Dust in the wind

di RobyR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shelbyville, Indiana, 9 agosto 1930 ***
Capitolo 2: *** Italia, 4 Ottobre 1941 ***
Capitolo 3: *** Fort Knox , 16 Ottobre, 1941 ***
Capitolo 4: *** Italia, 24 Novembre 1941 ***
Capitolo 5: *** Italia, 18 Marzo 1943 ***
Capitolo 6: *** 18 Dicembre 1945, da qualche parte sulle Alpi ***
Capitolo 7: *** 19 dicembre 1945 ***
Capitolo 8: *** 20 dicembre 1945 ***
Capitolo 9: *** Budapest, Ungheria, 11 novembre 1956 ***
Capitolo 10: *** Dallas, Texas, 22 novembre 1963 ***
Capitolo 11: *** Madrid, Spagna, 20 dicembre 1973 ***
Capitolo 12: *** Washington, 16 dicembre 1991 ***
Capitolo 13: *** 14 novembre 2015 ***
Capitolo 14: *** 29 novembre 2015 ***
Capitolo 15: *** 07 dicembre 2015 ***
Capitolo 16: *** 12 e 25 dicembre 2015 ***
Capitolo 17: *** 18 gennaio 2016 ***
Capitolo 18: *** Wakanda, 4 novembre2016 ***



Capitolo 1
*** Shelbyville, Indiana, 9 agosto 1930 ***


Shelbyville, Indiana, 9 agosto 1930

 

Ciao Steve,

Come stai?

Io mi annoio tantissimo.

Gli zii non mi piacciono molto. Lo zio fuma troppo e tutto qui sa di tabacco. C'è un caldo incredibile. Non ci ero più abituato. Il tempo sembra non passare mai qui e le giornate sono tutte uguali. Mi annoio senza il mio punk che fa a botte con i bulli!

Mi manchi tanto, anche se sono passate solo due settimane dall'ultima volta che ci siamo visti.

Per fortuna tra pochi giorni ripartiremo. Senza di te non è divertente...

Non vedo l'ora di rivederti!

A presto.

Tuo, Bucky.

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Capitolo 2
*** Italia, 4 Ottobre 1941 ***


Italia, 4 Ottobre 1941

 

 

Ciao Steve,

Come stai?

Ricordo a stento l'ultima volta che ti ho scritto una lettera. Quanti fa è stato? Credo sia stato a tredici anni o giù di lì. Mi sembra assurdo, ma d'altronde non ci siamo mai separati più di un paio di giorni da all'ora.

Sono arrivato da alcune settimane al fronte e non credo che potrò spedire questa lettera a breve ma avevo voglia di scriverti.

Mi manchi tantissimo, Steve, però sono felice di sapere che sei al sicuro, a casa, a Broocklin. Quando leggerai queste parole sono certo che ti arrabbierai con me, ma perdonami Steve, io non posso fare a meno di preoccuparmi per te. Proprio non vorrei che tu fossi qui... Anche io non vorrei essere qui. E non è per codardia, lo sai, ma... è solo che...

Mi hanno mandato in Italia, ci crederesti?

Con tutte le volte che abbiamo sognato di andarci, eccomi. Però non è come la immaginavamo quando a scuola guardavamo le immagini sui libri di storia dell'arte.

Ma questa è la guerra, non posso certo andare a fare il turista.

Di giorno fa davvero caldo, ma la notte si gela. Il cibo fa schifo. Mi lamento come un bambino per delle assurdità, ma la verità è che preferirei potermi lamentare solo di queste sciocchezze piuttosto che dirti quanto sia orribile qui.

Appena il primo giorno ho visto morire cinque commilitoni che conoscevo nello scoppio di una mina. I pezzi dei loro corpi sono ancora disseminati da qualche parte, confusi tra centinaia di altri, sul terreno umido del campo di battaglia.

C'è un odore orrendo qui: è puzza di morte. È ovunque. Nell'aria, nella terra, nel cibo, nell'acqua.

La guerra non è come l'avevamo immaginata Steve. Non ricordo neanche più cosa immaginavo...

Forse atti eroici, salvare vite, sconfiggere i cattivi. Ma quando sei qui, ti accorgi che la guerra non è questo. Quando sei tu contro un uomo che non conosci, un uomo che non ti ha fatto nulla di male, che non sai se è cattivo o se, come te, sta eseguendo degli ordini, magari in cui non crede nemmeno, ma sai che devi ucciderlo, prima che lui uccida te... Beh, ti accorgi che non c'è niente di eroico o di buono in questo. Hai tolto una vita e ti chiedi se ne sia valsa la pena, di diventare un assassino.

Ma non puoi fermarti a riflettere su simili sciocchezze, sai che devi andare avanti, guadagnare terreno, uccidere ancora, ancora e ancora...

Ti sto scrivendo questa lettera da una trincea in piena notte con la sola luce della luna. Non possiamo accendere fuochi o i tedeschi ci vedranno. Per tutto il giorno sulla mia testa sono volati proiettili. Per tutto il giorno non ho fatto altro che sparare, ricaricare e sparare ancora.

E non c'è niente di eroico qui.

C'è solo morte, qui.

C'è solo noi, o loro.

O uccidi, o vieni ucciso.

Non c'è niente di bello o eroico in guerra, Steve.

Non è passato nemmeno un mese ma mi manchi da morire.

Mi manchi tu, mi manca la mia vita, mi manca la box, mi mancano i miei genitori e mia sorella, mi mancano le giornate a casa, di quelle tranquille passate insieme a te, mi mancano le tue patate bollite anche se fai schifo a cucinare perché in confronto alla brodaglia che ci danno qui le tue patate sono un piatto prelibato.

Mi manca il silenzio.

Come farò a resistere qui per mesi, anni, senza tutto questo?

Spero di rivederti presto Steve.

Spero che questa guerra finisca presto come dicono.

Con affetto, tuo Bucky.

 

 

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Capitolo 3
*** Fort Knox , 16 Ottobre, 1941 ***


Fort Knox , 16 Ottobre, 1941

 

 

Ciao Bucky,

Come stai? Spero che tu stia bene.

Ho una notizia da darti: sono stato arruolato! Sì, io. No, non sto scherzando; non scherzerei mai su questo, lo sai. Lo so, lo so, sembra assurdo anche a me. Mi hanno inserito in un programma speciale di cui per ora non posso parlare con nessuno, nemmeno con te. Ma ci sono così tante cose che vorrei dirti! Mi sto addestrando ed è dura, non te lo nascondo, ma è il mio sogno, sono qui, potrò fare la mia parte, combattere anche io. Magari, se ho fortuna, potrò combattere al tuo fianco.

Non vedo l'ora di poter essere lì, di rivederti.

Mi dispiace inoltre doverti dire che mi sono fatto riconoscere subito. Sì, non vado molto d'accordo con un paio dei miei commilitoni, solo quelli che fanno gli spacconi, e mi sa che non faccio particolarmente simpatia anche al mio comandate, per quanto io non abbia ben chiaro il perché. Potrebbe essere per quella storia della bandiera (è una cosa divertente, ma te la racconterò appena ti vedrò), o forse per il fatto che mi ritiene un incapace che non merita di essere qui. Più probabilmente per questo, temo.

Ma gli dimostrerò che posso farcela e che posso servire il mio paese come tutti gli altri, come te.

Spero davvero che tu stia bene. Sono sinceramente preoccupato per te. Lo so che non dovrei esserlo, che tu sei forte e sai badare a te stesso, ma questa è una guerra e i soldati muoiono.

Ti prego, non morire prima del mio arrivo.

Mi manchi tantissimo.

Spero di scoprire dove sei stato stanziato così da poterti inviare questa lettera.

Ti prego, aspettami, io verrò da te. Te l'ho promesso Buck: io e te, fino alla fine.

Con affetto,

Steve

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Capitolo 4
*** Italia, 24 Novembre 1941 ***


Italia, 24 Novembre 1941

 

 

 

Ciao Steve,

Spero che tu stia bene.

Mi manchi da morire.

Alla fine non sono riuscito ad inviarti la lettera che ti avevo scritto. Qui è praticamente impossibile riuscire a comunicare con qualcuno al di fuori dell'esercito quindi mi sa che non riuscirò ad inviarti nemmeno questa.

Ogni giorno è sempre peggio. Ho imparato a dormire anche con il rumore delle bombe in lontananza, quelle rare volte che ci riesco, certo. E a svegliarmi ad ogni minimo rumore.

Stiamo avanzando, lentamente, ma stiamo avanzando.

Ogni giorno ci spingiamo sempre più avanti, liberiamo un paesino, combattiamo i fascisti e i nazisti e ogni giorno vedo cose che non credo sarò mai in grado di dimenticare.

Mi manchi da morire. L'ho già detto? Non importa, tanto non leggerai mai queste parole.

Il pensiero di te e di casa nostra è tutto ciò che mi mantiene sano di mente tra una notte e l'altra. Quelle quattro mura in cui ci ostinavamo ad abitare insieme anche se erano fredde e scomode adesso sembrano calde a confronto di tutto questo, quasi un magnifico rifugio in cui nascondermi quando la nostalgia di casa, di te, si rivela troppa per essere sopportata.

Mi mancano i tuoi occhi azzurri, con quella leggera sfumatura di verde. Intorno a me non c'è traccia di verde, né di azzurro. Il cielo è grigio, coperto di fumo e la terra è scura, fredda e fangosa. Mi manca il tuo sorriso, mi manca la tua bocca che non ho mai avuto il coraggio di baciare. Mi manca la tua presenza accanto a me quando potevo stringerti al petto la notte, fingendo di dormire solo per poter lasciare un bacio tra i tuoi capelli.

Mi mancano, i tuoi capelli, chiari e luminosi come il sole.

Se non mi uccidono prima i tedeschi o i fascisti ,lo farà la nostalgia, ne sono certo.

Ma non voglio morire qui, no. Non voglio morire senza aver rivisto i tuoi occhi. Non voglio morire senza averti mai detto quanto ti amo. È per questo che combatto ogni giorno, solo per cercare di arrivare vivo a quello dopo e a quello dopo ancora. È per te che combatto e non mi arrendo, giorno dopo giorno.

Ti amo Steve, ti amo da sempre. E voglio dirtelo appena torno da questa maledetta guerra!

Ti amo.

Tuo, Bucky

 

 

 

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Capitolo 5
*** Italia, 18 Marzo 1943 ***


Italia, 18 Marzo 1943

 

 

 

Ciao Bucky

Spero che tu stia bene...

Non so perché mi ostino ad iniziare ogni lettera che scrivo così quando so che tanto non avrò mai il coraggio di inviartele. E comunque, se anche volessi, non saprei nemmeno dove mandarle.

Queste lettere si sono trasformate più in un diario ormai.

Perché non mi hai mai scritto? Mi chiedo dove tu possa essere, se tu sia vivo o morto, se tu stia bene. Sono qui, nell'esercito, mi sono arruolato, sono diventato un super soldato, eppure non ho visto che l'ombra della guerra sul viso di questi uomini sconosciuti, provati da qualcosa che io posso solo immaginare.

So che potrei fare la differenza, so che potrei salvare vite con il potere che mi hanno dato, eppure mi tengono in panchina a fare, Dio... la ballerina di fila,la scimmia ammaestrata. Che senso ha? Se doveva andare comunque così sarebbe stato mille volte più dignitoso raccogliere il ferro vecchio in giro per la città. Invece mi ritrovo Capitano senza aver combattuto un solo misero giorno.

Dove sei Bucky? Voglio combattere al tuo fianco.

Mi manchi da morire. Sono quasi tre anni che non ti vedo, non siamo mai stati separati per un periodo così lungo eppure mi sembra di averti visto solo ieri. Il tuo viso, e il tuo sorriso bellissimo sono scolpiti nella mia mente.

Ogni giorno mi esibisco su quell'imbarazzante palcoscenico nell'unica speranza di scorgere il tuo volto tra la folla di soldati stanchi davanti a me. Eppure sono quasi tre anni e sto incominciando a perdere le speranze.

Sei vivo? Ti prego Bucky dimmi che sei vivo. Non posso vivere sapendo che sei morto senza che io abbia potuto fare niente per impedirlo.

Aspettami ti prego, troverò un modo per raggiungerti, te lo prometto.

Non morire, aspettami. Non morire!

Steve

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Capitolo 6
*** 18 Dicembre 1945, da qualche parte sulle Alpi ***


18 Dicembre 1945, da qualche parte sulle Alpi

 

 

 

Ciao Steve.

Spero che tu stia bene.

Se stai leggendo questa lettera, vuol dire che sono morto. Mi dispiace. Avrei voluto mantenere la nostra promessa e stare insieme fino alla fine, ma le cose non sempre vanno come vogliamo.

Non so come sia successo, so solo che ti scrivo questa lettera mentre sono al campo, in una normale serata d'inverno, perché sento di doverlo fare. Sento che sta per succedere qualcosa e una paura ti terribile mi attanaglia lo stomaco. Ho un brutto presentimento e sai che io di solito non ho mai creduto a queste cose, ma...

Ho deciso di scriverti questa lettera principalmente perché voglio dirti tutta la verità. Quella verità che, vigliaccamente, finora ho taciuto e poi perché voglio che tu sappia tutto. Tutti i motivi per cui fino a questo momento non ho avuto il coraggio di parlarti.

La verità, quella vera, reale e profonda è che io ti ho sempre amato da morire Steve.

Sì, dico davvero. Ti amo.

Ti amavo anche quando eravamo bambini e ti cacciavi sempre nei guai. Ti amavo quando eravamo due normali ragazzi di Brooklyn e io fingevo di correre dietro alle ragazze. All'inizio lo facevo per dimostrare al mondo e a me stesso che non ero innamorato di te, poi per dimenticare il fatto ovvio, giusto e lampante, che tu non saresti stato mai innamorato di me.

Ti amavo anche quando abbiamo cominciato a vivere insieme e passavo le nottate d'inverno a stringerti con la scusa del freddo. Ti amavo anche quando sono partito per la guerra e mi mancavi così tanto che ho iniziato a scrivere lettere che sapevo non ti avrei spedito mai. Ora saranno tra le tue mani e spero che non le butterai via dal ribrezzo per quello che vi troverai scritto.

Ti ho amato anche e soprattutto, quando mi sei venuto a salvare, da solo, a rischio della vita, anche se il tuo aspetto era completamente diverso, io ti ho amato lo stesso, perché ho riconosciuto in quel corpo l'anima invincibile dello Steve che ho sempre amato.

Ti ho amato anche quando ho capito che ti piaceva Peggy Carter e che mi sarei dovuto fare da parte, perché la sola cosa di cui mi è sempre importato, Steve, è la tua felicità. E se tu sei felice a me sta bene, davvero. Sii felice con Peggy, è una brava persona.

Sai, quella sera al pub, avrei voluto dirti che ti amo. Mi ero preparato un discorso ed ero davvero intenzionato a dirti tutto. Mi ero ripromesso che non sarei morto in questa maledetta guerra senza avertelo mai detto. Ero terrorizzato. Non avevo idea di come avresti reagito. Mi avresti tirato un pugno? O forse ti saresti limitato a rifiutarmi con espressione oltraggiata? Mi avresti parlato ancora dopo? Mi avresti capito e accettato comunque? Speravo di sì, speravo che mi avresti almeno perdonato per il fatto di essere un deviato, in onore alla nostra amicizia quanto meno. O, magari, come nei miei sogni più folli, avresti ricambiato il mio sentimento? Quest'ultimo pensiero mi diede il coraggio e la speranza di cui avevo bisogno per provare a dirti tutto questo.

Non sarei stato vigliacco, mi dicevo. Ci avrei provato! Poi lei è entra nel pub, con il suo vestito rosso, i suoi boccoli castani e ai tuoi occhi io sono sparito del tutto. Lì ho capito che non aveva senso dirtelo, che volevo dirtelo solo perché speravo che, sapendolo, mi avresti ricambiato e amato come ti ho sempre amato io. Che stupido.

Lì ho capito che tu non avresti mai potuto amarmi, che io forse, non ne valevo la pena, che non ti meritavo, che non ero abbastanza, per te.

Non è stato per vigliaccheria, è stato per un improvviso senso di realtà se ho deciso di tacere, quella sera. Era stata la consapevolezza di quale era e di quale doveva restare, il mio posto, se volevo poterti stare per lo meno vicino, a frenare la mia lingua.

Ma alla fine ho voluto comunque che tu sapessi.

Non so perché, forse perché sono un egoista, e ti amo come nessuno ha mai amato né mai amerà, ne sono certo.

Spero che vivrai una vita lunga e felice al fianco di Peggy o di chiunque tu riterrai degna di te. Solo, non ti accontentare. Ama e trova qualcuno che ti ami anche solo la metà di quanto ti ho amato io, con tutto il cuore.

Trova qualcuno che meriti il tuo amore.

Io, da parte mia, posso dirti solo, addio.

Tuo per sempre.

Con amore,

Bucky


 


 

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Capitolo 7
*** 19 dicembre 1945 ***


19 dicembre 1945


 

Bucky...

Io non so da dove cominciare. Non so nemmeno perché lo sto facendo, non ha senso, tu non leggerai mai questa lettera. Rimarrà a fare compagnia al mucchio di lettere che ti ho scritto in tutti questi anni ed a quelle che mi hai scritto tu. Si accumulerà tra le altre insieme ai nostri sentimenti, a prendere polvere.

Anche tu, adesso, sei polvere...e non ci è rimasto più niente. Tutto, tutto è polvere, niente ha più senso... Le lettere sono polvere, i nostri sentimenti sono polvere, tu sei polvere e anche il mio cuore ora è polvere...

Dio, non ce la faccio, Bucky, io non ce la faccio senza di te!

Non è giusto, Dio non è giusto!

Io non ho niente se non ci sei tu Bucky! Io sono niente senza di te.

Niente, niente, niente, niente, niente, niente, niente...

Polvere, c'è solo polvere...

 

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Capitolo 8
*** 20 dicembre 1945 ***


20 dicembre 1945

 

 

Bucky,

vorrei aver saputo tutto questo prima per dirti che anche io, anche io Bucky, ti ho sempre amato!

Non potrei mai avere ribrezzo per le bellissime parole che ho letto nelle tue lettere, semmai il contrario. Ho pianto leggendo ciascuna di esse e ho consumato gli angoli dei fogli a furia di rigirarmele tra le dita nella speranza che ci fosse ancora un'altra lettere, ancora una e poi un'altra. Speravo non finissero mai e quando sono finite le ho rilette dall'inizio.

Avrei dovuto dirti che anche io ti ho sempre amato, sempre.

Ho amato quel sorriso strafottente ancor prima di sapere cosa fosse l'amore e quanto male potesse fare perderlo. Ho amato il tuo coraggio e la tua forza anche quando non volevo il tuo aiuto, anche quando il tuo aiuto mi faceva sentire debole, perché allo stesso tempo, il fatto che tu volessi aiutarmi mi lusingava, mi faceva sentire importante per te.

Ti ho amato anche quando uscivi con tutte quelle ragazze e io ero così geloso, Bucky. Oh, così geloso! Volevo essere al loro posto, volevo essere guardato, toccato, abbracciato, baciato da te come facevi con loro. Lo sognavo spesso, quasi tutte le notti. Ma non sono mai riuscito ad odiarti, nonostante la gelosia, perché pensavo che era giusto così. Era giusto che tra le tue braccia ci fossero quelle ragazze e non io. Era giusto che loro potessero ricevere i tuoi baci, perché io sono un uomo e questo è un dato di fatto che non posso cambiare come ho fatto con il mio fisico gracile.

È vero, hai ragione tu, ed è solo colpa mia perché ho cercato di farmi piacere Peggy, l'ho fatto perché credevo che fosse la cosa più giusta da fare, perché ho pensato che un uomo dovrebbe amare una donna e lei sembrava così simpatica, coraggiosa, forte, indipendente, e si, certo, era bella e questo non si può negare, ma questo non era importante. Volevo amare lei per gli stessi motivi per cui ho sempre amato te. Volevo smettere di amarti... come se avesse potuto essere possibile...

E ora scopro che, se solo quella sera non avessi fatto l'idiota, ora sarei felice insieme a te e invece tu sei caduto da quel maledetto treno perché io non sono riuscito a salvarti...

Ed ora è me stesso che odio Bucky, mi odio perché non ho mai avuto il coraggio di dirti che ti amo, nemmeno in tutte le lettere che ti ho scritto ma non ti ho mai spedito.

Eccolo, Captain America, il vigliacco! Che non trova il coraggio di dire alla persona più importante della sua vita quanto lo ami! E ora è troppo tardi.

L'ho urlato al cielo, che ti amo, l'ho urlato con tutte le mie forze nella vana speranza che ti arrivasse il mio grido disperato. Mi volevo illudere che potessi sentirmi. Ma non puoi, lo so che non puoi... Sei solo polvere nel vento adesso...

Se esiste un Dio, vorrei che ti portasse queste parole, ovunque tu sia.

Ti amo Bucky, ti amerò per sempre.

Tuo, Steve.

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Capitolo 9
*** Budapest, Ungheria, 11 novembre 1956 ***


Budapest, Ungheria, 11 novembre 1956

 

 

Non so perché sto facendo questo. Ho visto questa carta da lettere e mi è presa una nostalgia che non so spiegare. È come se qualcosa dentro di me mi avesse ordinato di prenderla e scrivere a qualcuno, ma non ha senso. Io sono un soldato, solo un soldato. Il mio compito è obbedire. Eppure credo di aver dimenticato qualcosa di importante che è legato a questo. Come se avessi un amnesia e non ricordassi qualcosa di essenziale, di fondamentale. Qualcuno, di importante e fondamentale… non ricordo.
Non ricordo molte cose.
Non ricordo il mio nome. Ho un nome? L'ho mai avuto? Il mio nome è Soldato.
Non ricordo dove sono nato, quanti anni ho. Sono vivo, ho mai vissuto? Sono un essere umano? Immagino di sì, quindi se sono un uomo e tutti gli uomini nascono, io sarò nato da qualche parte, avrò avuto una famiglia, dei genitori. Eppure non riesco a ricordare.
Io sono un soldato. Non c'è niente nella mia memoria di diverso dall'essere un soldato. Eppure un soldato è un uomo, giusto?
Ricordo che sono stato svegliato dalla crio-stasi quattro mesi fa per compiere una missione che ho portato a termine oggi, qui a Budapest, ma prima? Cosa ero prima? Dove ero? Chi ero? Cosa facevo?
Scrivevo lettere? Forse si, o forse no.
Esiste un prima e un dopo? Ma prima di cosa?
Prima di svegliarmi? Prima del ghiaccio?

 

È appena passato un treno e ho avuto un flashback. Ricordo un altro treno, in un altro tempo. Ricordo che cadevo e urlavo e c'era un uomo sul treno che urlava qualcosa e tendeva una mano verso di me. Chi è? Sembrava così disperato.
Cosa gridava? Non riesco a ricordare altro. Non riesco a sentirlo.
Era all'uomo sul treno che scrivevo le lettere?
Ho deciso che scriverò a lui una lettera, adesso. Una lettere all'uomo sul treno.

 

Uomo sul treno,
io non so chi tu sia. Non so neanche chi sono io. Posso dirti cosa sono o cosa faccio, dove mi trovo e come mi sento, ma non so dirti altro.
Il mio nome è Soldato e sono un assassino.
Mi trovo a Budapest perché dovevo portare a termine una missione e sopprimere una rivolta e l'ho fatto. Adesso sto attendendo che la squadra di recupero venga a prendermi per portarmi di nuovo alla base.
Per qualche motivo questo mi fa sentire agitato e nervoso ma gli ordini sono di aspettare qui e io aspetterò, perché sono un soldato e un assassino e questi sono gli ordini, e gli ordini sono tutto quello che conosco.
Ma c'è altro che vorrei conoscere. Vorrei conoscere il suono della tua voce, il motivo per cui sembravi così disperato, le parole che gridavi verso di me con tutte le tue forze, il tuo nome, il mio nome pronunciato dalle tue labbra, il mio passato e il tuo passato perché per qualche motivo credo che siano la stessa cosa o che abbiano quantomeno molto in comune.
Ora devo andare, stanno arrivando.
A presto,
Soldato.

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Dallas, Texas, 22 novembre 1963 ***


Dallas, Texas, 22 novembre 1963

 

 

Uomo sul treno,
Il mio nome è Soldato e oggi ho ucciso un uomo buono. Dicono fosse una brava persona e un presidente molto amato. Non so come questo dovrebbe farmi sentire. Non so come mi sento. Non sento niente.
L'unico sentimento che provo è la paura.
Ho paura di ritornare nel ghiaccio e di restarci per chissà quanti altri anni e non voglio.
Ho paura di una sedia piena di macchinari di cui non capisco l'utilizzo che si trova alla base. Ogni volta che entro in quel laboratorio ho i brividi e fingo che non sia così, fingo che la sola idea di sedermi su quella sedia non mi spaventi al punto da tremare.
Ho il terrore che trovino la lettera che ti ho scritto quella volta perché ho il terribile presentimento che se la trovassero mi farebbero qualcosa di orribile che credo abbia a che fare con quella sedia, ma non lo ricordo.
Mi rendo conto che ho continue amnesie.
Ci sono momenti in cui non riesco neanche a ricordarmi di te, Uomo sul treno, poi trovo la lettera che ti ho scritto e quel ricordo torna.
Non capisco cosa mi succede, non capisco chi sono, cosa sono…
Sono un soldato, solo un soldato.
Ma cosa ero per te?
E tu cosa eri per me?
Non ho tempo, arriveranno, arriveranno presto per prendermi dalla mia cella e rimettermi nel ghiaccio.
Non posso lasciare che trovino le lettere.
Ho fatto un segno nel muro della mia cella, in basso, sotto la branda, per aiutarmi a ritrovare sempre il nascondiglio nel cemento nascosto dietro il water.
Ho così paura che le trovino.
Ho così paura di perdere me stesso e di perdere te.
Sì lo so che è una follia, ma sei tutto ciò che mi resta, tutto ciò che ricordo, tutto ciò che ho.

A presto,
Soldato.

 

 

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Capitolo 11
*** Madrid, Spagna, 20 dicembre 1973 ***


Madrid, Spagna, 20 dicembre 1973

 

 

Uomo sul treno,
Il mio nome è Soldato e oggi ho ucciso ancora. Io sono un assassino. Uccido persone innocenti, faccio cadere governi, scateno guerre e reprimo rivolte. Mi chiedo se posso ancora definirmi un essere umano. Forse non posso più. Non meriterei questo titolo neanche se fossi sicuro di esserlo davvero. E a questo punto ne dubito seriamente.
Io sono un mostro, dispensatore di morte. Tolgo la vita a persone innocenti, persone buone, persone giuste. Ma se anche non fossero persone giuste, che diritto avrei io, di togliere loro la vita?
Io sono un soldato e questa è una guerra invisibile che combatto da solo contro nemici disarmati.
Io sono un soldato e l'unica cosa che importa sono gli ordini, o almeno sono l'unica cosa di cui mi dovrebbe importare ma non è così.
Credo di essermi già trovato in una situazione simile. È come un dejavù, come se questi pensieri li avessi già fatti o fossero sempre stati dentro di me.
Ho capito che per loro io non sono altro che un'arma di distruzione di massa, un flagello di morte che non sente niente, non prova niente, non pensa niente. Ogni volta che mi risvegliano dal ghiaccio, per i primi mesi, questo è, in effetti, vero. Uccido perché ho l'ordine di farlo e tanto mi basta. Ubbidisco ciecamente a tutti i loro ordini. Poi, a poco a poco, la mia mente si sveglia e compare il tuo volto.
Chi sei? Chi eri? Chi sei stato per me? Perché pensarti mi fa stare così male e allo stesso tempo così bene?
Io sono un soldato, sono il Soldato D'Inverno e il gelo è tutto ciò che dovrei essere.
Ne stanno creando altri, o almeno ci provano ma non ci riescono. La maggior parte muore e quelli che sopravvivono sono deboli. Non sono come me. Mi auguro che nessun altro sia mai come me…
Sto finendo la carta da lettere, devo ricordarmi di rubarne un paio di fogli la prossima volta che mi manderanno in missione.
A presto,
Soldato.

 

 

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Capitolo 12
*** Washington, 16 dicembre 1991 ***


Washington, 16 dicembre 1991

 

 

Uomo sul treno,
Il mio nome è Soldato e oggi ho ucciso un uomo e una donna che forse ho conosciuto.
Mi odieresti per questo? Io mi odio per molte cose ma questa, forse, è stata la peggiore.
Non l'ho riconosciuto, né in quel momento né adesso. So solo che lui conosceva me.
Mi ha chiamato Sergente Barnes. Forse è questo il mio nome. Ma allora se ho un nome, sono umano?
Non importa. Presto dimenticherò tutto, come ogni volta. Eppure non voglio dimenticare il tuo viso che di volta in volta diventa sempre più un ricordo sfocato.
Non ricordo niente e nessuno, ma ricordo te.
Sei la luce nei meandri oscuri della mia mente.
Stanno arrivando troppo presto questa volta.
Forse questo, è un addio.
Addio, Uomo sul treno.
Addio, mio unico ricordo.
Addio, mia luce.
Tuo,
Soldato.

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Capitolo 13
*** 14 novembre 2015 ***


14 novembre 2015

 

 

Ricordo l'odore dello zucchero filato e delle mele caramellate che vendevano a Coney Island.

Ricordo di esserci stato molte volte, ma non da solo, credo.

Ricordo di esserci stato spesso, con te, Captain America, solo che, a quei tempi, non eri ancora Captain America.

Ricordo, passeggiate infinite.

Ricordo risate, musica, balli con ragazze sempre diverse di cui non ricordo il volto o i nomi, ma tu c'eri... tu c'eri sempre.

Ricordo lo zucchero filato, il suo sapore. Era buono, dolce, mi piaceva. Mi piacerebbe adesso?

A te, Steve ... a te... A te piaceva. Ho lasciato che lo mangiassi tutto tu, ti ho detto che era troppo dolce per me. Mi hai creduto. Lo hai mangiato e dopo mi hai sorriso.

Ricordo che mi era costato cinquanta cent.

Ricordo che ero felice che ti fosse piaciuto.

Ricordo la ruota panoramica. Era, credo, il tuo compleanno? Ricordo i fuochi d'artificio visti da lassù.

"Auguri Stevie" ti dissi.

Ricordo il tuo sorriso.

Bellissimo.

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Capitolo 14
*** 29 novembre 2015 ***


29 novembre 2015

 

 

Steve,

ricordo di essere stato un bambino. Assurdo, io, bambino... Fino a pochi mesi fa non sapevo nemmeno di avere un nome. Non sapevo nemmeno di essere un uomo.

Anche tu, Steve, eri un bambino.

Ricordo che avevi le ginocchia sbucciate e sanguinanti. Ricordo, vagamente, che c'era un bambino più grosso di te che ti spingeva a terra. Ricordo te che ti sei rialzato, senza una lacrima, pronto a combattere ancora.

Ricordo di aver dato un pugno sul naso a quel bullo.

Ricordo il tuo sorriso, Steve. Ti mancava un dente.

"Steve Rogers" ti sei presentato, tutto sorrisi e occhi luminosi. Mi porgevi la mano.

"James Buchanan Barnes" ti ho risposto, presentandomi con un sorriso e stringendoti la mano.

"Grazie per l'aiuto, Bucky!" mi hai detto.

Bucky... Nessuno mi aveva mai chiamato così.

Non ricordo di essere stato più felice prima di quel momento.

 

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Capitolo 15
*** 07 dicembre 2015 ***


7 dicembre 2015

 

 

Steve,

ricordo, il notiziario alla radio. Il cinegiornale. Parlavano di guerra, di combattere i nazisti e i fascisti.

Ricordo i cartelloni con lo zio Sam che diceva "we want you!", mi ricordo di te, Steve. Non er ancora Captain America, ma volevi arruolarti, combattere, dare il tuo contributo.

Ricordo di aver avuto paura che ti prendessero. Ricordo il sollievo, grande, immenso, quando sei stato rifiutato. Tu eri triste invece, e arrabbiato con te stesso e con il tuo corpo troppo magro, troppo fragile.

Ma io ero felice non ti avessero preso.

Ricordo la guerra... Le bombe... I cadaveri dei compagni.

Ricordo le trincee e le notti a scriverti lettere su lettere con il solo ausilio della luce emanata dalla luna piena.

Ricordo la paura, l'orrore e poi la cattura. Ricordo che pensavo sarei morto tra le mani dei miei rapitori senza averti mai potuto dire qualcosa di importante.

Ricordo... Captain America...

Ricordo te, Steve. Eri venuto a salvarmi.

 

 

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Capitolo 16
*** 12 e 25 dicembre 2015 ***


12 dicembre 2015

 

 

Steve,

mi ricordo di tua madre. Ricordo Sara Rogers. Era bionda, magra, alta quanto te, bella quanto te.

O forse no. Tu eri più bello? Credo di sì. Credo che ti considerassi, anche allora, più bello di tutti.

Ricordo la marmellata di pesche fatta da Sara,era buonissima.

Ricordo la marmellata di pesche sulle tue labbra... Sarebbe stata ancora più buona.

Ricordo i pomeriggi passati a giocare, quelli passati a studiare, quelli passati a letto con te perché avevi la febbre, o la bronchite o l'asma e volevo starti vicino perché ogni volta sembrava che non ti saresti ripreso e quella era la cosa che mi spaventava di più. Ma tu, testardo, forte, ti riprendevi sempre.

Il mio Steve, eri già fortissimo, anche se a quei tempi non lo notava nessuno.


 


 


 

25 dicembre 2015

 

Steve,

Ricordo il natale passato con te, a casa mia o a casa tua, non importava, bastava passarlo insieme. Ricordo un cenone: pollo al forno con le patate. Ricordo i regali: libri, quaderni, matite, una stilografica...

"Ti sarà costata un occhio della testa Steve!"ti ho detto, preoccupato per il fatto che tu non navigassi esattamente nell'oro.

"Auguri di buon natale, Buck." mia hai risposto con quel tuo luminoso sorriso.

Cappelli e sciarpe di lana fatte a mano dalle nostre madri.

Ricordo i pupazzi di neve, i canti di natale, mia sorella.

Ricordo le tue guance rosse per il freddo e il tuo fiato caldo che si condensava in nuvolette davanti al tuo viso.

Ricordo di aver pensato, in quel momento, sdraiati in mezzo alla neve: "Dio, quanto ti amo Stevie!"

Ricordo che avrei voluto dirtelo una sera di molti anni dopo, in un pub, durante la guerra.

Non ricordo di avertelo mai detto...

 

 

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Capitolo 17
*** 18 gennaio 2016 ***


18 gennaio 2016

 

 

 

Steve,

Ricordo le torture, queste le ricordo anche troppo bene; l'elettro shock, il ghiaccio, la stanza bianca senza finestre, la mia testa nell'acqua gelida fin quasi ad affogare, i lividi, il sangue, il dolore...

Ricordo che l'unica cosa a cui, ad un certo punto, riuscivo a pensare, era il tuo viso.

Ricordo di aver pianto, pensando che sarei morto, senza averti mai detto che ti amo.

Ricordo il treno, la tua mano, la caduta, la certezza che non mi avresti cercato.

Ricordo che, quando seppi che non mi saresti venuto a salvare perché eri morto precipitando con un aereo per salvare il mondo, persi la speranza.

Fu a quel punto che riuscirono a piegarmi.

Ricordo tutto il male che ho fatto, tutte le persone che ho ucciso. Alcune di loro le conoscevo... Alcune di loro mi hanno riconosciuto... ma io non sapevo chi fossero, non credevo nemmeno di poter essere altro che un soldato.

Ricordo le lettere che ti ho scritto quando ancora pensavo che il mio nome fosse Soldato e la mia missione fosse la mia unica ragione d'esistere.

Poi però, arrivavi tu, nella mia mente, un unico ricordo e allora ti scrivevo una lettera come avevo sempre fatto.

Eri tu, sei sempre stato tu: l'uomo sul treno, l'uomo sul ponte.

Non ti ho mai dimenticato Steve.

Mai.

Ti amo.

Ti ho sempre amato.

Tuo Bucky.

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Capitolo 18
*** Wakanda, 4 novembre2016 ***


22 febbraio 2016

 

 

Steve,

Ricordo che hai sempre combattuto i bulli, vero? Mi chiedo cosa ne penseresti adesso di me, di questo essere che sono diventato, del mostro che sono stato, del male che ho fatto... Mi odieresti, Steve?

Io mi odio, mi odio e ogni tanto penso che non ne vale la pena, di vivere. Ma poi ripenso a te, a noi, alla promessa che ci siamo fatti di stare insieme fino alla fine e allora penso che voglio essere un uomo migliore Steve, vorrei essere un uomo degno di stare al tuo fianco, non il mostro, l'assassino che sono adesso...

Steve, sono da solo, in questo appartamento fatiscente mentre tu sei la fuori a salvare il mondo, a combattere tutti i bulli da solo perché sei fortissimo Stevie e lo sei sempre stato.

Ma io non sono degno, davvero non lo sono, di starti vicino. Io sono pericoloso Steve, mi hanno trasformato in ciò che abbiamo sempre combattuto e non so come fare per tornare indietro.
Steve, stammi lontano.

Non mi cercare Steve.

Ti prego, ti amo, sono pericoloso, persino per Captain America.

Stammi lontano Steve...

Tuo per sempre, con amore.

Bucky

 

 

 

Wakanda, 4 novembre2016

 

Ciao Bucky,

non riesco quasi a credere di poterti di nuovo scrivere una lettere.

La attaccherò con il nastro adesivo a questo vetro dietro cui sembri addormentato, in modo che tu possa leggerla come prima cosa non appena aprirai gli occhi.

Non riesco ancora a credere che tu sia tornato da me. Ti ho cercato così tanto e siamo stati insieme così poco.

Avrò pazienza però e aspetterò qui tutto il tempo che ci vorrà. Io non mi sono mai arreso, Buck, e non intendo iniziare adesso.

Spero che riescano a trovare presto un modo per aiutarti, perché io ho una cosa importante da dirti. È una cosa che sta aspettando da troppo tempo, e io voglio dirtela guardandoti negli occhi.

Quindi svegliati presto Bucky.

Tuo per sempre,

Steve.

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