Dieci dei nostri passi

di cabin13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Match ***
Capitolo 2: *** II - Protezione ***
Capitolo 3: *** III - Gavettoni ***
Capitolo 4: *** IV - Sciarpa ***
Capitolo 5: *** V - Vittoria ***
Capitolo 6: *** VI - Abbraccio ***
Capitolo 7: *** VII - Musica ***
Capitolo 8: *** VIII - Normalità ***
Capitolo 9: *** IX - Figuraccia ***
Capitolo 10: *** X - Istinto ***



Capitolo 1
*** I - Match ***


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Match
[Primo incontro]

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Il loro secondo festival sportivo era terminato da poco, perciò la classe A del corso per eroi della U.A. non aveva messo in conto che quel giorno il professor All Might proponesse loro degli incontri a coppie. Per verificare i progressi compiuti durante gli stage, erano state le parole dell’ex Simbolo della Pace, un sorriso stampato in faccia e il pollice sollevato a fare il segno dell’okay.

C’era chi non vedeva l’ora di menare le mani come Katsuki – desideroso di suonarle di santa ragione a Deku e Mezzo e Mezzo – e altri, tipo Mineta, che erano stufi marci di tutti questi combattimenti e speravano invece in un’esercitazione di salvataggio.

Le coppie erano state sorteggiate casualmente ed alcuni risultati si rivelarono parecchio curiosi: Tsuyu doveva vedersela contro Shoji, Mineta per sua gioia avrebbe affrontato Momo, Mina era contro Deku e Sato combatteva con Hagakure. Erano turni in cui ogni possibilità era più che aperta.

Però l’unico abbinamento che gli aveva fatto venire voglia di sbattere la testa contro il muro era stato il suo: perché proprio contro Kyoka? E perché proprio il primo incontro?! Non aveva avuto nemmeno molto tempo per prepararsi psicologicamente a quest’idea che già il professore li aveva fatti scendere in campo.

Adesso erano lì, nel Ground Beta a cercare di prevalere l’uno sull’altra e nel contempo evitare di causare troppi danni agli edifici circostanti – ognuno doveva vedere il suo avversario come il villain della situazione, per questo bisognava dare il proprio massimo per fermarlo.

Stavano combattendo da dieci o quindici minuti, Denki non avrebbe saputo dirlo, ma la situazione sembrava proprio non voler sbloccarsi. Jirou lo stanava ovunque si nascondesse per calmarsi un secondo ed elaborare un nuovo piano, sebbene gli attacchi della violetta venissero per la maggior parte schivati, e lui non riusciva ad indirizzarle contro una scarica abbastanza potente da stordirla: ogni volta finiva per bloccarsi.

Ma quale entità lassù nell’universo si era divertita a farlo scontrare con l’unica ragazza su cui non avrebbe mai alzato un dito?!

Evitò con una semi-piroetta due jack diretti verso il suo torace e in un movimento fulmineo si portò alle spalle della giovane. Kyoka se ne accorse, ma il suo tempo di reazione fu troppo lento; sebbene non fosse muscoloso come Sato o Kirishima, il biondo era comunque più forte di lei e in un battito di ciglia si ritrovò intrappolata nella sua presa.

Jirou era parecchio testarda e non accennava a demordere, voleva vincere ed aveva ancora tempo; All Might non aveva proclamato concluso l’incontro.  Inoltre, era parecchio imbarazzante come Kaminari l’aveva immobilizzata – era vicino, troppo vicino e ringraziò che gli stesse dando le spalle così almeno non poteva vedere il lieve rossore sulle sue gote.

Doveva liberarsi…!

Alla fine, in qualche modo il suo piede intaccò l’equilibrio dell’eroe elettrico, già instabile per la posizione in cui si trovava. Denki imprecò e si bilanciò, ma Kyoka non aveva ben calcolato la sua caduta e gemette per la sorpresa quando lui la trascinò con sé nel ruzzolone sul duro asfalto.

Nessuno dei due capì bene come, ma con tutto lo spazio in quella strada finirono per ritrovarsi con il biondo in una posa molto equivoca a cavalcioni sulla violetta, i polsi di lei stretti tra i suoi palmi e i loro nasi ad un pelo di distanza. L’imbarazzo si diffuse sui volti di entrambi e il cuore di Chargebolt fece una capriola non appena la più piccola, le gote che rasentavano il bordeaux, distolse lo sguardo dalle sue pupille dorate.

Aveva abbassato la guardia, Denki, perciò non era pronto quando i jack di Kyoka saettarono all’improvviso verso il suo viso e lo centrarono in pieno riducendolo ad un cumulo di lamenti di dolore.

Il primo match lo vinse Earphone Jack, ma Denki era soddisfatto di aver potuto incontrare per la prima volta, anche solo per pochissimi attimi, una Jirou del tutto nuova, molto più timida e adorabile rispetto alla solita maschera di sarcasmo ed indifferenza che tutti erano abituati a conoscere.

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Hola gente
Come primo incontro tra Denki e Kyoka, per il primo capitolo, non ho voluto scrivere della primissima volta in cui si sono visti perché oltre a sembrarmi abbastanza banale, non è che ci sia molto da dire: si saranno trovati in classe il primo giorno di scuola esattamente com'è accaduto a Deku e Uraraka nell'anime/manga e sarà stato forse anche meno emozionante.
Ho provato a dare un'intrepretazione diversa a quel "primo incontro"... Quella proprio letterale (il primo combattimento) e una un po' più profonda: Denki "incontra" per la prima volta il lato più timido e femminile (chiamiamolo così) di Jirou, un lato nuovo visto che di solito lei si mostra sarcastica con gli altri e difficilmente si apre a rivelare le sue emozioni.
Ringraziò chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 2
*** II - Protezione ***




Protezione
[Incrociare gli sguardi]

 

Gli studenti e i professori del liceo U.A. non si sarebbero mai aspettati un attacco di quelle proporzioni. Non era come alla USJ o durante il ritiro nei boschi; la Lega dei Villain era molto più organizzata e tutti i suoi combattenti risultavano piuttosto forti, non semplici criminali che anche un allievo del primo anno avrebbe potuto stendere.

Il numero di nemici era esorbitante, troppo elevato perché se ne potessero occupare i soli eroi presenti a scuola e nei dintorni; era stato dichiarato lo stato di emergenza, si attendevano rinforzi da ogni città limitrofa e gli studenti dotati di licenza provvisoria avevano l'autorizzazione ad intervenire – difendere e portare in salvo i compagni delle altre sezioni, questo il loro compito.

Kyoka, con non poca fatica dato che non indossava nemmeno il suo costume per intero, aveva appena messo KO due tizi che si stavano accanendo contro dei ragazzini del dipartimento di Management del primo anno. Ordinò a questi ultimi di dirigersi verso il cancello d'uscita senza passare per il mezzo del cortile, inmodo da evitare la zona fulcro della battaglia; non li accompagnò lei stessa perché poco distante notò Toru – con indosso solamente la gonna della divisa scolastica – e Tokoyami in difficoltà contro un avversario con un quirk di fuoco piuttosto distruttivo. La ragazza invisibile e l'eroe oscuro faticavano a trovare una breccia per attaccare con efficacia, l'aiuto della corvina forse poteva ribaltare la situazione, o almeno smuovere le cose.

Earphone Jack si assicurò che i ragazzini fossero andati via e che nessun Villain incombesse su di loro, dopodiché scattò verso i suoi amici.

Ignorò le altre battaglie intorno a lei, focalizzata solo su Tsukoyomi ed Invisible Girl; schivò un gigantesco energumeno prima che quello si potesse accorgere di lei, ed evitò per un soffio la mazza rotante di un tizio simile alla brutta copia di una scimmia – l'arma le passò ad un millimetro dal viso, Kyoka poté quasi contare le venature sul legno.

Mancavano pochi passi per raggiungere i compagni di classe, già percepiva sulla pelle il calore delle fiamme del criminale, L'uomo non l'aveva ancora notata, poteva sfruttare l'effetto sorpresa per stenderlo con i suoi lobo-jack. I cavi si stavano già allungando, solo un paio di metri...

Accadde tutto con la velocità di un flash. Un urlo disumano, quasi animalesco, rumore di statico, poi un altro grido e una forte esplosione. Sentì i propri capelli rizzarsi sulla nuca.

Qualcosa sulla destra la urtò da dietro e lei finì con le ginocchia per terra. Lo spostamento d'aria dello scoppio la costrinse a ripararsi la testa, perciò perse di vista i due compagni. Ma che diamine stava succedendo?!

Quando alzò di nuovo lo sguardo, un sussulto scosse le sue esili spalle e il battito cardiaco parve accelerare ancor di più.

Riconosceva quella zazzera di capelli biondo grano e la giacca nera a strisce bianche a meno di cinquanta centimetri da lei. Era Denki Kaminari, sicuro, eppure quasi non sembrava più lui: era girato di tre quarti e le dava le spalle, il peso premuto sopra un Villain accasciato al suolo per tenerlo fermo. Gli stava torcendo un braccio, in modo che mollasse il pericoloso coltello nella sua mano.

– Non. Osare. Toccarla. – emise un ringhio talmente basso che persino lei temette di esserselo sognato.

L'aura che emanava era terrificante, non l'aveva mai visto così; sapeva che teneva molto ai suoi amici – Eijirou aveva detto a Mina che poi lo aveva raccontato alle ragazze cos'era accaduto il primo anno all'esame per la licenza provvisoria – ma non era mai stato così feroce. Se non avesse saputo che le aveva appena salvato la vita, Kyoka avrebbe avuto davvero paura.

Denki ruotò di poco il viso, e per un brevissimo istante pupille dorate si incrociarono con il blu delle sue. Uno sguardo che voleva dire tutto, Impeto per il combattimento, furia, rabbia e determinazione. Ma anche tanto, tanto affetto e il terrore di perdere la persona da lui amata.

Qualcosa di sconosciuto si smosse in lei e si maledì per essere arrossita come la protagonista di un manga shoujo in un momento per niente adatto. Borbottò un grazie a mezza voce e tornò a correre verso Tokoyami e Hagakure, il cuore che batteva fin troppo forte.

Sapeva, comunque, che la questione non sarebbe finita lì.




Hola gente
In origine questo capitolo doveva essere un Traitor!AU con Denki che incrocia lo sguardo di Kyoka e, nonostante stiano da due parti contrapposte, lei gli legge negli occhi e capisce che comunque lui ci tiene davvero a lei,ma poi ho scartato l'idea perché avrebbe scombinato il mio piano di raccontare (in ordine più o meno cronologico) dieci episodi importanti sull'evolversi della loro relazione...
L'esercito di Villain menzionato all'inizio si rifersice ad uno degli ultimissimi avvenimenti del manga, ma non l'ho reso troppo specifico per non fare spoiler.
Finalmente sono riuscita a sistemare questo benedetto html, ho sclerato talmente tanto che mi sono rassegnata ad usare l'editor di EFP che di solito non uso praticamente mai.
Spero possa piacere, ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta.
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 3
*** III - Gavettoni ***


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Gavettoni

[Primo appuntamento]

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Qualche tempo dopo il festival culturale, dietro consiglio di Eijirou e Hanta – più le minacce di un esasperato Katsuki, il quale aveva giurato di fargli esplodere la faccia se non l’avesse fatto –, Denki si era finalmente deciso a raccogliere tutto il suo coraggio e nella sala comune nei dormitori della 2-A aveva chiesto a Kyoka di uscire insieme. Solo loro due.

Era talmente nervoso da non controllare il suo quirk; piccole scariche elettriche venivano rilasciate intorno a lui e le luci del palazzo avevano preso a tremolare. Pure gli elettrodomestici avevano dato di matto e dalla cucina erano arrivate le imprecazioni di Rikidou che ce l’aveva con il forno.

Kyoka aveva accettato e così, quel sabato di inizio settembre, Aizawa – anche se forse Midnight ci aveva messo del suo – aveva concesso loro di uscire per fare un giro in città.

La giornata era scivolata via senza troppi intoppi: dal lungomare erano andati a mangiare un hamburger in centro e subito dopo avevano passeggiato per le vie fin quasi a perdersi. Ci era voluto un po’ perché il ghiaccio iniziale si rompesse, ma poi avevano preso a chiacchierare del più e del meno – ed era stato strano, ma tremendamente bello, perché la corvina aveva abbandonato la sua solita maschera di sarcasmo.

Sentiva che poteva toccare il cielo con un dito, da quanto era contento.

Per concludere al meglio il pomeriggio, Denki propose di passare per il parco di Musutafu. Nonostante fosse già settembre, la temperatura era ancora estiva e il tempo sereno, quindi moltissimi artisti di strada occupavano i sentieri ed intrattenevano i visitatori. Incontrarono un uomo che, a gambe incrociate su un tappeto, suonava dei tamburi africani e più in là c’era una ragazza che grazie al quirk creava delle vere e proprie sculture con le bolle di sapone.

Un sacco di gente affollava i giardini, ma i due ragazzi riuscirono a ritagliarsi un angolino per loro sotto i grandi rami di una quercia – Denki si offrì di usare il suo giubbetto di jeans come coperta improvvisata, al che Earphone Jack lo ringraziò con un piccolo sorriso.

Il biondo non ci poteva credere, era così vicino alla ragazza di cui era innamorato, se solo l’avesse voluto avrebbe potuto posarle il capo sulla spalla esile. Era tutto così perfetto…

A quanto pare, però, qualche entità universale lassù doveva odiarlo molto, perché ebbe solo il tempo di formulare il pensiero prima che le sue pupille si sgranassero per l’orrore.

Come aveva fatto a non accorgersi che poco distante da loro c’erano dei ragazzi che stavano giocando coi gavettoni? E adesso un palloncino stava sfrecciando dritto verso Kyoka con la velocità di un proiettile!

Oh merda.

Spintonò di lato la giovane, pronto a farsi lavare al posto suo. Non voleva che da giornata fantastica si trasformasse in una da dimenticare, Jirou doveva conservare un bel ricordo.

Serrò le palpebre in attesa del gavettone, ma la sensazione di bagnato sul viso non gli arrivò mai. Riaprì gli occhi per guardare dove fosse andato a colpire il palloncino e inorridì quando si rese conto che aveva centrato una sbigottita Kyoka in pieno viso.

Oh merda, merda, merda al quadrato!

– Oddio, Jirou scusa, davvero, mi disp-

Il resto della frase finì inghiottito insieme all’acqua che dalla bottiglietta in mano a lei passò sulla sua faccia. Denki sputacchiò un po’, totalmente preso alla sprovvista. Forse la ragazza l’aveva fatto per ripicca – un gesto infantile, ma dopotutto era colpa sua se lei si era infradiciata…

Invece il volto della moretta era attraversato da un sorrisino divertito. – Adesso siamo pari, Jamming-Whey. – ridacchiò.

Oh, quella era una dichiarazione di guerra bella e buona! Denki non ci pensò due volte a coglierla. Lui e la (non più così tanto) timida corvina trascorsero due ore abbondanti a combattere una battaglia di corse sul prato, gavettoni e bottigliette d’acqua, fino a che entrambi non furono completamente zuppi dalla testa ai piedi.

I compagni li fissarono con tanto d’occhi quando li videro tornare fradici, il braccio di Kaminari intorno alle spalle di Kyoka e due raggianti sorrisi stampati sui loro volti. Non servì porre nessuna domanda, era palese che il primo appuntamento fosse andato per il meglio e a quello ne sarebbero seguiti molti altri.

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Hola gente
Scrivere questo capitolo è stato divertentissimo, è uno dei miei preferiti. Non è intercambiabile come i due capitoli precedenti, questo nel mio ordine cronologico viene qualche tempo dopo.
Kaminarie Jirou non ce li vedo per niente in un classico appuntamento, con loro deve succedere almeno una cosa fuori dall'ordinario altrimenti l'universo non è contento. In questo caso i gavettoni perché... perché sì, perché l'ho scritta in uno dei miei raptsu da "non voglio che finisca l'estate" e mi sono ricordata di quando un giorno i miei amici si sono inventati di annegarmi con le bottiglione d'acqua da due litri - e ci siamo divertiti un mondo quella volta.
Spero vi possa piacere, il capitolo successivo è già pronto ed è collegato a questo ma prima di pubblicarlo dovrò imbastire il quinto.
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 4
*** IV - Sciarpa ***


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Sciarpa


[Primo bacio]

Magari era colpa di Momo, della sua indole da inguaribile romantica e del bacio che si erano scambiati lei e Shouto sotto un ciliegio in fiore per ufficializzare la loro relazione, magari era per via della propria timidezza, Kyoka non avrebbe saputo stabilirlo. Fatto sta che dal loro primo appuntamento lei e Denki non si erano neancora baciati – con grande disappunto di Toru e Mina, le quali l'avevano riempita di consigli sul buttarsi e cogliere l'attimo. Le loro parole erano conservate da qualche parte nella sua memoria a lungo termine, sicuro.

Dietro la sua aria chiusa e forse un poco scorbutica, l'eroina del suono ci teneva molto al suo rapporto con il biondo elettrico e lui le piaceva sul serio. Era grata che lui stesse rispettando i suoi tempi, per una volta voleva essere lei a compiere il primo passo e superare le proprie insicurezze.

Più facile a dirsi che a farsi, però. Novembre era quasi terminato e Kyoka non era ancora riuscita a sbloccarsi; la sua scusa era che voleva aspettare il momento adatto, non voleva ridurre il loro primo bacio a qualcosa di scontato e banale. Quando questo momento sarebbe arrivato, però, la ragazza sperava fosse il suo istinto a farglielo capire.

Certo, non aveva aiutato il fatto che quel secondo anno si era rivelato più tosto del previsto e aveva reso molto difficile conciliare gli allenamenti con le attività da normali sedicenni. Era già tanto se, nonostante la stanchezza a fine giornata, riuscivano a passare qualche ora insieme nella sala comune.

L'universo sembrò inviarle un segnale, quella domenica mattina di fine novembre quando, mettendo il naso fuori dal dormitorio, i ragazzi scoprirono che il mondo si era tinto di bianco.

Dopo colazione, c'era già chi si divertiva a saltellare in mezzo al mantello candido – non badando alle raccomandazioni di Iida sul tornare a finire i compiti e poi coprirsi bene per uscire. Eijirou e Hanta avevano in qualche modo trascinato persino Katsuki in mezzo al cortile e lo volevano convincere che per divertirsi in una guerra di palle di neve non doveva per forza uccidere qualcuno.

Alla fine il rappresentante occhialuto ci aveva rinunciato, a farsi ascoltare, ed era stato coinvolto nella battaglia tutti contro tutti a cui aveva dato il via non si sa bene chi. I diciannove adolescenti – Tsuyu era rimasta dentro per non rischiare l'ibernazione – avevano dichiarato la tregua solo quando i loro stomaci avevano avuto la meglio.

Mezz'ora più tardi, Kyoka e Denki si ritrovarono a passeggiare fianco a fianco nel cortile della U.A. su idea della violetta. I pochi lampioni presenti si stavano già illuminando, l'atmosfera era un po' bigia e il buio non avrebbe tardato a calare.

Camminavano fianco a fianco, il biondo le aveva addirittura avvolto un braccio attorno alle spalle e Jirou, sprofondata un cappotto grande il triplo di lei e in una sciarpa viola lunga un chilometro, non capiva come il ragazzo non soffrisse il freddo con la sua misera giacchetta.

Peccato che avesse preso a soffiare un vento fortissimo, dalle gelide folate che promettevano neve in abbondanza. Inutile che Kaminari cercasse di far finta di niente, lei notò come si fosse stretto nelle spalle per il freddo.

Scemo, la sciarpa... pensò la violetta, ma constatò che le guance arrossate lo rendevano ancora più carino.

– Certo che sei proprio tonto, Kaminari – lo rimproverò, ma non risultò molto convincente dato che stava ridacchiando – Così ti congelerai.

– È che quando mi hai chiesto di fare una passeggiata mi sono preparato in fretta e furia per uscire subito… – cercò di giustificarsi l'altro, mentre si strofinava le mani.

Kyoka sentì il suo cuore perdere un battito: non era nulla di speciale quella camminata, eppure aveva appena realizzato che non le avrebbe fatto lo stesso effetto se con lei ci fosse stato qualcun altro. Stava avvampando.

Per distrarsi da quel pensiero, sciolse in fretta e furia il nodo della sciarpa e l'avvolse intorno a testa e collo del biondo, sollevandosi sulle punte per colmare la differenza di altezza. Fu un movimento impetuoso, si rese conto di essere a un centimetro da lui quando avvertì il suo fiato sui capelli. Si arrischiò ad osservare Denki: il rossore sul viso non era più dovuto solo al gelo.

Rimasero a fissarsi così per una frazione di secondo, il mondo che si riduceva solo alle pupille dell'altro. E poi Kyoka comprese. Comprese che nessun momento era banale se lo trascorreva con la persona che amava, non viveva in un film e non servivano situazioni particolari per esternare un gesto d'affetto quale un bacio.

In un battito di ciglia azzerò la distanza tra lei e il ragazzo, premendo le proprie labbra sulle sue. Il cuore era un tamburo e forse era un po' impacciata, ma ce l'aveva fatta; per una volta aveva compiuto lei il primo passo, aveva superato la timidezza e stava baciando Denki. La persona che rendeva tutto speciale.

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Hola gente
Finalmente pubblico anche il capitolo quattro, che è quello che mi ha mandato un po' in crisi visto che non sapevo bene come svilupparlo. Il prompt iniziale doveva essere neve, ma le uniche due situazioni a cui riuscivo a pensare erano a) bacio sotto il vischio (decisamente no, visto che faccio concorrenza al Grinch) oppure b) una battaglia a palle di neve, che sarebbe stata la verrsione sotto zero dei gavettoni nel terzo capitolo, quindi decisamente no.
Alla fine l'illuminazione me l'ha data una mia amica, suggerendomi la situazione cliché "da ribaltare": il capitolo è per te, Auri, anche se non usi EFP e sei indietro anni luce con My Hero Academia!
Ringrazio Juriaka che ha recensito tutti e tre i passati capitoli e anche chi ha messo la storia nelle seguite/ricordate/preferite.
RIngrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 5
*** V - Vittoria ***


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Vittoria
[Tenersi per mano]

Per Denki, era normale intrecciare le proprie dita con quelle di Kyoka tutte le volte che trascorrevano del tempo insieme. Anche se erano in pubblico.

Era vero che la ragazza aveva un carattere piuttosto timido e riservato, ma nel corso dei mesi e degli anni, dopo i primi rossori per le occhiate che dava loro la gente, anche per lei la cosa era diventata un’abitudine, parte della routine.

La nuova generazione di eroi dopo il ritiro di All Might aveva fatto il suo debutto da all’incirca due anni e si stava rapidamente creando un suo nome tra il grande pubblico. Deku era già piuttosto popolare, e non se la cavavano male nemmeno Froppy o Shouto – quest’ultimo soprattutto tra le ragazze.

Pure lui e la violetta stavano pian piano scalando la classifica; gli eroi più esperti li prediligevano soprattutto per le loro abilità nella raccolta di informazioni e di interferenza, sebbene avessero dimostrato già un paio di volte le loro capacità anche in uno scontro fisico.

C’era stata un episodio in cui le loro agenzie si erano trovate a dover collaborare per sgominare una banda specializzata nel riciclaggio e, durante la caotica battaglia finale, Chargebolt ed Earphone Jack avevano combattuto fianco a fianco. Uno dopo l’altro, i Villain erano stati sconfitti, e in breve tempo erano sopraggiunti i giornalisti a documentare quanto accaduto.

Denki non ci aveva nemmeno pensato, di riflesso, una volta che era tutto finito, si era avvicinato a Kyoka e l’aveva presa per mano, stringendo le sue dita tra le proprie e infischiandosene di tutto il resto attorno a loro.

Sfiga vuole che le telecamere li avevano inquadrati proprio in quel momento e, da lì, nei giorni successivi era scoppiato il putiferio. In TV alcuni programmi di gossip se n’erano usciti con dei titoli assurdi, roba che aveva fatto sghignazzare persino Bakugou: “Nuove fiamme anche fuori dal campo di battaglia?” era quello che l’aveva divertito di più. Per un periodo i ruoli si erano invertiti; Katsuki se la rideva – o, meglio, ghignava – e Kaminari minacciava di fulminarlo sul posto se non se ne fosse stato zitto.

La cosa era andata avanti per un paio di settimane, fino a quando l’interesse per la vita amorosa dei due aspiranti eroi non era stato soppiantato da un altro scoop più recente, in grado di calamitare verso di sé l’attenzione della massa. Con enorme sollievo di entrambi.

Tuttavia, dopo questo avvenimento, la coppia non aveva smesso di tenersi per mano anche in pubblico. Era un semplice gesto di tenerezza, qualcosa che, passato il primo stupore iniziale, non era più così eclatante agli occhi degli affamati di gossip.

Meglio così.

Non era sicuro che ne potessero comprendere il reale significato.

Afferrare la piccola mano di Kyoka, percepire sulla propria pelle il calore del suo palmo e il freddo dei suoi polpastrelli – non  importava la temperatura esterna, erano sempre congelati – voleva dire per Denki che avevano vinto.

Erano sopravvissuti ad un’altra battaglia, insieme. Lei era lì al suo fianco, sana e salva, e stava bene. Gli accarezzava il dorso del palmo con il pollice ed era come se glielo stesse scrivendo sull’epidermide, che erano di nuovo insieme e tutto era filato liscio e non bisognava preoccuparsi più di niente.

Amava il vigore con cui la violetta ricambiava la sua stretta. Era la vittoria più bella.

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Hola gente
All'inizio questo capitolo doveva focalizzarsi più sul gossip dei giornalisti che vedevano Denki e Kyoka tenersi per mano, ma poi mi sembrava di cadere nel banale e soprattutto mi sono detta che i media non si sarebbero davvero concentrati così tanto su due novelli eroi, quindi il tutto sembrava poco credibile...
Spero che questa variante possa piacere comunque (quanto mi sono divertita a scrivere di Bakugou che sghignazza prendendo in giro Kaminari!)
Un grazie speciale va a Juriaka, che sta seguendo e supportando questa raccolta sin dall'inizio!
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 6
*** VI - Abbraccio ***


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Abbraccio
[Farsi le coccole]

In tre anni di allenamento con i migliori professori alla U.A., la capacità uditiva di Kyoka aveva fatto passi da gigante. Nulla poteva sfuggirle, nemmeno il più piccolo e lontano sussurro o il passo più leggero e prudente – Denki ogni tanto ridacchiava e diceva che il suo orecchio era una specie di antenna parabolica.

Il problema di possedere un udito sopraffino era che la violetta poteva sentire davvero tutto. Anche lo scrosciare del’’intenso acquazzone al di là dei finestroni del dormitorio della classe 3-A.

Alla ragazza piaceva la stagione fredda – fatta di nevischio e ghiaccio, erba coperta di brina all’alba, buio già nel pomeriggio, maglioni oversize e fumanti tazze di cioccolata con la panna o tè caldo –, tuttavia i temporali invernali proprio non le andavano giù. La pioggia fitta, l’umidità ed il freddo che non lasciava la presa nemmeno se si appoggiava per intero al termosifone bollente.

Ovviamente, in quel tardo pomeriggio di metà gennaio, l’universo aveva pensato bene di concludere al meglio una giornata già di per sé massacrante.

La violetta si era attardata un attimo a scuola perché doveva discutere del suo tirocinio con Present Mic e i compagni l’avevano preceduta nel ritorno. E come da copione, quando doveva tornare a casa lei, una fitta coltre d’acqua non le permetteva di vedere al di là del proprio naso e oltre allo zaino non aveva nient’altro con cui ripararsi.

Dall’istituto ai dormitori di solito ci impiegava circa dieci minuti camminando; nonostante la corsa, con quel tempaccio ci mise lo stesso tempo, il necessario per infradiciarsi fino al midollo.

Kyoka era filata dritta a cambiarsi, ignorando le occhiate a metà tra lo stupito e il divertito che le avevano regalato gli amici in sala comune; non si era accorta che Denki l’aveva seguita fino a quando non aveva avvertito i suoi passi dietro di sé, ma non aveva detto nulla ed era entrata in bagno. Si era infilata in fretta pantaloni della tuta e felpa, godendosi la piacevole sensazione del tessuto asciutto sulla pelle, e aveva buttato in un angolo gli indumenti zuppi.

Il biondo si era seduto sul letto finché l’aspettava e aveva un plaid – preso dall’armadio – appoggiato sulle ginocchia.

Le labbra della corvina si distesero in un sorriso sincero: stavano insieme solo da poco più di un anno, eppure Denki sembrava conoscerla da una vita. Era consapevole di quanto le desse fastidio il freddo umido e al contempo conosceva alla perfezione il suo lato più affettuoso, quello che Jirou non mostrava quasi mai in pubblico. E sapeva esattamente come conciliare le due cose.

Così si erano stesi sul letto della ragazza, con Kaminari supino e lei appoggiata sul suo petto, la coperta tirata su fin quasi i suoi capelli viola arruffati. Kyoka gli aveva abbracciato il torso,seguendo coi polpastrelli le linee dei suoi muscoli; l’eroe elettrico non era robusto come Deku o Kirishima – i cui quirk si basavano soprattutto sulla potenza –, tuttavia il suo fisico snello era ben definito e la giovane lo adorava da matti.

Il calore del corpo di Denki era avvolgente, creava una sorta di tiepido guscio protettivo solamente intorno a loro, mentre tutto il resto veniva tagliato fuori, isolato lontano.

Con il viso appoggiato nell’incavo della spalla del ragazzo, Jirou perse la cognizione del tempo. Si perse ad ascoltare il suo battito cardiaco regolare, rassicurante. Solo l’universo sapeva quanto amasse quel ragazzo, si sentiva così fortunata ad averlo al suo fianco.

Le sembrò di rimanere così solo per poco, e invece quando vennero risvegliati dal bussare alla porta, la voce di Momo annunciò loro che la cena era pronta; era già trascorsa più di un’ora.

Ma nessuno dei due aveva molta voglia di alzarsi, stavano troppo bene in quella posizione. E, in fondo, la cena altri cinque minuti poteva benissimo aspettarli.

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Hola gente
I'm still alive yeaahh... Sono determinatissima a completare questa challenge e siamo solo a 6 step su 10 quindi state pur certi che non vi liberete di questa shitty raccolta così facilmente
Con il capitolo precedente ero saltata dal secondo anno direttamente a quando sono dei pro heroes, mentre qui siamo di nuovo alla UA e finalmente vediamo un episodio di sto benedetto ultimo anno.
Niente, non so che altro dire se non ringraziare di nuovo Juriaka per aver recensito anche lo scorso capitolo.. è bello avere un continuo feedback per questa raccolta, thanks a mille <3 (fare la triennale in inglese non mi fa bene. E sono solo al primo anno damn)
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 7
*** VII - Musica ***


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Musica
[Fare l'amore]

Nel corso degli anni era migliorato molto come chitarrista, se la cavava abbastanza bene con entrambe le versioni – classica ed elettrica – dello strumento. Ad impartirgli lezioni private, sin da subito dopo il festival scolastico, era stata proprio Kyoka.

La passione per la musica della ragazza era qualcosa che lo lasciava incantato ogni volta, per l’impegno e il cuore che lei ci metteva sempre quando si toccava l’argomento. Denki amava come le brillassero gli occhi e le labbra si incurvassero verso l’alto in un sorriso stupendo, uno di quelli che riusciva a rallegrare una giornata davvero no.

E poi quando cantava…! La voce di Earphone Jack era una sorta di balsamo lenitivo. Nei primi periodi della loro relazione, Kyoka si imbarazzava spesso e volentieri se sapeva che qualcuno stava ad ascoltarla mentre cantava e Kaminari non faceva eccezione.

Con i mesi e gli anni, però, si era sempre più lasciata andare e ormai il biondo non era più solo il suo spettatore fidato: non era raro che la accompagnasse con la chitarra o che le desse una mano sia con i testi che con gli arrangiamenti. Una coppia sia nel mondo degli eroi che nel mondo della musica. A Denki piaceva sapere che insieme potevano creare qualcosa di buono per se stessi e gli altri: una città senza criminali o una melodia orecchiabile, forse alcuni potevano criticare ma ai suoi occhi non faceva molta differenza. Si trattava pur sempre di un’opera tutta loro.

C’era però un’unica musica che Chargebolt voleva ascoltare quando lui e Kyoka erano da soli, in un momento intimo che apparteneva solamente a loro, ai muri della loro casa e alle lenzuola del letto che dividevano. Era qualcosa che realizzavano loro due e nessun altro, lontano occhi indiscreti.

Sospiri di piacere, gemiti mal trattenuti, due voci che nel momento finale gridano una il nome dell’altra, un abbraccio amorevole, un mormorio tra una carezza e un’altra ancora sussurrato prima di cedere il passo al sonno.

Fare l’amore con la corvina era come scrivere uno spartito usando sempre le stesse note, ma ottenendo in qualche modo mille risultati tutti diversi e comunque tutti favolosi. Era una perfetta unione, quella tra il suo timbro e quello della ragazza. Note roche e acute, suadenti e graffianti, si mescolavano in armonia con infinite combinazioni che il biondo amava da impazzire.

C’era  quel tono che entrambi usavano per provocare l’altro e che aveva il potere di mandarlo subito al limite, perché la voce di Kyoka era terribilmente sexy quando parlava in quel modo, o quello di quando la passione aveva ormai preso il sopravvento in tutto il loro essere e c’era spazio solo per ansiti spezzati e frasi sconnesse.

E come ogni melodia che si rispetti, c’era un ritmo di sottofondo che scandiva ogni suono, coordinava ogni movimento. Il tempo era dettato dal sangue che rombava nelle orecchie con lo stesso fragore di quando i piatti di una batteria venivano scossi e dal cuore che batteva infuriato nel petto. Sottolineava i pezzi più importanti accelerando come una saetta, poi si acquietava e solo poggiando l’orecchio sul torace di Kyoka riusciva a sentirlo, subito dopo ripartiva rapido più che mai e pareva voler sovrastare ogni altro singolo suono.

Denki e Kyoka erano sia musica che musicista nello stesso istante, sapevano tirare fuori il meglio della loro metà e da comune “atto carnale con dei sentimenti alla base” lo trasformavano in una meraviglia, in un’opera d’arte per se stessi e l’altro.

Erano una combinazione di suoni che diventava infinite musiche irripetibili e questo, se possibile, gli faceva amare la piccola corvina ogni volta sempre di più.

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Hola gente
Questo piccolo capitoletto era pronto da mesi, un bel file Word sul mio pc che tra mille bagoli - il pc muore, la stnachezza, altre rogne varie - non ho mai trovato il tempo di pubblicare... Finalmente ce la faccio, alleluia!
Non sono molto soddisfatta del risultato finale, ma è senz'altro la migliore versione che sono riuscita a buttare giù... Questo capitolo è riuscito a mandarmi un po' in blocco...
L'html fa sempre quello che vuole quindi spero che il testo non risulti tutto sballato - in caso contrario mi sentirete smadonnare in lontananza...
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 8
*** VIII - Normalità ***


 

Normalità
[Conoscere gli amici]

La cosa che aveva lasciati tutti più di stucco era stato che Bakugou accettasse senza dilungarsi in troppe lamentele o insulti vari. Aveva sbuffato, roteato gli occhi e mugugnato solo qualcosa di poco conto, prima di cedere quasi subito alle suppliche delle comparse che “era costretto” a definire amici.

Così, a una settimana esatta dall’inusuale episodio, tutto il gruppo si era ritrovato poco dopo le undici e mezza nel cortiletto sul retro del condominio dove suddetto biondo abitava, e dove era presente un piccolo barbecue a carbonella.

Kyoka si era stupita di come ci fosse voluto loro poco per sistemare sedie e tavolo di plastica, e per imbandire quest’ultimo con gli antipasti che ognuno aveva portato. Non era la prima volta che l’eroina del suono usciva con il gruppo di – adesso ex – compagni di classe, ma di solito il caos la faceva così da padrone che era quasi impossibile avere tutto a posto in un lasso di tempo inferiore ai tre quarti d’ora abbondanti.

La scena più degna di nota era stata quando Sero e Kaminari, ma in realtà un po' tutti loro, avevano punzecchiato Bakugou per il suo grembiule molto fashion con i volant rossi e una grossa stampa di All Might in stile pop art. L'eroe esplosivo aveva reagito al suo solito, elargendo minacce di morte a destra e a manca, e come deterrente aveva fatto scoppiare qualche scintilla sui palmi. Solo per tirare una sequela di parolacce irripetibili quando le sue esplosioni avevano quasi alzato la fiamma del barbecue e bruciato la carne che lui si era impuntato a voler tenere d'occhio di persona, dato che – testuali parole – "con voialtre comparse da due soldi rischiamo di mangiare pezzi di carbone bruciati!"

Tape e Chargebolt colsero l'occasione per lanciargli ulteriori frecciatine, ma Katsuki si sforzò di ignorarle per concentrarsi sul suo importante compito, e ben presto anche i due vennero fatti tornare al lavoro dai jack di Kyoka, gli scappellotti di Mina e le occhiatacce di Kirishima.

Mentre costine e salsicce cuocevano sotto l'occhio vigile di Bakugou, seduto un po' di sbieco per poter essere a metà tra il tavolo e il barbecue, il gruppo di amici aveva cominciato a passarsi vassoi e piatti colmi di torte salate, tramezzini e altri stuzzichini vari.

Potevano sembrare sei ragazzi che si riunivano nel weekend quando non erano impegnati in ufficio, come una rimpatriata tra persone normali, un momento banale che avrebbe potuto essere ricreato un fine settimana sì e l'altro pure. Ma la verità era che la coincidenza di tutti i loro turni con giorno libero quella domenica era stato un evento da segnare sul calendario, qualcosa che capitava ogni allineamento astrale.

Jirou era fiera che lei e i suoi amici rientrassero tra i migliori Pro Heroes dell'intera nazione – Bakugou era il Numero Due, e ovviamente non la finiva mai di tirare parolacce a Deku perché lo superava – ed era soddisfatta di poter fare il lavoro che aveva sempre sognato sin da ragazzina. Tuttavia c'erano certi momenti in cui si sentiva schiacciata dalle alte aspettative che le persone riponevano in lei, e nemmeno il conforto che Denki le regalava a casa riusciva ad alleviare il desiderio di potersi sentire una persona normale, senza alcuna responsabilità, almeno per poco.

Le uscite come quella rappresentavano la sua bolla di sollievo, per ventiquattro ore la estraniavano dal mondo esterno, la facevano una comune ragazza che viveva la sua vita e si divertiva senza alcuna ombra a oscurarle la mente.

Era grata di essersi avvicinata a Kaminari e alla sua caotica cerchia di amici, quando ancora frequentavano la U.A. Quel gruppo così sgangherato si era rivelato come una seconda famiglia, tirandola su di morale ogni qual volta non fosse stata bene e continuando a regalarle risate e serenità ancora adesso.

 

 

 

Hola gente

Da quanto tempo è che non aggiorno questa raccolta? Mi sembra passato un secolo... Questo capitolo forse è un po' troppo melenso e mi sembra sia venuto un pochino corto, ma ho avuto qualche difficoltà con questo prompt - oltre che un blocco dello scrittore durato pure fino a quest'estate (spero di non metterci tempi biblici anche per le ultime due parti)

Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

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Capitolo 9
*** IX - Figuraccia ***


 

 

Figuraccia
[Cena in famiglia]

Forse Denki non avrebbe dovuto dirlo. A giudicare dalle facce sbigottite di Mika e Kyotoku Jirou, non avrebbe proprio dovuto aprire bocca.

La cena stava anche andando bene fino a quel momento. Certo, all’inizio era stato un fascio di nervi, rigido e agitato al pensiero di dover ufficialmente incontrare i genitori della sua ragazza. Ma poi Kyoka l’aveva rassicurato poco prima di entrare nell’appartamento dei suoi, e anche Mika e Kyotoku si erano rivelati delle persone divertenti e cordiali. Nulla a che vedere lo scenario scomodo e imbarazzante che – forse più di una volta da quando si Jirou gli aveva annunciato quella cena – lui si era immaginato.

I coniugi li avevano accolti nella loro abitazione al terzo piano con calore, metaforico e no. Denki aveva lasciato il suo ombrello bagnato fradicio nel portaombrelli sul pianerottolo esterno, mettendo poi piede in un ingresso piccolo ma ordinato, dove aveva lasciato scarpe e cappotto. Il vestibolo si apriva su un open space comprensivo di soggiorno e sala da pranzo, arredati con colori chiari e luminosi. La cucina era invece semi-nascosta alla vista, in una rientranza sull’angolo destro dell’ambiente.

L'ambiente accogliente, però, si era raggelato di colpo quando aveva pronunciato quella frase. Il padre di Kyoka gli aveva fatto una semplice domanda e lui aveva aperto bocca senza riflettere. Una figura di merda più colossale di quella non avrebbe potuto certo farla. Deglutì a vuoto e studiò il fondo del piatto, trovandolo all’improvviso parecchio interessante.

Che cosa aveva appena detto? Sul serio aveva pronunciato quelle parole?

Voleva prendersi a calci da solo. Alla curiosità del padre della propria ragazza se avesse progetti personali per il futuro, nessuna persona sana di mente avrebbe risposto con nonchalance che non sapeva ancora dove sarebbe andata a parare. Era come mettere nero su bianco che non si aveva intenzioni serie con il partner, nonostante fosse – come nel caso di Denki – tutto il contrario.

Kaminari e Jirou erano fidanzati da anni; tra vari alti e bassi stavano insieme sin dalle superiori e più passava il tempo, più il biondo era convinto che vicino a quella ragazza lui ci volesse stare fino alla fine dei suoi giorni. Quello a cui si era riferito nella sua replica era che non sapeva dove sarebbe capitato in termini di agenzia.

– Cosa c... – cominciò Kyotoku, l’espressione visibilmente contrariata, ma per fortuna intervenne Kyoka a placare gli animi.

– Ultimamente ci sono stati parecchi problemi nell’agenzia in cui lavora! – spiegò la violetta, posando la mano sul braccio di Kaminari seduto alla sua destra. – Me l’ha raccontato, non sa dove andrà a parare perché non sa se lasciare la sua agenzia o meno. Nonostante ce ne siano altre a cui potresti unirti. – concluse alla fine, rivolgendogli un’occhiata eloquente.

In effetti, la situazione era grossomodo quella; lui era parecchio confuso sul da farsi, sebbene la fidanzata si ostinasse a ripetergli che poteva rivolgersi all’agenzia di lei. Denki continuava a non esserne del tutto sicuro. Non la smetteva di valutare i pro e i contro che lasciare la sua organizzazione e unirsi a quella di lei avrebbe comportato.

Il biondo si grattò la nuca, imbarazzato. – Prima ho parlato di riflesso senza spiegarmi a dovere, mi spiace. – si scusò, accennando un sorrisetto tirato. – Questa storia dell’agenzia sa essere un po’ frustrante a volte... Comunque, voglio scalare i ranghi e diventare un eroe ancora migliore...

– Non sono tanto diverse dalle mie aspirazioni – commentò Kyoka, con un sorriso rivolto ai genitori.

L'espressione di Kyotoku si rilassò e anche Mika smise di studiarlo con aria sospettosa, mentre l’atmosfera tornava più calorosa. L'uomo tossicchiò, cercando di ridarsi un contegno – nonostante fosse Denki quello che stava morendo maggiormente dall’imbarazzo – e la donna sviò la conversazione domandando chi volesse un altro giro di secondo. Il biondo fu più che contento di offrirsi volontario.

Kyoka, con i suoi modi sarcastici e canzonatori, gli avrebbe rinfacciato a vita la figuraccia di quella sera, ne era sicuro. Ma l’amava anche per questo. E, per sua fortuna, il resto della cena con i suoi futuri – sperava – suoceri proseguì senza ulteriori intoppi.

 

 

 

 

Hola gente

Questo capitolo non mi soddisfa appieno, ma è la versione migliore di tutti quelli che sono riuscita a buttare giù perciò la pubbliico lo stesso. Forse è un po' sempliciotto, ma volevo attuare qualcosa di diverso dal classio stereotipo dei futuri suoceri banali (il padre ostile verso il ragazzo e la madre invece dolce e gentile) quindi mi sono inventata questa specie di malinteso

Non ho molto altro da aggiungere, ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

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Capitolo 10
*** X - Istinto ***






Istinto
[Proposta di matrimonio]

Quella sera Kyoka tornava a casa da un doppio turno massacrante finito parecchio tardi, perciò la prospettiva di una doccia bollente, una cena nutriente e il materasso morbido sotto la schiena era parecchio allettante. Come sempre, l’universo si divertiva a mandare ogni piano allo scatafascio, perché aveva ben pensato di diluviare proprio quando lei doveva uscire dall’agenzia – ormai deserta – e dirigersi a casa. E ovviamente, qualcuno le aveva fregato l’ombrello.

Poteva restare nell’atrio ad aspettare che il nubifragio calasse via, o poteva tentare di beccarsi una polmonite colossale e sfrecciare sotto il muro d’acqua fino alla fermata del bus. No, nonostante fosse aprile, decisamente l’ultima non era un’opzione.

Mandò un messaggio a Denki avvisandolo che avrebbe tardato il suo rientro e, insonnolita, trascinò i piedi di nuovo fino all’atrio dell’agenzia.

Per quasi trenta minuti si dovette rassegnare alla misera compagnia di uno stupido gioco che aveva scaricato sul cellulare, perché il temporale non accennava a passare. Anzi, sembrava essersi pure accanito ancora di più, con tanto di tuoni e fulmini.

Per questo sobbalzò spaventata quando qualcosa di grosso si schiantò abbastanza violentemente contro la porta fumé dell’ingresso. Il boato fu seguito da un rumore indefinito che si disperdeva tra lo scroscio della pioggia, e solo dopo qualche secondo arrivarono anche i colpi. Era una persona. Qualcuno stava battendo un palmo contro la vetrata con un ritmo piuttosto insistente.

Kyoka scattò subito ad aprire per aiutare chiunque ci fosse dall’altra parte, e rimase parecchio stupita nel trovarsi di fronte Denki.

– Ma che diavolo...? – riuscì appena ad articolare, prima di scostarsi per lasciar entrare il fidanzato. Fu solo dopo aver chiuso la porta che completò la frase: – Ma che diavolo ci fai qui? Con questo tempaccio, poi?

– Sono venuto a prenderti!

Il cuore della ragazza saltò un battito a quella risposta così semplice e disarmante. Solo in quel momento mise a fuoco l’ombrello a quadri fradicio che il biondo reggeva in mano. In effetti, aveva gocciolato da quando Denki era entrato.

– È passato un bel po’da quando mi hai scritto e ancora non accenna a calare – si spiegò meglio l’eroe elettrico. – E oggi per te dev’essere stata una giornataccia pesante. Non mi va che resti qui ad aspettare, finché io invece sono comodo a casa al calduccio senza fare niente. – le passò l’ombrello. – Se stiamo in due ci laviamo entrambi, io posso stare sotto l’acqua finché lo usi tu, che tanto a me i fulmini non danno certo problemi.

Kyoka era senza parole; stavano insieme da anni e lo conosceva ancora da più tempo, ma Denki riusciva sempre a sorprenderla. Un piacevole calore si diffuse dal centro del petto fino a raggiungere le guance e la punta delle orecchie, mentre un sorriso le nasceva spontaneo sulle labbra.

– Non ti daranno fastidio i fulmini, ma finirai con una polmonite lo stesso! – obbiettò.

Perché Kaminari era un inguaribile romantico, sì, ma restava ancora anche il suo idiota. E l’immunità alla febbre non l’aveva ancora sviluppata.

– Sciocchezze, ho un sistema immunitario di ferro, io!

Jirou non era abbastanza lucida da ribattere a tono e affossare la vanità di Kaminari con la sua logica, convincendolo a dividere l’ombrello con lei; era stanca morta e la razionalità faticava a stare dietro a ogni singola idea che le passava per il cervello. Così si ritrovò a pronunciarlo ancora prima di realizzarlo.

Sposami.

– ...cosa?

Kyoka avvampò. Era stato istintivo, una singola parola che non le sarebbe scappata se la trama logica dei suoi pensieri fosse stata quella di sempre. Però era seria nell’averlo pronunciato, era da parecchio che ci rifletteva e quel momento, quel singolo momento all’apparenza così insignificante, era stato l’input decisivo per convincerla. Voleva davvero quel ragazzo al suo fianco per la vita.

– Io, ah... uh... lo intendo davvero. È con te che voglio stare. E... uhm, ecco... – diamine, perché doveva arrossire come una dodicenne alla sua prima cotta?

– Anche io voglio passare il resto della mia vita con te. – Kaminari ruppe finalmente i suoi balbettii scomposti.

Alzando lo sguardo dal pavimento per osservarlo, Kyoka si rese conto che il viso del ragazzo era attraversato da uno di quei sorrisi radiosi che amava tanto, e che gli occhi chiari scintillavano nella penombra dell’atrio. Forse era addirittura arrossito, ma era difficile a dirsi.

Con un breve passo, azzerò la distanza tra i loro corpi, circondando il busto di Kyoka con le braccia. Earphone Jack si sentì riecheggiare il cuore fin nel profondo delle ossa: come riusciva quella semplice vicinanza a farla sentire in quel modo, come una sedicenne ubriaca d’amore, nonostante fossero una coppia fissa da ormai quasi sei anni? Stava succedendo davvero?

– Cavoli, mi hai battuto sul tempo, Kyo – rise Denki, appena a un centimetro dalle sue labbra. – E io che volevo farti una proposta come si deve, aspettando il momento giusto con l’anello e tutto... Però, in effetti, non esiste il momento giusto.

Kyoka poteva perdersi in quelle pozze dorate, le sembrava di poter sciogliersi da un momento all’altro. Voleva dannatamente afferrarlo per la maglia e baciarlo lì, seduta stante, come se non fossero stati nella hall di un’agenzia di eroi chiusa e fuori non stesse venendo giù il finimondo.

– Avrei dovuto dare retta al mio istinto e muovermi prima. – sussurrò Denki, solo per lei. – Sì, Kyoka Jirou, ti sposo. Voglio stare per sempre con te.

E quando piegò appena la testa per annullare lo spazio che c’era tra le loro labbra, alla violetta parve di poter toccare il cielo con un dito.

Chi se ne frega se gli aveva appena fatto la proposta lei, senza manco un anello, in piedi, con l’aspetto fisico vagamente simile a quello di uno straccio e con addosso la stanchezza sfibrante di un doppio turno di pattuglia. A chi importava che Denki fosse uscito di casa in fretta e furia, con addosso i primi pantaloni della tuta trovati in giro, e in mano un ombrello fradicio?

Era tutto fuori dagli schemi ordinari, era arrivato di getto seguendo il puro istinto. Ma nemmeno loro erano ordinari, e per questo a entrambi andava più che bene così.









Heilà gente
Oddio è finita. Non ci credo manco io. Dopo tre anni che sto dietro a questa raccolta, finalmente posso mettere la spunta "completa", è un miracolo
Mi è venuta parecchio più lunga delle altre parti, più che altro perché ero ispirata e perché, dai, è l'ultimo capitolo e vista la tematica dovrebbe essere per antonomasia quello più fluffoso... circa
Il fluff da cariare i denti non è proprio la mia specialità (angst per tutti, olé!) e soprattutto, dati i personaggi, non ce li vedevo per niente a fare una proposta di matrimonio classica. Per cui, sì, prendendo spunto anche da roba che ho visto girando su internet al posto di studiare ecco qui questo capitolo conclusivo
La KamiJirou non se la caga più quasi nessuno nel fandom - sarò rimasta indietro io boh - ma vabbé, a voi poche anime che hanno avuto comunque voglia di leggere spero che la raccolta sia piaciuta
Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios

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