Dieci dei nostri passi di cabin13 (/viewuser.php?uid=919960)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Match ***
Capitolo 2: *** II - Protezione ***
Capitolo 3: *** III - Gavettoni ***
Capitolo 4: *** IV - Sciarpa ***
Capitolo 5: *** V - Vittoria ***
Capitolo 6: *** VI - Abbraccio ***
Capitolo 7: *** VII - Musica ***
Capitolo 8: *** VIII - Normalità ***
Capitolo 9: *** IX - Figuraccia ***
Capitolo 10: *** X - Istinto ***
Capitolo 1 *** I - Match ***
.
.
Match
[Primo
incontro]
.
Il
loro secondo festival sportivo era terminato da poco,
perciò la classe A del corso per eroi della U.A. non aveva
messo in conto che
quel giorno il professor All Might proponesse loro degli incontri a
coppie. Per
verificare i progressi compiuti durante gli stage, erano state le
parole dell’ex
Simbolo della Pace, un sorriso stampato in faccia e il pollice
sollevato a fare
il segno dell’okay.
C’era
chi non vedeva l’ora di menare le mani come Katsuki
–
desideroso di suonarle di santa ragione a Deku e Mezzo e Mezzo
– e altri, tipo
Mineta, che erano stufi marci di tutti questi combattimenti e speravano
invece
in un’esercitazione di salvataggio.
Le
coppie erano state sorteggiate casualmente ed alcuni
risultati si rivelarono parecchio curiosi: Tsuyu doveva vedersela
contro Shoji,
Mineta per sua gioia avrebbe affrontato Momo, Mina era contro Deku e
Sato
combatteva con Hagakure. Erano turni in cui ogni possibilità
era più che
aperta.
Però
l’unico abbinamento che gli aveva fatto venire voglia
di sbattere la testa contro il muro era stato il suo: perché
proprio contro Kyoka? E
perché proprio il primo
incontro?! Non aveva avuto nemmeno molto tempo per prepararsi
psicologicamente
a quest’idea che già il professore li aveva fatti
scendere in campo.
Adesso
erano lì, nel Ground Beta a cercare di prevalere
l’uno sull’altra e nel contempo evitare di causare
troppi danni agli edifici
circostanti – ognuno doveva vedere il suo avversario come il
villain della
situazione, per questo bisognava dare il proprio massimo per fermarlo.
Stavano
combattendo da dieci o quindici minuti, Denki non
avrebbe saputo dirlo, ma la situazione sembrava proprio non voler
sbloccarsi.
Jirou lo stanava ovunque si nascondesse per calmarsi un secondo ed
elaborare un
nuovo piano, sebbene gli attacchi della violetta venissero per la
maggior parte
schivati, e lui non riusciva ad indirizzarle contro una scarica
abbastanza
potente da stordirla: ogni volta finiva per bloccarsi.
Ma
quale entità lassù nell’universo si era
divertita a farlo
scontrare con l’unica ragazza su cui non avrebbe mai alzato
un dito?!
Evitò
con una semi-piroetta due jack diretti verso il suo
torace e in un movimento fulmineo si portò alle spalle della
giovane. Kyoka se
ne accorse, ma il suo tempo di reazione fu troppo lento; sebbene non
fosse
muscoloso come Sato o Kirishima, il biondo era comunque più
forte di lei e in
un battito di ciglia si ritrovò intrappolata nella sua presa.
Jirou
era parecchio testarda e non accennava a demordere,
voleva vincere ed aveva ancora tempo; All Might non aveva proclamato
concluso
l’incontro. Inoltre,
era parecchio
imbarazzante come Kaminari l’aveva immobilizzata –
era vicino, troppo vicino e
ringraziò che gli stesse
dando le spalle così almeno non poteva vedere il lieve
rossore sulle sue gote.
Doveva
liberarsi…!
Alla
fine, in qualche modo il suo piede intaccò
l’equilibrio
dell’eroe elettrico, già instabile per la
posizione in cui si trovava. Denki
imprecò e si bilanciò, ma Kyoka non aveva ben
calcolato la sua caduta e gemette
per la sorpresa quando lui la trascinò con sé nel
ruzzolone sul duro asfalto.
Nessuno
dei due capì bene come, ma con tutto lo spazio in
quella strada finirono per ritrovarsi con il biondo in una posa molto
equivoca
a cavalcioni sulla violetta, i polsi di lei stretti tra i suoi palmi e
i loro
nasi ad un pelo di distanza. L’imbarazzo si diffuse sui volti
di entrambi e il
cuore di Chargebolt fece una capriola non appena la più
piccola, le gote che
rasentavano il bordeaux, distolse lo sguardo dalle sue pupille dorate.
Aveva
abbassato la guardia, Denki, perciò non era pronto quando
i jack di Kyoka saettarono all’improvviso verso il suo viso e
lo centrarono in
pieno riducendolo ad un cumulo di lamenti di dolore.
Il
primo match lo vinse Earphone Jack, ma Denki era
soddisfatto di aver potuto incontrare per la prima volta, anche solo
per
pochissimi attimi, una Jirou del tutto nuova, molto più
timida e adorabile
rispetto alla solita maschera di sarcasmo ed indifferenza che tutti
erano
abituati a conoscere.
.
.
Hola gente
Come primo incontro
tra Denki e Kyoka, per il primo capitolo, non ho voluto scrivere della
primissima volta in cui si sono visti perché oltre a
sembrarmi abbastanza banale, non è che ci sia molto da dire:
si saranno trovati in classe il primo giorno di scuola esattamente
com'è accaduto a Deku e Uraraka nell'anime/manga e
sarà stato forse anche meno emozionante.
Ho provato a dare
un'intrepretazione diversa a quel "primo incontro"... Quella proprio
letterale (il primo combattimento) e una un po' più
profonda: Denki "incontra" per la prima volta il lato più
timido e femminile (chiamiamolo così) di Jirou, un lato
nuovo visto che di solito lei si mostra sarcastica con gli altri e
difficilmente si apre a rivelare le sue emozioni.
Ringraziò
chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
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Capitolo 2 *** II - Protezione ***
Protezione
[Incrociare gli sguardi]
Gli studenti e i professori del liceo U.A. non si sarebbero mai aspettati un attacco di quelle proporzioni. Non era come alla USJ o durante il ritiro nei boschi; la Lega dei Villain era molto più organizzata e tutti i suoi combattenti risultavano piuttosto forti, non semplici criminali che anche un allievo del primo anno avrebbe potuto stendere.
Il numero di nemici era esorbitante, troppo elevato perché se ne potessero occupare i soli eroi presenti a scuola e nei dintorni; era stato dichiarato lo stato di emergenza, si attendevano rinforzi da ogni città limitrofa e gli studenti dotati di licenza provvisoria avevano l'autorizzazione ad intervenire – difendere e portare in salvo i compagni delle altre sezioni, questo il loro compito.
Kyoka, con non poca fatica dato che non indossava nemmeno il suo costume per intero, aveva appena messo KO due tizi che si stavano accanendo contro dei ragazzini del dipartimento di Management del primo anno. Ordinò a questi ultimi di dirigersi verso il cancello d'uscita senza passare per il mezzo del cortile, inmodo da evitare la zona fulcro della battaglia; non li accompagnò lei stessa perché poco distante notò Toru – con indosso solamente la gonna della divisa scolastica – e Tokoyami in difficoltà contro un avversario con un quirk di fuoco piuttosto distruttivo. La ragazza invisibile e l'eroe oscuro faticavano a trovare una breccia per attaccare con efficacia, l'aiuto della corvina forse poteva ribaltare la situazione, o almeno smuovere le cose.
Earphone Jack si assicurò che i ragazzini fossero andati via e che nessun Villain incombesse su di loro, dopodiché scattò verso i suoi amici.
Ignorò le altre battaglie intorno a lei, focalizzata solo su Tsukoyomi ed Invisible Girl; schivò un gigantesco energumeno prima che quello si potesse accorgere di lei, ed evitò per un soffio la mazza rotante di un tizio simile alla brutta copia di una scimmia – l'arma le passò ad un millimetro dal viso, Kyoka poté quasi contare le venature sul legno.
Mancavano pochi passi per raggiungere i compagni di classe, già percepiva sulla pelle il calore delle fiamme del criminale, L'uomo non l'aveva ancora notata, poteva sfruttare l'effetto sorpresa per stenderlo con i suoi lobo-jack. I cavi si stavano già allungando, solo un paio di metri...
Accadde tutto con la velocità di un flash. Un urlo disumano, quasi animalesco, rumore di statico, poi un altro grido e una forte esplosione. Sentì i propri capelli rizzarsi sulla nuca.
Qualcosa sulla destra la urtò da dietro e lei finì con le ginocchia per terra. Lo spostamento d'aria dello scoppio la costrinse a ripararsi la testa, perciò perse di vista i due compagni. Ma che diamine stava succedendo?!
Quando alzò di nuovo lo sguardo, un sussulto scosse le sue esili spalle e il battito cardiaco parve accelerare ancor di più.
Riconosceva quella zazzera di capelli biondo grano e la giacca nera a strisce bianche a meno di cinquanta centimetri da lei. Era Denki Kaminari, sicuro, eppure quasi non sembrava più lui: era girato di tre quarti e le dava le spalle, il peso premuto sopra un Villain accasciato al suolo per tenerlo fermo. Gli stava torcendo un braccio, in modo che mollasse il pericoloso coltello nella sua mano.
– Non. Osare. Toccarla. – emise un ringhio talmente basso che persino lei temette di esserselo sognato.
L'aura che emanava era terrificante, non l'aveva mai visto così; sapeva che teneva molto ai suoi amici – Eijirou aveva detto a Mina che poi lo aveva raccontato alle ragazze cos'era accaduto il primo anno all'esame per la licenza provvisoria – ma non era mai stato così feroce. Se non avesse saputo che le aveva appena salvato la vita, Kyoka avrebbe avuto davvero paura.
Denki ruotò di poco il viso, e per un brevissimo istante pupille dorate si incrociarono con il blu delle sue. Uno sguardo che voleva dire tutto, Impeto per il combattimento, furia, rabbia e determinazione. Ma anche tanto, tanto affetto e il terrore di perdere la persona da lui amata.
Qualcosa di sconosciuto si smosse in lei e si maledì per essere arrossita come la protagonista di un manga shoujo in un momento per niente adatto. Borbottò un grazie a mezza voce e tornò a correre verso Tokoyami e Hagakure, il cuore che batteva fin troppo forte.
Sapeva, comunque, che la questione non sarebbe finita lì.
Hola gente
In origine questo capitolo doveva essere un Traitor!AU con Denki che incrocia lo sguardo di Kyoka e, nonostante stiano da due parti contrapposte, lei gli legge negli occhi e capisce che comunque lui ci tiene davvero a lei,ma poi ho scartato l'idea perché avrebbe scombinato il mio piano di raccontare (in ordine più o meno cronologico) dieci episodi importanti sull'evolversi della loro relazione...
L'esercito di Villain menzionato all'inizio si rifersice ad uno degli ultimissimi avvenimenti del manga, ma non l'ho reso troppo specifico per non fare spoiler.
Finalmente sono riuscita a sistemare questo benedetto html, ho sclerato talmente tanto che mi sono rassegnata ad usare l'editor di EFP che di solito non uso praticamente mai.
Spero possa piacere, ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta.
Alla prossima gente
Adios |
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Capitolo 3 *** III - Gavettoni ***
.
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Gavettoni
[Primo appuntamento]
.
Qualche
tempo dopo il festival culturale, dietro consiglio
di Eijirou e Hanta – più le minacce di un
esasperato Katsuki, il quale aveva
giurato di fargli esplodere la faccia se non l’avesse fatto
–, Denki si era finalmente
deciso a raccogliere tutto il suo coraggio e nella sala comune nei
dormitori della
2-A aveva chiesto a Kyoka di uscire insieme. Solo loro due.
Era
talmente nervoso da non controllare il suo quirk;
piccole scariche elettriche venivano rilasciate intorno a lui e le luci
del
palazzo avevano preso a tremolare. Pure gli elettrodomestici avevano
dato di
matto e dalla cucina erano arrivate le imprecazioni di Rikidou che ce
l’aveva
con il forno.
Kyoka
aveva accettato e così, quel sabato di inizio
settembre, Aizawa – anche se forse Midnight ci aveva messo
del suo – aveva
concesso loro di uscire per fare un giro in città.
La
giornata era scivolata via senza troppi intoppi: dal
lungomare erano andati a mangiare un hamburger in centro e subito dopo
avevano
passeggiato per le vie fin quasi a perdersi. Ci era voluto un
po’ perché il
ghiaccio iniziale si rompesse, ma poi avevano preso a chiacchierare del
più e
del meno – ed era stato strano, ma tremendamente bello,
perché la corvina aveva
abbandonato la sua solita maschera di sarcasmo.
Sentiva
che poteva toccare il cielo con un dito, da quanto
era contento.
Per
concludere al meglio il pomeriggio, Denki propose di
passare per il parco di Musutafu. Nonostante fosse già
settembre, la
temperatura era ancora estiva e il tempo sereno, quindi moltissimi
artisti di
strada occupavano i sentieri ed intrattenevano i visitatori.
Incontrarono un
uomo che, a gambe incrociate su un tappeto, suonava dei tamburi
africani e più
in là c’era una ragazza che grazie al quirk creava
delle vere e proprie
sculture con le bolle di sapone.
Un
sacco di gente affollava i giardini, ma i due ragazzi
riuscirono a ritagliarsi un angolino per loro sotto i grandi rami di
una
quercia – Denki si offrì di usare il suo giubbetto
di jeans come coperta
improvvisata, al che Earphone Jack lo ringraziò con un
piccolo sorriso.
Il
biondo non ci poteva credere, era così vicino alla
ragazza di cui era innamorato, se solo l’avesse voluto
avrebbe potuto posarle
il capo sulla spalla esile. Era tutto così
perfetto…
A
quanto pare, però, qualche entità universale
lassù doveva
odiarlo molto, perché ebbe solo il tempo di formulare il
pensiero prima che le
sue pupille si sgranassero per l’orrore.
Come
aveva fatto a non accorgersi che poco distante da loro
c’erano dei ragazzi che stavano giocando coi gavettoni? E
adesso un palloncino
stava sfrecciando dritto verso Kyoka con la velocità di un
proiettile!
Oh merda.
Spintonò
di lato la giovane, pronto a farsi lavare al posto
suo. Non voleva che da giornata fantastica si trasformasse in una da
dimenticare, Jirou doveva conservare un bel ricordo.
Serrò
le palpebre in attesa del gavettone, ma la sensazione
di bagnato sul viso non gli arrivò mai. Riaprì
gli occhi per guardare dove
fosse andato a colpire il palloncino e inorridì quando si
rese conto che aveva
centrato una sbigottita Kyoka in pieno
viso.
Oh merda, merda, merda
al quadrato!
–
Oddio, Jirou scusa, davvero, mi disp-
Il
resto della frase finì inghiottito insieme
all’acqua che
dalla bottiglietta in mano a lei passò sulla sua faccia.
Denki sputacchiò un
po’, totalmente preso alla sprovvista. Forse la ragazza
l’aveva fatto per
ripicca – un gesto infantile, ma dopotutto era colpa sua se
lei si era
infradiciata…
Invece
il volto della moretta era attraversato da un
sorrisino divertito. – Adesso siamo pari, Jamming-Whey.
– ridacchiò.
Oh,
quella era una dichiarazione di guerra bella e buona!
Denki non ci pensò due volte a coglierla. Lui e la (non
più così tanto) timida
corvina trascorsero due ore abbondanti a combattere una battaglia di
corse sul
prato, gavettoni e bottigliette d’acqua, fino a che entrambi
non furono completamente
zuppi dalla testa ai piedi.
I
compagni li fissarono con tanto d’occhi quando li videro
tornare fradici, il braccio di Kaminari intorno alle spalle di Kyoka e
due
raggianti sorrisi stampati sui loro volti. Non servì porre
nessuna domanda, era
palese che il primo appuntamento fosse andato per il meglio e a quello
ne
sarebbero seguiti molti altri.
.
.
Hola gente
Scrivere questo
capitolo è stato divertentissimo, è uno dei miei
preferiti. Non è intercambiabile come i due capitoli
precedenti, questo nel mio ordine cronologico viene qualche tempo dopo.
Kaminarie Jirou non
ce li vedo per niente in un classico appuntamento, con loro deve
succedere almeno una cosa fuori dall'ordinario altrimenti l'universo
non è contento. In questo caso i gavettoni
perché... perché sì, perché
l'ho scritta in uno dei miei raptsu da "non voglio che finisca
l'estate" e mi sono ricordata di quando un giorno i miei amici si sono
inventati di annegarmi con le bottiglione d'acqua da due litri - e ci
siamo divertiti un mondo quella volta.
Spero vi possa
piacere, il capitolo successivo è già pronto ed
è collegato a questo ma prima di pubblicarlo
dovrò imbastire il quinto.
Ringrazio chi
recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
|
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Capitolo 4 *** IV - Sciarpa ***
.
.
Sciarpa
[Primo bacio]
Magari era colpa di
Momo, della sua indole da inguaribile
romantica e del bacio che si erano scambiati lei e Shouto sotto un
ciliegio in
fiore per ufficializzare la loro relazione, magari era per via della
propria
timidezza, Kyoka non avrebbe saputo stabilirlo. Fatto sta che dal loro
primo
appuntamento lei e Denki non si erano neancora baciati – con
grande disappunto
di Toru e Mina, le quali l'avevano riempita di consigli sul buttarsi e
cogliere
l'attimo. Le loro parole erano conservate da qualche parte nella sua
memoria a
lungo termine, sicuro.
Dietro la sua aria
chiusa e forse un poco scorbutica, l'eroina del
suono ci teneva molto al suo rapporto con il biondo elettrico e lui le
piaceva
sul serio. Era grata che lui stesse rispettando i suoi tempi, per una
volta
voleva essere lei a compiere il primo passo e superare le proprie
insicurezze.
Più facile a
dirsi che a farsi, però. Novembre era quasi terminato
e Kyoka non era ancora riuscita a sbloccarsi; la sua scusa era che
voleva
aspettare il momento adatto, non voleva ridurre il loro primo bacio a
qualcosa
di scontato e banale. Quando questo momento sarebbe arrivato,
però, la ragazza
sperava fosse il suo istinto a farglielo capire.
Certo, non aveva aiutato
il fatto che quel secondo anno si era
rivelato più tosto del previsto e aveva reso molto difficile
conciliare gli
allenamenti con le attività da normali sedicenni. Era
già tanto se, nonostante
la stanchezza a fine giornata, riuscivano a passare qualche ora insieme
nella
sala comune.
L'universo
sembrò inviarle un segnale, quella domenica mattina di
fine novembre quando, mettendo il naso fuori dal dormitorio, i ragazzi
scoprirono che il mondo si era tinto di bianco.
Dopo colazione, c'era
già chi si divertiva a saltellare in mezzo
al mantello candido – non badando alle raccomandazioni di
Iida sul tornare a
finire i compiti e poi coprirsi bene per uscire. Eijirou e Hanta
avevano in
qualche modo trascinato persino Katsuki in mezzo al cortile e lo
volevano
convincere che per divertirsi in una guerra di palle di neve non doveva
per
forza uccidere qualcuno.
Alla fine il
rappresentante occhialuto ci aveva rinunciato, a
farsi ascoltare, ed era stato coinvolto nella battaglia tutti contro
tutti a
cui aveva dato il via non si sa bene chi. I diciannove adolescenti
– Tsuyu era
rimasta dentro per non rischiare l'ibernazione – avevano
dichiarato la tregua
solo quando i loro stomaci avevano avuto la meglio.
Mezz'ora più
tardi, Kyoka e Denki si ritrovarono a passeggiare
fianco a fianco nel cortile della U.A. su idea della violetta. I pochi
lampioni
presenti si stavano già illuminando, l'atmosfera era un po'
bigia e il buio non
avrebbe tardato a calare.
Camminavano fianco a
fianco, il biondo le aveva addirittura
avvolto un braccio attorno alle spalle e Jirou, sprofondata un cappotto
grande
il triplo di lei e in una sciarpa viola lunga un chilometro, non capiva
come il
ragazzo non soffrisse il freddo con la sua misera giacchetta.
Peccato che avesse preso
a soffiare un vento fortissimo, dalle
gelide folate che promettevano neve in abbondanza. Inutile che Kaminari
cercasse di far finta di niente, lei notò come si fosse
stretto nelle spalle
per il freddo.
Scemo,
la sciarpa... pensò la
violetta, ma constatò che le guance arrossate lo
rendevano ancora più carino.
– Certo che
sei proprio tonto, Kaminari – lo rimproverò, ma
non
risultò molto convincente dato che stava ridacchiando
– Così ti congelerai.
– È
che quando mi hai chiesto di fare una passeggiata mi sono
preparato in fretta e furia per uscire subito… –
cercò di giustificarsi
l'altro, mentre si strofinava le mani.
Kyoka sentì
il suo cuore perdere un battito: non era nulla di
speciale quella camminata, eppure aveva appena realizzato che non le
avrebbe
fatto lo stesso effetto se con lei ci fosse stato qualcun altro. Stava
avvampando.
Per distrarsi da quel
pensiero, sciolse in fretta e furia il nodo
della sciarpa e l'avvolse intorno a testa e collo del biondo,
sollevandosi
sulle punte per colmare la differenza di altezza. Fu un movimento
impetuoso, si
rese conto di essere a un centimetro da lui quando avvertì
il suo fiato sui
capelli. Si arrischiò ad osservare Denki: il rossore sul
viso non era più
dovuto solo al gelo.
Rimasero a fissarsi
così per una frazione di secondo, il mondo che
si riduceva solo alle pupille dell'altro. E poi Kyoka comprese.
Comprese che
nessun momento era banale se lo trascorreva con la persona che amava,
non
viveva in un film e non servivano situazioni particolari per esternare
un gesto
d'affetto quale un bacio.
In un battito di ciglia
azzerò la distanza tra lei e il ragazzo,
premendo le proprie labbra sulle sue. Il cuore era un tamburo e forse
era un
po' impacciata, ma ce l'aveva fatta; per una volta aveva compiuto lei
il primo
passo, aveva superato la timidezza e stava baciando Denki. La persona
che
rendeva tutto speciale.
.
.
Hola gente
Finalmente pubblico
anche il capitolo quattro, che è quello che mi ha mandato un
po' in crisi visto che non sapevo bene come svilupparlo. Il prompt
iniziale doveva essere neve, ma le uniche due situazioni a cui riuscivo
a pensare erano a) bacio sotto il vischio (decisamente no, visto che
faccio concorrenza al Grinch) oppure b) una battaglia a palle di neve,
che sarebbe stata la verrsione sotto zero dei gavettoni nel terzo
capitolo, quindi decisamente no.
Alla fine
l'illuminazione me l'ha data una mia amica, suggerendomi la situazione
cliché "da ribaltare": il capitolo è per te,
Auri, anche se non usi EFP e sei indietro anni luce con My Hero
Academia!
Ringrazio Juriaka
che ha recensito tutti e tre i passati capitoli e anche chi ha messo la
storia nelle seguite/ricordate/preferite.
RIngrazio chi
recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
|
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Capitolo 5 *** V - Vittoria ***
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Vittoria
[Tenersi
per mano]
Per
Denki, era normale intrecciare le proprie dita con
quelle di Kyoka tutte le volte che trascorrevano del tempo insieme.
Anche se
erano in pubblico.
Era
vero che la ragazza aveva un carattere piuttosto timido
e riservato, ma nel corso dei mesi e degli anni, dopo i primi rossori
per le
occhiate che dava loro la gente, anche per lei la cosa era diventata
un’abitudine, parte della routine.
La
nuova generazione di eroi dopo il ritiro di All Might
aveva fatto il suo debutto da all’incirca due anni e si stava
rapidamente
creando un suo nome tra il grande pubblico. Deku era già
piuttosto popolare, e
non se la cavavano male nemmeno Froppy o Shouto –
quest’ultimo soprattutto tra
le ragazze.
Pure
lui e la violetta stavano pian piano scalando la
classifica; gli eroi più esperti li prediligevano
soprattutto per le loro
abilità nella raccolta di informazioni e di interferenza,
sebbene avessero
dimostrato già un paio di volte le loro capacità
anche in uno scontro fisico.
C’era
stata un episodio in cui le loro agenzie si erano
trovate a dover collaborare per sgominare una banda specializzata nel
riciclaggio e, durante la caotica battaglia finale, Chargebolt ed
Earphone Jack
avevano combattuto fianco a fianco. Uno dopo l’altro, i
Villain erano stati
sconfitti, e in breve tempo erano sopraggiunti i giornalisti a
documentare
quanto accaduto.
Denki
non ci aveva nemmeno pensato, di riflesso, una volta
che era tutto finito, si era avvicinato a Kyoka e l’aveva
presa per mano,
stringendo le sue dita tra le proprie e infischiandosene di tutto il
resto
attorno a loro.
Sfiga
vuole che le telecamere li avevano inquadrati proprio
in quel momento e, da lì, nei giorni successivi era
scoppiato il putiferio. In
TV alcuni programmi di gossip se n’erano usciti con dei
titoli assurdi, roba
che aveva fatto sghignazzare persino Bakugou: “Nuove
fiamme anche fuori dal campo di battaglia?” era
quello che
l’aveva divertito di più. Per un periodo i ruoli
si erano invertiti; Katsuki se
la rideva – o, meglio, ghignava – e Kaminari
minacciava di fulminarlo sul posto
se non se ne fosse stato zitto.
La
cosa era andata avanti per un paio di settimane, fino a
quando l’interesse per la vita amorosa dei due aspiranti eroi
non era stato soppiantato
da un altro scoop più recente, in grado di calamitare verso
di sé l’attenzione
della massa. Con enorme sollievo di entrambi.
Tuttavia,
dopo questo avvenimento, la coppia non aveva
smesso di tenersi per mano anche in pubblico. Era un semplice gesto di
tenerezza, qualcosa che, passato il primo stupore iniziale, non era
più così
eclatante agli occhi degli affamati di gossip.
Meglio
così.
Non
era sicuro che ne potessero comprendere il reale
significato.
Afferrare
la piccola mano di Kyoka, percepire sulla propria
pelle il calore del suo palmo e il freddo dei suoi polpastrelli
– non importava
la temperatura esterna, erano
sempre congelati – voleva dire per Denki che avevano vinto.
Erano
sopravvissuti ad un’altra battaglia, insieme. Lei era
lì al suo fianco, sana e salva, e stava bene. Gli
accarezzava il dorso del
palmo con il pollice ed era come se glielo stesse scrivendo
sull’epidermide,
che erano di nuovo insieme e tutto era filato liscio e non bisognava
preoccuparsi più di niente.
Amava
il vigore con cui la violetta ricambiava la sua
stretta. Era la vittoria più bella.
.
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Hola gente
All'inizio questo
capitolo doveva focalizzarsi più sul gossip dei giornalisti
che vedevano Denki e Kyoka tenersi per mano, ma poi mi sembrava di
cadere nel banale e soprattutto mi sono detta che i media non si
sarebbero davvero concentrati così tanto su due novelli
eroi, quindi il tutto sembrava poco credibile...
Spero che questa
variante possa piacere comunque (quanto mi sono divertita a scrivere di
Bakugou che sghignazza prendendo in giro Kaminari!)
Un grazie speciale
va a Juriaka, che sta seguendo e
supportando questa raccolta sin dall'inizio!
Ringrazio chi
recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
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Capitolo 6 *** VI - Abbraccio ***
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Abbraccio
[Farsi le coccole]
In
tre anni di allenamento con i migliori professori alla
U.A., la capacità uditiva di Kyoka aveva fatto passi da
gigante. Nulla poteva
sfuggirle, nemmeno il più piccolo e lontano sussurro o il
passo più leggero e
prudente – Denki ogni tanto ridacchiava e diceva che il suo
orecchio era una
specie di antenna parabolica.
Il
problema di possedere un udito sopraffino era che la
violetta poteva sentire davvero tutto.
Anche lo scrosciare del’’intenso acquazzone al di
là dei finestroni del
dormitorio della classe 3-A.
Alla
ragazza piaceva la stagione fredda – fatta di nevischio
e ghiaccio, erba coperta di brina all’alba, buio
già nel pomeriggio, maglioni
oversize e fumanti tazze di cioccolata con la panna o tè
caldo –, tuttavia i
temporali invernali proprio non le andavano giù. La pioggia
fitta, l’umidità ed
il freddo che non lasciava la presa nemmeno se si appoggiava per intero
al
termosifone bollente.
Ovviamente,
in quel tardo pomeriggio di metà gennaio,
l’universo aveva pensato bene di concludere al meglio una
giornata già di per
sé massacrante.
La
violetta si era attardata un attimo a scuola perché
doveva discutere del suo tirocinio con Present Mic e i compagni
l’avevano
preceduta nel ritorno. E come da copione, quando doveva tornare a casa
lei, una
fitta coltre d’acqua non le permetteva di vedere al di
là del proprio naso e
oltre allo zaino non aveva nient’altro con cui ripararsi.
Dall’istituto
ai dormitori di solito ci impiegava circa dieci
minuti camminando; nonostante la corsa, con quel tempaccio ci mise lo
stesso
tempo, il necessario per infradiciarsi fino al midollo.
Kyoka
era filata dritta a cambiarsi, ignorando le occhiate a
metà tra lo stupito e il divertito che le avevano regalato
gli amici in sala
comune; non si era accorta che Denki l’aveva seguita fino a
quando non aveva
avvertito i suoi passi dietro di sé, ma non aveva detto
nulla ed era entrata in
bagno. Si era infilata in fretta pantaloni della tuta e felpa,
godendosi la
piacevole sensazione del tessuto asciutto sulla pelle, e aveva buttato
in un
angolo gli indumenti zuppi.
Il
biondo si era seduto sul letto finché l’aspettava
e aveva
un plaid – preso dall’armadio –
appoggiato sulle ginocchia.
Le
labbra della corvina si distesero in un sorriso sincero:
stavano insieme solo da poco più di un anno, eppure Denki
sembrava conoscerla
da una vita. Era consapevole di quanto le desse fastidio il freddo
umido e al
contempo conosceva alla perfezione il suo lato più
affettuoso, quello che Jirou
non mostrava quasi mai in pubblico. E sapeva esattamente come
conciliare le due
cose.
Così
si erano stesi sul letto della ragazza, con Kaminari
supino e lei appoggiata sul suo petto, la coperta tirata su fin quasi i
suoi
capelli viola arruffati. Kyoka gli aveva abbracciato il torso,seguendo
coi
polpastrelli le linee dei suoi muscoli; l’eroe elettrico non
era robusto come
Deku o Kirishima – i cui quirk si basavano soprattutto sulla
potenza –,
tuttavia il suo fisico snello era ben definito e la giovane lo adorava
da
matti.
Il
calore del corpo di Denki era avvolgente, creava una
sorta di tiepido guscio protettivo solamente intorno a loro, mentre
tutto il
resto veniva tagliato fuori, isolato lontano.
Con
il viso appoggiato nell’incavo della spalla del ragazzo,
Jirou perse la cognizione del tempo. Si perse ad ascoltare il suo
battito
cardiaco regolare, rassicurante. Solo l’universo sapeva
quanto amasse quel
ragazzo, si sentiva così fortunata ad averlo al suo fianco.
Le
sembrò di rimanere così solo per poco, e invece
quando
vennero risvegliati dal bussare alla porta, la voce di Momo
annunciò loro che
la cena era pronta; era già trascorsa più di
un’ora.
Ma
nessuno dei due aveva molta voglia di alzarsi, stavano
troppo bene in quella posizione. E, in fondo, la cena altri cinque
minuti
poteva benissimo aspettarli.
.
.
Hola gente
I'm still alive
yeaahh... Sono determinatissima a completare questa challenge e siamo
solo a 6 step su 10 quindi state pur certi che non vi liberete di
questa shitty raccolta così
facilmente
Con il capitolo
precedente ero saltata dal secondo anno direttamente a quando sono dei
pro heroes, mentre qui siamo di nuovo alla UA e finalmente vediamo un
episodio di sto benedetto ultimo anno.
Niente, non so che
altro dire se non ringraziare di nuovo Juriaka per aver recensito anche
lo scorso capitolo.. è bello avere un continuo feedback per
questa raccolta, thanks a mille <3 (fare la triennale in inglese
non mi fa bene. E sono solo al primo anno damn)
Ringrazio chi
recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
|
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Capitolo 7 *** VII - Musica ***
.
.
Musica
[Fare l'amore]
Nel
corso degli anni era migliorato molto come chitarrista,
se la cavava abbastanza bene con entrambe le versioni –
classica ed elettrica –
dello strumento. Ad impartirgli lezioni private, sin da subito dopo il
festival
scolastico, era stata proprio Kyoka.
La
passione per la musica della ragazza era qualcosa che lo
lasciava incantato ogni volta, per l’impegno e il cuore che
lei ci metteva
sempre quando si toccava l’argomento. Denki amava come le
brillassero gli occhi
e le labbra si incurvassero verso l’alto in un sorriso
stupendo, uno di quelli
che riusciva a rallegrare una giornata davvero no.
E
poi quando cantava…! La voce di Earphone Jack era una
sorta di balsamo lenitivo. Nei primi periodi della loro relazione,
Kyoka si
imbarazzava spesso e volentieri se sapeva che qualcuno stava ad
ascoltarla
mentre cantava e Kaminari non faceva eccezione.
Con
i mesi e gli anni, però, si era sempre più
lasciata
andare e ormai il biondo non era più solo il suo spettatore
fidato: non era
raro che la accompagnasse con la chitarra o che le desse una mano sia
con i
testi che con gli arrangiamenti. Una coppia sia nel mondo degli eroi
che nel
mondo della musica. A Denki piaceva sapere che insieme potevano creare
qualcosa
di buono per se stessi e gli altri: una città senza
criminali o una melodia
orecchiabile, forse alcuni potevano criticare ma ai suoi occhi non
faceva molta
differenza. Si trattava pur sempre di un’opera tutta loro.
C’era
però un’unica musica che Chargebolt voleva
ascoltare
quando lui e Kyoka erano da soli, in un momento intimo che apparteneva
solamente a loro, ai muri della loro casa e alle lenzuola del letto che
dividevano. Era qualcosa che realizzavano loro due e nessun altro,
lontano
occhi indiscreti.
Sospiri
di piacere, gemiti mal trattenuti, due voci che nel
momento finale gridano una il nome dell’altra, un abbraccio
amorevole, un
mormorio tra una carezza e un’altra ancora sussurrato prima
di cedere il passo
al sonno.
Fare
l’amore con la corvina era come scrivere uno spartito
usando sempre le stesse note, ma ottenendo in qualche modo mille
risultati
tutti diversi e comunque tutti favolosi. Era una perfetta unione,
quella tra il
suo timbro e quello della ragazza. Note roche e acute, suadenti e
graffianti, si
mescolavano in armonia con infinite combinazioni che il biondo amava da
impazzire.
C’era quel tono che
entrambi usavano per provocare l’altro e che aveva il potere
di mandarlo subito
al limite, perché la voce di Kyoka era terribilmente
sexy quando parlava in quel modo, o quello di quando la
passione aveva
ormai preso il sopravvento in tutto il loro essere e c’era
spazio solo per
ansiti spezzati e frasi sconnesse.
E
come ogni melodia che si rispetti, c’era un ritmo di
sottofondo che scandiva ogni suono, coordinava ogni movimento. Il tempo
era
dettato dal sangue che rombava nelle orecchie con lo stesso fragore di
quando i
piatti di una batteria venivano scossi e dal cuore che batteva
infuriato nel
petto. Sottolineava i pezzi più importanti accelerando come
una saetta, poi si
acquietava e solo poggiando l’orecchio sul torace di Kyoka
riusciva a sentirlo,
subito dopo ripartiva rapido più che mai e pareva voler
sovrastare ogni altro
singolo suono.
Denki
e Kyoka erano sia musica che musicista nello stesso
istante, sapevano tirare fuori il meglio della loro metà e
da comune “atto
carnale con dei sentimenti alla base” lo trasformavano in una
meraviglia, in
un’opera d’arte per se stessi e l’altro.
Erano
una combinazione di suoni che diventava infinite musiche
irripetibili e questo, se possibile, gli faceva amare la piccola
corvina ogni
volta sempre di più.
.
.
Hola gente
Questo piccolo
capitoletto era pronto da mesi, un bel file Word sul mio pc che tra
mille bagoli - il pc muore, la stnachezza, altre rogne varie - non ho
mai trovato il tempo di pubblicare... Finalmente ce la faccio, alleluia!
Non sono molto
soddisfatta del risultato finale, ma è senz'altro la
migliore versione che sono riuscita a buttare giù... Questo
capitolo è riuscito a mandarmi un po' in blocco...
L'html fa sempre
quello che vuole quindi spero che il testo non risulti tutto sballato -
in caso contrario mi sentirete smadonnare in lontananza...
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e
basta
Alla prossima gente
Adios
|
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Capitolo 8 *** VIII - Normalità ***
Normalità [Conoscere gli amici]
La cosa che aveva lasciati tutti più di stucco era stato che Bakugou accettasse senza dilungarsi in troppe lamentele o insulti vari. Aveva sbuffato, roteato gli occhi e mugugnato solo qualcosa di poco conto, prima di cedere quasi subito alle suppliche delle comparse che “era costretto” a definire amici.
Così, a una settimana esatta dall’inusuale episodio, tutto il gruppo si era ritrovato poco dopo le undici e mezza nel cortiletto sul retro del condominio dove suddetto biondo abitava, e dove era presente un piccolo barbecue a carbonella.
Kyoka si era stupita di come ci fosse voluto loro poco per sistemare sedie e tavolo di plastica, e per imbandire quest’ultimo con gli antipasti che ognuno aveva portato. Non era la prima volta che l’eroina del suono usciva con il gruppo di – adesso ex – compagni di classe, ma di solito il caos la faceva così da padrone che era quasi impossibile avere tutto a posto in un lasso di tempo inferiore ai tre quarti d’ora abbondanti.
La scena più degna di nota era stata quando Sero e Kaminari, ma in realtà un po' tutti loro, avevano punzecchiato Bakugou per il suo grembiule molto fashion con i volant rossi e una grossa stampa di All Might in stile pop art. L'eroe esplosivo aveva reagito al suo solito, elargendo minacce di morte a destra e a manca, e come deterrente aveva fatto scoppiare qualche scintilla sui palmi. Solo per tirare una sequela di parolacce irripetibili quando le sue esplosioni avevano quasi alzato la fiamma del barbecue e bruciato la carne che lui si era impuntato a voler tenere d'occhio di persona, dato che – testuali parole – "con voialtre comparse da due soldi rischiamo di mangiare pezzi di carbone bruciati!"
Tape e Chargebolt colsero l'occasione per lanciargli ulteriori frecciatine, ma Katsuki si sforzò di ignorarle per concentrarsi sul suo importante compito, e ben presto anche i due vennero fatti tornare al lavoro dai jack di Kyoka, gli scappellotti di Mina e le occhiatacce di Kirishima.
Mentre costine e salsicce cuocevano sotto l'occhio vigile di Bakugou, seduto un po' di sbieco per poter essere a metà tra il tavolo e il barbecue, il gruppo di amici aveva cominciato a passarsi vassoi e piatti colmi di torte salate, tramezzini e altri stuzzichini vari.
Potevano sembrare sei ragazzi che si riunivano nel weekend quando non erano impegnati in ufficio, come una rimpatriata tra persone normali, un momento banale che avrebbe potuto essere ricreato un fine settimana sì e l'altro pure. Ma la verità era che la coincidenza di tutti i loro turni con giorno libero quella domenica era stato un evento da segnare sul calendario, qualcosa che capitava ogni allineamento astrale.
Jirou era fiera che lei e i suoi amici rientrassero tra i migliori Pro Heroes dell'intera nazione – Bakugou era il Numero Due, e ovviamente non la finiva mai di tirare parolacce a Deku perché lo superava – ed era soddisfatta di poter fare il lavoro che aveva sempre sognato sin da ragazzina. Tuttavia c'erano certi momenti in cui si sentiva schiacciata dalle alte aspettative che le persone riponevano in lei, e nemmeno il conforto che Denki le regalava a casa riusciva ad alleviare il desiderio di potersi sentire una persona normale, senza alcuna responsabilità, almeno per poco.
Le uscite come quella rappresentavano la sua bolla di sollievo, per ventiquattro ore la estraniavano dal mondo esterno, la facevano una comune ragazza che viveva la sua vita e si divertiva senza alcuna ombra a oscurarle la mente.
Era grata di essersi avvicinata a Kaminari e alla sua caotica cerchia di amici, quando ancora frequentavano la U.A. Quel gruppo così sgangherato si era rivelato come una seconda famiglia, tirandola su di morale ogni qual volta non fosse stata bene e continuando a regalarle risate e serenità ancora adesso.
Hola gente
Da quanto tempo è che non aggiorno questa raccolta? Mi sembra passato un secolo... Questo capitolo forse è un po' troppo melenso e mi sembra sia venuto un pochino corto, ma ho avuto qualche difficoltà con questo prompt - oltre che un blocco dello scrittore durato pure fino a quest'estate (spero di non metterci tempi biblici anche per le ultime due parti)
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios |
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Capitolo 9 *** IX - Figuraccia ***
Figuraccia [Cena in famiglia]
Forse Denki non avrebbe dovuto dirlo. A giudicare dalle facce sbigottite di Mika e Kyotoku Jirou, non avrebbe proprio dovuto aprire bocca.
La cena stava anche andando bene fino a quel momento. Certo, all’inizio era stato un fascio di nervi, rigido e agitato al pensiero di dover ufficialmente incontrare i genitori della sua ragazza. Ma poi Kyoka l’aveva rassicurato poco prima di entrare nell’appartamento dei suoi, e anche Mika e Kyotoku si erano rivelati delle persone divertenti e cordiali. Nulla a che vedere lo scenario scomodo e imbarazzante che – forse più di una volta da quando si Jirou gli aveva annunciato quella cena – lui si era immaginato.
I coniugi li avevano accolti nella loro abitazione al terzo piano con calore, metaforico e no. Denki aveva lasciato il suo ombrello bagnato fradicio nel portaombrelli sul pianerottolo esterno, mettendo poi piede in un ingresso piccolo ma ordinato, dove aveva lasciato scarpe e cappotto. Il vestibolo si apriva su un open space comprensivo di soggiorno e sala da pranzo, arredati con colori chiari e luminosi. La cucina era invece semi-nascosta alla vista, in una rientranza sull’angolo destro dell’ambiente.
L'ambiente accogliente, però, si era raggelato di colpo quando aveva pronunciato quella frase. Il padre di Kyoka gli aveva fatto una semplice domanda e lui aveva aperto bocca senza riflettere. Una figura di merda più colossale di quella non avrebbe potuto certo farla. Deglutì a vuoto e studiò il fondo del piatto, trovandolo all’improvviso parecchio interessante.
Che cosa aveva appena detto? Sul serio aveva pronunciato quelle parole?
Voleva prendersi a calci da solo. Alla curiosità del padre della propria ragazza se avesse progetti personali per il futuro, nessuna persona sana di mente avrebbe risposto con nonchalance che non sapeva ancora dove sarebbe andata a parare. Era come mettere nero su bianco che non si aveva intenzioni serie con il partner, nonostante fosse – come nel caso di Denki – tutto il contrario.
Kaminari e Jirou erano fidanzati da anni; tra vari alti e bassi stavano insieme sin dalle superiori e più passava il tempo, più il biondo era convinto che vicino a quella ragazza lui ci volesse stare fino alla fine dei suoi giorni. Quello a cui si era riferito nella sua replica era che non sapeva dove sarebbe capitato in termini di agenzia.
– Cosa c... – cominciò Kyotoku, l’espressione visibilmente contrariata, ma per fortuna intervenne Kyoka a placare gli animi.
– Ultimamente ci sono stati parecchi problemi nell’agenzia in cui lavora! – spiegò la violetta, posando la mano sul braccio di Kaminari seduto alla sua destra. – Me l’ha raccontato, non sa dove andrà a parare perché non sa se lasciare la sua agenzia o meno. Nonostante ce ne siano altre a cui potresti unirti. – concluse alla fine, rivolgendogli un’occhiata eloquente.
In effetti, la situazione era grossomodo quella; lui era parecchio confuso sul da farsi, sebbene la fidanzata si ostinasse a ripetergli che poteva rivolgersi all’agenzia di lei. Denki continuava a non esserne del tutto sicuro. Non la smetteva di valutare i pro e i contro che lasciare la sua organizzazione e unirsi a quella di lei avrebbe comportato.
Il biondo si grattò la nuca, imbarazzato. – Prima ho parlato di riflesso senza spiegarmi a dovere, mi spiace. – si scusò, accennando un sorrisetto tirato. – Questa storia dell’agenzia sa essere un po’ frustrante a volte... Comunque, voglio scalare i ranghi e diventare un eroe ancora migliore...
– Non sono tanto diverse dalle mie aspirazioni – commentò Kyoka, con un sorriso rivolto ai genitori.
L'espressione di Kyotoku si rilassò e anche Mika smise di studiarlo con aria sospettosa, mentre l’atmosfera tornava più calorosa. L'uomo tossicchiò, cercando di ridarsi un contegno – nonostante fosse Denki quello che stava morendo maggiormente dall’imbarazzo – e la donna sviò la conversazione domandando chi volesse un altro giro di secondo. Il biondo fu più che contento di offrirsi volontario.
Kyoka, con i suoi modi sarcastici e canzonatori, gli avrebbe rinfacciato a vita la figuraccia di quella sera, ne era sicuro. Ma l’amava anche per questo. E, per sua fortuna, il resto della cena con i suoi futuri – sperava – suoceri proseguì senza ulteriori intoppi.
Hola gente
Questo capitolo non mi soddisfa appieno, ma è la versione migliore di tutti quelli che sono riuscita a buttare giù perciò la pubbliico lo stesso. Forse è un po' sempliciotto, ma volevo attuare qualcosa di diverso dal classio stereotipo dei futuri suoceri banali (il padre ostile verso il ragazzo e la madre invece dolce e gentile) quindi mi sono inventata questa specie di malinteso
Non ho molto altro da aggiungere, ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios |
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Capitolo 10 *** X - Istinto ***
Istinto [Proposta di matrimonio]
Quella sera Kyoka tornava a casa da un doppio turno massacrante finito parecchio tardi, perciò la prospettiva di una doccia bollente, una cena nutriente e il materasso morbido sotto la schiena era parecchio allettante. Come sempre, l’universo si divertiva a mandare ogni piano allo scatafascio, perché aveva ben pensato di diluviare proprio quando lei doveva uscire dall’agenzia – ormai deserta – e dirigersi a casa. E ovviamente, qualcuno le aveva fregato l’ombrello.
Poteva restare nell’atrio ad aspettare che il nubifragio calasse via, o poteva tentare di beccarsi una polmonite colossale e sfrecciare sotto il muro d’acqua fino alla fermata del bus. No, nonostante fosse aprile, decisamente l’ultima non era un’opzione.
Mandò un messaggio a Denki avvisandolo che avrebbe tardato il suo rientro e, insonnolita, trascinò i piedi di nuovo fino all’atrio dell’agenzia.
Per quasi trenta minuti si dovette rassegnare alla misera compagnia di uno stupido gioco che aveva scaricato sul cellulare, perché il temporale non accennava a passare. Anzi, sembrava essersi pure accanito ancora di più, con tanto di tuoni e fulmini.
Per questo sobbalzò spaventata quando qualcosa di grosso si schiantò abbastanza violentemente contro la porta fumé dell’ingresso. Il boato fu seguito da un rumore indefinito che si disperdeva tra lo scroscio della pioggia, e solo dopo qualche secondo arrivarono anche i colpi. Era una persona. Qualcuno stava battendo un palmo contro la vetrata con un ritmo piuttosto insistente.
Kyoka scattò subito ad aprire per aiutare chiunque ci fosse dall’altra parte, e rimase parecchio stupita nel trovarsi di fronte Denki.
– Ma che diavolo...? – riuscì appena ad articolare, prima di scostarsi per lasciar entrare il fidanzato. Fu solo dopo aver chiuso la porta che completò la frase: – Ma che diavolo ci fai qui? Con questo tempaccio, poi?
– Sono venuto a prenderti!
Il cuore della ragazza saltò un battito a quella risposta così semplice e disarmante. Solo in quel momento mise a fuoco l’ombrello a quadri fradicio che il biondo reggeva in mano. In effetti, aveva gocciolato da quando Denki era entrato.
– È passato un bel po’da quando mi hai scritto e ancora non accenna a calare – si spiegò meglio l’eroe elettrico. – E oggi per te dev’essere stata una giornataccia pesante. Non mi va che resti qui ad aspettare, finché io invece sono comodo a casa al calduccio senza fare niente. – le passò l’ombrello. – Se stiamo in due ci laviamo entrambi, io posso stare sotto l’acqua finché lo usi tu, che tanto a me i fulmini non danno certo problemi.
Kyoka era senza parole; stavano insieme da anni e lo conosceva ancora da più tempo, ma Denki riusciva sempre a sorprenderla. Un piacevole calore si diffuse dal centro del petto fino a raggiungere le guance e la punta delle orecchie, mentre un sorriso le nasceva spontaneo sulle labbra.
– Non ti daranno fastidio i fulmini, ma finirai con una polmonite lo stesso! – obbiettò.
Perché Kaminari era un inguaribile romantico, sì, ma restava ancora anche il suo idiota. E l’immunità alla febbre non l’aveva ancora sviluppata.
– Sciocchezze, ho un sistema immunitario di ferro, io!
Jirou non era abbastanza lucida da ribattere a tono e affossare la vanità di Kaminari con la sua logica, convincendolo a dividere l’ombrello con lei; era stanca morta e la razionalità faticava a stare dietro a ogni singola idea che le passava per il cervello. Così si ritrovò a pronunciarlo ancora prima di realizzarlo.
– Sposami.
– ...cosa?
Kyoka avvampò. Era stato istintivo, una singola parola che non le sarebbe scappata se la trama logica dei suoi pensieri fosse stata quella di sempre. Però era seria nell’averlo pronunciato, era da parecchio che ci rifletteva e quel momento, quel singolo momento all’apparenza così insignificante, era stato l’input decisivo per convincerla. Voleva davvero quel ragazzo al suo fianco per la vita.
– Io, ah... uh... lo intendo davvero. È con te che voglio stare. E... uhm, ecco... – diamine, perché doveva arrossire come una dodicenne alla sua prima cotta?
– Anche io voglio passare il resto della mia vita con te. – Kaminari ruppe finalmente i suoi balbettii scomposti.
Alzando lo sguardo dal pavimento per osservarlo, Kyoka si rese conto che il viso del ragazzo era attraversato da uno di quei sorrisi radiosi che amava tanto, e che gli occhi chiari scintillavano nella penombra dell’atrio. Forse era addirittura arrossito, ma era difficile a dirsi.
Con un breve passo, azzerò la distanza tra i loro corpi, circondando il busto di Kyoka con le braccia. Earphone Jack si sentì riecheggiare il cuore fin nel profondo delle ossa: come riusciva quella semplice vicinanza a farla sentire in quel modo, come una sedicenne ubriaca d’amore, nonostante fossero una coppia fissa da ormai quasi sei anni? Stava succedendo davvero?
– Cavoli, mi hai battuto sul tempo, Kyo – rise Denki, appena a un centimetro dalle sue labbra. – E io che volevo farti una proposta come si deve, aspettando il momento giusto con l’anello e tutto... Però, in effetti, non esiste il momento giusto.
Kyoka poteva perdersi in quelle pozze dorate, le sembrava di poter sciogliersi da un momento all’altro. Voleva dannatamente afferrarlo per la maglia e baciarlo lì, seduta stante, come se non fossero stati nella hall di un’agenzia di eroi chiusa e fuori non stesse venendo giù il finimondo.
– Avrei dovuto dare retta al mio istinto e muovermi prima. – sussurrò Denki, solo per lei. – Sì, Kyoka Jirou, ti sposo. Voglio stare per sempre con te.
E quando piegò appena la testa per annullare lo spazio che c’era tra le loro labbra, alla violetta parve di poter toccare il cielo con un dito.
Chi se ne frega se gli aveva appena fatto la proposta lei, senza manco un anello, in piedi, con l’aspetto fisico vagamente simile a quello di uno straccio e con addosso la stanchezza sfibrante di un doppio turno di pattuglia. A chi importava che Denki fosse uscito di casa in fretta e furia, con addosso i primi pantaloni della tuta trovati in giro, e in mano un ombrello fradicio?
Era tutto fuori dagli schemi ordinari, era arrivato di getto seguendo il puro istinto. Ma nemmeno loro erano ordinari, e per questo a entrambi andava più che bene così.
Heilà gente Oddio è finita. Non ci credo manco io. Dopo tre anni che sto dietro a questa raccolta, finalmente posso mettere la spunta "completa", è un miracolo Mi è venuta parecchio più lunga delle altre parti, più che altro perché ero ispirata e perché, dai, è l'ultimo capitolo e vista la tematica dovrebbe essere per antonomasia quello più fluffoso... circa Il fluff da cariare i denti non è proprio la mia specialità (angst per tutti, olé!) e soprattutto, dati i personaggi, non ce li vedevo per niente a fare una proposta di matrimonio classica. Per cui, sì, prendendo spunto anche da roba che ho visto girando su internet al posto di studiare ecco qui questo capitolo conclusivo La KamiJirou non se la caga più quasi nessuno nel fandom - sarò rimasta indietro io boh - ma vabbé, a voi poche anime che hanno avuto comunque voglia di leggere spero che la raccolta sia piaciuta Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta Alla prossima gente Adios |
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