.

Lei lo seguì: “ Non vuoi venire in Salone con noi? Sono le 23, però c’è ancora la tua cena a tavola. Te la senti di mangiare qualcosa ...?”

Il ragazzo sussultò come una molla, rendendosi conto mentre lei parlava che la puzza di sangue non era affatto svanita. Proveniva da dentro la sua stanza.

“ Come le 23 ?!” Chiese sbigottito, avvicinandosi intanto alla porta per impedire all’altra di entrare. “ Ricordavo di essere con Zetsu in Salone al Sesto Piano per le 20:10 …”

“ Forse sei svenuto e… eccolo !” Kirigiri si interruppe quando sopraggiunse proprio Zetsu.

L’occhialuto sospirò sollevato non appena vide il suo amico.

“ Quindi si è ripreso! Menomale, dai …”

“ Era per caso svenuto ?”

“ Sì, ma per fortuna stavamo giusto tornando qui al Primo Piano.”

Improvvisamente si accese una lampadina nella mente di Nashi, facendo luce tra tutta la confusione che stava vivendo.

“ Ma… la Sala Giochi ?” Domandò, con voce tremante.

L’Ultimate Detective fece una smorfia interrogativa, presa alla sprovvista con quella domanda.

“ Non dovevamo vederci tutti in Sala Giochi ?” Insistette però Nashi, sentendo l’agitazione crescere nel suo cuore.

“ Non… ne sapevo niente.” Kirigiri si rivolse allora al verde, venendolo scrollare le spalle.

“ Quando ti ho portato qui ero troppo stanco e sono anch’io andato in camera. Mi sono svegliato adesso solo per vedere come stessi e mangiare un po’.”

“ Effettivamente quando un’ora fa io, Amari e Takejiro abbiamo preparato la cena, di voi due non si è vista traccia. Lo stesso vale per Nishizaka… e poi, prima di sederci a tavola, Takejiro ha detto che voleva controllare come stesse Zayasu, ma non è più tornato. Però della Sala Giochi non ho sentito parlare nessuno …”

Zetsu annuì in silenzio per tutta la spiegazione, per poi guardare Nashi.

“ Faremo domani la serata che avevo programmato, non è un problema. Allora adesso io e Nashi andiamo a prenderci un boccone prima che scocchi la mezzanotte.”

Liquidando così Kirigiri, i due ragazzi rimasero soli.

 

Passarono svariati secondi di silenzio, che sembrarono ore e poi giorni. Nashi fissava ormai solo e soltanto il pavimento con gli occhi larghi per il nervosismo.

Quando le mani di Zetsu si posarono sulle sue spalle, era così teso che per poco non gridò.

“ Nashi. Va tutto bene, mantieni la calma.”

La voce dell’amico era piatta, più tranquilla che mai. Quando il bruno provò a sollevare il capo per incrociarne lo sguardo, però, questo si mosse con uno scatto verso il suo armadio.

Seguendolo, un brivido gli percorse la schiena: l’odore nauseabondo proveniva proprio da lì.

Nel momento in cui il verde spalancò le ante, il fetore aumentò a dismisura. Lì, tra i capi di abbigliamento tutti uguali, spuntavano una giacca e dei pantaloni appesi ad una gruccia, completamenti zuppi di sangue.

Le stille rosse gocciolavano sul fondo dell’armadio con un rumore viscido, e lo stesso Nashi vedendo i suoi vestiti bagnati di quella sostanza si sentì di riflesso sporco e appiccicoso come un mostro.

Voleva urlare, voleva piangere, ma nuovamente la mano dell’amico lo tenne saldo alla realtà.

“ Prendi la chiave nella tasca della giacca. Dobbiamo sbrigarci !” Un minimo di emozione era trapelato, sembrava preoccupazione.

In preda al panico com’era, Nashi non volle nemmeno fermarsi a comprendere cosa gli fosse stato detto e infilò la mano nella tasca. Immediatamente il viscoso e caldo contatto con il sangue generò l’istinto di ritrarre il braccio e piangere, ma qualcosa stavolta pietrificò i suoi muscoli.

Aveva trovato una chiave. La prese in mano, giusto in tempo affinché Zetsu lo trascinasse fuori di lì con molta fretta.

 

I loro respiri affannosi risuonarono nel corridoio.

Un tempo molto più affollato, ora quel luogo aveva da offrire ben pochi occhi indiscreti, ed infatti nessuno assistette alla scena fino a quando non spalancarono le porte del Salone.

Lì, Kirigiri ed Amari, colte di sorpresa, mostrarono delle espressioni preoccupate non appena li videro.

Zetsu non si fermò ad ascoltare le loro parole, e continuò imperterrito a trascinare Nashi sempre più in fondo alla sala. Raggiunsero il corridoio a destra.

Dopo due porte erano arrivati davanti alla Sala Giochi.

“ La chiave !” Disse finalmente il ragazzo, e le sue parole risuonarono come un ordine.

Nashi in quel momento si era bloccato. I pensieri assalivano la sua mente, cercando di romperla e di farlo impazzire.

Il suono dei passi alle sue spalle, la puzza del sangue che gli si era appiccicata addosso, l’inspiegabile pazzia di quel momento. Con la coda nell’occhio si accorse che la chiave della Sala Giochi non era al suo posto.

- È quella che ho in mano. – Realizzò, ma non fidandosi nemmeno di se stesso la infilò con esitazione nella serratura.

“ Nashi! Sbrigati !” D’improvviso, quando ormai le due ragazze erano sopraggiunte, Zetsu provò ad abbassare la maniglia. La porta non si aprì.

Il ragazzo allora fece scattare la serratura, liberando l’accesso.

 

Senza sapere il perché, i quattro entrarono nella stanza mentre altri passi, attirati dalle urla, si avvicinavano.

 

La campana funebre risuonò per la sesta volta, e con essa le porte per il regno dei morti si spalancarono.

Al centro della stanza, e perfettamente al di sotto della grande luce sul soffitto, un corpo risplendeva di riflessi argentati. Anche la pozza di sangue su cui era disteso pareva quasi un letto etereo, così illuminato.

Una mano era distesa, aperta e con le dita verso l’alto. Il volto era corrucciato in un’espressione stanca, e con le palpebre chiuse sembrava proprio catturato da un sonno profondo.

Lo squarcio sanguinante sul collo però sporcava quell’immagine, distruggendo la dimensione onirica e trasformandola piuttosto in un reale incubo.

Nishizaka Iki non stava affatto dormendo: era l’ennesima vittima di un gioco spietato.

 

In quel momento tutto ciò che non aveva senso per Nashi converse nella singola immagine, impressa per sempre nel suo cervello, del sorriso triste di Nishizaka.

Non ce la fece più.

Il secondo urlo che lanciò al cielo fu tremendamente più disperato. Il suo corpo intero tremava, come se non potesse reggere la potenza generata dalla sua voce, la quale andava di secondo in secondo sempre più vicina ad uno stridio soffocato.

Dagli occhi sgorgarono senza controllo lacrime, riempiendogli il naso e la bocca, scivolando lungo il suo volto rosso dove le vene decoravano la pelle come un diorama.

Infine, quando ebbe esaurito tutto il fiato, la forza della stanchezza lo schiacciò in ginocchio. Ormai ogni suo singhiozzo era solo un rantolio trascinato via dal silenzio.

 

“ Cosa ?!” Takejiro trattenne un’imprecazione quando entrò nella stanza e realizzò cosa fosse successo.

Con i denti digrignati per la rabbia, si lasciò scivolare addosso i sussulti terrorizzati del resto dei suoi compagni quando si furono tutti riuniti nella Sala Giochi.

“ Non… ancora… basta …” Supplicò Amari tra le lacrime, ma quando anche provò ad abbracciare Ebisawa per avere un sostegno, trovò il ragazzo gelido come un blocco di ghiaccio.

La paura si era impossessata anche di lui.

“ Noi …” Kirigiri emise un lungo sospiro, cercando di trattenere il tremore delle sue braccia. “ … dobbiamo cercare di capire chi sia stato. Stavolta sono sicura che si sia trattato del masterm- ”

“ Non ce n’è bisogno.”

 

Un paio di occhiali vennero sfilati, e nel momento in cui le lenti vennero a contatto con la luce della lampada lanciarono un bagliore accecante verso i volti stupefatti dei presenti.

“ Questa volta il colpevole è davanti a voi.”

Zetsu Jitsuke spalancò i suoi occhi, finalmente senza più veli, e chiunque lì dentro pregò che non l’avesse mai fatto. Sembrava possedere due pozzi di catrame, o qualcosa di ben più putrido che si mescolava e rimescolava in un vortice raccapricciante.

Poi, il sorriso immondo che mostrò tolse ogni dubbio sulla sua presunta identità di essere umano.

Nemmeno Lilith aveva mai presentato un ghigno del genere in una situazione tanto tragica, mentre invece il ragazzo pareva esser un tutt’uno con la puzza di sangue che riempiva l’aria, quell’atmosfera di terrore e disperazione.

“ Sto parlando proprio di Nashi Jonetsu, l’assassino di Nishizaka Iki. Quindi perché non passare subito al Class Trial? Upupupupu~puuu !

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Perdonate l’attesa, ma eccoci finalmente al Chapter 6! Manca circa un mese ai 2 anni di questa fanfiction, ed esattamente come dalla mia previsione, non raggiungerà la fine entro allora.

Tuttavia mi sento carico, e non vedo l’ora di trasformare tutte le idee raccolte in questi 2 anni in un finale degno di darmi soddisfazioni.

E… Zetsu. Mi piacerebbe molto sentirvi discutere nelle recensioni di questo personaggio, sono curioso di sapere chi ha sorpreso il reveal di questo capitolo.

Alla prossima!

P.S: Vi ricordo di seguire la mia talentuosissima amica disegnatrice beriberi su instagram, e se volete anche il mio account da autore.

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Capitolo 37
*** Chapter Six (End) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 6: I Had A Dream Of Us In A Perfect World

(Part 2)  Class Trial

The End

 

 

“ Nashi… il colpevole ?”

Quelle ultime parole pronunciate da Zetsu vennero ripetute all’infinito nelle teste dei presenti, cercando di dare loro un senso e di renderle più facilmente accettabili.

Nessuno ci riuscì.

“ Ma cosa dici?! Sei impazzito ?” Urlò Ebisawa, troppo febbrile a causa dell’odore del sangue e della vista del cadavere di Nishizaka per mantenere un tono calma.

Sfortunatamente nessuna risposta gli venne concessa: seguì un ronzio e poi una musichetta familiare, proveniente dal corridoio lì fuori.

Tutti riconobbero il suono dell’ascensore per la sala del processo, appena arrivato al loro piano.

Lo sconcerto fu totale, mai prima d’ora era avvenuto qualcosa del genere.

“ Non starò più a questo gioco truccato di merda! Col cazzo che iniziamo subito il Class Trial !” Ruggendo per la rabbia, Takejiro scattò al di fuori della stanza senza esitazione, venendo inseguito da una parte del gruppo.

Quando però fu sul punto di imboccare il corridoio verso il Salone, un rumore metallico ed una scarica di brividi lungo la spina dorsale lo avvertì preventivamente di fermarsi.

Di colpo davanti alla porta del Salone erano spuntate due mitragliatrici connesse a dei monitor, stavolta spenti. Le armi erano puntate sul corvino, con le bocche da fuoco a pochissima distanza dal suo viso. In quello stallo silenzioso, Takejiro intuì che se avesse fatto anche solo un passo in avanti, quello sarebbe stato l’ultimo movimento della sua vita.

Non poté far altro che digrignare i denti, impotente e sconfitto. Alle sue spalle l’Ultimate Video Maker e l’Ultimate Radio Host soffocarono delle imprecazioni tra i denti, condividendo la sua rabbia.

 

Kirigiri interruppe quell’atmosfera di frustrazione con tutto il suo sangue freddo: “ Aspettate: sono sicura che uno di voi può avanzare eccome.”

“ Lo dice anche il Regolamento, alla Regola Numero Cinque …” Proseguì: “Una volta raggiunto lo scadere del tempo messo a disposizione, tutti gli studenti dovranno affrontare un Processo di Classe... senza Zayasu con noi non saremmo tutti. Qualcuno dovrà pur andare a recuperarlo dalla sua stanza.”

Ci fu un lungo silenzio, durante il quale sembrava come se la torre stessa che rendeva quei ragazzi prigionieri stesse processando una risposta.

Qualunque fosse l’autorità incaricata di rispondere, che fosse Monokuma o Tabata Bussho, non accennava a mostrarsi, rendendo così quel giudizio incombente ancor più imprevedibile e misterioso.

I monitor si accesero, proiettando un timer di cinque minuti che subito si attivò. Le mitragliatrici avevano abbassato la mira, concedendo a Takejiro un sentito sospiro di sollievo.

“ O-Ok… allora io vado.” Furono le ultime parole dell’Ultimate Liar, prima che, facendosi carico di tutta l’ira e dell’energia che lo permeava, corse verso i dormitori.

Anche Kirigiri aveva rilassato tutti i suoi muscoli, finalmente impedendo che la tensione la divorasse.

“ Non credo che questo cambierà qualcosa.” Con voce piatta, Zetsu si incamminò verso l’ascensore senza guardare in faccia nessuno.

 

- Ovviamente non cambia nulla: Zayasu non può essere coinvolto in tutto questo. Però almeno abbiamo del tempo per calmarci e riflettere.- Pensò la detective, non badando però più di tanto a quelle parole.

Ciò di cui le premeva più occuparsi era solo e soltanto Nashi.

Si voltò con sguardo preoccupato verso il ragazzo, trovandolo ancora collassato a terra.

L’aveva visto in quelle condizioni solo una volta, durante le investigazioni del terzo caso, e conosceva bene cosa potesse rendere così quel ragazzo tanto forte: i sensi di colpa.

Ancora non si spiegava perché lui dovesse provare quelle emozioni, ma a giudicare dall’espressione confusa sul suo volto, probabilmente anche lui non lo sapeva.

“ Nashi …” Provò a richiamarlo, poggiandogli una mano sulla spalla mentre si chinava alla sua altezza.

 Niente. Sapeva bene che qualsiasi parola avesse detto, non avrebbe mai avuto l’impatto necessario per smuoverlo da quello stato catatonico, da quella prigione di confusione e dolore.

Si soffermò allora a guardare ciò che attirava ormai da un paio di minuti l’attenzione del ragazzo: il corpo senza vita di Nishizaka Iki.

Non poteva comprendere, ma riconosceva la forza del legame tra quei due ragazzi. Non era dissimile da quello creato tra di loro.

 

 “ Io voglio continuare a voler bene ad un mio compagno morto quanto ad uno vivo, perché allo stesso modo sono importanti !”

 

- No… la differenza è che io sono ancora qui, mentre Nishizaka è morta. Conoscendo Nashi, adesso starà dicendo addio a quella speranza che gli permetteva di credere che lei sarebbe sopravvissuta fino alla fine… e non è mai facile dire addio.-

Ovviamente non sapeva cosa dire, però ripescò dalla sua mente le sensazioni provate quando era stato Nashi a salvarla da un abisso di dubbio e disperazione.

“ Tu non sei il colpevole !”

Per la prima volta in vita sua aveva pronunciato delle parole tanto sconsiderate, lasciandosi guidare solo dall’impulsività del momento e dal suo cuore.

Avvertì però una certa reazione nel ragazzo, così continuò: “ Forse non saranno le parole che ti aspetteresti di sentire da una detective, però… io voglio credere questo. Sì, anche a costo della vita! E sì, anche a costo di mettere a rischio la vita degli altri: sono sicura di non essere l’unica a pensarla così !”

In men che non si dica, Amari ed Ebisawa si erano avvicinati al ragazzo con uno sguardo colmo di fiducia, temprata dal dolore di numerose perdite importanti.

“ Certo che è così, Nashi! Noi siamo tuoi amici, non ci lasceremo convincere dalla prima diceria sul tuo conto !”

“ Tu hai… in un certo senso aiutato il fratellone Umezawa ad andarsene con il sorriso. Non puoi essere una persona cattiva… per questo mi fido di te.”

 

L’Ultimate Memory rabbrividì: ancora una volta quella reazione. La ragazza coi capelli lilla attese, attese ed attese, finché il momento che aspettava non giunse.

Con il cuore che batteva all’impazzata in un vortice di emozioni, vide il ragazzo voltarsi verso loro tutti. Il suo viso era ancora contratto dalla tristezza, ma i suoi occhi brillavano in un modo che, chi fosse stato catturato dalla disperazione, non avrebbe mai potuto conoscere.

Nashi curvò le labbra, trattenendo un singhiozzo commosso.

“ Lo pensate davvero ?” Sussurrò debolmente, ma gli altri non si lasciarono attendere un secondo prima di annuire vigorosamente.

L’Ultimate Detective gli porse la mano: “ Andiamo. Ce la faremo anche stavolta.”

Con quel messaggio di speranza, si diressero verso l’esterno. Un silenzioso addio al corpo silente di Nishizaka fu tutto ciò che si lasciarono alle spalle.

Intanto era sopraggiunto anche Takejiro, con sulle spalle l’Ultimate Fanfiction Writer, accasciato e con gli occhi chiusi.

Senza dire una parola, salirono sull’ultima corsa verso il punto più alto della torre che avessero mai raggiunto.

Era scoccata la mezzanotte.

 

Giorno 20. Meno 6 giorni allo scadere dell’ultimatum.

 

- Non nego… di avere paura.- La mano che continuava a stringere quella di Nashi tremava, e non accennava a smettere. La detective non voleva fermarla quanto non avrebbe voluto fermare quell’ascensore.

- Però se la paura mi porta sempre più vicina alla verità, con te… allora… chissà, potrebbe anche trasformarsi nella dolce e divorante attesa di un lieto fine.-

Le porte si spalancarono sulla sala del processo, non certo un lieto fine.

 

“ Non c’è Monokuma e nemmeno Tabata Bussho.” Osservò a mezza voce Ebisawa, aggirandosi tra i palchetti senza trovare alcuno schermo acceso, o qualche peluche bicolore.

I presenti non sentirono il bisogno di soffermarsi su quel dettaglio, e con i soliti passi precisi ed abituati raggiunsero il proprio posto. L’ordine era stato ristabilito senza che alcun tiranno dettasse legge, eppure sapevano di trovarsi comunque sotto il pugno di ferro di qualche presenza opprimente.

Il quadretto funebre di Nishizaka Iki ricordava quale fosse il motivo della loro riunione, così come il suo posto vuoto donava ancor più vuotezza nella stanza.

 

“ Stavolta non abbiamo avuto nemmeno un Monokuma File.” Si lamentò Amari, strizzando ancora gli occhi per scacciare il bruciore delle lacrime: la vista della foto sorridente dell’amica era stata un colpo basso.

“ Prima di parlare dell’omicidio …” Improvvisamente la voce di Takejiro anticipò qualsiasi pensiero.

Il corvino non aveva ancora preso posto, ma era rimasto fermo a pochi passi fuori dall’ascensore.

“ Zayasu si è risvegliato.”

Ancora appoggiato sulle sue spalle, il ragazzo albino si stropicciò le palpebre debolmente, mugugnando come stava ormai facendo da qualche secondo. Quando il ragazzo su cui era accasciato lo scrollò con una certa veemenza, sussultò e riprese del tutto i sensi.

“ Cosa… ?” Furono le sue prime parole, mentre con le sue gambe tremolanti per poco non rischiava di scivolare all’indietro.

Takejiro lo afferrò prontamente per le spalle, avvicinandolo a sé:

“ So che non vorresti essere qui adesso, però tutto ciò che puoi fare è stare zitto e buono al tuo posto mentre noi cerchiamo di salvare anche la tua vita.”

A primo acchito quelle dure parole fecero strabuzzare gli occhi di Zayasu, come se lo avessero colpito con l’intensità di un proiettile. Il ragazzo tentennò, e dopodiché si morse il labbro inferiore.

Stava sorvolando con lo sguardo i palchetti.

Anche se appena sveglio, aveva riconosciuto quell’ambiente, e gli era bastato guardare i volti dei suoi compagni per comprendere che la situazione non fosse delle migliori. Rimase ad osservare il quadro di Nishizaka per qualche istante, prima di annuire in silenzio, con aria triste e sconsolata.

Mormorò delle scuse sommesse tra i denti mentre si dirigeva al proprio palchetto.

“ Ok! Ora ci siamo !” Annunciò l’Ultimate Liar, lasciando trapelare una certa rabbia nel suo tono.

 

“ D-Dicevo …” Riprese parola Amari, un po’ confusa per la situazione attuale. “ Non abbiamo nemmeno un Monokuma File stavolta, come possiamo parlare della condizione del cadavere, o dell’ora del delitto ?”

Ebisawa la guardò intensamente, comprendendo il suo dilemma. “ Già, di volta in volta le informazioni sui Monokuma File diventavano sempre più fumose, ma… addirittura rimuovercele del tutto è troppo.”

Sentendo quel discorso, a Kirigiri si rizzarono automaticamente le orecchie.

Le parole “informazioni fumose” sembravano combaciare nella sua testa con un altro termine, usato spesso in quelle ultime ore.

- Il gioco scorretto …-

“ È fatto apposta !” Intuì, esprimendo la sua considerazione agli altri. “ Di caso in caso, il mastermind sceglieva di rendere vaga o sconosciuta una condizione dell’omicidio che avrebbe altrimenti reso difficile la vita del colpevole: ora e luogo del decesso, arma del delitto o ferita mortale! Se stavolta non ci ha lasciato nulla, il motivo è che questo omicidio deve rappresentare per noi la più grande sfida affrontata fin’ora …”

“ Che pazzo sadico !” Ruggì il radio host, ma presto seppe riprendere controllo di sé.

“ Ok, quindi di che parliamo? Ormai siamo in pochi, e credo che oggi ci siamo aggirati per lo più nel Primo Piano… avevamo tutti sott’occhio costantemente. Come può esserci scappato un omicidio ?”

“ In Sala Giochi, poi.” Gli diede corda Takejiro. “ Chi mai se lo sarebbe aspettato lì ?”

La detective avvertì una strana tensione formarsi nella bocca del suo stomaco, come una morsa.

Doveva presentare delle prove, perché come aveva detto lei non si sapeva nulla di quell’omicidio.

- Però non è vero… qualcuno se lo aspettava un omicidio… credo.-

Volse lo sguardo verso Nashi, e pregò con tutta se stessa che il ragazzo non avesse perso quel bagliore di speranza recuperato poc’anzi.

Non voleva chiamarlo in causa, altrimenti sarebbe suonata accusatoria, così semplicemente aspettò che lui si facesse avanti da solo. Attese, stringendo i pugni e sfregando le dita sul guanto con nervosismo crescente.

- Io credo in te, Nashi !-

 

“ Io posso …” La voce tentennante dell’Ultimate Memory mise rapidamente fine alla confusione, attirando a sé tutte le attenzioni.

“ Io posso dirvi qualcosa, perché sono stato il primo a scoprire il corpo di Nishizaka, poco fa.”

Takejiro ed Ebisawa, sopraggiunti per ultimi sulla scena del ritrovamento e Zayasu, il quale non conosceva assolutamente nulla, prestarono la massima attenzione.

“ Ho passato la mattinata con Nishizaka fino a pranzo, dopodiché sono stato per un po’ di ore con Zetsu al Sesto Piano. Verso le 20:10… credo… ho perso i sensi. Mi sono risvegliato in camera mia alle 23, quando Kirigiri ha bussato alla mia porta.”

Dopo aver finito la sua dichiarazione il ragazzo chinò il capo.

“ S-Sì.” Annuì la detective, anche se quelle informazioni le avevano lasciato un’ombra di dubbio, come se qualcosa non andasse. “ Nashi era svenuto e Zetsu l’ha riportato in camera sua. Aveva vomitato sangue, ma per le 23 sembrava stare bene …”

“ A quanto pare io e Nashi abbiamo un alibi.” Si intromise a quel punto Zetsu, sorridendo in modo stranamente fiducioso.

“ M-Ma poco prima hai detto che …” Provò ad obbiettare la video maker, ma l’occhialuto la interruppe.

“ Piuttosto… voi! Eravate al Primo Piano, dove è stato ritrovato il corpo… quand’è stata l’ultima volta che l’avete vista, e che alibi avete ?”

“ C’è anche bisogno che io parli ?” Domandò stizzito Zayasu. Nei suoi occhi risplendeva un’insolita ostilità, coltivata attraverso il suo silenzio.

Tuttavia venne ignorato, ed i veri  chiamati in causa iniziarono a spremersi le meningi per dare una risposta soddisfacente.

Dopo un confuso battibecco, si raggiunse la conclusione che nessuno aveva un alibi solido come quello dei due ragazzi. Allo stesso modo, Nishizaka non era stata più vista dopo pranzo.

 

“ Strano.” Commentò allora Nashi, perplesso. “ Forse poteva trovarsi già in Sala Giochi per l’appuntamento, ma a quell’ora sarebbe stata troppo in anticipo …”

Quando sollevò lo sguardo, si accorse che i presenti, meno Zetsu, lo stavano guardando con gli occhi sbarrati.

“ Appuntamento ?” Ripeté Takejiro, credendo di non aver sentito bene.

Kirigiri invece fu soddisfatta che la conversazione avesse raggiunto con naturalezza proprio quel punto.

Poco prima infatti dal dialogo tra Nashi e Zetsu era saltata fuori una parola singolare, e se fino al momento del ritrovamento di Nishizaka l’aveva lasciata passare inosservata, ora non poteva più concedersi questo lusso.

“ Un appuntamento in Sala Giochi ?” Decise allora di incalzarlo, vedendo la sorpresa del ragazzo aumentare.

Era evidente che la loro reazione lo stesse prendendo alla sprovvista.

“ Per caso eri convinto che anche noi sapessimo di questo appuntamento in Sala Giochi ?”

- Centro !- Si disse, vedendo il bruno fare su e giù con il capo, seppur mantenendo gli occhi sgranati.

“ Io non ne ho sentito parlare.” Disse Amari, e tutti gli altri concordarono.

La ragazza coi capelli lilla sentì d’improvviso una strana forza pervadere il suo corpo: tutto stava andando fin troppo liscio.

“ A che ora era previsto l’appuntamento, Nashi ?”

“ Alle 21 …”

“ Quindi mi sembra palese che, per l’ora in cui hai perso i sensi al Sesto Piano, ovvero le 20:10, tu stessi per dirigerti assieme a Zetsu proprio sul luogo dell’incontro? Per ritrovare tutti noi ?”

Quando il ragazzo ebbe confermato il suo dubbio, allora dovette necessariamente fermarsi.

Prese un gran respiro, per poi guardare una persona del tutto diversa.

 

“ Zetsu. Poco fa hai accusato Nashi di essere l’assassino di Nishizaka, però sembrerebbe che oltre a lui, solo tu sapessi di questo incontro. Tu e… Nishizaka.”

“ Immagino di sì.” Rispose di sfuggita il verde, come se la questione non gli interessasse.

“ Che diavolo stai facendo ?!” Takejiro fu sorpreso dalla reazione del compagno, ma non riuscì a fermare il dibattito.

Kirigiri riprese parola: “ Dopo pranzo Nashi è stato con me in camera di Takejiro per un po’, e nessun altro afferma di aver visto Nishizaka. Mi sembra logico ipotizzare che sia stato tu l’unico a vederla per darle questo appuntamento… altrimenti non si sarebbe trovata in Sala Giochi.”

Zetsu mantenne il silenzio.

“ Perché sembra quasi scontato che tu abbia programmato questo appuntamento, avvisando solo la vittima in questione, proprio per ucciderla? Per di più Nashi è svenuto mentre si trovava assieme a te… e tu lo accusi …”

“ Parlando proprio di questo !” Esclamò improvvisamente il ragazzo, ignorando del tutto la ragazza dai capelli lilla e fissando il suo amico.

Sotto lo sgomento di tutti spalancò un sorriso a trentadue denti.

“ Nashi, Nashi! Parliamo proprio del perché tu sia l’assassino di Nishizaka !”

Dinnanzi al volto del suo amico contorto in un ghigno che nascondeva così tanta malizia e crudeltà, l’Ultimate Memory perse tutte le parole di bocca. Il suo fiato venne a mancare, e poté solo gemere debolmente in preda alla confusione.

“ Non eravate amici voi due ?” Domandò Zayasu, dubbio.

“ Proprio perché siamo amici ci diciamo sempre la verità.” Chiusa questa breve parentesi con il sorriso sulle labbra, Zetsu puntò le braccia sui fianchi: “ Allora… sono sicuro che se aveste dato un’occhiata a Nashi durante il momento dell’omicidio, adesso credereste poco alla storia dello svenimento: avete dato un’occhiata al suo armadio? Ci sono dei vestiti ricoperti di sangue da capo a piedi! E poi… vogliamo semplicemente ignorare come lui fosse in possesso della chiave della Sala Giochi, che infatti prima del suo arrivo era chiusa?! Se vogliamo parlare dell’assassino… parliamo dell’assassino, ma almeno facciamolo a carte scoperte !”

Kirigiri si voltò di scatto a guardare Nashi, allarmata dalle accuse appena pronunciate.

Contrasse ogni muscolo del suo corpo in attesa che lui svelasse come al solito una menzogna, come aveva fatto con tutti i colpevoli bugiardi, o chi si era nascosto dietro un muro di inesattezze.

Non accadde: quel mito crollò nell’istante in cui il ragazzo chinò il capo, iniziando a singhiozzare come un bambino sull’orlo del pianto.

- È vero? No… non può essere !- Fu sul punto di dire, ma qualcuno la interruppe.

“ L’ho sentito… un certo odore di sangue proveniente dalla stanza di Nashi quando ho recuperato Zayasu.” Intervenne a voce sommessa l’Ultimate Liar.

“ È Corex…” Aggiunse lo scrittore.

“ Grazie per la sincerità.” Commentò Zetsu, incrociando le dita e portandosele sotto al mento.

“ Come potete vedere, una volta raggiunta la verità il colpevole non trova più il modo di difendersi !”

 

“ C-Colpevole ?!” Amari lanciò un urlo, sporgendosi in avanti sul proprio palchetto: “ Nashi è un tuo amico! È un nostro amico! Ti sembra il modo di trattarlo dopo tutto quello che ha passato per noi ?!”

“ Sei davvero un verme.” Aggiunse Zayasu.

L’espressione del verde si indurì: “ Parlate proprio voi? Quante persone a cui tenevate avete fatto giustiziare in queste settimane? Masuku, Umezawa, Lilith… non credo che qualcuno qui dei presenti si sia fatto due scrupoli ed abbia rifiutato categoricamente di votare per il proprio amico !”

Mentre sottolineava con una certa insistenza l’ultima parte lanciò uno sguardo accusatore ad Ebisawa, il quale si strinse in se stesso.

“ I-Io …” Iniziò a tremare il ragazzo, per poi coprirsi il volto con le mani. “ Umezawa, non… volevo …” 

 

“ Non così in fretta !”

Il boato prodotto dall’urlo di Takejiro paralizzò istantaneamente tutti gli Ultimate Students lì attorno, impedendo così a quell’oblio di dilagare ulteriormente.

Zetsu si voltò lentamente verso il corvino, con occhi larghi e sorpresi.

“ Come ho detto, dalla camera di Nashi proveniva senza dubbio odore di sangue… ma è proprio per questo motivo che non voglio credere che sia lui l’assassino !”

L’Ultimate Memory, già credendosi abbandonato al suo destino, nel sentire quelle parole sollevò il capo con incredulità.

“ E tu… !” Fu proprio allora che Takejiro lo fissò intensamente, tendendosi come una corda di violino. “ Non voglio più  vederti così disperato: anche quando può sembrare che tutto sia finito, ricordati che ci siamo noi per te !”

Ebisawa ebbe da ridire, perplesso: “ Ma… come mai il sangue nella sua stanza dovrebbe discolparlo? Aveva dei vestiti insanguinati, e addirittura la chiave del luogo del delitto …”

L’Ultimate Liar a quel punto mostrò un ghigno sprezzante.

“ E ti sembra normale? Intendo, quale assassino non si disferebbe dei propri vestiti sporchi di sangue, ma anzi li rimetterebbe nell’armadio dove chiunque potrebbe vederli? Iwayama ad esempio ha avuto l’accortezza di sbarazzarsi dei suoi vestiti facendoli sparire giù per lo sciacquone.”

Actually il nome del film era “Giù per il tubo”, ma ora credo che tu non ti stessi riferendo a qualcosa del genere …” Il breve intervento di Amari passò inosservato.

Intanto il radio host si era chiuso in una pausa di riflessione, evidentemente colpito dal ragionamento appena avanzato. Anche Kirigiri mostrò un sorriso soddisfatto, per poi guardare Nashi con fare incoraggiante.

- Ha ragione Takejiro… noi siamo qui per te !-

 

Takejiro ripartì alla carica verso Zetsu: “ Piuttosto questo ragionamento ci porta ad una conclusione ben più ovvia: il vero colpevole ha voluto incastrare Nashi, sfruttando la sua perdita di coscienza per privarlo di un alibi… e guarda caso è proprio ciò che stai facendo tu da un bel pezzo.”

Percependo sulla pelle come un brivido tutto l’incoraggiamento che stava ricevendo dai suoi amici, Nashi comprese che lentamente ogni suo ragionamento aveva raggiunto un esito davvero difficile da accettare.

Non fu per niente semplice pronunciare le seguenti parole:

“ Zetsu… non ho detto niente fin’ora perché ti reputavo mio amico, ma ormai è palese che ci sia qualcosa sotto. Difendermi sarebbe stato impossibile senza l’aiuto di tutti loro, eppure… eppure sento che la strada della verità la dovrò imboccare da solo, perché è una mia responsabilità !”

Con il cuore in gola si preparò a tirare fuori, come al solito, il peggio di sé:

“ Tu sei …”

“ Il mastermind.” Lo anticipò il verde, con un bagliore catturato dalle sue lenti che nascondeva qualsiasi emozione volesse trasmettere dai suoi occhi.

 

Un’espressione di confusione si palesò violentemente sul volto del ragazzo, pietrificandolo dall’orrore non appena il suo cervello processò quanto fosse accaduto.

“ Eh ?” Fu tutto ciò che fuoriuscì dalla sua bocca, come da quella dei presenti.

 

“ Esatto, esatto, esatto !” Continuò ad esclamare Zetsu, rimanendo però imperturbabile.

“ …esattoesattoesattoesattoesattoesattoesattoesattoesatto… esatto!! Eccoci al big reveal, il momento in cui, se fossimo in Kaiji, partirebbe la OST piena di “Zawa!”. Purtroppo non siamo in un anime, r.i.p, che tristezza, press F… Piuttosto, dimentichiamoci di queste quisquilie ed affrontiamo il futuro con uno sguardo senza dubbio più disperato !”

Il verde si fermò solo per riprendere fiato dopo quello sproloquio, aggiungendo dopo una pausa silenziosa: “ Perché questa era la verità che volevate raggiungere da tempo, non è vero ?”

Ebisawa si ritrasse indietro, percependo una forte repulsione, simile al disgusto più puro: “ T-Tu… non sei Zetsu?! Sei solo un pazzo !”

“ E se Zetsu fosse sempre stato un pazzo ?” Ipotizzò Takejiro, non riuscendo a contenere il nervosismo mentre delle gocce di sudore gli imperlavano la fronte.

Lo shock causato da quella spaventosa rivelazione, seguita da parole tanto distaccate ed impersonali da sembrar provenire da un completo estraneo, stavano facendo dubitare tutti di aver conosciuto fin’ora il vero Zetsu Jitsuke.


“ Non è così, invece !” Il grido di chi non si voleva arrendere a quella disperata verità riecheggiò per la sala: Nashi aveva le lacrime agli occhi e gli bruciava la gola, ma non poteva arrendersi.

 Cercò con il suo sguardo oltre la coltre di mistero e confusione qualcosa che potesse ricordargli il suo amico. “ Io ho sempre conosciuto Zetsu, e lui non è mai stato così! Siamo sempre stati insieme, non è possibile che sia diventato un alleato degli Ultimate Despairs-”

 

“ Non è così, invece !” Lo schernì il verde con la sua stessa frase emblematica: “ Sei sempre stato con me? Ma sul serio? E allora cosa mi sai dire della tua memoria cancellata, quella riguardante La Tragedia? Piuttosto, lo vuoi sapere davvero cosa è successo durante La Tragedia ?!”

Il ragazzo spalancò le braccia come all’apertura di un’orchestra.

“ Persone di ogni età e nazione che impazzivano per le guerre immotivate, la distruzione cieca e la totale assenza di salvezza! Più di tutti, gli Ultimate Students vennero presi di mira… chi non riuscì a scappare o a farsi uccidere venne preso dagli Ultimate Despairs e trasformato in un seguace di Junko Enoshima con spietate tecniche di lavaggio del cervello! Niente più speranza per salvare un mondo dove gli uomini si divoravano tra di loro… e anche i simboli della Speranza cresciuti nella Hope’s Peak Academy soccombettero.”

“ Stai davvero rivelando di essere un seguace della disperazione ?” Sussultò Kirigiri, la quale aveva visto, conosciuto e combattuto per anni persone macchiate da quella stessa nera maledizione.

“ Sei consapevole che da quando Junko è morta, il mondo ha ricominciato a risplendere di Speranza proprio grazie agli Ultimate Students sopravvissuti?! Cosa vorresti fare ora tu qui? Stai mandando avanti un’ideologia morta e sepolta !”

“ Eeeh, Kirigiri-chan, se mi lasciassi finire magari te lo spiegherei pure …” Borbottò il verde, per poi ritornare a parlare con tono di voce chiaro:

“ Durante La Tragedia ho assistito in prima persona ad uno spettacolo ben più raro di un’eclissi totale di sole, del passaggio della cometa di Halley, o della nascita del Super Saiyan: il mondo intero si era spaccato in due, e tra chi combatteva per la Speranza e chi per la Disperazione, c’era solo morte e distruzione… ebbene, io mi sono trovato proprio in quel limbo senza dio e senza certezza. Ed è… stato… fantastico! Paradisiaco, perfetto! In uno spazio vitale in cui nessuno si aspetta niente da te, e non puoi fare nulla di sbagliato per tradire i tuoi ideali proprio perché non ne hai alcuni, è impossibile soffrire! A quel punto ho realizzato… che vivere comporta solo una grande sofferenza, contrariamente a quello stato di passività in cui la vita mi scorreva davanti senza notarmi affatto.”

La sua espressione era sempre più priva di sentimenti, come se il suo cuore umano fosse ormai perso in un eco rimbombante all’infinito nel vuoto.

“ Dico io… non potremmo semplicemente non esistere? Se esistere comporta questi dolori, non c’è posto dove tu possa nasconderti. I sogni? Per quanto un sogno possa essere bello, nel momento in cui ti svegli lo spezzi, lo annulli, lo dimentichi e poi ricominci la tua vita come se nulla fosse. Come se nulla fosse… e se la vita stessa fosse nulla? Sarebbe magnifico, non credete? Se solo tutti potessero assaporare l’assenza di ciò che ci circonda! Se solo si potessero non conoscere mai i colori, i suoni, il contatto, o anche solo la consapevolezza di non essere soli al mondo. È un po’ come nascere già morti: quella è la non-esistenza !”

 

“ Essere solo ?” Ripeté perduto Nashi, cercando di aggrapparsi a quelle poche parole nel tremendo discorso del ragazzo che aveva compreso. “ M-Ma io e te eravamo amici! Non ti avrei lasciato mai solo !”

“ E comunque alla fine ti sei schierato con le Disperazioni, altrimenti non saresti qui adesso.” Osservò Zayasu.

“ Macchè !” Sbottò il verde, scuotendo la testa. “Abbasso l’amicizia, l’immaginazione, la disperazione e la speranza! Poniamo fine a questa vita orribile e torniamo ad essere nulla, se non un pensiero nella mente di chi rimarrà in vita: questo è lo stato delle cose di cui voglio far parte, e non appartengo a nient’altro.”

Gli occhi dell’Ultimate Video Maker avevano ormai anche smesso di riempirsi di lacrime, perché quella situazione era così assurda da non permetterle di trovare qualcosa per cui piangere. Semplicemente non comprendeva affatto perché un suo compagno stesse dicendo tutte quelle insensatezze.

“ Tu stai rigettando la tua umanità? Non sei nato in questo mondo solo per rinnegarlo, Zetsu !”

“ Diresti mai ad un bambino nato morto che non è umano ?” La contro risposta dell’occhialuto però la spiazzò, facendola rabbrividire per la freddezza con la quale pronunciò tali parole.

“ Lo reputerete nichilismo, solipsismo, o forse anche misantropia. Pensatela come volete, per me è Niente: Niente è ciò che dovrebbe provare ogni essere umano su questa terra !”

 

“ Basta divagare con queste cazzate !” Urlò d’un tratto Ebisawa, e la conversazione di fermò di sasso.

Il ragazzo tremava per la rabbia, ansimando dalla sua bocca per trattenere un fiume di parole che piuttosto avrebbe voluto urlare. Non c’era tempo.

“ Smettiamola di dargli corda! Si è rivelato come mastermind, mettiamo da parte la nostra pietà e votiamolo: non è mai stato il Zetsu che pensavamo di aver conosciuto !” E con quell’ultima frase si rivolse a Nashi, guardandolo fisso negli occhi come per ridonargli l’energia necessaria.

Dovevano riprendersi tutti, risvegliarsi da quell’incubo senza pace.

 “ È vero.” Annuì lo scrittore albino. “ Per quanto possa essere malato e voglia presentarci tutte le sue motivazioni, le regole restano sempre le regole: se uccidiamo il mastermind questo gioco finirà e noi saremo liberi.”

Qualcuno tra di loro ebbe da ridire:

“ Già, e secondo voi io vi avrei dato questa chance di vincere prima che il tempo a disposizione scada? E perché mai, di grazia? Credete ancora nello stereotipo del villain che esce allo scoperto solo per fare il suo discorso e poi perdere? Qui non siamo in un anime, lo ripeto !”

Zetsu non si era affatto lasciato fermare dall’accusa dello scrittore di fanfiction, e senza esitazione rimase del tutto freddo.

“ Piuttosto… rifatevi gli occhi con la verità che tanto volete raggiungere !”

Accompagnando le sue parole, come per magia il grande schermo sospeso sulle loro teste si accese.

Non era mai successo prima, se non per volere di Monokuma o di Tabata Bussho, e questo bastò ai presenti per impietrire dalla sorpresa.

 

La scena proiettata era stata ripresa nella Sala Giochi del Primo Piano, da un’inquadratura sopraelevata, quasi al livello del soffitto.

Zetsu mostrava la sua schiena, perché era rivolto verso due figure davanti a sé: la prima era Nishizaka, mentre l’altra, alle sue spalle, si trattava Nashi.

Il bruno sosteneva la ragazza per le spalle, siccome a giudicare dalla sua testa penzolante sul lato, lei non era più in grado di sorreggersi: la causa poteva venir individuata nella ferita sanguinante in cui lui aveva i denti immersi fino alla bocca, squarciandole la carne del collo.

Lui, ridipinto di rosso dalla faccia fino all’estremità dei pantaloni, lasciò di colpo andare il corpo dell’Ultimate Web Personality in avanti. Il tonfo che ne seguì fu cupo e viscido, proprio ciò che ci sarebbe aspettato da carne e ossa che piombavano in un lago di sangue.

 

Il bruno vide come ultima cosa il suo stesso volto sporco di sangue, per poi rimanere immobile con gli occhi sul suo riflesso quando lo schermo si spense. Aveva voglia di urlare, di piangere, di ribattere in qualsiasi modo.

“ Qu-Quello non sono… io !” Non sapeva in che altro modo dirlo.

Si voltò freneticamente, trovando solo espressioni atterrite  e raccapricciate.

“ Vedere una scena del genere su di uno schermo fa quasi strano: sembra che si tratti di un film …” Provò a rompere il silenzio Amari, non accortasi di star respirando in maniera sempre più nervosa.

“ Però Nishizaka è morta davvero… è stata uccisa da qualcuno …”

“ Da Nashi !” Zetsu terminò per lei la frase, mostrando come avesse spento lo schermo con un telecomando. “ Volevate l’assassino e vi ho accontentati: Nashi ha ucciso Nishizaka, come sto cercando di dirvi ormai da tempo.”

L’Ultimate Fanfiction Writer, il quale era rimasto stranamente calmo anche durante quelle immagini turbanti, assottigliò lo sguardo fino a rendere i propri occhi due fessure.

“ Però il mastermind sei tu! Perché mai Nashi avrebbe dovuto ucciderla? L’hai sicuramente convinto, o costretto, visto che eri davanti a lui durante il delitto… cosa stai cercando di fare ?”

 Il verde inclinò la testa di lato, corrucciandosi: “ Non ti seguo …”

“ Intendo dire… perché ha ucciso lui e non tu? Mi chiedo quale motivo aveva Nashi di far ricominciare gli omicidi. Forse… è un tuo complice ?”

Nonostante le parole d’accusa furono come una pugnalata al cuore dell’Ultimate Memory, lui non ebbe nemmeno il tempo di ribattere prima che intervenisse Zetsu.

“ No! I vostri unici e soli nemici qui dentro sono i due mastermind, non dovete preoccuparvi di altri pedine… dopo Lilith, almeno.”

L’albino si incupì di nuovo dopo aver sentito quel nome.

 

“ Questo …” Un ribollente ringhio si udì presto provenire da tutt’altra direzione, finché non esplose in un grido.

“ Questo è sbagliato !”  Kirigiri Kyoko, l’Ultimate Detective, si era lanciata in un’ostinata difesa di Nashi senza pensarci due volte, soffrendo fisicamente al sol pensare che tutte quelle accuse fossero vere.

“ Hai senza dubbio manomesso quei video: verranno pure dalle telecamere di sorveglianza, ma nulla di vieta di poterli modificare in qualche modo !”

“ Dannazione… deve essere così !” Ruggì anche Takejiro, battendo i pugni sul suo palchetto: “ Sei il mastermind d’altronde! Controlli ogni singola cosa in questo posto di merda, e poi dalle 16 alle 23 hai sicuramente avuto tutto il tempo necessario per farlo, dopo aver anche fatto perdere i sensi a Nashi !”

Il ragazzo dai capelli verdi rimase in silenzio davanti a tali insinuazioni, non reagendo più con il suo fare distaccato e con la facilità dimostrata fino ad allora.

Sembrò quasi vacillare, anzi, non rispondendo in alcun modo.

“ Quindi abbiamo ragione noi ?” Chiese d’un tratto Amari, rimasta ingenuamente troppo colpita dal video per prestare attenzione. “ In realtà è stato Zetsu  il mastermind? Allora se lo votiamo lui morirà ed il gioco sarà finito !”

Sembrava quasi aver esultato.

“ Stavolta non puoi fare proprio nulla per andare contro le regole !” Ripartì all’attacco Kirigiri. “ Non come hai fatto con Akagi e Lilith, almeno! I loro sacrifici saranno ripagati oggi… con la tua disfatta.”

“ E morirai anche tu come Junko Enoshima… così gli unici Ultimate Despairs rimasti saranno cancellati dalla storia.” Concluse il radio host, più serio che mai.

 

“ Prima ripudiavate la menzogna e cercavate la verità… mentre adesso per sfuggire dalla realtà vi nascondete dietro una bugia.”

La risposta atona di Zetsu spezzò quel fervore crescente negli Ultimate Students, mostrandosi per nulla preoccupato dalle accuse.

“ La vostra vita è composta da due strade: la menzogna e la verità. La verità è uno specchio così limpido da permettere di vederci dentro, mentre la menzogna è un’oscurità in cui ti rintani per non permettere a nessuno, nemmeno a te stesso, di riconoscere qualcosa… siete così prevedibili: in un modo o nell’altro, fuggite sempre e scegliete ciò che più vi aggrada per giustificare le vostre scelte. Perché invece… non scegliete il nulla ?”

I suoi occhi, ora privi delle lenti, erano due gorghi neri di vuoto sconfinato, così come era siderea la sua totale mancanza di emozioni mentre parlava.

“ Morite. Qui. Adesso. Poniamo fine a questa strenua lotta contro voi stessi e contro il mondo !”

“ Col cazzo !” Sbottò Takejiro, con un impeto di rabbia tale da essere sul punto di saltare al collo dell’occhialuto. “ Io non voglio credere alla tua stupida stor- ”


“ Ha ragione.”

- Chi ha parlato ?- Fu la domanda di tutti meno una persona, e proprio quella persona ora li stava guardando con gli occhi lucidi e supplicanti.

“ Zetsu ha ragione. Ho ucciso io Nishizaka.” Nashi lasciò sprofondare la sua testa verso il basso, senza più forza per sostenerla.

A differenza di ciò che si presentava sul suo volto, o su quello di Zetsu, furono diverse le sensazioni che attraversarono i suoi compagni nell’arco di pochi secondi. Forse fu addirittura questione di un attimo, un battito di ciglia.

Il mondo era andato in frantumi proprio in quel minuscolo lasso temporale, e nulla avrebbe potuto riportarli a quando tutto andava per il verso giusto. Percependo questo senso di vuotezza, come se avessero perso la cosa più importante della loro vita dopo aver realizzato cosa fosse, i presenti cercarono in tutti i modi di combattere contro l’impulso di sprofondare nella disperazione.

“ Il problema è che …” Nashi anticipò tutti. Vi siete scordati tutti qual è il vero talento di Zetsu.”

 

Amari, Ebisawa e Zayasu sussultarono spaesati, e persino i più attenti ai dettagli come Kirigiri e Takejiro si sentirono come dei pesci fuor d’acqua al sentir pronunciare quell’affermazione.

Rapidamente, freneticamente, disperatamente, ricercarono nella propria memoria ciò che l’Ultimate Memory aveva tenuto in considerazione per tutto questo tempo.

Quando la detective trasformò il suo pensiero in parola, la sua voce si spezzò con un cigolio quasi metallico.

“ L’Ultimate Hypnotist.”

Era qualcosa che avevano avuto sotto gli occhi fino ad allora, per ben venti giorni, ma che mai avevano sentito il bisogno di ricordare.

Forse Zetsu in quel momento avrebbe sorriso compiaciuto, però rimase in ascolto.

Nash infatti proseguì: “ Dev’essere questo il motivo per cui credo di aver perso i sensi: se fossi stato attaccato, o se fosse accaduta qualsiasi altra cosa, me la ricorderei tutt’ora. Invece no… stavo parlando con Zetsu, e subito dopo mi sono risvegliato in camera mia. Vorrei non fidarmi di lui, ma… come si fa a non fidarsi del talento di un Ultimate? E allo stesso modo, mi fido della mia memoria …”

In quella straziante accettazione della realtà dei fatti, la voce del ragazzo non tremò neppure per un secondo. In lui si percepiva solo tristezza e sconforto, ma non la paura di morire come negli altri assassini durante la loro dichiarazione.

- Eppure ciò che mi attende ora …- Volse lo sguardo verso il tabellone dove sarebbero state presentate le votazioni, ed il suo cuore perse un battito.

Una musica lenta e brillante sembrava risuonare nell’aria. Era la sua marcia funebre.

 

“ N-No …” Singhiozzò Amari, con le  lacrime che gli inondavano la faccia. “ Non è vero…! Sei un bugiardo !”

“ Non dire così !” La riprese duramente Takejiro, facendola sobbalzare per lo spavento.

Il corvino sospirò profondamente, nonostante il suo viso pallido e scosso tradisse la calma che voleva mantenere.

“ Nashi è un pessimo bugiardo. So che quando crede di aver fatto qualcosa di male… lo dimostra con tutta la sincerità del mondo, come se non avesse nulla da perdere nel farsi vedere colpevole. Sta dicendo la verità …”

Strinse forte il pugno per soffocare la rabbia, ma si sentì di colpo così impotente da perdere ogni energia.

Kirigiri invece era rimasta in tombale silenzio, con gli occhi ancora vitrei, violentata da quell’atroce realtà che non avrebbe mai voluto accettare.

Riuscì appena a mormorare qualcosa, perdendosi nell’immensa tristezza di Nashi.

Ora era solo, intoccabile, inconsolabile.

 

“ E-Ehm !” Di colpo però, fu proprio il bruno a decidere di riprendere parola, schiarendosi la voce.

Mostrando un’inimmaginabile vitalità sollevò il capo per guardare verso i propri amici. L’ombra di un sorriso fu l’inizio perfetto della sua dipartita.

“ Ricapitoliamo il caso… vi va ?”

 

Durante il pomeriggio, presumibilmente dopo pranzo, il mastermind ha avvicinato Nishizaka per avvisarla di un evento da lui preparato in Sala Giochi, dove si sarebbero presentati tutti alle 21.

In realtà però il suo obbiettivo era di far incontrare a quell’ora solo Nishizaka, la vittima, con il suo assassino, ovvero qualcuno che lui stesso avrebbe ipnotizzato per fargli commettere l’omicidio grazie al proprio talento di Ultimate Hypnotist. Così fece: portando l’assassino in Sala Giochi alle ore 21, e avendolo già ipnotizzato mentre si trovavano da soli al Sesto Piano, gli fece uccidere Nishizaka davanti ai suoi occhi.

In questa maniera il mastermind aveva anche immortalato il vero colpevole con le telecamere di sorveglianza, così da presentare il perfetto alibi per sopravvivere anche al processo che sarebbe avvenuto da lì a poco.

Prima di chiudere a chiave la porta della stanza, il mastermind fece cambiare l’assassino con un paio dei suoi vestiti puliti, per poi riporre i vestiti insanguinati proprio nella camera di lui come ulteriore prova.

In questo caso il mastermind, ovvero Zetsu Jitsuke, ha agito in totale sicurezza proprio perché non si è mai macchiato le mani direttamente…

 

“ … piuttosto, ha scelto una pedina sacrificabile: io, il vero colpevole.”

Il puzzle era stato ricostruito, mostrando un’immagine indesiderata quanto ingiusta. Ancora una volta, proprio l’ingiustizia di chi comandava quel gioco, aveva trionfato con due nuove vittime.

Amari ed Ebisawa continuarono a piangere, consapevoli di aver perso un amico.

Zayasu ringhiò come se gli stesse ardendo tutto il corpo: stava per assistere di nuovo ad un immeritato martirio, e tutto perché non erano riusciti a fermare il mastermind in tempo.

 

Takejiro Kurisu si voltò verso Zetsu, e glaciale sibilò:

“ Non appena saremo usciti di qui tu diventerai carne morta.”

“ Ah ?”

Un rombo metallico scosse l’aria. Improvvisamente centinaia di bocche da fuoco provenienti da fucili e mitragliatrici installate ovunque si erano schierate attorno al verde, puntandosi però sull’Ultimate Liar.

“ Sei libero di provarci.”

“ Certo che ci proverò …” Sorprendentemente il ragazzo scoppiò a ridere in risposta. “ Finché posso ci proverò. Finché sarò vivo ci proverò! E forse, anche da morto, proverò ad ucciderti fino a quando le porte dell’inferno non si saranno spalancate per te !” 

“ Intanto parliamo delle votazioni.” Lo ignorò l’altro, prima che il display sul palchetto presentasse la scelta.

 

“ Non fatelo !” Non lasciando a nessuno il tempo di pensare, Nashi prese parola.

Quando lo sguardo di tutti venne rivolto verso di lui, si sentì toccare a sua volta da tutti i cuori con cui era entrato in contatto nel corso degli ultimi giorni.

Sembrava che fosse trascorsa una vita, e quei ragazzi e ragazze erano le persone più vicine a lui che mai avesse incontrato.

“ Non pensateci nemmeno… parlo dell’eventualità di non votarmi così da uccidere tutti gli innocenti, Zetsu compreso. È un’eventualità che non si è presentata l’ultima volta, quindi non vi consentirò di rischiare, anche se so che volete salvarmi.”

Guardò Zetsu: “ Ti chiedo di far valere il mio voto per sette.”

La sua richiesta improvvisa fu spiazzante persino per il verde, il quale non rispose immediatamente. Un’espressione confusa parve quasi dipingersi anche sulla sua faccia marmorea.

“ Va bene.”

E così Nashi votò se stesso senza esitazione. Ben sette voti furono assegnati al suo nome.

Per i sei ragazzi rimasti era ora impossibile rovesciare il risultato, così come di cambiare il destino.

 

“ È proprio da te.” Disse Kirigiri, ed un sorriso dolce fu l’ultima cosa che Nashi vide, prima che il tabellone sopra le loro teste esplodesse tra scintille, coriandoli, petali di ciliegio e fumi colorati.

Nessuno dei frammenti colpì qualcuno di loro, ma tutti i monitor circostanti iniziarono a proiettare tanti Monokuma ridenti, con il messaggio più nefasto del mondo in sovraimpressione:

“ Verdict: Nashi Jonetsu !”

 

A nessuno importò molto di cosa dicessero. Non era alla volontà degli altri che quegli studenti si sarebbero piegati, ed in quel momento più di prima compresero il valore della scelta: la scelta di sacrificarsi.

“ Ricordi cosa ti ho detto quando ci eravamo da poco conosciuti ?” Domandò la ragazza dai capelli lilla al bruno, avvicinandosi quasi timidamente.

“ Ricordi ?” Evidenziò quella parola con un sorriso divertito. “ E tu ti ricordi con chi stai parlando ?”

Lei non aveva voglia di scherzare, però ricambiò il sorriso.

“ Dissi che eri una persona speciale, che spiccava tra tutti noi, anche se non l’hai mai voluto davvero… e che questa tua specialità ti avrebbe comportato solo dei rischi.”

Lui comprese la sua tristezza, così le prese le mani ed iniziò ad accarezzare delicatamente la superficie dei guanti.

“ Conoscevo qualcuno come te. Anche lui si era cacciato nei guai perché teneva alla vita dei suoi amici più che alla propria.” I singhiozzi presto si tramutarono in pianto, e le lacrime segnarono indelebilmente il viso pallido di Kirigiri.

“ Parli di Makoto Naegi ?” Nashi volle ricordare la fotografia della detective in cui sorrideva accanto a quel giovane.

“ Lui ci avrebbe potuto salvare! Quando Monokuma ci ha detto però che gli agenti della Future Foundation erano stati fermati mentre tentavano di salvarci… ho rischiato di perdere davvero la speranza. Grazie al cielo in quel momento ho avuto te, ed il messaggio completo nel drone mandato dalla fondazione …”

Nashi le strinse con ancor più forza le mani per riportarla alla realtà, prima che affondasse e svanisse per sempre.

“ Solo voi potete salvarvi, ormai! Non è più una questione di speranza e disperazione, di lasciarsi sopraffare dai ricordi o dall’inseguire un sogno… voi siete voi, così come siete vivi! Combattete per rimanere in vita, anche se vi doveste porre dei dubbi o qualcuno volesse provare a fermarvi! Perché… perché… la vita va arricchita il più possibile prima di farla terminare, e se non siete soddisfatti del modo in cui morirete, allora cambiate il futuro: richiedete più tempo, ritardate la morte, vivete e basta fin quando non potrete sorridere esalando il vostro ultimo respiro !”

Takejiro venne attraversato da un brivido, così disse con voce rotta:

“ Questo è il modo in cui hai deciso di morire ?”

Non ricevette risposta. Dopotutto Nashi era un pessimo bugiardo.

 

“ Bene, io …” Zetsu si interruppe di colpo, afferrandosi il ponte del naso e guardando in un punto indefinito.

Passarono quattro secondi di insondabile silenzio.

“ Ho la punizione perfetta per te.”

“ Nashi Jonetsu è stato dichiarato colpevole. Pronti ad assistere alla punizione ?”

“ Se incontri Lilith …” Si fece avanti Zayasu, finalmente addolcendo il suo volto contratto al dolore. “ No, lascia stare. Voi due vi siete sempre trovati bene, l’uno con l’altra …”

“ Non mi dimenticherò mai di te !” Urlò invece Ebisawa, piangendo a dirotto mentre stringeva tra le braccia Amari. “ Nashiii !!”

Il bruno sorrise: “ Neanche io mi dimenticherò mai di voi.”

Una botola si spalancò sotto i suoi piedi.

 

 

No mo yama mo

-I campi e i monti

Nashi, al centro della radura innevata, tremava dal freddo. Il cielo sopra di sé era nero, ma tutto attorno il mondo si stava tingendo di bianco.

Un manto leggero, candido, puro, gelido, asfissiante, terribile, mortale.

Yuki no torarete

-Sono cosparsi sotto il manto nevoso.

Era difficile vedere. Era impossibile sentire. Non c’era nulla là attorno. Tutta la speranza era stata soffocata sotto il peso della neve caduta.

Di Nashi Jonetsu era sparita ogni cosa. Non c’era più, non esisteva più, e mai nessuno avrebbe potuto dire che fosse mai esistito.

Era rimasto solo un anonimo tappeto di neve.

Nani no nashi

-È il nulla.

 

(Haiku di Naito Joso)

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

In questa data palindroma mi sono finalmente deciso ad aggiornare. Non saprei bene cosa dire, lascio a voi le considerazioni su ciò che è accaduto in questo capitolo.

Vi avviso solo che il prossimo arriverà presto e, no, non si chiamerà Chapter Seven, portandoci quindi direttamente verso la conclusione della storia. Sarà il Chapter Zero, un intermezzo necessario come l’aria a questo punto della trama.

Meno 5 capitoli effettivi alla conclusione.

Alla prossima!

P.S: Vi ricordo di seguire la mia talentuosissima amica disegnatrice beriberi su instagram, e se volete anche il mio account da autore.

 

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Capitolo 38
*** Chapter Zero (Forgotten File) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 0: Forgotten File

 


 

Stava andando avanti ormai da troppo, quello era il pensiero di tutti.

- Sta andando avanti ormai da troppo.- Era il pensiero di Nashi.

Fu anche ciò che si disse appena sveglio, percependo sul suo corpo dolore e stanchezza. Il dolore proveniva dai muscoli della parte inferiore del suo corpo, essendosi addormentato seduto per terra, così come dalla propria pancia.

Erano quattro giorni che non toccava cibo, e le sue forze andavano sempre più scemando. Anche la mente ormai giocava brutti scherzi, facendogli offuscare la vista di tanto in tanto oppure provocandogli crampi atroci quando meno se lo aspettava.

Quattro giorni trascorsi ad aspettare. Aspettare cosa? La fine?

Quando tirò indietro il capo, la sua schiena fece scricchiolare l’orologio a pendolo al quale era appoggiato. In quel momento si sentì raggiungere la mano da un tocco caldo, ma che comunque lo fece trasalire per lo spavento.

“ Ehi ?” Lo richiamò una voce dolce, rassicurandolo. Una ragazza, anch’ella seduta con la schiena contro il pendolo, si voltò con sguardo colpevole.

“ Non volevo spaventarti.”

“ No, non preoccuparti… mi sono appena svegliato.” Rispose lui, sentendo la sua gola impastata e allo stesso tempo arsa. Tuttavia, cercò di guardare verso la sua interlocutrice, sperando almeno di non apparire patetico quanto si sentiva dentro.

I suoi occhi appena schiusi incorniciarono il profilo di una ragazza della sua età, dal viso magro ed appuntito sul mento, come una goccia riversata.

I suoi occhi erano di un azzurro chiaro, brillando quindi su di una pelle chiara ma costellata di lentiggini. Lunghi capelli corvini discendevano lungo le guance, ma sulla frangia portata fino alle sopracciglia spiccava un singolo ciuffo bianco candido.

Per il resto indossava un giubbotto munito di pelliccia, forse un tempo bianco come la neve, ma ormai logoro.

 

“ Va bene così. Dobbiamo conservare le energie.” Disse lei, celando un timore che segretamente, dietro quel sorriso premuroso, la assaliva.

“ Sinceramente non so quante energie mi restano ancora, Shujinko.” Rispose il ragazzo con un rantolo, che forse sarebbe dovuto essere una risata forzata.

“ Non dire così, Nashi.” La ragazza a quel punto ruotò il suo corpo per posizionarsi faccia a faccia con lui, puntando le sue braccia e le ginocchia per terra.

Iniziò a fissarlo con i suoi profondi occhi e la bocca contratta in un’espressione pretenziosa, serissima.

“ Basta essere pessimista !” Lo rimproverò con voce arrabbiata.

L’Ultimate Memory arretrò il più possibile, messo in soggezione da quello sguardo, ma presto si accorse di non poter sfuggire.

“ L-Lo so che sono pessimista, però… !” Provò a dire, ma di tutta risposta lei si avvicinò ancor di più, praticamente schiacciando il suo naso contro quello di lui.

“ Non! Dire! Così! Nashi !!” Squittì con la sua voce acuta, facendogli passare del tutto la voglia di obbiettare.

 

“ Shujinko! Parli di conservare le energie e poi ti metti a strillare ?” Una voce proveniente da in fondo al corridoio risuonò austera, nonostante appartenesse ad un ragazzo apparentemente giovane.

Due figure avanzarono dalle ombre verso i ragazzi.

Sentendosi richiamata con tanta serietà, colei che rispondeva al nome di Shujinko divenne rossa per l’imbarazzo.

“ Eheh, scusate !” Scoppiò a ridere, lanciando un’occhiata di complicità a Nashi.

Il bruno si sentì contagiato da tutta quella vivacità, provando per un attimo un po’ di conforto in fondo al suo cuore.

D’altronde Shujinko Neyuki era una studentessa della Hope’s Peak Academy come lui, per quanto la conoscesse da appena un mese. Non si erano mai parlati nei corridoi della scuola, eppure sapeva già qualcosa di lei prima ancora di sentire la sua presentazione.

 

“ Il mio nome è… Shujinko Neyuki. M-Mi conoscono come l’Ultimate Alpine Ski Racer.”

Così si erano introdotti alla loro conoscenza. Nashi si convinse col passare del tempo che non avrebbe mai visto la ragazza così timida come allora, in quanto nei giorni successivi, rafforzando il legame con tutti gli altri studenti, aveva tirato fuori di sé una personalità molto più gioviale ed estroversa.

Ora la guardava ridere, arrossendo fino a diventare del colorito di un pomodoro come ogni volta che si imbarazzava, e ripensò che per un mese erano sempre stati vicini.

Non era la prima volta infatti che la sciatrice lo incoraggiava ad essere più ottimista e a non arrendersi.

 

Intanto le figure li avevano raggiunti. A parlare era stato un ragazzo molto alto e che indossava perennemente un trench coat lungo e grigio, con al di sotto una camicia viola ed una cravatta rossa. Con quell’abbigliamento pareva molto più grosso ed imponente di quanto fosse in realtà.

Poche volte infatti si era visto Haruko Munakami senza i suoi pesanti vestiti indosso, e a detta sua la scelta era tale per motivi di eleganza. L’Ultimate Librarian, infatti, era sempre stato famoso per essere molto orgoglioso riguardo il suo modo di vestire.

“ Non vergognarti come una bambina !” Rimproverò ancora Shujinko, mentre si inforcava gli occhiali con gesto vanitoso.

“ E tu non prendertela sempre con lei, Haruko !” Gli si rivolse la seconda figura: anch’egli un ragazzo, più basso di lui ma più slanciato di Nashi.

“ Non me la prendo solo con lei, Kiyomaru… spero infatti che tu possa ricordarti per sempre il mio rimprovero di stamattina riguardante  la tua mancanza di negligenza.” Ribatté il bibliotecario, scuro in volto.

“ Addirittura “per sempre” e “mancanza di negligenza” per non aver abbassato la tavoletta del bagno?! L-L-La tua puntigliosità mi spaventa sempre di più Haruko, non sarà mica contagiosa ?” Fingendosi spaventato, l’altro arretrò di qualche passo con le mani davanti a sé in segno di protezione.

Nashi e Shujinko risero della sua performance.

“ Grazie per avermi difesa, Kiyo.” Gli sorrise l’Ultimate Alpine Ski Racer.

Kiyomaru Koganei, per tutti Kiyo, era un ragazzo proveniente da un’isola tropicale, e questo si notava nel suo aspetto: la carnagione era rosea come della carne ben cotta, ed i suoi vestiti consistevano in una camicia arancione con decorazione di fiori blu e pantaloncini corti, accompagnati da un inseparabile paio di sandali.

I suoi capelli erano verdi come delle foglie di palma, e da esse riprendevano anche la forma, essendo acconciati in grossi ciuffi tenuti su per aria.

Nonostante da un ragazzo prodigioso conosciuto come Ultimate Traffic Controller ci si aspetterebbe precisione ed attendibilità, Kiyomaru era famoso più per la sua simpatia e sbadataggine.

Si trattava di una macchietta abbastanza famoso nella scuola, e ben voluto da tutti.


Dopo aver finito di parlare i ragazzi si zittirono, scambiandosi un sorriso di circostanza l’un l’altro. Spesso litigavano o si punzecchiavano come in quell’occasione, ma il motivo di quel rapporto quasi fraterno era il loro legame molto stretto.

“ Dov’è Meru ?” Domandò Nashi, ricordandosi del quinto di loro.

“ Nella sala grande. Sta giocando con i suoi peluche.” Rispose Kiyo.

“ Cosa? Pensavo fosse in camera sua.” Shujinko si voltò verso il ragazzo con espressione sorpresa.

“ Quello prima che vi addormentaste qui. A proposito, come mai siete venuti proprio qui per …?”

“ Idiota! L’hai lasciato da solo senza preoccuparti di niente ?” Haruko lo interruppe con un tremolio nella sua voce.

L’Ultimate Traffic Controller lo guardò, percependo addosso a sé il peso della preoccupazione dell’amico.

“ Haruko… siamo solo noi qui. Di cosa deve avere paura ?” La sua voce risuonò lugubre come le parole appena pronunciate.

Un senso di sconforto si dilagò nell’aria: si trattava della responsabilità di quella solitudine.

Istintivamente Nashi si strinse nelle gambe, evitando lo sguardo di tutti.

 

Era vero: erano rimasti solo in cinque. Per quanto si fidassero tutti l’uno dell’altro, e non potessero desiderare compagnia migliore, si trattava pur sempre di una convivenza forzata.

Non erano stati in cinque sin dal principio, anzi, risultavano ormai in un terzo del numero di partenza.

Quindici studenti della Hope’s Peak Academy

L’Ultimate Memory avrebbe potuto ripetere i loro nomi all’infinito, senza mai perderli dalla propria mente.

 

“ Benvenuti in questo Killing Game escogitato precisamente per voi !”

 

Esattamente come avrebbe ricordato per sempre il momento delle loro morti.

Ormai erano rimasti in cinque da una settimana. Sette giorni prima, infatti, l’ultimo omicidio tra studenti aveva portato loro tutti ad una decisione: unire le forze e non pensare mai più ad uscire di lì.

Non avevano idea se qualcuno li avrebbe mai aiutati, o se gli orchestratori di quel sadico gioco si sarebbero mai stufati di torturarli, ciò nonostante avrebbero dato la vita pur di non assistere più a quell’orrore.

Tale sforzo era sostenuto dal peso del sacrificio di dieci ragazzi e ragazze, tutti prigionieri di una crudeltà immotivata.

 

“ Comunque sia non è una buona idea lasciarlo da solo. Non voglio che si preoccupi per noi.” Alzandosi in piedi e spazzolandosi i pantaloni bianchi dalla polvere, Shujinko spezzò il silenzio.

Insieme i ragazzi acconsentirono a raggiungere la sala grande, così soprannominato un salone tagliato in due da un lunghissimo e pesantissimo tavolo.

L’ambiente in cui erano prigionieri assomigliava ad un’antica casa nobiliare ormai in rovina. Tutto era costruito in pietra o legno scurissimo, nero o tendente al rosso sangue, mentre le finestre erano state sostituite da lastre ricoperte di rovi.

Più volte avevano provato a potare quegli arbusti, scoprendo sempre che in realtà non fossero piante, bensì spuntoni metallici duri come il cemento.

Quando ebbero raggiunto la destinazione, videro una figura seduta a capo tavola, rivolgendo le spalle all’ingresso. Sentendoli arrivare, quel ragazzino molto basso e minuto si alzò di scatto, quasi saltando dal suo posto.

“ Ragazzi! Siete tornati, merumei !” Strillò gioioso, producendo come al solito un verso simile ad un nitrito.

Corse verso i ragazzi a tutta birra, quasi come se si volesse schiantare, ma prima dell’impatto Kiyomaru lo intercettò con entrambe le braccia.

“ Sì! Stavamo dormendo e dovresti farlo anche tu, piccola peste !” Rise il verde, sfruttando l’inerzia per far volteggiare il ragazzo come un bimbo.

“ P-Piccola peste a chi?! Merumei !” Si dimenò furioso l’altro, riempiendolo di pugni e calci sul volto.

 

Meru Merumei era senza dubbio un ragazzo strano. Ignorando la sua bassa statura nonostante fosse un liceale, la quale lo faceva più sembrare un bambino delle elementari, indossava un cappello raffigurante la parte superiore del muso di un cavallo. Il suo vestiario consisteva anche in dei calzoncini con delle bretelle ed un maglione dalle lunghe maniche con vari animaletti disegnati sopra.

Forse proprio per il suo espresso amore per gli animali, e per il suo bizzarro modo di ripetere uno strano verso, non pareva strano che fosse l’Ultimate Veterinarian.

 

“ Kiyomaru! Meru !” Haruko chiamò i sue due compagni senza alzare la voce, ma comunque esprimendo un’evidente serietà.

I ragazzi si voltarono, guardando il loro compagno fissarli con stanchezza.

“ Basta… sprecare energie. Non esagerate.” Mormorò il bibliotecario con voce flebile, avendo perso del tutto la flemma di poco prima.

Il ragazzo dai capelli verdi sbiancò di colpo, come se si fosse ricordato di qualcosa di fondamentale importanza, e lasciò andare l’amico. Questo, una volta tornato con i piedi per terra, si calò il cappello davanti alla faccia gemendo: “Merumei …”

Nashi e Shujinko assistettero alla scena, e dai loro volti si sarebbe potuto percepire il suono di due cuori che andavano in frantumi.

La realtà era atroce, qualcosa che odiavano ricordarsi ormai da quattro giorni.

Non c’era più cibo in quel luogo abbandonato.

Una volta che tutti loro avevano dichiarato di non sporcarsi le mani di sangue, gli orchestratori avevano deciso di punirli con una condizione disumana: privare loro di cibo pur di trascinarli tutti nella disperazione.

Non avevano idea di quanto tempo sarebbe passato prima di rivedere un pasto, ma essendosi abituati alla mente malata di chi aveva organizzato il suddetto gioco, probabilmente il loro scopo era smettere per sempre di cibarli. Volevano spingere qualcuno ad uccidere pur di scappare, di sopravvivere e di smettere di soffrire.

Eppure loro, fino a quel momento, avevano continuato a resistere insieme.

 

Meru raccolse tristemente i propri peluche dal tavolo, infilandoseli tra le bretelle.

“ Merumei… che facciamo adesso ?”

“ Se proprio non ce la fate più possiamo mangiare qualche integratore vitaminico dell’Infermeria, come abbiamo fatto fin’ora.” Suggerì l’unica ragazza lì presente.

“ Fa male prenderli per troppo tempo, soprattutto a stomaco vuoto! Non si scherza con l’iperdosaggio vitaminico, merumei !”

“ Ok, ok, scusami! Comunque… non rimane molto da fare, e sinceramente di recente sono sempre più stanca.”

“ Non ha senso però dormire di pomeriggio, se scombussoliamo la routine del nostro organismo è finita.” Osservò Haruko. “ Andiamo a dormire prima di notte, magari.”

“ Ehi, qualcosa che non centra molto: ho saputo che un essere umano può bere la sua urina due o tre volte prima che i reni la rigettino.” Intervenne Kiyomaru, al che tutti presero a guardarlo in un silenzio disgustato.

“ Ehm… era una scherzo, ragazzi !” Si giustificò lui.

 

“ Attenzione, cari studenti! Non ci siamo mica dimenticati di voi !”

Una campanella d’allarme. No, uno squillo atroce che perforò i loro timpani con violenza.

“ Siete stati un bel po’ di tempo senza cibo, ma bravi, che bravi! Dannatamente bravi! Fottutamente bravi !”

Dagli altoparlanti risuonavano quelle folli risate, aumentando esponenzialmente il terrore che ancora una volta si era impadronito dei ragazzi. Per giorni interi si erano abituati a quelle voci, e per quanto ci provassero, non riuscivano mai ad allontanarle dai loro incubi.

Erano i loro aguzzini, coloro che li tenevano intrappolati lì e che si facevano chiamare Ultimate Despairs.

“ Adesso però è il momento della pappa: gnam !!”

Quella frase incredibile venne accompagnata da qualcosa di ancor più stravagante: dall’alto piovvero decine e decine di piatti sul tavolo, inevitabilmente finendo per sfracellarsi e spargere ovunque il cibo che contenevano. La tavola ora era decorata da sugo, carne, pesce, frutta e verdura in un ributtante miscuglio.

Tuttavia quella visione ai ragazzi imprigionati sembrò letteralmente come la biblica manna piovuta dal cielo.

I loro stomaci si contorsero dalla fame.

“ Mangiatene tutti, come si sol dire… però fate attenzione! Tra questi cibi abbiamo inserito delle dosi di veleno, non si sa mai che riusciamo a farvi riabituare alla morte !” E con quelle risate, così come avevano iniziato, gli Ultimate Despairs tornarono al silenzio.

Scossa da un brivido, Shujinko fu la prima ad aprire bocca: “ N-No… non così.” Stringeva le mani al petto, non riuscendo a smettere di tremare.

Ormai alla fame e alla stanchezza si era aggiunta la paura, formando un composto chimico pronto a far esplodere sia i loro corpi che le loro menti.

Meru, sull’orlo dello sconforto più totale, sollevò lo sguardo verso i suoi compagni.

“ Merumei… Kiyo, tu sai cosa fare ?”

L’Ultimate, sentendosi chiamare, sobbalzò: evidentemente una parte di sé avrebbe voluto non esser interpellato almeno per quella volta. Tuttavia non si nascose, e deglutendo a vuoto si fece forza:

“ Io credo che… dovremmo evitare la loro trappola. Che senso ha rischiare di morire, quando fin’ora siamo riusciti a sopravvivere?” Si voltò verso Nashi, sfoderando un debole, seppur sempre confortevole sorriso.

“ Dico bene ?”

Il bruno avrebbe voluto più tempo per pensare, per scegliere una risposta che davvero lo facesse sentire bene con se stesso.

- Tanto non ci riuscirei mai …- Pensò, scegliendo di appoggiare la decisione del ragazzo.

In quel momento però, qualcosa lo interruppe dal rispondere: un movimento fulmineo, uno scatto verso il tavolo.

“ NO! HARUKO !!” L’urlo di Shujinko fu l’unica cosa che i ragazzi riuscirono a percepire chiaramente, perché ciò che ne seguì fu a dir poco inspiegabile.

L’Ultimate Librarian si era fiondato verso le pietanze, iniziando ad arraffarle a mani nude per poi portarsele alla bocca. Riuscendo a stento a respirare tra un boccone e l’altro, stava divorando pezzi di quante più portate diverse, addirittura salendo sul tavolo e gattonando tra il cibo.

“ Idiota! Che fai ?!” Furono le prime parole di Kiyomaru, ed istintivamente si lanciò all’inseguimento dell’amico, riuscendo ad afferrarlo per una caviglia.

Riuscì a ribaltarlo, fermandolo, ed in quell’istante ebbe paura di scoprire cosa nascondesse il suo volto.

Come tutti, credeva di imbattersi in un’espressione abbandonata alla follia, di chi aveva ceduto la propria sanità mentale alla disperazione pur di sopravvivere contro ogni logica.

Non fu così.

 

“ H-Ho… quasi finito.” Rantolò il libraio, mentre tra il cibo che gli macchiava la bocca si faceva strada un rivolo di liquido rosso e denso.

I suoi occhi erano purpurei e gonfi, incorniciati da lacrime di agonia. Tuttavia, la sua bocca non mostrava una smorfia di dolore, né di sconforto: un tenue sorriso sfidava ogni aspettativa dei suoi compagni, e fu ciò che mostrò all’incredulo Kiyo.

“ Ho capito quale cibo contiene il veleno, e quale no…” Con uno spasmo il ragazzo si contorse di colpo, vomitando sangue mentre le vene sul suo collo iniziavano a prorompere.

L’Ultimate Traffic Controller era inerme e paralizzato, tanto era sorpreso dal coraggio del suo amico. La determinazione che gli aveva letto negli occhi sarebbe stata capace di far rimanere senza parole chiunque, così come le sofferenze che stava sopportando senza piegarsi.

“ Non ho paura di dare la mia vita per… voi …” E mentre pronunciava queste parole, Haruko Munakami indicò delle portate che aveva assaggiato poc’anzi, rivolgendo quello stesso sguardo traboccante di forza di volontà ai suoi amici.

Nashi, Meru e Shujinko non riuscirono a smettere di piangere anche quando placarono la loro fame per la prima volta dopo quattro giorni.

 

Immediatamente il libraio venne portato in Infermeria, ma non prima di avergli fatto vomitare il veleno che ancora non era entrato in circolo.

“ Deve trattarsi di una variante del cianuro per come ha agito velocemente. Merumei !” Commentò il veterinario, il quale si agitava tra gli scaffali colmi di medicinali raccolti e catalogati.

Nashi rabbrividì al sol pensiero: aveva visto in molti film spionistici che le pasticche di cianuro venissero usate per uccidere in pochi secondi, tra l’altro favorendo una morte dolorosa e straziante.

Quando guardò il suo compagno, ora disteso su di un letto e privo di sensi, gli si accapponò la pelle: aveva un colorito blu innaturale, che mai avrebbe pensato di vedere su di un essere umano. Avvisò immediatamente Meru, il quale ordinò agli altri due di portargli dell’acqua ed un altro secchio.

Le loro energie si erano ripristinate di un po’, eppure stavano venendo impiegate al cento percento nel salvare quella fragile vita, sacrificata per le loro.

“ Bastardo, bastardo… non permetterti mai più di fare qualcosa di così sconsiderato !” Non smetteva di ripetere Kiyomaru, preoccupato come mai si era mostrato prima.

“ Quando ti risveglierai… perché eccome se ti risveglierai, te la farò pagare !” Urlò d’un tratto, sporgendosi sul letto ed arrivando ad un palmo dal viso di Haruko.

Questo non gli rispose, immobile e silenzioso, ed a quel punto lui lo strinse in un abbraccio mentre scoppiava a piangere, tra imprecazioni e preghiere.

 

Quell’intero giorno passò così, senza mai una pausa fino a sera. Sotto le indicazioni del veterinario, i tre ragazzi si sfiancarono e si strussero nella preoccupazione fin quando il sonno iniziò a far cedere le loro palpebre.

Senza nemmeno accorgersene, si addormentarono con la testa sul letto di Haruko, indisturbati dalle operazioni di Meru.

 

L’annuncio mattutino li risvegliò di soprassalto, ma non ebbero nemmeno il tempo di realizzare dove fossero, perché una voce familiare li sorprese.

“ Ehi… io vi ho dato la possibilità di recuperare le energie e voi le spendete così ?” Quel cinismo non lasciò alcun dubbio, eppure i ragazzi non poterono rimanere impassibili quando si accorsero che Haruko aveva riaperto gli occhi.

Per il resto della giornata non ci fu nulla da fare, ed anche se l’inquietudine si era placata, l’impossibilità di uscire di lì rimaneva un chiodo fisso che impediva ai ragazzi di rilassarsi del tutto.

Nashi, trovandosi a passeggiare con Kiyo e Shujinko, rifletté ad alta voce:

“ Molte persone in questo gioco si sono uccise in preda all’odio, alla vendetta, alla paura… eppure Haruko nei nostri confronti ha dimostrato qualcosa di completamente diverso. È tipo …”

Siccome non riusciva a trovare le parole, il verde lo aiutò: “Amore ?”

“ C-Come? Io non avrei detto niente del genere !” Arrossì Nashi, suscitando le risate della ragazza lì di parte.

“ Bhe, se quello di Haruko fosse amore, io sarei pronto a ricambiarlo.”

“ Cosa intendi dire, Kiyo ?”

L’Ultimate Traffic Controller sospirò, dando modo ai suoi compagni di capire che stesse parlando sul serio: “ Insomma, mi sono sentito subito invidioso del coraggio di Haruko quando l’ho visto rischiare il tutto e per tutto davanti a noi. Questo perché… anche io vorrei essere capace di salvare la vostra vita come ha fatto lui. Ecco cosa intendo quando dico che mi sento pronto a ricambiare il suo amore. Voi non lo fareste ?”

Nashi rifletté: non si sentiva abbastanza coraggioso da dire qualcosa che non provava davvero.

“ Mi sento ispirato dal suo gesto, ma… non credo di poter essere in grado di fare qualcosa del genere per voi.”

L’Ultimate Alpine Skii  Racer gli si avvicinò sorridendo: “Non nello stesso modo, ma chissà, forse si presenterà un’occasione simile anche per te di salvarci la vita.”

 Quello fu qualcosa in cui Nashi volle credere fermamente, così ricambiò il sorriso.

 

Ormai la fiducia reciproca per loro era tutto: da tempo avevano abbandonato i loro dormitori, scegliendo di dormire in una sala comune con i loro materassi, coperte e cuscini su tavoli o divani.

Il buio e lo spazio angusto rendevano tutto più terrificante, però potevano sentire l’uno la voce dell’altro, per parlare, confidarsi e farsi forza fin quando il sonno non avrebbe prevalso. Così fecero anche quella notte. Non sentirono nemmeno quando Meru tornò dall’Infermeria.

 

Quando Nashi si svegliò, accorgendosi che gli altri erano in giro per investigare, decise di andare a trovare Haruko. Con grande sorpresa si accorse che il ragazzo non si trovasse più in Infermeria, bensì in una stanzetta poco distante dalla sala dove dormivano, attrezzata ora con un divano-letto.

“ Ehi …” Lo notò il ragazzo disteso, nonostante stesse leggendo un libro.

“ Ciao. Come ti senti ?”

Haruko parve quasi soffrire nel dover interrompere la sua lettura, ma forzò un sorriso per rincuorare il suo amico: “ Meru non se la cava affatto male. Dev’essere proprio bello avere un talento capace di aiutare così il prossimo.”

L’Ultimate Memory per un attimo si ritrovò in quel pensiero, ma poi qualcosa dentro di sé lo spinse a negarlo. “ Serve davvero un talento del genere per aiutare il prossimo? In questo caso tu sei la contraddizione vivente …”

L’occhialuto sospirò profondamente, per poi abbandonarsi ad una sincera, anche se un po’ contenuta, risata liberatoria.

Quando sollevò lo sguardo verso il ragazzo, nei suoi occhi balenò uno scintillio di gioia.

“ Grazie per il complimento, Nashi Jonetsu.”

Per l’imbarazzo il bruno volle cambiare argomento: “ Cosa leggi ?”

“ Una raccolta di aforismi di Walter Scott. In realtà però sono da diverso tempo rimasto incantato su questa riga …”

E mostrando all’altro il libro, gli fece leggere:

“La rosa è più bella quando sta sbocciando, e la speranza è più viva quando sorge dalle paure.”

Nashi si corrucciò, non capendo inizialmente cosa significasse, e soprattutto perché il ragazzo vi fosse così attratto.

“ Tutto ciò di cui parlano in continuazione gli Ultimate Despairs è “distruggere le nostre speranze”… perciò non credi che questo messaggio invece rappresenti la nostra situazione, a discapito di ciò che ci accade ?”

Il bruno parve comprendere meglio: “ Però… perché la rosa sarebbe più bella quando sta sbocciando? Di solito, anche quando si vuole fare un regalo, non si regala di certo un bocciolo di rosa.”

“ Perché la rosa raggiunge il suo picco di bellezza appena fiorita, dopodiché inizia già il suo processo di sfioritura, o appassimento. È il mistero della vita, effimera quanto bella, anche se solo in pochi attimi …” La voce calda e malinconica di Haruko aveva narrato quella realtà come se fosse stata una favola dolceamara.

 

Quella notte il ragazzo aspettò che qualcuno si stendesse nel materasso affianco al suo prima di risvegliarsi dal suo abisso di pensieri. Quel qualcuno era Shujinko, che immediatamente gli sussurrò:

“ Ancora sveglio ?”

Nashi si voltò sul fianco, verso la sua amica, senza rispondere. Poggiò la testa sugli avambracci e le rivolse uno sguardo che incanalava tutta la sua immensa solitudine e tristezza.

- Vorrei dormire per sempre.-

“ C’è qualcosa che non va ?” Lei gli accarezzò una spalla.

- Ogni cosa mi fa soffrire. Persino la vostra felicità. Persino la mia felicità.-

La sciatrice  socchiuse gli occhi, e così fece anche lui. Nel silenzio più assoluto riuscivano a sentire i rispettivi battiti del cuore.

Fino a prima impazziti come cavalli in corsa, ora avvolti da quella pace tenebrosa lentamente si placarono.

“ Vado in Cucina a prenderti un bicchier d’acqua.” Sussurrò la ragazza, non prima di avergli lasciato un delicato bacio sulla tempia.

Nashi tornò con la faccia rivolta al soffitto. Fino a qualche giorno fa Meru e Kiyo, lì presenti in stanza, avrebbero commentato goliardicamente quel gesto da parte della ragazza, ma ormai nessuno si sentiva più in grado di scherzare.

E forse anche un po’ di affetto era ciò che serviva a tutti, non c’era nulla di cui vergognarsi.

Quando Shujinko fu tornata con un bicchier d’acqua, il veterinario balzò in piedi.

“ Ok! Merumei! Vado a portare le medicine per stasera a Haruko.”

“ Ti accompagno anche io, così poi posso dormire tranquillo dopo aver dato la buonanotte a tutti.” Lo seguì sorridendo il direttore del traffico.

Le loro voci però raggiunsero l’Ultimate Memory in maniera confusa, ovattata, come se si trovasse sott’acqua mentre il mondo era in superficie.

Dolcemente prese ad annegare in quel mare scuro come il ferro.

 

Al suo risveglio fu come se l’universo intero gli avesse urlato nell’orecchio che qualcosa non andava. Immediatamente aprì gli occhi, ottenendo una visuale offuscata e vertiginosa del corridoio che si apriva in fondo alla stanza.

Lì, due figure indistinte erano immobili sullo stipite di una porta.

Con tutta la forza di cui disponeva si trascinò fuori dalle coperte, sentendo però il suo corpo e la sua mente resistergli. Voleva crollare, vomitare e nuovamente addormentarsi.

Strisciò a fatica verso quelle due figure, e solo allora la sua vista parve farsi cristallina com’era sempre stata.

Meru e Shujinko tremavano, prima guardando lui, e poi di nuovo in quella stanza. Quando Nashi si voltò iniziò anche lui a tremare:

Kiyomaru era disteso per terra, con un coltello conficcato nella gola che aveva generato il lago di sangue nella quale ora tutti si trovavano. Come se non bastasse, il silenzio innaturale della sua stanza era anche merito di un altro individuo, il quale non aveva aperto bocca.

D’altronde come avrebbe potuto: Haruko giaceva sul suo letto in una posizione scomposta, come se si fosse contorto dal dolore prima di accasciarsi con un’espressione di agonia pura sul suo volto cadaverico.

“ Pim pom pam pom ! Sono stati ritrovati due cadaveri.”

 

Il bruno scivolò a terra, facendo schizzare zampilli del sangue di Kiyo anche sul proprio volto. Con gli occhi sbarrati non smetteva di osservare freneticamente quello spettacolo di morte improvvisa.

Era come se un maleficio inspiegabile fosse avvenuto, trasformando i suoi amici, i soli su cui potesse contare, in cadaveri.

- No… non si tratta di niente del genere !- Quel mondo di cui era prigioniero lo aveva disilluso ormai da tempo.

- Qualcuno… qualcuni li ha …- Sollevò a fatica il capo verso gli altri due.

- … uccisi !-

 

“ E-E ora… il processo? V-Vero… merumei ?!” Sobbalzò il ragazzino più piccolo, non appena realizzò quello che sarebbe successo da lì a poco.

Sorprendentemente però, qualcuno lo contraddisse.

“ Non stavolta. Credo che riusciremo ad arrivare alla soluzione ben prima del solito.” A parlare era stata Shujinko, ripresa in fretta dalla paura. Ora con calma glaciale aveva iniziato a lanciare delle occhiate penetranti agli unici due altri superstiti.

Nashi non poté evitare di sentirsi sospettoso in quel momento, ma un dettaglio che fino a prima non aveva notato catturò la sua attenzione:

Si trattava di una linea di sangue tracciata sulla porta: sembrava una tacca per segnare le altezze, come si fa ai bambini mentre crescono. Stranamente raggiungeva bene o male la sua fronte.

“ Cosa intendi dire ?” La conversazione intanto stava continuando.

La sciatrice appena interpellata avanzò verso il letto di Haruko, posando poi una mano sul collo del ragazzo.

Iniziò col scostargli la coperta di dosso, per poi muovergli braccia e gambe, così come parti del suo vestito: “ Non sembrano esserci altre ferite. E a giudicare dall’espressione, e dal sangue nella sua bocca e nei suoi occhi …”

L’Ultimate Librarian presentava le stesse condizioni di qualche giorno prima. “ È stato avvelenato.” Giudicò la ragazza, voltandosi verso i suoi compagni.

“ E allora ?” Domandò Nashi, sentendosi a disagio in quell’atmosfera così colma di giudizio.

“ Allora chi altro avrebbe potuto uccidere con il veleno, se non qualcuno che somministrava quotidianamente ad Haruko delle pasticche? Parlo proprio di… Meru !”

Il veterinario si tese come una corda di violino, sbarrando gli occhi.

“ N-Non dire stupidaggini !” Squittì, per poi assottigliare lo sguardo in un’espressione furente: “ Solo perché sono un medico non vuol dire che sia anche un avvelenatore! Merumei! Basta con lo stereotipo del Dottor Morte !”

“ Sei tu che stai solo dicendo stupidaggini !” Lo zittì lei, alzando la voce. “ Le mie non sono congetture: è vero o no che eri l’unico a sapere cosa stessi somministrando ad Haruko? E allora niente ti avrebbe impedito di fargli prendere con l’inganno anche il veleno !”

Meru stava tremando dal nervosismo, sentendosi accusato in quel modo spietato, e ciò rese ancora più cupa la sua smorfia di malessere.

“ Ti vorrei ricordare …” Prese parola, con voce rotta. “ … che in Infermeria siamo anche provvisti di veleni. Quindi una simile arma è accessibile a tutti, basterebbe saper leggere !”

“ Questo è ciò che l’assassino vorrebbe farci pensare !”

 

“ Non è così, invece !” Tuonò Nashi, interrompendo quella discussione che altrimenti non avrebbe portato proprio a niente.

Quando i due gli ebbero prestato l’attenzione che desiderava, cercò di stabilizzare il suo respiro per trovare la calma ed il sangue freddo necessari.

“ A voi non sembra strano che proprio Haruko sia stato ucciso con il veleno, mentre Kiyo è stato accoltellato ?”

“ In che senso strano? Meru ?” Guaì il ragazzino, confuso.

“ Intendo dire che Haruko era il più debole tra noi, debilitato al punto da essere ancora sotto cure e da non potersi alzare dal letto. Quindi cosa ha impedito all’assassino di accoltellarlo, dato che sarebbe stata la vittima più indifesa ?”

“ Non lo so, però su di lui è stato usato il veleno. Forse c’è un motivo dietro …” Osservò la ragazza.

“ Il motivo potrebbe essere che… in quel momento l’assassino si trovava con qualcun altro, quindi l’unico modo che aveva di uccidere passando inosservato era di somministrargli il veleno.”

“ Qualcuno? Qualcuno tipo …” Provò a chiedere il veterinario, trovando subito una risposta da parte del bruno.

“ Qualcuno tipo Kiyomaru… magari proprio perché ti aveva accompagnato qui per somministrare le medicine ad Haruko.”

La sua supposizione fu sufficiente per spiazzare Meru più di quanto avesse fatto Shujinko prima, mettendolo d’urgenza sulla difensiva.

“ No! No! Merumeiii !!” Ululò in preda al panico.

“ E perché no ?” Sibilò la sciatrice. “ Magari quando Haruko ha iniziato a contorcersi dal dolore per il veleno, hai colto l’attimo perfetto per accoltellare Kiyo !”

“ Accoltellare ?!” Ripeté il ragazzino, scuotendo il capo disperatamente. “ Ma quale accoltellare ed accoltellare! Non avevo alcun coltello con me! Merumei, lo giuro! Merumei !”

Quella frase colpì Nashi, accendendogli come una luce nella mente. Il tempo pareva essersi fermato.

Osservò nitidamente il volto madido di sudore di Meru, e quello accigliato di Shujinko.

“ Sono d’accordo !”  Andava fatta luce anche sulla verità.

 

“ Se Meru avesse avuto un coltello, effettivamente sia Kiyo che Haruko avrebbero potuto accorgersene. Specialmente se fosse andato a prenderlo dalla Cucina mentre andavano a trovare Haruko.”

“ E se l’avesse già preso con sé ?”

“ Impossibile, merumei! Sono stato con Kiyo tutta la mattinata, si può dire che non mi ha lasciato nemmeno per un secondo !”

L’Ultimate Memory allora comprese che gli alibi e la successione cronologica degli eventi era di gran lunga più importante delle armi del delitto. Eppure gli si contorse l’intestino al sol pensiero di ciò che andò a dire:

“ C’è stata una persona che ieri è stata lontana dagli sguardi di tutti, o sbaglio ?”

E sollevò lo sguardo davanti a sé.

“ Shujinko. Tu sei andata a prendermi un bicchier d’acqua in Cucina, non è vero ?”

Per la prima volta la faccia dell’Ultimate Alpine Ski Racer si tinse di un colore che allo stesso tempo era tutti e nessuno: soltanto i suoi occhi scuri brillavano, incorniciati ora da un viso pallido come il marmo.

“ E-Eh ?” Fu tutto ciò che uscì debolmente dalla sua bocca.

Nashi si prese un attimo di tempo per fare ordine nella sua testa.

Tuttavia non ci fu bisogno di parlare, perché a quel punto prese parola Meru:

“ Ah! È vero: ieri mentre stavamo andando da Haruko, Shujinko ci ha raggiunti !”

  Incuriosito da quel nuovo dettaglio, il bruno lo incalzò: “ E cosa avete fatto a quel punto ?”

“ Volevo solo parlare con qualcuno !” Si intromise la sciatrice. “ Tipo per… accertarmi che Haruko stesse bene! C’è qualcosa di male in questo ?”

 “ Hai portato via Kiyo, perché volevi parlare solo con lui.” La corresse il ragazzino, adirandosi. “ Così io ho dato la medicina ad Haruko tutto da solo !”

L’altro ragazzo a quel punto evitò che la conversazione andasse avanti più di così.

“ Cosa avete detto? Shujinko ha parlato in disparte con Kiyo e tu hai dato la medicina ad Haruko tutto da solo ?”

 

In quel singolo istante la realtà parve essersi fatta di vetro fragilissimo, in modo che anche soltanto provando a sfiorarla Nashi avrebbe potuto infrangerla e ferirsi.

Non capiva. O forse non voleva capire.

Avrebbe voluto fermarsi lì, bloccando il tempo e non dovendo più avanzare solo per cadere in un baratro. Questo perché lui la fine di quell’abisso l’aveva vista.

- Loro due… mi stanno tenendo nascosto qualcosa !-

Forse dal suo sguardo quell’improvvisa fitta di angoscia e paura fu più che palese, perché i due Ultimate distolsero subito lo sguardo.

Contro ogni previsione, Shujinko montò una facciata di ghiaccio impenetrabile, capace di oscurare ogni sua emozione, mentre al contrario Meru scoppiò in un pianto sommesso.

“ Ki-Kiyo… è stato cattivo.” Ripeté. “ Cattivo… meru… ha iniziato ad accusarmi quando Haruko è m-morto !”

Non aggiunsero altro, pietrificando la discussione in quell’irreale momento di panico e instabilità.

- Cosa devo fare? Sto forse impazzendo ?- Ogni barlume di speranza stava sfuggendo tra le dita di Nashi, proprio ora che tutto il suo mondo pareva essersi stabilizzato.

Amici sinceri, amore, desiderio, speranza. Quelle parole ormai erano un treno che aveva arrestato la sua corsa, e che lui si era lasciato alle spalle.

- Ma dove sto andando io ?- Forse si stava per schiantare.

 

“ Infermeria… Meru tu prima hai menzionato l’Infermeria.” Rantolò, come se stesse boccheggiando in cerca d’aria dopo essere emerso dall’acqua.

“ Quello era l’unico posto dove l’assassino avrebbe potuto scambiare le medicine con il veleno. E forse anche prendere qualcos’altro … come ad esempio un sonnifero !”

Provò a decifrare l’espressione di Shujinko, ma non notò alcun cambiamento.

Ciò nonostante, ormai lui aveva realizzato che la notte prima era stato drogato. Il modo in cui era piombato istantaneamente nel sonno, ed anche il torpore misto alla totale assenza di equilibrio appena sveglio: tutto lo riconduceva a qualcosa assunto la sera prima.

- Il bicchiere d’acqua preso dalla Cucina !-

“ E la Cucina invece… è dove l’assassino ha reperito il coltello.”

Continuava a non ottenere alcuna reazione. Doveva andarci giù pesante, giocando sporco come mai aveva fatto prima.

“ Meru, per caso quando Kiyo ti ha accusato, come hai detto tu… Shujinko l’ha accoltellato ?!”

In quel momento gli occhi del veterinario si sgranarono se possibile ancor di più, facendolo impallidire dalla testa ai piedi.

 Abboccando all’amo, Shujinko si vide costretta ad intervenire: “ Aspetta !”

Nashi la guardò. Aveva abbandonato ogni speranza.

“ C-Calmati! Ora stai procedendo su di una pista sbagliata: devi accorgerti del tuo errore! Perché basare la tua accusa completamente su di me?! Perché dovrei esser stata proprio io ad accoltellarlo, e non Meru, che aveva già commesso un omicidio ?!”

“ Ah …” Disse solo il bruno, al termine di quella sfrenata difesa.

“ Quindi continui ad affermare con certezza che Meru abbia ucciso Haruko? Non sarà forse perché… tu stessa avevi scambiato le medicine che gli avrebbero somministrato con il veleno ?” 

La ragazza si paralizzò. Ogni cosa in lei pareva essersi spenta, al pari di un urlo nel silenzio.

Meru continuava a piangere con la testa fra le mani. Ululava i nomi dei suoi amici persi per sempre.

 

“ In questo modo hai reso Meru l’assassino di Haruko… e quando Kiyo l’ha scoperto, ritornando con te in questa stanza, tu l’hai ucciso.”

“ E… tu …” La ragazza tirò fuori ciò che le era rimasto della voce, una fiacca presenza della sua vita.

“ … come fai ad essere così sicuro che l’abbia accoltellato proprio io ?”

Stavolta l’Ultimate Memory non rispose, e piuttosto si allontanò da loro.

Raggiunse l’unica porta che dava sul corridoio, sollevando una mano sulla tacca di sangue segnata sullo stipite. Dopodiché abbassò lo sguardo sul cadavere di Kiyomaru, ai suoi piedi.

“ Kiyo ci ha lasciato un indizio prima di morire… ed è proprio questa tacca, che segna l’altezza dell’assassino.”

I presenti  rimasero in silenzio, tuttavia non potendo non allibire di fronte ad una tale impensabile affermazione.

“ Troppo in alto per Meru… troppo in basso per Haruko e Kiyo stesso. Questa tacca può segnare solo l’altezza di due persone, e siccome io ero stato addormentato con il sonnifero… si tratta solo della tua altezza, Shujinko Meyuki !

Il dito di Nashi venne puntato senza alcuna esitazione verso la corvina, decretandola come unica e sola responsabile di quell’inganno.

Anche Meru, il quale aveva preso parte con delle motivazioni ancora poco chiare al ragazzo, comprese che la fine era vicina: smise di piangere, tirando su col naso a testa bassa.

 

Shujinko aprì la bocca, ma inizialmente non vi fuoriuscì niente. Ci riprovò svariate volte, finché un briciolo di forza e coraggio non l’aiutarono per l’ultima volta.

“ Sì. È così.” Confermò, quasi come se volesse congratularsi con Nashi.

“ Però secondo le regole solo il primo che commette un omicidio deve essere giustiziato… ed in un caso come questo il secondo assassino per ordine cronologico, ovvero io, rimarrà impunito.”

Mentre pronunciava queste parole estrasse dal suo giubbotto qualcosa.

Fu un oggetto capace di trasformare tutta la placida tristezza di Nashi in una caotica scarica di terrore.

“ Quest’arma …” Shujinko tolse la sicura alla pistola che ora impugnava. “ Me l’hanno data gli Ultimate Despairs per spingermi ad uccidere, o per scatenare il panico. Io non l’ho voluta usare fino ad oggi, ma …”

Tese il braccio armato verso il piccolo veterinario, facendolo sobbalzare istintivamente.

“ Capisci anche tu che verrai giustiziato, no? Dopodiché rimarremo solo io e Nashi… destinati a sopravvivere come abbiamo fatto fin’ora, ovvero promettendoci di non tradirci fino a quando uno non ucciderà l’altro.”

Tornò a guardare l’amico, stavolta con un triste sorriso macchiato dalle lacrime di dolore che sgorgavano dai suoi occhi: “ Solo uno si può salvare! È così… ingiusto… ma va fatto !”

 

L’Ultimate Memory era letteralmente assordato dalle pulsazioni accelerate del suo cuore, al punto da non riuscire nemmeno a distinguere le lacrime che ora gli offuscavano la vista.

Sentì solo la voce distante di Meru.

Il ragazzino aveva forzato un sorriso, abbracciando al petto i propri peluche: “ Sì …”

L’esplosione dell’arma da fuoco gli rubò la vita con la velocità di un lampo. Una frazione di tempo inferiore a quella di un battito di palpebre, in modo che nella memoria di Nashi potesse venir catturata quell’immagine agghiacciante.

Il tonfo del corpo morto di Meru Merumei, l’Ultimate Veterinarian, lo destò appena in tempo per poter sentire come Shujinko avesse ripreso a parlare.

“ Tu sei quello che si deve salvare, Nashi. Sei sopravvissuto fin’ora guadagnando la fiducia di tutti, e non l’hai usata per prevalere sul prossimo, né ti sei fatto sopraffare dalla disperazione altrui. Sei così… speciale !”

Un sorriso gioioso si formò tra le guance arrossate della ragazza, quasi distogliendolo dalla pistola che lei si era appena puntata alla tempia.

“ Ho solo una richiesta …”

Il corpo del ragazzo si mosse in ritardo, così come la sua mente. Iniziò a formulare delle parole sconnesse, che raggiunsero la sua mente e poi la sua bocca quando avrebbe voluto già correre ed urlare.

“ N-No. No… no !”

“ Quando vedrai il sole ed il mondo esterno… quando rivedrai dei volti familiari che non ti hanno mai tradito… quando vedrai delle persone che ti sapranno essere vicine per sempre …”

“ No! No! Shujinko, no !”

“ A quel punto… non dimenticare questa scuola, i tuoi compagni, questo gioco crudele… ti prego, Nashi: non dimenticarci mai !”

“ SHUJINKO! NOOO !!”

 

“ Non dimenticarmi mai !”

Il ragazzo svuotò i suoi polmoni mentre il sangue nel suo cervello bolliva come lava incandescente, ma anche così il suo urlo non sovrastò il suono dello sparo.

Il pianto folle ed assolutamente disperato che ne seguì però, coprì il suono del corpo di Shujinko quando ricadde al suolo ed anche un annuncio:

“ Il programma per la sezione ██████████ della Second Hope’s Peak Academy finisce qui! Ben fatto, Nashi! Sei l’orgoglio del tuo professore !”

 

 

Nashi Jonetsu aprì gli occhi.

Questa volta non si era trattato di un sogno, bensì di un ricordo.

- Un ricordo …- Quella parola impensabile per lui lo aveva raggiunto, portando con sé un diorama di esperienze, dolori, speranze, volti, desideri e morti che aveva semplicemente dimenticato.

- Cos’è successo ?- Il come ed il quando erano tuttavia le sue principali domande, dopo aver assimilato quelle informazioni che, volente o nolente, gli appartenevano.

Così collegò tutti i sogni e gli incubi avuti da quando era iniziata quella prigionia, realizzando che si trattassero in realtà di frammenti della sua vita che lo avevano segnato in maniera indelebile.

Talmente tanto da combattere chiunque avesse provato a privarlo della sua stessa esistenza, lui che era conosciuto come l’Ultimate Memory.

- Piuttosto… dove sono ?- Quest’altra domanda sembrò altrettanto importante.

Era disteso sul pavimento, nella totale penombra. Quando però alzò la testa, vide come a pochi centimetri dalla sua testa un raggio di sole colorasse il terreno davanti a sé di un giallo dorato e cangiante.

Una brezza fresca gli accarezzava i capelli, soffiando verso di sé un odore misterioso, che non sentiva da tempo.

 

Un rettangolo a forma di porta era spalancato nel cemento che lo circondava, incorniciando un cielo limpido. L’esterno si trovava a pochi passi.

Compiendo un grande sforzo si alzò in piedi, iniziando ad avanzare. Passo dopo passo, raggiunse quella sporgenza, e per fortuna si aggrappò in tempo alle pareti.

Davanti ai suoi piedi, dove terminava il pavimento, si spalancava un tuffo nel vuoto lungo il muro esterno della torre. Il sole picchiava sulla sua testa, mentre la pressione dell’aria sottostante pareva volerlo risucchiare.

Ciò che fu più sorprendente però, accadde quando proprio quel bellissimo cielo azzurro che lui tanto aveva agognato si spaccò in due.

Fu un taglio netto, per poi spalancarsi come avrebbe fatto una porta automatica, rivelando solo uno spazio nero come la pece.

Un tremito scosse Nashi fino alle sue ossa, dopodiché il ragazzo svenne.

Un uomo su di un paracadute appena sbucato fuori dal buio stava planando verso di lui.

Era davvero la fine del mondo.

 

 

Anni prima, degli elicotteri avevano circondato l’esterno di una struttura.

Tutto attorno pareva essersi appena fermata una guerra: veicoli armati giacevano distrutti, solchi e crateri provocati da esplosioni avevano raso al suolo ogni forma di vita, e fumi metifici si levavano da cadaveri ammassati tra trincee di fortuna.

La luce proveniente dalle potenti torce di uomini in completo bianco era diretta verso l’ingresso di quel luogo, come se stessero cercando qualcosa che non fosse solo e soltanto morte e distruzione.

“ Quindi c’è un superstite.” Disse un agente della Future Foundation ad un suo collega.

“ Sì. È raro che ci siano in questi perversi giochi mortali organizzati dagli Ultimate Despairs… ma è ancor più raro che sia rimasto in vita dopo tutto questo tempo.”

“ Tempo? Quanto tempo è passato ?”

“ Mesi a quanto pare. Mesi interi trascorsi in totale solitudine tra i cadaveri dei suoi compagni… e per quel che dicono lo shock lo ha… come dire ?”

“ È per caso quello a cui tutti i capelli sono diventati bianchi per lo shock e gli occhi gli si sono iniettati permanentemente di sangue? Ho sentito che la chiamano Sindrome di Marie Antoinette… da brividi !”

“ Eccolo! Sta arrivando !”

Dopo una snervante attesa una dozzina di agenti scortarono fuori dal rifugio un ragazzo in divisa studentesca.

I capelli di lui erano lunghi fino alle spalle, privi di ogni colore e per questo candidi come la neve. Tuttavia, tutto quel candore serviva solo ad incorniciare uno sguardo spento e colmo di uno squallore radicato sin nel profondo del suo animo.


 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Perdonate la lunga assenza, ma una volta affrontati viaggi ed impegni non da poco, rieccoci qui.

E, per dirla tutta: rieccoci con Nashi! Già, il protagonista della storia non sembra affatto morto, ed anzi stavolta ci ha raccontato una storia diversa: il suo passato, quello che circa all’inizio di ogni Chapter lui scambiava per sogni… quando in realtà erano ricordi.

Chi sarà la misteriosa persona sopraggiunta per… salvarlo(?), o forse ucciderlo una volta per tutte?

Comunque sia, questa sezione della storia prima del finale si chiamerà Chapter 0, e sarà composto da altri due capitoli oltre a questo.

Ci rivedremo al prossimo angolo autore, dopo aver svelato dei misteri e portato alla luce degli altri.

Alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 39
*** Chapter Zero (Future Foundation) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 0: Future Foundation

 

 

La luce della lampada, ben diversa da quella del sole, colpì i suoi occhi con durezza quando questi si spalancarono. Una tale freddezza lo aveva appena strappato dal sonno più torbido che si potesse immaginare.

Per un attimo credette di star avendo un dejà-vu, e che la figura seduta accanto al suo letto fosse Nishizaka.

“ Ah! Ti sei svegliato.”

Non fu così, eppure la delusione lasciò facilmente spazio all’incredulità quando realizzò chi avesse davvero davanti. Un giovane, apparentemente più grande di lui, dai capelli castani e con indosso un completo grigio.

I suoi occhi verdi si erano illuminati dalla sorpresa non appena si erano incrociati con quelli di Nashi, ed anche l’ombra di un sorriso aveva tradito la sua felicità.

“ Chi… ?” Fu sul punto di mormorare l’albino, per poi avvertire una fitta di dolore lungo tutto il corpo. Si piegò immediatamente su se stesso, digrignando i denti.

L’altro balzo sull’attenti, in evidente apprensione: “A-Attento! Sei rimasto svenuto per giorni, dovresti mangiare qualcosa.” Gli porse un piatto con dentro qualcosa di caldo, anche se non proprio fumante.

L’Ultimate Student assottigliò lo sguardo per difendersi dalla luce, e così si accorse di essere in camera propria. O meglio, la camera di dormitorio in quella torre che gli era stata assegnata.

- Quindi sono vivo.- Gli venne da sorridere per la stupidità di quel pensiero, mentre con un cucchiaio iniziava a sfamarsi: -Bhe, immagino che i crampi per la fame siano una buona prova a favore di ciò …-

Lo sconosciuto al suo fianco lo osservò in silenzio, per poi accennare con tono esitante non appena lui ebbe finito di mangiare:

“ Ti sei fidato senza pensarci due volte di qualcuno che non conosci. È… insolito, per quelli che hanno passato ciò in cui ti trovi adesso.”

 

Nashi posò il piatto sul comodino, per poi tirar fuori le gambe dalla coperta.

“ Io so chi sei. Però a quanto pare tu non sai chi sono io.”

Il castano sobbalzò sulla sedia nel sentirsi dire quelle parole con così tanta schiettezza.

“ Tu sei Makoto Naegi, vero? Kirigiri mi aveva parlato di te… e come se non bastasse, ho iniziato a ricordare il tuo viso.”

“ Ti ricordi… di me ?” L’Ultimate Hope si indicò interdetto, mentre fronteggiava lo sguardo serio del ragazzo.

“ Già, voi della Future Foundation mi avete salvato tempo fa… anche se non saprei dire quando. È appena il frammento di un ricordo. Comunque sia, sono Nashi Jonetsu, l’Ultimate Memory della Second Hope’s Peak Academy.”

“ La Second?! Dici sul serio ?” Makoto inarcò un sopracciglio, per poi capire che l’altro non stesse affatto scherzando.

“ Quindi facevi parte degli studenti salvati dagli Ultimate Despairs, dopo che loro hanno fatto irruzione nella tua scuola.”

“ Non era solo la mia scuola, ma anche quella di tutti i partecipanti in questo killing game, così come di Kirigiri nel periodo in cui si era finta una studentessa. Disse che l’avevi mandata tu in missione.”

La quantità di informazioni ricevute sembrava star confondendo sempre più l’attuale preside della Hope’s Peak Academy, perché infatti smise persino di rimanere concentrato.

Quando Nashi ebbe l’accortezza di osservarlo meglio, pareva molto più stanco e provato dal sonno di quanto se lo aspettasse.

Kirigiri aveva promesso loro che sarebbe arrivato per salvarli tutti, eppure ora che se l’era ritrovato davanti, Nashi non vedeva affatto un eroe.

- Sembra un ragazzo come noi.- Pensò infatti.

“ Scusami se non ti ho ringraziato per avermi portato qui e dato da mangiare.” Cercò di rivolgergli il più sincero dei sorrisi. “ Nonostante ciò che hai detto prima, sei tu quello che si è fidato di me senza nemmeno conoscermi. Te ne sono grato, Kirigiri fa bene a fidarsi di te.”

Il castano parve rincuorarsi, ed accennò anch’egli un sorriso.

“ Kirigiri forse ha fin troppa fiducia in me. A volte preferisco i tempi in cui me la doveva cavare da solo, inseguendo la sua coda mentre era lei che svelava i misteri e ci salvava la vita.” Rimase in quella bolla di nostalgia per qualche attimo ancora, dopodiché rinsavì.

“ Comunque sia, eccomi qui! Devo ammettere che non è stato così facile trovarvi, eppure da quando sono entrato non ho visto anima viva… come dire? Mi sembra tutto troppo facile e tranquillo, per essere una trappola degli Ultimate Despairs.”

Nashi storse il naso, credendo di non aver compreso bene. Di tutta fretta si alzò, uscendo dalla propria camera.

Si trovava nel corridoio dei dormitori, ma quando urlò il nome dei suoi compagni non ottenne alcuna risposta. Entrò anche in Salone, ma lo trovò deserto.

Si voltò verso l’ingresso spalancatosi al suo risveglio, e dal quale erano entrati per la prima volta lì.

“ Per caso tu sei atterrato lì ?” Domandò a Makoto, che intanto lo aveva seguito, ottenendo una risposta positiva.

“ Gli altri devono trovarsi ai piani superiori, allora.”

- Perché Zetsu mi ha riportato qui? Credevo volesse uccidermi, invece sembro esser capitato sul luogo giusto al momento giusto per incontrare… -

“ Quattro giorni fa.” Aggiunse in ritardo Makoto, distraendo del tutto il ragazzo dal suo flusso di pensieri.

“ Q-Quattro giorni?! Ho dormito per quattro giorni ?” Ripeté lui, impallidendo. “ Ma allora… allora questo è il venticinquesimo giorno! Abbiamo tempo fino al tramonto prima che tutto finisca !”

 

Giorno 25. Ultimo giorno.

 
 

L’Ultimate Hope si fece presto spiegare qualunque cosa, così che potesse condividere quella paura angosciante dell’ultimatum di Tabata Bussho.

“ Caspita. Questo non va affatto bene …”

“ Devo tornare dagli altri !” Disse l’albino, dandogli le spalle e dirigendosi ad ampie falcate verso l’ascensore.

Quando lo raggiunse e provò a premere il bottone per il Sesto Piano, non accadde nulla. Non poteva tornare dove, presumibilmente lo aspettavano i suoi amici.

- Che mi abbia intrappolato qui ?- Pensò, e con orrore rimase fermo a guardare il vuoto.

Fortunatamente la mano di Makoto poggiatasi sulla sua spalla gli fece riprendere contatto con la realtà.

“ Calma, Nashi! Se sei vivo non ha senso sprecare tutte le tue energie ed andare incontro ad una probabile morte a testa bassa: rifletti, piuttosto! Come puoi sconfiggere Zetsu ?”

“ Sconfiggere? Intendi… a pugni ?”

“ Non credo ce la faresti, nemmeno con il mio aiuto o con quello di tutti, se davvero la torre è sotto il suo controllo.”

“ Già, lui controlla la torre, con i sistemi di difesa e quelli di sorveglianza. Quindi ci starà osservando anche in questo esatto momento.”

“ Non credo sia un caso che ti abbia mandato qui.” Makoto lo guardò con molta positività nello sguardo. “ Magari c’è qualcosa che lui vuole da te, in modo che possiate contrattare.”

“ C-Contrattare ?” Ripeté l’albino, scettico. “ Makoto, sinceramente ti credevo uno di quei classici agenti che non scenderebbero per nulla al mondo a patti con il nemico, eppure ora mi chiedi di trattare.”

“ Ovviamente noi troveremmo il modo di non stare al suo gioco! Però ciò che conta innanzitutto è la vita degli altri superstiti.”

Il modo in cui lo disse, fece intendere a Nashi quanto in realtà fosse preoccupato, nonostante quel sorriso.

- Lo faresti per Kirigiri ?- Avrebbe voluto chiedere, ma sarebbe stato banale.

Senza sapere a cosa stesse andando incontro, annuì e si fermò con lui a riflettere ai tavoli del Salone. 

 

“ Ti consiglierei di proporgli una sfida: se riesci a svelare tutti i suoi misteri, lui vi lascerà andare. Con Junko Enoshima funzionò, anche se rischiammo la vita per un soffio… questi Ultimate Despair non sanno sottrarsi ad un gioco mortale, ma proprio per via della loro disperazione sanno essere molto pericolosi.”

“ Misteri, quindi? Effettivamente ci sono tante cose che non riesco a spiegarmi …” Nashi si appoggiò allo schienale, cingendo improvvisamente le braccia al petto con fare rigido.

“ Però ammetto che la maggior parte di queste proviene dal mondo qui fuori, quello che è stato rimosso dalla mia mente. E speravo proprio che tu mi aiutassi…”

L’agente della Future Foundation sospirò profondamente, avvertendo il peso di quella responsabilità ed anche molto senso di colpa.

“ Mi dispiace di non essere arrivato prima. Se fosse successo, ora non sareste rimasti così in pochi, e Zetsu non avrebbe portato via le vite dei vostri amici… scusami.”

Nashi scosse lentamente la testa: “ Dai… non è quello che voglio sentire, ora. Ci sarà tempo quando saremo tutti fuori di qui.”

Un sorriso amaro di Makoto precedette la sua spiegazione:

“ Avevo chiesto io a Kirigiri di infiltrarsi nella Second Hope’s Peak Academy, come da accordo per accertarci delle condizioni della famiglia Tabata. Mi erano arrivate direttive che, dopo anni di ricerche e tentativi, fossero finalmente nati quelli che loro chiamavano gli Ultimate Hope Brothers… e la Future Foundation doveva accertarsi che i loro talenti non venissero di nuovo sfruttati come nell’incidente che ha dato inizio a La Tragedia. Improvvisamente però la sede è stata attaccata da un nemico che credevamo fosse stato debellato da tempo… le rimanenze della Disperazione.”

“ Gli Ultimate Despairs.” Nashi ripeté quel nome, apparso solo di recente grazie ai suoi ricordi. “ Ma non li avevate sconfitti tutti, proprio ponendo fine a La Tragedia ?”

Il direttore della Hope’s Peak Academy si accigliò: “ A quanto pare no. Insomma, dopo aver attaccato la scuola e causato diverse morti, gli Ultimate Despairs hanno preso in ostaggio ben sedici gruppi di studenti per costringere tutti loro a prender parte ad altrettanti giochi mortali…  da ciascuno di essi riuscimmo a salvare quindici superstiti.”

L’albino rabbrividì, rendendosi del vero significato di quelle parole.

“ Quindici superstiti… quindi si trattava di studenti che erano sopravvissuti al gioco? Come… me ?”

- Quindici studenti che hanno vissuto quell’inferno… vedendo morire dei loro simili, o forse anche causando la morte di qualcuno di loro.-

“ Aspetta, e Kirigiri ?” Chiese, non appena gli fu balenato quel pensiero.

“ No, lei era riuscita a scappare prima che gli Ultimate Despairs la rapissero. Senza il suo aiuto non avremmo mai scoperto dove voi foste finiti …”

“ E con tutti questi sopravvissuti cosa ci avete fatto ?”

Makoto corrucciò la fronte, come se fosse impegnato in un grande sforzo: “ Oddio !” Grugnì.

“ È strano: ricordo con esattezza che tutti questi sopravvissuti siano entrati a far parte della Future Foundation, promettendo di aiutarci per vendicarsi degli Ultimate Despairs… ma proprio non riesco a ricordare chi essi fossero! Nemmeno i loro nomi o i loro volti !”

- Certo che è strano… ma perdere la memoria in questo posto è qualcosa di comune un po’ per tutti …-

“ È possibile che tu sia stato ipnotizzato …” Ipotizzò Nashi, per poi ignorare la reazione sconvolta dell’altro.

“ Piuttosto, ho un’altra domanda: ricordo nitidamente un dialogo avuto con te, in cui tu mi ordinavi di eliminare un certo Tabata. Cosa voleva dire ?”

 

“ Dovrai stare molto attento, Nashi. Se solo ti dovessero scoprire, o meglio… vi dovessero scoprire… sarebbe la fine del nostro piano. Il vostro scopo sarà quello di eliminare Tabata 2, l’unico fratello dell’esperimento Hope’s Brothers rimasto in vita. Buona fortuna.”

 

“ Quindi l’ho chiesto a te ?!” Sobbalzò il castano, vedendo però il ragazzo confuso quanto lui.

“ Io… ricordavo di aver spedito sedici agenti per eliminare Tabata Bussho qui dentro, eppure non avevo idea di aver incaricato proprio te come capo della missione.”

“ Capo della missione?! Agenti ?” Ripeté Nashi, sbarrando gli occhi dalla sorpresa.

“ Allora mi stai dicendo che nel frangente di tempo tra quando sono stato salvato dal Killing Game e quando sono entrato a far parte di questo… io ero diventato un agente della Future Foundation ?!”

- M-Ma allora… gli altri agenti sarebbero… ?- Non riusciva a crederci, e mentre provava a pensare razionalmente gocce e gocce di sudore freddo gli percorrevano il volto.

Makoto riprese il discorso: “ Mi ero scordato di dirti che dall’attacco alla Sede Secondaria nessuno ha più potuto confermare che due dei fratelli Tabata fossero rimasti in vita… al contrario di Tabata Bussho, il quale si è dichiarato pochi mesi fa come l’ultimo vero e solo Ultimate Despair rimasto. Annunciò che prima o poi avrebbe rapito degli studenti per riunirli in un nuovo gioco mortale: il Killing Extra Curricular Course.”

“ E ora siamo noi i partecipanti di questo Killing Game …”

“ Già, ricordo perfettamente che la richiesta di quindici agenti di infiltrarsi in questo gioco per fermare Tabata era stata istantanea. Sicuramente il loro desiderio era chiudere i conti con il loro passato. Kirigiri mi ha chiesto successivamente di accompagnarli, così il numero di agenti operativi è diventato sedici.”

Quando Makoto si arrestò, Nashi intuì che ci fosse un continuo davvero arduo per lui, così gli diede tempo.

“ Però… per giorni interni non ho avuto alcuna risposta, così mi sono diretto qui… solo per trovare tutto questo.” Il direttore strinse i pugni.

Era evidente che l’atmosfera stessa di un gioco mortale fosse per lui qualcosa di assolutamente arduo da affrontare in primis, ed in più scoprire che ci fossero state tutte quelle vittime fin’ora lo stava distruggendo dai sensi di colpa.

“ Mi sai dire qualcos’altro sugli agenti ?” Chiese comunque Nashi.

L’altro annuì: “ Tutti loro sono stati muniti di una fiala di Chesire C per potersi rimuovere i ricordi inerenti la fondazione.”

“ Il Chesire C. ? Intendi quel siero che può riportare indietro corpo e mente di qualche anno ?”

“ Già, è stata una precauzione necessaria per evitare che, una volta catturati, venissero loro estorte delle informazioni riguardo la Future Foundation. Insomma, degli agenti dormienti, come nelle teorie durante la Guerra Fredda.”

A quel punto i due si accorsero di aver lasciato morire lentamente quella conversazione tra la tristezza e la costante preoccupazione del pericolo imminente. Decisero presto di proseguire verso i piani più alti, alla ricerca di possibili indizi da trovare per risolvere più misteri.

 

“ Ho visto che tutte le porte sono sbloccate, anche quelle delle camere degli altri studenti.” Fece notare Makoto, mentre ormai Nashi era già diretto di corsa verso camera propria.

Quando gli venne chiesto cosa volesse fare, lui non rispose, ma promise di tornare in un secondo.

Arrivato davanti al suo armadio, si decise ad infrangere una promessa personale.

 

Era arrivato il momento di tentare la fortuna su, tra gli altri Quattro Piani messi a disposizione. Nonostante Makoto sarebbe rimasto al suo fianco fino alla fine, Nashi non poté non sentirsi incredibilmente solo.

Voleva rivedere i suoi amici al più presto: non sapeva cosa stessero affrontando, né quale fine avessero fatto in quei quattro giorni.

- Et tu, Zetsu ?-

 

Accade proprio mentre era sul punto di varcare quella soglia che divideva il passato dal futuro.

Una mano lo afferrò. Poi un’altra.

Undici mani lo stavano trattenendo lì, per quanto i suoi muscoli cercassero di opporre resistenza e di non lasciarsi lacerare, strappare, stritolare.

Con il volto imperlato di sudore e gli occhi privi di qualsivoglia luce, l’albino commise l’errore fatale di guardarsi alle spalle. Così facendo scrutò nell’abisso, e l’abisso scrutò lui.

Domen Ienobu. Iwayama Koan.

Mitsuko Atsuki. Arima Robun.

Fujima Wakuri. Masuku Yonamine.

Kumagai Yone. Umezawa Gaho.

Lilith Kurenai. Akagi Aozame. E Nishizaka Ikki.

Tutti loro piangevano lacrime amare, nere come il petrolio, le quali dipingevano i loro corpi martoriati nei modi orripilanti nei quali erano stati uccisi.

 

Nashi spalancò la bocca, ma non ne uscì alcun suono.

- Non sono in grado… nemmeno …- Non ne aveva la forza, e per questo si disperò ancor di più.

Avrebbe voluto piangere come loro, e proprio come loro rimanere lì per annegare in quel mare nero di ricordi di morte. Chissà che non avrebbe trovato la felicità nella morte?

D’altronde, chi poteva dirlo? Lui dei suoi amici si fidava, o almeno, così aveva promesso.

Fu però in quell’istante che, dopo essersi focalizzato sui loro volti, si accorse di essersi sbagliato. Non stavano affatto piangendo, né afferrandolo con l’intento di trattenerlo lì: al contrario, sorridevano, e quelle mani posate su di lui lo spingevano delicatamente, trasmettendogli un calore inimmaginabile.

 

L’Ultimate Entertainer formò un cuore con le mani, venendo stretto sottobraccio dall’Ultimate Weapon Collector. “ Forza, Nashi! Non farti mettere i piedi in testa da nessuno !” Lo incoraggiò Iwayama.

L’Ultimate Hexer, seppur dopo una timida pausa, si nascose il viso tra i capelli e sorrise: “ Il mio incantesimo di protezione non può essersi già esaurito, però tu fai comunque attenzione …”

L’Ultimate Event Planner mostrò un sorriso contenuto, ma con gli occhi pieni di entusiasmo lo salutò fieramente.

 Le due sorelle, mano nella mano, gli augurarono buona fortuna: l’Ultimate Toxicologist con un bacio volante e l’Ultimate Actress abbassandosi il cappello in segno di saluto.

“ Ehi fratello! Fai vedere a tutti di cosa sei capace !!” Tuonò l’Ultimate Stuntman tra le lacrime di commozione, mentre al suo fianco l’Ultimate Contorsionist lo guardava con orgoglio quasi materno.

 “ Sì… proprio così, combatti fino alla fine.”

“ Non credo sia buona educazione sprecare un sacrificio altrui, perciò… prendi il mio gesto come ispirazione, e guida tutti alla vittoria !” Lo spronò l’Ultimate Rhythm Game Player, seppur con la sua solita altezzosità.

“ Nashi… tu sei la speranza che risolleva gli animi di tutti.” Sussurrò dolcemente l’Ultimate Majokko, con le mani al cuore, come per far sentire quanto le battesse forte per l’emozione. “ Fallo ancora …”

“ Tu sei la mia speranza.” Si intromise l’Ultimate Web Personality, sgorgando lacrime a dirotto mentre sorrideva a più non posso. “ Ed anche se non potremo mantenere la nostra promessa di abbracciarci… fa niente! Abbraccia chi vuoi quando sarete usciti di qui, non sono gelosa, ma basta che vi salviate tutti !”

 

Come loro, Nashi poté sorridere a cuor sereno.

- Sì, ora sono in grado… di dirvi grazie, e addio !-

Fu rotta per il Secondo Piano.

 

Lì, tra Palestra, Piscina e zona esterna non trovarono nulla di notevole importanza.

Tuttavia, alla sola vista della porta riportante la scritta “5-C”, Makoto sbiancò.

“ È una classe avanzata della Hope’s Peak Academy !”

“ Intendi della Sede Principale, vero? Perché alla Secondaria non c’è nulla del genere.”

I due entrarono in quell’ambiente tanto irreale quanto estraneo al resto della torre. Si respirava ancora la stessa area di chiuso e polvere di molti giorni prima, proveniente in parte anche dalla biblioteca lì accanto.

Al preside della scuola venne mostrato il registro riguardante il “Hope’s Peak Academy Student Council Killing Game”.

“ Sì, accadde poco dopo il mio ingresso nella scuola, quindi si tratta ormai di sei anni fa.” Commentò il castano, leggendo con tristezza i nomi lì riportati.

“ I membri del concilio studentesco vennero uccisi per mano di Junko Enoshima e sua sorella Mukuro Ikusaba, le prime Ultimate Despairs… ma la colpa, come da loro piano, venne fatta ricadere su Izuru Kamukura. Così ha avuto inizio La Tragedia.”

“ Il Primo Ultimate Hope, certo… ma che fine ha fatto? Si è per caso alleato con Enoshima ?”

“ Per un certo periodo di tempo sì, ma dopo la sua morte, ecco… ha trovato qualcosa di diverso dalla speranza che  lo mandasse avanti: i suoi compagni e… il futuro. Da allora non è più stato un problema per il mondo.”

Nashi non seppe mai a pieno la storia di Izuru Kamukura, e mai l’avrebbe compresa, eppure sentendo quelle parole non poté rimanere impassibile.

“ Quindi, se per Kamukura è andata a finire così, ed Enoshima è morta, il mondo è davvero andato incontro ad un lieto fine.”

“ Sì, purtroppo non senza sacrifici …” Negli occhi del giovane preside scintillò un bagliore di rimpianto, come se stesse per piangere tutte le lacrime già versate nella sua vita.

“ … ma la speranza trionfa sempre.”

 

Il Terzo Piano presentava senza dubbio più spazio di esplorazione: tra le classi, il Laboratorio di Chimica e la Sala Musica, senza dubbio erano più interessanti l’Ufficio della Presidenza e le due stanze inizialmente chiuse da Monokuma.

Nell’ufficio, Makoto si accigliò nuovamente.

“ E qui hanno voluto replicare la presidenza della scuola. Che brutto scherzo !” Aggirandosi tra le scrivanie mentre bofonchiava di continuo, raggiunse infine la cattedra.

“ Ecco, vedi… qui abbiamo trovato questa lettera e poi diciotto cartelloni segnaletici con i nostri volti, più una foto di Junko Enoshima.”

 

 

 “ Anche se in questa foto sono molto diverso da come ero fino a prima del mio risveglio.”

“ Deve trattarsi del Chesire C. e del suo effetto che sta svanendo. Vuol dire che questo è il tuo vero aspetto.” Dopo questa osservazione, l’Ultimate Hope passò alla lettera.

“ Pare proprio esser stata scritta dall’ex-preside Jin Kirigiri a Tabata Hideyoshi, il padre di Bussho. I sedici studenti rimasti nella Sede Principale fummo noi, diventando così i partecipanti della Killing School Life.”

“ Noi? Intendi tu e Kirigiri ?” L’altro annuì.

“ Quindi per tutta la durata de La Tragedia noi siamo rimasti al sicuro alla Sede Secondaria… è incredibile come siamo riusciti a salvarci per tutto quel tempo.”

“ Già, ma allo stesso tempo è incredibile che gli Ultimate Despair abbiano deciso di attaccare proprio voi quando ormai si pensava che la loro minaccia fosse stata debellata. Kirigiri in quel momento ha rischiato di venir catturata in un altro Killing Game… e se ciò fosse successo, forse non vi avremmo mai trovati.”

L’albino intraprese un rapido calcolo, rendendosi conto che qualcosa non quadrasse.

“ Aspetta un attimo: tu prima hai detto che quindici sopravvissuti dai vari Killing Game sono entrati a far parte della Future Foundation come agenti. Ma se poi questi agenti sono stati mandati qui con me… vuol dire che i sopravvissuti sono i miei ex-compagni di classe alla Second Hope’s Peak, vero ?”

Makoto rimase interdetto per qualche secondo, dopodiché ammise ciò che pensava con voce triste.

“ Penso… proprio di sì.”

 

In quel momento il mondo per Nashi si fece ancora più triste e buio, come se qualcuno avesse spento l’unico lume nella stanza.

- Compagni di classe …- Le memorie che possedeva solo lui.

- Agenti nella Future Foundation …- Le memorie che avevano perso.

- … costretti ad ucciderci in questo modo.-

Si domandò quanti dei problemi che ora li affliggevano avevano risolto assieme, combattendo l’uno al fianco dell’altro per debellare il pericolo che li aveva schiacciati.

Forse Masuku aveva rivelato a Fujima di essere sua sorella, e così si erano riappacificate.

Forse, anche da colleghi Umezawa e Kumagai si erano innamorati, così come Amari ed Ebisawa.

Mentre… Nishizaka?

- È un tempo che ci è sfuggito dalle mani senza che potessimo saperlo.- La morsa attorno al suo cuore si strinse.

 

Ci volle un po’ di tempo prima che potesse tornare con la mente un po’ più lucida, nascondendo il proprio dolore per far tornare a galla la concentrazione.

“ Comunque sia, c’è comunque un problema: se eravamo quindici sopravvissuti, con Kirigiri siamo diventati sedici. Eppure in classe eravamo diciassette… quindi qualcuno che è sopravvissuto ai Killing Game non è entrato a far parte della Future Foundation, bensì degli Ultimate Despair.”

“ Si tratta di Zetsu, no ?” Disse Makoto, sorpreso che il ragazzo avesse dimenticato quell’ovvietà. “ Probabilmente è stato corrotto dalla disperazione durante quei giochi mortali …”

“ Diciassette, non diciotto.” Sussurrò piuttosto Nashi, non prestandogli ascolto.

Ripeté, stavolta animandosi: “ Così però saremmo diciassette! Poco fa non hai detto forse che dai sedici giochi mortali siete riusciti a salvare solo sedici studenti? Ebbene, quei sedici, con Kirigiri, formerebbero la mia classe… ma tra i partecipanti del K.E.C.C c’era un diciottesimo ex-studente della Second Hope’s Peak Academy: Lilith Kurenai !”

Al sol sentire quel nome, il volto del preside si illuminò, come se d’improvviso si fosse ricordato qualcosa. Intanto Nashi prese proprio il manifesto di Lilith tra i cartelloni lì sulla scrivania.

Makoto ne guardò il viso con espressione strabiliata.

“ Lilith …”

“ La conoscevi ?”

“ Lilith Kurenai, l’Ultimate Majokko, è stata… l’unica studentessa sopravvissuta ai sedici Killing Game che non siamo mai riusciti a rintracciare in tutto questo tempo !”

“ Cosa ?!” Nashi immaginava che il passato di Lilith nascondesse dei misteri, ma non poteva aspettarsi che fossero così intrecciati con le loro storie.

“ L-Lilith …” Ne ripeté il nome, scrutando ancora quel viso che aveva perso per sempre.

Makoto prese a spiegare: “ Tutto ciò che sappiamo è che sia riuscita a scappare senza l’aiuto di nessuno di noi dal luogo dove era stata imprigionata. Tutti i partecipanti del suo gioco erano morti, quindi lei doveva aver ottenuto il permesso di uscire, eppure per mesi interi non abbiamo avuto conferma che fosse viva. Un giorno però scoprimmo che combatteva gli Ultimate Despairs da sola… ma non l’abbiamo mai vista, né siamo riusciti a farla unire alla nostra causa.”

Il preside si prese il mento fra le mani, finalmente posando la fotografia.

“ E pensare che è finita proprio qui, catturata dal mastermind… anche se non l’ho mai incontrata, ammetto di aver invidiato la sua forza di volontà, per quanto non so dire se fosse spinta più dalla speranza, o dalla disperazione.”

Mentre lui parlava, Nashi tuttavia pensava ad un dialogo tra lui e proprio la rossa di cui ora stava scoprendo la vita.

 

“… La Tragedia si stava facendo sentire già da molto tempo… quindi ho pensato di levare le tende e fuggire prima di rischiare la vita con la mia insulsa classe.”

“È a questo mondo che sono sopravvissuta da sola. Mi sembra di aver combattuto quella disperazione per troppo tempo… eppure adesso sono qui, in trappola con qualcun altro che ha preso il posto di Junko Enoshima.”

 

- Fuggire… Lilith non deve essere fuggita, ma ha preso parte ad un Killing Game ed è riuscita a scappare sacrificando la vita dei suoi compagni.- Rifletté, sentendo poi una stretta al petto.

- Come è successo a me, del resto.-

“ Makoto, al momento dell’attacco alla Second Hope’s Peak, Junko Enoshima era già morta, vero ?” Domandò, ignorando il dolore.

“ Sì, da circa tre anni.”

“ Allora mi sembra strano che Lilith sapesse chi era… per caso può averlo scoperto in questi ultimi anni ?”

Il castano negò prontamente: “ Impossibile! Dalla fine de La Tragedia la Future Foundation si è impegnata nell’eliminare ogni traccia della Disperazione, anche dalla storia. In questo modo nessuno avrebbe potuto emulare le gesta di Junko o degli Ultimate Despairs.”

All’Ultimate Memory risuonò subito come strana la parola “eliminare”, unita a “storia”. Come prima, c’era qualcosa di inafferrabile negli occhi del membro della Future Foundation.

- Comunque sia, Lilith sapeva molte cose …-

 

Terminata la loro esplorazione in quella stanza, osservarono come la sala delle telecamere fosse completamente aperta, così come una misteriosa porta.

“ Non l’abbiamo mai vista aperta.” Incuriosito, Nashi si fece avanti, soddisfatto già di star finalmente esplorando ogni angolo del Terzo Piano.

Deludendo però le loro aspettative, la stanza si rivelò essere più piccola e vuota del previsto. Sembrava come se fosse stata svuotata, lasciando come unici mobili solo un armadio ed una sedia, posta perfettamente al centro.

- Forse il suo scopo originario era un altro.- Teorizzò Nashi, ma presto venne distratto da un dettaglio presente proprio sulla sedia.

Si trattava di un ammasso di capelli biondi, con accanto degli occhiali.

Inizialmente si ritrasse schifato, per poi calmarsi quando Makoto, prendendolo in mano, disse:

“ È una parrucca.” Gli scappò un risolino. “ Chissà che ci fa qui ?”

Nel momento in cui sollevò lo sguardo però, i suoi occhi si illuminarono. Fece voltare Nashi, mostrandogli come fossero perfettamente a favore di telecamera, l’unica lì presente e per niente nascosta come le altre.

Uscirono poco soddisfatti, al che come ultima tappa al Terzo Piano rimase solo la sala delle telecamere.

“ Questo posto era accessibile solo a Lilith per via del motive di molti giorni fa: utilizzando i paracadute che c’erano qui dentro se ne sarebbe potuta andare.”

“ Ma non l’ha fatto, vero ?”

“ A mio parere i motivi erano due. Per primo, non si fidava del motive, e secondo, aveva una missione da adempiere: arrivare al Quinto Piano per svelare l’identità del mastermind ed ucciderlo.”

Makoto annuì: “ Certo. D’altronde Lilith ha sempre combattuto gli Ultimate Despairs, quindi questo gioco non era nient’altro che il percorso ideale per raggiungere il suo obbiettivo.”

L’Ultimate Memory non sarebbe mai riuscito ad adattarsi a quella versione di Lilith, come se si trattasse di una Ultimate Majokko appartenente ad un universo alternativo.

“ Quando ho conosciuto Lilith dopo che aveva perso la memoria con il Chesire C. … dimostrava la stessa grinta, solo che non avrebbe mai sacrificato le nostre vite per uccidere il mastermind.”

“ È la differenza sostanziale tra un normale Ultimate Student e chi sopravvive ai Killing Game, proprio ciò che vogliono ottenere gli Ultimate Dispairs… su, andiamo avanti.”

 

Al Quarto Piano l’esplorazione fu più complessa, avendo un maggior numero di materiale sconosciuto tra l’Armeria ed i due Magazzini. Tuttavia, ciò che più saltò all’occhio dell’ex studente fu un oggetto che non vedeva da tempo, e che anzi pensava fosse stato fatto sparire.

“ Quello …” Lo riconobbe anche Makoto, al che i due presero in mano il piccolo drone bianco trovato proprio nel Magazzino A un paio di giorni prima.

Non appena lo ebbero sfiorato, la macchina si animò per proiettare un ologramma. Fu lo stesso che aveva già riprodotto, quindi con il messaggio di Makoto Naegi.

 

“ Studenti della Hope’s Peak Academy, se state sentendo le mie parole vuol dire che questa sonda è riuscita a trovarvi nonostante siate stati rapiti. Noi della Future Foundation vi assicuriamo che sono stati  inviati degli agenti per salvarvi. Abbiamo già individuato la posizione del nostro nemico, i vostri rapitori. Io, Makoto Naegi, vi prometto che sarete salvati e riportati alle vostre case. La Tragedia è finita: la disperazione non può sopravvivere ancora a lungo.”

 

“ Lo mandai quando era passati diversi giorni dalla vostra spedizione, e non avevamo avuto aggiornamenti.” Spiegò il direttore.

Nashi a quel punto stava riflettendo sulle parole di Monokuma, il quale aveva detto loro che gli agenti della Future Foundation erano stati tutti fermati prima ancora di raggiungere la torre, quando accadde qualcosa di inaspettato.

Una volta finito il messaggio, dopo qualche secondo l’ologramma cambiò:

“ Siamo arrivati fin qui, ma non possiamo più tornare indietro. Non preoccupatevi di noi; distruggeremo la Disperazione dall’interno, come avremmo dovuto fare sin dall’inizio !”

 A parlare erano stati due giovani, ma con un mondo di esperienza nei loro visi stoici e nei loro occhi segnati dalla sofferenza.

I due ex studenti della Hope’s Peak Academy sobbalzarono dalla sorpresa nel riconoscere Kirigiri Kyoko e…

“ Quello sono io !” Nashi indicò quel ragazzo che aveva esattamente il suo aspetto attuale: occhi cremisi e capelli cerei.

“ Avete mandato questo messaggio, ma non ci è mai arrivato.” Rifletté l’Ultimate Hope.

“ Dev’esser stato prima di prendere il Chesire C. per mutare il vostro aspetto e cancellare temporaneamente i vostri ricordi inerenti alla fine de La Tragedia.”

Makoto non ebbe nemmeno il tempo di concludere quel discorso, perché un terzo ologramma apparve.

Ora c’era solo Kirigiri, però nelle sembianze con le quali si era fatta riconoscere per diverse settimane all’interno del K.E.C.C. : Kigiri Yoko.

Le parole che pronunciò furono poche, ma attraversate da un quasi impercettibile brivido.

 

“ Sono ancora io. 11037.”

 

Questa volta il drone si spense, avendo esaurito tutte le sue registrazioni.

L’Ultimate Memory percepiva il suo corpo vibrare all’unisono con una forte emozione nel suo cuore. Vedere il volto di Kirigiri, in procinto di versar lacrime, gli aveva fatto contorcere le interiora.

Dovette rilassarsi, era  costretto a farlo per mantenere la mente lucida ed andare avanti.

“ Cosa… ha detto? Che significava quel “sono ancora io” e “11037” ?”

Makoto si massaggiò nervosamente la fronte.

“ È un messaggio in codice tra noi sopravvissuti della Killing School Life, e serve per accertarci che ricorderemo sempre chi siamo e da dove siamo venuti. Probabilmente voleva confermarmi che non avesse perso anche i ricordi del nostro passato …”

“ Quindi è qualcosa che conosce solo la Future Foundation ?”

“ Già, un codice assolutamente top secret da adoperare solo per le missioni più importanti. Se letto a testa in giù diventa “Leon”, ovvero il nome di un nostro compagno di classe deceduto in quel Killing Game.”

 

Finalmente la scalata proseguì verso il piano di cui Nashi sapeva il meno possibile, e fu rincuorato nel vedere come anche lì tutte le porte fossero state sbloccate.

Il Quinto Piano offriva adesso ben quattro stanze, due per lato del corridoio, più un portone metallico in fondo.

- Questo non c’era qualche giorno fa. - Notò il ragazzo, avvicinandosi allora per osservarlo meglio.

Pareva l’ingresso blindato di un caveau, in acciaio nero e con una scritta bianca in bella vista.

 

Makoto gli chiese immediatamente cosa significasse, ma lui non ne aveva la benché minima idea. L’unico modo per aprire quella porta sembrava essere uno scanner col riconoscimento della retina e delle impronte digitali.

Non potendo far nulla con tutta quella sicurezza all’avanguardia, i due decisero di esplorare il resto del piano.

Passarono davanti alla vuota prigione dove erano rimasti Nashi ed i suoi compagni per poco tempo, e ciò nonostante avevano perso due di loro. Sembrava quasi di poter sentire lo stesso odore di sangue, eppure il pavimento era stato ripulito dai resti di Lilith.

 

Attraverso una porta si presentava una stanza dalle luci azzurre che tingevano muri, pavimento, ed anche i presenti una volta entrati. L’elemento più degno di nota era un computer talmente grande da ricoprire un’intera parete, al di sopra di una tastiera altrettanto vasta e capace di riprodurre qualsiasi forma scritta del mondo.

Sullo schermo venivano riprodotte scritte su scritte, accumulandosi ad alta velocità e lasciandosi dietro un ammontare di testo incredibile. Quando Nashi vi posò sopra l’occhio, cercando di cogliere cosa ci fosse scritto, lesse:

 

Attraverso una porta si presentava una stanza dalle luci azzurre che tingevano muri, pavimento, ed anche i presenti una volta entrati. L’elemento più degno di nota era un computer talmente grande da ricoprire un’intera parete, al di sopra di una tastiera altrettanto vasta e capace di riprodurre qualsiasi forma scritta del mondo.

Sullo schermo venivano riprodotte scritte su scritte, accumulandosi ad alta velocità e lasciandosi dietro un ammontare di testo incredibile. Quando Nashi vi posò sopra l’occhio, cercando di cogliere cosa ci fosse scritto, lesse:

 

Istantaneamente il ragazzo sussultò, percependo un miscuglio di emozioni contrastanti generarsi nel suo petto per metterlo in allerta.

- Cosa diavolo ho appena letto ?-

Del nuovo testo si era aggiunto:

 

Istantaneamente il ragazzo sussultò, percependo un miscuglio di emozioni contrastanti generarsi nel suo petto per metterlo in allerta.

- Cosa diavolo ho appena letto ?-

 

Nulla di tutto ciò che si palesava davanti ai suoi occhi aveva senso, così credette quasi di essere impazzito, o di star subendo qualche allucinazione.

Fortunatamente una voce proveniente dalle sue spalle lo richiamò alla realtà.

Più che una voce però si trattava di un rantolo, o di parole pronunciate con voce rotta e soffocata: Makoto Naegi mormorava incessantemente qualcosa mentre aveva gli occhi puntati su quello schermo.

“ Makoto !” Lo richiamò Nashi, strattonandolo per la preoccupazione. In quel frangente riuscì a scorgere meglio il suo sguardo, notando qualcosa di già visto in precedenza.

Assenza di coscienza, di pensiero, di posizione, di speranza e disperazione. Si trattava del Nulla di Zetsu.

 

Il preside però perse rapidamente quella strana presenza che lo aveva posseduto, e con grande sorpresa dell’altro mostrò di essere improvvisamente affaticato.

“ No-Non mi sento molto bene qui dentro …” Confessò, e allora gli venne consigliato di uscire.

Nel momento in cui si fu chiuso la porta alle spalle, Nashi poté scorgere una targhetta nella stanza:

“ Stanza de La Trama, o Counting Bodies Like Sheep To The Rhythm Of The Despair Drums.”

 

- La Trama ?- Ripeté il ragazzo, trovando quel nome fin troppo stravagante per qualcosa che era stato nascosto a tutti fino a quel momento.

- No, non devo dare per scontato niente: in questo piano era stato promesso a Lilith che avrebbe trovato gli indizi per svelare l’identità del mastermind !-

Così decise di dedicare qualche minuto alla lettura di ciò che stava venendo scritto davanti ai suoi occhi.

Si trattava di una attenta e precisa documentazione del K.E.C.C, il quale raccontava esattamente cosa avessero fatto i diciotto partecipanti nel corso di quelle settimane. In questo modo poté leggere come fossero stati riportati anche gli eventi più oscuri e misteriosi, come ad esempio gli assassini, o ciò che Lilith gli aveva rivelato in privato prima di perdere la memoria.

- Sembra esser stato scritto tutto quanto dal punto di vista delle telecamere. Ma… a cosa serve una documentazione scritta del Killing Game? Non bastano le riprese ?-

Purtroppo non riuscì a raggiungere una risposta, tuttavia prima di lasciare quella stanza gli ricadde l’occhio su un dettaglio che, ironicamente, aveva quasi scordato.

Si trattava di qualcosa catalogato sotto il cosiddetto “Chapter Two (Part Three)”.

 

Raggiunse subito dopo Makoto, il quale si trovava nella stanza adiacente.

Quando vi entrò, un freddo glaciale afferrò le sue ossa, facendolo tremare. La temperatura era fin troppo bassa, ma ciò che vide bastò a gelarlo ancor di più, stavolta però dall’orrore.

Da quel che sembrava un gigantesco armadio di ferro, undici grandi cassetti erano stati aperti per far uscire undici ripiani. Su ciascuno di essi erano adagiati dei corpi silenziosi ricoperti da un telo bianco.

“ Forse non vorresti davvero rivedere i tuoi compagni.” Gli consigliò Makoto, il quale si aggirava con aria triste ed aveva appena rivolto un’occhiata mesta al ragazzo.

Nashi si sentì restringere, diventando piccolo piccolo in quel mondo freddo.

Avanzò verso i protagonisti di quell’obitorio improvvisato, leggendo dalle targhette e da delle schede cliniche i loro nomi e le cause della loro morte.

“ Domen Ienobu, accoltellato. Iwayama Koan, ferito da armi da taglio. Arima Robun, annegato, Mitsuko Atsuki, pugnalata al volto. Fujima Wakuri, rottura del collo. Masuku Wakuri, pugnalata ripetutamente. Kumagai Yone, dissanguata e tranciata in due. Umezawa Gaho, tranciato in due. Lilith Kurenai, elettrificata e schiacciata al suolo. Akagi Aozame, pugnalato. Nishizaka Ikki, recisione della carotide. Tabata Bussho …”

- Cosa ?!- Proprio quando la sua coscienza stava sparendo tra lo sconforto del riconoscere i suoi compagni morti, qualcosa che mai si sarebbe aspettato di trovare gli balzò all’occhio.

- Undici letti …- I suoi amici morti erano solo dieci.

Anche Makoto aveva notato quel dettaglio a cui stentava a crederci.

I due esitarono a lungo, ma per combattere il dubbio atroce che li assillava, furono costretti a togliere il lenzuolo.

Una volta svelato, il cadavere al di sotto era la cosa più incredibile che Nashi si sarebbe aspettato di trovare.

 

Era proprio il Tabata Bussho che per giorni era apparso sui monitor di quella torre, che si era proclamato mastermind e che aveva annunciato l’ultimatum in procinto di scadere. 

“ Come può essere morto ?!” Si chiese sbigottito Makoto, portandosi una mano davanti alla bocca.

“ E-Era lui il mastermind, l’organizzatore… colui che aveva annunciato questo gioco al mondo intero per minacciare la pace! E ora è… morto ?”

Iniziò a scuotere la testa ripetute volte, serrando i denti: “ Non ci credo! Non ci credo !”

Nashi intanto stava esaminando la cartella clinica, confrontando la foto con il volto del cadavere.

Bussho, uno degli Ultimate Hope Brothers della famiglia Tabata, era un giovane all’apparenza poco più grande di lui. Aveva dei capelli biondi, portati a frangia sul davanti ma molto più lunghi al di dietro. Degli occhiali erano adagiati accanto alla sua testa, un tempo usati per ricoprire i suoi occhi blu. Un neo decorava la guancia destra.

 Non ci volle molto prima che l’albino comprendesse cosa ci fosse di sbagliato, così storse il naso e si allontanò in fretta da quella stanza.

“ Andiamo.” Ordinò con fare seccato all’altro.

 

Nell’ultima stanza rimasta da esaminare c’era un ambiente del tutto diverso: una calda luce dorata scendeva su diciassette letti imbottiti, disposti a cerchio davanti all’ingresso e attorno ad un tavolo.

Su di esso vi erano appoggiati dei piccoli oggetti, simili a bossoli di proiettile.

Stavolta entrambi riuscirono a riconoscerli: “ Capsule di Chesire C.

“ O meglio …” Disse Makoto, leggendo l’incisione su di alcuni di quei sieri. “ Tre di questi quindici bossoli sono di Jabberwock Y. Gli altri invece sono gli stessi sieri di Chesire C. che avevano gli agenti spediti qui.”

Proseguì, scrutando i letti vuoti: “ Quindi a tre dei diciotto partecipanti è stato somministrato un siero che non gli ha affatto cancellato i ricordi.”

“ Tutto quadrerebbe, considerando che al mastermind e a Lilith non era sufficiente eliminare i ricordi… ma il terzo? Mi stai dicendo che qualcun altro tra di noi si ricordava della Sede Secondaria, de La Tragedia e della Future Foundation, ma non ha detto niente ?”

“ Tu ti fidi davvero di tutti i tuoi compagni, Nashi ?” Gli domandò allora il preside, ma nonostante la domanda a bruciapelo lui annuì all’istante.

“ Certo che sì !”

“ E lo hai fatto sin dall’inizio, seppur non ti ricordassi totalmente ciò che invece ora ricordi… ma qualcun altro, proprio per via di quelle memorie, non ha fatto lo stesso. Ci resta solo da capire se l’ha fatto in buona fede o no.”

“ Per ora sappiamo solo che è stata una scelta del mastermind non privare questa persona dei suoi ricordi.”

 

                                                 

 

Dopo ormai ore intere di ricerca, sia i piani che le stanze da esplorare erano terminate. Ogni singolo anfratto di quella torre non aveva più segreti per il preside della Hope’s Peak Academy ed il rivelato agente della Future Foundation, eppure in loro non c’era nemmeno un’ombra di soddisfazione.

“ Una sfida del mastermind …” Continuava a rimuginare Makoto, sedendosi a terra nel corridoio del Quinto Piano.

“ Ma per scoprire cosa? Alla fine non abbiamo svelato niente di nuovo… forse Zetsu ti ha solo voluto rendere impotente.”

Nashi si distese sulla schiena, chiudendo gli occhi e rivolgendoli al soffitto: “ Ma perché farlo? È questo che non capisco …”

Il castano comprese allora di esser stato fin troppo negativo, così si schiarì la voce, imbarazzato: “ Ehi, non è finita qui… forse c’è un modo per salire al Sesto Piano che non abbiamo ancora trovato. Magari questa porta …”

Nell’istante in cui aveva pronunciato quella parola, Nashi aveva aperto gli occhi e l’immagine del portone blindato era stata l’unica cosa a venir inquadrata nel suo sguardo.

Da quel momento in poi, le parole di Makoto, così come il tempo e lo spazio circostante avevano smesso di avere importanza.

 

Nashi Jonetsu si sentì scorrere attraverso un flusso di consapevolezza: orrore, paura, dolore, ma anche gioia, realizzazione ed appagamento. Quella era la verità e le sue due facce.

“ La vostra vita è composta da due strade: la menzogna e la verità. La verità è uno specchio così limpido da permettere di vederci dentro, mentre la menzogna è un’oscurità in cui ti rintani per non permettere a nessuno, nemmeno a te stesso, di riconoscere qualcosa …”

Così aveva detto Zetsu, il suo amico di molti anni prima, ma il suo compagno fino all’ultimo in quell’avventura infernale.

- Lo specchio.- Bastava una semplice parola per sbloccare l’accesso alla verità, come se fosse stata la più piccola chiave ad aprire il gigantesco portone che lo avrebbe condotto verso il futuro.

 

Con la pelle ancora rabbrividente per la scarica di adrenalina, il ragazzo balzò in piedi e scattò verso una stanza. Lì, mentre la voce di Makoto in lontananza gli domandava cosa stesse succedendo, ritornò a scorrere su quel misterioso computer, La Trama.

Un sorriso confuso si dipinse sulle sue labbra, dandogli così la risposta all’interrogativo di poco prima: sì, era decisamente impazzito.

Uscì in fretta e furia, intercettando Makoto e trascinandolo con sé all’ascensore. Lì non proferì parola, nonostante le molte domande del compagno, preferendo piuttosto tremare febbrilmente con lo stesso ghigno idiota in viso.

Non appena furono arrivati al Terzo Piano, si diresse verso l’ultima stanza che Makoto avrebbe creduto di rivedere: la sala dei paracadute. Lì Nashi iniziò ad armeggiare con i pannelli di comando, interagendo con le riprese contrassegnate con la scritta: “Sesto Piano”.

Andò indietro di qualche giorno, cosicché alla fine di quella operazione l’Ultimate Memory poté finalmente dichiarare:

“ Zetsu… ”

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Zetsu…? Zetsu cosa?

Mi sa proprio che dovrete aspettare il prossimo capitolo, nonché il  finale di questo Chapter 0, per scoprirlo.

Insomma, con l’intervento di un personaggio ben noto c’è stato un bello spiegone per quasi tutti i misteri di questa storia (il che mi ha dato una soddisfazione incredibile, dato che erano ben due anni che volevo mostrarvi questa spiegazione), tranne però quelli riguardanti il mastermind.

A questo punto… sta a voi, in attesa della rivelazione finale! Vi assicuro che con questo capitolo ho unito tutti i puntini necessari per formare un tracciato che vi fornirà la risposta. Per chi invece non dovesse aver voglia di risolvere il mistero, allora dovrà solo attendere un altro po’!

Ci siamo, il finale è giunto!

Alla prossima!

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Capitolo 40
*** Chapter Zero (Fan Fiction) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 0: Fan Fiction

 

Quel suono era stato come l’arrivo della primavera per una fauna sopita da troppo tempo in letargo.

Pareva un sogno, o forse una visione. Ciò nonostante, in cinque si radunarono davanti all’ascensore solo per accertarsi che il rumore fosse reale.

“ Dici che… è lui ?” Domandò Amari, tra la paura e la voglia di sperare, stringendosi sempre più forte ad Ebisawa. L’Ultimate Radio Host corrucciò la fronte, iniziando ad immaginare cosa avrebbero dovuto fare nel caso la risposta fosse stata negativa.

“ Dopo tutti questi giorni.” Non avrebbe voluto dirlo, ma gli scappò con naturalezza dalle labbra.

D’altronde erano abituati ad essere disillusi continuamente e con brutalità dalla vita.

Anche Zayasu lo sapeva, per questo vagava altrove con i suoi occhi, provando a fuggire da quella dolorosa speranza.

Kirigiri strinse forte i pugni, sentendosi in risonanza con le vibrazioni provenienti da in fondo a quel bagno: lì, dove c’era un ascensore.

La sua mente viaggiò lontano, verso il luogo dove aveva perduto per sempre qualcuno di molto importante.

Una mano accarezzò la sua: Takejiro la stava guardando come al solito con sguardo freddo e distante, ma lei poté giurare che le avesse sussurrato una parola di conforto mentre era persa tra i suoi pensieri.

Tutto ciò che potevano fare alla fine era aspettare.

E l’unico studente rimasto su quel piano che non si era unito a loro, aspettava eccome.

 

D’improvviso accadde, e la porta dell’ascensore si spalancò. E così arrivò la primavera nel cuore dei ragazzi.

All’inizio strabuzzarono gli occhi, fin troppo increduli per darla vinta ad una possibile allucinazione, balbettando parole sconnesse e ricontrollando i propri segni vitali per essere certi di non aver raggiunto un morto. Niente di tutto questo era vero.

“ Ragazzi …”

Dal dolce sorriso sulla bocca di un ragazzo apparentemente sconosciuto, con i capelli bianchi e gli occhi rossi come il sangue, loro tutti avevano riconosciuto colui che si era sacrificato più di una volta per la loro salvezza senza esitazioni.

“ Nashi !” Sussultò Takejiro, sbigottito come mai era stato prima. Un attimo dopo, facendo fronte all’imbarazzo, provò a ricomporsi con un’espressione seria.

“ Ehm, sì… ovviamente me lo aspettavo da- ”

Qualsiasi cosa avesse voluto dire venne interrotta dalle urla festose di Amari, la quale era saltata sull’Ultimate Memory per stringerlo in un abbraccio strangolatore.

“ Nashi !!”Gridò, mentre il suo sorriso si trasformava in un pianto incontrollato e gli veniva da stringerlo ancor più forte.

Ebisawa, osservando quella scena, venne scosso da capo a piedi. Esitò ancora per qualche secondo mentre il suo volto si contorceva, dopodiché corse anch’egli ad abbracciare Nashi tra le lacrime.

“ F-Fratello !”

Zayasu si appoggiò allo stipite della porta, buttando fuori un grande sospiro di sollievo.

“ Non ci credo, ma… è vero. Bentornato Nashi !”

In quel momento dalle spalle di Nashi spuntò fuori una persona che loro non avevano mai visto, ma che però riconobbero subito.

“ Ehi! Tu sei quello dell’ologramma !” Lo indicò prontamente la video maker, ed a quel punto Makoto sussultò dalla sorpresa.

“ N-No! Non volevo interrompere il vostro momento. Scusatemi, continuate pure !”

Di colpo, cristallina come il gorgogliare di un ruscello, una risata si sollevò tra i presenti.

Nashi e Makoto si sporsero oltre le teste dei loro compagni per assistere ad una scena che aveva dell’incredibile: Kirigiri, con una mano davanti alla bocca per nascondersi, stava ridendo e piangendo con il volto rosso ed un sorriso che si allargava a dismisura.

Quando ebbe finito, sempre però cercando di darsi un contegno, li guardò. Nei suoi occhi brillava la felicità più pura del mondo.

“ Ben…tornati.”

 

Molte erano state le domande poste ai due ragazzi dal loro arrivo al Sesto Piano, ma nessuna risposta era stata fornita. Le uniche parole pronunciate da Nashi avevano formulato una domanda: dove si trovasse Zetsu.

Così, nel silenzio più tombale, aveva raggiunto la porta della sua camera del dormitorio e vi si era posto davanti. Ora il suo viso inespressivo combatteva tutte le emozioni che ribollivano nel suo petto, fermentate in giorni e giorni passati nell’oscurità, più uno dove aveva scoperto la luce.

“ Zetsu !” Tuonò. La sua voce ferma aveva rimbombato in tutto il piano.

“ C’è bisogno di fare chiarezza, una volta per tutte !”

I presenti erano ammutoliti per la freddezza di tali parole, qualcosa che il Nashi di qualche giorno prima non avrebbe mai osato dire.

Contro ogni aspettativa, la porta si aprì.

Un Zetsu Jitsuke trasandato e con due profonde occhiaie malamente coperte dagli occhiali, era sorpreso quanto loro tutti di ciò che si trovò di fronte.

“ E cosa vorresti fare a tal proposito ?” Domandò con presunta ingenuità.

A quel punto, come se avesse aspettato quella domanda da tempo, Nashi gli mostrò un ghigno beffardo.

“ Come si sol dire… trascinarti in tribunale !”

 

Non c’era stato nessun’altro scambio di parole, solo uno sguardo fugace dell’Ultimate Detective a Nashi, nel momento in cui avevano varcato la soglia dell’ascensore per la sala del processo.

Un’occhiata colma di interrogativi, quelli che tutti loro cercavano da tempo, ma che non avrebbero mai scovato al prezzo che invece aveva pagato quel ragazzo. Kirigiri si sentiva al sicuro, ed il sorriso di Makoto le infuse ancor più coraggio.

Un'altra volta, per l’ultima volta, quell’ascensore stava proseguendo verso un forse lieto fine.

 

La sala era scura, con una volta celeste dipinta sul soffitto.

Sembrava che quel processo non avesse giudici, ma solo gladiatori pronti a battersi per scampare alla propria morte.

Zetsu prese posto ad un palchetto distante da quello degli altri, che invece erano radunati tutti assieme. Era curioso che la distanza tra loro fosse colmata quindi solo da i posti dei loro compagni morti.

La crudele e curiosa ironia del mastermind.

 

“ Ma quindi… per cosa sarebbe questo processo ?” Chiese Amari, rompendo il silenzio.

“ Solitamente un Class Trial si tiene per trovare un assassino, ma oggi non abbiamo da scovare nessun killer… proprio perché non abbiamo alcuna vittima.” Rispose freddamente Zayasu.

“ Duh! Capitan Ovvio 2, la Vendetta dell’Ovvietà !”

“ E-Eh? Scusa, tu avevi fatto una domanda e io…”

“ O sarebbe meglio Capitan Ovvio, l’Ovvietà della mia Giovinezza ?” Rifletté l’Ultimate Video Maker, prima di venir interrotta dalle prime parole di Nashi in quella sala.

Il ragazzo puntò il dito contro Zetsu: “ È vero, oggi non c’è alcun caso da risolvere… ma io voglio svelare tutti i misteri riguardanti il responsabile della nostra prigionia qui, nonché della morte di Lilith e di Akagi.”

Il verde finse di essere sorpreso, guardandosi alle spalle.

“ Ah? Dici a me ?” Domandò non appena ritornò a guardare negli occhi l’Ultimate Memory, trafiggendolo con uno sguardo inespressivo.

“ Non credere che solo perché sei sopravvissuto una volta avrai il lusso di farlo ancora ed ancora! Mettiamola così… commetti anche solo un errore e KAPUT! Sarete morti ancor prima che scada l’ultimatum. E questo vale anche per te, mio caro intruso indesiderato …”

Makoto digrignò i denti, provando così tanto disprezzo per quell’essere da non riuscire a nasconderlo.

Al contrario suo, Nashi mantenne la calma ed annuì lentamente.

“ Non commetterò nemmeno un errore se al mio fianco ci saranno i miei amici.”

“ Che smielato.” Rise Takejiro.

“ Però … !” L’albino non aveva finito. “ Se invece una volta per tutte farò luce sui misteri che concernono questo luogo… saremo liberi! Tutti fuori di qui! Sani e salvi !”

L’ipnotizzatore fece spallucce, come se la questione non gli importasse per niente.

“ Affare fatto. Ma ora basta con i convenevoli, e bando alle ciance …”

“ O ciancio alle bande.” Lo corresse Amari.

“ … iniziamo !”

 

“ Per prima cosa, Makoto! Spiega per favore a tutti come stanno le cose.” Disse Nashi, ed il preside annuì.

“ Sono Makoto Naegi, membro della Future Foundation e da qualche anno preside della Hope’s Peak Academy. Mi riferisco ovviamente alla Sede Principale, quella dove anni fa è nata La Tragedia, con Junko Enoshima a capo degli Ultimate Despairs, ed ha avuto luogo la Killing School Life. In vista di quella catastrofe, tutti gli studenti sopravvissuti vennero trasferiti alla Sede Secondaria, anche chiamata Second Hope’s Peak… ovvero la vostra scuola, dove avete trascorso tre anni assieme.”

“ Tre anni ?!” Ripeté incredulo Ebisawa, guardando subito Nashi per conferma.

Il ragazzo scosse la testa: “ È vero, per molto tempo ho creduto anche io di aver trascorso solo sei mesi in quella scuola, ma… d'altronde io non ricordavo nemmeno di esser stato trasferito. Ciò vuol dire soltanto che i nostri ricordi sono stati pesantemente alterati  una volta arrivati qui.”

“ Quindi è proprio come diceva Lilith.” Rifletteva intanto Zayasu. “ Siamo stati trasferiti.”

Makoto riprese parola: “ Mentre voi eravate lì al sicuro, noi della fondazione abbiamo posto fine a La Tragedia. O almeno così credevamo… perché infatti dei rimasugli della Disperazione hanno attaccato la vostra scuola durante un sopralluogo di Kirigiri, prendendo prigioniere sedici classi per organizzare dei giochi mortali, esattamente come quello che state vivendo adesso.”

“ E noi ?” Domandò Takejiro, percependo un brivido di tensione nella voce dell’altro.

“ Voi …” L’ultimate Hope non sapeva proprio come continuare, al che si prese la testa fra le mani. “ Io non ne sono sicuro …”

“ Io invece ho capito come sono andate le cose.” Intervenne Nashi, pronto a fare un po’ di chiarezza.

“ Nei sedici giochi mortali hanno preso parte tutti gli studenti che si trovavano in quel momento alla Second Hope’s Peak, tranne Kirigiri, perché era riuscita a scappare. Ebbene, anche noi eravamo dei partecipanti. Ed anzi, posso dirvi di più… siamo stati i sopravvissuti !”

Kirigiri sbarrò gli occhi: “ Sopravvissuti?! Intendi dire che …”

Nashi curvò la bocca in una smorfia di amarezza: “ Già. Forse qualcuno di noi ha ucciso un suo compagno, o comunque siamo sopravvissuti per ultimi sulla morte di altre persone.”

 

“ Non ci credo !” Sbraitò Ebisawa, interrompendo il ragazzo.

L’Ultimate Radio Host era teso al massimo delle sue capacità, con le mani strette attorno al palchetto.

“ No! No! No! Ma che cosa dici?! Stai forse insinuando che gente come… Domen, Nishizaka, Kumagai… ma anche tutti noi qui presenti, ed io stesso, siamo degli assassini?! Non hai affatto modo di dimostrarlo !”

“ Non è così, invece !”

Nashi sbatté la mano sul palchetto, riuscendo a far tentennare il ragazzo.

“ Hai detto due cose inesatte… cominciamo però dalla prova inequivocabile di quanto vi ho detto: dovete sapere che Makoto non si ricorda assolutamente niente dei sopravvissuti, però sa per certo cosa è accaduto a loro. Giusto ?”

“ S-Sì, è vero. I sopravvissuti dei killing  game sono diventati agenti della Future Foundation di loro spontanea volontà, giurando di vendicarsi della Disperazione che aveva causato tutte quelle pene. Dopo circa tre anni da quell’evento, ovvero quasi un mese fa, Tabata Bussho si è dichiarato come l’ultimo Ultimate Despair rimasto in vita, annunciando così il suo K.E.C.C. Così… tutti gli agenti, ex-studenti della Second Hope’s Peak, si sono mobilitati per arrivare fin qui, assieme a Kirigiri.”

Ebisawa era rimasto senza parole.

“ Questo vuol dire che …” Boccheggiò in preda alla confusione Zayasu.

“ Noi siamo quei sopravvissuti.” Concluse Takejiro, accettando quella difficile realtà. “ Nonché agenti della Future Foundation. Immagino che con la nostra memoria perduta centri quindi il Chesire C. , ovvero quel siero creato proprio dalla Future Foundation ?”

Makoto annuì: “ Sì, gli agenti dovevano usare quel siero proprio per evitare che le informazioni più importanti sulla Future Foundation cadessero in mano al nemico una volta catturati.”

 

“ Comunque sia, è inesatto dire che tutti noi siamo sopravvissuti, o tantomeno agenti della Future Foundation.” Precisò Nashi con una punta di dispiacere.

“ I giochi mortali sono stati sedici, ma come può confermare Makoto i sopravvissuti uniti alla fondazione sono stati quindici.”

“ Mentre in totale i partecipanti di questo K.E.C.C. sono diciotto.” Osservò Kirigiri. “ E togliendo me, che sono stata sin dall’inizio un membro della Future Foundation… vuol dire che due di noi non sono membri, ed addirittura uno non ha mai preso parte a quei giochi mortali.”

“ Ma per quale motivo? Eravamo tutti studenti all’epoca, no ?” Si chiese Ebisawa.

“ Forse qualcuno è scappato? Oppure era già segretamente un alleato degli Ultimate Despairs.” Ipotizzò Amari, con un dito premuto sul labbro inferiore.

“ Sono d’accordo !” Nashi colse la palla al balzo per risolvere un dubbio che aveva da diverso tempo.

“ Sarebbe strano se queste due incognite non avessero nulla a che fare l’uno con l’altro, perciò io credo che la persona che non ha preso parte ai giochi poi abbia aiutato a scappare quella che invece è sopravvissuta, nascondendosi dalla Future Foundation.”

Takejiro lo squadrò con aria sospettosa:

“ Hai detto incognite, ma da come ne parli sembra che tu abbia un’idea ben precisa sull’identità di tutti e due.”

“ A dir la verità… con certezza posso rivelarti solo chi è la sopravvissuta !” Il ragazzo si rivolse poi a Makoto. “ E lo sai bene anche tu !”

Il preside rifletté per qualche secondo, per poi affermare a testa alta:

“ Ma sì, si tratta sicuramente di Lilith Kurenai, l’Ultimate che ha combattuto le ultime Disperazioni rimaste per tre anni a questa parte !”

Gli studenti presero a guardarsi l’un l’altro, increduli su quanto era stato appena detto.

 

“ Combattere… le Disperazioni ?” Ripeté Kirigiri, per poi mormorare a bassa voce: “ Avrebbe senso.”

“ Già.” Annuì l’Ultimate Liar. “ Almeno fino a prima di perdere del tutto la memoria, si percepiva lontano un miglio che fosse abituata ad uccidere e che sfidasse quotidianamente la morte.”

“ M-Ma …” L’Ultimate Fanfiction Writer obbiettò, interdetto. “ Se Lilith combatteva davvero le Disperazioni… allora perché ha accettato di allearsi con il mastermind, facendo da sua pedina ?”

“ Era manipolata, lo sappiamo.” Provò a rispondergli Amari, ma Kirigiri scosse la testa in segno di dissenso.

“ No, Zayasu ha intuito bene: c’è probabilmente qualcosa sotto che ha a che fare con il passato di Lilith… e forse anche con la persona che l’ha aiutata a scappare e a nascondersi per tutto questo tempo.”

“ Per risolvere anche questo punto mi vedo costretto a parlare di qualcosa che non andrà a genio a Makoto e a Kirigiri, temo.” Proseguì Nashi, suscitando curiosità nelle due persone appena nominate.

“ Dobbiamo tutti quanti tenere in considerazione l’idea che Lilith e il mastermind siano stati in contatto anche prima di questo gioco, e a causa di ciò Lilith è entrata in possesso di informazioni trapelate dalla Future Foundation… ovvero l’indizio che lo stesso mastermind ha posto all’interno di questa torre.”

“ Lilith e il mastermind ?” Domandò Zayasu, per poi aggiungere: “ E comunque tu mi hai chiamato Zayasu, ma il mio vero nome è C-”

“ Informazioni trapelate ?!” Intervenne Makoto, contrariato. “ Questo è assolutamente impossibile !”

“ Non è così, invece !”

 

“ Permettimi di aggiustare il tiro.” Disse Nashi con tono accondiscendente, chiudendo le palpebre per concentrarsi meglio.

“ Parlo di qualcosa che persino i membri della Future Foundation non conoscevano, e che quindi nemmeno noi ricorderemmo se recuperassimo la memoria allo scadere dell’effetto del Chesire C. … solo tu e Kirigiri dovreste saperlo, non è così ?”

L’Ultimate Detective comprese subito di cosa stesse parlando, e senza fare una piega rivelò:

“ Intendi 11037 ?”

“ E cosa sarebbe, la  risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto ?” Chiese Amari, venendo però ignorata.

“ È un codice usato in diverse operazioni da me, Makoto o dagli altri nostri colleghi superstiti della Killing School Life.” Spiegò Kirigiri, in attesa della prosecuzione di Nashi.

“ Detto ciò, ricordate tutti quanti come il principale movente di Lilith prima di perdere la memoria fosse stato raggiungere il Quinto Piano per svelare l’identità del mastermind? Io e Makoto, che abbiamo potuto esplorare ogni porta prima sigillata di quel piano, abbiamo trovato il collegamento !”

“ Aspetta, c’è qualcosa che non mi torna.” Lo fermò Takejiro.

“ Abbiamo appena detto che il mastermind e Lilith si conoscevano, ma… questo va contro una realtà che conosciamo da tempo, e che hai appena rimarcato: Lilith voleva scoprire l’identità del mastermind !”

 

“ Quindi me !” Dopo aver aspettato tanto a lungo quel momento, Zetsu intervenne.

“ Ma allora ti stai contraddicendo, mio caro Nashi.” Sottolineò con voce suadente, nonostante la sua espressione fosse fredda. “ Se Lilith mi avesse conosciuto prima di questo gioco, non avrebbe avuto bisogno di raggiungere il Quinto Piano per smascherarmi. L’avrebbe subito fatto ed il gioco sarebbe finito! O non ricordate l’ultimatum di Tabata Bussho ?”

L’Ultimate Memory diede segno di essere perplesso, ma poi sollevò il capo con decisione.

“ Allora vuol dire che il mastermind conosceva Lilith, ma lei non conosceva lui! C’è per caso qualche prova che smentisce questa mia affermazione ?”

Fronteggiò con il suo sguardo di fuoco l’inamovibile ragazzo dai capelli verdi per qualche secondo, finché questo non scosse la testa in segno di resa.

“ Temo di no.”

“ Continua pure… cosa avete trovato al Quinto Piano ?” Fu la domanda dello scrittore.

“ Una porta sigillata con sopra una scritta.”

 

 

“ Tuttavia per capire cosa centri con quanto ho detto prima… Takejiro, c’è bisogno che tu spieghi a tutti il tuo piano segreto con Lilith.”

L’Ultimate Liar, sentendosi chiamare in causa così all’improvviso, fissò Nashi a lungo. Era evidente che si stesse chiedendo cosa avesse in mente, ma ben presto la determinazione incrollabile nell’altro lo convinse a parlare senza esitazioni.

“ Quando prima dell’omicidio di Kumagai io e Lilith abbiamo ballato insieme al Secondo Piano, abbiamo messo su un piano chiamato Progetto 5514M… ovvero tutto ciò che mi ha risposto quando le ho chiesto cosa si fosse ricordata del mastermind.”

“ Che nome articolato per un progetto che alla fine ha fallito.” Commentò Kirigiri, al che il corvino sbottò.

“ Mi sembrava qualcosa di importante da ricordare …”

“ Ed infatti è così !” Gli diede corda Nashi, sorridendo soddisfatto, comportamento che spiazzò i suoi compagni.

“ Sappiamo tutti cosa è successo quando Lilith è stata costretta a rivelarci l’indizio sull’identità del mastermind.”

Guardò Zayasu, il quale a testa bassa disse ciò che lui voleva sentire:

“ Tutto ciò che è riuscita a dire quella volta è stato “WA-” prima che Monokuma la bloccasse con il siero Chesire C. se non ricordo male.”

“ Probabilmente qualcosa del genere sarebbe successo di nuovo se Lilith avesse rivelato spudoratamente un altro indizio sostanziale …” D’improvviso Nashi si fece serio: “ Per questo ha modificato l’indizio …”

 

“ Oh… a-andava letto al contrario.” Takejiro, rimasto a bocca aperta, stavolta non riuscì a controllare la sua sorpresa.

“ M-Ma allora… !” Il volto di Zayasu si illuminò. “ Quella volta Lilith avrebbe detto… ”

“ WAISS.” Lo anticipò Zetsu, spezzando quel momento di adrenalina con la sua voce piatta.

Non pareva per nulla toccato da quanto i ragazzi avevano scoperto fin’ora.

“ E allora? Come può questa semplice parola senza senso portarvi dal… mastermind? Mi sembra tutta una coincidenza, e forzatissima, se permetti !”

Anche Makoto, a spalle basse, dovette manifestare il suo disaccordo:

“ Già… e poi non capisco cosa centri con 11037.”

 

Nashi si sentiva circondato solo da dubbio ed incomprensione, un’atmosfera decisamente nociva per il suo obbiettivo.

- Ed il mio obbiettivo è farla pagare al mastermind. - Lo aveva giurato sui suoi compagni morti, sulla sofferenza e sull’impotenza patita fino a quel preciso istante. E ora che possedeva il potere di stringere tra le mani il destino di loro tutti, non poteva lasciarsi scoraggiare solo perché qualcuno non credeva in lui.

D’altronde era accaduto molte volte da quando si trovava lì.

 

“ Zetsu, tu… non sei il mastermind.” Mormorò tristemente, e di colpo l’aria nella stanza si fece gelida, pietrificando tutti i presenti.

Fu possibile vedere il viso di Zetsu cambiare, anche se per una frazione di secondo.

“ Cosa dici ?”

“ Nashi !?” L’Ultimate Fanfiction Writer si rivolse al suo amico, guardandolo come se fosse impazzito. “ Non è stato forse lui a farti uccidere Nishizaka? Non capisco …”

Di tutta risposta l’espressione dell’Ultimate Memory si indurì.

“ Zetsu, se sei davvero il mastermind mi diresti qual è il significato di WAISS ?”

“ Eh ? Il verde inclinò la testa di lato con fare interrogativa.

“ Ripeto, se sei davvero il mastermind m-”

Stavolta Zetsu esplose in un urlo di rabbia, manifestando per la prima un’emozione nel peggiore dei modi possibili: “ HO DETTO, EH ?!”

I suoi occhi erano neri come due pozzi di petrolio, e quella melma stava sgorgando lungo i suoi lineamenti, deformandolo e rendendolo orribile.

“ Sei solo un’idiota! Io ti ho dato un’occasione per scegliere la via giusta, e tu ripeti le stesse cazzate di sempre?! Mentire per i tuoi amici? Inseguire disperatamente la verità? Mi fai schifo, sei un inutile e patetico- ”

“ ED IO HO DETTO… !” Gridò Nashi, sovrastando la sua voce e riportandolo al silenzio con la sola imposizione della sua furia.

Di colpo tornò ad essere calmo, nonostante tutto il suo corpo tremasse.

“ … che cosa significa WAISS ?”

A quel punto tutti lo notarono.

Nashi stava puntando il suo braccio verso Zetsu. Al polso, un bracciale di ferro con una lucina rossa lampeggiante.

 

“ No, non ci credo …” Ebisawa si portò le mani alla bocca, trattenendo il respiro per la tensione.

Gli altri presenti erano impalliditi, o comunque si era gelato il sangue nelle loro vene: nessuno si sarebbe aspettato che Nashi utilizzasse il motive di ormai venti giorni prima, il Monokuma Bangle. Lo aveva nascosto per tutto quel tempo in camera sua, promettendosi di non usarlo mai e poi mai; o forse, era solo in attesa del momento giusto.

Persino Kirigiri venne attraversata da un brivido, mentre gli altri presenti arretravano istintivamente, prevedendo uno scenario a dir poco orribile.

“ Cosa… cosa sta succedendo ?” Domandò Makoto, ignaro, per poi vedersi rispondere da Zayasu.

“ Ora che Nashi ha fatto quella domanda… a Zetsu rimane solo da rispondergli con sincerità, oppure morirà.”

“ Morirà ?” Ripeté l’agente, sconvolto. “ M-Ma lui è il mastermind, se solo volesse potrebbe disattivarlo. D’altronde è una sua creazione, e tutta la torre è sotto il suo controllo.”

Nulla di tutto ciò accadde, ed anzi fu solo un silenzio ricolmo di preoccupazione a riempire l’atmosfera.

Passò un secondo. Ne passarono due.

Zetsu sorrise: “ Io …”

Passati tre secondi, le pupille di Nashi si dilatarono.

“ Io non lo so. Non ne ho idea.” Dopo aver fatto scemare la tensione attorno a lui con quelle semplici parole, l’Ultimate Hypnotist pareva quasi una divinità sorridente e misericordiosa.

Qualcosa di sostanziale era cambiato in lui.

“ Ricordi ciò che mi hai detto allo scorso processo ?” Chiese Nashi, mentre per un istante i suoi occhi venivano oscurati dai capelli.

 

“ La vostra vita è composta da due strade: la menzogna e la verità. La verità è uno specchio così limpido da permettere di vederci dentro, mentre la menzogna è un’oscurità in cui ti rintani per non permettere a nessuno, nemmeno a te stesso, di riconoscere qualcosa… siete così prevedibili: in un modo o nell’altro, fuggite sempre e scegliete ciò che più vi aggrada per giustificare le vostre scelte. Perché invece… non scegliete il nulla ?”

 

Sollevando di scatto la testa, gli lanciò una penetrante occhiata, e con tutta la sua forza ruggì:

“ Io non voglio fuggire! Non voglio che i miei problemi diventino nulla, non voglio che le mie paure diventino nulla, non voglio che ciò che mi spinge a vivere diventi nulla… io non voglio diventare nulla !”

Puntandogli contro il dito aggiunse: “Hai detto che oltre al nulla ci sono altre due strade, vero? Era tutto un indizio! Fino ad ora ci siamo tutti quanti nascosti nell’oscurità, la quale non ci ha permesso nemmeno di riconoscerci. Per questo motivo io decido di guardare nello specchio della verità e scoprire chi sono davvero !”

Zetsu, ormai privo di qualsiasi atteggiamento di sfida o ostilità, continuò a sorridergli:

“ E chi sei, allora ?”

Nashi raccolse tutto il fiato possibile. I polmoni gli bruciavano dal dolore perché ciò che avrebbe accettato sarebbe stato troppo difficile. Doveva farlo lo stesso.

“ Io sono Nashi Jonetsu! E tutti voi siete miei amici, miei compagni alla Second Hope’s Peak Academy, colleghi della Future Foundation… e tu, e tu… TU SEI MIO AMICO! NON IL MASTERMIND !!”

 

Quando ebbe finito il suo discorso, sebbene in molti avessero dubbi o perplessità, non si udì nemmeno un’obiezione. Tutto sembrava esser stato riportato al silenzio.

L’Ultimate Memory ansimava ancora per lo sforzo.

“ Se tu fossi il mastermind, senza dubbio sapresti cosa significa WAISS. Da qui deduco che tu sia stato semplicemente un’esca per tutto questo tempo… posso affermare con certezza che tu non sappia nemmeno della stanza sigillata al Terzo Piano, e che non sia stato tu ad attaccare Akagi e Lilith in bagno al Quinto Piano.”

“ Già.” Ammise il verde, inforcandosi gli occhiali con un ghigno divertito. “ Sono solo una sacrificabile pedina con pieni poteri per quanto riguarda i meccanismi di autodifesa della torre e delle telecamere, ma è tutta scena. Non sono io il mastermind… e, so che sei abbastanza intelligente e non dovrei nemmeno dirtelo, ma mi sembra necessario aggiungere che non posso proprio rivelarti la sua identità.”

“ Ovvio, è per questo che la svelerò con le mie mani.” Rispose l’albino, accettando quella sfida con un’espressione beffarda.

L’Ultimate Fanfiction Writer intervenne quando ormai il suo dubbio era alle stelle:

“ Aspetta Nashi! Quindi mi stai dicendo che tu invece sai chi è il mastermind, l’infiltrato di Tabata Bussho ?”

“ E anche cosa significhi WAISS ?” Domandò Kirigiri.

Piuttosto che rispondere alla seconda domanda, Nashi si soffermò a guardare lo scrittore di fanfiction con espressione corrucciata.

“ Zayasu, il secondo mastermind non è l’infiltrato ...”

“ Cosa ?!” Sussultò l’altro, per poi cercare di riprendersi “ E comunque io mi chiamo Co- ”

“ … questo perché il solo ed unico mastermind e l’infiltrato sono la stessa persona! In realtà Tabata Bussho non è affatto il direttore di questo gioco !”

Sentendo quelle parole i due agenti veterani della Future Foundation si guardarono l’un l’altro confusi.

 

“ Ma… Tabata ha annunciato il suo Killing Game al mondo intero poco prima che voi entraste qui dentro !” Obbiettò Makoto, al che la ragazza coi capelli lilla si abbandonò ad un sospiro:

“ Quindi alla fine è proprio vero: uno degli Ultimate Hope Brothers è stato corrotto dalla Disperazione …”

  Gli occhi di Nashi si illuminarono di una strana luce, quando esclamò balzando sull’attenti:

“ Sono d’accordo !”

Kirigiri e Makoto rimasero alquanto sorpresi da quella reazione.

“ In partenza ciò che ha detto Makoto non può che essere vero: Tabata Bussho, dopo anni dall’attacco alla Second Hope’s Peak, si è dichiarato un Ultimate Despair ed ha annunciato questo gioco. Probabilmente ne è stato l’orchestratore, e colui che ha costruito questa torre… ma non è di certo il direttore, o colui che è al comando !”

 

“ Fermo un attimo !” Lo interruppe Takejiro.

Il bugiardo aveva in volto un’espressione stranamente provata dalla fatica e dall’ansia. Qualcosa di insolito, per lui che aveva sempre tradito tutte le emozioni che gli passavano per la testa.

“ Cosa stai dicendo, Nashi? Abbiamo avuto fin dall’inizio schiacciata davanti alla faccia l’evidenza che Tabata Bussho fosse il mastermind: è lui che ci ha avvisati dell’ultimatum, quindi sapeva che noi avessimo assunto il siero Chesire C., ed in più ci ha informati dell’intruso !”

L’Ultimate Memory, al contrario, rimase glaciale al tentativo dell’altro di smentirlo.

“ E se ti dicessi che… Tabata Bussho in realtà è morto da tempo, forse ancor prima che incominciasse il gioco ?”

Al suono di quell’inconcepibile dichiarazione tutti i presenti ammutolirono, e persino il corvino si vide spezzare il ritmo della sua obiezione. Incespicò nelle parole per qualche secondo, riuscendo poi a stringere i denti e proseguire disperatamente:

“ NO !” Sbraitò con gli occhi iniettati di sangue. “ Cosa cazzo stai dicendo?! Morto?! Come fa ad essere morto? Sarebbe come dire che qualcuno tra noi ha diretto il gioco per tutto questo tempo, ma sarebbe impossibile perché …”

“ Gli Ultimate Hope Brothers erano tre.” Disse semplicemente Nashi, ed in un istante tutte le difese di Takejiro crollarono, così come allo stesso tempo riuscì ad aprire una breccia nell’impenetrabile convinzione di Makoto.

“ Giusto, Makoto ?”

Il direttore annuì frettolosamente, mentre ormai il suo cervello iniziava a pensare ad uno scenario completamente inaspettato:

“ Tre fratelli, questo è tutto ciò che sappiamo. Di questi però soltanto Tabata Bussho è stato identificato, tra l’altro solo dopo la sua apparizione in mondovisione… come se avesse voluto darci la prova effettiva che lui fosse uno dei Tabata.”

“ L’unico identificato non vuol dire che gli altri siano morti.”

“ Nashi …” Lo richiamò Kirigiri, sbigottita come non mai, ma comunque capace di mantenere un’apparenza quasi del tutto calma. “ Stai forse dicendo che tutti gli Ultimate Hope Brothers sono i mastermind, ma che Tabata Bussho è morto ?”

Il ragazzo a quel punto guardò Makoto, il quale si era preso la testa fra le mani in preda al panico.

Ne dedusse che fosse troppo turbato per aiutarlo in quel momento, così proseguì da solo:

“ Abbiamo ritrovato il cadavere di Tabata Bussho in un obitorio al Quinto Piano, ed immediatamente ho notato qualcosa di curioso: parlo di un neo sotto l’occhio, presente ovviamente sia sul corpo, ma anche sulla cartella clinica.”

 

“ E quindi ?” Amari storse il volto in una smorfia, interdetta, come se giudicasse l’ultima affermazione di Nashi una cosa di poco conto.

L’albino le rinviò un’occhiata piena di giudizio.

“ Tabata Bussho non aveva nessun neo sotto l’occhio nessuna delle volte in cui è apparso a noi.”

La Video Maker, ancora scettica, gli chiese: “ Come fai ad esserne del tutto certo ?”

A quel punto per il ragazzo fu inevitabile schiaffarsi la mano in fronte.

“ Memoria… Memoria, Amari… è letteralmente il mio talento, l’unica cosa che so fare bene” Riacquisendo compostezza, dichiarò:

“ In base a questo, è ovvio che Tabata Bussho e la persona che si è presentata come lui attraverso i monitor per tutto questo tempo siano due esseri differenti! E la seconda, nel nostro caso, è il mastermind  che ha recitato la sua parte.”

 

“ Come faceva ad apparirci in video, allora ?” Domandò Ebisawa.

“ Al Terzo Piano c’è una stanza chiusa dove abbiamo trovato una parrucca bionda ed un paio di occhiali. Con quel travestimento il mastermind poteva chiaramente fingersi una persona di cui noi non conoscevamo l’aspetto. Alla fine devo ringraziare e complimentarmi con Kirigiri: la teoria che uno di noi stesse impersonando Tabata Bussho proviene da lei, e già ai tempi della scoperta del Terzo Piano.”

L’Ultimate Detective vide l’attenzione spostarsi su di lei, ma non ricevette l’assist di Nashi con prontezza. Anzi, dal suo viso pareva essere quasi contrariata.

“ A dirla tutta, Nashi… io ho iniziato a perdere fiducia in questa teoria un po’ di giorni fa, quando la possibilità che uno di noi impersonasse Tabata Bussho si è fatta meno probabile.”

“ Effettivamente …” Riprese parola l’Ultimate Radio Host, grattandosi il mento.

“ Ad un certo punto se uno di noi si fosse allontanato per raggiungere il Terzo Piano e filmarsi in parrucca come uno youtuber dei primi tempi, ce ne saremmo accorti… mi riferisco al Quinto Piano, quando eravamo tutti intrappolati assieme e non ci siamo mai persi di vista per praticamente due giorni.”

Anche Amari intervenne: “ Già. Eppure allora Tabata Bussho è apparso diverse volte. Anzi, direi sempre, visto che Monokuma ha dato forfeit !”

“ Non è così, invece !” Ribatté l’Ultimate Memory, non riuscendo a trattenere un altro sogghigno.

 

“ Quella era una trappola: vedendoci apparire così spesso Tabata Bussho, era impossibile credere che qualcuno di noi lo stesse impersonando. Però, se ci pensate bene… quei video erano tutti registrati !”

“ Cosa?! Non erano in tempo reale ?” Sussultò la video maker.

“ No, per niente. A differenza di Monokuma, il quale ci ha sempre risposto ed ha interagito con noi durante i Class Trial, “Tabata Bussho” è apparso solo per spiegarci le regole. Ecco perché non è riapparso neppure per comunicarci che il colpevole per cui avevamo votato, ovvero Lilith, fosse sbagliato: era tutta una registrazione, ed anzi, proprio per questo quel processo è stato truccato! Truccato perché sin dall’inizio lui voleva morta Lilith, e niente di ciò che avremmo definito l’avrebbe potuta salvare !”

Seguì un profondo silenzio, fin quando un inaspettato suono non lo ruppe.

Un ritmo scandito, incalzante.

Zetsu stava applaudendo soddisfatto.

“ Bravo Nashi! Stai andando alla grande, non fermarti ora.”

L’albino, ormai ricurvo sul palchetto, respirò profondamente per qualche momento.

“ Adesso però voglio porti io un interrogativo.” Sorrise il verde. “ E ricorda le regole di questo processo: per quanto tu sappia che non sono io il mastermind, se non dovessi saper rispondere a questa domanda, morireste tutti.”

“ Sono pronto.” Rispose senza esitare l’altro.

“ Perché il mastermind dev’essere necessariamente una persona e non due? D’altronde, non hai detto tu stesso che gli Hope Brothers erano tre? Meno Bussho, i Tabata rimasti sono due. La tua teoria non tiene conto di questo, ed anzi da per scontato che il mastermind sia solo uno, e per forza infiltrato tra gli studenti.”

Nashi rimase in silenzio con espressione basita e lo sguardo perso nel vuoto.

I suoi amici si strinsero l’un l’altro nell’attesa snervante, sperando che sapesse rispondere.

 

D’un tratto però il ragazzo fece altro: rise.

Scoppiando a ridere in maniera così sincera e liberatoria da doversi tenere la pancia, Nashi diede sfogo a tutta la tensione accumulata fino a quel momento.

Quando ebbe finito, tornò a guardare l’amico con il sorriso sulle labbra ed un’espressione molto più leggera.

“ Certo che mi sono posto questa domanda prima di affermare che il mastermind possa essere solo uno, e per giunta infiltrato tra di noi. Ma so per certo che non è così, perché …”

Indicò se stesso, poi Zetsu e tutti i maschi lì presenti, escluso Makoto.

“ Cinque maschi. Tu sei escluso perché un mastermind saprebbe cosa vuol dire WAISS. Io sono escluso perché ricordo di esser stato salvato dalla Future Foundation. Anche Takejiro è escluso, perché Lilith gli ha parlato di 5514M… ovvero nient’altro che WAISS letto al contrario, e se un mastermind avesse scoperto che Lilith si ricordava di questo indizio, l’avrebbe senza dubbio uccisa il più presto possibile.”

“ Ma infatti Lilith è morta !” Sottolineò Ebisawa. “ E proprio dopo aver rivelato quello pseudo-indizio a Takejiro.”

“ Sì, ma è morta dopo la prigionia di due giorni al Quinto Piano e dopo il processo. Il mastermind non l’avrebbe lasciata vivere così a lungo, con il rischio che potesse rivelare quell’indizio a qualcuno.”

“ O-Ok …” Annuì con voce rotta il bruno. “ Pe-Però mi preoccupa che nella tua conta tu abbia escluso me e Zayasu.”

“ Ripeto… per l’ultima volta …” Lo scrittore iniziò a tremare dalla rabbia. “ Che io mi chiam- ”

“ Certo. Questo perché la probabilità che uno di voi due sia un Tabata è del cinquanta percento !” Rispose prontamente Nashi con un insolito sorriso sulle labbra.

I due Ultimate accusati balzarono all’indietro, spaventati dall’inquietante aura di determinazione che emanava ora l’albino.

“ Cosa ?” L’Ultimate Video Maker fissò il suo amato compagno con gli occhi sbarrati dalla paura.

“ Ebisawa è… al cinquanta percento il mastermind ?”

Nashi scosse la testa senza remore.

“ Non ho detto questo: essere un Ultimate Hope Brother non vuol dire essere necessariamente il mastermind. Anzi, in base alle osservazioni fatte mi sembra scontato dire che dei due Tabata sconosciuti uno sia diventato il mastermind, mentre l’altro sia entrato a far parte della Future Foundation.”

“ Un Tabata sopravvissuto ai killing game e diventato agente della fondazione ?” Ripeté Makoto, per poi annuire. “ Sì, è altamente probabile. D’altronde i Tabata sono sempre stati nostri alleati.”

Nashi allora sollevò il dito indice per riportare l’attenzione su di un dettaglio citato in precedenza: “ Però se un Tabata fosse entrato a far parte della Future Foundation, non avrebbe affatto conosciuto il codice 11037, e quindi non sarebbe arrivato a costruire l’indizio WAISS. Inoltre, all’interno della Future Foundation, come avrebbe potuto un Ultimate Hope Brother diventare un alleato della Disperazione ?”

“ Sarebbe impossibile, certo.” Concordò anche Kirigiri.

 

“ Ok, ma …” Zayasu stava sudando copiosamente, lanciando ogni tanto delle occhiate sospettose ad Ebisawa.

“ Se o io o Ebisawa siamo un Tabata… vuol dire che l’altro è il mastermind? Se davvero il Tabata innocente, a differenza del mastermind, non conosce il significato di WAISS, come possiamo dimostrarlo noi ?!

A quel punto Nashi fece spallucce.

“ Ahimè, non ne ho idea.” Ammise con un’insensibilità degna di nota.

“ Ma non potrebbe essere che uno dei Tabata non si ricordi di essere un Ultimate Hope Brother ?” Tentò Amari, corrucciandosi.

“ Non può essere così. Questo perché al Quinto Piano abbiamo rinvenuto tutti i sieri utilizzati su di noi: quindici erano di Chesire C. e tre di Jabberwock Y. !

“ Il Jabberwock Y. porta indietro nel tempo solo il corpo, ma non i ricordi.” Intervenne Kirigiri, che ben conosceva quel prodotto della Future Foundation. “ Ad esempio come è avvenuto per Lilith quando è arrivata qui per la prima volta.”

“ Già, quindi sicuramente il mastermind ha usato quel siero su di sé per mimetizzarsi attraverso l’aspetto di un normale studente, ma conservando gli anni passati ad organizzare  questo Killing Game. Un siero per lui, uno per Lilith… ed uno è stato usato sicuramente su di un altro Tabata, il terzo, che però è entrato a far parte della Future Foundation.”

Makoto concluse quella parentesi con forte rammarico: “ Ma non sappiamo chi esso sia.”

 

“ Quindi siamo ad un punto morto ?” Sibilò provocatorio Zetsu.

 

“ No, non ho ancora risposto alla domanda di Takejiro !”

L’Ultimate Liar a quel punto parve risorgere da un indolenzimento della sua mente, e risvegliandosi sollevò la testa.

“ Già, quindi te la ripeto: come faceva il mastermind a dirigere il gioco mentre si fingeva uno di noi ?

Si era reso conto di aver appena passato la palla al compagno per permettergli di vincere la partita, e per questo gli nacque in volto un inevitabile sorriso.

“ Per prima cosa il mastermind aveva Zetsu, il suo capro espiatorio. A lui sono stati donati pieni poteri per quanto riguarda i sistemi di sicurezza della torre e le telecamere. Ma questo non basta !”

Nashi sbatté i palmi sul palchetto, e l’urto che provocò gli rimbombò nelle ossa, rinvigorendolo.

“ Al Quinto Piano io e Makoto abbiamo trovato un computer chiamato La Trama, il quale scrive continuamente il resoconto del K.E.C.C. dettaglio per dettaglio, documentando accuratamente qualsiasi cosa accada !”

“ Cosa?! Il Grande Fratello ci sta spiando?! A-Anche in ba-ba… ?” Iniziò a tremare Amari, rossa in viso.

“ No, non in bagno.” La rassicurò Nashi.

“ A quanto pare questa Trama riesce a riportare tutto ciò che vedono le telecamere. Probabilmente attraverso di essa il mastermind poteva venire a conoscenza di ciò che accadeva nella torre, senza dover interagire direttamente con Zetsu. Ad ogni modo, provando a leggerla ho potuto scoprire qualcosa …”

Il ragazzo tornò a guardare il suo amico occhialuto, e stavolta entrambi si fecero seri.

“ Zetsu, hai ucciso tu Nishizaka, non l’hai fatta uccidere a me.”

Il verde inarcò le sopracciglia, riprendendo a sorridere: “ Se noti che non sono sorpreso c’è un motivo, tranquillo.”

“ Cosa intendi dire ?”

“ Significa che …” L’Ultimate Hypnotist si bloccò.

“… CHE NON VOLEVO GIOCARE SIN DAL PRINCIPIO QUESTO SCHIFOSO RUOLO !” Esplose improvvisamente in un grido, cozzando il suo pugno contro il palchetto con così tanta forza da rischiare di ribaltarlo.

Quando finì il suo urlo di rabbia aveva il volto imperlato di sudore, ed ansimava nervosamente.

Gli occhiali gli scivolarono per terra, in modo che i suoi occhi si intravedessero soltanto appena tra i capelli premuti sulla fronte.

“ … e nemmeno questo gioco …” Ricacciando un brivido lungo la sua spina dorsale, si mise le mani sulle guancie con un gran sospiro.

“ Però basta adesso, fare la vittima non mi si addice per niente.”

“ Già.” Lo assecondò Nashi, cercando di spingerlo sempre di più a rivelare la verità, anche se combattuto da tutto quel dolore espresso.

“ Dopotutto tu sei stato un nostro compagno, vero? Intendo… un agente della Future Foundation.”

“ Questo sinceramente non me lo ricordo. Su di me è stato usato il Chesire C.” Ammise Zetsu, ora molto più calmo rispetto a prima. “ Tornando al discorso di prima… sì, ho ucciso io Nishizaka e sapevo che l’avresti scoperto. Anzi, lo volevo.”

“ Certo. Per questo motivo non mi hai ucciso, ed anzi mi hai rimandato al Primo Piano, sapendo che avrei incontrato Makoto.”

Nashi si soffermò un istante prima di proseguire.

Nella sua memoria erano incastonati per sempre i ricordi di una vita passata e di una vita ancor non vissuta, ma in ciascun caso aveva la consapevolezza che Zetsu fosse stato assieme a lui per tutto quel tempo.

Era stato il suo primo amico alla Second Hope’s Peak Academy, ed anche qualcuno che non sarebbe mai e poi mai potuto essere il fautore di tutte quelle misere sofferenze.

 

Invaso da ricordi felici, sorrise.

“ Tu volevi salvarci tutti.”

Zetsu distolse lo sguardo, senza sorridere: “ Sì, ma Nishizaka è morta per colpa mia, perché non sono riuscito a ribellarmi al mastermind.”

  “ Aspettate… che vuol dire che Zetsu ha ucciso Nishizaka ?” Domandò Zayasu, cercando di fare più chiarezza sulla questione.

Nashi rispose: “ Leggendo La Trama ho potuto comprendere cosa è avvenuto davvero: Zetsu aveva già assassinato Nishizaka alle 16 dopo averla portata in Sala Giochi, ma si è subito sbarazzato dei vestiti macchiati di sangue. Poi, dopo avermi ipnotizzato in modo che non potessi rendermi conto della situazione, mi ha portato sul luogo del delitto. In questo modo ero a portata di telecamera… e dei filmati lui ci ha mostrato la parte che mi incastrava, per far votare a tutti senza dubbio me.”

“ Ma qual è stato il senso di tutto questo ?!” Fece Takejiro. “ Hai detto tu stesso che il mastermind utilizzava La Trama per controllare ciò che non poteva vedere attraverso le telecamere, quindi lo avrebbe saputo se Zetsu avesse provato ad ingannarlo.”

“ Non è così, invece !”

Era il momento decisivo di scagliare il colpo di grazia.

Per tutto quel processo Nashi aveva dovuto celare la sua rabbia per evitare che questa lo tradisse, ma finalmente poteva liberare la sua vera essenza.

 

“ In quel momento il mastermind non avrebbe potuto svelare l’inganno di Zetsu, perché era impossibilitato dall’andare al Terzo Piano.”

“ Impossibilitato ?” Ripeté Makoto.

L’Ultimate Memory annuì, per poi spremersi le meningi con forza davanti a tutti.

“ Prima che vi sveli l’identità del mastermind però ho bisogno di risolvere una questione lasciata indietro volontariamente poco fa… ovvero, come avrete capito dalla dichiarazione che ho fatto prima sui Jaberwock Y.,  Lilith sapeva chi fosse il mastermind !”

“ Cosa ?!” Sobbalzò Ebisawa “ Ma quindi prima ci hai mentito ?”

“ Sì, e vi dirò che anche Lilith ci ha mentiti: lei era un alleata a tutti gli effetti del mastermind! Non voleva assolutamente fermarlo, ma solo spingerci ad ucciderci tutti per raggiungere il Quinto Piano… questo per lo meno prima di perdere la memoria. Dopo che le è stato somministrato il Chesire C. i ricordi della sua alleanza sono svaniti, ed in quel momento è davvero stata con noi fino alla fine …”

Ricalcò quelle ultime parole con molta amarezza, soffermandosi a guardare il vuoto mentre riviveva la morte della ragazza come se ce l’avesse davanti.

“ Gli ultimi momenti …” Ripeté, per poi farsi forza e riprendere il discorso. “ Proprio negli ultimi momenti di vita Lilith è riuscita a recuperare tutti i suoi ricordi, compresa l’identità del mastermind tra di noi !”

“ Come può averlo fatto ?” Fu la domanda di Zetsu. “ A noi gli effetti del Chesire C. non sono svaniti del tutto così presto.”  

“ Credo di averlo capito io, invece! È stata l’elettricità per la quale è morta.” Disse Kirigiri. “ Ricordate? Il giorno prima Lilith aveva preso una scossa, ed in seguito i suoi ricordi sono stati ripristinati molto più velocemente. E per come è morta, ovvero elettrificata, può essere che tutta la sua memoria sia tornata normale in un colpo solo.”

Nashi si accodò:

“ Ed è proprio in quell’istante che ci ha voluto indicare il mastermind tra di noi !”

 

La tensione rimbombava come tamburi e tuoni all’interno della sala, scatenando sempre più brividi nei corpi dei presenti.

Gli ultimi sopravvissuti, con le loro vite in gioco.

Ed il mastermind, orchestratore e perfido boia.

Lo scontro stava giungendo alla fine, ed il dardo avvelenato scagliato nel cuore del nemico già da tempo era merito di Lilith Kurenai.

 

“ Allora il mastermind è stato debilitato a causa della scarica elettrica. Se ciò non fosse avvenuto, Zetsu sarebbe stato scoperto qualora avesse provato a truccare la morte di Nishizaka, per la quale io sarei dovuto venir giustiziato !”

Irrigidendo i muscoli mentre il corpo mutava, facendo crescere di volume la sua chioma bianca e saturando di rosso sangue i suoi occhi, Nashi Jonetsu si impuntò sul palchetto, gonfiando i polmoni.

“ IL MASTERMIND SEI TU … !!”

Il nome che urlò in seguito fu come un’esplosione in quello spazio chiuso, così travolgente da spiazzare via ogni sorta di dubbio, paura e desolazione nei cuori dei suoi amati compagni.

 

Zetsu Jitsuke a quel punto non poté far altro che sorridere genuinamente, traboccante di fiducia e speranza nel suo migliore amico.

“ Complimenti, Nashi !”

Una pioggia di proiettili lo crivellò, trasformando il suo petto in un sanguinoso roseto. Nei suoi occhi morì qualsiasi luce, al che si abbandonò sulle ginocchia mentre tutto il mondo piombava nel silenzio.

 

Tranne lui, il responsabile: lui rideva mostruosamente come aveva fatto a suo tempo un orso bianco nero.

“ Una volta per tutte …”

Ma lui era un demone bianco e nero nel cuore.

“ CHIAMATEMI COREX !!”

 



 

Angolo Autore:

Welcome back!

Il mastermind! Il mastermind! Il mastermind! *ballo del mastermind*

Il mastermind è stato svelato! Erano letteralmente due anni che volevo arrivare alla soluzione di questo mistero, ed ora che l’ho svelato ammetto che quasi non ci credo.

Non preoccupatevi, so che la questione WAISS non è ancora stata spiegata del tutto, ma andrà fatto nel prossimo capitolo. E, parlando del prossimo capitolo… bhe, sarà l’ultimo.

Ripeto: non ci credo nemmeno io, ma va bene così (credo). Penso che fino ad allora passerà un po’ di tempo, ed in questi giorni di mi rilasserò leggendo, più che scrivendo.

Alla prossima!

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Capitolo 41
*** Chapter Seven (Goodbye To This Danganronpa Fanfiction) ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 7: Goodbye To This Danganronpa Fanfiction

 

 

Cosa gli bruciava le guance? Erano lacrime.

Cosa gli bruciava nel petto? Era rabbia, era dolore.

Nashi Jonetsu in quel momento si sentiva dilaniato da due fuochi, arso vivo su di una pira che non faceva altro che causargli quella sofferenza immane, e non riusciva a farla smettere. La stava toccando: era tra i capelli di Zetsu, sulla sua maglietta ora zuppa di sangue, tra i fori di proiettile. Ma più di tutto era sul suo volto che ansimava a fatica, combattendo contro un countdown che lo schiacciava sempre di più verso gli abissi del Tartaro.

Come una candela tremula che si stava per spegnere.

 

“ Zetsu !!” Anche Takejiro si fiondò sul corpo morente dell’amico, non preoccupandosi nemmeno di nascondere il suo volto rosso tra il cappuccio.

Quando però lo toccò, rabbrividì, contagiato dal freddo della morte: aveva subito compreso che non ci fosse più nulla da fare.

“ Ci ucciderà tutti !” Strillò impaurita Amari, e continuò ad urlare fino ad avere la gola dolorante.

Davanti a sé Ebisawa, eretto a scudo umano, guardava con lo stesso misto di paura e rabbia una persona tra di loro.

“ B-Bastardo… !” Il tremore nella sua voce non riuscì a fermare il suo odio.

Anche Kirigiri e Makoto si misero subito in guardia, rendendosi conto, anche se troppo tardi, che quella situazione fosse diventata drasticamente pericolosa.

Al centro dei loro sguardi intanto si era diramata una nube di fumo, probabilmente prodotta da ghiaccio secco, ed illuminata da riflettori colorati. Intanto nell’aria risuonava il suono di tamburi distanti, percossi da colpi netti, ma che riverberavano accompagnati da bassi distorti. Quel ritmo crescente non faceva altro che aumentare la frenesia in quell’aria dall’odore di sangue. Quando anche il terreno arrivò a rimbombare a tempo, la nebbia si diradò finalmente da una figura avvolta da luce e mistero, come un dio prossimo a rivelarsi.

 

“ Ammettetelo, avreste preferito continuare a dormire piuttosto che svegliarvi in questo incubo ?”

Una giacca lunga lo avvolgeva, ricoprendo ogni millimetro di pelle dalle caviglie ai polsi, terminando in alto con un collo così alto da avvolgere il volto fino al naso. Il colore era sempre il solito binomio, la dicotomia assillante di quel gioco omicida: metà bianco e metà nero. Il lato nero aveva un disegno a forma di fauce sogghignante all’altezza della bocca.

“ Ma ora è altamente sconsigliato tornare a nanna. Non azzardatevi a chiudere gli occhi: rischiereste di perdervi il più grande evento della storia dell’umanità, e sarebbe imperdonabile !”

Ora anche i suoi capelli erano divisi a metà tra quei non-colori, con un ciuffo nero perfettamente al centro e rivolto verso l’alto.

 “ UPUPUPUPUPUUUH!! Non ci credo! Sembra che siano passati due anni, invece siamo qui solo da poco più di un mese. Si vede proprio che attendevo questo momento più di ogni altra cosa al mondo !”

L’occhio destro era nero come un opale, mentre il sinistro si illuminava disumanamente di un color vermiglio innaturale, come se fosse ancora la reminescenza di quell’orso robotico a cui palesemente si ispirava. Un nuovo essere era nato, quanto più diverso dall’Ultimate Student che prima si trovava al suo posto.

“ Tu… chi diavolo sei ?!” Domandò ruggendo Kirigiri, trovandosi di fronte ad un pericolo mai visto prima.

“ Io ?” Quella creatura si indicò, e seppur la sua bocca fosse coperta, dal modo in cui arricciò il naso e socchiuse gli occhi parve proprio che avesse sfoderato un ghigno raccapricciante.

Non aspettava l’ora che qualcuno gli ponesse quella domanda.

“ Io sono COREX, l’ULTIMATE FANFICTION WRITER!! Piacere di conoscervi, gentaglia !”  

 

 

“ U-Ultimate ?” Ripeté Makoto, cercando in tutti i modi di mantenere il sangue freddo.

“ Al massimo sei un Ultimate Despair! Come Junko Enoshima, e come tuo fratello Bussho! Tu sei Tabata Korin !”

“ Non… !” Corex spalancò gli occhi eterocromatici con un raptus di follia. “ …non sbagliare mai più il mio nome. In questo gioco sono io che faccio le regole, ed in una storia non ti sogneresti mai di contraddire lo scrittore sulle regole che lui stesso ha creato.”

Tra i ragazzi, in evidente apprensione per il pericolo imprevedibile che pareva dovesse esplodere da un momento all’altro, si guardarono per cercare di capire cosa fare.

 

Intanto, come in una realtà a parte, Nashi abbracciava Zetsu senza provare più né paura né rabbia.

Semplicemente ascoltava in silenzio le parole del suo migliore amico, ciò con cui lo avrebbe lasciato prima di spirare.

“ Nashi …” Zetsu lo richiamò perché ormai i suoi occhi erano diventati ciechi, e sgorgavano solo stille di sangue dalle sue palpebre chiuse.

“… io ho sempre agognato il nulla. Però, quando ero con te… volevo continuare a vivere, non desideravo più morire.”

Durante la pausa in cui deglutì a fatica per poter proseguire, nuove lacrime copiose iniziarono a sgorgare lungo il volto dell’albino.

“Ed ora sono così triste… così triste… di star scomparendo.”

I due si strinsero forte in un abbraccio consolatorio, come se potessero colmare il vuoto lasciato nel loro petto in quel modo. Anche Nashi era triste, vulnerabile, fragile: avrebbe voluto dire come si sentiva, rassegnarsi della sua pateticità, ma all’improvviso quella voce morente ma forte lo bloccò.

“ Non diventare nulla… anche tu.”

Zetsu morì, ma in quell’esatto momento il mondo cambiò.

Solitamente si pensa che quando muore una persona cara, essa porti via tutta la luce e le cose che possono donarci felicità. Nel caso di Zetsu Jitsuke non fu così, perché Nashi si sentì rinvestire di un’energia che era tutto: colori, calore, vita, forza, desiderio e speranza. L’universo venne investito dalla luce in ogni suo anfratto buio, non lasciando più alcun’ombra ed infamia nemmeno nel cuore oscuro del ragazzo che ora abbracciava un cadavere.

Le lacrime cessarono come fa la pioggia quando torna a splendere il sole.

 

Ecco dove Nashi trovò la forza di sollevare la testa, risorgendo anch’egli come un uomo nuovo.

E da uomo nuovo a uomo nuovo, si parò di fronte a Corex per quel vero e ultimo duello finale.

“ Corex.” Lo chiamò con il suo vero nome, ma nulla era cambiato rispetto a prima.

“ Io ti fermerò qui ed ora !”

Persino la maschera di ghiaccio indossata dallo scrittore fece fatica a contenere la sorpresa quando Nashi gli si palesò davanti con un’espressione tanto determinata da essere spaventosa.

“ Ah sì? E se io invece non lo volessi ?”

“ Sono i patti che abbiamo stabilito prima.” Rispose prontamente il ragazzo. “ Se avessimo fatto luce su tutti i misteri, saremmo stati liberi di andarcene di qui… e non si tratta più di una questione di volontà… è più una promessa che ho fatto a tutti voi, tu compreso.”

Nei suoi occhi balenò uno scintillio pericoloso.

“ Una volta che sarò sicuro di non aver tralasciato nulla, per il rispetto di chi ha combattuto ed è morto insieme a me per svelare i misteri di questo mondo... allora, e solo allora, io terminerò te e questo gioco !”

Corex sostenne la sua occhiata, ed anzi sollevò il mento in segno di superiorità.

“ Tu sei solo una marionetta nelle mie mani, pagherai per aver sfidato i miei poteri !”

E così la sfida era stata lanciata: non c’erano più trucchi, inganni o controfigure. In quello scontro tutti stavano mettendo a rischio la loro vita per i loro ideali.

Speranza contro Disperazione.

O forse…

 

Per iniziare Corex lanciò una spudorata provocazione, indicando il corpo morto di Zetsu lasciato in un angolo: “ Spero non vi dispiaccia il cadavere di quello sporco traditore.”

I suoi ex-compagni volsero appena lo sguardo verso il cadavere, per poi sentirsi ammontare in corpo solo rabbia e disgusto.

“ Zetsu non era un traditore. L’hai costretto tu a tradirci !” Gridò Amari, recuperando la grinta necessaria.

“ È colpa tua se è morto !”

“ E comunque il fatto che sia morto qui dimostra che… anche tu ti puoi sbagliare.” Intervenne Takejiro. “È morto davanti a noi perché tu hai scoperto il suo tradimento solo ora. Non sai tutto… anzi, hai molti più punti deboli di quelli che ci vuoi far credere di avere.”

Quella frase, pronunciata con aggressiva malizia, venne fronteggiata dal mastermind con la solita superficialità.

“ No, in realtà io sapevo già del tradimento di Zetsu !” Dichiarò con semplicità disarmante.

Immediatamente i presenti furono sul punto di obbiettare, ma uno di loro mantenne la calma ed il sangue freddo.

“ È vero !” L’ammissione di Nashi fu, a dir si voglia, ancor più sorprendente.

L’albino chinò il capo per rivolgersi un ultima volta al suo amico morto. “ Ora mi sembra così evidente che Corex sapesse del tradimento di Zetsu, e per questo motivo mi ha permesso di scoprire la verità …” Tornò a fissare il mastermind con rabbia: “ Per farmi assistere alla sua morte proprio in questo momento, quando pensavo che l’avrei potuto salvare !”

Corex scoppiò a ridere sadicamente, gioendo di tutto quel dolore.

“ Già, già… mi fidavo della tua memoria, questo è chiaro, ma sapevo che un curiosone come te avrebbe letto La Trama e… avrebbe trovato qualcosa che aveva tralasciato.”

“ Nashi, di cosa parla ?!” Chiese confusa l’Ultimate Detective, al che il ragazzo si prese qualche secondo prima di aprire bocca.

Disse: “ Chapter Two, Part Three …”   e ovviamente tutti lo guardarono senza comprendere.

Tutti tranne Corex, che continuava a ridersela di gusto.

“ Tu hai fatto in modo che questo Killing Game venisse trascritto come se fosse una storia, addirittura dividendola in capitoli ogni volta che avveniva un omicidio, e diverse parti.” Continuò Nashi.

“ Ma allora sei malato !” Esclamò Ebisawa, sconvolto da tutta quella pazzia. “ Che cosa pensi che sia la nostra vita? Intrattenimento ?!”

Il mastermind sorrise con un fare che voleva significare: “a questo ci arriviamo dopo”, e lasciò proseguire Nashi.

“ Ebbene, nel Chapter Two Part Three ho ritrovato un dialogo avvenuto proprio tra me e te, in presenza di Lilith.”

 

“ Andrebbe anche a te di farmi da beta-reader ?”

Il bruno rimase interdetto per via di quella richiesta.

“ N-Non sono un grande fan delle storie dell’orrore.” Ammise con un pizzico di vergogna, ma ugualmente volle rendersi disponibile all’amico.

Quello che però lesse sull’unico foglio mostratogli, fu una semplice scritta:

“ 2214W.” Lessero all’unisono i due ragazzi.

Ci fu qualche istante di silenzio, durante il quale Zayasu attese impassibile che qualcuno aprisse bocca.

“ E come… può essere una storia horror? Non mi sembra spaventosa.

 

“ Speravi che io la rileggessi in modo da capire il collegamento tra questa “storia” ed il mondo che ci circonda.”

“ Aspetta, ma… in che senso ?” Domandò Makoto, e a quel punto Nashi rivolse lo sguardo proprio verso di lui.

“ Se sottrai una cifra da ogni numero, ed invece sostituisci all’unica lettera quella che la precede nell’alfabeto… da 2214W ottieni 1103L! Ovvero un codice simile quasi del tutto con il vostro 11037 !”

I due agenti della Future Foundation rimasero a bocca aperta per questa rivelazione, soprattutto Kirigiri, che mormorò stupita: “ Anche questo si può leggere come LEON, se specchiato.”

L’albino però non aveva ancora finito: “ E proprio a proposito di codici… consideriamo che in quel momento anche Lilith era presente, e quindi ne è venuta a conoscenza! Solo che… dopo aver perso la memoria e poi riaverla ottenuta, l’ha comunicato per la seconda volta in modo diverso a Takejiro, per evitare di incombere in una punizione del mastermind.”

Il corvino sbarrò gli occhi, sentendosi chiamare in causa.

 

 

Ebisawa si asciugò una goccia di sudore sulla sua fronte, a dir poco esasperato:

“ Quindi questo bastardo non ha fatto altro che nascondere indizi su indizi come delle matriosche solo per portarci a questo momento! M-Ma perché?! Voglio una risposta !”

“ Una risposta che non sia la tua evidente psicosi !” Aggiunse Amari.

Corex non li ascoltava: continuava a ridere, ridere e ridere senza sosta anche quando ormai tutti avevano finito di parlare.

“ Faaantastico !” Sospirò infine, prendendo aria con la bocca. “ Sarebbe il momento perfetto per far risuonare New World Order… perché qui ed ora cambieremo il corso della storia, signori e signore.”

“ L’hai detto anche prima.” Notò Nashi, interrompendolo. “Ed ora mi rendo conto che tutto ciò che fai è riconducibile a quella roba sul Quinto Piano… La Trama. Che cos’è? A cosa ti serve ?”

“ Domanda: che cos’è? Risposta …” Sorrise giocosamente il mastermind. “ La Trama non è nient’altro che una storia scritta da un supercomputer dentro il quale risiede un’intelligenza automatizzata che replica il mio intelletto, dopo aver elaborato i dati che vengono filtrati dagli apparati come le telecamere e Monokuma. A suo modo quindi, controlla la torre e gli avvenimenti mentre sta venendo creata, trasformando in realtà l’immaginazione e viceversa… tutto questo senza dover necessitare di nessuno che la scriva !”

Riprendendo fiato, la sua espressione si fece di colpo seria.

“ Domanda: a cosa mi serve? La risposta ora è un po’ più complicata… ma posso intanto dire che è un prodotto che, una volta terminato questo gioco, verrà distribuito globalmente a coloro che in questo momento non sanno nemmeno chi noi siamo, e che cosa stiamo facendo. Si chiamerà Danganronpa F.F Limbo of Despair !”

“ Quindi è un modo per diffondere la Disperazione !” Lo additò Makoto. “ Una storia della Disperazione, nient’altro! Vuoi usarla per ipnotizzare la gente e far ripiombare il mondo di nuovo in ciò che ha causato Junko Enoshima sei anni fa …”

Questa volta fu il mastermind stesso ad interromperlo, lanciandogli un’occhiata di dissento mentre agitava l’indice.

“ Sempre con questa Disperazione… sempre con questa Junko Enoshima… è questo ciò odio di più di voi della Future Foundation! Siete attaccati a degli stereotipi del passato, vivete in un vecchio ordine mondiale, datato e fossilizzato !” Finalmente parve alterarsi, mostrando un’emozione del tutto nuova e molto più sincera di quelle presentate in precedenza.

I suoi occhi si erano assottigliati per formare due fessure strettissime, appena visibili tra il collo della giacca e i capelli caduti sulla fronte.

“ Questo è il più grande insulto che potessi ricevere, Makoto… ma fa niente. Sappi soltanto che io, a differenza vostra, sono proiettato verso il futuro e verso l’originalità: questa storia e questa torre sono un piano  che coltivo da anni proprio per gettare il mondo in una prospettiva mai vista prima! Questa è l’innovazione della mia… Fanfiction !

 

“ F-Fanfiction ?” Ripeté Takejiro, come tutti spaesato di fronte a quella parola tanto innocua, ma ora usata in un contesto assai spaventoso.

“ Non vorrai dire che… siccome tu sei uno scrittore di fanfiction …” Intuì Kirigiri, ed un’ombra di terrore le si dipinse negli occhi.

“ Sembra che tu abbia capito!” Il sorriso di Corex si estese a dismisura, ammirando quella paura come se fosse una luce magnificente che lo inondava.

“Per definizione una Fanfiction è un’opera scritta da un fan, fan-made per l’appunto, di una determinata opera, definita fandom.  Bene, io ho deciso di prendere come base la più avvincente delle storie… ovvero quella del nostro mondo: Danganronpa, la Hope’s Peak Academy, i Killing Game, la lotta tra Disperazione e Speranza, la morte di Junko per mano dell’Ultimate Hope… per poi aggiungerci un elemento mio, totalmente nuovo, che sconvolgesse la trama di base… e questo elemento siete voi!”

I sei presenti si guardarono l’un l’altro, sentendosi per la prima volta legati da un filo intrecciato: in molti lo avrebbero chiamato destino, ma per loro era una disgrazia.

“ E voi siete i miei personaggi in questa storia! Come tali, vi siete mossi fin’ora seguendo le mie direttive, ed ogni vostra singola azione è stata scelta in precedenza da me… proprio perché io sono il vostro autore. Sì, l’autore di questa fanfiction !”

“ Stai dicendo solo una marea di cazzate !” Esplose Ebisawa, gridando a squarciagola perché non ne poteva più.

“ Ogni nostra azione… sarebbe stata decisa da te?! Ma cosa ne vuoi sapere tu di noi? Come puoi capire cosa ci ha spinti a sopravvivere, o cosa ha spinto i nostri compagni ad uccidere ?!”

“ Ti stai riferendo ovviamente ad Umezawa e a Kumagai.” Lo fermò l’autore, per poi mostrare un’espressione contrariata.

“ Credi davvero che un incipit così bello come la morte di due amanti non sia stato deciso da una brillante mente come la mia, che conosce ogni strategia e tattica della narrazione? Ma andiamo, ovviamente Umezawa doveva avere l’idea del paracadute, che poi sarebbe stato distrutto da Monokuma solo per farlo sprofondare nella disperazione… e poi il salvataggio di Kumagai è stato davvero commovente! Davvero non lo capisci questo, Ebisawa? Ah, ma già… tu sei un personaggio stupido fine a se stesso, non hai mai voluto bene a nessuno seriamente se non ad Umezawa e ad Amari. Il classico buffone che rimane per ultimo per fare la spalla comica maschile, un po’ come Yasuhiro e Soda…”

“ Stai zitto !” L’Ultimate Radio Host a quel punto si tappò le orecchie mentre il suo viso si ricopriva di lacrime. Pareva stesse per esplodere da un momento all’altro per la rabbia, la paura e lo stress.

Tutto ciò non fermò il discorso pomposo del mastermind.

“ Come ha già capito Nashi, sia la sua stessa falsa esecuzione che il tradimento di Zetsu passato inosservato solo per finta sono riconducibili all’indizio 2214M… ovvero qualcosa che io ho detto moltissimo tempo fa. Non c’è respiro che voi abbiate compiuto senza che io lo avessi deciso in partenza. E ora non venitemi a dire che sono disumano, e che non posso prendere decisioni per gli altri… perché è ciò che avviene, è sempre avvenuto, e avverrà nel mondo fino al suo termine.”

Corex sghignazzò: “ Pensate che la storia dell’umanità non sia per niente paragonabile ad un libro scritto… ma invece vi sbagliate! E chi scrive quella storia, ovvero nessun’altro se non l’uomo, controlla le nostre azioni. Sapete cosa sono i memi? Al contrario dei geni, che sono ci appartengono sin dalla nascita e non possono venir modificati, i memi sono informazioni fatte appositamente per questo scopo: venir alterati per creare informazioni postume, la cosiddetta verità storica. Credete davvero che ciò che leggete nei libri di storia sia la verità al cento per cento? La nostra stessa esistenza si basa su di una selezione naturale di informazioni nel tempo… tutto qui !”

 

“ Dove diavolo… vuoi arrivare ?!” Disse Takejiro.

Il corvino digrignava i denti con ferocia, come un cane rabbioso tenuto saldamente stretto al guinzaglio. Non sapeva neppure lui però fino a quanto quella sicura lo avrebbe fermato: forse era addirittura questione di attimi prima che rischiasse la sua vita pur di mettere le mani attorno al collo di quel maledetto.

Corex inclinò il capo lateralmente con espressione confusa, e stranamente ci fu solo silenzio attorno a lui.

Nessuno poteva indovinare cosa gli passasse per la testa, tanto più perché dopo quello sproloquio si fosse zittito.

- Ci vuole far arrivare ad una verità che lui conosce bene…- Intuì Nashi, mentre rifletteva a sangue freddo.

Il discorso del mastermind sembrava volgere sulla volubilità delle informazioni nella storia, o meglio, di come essa possa venir riscritta a piacimento delle informazioni modificate che si vogliono inserire e svendere all’umanità.

 

“Questo è il più grande insulto che potessi ricevere, Makoto… ma fa niente. Sappi soltanto che io, a differenza vostra, sono proiettato verso il futuro e verso l’originalità: questa storia e questa torre sono un piano  che coltivo da anni proprio per gettare il mondo in una prospettiva mai vista prima!”

“Dalla fine de La Tragedia, la Future Foundation si è impegnata nell’eliminare ogni traccia della Disperazione, anche dalla storia.”

 

Il sentore che in quel mondo ci fosse qualcosa di storto, e molto più grande del piano di Corex, gli tornò alla mente analizzando queste due frasi.

A quel punto domandò:

“ Abbiamo appurato che volevi creare una storia con noi come personaggi. Ma perché? Cosa intendi con “portare innovazione” ?”

Gli rispose un accogliente sorriso da parte del ragazzo, il quale però si rivolse verso i due agenti della Future Foundation.

“ La Future Foundation ha portato avanti fin troppo questa saga dell’umanità, riempiendola di una trama trita e ritrita: la lotta tra disperazione e speranza! Ma… il vostro più grande sbaglio è stato voler rimuovere dalla coscienza comune il ricordo de La Tragedia.”

E mentre pronunciava quelle parole si fece di colpo serio, cosicché anche i presenti potessero percepire la gravità del suo discorso.

Gli Ultimate Students, destabilizzati, guardarono Makoto e Kirigiri in cerca di risposte. In realtà anche la lilla presentava un volto scosso, chiaro segno che non sapeva di cosa si stesse parlando.

“ Che significa… rimuovere il ricordo de La Tragedia ?” Domandò Amari. “ Abbiamo detto che è stato il più catastrofico evento della storia, che ha portato miliardi di morti, eccetera eccetera! Un qualcosa del genere non può venir dimenticato.”

“ Tu la pensi così adesso …” Un respiro flebile scivolò dalle labbra di Makoto, il quale aveva il capo reclinato per scappare a tutti quegli sguardi indagatori.

“ Ma se potessi dire con certezza di aver vissuto quell’incubo, stai certa che non vorresti più ricordartelo !”

“ Cosa vuoi dire, Makoto ?” Gli chiese allarmata l’Ultimate Detective. “ Dopo la fine de La Tragedia nessuno aveva avuto un’idea simile !”

“ È successo negli anni successivi all’attacco alla Second Hope’s Peak Academy, ovvero il periodo di tempo che tu hai rimosso grazie al Chesire C.” Il castano si premette una mano sulla faccia, come a volersi nascondere ulteriormente. “Avevamo appena realizzato che, per quanto credevamo che ci sarebbe stata la pace, degli orrori del genere provocati dalla Disperazione potevano sempre risorgere… quindi bisognava sradicare qualcosa di ancora più viscerale…”

“ Il ricordo.” Terminò per lui Nashi, sentendosi però afflitto da un senso di malessere profondo e intenso, simile al disgusto, ma più terrificante. “ Avete rimosso il ricordo di quel periodo per… far dimenticare a tutti cosa fosse la Disperazione ?”

“ Abbiamo forzato un Mandela Effect, sì.” Finalmente l’Ultimate Hope sollevò la testa, e ciò che balenava nei suoi occhi era qualcosa di assurdo.

Circondati da gocce di sudore freddo, i suoi occhi irradiavano coraggio ma allo stesso tempo paura. Determinazione e follia. La consapevolezza di star commettendo un’atrocità, ma sostenuto da una cieca fede.

“ La storia… la storia… !” Sbraitò il giovane, facendosi adesso rabbioso.

“ Nella storia le informazioni inutili vengono continuamente perse! È qualcosa di connaturato anche nell’essere umano: noi mutiamo, ci evolviamo, e perdiamo le tracce di ciò che eravamo un tempo. Se così non fosse saremmo ancora tutti primati… ma invece il potere dell’evoluzione e della selezione naturale è dalla nostra parte! Questa è la speranza: la forza di cambiare!! E per cambiare è stato necessario eliminare la Disperazione …”

 

“ Ma quale cambiare, e cambiare ?!” Lo interrupe solo l’urlo di Corex, il quale mai come ora era davvero in preda alla collera.

“ Non  vi siete stancati di riempire il mondo con la stessa storia, gli stessi blandi valori? La speranza che vince contro la disperazione… bla bla bla! Avete saturato l’aspettativa delle masse con due giochi, uno spin-off, un anime diviso in una maniera oscena ed  una specie di AU(?) che non si capisce nemmeno come si colloca nella timeline… E quante centinaia di storie, magari proprio fangame, o fanfiction, saranno state create con questo finale? Troppe !”

Per quanto il duo discorso fosse deragliato su di un qualcosa di incomprensibile, la convinzione di Corex non vacillava affatto.

“ Direi che è l’ora di farla finita. Uccidendovi tutti porrò fine anche a questa camera dell’eco globale piena di falsa speranza.” Terminò con voce bassa, ma tagliente. “ Questa è l’innovazione che ho promesso di portare.”

 

 “M-Ma …” Balbettò il radio host. “ Avevi promesso che ci avresti lasciati andare se avessimo risolto tutti i tuoi misteri.”

“ Purtroppo l’abbiamo fatto …” Ammise con amarezza Nashi, guardando il compagno.

“ Un’altra sua promessa era che, per uscire di qui, avremmo dovuto uccidere l’infiltrato… e, in base a come abbiamo ricostruito la vicenda, qui gli infiltrati siamo noi.”

“ Questo perché abbiamo preso parte a questo gioco per nostra scelta …” Intuì l’Ultimate Liar, stupito.

“ Ma allora …”

 

“ Avete però due modi di salvarvi da questo destino. Il primo è ovviamente superare il Killing Extra-Curricular Course uccidendo uno studente. Il secondo invece consiste nell’uccidere il mio infiltrato: in quel caso moriremo solo io e lui, mentre tutti i sopravvissuti saranno liberi di fuggire !”

 

“ Siamo noi gli infiltrati ?” Ebisawa non riusciva a crederci. “ Ma allora se morissimo …”

“ Morirebbe anche lui, e viceversa.” Constatò Kirigiri. “ Ma come sarebbe possibile tutto ciò ?”

“ Vi dimenticate che io ho pur sempre il totale controllo di questa torre. Prima di morire tutti insieme però La Trama invierebbe la mia Fanfiction su internet…” L’occhio rosato del mastermind brillò sinistramente.

“ E così tutto il mondo verrà a conoscenza della conclusione di Danganronpa: un finale senza che la speranza abbia vinto! La distruzione di questo fandom corrotto che avete creato.”

Takejiro non resse più, lanciando così un urlo disperato: “ Corrotto?! Ma si può sapere cosa vuoi da noi ?!”

La sua voce rimbombò nell’aula, vibrando tra i palchetti e tra le mura ricoperte da drappi e arazzi.

“ Ci hai rinchiusi qui dentro, costringendoci ad uccidere e a sacrificare la nostra umanità solo per una morale che tu pretendi sia giusta, e che vuoi mostrare al mondo… ma tu chi sei per farci questo?! Perché meritiamo di soffrire così tanto e poi addirittura morire per la tua volontà ?!”

“ Io sono il più puro di voi.” Rispose serenamente Corex, spiazzando il corvino dopo tutto quello sfogo.

“ Lo avete scoperto poco prima: tutti voi avete preso parte a dei Killing Game, certo, non per vostra scelta… ma comunque chi può dire quanti studenti abbiate sacrificato per restare in vita? Persino chi ora si considera un paladino della giustizia, la Future Foundation, ha le sue fondamenta solo su cadaveri, morte e distruzione di un ideale altrui. Siete tutti macchiati di un peccato che vi sporca l’animo… eppure vi permettete di definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.”

Guardò Makoto, Kirigiri, ed infine Nashi.

“ Volete eliminare la Disperazione, seppur essa sia ormai parte di voi. Ma non preoccupatevi! Io, che sono davvero coerente… eliminerò qualsiasi Disperazione e qualsiasi Speranza, così da porre fine a questa faida.”

“ Ci vuoi uccidere solo perché abbiamo partecipato ad un Killing Game che nemmeno ricordiamo ?!” Strillò Amari, non riuscendo a credergli “Ma allora tu?! Anche… tu sei sul nostro stesso livello !”

Sorprendentemente Corex schioccò le dita, per poi indicarla con un gesto teatrale.

“ Ed è qui che ti sbagli. Lo aveva spiegato prima Nashi …”

 

“ I giochi mortali sono stati sedici, ma come può confermare Makoto i sopravvissuti uniti alla fondazione sono stati quindici.”

 

“ Io non ho mai preso parte ad un Killing Game, ed anche considerando il K.E.C.C. non ho ucciso proprio nessuno. Sono pulito, integro, immacolato… e per questo… io non posso essere considerato l’antagonista di questa storia !”

Scoppiò in una risata folle, incontrollabile nella sua frenesia, mentre guardava con un misto di disgusto e divertimento chi aveva attorno.

“ Siete voi stavolta gli assassini! Lo capisci, Makoto?! Sei tu ciò che deve andare distrutto, stavolta !”

Il preside della Hope’s Peak Academy aveva gli occhi sbarrati come non mai, lasciando che la risata di Corex lo scuotesse da capo a piedi facendolo tremare.

“ Tu… se solo avessi saputo che ti saresti rivelato un simile bastardo …”  Mormorò una voce rauca e troncata dall’agitazione.

“… allora ti avrei ucciso tempo fa, e non avrei mai accettato questo tuo stupido dono !” Takejiro esplose in quel grido di rabbia, aggrappandosi al palchetto come se volesse ribaltarlo o lanciarlo via.

I presenti rimasero stupiti da quella furia cieca, ma in particolare Nashi badò alle parole appena pronunciate:

“Dono ?”

“ Ah, giusto, giusto… ti vuoi rivelare proprio ora, che siamo giunti al finale.” Il mastermind non pareva molto colpito da quella reazione , e piuttosto decise di ignorarlo mentre fingeva di guardarsi le unghie con interesse.

“ Vogliamo dirlo, allora? E diciamolo… fratello.”

L’Ultimate Liar sferrò un pugno contro il palchetto, accompagnandosi con un’imprecazione mentre tutti attorno a sé trasalivano.

“F-Fratello ?” Incespicò Ebisawa “ Ma… questo vuol dire che …”

“ Sei tu.” Comprese allora Nashi, sentendosi ogni muscolo atrofizzato e la vista sempre più assente.

“ Sei tu la terza persona che non ha perso i ricordi grazie al Jabberwock Y.

 

 

“ Tu… sei il terzo Ultimate Hope Brother.”

Tabata Kurisu.” Quel nome venne pronunciato all’unisono da tre persone: il crudele e bianco mastermind, il grigio e perso Ultimate Memory, ed il cupo nero bugiardo.

“ Avrei preferito non saperlo mai… ti invidio, sai, Nashi ?” Il corvino lanciò un’occhiata triste al compagno.

Il cappuccio gli scivolò dalla testa, svelando dei capelli ora divenuti bianchi.

Improvvisamente anche tutti gli altri, tranne Makoto, si sentirono colpiti da una strana sensazione proveniente da ogni singola cellula nel loro corpo.

“ Non avere ricordi significa non avere nulla da nascondere. Ed io per tutto questo tempo ho detto di volervi aiutare, ma… come potevo, con questo peso sulla mia coscienza ?”

L’albino non riusciva a parlare: si sentiva imperfetto, ed incapace persino di dar voce ai suoi pensieri.

“ E cosa ci avresti nascosto ?” Provò a domandare Amari, sconfiggendo la sorpresa.

“ Tutto quello che con fatica avete ricostruito adesso, dopo quasi un mese: ricordavo di esser stato in classe con voi, ricordo dei giochi mortali quando ci hanno rapito alla Second Hope’s Peak Academy, ricordo di quando la Future Foundation ci ha salvati e siamo stati colleghi… ma prima di tutto, ricordavo di essere un Tabata anche io.”

“ Tu sei… la Speranza ?” Domandò con voce flebile Makoto, ora sull’orlo delle lacrime.

La risposta secca del ragazzo però gli tolse tutto: “ Io? No, io non sono la speranza di nessuno.”

Terminò con un sospiro che parve provenire direttamente dalla sua fredda anima, guardando per terra e non rialzando più lo sguardo per paura di fronteggiare il giudizio.

“ Ho mentito a voi e a me stesso… sono solo un bugiardo. Scusatemi.”

 

Come acqua sporca e torbida, stava emergendo a galla la più buia e pesta delle emozioni dai cuori degli ex-studenti, affondandoli ed affogandoli in un abisso senza più luce. Nessuna soluzione pareva accettabile, nessuno salvezza possibile. Non rimaneva più nulla da fare.

Era il fatidico momento in cui il cielo si contorce e si deforma come un foglio accartocciato, per poi crollarti addosso assieme a tutte speranze. Non brillavano stelle nell’oscurità, ma solo fiaccole mortuarie.

 

“ Oh, sì.” Corex inspirò a pieni polmoni quell’aria mefitica, rinvigorendosi e quasi estasiandosi. “ Questa sarà l’ultima disperazione capace di spegnere la speranza… dopodiché nessuno più proverà queste banali sensazioni.”

 

“ Speranza? Disperazione? Che cosa cambia… ormai ?” La paura aveva schiacciato Amari sempre più in basso, facendola restringere come in un guscio arido e pallido. “ Non abbiamo avuto libertà di scelta… nemmeno per un secondo.”

“ No, infatti !” Sorrise il mastermind. “Non avete il diritto di esercitare la vostra volontà di pensiero !”

 

“ E comunque non riusciremmo a fare davvero qualcosa che sia un nostro originale pensiero.” Ebisawa tremava convulsamente, venendo inondato dalle sue stesse lacrime. “ Volevamo inseguire la speranza, ma… siamo sempre stati controllati! E tutto questo ci ha portati soltanto… alla… morte…”

“ Da bravi personaggi vi siete fatti guidare dall’autore verso ciò che io ritengo più giusto, quindi gioite! Il vostro sacrificio sarà necessario per far rinascere questo mondo !”

 

“ La nostra sofferenza… a cosa è valsa davvero ?” Disse soltanto Takejiro, abbandonandosi senza più la forza di provare a ribellarsi.

“ A nulla, fratello! Nessuna delle vostre emozioni o sensazioni è mai stata significativa… se non per scrivere questa mia fantastica fanfiction !”

 

“ Fino ad ora… ho sbagliato.” Riusciva solo a ripetere Makoto, assillato da voci malefiche che gli dicevano di arrendersi dopo tutti quegli anni passati a lottare.

“ Che cosa abbiamo fatto a questo mondo ?” Kirigiri invece contrasse il volto in una smorfia di sofferenza pura, straziata dai sensi di colpa.

“ Solo il male.” Rispose Corex, atono. “ Avete ammalato il mondo, costringendolo a credere che una cosa fosse più giusta di un’altra, a costo di sacrificare i ricordi. Non si può rimuovere la memoria dal mondo mentre lo si lascia andare avanti: il progresso senza la memoria è un guscio vuoto… mentre la memoria senza un progresso è solo un inutile museo.”

 

Il giudizio era giunto.

“ E ora scriviamo questo finale insieme… scriviamo… l’Ultima Fanfiction di Danganronpa !”

 

Fine.

 

 

“No.”

 

“ C-Cosa ?!” Sussultò l’autore, proprio quando credeva che l’ultima pagina fosse arrivata alla conclusione.

Un gridò si levò tra la folla di pensieri accalcati, negando tutto ciò che era stato detto, ancora una volta con quel celebre:

“ NON È VERO, INVECE !”

Nashi stava sollevando la testa, e come il sole che torna a sorgere dopo una lunga notte, brillò di luce propria senza curarsi dell’oscurità in cui lo voleva gettare Corex.

“ Tu dici che questa è la fine… ma non mi importa.”

“ Come non ti importa?! Tu sei un mio personaggio, e-”

“No! Questa storia si sta concludendo… ma la nostra è appena cominciata !”

 

“ Nashi …” Sollevando un debole grido d’aiuto, la video maker guardò il suo amico implorandolo:

“ Ti prego, basta, facciamola finita. D’altronde… che scelta abbiamo ?”

Abbiamo la possibilità di cambiare il finale di questa storia, Amari! Possiamo scegliere di non seguire il suo copione !"

In quell’istante la voce di Nashi rappresentò per lei la luce alla fine del tunnel. Prendere una decisione è la cosa più difficile che un essere umano possa fare, ma non deve essere spaventato dalle possibilità e dalle scelte.

E tutto ciò che non voleva Amari Sako, era senza dubbio porre fine a tutta la storia della sua vita soltanto perché qualcun’altro lo aveva deciso.

“ Sì… ok.” Sorrise l’Ultimate Video Maker, tra le lacrime.

 

“ M-Ma …” Gemette il radio host, struggendosi dal dolore.

“ Io non ce la faccio… il peso della nostra vita è inutile! Non contiamo nulla !”

Combattere ed essere liberi significano la stessa cosa: scegliere che cosa fare della propria vita senza che nessuno ti controlli! Non è forse per questo che è morto Umezawa ?!”

Il ragazzo si sentì rinvigorito di colpo da un’energia positiva esplosiva, come se si trovasse di nuovo davanti ad Umezawa e a Kumagai in persona. Gli venne da piangere ancora più forte, ma stavolta non per la tristezza.

Ebisawa Shoko era deciso più che mai a credere nella propria libertà.

“ Va bene… allora ti seguirò.”

 

“ Come sarebbe a dire che tutti i nostri sforzi non sono stati inutili ?” Obbiettò il nuovo Tabata scoperto, nonostante non credesse più di essere l’Ultimate Hope.

“ Alla fine dei conti siamo rimasti nei palmi delle sue mani… come delle pedine.”

E Lilith allora?! Non ha forse fatto la differenza, stravolgendo i piani del mastermind?! Lei ha usato i suoi ultimi secondi di vita per farci capire che… in fin dei conti… noi possiamo cambiare il mondo ed il futuro !”

Convincersi che nessuno dei propri sforzi, uniti alle conquiste, alle sofferenze e a quell’esperienza allo stesso tempo distruttiva e costruttiva, fossero stati vani… era tutto ciò che Takejiro voleva sentirsi dire.

“ D’accordo, mi hai convinto.” Sogghignò con il capo chino, nascondendo così la felicità che gli brillava davvero negli occhi.

 

“ La colpa di questo mondo… del nostro passato… è così opprimente.” Piangeva senza più speranze l’Ultimate Detective, venendo affiancata dal vuoto sguardo del preside della Hope’s Peak.

“ Ho speso gran parte della mia vita credendo nella speranza… ma non mi sono reso conto del male che ho causato, privando della libertà altre persone.” Il peccato torturava entrambi gli agenti della Future Foundation.

Voi non siete il vostro passato! Voi siete le scelte compiute per salvare il mondo dalla distruzione !”

L’urlo di Nashi li attraversò entrambi come un fiume in piena, straripante di fiducia e amore. Amore verso l’umanità ed il suo potenziale di fare del bene, amore verso la vita e la potenza della scelta.

E loro, in fin dei conti, volevano scegliere di vivere ancora per rimediare a tutti quegli errori.

“ Grazie …” Ammise tra le lacrime Kirigiri Yoko, sentendosi riconoscente come non mai a quel ragazzo che aveva cambiato la sua vita.

“ Va bene… il mio impegno non terminerà qui.” Makoto Naegi invece strinse i pugni, sorridendo a più non posso mentre ricordava l’ultima volta in cui si era sentito pervaso da una simile speranza nel futuro.

Era stato forse contro Junko? O mentre aiutava Izuru Kamukura?

-No, questo è qualcosa di completamente diverso …- Si ritrovò a pensare l’Ultimate Hope.  -Non è nemmeno speranza !-

 

“ Cosa pensi di star facendo, così ?!” Sbraitò Corex, incredulo nel vedere la situazione ribaltata da parte a parte. Davanti ai suoi occhi ora quell’ultimate Memory era diventato una forza della natura, inarrestabile ed inesorabile nella sua marcia di distruzione.

“ La mia fanfiction è perfetta! Tutto è andato secondo i miei piani, e continuerà a farlo !”

Non è così, invece! Grazie al piano di Takejiro e Lilith, le votazioni del quinto Class Trial non sono andate per niente come volevi… Lilith è stata votata con il presupposto che fosse Junko Enoshima, un'accusa dalla quale sarebbe stata impossibile da difendere. Proprio per questo motivo hai dovuto ignorare del tutto le regole ed uccidere non uno, ma ben due innocenti !” Ribatté il ragazzo, provando a tutti la fallacia di quel cosiddetto “sistema perfetto”.

“ Non sei un dio… al massimo un deus ex machina.”

Colpito da quell’insulto sibilato con voce tanto tagliente, Corex sussultò mentre tutti i capelli gli si rizzavano sulla testa.

“ Come osi?! I-Io… cancellerò te, assieme alla Speranza e alla Disperazione per far ricominciare questo mondo senza degli idioti come te !”

Non è così, invece! Tu vuoi cancellare la disperazione per impedire al mondo di ripetere i suoi errori… ma non puoi farlo! Questo è disumanizzante: come puoi impedire ad una vita di essere vissuta?! Se sbagliare significa cadere, allora come chiami la forza che ci fa rialzare ?!”

Corex era, sorprendentemente, allo strenuo delle sue forze: stava sudando, era sfiancato, e nulla più andava secondo il suo volere.

Tuttavia rispose comunque.

“ Come la chiamo? È solo accanimento! Una falsa speranza, sporcata da degli ideali che vi sono stati impiantati !”

Ma a quel punto Nashi gli mostrò l’indice, per poi agitarlo mentre sorrideva beffardo.

Per la prima volta in vita sua da quando era iniziato quel gioco mortale, Corex fu spaventato da un ghigno, e tremò come una foglia quando esplose il seguente grido:

NON È COSÌ INVECE! Non è speranza: ci basta qualsiasi cosa pur di non arrenderci, di non vedere un vicolo cieco alla fine del nostro cammino… questa è disperazione nella speranza: è la FORZA DELLA DISPERAZIONE !!”

 

“ La Forza della Disperazione ?!” Ripeté attonito Makoto.

 

Nashi, ora illuminato da una luce diversa, qualcosa che nessuno di loro aveva mai visto o immaginava di vedere, riprese a parlare con voce ferma e sicura.

“ Questo è l’unico modo per andare contro i programmi di Corex, e quindi di scegliere il nostro finale: non avete detto forse che ogni storia è iniziata in una lotta tra Speranza e Disperazione, in cui l’una cercava di prevalere sull’altra? A questo punto allora, se un finale di Speranza non ha rappresentato davvero la fine di tutto… forse un finale dove la Disperazione prevale avrà buon fine !”

“ La Disperazione che prevale ?!” Sussultò Corex, ormai urlando ad ogni singola parola. “ M-M-Ma cosa… stai dicendo?! È impossibile !”

“ E perché? Non volevi proprio tu la novità ?” Gli rinfacciò sorridente Nashi, per poi fissarlo con determinazione. “In questo modo avremo un finale diverso, no? L’importante è prendere una posizione, e non lasciarsi sparire nel nulla.”

I suoi compagni lì attorno annuirono vigorosamente, e persino l’ultimate Hope non ebbe nulla da obbiettare.

“ Cosa… credi di essere ?” Disse il mastermind, con la voce ora ridotta ad uno stridio.

“ Il loophole, il bug… il plot twist che si rivolta contro di te.” Confessò Nashi.

“ Io sono l’Ultimate Desperation, la Forza della Disperazione !

 

Davanti agli occhi di Corex tutto morì, e piombò nel buio mentre cercava di inseguire la luce.

 

 

Il modo in cui era cresciuto Korin Tabata era del tutto inusuale, però lui non se n’era mai reso conto. Nato e vissuto in una scuola chiamata Second Hope’s Peak Academy, eretta su di un isola dove non c’erano case né abitanti, non conobbe mai chi gli aveva dato la vita.

Il personale docenti che si prendeva cura di lui, preferivano fargli pensare allo studio e alla coltivazione dei suoi innumerevoli talenti, piuttosto che rispondere alle domande che un qualsiasi bambino avrebbe posto. Tutto ciò che seppe mai della sua famiglia, era che i suoi genitori gestivano quella scuola e che ci fossero altri due suoi fratelli che stavano venendo cresciuti alla sua stessa maniera, ma in ali separate della scuola. Lui non poteva vederli, né conoscerli, e per questo non ne sentì mai la necessità.

In quella scuola venivano istruiti ragazzi considerati come la Speranza del mondo, con talenti eccezionali e grandi potenziali. Gli facevano compagnia, giocavano con lui e a volte gli dicevano come avessero incontrato effettivamente altri due bambini in quella scuola.

Korin non si sentì mai speciale rispetto a queste persone, perché nonostante lui fosse uno degli Ultimate Hope Brother, non sapeva che farsene di tutto quel talento. Quando nacque in sé la passione per la scrittura di fanfiction, si dedicò anima e corpo per diventare “speciale” e “normale” come tutti quei ragazzi che lo avevano circondato nel corso della sua vita.

Perciò fu molto entusiasta quando, una volta arrivato all’età giusta, poté frequentare una classe ed avere dei suoi compagni. Ovviamente loro non sapevano della sua vera identità, e così ottenne il cognome fasullo di Zayasu.

Un giorno di tre anni dopo, però, accadde ciò che mai aveva potuto immaginare.

La sua tanto sognata normalità venne distrutta e spazzata via da una mano malefica: gli Ultimate Despairs.

 

La scuola crollava sotto il suo stesso peso, mentre incendi ed esplosioni scatenavano urla di terrore negli studenti.

Korin guardò all’interno della sua classe: mancavano all’appello Nashi Jonetsu e Zetsu Jitsuke, e ne fu immediatamente preoccupato.

“ Vado a cercarli !” Gridò ai suoi compagni, venendo subito affiancato da Takejiro, Umezawa e Kumagai.

“ Ti aiutiamo noi !”

“ Dovete stare attenti a dove mettete i piedi !” Li ammonì Arima Robun, l’ultimate Event Planner, mentre Domen Ienobu, l’Ultimate Entertainer, apriva le finestre e controllava quanto sarebbe stato pericoloso saltare giù.

“ Ma dov’è andata Kirigiri ?!” Domandò in preda al panico Iwayama Koan, l’ultimate Weapon Collector, per poi trovare risposta in Fujima Wakuri, l’Ultimate Toxicologist. “L’ho vista arrivare poco fa, ma non è mai entrata in classe !”

“ Noi andiamo a cercare lei, allora !” Disse Yonamine Genjo, l’Ultimate Actor, venendo affiancato da Nishizaka Iki, l’Ultimate Web Personality e da Mitsuko Atsuki, l’ultimate Hexer.

Quelle ricerche disperate tra le fiamme e la devastazione si protrassero a lungo, mentre intanto il fumo rendeva l’aria irrespirabile.

Lo stuntman e la contorsionista si fiondarono sulle finestre per spalancarle, quando d’improvviso Takejiro Kurisu urlò: “ Ho visto qualcuno andare di là !”

Lui e Korin si lanciarono all’inseguimento, per poi arrivare davanti alla stanza dentro la quale si era appena rintanato qualcuno: l’ufficio della presidenza.

Aprirono la porta, e sorprendentemente trovarono solo un ragazzo della loro età.

Aveva gli occhiali e corti capelli biondi. Non appena vide quei due, i suoi occhi azzurri si spalancarono di un’innaturale sorpresa.

“ Voi …” Provò a dire, ma l’Ultimate Liar imprecò e corse in un’altra direzione.

“ Non sono nemmeno qui! Io continuo a cercarli !”

Rimasto ora solo con quel ragazzo sconosciuto, Korin assaporò il silenzio seppur tutto attorno imperversava l’inferno.

“ Voi siete Korin e Takejiro.” Disse infine il biondo, sorprendendo l’albino.

“ Gli Ultimate Hope Brother… i miei fratelli.”

“ Cosa?! Takejiro è mio fratello? E tu saresti il terzo ?”

“ Sì, mi chiamo Bussho… Tabata Bussho.”

Lo scrittore fu soggiogato per un attimo dalla confusione, ma presto tornò a pensare a qualcosa di ben più importante. “ Dov’è il preside, nostro padre? Cosa dobbiamo fare ?!”

“ Nostro padre è morto da tre anni.” Confessò il biondo con freddezza, seppur il suo volto non fosse per nulla imperturbabile mentre parlava. “Per tutto questo tempo ho svolto io il ruolo di preside, per questo sapevo che voi due foste i miei fratelli… me l’ha detto mia madre.”

E quando la nominò, una donna sbucò allo scoperto, facendosi vedere anche dal suo secondo figlio.

“ Korin …” Disse tra le lacrime, riconoscendo il sangue del suo sangue.

Il ragazzo iniziò a realizzare l’importanza del vedere per la prima volta in vita sua il volto di sua madre, quando un colpo d’ascia proveniente dalle sue spalle la centrò in piena testa, cancellando quell’immagine per sempre.

 

Un uomo con indosso una maschera a forma di orso bicolore, ora con l’arma conficcata nel cranio di sua madre, divenne così l’immagine che rimase davvero impressa nella sua mente per sempre.

Bussho urlò dal terrore, ma lui non ne ebbe la forza.

Vide suo fratello usare una spranga di ferro che aveva con sé per disarmare l’Ultimate Despair, così l’ascia che lui brandiva gli sorvolò la testa. Si riflesse per una frazione nella sua lama insanguinata.

Il folle omicida però non si arrese, e caricando il biondo a testa bassa scagliò di lato anche suo fratello.

Kurisu cozzò la testa contro lo stipite della porta, e presto anche la sua vera visuale si riempì di sangue.

Ai suoi piedi quel tale stava strangolando a mani nude Bussho, il quale impotente allungava una mano verso di lui con gli occhi fuori dalle orbite.

Nonostante il fuoco ed il sangue alla testa, tutto il mondo per Kurisu non era mai sembrato più freddo e silenzioso di così. Afferrò l’accetta che l’assassino di sua madre aveva lasciato cadere e…

“MUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORI! MUORI !!”

Svuotò i suoi polmoni con quell’urlo furente, mentre ora il suo intero corpo prendeva fuoco e pareva dissolversi tra le ceneri che turbinavano in aria, assieme agli schizzi di sangue.

Dopo una manciata di secondi aveva compiuto quella che ai suoi occhi parve una magia: la trasformazione di un essere umano, un organismo pesante e animato dalla vita, in un ammasso di carne maciullata. Ora la sua opera ricadeva a pezzi sul corpo di suo fratello, privo di conoscenza e fortunatamente salvo da quello spettacolo grottesco.

Proprio quando lo scrittore fu sul punto di rimanere solo con i propri pensieri per impazzire in pace, una voce alle sue spalle lo richiamò.

“ Tu sei …” Era una ragazza con i capelli rossi legati in una coda alta, e lo guardava con stupore ed un’espressione sollevata, nonostante lui fosse zuppo di sangue e con un’arma in mano.

“… sei Corex ?”

Quel nickname che lui stesso aveva scelto lo colpì con forza, proprio quando non avrebbe mai immaginato che la felicità potesse esistere.

“ Dobbiamo andare via di qui! Stanno rapendo tutti gli Ultimate Students.”

Poi si accorse di Bussho. “ Lo porti con te ?”

 

Poco dopo stavano correndo verso la costa, lasciandosi l’edificio distrutto alle spalle. Kurisu non si degnò nemmeno di guardare un’ultima volta la sua casa, il luogo che non aveva mai potuto lasciare per tutta la sua vita. Stava portando suo fratello sulle spalle, mentre la rossa imbracciava l’ascia.

Quando arrivarono sulla scogliera, nel mare in tempesta brillava come una stella in mezzo al cielo una barca a motore.

Lei però trasalì, per nulla contenta di quella scoperta perché intanto due Ultimate Despairs li avevano raggiunti. Anche loro erano armati, e a giudicare da quanto vedeva in lontananza, tutti i loro compagni stavano uscendo in massa dalla scuola per riversarsi su di loro come un’onda di terrore.

“ V-Vai …” Sussurrò lei, stringendo i pugni attorno all’arma e dandosi la forza necessaria per sostenere quella paura.

“ Cosa ?” L’albino riuscì a malapena a pronunciare quelle parole, perché lei lo spinse per farlo cadere all’indietro. Ruzzolò stretto a Bussho per tutta la caduta, ferendosi e graffiandosi mentre lasciava impronte di sangue sulla terra. Quando terminò la sua corsa sul molo che ospitava la barca, guardò su.

Il cielo stava formando una coltre di nubi proprio sopra la cima della scarpata, dove la ragazza lo guardava, proteggendolo con lo sguardo.

“ Vai !” Urlò allora, e tutti i muscoli di lui lo obbligarono ad alzarsi in piedi. Mentre però caricava suo fratello sulla barca, percepì in cuor suo la nascita di un affetto che mai aveva provato, né verso i suoi fratelli e tantomeno verso sua madre.

“ Come ti chiami ?!”

“ Lilith !”

“Lilith… Lilith !” Gridò a pieni polmoni per sovrastare il boato del mare e del cielo. “ Io giuro che, ovunque tu sarai, ti salverò !”

 

Era passato diverso tempo, ormai.

I due fratelli, rifugiati in una fogna come ratti o barboni, sentivano sopra le loro teste il mondo distruggersi, crollare, bruciare.

“ Dove vai ?!” Chiese un giorno Bussho, vedendo suo fratello uscire dal loro riparo.

“ A salvare qualcuno.”

Dopo qualche giorno tornò con quella ragazza rossa che li aveva salvati. Si chiamava Lilith, e Korin disse di averla trovata in una base degli Ultimate Despairs, coperta dalla testa ai piedi di sangue. Ciò nonostante lui non voleva farle nessuna domanda. I tre vissero insieme mentre la Disperazione rievocava il suo diritto all’esistenza, venendo fronteggiata dalla Future Foundation, una reminescenza dell’originale Hope’s Peak Academy. La loro guerra durava ancora ed ancora.

 

Ciò continuò fino a che, improvvisamente com’era nata, tutta quella distruzione venne dimenticata da tutti. Non si sentivano più boati o esplosioni, ma solo voci. I tre, che a lungo avevano vissuto sotto terra, sentirono come sopra le loro teste tutto avesse ripreso il proprio corso senza più alcuna minaccia per l’umanità. Quando uscirono in superficie lo trovarono dapprima strano, e poi persino impossibile.

“ È davvero nato il paradiso, dove prima c’era l’inferno ?” Si domandò Lilith, e quella domanda tormentò Bussho per i seguenti anni.

Perse il sonno, e poi la ragione. Divenne ossessionato da quella che lui definiva ingiustizia: l’ingiusta ripresa del mondo, che aveva cancellato la loro sofferenza e con essa, il ricordo della loro esistenza.

Nessun Ultimate Hope Brother era necessario per il mondo, perché l’attentato alla Second Hope’s Peak era stato nascosto nella polvere, sotto il tappeto. Bussho era terrorizzato dall’idea di venir dimenticato dalla storia.

“ Zayasu! Io e te… dobbiamo risvegliare questo mondo! Dobbiamo lanciare un segnale che dica: “noi esistiamo”! Lo capisci questo ?!”

Annuì in silenzio, assieme a Lilith: fu tutto ciò che fece finché suo fratello non ebbe terminato i suoi sforzi. Al termine di quei tre anni, il Killing Extra Curricular Course era pronto.

Bussho entrò nella stanza del Quinto Piano in cui suo fratello si era rinchiuso da giorni: era davanti ad un gigantesco computer con delle scritte che iniziavano ad apparire senza sosta.

“ Cosa fai ?”

“ Scrivo l’ultima fanfiction… di Danganronpa.” Le mani si serrarono in automatico attorno al collo di lui. Sangue del suo sangue, ma allo stesso tempo un perfetto sconosciuto.

Tabata Kurisu quel giorno uccise anche se stesso, rinascendo come Corex.

“ E io ?” Lilith, rimasta in disparte, non aveva paura della morte. “ Ora morirò anche io ?”

“ Non se mi sarai utile …”

 


“No! Posso accettare tutto, ma non la Disperazione !”

L’urlo del mastermind risuonò nella stanza del processo, segnando il ribaltamento totale della situazione.

“ Voi… voi come potete pensare di cambiare il mio finale? Non lo avete capito che La Trama controlla le vite di tutti, compresa la mia ?!”

“ E allora basterà distruggerla.” Rispose con serenità Nashi, aggiungendo infine un secco: “… e ucciderti.”

Corex sbiancò dalla paura, e per la prima volta indietreggiò. I suoi muscoli si erano mossi istintivamente in un atteggiamento di autodifesa non appena aveva visto la cerchia degli Ultimate Students stringersi attorno a sé.

Un secondo dopo stava correndo verso una porta che mai nessuno aveva notato.

 

“ Abbiamo vinto !” Festeggiò Amari, ma Nashi dovette mal volentieri interromperla.

“ No, non ancora, ma la fine di tutto questo è vicina. Dividiamoci: voi distruggerete il computer che scrive la fanfiction al Quinto Piano, mentre io mi occupo di Corex.”

“ Non ti lascio solo.” Lo affiancò Makoto, con sguardo risoluto. “ Per quanto non capisca questa disperazione che ti spinge ad andare avanti, mi hai aperto gli occhi su molte cose.”

“ Anche io !” Si aggiunse Kirigiri.

Al contrario, Takejiro poggiò le mani sulle spalle di Ebisawa e Amari, tirandoli a sé.

“ E allora noi andiamo a distruggere quella ferraglia !”

L’Ultimate Desperation annuì, lasciando i tre con un sorriso che significava fiducia.

Prima di andarsene, però, non poté non dedicare un ultimo sguardo al cadavere di Zetsu: giurò di averlo visto sorridere con fierezza.

Con velocità fulminea lui e i due agenti si lanciarono all’inseguimento del mastermind. Una volta rimasto con gli altri, l’Ultimate Radio Host sussultò in preda ad un’illuminazione.

“ Ho il modo per uscire di qui !”

 

Intanto Nashi rincorreva su per un’interminabile rampa di scale quel puntino bianco e nero che era il suo obbiettivo. Sentiva le sue gambe diventare sempre più forti e scattanti, come se stesse lasciando impronte fumanti lungo i gradini.

- Deve trattarsi della fine dell’effetto del Chesire C.! Sto ritornando alla mia reale forma !- Intuì, ma non ebbe tempo per riflettere sulla memoria recuperata.

  “ Ma perché scappa ?” Domandò Makoto. “ Non dovrebbe essere in grado di ucciderci ?!”

“ Seguendo la sua mentalità …” Rifletté Kirigiri. “ Ci sta attirando in trappola !”

“ Lo penso anche io! Ma non possiamo di certo fermarci !”

Poco dopo aver pronunciato quelle parole, Nashi raggiunse la fine della salita: si trovava ora in un’ampia stanza vuota, con una parete fatta di soli pannelli di vetro che permettevano di vedere l’esterno.

Si trovavano ad un’altezza impressionante, così tanto che guardare il sole tramontare sembrava quasi di osservare un oggetto sprofondare in un baratro.

Il cielo violaceo e purpureo era attraversato dalle prime nuvole scure, preannunciando la notte.

“ Tutto secondo il copione.”

Come preannunciato, Corex sogghignò ed i tre scoprirono di esser già parte dove lui voleva che fossero. Un’esplosione proveniente da sopra le loro teste squarciò il soffitto, facendo piovere detriti su di loro. Al contempo, una porzione di pavimento si sollevò e come un ascensore si diresse verso l’alto.

“ Nashi !!” Urlarono all’unisono i due agenti: Makoto era rimasto diviso dalla parete di detriti, ricadendo lungo le scale, mentre Kirigiri era stata inghiottita dal soffitto per colpa di quel meccanismo.

Il mastermind esplose in un’agghiacciante risata, confrontando ora il suo solo e unico avversario.

“ Cosa hai fatto a Kirigiri ?”  Domandò l’albino, contraendo il volto per la rabbia mentre avanzava.

“ Io ?” Corex si indicò dissimulando innocenza. “ Considerala l’ultima esecuzione: quella piattaforma attualmente le sta facendo risalire la torre, sempre più in alto… e quando avrà raggiunto la sommità, verrà sparata in cielo come un fuoco d’artificio.”

Sogghignò perversamente: “ A meno che tu non riesca a trovare un modo per salvarla, bhe… l’atterraggio non sarà dei migliori.”

“ Nashi, sta attento !” Makoto si stava scavando una strada tra le macerie, ma al momento riusciva solo ad assistere alla scena tramite un minuscolo spiraglio.

“ È solo un’altra trappola !”

Ma il suo urlo non raggiunse il ragazzo, perché lui si era già fiondato sull’avversario come un animale inferocito.

“ Tsk… patetico.”

Contro ogni previsione, Corex non aveva più l’atteggiamento spaventato di poco prima, ed ora sfoderando un sorriso placido attese fino all’ultimo secondo l’attacco. Lo evitò, per poi sferrare un calcio in pieno petto al ragazzo, scaraventandolo in aria. Non appena però fu di nuovo a portata, lo afferrò dalla giacca e lo tirò a sé per colpirlo con un pugno al volto.

Nashi ricadde sul muro di macerie dopo un volo di qualche metro.

Con il panico in volto, si tastò il naso sanguinante e barcollò in avanti.

“ E sarebbe questo il combattimento finale che vuoi regalare ai lettori ?”

 

“ E sarebbe questo il combattimento finale che vuoi regalare ai lettori ?” 

Quando lessero queste parole sullo schermo del gigantesco computer, i tre ragazzi poterono a stento crederci.

“ Quindi è vero… siamo stati fino ad ora solo personaggi.” Rimuginò Amari, rimanendo quasi ipnotizzata da quanto stava leggendo.

“ Se davvero questo coso controlla la torre, allora è stato programmato per farci saltare in aria non appena avremo raggiunto l’ultimatum! E… manca pochissimo !” Strallava invece allarmato Ebisawa.

Aveva appena provato a scagliare una sedia contro quello schermo, ma a nulla era valso il suo sforzo.

“ È dannatamente indistruttibile !”

“ Forse… non dobbiamo distruggerlo.” Suggerì Takejiro, facendo un passo avanti.

“ Cosa ?” Domandò la video maker, contraria. “ E tutto quel discorso di finire questa storia ?”

“ Hai detto bene: è una storia.” Agendo nel suo enigmatico silenzio, il corvino prese in mano la tastiera, porgendola alla ragazza. “ Quindi ci basta cancellarla.”

Anche se inizialmente dubbiosa, Amari acconsentì al suo piano. Purtroppo però, dopo una lunga ricerca, iniziò a dare i primi sintomi di cedimento.

“ È protetta da molti codici… non ce… la faremo mai prima dello scadere del tempo !”

“ Ma che dici?! Pensa positivo come hai sempre fatto !” La rimproverò Takejiro, per poi continuare a darle indicazioni.

“ Ora quel codice lo abbatti facendo così …”

Nonostante la praticità al computer di Amari si stesse rivelando fondamentale per abbattere quelle barriere informatiche che lui conosceva bene come distruggere, d’improvviso la ragazza iniziò a smettere di rispondere ai suoi comandi.

“ Amari ?” Nel momento in cui Ebisawa la richiamò, avvicinandosi al suo corpo fermo, quella si voltò di scatto.

“ Non ce la… faremo mai.” Mormorava, ripetendosi senza capo né coda e con lo sguardo perso nel vuoto.

“ Ebisawa, falla allontanare da lì !” Ordinò allora Takejiro, per poi prendere la ragazza e sollevandole il volto. Nei suoi occhi vitrei vide qualcosa di spaventoso: la perdita della luce che poco prima l’aveva fatta rialzare con speranza davanti alla disperazione.

“ Dev’essere una specie di ipnosi di protezione.” Osservò, sentendosi subito in colpa per aver esposto la ragazza a quel rischio. “ E va bene, me ne occuperò io !”

“ Eh?! E se dovesse succedere anche a te ?” Sussultò preoccupato il radio host, guardando il suo compagno rimboccarsi le maniche con un tremante e nervoso sorriso.

“ Bhe… d’altronde sono l’Ultimate Hope Brother… a qualcosa servirà la Speranza che mi hanno inculcato sin da piccolo !”

 

Il pavimento di quella stanza così vicina al cielo era ormai segnato da diversi schizzi di sangue. Ogni colpo di Corex sembrava spezzare la volontà di Nashi, spedendolo ogni volta sempre più a fondo nella sua impotenza. A nulla erano valsi i richiami di Makoto, e le sue urla di sofferenza e dolore non avevano di certo impietosito l’autore.

“ Questo è ciò che ogni scrittore vorrebbe fare ai suoi buchi di trama.” Sospirò Corex, vedendo il suo avversario brancolare in avanti senza più nemmeno la forza di mantenere la schiena dritta.

“ E adesso… ti cancellerò !”

Il suo pugno tuttavia affondò nel vuoto. Nashi aveva roteato in tempo su se stesso per sottrarsi al colpo, e una volta fatto ciò sfruttò la rotazione per assestare una gomitata al volto di Corex.

Il ragazzo tentennò per l’impatto destabilizzante, così non poté far niente quando Nashi lo afferrò dalla testa e, tirandolo a se, gli inflisse una ginocchiata al centro della colonna vertebrale. Il mastermind sentì l’eco dell’urto riverberare persino nel suo cervello.

Sputò bile e saliva in preda allo stupore, per poi distanziarsi dal suo avversario.

Non avrebbe mai osato dirlo, ma quella sensazione che di nuovo si stava impossessando nel suo corpo era paura: il boato dei suoi sogni che crollavano e diventavano polvere al cospetto di Nashi, che ora si stagliava su di lui.

Il sangue contornava quegli occhi dello stesso dolore, sporcando anche i capelli candidi e la camicia lacera.

“ Come… hai fatto ?!”

“ Il tuo problema principale è che dimentichi, Corex… esatto, dimentichi. Mentre io, invece, sono l’Ultimate Memory, e nessuno possiede una memoria che possa rivaleggiare con la mia.” Dopodiché il ragazzo si indicò la guancia, dove prima era stato colpito innumerevoli volte.

“ Ho incassato tutti i tuoi colpi per impararti, o meglio, memorizzare ogni tua singola mossa: so come ti muovi ormai, quindi prova a colpirmi ancora e vediamo se ci riesci !”

La pupilla di Corex si restrinse, mentre intanto digrignava i denti per sopportare il dolore e l’umiliazione che bruciava dentro sé.

Si lanciò all’attacco come aveva sempre fatto, ma stavolta nessuna combinazione di calci, pugni o prese riuscorono anche solo a sfiorare il suo nemico: Nashi si abbassava, schivava, sottraeva e contrastava ogni mossa, quasi senza nemmeno doverlo guardare.

“ Visto ?” Domandò senza più alcuna tensione il ragazzo, per poi sparire dalla visuale del nemico con un gioco di gambe illusorio.

“ E ora lascia in pace Kirigiri !”

Corex percepì la forza di due braccia cingergli la vita, ma non ebbe nemmeno il tempo di reagire, perché un istante dopo si sentì sollevato all’indietro. La parte superiore del suo corpo venne schiacciata contro le finestre di vetro grazie alla reverse supplex.

Nashi però vide il frutto dei suoi sforzi venir annullato, sorprendendosi di come l’avversario non avesse accusato danni: Corex aveva sollevato le mani alle sue spalle per neutralizzare l’urto e fermare quella proiezione.

“ MUORI !” Il mastermind pestò con entrambi i piedi per terra, riuscendo a sollevare il ragazzo alle sue spalle. Ne afferrò le gambe, immobilizzandolo, dopodiché saltò all’indietro.

Il cranio di Nashi cozzò violentemente contro il pannello di vetro, incrinandolo in un urto assordante.

“MUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORIMUORI !”

Sangue scorreva tra le crepe, ora che la sua testa stava venendo usata per sfondare quel resistente, ma sicuramente non indistruttibile, vetro. Tutto ciò che rappresentava una barriera per proteggerlo dal vuoto stava venendo ridotto in frantumi, mentre le urla di Corex rimbombavano nell’aria e nella sua mente ottenebrata.

 

- La follia dell’uomo sta nel ricercare il proprio dio, il proprio desiderio !- Pensava intanto l’autore, deridendo quella semplice mentalità per la quale colpevolizzava solo gli ideali del mondo.

“ Io ucciderò la speranza! Io ucciderò la disperazione! Io ucciderò tutto !”

Aveva visto davanti ai suoi occhi la fine del mondo e la sua rinascita, come se si fosse trattato di una questione di volontà: la volontà degli uomini poteva davvero terminare la vita, così come la volontà di altri la poteva ricostruire?

- Ma allora in che razza di mondo viviamo? Basta solo un punto di riferimento per muoversi in un mare di tenebre, ed immaginarsi le isole che vogliamo? Esistono regole? Esiste giustizia ?-

La stretta si era fatta più forte.

- Le regole di questo gioco della vita le facciamo noi.-

Quella dannata stretta infine gli frantumò le costole all’altezza dei fianchi, e non avendolo compreso se non quando il dolore lo fece impazzire, Corex vomitò sangue con una smorfia sorpresa in viso.

Nonostante avesse continuato a schiacciare Nashi tra la sua schiena ed il vetro, lui non aveva mai allentato la presa attorno…

- Non mi stava solo cingendo con le braccia !- Si accorse allora il mastermind, rabbrividendo dall’orrore.

Le mani di Nashi si erano strette attorno ai suoi vestiti e alla sua carne, arrivando a stringere in quella morsa direttamente le sue vertebre: così facendo aveva spremuto i suoi muscoli ed i suoi nervi nell’intento di raggiungere le ossa.

Corex sentì ogni sua energia vitale venir sottratta, mentre il dolore sostituiva qualsiasi suo pensiero e rendeva ogni singolo decimo di secondo un’esperienza agonizzante.

“ Tu non hai il diritto di uccidere proprio niente …” Fu tutto ciò che sentì quando il ragazzo alle sue spalle gli sussurrò all’orecchio.

Lui reagì con un grido disumano per sovrastare l’illusione della sconfitta, e sollevando un braccio riuscì ad afferrare il nemico dai capelli. Successivamente, con tutta la sua forza lo scagliò per terra davanti a sé, facendolo addirittura rimbalzare contro il pavimento, che si crepò nell’urto.

Dopodiché Corex si lasciò andare ad un sospiro profondo che liberò uno spruzzo di sangue e saliva. Crollò per terra, osservando il corpo inerme di Nashi, il quale non si muoveva più.

Semplicemente per prendere un respiro di sollievo si lasciò distendere accanto a lui, con la sua testa al suo fianco. Quando chiuse gli occhi, ebbe fatica a sognare.

- Perché non vedo più il… mio obbiettivo? Dov’è la mia storia ?-

Il braccio di Nashi si sollevò verso il cielo, solo per poi far cadere il gomito come una ghigliottina sul naso di Corex.  La poderosa gomitata gli sfondò il setto nasale, causando uno zampillio energico di sangue, ed il ragazzo fu costretto a rotolare sul fianco in preda al dolore.

- Sta davvero… finendo? E cosa ci sarà dopo ?-

In quella posizione fetale ed indifesa non riuscì a sottrarsi al calcio di Nashi, il quale lo centrò sull’orecchio.

L’occhio destro di Corex divenne rosso scarlatto all’improvviso, e di colpo un fiotto di liquido di quello stesso colore gli riempì un lato della faccia.

Dall’occhio sinistro invece iniziarono a sgorgare lacrime.

“ N-Non voglio… che finisca … così.”

Con un calcio in pieno petto Nashi lo scaraventò direttamente sulla crepa nel vetro.

“ Ho compreso molto bene quello che hai voluto spiegarci prima, ma sai…” Sibilò con voce tagliente mentre si avvicinava.

“… tutta questa storia mi ha insegnato che bisogna lottare per far sì che nessun altro possa decidere quando la tua vita debba finire. Però è naturale che, per quanto tu possa lottare, c’è il rischio di perdere: d’altronde la storia si fa proprio così, guardando l’utile piuttosto che il superfluo, i vincitori piuttosto che gli sconfitti.”

Un pugno spinse Corex ancor di più contro il vetro, stavolta facendolo pericolosamente incrinare.

“ Ed io non lascerò che qualcuno mi fermi dal creare la storia che verrà, perché qui ed ora terminerò il passato con il mio finale!” Attraverso quell’urlo di libertà ed energia della vita, Nashi sferrò una raffica di colpi senza nemmeno un attimo di tregua.

L’eco dei suoi pugni rimbombò come cannonate contro il cristallo. Ad ogni percossa Coerx lanciava un urlo lancinante, finché persino la sua voce non venne soffocata quando la sventagliata di colpi non si fece più forte.     

 

Dopo una quantità di tempo segnata da innumerevoli crepe sul vetro, Nashi si immobilizzò di colpo.

Il mastermind provò a parlare, ma un rantolio di disperazione gli fuoriuscì dalla bocca.

L’albino si accovacciò, distendendo le braccia in avanti e preparandosi a scattare.

“ N-No… ti prego.” Lo supplicò per l’ultima volta Tabata Kurisu, ma non sentì nemmeno che suono avesse la propria voce.

Più veloce di un fulmine, Nashi aveva dato sfogo ad una potenza esplosiva nelle sue gambe, colpendo in pieno petto il suo avversario come un proiettile usando tutto il suo corpo. L’accelerazione e la spinta furono tali da disintegrare l’intera vetrata in una costellazione di frammenti di vetro che brillarono nell’aria.

 

Nashi sospirò a cuor leggero: ci volle poco prima che quella brezza leggera si trasformasse in una corrente d’aria, nel momento in cui iniziò a precipitare in caduta libera nel mezzo del nulla.

L’aria sfrecciava sul suo corpo come un coltello, e gli sollevò persino le palpebre, costringendolo a vedere Corex allontanarsi come una meteora.

Intanto alle sue spalle accadde qualcosa di incredibile: un’esplosione scosse la torre dalle sue fondamenta, percorrendola fino alla cima e facendo schizzare nel cielo vari frammenti grossi come palazzi, che perforavano le fiamme e le nubi di cenere nera. Quella trappola mortale stava collassando su se stessa: era il crollo dell’inferno.

Improvvisamente Nashi percepì sopra di sé uno spostamento d’aria colossale, e sollevando lo sguardo vide la parte superiore della torre piombare verso il basso in procinto di schiacciarlo.

Tutto ciò passò subito in secondo piano quando i suoi occhi vennero catturati da un altro obbiettivo. Stabilizzò il suo volo unendo le braccia ai fianchi, e così divenne davvero un proiettile che lacerava nell’aria senza peso: era libertà, era potenza.

Quando la raggiunse allungò la mano, ed incontrò la sua.

 

A quel punto anche Kirigiri, che si era persa nel cielo, sorrise e si strinse a lui.

“ Sapevo che saresti tornato a salvarmi… un’altra volta.” Disse lei.

“ Ci siamo salvati a vicenda, un’altra volta.” Rispose lui.

 

La punta della torre non cadde al suolo, ma si incastrò nel cielo, ed in quel punto si scatenò una seconda esplosione capace di rendere tutta la volta celeste di un nero impossibile. Passò appena un secondo, dopodiché il cielo stesso si infranse come una vetrata, e da una crepa lì in alto, filtrò la più potente luce solare che mai si fosse vista sulla faccia della terra.

I due ragazzi compresero allora di essersi sbagliati per tutto quel tempo: non erano sul punto di veder tramontare il sole, ma di vederlo sorgere. All’alba di quel nuovo futuro, loro erano stretti in un abbraccio mentre precipitavano verso il suolo.

Tuttavia non aspettarono molto, perché ben presto un grido squarciò persino il boato di quella distruzione. Piombarono su di loro Makoto, Takejiro, Amari ed Ebisawa, tutti a bordo di un deltaplano gigante che estendeva le sue ali per scampare alla morte.

“ Umezawa! Hai visto che ce l’abbiamo fatta ?!” Urlò l’Ultimate Radio Host al cielo che stava andando in frantumi sopra di loro, rivelando sempre di più i raggi del sole in quella finta terra di morte e desolazione.

“ Sì, ce l’abbiamo fatta …” Sorrise l’Ultimate Desperation, per poi cadere in un profondo sonno, sapendo di potersi risvegliare in un posto migliore, senza più incubi o falsi sogni di ricordi perduti.

E ora l’unico ricordo che non poteva perdere, e che stava portando verso il giorno nuovo, alla luce del sole, era: “Non vi ho dimenticati !”

Insieme, i sopravvissuti volarono verso un mondo senza K.E.C.C. e senza Class Trial. Si lasciarono la tomba di tutti i loro preziosi amici persi alle spalle, e così tutto finì con un poderoso e tremendo sussurro.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Per la penultima volta ;]

IN PRIMIS: La fenomenale artista che ha realizzato i disegni di Nashi e Corex è, con mio sommo vanto, una mia adorata amica. Potete (e dovreste) seguirla su instagram. Non smetterò mai di ringraziarla per il bellissimo regalo (non solo di compleanno, eh) che ha fatto a me e a questa storia.

Sono particolarmente legato a questo finale: è qualcosa che ho costruito nel corso degli anni, ogni tanto aggiungendo ed aggiustando parti e dialoghi. Alla fine mi sono ritrovato con un bricolage di parti che avevo già scritto in precedenza ed ho dovuto sistemare nel capitolo, è stato molto divertente.

Qualche curiosità: Innanzitutto questo non è l’ultimo capitolo, ma domani uscirà l’epilogo per porre definitivamente fine alla storia. Sto già lavorando ad un “continuo”, scritto a quattro mani con la mia ragazza e che verrà tradotto in inglese per poter venir presentato anche nella lingua più parlata del mondo (questo perché il fandom di Dangarnonpa italiano è sicuramente più morto rispetto a quello americano, per quanto io spero che a Novembre la Spike Chunsoft rilasci un nuovo titolo ed i fan si risveglino).

Perché “continuo”? Perché la trama non sarà strettamente legata, come un sequel, a questa storia. Questo per il motivo della traduzione inglese: non ho voglia, né tempo di tradurre questa storia, quindi presenterei a chi non sa l’italiano un sequel di cui però non può conoscere il prequel. Mi pare un’ingiustizia.

Parlando di altro:

Per costruire la filosofia di Corex, e tutto ciò che anima il mondo a partire dalla scelta della Future Foundation, mi sono ispirato a questa playlist (un’analisi dettagliata del simbolismo sociale, e di come il geniale autore Hideo Kojima aveva predetto l’evolversi della società grazie all’internet 2.0 più di dieci anni fa, in Metal Gear Solid 2: i video in questione sull’argomento sono intitolati “The Most Profound Moment In Gaming History”) e ad uno dei miei libri preferiti, ovvero “Il Gene Egoista” di Richard Dawkins.

Non dico di leggervi il libro di Dawkins (anche se ve lo consiglio, assieme a “1984” di Orwell, sempre perché è stata una delle mie principali ispirazioni), ma sicuramente guardando il primo dei due video consigliati avrete una visione più chiara dell’argomento, in quanto è stato spiegato in maniera nettamente superiore.

Detto ciò, vi consiglio di leggere l’epilogo di domani con il suo angolo autore conclusivo. Ci saranno alcune sorprese, spiegazioni e ringraziamenti, nonché una mia considerazione sul fandom.

Alla prossima!

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Capitolo 42
*** Epilogue ***


Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Epilogue: That’s Why Fanfictions Will Never Cease To Exist

 

 

“ Eccola qui… la nostra vecchia scuola.”

Ebisawa aveva sollevato la testa, lasciandosi accarezzare i capelli dal vento salmastro. Il mare alle sue spalle risplendeva ormai di un sole già sorto da tempo, scandendo le ore trascorse in quel nuovo mondo.

Amari si strinse a lui con un gran sorriso.

“ È incredibile che, ora che finalmente ho potuto ricordarmela, mi sia mancata così tanto.”

Sopra le loro teste si stagliava un rudere annerito e sferzato dalla brezza, ma che in un certo qual modo difendeva una sua importanza semplicemente resistendo alla angherie del tempo. Era situato in cima a quella piccola isola, e troneggiava come un faro solitario su di una scogliera.

All’ingresso era ancora visibile l’insegna: “Second Hope’s Peak Academy”.

Quando i ragazzi avevano provato a camminare tra le sue rovine avevano potuto trovare la statua del fondatore e dei successivi rettori, la famiglia Tabata.

“ Com’è rivedere casa, Takejiro ?” Aveva domandato la video maker al corvino, che però era scoppiato a ridere senza darle risposta.

Ora lo potevano vedere lassù, in cima alla parte più alta che si potesse scalare di quel cumulo di macerie che un tempo era una scuola. Semplicemente sedeva guardando il mare, il sole e l’infinito spazio tra di essi.

“ Mi sono sentito più a casa con voi in questi venticinque giorni, che in un qualsiasi altro giorno della mia vita.” Aveva detto prima di rintanarsi lì su. Loro sapevano che, dopo aver detto qualcosa di così smielato, l’Ultimate Liar non poteva che andarsi a nascondere per l’imbarazzo.

Dalla costa sopraggiunse Kirigiri. Era appena di ritorno dalla flotta di navi attraccate in lontananza.

“ Come se la stanno cavando ?” Domandò la detective. Era così bella ora che sorrideva senza remore.

“ Non male, direi.” Rispose il radio host. “ Penso che ormai siano riusciti a raggiungere la torre …”

 

Ora si rivolse ad un’enorme cratere nel terreno, così grande da aver squarciato parte dell’isola fino alla sua banchiglia. La cavità scavava all’interno della terra, per poi spalancarsi in una caverna ben più grande dell’isola stessa, dentro la quale solo i raggi del sole permettevano di osservare nella sua immensa oscurità.

Ora detriti e macerie avevano formato un passaggio, simile ad una scarpata, fino a raggiungere il fondo. Lì in profondità, tutti sapevano cosa ci fosse.

“ È incredibile che Corex e Bussho abbiano voluto costruire questo posto proprio sotto la loro vecchia casa.” Osservò Amari. Quel posto vibrava in ogni suo atomo di nostalgia ed abbandono, ma non poteva immaginare come sarebbe sembrato per qualcuno che ci era letteralmente nato.

Forse era questo il motivo della melanconia di Takejiro.

“ Noi della Future Foundation abbiamo preferito dimenticarci della Sede Secondaria, appunto per evitare che la sua storia diventasse di dominio pubblico. Quindi era davvero il luogo migliore per scappare ai nostri controlli …”

Il silenzio della lilla dopo aver parlato venne percepito dai due giovani come la classica attesa prima di una domanda importante, così la accolsero con il sorriso sulle labbra, pazientemente.

“ Voi quattro… siete davvero sicuri di non voler tornare a far parte della fondazione ?”

Con lo stesso sorriso, i due scossero la testa.

“ Non possiamo. Non è più la strada che abbiamo scelto, ormai.” Decretò la ragazza.

“ Già …” Ebisawa incrociò le braccia al petto, ridacchiando tra sé e sé. “ D’altronde… com’è che ha detto Nashi ?”

 

“ Noi serviremo al mondo solo quando esso avrà bisogno di noi.”

“ Capisco. Quindi preferite rimanere nell’ombra ?” Makoto aveva rivolto uno sguardo scettico all’albino, insospettito dalla sua freddezza.

Dopo una lunga discesa, erano finalmente arrivati al punto dove era collassata la torre, e da un po’ stavano scavando in cerca di qualcosa.

“ Ma… quando il mondo avrà bisogno di voi ?”

“ Quando bisognerà fare equilibrio ancora una volta tra Speranza e Disperazione.” Nashi scostò con le sue sole forze un enorme macigno, dopodiché per la prima volta da un paio di ore, spalancò un ampio sorriso di soddisfazione.

L’Ultimate Hope lo raggiunse, per poi abbassare lo sguardo e guardare nella stanza sommersa dalla terra che il suo amico aveva appena rivelato. Entrambi saltarono all’interno, atterrando davanti a qualcosa che era sopravvissuto a tutta quella distruzione senza neanche un graffio.

Il computer ruggiva ancora dalle sue ventole, mentre lo schermo riportava ancora qualche scritta, seppur confusa ed imperfetta. Quella non era più la storia che avrebbe dovuto scrivere.

“ Sai che, se mai dovessi ostacolare la Speranza, io dovrò fermarti ?” Makoto allungò una mano verso la tastiera, e così fece anche l’albino.

“ Ah sì ?”

I due si sorrisero come buoni amici, venendo illuminati da uno scorcio di luce che aveva sfidato tutto quel buio pur di raggiungerli.

“ Corex non aveva ragione per un semplice motivo …” Prese parola l’Ultimate Desperation.

“ La lotta tra Speranza e Disperazione, comunque vada, produce sempre qualcosa di meraviglioso… ed è quello che noi chiamiamo Danganronpa, ma in fondo non è nient’altro che un’opportunità per l’umanità di decidere il corso del proprio destino.”

Il vecchio ed il nuovo. Una storia che tutti conoscono ed una che è stata inventata da un fan. Lo standard e l’innovazione. Makoto e Nashi, con entrambe le mani spensero il computer e la fanfiction ebbe fine.

“ Ecco perché le fanfiction di Danganronpa non smetteranno mai di esistere.”

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

E sì… ho voluto fare una fanfiction di Danganronpa che parla di fanfiction di Danganronpa. Mi ero prefissato questo obbiettivo, ormai più di due anni fa, per due motivi: intanto perché sono un idiota, e pur di fare qualcosa di originale scriverei il peggior schifo sulla faccia della terra, e poi perché sono un fan del concetto di “meta” in ogni tipo di opera possibile.

Una curiosità: questa idea è nata prima che io scoprissi Danganronpa V3. Già… è stata una delle tante cose che io e quel gioco ci siamo “rubati a vicenda” senza nemmeno conoscerci: come il personaggio bugiardo, il secondo motive della storia che è praticamente uguale al primo del gioco e… un paio di altre idee che, una volta giocato V3 ormai dopo un bel po’ di mesi, ho fortunatamente scartato.

Però la trama no. Quella non volevo abbandonarla. E non mi importa se sa di già visto, sicuramente lo preferivo a qualsiasi altra cosa mi fosse venuta in mente all’epoca, e continuo a farlo anche adesso.

Arrivato a questo vero finale di Danganronpa Limbo of Despair… mi sento di ringraziare tutti coloro che mi hanno dato la forza e l’ispirazione di continuare fino ad oggi.

Per la forza mi rivolgo a chi mi ha seguito e recensito, mentre per l’ispirazione devo i miei kudos ad un autore fantastico come Chainblack con la sua fanfiction: “ Danganronpa Side: The Eye’s Deception”.

Parlando di questo, ci terrei a fare un appello a chiunque mai dovesse arrivare alla fine di questo papiro di angolo autore, dopo un altrettanto papiro di storia:

Il fandom di Danganronpa (parlo della sezione Videogiochi, non conosco quella Anime/Manga) è davvero povera di recensori. Ciò nonostante le fanfiction non sono affatto scadenti, anzi! Meritano davvero tanto, ed io in quelle che ho menzionato prima ho trovato delle storie scritte davvero bene, con molta passione, impegno e dedizione! Sarebbe molto gratificante, a mio avviso, se gli autori ricevessero un minimo di incoraggiamento dagli altri utenti del fandom, soprattutto per i novizi.

Io in primis attualmente sono top recensore del fandom, ma non ho assolutamente i punti paragonabili ad i top recensori di altri fandom. Questo denota sicuramente una carenza di recensioni davvero… scoraggiante, ed è un peccato. D’altronde, oltre che pubblicizzarsi su altri social, un autore qui su EFP non può fare moltissimo.

Ripeto: mi auguro che con l’uscita del nuovo titolo Danganronpa (confermato dalla Spike Chunsoft per il decimo anniversario) torni un po’ di gente a bazzicare queste coste, ma intanto io cercherò di avventurarmi verso un orizzonte non proprio nostrano. Insomma, in molti capiranno perché: il fandom di Danganronpa in America non è per nulla morto, ed anzi brulica ogni mese di nuove storie o fangame.

Un piccolo teaser:

 

Vabbé, ora mi sento un po’ troppo Ragnar all’inizio di Vikings… ma sarà la poca voglia che ho di lasciare questa storia una volta per tutte :’]

Dai, mi dileguo, e più come una speranza che come un addio…  alla prossima!

E grazie <3

-Master Chopper

 

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